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«10^
DISCORSO
DEL CAV. NICCOLA SAMANGELO
BUKISTUO SEGRETARIO DI STATO DEGLI AFFARI INTEHM
DI S. M. IL UE DEL UEGXO DELLE DL'E SICILIE
E PRESIDE.NTE CEXER.VLE
kllo nella solenuc apertura del Congresso il giorno 20 di scltcmbre
t/i'anort/
fi UANDO le cose per se medesime palesano la utilità ed il pre-
gio loro, none mestieri che altri con parole le venga lodando.
Ed in vero , un' adunanza , nella quale i piìi chiari uomini con-
vengono , non per mercar lodi , o per ricevere alcun guiderdone ,
ma si per comunicarsi a vicenda il frutto de' loro studi e de' loro
ti'ovati, per certo dovrà essere avuta a grande onore da quelli che
intendono il nobile scopo cui essa mira : ne mancherà di conse-
2
— G —
giiirc la debita gloria , ove sia chi voglia essere giusto estimatore
delle virtù alti-iii. Oltre a ciò, mal potrebbe l'incolto mio dire
raggiunger l'altezza del subbietto , se io volessi esprimere in quan-
ta ammirazione mi trae il vedere insieme raccolto in gran parte
il fior de' dotti e scienziati uomini d' Italia : ne mi sarebbe dato
giammai di agguagliar con parole , di quanta maraviglia riem-
piami r animo il considerare che la istituzione di questo congres-
so debba riconoscersi da que' magnanimi pensieri a' quali il pre-
sente stalo delle scienze e della civiltà italiana felicemente ne à
condotti.
Ogni età ed ogni secolo à avuto le sue particolari tendenze. Ir-
requieto r uomo nella ricerca e nel conseguimento del bene , al-
lorché non lo anno distolto le penose cure di conservare ciò che
l'Eterno gli concedette per vivere, o la necessità di difendersi con-
tro la foi-za brutale de' conquistatori , si è rivolto agli studi delle
cose soprannaturali, a conoscere se stesso, ad investigare i modi
come rendere più agiata la sua condizione , e a dar opera a me-
glio ordinare la società in mezzo alla quale dovca condurre la vi-
ta. Se non che, per quanto lodevoli fossero stati tali sforzi, non
sempre i risultamenti àn risposto alla espettazione: e la storia delle
imiane vicende à mostrato i pericoh a'quali sovente l'uomo è an-
dato incontro nell' inconsiderato desiderio del bene. La età per-
tanto nella quale viviamo, dotta della esperienza del passato, stan-
ca del delirio e della stolta ambizione di molli , e ricca delle dot-
tiine de' sapienti, a piìi utile e piìi siciuvi mela sembra che aspiri;
e, preferendo di applicare a' falli le astrazioni della scienza , à ri-
conosciuto la necessità di raccogliere insieme i piìi dotti uomini ,
— 7 —
aflinclic , coimuìicandosi V un V altro le loro investigazioni e sco-
perte, sicn discliiiise ali' ingegno novelle vie, soccorsa effieacemen-
te la indiisti-ia, e dal crescersi e diffondere delle utili cognizioni la
pubblica prosperità ajntala e promossa. Ne a ciò conseguire bastar
poteva quanto per lo innanzi crasi pur tentato , invitando alle
stesse indagini , ed a' proposti argomenti scientifici , molti uomi-
ni per dottiina e per fama cliiarissimi : esscndocbè il non ricliie-
dersi la loro presenza e frapponeva indugio al lavoro, e spesso fa-
ceva che non si toccasse la meta desiderata. E, certo, l'amor pi-o-
prio non frenato dal rispetto che la personale conoscenza della vir-
tù e del merito altrui suole immancabilmente ispirare , e quella
naturai ritrosia die à ciascuno di somnicttere il suo particolar
modo di pensare al giudizio di emuli lontani, erano grande osta-
colo all'incremento della scienza. Quindi la diversità de' sistemi ,
quindi la discordia delle scuole , avvezze a scendere nell' arena
della dispuLi, anzi che ad aj)pagarsi della placida discussione on-
de negli animi gentili tanto si agevola il ritrovamento del vero.
A vincere s\ fatte dillicollà, con gran sapienza fu provveduto che
personalmente si ritrovassero insieme tutti i cultori delle buone
discipline: ne l' intenzione andò fallita al disegno. Che non sì to-
sto l'Europa ebbe indicata questa novella strada al bene dell'u-
manità, e la nostra Italia, antica madi-e e nudrice di ogni maniera
di sapere , scosso l' ozio involontario al quale durissime vicende
aveanla forzata , fra le prime entrò nel nobile aringo ; s'i perchè
nell' ingegno fidava e nel sapere de'suoi figliuoli , e sì perchè era
consapevole di poter ella ancora , accomunando il frutto de' loro
studi e delle loro investigazioni, aver quasi un supremo magistia-
— s —
to scienlillco. E qui la dovuta lode si renda a' inapjnanimi Principi
italiani, e spezialmente all'illustre moderator della Toscana, i
quali , secondando cosi nobile proponimento , son concorsi a fai-
Ira noi allignare una cos'i utile impresa , che , su l'esempio del len-
to aggrandirsi della natura , potrà far dischiudere, col volger de-
gli anni, quc' germi che le adunanze de' più chiari italiani con
tanto senno cercano di educare e nudrirc , afllnchè le scienze ,
r agricoltura , il comniercio e le arti, ne raccolgano su questa bel-
la parte di Europa frutti abbondanti e maturi.
Nel breve spazio di sci anni l'Italia, fra il pubblico plauso , e
nel concoi"so a mano a mano crescente a'congressi tenuti in Pisa ,
i» Firenze , in Torino, in Padova , in Lucca ed in Milano, ben si
èjìotuta accertare di quanto è apprezzata l'annua ragunanza dei
pili nobili ingegni, onde ella va giustamente superba ; e della uti-
ì'iìlì che a molli rami dell' umano sapere ne venne. E se l'unanime
conscuso de' dotti volle scegliere per sede del settimo congresso la
Ix'lla Parlenope , avvezza fin dal regno dello svcvo Federico, prin-
cipe legislatore , guerriero ed esimio cultor delle muse, ad olliire
ospitale albergo a'piìi sapienti italiani , attende risultamenti non
meno favorevoli e gloriosi dalle dotte discussioni alle quali col so-
lito fenore vi accingete. Al che debbevi anche incorai'e l'alto fa-
vore di un Monarca , il quale , emulando a Federico, a Roberto,
e ad Alfonso , nel piotegger le scienze e coloro che le coltivano ,
congiunge il suo nome con quello della gloria e del sapci*e italiano;
laiche giungerà onorato e caro a'piìi lontani nepoti.
Ben avrei desiderato che a COSI lieti principii si fosse aggiunto
quello che già non vi e mancato nelle passate adunanze, di esser
— 9 —
ivgoJali dal consiglio di alcun uomo di alfa dottrina, il cui nome
ed ingegno porgesse , non clic speranza , ma certezza di felice riu-
scita. Io non vel taccio , o Signori, nò la mia confessione nasce da
troppo timido sentir di me stesso , o da falsa modestia. Colui elio
sceglieste all'onore di presedere in questo congresso, non è pari agli
alti uflìci a cui avete voluto cliiamarlo. Immerso fin dalla gio\i-
nezza tra le pubbliche cure , quantunque lo abbia sempre calda-
mente desiderato , non mi è stato possibile coltivar bene cpiclle
scienze , la profonda cognizion delle quali è principalmente ri-
chiesta perchè un itiiliano possa sedere fra voi. Il testimonio della
mia coscienza di amarle e di apprezzarle al pari di ogni alti'o, po-
trebbe confortanni alquanto, so d'altra parte non conoscessi che
l'amor delle scienze e ben diverso dal merito di clù le professa.
Tolga il ciclo però che io mi rimanga dalladoprarmi, jier quan-
to è in mio potere, di corrispondere alla fiducia che voleste mal
mio grado in me riporre, o che la riconoscenza non sia stimolo al
mio poco valore. Simile a nocchiero scelto a guidare una na\ e
fra mari che non conosce , e che dal consigho e dairespericnza dei
naviganti che V accompagnano spera che nel dilllcilc cannnino
gli sia mostralo ove bisogna volger la prora ad evitar le siiti nelle
quali può imbattersi , io ripongo ogni mia speranza nel vostro ze-
lo e nelle vostre conoscenze, o Colleglli ornatissimi, per giunge-
re fehcemente in porto. Ne la mia aspettativa può andar fallita:
che è proprio de' generosi il prestar soccorso a coloro che, confes-
sando la debolezza delle loro forze, lo implorano.
A render piìi facili i lavori a'quali vi preparate, era mia mente
— io-
di mosU'ai'vi innanzi Iralto , come in uno spcccliio , quanto nei
pioccdenti congressi In da voi esaminato o proposto nelle svaria-
te branche di cpiellc scienze alle quali dovete intendere; afllnchè ,
aggiungendo al già detto ciò che le nuove vosti'c mediUizioni po-
trebbero meglio svolgere , o mettendo un termine a quanto cre-
dete abbastanza discusso, passar poteste a proporre e ventilare al-
ti'i subbietli. Ma non debbo celarvi chela moltiplicità delle cose
li'attate per lo passalo, e lutti gli argomenti a cni lo slesso vostro
arilore nel promuovere le scienze vi lece por mano , non mi àn
permesso ih resli'ingerc in pochi e detcrminati capi tutto ciò, che,
a preferenza di ogni altra cosa, meritar potrebbe la vostra atten-
zione. E qui mi cade in acconcio farvi osservare, che , se la dura-
ta e la utilità della nobile istituzione che oggi ne raduna vi è a
cuore, fai'à d'uojx» sopra tutto circoscrivere e stabilire gli oggetti
a' quali in ciascun congresso dovrete volgere l'animo. Le scienze
sono per rintclletto umano un pelago, del quale non è possibile
segnare i confini. Ove, senza precedente disegno, nel giro dipo-
clii giorni vorrete intendere a tutte le cose ed a tutte le quislioni
scientifiche che si possan proporre, per l'ampiezza del campo non
verranno menati a line con maturità e con buon successo gli ar-
gomenti altra volta incominciati a trattare ; e, vagando senza uno
scopo determinato fra gli immensi spazi dell'umano sapere, nulla
o ben poco si otterrà per menare innanzi i trovati , nidla di saldo
si accrescerà alle conoscenze già acquisiate. Tramutati i congressi
in accademie , nelle quali spesso l'ulìle è posposto all'ostentazione
tlcl sapere , ed è impedito ihdl' amor proprio di clù v' ùiterviene,
non apporteraimo quc' vantaggi e (pici profitto che possono risul-
— 11 —
tare da una istìluziouc benefica, la quale, per i chiai'issimi uomini
che la compongono , e per i grandi aiuti di cui può giovarsi a rag-
giungere le più difficili verità, à fatto concepire alte speranze di
sé alle scienze, alle arti, ed al secolo delle invenzioni nel quale
viviamo. Egli è perciò che credo opportuno di mettervi dinanzi
agli occhi le cose piìi rilevanti fra quelle che nelle idtime vostre
adunanze stabiliste di doversi trattare nel congresso di NapoU: ed
esse in vero , e pel numero, e per la loro importanza, sono largo
campo al vostio ingegno ed al vostro zelo , onde dalla loro cfili-
gente e sagace discussione sommo vantaggio derivi alle scienze ,
alle industxie, ed al ben essere sociale.
Assai giustamente l'agricoltura è stata l'obbictto delle principali
vostre cure. Essa e l'elemento più necessario della pubblica prospe-
rità : e r industiia clie ne deriva , debb' essere il maggior pensie-
ro delle popolazioni. La differenza de'costiuni, delle leggi e delle
abitudini dei popofi che anno stanza nella nostra bella Italia, for-
se molto piìi che la diversità del suolo e della tempcratma atmo-
sferica, à fallo che gli usi ed i metocfi di coltivar le terre sien di-
versi , e che gli uomini di una contrada non conoscano abbastan-
za quanto si costuma presso i loro vicini. Chi crederebbe che nella
classica terra di Saturno e di Cerere, da più secoli, non siesi an-
cor convenuto della piìi opportuna ed acconcia forma, tra le tan-
te e svariate che ce ne à, del primo , del più antico , del più ne-
cessario degli islrumenti i-urafi , dell' aratro ? Chi può ignorale
quante contese di continuo si facciano su le rotazioni agrarie ,
su' sistemi della pastorizia, su le differenti sorte di grandi coltiva-
zioni , sul modo di esercitare le principafi industrie, e con quan-
— 12 —
ta racililà apjwnga riin popolo all' altro la taccia di barbaro , di
ignorante , o ili vivere scliiavo de' pregiudizi , ogni volta clie uu
sistema, divci-so da quello cbe 1' uno siegue, venga adottato dal-
l' idtro? Ma , percliè s'i l'atte imputazioni sieu giustamente appo-
ste, siamo noi certi di conoscere in quali condizioni le genti da
noi rijnproverate riirovinsi? Ci è nota abbastanza la natura delle
teiTC, del clima, de' modi che anno gli altri popoli per esercita-
re la più nobile e la piìi necessaria delle industiie ? Possiam noi,
divisi in tanti stali, e regolati da norme diverse, conoscere qiial
jx)tere si abbiano presso i nosti'i vicini, nell'esercizio dell'agricol-
tura, le leggi , le pratiche , i governi , i bisogni, i costumi ? Uti-
le cosa mi è quindi sembrata il far precedere alle vosti'C dotte in-
vestigazioni ima esposizione compendiosa che basti a mostrai'vù
quanto principalmente si opera nelle provincie di qua dal Faro
intomo air agricoltura , e quale sia la natura delle loro produ-
zioni. Lungi l'amor pati'io, che qui starebbe assai male , io vi
jwrgo un lavoro preparato da tre chiari vostri colleglli , il quale
non mira a giustificar uè a lodare i nostri usi campestri , ma si a
presentarvi le notizie de' fatti i quali si appartengono più d' ap-
presso a quest'arte nobilissima , acciò possiate, a ragion veduta e
con esattezza, istituire utili paragoni, ed osservare in che noi va-
riamo dal resto d'Italia. A questo modo vi sarà dato giudicar pe-
satamente dell' agricolliua delle nostre contrade, suggeiire i mi-
glioramenti de'quali è capace, e compiere ad un tempo V esame
delle proposizioni alle quali il settimo congresso dee intendere.
Kè di minor gravità, dopo simili esami, saranno gli altri che
riguardano il fcnnaie soccorsi per gli artigiani , o il provvedere
— 13 —
perchè vantaggi la condizione (le'fanciiilli poveri, addetti alle arti
0 a' mestieri. Quello che maturamente intorno a tali cose potrete
proporre , o Signori , non solo dovià soddisfare la vostra lunani-
tà , ma SI mirare ad uno scopo anche piìi nobile e necessario ,
ne' tempi in cui siamo. Ed in vero , chi non ravvisa quanto sia
a desiderare che il popolo comprenda il pregio e T utile che gli
olire la terra abitata da lui , e gli rendono le arti e le industrie
alle quali, seguendo le orme de' suoi maggiori, è solilo addirsi!
Tutto ciò che può mantenerlo in questa via, non pure impedirà
ch'esso cada nella miseria e nel vizio , ma farà moderati i suoi de-
siderii , distogliendolo da' pericolosi pensieri di novità, e dal ri-
cercare vantaggi immaginarii, e molte volte non conosciuti. Che
se le arti e le manifatture alle quali la Italia fu culla, e con som-
mo successo educava, non reggono oggi al paraggio di quelle che
altre piìi grandi nazioni coltivano , usando a farle prosperare i
mezzi ed i capitali somministrati dalla politica e dal commercio ,
non debbe ciò recarci alcun disconforto. Sarà ben agevole per noi
raggiungere la necessaria perfezione, ove il costante nostro desi-
derio lo voglia, almeno per quanto basti a non essere tributari de-
gli stranieri in quelle cose che vengono prodotte dal nostro suolo,
ed ove si preferiscano da noi i lavori e le manifatture d'Italia a
quelle degli altri paesi. Nò già dovremo arretrarci innanzi alle
più speciose, che vere , teoriche , le quali insegnano punto non
dover le nazioni, ricche de' doni della terra, applicarsi alle mani-
fatture , che, in cambio di ciò che ad esse sovercliia, possono ri-
cevere dagli altri popoli. Queste ragioni , dettate dal fine dell'u-
tile proprio, sono vane e fallaci. E che! per averci l'Onnipossen-
3
— 14 —
te conceduto abbondanti prodn/ioni del suolo, forse non ci àdalo
e braccia ed ingegno? Dovremo per avventura esser dannati solo
a godere ciò cbola terra con poca nostra fatica ci somministra,
e spesso venir privati, nelF ondeggiamento delle vicende politi-
cbe, di ciò clic serve agli agi della vita, ed a mille altri bisogni ?
Percbc gli italiani non dovranno lavorare intorno a' metalli, agli
altri minerali, alle lane , alle sete, a'iini , clic la Provvidenza l)c-
nclicamente ne à conceduto? E ci à chi ignora clic dove piìi al)-
bondano i frutti della terra , meno costi il lavoro che nelle ma-
nifatture e ncircsercizio delle arti si adopra? E tempo oramai che
da noi si risponda co'fatti a simiglianti fallacie ; e che Faggrandi-
mento delle nostre arti e delle nostre manifatture palesi a tutti
che, senza nulla invidiare agli stranieri, non abbiam bisogno dol-
ralti'ui ; che non invano si coltivano in Italia la chimica, la mec-
canica , e cpianlo può mai conferire a far che le arti fioriscano ;
e che , adottandosi istituzioni le fpiali possano confortar T ordine
de' manifattori e degli artigiani , per modo che ritragga propor-
zionato vantaggio dalle sue fatiche, sapremo , al pari di ogni al-
tro popolo, trarre profitto dai doni che ci à largito FEtcrno.
Gli studi geologici, e rpielli della mineralogia e della geografìa
fisica, non mai volsero a se l'attenzione de' dotti come nel secolo
presente. Per quanto la grandezza e la maestà della natura sfug-
ga alla pazienza ed alla sagacità di coloro che, studiandone le piìi
intime parli, vorrebbero indagarne i segreti piìi occulti ed astru-
si, non può negarsi che la diligenza de'cultori delle scienze natu-
rali e degli ardili viaggiatori abbia sparso molta luce in queste
rilevantissime parti dell'umano sapere. La terra nomlimcno che
— 15 —
aljitiamo e tullavia assai poco conosciuta da noi ; e, mentre ap-
pena la miiiosinia parte della sua superficie ci è nota , e mentre
non ancora è stato possibile diradar la densa nebbia clic nascon-
de le arcane cose delle regioni polari , gli scavi che si l'anno per
conoscerne la forma, la composizione ed i fenomeni, ne toccano a
fatica la crosta a cui solo ne e dato di poter giungere : di tal che
la mano dell'uomo non è arrivata a penetrare finora, se non ad
una profonditìi uguale alla duemillesima parte in circa del dia-
metro di essa. Or potremo con queste sole cognizioni sperar di
scoprire se nell' interno della terra abbianvi meteore simiglianti a
quelle della superficie ; di quali sostanze sia composto l'ammasso
che racchiude nel seno ; se arda nelle sue viscere im fuoco cen-
ti'ale ; se vaste cavei'ne, un grande abisso, un serbatojo di acque
primitive, o piuttosto aria e vapori , occupino il vóto della sua
sfera ? Conosce ognuno i delirii di Ivirckcr, che crede poter dise-
gnare il mondo sotteri'anco ; e con quanto ardore le antiche e le
moderne scuole, da' tempi di Anassimene e di Pitagora fino a
quelli di Cartesio, di Buffon , di De Lue e di Franklin , abbian
combattuto a sostenere le svariate opinioni su la prima formazio-
ne della terra. Tuttavia, per quanto da'Ncttunisti e da' Vulcani-
-sti sicsi mostrato ingegno e coraggio nel contendere , assai poco
àn fatto essi aggrandirne le cognizioni su le forze attive e possenti
che cliiude nel suo seno, e su la parte immensa che costantemen-
te cela alle luuane ricerche. In questa condizione di cose, chi non
vede quanto dinicihncntc potremmo attendere risultamcnti felici
dagli esami su' sistemi e su le opinioni pertinenti alla prima for-
mazione del globo ? IMa , se , con la scorta della geografia fisica
— 16 —
e (li'lla minoraloi;i;i , vorranno considerale le sostanze semplici
che conni(»nj:f()no la parie solida di esso; se ne verrà esaminata là
toniperatura locale atmosferica ; e se attentamente si noteranno
le fasi tlcrivanli da' fenomeni fisici a' cpiali nel giro dei secoli è
stato sogtjello; la geologia, la mineralogia e la geografia si ar-
ricchiranno di nuove conoscenze : ed indicando le sostanze ed i
minerali che si possono eslrarre dalle viscere della tci'ra, sommi-
nistreranno al portentoso ingegno dell'uomo nuovi clementi, dai
quali sien per risultare novelli trovati, e nuovi mezzi per miglio-
rare la sua condizione.
Sapientissimo fu il voto manifestalo nclF ultimo vostro con-
gresso, che l'archeologia, la quale tanta parte à nella geogra-
fia antica, venga collocata fra le scienze positive , formando con
essa ima particolare sezione. Ne la convenienza di questa proposi-
zione potrebbe in alcun luogo esser meglio dimostrata che nel
congresso di Napoli, ove sì fatte investigazioni non potranno venir
tacciate di sterile erudizione , o di poca ulililà scicnlilica. Se al-
trove gli avanzi de' piìi maestosi monunienli , se le vestigia delle
città distrutte possono richiamar T attenzione de'dotti su le cagio-
ni dipendenti ilalle vicende politiche , dalla barbarie de'conqui-
statori , e dalla irresistibile mano del tempo ; in queste contrade
l'archeologo dovrà dalla geologia e dalla mineralogia, ancor più
che dalla storia e dalla forza dell'età, ottenere quelle spiegazioni,
onde avrà d'uopo , su le città delle quali scorge gli avanzi, e sul
suolo che, pc' fenomeni fisici , dove avvallato , dove accresciuto,
dove cangiato di natiu'a, presenta un aspetto or maestoso, or ter-
ribile , or tristo , all' iutolletto ed allo sguardo. Qui , dove, quasi
— 17 —
dirci, palpitano ancora i pensieri, gli nsi, i costumi, e le passio-
ni de' popoli, i quali la storia ci addita fia' primi clic abbiano da-
to pruova d'incivilimento, d'istruzione, e di grandezza, qual largo
campo si oflVe ad investigarne le arti, le conoscenze scientiticlie,
le industrie! Osserverà Tarclieologo con rajulo della geologia quali
vicende abbian fatto malsane, e convertite in maremme deserte,
molle terre destinate altra volto alle delizie de' superbi Romani ,
clic davano ad esse il nome di Campi Flcgrei, Elisoi e Roseti; ter-
re che oggi il Principe, cui la Provvidenza aflldò lo scettro delle
due Sicilie, con generosissime cure si adopra di togliere allo squal-
lore , e tornar sane e ubertose. Guidato dalla mineralogia , sarà
facile allo studioso dciranticbità lo scorgere che malamente agli
avanzi magnifici della grandezza de' Cesari, e de' loro favoriti ,
diasi in Pozzuoli ed in Baja il nome di tempii sacri a Venere, a
Diana, a Nettuno, a Mercurio, intanto che sono maestose terme,
ove copiose vene di acque minerali offeriyano ristoro e modi per
ricuperar la salute. Intenderà con la guida stessa che , se alla
natura ed alle fasi vulcaniche, anzi che alla forza del tempo , o
alla mano dell' uomo , vogliasi attribuire la distruzione di Stabia,
di Ercolano, di Pompei , e di alti'e vicine città, non fu nel modo
stesso, nò con gli stessi fenomeni compiuta la lagrimevole loro
catastrofe. Qui un torrente di fuoco, accavallandosi come le on-
de del mare , sccndea dalla china del monte fino al sottoposto
lido, inondando i tetti, i tempii, edi pubblici edifici. Impetuosa
pioggia di spessi e roventi sassi riempiva altrove le vie, e, schiac-
ciando tutto ciò che copriva, rendeva di una bella città un am-
masso di tetre e fumicanti rovine. Calda e densa cenere , unita
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spesso a fiumane di acque bollenti, ingombrava ogni adito; e, to-
gliendo il respiro, dove gli nomini avevano i piìi deliziosi sog-
giorni, lasciava l'impronta della desolazione e della più irrepara-
bile sciagiu'a. Tanta diil'erenza fra le svariate distruzioni cagio-
nate dalle eruzioni e da' fenomeni del vicino Vesuvio , a quante
ricerche, a quanti esami non darà cagione? Non temo però di
asserire che in nessun angolo della terra più iitilmenlc T archeo-
logo jwssa imprendere le sue investigazioni, che in queste con-
trade: essendo che in nessun altro luogo sarà possibile rinvenire
più parlanti e piìi considerevoli antiche vestigia da far conoscere
la storia e le vicende dell'uomo ; in nessun altro luogo potranno
osservarsi fenomeni più acconci a mostrare il gran potere della
natura.
Se gli ostacoli che la natura oppone al curioso desiderio di chi
audace tenta di alzare .un lembo del velo di cui ella costantemen-
te si copre, rendono spesso dillieili ed incerti gli esami fondati su
le scienze, delle quali finora abbiam favellalo , fra migliori acque
n'è dato di correre, ove intender vogliasi alle inchiesle che alla
fisica ed alla matematica appartengono. Ed in vero, queste scien-
ze, di quanto non anno accresciuto il tesoro delle umane cogni-
zioni intorno alla proprietà de'corpi ; e quante utili conseguenze
ed applicazioni non àn tratto dalla notizia delle leggi del moto ,
della gravitìi , e dell'attrazione ; e quali speranze non fanno mai
concepire ! LonLine dalle ardite congetture, e non fondate sopra
falsi raziocini; procedendo la matematica per una serie continua
di certi principii, e la fisica verificando i suoi trovali con l'ajuto
— io-
ti elle ossen'azionl e delle esperienze; in qualche modo costringono
gli elementi stessi a sentir la forza dell'ingegno dell' uomo. Inva-
no le più sterminate distanze tentano nascondere se slabili o ol>
Ijcdienti a leggi di rotazioni, o di viccndeA'ole dipendenza, sieno
gli innumerevoli corpi situati nell'immenso spazio dei cicli , che
nel loro ordine maraviglioso narrano le glorie dell' Onnipotente.
L'astronomia, la quale, col descrivere le vie del cielo , à tanto
favorito la nautica, à ben potuto determinare la massa del sole ,
indicare e ravvisarne le macchie, misurar le montagne della lu-
na , conoscere le leggi di gravità su la superficie de' pianeti ; e ,
non senza speranza di felice riuscita , si affatica tuttogiorno per
assoggettare a' suoi calcoli fin le aranti comete. La fisica filoso-
fica applicatasi all'analisi della luce, del calorico, dell'elettro-ma-
gnetismo, e del fluido galvanico, ora con misurarne le forze, ora
con isvolgerne e metterne a profitto i fenomeni, di quante mara-
viglie non à spiegato le cagioni all'attonito sguardo dell'uomo ! La
chimica, che, componendo e scomponendo i corpi, di un passo
fermo e sempre crescente fa soprammodo avanzare i trovati e le
arti, quali ostacoli non à vinto che gli clementi e le distanze frap-
ponevano a'desidcrii dell'uomo! e di quanta utiUtà non è di con-
finuo a'comodi della vita, e ad ogni maniera di miglioramento
nel viver sociale! Tutte le cure che spenderete, o Signori, in que-
ste sciciuc , fondate sopra basi e sopra osservazioni sicure , non
. mai abbastanza voglion esser lodate; e produrranno di certo quei
giovevoli eficlti che con ragione può ripromettersi chi con fervo-
re e costanza intende a cose, la cui grandezza fa degno di plauso
anche l'averle solo tentate.
— 20 —
In iiia£;;naniino clcsidcrio di apportare incremento alle cogni-
zioni o allo studio della meteorologia, la (piale à slrcllissimc atte-
nenze con la geografia fisica e conia medicina, e che con Tana-
lisi delle variazioni diurne può grandemente giovare all'agricol-
tura , mosse Ferdinando II a far innalzare un osservatorio me-
teorologico non molto lungi dal giogo del Vesuvio. E questo sag-
gio jK-nsiero non poteva mancar di riscuotere rapprovazione dei
sapienti: dappoiché pochi luoghi su la terra potrebbero rinvenirsi
tanto opportuni a misurare la pressione atmosferica, le correnti
de' venti , l'apparire delle meteore, ed i fenomeni dell' elettrici-
smo, quanto le alture di un monte , il quale spingendo! suoi con-
tralTorli fino al mare cui è vicino, e dominando la sottoposta ri-
dente pianura, trovasi a fianco di un cono ignivomo, che nelle
svoliate e frequenti sue eruzioni offre ciò che di piìi stupendo può
considerarsi da' cultori delle scienze naturali. Nò meno genero-
so è stato il proponimento Sovrano di serbare alla vostra unione
rinaugiu-are tale osservatorio. Sono ben lieto, o Signori, che agli
scienziati del settimo congresso venga dato compiere questa glo-
riosa cura, la quale sarà forse memoranda ne' fasti della scienza ;
e che alla vostra presenza sia dischiuso per la prima volta questo
edilizio, da cui, mentre apprestasi luogo opportunissimo alle vo-
stre investigazioni, si offre campo ad un tempo di osservare assai
d' appresso uno de' piìi maestosi laboratori! della natura , ed in
tale sito dove' non è a temersi la sciagura cui soggiacque il prin-
cipe degli auticlii naturalisti.
Non posso lasciar di parlare di ciò che riguarda le scienze fisi-
che e le matemaUche, senza significarvi il mio sincero compiaci-
— 21 —
mento per la proposLi, fatta nel congresso di Milano, di rinveni-
re un sistema metrico da introdurre uniformemente in tutta la
italiana penisola. Allorché vi decideste ad istituir questo esame,
non potevate certamente trascurare di misurarne la diflicoltà e
la importanza. Ma dove le diflicoltà sono maggiori, maggiore è il
merito di superarle; speciabnente allorché piegiuthzi, e poco fe-
lici abitudini, anzi che mali reali, son da combattere.
L'uniformità de' pesi e delle misure, ed uno stabile modulo sul
(piale dovesse venir fondata, fu delle principali ricerche de' dotti
della Francia fin dal termine del secolo passato. Venne allora pro-
posto, e consentito dalla maggior parte di essi , che la base della
unità metrica fosse da rinvenù'e nella divisione del grado medio
ilei meridiano terrestre. A sciogliere cpiesto problema, e ad otte-
nere al tempo stesso ima facile divisione decimale, trovarono uti-
le que'sapienli cU mutar l'antica misura del meridiano, dividendo-
lo in quattrocento gradi, anzi che in treccntosessanta come per il
passato. Il metro eguale alla diecimilionesima pai'te del quadran-
te del meridiano, cosi diviso, fu Yaliquota che si ebbe per servir
di base alla uniformità della mism-a; e su la unità del metro pog-
gia l'intero sistema dc'pesi e delle misure della Francia , sistema
che, per la sua evidente esattezza , non potendo esser combattuto,
à riscosso l'approvazione dell'universale.
Da gran tempo sentivano pure le popolazioni del regno di Na-
poli cpianlo fosse necessario cU rendere unifonni in queste pro-
vincie tutti i pesi, e tutte le misure, che, essendo notabilmente
diverse e varie tiraloro, immensamente nocevano alla contratta-
zione e al commercio. Ed il seguir l'esempio della Francia col scr-
4
— 22 —
virsi di una giandczza consentita ed ininuitabilc , al pari di una
aliquota del meridiano terrestre, sembrò util cosa doversi adottane
|ier il novello sistema metrico. Se non clic ne arrecava sconforto
il doverci troppo allontanare dalle usanze , le quali tengon luogo
di legge, quando vengon fermale dal giro de'secoH. D'altra parte
tale dubbiezza accrescevasi al considerare che l'esperimento fatto,
ilurante la dominazione francese , in questa parte d' Italia, per in-
trodurre quanto in Francia erasi in ciò adoperato, non ebbe esito
av\-entm'oso: di tal che, non ostante le leggi all'uopo promulgate,
le nuove mism'e ed i nuovi pesi furono non pur trascurati nelle
contrattazioni ortUnarie, ma i nomi stessi che designavanli non
vennero ne appresi, ne pronunziali dal popolo, che con difficoltà
0 con derisione.
Rivocato, fui dall'anno i8i5, il sistema metrico francese , oc-
cuparonsi i dotti napoletani a rinvenire un sistema che, senza con-
trastare agli antichi usi , potesse offrirci qua' vantaggi slessi che
il francese avea riuniti. I sovrani aragonesi con saggi ordinamenti
(in dal secolo decimoquinto avean voluto che la città capitale, del
pari che tutte le provincie del regno di Napoli , avesse avuto mi-
sure uniformi di lunghezza, di peso, e di capacità. Fu agcvol co-
sa osservare che con la restituzione di quel sistema metrico pote-
vasi raggiungere lo scopo: dappoiché il palmo , unità della mi-
sma lineare o di lunghezza, da secoli usato fra noi, è un elemen-
to di misura geografica ed agiiimensoria ; e , servendo di base al
sistema metrico del (|uale andavano in cerca , riunisce le condi-
zioni del metro ^ unità della misura francese. Ed in vero, se il mi-
glio geografico, il quale forma la sessantesima parte di un grado
— 23 —
del meridiano, viene esattamente diviso in palmi, ne seguirà clie
come il miglio geografico è un' aliquota del meridiano terrestre ,
sia del pari il palmo napoletano. Questa felice osservazione fece
che non fosse mestieri , per rinvenir la base sicura ed uniforme
del novello sistema, dividere il meridiano in modo diverso da quel-
lo che i geografie molti insigni matematici tuttora consentano,
ne designare una misura che non fosse usata fra noi. La rispon-
denza della misura lineai'e del palmo con le misux-e cfi capacità
per gli aridi, non che per i liquidi, fu cliiaramente e con sempli-
cità rilevata; di tal che , unito agli clementi che già possedeva-
mo, il miglioramento della divisione decimale, cosi per le misure
come per i pesi, ne fu dato di avei'e un sistema metrico non me-
no evidentemente esatto di quello che si à fomuato la Francia.
Io non m'ingegnerò di svolgere tutti i particolari, e quanto mai
possa giustificar la utilità del sistema metrico napoletano: che al-
tri i quali seggono pure fì'a voi potranno assai meglio cU me riu-
scirvi. Molto meno è stata mia mente di indicai-velo come solu-
zione del problema che nell'ultimo congresso fu proposto. Ne a me
conviene di sostenere in questa i-agunanza una opinione che al-
trove posi in campo , e sostenni: e , se ne ò fatto parola , egli è
stato soltanto perchè itafiano è il trovato, e perchè è stato finora
inti'odotto presso i)opolazioni che compongono poco meno della
quarta parte d'Italia.
A clii, discorrendo i varii ordini della natura , dalle sostanze
inorganiche s'innalzi a contemplare i regni vegetabile ed anima-
le, e ponga mente quanto essi estcndonsi per tutta la superficie
— 24 —
(lolla tciTa, non ò j>ossibilc non apprezzare allamenlela botanica
e la zooloij;ia , scienze clic ogni (Fi piìi si accrescono ili nuove ed
utili scoperto. A'olgcndo lo sguardo indagatore su l'aspetto e su
i vantaggi della vegetazione che à luogo da per tutto , di quanta
annnirazìonc non sarà compreso il botanico nello scorgere come
la l'rovvidenza benefica non manclii di spandere i suoi favori su
le divei"se parti del globo ! Che se a prima vista pare clic non con-
ceda alle altre quc'doni che a larga mano dilfuse su le terre situa-
te sotto la zona temperata , sai'à facile Io scoprire che, con la di-
sti-ibuzione del calore atmosferico, il quale dà la misura dclf in-
cremento della vegetazione, ella non manca di largire alla frigi-
da ed alla torrida quello che sembra aver loro negato. Chi non
conosce, in fatti, che la stessa neve ajuti la vegetazione, chfenden-
dola da'danni del gelo, per darle piìi ossigeno che le infonda vi-
gore: e che cosi conservata la serbi a piìi rapido ed cflicacc svol-
gimento nel corso della breve state polaic ! E, se in mezzo aTred-
di del settentrione la vegetazione è meno ricca di specie , le vien
dato in compenso il generare un numero prodigioso d'individui,
e produrre frutta assai più saporose ed abbondanti. Dove e chi
ignori che sotto la stessa zona torrida rinvcngansi quelle ricchez-
ze vegetali che in vano si cercherebbero nelle altre regioni della
teiTa! Ivi i raggi perpendicolari del sole, che con la loro forza er-
gono la pianta in arbusto, e l'arbusto in albero, danno alla ve-
getazione la piìi grande varietà, e tutta la pompa della quale è ca-
pace. E clù non sa che nella stessa mancanza de'raggi del sole, e
fin negli antri e nelle caverne piii cupe, non venga alla vegeta-
zione vietato di mostrare il suo potere, dappoiché il suo regno si
— 25 —
estende ovunque la umidità può penetrare , e quahmrpic sia Ja
sostanza destinala a servirle di base! Fu altra volta soggetto di
disputa quanto riguardar potea la trasniigrazion delle piante,
poiché da essa voleva ripetersi anche quella degli uomini. Ma le
comunicazioni, rendute oggi più note e piti facili, avendo immen-
samente allargato le conoscenze botaniche, allontanano dalla fa-
vola e dalla incertezza ciò che altia volta fu cagione di ostinate
contese. Di nuove piante si vestono ogni giorno i nostri orti ed
i nostri giardini ; e , se in questo momento il cidto di Flora può
noverai' più seguaci, egli è ben da sperare che , vòlti a più utile
scopo, mei'cè de'commerci e della più facile navigazione, avremo
nuove e non inferiori ricchezze da offerire a Pale, a Pomona , ed
alla Dea delle selve.
Di quanti generi, di quante famiglie, e di quante novelle spe-
cie, o che appartengano alla serie degli animali a sangue rosso
ed a vertebre, o a quella degli animali invertebrati ed a sangue
bianco, non si ai-ricchisce ogni giorno la zoologia ! Egli è più* ve-
ro, intanto, che molto ci resta ancora a conoscere nella lunga ca-
tena che dagli zoofiti a'gi'andi mammifei'i, e dagli abissi dclPocea-
no lino alle jwìi alte sonunità della terra , palesa le maraviglie
della creazione. La nuova Olanda con le isole al sud-est dell'Asia,
non meno che una parte della regione centrale dell'Asia e dell'A-
merica meridionale, sono culla di animali assai diversi da quelli
delle terre conosciute. Il numero e le attinenze di essi con gli al-
tri già noti è a noi celato finora, dal perchè poco sono conosciu-
te jicr al presente quelle immense regioni; e le scoperte geogra-
lìche, che di continuo vi si faiuio, apportano di giorno in giorno
— 26 —
nuove riccliczzc e nuovo incremento alla scienza. E, se tulio ciò
che ri^uarila la veget;uione presentii alla botanica una miniera
inesauribile dì conoscenze, non minori conoscenze e non minori
ricchezze da rinvenire presenta alla zoologia il regno animale.
L' nonio deve giustamente applaudire ad ogni passo che si fa in
simili scienze, ove i cultori di esse non mirino a soddisfare una
sterile ciu'iosità nelle loro dotte ricerche , o abbiano sol per ob-
bictto raccrescere nelle collezioni e ne' caUiloghi il numero degli
inilividui, coniando maggior numero di specie di animali, o nuo-
ve specie di piante. Lo scojio loro sarà senza alcun dubbio utilis-
simo , quando si consideri che le conoscenze zoologiche anno so-
pra tutto in mira di spander luce su l'anatomia comparata, dalla
quale le arti salutari ricavar possono valevolissimi ajuti. Dalla
scovcrta e dalla analisi di nuove piante , non solo alla cliimica,
alle manifatture, alle arti, potran derivare sonnni vantaggi ; ma
la fannacia e Io studio de'scmplici potranno, mercè di esse , otte-
ner nuovi mezzi per giovare non meno alla salute, che al como-
do e all'agiatezza dell' uomo.
Se ([ucllo che voi fermaste di esaminare nel congresso di JNa-
[wli mi à mosso a palesarvi il mio sincero compiacimento, orami
si |ìermctta eh' io vi esprima l'alta mia anmiirazione perciò che
parlicolannente voleste che qui fosse discusso intorno alla medi-
cina. Che bello è a considerare come gli scienziati del sesto con-
gresso mai'avigliosamcnte si sono accordati nel proporre le spe-
ciali ricerche a cui dovcano volger l' animo in quella scienza, che
insino ad oggi è stata divisa in molte scuole contrarie fra loro, le
— 27 —
tjuali anno spesso dislollo gli ingegni degli studiosi dalla pratica
e dalle osservazioni che esige un'arte a cui non basta la vita. Co-
si fatte son queste ricerche, che , non indicando particolari ten-
denze, e non mostrando d' incliinarc piìi alle teoriche di un siste-
ma che a quelle di un altro, appariscono richieste solo dal senti-
lo bisogno della scienza; di tal che iinmancahilmcntc seguiranno
con utilità e con accrescimento di essa. Lo scopo di beneficare gli
uomini à regolato questi virtuosi divisamenti; e l'alta sua impor-
tanza dovea senza alcun dubbio spegnere qualunque passione in-
gombrasse mai l'animo di clii, o per ispcciali conoscenze acquista-
le, o per qualsiasi altra cagione, polca vagheggiare che piuttosto
l'una che l'altra disamina s'istituisse. E non sarà questa una del-
le più eloquenti pruove dell' utilità dei congressi scientifici? E non
basterà a vittoriosamente giustificare la speranza clic debba risul-
tarne all'universale un gran bene? Profano innanzi a'sacerdoti di
Esculapio , e sti'aniero all'arte d'Ippocrate, non oserò già di pro-
porre in che modo vogliansi migliorar gli ospedali. Chi non in-
tende quanto giovi alla scienza un' accurata investigazione su le
endemie, su la influenza clic le malattie epidemiche esercitano
nella diiYusione delle malattie popolari, e su la parte che à in es-
se il trasporlo de' principii contagiosi de' mali ! Chi non intende
quanto sia sapiente il consiglio d'istituire una ricerca su le cagio-
ni e sid metodo curativo dell'apoplessia, male che troppo spesso
allliggc le nostre contrade, e che generalmente assale i corpi più
robusti! Non parlerò della luce che potrà emergere dalla discus-
sione di quando siuà d'uopo scemar il sangue dalle vene, e quan-
do non si convenga; uè vi ricorderò che con molto senno fu sta-
— 28 —
liilito doversi discorrere delle cagioni e della difl'erenza delle morti
nelle diverse regioni d' Italia. Queste ed altre utili cose che im-
prendeste a ventilale, appartengono, mi sia permesso Fesprimer-
mi cos'i, alla parte sublime ed immutabile della scienza ; e , qua-
lunque sia la scuola o il sistema del quale il medico sia seguace ,
apporteranno nel loro svolgimento luce ed utilità certa. E voi da-
rete opera a tali disamine con felice successo , in una contrada
ove la Scuola salernitana, in tempi ne'quali TEuropa era involta
Ira gli orrori disile guerre , della barbarie e della ignoranza , e
quando la chimica e le scienze naturali, sussidio della medicina,
non erano ancora appieno conosciute , facea tanto parlar di se ,
che ne suona ancora la lama onorata e gloriosa!
Signori, altamente mi duole di avervi finora indugiati: ma,
j>er quanto pur l'avessi voluto , non mi era possibile di ricordarvi
più brevemente le principali cose alle quali , a norma de' vostri
mcilcsimi provvedimenti, dovete intendere nel congresso di Na-
|K»li. Tutti i vostri momenti sono oramai sacri alle scienze, ed al
generoso volere di recar ad esse giovamento ; il che fu cagione
che vi raccoglieste in questa città oggi lieta della vostra pre-
senza.
Fu costiune della Grecia di ragnnare in detcniiinati anni in 0-
limpia, ti-a le feste ed i giuoclii che vi si celebravano, que'glorio-
si che con l'ingegno, con le armi e con la sapienza, nell'avvicinar-
51 Ira loro e nel mantener viva la patria carità, di tanta meritata
lama le huon cagione. Tra la pubblica gioja ed il plauso degli
spettatori, ivi erano ammirati ed onorali i vincitori tU Salamina
— 29 —
e di Platea, Platone, Sofocle, e quegli egregi artisti che nei di-
pinti, nc'marnii e ne'bronzi, lasciarono Uili modelli, che sempre
saranno norma del bello, ceni dopo tanti secoli riesce sempre dif-
ficile T agguagliare. Ivi Erodoto leggeva le sue storie, ivi Alceo
facea udire gli ispii-ati suoi canti : di tal che la istituzione dei
giuochi olimpici divenne celebre a seguo , che fissò un'era, e fu
misura di anni [kv quella illustre nazione. Lungi dal tumulto di
troppo vive passioni, e dal fragoroso plauso volgare, chi sa che ai
congressi italiani non venga serbato di stabilire un'era per le scien-
ze! Se non che i sapienti che in queste piìi nobili e più tranf[uillc
gare si rendono illustri, non aspireranno alle superbe corone che
distribuivansi ne' campi della Elide. La gloria, come un profon-
do filosofo osserva, è l'ultima fra le passioni del saggio; e la co-
scienza di aver contribuito co' vostri dotti lavori al bene delle scien-
ze che coltivate , ed all' onore dell'Italia , oh quanto sarà da voi
preferita al plauso ed all' ambito ulivo che la Grecia ne' giorni
della sua grandezza concedeva a' più chiari suoi figli!
PAROLE
DEL CAV. MCCOLA SANTANGELO
DETTE
NELLL LIDIA ADUNANZA DEL CONGRESSO
il giorno 5 di ottobre
5^
'lOTÙ
I
GLORIOSI lavori del settimo congresso sono oramai giunti al loro
termine ; e nel compierli avete mostrato quanto apparisca piìi
bello il sapere allorché viene vestito del manto della modestia.
La virtuosa e pacifica gara di giovare con le vostre conoscenze e
con Topei'a vostra all'universale, vi fa uscire dalla nobile arena
nella quale vi esercitaste finora , non stanchi , ne forse paghi ab-
bastanza delle fatiche non lievi che avete durate. Non invano a-
veva io presagito che la vostra radunanza in Napoli , emulando
alle antecedenti tenute in alti'e cospicue città, nuovo incremento
— 32 —
.ivrebljc arrecato a iiioUc hraiiclic dciruinano sapere, di novella
gloria avrebbe fregialo il nome italiano. Il congresso tenuto in
((iiesta bella parte d'ilalia lascia nel suo passaggio una striscia di
t'iilgiila luce, che tramanderà .l' posteri il nome dei chiarissimi che
v' intervennero , non meno che f(uello del Principe sotto i cui
ausjticii vi radunaste.
Non mi laro a lodare, che di Jode non vi fa d'uopo , tutto
(piello che avete già fatto , e che i dotti segretari di ciascuna se-
zione vi anno particolarmente già esposto; uè parlerò delF ope-
roso zelo col quale i pi'csidenti delle sezioni stesse àn regolato e
promosso le indefesse vostre occupazioni. Uno è stato il pensie-
ro, uno lo scopo di tutti : quello di servire alle scienze e alP Ita-
lia. Le deputazioni delle più illustri accademie scientifiche e let-
terarie , i più chiari professori delle imiversità , i rappresentanti
degli istituti e delle società economiche dell' una e dell' altra Si-
cilia , àn gareggiato nel rassegnare al setthno congresso i frutti
delle meditazioni , delle ricerche , e delle loro esperienze. Ove
quest'annuale ti'ibuto continui, chi può misurare i vantaggi che
torneranno alla bella nostra penisola da tanto concorso d' inge-
gni , di studi e di fatiche? E, se un lampo solo di qualche ve-
rità , che il tempo e piìi maturi giudizi potranno far rilucere in
tutta la sua forza per l' aggrandimento delle scienze , emergerà
da ciascuna di queste benefiche adunanze , di quanta reale utili-
tà non saranno apportatori, di quanto novello splendore non sa-
ranno colonati i congressi! La pubblica riconoscenza e l'appro-
vazione de' saggi oh quanto degnamente rimeriteranno allora tutte
le tatuilo durate , e tutte le vostre virtuose sollecitudini !
— 33 —
Le vostre escursioni ne' siti clie qui d' intorno la natura à se-
gnati col suggello della sua grandezza e del suo potere non riu-
sciranno infruttuose alle scienze : dappoiché , dopo aver profon-
damente osser\'ato la natura del suolo , quella delle sue produ-
zioni , r origine de' fenomeni che presenta , e le sostanze che og-
gi lo ricoprono , largo campo àn presentato alle vostre dotte in-
vestigazioni. Clù sa che l'aspetto di un sole più ridente , di una
terra feracissima, di luoghi più seducenti e più vaghi, nel subli-
mare la vostra mente , e nel lùdestare la forza del vostro inge-
gno , non sien capaci d'ispiranti piìi alte idee , piti nuove e piìi
felici applicazioni! Oh quali prosperi risultamenti ne deriveran-
no allora alla scienza che coltivate ! quante utili osservazioni si
aggiungeranno alle analisi degli imponderabili ! quanta novella
luce potrà spandersi su la geologia, su la cliimica, su le scienze
fisiche e su l'agricoltura , prima sorgente di ogni pubblica pro-
sperità , primo e giusto orgoglio della nostra bella Italia !
La gioja che in me produce il veder corrispondere al fine che
ci proponemmo tutto ciò che nel settimo congresso è stato ope-
rato, è mescolata di rammarico nel dovermi separai' da coUcghi ,
che alla chiarezza del loro nome congiungono quelle virtù che
inducono ammirazione e rispetto nell' animo di coloro che àn po-
tuto dimesticamcnte conoscerli. E questo rammarico accora tut-
ti i buoni abitanti di una città a ninna seconda ncll'apprczzai-e il
vero merito, e nell' esercitare que' doveri di ospitalità che fin dai
tempi più remoti àn fonnato gian parte della religione de' pa-
dri loro. Interprete de' sentimenti de' miei concittadini, io debbo
rendervi testhnonianza che Napoli è lietissima di aveni , quan-
— 34 —
timquc per breve tempo , accolti nel suo seno ; e clic rallegrasi
per la speranza che possiate portar con voi graia memoria della
dimora fatta in questa ricordevole occasione fra lii sue mura. Pos-
sa questo generoso sentimento stringer legame di reciproca bene-
volenza ira noi ; e serva a mostrare altresì che ogni congresso , nel
fermare d'oggi innanzi un nuovo vincolo di virtuosa amicizia fra'
più chiari itaUani , farà pure avanzare di un novello passo le
scienze.
Un voto solo mi resta ad esprimervi , voto che troverà certa-
mente un' eco fra voi ; e questo è che duri a lungo e senza inter-
rompimento la magnanima ed utile istituzione che ne à qui ra-
dunati. La sua durata darà alla nostra Italia il piìi sicuro pegno
di gloria e di pace; pace, alla cui ombra soltanto le scienze, le
arti , e tutte le utili e gentili discipline possono degnamente frut-
tificare : che indegnate esse si arretrano , appena , stridendo sui
loro cardini, si disserran le porte del temuto tempio di Giano,
RAPPORTO
DEL SEGRETARIO GENERALE
GIACOMO FILIOLI
LETTO NELLA ULTIMA ADUNANZA IL GIORNO 5 DI OTTOBllE
0.
'bbligo mio, onorandissimi signori, è di csporvi quanto si fece
nelle generali vostre adunanze , e con quali segni di letizia e di
onore questo settimo congresso fu da noi festeggiato: il che
studierommi di fare , come meglio comporta il mio povero in-
gegno, brevemente e con semplicità di parole.
Se a'primi giorni del secolo in cui viviamo, menti'e per tutto ar-
mi nazionali e sti-aniere rumoreggiavano , un uomo, levatosi con
r intelletto sino a scorgere nel futuro, avesse cosi favellato: Verrà
stagione , e gli italiani di maggior nome nelle scienze , adunan-
tlosi quando in una , quando in un' alti-a città , i>er meglio di-
schiudere tutte le fonti del sapere , troveranno sempre , e in ogni
luogo, e presso ogni ordine di persone, inclinazione di animi be-
nevoli, e dimostranze non iufintc di ossequio ; ancora : i principi,
— 30 —
a'qiiali sarà dato rcggorc il Irono delle nostre contrade, generosi
ed mnani accoglieranno sollo T ombra loro qncllc adunanze, fino
ad onorarle t;dvolla di loro presenza, non isdegnando mettersi a
paro, e conver&ir dimesticamentc con uomini usi al silenzio de'
pacifici studi, e per la maggior parte nuovi ilello splendore e de'
modi delle corti ; se ciò si l'osse detto, io penso che non avrebbe
per avvontju'a a r[uc' giorni trovato fede in alcuno. E pure vol-
gono oramai sette anni , e le adunanze degli scienziati italiani si
riunovellano ; e non ci à terra cospicua d'Italia , che non desi-
deri vederle celebrate pur ima volta fra le sue mura. E , se in
altri tempi non era forse dillìcile andar mostrando chi, per onori
aviti orgoglioso , dalla ignoranza parca traesse argomento di va-
nità: non iscorgercstc ora un solo uomo tra i piìi ragguardevoli
per legnaggio fra noi, che o desideroso di studio non si appalesi,
o di gran gentilezza verso coloro che danno opera agli studi. Do-
vrò io ragionarvi della cortesia , della benignità de' monarchi ? E
non ne foste , e non ne siete voi tcsthnoni? E non risuonano an-
cora queste mura de' non compri applausi co' quali piacquevi ri-
spondere all'ottimo nostro Principe , quando Egli con parole pie-
ne di all'etto si fece a dirvi esser suo desiderio che le scienze sem-
pre pili rifiorissero in questa bella parte d' Italia, ed augurò che
le nostre ragunanze fossero seme da ùaittar gloria al nome italia-
no ? Che più ? lo stesso miiuito popolo, che niente non s'intende
di scienze , maravigliando gli insoliti e solenni apparati , la fre-
quenza di tanti illustri uomini, la fama che sene spande da jier
ogni dove, prende speranza che un gran bene debba seguitarne.
E la sua espettazione non andcrà certo fallila. Dappoiché le scien-
— 37 —
ze, olire (ringciililiie i cosUimi , ed ornar l' ingegno, informan-
dolo di alili verilà , sollevano V animo di sopra a' sensi ; e , per
([ueiraccordo clic è fra i pensieri e le azioni, eflicaccmenle conferi-
scono a render V uomo onesto e virtuoso : che esse rallermano
l'impero della ragione fm nella privata condotta, inculcano l'amo-
re della giustizia, ed in tal guisa la severità stessa secondano delle
leggi. Ma queste scienze sono l'opera de' più grandi nomini di
lutti i secoli ; sono fruito di gravi studi, di investigazioni sottili ,
continue, profonde : un uomo da se solo non potrebbe tutte con
riugcgno abbracciarle, molte essendo e svariate ; e, d'altra parte,
circoscritto lo spirito imiano , breve troppo la vita. Laonde , per
accrescere il tesoro di tante dotti-ine, fa di mestieri giovarsi tutti
scamljievolmente , accomunando le fatiche ed i trovati di cia-
scuno , per valersene come di materia e fondamento alle nuove
speculazioni , al sempre nuovo avanzar delle scienze. E , non al-
trhnenti che dal gagliardo strofinio di ampio disco cU vetro risve-
gliasi la virtù elettiica ne'corpi dove n' è miniera ; dal dibattersi
delle opinioni , dalla gara amichevole degli ingegni , dal chcliia-
rarsi i dubbi a vicenda , emerge e balena quel vero , oh' è lo scopo
degli scientifici studi.
Ma di queste cose non accade che io dica più avanti: che udi-
ste ampiamente ragionarne con gravi e dotte parole il giorno venti
di settembre. E mi farò in iscambio a ricordarvi che quel giorno,
il quale passerà con onorevole grido alla memoria de' posteri ,
si aperse fra il concorso d' incrcdibil moltitudine di gente, e le
pompe di una cerimonia fatta piìi splendida dalla presenza del-
l'augusto Re Ferdinando II , e della rcgal sua Famiglia. Ne, per
6
— 38 —
a^'^•cnlul•a , ove si fosse aspcllato fia noi l'arrivo di alcuno di
quei singolari uomini, che , dopo lungo volger di anni, appari-
scono talvolta sulla terra per dar briga al mondo, come fu detto
di Alessandro , si sai'ebhero i magistrati della città nostra più lie-
tamente aflaccendati , e con maggior zelo e diligenza, a soprav-
vedere e ordinare ogni cosa! S'inaugurò il settimo comizio degli
scienziati italiani, con im atto solenne di religione. Tutte le fronti
revereutemcnte s'inchinarono innanzi all'altare di Dio: pregarono
tutti che lo spirito di creatrice sapienza avesse di celeste grazia
riempiuto ogni petto, irradiato di luce le menti. In questa me-
desima sala poi , dove sono tante ricchezze di minerali, già da vari
anni cominciati con indefessa cura a dispon-e , voi udiste la voce
di S. E. il Cav. Kiccola Sanlangelo presidente generale del con-
gresso. Egli, cominciando dal toccar del felice stato a cui è giunta
la odierna civiltà d' Italia; altamente lodò questa utilissima istitu-
zione , per la quale il fiore degli ingegni ogni anno si raccoglie,
ti"atti dal solo amor delle scienze. E , poi eh' ebbe rapidamente
pallaio della speciale incUnazione di questo secolo alle scienze na-
turali e positive , con poche , ma giudiziose parole , annoverò le
principali ragioni, onde all' incremento di sì fatte discipline , ben
più che le accademie e le altre consuete ragunanze , concorrer
debbano i congressi. E qui , dette alcune modeste parole di se stes-
so, andò brevemente esponendo le cagioni che possono o toglier-
ne , o diminuirne la utihtà. E, fattosi ad additare i più ùnporlanti
subhietli e piìi meritevoli dell'attenzione degli scienziati , ragionò
deHagritoltura e tecnologia, osservando come nel fatto dell'agro-
nomia debbasi procedere con gi-an risci*va nel dar sentenza e nel
— 39 —
propoire novelli provvcilimenli , dovendosi lenei' conto delle va-
rie coudizioni nioiali , civili , e fisiche , di ciascun paese ; e con-
chiuse questa parte dell' orazione caldamente raccomandando la
prosperità delle arti e delle manifatture italiane. Con cgual sen-
no discorse appresso della geologia , della mineralogia , e della
geografia fisica : delle quali scienze avendo mosti'ato V attenenza
che, massime in questo regno, anno con l'archeologia, favellò
della nuova sezione divisata già in Milano , ed aggiunta in Na-
poli, di archeologia e di geografia. Passato di poi a parlare della
cliimica , delle matematiche , e della fisica , ricordandone i mi-
rabili progressi fatti negli ultimi due secoU , principalmente fer-
mossi nella meteorologia, per dimostrare la convenienza e la uli-
litìi futiu'a dellosservatorio ediQcato sidle balze del monte Vesuvio.
Pili lungamente si trattenne sul sistema metrico di pesi e misui'c
inti'odolto nel nostro regno ; e con grande e precisione ed evidenza
ne palesò i vantaggi e le ragioni : dopo di che giunse alle scienze
che si maneggiano intorno al regno vegeUibile ed animale ; e fi-
nabnente air arte stdiitare della medicina , dove più importa che
lo scienziato non si lasci traportai'e all'amor de' sistemi; dove è
più necessario che non diesi luogo a dispute inutili e vane ; dove
i membri del settbno congresso avrebbero avuto potente stimolo a
ben fare dalla memoria della scuola salernitana, che un giorno fio-
riva in queste nostre provincic. Le quali tutte cose dopo aver espo-
sto con gravitìi di sentenze e squisita eleganza di pai'ole, promise
pe' congressi all' Italia maggior frutto e piìi verace gloria di quel-
la che tornava alla Grecia da' giuochi di Olimpia.
Finito questo nobile ragionamento fra gli applausi di tutti ,
— 40 —
si annoverarono dal segretario generale le depnlazioni di ben set-
tantacinquciuiivcrsit;! , o accademie, o socictìi scienlifichc , non
del regno , e presenti al congresso; e venti altre di società ccono-
iniciie , ed luidiei di accademie scientifiche e letterarie di questo
nostro rcame. Dipoi Tillnstre comizio, diviso in sezioni , elesse a
ciascuna di queste il suo presidente; e con tanto senno, e con
tanta concordia ili voti, che i nomi onorali de'cliiari uomini eletti
si udirono tosto ripeter con plauso , non più* fra le sale del con-
gresso , ma per tutta la città nostra. Vcdcnnno all' agronomia etl
alla tecnologia presedere Gherardo Freschi ; Gioacchino Taddei
alla chimica; Callo Bonaparte alla zoologia ed anatomia compa-
rativa ; Francesco Orioli alla fisica ed alle matematiche ; Michele
Tenore alla botanica e fisiologia vegetale; alla cliiiurgia Lionardo
Santoro : Luigi Pasini alla geologia e mineralogia ; ed alla medi-
cina Vincenzio Lanza. Ancora, in questa terra, dove due città di-
seppeUitc mettono tutta avanti dagli occhi Tanticlùtà quasi redi-
viva, dove ogni luogo ricorda qualche gloriosa memoria , dove,
sarei per dire , non ci à sasso che non vanti il suo nome; fu isti-
tuita la nuova sezione di archeologia, data a reggere a Francesco
Maria Avellino, aggiugnendovisi la sezion di geografia, di cui fu
eletto vicepresidente Ferdinando de Luca. E vicepresidenti delle
altre sezioni furono ti'ascelli , in quel modo che la legge de' con-
gressi prescrive , Luca de Samuele Cagnazzi , Faustino Sanseve-
rino, Paris Ihionaiuto Sanguinctti, Raflàele Piria, Stefano delle
Ghiaie, Oronzio Costa, Carlo Burci, Macedonio Melloni, Otta-
viano Fabrizio Mossotti, Giuseppe 3Iencghini , Lorenzo Pareto, e
Benedetto Trompeo ; e segretari , Stanislao Mancini , Antonio
— 41 —
Scialoia, Giuseppe de Vincenzi, Giovanni Guarini , Luigi Cala-
mai , Anastasio Cocco, Giovanni Rafiaele, Giuseppe Secondi, Gio-
vanni Maria Lavagna , Giacomo Maria Paci , Federico Napoli ,
Bernardino Biondclli, Niccola Corcia, Luigi Masi , Guglielmo Ga-
sparrini , Corrado Politi , Arcangelo Scacchi , Alessandro Spada
Lavini , Salvatore de Renzi , Odoardo Turclietti, e Secondo Pollo.
Qual frutto sia venuto alle scienze da'lavori delle sezioni , teste
vi sai'ìi esposto da' segretari di ciascuna di esse : a me spelta il
dilavi che , innanzi ad ogni altra cosa, tutti avvisarono esser debito
di fai'c alla Maestà del Sovrano sinceri omaggi di rispettosa e vi-
vissima riconoscenza ; il qual si nobile uficio adempierono il Pre-
sidente generale , ed i presidenti delle sezioni a nome dell' intero
congresso. In altra adunanza generale di soU italiani venne desi-
gnata , a maggioranza di voti , la città di Venezia per sede delle
ragunanze nell' anno milleottocenquarantasette.
Intanto non cessarono di rinnovellarsi ogni giorno le dimostra-
zioni della sovi'ana benevolenza. Già parca quasi che queste mu-
ra si fossero in una reggia mutate: perocché vedevi in ogni luogo
disposte ad onoranza degli scienziati quelle guardie istesse alle
quali è affidato la gelosa cura di custodire la reggia. E, ad ag-
giunger decoro al presente congresso , la solenne mostra di belle
arti, che ogm due anni suol farsi, venne trasferita a questi giorni.
E, jwichè l'alto favore, che il nostro Principe dà alle scienze, avea-
gli fatto determinare che presso al giogo del monte Vesuvio, come
luogo accommodalissinio al fine proposto , con molta fatica e con
grandi spese si fosse edificata una specola di meteorologia , ne fu
stabilita Pinaugurazionc al tempo del congresso ; e colà gran parte
— 42 —
di voi , onor.indlssinii signori , udiste le doUc parole di Macedo-
nio Melloni , il quale sarà del nuovo osservatorio il chiarissimo
moderatore. E, da poi che mal conveniva che si fossero tanti egregi
nomini parliti di Napoli , senza osservare il suo principal vanto ,
ima città che dopo lungo giro di secoli risorge dalle riùne, vi fu
ftitlo invito di visitarla; e vedeste Pompei, avvolgendovi per entro
alle sue mura , co' vostri ocelli considerando quegli scavi che da
tutti son reputati cosa unica al mondo. Tacerò del viaggio in una
nave spinta dal vapore, fra quelle della real marina, a darvi como-
do di vedere alcuna ti'a le Annose e singolaii nostre isole piti vici-
ne, e i venerandi avanzi di Pesto : e hasterà solo ricordare l'onore
altissimo che attende molti fra noi alla mensa del Re; e tutti alla
festa clic si darà nella reggia. Ben e d' uopo eh' io dica come l' c-
sempio del Principe trovò seguaci , e volenterosi oltremodo , in
ogni ordine di persone. Le mense comuni furono festeggiate , di-
rei quasi ser\'ite, dal fiore de' nostri gentiluomini. Ogni sera ven-
nero aperte nobilissime case alla conversazione de' dotti ; ne solo
de'dolti : che molte gentili e ben costimiate donne della città no-
stra fecero di loro presenza que' ritrovi e piìi grati e più giocon-
di. L'Accademia de' cavalieri ebbe a gran pregio l'accogliervi.
L'accademia che s'intitola dal Pontano, e l'altra detta de'natu-
ndisti onorarono il vostro arrivo : e l' onorarono gli allievi del
real collegio di musica , desiderosi di darvi prova che la stampa
de'Ciinaiosa e de'Paesiello non è per anco rotta fra noi. Si volle
inoltre che a quelli che d' altronde sono venuti in questa metro-
[M)\ì non fossero cose ignote e le sue antichità, e i suoi luoghi, e
le principali sue glorie ; e fu per questo distesa una descrizione
— 43 —
della citlà di Napoli, e delle sue vichianze, che a tulli diedcsi
in dono. Ancora vi si aggiunse una Guida pel forestiero ; una
scrillura che tratta delle presenti condizioni dciragricoltura e del-
la industria delle nostre provincie in terra ferma; ed un poema di
quattio libri in versi latini a lode del settimo congresso , lavoro
del valoroso giovine Quintino Guanciali apruzzese.
Ma, fra quante cose anno mai avuto luogo al vostro amvo ti-a
noi, ninna per awentm'a riuscì ad un tempo tanto augusta e so-
lemie, quanto Tessersi alla presenza di voi tutti inaugurata la gran-
de statua di nostra vera e trionfatrice religione in quel Campo ,
dove }>er sempre si cliiudono le ambizioni, le vanità, ed i delirii de-
gli uomini. E bene e sapientemente fu fatto : peroccliè la nostra
cattolica religione , il diiò con le parole di chiarissimo e dottissi-
mo uomo (i), èia sola dotata di valore scientifico nelle materie
speculative, la sola fJosorica,la sola capace di aiutai-e l'intelletto;
e tale, che, oltre di assicurare un nome onorato e durevole, affina
lo stesso ingegno, e lo accresce di nerbo e di squisitezza. E poiché
tanto si ragiona di civiltà , diremo anche noi alla Ubera , che la
civiltà di cui questi moderni tempi posson vantai'si , è la stessa
civiltà cristiana. Abbiasi dunque ne'congrcssi scientifici la nosti'a
religione cattolica come pietra angolare , come fondamento solo
fermo iumiutabile alle speculazioni della fdosofia, come princi-
pio a tutti gli anunacsti-amenti delle scienze.
Da ultimo, a far eterna la memoria del settimo Congi'csso, ven-
ne battuta una medaglia che nel diritto à la figiua dell' Italia,
(1) Vincenzio Gioberti.
— 41 —
nel rovescio l'immagine di Giamhalisla Vico. Oh se il valentuo-
mo sollevando il capo da queirumilc arca dove egli si giace , po-
tesse a voi appresentarsì ! Panni clic cosi parlerebbe : « Compiono
cento ti'cntaselte anni , e, in una pubblica e solenne orazione nel
d;u- principio agli studi , io augurai che tutto il sapere umano e
divino reggesse con imo spirito solo; e tanta concordia, tanta uni-
tà di scopo t'osse ti'a le varie scienze , che una intera università
iwtesse degnamente rappresentarsi da un solo uomo, da un uo-
mo qual fu tra greci Platone. Era dilhcil cosa a' mici tempi , di-
venne impossibile ne' tempi che seguitarono. Ma volgono men
tristi giorni ; e per le vosti-e ragunanze quasi la mia speranza mu-
tasi in l'alto , specialmente ora che la prima volta in questa mia
patria, allo studio delle scienze lo studio delle cose antiche, anzi
tutta la civiltà degli anticlii si e congiunta. Deh non vogliate ,
chiarissimi lumi d' Italia , abbandonare così magnanima impre-
sa; e il tesoro della moderna sapienza ne sarà in ogni parte ma-
ravigliosamente acci'csciuto! »
REGOLAMEMO GEXEMLE
PER
LE ANNUALI RIUNIONI ITALIANE
DE' CULTORI
DELLE SCIENZE NATURALI
Il fme delle Riunioni decultori delle scienze naturali si è di giovare ai pro-
gressi ed alla diffusione di tali scienze e delle loro utili applicazioni.
A conseguir questo flne gli Scienziati si adunano ogni autunno in una delle
città d'Italia, per un periodo di tempo che non dovrà mai oltrepassare i quin-
dici giorni.
U
Hanno diritto di essere membri della Riunione tutti gì' Italiani ascritti alle
principali Accademie o Società scientifiche istituite per l' avanzamento delle
scienze naturali, i Professori delle scienze fisiche e matematiche, i Direttori de-
gli alti studii o di sl;ibilimenti scieixlifici dei varii Stati d'Italia, e gl'Impiegati su-
periori ne' corpi del Genio e dell'Artiglieria. Gli esteri compresi nelle catego-
rie precedenti saranno pure ammessi alle Riunioni .
m
Ogni annua Riunione a\TÌ\ un Prcsidenle generale , due Assessori ed un Se-
gretario generale. Nella prima adunanza si procederà alla divisione dei membri
in più Sezioni , comprendenti ciascuna una o più scienze secondo il numero e
gli studii degl'intervenuti. Nello stesso giorno ogni Sezione nominerà a schede
7
— ■IG —
sottrclc, wl a pliiralitìi assoluta di voli, uno ilei suoi membri alle funzioni di ri-
spellivo Presidente, e questi dovrà poi scejjliere altro fra i nunnbri medesimi a
S';;retario della Sezione slessa. Tutti questi di\ersi ullìzi dovranno essere affi-
dati a membri italiani delle Uiuuioni.
IV
Il Presidente j;enerale, i due Assessori, i Presidenti delle Sezioni ed il Segre-
tario generale comporranno, per tutta la durala della Riunione, un Consìglio,
rlie provvederli alla buona dii-ezione e al buon successo della medesima.
Avanti lo scioglimento della Riunione, da tutti i membri italiani costituiti in
adunanza generale, si procederà col mezzo di schede, ed a pluralità assoluta di
voti, alla scelta della città o^e tenere la Riunione dopo due anni.
VI
Il Consiglio elegge il Presidente generale per la riunione dell'anno prossimo
seguente, il qtiale dovrà avere il suo domicilio iu quella slessa città ove deve
esser fatta la Riunione. Al Presidente generale spella la iiouiiua dei due Asses-
sori e del Segretario generale, da scegliersi fra gli Scienziati del medesimo pae-
se, almeno sei mesi prima della Riunione.
vn
[.'eletto Presidente generale dovrà fare le do'V'ute pratiche perchè la Riunione
possa aver luogo in modo regolare nella città che sarà slata prescelta, ed egli
do>Tà dame avviso a tempo debito agli Scienziati.
Vffl
I due .Assessori coadiuveranno il Presidente generale nel prendere tutte le di-
sposizioni occorrenti per la Riunione: ad essi spetterà il decidere ne' casi dubbii
— 47 —
se uno scienziito ileblìa o no essere compreso fra i membri della Riunione, in
conformila all'articolo II. In mancanza del Presidente, faranno le sue veci i due
Assessori , in ordine di anzianità.
IX
Nell'ultima {generale adunanza il Segretario generale farà un rapporto sul-
l'andamento della Riunione, ed i Segretarii particolari leggeranno ciascuno un
breve sunto di quanto sarà stalo operalo nelle rispettive Sezioni. In questa pub-
blica adunanza sarà proclamato il Presidente generale eletto dal Consiglio per
la successiva Riunione.
Dopo questa adunanza il Presidente generale , i due Assessori ed il Segreta-
rio generale lasciano i loro uflSzii ; sarà per altro loro cura il trasmettere al Pre-
sidente proclamato per la successiva Riunione l'elenco degli Scienziati interve-
nuti, ed il sunto dei processi verbali.
XI
Nel caso di mancanza del Presidente generale eletto per la Riunione prossima
seguente, prima ch'egli abbia nominati i due Assessori, dovrà il Presidente ge-
nerale dell'ultima Riunione consultare per una nuova scelta i Presidenti delle
Sezioni, e, raccolte le loro proposizioni, farà sollecitamente la nomina di un al-
tro Presidente. In mancanza poi del suddetto Presidente generale dell' ultima
Riunione , farà le sue veci il più anziano dei Presidenti di Sezione.
XU
Agli atti di ciascuna Riunione sarà data quella pubblicità che si giudicherà
utile al progresso delle naturali discipline, e delle loro applicazioni. Il Consi-
glio, priuia di sciogliersi, nominerà a quest'oggetto un'apposita Commissione.
— .-{S _
\lll
Gli ormili t(l i lilii i rlic fossero offerti in dono a ciascuna Riunione saranno
dati a quei pubblici seientitìci stabilimenti del luogo ove si tenne la Riunione,
che ven-aiino desiciiali dal Presidente generale.
XIV
Previo il grazioso Sovrano permesso, gli Atti originali delle Riunioni saran-
no di anno in anno trasmessi, e conservati nell'I. R. Musco di Fisica e Storia
naturale di Firenze, cittù centrale dell' Italia e capitale di quello Stato, in cui
sotto gli auspici di Leopoldo II, quest'utile istituzione ebbe principio.
11 Direttore dell'I. R. .Musco sarà il Conservatore degli Atti, ed al suo zelo
per le scienze resta questa istituzione raccomandata.
ARTICOLO ACGIU.NTO AL REGOLAMENTO CE.VERALE
DALLA IV RllNIOME DEGLI SCIENZIATI ITALIANI IN PADOVA
In caso di mutamenti od addizioni che si propongano allo Statuto per le i-iu-
nioni degli Scienziati Italiani, l'adunanza non è legale se non vi assistono due
terzi dei membri italiani ascritti al Congresso, e che si trovino, al momento
della medesima , nella città in cui si tiene il congresso stesso.
.V è approvata, dovrà la Presidenza del seguente Congresso, riproporla al
medesimo, ed adottata che sia senza mutazioni, e colle stesse proporzioni del
numero dei volanti , e dei voti , avrà elTicacia.
Nessuna proposta di inodincazioni od aggiunte può essere fatta altrimenti che
por iscrìtto, da tre almeno de' membri presenti ed intervenuti già a tre Con-
gressi it.iliani. Essi la rimettono alla Presidenza generale, e questa l'assoggetta
all'esame della ijeuerale assemblea dopo di averla annunziata ai membri almeno
Ire giorni innanzi.
IFFIZIALl DEL VII CO\GHESSO
PRESIDEXTE (iEXERALE
S. E. SANTANGELO NICCOIA Cav. Gran Croce del Real Ordine di Francesco
Primo, diiiueiloMilitareCostantiniano, e di quello del Salvatore della Grecia,
Ministro Segretario di Stalo deyli Allari Interni, Socio della Reale Accademia
delle Scienze, della R. Ercolancse, della R. di Belle Arti, del R. Istituto d'in-
corasgiamento di Napoli e di Sicilia , della Pontauiana e di altre insigni Ac-
cademie straniere.
ASSESSORI
SPINELLI Conun. ANTONIO de' Principi di Scalea Consultore di Stato , So-
prantendente generale degli Archivi del Regno , Maggiordomo di Settima-
na, e Genliluomo di Camera di S. M. il Re, Socio Onorario della Reale Acca-
demia di Belle Arti , della Pontaniana e di altre Società scientifiche.
GRANITO March. ANGELO, di Castellabate , Maggiordomo di Settimana, e
(ieuliluomo di Camera di S. M. il Re , Socio Onorario dell' Accademia Pon-
taniana.
SEGRETARIO GEXER.VLE
ITLIOLI GLVCOMO LTiziale di carico del Ministero e Real Segreteria di Sta-
to degli Affari Interni, Socio Ordinario del Reale Istituto d' Incoraggiamento,
dell'Accademia Pontaniana di Napoli e di altre Società Scientifiche.
COMMISSIONE
DESTINATA DA S. M. A VMiE GLI ONORI DELLA lUUNIONE
riLANGIERI Ca\. Giiisoppc , de" Principi di ArianicUo , Segretario Generale
clciriiitoinlciiza di Napoli, fiinzioiiante da Inlcndentc.
SANI ELICE Nazario , Duca di Bagnoli , JLnggiordomo di sctlimana, e Gentil-
uomo di Camera di S. M. il Re, Sindaco della Città di Napoli, Socio Onora-
rio della Reale Accademia delle Belle Arti, del Real Istituto d'Incoraggiamento,
e di altre Società straniere.
CITO Cav. Luigi, de" Marchesi, Eletto.
CAPPELLA Francesco, Eletto.
CAI ARO Michele, Duca di Riardo , Eletto.
TO.ALVCELU Duca di Jlonasterace , Eletto.
CAR.\F.\ Cav. Antonio, de' Duchi di Noja, Eletto.
GIORGIO Cav. Pasquale, de' , Eletto.
C.\RAV1TA Francesco, de' Principi diSirignano, Eletto.
COLLETTA Cesare, Eletto.
TOADLVSI March. Felice, Eletto.
CONCILIIS Luigi, de. Eletto.
5LVRULLI Trojano, Principe di S. Angelo Lombardi, Eletto.
BENZI Cav. Salvatore, de, Segretario perpetuo del Reale Istituto Vaccinico ,
medico ordinario del grande Ospedale degl'Incurabili , Socio di diverse Ac-
cademie nazionali e straniere, già Vice Presidente della Sezione Medica del V
Congresso.
COSTA Achille , Socio ordinario dell' Accademia degli Aspiranti naturalisti ,
e di altre Società scientiflche , già Segretario della Sezione geologica del VI
Congresso.
B.Vrn Vincenzo, Capo di Urtìzio in 2." del Grande Archivio di Napoli; Segre-
tario della Commissione.
DEPUTAZIONE PER L'AMMISSIONE DEGLI SCIENZIATI
Cagnazzi cav. de, Samuele Luca, Ar-
cidiacono , Socio ordinario della
Reale Accademia delle Scienze, del
Reale Istituto d' Incora^rginiucnto ,
e dell'Accademia l'ontaniana di Na-
poli, e corrispondente di altre So-
cietà scieutindie nazionali e stra-
niere.
Iat.a cav. Ferdinando, de, Socio ordi-
nario della Reale Accadeniia delle
Scienze, del R. Istituto d' Incorag-
giamento , dell' Accademia Ponla-
niana di Napoli, e corrispondente
di altre Società scientiDclie nazio-
nali e straniere.
GiAiiDiM Mario, Professore di Fisica
nella Regia Uni\ersità degli Studi,
e nel R. Collegio Medico Cerusico,
Medico del grande Ospedale degli
Incurabili , e Socio di diverse Ac-
cademie forestiere.
CniAJE Stefano, delle, Professore ag-
giunto di Notomia Patologica nella
Regia Università, Socio ordinario
della Reale Accademia delle Scien-
ze, del Reale Istituto d'Ineoraggia-
mento, e dell'Accademia l'ontania-
na di Napoli, e corrispondente di
altre Società scientiDclie nazionali
e straniere.
Capocci Ernesto , Direttore della Rea-
le Specola astronomica. Socio ordi-
nario della Reale Accademia delle
Scienze, del Reale Istituto d'Inco-
raggiamento, e dell'Accademia Pon-
taniana di Napoli , e corrispondente
di altre Società scientifiche nazio-
nali e straniere.
Rexzi cav. Salvatore, de, come sopra.
Costa Oronzio Gabriele, Professore
di Zoologia nella Regia Università,
Socio ordinarlo della Reale Acca-
demia delle Scienze, del Reale Isti-
tuto d'Incoraggiamento, e dell'.-Vc-
cademia Pontaniana di Napoli, Fon-
datore e Direttore dell'Accademia
degli Aspiranti naturalisti , Socio
corrispondente di altre Società seien-
lificbe nazionali e straniere.
ScAcaii Arcangelo , Direttore del R .
Museo mineralogico. Professore di
Orittognosia nella Regia Università
degli Studi, e Socio di diverse Ac-
cademie.
Bhigaxti Francesco, primo Bibliote-
cario della Regia Università degli
Studi, Socio ordinario del Real Isti-
tuto d' Incoraggiamento e corris-
pondente di altre Società scientifi-
che.
— 52
I.rf.AHEi.i.i Gaetano, Professore di l'i-
siologia nella Regia IniNcrsilà ile-
■jli Stilili. Meilieo del grande Ospe-
dale de;;rimiiialMli, e Soeio ordi-
nario della Reale Accademia .Medi-
co-ceriisii-a di Napiili.
Nanzio l'erdinaiido , de , Uiiellore e
Professore della Regia Scuola ^'ete-
riiiaria, Socio ordinariodel Real Isti-
tuto d' Inroraggiainenlo , e corris-
pondente di altre Società scientilì-
clie nazionali e straniere.
Pai.mikki Luigi , Professore sostituto
di Tisica nel Keal Collegio Medico-
cerusico, Socio ordinario dell' Ac-
cademia Pontaniana , e corrispon-
dente della Reale Accademia delle
Scienze, e del Reale Istituto d'In-
coraggiamento.
Sejimoi.a Giovanni, Professore di Jle-
dicina, Medico del grande Ospedale
degl' Incurabili , Socio Ordinario
della Reale Accademia delle Scien-
ze, del Reale Istituto d'Incoraggia-
mento , della Pontaniana , e della
Medico-cerusica diNapoIi; membro
effettivo del III, e VI Congresso
degli Scienziati italiani.
Gaspariiim Guglielmo, Professore ag-
giunto alla Cattedra (li liolanica nella
Regia Uni versiti, e di .Materia medi-
ca nella Regia Scuola Veterinaria ,
Socioordinariodell'Accademia Pon-
taniana, e corris|)ondente della Rea-
le Accademia delti! Scienze e di.'ll'l-
slitulo d'Incoraggiamento di Napoli .
Nir.coi.icci dot. Giuslininno , Socio
corrispondente della Real Accade-
mia delle Scienze di Napoli.
DoRoriìA dot. Leonardo , Presidente
annuale dell'.Vccademia degli Aspi-
ranti naturalisti.
Ci'A (iinsep[)e. Professore di ,\gricol-
liira nella Regia Università degli
Studi , e nella Direzione Generale
di Ponti e Strade, Socio corrispon-
dente della Reale Accademia delle
Scienze , e del Reale Istituto d' Iii-
coraggiainento di Napoli.
PiiEsirri Domenico , Professore ag-
giunto alla cattedra di Cliimica filo-
sofica della Regia Uirnersilà, ed a
ipiella di Medicina legale del Real
Collegio Medico-cerusico, Socio or-
dinario del Real Istituto d'Incorag-
giamento , e corrispondente della
Reale .Vccademia delle Scienze di
Napoli.
Amaxte Fedele, Professoi'o di Geode-
sia del R. Collegio militare. Diret-
tore dell' Osservatorio astronomico
del Reale OlTicio fopografico. Socio
ordinario dell' Accademia Ponta-
niana di Napoli.
Costa Achille, come sopra.
Gi'AKiM Giovanni, Professore di Chi-
mica nella Regia Scuola Veterina-
ria di Napoli, Socio ordinario del-
la Reale .Xccademia delle Scienze ,
del Reale Istituto d'Incoraggiamen-
to, e della Pontaniana.
Scialo;a .\nlouio , Socio corrispon-
— 53 —
dente deirislitulo islorieo di Fr.in-
cìa, e di altre Società scientifiche.
Nobile Antonio, Astronomo la secon-
do della Reale Specola, Professore
sostituto di matematica nella Regia
Università , Socio ordinario della
Reale Accademia delle Scienze, del-
l'Accademia Pontaniana, e coms-
jiondente del Reale Istituto d'Inco-
raggiamento di Napoli.
R.VFFAELE dot. Giovanni , Socio di va-
rie Accademie , Membro effettivo
del ni e M Congresso degli Scien-
ziati italiani.
CovELLi dot. Gio. Battista, Socio di
\ arie Accademie , e Membro effet-
tivo del V Congresso.
Dei. Re Leopoldo , Astronomo della
Regia Specola di Napoli , Socio or-
dinario dell'Accademia Pontaniana,
e corrispondente della Reale Acca-
demia delle Scienze.
Paci Giacomo Maria, Professore di Fi-
sica nel Gabinetto della Reale Bi-
blioteca privata di S. M. (D. G.ì,
Socio ordiuiuio del Reale Istituto
d'Incoraggiamento, dell'Accademia
Pontaniana di Napoli, e corrispon-
dente di altre Società scientifiche
nazionali e straniere.
lucci Francesco Paolo, Sotto Ispetto-
re degli Studi del Real Collegio mi-
litare. Professore di Geometria de-
scrittiva nella Direzione Generale
di Ponti e Strade, Socio ordinano
della Reale Accademia delle Scien-
ze, e della Pontaniana.
Icxo>'E Giuseppe , Professore di Chi-
mica del Supremo Magistrato di sa-
lute pubblica , Ispetlor Generale
delle poheri e de' nitri, Slembro
della Commissione protomedicale ,
Socio ordinario dell'Accademia Pon-
taniana e del R. Istituto d'Incorag-
giamento di Napoli.
TojDLVSi Salvatore, Professore di Me-
dicina pratica nella Regia Univer-
sità degli Studi , e Socio emerito
dell'Accademia degli Aspiranti na-
turalisti e della Medico-cerusica di
Napoli, corrispondente dblla Socie-
tà economica di Aquila.
DEPITAZIOM SCIEMIFICnE
DEPITATI DI ACCADEMIE NON DEL REGNO
STATI SARDI
TORINO
Reale Accademia delle Scienze
Cai'. Giulio Corderò di s. Quintino
Dot. Eugenio Sismonda
Cav. prof. Giuaeppe Gene
Cav. prof. Giandomenico Bollo
Reale Accademia di AffricoUura
Cav. prof. Giuseppe Gene vice-presidenle
Sig. Giuseppe Luciano
Cav. dot. coìlegialo Gio. Giacomo Boni-
no vice-segrelariu
Cav. GiuUo Corderò de' conti di s. Quin-
tino vice-censore
Associazione Agraria
Marcìiese di Sambwj presidente della de-
putazione
Siij. Ingcynere Michela
Dot. Berlini
Avv.Bunica Archivista bibliotecario del-
l'associazione
Marchese Malaspina
Dui. Lucca
Società medieo-chinirjjica
Prof. Bcrruli
Cav. dot. coìlegialo Berlini
Cav. dot. coìlegialo Bultalia
Cav. dot. coìlegialo Bonino
Dot. coìlegialo Bonacossa
Dot. coìlegialo Pollo
Cav. dot. de Rolandis
JJ
Ricovero «li uicndichà
Sig. Giuseppe Vena
SAVOJA
Società Reale Accademica di Savoja
Dot. cav. Berlini
Dot
eav. Berlini ì
rav. Trompeo }
Suci corrispondenti
Camera Reale di Ajyricoltiira
e di commercio del Ducalo di Savoja
Dot. cae. Trompeo socio corrispondente
C\GLIARI
Reale Società aj^rarìa ed economica
Dot. Rocco Ragazzoni prof, di fisico-
chimica nella R. Accademia militare,
sorin corrispondente
CmAVERI
Società economica
Prof, .liitonio Targiimi Tozzctli
Dot. Stefano liancalari
Dot. Giovanni Casaretto
Si(j. Gin: fìallixia Gandoìft
Sig. Antonio Maria Garibaldi
IllELI.A
Società Blellcsc
Cac. dot. Trompeo
SAVONA
Società d'' incoraggiamento
all^ industria
Marchese avv. Frawesco Pallavicini
gentiluomo di camera di S. M. Sarda
STATO LOMBARDO VENETO
UILANO
Imp. R. Istituto Lombardo «li scienze
lettere ed arti
Nob. Andrea Zambelli vice Presidente
dell' Istituto e prof, di scienze politi-
che neU'Imp. R. Università di Pavia
Dot. ab. Bartolomeo Catena Prefetto
della Biblioteca Ambrosiana
Dot. Giuseppe Belli prof, di Fisica nel-
Vl'niversilà di Pavia
Dot. Giuseppe Moretti prof, di Botanica
in detta Università
Sociclàd'incoraggiamcnto delle scienze
e hcllc arti
Prof. Emmanuele Michel presso le I. R.
scuole tccn. di Milano
— Ò6 —
Dol. Citilo. Impeìlio CiihhriniSegr. della
Sez. med. del VI Congresso.
Jng. Giiisei>i>e Rosselli
iepi>e Rosselli
Pio Istillilo (li Soccorso pe' niellici e
tliii'iiq;'i lidia Lomlianlia e pei' le
loro vedove e fijjli minori.
Ihi. Giuseppe .Ulamim iiied. priin. an-
ziano deli O'ipedal maggiore di Mi-
lano.
Dot. Gio: Ballista Calmi medieo chi-
rurgo dell' J. R. Direzione generale
politica di Milano.
Dot. Antonio Maganza medico residente
e chirurgo primario del I. Albergo
Triulzio di Milano , membro effetlieo
del VI Congresso [soci tulli fondatori
di esso Istituto)
Cassa d*incora{|;(<;iaiucii(o ili arti
e mestieri
Conle Faustino Saiìseverino membro del-
le Commissioni tecniche
Dot. Giovanni Palli membro come sopra
Sig. Guido Susani socio promotore
VE.NEZU
Ateneo veneto
Prof. Pietro Magrini socio ord.
Conle Xicoló Prìuli socio di varie ac-
cademie
BRESCIA
Ateneo di Brescia
Prof. Ab. Pietro Zambelli censore det-
r.llenco
Prof. cav. Pasquale Stanislao Mancini
Nob. Giacinto Mompiani socio attivo
Dot. Giacomo Ubcrli socio attico e cen-
sore di detta Accademia
Dot. Francesco Girelli socio attivo
Dot. Antonio Sandri socio onorario
BEUGAMO
Ateneo di Bcrgfanio di scienze lettere
ed arti
^'16. Carlo Bravi socio attivo e pro-segr.
prof. nell'I. It. Liceo
MÌIIOXA
Accademia di agricoltura commercio
ed arti
JS'ob. cav. Antonio Pompei Presidente
1Y06. Gio ; Antonio Campostrini vice-
Segr. dell' Acc, scudiere di S. M. I. li.
A.; I. li. Ispettore agli Sludi Elv.
e membro della Congregazione pro-
vinciale
Ab. Giuseppe Zamboni prof, di fisica
nell'I. R. Liceo di Verona
Sig. Giacomo Berloncelli
Sig. Gio: Battista Sembenini
(soci lutti di detta Accademia)
— 57 —
VICENZA
Accademia olimpica di scienze,
Icllcrc ed arti
Conte Gio: Ballista de Salvi socio
Ab. Paolo Mistrorido prof, di storia e
filoloyia greco-latina nell'I, li. Liceo
di Vicensa, sodo
Si(j. Vuleiilino Pasini avv. socio corri-
spondente dell'I. R. Istituto di scienze
e liltere per la sezione venda
PADOVA
Imp. R. Acc. di scienze lettere ed arti
Prof. Giacomo Andrea Giacoinini
Prof. Roberto de Visiani
Prof. Giuseppe Meneghini ( tutti soci
ordinari)
TREVISO
Ateneo dì Treviso
SOCI ordinari
Prof. Jacopo Bernardi ì
Prof. Michelangelo Codemo)
CDISE
Accademia
Cav. Gherardo Freschi socio onorario
Nob. Prospero Antonini Cons.
dell' .Iccad.
Dot. Gio. Ball. Civiani medico
prim. dell' Ospedale di Udine
orj.
Ab. Jacopo Pirona Prof, di /ihlogta e
storia unicersale nell'I. R. Liceo di
Udine, \ice-Pres. deW Accademia
Dot. Bernardino Zambraprof. di fisica
e storia naturale neW I. ]{. Liceo di
Udine, Vice-Segretario
BOVOLEXTA
Accademia scientifico-letteraria
de' concordi
Nob. cav. Carlo de Roner I. R. Consi-
gliere di Governo
nOMGO
Accademia scientifico-letteraria
de" concordi
Sig. Vincenzo Giolo Cane, accademico
Ab, prof. Iacopo Ferrazzi socio corri-
spondente.
DUC-\TO DI MODENA
MODEXA
Società italiana delle Scienze residente
in Modena
5. E. D. Fulco Ruffo di Calabria Prin-
cipe di Scilla Duca di S.' Cristina Mi-
n latro degli .i/fari Esteri di S. M. il
Re delle due Sicdie, socio onorario
Cav. Giuseppe Gene Prof, di zoologia
— Ó8 —
nella R. l'nkeisìtà di Torino, socio
alluaìe
Itcalc Acpaclrmìa dì scienze,
lellciT, rtl aiii
Cav. prof. Vincenzo Fìauli membro cor-
rispondente
MASSA-DUCALE
Reale Aecailriiila scieulIDco-lcIteraria
(lo'Riiiiiovati
Dot. Girolamo CioiiiSegr. della Società
medico-fisica fiorentina
GRAN DLGVTO DI TOSCANA
FIHENZE
luiji. R. Ateneo Italiano
Cav. prof. Cariano Giorijini Presili.
dell'Ateneo, sopranlendcnic all'istru-
zione pubblica in Toscana, ed uno
de'^0 della società italiana
Cav. Ferdinando Tartini R. sopran-
letìdenle alle (jimunità del Grandu-
cato
Cav. Conte dott. [arnpoGnVierg de Ilem-
siì liiblioterario della Palatina
fa», prof. Pietro Alessandro Paravia
Sig. Avvocalo Vincenzio Salcagnoli
Imp. R. Aeradcmia econoiuiea agraria
ile^GeoruoPili
Cav. Ferdinando Tartini Salvatici vice-
Presidente
Prof. Filippo Parlatore segr. delle cor-
rispondenze
.Ire. Vincenzo Salcagnoli membro della
Deputazione ordinaria
Italica Delegazione della Società ac-
cademica nicdico-iiazioualc francese
di vaccinazione
Dot. Gio. liatt. Brunetta rappresen-
tante speciale della sudctta società
jn'csso i Congressi scienli/ìci d' Italia
Cav. prof. dot. de Renzi segr. perpetuo
del R. Istituto di vaccinazione di Na-
poli
Dot. Odoardo Turehetli primo medico
municipale e medico chirurgo /ÌM-alc
del vicarialo di Fucecchio
Dot. Giacomo Recanati accademico di
vari scientifici stabilimenti
Facoltà niedico-cliirorgiea insegnante
nel Regio Arcispedale di S. Maria
nuova
Prof. Carlo Burci
Prof. Gioacchino Taddei
Cav. prof. Maurizio liufalini
59 —
Membri della
Commissione
Società medico-fisica fiorculiiia
Prof. Ferdinando Zannetti presidente
deìla Oìmmis^fione
Prof. Gioacchino Taddci
Prof. Carlo Biirci
Prof. Luigi Calamai
Prof. Antonio Tanjioni Tozzelli seg.
della Commissione
Iin|>. R. Collc|jio medico fiorentino
Prof. Antonio Tanjioni Tozzelli
Prof. Gioacchino Taddci
Prof. Ferdinando '/.annetti
Prof. Luigi Calamai
SIENA
Università
Prof Giuseppe Giuli
Prof Padre Santi Linari
Prof. Pietro Tommi
I. R. Accidcmia dc'Fisiocritici
Cav. Giuseppe Giuli
Prof. Pietro Tommi
1. R. Accademia dc"Tp(yci
Prof. Alessandro Corlicelli
Cav. Ferdinando .Maestri
Dot. Emilio Selvani
PISA
Università
Prof. cav. Carlo Matleucci
Prof Raffaello Pirla
Prof. Gio. Maria Lavagna
Prof cav. Ottaviano Fabrizio Mossotti
AREZZO
I. R. Accademia aretina di scienze
lettere ed arti
Cav. Cap. Oreste Brizi
Dot. Si-bastiano Fabbroni
Dot. Nicola Fontana
MONTEVARCF»
Accademia Valdarnesc del Poggio
Prof. Rocco Ragazzoni socio corrispon-
dente onorario
Cap. cav. Oreste Brizi socio corrispond.
Dot. Salvadore Recanali membro ordi-
nario
Prof. Cav. Michele Tenore socio corri-
spondente onorario
Dot. Francesco Martini membro ordi-
nario e Segretario dell' Accademia
Cav. March. Carlo de Ribas socio cor-
rispondente
— co
PISTOJ.V
I. R. Accademia pistojcsc Ji scienze ,
Idlcrc cil arti
Dot. Francesco ChioppcUi
Prof. Domenico Mazzoni direttore de-
gli itudii neW I. R. Coìlvcjio Forte-
giierri
BIDBIEXA
Accademia Caseuliucsc del Buonarroti
Marchese cav. Cario de Ribas socio cor-
rispondenle
Cav. Cap. Oreste Brizi socio corrispon-
dente
Ab. Luigi Fiaschi bibliotecario della Bil-
liana di Poppi socio ord.
Cav. D. Francesco Basili vice-presidente
dell'Istituto di Africa socio ordinario
S. SEPOLCRO
I. R. Accademia di Scienze Icllere
ed Arti
Marchese Carlo de Ribas ) ,
. .«ocicor.
Cav . Pas(iuaJe Stanislao Mannm )
SAMMIMATO
Accademia degli Eutcleli
Prof Gioacchino Taddei
Cav. prof. Carlo Matteucci
CORTOX.V
Accademia ctrnsca
Marc. cav. Carlo de Ribas
Cav. Pasquale Stanislao Macini
M0DIGL1ANA
I. R. Accademia dogi' Incamminati
March, cav. Carlo de Ribas
Princ. della Rocca Michele Cito
PITIGLIANO
Accademia scientifico-letteraria
Dal. Antonio Salvagnoli Marchetti me-
dico iniettore della provincia di Gros-
seto, socio corrispondente
LIVORNO
Società medica di Livorno
Dot. Guglielmo Pensa Presidente
Dot. Luigi Rossini socio ordinario
Dot. Onorato Baccltelti socio corrispon-
dente
DUCATO DI LUCCA
LUCCA
Rcal Liceo
Sig. Giovanni Barsotti prof, di mate-
matiche applicate e calcolo sublime
— gì —
Sig. Francesco Buomnoma prof, di ma-
(emaliclie elementari
Accademia (Ic'Filoiiiati
Prof- Francesco Buonanoma
Cav. Pasquale Stanislao Mancini
Marchese Carlo de Ribas
Accademia di scienze, lettere ed arti
Prof. Giovanni Barsolti
Marchese Antonio Mazzarosa
STATO PONTIFICIO
JESI
Società agraria
Avv. Pasquale Stanislao Mancini
Sig. Marco Tasini
REPUBBLICA DI S.\3DL\RLN0
Cai>. Marco Tasini
Cap. Oreste BriU
ISOLE JOXIE
CORFU"
Prof. Francesco Orioli
FRANCIA
PAniGi
Istituto istorico di Francia
S. E. Cav. Niccolo Sanlanqelo Ministro
Scfj. (li Sialo (logli affari interni nel
Re(jno (li Napoli, Presidente Gcn.
del VII Comjresso decjli Scienziati Ita-
liani ec. ec.
Ciw. Ferdinando de Luca
Cao. Pas(iuale Stanislao Mancini
Società Filotecnica
Bar. D'Uomhres Firmas socio corrisp.
Istituto di Africa
Principe della Rocca
AXGERS
Società iuduslrialc
C(W. dot. Berlini socio onorario
MAINE e LOIRE
Accademia
Cav. dot. Bcrtini
— 62
STRASBURGO
Congresso scientifico di Francia
.Irr. Friyuel.
MARSIGLLV
Società Reale di Medicina
Cav. dot. Bertini Bernardino, Presi-
dente della facoltà di mediciim in To-
rino
Cav. dot. Trompco
Società di Statistica
Cai', dot. Bernardino Bertini
V,VLE>ZA
Società di statistica arti utili e scienze
naturali
Cav. Pasquale Stanislao Mancini
Sigi. Antonio Sciahja.
UONB
Società Reale di agricoltura, ai'ti utili
e storia naturale
Sig. Thiaffail Pres. per l'istruzione ele-
mentare
CARD
Istituto
Barone d'IIombres Firmas socio cor-
rispondente dell' Istilulo
SVIZZERA
GINEVRA
Società medica
Cav. dot. Bernardino Bertini
DEPUTATI
DELLE SOCIETÀ ECONOMICHE DEL REGNO
Iprovincif &i iiuù ì)cl Saxo
TERRA DI LAVORO
Siij. Giovanni Sannicola
Sig. Lelio Fanelli
PRINCIPATO CITERIORE
Sig. GiosiU' Sangiovanni
Sig. Filippo Rizzi
PRINCIPATO ULTERIORE
Sig. Federico Cassino
Sig. Lorenzo Riola
UOLISE
Sig. Raffaele Pepe
Sig. Nicola de Luca
ABBl'ZZO CITERIORE
S. E. il Cav. Nicola Nicolini
Sig. Pasquale Borrelli
I. ABRUZZO ULTERIORE
Sig. Ignazio Rozzi
Sig. Antonio Amary
II. ABRUZZO ULTERIORE
Sig. Ferdinando Mozzetli
Sig. Salvatore Tommasi
Barone Cesidio Bonanni
CAPITANATA
Sig. Francesco della Martora
Sig. Tommaso Perifano
BARI
Sig. Giuseppe Romanazzi
Cav. Luca de Samuele Cagnazzi
TERRA D'OTRANTO
Sig. Vincenzo Balsamo
Sig. Pasquale Greco.
— 64 —
UASILICVTA
Sig. Giulio Corba
Sig. Francesco liarkujilit
{.Ai.AimiA (.iTEiiiom;
Cm. Domenico Sollazzi Cashiola
Sig. Giuseppe dimpagna
I. CALABRIA n.TERIDRE
C(iv. liolitrto Belli
Sig. Pietro Greco.
II. rAr.AIlKIA ILTEUIOUE
Sig. Luigi Grimaldi
Sig. Giuseppe Ciinifni
IJrouiiuic ì>i Id LiaL J"arci
JIESSIXA
Sig. Carmelo l'uglialli
Sig. Pietro Ciippari
(AVAMA
Hev. Priore Gregorio Ikirnalni La- Via
Ca.<!sinese
NOTO
Marclwse di Daiiiamman
Sig. Felice Goioce»
THAPAM
Sig. Vito Jkllrani
r.lKGEXTI
Sig. Gaelaiiii Nociio
Sig. Giuseppe. Serro;/
CAI-TAMSETIA
Sig. Filippo Cordova
lìarotie di Owaldlli
DEPUTATI DI ACCADEMIE INAZIOAALI
JJvooiiuir ìli qm òai l'axo
NAPOLI
Accadciuia dcjyli Aspiranti iiaUiralisli
Achilte Costa socio onliitariu
Prof. Salcatorc Tommasi socio emerito
Conte Luigi Sanseverino sono onorario.
AVERSA
Direzione della Real Casa de' Matti
Dott. liiaijio G. MirmjUa medico e chi-
rtnijii di essa
COSENZA
Accademia Cosentina
Barone Vincenzo Mollo
Si(j. Luigi Maria (irmi
.MO>TELE0NE
Accadoniiii floriinuulana
do^^r Invogliati
Sig. (hiofrii) Simonetti )
\ soli
Cai:. Vito Capialhi \
TROPEA
Accademia dc|jli Aflaticati
Principe della Rocca Michele Cito, socio
corrispondente
|Jrcn)incic ìli là lini Saxa
PALEHMO
Regia Università degli Stndi
Prof. Pietro Calcara sosl. prove, alla
Cuti, di Mineralogia
Doti. Giovanni Gorgone professore di
anatomia e Direttore del Gahiuetto
analoìnico patologim.
Accademia delle Scienze
e Ijcllc lettere
Dott. Stanislao Cannizzari socio corri-
spondente
Prof. Federico Napoli sono attiro
Prof. Pietro Cidcara
Reale Istituto d'Incoraggiamento
Prof. Michele Fodera 1
Prof. Federico Napoli > »xì ordinari
Prof. Pietro Calcara )
— co —
CATANIA
Accadcniin Giocai»
Prof. Cav. Canneìo Maraviglia
Prof. Carlo Gemellaro
NOTO
Gnbiupllo IcUcrai-io e di storia naturale
Sig. Alessandro Rizza direttore
Sig. Eustachio Cassola segretario
Accademia de' Trasformati
Sig. Felice Genovesi socio ristoratore
Marcliese de Ribas socio corrispondente.
MESSINA
Università
Prof. Natale Catanoso
Prof. Anastasio Cocco
Reale Accademia peloritana
Prof. Carmelo la Farina segretario ge-
nerale di essa
ACI-REALE
Accademia di scienze lettere ed arti
dc{yU Zelanti
Principe della Rocca Michele Cito, socio
SERIE
DE" PRESIDENTI VICE-PRESIDENTI E SEGRETARI
DELLE SEZIONI
AGRONOMIA E TECNOLOGIA
PRESIDENTE
Frescui conte Gherardo
VICE PRESIDENTI
Cagnazzi de Samuele cav. Luca
Sanseverino conte Faustino
Sangcinetti Paris Buonaiuto
segretari
Mancini cav. Pas. Stanislao
ScuLOJA Antonio
Devincenzi Giuseppe
CHIMICA
presidente
Taddbi prof. Gioacchino
VICE presidente
PiRiA prof. Raffaele
SEGRETARI
GcARiM prof. Giovanni
Calamai prof. Luigi
ZOOLOGIA
AXATOMLV COMPARATA
E FISIOLOGIA
PRESIDENTE
BoNAPARTE princ. Carlo Luciano
VICE PRESIDE.NTl
Delle Chiaje prof. Stefano
Costa prof. Oronzio
SEGRETARI
Cocco prof. Anastasio
Politi Corrado
MEDICINA
PRESIDENTE
Lanza prof. Vincenzio
VICE PnESIDESTE
Trompeo cav. Bonoilctto
SEGUETAKl
De Renzi rav. Salvatore
Ti RCiiETTi Odoarilo
Poeto Secondo
CHIRURGIA
PRESIDENTE
Santoro cav. Lionardo
vice presidente
lUuci prof. Carlo
SEGRETARI
Raffaele Giovanni
Secondi Giuseppe
FISICA E MATEMATICA
presidente
Orioli prof. Francesco
VICE presidente
Melloni cav. Macedonio
MossoTTi Ottaviano Fabrizio
SEGRETARI
Lavagna prof. Gio^■anni Maria
Paci Giacomo Maria
Napoli Federico
68 —
I ARCHEOLOGIA E GEOGRAFIA
PRESIDENTE
Avellino cav. Francesco Maria
VICE PRESIDENTE
De Luca cav. Ferdinando
SEGRETARI
BioNDELLi Bernardino
CoRCiA Nicola
BOTANICA E FISIOLOGIA
VEGETALE
PRESIDENTE
Tenore cav. Michele
VICE PRESIDENTE
Meneghini prof. Giuseppe
SEGRETARI
Masi Luigi
Gasparrini prof. Guglielmo
GEOLOGIA E mXERALOGIA
presidente
Pasini prof. Luigi
VICE presidente
Pareto march. Lorenzo
segretario
Scacchi prof. Arcangelo
Spada-Lavini conte Alessandro
ATTI VERBALI
DELIA SEZIONE DI MEDICINA
••^y^>0-0-0 ^4 0-OC*<>-
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTEJIBRE 1845
J.RECE\TO dodici membri elTellivi , iscritti alla Sezione Medica, erano pre-
senti alla prima adunanza , diretta dal Presidente prof. Vl\ce>zio La>xv ,
avendo presso di sé il Vice-Presidente cav. Benedetto Trompeo ed i Segre-
tari cav. Salvatore de Re>zi e dolt. Odoardo TuRcnErri. La sessione venne
aperta dal Pri-sidcnte con questo breve, ma sentito discorso.
« Sicuri — Nelle scienze naturali tutte e massime nella medicina pratica ,
non v'ha seutonza la quale conseguir possa certezza e fede per altra via che
per quest'una , cioè per lo consentimento di tutti gli scienziati , e per un tempo
l)iu t) men lungo. É intendevole cbe un tal consentimento non può aversi al-
tramente che per la reciproca comunicazione delle idee , e di ciò nasce la somma
utilità degli scientifici Congressi: il che se è sempre conveniente, alla Italia
ed alla medicina massimamente è richiesto. Imperciocché le tante università
10
— 70 —
in Italia sparse sembrano ;illn>ltanli fuochi scionlifici separali : e la niodiriua
pratica quautunque abbia una fisonomia connine eil alTallo italiana , i)ure non
cessa di avere altrettante singolarità municipali, quante sono le regioni d'Ita-
lia. Per la qual cosa io mi penso che l'esposizione dello stato presente della
medicina pratica napoletana contribuir debba a far che questo settimo Con-
gresso favorisca il jirogresso della nostr'aite, e perù ho scello quella per tema
(li questo mio breve discorso.
« Ora , permettete che per intenderci Ira noi io appelli ipoteticismo il me-
todo di coltivar la medicina pratica trascendendo infino al voler determinare
qua! sia l'essenza dei morbi, e quale l'operar delle cagioni in produrli e de'ri-
niedii in cancellarli : e che appelli positivismo il metodo che rigettando la spe-
ranza di poter tanto conoscere per via d'ipotesi, s'arresta alla sola contempla-
zione de' fatti che stanno immediatamente o mediatamente soggetti a'sensi.
« Io oso dire che il carattere distintivo della medicina pratica napolitana
odierna è il positivismo. Nella nostra Università, nelle nostre scuole private,
nelle stesse consultazioni mediche , e porfin nelle relazioni mediche che ci
per> engono dalle pro\ iuce , non più s' ode vocabolo alcuno che rappi-esenli
idea d'alcun de' sistemi che testé vigevano, ed altrove ancora sono vigenti in
medicina. Ed in vero appo noi non s'usa più il corredare la scienza de' sintomi
d'alcuna teorica spiegazione: non s'impiega la ragione nello studio de'sintomi,
che per renderli segni razionali diagnostici de'varii morbi. Allo slesso modo
procede lo studio de' segni fisici, tra' quali mirabii progresso in pochi anni ha
fatto quello delle morbose risonanze del corpo. Tal che l'uso pratico di tali
risonanze tra noi è reudulo già si comune ed accurato come nel paese ove
nacque. .\nzi io mi permetler» in una delle nostre tornate di presentarvi su
tali risonanze un mio parlicolar comento.
H Sul corso de' morbi la medicina naiìolelana è tuttora alTatto i|)pocratica.
Massime nella pratica de' morbi acuii la scienza dei giorni critici s'impiega
come principal parte della semiotica , e come la miglior guida nella cura.
" Intorno la sede de' morbi la pratica napoletana quasi non più rinviene ma-
lattie universali, o sia senza sede particolare, necessaria o elettiva. Lo studio
dell'anatomia generale aiiplicata alla pratica conseguir ne ha fallo la sentenza
— 71 —
che quei morhi i qunli un di s'avcano come gcnernli, non sono che morbi i
(juali han sode non conconlrala in alcun organo ma dilTusa in alcuno de' tessuti.
« L'anatomia patologica Ira noi è già scienza comune e comunemente appli-
cata alla pratica. 3Ia non più ad alcuna delle morbose forme si dà la primazia
sopra le altre, ma ciascuna si tiene come possibile a poter essere o primitiva o
secondaria. Non la llogosi, non l'iperemia, non l'ostruzione, non la conge-
stione s'hanno come forme morbose madri e generatrici costanti delle altre; e
secondo il particolar caso mostra , ciascuna e giudicata o come primitiva o
come secondaria.
« Con sollecito studio non pure i medici ma il volgo napoletano s'ingegna
d'in>estigarc il concorso non già la maniera d'operare delle cagioni in ciascun
morbo. Risale anclie il volgo napoletano a trovar l'origine principalmente de"
morbi cronici in (|uellc malattie o invizianli, o defedanti, o virulente, clieog-
gimai tutti ai>pellano radicali. >'é bassi per veramente eradicativa una cura, se
a tali malattie non s'appresta un convenevol compenso.
« La tolleranza e la conferenza delle cose che sono adoperate ne' morbi , la
medicina napoletana tuttavia valuta alla maniera ippocratica. E lo slato fisio-
logico degl'infermi, sia di vigore, sia di fievolezza, ninno più calcola come
cagione , ma sol come misura nello scegliere le cose da adoperare , e nel cal-
colare i risultamenli delle cose adoperate.
« La diagnosi appo noi trovasi aflalto sottratta dal dominio della patogene-
si. Essa non si cava che dal calcolo razionale de'suddctti sette fatti, cioè della
sindrome de' sintomi, del corso, della sede, della forma anatomico-patologica,
del concorso delle cagioni, della lollerenza e conferenza delle cose adoperate,
e dello slato fisiologico degl'infermi durante il morbo.
« Lo stesso dui pronostico. Poca fede trovano i pronostici ricavali da alcun
fallo particolare, ancorché dettali da Ippocrale. Ma la curabilità o incurabilità
del morbo razionalmente si consegue da ciò che viene espresso dal coacervo
de" fatti dianzi esposti.
<• La cura, ve 'I ripeto, non bassi come eradicativa se non è diretta alle ca-
gioni efTicienli. Dappoiché la cura alta a sciorre la forma morbosa dominante
non tiensi, che come palliativa, o come chiamata in soccorso della cma era-
— 72 —
dicntivn. Olirncció la cura diretta a calmar le pene dell" infermo o ad oscurare
un sintomo, non si trascura mai, e s'usa cosi come è di comune costumanza.
n Semplicissima appo noi è la terapeutica. Il catalogo dei rimedii esposto
nel ricellario farmaceutico napoletano, non manca d'alcun de'nuovi potenti
mezzi che l'arte lia acquistalo; e ritiene ancora il lungo numero degli antichi
sol per serbarlo come monumento delle nostre antiche terapeutiche usanze.
« 11 popol nostro ha cotanta piena fiducia ne' medici, quanta mai aver se ne
possa , e da ciò vengono due benefizi all'esercizio della nostra professione nella
nostra città. Il primo è che scarsissimo appo noi è il mimerò de'segretisti, e
di coloro che spacciano potere bene essere la medicina esercitata ancor da chi
non ne conosca la scienza. Il secondo che ogni letto de' nostri infermi è letto
di clinica , in quanto altri è sicuro che niuua prescrizione medica è mai tra-
scurata.
« Signori — Creder non vogliate che sia questa un'apologia dello slato pre-
sente della nostra medicina pratica ; ma quantunciue non ne sia che la fedele
esposizione, non debbo dissimularvi che ha bisogno ancora di grande fatica, e
di gran lume permettersi nella vera via del progresso. Concorriamo pure ani-
mosamente a questa bell'opra. Voi Io voleste ed io iu questa sezione ^i sarò
presidente , e perché mi reputo a tutti secondo per ingegno ma a ninno per
amore al progresso della nostr'arte, non sederò qui su, che soltanto per ammi-
rare i prodotti del v ostro sapere, e per inanimarvi a rendere i vostri sforzi sem-
pre più fruttiferi e maggiori ».
11 discorso del Presidente riusci oltreraodo gradito alla sezione, la quale lo
accolse con dimostrazioni di compiacenza.
Per volontà del Presidente vennero poscia lette le seguenti disposizioni di
ordine, pregando i convenuti di uiiiformarvisi, onde le nostre riunioni conse-
guir iwtessero il bramato scupo de'progressi della scienza. Le disposizioni furono:
1." Che i temi proposti nel Congresso di Milano, ed in quello di Lucca,
siano discussi in giorni determinati , ed indicati nel Diario.
2.° Che una commissione sia nominata, perché, consultando i maggiori
bisogni della scienza, sopratlullo per ciò che conviene alla nostra Italia, pro-
ponga altri temi da Uistulersi nel Congresso di Genova.
— 73 —
3." Che quei tra'nostri collcfjlii , die desiderano comunicare alla Sezione
il fruUo del loro inj?('j.nio e della loro espcrlen/a, si coni|»iiK'ciano di deposi-
tare le nieiiiorle alla presidenza della Sezione, per potersi disliiliuire nelle di-
verse adunanze della Sezione, ed annunziarsi due giorni prima nel Diario, on-
de si venga preparato alla discussione.
4.° Che coloro che avessero scritto lunghe memorie facciano delle mede-
sime un compendio fedele ed esatto, da leggersi nell'adunanza, lasciando le
memorie originali per essere passate alle Commissioni, nel caso che si creda op-
portuno di nominarne.
Il Presidente dopo di ciò ha eletto una Commissione per l'esame delle me-
morie pr esentate per il concorsa al premio sulla lebbra proposto dal cav. Trom-
peo nel Congresso Lucchese. Essa è composta dei signori cav. Berlini , prof. Lu-
carelli, doli. Giovanni Polli, dolt. Uubini, dott. de Martino, cav. Hosali,
dott. Geromini, doti. Maganza, cav. Battaglia, prof. Frola, prof. Semmola
e dott. Calderini relatore.
Un'altra Commissione composta dei signori dottori Capobianco, Adamini,
Prudente , e Tommasi relatore , fu creata per esaminare le proposte del sig. dot-
tor Giuseppe Ferrarlo di Milano intorno ad un pio Istituto per i medici , e
ad una Stalislica medica uniforme italiana.
Una terza (Commissione ancora , della quale fanno parte i signori dottori Spi-
nelli, Calmi, Nicolucci e Dorotea relatore, fu stabilita per l'esame di due me-
morie del sig. Gioiirt', una delle quali ragiona sulla incompatibilità della scro-
fola, della tisi e delle febbri miasmatiche, e l'altra sopra una metastasi lattea.
Il cav. Carbonaro, membro e relatore di una Commissione, della quale fa-
cevano parie anche i prof. Lanza e Giardini, e che era stata nominala dal Su-
jtremo Magistrato di salute di Napoli , incominciò a leggere un lavoro col <iuale
rimaneva provata la contagiosità della peste. Esposto il disegno del lavoro , ap-
prestavasi a provare con ricchezza di argomenti : 1 .° che la peste bubonìca uou
è indigena dell'Europa; 2.° che essa è importata in Europa; 3.° che e coerci-
bile in Europa: ina poiché molti altri documenti intorno al medesimo argo-
mento erano slati sp<'ilili da Milano e da Firenze, ed altri eransi (jui raccolti,
il Presidente, perché la Sezione non andasse defraudala del frutto degli studi
— 7/i —
luatui i che i medici de! Supremo Magistrato arcano fatto sopra questo tema ,
dispose die il lavoro medesimo si fosse esaminato da unaCommissione,che ap-
|M)silamenle verrà stabilita.
Passava dopo di ciò il sig. Giovanni Polli alla lettura di una memoria intorno
alla natura della materia colorante rossa del sangue in relazione alla materia
colorante fiialla della bile. Prendeva a considerare in essa due ordini paralleli
di fatti chimico-vitali : da un lato le gradazioni di colore dal rosso cupo o ne-
rastro al violetto al verde ed al giallo, che si osserva nel sangue travasato nelle
ecchimosi, nei trombi, nelle contusioni e nelle cicatrici delle sanguisughe; e
dall'altro lato il colore giallo poi verde poi violetto e quindi nerastro, che la
bile va acquistando in alcune contingenze patologiche. Da questo esame, di-
ceva, essere stato portato a sospettare potere essere identiche le due sostanze
coloranti, cioè l'ematina e la materia gialla della bile. Concepito questo sospetto
induttivo, ebbe cura di cercare un carattere chimico che nel tempo stesso in-
dicasse la dilTerenza di queste due sostanze dalle altre, ed il quale fosse a (pielle
esclusivamente comune ; nò le sue aspettative andarono fallile. Imperocché
trovò nel ferro il bramato carattere di differenza ; nel ferro , che si credeva
esclusivamente contenuto nel sangue. Se non che questo non fu il solo punto
sopra il quale il doti. Polli portò il lume del suo sapere e la fiaccola dei suoi
esperimenti, giacché messo in chiaro nella bile, nel siero sanguigno, e nello
orine degl'itterici l'esistenza del ferro, adoperò alcuni agenti chimici disossi-
danti sull'ematina, e potè osservare che via via che questa andava perdendo
ossigeno si colorava in violetto, poi in verde , quindi in giallo. Viceversa ci-
mentò la materia gialla della bile col mezzi ossigenanti , e notò le opposte gra-
dazioni del colore dal giallo al verde al violetto al nero.
Confermalo da (|ueste resultanze chimiche nella opinione della eguaglianza
di natura della ematina con la biliverdina; ritenendo esser la prima al sommo
e la seconda al mìnimo grado di ossigenazione; provato che l'una può Inismu-
larsi ncH'alIra a piacere del chimico, o coi poteri della vita; andò cercando di
sempre più convalidare la sua dottrina con alcune pratiche osservazioni Ano
ad oggi piiramente empiriche, come sarebbero a cagion d'esempio il colore it-
leriro dei neonati associato coli' iperemia della cute; lo spurgo giallo che nei
I
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|)()lmonitici (li frequente sussegue allo spurgo sanguigno ; la bile verde che cmet-
tesi per l'ano o per vomito in alcune irritazioni intestinali e depaticlie ; il pallido
colore delle orine degli anemici, che sono poveri di glol)uli sanguigni dove è
riposto il ferro; il rosso coloro dcirorine dei pletorici clic hanno il sangue di glo-
buli assai ricco ; le itterizie parziali , le spasmodiche , quelle per causa deleteria,
per morso di animale ec. nei quali casi trova essere l'alterazione dell'ematina
disossidata, o la materia gialla ultra-ossidata , causa suprema di queste malattie,
che altri pria d'oggi avrebbe considerato come alterazione biliosa puramente.
Nondimeno il sig. Polli distingueva dalle specie enuuziate quella ilterizia
che nasce da decisa alterazione del fegato, e nella quale il colore giallo della
cute dipende da alterazione, e dilTondiniento dei principii biliosi; mostrava in
questa, che disse sintomatica, doversi usare metodo di cura differente dall' ai-
Ira , che chiamò essenziaìe, nella quale reputa dannoso il salasso, perchè va con-
giunta a scarsa quantilii di glo))uli sanguigni; e propende a credere dover rie-
srire vantaggiosi, od almeno esser razionalmente indicati i preparati ossigena-
ti , (juali a modo di esempio sarebbero i perossidi di manganese e di ferro, le
bevande con acido nitrico, l'acqua ossigenata, ec.
Questa lettura riscosse gli applausi dell'Assemblea, che la ritenne come im-
portante. Alzavasi allora il cav. Quadri e rammentava avere egli fin dal 1800
letta una memoria nella quale si faceva parola di osservazioni cliniche e chi-
miche analoghe a quelle testé comunicale dal doli. Polli. Ma il Presidente fa-
cendo il dovuto conio della comunicazione del doti. Polli , ed annunziando
avere il Governo napoletano disposto che tanto gli Ospedali, quanto i Gabinetti
di qualunque naluni, fossero proiili ad esperimenti di Ogni genere che il Con-
gresso credesse ojiportuno di fare; stabili che gli esperimenti del sig. Polli ve-
nissero ri|ietuli in qualche Ospedale della Capitale, e nominava all'oggetto una
commissione conq)osla da'professori Giacouiini, Semmola, Prudente, de Kensis
(Felice), cav. Quadri, Laruccia, e da' dottori Calderini Carlo Ampcllio, Pel-
lizzari (Torrncchi e Crema , n'i|uali dipoi venivano aggiunti il cavalier prof. Lui-
gi Sementini, il cav. prof. Gioacchino Taddei, c'I sig. Giuseppe Ricci. Ciò ese-
guito, i sig. prof. d'Alessandro e Rossini (irendevano occasione di proporre al-
cune norme disi-iplinari , sia |ier le sessioni, sia per il modo di condursi delle
— 7G —
Commissioni .issislenli alle esperienze; al che il Presidente rispondeva, che i
componenti della Commissione erano troppo saggi per allontanarsi dalla rettitu-
dine de' giudizi , ed essere intempestivo ed inopportuno lo additar la via che
dovranno seguire.
Dopo ciò il sig. dott. Pinella Michele, narrava, quasi in continuazione della
lettura fatta al Congresso di Jlilano , tre casi di amaurosi curata la mercè del
Galvanismo. La prima operazione risguardava un fanciullo divenuto amhiiopico,
quindi decisamente amaurotico in ambedue gli occhi, in seguito di una pul-
monite curata con larghezza di metodo antiflogistico e sottraente. Ricuperata
la vista in un occhio dopo qualche mese persisteva l' amaurosi nell'altro.
Il dott. Finella applicò la pila di Wollaston perfezionata da Faraday ponendo
il reofero zinco sulla congiuntiva ed il rame sulla lingua: subito dopo la prima
galvanizzazione l'infermo potè distinguere alcuni oggetti benché in un modo
confuso, e dopo sette od otto di esse, il campo visivo della parte inferiore della
camera dell'occhio si andò estendendo per traverso ed orizzontalmente in tale
maniera che in breve il maialo ricuperò la vista quasi compiutamente: benelì-
zio però che a causa di tristi vicende della sua vita riperdelte in breve. La se-
conda osservazione è fatta sopra un adulto divenuto amaurotico in ambidue gli
occhi sotto le fatiche dell'incudine e per l'azione del fuoco delle fucine. Gal-
vanizzato con la pila di Daniel, ponendo al solito il polo zinco sulla congiun-
tiva oculare, e quello rame sulla lingua, potò riacquistare in grado eminente la
facoltà visiva dopo una ventina di cimenti galv-anici, non mai accompagnati da
cefalalgia, sbalordimento, llogosi, ulcerazioni della cornea, ec. ma solo da in-
tensa beneQca lacrimazione.
Il terzo fatto riguarda le ultime vicende curative di quel contadino del quale
leggeva la storia al VI Congresso , ed a cui ridonò il bene della vista usando la
pila di Bunsen congiunta con quella di Daniel.
Da questi fatti e da qualche altro già reso di pubblico diritto conchiudeva :
1 .° Essere molto vantaggiosa la corrente galvanica nell' amaurosi e più del
polo negativo giovare il positivo.
2.' Nessun opacamento od altra alterazione della cornea determinare, ed
indurre (|ucsto polo, quand'anche intensa sia la corrente frutto di due pile.
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3.° Similmente non produrre questo modo di {galvanizzazione nessun sin-
tomo cerclìi-alo, come cefalea, sl)alordi mento, verlifjini ce.
4.° La lacrimazione indicare una superstite sensibilità della retina che può
bene far presagire della felicità della cura.
Compiuta la lettura di tale memoria il sig. Mililotti, ricordando le ricerche
di Scarpa, disse doversi distinguere l'amaurosi in perfetta ed in imperfetta, li-
mitando la curabilità all'ultima soltanto, nella quale giovano ancora gli emelici.
Il sig. Conte rammentava essersi nell'Ospedale degl'Incurabili adoperata l'elet-
tricità nell'amaurosi, ma senza alcun vantaggio. Il sig. Prudente yvto\c che si
distingua l'amaurosi in quella che dipende da disorganizzazione dei nervi ot-
tici e nell'altra che è una semplice nevrosi : nella prima dice essere inutile ogni
cura , nella seconda doversi non disprezzare il mezzo proposto dal doti. Pinel-
la; imi>erocchÌ! se l'elettricilà si è trovala utile in tante neurosi non si a\Tebbe
ragione da negare la sua efficacia anche in questa. Nel qual sentimento conve-
nendo l'assemblea, e manifeslandctei dal cav. Quadri il desiderio di veder ripe
tute le esperienze , per le quali il sig. Pinella si era offerto, la presidenza no-
mina a questo scopo una Commissione composta dello slesso cav. Quadri , e
dei signori prof. Plarer, Prudente, Bcrruti, Conte e Mililotti. Dopo di ciò
il sig. doti. Manfrè ricordando i l;>tti narrati dal Cotogno pei vantaggi arrecati
dai bagni termo-minerali d'Ischia nella cura dell'amaurosi, conchiude col ri-
tenere utili le esperienze che sono per ripetersi dal sig. Pinella.
Passava a leggere il cav. Panvini, esponendo alcune generali osservazioni
sulla morale medica, e sopra il regolare esercizio della medicina, ed in questa
circostanza il sig. Niella ricordò aver egli esposto all' Ateneo- Veneto alcune sue
idee intorno allo stato attuale della medicina napoletana.
Lllimo a leggere fu il doli. Luigi Parola di Cuneo. Questo scienziato dava
contezza agli illustri congregati o meglio ad essi rammentava gl'inconvenienti
dell'olio di ricino consistenti nell'incertezza della sua azione purgativa, nella
facilità della sua alterazione, nell'azione sua spesso emetica anziché purgati-
va. Diceva non ovviare a questi sconcerli né lo sciroppo né l'emulsione che
Miallie, N.irdo ec. avevano proposto, e che egli ritrovò emetici anziché pur-
gativi; ed inoltrando le sue farmaceutiche e cliniche osservazioni, diceva essere
11
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vernilo nella opinione doversi considerare l'estralto e l'olio etereo, o alcoolico
due più sicure ed ettìcaci preparazioni dei semi del ricino. In falli ciinenlali so-
pra se stesso, sopra alcuni convalescenti, e sopra parecchi infermi questi pre-
parati, potè convincersi con coscienza illuminala:
1." Clic l'olio etereo come l'alcoolico possiede uu'azione purgativa quat-
tro volte maggiore dell'olio espresso col torchio, e che non è afTatlo emetico
ed irritante più dell'olio comune.
2.° Che queste nuove preparazioni dell'olio di ricino lo rendono inaltera-
bile per lungo tempo, stagione, o clima.
3." Che il principio estrattivo etereo-alcoolico possiede una facoltà pur-
gativa comparali>ameule minore della feccia da cui fu estratto, il che mostra
restare altro principio in essa non solubile nell'alcool , o nell'etere.
Terminata questa bene accolta lettura, il sig. Manfrè raccontava alla Sezio-
ne , che il sig. Mamone Capria aveva preparati gli estratti indicati dal dott. Pa-
rola, e che egli stesso aveva trovato ne' suoi esperimenti falli con lo sciroppo dei
semi di ricino , che questo farmaco era emetico in sonano grado. Ma soggiun-
geva in projHisilo e tantosto il doli. Parola: convenire egli pure iu questa opi-
nione, ed averlo già opportunamente detto, ed essere anzi partito da questo
inconveniente dello sciroppo di ricino per esperimentare, e proporre l'olio e
l'estratto alcoolico; ma più specialmente l'olio alcoolico, che in piccolo volume
agendo e meno irritando e ingombrando il ventricolo , non lo costringesse
alle contrazioni per espellerlo.
Il Presidente dopo ciò riepilogava lucidamente non solo le letture, ma anche
le discussioni, e manifeslando essersi in questa prima sessione aggiunti alla
patologia, alla clinica ed alla terapeutica, alcuni fatti o nuovi o importanti:
conchiude che i discreti, e coloro che sanno non potersi le scienze improvvi-
sare, possono chiamarsi contenti dei frulli della prima delle nostre esercitazioni.
Il Presidente Viscenzio Lanza
Salvatore de Renzi
I Segretari l
OdOARDO rCKClIETTI.
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTEMBRE 184o
iiETTO ed approvato per acclamazione il processo verbale della precedente ses-
sione, il Soiirctario cav. de Renzi annunzia essere stata comunicata da S. E. il
Presidente generale una lettera direttagli da Parma dall'illustre prof. Giacomo
Tommasini, perché si fosse letta all'assemblea. L'onorato Nestore dell'Italica
medicina esprimeva in quella lettera il suo rammarico per non poter essere
presente al Congresso degli Scienziati italiani radunatosi iuNapoli, a ciò impe-
dito dalla cadente sua età e dagl'incommodi che l'accompagnano: lui intanto
esser presente col pensiero al Consesso, accompagnarlo coi voti e coi desideri,
nulla essendogli più caro del bene della umanità e della gloria de'suoi confra-
telli d'Italia. A tale lettura l'Assemblea fu commossa da un dolce fremito di
ammirazione e di riconoscenza verso quell'illustre che era avvezza a stimare
per l'ingegno, ad amare per le virtù; ed il Presidente prof. Lauza, interpetre
de'sentinicnli di tulli, prescelse il sig. Pasquale Borrelli a manifestarli in nome
della Sezione al Clinico di Parma, come omaggio alla sua veneranda canizie,
alla elevala mente di lui, ed alla gloria da lui conquistata all'Italia.
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Dopo ciò il sig. Vice-Prosideiiti' cav. Ti-onipeo fece una comunicazione ver-
Italf, e nello slesso tempo moslia\:i due pacchi couteneiiti l'uno la consona
(lei frutti della Guaiabada , pianta che cresce nel Brasile , e l' altio la con-
serva di Passiflora colla negli orli del suhhurhio napolitano. Diceva rilenersi
da alcuni medici e farmacisti eguali nell'azione Ionica ed aslriiigenle le due con-
serve ed essere con gran vantaggio usala nell'America quella di (ìuaiahada nelle
diarree o^-tiiuite de'Hinciulli. Vedula la necessiti'i dell' esperimento per potere
raccogliere gli elementi di un giudizio competente, il nostro Presidente dele-
gava una Commissione acciò provasse al letto degl'infermi le due sostanze, e
quindi in proposilo riferisse alla Sezione Medica. Il Presidente medesimo ri-
putando cosa utile di far conoscere agli Scienziati delle varie parti d'Italia qua
convenuti non solamente lo stato della medicina napoletana, ma ben ancora
quello dei napoletani ospedali , veniva in questa occasione a nominare una de-
putazione composta dai signori Trompeo, Bonacossa, Costa, Salvagnoli, Cal-
deriui, de Rollandis, Bertarelli, Novellis, Bonino, Cresci, Luca, Finella, Bac-
chetti, medici non napoletani, che con la guida del cav. Rosati, come idoneo
istruttore delle cose patrie e dei cittadini ospizi, volesse recare il frutto del suo
esame nella nostra aula, onde ammirare gli ordinamenti che qua fan governo di
cotesti caritatevoli asili , o mostrare le parti le quali sono manchevoli , o non in
rapporto con le esigenze del secolo. E questo esame espresse il nostro Preside
doversi estendere anche allo stesso manicomio di Aversa, del quale una stati-
stica erasi dal dott. Miragiia presentata al banco della presidenza nella pre-
cedente nostra adunanza. E coglievasi pure questa occasione dal Presidente per
delegare una terza Commissione composta dei signori prof. Sacchero e Vulpes,
cav. Berlini e dott. Riboli, onde prendesse in esame la statistica dell'Ospedale
di S. Eligio.
Passava quindi a leggere il sig. Pasquale Borrelli, che tuttora conserva, benché
fido ogginiai a Temide, affezione e gratitudine a quella scienza-arte nella quale
colse i primi allori. Intratteneva l'udienza colla narrazione di un fatto che assai
parve singolare , e portentoso , imperocché trattavasi di una giovane di quattro
lustri avuta in cura dal sig. dott. de Nobili medico Abbruzzese, la quale avendo
sofferto ncll8i2 un ascesso, che dalla parte anteriore e più bassa del collo ginn-
— si-
gerà al margine Irarlidiano di'llo slorno, si oppose perdio venisse aperto in tem-
po, ma ol)ltli;;ata dai pericolo di soffocazione, e dal sempre crescente volume
dell'ascesso, consenti inline acciò fosse aperto. Fu in tal modo eslratta una gran
quantità di marcia, non molto alterala, e subito dopo l'inferma si senti solle-
vata ; ma continuando la marcia a sgorgare dalla ferita , se ne traversava una
piccola quantità nella gola , iuducendo tosse e vomito , fino a che a poco a
poco cicatrizzò la ferita. Se non che nel colmo della fausta ventura , fortuna
che si compiace di cangiare spesso gli umani destini, volle che la inferma ab-
bruzzcse fosse bentosto assalita da nuove vicende morbose , non potendo la gio-
vinetta compiere più la deglutizione senza gravissimi sforzi, la quale difTicoltà
andò sempre più crescendo in modo che il deglutire si rese in fine impossibile
affatto. Si pensò allora, onde sostentare la vita di iniettare sostanze alimentizie
nell'iuteslino retto, ma la giovane ne fu in breve tempo siffattamente annoiata
che ricusò questi compensi, ed al partilo di prolungare con questi miseri e
scarsi sussidi una esistenza infelice, preferiva la morte. Ostinata nel suo pro-
jiosilo e non sorretta dalla potenza dell'arte giunse al grado di vivere senza ci-
bo , di poco scemando delle forze , non alterandosi le funzioni mentali , né le
abitudini sue. Soltanto i sudori, pria frequenti, a grado a grado si eslinsero;
le evacuazioni ventrali, pria solide, divennero li(iuide, ed in api)resso lenuis-
sime, ed infine quasi nulle. La medesima cosa accadde delle orine e della me-
struazione, e salvo una certa tendenza a dormire ed alquante svogliatezze, del
resto già da Ire anni visse e vive senza bevanda, senza cibo, e senza alcuno degli
ordinari alimenti della vita.
Esaminala dal sig. doU. Aruffa e de Nobili questa singolare fanciulla pre-
sentò sane le funzioni mentali, straordinaria la docilità e la pazienza, normali
sebben deboli i movimenti del cuore, arida la cute, isteriche le tendenze,
sonno prolungato, emaciazione insensibile, grande il bisogno di aria pura ed
aperta; era intera la respirazione; insensibile alla fragranza ed agli effluvi delle
\i>ande, non lo era alle tepide e vitali aure di primavera: nel luogo dove era
sialo l'ascesso cioè verso la superior parte dello sterno eravi una cicatrice ver-
ticale, dura, profonda, lunga un pollice, larga sei linee ec. In questa portava
la mano quando provavasi a deglutire qualche sorso di acqua, che non mai
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mancava di produrle la sindrome idrofobica , lo spasmo sofibcativo della glot-
tide e della trachea. Qualche volta potè nella Communione dei fedeli trangu-
giare l'ostia della propiziazione, giammai inghiottì sia liquidi sia solidi , in
emergenze da questa di\erse. E che avesse un ostacolo insormontabile nelle in-
feriori porzioni dell' esolago, fu dal dott. de Nobili messo in chiaro con una
sonda di gomma elastica , che introdusse nel canale esofageo.
Senza preconcette opinioni sulla natura dell'ostacolo posto nell'esofago, il
sig. de Nobile e con esso lui il sig. Borrelli , non emettono eglino pure ipotesi
alcuna sopra i succedanei del \itto e delle bevande , stiano per essi in una spe-
cie di assiderazione della vita organica, o sivvero l'aria per il polmone o la
cute inalata serva a nutrire un corpo che ha poca attitudine a decomporsi per
consumo di parli rese inservibili. Quello solo che entrambi propongono si è
che per cagione di studio , e per pietà dei suoi tristi casi , si ponga in uno spe-
dale napoletano l'inferma di cui si è accennata in brevi detti la storia, e sia fatto
documento vivente , o di ciò che può la natura , o l' ipocrisia , o la umana
malizia.
Tanto la nobile proposta dei dottori Borrelli e de Nobile, quanto la singolaro
istoria, era gradita dalla Sezione, che l'applaudiva. Anche i! prof. Gorgone fa-
cevasi a dire doversi considerare come prezioso il fatto di cui erasi udito il rac-
conto, sotto due punti l'uno chirurgico, l'altro medico. Circa al primo punto
diceva mostrarsi da questa contingenza funesta, il bisogno che i chirurghi aprino
presto gli ascessi, che sono nel collo specialmente; e che in casi simili a quelli
di cui fa^ellasi devesi aver ricorso alla esofagotomia , operazione grave, avven-
tata, non ^i ha dubbio, ma non pertanto la sola, l'unica, che possa vincere la
ostinata affezione che toglie all'inferma già detta la miglior parte della sua vita.
In questo la prudenza sta nell'oprare, nell'inerzia di ogni chirurgico soccorso
sta la temperanza dei pusillanimi e degli inesperti. Per ciò che poi riguarda il
lato medico, dubita non nega il prof. Gorgone che possa viversi tre anni senza
cibo e bevanda, camparsi come si suol dire di aria. Quindi onde arricchire la
scienza di preziosi fatti in proposito e smascherare l' impostura che multiforme
presentandosi inganna sovente anche i meglio chiaroveggenti; appoggia la pe-
tizione dei dottori lìorrelli e de Nobili, e vola per il traslocamenlo della singo-
— sa-
lar donna in uno degli spedali napoletani. Nel quale sentimento concorre pure
il prof. Colosimo, il quale, o perchè istruito da casi consimili di cui il tempo
fece conoscere il valore equivoco, o perchè senti esser tuttora vegeta e non
emaciata la giovanetta abhruzzese dopo tre anni di assoluto difiiuno, non seni-
hragli esser questa cosa da credersi. Più disposta alla fede nella verità ed esi-
stenza dell'ostacolo dell'esofago della donna predetta, il dott. Conte racconta
di avere usato in consimili casi con profitto la candela di cera che prolungò la
esistenza a parecchi infermi e che potrebbe pure protrarla all'abruzzese giova-
ne, se è vero che resti pervio l'esofago in modo da permettere l'introduzione
di un qualche corpo solido. Rispondendo al jtrof. Gorgone il i>rof. Manfrè sog-
giunge che la esofagotomia non l'avrebbe praticata nel caso narrato dal dott. Bor-
relli nemmeno lo stesso Berlinghieri cosi partigiano di tale operazione: impe-
rocché l'osLacolo a detto del dott. Borrelli era nella parte inferiore dell'esofago,
e quindi le condizioni anatomiche non l'avrebbero permesso, e circa al pre-
cetto cliimrglco di aprire presto gli ascessi sulle parti nobili del corpo, e spe-
cialmente posti nella parte anteriore o laterali del collo, essere savissimo, ma
doversi rammentare che la femmina degli Abruzzi non permise l'apertura del-
l'ascesso che dal chirurgo curante volevasi fare nel debito tempo. E qui stava
già rispondendo il prof. Gorgone al sig. prof. Manfrè che la esofagotomia è pra-
ticabile per lungo tratto dell'esofago, e che l'ostacolo nella fanciulla abruzzese
non de\e essere molto in basso se la cicatrice che lo ha cagionato è alla parte
superiore dello sterno, quando il sig. Presidente evocata a se la parola, con-
cludeva, mal potersi stabilire la convenienza assoluta di chirurgiche operazioni
assente e non vista l'inferma; mal potersi stabilire ciò che poteva giovare,
ciò che do>eva nuocere senza un esame compiuto della parte dove l'ostacolo
alla deglutizione è riposto : doversi quindi rimettere ogni ulteriore discussione
a quel giorno nel quale fatta qua venire l'ammalala potranno i contendenti
oratori a loro bell'agio esaminarla.
Continuando, giusta il programma, le letture, l'udienza era richiamata dal
dot. Carlo Ani|ielio Calderini destinato a relatore della Commissione permanente
stabilita in Milano per lo esame della pellagra. Facevasi in prima il relatore a
rammentare le cii'costauze che diedero origine alla Commissione permanente ,
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le esercitazioni che gii avevano avuto luogo in Milano ncH'occasione del VI Con-
gresso, quando il sig. Balardini Icggoa la sua memoria sopra questo endemico
malore I le opere che di recente erano state comunicate alla Commissione , gli
studi che questa aveva fatti in proposito, ed i pareri emessi nelle due sessioni
((■nulo nello scorso mese di luglio.
l)ici'\a che nella quislione di vita per le popolazioni dcll'lnsubria , il suo
rapporto in quest'anno poteva essere solamente di principio anziché di Qne,
per mancanza non pur di fatti ma di giusta estimazione e compiuto esame dei
medesimi. Quindi ai medici lutti , che intendono illustrare il Ionia , racco-
mandava la sobrietà nelle deduzioni , e la osservazione attenta dei fenomeni che
sogliono precedere, accompagnare e susseguire lo sviluppo della pellagra, e di-
ceva quali erano le norme colle quali intendeva di continuare la serie delle sue
osservazioni la commissione permanente. Costretta ad apprezzare molte idee che
confusamente giacciono ed alla rinfusa nei mille volumi pubblicati sopra questa
materia , la commissione aveva peraltro nella prima delle fatiche sue messo in
chiaro i punii opinabili, che meritano di essere discussi e dilucidati, e con cri-
tica severa eliminativa era giunta a quel felice sincretismo, consistente nello sta-
bilire e porre almeno per vicino al vero quelle proposizioni, sopra le quali fu
lino ad oggi unanime, o presso che unanime il sentimento dei medici osserva-
tori. In coerenza di che sembrava alla Commissione oramai provata, la natura
ereditaria comunque vogliasi spiegare della pellagra; l'origine dell'eritema cu-
taneo dall'azione del sole; non cosi però ([uella degli interni sconcerti morbosi
che si conciliano malamente con la natura locale irritativa della malattia pel-
lagrosa, mentre facilmente si spiegano con l'alterazione dei visceri chilopoieti-
ci. Ravvisando in parte endemiche in parte igieniche le condizioni originanti la
pellagra, che lentamente si preparano, forse passando per la malattia cosi delta
mal (hi padrotìf che per avventura non è che il primo grado della pellagra, alla
Commissione Milanese par\e opporsi al vero , ed a ciò eh' è fermato col nega-
re, che il cibo scarso di principii riparatori, le bevande alterate, o poco spi-
ritose , un vitto composto di sostanze capaci di alterarsi sostanzialmente , co-
me avviene per esempio del grano turco raccolto nei tempi piovosi e poco ma-
turo , e massime poi se vi sia diuturnità e lunghezza di tempo nell' uso di que-
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sii inopportuni mozzi igionici: parve alia Commissione, si ù dcUo.che nella scarsa
o ìnanine luilrizione stesse la causa prima disponente della pellagra, della quale
resantema cutaneo al sole dovuto non è die una delle (ante manifestazioni mor-
bose. E lanto più ebbe ragione di confermarsi in questo concetto, imperocché
per unanime indicazione dei pratici sapienti, il vitto sano, carneo, nutriente, il
latte, il vino, e la vita lauta si sono costantemente ritenuti per i primi, i soli, i
più elTicaci mezzi curativi della non innoltrata pellagra. E rammentava pure la
cennala Commissione, che quest'ordine di fatti etiologici slava in relazione con
un altro, con quello cioè delle condizioni individuali ; e le slesse cagioni , mo-
strava, operare più elTicacemente nello sviluppo della malattia, quando agiscono
sopra un corpo estenuato dalle fatiche, od op|)resso dalle sventure, o convalescen-
te, o gracile per natura, per poco allattamento o per avvenuto parto, o alle pri-
vazioni soggetto le più crude e di guasto generale. Ed in questo modo con larga
critica di fatti e di idee , e con quel potere che hanno sui fenomeni delle ma-
lattie gli osservatori, a cui natura forni la forza di ridurre, e riassumere, pose
nei loro rapporti le cause occasionali della pellagra con la condizione morbosa
doppia quasi sempre, e col metodo curativo, costantemente unico almeno nei
primi periodi. Terminava il sig. Calderini la lettura del suo lavoro con un D-
lantropico e generoso voto, nel quale esprimevasi il desiderio che il colono di
Lombardia fosse restituito a quella dignità ed agiatezza che non mai perdette per
sua colpa, e che non mai fu tolta dal fato o dagli uomini all'agricoltura della
meridional parte d'Italia. Voto generoso, che sebbene abbia contro di sé la pre-
potenza dellinleresse e dellignoranza, i due cardini del genio del male, piu-e vo-
gliamo lusingarci che almeno ci giovi per essere esauditi quando che sia dagli
opulenti possessori dei lombardi latifondi, dalle municipalità, e da quel governo
istesso che della felicità delle provincie italiche sembra tirsi una delle sue glo-
rie più care e gradite.
Applaudilo il rapporto della Commissione dalla udienza e mostrato di grande
importanza dal eav. de Rollan.lis, che trovava in esso uniformità di vedute alle
sue, derivate dallatlento esame dei pellagrosi di Castellallieriin Piemonte ; con-
fortato dal sentimento del Consigliere Protomedico della Lombardia sig. Gian-
nelli, che aveva mandala alla Presidenza una lettera; non che da uno scritto
12
— se-
die aveva diretto al Vice Presidente il dot. Farina d'Ivrea: il nostro presidente,
inlerpctre dei voti di quei medici voleutierosi che passano la vita in mezzo alla
lebbra, il più terribile dei moderni flagelli morbosi d'Italia, disponeva che il rap-
|H)rto letto dal sig- Caideriiii fosse depositato, por coloro che amassero averne
pili estesa cognizione, nella sala della Segreteria delle Sezioni, unitamente a tre
tavole colorate che il prelodato sig. Calderini aveva presentale all'adunanza.
Con una lettera anonima di un medico Mantovano Ietta dal Segretario cav.
de Renzi ebber fine i ragionamenti sulla pellagra. Questa lettera in cui s'accen-
nava come unica causa della pellagra l'abitazione invernale nelle stalle, e la
tepida azione del sole di primavera, non conteneva le prove del suo concetto;
poiché , come diceva il iuento\ato segretario , anche nel napoletano si dorme
nelle stalle, ed è più viva la sferza del sole , e non pertanto fortuna non volle
che vi avesse nascimento la schifosa e micidiale pellagra.
Dopo ciò il prof. Ciccone prese a parlare della pressione atmosferica nelle sue
relazioni colla fisiologia e la jìatologia.Egli in modo contrario alla ricevuta sen-
tenza, che gli uomini abitualmente sostenessero un peso di circa 33,000 libbre,
senza che neppure se ne avvedessero, volle porre a novello esame i fatti , e cre-
dè necessaria una modificazione cardinale cosi nel principio, come nella sua ap-
plicazioue. Per mezzo di esperimenti fisici imprende sulle prime a provare che
l'aria in disquilibrio fa avvertire una pressione che non si sente afl'atto in quella
posta in equilibrio; e per rispetto alla pressione, distinguendo i corpi in quelli
a molecole coerenti, in quelli a molecole dilHuenti ed in quelli a molecole ela-
stiche, fa rilevare che i primi non ricevano uè Irasmettino la pressione dell'aria
in disquilibrio, la qual cosa gli altri hanno la liicoltà di produrre. Esaminate
quindi le forze sotto l'influenza delle quali trovansi i corpi, procura di rilevare
il modo, onde si sostiene l'equilibrio per l'equabile azione dell'attrazione mole-
colare della forza di gravità, e della pressione atmosferica, nei liquidi assicurati
dalla resistenza delle pareti, e nei fluidi ( nei quali evvi ancora la loro elasticità)
dalla resistenza essenzialmente ed egualmente distribuita sopra tutta la loro cir-
conferenza. Dimostrato ciò per via di esperimenti rileva che per 1' equilibrio
dei liquidi e dei fluidi contribuisce il modo di distribuirsi delle forze che agi-
scono sopra quei corpi in tutte le molecole onde sono costituiti. E poiché una
— 87 —
qualunfuic molecola della massa prova pressioni eguali e contrarie in tiitl'i sensi,
e le forze efniali e coiilrarie si eiiilono e si distriippono, cosi avviene che le mo-
lecole di un fluido o di un liquido non risenlono isolatamente gli ell'elli della
pressione; ma questa, comunicata alla massa, si distribuisce per tutte le mole-
cole ed in tutte le direzioni onde in ciascheduna molecola la opposizione di di-
rezione e di eguaglianza di energia nella forza comprimente ne distrugge gli ef-
fetti e la molecola sta come starebbe senza nessuna pressione.
Premesso queste cose generali e di principi, viene alla loro applicazione per
r intendimento dei fenomeni della vita sana, e morbosa. Esamina sulle prime le
diverse opinioni dei fisiologi intorno alla spiegazione degli etfettti della pretesa
pressione atmosferica, e dimostrandoli inconcepibili, e per mezzo di esperi-
menti in aperta conlradizione coi fatti più volgari dell'idrostatica, ne conchiude
che o non vi ha pressione atmosferica, o vi deve essere una ragione che ne di-
strugga la jiotenza sugli esseri che vi si trovano immersi. E questa ragione ap-
punto egli si adopera di trovare e la va formulando in una legge generale di
idrostatica cosi concepita :
« Che tutt'i corpi i quali si trovano immersi in un fluido, o liquido più leg-
giero di essi, rappresentano, rispetto alle leggi che ne reggono l'equilibrio, una
molecola dello stesso liquido o fluido ».
L'applicazione di questa legge alla fisiologia ed alla patologia, costituisce la
parte pratica della memoria. Imperocché se ciascheduna molecola di liquido o
di fluido si trova in mezzo a forze eguali e contrarie, che distruggendosi a vi-
cenda conservano l'equilibrio della massa, ne deriva che un corpo immersovi
presentando un contrasto di forze opposte ed eguali, non può risentire la forza
di pressione che è naturale alla massa stessa, se non nel caso in cui si distrugge
la eguaglianza o la opposizione di queste forze, o si turba l'equilibrio.
Da questo principio deduce la spiegazione della circolazione del sangue non
solo nel suo stato fisiologico ma anche in quello patologico per alterazioni mor-
bose, sia che proceda entro i vasi, sia che per l'apertura di questi sgorghi al di
fuori. Lo stesso fa per la circolazione linfatica; si)iegando l'impedito o ritardato
assorbimento dei materiali versati in una ferita quando al di sopra di questa si
pratichi la rarefazione dell'aria. Spiega l'ecchimosi consecutiva al succhiamen-
— 88 —
lo; la sopravvenienza delle idropisie nei periodi più innollrati dello scorbuto
della clorosi e di altre analoghe affezioni ; e va tentando col medesimo princi-
pio la spiega di quei sudori freddi degli ultimi periodi della vita, non che Tac-
cadere della sincope , la idro])isia nelle atTezioni cardiache che invadono i se-
ni, e sopraltulto nella dilatazione aneurismatica con assottigliamento delie pa-
reti. Spiega in modo opposto al fin qui i)raticato le emorragie di coloro che
soUevansi a grande altezza; e la morte istantanea per l'introduzione dell'aria
nelle ^ene; e da ultimo riporta alla legge medesima la spiegazione del fatto im-
portantissimo nella meccanica dei movimenti umani, per la prima volta scoperto
e dimostrato da Weber, cioè che la continuità del Cii|io del fenion^ e della ca-
vità dell'acetabolo è sostenuta perennemente dalla pressione atmosferica. Ap-
plicando cosi questo principio idrostatico all' esercizio normale e morboso delle
funzioni animali, che più strettamente si congiungouo agli effetti della pressione
atmosferica, conchiude: a>er egli dimostrata la differenza delle sue idee da quelle
generalmente ricevute iu fisiologia, ed indicato di quali vantaggi possa essere fe-
conda la sua teoria nella pratica applicazione fisiologica e terapeutica. Dal qual
sentimento non trovandosi dissenziente la opinione dei congregati, proponevasi
dal dott. Zarlenga e dal dott. Thaon che come il rapporto del Galderini, la me-
moria per intero del sig. Ciccone fosse depositata per esser consultata nella se-
greteria; al che il Presidente facendo plauso assentiva.
Leggeva in seguito all'assemblea il doti. Novellis d'Alessandria il frutto delle
sue esperienze e dei suoi studi sullo scorbuto terrestre, quasi per accrescere,
ed anche rifermare le sue osservazioni lette nell'anno decorso al Congresso di
Milano. Rimanendo ferme molle delle cose lette a quel consesso diceva ri-
sultare dalle sue nuove esperienze praticate nel reclusorio militare di Ales-
.sandria, e lungamente continuate: l.°Chc, contro a quanto ne avevano scritto
Blane, Bailly ed altri Britanni, la patata, sia cruda sia cotta, non è vantag-
giosa nella cura dello scorbuto; e che però, come sarebbe desiderabile, non
può giammai essere un succedaneo del nasturzio e della lattuga saliva. 2.° Che
provato alla guisa di Patterson Cameron l'uso del ni(rato di potassa e del fer-
ro, potè convincersi nella cura dello scorbuto il nitrato di potassa da uno ^
a ij 3 al giorno esser da preferirsi alle preparazioni calibeate, che sono poco
— 89 —
o niente pioGcue ; ma clic il nitrato potassico puro non è così vantaggioso da
agire senza l'uso contemporaneo delle sostanze vegetali. 3." Che in due gio-
vani robusti detenuti, innoculalo il pus delle gengive pustolose di uno di essi
ch'era scorbutico, sopra le gengive, le braccia, gambe, cosce ec. dell'altro, non
oltennesi comunicazione di malattia; il che manifesta non essere lo scorbuto
assolutamente morbo contagioso ed appiccaticcio.
Compiuta questa comunicazione del sig. Novellis, dicevasi dal sig. Pignataro
avei- egli col c^irbonato di potassa ottenute varie guarigioni di alcuni scorbuti.
Ma riepilogando e riassumendo come di consueto il Presideule, faceva con som-
ma gioia manifesto : esser contento defila imporUmza delle fatte comunicazioni
nella sessione, dell'assiduità dei congregali e di quel decoro che forse è l'unica
cosa che qualche volta sia mancata nella Siedici Sezione dei Congressi Italiani.
Il Presidente — Vlnce.nzio L.v>7.a.
S.VLV.VTORE DE RENZI
egrelarì <
I Segretari .
Odo.vrto TcucnETTi
ADUNANZA
DEL GIORNO 24 SETTEMBRE 1845.
»Hc-
fjETTO il processo verbale della precedente adunanza venue per acclamazione
approvato. Dopo di che il sig. Leonardo Dorotea ricordava essersi nel Congresso
di Lucca proposto un tema che dovevasi risolvere nel Congresso di Milano, in-
torno alla malaria; e che egli trovandosi in quel tempo ad eseguire la traduzione
ed annotazione della celebre opera di Francesco Torti intorno alle febbri inter-
mittenti , volle concorrere alla soluzione del quesito , e pose opera ad esporre
in quelle note il frutto delle sue meditazioni ed osservazioni. E poiché in Mi-
lano erasi trascurato l'esame di quel tema, che a lui pareva imporUntissimo,
pregava il Presidente di nominare una Commissione per esaminare se egli ve-
ramente avea raggiunto colle sue fatiche lo scopo che si era proposto. Al che ri-
spondeva il Presidente non potersi nominare Commissioni per opere falle pub-
bliche per le stampe ; e ohe meglio poteva appagare il suo desiderio , col depo-
sitare l'opera nella stanza dei Segretari onde si fosse potuto riscontrare da cliiun-
que ne desiderava. Al ciie il sig. Dorotea assentiva.
Dopo ciò il sig. Pasquale Borrelli leggeva all'assemblea la risposta diretta al
— 91 —
cav. prof. Tommasini, e lo sue pia\i noliili e docorosc parole erano talmente
l'espressione dei sentimenti di tutti, che il Presidente volle che nel Processo ver-
bale del giorno (ossero manifestati al prof. sig. Lorrelli i sentimenti di pubblica
riconoscenza per il modo veramente gentile col quale aveva adempita la onore-
vole commissione.
Facevasi in seguito il medesimo Presidente ad avvisare i congregati, che sa-
Iwto venturo nella Sezione di Archeologia leggerà il sig. Quaranta una sua scrit-
tura sulla Fisiologia Omerica, e deputava i sig. prof. Giardini, delle Chiaje,
Tommasi, Vulpes ede Renzi ad assistere a quella lettura, onde riferirne poscia •
alla Sezione di Medicina, e far conoscere fino a che punto era versato nei mi-
steri, e nei fenomeni della vita il principe degli Epici della Grecia.
Dopo ciò il Segretario cav. de IJenzi, in\ italo dal Presidente, manifestava al-
r.\sscmblea essere state presentate molte memorie, alcune delle quali anonime,
e tutte 0 quasi tulle voluminose, delle quali era impossibile che il Congresso
avesse potuto udire la lettura. Aver determinato, perciò, la Presidenza che ve-
nissero passate ad un certo numero dei membri della Sezione , perchè dopo
averle lette ne facciano conoscere brevemente , e verbalmente il contenuto al-
l'Assemblea; esponendo perù soltanto quel che possono trovarvi di nuovo, o
d'importante: poiché i Congressi, come Egli diceva, debbonsi considerare co-
me rassegna di ciò che si è fallo di nuovo e d'importante nel corso dell'anno,
o pria , se non conosciuto, senza ripetere ciò che trovasi scritto o detto prece-
dentemente ed in qualunque siasi modo già nolo ; e trasmutarsi poi in Con-
siglio di limiiglia jìcr ricercare nel vasto numero delle cose sconosciute ciò che
evvi di più necessario ad esaminarsi, più vantaggioso a mettersi in pratica, per
meditarlo nel corso dell'anno, e discuterlo poi nei futuri Congressi.
Quindi sorgeva il dot. Niella, rammentando la creazione della Commissione
incaricala di visitare gli Ospedali Pajteuopei, il mandalo ricevuto, e gli ulTicì
che polca rendere al paese, e pregava il sig. Presidente, giacché avea sentito
l'esame do>ersi estendere dalla Commissione anche al manicomio di .Vversa, di
volere passare alla medesima, onde ne desse giudizio, la tavola della statistica
dell'Osiiedale dei Slenlecalli di Venezia redatta dal dot. Fassetla, e da lui de-
positata sul banco della Presidenza.
— 92 —
Dopo ciò lopfipva il (Ioli. (Jiovanni Pacano esponendo succintamente la sto-
ria di una fanciulla di anni sedici già sanissima e bene mestruata, la quale per-
duta la regolarità di questa funzione muliebre per imo spavento concepito nel
ritrovare morto il proprio padre, fu assalila da grave metrorragia con trcnjore e
sincopo. l{islal)ilila pr<'ranani('nle,doi)o qualche giorno ricadde inferma, fu colta
da disfagia invincibile, e stette in tale slato senza prendere cibo, o bevanda per
bene 30 giorni. Provando a vincere lo spasmo dell'esofago con lo sciroppo an-
tisterico ne venne innanzi il tetano; calmato il quale si ebbe ricorso, non indar-
no, all'introduzione nell'esofago della spugna aggiustata sopra l'osso di balena ,
e |)oté cosi, sebbene il vomito le facesse ogni altra cosa rigettare , tenei'e nello
stomaco le ciliege e le fragole. Praticati i clisteri per ostinata stipsi ebbe una
strabocchevole perdita di sangue dall'ano, il quale solTermato con una mistura
astringente , diede luogo ad una anche più intensa disfagia , che durò per cin-
quanta giorni , impedendo assolutamente la deglutizione di qualsiasi sostanza
solida 0 liquida, e producendo l'esofagismo isterico ogni volta che ne faceva le
prove. Messa in pratica nuovamente la spugna sull'osso di I)alena ne insurse
quasi nùcidiale telano, che d' improvviso poi , sciogliendosi, lasciava l'inferma
priva dell' organo dell' udito e di (juel della vista , ma con tale esagerata sensi-
bilità nel tatto da poter con questo solo senso riconoscere le cose e le persone.
Persistette in questo stato per bene un mese , e poi riacquistando i due sensi
perduti, e perdendo l'eccellenza del terzo, fu colta da delirio che degenerò in
tetano violento cosi singolare che dissipandosi nel letto e nella sujìina posizio-
ne, ridestavasi con pervicacia e costanza, ogni volta che l'inferma sedevasi,
oppure alzavasi.
Guariva ancora da quest'ultima affezione morbosa, dopo qualche giorno, col-
r apparizione e colla suppurazione di due tumori critici posli nelle regioni pa-
rotidee, e fu allora che la deglutizione le fu, non che possibile, facile; e il vo-
mito tacque, se non che il miglioramento non persistette, e dopo due anni di
patimenti, l'inferma in mezzo ad una mano di amici, placidamente spirava.
Sorgendo il dolt. Curci domanda la parola narrando in conformità dei fatti
esposti dai dot. Uorrclli ePagano, il caso di una giovane di Andria che visse disfa-
gica per molto tempo, abbeuchù fosse costantemente tormentata da uua Dussiou
— 93 —
sanguigna che non si riparava. E soggiungeva dover essere questo caso alla co-
gnizione (li molli altri niellici n:i|)<)!elani. Non dissiniiilava il sig. doti. Nicita
esser ricca la storia della medicina di consimili fatti, cioè di esistenza protratta
in mezzo a lunghi digiuni ; ma in vista della poca esattezza per lo più adoperala
dagli osservatori, che In simili casi, per non restar vittima dell'inganno , do-
vrchbero prestarsi ad una diuturnità di semplice aspettativa ( osservazione alla
<piale ripugna chi trova nel tempo un tesoro), e in vista dei frequenti disinganni
accaduti ad uomini di fede intemerata, proponeva che si dichiarasse dall'assem-
blea silTatli casi essere impossibili , considerate le leggi lìsiologiche. Al che si
opponeva il Presidente dicendo non essere questo il sentimento suo, né quello
dell' assemblea. Aversi nella medicina falli fermati di compiute ostruzioni di
esofago, insieme a protratta, benché infelice esistenza; e i casi del Pagano, del
Borrelli, del Curci, non polendo formare materia di discussione , perché puri
fatti o veri o insussistenli, doversi lasciare al particolare convincimento di ognu-
no.Questa proposizion dilFmitiva non inq>edi però al sig. dolt. Cassola di notare
elle visto il potere misterioso in vero , ma pure grande delle malattie nervose
e i giuochi mirabili a cui , essendo i nervi alterati , la macchina si presta , po-
teva intendersi il fatto del sig. Pagano , non quello ben diverso narrato da Pa-
squale Borrelli , nel ipiale, slima, non poter essere convalidato dal primo espo-
sto al Congresso, in cui il sistema nervoso non era in preda ad una malattia
considerevole. Ma qui nuovamente e con più calde e gravi parole il Presi-
dente riprendeva a dire, non potersi questi falli sottoporre a critica vittoriosa
e lìlosoOca , e non doversi fare nella nostra sezione , quando anche posslbil ciò
fosse. Che se i casi narrati dal dott. Pagano e dal dolt. Borrelli sono diversi per
l'origine, per le cause , l'andamento, e le morbose accessorie manifestazioni:
in quest'uno convengono entrambi, nel doversi lasciare cioè alla sinderesi in-
dividuale.
Passava dipoi a leggere il prof. cav. Vulpes sull'innalzamento della mascella
supcriore prodotto dal meccanismo dcU'abbassamento dell'inferiore nell' aprirsi
della bocca. Fatto conoscere il preciso modo de^li agenti e del meccanismo del-
f articolazione teniporo-mascellare, contrariamente a quanto ne pensarono Ri-
bes, Vinslow ed altri , giunge a provare che anche la mascella superiore si al-
13
— 1)'» —
ion(ana nclt'aprinu'iilo della iHicca, dilla niodia linea proporzionale, sebbene in
un modo dilTercnte dalla inferiore, e sollanlo per l'estensione di un decimo, e
ionie pura conseguenza e susseguenza del molo di depressione della slessa infe-
riore utandiliola. La qual sentenza cerca provare, o meglio confermare col nolo
esperimento di Prillale, consistente nel porre un collello fra l'arcate dentario te-
nendo lisso ed appofi^'iato il iioiuilo e quInUi aprendo la bocca, e con una for-
niola geometrica a]iplicata alla meccanica del corpo umano. E cosi mostrala la
verità per lui infallibile, deirallonlanamento di and)edue le mascelle nell'aprirsi
della bocca, fu sua cura maggiore di andar lro>ando i modi di quesl'eflicienza
fisiologica, voluta dall'IIaller e dal Ferrein operala dai muscoli cbe elevano il
capo, cioè dai muscoli complessi digastrici, stilo joidei ec. Premesse in pro-
posito, le precise e minute descrizioni dell'anatomica disposizione delle arlico-
l.izioni temporo-mascellari ; fatta conoscere la duplicità della fossetta articolare
e l'esistenza di un tramezzo cartilagineo, il sig. cav. prof. Vulpes nel modo co-
me segue dava la spiegazione dell' innalzamento della mascella supcriore , per
r abbassamento dell'inferiore. Abbassandosi la mascella, egli dice, mentre i
condili «li (lucila con la loro [)arte posteriore costituiscono l'ipomoclio , con le
loro porzioni postero-anteriori urtano contro le radici traverse delle apofisi zi-
gomaticbe delle ossa temporali , ed in questo, a guisa di una le\a curva, coiiui-
nicano un moto d'innalzamento alle suddette ossa, cui quelle radici apparten-
gono. Le ossa temporali essendo unite a quelle del capo, trasmettono a queste
la impressione ricevuta, onde il capo è obbligato ad innalzarsi con un movi-
mento sull'articolazione atloido-occipitale ; ed in conseguenza si solleva altresì
la superiore mascella allontanandosi di più dall'inferiore a misura che questa si
abbassa; e cosi la leva mascellare ha due ipomoclii e due branche che si uni-
scono nella parte anteriore , laddove attaccati sono i muscoli sterno joidei ed
omojoidci, che per essere agenti sopra l'estremità della branca più lunga della
leva possono produrre effetti cbe mal sarebbero operabili e forse non concilia-
bili con la loro forza e col loro volume, se per altra parte della leva agissero.
Il cav. Vidpes in questa positiva memoria formula nel seguente modo la sua
proposizione: « La mascella inferiore rappresenta una do|)i>ia leva curva, i)oi-
« che in ogni branca il braccio della resistenza è fatto dalla porzione postero-
— 95 —
« anteriore del condilo della mascella inferiore ; queste due branche della po-
« lenza sono costiluile dalla lunu'li(!/za della mascella medesima presa pe' due
« lati dalla parte posteriore del condilo sino alla parte inferiore del mento, egli
« ipponioclii sono situali nella parte posteriore di ciascun condilo, o sia nel-
« l'angolo fatto da' due bracci della leva. ))
Passavasi in seguito alla scelta della Commissione deputata a raccogliere e
proporre temi per trasmettersi alla futura riunione di Genova ; e senza racco-
mandare ad essa, che non ne avea mestieri per lo zelo e la dottrina degli eletti
suoi componenti, di aver in vista il vero progresso scicntiflco della medicina,
il presidente faceva istanza e preghiera, che i temi da proporsi non oltrepassas-
sero il numero di quattro o cinque; troppo dovendosi chiamare fortunata l' uma-
nità se ognuna delle nostre assemblee potesse dare la compiuta soluzione di quat-
tro a cin(|ue desiderala della scienza di Esculapio. — ìa Commissione fu com-
posta dei signori prof. Lucarelli e Tommasi, doti. Riboli, Bonacossa, Cusieri,
Polli, Lorenzutti, cav. Vulpes, e Prudente relatore.
E poscia passavasi alla lettura di una memoria del sig. Dubini di Milano so-
pra una malattia da lui detta corèa elettrica ; malattia della quale disse non aver
trovato cenno nelle opere dei medici contemporanei , né in quelle dei medici
passali; ma egli averla studiata insieme al fu doli, de Vecchi , osservandone
38 casi, dei quali due soli restituiti a salute. Descrivendo i principali fenomeni
di questa corèa elettrica disse consistere essa in iscosse succedentisi a determinati
intervalli, forti, gravissime, capaci, una volta sciolto il parossismo, di lasciare
la paresi, ed anche la paralisi degli arti ; non che, avanti l'accessione, di accrescere
il calore della cute ed i moti circolatori in modo da simulare la febbre. Palesò
queste scosse (piasi direbbersi elettriche, esser per lo ])iii parziali, spesso da un
solo lato di lutto il corpo, e desiarsi convellimeuti indipendenti dalla volontà e
diretti verso la flessione. Parlò degli aspetti vari che prende la faccia, sia quando
i nuiscoli del collo , sia (juando quelli delle guance e degli occhi sono piti inten-
samente molestati. Parlò del tristo presentimento che accompagna questa malattia
anche presso i giovani più arditi coraggiosi ed imi)a\ idi: dei dolori lungo la spina
che si manifestano bene spesso ; delle cause indurenti il morbo, che si rii)ongono,
se non sempre , il più delle volle nello spavento , e nella vermiuazione che gh è
— 96 —
lonipaiiiia; ilisse conservarsi dagli informi non l'nso della favella nell'accossionc,
ma integro quello delle funzioni e facoltà montali ; farsi sposso la lingua luniida
grande la diflìcollà di deglutire od in fine perdersi bene spesso per apoplessia il
deliitigato infermo. Parlò delle alterazioni patologiche riscontrale nelle i)raliclio
sezioni, della tulìorcolosi |(i)Iinonale ed iiitosllnale.doirolriilnllasi.doi vorsanionlo
sieroso sotto le meningi, delle sanguigne punteggiature cerebrali, ila cuncliiuse
non esservcne nessuna costante, nò poter esser a queste alterazioni legata come
a causa effetto la corèa elettrica. Poco si trattenne sul prognostico, che disgra-
ziatamente trovò doversi quasi sempre fare funesto, e raccontando con puntuale
esposizione, e induzione castigata il frullo della lorapeulìca, eoncbiudova, il ber-
retto di Ippncrato e il fonticolo siccome i virosi e i salassi non aver prodotti
vantaggi pernianenti. Le unzioni mercuriali , lo zinco, la valeriana, e l'arnica
nei casi che potò sanare essere stati non disutili, almeno se l'esito dà ragione
per giudicare della convenienza; poiché con ulteriori prove non potè conlermare
ededurre la loro positiva ebenefica influenza curatrice. La memoria fu applaudita.
Intratteneva quindi il dot. Ranipinelli di Uorganio la (jongi'cga con una bre-
ve nota 0 colla presentazione di una scatola contenente la niannilc ( zucchero
della manna ) , in belli cristalli ad aghi ([uadrilatori tronchi , preparata dal va-
lente chimico Ruspini, non più come usa il chimico Principe Luigi Bonaparte,
immergendo nell'alcool la manna in cannelli, ma usando la manna del com-
mercio detta geracy, e l'acqua bollente. Mostrava in tal modo il dot. Rampinolli
i vantaggi economici di questo nuovo metodo di preparazione: parlava dei ca-
ratteri tisici della manuile, della sua azione blaudemcnte pui'gativa, della prefe-
renza da darsi ad essa, perchè non di odore nauseante, ma di sapore dolce e gra-
dito, nei fanciulli che si vogliono purgare; e conchiudeva in fine doversi racco-
mandare la preparazione di questa sostanza ai farmacisti in special modo di quei
paesi, come per esempio delle Calabrie, nei (piali crescendo il firurinm ornxs,
la mannite può essiTO un nuovo ramo di speculazione economica e industriale.
Trovavasi importante questa comunicazione dagli uditori, od il sig. Presidente
disponeva che venisse passata la mannite al chimico farmacista sig. Ignone , per-
chè volesse prepararne una certa quantità per uso comune, e se lo credesse op-
portuno farne uso di commercio.
— 97 —
Ultimo a leggere si presentava il sig. Giustiniano Nicolucfi, e leggeva sopra
la struttura delie membrane mocciose. Le idee principali del lavoro di questo
medico, che si è familiarizzato colle osservazioni microscopiche, si riducono alle
seguenti.
Egli di>ide in tre parti il suo lavoro , discorrendo nella prima della struttu-
ra, nella seconda delle funzioni, e nella terza delle malattie delle membrane
nmcose.
In quanto alla dilicata struttura anatomica di siffatte membrane, l'autore vi
considera due strati distinti, l'esterno formato dallo epitelio variabile secondo
le membrane mucose delle diverse parti del corpo; l'interno o strato moccioso
propriamente detto, in mezzo del quale sono allogate le glandulette ond'è sepa-
rato il fluido mucoso.
Le forme di epitelio che finora si conoscono tutte si incontrano in queste spe-
cie di membrane, onde è, secondo l'autore, scmpìkcmcnle pavimentato lo epitelio
della mucosa della cassa del timpano, dei dotti escretori e canali propri di pa-
recchie glandule; e pacimenloso slralificalo e spesso nella congiuntiva oculare,
nella mucosa nasale, orale, faringea, della lingua e dell'esofago fino al cardia,
nelle parti genitali esterne della donna, nella vagina e collo della matrice fino
al mezzo del collo, nella membrana mucosa della vescica, ureteri e piccolo ba-
cino, nei reni; è finalmente a cilindri nel tubo intestinale dal cardia fino all'ano,
negli organi genitali dell'uomo, uretra e canale deferente. Questa stessa forma
di epitelio si converte, al dire dell'autore, in epitelio vibratile in quelle mem-
brane mucose sulle quali si nota il movimento vibratorio, siccome interviene
nella membrana mucosa dell'apparecchio respiratorio, nel canale nasale e sacco
iaiirimale, nella superficie delle due palpebre, nelle pareli laterali del naso, nella
memlirana nuicosa degli organi genitali dal mezzo del collo uterino lino alla su-
perficie esterna della porzione frangiata delle trombe.
Lo strato mucoso è quello che forma, secondo il Nicolucci, tulio il corpo
delle membrane di questo nome. Esso è analogo in tutte le membrane mucose,
ed è pili o meno spesso, secondo che lo è egualmente la mend)rana medesima.
Compongono questo strato sottili filamenli soniislianlissimi ai filamenti elemen-
tari del tessuto cellulaie, disposti e congiunti l'uno acanto dell'altro, e slralifi-
— 98 —
cali, talolié osservando un lembo di luembrann mocciosa verticalmente la^^liato,
non altro si scorge al di sotto dello strato epitelico, se non quei filamenti che
formano il corpo moccioso. Sono poi mantenuti assai aderenti fra di loro, e
serbano ima direzione longitudinale per es. dal laringe verso i brondii , dalla
bocca ^erso l'ano, dalla vagina >orso l'utero ce. Non ha potalo scorgere mai lo
strato di libre traversali che nelle mendicane mucose animetlono Purliinje e Va-
lentin , né crede fondalo sopra esatta osservazione il pensamento di coloro che
attribuiscono alle membrane mucose tre, quattro e fin cinque strati diversi, es-
sendoché egli ha trovata giusta l'osservazione del Flourens; il corpo moccioso
essere composto esclusivamente di strati soprapposti di una medesima organiz-
zazione , ma non mai senza fibre, siccome pretende di a\erc taUiata osservato
rUenle.
In mezzo al descritto corpo mucoso , e specialmente ^erso la sua parte infe-
riore, sono disseminate una quantità di vescichette glandulari ciie sembrano quasi
formare uno strato intermedio fra il corpo mucoso e la tunica nervosa. Sono
queste le glandulelle mucipare le quali si incontrano sopra tutte le membrane
mucose indipendculcniente da quelle che nel tubo gastro-enterico sono stale de-
scritte da Lieberkiilin fino ai nostri giorni. Queste glanduleltc offrono l'aspetto
di vescichette rotonde, rivestite di una tunica propria e trasparente; e congiunte
fra di loro mettono capo in un dotto escretore , che attraversando la spessezza
di tutta quanta la membrana mucosa, apresi poi allo esterno fra lo strato dell'e-
pitelio, l'urkiiije e Valentin, aveano anch' essi col nome di follicuìi mìicipari
componiti, designate queste stesse vescichette nella trachea di un bue; ma elleno
sono in tutte le membrane mocciose in maggior numero che i lodati osservatori
non avessero detto, e nella base per cosi dire delle membrane medesime. Né le
vescichette glandulari dell'Henle, né gli acini del Walmann e le altre forme rap-
presentate da Boebm, Krause, Berres, Weber, Wagner, Todd sono punto simili
alle vescichette mucipare del Nicolucci ; imperciocché quelle esprimono la forma
che ciascuno degli osservatori nominati ha creduto ravvisare nel tubo intestinale,
e queste le vescichette esclusive delle membrane mucose , le quali si trovano
tanto nel tubo gastro-enterico, quanto in tutte le rimanenti membrane mucose.
La disposizione dei vasi sanguigni nelle membrane mucose é, secondo il Ni-
— 99 —
colucci, a maglie osilissime ed alquanto irregolari, e più o mono numerose a se-
conda della funziono fisiologica che si rapporla all'organo sul quale è sparsa la
nieudH-ana mucosa, laonde sono i vasi più alibundanli nella mocciosa respira-
toria che nella gastrica; in questa più che nella orinarla, la quale a sua volta
è superata altresì dalla mucosa delle vie genitali. E quanto è detto per i vasi
sanguigni sinfende eziandio per 1 linfatici che a foggia di reti complicatissime,
non mai aperto allo esterno, percorrono tutta la superficie mocciosa. Nella mu-
cosa intestinale dove invero i linfatici sono più numerosi, seguono essi ancora
la medesima disposizione; né ha potuto mai l'autore vedere il canale linfatico
centrale di ciascuna villosità del quale hanno parlato recentemente Gruby e De-
lafond, se pur essi non avessero equivocato con questo preteso canale centrale
il tronco che dà origine, nella base del villo, allo roti linfatiche, siccome assai
Iwne ha es|)rosso non ha guari il Lacoquie.
Compagni dei vasi sanguigni sono ancora i nervi delle membrane mucose.
Le anze nervce però si disperdono più tosto che non facessero i vasi capillari,
e l'autore non ha potuto rinvenir traccia di fibre nervose che si immischiassero
tra le fibre proprie del corpo moccioso.
Nella seconda parte della sua memoria il dot. Nicolucci ragiona della funzio-
ne delle membrane mucose, e viene a stabilire il muco separarsi dalle sole vo-
scichetle mucipare, e ciò sia perchè esse fanno parte essenziale di ciascuna mem-
brana mocciosa, sia perché la funzione principale di esse non sembra essere altra
se non quella di separare il muco. Che poi nella mocciosa polmonare si compia
la funzione della respirazione, nella mocciosa gastro-enterica la funzione della
iligostiono, e >ia dicendo. (|uosti falli dipendono, a parere dell'autore, da che,
oltre agli elementi propri delle membrane mucose, si trovano in esso riuniti de-
bili altri che sono addetti a funzioni diverse; cosi nella mocciosa polmonare è
il reticello vascolare della superficie delle cellette polmonari, che va compien-
do la importante funzione della respù-azione, siccome le varie glandule dell'ap-
parecchio digestivo sono quelle che compiono l'altro non mono imporUmte officio
della digestione. Cosi pure nello parti genitali i follicoli sebacei e lo glandule del
Duvernoy.Bartolino eCo\v|)or danno ;dtre secrezioni, oltre quelladollo>oscichot-
te mucipare eproprie dellemembraue mucose. Uagiona ancora dello antagonismo
— 100 —
e dilla riflessione nervosa che interviene per opera delle membrane mucose.
Nella lerza pai'le discorre il Nicolucci delle malattie a cui vanno soggette le
membrane mocciose, tra le quali numera :
1.° le emorragie. Quando evvi pletora soprattutto ne" visceri addominali
non è raro die sopravvengano emoii-agie per tutte le membrane mucose, o del
tubo gastro-enterico, o dei polmoni, della vescica orinarla, o del sistema ute-
rino, ve.
2.° le secrezioni. Nelle membrane mucose la secrezione loro normale può
essere alterata dietro un'azione flogistica; ed allora il muco non solo può es-
sere accresciuto, ma convertito eziandio in pus, dacché lo scolo che si fa allora
per le membrane mocciose prende l'aspetto di scolo blenorroico, di cui vedia-
mo ogni giorno esempi.
TalGata può farsi per la superficie delle mucose medesime, soprattutto della
mucosa polmonare, la eliminazione di principi stranieri all'economia che poi
danno origine a malattie spcciOche; tale è, secondo l'autore, la secrezione tu-
bercolare che si deposita nello interno delle cellette polmonari ; tale ancora la
secrezione delle cellule carcinomatose che si depongono sulla superficie delle
membrane mucose delle mammelle, dell'utero, e dello stomaco.
Può avvenire altresì dalle membrane mucose la formazione di alcune pseu-
do-membrane , come nel croup e in alcune malattie intestinali , nelle quali le
cellule epiteliche in tanta copia ed abbondanza si formano e si distaccano dalla
superficie mocciosa, che costituiscono delle spesse membrane da mentire l'a-
spetto fin di ansa intestinale; i quali casi non sono molto rari, né degni di quel
maraviglioso che molli vi hanno attaccato.
3.° Le membrane mocciose, in conseguenza di flogosi, si possono eziandio
inspessire ed indurire, oppure incorrere in uno stato opposto e rammollirsi; e
difatti incontrasi quasi sempre con indurimento la mocciosa uretrale dopo ri-
petute uretro-blenorree , e talora incontrasi in alcune lente gastriti ranunol-
lita e quasi spappolata la mucosa del tubo gastro-intestinale. In niuna parte
poi sembra che sia tanto frequente l'alterazione quanto nelle membrane moc-
ciose. Le afte sono proprie della mucosa gastrico-respiratoria; e le altre ulce-
razioni sono ovvie in altre mocciose. È ulcerata la membrana uretrale nella
— 101 _
uiclio-hlenom-a; ulcerala la vescica nella cistorrea sifilitica; ulcerali i bronchi
nella lisi bronchiale, e la membrana paslro-enlerica nelle febbri tifoidee che ai
moderni è piaciuto distinguere col nome di dolinenteriti.
4.° Possono altresì le membrane mocciose soffrire una degenerazione che
le cangia in membrane fibrose. L'autore dice dì aver avuto agio di osservare una
metamorfosi di queste in un'uretra inviatagli dal prof. Ramaglia, e nella quale
egli \ ide il tessuto moccioso essersi tutto cambiato in tessuto fibroso , talché
tutta l'uretra non offeriva che l'aspetto di un omogeneo corpo fibroso. A questa
degenerazione il Nicolucci riferisce ancora i polipi che sono una malattia pro-
pria delle membrane mucose ; il perchè egli crede che nei polipi la natura stessa
delle mucose cangi, e da quello che era innanzi si riduca in quella speciale for-
mazione che va distinta col nome di polipo.
In seguito di ciò il l'resi.lcnte apriva la discussione sul primo tema proposto
a Milano intorno alla organizzazione degli Ospedali , e si face^ a lettura del te-
ma medesimo cosi concepito; « Se l'ordinazione attuale degli spedali sia con-
« forme a quanto esigesi per i migliori successi; 1.» In quanto al personale dei
« medici in proporzione al numero degl'infermi che loro sono assegnati a cu-
ce rare; 2.' In quanto alla distribuzione delle infermerie, ed all'affollamento
« degl'infermi in esse. ><
Nello stesso tempo il segretario de Renzi annunziava avere il dott. Pandarese
presentata una breve memoria , nella quale avea tolto a dimostrare; 1." Che a
ciascun medico fosse fidalo un numero discreto di anmialati, onde ogni letto
si riducesse a clinica; 2.» Che gli ammalati di chirurgia venissero separati da
coloro che han bisogno di semplici curo mediche; 3." Che l'amministrazione
degli Ospedali venisse fidata a'niedlci. Alle quali cose faceva plauso il prof. Man-
frè, manifestando l'impossibilità in cui trovasi il medico di eseguire il suo do-
vere, allorché venisse a lui dato un gran numero d' infermi, essendo impossi-
bile che si possa prestar opera esatta a più di 20. o al più 30 ammalati : concor-
da anche egli nella necessità di separare gl'infermi cui occorre cura chirurgica
da (pielli che han bisogno di cura medica, e da ullinio manifesta il voto di veder
detcrminato se conviene tenere i tisici separali dagli altri infermi. Il dott. Festeg-
giano nondimeno vorrebbe distinguere in ciò alcune cose ; a lui sembrando che
14
— 102 —
per i morbi acuti sia pur vero che un medico non possa curare altri che pochi
informi; ma non cosi per le malattie croniche, nelle quali stabilita una voltala
diagnosi, occorre impiegare minor tempo nelle visite successile. Riguardo alla
separazione delle malattie mediche dalle chirurgiche gli i)arrebbe non essere essa
necessaria; dovendo a tempi nostri i medici conoscere la chirurgia e viceversa,
e soltanto esser necessario che il medico si astenesse dall' operare; ed infine in-
sisterebbe che i tisici fossero tenuti tuttavia separati, non perchè egli reputasse
la malattia assolutamente contagiosa, ma perchè la corruzione e liquazione de-
gli umori in tali infermi non può essere innocua a coloro che ad essi son posti
diippresso, e specialmente agli infermi di piaghe.
Piace dipoi al prof. Gorgone di dichiarare essere pur mestieri che si correg-
ga finalmente il sistema di obbligare un sol medico a visitare in breve tem-
|)0 oO, o anche fino a 100 infermi, e metterlo cosi nella dura necessità di man-
care a! suo dovere. Desidera veder pago il voto che gli asili degli ammalati sia-
no fidati anche por l'anmiinistrazione a coloro che son deputati a prestarvi me-
diche cure, imperocché niuno meglio del medico sa conoscere i bisogni degl'in-
felici, ed i mezzi atti a sodisfarli; molto più perchè chi ciò non conosce pro-
fondamente può con ottime intenzioni a questo cardinal dovere antepome altri
minori. E da ultimo fa voto che il chirurgo non senta più l'umiliazione di es-
sere manodotto dal medico nella cura dietetica e farmaceutica dei malati ; e che
infine si riguardi con diligenza alla ventilazione delle sale, alla loro ampiezza,
e ad altre consimili cose di medica polizia. Il sig. Conte parlava quasi negli stessi
sensi, ed il prof. Ciccone vorrebbe che non solo si distinguessero gli ammalati
chirurgici, ma vorrebbe altresì che le classi principali dei morbi venisser distin-
te , anche perchè in tal modo l'esercizio dell'arte andrebbe creando quelle spe-
cialità dalle quali a' di nostri si è ottenuto tanto progresso.
Il segretario cav. de Renzi dopo ciò si fece a ricordare alla sezione, che il
tema del Congresso di Milano era cosi concepito che escludeva dalla discussio-
ne le cose in essa enunciate. Imperocché non si desiderava conoscere quali
provTedimenti di medica polizia occorrano per gli Ospedali , a narrare i quali ,
comunque i preopinanti avessero mostrato ingegno e buon valere , tuttavia
erano stati costretti a passare a rassegna le cose tante volte e da tanti discusse.
— 103 —
Tulli conoscono, egli diceva, siffalle cose, comunque non siano per o^Tinquc
bene eseguite, a ciò mancando non la scienza clic illumini, ma la volontà che
disponga. Volevasi bensì con quel tema richiamare l'attenzione degl'italiani so-
pra un elevato i)roponimento, una superiore considerazione, con la quale non
solo si vorrebbe criticamente esaminare diversi sistemi vigenti riguardo al per-
sonale dei medici deputati a curar gl'infermi, alla loro classiflcazione, alla loro
gerarchia ; ma si vorrebbe altresì conoscere se conviene conservare quei grandi
Ospedali che l'Italia e la Francia possiedono da secoli , ne' quali son raccolti da
mille a due mila infermi, e che a noi sono stali trasmessi dalla pietà de' padri
nostri ; ovvero sia più opportuno adottare il sistema introdotto in Inghilterra di
separare gli ammalati in piccole infermerie , nelle quali minore è la conlamina-
zione dell'aria, più agevole il servizio e la vigilanza, meglio separabili e clas-
silìcabiii gl'infermi. É ciò da esaminarsi , ponendo mente alle diversità del cli-
ma, e ricordando doven; i grandi Ospedali essere più nocivi in Inghilterra, ove
no^e mesi di freddo obbligano a tener chiuse le sale, onde l'aria più agevol-
mente si corrompe ; mentre in Italia il tiepido clima permette per il maggior
tempo dell'anno che l'aria liberamente dissipi le esalazioni delle grandi sale.
Al che il prof. Laruccia non solo uniformavasi , ma esprimeva altresì il de-
siderio che si fosse esaminalo se convenisse aumentare i soccorsi a domicilio e
diminuire cosi il numero degl'infermi degli Ospedali. E qui il Presidente ve-
dendo la nuova via che prendeva la discussione , e valutando l' importanza di
essa, e la necessità di occuparsi di un maturo esame, rimise la discussione alla
seguente adunanza.
Il sig. Finella annunziava poscia che nella mattina del giorno 2.'} a 8 ore
avrebbe esperimentata nella casa del sig. doti. Movne l'uso della pila del Bun-
sen sopra alcuni infermi di amaurosi che lo stesso sig. Moyne gli olTriva. Fa-
cevasi intanto mostra degli essiccali arti inferiori e superiori di un individuo che
aveva sei dita per estremità, e annimziavasi dal doti. Mollica, Folinea e Ciccoue
aversene molli altri esempi dei quali alcuni ancora viventi in Napoli; anzi il Vi-
ce-presidente ea\. Trom|)eo annunziava axerne osservato un caso in Nizza ri-
prodotto fino alla terza generazione: si che conchiudevasi non essere il fatto né
nuovo né singolare. Allora essendo l'ora iunollrata, il Presidente compeudian-
— lO'i —
ilo i lavori del giorno, e svolgendone i lati utili, inanifeslò il vivo suo conipia-
ciniento per l'ordine serbato , per la caslipatezza dei ragionamenti , iioi' la fra-
terna concordia che formano gli elementi di quel rispetto che non si compra
né si comanda, e che soli ci possono rendere stimati appresso le genti. Quindi
augurando bene delle nostre esercitazioni, poneva (ormine alla terza adunanza.
11 Presidente Vincenzio Lanza
ÌSalv.ìtore de Renzi
OnoAiino TrufJiETTi
Secondo Poi.to
ADUNANZA
DEL GIORNO 25 SETTE3IBRE 1845
-»{•?«-
Iji apriva questa Sessione alla presenza gradita e confortante di S. E. il Mi-
nistro Presidente generale , e dava ad essa principio lo stesso Presidente prof.
Lanza con la lettura di un suo lavoro patologico-pratico , contenente tre co-
nienti , uno sulle risonanze del corpo umano , l'altro sulla cotenna pleuritica , ed
il terzo sulla sede dell'isterismo.
Senza ni un dubbio, egli diceva nel primo Comento, il seco! nostro avendo
scoperto quale utile impiego può farsi dell'udito nel raccorre i segni dei mor-
bi , ha fatto entrare tanto innanzi la semiotica , quanto essa fatto non avea in
tutt'i secoli andati; perché essendo il corpo umano quasi in tutto eventualmeult-
e naturalmente sonoro, e nel collo anteriore, e nell'addome e massimamente nel
petto, è cosa ben naturale l'ammettere che i morbosi suoni riescano potentissi-
mi sogni delle afTezioni che quivi entro s'ascondono. E per questa ragione con-
siderando da Ippocrate a Corvisart lutti gli altri come semplici precursori ncl-
l'annun/iar la .scienza delle risonanze; pensa che il Grande .\scoltatore Laennec
abbiasi guadagnata una celebrità assai vicina alla immortalità, come colui che
— 106 —
a (ale scienza die un fondamento duraturo inGno a quando gli uomini coltive-
ranno la medicina.
Crede peraltro che tale scienza sia rimasta là dove la lasciò Laennec, onde
cerca d'investigare pli ostacoli al suo progresso, riguardando nelle scienze ogni
fermata poco men danne^olc di un arretramento. E tali ostacoli credo esser
due : l'uno vegnente dai coltivatori di tale scienza, e l'altro prodotto dallo stesso
Laennec fondatore della medesima. In nascendo questa , come ogni scienza nuo-
va , ebbe i suoi oppositori irragionevoli , ed i Hiutori fanatici ; i primi perché
pretendevano, che i segni fisici de' morbi s'abbiano ad aver dal latto, dalla vi-
sta, dall'odorato, dal gusto, e non già dall'udito; i secondi perché pretendeva-
no essere le risonanze o assoluti o preponderanti segni diagnostici, pili degli al-
tri segni Osici, e molto più de'segni razionali. Il tempo intanto corresse anche
tali errori, e crede non lontano lo studio, nel quale tutt'i medici consentiran-
no al dover dare a' suoni cpiel distinto posto che meritano tra i segni; ma in
concorso dogli altri sogni fisici e razionali già noti o che si scopriranno.
Il secondo ostacolo al progresso della semiotica delle risonanze, fu messo in-
nanzi dallo stesso Laennec, per avere non soltanto espresso con assai esattezza
e fedeltà questi segni, ma per aver preteso di dare la spiegazione teorica del
come e del perchè le rison.inze morbose s'ingenerano e giungono all'orecchio
dell'ascoltatore. Quindi il grand' uomo creò tante ipotesi quante spiegazioni : e
non s'av>ide che l'ambage di tali ipotesi rendeva astrusa ed oscura la scienza
pura, semplice, ed evidente che a'posteri ei tramandava.
U perché ci crede che a voler la scienza delle risonanze messa nella vera via
del suo progresso , convenga in primo luogo che si coltivi e tramandi ai posteri
allatto pura e monda da ogni spiegazione ipotetica, ed in secondo luogo che
in semiotica venga ad essere allogata nel vero suo posto, cioè nel concorso degli
altri segni tisici o razionali de'morbi, non come parte dominante e non come
dominata.
Ora per conseguire tale intento la scienza delle risonanze non può non te-
nere il cammino stesso che ha tenuto la scienza degli altri segni. Cioè che se
la fisiologia non mostra da prima quale é l'andanionlo di un fatto nel più per-
fetto stato di salute, la patologia insegnar non può la deuaziouo dello stesso
— 107 —
fallo di qual condizione morbosa ù rappresenlanic. Laonde per meltere la scienza
delle morbose risonanze nel vero suo poslo, perché non mai è da sperare die
una scienza progredisca se al vero suo poslo non si lro\i, rileuendo il prezioso
deposito de' segni lasciatici da Lacnnec, bisogna che il lavoro cominci da capo,
cioè dal costituire l' igiologia delle naturali risonanze del corpo umano. Laen-
nec ebbe a sentire tutta la gravità di tale sentenza ; dappoiché accennò quale é
il croscio respiratorio degli infanti, quale é il naturale suono bronchiale , ed
alquante altre cose. Ma ciò che ne lasciò Laennec non é punto sulTiciente a co-
stituire l'igiologia delle risonanze, ed egli crede non dimostrar solo in parole,
ma far toccare con mani la massima che sta coraentando.
In fatti il rimbombo che dà il petto nella pressione, varia immensamente non
solo secondo l'età, il sesso, il temperamento, ma secondo l'intima strutlura
anatomica della persona; la quale strutlura modula il genere di voce, che ella
ha naturalmente nel canto. Sicché dal rimbombo che il petto manda nella per-
cussione, si può indovinar se la persona é un basso, se è un baritono, se è un
tenore. Quindi nel capitolo XIU del libro VI della sua Nosologia positiva scrisse
queste parole: « Il tenore ha il petto tale che con la percussione dà il rini-
« bombo del più perfetto vacuo, il basso al contrario dà il rimbombo del ^acuo
« meu perfetto (simile a quello di una cassa, eulrovi seta, bambagia od altra
« materia soffice) , e il baritono dà il rimbombo mezzano tra questi, e quanto
« nella sommità del petto s'avvicina al tenore, tanto ha la voce più estesa nei
« tuoni acuti; siccome quanto nell'inferiore parte del petto s'avvicina al basso,
« tanto la sua voce é più estesa ne' tuoni bassi. » Dopo ciò, esponendo non vo-
ler egli fiir pompa di scoperte , ma di mettere la scienza semiotica per lo vantag-
gio dell' arte da immegliare in ciò che risguarda ai segni fisici , nella \ era via del
progresso, non chiede sul presente comento giudizio alcuno od alcuna discus-
sione , ma lo sperimento di fatto, e si offre a darlo a lutti quelli che conoscono
la loro voce da canto, soggiungendo che se egli la indovinerà, entrando essi
nel convinciniento che lo studio delle risonanze cominciar debba dall'igiologia,
come quello di tutti gli altri segni, intendano a si bell'opra, onde tramandare
a'posleri un fnillifero pegno del settimo congresso degli Scienziati Italiani.
Nel secondo comento osserva che lino ad oggi la sostanza morbosa che s'ap-
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pella cotenna pleuritica e stata considerata come prodotta da un processo chi-
mico, al quale soggiace il sangue in taluni morbi: ma l'andamento di tu! chi-
mico processo non ha conseguito giammai una spiegazione comunemente con-
sentita; dacché su ciò tuttora mulli multa (liciinl. Quindi egli professa una opi-
nione di\crsa da quella di tutti gli altri , e nel capitolo XIV del libro sesto della
sua Nosologia positiva ha scrìtto cosi : « Vogliamo semplicemente annunziare
una nostra congettura su la generazione della cotenna del sangue. Noi credia-
mo che tal materia sia un prodotto di nuova, singolare, ed affatto morbosa
secrezione, e che venga ad essere separata dalla tunica interna de' vasi, e prin-
cipalmente del cuore e delle arterie, quando (|uesta tiuiica trovasi occupata
da diffusa o concentrata ìniianmiazionc. Gli argomenti principali che adduciamo
in sostegno di tale congettura sono i seguenti. 1." Che la materia della cotenna
è assai più analoga alla sostanza albume-fibrina delle trasudazioni delle mucose
e delle sierose infiammate che all'albume ed alla fibrina del sangue. 2.° Che la
natura della cotenna è affatto identica alla materia che trovasi trasudata nella
superficie interna delle ai'lerie e del cuore nell'aortite e nella cardile: e ciò
tanto per caratteri fisici, quanto per i caratteri chimici , che abbiamo avuto cu-
ra di esaminare. 3." Che nel secondo tempo de' morbi infianunatori , quando
comincia la trasudazione, per questa ragione avviene che la cotenna trovasi
più costante e copiosa. 4." Che nella semplice pletora senza febbre, nella feb-
bre sanguigna, e ne'morbi infiammatori flemmonosi, la cotenna bassi in pro-
porzione della pienezza e durezza de' polsi, della sonorità dell'oscillazione del
cuore , e dell' esaltazione degli altri sintomi infiammatori ; perchè in tutti tali
rincontri l' infiammazione trovasi diffusa e sta per diffusione investendo i va-
si. 5.° Che nell'angioitc concentrata, massime nella cardite e nell'aortite, bassi
la cotenna, quantunque i polsi appaiano flaccidi e Mioti , l'oscillazione del cuore
.sembri e^aI■iopinto , e la sindrome de' sintomi appalesi disformamcuto o can-
crena. 6." Che quelle malattie radicali che hanno maggiori relazioni con l'an-
gioite, come la gotta, il reumatismo, e lo scorbuto, quando in talune esaltazioni
acute ci han presentalo la cotenna, è sembralo a noi di osservare in pratica es-
sere accaduto ciò col dominio de' sintomi d'angioite. »
A tali argomenti già scritti ne aggiunge ora un altro e questo è lo sperimen-
— 109 —
lo. In (|uoslo ninssio, noi tempo d'ozio che gli dava la campagna, conficcava
di' piccioli a^iii nella regione del cuore de't,'iovani polli, e pli lasciava quivi
conficcali entro il petto. Con sorpresa vedeva che (jucsti animali re^'gevano si
hen(! allo sperinu'nto, da non mostrar niorho infino a sei settimane; nel qual
tempo vcni\a, o loro dava la morte senza effusione di sangue, e ne'più tro-
vava a>er bene a chi passato il cuore, a chi l'aorta. Ora costaulemente rinveni-
va i segni della cardite e dell'aortite traumatica, e ne'più una materia raccolta
entro le cavità vascolari od effusa nelle circostanti. Tal materia spesso parca tinta
in rosso sbiadato, e lavandola tosto addiveniva bianca, e solennemente dichiara
che a lui per i caratteri fisici e chimici tal materia è sembrala analoga alla ma-
teria che diciamo cotenna pleuritica.
In qualità di scrittore d' una Nosologia positiva tuttavia ritiene tal sentenza
come congettura, e però non crede che sia bene spendere il tempo in discuterla
ed esaminarla. Soltanto prega tutti coloro su l'animo de'(|uali gli esposti argo-
menti pratici e l'esposto s|)erimenlo ahhiau fatto qualche peso, che lor piaccia
continuarne l'investigazione nella speranza di potere rendere evidente un im-
portante fatto pratico tuttora ottenebrato dalle ipotesi.
Si fa a dire nel terzo comenlo che tra i morbi, come esempio d'essere pura-
mente universale e dinamico, si è tenuto l'isterismo : e però la ])atogenia del
medesimo trovasi coperta di si ridondevoli ipotesi ciie quasi per traboccamento
queste sonosi applicate a parecchie altre malattie nervose. Ma egli nel capito-
lo XXIII nel libro sesto della sua Nosologia positiva, in assegnando i caratteri
dell'ovarile, tra i segni razionali in questo luogo pose gl'isterici, e gli annunziò
cosi: « Questi consistono in varie , indeterminate , e consuete accessioni isteri-
che e talvolta epilettiche. Anzi (continuava 1 in questo Uio^'o ci contentiamo as-
sicurare che l'ovarile arreca sempre l'isterismo : ma nel trattato delle neuro-
nosi forse mostreremo che l' isterismo mai sempre non sia che un' ovaritc , in-
fine ad oggi non conosciuta ».
In tre anni, dopo che ebbe scritto ciò, ha incontrato parecchi altri casi d'iste-
rismo specchiato e ben definito, ed assicura che sempre ha trovalo le convul-
sioni isteriche star come manifestazioni d'una evidente ovarile. Il ipial divisa-
niento gli ò stato confermato dalla utilità della cura. Tautoché al presente a lui
15
— 110 —
succede come avvenir suole a' medici in incontrando que'morhi clic più fami-
liarmente sono usi a trattare : cioè che la presenza de' segni dell'ovante gli serve
a sceverare l'isterismo vero e sincero da quello che talfiata è mentilo dalle don-
ne , o trovasi mal definito da qualche medico poco accorto.
Ki.'Ii noppur di questo ronienlo chiede alcuna sanzione, ma intende solo aver-
ne falla la couniiiicazioiie, perelié coloro i quali credono possihile che non si sia
ingannato, s'occupino nel loro esercizio pratico d'andare verificando e dichia-
rando tal fatto , come quello che sembragli importante per se, e degno dell' at-
tenzione de' medici nello investigare la sede particolare di talune malattie prin-
cipalmente nervose, troppo leggermente ed ipoteticamente credute universali.
Il Presidente poneva cosi fine al suo dire e la dotta Assemblea unanime lo
(•oi-ona>a di applausi. Dopo di che leggevasi il processo verbale della precedente
adunanza , il quale tuttoché restasse approvato per acclamazione, pure dava oc-
casione al sig. dolt. Negretli per dire non potersi da lui approvare, che sola una
commissione abbia la facoltà di proporre i temi da discutersi al congresso di
Genova, e meglio parergli, che alla pubblica bisogna ed al decoro servirebbcsi,
se a ciascheduno dei membri del congresso libero si lasciasse il campo di pro-
IKtrre le questioni da agitarsi nei successivi congressi. Le ((uali parole trovavano
eco nel dott. Novellis di Torino, il quale avvisava essersi appunto praticato il
sistema dal sig. Negretti indicato, nelle passate riunioni. La qual cosa non par-
ve vera al Seg. cav. de Renzi, che av>isava, non essersi proposti temi c\u\ ne-
gli ultimi congressi, ed averli sempre proposti, non l'intiera assend)lea, ma
un'apposita conuuissione. Ma qui il Presidente si Hiceva a dire non trovare mal
fatto, che a ciascheduno sia libero di proporre i temi da discutersi, ma questa
presentazione, doversi fare alla commessione di già scelta, della quale sarà ca-
rico, fra i molti temi proposti, sceglierne, previa discussione, quattro o cinque
dei pili importanti e diretti al vero generale interesse dell'umanità, e progresso
essenziale della scienza o dell'arte.
Il sig. prof. Luigi Ferrarese allora appunto avA isava non jiolorsi aiqìlaudln-
alla proposta organica della presidenza, la quale stabiliva di dover passare le
memorie da leggersi nella sezione medica due giorni avanti alla segreteria, jioi-
ché le memorie contengono spesso dei segreti scientifici che sono troppo gelose
— Ili —
ricchezze per non essere cusloditc con ogni cura. Ma fallo conoscere, e dal Seg.
cav. de Renzi, e dal Presidente, che la (lis|iosizione è facoltativa non coercitiva
ed olihiigatoria ; ciie senza i|iiesla disposizione disciplinare sarebbe slato impos-
sibile l'are l'ordine del giorno, altomare la lettura delle memorie a seconda dei
temi, e delle quislioni da agitarsi, e che delle memorie da leggersi non la d'uo-
po presentar, se vuoisi, che la sola intitolazione.
Si passa quindi prima alla communicazione di una lettera del sig. cav. Qua-
dri, il (|ualc mostrava rammarico di non poter intervenire alla sezione, rite-
nuto in casa da una morbosa sofferenza intermittente; e quindi ad una nota del
dott. Luigi Ferrarese, colla quale accompagnava una copia della sua opera sulle
malattie della mente, e chiedeva una Commissione che giudicasse due punti
della medesima, ossia due capitoli intitolati il primo: Delle ricerche medico-legali
intorno alla monomania omicida, e l'altro : Delle moderne case penitenziarie, e
del silenzio rigoroso in essa osservato, disaminato sotto il ra(ip()rto della salute
tisica, e morale, non che del miglioramento e riforma dei costumi, e della mo-
rale dei colpevoli che vi si rinchiudono. Se non che il Presidente faceva sentire
la inconvenienza (! la non opportunità di creare commissioni per l'esame di una
opera di già fatUi di pubblico giudizio e dei giornali, essendo unica missione
dei congressi prendersi speciale pensiero, e cura delle cose inedite e nuove.
Dietro di che fu nominata la conunissione per l'esame dei documenti risguar-
danti la peste bubonica. Essa sotto la presidenza del Vice-Presidente cav. Trom-
peo, fu composta dai signori cav. de Rollandis, cav. Berlini, prof. Berruti,
prof. Sacchero, prof. (;()iii(clli, dolt. Giardini e Laruccia, cav. Carbonaro,
dott. Festeggiano, dott. de Nasca, dott. Turchetti e dott. Ciccone redattore.
•Da\asi frattanto dal segretario cav. de Renzi comunicazione di una supplica
innalzala dal Commeudalore de lloratiis a S. M. il Uè delle Due Sicilie, e dalla
Clemenza di (piel Monarca, che tanto saviamente regge i felici destini di questo
bel Regno , iiniala al Presidente della nostra sezione , onde in proposilo emet-
tesse il suo parere. Con questa supplica chiedevasi dal sig. Commendatore,
che S. Maestà si degnasse ordinare al nostro Presidente di creare una sotto-se-
zione di medicina Oiniopatica.
Trojìpo onorala la Sezione di Medicina dalla fiducia Sovrana, senti tutta lini-
— 112 —
)H)i-tanzn doirafTidatole ricorso, e jicr a(lc(|Halanicnlc corrispondpro a tanta nia-
irnaiiiinità, ileptilava i signori cav. de Ucnyi , cav. liciiiiii, imoI'. Sai rlicio ,
prof. Giacomiiii, prof. Geroniiiìi, prof. I.ucarclli, prol. l'irctli, cav. de Rol-
landis, cav. Carbonaro, do». Lanciano, dolt. Prudente, dott. Calderini, doli. Ca-
poliianco. (loti. Pollio, e dolt. Ttirchelli a volersi suliilo dopo terminala l'adu-
nanza, riunire sollo la Presidenza del cav. Tronipeo, in eoniniissionc perma-
nente, per poter formare la risposta da inviarsi al Ministero dell'Interno a ri-
^niardo della suiiplica del sig. Commendatore de lIoratiis.E siccome non dovea
mancare alla quarta sessione medica del Congresso di Napoli ogni maniera di
onorilìeen/a, cosi Sua Kecellenza il Jlinislro Samaagei.o nostro Presidente Ge-
nerale facevasi a dire alla Comnu'ssione incaricala della risposta di sopra : Non
sembranjU che essa debba occuparsi della mjolarilà dilla cosa domandata dal de Uo-
radìs , che a suo senso manca ; essendo assurdo dove è una scziouc che comprende il
lutto, domandare e formare una sezione che contengala frazione: ma solamcule sa-
rebbe bene occuparsi della convenienza scientifica dell' omiopalia. Vivi applausi co-
ronarono la breve, ma onorala allocuzione del nostro generale moderalore.
tiiunta l'ora delle letture incominciava il sig. dolt. Tornali di Genova ad in-
trattenere l'adunanza sopra alcune lesioni della massa cerebrale trovala nell'en-
cefalo di un epilettico, con relativi corollari fisiologici. Narrava la storia di un
certo Cerruli nato da sani genitori, e sano egli pure fino all'età di anni otto,
epoca nella (|uale morsicato da un cane non idrofobo, ne concepì tale spavento
e n'ebbe cosi forte dolore, die divenne epilettico; ed all'epilessia, dopo qual-
tr'anni, si congiunse l'atrofia del braccio destro e l'ollusità della mente. Visse
il Cerruli ebete e straziato fino all'età di anni '2H , errante senza consiglio e
guida, e mendicando di paese in paese un tozzo di pane cbe ben sapevagli di
sale, ma fallo alfine da ebete, furioso, fu rinchiuso nel manicomio di Genova.
Ksaminalo dall'autore fu trovato regolare nella forma il cianio, con occhi lim-
pidi e sani, atrofico e come di un fanciullo di i-2 anni il braccio destro non
movibile nemmeno sotto i forti convellinienli dell'epilessia, la quale annunzia-
vasi in lui con urli feroci e bestiali. Dedito al \um della manustuprazione mo-
riva il Cerruli poco dopo introdotto nell'Ospedale per apoplessia. Fatta la se-
zione cadaverica riscontrossi : Che le ossa dell'occipite in corrispondenza dei
— 113 —
lobi del ccrvelloUo erano assottigliate mollo, eli(! nssolligliala pure era la lii-
niina parietale destra, mentre ispessita nl(|uanl() tr()^avasi la lamina a sinistra:
anelie la dura madre era sana , ma esile a desira ed ispessila a sinistra ; eosi \mn:
il eervello elie era ìiello stato normale sebbene un poro iperemicoed ingrossato
a destra, ed a sinistra ispessilo e atiodeo in tiitln l'emisfero, hi la corticale
sostanza sbiadata , era (piasi ridotta ad un tessuto cellulare con maglie a larga
tessitura; il corpo calloso, che nei pazzi spesso si altera, era sano nel Cerruli
e cosi il corpo strialo che era perfettamente sviliiiipato anche a sinistra, ma il
sinistro talamo ottico manca\ a all'atto. Krano perù e sani e normali i nervi ot-
tici tuttoché variamente disposti l'uno per l'altro ne' modi di origine.
Da questa singolare osservazione jìalologica il dott.Tomali concludeva 1." Non
sempre corrispondere la superficie del cranio e la forma e lo sviluppo suo,
come i frenologi pretendono, alle proporzioni, alla forma ed al volume del cer-
vello, poiché nel (À'initi con regolare e bene s\iliippalo cranio stava un'iper-
trofia lieve di un emisfero, ed atrofia grave dell'altro. 2. "Le ossa parietali seguire
le fasi dello sviluppo del cervello e non viceversa , come una volta pensavasi ,
assolligliossi neir accrescersi di una parte di sostanza cerebrale, addensossi nel-
l'atrofia del cervello parziale, o generale; avvegnacché nel Ceiruli si assotti-
gliassero le pareti del cervelletto mollo s\ ilnpjialo e (pielle jiarietali a destra , e si
ispessissero (pielle parietali a sinistra, laddove atrolìco era l'eniisfero per intero.
3.° I gangli cerebrali non su|iplìrsi a vicenda nelle loro funzioni, né forse
gli emisferi, poiché nel Cerruti eravi imbecillità assoluta, con un emisfero ce-
rebrale sano e normale.
-i." Acquistare molta probabilità la opinione che la esecuzione della vi-
sione dipenda dall'azione dei tubercoli quadrigemini, e non dai talami ottici
che nel Cerruli in parte mancavano, non mancando in lui la vista dall'occhio
corrispondente e contrario.
.■)." Da questo fatto altro argomento dedursi contro l'opinione di quelli
che vogliono, che i gangli anteriori del cervello servano ai moli di retroces-
sione, e il cervelletto a quelli di progressione, poiché il Cerruti correva bene
in ogni senso e direzione.
6." Restare confermata l'opinione di Sancerotte Serres Foville, i quali dagli
— ll/l —
spcriiueiiti soli sono stati porl;Ui a ritenere, che i talami ottici presiedano al
moto degli arti toracici, e 1 corpi striati a quello degli addominali; poiché nel
Cerruti in cui mancava il talamo ottico ed era sano il corpo striato, il braccio
destro era paralizzato ed atrofico, nel mentre che era robusto, e pronta al molo
era l'estremila inferiore destra corrispondente al corpo striato sinistro, tniira
parte del sinistro emisfero cerebrale che fosse giunta ad im compiuto svilujtpo
e si trovasse in istato normale.
7." Finalmente le funzioni del sistema ganglionare por eseguirsi in lulla la
loro pienezza aver bisogno del concorso del sistema cerebro-spinale, poiché nel-
l'arto in cui mancava nel Corrati l'inlluenza di questo, il procosso vegetativo
era languente.
Intrattenuta cosi utilmente l'assemblea dal Tornati, passavasi dal doti. Ajello
a leggere il sunto di una sua memoria risguardante un caso di espulsione per
l'ano di un'ansa intestinale, della estensione di due piedi e quattro pollici. Era
avvenuto il singolare fenomeno, non unico nella scienza medica, in una donna
molestata da dolori colici, stipsi, meteorismo, vomito, singhiozzo, deliquio, ec.
Visse sei mesi la misera, e fatta la sezione videsi mancare parte di ileo, e le due
estremità della tronca massa alla meglio col mezzo del mesenterio esser ravvi-
cinate, non però riunite.
Succedeva nella cattedra il sig. Foderaro, che leggeva una nota sullo starnu-
to, e dopo averlo definito nelle azioni speciali degli organi, e tessuti che lo in-
ducono, accennava con finezza di osservazione in quali congiunture riesca un
tal fenomeno difensivo della vita, riattivando la circolazione polmonale, scuo-
tendo il cerebro intorpidito e risvegliando la vita nell'asfissia; ed in quali altri
casi diviene ofTensivo. Quindi Dell'avvertire essere importante considerare in-
sieme unite la sua fisiologia e la sua patologia , rijwrlava le belle sentenze del
Cotugno, e con ragioni desunte dall'anatomia, da 11 organo-genesi, e da esperi-
menti appositamente praticati , deduceva che non i parabolici , ma sibbene gli
sfeno-palatini , sono i nervi ai quali si deve la spiegazione del fenomeno dello
starnuto. Dimostrava, che il ganglio incisivo palatino non deve dirsi ganglio di
Qoquet, ma di Cotugno, o di Scarpa. E finalmente alla nuova teorica riportava
la spiegazione di vari fenomeni, sempre relativi allo starnuto. Per la parie fisio-
— 115 —
losica poi faceva osservare die un tal fenomeno si verifica solamente per i toc-
dii vacillanti, e pruriginosi, e non per gli slimoli forti die arrecano dolore; e
si effctlua ordinariamente, quando la scbneideriana non è alterala nella parte
organica notevolmente; e quasi mai si osserva, quando la detta membrana per
isvariate alterazioni organiche, era diflbrmata, e guasta.
Dipoi una lunga lettura era fatta dal sig. Mendini di Mantova, e si riguarda-
va la cura delli! febbri inlermiltenli del Manto^ano da farsi coi chinacei e eoi
salassi. Diceva poche potersi sanare compiutamente e presto coi soli preparati
di china; vincersi alcune col solo salasso; e ben più presto se i due sussidi te-
rapeutici si contempcrano. In seguito palesava, doversi ritenere le angioidesi
della milza die accompagnano queste febbri, come attive di natura, e non pas-
sive , e che, presentando il sangue cotennoso, esigono per esser vinte, le sot-
trazioni sanguigne e i mezzi iiiinorali\i e deprimenti. Mostrava, che anche le
IK'rniciose e pertino le algide colà si curano da alcuni valenti medici colla chi-
na e col salasso. E che quello stesso pallore angioitico compagno alle intermit-
tenti non ha per sua cagione che un certo stato di entero-flebite curabile colle
sottrazioni, la dieta, e le bevande acidule.
lilialmente si faceva a considerare le febbri inlermiltenti die si complicano e
sono succedute dalla migliare, malore di natura sicuramenle flogistica, e diceva
non sanare la llogosi miliare la febbre periodica preesistente, o concomitante,
come sembra dovrebbe se fosse di opposta natura, ma solamente potersi togliere
con quei mezzi che alla cura della migliale si addicono e unitamente ad essa.
Aperta la discussione sopra la memoria del sig. dott. Dubini , il cav. de Renzi
leggeva allora una nota del sig. Semmola, il (juale riguarda la malattia descritta
come strana, ma gli pare die tenga sembiante assai conforme con le proteifor-
mi malattie epidemiche e sporadiche, acute e croniche, descritte col nome di
morbo convuhii-o o di rafania a|)parite siiecialmente in Germania. Riguarda al-
iiiiie forme di questo come simiglianti alla diorea lombarda, come sono spe-
nalnunle spasmo e contrazione, e corni inleiiidlato da tregue, e condizione
prellameiite nervosa, e processo ineluttabile, e morte quasi costante. Invita
<|uiiidi il sig. Dubini a vedere le correlazioni che iiassano fra questi due morbi:
lieroccbè, egli dice, nd comporsi la storia di un nuovo fatto, è prima necessità
— IIG —
quella ili (■oniinciarne lo studio da' falli siuùli , o clic simili appariscono , cosi
come ci sono stati conseguati negli annali della scienza, l'avvi anche altra noia
del sig. Jannelli pro|)onenle che la memoria del sig. Dubini fosse pubblicata nel
diario, accii) ognuno che lo desidera, potesse prenderne cognizione; al che ri-
spose il Presidente, non esser ciò possibile di eseguire, essendo il diario desti-
nato solamente a dar semplice notizia delle cose principali trattate. Allora da
altri cbiedevasi che fosse depositata alla stanza della segreteria, e il Presidente
e il doti. Dubini assentivano. Il prof. Manfrù trovava somiglianza fra la corèa
elettrica, e il tifo tetanico che dominò nel regno di Na|)oli nel 18i0; ma il sig.
doli. Serroj asseriva che, sia per il corso, sia per le alterazioni patologiche, sia
per la forma, l'una malattia era ben dilTerenl(! dall'altra, e si univano al |ireo-
pinanle anche il sig. Festeggiano , che invitava alla sezione cadaverica di un pe-
rito di tifo, e il doti. Zarlcnga che non negava aversi dai medici delle provincie
alcune storie di tifo tetanico con somiglianza alla corèa elettrica milanese , ma
in generale l'una malattia diceva esser bLM> diversa dell'altra per l'indole, la na-
tura, il trattamento, gli esiti, la cura.
Quindi il Presidente Lanza lasciava l'assemblea alla Vice-Presidenza del lav .
Tronipeo, il quale dava la parola al dolt. Dubini. Scusavasi con singolare mo-
destia questo scienziato di non aver potuto leggere le opere tutte dei tedeschi
che trattano della rafania, e promise di farlo: disse esser importante che sap-
l)iano tutti (pielli che vogliono opporsi essere la corèa elellrica malattia non ac-
compagnata da febbre, quindi non confondibile colle febbrili acute, e per quante
indagini fin qui abbia fatte, solamente è propria della Lombardia.
E con questo aveva termine la quarta delle nostre adunanze , che essa pure,
come le precedenti, non tradì la speranza dei buoni, e la lusinga che i medici
essi ancora andranno [seppur già non sono giunti a questo scopo) in breve edu-
candosi ad una libera e frauca , ma altreltanto noliile e decorosa discussione.
Il Presidente Vincenzio Lanza
.Salvatore he Renzi
I Segretari i OnoAuno Tukchetti
Secondo Polto
ADUNANZA
DEL GIORNO 24 SETTEMBRE 1845
I loi'o aver presentato all'esercitazione diagnostica della dotta congrega un Sa-
cerdote, il quale cadendo e percotendo in varie parli del tronco, non che nel
capo , »>'eva da ciò riportato una generale affezione morbosa clie altri ehbe in
conto (li cianosi , altri di melanosi; aprivasi la (piinta sessione della medica fa-
miglia del na|)oletano Congresso con la lettura del processo verbale, il quale
non restava approvato se non dopo che il sig. Presidente ebbe risposto al
sig. doli. Luigi Ferrarese, clic notava non avere il Segretario riferite le sue
parole, pronunziate dopo la lettura del sig. doti. Ajello; doverle quindi inse-
rire nel processo verbale della medesima giornata, unitamente alla risposta data
da lui alla falla interpellazione.
Diceva adunque il sig. dolt. Ferrarese, che se la legge era una e per lutti
eguale, non avrebbesi dovuto permettere al sig. Ajello la lettura di una storia
di espulsione di ansa intestinale, quando la storia era già stala fatta nota al pub-
blico per le stampe, e da molli anni letta dall'autore all'accademia Medico-
Cliirur;;ica di Napoli; nell'alto che a lui non volevasi accordare una commis-
sione per esaminare due punti della sua opera sulle malattie mentali ; punti che
riassumono gravi, vitalissime quistiuui, in ben altro modo e maggiormente
16
— 118 —
impoi'lauli dei singoli falli patologici. Alle quali coiisidora/ioni rispondeva il pre-
sidente: essere appunto in forza della legge generale che non si possano accor-
dare commissioni per giudicare dei libri stampati. Essere aiipuiito perché la
legge è eguale per lutti , che non si possano, comunque si apprezzino 1 non co-
muni talenti del proopinante, formare a suo riguardo eccezioni, che potreb-
bero, o cosliluire una re ìudicala, o essere ingiuriosi per altri mend)ri che chie-
dessero egual cosa , e loro fosse negata : essendoci grande dilTerenza fra la di-
manda di una commissione che porti giudizio di un'opera resa di diritto pub-
blico, e la lettura di pochi minuti, come chiese il sig. Ajello, dicendo trattarsi
di aggiunzioni all'antico suo la\oro.
Chiedevasi dallo slesso sig. doti. Luigi Ferrarese di leggere al pubblico il te-
ma di una sua dissertazione, da offrire alla sezione medica, pria di passarlo
al banco del Presidente; ma fallo ammonito da questo che anche un tale an-
nunzio era fuori di quell'ordine che deve da chicchessia esser osservalo, lo pas-
sava nelle sue mani, uniformandosi alle discipline comuni. Ecco il titolo della
memoria: «S'intende determinare 1." Quali possono essere i segni più caratte-
ristici da far distinguere la passione dalla follia? — 2.' Quali i mezzi per di-
scernere il momento in cui avviene il passaggio dall'uno all'altro stato, da ser-
vire una tale indagine per determinare più agevolmente la imputabilità delle
azioni ed i suoi gradi ? Quadri comparati> i tra i caratteri della passione, quelli
della follia e quelli delle tendenze al delitto, acconci ad illusirare gli esposti
quesiti, e nello stesso tempo atti a spianare sempre meglio i difficili problemi
della libertà morale e della imputabilità delle azioni ».
Annunziavasi dal Segretario il dono fatto alla Sezione dai sig. doti, de Li-
sio e l'errone dei primi volumi di un dizionario universale di medicina , chi-
ruigia e farmacia antropo-ipologica, che pregavano fosse giudicato da un'ap-
posita Commissione; ed un altro dono dell'opera del sig. Barracano sul colera
asiatico donato in un numero di copie anche maggiore di quello dei membri
effettivi della nostra Sezione. Pregava il sig. Barracano che gli Scienziati tutti
a cui era per distribuirsi una copia della sua opera con formula brevissima vo-
lessero in un apposito cartolare significare il loro giudizio di approvazione , o
disapprovazione. Ed il Preside rispondeva non essere nelle sue facoltà, perché
— 119 —
contrario alla organica costituzione dei Congressi, l'accordare ciò che dai si-
gnori doti. Perrone, de Lisio, e Barracano cliicdevasi.
Era fatta in seguito un'altra comunicazione dal sig. Miraglia, il quale voleva,
che la Commissione destinata a visitare l'Ospedale di Aversa, dove egli è me-
dico chirurgo, e delegato al Congresso, prendesse cognizione anche di un suo
giornale e di alcune sue tavole statistiche rclalne ad oltre oOOO casi di follie
ivi osservate, e curate. Questa lettera era, per ordine del Presidente, passata
alla Commissione sugli spedali.
E suhito dopo leggeva il rapporto fatto dalla Commissione creata per esa-
minare le esigenze degli Omiopatici, il (piale rapporto, venne salutato e ac-
colto con applausi iterati.
« Oggi '25 settembre 1843 alle tre pomeridiane si ò riunita la Commissione
nominata per l'esame della dimanda presentata a S. M. il Re dal Commendatone
de Horntìis, per ottenere una Sotto-Sezione di Omiopatia. La Commissione me-
desima unanimamentc ha convenuto sopra i seguenti principi, che sono il
risultamento di una lunga, ponderata e ragionata discussione.
« La Commissione innanzi tutto ha creduto opportuno di stabilire che i Con-
gressi scientifici debbano accettare chiunque si presenta per discutere coU'ot-
tinia intenzione di giovare a' progressi della Scienza. Altro non si desidera che
il lume di una esperienza spregiudicata ed il frutto di una meditazione coscien-
ziosa, senza escludere argomento di sorta alcuna. Ma la quistione attuale non
riguarda più la convenienza di un esame scientifico : bensì il desiderio mani-
festato da alcuni di separarsi dagli altri, ed intorno a ciò ha creduto opportuno
di fare le seguenti determinitzioni :
« 1." Se l'omiopatia si presenta come un nuovo sistema di Medicina, essa
non pare di poter pretendere a costituire una Sotto-Sezione , mentre allora
tutl'i vari sistemi di Medicina, e le diverse teoriche, a\Tebbero un pari diritto,
il che indurrebbe la massima confusione.
« 2.° Se poi l'Omìopatia aspira ad essere una Scienza nuova e speciale,
avente niente o ben poco di comune con la dottrina d'Ippocrate, in questo caso,
uniformandosi al disposto del regolamento generale sancito in Pisa , deve diri-
gersi all'Adunanza Generale del Congresso, ed ivi, secondo ciò che venne fer-
— 120 —
malo ili l'adoMi, farà dimandare da (re Jlemhri rffcdivi clic lianno assislilo in
tre altri Conjiressi , e l'Adunanza Generale deciderà se convenga prendere in
considerazione la dimanda jter trasmettersi la discussione al futuro Congresso
di Genova.
« Discusso e slaltililo ciò se n' è fornialo il presente verbale, firmalo da tut-
t' i nirndiri della Commissione. — Firme: Trom|)eo; De Rolandis: U. Berlini;
Giacinlo Sadiero; (Jeromini; Prudente; Ennnanuele Cangiano; RalTaele Lin-
ciano; doli. Turchelti Odoardo; Pollo Secondo; Salvatore de Renzi relatore ».
Dopo ciò il Presidente narrava essere stato, in unione dei Presidenti delle
altre sezioni, nel giorno precedente ricevuto da S. M. il Re delle due Sicilie,
a cui porgeva i sensi del più alto rispetto e delia più segnalala gratitudine del-
l'intiero Congresso il l'residente della sezione di zoologia, Carlo Bonaparle
Principe di Canino, e diccvaci nella commozione dell'animo la più lieta e pro-
fonda essere stati accolti dalla Maestà di Ferdinando II con ogni singolare ri-
giiardo e l)onlà , ed aver anzi il Monarca pronunziate le seguenti parole, che
esso Presidente aveva raccolte dalla sua viva bocca e le aveva, per non perderne
il pregio, consegnale alla caria. Ecco le parole dette — Incarico ciascheduno dei
Presidenti a manifestare a ciascheduna delle sezioni non pur la mia soddisfazione ,
ma i miei ringi'aziamenli: ninna cosa in questi di mi può essere più gradila che udire
che questo settimo Congresso degli Scienziati Italiani addivcnijn disiinlo fra ijli altri.
Per me é questa la più sicura prova che in questa nostra Mia parte dell' Italia le
scienze sono in non minore progresso che nelle altre; ed ho per fermo che il vero pro-
gresso dei lumi conduce alla vera felicità dei popoli. — Qui il Presidente era inter-
rotto da reiterali universali, e vivi applausi : poscia ripigliava : « furono dette dal
« sommo Re tali parole pronunziate con tanta eirusione d'animo die non pote-
« vano non coniniuovere tutti quelli che avevano la fortuna di ascolt.irlo. Vor-
'( rei possedere bastante cloiiuenza , che non ho, jier comunicare a voi per con-
c( trocolpo una tale commozione ». Altri applausi segnalavano questa comu-
nicazione.
Passandosi alle lellure, primo palesava le proprie idee il prof. Gorgone di Pa-
lermo, intrattenendo l'udienza coli' esposizione di alcune osservazioni micro-
scopiche sulla struttura intima dei denti umani. .\vTcrte, innanzi tutto, come
— 121 —
sii anatomici, ed i fisiologi abbiano per lungo tempo insistito sulla natura cor-
iHM 0(1 cpIdiTnioido (li (jucste parli; come tilliiiianu'iile poi si accordassero con
Cuvier, e Cruvelliier, i (piali difliiiivnno il dente un prodotto di trasudamen-
to, diverso affatto dal tessuto delle ossa. La quale sentenza era già stala con-
Tutata dall'autore in una sua memoria pubblicata a Palermo nel 1839, sotto i
rapporti ciiiniici, anatomici, fisiologici, e patologici.
Quanto al carattere chimico egli avvertiva come nei denti allo stato loro di
sviluppo, die è la circostanza |)iù favorevole a tal genere d'indagini, il prof. Ca-
soria avesse ottenuto materia organica, fosfato e carbonaio calcico, vestigia di
nuore calcico e di fosfato magnesico , ed il Bcrzelius nei denti di adulti abbia
rilevato acqua cartilagine e vasi.
Riguardo al criterio anatomico osservava, che i denti sono nella loro radice
im)iianlati negli alveoli , e come la membrana fibro-niucosa che lap])ezza queste
cavità ser>a loro di periostio, e ^i sia molto aderente; che nell'adulto, sog-
giunge, la cavità del dente e la sua polpa hanno una struttura analoga colla
cavità midollare e col midollo delle ossa.
Toccava, come le osservazioni microscopiche da lui istituite sopra denti di
neonati e di feti gli avessero rivelata una quantità di fibre intralciate per modo
da lasciare degli spazi a guisa di areole per la forma ineguali, e per la gran-
dezza, il che ben fa manifesto essere tutt'altro che un ammasso di sostanza
inorganica la coiupage dei denti, o una stratificazione amorfo-inorganica. Ri-
guardo alla fisiologia fa osservare come ammettesse un movimento di nutrizio-
ne , ed opinasse in un tempo, che molte malattie dei denti dipendessero appunto
dall'alterazione di questa funzione; ed avverte, cernie fino dal 1830, avesse an-
nunziali molli falli che il l'iourens dava per nuo\i al mondo scientifico nell'ac-
cademia delle scienze di Parigi nel 18i3, e come fin d'allora fosse stato portato
a conchiudere che la nalura intima dell'avorio dentario, abbia una analogia com-
piuta con quello delle ossa, mentre non ne ha di sorta alcuna col tessuto epider-
nioico.
In oggi accenna come Ilenle animella gran parte delle sue idee, che l'avo-
rio del dente risulti secondo luì dal cemento, e dall'osso dentario ; il cemento
poi , o la sostanza corticale della radice non essere differente dal tessuto osseo
— 122 —
sullo il rapporto di'lla strutliira intima, e possodorc lo medesime cavità piene
di calce, con prolungamenti stelliformi, e canaletti, coaie la sostanza ossea.
Il (lual modo di organogenesi fa conoscere ammettere pure Mandi, Kreuse,
N'asniitli.
Ma già toccando pi» dap|)resso alla materia, e volendo che I assemblea si
tro>i al giorno degli ulteriori suoi lavori microscopici , (a noto, come in unione
del sig. prof. Parlatore, si lr()\i in grado di osservare l." Glie nei germi den-
tari di feti a metà di gravidanza su di alcune laminette impercettibili bagnate
con acqua abbia osservate le fd)re esilissime disposte in tessuto areolare, ed in
mezzo a queste areole alcuni corpi a foggia di grani ellittici di ineguale gran-
dezza, biancastri, trasparenti, o di sostanza omogenea come quelli dell'ami-
do: 2.0 che in laminette di denti di feti a termine scoperse di nuovo i suddetti
corpi, in alcuni luoghi aveano le fibre esilissime disposte in reticoli ed in altri
le fibre erano alquanto obblique da ra.ssembrare cavo , perchè formale da due
linee opache dai lati, e da una terza linea trasparente nel mezzo: 3." che sopra
l)iccola laminetla d'avorio di denti di latte tagliati traversalmente , potè notare
due specie di fibre, le une irregolari disposte in areole, le altre longitudinali
ed obblique esilissime , che sembravan esse pure cave , perchè formale con le
due linee summentovale : -i." che sopra laminette di avorio di dente di fanciullo
tagliate longitudinalmente, oltre alle fibre reticolari, osservò puranche le altre
lr.isversali , che parevano presentare riflessioni, e comunicazioni fra di loro,
benché per le linee fossero disposte come le altre già dette : 'ò." che in piccoli
esili pezzetti di avorio di dente di adulto, sia tagliali orizzontalmente che per-
pendicolarmente, potè osservare più chiaramente, e manifestamente i suddetti
canaletti, ed in alcuni siti le ripetute areole. Per lo che credetesi autorizzato
a conchiudere, che la sostanza organica dell'avorio dentario ossia la gelatina è
più copiosa nella vita uterina che nell'estrauleriua; che quest'avorio è formato
di fibre disposte in tessuto areolare, o reticolare, e da canaletti ossei; e perciò
la sua composizione , ed intima struttura pareggiano quelle delle ossa ; che la
nutrizione esiste nell'avorio dentario come nelle ossa e la maggior parte delle
sue malattie dipendono dall'alterazione di cotesta funzione: finalmente che in
anatomia essendo la struttura la base principale delle classificazioni, ad onta che
— 123 —
i (lenii por ulcuni loro caraUcri si-iiihriiio soiiiì(:lianli alle produzioni epider-
luoidi , nondimeno essendo la interna loro natura e struttura eguale alle ossa,
dcliltonsi fra (lucste all(>;;are anzicliè fra le appendici tegumentarie. E cosi com-
pievasi (piesla lettura, che fu applaudita.
Leggeva poscia il sig. Colosinio sopra un caso ed una questione relati\a <li
medicina legale. Ecco il fatto. Nel bel mezzo della notte da scellerata mano ad
un uomo dormente con coltello ^iene aperta la gola fra l'osso ioide, e la la-
ringe lin verso il cornetto minore, aprendosegli trasversalmente cosi la larin-
ge; e nel processo, si lesse un foglio che si disse essere l'esame del ferito, ed
essere stato da questo dettato. Insorse questione fra i periti del Tribunale e quelli
della difesa, dicendo alcuni che era impossibile che un individuo a cui furon
tagliate le corde vocali, e i \entricoli della laringe, potesse parlare; ed avvi-
sandogli altri, che coll'insegnamento diPareo, cioè riavvicinando le labbra della
ferita, |iole\a benissimo ricuperare momentaneamente la fa>ella. Di questa qui-
stione agitata net Tribunali , come inq)ortautissima, il sig. Colosimo chiedeva la
.soluzione alla se/ione medica del ATI Congresso.
Indi leggeva il sig. Dorotea sopra un caso di isteria e in brevi detti mostrata
la poco ])rccisa cognizione che si ha di questa malattia riportava il fatto di una
giovane di anni 20, colta e tormentata da isterismo a periodi frequenti, con gra>i
concussioni e restio ai farmaci più eroici. Degenerata la malattia in grave af-
fezione organica, si concomitò or con epistassi, or con emottisi, or con ema-
lemesi , e dissenteria , ed in fine con grave prolungata abbondante nietrorra-
gia che ridusse allo stato cereo la povera inferma. Ma infine improvviso la me-
trorragia cessò, e le sue forze ripresero lena, benché non cessasse l'isterismo.
In quel torno di temjw passata ad impalmarsi con robusto villico divenne la
giovane isterica in breve madre, e come tante altre tro\ò nel matrimonio lo
s|)ecifico più sicuro e potente sulla cura delle isteriche convulsioni.
Correda il professor Dorotea la sua Storia di varie riflessioni , e fatto conscio
dalla isterica che i suoi moli convulsivi precipuamente risveglia vansi ogni qual-
>olta essondo nubile, gli anqilessi d'amore erano più casti di quel che avrebbe
•lesidoralo, passa iu tal modo a ragionarsela.
Quando si s>iluppa la pubertà, e aj>pai-e la mestruazione, le ovaia ingros-
— 124 —
Mno e si ilispongono n t'iir inalino l'ovolo per lasciarlo poi sfuggire fallo tale
pcrclié >aila a coiiiporro un essere nuo^o. Ritengasi adunque la pubertà e la
mestruazione per le epoche nelle quali l'ovolo è pronto a staccarsi e a formare
nu nuovo essere, quando però, nei casi generici, venga feeondato. l'atte al-
lora turgide le ovaia per concorso di umori che vi si ])orlano, inondano le vc-
sciclietle del (jraafdi già peraltro assai turgide sensii>ili ed ingorgalo da escare,
una volia irritate dall'ovolo specie di corpo estraneo che non è uscito dal suo
posto, capaci a destare le convulsioni e le turbe simpatiche consensuali e che
lorinano rislerismo. Circa alla cura poi operata con le ritorte voluttuose di po-
tente garzone, egli la spiega con lo sprigionamento perfetto deI^o^olo della ve-
sciclielta del Graaf, che non dovea restar dopo del coito molto irritata, come
nei modi di copula imperfetta, che irritava sempre maggiormente le parti in-
ferme della generazione. Consolida questa sua teorica il sig. Dorotea coi casi
di Vallisnieri,Villermay, che trovarono nelle ovaia delle isteriche delle altera-
zioni delle vescichette e degli ovoli, e coli" esposizione del potere del nisus for-
mala-us delle ovaia. Infine ritenuta la sede, non esclusiva né costante ma più
comune dell'isterismo nell'ovaia, e la causa nell'irritazione che desta da un
lato la potenza dell'ovolo non fecondalo, dall'altro la sensibilità esagerata di
quelle parti nelle donne puberi e giovani, si fa a rintracciare la causa della
maggior frequenza dell'isterismo nelle donno di grande immaginazione, nelle
dedite alle lascivie, in quelle che abitano climi caldi a sano vitto afrodisiaco,
o lauto; causa che trova nel maggior afflusso sanguigno, e esaltamento ner-
voso degli organi genitali interni , e termina col far osservare a quei fisiologi
che credono alla deposizione dello uova senza la precedente fecondazione : Che il
corpo luteo si debbe avere per frutto dell'atto fecondativo, come tutti sanno,
che la natura sarebbe contro suo uso troppo prodiga nella quantità degli ovo-
li, che il numero di circa 30 che ammettono molti fisiologi competere alle
donne in genere, presto sarebbe esaurito se ogni mestruazione, come Raciboski,
e BcdeliolT vogliono, ne scacciasse alcuno, e però non si potrebbe avere fecon-
dazione, e gravidanza dopo qualche anno di pubertà ; che non si spiegherebbe
la maggior facilità all'ingravidare dopo le mestruazioni, che dovrebbero ncl-
l'opposla sentenza della sua lasciare ovoli immaturi, quindi non alti ad essere
— 125 —
lecoDdati. E dice pure che in tal modo non si spieglierelìhero le gravidanze
(ubarie ovariche. Dietro tutto questo riassume dichiarando la deposizione degli
ovoli non fecondati, i ritmi a forme zoologiche inferiori.
Quarto a leggere fu il sig. Cam|)agnano e lesse sopra i casi di ematuria per lo
più osservata in vecchi, consociata a vizio artritico e gottoso, sia manifesto sia
latente , curali col decotto di guaiaco e coli' acqua di calce e col siroppo di
gomm' arabica. Conchiuse esser sempre innocua in ogni ematuria la sua for-
mula medicamentosa, e di un effetto mirabile poi nei casi di ematuria per re-
nelle, per condizione artritica, reumatica, gottosa, mostrandone la razionale
e scientilica indicazione, dietro le leggi, e le cognizioni che fornisce la scienza
dei niorhi.
Do|)o ciò il prof. Manfrò si fece a proporre che per risparmiare temi» utile
si facessero più corti i processi verbali. Ma il Presidente rispondeva che delle
nostre fatiche non resta che il processo verbale, che (luello solo è il monumenlf)
che |)assei-à ai secoli futuri , mentre le nostre parole , come egli si espresse , in
men che son dette le disperde il vento, e non lasciano che una vuota , e sterile
rimembranza. Succedevano applausi generali e ripetuti.
Allora il prof. Piretti narrava prima un caso di idrometrorrea fuori dello
stato di gestiizione osservalo in Beatrice Lettieri, che, dopo essersi sconciata
al o." mese di sua gravidanza, ebbe poscia per lungo tempo un flusso ac([uoso
dall'utero diesi mantenne pervio, il che faceva sospettare della natura idati-
dea dell' idrope. Il secondo fatto dal dolt. Piretti narrato risguardava un caso
di scabbia comunicalo a lui stesso dal cadavere di un fanciullino morto di (|ue-
sta malattia, nella circostanza dell'autopsia cadaverica; il qual fallo corredava
di corollari nei quali mostrava il modo di comunicazione della rogna dal corpo
morto al vivo, mettendo fuori di dubbio la genesi dell'acaro, che ritenne suc-
cessiva alla pustulazione, essere eirelto non causa del contagio, che derivava
dal pus. Nel terzo fallo narrasi di un lombrico , che soggiornò producendo
degl'incomodi per molti anni nelle fosse nasali posteriori, additando che cre-
deva esser ivi pervenuto non nato, originandosi i vermi, secondo lui, solamente
nel tubo gastro-enterico. Il quarto fatto si aggira sopra una ca\ ita cartilaginea
infossata che sul femore indusse il pezzo superiore di una rotula lussata, fatto
17
— 126 —
clic secondo lui mostra vera la sentenza di Scarpa, l'osso esser cioè cartilagine
ossificala, e non viceversa come la pensava Medici , e l'ossea fibra esser sempre
primitiva. Infine continuando la sua lettura il sig. Piretti avverte l'assemblea,
che poco pongon mente alla virtù e potenza irritativa della bella-donna, osser-
vabili anche nella pniiilla , da prima quelli ostetrici che ne fanno uso nelle con-
trazioni S()asniodiclio dolio lìlue doli' utero.
Aperta frattanto la discussione sopra la memoria del dott. Nicolucci, chie-
deva la parola il sig. prof. Tonimasi per domandare al predetto sig. dottore , se
le cellule coniche , sulle quali sono inseriti i cigli vibratili siano le medesime
(li quelle che fanno lo strato pavimentoso? Al che rispondeva il sig. dott. Ni-
colucci per diverse vie potersi osservare cosilTalta diversità sopra i punti della
membrana, dove avveniva il passaggio da una forma opitolica in un'altra, da
epitelio pavimentoso in epitelio cilindrico. È in questi punti dove si osserva la
differenza fra le une cellule e le altre. Se non che il sig. prof. Tommasi allora
soggiungeva il frutto di alcuni suoi sludi intrapresi sopra questo argomento, per
sentire il giudi/io doll'inliora asseudjlea , e per sapere se nelle sue osservazioni si
fosse trovato d'accordo con quanto jioteva aver notato il sig. Nicolucci. Manife-
stava adunque : 1 ." di aver egli osservato la congestione ap|)ortnta arliflzialmente
nella mucosa laringea di una rana produrre non solo il distaccamento dell'epi-
telio , quanto ancora il disgregamento delle sue cellule, o per meglio spiegarsi
diceva quella sostanza intercellulare che le unisce essersi accresciuta, onde le
cellule sembrare tra di loro di i)iù allontanate. Essersi in pari tempo l'epitelio
riprodotto e le sue cellule parere più rigonfiate, e contenenti più nuclei con-
centrati. Dalle quali cose conseguitare 2.° che la flogosi per l'ossi-proteina che
la caratterizza aumenta la riduzione dei tessuti , e la copia della materia cisto-
blaslica, onde le cellule formansi speditamente, e con più nuclei, e aumentarsi
la quantità del blastoma oncistico e del blastoma intercellulare, 3." il movimento
vibratile dei cigli nello stato di flogosi diminuire sensibilmente per la intensità,
e laddove il movimento dei cigli nello stalo fisiologico ha una direzione co-
stante, d'onde derivano le correnti determinate dei liquidi circumambienti,
nello stato patologico alterarsi la conoscenza dei movimenti speciali e risul-
tarne un movimento caotico. Assentiva circa i primi due punti il sig. Nico-
— 127 —
liKii, e diceva aver egli pure veduto il disgregamento delle cellule nella Dogosi
e la riproduzione dell'epitelio, (al che si uniformava anche il prof. Dorotea
che si oflrixa pronto a presentare dei pezzi patologici che mostrassero il con-
sumo, e la riproduzione, dopo le llogosi, dell'eiìitelio pavimentosoj henché a
maglie non molto litte; e circa il movimento dei cirri libratili che il prof. Tom-
masi aveva osservato rallentati nella flogosi, e disordinati nella direzione in
modo da risultarne un movimento caotico, Nicolucci concludendo, si faceva
a dire, riuscirgli nuove queste osservazioni , ringraziare però il prof. Tommasi
delle fatte commiicazioni e seco lui congratularsi della diligenza e del bel pro-
posilo con cui coltiva gli alti studi d'anatomia Osiologica.
Ad entrambi gli oratori plaudi> a il consesso , e in (|uesto passa\ asi alla di-
scussione della memoria del sig. Fodcraro vertente sullo starnuto. Si alzava
il sig. liarbarisi per dare categorica risposta alla memoria del prof. Foderaro,
dicendo che era tro|)po sentita e generalmente ammessa da lutl'i fisiologi la
teorica dello starnuto per il primo dall'illustre Cotugno spiegata, e che le os-
servazioni addotte in contrario dal prof. Foderaro, desunte 1." dall'anatomia,
2.° dagli sperimenti fisiologici, 3." dall' organo-genesi, non erano decisivi per
far cangiare opinione; cioè di credere che i nervi sfeno-palalini , anziché il pa-
rabolico, influissero alla meccanica dello starnuto, e che egli con ragioni de-
sunte dall'anatomia, dalla clinica, dall'anatomia patologica si accingeva a ri-
battere le ragioni del prof. Foderaro, e cosi riundicare al Cotugno ed ai fi-
siologi tutti la sua opinione.
Ed in prima , per ragione nolomica dicova , che il sig. Foderaro seguiva la
corrente de'nolomisti, allorquando scrive>a « che i nervi parabolici Colunia-
ni, naso palatino di Scarpa, incisivi o palatini anteriori da altri cosi chiamali,
spiccandosi dal ganglio sfeno-niasccllare , triangolare di Meckel, non danno
nervi alla ]iituitaria o schneiJeriana, in modo che irritala dagli errini non vi
sarebbe ragione di possibile propagamento pel fenomeno dello starnuto ; e che
siccome i ner>i sfcno-])alatini in tutta la della membrana si disperdono , ogni
ragione vuole che a questi e non ai parabolici si attribuisca tal propagamento. »
A questi argomenti pel primo opponeva il sig. liarbarisi che egli appartenendo
come settore alla cattedra di dìuioslrazioui anatomiche, ed avendo avuto op-
— 128 —
|jui'(unilà (li pirpararo (iuiii-nlo e più M)I(o la seconda branca del par (|uinlu, ila
potuto scfiuiro por ben cinque volte, ne'sojigelli in cui il nervo paral)olico era
s\iluppalo, de'finissinii fdanienli nervosi clic da esso si staccavano per la mu-
cosa del setto delle narici ai due terzi superiori della slessa , e che al certo ano-
stomosi l;ir dovevano co'sfeno-palatini e con gli olfattivi , come la (licevano con
il dentario anteriore, e die nello scorso anno scolastico gli ave\a fatti vedere
al professore interino della cattedra di anatomia Giuseppe Pietrocola non cbe
a numerosissima scolaresca. Per lo secondo poi , che se i nervi sfeno-palatini
si sfioccano sulla parte superiore e meato corrispondente al cornetto medio ed
alla parte posteriore , e che se questi concorrevano nell'idea del Foderare al
fenomeno dello starnuto, iierchè concorrer non dovc\a il parabolico cotuniauo
mentre dava nervi alla mucosa del setto, e nasceva come gli altri dallo stesso
ganglio sfeno-mascellare? Inoltre se il parabolico non ha tale ufTizio quale altro
scopo fisiologico gli ha imposto natura? forse quello di animare la nmcosa pa-
latina, se questa ne riceve a do\izia dai rami palatini posteriori? forse per ist;»-
bilire nervose anastomosi con questi idlimi , se si anastomizza ancora col den-
tario superiore ed anteriore , come anche ha verilicato il Clociuet ? Dunque egli
domandava al prof. Foderaro a che servirà mai il naso palatino o parabolico
nituniano? .V ((ueste ragioni notomiche il sig. Barbarisi aggiungeva una osser-
va/ione clinica da lui fatta su di un suo infermo, che soffriva la morbosa star-
nutazione fino a contare 130 starnuti di seguito; e faceta riQetterc che l'affe-
zione in tal caso era propria del nervo parabolico, stantecché precedeva la con-
vulsione un dolore quasi a vampe elettriche lungo il setto delle narici infiuo
alla scissura sfeno-mascellare, e che egli da questo prodromo av\isato storna\a
la starnutazione con la pressione sulla mucosa del palato duro dietro i denti in-
cisivi, come consigliava il Cotugno. Convalidava il suo argomento poi con una
osservazione notomica patologica fatta in sul cadavere di una donna che vivendo
aveva solTerta corizza di lunga durala, e che abbenclié fiutasse tabacco e ne sen-
tisse \iva stimolazione, pure non potò mai elTettuire lo starnuto, che la in-
ferma tanto desiderava per liberarsi dal muco che le otturava le vie nasali.
Morta la infelice per \izio cardiaco, la diligente ed accurata necroscopia da lui
fatta lo mise a conoscenza di due forse rare e preziose osservazioni , la prima
— 129 —
rlie mancava da un lato e dall'altro il ramo etmoidale o naso lobo di Cliaus-
sier infinu dalla sua origine; la seconda che il parabolico erasi inspessito, e
verso i due terzi superiori della mucosa del setto era stretto da una cartilagine
in cui erasi scambiata la mucosa, mentre è degno di osser\ azione che, «li sfeno-
palnlini si raltrc» avano in istato normale : osservazione è ([uesta che prova se-
condo lui all'evidenza che lo starnuto effetluir non si poteva per malattia del
nervo parabolico, perché mancava il mezzo di propagazione deputato dalla na-
tura per la meccanica dello starnuto.
Ver la seconda ragione sperimentale di cui si avA'aleva il prof. Foderaro, con-
tinuava il prof. Barbarisi, che egli non negava il sentire della mucosa delle na-
rici esser do\uto ai rami diversi del (juinto paio de' nervi cerebrali, che anzi
ricordava a se dall'anatomia che il nasale interno dell'oftalmico, il frontale
dello stesso tronco, gli sfeno-palatini , il vidiano, il ramo dentario anteriore
del mascellare superiore innervavano la mucosa nasale, ma negar non si po-
teva che il parabolico ne fornisse alcuni rami alla mucosa del setto.
Inoltre, esser forse vero che premuta la mucosa del palato duro venirne piut-
tosto il vomito, ma ciò spiegavasi con l'inUuenza de' palatini posteriori che in-
nervano tal sito e r ugola; e che poi mai da alcuno non si era preteso, come
il Foderaro asseriva, che premuto il ganglio incisivo, che bene egli noma di
Cotugno e non già di Cloquct, ne dovesse venire lo starnuto; che anzi al con-
trario, e lo dice ancora il Cotugno, storna un tale fenomeno. Aggiungeva del
pari il sig. Darbarisi che per isi)iegare come una viva luce provoca lo starnuto
non vi era necessità di anunetlere innesto nervoso tra i ciliari e la relina, ana-
stomosi che egli non negava abbenchè non veduta da lui ; ma solo rifletteva che
un (al fenomeno spiegar si poteva con la anastomosi che v'esiste Ira i ciliari ed
il nervo ottico, o tra uno a due filetti del ramo nasale con lo slesso nervo ot-
tico, ramo nasale che o s'innesta col ganglio sfeno orbitalo o lenticolare di Me-
ckel, ovvero, come altri crede, unitamente ad uu rametto del terzo cerebrale
lo costituiscono: come ancora spiegavasi facilmente perchè lo starnuto s'inci-
tava dal solletico tatto al labbro superiore mercé l'anastomosi diretta tra il nervo
dentario superiore ed anteriore, il quale si estende lungo la parete del seno ma-
scellare penetrando nelle fosse nasali, per anastomizzarsi col nervo parabolico.
— 130 —
K fiKT\a qui poi' ulliiin) il sip;. Biirlìaiisi lillollore clic ancor che il naso pala-
tino non desse ner\ i alla nuieosa, non per ([uesto escluder si dove\ a come in-
fluenle alla meccanica dello starnuto, e che se si conveniva, come il fatto no-
tomico dimostra, che esso paraholico aderisce intimamente lungo la mucosa
del setto, non vi è ragione da credere che egli non risenta le impressioni ri-
cevute dalla mucosa per aKivilà di altri nervi, e trasmettere la sentita per la
meccanica dello starnuto; ed a conchiudere , se i nervi sfeno-palalini che par-
tono dal ganglio sfeno-mascellare o triangolare di Meckel pel prof. Toderaro
spiegano influenza alla meccanica dello starnuto, perchè poi escludere si do-
\ c\ a il parabolico che parte dallo stesso ganglio e va per la mucosa del setto
delle narici?
Per la ragione poi che il prof. Foderaro crede dedurre dall'organo-gcnesi a
favore del suo assunto, cioè clic il ganglio incisivo palatino ne'primordii della
vita si trova prossimo al ganglio sfeno-palatino, che crescendo con la età le
fosse nasali il primo dal secondo allonlan.indosi , per questo i parabolici non
danno né posson dare alcun ramo alla pituitaria, il sig. Barbatisi la dichiara di
nessun valore, e cosi crede aver rivindicato la teorica dello starnuto al suo ce-
lebre autore.
A tali obbiezioni rispondeva in brevi detti il sig. prof. Foderaro che non
bene poteva precisare la derivazione di alcuni filetti nervosi che si portano alla
schneideriana ed al setto , ma questo senza dubbio potere asserire che il pa-
rabolico non ve ne manda di sorta alcuna, ed essere così sicuro in questo pro-
posito da non poter prestare cosi facilmente fede a chi a lui si va annunziando
innovatore; ed esigere che simili fdctti nervosi a lui siano moslrali: la quale
sfida era accettata dal dot. Barbarisi che si proponeva di prepararli, e cosi la
questione di> enuta di fatto , creavasi dal Presidente una commissione composta
dei signori cav. Panizza , ca\ . Bufalini , prof. JMaiifrè , prof. Prudente , doli.
Pellizzari, dott.Verga, dott. Pirelli, acciò osservasse e riferisse a suo tempo alla
sezione.
Dopo ciò congratulandosi il Presidente dei frulli scientifici retralti tanto dalle
letture che dalle discussioni udite nella quinta seduta , chiudeva l' adunanza ,
confortato dal pensiero gradito che le nostre riunioni giornaliere si per l'or-
— 131 —
«line che jicr 1" importanza siano le une eguali alle altre, e fiducioso che come
ebbe felice il principio, alihia la nostra sezione prospero fine e nobile compi-
mento.
Il Presidente Vi.nce.nzio I^anza
Salvatore de Kenzi
I Segretari ( Odoaudo Tlrchetti
Secondo Poi.to
ADUNANZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 1845
JIl Prcsiilontc ucll'nprirc la sessione, annunziava all'assemblea dover essere
più delle alUe splendida e lieta, trovandosi fra noi due bei lumi della medicina
italiana, i sig. prof. cav. Panizza e Bufalini.
Letto poscia ed approvato il processo verbale , e fatte alcune comunicazioni
in nome della Presidenza generale, si annunziò la commissione per esaminare
i documenti presentati per la quistione della peste, ed intorno alle riforme delle
quarantene, composta dei seguenti soggetti: cav. Trompeo, de Rolandis, Ber-
lini, prof. Bcrruti, Sacchero, Corticelli, Laruccia, Festeggiano, Cangiano, Cic-
cone , de Nasca , Bcrtarelli , oltre i tre membri del supremo Magistrato di salute
clic sono i dottori Lanza, Carbonaro e Giardini.
E si annunzia^ a egualmente essersi aggiunto alla commissione per visitare gli
Ospedali i sig. dott. Verduna, Tommi e Tomati.
Passatosi alle letture , il sig. Riboli esponeva la storia di un caso di terebra-
zione per un dolore fisso al vertice, seguito da alcune sue osservazioni. Tral-
tavasi di una donna di distinta famiglia, assai bene educata, e di molti pregi
fornita, la quale passata a nozze di 16 anni, ebbe per sette anni altrettanti fi-
gli , e per altri sette anni fu preoccupata da un sentimento amoroso, il quale
— 133 —
cercò combaltere con viiluosa forniezza, e rassegnazione: ma ciò allcrava il
suo carattere e la rendeva instabile negli alTetti, eil a poco a poco ahijorriiu le
face^ano la vita. A 30 anni concejìisco di nuovo, e nella gestazione solTre gra^i
cenilce inlercorreuli ; ma il parto fu facile, e solo do|)o tre mesi di lattazione
scomparve il latte e fu costretta lidar la prole ad una nutrice. Tu allora che
una grave olite dell'orecchio destro la rese febbricitante e furiosa; fu invasa
dal delirio, e divenula pazza fu in un manicomio sottoposta a diversi lenlali\i
di cura. Cessò allora di essere furiosa, ma diviene apatica, e mentre di tutto
sanamente ragiona, non ha volontà propria, né forza di volere, né impressio-
nabilità di sorta alcuna. Racconta a tutti le sue sofferenze , ma vaghe, varie e
strane contraddi/ioni manifestano le funzioni intellettive, morali ed organico-
iutellelli\e , sembrando di trovarsi in un continuo sogno , e mentre esercita
lutt'i suoi sensi, assicura di non averne, e sempre si duole del grave dolore
che la tormenta sul vertice. Del resto, facili i movimenti, lodevole la nutri-
zione, tranquilli i sonni; e mentre appaga i suoi desiderii , dice farlo macchi-
nalmente e senza esserne conscia.
Ciò attribuisce il Uiholi ad uno sialo irritativo della massa encefalica , non
alterata nell'interno impasto organico, ma solUinto disturbata nell'atto delle
funzioni. Questo stato durava da Ire anni, e costante esisteva il senso di peso,
(li chiodo, d'incudine al vertice, che la opprimeva in modo di farle ripetere
che se una forza superiore 1' avesse potuto sollevare da questo peso, ella sa-
rebbe ritornata sana, il sig. Riboli si pose a meditare su i diversi stati organici
che potevano dar luogo a queste strane sofferenze , e venne indotto a sospettare
che le ossa craniane [)arzialmenlc avean potuto morbosamente vegetare nella
parte diploica, e nella tavola interna, in maniera da diminuirne la capacità sin-
cipitale, sia per parziale ed al(|uauto esteso ingrossamento, sia per tumore os-
seo interno, in ciò confortato da un tessuto capelluto assai grosso, da un av-
vallamento lungo la sutura sagittale, per l'estensione di due pollici, da una
certa scabrosità alla superfìcie esterna dell'osso; indizii per lui sicuri della spes-
sezza dell'osso stesso. Pensò ([uindi alla trapanazione ed alla asportazione del-
l'osso inspessito, e confortato dal parere di distinti medici parniegiani, e da
un fatto osservilo nel manicomio di A\ersa dal dott. Miraglia, fece eseguire la
18
— l.V'i —
o|)oiii7Ìoiii' (la un disliiilo rliinir^o, e vi'uin' asportato un pezzo di osso straor-
diuariaincnte e uiorlwsanH'ntc ingrossato , siiTonio egli lo aveva preveduto,
Kegolare tu la medicazione e la cura della ferita; e dopo 52 giorni, egli la la-
si-ia\a al Ui settendirc in hu i stato. Poco cambiamento intanto provò l'in-
fei'nia nel suo stato morboso, e migliorò poco; e se il peso sembrò minorato
dalla |)arle delia ferita, sussiste tuttora dall' altro; il che il Riboli ripete da che
il pezzo dosso asportato non jiuò permettere die le circonvoluzioni sottoposte
col loro moto di sistole e di diastole forzino gl'involucri e lascino campo alle
combinazioni fisico-molecolari della massa encefalica. E poiché la circumvoluzio-
ne sincipitale ha s|>ecial mandato di dirigere tutte le funzioni dell'asse cerebro
spinale, il che i frenologi chiamano fermezza, per tal ragione il suo disturbo pro-
duce un carattere facilmente nmtabile e pieghevole , riguardando egli la fer-
mezza nella fisiologia dell'encefalo, ciò che è il cuore per le funzioni dei visceri
toracici, il ventricolo per quelle dei visceri addominali. Considerato ciò passa
a stabilire i seguenti corollari: 1." Che la terebrazione non è si grave come si
crede; in alcuni non essendo seguita neppur da febbre, e che nei dolori fissi e
ribelli può eseguirsi senza alcun timore; 2.o Che la scopertura delle meningi
non dia luogo a processi morbosi ed a gravi accensioni flogistiche; 3.° Che l'osso
asportato circolarmente dopo l'età media non si riproduce; 4." Che nell'oscuro
ramo delle malattie mentali , quando la frenologia l'autorizza , per le conoscenze
anatomico-fisiologiche che può aver dell'encefalo, deve il medico in casi a que-
sto analoghi, ricorrere alla terebrazione. E ragionate queste cose concliiude aver
egli soddisfatto a due scopi: l'uno di aver tentato un nuovo mezzo per malattie
per ogni altro verso incurabili ; l'altro di aver appagata l'interna voce di sua co-
scienza che lo stimolava a mitigare le solTerenze di un'infelice.
l'assa dopo ciò a leggere il sig. Miraglia intorno ad un tema proposto in Lucca
relativo ad una nuova classificazione delle malattie mentali. Richiamando alcuni
principi da lui espressi in memorie pubblicate nel Ciornale del Regio Morotro-
liodi .V versa, e di cui ha fatto dono all'Assemblea, ripete che le modificazioni
infinite dell'attività dell'organo sensorio possano ridursi a tre slati generali:
l'attività intellettuale, la morale, la vitale; che le due prime attività non po-
tendosi concepire se non come complesso di funzioni speciali di parti dello stesso
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organo, ne segue che ancli'essc sono collegale alla nornialilà di speciali l'unzioni
(Ielle singole parli del cervello; quindi il loro turbamento importa corrispon-
dente alterazione in queste parti alle suddette funzioni destinate. Ricordando in
seguito la duplicità degli organi cerebrali, i quali eseguono le funzioni in una
indivisibile armonia, ne deduce che l'attività di essi deve concepirsi in una as-
soluta unità. Che se l'azione di un intero emisfero del cervello, o di qualche
sua parte si altera, si disturba re(|UÌIibrio delle funzioni; ma se ne succede l'ob-
bliteramenlo totale, allora l'attività si riconcentra nell'altra parte corrisponden-
te, e le funzioni si eseguono nella normalità. E dippiiì la follia che emerge dal
disturbo di dette funzioni non segue affatto la ragione delle cagioni , che la de-
terminarono, bensì quella dell'alterazione organica del cervello che vi corri-
sponde. Donde consegue im principio esposto come conseguenza di un fatto co-
stantemente avveratosi fra gl'infermi del Regio Manicomio di Aversa, che non
vi è folle, specialmente per fìssazione mentale, che non manifesti un delirio per
cui si scorga una preponderanza organo-topica cerebrale. E la ispezione cada-
verica gli ha maggiormente confermato questo fatto di fisiologia e patologia.
Quindi gli sembra essere la frenologia , non che utile , indispensabile ad illu-
strare la storia, la natura, il trattamento delle follie. Questa proposizione viene
appoggiata con esposizione delle particolarità anatomico-patologiche di tutto
l'asse cerebro spinale osservato nelle numerose dissezioni dall' A. eseguite, e
lH)ste in rapporto con le analoghe alterazioni funzionali durante la vita osservate.
Uopo ciO) passa a leggere il sig. Pompeo Lnnza, il (luale espone sommaria-
mente alcune sue idee intorno all'allernazione considerata come legge univer-
sale. Considera egli la vita come capace di sostenersi da se sola in ciascun vi-
vente senza il concorso della potenza di altri simili viventi , cosicché l' universo
è il primo ed il più vasto vivente , e tutti gli altri organismi non sono che im-
magine concentrata della intera universal natura. Quindi se vuoisi con un sol
fatto legare tutt'i fatti sparsi della fisica generale e della fisiologia fa d'uopo in-
dagarlo dalla cosmologia. L'antagonismo delle forze fa che si eviti ogni squili-
brio ed ogni monotonia; e da esso sorge l'alteruiizione in che e riposta la legge
universale di ogni esistenza. Il calcolo del corso della vita segue la ragione di-
retta delle masse e l'inversa de' quadrati delle distanze: quindi la vita percorre
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una ellisse, come un'ellisse percorrono lo sfere. Dal che i-istilla clic come iimìi
coneentricilà ninpgiorejniida la vita al suo perfezionamento, cosi una maggiore
eccentricità la guida al suo dissohiniento. Detto ciò con brevi e sentite parole,
annunzia all'assemblea aver egli fatto stampare la memoria per e.ilein'iim onde
non tediare la sezione con lunghe letture, e ne passerà degli esemplari all'adu-
nanza.
Da ciò prende argomento il Presidente per dire che rimangono a leggersi an-
cora non meno di iS memorie ed essere impossibile che a ciò basti il tempo,
soprattutto essendo pur d' uoi)o occuparsi delle discussioni. Doversi quindi o
ridurle a semplice comunicazione anch'essa opportuna a dar conoscenza delle
cose nuo>e, ovvero imitare l'esempio del figlio, collo stampare la memoria e
darne idea con semplice annunzio all'assemblea.
In seguito veniva il prof. Ciccone a narrare un mezzo che a lui sembra op-
portuno per distinguere lo strozzamento fatto a corpo vivo da quello eseguilo in
un cadavere. Il criterio che intende somministrare ù quello aj)punto della di-
versa qualità del sangue che trovasi al di sopra del laccio da quella che vedesi
ni di sotto. E benché questo fatto avv erta mancare finora di precisi e dettagliati
sperimenti, egli dichiara potere assicurar con certezza che il sangue raccolto
nelle giugulari esterne è più denso e pili fibrinoso di quello che s'incontra in
tutte le altre vene del corpo clic stamio al di sotto dello stringimento.
Egli pervenne a sospettar di questo fatto dapprima per semplice induzione;
ed osservando 1." che la jìroporzione della fd)rina nel sangue di quelli che muo-
iono di asfissia è diminuita; e 2.° che la circolazione continuasi qualche tempo
<lo|)o la sospensione degli alti respiratorii. Quindi, ragionava egli, quando col
laccio intorno al collo viene a chiudersi la via della respirazione, si chiude pa-
rimente al sangue reduce dal capo per le giugulari la via per discendere al cuo-
re; e continuando la circolazione, proseguono, comunque imperfettamente,
nel sistema capillare maggiore quelle metamorfosi che mutano il sangue arte-
rioso in venoso e lo spogliano sempre più di fibrina; e perciò il sangue che si
raccoglie dalle giugulari offre la ordinaria proporzione di fibrina, mentre quello
che si cava dalle altre vene del corpo al di sotto dello strozzamento, si trova
poverissimo della stessa materia. La (jual cosa non può trovarsi in lutti quei
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oasi, nei qunli il laccio fosse slato dalla malizia doH'uonio ap|ilìc<ilo al collo di
un cadavere. Termina la breve comunicazione facendo osservare come in realtà
questo criterio riunisce tutte le condizioni perchè dirsi e riputarsi possa vera-
mente caratteristico ed infallii)ilc.
Postosi, dopo ciò, in discussione il secondo tenia proposto in Jlilano sulla
parte che nella (lifrusion<; dei niorlii popolari prendono le influenze epidemiche
ed i contagi, sulla realtà dell'azione vicina o lontana delle inlluenze epidemi-
che, da riconoscersi specialmente per le modificazioni che avvengono nei morhi
ordinarli, da tale studio dedurre i fondamenti della conoscenza del vario modo
di trasporto di contagi e riforma delle contumacie, il primo a leggere una ri-
sposta fu il dott. Sanlorelli. Nella prima parie della sua scrittura, non potendo
determinare esiUtamente la parte che prendono le inlluenze epidemiche ed i
contagi nelle malattie popolari, si conlenta di tener conto della sola parte pre-
dominante. Dalla storia dei morbi popolari rileva esservi fatti 1." di morbo po-
polare certamente epidemico analogo ad altro che vuoisi a diffusione contagio-
sa, dominante sotto le stesse influenze del primo; 2." Fatti di morbi ordinari <•
straordinari in un luogo ; 3." Fatti di morbi a cause cognite determinanti :
•i." Fatti di morbi popolari per lo sviluppo dei quali furono necessari dati cli-
ma, stagione, vicissitudini atmosferiche; o. ' Fatti di morbi popolari che domi-
nano in im modo epidemico in alcuni kuiglii, ma in altri tempi indeterminati
invadono luoghi opposti; 6." Morbi popolari dominanti in un sito, e dai quali
furono soliti emanciparsi gli abitanti , (piasi si acclimatassero a quelle inlluen-
ze; 7." Morbi popolari o^e migliaia d'individui usciti dal centro dell' infezione
e sparsi in luoghi diversi non valsero ad apjìiccare; 8.° Fatti di morbi popolari
che sorti miti da influenze locali, sono poi divenuti gravi ed universali.
Fatto ciò, nella seconda parte, procura realizzar la causalità epidemica vi-
cina o lontana, ciascuna delle quali cerca detenuinare con opportuni crilcri.
loro aggiungendo una terza classe di morbi jiopolari che sembrano indipendenti
da cause vicine e lontane, e che riporta a cause occulte.
Nella terza parte conferma la realtà delle causalità epidemiche per le modi-
ficazioni che avvengono nei mali ordinari , ed aspettando ulteriori osservazioni
sullo stato del sangue prima dell'invasione dei morbi popolari, si contenta per
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ora di slaliiliro i crilori alle luodificazioni ncll' aspetto pstcrno dei morbi e noi
modo dello loro successioni , enumerando innan/.i tutto questi criteri per distin-
Kuere le cagioni clie sopravvenp;ono man mano noi morbi opidomici. In i|uosto
raso fra gli altri fatti fa conto di quello quasi costante dell'occultarsi o del non
comparire dei mali di natura flogistica al venir delle epidemie, e dopo passa
all'esame delle modilìcazioni che avvengono nei morbi sporadici, sia prima, sia
contomporaneamcnte, sia dopo i morbi epidemici. Venendo nella quarta parto
all'applica/ione di questi ))rìn('ipì, egli dice non potersi concliiudere in modo
positi>o sulla maniera d'importa/iom- dei contagi, poiché lo studio finora fatto
non ha avuto un'utile direziono. Riguardo poi alla riforma dello contumacie,
egli pensa che debbono diminuirsi per i morbi che sono affini a (juelli prodotti
esclusivamente da influenze epidemiche , e conservarsi soltanto allorché tentano
a propagarsi in luoghi insolili e lontani. Diminuirsi se sono diretti a premunire
alcuni luoghi dai morbi cho furon soliti o ordinari di ossi, molto più so il morbo
già ritrovasi ivi dominare. Abolirsi per quelli a causo determinanti e verificata
causalità vicina, lontana, epidemica. Diminuirsi moltissimo in quelli ove il
ujorbo non si sparse ad onta di numerosissima emigrazione per luoghi di quasi
simili condizioni cosmo-telluriche. Ritenersi pei morbi dello regioni calde , spe-
cialmente per la pesto; o poiché fin qui é irresoluta la quistiono del tempo d'in-
cubazione e del modo di trasmissione , esser prudenza conservarsi per ora le nor-
me vigenti.
Il sig. Girone, dopo ciò, segue a parlare sullo stesso argomento, e dimo-
strando ad un tempo la sua importanza e la sua difficoltà , si fa ad esporre che
i mozzi finora tenuti por ìstudiare le malattie popolari non potevano menare a
Iniltifere conseguenze. Da ciò deduce essere necessario cho in tutta l'Italia si
formassero consigli di sanità popolare , composti da medici i quali sian forniti
di estese cognizioni in ogni ramo di sapere, e sentano molto addentro nella
Igiene pubblica e nella Polizia medica. Loro scopo fosse l'esame e lo studio
delle malattie epidemiche noi luogo ove sviluppansi , seguendo le costituzioni
anniversarie, e le modilìcazioni cho intervengono nelle malattie ordinario, come
prodromi delle epidemie, non cho le cagioni topografiche e geologiche dei luo-
ghi. Vorrebbe che studiassero gli eOfetli delle novelle istituzioni, che avessero
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di mira i pubblici sliibilinieiiti di beneficenza, e che corrispondendo fra loro,
non solo si comunicassero le osser\azioni , ma aiulic si mellessero d'accordo
sulla direzione da darsi ai loro studi.
Dopo ciò sorgo il si};. Cassola , il quale chiede di leggere un suo scritto in-
torno la topografia medica di .Siracusa, osser>an(!o aver egli esposto in quella
il modo da studiare la natura per trovare le cagioni <lelle iiialallie popolari. .M
che il segretario de Renzi rispose essersi la memoria commessa all'esame del
prof. Foderaro, e che il sig. Cassola sia pur sicuro che l'assemblea non ^errà
defraudata de' bei frulli del suo ingegno.
Richiamata allora ad un tempo l'attenzione dei congregati sopra le testé lette
memorie dei signori dott. Girone e Santorelli, ed aperta la discussione in pro-
posito, non che sullo stesso 2.» tema proposto al Congresso di Milano, che
i suddetti signori avevano in parte dilucidato coi loro scritti , non fuvvi al-
cuno die chiedesse la parola. Se non che riflettendo esser presente alla seduta
il sig. cflv. prof. Bufaliiii autore del tema, ed opinando il sig. Presidente che
Egli che aveva saputo conoscere tutta l'importanza del quesito che aveva for-
mulato, e avrebbe forse anche potuto palesare alla Sezione un suo qualsiasi
modo di risolvimento, lo invitava a far nolo il frutto dei suoi studii. A tale in-
vito riconoscente mostravasi il cav. Bufalini, e prendeva a dire in sulle prime
rome occasione della proposta del suo tema fossero state le discussioni che al
Congresso di Milano eransi fatte sulla contagiosità e non contagiosità di alcune
malattie; e sulla convenienza, e opportunità , o inconvenienza ed inopportu-
nità di modificare le quarantene per la peste bubbonica e per la febbre gialla.
Avvertiva di aver dovuto far parte di una Commissione che venne incaricata
di prendere in considerazione fra gli altri anche un tema proposto su questo
particolare, e di comporli Inlli in quel modo che quella avesse creduto migliore.
Aggiunse che egli raccomandava il (.roposto tema alla sollecitudine dei medici
valenti onde arrecassero sopra argomento di cotanta inq)orlanza lumi positivi,
a cui si potessero affidare i Governi, ordinando igieniche e legislative prescri-
zioni, e non già perchè in lui fosse fidanza quandochessia di poter fare avan-
zare questo studio con le sole sue proprie osservazioni : in quanto che riteneva
esservi troppe dubbiezze su i morbi popolari, i quali vannosi originando per
— Ilo —
una i-onliiuialii serie di rngioni, riip mnle si può slalìilire senza un (irando nu-
mero (li falli la loro elioiofjia dagli osservatori più aeeurali, salvo i rasi ai <iuali
alludeva il sig. doti. Santorelli e nei quali lo cause morbose sono forti palesi
intense, e una massa numerosa di indivìdui ^ien colla contemporaneamente
dalla morbosa popolare manifestazione : fatti questi che osservansi nelle malat-
tie annuali, di stagione, nelle endomiclie ed anctie in alcune epidemiche. Ma
questa farililù o meglio diceva po^^iliiliià di tener dietro alle cause dei morbi po-
polari non è più sperabile riguardo a'giusli e projiri modi di sua elTicienza, al-
lora ((uando non jìiii si fratta di malattie legate a cagioni endemiche, o epide-
miche, forli, manifeste, e per lo più agenti in limitato spazio, insorgendo di
fatto d'ordinario le epidemie come il Sydcnham faceva manifesto, senza una co-
stante ed evidente connessione colle influenze esterne ocosmo-telluricbe, a cui
si vogliono e si de>ono pure in gran parte riportare. E fu forse questa man-
canza di rapporti calcolabili e induttibili fra le cagioni esteriori, e l'insorgenza
di morbi popolari, che fece nascere l'idea del contagio in alcuni, dal (luid di-
viimm in altri , e fors'ancora quella credenza un di popolare che tali pubbliche
calamità siano cagionate dall'ira degli Dei.
Credeva imperlanlo il prof. cav. Bufalini che d'alcun poco si potesse solle-
vare quel denso velo, che copre la natura e la etiologia delle malattie conta-
giose ed epidemiche , se con quel senno che richiede la precisa investigazione
delle cagioni dei morbi , e con metodo nuovo diverso dal comune grandemente
si pigliassero a studiare ; posciacchè , egli diceva , gli stessi medici più devoti
al contagio si accordano con gli altri in quest'uno che oltre il contagio sia da
considerarsi, e da ammettersi nella genesi delle malattie popolari ])eranco un
altro elemento, quello cioè della predisposizione morbosa, modo di spiegazione
quanto razionale altrettanto solo ed unico del come alcune malattie contagiose
stiano alle volte ristrette. in breve spazio, ed anche vadino facendosi sporadi-
che, perdendo la facoltà di propagarsi per mezzo ed in forza dei contatti sia
mediali , sia immediati. Questa predisposizione ai morbi che rilengonsi per con-
tagiosi pare che nasca in due modi, o per sensibile e grave e pronto disciuili-
hrio negli agenti esteriori, che sostengono, o sono condizioni indisi>ensabili
dell'esistenza umana; o si ingenerano per una lunga serie di azioni organiche
— MI —
mal calcolabili dalla monte umana, la quale pure, (formulalo l'aforismo del vi-
gore delle esleiiori condi/ionali potenze nello sviluppo delle malattie che mi-
nacciano di far della terra un sepolcro), non ha forza che l.asli per isceverare
fra gli agenti esteriori quello che apimnto è operatore di quelle tali modilicazioni
organiche che fanno nascere la predisposizione a' morbi epidemici e contagiosi.
Tali disposizioni s' ingenerano a poco a poco per esteriori influenze, e mu-
tazioni dell'organismo (liflìcili non solo a calcolarsi per i gradi ma ancora ad enu-
merarsi; e che si succedono le uno alle altre, operando vari od anche contrari
effetti ; e gli organismi umani rotti cosi e dis|)osti a malattie or dell'un genere or
delfallro precipitano non di meno infine nella disposizione ad un dato genere
di affezioni morbose. E [h;- ,|uesto alternarsi di azioni passando gli organismi,
e giungendo infine alla predisposizione evidente dei pubblici morbi, non è age-
vole di scorgere abbastanza manifesto il vincolo di questa colle cause genera-
trici. Solo il modificarsi dei morbi sporadici avvisa meno incertamente che le
macchine umane prendono attitudine ad insolile maniero d'infermare; e per-
ciò faceva riflettere il sig. cav. Bufalini non essere ideale, fantastico , e di mera
gratuita supposizione questo criterio eziologico delle popolari malattie, quando
lo studio delle storie dello epidemie lo ha sempre suggerito, e Io ha fatto ma-
nifesto pure l'osservazione fatta nei tempi nostri, noi quali stava insorgendo od
era per insorgere la ei)idemia della Colera; nella «lualo circostanza da tulli fu
notato il modificarsi delle malattie sporadiche, juia dello sviluppo del morbo,
il tacere quelle d' indole opposta , l'andarsi originando dei morbi alla colèra
congeneri; ed infine questi differire solo per intensità diversa dalla natura pre-
cisa della epidemia dominante.
In questo fatto, diceva il clinico di Firenze, stare dichiarata la genesi della
disposizione morbosa, che, come egli ra\eva indicata, nasceva a poco a poco
per mutamenti arcani della vita, e del mondo fisico, o almeno per cotanta va-
rietà di circostanze e d'influenze esteriori da perdersi la mente umana nel cal-
colare la forza preponderante di alcune in certo lasso di tempo : ciò che appunto
dichiara l'ammesso giuoco d'alternativo dello influenzo esterne. Dal che il
cav. Bufalini deduceva ossero por ritrarsi maggior fruito nello studio dello ma-
lattie popolari dalla modificazione che all'avvicinarsi e al dominare di queste
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— 1 12 —
addimostrasi nelle malattie comuni, di (iiicl che studiarle al modo antico nelle
loro manifestazioni sintomatiche, e nelle attinenze di queste colle vicende at-
mosferiche. A proposito di che egli ricorda^il di a\er veduto nel tempo, che
infieriva il colèra, e pria anche che sì appalesasse fra noi, che in quell'epoca
i morhi comuni sì tacevano firandementc, massime l«^ floj^isticlie affezioni, che
tutti ^idcro ben poche volle andare congiunte con le più nùcìdiali e generali
infermità calamitose. Pareva a lui che quasi sempre le popolari malattie esclu-
dessero la natura flogistica: e nell'epoca dell' infierir del colèra le malattie che
lo concomitavano essere state la disentoria, la diarrea, il vomito, le contrat-
ture, le cardialgie, le coliche, ec. malattie tutte che non offrivano natura in-
fiammatoria. E singolarmente poi osservava poca attitudine in tutt'i morbi, ed
anche nei sani Individui, benché calda corresse l'estate; come negli altri anni.
Ora nel proposito di queste modificazioni non avendo la scienza medica os-
servazioni moltiplici, esatte, ripetute, crederebbe il cav. Bufalini convenien-
te, in via scientifica e pratica di supplire a questo vuoto, studiando i morbi
popolari pria del loro nascere, e crederebbe potersene poi fiire a|tplicazìonc
all'ordinamento organico delle quarantene, che possono tener lontana la causa
occasionale delle malattie epidemico contagiose, talché non sì devono togliere
essendo la scienza dei contagi tuttora assai povera ; e specialmente non sa egli
stabilire se i principi contagiosi, che in pìccolo spazio vanno comunicandosi
per i contatti mediati o immediati, possano anche trasmettersi e trasportarsi a
luoghi distanti. Il chiudere però uniti in piccolo spazio molti indivìdui che tutti
patiscano di un' identica malattia come negli ospedali , nelle carceri, e nelle navi ,
ec. può, come è avvenuto più volte, dare origine al contagio. Anzi pare che l'aria
stessa , laddove la malattia coglie molti individui , e angusto è il luogo dove sono
accolti, possa essa stessa costituire un'atmosfera di comunicazione morbosa.
E vista, e considerata per provatissima la necessità della disposizione alle
malattie popolari , mentre non è provato quello della cimiunicabilità contagiosa
a lunghe distanze, conchiudeva il prof. Bufalini che posta mente alla indole mo-
dificata dei morbi comuni, pria dell'insorgere dei morbi popolari, importa op-
porre igieniche remore a quelle tendenze morbose che potrebbero quindi con-
durre a gravissime irreparabili malattie poi)olari , e che d'ordinario non si fre-
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nano abbastanza , quando queste sonosi sviluppate , o trovansi afTatto prossime
a svilupparsi. £ crede sia da fidarsi più ne' preventivi provvedimenti igienici,
che nelle pratiche comuni usate contro la dilTusione delle malattie del popolo.
.Sembrandogli che, lungi dal rinchiudere in .nngustc città, ed ospedali [)iccoli
grandi masse di uomini infermi , e di già alla malattia dominante grandemente
|)redisposti , sia forse miglior consiglio il distribuirli in larghe contrade, e in
ajìerta campagna, dappoiché l'azione dell'aria è il primo dei mezzi dissipatori dei
contagi. Infine intrattenendosi sui modi di adoperare un più largo metodo d'iso-
lamento, da non porsi in pratica mai solo, ma sempre congiunto con le pratiche
igieniche, terminava: « Se questi provvedimenti posati sopra i veri principi,
coi quali lice intendere i morbi popolari, piacessero ai congregali, le riflessioni
che ebbi l'onore di presentar loro sarebbero soddisfatte dal maggior guiderdone
che mai sperare io mi potessi ». Le parole del clinico di Firenze erano confor-
tate dagli applausi iterati dell'intera assemblea.
In segnilo di ciò il principe Carlo Bonaparte sorgeva a ricordare come egli,
benché profano alle scienze mediche, fosse costretto a chiedere la parola per
cogliere una circostanza che forse mai non sarebbesegli più presentata, se l'a-
vesse trascurata in quella sessione, per protestare contro quanto sta scritto ne-
gli atti del Congresso di Milano; in cui parlandosi di una sua comunicazione
fatta alla sezione medica di quel Congresso, gli si faceva dire di aver violate le
leggi sanitarie del Lazzaretto di Livorno; mentre egli aveva inteso soltanto far
conoscere che le agevolazioni che gli si erano accordate non erano infrazioni in
modo alcuno alle leggi, ed il metodo di sciorinamento colà tenuto sarebbe stato
poco atto ad infrenare il contagio , laddove fosse esistito ; poiché non ponendosi
mente neppure alla natura degli oggetti, si usavano mezzi cosi analoghi per
casi diversi che non si faceva neppure distinzione fra gli animali a sangue caldo
e quelli a sangue freddo, ossia che non ne hanno ; o si facevano distinzioni poco
ragionevoli fra identici oggetti. Diceva in seguito che non uno ma centinaia di
medici gli avevano fatto conoscere in .\merica , che nemmeno nel suo proprio
focolare la febbre gialla é contagiosa , e che anzi quelli che vivevano fra gli am-
malati senza riserva di isolazione ne erano meno colti dei paurosi , e soverchia-
mente circospetti.
__ li-i —
Maiiifcslava il l)isof;no di riscliiararc la nalura di mollo malallio clic sono va-
lunuiate e rilenule comunicaliili per i conlalti, mentre in fatto non lo sono: e
diceva essere da riformare le quarantene , anche per ciò che riguarda la slessa
peste orientale. Infine faceva istanza perchè il Congresso emettesse \m volo ;,'(•-
neroso, che potesse dissipare i timori da quelle menti, che sono facili a lasciarsi
imporre ogni qualvolta appare una nialatlia epidemica, e la infamano col di-
chiararla contagiosa: non lutt'i medici essendo cosi coraggiosi e lilantropi e
pieni di ahnegazione da jiorre in alto (luanto facevasi in Roma nell'occasione
del colera.
A queste parole rispondeva il Segretario dott. Turchelti, non alzarsi dal banco
della Presidenza per difendere gli atti del Congresso di Milano, ma ben ram-
mentarsi che esso Principe era presente quando si approvò il processo verbale
della sedata in cui si trattava della peste, ed egli proferiva un'allocuzione si-
mile a quella testé pronunziata. Doversi ben aver presente, come il sig. dott. Ca
pecchi avessegli fallo notare in Milano , quanto le discipline die oggi reggono
i Lizzaretli di Livorno siano diverse da quelle che vigevano nel 1828; come
la discussione sopra una ulteriore modificazione delle quarantene per la peste
sia da rimettersi a (lucila adunanza nella quale la commissione creata per esa-
minare i nuovi documenti avrà presentato il suo rapporto ; e come infine in Li-
vorno si come in Napoli in Genova ed anche nella stessa Marsiglia, si vadano
modificando le disposizioni quarantenarie e si vadano conciliando con la mag-
gior prosperità dei commerci; ma con quella saviezza, castigatezza e prudenza
che si esige nel trallanienlo di questioni vitali , che male e troppo presto riso-
lute possono conipromeltere, rinnovando il tristo esempio dei tempi di Capi-
vaccio, il decoro dei medici, e gl'interessi più cari dell'umanità. Dietro di die
l'adunanza scioglievasi.
Il Presidente Vincenzio Lanza
Salvatore de Renzi
1 Segretari ( Odoardo Tirchetti
Secondo Polio
ADUNANZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE 1813
-oUo
I
N seguito di alcune comunicazioni disciplinari, ed altre relative agli uffici delle
diverse commissioni, a cui furono affidate per esaminarsi alcune questioni gravi
insorte nella sessione, non che dietro l'annunzio della presentazione per parte
del sig. dott. Beltrami di una lettera sulla coleiiua del sangue, e dopo aver ag-
giunti i sig. prof. Bertini, Saccliero e Riboli alla commissione destinata a visi-
lare con gli altri lo spedale di Avcrsa , leggevasi il Processo verbale della adu-
nanza precedente che veniva approvato. Ma il Principe Carlo Bonaparte alzatosi
faceva osservare , essere suo stile , alloraquando ha qualche reclamo a fare al
processo verbale e trattasi di abile Segretario a un tempo e coscienzioso , di ri-
mettersi interamente al criterio del medesimo. Cosi dice aver fatto in Milano
col Segretario dotto, amico e superiore a qualunque eccezione, e che ha la
fortuna di veder seduto fra noi. Cosi pure voler fare in Napoli col non meno
degno collega che cosi meritamente siede a fianco del nostro chiarissimo Pre-
sidente. Lo ringrazio (sono sempre sue parole) della chiarezza colla quale ha
espresse le mie opinioni sui contagi e sulle quarantene, e avessi io potuto esser
egualmente chiaro ed esplicito in un concetto caduto incidentalmente nel mio
— 1 ìg —
discorso quantiinqup lontanissimo dai mici studi! Ninno allora avrebbe potuto
credere clie io portassi un giudizio di fondo e non solamente di forma, lo bia-
simai non il fine , ma i mezzi di conseguirlo. E se questa fosse la prima volta
elle io avessi l'onore di manifestarmi in questa dotta italiana assemblea, scnli-
lei il bisogno di proclamare cbe rifuggendo da qualunque pensiero , da qua-
lunque opera, da qualuni|ue persona di retrograda civiltà, fui, sono, e sarò
sempre amico fermissimo della luce del vero , e zelatore operoso di ogni più de-
siderato progresso. Queste parole movevano gli adunati al plauso.
Il Presidente Lanza, ponendo mente a molte letture, che nelle precedenti
adunanze non erano state discusse, e cbe malamente potrebbero esserlo in segui-
lo, se altre se ne aggiungessero, pria di passare ad ulteriori comunicazioni,
apriva la discussione , richiamando le considerazioni degli illustri congregati
sulla memoria del sig. dott. Colosimo, riguardante una ferita della laringe con
taglio delle corde vocali , che ha formato contenziosità nel Foro Cosentino.
Primo a parlare in proposito fu il sig. prof. Ciccone, che dìflcrenziata la parola
in quanto è modificazione di loquela e però cITicienza fisiologica, dalla facoltà
lìlologica , la quale è d'azione psichica , e fatta conoscere tutta l'importanza della
comunicazione fatta dal sig. dott. Colosimo, il quale domandava se un uomo,
a cui furon tagliate le corde vocali ed i ventricoli della laringe, possa parlare;
il prof. sig. Ciccone avverte che una simile lesione di organo vocale toglie in-
dubitatamente la parola e la voce in senso fisiologico, non già l'idea ed il con-
cetto informante della parola, ossia il primitivo prototipico linguaggio della na-
tura, che è un atto della facoltà senziente e pensante. Inoltre diceva il sig. Cic-
cone che se si ammette , che una colonna od un filo di aria passi dai polmoni
per la rima della glottide , e quindi venga nella bocca , anche con la ferita larin-
gea si avrà una specie di voce sibilosa , che può benissimo prestarsi alla pro-
nunzia a bassa voce cosi detta o muta. E conchiudeva con queste considerazio-
ni i)otersi aver in conto di risoluto il quesito di medicina forense proposto dal
sig. [irof. Colosimo. 11 che non è approvato dal dott. Curci, che ritiene una volta
tagliate le corde vocali e scomposta la laringe per ferita fatta al di sotto della ri-
ma della glottide, non potersi avere né sibilo, né voce, né pronunzia, né lo-
quela. Ma trovava il sig. Ciccone un difensore delle sue dottrine e della sua
— in —
niailiura di pensare iielsig. di Giulio, che faceva rineltere, dover essere non die
|)()ssil)ile ma sicuranieiite induiìilahil.- {•(■m'Uiiazione di una muta loquela, di
un parlare a bassa non sonora voie, quando p.-r la larinfj;e continui la condi-
zione voluta dal sig. Ciccone a passare un filo od una corrente più o meno in-
tensa di aria nei moli dell'espirazione polraonale. E confermavalo nella dottrina
esposta l'osservazione di più casi di malattie della laringe, con ingrossamento,
esulcera/ioni, depositi fibrinosi ec. nei quali casi, benché piccolo fosse il filo
dell'aria, pure si ebbe loquela a fioca voce, e fischio più o mono sonoro. Il
sig. Pagano terzo scendeva nella palestra, e diceva sembrare a lui opportuno
di slahlliie e domandare due cose: 1 .° cioè quanto tempo dopo ferito, il malato
del sig. Colosimo potè parlare'? 2.' E per quanto duiù a parlare? Imperocché
mentre egli è disposto a negare, che si possa conservare la voce e la parola e ciò
anche per un tempo prolungato, crede d'altronde che ciò possa avvenire subito
dopo operato il ferimento, in quanto che vi sono delle funzioni organiche che
si protraggono per qualche breve ora, anche maltrattato l'organo funzionale o
tronco. Cosi si è osservalo in qualche ghigliottinato; che mozzalo della testa , si
emettono dei gorgogli più o meno sonori, degli ululali dalla trachea. Ma il malato
del sig. Colosimo si dice potesse parlare dopo lo ore dacché fu ferito: questo
sembra assurdo al sig. doti. Pagano, e dice non esser credibile, se non si vuole
fare oltraggio alle note leggi della fisiologia. Termina coll'avvertire, che il set-
timo Congresso per la questione che sta disputandosi avrà un onore che mancò
alle altre riunioni tutte , l'onore e la gloria di liberare dai ceppi un infelice.
-Narrava intorno al medesimo argomento il doti. Lombardi la storia di un in-
dividuo che ferito sotto il pomo di Adamo, poteva parlare ogni volta che, come
l'arco insi'snò, si riunivano i margini della ferita.
Uiassumendo dipoi il sig. Colosimo diceva, che la voce é formata dalle corde
vocali, e che queste quando più non esistono non ci può essere né essa né un
suono qualunque , e che quando la voce e il suono mancano affatto , non n I può
essere articolazione di parola. E tanto ciò disse poter essere vero, in quanloc-
che il malato di cui si tratta non parlò nel primi e successivi momenti, né al
perito né al confessore. Ponendo line alla ormai a lungo protratta discussione,
il IVeside avvertiva esser la questione dal campo della medicina legale passata
— les-
ili (iiii'lli» (lell.i fisiologia ed anatomia; parere a Ini, die la soluzione del fatto
si dovesse cercare nel fatto stesso; imperocché, o si dice negli alti del processo
che l'individuo ferito parlò dopo 14 ore a voce alta ed articolata, e i|nesta è
opinione che non può slare; o dicesi che a bassa insonora mula voce potè espri-
mere le sue idee, e questo pare iuduhilato che potesse accadere, ipiando si sa
che l'infermo continuò a respirare. E cosi passavasi ad una seconda discussione
relati\a alla memoria del sig. Dorotea sopra la sede e le cause dell'isterismo.
E primo il sig. Silvano cliiedcva la parola per dire che egli pure, come Va-
lisnieri e Frank , aveva veduto sezionando cadaveri di isteriche , le vescichet-
te del Graaf, in sommo grado sia ipertrolìclie, sia indurate, atrofiche in qual-
che caso; ma essersi altresì imhatluto nel fiitto di una giovanctta di soli anni 10
che divenula isterica e catalettica, dietro un forte spavento, era in breve venuta
in disperalo stalo di salute. Or bene, egli diceva, se la isteria avesse, come il
sig. prof. Dorotea ritiene, la sua sede nelle ovaia e la sua origine causale nella
imperfezione di maturità , e di sviluppo enucleante delle vescichette di Graaf,
come potrebbe spiegarsi l'isterismo in una fanriullina che non può ancora avere
le vescichette del Graaf giunte a maturo sviluppo, cosa che va accadendo nel-
l'apparimento della pubertà e delle mestruazioni? — E dall'altra parte non si
può escludere neppure dal quadro nosologico della medicina l'isterismo del-
l'uomo, che l'oratore disse aver avuto occasione di riscontrare qualche volta
e di aver curato coi comuni mezzi all'isterismo femminile convenienti, e che
non si può al certo riporre nell'imperfetto eiuicleamento degli ovoli, e nell'i-
l)ertrofia delle vescichette del Graaf. Sembrava inqiertanto al doti. Silvano che
le ovaia avessero sicuramente una parte nella produzione dell'isterismo, ma che
essa dovesse circoscriversi ne' limiti di una irritazione destante le turbe nervose
a cui si presta, l'asse cerebro-spinale, che secondo il sig. Silvano è il primo ef-
ficiente delle manifestazioni sindromiche dell'isterismo. Ond'è che il Silvano
medesimo conchiude 1 ." aversi isterismo negli uomini , e nelle impuberi senza
sviluppo di vescichette del Graaf, 2.° l'isterismo aver sua sede speciale e causa
efficiente nell'asse cerebro-spinale.
Queste sentenze però non incontrarono l'approvazione del prof. sig. de Mar-
lino, il (juale si fece a dire, che le vescichette del Graaf non si sviluppano nelle
— Ki9 —
successive metamorfosi del corpo umnno, ma si trovano già esistenti nella vita
embrionale, e precisamente fra il terzo e quarto mese della vita intrauterina;
die BaiTy sezionando le ovaie ncM feti vi trovò alcune cellette ingrandite, che so-
no in sostanza le primordiali vescicliclle di Graaf. Esse si formano nello stroma
che è quanlo dire nell'intima sostanza delle ovaie, crescono a ])oc(» a poco, da
coucentriche si fanno eccentriche, si presentano e si avvicinano alla superDcic
delle ovaie, rompono la membrana propria di quest'organo diradandola e fa-
cendo così un considerevole rilievo e aspettando la fecondazione e maturazione.
Or bene, la sola teoria emessa in altra adunanza dal nostro Presidente, dice\a il
sig. de Martino, può spiegare l'isterismo nelle fanciulIcMmpuberi , annnetlendo
ohe la llogosi cronica delle ovaie col diuturno aumentarsi di sanguigna , e sie-
rosa flussione, potesse indurre quella maturità precoce degli ovoli e delle vesci-
chette Graaflìane : che se altrimenti andasse la bisogna e si dovessero aspettare
dal tempo, non accadrebbero che all'epoca della pubertà , nella quale hanno
maggior vita, per maggior concorso di azioni nervose e trasporto di (luido san-
guigno agli organi genitali nmliebri. E questo egli diceva in quanto alla prima
conchiusione formulata dal sig. doti. Silvano.
Circa poi alla seconda conchiusione faceva riflettere il sig. prof, de Martino,
senU)rare a lui che la midolla spinale non avesse altro ulTizio nell'isterismo che
(luello di ripercuotere le azioni mandate dall'ovaia irritata e tlogosata, o sul
sistema nervoso encefalico (nel qual modo si spiegano le alterazioni dei sensi
e delle facoltà e funzioni mentali delle isteriche); o sul reticello sanguigno (il
che spiega il pronto succedersi e alternarsi del pallore col rossore del volto) ; o
sui nervi destinati al moto dei muscoli volontari, (e in tal modo spiegasi l'in-
sorgenza frequente delle convulsioni muscolari nelle isteriche). Avverte che
dopo Jlarshall-llidl , ha egli pure in un'opera sulle convulsioni del sistema mu-
scolare volontario, trattato delle ripercussioni delle influenze nervose, e avere
spiegato, come va ripetendo il modo con cui una irritazione delle ovaie possa
destarle. Infatti la flogosi cronica delle ovaie stimola ingratamente i fdamenti
nervosi che si distribuiscono alle ovaie medesime, e questo disturbo si va co-
municando prima alle radici ed ai filamenti del gran simpatico, che poscia ri-
percuote o snpra quelle motrici dei nervi motori de' muscoli volontari, o so-
20
— 150 —
pra le libro (lolla massa cerebrale, o sopra quelle libre che presiedono alla nu-
trizione alla calorificazione e alla circolazione, costituendo cosi i fenomeni pro-
teiformi ed intermittenti dell'isterismo grave. E cosi pure in opposizione al
sig. doti. Silvano inflne doppiamente concliiudeva 1." che anche nelle impu-
beri si possono sotto un processo di flogosi lenta, ma persistente, sviluppare
n perfezione le vosoicholte del Graaf; 2." clic i fenomeni dell'isterismo si spie-
gano assai meglio colla teorica del prof. Lanza che con quella di altri , ritenendo
il sistema nervoso spinale come un centro di diverse correnti, frutto della ri-
percussione delle azioni nervose, che hanno il punto di loro origine nella flo-
gistica irritazione delle ovaie.
Poneva in tal modo fine al suo dire il prof, de Martino, e sull'invito del prof.
Dorotea il Presidente conchiudova , per ciò che riguardava la sua teorica ed il
suo commento, doversi lasciare anche per molti anni nella clinica i fatti d'iste-
rismo pria di passare in quella della fisiologia; poiché, onde le spiegazioni ten-
dessero al vero, e il dissertare si posasse sopra valide basi, era d'uopo di mol-
tiplicare le osservazioni per venire alla fine in cognizione, se veramente l'iste-
rismo sia costantemonlo legato alla Oogosi cronica delle ovaie.
Apertasi in fine la discussione sopra i fatti comunicati dal dott. Piretti, si
faceva a ringraziarlo delle sue zelanti sollecitudini il sig. Pignataro , che disse
non sembrargli che esso sig. Piretti, per aver riportata la scabbia dalla sezione
di un fanciullo morto con tale malattia, potesse essere autorizzato a riporre
nel sangue il contagio di questa sordida affezione cutanea. Avverti, che lungi
la morte dall' uccidere i parassiti animali nel corpo umano, dà anzi luogo allo
sviluppo di molti altri , allora quando incomincia l'organica dissoluzione. Rac-
conta il caso di un certo Bonocore che dal contatto di veste di donna infetta
contrasse la scabbia , che un ciarlatano con micidiale unguento gli retropulse ,
dando origine a grave polmonite : e dice che in quell'occasione iniettò il san-
gue di quel polmonico, in unione del sig. dott. Leorito, nella vena crurale di
un cane, e che non ebbe questa bestia, tenuta d'occhio per bene un mese, ad
infermarsi di scabbia, abbenchè tanto facilmente questo malore dall'una specie
si comunichi all'altra. Fa notare che se il contagio fosse nel sangue non si in-
tenderebbe come si possa , toccando le mani di un rognoso o le vesti , restarne
— 151 —
infelli, e leiiiiina col rispontlcro a quelli che poirebbero opporgli essere epide-
mica qualche volta la scabbia, ciò avvenire per due ragioni, 1.° perché qucsle
epidemie che per lo più nascono d'inverno, hanno origine dalle maggiori im-
mondezze, dai moltiplici e più slrotli e frequenli contatti dei poveri coslrelti a
vivere per .nicuni mesi in misero abituro in sempiterno squallore : 2. " perchè
forse, come gì" insetti dei campi, anche quelli della scabbia nascono in alcuni
tempi dell'anno, o in alcuni anni diversi in maggior numero che in altri, e le
> icissitudini atmosferiche dispongono in alcuni tempi più che in altri la cute
dell'uomo all'assorbimento dei principi contagiosi.
Ma qui il sig. prof. Manfré faceva ridettere che non si possono negare i fatti
di scabbia comunicata dal cadavere all'uomo, ed aver egli visto un becchino
che gli preparava i cadaveri per le anatomiche dissezioni riportare questo ma-
lore da un cada'\ere scabbioso, mentre egli dal cadavere medesimo riceveva una
resìpola flemmonosa. Disse in seguito doversi agli arabi non al Cestoni la sco-
perta dell'acaro della rogna, ed esser questo manifestissimo. Al che replicando
il sig. Pignataro; diceva non aver egli negato il fatto che raccontava il sig. Pi-
retti, ma aver semplicemente tentato di darne la spiegazione. Volgeva cosi a
conciliazione scambievole la discussione sulla scabbia fra questi due oratori ,
quando si presentò all'arringo il sig. doti. Carlo Ampelio Caidcrini, il quale
diceva per il decoro e l'onore della Sezione doversi non più cercare nel san-
gue la causa, o il contagio della rogna, in quantochè dalle osservazioni mi-
croscopiche di Cestoni, di Ranucci e di Raspali è ormai luminosamente pro-
vata l'esistenza dell'acaro , il quale è visibile col microscopio , ed ha la sua
stanza in certi canaletti vicini alle pustole dalle quali si può estrarre. Anzi, egli
diceva, non solo l'esistenza si conosce e il luogo di elezione dell'acaro scab-
bioso , ma se ne conoscono puranco le forme precise. Propone infine che si
lasci questa questione oramai decisa nella scienza, il Pirelli rispondeva in-
tanto voler richiamare al vero punto la questione che erasi mollo sviala , es-
sendo stala sua domanda la qui appresso : Se la rogna , come vien detto , e ri-
tenuto , non si comunica che a corpo caldo , come si spiegherà il fatto mio nel
quale si ebbe comunicazione di rogna dalla fredda salma di un cadavere? Co-
me può un cadavere comunicare la scabbia , 21 ore dopo avvenuta la morte .
— I yi —
se il solo vcnliliirsi ili'ile vesti basta a iciiiit'rc iiintli\o il jnis scaliMoso? Cono-
sco, c^jli soi;giuiinova , i lavori fatti in luoposito, e so il sarcopto stare nei ca*
naictti ìii-ini alle pustole : ma i^'noro cosa segua di lui, avvenuta la morte tlel-
l'inclividuo, che lo poita; forse \a allorn nel sangue, ed \\'\ muore, o resta i\i
vivente ancora? Ecco la ([uestiono clic io lio sottoposto alla considerazione dei
dotti colleglli. Keplicava il dolt. (lalderini, la scienza in proposilo essere in caso
di rispondere a tulle (luesle dubbiezze, ed egli si accingerebbe a provarlo se
il tempo lo pernìcllesse , e se il Presidente non reputasse essere giunta l'ora di
cbiudere questa discussione, facendo osservare ai congregati in \ìa di conciiiu-
sione , clic il fatto del sig. Pirelli deve peranco restare alla clinica per esser
veriGcato, se è vero che un solo fatto, che può essere contestabile, non nel
complesso della materialità sua, ma nell'origine, non possa formare scienza.
Non condurre (luesto fallo in <[iialsiasi modo alla conseguenza che la causa della
scabbia stia nel sangue, e doversi di preferenza col Principe di Canino ritenere
esser più facile che un insetto parassito viva 2't ore nel cadavere di un rognoso
di quel che in 24 ore nasca un altro insetto congenere capace di indurre ma-
lattia contagiosa ed eguale.
Intanto il sig. l'residCnte allontanavasi , e prendeva il governo della riunione
il \ice-prcsidente cav. Tromiteo al quale faceva istanza il Calderini per replicare
ai dubbi del sig. Pirelli ; ma il cav. de Renzi osservava che non portavasi al-
cuna opposizione alle osservazioni dei recenti microgralì, che il sig. Calderini
con tanto senno ricordava; che ninno dell'assemblea ignorava le nuove cose
fatte in Francia, in Germania, in Italia sull'acaro scabbioso, e la questione di-
ceva essere slata già risoluta dalle coucbiusioni del Presidente.
Giunto il tem|»o delle letture, il doti. Curci imprende a dire sui melodi cu-
rativi del volvolo, che succede all'inlrosuscezione di un intestino in un altro.
Questi metodi che sono i meccanici, li riduce a quattro; all'aria, al mercurio,
alle palle di piombo o di ferro con (pielle di moschetto, e al taglio pcnoiranic
nella ca\ ita dell'addome, acciò colla mano si possa sciogliere l'inlrosuscella
parte.
Osserva però in primo luogo che l'aria introdotta nell' iiili'stino il ([uale tul-
lora è compresso o stirato o ancora iuliamanto , riesce talvolta a provocare
— 153 —
lina paralisi, sodo la (juaie e l'aria slessa acquisterà un maggior volume per
cirelto della lemperaUira, od anche porterà crepature negli stessi intestini.
Dice in secondo luogo che il mercurio in miniera porta con sé due incon-
venienti : il primo si ù che trovandosi l'introsusce/.ione di hasso in allo, la
piega che nasce dalla parte che si è elevata da liasso forma un'altra piegatura a
circolo fra le labbra superiori e la porzione salita; opperò cadendo il minerale
deve scendere nella piegatura circolare , ed a causa del suo peso la piega scen-
derà ancora più in hasso , nel mentre che la piega ascendente salendo ancora ,
più si aumenterà l'introsuscczione. Il secondo inconveniente sta nel pericolo
che gli acidi somministrati alle volle per diminuire il meteorismo o la inliani-
niazione viscerale , potrebbero alterare la natura del nietidlo , e dar luogo ad
una scena pur anco di veneGzio.
Nota come lo palli- di piombo per la loro facile ossidazione potrebbero dare
per risultalo il saturnismo; che quelle di ferro, se di troppo ossidale, cagione-
rebbero l'infiammazione o la cancrena ; come da ultimo per il proprio loro peso
0 quelle e queste dillicilmenle verrebbero rigettate.
In fine riguarda il taglio addominale come assai pericoloso sia per la vastità
della ferita penetrante nella cavità, sia pel travaso che ne conseguita e sia final-
mente per la manovra che si richiede.
E prosegue l'autore, essere non pertanto la cura meccanica quella che ri-
promette un vantaggio ; se non che uojìo essere di ricorrere i)referibilmente a
quei meLilli che meno si prestano all'ossidazione, e la cui forma e volume non
dieno origine ai menzionati pericoli ; quindi convenire meglio all'uso di pal-
line di piccolo diametro o di oro o di piombo incrostate da tenui pellicole di
quel metallo, ciò che per avventura servirebbe in un tempo all'economia che
si ricerca negli Spedali, e spesso anche nella pratica civile.
Il inof. Mnnfré viene sponendo di jwi un caso che dice unico e singolaris-
simi) di teratologia statogli comunicato dal doti. Vincenzo Sofia. In latrinoli
nel IHii nasceva certa Caterina Vitale, la quale fin dalla culla, senza che ne
apparisse la sorgente, soffri di doglie addominali. Al volgere del secondo lustro
cominciò ad cscreare lunghi pezzi del taenia solium. Onde bentosto si diede di
piglio alla corteccia dell' icosandria monogenia con la più lusinghiera intenzio-
— lól —
«
ne. Molli 0 liinslii pezzi dell'ospilc iniporluno vonnoro fuori, ma però senz.i
cenili miglioranu'iilo. Con ansia si aspellava la comparsa delle lunari llussioni,
quasi clic per (ale rivolgimenlo naturale le cose dovessero volgere al meglio ;
quando esperimentate esse di niun valore contro lo stato morboso, la Vitale
volle restarsi allatto inoperosa e aspettare dal tempo una naturale terapia.
^Nel 181.3, dopo effimera calma, dietro indicibili angustie, per le narici, per
la Iwcca e per il podice die fuora spontaneamente altri pezzi di tenia. D'allora
lino al marzo 18 Si l'infelice fu bersaglio di crucciantissime e svariate neurosi,
e spesso d'emiplegia or dell'uno or dell'altro lato del corpo ; emiplegia che
spesso si dileguava istantaneamente.
Sorse acutissima otalgia in ambe le orecchie, la quale per l'ambascia porta-
vaia alla sincope. Per riparare a quel dolore, mentre un di tenta da per sé lo
vie uditive con uno spillo, estrae fuori fra spasimi un pezzo di tenia per metà
imputridito; altre volte ascaridi lombricoidi or vivi or morti si appresentaro-
no, ed una volta uno ne venne aggomitolato su se stesso che costò all'amma-
lata non pochi spasimi pria che uè rimanesse liberata.
Ma oltre agli entozoi dei canali auditivi vennero pure cacciati pezzetti di os-
sicini umani di diversa forma, tra quali se n'ebbe uno di un pollice e mezzo
di lunghezza, un altro della lunghezza di un pollice, e il più largo di circa la
metà di un pollice ; in quasi tutti si scorgevano distinti i canali midollari , le
docce, le apoflsi e le faccette. La notte del 30 maggio dello scorso anno, de-
stata da soffocante dispnea, da invincibile disfagia, e da dolore acutissimo alle
fauci, dopo lunghi sforzi colle dita estrae dalla bocca un femore di feto umano
a termine, e nel di che successe, per la stessa via, molte altre ossa di varie
specie e dimensioni ne uscirono in mezzo a coliche violente e gastralgie , a pi-
rosi , ad ematemesi , e punture in varie regioni del tronco , e quel che è ri-
marchevole, con uno scoppettio in tutte le articolazioni avvertito per sino da-
gU astanti. Per ultimo il 13 giugno previi dolori acerbissimi alle narici e ai seni
poronari, e profusa epistassi, vennero fuora per questa via molti altri pezzi an-
cora ossei, dei quali il maggiore è lungo linee 11 , il più largo o, ed il più grosso
tre e mezzo.
La Vitale nubile e vergine durante tutto questo tempo conservò e conserva
— 155 —
tuU'ora illese le funzioni dell'udito, anzi talora soffredi oxiecia: appetisce di-
scrolanicnte, si nutre, ed è di animo ilare anzi che no.
Venendo poscia l'espositore a toccare la ragione scientifica del Hillo, tulto-
clié pur egli non dissimuli trovarsi fra le ambagi che sempre circondano la te-
ratologia, dichiara che per lui è questo un caso di vero infetamento, dovendosi
credere che la Vitale nascesse racchiudendo nelle sue viscere un feto, che vis-
suto in lei per qualche tempo, da lei attingendo la propria nutrizione, per ignota
cagione sia cessato infine di vivere.
Se non che a Leu altri fatti accenna che rimangono tuttora misteriosi. Delle
carni fetali'che ne avvenne, egli domandò? Come s infransero le ossa, e qual
tor/a loro diede l'impulso e direzione all'uscita? Perchè, come usciron queste
«lei pari che gli entozoi, prima per gli orecchi, poscia per la bocca, ed indi
per le narici? Come passarono per la tromba di Eustachio, pel timpano, e pel
meato uditivo esterno, ossa di calibro assai maggiore del lume di siffatti ca>i
e passando non arrecarono alcun guasto, o non lasciarono il dissesto funzio-
nale dell'organo?
Ma ristassi a tal punto, e lascia ai lumi dei dotti e alle loro meditazioni la
risoluzione di cotanto elevali problemi, dicendo però che è cosi sicuro della
unicità del fatto, e della veracità sua, che nel fare istanza onde la Vitale sia
ricoverata in uno Spedale della Metropoli , promette di dare un premio di cento
ducati a quel medico che saprà ritrovare un eguale fatto nella storia della me-
dicina , ed uno di trecento ducati a chi può giungere a palesare e provare che
egli è slato ingannato, e che la Vitale non ha infatti poi emesso nessun osso né
dalle orecchie né dalle narici.
Dietro di che radunanza fu sciolta.
11 Presidente — Vlnce.\zio La>'za
Salvatore de Renzi
I Segretari { Odoardo TuRCttErri
Seco.vdo Polto
ADUNANZA
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE 1845
I
L processo \ orbale non fu approvalo se uoii dopo alcune afigiunle [ìroposle
dal sig. prof. 3Ianfré, che palesava dover essere circostanza da notarsi nella
storia della sua inferma quello di esser vergine, d'intemerata morale, e di one-
sti costumi, e che le ossa estralte appartenevano a feto di dieci mesi. Al che il
Segretario Turchetli rispose che si era dotto di feto a ivrmiiie per evitare la qui-
slione del come si era potuto determinare l'età precisa del feto stesso. Il sig.
Manfré insisteva dicendo che l'esame dello scheletro permetteva questa deter-
minazione.
Dopo ciò il Presidente, aggiungendo il cav. de Renzi alla Commissione [mr il
l>remio sulla lebbra , riduceva gli altri membri al preciso numero di coloro
(fra quelli che nominaroiisi nella prima adunanza) , che sono tuttora reperibili
ìu Napoli. Non volendo ([uindi il Presidente slesso che alcune delle memorie
lette rimanessero senza discussione, alla quale han dirilto, dava il campo alla
disamina di quella del Riboli che tratta un caso di terebrazione. Chiedeva la
parola sopra di essa il sig. prof. Manfré , il quale vorrebbe sapere dal sig. doti.
Riboli per quali caratteri , non conoscendone egli di stabili nella patologia, e
— l.JT —
nella semiotica , potò giungere a diagnosticare che le ossa del cranio si erano
nella sua inferma in <iu:ilclie loro parte morbosamente ingrossate ed inspessite.
Se non che per essere assente il sig. Riboli non potendosi avere risposta alla in-
tcrpclia/ioni' del sig. prof, !^f;lnfr(■, il Presidente rimandava ad altro giorno la
discussione. Ed intanto apriva ((uella delle considerazioni fisio-patologico-fre-
nologiche del sig. doti. Miraglia sopra la follia. Entrava in questo campo il
sig. dott. Nicita, il quale diceva volersi intrattenere sopra alcune solamente delle
molte cose palesate alla Sezione dal sig. Miraglia, e diceva in quanto alle le-
sioni del cranio, e dell'encefalo che si osservano nei folli, non poter conve-
nire con questo medico nel ritenerle, come figlie esclusive e come effetto, e non
causa della follia ; in quanto che queste lesioni spesso si trovano senza che vi sia
stata insorgenza o alterazione di facoltà mentali, e viceversa con uno stato più
deciso, ed intenso di follia qualche volta si la massa encefalica che la craniense
teca ossea non presentano alterazione di sorta alcuna.
Avverte non essere il cranio die si modella sopra del cervello né viceversa
il cervello agire e modellarsi sopra il cranio, in quanto che lo sviluppo degl'in-
volucri delle partì continenti e delle parti contenute del corpo umano si for-
ma con una specie di predestinazione, o si fa a tipo preordinato. Con reci-
proci rapi)orti è bensì vero, ma senza ìnQuenza scambievole di determinazione,
cammina l'organogenesi in un modo armonico e dì pari passo segue lo svolgi-
mento di tutti gli organi e visceri dei corpi organizzati.
Riflette di|)oi il sig. dott. Nicita, che le cose lette dal dott. Miraglia non sono
che l'espressione di que'lavori de' quali già la scienza fisìo-patologico-frenolo-
gica è in possesso , ed affermando che dalla osservazione delle prominenze del
cranio, che per lo più mancano, mal si possa diagnosticare della follìa , e molto
meno conoscere le sue varietà, la sede ec. termina il suo discorso esprimendo
il disiderio che il sig. Miraglia ed altri valorosi frenologi adoperino ingegno
ondo i»erfezionare sempre più gli studi delle malattie della mente, in Italia,
dove ancora di questa disciplina spuntava il primo germe , e cosi ritornarla an-
che una volta a farsi maestra di color che sanno.
E qui sorgeva il dott. de Marco per entrar nella quistione, sembrando a lui
che prima di s;qiere se il rammollìuienlo , l' indurimento ec. del cervello fos-
21
— las-
serò caiisn 0(1 oirelto della follia riiiando mancano i serjni per conosrerc nei casi
particolaii in che essa consista , debba conoscersi quale sia il processo morboso
che la coslituisce.
Ma all' uno ed all'altro dejjli oratori facevasi il dott. Miraglia a rispondere:
aver egli non detto essere costantemente le lesioni del cervello e del cranio nei
mentecatti effetto e non causa della pazzia , ma aver cercato di distinguere quei
casi nei quali sono un puro elTelto deirallcrazione funzionale, da quelli nei
quali sono o causa occasionale, o causa assoluta della alTezione morbosa.
Aver divisi gli stilli morbosi che si riferiscono alle alienazioni mentali 1." in
quelli di esagerata azione cerebrale; 2.° in quelli di menomata azione e potenza
mentale; 3.° ed in quelli di mancanza di attività assoluta. Disse di aver cercato
di spiegare il modo di azione delle cause organiche, e di aver dichiarato che
le depressioni, e l'ispessimento delle ossa si osservano, e sono riferibili alle
alienazioni mentali per deficiente sviluppo di attività cerebrale. Ritenne, che,
essendo il cervello sempre attivo, il cranio passivo, debba di necessità questo
prender la forma dell'altro che va soggetto a più frequenti cangiamenti di miissa
e di volume.
In quanto alle protuberanze diceva non doversi credere (cosa già dallo stesso
Gali av>ertita; che dolessero essere a modo di semi-uovo, per lo più consisten-
do esse in rilievi, anzi di poco pronunziati; e manifestava non trovarsi che
nelle follie di lungo corso e croniche, mancando in quelle alle quali in breve
tempo tenne dietro la morte ; nei quali casi manca per lo più ogni qualunque
apparente alterazione delle parti offese , o che sono contenute nel cranio. Che
se, com'egli rillelteva, si sottopongano delle l'eltuccine di cervello dei morti di
recente follia al microscopio, la scena allora si cambia, e le lesioni rudimenta-
rie della massa encefalica appariscono manifeste, e fra le fibre eccentriche, e
concentriche trovasi una disposizione gelatinosa , varia per la consistenza , per
la quantità e per la trasparenza. Disse esser nuove molte delle osservazioni ac-
cennate nella sua memoria; promise di continuare i suoi studi in proposito, e
pose fine .il suo dire confortalo dall'assemblea plaudente.
Dietro di che non essendovi persona alcuna che prendesse la parola sopra la
memoria letta dal sig. dott. Curci , si apri la discussione sopra la storia narrata
— 159 —
dal sig. prof. Manfrò, sulla quale chiamando il prof. Folinea rallenzione dei
Congregali, domandava al prof. Manfré come doveva intendersi la singola-
rità che egli ravvisava nel proprio fatto, se per ciò che riguarda l'infetamento;
o per quello che ha rapporto all'emissione da varie parti del corpo dei pez-
zetti di tenia; o infine se por lo passa^iuio asserito di alcune ossa di feto a ter-
mine, che fuori emesse dai canali auditivi, senza turbarsi menomamente le
funzioni dell'organo dell'udito, benché fra l'ampiezza dei canali dell'orecchio
interno ed esterno e quei pezzi di ossa grande dovesse essere la differenza delle
proporzioni e dei diametri?
Ora per ciò che riguarda il primo punto diceva il prof. Folinea non saper
egli ravvisare nel fatto del prof. Manfré originalità e singolarità; poiché i casi
d'infetamenlo congenito sono bene e da assai tempo conosciuti; e quello rac-
contato da Richerand dover essere in mente di tutt'i medici che da qualche
lustro ban preso quell'autore a maestro nelle scuole. Per ciò che riguarda l'e-
missione dei pezzi di tenia da varie parti e meati del corpo, doversi ritenere il
fiitto, se vuoisi, singolare sotto quest'unico punto, che trattisi cioè di tenia;
imperocché dell' espulsione dei lumbriii dalla bocca, dalle narici, dalle orecchie
gli esempi sono innumerevoli. Finalmente non crede di fare oltraggio al pro-
fessor Manfré, il quale non vide l'inferma, se egli ritiene non essere possibile che
dall'orecchio siano escili, restando la facoltà uditiva integra, le ossa di un feto
più che nonimestre ; né che la tenia pria uscitavi ^ alesse ad allargare i meati :
essendo questa una opinione del volgo e non di persona intelligente; perocché
si conosce quanto il volgo sia facile alle esagerazioni, e come il medico filosofo
debba andar cauto nel dare ascolto alle cose che stanno in una manifesta con-
tradizione con quelle leggi che Dio assegna alla natura vivente. Replica\a il
prof. Manfré ringraziando il sig prof. Folinea, e notando che la singolarità
del suo caso non sia nelle particolarità, poiché egli puro non ignora, né igno-
rar poteva i casi d'infetamenlo, o di omissione di lombrici dalle orecchio, dalle
narici, ec. ; ma stare nel tutto insieme, e nelle successioni delle manifestazioni
della natura depuraloria. Avvertiva che i canali uditivi potevano bene nella Vi-
tale essersi dilatati sia per lo passaggio della tenia, come potrebbesi pensiu^e,
e la quale abbia agito a guisa di spugna preparata , sia per qualunque altra ca-
— 160 —
pione die piaccia di ritoncre. E loiniina^a col dire essere epii laiiln sicuro della
veracità del l;itto che rinnovala la promessa di un premio di 300 ducali a chi
]>olri\ e saprà mostrare il contrario.
E cosi passatasi alla discussione della memoria del sig. Cicconc già annun-
ziala ed ora riaperta per desiderio del sig. Cappa; memoria sopra un nuovo
carattere differenziale dell' appiccamenlo operalo dopo morte, e di quello av-
venuto in vita. Qui sorgoa a discutere il dolt. Cappa e facevasi a rammentare
essersi egli pure dato singoiar pensiero per risoh ere il prohlcnia che a se stesso
proponeva il prof. sig. Ciccone , e diceva che dai suoi esiierimenli praticati so-
pra i gallinacei poteva essere nel caso di conchiudere alcuna cosa di positivo.
Aduntpie slahilito che sei decimi circa de' morti per appiccamenlo si devono al-
l'apoplessia, che due decimi si devono all'asfissia, ed altrettanto o poco più al-
l' apoplessia con 1' asfissia ; il sig. Cappa avvertiva che nei casi di morte per
apoplessia egli a^e^a trovato nel sangue delle giugulari al disopra del capestro,
la mercè del microscopio, i globuli sanguigni slargali , per lo più pri> i di nucleo-
centrale, alcuni allungali, ed altri come fusi insieme; mentre i globuli sangui-
gni erano nel sangue delle altre parli del corpo nello sialo normale. Avverti che
nelle morii da lui praticale coli" asfissia lo sununonzionate alterazioni dei globuli
sanguigni erano reperibili nel sangue posto al disotto del capestro, e nei pol-
nioni , e non in quello situalo al disopra ; e che nelle morti complesse per asfissia
ed apoplessia questa alterazione ed innormalità dei globuli notavasi in lutto il
sangue del corpo indislintamenle. Ciò detto , venendo alla valutazione critica
della sua scoperta il sig. doti. Cappa diceva essere essa criterio infallibile e si-
curo negli appiccamenli , nei quali la morte avviene o per causa di asfissia , o
per apoplessia; ma aver ben poco valore nei casi complessi di morte avvenuta
per ambe le affezioni, ed essere non pertanto i casi più numerosi.
Disse nei casi di strozzamento nei quali è avvenuta la morte i>er apoplessia
aver trovalo egli pure più denso e fibrinoso il sangue delle giugulari al disopra
del laccio , più denso , ei diceva di quello eh' è nelle parti inferiori ; ma nei casi
di asfissia avere riscontralo precisamcnle il contrario. E conchiudeva che tanto
il suo, che il criterio emesso dal sig. prof. Cicconc nei casi di morte avvenu-
ta e per apoplessia e per asfissia, non avevano da loro soli e sempre positivo
— IGl —
valore , e che in ogni modo e per ogni miglior parlilo faceva duopo consociarli
a lulli quegli allri che la medicina legale ne presenta per polersi fermamente
impadronire del vero.
Rcpliciindo al doti. Cappa il prof. Ciccone faceva notare, avere egli pure dato
per immatura la sua teoria per trarne un criterio, ed avere anzi raccomandato
che l'esame del sangue che egli aveva fatto chimicamente, andasse pur facen>-
dosi fisicamente , e microscopicamente per moltiplicare cosi i mezzi di ricerca,
ed i valori di un criterio che deve essere ben pesato per potersene fare l'ap-
plicazione alla medicina legale; compiacersi poi che il sig. Cappa abbia presa
di già quella utile via, e che col microscopio sia giunto forse ai limitari di una
scoperta importantissima : non potere però lasciare di avvertire che i risulla-
menti delle esperienze praticate da esso sig. Cappa sui polli non possono ap-
plicarsi allo studio degli strozzamenti criminosi o suicidi, in quantochè laddove
nelle esperienze sull'uopo istituite poteva il sig. Cappa produrre isolate le con-
dizioni dell'apoplessia, o dell'asfissia, nei casi pratici dello strozzamento ed ap-
piceamento umano per necessità di affetluazione, le mortali condizioni non er.i-
no isolale quasi mai, sempre la morte per asfissia essendo consociata a qualche
grado di congestione cerebrale , e l' apoplessia del cervello non mai andar di-
sgiunta da una incipiente asfissia ; poiché una volta che il capestro serra sopra
se stesse le pareti delle vene del collo, chiude pure il passaggio dell'aria; onde
è che né la circolazione, né la respirazione a lungo persistono, ed in allora non
si possono avere le ultime da lui accennate metamorfosi del sangue che nelle
vene superiori al capestro.
11 Presidente giunta l'ora della lettura invita i due preopinanti a continuare
le loro osservazioni, le quali , quantochè sia, possono innovare un punto vita-
lissimo della medicina del foro, e chiude le discussioni.
(Giunto il tempo della lettura il prof. Curzio veniva ragguagliando l'assem-
blea come egli si crede giunto alla soluzione di un problema, il quale fin qui è
sialo ritenuto come grandissimo ostacolo nelle deduzioni lossicologico-speri-
mentali; d'impedire cioè o fermare il vomito negli animali nei quali si cimen-
tano sostanze o di dubbia o di tossica azione, senza essere obbligati di ricorrere
alla ligatura dell'esofago, operazione questa che non è scevra d'inconvenienti
— 1C2 —
p di ilirtìcolUi nel praliiailn . ne lascia penuina la sindrome fenomenologica cui
sì uKende.
L'autore, facendo in prima cenno delle gravi obbiezioni già dal Foderò mosse
tonlro silTalta operazione, nonché delle grandi diflìcoltìi dallo slesso Orfila in-
Iravedule , riprodotte poi ed aggrandite dalle ulteriori osservazioni di Anglade , e
Douvcr^ie il (|uaIo iillituo segnatamente ritiene essere tuttora un desiderio nella
scienza ([uello di fermare a piacere dell' esperimentatore il vomito nei cani,
presso i (piali tanto facilmente accade ; osserva che tin dal 1812 dettando lezioni
tll medicina legale nel dare sperimento alla gioventù sul cloruro di mercurio,
siagli venuto a memoria un vecchio disegno, che per >ia benché informe, sù-
bito eseguito , gli fece > edere fino ad un certo punto avverarsi , che la posizione
verticale degli animali ad un tempo e la musculare stiratura si opponevano al
vomito. Dietro questo fatto, con modelli suoi propri egli fece costruire una
macchina (che presentò alla Sezione) mantenitrice degli animali da prova in
eretta posizione ed estensione a permanenza ; macchina che pel modo suo di
operare appellò Emeloslato , ossia ferma-vomito.
Mediante questa macchina non complicata egli assicura primieramente di
aver costretto i cani a tollerare il cloruro di mercurio, e quello ch'é più, lo
slesso tartrato potassico antimoniato in dose di diciotto grani per più di ven-
ti ore.
Passa in seguito a descrivere minutamente le parti del raro , benché sem-
plice suo congegno, e chiude il suo dire colle seguenti considerazioni.
1." Doversi la nuova macchina surrogare alla ligatura dell'esofago onde
evitare grincon\enienli che seco trae questa operazione; '2.° che con essa tac-
ciono i timori, e sono satisfatte tutte le esigenze della scienza; 3.° che coli' op-
porsi nei cani al vomito dello stesso tartaro emetico è sciolto il problema di Or-
lila; 4.° che rimossa la complicazione sintomatologica e necroscopica di due
cause (il ■Ncleno, e la traumatico-mcccanica della ligatura, mortali entrambi)
impropriamente coesistenti, l'ematostato può solo somministrare dottrine nor-
mali alla scienza dei veleni e dei farmachi ; ò. ' che la scienza possiede oggidì nel
ferma-vomito il mezzo di scoprire contravveleni; e perciò il principio, nel solo
caso che il vonùto non accadesse, con che Orfila infermò i contravveleni di Re-
— 1G:1 —
iiault, si i" col medesimo pienamente a\Teralo; 6.° infine che offre (ulti van-
taggi quando temendosi gli effetti del vomito, occorra cimentare l'azione detta
fisiologica dei farmachi, la (|unle al dire del prof. Senuuola è patologica an-
ziché no.
Poscia il sig. Sandoli in una breve nota parla della cura della tigna nelle sue
varie forme; cura che crede potersi sempre operare con felice risultato e in non
lungo tempo con un da lui detto specifico, (di cui la scoperta si deve al suo avo-
lo), consìstente nel petrolio unito all'olio comune in eguali proporzioni. Anzi
ci soggiunse che ungendo il capo dei tignosi mattina e sera si possa non solo
guarire la tigna, ma anche riparare alla consecutiva calvizie.
Dietro di che viene letta una nota dei dott. Sorrentino e Semmola intorno
alla cristallizzazione nel vivente. E questo fatto che seml)ra>a non potesse mai
avvenire sotto l'azione continua dei moti vitali, che disturbando il libero e
tranquillo esercizio delle regolari e simmetriche attrazioni, ed apposizioni, è
dai medesimi esposto con tutti quegli attributi che possono farne svanire le du-
bitazioni. >'ù giù trattasi di forme cristalline osservatesi in liquidi raccolti entro
ciualche ca^o in cui avrebbero pur potuto precipitarsi, né erano poste sopra
superficie piegate esteriori, ma bensì sparse negli organi interni. Ancora è da
notarsi essere quistìone di un fenomeno ben diverso da quello già notissimo di
molecole circolanti negli umori e nelle cellette delle piante , e che col solo aiuto
del microscopio ajìpariscono tener forma geometrica ; che invece é questa una
cristallizzazione formatasi gradatamente alla superficie degli organi interni, e
ad occhio nudo visibile. Ecco il fatto. Si moriva un'uomo a oò anni per febbre
acuta gastro-enterica consecutiva a lunga malattìa cronica per cisti idatidee al-
l'epigastrio. Gli antecedenti della sua vita davano le seguenti notizie : Ebbe con-
tagio sifilitico nella gioventù; soDìi disagi di un'attiva milizia; largheggiò sem-
pre nel vino; da più anni soffriva doloretli e stirature addominali, che riferi-
vansi ad una ostruzione di fegato; da ultimo s'inferujò di febbre acuta, la quale
domata in gran parte se ne prolungò un residuo, che gradatamente logorava la
sua salute. Poco gli doleva l'epigastrio al sito del tumore, il quale egli da sotto
in sopra con mano premendo rialzava per facilitare le evacuazioni ventrali. In-
fine intristì e sì spense con segni di entero-peritonite. La necroscopia mostrò il
— 164 —
pnt)5S0 tumore adcronto all'ala minore iM fegalo, discendente sino all'epiga-
strio. Era la risii idalidea lunga un piede, con duo di circonferenza, a pareli
(|uasi c.utilaginee di tre a (piatirò linee spesse. Era pieno di siero paglino con
piccole e grosse idatidi libere e nuotanti. Gl'intestini mostravansi di fuori col
primo e secondo grado d'iperemia. 11 fegato sebbene normale nel resto, tene\a
ciò di particolare , che alla supertìcie convessa dell'ala sua maggiore, e special-
mente a destra vedovasi sparso di piccole asprezze e pungoletli , che ben distinti
gli uni dagli altri , ed accuratamente esaminali tanto ad occhio nudo che arma-
to, li ritro>arono di forme regolari e cristalline. Formatisi tali cristalli nella
spessezza della sierosa peritoneale, coli' accrescersi ne aveano rialzata ed assot-
tigliata la lamina esterna , la quale in fine divenuta atrofizzata e poi distrutta, li
lasciava del tutto allo scoperto sulla parete del fegato. La lunghezza maggiore
di essi è di tre millimetri, e cinque o sci volte minore la doppiezza; sono dia-
fani con isplcndore margheritaceo, semiduri; le forme sono diverse, ma il pri-
sma tetraedro a base quadrata è lo più comune. Chimicamente esaminati risul-
tarono composti di acido fosforico , di calce , di acqua e di materia albuminoi-
de, per modo che si potrebbero caratterizzare per un fosfato di calce che ha tra-
sportato un poco di materia straniera , al cui contatto si è formata la cristal-
lizzazione.
Dalla (piale osservazione i prefati dottori conchiudono emergere un fatto so-
lenne pel quale si pone ad evidenza che l'esercizio delle forze fisiche e chimi-
che possono aver luogo negli organi più interni ; e colà , dove la cosi chiamata
forza vitale tiene maggiore il suo campo , e più intenso ha il suo potere ; e di-
sparire cosi meglio la distinzione tra i principi attivi della materia e dell'orga-
nismo, non riducendosi ad altro la forza vitale che ad una formola per additare
il modo $]>ecialc , onde le forze chimiche e fisiche della materia organica si ap-
palesano. Terminavasi la lettura coll'invito dei sig. Sorrentino e Semmola per
quei medici che volessero con i loro occhi accertarsi della forma dei cristalli
rinvenuti, di recarsi in casa di quest'ultimo.
In seguito udivasi una breve lettura dei sig. prof. Foderare e Zarlenga aggi-
rantesi sull'eleliuitiasi del Regno di Napoli. Lasciate le osservazioni , per servire
all'opportunità del Congresso, il sig. Zarlenga lettore non esponeva che i co-
— 165 —
ixtllari dalla medesima emergenti , proponendosi di far note per le stampe
quelle che aveva in conto di una risposta ad uno dei temi del Congresso di Mi-
Inno. Ora dui corollari dei sig. prof. Foderaro, e Zarlenga deriva 1." clic l'ele-
i'autiasi freiiuenle un giorno nel Regno, oggi ^i è rara, e non appare ([uasi che
solo nelle sue meridionali Provincie: 2." che la forma anatomica patologica
che suole presentare si riduce per lo più ad indurimenti del tessuto cellulare,
ipertrofia della pelle, con tuhercolelti , eruzioni verrucose, ed anche ulceri de-
pascenli se il malore è inoltrato: 3." che in Napoli è più circoscritto in qual-
che arto; nelle Provincie meno in questo, ma più dilatata e diffusa sul corpo:
e che i suoi primordi sono spesso la llehile o la liufangioite, senza che nel primo
suo apparire si accompagni con alterazione dei centri della vita plastica , come
segue dopo ([uando il sangue si altera nei globuli e si sflbrina , le orine si fanno
fetide, o rosse, nerastre, cineree ec: 4." che qualche volta fu trovata unita
con la meningite, altre volle con una monomania omicida, ([uasi mai con l'al-
terazione del sistema nervoso, con la tendenza straordinaria alla venere : o." che
assale per lo più persone costituite in buono stato di salute, e per due terzi co-
glie le giovani donne siano o no menomamente scrofolose : 6. " che il tempe-
ramento bilioso, il clima caldo-umido, e segnatamente nebbioso, il passaggio
breve e repentino da un'ambiente ad un'altro, il tenere scalzi i piedi e immersi
in un terreno argilloso ed umido, esporsi al fuoco nell'inverno, il cibarsi di cibo
poco sano, l'abuso di liquori, la poca mondezza della persona ec. sono le ca-
gioni che si sono trovate più costanti e il cui concorso non è quasi mai man-
cato nei casi delle osservazioni degli Autori citati : 7.° che, mentre essi hanno
filiti molti che mostrano la trasmissibilità per eredità dell'elofantiasi, non ne
hanno alcuno che appalesi la trasmissione per contatto o l'unica provenienza
per l'uso della farina del Zea Mais: 8." che il metodo curativo basato in ispe-
cial modo sopra l'uso degli antimoniali e il muriato di ammoniaca ha ben loro
corri s|>osto ; e che il zolfo dorato è la migliore delle antimoniali preparazioni
nella cura consecutiva dell'elefantiasi: 9.° che le lavande di decotto di salvia
con sale ammoniaco, la compressione graduata, l'uso delle acque termo-mine-
rali, e la medicatura asciutta delle ulceri sono i compensi che hanno applicato
alla località: 10.° ed ultimo che la elefantiasi quanto è curabile con lusinghiera
22
— 166 —
speranza nei suoi primi stadi, allrottauto ù restia ad ogni cura nei periodi suoi
pili inoltrati, e chn con opportune misure igieniche si potrelìbe, nonché di
molto restringere, fors' ancora espellere del tutto da questi felicissimi stali.
Passa il sig. Folinea a leggere una breve relazione intorno ad un trovato del
maestro di cappella Giovanni Toscano, che merita essere conosciuto d:ii medi-
ci, perché comunque fatto a caso, tuttavia poggia sopra princi|ii fisiologici.
Egli dice aver collo questa circostanza; 1." per essersi questo nuovo metodo
«'sperimentato innanzi a molti medici napoletani: 2." per sottrarre l'artista al-
l'invida maldicenza di alcuni : 3.° per mostrare viepiù che la medicina è scienza
universale, e che il suo potere si estendefin sulla cetra. Il trovato del sig. To-
scano consiste nel dare all'apparecchio vocale una posizione regolare e con-
forme allo stalo naturale, onde liberamente e senza stento si sprigioni la voce,
e cosi se ne accresca il volume e la rotondità; se le dia una oscillazione, una
flessibilità ed una durata acconcia ad esprimere gli affetti ed i pensieri , e si
possa in pari tempo conservare e poi espellere con giusta economia l'aria ser-
bata ed accumulata nei pulmoni. Il mezzo consiste nel far tenere ferma la te-
sta quasi inmiobile sul tronco e rivolta iu basso, la mascella inferiore conve-
nientemente abbassata e tirata in dietro, e nel fare eseguire nell'atto dell'espi-
razione alcuni movimenti di semirotazione dell'omero, che hanno per iscopo
di mettere in contrazione il muscolo coraco-ioideo. Cosi l'apparecchio vocale
trovasi in mezzo a due forze laterali dei muscoli indicati , una supcriore pro-
dotta dall'abbassamento della mascella inferiore, ed una inferiore per la co-
lonna dell'aria che gradatamente si espelle nella espirazione. Cosi l'apparecchio
vocale è in una posizione naturale , senza deviazione da alterare la formazione
dei suoni, e pregiudicare cosi allo stato fisiologico dell'organo vocale. Nello
stesso lemjio il sig. Toscano fa situare il corpo in modo che il petto sporga in
avanti, e il basso ventre e precisamente l'epigastrio rientri. Quindi più pro-
fonda diviene l'espirazione, maggiore la colonna dell'aria ingoiala, più dolce
jìiacevole e graduata l'espirazione della medesima. In vista di ciò, e per la
grata sensazione che egli stesso ne provava , volle il dott. Folinea , come aveva
già fatto il dott. Ricca ed il prof. Lucarelli, istituire prova di fatto, ed esperi-
menti sui cadaveri , dai quali tulli ajiparve chiara sia la ragione anatomica e
— 167 —
fisiologica (Ifllarliflzio del sig. Toscano, sia il vantaggio clic ne può trarre e
l'arte del canto, e la medicina preservatrice.
Allora il Presidente ('ssend(» avanzala l'ora , ringrazia 1' assemblea , e seco
congratulandosi, e bene augurando della gloria che sarà per essere riserbata
nei fasti dell'umano sapere alla Sezione medica del settimo Congresso, chiu-
deva in mezzo agli applausi l'adunanza.
Il Presidente — Vincenzio F.anza.
Ì Salvatore he renzi
OdOAUDO TlTRCHETTI
Secondo Polto
ADUNANZA
DEL GIORNO 1" OTTOBRE 18io.
»«»
Avveniva in questo giorno la riunione di tutti gli scienziati italiani, cliianiati
alla ek'zion della Città elle dovrà accogliere il nono Congresso, e perché solo
due ore furon lasciale libere alla nostra adunanza, il Presidente per lame te-
soro , rimandò al giorno seguente la lettura del processo verbale del di 30 set-
tembre, e l'adunanza medesima fu aperta immantinente.
Il Segretario cav. de Renzi in nome dei fratelli Golia fa una connmicAzione
riguardo alla nafta medicinale , rimedio per prima proposto in Inghilterra dal
doli. Hasting, e di cui i signori Golia presentano un saggio perchè agl'Incura-
bili si sperimentasse, credendola capace di distruggere il tubercolo in ogni suo
stadio. Espone altresì i vantaggi che i medesimi signori fratelli Golia hanno ot-
tenuto nella cura dell'affezione epilettica per >izio scrofoloso dalla decozione
del caffé.
Dopo ciò il sig. cav. Vulpcs leggeva un breve sunto di una sua memoria
sulle febbri , nel quale conviene che tutte le febbri debbano essere considerate
sintomatiche, perocché la febbre guardata sotto l'aspetto di una reazione accre-
sciuta del cuore e delle arterie è una funzione lesa ; e poiché le funzioni lese
— 109 —
costiluiscono i sintomi, cosi le febbri debbono essere (ulte sinfomalidie. Egli
crede però cbe rimanga tuttavia la necessità di ammettere Ira loro una di-
stinzione la quale non ci faccia allontanare dalia tera|)eutica (inora si vanta^-
{liosamente adottata jwr la cura di quelle die da alcuni sono slate dette essen^
ziali. Come mai, Kgli diceva, potrebbero considerarsi egualmente sintomaliclic
la febbre dipendente da un flemmone, quella che precede una eruzione aÉa cu-
te, per esempio, la febbre del morbillo, ed una febbre intermittente? E se
considerar si volessero tutte egiialmenle sintomatiche come mai potrebbe loro
adattarsi lo stesso metodo curativo? Quindi egli è di avviso che rilenendo li-
febbri tutte i)er sintoniaticJie, sia utile distinguerne due generi. 1." sintomati-
che di qualche infiammazione esistente in un organo o in un tessuto. 2." sin-
tomatiche derivanti da una cagione esistente nel sangue. In lai modo vede che
potrebbe essere composta la lite tra gli essenzialisli, ed i sintomisti delle febbri.
Succedeva al cav. Yulpes nella lettura il sig. prof. Dorotea ed intratteneva
l'adunanza sopra la natura delle corna cutanee umane. In essa narra un caso
di corno impiantato nella parte interna della coscia di una donna, vicino al
quale eran pure dei peli fatti rigidi , e non ancora coaliti col corno istesso ; co-
me, in maggior distanza, delle piastre di peli rigidi, ma non ancora intera-
mente coaliti, ed a questi vicini altre piastre squamose ancora. Fa riconoscere
come nel caso in esame i peli per vizio di secrezione in uno stesso caso costi-
tuivano comunque un morbo solo, pure per forma tre morbi conosciuti col
nome di istriciasi, ictiosi ( che egli vorrebbe si denominasse ictiocera, perchè
la natura chimica è cornea, e squamosa solo per forma) e il corno propria-
mente detto. Fa rillellere non avere la natura in questo caso fallo altro che tor-
nare alle forme inferiori col creare il corno ch'é degli animali cosi detti a corna
cave, le squame di peli semi-coaliti ripetendo ciò che fa naturalmente nel nia-
nis , ed altre sipinme di peli coalili completamente come av\iene nel dasypus.
Conchiude che resta per questo fallo sempreppiù confermata la opinione dei
zoologi , che ritengono non essere i comi le s([uame ec. che dei peli che acqui-
starono per fatto patologico quella stessa virtù feltrante che sogliono le arti risve-
gliare in essi con appositi mezzi chimici , e vorrebbe ricavarne questo fatto ge-
nerale, che la natura in questa ed in altre mostruosità non crea tipi nuovi, ma
— ITO —
ripotp soniprr quelli usali in altro forme inferiori, e che il patologico consisle
solo nell'errore ili sito.
Dietro ili ilie fu letto il seguente rapporto delLi Commissione incaricala di
assistere alla lettura clic aveva promesso di fare il sig. cav. Quaranta alla Se-
zione di Archeologia sulla fisiologia Omerica.
« Il cav. Quaranta in questa sua ilotlissinia memoria si fa a dire in prima es-
sere la fisiologia una scienza puramente slorica , e quindi correre il debito di sa-
j)ere quello che gli antichi ne sapessero, e questo do\crsi ricercare col soccorso
dell'archeologia. E poiché tutti gli storici in ciò convengono, che Alcmeone il
Piltagorico sia stato il padre della fisiologia , e Crotone la culla ; cosi non sapen-
dosi altro se non qiiello illustre avesse discorso intorno alla generazione, a' sensi,
ed al sonno, credè il cav. Quaranta trovate le più antiche dottrine fisiologiche
nella Iliade e nella Odissea, ed avendole adunate in un' opera ne presenta alcune
col titolo di saggio di fisiologia Omerica.
E poiché la notomia chiamata analisi del sito da Leibnitz, si attiene alla fi-
siologia come la geografia alla storia, cosi il cav. Quaranta sull'esempio di Haller
di Soemmerring e di altri fisiologi crede dover cominciare sifliitte investigazioni
da tutte le parole che in Omero indicano le parti del corpo umano. Inoltre sic-
come la suprema efficienza di tutte le umane operazioni , la sensibilità non può
scompagnarsi dall'essenza spirituale che forma la più bella parte dell'Uomo,
cosi in questa oscura indagine, dice il cav. Quaranta, che con le voci 9u(iO! , Kyi; ,
i-jx»!, ^?r,v si può giungere a chiarire che fosse per gli Omerici la parte nobilissi-
ma dell'Uomo. Di qui passa l'autore a discorrere la vita e la morte che sono i due
poli della esistenza, ed il sonno che tra i confini dell'una e dell'altra si aggira.
« Per la vita , dice Egli due vocaboli usava Omero Z-or) , e jSios, il primo dei
quali indica la respirazione, il secondo il movimento. E questo lo usava par-
lando anco dei vegetali, perlocchè dee pensarsi credere egli essere una la forza
della vita ed identica nel regno animale e vegetabile. Difatti per le esperienze
microscopiche e chimielic si avvera la composizione delle sostanze azotate es-
sere identica in entrambi i regni , e la formazione cistica essere pure un carat-
tere che a tutti gli esseri organizzati si appartiene.
« Tra i segni poi della morte i più indubitati sono la immobilità e la rigidezza
— 171 —
del cadavere, e la durata di amendue: e questi furono anche per Omero, pcr-
ciocché nel e*»»ros , con che egli esprime la morte (quando si guardi alla radi-
ce ed alia lerminaziono) , tutte tre queste signilìcazloni si coniiirendono. Omero
Inoltre parla anche della putrefazione come di segno iiuluhilalissimo della mor-
ie, e fu colpa dei suoi interpetri il non avere ciò notato. Perché se uel y./.j,<
/»r.r*a»,,»f,s il primo vocabolo signiflea i cadaveri, il secondo non è mica ri-
dondante epiteto, come tutti credono, ma devesi intendere di cadaveri putre-
fatti. Egli è irrepugnahile che nei composti il /.«r» serve appunto ad esprimere
quanto può aversi di brutto dispiacevole e di odioso nel semplice. Or che altro
è la putrefazione se non il complesso di tutte (|ueste cose ad un tempo.'
« In fine venendo al sonno, dice l'Autore, che Omero l'attribuisce allo sci(j-
glimenlo dei lendini , chiamati da lui »i=», corde. Or poiché non può dubitarsi
che egli abbia conosciuto come queste con l'acqua si allentino, cosi osservando
che al sonno suole accompagnarsi il sudore, credette che questo fosse l'umore
letargico, che bagnando quelle corde produceva l'assopimento. E di questo
umore fece dispensatore un nume potentissimo che chiamò tvxoc, supinus, jier
essere supina per lo più la posa degli addormentali. Se non che questo nome
egli dette anco allo slato dell'uomo addormentalo, ed al fluido che credette ado-
perarsi dal Dio del sonno quando voleva assopir qualcuno; fluido che si)arso
dapprima sugli occhi , poi a mano a mano su tutto il corpo spandevasi. Poscia
il cav. QuarauU, comparando a quelle di Omero tulle le opinioni fisiologiche
dei moderni, trova che il solo Antonio Sementini nel definire la vita come fa-
coltà di azione e di movimento, aveva tradotUi la scienza fisiologica di Omero
nel linguaggio d'Italia , ed aveva mostralo che le esperienze di trenta secoli
avean chiarito >ero quanto il genio del Vale immortale avea indovinalo. Onde
il cav. Quaranta condii ude dicendo che il merito di Omero come Fisiologo è
stato quello di avere trovato voci acconce a definire la vita, voci caralterisliche
intelligibili, che nessuna ipotesi ha potuto rovesciare, nessun sistema distrug-
gere; perchè chiudono in se tutta la formola dove tutta si riassume quella ope-
razione misteriosa.
« Dalle quali cose conseguita che noi qui soltoscrilti, per ciò che ci riguarda
come tìsiologisti , non possiamo che far plausi allo alacre ingegno del Quarai.l.i;
— 172 —
il qualo con questa srritliira ci conforma che le idee sintotichc della vita sono
piultoslo seulitc che pensale, e che la prepotenza del (ienio della Grecia seppe
dire quello che dipoi lo studio delle scienze naturali ha addimostrato. Sieiio
dunque laudi a questo insigne litologo Italiano, il quale fticendo tesoro ) di que-
ste ultime, le sa cosi bellamente incarnare allo studio dell'antica sapienza.
« Esili difalti con questo lavoro ci ha .iddi mostrato che lo studio de' classici
può divenir fruttuoso alle scienze de' giorni nostri anco nello stato di splendore
in cui sono — Cav. Benedetto Vulpes — Stefano delle Gliiaje — Salvatore Tom-
niasi — Salvatore de Renzi ».
In seguito leggeva il doti. Marini , sulla necessilà di un lavoro palologico-
clinico sui morbi consuntivi. E fatta l'analisi per sommi capi di nove lettere
che egli aveva scritto, e pregalo la Presidenza, perclié da qualche scienziato
della Sezione venissero esaminate e il che erasi fatto, diceva le consunzioni do-
versi studiare in un modo diverso dal praticato fin qui, perchè possa essere frut-
tuoso per la pratica lo studio da farsi di loro. Parlava poscia della necessità di
considerarla nei primi momenli di loro sviluppo , nei loro moltiplici rapporti ,
nelle successioni, trasmutazioni, trasposizioni, concomitazioni ce. e mostrava
infine il piano ricco di divisioni e suddivisioni del suo lavoro , e manifesto fa-
ceva come vada lusingandosi di aver riempilo un vuoto nella scienza ed aver
soddisfatto ad un bisogno dell'umanità e dell'arte.
Passava quindi a leggere il sig. dolt. Felice Spinelli una sua nota sopra la
pretesa identità del vainolo vaccino col vaiuolo umano. E contra questa opi-
nione vagheggiata specialmente in Inghilterra adduceva delle ragioni derivanti
dal confronto degli effetti prodotti dalla vaccina costituente il benefico efficace
preservativo del vaiuolo, con quelli sempre gravi e spesso micidiali prodotti
da questo stesso esantema: soggiungeva essere legge fisica inconcussa che gli
stessi effetti procedano dalle stesse cause produttrici , e che è argomento di non
identità di cagione, la diversità dogli effetti. Ed essere questa legge vera ed ov-
via in lutto.
Crede\a doversi sostenere non essere, né poter essere identico il vaiuolo
umano al vaccino perchè, 1." diversissimi sono gli effetti dell'uno, e dell'al-
tro sull'umano organismo, 2." perché l'uno é il prodotto di un organismo di-
— 173 —
verso dilli' altro, ossciulo che vi lin sostanziale dilTerenza fra l'organisino di una
vacca, e quello dell'uomo, 3." perchè se fosse ideutico, non darebhe luogo ai sa-
lutari effetti che (,'li sono propri , ed in un modo cosi tutto diverso da ([uelli del
vaiuolo umano ; e però il virus vaccinico deve essere consideralo tanto di sui
{generis, (|uanto occorre per essere antidoto e preservativo del vaiuolo natu-
rale umano, cioè un agente opposto. Inoltre dice il sig. doti. Spinelli la prova
della non identilù del vaccino col naturale vaiuolo umano, non si ha ella pie-
nissima dall'avere abbandonala la inoculazione ed essersi appresi tutti alla vac-
cinazione? A che avrebbe servilo la scoperta di lenner se l'uno fosse identico
all'altro, cioè se fossero la stessa cosa, lo stesso principio? Né provano ([uesta
identità nemmeno gli esperimenli del Ceclcy , poiché, se è vero, e concedesi dal
doU. Spinelli, che il vaiuolo naturale umano inoculato nella vacca si cangi , e
dia luogo al vaccino,- questo lungi, secondo lui, dal provare ia identità, mostra
anzi che per acquistare la natura del vaccino il pus del vaiuolo naturale ha bi-
sogno di essere modiUcalo dall'organismo della vacca, e modiilcalo sostauzial-
nieule.
Succedeva al sig. doli. Spinelli il prof. Laruccia e intratteneva i congregati
sopra un caso di acuta laringite insorta per subitanea retropulsioue di blenor-
ragia siOlilica, curala poi con mezzo meccanico che dice valere anche nelle
uretriti per causa virulenta. Ecco il fatto: Un giovane robusto, esente da ca-
chessie, si infermava di uretrite sifilitica, che un ciiu-madore gli retropulse con
niicidial farmaco. Poco dopo insorsero dolori, tosse, febbre, ansia ec; in una
parola i sintomi della flogosi acutissima della laringe. Intanto curata coi mezzi
comuni la laringite declinò dalla sua flerezza , ma non cessò ; che anzi fatta cro-
nica e persistente non cedette per lungo tempo sotto nessun metodo di cura.
Kra già pervenuto il misero infermo allo slato di febbre vespertina diuturna,
e di inoltrata cmaciazionc, quando veduto dal prof. Laruccia, dopo vari tenta-
tivi fu preso a curare colle viste terapeutiche di derivazione, volendo richia-
mare all'uretra l'antica uretrite silìlilica, od il virus produttore della medesima
per liberare la mucosa della laringe; ma infruttuosi essendo riesciti i metodi
(liu coimuendati, egli potè ottenere il suo inlento coll'introdurre un pezzetto di
penna d'oca bucherellata per un pollice nell'uretra, e poi introdotta nel foro di
23
— 17'. —
ossn una pompa aspirante , niano^rando su questa il sig- prof- Lanitcia potè,
dopo alcune ponipature o succhiamenti , vedere uscire, con forte bruciore, dal-
l'uretra dell'inrernio una certa quantità di materia puriforme che continuò ad
emettere anche nei giorni successivi , e che ogni qualvolta emetteva e via via
che se ne scaricava sentivasi cosi alleggerito dalla malattia della laringe, da ri-
tornare dopo due mesi al sospiratissimo stato di florida e primitiva sanità.
Crede e ritiene il sig. prof. Laruccia, dalla sua pratica confortato, che con
questa succhiatura si possa prevenire e si prevenga infiliti costantemente e si
impedisca lo sviluppo della blenorragia sifilitica, nello stato di sua incubazione,
aggiungendo ad ogni succhiamento poche gocce di soluzione di soda sul glande.
Ond'è che egli conchiude il suo metodo detto emospasico esser non solamente
sovrano rimedio nella blenorragia spostata, o metast^ilica , e nella uretrite vio-
lenta, ma ben ancora un eccellente e impareggiabile preservativo della ble-
norragia nell'infezione locale venerea.
In seguito di che il sig. prof, de Martino annunziava all'assemblea verbal-
mente, aver egli fatta una comunicazione alla Sezione zoologica, circa l'appa-
rato anatomico che prepara il veleno nella tai-antola. Disse aver potuto in gran
parte rettificare le descrizioni date di questo apparalo dal Caputo e da moltis-
simi zoologi negato, e mostrò una tavola, obbligandosi solennemente di fare
dimostrazione dei pezzi preparati a quei medici che desiderassero più coscien-
ziosa certezza. In essa erano descritte le vescichette dell'apparato venefico della
tarantola, che sono poste nella cavità del capo e del petto, e che contengono
l'umore velenoso, sono rivestite da membrane fibrosa e muscolare, ec. Mo-
strò esser disposto ad eseguire il meccanismo dell'emissione dell'umore tos-
sico oleoso denso trasparente per i dulli , ordinati e disposti come è l'apparato
venefico della vipera , e conchiuse non esser oggimai più il tarantismo di Puglia
una favola, od una malattia di alterata immaginazione.
Ultimo a leggere ed a comunicare dalla Cattedra le sue idee era il sig. dot-
tore Francesco Castelli di Pisa, il quale dava agi' illustri congregati certezza di
alcuni casi di febbrili affezioni reumatiche artritiche, curate con la chinina nel
suo stato puro di alcaloide. Disse di esser ricorso a questa sostanza, anziché ai
suoi composti salini che spesso, destando turbe nervose, sono controindicali in
— 175 —
alcuni morbi complicati con disturbi delle funzioni dell'asse cerebro-spinale.
Postosi a fare degli esperimenti in proposito , usando nei gravi casi di alTezioni
reumalicbe ed artritiche la chinina dai 12 a 24 grani nella giornata, e conso-
ciandola, già s'intende, col metodo evacuante, col minorativo e colle oppor-
tune sotlrazioiii sanguigne; \ide la chinina riescire quanto prontamente utile,
altrettanto inetta a destare turbe moleste del sistema nervoso. In seguito nar-
rava) la storia di dieci casi di artritide e reumatismi da lui curati con pronto e
felice esito con questo medicauiento, e conchiudeva poscia ed infine: 1." la chi-
nina non destare turbe nervose, come fanno il citrato e maggiormente poi il
solfalo della medesima sostanza: 2." non essere controindicato l'uso della chi-
nina, nò nelle alTezioni spasmodiche e nervose, né nelle Dogistiche, nelle quali
ultime, al contrario, risparmia molti salassi, ritenendo il dott. Castelli col Bri-
quet, Comelli , Bruni , Casorati ec. essere per la sua azione terapeutica la chi-
nina da riporsi nella classe dei deprimenti specialmente del sistema sanguigno :
•'?." potersi cosi al)bre> lare la cura delle affezioni artritiche e reumatiche meglio
che con qualunque siasi altro medicamento.
A questo punto aprivansi le discussioni, e dietro richiesta, esse richiama-
vansi dal sig. Presidente sopra la memoria del sig. prof. Gorgone di Palermo.
Alzatosi in quel momento il sig. prof. Dorotea facevasi a dire , nelle sue le-
zioni di storia naturale aver egli pure insegnato ed insegnare dottrina opposta a
quella del sig. prof. Gorgone a proposito della natura dei denti, sentirsi quindi
necessitato a diffondere la sua opinione più per mostrare i motivi che lo in-
ducono a ritenerla , che per contradire o infermare le microscopiche osserva-
zioni del prof, palermitano. Adunque , dopo aver palesato che Owen fino dal
1840 cercò provare essere i denti un tessuto osseo, rifletteva ciò non potersi ri-
tenere :
1." Perché sorgono da un bulbo contenuto in un'apposita capsula lo che
non e delle ossa , e perchè non si saldano né si riuniscono , né si restaurano
come neppur si riproducono , se come avviene nella seconda dentizione o nel
Coccodrillo non vi sono dei nuovi sottostanti germi.
2." Perchè non si necrosano al conlatto dell'aria, come fanno le ossa, se
non penetra nel loro interno; e perchè, mentre i denti ai quali vien distrutta
— 176 —
l'intorna polpa cadono, nello ossa, sccontlo le esperienze del Troja quando cade
l'osso privo di polpa e si neerosa, ne nasce un nuovo ad involgere il vecchio.
3." Perchè sono i denti sempre posati sopra la mocciosa, e negli animali
inferiori se ne trovano anche nella faringe nell'esofago e nello stomaco; men-
tre il contrario avviene delle ossa.
4.° Perchè i denti non si nutrono per mezzo del periostio, ma dalla loro
radice, e perchè non sono in rapporto di s^lluppo e di contemporaneità col-
l'osleogenesi , e si sono trovati dei feti c(ui denti hene sviluppali, quando l'os-
sificazione era appena incominciata nel loro organismo : perchè gli edentuli
han vertebre e non denti; e i condroplerigi , mancan di ossi, ed anno denti
sviluppalissimi, come il chwcarias.
li." Perché i denti sono più duri delle ossa, e perché l'uffizio loro è quello
di lacerare e trinciare, mentre quello delle ossa consiste nell'essere sostegni
e leve.
6." Perchè le diverse sostanze componenti i denti sono situate a strati , il
che non si nota nelle ossa che hanno una eguaglianza di composizione ovunque,
e perché il cemento del dente che ha una tal quale analogia colle ossa, incrosta
solo all'esterno i denti di alcuni niaraniiferi, e manca in altri affatto.
7.° Perché le ossa non possono crescere indefinitamente, ed i denti lo pos-
sono quando la loi-o struttura è tale che il loro sviluppo non vada a strozzare e
ad iiiipc'iliri' in tal guisa all'arteriuzza che vi porti più alimento e il nervo la
vita; lo che si può osservare sol che si voglia torre nei ruminanti il dente in-
cisivo, il quale tolto, si vedono prendere i vicini un più grande sviluppo.
8." Perché infine il dente, a cui il sig. Dorolea non nega una particolare
struttura , ha una composizione chimica diversa da quella delle ossa.
A tutte queste obbiezioni replicava il sig. prof. Gorgone col dire che, mentre
il sig. prof. Dorotea aveva considerati i denti nelle forme esterne, nello svi-
luppo, nelle connessioni , e nelle proprietà chimiche, egli non aveva che pre-
sentate alcune osservazioni microscopiche sopra la inlima struttura dei denti
umani. Avvertiva a questa e non alle apparenze doversi porre attenzione,
quando si vogliono trovare gli elementi per classificare le parli dell'umano or-
ganismo. Lo so, ei soggmngeva, che le ossa differiscono alcun poco dai denti;
— 177 —
ma so altresì che lianno eguale intima slrutlura, e basta questo a me per essere
autorizzato a riporli fra le sostanze ossee. D'altronde soggiunge, io non parlai
che (Iciravorio, e lasciai da parte il cemento, la pol|ia , la capsula; e l'avorio co-
sta di una rote di fd)re, nel che convengono i ciiiarissimi prof. Owen e l'aniz-
za, ai quali come a me non paiono ancora provati i canalini, potendo essi essere
una semplice illusione ottica, un gioco di luce; ed aggiunge che lo sperimento
del Jluller da lui non ripetuto, fosse di prova assai dubbia, poiché potrebbe be-
nissimo una sostanza gelatinosa intermedia, imbevendosi nell'inchiostro, simu-
lare (lei canaletti dove non sono. Il sig. Gorgone termina col promettere di ri-
petere degli sperimenti per accertarsi dei canaletti , col riflettere che sulla na-
tura reticolata dello smalto non sia più dubbio, col dire che il tessuto dello
smalto non è epidermoide , e che infine con Owen sembragli doversi ammettere
che sia l'avorio del dente anziché una secrezione della polpa dentaria la ossi-
ficazione della medesima.
Ma qui di nuovo replicando il sig. Dorotea soggiungeva avere fino dal J84t»
il sig. Owen dichiarata ossea la natura del dente, ma la disposizione anatomica
di questa parte del corpo infermare la sua sentenza ; non potersi porre in dub-
bio i canaletti , i quali appaiono ogni qualvolta, come egli e il dott. Nicolucci
praticarono, e son pronti a ripetere, facciasi uso dell'inchiostro della china; se
non che il prof, di Palermo tornava a dire non sembrargli concludente quello
esperimento, non essendosi prese precauzioni contro il gioco della luce, che
cosi spesso inganna i micrografi ; al che non assentiva il Dorotea , rilenendo
che nelle prove di fatto la verità sia incontravertibile. Ed in questo concetto
fermo il preopinante concliiudeva dicendo considerare egli pure per areolata
la sostanza del cemento che ritiene quasi non osseo. Ma dunque finalmente, di
nuovo interrompendolo il prof. Gorgone domandava, se è reticolato e non os-
seo, in che dilTerisce da questo la intima struttura dell'avorio dei denti? .\ tal
dimanda disse che avrebbe risposto il sig. Nicolucci, che seco lui aveva fatti
degli studi coscienziosi sopra l'anatomia dei denti. E stava già questi per dar
lettura della sua nota, quando entrando nella questione il prof. Tommasi av-
vertiva, opponendosi alle idee fisiologiche del sig. prof. Gorgone sulla strut-
tura dei denti, che la figura del Ilelzius presenta veramente una forma tubo-
— 178 —
loso-fibiosa , le cui fibre parallele si mostrano alquanto obblique , eil ondulate
all'asse longitudinale. Però che non si deve risguardare alla forma anatomica
per desumere la nobiltà fisiologica dei tessuti, che anche l'epitelio e l'epidermide
presentano strali di cellule, come qualunque altro tessuto, ma non doveasi dire
perciò che l'epitelio e l'epidermide sieno da riguardarsi come tessuti organiz-
zali. Esservi inipertanlo (juesla dilTerenza fra i tessuti organizzati, e i non or-
ganizzati , e quei di soprapposizione, che mentre nei jìrimi le cellule posseggono
la \irtii metabolica di originare altre cellule entro di se, a spese della materia
plastica generale che vi accorre, cioè del sangue, le seconde non posseggono
questa virtù , essendo esse formate dalla materia cistoblastica , elaborata dal tes-
suto generatore. E come infine le fibre, ed i lobuli dentari siccome sono da con-
siderarsi come una serie di cellule, nelle quali non accorre sangue, cosi si de-
vono ritenere come dipendenti dal germe dentaiio : laonde conchiudeva esser
falsa l'asserita teorica della identità dei denti con le ossa, nelle quali le cellule
e le fibre si formano per la virtù transustanziale che posseggono in loro stesse.
Mosso dalla negata vascolarità dell'avorio dentario il prof. Gorgone non potè
ristarsi dal chiedere una rettificazione di concetti al prof. Tommasi, avvisando
e protestando che tenendo dietro allo sviluppo dei denti nel feto, e osservando
e tagliando queUi del cavallo e dei ruminanti, i canaletti vascolari al microsco-
pio appaiono manifestissimi , e si scorge ancora che i vasi e la polpa sono di-
sposti nei denti come lo sono nelle ossa. E giunta in tal modo la discussione a
termine, e con essa l'ora di sciogliere l'adunanza, compievansi i lavori della
medesima con la nota del sig. doti. Nicolucci di già dal Dorotea accennata che
riguarda l'anatomia dei denti. In essa si dice :
1." Che lo smalto dentario si compone di fibre che hanno tutta l'apparenza
dei tubolini e canaletti , i quali in forma concentrica dalla base della corona
del dente, si volgono verso il suo apice; osservazione che conferma pienamente
quella dell'Ovven.
2.» Che l'avorio o dentina dell' Owen è formato di strie raggianti dal cen-
tro del dente verso la periferia, le quali ci sembrano avere altrettanti canaletti
ripieni di una sostanza terrosa, irregolarmente cristallizzata e che si discioglie
negli acidi nitrico e cloro-idrico.
— 179 —
3." Clic uè i tuboliui dello siuallu iiù i canaletti della dentina si dividono
secondo asserì il Retzius, ma sono semplici in tutto il loro tragitto.
4.° Che la sostanza intermedia che unisce i canaletti della dentina si com-
l»one di un plasma a granulazioni quasi invisibili, senza tessuto fibrillare.
o." Glie il cemento dei denti risulta da un tessuto reticolare in mezzo del
quale sono deposte sostanze terrose.
0." Che il dente nel formarsi trae origine dalle cellule della membrana pre-
rormalrice, le quali allungandosi assumono l'aspetto di tubolini o dì canaletti.
7." Glie Vonjanon adamantinae del Purkinye è una membranella tenuissi-
ma die a guisa di cuffia ricopre tutta la parete del germe dentario destinato a
rappresentare la corona.
8." Che la polpa dentaria non è formata , come dice Henle di tenui fibre
a piccoli granelli, ma di una rete ammirevole di vasi sanguigni, in mezzo alle
maglie della quale sono effusi e contengonsi nocciuoli di cellule quasi sempre
sferiche e rivestite di tenuissima membrana. Terminavasi con le seguenti pa-
role la nota del sig. Nicolucci e Dorotea : Le accennate particolarità separano la
struttura dei denti da quella delle ossa piatte, o cilindriche, e molto più dai
tessuti epidermoidi , unghie, peli, corna; il perchè ci persuadiamo che i denti
costituiscono un tessuto sui generis che non ha l'analogo in tutti gli altri tessuti
animali.
Il Presidente — Vi.>cenzio Lasza
! Salvatore de Renzi
OdOARDO TlRCUETTI
SiìcoxDO Polio
ADUNANZA
DEL GIORNO 2 OTTOBRE 1843
»««^
JT IRONO letti p(l approvati i processi verbali ilcllc duo precedenti adunanze dopo
alcune aggiunte per parte del sig. prof. Ciccone, il quale voleva che si signili-
casse in essi , che il sig. dott. Cappa aveva chiesta la discussione sopra la sua
memoria , e gli era stata accordata ; dopo di che era già stala chiamata all' esame
dei congregati senza che alcuno si alzasse a chiedere la parola : e per parte del
dottor Miraglia che diceva essersi dimenticato, nel rispondere al sig. dott. Ni-
lita, di dire che l'esame delle alterazioni organiche dei mentecatti con illustra-
zioni e dietro indicazioni frenologiche ninno le aveva fatte pria di lui, e che egli
lo aveva fatto per rispondere ad un quesito del Congresso di Lucca.
Veniva poi letto dal Segretario de Renzi il rapporto sulla statistica dell'Ospe-
dale di s. Eligio, nel quale vengono dette le seguenti cose: « 1.' Che il Qua-
dro complessivo statistico delle donne curale dal 1833 al 1831, e l'altro dal
11) agosto 1834 al 1844 presenta una mortalità dell'8 e „V; per cento; mortalità
che amto riguardo alla posizione non troppo favorevole di quello spedale ,
al successivo dominio di costituzioni epidemiche relativamente più o meno
perniciose, e alla condizione delle ammalate per lo più contadine o mendi-
— 181 —
canti, ò ccrlamonle da ritcnorsi discreta, essendo essa uffualc presso a poco alla
niurtalità degli altri spedali d'Italia, -l." Che la niorUdìtà dal 16 agosto 1844
al 184o e assai minore della antecedente; vale a dire del 4 j per cento. Risul-
tanza molto favorevole, che dimostra che non ha dominato in Napoli nel detto
intervallo alcuna inQuenza epidemica; che l'ordine, la precisione, la polizia di
quell'Ospedale lianiiu migliorato, e che l'assistenza del signori medici e i prov-
vidi mezzi da loro impiegati , senza scrupolosamente particolarizzarue alcuno
tanto nella loro assoluta elezione, quanto nella loro associazione con altri era-
no conformi ad un previdente sapere clinico adattato alle sofferenze e alla cura
delle dette inferme.
« La Commissione per tanto gode di poter annunziare a questa dotta adunanza
che pel metodo adoperato nelle singolo malattie, \ale a dire di togliere con op-
portuni mezzi le complicazioni, di non lasciarsi imporre da alcuni speciali ed
allarmanti fenomeni, e di non abusare del salasso, quei signori medici usano
saggiamente nelle malattie un trattamento conforme ai progressi della medicina
italiana, confortato da soda e ben ponderata esperienza. — Firmati — Sache-
ro — B. Berlini — T. Kiholi. »
In seguilo lo stesso Segretario de Renzi leggeva il rapporto della Commis-
sione destinata ad assistere agli esperimenti del doli, lineila, cosi concepito :
« La Commissione incaricata a ripetere gli esperimenti del meritissimo prof. Fi-
uella, tendenti a richiamare alla terapia l'uso quasi abbandonato, del galva-
nismo avverso l'amaurosi, si reputa nel dovere di presentare a questo Con-
gresso il risultamento, comecché incompiuto, delle sue osservazioni, fatte non
ostante che uno dei suoi soci, il prof. Quadri , per fisica indisposizione non vi
sia intervenuto.
« E prima di procedere agli esperimenti , la Commessione ha creduto dover
invitare il sig. Finella a dichiarare in quali casi di amaurosi egli brami usare
il galvanismo, e di quale apparecchio galvanico si avvalga»; al che ha risposto :
« che egli pratica il cennato rimedio in tutl'i casi di amaurosi per causa ner-
« vosa e senza com|ilicazioni, benché talvolta abbia osservato, ch'esse sonosi
« dissipate; che a tal' uopo egli si avvale degli apparecchi coi quali e Wollaslon
« e Bunzcn, modificando quello di Volta, gli bau dato maggiore efficacia. »
24
— 182 —
« Quindi dalla Commissione gli è presentato un individuo, incompiutamente
amaurotico, di anni 70 circa, la cui malattia forse riconosce cagione gottosa,
lienché poi la gotta fosse ricomparsa dopo cinque anni. W era congiunta l)aste-
vole tarassi negli angoli interni dell'occhio, cronica iniezione della congiuntiva
palpebrale , e suffusione nella camera anteriore dell'occhio sinistro. Un tale
siierimento si sarebbe reputato idoneo dalla Commissione , benché essa avesse
presentito, che il sig. Finella Io avrebbe rigettato, poiché i dolori nel capo e
talvolta negli occhi accusati dallo infermo davangli indizio di congestione ca-
pitale. Come in fatti il prof. Finella ha ricusato praticare in quest'individuo le
correnti galvaniche, per lana che esse 2ìi'ovocassero congeslioiii gollose.
« Con la stessa formola la Commissione ha presentato al sig. Finella i se-
guenti infermi di amaurosi nei quali egli ha consentito praticare il galvanismo.
«1.° Un tal Federico Rispoli, di anni 3G circa, con amaurosi compiuta
all'occhio sinistro, imniobililà della pupilla, e fondo dell'occhio chiaro. Però
avente stafilonia parziale sulla sclerotica >erso l'angolo esterno dell'occhio istes-
so, ed iperemia ragguardevole nella congiuntiva palpebrale. L'occhio destro è
jioi alletto dalla stessa iperemia, e la cornea è ulcerata. Sembra che questi mali
ripetano origine da cagioni siQlitiche producenti oftalmite violenta e doloro-
sissima nell'occhio afTetlo dall'amaurosi. Né é da tacersi che l'infermo avea
praticato il mercurio sublimato corrosivo avverso tanto male e senza effetto.
« Gli sperimenti praticati dal prof. Finella sonosi ripetuti quattro volte ,
dando all'infermo le correnti galvaniche a tante riprese in nove minuti. L'in-
fermo non ha veduto scintille elettriche, ma ha avvertito un senso di ardore
nel fondo dell'occhio; la lagriniazione ò slata leggiera, e scarsa l'iniezione nei
vasi della sclerotica. Nel secondo giorno l'occhio si presentava meno promi-
nente, e questa volta l'applicazione del galvanismo, ha cagionala maggiore
iniezione nei vasi dell'occhio. Il resto identico alia prima galvanizzazione. Nel
terzo di, lo slafiloma scorgevasi più depresso, ma la visione era la stessa. I
vasi della congiuntiva avevano conservata l'iniezione del giorno precedente, e
galvanizzandosi per la terza volta il Rispoli riportò lagriniazione ed iniezione
minori. Lo stesso dicasi del quarto esjieri mento , nel quale l'infermo diceva
non avvertire alcuna utilità nell'uso del rimedio; e cosi anche nel quinto ben-
— 183 —
chi! fili sembrasse toccare, e nicii sen»l)rarf;li molesto e prominente lo slafilo-
ma, yli paresse a>er veduto il lume ili una bettola, e dopo la f;alvanizzazione
scorgere nell'atmosfera svariali colori. Costui fu assente al sesto e per noi ul-
timo sperimento, laddove altrimenti il Congresso non disponga.
« 2.° Oggetto di altra osservazione fu Salvatore Cuomo di anni 42. Soffre
costui amaurosi ad entrambi gli occbi quasi che perfetta , e più nel destro.
Cagioni silìliliclie, umidità, esposizione a troppo viva luce produssero violenta
iritidf, che degenerò in amaurosi. È dessa accompagnata ad imperfetta siny-
zesi , a sensibilità soverchia di tutte le membrane dell'occhio , cosicché fin dalla
prima galvanizzazione , ove essa è caduta , è avvenuta notevole iperemia e se-
crezione di lagrime, ha avvertito bruciore ed ardore negli occhi e più nel de-
stro. Proseguendo gli esperimenti in costui fu osservato che nell'occhio sini-
stro manifestava sentire un senso di freschezza, si che l'uso delle correnti gal-
vaniche non gli cagionò quella lagrimazionc nò l'ardore che in principio senti.
Al terzo giorno egli riferi aver veduto in tutto il giorno più distintamente nel-
r occhio sinistro, che il destro sembravagli aver perduto con l'uso del galva-
nismo, il che confermava nel quarto giorno, esprimendosi in tal guisa : « L'oc-
« chio dritto non Aede più la luce, mentre prima di usare il rimedio la vedeva;
« però il sinistro sembra abbia acquistato ciò che il destro ha perduto » cosi
diceva prima di galvanizzarsi , ma dopo con lo stesso occhio destro scorgeva il
liiiiK' di un fanale, che diceva vedere distintamente col sinistro. Essendosi pra-
ticala la quinta galvanizzazione, l'infermo diceva scorgere anche i piccoli og-
getti distintamente ed anche con l'occhio destro; onde la Commessione per as-
sicurarsene lo interrogava sul numero delle persone e sulla >ai-ielà degli og-
getti rircostanli , ed intanto faccagli atteggiare innanzi gli occhi un fazzoletto
ravvolto ed a qualche distanza. .Ma il Cuomo né scorgeva gli oggetti, né ravvi-
sava il fazzoletto; onde si slimò che i suoi fossero per lo meno desideri, più
che realtà. Nel sesto esperimento riferi sentirsi come nel giorno procedente.
La galvanizzazione fu praticata.
« 3." Cadeva il terzo sperimento sopra un individuo di anni iiO, celibe,
pescatore, che per cagioni reumatizzanti era amaurotico da dicci anni. Presen-
tava quasi perfetta l' amaurosi, complicata a lesioni organiche, cioè al leucoma
— 181 —
ed all'idropisia dell'occhio dcsiro ; il sinistro era imporfellamrnte atrofizzato,
con versamento di linfa plastica nella camera anteriore dello stesso, onde la
sua coriti'i quasi perfetta. A tanti mali aggiungeva somma sensil)ili(;i nelle parti
costituenti gli occhi, si che sin dalle prime galvanizzazioni , oltre ai soliti sensi
di ardore e bruciore, fu sensibilissimo l'eritema soi)pravvenuto. Costui sin
dalla seconda galvanizzazione diceva aver ottenuto qualche vantaggio , e nel
quarto sperimento riferi vedere nel mattino sin presso al meriggio la luce più
nitida e meno olTuscati gli oggetti. Cosi nel quinto e sesto esperimento.
« i: Finalmente Marianna Roselli fu il soggetto della quarta osservazio-
ne. Amaurotica imperfetta da due mesi e più nell'occhio destro, per cagione
morale di uno spavento; avea strabismo allo stesso lato vergente in fuori, ed
abbassamento del bulbo per contrazione muscolare. Dall' uso del galvanismo
risentiva i soliti sensi di ardore e bruciore, ma ben anche vedeva le scintille
elettriche. Costei accusò un miglioramento progi-essivo dal primo uso delle cor-
renti galvaniche, cosicché al quarto giorno scorgeva i numeri del quadiante
in oriuolo di mediocre grandezza. Ma sventuratamente per nuovo patema de-
primente perde gli ottenuti vantaggi.
« Da tali sperimenti la Commessionc non può dare al Congresso un giudizio
positivo, e pel loro numero, e per la durata, e per la stessa natura de' soggetti
su i (|uali son caduti ; ma siccome quanti mai sono stati ban dato alcun segno
di utilità nell'uso del rimedio, cosi reputa che essi sieno promettitori di reali
vantaggi, laddove principalmente sieno diretti da saggio criterio, e da metodo
razionale, che deve essere la base di ogni sistema curativo. La stessa opina che
la diversità ne' successi possa ripetersi dalla varietà delle pile usale. E però
pregando il Congresso di nominare una Commissione permanente a proseguire
gli esperimenti, a nuove, più razionali, più numerose e prolungate osserva-
zioni, giudizio più esatto rimetteva. — Firmati — Cav. Michelangelo Mililotti —
Francesco Prudente — Gaetano Conte. »
Lettosi ciò il sig. Pinella diceva, che dei quattro infermi scelti fra quei po-
chi che gli furono presentali , nessuno offriva condizioni tali da poter essere sa-
nabile compiulamcute cun poche galvanizzazioni, una sola donna parevagli av-
vicinarsi a quello stalo di amaurosi nervosa , in cui sono tanto utili le galva-
— 185 —
nizzazioni; e diceva, clic in forza di un patema stelle due giorni stazionaria
iitllo stalo di progressivo miglioramento ottenuto in pria con queste correnti,
e nella scorsa sera da lui riveduta, e non dalla Commissione, asseriva aver ri-
cominciato a riprogredirc nel ricupero della fucollà visiva.
Alcuni della Commissione si fecero allora a dire che sicuramente i suoi espe-
rimenti a\ evano dato qualche buon resultato, benché per ora non molto se-
gnalato , che però credevano conveniente che si proseguissero e di ringraziare
il sig. Pinella per aver lasciato al dott. Moyne la pila di Bunsen. Trovava il
Presidente giustissima la proposta, dovuti i ringraziamenti, e nominava al pro-
seguimento delle esperienze i sig. dott. Moyne, Prudente, Conte e Folinea.
Leggcvasi in seguito il rapi)orto della memoria del prof. Vulpes risguardanle
l'abbassamento della mascella inferiore espressa nei seguenti termini.
« La Commissione nominata per esaminare la memoria del sig. cav. Vulpes
sull'innalzamento della mascella superiore prodotto pel meccanismo dell'abbassamenlo
della inferiore nell' aprirsi la bocca, rende i dovuti elogi all'autore di essa. Que-
sta memoria , che giustamente venne chiamala positiva dal Segretario della Se-
zione medica di questo settimo Congresso sig. Turchetti, dopo di a\ere ricor-
dato i diversi autori, che trattarono dello slesso argomento, espone con metodo
facile ad intendersi una nuova spiegazione ne' precisi termini seguenti: « La ma-
« scella inferiore rappresenta una doppia leva curva, poiché in ogni branca il
« braccio della resistenza è fatto dalla porzione postero-anteriore del condilo
« della mascella inferiore: queste due branche della potenza sono costituite dalla
« lunghezza della mascella medesima presa pe'due lati dalla parte posteriore
« del condilo sino alla parte inferiore del mento, e gli ippomoclii sono situati
« nella parte posteriore di ciascun condilo, o sia nell'angolo fatto da' due bracci
« della leva. » La Commissione dopo aver verificalo il fallo non può a meno
di applaudire all'idea dell'Autore, che espone un concetto di meccanica ani-
male di\ersamente spiegato dagli altri autori; e siccome la memoria in que-
stione non può essere compendiata a sulTicienza, ond' esser compiutamente co-
nosciuta dal [lubblico , la raccomanda perchè venga inserita negli Alti. « — Fir-
mali — prof. Berruli — l'irelli — Francesco Foderaro — Giovanni Gorgone —
Manfrù relatore. »
— 18C —
Dopo tal lettura il sig. Prcsitlchte stal)ili^a, cbe nella couipilazione defili Atti
si tenga presente il rapporto.
Leggevasi poscia il rappoilo sulla memoria del sig. Foderaro sullo starnuto ,
cosi concepito: « La Commissione riunita per lo esame della quistione surla
Ira il prof. Foderaro ed il prof. Barbarisi in occasione della teoria dello star-
nuto, prcseduta dal chiariss. cav. Panizza , avendo osservalo con la maggiore
diligenza possibile tre preparazioni del nervo parabolico di Cotugno, o naso-
palatino di Scarpa fatte con molta esattezza ed evidenza dal sig. Barbarisi, ba
confermalo die il ner\o suddetto nel suo corso spande molti filamenti nervosi
alla membrana pituitaria del setto, più dalla parte posteriore, cbe dalla media
ed anteriore , diramazioni le quali si discostano di molto dalla linea di corso del
nervo parabolico « — Firmati — P. Panizza, Prudente, Piretti , Manfrè relatore,
^laurizio Bufalini. »
In tale occasione il sig. dott. Folinea disse, cbe il dott. Ippolito gli aveva
comunicato di aver potuto accompagnare più volte i rametti del parabolico
fino nel setto nasale. Rispondeva al Folinea ed ai compilatori del rapporto il
sig. prof. Foderaro, cbe nelle opere dei grandi anatomici si descriveva sem-
pre il parabolico senza rami cbe vadano al setto , e cbe i soli rametti che pote-
vano pervenirvi, ma dei (|iiali non era (|uestionc, erano quelli cbe accomp.a-
gnano l'arteria palatina. Disse di non aver mai negato, bensi dubitato, dell'e-
sistenza dei rametti del parabolico; ma non poterne dubitare or più dopo cbe
il Barbarisi, a cui rende distinte grazie, gli ba preparati con tanta maestria;
disse non esservi più dubbio poiché sono i rametti nei pezzi del sig. dott. Bar-
barisi assai grossi; attestò la sua riconoscenza alla dotta commissione, e modi-
ficò la sua teorica dello starnuto, dicendo clic lo starnuto si deve attribuire non
meno a questi nervi parabolici, che agli sfeno-palatini.
Lodava il Presidente la nobile abnegazione, con la quale il sig. prof. Fode-
raro ave\a presa la parola, onde rendere grazie al sig. dott. Barbarisi, ed alla
Commissione, e modificare una sua teorica; l'additava come rara contingenza
nella storia delle scienze; incitava i dotti ad emularlo e seguire il suo esempio
nella candida confessione dell'errore, cbe cotanto onora, ed era salutato dagli
unanimi applausi dell' assemblea.
— 187 —
Il sig. prof. Maiifró deslinnto ad olTrire alla Seziono il sunto di alcuni scritti
del sig. do Stefano, diceva trattarsi di quattro casi di ascilo, duo osservati in
nomini, e due in femmine, nei quali casi prescrisse Io sciroppo di peonia e di
cedro, l'ossimele scillitico, e l'estratto di cicuta. Medola che il sig. de Ste-
fano crede convenire in tutt'i casi di idrope ascile. Se non che il prof. Manfrè
rilleltcva che le idropi si dividono in caldo e freddo : che quello che conviene
alle une non conviene alle altre; che a\Tebhe sempre poca fiducia nei mediea-
nicnti dal de Stefano proposti, i quali crede poi dannosi assolutamente nelle
idropi flogistiche , e che in fine in ogni modo questa sarebbe una medicatura
sintomatica.
E (piì sull'annunzio del Segretario, che era pervenuta alla presidenza una
memoria per il iireniio dal prof. Manfrù proposto a Lucca sulle cardiopatie ,
«luesto scienziato rispondeva che se lo scritto era giunto alla presidenza troppo
lardi, o al di là del tempo prefisso nel programma, si dovesse rimettere al
Congresso di Geno\a, che darà il premio, che il sig. Manfrè propose, e del quale
è sempre disposto a sborsare il denaro.
Il prof. Foderaro parlò poscia con lode di due siracusani Ricca e Cassola che
avevano fatto la topografia medica della loro città, e mossi da buon desiderio
avevano tracciate con singolare genio Io regole generali per l'ordiniunento di
ogni e qualunque topografia medica.
Dopo ciò leggevasi il rapporto che riguarda la memoria del sig. Cocco sui
ilainii derivali dalla costituzione scrofolosa trascurata, e su i mezzi atti ad im-
pedirne lo sviluppanienlo e frenarne i progressi. Egli è questo il titolo di un
dotto, elegante e coscienzioso lavoro del eh. dott. Cocco, col quale ha inleso
a far popolari le conoscenze i mezzi di profilassi e di cura di quel male frequen-
tissimo nel suo paese. Il lavoro è diviso in tre parli. Nella prima l'autore di-
scorre dcUa disposizione alla scrofola , della scrofola incipiente , della (iibercolare
esterna, e della mtdiiforme, e divide l'abito, o com'ei dico , la disposizione scrofo-
losa in florida, pallida e lurida, ed a ciascuna aflìgge le note proprie omle ve-
nisse facilmente ed in tempo utile riconosciuta. Nella 2." si fa a discorrere delle
cagioni della scrofola considerate in relazione ai diCferenti stadi della \ita ed
alle diverse condizioni sociali. Nella 3." infine parla alla distesa do' mezzi atti a
— 188 —
prevenire Io s\ iluppamcnto ed i progiessi della scrofola, ed ìnì propone utili
e saggi pro>Tediinculi.
Quindi si parla di uua memoria dal sig. Inibinibo di Ariano spedita a S. E. il
Presidente Generale intorno all'arfjonienlo del salasso. In essa l'Autore dopo
avere esaminato l'abuso sistematico che si ia del salasso, passa ad esporre al-
cune idee generali di lisiologia, ammettendo una primordiale forza semplice
ritenuta sotto il nome di etere , ed esaminando le leggi delle sue azioni , del suo
disquilibrio, de'risullamenti di essi sulla circolazione, sulla caloriflcazionc, ec.
non che spiegando a suo modo le correnti elettro-vitali , e la chimica orga-
nica, la formazione dei tessuti, la secrezione del liquido cerebro-spinale, ec.
cerca da ciò dimostrare la parte che rappresenta il sangue nel sostegno della
vita, e de' fenomeni suoi. Secondo l'importanza loro nel sostenere la ^ila ri-
duce a tre gli elementi organici, al nervoso, al muscolare ed al celluioso, e
dice che sono mossi ed alimentati dal sangue nell' eseguire le primarie funzioni.
Infine esaminando la composizione fisico-chimica del sangue, ec. ne vorrebbe
conchiudere che il criterio del salasso non debba desumersi da' pretesi caratteri
della Dogosi che universalmente si vede da' sistematici in tutte le malattie: ma
bensì dal grado delle forze vitali , dai principi che le sostengono , e dalla im-
portanza del sangue nel sostenere le funzioni della vita.
Parlasi poscia di un lavoro del sig. cav. Longo di Catania, contenente taluni
suoi pensieri intorno all'azione de'farmachi. È composto di due parti, nella
prima delle quali espone le generalità relative alla farmacologia, e nella se-
conda parte tratta de' principi patologici che possono chiarire il modo di agire
de' rimedi.
Infine si è fatto conoscere che la memoria del sacerdote de Angelis, sulle
forze della natura e sulle virtù medicinali, nulla contenga di assolutamente re-
lali>o alla medicina.
In seguito leggeva il prof. Ciccone il rapporto sopra la pest(f; rapporto che
deve riguardarsi come fruito di discussioni mature e sagge, alle quali pren-
deva parte nobilissima la Commissione del Supremo Magistrato di Salute del
Regno, composta da'sig. prof. Lanza Giardini e cav. Carbonaro. Ecco il rap-
porto: « La legge suprema della salute de' popoli im|>oneva al commercio il ri-
— 1S9— •
sor delle (ni.ir.intene; il rnnimerrio, sorbente feraeissinia di socinli ricchezze,
accusava come in;;liis(a una l(-!;e clic lo ince()iiava troppo a luu-o senza ne-
cessità ; i moderatori delle nazioni attendeano dalla scienza il giudizio della gran
lite, e i dotti congregati in Lucca proponevano i quesiti fondamentali, dalla
cui risoluzione l'ardua sentenza pendea. Il supremo magistrato di salute di Na-
poli nominava una conunessione medica composta dal prof. Lanza dal prof. Giar-
dini e dal cav. Carbonaro col carico di compilare un lavoro all'oggetto, da
presentarsi al 7." Congresso degli Scienziati Italiani , e la memoria sulla peste
orientale relativamente al sistema delle tpiarantene, scritta dal cav. Carbona-
ro, per disposizione dell'Eccellentissimo Presidente Generale, veniva indiritta
al nostro illustre presidente, perdio scegliessc una commessione a giudiciirne.
E la commessione, comjwsta da'sig. cav. Trompeo presidente, cav. J^orlini ,
prof. Berruti, prof. Saccliero, dott. de Ilolandis, dott. Berlarelli , dott. Corti-
celli, prof. Lanza, prof. Giardini, cav. Carbonaro, dott. Laruccia, dott. Fe-
.steggìano, dott. Cangiano, dott. de Nasca, e prof. Ciccone relatore, presa co-
noscenza della memoria suddetta, non che de' documenti comunicatile, dopo
lunghe e ripetute discussioui, riuuila il di 28 Settembre, è venuta nelle se-
guenti concliiusioni.
« Chiedea la Commissione di Lucca, si comprovasse con nuo\e e partico-
larizzate osservazioni bene accertate la contagiosità e il modo di trasmissione
della peste bubbonica : la commissione napolitana dimostrava la realtà della
contagione ; e la vostra commessione ha dichiarato alla unanimità come evi-
dente la contagiosità della peste, e ha ritenuto come necessarie tutte le conse-
guenze scientitìche che da questo princijiio spontaneamente derivano.
« Proponeva in secondo luogo la commessione di Lucca , che si determinasse
in modo positivo lo stadio di delilescenza o d'incubazione del contagio nelle
persone e nelle sostanze capaci di essere imbevute del princi|)io contagioso. Li
commessione napolitana s<)stene\a non essere bene assicurato che la incuba-
zione si limitasse cost^mtemente entro le due settimane : e la vostra Commes-
sione alla maggioranza risolvea, che dalle notizie finora raccolte intorno alla
ihuMl I della incubazione del contagio pestilenziale non ancora si può scientifi-
camente precisarne il tempo; e però crede, che Quo a quando questo tempo
25
— 190 —
non sarà scientificomcntc determinalo, è debile di ogni magistratura sanitaria
(li provveder praticamente alla pubblica salute, secondo le regole cbc la spe-
rieiiza le !ia dettalo. Se non che il cav.Trompoo, il prof. Succherò, il dot. deRo-
landìs, il doli, lìortarelli, il cav. Berlini, il prof. Berruti, e il doti. Corlicelli
han dichiarato di rimaner fermi nella opinione pronunziala nel C." Congresso ,
coli'ap[)oggìo dei fatti fin' allora conosciuti, ove riducevasi a 14 giorni il periodo
della incubazione ; sono sempre però disposti a rinunziarvi , quando da nuovi
falli sicuri e coii\inccnti venisse mostrato il contrario. Nondimeno la Commis-
sione ha manifestato unanime il desiderio, che le magistrature sanitarie si com-
piacciano rimettere al venturo Congresso di Genova la conoscenza de' fatti, su
quali fondano la ragionevolezza del sistema da esse praticamente seguito, af-
finchè possano gli scienziati partir da tali falli nel decidere della durata della
incubazione. La commissione similmente ha ritenuto, che la durala di attività
del principio contagioso nelle sostanze che posson ritenerlo, secondo la natura
di esse e il modo di conservazione variabilissima, è afllitlo indefinibile; e che
neir interesse della pubblica salute sarebbe più conducente di determinare in
quanto tempo sia possibile distruggere il contagio nelle cose contaminate : lu
qual questione abbisogna di fatti e di sperimenti più concludenti per essere ri-
soluta.
« Voleva in terzo luogo la commissione di Lucca , che si risolvesse, se deb-
basi prestar fede alle patenti nette; e che si accennasse a' vizi osservati ne'laz-
zaretti e al modo di toglierli : e la vostra comniessione , consentendo pienamente
alle conchiusioni della comniessione napoletana, osservava che la fede alle pa-
tenti nette non è di competenza de' congressi scientifici, ma del regolamento
interno di ciascuna magistratura; e che rispello a' vizi e a' miglioramenti dei
Lazzaretti in quanto alla conservazione della salute pubbUca, non offrono nulla
a desiderare ; ma in quanto al trattamento personale de' sospetti vi sono senza
dubbio de' vizi positivi, che son diversi ne' vari lazzaretti, e la commessione
fa voti, perchè sieno seriamente esaminati e prontamente corretti.
« L'argomento della genesi della peste, che è il 4.' quesito della comnies-
sione di Lucca, manca di fatti positivi per esser risoluto; la comniessione na-
politana opinava, e la vostra vi assentiva, che solamente allora si potrà sperare
— 101 —
(lì risolverlo, (juaiido, confinala e (|iiasi bloccata la peste nel suo luogo di na-
scita, |K)Ssa essere attentamente e senza prevenzione studiata.
« Nel 5." quesito domandava la conimessione di Lucca una ragionata classiQ-
cazionc delle masserizie e sostanze capaci di contagio, per servire di norma certa
a stabilire il ti-mpo necessario dello sciorinamcnto e della intera purificazione.
La commissione napolitaua dimostrava la immaturità di (fuesto lavoro di classi-
flcazionc, e ciò per la mancanza di fatti sulTìcienti, bene assicurati e decisivi;
nel che convenendo la vostra conimessione stabiliva doversi rimettere il quesito
allo studio delle commissioni del futuro congresso, ritenendo provvisoriamente
la classificazione attuale come capace di dar guarentigia alla pubblica salute.
« Chiedeva ancora la coouuissionc di Lucca nel 6." quesito, se la contuma-
cia possa senza pericolo essere abbreviata , sottoponendo i passaggieri allo spo-
glio, e gii etletti ad una temperatura di iiO o CO gradi di R. , come si pretende
da (|ualcuno; nel 7.", se col mezzo del calorico elevato a tal grado si modi-
liclii il priucipio contagioso, e si distrugga interamente, oppure se convenga
tuttora adoperare gli altri già conosciuti mezzi di disiufcttazione, sanzionati
dalla osservazione e dalla giornaliera esperienza, cioè la soluzione di calcio, il
cloro, ec. : e nelI'S." da ultimo, se il calorico è un mezzo disinfettante, rife-
rendo fatti numerosi debitamente accertati, e tutte le circostanze relative; e la
durata necessaria per avere una i)erfetta purificazione. La commissione napo-
letana conchiudea , che gli esperimenti sulla virtù disinfettante dal calorico deb-
bono ripetersi sopra base più larga, sopra europei e in paesi più lontani dai luo-
ghi ordinariamente infetti, che la contumacia non potrebbe accorciarsi né per gli
uoDiini né per le cose senza pericolo delia pul)blica salute, e che la sola con-
cessione di fare, é, che la traversata sia parte di contumacia, qualora fosse pra-
ticato sul legno l'isolamento delle cose contaminate. La vostra commessione
alla maggioranza consentiva a queste conclusioni ; ma i signori cav. Trompeo,
prof. Sacchero, cav. Bi-rtini , prof. Berruti, dott. Bcrtarelli, dott. de Rolandis,
dolt. Corlicelli persistevano nella opinione che la contumacia [>ossa ridursi
a 11 giorni. E a questo proposilo la Commissione osservava che il sistema delle
quarantene fermato dal Magistrato Veneziano sembra derivare dal principio,
che la peste come morbo contagioso abbia sede propria e permanente nel Le-
— I f)2 —
vand', sia clic discorra cpiilcniicanicnle, sia clic sporadicanienle si inoslri. Ora
la Conimcssione stima clic questo principio debba essere posto ad esame riiio-
roso, poiclié sotto un lai ra]iporl() gli studi sino al presente fatti sulla peste
sono insuflìcienti ed incompiuti. E perdio non si abbia a giudicare sulla fede
ed autorità altiui, f;i voti anincbé tutte le magistrature sanitarie d'Italia spedi-
scano ciascuna una Commcssionc medica nei focolai della peste in Levante : la
quale non solo al tempo di peste esaminasse gli attributi di «luesto morbo sotto
lutti gli aspetti che possono a>ere relazione con le guarentigie sanitarie; ma \e
rilìcasse eziandio se per quaklie trailo di tempo iu (|uei luogbi né corra come
e|iidemica, né fermisi come sporadica, se manciù in somma ogni qualunque caso
di peste. E i risullamenti di questa provvidenza si potrebbero tenere per utilissi-
mi , se queste Commissioni speciali avessero una concentrazione comune, dove
concorrendo i lumi di tutte, si avesse il tempo, il luogo, e la opportunità di
stabilire dei principi concordi e sicuri. Da questi principi potrebbero da ultimo
emanare i fondamenti di quel codice sanitario universale ed uniforme per lult'i
popoli che il cav. Trompeo proponeva liii dal 18130, e con i voli più ardenti
veniva desiderato nei Congressi di Lucca e di Milano.
« Ove si verifichi questo tempo di silenzio nella peste del Levante , la vostra
Comniessione crede conveniente, attese le rapide e sicure notizie che dall'Oriente
possono venirne all'Occidente, che le magistrature sanitarie facciano al Commer-
cio delle concessioni ancora ]>iii grandi di quelle che ucll' attuai sistema gli lui
fatto: ma che queste concessioni non debban valere che pel solo tempo del si-
lenzio. La Commissione poi non ha creduto di mettere in discussione la esten-
sione , e la natura di tali concessioni , poiché lo ha stimato al presente imma-
luro. e ha creduto doversi rinieltere agli Scienziati che tratteranno questo sub-
bietto. dopo che il fatto del silenzio delia peste in Levante per alcun tempo sia
bene assicurato, e legalmente dimostrato. Senouchò ha opinato potersi senza
pericolo della pubblica salute concedere in favore del commercio, che il tempo
della traversata si conti in quello della quarantena a condizione che si stabili-
sca su legni di qualunque natura essi siano, il perfetto e assicurato isolamento
di tulle le rose contaminate sotto la responsabilità de' rispettivi capitani, cou-
soh e dipendenze sniiiiarie.
— 193 —
« Finalmente la Commessione non ha creduto eonvenevole nuilaro il sistema
finora adottato nella purificazione degli oggetti appestati , prineipalmenle ri-
spetto alla sostituzione del calorico ad alta lenijieratura in luogo degli altri
mezzi fino al presente adoperati ; sì perclié non ancora è bene assicurata in (luci-
lo la > irtii distruggilricc de! coulagio pestilenziale in tutte le circostanze, si an-
cora perchè in alcune merci non sarebbe amniisibile per le alterazioni che forse
avrebbero a patirne: nella qnale questione si rimette alle Commissioni speciali,
elle potessero studiare il subbietto con tutta (picir attenzione che esige. Fir-
mati— Trompeo, Vincenzio Lanza, Gennaro Festeggiano, Giuseppe de Nasca,
cav. Carbonaro, Luigi Laruccia, De Rollandis, Emmanuele Cangiano, Bernardo
Bcrtarelii , ìi. Berlini, Siicchero, Corticelli, Berruti, Giardini, Ciccone relatore».
Aperta la discussione sopra questo rapporto, il cav. Collenza dice che male si
awiserebbe ehi volesse trarre ragione dalla necessità delle innovazioni della na-
tura endemica od epidemica della peste, sendoclié la contagiosità della medesima
ormai è divenuta un fatto irrefragabile, e comprovato dalla storia delle sue in-
vasioni in Europa.
Tutlavolta non perché i Lazzaretti, ed i regolamenti quarantenarl quali oggi
si hanno, impedirono per lungo tempo l'introduzione dei contagi, non si debba
ricercare alcun" altra e convenevole modilicazione , che per nuovi provvedi-
menti possa raggiungere lo stesso scopo. Né secondo lui per giungere a tal bi-
sogna è mestieri innanzi tutto riconoscere il tempo che trascorre tra l'immis-
sione del virus nel corpo umano e l'apparizione dei sintomi pestilenziali, cioè
l'incubazione, giacché chi lia che valga a determinare il tempo che il contagio
può rimanere attaccato all'organismo? chi è da tanto per valutare e ridurre a
calcolo tutte le influenze interne ed esterne che valgono ad eludere ogni e qua-
lunque speculazione? Più importante è dunque di riconoscere un mezzo alto a
distruggere il contagio sulle persone e cose infette. A tale oggetto vista l'influen-
za e l'incompatibilità del calorico nella disinfettazionc di molte sostanze, pro-
pone che si stabilisi'ano dei comitati p<>rmauenti nei diversi luoghi d' Oriente
dove la peste é più comune, i quali esi-guissero le loro sperienze sotto l'occhio
dei rispettivi Consoli i quali ne formassero e dessero atti autentici. E concbiude,
se per ora non si vuole introdurre innovazione sulle quarantene, almeno vi sia
— 194 —
necessità di adoperare piii pronti provvedimenti, i quali menassero allo scovri-
meuto di un mezzo acconcio a disinfettare in minor tempo possibile a fronte
di quelli che attualmente s'impiegano; proponendo conseguentemente la crea-
zione di comitati permanenti italiani nel Levante che s'incaricassero di regola-
riz/are le patenti nette. Terinina inline col citare i governi d'Inghilterra, e de-
gli Stali Uniti che hanno quasi del tutto soppresse le quarantene.
Il dott. Grotti non sentendo nominare nel rapporto del sig. Cicconc la sua
opera già stampata in Mosca sulla peste , e presentata alla Commessione , crede
farne richiamo; al quale rispondendo il relatore, dice averla presa in quell'e-
same che meritava, e tanto ciò esser vero che egli è in caso di notare, e comu-
nicare le idee nuove in essa opera contenute , le quali si risolvono nelle se-
guenti: che in Oriente cioè, i cadaveri si seppelliscono in gran quantità in an-
gusti cimiteri e vicino alle radici dei cipressi, le quali assorbendo le materie
organiche disciolte , le elaborano, e in forma di rugiada dalle foglie poscia emet-
tendole inducono la peste in chi si avvicini a quell'atmosfera viziata.
Risiìondevano al sig. Grotti e Gollenza il cav. Trompeo e il cav. Garbonaro
dicendo il primo che l'opinione dei sig. Grotti era cosi sprovvista di prove, e
di ragionevoli induzioni da non poter formare oggetto di discussione, e l'altro
che avrebbe pur egli desiderato, e nutrivi speranza che gli altri membri della
Gonimessione o il sig. Collenza avessero stabilito il tempo della incubazione
della peste : cognizione utilissima che solo può autorizzare a fare concessioni
alla esigenza del commercio, abbre\iando le quarantene. Avvertiva essere stato
con suo grande rammarico deluso nelle sue aspettative, e non potersi nulla in-
durre dallo sviluppo della peste, e nei nostri lazzaretti e durante la traversa-
la, perché stando uniti gli uomini e le cose infette, una barca che salpò per
Napoli o per Marsiglia, a modo di esempio, può essere considerata come se fosse
ad Alessandria: imperocché può l'infezione e la trasmissione operarsi come nei
primi momenti dell'imbarco, in quelli stessi dello sbarco, laddove sono sostanze
impregnate di contagio. Ond' è che il cav. Garbonaro ritiene che non vi abbia
che un modo per accertarsi del tempo , nel quale sta latente nell' umano orga-
nismo il \irus pestifero, quello cioè dell'avvicinare persone infette a persone
sane i»oste fuori del luogo dove è la peste endemica.
Per le quali cose diceva il sig. CarI)oiiaro essere la Commissione suprema di
salute pubblica penetrala dallo spirito conservatore jìor l'unica ragione, che
i'alTczione contagiosa può comunicarsi anciie negli ultimi momenti del viaggio
e perché non lieve noncuranza in questo proposito può compromettere, e senza
riparo, l'intiera umanità, e tutti gl'interessi suoi.
E riQetteva ancora che la Legge dell'incubazione non può essere eguale pres-
so tutt' i popoli , dovendo bene avvenire che presso un popolo la peste sia più
precoce, e presso mi altro situato in paesi differenti per clima, abitudini , ec.
più tardiva nella sua manifestazione, e più breve sia cosi l'incubazione del vi-
rus latente in quello, più lungo in questo ; ciò essendo manifesto ancora nei
germi vegetabili che nei vari luoghi, ed anche nei vari tempi hanno bisogno,
per il loro sviluppo, di un tempo più o meno prolungato.
l'er quello poi che riguarda un nuovo mezzo di sciorinamento avvertiva il
sig. cav. Carbonaro essere un ardente voto anche della Commessione napole-
tana, la quale non ignora che nella varietà inGuita delle pratiche, vi è anche
quella della semplice esposizione delle vesti all'aria libera : ma non sono questi
i precetti nei quali una prudenza impone di uniformarsi. Noi, egli diceva, ci
siamo Ossati sopra l'azione del calorico, che se coi ripetuti esperimenti sarà con-
fermato essere disinfettante, pregheremo, perchè vengano da apposita compe-
tente conmiessione proposti i mezzi più idonei per applicarlo senza danno allo
sciorinamento delle merci o pervia secca, o per via umida. In quanto ai comi-
tali di osservazione, ed agli esperimenti da praticarsi, io ritengo che debbonsi
costituire non in Egitto, ma in sani paesi ; perchè altrimenti la complicanza delle
influenze endemiche ed epidemiche con le contagiose debbono di necessità in-
fermare ogni risultato. Si sa che la peste fuori di Egitto non nasce da per se
stessa, o per isforzo di cosmo telluriche vicissitudini, e si sa che nasce e si co-
munica per i contatti con le persone e le cose infette. Questo è il punto e lo
scoglio contro al quale vanno ad infrangersi tutt'i sofismi degli anti-contagio-
nisli , e sarà scoglio jìcrenne fino a tanto che non sapranno mostrarci una epi-
demia di peste nata senza contatto con cose, o persone giunte da Oriente.
Per riguardo alle patenti nette è qui>sto un tema di politica che rispetto, con-
tinua il sig. Carbonaro, e non esamino; e per quello in line che riguarda la mi-
— 19G —
sura prosa dall' Ingliiltcrra e dagli Slati Uniti, egli concliiudeva, noi non siamo
qui nò per approvarla , né per biasimarla , e quel solo che possiamo dire si è
che nelle materie scientiflche gli esempi non autorizzano e costringono alla imi-
tazione, quando si ha una coscienza, la quale posponendo gl'interessi del mo-
mento e di alcune classi , non si vende che al vero. lutine conchiudeva che Egli
si occupa d'Igiene publ)lica non di politica. Replicava ni discorso del sig. Car-
bonaro il sig. Collenza, dicendo, io ringrazio tutt' i membri della Conimessio-
ne della maturitù di senno con cui hanno esaminato questo astruso argomento ,
non critico uomini ne leggi, ma ripeto che l'incubazione è jtel tempo indeler-
luinata, e che non può per (|uosto formare base di ordinamento , però in tinaie
conchiusione dice do\ersi ricorrere alla sua proposta di stabilire un comitato
sanitario eurojìeo e permanente in Egitto, essendo rara l'occasione di studiare
la peste in Europa. Lo che faceva osservare il nostro Presidente essere stato il
voto della intiera Commcssione. In questa occasione tutta la congrega volle che
la Commcssione stessa fosse ringraziata delle sue nobili e generose fatiche soste-
nute per opporsi agli innovatori troppo precipitali.
Passavasi qidndi alla lettura del seguente rapporto sul premio proposto dal
cav. Trompco intorno alla quistione della lebbra : « Le memorie presentate in
risposta al tema che venne nel Congresso di Lucca proposto per concorso ad
mi premio, che doveasi concedere a colui che meglio risolveva alcune questioni
intorno alla Lebbra, sono state cinque, e tutte attesamente sono slate lette e di-
scusse dalla Commcssione prescelta e riformala all'oggetto. Pria dell'esame >en-
nero esse con ordine numerico disposte , onde cosi aversi un metodo esatto nel
giudizio che se ne doveva portare. Di questa la quinta è sembrata non corri-
spondente al toma ed ai bisogni della scienza. La quarta che port<iva l'epigrafe.
ISnctonianam philoMphiam quae nobis verior hahetur eie. è piuttosto un lavoro di
erudizione, nel quale l'Autore svolgendo le polverose carte degli Antichi ha
con esemplare pazienza ricercato più la storia che il fatto , e stabilita più una
dottrina che una osservazione. Rimanevano le tre prime memorie le quali pa-
re^ ano degne di maggiore considerazione ; e perchè su di esse portato si fosse
un giudizio maturo, la Commessione ha creduto jìartire dalle seguenti conside-
razioni. Lo scopo a cui accennava l'Autore del premio , e che ^eui^a dal Con-
— 197 —
grosso Lucchese esposto, fu quello di esnniinare la Lchiira non quale viene uni-
camente dagli antichi descritta, o come ehlie corso il morbo n<'lla Itinpi sua
domina/ione, al che pur tro(>j)o rispondeva il liei lavoro dell' ilensler; neppure
quale essa si osserva unicamente in questo o quel luogo nell'una o nell'altra re-
gione della terra: ma desiderava che il morbo abbracciato si fosse in tutte le
sue forme e le sue varietà ; che queste varietà stesse si fossero poste in relazione
fra loro, e tutte si fossero poi paraijonate alle descrizioni che ci vennero lasciate
dagli antichi per riconoscere in die somigliano , in che differiscono ; ed in ultimo
col soccorso di sufficiente numero di l'atti raccolti nei diversi siti venissero rile-
\ate le cagioni se non certe almeno probabili, le quali danno origine alla malat-
tia , opi'uri' ne favoriscono lo svolgimento e la dill'usione ; e fosse da ultimo con-
sigliato un metodo più opportuno , sia per vincerla negl'individui, sia per im-
pedire che in altri in qualsiasi maniera si diffondesse. L'aigomento era (juindi
•■minentemeute pratico ; esso poggiar dovca sulla osservazione e questa ripetuta
nei diversi luoghi d'Italia, in cui vedovasi la lebbra o altra malattia analoga e
confondiliile con quella : imperocché il premio era stato promesso nello sco[io di
migliorare i destini della famiglia italiana.
<( Ma sventuratamente niuno ha considerato l'argomento nella sua ampiezza,
ed anche le tre prime memorie non isprovvedute di pregi si son limitate a breve
parte del tema, o han descritta una sola forma morbosa; prive essendo di quella
ricchezza di fatti necessari per trarre queste illazioni.
« L'Autore della memoria n." 1.° ha l'epigrafe» Est leprae species elephanliasis-
qne vocatitr eie. , mostra ingegno e buon volere , e fa chiaro che se avesse avuto
l'oppiirluiiità di studiare tutte le \ arieti della malattia in natura, avrebbe cor-
risposto allo scopo del tema. Nondimeno egli si limila a descrivere l'affezione
tubercolosa detta mal di Comacclm, e comuncjue si mostri esalto ed erudito sto-
rico, avveduto osservatore, giudizioso nelle succonchiusioni , liilt;i\ia non esau-
risce l'argomenlo in tutta la sua nm|)iezza siccome prescrive il programma.
ce Singolare è poi l' uniformità dei pensieri e di esposizione nella memoria
n." 2." coH'epigrafe. l^rpra e»i masiinm error drlulin assiiniUitiraf, e nel n. 3 col
passo di (!icerone iiililliijo rpiaiit srnpidoso in loco vesler, se non die la prima ha
più metodo , più estensione, ed in molle parli l'Autore fa trasparire tracce din-
26
— 198 —
pegno non comune. Entrambi i concorrenli nondimeno considerano la Lepra
pili da tratlalisli clic da osservatori; entrambi riferiscono due fatti dai quali lian
tratto poclii vantajiiii. In ciò poi concordano lutti , che fosse opera benetìca dei
(iovcrni, opporre riparo al male, sia col migliorare la condizione ai povero in
quei luoiìlii ove il male suole essere più frequente , sia coilaprire Lebbroserie,
non perdio il male si debba tenere per assolutamente contagioso, ma percbé
possa venire meglio esaminalo e curato, e si trovi modo di limitare a poco a
j)oco il numero degl'infermi, fìnclié ottener si possa l'estinzione della scbifosa
e tremenda malattia.
« Da ciò la Commessioiu- concliiudeva due cose, cioè 1." die a ninno dar si
dovesse il premio promesso, ninno avendo esaurito il tema; 2." che le memo-
rie n." 1,2,3 degne fossero di un qualunque incoraggiamento, perché meglio
diretti gli autori nelle loro ricerche, e prendendo ad esame l'argomento nella
sua vastità possano in seguito presentare lavori più compiuti per i (piali mo-
strano tutta l'intellettuale capacità, llan deciso quindi unaniniamenle che il pre-
mio promesso venisse egualmente di>iso come semplice iucoiagyiamonto agli
Autori delle tre memorie indicate, dietro il desiderio espresso dal filantropico
fondatore — Firmali — IJ. Berlini Presidente, Gaetano Lucarelli , Balardino Lu-
«lovico, cav. Battiilia Medico Collegiato, Riboli, dott. Antonio de Martino, Sal-
vatore de Renzi Relatore.
Faceva plauso alla generosità del vice-Presidente, e dell'anonimo la Sezione
intera unanime e concorde , e il Presidente coglieva l'opporlunilà di stabilire
un uflìcio permanente nel Protomedicato di questa Regia Metropoli, e di pre-
gare i Medici del Regno che v'inviassero gli scritti sopra la lebbra ed elefan-
tiasi delle varie provincie dello stato : scritti che sarebbero dipoi rimessi ai con-
secutivi Congressi.
In seguito di che si passo all'imito della presentazione dei temi per parte
della Sezione ; e quelli opportunamente e brevemente discussi, furono adottati
nel solo numero di Ire: discretezza da aversi per non obbligare il Congresso di
ijenova ad essere semplice e puro eseciilore ilellc niissioni di (luello di Napoli.
Kssi furono.
« Determinare se alcune gravi atl'ezioni puerperali riconoscano la origine dallo
— 199 —
stalo di gravidanza; se sicnvi indizi ccrli per conoscerli durante la jjra\ idanza me-
desinia, 0 fiiT conscRucntL' prevenirne lo sviluppo di frei|ucnte letale (Siivano).
« Stabilire per (piali sonni, si stetoscopici clic l'azionali, si possa sicuramente
ed assolutamente dia^oiosticare la tubercolosi ne'primordi. (liattalia).
« Determinare con precisione maggiore di quello che (inora si è fatto, mercè
osservazioni cliniche, anatomico-patologiche, chimiche e microscopiche.
1." La natura delle alterazioni che subisce il sangue nelle febbri dette ti-
foidee.
2.° Se questa alterazione sia primitiva o secondaria, o dell'una e dell'altra
natura nel caso medesimo.
3." Se alterazioni di circolazione e nutrizione , od altra lesione valuta-
bile, massime negli organi digerenti e cerebrali, sieuo primitive o secondarie.
( Di Giulio )
Katta (|uesta operazione , dal sig. Dario Battalia facevansi conoscere i van-
taggi che si ritrarrebbero dalla cognizione della tubercolosi pulmonarc nei suoi
|)rimordi per la cura della stessa , e tralasciando di parlare di tuli' i segni fisici
e razionali finora conosciuti , ma che non sono né costanti , ne isolatamente ai>-
parteni^ono alla tubercolosi, si fa ad esporre i segni stetoscopici, che crede es-
sere indivisibili della tubercolizzazione allo stato miliare e di crudità. Questi
segni riguard.mo, uno la differenza d'intensità e di durata nei due tempi della
res()irazione , e l'altro di un particolare rumore che si percepisce nell'atto del-
l'ascoltazione. E prima si diede ad esaminare quel che su tale proposilo ne avean
detto il Fournet e<l il Perejra. Stabiliva il primo che nello stalo fisiologico in
una buona respirazione l'inspirazione sta all'espirazione come 10 a "2, e che
per mezzo di esperienze manometriche si era accertato che la forza dell' aspi-
razione eseguita per l'atto dell'inspirazione eijuivale a IG, e quella di pressio-
ne eseguita per l'alio dell'espirazione equivale a 5; ma allorché vi sono dei tu-
bercoli miliari l'inspirazione discende a 5, o 2, e termina in modo brusco, e
l'espinizione si eleva a 10 a 12 ed anche a 20 divenendo aspra e rumorosa.
Inoltre nell'alto dell'ascoltazione per lo più si sente nell'ins|)irazione, e nelle
sommità del torace un rumore che l'ha chiamalo scricchiolio [wlnionare, consi-
stente in un seguito di tanti scricchiolii secchi, e che più lardi si fanno umidi
— 200 —
toslociiù si fondono i luliercoli; e se lo scricchiolio polmonare si sente più basso,
allora nella sommità del polmone ordinariamciilt! si avvertono i scfini di una
alterazione polmonare «ivanzata. Il IVroyra in contrario asserisci; die in una
(mona respirazione nello stalo fislolojiico l'inspirazione? sta all'espirazione come
quesfullinia sia alla prima; l'inspirazione è i>iii rumorosa e si arresta in Minilo
brusco, mentrechè l'espirazione è più dolce ed ba termine a poco a poco per-
dendosi in qualche modo sotto l'orecchio; alcuni piccoli suoni sono percepiti
eziandio allorché l'inspirazione ricomincia; ma se vi sono dei tubercoli miliari
crudi l'inspirazione si fa come all'ordinario, e l'espirazione termina in modo
brusco, evi è un momento in cui non è percettibile alcun suono; ma l'espi-
razione non occupa che i tre quarti del tempo che l' inspirazione impiega per
compiersi. Il dott. liattalia in tanta discrepanza di opinioni si è dato a fare
delle osservazioni per verificare tali segni , e smentirli, servendosi dello steto-
scopio da lui modificato che crede più acconcio per tali operazioni, come me-
glio dalla sua memoria si rileva, ed avendo fatte le sue esperienze su individui
tossicolosi, da altii professori diagnosticati chi per malattia di fegato, e chi
per tosse convulsiva, e che egli ha seguito dall' apparire dei primi segni steto-
scopici indicanti la tubercolosi fino a che ne' dati punti del polmone si fonde-
vano i tubercoli , e si foriuavano le caverne; nonché in in(li^ idui sani e robusti,
é venuto alle seguenti concliiusioni. 1." Nello slato fisiologico l' inspir.izione sia
all'espirazione come o a 4, e l'inspirazione si arresta in modo brusco, e l'espi-
razione si termina a poco a poco sotto l'orecchio, senlendosi alcuni piccoli
suoni allorché la inspirazione ricomincia. 2.° Se vi sono dei tubercoli miliari,
crudi, l'inspirazione si fa come all'ordinario; ma l'espirazione termina brusca-
mente, e senza percepirsi i piccoli suoni; e si coniide nei tre quarti del tempo
die l'inspirazione impiega a compiersi. 3." In quei luoghi in cui stanno dei
tubercoli miliari crudi si percepisce nell'atto dell'inspirazione, e qualche volta
nel cominciamenlo dell'espirazione, un rumore che si può assomigliare a quello
che si produce agitando un foglio di carta lucida, donde vuoisi prendere il no-
me, cioè rumore di carta lucida, e vien segnilo da un gemito sibilante appena
percettibile. Nella sua memoria poi il Mattalia dichiara che non intende esclu-
dere la convenienza degli altri segui si fisici che razionali per la diagnosi della
— 201 —
luliercolosi , come in un trattalo della tlciposi di-l respiro pulihlicato nel dicem-
bre 181i , In lina noia dichiarava ; e si conipiac(Hie clic il si;;. Presidente giorni
sono ha esternalo il nicdcsinio sentimento se^iendo le orme dell'Andrai Colli»
Barili e Koyer ec. : ma chi' non acconsentiva che l'ascollazione non ahhia fatto
dei progressi , essendoché essa ha esteso il suo dominio anche alla ostetricia ed
alla chirurfjia , e lo scojw della stetoscopia essendo quello di diagnosticare le
malattie degli organi della circolazione, e respirazione; e giungenilo per essa
a precisare il luogo della malattia, l'estensione, il grado, l'andamento, le co-
municazioni ed anche la natura, non resterehhe per noi altro a desiderare; di
più, egli dice, che la stetoscopia è il risultato dei fatti , e come tale non potrà es-
sere suscellihile che di piccole modificazioni, essendoché essa fu creata da un
genio, ed usci troppo grande dalle mani del suo inventore.
Aperta in proposito la discussione , il cav. Taussing diceva il criterio del sig.
Dattalia essere di piccolo valore perché molte sono le condizioni e le altera-
zioni che danno origine ai tubercoli jìolnionali , i quali una volta che hanno
incominciato a fondersi non hanno più bisogno di questo criterio per essere
conosciuti. Questo sarebbe solo grandemente da commendar allora quando po-
tesse (il che il cav. Taussing non crede facile) diagnosticare i tubercoli ([uando
nessuna lesione di funzione lian peranco cagionala.
Ui.spondeva a queste obiezioni il doli. Battalia dicendo che egli non si è oc-
cupato dell' etiologia dei tubercoli, ma unicamente della loro esistenza, ed af-
fermava che quando siano pure migliariformi lo stetoscopio gì' indica , il suo
criterio li palesa. Bilieijic che per esso sieno indicati esclusivamente i tubercoli
migliari, e non si noti in nessuna delle altre moltiplici alterazioni patologiche
del tessuto polmonale, cosa che i suoi esperimenti gli resero certa, e che con
positivi esperimenti in contrario non con semplici osservazioni si può infer-
mare. É vero che una volta fusi i tubercoli, disgraziatamente molti segni fisici
e razionali, che la scienza possiede si m.anifestaiio; ma non è vero poi che col
criterio che io esposi, non si jiossano conoscere in ((uello stato di crudità, nel
quale da nesstm altro sedino sono rivelali.
Si aggiunge a queste dichiarazioni il sig. de Giulio dicendo doversi lodare lo
scopo del sig. Battalia , e fa considerare che Taussing disse di fuco non di
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nessun valore il criterio del primo, di diibl)ia e non d'impossibile olTelliwzione
la diajinosi dei tubercoli poinionnli crudi. Sofigiunge poi die da un iato sono
tante le condizioni die possono alterare i moti respiratori nei loro rapporti e
nella intensità, e die dall'altro i tubercoli crudi disturbano tali moti cosi poco,
die crede non potersi aspettare lìraiide e costante \aiilaf;<;io diagnostico dai cri-
teri esiKJSti dal sig. fiattalia, a cui sa buon strado, lìitiene però in ogni modo
die si debba usare non solo, ma apprezzare insieme agli altri segni fisici, po-
nendo mente alia costituzione individuale, all'abito ec. Prestando intiera fede
alle coscenziose osservazioni del sig. Battalia, il sig. de Marco gli domanda co-
me abbia potuto verificare lo stalo di fusione succeduto ai tubercoli crudi da
lui diagnosticati? Dice se lo abbia fatto con la sezione cada\erica'? E soggiun-
geva il cavalier Taussing che fanno i tubercoli crudi nel polmone? disturbano
la respirazione e nulla più? Ora se cosi è, come è in fatto, quante altre di-
verse aO'ezioni o alterazioni polmonali non produrranno il medesimo effetto in-
fermando, o limitando il criterio dal sig. Battalia additato? Soggiungeva inol-
tre, die vi sono due (]ualit;i di lisi una primitiva, consecutiva l'altra. Vorrassi
ritenere che eguale in ambedue siano le alterazioni dei moti della respirazione?
lo non lo credo.
Se non che compiacendosi di rispondere in una Aolta a tutti tre gli opposi-
tori, il doti. Battalia diceva: io non cercai né cerco la causa flsica originan-
te, né mi curo della genesi dei tubercoli. Fermato un fatto, si potrà dire che
le mie osser\ azioni sono ancora scarse pel numero, ed io assento, ma non as-
sento quando mi si dice che il mio criterio è manche^ ole , poiché fino ad oggi
dove nel silenzio degli altri segni il mio criterio ha indicato i tubercoli inci-
pienti, pur troppo in breve la loro fusione gli ha disgraziatamente mostrati esi-
.stenti e già suppuranti. Riflette non essere cosi fanatico del suo ritrovato da
far senza per esso degli altri; e rinunziare, adoperandolo solo, ai segni razio-
nah, che vi hanno; e protesta come già altra fiata pubblicò per le stampe, che
la stetoscopia non è che un ausiliario di più , e preziosissimo a vero dire , per
la diagnostica dei morbi , ma da non usarsi mai solo. E cosi salutato dall'assem-
blea con applauso, e confortato dal cav. Carbonaro, che diffondendosi nella
valutazione della stetoscopia consociata con la percussione , e sui vantaggi da
— 20 :ì —
questa arrecali nel campo della diagnostica delio caverne polnionali dei liilier-
coli fondentlsi ec. tcrnùnava col rillclleie che devesi assai lode al si;,'. Itatla-
lia die ci ha dato nn segno per conoscere i liihercoli |)olni()Mali quando pos-
sono formare oggetto di cura, essendo l'ammalato perduto irremediahìlnienlc
ogni volta che i tubercoli passino a fusione suppuratoria. Assentiva l'assemblea,
e lo stesso Presidente che riassumendo la quistione avvertiva dovere la propo-
sta del sig. Raltalia formare oggello di clinica; imperocché mentre la scienza
possiede i n»e/zi, ed i criteri per diagnosticare i tubercoli nello slato d'innol-
Irata o d'incipiente fusione, non conosce poi quelli che manifestano i miglla-
riformi. Soggiungeva , (piesti essere stati annunziati dal doti. Battalia , e la Se-
zione non averli trovali, uè poterli tn>\are impossibili per esimersi dal ripe-
tere le esperienze. E se cosi va la bisogna, diceva egli conchiudendo, come fa-
remo a negarli, mossi esclusivamente da quel che sapevamo, noi che siamo
qua congregati appunto per accogliere il nuovo e fare progredire la scienza?
Altri applausi mostrarono il consenso universale e concUiudevasi anche questa
discussione.
Leggeva in seguito una brevissima nota il sig. Nacciarone sul nuovo ritro-
valo del Maestro Toscano, intrattenendosi a dire dei moti e della disposizione
che egli dà ai cantanti per facilitare l'emissione e l'estensione della voce; moli
e perfezioni che disse eguali a quelle concordemeule prescritte dai grandi Mae-
stri , incominciando da Crescentini Ano a Liblache. Faceva però osservare al
sig. Nacciarone il Segretario dolt. Turchetti che il sig. Folinea aveva fatte delle
considerazioni flsico anatomiche a proposito del nuovo ritrovato del Maestro
Toscano , ma che egli per avere parlalo esclusivamente da intelligente di nni-
sica, e non da medico, erasi intrattenuto in un tema estraneo alle uosli-e eser-
citazioni. Ma in modo contrario riteneva il sig. Presidente essere la scoperta tlel
Maestro Toscano sebbene immediatamente , pure d' iniportanza e conq)elenza
della medicina di cui è parte nobilissima e integrale la (ìsiob>gia del canto, e
peixi aver permessa la lettura del sig. Folinea (il «piale protestaNa non essere
stato che semplice relatore, e non volersi prendere responsabilità alcuna sopra
la proprietà della woperla del sig. Toscano), ed in quanto al sig. N'accianuie
coiTcrgli debito di palesoi'C nella ventura adunanza le sue osservazioni.
— 201 —
Cliiesla la discussione sull'uso del petrolio nella Ugna, il iloti, de Marco non
poteva credere che con esso, come il sig. Sandoli asseriva, si potesse ;;uarire
anche la calvizie, che n'è consecutiva; ed il sig. doti. Fedele di Fiore ay^iun-
geva ciò non poter essere perché nella tigna si distruggono i hullii dei capelli;
quindi essere contro le leggi della fisiologia il poter rinascere capelli ove i hulbi
sono dislrullì. Laonde diceva doversi distinguere la cura della tigna da (|uella
della calvizie; per la prima decidere sulle prove che potranno essere sommi-
nistrate dall'esperienza; per la seconda dichiararla primitivamente impossibile.
Al che rispondendo il Presidente, avvertiva doversi ritenere che il petrolio, sa-
nando la tigna impedisca la caduta di quei capelli che tutt' ora persistono ; ed
iiiiora taluno annunziava che anche nelle opere omiopatiche si dà internamente
il petrolio nella tigna, e riteneva potere usato esternamente arrecare danno gra-
ve retropellendo l'eruzione.
11 dott. Manfré raccomandava la circospezione nell'uso del petrolio, che il
Frizzi trovò destare sulla cute delle flittene, e finalmente il cav. Trompeo di-
ceva, e cosi chiudevasi la discussione, che nel Piemonte, anni passati, si era
usato il petrolio nella pratica civile e negli spedali nella cura della tigna, ma
infruttuosameuto; ragion per la quale si desistette dall' usarlo.
Impegnatasi fra il .sig. Silvano ed il cav. Vulpes una discussione sulla natura
delle febbri, il primo diceva essere sintomatiche tulle, ma fino a che non sia
fatto manifesto in che consista la causa precisa di alcune di loro , doversi con-
senare nel quadro pirelologico antico la febbre essenziale. Se non che il cava-
liere Vulpes rispondeva non esservene più bisogno, dal momento che con esso
lui se ne facciano due grandi classi , una di (pugile die sono sintomatiche di un
processo (logistico locale, l'altra di ipielle che hanno la loro ragione nel sangue.
E dice questa divisione dover soddisfare ad un tempo gli essen/ialisti e i sinto-
matisti. II l'residente allora si fa a dire antica quanto la medicina la distinzione
fra le febbri sintomatiche e le essenziali. In questi ultimi tempi lo studio del-
r.Vnatomia patologica aver trovato nei processi locali la loro causa, limitate ed
anche cancellate le febbri essenziali ; sembrargli conveniente per ora di ritenere
per febbri essenziali quelh' sole che il cav. Vulpi'S dice avere la loro causa nelle
sanguigne alterazioni. Raccomandando come opiìortunità scientifica lo studio
— 205 —
fisico chimico, e microscopico M\o saiif,'iii;.'ne allerazioni nei morbi acuti; ed os-
servando essere ormai KÌun(o il (empo nel <|uale non si traduce nel campo cli-
nico che quanto è comprovato e sta nei latti; chiude ia mezzo a^li applausi la
pemiltima adunanza medica del Congresso partenopeo.
Il Presidente VixcEXZio La>z,v
( Salvatore de Renzi
I Segretari / Odoahdo liKcnErii
f Secondo Poi.to
27
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 184o
«H»-
liETTO ed approvato il processo verbale, il sig. Manfré legge una sua nota con
la quale osserva intomo alla memoria letta due giorni fa dai signori Soirentino
e Semraola, che il caso di cristallizzazione animale da' medesimi descritto non
è singolare; avendo egli un caso singolarissimo della medesima natura, consi-
stente in un fegato di un adulto, atrofico, il (piale oltre ad un piccolo lobulo
sull'estremo del gran lobo, ed un altro lobulo spianato che sta fra la grande
e la piccola ala inferiormente , oiTre un gran numero di piccoli cristalli poliedri
di varia dimensione, nella spessezza della membrana peritoneale, e della capsula
di (;iisson e ([ualcuno ancora nel parenchima. Tali cristalli secondo l'analisi
del sig. Mamone Capria hanno presentalo risuKamenli analoghi a quelli dei si-
gnori Sorrentino e Semniola , se non che offrivano maggiore quantità di mate-
ria estrattiva animale non deQnita. 1/ epate appartenne ad indi\iduo che soffri
spesso vomiti biliosi, e due volte il melasittero, dopoché per undici mesi era stato
tormentato da dolori pungenti nell'ipocondrio destro. Dopo questa lettura i si-
gnori Sorrentino e Semmola fan presentare al Presidente mia noia con la quale
didiiarano che il fatto del sig. Maiifrè merita maggiori dilucidazioni pei- tenersi
— 207 —
non già come nuovo e singolarissimo ma solo come conforme a quello da loro
descritto: imperocché non avendone il sig. Manfré parlato mai antecedentemen-
te, e solo avendo preso occasione dalla lettura dei signori Semmola e Sorrentino
per esporre un fatto senza prove, ciò non può contrastare nò la priorità della
loro osservazione, né quella dell'analisi chimica, la quale non è stata dal sig.
Manfré neppure riportata. Soggiungono inoltre che eglino han già posto i! fatto
sotto lo sguardo degli Scienziati , e molti sono andati <id esaminarlo.
Dopo ciò il sig. Calderini legge un rapporto della Commissione nominata in
Milano per esaminare lo stato igienico dei fanciulli occupati nelle manifatture,
nel quale esponendosi le ricerche istituite Onora , e facendo appello alla medica
Glantropia per nuovi lumi, rimette la quislione fondamentale ad ulteriori inda-
gini, e la risoluzione al Congresso di Genova.
Si aprono le schede dei n.° 1, 2 e 3, delle memorie presentate pel quesito
intorno alla lebbra, e si trova che la memoria n.° 1 appartiene al sig. Andrea
Verga; quella n.° 2 al sig. Clodoveo Biagi ; e l'altra n." 3 al sig. Francesco
de Chiara, ai quali sarà diviso il premio come incoraggiamento. A ciò sì oppone
il sig. Foldi dicendo che la Commissione non aveva altra facoltà) , che concedere
il premio alla migliore memoria , e che usciva interamente dalle sue attribu-
zioni dividendolo per incoraggiamento. Ma il segretario cav. de Renzi rispon-
deva die la Commissione non poteva scegliere la migliore memoria soltanto re-
lativamente alle altre , ma sibbenc quale di esse aveva esaurito il programma del
concorso. Che questo tra le altre cose richiedeva l'esame delle diverse varietà
delle affezioni lebbrose esistenti in Italia, il parallelo fra loro, ed il confronto
con quelle descritte dagli osservatori dei mezzi tempi. La quale importante parte
della quislione non essendo slata esaminata da alcuno, la Commissione con suo
dispiacere non poteva procedere alla concessione del premio, se nonché trovava
fomite di molli pregi le memorie sopra indicale, e forse degne di premio se il
progranuna fosse stato diversamente concepito, e quindi loro si dovesse una
qualche manifestazione di stima: onde si slabili di dover dividere il premio co-
me incoraggiamento. Al che avendo il cav. Trompeo dato il suo assentimento,
non era più facoltà di alcuno di rivocarlo.
Dopo ciò il cav. Trompeo legge due nuovi programmi per un premio di 600
— 208 —
frniK-Iii, ed un nitro di 300, la qu<il cosa veniva bene accoltn dall'ossoniMen,
che faceva plauso alla nobile filantropia del suo \ice-presidente. — Ecco i pro-
grammi.
« Ragptiardcvole persona{igio iiropoiie un premio di frandii COO ali'atitore
della memoria che verrà dal Con^'i-esso scientilico di Genova giudicala piti sod-
disfacente sopra il metodo curativo della lebbra , e il prolilaltico delle famiglie
nelle quali si osservano dei lebbrosi nel contado di Nizza, e nel ducato di Ge-
nova, collo scopo di prevenire la dilTusione di si schifosa malattia.
<( I. Programma di concorso 1." Dare una storia ragionata di alcvme fami-
glie lebbrose della riviera ligure di levante e di ponente : storia che l'autore
potrà desumere da fatti i)ropri, o da osservazioni altrui all'obbiello di accertare
se i fenomeni patologici descritti sicno conformi a quelli notali nei lebbrosi del
medio evo, nel regno di Svezia e di Norvegia ed altrove.
« 2.° Definire la questione se sia più confacentc a curare i lebbrosi in ap-
positi asili separati , o nelle loro famiglie.
« 3." Descrivere con tavole e con parole esattamente i risultamenli ne-
croscopici.
« N. ìi. Ì.C memorie possono essere scritte in lingua italiana, latina, o fran-
cese, e dconsi trasmettere nel mese di agosto 18i6 al Presidente generalo del
Congresso scientifico di Geno\a, uniformandosi a quanto si prescrive general-
mente dalle pratiche accademiche. Trompeo per delegazione speciale. »
« II. 11 sottoscritto propone un premio di franchi 300 all'autore della me-
moria che verrà in Genova dal congresso scientifico giudicata la migliore sul
tema seguente:
« 1." Dimostrare qual sia in Italia il ])iii acconcio metodo d'insegnamento
medico-chirurgico.
" 2. ' Indicare per quanto si può quali sieno i mezzi più acconci per avere
un'unità d'insegnamento a vantaggio dell'umanità ed al vero progresso della
scienza. — Dott. Trompeo. »
Si legge un rapporto di una commissione deputata a riferire sopra la regola
del pio istituto de' medici lombardi trasmessa dal suo Presidente dott. Giuseppe
l'crrario, e si manifesta il desiderio che consimile istituzione venisse accolta in
— 200 —
Napoli , essendo onorevole per la umanilà , utilissima per la medira famiglia. La
coniniissione nicdi'sima dando il suo parcrt' iutoriio ad una slalislica uniforme
per lutti gli Ospedali d'Italia, vorrebbe the il modo da istituir le statistiche,
ed il modo da compilarle convenientemente fosse meglio esaminato e discusso.
Nel che osserva il sig. de Renzi non essersi la Commissione limitata al suo man-
ciato : imperocché dovea soltanto esaminare se conveniva alla sezione medica di
Napoli, di prendere la iniziativa per pregare il Presidente generale d'interjìDrre
i suoi valevoli uflizi perché venisse eseguilo il provvedimento stabilito in Luc-
ca, e di ciò appunto non aveva essa parlato. Al che rispondeva il prof. Prudente
che la conmiissione avea preso in esame i soli modelli del Ferrarlo, e li a\eva
creduti degni di reltiliche.
Dopo ciò il sig. Girone si fa a leggere un sunto della memoria del sig. Major
di Losanna, intorno a'bagni tiepidi permanenti più o meu prolungati. Intende
il dott. Mavor per sifl'atti bagni tiejiidi non solo i bagni generali che si prendono
ne'bagnatoi ; ed i locali, e parziali che si applicano alle mani ai piedi la mercé
di alcuni vasi particolari , ma soprattutto (pielli che van detti cataplasmi , e fo-
mentazioni; imperciocché non agiscono tutti essi che in grazia dell'umido tie-
pido o caldo che posseggono, e che comunicano alle parti colle quali si mettono
in immediato contatto.
Osservando egli la dilRcoltà, e l'imbarazzo che produce l'uso dei bagni pra-
ticati ne' modi consueti, e l'impossibilita di congiungere all'uso degli ammol-
lienti quello della compressione, che sovente, e simultaneamente \a richiesto
da vari rincontri morbosi, ha escogitato un nuo\o modo di amministrarli ren-
dendoli o permanenti, o più o meno prolungali. La prerogativa generale di que-
sti ultimi e rimpetto agli antichi il potersi [irendere senza alcuna eccezione,
colla massima facilità, e mercè pochi e semplicissimi mezzi, i quali per po-
ter essere usati hanno bisogno solamente di esser proporzionati all'estensione
delle superficie clie si vorranno impressionare, modificare, o diversamente af-
fettare. SilTatli mezzi consistono:
1. In un pezzo di tela più o men lungo, e largo, e spesso, il quale po-
trebbe essere o una semplice compressa, o aver potrebbe l'estensione e la di-
mensione di un lenzuolo, o di una qualunque covertura da letto.
— 210 —
)l." lu un tessuto impermeabile all' aequa, e che applicato sulle parli possa
ricoprirle compiutamente.
Il taffettà gommato , la tela cerata , i preparali di {jomma elastica possono sod-
disfare allintonto, ma è meglio preferir loro un tessuto di che il foglio del Major
ha indicata la facile composizione, e che consiste in una tela di cotone a trama
fina, e serrata, che va ad imbeversi di olio di lino esiccativo, o stropiccian-
dola con pennello, o con un cencio propriamente nell'olio stesso inzuppato.
Asciugata che sarà diventa del pari impermeabile a' liquidi come i tre oggetti
di sopra designati , ma ù più economica , e soprattutto più facile ad esser ma-
neggiata. Il suo fine principale è d'impedire l'evaporazione dell'umido de' corpi
su'quall si applica, in modo che un cataplasma per esempio che sarà coverto
di questa tela conserverà il calore , e pressoché tutte le sue parti acquose per
la durata di circa cinquanta ore, talché non saravvi bisogno di rinnovarlo in-
nanzi questo tempo.
Si comprenderà quindi di leggieri che bagnato un pezzo di tela in una forte
decozione ammolliente, ed applicalo dipoi sopra una regione esterna del cor-
po, se la si ricoprirà della tela impermeabile , si avrà un bagno tiepido, ed am-
molliente di questa regione; il quale sarà poi solfureo , alluminoso, anodino,
mercuriale, saturnino, se il pezzo di tela si bagnerà nella soluzione di solfuro
di potassa, di allume, di sublimato, di acetato di piombo ec.
Ma si avrà ancora il vani.iggio di far prendere in questo modo un bagno genera-
le, e parziale della durata di 21 ore, e per quel numero di giorni che parrà neces-
sario ed utile se si avrà cura di cangiare l'apparecchio una o due volle al giorno.
Né fa mestieri che siffatti liquidi sian caldi perciocché qualora la loro appli-
cazione a freddo non ris\egli una sensazione brusca, e disgradevole, vedransi
dopo pochi minuti i pezzi di tela, ed il liquido di che si saranno impregnati acqui-
stare, e conservare uniforme temperatuia ed eguale a quella della parie sulla
quale essi vanno applicati.
Il maggiore de' vantaggi poi di questi bagni si é che la più parte di essi come
quelli delle membra, e del tronco, possono essere presi a letto, in vettura, in
viaggio e senzaché l'umido possa diffondersi alle parti vicine del corpo, o ba-
gnare il letto, e le vestùnenta di che si é circondato.
— 211 —
La camicia di forza, una vesle da camera possono in certi casi servire a'ha-
f,'iii in discorso.
Ma quello su cui il prof. Mayor insiste si è clie i)cr effetto del corpo imper-
meabile soprapposto al pezzo di tela umida, è permesso di risol\ere un pro-
blema terapeutico della più alta importanza, l'associazione intima cioè di due
principi, ed elementi finora disnlTmì, cioè quello degli ammollienti polposi, e
della compressione.
Questa combinazione ed innovazione riesce come si sa sommamcnle utile
qualora v'è l'indicazione di rilasciare ammollire distendere e calmare coll'uso
de'cataplasmi , de' fomenti e dei bagni locali, e contemporaneamente ricorre il
bisogno di sgorgare, ravvicinare, rafforzare i tessuti male affetti per mezzo di
una compressione più o meno energica e continuata.
E in grazia di essi clic puossi felicemente ammollire, e comprimere simulta-
neamente le mammelle iulìammate ed in suppurazione, le orchiti, le distor-
sioni, gli ascessi diffusi, le fratture della rotola, gl'ingorghi ed induramenti in-
fiammatori e cronici delle membra, quelle medesime affezioni che accompa-
gnano alcune fratture, i tumori bianchi , le lesioni vertebrali traumatiche, le
affezioni ortopediche, e là dove l'impiego de'mezzi energicamente i;ompressi\ i
è indispensabile.
Ui qui è che gli ammollienti prolungati , e la compressione permanente si
rendono de' reciproci ed immensi aiuti, il primo dei quali si è quello di esser
meglio, e contemporaneamente sopportabili, e molto efficaci precisamente là
dove sarebbero evidentemente nocivi ed insopportabili se agissero isolatamente.
Kisulla dun(|ue 1." Che per questo modo novello di usare i bagni, i pezzi di
tela , o ancora le carte bagnate possono tener luogo di bagnatoi portatili. 2." Che
questi bagnatoi hanno il vantiiggio di essere usati e più facilmente che i cata-
plasmi su tutte le parli esterne del corpo. 3." Che può prolungarsene a piacere
l'azione meglio ancora de'cataplasmi, che il Major dice essersi già proscritti
nell'Ospedale di Losanna. 1." Che questi bagni si accomodano mirabilmente a
lutti i gradi possibili di compressione , di guisa che si può di già stabilire questa
regola. « Che in una folla di casi siffatti bagni Siiranno molto più utili se essi
sono modilìtati per mc2zo della compressione e viceversa ». Che questa diverrà
— 212 —
|»iii olTicacc ancora so la sua tolleranza ó favorita ed accompagnata da' medesimi.
Dopo ciò si Icppio dal sig. Laruecia un sunto di tre memorie presentate alla
Sezione Medica. La prima è del dolt. Daxellioefer, chirurgo in capo del 1.° Reg-
gimenlo S^izzero. Questo scienziato, molto versato nella storia naturale, ed
industrioso nella raccolta, e preparazione di sostanze, che potessero servire so-
prattutto ad uso medicinale, presenta brevemente a questo 7." Congresso al-
cuni cenni sulle tre seguenti cose.
1.° La conservazione de' principi siano volatili, siano fissi ricavati da alcu-
ne piante per Io più nello stalo di freschezza col mezzo della distillazione e della
pressione, ridotti collo zuccaro a consistenza di roob, e chiusi ermeticamente
in liottiglie di cristallo. Con siffatta preparazione egli intende di poter rendere
un gi'an servizio in generale ad ogni classe di persone, e specialmente ai viag-
giatori , agli uifiziali , ed ai soldati nei bisogni ordinari della vita , e soprattutto
nei casi pressanti di malattie , in cui non riuscirebbe facile di procurarsi le so-
stanze suddette, o conservate in buono stato. Egli per aver potuto apprestare
di sé pronti, ed efficaci soccorsi in tempo del colera, ha avuto la fortuna di
salvar la vita a tutti coloro, che vennero da lui curati. Domanda, che il Con-
gresso voglia fare apprezzare questa sua invenzione , che certamente costitui-
rebbe, di unita ad uua lampada, una specie di apparecchio portatile di grande
utilità in diverse occorrenze.
11 2.° cenno riguarda l'impiego dell'acetato di zinco, come il più elTicace dei
coUirii nelle oftalmie reumatiche semplici, e nella cronica disposizione alle
medesime. La preparazione del sale si ottiene con disciorre un'oncia di solfato
di zinco in due once di acqua distillata, e in versarvi un'oncia di .acelato di
piombo. Ottenuta la precipitazione del solfalo di piombo, si versa il tutto su
di un feltro, e si lava su di esso il precipitato con lant' acqua, da rimanerne
feltrale sei once. Ogni sei gocce di questa soluzione contengono un grano di
acelato di zinco. Per collirio basta unire 24 gocce di essa con once due di acqua
distillata : volendo vi si potrà aggiungere qualche goccia di tintura d' oppio o
di croco. Nelle oftalmie inveterate vorrebbe far precedere all'uso del collirio il
salasso, i purganti dr.islici, i piediluvi, ed il vescicante alla nuca; come poi
per le esulcerate, i caustici, ed il perossido di mercurio.
— 213 —
Il 3.° cenno riguarda l'uso della canfora unila all'oppio per cura della itte-
rizia spasmodica, liopo di aver dissipala, se mai vi fosse, la complicazione in-
fianunaloria , o gastrica, col salasso, il sai di tarlano, i diluenti. Allora un grano
di oppio, e -i di canfora divisi in proporzione di due in due ore nel corso del
giorno farebbero ottenere la compiuta guarigione della itterizia in due o tre
giorni.
La seconda memoria è del doti. Vincenzo Sinibaldl di Roma , tendente a di-
mostrare la necessità di riformare la pratica della vaccinazione. L'autore parla
in prima delle stragi, che il vaiuolo lia menate in Europa, calcolando l'annuale
cifra degli estinti a 430,000 , ed a molto maggiore ({uella dei diversi cronicismi
incurabili, e delle orribili mutilazioni. Grandissima quindi deve essere la ri-
conoscenza della Umanità verso la scoperta dello lenner. 3Ia la vaccinazione,
egli soggiunge, può arrecare non pochi inconvenienti per la miscela di umori
morbosi nel passare da braccio a braccio. Oltre a ciò l'umor vaccino colle mol-
tiplicate trasmissioni perde la sua virtù preservativa. Quindi propone di pren-
derlo dal capezzolo della vacca ogni volta che si debbono praticare sull'uomo
le vaccinazioni. Beninteso che non dovrà essere il vaccino spontaneo, come
quello, che alle prime trasmissioni riuscirebbe soverchiamente attivo, e capace
di produrre pericolose inDammazioni , ma bensì il vaccino, che dall'uomo fosse
slato, per depurarlo, pria trasferito sulla vacca. Nò farebbe a ciò ostacolo la
spesa, poiché egli crede, che coli' umore che darebbe una sola vacca, si po-
trebbero vaccinare 500 ragazzi. Il dott. lames a nome anche della Società vac-
cinica di Francia manifestava il desiderio di ima tale riforma al Congresso di
Firenze.
La terza memoria è sulla patogenia di quel vizio che genera , e sostiene i fenomeni
felibrili. Essa non è sotloscrilta dall'autore, ma tulio quello, che vi si legge,
tende a sostenere, che la febbre non è mai l'effetto della reazione vitale contro
lo stimolo nemico , come da molti si crede : egli dice di non saper vedere nella
febbre altro , che il processo chimico della mistione organica deviato dallo stalo
normale.
Quindi si leggono ilal sig. Dorotea i seguenti rapporti.
« Sig. Presidente — In adempimento dell'onorevole incarico di riferire sulle
28
— 214 —
due nieniorie del sig. GiofTró una sull'anlagonisnio delle febbri intcrniiltenli
con la tisi lubercolare, l'altra sulla etiologia di esse febbri, le diciamo quanto
appresso.
« La prima contiene molli fatti propii (IcH'aulore, molti die s'appartengono
a medici da lui interpellali. Uà essi fatti risulta cliiaro che le tisi scrofolose do-
minano benissimo là dove sono endemiche le intermittenti non solo, ma sono
spesso da queste eccitale, e sono successioni talvolta di essi morbi. Questi fatti
sono per la scienza di molto v alore, perchè osservali in diversi luoghi ed in molta
estensione di paese, e Irovansi pienanienle analoghi ai molti visti dal relatore
in varie Provincie del regno, e sognali nelle note alla versione della terapeu-
tica del Torli. Per essi insieme si e senipre più in dritto di conchiudere essere
il voluto antagonismo tra il miasma e la scrofola mera fola, e per conseguenza
da rigettarsi come tale; e ritenuto soltanto che se in qualche località ove do-
minano le febbri a periodo non si scorge tisi scrofolosa , ciò dipende dalla me-
ridionnlilà ed isotericità del luogo medesimo.
« Pregevole è pure la seconda memoria ove si dice della etiologia delle di-
scorse febbri, perchè con liUli più che con ragionamenti egli afforza l'opinione
della maggior parie de'medici che ritengono esse febbri prodotte dal miasma.
che questo miasma sia anch'esso risultamento delle corruzioni di sostanze or-
ganiche ; e che solamente ha più presa sulla economia vivente quando le alter-
native di caldo e di freddo sono maggiori, questo eseludendo come causa prin-
cipale. Firmali — Spinelli doli. Felice — Giustiniano Nicolucci — Lionardo Do-
rolea relatore. »
« Sig. Presidente. — La terza memoria del sig. Gioffrè contiene la esposizione
di uu caso di metastasi lattea con alcune considerazioni che egli vi appone. Il
caso è importante: trattasi di una signora, la quale, dopo due anni di latta-
zione, svezzando la sua pargoletta, unica nata, vide ad un tratto afflosciarsi le
mammelle , e poco stante comparir sulla rute una puslulazione, che il sig. Giof-
frè, senza per altro dircene i caratteri, assicura essere stata rogna, concios-
siachè ne furono contagiali e il marito della signora e la sua pargoletta. Ritor-
nò, egli continua, per alcune fortuite combinazioni il latte alle mammelle, e
lo esantema disparve, o meglio, si nascose per mostrarsi poi novellamenlc,
— 215 —
quando si soppresse altra fiala la secrezione del latte. I quali fenomeni per più
volte si riprodussero, insino a che ima cura depurativa non iilierò la paziente
da quelle moleste affezioni. In questo caso narrato, il dott. GlolTró argomenta
potersi talora il latte ripercuotere nel sangue , e deporsi (piindl sotto tale o tale
altra forma in questa o in quella parte del corpo. Alla quale maniera di vedere
noi pure incliniamo volentieri, modificando però il linguaggio, e presentando
la spiegazione del fatto sotto le seguenti dottrine.
« 1." Essendo la vita, durante il periodo di allnttaniento in uno stato di
plasticità maggiore del consueto, ed essendo slato arrestato di un tratto il se-
paramento del latte , cosiffatta plastica condizione ha potuto ri\ olgersi alla cu-
te , per lo simpatico rapporto che unisce questa alle mocciose , e quivi deporre
sotto forma pustolosa una quantità di quel plasma clic si sarebbe consumato
nella successiva formazione del latte.
« 2." Ovvero esistendo nella signora un tal quale alteranionto negli umo-
ri, e questo trovando modo di eliminarsi con la secrezione del latte, al soppri-
mersi di quest'ultima siasi rivolto tutto alla cute, o per lo detto stato simpatico
fra la cute e le mammelle, ovvero anche per una predilezione che mostrano
di avere per quest'organo talune affezioni, e quivi sia ito ad ingenerare quella
forma morbosa, che il Gioffrù dice rogna. Firmati — dott. Felice Spinelli —
Giustiniano Nicolucci — Lionardo Dorotea relatore ».
Ojnsiikrazioni analomiche sul salasso locale del sùj. de .ìIeis. I mezzi terapeu-
tici non importano alla pratica medica se non per gli effetti che producono ne-
gli organismi o sani o malati. Partendo da questo punto di veduta la prima e
più generale differenza , che incontrasi nella uni\ersalità dei rimedi si vede
consistere nella costanza dei loro effetti. Debbono quindi partirsi in due classi;
runa di quelli che producono effetti sicuri e costanti, l'altra di quelli che ne
producono incoslanli ed incei'ti. La ragione di questa differenza è sfuggita infino
ad ora, e sfuggirà forse per lungo tempo alle indagini dei medici. Egli è però
certo che il multiplo dei fatti morbosi e fisiologici che i rimedi incostanti in-
contrano negli uni non è, né può essere il medesimo di quello che incontrano
negli altri: di che si concliiude che la loro azione è condizionata, cioè subor-
dinata a piu-licoliu-i circostanze la cui presenza o l'assenza ne determina la riu-
— 216 —
scita. Ed all'autore sembra che il più felice avvenire della Terapeutica e la sua
vera perfezioue stia per appunto nella determinazione delle condizioni sotto le
quali i rimedi del secondo ordine manifestano la loro azione : essi allora pren-
deran posto fra i rimedi di effetto costante. Il salasso locale è uno dei più efTi-
caci rimedi che la Terapeutica maneggi : niuno potrà dire che i suoi offetli sieno
costanti. Se in un caso basta a dissipare una grave congestione in altri non tor-
na di alcun vantaggio, onde il suo posto è fra' rimedi della seconda classe. Da
qualche tempo egU ha preso a riflettere su questa differenza di risultamento,
cercando di penetrare qual fosse la circostanza, che in casi eguali ora ne rende
inutile l'applicazione, ed ora vantaggiosa e proficua. Moltiplicando sempre l'at-
tenzione pargli di essere giunto a discuoprirla in un singolare abbaglio, che si
tiova nella scienza , Jiuzi dice pur francamente , in un errore il quale è del più
grave momento: perocché non è già un principio che rimangasi innocente-
mente sterile di applicazione entro i termini della speculativa , ma sibbene un
principio pratico che regola una delle operazioni più efficaci, più necessarie e
più frequenti della medicina attiva.
E di fatti la regola che in generale dirige l'applicazione del salasso locale,
si è che esso debba farsi sul luogo che immediatamente corrisponde e soprasta
all' organo che vuoisi scarico di sangue : e cosi tiensi conto solamente dei rap-
porti meccanici di vicinanza e di contatto delle parti. Ma egli è evidente che
siffatti meccanici rapporti non possono essere la condizione essenziale del sa-
lasso locale.
Quali saranno dunque i veri legami fra organo ed organo , i quali permet-
teranno questa specie di salasso? Si sa che le due sole vie fisiologiche onde due
organi lontani possano mettersi in rapporto fra loro sono i ner^i ed i vasi. Se-
condo che il salasso sarà rivolto all'uno o all'altro di questi due sistemi, di-
versa dovrà essere la natura della sua influenza.
Quindi esamina gli effetti del salasso per le vie nervose , ma siccome giunge
ad una conchiusione negativa , cosi sopprimesi questa parte, e si viene alla parte
positiva del suo lavoro.
Veduto che né il rapporto di contatto , né il rapporto nervoso entrano per
nulla nel salasso locale, seguitando l'ordine delle sue idee viene ad esaminare
— 217 —
l'influenza de' consensi vascolari sopra il medesimo. Ora egli è chiaro che tali
consensi non possono aver luogo se non pur le comunicazioni scambievoli
dei vasi; di maniera che, vuotato o riempito l'uno, gli altri abbiano a rima-
nerne simigliantemente niodiCcati. I quali effetti sarebbero impossibili nell'as-
senza di quella condizione essenziale.
Intanto tutt'i vasi della macchina comunicano in qualche modo fra loro , poi-
ché costituiscono tutti un sistema unico e continuo. Ma questa comunicazione
può naturalmente distinguersi in tre specie, 1." comunicazione diretta, 2.' in-
diretta per mezzo di un tronco vascolare, 3.° indiretta per mezzo del cuore.
La prima è la più favorevole al salasso locale : ma la terza specie di comunica-
zione lo rende nullo, e lo riduce alla condizione di un puro salasso generale;
e ciò pel principio che avendosi tm sistema di tubi comunicanti fra loro e con un
serbatoio comune, se vuoisi immediatamente sgor'jarc un punto determinato di sif-
fatto sistema fa d'uopo aprire un tubo che abbia con quel punto immediata o vicina
comunicazione.
La seconda specie di comunicazione è quanto alla sua clTìcacia intermedia fra
la prima e la terza, e per una vasta scala di gradazioni si av^icina ora all'una
ed ora all'altra. Difatti moltissime volte noi non possiamo proflttare di vasi,
che direttamente scorrano da un organo ad un altro; invece troviamo un vaso,
il quale liifurcandosi , con un suo ramo irriga un organo , e con un altro un
altro organo ; e noi allora non potendo aprire il ramo che si reca all'organo
congesto, apriamo il ramo compagno, sperando cosi di fare un salasso indiret-
to. Ma che ciò realmente abbia luogo ha bisogno di essere dimostrato, il che
s'ingegna di fare riduccndo questa importantissima quistione nei suoi termini
più generali, e quindi per concepire questa dimostrazione bisognerà isolare col
pensiero nello spazio l'aorta addominale e le due iliache primitive. Sia dunque
un tubo verticale inferiormente diviso in due tubi minori , nel quale un fluido
scorra dal tronco superiore, spinto dalla sola sua gravità. Se noi poniamo che
le sezioni delle due luci sieno libere, la velocità dello sbocco sarà dovuta al-
l'altezza dei contri delle luci dal lìrlncipio del tronco princl|)alc. Ma se alle luci
in luogo di lasciarle libere si applichino dei tubetti cilindrici o di altra forma,
che non secondano la vena contratta, in tal caso diminuirà la velocità dell'af-
— 218 —
flusso, e sarà prossimamonle dovuta ai due terzi dell'altezza del sistema, come
si raccoglie dalla teorica del moto lineare dei fluidi , e come resta ancora con-
fermato dalle esperienze del Poleni e del Miciiclotti. Ora egli è chiaro che se i
luhctli addizionali si rimuovano islantaneamonle da una delle due luci , aumen-
terà la \ clocità tifilo sbocco nella stessa luce , per ciò che di sopra si è detto.
Epperò della massa di lluido contenuta nel ti'onco principale sgorgandone una
maggiore quantità per la luce libera per l'aumento della velocità, segue che
deve diminuire l'afflusso nei tubetti applicali all'altra luce.
E^gli ha cercato di verificare questo risultamento con uno sperimento fisio-
logico , nel modo seguente. Ila denudato della cute entrambi gli arti addomi-
nali, e un solo arto toracico di un cane, e messe diligentemente a scoverlo le
vene crurali nella loro parte superiore, e l'ascellare con alcune delle sue divi-
sioni; indi inciso l'addome, ha fatto un'apertura in una delle arterie iliache
esterne, e dato libera uscita al sangue. Poco stante ha veduto accostarsi ed ab-
bassarsi le vene crurali di ambedue i lati. Ora ciò non sarebbe potuto a\Teniro
nell'arto corrispondente all'arteria lasciata intatta, se non vi fosse approdata
una quantità minore di sangue: e che ciò non dipendesse dalla perdita del san-
gue, ne faceva fede l'arto superiore coi suoi rami venosi messi a nudo, i quali
non erano sensibilmente abbassati. Lo stesso effetto si avvera nei conigli, però
meno chiaramente ; perché il tronco venoso , per la sua piccolezza conserva
meglio la sua forma cilindrica. In tal modo rimane dimostrato il principio in-
nanzi enunciato, che è appunto quello che deve legittimare il salasso locale.
Questo principio è fecondo di utili conseguenze. Da esso si deduce, che l'effetto
della deplezione sarà più efficacemente risentito dal punto che vuoisi sgorgare a prch
porzione che si aprirà un tronco ad esso più lìrossimo e più piccolo; ed al contrario,
la sua efficacia sarà inversamente proporzionale al numero di ramificazioni in cui
il tronco va a dividersi al di là dell'apertura che vi si è fatta. Dal principio mede-
simo dcduconsi infine le seguenti regole pratiche e cardinali; cioè 1.° che Io
scopo del salasso locale essendo di aprire una via più breve al sangue che ag-
grava un organo, la sua azione non dovrà passare per l'intermedio del cuore:
2." che dovrà riferirsi al tronco vascolare più immediato al punto congesto, e
per conseguenza il più piccolo. Se mancherà la prima di queste due condizioni
— 219 —
il salasso non sarà topico, ma generale, e se mancherà la seconda sarà quasi (je-
nerale. Nel qual caso il pralico non islarà in dubbio, ma tosto avrà ricorso al
salasso comune. Non saranno pochi uè piccoli i vantaggi che da questa scelta
deriveranno: poiché il salasso comune sarà più facile a praticarsi e più pronto
nei suoi effetti; e soprattutto riuscirà copioso quanto bisogna; poiché ove il
pratico sia illuso dalla credenza di ottenere una deplezione parziale, non pro-
[ìorzionerà i suoi mezzi alle esigenze di un salasso generale, e la sua indica-
zione andrà a vuoto.
(jui non termina il suo lavoro, anzi si può dire che qui incomincia. Difatti
questi principi stanno nella mente e nella intenzione di tutt'i medici: è la pra-
tica che è inesatta. Egli perciò si è convinto che é essenziale ora fidare a questi
principi tutta l'applicazione di cui erano suscettivi. Per ogni organo, per ogni
tessuto interno ha istituito una attenta e minuta analisi anatomica, ed ha cer-
cato di determinare di. iiuali rami \ascolari dovesse profittare il salasso locale di
ciascuno organo interno. E infine riduceudo la cosa ai suoi termini più pratici,
é venuto indicando con precisione le località sulle quali bisogna operare per
raggiungere quei rami.
Idee suUa mal'aria del doli. Giuseppe Raffaele R.vso. Ragiona l'autore della
natura del luogo ove dominano le febbri a periodo. Dice del putore che emana
da' luoghi niaremmosi e paludosi, e fa riflettere poi come nulla trovando di vi-
ziato nell'aria l'eudiometro, debbasi ad un quid imponderabile attribuir la ca-
gione di esse febbri. Le fa dipendere pure dalla dispersione dell'elettricismo e
del calorico ; annovera varie opinioni di autori che altre cause ammettono ; «
dimanda quindi se per cagione debba, come taluni pensano, considerarsi la va-
riazione del caldo al freddo: e fa altre dimande di siniil natura con darne proba-
bile soluzione.
Ammette ancora altre cagioni come la corruzione de'corpi vegetabili ed ani-
mali; ritiene il dubbio di Giuseppe Frank sulla nocuità delle paludi pel fatto di
((uelle di Lituania , ed unisce poi altre cause secondarie elevandole al posto delle
prime, e dallo insieme delle medesime cerca determinare gli effetti.
Sulla sede di esse malattie dice poche cose e si rosta nel sentimento di Giu-
seppe Frank che sia nei midollo spinale.
— 220 —
Escludu In pussibilitù agli iinimali domestici di risentire male dalla mal' aria,
ma fa notare che gl'insetti per essa son più molesti e venefici.
Dice la malaria generare anche febbri tifoidee, idropisie, reumi cronici, lo
stomacace e le idccri sordido.
Ammette le intenuiltenti prodotte da altre cause oltre la miasmatica.
l'aria della intermittenza , ma confessa di non saperne intendere la cagione.
Dice di diverse cause di recidiva, e tra queste annovera l'abuso de' chinati.
Ricorda le bonifiche per togliere la mal'aria, e riferisce le regole igieniche per
preservarsi dai suoi perniciosi effetti.
Commenda oltre la china per la cura, la polvere cosi detta di Bagnara, che
costa di china e di un rimedio stitico ritenuto come segreto (che nel Ctmgresso
di Lucca il prof. Manfrè disse essere acido arsenioso) ; e da ultimo de'prcparali
di chma dando la preferenza al solfo tartrato , che lo dice più atto ad impedire
le recidive.
Sulle recidive delle feléri periodiche del doli. Vincenzo Colosimo. Nuli' altro si
contiene in ([ucsta memoria se non il metodo che tiene l'autore nel curare le
recidive. Esso consiste neh' amministrare i chinati immediatamente dopo alla
prima accessione della recidiva istessa. Il qual fatto poi non ha potuto osservare
il relatore in moltissimi casi, ove dato lo specifico in quel tempo ( e questa è
pratica quasi comunale nel Tavoliere di Puglia ) le recidive si sono avverate.
Hilrovalo nella cura della scabbia del doli. Filvncesco Sa\t:rio Lcciaxo. Dopo
di avere l'autore lamentata la povertà della terapia, passa a dire dei daiuiosi ef-
fetti di alcuni rimedi antiscabbiosi, del non sempre possibile uso dello zolfo,
e quindi si fa a proporre il suo specifico, che riporteremo originalmente.
« in una libbra di olio di mandorle dolci ben preparato si aggiunga :
Stirace liquida 3 jj
Assa fetida 3 -r-
Canfora 3 JJ -f
Succo di limone 3 j v
Il tutto s'intromette in un matraccio agitando il miscuglio, indi si espone ad
una lenta temperatura, e dopo sciolta bene la resina si toglie l'apparalo facen-
dolo raDreddare, (luindi si filtra il liquido per panno non molto fitto.
— 221 —
Basta, ci sof;giunge, l'uso per otto sere consecutive, perchè con piccolo in-
comodo si veda spenta la malattia , per la quale si reclama il rimedio ; ed in
esso si fiittamcnfo confnla il sig. Luciano, che raccomanda caldamente di spe-
rimentarlo contro la pellagra.
Noi solo diciamo che le ragioni , per cui talvolta convien mettere da banda Io
zolfo, potrelibon porsi in mezzo per fare lo stesso dello specifico del sig. Luciano.
Su di un operalo di glossoìomia del doti. Vito Federici. Nasceva un fanciullo
con la lingua pcndula da oltrepassare il mento. Tale mostruosità rendeasi più
manifesta nel nono anno, da impedire la masticazione, la deglutizione e la lo-
quela, cosicché era d'uopo risecarla. Ciò fece il Federici, e l'operazione riusci
felice seguendone risorgimento di (incile funzioni. Fa notare il Federici cerne il
fanciullo dietro il miglioramento della loquela profittò nelle facoltà intellettuali.
Aiumetle jwr causa di tale mostruositi'i l'avere la madre visto un'orrida figura
durante la prcgnezza , e discretamente tocca la Lmto agitata quistìonc su queste
cagioni. Uà ultimo propone pel venturo Congresso il seguente quesito «. Deter-
minare per via sperimentale l'influenza morale dei genitori su i figliuoli in rap-
porto alle .iberrazioni animali , e mostruosità che posson aver luogo ».
Sudimi calcolo biliare. Del doli. Giovan Paolo /Vrge.nzlvno. Ragiona dotta-
mente in sulle prime della difficoltà che s'incontra sovente nel fare la diagnosi
de' morbi che sopralluimo i ^■isceri parenchimatosi del basso ^entre, contro la
comunale credenza che la ritiene facilissima. Dice che i mezzi diagnostici pos-
sano tutl'al più precisare la sede e non la natura del morbo, e conferma questo
opinar suo col fatto di cui dà l'istoria, nel quale un grosso calcolo che mostra-
vasi come tumore all' esterno , e che sporgeva tra lo spazio che divide la pic-
cola dalli! grande ala del fegato, venne dai maestri dell'arte ritenuto per calda
ipertrofia del fegato, perchè veniva dai sintomi corteggiato che a questa si a\>-
partengono. L'autore dopo di avere narrata la fenomenologia con non comune
esattezza, dice come l'inferma senti il calcolo giunto nelle intestina, e come ap-
prossimalo al retto fu estratto con cerusico istrumento. Dice delle qualità fisi-
che di esso calcolo, il quale era del volume di una noce, .nliiuanto a foggia di
cono, e del peso di mezz'oncia, bruciava di fiamma bianchiccia, ed era spe-
cificamente più leggiero dell'acqua ce. eC'
29
222
Si fa poscia a dire della chimica analisi , la quale diede :
Colesterina g. iJ8
Carbonato calcico 14 tt
Zolfaio calcico 12 t^t
Materia colorante la potassa o
Sostanza organica vegetabile ^7::
Perdita 2 ^
Totale. . . 100 »
Con una vera ingenuità, fa riflettere l'autore come la preoccupazione clic ab-
liiam tutti oggidì per la flogosi non lascia veder che questa ove è dolore (! tur-
gore , e fa riflettere che se nel caso si fosse tenuta presente la storia anamne-
stica dell'inferma, forse si sarebbe potuto giungere a fare miglior diagnosi del
male.
Da ultimo fa bella la sua memoria con molto scelta erudizione confaccnle al
caso da lui narrato, avvalorandola con sagge mediche riflessioni.
Cenno sulla (rasfu-'^ione del sangue, del doli. Giovasm Capello. L'autore con
forza di ragionamenti s'ingegna di dimostrare la utilità della trasfusione del
sangue, e cita le osservazioni di molti abili sperimentatori , dalle quali risulta
la innocuità di questa operazione, quando si evita l'introduzione dell'aria; e
vorrebbe che il Congresso raccomandasse questa utile pratica , e che si tenesse
registro del risultato delle osservazioni. Noi conveniamo con l'autore, e con-
veniamo tantoppiu in quantochè oggi meglio che nel diciassettesimo secolo si
hanno dei giusti criteri fisiologici per la riuscita di tale operazione, ma avrem-
mo voluto che quel lato che la rende pericolosa, quello cioè della introduzione
dell'aria, la quale spinta nelle cavità del cuore e rarefatta opponendo ostacolo
al restringimento di esse, produce l'istantanea morte, questa ci avesse mostrato
difficile a penetrar nelle vene con miglior processo di quello che si usa oggidì,
e ci avesse mostrato qualche caso di felice riuscita, essendo facil cosa dare i con-
sigli soltanto.
Dell'abuso che comunaltnenle si fa del mercurio e del modo d'ovviarvi, offrendo
(dire meglio acconce risorse avverso la sifilide. Considerazioni del doli. G. de Nasca.
Esamina l'autore i diversi metodi impiegati in Francia, in Alemagna, in In-
— 223 —
ghilfcrra v(\ in Italia conilo i vari ftraili ppilodi e forme del mal venereo, e ne
rileva gl'inconvenienti ed i vantaggi. Si arresta iu ispezialità a rammentare le
pratiche del dolt. Brunimjitausen chirurgo in capo dello spedale di Wirzbourg,
degl" inglesi Carmichael , Rose, Clullerbourg , Ferghitsson , Galhrie, del bavaro
Hamlzcliuch , e dell' amburghese Friclie, i quali hanno con esperienze com-
parative manifestato i danni del mercurio in casi innumerevoli , ed a vece il
gran prò del trattamento antillogislico. Disvela quindi i segreti delia follacia di
alcuni principi che ebbero a sedurre non pochi medici della vecchia scuola , i
quali furono perciò portati a lodare a cielo ed impiegare il mercurio. Avverso
costoro mette il sig. de Nasca in vista le dottrine della scuola francese della me-
dicina fisiologica , senza però perdonarle le tante note di esagerazione ; e ricorda
come il doti. Richaiid Destrouse nell'Ospedale di Strasburgo, formava soggetto
de' suoi saggi non meno che ICiio infermi: donde, dopo il correr di oltre a lo
mesi, fu nell'attitudine pienissima di concbiudere, essergli additato dalla pra-
tica il metodo semplice ed antiflogistico di lunga mano più profittevole dello
specifico mercuriale.
Porge un cenno di quanto si disse e si fece dalla società R. di Nantes nel 183o,
e dalla Società Medica di Lione nell'anno che segui, in ordine alla grave qui-
stionc in proposito. Indi chiama alla memoria i trattati su i morbi sifilitici che
iu questi ultimi tempi vennero in luce nella Francia e nell'Italia, o>e tanto é
chiara la esposizione, severa è l'analisi che gli autori istituiscono sulla esistenza
del virus celtico, e tanto rigorosi sono gli esperimenti clinici, onde si rileva al-
l'evidenza quanto assai restar deve circoscritto l'impiego de' mercuriali. Anzi il
nostro italiano dolt. Carlo Calderini vagheggia massime uniformi a (|uelle di
Bioussais e di Thompson , per cui vennero questi banditi onninamente dalla
pratica. Vista però la dissonanza di sentenze e di esempi che v'hanno in ordine a
questo punto importante della clinica, volge l'autore ogni impegno a contem-
plare i falli, ed ammettendo come fermata dalla più assidua e paziente osserva-
zione r esistenza del virus mentovato e il nascimento da esso di lutti i sintomi
e di tulle le forme della sifilide, accenna i documenti di quei tanti altri cultori
dell'arte divina della salute , che mal paghi sovente dei successi dal mercurio
ottenuti , ne ban posto giù il pensiero , ed all' ioduro di potassio tolsero ad afli-
*
224
darò la guarigiono (!<•' morbi di clic favellinino. — Ai falli da costoro raccolti,
da cui si desuine il potere nntlsirditico di cotesto prezioso farmaco , aggiunge
l'Autore altri nioltissiuii che ha potuto e sapulo raecoglieie tanto nella propria
|)ralica ci\ile, (luaiito in cpielle che da lungo correr di anni sta esercilaudo nel
grande Ospedale degl" Incurabili ed in quello centrale della Reale Marina. Qui
riflette egli di passaggio che 1' abuso fattosi del rimedio di Carpi fu cagione del
discredito di questo, siccome avvenne della china china sicuro antidoto delle
periodiche infermità, la quale per essersi fatta contro a (piasi tutte le specie delle
febbrili affé/ioni, ne venne proscritto lo impiego dai medici riputali.
Toglie da|)poi a dimostrare i buonissimi efi'etli che ritrassero dall'iodui'o di po-
tassio nella cura de' sintomi secondari e terziari del mal venereo, i sigg. Ricord,
Lisfranc , Guerin , Bici a , de Michacìis , Ribcii , Spenni , Taddei de Gravina ,
Moisesoivils , i quali tutti , assicuratisi della inutilità , e talora del danno del
mercurio , si rivolsero allo ioduro di potassio , da cui solleciti , e non iscarsi
vantaggi ottennero. Narra dunque il dott. de Xasca alcune tra le sue molte os-
servazioni che depongono all'evidenza in favore di questa sostanza, e chiarisce
il primato che la slessa merita iu certe specialità di casi a preferenza del mer-
curio. Protesta però di non intendere egli a derogare al merito che ha il mer-
curio di occupare posto note\ ole nella farmacologia ; ma è suo pensiero di limi-
tarne l'uso iu (lucile sole cii'costanze in che o si sperano indarno i prolìcui ef-
fetti degli alili pur lodati compensi, ovvero negli stessi individui di cui tiensi
governo, altre fiate e per circostanze, e sintomi somigliantissimi non tardo né
fuggevol profitto si ebbe dall'idrargirosi.
Espone infine l'Autore una sommaria enumerazione delle malattie nelle quali
la non breve esperienza gli ha fallo provare eflìcacissinio lo ioduro di potassio.
Colloca in primo luogo le eruzioni e le ulceri silìliliche, e le escrescenze con-
dìlomatose, le ottalmie ribelli, compresi i postumi principalmente dell'iritide
e della relinilide, l'ozena, le piaghe della mocciosa faringo-laringea. Stanno in
secondò luogo i tumori articolari , le esostosi , le flogosi lente delle capsule si-
novìali sotto il dominio di un principio venereo. Ed in ultimo le affezioni scro-
folose anche delle ossa, lo scleroma, le annose nevritinilidi, la rachialgie lenta
e le cuusegueuli paresi.
— 225 —
Deìla scrofolosa tale dei hambini cotìosciuta col nome di peritoniiide infamile,
d'atrofìa mesenterica , di corea ec, ce. Osservazioni del professore Ghseppe de
Nasca.
Primi ad esercitare lo studio e la pazienza di chi è uso a meditare su la mol-
titudine dei mali che disertano la società , fi{rurano da epoca immcmorahile i
morbi addominali. È perù a^ > iso del prof, de Nasca che mal si potrebbe dire di
essi aver noi esatta conoscenza; perciocché sonosi tutti tenuti contenti di favel-
larne jìcr quanto ne stava nei libri, e non per quello che se ne doveva indagare
nel campo dello sperimento. Va con accorgimento notando che, malgrado stia
molto innanzi ed in Italia ed ollramonti la scienza delle flemmasie addominali e
dei morbi linfatici , la patologia della tabe infantile riputare non si vuole libera
d' imperfezioni , avvegnaché più chiarita e superiore in effetto a quanto si era
dagli a\\ nostri pensato su lo slesso argomento. A dimostrare le quali cose,
tocca brevemente le peculiari circostanze che precoriono la malattia in discor-
so, e quelle che le si fanno compagne, e ne studia e contempla le coincidenze
e gli esili cui suole propendere. Le varie maniere dell'irritazione provocata ed
insorta , e quindi le conseguenti flemmasie nel predominante sistema de' vasi
linfiitici , e negli organi pressoché del tutto dai medesimi costituiti , voglionsi
secondo lui far dipendere o da manifesta flebilide siccome giudicano taluni
scrittori, o da umorali pervertimenti, sia per materie dal di fuori introdotte,
sia per originaria dote d'impurità, e che dicesi discrasia ereditaria.
Nel chiamare a rassegna i pensamenti di Pemberlon e del Baiìlie circa la evo-
luzione patogenica del marasmo, incolpandone il primo l'assorbimento dei ma-
teriali iHitridi stanzianti negl'intestini, ed il secondo la scrofolosa ipertrofia e l'ul-
cerazione e degenerazione delle ghiandole mesenteriche, ne rivela la insuffi-
cienza e gli errori, e si fa a ricordare i sintomi della trista infermità, e si arre-
sta agl'infiltramenti edematosi che sogliono non di rado apparire nell'andare
della stessa, facendoli dipendere da perturbamenti dei linfatici riferiti, i quali
per ciò non comportando ima porzione dell'umore che vi scorre, parte ne eli-
minano e parte ne abbandonano nelle proprie sedi , in offesa di esse e delle parti
circostanti. Ma le non lievi e manifeste alterazioni dell'elemento nervoso for-
mano la parte precipua dello studio e delle meditazioni dell'Autore, dalle quali.
— 226 —
o meglio dai mutamenti delle nervose efficienze, ritiene che proceda la eclam-
psia dei bambini che spesso veste le forme del tetano e dell'apoplessia.
« Questi ullinii particolari, ci dico, veduti da tutti ma valutati da pochi in
M quanto le conìuisi\ (? aflezioni che al marasmo si associano denotano irradia-
« zione secondai-ia dello stato irritativo delle >iscerc e dei gan;,'li nervosi ap-
« parteuenti all'addome, non sono fmora giunti a guidare la mente dei Clinici
« alle morbose condizioni dell'asse cerebro-spinale che sono, a parlar vero,
« stato patologico idiopatico dello stesso ». Avverte cosi, che per essersi volto
il pensiero soltanto alla mocciosa gastro-cntoro-epatica, al peritoneo, alle ghian-
dole mesenteriche; i fenomeni degU alteramenti encefalici e spinali si riputarono
accidentali e secondarie modificazioni del sistema nervoso a causa degli stimoli
nelle membrane e nei gangli sopra accennali : laddove è un fatto osservabile
purché si contempli quant'è mestiero, che alla mesenterite o peritonite creduta
e non sempre esistente va congiunto un morbo che ha sede e processo in una
delle parli più centrali del sistema dei nervi. Nell'impegno di provare cote-
sto assunto l'Autore ricusa di toccare il concetto degli anatomici patologici in
conto della produzione della materia tubercolare nel cervello e nelle sue dipen-
denze da cui credono avere nascimento i tumultuari movimenti convubivi; da-
poiclié sarebbe per lui questo un fatto di ultimo risultamento , ed il suo pro-
posto è di fissare la simultaneità in un periodo di molto anteriore. Da vari ra-
gionamenti è condotto a stabilire, non potere i linfatici rimanere in sofferenze
diuturne senza alterarsi in modo da venire pervertita con la quantità e la qua-
lità degli clementi del proprio organismo la meccanica del processo plastico :
donde la genesi e l' impartizione circolatoria di materie eterogenee ed infeste
alla vita.
Dall'altro canto, grande essendo l'influenza dei nervi nell' intrigato processo
della vita plastica, non è dato al dire dell'autore volger mente alle affezioni de-
gli organi chilopoetici , senza accorgersi del pari che i centri dei nervi della
vita organica soggiacciano ad anaioglii alteramenti . La fisiologia poi ha messo
in piena evidenza i rapporti immediati e necessari che lo spinai midollo serba
con gli organi che presiedono alla vita vegetativa.
Nella somma delle cause operatrici le affezioni convulsive dei fanciulli rileva
— 227 —
i forli patinienli morali por l'azione riflessa dei nervi della vita animale su le
parli in clic più figura la scena del morbo, ed in iiUinio la iiicaieolaiiik! predi-
sposizione propria dell'iiiranzia alle malattie delle parli centrali del nervoso si-
stema. Cita le osservazioni del prof. Palletta registrate nelle sue egregie Excr-
eilationes anatomicae, e quelle del dott.Guersent, i quali rinvennero nel cervello
dei fanciulli malaugurati , anche quaudo nulla eravi d'innormale negli organi
dell'addome, congestioni sanguigne, lievi tracce iperemicbe d'irritazione, flem-
masie del tessuto sotto-aracnoideo e della base del cervello, e spandimcnli sie-
roso-sanguigni, infiammatorio ammollimento della sostanza bianca pari a quello
descritto da Itostan, e Lalicmaud.
Concbiude il prof, de Nasca dietro quello fiu qui in riassunto accennato, die
non per semplice consenso simpatico delle viscere addominali su centri della
vita di relazione, si svolge quivi quello stato patologico cbe determina l'eclam-
psia , il telano oc; ma per primitivo ed idiopatico irritamento, e se non pree-
sistente almeno coevo alla gastro-enterite, alla peritonite, al marasmo, per cui
viene si spesso spenta la vita degl'infanti. La scrofolosa infermità quindi dì cui
si è tenuto proposito va , secondo l'Autore, per lo più congiunta con offese pili
o meno valutabili dell'asse cerebro-spinale, ed è mestieri che si faccia cenno
di questa importante complicazione, onde regolare a seconda della stessa la con-
dotta terapeutica.
Dello studio delle cause morbose , che producono le malatlie nei sem di pena del
Regno di Napoli, modo d'intraprenderlo e sua titilità. Del dott. Francesco del Gid-
niCE.
il dott. Francesco del Giudice Medico-Chirurgo da parecchi anni dell'Ospe-
dale centrale della Reale Marina ha avuto tempo ed opportunità di studiare le
svariate malattie dei prigioni servi di pena , che in massima parte sono man-
dati a curarsi al suddetto stabilimento. Quindi in una breve nota viene chia-
ramente sponendo, dietro alcune influenze morbose, l'origine di quelle malatlie
e della natura loro.
In tre parti è diviso il suo lavoro; nella prima si espone la storia delle cause
speciali morbose delle malattie dei servi di pena del regno di Napoli. E conside-
rando da prima il servo di pena, corno uu uomo che fa parte di un dato ordine
— 228 —
di genti, non allrimenli che il soldato, l'artefice, ec, fa quelle dipendere da due
fonti. Circostanze topografiche delle prigioni. Amministrazione interna di queste.
Dalle circostanze topografiche delle prigioni risultano come influenze mor-
bose la mancanza di ìuce, l'umidità, l'aria impura. Dall' amministrazione interna
delle prigioni, ne ricava un secondo ordine d'influenze morbose, nel quale
comprende in ispccialilà Vimpulizia della jìersona, il cibo talvolta guasto, e non
idoneo alla sana nutrizione, e l'ozio.
Di ciascuna di queste influenze l'Autore dopo di avere notato la esistenza e
la origine secondo le diverse prigioni , ne viene ad esaminare l'azione morbosa
nella produzione delle svariate malattie. E quest'azione per lui, ora è dure-
vole per mollo tempo, e mite quasi a somiglianza di sottostimolo. In ambedue
questi casi succede incontrarsi nei servi di pena in massa considerati due effetti
])ronuuciatissimi ai quali dà il nome di costituzioni morbose. Una di queste ori-
ginata dal primo agire delle influenze morbose chiama costituzione linfatica aio-
nica, e considera come uno stato patologico di predisposizione che col suo pro-
gredire fa nascere l'epidemia stazionaria delle malattie strumose come uno slato
patologico, nel quale agendo le cagioni nocive comuni accidentali ( vicende
atmosferiche, travagli smodati , sifìlide ec. ) non viene a prodursi quella stessa
forma morbosa , come In tutti gli altri uomini , né le malattie più semplici che
sembrano guarirsi tengono regolare andamento da esiti felici , cosicché i visceri
leggermente Infiammati suppurano , le lesioni violenti stabiliscono ulcere di
ossa e necrosi ed altre simili cose ; dallo stesso stato patologico ricava la ca-
gione di un fatto statistico da lui notato che 11 quinto del mail acuti del servi di
pena diventano cronici. L'altra costituzione dipendente dal secondo modo di agire
delle influenze morbose denomina carceraria, la quale si rende di somma Im-
portanza per tre circostanze: l.-per la grande propensione che hanno gli umori
alla corruzione, 2." per l'adinamia delle forze, e grande scemamento dell'in-
nervazione, 3.° per la località offesa ch'è sempre il sistema dermoideo e mucoso.
La seconda parte della memoria del sig. del Giudice contiene 11 modo di stu-
diare tali influenze morbose , il quale è appunto lo Istituire una statistica esatta
delle malattie del servi di pena; statistica però formata in maniera da risultarne
chiara conoscenza delle cause morbose, e loro concatenazione con la storia dello
— 220 —
lualatlie, i quali due oggetti menano all'applicazione delle regole di pulihlica
Igiene.
E quest'applicazione appunto comprende la terza parte del lavoro. L'autore
dopo avere avvertita la necessità di regole di Polizia medica contro quei due or-
dini dinlliienze morbose, viene a ricavarne il bisogno della riforma delle Pri-
gioni attuali dei ser\ i di pena , e per riguardo al fabbricato, e per l'amministra-
zione dei detenuti.
Termina il suo ragionamento richiamando ratlenzionc di tutti all'utilità di
questo studio, riflettendo con queste parole « che dietro le accennate influenze
« morbose prodotta la struma nei servi di pena, e tutte le sue varietà, (che tali
« io considero, e tumori liiifalici , e malallie di ossa, e tubercoli) , se qualche-
« duno dei condannati, doi)0 di avere espiata la sua pena esce in libertà, e si
« unisce in matrimonio, non vedremo i poveri tigli ricevere in ereilllà quel ma-
« lenco umore scrofoloso cagione dello sne^^amcnto della costituzione fisica di
« molte famiglie. E per le stesse influenze morbose nata appena trai servi di
« pena una costituzione epidemica . non anderà questa subitamente ad invadere
« l'esterna società, sacrilicando buon numero di utili Cittadini? La salute pub-
« blica dello stato presto ne verrebbe a patire, e se (|uegli uomini libertini fu-
« rono cagione di danno alla pubblica sicurezza, lo sono molto di più alla per-
« sonale fisica proprietà di una nazione intiera.
Criterio pel salasso di un Anonimo. L'Autore dopo avere ravvisata Teslensioue
e l'importanza della materia del quisllo discorre rapidamente della necessità di
ritenere come innegabile e certa lellicacia del salasso, sia nello stato consideralo
come sano, e forse meglio denominato fisiologico, che nel morboso: nel primo
a correggere i pletorici temperamenti , i)re\enirc i morbi facili ad irrompere
o supplire alla mancanza di perdite sanguigne abituali: nel secondo a menomare
l'impelo di afllusso, sgorgare i vasi strabocchevolmente ripieni, modificare in
(me m maniera più misteriosa il vitale eretismo proprio i)rincipalmente delle
llenunasie. E questa necessità emerge appunto dalla incorrlspondenza, ed ine-
quilibrio tra le riparazioni e le perdite, tra l'assimilazione e l'eliminazione; che
ogni volta che la ragione dei primi procossi supera quella dei secondi, ev\i di
necessità una esuberanza di quel fluido conservatore della vita, donde vari lur-
30
— 230 —
hainonli reali e possibili. Ora qual altro mozzo di ovviare a (ale minacciosa in-
corrispoiidoiiza possiede il pratico ciii- jìor prontezza, sicurezza, efTicacia, (ii-
rilllà di regolarlo possa agjjiuniiersi al salasso?
Se il salasso è indisi)ensal)ile in date occorrenze fisiologiche e patologiche,
esso è indispensahilnieiite iioii\o nelle opposte condizioni. Di qui la neccssitù
di conoscere i dati che richiedono il suo impiego ed i criteri che lo regolino e
lo modifichino: dati i criteri che già non risiedono né risieder possono in uno
t> due caratteri esclusivi e positivi, ma bensì in complesso di forme, di appa-
riscenze, di circostanze che li sostituiscono non già misurabili colla bilancia e
col densimetro, ma valutabili dal più vigilante e coscienzioso raziocinio del
pratico
Tale è 1" introduzione dell'anonimo all'esposizione del numero e del valore
di silTalti criteri. Questi, secondo pensa l'Autore, si riducono a cinque classi:
I.'' Criteri etiologici, cioè che cercano desumere la convenienza dell'impiego
dal salasso dall'esame delle cagioni, 2." Criteri patologici che lo desumono dalla
valutazione si della forma morbosa che delle organiche lesioni da cui , come
ilice l'anonimo, ogni malattia muover debbe : 3.° Criteri clinici che desumono il
giudizio, da alcuni falli caralterislicì che il buon clinico ha il destro di cogliere
e di valutare: i." Criteri terapeutici, quelli dell' a juvaiUibu» ci ìaedenlibus:
ìj." rinalmenle quei che ei denomina misti.
Benché i criteri che lian rapporto alle sole cagioni non sieno molto decisivi ,
né sicuri , né le cagioni stesse sieno sempre note, pure vi ha talune occasioni in
cui il loro esame diventa condizione precipua se non forse sola della indicazio-
ne, o controindicazione del salasso. Tal'é il caso delle traumatiche lesioni , tale
quello dei morbi originali da soppressione di flussi sanguigni, abituali ec.
1 criteri patologici offrono vasto campo di elementi onde fondare il giudizio
.sulla indicazione in disamina ; ma questi criteri esser debbono desunti dai fatti
p dall'esperienza, e non già dalle ipotesi derivate da manifestamente manche-
voli sistemi. Le flemmasie sono la più grande famiglia dei morbi nei (juali il
salasso é necessario; e a validar ciò osserva come la flebotomia abbia efl'elli ben
diversi quando viene istituita in questi morbi da quelli chi! presenta se la metà
del sangue estratto si perdesse da uomini sani, e fra questi fatti notabile é quello
— 231 —
del non depairpcranionto della parte colorante in quelle malattie. Le flemmasic
perù anche esse a seconda che occupano (|U('slo o quell'altro viscere o tessuto,
o che SODO in questo o quello stadio di loro corso, richiedono modiGcazioni più
omeno fondamentali nell'impiego del salasso. E perciò sebbene l'amministra-
zione del tartaro stibiato secondo il metodo rasoriano , nelle pulmoniti , rispar-
miar possa talora qualche salasso, il clinico non mai si affiderà senza tema a tal
pratica se non ottiene la universale sanzione ; e cosi pure non si può senza es-
sere ipotetico accordare ad alcuni medici inglesi , che in questi casi una presa
di colchico equivalga ad un salasso.
I criteri clinici hanno riguardo alla significazione di taluni fatti, che dalla
sola pratica ed esperienza ricadano lutto il loro valore indicativo. Tale é la du-
rezza e tensione metallica nei polsi nelle ricorrenze apoplettiche per fiir deci-
dere a nuovo salasso : tale la soppressione dell'espcttorazione concotta nelle pul-
moniti come quella che indica una esacerbazione del processo flogistico, ec.
Altri criteri muovono dai rapporti clinico-terapeutici. Sono di tal fatta quelli
della tolleranza e della conferenza , della ragione del metodo pregresso.
Uà ultimo 1.1 pratica del salasso deve farsi sostegno di moltiplici altri criteri,
a dar valore ai quali concorrano insieme i lumi tutti della scienza nel calcolo
delle applìciizioni Di tal natura sarebbe fra gli altri quello che si desume
dalla cotenna flogistica del sangue estratto; sulla quale sono noti i recenti lavo-
ri , e discussioni che hanno avuto luogo , specialmente in Francia , ma questo
fatto risulta da dati cosi complessi e variabili , che lungi dal volere con alcuni
clinici appoggiare sopra di esso un criterio sicuro per la indicazione del salas-
so , l'autore si limita con molto buon senso e prudenza a segnarlo come avente
solo quel valore che la considerazione dell'età, sesso, temperamento, natura
del morbo ec. ec. possono accordargli.
Caso di parziale dislaccamenlo , ovvero aneuristrta del cuore, e dedtuioni che ne
sorgono dd doli. Angelo de Giclio.
Si fa a dire l'autore fermamente come la storia clinico-patologica di questi
malattia e ancora troppo im|>erfetta sotto qualunque lato si voglia considerare;
perchè non abbisogni ancora di altri fatti e di altre osservazioni. Dalla storia
che ne riferisce e che noi crediamo possa benissimo stare insieme alle poche
— 232 —
tonsognate alla Scienza da liaillie, da Zaniiini, Conisart, Berard, Brecliet ec.
dodiico quanto appresso.
1." llovcrsi forse slaliiiirc la generale sentenza elio l'aneurisma vero del
cuore quando ancora è incipiente, non lia sejino che le sia proprio.
2." Rimanere dimostrato cbe questa malattia non appartiene esclusì\a-
niente al ventricolo sinistro, dove, per verità, è più frequente; ma potervi an-
dar soggetto anche l'altro e qualunque parte del ventricolo, e non la punta sol-
tanto ilei sinistro, come opina Brecliet.
3." .Mia produzione vera dell'aneurisma del cuore non essere necessaria la
menoma rottura ed ulcerazione come inclinerehbe a credere lo stesso Brecliet,
Kreysing ec. ma potere avvenire per semplice dilatamento.
4." Finalmente che la infiammazione delle sierose che cingono il cuore,
diffondendosi alla sostanza di esso con successivo ammollimento, sia la cagione
occasionale più efTicace della mentovata dilatazione, potendosi l;icilmente in-
tendere allora il perché questo sllancaniento delle pareti del cuore è parziale,
limitato in un punto, mentre possono trovarsi anche altrove iperlroOche.
Breve riassumo di un caso singolarissimo di nervosa malaltia, del doti. Gaetano
Ritta. Narra il caso di una distinta giovane, la quale ora isterica, ora catalet-
tica, tra gli altri fenomeni singolari presentava quelli di predire alcune cose
che la riguardavano, e di a\ere tale fotofobia da leggere qualunciuc libro al
buio. Non diciamo altre cose essendo questa istoria pubblicata nel giornale di-
retto dal prof. D'Alessandro intitolato ì'Ecktiico.
Del vero modo da considerare la natura dei corpi, e de'vanUiQqi che ne ritrae la me-
dicina, del doti. Lelio Gatti. L'uomo, egli dice, non sa allrinienli indicare i
corpi che per un complesso di proprietà; né sa altrimenti distinguere un corpo
dall'altro, che additando questa o quella proprietà. Il corpo quindi \)er l'uomo
non é altro che un complesso di tulio (lucilo che sotto il nome di proprietà
^icn conosciuto, cioè un complesso di esteso, di dolce , di sonno, di molle ec.
Ogni altro modo di considerarlo è sistematico, ipotetico e fallace. Questa idea
del corpo giova a rendere positiva la medicina , la quale non versa che sui cor-
pi. Quindi dichiara di essere slato egli il primo che abbia dato il vero concetto
del corjio , di avere allontanato con ciò molte ipotesi dalla medicina e di essere
— 233 —
stalo colui che priniamontc dinioslrò ipotetico il sistema delia medicina italiana.
Se il calore sia comllzioitc essenziale alla vita, dd doli. I'ii.v.ncesco CAiti.izzr.
Nefta il Carli/zi die il calore sia essenziale alla vita, e vuole provare ciò col
fatto di aver egli rinnestata la punta del naso levata per morso ad un individuo
dopo caduta nel fanjto e raflreddata , dall'avere cinque ore dopo l'asportazione
visto rinncstare la prima falange di un dito, e ritiene che la mancanza di calore,
purché non sia giunta la corruzione, non è indizio di morte.
LelHra al Seijrelario della Sezione di medicina sull'afonia. Del doli. lìt.\>CESto
Caulizzi. Dice lo scrittore della stessa di avere egli il primo portalo delle in-
dagini per riconoscere le cagioni dell'afonia e fiocaggine naturale, e di avert!
il primo esaminato che questa è cagionata dalla cattiva abitudine ad emetterla;
laonde non mezzi terapeutici, ma l'inculcare a chi la soffre di tenere dritto
l'organo vocale, lasciando abbassare la testa, ed obbligandolo allora ad emet-
tere la voce, e quindi continuando la lettura di un qualche libro, obbligan-
dolo di parlare sempre a voce alta, e ad imparare a declamare per acquistare
l'abito poi a voce scmjire buona. Qualche rara volta aggiunge piccoli mezzi te-
rapeutici, riconoscendo qualche lieve subflogosi negli organi vocali stessi. Con-
ferma la verità di (pianto disse il prof. Follnea sul trovato del maestro Toscano,
ed aggiunge un documeuto in appoggio di una cura da lui oprala.
Comunicazione del doli. Fedele di Fiore. Dice che nei Comuni di Carpino,
e di Caguano ove l'aria non è la più sana del mondo per la vicinanza del lago
di Varano, e il cibo quotidiano della plebe è il grano turco, non mai si è vista
pellagra.
Storia di un grandissimo neo [con disegno) del doli. ErsTAcnio Cassola. Que-
sta riguarda un giovanetto attualmente dell'età di dieci anni , il quale tiene una
grande macchia bruno-oscura, occupante tutta la parte posteriore e laterale
del tronco, con altre macchie più i)iccole altrove ancora. In essa macchia vi
i-ran prima dei peli della lunghezza di mezzo pollice di color biondo nella più
tenera età del gio\ anello , ora addivenuti di colorito castagno. Vi hanno in que-
sta dei rilievi che non sono nel resto della cute, simili alle lenti per forma e
grandezza e che il Cassola dice funghi ematodi. Fa notare come i peli da qual-
che tempo a questa parte hanno incomincialo a cadere senza manifesta cagio-
— 2M —
no. Nasce questo individuo da genitori sani , né la madre ricorda di avere avuto
voglia alcuna , o viste mostruosità nel tempo della gravidanza come suole veri-
ficarsi ordinarianionto.
/?i/?('Ssiom' generali sulla terapia sislemalica delle febbri emlemiehe di Gioia e di
S. Eufemia. Del doti. Nicola Nastho. Ragionando delle febbri endeniichc di
queste due terre, dice, come la cura che si consiglia per le slesse sia del tutto
sistematica; per cui niun utile ne ritrae la scienza, niun vantaggio gl'infermi.
E siccome, continua, la vera cagione prossima che sostiene le intermittenti
non è ancora nota, la terapia non può dedursi dall'alterazione essenziale, ma
da una esatta sperimentale osservazione, che poggiando sopra fatti patologici
speciali ben distinti, è diversa dall'empirica. I morbi, ei vorrebbe, si studias-
sero separatamente, poiché varie e diverse essendo le manifestazioni delle al-
terate materiali costituzioni degli organi , e vari questi ancora e le cagioni ,
cosi è impossibile ravvicinarli e studiarli in massa. Di taluni mali non si dee che
guardar la forma non essendo permesso di entrar più dentro: di altri le cagio-
ni, poiché diverse possono essere quelle da cui vengono prodotti; onde di-
versi i mezzi per distruggerli. Ritener quindi vorrebbe la divisione dei mali
fatta dal chiarissimo prof. Semmola , in mali a diagnosi nosograDca , ed a dia-
gnosi nosologica. Deduce quindi che i mali delle terre di S. Eufemia e di Gioia
essendo mali di cui s'ignora l'essenziale cagione che li muove, denno essere di-
stinti per sola forma, percui non possono venir delti né iperstenici né iposte-
nici, né applicar si deggiono su di essi le parole flogosi ed irritazione, né mi-
nistrar per vincerli rimedi a priori presi da questa o quella classe in cui pia-
cque ai sistematici riporli. E con simili pratico-logici argomenti pone termine
al suo scritto.
Sulla gastrite prodoUa dalla stricnina del doti. Giovanni Pagano. Le osserva-
zioni del doti. Pagano sulla gastrite prodotta dalla stricnina sono importanti
come quelle che rischiarano un fatto sul quale non erano ancora di accordo i
tossicologisti , imperciocché vi era chi opinava esser mai sempre la gastrite con-
seguente all'avvelenamento della stricnina, altri erano di opposta sentenza. Ora
il dott. Pagano con molti esperimenti sopra i conigli ha dimostrato che la ga-
strite conseguita all'amministrazione della stricnina, quando nello stomaco si
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contengono alimenti; percliè allora non è il veleno prontamente assorbito, e
rimane lungo tempo in contatto delia mocciosa del ventricolo e che jier l'op-
posito non s'incontra alcuna traccia d'inlianmiazione gastrica negli animali. av-
velenati di stricnina, quando questi hanno vuoto lo stomaco, il veleno è pron-
tamente assorbito e non rimane lungo tempo in contatto con la mucosa gastrica.
Sull'uso, azione, ed abuso dei medicamenti dd doti. Baiitolombo Ros>vti. Ot-
timo divisamento è stalo quello del dott. Rosnati neh' occuparsi intorno all'u-
so , azione ed abuso dei medicamenti ; imperciocché egli ha mostrato non do-
vere il medico avere cieca fidanza nella potenza dei farmachi come quelli che
non sempre corrispondono agli effetti desiderati ; la quale circostanza egli ri-
pete innanzi lutto dalla diversa maniera di vedere dei medici che, fatti segui-
tatori chi di uno, chi di un altro sistema, non possono lutti certamente otte-
nere felici risultali dall'amministrazione di un farmaco che taluno crederà ec-
citante, altri di contraria natura. Epperù il dott. Rosnati proponeva che ad es-
sere sempre sicuri nello effetto di un medicamento non si dovesse più tener
conto delle dottrine che si trovano nei libri, e dalle cattedre s'insegnano, ma
si dovesse invece por mente alla specificità di azione dei medesimi. Certamente
la scienza non è ora a tale stato che possa fidarsi alle proposte del Rosnati , ma
se vi è via che potesse menare a buon porlo nella guarigione dei morbi è quella
appunto additata dall'Autore, dapoiché siccome oggimai si vuole ciascun male
costituito da un processo morboso specifico , cosi sarebbe mestiero che da un
medicamento specifico fosse pure governato. Per tanto questa è opera del tempo,
e noi desideriamo col Rosnati che tosto si giunga a questo punto della scienza
che potrebbe dirsi il suo apogeo.
Esperienze ed osservazioni suW assorbimenlo , del doti. Gilseppe M." Pioatari.
(lonoscendo, dice l'Autore, le discordi opinioni che intorno all'assorbimento tiene
divisi i fisiologi, e vedendo ad un tempo che molti di recente hanno dichiarati!
erronee le esperienze istituite per dimostrare l'assorbimento dei linfatici, ha
eseguilo sopra conigli e cani molti esperimenti dai quali conseguita che i linfa-
tici non assoiiiono il chilo solamente come pretende il Magendie, ma altre so-
stanze ancora solubili ed attenuale. Da queste sperienze ne deduce spiegazioni
fisiologiche; cita in comprova le testimonianze di molli suoi allie>i, e crede di
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appojjuiarc i risullamonti delle stesso loii iliic Oitli ili anatomia patologica, in
uno dei quali ha ritrovalo il mercurio nelle piandole inp;uinali in seguito di fri-
zioni mercuriali agli archi plantari, e nell'altro ha rinvenuto del pus all'ingui-
naia destra provveniente da varie ulceri sul ghiande. Cerca poi di confutare le
))iu forti ohhie/ioni di coloro che negano del lutto rassorhimenlo linfatico, né
si oppone aH'assorhimenlo venoso che anzi io conferma con esperienze proprie
ed altrui. Da ultimo termina la sua nii'nioria, stahilendo che l'assorbimento é
ripartito Ira le vene ed i linfatici, siccome aveva detto e confermalo il chiaris-
simo Panizza.
Oisenazioni sulla gaiujrcna e sullr fvaltwe (Mia tunica inlerna (lette arlerie.
Del doli. Francesco Lncrao. Contiene la narrazione di un caso di gangrena se-
nile, che l'Aulore seguitando il pensamento emesso prima dal Dupuytren,
crede prodotta dalla infiammazione della tunica interna delle arterie. Discorre
della utilità e necessità dell'anatomia patologica, e delle osservazioni micro-
scopiche.
Sull'arlerite.Di «n anonimo. La nota suU'arterite contiene un commentario del-
le dottrine del Tommasini e del Oouillaud sopra lo stesso argomento. L'Autore
considera l'arterite nella triplice manifestazione con cui si dichiara il processo
flogistico, cioè nella forma acuta, nella subacuta, e nella cronica. Nello esame
nosologico dell'arlorite nelle tre forme nominate egli assegna a ciascuna di esse
i caratteri propri, i quali, a dir vero, si appartengono a processi flogistici di
altre parti della umana economia, e non sono di quelli differenziali sui quali
oggimai può e deve stabilirsi la \ era diagnostica dei morbi.
Sulle reali differenze delle malallie, e sulla maniera più convenevole di stahilirle.
Del doli. Raifaele Laxciwo. Primamente l'.Vutore dimostra che la Terapia
supjìoae la diagnosi. Indi riprova il sistema dei Sintomatici pei quali il morbo
era un gruppo di fenomeni , quello dei vitalisti che tennero conto del solo grado
della forza vitale, e quello degli anatomici patologici, che classificano le ma-
lattie dietro le lesioni anatomiche. Egli crede che le manifestazioni dinamiche,
e le alterazioni materiali sieno entrambi effetti della maialila, e che le prime
IHJssono slare senza le seconde, o almeno con una alterazione organica imper-
cettibile. Qui l'Autore proclama la sua dottrina che egli chiama delle speci/icilà
— 237 —
morljose, e pone die il prohlonin roiidainonlnlo (lolla niodicina sia qiiPs(o, ponto
ìli) (lato numero di e/fiili patohuiici , ritrovare In vera raijione, cioè la malattia. Egli
crede che per giungere a risolverlo dehhasi eiiiienlare la causa con un reagente
per vedere se produrrà gli stessi effetti a somiglianza della nota regolare a ju-
vanliljus et laedentibus; ed indica i criteri clic debbono dirigere l'uso del reagente
siccome da lui è detto. I quali criteri sono, di eliminare le altre cause possibili,
e di aumentare o diminuire la prossima per vedere la diminuzione o l'aumento
dei fenomeni, e cosi stabilire il raiìporto degli effetti con la stessa causa. Dal-
l'altra parte conforta i risultamenti ottenuti dallo studio delle cagioni con la
investigazione degli effetti ; e cosi verrà, secondo lui, a trovarsi la vera malattia.
In lai modo l'Autore stima di a\er segnato la miglior maniera di riconoscere i
morbi.
Risposta al terzo quesito del Congresso di Milano intorno alla miglior possihile elio-
logia della scrofola , ed alla miglior profdassi di essa: del dolt. Gennaro Marim. Il
sig. Marini risjionde alla prima parte del quesito negando In specificità della
cagione scrofolosa , e riferendo il male a cagioni comuni , come sarebbe il tem-
peramento, l'umidità ec. Ammette che la sede della scrofola siano le glandola
linfatiche, e non sa intendere come i morbi del fegato, ad esempio , debbano
riferirsi a cagioni comuni , e i morbi delle glandolo a cagioni specifielie.
Quanto alla profilassi , egli slima che la scrofola richiegga la sorveglianza dei
Governi i quali debbono obbligare gli scrofolosi a curarsi.
Poche idee generali sulla curabilità della lisi pulmonare: del sig. Basilio Lofaro.
Dopo awT disjmtato della natura del male, l'Autore concliiude che il modo
unico di e\ ilare la tisi è la fuga dalle cagioni; e fra le principali di queste egli
si crede autorizzato dalla sua esperienza a riporre la sifìlide come quella ch'è la
più frequente e la più crudele, e i cui tiisli effetti crede propagarsi sotto la
forma di slnima nei discendenti.
Sopra le virtù mediche dell'acido borico. Nota del sig. Giovaxm Coyrixi. L'.\u-
tore assicura di aver trovalo utilissimo questo acido nell'amenorrea per disor-
dine d'innervazione, e nelle lente ìnlianmiazioni epatiche. •
Avverte che quell'acido non si deliba dare alle meslruanti, perché le regole
resterebbero sospese, e che al contrario promuove il loro ritorno quando si am-
31
— 2;58 —
iiiinislrn noli' amenorrea. Nota pure che non si debba adoperare quando l'utero
è offeso da un qualunque processo. In fine discorre il modo di aniniiuistrare que-
slo rimedio, e termina con la massima che non deesi mai oltrepassare il fatto.
Alciiue ricerche paloloijiche sulle Itiherculosi: del doli. Amkdeo I.eonk. L'Autore
intende di dimostrare che la tubercolosi è un'affezione speciale, die mantiene
negli organi e nei visceri una predisposizione alla ìenUx flogosi ; la quale svi-
luppandosi produce una viziosa secrezione di materia granulosa gialliccia, opa-
ca ce. e che i tubercoli nascano in un modo ipei-stenico , secondo il vecchio
linguaggio sistematico ritenuto dall'Autore. Dice la sede più frecpiente del tu-
bercolo essere il tessuto cellulare e ganglionarc linfatico : i tubercoli svilup-
))arsi più facilmente per predisposizione gentilizia , e doversi perciò diminuire al
possibile l'influenza di tale predisposizione, quella cioè del temperamento , età,
sesso coi mezzi igienici: mancare ancora sintomi certi e positivi indicanti la
formazione dei tubercoli : essere probabilissimo e provalo dal fallo che possa
operarsi l'assorbimento dei medesimi: e finalmente che per conservare stazio-
nari i tubercoli latenti , giovino moltissimo i rivTilsivi permanenti , e il procu-
rare d'impedire il lavoro suppurativo con gli antiflogistici.
Confronto lerapeudco della china e della digitale: del doli. Cmo Romuai.di. Narra
l'Autore un fatto clinico nel quale grave danno ebbesi a sperimentare dall'uso
della china, si che il Medico curante reputò opportuno di ricorrere alla digilale
jiurpurea, la quale non solo non riusci per l'infermo di niun vantaggio, ma
per l'opposto gli recò nuovi danni. Si che facendosi il doti. Romualdi a ragio-
nare sulle cagioni degli eguali effetti svantaggiosi ricavati dai due rimedi , crede
poterne trovare il criterio clinico in ritenendo eguale ed analoga la virtù tera-
peutica della china e della digitale.
Considerazioni sulle febbri: del prof. Raif.vei.e Fomnea. Il dott. Folinea in una
sua breve memoria intitolata , poche considerazioni sulle febbri in generale , im-
prende a studiare la febbre in un modo clinico tutto nuo^o o almeno da altri
fin' ora non considerato. Egli dopo aver mostrato gli errori delle scuole asso-
lute dei diatesisti e dei localisti, dice esser la febbre un fatto composto, e risul-
tare di due fatti primitivi ed essenzi.ili, il primo locale e movente, il secondo
generale e conseguente; che questi due fatti sono fra di loro in tale rapporto
— 239 —
ili necessaria simultanea coesistenza, che la febbre non può star senza di essi,
anzi tutta in essi si comprende e si racchiudo. Inoltre egli passa a dimostrare
la realtà del fatto universale, facendo la rassegna di tutt'i sistemi che compon-
gono l'organismo, i quali coi loro aitcramcnti esprimono la febbre nel fattore
generale ; e sono il vascolare col liquido clic conduce , il nervoso ganglionare ed
il cerebro-spinale, il muscolare volontario, il digestivo, il secretivo, l'assimi-
lante e via dicendo. Dippiu dichiara questo elemento essere essenziale e specia-
le, essenziale perocché contribuisce essenzialmente allo svolgimento e sostegno
della febbre, speciale perciocché nulla ha di comune con qualsivoglia altra dia-
tesica affezione. Ed aflìnché alcuno non lo accusi di confusione egli dichiara
apertamente che la specialità é considerata in astratto, e che essa non é da con-
fondersi con l'unità patologica immutabile. Anzi fa osservare che questo ele-
mento necessario e speciale è poi variabile a tenore dell' iudole e delle diffe-
renze di cadauna febbrile individualità. Ciò posto, passa ad esaminare l'ele-
mento locale, il quale egli considera poter essere in qualunque parte del corpo
solida e liquida, ed esser di qualunque indole irritativa, infiammatoria o di al-
tra misteriosa natura, circoscritto o diffuso e altrimenti. E qui fa lode all'ana-
tomia patologica , la quale ha cercato come meglio ha i)otuto di assegnare a
ciascuna malattia la sua sede, e determinarne la forma anatomico-patologica.
Inoltre egli fa vedere come questo elemento locale debba salire ad un grado ca-
pace di eccitare l'universale organico turbamento.
« Ed ecco quel punto, ei dice, che annoda il primo fatto al secondo, quel-
l'anello che concatena i due cennati clementi, e che, secondo crede l'.Vutore,
costituisce la vera ed essenziale cagione della febbre ; e soggiunge che se i mezzi
d'investigazione fin' ora escogitati o altri ancora giugnessero a dimostrarlo evi-
dente, come la ragione induce naturalmente a supporlo, forse e senza forse
si sarebbe squarciato il velo che copre cosi strettamente la natura di questi mor-
bi; forse l'enunciata specialità dell'elemento universale non sarebbe un fatto
solamente evidenti', altresì ragionevole; e la terapia delle febbri tutta diretta alla
cura del morbo locale si rivolgerebbe anche essa verso lo stato patologico del-
l'universale fattore ». E qui il dolt. Folinca entra nell'altra gravissima quistio-
ne della essenzialità della febbre , di cui , egli dice , qualunque lato si con-
— 240 —
Sideri ed in qualsivoglia fniisa, la essonzialità sempre cliiara rifiline come luce
meridiana. In falli vuoisi a cagion d'esempio la febbre una iiialatlia semplice-
ineiile locale, ed eccola di già un'affezione essenziale consistente nella natura di
lincilo qualsiasi peculiare topico nuilanienlo ; vuoisi la febbre una nialatda sol-
tanto del sistema, ed eccola di nuovo più che essenziale annidala nel lecoiidilo
specialismo del general conuuoviiuenlo; si vuole lìnalnienle (|uel punto di unio-
ne fra il fallore locale e l'universale, e sempre più evidente ne apparisce la es-
senzialità posta in quel particolare alleramento che i due fatti annoda ed unisce.
Uopo ciò il doti. Folinea conchiude che la febbre si de\e considerare dove sta,
cioè in natura , e non già nelle scuole sistematiche cotanto rovinose ai progre-
dimenti della scienza. Il i)erchó ripete essere la l'ebbre il compendio di due ele-
menti prìmili^i il morbo locale e l'affezione generale del sistema, amendue si-
milinenlc necessari , e di necessità simultaneamente coesistenti a rappresentare
la febbre tale quale essa è : e dice che se il suo modo di ragionare non gli fa tra-
scorrere i limili del vero e del giusto, egli avvisa essere più essenziale nella feb-
bre 0 almeno jiiu > itino alla condizione prossima di essa l'elemento generale che
il locale. Imperciocché il fattore locale può esistere per un dato tem|)o ed in un
certo grado senza esservi necessariamente la febbre, ma è impossibile il concepi-
re integro l'elemento universale nell'atto in cui \ i è febbre. Dalle quali cose dette
il dott. l'oliiu'a crede potersi stabilire le quattro seguenti cardinali proposizioni:
I." la febbre è un morbo composto e risulla di due morbi priniiti>i il locale e
l'universale: 2." questi fotti primitivi sono ambo essenziali necessai'i coesistenti:
3." il patologo nella investigazione della febbre debbe calcolare con la medesi-
ma importanza e l'uno e l'altro elemento: 4." mal si avvisano coloro che vo-
gliono scoprire la essenza della febbre cercandola in un solo dei suoi elemenli,
massime nel locale. E chiude la sua memoria con queste precise parole: «Ecco
le poche riflessioni che ci eravamo proposti di fare col fine di vedere la febbre
nel modo suo più vero e naturale ; ma possiamo credere e sperare di avere ag-
giunto lo scopo.' Ai dotti la sentenza ».
Sulla oriijine e su gli elemenli palogenid che alimentano le febbri e fpeciaìmentc
filli' iiiiiìlicazione della teorica cletlro-cliimiro-onjiiiiica : del doli. Vin<;r>zo JIauia
Si.vsi.Le idee del sig. Stasi si riassumono in ciò, che dovendo i solidi cogli umori
— 2/11 —
tiiToiaiiti nella inaicliiiia dell' auimak' \ivenle prendere dal sangue quel die
loro alibisojjiia per compiersi il non mai interrollo procosso dell'assimilazione,
quando nel sangue si trovano materiali stranieri allo stato normale, il plasti-
cismo deve risentire gli effetti della presenza di tali principi , e dar per prodotto
lo sviluppo di accresciuta elettricità, donde deriva l'eccitamento febbrile.
Anonimo. Quesito mi salasso. Discorre primamente come non può esservi equi-
librio Ira il potere assimilalivu ed i bisogni della economia, come non ci lia bi-
lanciamento tra gli alimenti e le bevande e la perdita delle secrezioni e delle
fatturo organiche: e da (|uesle e da altre leggi generali fisiologicliu deduce as-
sai logicamente la necessità del salasso. Come nello slato sano, cosi nel patolo-
gico , ei ritrova tale necessità nel circolo sanguigno, ove sia il precipuo elemen-
to del disordine; e la rinviene lantoiii>iu perché gli altri modifìcatori invano
portar saprebbero i sussidi che arreca il salasso. Adduce per prova lo stato apo-
plettico.
Dice de' criteri etiologici, e ne dimostra la non sicurezza delle fonti por variar
stjvenle gli efl'elli dalle cagioni ; ed accenna pure alla certezza di essi allonpiando
si rica\ano da cagioni di speciale natura, come souo le lesioni \ioleute, le cause
meccaniche, le fisico-chimiche, ec.
Dice de'ciitcrì che ogni medico clinico possiede, e li riduce: ì." ad etiolo-
gici : 2." a patologici : 3." a clinici : 4." a terapeutici : o." a criterii composti.
Dei patologici parlando, ne dice più ampia la sorgente; essendo vasto il nu-
mero dei segni sensibili, dai (|uali nasce lo argomentare sullo slato patologico,
e la conoscenza esatta di ([ueslo stalo, e il rapporto co' segni stessi. Parla, ad
esempio, delle flenunasic, dice della tolleranza come uno dei criteri pel salasso;
né tace il non depauperamento della parte colorante del sangue, malgrado la ri-
petizione della llebotomatla , e l'aumento forse di quel principio. Il criterio sta
nel >alutare la intensità del morbo, lo stadio, la ragion de'tessuti, la facile ri-
sorgenza del processo, ec. e ricorda molte altre giudiziose norme pratiche. Ag-
giunge i precetti onde si debbc essere più o meno attivo in questo ed in quel
morbo , avendo riguardo alla stiuttura anatomica del tessuto che né la sede.
Dei criteri clinici la clinica stessa ci dice csservene dei particolari, che desunti
da taluni fitti che meglio esprimono il concetto patologico si elevano all'inipor-
2Ì2
tanza e dignit<i di falli cIìdìcì. Cosi la durezza e lensiunc del polso nelle ricor-
renze apoplctlichc , nelle pleuriti, nelle nieningili ce. cosi il dolore, la lesione
della funzione ec.
Nei crilcrì terapenlici parla della lollcranza , del S'ovanienlo o norumenlo.
Sui criteri coniposti ci vuole che si rivolga lo sguardo alle azioni de' principali
sistemi, al tipo delle cardinali funzioni, alle condizioni individuali, all'età, al
sesso, ai morbi pregressi ec. ed alla cotenna flogistica, considerala nel modo
che >Tiole il Polli.
Dice da ultimo che tutt'i criteri non possono esprimersi con formola, come
non tutti i pensieri con parole: raccomandando, allorclié il criterio vi ha di sa-
lassare, di tener sempre (pici giusto mezzo, non essendo l'abuso senza pericolo.
In grazia del vero non possiamo dispensarci dal dire essere in questa scrittura
ordine, precisione e vero linguaggio dell'arte.
Da quali segni pitò il medico criterio rilevare un preciso bisogno di salassare? Del
doli. PAsgrAi.E Rastei.1.1. L' Autore di questa memoria discorre lungamente di
ematologia, ma non dice di essa che le conte e sapute cose; e quindi dopo aver
deploralo l'uso anzi l'abuso del salasso, e mostralo la inelTicacia dei comunali
criteri per toglier sangue , egli stabilisce stare il criterio nella ragion composta
del sangue col morbo e con la disposizione che imprendesi a vincere, e che
crede più giudiziosamente espresso dal Meli in queste parole. « Quando cioè
la quantità dello stesso sangue slia in proporzione della gravezza dei sintomi
che dichiarano non soltanto lo sviluppo, ma benanche il grado di gagliardia cui
monta la flogosi che s'imprende a curare ». Conchiude che un siciu-o emometro
sarebbe il sangue stesso cacciato per esplorazione, l'analisi del quale dimostran-
do il rapporto tra la fibrina e il siero , il punto di partenza sarebbe poi certa-
mente le quantità fisiologiche dei principi indicati , il cui cangiamento maggiore
o minore indicherebbe il grado fin dove può elevarsi il bisogno di trar sangue.
Sid VI quesito, intorno al salasso: del doti. Gioacchino Silvano. I criteri prin-
cipali del Silvano per trar sangue dalla vena sono ridotti ai seguenti. Posizione
topografica del luogo ove il medico esercita la sua arte , qualità dei cibi e delle
bevande, genere di vita, temperamento, costituzione dell'infermo, cosliluzione
dominante stimolante o reumatizzante , complesso di sintomi indicanti morbo
— 2-53 —
l'Ili" si e uso a \iiiix'ii' foi salassi, daiinu ritovulu dall'uso di sostaiuc che si ri-
conoscono dotate di azione opposta a quella del salasso medesimo ec. il non
aver giovato in casi di flogisticlie malattie i diaforetici, gli antiflogistici ec. la
notare come ((uesti fonti debbano esser presi in complesso, mentre alcuni soli
separatamente possono trarre in errore; e ne porta esempio in comprova.
Vuole che sia criterio per cessare dal salassare il pronto coagidamento , l'ab-
bondanza o la detìcienza innormalc del crassanieuto, l'apparenza arteriosa del
sangue venoso, la fretiuenza del polso con l'esacerbarsi dei sintomi morbosi ec.
Narra il criterio del Polli , ma per mancanza di sperienza si astiene dal giu-
dicare del suo valore; e vi sostituisce quello in cui il sangue estratto dalla vena
formi piccolo crassamento in forma d' isoletta nuotante fra copioso siero liqui-
do, e che ha gli orli rosscggianli ; criterio il quale distoglie dalle ulteriori sot-
trazioni sanguigne.
Sul VI quesito intomo al salasso: del dolt. Giovanm Teuro.ne. L'Autore non en-
tra nello esame dei criteri che ora ci dà il progresso della scienza, e de' quali ab-
biamo discorso. Si fa solo a riunire tulli quelli che una positiva clinica ci avea
fin qui somministrati; i quali nel modo come sono presentati, e per la sana
logica con cui si dà loro il giusto valore, rendono questa memoria veramente
clinica e pregevole. E quello che vale dei criteri per salassare, dee dirsi de-
gli altri per astenersi dal salasso, i quali sono discorsi col medesimo buon senso.
Poche considerazioni sidla diagnosi delle aneurisme interne che si nascondono alla
vista ed al tallo: del dott. A.ncei.o de Giri.io. Nella memoria sulla diagnosi delle
aneurisme interne che si nascondono perfettamente alla vista ed al tatto , ricorda
il prof, de Giulio primamente tutt' i vuoti , tutte le incertezze , tutte le diflìcollà
che s' incontrano in clinica nello stabilire la diagnosi di questi morbi, anche
nella loro più compiuta fenomenica manifestazione. Queste diflìcoltà, dice l'Au-
tore, non sono tolte neanche dai segni che si possono raccogliere coi melodi
esatti di osservazione, tra i quali va in primo luogo l'ascoltazione sia mediata,
sia immediata: 1.° perché questi segni possono dipendere da altre malattie, e
le ditTcrenze stabilite tra loro, secondo la malattia dalla quale dipendono, non
portano sempre all'intento; perocché si tratta di più e di meno, e vedesi in quelle
considerazioni di analisi esclusiva sempre gli estremi, mentre risulta diflicilis-
— 2i4 —
Simo, per non diro impossibile, colpirò quolle minulissime dilToronzo nelle loro
iiriulazioni iutormodio: -2." porclió anello nel caso elio dipendano dall'aneuri-
sma, quel fremito felino, poros., quo! suono aneurismatico ec. olirono una dif-
ferenza notevolissima di grado secondo lo stalo della interna suporlieie del vaso
aneurismatico, secondo la niat;giorc o minore spessezza dello suo tuniche, se-
condo elle il tumore contiene o no grumi, secondocliù comunichi all'arteria
per larga o stretta apertura, secondo il suo volume, ec. : 3." perchè non sono
sempre valutabili , e ricorda a tal uopo le condizioni anatomico-patologiche che
nelle aneurisme tolgono anche ad un pratico illuminato i risultamculi di que-
sti metodi. Per lo quali cose crede, il prof, sullodato, potersi ritenere anche at-
tualmente in tutta la sua integrità quello che Laonnoc già da molli anni scrive-
va, essere cioè l'aneurisma dell'aorta affezione senza segui patognomonici co-
stanti, anche pel medico esercitato nella percussione e nella ascoltazione.
In tanta necessità di una guida meno fallace, crede l'Autore, guidato in ciò
da molte sue osservazioni , che la compressione graduata delle grandi arterie
delle membra fino a sospendere in esse il corso del sangue pili o meno com-
piutamente, secondo gli effetti che ne risultano; ed esercitata per quanto è pos-
sibile vicino al punto in che si sospetta l'aneurisma, sia il mezzo più efficace, il
modo più sicuro di riconoscere le aneurisme dell'aorta toracica ed addominale.
1 risullamenti di questa maniera di esplorazione applicata alla diagnosi delle
aneurisme interne, sono quasi sempre, a suo dire, per ragioni facilissime ad in-
tendersi, cosi certi, evidenti e conclusivi che dopo di avere anche inutilmente
adoperato gli altri metodi diagnostici, si raggiunge più facilmente l'intento; e
poche diagnosi delle aneurisme interne, considerata fra queste anche la più dub-
bia e tenebrosa , potrebbero per la sicurezza paragonarsi con quel criterio. Qua-
lunque sia il sintonia della malattia, qualunque la forma con cui si appalesa,
purché se ne abbia un sospetto, osservando, prosegue a dire il de Giulio, (luello
che accade nel tempo dello siierimento; o il sospetto dileguasi o lo si rende cer-
tezza. Se trattasi di aneurisma, i sintomi locali di oppressione, di peso, di stringi-
mento, di pienezza ec.ed i funzionali massime di pulsazione, quelli di meccanico
rapporto, (piali essi sieno, debbono necessariamente ed immancabilmente aggra-
varsi. Ed e questo immediato aggravamento che rende la diagnostica indubita-
— 245 —
ta. Clic altro in realtà potrebbe esso indicare? Molti fatti ne hanno provata la
utilità, come assicura il prof, istcsso; ed è per se medesimo d'altra parte ciiia-
rissimo clic sidatta esplorazione apporti luce alla diagnosi delle dette malattie,
cosicchù per questi fatti caldamente l'Autore la raccomanda e la raccomandiamo
ancor noi alla considerazione dei clinici , perché (piesli la ritenessero come un
altro criterio diagnostico per le interne aneurisme delle aorte.
l'osta dopo ciò in discussione la lunga serie delle memorie esaminate da' si-
gnori professori Laruccia e Dorotea , fermasi il sig. Santorelli sopra quella del
sig. Gioffrè risguardante al preteso antagonismo fra la tisi tubercolosa e le feb-
bri interniitlenli : antagonismo che il Santorelli vorrebbe confermare, poiché
gli è accaduto di veder rare le lisi ove sono le intermittenti endemiche, e rare
le inlerniiltenti poi dov'è fre([uenle la tisi tubercolare.
Il Dorotea risponde al Santorelli essere il voluto antagonismo tra le inter-
iiiilleiili e la tisichezza mera fola, perchè in vasta estensione di paese, come
nelle Puglie, ed in molti luoghi malsani di Terra di Lavoro e di Abruzzo , ha
egli >isto sorgere le periodiche ugualmente che le tisichezze. Che le osserva-
zioni del dult. GioCfré insieme a quelle di alcuni medici da Ini interrogati su
ciò, fatte su molti altri luoghi del regno, ov'è mal' aria, sempreppiù dimo-
strano la non esistenza di questo voluto antagonismo. E che se tal fiata là dove
dominano le intermittenti è rara la tisichezza, ciò avviene, a suo modo di ve-
dere, dalla meridionalità ed isotericità del luogo; le quali cose stando senza il
miasma, esse sole fanno immune dalla tisi in luoghi asciutti. Di fatti, prosegue,
tutt'i luoghi avvallali, ove per condizion topografica non sono rapidi i muta-
menti atmosferici, quivi è immunità per i tisici. E reca in mezzo un esempio
di una terra in provincia di Molise, detta Forti, antilisica sol per ciò; e qui
conferma ancora come l'Egitto sol per meridionalità preservi dal male in disa-
mina; e che ivi sono da essa immuni i naturali, lo sono del pari gli Europei
non solo, ma se ne giovano siila Itamcnte i tisici, che vi vanno, che le molte
volte ne guariscono. Ed ancora fa rinellcre, a maggior comprova, che la me-
ridionalità non basti poi per coloro che dalla più bassa zona vanno in Egitto,
come quelli del Sennaar, i (piali in quella regione che può dirsi d'immunità
l>er altri, diventano tisici, come tisiche si fanno le scimie, che proprie di luo-
32
— 240 —
pili caldi , quando vengono in Europa , muoion por lo più del male in questio-
ne: della qual cosa, egli soggiunse, avere anipianicale scritto nelle sue note
al Torti.
Riconosce e dicliiara il nostro Presidente antica quanto la medicina la cono-
scenza di quell'anlagonismo clic testé annunziavasi fra la tisi scrofolosa e le feb-
bri intermittenti niiasniaticlie, e dice essere antica tradizione popolare che sien-
vi in Napoli alcuni luoghi dove è frequente la tisi , ed altri dove regnano le
febbri intermittenti. E mentre si mandano i tisici a respirare la umida aria di
Ponticello, San Giovanni, Barra, dove son ricorrenti le miasmatiche febbri : si
mandano a Portici e Resina gl'idropici che ne' summcntovati luoghi male si po-
trebbero curare e guarire.
Discutendosi dipoi sui criteri per salassare, il dott. Polli prende occasione per
rammentare i suoi esperimenti, fatti già da alcuni anni e pubblicati nei gior-
nali. Egli dice che il suo criterio è stato riconosciuto utile da moltissimi valenti
medici che in proposito aveva invitali a giudicarne; e che avendo il dott. Cesare
Castiglioui raccolte con singolare pazienza in una tabella le storie di 200 casi di
gravi infermi .iciili ai quali vennero fatti da sei ad otto salassi , ed avendo messo
nelle mani di quattro giovani integerrimi il suo criterio consistente nel misu-
rare il tempo nel quale si coagula il sangue del salasso nella sua prima oncia ,
e nell'ultima, indicando doversi continuare nel salassare quando la prima por-
zione del sangue estratto è più pronta a coagularsi dell'ultima, e doversi ristare
quando è l'ultima che si coagula in minor tempo della prima, egli faceva os-
servare , che dalla aCfermazione del sig. Castiglioui , esaminate poi le tabelle
delle indicazioni , risultava che in o9 casi il criterio avrebbe confermata la cura
che fu fatta , che in 3o a^Tebl)e indicato la necessità di qualche altro salasso , e
che in sei i salassi erano stali in numero eccessivo.
Esaminando attentamente i fatti della prima e seconda classe risultava poscia
che o la febbre erasi per molto mantenuta, o sarebbesi, a senso dei pratici,
potuto praticare qualche nuovo salasso , o fu liitto e non venne segnato dagli
assistenti nella tabella , o finalmente si applicarono delle sanguisughe. Nei casi
della terza classe per lo più il maialo periva in istato di anemia chiarissima.
Conchiudeva dalle cose dichiarate il sig. dott. Giovanni Polli essere il suo
— 217 —
criterio pel salasso vero almeno 0 volle sopra dicci; e'I prof. Dorotea cLiede^a
al sig. l'olii se per caso i suoi esperiiuenti ed il suo crilerio indicatore, o con-
tro-indicatore fosse eguale a quello notato dal Burdak come parcvagli aver let-
to? Al che il doti. Polli rispondeva essere appunto dei suoi esperimenti che il
Burdak discorre nella ultima edizione della sua fisiologia.
Il prof. Manfrù trova i)i)|)orluno di soggiungere doversi tener conto nel tema
in questione, per confortare il criterio del sig. Polli, della vena sopra cui si fa
il salasso, e dell'apertura ed ampiezza della ferita della vena: poiché tagliando
la safena , o la giugulare , si ha nel sangue una varia coagulabilità , la quale
varia pure se invece di aprirla poco,. si apra tanto da permettere, comesi usa
in qualche luogo di Lombardia ed anche in Milano, un turacciolo che no chiu-
da la ferita. Non consente però il doli. Galderini alla narrazione del dott. Man-
frè, dicendo esser ben vero che i medici di Milano, come quelli di tutto il
mondo , credono utile di fare larga apertura alla vena nel salasso , ma non es^
sere egualmente vero che invece di accostare le labbra della vena ferita , toltone
di mezzo il sangue, venga nella fantasia di alcuno di mettervi un turacciolo.
Il dott. Colosimo domanda perché della sua memoria sopra la recidiva siesi
appena fatta menzione, né alcuno avessegli suggeriti ancora i mezzi di rime-
diare alle tanto comuni recidive delle febbri intermittenti che veggonsi in Co-
senza e cui nulla vale a togliere. Sicché iiperta la discussione in proposito e do-
mandato dal Presidente se alcuno avesse da proporre oltre i già noti altri metodi
che possino recar vantaggio, rispondeva il cav. Vulpcs la guarigione potersi ot-
tenere in (lueste febbri dall' uso della chinina a dose decrescente continuato per
molti giorni.
Cosi il dott. Sanlorelli erasi trovato bene usando i preparali chinacei nelle
febbri intermittenti ribelli sempre a giorni determinati, cioè due giorni avanti
dell'accessione ed a grandi dosi in quelle, e nelle altre periodiche in tutt'i giorni.
Il prof. Foderare assicura di aver tratto vantaggio dalla fava di S. Ignazio usata
in infusione acquosa. E il dott. Barracano dalla diet;i lattea , dal sale policresto,
dal tartaro solubile, ec. Finalmente il sig. de Stefano potè sanare alcuni infermi
col fuoco, come disse di avere esposto in una sua memoria. 11 prof. ManCré rac-
comandava la llorizina. Il dott. Novcllis disse di aver guariti centinaia d' in-
— 2'i8 —
fermi coll'assenzio. Il doli. Pigliatali col solfo tarlrato di chinina ; e il Presi-
dente a cui era toccato in sorte di curare un cappuccino quartanario recidivo
per 40 anni avvertiva essersi trovato bene di un centesimo di grano di acido
arseuioso , il che era stato con successo espcrimentato anche dal signor dottor
Mollica.
Aprivasi intanto la discussione sugli spedali , e primo a ragionare fu il sig. Mi-
raglia osservando che due cose aveva trascurato la Commissione visitando l'ospe-
dale di Aversa, l'istituzione medica e la disposizione disciplinare ; e faceva istan-
za perché si leggesse un suo giornale dove queste cose sono diciiiarate. Doversi
opporre a quanto sta scritto nel r.ipporto circa l'asserita confusione delle classi,
poiché, laddove le circostanze del luogo che in parte ora sta riordinandosi lo
permettono, i mentecatti si dividono e suddividono in classi, e fino nell'orto
vi sono a tal uopo quattro stradoni divisi da quattro alte siepi le quali impedi-
scono che gli uni comunichino con gli altri folli. Avverte che la repressione con
camiciole di forza vi è raramente usala, e che l'intimidazione deve agire sul
corpo per beneficamente reagire sull'anima e modificare l'esaltamento delle l'un-
zioni mentali. Circa l'occupazione dice doversi considerare che i pazzi sono
pure malati, e che loro facciasi in Aversa coltivare i fiori non usare della zappa.
Il doli. Tornati uno della commissione soggiungeva allora aver dovuto i com-
messionati comprendere sotto un solo argomento tutti quattro gli ospedali dei
menlecalti , ed essere pure vero che alla Maddalena ev"\ i una qualche divisio-
ne ; ma intanto egli soggiungeva quivi la mattina sono lutti alla rinfusa riuniti
gl'infermi, e quando vanno nell'orlo (e tulli non possono godere di questo be-
nefizio) vanno per 4 viali che hanno un centro o piazzale comune, dove stanno
guardie a vegliarvi ; e perciò non esser possibile mantenere fra quegli alienati
nemmeno un imperfetto isolamento ; mentre negli altri locali la cosa cammina
anche peggio non separandosi né gli epilettici né i furiosi dal consorzio degli
altri. Risponde il doti. Miraglia essere stalo imperfetto l'esame della commis-
sione, incompiuto il rapporto ; e il doti. Curci soggiungeva che la Commissione
avrebbe dovuto occuparsi anche del manicomio di Vienna come quello che può
servire di norma; ed allora il Presidente rispondeva al sig. Miraglia dicendo, che
lutto crasi esaminato nel rapporto di cui il i)ubblico non aveva udito clic le con-
— 2i9 —
rliìusioni; ed al sig. Curci clic l'Italia, viva Dio, non ha ad occuparsi (e già
troppa è la sua soma ) che dei pazzi del suo paese.
Il prof. Manfrù faceva istanza, che fosse dichiarato mancare nell'Ospedale
degl'Incurahili , un teatro anatomico situato in luogo opportuno fuori dell'Ospe-
dale medesimo , e doversi por mente alla gente estranea che entrando negli
ospedali viziano l'aria e trasportano dello cibaie per lo più gravi e pericolose ai
poveri infermi. Fa voto per la fondazione di una hihiioleca consultativa in ogni
ospedale , insieme ad un gabinetto patologico ec. Al che consente il doti. No-
vellis il quale avvisa inoltre che le minutissime osservazioni locali non sono
della competenza dei congressi né la commissione ha creduto bene di praticar-
le, né di riferirle.
Propone anche il dott. Folinca che per evitare il fetore dei cadaveri si do-
vessero trasportare e costruire i teatri anatomici ben lungi dalle infermerie.
Il cav. Vulpes propone che nelle Provincie calde si facciano pure le grandi
corsie, ma che almeno vi sia una camera ristretta per gli affetti da artritide o
da reumatismo. E vuole inoltre che si ponga attenzione alla distribuzione delle
corsie , poiché una infermeria posta a mezzogiorno ed in luogo caldo, quanto è
ottima per i tisici , sarebbe per i piagati funestissima , perocché a questi convie-
ne l'esposizione settentrionale. Levasi di poi il sig. dott. Barracano a dichiarare
che nell'ospedale di s. Eligio la mattina si ordini un vitto dal medico, e la sera
se ne ordini in altra maniera dal chirurgo, quasi sempre in contraddizione ma-
nifesta. Avverte di aver fatto una bella tavola da servire a raccogliere dati so-
stanziali appartenenti alla diagnostica, ed alla distribuzione delle malattìe; ma
il Presidente gli fa sapere che cadrebbero tutt' i piccoli inconvenienti , quando
i direttori degli ospedali fosser due, uno per l'amministrazione non medica ,
l'altro per la materia sanitaria scelto dalla classe dei medici.
Ritornando alla formola del problema sugli spedali enunciala dal cav. de
Renzi; il dott.Santorelli ritiene che siano da proscriversi i troppo grandi ospe-
dali; conmn<|ue un generale sistema non si possa trarne e né anco applicare
piccole sparse infermerie nei vari quartieri alle grandi concentrazioni di malati
noi vasti ospedali, .\sscvcra che se fossero più piccoli, meglio sarebbero vigilati
ed anmiinistrati , e che nelle grandi città alternando l'aria opiwsta a quella nella
— 250 —
quale uno si ù infermato si ha cooipagnn la tempra dell'aria ai mezzi dell'arte.
Cosi nei luoghi alti si potrebbero mandare i febbricitanti per miasma infermali
nelle basse regioni, gl'itlropici, ce. ; abbasso al contrario quelli che per essersi
ammalati per causa di aria troppo viva asciutta stimolante male potrebbero gua-
rire se iu eguale aria fossero gli spedali , e l'anunalato cosi continuasse a bevere
a sorsi la causa del suo malore e della sua distruzione. Dopo ciò co' discorsi del
l*residenle, Vice-Presidente, e Segretari si chiude l'ultima adunanza della Se-
zione Medica , la quale cominciata con trecentododici membri si andò progres-
sivamente aumentando fino a tiuattrocento (luattordici . Dichiara dipoi il Pre-
sidente die con ciò la Sezione medica intende aver posto fine ai medici la\ori,
esaurendo cosi tutto ciò che erasi presentato , senza nulla lasciare obbliato ; ma
perchè altre poche cose erano state offerte in quel medesimo mattino, egli ave-
va ottenuto da S. E. il Presidente generale che il di seguente vi fosse un'ul-
tima riunione per le sole produzioni tardive.
Il Presidente — Vincenzio Lanza
Salvatobe de Henzi
I Segretari l OnoAimo Tckchetti
Secondo Poi.to
ADUNANZA STRAORDINARIA
DEL GIORNO 4 OrrOBRE 184o
JTc letto ed approvalo il processo verbale della precedente adunanza.
Apre la lettura il prof. Tommasi con una memoria intorno la patogenesi della
febbre. É questa divisa in quattro parti, nella prima delle quali si propone di
mostrare che i sintomi generali che essenzialmente costituiscono e compongono
la febbre, non avendo la ragione della loro causalità in un morbo locale, non
possou chiamarsi sintomi dello slesso morbo locale. Nello febbri l'alterazione
della circolazione, della secrezione, della facoltà termogenica, del turgore vi-
tale suppone alteramento della funzione dei sistemi generali. E con la scorta
della flsiologia esaminando la ragione delle indicate funzioni generali nella vita
sana, ricerca pure la ragione del loro alleramenlo nella vita febbrilmente mor-
bosa. Ponendo infine attenzione al corso e alla terminazione critica delle feb-
bri , e considerando che i morbi di corso necessario non possano essere soste-
nuti (la un morbo tutto locale, se non in quanto questo morbo dà occasione ad
un morbo generale, ne desume che i fenomeni febbrili suppongono la intermis-
sione di quella attività generale, la quale confondendosi nello ideale della vita
e della organizzazione, e sostenendo colla sua potenza gerarchica U cospirazione
— 252 —
e ^a^Ticcn^lamonlo dello funzioni non riposa in una molecola od in un sol or-
gano, ma bensì nei sistemi centrali, e là propriamente ove si efTetlua l'anta-
gonismo di questi con tutti gli organi, ove inlìne si realizz.ano le speciali de-
putazioni delle funzioni, e lo scopo Duale si raggiunge di un'organica indivi-
dualità.
Nella seconda parte esamina siccome un morbo locale possa dare occasione
ad un morbo generale, col dichiarare che negli organismi superiori le azioni
speciali degli organi tendono a generalizzarsi per la intermediazione dei sistemi
generali centralizzati ; e ciò avviene tanto più facilmente per quanto i tessuti
sono in più stretta attenenza cogli organi. Che lantoppiù questi corrispondono
strettamente colla vita plastica e coi centri della innervazione, altrettanto fa-
cilmente dan luogo alla febbre. Che infine i centri della vita animale elTeltuano
nelle febbri i fenomeni di diffusione pel potere di riUessione che posseggono ;
che l'alterazione della vita plastica costituisce il vero cardine della constituzione
delle febbri ; e che la innervazione del gran simpatico prende parte attivissima
come una potenza che rende eccessiva la metamorfosi riduttrice , e che regola
e sostiene l'antagonismo e il conflitto del sangue cogli organi.
Nella terza parte discorrendo la sede della febbre, ne esclude il sangue e
l'innervazione, riconoscendo bensì nel sangue, oltre le alterazioni secondarie,
anche le alterazioni primitive, come pensa che succeda nelle febbri miasmati-
che e contagiose, ma in questo caso crede che la febbre avvenga come in ogni
altra affezione locale. Imperocché le metamorfosi organiche si compiono nel
conflitto che il sangue tiene cogli organi, nel quale conflitto è da riguardarsi la
innervazione del gian simpatico. E dopo esaminata la legge di questo conflitto
concbiude , che la febbre abbia sua sede là dove si scontra la potenza plastica
colla vita speciale dei tessuti , ossia dove la plastica materia generale sintetica
si risolve per analisi in prodotti speciali di nutrizione e di separazione. Esa-
mina quindi le speciali alterazioni di ciascuno dei poli di questo conflitto e ri-
guardo al sangue riconosce: 1." l'aumento dei globuli , dei quali discorre la
metamorfosi, i rapporti e la prowenienza : 2.° l'eccesso di fibrina e il cangia-
mento di questa in ossi-proteina nelle flogosi: 3.° un infinito numero di al-
terazioni qualitative, la cui conoscenza però attesta finora la nostra ignoranza.
— 253 —
Dice in seguito poche parole risgiiard.inti ai pochi progressi fatti dalla Scienza
intorno alla parte che prendono i tessuti nel rispondere alle speciali altera/.ioni
del snnguc e della iniicrva/.ioiic; discorre le forme analoniico-pati)lof.'iflie dei
morbi locali, che danno occasione alla febbre; ed in ciò mentre loda i moderni
per aver posto mente sulle località ammorbale, li riprende di aver creduta la
febbre come un semplice sintonia delle malattie locali, di aver negata la possi-
bilità delle alterazioni primitive del sangue, e di sostenere che i morbi locali
non sieno che flogosi; e da ciò conchiude non essere unica la condizione ana-
tomico-patologica (k'i morbi che danno occasione alla febbre, ma varie e tante
quante possono apportare l'alterazione dei sistemi generali. Quindi la sindrome
febbrile è da riguardarsi come composta di due generi di sintomi alcuni appar-
tenenti alla febbre come febbre, ed altri alle funzioni alterate dell'organo, e
del sistema in cui la condizione anatomico-patologica risiede. Da questi prin-
cipi deduce i criteri del pronostico e della terapeutica delle febbri, e conchiude
che egli non intende di aver fatto cose nuove, ma solo di aver richiamato l'at-
tenzione della Sezione medica: 1.° che la febbre non sia sintonia di morbo lo-
cale, ma morbo concomitante occasionato da questo; 2.° che la sede della feb-
bre riposi là dove si compie la deputazione speciale delle funzioni generali ;
3." che non sia la flogosi la sola condizione anatomico-patologica della febbre,
ma bensì qualunque allerazione sufficiente ad eccitare disquilibrio di metamor-
fosi organichi!; 4." ed in Due che sia ragionevole il pensamento dei pratici anti-
chi , che risguardarono la febbre innanzi ogni altro complesso di fenomeni della
vita inferma per la sua importante dignità patologica.
Passa dopo ciò il doti. Bertarelli a leggere il rapporto della Commissione no-
minata dal sesto Congresso per attendere al miglioramento fisico dei fanciulli
ricoverati negli asili infantili con lo scopo di suggerire le norme opportune, e
regolarne la igiene, e di proporre una prolilassi acconcia a prevenire Io svi-
luppo, o correggere la manifestazione delle malattie proprie a quella età, a
quelle condizioni sociali, e pei diversi paesi. Dopo aver passato a rassegna con
saggia esposizione ciò che la Commissione ha eseguito , e che crede opportuno
di esaminare per la risoluzione di cosi importante argomento, conchiude che
ogni Istituto di Asilo sia provveduto di un'Ospizio, o ricovero dei bambini iu-
33
— 254 —
fpnnanlisi , a prestazione di un Iraltanicnto profilattico nelle malattie coslitu-
/ìonali, e che inoltre presso ogni Istituto i medici assistenti costituiscano un
roMiilalo medico (come si è fatto in l'irenze^ dal (inalo emanino lo norme ipie-
niclic e sanitarie. E tolti dopo ciò a discorrere gli studi clu; dovrebbero venir
fatti da questo Istituto medico, conchiude perchè in Napoli si prenda cura di
Un'opera cosi eminentemente utile e fdantropica, e perchè in tutta l'Italia si
nominassero Commissioni permanenti per esanùnare i bisogni sanitari degli
Asili, studiarli e farne rapporto ai Congi'cssi. Si risolve, dopo ciò, che alla
Conmiissione degli Asili si aggiungano i dott. Verga, Coni e lionati, e che si
creassero all'oggetto altre Commessioni in Napoli ed in Palermo; il che venne
fatto dal Presidente, nominando per Napoli il prof. Gaetano Lucarelli Presiden-
te, prof. Luigi Laruccia, dott. Giuseppe Mollo, prof. Mario Giardini, cav. Sal-
vatore de Renzi relatore; e per Palermo il prof. Giovanni Pruiti Presidente,
prof. Michele Pandolfini , prof. Socrate Polara , prof. Giovanni Gorgone relatore.
Passa a leggere il dott. Pagano un suo voto relativo agli Ospedali, e nar-
rando alcuni inconvenienti che crede stare in essi , non reputa opportuno nep-
pure le infermerie isolate , delle quali va narrando la sconvenevolezza , e si fer-
ma ad esporre i vantaggi che risulterebbero da un Ospedale composto di sale
ampie e capaci, ma disposte isolatamente, ed a raggi che convengano in un
centro comune, provvedendo intanto un Ospedale siffatto, che egli chiamerebbe
raggiato di convenienti istituzioni.
Viene dopo ciò alla lettura il prof. cav. Rotondo il quale esamina la dottrina
delle crisi, della cozione e dei giorni critici , la rivendica dall'ingiusto obblio
dei moderni , ne mostra le basi scientifiche e pratiche , esamina e corregge le
opinioni dogli antichi, e determina i criteri clinici su' quali crede che fosse pog-
giata una tale dottrina.
Il doti. Giuseppe Mauro passa a leggere una nota sullo stagno come specifico
contro la sicosi, ossia condilomi; e dice che questa sostanza era conosciuta dagli
antichi siccome rimedio in alcuni attacchi pettorali, tosse cronica e tisi trachea-
le, come di poi si lodò contro la tenia. E negli esperimenti fatti sull'uomo sano
si confermò la sua utilità negli atlarclii pettorali e si trovò specifico per fermare
il vomito di sangue grumito. Essendo quindi avvenuto che nel dispensalorio di
— 255 —
l>alt;rrao una donna aflìetla da sicosi nelle pudende dovè prendere lo stagno per
ciucerei' insonnie, e la tosse cronica che soffriva, vide il dott. Dominici, che
a misura che la donna usava lo sta;;no scomparivano i condilomi , cosi fece egli
ripetere le esperienze, e trovatele costanti, ne dedusse la spucilicità dello stagno
e ne estese l'uso anche a molte altre aOezioni veneree. Racconta altresì, che
avendo quegh preparata molta dose di tale rimedio, due sue figlie ne mangiarono
e si videro coverte di condilomi dai quali furono guarite per la pulsatilla.
Si presentò dopo ciò una memoria del sig. Serapione Sacchi intorno agli
ostacoli nell'esercizio della medicina, della quale si decise far cenno nel pro-
cesso verbale. E si tenne discorso di due progetti del dott. Carlo Foldi, con uno
dei quali si propone il modo di eseguirsi esperienze mediche nei Congressi , e
coll'allro si stabiliscono alcune misure disciplinari : ma poiché le riunioni del
settimo Congresso sono compiute, si risolve di spedirsi i progetti a Genova.
Quindi il sig. Taddeo de'Consoni espone alcune sue doglianze per non es-
sersi presa in considerazione la sua proposta , ciò:'; che diasi in .Napoli l' inizia-
tiva di pregare i Governi di stabilire una statistica uniforme in tutti gli Ospe-
dali d'Italia. Ciò, egli diceva, venne stabilito in Lucca , ed il non eseguirsi
darà luogo di fare accusare i Congressi, che discutono molto, e poi non curino
che venga posto in pratica il frutto delle loro discussioni. Rispondeva a ciò il
vice-Presidente a lui parere che in ciò fosse meglio di lasciare all'arbitrio di
ciascuno di fare ciò che crede più opportuno. Il Segretario de Reiui prendendo
parte alla discussione, ricordava essersi l'argomento della statistica discusso in
cinque Congressi, e se in quattro di essi nulla erasi deciso, ciò era avvenuto
sia pel calore dei contendenti , sia perchè erasi esaminata la quistione in un
modo complesso. La Sezione Medica del Congresso di Lucca la volle distinta
nelle sue tre parti, cioè 1.° se la statistica eseguita con alcune nonne, che con-
ciliano lo scopo scientifico e pratico con l'esattezza delle osservazioni, sia un
mezzo utile alla medicina come uno dei criteri nei suoi giudizi; 2." se trovan-
dosi utile conveniva averne una uniforme in tutti gli Ospedali d'Italia; 3." se
ciò ottenuto convenisse adottare i modelli del dott. Ferrarlo di Milano. Ciò
posto; in Lucca si decise che comunque le statistiche male eseguite siano un
grande deviamento della Scieiua come avviene di ogni umana cosa, pure es-
— 256 —
foiT fuori ihililiio clic quelle bene e sapieiili'inenle falle siano d'immenso van-
ta}:yio ad aiiilare il medico nei suoi giudizi; soprallullo allorché le conpiunjje
agli altri criteri, e s|H'clalnicnle a quelli cavati dalla clinica. Osservavnsi inoltie
in Lucca die uno dei nioti> i per cui dalla Statistica nou poteva trarsi jtrande
vantaggio, era perchè in ciascuno Ospedale Italiano si tiene per ciò un metodo
particolare: e che niancando l'unilbruiità, le cifre cessano di essere omologhe,
e non solo non possono venire addizionate, ma neppure confrontale; e riesco-
no cosi o inutili , o soltanto di picciolo vantaggio locale. Si decise quindi non
soltanto convenire, ma essere necessario provocare la uniformità della statistica
negli Ospedali Italiani, ed in ciò rendersi un servizio alla medicina, e secon-
darei ancora la saviezza dei Governi, i quali tulli non pur consigliano, ma ordi-
nano la esecuzione della statistica negli Ospedali , e molli altri somministrano
vistosi compensi agli esecutori. Si conchiuse quindi in Lucca potersi pregare
i Governi di concorrere a questa bell'opera, rimettendo la scelta dei modelli
a quel Congresso che potrà averli raccolti da lutti gli Ospedali d'Italia. Dopo ciò
non convenire più mettere in discussione sul fondo una quistione già decisa. Per
la scienza i Congressi dan pareri non leggi ; ma per le provvidenze di ordine es-
ser necessario che un Congresso rispelli quelle dettale da un altro; allrimenli
r esempio lìrodiirrà scandalo , e noi disperderemmo al vento le nostre parole.
Conchiudeva quindi potere la Sezione Medica di Napoli pregare S. E. il l'ie-
sidenle generale d'interporre i valevoli ullì/.ì di Ini perchè si mettesse in pratica
ciò che venne deciso in Lucca. Al che l'Assemblea annuiva, e stabili che ve-
nisse eseguilo ; mentre il sig. de Consoni caldamente la ringi'aziava.
Dopo ciò il cav. Quadri leggeva una sua scrittura nella quale, ricordando che
non si può abusare del cibo senza che non si abbia sicuro segno della intem-
peranza, non si può abusare del vino senza dar segno di ebbrezza; che gli ef-
fetti dell'abuso del mercurio, dello stagno, e di altre medicine siansi studiali:
conchiude che sia pur duopo di eseguire la medesima cosa di tutt'i medica-
menti velenosi e soprattutto di molti nuovi che i moderni vanno gioinalmente
introducendo nella terapeutica. Vorrebbe quindi che si discutesse in Genova
il modo di determinare gli effetti dell'abuso di molti rimedi tratti dalle sostanze
velenose.
— -201 —
Ajx-rlasi la discussione intorno il\a memoria dui prof. Tommasi , primo a
chiedere la parola fu il sig. di Giulio il quale dimandava al prof. Tommasi se
mai ef;li eredcsse indispeiisiibiic in ogni spe/ie ili folline l'aumento ni'l numero
dei glohetti del sanf;ue; jierciocclu'' se (piesta roudizlone si volesse tener come
costante ed inunancaliile, a lui sembra di mancar di esattezza, perché nelle febbri
consuntive, nelle putride, in quelle che sopraggiungono all'anemia, non s'in-
contra l'accrescimento, che anzi la diminuzione nel numero dei globctti. Ma a
questo risponde il jirof. Tommasi , e dice che l'aumento nel numero dei globelti
è una delle tante alterazioni che s'incontrano nel sangue dei febbricitanti; che
questo fatto chiarissimo nelle febbri acute ed ardenti, può ben mancare in altre
specie, come in quelle sopra menzionate; ma egli nella sua Memoria distesa-
mente spiega, come i globetti possono nelle varie febbri crescere, stare, dimi-
nuire. A queste alterazioni nel numero dei globetti si aggiunge una serie in-
(inita di altre varie alterazioni che noi non ancora siamo giunti a discoprire. Si
conosce di fatto che i miasmi agiscano sul sangue, ma come agiscono s'ignora.
Sicché l'aumento dei globetti é un carattere da limitarsi ad alcune specie di feb-
bri non da estendersi a tutte. Il quale argomento al pari di luttociò che forma
subbietto di questa memoria il prof. Tommasi ha dichiarato di avere svilup-
pato nel corso già compiuto delle sue lezioni nella Regia Università degli Slu-
di ; e conchiude non essere il numero maggior de' globetti condizione unica
ed indispensabile, ma bensì quella che si verifica spesso in compagnia di molte
altre.
Il sig. de Marco conviene con le idee di Tommasi, ma voirebbe che si di-
stinguessero le febbri che procedono da offesa del sistema generale, e quelle
che vengono da offese di organi, o apparecchi speciali, aflìnchc in questo modo
si faccia dritto al principio della causalità delle febbri.
Il sig. Terrone poscia dimanda se la febbre è soltanto un fenomeno reattivo,
invero una lesione sostanziale. Se questo fenomeno indica la colleganza tra la
lesione speciale e i fenomeni generali ; quali tra questi si debbano tenere come
elementi patogenici della febbre; se la febbre guidi a tenere d'occhio la località
o lo stalo generale della vita ; e aggiungeva ancora qualche altra dimanda : ma
poi conveniva esser molte le quistioni, e scarso il tempo a svolgerle.
— 258 —
A cui rispondeva il prof. Tomin<isi, per la prima quistionc, che tult'i sinto-
mi fol)l>rili sono di dipendenza necessaria degli alleramenli dei sistemi generali
clic si cITottuano nel contro della vita plastica, nel sangue, nel punto dove su-
bisce tutte le sue metamorfosi. La lebbre è un efletlo mediato non immediato
delle oflcsc speciali , imperocché per la offesa locale seguita l' alterazione dei
sistemi generali della vita plastica ed animale, e di qui il febbrile concitamento.
In conseguenza la offesa locale non è causa ma soltanto occasione del processo
febbrile , il quale non islà nel sangue , ma nel conflitto die il sangue stesso tiene
cogli organi. Sarebbe di una grande importanza patologica il determinare le spe-
ciali alterazioni, che patisce il sangue nelle febbri, e come si comportino gli
organi con queste alterazioni; la qual cosa aveva detto tuttavia ignorarsi, ed
ora aggiunge che se tutte queste nozioni saranno bene assicurate , sarà spera-
bile una teoria delle febbri. Ma qui ripiglia il signor Perrone che la quislione
stia nel vedere se la febbre è un semplice fenomeno funzionale ; e il profes-
sore Touimasi risponde che le idee si possono meglio intendere con un esem-
pio , e lo pone. La gastro-enterite è morbo locale , il quale arrivato ad un
certo grado muove la febbre. La gastro-enterite prima di eccitar febbre offen-
de le condizioni del sangue , e del sistema nervoso; donde la mutazione del pro-
cesso plastico : come effetto di questa mutazione sorge la febbre, la quale è su-
bordinata alla gastro-enterite non come a causa effettiva , ma come ad occasione
di essa.
Postosi in tal modo termine a questa discussione, né altri avendo chiesta la
parola per fare osservazioni sulle altre letture , il Segretario de Renzi fa istanza
perchè sia nominata una Commissione de' membri presenti alla riunione, onde
potessero lunedi sentire la lettura del processo verbale ed approvarlo : imperoc-
ché comunque in tutti gli altri Congressi l'ultimo processo verbale era conQ-
dato alla lealtà dei Segretari , tuttavia egli amava eccedere nelle precauzioni per
non lasciar luogo a reclamo, e per fare che tutt'i processi verbali della Sezio-
ne Medica del VII Congresso portassero eguale suggello dell'approvazione dei
convenuti , ed intera guarentigia di contenere la esatta istoria delle cose dette
ed eseguite. Al che annuendo l'Assemblea, il vice-Presidente nominava la ri-
chiesta Commissione.
— 259 —
Si presenta quindi alla Sezione il seguente rapporto della Commissione per
le esperienze relative alla memoria del sig. Polli (1).
«Quantunque gli studi sulla natiu-a e la rorma;£Ìonc delle diverse materie orga-
niche si trovassero oggidi coltivate con grande ardore, perché da essi solamente
si attende un qualche chiarimento dei fenomeni vitali , pure la scienza si rimane
molto in dietro nello intendere 1' origine e le correlazioni che debbono certa-
mente trovarsi tra le svariate materie che compongono l'organismo. Il sangue
soprattutto, questo comune nutrimento degli organi e donde si derivano tutti gli
umori di secrezione, fornisco problemi a sciogliere i più gravi e fondamentali
negli atti della vita. È desso o meglio i suoi diversi elementi , che giunti nell'in-
tima tessitura degli organi si tramutano, alcuni in solidi organici , altri in ma-
terie secretorie, ed un'ultima parte del tutto modificata ritorna per assorbimen-
to. Una certa analogia di natura deve però ritrovarsi tra gli elementi del sangue,
e le materie segregale; ed è certamente utilissimo studio il seguire e dimostrare
le successive trasformazioni di ciascuno di quegli elementi fino all'ultima forma
onde si mostrano uscendo dagli organi. La chimica ritrovasi oggidi rivolta a
chiarire tali fatti. La linea delle ricerche riposa su tre punti, materie nutritive,
sangue, e prodotti che ne dipendono. In tal maniera i moltiplici studi vanno
chiarendo le trasformazioni successive del cibo in sangue, ed il modo omlc que-
sto maraviglioso composto si divida e si trasformi. Ordinate in tal guisa le ri-
cerche, ognuno partitamentc può ri\algersi ad esse per discoprirne il nesso dei
fenomeni.
<( Con questo pensiero il doti. Polli si proponeva di studiare se vi fossero atti-
nenze chimiche tra le materie gialle dell'urina e della bile con la sostanza co-
lorante del sangue. Con altre parole, intendeva a chiarire se l'ematosina fosse
da vero la materia che per successiva perdita di ossigeno si trasformasse in ma-
teria gialla. Egli ebbe un tal sospetto dall'osservare le mutazioni di colore alle
quali gradatamente va il sangue nell'ecchimosi ; in cui pare che l'ematosina diffu-
sa nella cellulare si muti da rosso in azzurro, in verde, e da ultimo in giallo. Il
(i) Questo rapporto non venne letto alla adunanza, perchè tardi arrivato alla Presidenza. Quindi
mancò il tempo e l'oppurtuuità di discutersi.
— 2G0 —
elio dipoi ha inleso a voler dimostrare per molti sperimenti che formano Io scopo
del lavoro letto nell'adunanza, e del quale siamo slati deputati a dare giudizio.
« L'Autore primamente alTerma aver disroperlo im elemento comune alla ma-
teria pialla ed alla emalosina, quale è il ferro; sostanza che avrebbe ritrovato
non solo nella materia colorante delle orine illeriche e della l)ile, ma nei cal-
coli di materia colorante altresì, e nei nocciuoli colorati dei calcoli biliari. In-
di si provava a tramutare l' emalosina in materia verde e gialla, e viceversa
a mutare la materia gialla della bile in verde, azzurra e rossa. Egli operava que-
ste metamorfosi trattando il giallo di bile coli' acido nitrico, ed esponendolo con
una certa temperatura all'azione dell'ossigeno; o invece disossidando l' emato-
Sina in vari modi, p. es. coH'acido solQdrico, e solforoso, col solfato ferroso e
manganoso, colla miscela per rendere l'indaco solubile 'nel lino a freddo. An-
cora avrebbe tolto all' emalosina il color rosso cambiandola in sostanza di co-
lor biondo di legno, mescolandola colle sostanze idro-carbonose : p. es. con
l'essenza di trementina, col petrolio ec. ec. , ed a ritornarla inverso il rosso con
una nuova ossidazione per l'acido nitrico. L'Autore fatto sicuro di tali espe-
rienze bramava tutte reiterarle innanzi alla vostra Commissione, ed a tal flue
si è dato opera per eseguirle. Non pertanto il nostro comuu desiderio non ha
potuto del tutto soddisfarsi ; dapoiclié la brevità del tempo non ha permesso
assicurarci dell'azione dei reagenti ossidanti e disossidanti su materie ben de-
purate. Abbiamo considerato il fenomeno dell' ecchimosi essere bene spiegato
da quella teoria; il trovarsi il ferro nell' emalosina e nel giallo della bile essere
ndizio della loro origine da elementi comuni; e confermarlo il trnmutamento
successivo dei colori quando si opera sul sangue e sulla bile colle sostanze che
ne sottraggono l'idrogeno e l'ossigeno. Ma in tali spericnze una condizione man-
cava, quella cioè di operare sulle materie pure, per non dubitare che le reazioni
si esercitassero su la sola materia colorante e senza l'influenza di altre cagioni ;
per lo che la Commissione bramando di ritornare più minutamente su questi
fatti, per ora si limita a giudicare che il lavoro del Polli, quantunque fondato
sopra ragionevoli congetture e confortato da fatti , pure le esperienze che si son
potute finora eseguire, danno una forte presunzione in favore della teoria del-
l'Autore, e concedono solo di accettarla come assai probabile. In conferma del
— 261 —
quale a>Tiso noi troviamo altresì nuove ragioni, considerando che di tutt'i com-
|ionrnli del sangruc l'ematosina meglio di ogni altra materia proteica prestar si
dovrebbe alle metamorfosi di colore; che in fatti di essa spofiliandosi e vesten-
dosi il sangue si tramuta in tessuti e liquidi di diversi colori ; clic dessa si mo-
difica nel passar dal sangue venoso ad arterioso : e trovcrebbesi cosi più agevol-
mente a spiegare il colore più o meno giallo o bruno, verde o azzurro della bile
in malattie in cui il sangue è manifestamente contaminato. Da ultimo potremmo
con questi fatti meglio intendere l'origine finora incerta di altre materie colo-
ranti , e specialmente il modo onde l'orina , liquido che riceve facilmente la tinta
del sangue e della bile, si carichi talvolta di quella materia azzurra detta cianori-
ua che si sarebbe preparata con un lavoro di ossidazione della bile. Ma ancor
messe da parte tutte queste considerazioni, la Commissione si rimane nel giudi-
zio già dato, ed aspetta che falli più decisivi dimostrino per ogni parte le corre-
lazioni trovate dal solerte sig. Polli fra quelle materie animali con si svariati ed
ingegnosi sperimenti — Tirmati — Luigi Sementini — Giuseppe Ricci — Gioac-
chino Taddci — Giovanni Semmola relatore».
Dopo ciò essendosi manifestato unanime il desiderio che venissero presen-
tati a S. E. il Presidente Generale i sentimenti della sincera gratitudine di tutti
per la bene\olenza manifestata a prò della Sezione e jìel modo generoso col
quale l'ha rincuorata nei suoi lavori; che eguali manifestazioni si facessero a
S. E. il Ministro della Polizia Generale per aver profuse a prò dei convenuti
al Congresso le più nobili , le più gentili , le più ospitali attenzioni ; che la stessa
cosa si facesse presso l'È.*"" Sindaco della città di Napoli, sig. Duca di Bagnoli,
per la cura grandissima da lui presa per l'ottima riuscita del Congresso; e che
in line si presentassero al Presidente prof. Lanza i più vivi ringraziamenti e la
soddisfazione dell'assemblea per la dottrina, la solerzia, e la fermezza spiegata,
e pel modo \'cramcnte esemplare come ha diretto gli studi della Sezione; si no-
minava per ciò una Commissione composta dai cavalieri Trompco, e de Renzi ,
e dai signori Turchctti, e Pollo, e si poneva flne alle mediche elucubrazioni.
Jl Vice-Presidente — Benedetto rito.iiPEO
// Scgrelario — Salvatore de Renzi
34
PAROLE DI COxNGEDO
PROMNZUTE DAI. PRESIDENTE, VU.E-PIIESIDENTE E SEGRETAniI
DELX.V SEZIONE MEDICA
nell'ultima Adunanza ordinaria del 5 ottobre t84ò.
DISCORSO
DEL VICE-PRESIDENTE CAV. BENED. TROMPEO
ÌSe la gratitudine che indelebile deve imprimersi in ogni animo ben fatto è ca-
parra ai più tardi nepoti , noi, o Signori, dobbiamo sentirla vivissima in quc-
sl' istante che dobbiam separarci.
Voi non ignorate , come in mezzo a tanti dotti venissi non per elevatezza di
dottrina, ma per ispeciale sentimento amicbevolc eletto dal vostro dottissimo
Professore I.anza a suo Vice-Presidente ; non ignorate com' Egli vi guidasse
nelle elucubrazioni con costante ed imparziale amore, e coll'unico scopo di
avvantaggiare la scienza; non ignorate quanto fosse ardua e spinosa la carica in
cui lo elevaste; e finalmente con quanta saggezza la disimpegnò. Lode e rico-
noscenza a Lui dunque.
Lode pure e riconoscenza vivissima abbiansi i dotti Napoletani , che con cor-
diale benevolenza ospiti ci accolsero , e colle loro scientifiche osservazioni , e
co' loro lavori ci resero amene le nostre tornate e solleciti questi bei giorni.
Ma principalmente abbiansi e riconoscenza e lode senza limite e le Ammi-
nistrazioni ed il Comune di Napoli e l'Eccellentissimo Presidente generale che
nulla obbliarono per renderci questo nostro soggiorno grato e piacevole.
E se tanta riconoscenza e lode per tulli loro dobbiamo mostrare vivissima,
(piale e quanta non ne dovrem noi sentire pel benefico ed Augusto Principe, il
([uale non come re, ma come provvido Mecenate e amorevole Padre ci accolse?
— 263 —
Non csprcssion di parola a Lui dunque, ma ^oce per Lui si diffonda alle più
remote roi,'ioni, die ripetano perennemente la Magnanimilù del suo cuore, la
dolcezza de' suoi modi e l'elevatezza de' suoi concelti; i quali lutti collimano
al prospero avanzamento della scienza e della relicità de' Popoli.
DISCORSO
DEL SEGRETAniO CAV. SALV. DE RENZI
1 01 confortaste , o Signori , colla vostra indulgenza i Segretari della Sezione
di Medicina nella difficile esecuzione dei loro doveri, e ve ne sarà mostrata la
comune gratitudine dagli ottimi miei Colleglli Turclietti e Pollo, co' quali fui
sempre concorde nella fatica, unanime nelle intenzioni, uniforme nell'opra.
Mi restringo soltanto ad adempiere, in nome de' miei Colleglli di Napoli, un
dovere egualmente caro e solenne , quello cioè di esprimere i sentimenti della
nostra gratitudine e del nostro affetto agl'illustri confratelli dell'Italia superio-
re. E questa una tenue manifestazione del nostro compiacimento nel vedere in
mezzo a noi tanto senno recarci lumi di sapienza , dilezione immensa , ed un
nobile esempio di devozione alla scienza, all'Italia, all'umanità.
Superando i disagi di un lungo cammino, voi veniste a riunire i vostri sforzi
a quelli de' vostri confratelli di Napoli; voi co' nostri desideri confondeste quelli
dell'animo vostro, ed anche quando dissentimmo nell'opinione, essendo la no-
bile gara diretta alla scoverta del vero e non alla vanità , v oi deste al mondo lo
spettacolo di uno stupendo certame, in cui il vinto era lieto al pari del vinci-
tore, perché comune ad entrambi era il frutto della vittoria. E questo frutto
per la scienza e l'arte nostra non si restringe all'effimera gloria dell'istante che
fugge, ma lascia tracce non periture di grandissimo benefìzio alla intera uma-
nità. Che se la nostra concordia avrà conquistato una sola verità alla scienza,
non saremo gloriosi noi tutti nel poter ripetere ai nostri nepoti : noi fummo al
setiimo CoìKjri'sso degli Scienziati iiatiani ? Cosi un giorno al gi-eco guerriero non
era d'uopo dire: io uccùi (an/t winici; ma bastava il ripetere : io fui a Maratona.
— 20-5 —
Voi vedeste, o Sig^nori, con quanto amore foste in Napoli accolti da tutti gli
ordini de" cittadini, dall'aufrusta Jlaostà dcH'oltimo Re fino airultinu) del po-
polo. E noi medici >i salutammo come ospiti illustri al vostro arrivo , e vi ri-
salutiamo come fratelli nella nostra separazione. Le destre si congiunsero in
mezzo ii'piii generosi desideri, e l'accordo durerà finché nell'animo degl'Ita-
liani starà l'amore per la scienza, e la carità per questa terra beata, la cui glo-
ria ci è cara , ed a crescer la quale confondemmo unanimi le nostre forze ed i
nostri voti.
Gradile dumpie, o illustri d'Italia, il saluto della gratitudine, e dell'amici-
zia de' vostri colleghi di Napoli. Portate con voi ue'paterni lari il nostro amore
e la nostra ammirazione, è vi accompagni l'augurio di un avvenire prospero e
lieto. I medici di questa estrema parte della penisola staranno al fianco vostro
ovunque per l'avvenire il senno d'Italia si raccoglierà; e fra un anno vorranno
a risalutarvi in quella illustre Città, da cui Colombo moveva alla scoverta di un
nuov o mondo ; sperando , rincuorati dal nobile esempio vostro , di preparare
nuovi progressi alla scienza, e nuovi destini all'Italia, al cui bene ed alla cui
gloria sono rivolli i nostri sforzi ed i nostri caldi sospiri.
DISCORSO
DEL SEGRETARIO DOTTORE ODOARDO Tl'RCHElTI.
s
if.NORi ! non indarno con senno maturo e con felice idea il nostro Generale
Presidente Cavalier Santangelo assimigliava agli Olimpici Ludi le esercitazioni
de' Congressi scientifici. Con questa difTerenza però che, laddove colà nella Pa-
lestra Elèa era il sapere la parte men gradita de'trattenimenti , è nelle adunanze
nostre quella die si concilia la venerazione di quanti l'avvicinano.
E certamente non eravi modo più acconcio per significare e le nobili gare
de'magnanimi , e la potenza del sapere che si spande, e il fuoco del Genio che
accendi- a generosa impresa allontanando il soffio della malignità e dell'ipocrisia
<rlie fa sua delizia dell'errore del pregiudizio della imbecillità delle menti e della
— 2C5 —
fiacca pigrizia degli animi. Si! o valorosi lutti die mi fate onorata corona; Voi
('residente che con tanto senno dirigeste la non pria calma navicella d'Ippocrate;
Voi a niuno secondo che spesso ne faceste le veci; Voi colleglli egregi, nelle
fatiche del raccogliere, e del congiungere le sparse membra delle nostre eser-
citazioni da me indivisi; Voi tutti che in quest'aula sedeste gareggiando di sa-
pere e di gentili nobilissimi sentimenti; ascoltatemi! Non estraneo pressoché
ad alcuno dei Congressi italiani, parmi essere stato quello di Napoli, e per i
Reali incoraggiamenti e per la suprema protezione del sommo Lnperanle , e per
la non mentila ospitalità dei cittadini, e per lo rispetto delle masse popolari, e
per la generosità di tutti , il più segnalato fra quanti ebbero luogo nella diletta
patria che pur tanti n'ebbe splendidissimi.
E per ciò che ha riguardo alla medica Sezione parmi che qui , la vostra mer-
cé, onorandi Signori, si sia redenta dalle accuse che pur troppo sopra di Lei,
e chi sa se a (orlo, si erano scagliate negli anni decorsi. Or questo avvenimento
lietissimo per noi credo debito che si consegni alla Aima che per il mondo lo
spanda, ed alla storia che ai posteri lo tramandi. Ed io che ebbi la gloria di es-
sere uno degl'interpetri e dei raccoglitori delle vostre idee, lasciate che inter-
petre mi faccia anche de' comuni sentimenti, e manifesti che nell'aula che ci
accoglie si rannodarono molte amistà, non s'infransero; si strinsero molti ani-
mi , non si allonlanarono. l'n'areola di gloria si cinse attorno alla fronte di non
pochi valenti oratori; e qui inOne per i concetti e per l'affetto la medica fami-
glia italiana divenne una indivisa forte concorde, grande nel culto della scienza,
grandissima nel vicendevole amore.
DISCORSO
DEL SEGRCTARIO DOTTOR SECONDO POLTU
u,
LTIMO a parlare io mi vi profferisco , o Signori , non già perchè abbia voluto
restarmi indietro agli altri ncll'esprimervi la dolce rimembranza che lasciate
come a lutti, cosi a me in particolaie , della nobilissima gara, con cui prende-
— 266 —
sto ad illustrare la settima nostra italiana medica palestra; ma bensi perchè ul-
tima jìarte di questo banco d'ordine, non a\Tei potuto, senza tradire questo
stosso suo essenziale allribulo, contrastare il passo a' niiei Colleglli per signiG-
carvela con non minor caldezza ed cirusione.
(Iliiamato io dall'esimio Presidente, al quale in oggi noi tutti solennemente
sappiamo buon grado pel senno, fermezza e dignità, con cui seppe maneggiare
le redini della sua malagevolissima carica, a concorrere nel disimpegno del non
facile ufficio di sogi'otario, che commosso ad iHi solo sarebbe slato incompor-
tabile soma , confesso ingenuamente che avrei dovuto non osare di compromet-
tervi la mia pochezza; ma dovetti ben presto persuadermi, che con un illustre
già nostro Vice-Presidente , il cav. de Renzi , il quale è uno fra i non molti che
personificano in se la scienza, e con un facondo, copioso ed elegante dicitore,
qual'è l'ottimo amico e collega dottor Turchetti, l'opera mia sarebbe per av-
ventura riuscita ad una mora formalità, ad un semplice aiuto. Quindi se voi
credete, o Signori, che la minima parte delle gentili vostre espressioni a me
pure per ciò solo pertenga, dichiaro formalmente, che riguarderolla come un
contrassegno dell'innata vostra indulgenza; indulgenza, la quale tanto più gra-
dita al cuore discende, quanto dessa fu sempre, ed è tutt'ora la legittima pri-
mogenita di coloro che sanno.
DISCORSO
DEL PRESIDENTE PROFESSORE VINCENZIO LANZA
ijiGNORi ! Eccoci al beato termine della nostra quanto rapida tanto improba fa-
tica. Godo neir annunziarvi d'aver dato pieno adempimento a tutte le produ-
zioni finora presentate : e d'aver chiesto ed ottenuto una tornata strordinaria da
S. E. il Presidente Generale, che avrà luogo dimani, e sarà preseduta dall'ono-
revole mio Vice-Presidente , nella quale saranno compiuti que' lavori che tardi-
vamente mi si sono presentati in questa mattina stessa.
Tutti i rami del medico sapere sono stali da voi maestrevolmente percorsi ,
— 267 —
né è sialo alcuno al quale non aggiungeste un frullo di più su que' che già pos-
sedca. Io non abuserò punlo della voslra pazienza e del voslro lempo col ve-
nirvi rimenilirando ad uno ad uno i bei doni die faceste alla scienza. Il verbale
ed il diario lian segnalo già le persone e le cose si dislintamcnie, che gli Atti
della Sezione medica del seltinio Congresso potranno fedelmente tramandarle
ai posteri. Dirò solo che l'anatomia e la fisiologia, si generali, si particolari,
han tratto vantaggi assai pregevoli; che la patologia massime nella parte più
importante, cioè nella semiotica, ha fatto ancora guadagni considerabili; che
la nosologia tanto nel cliiarinienlo d'alcuni morbi più oscuri, quanto nella di-
samina d'iilcun morbo di nuova o singoiar forma, non ha lascialo ancora di
carpire alcuna utilità ; che la terapeutica ha acquistato ancora molte pregevoli
cognizioni appartenenti tanto a'rimedii antichi quanto ad alcuni novelli. Oltre
ogni altra parmi che abbia guadagnato quella parte della scienza medica , che
reputo la maggiore, cioè la pubblica Igiene principalmente rispetto alle gua-
rentigie contra la peste, ed al miglior governo degli Spedali e de' IManicomil.
Ciò non è tutto. Senza modo pregevolissima è siala la qualità di cotanti frulli
del vostro ingegno. Non solo non vi è stalo alcuno che qui entro sia venuto
Iratlando d'alcun sistema di medicina; ma nò una parola sola è slata proHerita
che alcun sistema accennasse. Ciò mi autorizzza a proclamare che nel settimo
Congresso degli Scienziati italiani è caduta nella meritala tomba la medicina si-
stematica, ed è risurta in Italia la vera medicina italiana, la medicina positiva,
la medicina di pura osservazione.
Per tutto ciò appare che quanto la Munificenza del nostro Re ha fatto, per-
chè questo settimo Congresso primeggiasse in isplendidezza ; tanto la vostra sa-
pienza ha proccurato che a nessuno fosse secondo per l'utilità della scienza. E
se in ogni anno in ciascun de' Congressi avvenisse che la Sezione medica non
giungesse ad acquistar lume più che quanto in questo settimo ha già conseguito;
ogni uom discreto antivedrà che la medicina sarà per ricevere in un solo secolo
più lume, che quanto ne ha ereditalo in tulli i secoli andati. Ed in vero nei
Congressi concentrandosi la potenza intellettuale succeder deve, che questa in
ogni anno s'elevi ad un valore quadruplicnlamentc crescente, cosi come inter-
>icne in ogni sorta di concentrazione delie forze.
— 268 —
E (lui vorrò far lacere que' non già cieclii ma /ilofohi, corno nnìiDnli a'i(iiiili
t' in odio il sole, i qnali vanno opponendo che in sctt'anni assai poco e lento
è stato il frullo che la medicina ha ricollo nc'Conftressi. Costoro non sanno (luel
che si dicono, che se il sapessero, nella lentezza del cammino per la \ia del
progi-esso rinvcrrchh(!ro il carattere pili cerio che distingue il progresso vero
dal falso, dal precipitoso e dannevole. E per verità io mi penso che i progres-
sisti precipitosi ed inconsiderati nocciono alle scienze assai più degli stessi re-
Irogradisli.
Finisco, o Signori, ringraziando tulli voi del compatimento che accordato
avete alle mie fievoli forze, con le quali ho dovuto sostenere il grave p(jndo del
posto cui mi eleggeste. Ringrazio ancora il Vice-Presidente, e lutti e tre i Se-
gretari, e tutti i huoni mici amici che mi han dato il loro favorevole e saldo
appoggio. V'invito tulli, o Signori, a convenire nel futuro ottavo Congresso
in Genova, e quivi condurre seco voi quella nobile dignità nelle discussioni
che cotanto vi ha distinti.
Nutro il buon volere che in Genova rinverrete anche me: ma se il grave
pondo delle mie cure e de'miei anni ciò mi vietasse, certo non giungerà la for-
tuna a tarpar le ali del mio ingegno si fattamente, che colà non vi segua col
pensiero , e non vi raggiunga presentandovi un qualche si sia fi'ulto del mio
immenso amore per la scienza.
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
DI CHIRURGIA E ANAT03IIA
-©H>0-0-^ V: <-0*<-«—
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTE^IBRE 1845
-»«•-
Il Presidente cav. Lionardo Santoro apriva l'adunanza ringraziando la Sezione
per averlo eletto a dirigere i suoi studi. Poi ricordava, essere scopo di questa
riunione di rendersi utili all'umanità: accennava come per conseguirlo fosse
necessario sceverare i fatti dalie ipotesi dalle teorie e dalle inutili discussioni ,
ed indicava all'oggetto delle norme utilissime.
Cosi raccomandava che le memorie lunghe , solo per cenni fossero comu-
nicate all'Adunanza: invitava gli Autori delle stesse a dare in iscritto ai Segre-
tari gli epiloghi per ottenere regolarità nei processi verbali ; e ricliiamava al-
f osserNanza dell'istessa regola coloro che avessero a fare comunicazioni verbali.
Quindi il doti. Catullo Rogier Barone de Bcauforl, offriva alla Sezione una
sua opera di ortopedia, che essendo il primo lavoro italiano pubblicato sull'ar-
gomento, pregava il Presidente di nominare una Commissione per esaminarlo;
35
— 270 —
e il Presidente nominò a comporre la della Commissione i prof. De Iloratiis,
Gorgone, Zannetli, Bruni e Pagani.
lu seguilo l'istesso doti. Beaufort leggeva una sua memoria sulla tenotomiu
ile miiscoìi dorsali e sacro-lonìbari nelle deviazioni della spina , ad oggetto che
l'assemblea stabilisse aWcrmalivamente o negativamente in precetto di scienza,
ciò che Onora riguardo a questa operazione non ù , egli diceva , che un principio
teorico, una pratica sperimentale. Cosi l'A. metteva in esame i seguenti que-
siti : la miotomia dorsale nelle deviazioni della spina per retrazione muscolare
è un'operazione ragionevole? può essere utile? può essere pericolosa?
E qui sulle prime ricordava , come non ancora compie un anno che que-
sl'istesso argomento fu soggetto di disputa tumultuosa nell'Accademia di medi-
cina di Parigi, nella quale, più che al vantaggio della scienza si mirò a formu-
lare un personale processo all'illustre ortopedico Guerin promotore ed esecu-
tore della operazione in discorso. Poi per rendere più agevole la soluzione dei
quesiti proposti egli accennava , che la tenotomia , essendo sulle prime opera-
zione empirica, divenne in seguito ragionevole, da che fu applicata alla teoria
della relrazione muscolare. E qui ricordava essere ormai fermato di chiamare re-
trazione muscolare, quello stato di permanente a^Tlcinamento degli estremi del
muscolo, il cui tessuto trovasi atrofizzalo e mutato in fibroso; condizione mu-
scolare che può dipendere , o da contrazione spasmodica convulsiva , o da con-
trazione permanente fisiologica , la quale si sviluppò e progredì , sia per mala
abitudine dell'individuo, sia per ostare a sviluppo di deformità maggiore, sia
infine per mantenere l'equilibrio del corpo.
Aggiungeva l'A. che le vaiie retrazioni nmscolari di qualunque regione del
corpo, quantunque diverse per causa produttrice, e per meccanismo di forma-
zione, pure sono identiche nei risultamenti. Di fatto, in tutti 1 casi la retrazione
presenta il muscolo nello stato ora descritto, cioè accorciato; per cui col rav-
vicmamento dei suoi estremi, si avvicinano i bracci delle leve Va ove s'inseri-
scono : mentre atrofizzato perchè caduto in un primo grado di paralisi, o spos-
salo dalla contrazione senza riposo, vegeta normalmente e non perciò si nutre:
imperocché un muscolo da carnoso diviene fibroso , se è sottoposto a trazione
forzata, e ritorna carnoso se è ricondotto alle coudizioni normali di lunghezza e
— 271 —
di estensione. Notava l'A. clie queste teorie generalmente ammesse per la massi-
ma parte dei muscoli del corpo, sono da alcuni riprovate trattandosi dei mu-
scoli dorsali; e intanto si dichiara ragionevole la tenotomia, e la miolonifa del
tendine di Acliille, del muscolo sterno-cleido-mastoideo ecc., e poi si procla-
ma irragionevole, insudiciente, anzi dannosa quella dei muscoli del dorso, mal-
grado l'identiciti'i di effetti anatomici e patologici fra i muscoli della gamba, del
collo, della mano, e quelli del dorso retratti; malgrado l'identicità di tessuto
di tutti (piesti muscoli; malgrado infine l'identicità di funzione e d'innervazio-
ne— Da che nasce, domandava l'A. questa contraddizione? E rispondea cb'ef;li
non vi trova alcuna ragione scientifica capace di giustificarla; ma poter deri-
vare dal non essersi ancora ben intesi il meccanismo della retr.izione dei muscoli
dorsali, il modo di formarne la diagnosi , e di eseguirne la sezione — Dichiarava
(piindi che quando si dice , deviazione della spina per retrazione muscolare, non
si deve credere che tutta la massa muscolare fosse retratta e cangiata in massa
fibrosa , nel (piai caso la curva della colonna vertebrale do>Tebbe esser una e
non piegata a curve alterne; ma solamente uno o più fascetti di quelli che nel-
l'insieme formano il sacro-lombare e lungo dorsale, che in anatomia ortopedica
l'A. vorrebbe considerare come composti da altrettanti muscoli quanti sono i
loro attacchi alle parti superiori del dorso, d'onde le curvature alterne che si
ossenano nelle deviazioni della spina. Questa conoscenza anatomica, egli ag-
giungeva , rende facile la diagnosi , imperciocché sospendendo il malato per le
braccia o per la testa si sa che il muscolo sacro-lombare, e il lungo dorsale,
non devon presentare uno strato di fibre lendinose per quanto è lungo e largo
il muscolo; ma solamente dei fascetti tìl)rosi, duri e prominenti nella massa
muscolare dorsale compresa nella curva della colonna vertebrale di cui forma-
no le corde, e che una mano pratica liicilmente riconosce. Questi sono i fascetti
che si debbono incidere; e quanti sono i loro attacchi alle apofisi vertebrali ed
ai diversi punti delle coste, altrettanti sono i tagli che si possono eseguire, sia
alla distanza di poche linee dalla loro inserzione , sia ove riunisconsi in massa
comune, od in qualunque altro punto della loro estensione. Avvertiva in pro-
lusilo che leggendosi — sezione della massa comune del lungo dorsale e sacro-
lombare— non debba intendersi che tutta questa massa fosse stala incisa, ma so-
— 272 —
lamcntc uno o più cordoni tesi e retratti della stessa e nella parte inferiore. Dopo
di ciò l'A. risolve>a i quesiti proposti dicendo: che la mioiomia e tenoloniia spi-
nale, nelle deviazioni per retrazione muscolare, è un'operazione non mono ra-
gionevole, non meno utile, né più pericolosa della lenotomia di qualuni|ue altra
regione del corpo.
Terminata questa lettura il dott. Bresciani-De-Borsa riferiva un esempio di
chiusura quasi compiuta dell'istmo delle fauci per ipertrofia del pilastro palatino
destro, e diceva, che per salvare l'individuo dal pericolo imminente di morte
senza praticare la laringotomia , insinuò un lungo bistoriuo bottonaio e a lama
assai stretta nel piccolissimo foro dell'istmo delle fauci, e troncò celeramente
ed arditamente il pilastro ipertrotìzzato. Resa così più ampia l'apertura, passò
in essa una pinzetta da polipo, e divaricatene le branche , ingrandi sempreppiù
la suddetta apertura, ed assai utilmente per l'ammalato. Afiìnchè poi il vantaggio
ottenuto fosse durevole, con forbici a cucchiaio recise buona parie del bordo li-
bero ed ingrossato del velo palatino, imitando possibilmente la volta dell'istmo
delle fauci.
In seguito il dott. Giovanni Guzzo leggeva una sua memoria intorno ad una
immensa raccolta di marcia nella cavità dell'utero, che per vizio scrofoloso era di-
venulo ipertrofico in una donna a 34 anni. Rotta la parete posteriore del viscere
verso il suo allo fondo, e travasalo il liquido nell'addome, avvenne la morie
dell'inferma. L'Autore per evitare in casi simili così funesto accidente, consiglia-
va di procurare l'evacuazione della marcia o colla dilatazione dell'orifizio uterino
per r introduzione di una cannula di gomm' elastica , o colla puntura del viscere.
Posto fine a questa lettura, passava l'adunanza ad ascolt.ire — le nuove ricerche
inlorno ad una produzione ossea rilrovala neW interna superficie del cranio delle
donne incinte — esposte dal doti. Aurelio Finizio. Questi premetteva alcuni cenni
sulle diverse denominazioni as.segnate dal Richat , Lobstein , e Cooper a questo
genere di produzione morbosa , e preferi quella di esostosi episifera adottata dal
nostro Rognclta, e poi da Ducrest e da Moreau. Confortato dall'autorità di que-
sti due ultimi, r.\. attribuiva a Rokitansky l'onore di aver il primo chiamato
l'attenzione degli osleiricanli sull'esistenza quasi costante di questa esostosi nelle
donne gravide, e che perciò egli credeva effetto di gravidanza, e non morbosa
— 273 —
condizione. In seguito espose l' esame di questa ossea produzione, e la riguardò
in tre periodi corrispondenti a quelli del suo sviluppo', e disse; clie nel primo
periodo la superficie interna del cranio in vari punti presenta alcuni strati di
una sostanza plastica colorita rugosa, visibile più frequentemente sull'osso fron-
tale e sul parietale, e raramente sull'occipitale. Sulle prime quegli strati essen-
do isolati, in seguito si riuniscono acquistando maggiore sviluppo quasi all'istes-
so modo clic formati si sono i primordiali rudinu'uti. L'A. opinava come Du-
crest che i luoghi ove suole appalesarsi l'osteofite sono quelli in cui le aderenze
naturali della dura madre coll'osso sono poco resistenti , e dove è minore la
pressione della massa encefalica sulla stessa.
L'osteofite or è di durezza quasi ossea, resistente anche al coltello; or è
molle e cede alla pressione del dito ; sicché dagli inesperti potrebbe confondersi
col tavolato interno del cranio. Il suo colore è sempre rosso e più o meno scuro
secondo la consistenza che acquistano gli strati ossei. Questi nel secondo pe-
riodo si estendono, s'indurano, ed aderiscono fortemente al tessuto osseo sot-
tostante. Sono in maggior numero verso l'osso frontale, chiudon gli spazi delle
suture e cancellano l'impronta dei vasi arteriosi, che nello stato uormale è visi-
bile all'interna superficie del cranio.
Nel terzo periodo l'osteofite s'indura ancor più , la superficie che sta in re-
lazione colla dura madre è levigala, finissima; l'altra è spessa, cellulosa ed ana-
loga al tessuto spongioso delle ossa ; di modochè il tutto si riduce allora ad una
semplice lamina di tessuto compatto soprapposta all'interna superficie del cranio.
Ducrest esponendo l'osteofite ai carboni ardenti ne ottenue la calcinazione,
e cosi potè osservarne la struttura cellulosa. Frigerio analizzò l'osteofite nello
slato di diseccamento , e trovò che 100 parti di quest'ossea sostanza contengo-
no : di fosfato calcico 0,22, di cloruro potassico e sodico 0,5; il rimanente ri-
sultava di albumina coagulata , di fibre, e di tracce di materia grassa cristalliz-
zabile.
Coir aiuto del microscopio l'A. e Moreau osservarono la superficie interna
corrispondente alla dura madre liscia e pulita, l'esterna corrispondente all'osso
rugosa e guernita di numerosi filetti che vi giungono dall'osso normale e da
Moreau creduti piccioli vasi.
— 271 —
Quanto ai sintomi, diceva l'A.che delle cinquanfasei donne sezionate, e nelle
quali l'osteofite si rinvenne , nel periodo di loro vita una presentò la para-
lisi, ma in essa si trovò ancora sangue penetrato e dilTuso nei ventricoli late-
rali : cinque patirono sonnolenza non consueta; e di queste una per tutto il tempo
della gravidanza , tre dai quattro o cinque mesi in poi , ed una verso il termine
della gcslazione. Sei furono travagliate da eclampsia, e due da isterismo anche
prima della gravidanza, ma più gravemente nel suo corso: 38 patirono cefalalgia,
alcune di esse molto tempo prima di divenir madri, ed altre assicuravano cre-
sciuti i dolori all'epoca che il feto cominciò a muoversi — In tutte le cinquan-
tasei donne i vomiti durarono per (ulta l'epoca della gravidanza.
In One l'A. accennava che Cloquet e Berard credono, che quando rosteoflte
si manifesta in vari siti del cranio, ed è convenevolmente curata può essere
riassorbita ; e conchiudeva notando che finora in trecento crani di donne morte
nel periodo del puerperio o di gravidanza, e sezionate , centonovanta volte fu
osservata l' osteofite.
n Presidente — Cav. L. Santoko
GiovANXi Raffaeix
ari l
I Segretar.
Giuseppe Secondi
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTEiIBRE 1843
JUETTO
ro ed approvato il processo verbale dell'adunanza precedente, il prof,
com. De Horatiis mostrava all'adunanza la metà di una enorme esostosi svi-
luppata sull'estremità superiore di un femore, in seguito di caduta da somma
altezza , ed annunziò cbe intorno a questo argomento leggerebbe una sua me-
moria in una delle seguenti adunanze. Accennava intanto cbe in questo caso
egli fu costretto di eseguire l'amputazione dell'arto rasente l'articolazione, e
con buon successo.
Il prof. Pagani , con nuo> i fatti esposti in un quadro statistico , rifermò
quanto avea detto nel VI Congresso circa l'utilità della legatura delle vene va-
ricose. Egli esegue questa operazione con metodo conforme a quello del dott. Se-
condi esposto in quel Congresso medesimo, cioè: nel punto in cui confluisco-
no i vasi varicosi solleva la pelle ed insieme il tronco venoso , con ago curvo
vi passa sotto un nastrino di fili cerati , vi applica sopra un cilindretto di tela o
di filaccia , e su questo annoda le estremità del nastro serrandolo (pianto basta
per mettere a contatto le pareli interne della vena. Nei tre primi giorni che sie-
guono appone sul luogo dell'operazione e sui punti varicosi, dei pannolini am-
— 2TG —
mollali in acqua ed aceto. Dopo 36 oi'e taglia e leva il nastrino, e al 10" giorno,
:ipplii-atn al memI)ro una calza csinilsiva, porniefle all' operalo di levarsi eli letto.
Avvertiva r.\. che per ottenere la durevole guarigione di tutti i rami varicosi,
non sempre basta la legatura d'un sol tronco; ed infine attriliuiva la guarigione
ai coaguli sanguigni organizzati, anziché all'inQanunazione della parete interna
del vaso.
Il prof. Gorgone manifestò le sue osservazioni microscopiche sulla struttura
della tunica interna dei vasi, dalle quali egli diceva poterne inferire 1." che la
membrana interna dei vasi dividesi anatomicamente in due, e talvolta in tre
foglietti; 2." che il foglio intemo per la sua struttura e per le sue proprietà, è
di natura epidermoica: 3.° che il foglietto estemo per la struttura e le proprietà
appartiene alle membrane fibrose, e la disposizione, e la natura di tali fibre
sono eguali a quelle del dermc tegumentario: 4." che gli esperimenti fatti so-
pra animali ^ivi de>ono farla supporre sensibile, ed i caratteri anatomici della
flogosi di essa, la fan conoscere manifestamente vascolare: 5.° che per le sue
proprietà ed i suoi usi , e specialmente per la struttura , la tunica interna va-
scolare deve escludersi dalle membrane sierose, e collocarsi fra le tegumenta-
rie: 6.° che può considerarsi come primo anello delle membrane tegumenta-
rie. Conchiuse infine l'A. pregando il Presidente di nominare una commes-
sione per giudicare i fatti esposti , e il Presidente di buon grado vi annui e
nominò all'oggetto i prof. Nanula, Zanuetti, Burci, Dubini ed Ippolito.
Si apri la discussione sulla memoria del dott. Finizio — intorno ad una pro-
duzione ossea ritrovata nell'interna superficie del cranio delle donne incinte —
ed il dott. Capuano confortando quello fu esposto nella stessa, sostenne, che
la produzione ossea in discorso , non è punto un prodotto patologico , ma bensì
un fatto fisiologico, che spessissimo si sviluppa nello stato di gravidanza, al
quale è intimamente legato. Disse che in 98 casi riferiti dal sig. Moreau 42 volte
era stato osservato l'osteofite, e soggiunse che Ducrest la riguardava come un
fatto patologico in opposizione al Rokitansky che considera\alo come fisiologico
in relazione colla gravidanza ; e cosi pure egli pensava , perchè nella parte
esterna del cranio non mai , egli disse , è stato osservato in donne fuori stato di
gestazione. In fine esponendo una sua ipotesi disse che la formazione di questo
— 277 —
liimore può dipendere dall'esaltazione di lutti i sistemi, e specialmente del ner-
voso e del vascolare delle donne gravide , dai rapporti del cervello coi geni-
tali: d'onde una maggiore esalazione di linfa, un coagulo di essa e la formazio-
ne del tumore suddetto.
Il dott. Zarlenga assicurò di avere osservato (umori di simile natura nel cra-
nio di caihneri d'individui alienati; ed il doli. Calderini oppose, che può du-
bitarsi dell'identità dei tumori osservati nelle gravide e nei dementi omettendo
la descrizione dei caratteri anatomici : ma il prco])inante a ciò rispondeva che
avendo rilevato dall'esposta descrizione dell'osleofite nella memoria in discorso
gl'istessi caratteri che competono alle produzioni ossee per lui osservate nel
cranio di taluni folli, gli sembrava giusta la sua comunicazione.
Il prof. Bresciani de Dorsa assicurava di aver osservalo questi tumori in due
donne , una delle quali era travagliata da sifdide ; per cui inclinava a crederli
morbose produzioni , anziché fenomeno fisiologico dipendente dallo stalo di gra-
vidanza.
Il prof. Manfrè confortò l'opinione di Bresciani dicendo, che forse si trovano
esemi)ì simili nel Slorgagni, e che i moderai non han fatto che mutarne il
nome.
Il prof. Burci espose, che non appena le osservazioni di Rokitansky di Vienna
furono pubblicate, che egli ed altri emeriti professori le studiarono per farsene
certi ; ma non mai vi riuscirono , malgrado moltissime autopsie cadaveriche ese-
guite scrupolosamente. Avvertiva però che egli non intendeva negare cosi la ve-
rità dei fatti pubblicati da uomini meritevoli di fede, ed ammise che differenze
topografiche possano forse impedire in Italia, od almeno nella Toscana, lo svi-
luppo d'un fenomeno altrove osservalo. Credeva intanto necessario indagare la
causa che lo produce; stabilire se questa specie di esostosi trovasi costantemente
nei cranii di tutte le donne morte nel periodo della gravidanza o del puerperio,
od almeno indagare perchè proporzionatamente non si trova in altri individui.
Senza di ciò, egli couchiudeva, un pezzo patologico non è che an pezzo di an-
tichilà senza storia.
Il doli. Lanciano rifermò il concetto dicendo, che i casi riferiti, per essere
nudi fatti , senza etiologia del morbo , e senza storia dei suoi esili , non possono
36
— 278 —
essere di nlcun utile alla pratica. Inoltre, egli soggiunse, l'esistenza di questi tu-
mori non essendo un fatto eostante, nò in tutti i luoghi, né in tutti i casi di
donne morte ni'l pueriicrio o nella gravidanza ; non può tenersi come fenomeno
costante di questo sialo particolare della donna : d'onde la necessità d'indagare
altra causa che possa produrli.
Il doti. Finizio dichiarò che egli inlese solo di presentare i fatti e non di cer-
carne l'etiologia né di spiegarne i fenomeni che si sviluppano come conseguenza.
Il prof. Gorgone aggiunse che una [H'oduzione ossea che ha tulli i <;aratteri
il' un' esostosi non può riguardarsi come elTetto d'un fenomeno Dsiologico, ma
deve ritenersi come latto jìatologico. Poi domandava questo fatto patologico è
egli costante nelle donne giavide? dipende dai rapporti dell'utero col cervello,
o da discrasia'? Per risolvere questi due quesiti , egli disse dover aspettare che
nuovi fatti e più esatte osservazioni dichiarassero meglio questa parte oscura di
\ialologia.
Il Presidente — Cav. L. Santoro
l:
{Gio. Raffaelk
e
fiii'SEPPE Seco;
SECo>ni.
ADUNANZA
DEL GIORNO 2i SETTEMBRE 1845
IjEno ed approvato il processo verbale dell'adunanza precedente, il prof. Ma-
yor di Losanna domandò che si stabilisse una Commissione per esaminare e giu-
dicare alcune sue scmpliflcazioni di processi operatici chirurgici; ed il Presi-
dente, dopo aver nominato all'oggetto il vice-Presidente prof. Burci, Chiari,
Puglialti, Pantaleo, Bresciani-de-Borsa , e Reina, annunziò che anch' egli as-
sisterebbe a cosiffatta adunanza.
In seguito il dott. Pagano di Napoli lesse il sunto d'una sua memoria, colla
(juale si studiò provare l' utilità dello scolo perenne del siero nell'ascite, mercè
un piccolo appareccliio di sua intenzione. Cosi egli sulle prime narrò la storia
di un indi\iduo ascitico che guari restando fistolosa l'apertura praticata col tro-
carre , per la quale scorrendo continuamente il siero , e cosi restando sempre
\aiola la cavità peritoneale , le cure inteme ebber l'agio di produrre l'accennata
utilità.
Questo fatto gli suggerì l' idea della sua proposta , che disse esser utile anzi ne-
cessaria e preferibile alla paracentesi ripetuta , per ottener la guarigione quando
le magagne organiche non fosser gra> i e profonde , e ad alleviare la sofferenza
— 280 —
doli' infermo quando queste magagne son tali che non lasciano speranza di gua-
rigione. Citò alcuni autori che anuuetlouo rutilila delio scolo durevole del sie-
ro, e ricordò che l'islesso Celso, parlando deirapcrtura del ventre degli ascilici,
raccomanda l'uso del caustico perchè, quoti per ignem divisum est, minus celcri-
ier coti. Egli dunque descrisse il piccolo apparecchio di cui raccomandò l'uso o
che risulta da un tuholino di gomm' elastica lungo un pollice e mezzo, e grosso
quanto la cannula del trocarre. Questo tuholino ha due occhielli nell'estremità
che deve metter capo nel ventre, e servono a dare scolo al siero; l'altra estre-
mità esterna termina con hordo rilevato per impedire che rientrasse totalmente
nella cavità peritoneale: da questo bordo partono quattro nastrini che fissati
sul ventre del paziente impediscono che la cannula scappi via. Il tuholino si
chiude mercè una corda di budello tanto grossa e lunga che occupi esaltamente
il foro di quello; e porta alla sua estremità esterna quattro nastrini destinati
allo stesso ulTicio dei nastrini della cannula. In One un fusto di ferro con ma-
nico che presta convenevole appoggio alla mano dell'operatore, e con un anel-
letto che mercè una vite può esser fissato in vari punti; s'immette nel cavo
della cannula, e serve unicamente a facilitare la sua applicazione; ma dopo «ap-
plicata, a questo fusto che si estrae, si sostituisce il descritto turacciolo di corda
di budello. Dopo ciò notò le regole necessarie ad osservarsi in seguito all'ope-
razione, e disse che nel terzo o quarto giorno si deve togliere il turacciolo e
dare uscita al siero, collocando l'ammalato boccone per facilitarla ed impedire
l'entrata dell'aria nella cavità peritoneale. Aggiunse di ripeter quest'operazione
ogni tre , o quattro giorni sinché non fossevi più siero , e si è certi della guari-
gione della causa produttrice dell' ascite. Infine l' A. terminò la sua lettura av-
vertendo che ipieslo metodo non lo propone come panacea generale , ed ac-
cennò che non si deve usare nell' ascite recente e accompagnata da sintomi in-
fiammatori, ma nelle asciti croniche e senza fenomeni flogistici del peritoneo;
e conchiuse che all'uso di questo metodo meccanico deve accompagnarsi la cura
interna atta a guarire la causa produttrice e sostenitrice del male.
In seguito il prof. Chiari leggeva una sua memoria : su di un premi-arteria ehc
serve all'operazione per l'aneurisma; ed esjionea che egli da molti anni riflettendo
sulle varie operazioni di chirurgia ad oggetto di conoscere quali di esse poteano
— 281 —
essere migliorate, credetle che quella dell'aneurisma avea bisogno di riforma,
e cercò di contribuire al suo perrezionamcnto inventando un piccolo strumento
die chiamò premi-arliria . e che egli crede atto a render quasi sicuro il buon
successo dell'operazione. — Discorse in seguilo dello scopo ddt' operazione del-
l'aneurisma , e disse che l'aneurisma com'egli suole definirla é un tumore for-
malo da sangue arterioso più o meno in esso circolante , avvenuto dietro rottura, o
dilatazione delle tuniclie d'una grossa arteria; e ponendo, egli dicea, dall' un dei
lati tutto ciò che può spettare alla sua patologia, esponea la terapeutica. Ricor-
dava in pro|)osito la teoria di Scarpa circa il meccanismo della guarigione dei
tumori aneurismatici, e diceva non sembrargli del tutto esalta, giacché ricor-
dava casi anche osservati nella sua pratica dimostranti la possibilità di guari-
gione dell'aneurisma senza obbliterazione dell'arteria. Opinava dunque, quasi,
com'egli diceva, in opposizione alla dottrina dello Scarpa, che l'aneurisma gua-
risce per lo più e in certi dati siti coli' obbliterazione, meno che nell'aorta; ma che
qualche volta guarisce anche senza questa obbliterazione; ed aggiungeva che
il primo modo di guarigione può esser compiuto e durevole, il secondo incom-
piuto e temporaneo. Dopo ciò l'Autore ricordava il meccanismo con cui l'arte
procura la guarigione delle aneurisme , e narrati i vari metodi sinora posti in
praticai , sostenea che nessuno di essi può dirsi migliore del suo che passò ad
esporre col titolo di spirilo del metodo e descrizione del premi-arteria: e diceva —
che lo spirito di questo suo metodo consiste uel mettere appena allo scoperto
l'arteria aneurismatica e nel comprimerla come con una fasciatura egualmente ,
dolcemente e per un tempo brevissimo , conservando intatte le sue tuniche e
cangiandola in una specie di nastrino impervio e non interrotto. Aggiungeva
r.'Vutore che il suo strumento serve benissimo ad ottenere gli esposti risulta-
menti in men di due giorni. Questo strumento somiglia egli diceva, ad una
tiappa, o scattolelta di argento, grande quanto l'unghia del dito mignolo, di fi-
gura quadrangolare larga due linee, lunga tre. Ha il fondo ed il coperchio arti-
colati in un lato mediante una cerniera. Il fondo nella faccia inferiore porta at-
taccato mediante quattro fori un cilindretto di tela , e tiene ai lati lunghi due
scannellature a giorno da dar passaggio ad un nastrino da camicia. Alla parte
opposta della ceruiera vi sono due fori uno uel fondo, l' altro nel coperchio per
— 282 —
fissarvi due capi di seta di diverso colore, i quali servono per aprire lo stromento
quando si vuole aprire o per toglierlo, o per stringerlo maggiormente sull'ar-
teria. In seguito l'Autore dcstTisse il meccanismo di applicazione e di distacca-
mento del premi-arteria , e disse che per applicarlo è necessario die lo stru-
mento fosse armato e preparato, e che questa preparazione consiste nell' attac-
care il cilindretto di tela, nel Qssare i due fili di seta di diverso colore e nel far
passare un nastrino tessuto di camicia per la sola scannellatura destra del fon-
do: — questo nastrino, egli diceva, avrà un nodo ad un estremo per impedire
che scappi, ed una punta all'altro estremo per passare nella cruna della tasta di
Scarpa. Cosi preparato lo strumento, aggiungeva l'Autore, e scoperta l'arteria
nella sua faccia anteriore con un discreto taglio , si passa per sotto di essa la ta-
sta e quindi il nastrino: si toglie la tasta, e l'estremo appuntato del nastrino si
passa per la scannellatura sinistra : si i)rendono poscia i due estremi del nastri-
no con ambe le mani e si tirano l'uno a dritta, a manca l'altro; si fa scorrere
il compressore sull'arteria, e quando questa è discretamente compressa, si ab-
bassa il coverchio, e il nastrino resta fissamente stretto fra i bordi. I fili si si-
tuano divisi agli angoli della ferita , e gli estremi del nastrino ai bordi di que-
sta. Dopo quarantadue o quarantotto ore deve togliersi l'apparecchio, e all'og-
getto si prende con una mano il filo del coperchio, coli' indice dell'altra si fissa
il filo del fondo; e tirando il primo, il compressore si apre e viene da se, dice
l'Autore, fuori la ferita. Dopo un'ora si toglie il nastrino e si avvicinano i bordi
della ferita con pezzo di cmpiastro adesivo.
Narrò poi i risultamenti ottenuti e terminò la sua lettura dicendo — 1.° che
il suo premi-arteria è preferibile a tutti i compressori perchè il più piccolo e il
più leggiero: 2." che non gravila sulla vena compagna dell'arteria e non l'offen-
de, poggiando tutto sulla faccia anteriore di questa; e il nastrino di dietro s'in-
fossa nella spessezza dell'arteria , senza far rilievo in contatto della vena : 3." che
il nastrino tessuto è preferibile a quello fatto da più fili perchè forma il primo
una pressione eguale , ineguale il secondo : 4.° che il grado di compressione si
può meglio calcolare nel metodo esposto che in qualunque altro: .j.^che tra le
legature amovibili il premi-arteria presenta una facilità a togliersi e riapplicarsi
ed a stringersi dippiu ; ciò che col metodo di Scarpa si esegue assai difficilmen-
— 283 —
te ; per cui, diceva l'A., si lascia il nastrino quasi sempre a permanenza. —
E in vista di tutti questi vantaggi egli concliiudeva ripetendo — che il suo nii;-
todo seml)ra prefcrilìile a tutti, die i fatti l'Iian provato al)l)aslanza , e clie non
rcsterclibe clie la pena di verificarli. Il Presidente nominò una Conimessione
composta dai professori Zannetli, Pagani, Secondi, (Gorgone, Pugliatti ad og-
getto di esaminare e sperimentare sul cadavere il premi-arteria del prof. Chiari ,
e riferirne alla Sezione i risultamenti.
Si ó ajMjrta la discussione intorno la tenotoniia spinale, argomento trattat(i
dal dolt. Beaufort nell'adunanza del 22 settend)re; e sorse primo il prof. Bruni
ad impugnare l'utilità e l'innocenza del taglio dei muscoli dorsali ammesse dal
Beaufort, affermando per propria sperienza, la semplice ortopedia essere più si-
cura nei suoi risultamenti, e non pericolosa come la tenotomia a causa delle
molteplici inserzioni del sacro-lombare e gran dorsale, non che per l'inevita-
bile e pericolosa reazione che ne seguirebbe. Domandava infine al preopinante
in quai punti egli eseguirebbe la sezione dei suddetti muscoli ; e Beaufort ri-
spondea che gli scrittori di tenotomia dorsale la credono possibile e ragionevole in
qualunque fascelto muscolare retratto , e specialmente verso il punto di sua in-
serzione. Aggiungeva che queste retrazioni parziali dei muscoli si osservano fre-
quentemente nella prima età , e che sono congenite ; ne dichiarava facile la dia-
gnosi e quindi agevole la recisione de'cordoncini retratti e tesi, avvalorando <[ue-
sto suo concetto con tre esempi osservati nella sua pratica , ed operati con buon
successo. Negava egli cosi il pericolo della reazione accennata dal prof. Bruni,
e dichiarava che non crede, nei mali in questione, doversi usare la tenotomia
sola, ma unita alla ortopedia; di cui quella non solo assicurerebbe l'esito, ma
benanche renderebbe più breve il tempo necessario ad ottenere un utile risul-
tamenlo col solo uso di quest'ultima.
Il prof. Manfré negava anch'egli i pericoli della molteplicità delle incisioni,
e della reazione accennata, dichiarava utile la tenotomia spinale specialmente
negli spasmi dei muscoli di quella regione , e confortava questa sua opinione con
riflessioni anatomico-fisiologiche.
Il prof. Bruni persistè nel credere bastevole la sola ortopedia a guarire le de-
viazioni spinali non antiche, utile a modificare le inveterate, o almeno andar
— 281 —
senza pericolo l' uso ilei mozzi meccanici ; e sostenne che la tcnolomia non solo
(• inefficace a proilurre gli sperali risiillamenli , ma ben anche pericolosa.
Il conuu. prof. De Iloraliis diceva pi» fiwnienli le deviazioni spinali prodolte
da rachitide, di (|U('lle pro\ enienti da spasmo, e ammetteva in (pieste più utile
la tcnolomia, in quelle l'ortopedia.
Il dott. Derchia dichiarava poco ragionevole anzi nocevole la tenotomia in
discorso ; e considerando che le deviazioni spinali sono quasi sempre congenite ,
ritenea più utile e più elTicace l'ortopedia.
11 prof. Pa{;ani di Novara, a>-uto riiiuardo alla scarsezza di fatti nazionali di
tenotomia spinale , proponea di rimandare ad altra epoca la questione , non
potendosi per ora risolvere. Il i)rof. Gorgone avvalorava questa proposizione,
ed esprimea il suo desiderio, che si formasse cioè in Firenze una Commissione
la quale si occupasse di raccogliere e riferire alI'VIII Congresso i fatti di teno-
tomia dorsale che i chirurgi dei vari stati d'Italia le dirigerebbero. E qui sorge-
va il professore Bresciani-De-Borsa a negare l'accennata povertà di fatti nazio-
nali , ricordando varie operazioni eseguite con buon successo ; e l'assemblea ap-
plaudi.
Si apri la discussione intorno alla legatura temporanea delle vene varicose ,
argomento proposto dal prof. Pagani di Novara , ed il prof. Jlanfrè gli domanda-
va, .so egli, in caso di flebite diffusa praticherebbe la legatura in questione di più
tronchi venosi e contemporaneamente ; ed il preopinante rispondea che anche
nei casi di flebite mite egli usava di praticarla con più giorni di intervallo da
una ad un'altra legatura. Il prof. F. de Rensis lodò il metodo della legatura tem-
poranea del prof. Pagani , ma propose di lasciare in sito il laccio dopo averlo al-
lentato, all'oggetto di poterlo riannodare nel caso di riproduzione del circolo
sanguigno ; il prof. Pagani però ripeteva che la permanenza del laccio rende pro-
bal)ile la reazione , la quale si evita costantemente togliendolo; e ne adduceva
in conferma i fatti osservati nella pratica. — Il cav. Grassi dissentiva dalle pre-
cedenti conchiusioni in favore della legatura temporanea, diceva preferibile la
compressione operata col metodo di Sanson, ma dichiarava entrambi questi me-
todi come un utile palliativo, anziché come una cura radicale. I professori Pa-
gani e Secondi ripetevano che il metodo di Sanson 6 mal tollerato dal maggior
— 285 —
iiunirTo ili-nl" infermi , ud assic'ura\ano a^ or trovalo nella loro pratica preferibile
a <|iiaiiinque altro quello della lofiatura temporanea.
]| Presidente — Cav. L. Sakicko
f Giovanni Raffaef.e
I SegreUiri {
[ Giuseppe Secondi
37
ADUNANZA
DEL GIORNO 2.) SETTEMBRE 1846
JuETTO ed approvato il processo verbale dell' adunanza precedente , la presiden-
za in^ilò i membri a presentare i temi del congresso scientifico cbe a\r;i luogo
in Genova nel settembre 1846, ed avverti che nominerebbe una Commessione
all'oggetto di scegliere, ira quelli che saranno presentati, i più utili all'avan-
zamento della scienza. Il vice-Presidente prof. Burci raccomandò che \'ì si no-
tasse per primo quello riguardante la tenotomia spinale cosi formulato. — Se
conviene o no la tenotomia spinale; e convenendo, stabilire quali ne siano i casi. —
In seguito si lesse una lettera del dott. Tarsitaui, nella quale esponendo egli
alcuni fatti pubblicati in Francia contro Guerin, che assicurava aver eseguito
con successo la tenotomia nelle deviazioni della spina , terminava provocando
alcune determinazioni che già l'assemblea avea stabilite nella precedente adu-
nanza.
Dopo di ciò il prof. Pugliatti lesse il sunto d'una sua memoria intitolata —
saggio clinico sull'efficacia della medicazione farmaceutica per la cura della catarat-
ta— Egli sulle prime domandava — è mai possibile senza ricorrere all'operazione
ottenere la guarigione della cataratta coi soli rimedi farmaceutici? — In proposito
— 287 —
ricordava come avanti di conoscersi i diversi processi operatori che ora si pra-
ticano, la cataratta si curava coli' uso interno ed esterno, dei farmaci. Ancora,
aggiungeva die questo trattamento medico non fu del tutto abbandonato dopo-
clié Celso propose ed usò dei metodi operatori ; e die in tempi a noi più vicini
non si procedea all'operazione se non dopo avere sperimentato inutile la cura
medica. Jla nell'epoca nostra, rifletteva l'A. , gli oculisti poco fidano in questa
specie di cura e solamente ne sperano qualche vantaggio nella cataratta recente
e prodotta da causa traumatica; mentre negli altri casi preferiscono l'operazio-
ne. Egli diceva, die per lungiii anni pensò nella stessa maniera, ma poi con-
fortato dalie teorie e dai fatti esposti da Clielius, da Duval , da Ware, da Gondret,
da Vidal , da Sichel , da Stoeber , da Roche e Sanson , da Richter, daTravers ecc. :
opinò (e poi in questa preconcepita opinione i fatti osservati nella pratica pro-
pria lo confermarono) che, cioè, la guarigione di alcune specie di cataratta, ed
in certi casi eccezionali è possibile ottenerla col metodo farmaceutico.
In proposito egli notava che poco contento dell' uso della pomata ammonia-
cale, dell'unguento di Gondret, dello spirito di corno di cervo prescritto da
Scarpa e da Richter, usa con buon successo l'ammoniaca liquida. In essa am-
molla un pannolino a quattro pieghe, l'applica all'angolo esterno dell'occhio
male-affetto, e lo copre con cristallo d'orologio. Da questa applicazione ne ri-
sulta una piaga che l'A. raccomandava di rinnovare tutte le volte che si prosciu-
ga finché si ottenga la risoluzione della cataratta. E per giungere più presto a
questo fine desiato, all'uso esterno dell'ammoniaca accompagna l'uso interno
dello ioduro di potassio, da mezzo grano fino a cinque per giorno. Narrava molti
casi di cataratte incipienti che avean sede , sia nella cristalloide , sia nel cristal-
lino, sia nell'umor di Morgagni, sia in due o in tutte tre queste parti, curati
coir esposto metodo; ma notava che la cataratta prodotta da cagion traumatica,
la cassulare sopravvenuta in seguilo all'operazione, infine la cataratta di quel-
l'occhio in cui per trasmissione simpatica svolgesi un processo dì flogosi dopo
operazione eseguita nell'altro occhio; tutte devono curarsi con metodo antiflo-
gistico, e specialmente coli' uso ripetuto delle mignatte attorno all' orbila; affer-
mando che se con questo metodo non si giunge a guarirle , divenuta lieve la
flogosi, puossi passare all'uso dell'ammoniaca nel modo già esposto.
— 28S —
Né .1 questa sola malattia dell' occhio l'.V. limita l'uso dell' anzidetta cura te-
rapeutica, ma aggiunse essere di grande elTicacia nelle cataratte comj)Iicate ad
amaurosi incipiente o ad altra specie di nevrosi, molto più se la cataratta è poco
consistente. Dicliiarava però che egli riguarda sempre l'opcra/ione come metodo
più sicuro , più pronto ; e la cura terapeutica come eccezionale e solo applica-
bile alle cataratte incipienti prodotte da cagion traumatica, con lievi compli-
canze di nevrosi; e conchiudeva:
1." Che il Iratlanionto medico possa esser valevole a guarire la cataratta,
senza che sia mestieri ricorrere alla operazione.
2.° Che per ben condurre l'enunciata medicazione farmaceutica, fa d'uopo
seguire le norme, che talvolta la natura traccia nell' operarne la cura sponta-
nea , promovendo lo assorbimento della cataratta.
3." Che per siffatta cura i saggi clinici Tiddimostrano essere molto condu-
cente allo scopo l'applicazione dell'ammoniaca fluida alle tempia, od in altre
parli vicine all'occhio affetto, insieme all'uso interno dello ioduro di potassio.
4." Che lo anzidetto metodo farmaceutico, comeché sia stato molto profi-
cuo in alcune specie di cataratta , forza è convenire che debba essere impiegato
qual mero e semplice tentativo in ogni sorta di cataratta.
5.° Che debba adoperarsi qual lenladvo, sulla considerazione che, se non
saranno di giovamenlo i compensi farmaceutici , non produrranno perù incon-
veniente di sorta; ed anziché impedire a ricorrere alla operazione, non fanno
che ridurre a maggiore semplicità la malattia , e servire cosi di cura preparatoria
alla operazione.
6." Che finalmente dovendosi per ultima risorsa ricorrere alla operazione,
la reclinazione impiegata in due saggi dall' A. ha dimostralo essere in siffatta
emergenza questo metodo operatorio più conducente allo scopo, sicché si possa
ritornarvi più di una volta, laddove per circostanze eventuali la prima esecu-
zione fosse mancata di effetto.
11 Presidente invitava i Professori Quadri e de Iloratiis a sperimentare il me-
todo esposto e riferirne i risultamenti al venturo Congresso di Genova.
11 prof. Pantaleo espose alcune osservazioni pratiche sul trattamento della
sifilide con lo ioduro di potassio, ad alte dosi; e ponendo dall' un dei lati l'cspo-
— 289 —
sizionc di quanto si è dello da alcuni nelle opere periodiche elio si van pul)bli-
cando circa il modo di a^ire di queslo rimedio nelle malaltie sirdiliclie, si limilo
l'A. a dire, che cenloveiiliquallro furono (<riii(li\idui per lui curali e guariti
con questo rimedio. Di essi, tredici soffrivano huhiioni venerei cronici; no^e
blenorree inveterate ; quattro escrescenze veneree ; venticinque esulcerazioni
alla gola ; dieci ollalmie semplici o con esulcerazioni ; undici erpete sifilitico;
Ireiitadue reumatismi articolari, e dolori osteocopi; sedici gomme; due carie,
ed uno esostosi incipiente.
Quanto a dose e modo di amministrarlo, VX. diceva aver usato questo rime-
dio sciolto nell'acqua distillata, cominciando dalla dose di quattro granelli ed
aumentandola di un granello in ogni giorno , e in qualche caso ogni due giorni
fino a ventiquattro granelli, diviso in quattro o tre dosi, ed amministrato nel
corso d'un sol giorno — Aggiungeva l'A. che gl'infermi non tollerano nel nostro
clima maggiori dosi, come in Francia, in Alemagna ed anche nell'alta Italia;
anzi avvertiva di cominciare da minor dose nei fanciulli , nelle gravide, negl'in-
dividui di stomaco debole; e notò come raro fenomeno la salivazione svoltasi in
due individui, in uno giungendo a diciotto granelli, in altro a dodici, per cui
dove limitarlo a otto in questo, a dodici in quello. Notava ancora che a tal ri-
medio accompagna l'uso delle bevande di salsaparilla , o di dulcamara {Smilax
afpern et maurilanica] ed avvertiva che l'uso lungo dello stesso non produce
alcuno inconveniente come da taluni si è voluto far credere. Narrava di fatto
l'esempio d'un individuo nel quale la cura non fu compiuta che dopo aver con-
sumato ottocentosessanta acini di ioduro di potassio.
Dopo tutto ciò l'A. conchiudeva : 1.° che lo ioduro di potassio è un rimedio
antisìfilitico : 2." che la sua attività a guarire la sifìlide è superiore ai legni in-
diani : 3." che è rimedio impotente nella sifìlide primitiva: 4.° che nella sifìlide
costituzionale semplice ha il potere delle preparazioni mercuriali più attive alle
(piali può esser sostituito per maggior comodo degli ammalali , e perchè meglio
tollerato dallo stomaco: 5.° che è rimedio sovrano nei casi in cui il mercurio
non può usarsi, ed in tutti i casi in cui la sifilide è complicata alla scrofola.
11 dott. Secondi assicum aver curato con questo rimedio ed a dosi anche più
elevate, ma in lunga soluzioue acquosa amministrato, delle diarree e delle ir-
— 290 —
ritazioni gastro-enteriche , specialmente quando le ghiandule mucìpare ne erano
aflette. A ciò ripete il preopinante che egli ha inteso parlare dell'uso di tal rime-
dio nelle malattie sifilitiche, e che le osservazioni dell'opponente servono hene
e solo ad estenderne l'uso. Sorse allora il prof. Laruccia e dissertò lungamente
per provare, che anch' egli e da più tempo nella sua pratica ha usato con buon
successo lo ioduro di potassio come rimedio anlisifilitico , e ad alte dosi ammini-
strato, anche nei casi di predominante diarrea ed irritazioni gastro-enteriche.
Il prof. Pantaleo ringraziò il prof. Laruccia di questa utile comunicazione assai
alla a confortare le osservazioni per lui esposte e ad incoraggiare i pratici all'uso
del rimedio in quistione nei casi simili a quelli riferiti.
U dott. Palasciano lesse in seguito una sua memoria. — Sugli effetti della lega-
tura delle arterie sopra la circolazione e sulle tuniche di esse. — In questa scrit-
tura sulle prime ricordava la teoria dopo Scarpa abbracciata dal miglior numero
dei Chirm-gi italiani e specialmente da quelli di Napoli, riguardo al meccanismo
della guarigione degli aneurismi , operati colla legatura , e che può addiman-
darsi, diceva Palasciano , teoria dell'obbliteramento. Poi appoggiato a molte ne-
croscopie che ha eseguito , dichiarava erronea questa teoria e diceva potere sta-
bilire, che nella legatura delle arterie il grumo superiore lungi di estendersi fino
alla prima ramificazione arteriosa, non oltrepassa invece la lunghezza di mezzo
pollice: che il pezzo inferiore dell'arteria, dopo il mezzo pollice di grumo, non
si cangia in legamento, ma rimane pervio e pieno di sangue fin sopra il tumore,
e vi si stabilisce una circolazione lenta , per lo più senza pulsazione , ed operata
per mezzo delle anastomosi laterali superiori ed inferiori. Non è dunque diceva
l'A. per l'obbliteramento totale dell' arteria dalla legatura o compressione del
vaso fino al tumore che si guariscono gli aneurismi, ma pel deviamento del corso
del sangue che non giunge più direttamente al sacco aneurismatico , bensì per i
vasi collaterali , e con corso lentissimo , ma valevole a mantenere la vita in tutto
l'arto operato. Intanto, egli aggiungea, sottratto il tumore con questo mecca-
nismo all'urto diretto della colonna del sangue spinta dall'incessante forza del
cuore e della pulsazione, si stabilisce in esso tumore un salutare processo di ri-
parazione , quella metamorfosi locale , per cui natura lo trasforma in fitta e fila-
mentosa cellulare. Aggiungeva ancora Palasciano , di aver osservato negli Ospe-
— 291 —
dati cui appartiene , falli clinici alli a provare clic quando emorragia succede
dalla ferita operata per la lepalura dell'arteria , il sanfiue proviene per lo più dal
pezzo inferiore , per cui consigliava di continuare a prender cura del tumore
dopo la legatura dell'arteria per aneurisma spontaneo, e diceva clic in tutte le
lesioni traumatiche delle arterie la mano operatrice deve dirigersi nel luogo della
lesione e legare il vaso sopra e sotto di esso. Per confortare l'Autore le cose
esposte On qui, narrava gli sperimenti eseguiti sulle carotidi dei cavalli, dai
quali risulta, che legando la carotide di questo animale alla parte inferiore del
collo, e pungendola al di sopra della legatura, si ottiene all'istante un'emorragia
a getto continuo , la quale non si arresta che colla legatura al di sopra della pun-
tura : che legata l'arteria , la sua tunica interna si rompe e con essa s'immedesi-
ma il grumo formato sotto e sopra della legatura, e senza alcun segno d'infiam-
mazione svolta nella tunica suddetta ; che il processo d'immedesimazione del
grumo è perfettamente simile a quello per cui tutta la massa di un'aneurisma si
cangia in solido cilindretto ben diverso dal processo flogistico. Dietro sperimenti
assicurava esser cadaverici tutti gli arrossimenti incontrati nella tunica suddet-
ta , giacche il sangue che l'avea prodotto messo a contatto con altre arterie bian-
che le avea egualmente arrossite , e diceva perciò di potersi dubitare se la tunica
interna delle arterie possa infiammarsi. Infine rivendicava a se le sue teorie del
ristabilimento della circolazione dopo la legatura delle arterie esposte nell'adu-
nanza precedente dal prof. Chiari cui erano note, senza neppure nominarlo. —
.Sorgeva allora il prof. Chiari ed opponeva che la sua memoria trattava dell'atto
dell'operazione, e quella di Palasciano dei suoi effetti consecutivi, sicché trat-
tarsi di due diversi argomenti. Ma Palasciano ripeteva che il prof. Chiari nella
sua memoria espose la parte pratica e la teorica, e che in quest'ultima parlò del
ristabilimento della circolazione avvalendosi, disse Palasciano, della teoria che
egli fin da luglio 1844 espose all'Accademia Medico-Chirurgica, la quale com-
mise al prof. Chiari la memoria in proposito e che lutt'ora ritiene per farne rap-
|)orto.
Il Comm. prof, de Iloraliis e Olivieri oppongono che alcune ferite delle ar-
terie sono state guarite persistendo la circolazione nei rami inferiori e convali-
dano il concetto con esempii. Il prof. Pagani aggiunse che anche lo Scarpa nel-
— 202 —
rullim.i epoca della sua vita ebbe eguale opinione. Il prof, de Rcnsis ricordò ai
preopinanti che si parlava di aneurisme e non di ferite di arterie; poi oppose al
Palasciano, che non è impossibile la guarijjiono dell'aneurisma senza l'oblite-
raniento e narrò il fatto riferito da Cloquel e riportato nella sua opera d" Istitu-
zioni cliirurgiche. In questo caso , diceva il prof, de Rensis , nel cadavere di una
donna di 60 anni fu trovata un' aneurisma dell' aorta addominale spontanea-
mente guarita, e nel suo mezzo passava non solo il gran canale arterioso, ma
le due arterie iliache primitive , e la circolazione non era punto alterata. Il
dolt. Palasciano rispose ai primi come il prof, de Rensis, che si parlava cioè di
aneurisma e non di ferite di arteria, e ringraziò quest'ultimo di avergli comu-
nicato un fatto che ignorava , aggiungendo però che un sol fatto non bastava a
distruggere una teoria.
Il Presidente — Cav. L. Santoro
Giovanni Raffaele
"I
I SegreUui ,
Giuseppe Secoxpi
ADUNANZA
DEL GIORNO 26 SETTEMBRE 1845
»H«
Ijeti'O ed approvalo il processo verbale dell'adunanza precedente, il cav. pro-
fessore Vulpcs presentò il disegno d'un istrumento chirurgico trovato in Poni-
peja, e ne lesse l'analoga dichiarazione. Egli ricordando quanto il Presidente
della Sezione scrisse in proposito molti anni passati, diceva lo strumento in
discorso esser quello stesso usato da Megcte per l'operazione della pietra vesci-
cole, ed inventato da Ammonio col nome di Litolomos; e per confortare il suo
concetto citava la descrizione che dello stesso fa Cornelio Celso.
Leggeva poi il prof. Sogliano una sua memoria intitolata — RlQessioni dirette
a migliorare il metodo della pekiolomia — In questa scrittura l'A. accennava che
il nome di pelviotomia fu usato la prima volta dal benemerito cav. Galbiali , appo
noi esimio cultore dell' Ostetricia, per significare un'operazione ostetrica che
egli stimava afliitto nuova. E non a torto, aggiungeva l'A. della memoria, i)er-
chè, lode al vero, — se i primi passi furon dati da Champion, Aichten, e Des-
grangcs, pure essi si limitarono a proporla mentre il Galbiati con memoria stam-
pala nel 1832 ne pubblicava il procedimento operatorio, aggiungendo ai tagli
38
— 294 —
dello brandic orizzontali e discondciili dol pube la sezione della sinfisi ; inven-
la\ a e niodilii'ava gli slrunienti per dissecare le ossa e due volte l'esegui in donna
vivente. Quindi il Sogliano riferiva la storia clinica di questi due casi, de' quali
il primo riguarda una certa Giuseppa Negri, rachitica, e a termine di gravi-
danza. Il suo bacino presentava nel diametro sacro-pube dello stretto addomi-
nale la dimensione d'un pollice circa, negli obbliqui un pollice e mezzo a drit-
ta, poche lìnee a siuislra. L'operazione fu eseguita a travaglio incipiente e da
un sol lato; cioè segando le branche orizzontali e discendenti del pube del lato
dritto , che presentava più spazio , e dividendo la sinfisi pubiana : e siccome non
bastò a facilitare l'uscita del feto , dopo 30 ore furono segate le branche del pube
sinistro; ma non bastando neppur questo, si applicò il forcipe, ed il parto, di-
ceva il .Sogliano, rimase compiuto. La donna morì al principio del quarto giorno
dopo l'operazione. Il secondo caso riguarda una certa Carolina de Blasi anche
rachitica ed a termine di gravidanza. Il suo bacino presentava nel diametro sa-
cro-pube la dimensione di sedici linee. L'operazione fu eseguita a travaglio
inoltrato, e da ambi i lati; cioè: con quattro tagli si segarono le branche oriz-
zontali e discendenti dei pubi dritto e sinistro, e con un quinto taglio fu divisa
la sinfisi pubiana. — Si procurò di eccitare le doglie coU'uso del bagno e della
segala cornuta : dopo grave allontanamento delle ossa e stiramento delle parti
molli la testa del feto si avanzò nell' escavazione della pehi, e dopo 18 ore ven-
ne a luce un feto morto. Nel sesto giorno dopo l'operazione la donna mori. Ora
se in questi casi i risullamenti furono infelici per le madri e per i figli , diceva
il Sogliano non doversene incolpare l'atto operativo col quale non si offendono
che le ossa solamente, e si risparmiano l'utero ed altri tessuti più intimamente
legati alla vita; per cui incoraggiava 1 pratici ad ulteriori sperimenti che vor-
rebbe si eseguissero colle modificazioni che egli propone; cioè; 1.° che si ese-
guisse l'operazione a travaglio di parto già inoltrato, ossia quando è formato
il sacco delle acque , ma innanzi di rompersi : 2.° che la sezione delle ossa si pra-
ticasse raramente e nei casi di convenienza da un solo Iato, più frequentemente
da entrambi i Iati , aggiungendovi sempre la sezione della sinfisi pubiana ; av-
verte che nel caso si giudicasse convenevole eseguire l'operazione in un sol
lato, si preferisse quello che offre più spazio; consigliò di tentare immediata-
— 295 —
mente il rivolgimento podalico, e di eseguir subito l'operazione dall'altro Iato,
nel caso che l'operatore incontrasse diificoltà nell' introdurre la mano; 3.° che
in tutti i casi, eseguita la sezione delle ossa, si procedesse subito alla versione
del feto rompendo anche il sacco delle acque, e se dopo estraltone il corpo s'in-
contrasse difTicoltà all'estrazione della testa, consigliò l'uso del forcipe. InGnc
se difCcile o impossibile riuscisse il rivolgimento, propose di aspettare finché la
testa alquanto si avanzasse, e poi, ma sempre a ferite recenti, procedere all'ap-
plicazione del forcipe. — Cosi modificata la pelviotomia , consigliava il Soglia-
no di preferirla, nella maggior parte de' casi, all'operazione cesarea, ma dichia-
rava che non intendeva , come il Galbiati , escluder questa dalle operazioni
ostetriche.
Fu riaperta in seguito la discussione cominciata nell' Adunanza precedente in-
torno agli effetti della legatura delle arterie operata per guarire l'aneurisma, e
il prof. F. De Rensis, per provare la possibilità di guarigione di aneurisma an-
che quando rimane aperta l'arteria, al caso già narrato nell'Adunanza prece-
dente ed osservato da Cloquet, altri ne aggiunse ch'egli avea ricavati da Scar-
pa , Petit , Hodgson , Cooper ecc. Ma Palusciano ricordò non trattarsi di guari-
gioni spontanee di tumori aneurismatici , ma di guarigioni ottenute dietro la le-
gatura. — Il prof. Ciliari citò le osservazioni di Hogdson per confermare la sua
esposta teoria riguardo alla formazione del trombo ed all' adesione dello stesso
colle pareti del sacco , ed accennava di credere come questo Autore , che la cir-
colazione ed i battiti arteriosi al di sotto della legatura si debban riferire alla
lontananza di questa dal sacco aneurismatico , onde che si verifica una languida
circolazione attuata entro i vasi anastomotici senza impedire la guarigione del
tumore aneurismatico. Il dott. Palasciano ricordò aver egli già dichiaralo nella
sua memoria la teoria da lui seguita , quella stessa cioè adottata da gran tempo
dai Chirurgi inglesi ; quindi ricorda di non averla spacciata punto come sua pro-
pria ed originale, ma solo pretese provare che egli in Italia, e in Napoli special-
mente, l'adottò per prima e la dimostrò dopo averla trovata esatta per nume-
rose necroscopie e sperimenti eseguiti — I prof, de Rensis e Chiari opposero ,
non potersi negare un grado di obbliteramento dell'arteria in qualunque metodo
di legatura senza di che nessuna caduta di legatura permanente andrebbe esente
— 29G —
da emorragia secondaria : e Palasciano ripoteva clic non pai-ló di obblileraniento
nel senso della parola, ma per esprimere una teoria kìì'i dichiarala nel primo pe-
riodo della sua memoria. — Il prof. Chiari disse potersi conchiudere che se la
legatura dell'arteria si operi in vicinanza del tumore, la circolazione nella parte
del vaso sottostante si esegue col meccanismo che egli espose, ma che se si pra-
tica in punto lontano dal tumoi-e ha luogo la consecutiva circolazione nella parte
inferiore dell'arteria, secondo la teoria esposta da Palasciano; e questi si dichiarò
contento del risultaniento della discussione, dalla (piale, egli diceva, la chirur-
gia italiana ha ritratto qualche vantaggio.
Si animò di poi la discussione intorno al metodo di paraccntesi addominale
proposta dal dott. Pagano, e il doti. D'Avanzo disse che quando fosse accettato
il metodo in discorso troverebbe più ragionevole servirsi di tubo di gomma ela-
stica di minor diametro della cannula del trocarre e fatto iu modo da |ioter eslrar
questa lasciando il tubo applicato. — 11 dott. T. Livio De Sanclis parlò lunga-
mente dimostrando che il metodo proposto da Pagano è quello stesso pubbli-
cato dal Tadini di Novara iu una sua memoria ; citò dodici casi cosi guariti e in
essa memoria riportati , e notò che il Tadini non 1' usa per azzardo , ma ricor-
dando che Pareo avea parlato di un caso di guarigione di ascile operata per rot-
tura siìontanea della stessa ; che Jlalacarne dipoi proponeva di pungere dalla
parte del retto o della vagina onde l'apertura restasse fistolosa, pratica tentata
ancora con buon successo da Recamier , il quale pure ideò e praticò il metodo
in discorso: conchiuse che il Tadini preferiva l'uso della cannula in permanenza
nelle idropisie cistiche, e diceva ragionevole l'apertura col caustico potenziale,
rinalmenle dicea che alcuni dopo avere osservato che nelle ascili la screpola-
tura spontanea al di sopra dell'ombelico osservata in alcuui soldati francesi stan-
ziati in Africa , riusciva a guarire la malattia in discorso meglio di quelle che si
formavano in qualunque altra parte del ventre, si propose di praticare in quel
sito l'apertura artificiale. Ma tal pratica sperimentata dal Tadini non ebbe al-
cuno buon successo, por cui egli preferisce l'apertura laterale. In fine concliiu-
deva il de Sanctìs che ai falli bisogna opporre fatti per contradire a molti con-
celli; epperò, ove regni buona fede ne'fatli narrati da Italiani in ispecialilà, il
disegno pratico del sig. Pagano troverebbe forse pratica san/ione , senza csclu-
— 207 —
dere la cura delle cagioni dell'asciti-, delie quali per verità si è troppo timidi.
Almeno ci diceva, si torrebbe die la raccolta delle acque, elTetto di altro mor-
bo, ora facesse da cagione potente di altre malattie o di accrescimento alla ma-
lattia originaria. Pagano dicliiarò che i fatti citati da De Sanctìs l'avca giù regi-
strati nella sua memoria, della quale per adattarsi ai regolamenti non lesse clie
un sunto : convenne che l' idea della paracentesi ad apertura permanente era
antica, ma aggiungeva che i metodi han variato, e che il suo era nuovo. Il
dott. Mollica disse inevitabile la peritonitide per la lunga permanenza della can-
nula a contatto della niendiraua peritoneale. E De Sanclis ripeteva che lo stesso
Tadini teme di far uso di cannula indistintamente , e la limita perciò alle ascili
cistiche, lodando per le altre l'apertura per caustico, onde essa non si chiu-
desse. Il prof. Manfrè rifermù la opinione del dott. Mollica, e aggiunse che sa-
rebbe poco prudente l'operazione col metodo proposto avanti che im suflìcienle
numero di casi i)ralici ne provassero la ragionevolezza ; disse infine non doversi
confidare nella cura chirurgica solamente, e raccomandò l'uso dei rimedi in-
terni indispensabili nel maggior numero dei casi. Il dott. Pagano ripetè che an-
cora egli nella sua memoria raccomandava l' uso dei rimedi interni , e notava
che la cannula a permanenza avea per oggetto d'impedire enorme raccolta di
siero, che mentre era etTetto e sintomo di altra malattia, diveniva poi colla sua
permanenza , causa bastevole non solo a mantenerla , ma anche a renderla più
grave. Infine dichiarò esagerati i pericoli attribuiti al processo operativo, e per
confortare la sua opinione citò i fatti in cui Uoudet ottenne guarigioni , spin-
gendo l'irritazione <il massimo grado, mediante l'uso della cannula d'argento. —
Il prof. Pagani di Novara parlò delle conseguenze tristi che può produrre la
cannula a permanenza, citò fatti sconfortanti osservati nella propria pratica, ed
altri da Roux di Marsiglia riferiti al VI Congresso. — Il prof. Delisio ri>endicò
a favore del prof. Boccanera la pratica della paracentesi ad apertura permanen-
te , parlò dei danni che derivano dal lasciare , come alcuni praticano , il foro
senza mediaitura, e in qualun([ue caso disse assai utile l'uso di una fasciatura
da corpo modicamente contentiva. — Il jìrof. Chiari citò un caso di riapertura
spontanea del foro , nel quale ottenne la guarigione mantenendo aperto questo
foro mediante l'uso di una minugia. — Ma il dott. Curci fece notare che l'indi-
— 298
'«---"-"'-•^^'-r::::::'.----
,\el male egli, come precedentemente si era
cura.
Il Presidentc-CAV. L. Santoko
j Giovanni Raffaele
1 Segretari J^^^^^pp^ Seconti
J
* ADUNANZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 1815
INETTO ed approvalo il processo verbale della adunanza precedente si die lel-
lura d'una nota del prof. Dercliia, colla quale egli comunicava all'Assemblea
di aver sezionato nell'anfiteatro anatomico degl'Incurabili il cadavere d'una
donna morta 8 ore dopo un parlo strumentale, e di non aver trovato nel cra-
nio della stessa l'osteofìte di cui si parlò nella prima adunanza. Aggiunse che in
tutte le sezioni cadaveriche per lui eseguite, ed auche dal distinto anatomico
prof. Ramaglia, non mai si è osservato questo tumore.
In seguito il prof. Reina lesse il sunto di un suo lavoro intitolato. — Nuove
osservazioni di litotripsia e cistotomia con prospetti statistici. — Formano sog-
getto delle sue osservazioni sessantasette individui : di questi 42 nell'età di uno
a 73 anni , furono operati col taglio laterale : 2o nell' età di dieci a 87 anni
con la litotripsia secondo il metodo di Herteloup. Dei primi un solo mori, un
altro restò fistoloso, 40 guarirono compiutamente. Dei secondi sette restarono
col calcolo e [wi vennero operati col taglio, dieci morirono, otto guarirono.
Confortato l'Autore da questi suoi risultaraenti clinici e dalla sentenza dell'istes-
so Herteloup, cioè — che la sola introduzione degli strumenti nella vescica, e le
ricerche entro di essa imprimono sovente all'economia un disordine di cui non
— 300 —
è sempre facile sospendere l'anilamento — diceva poter concliiiidere senza te-
ma di errare, die la litotripsia operata col metodo di llerteloup o con qua-
lunque altro simile, non di raro è dannosa per se stessa, anziché per la natura
del calcolo , e pel suo troppo volume come da alcuni pratici si è voluto far
credere.
Il doti. cav. Karpe presentò due lancette scanalate per la miglior pratica della
vaccinazione. L'assemblea l'approvava, dichiarandole per uso generale già co-
nosciute.
Il prof. Gorgone narrò un caso di resecazione orizzontale del margine den-
tario della mascella inferiore, da lui eseguita per osteosarcoma che dietro grave
contusione sviluppossi, prendendo origine dagli alveoli dei denti incisivi. Un
chirurgo alle cui cure sulle prime si affidò l'inferma, estrasse tre di questi denti,
recise il tumore, e caustico la piaga che ne risultava col ferro rovente. Ma il
tumore rigoglioso più che mai riproduceasi, e l'inferma ricoverò all'Ospedale
Civico di Palermo. Allora, diceva l'A., quell'escrescenza presentava la figura
ed il volume d'un melarancio mandarino. Colla sua parte inferiore aderiva al
margine dentario molto ingrossato della mascella inferiore onde avea origine,
non che alla superficie anteriore e posteriore di quest'osso; e si estendea a de-
stra fino al penultimo, a sinistra sino al secondo dente malare, avendo slogato
i canini, i primi malari di ciascun Iato e l'incisivo superstite. Col suo bordo
esterno spingeva in avanti ed in basso il labbro inferiore; coll'interno in dietro
ed in alto la lingua; sicché la masticazione, e la loquela risultavano difficili.
L'operatore estrasse i denti slogati dal tumore, poi incise il labbro inferiore nella
linea di mezzo, e rovesciati i bordi che da questa incisione risultarono, con
piccola sega segò l'osso orizzontalmente. Indi con sega a coltello lo segò verti-
calmente da entrambi i lati, e così asportò tutta la parte dell'osso ammalato.
La guarigione dell'inferma fu pronta e senza inconveniente di sorta alcuna. In
proposito rifletteva l'Autore che l'incisione verticale del labbro, in casi simili
sforma meno di quella a T il viso dell'operato : disse che le resecazioni orizzon-
tali della mascella superiore e inferiore si eseguono meglio colla piccola sega
ad arco od a coltello , anziché colle cesoie ossivore del prof. Signoroni ; aggiunse
che queste servono meglio nelle secature verticali od oblique delle ossa cennate.
— 301 —
Infine l'A. annunziò che egli si propone di sperimentare in seguilo ed in casi
siniili lì tfnajiliii ossivor.i a riiccliiaio invcnlata dal prof. Urosciani di Verona.
Il doli. Barone Bcaufort |)resent(') un nuo\o .slrnmento per la cura della fi-
stola Ingrinialc clic riunisce i vantaggi del chiodo di Scarpa e della cannula di
Dupuj'tren senza averne gl'inconvenienti. Notò di fatto l'Autore che la sua can-
nula, come quella del Dupuylrcn, offre lihero sfogo alle lagrime, ma non si
lascia come cpiosta chiusa nel sacco, d'onde il pericolo di riaprirsi la cicatrice:
e se a questo incon^ eniente jirovvede il chiodo di Scarpa , non ovvia però il
versamento delle lagrime e della marcia sulla gota, almeno finché siansi aperte
un varco fra le pareli del s.icco e la superficie del chiodo ; ciò che rende la cura
più lunga. Infine, dicca l'Autore, che l'ammalato può ahituarsi ad eseguire egli
medesimo con apposita siringa le lavande necessarie a nettare la cannula ed il
sacco ; ed assicura\ a che al più tardi in un mese e mezzo la guarigione è com-
piuta. (Ved. la Taf. IH.)
Si discusse sulla pel violomia, intorno al quale argomento il prof. Sogllano
lesse una memoria nella Adunanza precedente, ed il sig. Finizio oppose che
colla sega a catena proposta dall'Autore l'operazione si rende più lunga, oltre
che essa essendo fragile facilmente si spezza. Quanto poi alla convenienza di
questa operazione, egli disse doverla assolutameute proscrivere, per l'inevita-
hile pericolo di ferire t vasi , e di strappare il tessuto cellulare che unisce la ve-
scica al pube, per l'ernia della slessa, per l'incontinenza d'orina, per la cistiti-
de , per l' isteritide , che ne derivano , e per l' imperfetta consolidazione delle ossa
che ne risulta, donde lo zop[>icamento della donna ec. Il Segretario Raffaele
negò il pciicolo di ferire i > asi , ma sostenne , che cinque ferite penetranti nella
cavità del bacino, e che di>idono in cinque punti un osso in pochi polhci di
sua estensione, in generale devono produrre inevitabili e tristi risultamenti .
In particolare poi nei vizii dello stretto inferiore , giudicò impossibile qualun-
que vantaggio, quando non si procuri l'altro danno della lacerazione delle sin-
fisi sacro-iliache. Confortava questa sua teoria narrando , come il benemerito
Galbiati in donna operata di pelviotomia, coll'aiuto del forcipe, potè tirare
neir escavazione pelviana la lesta del feto, ma con questo solo mezzo non giunse
a compiere il parlo, come narrò il sig. Sogliano, giacché per sorpassare lo slretlo
39
— 302 —
inferiore, fu necessario strappare prima il cuoio capelluto , poi un parietale e
poi l'altro; circostanza che l'opponente credeva cssenzialissinia a notarsi. Il
prof. Coluzzi giudicava la pelviotomia sempre meno pericolosa dell'operazione
cesarea, disse che le ferite non ledono, come in questa, organi importanti; e
consigliò di preferirla anche nei vizi dello stretto inferiore. Il prof. Derchia per
non riiìctere quanto altri avean detto , limitò il suo esame alle modiQcazioni pro-
poste dal prof. Sogliano, e consigliò di eseguire l'operazione a travaglio inci-
piente e di aljbandouare poi l'espulsione del feto alle forze della natura anziché
operare la versione come il Sogliano proponea: 1.° perchè le gravi alterazioni
osservate nei genitali dei cadaveri di donne operate di pelviotomia sono effetti
necessari dell'operazione e non della lunga compressione della testa del feto che
lentamente si avanza : 2." perché la testa del feto allontana gradatamente le ossa
incise del bacino che la mano del Chirurgo slarga violentemente : 3.° perchè la
versione mette in pericolo la vita del feto, per cui se si presenta colla testa con-
sigliava l'applicazione del forcipe. Il prof. Olivieri accennava che colla pelvioto-
mia s'incidono solamente ossa e pelle, e colla operazione cesarea si taglia un
organo importante com'è l'utero; per cui , credeva che questa fosse certamente
più pericolosa dell'altra, od almeno doverla creder tale tino a quando altri fatti
non vengano praticamente a provare il contrario.
11 prof. Gorgone confermò l'opinione di Raffaele, di proscrivere cioè la pel-
viotomia nei vizi dello stretto inferiore. Anch' egli dichiarò esagerati i pericoli
esposti da Finizio, ma crede difficile la riunione dell'osso diviso in tanti punti,
possibili le suppurazioni , l'inDltraniento marcioso e la morte della donna : chie-
se però che per ora si decidesse la convenienza di questa operazione nei soli vizi
dello stretto supcriore.
Il professor Sogliano convenne che forse sarà meglio proscriverla nei vizi
dello stretto inferiore, ed anche quando vi fosser tumori nell'cscavazione; ma
credeva esagerali i pericoli della versione affacciati dal signor Derchia e del
difetto di riunione delle ossa divise accennato dal professor Gorgone ; e disse
che tal pericolo facilmente può ov\iarsi mantenendole a contatto con apposita
fasciatura.
La presidenza e l'assemblea conchiusero esser necessari altri fatti prima di
— 303 —
proscrivere perdio dannosa, o di ammettere perchè utile questa gravissima
operazione cliirurjjica.
Il Presidente — Cav. L. Saatobo
I Segretari { ^'''''''' ^'''
{ Gkseppe Seco
AFFAELE
Secondi
ADUNANZA
DEL GIORNO 28 SETTLMBRE J84o
-»f}0-
JjETTO ed approvato il processo verbale dell'adunanza precedente, il dott. Schi-
vardi domandò che venisse destinato un Chirurgo in ogni città degli Stati Ita-
liani per raccogliere e trascrivere di anno in anno i falli più importanti , e poi
leggerne la relazione ai futuri Congressi. Il Presidente si riserbo di convocare
prima all'oggetto il consiglio dei Presidenti.
Il dott. Sogliano chiese ed ottenne che s'annoverasse tra i temi per l'VIII Con-
gresso quello relativo alla pelviotomia. Il Segretario Raffaele presentò un nuovo
compressore d'arteria , ed un apparecchio ad estensione permanente per le frat-
ture del femore; ed a nome dell'Autore dott. Brescianini di Chiari, domandò
che si destinasse una Commissione incaricandola di esaminarli e riferire. Il Pre-
sidente deputò all'oggetto i prof. Castellacci, De Rensis, Secondi, Gorgone, o
Bresciani-de-Borsa .
Il comm. prof, de Horatiis mostrò all'assemblea un nuovo serranodo del
dott. Meglia di Costantinopoli per la legatura dei polipi, accompagnato da certifi-
cati dei prof. Rizzoli , Venturoli, e Guarà di Bologna circa l'utilitii del suo uso
nella pratica , perocché trovasi commende^ ole a preferenza di ogni altro , poten-
dosi facilmente e per mezzo d'una vite stringere il nodo a volontà dell'operatore.
(Yed. Tav. HI.)
— 305 —
In seguito il dott. Tarsitani lesse una sua memoria intitolata — Sperimenti
di ascoltazione fatti sulle donne incinte, ripetuti sojHa i ruminanti ed in par-
ticolan- sulle vacche prcftnaiiti per conoscere la sede del snlJìo uimno, o\Tero
pithazioue uterina, ed il modo onde si produce questa maniera di roniore col-
l'applicazione dei mentovati sperimenti all'arte di levare i parti — L'A. in que-
sto suo lavoro ricordava sulle prime che dopo il quarto nìese di gravidanza ,
coir ascoltazione immediata, o meglio mediata si avvertono due maniere di ro-
mori differenti, variamente nominati dai vari autori die li descrissero ; uno di
fpiesli romori scoverto da Major nel 1818 comunemente si dice doppia pulsa-
zione, o batlimenlo fetale, perchè procede unicamente dal feto; l'altro scoverto
da Kergaradec è detto romore placentare , o di soffio. Notava l'A. che fra le ([ui-
stioni che in particolare riguardano quest'ultima specie di romore che egli
chiamò puhazione uterina, ve n'ha una di gran momento, (luella cioè riguar-
dante la sede ed il modo onde il romor si produce. Intorno fjuesto argomento si
propose di esporre gli sperimenti per lui fatti sulle donne incinte, e ripetuti sui
ruminanti e specialmente sulle vacche pregnanti che, egli diceva, è il solo ani-
male in cui il discorrimento del sangue nella placenta ha qualche analogia con
quello della donna; e quanto alla sede della pulsazione uterina egli divise le
opinioni in proposito emesse sin ora da vari autori, in tre sistemi o categorie
principali.
Haus , Brisch , Velpeau , Bovillaud ed altri , sostenitori del primo sistema
opinano , egli diceva , che la pulsazione uterina s'ingenera nell'aorta addominale
e nelle iliache per effetto della pressione esercitata su questi vasi dall' istesso ute-
ro gra\ido; alla quale opinione che dichiarava professala da due suoi maestri,
egli opponea che, se questa teoria fosse esalta , la pulsazione dorrebbe av\er-
tirsi seraprechè un tumore qualunque pi'oducesse eguale compressione. E qui
notava che un tumore del ventre o dell'utero, sebbene qualche volta compri-
mendo i vasi addominali produca un romore di soffietto , pure non rassomiglia
né punto né poco al soffio uterino. Iniperocclié il romore prodotto dalle arterie
è accompagnato da urlo più o nieno forte, e si ode come se si svolgesse entro il
cilindro con cui si ascolta; mentre il soffio uterino si ode come se movesse da
lontano nò è accompagnato da alcuno spiiigimento o scossa. Diceva ancora che
— 30G —
se la pulsazione in discorso fosse refrello dulia pressione che esercita l' utero sui
vasi addominali, doNTcbbe avvertirsi in tutti due i iati del seuo, dovrebbe ces-
sare quando si adagia la donna in attitudine clie evita la suddetta compressione,
ed anche dopo l'estrusione dell'uovo; mentre l'esperienza mostra il contrario:
infine dovrebbe corrispondere alla direzione dei vasi addominali , ed invece si
ode più frequentemente a sinistra in basso del ventre ed in un sol punto.
Ricordava Tergusson, Hohl, Kennedy come sostenitori del secondo sistema,
cioè come pensanti che la pulsazione uterina si operasse nei vasi uterini e nel-
l'uovo insieme, e che perciò fosse l'effetto della circolazione utero-placentale ;
ed a ciò opponea l'A. che sebbene staccando diligentemente la placenta sia fa-
cile vedere moltissimi e sottili vasi che intrecciandosi fra loro e traversando il
tessuto infra-utero-plaeentale vanno dall'utero alla placenta e viceversa, pure,
egli dicea , oggi è opinione generale che questi vasi utero-placentali non comu-
nicano direttamente né coi vasi dell'utero, né con quelli della placenta, né la-
sciano che una slilla di sangue passi direttamente dalla madre al feto, e vice-
versa. Del resto egli aggiungeva udirsi la pulsazione in discorso anche dopo
cacciata la placenta , ed in alcuni casi in luogo dell'utero cui la sua inserzione
non risponde, fa crollare l'opinione suddetta.
Finalmente esponea che molti sono i sostenitori del terzo sistema, gli opinanti
cioè, che la pulsazione uterina s'ingenera nei vasi dell'utero, ovvero dell'uovo
stesso. Dichiarava erronea l'idea di Laennec perchè l'anatomia non ha finora
dimostrato la principale arteria uterina che nutre la placenta , nella quale arteria
egli ripone la sede della pulsazione in discorso , diceva che nei suoi sperimenti
eseguiti sopralutto nelle pecore e nelle vacche pregnanti trovò esatta la teoria
del suo maestro Dubois e di altri osservatori , che ripongono la sede della pul-
sazione uterina nei vasi dell'utero, in quel luogo cui risponde la placenta, ove
i detti vasi sono più svolti ; e conchiudeva accennando che l'opinione di Sichold,
di Monard , di Kcrgaradec , che attribuiscono il soffio uterino alla circolazione
placentare è inesatta, perchè tal remore si ode ancora dopo espulsa la placenta.
Quanto al meccanismo onde s'ingenera la pulsazione uterina l'A. esponea,
che Kergaradec medesimo la crede dipendere dal passaggio del sangue dalle ar-
terie uterine nelle vene ombelicali per i seni della placenta : ma egli opponea
— 307 —
che Velpeau assicura di non mai aver ^eduto né seni né aperture che avessero
menoma somiglianza con quelli cosi nominati e descritti dagli antichi ostetrici,
e che inoltre l'opinione di Kergaradec , come pure ([uella di Kennedy che l'at-
tribuisce al passaggio del sangue dalla placenta all'utero, sono smentite dalla
persistenza della pulsazione uterina dopo l'uscita della placenta.
Dicliiarava l'A. mollo più salda l'opinione del suo maestro Dubois, il quale
ammettendo dei jiassaggi fra le \cne e le arterie dell'utero, confortato da legge
idraulica attribuisce il romore in discorso al passaggio del sangue da vasi più pic-
coli (vene] a vasi più grandi (arterie); che per essere più sviluppali nel silo cui
la placenta corrisponde, colà la pulsazione è più forte. Ma aggiungeva l'A. che
questa teoria non può punto accettarsi , avendo dimostrato Jacquemier e con-
fermato egli stesso che la comunicazione diretta tra vasi arteriosi e venosi non
ci ha punto.
Il doti. Corrigan , egli continuava , attribuì questo romore al passaggio del
sangue arterioso ne'tessuti uterini. A ciò aggiunse Corrière, che questo romore
dev'esser più forte nel silo cui corrisponde la placenta, perchè ivi giunge mag-
gior quantità di sangue e con più forza : ed in questa teoria anche il Depaul so-
stiene che la compressione la quale per i movimenti del felo si opera da dentro
in fuori sopra i vasi dell' utero , deve avere la massima inUueuza nello s\ olginien-
to del romore in quislione.
Infine, De la Ilarpe opinando che un liquido non può discorrere in im tubo
senza produrre un tal quale romore , attribuì la pulsazione uterina non a slato
particolare de' vasi uterini, né a particolare discorrimento del sangue in essi,
ma sì bene alla moltiplicità dei vasi nei quali il sangue , per lo stato di gravi-
danza addoppiando le correnti , centuplica ancora i romori che così rendonsi
sensibili. 3Ia questa teoria, diceva l'A. in apparenza ingegnosa, crolla facilmente
essendo fondata su falso principio ; imperocché i liiiuidi che scorrono in tubi af-
fatto ripieni e di egual calibro in tutta la loro estensione non mettono alcun
romore.
La discordanza di pareri intorno questo subbietlo, invogliarono l'A. a nuove
ricerche, dalle quali consegue, egli disse, che il passaggio del sangue arterioso
nei tessuti uterini , e la flussiou maggiore di questo liquido in più copia nel sito
— 308 —
dell' utero om' s'inserisco la placenla , essendo più manircsli dal quarto mese
delia {.Tavidanza Un dopo l' uscita dei feto e delle secondine , e (indie l'utero non
^ia ben contratto e ridotto, rischiarano nieravisliosanienle ed agevolano non
poco la spiegazione di tutte le quistioni che hanno avuto luogo fino ad oggi in-
torno a! modo onde s'ingenera la pulsazione uterina. — Laonde da questa espo-
sizione disse poter dedurre: 1." che il massimo della forza e d'intensità della
pulsazione uterina risponde perfettamente a quel sito della cavità dell' utero ove
s'inserisce la placenla: 2." che coli' ascoi fazione può per conseguenza determi-
narsi in qual punto dell'utero la placenta s'inserisce: 3." che coli' ascoltazione
si può determinare quasi sempre, ed anche mollo tempo prima del termine della
gravidanza, quando l'esplorazione vaginale non può fornire alcun segno cerio,
se la placenla s'inserisce nel collo dell'utero, e se per uno dei suoi lembi o cen-
tro per centro ; che nei casi di operazione cesarea non devcsi mai praticare l'in-
cisione dell'utero nel punto cui corrisponde il massimo della forza di pulsazio-
ne, alTìn di scansare la placenta che cerio in quel punto s'inserisce, ed evitare
una emorragia che potrebbe riuscire mortale.
11 prof. Pielrocola narrò di aver guarito una ferita dell'arteria carotide in-
terna col solo uso della compressione , ed esortò i pratici di sperinientare in
casi simili tal mezzo, avanti di procedere alla legatura del vaso ferito. Narrò
ancora che un tumore aneurismatico della carotide esterna sinistra , trattato per
due mesi ed infrultuosamenle coli' uso locale della neve e di rimedii astringen-
li , lo guarì applicandovi sopra un pezzo di suola da scarpe ed esercitandovi una
compressione costante e graduata. Attrihui questo felice risultato al principio
tannino esistente nella suola, e consigliò i pratici a sperimentarlo.
Il prof. cav. Castellacci parlò 1." del modo come egli usa il nitrato d'argento
per curare le ulcere della cornea e dei bordi palpebrali, la procidenza dell'iri-
de , gli stafilomi, le ragadi dei capezzoli ecc. Disse che l'usa anche nello stato
d'irritazione allorché da altri si raccomandano i rimedi emollienti: con l'appli-
cazione di questo caustico, diceva l'A. dislruggonsi le papille nervose ed il do-
lore ressa all'istante. Airmché, egli soggiunse, la porzione della i)ietra infer-
nale che si scioglie non si diffondesse oltre la parte che si vuol causlicare, su-
bilo lava la parte medesima con idrogala a temiìcratura ordinaria , e cosi il ni-
— 309 —
Irato d'argento deconiponcsi e non olTende le parti vicine ; decomponesi ancora
quella porzione aderente all'escara già fatta, e il dolore si calma. — 2." Parlò
della pomata di Janin cnnimondata da alniiii nella tifjna palpi>l>rale, ed in altri
\Ì2Ì delle ghiaudule meibomiane, o dei nepitellii; nelle croniche all'ezioui della
cornea e nel (lusso palpebrale piiriforme; e disse aver osservato, che questa po-
mata nel nostro clima irrita ed inliamma gli occhi, per cui egli l'usa senza pre-
cipitato , e composta di tre dramme di sugna , ed otto granelli per sorta di bolo
armeno, e di ossido di zinco, assicurando di averne ottenuto sempre utile risul-
tamento. — 3." lutine mostrò una pinzetta ad anelli di sua invenzione con due
punte ricurve che accavalcansi per due linee circa da servire per l'escissione de'
tumori e specialmente delle tonsille. Crede l' A. che questa pinzetta sia più com-
mendevole di quella di Museux , perché riesce più facile svincolarne le punte
dovendo sollecitamente lasciare la presa , come suol succedere nella rescissione
delle tonsille in persone intolleranti.
Uopo ciò il prof. Alarali lesse una memoria intorno alla cura della pustola
maligna e del carboncello, che egli fin dal 1818 ha avuto occasione di osser-
vare frequentemente nelle proì incie di Chieti e di Teramo negli Abruzzi. Narrò
che fino al 1823 non mai ebbe a lodarsi dei risultamenli ottenuti nella sua pra-
tica dall'uso dei rimedi generalmente lodali in questi mali. Ma a quest'epoca,
avuta conoscenza della cura del carboncello, operata dal doti. Fcrramosca di
Muro in provincia di Otranto per mezzo dell'idrargirosi, si alTreltò a mettere
in pratica l' unguento di mercurio ; e coll'uso di questo farmaco vedeva dile-
guarsi il gonfiore più o meno esteso e resipelaceo, riducendosi il male a sem-
plice località: e l'uuitandosi alla pustola, vedeva che questa subiva le fasi proprie
del processo cancrenoso, si separava la parte già mortificata lasciando una piaga
semplice che prontameutc guariva. Aggiunse l'Autore che questo rimedio sulle
prime nella sua pratica usato per curare il carboncello , l' usò in seguilo per
curare la pustola maligna e «luasi sempre in entrambi questi morbi con esito fe-
lice. Narrava di fatto aver guarito con questo farmaco dal 1823 al 1845 parec-
chie centinaia di indi\iduì travagliati da questi mali, e disse che solo due mori-
rono, perché in essi la malattia avea già fatto rapidi progressi, quando alle sue
cure furono aflìdati. Intorno al metodo di applicar questo farmaco disse l' A. che
io
— 310 —
aialtina e sera deve impiegarsi a dosi generose su tutta la parte affetta da gon-
lìore resipelaceo e da durezza , e notò clie sebbene nei casi da lui curati , la dose
del farmaco in 48 ore fosse stata di once quattro , pure in un solo caso si svi-
luppò leggiero ptialismo che con collutorii di decotto di riso e con l'uso interno
dei fiori di zolfo a piccole dosi in poco tempo guari. — I felici risultanienti di (fue-
sta pratica, aggiungeva l'A. , da più anni gii\ seguita dagli alunni della sua scuo-
la, sono ora cosi generalmente conosciuti, che l'istcsso uomo volgare, e le don-
nicciuole da trivio , appena osservano svilupparsi la malattia in discorso , facile a
riconoscersi , subito usano e consigliano l'unzione di unguento di mercurio: sic-
ché conchiudeva può ora siffatto farmaco ritenersi come lo specifico di questi
mali, sia qualunque l'età, il sesso, il temperamento e le condizioni dell'amma-
lato, sia qualunque l'anamnesi da cui risultasse, sia qualunque la complicazione
collattualit;'! del male e coi suoi diversi gradi d'intensità e di malignità, ec.
Aperta la discussione sulla memoria del prof. Reina letta nell'adunanza del
di 27, si discusse lungamente e vivamente sulla preferenza da darsi nel più
de'casi di calcoli vescicali alla litotrisia o alla cistotomia, e tornava in campo cosi
una questione lungamente agitata nel VI Congresso. Il dott. Piccolo soslenea
che la litotrisia deve ritenersi come metodo generale, e come eccezionale la ci-
stotomia ; e per confortare questa sua opinione ricordava quindici casi di lito-
trisia in Napoli felicemente guariti , e diceva gli esiti infausti potersi attribuire
ad imperizia dell'operatore, sostenendo che la litotrisia non dovesse ritenersi
che come un'operazione appena più molesta del cateterismo ripetuto. Aggiunse
che col metodo a cucchiaio può evitarsi il pericolo di poter lasciare frammenti
in vescica ; pericolo d'altronde da cui non è esente la cistotomia. — Il prof. Giam-
pietro oppose che tre individui, dei 15 casi accennati dal dott. Piccolo, mori-
rono in conseguenza dell'operazione, e sostenne che ancora non si hanno fatti
abbastanza numerosi e indubitabili per poterci indurre a ritenere come metodo
generale la litotripsia, e la cistotomia come eccezionale. — Il prof. De Lisio ri-
cordò altri fatti di litotrisia d'esito infelice, e dopo varie riflessioni in propo-
sito dei prof. De Rensis, Castellacci e del Segretario Secondi, si conchiuse che
dai fatti finora conosciuti , la litotrisia si debba più tosto ritenere come metodo
dì eccezione anzi che no.
— 311 —
Dopo ciò si discusse sulla cura della fistola lagrimalc mediante la cannula
proposta dal doti. Beaufort, ed il prof. Pugliatli consigliava di unire all'uso di
(letta cannula la cauterizzazione; e disse dippiu clic (|uesta sola guarisce la ma-
lattia in discorso più prontamente e più sicurauiente di qualunque altro me-
todo, non producendo che breve e tollerabile dolore. Aggiunse clic l'inconve-
niente dell'epifora attribuito a questo metodo guarisce in seguito in due o tre
mesi , e per confermare il suo principio citò molti casi osservati nella sua pra-
tica.— Il prof. Castellacci parlò pure in favore della causticazionc , ed .iggiunse
che la ghiandola lagrimale si atrofizza e l' epifora guarisce , non altrimenti che si
atrofizza la parotide nei casi di fistola del condotto stenoniano. — Il prof. Pel-
lizzari ricordò che la questione è volta sull'esame di preferenza da accordarsi
nella cura della fistola lagrimale alla cannula di Beaufort ; o a quella di Dupuy-
tren o al chiodo di Scarpa. — Il cav. Grassi e Giampietro sostennero che la can-
nula di Beaufort somigliando a quella di Troja debba avere l'eguale inconve-
niente, cioè di chiudersi con faciUtà.
Il Presidente — (;av. L. Santoro
Raffaele
i Giovanni R
( Gii SEPPE Si
I Segretari •
Secondi
ADUNANZA
DEL GIORNO 30 SETTEJIBRE 1813
-9K-C-
LiETTo od approvato il processo verbale dell'adunanza precedente, il doti. Ba-
rone Beaufort pregò il Presidente di far compruovare — se è ^ ero elio la sua
cannula è eguale all'altra di Troja; e se, in opposizione ai cinque casi di guari-
L'iono che egli addusse, si possa in essa ammettere la possibilità degli inconve-
nienti a quella attribuiti —
il prof. Olivieri parlò della legatura della carotide primitiva, che dice aver
egli eseguito il primo in Napoli con esito felice per ferita del suddetto vaso pro-
dotta da arme di punta e taglio. In proposito accennò i diversi metodi usati per
curare gli aneurismi e frenare le emorragie, e ritenne come più generalmente
applicabile e di esito più sicuro il metodo della legatura. Espose le varie ma-
niere di eseguirla, di ciascuna ricordò i pericoli e gl'inconvenienti, dichiarò
preferibile la legatura permanente che disse aver usato in venlisei casi con felice
successo.
Il dott. De Marco espose un nuovo metodo di cistotomia, col quale si pe-
netra in vescica per la fossa retto-sciatica, ossia per quello spazio che sta fra
la tuberosità dell'ischio e l'intestino retto. Cosi egli dopo aver riempila la ve-
scica di un liquido amollicntc eoa apposita siringa, e vuotato l'intestino retto,
— 313 —
nello spazio or connato, col litoloniu ordinario pratica un taglio di due pollici,
e con esso litotonio scorrendo sulla guida ])enctra in vescica clic taglia dal collo
in pili por lo spazio di l.'i linee. L'A. crede die questo metodo sia preferibile a
qualunque altro nella donna, e sia di eccezione al taglio laterale nell'uomo;
crede ancora [lotersi cosi colla solita tenaglia estrarre grosse jiietre senza peri-
colo di emorragia, né di fistola consecutiva.
Il prof. Sorrentino discorse di un vizio di conformazione dei genitali mulieliri,
e mostrò un pezzo anatomico in cui l'uretra, la vagina ed il retto aveano un
apertura esterna coiiuiue. Poi egli proponeva una questione di medicina legale,
e domandava — una donna cosi conformata può contrarre matrimonio? E se
questo trovasi già contralto si può sciogliere? — L'A. opinò affermativamente
sulla seconda dimanda, e negativamente sulla prima.
Il dott. Caldani parlò della paracentesi della membrana vaginale , e conside-
rando i danni die seguirebbero al deviamento od uscita della cannula del Iro-
carre dall'apertura praticata , proposo una modificazione dello strunienlo all'og-
getto di evitare gli accidenti or notati. Cosi alla cannula del trocarre altra can-
nula interna aggiunse quattro linee più lunga, e collocata in modo che spin-
gendola dopo averne caccialo il punteruolo, per tre forami aperti nella cannula
esterna scappan fuori tre punte curve collocale con la loro convessità al testicolo
colla concavità alla vaginale e perciò alle ad impedire il deviamento e l'uscita
della cannula. (Veil. Tav. I.)
Il prof. Ippolito espose l'esame comparativo di due melodi per la legatura
dell'arteria vertebrale: parlò della diflìcoltà di formar la diagnosi dell'aneurisma
di questa arteria , e con due esempli confermava il suo concello. Per allontanare
poi quant'é possibile tale dilTìcoltà di diagnosi, ed evitarne gli errori notò l'A. i
sintomi atti a farcela distingiiere dall'aneurisma di alcuno dei rami posteriori
della carotide esterna e dell'occipitale, coi quali potrebbe scambiarsi. — Infine
descrisse un suo processo operatorio per la legatura della suddetta arteria verte-
brale già pubblicato per le stampe sin dal 183o, e che egli per ragioni analo-
niiclie raccomandò a preferenza di quello in seguito proposto da Velpeau. Con
questo suo metodo egli , accanto al margine esterno del muscolo sterno-cleido-
mastoideo^ e quasi fin sopra la clavicola taglia la |)elle, il muscolo pellicciaio,
— .lil-
la cellulare Quelle giunge al muscolo scaleno, tra la cui parie interna ed il mu-
scolo luogo del collo trovasi l'arteria vertebrale in una guaina. LA. consigliò
di aprir questa guaina con una slecca di avorio, per allontanar l'arteria dalla
\eiia compagna ed allacciarla.
Si discusse sulla cura del carbouccllo e della pustola maligna intorno al quale
argomento il dott. Marati lesse una memoria nell'adunanza precedente. Il dot-
tor Pandarese avuto riguardo al gastricismo ed ai sintomi inflammatorii che ac-
compagnajio quasi costantemente i suddetti morbi , diceva insulTiciente a gua-
rirli il solo uso della pomata mercuriale, ma dichiarò che fosse utile se associala
ai salassi, e ad un metodo antiflogistico generale. Accennò che l'istesso Ferra-
mosca che fu il primo ad usare tal rimedio , finalmente si convinse che il solo
suo uso è insufTicicnte. Dichiarò infine non esser suo divisamento impugnare i
fatti riferiti dal preopinante, e disse che la differenza dei risultamcnti nell'uso
del mercurio potrà forse dipendere da differente condizione topografica del paese
in cui il sig. Marali ha osservato e curato la malattia in quistione.
Il doli. Marati rispose che egli ha riferito coscienziosamente i fatti osservati
che sono analoghi a quelli del Ferramosca, e crede non potersi distruggere coi
ragionamenti.
Il prof, de Rensis dichiarò anch' egli di non volere impugnare i fatti riferiti
dal benemerito Marati, e disse che il Ferramosca, come si rileva dalla descri-
zione che egli fa del carboncello l' ha equivocato colla pustola maligna , malat-
tia essenzialmente diversa per ragion produttrice , per isvolgimento di sintomi
e progresso del male, per le conseguenze e i risultamenti. Cosi espose che la
pustola maligna si sviluppa per causa esterna, comincia da una località , il male
fa rapidissimi progressi e l' infermo muore in pochi giorni ; nel carboncello l'ele-
mento del male sta nell' individuo , per cui precedono gli sconcerti generali ,
aumentano col suo sviluppo che per lo più cresce per gradi e lentamente.
Dopo ciò egli ammetteva che coli' uso del mercurio incitando l'idrargirosi si
possa guarire la pustola maligna che deriva da elemento straniero all'ammala-
to , ma negava che potesse produrre eguali effetti nella cura del carboncello che
nasce da elemento esistente nell'individuo. Rispondeva Marati ammettendo noi
due mali diversità di forma, e convenne che l'elemento nella pustola maligna
— 315 —
viene dall'esterno, nel carboncello è sporadico; ma riteneva come identico il
processo morboso, d'onde eguali effelti dall'istesso metodo di cura, come ha
osservato nei fatti riferiti e in molti altri raccolti in ventidue anni di sua pratica.
Il Presidente confermò il parere del prof, de Rensis circa la differenza dei
due morbi , disse che è diversa la loro natura , i sintomi , le parli del corpo su
cui si sviluppano, e ricordò che la pustola nialig^ia non presenta sintomi d' in-
fiammazione ma spesso un edema quasi lucido che la circonda. Non pertanto
disse che il mercurio può esser utile nell'uno e nell'altro caso, ma che vi sia
bisogno di ripetute sperienze per conoscerne i risultamenti.
il Presidente — Cw. !.. .Sa.ntobo
(ìiovANNi Raffaele
1 Segretari {
I GicsEPPE Secondi
/ADUNANZA
DEL GIORNO 1." OTTOBRE 1845
Ijetto
ro ed approvato il processo verbale dell' adimauza precedeuleil Segretario
Secondi fé' dimostrazione degli strumenti che aiutano la diagnosi dei calcoli nella
vescica orinarla, adempiendo alla promessa fatta nel Congresso di Milano; e
sono approvati dall'Assemblea. Consistono in due mezzi uno acustico, l'altro
pneumatico. Per il primo una larga siringa elastica di avorio recisa tosto dopo
gli occhielli, che s'introduce cieca e rimane aperta ritirando un maschio di estre-
mità conica costituito da una comune sciringa di gomma elastica di diametro
proporzionale alla continente d'avorio, ed uno sciringone d'acciaio alquanto
più sottile dei conosciuti , terminante con cinque o sei spire del diametro di
mezzo pollice ognuna. Impedito il contatto del metallo colle pareti dell'uretra
per mezzo della canna d'a> orio , il suono prodotto dal calcolo giunge libera-
mente all'esterno e le spire ne favoriscono l'oscillazione. Per il secondo serve
una sciringa di metallo eguale di forma alle comuni, colla differenza che l'estre-
mità cieca mercè uno stiletto integrante , la conicità rimane come recisa ritiran-
do questo appena cnlri quella in vescica : allora alla estremità esterna di lei , che
un aiutante tien ferma , si unisce un piccolo stanlufo e serve in modo che pog-
giando l'estremità interna sulla superlicie del calcolo esce con la forza dello slan-
— 317 —
tuffo l'orina, ed all'opposto infossandosi di qualche linea nel tessuto costituente
un tumore ciie mentisce presenza di calcolo non può uscire il fluido vesci-
calc. ( Veà. Tai\ II. }.
Il dott. Stefano Mollica comunicò e dimostrò con una tavola un caso di grave
elefantiasi scrotale guarita da lui mercé profonde incisioni ripetute a conve-
nienti intervalli coll'aggiunta di bagni aromatici ed irritanti a vapore, in modo
da concorrere coi tagli al riordinamento fisiologico di quella cute coriacea che
da principio quasi non permetteva alcuna speranza di guarigione. Partecipa di
aver questa ottenuta in poco più di due mesi dando internamente l'arsenico a
dose refratta, ed incoraggia i chirurgi a non volere in simili casi abbandonare,
come molti (anno, gl'infermi , ma tener conto di queste sue partecipazioni e ri-
petere gli utili tentativi di siffatti rimedi.
11 dott. Delisio ragionò sopra una litiasi arteriosa degli arti inferiori, e dietro
la fatta indagine anatomico-patologica di quella, asserisce l'esistenza di quattro
tuniche nelle arterie , cioè epitelio , membrana interna , media , ed esterna ; giu-
dicando anche, per il fosfato di calce riscontrato fra la tunica interna ed il suo
epitelio , essere la natura di quelle membrane anziché sierosa della stessa natura
del periostio.
Riferiva quindi un caso di aneurisma popliteo traumatico seguito dall'am-
putazione della coscia che trovava notevole por emorragia avvenuta quattordici
giorni dopo la prima allacciatura o per una seconda allacciatura che produceva
cangreua secca con caduta spontanea della gamba : fece osservare che la flogosi
aneurismatica può essere stata prodotta da un'apoflsi abnorme lunga un pollice
trovata dietro il condilo esterno del femore , notando pregevole la guarigione del
moncone in soli otto giorni ad onta di tante circostanze sfavorevoli , in mezzo
alle quali l'arteria fra la prima legatura ed il cuore non offri grumo alcuno.
Per ultimo parlò di un aneurisma vero della grandezza di un pugno nell'ar-
teria succlavia sinistra, il quale scomparve dietro lo sviluppo di esteso infiltra-
mento sieroso allo scroto ed agli arti inferiori. Ne dedusse die negli aneurismi
ùv\i dilatazione di tutte le tonache del vaso e ch'essi possono guarire talvolta
anche con moderati rimedi interni e locah e coll'ajuto di mali minori di fa-
cile cura.
41
— 318 —
Il prof. Grillo lesse una sua memoria colla quale dietro rivista di necrosco-
pie dirette da lui , e fatti patologici opportuni trova ragionevole asserire che le
cosi dette valvole siginoidcc del cuore meritano iiiù precisamente il nome di
membrane sigmoidee ; negò la loro potenza ad impedire il moto retrogrado del
sangue , o produrre in istato patologico il rumore di solTietto nelle arterie mag-
giori : citò poi a conforto delle proprie sentenze le osservazioni di Morgagni ,
Lobstein, Burns, Testa e di altri. Progredendo cosi con la esclusione del loro uf-
ficio valvolare attribuì i fenomeni morbosi creduti deiivanli da esse a stringi-
mento dell' orificio dell'aorta e ad altre influenze patologiche che lungamente
descrisse, e finalmente espose il suo parere intorno all'uso diverso delle nomi-
nate pliche sigmoidee facendo differenza fra quelle dell'aorta e le altre dell'ar-
teria polmonale.
Il cav. prof. Castellacci mostrò all'adunanza più pezzi di ramoscello di salice
con incrostazioni lapidee in essi formatesi ; uno de'quali a\ ea la lunghezza di
palmi due ed un quarto: tutti estratti operando la litotisia mediante il litontrit-
tore di Leroy d'EtioUes in un individuo che 50 giorni prima se li a^ea intro-
dotti in vescica per l'uretra coli' idea di liberarsi da un calcolo incuneato nella
stessa. Mostrò anche un pezzo patologico di tumore osseo che riempiva la cavità
della bocca alterando j)iù della metù della mascella inferiore nel lato sinistro;
che narrò di avere amputata trasversalmente ottenendo adesione primitiva della
ferita con guarigione durevole dell' ammalato.
la fine il doti. Ingrao lesse 1 suoi risultamenti clinici nella cura della pustola
maligna dominante nel Comune di Grotte in Sicilia. La dichiarò di natura flogi-
stica con tendenza immediata alla cangrena, accompagnata da alterazione gastri-
ca con facile diffusione al sistema nervoso. Ne propose la cura col caustico po-
tenziale od attuale secondo il grado di malignità, dando internamente la china
e gli acidi : brama quindi si tenti l'aiuto dei mezzi generali antiflogistici nei pri-
mi periodi del male e negli ultimi gli eccitanti. Conchiuse deplorando la man-
canza di sufficienti illustrazioni intorno alla patogonia di questo morbo ed in-
vitò i pratici a voler decidere intorno alle anomahe di lei , intorno ai gradi di
malignità , alle complicazioni e alle norme più sicure per prevenire e combattere
questa gravissima malattia.
— 319 —
In adunanza straordinaria che si loniic alio spedale degl'Incurahili il profes-
sor M:ijor di Losanna dette pratiche dimostrazioni del suo modo di sempliO-
care i bendaftgi contentivi e gli unitivi. Intese a persuadere potersi sostituire a
quasi tutte le fasciature l'applicazione di pezzi di tela di flgura triangolare ina-
midati , mostrandone varie. £ basato questo uso ch'egli fa dei pezzi di tela Irian-
golari a formarsi con uno il punto di appoggio , al quale attacca poi con nodi o
spille l'altro continente la parte ammalata o le sostanze medicamentose di locale
applicazione. Manifesta la sua pratica di preferire quasi sempre le bagnature ad
ogni sorLi di empiastro ed evitare la rapida evaporazione soprappouendo alia
tela bagnala un' altra che sia cerata. Fece vedere i suoi cateteri, un suo pessa-
rio di cera e la rete metallica da lui usata nelle fratture. Aggiunse poi essere di
sua preferenza nella cura delle piaghe mettere per primo contatto un pezzo di
velo liscio, il quale staccalo in un angolo , si leva la locale applicazione senza
alcuno irritamento o stirature delle superficie cruente.
Essendo vicino lo scioglimento del VII Congresso , il prof. Pagano di Novara
credè opportuno di esprimere i sensi di stima e di gratitudine di tutti con que-
ste poche ma calde parole :
« Interpetre dei sentimenti di questa dotta sezione colgo volentieri questa oc-
casione per intrattenere un istante la nostra Presidenza , e manifestarle quali sie-
no i pensamenti di lutti quelU che qui ebbero l'onore di assistere alle pubbliche
discussioni ».
« Noi tulli che delia bella e colta Italia facciam parte, uniti agli Esteri che ci
accompagnarono vogliamo alla Presidenza innalziu- preghiera perché voglia de-
gnarsi di far pervenire questi nostri pensieri al Presidente Generale del settimo
Congresso , onde si sappia , che sensi di alta ammirazione e gratitudine stanno
scolpiti nei nostri petti per l' Augusto Monarca , il quale con tanto amore e pro-
tezione ci accolse : che nessun di noi cancellerà dal suo cuore la memoria di un
Presidente Generale che con tanto sapere , con tanto cuore, con modi si rari sep-
pe degnamente attirarsi l'ammirazione del settimo Congresso Italiano e della no-
stra Sezione specialmente , la quale sotto ogni rapporto conserverà di Lui eterna
memoria. Stia scritto ovunque, che i Napoletani non ci trattarono come fore-
stieri , ma che ci abbracciarono come coUcghi , come amici , come fratelli. L'ora
— 320 —
della nostra parlenza alii troppo presto si avvicina, e si avvicina non senza do-
lore! Il nostro animo ne{;li istanti di abbattimento e di crucio quante volte non
sarà sollevato in rammentando (juci bei momenti che con tanta festa ci acco-
glieste , con si bei sentimenti ci abbracciaste ! Ve lo ripetiamo una seconda vol-
ta; l'ora della nostra partenza troppo presto si avvicina, e con molto dolore
dovTcm lasciare questa parte eletta di Italia e tanti dotti e buoni amici , che ci
convinsero ad apprezzare questo bel Paese.
Tutta l'assendjlea applaudiva commossa , e'I Presidente scioRlieva l'Adunanza.
il Presidente — t.vv. L. Santoro
( Giovanni Raff
Segretari <
( Giuseppe Seco
AELE
SEcoNm
ADUNANZA
DEL GIORNO 2 OTTOBRE 1845.
MJETTO
ro ed approvato il processo verbale dell'adunanza precedente il prof. Ma-
scari descrisse e mostrò all'assemblea uno strumento elastico di metallo, che
disse avere sperimentato utilissimo nella cura de' tumori del sacco lacrimale, e
per impedire la riproduzione delle fistole operate di questo sacco.
Poi il prof. Trincherà lesse una sua memoria nella quale trattò del modo come
render più facile il taglio nel denudamento profondo dell'intestino retto, e mo-
strò all'adunanza il disegno di un coltello di sua invenzione per eseguirlo. In
questa sua memoria, dopo aver accennato i metodi usati negli andati tempi per
praticare l'operazione in discorso , notò , che sovente nelle fistole compiute e di
vecchia data occorre di osservare l'intestino denudarsi qualche pollice al di so-
pra dell'interna apertura della fistola. Aggiunse che tal fatto è più frequente nelle
fistole cieche esteme , massimamente quando queste hanno un cammino curvi-
lineo. In tali casi, egli dicea, molto più se l'ammalato mal si presta alla mano-
vra necessaria, succede spesso, che il taglio che si pratica non comprenda tutto
il .seno fistoloso, o lasci in alto qualche porzione dell'intestino denudato; cui
sebbene alcune volle è riuscito all'autore di guarire dopo l'operazione, or con
cure generali dirette alla causa sostenitrice, or coli' uso del caustico; jiiù fre-
quentemente però la malattia ha persistito, minacciando di tabe il paziente:
d'onde la necessità del taglio. Poco contento V \. dei metodi sinora usati per
eseguirlo, senti il bisogno di modificare quello di Desaull ed inventò un col-
— 322 —
lello nascosto che nel fatto corrispose ai suoi desideri. Lo mostrò all'adunanza,
e ne spiegò il meccanismo, f Ved. Tav. I.)
Ad un manico di legno , egli disse , afTidai una retta canna di acciaro lunga sei
pollici, di forma cilindrica, di-l diametro di una linea e mezza, arrotondata nel
suo estremo , ove presenta una fenditura che prolungasi per tutta la sua lun-
ghezza. Essa nasconde un resistente coltello che fissato nel terzo inferiore ad
ipomoclio, è capace di due movimenti. Ad angolo molto ottuso si prolunga tale
coltello in un manubrio lungo duo pollici , che fissalo da una sottostante molla,
tiene nascosto nel suo metallico invoglia la parte tagliente dell' istruiucnto, che
lunga un pollice e mezzo , si termina in una punta triangolare molto aguzza e
pungente. Compresso da basso in alto il manubrio , manda fuori dell' estremo su-
periore della canna per due linee l' apice pungente e tagliente del coltello : av-
vicinato il manubrio al manico dell'istrumento, tutta la lama descrive un pic-
colo arco di cerchio allontanandosi dal suo involto. —
— L'uso di questo strumento, continuò r.\., riusci felicissimo, perocché in-
trodotta la canna nel cavo del denudato intestino , ne spinsi lo estremo sino alla
parte più alta ed inaccessibile al dito: messo il canale di legno dalla parte del-
l'ano ne situai la parte concava in corrispondenza dell'apice ottuso dello stru-
mento: spingendo sul manubrio ottenni con semplicissimo taglio il perfora-
mento nel sito più alto della membrana malata che fu compiutamente spaccala
dall'uscita del nascosto coltello che feci strisciare lungo il concavo della guida
di legno. — Assicurò l'A. che sin da otto anni ha usato questo metodo nella sua
pratica, in tutti quei casi che, operata la fìstola, l'intestino superiormente e in
luogo inaccessibile al dito è rimasto denudato; e. disse di essersi convinto:
1.° che rende più breve il tempo dell'operazione, liicendosi nel metodo di De-
sault in tre tempi l'introduzione degli strumenti ; e solo in due tempi nel me-
todo suo : 2." che con questo strumento , anche usato da alcuni non pratici , non
mai si corre pericolo di ferire la parte sana dell'intestino: 3." che nell' intro-
durre lo strumento non si può ferire e perforare la membrana denudata avanti
di giungere al suo fondo : 4." che si può usare più comodamente negl' indi^^-
dui timidi i quali non permetterebbero l'introduzione di un coltello tagliente:
!i." infine che l'operatore non ha bisogno di aiutante.
— 323 —
In seguito il doU. Caccioppoli parlò dt'ila paracenlesi nelle ascili e consigliò
di praticarla a])pena la si può senza pericolo di ferire i visceri sottostanti, e non
a malattia inoltrata. Dichiarava che questa pratica non è nuova, ma aggiungeva,
che siccome l'uso della stessa non è tanto comune, quanto l'utile dell'umanità
lo richiede , cosi credeva ben fatto di estenderlo ; imperciocché se non guarisce
rende più elTicaci le cure interne, od almeno la riproduzione del siero succede
più lentamente. Confortava quest'idlimo concetto narrando due casi osservati
nella sua pratica , riguardanti due indi>idui che punse uno ventisette volte,
l'altro diciotto, e nei quali osservò che !a riproduzione del siero succedea più
lentamente quando eseguiva la paracentesi avanti che la raccolta sierosa sten-
desse ulteriormente le pareli addominali. Notava però esser necessario differire
l'operazione nel caso che vi fosse infiammazione addominale.
Il prof. Bresciani-De-Borsa espose un caso di esteso squarciamento vagino-
peritoneale con ernia strozzata, prodotto da operazione ostetrica strumentale.
Narrava egli che il chirurgo operatore volendo applicare il forcipe, e facendo
sforzi violenti per collocarne la prima branca fra l' utero e '1 feto , com' egli
credea, staccò quello dalla vagina; e per l'apertura vagino-peritoneale che pro-
dusse colla branca del forcipe, senza punto avvedersene, penetrò nell'addome.
E poi trovando ostacoli insormontabili nell'applicazione della seconda branca,
estrasse quella già applicala e tentò di operare la versione podalica del feto: ma
colla sua mano , invece di penetrare nell'utero, si trovò in un laberinto inespli-
cabile. Cercò dunque l'aiuto di un collega che accorse: anch' egli sulle prime si
trovò in eguale imbarazzo , ma poi penetrò nell'utero ed operò la versione e
l'estrazione del feto. Diminuito cosi il volume dell'utero un'ansa intestinale
sboccando per l'apertura utero-peritoneale si mostrò protrusa in vagina : a que-
.'ta nei giorni appresso segui un'altra, d'onde poi i tormini viscerali, il singhioz-
zo i vomiti. Le anse intestinali protrusc erano nello stato di cancrena e cosi la
vita della paziente volgea al suo termine. Fu questo lo stato in cui la trovò
l'Autore quando fu chiamato per soccorrerla. Si anVellò egli ad eseguire il me-
todo da Scarpa raccomandato in casi simili, cioè d'intestino protruso e cancre-
nalo, ma pure nella notte seguente l'infelice mori. La vagina era lacerala a si-
nistra per 2 pollici circa in quel suo fondo cieco ove all'utero si cougiungc; e
— 321 —
la lacerazione di essa si prolungava sul sacco periloncale. A quale operazione,
domandava l' A. , devo ricorrere il chirurgo in un caso simile chiamato in tempo
opportuno ? E dopo aver dicliiarato il tamponamento vaginale insulTiciente a
mantenere le intestina ed impedire la loro protrusione , proi)ose la sutura dello
squarciamento da eseguirsi nel modo seguente. Estendendosi la lacerazione d'a-
vanti in dietro, e rasentando la parte esterna sinistra dell'utero nel quale non si
possono passare gli aghi per eseguire la cucitura, consigliò l'A. di applicare uno
specolo a branche , e con asta metallica ad uncino ottuso poggiata nel mezzo
del margine <lella lacerazione , di spinger questo margine all'esterno e a sinistra.
Cosi la direzione della fenditura diviene trasversalo a' due margini , in avanti
l'uno, l'altro in dietro. Allora con porta-aghi si passa un ago curvo nell'estre-
mità della scissura che corrisponde al lato dell'utero, e si applica cosi un punto
di cucitura che si stringe col serranodo. Con questo meccanismo si applicheran-
no tanti punti quanto conv iene alla estensione della scissura. Spera l' A. di po-
ter trovare riuniti i margini della scissura verso il terzo o quarto giorno , alla
qual" epoca egli consigliò di togliere i punti applicati. Ammetteva d'altronde che
con questo metodo accanto all'utero facilmente resterebbe una fisloletta vagino-
addominale, ma tale inconveniente, egli diceva , non è punto paragonabile a
quello che esisteva , cioè ad un'ernia entero-vaginale ; né disperava interamente
che tra 1' estremità della scissura e l' utero una linfa plastica si formasse che
quella a questo riunisse. Del resto egli conchiudea — io non vi esposi che un
mio pensamento ; correggetelo, modiflcatelo voi o illustri congregati. Cosi potrà
dirsi che il metodo da me proposto, fu qui perfezionato in questa classica terra
che si gentilmente accoglie il VII Congresso: in questa terra in cui han fiorito
e fioriscono un Santoro, un de Iloratiis, un Pelrunti, un Galbiati, un Cattoli-
ca, un Civita , un Raffaele che non ha guari pubblicava un'opera di ostetricia,
la quale agli occhi degli ostetricanti imparziali è un tesoro di pratica, e meritava
gli applausi dei Congressi di Firenze e di Jlilano. —
Terminata questa lettura passava l'assemblea ad ascoltare la narrazione del
prof. Palma d'un caso singolare di necrosi di quasi la totalità della mascella in-
feriore , che presentò all'adunanza. Egli narrava che la nominala Errichetta Sor-
rentino travagliata sin dai suoi primi anni da pcdartrocacc svoltosi nel meta-
— 325 —
carpo sinistro , e nel metatarso destro , solTri in seguito vaste e durevoli sup-
purazioni delle ghiandole sotto-mascellari , per cui nel settembre del 1833 ri-
coverò all'ospedale dof-l' Incurabili. La regione sotto-mentale di questa infelice
dal drillo al sinistro angolo mascellare era tempestala da sordide plagile , da
seni fistolosi , dai quali plorava sanie fetidissima. Dopo alcuni mesi di cura me-
dica diretta dal prof. Cosentino l'abito generale dell' infei-ma migliorò, e forma-
tosi vasto ascesso nella regione sotto-mentale e in direzione della linea di mezzo
della mascella, il prof. Palma vi praticò una incisione. Allora vasta lamina ossea
si presentò all'apertura falla, mobilissima, ma non in islalo di potersi estrarre
senza danno dell' inferma ; per cui l'operatore si limitò ad imprimerle delle
scosse tutte le volte che medicava l'inferma, e cosi dopo qualche mese venne
fuori spontaneamente un lungo e largo pezzo osseo, ossia tutta la parte di mezzo
della mascella inferiore, e in seguito i condili. E qui l'A. notava l'ammirevole
processo della natura, la quale mentre lavorava per l'eliminazione dei pezzi os-
sei necrosali , altri ne forma\ a per rimpiazzarli ; sicché un pezzo osseo non ca-
deva che quando la formazione di un altro sullo stesso modellato era già com-
piuta, per cui la faccia dell'inferma non mai presentò forma spiacevole. Notava
ancora l'A. che questo fatto per l'estensione dell'osso necrosato e per le parti-
colarità presentate può reputarsi come unico nella scienza. Conchiudeva infine
che lasciando dall' un dei lati la questione se il fallo narralo debba riguardarsi
come effetto di rigenerazione ossia riproduzione compiuta, ovvero come tra-
sformazione degli adiacenti tessuti, si contentava di avere compruovato il fatto
esposto di distacco o sequestro dell'intero osso mascellare, e contemporanea-
mente il rimpiazzo dello stesso , sia qualunque la natura di questo nuovo pez-
zo. Il Vice-Presidente prof. Burci che in compagnia del prof. Zannelti avea vi-
sitalo la donna che fu soggetto della narrata osservazione, disse, poter la mede-
sima , per riproduzione di sostanza dura e per forma alquanto simile alla na-
turale mascella , mordere e masticare sostanze resistentissime , e conservare non
dispiacevole apparenza nella faccia. Dissertò' lungamente in proposito e provò
l'importanza di questo pezzo patologico, non tanto perdi' è rarissimo che tutta la
mascella inferiore si necrosi , quanto perché rispetto all'estensione fornisce un
esempio notevolissimo nella istoria della necrosi di detta mandibula. Della quale
42
— 326 —
in fine ricordò varie forme , non esclusa quella di necrosi con capsula e se-
questro.
In sciniito il sogrctai'io Raffaele (larlò del parlo pmnaluro periodico, e per piu-
slilieare il titolo adottato, narrava la storia riguardante una donna di tenii)ora-
nienlo linfatico-nervoso che in nove gravidanze consecutive, costantemente e
periodicamente ad otto mesi e mezzo di gravidanza partoriva un feto morto. Nar-
rava l'A. che sintomi precursori e specialmente una tosse secca sin dai sette
mesi e mezzo della gi-avidanza ainiunziavano la catastrofe che dovea seguirne,
e nota>a che i moli del feto erano folli e frequenti (ino ad otto mesi e mezzo
circa , epoca in cui cominciavano a divenire più deboli e più rari , finché verso
il quarto giorno svolgcansi un freddo intensissimo ed un vomito violento , se-
gni quasi certi della morte del feto. A questi sintomi , dopo una mezz' ora suc-
ccdea reazione febbrile , e nello spazio di 24 ore senza gra\i dolori veni\ a il
feto espulso. Notava l'A. che le fregagioni con unguento mercuriale, le de-
cozioni ed i succhi vegetali creduti più opportuni, il rob, i bagni di mare, i ri-
medi ferruginosi non mai produssero alcun utile risultamcnto ; ed aggiungeva
che questa donna affidatasi alle sue cure nel corso dell'ottava gravidanza, pose
egli ogni studio per indagare la causa dell'esposto fenomeno, per la moltipli-
cilà delle volte, e per la costanza dell'epoche in cui sempre succedca, forse uni-
co, egli dicea, negli annali della storia ostetrica. Nell'esame istituito trovò gli
arti addominali della donna coperti di giossissimc varici, clie montando verso
la parte interna delle cosce , serpeggiavano sui genitali esterni e internavansi nel
bacino. Quindi suppose che lo stato varicoso di questi vasi rallentasse la circola-
zione uterina ; d'onde una congestione in quest'organo, lo scollegamento della
placenta, il parto prematuro. Sperò egli dunque trarre profitto dall'uso del sa-
lasso di poco sangue frequentemente ripetuto , ma invano ; giacché alla solita
epoca i consueti fenomeni si svolsero ed il parto prematuro successe. Il feto di-
ceva l'A. era bene sviluppato, ben nutrito ; la placenta ipertrofica, ed il suo vo-
lume, per la quantità del siero che l'infiltrava, era enorme: le diramazioni va-
scolari erano come tanti cordoni tesi duri e in ([ualche punto ossificati. E (|ui
egli ridettcva che quand'anche questi caratteri si volessero ritenere, non allii-
menti che Mekel/come segni della maturità e della vecchiezza della placenta.
— 327 —
|H)lrebboro solo bastare a spiegarci la causa del parlo prematuro , non mai della
morte del feto. Nò si può supporre, continuava, che i vasi placentari s'indu-
rassero e si ostruissero istantaneamente, per cui non si può aminellere che il
feto morisse di asfissia per difetto di sangue revi/icato dalla circolazione placen-
tare; e neppure per difetto di elementi nutritivi, giacché nacque nutrito più del
consueto. Si sa però, riflettca l' A., che la placenta organo della rcviOcazionc del
sangue , e mezzo di trasmissione dei materiali nutritivi dalla madre al feto, deve
potentemente influire sulla salute e sulla vita di esso, per cui dev'essere causa
dellalwrto e del parto prematuro più di quello che lo s'immagini; ma dichia-
rava, nello stato attuale della scienza, non potersi assicurare qual fosse stata la
vera causa della morte del feto nei casi narrati. Egli dunque limitava per ora
le sue ricerche a sapere qual debba essere la condotta dell'ostetrico in ci«i si-
mili, e domandava — Se questa donna divenisse nuovamente gravida, com'è
probabile, aspetteremo che desse alla luce un decimo cadavere? Giacché, egli
contiimava , le cure sin' ora praticate non produssero alcuno risultamento utile,
l'arte non ha altro a tentare per assicurare la vita spirituale e temporale del fe-
to? E qui considerando che la vita del feto nel caso in quislione, come lo pro-
vano i suoi movimcuti, si mantiene valida e forte sin oltre l'ottavo mese ; ri-
flettendo che l'utero che lo contiene, come l'esperienza de' falli narrati l'ha
provato, dopo quest'epoca da organo d'incubazione e di sviluppo i>el feto, si
cangia in sua tomba ; e ritenendo come assai probabile e quasi certo , che se ve-
nisse a luce all'ottavo mese potrebbe protrarre la sua vita, o almeno si potrebbe
essere nel caso di assicurare con certezza la sua vita spirituale ; concliiuse : che
in questo o in casi simili, meglio che in ([ualunque altra circostanza, é indicato
l'uso benclìco del parto prematuro. Il Presidente confortò questa teoria, ma giu-
dicando l'argomento utilissimo e di grande importanza, slidiih che si annove-
rasse tra i quesiti da svolgersi nel Congresso di Genova.
Il dolt. Marziale rapportò un caso di ernia inguinale strozzata, e diceva che
chiamato nel secondo giorno dell'avvenuto strozzamento per curarne un' infer-
ma, ogU apri il tumore e trovò l'ansa intestinale contenuta nel sacco essere di
colore fosco violaceo, ed il tumore in molli punti cancrenato. Quindi l'operatore
si limitò ad indicare l' uso degli antisettici , non omettendo la bagnatura d'acqua
— 3-28 —
ed accio. Al quarto giorno l'intestino era sfacciato e si staccava a pezzi. Allora
l'operatore asportò tutta la parte dell'intestino cancrenato, ed esegui l'invagi-
nazione dei due estremi dell'intestino diviso, senza alcun punto di cucitura. Lo
stato deiriufernia fu gravissimo, ma ucU'undecimo giorno dopo l'esposta ope-
razione ebbe ella una evacuazione ventrale , e in seguito migliorò sempre , spe-
cialmente dopo l'uso del bagno amministratogli nel trentesimo giorno. Fu sem-
pre trattala colla limonea minerale, e col latte di asina fino al cinquantesimo
giorno , epoca in cui le si accordarono alimenti più solidi, e al sessantesimo gior-
no si trovò perfettamente guarita, se non clic quest'inferma è tuttora travagliata
da abituale stiticbezza. Concliiude^a l'A. proponendo i seguenti quesiti : 1.' co-
me si riunirono gli estremi invaginati dell'intestino? 2." nella storia cbirurgica
si trova registrato qualche caso simile? 3.° conviene sostituire questo metodo a
quello dell'ano artificiale?
In seguilo narrava il dott. Zuccbero un caso di tenotomia del muscolo sterno-
cleido-masloideo destro che egli esegui con buon successo, in una fanciulla di
anni dodici affetta da torcicollo congenito. Notava l'A. che colla tenotomia in
discorso non solo guari la fanciulla dal suddetto vizio di conformazione , ma sib-
bene l'arto toracico ed addominale destro retratti e quasi nello stato di pai-esi
giadatamente acquistarono e forma e funzione normali . E perciò conchiudeva
che il cliirui'go , in casi simili , de\c operare la tenotomia colla speranza di gio-
vare doppiamente al suo infermo. Infine il dott. Gianfale riferiva il caso di tu-
more erettile sviluppatosi sulla clitoride d'una donna, che da due anni era tra-
vagliata da blenorragia sifilitica , e che egli estirpò con buon successo.
Si discusse sull'intima struttura della membrana interna dei vasi, intorno al
quale argomento avea letto una memoria il prof. Gorgone. In proposito il si-
gnor Cannizzaro disse che le membrane tegumentarie e le sierose sono formate
da una parete interna più o meno vascolare, dove si eCfetluiscc la elaborazione
nutritiva e la secretiva , e da una parete esterna non alTatto vascolare, spesso sud-
divisa in più lamine, che può appartenere alle sierose ed alle mucose, e formare
una specie distinta. Quanto ai caratteri differenti tra le tegumentarie e le sierose
egli ricordava , che le prime formano o la sui)erficie esterna di cavità aperte ,
che per condizione indispensabile sono in continuazione ; che dove più dove
— 329 —
meno compiono una funzione escretiva e sono dotate di viva sensibilità lattile.
Considerando poi die la tunica interna delle arterie forma cavità del tutto chiu-
sa, che non si continua né colla pelle, né colla mucosa intestinale perché non
vi sono i vasi esalanti die aprunsi alla pelle, né le bocche dei chiliferi, e che
non può avere una dahorazione escretiva: considerando iuline che l'udìcio sen-
sitivo di questa tunica é diverso da quello delle tegumentarie , conchiuse che la
tunica interna dei vasi non ha alcun carattere delle tegumentarie ma appartiene
piuttosto alle sierose, specialmente per la struttura. Ammise che le tegumenta-
rie e le siei'ose si rassomigliano perché entrambe han fornito di cellule l'epi-
telio, e di libre il sottostante tessuto; ma soggiunse che ne differiscono per la
forma delle cellule e delle libre, affermando che tali forme principalmente delle
cellule dell'epitelio della tunica interna sono eguali a quelle delle sierose non
a quelle della mucosa come ha già dimostrato Weber. Aggiunse inOne che alla
tunica interna, per assomigliarsi alla sierosa, non altro manca che di formar
sacchi a due foglietti del tutto chiusi , e dedusse , che la tunica interna com-
piendo una funzione diversa dalla mucosa , deve considerarsi come una mem-
brana distinta da questa e dalle sierose. Negò poi potersi riguardare come anello
tra le sierose e le tegumentarie, giacché a queste s'avvicinano più le sierose che
la tunica interna , per cui quella e non questa egli riguarda come anello inter-
medio tra la tunica interna dei vasi e le tegumentarie.
il prof. Gorgone sulle prime domandò se alcuno può mettere in dubbio che
egli il primo preparò e divise in tre lamine la tunica interna dei vasi, e nes-
suno dei membri elevò alcun dubbio. Poi aggiunse che le opposizioni fatte dal
sig. Cannizzaro, sono quelle stesse annunciate dal prof. Fodera, e disse averle
spicciolatamente comballule nel i. ' volume della sua opera di anatomia. Ricordò
che le libre del foglietto sottostante all'epitelio delle sierose sono assai diverse
da quelle mostrate nel derme della membrana interna dei vasi. Il corpo papil-
lare, egli disse, non è osservabile anatomicamente nelle membrane esilissime
tegumentarie incluse quelle dei vasi , e le loro proprietà si scoprono mercè le
iniezioni irritanti nei vasi dei cani che disse di aver eseguito ad esempio di Bi-
chat, e di aver potuto conchiudere che la membrana interna é sensibilissima.
Quanto poi agli usi il prof. Gorgone ricordò al sig. Cannizzaro che il latte non
— 330 —
è un lluiilo eterogeneo , oppure la natura vesti di mucosa i dotti galattoferi , ag-
giimsc che il sangue, per la rapidità con cui scorre e per i principi eterogenei
die contiene deve scorrere in tubi vestiti di membrana proteggitrice ossia tegu-
mentaria. Alle osservazioni di Weiu-r citalo dal sig. Cannizzaro Gorgone oppose
quelle di Krause riportate nell'anatomia generale di Ilenlc, cioè che in mezzo
alla rete dei chiliferi ve ne sono alcuni che cominciano con estremità libere , e
disse che almeno questa osservazione merita di esser ripetuta ; e vorrebbe che
si annoverasse ai temi da trattarsi nel futuro Congresso. In ogni modo , egli con-
chiuse, ciò poco imporla , giacché essendo i vasi i primi a formarsi, e non sa-
pendo se le tuniche tutte in una volta si formano, né l'epoca di loro formazio-
ne, né quella delle membrane tegumentarie, non possiamo dire con asseveranza
ciò che succede nella primitiva formazione.
n prof. Manfrè disse che la tunica interna non può assomigliarsi alle sierose,
e come il sig. Cannizzaro, la dichiarò membrana sui generis e ricordò di consul-
tare le osservazioni di Amici.
Il prof. Tommasi disse che secondo Berres il carattere differenziale dei tessuti
sta nelle diverse forme anastomotiche dei vasi , e sostenne che dalle sue osser-
vazioni già pubblicate risulta , che la tunica interna presenta anastomosi longi-
tudinali, mentre sono arcuate nelle sierose. Aggiunse che la struttura intima
della mucosa per anastomosi dei vasi somiglia alla membrana interna, ma le
cellule intermedie sono diverse.
Il prof. Gorgone rispose che i vasi capillari in tutti i tessuti si anasforaizzano
nell'istesso modo, che si ramiGcano ma non s'intrecciano, e che quelle che s'in-
trecciano sono Gbre e non vasi.
Il sig. Dario Battaglia inviò alla presidenza una sua nota relati\a alla memo-
ria del doti. Tarsitani pregando che venisse letta. Il Presidente ha disposto di
porla nell'ordine delle letture da farsi.
Il Presidente — Cav. L. Santoro
( GiovANM Raff
Segretari <
(^ GiusEPi'E Secoj
FFAELE
Secondi
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 18io
INETTO ed approvato il processo verbale dell'adunanza precedente, il Segreta-
rio RalTacle, per parie del dott. Dubini assente, lesse il rapporto della Commis-
sione nominata ali" oggetto di replicare le osservazioni microscopiche del pro-
fessor Gorgone sulla struttura della tunica interna de' vasi; commissione la quale
approdò e confermò le osservazioni dell'Autore. II segretario Secondi propose
che questa memoria fosse inserita negli atti originalmente. Poi il prof. Pagani
di Novara lesse il rapporto di altra Commissione incaricata dell'esame dell'opera
di ortopedia del dolt. Barone Beaufort, che fu lodata, ma dichiarata non com-
piuta quanto vorrebbe l'esattezza storica della scienza. Altro rapporto lesse il
prof. Felice de Rensis della Commissione nominata per giudicare se la can-
nula proposta dall' istesso Beaufort per curare la flstola lacrimale fosse eguale o
pur nò a quella di Troja ; e disse esser da questa differente. InQne il ]>rof. Bre-
sciani-de-Borsa lesse il rapporto della Commissione incaricata di esaminare il
nuovo compressore di arterie, e l'apparecchio ad estensione permanente nelle
— 332 —
fratture del femore, del dott. Brcsciainiii , de' quali la suddetta Commissione
dichiarò clic sono poco dissimili dai giù conosciuti (Ij.
In seguito il prof. Carbonai presentò all'Assemblea alcuni modelli in gesso
riguardanti indi\ idui operati di ortopedia ; ed esposo che avendo egli rilevato
dal n.° l del Diario del VII Congresso, al (juale fino a quel giorno circostanze
imperiose gli aveano impedito di concorrere, che erasi agitata la quistione circa
la convenienza e la possibilità del taglio de' muscoli della spina nelle deviazioni
spinali; e cui alcuni membri avendo impugnato appoggiandosi principalmente
a mancanza de'falti ben confermati, credeva perciò far cosa grata e non inutile
alla Sezione narrandone alcuni osservati nella clinica ortopedica Fiorentina che
egli dirige, e nel suo istituto privalo. Cosi egli diceva che avendo avuto a cu-
rare un numero non piccolo di deviazioni spinali , come rilevasi da abbondante
collezione di modelli in gesso che conserva, poteva assicurare, che in alcuni
individui, anzi nella massima parte di essi, o perchè non credeva necessaria la
miotomia, o perché gl'infermi si ricusavano, riusci con semplici mezzi mecca-
nici ad ottenere un compiuto buon successo in alcuni , in altri meno compiuto.
In un numero poi ne anche piccolo, nella clinica pubblica, innanzi agli stu-
dianti ed a molti professori Toscani ed esteri , diceva aver praticato il taglio sot-
to-cutaneo delle intere masse del sacro-lombare e lungo dorsale , più spesso da
un sol lato, raramente dai due lati, e sempre con buon successo. Notò l'A. che
in tutte le operazioni di miotomia spinale sotto-cutanea per lui eseguita , una
sola volta nella sua pratica privata insorsero convulsioni dei muscoli retti dell'ad-
dome, che più volle si ripeterono nei primi tre giorni che seguirono l'operazione
senza produrre alcuna spiacevole conseguenza. Aggiunse che in altri pochi casi
avvenne uno stra'* aso sanguigno sottocutaneo alquanto abbondante che sotto una
modica compressione costantemente e compiutamente si riassorbi nello spazio
di 6 a 10 giorni. Notò finalmente che solo in due casi insorse leggiero torpore
di tutto l'arto inferiore corrispondente; ma compiutamente si dileguò, in uno
(i) Manca il rapporto della Commissione nominata per esaminare e sperimentare il premi-arteria
del prof. Chiari , che non si presentò alla suddetta Commissione riunitasi all'oggetto nell'ospedale de-
gl' Incurabili.
— 333 —
nello spazio di un mese, noli' altro in due mesi. Del resto assicurava l'A. non
mai aver veduto s\ol};ersi inriainiiia/ione locale, non mai fehhre né sconcerto
universale di sorta alcuna, e clic in lutti, ri^'orosaniente in tutti, la cicatrice
della ferita esterna fu compiuta nello spazio di due a lre(,'iorni. Il direttore cli-
nico Carbonai dunque, dai fatti numerosi per lui osservati, e che sono in per-
fetto accordo coi moltissimi di Guerin, diceva poterne inferire la innocuità della
operazione in discorso. Passando poi a discorrere dell'utilità della stessa, assi-
cura^a che i vanta;;{;i ottenuti nella sua ])ratica sono stati cosi evidenti e posi-
li\i da non annuettere duhbio alcuno. Ma prontamente aggiunf^eva , che l'ope-
razione in discorso , come qualumiuc altra non può essere applicabile indistin-
tamente a tutti i casi di deviazione della spina, per cui bellamente passò ad
esporre la circostanza in cui con speranza di buon successo potrà usarsi, e disse
sembrargli indicata nella massima parte delle deviazioni molto pronunziate ed
antichissime, in quello prodotte da convulsioni od associate ad altre deformità
cagionate da retrazione muscolare, come piedi torti, strabismo ec. Al contrario
disse sembrargli controindicata e superflua nelle deformità recenti e in tutte
quelle in cui, sospeso l'individuo per la testa, vedesi la spina stendersi facil-
mente ed avvicinarsi alla linea retta. Di fatto praticata, egli dicea, la miotomia
s|)inalc nei casi speciali ora indicati , i vantaggi ottenuti sono stati cosi evidenti
e|)ositivi da non ammettere dubbio alcuno circa l'utilità della stessa. Dunque,
praticata l'operazione in discorso, egli aggiungeva, ecco i risultamenti ottenuti:
1 . ' una costante, immediata, e più o meno vistosa diminuzione della deviazione
della spina : 2." un assai più rapido progresso verso la guarigione per l'uso con-
secutivo dei mezzi meccanici : 3.° la guarigione più o meno compiuta in casi gra-
vissimi nei quali pel solo uso dei mezzi meccanici non poteva sperarsi che un
limitato miglioramento: 4.' in alcuni casi un raddrizzamento della spina quasi
immediato, prodigioso. E per confortare specialmente quest'ultimo concetto
egli narrava la storia di due individui operati con buon successo. Il primo di
essi era una giovanetta di anni 13: fu operata nella clinica ortopedica fiorentina
in presenza della scolaresca e di molli chirurghi, e dopo otto giorni potò esser
mostrata al pubblico perfettamente raddrizzata di una de\iazione di secondo
grado. L'altro esempio riguarda una gioNaue nell'età di anni 17 a ben com-
43
piiilo sviluppo della persona, la (|uale entrala nell'istituto ortopedico in feb-
liraio 1813 , e lungaincnii' curala con idonei nic/zi meccanici , poco o nulla nii-
^:liorò, eccetto nei primi mesi. Operala in luglio del 18ii, otto yioriii appresso
presentò un allungainenlo nella persona di un pollice e tre linee, mentre ap-
pena cinque linee avea riacquistata in un intero anno di cura meccanica conse-
cutiva. Concliiudeva dunque 1 A. proclamando l'utilità e l'innocuità della mio-
tomia spinale e invitava i colleghi a ripetere le esperienze esposte, sperando
losi veder presto risoluta in Italia una quistione lungamente, inutilmente, anzi
indecorosamenle agitata nell'accademia di Parigi.
in seguito il prof. Ciliari lesse una noia su di una pietra di slraordinario vo-
lume esimila dalla vescica orinaria, e che mostrò all'adunanza. Egli dopo avere
accennato , che quando il calcolo è talmente grande da escludere per questa sola
circostanza l'operazione della litotrisia , forma pure ostacolo imbarazzante per
la litotomia; d'onde nacque il bisogno, egli dicea, per ottenere una grande
apertura nella vescica, di eseguire l'alto apparecchio, il metodo relto-vesci-
cale ec. Ma la chirurgia francese, egli aggiungea, pare che avesse deflnitiva-
mente stabilito , come si trova scritto in Malgaigne in Velpeau ec. : che quando
la pietra nella vescica oltrepassa due pollici di diametro è impossibile che possa
passare pel perineo, ed è di assoluta necessità l'alto apparecchio. Ma l'A. oppo-
nendosi a questa sentenza, dicea: — Ora io ho l'onore di presentare a questa
adunanza scienziata nell'arte cerusica, fra molte una pietra di un volume straor-
dinario, e molto al di là di due pollici di diametro, estratta per la via del pe-
rineo dalla vescica orinaria di un individuo dell'età di venticinque anni. Essa
ha la figiira di una sfera alquanto schiacciata a due lati opposti, quasi simile a
quella d'una grossa cipolla. Il suo grande diametro è di tre pollici ed un quar-
to; il piccolo di due pollici ed un terzo. La sua grande circonferenza è di dieci
pollici meno quattro linee; la piccola è di olio pollici e mezzo. Il suo peso è di
<|uatlordiei once. La sua composizione chimica presenta carbonaio di calce e di
magnesia in predominio. L'operazione fu eseguila in Napoli, l'operalo vive
tutl'ora ed è in ottimo slato di salute.— Dopo ciò l'A. conchiudea che— que-
sto fallo di operazione olire che dimostra il contrario di ciò che asseriscono i
chirurghi della Senna , paralizza nel tempo slesso gli sforzi , che ancora si fanno
— 335 —
por preferire allro metodo a quello della cistotoinia perineale. La curiosità poi di
conoscere quale sia slato questo metodo, il processo con cui siasi ese^'uito,
perchè (|uosli possano servire di norma in casi simili, sarà sodisfatta quanto
prima formando oi,'gctto di una lunga memoria deli' A.
Il prof. Landolfi lesse una memoria intorno ad una sua modificazione del
metodo di Hullmund per la cura delle piaglie cancerose, consistente nell'uso
topico di una pomata composti di cinque grani di morfina ed una dramma di
polvere arsenicale in un oncia di cerato di Galeno unito all'uso di bevande ni-
trate. Riferi, con soccorso di tavole colorale e di pezzi patologici, molti casi
guariti da lui , dietro i quali dichiarò di nessun pericolo lo scarso assorbimento
del rimedio esterno, e consigliò l'uso interno della tintura del Fowler, e del
carbone animale come preferibili in questo genere di malattia.
Il dott. Testa dopo di aver accennato i differenti metodi sin ora proposti per
eseguire l'enleroratìa, ne espose uno che egli disse averlo sperimentato undici
volte sui cani. Cosi credendo egli che la mucosa intestinale non può aderire alla
sierosa, consigliò sulle prime d'incidere questa circolarmente, a due linee di di-
stanza dal punto ove essa è ferita, e distaccarla dalla tunica sottostante, all'og-
getto di ottenere una superficie cruenta dell'estensione d'una linea e più. Ciò fat-
to, egli esiegue poi la cucitura col metodo di Apolito modificato ; cioè, prende un
cilindro di carta lungo -i linee e del diametro di 3 ; l'ammolla nell' acqua , con un
ago lanceolato vi passa verso la metà di sua lunghezza due o tre volte un filo ce-
rato senza nodo, e col maggior diametro in direzione della lunghezza dell'inte-
stino lo colloca nella sua cavità. Allora coli' ago traversa la spessezza della parete
intestinale in corrispondenza dell'operata divisione della sierosa e pratica la sutura
cosi detta dei materassai : consigliò di abbandonare l'intestino libero nell'addome,
di fissare l'estremo del (ilo all'esterno e di non ritirarlo avanti l'ottavo giorno.
Il dott. Riboli in continuazione di una memoria letta alla sezione di medicina
sostenne di preferire il trapano a manovella modificato da Bichat, Martin , Guil-
laumeau, al trapano di Kiltel ; e propose una nuova corona di trapano che crede
più alta delle conosciute ad evitare le lacerazioni dei vasi e della meninge. Cosi
vorrebbe che sifl'alta corona fosse formata a taglienti esterni , ed alla sua base a
forma di lima quadrata con tagli trasversali incrociati e alquanto fini.
— 336 —
Il prof. Coluzzì propone una riforma nclhi cura delle ferito del polmone, so-
stenendo che lo jineuma-torace è utile per la pressione che esercita a fa>orire
il contatto delle lalihra della ferita polnionale attribuendo alla pressione dell'aria
introilolta il vantaggio dell' iiuinoliiiilà dei iiiarijini, della suscettibilità di ade-
sione degli stessi, e del minor impeto dei vasi sanguigni per cui riescono pili
miti l'emorragia e l'inlìammazione. Confortò il suo concetto con esempi osser-
vati nella propria pratica, e conchiuse perciò di convenire che la ferita delle
pareli toraciche in tali casi si tenga pervia per venti o venticinque giorni. l'arló
poi d'un suo processo di blefaroplastica che raccomandò di usare solamente nel
caso di palpebia sciarpellala per distruzione di pelle. Egli crede convenevole la
incisione che praticavano gli antichi parallela al nepitcllo e da questo non mollo
distante, perchè la incisione fendutasi ellissoide deve, egli diceva, avvicinando
gli angoli , improntar pelle dal dorso del naso e dalla tempia. Egli poi per evitai»;
la lunga suppurazione, che gli antichi incitavano e mantenevano, invece, dopo
l'incisione, ha usato due volte con buon successo la sutura intercisa eseguita
con ago sottilissimo e fdo serico , allontanando cosi i margini della ferita , ed
accostando gli angoli, in modo che cangia la sua direzione da trasversale in
verticale. Notava l'A. che sulle prime il nepitcllo rassomiglia al becco d'una
lucerna , ma in seguito, siccome il muscolo orbicolare non interessato riprende
i suoi usi , cosi anche la palpebra riacquista ed uso e forma. Infine mostrò un
femore di donna rachitica, in cui per controcolpo era avvenuta, ed ancora era
evidente la frattura longitudinale incompiuta dello stesso.
Il dott. Leonessa citò casi felici della sua pratica in favore del metodo di
Lawrence per la legatura delle arterie.
Il dott. Gianflone parlò dell'utile uso degli apparecchi amidati nella cura delle
fratture, e della preferenza di questi agli altri generalmente usati. Confortò que-
sta teoria esponendo fatti osservati nella sua pratica. In seguito il dott. Bertolino
descrisse un suo metodo per l'estrazione laterale della cataratta, mediante un
istrumento da lui chiamato estrattore della lente composto di due esilissimi e
ben combaciati cucchiai di acciaio, regolati da corrispondenti aste metalliche
dirigibili da due dita dell'operatore fisse negli occhielli dell'estremità, e che, a
suo dire, meglio favorisce l'estrazione compiuta di tutta la lente.
— 337 —
Il (loU. Cappello mostrò una coppetta di sua invenzione la quale ha il van-
taggio di ricever l'aria da un rubinetto che si apre nel centro della convessità
della slessa, e porta pendente all'interno un pezzo di spugna attaccato ad un filo,
per cui non vi è pericolo di scottatura della pelle, e si stacca senza stiramento.
Il Segretario RalTaele mostrò e descrisse un nuovo pessario ad aria compressa
di sua invenzione, composto dì un doppio strato di vescica. Questo pessario
diceva l'A. non ha alcuno degl'inconvenienti attribuiti a quelli fìnora cont)-
sciuti. Piccolo avanti di applicarlo , perciò facilmente s' introduce in vagina senza
produrre dolore. Colà per mezzo di appendice dell' istessa sostanza che comu-
nica colla cavità del pessario s'insuffla di aria, e dopo ciò l'appendice si lega af-
finchè l'aria non iscappi , e la si ripone in vagina. La dimensione del pessario si
può aumentare a piacere insufllandovi ancora dell'aria, per cui non mai può
scappare anche nelle donne che avessero patito la lacerazione del perineo, né
vi è bisogno di fasciatura per contenerlo. Formato di sostanza animale e perciò
(jniogenea, non altera le parti genitali colle quali sta a contatto, essendo elastico
e tanto, quanto può esserlo l'aria compressa; non v'è pericolo che esulceri le
parli sulle quali si appoggia; non si oppone alle funzioni del retto e della vesci-
ca; segue lutti i movimenti del corpo della donna e diflìcilmenlc si scompone.
Infine formalo ad anello e perciò aperto nel centro , dà facile passaggio alla flus-
sione mestrua o di qualunque altra natura. Tali strumenti vengon lodati dall'as-
semblea. fVed. Tal'. III.!.
Siegue la lettura della lettera presentata alla Presidenza pel Dolt. Battaglia,
nella quale, in opposizione di quanto affermava il doli. Tarsilani , cioè che il
massimo della forza del soflTio uterino corrisponde sempre ed iuf;dlibilmente nel
punto di attacco della placenta coH'ulero, obbiettava per l'esperienze fatte da
sonuni uomini, che il soffio uterino qualche volta si sente fuori dello stato di
gravidanza , e soggiungeva poi che il medesimo nella gravidanza non è perma-
nente né sempre fisso, essendogli accaduto sovente di percepirlo nello slesso
individuo ora a destra , ora a sinistra. Quindi conchiudeva, che per lui la causa
tisica del .soffio uterino nello stato di gra>idanza risiede nello sviluppo dell'ap-
parecchio vascolare delle pareli uterine, non escludendo la compressione che
l'utero gravido esercita sulle arterie del bacino. Il prof, de Rensis negava che
— 338 —
il soltìo uterino indichi sempre gravidanza, e il sito preciso dell' inserziou pla-
centare: il prof. Capuani chiama ancora indecisa la vera causa di questo soffio;
e il segretario RafTaelp diceva ctie il solo passaggio del sangue uterino alla pla-
centa può produrre puntualmente il fenomeno in discorso, cioè il rumore di
soflìetto che RafTaele dichiarava diverso dal semplice rumore vascolare degli al-
tri vasi dell'utero.
Il prof. Briganti mostrava un autografo inedito dell' immortale ristoratore della
medicina efficace. Marco Aurelio .Severino da Tarsia, intitolato ffistoria mirabiìis
ganglii " (i<J*i:oiriJ»«a fungoslraci luhcrcuìi, ecc.
Egli con breve discorso volle in sulle prime dimostrare la provenienza e l'au-
tenticità di quelle carte , per quindi avere più forte appoggio a mostrarne i pregi
sotto doppio aspello , cioè e come raro e forse unico monumento appo noi dei
tanti e sì svariati manoscritti lasciati da quel feracissimo ingegno Napolitano,
e come oggetto di somma importanza per la scienza. Aggiunse da ultimo ch'ei
l'avrebbe dato alle stampe a fine di offrirlo al Congresso di Genova.
Il Presidente e tutti i membri componenti la Sezione, dopo di aver osservalo
il vero carattere del Severino , e ricordato eziandio le moltiplici opere e scoperte
di costui, che ancor gloriose risuonano nelle odierne scuole mediche, prega-
rono il prof. Briganti di affrettare la pubblicazione del prezioso autografo , onde
presto averlo tra le mani per utile dell'umanità languente.
Il manoscritto in discorso porta l'epoca del 1643, ed è composto di sei carte
ovvero tre fogli di ordinaria misura ; le cui sette prime pagine veggonsi vergate
da capo a pie con delle piccole note e correzioni marginali. Le due ultime carte
poi spiegate di traverso , contengono bellissimo disegno eseguito a tratti di pen-
na, il quale rappresenta tre figure di naturai dimensione.
La prima mostra il piede destro dello infermo di età giovanile, sul cui dorso
scorgesi aperta e rovesciata la cute, affinchè fosse allo scoperto l'escrescenza
fungiforme, che ha origine dall'alluce, e che col suo disco cuopre pure il se-
condo e il terzo dito.
La seconda mosh-a la stessa escrescenza dipinta fuor di sito, onde mostrare
più comodamente la forma del suo cappello e del gambo. La terza lascia vedere
la medesima escrescenza dalla parte di sotto.
— 339 —
Infine il Sogrclario KalTatle ringiaziù la presidenza di averlo elevato al posto
oiioiTVolc di Segretario della Sezione, ed il suo eollega dolt. Secondi, che una
gran i)arte delle faliglie con alacrità sostenne. Ancora ringraziò gl'illustri mem-
bri che mossi dall'amore della scienza da lontani paesi in Napoli convennero.
Uopo ciò il Presidente cav. Santoro con bre>i ma affettuose parole sciolse l'adu-
li Presidente — ^:.^\. L. Sa.moiio
. GlOVA>.M lUFl'AELt
1 Segretari
GlCSEPPE Seco.nui
OSSERVAZIONI MICROSCOPICHE
StnXA INTLMA STRUTTUHA DELI^V TIMC.V I.NTEHNA «E'VASr, 1)1 GlOVANM GoRGOMi
PROF. DI A>AT0M1A E DIRETTORE DEL GAUI.NEITO ANATOMICO-PATOLOGICO
^'ELLA R. CXIVERSITA' DI PALERMO, CC. ec.
JJiscoRDi sono Slati i Nolomisti sulla struttura e classificazione della tunica in-
terna de' vasi, membrana vasorum communis. Bidiat infatti piegò a eroderla epi-
dermoica, Velpeau volle supporla una specie di vernice, una laminetta omo-
genea pari alla cornea trasparente, ed alla materia delle unghia e del tessuto
corneo; nel che come è chiaro, accostossi di mollo all'opinione del Bichat.
Scarpa, Bùclard, Cruveilhier, Meckcl, Fodera, ed altri autori la supposero ana-
loga alle sierose. Burdach prof. all'Università di Koeuisberg la defluisce un tes-
suto elementare di natura speciale, ma non sa riferirla ad alcuna classe di mem-
brane; nello stesso tempo però egli crede potersi ravvicinare all'epidemie cui
non poco somigliano le proprietà di lei , giusta quanto era stato detto dal Bi-
chat. E quindi conchiude cosi — « Imprendesi oggi di ricondurre la confusione
« che regnava un tempo nell'anatomia allontanando le idee chiare e decisive
« che questo ingegnoso Osservatore aveva stabilite , e non conservando che
« nomi i quali niente esprimono. Cosi la membrana ioterna de' vasi è stata
« messa nel novero delle mucose da Gorgone , delle sierose da Letieree por-
te che si trova umida ne' vasi vuoti de' cadaveri. Ma questa umidità è inconte-
« stabilmente del siero dal sangue lasciato o proveniente dalla traspirazione ca-
« daverica e non deve la sua origine ad una secrezione , perché la membrana
<( non ha vasi sanguigni (1).
Honle prof, di Anatomia e di Fisiologia all'Università di Zurigo (2) ammette
sei tuniche differenti in un >aso più perfetto che sia possibile.
( i) Physlologie TraJ. par A. J. L. Jourilan. Paris 1837—1841. tom. VI. pag. 144 e seg.
(2) Traile d'Anatomie generai tradnit par Jourdan. Paris iSjS tom. II. pag. 25 e seg.
— 341 —
1." La più interna od epitelio pavimcnioso eli' è una specie di epitlerme.
2.° La seconda o membrana di un tessuto particolare da lui detta tunica
striala o ffiuvlrata perché coll'iijuto ilei microscopio vi si scuoprono delle strie
delicate e serrale che di rado diriyoiisi loiij;itii(linalnieate, caiiiiniiiiiudo sempre
trasverse, ramificandosi ed anastomizzandosi insieme, e non son altro che fibre
piatte. Veg^onsi inoltre in tal membrana de'foramelti in maggior parte rotondi
e nel rimanente irregolari.
3." La terza vien caratterizzala da fibre longitudinali che ne' grossi v.isi riu-
nisconsi la mercé delle branche laterali rappresentanti un reticolo a maglie rom-
boidali come le fibre elastiche, per cui la denomina tunica a fibre loiujiiuilinali.
4.° La quarta è la tunica a fibre anulari comunemente chiamata media.
5.° La quinta è chiara nelle grosse arterie : è tunica di uu vero tessuto ela-
stico situato fra esso e la seguente.
6. ' La sesia per ullimo é la cellulosa esteriore.
Mandi animelle interamente (1) queste osservazioni e le sei tuniche di Henle;
solamente differisce da questo anatomico nello ammettere le fibre piuttosto lon-
gitudinali che trasversali nella seconda delle tuniche mentovate.
Il dott. Castiglioni nel Congresso di Milano dimostrò agli scienziati la mem-
brana interna di cui si parla divisa in due lamine, delle quali la più iuterna cre-
deva egli che fosse un epitelio, e l'altra di una natura tuttavia controversa. Ma-
nifestava poi che il primo a far conoscere la membrana interna coverta di epite-
lio . come se parlato non avessi di ottenuta preparazione anatomica , fossi io stato
che la ritenni mucosa (2).
Dalla quale sommaria sposizione delle varie opinioni , di conseguente rilevasi
che i nolomisli e i fisiologisti hanno ritenuto la mendirana in esame ora di na-
tura ei)i Jermoica , or sierosa , ed or di un tessuto particolare ; e malgrado che
abbia io, fin dal 1826 (3) e poi nel 18 il (4) dietro un gran numero di fatti e
( I ) Manuel (t'.\nalomic Generale Paris 1845 pag. i85 e seg.
[1) Filiatre Sfbczio.
(3) Vedi le mie memorie Anatomiche fdsc. 1. Palermo, presso Barcellona 181C , ed il Bullctin dcs
Sciences m(?(licalcs de Paris voi. XVIII pag. 55i .
(4) V. il mio corso completo di Anat. descritt.vol.4. p. 46. Palermo 1841, presso la Tip. di Guerra.
44
— 312 —
di ragioni messo in evidenza che questa tunica intorna de' vasi dee frale mem-
brane togiunentarie interne allogarsi, nondimeno si continua a vagare nell'in-
rertezza. E siccome la controversia in se stessa è meritevole di discussione e di
accurate ricerche, a tal riguardo amo di sottoporre brevemente a questo rispct-
tabil consesso ciò che allora pensai e ciò che fa d'uopo stabilirsi oggi nella scienza
dietro i risultamenti delle osservazioni microscopiche sopra la membrana in
esame.
Ne' precitati miei lavori considerando i caratteri anatomici della membrana
interna de' vasi, feci avvertire.
1.° che guardando il suo cammino non rappresenta essa un sacco senza
apertura, non tappezza esteriormente il cuore ed i vasi come le sierose, e di
modo che UH organi sicno fuori del sacco ; ma pel contrario ne veste le cavità
siccome fanno le membrane tegumentarie interne. La superficie sua libera non
è contigua a sé stessa come le sierose, se l'hanno, non esala del siero per faci-
litar lo strisciamento degli organi e limitarne i perimetri; offre anzi delle pie-
ghe e delle valvole pari a quelle delle mucose; è iu rapporto con fluidi che vi
scorrono al di dentro, de' quali ritarda talvolta il corso ed impedisce ch'essi ri-
fluiscano, e ciò indipendente dal fluido vischioso che la umetta e sulla cui sor-
gente non son di accordo i Fisiologi. Scrissi del pari che questa membrana po-
teva considerarsi come una continuazione della mucosa intestinale piegata in
dentro nelle boccucce de' vasi chiliferi, e da questi nel dotto toracico, e poscia
continuata nelle vene e nelle arterie.
2." Circa la struttura, fin dal 1826 fu da me scritto che giunsi con poco
stento, e talvolta colle unghie a dividerla ora in due, ed ora in tre foglietti (1),
e dissi allora che questa divisione in foglietti o secondo pensava il Bicliat, era
uno de' caratteri essenziali delle membrane tegumentarie interne. Opinai quindi
che il foglietto interno fosse epidermico ed il più esterno non altro fosse che il
derme.Henle intanto. Mandi e Castiglioni dividono adesso in più foglietti la tu-
nica intema de' vasi e quindi ripetono senza citarla la mia preparazione.
Il foglietto interno o l'epitelio molle ed umido ma un po' resistente, non solo
(i)Vc<li la mcm. cit. pag. 38.
— 3'i3 —
por la cennal.1 preparazione analomica fu da me credulo epidermico , ma ben
anco porcili! in osso mancano fii)re e vasi e porcile nelle amputazioni, ne' sa-
lassi ripetuti, nello ferite de'yrossi vasi, nelle legature delle arterie non si svol-
j,'ono d'ordinario inlianiniazioui ; o suscitate, non si dillondono cosi rapidamente
come nelle membrane sierose quando son sottoposte ad azioni Iraumalicbe od a
liquidi eterogenei. Ed uUimamente osser>ando questo foglietto interno, prepa-
ralo sulla membriuia interna dei seni del cuore e dell'aorta, col microscopio
del sij;. Amici, all'ingrandimento di 800 diametri, vidi in esso delle cellule, di
forma (juasi o>ale, ed unite in modo da rappresentare una superlicie marmo-
rea come nell'Epidermc e sue appendici. Le membrane sierose offron pure nella
lor suiierflcie libera una specie di epitelio, ma questo è molto più esile di quello
de'vasi : difatti si prepara con difficoltà, ed osservalo col microscopio le sue cel-
lule si vedon i)iu arrotondate.
L'epitelio considerato da llenle. Mandi e Castiglioni è duncjue epidermoico,
e quello dei v asi un po' diverso dall'altro delle sierose ; per cui Bicbat , Velpeau,
Bourdacb nel credere epidermoica la struttura della membrana interna vasco-
lare, non cbber di mira se non questo foglietto solamente. Però non è il solo
epidemie cbe entra nella organizzazione della membrana in esame. Bicbat attesa
la delicatezza di lei ad onta della sua sagacilà la suppose semplice, ma le ulte-
riori ricerche ed il fatto hanno dimostrato il contrario ; ed io non a portar con-
fusione nella scienza od a conservar nomi come scrisse liourdach , ma per me-
glio conoscere l'intima tessitura della tunica interna, giunsi a dividerla in fo-
glietti , e poggialo ad un gran numero di fatti , rilevai che il fogliello sottostante
ossia l'esterno, non aveva la struttura epidermoica del più interno già esami-
nato.
11 foglietto esterno difatti presentasi più denso del precedente e ne' seni del
cuore e nell'aorta a stento lo si può dividere in due lamine lo che torna assai
più diflicile negli altri vasi : perciò io scrissi nella citata memoria di aver divisa
la membrana intorna in due, e talvolta in Ire foglietti. E le tre prime tonache o
gli strati che descri\ono Hcnle e Mandi ne' vasi, non sono se non se i tre foglietti
della membrana interna di cui è (lui discorso. Il foglietto più denso io scrissi esser
analogo al derme delle membrane tegumentarie appunto perché ne' diversi punti
— 344 —
del suo lungo cnniniino rende più o meno spessa questa membrana interna. Di-
fatti è mollo densa sulle \ ah ole del euore, spossa più nel sinistro clie nel seno
destro, e successi> aulente meuo spessa nell'aorta e nelle vene ea>e; dìlicata nei
vasi di secondo e di tcrz'ordiuc, nou altrimenti die osservasi nelle mendirane
iiiterue tegumentarie.
Inoltre , osservato da me col microscopio questo foglietto esterno più denso ,
jirepnralo nella niendirana interna do'seni del cuore e dell'aorta, vi ho trovalo
ima (]uanlilà di tilue assai nianil'esle d'Inegual grossezza, molle però piatte; delle
quali talune trasversali niolto rauiilicate, ed unite insieme da lasciare alcuni
spazi irregolari o romboidali; altre longitudinali, flessuose e serpeggianti, e
nell'intervallo delle fibre alcuni forellini rotondi ed irregolari. Quando poi ini
è riuscito non senza pena di dividere in due lamine questo foglietto, allora nella
prima di esse ho veduto maggior copia di fibre trasversali , e di fori anzidetti ;
per cui Henle, le cui microscopiche osservazioni vengono in gran parte dalle
mie confermate, la chiama fecondo slra(o o tunica fenestrata.
Nella seconda lamina le fibre longitudinali si osservano più numerose delle
altre; ed è questo il motivo per cui egli la dice terzo strato o tunica a fibre longi-'
ludinaìi. Ma lamine sitTatle non sono che artificiali , e la seconda e terza tunica
di Henle e di Mandi in fondo non sono che due lamine del derme vascolare da
me descritto. Henle però coH'ajuto del microscopio fu il primo a scoprire la di-
rezione delle fibre in questi foglietti , ciò che chiaro addimostra di non essere
epidermoici.
3.° Volli similmente osservare col microscopio le membrane sierose , e
lotto con qualche difficoltà dalla loro superficie libera il ceiinato esilissinio epi-
telio , vidi nel sottostante tessuto cellule ovali ed alcune esilissinie fibre. Mandi
chiama questo tessuto , il derme delle membrane sierose , in alto che esso non ha
la forma organica del derme de'vasi di sopra descritta.
Per fare il paragone col derme tegumentario volli sottoporre al microscopio
ancor questo. Presi delle lamìneltc di corion della pelle dilicata della faccia nella
età dell'infanzia per esser priva di peli, e della mucosa delle laidira e tli altri
siti, ed osservai in tutte all'iiigraudimeulo anzidello le fibre piatte, delle quali
la maggior parte trasversali intrecciate fra loro da lasciar fori e spazi roniboi-
— 3'i5 —
tlali, ed allrc longitudinali, flessuose e ramificnte o serpentine; in sonuua la
fonila eguale ai dernio vascolare.
Tutte le membrane e tutti i tessuti sono a mio avviso una dipendenza del cel-
luioso, tranne il muscolare ed il nervoso. Le sierose son le membrane di tran-
sizione del tessuto celluioso, in esse si cominciano a vedere col microscopio le
fibre, ma son esse csilissime mescolale alle cellule : fibre si vedono egualmente
nel derme de' vasi, ma voluminose, piatte, intrecciate in modo da lasciar fori
e spazi rondioidali, ed alcune di esse flessuose, ramificate e serpeggianti comi-
nel derme tegumentario diflerenle dal tessuto esilissimo delle sierose.
La densità inoltre di queste fibre nel derme della membrana vascolare, la re-
sistenza, la biancliczza, la lor forma, il modo con cui s'intrecciano, gli spazi
che lasciano ne'Ioro intervalli, i risullamcnli che danno sottoposte all'ebollizio-
ne, alla macerazione, a'realtivi chimici, lutto dimostra di appartenere alle fibre
bianche clastiche eguali a quelle del derme tegumentario. Knlemberg nell'ana-
lisi chimica di questa membrana, ottenne infatti la colla , nella quanlit;i eguale
a quella delle fibre elastiche.
Le fibre flessuose serpentine o ramificale che io ho viste col microscopio nel
suddetto foglietto esterno, ossia nel derme vascolare, alcune sono, a mio avviso,
filetti nervosi e vasellini impercettibili che dalla faccia interna del foglietto der-
moico passano per i fori di esso, e vanno probabilmente a formare il corpo pa-
pillare sotto dell'epitelio. Ma questa è una semplice congettura avvalorata da
alcuni esperimenti fatti da Bichat e da me ripetuti, co' quali si prova la squisita
sensibilità di questa tunica interna, e non più. Iniettando infatti poche gocce
di vino nella carotide di un cane, sia verso del cervello, o verso del cuore, o
nella femorale, l'animale agitavasi e fortemente gi'idava; ciò che prova la sen-
sibilità >ì\issima di questa tunica interna (1).
i caratteri anatomici della flogosi di questa membrana sono i seguenti.
Nell'arterite la tunica interna si è osservata rossa, gonfiata, rammollita, non
levigata , che si distacca facilmente dalla tunica media; è tapezzata da una esa-
lazione cotennosa o puriforme, oppure spessa, ingrossata, coperta di rugosi-
(0 Vedi il mio corso di aiiatoin. sopra cit.
— 3ì() —
là Nella flebile acuta si vede rossa , ingrossata , meno densa con aspetto fun-
goso e che staccasi focilniente dalla tunica media; e nella flebite cronica, ru-
gosa di color violetto, rossastro (1).
Questi caratteri anatomici simili a (luelli delle inflammazioni delle membrane
tegumentarie interne fan prova che la tonaca interna in esame sia vascolare :
dessa ciò nondimanco nella sua struttura presenta modificazioni relative agli
lisi cui vicn destinata : nella massima parte del suo cammino è difatti ben dili-
cata, la superfìcie sua libera non è vellutata ma liscia, è piuttosto secca e da
l>oca copia di umore viscbioso umettata, ed è di un tessuto serrato più di quello
tielle membrane tegumentarie interne , e men di esse vascolare.
Nello stato attuale della scienza e dietro il gran numero de' fatti cennati, e
delle riferite microscopiche osservazioni può in conseguenza stabilirsi.
l.'cbe la membrana interna de'vasi dividesi anatomicamente in due, e
talvolta in tre foglietti.
2.° cLe il foglietto più interno detto epitelio per la sua struttura e per le
sue proprietà è di natura epidermoica.
3." che il foglietto esterno pertiene per la struttura e per le proprietà alle
membrane fibrose , e la disposizione e la natura di tali fibre sono eguali a quelle
del derme tegumentario.
4." che gli sperimenti fatti sugli animali vivi , debbon farcela supporre sen-
sibile , ed i caratteri anatomici delle flogosi di essa la fan conoscere manifesta-
mente vascolare.
S." che per le sue proprietà, per gli usi e precipuamente per la struttura,
la tonaca interna vascolare deve escludersi dalle membrane sierose, e collo-
carsi piuttosto fra le tegumentarie.
C.° riflettendo infine che da una forma organica all'altra si passa per gra-
dazioni intermedie, ed avuto riguardo alle modificazioni anzidette di struttura
adattate agli usi a cui questa membrana interna de'vasi vien destinata, può essa
considerarsi qual primo anello delle membrane tegumentarie.
(i) Vedi la opera sud. loc. cit.
RAPPORTO
OELH COMMISSIONE NOMINATA NELL'ADUNANZA DEL 22 SETTEMBRE PER ESAMlNARh
l'opera di ortopedia del DOTT. BEAl'KORT.
I.
Incaricati i soUoscrilli di esaminaro il Trattato completo di Ortopedia Vmana
Teorico-Pratica con Atlante del Dottoro (]atulio Rogit-r Barone di Beaufort di Mo-
dena, onde pronunciare se l'autore abbia raggiunto lo scopo, e dire, se un tal
trattato possa considerarsi per un quadro completo rappresentante lo stato del-
la scienza del giorno, si credono poter emettere il seguente giudizio.
Il sig. Beaufort ha voluto presentare all' Italia 1' Ortopedia in un senso assai
più esteso, che non fecero Dn qui quegli Scrittori i ([uali hanno trattalo que-
sto ramo tanto importante di patologia medico-chirurgica, adattandoci conve-
niente terapia; quindi ne avrebbe estesi più brevemente i confini, se avesse
presentata all'Italia con bei modi ed ordine la maggior parte delle idee che su di
questo argomento sono state pubblicate. II nostro autore ben sapeva, che molti
cliirurgi Italiani, e tra questi il Bruni distinto clinico di Napoli, hanno consi-
derata r Ortopedia in un senso assai jìiù lato, parlando nelle loro esercitazioni
cliniche, ora del modo di riparare alle deformità, conseguenza di mal medicata
scottatura, ora del labbro leporino, e simili. Una tal condotta non venne né
criticata, ne interamente assecondata; giacche col fatto si scorge, che nel libro
che analizziamo ,lo scrittore parla abbastanza estesamente dello strabismo, e del
tartagliare; alterazioni patologiche, le quali non avrebbero dovute far parte del
presente trattato , quando ac esse voluto mantenere lo scopo che pareva volesse
essersi prefisso ; parendo naturale, che quando avesse voluto battere una tal \ ia ,
e forse non avrebbe fatto male, avrebbe potuto trattare di quelle deformità del-
l' organismo umano le quali dall'arte chirurgica ai nostri tempi possono ritrarre
notabile vantaggio, e cosi estendere d'assai il campo de' suoi studii, rappresen-
tando in un sol quadro raccolte le idee di tanti illustri Italiani , e dello slesso
prof. Blaudin, il quale tanto vi contribui per fissarne l'attenzione comune de'
chirurgi nelle opere sue.
— 348 —
L.1 Commissione stessa a\Tebbe voluto veder riportate , e quindi discusse le
idee di un Rilievi, e quelle di un Petrilli, e non dimenticala la mioldmia sollo-
eutanea di Bresciani Borsa , accennando i mìj^liiiramenli dai primi introdotti ,
massime per la scin|ilicità delle macchine per i piedi torti. A>reblie in tal modo
il sig. Beaufort avuto un bel campo per mostrare all'Italia che aveva saputo ap-
prezzare le fatiche dì tutti i suoi connazionali , quando di altri pochi avesse fat-
to parola. A>rebbe ancora desiderato di conoscere le idee principali del sig.
Beauvais suU' ortopedia in ispecie, le quali formano il fondamento principale di
tutti gli apparecchi ad estensione permanente ed a pressione.
L" articolo ginnastica in un trattato completo di ortopedia avrebbe dovuto es-
sere assai più esteso, ed occupare assai più l'autore, siccome arte metodica e
salutare; e quindi è d" avviso, che avrebbe dovuto venir considerata sotto due
dilTerenti punti di vista: sotto l'aspetto di semplice igiene, siccome quella che
modificando lo sviluppo fisiologico del corpo lo rende robusto, impedendo che
appajano le deviazioni della colonna vertebrale sopratutto; e sotto 1' aspetto te-
rapeutico in modo assai più esteso che noi fece , onde dimostrare più da vicino
in quali casi e come convenga l' ortopedia per quegli individui i quali vi fan
ricorso.
La Commissione trovasi in dovere di manifestare pubblicamente che il sig.
Bogier è degno di lode ed incoraggiamento , massime per la bella idea che lo
spinse a compilare un' opera della quale in questi momenti è mancante l'Italia,
avendo l'autore mostrato molto ingegno e cognizioni non comuni nell'arte che
professa. — Firmati — Commend. De Horatiis — Dott. Bresciani de Borsa — Gor-
gone— Giuseppe Pagani Relatore (1).
(0 Mei rapporto originale mancano le firme di Zannetti e di Bruni.
RAPPORTO
DELLA COMMISSIONE NOMIN.VT.V >ELL' ADUNANZA DEL 23 SETTEMBRE PER
VERIFICARE LE OSSERVAZIONI MICIIOSCOPICUE DEL PROF. GORGONE.
I
L giorno 26 di scttcmiiro, alle ore sette del mattino, la Commissione incari-
cata di verificare le osservazioni microscopiche del Si;,'. Professore Gorgone di
Palermo — suìla slrutltira della tunica inleina del cuore e delle arterie, — si è a
tale effetto radunata nel Gabinetto anatomico-patologico di questa Università.
11 Prof. Cavaliere Bartolomeo Panizza, che stava esaminando il Gabinetto ,
volle onorare la Commissione associandosi a' lavori di essa.
Il Prof. Gorgone prese e staccò allora con una pinzetta una piccola porzione
dell' epitelio che riveste la superficie interna del seno delle vene polmonali , e
la sottopose, fra due lamine di vetro, a diversi ingrandimenti microscopici. Es-
sa apparve manifestamente comporsi di cellule poligone e irregolari, riempiute
di una sostanza amorfa granulosa, senza traccia alcuna di fibre.
Fatto quoslo, passò a sottoporre agli stessi mezzi di ingrandimento quell'al-
tra membraiiclla che si trova fra 1' epitelio e lo strato muscolare dell' orecchiet-
ta , dal quale la staccò con tutta cautela affinchè non traesse seco alcuna delle
fibre carnose sottoposte.
Osservatasi da lutti i membri della Commissione questa seconda membrana,
la si trovò constare, a differenza della prima , di fibre dilicate ed evidentissime,
collocate le une accanto delle altre; ma non perciò parallele, ed anzi al(|uanto
intrecciate fra loro e flessuose.
l membri della Commissione mentre passano a sottoscrivere i loro nomi , si
rallegrano di aver potuto verificare le osservazioni del chiarissimo Professore, e
lo ringraziano di aver loro procurata l' occasione di farle. — Firmati — Cav.
Antonio Namila Presidente —Prof. C. Burci — Prof. F. Zannetti — F. Pru-
dente— Nunziante Ippolito — .\ngelo Dubini relatore.
45
RAPPORTO
DEtlA COMMISSIONE NOMINATA NEI.T.' ADUNANZA DEL 27 SETTEMBRE PER ESAJnNAIlE
E GIUDICAUE SE LA CANNULA DEL DOTT. BEAUFORT SLV EGUAf.E A QUELLA DE-
SCRITTA DA TROJA.
l
A commissione incaricata per riferire se la cannula presentata dal Barone Beau-
fort sia quella medesima descritta e riferita dal prof. Troja, è di parere che la
nuo\a cannula dilTerisca da quella inventata dal pr. Napoletano, solo perchè in
quesl' ultima il fondo è chiuso , in quella di Beaufort è aperto anche 1' estremo
nasale; in quest' ultima vi lia ima sola apertura laterale, nell'altra se ne veggo-
no quattro, due verso ciascuno estremo. — Firmati — Felice de Rensis — Ste-
fano Trincherà — Antonio Grillo —
RAPPORTO
DELLA COMMISSIONE NO-MINAIA NELL' ìVDCNANZA DEL 29 SETTEMBRE PER ESAMI-
NARE UNO STRUMENTO ED UN APPARECCHIO PER FRATTURE , DEL PROF. BRE-
SCIAMNI.
U:
NTTASi la Commissione incaricata a dar giudizio sopra il compressore delle
arterie presentato all'Assemblea dal Sig. Dottor Brcscianini di Chiari , unani-
memente dichiara :
Essere ingegnoso il compressore suddetto , ma non esser alto che a compri-
mere quelle arterie, che sono negli arti di persone adulte, perché il cerchio sa-
rebbe troppo grande dovendosi applicarlo p. e. agli arti toracici di persone di
prima età. Per cui la Commissione conchiudc che l' attuale Clinica Chirurgica
ne ha di maggiormente perfezionati , come sarebbero quelli di Dupuytren , e del
prof. Magliari al quale quello del Sig. Brcscianini di Chiari assai rassomiglia.
Anzi si ritiene quel del Magliari più perfetto , perché invece dell' irreducibile
— 351 —
cerchio metallico, che tiene quello del chirurgo della Provincia Bresciana ,
quello del Magliari ha una correggia , che gira sotto all'arto cui fu applicato il
compressore; la quale avendo una serie di fori che si fermano secondo la circon-
ferenza ad un bottoncino, ne verrebbe ad essere assai atto anche per i fanciulli.
La qual cosa non è del primo, perché ha il suo cerchio, che non è atto ad ap-
plicarsi a tutte le circonferenze, quando non si tenesse una lunga scric di com-
prensori.
Passata la Conunissione poi ad esaminare , e dar giudizio sopra un apparec-
chio (ler le fratture del collo del femore ad estensione permanente , che lo stes-
so Chirurgo di Chiari avea pure presentato, dichiarò, che queir apparecchio è
apprezzato assai dall' attuale chirurgia, perché già lo conosce in quello del Prof.
Volpi di Pavia, od in quello del Napoletano Prof. Apolito, ai quaU molto ras-
.somiglia quello del Chirurgo della Provincia di Brescia — Il merito maggiore
poi di cotesto ai)parecchio consiste in quello, che si può improvvisare al mo-
mento da qualunque falegname, senza a>er bisogno il Chirurgo di recar seco
una delle moltissime macchine ad estensione permanente che sono negli arse-
nali degli strumenti propri all' arte di durone per le fratture del femore. —
Firmati — Gio. Castellacci — Felice de Reusis — Dottor Bresciani de Borsa —
Gorgone (a).
(a) Xcl rapporto originale manca la firma del Prof. Secondi.
1» IV 0 e 11 A 31 31 A
DEI QUESITI PER LOTTAVO CONGRESSO IN GENOVA
I.
Se la pcUiutoniia , luodilìi'nudusi nel miglior modo possibile il ])rocesso
operativo, possa iu alcuni e detcrminati casi preferirsi ni taglio cesareo. Ved.
pag. 304.
U.
Uelerminare se la profonda inliaiuiiiazione cancrenosa del tessuto cellulare
sottocutaneo cagionata dal morso della Dvcnjam Drago, volgarmente detta dai
nostri pescatori Tracina, debba aversi com' effetto di un principio venefico del-
l'animale, ovvero come conseguenza della ferita da morso.
ra.
Determinare, 1." qual sia il volume, e la natura dei calcoli vescicali ch'e-
sclude la litotripsia : 2." determinare quale sia il volume dei calcoli che possono
cavarsi col metodo soltopubiauo , e ([ual sia il processo operativo più conve-
niente.
IV.
Determinare, 1 ." i casi di deviamento della colonna vertebrale dipendenti da
retrazione di muscoli Sacro-Spinali: 2.° Se in questi la miolomia possa ragio-
nevolmente praticarsi, e quali vantaggi se ne possono ottenere. Ved. pag. 271.
V.
Determinare se nel caso di parto periodico con feto morto nel corso dell'ot-
tavo mese convenga nelle gravidanze consecutive provocare il parto prematuro.
Ved. pag. 326.
BCRCl
Chiaiu
De: Rensis
ATTI VERDALI
DELLA
SEZIONE DI C II I 311 C A
-o^O-OO ;-i-^-O-0-o*-
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE
Apre V adunanza il Presidente, prof. Gioacchino Taddei, col seguente discoiso:
« In quest'anno, che il settimo è delle scientifiche nostre peregrinazioni, ci
« accoglie giuliva nel suo seno la vaga Parlenope, ove natura schiudendo il te-
« soro delle incanUttrici sue hellezze ai cultori reverenti di Minerva, offre a cia-
« scuno di essi con che appagare il proj)rio spirito. Qua in fatti i più grandiosi
« spettacoU ; fra i quali il Vesuvio basterebbe per se solo ad inspirare al Geo-
te logo i più importanti argomenti. Qua la feracità del suolo congiunta a tal be-
« nignità di cielo da far credere all'agronomo, che la rugiada della notte faccia
« ripullulare le erbe che la falce del mietitore , o il dente dell'arnieuto ha raso
« o strappato nel giorno. Qua la ricchezza dei prodotti di ogni sorla, |)er il na •
<( luralista, non che la reminiscenza per il fisico e per i seguaci d'Esculapio di
— 334 —
« esser nell.i (erra ove il gran Pitagora dettò i precetti della sua filosofia ; pre-
« cetti , cui seppe dipoi cosi bene unirormarsi la salernitana Scuoia.
« E in mezzo alle maraviglie, con che la Natura ci rapisce i sensi, un nobile
n nazionale orgoglio eleva il nostro sj>irito alla vista della tomba del principe
« fra gli epici del Lazio; presso cui un altro gran genio italiano e favorito dalle
(( Muse (il cantore di Laura) piantò di propria mano un alloro in argomento di
« profonda venerazione! Bene quindi si espresse colui, che gli Scienziati fer-
ie vorosaniente invitando per 1" attuale convegno dava con laconico motto di que-
« sta terra beata una giusta idea, rii)eteudo con Polibio, che persino gli stessi
« Dei se ne disputarono il dominio.
« Quivi oggi trasportali i cultori dell'italiana Sapienza, n'esulta col popolo
« r Eccelso e Magnanimo Monarca , vedendone raccolto nella sua Metropoli
« l'eletto stuolo, in alto già di scendere in arena per procurare alla scienza an-
« cor nuove conquiste.
« Del quale scientifico drappello facendo parte integrante pur noi, ne for-
ce miamo una Sezione o famiglia; e segnatamente quella di cui l'egida è la Chi-
« mica, scienza senza confini, scienza che le sue investigazioni spinge e adden-
« tra nell'intima essenza dei prodotti tulli della natura, qualunque pur sieno.
« Vogliamo dunque o Colleglli, o Amici (e permettete, io ve ne prego, al-
ce l'espansione del mio cuore di chiamarvi con tal nome) vogliamo, ripeto, pe-
« netrarci di quei generosi sentimenti , onde penetrati sono pur troppo gli al-
te tri commilitoni nostri , e facciamo si che eguale alla loro sia la lena , come ne
« è eguale l'interesse, e identica la meta, per quanto diversa ne sia la palestra.
« Una nobii gara sorga fra noi , e quella gara io dir voglio che preminenze o
« distinzioni non cura, ma che le individuali forze sospinge ad arricchire in
« qualche modo il tesoro delle scientifiche nozioni , senza perdere giammai di
« vista, che in fatto di naturali discipline, un fenomeno bene osservato, per
« quanto non prometta verun interesse in principio o per ora, può averne uno
« immenso e incommensurabile in appresso.
« E chi è fra noi che non ricordi essere numerosissime le osservazioni , mol-
« tiplici le scoperte, le quali dopo esser giaciute sterili o senza alcuna utile ap-
« plicazione per qualche tempo; sono poi divenule fonti inesauribili per l'in-
— 355 —
« dustria, e tesori per le arti? Serve che i falli sieno bene a^Tcrali, o clu'
« abbiano l'impronta solenne di verità scientifiche... Nulla importa di calco-
« lame tosto il valore, né calcolare lo si [mote, se non dopo che ne venaimo
« indagati i nessi coi diversi rami <l('l sapere, o ne saranno conosciute le reia-
« zioui coi bisogni sociali e coi comodi della vita.
« Chi a\Tebbe detto che una bolla saponacea (nulla più che un trastullo pue-
« rile) potesse somministrarci la chiave per discuoprire quelle tante proprietà,
« bnde sono insigniti si il fluido atmosferico che altri fluidi aeriformi? Chi sa-
« rebbesi aspettato ciie dalle convulsioni facili ad eccitarsi pel contatto di ele-
« rogenei metalli in una rana decapitala od in altro modo mutilata , ne do-
« vesso emergere tanta copia di fatti non meno preziosi per la Chimica che per
« la Fisica? Chi avrebbe immaginato che dai bitumi fossili , dagli oli e dai gras-
« si , si sarebbe fatta scaturire una luce più energica e più pura col solo iso-
« lame e purificarne prima le infiammabili materie? E chi finalmente osereb-
« bc dubitale che la scienza da noi professata , dopo di esserci slata si prodi-
« ga de' suoi doni, non ne serbi ancora altri molti da elargire con egual pro-
« fusione? . . .
« Si ! Di un gran numero di questi hanno già partecipato la Medicina , l' A-
« gricoltura, fondamento eutrambc della sociale umana con^ivenza. Dei bene-
« fizii della Chimica hanno più che mai risentito le arti, i mestieri ; ed altri an-
« Cora ne sperano e questi e quelle. Né vi ha poi branca o partita dei naturali
« studii , che non ne abbia in qualche modo fruito ; essendoché ai progressi di
« essa come ora va debitrice di novelle industrie l'età presente, cosi ne ande-
<( ranno debitrici le generazioni venture!
« Non è dato a noi come non è dato ad altri di circoscrivere il dominio di
« una scienza indagatrice quale la nostra si è; dovendo per forza convenire,
« che essa esercitando la poderosa sua iufluenz;» in una gran parte dello scibile
« umano, mette per cosi dire le mani da per tutto, e che di tali prerogative
« ornata essa addiviene madre feconda di tutte quelle utili risorse , onde le na-
« zioni si fan prospere e s'ingigantiscono.
« Quindi a ragione invocano i popoli dalla Chimica i soccorsi, l'accarezzano
« i jronarchi , la favoreggiano e la proteggono i Cìoverni , che v eghando sui
— 356 —
« propri interessi non banno bendati gli occhi! . . . Ma egli è oniai tempo ch'io
« cessi da tessere ii panegirico della scienza , del cui titolo la sezione nostra si
« onora, avvegnaché enumerandone i pregi, io non faccio che ripetere cose a
« tutti oniai già note.
« Basti dunque il poco che dissi al solo oggetto di esordire le nostre scienli-
« Oche elucubrazioni. Spetta ora a Voi, dotti Colleglli, di dimostrare coi fatti
« la verità di ciò che io esposi «olle parole. Tale è l'ufTicio che c'incombe, tale
« l'oggetto della nostra speciale missione. Ilo detto. »
Dopo queste calde ed affettuose parole, delle quali ben s'intende il valore, e
cui l'isponde con applausi l'intera sezione, lo stesso Presidente a cagione delle
facoltà concessegli nomina suo Vice-Presidente il ()rof. Raffaele Pirla , e suoi
Segretari i prof. Giovanni Guarini e Luigi Calamai. Chiamati questi ad assidersi
ai loro posti, il Presidente invita chi abbia a fare comunicazioni o verbali o in
iscritto, e a dar principio.
Quindi il Coloiuiello Marco Antonio Costa legge una sua Nota, iu cui prende
a discorrere della malaria e di un eudiometro da esso lui inventato.
Cosi premesse alcune considerazioni sopra i gravi danni recati all'umanità
dalla malaria , e sulle cause che la producono , fa sentire come nei tempi passati
uomini insigni si siano iugegiiali di determinare il grado d'insalubrità di un'aria
qualunque. Sebbene questi non sieno potuti giungere ad ottenerne utili risulta-
nienti , pure non dispera egli di averne de' fa>orevoli col suo processo diretto
ad un tale scopo. Egli considera avere la sostanza che rende l'aria malsana un
limite a poca altezza da terra, essere trasportata dai venti, raccolta dall'acqua,
arrestata da' veli, decomposta da diversi mezzi. Crede quindi possa anche insi-
nuarsi nei corpi, eccitarli, e promuovere ne' medesimi una specie di putrefa-
zione. In una parola, questa materia miasmatica ponderabile, agirebbe, secondo
lui, a modo di fermenti. E perciò suppone che una sostanza organica putre-
scibile possa servire di mezzo eudiometrico , essendoché esposta ad un'aria più
o meno infetta si putrefarà tanto più prontamente quanto maggiore sarà la
quantità della materia miasmatica contenuta dall'aria.
Questa lettura del Colonnello Costa é seguita dalla presentazione, per jiarte
dello stesso lettore, di una sua memoria stampata, iu cui trovasi fra i partico-
— 357 —
lari del processo indicato , la puntuale descri2Ìone del nuovo strumento che ne
Torma la parte principale.
Il Presidente avuto riguardo alla molta importanza del so^'gctto, invila la se-
zione a volersene occupare. Al quale in\ ito corrispondeuilo il prof. Sorda , fa
osservare che la putrefazione nei corpi organizzati non ha luogo se non quando
in essi cessata sia la vita, ed i miasmi esser prodotti da sostanze talmente sfug-
gevoli da non potersi cosi facilmente misurare. Queste proposizioni danno luogo
ad animala discussione, nella quale il Colonnello Costa sostiene quanto avea già
dello nella sua Nola, cioè essere i miasmi corpi ponderabili, e non cosi sfug-
gevoli alle osservazioni, come inclinerebbe a credere il suo oppositore. Egli ap-
poggia questa sua opinione al fatto della Maremma Toscana, dove i miasmi,
egli dice, possono essere riparati, assorbiti dall'acqua, e da altri corpi. Ma poi-
che, mentre non conviene di ciò l'altro, insiste il primo sulla misurabilità di
questi corpi , il Presidente invila i contendenti a volere stabilire quale sia la si-
gnificazione che intendono di dare alla parola miasma. E il Colonnello Costa ri-
piglia essere i miasmi, a parer suo, corpuscoli emanati dai corpi in putrefazio-
ne, impercetlibili , di natura organica, e di un'azione atta a decomporre gli al-
tri corpi organici. Ma ({ucsta delinizionc non persuade il prof. Sorda a dover ri-
tenere i cennati corpuscoli come di per sé stessi suscettivi di misura , e per con-
seguenza tali da potersene riconoscere l' intima essenza. Il Presidente fa allora
rilleltere che potendo venire scomposti per l'azione del cloro, e molto proba-
bile che sicno di natura organica. £ sia pur cosi soggiunse il prof. Sorda ; ma
non debbono confondersi i corpi morti coi corpi viventi. I fermenti se promuo-
vono la putrefazione si è nei primi e non nei secondi. Ed a queste altre rifles-
sioni aggiungendo, concliiude in ultimo che il proposto mezzo eudiometrico non
potrebbe servire all'uopo.
Dopo alcune domande fatte dal dott. Cappa al Colonnello Costa , il prof,
cav. Longo affacciando altre considerazioni sulla natura dei miasmi, tenta di
spiegarne l'azione malefica sull'uomo. Ma poiché conosce essere la questione
che ne occupa assai complicata , dichiara il desiderio che sia nominala una Com-
missione all'oggetto di prendere in esame le molte cose enunciate, e di riferire
in proposito.
4G
— 358 —
li Prosidenle dichiara voler ciò fare nel giorno seguente; e come il soggetto
ìli (HU'Stione non è senipliconionte diiniico, cosi vf.\i stabilisce di aggiungere
alla domandata Commissione anche alcuni che simultaneamente coltivassero le
scienze mediche.
Malgrado questa determinazione, il prof. Piria crede opportuno, riassumendo
le cose già dette , di far anche egli alcune considerazioni sulla natura dei miasmi.
Rileva pertanto che se i chimici non hanno stabilito cosa alcuna su di ciò, non
hanno nemmeno dichiarato essere impotenti a determinare l'indole di detti mia-
smi. Intanto osserva che le piogge distruggendo i miasmi provano la loro so-
lubilità; che il cloro disidrogenandoli , ed in conseguenza scomponendoli, prova
del pari la loro materialili'i , non meno che la loro natura organica. Tuttavia
egli non li considera come sostanze gassose, ma bensì come corpicciuoli sospesi
nell'aria. Se fossero sostanze gassose; egli dice, troverebbersi , secondo la legge
del Dalton in tutti gli strati dell'aria atmosferica, mentre non mescolandosi con
questa, non si trovano ordinariamente che ne' suoi strati inferiori.
Il prof. Sementini appoggiando queste ipotesi ricorda gli sperimenti del !Mo-
scati , i quali provano egualmente che (|uesti miasmi sono di natura organica
animale, e solubili nell'acqua. .
Ma il prof. Hicci, entrando egli pure nella discussione, mentre conviene coi
due preopinanti della natura organica di questi miasmi , sconviene che non |)os-
sano essere sostanze gassose. Se l'acqua, egli dice, è capace di discioglierli,
l'accfua del pari discioglie le medesime sostanze gassose. Ma il prof. Piria sog-
giunge, che nei luoghi elevati la malsania non ci ha. Nella Maremma Toscana,
per esempio, le febbri si svolgon solo negli abitanti del jìiano. Quindi lo stesso
prof. Piria parla della mescolanza dei gas fra di loro : egli non la considera iden-
tica alla soluzione ; e ricorda ancora non essere stato ammesso dai chimici che
le materie organiche sieno ridotte in sostanze gassose.
Facendosi allora varie questioni sulla causa della solubilità ed insolubilità ,
il Presidente richiama all' ordine la discussione. Osserva non potersi dimenti-
care la legge del Dalton. Sul monte Imalaia trovarsi l'acido carbonico; i miasmi
però non si trovano nei luoghi elevati ; le sostanze organiche tanto azotate che
non azotate non sono assorbite dalle piante se non (piando sono cangiate in am-
— 359 —
iiiuniac-a i-d in acidu carbonico. Ricorda a questo proposito le sue osservazioni
e quelle del Piria recate in mezzo nel Congresso di Milano.
Il prof. Longo riepilofiando [e. co.sl' h'ììì delle, vorrebbe riunire le parti, ani-
niellendo essere la materia miasmatica in uno stato assai vicino al gas ; ma il
prof, l'iria si opjwne a ciò, facendo osservare che i chiinici banno ben distinto
i gas ed i va|)ori, e non potersi né questi né quelli confondere con materie sem-
plicemente sospese. Il prof. Iticci finalmente concilia la questione facendo sen-
tire die egli riguarda la materia organica come fonte di sostanze gassose atte ad
insinuarsi nei corpi, ed a cagionarvi speciali alterazioni organiche.
La Cava domandando allora la jìarola , richiama l'attenzione dell'uditorio sulla
natura dei miasmi , che egli pure ritiene come organica. Discorre intanto sull'a-
zione fisiologica di alcune parti organiche ; sulla determinazione dei contagi :
sugli elTetti dei miasmi.
Il Presidente credendo sufficientemente discusso l'argomento , chiude l'.Vdu-
nanza.
Il Presidente — Gioacchino Taddei
r GlOVAN.M GlAUI.M
I Segretari {
( LiiGi Calamai
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTOIBKE 18i5
-»f}0
Jt RESiEDE l'adunanza il prof. Gioacchino Taddei.
Il Segretario prof. Calamai legge il processo verbale dell'adunanza precedente,
il quale è approvato.
Il prof. Sementini crede di dover ritornare sulla discussione del giorno pre-
cedente relativa all'eudiometro proposto dal Colonnello Costa, poiché gli sem-
bra di avere alcune osservazioni da fare in proposito. — A quest'oggetto invita
il sig. Costa ad esporre i principi sui quali egli fonda l'applicazione del suo stru-
mento misuratore. E questi si fa minutamente a dimostrare non tanto i principi
i|uanto le ragioni che lo hanno condotto ad adottare questo suo processo nella
misurazione della malaria. Ciò che riferisce non è che una ripetizione di quello
che avea già letto precedentemente.
Udito questo il prof. Sementini protesta contro i principi esposti dal Costa.
Facendo astrazione da tutte le quistioni scientiflche relative alla natura dei mia-
smi, parla della corruzione delle sostanze animali. Osserva che sebbene le carni
de' diversi animali morti per malattie, e per morte violenta sieno apparente-
— 361 —
mente le stesse , i cambiamenti che subiscono dipoi sono molto diversi. La cor-
ruzione, ei dice, colpire più rapidamente le carni già malate ; esser rallentala
di molto nelle piii sane. Né ciò solo può influire a (|ueste notabilissime differen-
ze : imperciocché la temperatura , uno stato più o meno \ aporoso , e la presenza
di diverse sostanze possono più o meno accelerare o ritardare la putrefazione.
Ricorda intanto il fatto di un macellaro di Londra, il quale procurava che le
carni non si guastassero cosi prestamente, immergendole nell'acido carbonico,
ritenuto da tutti come uno dei più valenti antisettici. Quindi conchiude che es-
sendo le carni suscettive di alterazione diversa pel variare delle condizioni in
cui possono trovarsi , il proposto mezzo eudiometrico non deve riuscire che
incerto.
A ciò risponde il Colonnello Costa, non essergli nuove quelle obiezioni , poi-
ché le faceva a se stesso ([uando a|)punto pensava a tale suo processo. Perciò
ha stabilito di adoperarvi una sostanza ch'é costantemente identica. Questa so-
stanza é l'urea. Quanto all'osservazione relativa al macellaro di Londra, senza
negare il fatto, dichiara non importar menomamente all'attuale quistioue.
Ma il prof. Sorda considerando l'azione del calorico e dell'umidità come cause
principali e continue delle alterazioni organiche, cioè della putrefazione, insi-
ste sulla fallacia dei risultamenti che possono aversi dal proposto eudiometro.
Il prof. Casoria anch'egli parla della natura dei miasmi. Crede debbansi di-
stinguere i palustri da quelli che comunemente invadono le carceri ed altri luo-
ghi analoghi. Nelle due circostanze , soggiunge esservi cause e condizioni di-
verse, quindi gli effetti esser debbono diversi. Domanda perciò all'inventore
dell'eudiometro a quale di questi due generi di miasmi intenda d'applicarlo.
Al che si risponde : non potersi ammettere questa differenza e quando si do-
vesse ammettere, lo strumento applicasi indistintamente nei due casi.
Questa proposizione sollecita il prof. Casoria a domandare al Colonnello Costa,
se abbia sperimentato il suo strumento. Non dandosi risposta affermativa , si
discute da molti, e facendosi molte congetture sui presunti effetti del progettato
processo, assai si dice sulle sua improbabilità di successo.
.Ma poiché é ricondotta dal Presidente la questione ai suoi veri termini, il
prof. Ricci , riepilogando le cose dette dal Costa e da altri , pone in campo uuo\ i
— 302 —
dubbi. — Crede egli pure non potersi veriflcare cosi facilmonle I eguaglianza delle
condizioni nella sostanza o nelle sostanze che si sottopongono allo sperimento.
Questa opinione è pur sostenuta dal prof. Longo; il quale crede ancora non
poter essere che apparenti gli ell'etti che otteucr si debbono dal proposto pro-
cesso. In qualunque modo, dice lo stesso professore, ciò che si ottiene da una
materia organica in uno sperimento , non può supporsi che si ottenga egual-
mente dai corpi viventi.
Ma il sig. Gaultier de Claubry crede di dovere aggiungere alle molte cose
dette, che realmente dalla putrefazione delle sostanze animali, si svolgano ma-
terie organiche particolai-i facili a determinarsi. Esser noto che facendo |)assare
l'aria, che se ne è impregnata, a traverso di un tubo di platino reso incande-
scente, esse vi si depositano e vi si scompongono. Probabilmente questa materia
organica è il prodotto di tanti animaletti contenuti nell'aria. Quest'opinione è
pure ammessa dal prof. Ricci.
Finalmente il Presidente, a dimanda del cav. Longo, pone termine a questa
discussione, e forma la commissione per l'esame del progetto che l'ha promos-
sa. Essa è composta dai prof. Sementini cav. Longo, e dott. Casoria.
Quindi il dott. Polli comunica di avere il dott. Bertozzi trovato in un calcolo
umano raccolto nella cistifellea, una certa quantità di rame. Questo caso straor-
dinario già annunziato in qualche giornale del regno Lombardo- Veneto , richia-
ma l'attenzione della sezione. Lo stesso Polli , dopo aver presentato vari pezzi del
calcolo medesimo, fa delle osservazioni sulla causa della presenza di detto me-
tallo in essi. Si discorre allora e da lui, e dal prof. Sementini della natura de'
calcoli, e delle diverse loro specie. Asserisce intanto il dott. Polli, che in quello
in cui si è trovato rame la colesterina , se vi si trovi , non è che in piccolissima
quantità.
Il prof. Pirla , manifestando il desiderio che sieuo fatte ricerche sopra altri cal-
coli , onde vedere se realmente sia questa una specialità , lo stesso dott. Polli
fa sentire, che simili ricerche sono state già fatte, ma senza effetto; poiché in
molti altri calcoli appartenenti ad individui diversi non ù stato trovato lin ([ui
rame. Cosi il l'irla couchiude, doversi in questo caso il rame ad una condizione
morbosa ed accidentale. La qual cosa vicn pure confermata dal Presidente.
— 303 —
Uopo questo, lo stesso dott. Polli presenta della Mannite ottenuta dal sig. Gio-
\anni Ruspini con un processo che da costui si dichiara come economico.
Kssa è ricavata dalla manna col semplice mezzo dell'acqua ed ù decolorala
col carhone animale. La sezione trova questo materiale zuccherino bianchissi-
mo e ben cristallizzato. Il prof. l'iria ricorda che il principe C. Luciano Bona-
parte presentò al Congresso di Lucca Mannite bellissima ottenuta con un pro-
cesso analogo a quello del Ruspini. Al che il dott. Polli risponde, aver il Ru-
spini nella sua memoria accennato questo processo , che è per altro diverso
dal suo.
Ora, trattandosi di economia di processo per un prodotto senza eccezione, e
per un materiale utile alla medicina , come osserva ancora il prof. Taddei , il
Presidente generale, cav. Santangelo, che onora di sua presenza la Sezione in
quest'Adunanza , manifesta il desiderio che lo sperimento di Ruspini sia ripetuto
In Napoli; poiché egli dice, raccogliesi dal Frcuinux Ornm nelle Calabrie non
solo, ma anche in altre parti del Regno, una gran quantità di manna ottima,
la quale intanto non trova grande spaccio in connnercio. Il dott. Polli facendo
allora lettura delle conchiusioni del Ruspini nelle quali si parla della conve-
nienza di tale fabbricazione nel regno di Napoli , fa rilevare come esse sieno
identiche a quelle ora esposte da S. E. il cavalier Santangelo.
Quindi il cav. Longo ritorna sulla questione relativa al rame trovato nei cal-
coli biliari , facendo osservare che il prof. Bizio di Venezia ha trovato questo
metallo in un mollusco; quindi opinerebbe potesse ritrovarsi il rame negli ani-
mali , o in alcune loro parti.
Intorno a che risponde il Presidente, potere gli animali prenderlo dalle lo-
calità in cui \ivono. Per esempio, le acque che bagnano i bacini del London-
Doili sono talmente pregne di rame, da uccidere quei pesci che a caso vi s'in-
sinuano. Perciò nulla di più facile che gli animali prendano del rame cogli ali-
menti di cui si nutriscono.
Da queste considerazioni si passa ad esaminare quali sieno i veicoli , per
mezzo dei quali possa giungere il rame fino agli animali.
A questo projiosito il Calamai annunzia, che in alcune acque dei pozzi di
Firenze ha trovato del rame nella circostanza di analisi da esso lui fatte scru-
|H)lusanicnte, agendo sopra grandi masse. Questo rame, sempre in frazioni som-
nianicutc piccole ed indeterminabili , \ì era presumibilmente allo stalo di car-
bonato. Egli si è potuto accorgere che proveniva dai vasi coi quali si suole at-
tingere l'acqua.
Né solo il Calamai ha trovato ramo in cose che servano alla vita degli animali.
Il Gahn, dice il Piria, coli' autorità del Berzelio, trovava rame col cannello in
(ulte le ceneri dei vegetabili; così egli conchiude, che se nel ricercare il rame
contenuto in alcune sostanze in tenuissima quantità , sia dilTicile , queste quan-
tità depositandosi a poco a poco in alcuna parte dell'organismo possono succes-
sivamente esser veriflcate col mezzo dei reagenti.
La questione relativa alla ricerca dell'origine del rame nei corpi viventi sem-
bra importante; quindi il Ricci, il l'olii, il cav. Longo, il Calamai ed il Presi-
dente vi portano vicendevolmente le loro considerazioni.
Il prof. Piria intanto dichiara non fargli mara> iglia di trovar rame nelle acque
ed in altre materie , come in quelle appartenenti ad animali , ma sibbene tro-
varlo nelle vie d'eliminazione diverse dalla comunale, com'è quella dei reni.
Su di che il Presidente ricorda l'azione dell'ossido di rame sopra varie sostanze
organiche , e dice volersi trattenere su questo soggetto in altra adunanza.
Intanto sopra una domanda del dolt. Polli si fanno molte considerazioni chi-
mico-fisiologiche, perchè si trovi rame nel calcolo cistifelleo e non nelle altre
parli che lo hanno prodotto, cioè che hanno cooperato alla sua produzione.
Queste considerazioni richiamano il Presidente a dichiarare , concordemente a
quanto innanzi aveva detto il Piria , che se non si è trovato rame nella bile e
nelle altre parli che avevano relazione col citato calcolo ; non deve sorpren-
dere, poiché \\ poteva essere in tal quantità da non potersi rendere sensibile
alle ricerche chimiche.
Il tempo concesso alla durata dell'adunanza essendo esaurito si lascia la que-
stione. Il Presidente peraltro prima di sciogliere l'adunanza stessa domanda se
i componenti la Sezione credano conveniente di nominare una Commissione di
Censori , onde esaminare i lavori che possono essere successivamente esibiti per
leggersi. Rispondendosi afTermativamenle nomina a quest'oggetto i sigg. prof.
Sementini, Ricci, e Guarini. Venendo tìnalmenle manifestato da diversi mem-
— 365 —
bri dcll.1 Sezione, non die dagli stessi Commissari eletti , clic pure il Presidente
facesse parte della Commissione medesima in qualità di Presidente, egli ricusan-
dr) il grado vi s'inclndc come aggiunto.
Dopo di ciò l'adunanza è si'iolta.
Il Presidente — Gioacchino Taddki
( GlOVANM Gl'ARIM
J Segretari {
(^ LriGi Calamai
47
ADUNANZA
DEL GIORNO 24 SETTEMBRE
H»H«-
J RESIEDE l'adunanza il prof. Taddei. Vien letto dal segretario prof. Luigi Ca-
lamai il verbale dell'adunanza precedente, il quale si approva dietro un'aggiun-
zione reclamata.
Lo stesso segretario , prof. Luigi Calamai legge una sua scrittura , che ha per
titolo: » Osservazioni sopra l'azione di alcune sostanze saline fra di loro ».
L'A. dopo aver ricordato che molti sali tendono a combinarsi insieme sta-
bilmente, osserva che specialmente i solfati sono in questo caso. Citando ad
esempio il solfato di allumina coi solfati alcalini, e questi coi solfati di magne-
sia , di manganese, di ferro, di cobalto, di nichelio, ec. , e dichiarando esser
ciò conosciuto , crede però non lo sia il grado di forza con cui queste combi-
nazioni hanno luogo ; imperciocché egli dice che secondo le leggi delle airmilà
potremmo credere , che i cloruri , i nitrati , e gli acetati di potassa , di soda , e
di ammoniaca , dovessero in ogni circostanza scomporre i solfati di magnesia ,
di allumina, di manganese, di ferro, di cobalto, di nichelio, di zinco <■ di ra-
me, mentre ciò non si verifica che sotto alcune condizioni.
Partendo quindi da due fatti analoghi , uno raccolto da lui, e l'altro dal sig.
Orosi di Livorno, nei quali si era osservato che certi sali posti a reciproco con-
— 367 —
(atto , si scomponevano nei loro equivalenti fino ad un certo punto e non com-
piutamente , credè d'istituire una serie di ricerche, onde vedere se il fatto si
fosse più generalizzato come ei supponeva; ed ecco dalla mag;:ior parte defili
sperimenti da lui istituiti i risullnuienti avuti.
« Disciolto in acqua un equivalente di cloruro di sodio ed uno di solfato di
« magnesia, coli' evaporazione della soluzione ottenne quattro proporzioni cor-
« rispondenti di cloruro di sodio e di cloruro di magnesia , di solfato di soda e
« di solfato di magnesia. Questi due ultimi sali erano fra di loro stabilmente
M combinati. Perciò il cloruro di sodio fu scomposto per metà, come lo fu per
« metà il solfato di maguesia.
« Avendo poi disciolto un equivalente di solfato di soda , uno di solfato di
« magnesia, ed uno di cloruro di sodio, coli' evaporazione (ino a siccità non ot-
« tenne dal residuo per mezzo dell'alcool clie traccia debolissima di cloruro di
« magnesio, imbrattiUo di cloruro di sodio. Questa traccia nou può che atlri-
(( buirsi all'azione dell'alcool impiegato nello sperimento. Dunque il cloruro di
« sodio in tal caso col solo intermedio dell'acqua non fu scomposto dal solfato
« di magnesia.
« Sostituito al solfato di magnesia quello di allumina neutro , i risultamenti
« furono perfettamente identici , si nella prima come nella seconda parte dello
« sperimento.
« L'acetato di soda col solfato di magnesia nelle solite proporzioni, si sono
« comportati egualmente, formando solfato doppio di magnesia e di soda ed ace-
« tato di magnesia; mentre col l'intermedio del solfato di soda la reazione non
« ha più avuto luogo.
« L"n equivalente di solfato di rame (cioè gr. 124, 94) ed uno di cloruro di
« sodio, disciolti nell'acqua, hanno formalo una soluzione cilestre, che si è
« volta leggermente al verdastro. Evaporato e trattato il residuo avutone con
« alcool, si è disciolto cloruro di rame riconoscibile al suo bellissimo colore
« smeraldo. Da questa soluzione alcoolica evaporata si è ottenuto un residuo,
« il quale disciolto in acqua acidulata con acido cloridrico, ha somministrato
« per cementazione gr. lo di rame, cioè gr. 0,85 meno della metà di quello
« che era contenuto nel solfato impiegato. Il residuo lasciato dall'alcool, trat-
— 3fi8 —
<( talo con acqua, ha formato una soluzione cilcsdc, da cui, coll'aggiunta d'un
« poco d'acido solforico, si è ottenuto puro per ccnicntazionc il resto del rame,
« cioè sr. lo e qualche frazione. Dovendo il rame essere per l'intero sr. 31, 70,
« la differenza deve valutarsi come perdita.
« Posto solfalo di soda, solfato di rame e cloruro di sodio nelle ragioni di
<( loro equivalenza, non si è verificata scomposizione del cloruro di sodio.
<( Disciollo un equivalente di solfalo di zinco ed uno di cloruro di sodio , e
« trattala la soluzione al solito coll'evaporazione, l'alcool ha separato dal residuo
« il cloruro di zinco nella quantità corrispondente alla metà di quella che avreh-
« be dovuto essere, quando la scomposizione fosse stata compiuta fra i due sali.
<( Aggiunto ai due sali summentovali un equivalente di solfato di soda, non
« vi è stato più formazione di cloruro di zinco. Quindi in questo caso il cloruro
« di sodio non ha reagito sul solfato di zinco.
« l'n equivalente di acetato di rame ed uno di solfato di potassa si sono com-
« jwrtati in un modo particolare , perocché vi è slata scomposizione di acetato
« di rame colla precipitazione del suo ossido : ciò che è dipeso dalla tendenza
« del solfato di potassa a diventare bisolfato. Aggiunto alla miscela un altro
« equivalente dell'acetato medesimo , mentre questo pure si è scomposto in par-
« te, nella evaporazione poi del liquido vi è stato svolgimento di acido acetico.
« Si opina che siasi formato da prima bisolfato di potassa e solfato di rame ; che
« poi siasi formato altro bisolfato di potassa, e che in ultimo l'acetato di potassa:
<( ed a quella condizione di temperatura e di densità , siasi scomposto per ripor-
« tare il bisolfato allo stato di solfato neutro. Checché sia, nel residuo si è tro-
« vaio una combinazione di solfato di potassa e di rame , ed acetato di biossido
« di mme.
« Un equivalente di solfato di protossido di ferro ed uno di tartarato di soda ,
« hanno formato tanto tartarato di ferro quanto ne poteva venire dalla scom-
« posizione scambievole della metà de' due sali.
« L'intermedio del solfato di soda ha impedito la scomposizione fra il tarla-
le rato di soda ed il solfato di ferro.
« Un e<iuivalente di solfato di magnesia ed uno di nitrato di potassa, hanno
« dalo solfato di magnesia e di potassa e nitrato di potassa e di magnesia.
— Sco-
tt Per l'aggiunta di un equivalente di solTato di potassa è cessato ogni reazio-
ne fra il soirato di magnesia ed il nitrato di potassa.
'( In (■((uivalente di acetato di potassa ed uno di solfato di magnesia, hanno
'( dato luogo alla formazione da una parte di acetato di magnesia e dall'altra di
(( solfato di potassa. In questo caso la scomposizione è stata quasi compiuta ,
« perché la potassa è una base troppo forte rimpetto alla magnesia, e l'acido
« solforico un acido troppo forte di fronte all'acetico; il quale poi sta anche più
<( fortemente unito per affinità speciale alla magnesia, poiché durante l'evapo-
<t razione del liquido non si sviluppa esso come dalla jìotassa. In questo speri-
« mento resta un dubbio per altro, ed é se l'alcool che s'impiega determini
« prontamente la scomposizione del sale risultante. È un fatto che se questo li-
« quido non si fa rimanere sul residuo salino , si trova sempre in questo molta
« magnesia.
Cosi da (luesti fatti il Calamai crederebbe che risultasse « che quando due sali
« solubili, uno dei quali è a base alcalina, e l'altro comunque, purché sia un solfa-
« to, e che dalla scainl/ievole scomposizione loro non si formino combinazioni insolu-
« bili, vi ha nella generalilà dei casi scomposizione fra l'equivalente dell'uno e l'equi-
« valente dell'altro, da produrre una combinazione più complessa, costituita da due
« solfati , e contro la quale ogni avanzo de' sali impiegati in quella reazione resta
« inerte.
Il prof. Ricci prendendo la parola si fa a considerare con il BerthoUet, co
Licbig e con altri quali sieno le opinioni che tengono i chimici sull'azione che
hanno fra di loro i sali che restano tranquilli in un liquido in cui sono stati di-
sciolti. L'equabile scompartimento degli acidi colle basi loro rispettive, sem-
bra, ei dice , per alcuni comprovato, per altri pare che le adìnità più forti in
questo caso sieno soddisfatte. Le sperienze del Calamai poter dichiarare que-
sti dubbi.
E il prof. Pirla soggiunge, esser diflìcilc di determinare quando fra due sali
disciolti nell'acqua ha luogo una scomposizione compiuta. L'evaporazione che
s'impiega a solidifìcarc i sali stati disciolti é tal circostanza che da sé sola basta
a determinare delle scomposizioni. Pure vi sono dei fatti coi quali si può ben
giudicare dell'avvenuta scomposizione. Fra questi egli cita il seguente da esso
— 370 —
lui raccolto. L'ioduro di salicile, la saligcnina, e molti altri derivati della sa-
iicina, colorano, come è noto, in azzurro le soluzioni dei sali di perossido di
ferro. Il solo acetato di ferro fa eccezione, poiché la saUj-enina non vi induce
nessun cambiamento di colore. Cosi quando si discioglie nell'acqua un sale di
perossido di ferro, per esempio sia questo il percloruro, ed alla soluzione si
aggiunge un acetato qualunque in quantità sufficiente, i derivati della salicina
agiscono su questa soluzione non diversamente che sull'acetato di ferro. Dun-
que , dice il prof. Pirla , è chiaro che i due sali in questo caso si sono scomposti
compiutamente, e che tutto il cloruro di ferro si è convertito in acetato.
Ma il Calamai osserva che mentre il fatto narrato attesta l'avvenuta reazione
fra l'acetato ed il cloruro impiegati nello sperimento , non dimostra poi che la
medesima reazione sia stata compiuta fra l'equivalente dell'uno e l'equivalente
dell'altro. Rimanere su di ciò un gran dubbio, e forse in questo caso la teoria
dell'equabile scompartimento trova un forte appoggio.
Il cav. Longo discorre allora sull'azione chimica e flsica dei corpi. Secondo
il Berthollet essere proporzionale alla massa; ma ciò non confermarsi. La dot-
trina degli equivalenti rovescia questa idea , alla quale sarebbero pur contrari
gli sperimenti del Calamai.
Dopo alcune osservazioni fatte dal prof. Ricci sopra l'affinità chimica , il
prof. Casoria legge una sua nota sopra l'ossido giallo del fosforo, che, riconu-
sciulo e descritto da Baudrimont, egli avea già ottenuto con un metodo suo
particolare in seguito di osservazioni che gli era avvenuto di fare sopra il me-
desimo ossido fln dalle prime volte che potè avvedersi della sua esistenza. Ecco
ciò che dice il prof. Casoria a riguardo del processo con cui ottiene detto ossido.
« Se facciansi bollire poclii grammi di fosforo con tenue quantità di acqua in
« un'ampia storta finché tutta l'acqua si sia evaporata, badando di sottrarre il
« fuoco quando una porzione del fosforo si è del pari ridotta in vapore , si os-
« serva nell'interno della storta la lenta combustione del fosforo. Ma a misura
« che il raffreddamento va innanzi, e l'aria introducesi nella storta, si vede co-
te stantemente depositarsi , massime verso la base del collo , una sostanza di un
« bellissimo color giallo , affatto somigliante al colore del solfuro giallo di ar-
« senico. » Questo risultamento riesce del tutto cambialo se l'aria può pene-
— 371 —
trarc nella storta con molta facilità, poiché in questo caso il fosforo brucianti*!
genera in vece l'ossido rosso di fosforo.
Il prof. Casoria asscfjna a quest'ossido giallo proprietà singolari. Esso non
brucia ordinariamente che ad una temperatura di oltre 300 gradi ; ma se è in
contatto col fosforo può subire una lenta combustione anche ad una temperatura
inferiore ai 10 gradi. In questa combustione lascia un residuo nero, di natura
incerta.
Dopo questa lettura sono fatte all'Autore varie interrogazioni dal prof. Ricci
e dal Farmacista Napoli.
Quindi Kohler comunica alcune sue osservazioni sulla assimilazione , che i
^egetabili fanno della ammoniaca. In questo proposito dice, trovarsi da lungo
tempo in prossimità dei Graniìi presso Napoli , un orticello costituito da un ter-
reno sterilissimo, dove per lo addietro non scorgevasi alcuna vegetazione, ma
che ora per avere in vicinanza i vasti recipienti di una latrina , i quali ricevono
le materie fecali di circa 800 servi di pena, vedesi ricoperto di piante, che sem-
brano prosperarvi in un modo straordinario senza che ricevano da chi le coltiva
nessun nutrimento, tranne un poco di paglia frammista a piccolissima quantità di
letame. Questa vegetazione cosi rigogliosa , molto diversa da quella che si osser-
va in tutti campi circonvicini , dove l'industria dell'uomo nulla risparmia, ei
l'attribuisce agli effluvi ammoniacali prodotti dalle accennate materie. L'odore
distintissimo che se ne sente all'intorno lo assicura di questa verità, come lo assi-
cura un altro fatto, che egli ha potuto osservare, e su cui egli trattiene la Sezione.
Quella vegetazione mantenevasi nel medesimo grado , quando ad una pioggia
abiKtndante caduti nel mese di gennajo decorso successe tale abbassamento di
temperatura da far gelare l'acqua stagnante nei luoghi vicini ed esposti al nord.
Da questo avvenne che le coltivazioni di quelle parli ebbero molto a soffrire ;
e grandi fatiche furono per i coloni perdute. All'opposto le piante coltivate nel
ridetto orticello si accrebbero rapidissimamente a dismisura. Kohler osservò
avere le loro foglie acquistata una estensione prodigiosa. Questa condizione fa-
%orevole ritenne l'ortolano da quei provvedimenti che sarebbero stati necessari
onde conservarla, nonostante che fosse stalo avvisato dallo stesso Kohler dei
pericoli cui si esponeva trascurando le convenienti cautele.
— 372 —
Infatti quelle piante cresciute ia volume ed in forza vejjetaliva, non trovando
più nell'atmosfera quella quantità proporzionale di materia nutritiva che po-
tesse servire ai loro bisogni , furono colpite ila repentina morie.
Su quel fiuto il Kohler prosep;ue a dire in conferma della opinione emessa ,
cioè, che tali piante dovessero il loro straordinario accrescimento all'ammoniaca
prodotta in quella località ; che questa sostanza , la quale anche alla pressione
ordinaria atmosferica ivi si forma in gran quantità , si fosse volatilizzala ancora
maggiormente collo stato basso del barometro che accompagni) la pioggia, e che
la bassa temperatura succeduta, avesse ritenuta l'ammoniaca attorno le piante a
modo di provvisione; ma che poi per l'aumentata superficie delle foglie loro,
e la mancanza sopravvegnenle del nutrimento dovessero perire.
Il Presidente osserva intorno le cose dette dal sig. Kohler, appoggiare esse
le vedute del Liebig relative all'assimilazione dell'azoto per parte delle piante.
Crederebbe pertanto conveniente che fossero istituite sperienze dirette , ed an-
che in piccolo, amministrando alle piante in vario modo l'ammoniaca. Con ciò
la questione potrebbesi risolvere in modo più positivo.
Chiamalo Analmente dal Segretario il prof. cav. Quadri a fare la sua comu-
nicazione in ordine alla domanda avanzata il giorno antecedente, questi trattie-
ne l'udienza sopra la parte istorica di alcuni suoi lavori già pubblicati molti anni
passati. Poiché l'oratore non dice alcun che di utile o d'importante per lo scopo
delle nostre conferenze, e molto meno per il soggetto che si è prefisso di trat-
tare, il Presidente lo prega a voler sollecitamente entrare in materia, tanto più
che il tempo assegnato alle letture è quasi esaurito. Ed esso facendo un piego di
diverse carte le consegna al Segretario , domandando di differirne la lettura al-
l'indomani.
Quindi l'adunanza si e sciolta.
Il Presidente — Gioacchino Taddei
( Giovanni Guakini
I Segretari {
[ Ll'lGI Cal.uiai
ADUNANZA
DEL GIORNO 2ò SETTE.AIBRE 1845
MJ Adunanza è presieduta dal prof. Taddei. Vicn IcUo dal Scgrelario prof. Cala-
mai e quindi approvato il processo verbale dell'adunanza precedente. Il prof. Se-
mentini, in risguardo alla discussione cui prese parte nei giorni precedenti sul
progetto del Colonnello Costa relativo al misuratore della malaria , dichiara che
allorquando disse di non credere che questo strumento potesse servire all'uo-
po, a cagione delle sostanze organiche che vi s'impiegavano, egli non aveva
letta la memoria in proposito i)ubl)licata dal sig. Costa , ed in conseguenza egli
non sapeva esser l'urea la sostanza organica- che vi s'impiega.
Il sig. Luigi Polisicchio richiamando l'attenzione suU'aigomento trattato il
giorno iimanzi dal sig.Kohler relativo all'assimilazione dell'ammoniaca per parte
dei vegetabili , comunica alcune osservazioni , che gli è avvenuto di fare sul me-
desimo soggetto. Dice primieramente che all'occasione di preparare del carbo-
nato d' ammoniaca , i cui vapori spandevansi nella stanza , vide che una pianta
di Wolckameria molto appassita , rapidissimamente invigori foi-se sotto l' in-
lluenza di questi vapori , in modo che le sue foglie inturgidite potevansi anche
romi)ere facilmente. Allontanata questa pianta dall'azione dei detti vapori, tor-
nò nello stato primitivo di appassimento. Questo titto lo indusse a praticare
48
— 374 —
tlegli osperiinenli , i (inali furono concordi col fallo medesimo. Citandone alcu-
no, dice che una foglia della stessa pianta tenuta nella boccia ove contenevasi il
sale suddetto, da uno stato di avvizzimento, passò a quello di turgidità. Aggiun-
ge in conferma delle osservazioni del Koliler avere egli pure veduto che talune
piante di fiori tenute in un luogo immondo, dove sviluppavasi molta ammonia-
ca , vi vegetavano rigogliosamente. Anche la loro veglia ne era sospesa : talché
sembrava che in quella coudizione non vi fosse per esse alcun riposo. Il siste-
ma di concimazione dei contorni di Napoli jìcr mezzo di materie molto azo-
tate, soggiunge, liirci osservare le stesse cose.
Il Presidente dietro questa comunicazione domanda al sig. Polisicchio , <iuale
opinione porli sopra questi fenomeni singolari. Nei casi espressi l' ammoniaca
agisce sugli organi vegetabili come eccitante? oppure essa è assorbita ed assimi-
lata in qualche modo , come pensa Kohler ?
Il sig. Polisicchio crede di doversi attenere alla prima questione, poiché nei
casi riferiti la prontezza del rinvigorimento non potrebbe spiegarsi allrimenli
che con ammettere un'azione di eccitamento.
Il Prof. Cavaliere Longo , cui vien concesso di fare una comunicazione sulle
forze chimiche , coerentemente alla domanda da lui fatta , incomincia dal far co-
noscere qual sia lo scopo degli opuscoli sul cloro , che fece distribuire ai com-
ponenti la sezione nei giorni precedenti ; quindi egli prende a ragionare sulle
dottrine chimiche, su quello cioè che chiamasi da tempo lunghissimo affinità.
Le molte sue considerazioni sulle azioni diverse che esercitano i corpi fra di lo-
ro, e su quanto hanno pensalo i filosofi intorno queste azioni medesime, lo por-
tano a conchiudere , che veramente il chimico sia lontano dal ragionare ogni
riual volta si vale della parola affinità onde spiegare i fenomeni che continua-
mente cadono sotto i suoi sensi. Ejìperò spera che sarà abolita dai libri di chi-
mica , come spera che se ne aboliranno tante altre in fisica ed astronomia che
tarpano, come ei dice, le ali al genio, e lo tengono inceppalo nell' errore e nel
falsiloquio.
Dietro questa lettura il sig. RalTaele Paura domanda all'Autore se abbia a\'uto
in mente di negare l'alTmità chimica, oppure di convggernc la parola. Al che si
risponde: non potersi negare le forze fisiche, poiché effetti^ araenle vi hanno.
— 375 —
La quistionc sta in ciò che le forze cliimiclie conosciute sono di giù molte, e
più su ne conosceranno in seguito : (|uindi la parola afTinità non può enunziarlc.
Il Presidente dovendo dar luogo alle letture (issate sospende la discussione.
Quindi il Vice-presidente prof. l'iria legge un suo scritto sulla costituzione
della asparìgina. — Questa lettura desta un grande interesse nella sezione per le
belle osservazioni che l' accompagnano ; e perciò si desiderò unanimamente che
venisse inserito negli atti del congresso e per intero lo scrilto che ne ha for-
mato il soggetto.
Dopo dì ciò l'adunanza è sciolta.
Il Presidente — GioACcniNO Tadoei
( GlOVA>7.1 GCAl
ri {
I Liir.i Calamai
. . :arim
I Segretari
ADUNANZA
DEL GIORNO 2G SETTEMBRE 1845
Jr nESiEDE l'adunanza il prof. Gioacchino Taddoi. Letto dal Segretario prof. Ca-
lamai il verbale dell'adunanza precedente, il Cav. Lougo vi reclama una corre-
zione, e quindi si approva.
11 sig. Mamone Capria legge una nota in cui espone , come avendo osservato
che r ammoniaca liiiuida preparata da persone poco diligenti , può essere con-
taminata da carbonato e da idi'oclorato d' ammoniaca , e non essere in questi
casi adattala a servire di reagente nelle analisi ; cosi per ottenere cpiest' alcali ,
quale è necessario che sia per lo detto uso, propone di far passare in alcune boc-
ce di Woulf i vapori ammoniacali ottenuti col comune processo, a traverso di
una soluzione di potassa caustica.
Quindi lo stesso sig. Capria rileva in un' altra sua nota che non puossi con-
siderare con il Berzelius e con altri chimici, come carattere distintivo del ci-
trato di piombo la sua solubilità nell'ammoniaca liquida, poiché il tartarato
della slessa base disciogliesi egualmente nella medesima soluzione ammoniacale.
Il Cav. Longo osserva, a riguardo dell'ammoniaca, che quella preparata,
pur con processi economici , nei grandi laboratori chimici esteri , suol essere
— 377 —
purissima, e perciò non è sempre necessario al chimico di preparare fiuclla per
i suoi bisogni.
Nella qua! cosa convenendo il sig. Mamone, ricorda avere opli detto non es-
ser pura (lucila preparata da persone poco dilì^'cnli. Il prof. Uicei ed il Vice-
presidente aggiungono due riflessioni, l'una sulle cause dell' impurità di que-
sl' alcali, l'altra sul modo di prevenirle.
(1 dott. Capezzuoli, in seguito ai suoi studi chimici sul diabete zuccherino,
legge una sua memoria, esponendo due nuovi fatti raccolti in fjucst' anno su
due distinti soggetti, e relativi all' influcaza del regime dietetico sulla propor-
zione dello zucchero contenuto nell' orina, usando anche di maggiori cautele,
onde assicurarsi della maggiore possibile fedeltà dei malati alle prescrizioni die-
tetiche. Ed anche questi nuovi fatti confermano sotto tutti i rispetti quelli os-
servati altra volta , che cioè non vi sia esatto e costante rapporto tra la quantità
relativa dello zucchero contenuto nelle orine , e la quantità del regime dieteti-
co. E avuto riguardo alla proporzione dello zucchero contenuto nelle orine dia-
betiche, anche sotto l' uso del vitto animale, coli' aggiunta di poche once di pa-
ne, non si può trovar modo di ripetere dai soli alimenti feculenti e zuccherini
lo zucchero diabetico. Per avvalorare la deduzione, che alla produzione dello
zucchero diabetico , concorrano anche le materie azotate, istituisce dei confron-
ti tra la quantità assoluta giornaliera di sciroppo eliminato colle orine, e l'ali-
mento ingerito da uno stesso diabetico in un medesimo giorno. Dai quali con-
fronti risulta , che non si può avere ragione della provenienza dello zucchero
dalla sola fecola, gomma e zucchero contenuti negli alimenti, concedendo an-
che la supposizione più ardita sulla trasgressione dei malati alla debita vigilan-
za; perciocché non se ne potrebbe aver ragione, nemmeno una qualche volta,
anche quando i malati trovansi a vitto ordinario abbandonati. Termina col
richiamare l'attenzione su tutte le già note trasformazioni in zucchero, ed in
ispecie della salicina, e floridzina, e più particolarmente anche dell'amigdalina
per arrÌNare a formare una qualche congettura sulla trasformazione in zucchero
delle materie azotate, che avvenir deve innormalmente nell'organismo dei dia-
betici.
Finita questa lettura il prof. Ricci domanda se negli sperimenti fatti , cioè nel
— 378 —
dc'lermiuare le quantilà di zucchero conlonulo ncU' orina dei ricordali diabeti-
ci, al)l)ia il sig. Capezzuoli beu osscr\alo la densità dello sciroppo diabetico.
Si risponde a ciò, essersi fiUlo questo fino ad un certo punto, poiché non era
una assoluta necessità la somma esattezza in tal proposito.
E il prof. Pirla domanda ancora , se abbia lo slesso osservatore veduto che
contemporaneamente allo zucchero si formi nei diabetici anche dell' urea. Im-
perocché la materia , soggiunge , ammessa dal sig. Capezzuoli , come alla a for-
mare nel diabete lo zucchero , non essendo il solo amido , ma anche una ma-
teria azotata, cioè la proteina, bisogna che formando questo zucchero, si dia
luogo anche ad un qualche corpo azotato.
Negandosi dal doti. Capezzuoli dì aver fatto simile osservazione, si scende a
parlare da esso , dal Vice-presidente, dal Presidente e dal prof. Ricci della pos-
sibilità che si formino di questi corpi azotati.
In ciò fare il doli. Capezzuoli assicura di non aver mai trovalo in detto zuc-
chero alcuna di quelle materie azotate che sono alte col processo del prof.
Taddei , a combinarsi all' ossido di rame idrato , ed a sviluppare con esso il co-
lor violetto, che suol dare questa combinazione; ma che ha trovato bensì, a
misura che sì aumenta la quantilà di carne amministrata al malato , una mag-
gior quantità di materia estrattiva anhnale.
Questa ricerca per altro il prof. Pirla non la crede atta a schiarire la quislio-
nc. L" analisi qualitativa nel caso attuale non e necessaria; ma crede sia neces-
sario soltanto di determinare la quantità dello zucchero e quella dell' azoto.
E qui il prof. Taddei soggiunge, che la non comparsa del color violetto, co-
me avverte il doli. Capezzuoli, rientra nell'eccezione stabilita alle materie or-
ganiche azotate delle orine, vedendo accadere lo slesso ncU' orina del diabetico
ed in quella d'altre condizioni morbose come nell'orina in islalo normale ; e ciò
aver luogo anche nel caso in cui nelle orine del diabetico la reiezione o climi-
nazione delle sostanze azotate è copiosa e corrispondente alla quantità delle
carni e di altre materie che il malato abbia ingerite.
Il sig. Tommasini rammenta allora opportunamente alcune osservazioni fatte
dagli Autori, le (piali starebbero a comprovare che nei diabetici la quantilà di
azoto espirato supera la quantità di quello che è stato ispirato. Cosicché l'azoto
— 379 —
provenicnle dalla scomposizione delle materie azotate per la loro conversione
in zucchero , potrebbe trovar modo di eliminazione per altre parli. Intorno a
che osserva il Cav. Longo doversi aver riguardo ancora all'accrescimento esor-
bitante delle materie alimentari anmiinistrate al malato. Esse debbono nell' or-
ganismo del diabetico aumentare sempre più la produzione dei corpi in qui-
stione. E la Cava soggiunge, possono queste materie alimentari secondo la loro
•(uantità far produrre nel diabetico zucchero diverso ? Ciò non sembra potersi
aiimiettere.
Il sig. Tommasini entra allora nell' azione dei rimedi amministrati general-
mente ai diabetici. Dice di aver avuto nei tempi passati una guarigione sotto
r uso degli alcali; ma questo fatto non si è veridcalo peraltro, secondo il doli.
Capezzuoli. Nella clinica del prof. Bufiilini a Firenze, egli dice, dove sono stale
sperimentate le sostanze alcaline, non hanno queste prodotto alcun efletto. La
slessa cosa è detta dal doti. Polli, il quale adendo pure sperimentato la terra
catecù, ha osservalo che anche questa é senza virtù nel caso di tal malattia.
Ma il sig. Tommasini soggiunge, che il fatto da lui riferito è verissimo. Un
fatto simile è stalo anche riportalo in uu giornale di Napoli ( il SarconeJ dal
doli. Prudente. Se gli cflelti dei rimedi sono talora diversi, ciò può essere in
conseguenza delle cause diverse che determinano le malattie.
Il doti. Polli considerando i sintomi che accompagnano la malattia diabetica,
asserisce che i maiali i più gravi generalmente non credono di essere nello sla-
to in cui realmente sono. La malattia viene da lui intanto qualificala di diflicile
guarigione. Almeno egli non ha mai veduto guarire alcun iudi\iduo dei molti
caduti sotto la sua osservazione. Al che risponde il sig. Napoli di aver all'oppo-
sto veduto molti casi di guarigione coli' uso del tartarato di soda e di potassa j
ma su questo fatto il doti. Cai)ezzuoli fa osservare, che avendo proposto nella
cura dei diabetici il tartarato di soda non vi è stala assimilazione, e nelle orine
non è comparso carbonato.
Il Presidente vedendo che la questione Aa a (;»rsi più medica che chimica, la
sospende, concedendo la parola al doli. Polli per una sua comunicazione. E
questi si fa ad esporre un'applicazione della pila elettrica onde rendere l' acqua
marina potabile. Questo metodo è stalo giù sperimentato con successo dallo stes-
— 380 —
so espositore, ma per allro su piccole quantità d'acqua marina. Quindi egli vor-
rebbe che si sperimentasse più in grande ; e gli sembrerebbe potersi far ciò nel-
r attuale Riunione : imperciocché, se fortunatamente riuscisse lo sperimento, vi
sarebbe l' opportunità di dare al medesimo quella solennità che egli crede pos-
sa meritare.
Il Presiilente rilevando che il dott. Polli ha proposto tal cosa, che se riuscis-
se sarebbe di una grandissima utilità , opina che si debba annuire al desiderio
espresso dall' oratore. Perciò nomina una Commissione cui affida la cura di
ripetere lo sperimento proposto, e questa è composta dai sig. professori Sorda,
Casoria, Longo, Cozzi, dal farmacista Napoli, e dal doti. Capezzuoli.
Alcune osservazioni del Cav. Longo determinano il Presidente a stabilire che
gli sperimenti necessari sieno fatti privatamente ; ed alcuni dubbi del prof. Pi-
ria relativi alla possibiUtà che nell' azione elettrica l' acqua incominciando a de-
pauperarsi di sale, si scomponga essa piuttosto che cedere il resto del sale me-
desimo che la mineralizza, la sollecitano ad aggiungere alla Commissione no-
minata anche tre fisici, cioè i sig. professori Giardini , De La Rive cMatleucci.
Dopo di ciò il prof. Piria fa una verbale comunicazione sulle trasformazioni
della salicina nell' intemo dell' animale.
La salicina dice presa internamente passa nelle orine trasformata in una nuo-
va sostanza, che colora in turchino i sali di perossido di ferro. Questa sostanza
si può separare trattando le orine coli' etere , decantando ed evaporando la so-
luzione eterea.
Millon considera tal sostanza formata di acido salicilico, e d'idruro di salici-
le, mail prof. Piria non è di quest'avviso avendovi trovato dell'azoto.
Comunica quindi alcune sperienze da lui fatte in compagnia del prof. Mat-
teucci, onde stnliiliro in qual punto dell'organismo ha luogo la metamorfosi
della salicina nel nuovo principio.
Un coniglio cui siasi amministrata della salicina mescolata con crusca , fu am-
mazzato dopo circa due ore. Non si trovò che salicina indecomposta nello sto-
maco, nei tenui e nei crassi intestini. Nelle orine abbondantissima quantità del
principio che colora i sali di ferro in azzurro.
Fu tentata una sperienza più in glande soi)ra un cavallo, e si ebbero gli stes-
— 381 —
si risullamenli che sopra il coniglio. Solo avendo raccolto il sangue di questo
animale, fu trattato con alcool ; la soluzione alcoolica evaporata fu trattata con
etere, ed il residuo dell'evaporazione del liquido etereo era disciolto nell'acqua.
Questo co' sali di ferro die la reazione mentovata.
Da ciò il prof. Pirla concliiude : 1 .° che la' salicina passa inalterata nel ventri-
colo, negli intestini tenui, nei crassi, nel dutto toracico; 2." arrivata nel san-
gue si scompone trasformandosi nella nuova sostanza , la ([uale si trova in pic-
colissima quantità nello stesso sangue , ma si accumula costantemente nelle
orine.
In ultimo per acquistare piena certezza intorno al punto della macchina ani-
male, in cui ha luogo la metamorfosi innanzi cennata, dice di aver iniettato una
soluzione di salicina concentrata e calda a circa 40 gradi nella vena giugulare di
un cavallo. Dopo breve intervallo esaminate coi sali di ferro pcrossidati le ori-
ne emesse dall' animale, esse dettero un colore azziu^ro vivacissimo.
Terminata questa importantissima comunicazione , il prof. Ricci osserva nel
fatto annunziato un' utile applicazione a riconoscere quando il solfato di chini-
na del commercio sia adulterato con salicina, come ben di sovente vien praticato.
Su ciò il prof. Casoria , dimostra che essendovi dei casi nei quali le orine trat-
tate coi sali di ferro divengono azzurre , e ciò dipendere dalla presenza nelle
medesime del cianuro ferroso -potassico, può anche nel caso nostro derivar
da questo in riguardo della salicina'.
11 cav. Longo riassumendo le cose dette dal prof. Pirla , fa sentire che con-
verrebbe si vcriflcasse dove precisamente ha luogo l'annunziata metamorfosi, e
(juali sono le condizioni che principalmente vi si rendono necessarie.
Queste parole muovono a discutere sopra alcuni punti di chhnica fisiologica,
relativamente all'azione che esercita l'ossigeno sul sangue degli animali delle
diverse classi. Quindi il prof. Sorda conchiude che in qualunque modo si riguar-
di la comunicazione del vice-Presidente sig. Pina, essa offre argomenti di som-
ma importanza per l'avanzamento della scienza.
In ultimo il segretario prof. Calamai legge in nome del prof. Costa il pro-
gramma dell' .Vccadcmia degli Aspiranti naturalisti di Napoli per un'adunanza
straordinaria del 29 settembre , nella quale sono iu> itati ad aver rappresentanza
49
— 382 —
le persone componenti il seggio della sezione, insieme a Ire tlepulali della se-
zione medesima. Quindi il Presidente nomina questi deputati nelle persone dei
signori professori Sorda, e Cozzi , e Farmacista Stagi.
Uopo di che l'adunanza è sciolta.
11 IVesidenle — Gioacchino Taddei
Giovanni Guarim
r
1 Segretari j , _
Luigi Calamai
ADUNANZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 1843
1. KESiEDE l'adunanza il prof. Gioacchino Taddci. E letto dal segretario Cala-
mai ed approvato dalla Sezione il processo verbale dell'adunanza del giorno pre-
cedente.
In ordine alle letture già pria ordinate spetterebbe d' incominciare al prof.
Ricci; ma questi pregato, gentilmente cede il posto ai signori dottore Antonio
Salvagnoli e prof. ScliriJlter.
E il signor doti. Antonio Salvagnoli legge un suo scritto in cui si parla della
malaria.
In questo r autore , dopo aver dato un' idea delle diverse situazioni d' Italia ,
nelle quali la malaria rattrista il bel cielo colle molte vittime die sacrifica , con-
sidera di quale importanza sia il riconoscere le cause che la producono. A rin-
tracciar le quali crede opportuno di trattenersi sulla malignità dell' aria , che
svolgcsi dalla miscela delle acque salse o marine colle dolci o terrestri; e perciò egh
parla della dilTercnza grandissima di malsani», che passa fra le paludi del liltorale
e quelle poste più addentro ai continenti, e dice che riconosciuta dai più antichi
scrittori è stata anche meglio apprezzata dai più moderni ; i quali hanno potuto
trovare anche le cagioni della maggiore insalubrità delle paludi prossime al mare
— 381 —
nelle acque salse, che per varie cagioni vi vanno entrando. A provare questa ve-
rità ricorda le osservazioni dei signori Gior^'ini, Savi e T.iddoi sulle paludi d'Ita-
lia, per cui da molti si volle pensare al ux^do d" impedire che le acque salse ivi
si mescolassero colle dolci. Cosi ricorda del pari che il Zeudino honificù la Ri-
viera Lucchese per mezzo di questa divisione di acque , e che con ciò ridusse
un terreno paludoso, pestifero e disahitato in hre\issimo tempo salubre , e tale
da vedervi sorgere con rapidità una città ridente, quale è Viareggio. E prose-
guendo negli esempli in jìrova della verità sopra espressa, osserva che nel-
la Maremma Toscana i piani di Vada, paludosi e malsani, furono migliorati
col metodo islesso ; che Orbetello sorge in mezzo ad uno slagno , le cui acque
non diversificano da quelle del mare e dove godesi di un' aria pura e salubre ,
mentre all'intorno, dove sono slagni di acque dolci e salse mescolate, se ne re-
spira una pestifera.
Cosi per questi , come per altri fatti che lo stesso espositore cita , sembra sia
comprovato che il mescolamento delle acque salse colle dolci influisca allo svol-
gimento della malsania. Perciò il doti. Salvagnoli rivolgendosi ai componenti la
sezione conchiude : « Sta a voi, signori, ora a determinare per quali cause tisiche
« o chimiche avvenga un tal fatto, se cioè questa malsania derivi da chimiche
« composizioni e scomposizioni , capaci di svolgere qualche particolare delete-
n rio principio , o se da quella imi)rovvisa miscela di acque av\enga la morte e la
n putrefiizione di vcgeUbili e di animali soliti a vivere esclusivamente in una del-
« le due ; o se il sai marino conosciuto come uno dei migliori antisettici in dose
« considerevole , divenga invece in piccola quantità capace di accelerare la pu-
« trefazione ».
Il Presidente rilevando di (|ualc importanza sia l'argomento proposto dal dolt.
Salvagnoli, in\ita tuli' i membri della sezione a volervi fare le loro conside-
razioni.
E il prof. Sorda riflettendo che sopra un tale argomento non si può emettere
che delle ipotesi , suppone che nel mescolamento delle due acque, le sostanze
saline che >i sono disciolle, si scompongono fra loro, e che per questa scompo-
sizione ed inconseguenza per i cambiamenti che essa induce nella massa dell'ac-
qua, gli animali che vi >iveano sieno costretti a morire, e quindi colla putre-
— 385 —
fiizione delle spoglie loro generino quelle sostanze nocive , eausa della malaria.
Ma il Presidente, avvegnathù non si opponga a questi principii , pure osserva
chele einnnazionì delle putrefazioni , sebbene nocive, non producono quelle nia-
lallie singolari, che sono generalmente s\ilup|iale dai cosi detti miasmi. Perciò
concliiude avviare la spiegazione data dal prof. Sorda a riconoscere il fatto, ma
non servire a spiegarlo. K il prof. Sorda aggiunge, che anche in circostanze do-
ve non è mescolamento di acque dolci e salse hanno luogo febbri intermittenti.
Ciò essendo , risponde il prof. Taddei, non conoscersi in che consistano i prodotti
putrefattivi che poi fanno le internnttenti, ed esser lìerciò necessario di preci-
sare le idee anche sopra di ciò.
Domandando allora la parola il cav. Niccolini si fa a dire, che essendo stalo
incaricato 22 anni or sono del prosciugamento del tempio di Serapide presso
Pozzuoli, inondato, secondo lui, per lo cresciuto livello del mare, ebbeoccv
sione di fare alcune osservazioni , che possono essere utili alla quistione attuale.
Questo tempio è della capacità , considerato come un bacino, di 90 mila piedi
cubici di acqua. Ivi non sono corpi in putrefazione, poiché è anche imi)edila la
comunicazione dell'acqua col terreno sottostante per mezzo d'un impiantito di
marmo. Tuttavia le febbri intermittenti sviluppavansi in quella località. L'acqua
che vi si raccoglieva era non solo quella del mare ma anche l'altra di piaggia.
Disseccato quello stagno osservossi che le febbri cessavano. Ma poiché le acque
hanno continuato ad andarvi, e con le condizioni primitive sono in quella loca-
lità tornate , sono tornate in conseguenza le febbri a svilupparsi nei modo con-
sueto. Lo stesso cav. Niccolini ha potuto anche osservare nel tempio medesimo ,
che procuratovi uno scolo onde l'acqua non vi rimanesse stazionaria, e che i)er-
ciò \i circolasse, la malsania vi diminuiva, ed anche vi cessava del tutto. Ouindi
egli conchiude, doversi il fenomeno della produzione della malaria al mescola-
mento delle due acque, e non direttamente alla putrefazione dei corpi organici
che possono trovarsi nelle acque medesime.
Ldila questa comunicazione il prof. Sementini osserva, che tanto nelle acque
dolci quanto nelle salse, é disciolto un principio estratliforme, il quale juió in
un cogli animali morti nel mescolamento delle due acque, marina e dolce, con-
tribuire al fenomeno. Non essendo a ciò contrario il prof. Taddei , aggiunge ,
— 386 —
doversi anche considerare la materia de! terreno non ostante il fatto narralo dal
signor Niccoiini contrario ad un tal pensiero.
11 dott. Salvainioli allora narra che si trovino in Maremma tali pianto, le qua-
li vegetando in (piei pantani in preferenza delle altre , semhra che accompa-
gnino la malsania , e che anche influiscano a svolgerla. E poiché su questo argo-
mento il prof.Taddei può assai ragionare, in conseguenza di osservazioni fatte in
quei luoghi, quegli lo invita a comunicare le sue idee in proposilo.
E questi si fa a dire: La malaria regna non solo nelle paludi salmastrose ma an-
che nei terreni stati già disseccati. 1 depositi delle sostanze organiche sono fon-
te di questi miasmi. Le acque che continuamente fdtrano, la natura di (jueslc
acque , la porosità del terreno , tutto insomma contribuisce a quelle scomposi-
zioni stesse , che possono accadere negli stagni. Le sostanze gassose s'inalzano,
e per la legge del Dalton si sparpagliano, si mescolano nell'atmosfera, e vanno
indistintamente ad occupare gli strati più elevati come i più bassi. Cosi sul mon-
te bianco, come su altri monti più elevati ancora, l'aria trovasi condiziona-
ta delle stesse quantità di acido carbonico che nelle parti più basse. Ma in quan-
to alle sostanze vaporose , che pure dalle medesime scomposizioni hanno ori-
gine in grandissima quantità, gli effetti sono ben diversi. Coercibili a tempera-
ture miti, poco si allontanano dal terreno che le ha prodotte , e dove sollecita-
mente ricadono, in ispecialtà (piando la temperatura favorisce la loro condensa-
zione. Cosi nella Maremma nelle ore calde il pericolo di malsania è minore che
nelle meno calde. Cosi gl'imprudenti si espongono all'infezione dell'aria malsa-
na , tenendosi allo scoperto di buon mattino , nella notte e nella sera. Da ciò
adunque egli conchiude esser la malaria prodotta non solo dalle sostanze gas-
sose , ma anche da quelle vaporose , che la producono dalle materie organiche
contenute nei terreni , come nelle acque stagnanti salsedinose ; e doversi la in-
tensità degli effetti nelle ore differenti , e nei tempi diversi alle successive ac-
cumulazioni del principio miasmatico versato nell'atmosfera. In prova di che
cita il fatto di una stanza , in cui sieno riunite molte persone per lungo tem-
po, senza che l'aria siavi rinnuovata con somma celerità. In questo caso le ema-
nazioni che vengono dai nostri corpi, accumulandosi a gnido, non solo vi si ren-
dono incomode, ma possono anche dipoi riuscire dannose.
— 387 —
Il prof. Niccolini dielro queste molte osservazioni dicliiarava aver inteso di dire
die i ricordali fenomeni della produzione della malaria, procedevano dal me-
scolamento delle acque salse colle dolci.
Ed il prof. Casoria domanda , come possono continuare a s\ ilupparsi le ema-
nazioni infette da un terreno salmastroso , dopo che è slato disseccato? Al che
il prof. Taddei risponde, rimanere costantemente sul terreno le sostanze alte a
produrre le infezioni : che se un terreno , di quelli su cui cade la questione, ap-
parisce asciutto , lo si è soltanto alla superficie , mentre a piccola profondità tro-
vasi sempre bagnato dalle acque istcsse, che lo bagnavano innanzi. La sonmia
(jorositù del terreno forma poscia il rimanente.
Ma il Prof. Casoria, supponendo che si manchi di sperienze dirette a prova-
re che nei ricordati terreni sitrovin sempre i materiali atti a produrre i miasmi,
non crede sia sufficiente la siiiegazione che ora si è data di loro formazione.
E poiché il Presidente dice su questo proposilo , che le analisi del terreno so-
no state già falle, il Doli. Salvaguoli legge queha dello stesso Prof. Taddei inse-
rita nella statistica medica delle Maremme Toscane , e ripetute da esso doti. Sal-
vagnoli, a pag. 89. Da questa analisi risulta , che cento parti di terra delle sal-
mastrie della Grossetana , sono composte di sostanze terrose e saline comuni ai
terreni , parti 78 , 78 ; cloruro di sodio con traccia di cloruro di calcio o di ma-
gnesio , parti 2, 89; materia organica in particolare stato, parli 12, 12; il resto
acqua e perdita.
Dietro tutto quello che è stato detto a favore e contro dell'argomento dalle di-
verse persone nella discussione che ne occupa , il cav. Longo conchiude , che
non basta il mescolamento di due acque a produrre la malsania ; ma che vi e
bisogno ancora dello stalo di quiete. In questo stato soggiunge, una immensa
quantità di piccoli animah , la cui vita è eflmera, e molte conferve insieme rac-
colte nell'acqua islessa , danno luogo per la loro scomposizione a quel materiale
organico miasmatico , che insinuato nell' economia animale e sul sistema nervo-
so, produce quelle alTezioni di cui è capace la malaria.
Il prof. Ricci entrando egli pure in argomento cita un fatto che ha potuto
osservare molti anni passati , e che crede possa offrire un dato di più onde av-
viarsi alla ricerca della cagione della malaria. Le acque minerali , egli dice, con-
— 388 —
tenenti solfati , se sono tenute in bocce chiuse con severo , dopo alcuni giorni si
trovano ailorate. Il loro odore è quello di uo\ a fracide. L'aggiunzione di acidi svi-
luppa dal licpiido acqueo gas idrogeno solforato. Questo fallo fu successivamente
osservalo anche da uncapilano della It. Marina inglese. Quindi egli opinerebbe
che le sostanze organiche sconì[)onendo i solfati , producessero idrogeno solfo-
rato , il quale uccidendo i piccoli animali che vivono nell' acqua istcssa , colla
putrefazione dei loro corpi contribuisca alla formazione dei principii mia-
smatici.
Il Presidente confermando il fatto esposto dal prof. Ricci, senza pretendere
alla priorità, prima di tutto ricorda che in Toscana egli lo aveva fatto conoscere
fino dal 1827 ncU' acqua del Settuccio; poi soggiunge, non potersi riguardare
l'idrogeno solforato come causa della malaria.
Di che sconvenendo il prof. Ricci osserva , che questo gas in contatto di altre
sostanze organiche forma delle combinazioni compiute. Che perciò la comples-
sità può formare le emanazioni suddette.
Ma il prof. Taddei osserva che il fenomeno avviene solo per la miscela dello
due acque. E l'altro soggiunge che le sostanze delle due acque possono nel me-
scolamento loro più facilmente e prontamente scomporsi.
Il dott. Capezzuoli allora osser> a , che se le due acque , dal cui mescolamento
nasce la malaria contengono materie organiclie , come seml)ra sia difotto , la
scomposizione di queste resta a provarsi.
E qui il signor Gennaro Galano richiama l'attenzione sul fatto del movimento
impresso alle dette acque , come una causa che impedisce la formazione delle
emanazioni perniciose. Approvandosi ciò dal cav. Niccolini il Presidente fa os-
servare che dove è movimento nella maniera dicliiarata , in generale la putrefa^
zione è limitata.
Il prof. Piria considerando tutto quello è stato detto relativamente alla produ-
zione dell' idrogene solforato nelle acque minerali, crede proprio di dover rife-
rire un fatto da esso lui raccolto , nella idea che potesse servire a spargere
qualche lume sulla questione agitata. Egli stabilisce prima di ogni altra cosa che
la scomposizione delle sostanze organiche non formi sempre gas idrogene solfo-
rato cola dove l' odore avverte la formazione di questo comiX)sto acido ; ma che
— 389 —
però si formino alcune particolari conilìinazioni solforale. Ciò che lo fa pensare
in sifTiitto modo si è , che esaminando una sostanza organica , che fu verificata
essere una osàllaria , trovò che questa mentre odorava fortemente d' idrogeno
solforato, i reagenti più sensibili non v'indicarono niiniinamonte la presenza di
dello corpo. .Scomposta però, si ebbe la reazione dello zolfo; sicché possibilmonle,
opina il prof. Pirla, le sostanze organiche nel caso in discussione , daranno luo-
go a questi corpi singolari.
Quindi il Presidente soggiunge, che se si potesse verificare la presenza di un
corpo solforalo, analogo a quello indicato dal Vice-presidenle nelle acque da cui
emanano principii miasmatici, sarebbe un l;itto che veramonle mollo influireb-
be sulla ricognizione della causa della malsania.
Gaultier de Claubry racconta allora che a Parigi in una fabbrica di fecola di
palale, dove gli avanzi di questa fabbricazione guasLindosi e putrefacendosi, ema-
nai ano molto idrogeno solforato; questo non solo si rendeva incomodo ai vicini
inquilini, ma fu veduto essere eziandio la causa di una infezione che si svilup-
jiò nel luogo istesso.
Da tutti questi falli adunque conchiude il prof. Sorda, che i miasmi dipendo-
no dalla putrefazione delle sostanze organiche; ma doversi tuttavia esaminare per
quali cagioni essi producano malattie varie secondo le circostanze che li favori-
scono e ne accompagnano la formazione.
Il prof. Schriitter parla dell'influenza che una bassissima tomporalura esercita
suir azione chimica in diversi corpi. Dopo avere esposto la differenza che passa
fra la direlta e l'indiretta influenza della temperatura nelle azioni chimiche , de-
scrive il metodo con cui egli fa agire diversi corpi fra di loro a bassissime tem-
perature. Questi corpi sono il fosforo, l' antimonio, l'arsenico, il potassio ed il so-
dio con il cloro. Ciascuno di questi corpi ha col cloro un'azione vivissima alla tem-
peratura ordinaria atmosferica , mentre ad una bassissima l'azione è nulla. Nello
stesso caso sono altre sostanze. Come un fatto singolarissimo poi egli riferisce la
nessuna azione del [)lalino sulla mescolanza del gas idrogeno col gas ossigeno.
Dando di ciò la sua teoria , conchiude esponendo di avere ottenuto la tempera-
tura di gr. — 80 cent: per i detti sperimenti mediante l'acido carbonico solido
preparato col metodo di Nattarer.
50
— 390 —
lu ullimo il Presideiile invila i signori componenti la commissioue destinata ;i
ripetere gli sperimenti del signor Polli a riunirsi la mattina del lunedi prossimo
nel Laboratorio di fisica fliretto dal prof. Giardini. Quindi l'adunanza ù sciolta.
Pel Presidente il vice Presidente — B . Pini a
1 Segretari
{Gn)VANM Gl'ARlM
Li'iGi Calamai
ADUNANZA
DEL GIORNO 29 SEriEMBRE 184o
E
ssENDO loirgermonte indisposto il Presidente prof. Gioacchino Taddei , l'adu-
nanza è presieduta dal > ice Presidente prof. Raffaele Piria.
Il segretario prof. Calamai legge il verbale della adunanza antecedente , il quale
viene approvato.
il prof. Ricci crede di dover comunicare un'aggiunzione a quanto egli disse
nell'adunanza precedente sulle sostanze solforose, che emanano dalle acquee
rlie sono fonte di maisnnia. Egli dice che nel 1819 unitamente aldott. Lorenzo
(jiuslo ebbe occasione d'osservare al Lago d'Agnano i vapori contenuti nell'aria
e condensati con mezzo frigorifero , contenere oltre la quantità d' idrogeno sol-
forato , che rendevasi sulTicientemente sensibile coi reagenti , anche insetti che
si appelasarono all'osservazione microscopica.
Il |>rof. Sorda annunzia in nome della commissione incaricala dell'esame del
processo suggerito dal dott. Polli onde rendere potabile l'acqua marina, che non
ha potuto adunarsi questa mattina secondo era stato stabilito, ma che si riu-
nirà nel domani dopo le adunanze.
il signor RalTiicIc l'.iura quindi legge la sua memoria sull'idea di un nuovo
sbtcma sugli iuipouderabih ap|)licato alla spiegazione dei fenomeni dell'universo.
— 392 —
Sebbene questo lavoro sia ritenuto come mollo importante, pure il vice -Pre-
sidente considerando che ad un' altra sezione potrebbe trovare nelle persone die
lo ascolteranno più idoneità a giudicarlo , prega lo stesso autore a volerne so-
spendere la lettura, e cedere cosi il posto ad altro indi\iduo dei molti che hanno
duniandatu di fare delle conuuiicazioni chimiclie.
Cosi il prof. Ricci ragiona sopra un nuovo corpo che si raccoglie sulla su-
perficie della Grotta dell'Arco nell'Isola di Capri. Questo corpo di origine incer-
ta , e che si suppone possa essere un avanzo di escremento caprino , già modifi-
cato dal tempo , e lidolto ad uno stato analogo a quello del guano, presentasi di
un color bruno ed al<iuanto molle, di un odore grave, solubile in gran parte
nell'acqua ed effervescente cogli acidi. Presenta ancora una singolarità , ed è che
intersecati vi si scuoprono molti fili rigidctti, i quali hanno l'aspetto di una pe-
lurie animale che secondo il prof. Ricci, non ha nulla di comune col pelo de-
gli animali, che vivono e che hanno vissuto nell'Isola ricordata. Questi peli non
si vedevano in quella massa venti anni passati , (piando cioè tal materia fu rac-
colta ; dunque sarebbersi formati a poco a poco dopo queir epoca nella materia
medesima , la quale è per se stessa inalterabile.
La sua analisi chimica ha offerto al signor Ricci alcune piirlicolarità degne di
essere studiate. Trattata con acqua , dalla soluzione acquosa l' alcool precipita
una sostanza bruna , di sapore leggermente stitico , e che col calorico si conijiorta
come la maggior parie delle sostanze azotate, lasciando in ultimo un residuo in
cui si riscontra la presenza di qualche solfuro.
Questa sostanza ha reazioni acide , ed azioni lente sulla gelatina. Diversi aci-
di la preci|)itano dalle sue soluzioni ; come la preci|>itano diverse sostanze sa-
line. Gli alcali airo])posto vi si combinano formando delle soluzioni colorate in
bruno. I carbonati alcalini danno luogo alle stesse combinazioni con evoluzione
di acido carbonico. Per ([ueste proprietà il prof. Ricci riguarda la sostanza in di-
scorso come un acido particolare, che egli distingue coli' epiteto di anacaprico.
Questo acido trattato coli' acido nitrico sembra dia luogo ad acido carbazotico. Gli
anacaprati alcalini trattati col calorico risolvonsi in una combinazione , la (piale
precipita i salidi ferro in azzurro di Berlino. Dalle sperienzedel signor Ricci risul-
terebbe che l'equivalente dell'acido anacaprico potesse rappresentarsi col nume-
— 393 —
ro 29, iJO. Lo stesso sperimentatore non ha potuto finora stabilire l'analisi ele-
mentare (li questo nuovo acido; ma i suoi componenti per altro sono l'ossigeno , il
carbonio, l'idrogeno e l'azoto.
Del resto la materia da cui ù estratto quell'acido , contiene anche una sostan-
za estrattiva colorante, acido benzoico e diverse sostanze saline. Ad alcune «li
queste forse ù dovuto il suo stalo di mollezza abituale.
Il vice Presidente udita la singolarità annunziata dal prof. Ricci circa la pro-
duzione de* peli nella descritta sostanza crede conveniente di determinare la loro
natura. Perciò incarica il prof. L. Calamai a voler sopra i medesimi istituire
(|uelle ricerche microsco|)iche necessarie a rafr<;iunj;ere un tale scopo.
Intanto il signor La Cava all'accia qualche! dubbio sullo sviluppo di detti peli
non solo, ma anche sulla natura dell'acido anacaprico. Asserisce di aver già fatto
non iwclie osservazioni sopra un tale acido , e di averlo pure descritto. Egli lo
crede una resina piuttosto che un acido. Reca in mezzo alti-i dubbi sulla esisten-
za nel liquido idro-alcoolico avanzato alla separazione dell'acido anacaprico , di
acido benzoico, e crede che quest'acido sia piuttosto l'ippurico.
Non convenendo minimamente il prof. Ricci colle osservazioni fatte dal signor
La Cava , e poiché questi asserisce di aver separate dalla detta sostanza dell'Isola
di Capri i materiali che ha qualificato nel modo anzidetto , e poiché allo stesso
vice Presidente restano molti dubbi sopra di ciò , invita egli lo stesso La Cava a
voler far conoscere tali materi.di.
Dopo di ciò il signor Corrado Politi trattiene la sezione sul gas-luce. Facendo
conoscere quanto si è fatto dagli stranieri in Italia e al di fuori noira|)plicazionc
di questo gas all' illuminazione , comunica dei miglioramenti praticati in Roma
nella estrazione di questo gas dal signor Giuseppe Rolli chimico, il quale da tre
iiuni ha assoggettato 1' asfalto alla scomposizione chimica per trarne gli oli pi-
rugeiiati che danno gas in (|uantità, e di una purezza notabilissima. Narra le al-
tre aggiunzioni da esso fatte per la purificazione più compiuta di detto gas, singo-
'armente per mezzo di un moto ascendente, e discendente impresso al gasome-
tro. E posciachè la questione relativa alle sostanze che possono somministrare il
gas-luce, fra le quali il carbon fossile, è una delle più importanti , atteso i molli
dubbi che si hanno ancora circa la bontà di quello che si può scavare in Italia ,
— 394 —
dnninnd<-i che sia nominata una commissione di due chimici per opni regione
dell' Ilaha stessa onde informare il futuro Congresso della natura dei carboni mi-
nerali trovati nel nostro paese , ed assicurarsi se mediante alcuna qualità nostra
si possa far senza dell" importazione straniera della Ilouiììe , e conoscere fino a
qual punto possa l'industria nazionale trar parlilo da si prezioso minerale.
Il vice-Presidente, sentito il desiderio del doti, l'oliti, e convenendo della
importanza di tali ricerche , dicliiara di volere si stabilisse la commissione , ma si
serbasse la nomina al Presidente prof. Taddei.
Il prof. Cozzi intanto osserva, circa l' impiego dei prodotti pirogenati nella
faMiricazione del gas-luce , che anche da altri quest' impiego viene egualmente
tallo con ottimo successo. 11 signor cav. Emanueilo Fenzi di Firenze , per esem-
pio , a cui lo stesso prof. Cozzi montò una officina per la formazione di questo
gas onde illuminare un vasto locale, impiega, egli dice, da vari anni i delli
prodotti, i quali raccolti a mano a mano nelle operazioni che si fanno, servono
a rienqiire più volte il gasometro. Lo slesso professore loda il lavoro del signor
Politi si nella prima come nella seconda parie.
Quindi si parla fra i signori Sorda , Politi , Galano , Ricci e vice-Presidente
della maggiore o minore convenienza dell'impiego delle varie sostanze nella estra-
zione del gas-luce in diverse località. Il prof. Casoria frattanto dice che nella
terra di Lavoro del Napoletano, si trovano varie ligniti, che di rado contengono
bitumi, e che perciò non sono adattale all'uso indicato.
In ultimo il signor Gaullier de Claubry comunica alcuni jìarticolari sui processi
che si hanno onde riconoscere la presenza dell'arsenico nelle sostanze organiche.
Il metodo proposto da Flandeinde Danger della carbonizzazione delle sostanze or-
ganiche coir intermedio dell'acido solforico, è da esso preferito. Ma l'acido sol-
forico può contenere arsenico; e da questo egli lo libera trattandolo con gassol-
tido idrico, il quale riduce l'arsenico allo stalo di solfuro. In questo stalo, col-
la filtrazione dell'acido a traverso del vetro pesto, viene ad essere interamente
separalo . Questo medesimo processo può essere egualmente applicato a piu-ifi-
care l'acido cloridrico. Quando il signor Gaullier vuol riconoscere se macchie
prodotte coll'appareechio di Marsh sieno dovute ad arsenico, vi fii andar so-
pra col mezzo di un sottile tubo, del gas cloro. Tosto che le macchie sono scom-
— 395 —
parse, si soffia sopra per allontanare ogni più piccola porzione di cloro rimasto-
vi, e per mezzo di una bacchetta di vetro le tocca con un poco di soluzione di
acido solfidrico. In questo caso essendo le macchie prodotte da arsenico vedonsi
ricomparire del colore giallo proprio del solfuro di arsenico; non essendo arse-
nicali, manca l'apparizione del color giallo. Ripetendo lo sperimento sopra di-
verse macchie, valendosi anche dell'acido nitrico, del nitrato d'argento, comesi
pratica, puossi avere la conferma del fatto.
I dubbi affacciati da Orfila sul processo della carbonizzazione delle sostanze
organiche nel modo già dotto, non sembrano al signor Gaullicr verificarsi, poi-
ché ammettendo il decano della facoltà medita di Parigi , che resti nel carbone
ottenuto acido solforico dannoso all'operazione , quest'acido, dice il signor Gaul-
tier, non viene indicato dai più sensibili reagenti , dopo che esso carbone ha bol-
lito qualche minuto.
In seguito di alcune riflessioni del prof. Ricci sui metodi già conosciuti per
determinare la esistenza dell'arsenico nelle materie organiche, il prof. Casoria
domanda, se i sali di oro possano offrire nel caso indicalo una reazione più sen-
sibile di quella prodotta dal gas solfido-idrico : al che rispondono il prof. Pirla ed
il signor Gaultier , essere l'azione di detti sali in tal caso di lunga mano inferiore.
11 signor Galano finalmente domanda se nel caso che si avessero macchie ar-
senicali ottenute coli' apparecchio di Marsh, si possa stabilirne la esistenza con
un giudizio esalto , appoggiandosi ai soli caratteri tìsici. La risposta negativa
vien data da molti ad un tempo , fra i quali il Pirla , che asserisce nel modo
il più positivo non esservi certezza di un simile giudizio poiché macchie in ap-
parenza simili del tutto a quelle prodotte dell'arsenico, sono pur date da alt re
sostanze.
Dopo di ciò l'adunanza é sciolta.
Il Presidente — Gio.vcchlno T.vddei
Ì Giova»! Gcarim
LiiGi Calvmai
ADUNANZA
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE 184o
-»K-«^
rRESiEDE l'adunanza il prof. Taddei. Letto dal prof. Calamai ed approvato dal-
la sezione il processo verbale dell'adunanza antecedente, il dott. Politi prega il
Presidente a voler nominare la commissione da lui proposta per esaminare sul-
le diverse località d'Italia , la natura dei carboni fossili che vi si possano racco-
gliere. Dopo molte considerazioni che vengono fatte da alcuni membri della se-
zione, si crede possa meglio convenire la scelta di diversi individui , uno per
ogni stato, incaricandoli di raccogliere tutto quello che sia loro concesso di no-
tizie riguardanti i delti carboni fossili, per mandarle di poi alla sezione di Chi-
mica del congresso di Genova. Cosi il Presidente sceglie il prof. Sementini per
lo regno di Napoli , il prof. Cenedella per la Lombardia , il prof. Targioni Toz-
zetti per la Toscana , il prof. Cantù per il Piemonte , il prof. Casoria per la
SiciUa. Quanto agli altri stati d' Italia non crede il Presidente sia necessario di
nominare individui speciali ; ma coloro , ei dice , che possono sentire il deside-
rio di lavorare in cosi utili ricerche , possono farlo , e mettersi in comunicazione
colle persone già nominate , oppure dirigere alla sezione suddetta il frutto dei
loro studi.
— 397 —
Il prof. Casoria legge il rapporto della Commissione incaricata di esaminare il
lavoro del Colonnello Costa siili' eudiometro da costui inventato per misurare la
malaria. Le conchiusioni della Commissione dimostrano che non sia molto esatto
il principio su cui è fondata la costruzione dello strumento misuratore le condi-
zioni miasmatiche dell" aria ; che la materia che vi s' impiega non va soggetta a
quell'azione che l'Autore dichiara, e finalmente che non avendo il Costa ese-
guito lo strumento, né perciò fatto alcuno sperimento, non crede la Commis-
sione istessa di dover riguardare il detto lavoro se non che come un probabile
tentativo, di cui altronde non saprebbe definir lo effetto.
Il Presidente lasciando il suo posto al Vice-presidente , legge un suo scritto
clie ha per titolo : « Sullo sta(o di chimica combinazione in che il ferro si trova nel
sangue ». in esso vengono esposti i risultamenti di varie sperienze istituite sulla
parte cruorosa del nominato umore , e per i quali lo stesso espositore è con-
dotto ad ammettere che il ferro sia contenuto nel sangue allo stato di uniossido.
Lo che ritenuto , il prof. Taddei nota , poter ciascimo rendersi ben conto del
come e perché il ferro nel sangue rimanga nascosto nella materia organica e
non rendasi sensibile agli ordinari mezzi d' esplorazione, se non dopo che siasi
fatto provare al sangue istesso l' azione del fuoco , del cloro , degli acidi mi-
nerali concentrati o di qualche altro potente mezzo di scomposizione, il quale
atto sia a distruggere in qualche modo lo stato di chimica combinazione del sud-
detto metallo.
Quindi a sostegno della già enunciata opinione , ed a conforto dei risulta-
menti ottenuti dalle proprie esperienze, il sullodato chimico reca in mezzo anche
I' analogia, citando ad esempio varie artificiali combinazioni del ferro con mate-
riali organici, e quelli segnatamente, ove questo metallo al primo grado d'os-
sidazione, o in istato di uniossido, è salificato da acidi organici, non senza in-
tervento o simultanea presenza di altre materie.
Questa memoria che ognuno dichiara importantissima , perchè tende a risol-
vere varie cose di chimica organica necessarie a spargere un gran lume in al-
cune questioni utilissime di fisiologia e di patologia , viene applaudita dalla Se-
zione ; la ([uale vorrebbe ancora , quando piacesse all' .\. , che fosse inserita
negli atti originalmente.
51
— 398 —
liiUinlo (Ini prof. Sorda si confcrniaiio cilcuni fatti esposti dal prof. Taddci, e
(liioflli ed altri discorrono sulle proprieli dogli ossidi di ferro , e del sangue di-
pendenlementc dall' esistenza in esso del mentovato metallo.
Cosi ragionando, dal prof. Taddei si nota , non formare il ferro una caratteri-
stica del sangue; e questa proposizione sollecita il prof. Longo a fare in proposito
molte riQessioni , per le quali non crede che la colorazione del sangue sia dovuta
a tal metallo , o ad alcuna delle sue combinazioni. A sostegno di questa sua opi-
nione, cita un fatto in cui egli ha osservato che il sangue era per malattia scolo-
ralo del tutto; e se il suo colore , egli soggiunge , si dovesse al ferro, i prepa-
rati marziali dovrebbero riprodurre il colore in quello che lo ha perduto. Quin-
di le osservazioni patologiche indurrebbero a credere che il colore abituale del
sangue fosse piuttosto dovuto ad una materia sui generis.
Il prof. Taddei udita questa opinione del prof. Longo, dichiara aver già espresse
le sue idee su quest'argomento in una memoria , in cui espose le sue osservazioni
colle opinioni di Scherer; e perciò si astiene dal ridire in proposito cosa alcuna.
Il prof. Piria considerando allora le note del sangue , in aggiunta a quanto è
stato detto, espone una osservazione da lui fatta sopra questo soggetto. Avendo
avuto una camicia su cui era una macchia lievissima , e dubitando fosse pro-
dotto di sangue pensò di poterla riconoscere, purché gli sperimenti gli avessero
scoperto alcun materiale. Quindi , dopo aver fatti diversi tentativi sopra macchie
artificiali , si avvide esser la fibrina quella che più facilmente avrebbe potuto
ritrovare, avendo questa sostanza la proprietà di fissarsi sopra il tessuto legnoso.
L'acido solforico concentrato poi ha il potere di disciogliere il tessuto legnoso,
e di non alterare la fibrina. Cosi , posto il pezzo di tela che supponevasi macchia-
lo di sangue nell'acido suddetto, mentre il tessuto della camicia ne fu intera-
mente disciolto , rimase la fibrina intatta e rappresa in una specie di reticolo ,
in cui erano manifeste le impressioni prodotte dal tessuto su cui erasi conden-
sata. Il prof. Pirla dichiara che questo modo di sperimentare, in un caso nega-
tivo, può servire di criterio per un giudizio legale.
Lodandosi da'più l' osservazione del Vice-presidente , il prof. Taddei convie-
ne essere in alcuni casi utilissimo il metodo ora proposto ; ma esservi un caso
in cui è insufficiente a stabilire alcun criterio ; e questo caso è quando si tratta
— son-
di sangue versalo in una veste di lana , e passato sui panni sottoposti. La fil)riiia
depositandosi tutta nella prima veste, non può trovarsi nella seconda, di qua-
lunque specie sia, che sangue sfibrinato; che è quanto a dire incapace a dare i
risultanicnti accennati.
Dopo alcune altre parole dette su tale argomento dai signori Galano e Taddei,
il prof. Casoria legge una nota , in cui , dopo aver ricordato cbe al 3.° Congresso
scientifico presentò il suo metodo per rendere anidro l' alcool col solfato di ra-
me deacquiflcato, e ciò senza distillazione; ora osserva esser necessario di deacqui-
ficare il detto sale al color rosso, onde averne un effetto conveniente: imper-
ciocché privandolo di acqua ad una mite temperatura, spiega di poi un' azione
troppo energica sull' alcool. Lo stesso sale trattato in detto modo può servire a
rendere anche l' etere anidro ; e cosi anche a stabilire quant' acqua questo liqui-
do contiene.
Quindi dal Segretario P. Calamai vien letto uno scritto del prof. Pietro Pe-
retti di Roma, nel quale, discorrendosi delle sostimze alcaline che si trovano in
vario chine, si considera essere la china rossa e la pilaia più ricche di questi
materiali attivi ; e poi si passa a descrivere un processo col quale lo stesso prof.
Peretti dice di estrarre i principi attivi di dette chine, sempre combinati però
con quegli acidi , chinico e tannico , onde si trovano accompagnati nelle cliine
istesse. Questo processo consiste nel trattare a caldo la china coli' alcool; nel-
r evaporare il liquido alcoolico; nel trattare il residuo con acqua distillata, fil-
trare e rievaporare il liquido acquoso fino a consistenza di estratto ; nel ridi-
sciogliere questo residuo, filtrare la soluzione ed evaporarla fino a secchezza.
Questo residuo è ciò che il sig. Peretti considera come un chinato ed un tan-
nato acidi di chinina e di cinconina.
Questa sostanza deliquescente , estrattiforme , di un sapore amarissimo, v iene
annunziata come un eroico medicamento somministrato nel |>eso di una dram-
ma , per debellare le febbri periodiche , e come utilissimo nelle perniciose eme-
liche e dissenteriche.
Lo stesso professore , considerando che in questo medicamento trovasi un ec-
cesso di acido tannico , e t;de da cagionare stitichezza ai malati cui si amministra,
consiglia di privamelo col mezzo della gelatina animale.
— 400 —
Dopo questa lettura il prof. Calamai, presa la parola, ricorda aver egli deter-
minato molti anni passati la quantità di chinina e di cinconina contenuta nelle
chine pilaia, aranciata e rossa, e di aver fatto hen conoscere esser queste tre
specie di chine , pervenute allora alla Ragione Ulrich di Livorno dalla nuova
Granata , le più ricche di principi attivi , ed esserlo sopra tutte l' aranciata e la
rossa , poiché trovò che per ogni oncia a gr. 376 , contenevano , la prima fra
chinina e cinconina gr. 3o , e la seconda gr. 32 ; mentre la pitaia non gli aveva
dato che gr. 26 degli stessi materiali, e la calisaia gr. 18. 1 risultamenli della sua
analisi furono puhhiicati in vari Giornali di Toscana , fra i quali in quello di com-
mercio di Firenze, n." 17 anno suddetto. Asserisce inoltre di aver fatto conoscere
contemporaneamente il chinato ed il tannato acidi di chinina e di cinconina da
lui preparato con un metodo un poco diverso, ma più economico di quello del
sig. Perelti. Questo metodo consiste nel trattare a spostamento ed a freddo con
acqua distillata o di pioggia, la china ridotta in polvere; nell'evaporarc median-
te ebollizione fino a consistenza d'estratto il liquido acquoso , nel trattare l'estrat-
to ottenuto con alcool a gr. 30 R. finché ne esce colorato , e nell'evaporarc final-
mente la soluzione alcoolica fino a nuova consistenza di estratto ; il quale , steso
in piatti di porcellana , vien disseccato al calor di stufa. Asserisce ancora che al
primo Congresso scientifico tenuto in Pisa , descrivendo quelle tre specie di chi-
na , presentò un vaso di questa combinazione da lui preparata , e di cui fece co-
noscere non solo le proprietà chimiche , ma anche gh usi medici che già si erano
sperimentali. Cosi egli viene a dire, che il prof. Maurizio BufaUni, clinico insi-
gne di Firenze, ha impiegato questo medicamento con molto vantaggio nella cura
delle febbri periodiche , fino da quando lo stesso Calamai lo ebbe preparato ,
cioè fino dal 1839 ; che molti medici di Firenze non solo ma anche delle diverse
parti della Toscana , lo hanno usato , e lo usano tuttavia ; e che perciò è un ri-
medio non solo utile, ma eziandio conosciuto.
Il sig. Gennaro Galano finalmente comunica, come abitando la Capitanata,
una delle belle Provincie del Regno di Napoli , dove le febbri intermittenti do-
minano talora , affliggendo la classe dei braccianti specialmente , i quali non
posson sempre ricorrere a medicamenti costosi; si vide nella necessità di ricer-
care se fra i vegetabili antifebbrili di quel suolo , ne fosse alcuno da cui pò-
— 401 —
tesse ricavare un principio attivo da sostituirsi ai derivati della china. Cosi spe-
rimentate le volgari centauree minori , Erylhraea Centaurium , puìchella ec. è
giunto ad ottenere un principio particolare , il quale somministrato in alcuni casi
di febbri intermittenti alla dose di mezza dramma, è valso a troncarle.
Il processo col quale il sig. Galano ha ottenuto il suo principio , a cui non ha
dato ancora alcun nome, è il seguente. Trattasi con acetato di piombo la deco-
zione concentrata di centaurea minore ; il liquido filtrato sottoponesi all' azione
del solfido-idrico. Filtrato il liquido aggiungevisi ossido di magnesio. Il deposito
formato, raccolto e disseccalo, si fa digerire in alcool anidro. Evaporata la so-
luzione alcoolica fino a consistenza d' estratto , ridisciogliesi questo in acqua , si
tratta con carbone e si rievapora la soluzione acquosa fino a secchezza.
Questa sostanza cosi ottenuta è di un color giallo fosco ; di |un sapore amalo
piccante; è deliquescente all'aria, e solubilissimo nell'alcool e nell'etere. Ilsig.
(ìalano accennando ad alcune altre proprietà chimiche di questa sostanza attiva
dell' Erylhraea, conchiude dicendo non essere a sua notizia che altri l'abbia de-
scritta.
Quindi r adunanza è sciolta.
11 Presidente — Gioaccui.no Iaddei
Giovanni Guari.m
^{
1 Segretari ,
LciGi Cai.a-«ai
ADUNANZA
DEL GIORNO 1' OTTOBRE I8I0
»t*«-
J. RESIEDE 1" adunanza il prof. Gioacchino Taddei. Il Segretario prof. Calamai
legge il verbale dell' adunanza precedente , il quale si approva senza alcuna os-
servazione.
Il sig. Liborio Marone, mosso dalla discussione che ebbe luogo sopra la cau-
sa della malaria , riferisce i risultamenli di alcune sperienze da lui istituite in
questi giorni sopra l' acqua marina mescolata con la dolre.
Intanto egli ci avverte della sua opinione circa 1" azione che può esercitare
r idrogeno solforato che emettono molte acque minerali ; la quale sua opinione
è che un tal composto non possa servire allo sviluppo di alcuna malattia. E poi-
ché egli ritiene che il mescolamento delle due acque sia fonte , come fu detto ,
di malsania , opina che in questo mescolamento si possa scomporre l' aria con-
tenuta nelle due acque , e che da ciò vengasi ad alterare la natura dell' aria at-
mosferica. Questa sua ipotesi é dedotta dall' avere osservato , che avendo mesco-
lato acqua marina e dolce in egual proporzione, dopo 24 ore di tempo, l' aria
che se ne è svolta col calorico , gli è sembrato un misto di azoto e di acido car-
bonico.
— 403 —
Il prof. Pina, il Cav. Longo, ed il prof. Taddci non accettano le cose esposte
dal sig. Maronc; e per quanto egli dichiari non esser ciò che un' iniziativa agli
sludi che possono farsi su questo tema , pure essi unanimemente convengono es-
sere inammissibili le opinioni aQucciatc da lui.
Dopo questo, il Cav. Longo legge una sua nota sul valore della chimica nella
coordinazione delle scienze investigatrici la natura degli esseri bruti , e degli or-
ganici ; nella quale, dopo aver fatto un quadro delle relazioni che legano insieme
le scienze fisiche , viene a dimostrare essere una necessità il riordinamento di
queste scienze , onde bene intendersi nell' applicazione che se ne fa alla spiega-
zione dei fenomeni naturali. Vorrebbe , specialmente a riguardo della chimica
che più delle altre può contribuire a tale coordinazione , clic tralasciata la sua
a/pnilà, posto in bando il suo gergo inintelligibile, rettificate le nozioni della fi-
sica relativamente agli imponderabili ekuricilà e calorico , messe da parte le forze
che non ci hanno; correggesse e rendesse severo il suo linguaggio, che parlasse
la lingua dei fatti non mai delle immagini , eliminasse le locuzioni figurate ed
improprie , e lasciasse ai fisici il ferneticare colle loro attrazioni , colla loro ri-
pulsione, colla forza di svolgimento, con quella di spinta ec.
I benefizi che da ciò possono derivare sono grandi. La chimica, prosegue a di-
re , è una scienza positiva : colla sua scorta , co' lumi veri e non fallaci della li-
sica sperimentale, la Geologia proseguirà nella parte razionale e filosofica; e (juan-
do le scienze della materia bruta saranno perfezionate, niente impedirà che mer-
cè la sperienza ed il ragionamento abbiansi pure a perfezionare le scienze fisiolo-
giche e di osservazioni a benefizio dell' uman genere e ad incremento delle vere
e solide conoscenze.
Dopo questa lettura il Presidente prof. Taddei, alzatosi dal seggio, e cedendo
la presidenza al prof. Piria, legge una memoria sulla possibilità di rendere com-
mestibili od alibill le lane, le piume, i peli, i capelli ed altre sostanze cornee.
Egli parte dal concetto , non tanto che la composizione chimica di queste so-
stanze è presso a poco identica a quella delle altre che vengono riguardate co-
me ti|)o dell' alimento plastico , come per esempio 1' .ilbumina , la fibrina , e
la caseina ; quanto per essersi assicurato , che identico pure fra queste e quel-
le è il modo di comportarsi coli' ossido di rame idrato sotto 1' influenza de-
— 40i —
gli alrali caustici. Scende quindi a dimostrare che se la lana, i peli, i capelli, le
piume e le altre materie cornee, non possono essere adoperate come alimento
degli animali si onnivori che carnivori , ciò è perché le molecole costituenti le
suddette sostanze , sono fra loro in un particolare stato d' ag^egazione , che le
rende indomabili alle potenze digestive. Profittando poi dell' identità di compo-
sizione che esse hanno colle materie eminentemente assimilabili prese come ti-
po di alimenti, le sottopone all'azione degli alcali caustici, formando una spe-
cie di sapone, che indi scompone mediante 1' acido acetico, o altro acido, per
rica\ arne la proteina ; la quale non differisce sensibilmente da quella che per si-
mil processo può ottenersi dall' albumina delle uova , dalla fibrina del sangue e
(lei muscoli, e dalla caseina del latte. Per il qual mezzo superata e vinta la coe-
sione delle molecole con che si distinguono le sostanze cornee dalle altre ma-
terie , egli ha rimosso l' ostacolo che esse opponevano non tanto alla propria
scomposizione, quanto alla propria digeribilità. Espone successivamente di averne
cibato diversi uccelli, alcuni carnivori, altri frugivori ; e fra questi i primi aven-
do rigettato per vomito la materia proteica alquanti minuti dopo averla ingerita,
non gli hanno permesso di tener dietro ai fenomeni che essa presenta diu-antc
il suo soggiorno negli organi gastrici , come ha potuto fare negli uccelli forniti
di gozzo (i gallinacei); nei quali però ha avuto per risultamento costante il proflu-
vio del ventre. Ma ad onta che l' ingestione della materia proteica ottenuta dalla
lana, dalie piume ec. costi a quegli animali un qualche sacrifizio per parte della
salute loro individuale, egli non scorge in questi fenomeni morbosi ragione suf-
ficiente da dover riguardare la materia proteica in discorso come inetta all' assi-
milazione ; ma vede anche in quel vomito ed in quel profluvio di ventre un
fenomeno pienamente armonizzante coi fatti già osservati dal Magendie , dallo
Gmelin e da altri sperimentatori , e conchiude che come per insufficienza di ali-
mento respiratorio non vale a sostenere per lungo tempo la vita degli animali
la sola albumina, cosi a più forte ragione non può, né deve sostenere la vita un
alimento il quale costituito sia esclusivamente da proteina. Cosicché immischiata
la materia proteica delle lane, delle piume ec. con materie non azotate, le qua-
li fornir possano all' animale gli elementi che gli abbisognano per riparare i
consumi che in esso incessantemente si effettuano per opera degli organi poi-
— 405 —
nionare e cutaneo, la proteina ricavata dalle materie indicate, vien messa in
attitudine tale da poter soccorrere ai bisogni della vita , o da esser quale elemen-
to plastico all'alimento respiratorio: ciò die la fibrina è al grasso nelle carni mu-
scolari , ciò che la caseina è alla lattina entro il latte, e il glutine alla fecola nel-
le farine o nel pane.
La sezione loda sommamente il lavoro presentato dal suo Presidente , ed os-
serva di quanta importanza sia tanto nelle relazioni della scienza, quanto in
quelle di sociale economia.
Il prof. Ricci torna sopra le cose da lui esposte già pria nelle precedenti adu-
nanze sulla materia raccolta nell' Isola di Capri. Crede si voglia da taluno to-
gliergli la priorità delle osservazioni , che su tale soggetto egli fece ; ma dapoi-
cliè il Segretario prof. Calamai fa osservare che trattasi di osservazioni e di
analisi da lui fatte venti anni passati, senza che alcuno gli abbia finora sopra di
ciò nulla contrastato, perciò resta ad esso sig. Ricci la priorità delle osservazioni
già fatte.
Il prof. Andrea Cozzi legge una memoria colla quale viene espresso il desi-
derio, che si stabilisca una Statistica analitica dei vini dell'Italia: impercioc-
ché noi manchiamo assolutamente di qualunque lavoro che ad una tale statistica
abbia rapporto. Osserva intanto che quelle che vi sono, solo per i vini della
Francia, sono inesatte, perché non determinano di questi che la quantità del
materiale alcoolico , mentre sappiamo essere non meno apprezzabile dell' alcool
nei vini 1' etere enantico, la glucosa, e 1' acido tannico; poiché al primo si de-
ve la loro soavità , alla seconda la maggiore energia che vanno acquistando
nella loro conservazione, ed al terzo la precipitazione, dentro certi limiti però,
del loro fermento.
La necessità di un' analisi quantitativa di tutti questi materiaU per 1' oggetto
suindicato, viene anche dimostrata dal Fauré, che contemporaneamente al prof.
Cozzi, sebbene per una via diversa, ha istituito un lavoro dello stesso genere.
Il prof. Cozzi dice che tanto il metodo da lui praticato e proposto nell'analisi
dei vini , quanto le tavole dimostranti a specchio comparativo i risultameuti di
quelle già fatte, si troveranno quanto prima pubblicate negli atti dell' I. e R.
Accademia dei (jeorgofili di Firenze.
52
— ^06 —
Terminala questa lettura, la sezione mostra pratitudine al chimico fiorentino
per il suo lodevole non meno che utile argomento, e vorrebbe che la memoria
scritta fosse interamente inserita nepli atti del Conprosso. Al (juale voto però lo
stesso prof. Cozzi risponde esser dessa per pubblicarsi sollecitamente a Firenze,
e che ne farà pervenire una copia a ciascuno dei componenti la sezione.
Finalmente il dott. Serafino Capezzuoli, che aveva domandalo di leggere un
suo scritto « sidìa digestione della fecola » per la ristrettezza del tempo limitasi
a far comunicazione delle principali sperienzo da lui istituito; e che ne forma-
vano il soggetto. Egli dice di aver ottenuto digestioni artificiali della fecola cot-
ta, ossia trasformazioni in destrina e zucchero, aggiungendo ad essa poca quan-
lilà di materia mucosa vomitata da un diabetico digiuno, ed esponendo il mi-
scuglio a circa gra: + 24 R., alla guisa stessa, che l'aveva ottenuta dentro
Io stomaco di lui. Egli 1' ha pure ottenuta impiegando invece le mucosità degli
escreati emessi per tosse da un altro diabetico, anche digerite per lungo tempo in
acqua , e ripetutamente lavate. Inoltre espone di aver ottenuto gli slessi risulta-
menti servendosi del liquido raccolto in ispecie dal quarto stomaco di un agnello
alimentato nel modo ordinario; e gli slessi risultamenti avere in pari modo otte-
nuti dalle mucosità gastriche, non che da quelle degli escreati raccolti da diversi
maiali aflctti da ben altre malattie. Conchiude che nelle prime non si trovi sotto
l'indicato rapparto alcuna cosa di particolare e di caratteristico, ma in tutte que-
ste materie per quanto segregate da organi tanto diversi, e da indi^ idui parimente
diversi, si trova un principio capace di operare sull' amido a modo di diastasia.
Conipiacesi di esser giunto per tuli' altra via a dimostrare in genere ciò che
pubblicavano ultimamente sulla digestione della fecola il Bouchardat e il San-
dras, nel tempo in cui egli si occupava appunto delle ricerche qui esposte. Nola
infine alcune particolarità osservate relativamente alla materia che costituisce il
motore di detta trasformazione , alla temperatura richiesta , e principalmente
alla condizione del liquido in cui la trasformazione avTÌene; che era neutro o
acido, non mai alcalino, come sarebbe stalo necessario, secondo le conchiu-
sioni ultime del Bernard e del Barreswil.
Dopo queste comunicazioni , il sig. Gennaro Galano mosso dall' aver sentito
nel processo verbale dell' adunanza precedente, che notavasi non aver egli dato
— 407 —
alcun nome alla sostanza da lui cstratla dell' Enjlhraea CeiUaurium , crede di
doverla distinguere con quello di Cenlatirina.
Il Presidente fa sentire alla sezione che il sig. Sannicola domanda una Com-
missione per esaminare alcune cose riguardanti le acque minerali del regno di
Napoli, ma che essendo queste già di <lritto pubblico, non crede di dover ac-
consentire alla richiesta.
Dopo ciò r adunanza è sciolta.
Il Presidente — Gio.vccui.vo Taddei
GlOVA.N.M GUARIXI
I Gio
I Ll'K
I Segretari .
Luigi Calailm
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 1845
-•«•-
I. iiESiEDE r adunanza il prof. Gioacchino Taddei. É letto ed approvato il pro-
cesso verbale dell' adunanza precedente.
Il prof. Cozzi desidera sia inserito nel diario tutto ciò ch'egli disse all'occasio-
ne che fu trattato del gas-luce , cioè che in Firenze molti anni passati egli fece
costruire una macchina per la fabbricazione del gas suddetto per conto del sig.
Cav. Emmanucllo Fenzi, nella quale, fra le altre particolarità che presenta, si
possono impiegare , come s' impiegano di fatto , i prodotti pirogenali stessi che
si hanno dalla scomposizione delle diverse sostanze organiche adoperatevi.
Quindi il prof. Sementini comunica alcune sue osservazioni relative al mo-
do di disgregare e disciogliere il calcolo umano nella vescica orinarla. Il lavoro
da lui esibito è il frutto di molti anni di sperimenti sopra il suo stesso indivi-
duo , e dipoi sopra molti altri ; il perchè parla di fatti , e non di teoriche specu-
lazioni o di mere ipotesi , siccome egli dice, che nulla valgono allorché si tratta
di migliorare la condizione di chi è affetto da simili malattie. Non essendosi fi-
nora trovato un dissolvente idoneo ad attaccare nelle parti viventi ogni specie di
calcolo, i medici hanno suggerito, con poco frutto però, diversi trattamenti, i
_ 409 —
quali riduconsi principalmenle a due, cioè uno cogli acidi per i calcoli di fosfato
di ammoniaca e di magnesia, di fosfato dì calce e di ossalato della stessa base,
e r altro colle sostanze alcaline per i calcoli di acido urico e di urati.
Il prof. Sementini per altro osservando che i materiali dai quali le concrezio-
ni calcolose si formano, sono in maggiore o minore quantità ncH'orina di tutti;
che in taluni individui ed iu talune malattie la quantità di tali sostanze é gran-
dissima rimpetto alla parie acquosa che dovrebbe discioglierle , senza che mai
gli stessi individui sieno afletti da sintomi calcolosi ; che alla formazione dei cal-
coli occorre un cemento o glutine che avvincoli e leghi le parti terrose costi-
tuenti il calcolo medesimo: che questo glutine ù veramente il muco vescicale
solito nei calcolosi a separarsi in gran quantità : perciò invece di attaccare in
vescica direttamente i materiali da cui sono i calcoli formati si è proposto di
operare in qualche modo la soluzione del loro cemento.
Dopo molli tentativi e molte considerazioni eziandio sulle proprietà cono-
sciute di alcune sostanze che portano un' azione diretta sul detto materiale se-
gregato, e sul grado di vitalità delle pareti vescicali onde non venissero offese
dal medicamento posto loro a contatto, finalmente si è assicuralo che il mi-
gliore dissolvente da porsi in uso nella circostanza di detti calcoli è un liqui-
do reso leggermente acido la mercè di una miscela di nove parti in peso di
acido cloridrico ed una di acido solforico concentrati. Il grado di acidità di detto
liquido, la cui base è 1' acqua di fonte o di pioggia, onde sia sofferto dalla ve-
scica, dove conviene sia spinto col mezzo del catetere, egli lo misura colla carta
reattiva e col gusto. La carta reattiva appena deve dar segno di acidità; al gusto
deve annunziarsi con un sapore piuttosto dolciastro che acido. Iniettato in ve-
scica siffatto liquido può rimanervi tollerato anche per molte ore; e nel caso si
contenga in essa alcun calcolo, bastano pochi quarti d'ora di contatto perché il
fluido ne riesca torbido o pregno di muco e di quelle materie polverulenti, che
costituivano i calcoli medesimi. Cosi il prof. Sementini non dubita, per questi
risultamenti , che continuando quotidianamente le iniezioni dell' umore compo-
sto nel modo annunziato, se in vescica sia pietra già formata, ed anche volu-
minosa, non sia per risultarne il suo totale scioglimento. Lo scarso numero di
sperienze da lui istituite , ed il poco tempo rimastogli per poterne portare
— ^io-
alcuna al suo lerQiino, lo sollecitano ad invitare la classe dei medici a voler
continuare le sue ricerche.
Dopo questa comunicazione, che il Presidente ed altri assai valutano, lo stes-
so cav. Sementini espone di avere in varie sue sperienze trovato, che il mer-
curio in alcune circostanze si amalgama col ferro. Questa notizia sollecita il
prof. Pirla ed altri a fare molte considerazioni sulle diflìcoltù che si oppongono
alla formazione di questa amalgama; e poiché Io stesso prof. Sementini non è
Siunto ad ottenere costantemente gli stessi risultamenti , cosi egli dichiara di
voler continuare le sue sperienze.
11 prof. Taddei, lasciando al solito la Presidenza al prof. Pirla, trattiene l'udien-
za sulle sperienze colle quali egli giunge a distinguere il sangue umano da quello
dei bruti, sia in istato di freschezza, sia in quello di macchie sopra vesti di lana,
di lino ec. Questo lavoro fa parte di un' opera da lui pubblicata col nome di
saggio d' cmalaìloscopia. L'importanza del soggetto, e la puntualità colla quale il
chiarissimo professore espone le sue idee si rendon tanto pregevoli alla sezione,
che questa non si appaga solo di quanto egli riferisce in adunanza, ma desidera
di ritornarvi sopra al chiudersi di questa.
Quindi il prof. Pirla comunica alcune sue osservazioni sopra l' azione della
sinaptasia in diverse sostanze organiche. Quest' azione sarebbe di contatto o ca-
talitica; essa verrebbe favorita anche dalla presenza del fosfato acido di calce.
Secondo le osservazioni e le sperienze del prof. Piria risulta :
1.° Che la siuaptasia precipitata da una emulsione di mandorle dolci per
mezzo dell' alcool , dopo di averne separata la caseina , contiene un' enorme
quantità di fosfato acido di calce, il quale contribuisce moltissimo all'attività
scomponente che la sinaptasia spiega sulla salicina.
2." Che la sinaptasia perde ogni attività in contatto degli alcali, de' carbo-
nati alcalini e delle basi organiche. La potassa, la soda, la calce, la barite ec.
distruggono per sempre tale attività senza che si possa ristabilirla separando o
neutralizzando la base impiegata. Al contrario i carbonati alcalini, l'ammoniaca
e gli alcaloidi la sopiscono momentaneamente soltanto , e se sieno neutralizzati
per mezzo di un acido, la sinaptasia riacquista tutta 1' attività di prima.
3.^ Che gli acidi deboli adoperali in piccola quantità accrescono l' azione
— Ili —
scomponente della sinaptasia ; in quantilù maggiore l'indeboliscono, egli aci-
di forti la distruggono aflatto.
4.° Che fra i sali ve ne sono di quelli die non alterano la virtù scompo-
nente della sinaptasia, altri che la distruggono cunipiulaniente. Sono in que-
st'ultimo caso i sali di rame, dì mercurio, di perossido di ferro ec.
I.o stesso prof. Pirla presenta una memoria del prof. Pcretti , la quale ha per
titolo « Nuove sperienze sopra le orine dell' uomo sano, e quelle del cavallo. »
Non potendo aver luogo la lettura di questo scritto, attesa l'ora tarda, lo stes-
so prof. Piria rende conto di (|uanto in esso ù contemplato. L' urea starebbe
neir orina umana in uno slato particolare di combinazione : formerebbe cioè un
acido che lo stesso prof. Pcretti chiama acido antropurico, e questo unito alla
soda costituirebbe un antropurato di soda. Quanto all'orina del cavallo, non
crede Io stesso professore che l' acido ippurico , che se ne è finora ricavato , sia
in istato di purezza o isolato, ma sibbcne in uno stalo di particolare combina-
zione; intorno alle quali cose il prof. Piria mette innanzi diversi dubbi.
Il prof. Sorda invitato a rendere conto degli sperimenti che sono stali istiluili
dalla Commissione nominata per esaminare il processo proposto dal doli. Polli,
onde rendere potabile 1' acqua marina , riferisce non aver dato questi sperimenti
<|uei risultamenti che si potevano desiderare.
Il prof. Calamai dovendo ancor esso render conto dell' incarico ricevuto dalla
sezione , relati\ aniente all' esame dei peli che furono osservati dal prof. Ricci
nella sostanza raccolta nella grotta dell'arco nell' isola di Capri, e che si suppo-
neva |>otessero essersi formati spontaneamente nella sostanza medesima fin da
quando fu raccolta, si fa a dire: che egli ha esaminato accuratamente detti peli
onde logliere ogni dubbio sulla loro produzione. Le osservazioni microscopiche,
se possono talora indurre in errore i poco esperti, egli dice, nella determinazione
della natura di alcune sostanze che s' interpongono fra i tessuti di certi corpi che
vi si assoggettano, non lasciano mai dubbi quando trattasi semplicemente di do-
■\er determinare forme : e forme dovevansi determinare a riguardo dei corpi in
questione. Facile pertanto gli era stato il riconoscere che tali peli non appartene-
vano al regno vegetabile, ma sibbcne all'animale. Gli fu facile ancora di assicurarsi
non essere altra cosa che pelo, poiché essi ne avevano tulli i caratteri nelle di-
— 412 —
verso parli di cui il pelo si compone. Reslava a sapersi peraltro a quale animale
osso apparlonosse; e por quosta ricorra saroliho sialo coiivoiiientc di stabilire qual-
che confronto. Ciò non pote\a farsi por mancanza di tempo ; tuttavia il Calamai
credo di poter asserire , che i detli peli , quali si trovano nella materia stata a
lui consegnata, appartengono a due specie diverse di animali. Alcuni gli sem-
brano di capra , forse di qualche specie ora non troppo conosciuta ; altri sono
positivamente capelli umani ; e ciò assicura la forma particolare e propria di al-
cuni bulbi integri trovati fra quei peli , e lo conferma poi in modo assoluto
quella dei peli medesimi , trovati perfettamente eguali in tutte le parti loro ai ca-
pelli del relatore.
Il Prof. Ricci, dopo alcune riflessioni sopra cosilTatto rapporto, si trattiene con
un suo scritto relativo all' applicazione della dottrina degli equivalenti all' ana-
lisi delle sostanze saline, facendo sentire la necessità di una tale applicazione.
Finalmente il Presidente chiudo questa ultima adunanza colle seguenti parole:
» 11 tempo che tanto più veloce corre sulle ore onde si misura il corso del»
» r umana vita, quanto più desse brillano d' innocenti e dilettevoli bellezze, ci
» ha in un subito involato il momento , che fu destinato alle nostre scientiQche
» esercitazioni. Ed invero por questa velocità del tempo noi ci troviamo con-
» dotti al fine delle nostre chimiche conferenze , quando appena ci accorgiamo
» di averle incominciate.
» Quale però sia stata in questo frattempo la compiacenza mia in trovarmi
» nella vostra compagnia , nel conferire e nel dissertare con voi , ne détti già le
» prove colla parola, e quindi anche coi fatti. Ma se nel grave ufficio di vostro
» moderatore , qual mi eleggeste senza che ne avessi i meriti , io mal corrisposi
» per la mia insufficienza a tanta benignità degli animi vostri , vogliate almeno
» restar persuasi del mio buon volere.
» Frattanto altri doveri , e rilevanti assai , mi rimangono da soddisfare. Lion-
» de a voi tutti, o colleghi, io mi ri>olgo esprimendovi ed attestandovi la mia
» riconoscenza, non tanto per le dottrine con che illuminaste la mia mento
» ogni qual volta recando il frutto dei vostri studi, ne faceste patrimonio co-
» ninne per la scienza , quanto anche per il valore con che difendeste le proprio
•» opinioni , per la nobiltà ed il decoro con cui vi comportaste noli' arringo.
— 413 —
» (Juindi vieppiù vo' rinforzando i (itoli clic hanno alla mia , non che all' al-
» trui gratitudine , si il magnanimo Monarca che regge i destini di questa bella
» parte d'Italia, si il dottissimo Ministro scelto a Preside dell'attuai Convegno,
» con lutti coloro che per dottrina e per dignità cospicui , non solo coopera-
» rono all' utile scopo delle nostre missioni , ma che di benevola accoglienza ci
» furono eziandio cortesi. »
X Dell' ospitalità che gli scienziati hanno ricevuta, ciascuno di noi conserverà
» indelebile la memoria per sentimento di cuore , come conserva impressa nel
» suo spirilo l'immagine delle bellezze peregrine, che questa metropoli ci ha
» offerto entro le sue mura, non che ne' suoi dintorni. »
» Duole ad ognuno il separarsi; ma rientrati in seno delle proprie famiglie,
» servirà una sola parola per risvegliare in noi sempre grate e sempre belle re-
» miniscenze. Basterà la sola parola di Vesuvio e di Pompei per rammentarci
» Napoli , ed il suo Congresso. »
» Vogliam dunque consolarci a vicenda pensando, che tanto divisi, quanto
» lontani noi siamo, pure ci stringe sempre con fratellevoli nodi la scienza: e
» presto un anno trascorre , perché noi potessimo nuovamente stringerci la ma-
» no r un r altro, e salutarci col nome di colleghi, e di fratelli. A celebrare la
» quale cerimonia ci aspetta ansiosa la patria di Colombo.
n Presidente — GioACcniso Taddei
{GlOVASM GUARIM
Luigi C^vlamai
53
M E MORI A
COSTITUZIONE MOLECOL.VRE DELL'ASPARAGIN.V E DELL'ACIDO ASPARTICO
PEIl 1. 0 PROF. II. PIRIA
JL asparagina scoperta da Vauquelin e Robiquet nel I8O0 ne' germogli degli
sparagi, e stala dipoi trovata ancora nella radice d'altea, nella rcgolizia, nella
consolida maggiore, nelle patate, nelle barbabietole, ed ullimanientc dal dott.
Menici nelle vecce cresciute al buio.
Per convincermi dell'identità del principio cristallizzato delle vecce coli' aspa-
ragina , posi venti libbre de'loro semi a germogliare in una stanza oscura , il cui
pavimento era coperto con una mescolanza di sabbia , e di terra vegetabile. Cre-
sciute le piante sino all'altezza di un braccio circa, le recisi, ne feci premere
il sugo , e posi questo ad e\ aporare in una caldaia di rame. Non appena il liqui-
do cominciò a bollire, si formò un abbondante coagulo di albumina. Filtrata la
soluzione a traverso un panno di lana , la evaporai a consistenza quasi sciroppo-
sa, ed in tale stato l' abbandonai a sé stessa. Dopo ventiquattro ore di riposo si
vedeva abbondantemente cristallizzata una sostanza, la quale presentava l'aspet-
to ed i caratteri dell' asparagina impura.
Per purificare il nuovo prodotto, lavai i cristalli con un po' di acqua fredda,
li disciolsi neir acqua bollente e feci nuovamente cristallizzare la soluzione. I
cristalli dipoi erano più bianchi e più voluminosi dei primi , ma non ancora
puri al)bastanza da poterne tentare 1' analisi ; perciò li sottoposi ad una terza
cristallizzazione dopo di averli trattati con carbone animale. I cristalli cosi ot-
— 415 —
lenuli erano d' un volume e di una bellezza sorprendenle, laiche non potrei
(lame un' idea più giusta elio paragonandoli a quelli dello zucchero candito,
(juardandoli in massa, presonla\ano solo una leggerissima sfumatura azzurra, o
piuttosto glauca, la (juale mi ricliiamò alla mente un' osservazione analoga fatta
da Bacon. Più tiirdi mi avvidi che tal colore, del tutto accidentale, proveniva
da una triiccia di rame delia caldaia in cui avevo evaporato il liquido estratto
dalle vecce; giacché, come appresso dimostrerò, l'asparagina ha una grandissi-
ma tendenza a combinarsi coli' ossido di rame per formare un composto di co-
lore azzurro. Quando un tal caso si presentasse, basterebbe discioglier 1' aspa-
ragina ncll'aciiua bollente, far passare nella soluzione un poco d' idrogeno sol-
forato, e poscia filtrarla per separarne il solfuro di rame precipitato. Col raf-
freddamento del licjuido si ottengono cristalli di asparagina voluminosi , traspa-
renti , e privi affatto di colore.
Dalla quantità di semi sopraindicata ottenni cinque once circa di asparagina
purissima. Onde si vede che la veccia conviene più di qualunque altra pianta
alla preparazione di tale sostanza.
Avendo fatto un'analisi del prodotto in esame, ottenni i seguenti risultamen-
li : Os% -i.33 di asparagina diedero 0,2675 di acqua e O.oOii di acido carbonico,
0,2'6'2o della stessa sostanza produssero 40,5 centimetri cubici di azoto saturo
di umiditAa IGoeO"', 7Clo.
D' onde si trae per 100 parti.
Esperienza. Calcolo.
Carbonio 31,80 32,00
Idrogeno 6,8o 6,67
Azoto 18,84 18,07
Ossigeno 42, ol 42,66
100,00 100,00
La produzione dell' asparagina in condizioni diverse dalle naturali mi aveva
fatto sospettare che tale sostanza si generasse per l' assenza della luce solare.
Quindi mi prese vaghezza di conoscere se nella vegetazione delle piante bianche
— 416 —
e malate polosscro stabilirsi reazioni diverse Uà quelle che si operano negli or-
jiani (Ielle piante verdi e sane. Nella speranza di rischiarare una (pieslione di
tanta importanza per la tisiologia vegetale, posi altri semi a germogliare in un
pezzo di terra bene illuminato. Le piante verdi che vennero da quei semi furon
trattate come le precedenti, ma contro ogni mia aspettativa, ottenni l'asparagi-
na anche in questo caso, ed in quantità sensibilmente eguale a quella che ave-
vo ritratta dalle pianto malate e bianche. Questa semplice esperienza bastò a
convincermi che 1" asjiaragina si forma durante la vegetazione delle v(!cce, tanto
alla luce solare, quanto nell' oscurità, e che perciò l'assenza della luce non e
una condizione indispensabile per lo sviluppo di quella sostanza.
Ciò premesso restava ancora ad esaminare se 1' asparagina preesiste ne' semi
prima del germogliamento , e se la pianta ne contiene in tutti i periodi del suo
sviluppo. Per risolvere una tal quistionc trattai col solito metodo una certa quan-
tità di semi; ma non mi riusci di eslrarne traccia di asparagina. La stessa espe-
rienza ripetei sulle piante di vecce quando già cominciai ano a fiorire , e dopo
la loro fioritura, quando già portavano baccelli. Nel primo caso i>crvenni ad
estraire una quantità inapprezzabile di asparagina , ma nel secondo ottenni un
risultamento intieramente negativo.
Da questa prima serie di esperienze mi pare adunque potersi conchiudere che
i semi di veccia non contengono asparagina prima della germinazione. Che ger-
mogliando sia alla luce solare , sia nell' oscurità , questo principio si forma in
grande abbondanza, e poi nuovamente sparisce, (juando la pianta, già divenu-
ta adulta, comincia a fiorire.
Avendo spesse volte preparato dell' asparagina col sugo delle vecce , e tal-
volta in quantità tale da ottenere in una sola operazione più di una libbra di
prodotto puro, osservai sempre clic il sugo recente mostrava reazioni acide, le
quali divenivano più decise a misura che veniva concentralo. Per molto tempo
cercai, ma indarno, la cagione di tale acidità; almeno non sono riuscito ad iso-
lare sostanza di natura acida, cui potessi foudatamente attribuire le reazioni dei
liquido, lo non avrei mai sospettato che tale acidità fosse dovuta alla stessa as-
paragina. Olfatti Vauqueliu e Uobiquel, Caventou, Bacon, Willstock, Henry e
PUsson, Boutrou e Pelouze, Liebig, Maichand, Kossignon che successivamen-
— 417 —
le lianno fallo l'esame di tale soslaiiza, l'hanno qualificata alcuni come un alca-
loide, altri come un corpo indiffcrenle , nessuno come un acido. Nonostante
I' autorità dei Cbimici summcntovali, 1' asparagina è un acido, ed abbastanza
energico da arrossare scnsibilnicnlc la tintura di larcaniufTa , e per separare
r acido acetico dalla sua combinazione con l'ossido di rame. Parendomi cosa
strana che una osservazione cosi semplice abbia potuto sfuggire ai Cbimici che
si sono occupati dell' esame di questa sostanza , ne volli acquistar piena certez-
za escludendo tutte quelle circostanze che avessero potuto indurmi in errore,
ed ollenni sempre gli stessi risultamenli.
Ilo già fatto notare clic l'aspiiragina eutra facilmente in combinazione coli' os-
sido di rame , e di fallo riscaldando questi due corpi in presenza d' una certa
<)uantità d'acqua, si forma un liquido azzurro, che raffreddandosi lascia depo-
sitare una polvere cristallina dello stesso colore. Tale composto si ottiene con
maggiore facìità ed in grande abbondanza versando una soluzione satura e quasi
bollente di acetato di rame in una egualmente concentrala e calda di asparagi-
na. Il pili delle volte il mcscuglio comincia immediatamente ad intorbidarsi for-
mando un precipitato di bel colore azzurro oltremarino , il quale continua a de-
positarsi per tutta la durata del raffreddamento. Se i' effetto indicato non avesse
luogo , come suole accadere quando i liquidi non sono abbastanza caldi , baste-
rebbe in tal caso di riscaldare la soluzione mista finché il precipitato comincia
a manifestarsi.
Il composto di cui si ragiona è quasi del tutto insolubile nell' acqua fredda ;
ma si scioglie un poco nell' acqua bollente e si separa col raffreddamento del li-
quido: ù poi solubilissimo negli acidi e nell'ammoniaca. Mantenuto per mollo
tempo alla temperatura di 120" in una corrente di aria secca non perde acqua.
Riscaldalo ad una temperatura maggiore si scompone, sviluppando torrenti di
gas ammoniaco. La sua analisi elementare conduce alla formula CuO -f- C' IF
.•\z' <J'. 11 che dimostra che 1' asparagina prosciugala a 100' e considerala (in
qui anidra , contiene ancora un equivalente di acqua eliminabile per mezzo
dell'ossido di rame.
Avendo fatto l' analisi elementare di tale composto ho ottenuto i seguenti ri-
sultamenli :
— 418 —
I. (y, 402o di Asp.nraginato di ramo produssero 0,100 acqua e 0,4325 acido
carbonico.
II. 0, 322'J idem, 0,131 acqua e 0, 3i8 acido carlionico.
m. 0, 302 idem, 0,1 18o acqua e 0,02.3 acido carbonico,
IV. 0, 202 idem diedero 29 cenlimelri cubici di azoto saturo di umidità, ali.»
temperatura di 10" e sotto la pressione di 0"*, 760.
I. 1,199 idem bruciali in una cassulina di porcellana, lasciarono, 0,2925
ossido di ramo per residuo.
II. 0,.';80o idem trattati allo stesso modo, produssero 0,1 ilo di ossido. (^)ue-
sti dati triidotti in centesimi danno
Esperienza
Calcolo
1.
Carbonio 29,30 .
Idrogeno 4,41 .
Azoto: 17,25 .
Ossigeno 24,04 .
Ossido di rame . . 24,40 .
II.
m.
. . . 29,43 .
. . 29,35 . .
. . 29,b0
. . . 4.ol .
. . 4,36 . .
. . 4,30
. . . 17,25 .
. 17,25 . .
. . 17,21
. . . 24,43 .
. 24,65 . .
. . 24,38
. . . 24,38 . .
. 24,79 . .
. . 24,41
Volendo sapere se nel combinarsi coli' ossido di rame l'asparagina a\rsse mu-
tata natura, scomposi ima certa quantità del composto per mezzo dell' idroge-
no solforato. Il liquido separato dal solfuro di rame aveva reazioni acide decise,
e concentrato coli' evaporazione a bagno-maria, lasciò cristallizzare dell' aspa-
ragina in bellissimi cristallini bianchi e risplendenti. Sebbene i caratteri del pro-
dotto fossero cosi chiari da non lasciarmi dubbio sulla sua natura, volli ciò non
ostante determinarne la composizione per mezzo dell' analisi :
0~ , 294 sostanza sottoposta alla combustione
0, 180 acqua ottenuta
0, 346 acido carbonico ottenuto
D' altra parte
0, 2434 della stessa sostanza fornirono 38 centimetri cubici di gas azoto
umido a 10" e O", 761 ; o sia per cento parti
— 419 —
Carbonio 32,09
Idrogeno 0,79
Azoto 18,80
Ossigeno 42,32
La quale composizione si accorda esallanientc con quella dell' asparagina cri-
stallizzata. L'asparagina adunque combinandosi coli' ossido di rame, dà origine
ad un composto salino, dal quale per mezzo dell'idrogeno solforato si può riotte-
ncre l' asparagina dotata de' caratteri e della composizione propria. Se si am-
mette cbe il rame vi è contenuto allo stato di ossido, risulta die l'asparagina
libera raccbiude un equivalente d' idrogeno ed un equivalente di ossigeno in
più dell' asparagina condonata. Di fatto do\e la prima ha per formula ('.■ li ■ Az"
O' , la seconda contiene C H" Az' 0".
METAMORTOSI DELL' ASPARAOLVA
Azione (ìe'fenncnli. — Stabilita in tal modo la formula razionale dell' aspara-
gina , passo a render conto delle diverse sperienze alle quali ho sottoposto que-
sta sostanza, affìn di determinare la natura delle metamorfosi che ella subisce,
ed i prodotti che da quelle hanno origine.
Abbandonando a se stessa una soluzione di asparagina anche per molto tem-
po , non soffre nessuna alterazione , se la sostanza adoperata è pura ; ma se al
contrario i cristalli sono ancora colorati , non tarda a stabilirsi nel liquido una
specie di fermentazione , la quale si manifesta coi seguenti fenomeni. La solu-
zione perde a poco a poco la reazione acida che prima aveva , e diviene leg-
germente alcalina. In tale stato esala un odor ributtante di marcia , e si copre
alla supcrOcie d' una pellicola bianca d' aspetto niucilaginoso, che sottoposta al-
l' os»er^■azionc microscn|)ica , si mostra formata da miriadi d' infusorii- A capo
di qualche settimana tutta l'asparagina resta distrutta, ed in sua vece si trova
del succiuato d'ammoniaca, o almeno una sostanza [1), che trattata cogli acidi
( I ) Frobablimcntc la succinumlde.
— /i20 —
si risolve in ammoniaca ed in acido succinico. E di folto, se si versa un eccesso
di acido idroelorico nel liquido fermentalo , e si evapora la soluzione mista a ba-
Sno-maria , resta una sostanza salina , la quale trattata con etere si divide in due
prodotti: l'uno si discioglie noli' etere, l'altro rimane indisciolto. Qncst' ultimo
non è altra cosa clic cloruro d'ammonio. La soluzione eterea, debitameiite eva-
porata, lascia un residuo, di sapore acido, e colorato in bruno; il quale ridi-
sciolto neir acqua , saturato con ammoniaca , e scomposto per mezzo dell' ace-
tato di piombo, dà un preciiiitato cristallino e pesante. Quest'ultimo scompo-
sto per mezzo di'll' idrogeno solforato dà una soluzione perfettamente bianca e
trasparente, cbe dopo 1' evaporazione lascia un residuo cristallizzato bianchis-
simo, in cui mi fu facile ravvistire tutti i caratteri dell' acido succinico. L' ana-
lisi elementare mi ba dato :
I. Of, 382 Sostanza sottomessa all'analisi
0 , 182 Acqua ottenuta
0 , o64 Acido carbonico id.
II. 0 , 189 Sostanza
0 , 088 Acqua
0 , 280 Acido carbonico
In centesimi
Esperienza Calcolo
I. n.
Carbonio .... 40,27 40,40 40,67
Idrogeno .... 5,28 5,10 5,08
Ossigeno .... 54,43 54,44 54,25
Dunque l' asparagina impura, disciolta neil' acqua ed abbandonata a so stessa
per qualche tempo, si trasforma compiutamente in succinalo d'ammoniaca o
in succinamide. Per intendere come possa aver luogo una tale metamorfosi, ba-
sta paragonare le formule delie due sostanze
C° H' Az' 0' = Asparagina
C ir Az' O^ = Succinamide
Onde si vede chiaramente cbe per cangiarsi in succinamide , l' asparagina
— /i21 —
ha bisogno di perdere soltanto due equivalenti di ossigeno. Questo cambiamen-
to adunque si opera sotto i' influenza riduttricc della putrefazione che si stabi-
lisce nel li(|uido. hitanto la metamorfosi di cui si ragiona olTre una particolarità
importante, e forse non peranco osservata in altri casi simiglianti , ed è quella
che un prodotto di riduzione, coni' è la succinamide o il succinato d'ammonia-
ca , non ripassa allo stato di asparagina sotto l' influenza de' corpi ossidanti , per
modo che l' acido cromico stesso non vi spiega azione alcuna.
Quanto all' origine delle sostanze azotate che con la loro putrefazione eccita-
no la metamorfosi dell' asparagina in succinamide o in succinato di ammoniaca,
persuaso che provvonissero dalle stesse vecce, feci la seguente sperienza. In
una soluzione di asparagina i)urissima e discretamente concentrata posi una pic-
cola quantità di sugo estratto dalle vecce ed abbandonai il miscugUo alla tem-
peratura dell' ambiente. Dopo un paio di giorni cominciarono a manifestarsi i
soliti fenomeni di fermentazione , ed esaminando il liquido a capo di due setti-
mane circa, ne ricavai suIDciente quantità di acido succinico bianco e perfetta-
mente cristallizzato.
Azione degli acidi e degli aìcali. — I chimici che hanno fatto l'esame di questa
sostanza hanno tutti notato la grande facilità con cui si scompone sotto l' in-
fluenza degli acidi e degli alcali per trasformarsi in ammoniaca ed acido aspar-
lico. Liebig afferma (1) , non so se dietro osservazioni proprie o altrui, che l'aci-
do aspartico stesso fatto bollire con acido idrociorico concentrato, o fuso colla
|K>tassa caustica, si risolve in ammoniaca ed in un nuovo acido solubilissimo
neir acqua e non ancora esaminalo. Per indagare adunque la natura del nuovo
prodotto accennato da Liebig , rifeci con tutta 1' accuratezza possibile le stesse
sperienze; ma i risultamenti che ottenni mi condussero ad una conchiusione di-
versa da quella, cui era pervenuto il Chimico di Giesseti. Difatlo 1' acido idro-
dorico e l'acido solforico non alterano sensibilmente l'acido aspartico; e lo stes-
so acido nitrico concentrato non vi ha azione, purché scevTO sia di acido nitro-
so. L' asparagina al contrario è scomposta da vari acidi al calore dell'ebollizione
in ammoniaca che si combina coli' acido adoperato, ed in acido aspartico. Le
sperienze che passo a descrivere lo provano in un modo decisivo.
(0 Trailo de Chimie organique. Paris 1841 T. II. p. 5^7.
54
— 422 —
Avendo fallo bolluc per circa un' ora dell' asparagina crislallizzala e pura con
acido idroclorico concentralo, oltcnni un liquido che non produsse niente di
cristallizzazione raiTrcddandosi. Allora evaporata la soluzione a bagno-maria
sino a consistenza sciropposa, e lasciato rafl'reddare il residuo sotto una campa-
na, si formarono delle lamincttc cristalline, le quali erano solubilissime nel-
r acqua; ed esposte all' aria si discioglievano rapidamente, attirandone l' umi-
dità. A tal carattere credei sulle prime ravvisare l' acido indicato da Liebig; ma
non tardai ad uscire d' inganno, dapoicbò, avendo agitato con acqua il prodotto
della reazione , e neutralizzalo l' acido idroclorico sovrabbondante con pezzetti
di marmo , vidi che airivalo ad un certo limite si formava un abbondante de-
posito di acido aspartico. Mi fu facile dall' altra parie verificare nel liquido la
presenza del cloruro di ammonio.
Trattando allo slesso modo l' acido aspartico , ottenni come nel caso prece-
dente un liquido , il quale evaporalo a consistenza sciropposa , produceva delle
laminette solubilissimo e deliquescenti ; e neutralizzandolo sia con pezzetti di
marmo , sia con ammoniaca , si depositava egualmente dell' acido aspartico cri-
stallizzato; ma non vi ho trovalo quantità apprezzabile di cloruro d' ammonio.
Da tutto ciò si raccoglie adunque che l' acido idroclorico concentrato scompo-
ne r asparagina coli' aiuto del riscaldamento , trasformandola in ammoniaca ed
in acido aspartico che non è più alterato dall' azione ulteriore dell' acido : d'ai-
ira parte l' acido aspartico essendo solubilissimo nell' acqua quando contiene la
più piccola quantità di acido idroclorico, non cristallizza che con somma difficol-
tà ; e per tal ragione il miscuglio presenta l' aspetto di un acido solubilissimo ,
deliquescente, e però diverso dall' aspartico che è appena solubile alla tempera-
tura ordinaria. D' altronde è degno di nota che l' acido aspartico ritiene cosi te-
nacemente r acido idroclorico, che anche dopo di avere evaporato il liquido a
secco , e tenuto il residuo per più ore di seguilo alla temperatura dell' acqua
bollente, ritiene ostinatamente delle grandi quantità di acido idroclorico , ed
esposto all' aria ne attira rapidamente l' umidità e non larda a risolversi in un
liquido denso e sciropposo. Disciolto in tale stato nell' acqua e saggiato col ni-
trato di argento produce un' abbondante precipitazione di cloruro.
Tutto ciò che precede conduce a credere che la sostanza acida e deliquescen-
— /i23 —
te in cui , secondo Licbig, si Irasforma l' asparagina e l'acido asparlico in con-
tatto dell'acido idroclorico concentrato e bollente, non è altra cosa che una so-
luzione molto densa di acido aspartico nell' acido idroclorico adoperato.
Ripetendo le stesse sperienze coll'acido nitrico di forza media ottenni gli stessi
risultamcnti che coll'acido idroclorico: 1' asparagina si cangiò in acido aspartico
e nitrato d' ammoniaca. L' acido aspartico stesso produsse coli' acido nitrico un
liquido denso simile in tutto a quello prodotto coli' acido idroclorico. Se l'acido
nitrico che si adopera e puro, non si sviluppano vapori nitrosi nò altro gas; ma
se r acido nitrico contiene acido nitroso, o acido idroclorico che reagendo sul-
l'acido nitrico genera acido nitroso, in tal caso si stabilisce un'altra reazione
che descriverò tra poco.
Neutralizzando con precauzione il prodotto del trattamento dell' asparagina
coll'acido nitrico, ottenni un abbondante precipitato cristallino il quale depu-
rato con una seconda cristallizzazione nell' acqua bollente presentò tutti i ca-
ratteri dell' acido aspartico. L' analisi elementare di tale sostanza conduce alla
formula C^ H' Az 0' diggià stabilita da altri chimici. Difatto
Qf ,.492o sostanza diedero alla combustione 0,243 acqua e 0,650 acido car-
bonico.
0"',322 idem produssero 29,23 centimetri cubici di azoto umido a 8°, 5 e 0"
7-46.
O sia per cento parli
Esperienza Calcolo
Carbonio 35,99 36,09
Idrogeno 5,47 5,26
Azoto 10,78 10,53
Ossigeno 47,76 48,12
Assicuratomi per tal modo che trattando con acido nitrico l' asparagina , non
si formano altri prodotti , tranne il nitrato d' ammoniaca e l'acido aspartico, pen-
sai che per estrarre la totalità dell' acido aspartico formato , sarebbe stato con-
veniente neutralizzare il liquido acido con ammoniaca, e precipitare col nitrato
di piombo. Cosi feci difatto; ma nel versare il sale di piombo osservai non sen-
— /i2i —
/n sorpresa che il precipitato abliondanlc che sulle prime si formava veniva to-
sto disciolto per mezzo dell' agitazione, sopratutto col fiivore di un leggiero ri-
scaldamento; e dopo qualche istante di riposo si depositava in abbondanza un
sale di piombo formato di aghetti cristallini.
Il nuovo prodotto cristallizzato in prismi aghiformi bianchi e risplendenti ,
presentava l' aspetto del formiate di piombo, era pochissimo solubile nell'acqua
fredda e si scomponeva nell' acqua bollente. Scomposto con acido solforico
concentrato sviluppò sapori di acido nitrico, e riscaldato bruciava producendo
una leggiera deflagrazione. Riscaldato a 158" in una corrente di aria secca non
provò nessuna diminuzione di peso. Sottoposto all' analisi diede i seguenti ri-
sullamcnti :
Per r idrogeno ed il carbonio
I. 05, 8ì'2-i di sostanza produssero 0, 120 acqua e 0, 3555 acido carbonico.
II. 1,0635 idem 0,15t) acqua e 0,iG8 acido carbonico.
Per r azoto
1. 0,7465 di sostanza diedero 47 centimetri cubici di gas azoto umido a 11",
e 0", 7533.
JI. 0,555 idem 33,5 centimetri cubici di azoto saturo di umidità a 6°e 0°',7416.
Per r ossido di piombo
1. 1,1595 di sostanza riscaldati in un crogiuolo di platino con acido solfori-
co, lasciarono 0,8745 di solfato di piombo.
Jl. 0,662 idem trattati nello stesso modo diedero 0,499 di solfato di piombo.
Uai quali dati risulta che 100 parti in peso di questo sale racchiudono :
I. II.
Carbonio 11,96 12,00
Idrogeno «... 1,63 1,62
Azoto 7,36 7,21
Ossigeno 23,57 23,72
Ossido di piombo 55,48 ........ 55,45
Questa composizione conduce evidentemente alla formula empirica 2 PbO +
C H« Az '0", la quale darebbe
— 425 —
Carbonio 11,97
Idrogeno 1,49
Azoto r.,98
Ossigeno 23,91
Ossido di piombo 55,62
d' onde si deduce la formula razionale ( PbO, HO + O IP AzO') + PbO,
Az 0' die indica un doppio sale composto di nitrato e aspartato acido di piombo.
Deggio per altro avvertire che in seguito avendo più volte tentato di prepa-
rare lo sfesso composto col metodo pocanzi descritto, non sempre sono riuscito
ad ottenerlo. L' azione scomponente che 1' acqua spiega su ([uesto sale pare in-
dicare che la sua formazione debba essere subordinata al grado di concentrazio-
ne del liquido in cui si produce, e probabilmente ancora .alla proporzione rela-
tiva de' due sali che si adoperano per ottenerlo.
Ilo gii detto che l' acido nitrico contenente acido nitroso si)icga suH' aspara-
gina un' azione diversa da quella dell' acido puro. Nel primo caso di fatto si os-
serva un abbondante sviluppo di una sostanza gassosa , la quale trovai essere
puro azoto, senza mescolanza di altro gas. Tale sviluppo ha origine evidente-
mente dalla reazione dell' acido nitroso sull' ammoniaca che risulta dalla scom-
|M)sizione dell' asparagina. Questa difatto si converte in ammoniaca ed in aci-
do aspartico sotto l' influenza degli acidi e degli alcali. Ma come lo stesso acido
aspartico sottoposto a tale trattamento si diporta come l' asparagina scomponen-
dosi con isviluppo di gas azoto , questa circostanza mi fece sospettare che l'aspa-
ragina e l' acido aspartico fossero due sostanze della stessa natura, o per dir me-
glio formate da un jìrincipio comune ad entrambe ed unito a diverse quantità
d' ammoniaca. L' esperienza confermò pienamente il mio sospetto.
Per esaminare tutti i prodotti della reazione precedente, disciolsi 179,5 di
asparagina in 70 grammi di acido nitrico puro a 24° R. e feci passare nella so-
luzione una corrente di biossido di azoto; la reazione cominciò immediatamente
a stabilirsi, divenne vivissima dopo alcuni istanti, e la temperatura s' innalzò di
parecchi gradi. Il trattamento fu contiuuato finché cessò ogni indizio di reazione,
e con essa ogni sviluppo gassoso: il liquido allora si mostrava fortemente colo-
~ 42G —
rato in verde dall' acido nitroso che conteneva. Per saturare l' acido nitrico li-
bero, vi posi a contatto qualche frammento di marmo; e cessata che fu l'effer-
vescenza prodotta dalla scomposizione di quest' ultimo, la soluzione era ancora
leggermente acida. In tale stato fu scomposta con un eccesso di acetiito di piom-
bo. Il precipitato bianco prodotto, lasciato per un certo tempo in seno del li-
quido, divenne denso diminuendo singolarmente di volume e produsse dei cri-
stalli d' aspetto perlaceo. Trattando questi cristalli con acqua bollente, una pic-
cola porzione se ne disciolse e cristallizzo col raffreddamento del liquido ; ma la
più gran parte rimase indisciolta ed incompiutamente fusa , sicché si ridusse in
una specie di sostanza viscosa di color giallognolo. A tali caratteri riconobbi che
il sale precipitato non era altro che maialo di piombo; e difatto avendolo trat-
tato con idrogeno solforato, separato il solfuro di piombo, ottenni un liquido
acido , il quale evaporato a bagno-maria , lasciò un residuo che presentava tut-
t' i cai'attcri dell' acido malico.
Per maggior sicurezza ne feci l' analisi elementare ed ottenni i seguenti nu-
meri, i quali conducono alla nota formula del malato di piombo=2 PbO + C^
H^ 0' + '\q :
0,846o di sostanza diedero 0,192 acqua, e 0,378 acido carbonico.
0,o68ij idem lasciarono dopo la combustione 0,303 di residuo composto di
0,0o7 ossido di piombo e 0,246 di metallo.
In centesimi
Espei'ienza Calcolo
Carbonio 12,18 12,21
Idrogeno 2,o2 2,54
Ossigeno 28,66 28,51
Ossido di piombo .... 56,64 56,74
Tutto quel che precede autorizza adunque ad ammettere che mentre l'acido
idroclorico concentrato e l' acido nitrico stesso , riscaldati coli' asparag'ma , si li-
mitano a cangiarla in acido aspartico ed in ammoniaca ; d' altra parte 1' aspa-
ragina e l' acido aspartico si scompongono con sorprendente facilità sotto l' in-
fluenza dell'acido nitroso producendo azoto ed acido mahco. Ora, se si paragona
— /i27 —
la formula dell' acido malico con quella dell' arido aspartico si vede che ag{,'iuD-
gendo a quesl' ultimo gli elementi di due equivalenti d' acqua, si ha esattamente
la composizione del Limolato d' ammoniaca =
Az II'-O, 110 H-C" II' 0' ossia C II' Az 0'°.
Difalto .... C ir Az 0' = Acido aspartico
+ W + 0'
C II' Az 0'" := Bimalalo d' ammoniaca.
D' altra parte se alla formula dell'asparagina prosciugata a 100° si aggiungono
gli elementi di quattro equi> alenti d' acqua , si ha esattamente la formula del
inalato neutro d' ammoniaca :=
2 AzH^0+C4I''0^=C' II" Az'0'°.
Difatto . . . . C 'H 'Az '0* = Asparagina a 100°
+ Il '+ 0*
C "U "Az 'Ò'° = Malato neutro d' ammoniaca.
L' asparagina e l' acido aspartico si possono adunque riguardare come acido
malico congiunto con due o con un solo equivalente d' ammoniaca, cioè come
due amidi dell'acido malico. L' azione scomponente che l'acido nitroso spiega su
questi corpi è il risultamento della reazione che si stabilisce tra l'acido nitroso e
r ammoninra nascente: i prodotti sono acqua e gas azoto. Tra 1' acido malico,
l'acido aspartico e 1" asparagina ci ha per conseguenza la stessa relazione che
tra r acido ossalico, l' acido ossamico e l' ossamide, come si deduce più chiara-
mente ancora dal confronto delle formule dei corpi summentovati.
C 'AzirO'=Biossalato d'ammoniaca C'^AzlI'0'"= Bimalato d'ammoniaca
— II'O* — H"0*
C^AzH'0'=: Acido ossamico C'AzIl"0= Acido aspartico
C»Az'n^O'=Ossalato neutro d'ammoniaca CAz'ir'O"' Maialo neutro d'ammo-
— irò* — H'O» niaca
C^Az' 11^0'= Ossamide (.:°AzIFO«= Asparagina
— 428 —
Per assicurarmi se l' acido nitroso produce un' azione analoga sopra altri com-
posti della stessa natura, trattai col metodo anzidetto l' ossaiuide, la succinanii-
de, la butirramide ; ed ottenni con tutti questi corpi sviluppo di jjas azoto, ed
acido ossalico , succinico , butirico. L' urea nelle stesse condizioni si risolve co-
me è noto in gas azoto ed in acido carbonico.
Pare adunque che questo modo di scomposizione osservato nell'asparagina
sia comune a tutt' i composti appartenenti alla fami^'lia degli amidi, ed e spera-
bile che sottoponendo alla stessa reazione altre sostanze azotate, si possono ot-
tenere dei risultiuneuti di grande importanza.
Un fatto degno di nota è la singolare facililfi con cui gli amidi si scompongono
sotto r influenza dell' acido nitroso. Molti di essi per trasformarsi in sali ammo-
niacali sotto r influenza degli alcali e degli acidi hanno bisogno di venir riscal-
dati per un certo tempo , e ad una temperatura abbastanza elevata , mentre trat-
tati coir acido nitroso si scompongono aucbe all' ordinaria temperatura. In que-
sto caso appunto si trova 1" ticido aspartico , il quale appena messo in contatto
dell' acido nitroso si risolve in gas azoto ed in acido malico ; ed intanto fuso
colla potassa caustica non si scompone che incompiutamente e con molta dilfi-
coltà. Dìfatto in tal caso la sua trasformazione in ammoniaca ed in acido aspar-
tico non ha luogo che ad una temperatura superiore a quella in cui l'acido ma-
lico stesso si scompone trasformandosi in acido acetico ed in acido ossalico.
Difatto avendo trattato una quantità di acido aspartico con un eccesso di potas-
sa, non ho potuto riuscire a cambiarlo in acido malico. Arrestando l' opera-
zione quando non era ancora cessato lo sviluppo di gas ammoniaco, ed esami-
nando il prodotto, ho trovato che conteneva acetato ed ossalato di potassa.
L' esperienze fin qui riferite provano adunque essere 1' asparagina un amide
naturale che per 1' azione dell' acido nitroso si scompone dando origine agli
stessi corpi onde probabilmente ebbe origine; e che verosimilmente si potrà
ottenere con mezzi artifiziali analoghi a quelli che si adoperano per formare
altri composti della stessa natura. Per togliere ogni dubbio avrei desiderato po-
ter ricomporre 1" asparagina o 1' acido aspartico per mezzo dell' ammoniaca o
dell' acido malico ; ma non avendo potuto sinora procurarmi una sulTìciente
quantità di acido malico sono stato nell' impossibiUtà di faic qualche tentativo
— 429 —
in questa direzione. Del resto spero di potere in seguito appiannrc questa la-
cuna, e di dimostrare colf esperienza diretta che la sintesi d'un corpo organico
non ò più un prolticnia, quando l'esame delle reazioni di lui ce ne ha dimostralo
la costituzione molecolare. Intanto i fatti diggiA esposti mi sembrano sulTKienli
per autorizzarci ad amniellore ni'll' as|)anigina e nei!' acido asparlico una com-
posizione analoga a quella dell' ossaniide e dell'acido ossaniico. Sarebbe forse
conveniente mutare il nome di asparagina in quello di malamide, ed il nome
di acido asparlico in quello di acido malamico.
Le sperienzc di cui ho reso conto in questo lavoro conducono alle seguenti
concliiusioni :
1." L' asparagina sco])erla da Robiquet e daVauquelin negli sparagi, e tro-
vata dipoi iu molle altre piante si trova ancora nello vecce, ed in maggiore ab-
bondanza.
2." Questa sostanza manca alTatto ne'semi, si sviluppa col germogliamento,
e col crescere della pianta sia nell' oscurità sia alia luce del giorno, diminuisce
quando la pianta è divenuta adulta e sparisce del tutto alla fioritura.
3.° L' asparagina tenuta sinoggi come sostanza neutra, ba reazioni acide e
scaccia 1' acido acetico dalla sua combinazione coli' ossido di rame. Il composto
di ossido di rame e d' asparagina ha per formula Cu O + C H" Az' 0% e fa ve-
dere che r asparagina prosciugata a 100°, quando non perde più acqua coll'azio-
ne del calore , ne contiene ancora un equivalente eliminabile per mezzo del-
l' ossido di rame.
4 . ' L' asparagina in presenza dell'acqua e delle sostanze azotate delle vecce
subisce una specie di fermentiizionc , in virtù della quale si cangia in succinato
d'ammoniaca, perdendo ossigeno.
5.° Fatta bollire con acido idroclorico concentrato o con acido nitrico puro,
si risolve in ammoniaca ed in acido asparlico. Fusa colla potassa , sviluppa pri-
ma ammoniaca sola, e si trasforma in aspartato di potassa, poi in anmioniaca
e gas idrogeno e lascia in ultimo un residuo formato di acetato ed ossalato di
potassa.
6.° Finalmente, trattando coli' acido nitroso tanto l'asparagina quanto l'aci-
do asparlico, si trasformano in gas azoto ed in acido malico. Questa reazione,
55
— 430 —
essendo comune a lutti uli amidi , conduce naturalmente a riguardare l'aspara-
fiina e l' acido aspartico come due amidi dell' acido malico, corrispondenti al-
l' ossamide ed all' acido ossamico.
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
DI AGRONOMIA E TECNOLOGIA
— *->->0-0 :-;; -C-O^-C-o-
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTOIBRE 184Ò
tj Aduuauza è aperta con un discorso iulprov^^so del Presidente conte Gherar-
ilo Freschi , il quale con acconce parole si fa a dimostrare la utilità delle annuali
riunioni de' dotti, ed i vanta^'gi cbe in particolare derivar dehhono dagli studi
dell' agronomi.! e della tecnologia ad ogni società civile , e massime alla nostra
Italia, attese le sue speciali condizioni. Raccomandando poi brevità nelle lettu-
re, e placidezza nelle discussioni, ed esortando che siano rivolte a fini di mi-
glioramento; rende grazie all' adunanza di averlo eletto a Presidente.
— 432 —
L' adunanza risponde coi suoi applausi a quoslo discorso.
Passa quindi il Presidente medesimo ad annunziare la sceila de' Vice-presi-
denli nelle persone de' sifinori
Cav. Arcidiacono Luca de Samuele Cagnazzi,
Conte Faustino Sanse> crino ,
Buonaiuto Paris Sanguinetti.
Annunzia poi la scelta de' Segretari della Sezione nelle persone de' signori
Avv. cav. Pasquale Stanislao Mancini ,
Avv. Antonio Scialoja,
Giuseppe Devincenzi.
Dopo di ciò il dott. cav. Trompeo, presentando gli alti stampati della prima
riunione della Società Biellese per l' avanzamento delle arti e de' mestieri e del-
l'agricoltura , da' quali apparisce quanto di bene quella Società abbia operato,
fa osservare, che Biella fu la jirima città che promosse una società d' incorafi-
(jiameiUo di tal genere in Piemonte, e che stabili un podere modello in Sandi-
gliano. Fa onorevole menzione di un discorso del benemerito monsignor Losan-
na Vescovo di Biella e Presidente di quella società. Fa >oti che venga pro-
mossa un' altra istituzione , all' oggetto di prestare soccorsi medici e chirurgici
a' contadini infermi che ne mancano. Propone in fine che dalla sezione del con-
gresso si ringrazii 1" onorevolissimo monsignor Losanna.
Il conte BeOa-Negrini, ricordando il premio promesso nel Congresso di Milano
per la miglior memoria scritta sulla malattia de' gelsi, che comunemente chiama-
si moria, fa menzione di ciò che il Margaroli ne scrisse fin da molti anni, soste-
nendo esser causa di questa malattìa un critogomo del genere elisano. Aggiunge
che la propagazion del contagio si possa arrestare con tagliare il terreno a lar-
ghi fossi tra r uno e 1' altro albero.
Il Pres. Freschi pone la quistione se il crilogomo sia causa od effetto del male:
alla quale dimanda il conte Beffa à risposto potersi da lui asserire che ne sia
causa ; ma che riserba di esporre le sue osservazioni alla Commessioue la quale
dovrà occuparsi dell'aggiudicazione del premio su indicato.
Il Presidente à quindi nominalo una Commessioue la quale deve occuparsi
specialmente dell' argomento delle malattie de' gelsi e dell' esame delle memorie
— 433 —
e delle osservazioni che le saranno comunicate. A nionibri di essa sono scelli i
signori prof. Cua Presidente, avv. Perifano, conte BcITa-Negrini, dott. Gora,
marchese Bertone di Sambuy , Federico Cassitlo di Bonito, G. Sannìcola e mar-
chese Malaspina , aggregandoli alla Gonimessionc già creala in Milano per l' in-
dustria serica Kaliana.
II doli. Uanipiiielii narra, come il sacerdote Carlo Botto fin dal 1817 avesse
fondato in Bergamo uno stabilimento di ricovero pc' fanciulli abbandonati, in
cui con la spesa annuale d' intorno a lire lo,000 si educano circa 55 fanciulli
all' anno; ed un simile stabilimento per le fanciulle, nel quale nel 1844 se ne
educavano 40 con la spesa di circa lire 10,000: il quale esito annuale si ritrac
dalla carità de' privati. Tutti vi ricevono l' istruzione dello scuole primarie ele-
mentari; gli uomini inoltre apparano qualche mestiere, e le donne le arti don-
nesche. Finisce il Itanipinelli col presentare due quadri statistici del movimento
della popolazione e della spesa de' due stabilimenti , e col proporre che da que-
sto Congiesso si rendano grazie al benemerito Botto per la somma cura che egli
prende di quesl' infelici fanciulli.
Il nob. Parravicini, lodando l' istituto Botto , fa osservare quanto sia più utile
il metodo in esso seguilo di educare nelle arti i fanciulli nello stes.so locale dello
stabilimento, anziché inviarli di fuori per le botteghe. Rinnova poi un voto già
espresso altra volta dal conte Serristori, perché si compili una statistica della
istruzione l'Iemcnlare e tecnica in Italia, distinguendo le scuole elementari mi-
nori dalle maggiori, e le une e le altre da quelle propriamente tecniche, nelle
quali s' insegni I' applicazione delle scienze, e speciahnenle della chimica e della
matematica , alle arti : le quali scuole tecniche egli pensa doversi di> idere in tre
specie, primarie, secondarie e superiori.
Il conte Sanseveriuo prende opportunità di fare anche menzione della istitu-
zione Marcbiondi fondata in Milano sugli stessi principi di quella del Botto, ed
afferma aver ess;i dato egualmente utili risultanienli.
L'avv. Matteo de Augustiiiis osserva, che prima di rivolger l'animo alla sta-
tistica di cui si è fatta menzione dal Parravicini , sarebbe mestieri di esaminare
se vi possa essere una vera ed utile istruzione popolare dove non sia istruzione
tcHrnica o agronomica.
— 434 —
Il Pnrravicini à sostenuta la sua opinione, ed i\ insistito sulla ulilitii della
compilazione di una statistica della islnuione popolare, specialmente per lo re-
gno di Napoli.
Il prof. Salvatore Marchese allora dà conoscenza di una memoria da lui scrit-
ta, che presenta, intorno aìlo sialo iklla istruzione pi imaria in Sicilia , ed alla sua
inpiienza sul mitjliommento della indtislrìa. Facendo poi eco alla proposta del Par-
ravicini, ragiona della necessità di raccogliere le nozioni statistiche relative agli
stabilimenti diversi d' istruzione del popolo , e di far poscia servire i risulta-
menti di queste statistiche a preparare la ricerca del sistema più conveniente a
raggiungere l' importantissimo fine delia istruzione del popolo , sempre però
coi dovuti riguardi alle condizioni preesistenti. In fine propone, che si nomini
una Comniessionc permanente la quale si occupi di tale oggetto.
L'avv. Pcrifono soggiunge esser utile, che la Commessione investighi pure
un metodo uniforme d' istruzione tecnica che sia proprio a tutt'i paesi d' Italia
pe" princi|)i e per lo applicazioni.
Il sig. De\ incenzi à notato, che tal Commessione debba riguardare come ma-
teria delle sue investigazioni e lo stato attuale della istruzione popolare in Italia
ed i migliori modi per ottenere più utili risultamenti.
Proseguendo la discussione tra le persone sopra nominate ed il Sanguinetli,
il Prosidenle nomina una Commessione permanente con lo incarico di raccoglie-
re le notizie relative alla statistica della istruzione popolare in tutta l'Italia, e di
ricercare (piali siano 1 metodi da preferirsi per diffondere la istruzione medesi-
ma. Questa Commessione è composta da' signori marchese Mazzarosa presiden-
te, cons. comm. Bianchini, prof. Marchese, march. Ruffo, commendatore Afan
deRivcra, avv. de Augustinis, avv. cav. Mancini, avv. Vincenzo Salvagnoli,
nob. A. Parravicini, conte Ilarione Petitti in Torino, cav. Giovanetti in Novara,
march. Pallavicino in Genova , abate Manuzzi eG. Devincenzi; la quale Com-
messione dovrà fare il suo primo rapporto al futuro Congresso di Genova.
Il cav. de Rolandis legge una sua comunicazione sopra due utilissime istitu-
zioni del Piemonte ; V Associazione Agraria, e quella di Soccorso, Ricovero e Lavoro
ai mendicauli della provincia di Torino. Dà notizia della organizzazione della pri-
ma di tali società luminosamente i)roletta dal Sovrano di <iuel paese. Sotto una
— 435 —
direzione generale essa ù diversi comizi provinciali, che spandono da per lullo il
benefizio de'precelli e degli esempi agrari, precipuanieule intesi al niigli(jrameu-
to de' metodi di coltura. In un generale congresso. annuale distrihuisconsi pre-
mi, consistenti in diplomi, onorificenze, medaglie, e ricompense pecuniarie,
mercé fondi raccolti dalla contrilnizione di annue lire 2i che paga ogni socio.
Al qual proposito il sig. de Rolandis raccomanda caldamente 1" iniiinzionc di
tali istituzioni e convegni anche altrove. La società, olire una gazzetta sctlima-
nile , mette a stampa svariati lavori , tra i quali vien fatta onorevole menzione
delle Notizie relative al credito agrario per servir di base aìlo studio dell' applicazio-
ne di questo credito in Italia, raccolte dal conte di Salmour. Intorno alla seconda
istituzione torinese di sopra indicata, ^ien ranuueulato come essa venisse for-
mata per via di soscrizioni , col ritratto delle quali fu acquistato un ediOzio ca-
pace di oOO persone , in cui dal 18i0 sono stati accolti 1140 uomini e COO don-
ne, essendosi proibita la questua. Vari sono i lavori introdotti in tale stabilimen-
to ; e durante il primo lustro si sono spese lire 600 mila per questo Rico\ero di
Torino. Altre istituzioni di siniil fatta si trovano negli Stati Sardi, in Novara,
Vercelli, Vigevano, Chambery e Biella, ed altri ricoveri si sono progettati.
Il sig. Nicola de Luca prende da questa comunicazione la opportunità di di-
mostrare la utilità di occuparsi della ricerca generale delle cagioni della indi-
genza ; e gli risponde il Sanguinetli convenendo del vantaggio di discutere quan-
to riguardi i bisogni del pov ero ed i mezzi di alleviarli , ma circoscrivendo nei
propri limiti la quistione sottomessa alla sezione.
L'abate Jacopo IJernardi , confortando tali proposizioni, fa ossyvare esserge-
neralniente sentila la mancanza di un buon libro, il quale passi a rassegna ed
esponga lo stato degl' Istituti e delle associazioni di Beneficenza che stanno in
tutta Italia , e se^^'a anche di guida in tale materia alla filantropica curiosità del
viaggiatore. Non omette di rendere il debito onore a monsignor Morichini che
un tal la>oro compose sopra gli stabilimenti di beneficenza di Roma, ed al conte
relitti che ne imitò 1" esempio per Torino ; e ricorda pure l" opera iM Uegeran-
do, nella quale egli classificò tutte le istituzioni di carità che stanno in Europa
non solo, ma anche in .\merica. Conchiudc le sue calde parole esprimendo un
desiderio, allinchè venga da questa Sezione de' Congressi Italiani promossa la
— 436 —
composizione di un liin'o, il qiialo rendesse .ili' Italia intera quello slesso utile
uflìzio, elle il Morieliini od il l'elitti anno Fenduto particolarmente a Roma ed
a Torino. •
Il sii;, della Martora fa eco alle lodi eon le quali il de Rolandis à annunziato
le due utili istilu/.ioni piemontesi, e rende testimonianza de' servij;i prestati an-
che all' agricctltura ed all' industria dalle società Economiche fondate nelle pro-
vince del regno delle due Sicilie.
Il prof. giud. Moreno, mostrando l' intima connessione tra il presente e l'av-
venii'e di ogni istituzione, e la necessità di far servire la statistica e gli elementi
forniti dalla medesima allo studio di ogni maniera di miglioramenti , propone
che tanto la (Jonimessione eletta per riferire sulla istruzione popolare e tecnica,
quanto r altra la quale si potesse nominare per lo studio degl' istituti caritatevo-
li , comincino dall' occuparsi della raccolta di notizie statistiche, e poi risalgano
alle discussioni economiche.
Il cappellano Josick, accennando alla insufTìcienza degl'istituti nella forma
oggi comune per sovvenire alla mendicità, dice preferibili i mezzi preventivi,
intesi a toglier le cause della medesima; e rende omaggio alle paterne sollccitu-
ilini del So>Tano delle due Sicilie su questo ramo di pubblica amministrazione.
11 sig. Sanguinctti insiste sulla utilità di studiare le istituzioni che attualmen-
te sono in Italia.
Quindi il Presidente fattosi interprete do' desideri della sezione, nomina una
(lommessione generale per lo studio dcgl' istituti caritatevoli in Italia con delega-
zione di riferire al Congresso di Genova ed a' successivi, scegliendo a farne parte
i signori avv. Pasquale Borrelli Presidente della commessione, principe di S. An-
timo vice-presidente, cav. P. S. Mancini segretario della medesima, B. P. San-
guinctti, avv. cav. F. Maestri, R. Busacca, barone d'Ondes Reggio, G. Mompia-
iii, march, consig. F. S. d' Andrea , march. Carlo de Ribas, prof. giud. Moreno,
.'\chille Rossi, cav. de Rolandis, avv. F. P. Ruggiero, cav. Sergardi, Nicola de
Luca, conte Antonini, conte Pctilli in Torino, cons. comm. Bianchini in Pa-
lermo , principe di Torcila sopraintendente della Casa Santa dell' Annunziata in
Napoli , giud. Sinicropi Governatore del R. Stabilimento degl'Incurabili, e ca-
nonico Bianchi Governatore del R. Albergo de'poveri nella stessa città.
— 437 —
1m ullinio r arcliilelto Abate loniunica un suo lavoro sopra un nuovo sistema
ili strade ferrate, il cui esame si adida ad una C.ommessione della quale il Pre-
sidente si riscrha di nominare i componenti.
L'adunanza è sciolta.
D Presidente — Co.nte Gherardo Freschi
IAvv. Cav. Pasquale Stanislao Mancini
Avv. Antonio Sciaioja
(jlCSEPPE DE>XNCENZI
56
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTEMBRE 1813
u» E. il l'rcsiUenle Generale onora di sua presenza l'adunanza.
Letto ed approvato l' allo verbale del giorno antecedente , il Presidente della
Sezione annunzia alla stessa il dispiacere che il marchese Cosimo Ridolfi mani-
festa per mezzo del suo figliuolo marchese Luigi presente all'adunanza, di non
aver potuto intervenire al Congresso essendo trattenuto dalle cure dell'educa-
zione affidatagli del Principe ereditario di Toscana. Invia intanto i rendiconti del-
la scuola agraria di Pisa. Sopra mozione del signor Niccolade Luca, la sezione
esprime i suoi sentimenti di stima e di venerazione verso il Ridolfi tanto bene-
merito dell' agronomia italiana , e dichiara di onorare nel figliuolo il padre as-
sente.
Il principe di Canino presenta cinque varietà di seme di melloni della Bu-
cberie , e prega il Presidente di distribuirle. Presenta inoltre gli atti della so-
cietà Enologica di Yelletri e fa alcune domande intorno alla commessione Enolo-
gica italiana. Dice impropria la qualifica di slranieri a' vini come alle persone di
i|ualunque paese d'Italia, ed il Presidente Generale spiega usarsi comunemente
tal qualifica come voce di relazione al regno, e non certamente all'Italia, men-
tre ad un congresso scientifico italiano nulla di ciò che è italiano è straniero.
Il principe di Canino risponde applaudendo alla nobile dichiarazione di S. E. il
— 439 —
Presidente Generale , ma dichiara di persistere nella opinione innanzi manife-
stata.
il conte Sansevcriiio promette di presentare il rendiconto del movimento del
deposito enologico di Milano.
Lo stesso principe di Canino prendendo occasione da un luogo dell'applaudito
discorso del Presidente Generale intorno all'uniformità de' pesi e delle misure in
Italia, annunzia essere stata inviata dalla commessione una relazione dell' ingegne-
re Cadolini , e sottoscritta da parecclii altri membri della medesima ; e chiede che
si stabilisca la giornata in cui debba farsene la lettura e la discussione nelle due
sezioni riunite di Agronomia e Tecnologia, e di Fisica e Matematica. Il Presi-
dente si riserba stabilirla di accordo col Presidente dell'altra sezione.
Il signor E. Ruggiero in occasione di una memoria dell'abate Tazzoli, parla
dell'utilità d'introdurre ne' Seminari l'istruzione agraria ; e nota essersene an-
che in Napoli fin dal 18i0 espresso il desiderio. Il Presidente della Sezione os-
serva che dì ciò gli Agronomi ed i Tecnologisti siansi occupati ne' precedenti Con-
gressi ; ed il Presidente Generale fa notare la diflerenza tra la istruzione laicale
e la ecclesiastica , avvertendo che nel Regno di Napoli per le leggi del paese
quest' ultima è affidata interamente alla direzione degli ecclesiastici : né omette
di ricordare che in tuli' i comuni del regno , forniti di sufficienti mezzi , trovasi
fondata una scuola agraria. L'abate Selvani dà notizia che nel seminario arcive-
scovile di Siena si è già introdotta l' istruzione agraria; ed il Presidente prendo
occasione di compiacersene come di una pruova della efficacia de' voti del Con-
gresso a provocare la utile loro applicazione da parte di coloro che ne anno il
potere.
L' ingegnere Brey legge una noti» sopra il miglior modo di eseguire le fon-
dazioni su cattivi terreni , o per mezzo di una fossa ripiena di sabbia silicea
e ricoverta con lastre di vivo lavorate, ovvero co' piglicri di legno congiunti in
una special maniera , bagnando la sabbia con un settimo di calce idraulica là o> e
il terreno soggiace ad infiltrazione. Aggiunge alcuni esempi e dà la spiegazio-
ne de' vari risultamenti de' metodi adoperati secondo le diverse condizioni locali.
Cosi in Venezia la qualità delle acque salse corrobora le basi di legno, mentre
altrove le diverse qualità le corrompono.
— /•io-
li signor (lo Augiistiiiis in occasione di una tal letlurn domanda che si dispon-
ga non iloviTsi leggeri' linii:lie memorie, ma noie rislrelle. A^igiiinge che il si-
gnor lire) potrebbe indicare la formola siieeiale del metodo che si propone co-
me nuovo o modificalo.
Il signor Rossetti noia che il metodo indicato dal signor Brey non è nuovo,
perché già se ne è scritto in di\crsi giornali. Il Presidente osserva che il si-
gnor Brey non à preteso d' indicare un metodo nuovo ; e jier sistema dispone
che le memorie si depositino sul banco della Presidenza , e che se ne accenni il
contenuto per sommi capi , o con succinte note , o con orali comunicazioni ,
onde farsene soggetto di discussione.
Il cav. Scolari à comunicato alla Sezione un suo progetto di una istituzio-
ne italiana promotricc delle utili pubblicazioni. Ha domandato a sé stesso per-
ché la proprietà letteraria non abbia dato agli autori italiani i vantaggi sperati.
Crede spiegare il fenomeno colla indicazione di diversi ostacoli che ancora si op-
pongono alla pubblicazione e diffusione de' buoni libri, ostacoli che principal-
mente riduce .alla dilTicoltà delle comunicazioni librarie tra stato e slato [cui egli
accenna come rimedio una lega doganale ed una uniforme censura ) , a' pericoli
ed alle avarie del commercio librario , e finalmente alla diffidenza del pubblico
illuso sovente sul merito delle opere (salvo poche onorevoli eccezioni). Ha quindi
espresso il suo desiderio perché le più illustri accademie fossero scelte a giudicare
delle opere prima di pubblicarsi, presentandosi i manoscritti senza nome di autore
nelle forme solite de'concorsi , onde respingere all' autore quelle che giudiche-
rebbero indegne della loro approvazione , e le altre accogliere in catalogo e-
spressamcnte compilato per indicare le opere raccomandate alla pubblica esti-
mazione. S'intrattiene alquanto sulla possibilità ed utilità di questo suo proget-
to e dimanda la nomina di una commessione per determinar le norme da seguire
onde attuarlo.
Il signor Sanguinclli osserva che la stessa proposta fu fatta dal canonico Tur-
cotti , e che fu ritenuto tal progetto essere portatore di vincoli dannosi piuttosto
che della desiderala utilità; ond'era a considerarsi non altrimenti che come la
manifestazione d'una retta intenzione. Annunzia un diverso progetto intorno a
cui si adoperano il Presidente Freschi ed altri individui, tra' quali egli medesimo,
— Uì —
con rinlondiniento di trovare il miglior modo ad agevolare la conoscenza e la
diffusione de' libri ne' vari punti della penisola italiana, mettendo il pubblico
nella possibilità di distinguere i buoni da' cattivi.
Il barone Vito d'Ondcs Roggio, uniformandosi al conrcllo del nocumento die
produrrebbe il sistema ininiaginato dallo Scolari relativamente a' riconosciuti
inijiedimenti di comunicazione , propone che una commessione da nominare si
occupi a ricercare 1 migliori modi conducenti a scemare gli ostacoli senza offen-
dere i rispettivi sistemi doganali.
Il conte Cignani rammenta che in occasione di altri Congressi parecchi librai
in particolari adunanze esaminarono i vari mezzi di farililare il commercio libra-
rio, e si posero tra loro di accordo.
Il Presidente risponde che l'esito di queste adunanze non riusci gran fatto
vantaggioso all' universale.
Il segretario cav. Mancini , distinguendo nel discorso del signor Scolari il fatto
de' danni <la lui indicati ed il rimedio proposto , trova che gì' impedimenti e
gli ostacoli alla pubblicazione e circolazione de' buoni libri in Italia son fatti
positivi ed innegabili; ma non gli sembra plausibile la proposta fatta del rime-
dio , poiché essa tenderebbe a restringere quella libertà che è la vita della scien-
za, come l'autorità ne è il veleno. Le opere di Vico con tal sistema sarebbero
state a suoi tempi condannate come inutili da' consessi letterari. Crede intan-
to impresa utilissima e degna di essere caldeggiata da' Congressi quella di pro-
muovere qualche istituzione tendente a facilitare la pubblicazione e la circola-
zione de' buoni libri in Italia; e pensa che tra' mezzi, i quali potrebbero tenersi
presenti da una commessione, forse non sarebbe da spregiare l'idea di un'associa-
zione di dotti e di capitalisti italiani la quale col farsi editrice a proprie spese delle
buone ed utili opere che si venissero scrivendo in qualuntpie parte d'Ilalia : ed
anche diffondendole in certi casi a bassi prezzi e con teiiuissimi lucri, imitando in
ciò il costume di alcune società d' oltremonti , offrisse nien dubbia garentia del
loro merito , non polendosi presumere che la società a olontariamente si facesse
incontro a sopportar perdite.
Lo Scolari osserva esserv i pochissima diversità tra il suo progetto e la propo-
sta del Mancini.
— 442 —
L'aw. Seialoja dimostra intercedere tra le due proposte una diversità essen-
7ialc, poiché nel sistema dolio Scolari il giudizio delle Accademie non verrebbe
a poggiare, come qiiello della società editrice, sulla responsabilità del proprio
interesse, norma capace d'ispirar tutta la fiducia.
L'aw. de Augustinis fa eco a questa osservazione. Si chiude questa discussio-
ne con la protesta dello Scolari , che egli intende associarsi anticipatamente a
qualunque proposta che sia per riconoscersi utile rimedio a'mali da lui manifestati.
Il signor Ignonc comunica una sua Nota relativa ad una macchina da lui idea-
la consistente in una cucina portatile su di un carro, utile specialmente per lo
.servizio delle armate ; la quale consuma poco combustibile , e si può adoperare
sia che il carro rimanga fermo, sia che vada velocemente. Ne presenta un mo-
dello; ed i signori colonnello march, di Sambuy, maggiore cav. d'Agostino ed
ingegnere Michela vengono nominati membri di una Commessione per farne l' e-
same.
Il doti. Savino Savini in una breve nota espone come la istruzione tecnica che
si riceve nelle botteghe debba necessariamente essere accompagnata alle abitu-
dini di ordine e di morale di cui spesso gli operai mancano ; propone quindi co-
me cosa utile la pubblicazione di una specie di catechismo per la moralità dei
garzoni che nelle botteghe s'istruiscono, e per prepararli alle istituzioni di mu-
tuo soccorso, di contribuzione per multe e premi , di distribuzione di lavoro e
cose simiglianti. Descrive con lode le pratiche in tal genere adoperate in Bolo-
gna dal direttor di bottega Alessandro Calzoni. Questa nota si rimanda alla com-
messione incaricata di riferire sulla istruzione popolare.
Il signor Niccola de Luca riferisce alcune sue osservazioni sopra una opinione
del signor Boucherie comunicata all'istituto di Francia , con la quale questi à so-
stenuto che l'albero tigliato in pieno succo e messo in contatto con acqua con-
tenente alcune sostanze , come pirolegnite di ferro , o cloruri terrosi ed alcalini, la
aspira, ed acquista maggior consistenza, ovvero si rende meno combustibile. E-
spone egli alcune proprie esperienze per le quali à trovato che l'aspirazione è più
difTicile nei fusti giovani e più facile negli annosi . che l'assorbimento delle materie
sciolte nell'acqua rimane circoscritto ad un internodio, e non avviene negli strati
corticali ma nella parte interiore del legno. Aggiunge che gli alberi resinosi non
— 443 —
anno aspiralo il liquido , e crede egli che ciò avvenga per essere i vasi oslrutti
dalla resina. Propone poi di tentare , se le materie sciolte nell'acqua che non
vengano assorbite, possano essere aspirate venendo sciolte nell'alcool, o in ol-
ire simili sostanze ; e ci6 specialmente per le piante resinose.
Jl signor l'auiillo dimanda di conoscere come il signor De Luca si sia assicura-
to che l'assorbimento non avviene pe' vasi corticali; ed il signor De Luca ri-
sponde essersene fatto certo col mezzo del microscopio.
Il Presidente osserva che il fenomeno sembra naturale, e conforme anche ai
principi di filosofia vegetale, poiché questi vasi danno corso agli umori discen-
denti, mentre i vasi interni sono il veicolo degli umori ascendenti.
Il prof. Moretti , prendendo la parola espone il risultameuto di altre sue espe-
rienze , per le quali è giunto ad accertarsi che anche le piante resinose assorbi-
scono , ma quando siano state da molto tempo recise ; poiché gli alberi debbono
esser morti , acciò l'assorbimento abbia luogo e non sia contrastato dalla loro
vitalità. Di fatto negli alberi giovani ne' quali la vita è più attiva, l'aspirazioneé
più lenta; e nella corteccia non à luogo perché ivi la vitalità è più potente. Con-
cliiude perciò che il fenomeno sia puramente chimico, e non già figlio dell'azio-
ne vitale.
Il signor Barnaba La Via comunica una sua memoria sul miglioramento delle
Colture della vigna, frutto di dieci anni di sue esperienze ed osservazioni in Si-
cilia , chiedendo che ne venga rimesso lo esame ad una commessione. Vien tra-
smessa alla commessione già eletta per lo studio delle pratiche agrarie , nei Con-
gresso di Milano.
Il signor Della Martora domanda la creazione di una commessione per ver-
sarsi nella scella di un aratro acconcio alle durissime terre di Puglia , dichi<i-
rando che la società economica di Capitanata , della quale egli è segretario , po-
trebbe da' suoi fondi proporre un premio a chi sapesse indicarlo. Aggiunge che
bisogna aver riguardo alle condizioni locali , come per esempio alla pochezza
de' mezzi , alla durezza del terreno e somiglianti cose.
Il conte Sanseverino ha ricordalo onorevolmente l'aratro del benemerito mar-
chese di Sambuy , che à dalo con imjiiego di poca forza i maggiori risulta-
menti.
— 444 —
n signor DcH.i Martora insiste di nuovo su i riguardi dovuti alle specialità
(Ielle condi/ioiii delle terre luigliesi.
Il conte lielTa Negrini è sorto a notare che i migliori aratri non poirainio mai
ridurre alcuni terreni assai duri allo stato di potervisi eseguire la semina senz'al-
U'a preparazione , lino al punto che se ne à d' uopo anche in certi luoghi del Man-
tovano, malgrado che \i si adoperino talvolta aratri tirati da otto buoi.
Il signor Uella Martora risponde che in Puglia la pochezza de' capitali mette
la più parte de' |)roprie(ari nella necessità di non potere adoperare più di due
Inioi.
Il conte BelTa Negrini spiega che egli crede impossibile che il solo aratro pos-
sa mai bastare, e che perciò bisogna ricorrere ad altri strumenti.
Quindi il principe di Luperano , prendendo occasione dalla precedente di-
scussione, à descritto lo stato eccezionale dell'agricoltura pugliese si per lo cli-
ma che per le altre condizioni speciali, e ne à raccomandato lo studio alla sezio-
ne del Congresso, insistendo perchè una commessione , conformemente alle idee
sviluppate dal conte Bella Negrini, si occupi non solamente della ricerca dell' a-
ratro più acconcio alle terre pugliesi , ma anche degli altri strumenti più atti a
compiere lo svolgimento e la preparazione di quelle terre.
Il marchese consigliere Francesco Saverio d'Andrea presenta alla sezione,
della quale fa parte , un esemplare del Gabinetlo di Sloria Naturale e di Archeolo-
gia ili Cattagirone fondalo e pubblicato dal prof. cav. Emmanucle Taranto Rosso ,
come testimonianza del merito della istituzione, e di chi l' à fondata , nonché dei
buoni studi e della coltura di una città che fu patria al d'Andrea e dove i suoi
maggiori ebbero stanza e fama.
U signor Greco deposita sul banco della Presidenza una memoria sullo stalo
della industria della seta nella provincia della Calabria Ultra Prima, considerata
dal lato agronomico ed industriale.
D conte Antonini presenta un rapporto sulle condizioni dell' industria serica
nella provincia del Friuli , ed il signor Giustiniani un' altra memoria sul go-
verno de' bachi ; le quali tutte sono inviate alla commessione permanente per
lo miglioramento dell' industria serica in Italia , stabilita nel precedente Con-
gresso.
— 445 —
Per il premio proposto dal signor Carlo Berrà in Milano alla migliore memoria
sulle cause per le quali avviene innanzi tempo la morte de' gelsi , si sono pre-
sentate tre memorie con altrettante schede suggellate. Una porta per epigrafe :
Noi fare in pahule, né sopra gore o tivai , perehè la focjlia arrwiiniscc e i bachi ammaz-
za. Segxeri. — L'altra: Inque meis culpis da mihi tu veniam. Aiso.mls. — L'ul-
tima: Nilimurin velitum sentper ciipimusquc negala. Ovid. — Inoltre è stala pre-
sentata una memoria senza scheda suggellata con questa epigrafe : Forse era il
Geho l'albero da cui pendeva il vello d'oro; e quel vello forse era la seia. Tutte que-
ste quattro memorie si sono inviate alia Conimcssione che deve pronunziare
sull'aggiudicazione de! premio proposto dal signor Berrà.
Indi il Presidente nomina una Commessionc per l'esame e rapporto sopra i
libri presentati alla sezione. Essa è composta da' signori Mittermaier Presidente,
prof. Montanelli segretario , marcii. Giammaria Puoti , abb. Manuzzi , cap.
Oreste Brizzi, avv. Lorenzo Riola , dott. Savino Savini , prof. Cua, prof. Ranuz-
zi , ed avv. Andreucci.
ì.' adunanza é sciolta.
Il Presidente — Conte Gheraiido Freschi
Avv. Cav. Pasocale Stanislao Mancini
Avv. Antonio Scialo.
Giuseppe Devincenzi
(
I Segretari s. Avv. Antonio Scialoja
57
ADUNANZA
DEL GIORNO 24 SETTEMBRE 1843
LiETTO ed approvato 1' atto verbale della precedente adunanza , il signor Rozzi
chiede che per economia di tempo le memorie lunghe siano classiQcate e ri-
mandale alle relative commcssioni.
Il march . Muzzarosa , nel presentare all' adunanza una sua memoria messa a
stampa intorno al contadino Lucchese ( metodo che egli dice serbare per evita-
re lunghe letture ) , ne accompagna la presentazione con succinta esposizioni-
verbale del suo contenuto. La memoria racchiude un quadro dello stalo fisico e_
morale de' contadini lucchesi, del loro nutrimento e delle malattie, della loro
indole ed educazione , delle loro buone e cattive costumanze , delle loro faccende
campestri e domestiche, e fin del loro linguaggio e della pronunzia; e tocca dei
mezzi coi quali potrebbero migliorarsi le loro condizioni sotto tutt'i riguardi ,
specialmente per la morale educazione , che forma il precipuo argomento del
discorso. Aggiunge alcune osservazioni sulla durata comparativa della vita dei
contadini lucchesi , e degli abitanti della città , raccogliendone i risultamenli in
appositi quadri statistici. Conchiude richiamando sempre più i lumi e la prote-
zione di questa sezione de' Congressi sulla classe de' contadini , sopratutlo per
quanto riguarda il miglioramento della loro morale.
Il signor Nicola de Luca prende occasione di osservare che anche le società
Economiche del Regno delle due Sicilie dispensano premi ed incoraggiamenti
— 447 —
agli agricoltori, e menziona con lode il sig. Rozzi segretario di quella di Teramo
per aver benanche cominciato ad introdurre in iiuclla pro\ inda i comizii agrari.
Il march. Mazzarosa fa notare, che l'argomento della sua memoria riguarda
propriamente la morale educazione del conladino e le istituzioni di soccorso.
II dolt. Trompeo ricorda, che aneli' egli nella j)rinia sessione propose per Biel-
la un' associazione onde migliorare la condizione della gente di campagna priva
lai volta di nutrimento e di pronti soccorsi.
L' a\\. Perifano, elogiando lo scopo del lavoro del Mazzarosa, mostra desi-
derio che se ne dia più compiuta conoscenza alla sezione ; ed il Presidente an-
nunzia che ne saranno distribuiti gli esemplari in istnmpa.
Lo stesso Presidente, riassumendo la quistione, mostra che da tutti si con-
corda nel fine di giovare il contadino, e solo sono vari i mezzi che si propon-
gono. Egli raccomanda la moltii)licazione delle associazioni agrarie sulla forma
di quella tanto benemerita di Torino; genere d'istituzione ben diverso dalle
società o accademie agrarie.
L'a^v. Perifano esprime il desiderio che si facciano conoscere e meglio si
propaghino le norme e gli statuti , secondo i quali queste associazioni vengono
formale.
Il sig. Busacea riferisce che l' Istituto d" Incoraggiamento di Sicilia non sola-
mente à distribuito premi, ma altresì à promosso una specie di comizii agrari
nelle varie parli di quel!' isola.
U sig. Ruggiero vorrebbe che questi comizi si stabilissero in ciascun comune,
perché meglio da per tutto se ne ottenessero i benefici eOetti.
il sig. Sanguinctli, rispondendo al sig. Perifano, ricorda che anche in Pa-
dova, sopra proposta del march. Selvatico, fu fondata un'associazione agraria
provinciale, i cui statuti sono eccellenti; e che le associazioni agrarie, le scuo-
le festive, le istituzioni di soccorso ed altre cose simili anno formato oggetto di
discussione ne' precedenti Congressi , i cui atti vorrebbe che si leggessero , acciò
non si torni a presentar come materia di quistioni quello che sia ormai cessato
di esserlo.
Il sig. Rozzi osserva, che se altrove alcune Lstituzioni si trovano eson cono-
sciute, è utile che anche in Napoli se ne raccomandi la introduzione; esostie-
— US —
ne la proposta de' comizi agrari comunali, gerarchicamente dipendenti da' pro-
vinciali, e questi dalla Capitale; il che costituirebbe una specie di unità di orga-
nizzazione ])or r iiuluslria a;;raria. Cita l'esempio del benemerito Parroco di
Monlagano in Molise, riferito da Giuseppe Galanti, il quale buono ecclesiasti-
co rivesti nel passato secolo di alberi le nude campagne del suo natio villaggio,
imponendo a' suoi penitenti come obbligo religioso di piantarli ne' propri o ne-
gli altrui poderi. E tornando alla proposta fatta nella precedente adunanza re-
lalivanionle alla introduzione della istruzione agraria ne' seniiuari , spiega che
non pretendevasi già altro, se non che un voto della sezione si rivolgesse alla
pietà de" Pastori delle Diocesi, perchè volessero promuoverla,
L' ab. Tazzoli sostiene la utilità di rinnovarsi questa ed ogni altra utile rac-
comandazione, ancorché precedentemente fatta, per conciliare alle buone istitu-
zioni, mercé l'espresso desiderio di una si autorevole riunione di dotti, le sim-
patie dì coloro che possono stabilirle e spingerle ad incremento.
In occasione poi di un cenno fatto dal Presidente intorno ad un' associazione
agraria del Friuli, l'ab. Bernardi manifesta che il medesimo Presidente conte
Freschi ha gran merito nella fondazione della stessa , avendo egli anche intra-
preso un viaggio per ottenere ad essa la Sovrana sanzione.
11 cav. de Giulj conmnica in una breve nota il progetto di un' opera, intorno
alla quale lavora da quattro anni , professando agricoltura nel seminario di Siena.
Dopo alcune considerazioni statistiche sulla proporzione de' piani coltivati coi
monti nella superficie della penisola italiana, ricorda la moltitudine delle opere
che trattano della coltivazione delle pianure , e l' estrema scarsezza di quelle re-
lative alla coltura de' monti ; e dice aver consacrato a quest' ultimo scopo i suoi
studi; frutto de' quali é l'annunziata opera conlenente un corso di agricoltura
monlana ilaìiana. Espone indi il piano dell' opera medesima.
Il sig. Boccapianola in una breve lettura, ricordando la dilTicoltà di ripian-
tare con felice successo un gelso ove ne mori un altro , dice che dopo la Riunio-
ne di Pisa di ciò non si sia più discorso ne' Congressi ; e narra una pratica che
egli già usa da cinque anni ne' suoi poderi , per la quale afferma essere giunto a
trovare il modo come sostituire ad un gelso morto un altro , ogni volta che il
terreno ha una certa profondità, e ne' sottostrati non è acquitrinoso. La pratica
— uo —
che egli espone è quella di riaprire le vecchie fosse, purgarle diligenlemcnle
dalle morie radici, ed accendervi dentro del fuoco; poi slargarle per modo che
abbiano la larghezza di metro 1,50 per of;ni lato, profondarle oltre i tre metri ,
ed a quella profondità collocare la nuova pianta per far che le radici di essa non
fossero in contatto per verun modo con quelle della vecchia pianta, né colla
terra ove quella era antecedentemente.
Il doti. Gcra dice, non in tutt' i casi di mortalità di gelsi esservi diflìcoltà a
sostituire il gelso nuovo nel terreno ov e un altro ne sia morto : molte essere le
cagioni perché uno gelso può morire , e solo allorché perisce per il mal defal-
chcKo o moria trovarsi malagevolezza a rimpiazzarlo ; essersi adoperato vana-
mente il fuoco e vari altri runedl; che di ciò si parlò lungamente nel Congresso
di Milano; e che si rimettesse la memoria del sig. Boccapianola alla commes-
sione speciale , la quale deve prendere in considerazione tutto ciò che riguarda
le malattie de' gelsi.
Il dott. Ragazzoni osserva, come della moria e della dìffìcoltà di sostituire un
gelso ad un altro morto di questa malattia non solo i Congressi Italiani si sono
spesso occupati , ma sin dallo scorso secolo la società patriottica di Milano pro-
poneva un premio perchè s'investigassero le cagioni di questa malattia, e gli
Atenei di Bergamo e di Brescia ed altre Accademie ne àn fatto scopo delle lo-
ro ricerche. Ma aggiunge, non potersi investigare quanto ù rapporto a questa
malattia del gelso senza l'esperienza di moltissimi anni.
Il sig. Corbo ricorda la massima generale di non potersi sostituire in un ter-
reno , in cui fu una pianta, un'altra dello stesso genere; e fa notare quanto
sia poco lodevole la pratica di piantar gli alberi a moltissima profondità ; di-
cendo, che per difetto de' principi che le radici debbono ritrarre dall'aria atmo-
sferica, gli alberi in questo modo debbono intristire e venir meno.
L' avv. Perifauo, unendosi a quanto superiormente à detto il dott. Gera, in-
siste perchè il sig. Boccapianola comunichi le sue osservazioni alla Commes-
sione speciale testé ricordata.
Il sig. de Jorio afferma aver adoperato con felice risultaracnto il metodo espo-
sto dal sig. Boccapianola, ma esser questo un metodo già noto e divulgato dal
Poyan.
— /i50 —
Il sig. Boccapianola soggiunge non aver avuto in animo di stabilire e difen-
dere una opinione nuova, ma soltanto di dar notizia di un fatto.
Ed il Presidente, aUpianto intrattenendosi sulla utilità di studiare le cagioni
di questa malattia de' gelsi , ricorda quanto sia vantaggiosa in agricoltura la co-
municazione di ogni laUii ed esperienza.
Il sig. Balsamo discorre della rogna degli olivi e della mosca olearia. In quan-
to alla rogna riduce a quattro le diverse opinioni finora manifestate intorno alle
cagioni di essa, cioè che ne siano causa o gì' insetti, o l'eccesso di umori, o il
difetto, o in line un acceleramento di essi, come per un disgelo dopo un gran
freddo. Osserva poi che fra queste cause egli non ne trova alcuna plausibile ; la
prima perchè gì' insetti non sono definiti , e par che si formino nelle fungosità
dopo la malattia ; le altre tre perchè il soverchio o la mancanza degli umori e l'ac-
celeramento di essi non sarebbero baste\oli a produrre le escrescenze legnose de-
generi. La rogna manifestarsi ne' rami preesistenti al gelo, e ne' novelli che ger-
mogliano dopo; dunque non esser causa di essa il disgelo. Pensa egli quindi, che
r umor legnoso degenerato ne sia la causa , quando la forza espellente vitale lo
caccia sulla corteccia. Propone perciò un mezzo, che dice confermato dalla sua
esperienza, cioè la recisione totale de' rami dove la rogna si manifesta, con l'aiutu
altresì di opportune coltivazioni. Intorno alla mosca olearia si crede erronea la
opinione del sig. Moschettini , che queir insetto provTcnga da emigrazione : il
Balsamo reputa esser lo slesso più o meno abbondante , secondo che siano più
o meno frequenti le protuberanze fungose ove trova facile albergo. Indica in fi-
ne come espedienti alti a fermare gli accennati inconvenienti la sollecita raccolta
del frutto, le potagioni frequenti, e le accurate coltivazioni.
Il sig. Coibo sostiene che per sua esperienza le fregagioni con spazzola o con
pezzuola di lana bastano alla guarigione della rogna.
Il sig. Balsamo ripiglia che questi stessi esperimenti sono riusciti inutili per
la vera rogna ; di sorta che è possibile che riescano per altre malattie che forse si
confondono con essa.
Il sig. Corbo soggiunge che à trovale anche utilissime le lavande di ranno di
potassa che chiudono i fori dove gì' insetti introduconsi.
11 sig. Balsamo risponde che Io impedire la prolificazione degl' insetti non
— 451 —
guarisce la malattia , la quale si produce manifestandosi ncH' interno , e non
viene da essi.
L'arcid. Cagnazzi ricorda, che fu tentato ancora l' unguento mercuriale dal-
l' artiprcle Giovine, ma senza clliIil:^.
A tal proposito il Presidente rauinteiita il principio, clie i metodi costosi in
agricoltura sono sempre da evitarsi come inutili.
Il sig. Sanguinetti invita il march. Mazzarosa, il quale à studiato e scritto
suir argomento, a favellare sulla quistione , che il sig. Balsamo in pochi termini
riassume.
Il march. Mazzarosa espone, come egli creda che in Lucca il freddo sia la cau-
sa della rogna, ma che in quella contrada in vece di tagliare i rami si tolgono
le sole protuheranze ; che cosi curando il male non si perde parte dell' albero e
il frutto. Aggiunge che se la pianta ù poco nudrita o malaticcia, si aiuta con la
coltivazione: nel caso contrario si cerca d'impedire la soverchia forza che le
potesse comunicare il letame; e ciò forse perché in (|uel di Lucca i geli sono
frequenti e fino a 2, o 3 gr. H.
Il sig. Balsamo insiste sul suo metodo, che adoperato in tempo, impedisce che
tutta la pianta s' impiaghi-
li Presidente ù su tale quistione osservato , che la degenerazione degli umori
suppone uno stato di malattia , e che 1' amputazione non rimedia alla causa del
male, ma solo ne impedisce un ultimo eflello.
Il sig. Balsamo risponde, che moltiplici sono le cause le quali alteriino l'umor
legnoso, ma che la degenerazione già avvenuta sia la causa immediatadella rogna.
Il march. Mazzarosa à soggiunto , che con la pratica da lui indicata piante
ammnlatissime sono risanale.
Il dott. Cera si è fatto a distinguere la causa della malattia dalla propagazione
del suo effetto. Si uniforma all' o[iinione di essere una specie di pianta parassi-
ta quella che vien chiamala rogna , ma dimanda se sia causa od effetto della ma-
lattia stessa. In quanto agl'insetti , stima che si moltiplichino e diffondano dove
trovano un sostrato opportuno a farli lien vivere. Relativamente a' rimedi, sa-
rebbe da ricercare come liberar la j)ianta dal male con la minor perdita possibile
di rami o di frutta, e come portar rimedio alla malattia della pianta; e ciò col
— 452 —
distriijijipre o combattere la esistenza di quella pianta parassita che costituisce
la rogna , e guarire i principi di malattia clic trovansi nella pianta. Conchiudc
sostenendo, che un metodo unico è impossibile, attese le svariate cause di
malattia che operano su gli olivi e che danno occasione olla rogna.
Il sig. Balsamo à leplicato, che le protuberanze ond' è discorso sono di na-
tura legnosa; ed il dott. Cera non à omesso di notare che anche i funghi tal-
volta sono legnosi , e non pertanto sono essi organizzati e viventi.
Il sig. Balsamo à ancora osservalo, che nelle protuberanze si trovano gli slessi
principi dell'umore legnoso degeneralo; ed il sig. Cera à soggiunto che ciò non
fa maraviglia, perchè i principi di organizzazione vitale sono pochi: doversi in
vece aver riguardo alla organizzazione di quelle protuberanze , e ricercare con-
tro di esse un rimedio.
n principe di Luperano facendo eco a quanto è sialo da' preopinanti discusso,
à solamente richiesto di osservare che la malattia da cui ha preso occasione il di-
scorso del sig. Balsamo, avvenne in Terra d' Otranto dopo violenti ed insoliti
cangiamenti atmosferici; che il miglior metodo di cura fu trovato essere la reci-
sione totale dell'albero, poiché la malattia rivestiva caratteri cancrenosi. In tal
modo venivano salvate almeno le radici che si riproducevano, e che in altri casi
si è ricorso alla recisione parziale , riuscendo inutili altre esperienze. Ma nella
seguente primavera, col ricomparire le nuove foglie, si sviluppò ancora quella
malattia che chiamarono rogna; cosicché crede potersi conchiudere quella ma-
lattia che ebbe luogo in terra d'Otranto essere stata di natura aOtitto eccezionale.
Ha riferito poi, che dal 1843 nella stessa contrada si sono manifestati i mosche-
rini ; e giudica cosa utile il ricercare se siano una conseguenza della stessa ma-
ialila degli alberi, o se siano ivi passati da altre regioni, poiché é notevole che
dalla marina verso i luoghi più interni si erano diffusi.
Il doti. Cera , dicendo qualche altra parola sulla quistione della rogna , à sog-
giunto che pel moscherino la Società di Oneglia promise un premio di 10 mila
franchi a chi trovasse un mezzo valevole a distruggere questo pernicioso inset-
to ; che nessuno finora \ì era riuscito , sebbene si fosse ricorso a proporre i mezzi
i più strani, come quello , per es. , di distruggere il ricollo per cinque o sei anni
di seguito.
— 453 —
La quistionc sulla Dialattia degli olivi e sulla mosca olearia ù sospesa , e la
•'untinuazionc ù rinviata a domani.
Il Presidente quindi à nominato due Commessioni, con l' incarico alla prima
di fare una escursione agraria ne' dintorni di Napoli per far rajiporto alla Se-
zione dello slato dell' agricoltura della contrada: ed alla seconda di riconoscere
e descrivere lo sialo tecnologico delle arti nella CapiLale e nelle vicinanze.
I,a prima Coramessione è composta de' signori dott. Francesco Cera presi-
dente, Principe di Luperano, Principe di Ottaiano, march. Malaspina, Luigi
Mari, prof. Gasparrini , prof. Cua.dott. de'Gianfdijipi , march. diSambuy,
doti. Rampinelli, prof. Ragazzoni, conte Sanseverino , Filippo de Jorio, conte
Bella-Negrlni, Della Martora, Balsamo, Pietro Greco, Raffaele Pepe, Luigi
Grimaldi , Federico Cassitto , prof. Rozzi , Niccola de Luca , Ferdinando Mozzet-
ti , avv. Peritano , conte Freschi , Devincenzi, avv. Vincenzo Salvagnoli relatore.
La seconda Coramessione è composta de'signori march. Mazzarosa presidente,
G. Mompiani, prof. Busacca, magg. d'Agostino, Francesco Brioschi , Luigi Ri-
doKì, conte Antonini, conte Friuli, ab. Bernardi, prof. Calamai, cav. Tarlini,
cav. Cagnazzi, cav. Ferd. de Luca, cav. Cantarelli, Sanguinetti, avv. Seialoja,
avv. Maestri relatore.
L' adunabza è sciolta.
Il Presidente — CorrrE Giierardo FnEscni
ÌAw. Cav. Pasquale Stanislao Mancini
.\vv. Amomo Sclu-oia
Giuseppe Demncenzi
58
ADUNANZA
DEL GIORNO 2:j SETTEMBRE 18 io
-oft*
Oi è letto ed approvato il precedente atto ver!)ale.
Dopo alcune dimande in materia di ordine, il sig. G. Mompiani presenta il
logolamento organico del patronato de" liberati dal carcere, istituito in Milano,
con una relazione del sig. Spagliardi letta nella prima adunanza generale del-
l' associazione ; ed annunziando clic questa istituzione trovasi fondata da pochi
mesi, à espresso il suo voto perchè essa prosperi, essendo degna delie simpa-
tie di tutti coloro che amano il pubblico bene ed il miglioramento morale delle
classi pericolose della socielù.
Il consigliere prof. Mittermaier dà notizia di una recente pubblicazione del
sig. Rau , il quale egli dice avere studiato tutte le specie di aratri in Europa , e
averne disteso un trattato con le corrispondenti tavole; anzi promette di spedire
una copia di questa opera a qualche Commcssionc che dal Congresso sarà no-
minata. Prega intanto di gradire un esemplare del suo libro Sulle condizioni d'Ita-
lia, tradotto non à guari; ed ha soggiunto che giovinetto ancora, fin da 37 anni
addietro , visitò per la prima volta l' Italia , e ne ricevè la più dolce impressio-
ne; sicché in lui si accese il desiderio di spesso ritornarvi ; e ben otto volle là
riveduta , sempre con crescente compiacenza ; e ben si è convinto della ingiu-
stizia di quegli stranieri che non conoscendola, non la sanno apprezzare. L'Ita-
— 455 —
lia , ù dolto egli , non solo fu madre delle scienze o delle arti , ma anche al pre-
sente somma è la sua importanza ed inQucnza sull' incivilimento europeo. L'Ita-
lia esser la stessa, gli uomini gli stessi. Molto aver appreso in queste sue pe-
regrinazioni, e potere affermare esser 1" Italia sulle vie del progresso; e se non
à trovato da per tutto frutti maturi, à da per tutto trovati semi fecondi; sicché
la Provvidenza pare che i)rotegga questa terra. Ha soggiunto poi che quesl' ul-
timo viaggio à sempre più alimentato 1' entusiasmo, con cui egli ama l' Italia
come una seconda sua patria.
L' adunanza intera con ripetuti applausi gli h signiGcata la sua riconoscenza ;
ed il dott. Gera per vie più mostrare 1' aggradimento della proposta falla d' in-
viare il libro del prof. Rau, promette farne un rapporto nella ventura riunione
di Genova , e pubblicare a sue spese la traduzione di quesl' opera con le tavo-
le, per donarle a' componenti la Sezione.
11 Mitlcrmaier soggiunge volere ancora inviare altri libri relatin agli studi
della Sezione.
Si discute intanto tra il principe di Luperano, il dott. Gera, Savini, Sangui-
netti ed il Presidente , se con>'enga o no affidare i libri sopra indicati ad una
Commessioue.
L' avv. de Augustinis propone che in segno di maggior gratitudine sia ricam-
bialo il sig. Mitlermaier con l'invio di opere per lui importanti, di recente pub-
blicate o che si verranno pubblicando in Italia.
Il Mompiani è passato a leggere una breve nota, nella quale osserva, che per
quanta possa essere la tenacità di una terra , questa dopo essere stata mossa una
volta , non mai riacquista tale consistenza da non cedere alla forza dell' aratro ;
aggiungendo che la tenacità del suolo si può modificare correggendone la com-
posizione. Lamenta poi , che il benessere de' lavoratori é trascurato , e doman-
da che sia presa in maggior considerazione il lavoro di colui che feconda la ter-
ra col sudore della sua fronte.
L' ab. Bernardi, unendo i suoi sentimenti a quelli del sig. Mompiani, e ricor-
dando che il march. Selvatico esprimeva simili doglianze nel (ingresso di Pa-
dova, fa voti perchè i ricchi proprietari comincino ad operare, poiché i dotti
anno abbastanza discorso l' argomento.
— 456 —
Il conte Beffa-NcgriDÌ , in quanto alla parte tecnica della noia del Mouipiani,
crede che spesso il lavoro l'ipetulo non basti a correggere la tenacità del terre-
no, e che talvolta senza 1' aiuto delle meteore sarebbe vana ogni opera: in con-
seguenza egli avvisa doversi distinguere dalle comuni terre alcune le ((uali sono
di tale tenacità che non si possono smuovere a meno che non si adoperi una
forza straordinaria.
L' avv. de Auguslinis à soggiunto doversi tener ragione non solo delle diffi-
coltà meccaniche , ma si delle considerazioni speciali di certi terreni , i quali
dopo di essere stali smossi dall' aratro riprendono immediatamente densissima
tenacità; e che in questo caso siano a correggere principalmente i vizi del ter-
reno col mescolarvi altre terre.
Il sig. Casanova à osservato esser sovente impossibile, massime ne' grandi
poderi , di fare questa specie di correzione.
Il conte Sanseverino à ricordalo , che in ogni operazione agronomica debba
badarsi sempre alla ulililà che se ne può ritrarre.
Il prof. Rozzi crede che questa discussione sia frustranea, e raccomanda di
tornarsi a discorrere dell' aratro.
Il sig. Spinelli , prendendo occasione dalle ultime parole del Mompiani , à
rammentala la felice condizione de' contadini toscani, i quali sono ben trattali
da' proprietari , e prosperano sotto il sistema della mezzadria.
L'avv. Perifano ha reclamalo contro queste municipali ricordanze, peroc-
ché altrimenti converrebbe anche notare come molti proprietari nel regno di Na-
poli proleggono i loro contadini, e sì affaticano di migliorarne la condizione.
Il Presidente à osservato, essere due diverse quislioni quella degli aratri e del-
la densità del terreno , e l' altra delle relazioni Ira contadini e padroni ; ed à in-
vitato la Sezione a rientrare nella discussione della prima quistione.
Il sig. Diodato De Sanctis richiamando alla memoria che ne' giorni antece-
denti erasi discorso della diflicoltii di affinare la terra dopo arata; propone di ri-
solcarla spesso , ed inoltre di aver presente , per quanto è possibile , il principio
Exiguum colilo.
L' avv. Balsamo espone alcune osservazioni falle da un allievo del march. Ri-
dolfi, il quale gì' inviò un aratro riformalo per vincere la resistenza della terra
— 457 —
incolta e dura : dice che con questo aratro il lavoro fu eseguito con un paio di
buoi , laddove prima non ne bastavano due paia. Ha soggiunto che non solo tutti
jjli aratri non sono convenienti a tutte le terre, ma che spesso i buoni aratri non
si sanno montare, nò condurre. Ha conchiuso descrivendo la pratica adoperata
ili Terra di Otranto, di lare cioè ordinariamente sci arature nel corso dell' an-
no , allorché il campo va a maggese ; e che quante volte per la soverchia tena-
cità del terreno non si è potuto adoperare ne' primi aramenti l' aratro Ridultì ,
prima si è adoperato l' aratro comune e poi quello del RidoUì, il quale è sem-
pre tornato utilissimo, specialmente purgando il terreno dalle erbe straniere con
r estirpazione.
Il prof. Cua, facendosi a distinguere la fertilità che procede ne' campi dalla
correzione delle terre, o dalla qualità del buon lavoro, nota il migliore aratro
esser quello che meglio Uiglia il terreno in due sensi , lo rivolta , e lo stritola ,
ma non potere il medesimo aratro servire ad ogni natura di terreno.
Il Presidente fa osservare che tutti gli aratri anno una certa condizione co-
mune per poter servire a qualunque terreno, variando nelle dimensioni e nel-
la forma.
]| prof. Cua à risposto , che ciò non può aver luogo , e che il vomere a lancia
fa mestieri, per es., nella terra argillosa, mentre lo smussalo basta per l'arenosa.
Il Presidente à soggiunto che il vomere è una parte mutabile della forma
dell' aratro; ed il Cua risponde costituirne la parte principale.
Il sig. Della Martora, ringraziando l'adunanza delle osservazioni , rinnova la
sua istanza per la indicazione dell'aratro più acconcio a smuovere le terre du-
rissime della Puglia.
Il prof. Marchese , ricordando che molte contrade della Sicilia , e specialmente
le pianure di Catania, sono quasi nella stessa condizione della provincia di Capita-
nata riguardo all'aratro, e che si sente altamente il bisogno di riformare quel-
lo che colà si usa; e dicendo che per le cure della Società Economica di Catania
molti nuovi aratri sono stati sperimentati, come quelli del Grange, del Ridolfi,
ed il toscano, de' quali or l'uno or l'altro più o meno si è trovato lodevole; e ri-
tenendo che gli aratri debbono essere differenti , secondo la dilTerente natura dei
terreni ; insiste per la nomina di una Commessione , la quale classiflchi e ricono-
■- 458 —
sea gli aratri acconci a" diversi terreni. E quanto all' emendazione chimica delle
terre , concorre nella sentenza di esser malagevole questo eseguire ne' vastissimi
poderi.
Il dott. Gera ricorda lodevolmente il lavoro intorno gli aratri testé pubblicato
dal marchese Luigi RidolQ , dicendo aver questi il primo stabilito sopra scienti-
lìche basi i principi della costruzione di questo arnese : encomia specialmente le
considerazioni da lui fatte sopra lo sviluppo della curva per formare 1' orecchio-
ne alla Lambruschiui : loda il modo franco come 1' autore procede in questa trat-
tazione, che repula do\ orsi tenere in massimo conto per la sua novità ed impor-
tanza; e conchiude, pregando il sig. Ridolfi di brevemente tener discorso alla
Sezione di quanto à esposto in questa sua operetta.
Il Casanova insiste su quanto il dott. Gera à detto; ed il sig. Ridolfl, ringra-
ziando il Gera ed il Casanova , manifesta la malagevolezza di compendiare il suo
opuscolo, essendo un lavoro essenzialmente matematico. Allora il dott. Gera
fa voti perchè almeno sia divulgato in diversi giornali d' Italia.
Il Ridolfi ricordando la quistione superiormente posta, se uno stesso aratro
possa servire a differenti terreni solo col variare le dimensioni di esso, fa os-
servare che la varietà di dimensioni negli aratri induce diversità di forme, e che
il vomere deve variare a seconda della natura del terreno.
Il Presidente ringrazia il Ridolfi degli studi rivolti su questo importantissimo
argomento e della comumcazione fatta ; e si rallegra con lui che cosi ben seguita
i lummosi esempi del padre.
Il march, di Sambuy ritiene, non poter essere gli aratri differenti a seconda
della natura del terreno ; perciocché se cosiffatto avviso si volesse sostenere e
dire che gli aratri debbano variare variando i terreni ; siccome lo stesso terreno
varia ne' diversi mesi dell' anno per le diverse condizioni meteorologiche , cosi
per ben lavorare un sol terreno farebbe mestieri di moltissimi aratri ; mentre si
può ben costruire un aratro di forma, per dir cosi, media, il quale può servire a
tutt' i paesi ed a tutte le terre. Crede perciò che l' aratro debba avere alcune
parti modificabili, e specialmente à ragionato della necessità che il coltro sia mo-
bile , acciò possa adattarsi alle diverse condizioni del terreno. E per le terre
assai forti raccomanda grandemente la pratica di romperle leggerissimamente
— 459 —
nel mese di agosto ; dopo di clic può farsi , ancorché sicno lenncissìme , un assai
buon lavoro, essendovi minor perdita di forze in lavorare ad una data profondi-
tà un terreno in due volte che in una sola, non essendo la resistenza che incon-
tra r aratro nel fendere il terreno in ragion diretta della profondità. Fa osser\a-
re che per ben preparare il terreno non \i à solo necessità dell'aratro , ma chi;
specialmente per isminuzzarlo si deve adoperar l' erpice, o meglio l'erpice cilin-
drico di Dombasle. Nota in fine che sarebbe difettoso queir aratro, il quale nel
fendere e rivolgere il terreno lo sminuzzasse, giacché le zolle della terra più son
sane, più offrono di superOcie all' aria, massime coi vuoti che lasciano al di sot-
to; e se la terra si sminuzzasse dall' aratro, si perderebbero in gran parte que-
sti vantaggi.
Il Presidente Freschi riconoscendo ottimi i principi fermali dal Sambuy, loda
molto l' aratro di costui che egli dice aver introdotto ne' suoi poderi e trovato
utili.ssimo.
Il Sambuy narra aver fatto lavorare, durante due anni, meglio che 2.j0 dei
suoi aratri.
Ed il conte Sanseverino fra gli altri , molti pregi dice trovarsi nell' aratro
Sambuy , e specialmente quello di potersi adoperare senza alcuna dilTicoltà da
qualun([uc rozzo e meno esperto contadino.
Il cav. Cagnazzi, richiamando nuovamente 1' attenzione alle campagne di Pu-
glia, dice che il contadino pugliese assai intento alla pastorizia, temendo di di-
struggere r erbe con profondare troppo l'aratro , sovente si astiene dal bene
adoperarlo come dovrebbe ; e perciò dice non solo doversi aver :considerazione
degli aratri pugliesi, ma benanche del modo come debbano adoperarsi.
Il dott. Cera, rammentando l' opera del Trautman tradotta dal prof. Moretti,
sostiene che nel lavoro de' terreni alcune volte fa d' uopo adoperare il coltro
mobile , e talvolta il fisso; dice che ne' terreni forti il coltro deve essere dritto
e mobile , e ne' terreni leggieri obbliquo e fisso ; e ricorda l' aratro adoperato
dal conte Strozzi con buon successo.
S. E. il Presidente Generale interviene all'adunanza.
Il march, di Sambuy dichiara non bene intendere la distinzione del dott. fiera;
fare il coltro quello stesso effetto che fa il timone in una nave, e modificando la
— /iCO —
sua incliuazionc, modificarsi la linea di (razione; che minandosi la direzione del
coltro spesso riciiied('rel)l)esi un niodcralore smisuralo ; e ciie il coltro dovesse
essere anche ol)bli(iuameute posto jier poter vincere i sassi o qualunque altro
si fosse inciampo che trovasse nel terreno.
Il Presidente Generale, ricordando essere l' immenso tavoliere di Puglia com-
posto di 23 vastissime locazioni tutte dilTerenti per la diversa natura del terre-
no, fa osservare che non uno è l'aratro pugliese, ma che in quella regione vi
sono molti e diITcrenli aratri, secondo le specie di queste terre: cosi rammenta
r aratro di Andria, che ò ben dilTerente da quello di Castiglione, ed ambi questi
da (luello di Apricena, e dal cosi chiamato Andresana ; e fa conoscere come que-
sti aratri si adattano alla diversa generazione di quelle terre, ])roducendo un.
lavoro più o meno profondo a seconda del bisogno : e concbiude uniformandosi
air avviso del colonnello di Sambuy quanto alla condizione degli aratri.
Il sig. della Martora, ritenendo essere iu Puglia altri aratri oltre di quello
detto dell' Andresana , dice essersi solo limitato a richiamar l' attenzione della
Sezione su i perfezionamenti di cui abbisogna questo islrumento aratorio.
11 march. Sambuy, seguitando a ragionare dell'aratro, loda assai l' orecchione
alla Lambruschini ; ragiona della importanza delle sue proporzioni , e ricorda
come r ullìcio di questa parte dell' aratro sia quello di rivolgere la terra ed in-
contrare la minima delle resistenze. E parlando del coltro , fa osservare come
secondo la natura de' terreni , alcune volte , perchè avrebbe grandissima resi-
stenza a superare, si toglie anche via, ed altre volte più o meno si profonda.
Il prof. Cua, dividendo l'avviso del Sambuy, e manifestando la necessità di
diversi aratri secondo la natura delle terre ; è di parere ancora esser possibile un
aratro che possa servire , cambiando il v omere e modificando il coltro , ad ogni
specie di terre.
Il prof. Rozzi si offre a pubblicare nella sua opera periodica II Gran Sasso d'I-
talia il lavoro del march. Luigi Ridolfi sugli aratri.
11 vice-presidente sig. Sanguinetti , riconoscendo che spesso si esagerano in
peggio le proprie condizioni , pensa essere espediente che la Commessione da
nominarsi per gli aratri prenda in disamina diligentemente tutti quelli che si
adoperano nelle diverse contrade d'Italia, e li confronti con quelli di altri paesi,
— 4G1 —
sen)l)randoi;li che più della mancanza dogi' istruracuti di simil fatta debbansi
lamentare il mal uso che se ne fa ed i pregiudizi grandemente invalsi.
Il prof. Ruggiero dice, che nominandosi una Commessione per gli aratri, sia
chiamato a farne parte il Segretario delia Società Economica di Avellino signor
Ca.ssitto, valoroso quanto modesto agronomo.
L' architetto sig. Abate prega il Presidente di sospendere la nomina di una
Commessione per l' esame della sua memoria sopra un nuovo sistema di strade
ferrale, mancando essa tuttavia della sua parte di applicazione.
Il prof. Sannicola presenta un (juadro della produzione olearia dell' agro <li
Venafro, accompagnato da tavole litografiche, innomedell'A. can.Luccnteforte.
E da ultimo il vict^presidente sig. Sanguinetti presenta una pianta di .Meli-
loto, che dice esser la gigantea, i cui semi ricevè dal sig. Sleer dell' uni\er$itù
di Padova.
L' adunanza è sciolta.
Il Presidente — Contb Giiekardo Fkesciii
Avv. Cav. Pasquale Stanislao JIanclm
I Segretari l Aw. Anto.mo Sclaloia
Giuseppe Devixcenzi
59
ADUNANZA
DEL GIORNO 2G SETTEMBRE 18 i5
-jf^fr-
S
I e Iflto ed approvato l'alio verbale della passala Adunanza.
II signor Vitaliano Sabatini di dispensare in dono alla Sezione una sua memo-
ria stampata sulla utilità e gli espedienti per rendere la filosofia popolare ; e ri-
corda i suoi lavori sull'argomento importantissimo della istruzione pubblica.
I-a memoria è inviata alla Comniessione incaricata di riferire sulla istruzione
popolare.
Uopo varie discussioni fra il doU. Gera, il sig. Ruggiero , il principe di Lu-
perano, il prof. Rozzi ed il Presidente Freschi, si stabilisce una Comniessione per
fare gli studi intorno gli aratri ; ed il Gera prega la Sezione di non volerlo include-
re nella Commessione , promettendo di fare da sé quanto possa riguardare que-
— /iC3 —
sto istrumcnto, e specialmente per far conoscere e divulgare in Italia l'opera del
signor Bau sugli aratri.
Il Segretario signor Devinccnzi fa osservare esser utile che la Commessionc
estenda le sue ricerche su tutti gl'istrumenti aratori. Ed il Presidente nomina
una Commessionc, la quale dovrà intendere a studiare i suddetti istrumenti in
generale, ed i loro possibili miglioramenti, ed in particolare dovrà far conoscere
ni pubblico l'opera del Rau e quanto d'importante sia stato pubblicato o si an-
drà pubblicando intorno a questo principalissimo argomento. La Commessionc
è composta per ora de' signori principe di Ottajano Presidente , principe di Lu-
perano vice Presidente, comra. prof. Mittermaier, prof. Volz, prof. Fallati, P.
Barnaba la Via , prof. Cua, N. De Luca , prof. Diodato de Sanctis, F. Cassit-
to e conte Gherardo Freschi , con riserba di aggiungere alla stessa altri indi-
vidui.
Si fa noto alla Sezione che Domenica 28 settembre sarà inauguratoli R. Os-
servatorio Jleteorologico sul Vesuvio; che il 30 settembre avrà luogo l'inaugu-
razione di una statua colossale in marmo della Religione Cristiana nel Campo-
santo a Poggio Beale , che a' 2 ottobre alla presenza degli Scienziati che vorran-
no intervenire si faranno vari scavamenti in Pompei.
Il prof. Gera ha richiamato l'attenzione dell'adunanza sopra 1" importantissima
arte di fabbricare il formaggio. Narrato poscia, che una sua opera su questo ar-
gomento fu presentata al Congresso di Torino, fu premiata dalla R. Società di
Agricoltura di Parigi, tradotta in francese, e divulgata ne' diversi dipartimenti
della Francia dal Ministro di Commercio e di Agricoltura : aggiunge che non ap-
pagato di queste favorevoli dimostrazioni , e vedendo quanto ancora mancasse
perché la sua opera potesse raggiungere la perfezione ; molto viaggiò per l'Olan-
da , per r Inghilterra , per la Francia , e per altre contrade celebrate a cagione della
bontà di latticini, affm di studiare quest'arte ; sicché molte sperienze é venuto indi
sempre facendo al proposito. Bispetto poi alle opere pubblicate su questo argo-
mento, loda grandemente quella di Luigi Cattaneo che il primo spinse quest'arte
veramente innanzi , e disvelò le pratiche migliori per fabbricare il formaggio , e
quello in ispecialità detto comunemente di grana. Ma osserva che il Cattaneo nel
suo libro sul caseilìcio non à fatto diligenti ricerche sul latte ; laonde ignoran-
— -16/. —
dosi la vera natura di esso per riguardo all'arte , ne viene per conseguenza che i
rlsuitanionti sono spesse \ olle incerti , che il lavoratore di cacio non à sicure nor-
me per attendere all'andamento delle sue operazioni , e quindi non può modi-
ficarle secondo i diversi casi. Le quali incertezze tutte non altrimenti possono
svanire , ciie col trovar modo di ben conoscere sin dalle prime la natura e qua-
lità del latte che debbesi adoperare. Poscia possa a distinguere il latte in alcalino
ed in acido , e questo e quello in puro, ed inquinato da colostro, da sangue e da
marcia. Il latte perfetto dovere essere alcalino e puro, e clic quando è tale si po-
trà con felice successo seguire le pratiche comuni; ma che quando è acido non
solamente dovrà subito coagularsi , ma farà mestieri a tenore della maggiore o mi-
nore acidità regolare la quantità del presame , e compiere nel più breve tempo
lo spurgo e la cottura ; ed allorché il latte contiene colostro o marcia o san-
gue, anche doversi adoperare diversi procedimenti correttivi. Per giungere
alla conoscenza della qualità del latte il signor Cera propone le carte azzur-
re dette probatoriali , e l' uso del microscopio. Appena ricevuto il latte , vi
s" immerge un pezzo di questa carta probatoriale , e tiratala fuori se il co-
lore azzurro si cambia in rosso , il latte è acido , e se conserva lo stesso co-
lore, è alcalino. Quanto poi all'uso del microscopio , se il latte è perfetto pre-
senta de'globetti ben distinti natanti liberamente nel liquido; quando tiene più
o meno colostro , questi globetti non sono ancora ben formali né veggonsi na-
tare : il sangue poi e la marcia presentano un aspetto diverso con alcune parti-
colari strisce oscure. Né il doti. Gera restringe i suoi principi all'arie sola del
caseificio, ma l'estende eziandio al governo de'bestiami; e noia quanto erronea
sia quella sentenza che gli agronomi teorici vanno ripetendo , di doversi tenere
continuamente le vaeehe nelle stalle: perocché queste conservate in tal modo
danno costantemente un latte acido. La qual cosa conferma colle osservazioni, che
i formaggi perfetti non si fanno che laddove le vacche sono a libera pastura al-
meno per varie ore del giorno. Deposita in fine sul banco della Presidenza la
sua nuova opera sul caseificio , in cui viene sV"ìluppando queste e molte altre
cose relative a tale arte , dichiarando non averne Hitto stampare per ora che 24
esemplari ; ma che presto ne farà una nuova ed abbondante edizione unitamente
all'altra sua opera sulla trattura della seta.
— 465 —
A proposta del prof. Rozzi, si ferma clie le cose esposte dal signor Gera siano
pubblicate nel Diario.
Il conte Befla Negrini domanda al prof. Gera, se le erbe influiscano sull'aci-
dità del latte; ed il Gera risponde che la natura de' pascoli ha somma influenza
sulla qualità del latte; che egli ha disaminata questa quislionc ; e si offre comu-
nicare le sue osservazioni a chiunque vorrà dimandarne, cosi su questa come
sopra qualunque altra ricerca che potrà farsi intorno a tale arte.
Il signor de Jorio riferisce come, sequestrate e messe al chiuso per disposizione
di giustizia alcune vacche , diedero sempre latte acido, finché non tornarono alla
pastura ne' campi.
il conte Sanseverino ricorda la pratica della bassa Lombardia di tener le vac-
che all'aria libera in gran parte dell'anno sotto delle tettoie.
Il prof. Moretti , ricordando che Ferdinando I re delle due Sicilie da circa 50
anni passati fece venire dalla Lombardia vari manifatturieri di formaggio , e
molte vacche dalla Svizzera , dimanda se prosperarono in queste contrade , e se
ora vi siano de' caseifici; ed aggiunge, che in qualunque siasi regione, purché
si stabilisca una buona rotazione agraria , si possono ottenere buoni formaggi ;
e raccomanda molto il prato di vicenda che non dura più di tre anni ; ricorda
che l'erba medica è assai sfavorevole alla qualità del latte, e per conseguenza
alla bontà del formaggio; narra come la Lomellina , che mezzo secolo fa non
aveva punto questo prodotto, ora ne dà grandissima copia, mercè il buono av-
vicendamento de' prati, e di tale naturale bontà, che sottostà solamente a' for-
maggi di Lodi , ed è ben superiore a quello di Milano e Pavia. E per conferma-
re la sentenza del Gera, che le vacche all'aperto danno miglior qualità di latte,
fa notare come il formaggio che in Lombardia chiamano maggengo cioè estivo ,
è assai migliore dell' altra qualità che chiamasi lerzola , ossia invernale ; per-
chè a seconda delle suddette stagioni le vacche sono tenute all' aperto o al
chiuso.
L' avvocato Perifano loda i pascoli della Puglia , dice che i formaggi po-
trebbero assai più migliorare per buona manifatturazione , ed accenna a due
opere che parlano del caseificio in Puglia , 1' una del Rosati , 1' altra del Do-
rotea.
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In risposta alla domanda del Moretti il signor Niccola de Luca ed il sig. Peri-
f.ino ricordano con lodi- io Cascine ili CanIìlcUo, di Quinzio, ed altre che sono in
lioro nelle Puglie e nelle altre parli del Regno.
Il Barozzi dice che l'ottimo formaggio della Lombardia proceda non solo
dalla bontà di quei pascoli , ma eziandio dalla razza di vacche Svizzere che colà
sono comunemente adoperate. Ricorda come sul medesimo suolo le vacche
della Carinzia anno dato cattivi formaggi, e che le stesse vacche di razza svizze-
ra nate in Italia non eguagliano né in bontà né in quantità il latte delle loro
madri; e però sostiene che alla perfezione de" formaggi debbano concorrere la
bontà de'prali e quella degli animali.
Il prof. Moretti risponde , che la bontà de' formaggi proceda dalla natura dei
prati e dal perfezionamento dell'arte : dice essere un pregiudizio in Lombardia
la credenza che solo dalle vacche svizzere si possano ottenere ottimi formaggi ;
e seguendo l' opinione del Berrà , avvisa che anche dalle vacche italiane si à la
medesima bontà di prodotto , e che la sola differenza che passa fra queste e le
svizzere , è che le prime danno il latte non oltre i sei anni , quando le seconde
giungono a portarne Gno a nove e dieci anni.
Il barone d'Ombrcs (Firmas) ricordando i formaggi di Rochéfort, ne attribui-
sce la bontà alla manofatturazione, a' pascoli, ed anche alla buona conservazione;
quindi loda l'opera del Cera ed il suo scopo.
I signori Corbi e Serroi discorrono intorno ad alcune specie di buoni formag-
gi del regno, e sulle diverse terre a praterie.
Dopo alcune osservazioni fatte dal signor Achille Costa sulla difTicollà di ado-
perare nelle Casrine il microscopio, il dolt. Cera invitato dal Presidente si fa
a riepilogare i principi esposti pel conseguimento de'buoni formaggi, aggiun-
gendo che alla bontà de' pascoli , ed alla perfezione della manofattura, debba
concorrere eziandio la buona conservazione del prodotto.
II Segretario cav. Mancini dà lettura di una nota del signor Ignone , il qua-
le espone un utile perfezionamento da lui portato a'fari costruiti secondo il tro-
vato del Fresuel , per iscacciar dalla lanterna l'acqua che si genera dalla combu-
stione dell'olio che ne appanna le interne pareti.
Il signor Terenzio Sacchi legge una memoria contenente parecchie osserva-
— 467 —
zioni sulla inesattezza delle definizioni delle voci più generali del linguaggio tec-
nologico, e sopra alcuni bisogni della istruzione tecnica degli artigiani, chie-
dendo che si volgano gli studi alla più propria definizione di tali voci, e che la
Sezione si occupi della compilazione del Programma di un'opera distruzione tec-
nica per ogni arte e per più arti afiìni.
Il cav. Mancini prende occasione di ricordare che in uno de' precedenti Con-
gressi il conte Scrristori confortato da gravi ragionamenti propose alla Sezione di
Tecnologia ed Agronomia di occuparsi del lavoro di un grande Dizionario Tec-
nologico italiano , e chiese nominarsi una Commessione la «luale formolasse le
norme uniformi secondo le quali ne' vari paesi d'Italia dovessero raccogliersene i
materiali ; ma che questo progetto non è stato più preso in considerazione nel-
le riunioni degli anni successivi ; che però non à guari il distinto matematico
signor Amante propose all'Accademia Pontaniana di elaborare un progetto ten-
dente allo scopo medesimo per sottoporlo a questa Sezione del Congresso , e.
r indicata Accademia ne incaricò una Commessione scelta nel suo seno, della (piale
il vice-Presidente Cagnazzi e lo stesso cav. Mancini fan parte ; ma non essere
bastato il tempo di pochi giorni ad apparecchiare il lavoro : che ciò non ostante
|)otrebbe la Sezione prendere in esame il concetto esposto dal Serristori e dal-
l'Amante , secondo il quale non le sole voci generali ed astratte, ma tutte le
^oci del linguaggio tecnologico verrebbero nel proposto dizionario a rice\ere
esatta determinazione ; impresa tanto più importante per quanto la parte più
dilTicile a perfezionarsi di ogni lingua è quella appunto che riguarda il tecnici-
smo della meccanica e delle arti.
Il signor Rossetti accenna che il cav. Carena di Torino à già intrapreso la
compilazione di un Dizionario di tal fatta : e nota che la mancanza di alcune voci
nel linguaggio tecnologico italiano si rende manifesta nella difficoltà di tradurre
non poche parole tecniche dall'inglese.
Il signor d' Ayala conviene di tale difficoltà , ma crede che troppo spesso ed
irragionevolmente si abbia la smania di esprimere le cose di tecnologia con pa-
role straniere all' augusta favella italiana ; che ciò potrebbe forse esser tollera-
bile solo per oggetti e vocaboli dallo straniero inventati , ma non esser difficile
trovar nell'antica e buona lingua d'Italia voci alte a significare oggetti che in-
— /i68 —
tanto si preferisce di appellare con voci straniere , citando in compruova alcuni
esempi.
Il Rossetti ricorda uua memoria pubblicala sulle strade ferrate , per accomo-
dare al loro meccanismo vocaboli tutti italiani.
Il signor d'Ajala ripiglia , aver lui studiato col Carena di Torino intorno alle
voci italiane applicabili alle singole parti dello schioppo a percussione ; ed ag-
giunge essersi occupato di tali ricerche specialmente in materie meccanico- mi-
litari , avendo pubblicalo da non mollo lem|i() un dizionario militare italiano.
Il cav. Mancini crede che nella proposta della compilazione di un dizionario
tecnologico italiano debbano distinguersi due cose ; cioè in primo luogo la intel-
ligenza e la determinazione esatta degli oggetti di tecnologia , delle loro essenziali
qualità , de'loro veri usi , e della corrispondenza di tali oggetti con le voci più ge-
neralmente adoperate , e questa parte esser necessariamente riserbata agli studi
ed a'iumi degli scienziati e de' cultori della tecnologia; e solo in ordine secon-
dario abbisognar poi l'opera de' filologi e conoscitori della buona lingua: trovarsi
ne" dizionari italiani una grande copia di voci tecnologiche , ma il lamento di es-
sere la raccolta incompiuta , e vaga ed inesatta la significazione attribuita a' voca-
boli provenire appunto dal non essersi chiamati i tecnologi a prender parte alla
comi)ilazione : la natura stessa del lavoro richieder perciò che se ne affidasse la
esecuzione a commessioni miste di tecnologi e di linguisti. E fatto il debito elo-
gio del merito del cav. Carena, porta opinione che lavori di tal fatta assai me-
glio che da qualunque individuo si conducano da un numeroso Congresso sopra
elementi raccolti nelle varie contrade d'Italia ; e fa vedere qual grande servizio
presterebbe questa Sezione de' Congressi all'Italia intera, quando , mercè studi
e fatiche anche di moltissimi anni, pervenisse a dotarla di un' opera cotanto utile
ed importante.
L'abb. Bernardi conforta questa proposizione , ed osserva che in tal guisa si
farebbe una raccolta possibilmente esatta e compiuta di tutte le voci tecniche
comunemente usate nelle diverse Provincie italiane , per potere in seguito isti-
tuirne il confronto , ed indicarsi quella che apparisse preferibile secondo le
esigenze e della scienza tecnologica e della buona lingua. Addita specialmente
l'ab. Manuzzi intervenuto nell'adunanza, come assai atto collaboratore. Si unisce
— 469 —
in fine al d'Ayala nel lamentare che il linjiuagfiio tecnologico italiano sia detur-
pato da una moltitudine di parole straniere , del che rimane convinto chiunque
nelle citta d'Italia facciasi a leggere i cartelli e le insegne messe in Tronte alle
botteghe.
L'a> V. de Augustinis dichiara, che il proposto lavoro uscirebbe dal perime-
tro delle occupazioni della Sezione di un Congresso , e meglio costituirebbe
una compilazione propria di qualche Accademia.
Il cav. Mancini, insistendo sulla proposizione , dice essere anzi il lavoro dif-
ficile e forse impossibile a qualunque corporazione scientifica o letteraria di una
particolare provincia e regione italiana ; e solamente il Congresso olTrirne la pos-
sibilità, potendo nel suo seno scegliersi collaboratori nelle singole contrade ita-
liane per la notizia delle voci in uso , dei loro confronto , e della esatta intelli-
genza de' loro significati. E fa notare esser veramente propri di un congresso
scientifico italiano gli argomenti di tal fatta, cioè di un interesse comune e ge-
nerale a lutti i paesi d'Italia, molto più di (luelli d'interesse troppo particolare
e municipale, che non rade volte vi si propongono.
L'avv. de Augustinis ripete, che in tal guisa verrebbe ad imporsi col nuovo
dizionario cosi compilato una pesante autorità scientifica ; e che l' esecuzione del
lavoro non sarebbe possibile, attesa la breve durata delle riunioni del Congresso.
11 cav. Mancini osserva, che i Congressi non comandano né impongono , ma
solo prt'|)arano e proniuox ono il progresso delle scienze e delle arti ; e che non
si tratterebbe al certo di raccomandare alla forza il rispetto e l'osservanza per lo
pro])osto dizionario , ma tutto il successo della sua autorità trovasi riposto nel
inerito e nella bont;\ del lavoro che fossero universalmente per riconoscersi.
Quanto all'obbiezione poi della impossibilità dell'esecuzione, dichiara di assume-
re sopia di sé il carico di presentare al prossimo Congresso di Genova un pro-
gramma del metodo e delle norme, secondo le quali l'opera potrebbe impren-
dersi senza difficoltà ; augurandosi che il signor d'Ayala ed altri seco lui vorran-
no unirsi per tale oggetto.
Il signor d'Ayala , l'abb. Bernardi, l'abb. Manuzzi , l'avv. Perifano ed altri
si associano alla promessa del signor Mancini , e lo assicurano della loro coopc-
razione.
60
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Il Prosiilente legge l'invito clic fa l'Accadoinia dogli Aspiranti Naturalisti per
r intervento delia sezione ad una sua tornata straordinaria.
L'adunanza è sciolta.
Il Presidente — Conte Gheraiidu Freschi
ÌAvv. Cav. Pasquale Stanislao Mancini
Avv. Antonio Scialoja
GicsEPPE Devincenzi
ADUNAINZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 18i5
Il Presidente conte Freschi annunzia con quanta clemenza ed umanità S. M.
il Re I'erdisando II si fosse degnato nel precedente giorno di fare lietissima ac-
coglienza a' Presidenti delle diverse Sezioni del Congresso, i quali riunitisi reca-
rono a render grazie all' augusto So\Tano de'larghi favori e della protezione ac-
cordata alla istituzioni' , nonché delle generose parole rivolte a' dotti nella so-
lenne apertura. Alle quali cose S. M. benignamente rispose , confermando quan-
to aveva espresso.
Dopo di ciò , letto ed approvato il precedente atto verbale , si è data lettimi
di un avviso col quale il Sindaco di Napoli Duca di BagnoU comunicava le prov-
videnze prese dal municipio per apprestare facile ed economico mezzo di tra-
sporlo agli Scienziati che volessero recarsi nel di seguente ad assistere alla inau-
gurazione del nuo\o Osservatorio dalla Sovrana munificenza eretto sulle cinie
del Vesuvio.
I.' adunanza, a proposta del conte Bcffa-Negrini , delibera che si ringrazii il
municipio.
Il Segretario cav. Mancini presenta alla Sezione un volume degli annali ed
alti della Società di Agricoltura Jcsina da lui rappresentala nel Congresso , la
— ^72 —
quale è intesa con nobile ed operosa soilccitmlinc a promuovere la propagazio-
ne dello (lotlrine economiche , e la introduzione delle buone praliclie nella
provincia di Jesi.
Lo stesso cav. Mancini presenta pure alla Sezione, e fa distribuire molti esem-
plai i di ima sua memoria, messa a stampa per farne omaggio al Congresso, col
titolo « L' avvenire deW assoeiazìone intcUelluale , induMriale e morale dell' uiuaìiiur.
nella quale dimostra possibile e somiiianienle vantaggiosa la progressiva associa-
zione di tutte le nazioni nel reco, nell' l'iite e nel (iiuslo, cioè negli elementi
della Scienza , dell" Industria e del Drillo; ed addita nella istituzione de' Congressi
scientilici , in quella delle leghe doganali , e nella lenta opera di assimilazione
delle varie legislazioni imperanti ne' diversi paesi e negli studi dovunque cal-
deggiati di dritto comparato, i segni e le forme sotto le quali già sta svolgendosi
questa incominciata associazione umanitaria.
Il prof. Slecr oOrc de' semi di Melilvliis Giijanlea cou una corda, un in>(il(()
di filo, etl un fascetlo di filamenti ricavali dalla slessa pianta, raccomandando
che si perfezioni questa coltura.
È passato quindi a leggere una nota , nella quale ricordando l' importanza
dell' istruzione secondaria, à mostrato gl'inconvenienti si di quo' metodi che
facevano dello studio e dello lingue antiche 1' unico oggetto d' insegnamento de'
giovanetti, e sì di quelli che sono caduti nell' eccesso contrario. Ha concliiuso
quindi , che stando all' attuale sistema , per non fare che col tempo la trascii-
ranza della letteratura antica rendesse rari gì' interpreti della lingua del Lazio,
come oggi quelli delle più riposte letterature, è mestieri di una riforma nella
istruzione secondaria; e che perciò egli à creduto ospoiTC in apposito piano il
risultamento de' suoi lavori. Questo piano si è dal Presidente comunicalo alla
Commessione di già formala per lo studio della istruzione popolare.
11 sig. Perifano crede non potersi lasciare senza risposta l' osservazione del
Big. Steer di esser degradala ( almeno presso di noi j l' istruzione delle lingue
antiche sino al segno di sospettare che mancassero o dovessero divenire raris-
simi gì' interpreti degli scrittori latini.
Alla quale osservazione il sig. Steer à risposto, non essere stala sua intenzione
offendere un paese ed un Congresso ove egli riceveva generosa accoglienza , ma
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di aver voluto dire che sol dopo lungo tempo, procedendo co' presenti metodi,
si urterebbe nell' inconveniente da lui designato.
Il prof. Rozzi discorre della carie degli olivi : mostra l'importanza della ricerca
de' mezzi onde impedire che essa si sviluppi : ricorda che principalmente la carie
(ircude origine dalla potatura de' maggiori tronchi , e propone di recidere i rami
prima che divengano grandi, eseguendo tale recisione di mano in mano, ed a
misura che i ramoscelli si sviluppano e si alimentano : aggiunge ancora un cer-
to modo di trapiantamento e di propagazione, desiderando che la pianta venga
svelta con tutto il pane di terra o che vengan le foglie tutte tolte via con forbici
senza recider la cima : raccomanda ancora di non eseguir taglio sulla talea donde
si trasse la pianta per tema che la carie cominciasse dalle radici che sono la parte
pili vitale: in fine per evitare l'inconveniente di schiantare ed accomodare col
taglio la base de' piantoni , crede preferibile il metodo della seminagione, annun-
ziando che un agronomo Abruzzese dice di aver trovato il modo di far fruttifi-
care le piante dopo sei anni ; siccome altro vantaggio dichiara ottenersi da tal
metodo, cioè la più grande vigoria della pianta.
Il march. Mazzarosa nota, che la causa della carie sia il taglio in linea oriz-
zontale , e fatto quando , sia in primavera sia in autunno , la stagione è troppo
innoltrata, incontrando allora o il sovercliio caldo o il soverchio freddo. Ha sog-
giunto che quando il taglio è orizzontale, esso si screpola, ed entravi l'acqua
che ingenera la carie, la quale qualche volta giunge sino alle radici. In tal caso,
tolta con alcuni ferri la carie, la pianta si salva qualche volta ed acquista mag-
gior vigore. Ila conchiuso che questa malattia oggi è quasi sparita, almeno nel
suo paese, per mezzo del taglio obliquo, eseguito ne' principi di primavera o in
autunno non molto avanzato , perché allora il taglio può cicatrizzarsi prima che
s'iniioltri la stagione del caldo o quella del gelo. Questi mezzi egli à già esposti
nel suo libro delle pratiche agrarie della campafina Lucchese.
Il prof. Rozzi ù soggiunto, che egli crede dal taglio aver cagione la earie, e che
non à parlato del modo di eseguirlo perchè il crede abbastanza conosciuto. Ma
egli reputa che il modo del taglio non sia esclusivamente la causa della carie ,
poiché il male è ancora frequente si nella Toscana come iu altri ubertosi paesi,
e negli stessi Abruzzi. La tiguuola tolta con allargar le piaghe aumenta le occa-
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sioni della malattia , e della morte della pianta. Non solo le acque ma ancora
il gelo cagionar la carie; ed il gelo non evitarsi con le obliquità del taglio. Ne'
soli oli veti che sono in terre temperate questa malattia è più rara. In ultimo à
soggiunto ricordare egli di aver letto , che il proprietario di un oliveto ve-
dendo come molti alberi fruttificassero e molti no , si fece a ricercare quale ne
fosse la cagione , e trovò esservi carie in tutti quelli infruttiferi : la qual carie
j>rocedeva dall' innesto della marcsa sul soggetto.
Il march. Mazzarosa à risposto che egli parlando del taglio obliquo , per evi-
lare che r acqua si insinuasse nelle screpolature , non aveva dimenticato di ag-
giungere che bisognava eseguirlo in tempo conveniente per evitare l' incontro
del freddo eccessivo. Ha sostenuto essere un fatto positivo che in Lucca la carie
é scomparsa ovunque si è introdotto il taglio obliquo. Quanto poi al maggior
vigore delle piante nate dal seme , rammenta essere un' antica osservazione del
Rosier, ripetuta da altri; ed aggiunge che tal metodo pare indispensabile pe'
luoghi che trovansi in distanza di lo o più miglia dal Mediterraneo. Infine à as-
sicurato di aver egli piantato intomo a 13 mila piante di olivo , le quali in ca-
po a 23 anni gli àn dato ciascuna un sacco di olive.
11 prof. Rozzi, associandosi alle idee del march. Mazzarosa, ù detto che appunto
perché il gelo è una delle cause della carie , egli raccomanda i tagli su i piccoli
rami , perchè più facilmente si possono rimarginare e ricovrir di cicatrici .
Il sig. D. de Sanctis si è levato a sostenere che la carie è una malattia speci-
fica dell'olivo , non effetto solo del taglio de' rami : che la carie si vede nel pie-
de , nel fusto, e non ne' rami ; e si vede ne' vecchi tronchi selvaggi non mai toc-
chi dal ferro. Dice la carie provvenire da riscaldamento come il tarlo nelle
querce, ed esservi tale specie di olivi che affetti da carie non periscono per es-
sa : la vegetazione proseguire intorno alla carie , ed il piede anzi conformarsi ad
una spirale sfuggendo la malattia ; che quella specie di olivi che affetti da carie
non ne periscano si distingue col nome di torlùjìione , della quale egli coltiva
un grande oliveto di oltre a ventimila piantoni.
Il Presidente osserva , come il sig. de Sanctis non adduca alcun fatto per
confermare la sua opinione , cioè che la carie dipenda da riscaldamento. Non
bastano osservazioni vaghe per elevarsi ad un principio , e bisogna moltiplicarle
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per giungere dopo lunghe esperienze alla cognizione della causa, onde ricercar-
ne i veri rimedi.
Il prof. Rozzi rispondendo al sig. de Sanclis, à negato clic vi siano olivi senza
carie, assicurando che i cosi delti a tortùjìione anche ne soffrono, sebbene più
tardi.
Il sig. Mari, ritornando sul primo discorso del prof. Rozzi, à significato come
egli creda impossibile non eseguir tagli , poiché questi sono indispensabili alla
frutliGcaziouc.Ha raccomandato solo di bene osservare la convenienza del tempo.
Il prof. Rozzi risponde, che egli ù richiesto solamente che il tagUo si faccia
ne' piccoli rami.
Qui avendo il Presidente Freschi ripetute le avvertenze già fatte, il sig. Casa-
nova è passato a favellare intorno ad una sua pratica per ringiovanire gli olivi
malandati j)er vetustà , recidendo l'albero sotto la croce ed a tre, quattro o cin-
que palmi di altezza dal suolo ; e colà innestarlo con certo numero di mazze, ap-
plicando con un pennello, sopra il taglio orizzontalmente fatto, un cmpiastro
di cera , olio, trementina e pece greca, la notare che fra cinque anni la pianta
cosi trattata torna a dare abbondantissimo frutto, e che l'albero migliora per
innesto. Inoltre aggiunge che questa maniera di taglio, che si pratica su gran nu-
mero di alberi può essere utilissimo allorché l'olivo é infestato dal Myris o Thri-
pis, o secondo altri entomologi dal Keìron o Phisipus.
Il marchese Mazzarosa, lodando il taglio dell' albero per ringiovanirlo, dice
questo taglio nel Lucchese non usarsi orizzontale.
Il Casanova ritiene esser più utile il metodo dell'innesto, per lo quale l'albe-
ro più presto rinvigorisce e torna a fruttificare ; e sulla dimanda del Presidente
Freschi risponde non aver veduto perire alcun albero cosi trattato.
Sulla inchiesta poi del march. Mazzarosa, à indicato di aver applicato questo
metodo a circa lo miglia di distanza dal mare e senza distinzione di topografia.
Il cav. Spinelli nota che il metodo indicato dal Casanova non è positivamen-
te riuscito sempre senza eccezione , e che il taglio si esegue in direzione al-
quanto declive.
Il sig. Balsamo, a proposito della insorta discussione, à creduto indicare il
metodo praticato in Terra d'Otranto per rinnovare gli oli\i, consistente nel-
— ^176 —
r incidere il ramo che deve essere tolto nel seguente .inno , e cosi dopo otte-
nuta la nuova riproduzione troncare 1" antico ramo : di sorta che senza brusca
amputazione 1' ali>oro ringiovanisce. Quando poi 1' albero stesso è poco frutti-
fero , in > ece d' incidere il ramo ove si vuole la nuova messa , ivi si pratica l' in-
nesto a scudo , e così si ottiene l' albero rinnovato e riprodotto.
Il conte BelTa-Negrini, per maggiormente confermare quanto superiormente
à esiwsto il sig. Casanova , dice che in quel di Brescia si usa la stessa pratica
del taplio e dell' innesto per ringiovanire gli alberi.
E quanto al metodo di Terra d' Otranto, il Mazzarosa à dichiarato di trovarlo
plausibile solo in quei casi ne" quali la vegetazione è rigogliosa.
Il Presidente à raccomandato di raccogliere nuovi fatti, onde rendere più pro-
fìcua tal discussione nel futuro Congresso.
L' avv. Grimaldi à presentato una sua opera pubblicata a spese della Società
Economica della Calabria Ultra •!.', di cui è Segretario, inl'dohU Sludi stalislici
sutl' indìislria agricola e manifaKuriem dvlla provincia. Ha fatto conoscere essersi
da luì in breve tempo scritta a fin di compiere il voto della cannata Società di
offrirla al Congi'esso in segno di omaggio agli alti ingegni che lo adornano. In ta-
le opera sono riunite molte notizie, e fra le altre quelle risguardanti la geologia,
la idrologia, le pratiche agrarie, e tutf altro che concerne 1' agricoltura e la pa-
storizia ; vi si discorre pure lungamente dell'industria serica facendone l'istoria,
e delle manifatture diverse che in quella Calabria hanno esistenza. L'opera sud-
detta è accompagnata da diverse tavole , e nella parte agraria si sono indicate le
notìzie in doppio modo, cioè seguendo le norme date da uno de'precedenti Con-
gressi, ed adempiendo gli ordini di S. E. il Ministro dell'Interno con descrive-
re per ogni circondario lo stato della sua agricoltura. Ha promesso in fine pub-
blicare sulla stessa provìncia ì suoi Studi Arclieologici e Storici , e quindi un Di-
zionario Storico Siaiislico.
L'architetto Rossi a annunziato, che conoscendo egli dì dovere una Commes-
sione nominata dal Congresso eseguire una peregrinazione per Carditello, Pan-
tano di Vico , e per le vicinanze de' regi Lagni , à creduto cosa utile presentare
tre carte topografiche da lui formate dì que'luoghì,una del Pantano di Vico, l'al-
tro delle campagne Vicane, e la terza de' campi alla sinistra del Volturno.
— 477 —
Il conlf Bi'ITa-Negiiui ringr.iziando a nome della Sezione l' architetto Rossi ,
propone di pregarlo che accompagni la Comniessione per giovarla de' suoi lumi.
Il sig. Rossi accetta graziosamente 1' ofTerta.
Dopo tutto ciò il Presidente Freschi, toccando della grande utilità del Credilo
Agrario, poiché senza capitali l'agricoltura è una vana parola , a annunziatola
giornata destinata alla discussione di questo importante argomento.
L' adunanza é sciolta.
(I Presidente — Conte Gherardo pREScnr
(Avv. Cav. Pasquale Stanislao Mancini
Avv. Antonio Scialoja
Giuseppe Devincenzi
6t
ADUNAINZi
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE 18io
-ofic-
Ijetto ed approvato I' alto verbale della precedente adunanza; ed aggiunte dal
prof. Rozzi alcune spiegazioni sulla opinione già da lui manifestata in occasione
della discussione relativa agli olivi ; il sig. G. Romanazzi à letto una sua me-
moria sul prosciugamento de' terreni paludosi. Egli afferma , che la più parte
delle bonificazioni necessarie ne' diversi paesi italiani possono ragionevolmente
aspettarsi dalla sola opera dell' industria privata , dietro misure legislative ben
calcolate, e dietro regole stabili ed uniformi, le quali dovrebbero stabilire una
classificazione de' vari terreni bouificabili da privati , secondo le dilficollà che
offrono, ed j capitali che richieggono; dovrebbero promettere premi , ed anche
in circostanze assai gravi l'aiuto e l' assistenza pecuniaria dello Stato; dovrebbe-
10 in fine stabilire in quali casi e modi la volontà di alcuni proprietari interes-
sati, legalmente dichiarata dovesse divenire obbligatoria per gli altri , ed il go-
verno o un terzo, o anche un'associazione esser messa di dritto nel numero de'
proprietari, e formarne per sé sola la maggioranza. Dice che leggi intese a que-
sto scopo riuscirebbero più vantaggiose all' aumento della popolazione italiana,
delle sue forze o della sua ricchezza, di quelle che si promulghino sulle boni-
— 479 —
fìcazioni che uno Stato debba eseguire a suo carico; e fa voli perché tali sta-
tuti si emettano, nello scopo di rivolgere all' opera delle bouifìcazioni l' attività
e la industria de' privati. In conferma della utilità di simili provvedimenti, os-
serva che in Italia assai più che in altre contrade di Europa la coltivazione de"
campi deve olTrire migliori profitti du' ca|)ilnli in essa impiegati che non da
quelU spesi in ogni altra maniera d' industria ; e che la popolazione non sarà
aumentata se non si proceda dal rendere abili e restituite alla salubrità tut-
te le coste e contrade paludose ed iufuttc ; che una tale misura sarà assai piti
utile nelle presenti condizioni dell' Italia che non potrebbero essere o i mula-
menti nelle produzioni che si vanno dimandando alle nostre terre , o tutti in
massa i perfezionamenti maggiori di cui siano suscettive le pratiche agrarie , o
anche le più grandi invenzioni o introduzioni dallo straniero. Concbiude, che la
direzione più opportuna la quale possa darsi oggi in Italia all'attività privata, è
quella di farla concorrere ad un sistema ben regolato di bouifìcazioni e di rira-
popolamento de' terreni deserti e seppelliti sotto le acque stagnanti.
Il sig. A. Salvagnoli eleva dubbi sulla possibilità delle intraprese e della esecu-
zione di tali opere da parte de' privati. Distingue ad ogni modo le grandi ope-
razioni di bonificamento , come le colmate, le opere idrauliche, il riordinamento
del corso de'fiumi , ed il lavoro delle strade, de'porti e di altri lavori, cose tutte
che debbono essere necessariamente opera de' governi : dalle i)iccole bonificazio-
ni , e da' lavori di compimento posteriori alle menzionate grandi operazioni, le
quali dice possibili per opera de' privati. Fa anche avvertire, che le bonifica-
zioni italiane per la speciale natura delle località sommerse non possono con-
dursi, come quelle operate in Olanda di alcuni grandissimi laghi, con mezzi mec-
canici e con macchine ; ma i mezzi opportuni a prosciugar le terre paludose
d' Italia per impedir che 1' aere sia contaminato da pestifere esalazioni, esser le
colmate. Soggiunge esser questo il metodo tenuto nelle bonificazioni della Ma-
remma fatte con generoso volere eseguire dal Gran Duca di Toscana , delle quali
dà un ragguaglio , presentando una sua memoria in istampa , in cui si espongo-
no i risultamenti delle medesime dal 1828 al 1812, con un prospetto delle case
fabbricate in campagna e del terreno ivi messo a coltura, e con la indicazione de'
progressi fatti in questo periodo di tempo dall'agricoltura e dalla pastorìzia nelle
— 480 —
provinolo bonificato di Grossoto, e delle cagioni e de'mezzi che concorsero a pro-
durli. Nella quale memoria fa sopra tulio oonsiderare che (piesli propressi del-
l' industria maremmana non si sono ottenuti eoi barbaro corteggio delle proi-
bizioni, ma col solo impulso della libertà economica, la quale fa si clic la indu-
stria privata si volga dov' essa trova un utile , e si ritragga d' onde le viene ai-
oennato un danno ; che un fatto grande è questo per una contrada , come la Ma-
remma, ohe esce da uno stato quasi selvaggio, e die entra nella vita industriale
con le sole forze della natura e della libertà contro provincie già incivilite e ric-
che ; e che la Toscana nel dare da un secolo tante pruove dell' unico vero si-
stema economico , quello di una quasi assoluta libertà , dà pure questa che
anche un paese selvaggio con la sola libertà entra nella libera concorrenza non
solo per aver vita e civiltà , ma per dar ricchezze anche agli altri in ricom-
pensa di averlo bonificato.
Il sig. Romanazzi, ponendosi d' accordo col Salvagnoli circa la distinzione del-
le grandi o piccole operazioni di bonificamento, dice che intende parlare delle
ultime; e cita l'esempio di una contrada di Puglia già bonificata e restituita
alla salubrità per sola opera de' privati abitanti.
Il Salvagnoli dice, che per fare il bene e 1' utile del paese, i governi debbono
fominciare: le sole opere di compimento possono farsi da' privati.
Il sig. Perifano avverte, che anche in Napoli si preparava ed era in discussione
un progetto di legge sulle bonificazioni , e che il real Governo aveva promossa
a spese de' privati la bonificazione de' terreni della Salsola e del Carapella.
Il cav. Mancini allora si è fatto a dar notizia di un decreto del 1834, mercé
il quale il Re delle Due Sicilie con magnanimo ardimento trovasi aver già ordi-
nata la generale bonificazione di tutte l'estese terre paludose del reame, e di
una saggia circolare emessa dal suo Ministro degli affari interni nel 18.39 : narra
quanto finora si è fatto per le bonificazioni del bacino del Volturno nella Cam-
pania, annunciando essersi sostenuta dal 1837 a tutto aprile 1844 la grave spe-
sa di quasi un milione di ducati per la immensa quanto utile intrapresa; essersi
già prosciugate circa 80 mila moggia di terreno con la creazione di un nuovo
valor capitale che sì fa ascendere a non meno di 3,600,000 ducati ; e richie-
dersi ancora altra spesa presuntiva di circa ducati 2,500,000: conchiudendo
— ^81 —
«he nobile e bella g<ira presentavano i governi di Toscana e di Napoli nel me-
nare innanzi con perseveranza e con si grandi sacrifizi l'opera delle bonifiche.
Il» soijgiimio che a sifTiitto iniporlanlc nrfionienlo era connesso 1' altro non me-
no ìmpurtanto delia colonizzazione dcllt; terre bonificate , e ciò aver benanche
richiamato in Napoli le cure della pubblica amministrazione. In fatti, in seguito
di una proposizione fatta dal Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro nel 18-41
ed avvalorata dal voto della Società Economica della stessa provincia, per ot-
tenere che nelle contrade bonificate si fondassero colonie miste di mendici e
(li servi di pena, egli stesso il .Mancini in un suo discorso letto nel 1813 alla
Società Kconomica del Principato riteriore e messo a stampa , nel commenda-
re la introduzione delle colonie agricole coordinate con la bonifica di vaste terre
deserte , dimostrò che infelice ne sarebbe slato il risultamento quando in vece
di comporsi le colonie di soli poveri, si fossero messe insieme l' indigenza ed il
delitto : tal maniera di penalità dover riuscire né abbastanza intimidanle , né
correggitrice , anzi a' lùii poveri contadini ed artigiani potersi convertire in esca
ed incitamento a delinquere, e tale verità risultare dalle osservazioni di gravi
scrittori , e dalla trista esperienza delle colonie penali inglesi nell'Australia. E
però gode neh' annunziare coronati i suoi voti , per essersi già nel 1844 , sopra
im rapporto del Ministero degli affari interni , sovranamente ordinata la fonda-
zione di tre colonie in tre punti del territorio bonificato , e propriamente in
Pescopagano, presso la foce de' Lagni, ed a Castelvolturno, cou l'assegnamen-
to ad ogni colonia di oOO moggia di terreno jìarte bonificato e parte in istalo
di ricevere da' nuovi coloni il compimento della bonificazione ; con comporsi
ogni colonia di 60 abitazioni, di una chiesetta, di un' aja, di un pozzo e di una
stalla pubblica; con darsi ad ogni colono un letto, gì' islrumenti agrari egli
utensili domestici ; ed essersi valutala la spesa approssimativa occorrente per cia-
scuna colonia in ducati ventimila.
Il sig. T. Sacchi, facendo eco alle cose dette dal cav. Mancini , accenna i prin-
cipi stabiliti nel regno sulle bonificazioni , e tra gli altri quello che riguarda
tali opere come di pulMica ulililà, circa la frequente collisione del dritto di pro-
prietà privata con la speditezza e regolarità della esecuzione. Mostra la inferio-
rità delle massime stabilite in Francia nel decreto del 1807. Soggiunge che
— 482 —
dove le terre sono atte alla industria , e aperto il campo alle compagnie o a'pri-
vali di presentare i progetti di bonifìcazioui eseguibili per loro parlicolar conto ;
negli altri luoghi lo stato o le provineie averne il peso.
L" arcidiacono cav. Cagnazzi rammenta ancora i lavori fatti intraprendere dal
(iovcrno di Napoli per lo prosciugamento del Lago Fucino , con la restaurazione
del famoso acquidotto di Claudio.
Il sig. Rossetti parla di una società formata in Genova nel 1810, che aspetta
la imperiale autorizzazione per intraprendere la bonifica delle terre di Lombar-
dia, e di un saggio ormai fattone in una palude vicina alla città di Crema.
E r abb. Bernardi manifesta il desiderio, che quanto alla quistione della co-
lonizzazione, si tengano presenti gli sludi fatti dal Degcrando sopra i diversi si-
stemi di essa.
Il Presidente della Sezione di Botanica cav. Teucre presenta alcuni esempla-
ri di un suo nuovo catalogo delle piante del R. Orto Botanico da lui diretto,
nonché un altro catalogo molti anni passati da lui slesso pubblicato delle pian-
te allora coltivate in una porzione del medesimo addetta a servire come di orlo
agrario. In quest' ultimo catalogo tutte le piante atte agli usi agronomici richia-
mate dalle diverse parti del Regno vennero non solo descritte, ma contraddi-
.stinte col vocabolo vernacolo usato nel luogo che le produce , e c^n la corri-
spondente voce scientifica. E sebbene fosse poi venuta al R. Governo l' idea,
che tuttora si à, di fondare un separato orto agrario, pure egli il Tenore con-
servò ed accrebbe parecchie coltivazioni di tali piante nel cennato Orto Botani-
co, e si offre pronto a mostrarle a" componenti della Sezione che amassero visi-
tarle. Riferisce esservi specialmente circa 100 specie di agrumi; più che 200 tra
specie e varietà di vili , e tra le altre una specie di Vilis labrusca selvaggia di
America , che ingentilita con la coltura in quest' altro continente , in un quarto
di secolo si è moltiplicata sino al punto di formar 20 o 25 specie diverse : e fi-
nalmente una collezione di ortaglie , tra le quali menziona una zucca portata
dal Brasile dal sig. Farina , e dal Mozzetti descritta e denominata Cucurbila Fa-
rinae.
Il Presidente a nome della Sezione ringrazia il cav. Tenore della gentile of-
ferta e della comunicazione da cui è stata accompagnata.
— 483 —
Il giud. Mozzetti deputalo dalla Società Economica di Aquila insieme col sig.
barone Cesidio Bonanni, presenta un suo libro intorno alle influenze meteoriche e
del clima, e ne fa succinta esposizione, rammentando come già nella provincia
molte pratiche si sono perfezionate, massime relativamente alla industria del
formaggio, alla coltivazione di diverse piante, a varie costruzioni agricole ec.
Presenta ancora il voi. IX degli atti della Società cui appartiene : e ricorda di
aver ivi parlato di un suo metodo per fare il butiro col metter la neve al di fuo-
ri della pannaggia; nonché della convenienza di arare tre o quattro volte la ter-
ra argillosa, porche il ripetuto lavorio desse occasione ad \m profittevole assorbi-
mento di azoto. In line presenti altri opuscoli, che contengono le descrizioni di
molte giaciture di materie utili alle fonderie di ferro già adoperale dalla fonderia
di Aquila; un suo metodo per distruggere i bruchi; la esposizione di quello del
sig. Pietro Ignazio Orlini per ringiovanire le cortecce degli alberi cariate dal-
l' età, mercè 1' acqua di calce. Dà poi ragguaglio de' miglioramenti da una del-
ie Società Economiche introdotti nella coltivazione, sostituendo in gran p.irte le
rotiizioni alle maggesi; e de' vantaggi raccolti dal modo di cavar l'olio da' semi
di faggio, prima negletti, quantunque abbondantissimi, mentre è scarso l' olivo
che pur potrebbe vegetare in quei luoghi. Mostra un pezzo d'indaco estratto d.nl
Polijgnnum lintorium coUiMito dai diligente contadino Mastropietro di Aquila. Fa
menzione di una piantagione di gelso in quella provincia, e della poca disposi-
zione a cancrenarsi ne' gelsi piantali in suoli asciutti e sabbiosi. Tocca dell' in-
«lustrin dello zafferano si proficua per quella regione aprutina , e delle man-
dorle. Espone da ultimo lo sbto della pastorizia, e nota che ne' pascoli dove
.ibbondano le cicoriacee ivi il latte delle pecore e vacche è migliore , e quello
delle capre dove abbondano i cespuglieti del cosi detto Coryhis Avellana (1) , o
del forum ìfamtlit 2] , o del Carpinus lìelitlus ',3\
Il prof. Jlarchese, a proposito del Poligono tintorio, à notato che tal pianta fu
( I ) Xocelle rulgarmente»
{i) Corgnale volg.
(3) Carpino volg.
— 484 —
inaiulata dal Roal Governo anche a tutte lo Società Economiche della Sicilia, e
che in Palermo ed in Catania se ne fecero alcuni saf;;;! , pe' (piali alcuni furono
scoraggiati, e credettero che non vi fosse tornaconto iu questa coltivazione. Il
<iovcrno à accordato nuovi mezzi per continuare le esperienze : di sorta che
il -Mai-chese prega il sig. giud. Mozzetti a voler dare più precise indicazioni re-
lative alla coltivazione, che se ne fa in Aquila, per quanto gli pare, in grande e
con buon risullaniento.
Il giud. Mozzetti risponde , che da prima in Aquila ancora tutti incontraro-
no gravi dillicoltà , ma che il solerte contadino Maslro))ietro , da lui nominato
a cagion di onorare lui e la sua laboriosa classe, s' ingegnò di vincerle , e che
vi giunse adagiando il seme su di un panno di lana, e ricovrendolo con altro si-
mile panno in luogo dove la luce fosse scarsa: in tal modo disponendosi il se-
me a germogliare, è da lui seminato ne' solchi a bella posta tracciati. Egli ne se-
mina con questo mezzo circa due moggia all' anno.
L'avv.de Augustinis raccomanda, in questa occasione, di accompagnare simili
comunicazioni co' dati statistici della spesa , del prodotto e della sua qualità ,
perché esse possano riuscire utili e precise.
Il sig. Vincenzo Semmola in una breve nota espone una sua esperienza sul
gelso delle Filippine. Egli considera la foglia di questo gelso poco atta all' ali-
mento de' bachi da seta , perchè essendo troppo delicata si avvizzisce subito , e
troppo debole cibo somministrando, leggieri produce i bozzoli. La quantità mi-
gliore della seta egli crede non bastevole a compensare la quantità delle foglie
consumate. Crede solo utile il gelso filippino , attesa la poca ciu-a richiesta per
piantarlo ed allevarlo, per apprestare con facilezza i tronchi su cui innestare i
gelsi comuni: egli ne à molli cosi innestati da circa 14 anni. Discorre brevemen-
te ancora del metodo di piantare sitTatto gelso ed allevarlo , nonché dello inne-
sto, che consiglia di fare a scudetto verso la line di luglio o il principio di ago-
sto. In (ine nota, che può trarsi pure partito da' ramoscelli di gelsi, per piantarsi
anche in terreni aridi, dove alUgnano, quantunque gli altri gelsi vi muoiano.
11 conte Sanseverino non conviene nell' idea di far servire il gelso delle Fi-
lippine all' innesto, perché il suo tronco è poco durevole, ed in breve tempo
perisce , come in Lombardia si è sperimentato. Crede che delle sue foglie si
— 485 —
possa usare nella prima età de' bachi, essendo le medesime precoci. Ha osser-
>alo per molli anni, cbe 1" innesto del gelso comune sul gelso morettiano riesce
felicissimo, e dà abbondante prodotto.
Il si;;. Semmola fa rillettere, quanto alla obbiezione della breve durata del tron-
co del gelso delle Tilippine, eli' egli ne possiede alcuni dell" età di ben li anni.
Il conte Sanseverino riflette, che avendo il gelso la vita media di 30 anni ,
r esperienza di anni 14 è insuflìcicnte.
Il prof. Ragazzoni , dopo di aver ricordato molto essersi scritto prò e contro
il gelso delle rilipi)ine, dice di aver letto negli atti della Societi'i Economica di
Terra d' Otranto una memoria che molto loda la convenienza di questo gelso.
Egli avvisa potere il medesimo servire in caso di educazioni moltiplici de' ba-
chi , [ìerché maturando il gelso col tempo, la sua foglia viene ad acquistare mag-
gior consistenza. Sia non approva di farlo servire all' innesto, perché il tronco
di «juesto gelso va soggetto ad essere di>orato dal tarlo.
Il Presidente Freschi commenda il gelso Filippino per la prontezza ed abbon-
danza del suo prodotto : descri\e il modo con cui egli suol piantarlo e coltivar-
lo. E comunque la vita sana e la normale vegetazione del medesimo si riduca a
sette od otto anni; pure egli considera con la norma del tornaconto, esser ciò
compensato dalla facile ed ubertosa raccolta.
Il prof. Ragazzoni osserva pure , che non in tutf i paesi il gelso delle Filip-
pine resiste al freddo invernale.
Il conte ^'ignaui riferisce essersene in Romagna quasi affatto abbandonata la
coltivazione, perché ne fu trovata micidiale la foglia.
Il conte Sanseverino crede non esser la foglia che nel gelso Filippino acqui-
sta maggior consistenza, ma in vece la stessa foglia riuscir più dolce a' bachi di
seconda e terza produzione, mentre la foglia del gelso comune é troppo dura.
Il Presidente Freschi dice aver poco favore\oli esperienze dell' uso della fo-
glia del Filippino per la seconda educazione de' bachi : narra però che il conte
^'illa presso Torino copre intere campagne di gelsi Filippini.
L' avv. Perifano domanda, se in tutf i terreni questo gelso alligni : ed il sig.
Senunola dice a\eme sperimentata la buona vegetazione in due opposte specie
di terre, cioè nelle dure e ciottolose, e nelle molli e paludose.
62
— 486 —
Dopo alcune altre osservazioni del sig. Rossetti e del conte Sanseverino; il
cav. CagBazzi mostra il desiderio che sia compilala o dal Presidente Freschi o
da altri mia istruzione relativa alla coltivazione del gelso delle Filippine.
Il prof. Sannicola domanda, die una Commessiouc giudichi della utilità di un
nuovo carro ( premiato con privativa accordata in Napoli) costruito dal sig. Fi-
lippo Piazza, che con un facile meccanismo non è soggetto a tornare indietro
nelle più erte salite, e cammina lentamente e si arresta a piacere nelle discese.
Il Presidente ne alTida l' incarico alla stossa Conimessione eletta per l' esame
del carro-cucina del sig. ignone, restando però la Conimessione stessa amplia-
la con l'aggiunzione de' signori cav. Ferdinando de Luca, abb. Conti, Giu-
seppe Antonio Ricci, conte Sanseverino ed ispettore Antonio Salvagnoli.
L' adunanza è sciolta.
Il Presidente — Conte Giìekakdo Fkesciii
ÌAvv. Cav. Pasquale Stanislao Mancini
Avv. Antonio Sculoja
Giuseppe Devincenzi
ADUNANZA
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE 184o
9H*—
Ijetto ed approvato 1" atto verbale della precedente adunanza , si presenta da
parte dell' Arcliitctto'cav. Antonio Nicolini Presidente della R. Accademia di
Belle Arl'ì una breve nota, nella quale egli dà notizia di un'opera che è già
sul punto a pubblicare sul famoso tempio di Serapidc in Pozzuoli , monumento
che à dato occasione ad annose sue osservazioni e sperimenti , da' quali è ve-
nuto a formarsi in lui il più fermo convincimento , che il livello del mare ab-
bia le sue vere fasi secolari d' innalzamento e di depressione, contro la divulgala
opinione dell'opposto movimento della crosta terrestre. Fa quindi notare come
gli studi relativi alla verificazione di un fatto si importante e finora controver-
so non ricLieggano soltanto i lumi della Geologia e quelli dell'Archeologia, ma
debbano richiamare altresì l' attenzione di questa Sezione di Agronomia e Tec-
nologia , per r applicazione e l' influenza che un tal fatto , una volta ammesso,
esercitar debbo sulle grandi operazioni di bonificamento delle pianure e de' la-
ghi maiemmani ; essendo evidente che laddove non si tenesse conto delle va-
— 488 —
riazioui del livello marino , sopratluUo nelle bonifìcazioni delle coste , queste
grandi e dispendiose imprese potrebbero un giorno rimanere infruttuose per lo
rialzamento delle acque.
Indi il sig. P. Greco aggiunge alle cose dette nella precedente adunanza , esser
coltivato in Terra d'Otranto con molto vantaggio il Polijgonum rìnlorìum, aver-
ne estratto egli l'indaco, ed aver fatto saggi di tintura sulla seta e sul cotone. Ri-
corda che questi suoi saggi meritarono lode dal R. Istituto d' Incoraggiamento di
Napoli; e presenta una memoria da lui messa a stampa suW cslrazione deW indaco.
Il Presidente Freschi ed il Vice-presidente Sauguinetti ragionano quindi bre-
vemente di questa pianta , e massime della necessità di raccogliere dati econo-
mici e statistici sul prodotto della medesima.
Il Segretario cav. Mancini legge una lettera del sig. Giuseppantonio Ricci di-
retta al Presidente, nella quale lo scrittore ricordando di essere stato il primo
ad introdurre in queste parti meridionali d'Italia il Polijgonum (iiUorium; rap-
porta che il sig. G. Inzenga direttore dell' Istituto Agrario di Palermo avvisa che
il prodotto che si può ritrarre da questa industria è eguale a quello che si può
ritrarre dalla coltivazione di piante già conosciute , come sono quelle da ortag-
gio. Dice essere questa opinione assai scoraggiante, ma il sig. Inzenga esser ve-
nuto a questi risultamenti per non aver posto mente a varie cose, e fra le altre
per non aver tenuto conto del seme che si raccoglie dalla pianta in autunno do-
po averla recisa due volte nella state, il quale è abbondante ed assai utile per
la nutrizione del bestiame; che le foglie che anno subito la fermentazione per
estrarne l' indaco sono pure buon cibo agli animali ; e che si farebbe non lieve
economia se il Poligono si coltivasse fra gli agrumi, che cosi la spesa della ir-
rigazione sarebbe una per arabe le colture , le quali afferma non nuocersi pun-
to scambievolmente. Inoltre aggiunge , aver raccolto assai più di foglia nelle
sue coltivazioni di quello che non abbia fatto il sig. Inzenga e che questa pian-
ta non ha bisogno indispensabilmente dell'irrigazione, ma basta che sia posta in
terra abjuanto fresca. Conchiude con ricordare vari lavori che sono stati dettati
intorno al Poligono, e menziona lodevolmente la memoria del sig. Pasquale Gre-
co sulta preparazione dall' indaco dal poligono linlorio , e sul metodo da preferire per
la medesima.
— 489 —
Il Presidente ringrazia il sig. Ricci della utile comunicazione, e sulle testimo-
nianze di parecchi membri dell' asseralilca di essere il Ricci uno de' più bene-
meriti cultori dell' agronomia e della tecnologia in Napoli , lo invila a prender
posto neir adunanza.
Il sig. Mozzetti dice avere anche sperimentato potersi coltivare con buon suc-
cesso il poligono fra gli agrumi; ed il sig. Nocito afferma prosperare nella pro-
vincia di Girgenti questa pianta anche in terreni aridi, ma non convenire di
coltivarla ne' piccoli fondi , i quali danno maggior prodotto con le ordinarie
coltivazioni.
L' avv. sig. Lelio Fanelli comunica una nota relativa alla coltivazione dell' in-
daco falla in Caserta dal sig. F. d' Elia Segretario di quella Società Economica ,
dalla quale si rileva che ciascuna pianta diede il peso di once sei di foglie e che
per ottenersi un'oncia d'indaco ve ne fu mestieri di once 30. E perciò soggiunge
co! d' Elia potersi avere per ogni moggio di terra libbre 10 mila di foglie, e per
conseguenza libbre So d' indaco, che anche all' infimo prezzo danno il valore di
ducati C6. Fa conoscere inoltre le modificazioni portate dal sig. d'Elia al me-
todo usato in Francia per l' estrazione dell' indaco , le quali consistono 1 ." nel-
r accrescimento dell' acqua di calce, con che si segrega più indaco dal fluido:
2." nel non premersi le foglie a discapilo del prodotto.
L'avv. Scialoja , prendendo occasione da ciò che nell'altra adunanza fu tocca-
to delle colonie agricole, à voluto rimetterle in discussione sotto un aspetto scien-
tifico. Ha raccomandato di ravvisare la quistione sotto la veduta ecouomico-indu-
f Diale, ed economico-morale; e si in modo generale, che in relazione alle con-
dizioni speciali. Come stabilimenti economici, à creduto richiamare l'attenzione
dell'adunanza su Ire elementi costitutivi di ogni stabilimento industriale , cioè
lavoro, località, capitale. Ha elevato de' dubbi 1.' intorno all'attitudine al la-
voro , poiché né la più intelligente né la meglio alta alla fatica è la gente rac-
cogliticcia mandala a colonizzare, la quale o è composta di condannati, o di po-
veri che spesso .sono invalidi, inabili, malamente abituati, o fanciulli : 2.° in-
torno alla sulTicienza de' capitali somministrali o dalla privata beneficenza per sot-
toscrizione , o dal governo , ed alla eflìcacia del loro impiego diretto da un lavo-
ro poco intelligente e poco attivo : 3.° intorno alle condizioni del luogo, il quale
— 490 —
spesso non è il più fertile ma di diilìcile comunicazione co' centri di smercio at-
leso alla mancanza delle strade e di altri veicoli. Considerando poi tal soggetto
in relazione allo stato economico della nazione presso cui la istituzione volesse
introdursi, à notalo che bisogna porre mento se mai non fosse più utile il ri-
chiamare i capitali su le terre già coltivate per migliorare principalmente la qua-
lilii de' prodotti, se la quantità è già suflficiente o forse sovrabbondante; ed an-
che, se nuove materie si andassero a produrre, farebbe mestieri il ricercare se
aver j)otesscro uno sbocco sufficiente. Di qui la necessità di risolvere con le nor-
me delle condizioni speciali la seguente quislione, cioè: « I capitali da impie-
« garsi nelle colonizzazioni non potrebbero più utilmente destinarsi ad altre
« opere siano pubbliche, come strade, canali e cose simiglianti , o privale e che
« migliorano lo stato delle industrie, e specialmente dell'agricoltura? » E qui
à risposto alla obbiezione di coloro che credono lasciarsi in tal modo molte brac-
cia disoccupate; che dopo le dimostrazioni del Say e del Rossi Intorno alle leggi
del mercato non è a dubitarsi punto , che ove per lo pi'ogresso della produzione
agricola e '1 suo basso prezzo, lo smercio si accresce, lo smercio di tulli gli al-
tri prodotti si allarga del pari, e le occupazioni aumentano, oltre al più facile so-
stentamento del povero, attesa la diminuzione nel prezzo delle materie alimen-
tarie. Considerando poi la quistione sotto le vedute della beneficenza, à osservato
che principalmenlc è da esaminare sopra quali persone essa vada a cadere nella
colonizzazione. Se a coloni deslinansi i soli condannali, si ottiene una realità che
spiace più della opposta utopia di Platone; e contraria a' principi della legisla-
zione penale , per la mancata corrispondenza della pena al male e la svanita
esemplarità ; se i poveri o mendici , sono da distinguere i vecchi ed invalidi pessi-
mi coloni anzi all' intutto inutili, da' pài vigorosi, i quali pure non a\Tebbero
abitudini agricolo , e però o volontariamente non divcnlercbbero coloni , o po-
trebbero nel caso delle colonie forzose venire gettali nella desolazione , e le loro
famiglie lasciate nello sconforto , se pure queste a spesa della colonia non vo-
lessero alimentiìrsi. In fine i fanciulli , inabili a costituir soli la popolazione
agricola , profitterebbero è vero dello ammaestramento che potrebbero riceverò
nelle cose relative alla coltura della terra; ma allora le colonie anno a conside-
rarsi come una specie di scuole agrarie, e tali sembrano quelle di Mettrai in
— 491 —
Turcna, e dell' ab. Fi$siau\ a Marsiglia. In fine ù aggiunto, che possono esservi
circostanze tutte speciali ed occasionali per le quali può derivare alcuna utili-
tà da certe colonizzazioni , come quella di Van-del-Bosch sorta per beneficen-
za privata in occasione della carestia del 181G e del 1817 , e quella di Escher
nella Svizzera per frenare gli elTelli dolio straripamento della I.inta avverato nel
tempo stesso della mancata occupazione degli operai per crisi avvenuta nella in-
dustria del cotone. Tutte queste cose egli à esposte come dubbi, per fame sog-
getto di meditazione e di discussione.
Il cav. Mancini à osservato, che essendosi da lui nella precedente adunanza
commendata la introduzione delle colonie agricole, era suo debito di far apprezza-
re il valore delle obbiezioni fatte dal sig. .Scialoja. E cominciando da' tre elementi
vconotnici, à considerato che quanto all'attitudine delle locaìità in particolare, ben
s' intendeva che sarebbero scelte le più proprie a far prosperare tali stabilimenti,
guardandosi dall' imitare l'esempio del Belgio, che avendo voluto piantar le colo-
nie sopra lande infeconde e negate alla buona coltura , rese necessario il loro de-
cadimento : se poi dubitavasi propriamcute dell'attitudine delle terre che nel re-
gno venivano bonificandosi, tal dubbio venir risoluto non solo da'felicissimi saggi
di coltura intrapresi nelle prime terre bonificate nella Campania , ma altresi dalla
storia la quale ne?" luoghi slessi oggi spopolati e deserti rammenta l' esistenza di
città altra volta popolose e fiorentissime , nonché dalla nota esperienza della
maggior fcrtilit^'i di terre vergini e da secoli non dissodate. Né doversi attendere
all' altra diflìcoità della lontananza di siffatte torre da' centri abitati , e quindi al-
la maggior carezza de' trasporti , onde viene scemato il prodotto della coltiva-
zione; si perchè la colonizzazione dovrebbe al certo cominciare dalle zone più
vicine a' centri abitati, e man mano procedere innanzi; si ancora perchè ove
ima tale considerazione si tenesse di gran peso, converrebbe rassegnarsi alla non
civile né confortante idea di rinunziar por sempre ad ogni proponimento di risa-
nare e ripopolare una contrada , quante volte si trovi addivonuUi infetta e de-
serta. Quanto al secondo elemento della più fruttifera direzione ed impiego
de'capilali, il Mancini muove doglianza che troppo sovente nella scienza della so-
ciale economia sia scambiato il suo principale scopo , e veggasi ne' ragionamenti
subordinato 1' uomo alla ricchezza : e (|uindi anche prima di discendersi all'esa-
— 492 —
me di fatto , clic certo non debbo trascurarsi , tra le particolari esigenze econo-
miche di un dato paese, potersi risolulamenle affiM-niare nessun impiego de' ca-
pitali riuscir altrettanto vantaggioso e commendevole, quanto l'applicazione che
di essi facciasi por tutelar la \ita degli uomini e la sanila d' intere popolazioni ,
e per promuovere il loro benessere, restituendo la salubrità a vaste campagne.
E circa l' ultimo elemento, fa osservare potersi certamente meglio ottenere la ih-
lelligenza del lavoro nelle colonie, suscettive de'benefizi della istruzione, nonché
di una vigilanza amniinislrativa, che nella classe comune degli agricollori sparsi
ne' campi, schiavi di ribelli pregiudizi e tenacissimi di pratiche inveterate. Pas-
sando poi al lato morale della quistione, ricorda essersi da lui stesso nella pre-
cedente adunanza proclamata la sconvenienza delle colonie composte di servi di
pena, nel che trovansi pienamente di accordo anche il Rossi , il Lucas e tutti
giudici competenti della quistione. Non potersi però dire lo stesso delle colonie
libere di poveri validi al la>oro , alle quali nulla impedisce che sia aggregato un
proporzionato numero anche di vecchi e d'invalidi, egualmente che questi costi-
tuiscono una classe di ogni conosciuto deposito di mendicità. Quello perù che
lungi di essere una obbiezione alle colonie agricole , ne rende sommamente pre-
gevole la istituzione, è appunto che alle medesime non può opporsi il capitale rim-
provero diretto dal Malthus e da' suoi seguaci agli stabilimenti di mendicità co-
munemente in uso , quello cioè di strappare gì' indigenti alle loro desolate ùmi-
glie per rinchiuderli ; mentre le colonie essendo veri villaggi , si richiedereb-
be che i mendici in esse si trasportassero con le loro famiglie , senza perdere
lo abitudini sommamente moralizzanti della vita famihare, e che i campestri la-
vori si distribuissero secondo le condizioni dell'età e del sesso. Finalmente à
conchiuso, non essere in fatto, come il sig. Scialoja suppone, che sfavorevole
sperienza si fosse aMita delle colonie agricole in altri paesi , meno per quelle fran-
cesi di Mettraì e dell' abb. Fissieux , le quali non contengono che fanciulli : pe-
rocché felicissimi risultamenti si ottennero in Olanda , e recentemente anche in
Francia dalla colonia di Ostwald presso Strasburgo , la quale fu ordinata ad ac-
cogliere tutt' i mendici di ogni età di quella città.
Il prof. Moreno à anche risposto alle cose notate dall' avv. Scialoja, dicendo
che tutte le quistioni economiche sogUono malamente avviarsi in disputazioni
— 403 —
abliorrcnti dalla purezza della scienza : che questa faccenda delle colonie agricole
e quistione di popolazione : e che à uopo come ogni altra che si distingua la
parte statistica dalla parte economica , e dalla parte governativa : la prima e l'ul-
tiiiia sono da escludere dalla trattazione; rimane la seconda nuda e pura. La
quale indica e consiglia e non impone; ed il |>rimo suo dettato essendo che si
lasci libera l' industria privata, tutto ciò che tende a vincolarla e costringerla non
è buono. Ora i tre inconvenienti notati dallo Scialoja cioè la mancanza di luogo
per le fondazioni delle colonie, gli ostacoli naturali, e l'inopportunità d' inviarvi
i mendici ed i condannati , tutti spariscono quando si consideri che conceduta
e non contrastata la volontà di una parte della popolazione di emigrare da un
luogo già popolato e colto in un altro o incolto ancora, o mal coltivato e spopo-
lato , non s' inceppa l' industria , e si ottiene certamente un aumento di produ-
zione che è il flne ed il disegno della scienza economica , e si migliora ed au-
menta la popolazione , che meglio partita ottiene maggior prosperità. Che se
contro vi stanno ancora gli ostacoli naturali da vincere, si lasci all' industria pri-
vala la cura appunto di vincerli e superarli , e cosi non solamente cessa 1' ob-
biezione, ma anzi si consegue un' altra utilità, che è queir appunto di fugare
quegli ostacoli naturali, che altrimenti rimarrebbero perpetui.
La discussione era per proseguire; accennando i signori Amari, d'Ondes Reg-
gio , Puoti e Busarca di voler contraddire a diverse proposizioni da' preopinanti
espresse; ed il sig. de .Vugustinis di dissentire affatto dal sistema di colonizza-
zione; e l'avv. Perifano di voler ragionare nel senso della opinione sostenuta
dal cav. Mancini e da Moreno, salvo alcune modificazioni; mentre l'avA'. Lo-
renzo Riola lodando anch' egli come utile la istituzione delle colonie agricole ,
ricordava i buoni successi di due di esse già fondate nel regno, una in S. Cassa-
no in Capitanata, od un'altra nelle Calabrie: quando il Presidente Freschi à os-
servalo, che la quislione non poteva richiamare le cure della Sezione in tutto
il complesso de' suoi elementi , ma solo per quanto si riguardassero le colonie
agricole come un mezzo di dirigere i capitali verso l' agricoltura , di agevolare
le bonificazioni de' terreni , di accrescere la produzione , e di sottrarre gli sfac-
cendati all'ozio, all' indigenza ed al delitto; e sotto tali relazioni egli pensa do-
versi le medesime promuo\ ere e caldamente raccomandare.
63
— 49-5 —
Il sig. Terenzio Sacchi si à riserbato di presentare i regolamenti di queste co-
lonie emanati recentemente in Napoli, per farne apprezzare la saviezza.
Il l'residente comunica una projiosizione del prof. Galano tendente a richia-
mare le cure della Sezione sul modo di meglio conciliare la diffusione de'metodi
dilluminazione a gas con rutiliti agraria e col progresso della coltura degli oli\i.
Ila presentato inoltre a nome del cav. prof. Giambattista Quadri il modello
di un ventilatore ad uso delle prigioni , accompagnato da una memoria del me-
desimo su i ventilatori, nella quale l' A. dà alcuni cenni sulla igiene delle pri-
gioni esposti già al V Congresso: e n' è affidato l'esame ad una Commessione.
Il Segretario cav. Mancini à dato lettura della proposta di un premio- consi-
stente in una medaglia d' oro del valore di franchi 400 fatta dal sig. Tenente
colonnello Carlo Emmanuele Baglioni di Torino, per conferirsi dalla Sezione nel-
r Vili Congresso in Genova a colui che presenterà la migliore macchina idrau-
lica capace di rini|>iazzare con notevole vantaggio nel suo complesso le cosi
dette Massacavallo in Toscano , Sìgagne in Genovese , Brkoìe in Piemontese :
con ammettersia concorrere chiunque, niuno eccettuato; e con aggiungersi che
laddove niuno sarà giudicato meritevole del premio, la medaglia resterà a disposi-
zione della Sezione di Agronomia e di Tecnologia dell' Vili Congresso per aprire
un novello concorso sulla quistione che essa stimerà più utile e conveniente.
Il Presidente si riserba di nominare una Commessione per formolare il Pro-
gramma e le condizioni del concorso.
Lo stesso cav. Mancini dà comunicazione di una importante nota del sig. Fal-
lali professore di statistica nella Università di Tubinga , il quale riferisce i pro-
gressi della scuola di agricoltura di Hohenheini nel Wurtemberg , e di altre
scuole agrarie inferiori ; e presenta alla Sezione uua serie di pubblicazioni agra-
rie tedesche e specialmente i regolamenti di tali scuole.
Indi dal medesimo Segretario si è letto un rapporto del sig. Gottardo Calvi di
Milano , il quale come membro della Commessione nominata in Milano per gli
studi sulle società di mutuo soccorso fra gli ai'tegiaui , dà notizia di alcuni la-
vori individualmente fatti nel corso dell' anno da parecchi membri della Com-
messione ; la quale si riserba di presentare il suo rapporto diflìuitivo al Con-
gresso di Genova.
— 495 -.
Il conio Sanseverino legge un rapporto della Commessionc centrale Enologica
ili Milano, la (|uale con dispiacere manifesta che il sig. Antonio Pensa deposi-
tario de' vini nazionali in Milano à dichiarato non poter più sostenere il suo de-
posito a motivo della scarsa vendita che à , non essendo ricercate che |)oche qua-
lità. La Commessionc centrale per tal nioli\o non •■ di avviso di costituirsi nitro
depositario.
L' adunanza si è sciolta.
il Presidente — Conte GriEKAiinn FnEScm
Ì.\v\ . C.vv. iVvsyi Ai-E Sr.vMsi.vo Ma.ncim
avv. a.momo sci.vloia
Giuseppe Devixcexzi
ADUNANZA
DEL GIORNO 1 OTTOBRE 1845
Ijetto ed approvato l' alto verbale del giorno antecedente , il conte Sanseveri-
no comunica un programma delia Società Enologica Veliterna per una esposi-
zione e premio de' vini raffinati, ed altro programma della Societù Enologica di
Cagliari da parte del principe di Canino.
Si dà quindi lettura di una noU» del sig. Francesco Lattari, colla quale si pro-
pone una Esposizione generale de procioni dell' indusìria italiana , da eseguirsi in
quella città della penisola ed in quel tempo in cui si riuniscono gli scienziati nel Con-
gresso. Il Lattari dice che l' istituzione de' Congressi scientifici , grande com' è ,
ancora è incompiuta, perchè tende ad unificare il pensiero italiano soltanto in
ordine alla scienza, ossia in ordine al vero di cui la scienza è forma. A compiere
siffatta istituzione, sarebbe necessario unificare il pensiero medesimo in ordine
al bello ed all'utile ; e questo potrebbe farsi mediante due esposizioni generali ita-
liane, l'ima di belle arti e l'altra dell'industria. Il Lattari tralascia di svolgere le
sue idee relativamente alla prima esposizione , e scende invece a ragionar della
— 407 —
seconda. A tal uopo osserva, che siccome l'industria italiana nel secolo XVI cad-
de dalla sua grandezza per la scoverla dell' America e del Capo di Buona Spe-
ranza, cosi ora per l' emancipazione delle coionie Americane essendosi rivolto
nuovamente il commercio dall' Occiilenle verso 1' Oriente, l' Italia si trova nel-
la stessa posizione in cui era al tempo della sua grandezza industriale. Or per
ritornare nuovamente a quella grandezza , è mestieri unificare l' industria nella
penisola, e prima operazione a fare a tal riguardo si ù quella di unificare il pen-
siero industriale it^iliano, mediante l' esposizione proposta. Il Lattari concliiude
il suo discorso con esporre i vantaggi che risulterehbero all'Italia da tale istitu-
zione, e prega il Presidente a nominare una Commessione per occuparsi della
sua proposta , acciocché ne riferisca nel futuro Congresso.
Il sig. Calvi fa plauso alla proposta, e nota che per l' Italia specialmente sia
sensibile il bisogno dell' emulazione per far vie più progredire l' industria ; ma
pensa le difTicoltà della esecuzione esser molte e diverse. Ha soggiunto a lui sem-
brare non adottabili le norme indicale dal sig. Lattari, ma possibili di raggiun-
gere il suo progetto. Ha quindi conchiuso, che adottando la proposizione come
utile, venga nominata la Commessione richiesta, perchè faccia uno studio ac-
curato delle condizioni necessarie per mandarla ad effetto.
Il sig. Nicola de Luca osserva, che per far progredire la industria, non è me-
stieri di far mostre generali, ma si di eccitare lo interesse de' produttori, e di
agevolare le comunicazioni , togliendo tanti ostacoli che vi si oppongono.
Il sig. lìusacca uniformandosi in parte al sig. De Luca , sostiene perù la utilità
del progetto esposto , poiché una esposizione generale stimola i diversi produt-
tori ; oltre a che è cosa importante che venga rimossa la ignoranza, la quale si
oppone alla comunicazione de' prodotti. Ila quindi annunziato , che siccome i
Congressi anno in parte rimediato all'inconveniente dell'isolamento intellettua-
le , cosi una esposizione generale de' prodotti potrebbe rimediare a quello deri-
vante dallo isolamento delle diverse industrie italiane. Quanto alle condizioni
necessarie per eseguire il proponimento , é di parere che se ne rimetta la scelta
alla Commessione da nominarsi.
Il prof. Moreno si oppone alla nomina della Commessione, osservando che
nelle vedute della scienza il disegno è utile quante volle si tiene come favore-
— 19S —
^ole alla libera circolazione : ma in quanlo alla pratica avvisa che velerebbe un
ordinamento di lavoro, dal ([uale i Ininni rconomisti abliorrono.
L'avv. cav. ^lancini, rispondendo al sii;. Moreno e al de Luca, e sostenen-
do la proposta del sig. Lattari , à fatto osservare che il timore de' danni che po-
trebbero esser prodotti da un ordinamento del lavoro è un sentimento onore-
vole; ma esser da temere solamente ogni ordinamento forzato e vincolante la li-
bertà dell' industria, mentre la proposta non racchiude il menomo vincolo o re-
strizione industriale, e solo tende a divulgar la conoscenza de' prodotti delle va-
rie contrade italiano, ad aggiungere lo stimolo dell' incoraggiamento a' jn'odut-
lori, ed a far meglio apprezzare la forza industriale dell' intera penisola. Fa an-
che notare, le cose umane esser tutte progressive ; e perù questo primo ravvici-
namento dello diverse industrie italiane potersi riguardare come un avviamen-
to ad altri progressivi ordinamenti economici.
Il sìg. Gottardo Calvi dislingue duo quistioni, la economica dalla scientifica,
osservando che quest'ultima soltanto può cadere sotto l'esame del Congresso;
fi riguardo alla medesima si associa nuovamente alla proposta , nonché alle ri-
sposte del 3IaDcini , augurando che il desiderio del meglio non si risolva in im-
pedimento al bene.
Il prof. Emerico Amari non vede in questa discussione che una quistione di
utilità e di gloria nazionale ; e crede che l'accoglimento della proposta non pos-
sa incontrar dubbio. Si duole che l' industria di ciascuno stato italiano sia in
generale poco conosciuta e peggio giudicata, gl'indigeni esaltandola, ed i fore-
stieri oltre ogni segno abbassandola. Aggiunge che la riunione di tutti i cam-
pioni dell' industria liirebbe svanire molti pregiudizi, e sarebbe un primo passo
a miglioramenti ulleiiori. Solo non è di parere introdursi im sistema di pre-
mi da distribuirsi nella generale esposizione italiana , avvisando che spesso si
pongono in opera cabale ed intrighi per conquistarli; e tali ingiustizie messe in
istato d' intluire suU' industria della intera Italia diverrebbero esiziali , e po-
trebbero riaccendere gare e rivalità municipali , che furono sempre la rovina
dell' Italia.
Il sig. Bonaventura Jacobclli sostenendo anche la proposta, pensa che essa po-
trebbe ricevere da ora assentimento ed approvazione senza bisogno di nominarsi
— 499 —
una Comniossionc. E similmente distinguendo i due elementi della scienza e
della industria , mostra che spandendosi i lumi e le conoscenze , sì attenuano i
danni presenti ; e che i monopoli e le parzialità dehlwno svanire in un generale
consesso che con esatto criterio e con intogritù può dispensare i premi.
II sig. De Luca insiste, che gli oggetti destinati alle mostre industriali soglio-
no da' produttori ridursi ad una eccellenza di qualità , alla quale non corri-
sponde il prodotto che ordinariamente pongono in commercio ; e però tali
esposizioni non essere un adequato criterio per misurare V avanzamento del-
l' industria di un paese.
Il sig. Busacca fa rilevare, la precipua causa della decadenza industriale di qua-
lunque particolare stato italiano consistere nell' isolamento in cui ciascun di
essi è posto, e quindi la desiderata esposizione apparire utilissima : vano essere
il timore di dare esistenza in tal guisa ad un ordinamento del lavoro, mira re-
trograda da alcuni sospirata, ma l'esposizione non essere con questa misura in
alcuna relazione: giusta essere la obbiezione del de Luca , ma 1' addotta miglior
(|ualità eccezionale potersi avverare in alcuno de' prodotti esposti, non già nella
generalità de' medesimi: essere conveniente non ammettere i premi, per esclu-
dere qualunque causa di rivalità e di erronei giudizi.
L'avv.Perifano, dopo di aver commendato i vantaggi della libera circolazio-
ne, fa riflettere che oltre l' interesse , anche il sentimento della emulazione tra
i produttori costituisce tra loro un utile incitamento; e però, mentre aderisce
alla proposta, si uniforma all' avviso del sig. Amari quanto alle inconvenienze
di un sistema di premi.
Il Presidente Freschi , dopo aver dichiarato che la rimozione degli ostacoli e
r adempimento de' voli non può essere che l' opera benefica de' governi , e che
i Congressi non possono che proporre sludi ed incitamenti; nomina una Com-
messione con incarico di esaminar la proposta, ed i mezzi meglio atti allo sco-
po , e di farne rapporto al Congresso di Genova ; componendola de' signori mar-
chese Ridolfi presidente, B. P. Sanguinetti Segretario nella Toscana: conte Pe-
litti di Rorcto e Marchese Camillo Pallavicino per gli Stati Sardi ; conte Ghe-
rardo Freschi, conte Alessandro Porro per lo regno Lombardo-Veneto, marchese
Antonio Mazzarosa per lo Ducato di Lucca , avv. Ferdinando Maestri pel Gran-
— 500 —
ducato di Parma e pel Ducato di Modena, principe di Canino e duca d'Altems
por gli stati Pontifici, cav. Ferdinando de Luca e cav. Pasquale Stanislao Manci-
ni per Napoli , cav. Ludovico Itiancliini e prof. Emerico Amari per la Sicilia.
Il sig. Ronianazzi allora si è fatto a proporre di sostituire al progetto del sig.
Lattari quello di un' annua fiera italiana , ed il presidente à risposto che ogni
esame è rimesso alla nominata Commessione.
L' avv. Vincenzo Salvagnoli legge una nota del prof. Gazzeri sui letami, nella
quale si prova che le radici delle piante >iventi operano sulle materie organi-
che morte, e se ne appropriano la sostanza, della quale tanto più trovano ne-
gl' ingrassi quanto più questi sono in istato di miglior conservazione ed integrità
chimica , e non impoveriti da fermentazione e macerazione.
11 Presidente dice di non poter aderire per difetto di tempo alla proposta del
sig. Achille Bruni , il quale desiderava che le Sezioni riunite di Agronomia e di
Chimica si occupassero della ricerca di una sostanza che impedisse la disper-
sione de' principi fertilizzanti de'terreni.
Il marchese di Sambuy in nome della Commessione nominata per esaminare
il Carro-Cucina del sig.Ignone, legge un rapporto, nel quale dopo aver rammen-
tato come sovente le milizie o ne' campi d' istruzione , o in (pielli di guerra
dietro penose marce debbono star contenti al solo pane , o attendere più ore
perche si prepari 1' ordinario pasto , narra come il Re delle due Sicilie commise
all' Ignonc la formazione di un carro di ordinarie dimensioni , e di un peso non
maggiore di quelli di artiglieria , sul quale pochi soldati potessero preparare un
pasto per seicento persone , senza punto rallentare il cammino degli eserciti.
Aver la Commessione esaminato un accurato modello, e portar giudizio che l'A.
olU'e air ingegnosa disposizione delle diverse parti componenti il carro , il for-
no e la cucina , e di tutti i comodi possibili per la facile preparazione e pronta
distribuzione del rancio , seppe opportunamente applicare i principi della scien-
za per ottenere il minor possibile disperdimento del calorico , e per difendere
dalla sua azione gì' inservienti, i quali con grande comodità e sicurezza posso-
no attendere al loro servizio.
Il Segretario G. Devincenzi, dopo di aver ricordato come le acque sono il prin-
cipal tesoro dell'agricoltura , e qual lodevole uso che sin ab antico se ne fa nella
— 501 —
Lombardia e nel Piemonte per le irrigazioni; come di recente la Francia, l' In-
ghilterra , la Prussia , lo Slato di Assia , di Wurtcniberg , e quasi tutte le altre
nazioni di Europa si sono studiate a dare una legislazione su le acque rispetto
all'agricoltura; e dopo aver toccato come questa parte delle leggi e dell'eco-
nomia rurale è interamente italiana , acciò tutta l' Italia potesse godere di que-
sti benefici , osserva quanto utile cosa sarebbe che la Sezione rivolgesse i suoi
studi verso questa importantissima parte dell' agricoltura. Propone quindi di
stabilirsi una Commessionc composta di agronomi , legisti e matematici per
istudiaro la materia delie acque in riguardo aW iirifjazione , e stabilire 1.° se
conterrebbe , come all' A. pare che convenga , confermare per ogni dove la
legge Lombarda e Piemontese della servitù dell' aquidotto ; 2.° quali sarebbero i
modi più spediti ed utili per istabilire i canali d' irrigazione , ed in ispecic da
quali norme esser do>Tebbero regolate le associazioni con i consorzi di proprie-
tari delle terre ; 3." quale sarebbe il miglior modo da tenere nella distribuzio-
ne delle acque. E finisce col ricordare come da più anni questo R. Governo siasi
ri^ollo a siffatta materia dietro i voti del Consiglio generale della pro\incia di
Teramo.
La proposizione trova l' unanime assenso dell' adunanza ; ed il sig. Nicola de
Luca dice che non vi sarebbe alcuna parte del regno , la quale non ritrarrebbe
sommo vantaggio dall' ordinamento delle acque.
Il principe di Luperano ragiona più specialmente del bacino di Capitanata, e
fa vedere , come non solo da' laghi e da' fiumi , ma eziandio dalle acque sorgenti
che sono in quelle contrade, si potrebbe ricavare grandissima utilità stabilendo-
vi de' fontaniìi come in Lombardia , che porterebbero il doppio bene e di pro-
sciugare quei piccoli staglii , detti volgarmente marane che ora le acque forma-
no per esser disperse , e di utilizzare queste per la irrigazione.
Il marchese Pallavicino dice che in Francia si sta costituendo una vasta asso-
ciazione per r irrigazione sotto la direzione di Lascasas col capitale di franchi
1 0,000,000; che per la parte dell' arte vi è stato chiamato il sig. Pareto da Ge-
uova ; e che sulle sue proposte da Genova stessa si faran venire tutti i regola-
menti che riguardano questa associazione per vedere se qualche altra di simil
fatta se ne potesse stabilire in Piemonte.
64
— 502 —
Il Presidente lia pregato il principe di Luperanoed il marchese Pallavicino di
fiir parte della Comniessione che andrà a nominare.
In line il sìg. L. Grimaldi ha detto essersi da lui parlato delle irrigazioni
negli sludi slalislici della Calabria Ultra 2. ', opera da lui presentata al Congresso.
L' adunanza è sciolta.
il Piesidente — Conte GnEiiARno Freschi
Avv. C.vv. Pasquale Stanislao Ma.ncini
I Segretari { Avv. Antonio Sci.vloja
GnisEPPE Devlncenzi
ADUNANZA
DEL GIORNO 1 OITOBRE 1843
SEZIONI RIUNITE
DI AGRONOUA E TECNOLOGIA , E DI FISICA E MATEMATICA
»3i l'iuniscono le due Sezioni di Agronomia e Tecnologia, e di Fisica e Matema-
tica sotto la presidenza del Conte Freschi.
I.' adunanza si apre colla lettura di una relazione compilata dal sig. Cadolini
in nome della Commcssionc metrologica italiana nominata nel M Congresso de-
gli Scienziati Italiani in MUanoj nel qual rapporto dopo una rapida narrazione
istorica della metrologia in Italia, si è ragionato de' vantaggi di una metrologia
italiana uniforme che potesse tendere a divenire universale. Si è dimostrato
con vari argomenti che può giudicarsi preferibile sopra ogni altro il sistema de-
cimale metrico, intorno al quale la> orarono uomini dotti di tutte le uaziooi , e
— 501 —
tra ossi r insismo nostro Oriani. Dopo un ragguaglio di diverse opere relative
a' confronti di speciali sistemi col mdrico, i\ |>rol)osto che i Congressi comincino
dall' adottarlo.
Acclamalo con lunghi e ripetuti applausi il Rapporto , si è domandato ed
unanimamente risoluto che venisse per intero pubblicato negli Alti.
Il cav. Cagnazzi aggiunge, che essendo stato incaricato d' illustrare gli origi-
nali di pesi e misure antiche ritrovati in Ercolano e Pompei , egli ne fece la ri-
duzione al sistema metrico francese ; ed a\endo determinato con un calcolo
inverso sul peso dell' acqua di ottanta libbre , anziché sul peso del cubo del pie-
de romano colla maniera seguita in Francia per fissare il campione del peso, giac-
ché i pesi di basalto non avevano avuto alcuna alterazione , cosi gli riuscì age-
vole riconoscere il valore esatto del piede. Con tale norma egli determinò la re-
lazione di tutti gli originali delle misure lineari, superficiali, come parimenti gli
originali de' pesi. Tali relazioni furono adottate dalla R. Accademia delle Iscri-
zioni di Francia nell' illustrare un piede di metallo ivi trovato. Ha eonchiuso
col promettere la esibizione del suo lavoro.
Doi)o di ciò si è passato alla lettura di una memoria del comm. Afan de Ri-
vera, nella quale egli esponendo le cose già a lungo trattate in estesi suoi lavori,
ricorda che considerando le dilTicoltà di adottare il sistema metrico, cosi per le
opposizioni delle abitudini del popolo come per quelle de' dotti , à creduto di ri-
chiamare alla sua purezza l'antico sistema metrico napoletano, le cui basi trovansi
in un editto di Ferdinando I d' Aragona del 1480. Esponendo poi il lavoro da
lui fatto su tal materia , à conchiuso che atteso alle quasi insormontabili dilTi-
coltà di un sistema metrico universale , si imiti l'esempio degl'Inglesi, riordi-
nando nel miglior modo l' attuale sistema col compararlo a quello detto france-
se. In fine à aggiunto doversi fare ciò specialmente da' Napoletani per non ri-
nunziare ad un monumento della loro antica civiltà.
Il march, di Sanibuy à dichiarato di non voler rispondere con ragionamenti ,
ma con fatti. In l'iemonle bastò adottare il sistema metrico francese ne' servizi
pubblici , perché tutti facilmente comprendendolo se ne servissero : e la cosa è
giunta a tale che oggi non vi è artigiano , ancorché dimori in campagna , il (|u;ili'
non abbia il suo metro in tasca. Egli stesso può attestare, che avendo per le sue
— 505 —
o|)cra2ioni agrarie fallo disegni su misure metriche , quando volle tradurre
queste in misure del Piemonte per uso de' suoi artigiani , questi se ne maravi-
gliarono, mostrandosi informatissinii di quella maniera di misure. Un soggiunto
che il tempo impiegato da' francesi per vincere le dilTicoltà dell' adozione del
loro sistema fu utile a noi, a' quali può dirsi che sia già divenuto quasi popola-
re; poiché negli stali del Piemonte le superficie si misurano quasi generalmente
in metri quadrati, ed i volumi misuransi a metri cubi.
Il conte Sanseverino assicura lo stesso essere avvenuto nel Regno Lombardo
Veneto.
Il giud. Vito d' Ondes Reggio, lodando il rapporto del sig. Cadolini, diceche
qualunque muta/Ione parziale del sistema di pesi e misure si facesse in uno stato
italiano sarebbe un manifesto ostacolo alla riforma generale ed all' adozione di
un solo sistema per tutta Italia: che quando 2-i milioni d' ItaUani, 34 di Fran-
cesi , i di Belgi , 2 di Svizzeri , popoli non secondi ad alcuno per virtù di mente
e di cuore, avessero tutti lo stesso sistema metrico, darebbero una grande spinta
ad un cosmopolitismo in questo grande argomento del sapere e della civiltà : e
che i Siciliani , suoi concittadini , sono pronti a dar l'esempio di dismettersi dal
sistema loro formato dal celebre Piazzi, quando però gli altri popoli italiani ope-
rando egualmente , tulli si avessero lo stesso sistema metrico.
Il principe di Canino in primo luogo dichiara, che non avrebbe parlato nella
presente disamina, se membro non fosse della Commessione, cui non già gli me-
ritarono r ascrizione le sue cognizioni sulla materia , ma piuttosto il palese desi-
derio di lui di vedere stabilita in tutta la penisola la sospirala unità de' pesi e del-
le misure : corrergli perciò debito di far conoscere la sua opinione discorde da
quella della maggiorità. Soggiunge essere a lui più che ad ogni altro riuscito
dannoso il non essersi potuta mai regolarmente adunare la Commessione, e cosi
gli fu negalo il profittare de' lumi che frutto di particolari studi sarebbero sca-
turiti dalla discussione de' rispettabili colleghi. In tale stato di poca intrinsi-
chezza nella cosa , linùtarsi quindi a muover dubbio se il sistema decimale sia
sostanzialmente, e non solo apparentemente da proferirsi al duodecimale, men-
tre è notissimo che il metro stesso, base del sistema die vorrebbesi stabilire, è
erroneo, perché non risponde esaltamente alla diecimilionesima parte della di-
— 50G —
stanza dal polo all'equatore; e molto meno è incerto (ciò che molti partigiani
Jel sistema metrico videro anch' essi) che la ripartizione cioè del globo in 3G0
sia preferibile a quella di iOO gradi; e che il miglio napolitano, il (piale di l'atti
(• il miglio marino di sessanta a grado , sia da prescegliersi in luogo dell'analoga
misura metrica , siccome ragionò saggiamente il Presidente Generale nel suo di-
scorso di apertura. Tuttavolta sarebbe egli pronto a convenire nella introduzio-
ne del sistema metrico francese (nello stabilire il quale ebbero tanta parte som-
mi italiani) se vedesse la faeililà di farlo adottare da tutta Italia. Ma viste le dif-
ficoltà immense che incontrerebbe specialmente in ipieslo regno, negli Stali Ro-
mani ed in quelU di Toscana , ove la confusione de' pesi , delle misure , e mas-
sime delle monete à la sua principal sede , difDcoltà non sormontabili che da un
sistema superiore ad ogni eccezione, evidentemente perfettissimo, e pel quale
•si potesse apertamente trionfare di ogni pregiudizio che si fortifica indomal)il-
mentc spesso di ragioni anco più sottili ed astratte ; scongim'a 1' assemblea che
non precipiti il suo giudizio in favore del metrico , ed in vece lo maturi , in
modo che riesca un sistema degno della sapienza italiana, ed accresca onore a
questi nostri Congressi.
Il prof. Orioli , prendendo la parola, à dichiarato, che a lui sembra la quistio-
ne scientifica già bene avviata , e maturata a segno che altro non si richiede per
risoherla. In gran parte di Europa già si è accettato il sistema decimale fran-
cese , 0 si è disposti ad accettarlo ; sicché questo sistema è già quasi nelle abi-
tudini dell' universale. Perchè dunque mettersi in dissenso della maggior parte
delle genti? Il parere dell'unico dissenziente mette innanzi delle difllcoltà lo
quali nulla provano perchè provano troppo. In effetti per ogni nuovo sistema
metrico s' incontrano difficoltà nelle abitudini popolari. Ma non dcbbc tenersi
gran conto di tali opposizioni. I dotti sono progressivi, e la loro missione è quella
della scienza, cioè una lotta continua contro il pregiudizio e l' errore. Dà quin-
di senza menomamente esitare il suo voto per la preferenza del sistema metrico
seguito in Francia ed altrove.
11 Presidente Freschi, prendendo occasione da' vivi applausi dell'adunanza, à
notato sembrargli che la Sezione niun dubbio lasciasse sulla manifestazione di
un parere uniforme.
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L' avv. Scialoja à osservato, che uou bisognava lasciare senza dichiaraiiionc la
proposta fatta dal Cadolini alla Sezione, cioè che il Congresso adottasse ne' suoi
alti il sistema metrico seguilo in Francia : sicché il Presidente passava a metter-
la in deliberazione, trovandosi le due Sezioni riunite ; quando l' avv. de Augu-
stinis à creduto notare che gli pareva non tutti perfettamente si accordassero;
ed allora l' avv. Scialoja à richiesto che per acclamazione fosse significato il giu-
dizio aflermalivo da coloro che credevano emetterlo.
Le manifestazioni prolungale e quasi unanimi non anno lasciato più dubbio,
che la quasi totalità de' componenti, con rare eccezioni, si accorda sulla propo-
sta dal Cadolini fatta al Congresso.
Dopo dì ciò l'adunanza si è sciolta.
Il Presidente — Conte Gherardo Freschi
ÌAvv. C.w. Pasquale Sta.msi.ao Ma>cim
Avv. Antonio Scui.oja
Giuseppe Devincenzi
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 1843
Ijetto ed approvato l' atto dell' ultima tornata , il Presidente con belle parole
Ila ricordalo la solennità funebre che ebbe luogo il giorno innanzi per la morte
del sacerdote Carlo Giuseppe Fourcault francese e membro del VII Congresso.
Ila lodalo que'socì cui piacque compiere il doloroso uIRzio: specialmente colo-
ro (1) che lessero alcune parole in commemorazione del defunto. Cosi, ha sog-
giunto egli , il Congresso ha mostrato in questa circostanza che né anche la
morte vale a spegnere quel fratellevole amore che siringe tra loro i sapienti.
E passato quindi ad aìTcrtire , che il libraio sig. Pomba ha annunziato che
r emporio librario da lui immaginato ù un fallo, non già un semplice progetto.
Il marchese Basilio Puoti, mostrando il suo vivissimo desiderio di contribuire
per qualche parte all' opera ed allo scopo de' Congressi Italiani, presenta all'adu-
nanza il discorso proemiale del suo Dizionario de' francesismi e degli altri ^o-
(0 I signori Atv. Sciuloja Segretario della Sezione, glud. prof. Moreno, ed arv. Pcrifino.
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calioli e modi nuovi o guasti introdotti nella lingua italiana; dice come egli
in questo discorso favella intorno al modo di scrivere i Dizionari delle lingue ,
e qiial parte \ì debt)ono avere le parole delle scienze e delle arti ; e che sicco-
me nelle precedenti riunioni si è ragionato de' Dizionari Tecnologici, cosi egli
presenta questo suo la\ oro , non già j)er prender parte alla costruzione del gran-
de ediflcio che si vorrebbe innalzare , ma quasi come 1' ultimo manuale che vi
porti la sua pietra , tenerissimo essendo egli della nostra italiana favella , la quale
è stata per tanti modi bistrattata.
Il Maggiore vav. d' Agostino discorre intorno a due trovati testé presentati da
un ingegner meccanico francese per conservar le caldaie a vapore. Il primo ten-
de ad evitare le incrostazioni che si formano in queste caldaie, ed il secondo ad
adattare al di fuori delle medesime un apparecchio atto a rimpiazzare l' acqua a
misura della evaporizzazione per mantenervi il livello costante. Dice che per ov-
viare al primo inconveniente conveniva porre nella caldaia a vapore mezzo ro-
tolo di terra argillosa per ogni metro di superficie quadrala delle caldaie , e che
cosi il sedimento dell' ac([ua non i)iù aderiva al metallo , ma formava solo un'
acqua fangosa facile a sgombrarsi. E per l'altro trovato dice, come l'autore as-
seriva aver rinvenuto un semplicissimo e sicuro apparecchio, che senza bisogno
di continua osservazione rimpiazza l' acqua a misura della evaporizzazione , ri-
tenendo sempre l' istesso livello. Il sig. d' Agostino sostiene non esser\i alcuna
forza né chimica , né meccanica dipendente dall' argilla che possa far evitare la
incrostazione: aggiunge inefficaci esperimenti essere stati fatti di quesl' uso del-
l' argilla in Tolone, e da lui stesso, il quale anche inutile la trovò non allrimenti
che i pomi di terra : e finisce di ragionare intorno al cennato primo trovato , ri-
portando le osservazioni di L. Williens , il quale sostiene la perfetta contundi-
liiliià di queste croste allorché non siano di una spessezza straordinaria. Quan-
to alla seconda quìslione, circa l'abbassamento del livello del liquido ri{;uardato
rome cagione del deterioramento delle caldaie e quindi delle esplosioni , ricor-
da il d' Agostino vari congegni sinora proposti ed adoperati, cioè l'apparecchio
cosi detto galleggiante , a valvole, ed a fischio, l'apparecchio galvanico del-
l' americano Page, e I" uso de' tubi di cristallo. Riconosce i diversi inconvenienti
di ciascuno apparecchio, ritenendo 1' ultimo come il meno imperfetto, e come il
65
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mezzo più sicuro e semplice. Poi viene a ragionare del trovato del meccanico
francese, il quale ha immaginato una seconda vasca che cJiiama alimentalrice.
Questa contiene l'acqua delia caldaia allo stesso livello, e vi è situato un salle};-
giante. La vasca ordinaria di compensazione corrisponde con questo nuo\(t reci-
piente, ed a seconda che il galleggiante sale o discende, cliiude o apre il canale
di comunicazione della vasca. Osserva il d'Agostino esser tutto suhordinalo al-
l'azione de' diversi pezzi della macchina , la quale, massime a motivo della com-
plicazione, può dar tristi successi. Fa inoltre osservare , che il galleggiante co-
mune posto nella caldaia procura lo stesso risultamento. E fa fine col richiama-
re la meditazione de' dotti italiani su le varie cause che possono influire alle
esplosioni delle caldaie delle macchine a vapore, nobilissimo argomento che ha
per iscopo sovente la salvezza di molte centinaia di uomini.
11 Principe Bonaparte lamentando le non liete condizioni dell' enologia, ina-
nima tutti a maggiormente rivolgersi a questo ramo di nostra ricchezza, e pro-
pone di aggiungersi alla Commcssione Enologica il sig. Schembri per le produ-
zioni dell' isola di Malta.
Il dott. Cera propone farsi in Genova un deposito enologico simile a quello già
stabilito in Milano , ma doversi aggiungere un accurato rapporto annuale intorno
alla cura de' vini ed alle varie specie di viti donde procedono.
Il cav. Spinelli sostiene la proposta del Gera, massime per i vini di Toscana
e di Lucca, e dice questi reggere perfettamente alla navigazione; ricordando fra
le altre cose che il marchese Mazzarosa ed altri spedirono alcuni vini per fino in
New-Jorch senza che punto si fossero alterali.
Il sig. della Martora dice aver portalo con sé vari saggi di vini della Capita-
nala colle relative descrizioni della esposizione de' luoghi , delle uve, e de' mo-
di della manifatturazione , e con altre notizie , uniformemente al programma
dato fuori nel Congresso di Milano , aver quasi prevenuto i voti del Gera ; ed il
Presidente lodando lo zelo del sig. della Martora , lo incita a fare altrettanto
nelle venture riunioni annuali.
Il prof. Salvatore Marchese manifesta il suo dispiacere di non aver veduto
neir elenco de' vini del deposito centrale di Milano che una sola specie di Si-
cilia , quando quella Isola abbonda di molti e buonissimi vini.
— 511 —
Il conte Sanscvcrino dice ciò essere avvenuto, perché solo una specie di vi-
no fu spedito da Sicilia da' deputati di queir Isola.
L' avvocato cav. Maestri aggiunge a' desideri del dottor Gera, che inviandosi
i villi, si mandi ancora una descrizione de' melodi adoperati per fabbricarli.
Il prof. Sannicola iia presentalo alla Sezione alcune sue memorie sulla morva e
sul farcino, sulle piaghe degli alberi , e sulla classificazione ed analisi de'terreni.
Il sacerdote Antonio Calabro ha presentato una istruzione pratica relativa alle
,ipi , intitolata l' Api/icio rischiarato , ed un'altra memoria sulla riforma delle Ban-
che Commerciali di Napoli, e sul migliore impiego de loro capitali, mila veduta di
(/invare all' agricoltura ed all' imiuslria , amendue in istampa ; e dice aver rinvenuto
una forma comoda, utile e ragionata di un alveare, ed aver immaginato un pro-
getto di iSanca per mutuare a' comuni del regno il danaro necessario a costruire
le loro strade ed altre pubbliche opere.
L' abate Selvani legge un breve rapporto intorno all' insegnamento tecnolo-
gico che si dà in Siena per cura di quella benemerita I. e R. Accademia de' Te-
gei. Questa istruzione à luogo ormai da vari anni. Narra il Selvani come pochis-
simi erano ne' j)rinii anni quei che ne profittavano , ma che poi essendosi varia-
to il metodo , e ridotte le lezioni dalla sola teorica a dimostrazioni di pratiche
rischiarate imicamente da qualche nozione generale , molti concorrono a questa
istruzione. Narra come il Principe di Toscana concorra al miglioramento di que-
sta istituzione con sovvenzioni ed acquisti di macchine necessarie. Ragiona in-
torno alla necessità di introdurla nelle scuole infantili, perché più proficua tor-
ni r istruzione tecnica; e da ultimo fa voti , perché i moltiplici stabilimenti d' i-
struzione che sono in Siena ottengano un sistema uniforme coordinato alle di-
verse esigenze sociali.
I.'avv. Maestri prendendo occasione da tale lettura ha segnalato la importan-
za degl' insegnamenti tecnologici in Italia , perché si possano migliorare le in-
dustrie (li (piesta e reggere alla concorrenza sul mercato d' Europa; ed ha sog-
giunto che sarebbe di gran profitto avere una statistica annuale de' progressi fatti
in (|uesta maniera di studi tecnologici.
Il sig. d'Ayala ha ricordato, che anche nel regno di Napoli, sorgendo sin dal
1840 la marineria a vapore, ed introducendosi nella fonderia il trapano a va-
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pore , sorgeva una scuola di artigiani educati alle sommarie conoscenze fisiche
e matematiche , alte ad indicare come bene adoperare il bulino, lo scalpello, ed
altri simiglianti strumenti. Anzi i legni a vapore essere in gran parte forniti da
macchinisti napoletani , e nella fonderia adoperarsi braccia napolitano. Ila sog-
giunto che noli' edifìcio di Pietrarsa , che nel suo genere è il primo in Italia , si
trovan riunite parecchie macchine forestiere, e già si è dato l'esempio nell'arte
di bene imitarle , sicché è da sperare che secondo il naturale andamento delle
cose, dalla imitazione si passi al perfezionamento , ed indi ancora dal perfezio-
namento alla invenzione.
Si dù quindi comunicazione di un rapporto sul carro immaginato dal Piazza,
lodandosene la utilità.
Il sig. Cassitto ha osservato, essersi già conceduta all' A. una privativa.
Segue poi la lettura di una nota del sig.V. Sabini, nella quale à egli esposto
il bisogno di determinare la sinonimia delle piante utili di tutta l' Italia, osser-
vando che contando le medesime più centinaia di varietà , come le viti , avvie-
ne sovente che l'agricoltore di una città o di una provincia, desiderando alcuna
di siffatte varietà, la quale si coltiva in altro luogo , ove ha altro nome , se la
dimanda non la ottiene, o ne ottiene una diversa. Oltre a che, sovente una di-
versa varietà richiede una diversa coltura , ond' è che importa gran fatto di non
iscambiarle. Ha quindi proposto di nominarsi diverse Commessioni ne' diversi
Stati d' Italia per descrivere e classificare co' nomi indigeni tutte le varietà delle
piante utili che rinvengonsi nel territorio di ciascuno Stato.
Il Presidente prendendo in considerazione la importanza del soggetto , e no-
tando che sebbene sia difTicilissimo il lavoro , pure da più Commessioni riunite
potrebb' essere eseguito , ha creduto poter accogliere la proposta, e si è riserbato
indicare i nomi di coloro che saranno incaricati della esecuzione di un tal lavoro.
Indi il Segretario cav. Mancini con un rapporto orale à fatto presenti all'adu-
nanza tutt' i precedenti della quistione relativa al credito agrario, mostrando del-
la medesima l'importanza e lo stato ultimo, il quale servir potrà come di punto
di partenza agli studi ed alle discussioni ulteriori. Ha innanzi tutto descritta la
condizione d' inferiorità in cui trovasi in Italia ed in altri paesi il credito ipote-
cario ed agrario a fronte del credito |)crsonaIe e commerciale ; à ricordato il
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premio proposto in Francia fin dal 1826 da Casimiro Pcricr per io studio delia
quistionc, nonché il progetto del prof. Wolowski sulla mobilizzazione del credito
fondiario nel 1839 , e la pro|H)sizione falla dal doli. Napoleone Pini al III Con-
gresso italiano relativamente allo stabilimento di un' associazione territoriale
in Italia del genere di quelle esistenti in altre contrade di Europa , una con le
discussioni cui essa diede luogo tanto nel seno del Congresso quanto nell' acca-
demia fiorentina de' Georgofili. Si è fatto poi a rannodare tali antecedenti con
la proposta più largamente formolata del benemerito conte Luigi Serristori, fatta
nello scorso anno alia Sezione di Agronomia e Tecnologia del VI Congresso in
Milano, perché si nominasse una Commessione afiìn di studiare i modi migliori
per applicare i capitali all' agricoltura ed all' industria con utilità , sicurezza e
moderato interesse. La Commessione venne in fatti nominala con incarico di
riferire al Congresso di Napoli ; ma lo scarso numero de' componenti di essa ,
il breve tempo conceduto, le diflìcoltà delia gravissima quistione, e la mancan-
za di un centro comune al quale confluissero i singoli lavori , impedirono alla
Commessione di presentare l'aspettato rapporto. Uno però de' membri della Com-
messione stessa , il conte di Salmour di Torino , avendo inviato alla Sezione un
libro composto da lui solo, pubblicato a cura dell'Associazione Agraria Piemon-
tese, destinato a fornire una raccolta utile di materiali per la discussione e l' e-
same della materia , col titolo Notizie sopra le principali isiiluzioni di credito agra-
rio da servire di base allo stiulio dell'applicazione di questo credito in Italia (1) ; cre-
de il Mancini esser questo un vero servigio rcnduto dal Salmour al Congresso ,
e degno d' imitazione in altre importanti discussioni che in seno delle annue adu-
nanze de' dotti si andranno a promuovere ; e sembrargli utile richiamare tutta
l'attenzione della Sezione su questa importante pubblicazione, ponendo la sostan-
za del lavoro del Salmour a cognizione di tutti coloro i quali vorranno nella di-
scussione prender parte. Passa quindi a fare una ordinata esposizione delle ma-
terie trattate dal Salmour; e dopo aver dimostrata la influenza de' capitali sulla
produzione , distinto 1' utTìzio del capitale fisso e del circolante , e toccato delle
condizioni fondamentali del credito in generale e delle banche , si fa con lui ad
(ij Torino, 1845.
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iinesligar le cagioni del dec.idimonlo del credito fondiario, riponendole precipua-
mente nella necessità di lungo impiego e di lontane scadenze per la restituzione
de" capitali che s' impiegano nell' industria agricola, nella inferiorità de' licnefizì
e del frutto dell' agricoltura a fronte dell' interesse del capitale che si toglie a
mutuo per tale impiego, nella didìcoltà della restituzione in unica volta del ca-
pitale incorporato al suolo e che solamente a piccole frazioni annuali si ricupera
dal proprietario de'terreni migliorati, nella diffidenza ingenerata ragionevolmente
ne' capitalisti dalla poca sicurezza che ispira il sistema ipotecario in molti paesi,
ne' difettosi mezzi di conoscenza del valore reale de' fondi, nella ninna pubbli-
cità del diritto della capacità e dello slato de' proprietari , nelle lunghe incer-
te e dispendiose procedure per riscuoterci crediti, nella difficoltà della trasmes-
sione e della circolazione de' titoli creditori, ed in altri svariati elementi. Da
ciò r inevitabile soggezione del proprietario e dell' agricoltore alla spietata avi-
dità degli usuiai. — Poscia, ponendo a profitto principalmente i materiali r.u'colti
dal Salmour , passa a rassegna le istituzioni di credito o banche territoriali del-
le diverse contrade di Europa , dando una idea del principio sul quale sono fon-
dale, del loro meccanismo , e dell' utile servigio che rendono , costituendosi in-
termediarie tra i capitalisti ed i proprietari , ed offrendo capitali sopra ipoteca a
moderato interesse con la restituzione frazionale del capitale in un lungo periodo
di anni d'ordinario col sistema dell'ammortizzazione. Espone in tal guisa l'indole
delle associazioni territoriali della Pomerania fondate nel 1781, le loro condizioni
fondamentali , come la emissione delle cosi dette ledere di pegno circokdiiìi a vo-
ìonlà e ricevibili nelle casse pubbliche dello Stato, lagarenlia solidale degl'im-
mobili di tutl'i proprietari associati verso ogni capitalista creditore, le norme per
la stima degl' immobili, i diritti e le prerogative dell'associazione in mancanza
degli adempimenti del mutuatario ec. Similmente espone le particolari differen-
ze, che s'incontrano nella Banca Nazionale ipotecaria o di sconto in Baviera, e nel-
le associazioni del Wurlembergh, di Baden, di Assia-Cassel e di altri Stati della
Germania, della Banca Imperiale eretta in Russia nel 1798, nelle floride Ban-
che di l'olonia fondate nel 182o. Parla pure delle numerose banche di credito
personale nella Scozia, di qualche tentativo fatto in Francia, della Banca Fon-
diaria del Belgio istituita nel 183o, e di alcuni germi poco percettibili di isti-
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(uzioni somiglianli in Italia. E rircriscc lo stato di attuale prosperità , e di uti-
lissima inOuenza sulla industria ap;raria , della maggior parte di queste associa-
zioni territoriali, tranne la Banca Belgica per peculiari cagioni andata in rovi-
na. Aggiunge aver raccolto dal benemerito prof. Mittermaier più precise notizie
sulle attuali condizioni fiorentissime delle associazioni in Sassonia , in Baviera
ed in Austria. — Indi succintamente ricorda il gran numero di opere e di me-
morie consacrate negli ultimi anni quasi in tutt' i paesi di Europa all' esame del-
le quistioni clic si rapportano al credito fondiario, e menziona alcuni nomi al-
tamente reputati fra quelli de' numerosi scrittori. — Concliiude il Mancini, pro-
ponendo la nomina di tante Commessioni ne' vari paesi d' Italia composte di giu-
reconsulti, di economisti e di agronomi (oltre i membri gii nominati in Mi-
lano ) con un centro comune ove tutt' i lavori si radunassero, acciò la materia
potesse esser maturamente meditata , e discussa preliminarmente nel seno delle
varie Commessioni, ed in parecchi anni successivi questi lavori potessero presen-
tarsi all' esame ed alla discussione della Sezione. Non tralascia però di accennare
le sue idee sull' argomento , che dice annunziare soltanto per far misurare l' im-
portanza e r estensione del subbietto e per ricercare le principali quistioni nelle
quali esso si risolve — La quistioue del credito agrario, secondo lui, è complessa,
riguardando tanto il credilo personale dell'agricoltore e del filtaiuolo, quanto il
credito reale o ipolecario de' proprietari di terra ; e sebbene alla prima specie di
credito utilmente conferiscano i monti frumentari, e quelli pecimiari di soccorso,
ed altre istituzioni poco divei-se ; pure egli crede molto potersi tuttavia fare per
migliorare le condizioni del credito personale della classe de' coltivatori e di
quella de' piccoli indusli'iosi di ogni maniera , e per estenderne il beneQzio , pre-
venendo gli abusi che ne cagionano lo scadimento e la diflìcoltù ; e però dover
questo essere uno degli studi da intraprendersi. Ma non è da porre in dubbio la
maggiore importanza del credito ipotecario, che solo può veramente dotar l'agri-
coltura di grandi capitali, ed alla cui floridezza può anche legai-si , con opportune
combinazioni di cautele , e mercé il mezzo delle associazioni , quella del credito
personale degli stessi coltivatori de' terreni — Ed il credito ipotecario non può
risorgere dal suo presente basso slato , se non si provveda al quadruplice sco-
po di sicurezza d'impiego, di mitezza (T interesse, di facilità ed esattezza direstitu-
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zione, e di eguale utìlilà di collocamento del danaro pel capitalista — 1 .° La sieures-
za dell' impiego ne' mutui richiede che il creditore non sia esposto ad errori ed
iniranni circa il vaiare, il dominio e la ìiherià de' Tondi ch'egli riceve in ipoteca:
quiiidi piinianiente la necessitA di un buon ealaslo o censo territoriale, o dove se
ne lamentino i vizi e la imperfezione , almeno la istituzione di mezzi provvisori
conducenti a pronte ed esatte estimazioni : in secondo luogo piena pubbliciti'i di
Iute i titoli di trasmessione delle proprietà , di tutte le modificazioni del dominio
o de' diritti reali , ed anche , potendosi , dello stalo e della capacità de' proprieta-
ri , ed immancabilmenle poi di ogni maniera di crediti ipotecari senza eccezione
di sorla, con l'abolizione delle insidiose ipoteche occulte, come se n' è fatta di
già salutare esperienza in alcuni Stati italiani, e come il voto di quanti v' ha giu-
reconsulti illuminati da gran tempo sospira. Anzi sarebbe assai da vagheggiare il
pensiero di render semplicissima questa complicata macchina i cui numerosi or-
degni servono a porre in movimento 1' unica leva del prestito ipotecario, cioè
lentando la riunione in un solo Gran Libro della Proprietà Fondiaria di tutt' i
registri relativi a' diversi obbietti sopra menzionati. Né dovrebbe obbliarsi che a
rendere obbligatoria siffatta pubblicità , sarebbe mestieri attenuare di molto il
pagamento de' dritti di registrazione ipotecaria , che oggi costituiscono un secon-
do opprimente dazio su i fondi di terra , dazio inopportunamente imposto sulla
sicurezza e tutela della proprietà de' capitali, mentre alla sicurezza e tutela da
parte della legge il creditore non à men diritto di ogni altro cittadino — 2." La
mitezza dell' inleressc non si può comandare, senza incorrere nel grossolano erro-
re di coloro che tentarono , benché sempre invano , d' infrenar 1' usura con le
leggi e con la minaccia delle pene. L' interesse è il prezzo dell'uso dell'altrui
danaro, e però non può sottrarsi alla influenza degli elementi economici deter-
minatori di ogni maniera di prezzi: ma lo istituzioni che favorissero la presenza
de' rai>itali mutuabili in tutt'i punti del territorio, e facilitassero la loro prontji
e spedita circolazione, e più ancora le riforme ipotecarie capaci di far rinascere
la confidenza ne' capitalisti , dovrebbero infallibilmente moltiplicar le offerte de'
(■a|)itali, e con esse produrre l'abbassamento dell' interesse — Quanto alla faeililà
ed e.tallezza della resliluzione de' capitali mutuati , una riforma è altamente re-
ilamata ne' metodi lunghi e dispendiosissimi della espropriazione forzata, enei-
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le nonne incerte do' pìtidizi di concorso tra molti creditori , oltre alla necessità
di scliivare la reslitiizifuio dell' intero capitale in una volta, ma di sostituirvi la
restituzione per lie> i annue frazioni , col metodo dell' amniorti/zaniento, come si
(lir.i apiiresso — 3. " Sarà pure aperto un nu(»vo mezzo al creditore per conseguir
la riscossiime del capitale col rendere trasmessiliili e circolabili anche prima
della scadenza i titoli ipotecari. Ma la mafigiore delle facilitazioni consisterà nel-
r alleviare la condizione del projìrietario troppo aggravata al paragone di quella
degli altri contribuenti , cioè nel proporzionare equamente la imposta predia-
le al prodotto dell' industria agricola — i." Da ultimo , circa la comparativa
uliliUi del colhcamciUu del danaro ne' prestiti ipotecari in confronto delle altre
specie d' impiego, essa né anche deve farsi discendere da cagioni artilìciali, e da
eccezionali favori , sempre ingiusti e nocivi alla generale industria di un paese;
ma tal qualiGca non meritano i provvedimenti e le istituzioni che servono allo
scopo di rimuovere o scemare gli ostacoli che si oppongono all' assimilazione ed
all'uguaglianza di condizione del prestito ipotecario col commerciale. 1 «luali osta-
coli consistendo precipuamente in ciò , che le convenzioni commerciali offrono
più spediti e men costosi modi di costituzione e di riscossione del credito, e facile
circolazione de' titoli creditori mediante semplice girata, anche prima della sca-
denza del termine (issato al pagamento; mentre i crediti ipotecari sono oppressi
dalle formalità e dalle considerevoli spese notariali, da'gravosi diritti d'iscrizio-
ne, e da' rovinosi sacriOzi pecuniari richiesti da'proceihmenti di espropriazione
forzata ; e d'altronde questi titoli ipotecari non essendo circolabili ; jierciò le istitu-
zioni bancarie del genere delle associazioni territoriali sopra descritte sostituendo
forme semplici e poco costose , e rendendo circolabili i titoli di credilo ipoteca-
rio, tolgono ((uel disquilibrio, ed imprimono al credito ipotecario eguali condi-
zioni di utilità che all'impiego del danaro nel credito commerciale. Di più si è ve-
duto, come queste istituzioni moltiplicando l'offerta de' capitali sopra ipoteca a
moderato interesse, contribuiscano al generale abbassamento dell' interesse del
credito ipotecario ad egual livello dell'interesse commerciale. Né ciò é tutto: im-
perciocché , a differenza del commerciante nelle cui mani suol ritornare accre-
sciuto dopo le vicende del cand)io il capiUile tolto a prestanza, il proprietario ci»;
versò sulle sue terre i capitali a lui prestati sopra ipoteca, non à mai sjieranza di
06
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poterli in unica fiala rosliluiro, non polendoli dal suolo separare, né allrimcnli
ricuperare che solto forma di Trazionali profitli annuali; e però questa impotenza
di rendere il capitale alla scadenza senza contrarre un novello debito ù altro mo-
tivo ^ella inferiorità del credito ipotecario: laonde le istituzioni , delle quali è
discorso , introducendo il sistema dell'ammortizzazione per lievi annue frazioni
nella restituzione de' crediti ipotecari , servono ad un bisogno vitale del eredito
sopra ipoteca , o perdir meglio rendono possibile l'inipiego de'capitali in miglio-
ramenti agrari , elio altrimenti sarebbe iin|)()ssibile , e sotto questo rapporto ten-
dono ancora ad uguagliar la sorte del debitore conunerciante e del debitore pro-
^irietario d'immobili — Queste ed altre non men gravi considerazioni raccoman-
dano la introduzione di silTattc istituzioni in Italia , come altamente giovevoli al
credito agrario — 5Ia quali ordinamenti dalle medesime possano meritare 1' odio-
so nome di privilegi, e quali no: se i lumi della esperienza e le peculiari condi-
zioni de'paesi italiani riebieggano importanti modificazioni nelle Associazioni ter-
I itoriali, e quali siano : se anche dove sono ipoteche occulte, o le proposte rifor-
me non sono con celerilà sperabili , sia possibile adottare metodi sussidiari per
rendere utili le enunciate Associazioni: se capace di effetto e vantaggiosa mai fosse
per riuscire una somigliante Associazione generale por tutta l'Italia, anche aflìn
di produrre l'equilibrio del movimento e della diU'usione de'capitali nelle sue va-
rie contrade, e per fornire i mezzi a grandi inlrapesc di utilità comune a'diver-
si slati della penisola : quali altre istituzioni di risparmio , di beneficenza e di
soccorso, per le classi lavoratrici, fossero atte a combinarsi con le Banche Ter-
ritoriali : di qual grado di sviluppamento e di qual forma di applicazione sia su-
scettiva oggigiorno in Italia il principio di associazione in materia di credito :
queste ed altre gravi ricerche saranno altrettanti obbietti de' solenni studi a'cjuali
dovrà consacrarsi la Commessione , cui verrà confidato un incarico di tanta im-
portanza scientìfica, di si larga estensione d' indagini, e di cosi alta influenza
sulla proprietà economica della carissima patria comune — Il Mancini conchiu-
de, invitando i suoi dotti coUcghi a ragionar suH' argomento, e scusandosi se à
dovuto limitarsi ad una semplice comunicazione orale , in vece d' intrattener
r adunanza con un lavoro meditato e scritto , essendone stato impedito da una
grave sventura domestica da cui è minacciato — Proi)one egli intanto , e si de-
— 519 —
lil>cra , ringraziarsi a nome della Sezione il benemerito sig. conte di Salmour del
lavoro da lui inviato.
I/avv. Scialoja ha notato rlie non ostante l'opera del conte di Salmour, prege-
vole sotto molti riguardi, ma incompiuta sotto altri, la quistionu del eredito agra-
rio è una delle quistioni quanto importante altrettanto ancor poco matura. Gli
stessi statuti , che l'onorevole cav. Mancini indicava, dietro le tracce del Sal-
mour, come preferibili , -riguardano in effetto società che furono , poiché i gior-
nali annunziano, che la Compagnia che li avea adottati nel Belgio, è fallita. In
ogni modo il credito apfrario offre, come principale guarentia, le proprietà con-
sistenti in fondi di terra. Sicché è impossibile parlare di tal credito senza ra-
gionare delle condizioni legali di quelle proprietà , le quali , qualunque sia la
forma che diasi alle istituzioni bancarie, dovranno sempre rispondere a' credi-
tori. Or tali condizioni dipendono dalla legislazione relativa alle ipoteche, al tra-
sferimento di proprietà, ed alla espropriazione forzala. Similmente è necessario
aver riguardo , nelle associazioni di credito , alla descrizione de' fondi di terra ,
al loro valore, ed a simiglianti cose, per le quali sono necessarie le vedute am-
ministrative, rispetto ai catasti, ai censimenti, alla base de' tributi fondiari ecc.
Da ultimo è da tenere io gran conto lo stato economico in genere delle nazio-
ni, presso le quali volesse introdursi alcuna istituzione di credito agrario. Im-
perciocché di diversa importanza sono gli ostacoli , se la divisione della pro-
prietà è maggiore o minore, se i capitali abbondano osono insudicienti alla in-
dustria generale, e se in fine la loro direzione è più o meno avviata ad uno o
ad altro ramo d' industria. Di sorta che egli porta opinione, che senza discutere
profondamente queste diverse condizioni legali , amministrative ed economiche,
non si possa mai con profitto alcuna cosa stabilire intorno alle istituzioni di cre-
dito agrario. D' altra parte ha notato, che le discussioni IcgaU ed amministrative
escono da' limiti , entro cui debbono restringersi quelle di una Sezione di Tec-
nologia. Ha quindi stimato cosa utile il proporre che alla Commessione, già esi-
stente, si aggiungano altri valentuomini de' diversi Stati d'Italia con l' incarico
di fare un lavoro distinto in due parti per ciascuno Stato , cioè una parte spe-
ciale, contenente la descrizione delle diverse condizioni locali della proprietà e
del credilo, ed un' altra parte contenente i diversi progetti e le diverse opinioni
— 520 —
che piacesse concepire ed esporre, lu lai modo inviandosi qnesli lavori al futu-
ro Consrcsso di Genova, perdio ne facesse maleria di ponderata discussione , pò-
Iri'lihe ottenersi una scientilica risoluzione appog^'iata a fatti positivi, ed illumi-
nata (la sodi principi.
L'avv. Francesco Paolo Ruggiero ha detto, che a lui sembra doversi distingue-
re le diverse quistioni che si sono fatte entrare sinora nell'esame della proposta
concernente il credito agrario. Quella diretta a trovare il modo da render agevole
il contrarre deliiti con ipoteca non entra direttamente nella ricerca de' modi da
facilitare a colui che coltiva icire non sue il trovare danari a prestito. Al coltiva-
tore proprietario di terre ù più facile il contrarre debiti; e per questi si tratta
solo di trovare il modo da far scemare le ragioni dell'interesse. Certamente gio-
va anche all' agricoltura 1' aver leggi ipotecarie che rendan sicuri i prestiti. In
questo entran le indagini sul perfezionamento de' sistemi ipotecari d'Italia: co-
sa più speculativa che di una pronta ed efficace utilità. Le varie leggi d' Italia su
questa materia hanno la imperfezioni! di tutte le altre legislazioni conosciute ,
quella cioè di non potere schivare i pesi occulti. Di questa materia la Commes-
sione destinata dal Congresso , à il dovere di occuparsi : poiché gli scienziati
debbono avere come loro dovere quello di preparare utili materiali a coloro che
go\ernano. L' altra quislione relativa a' metodi simili a quelli trovati in Germa-
nia per facilitare per mezzo di Banche o altre associazioni la contrazione di de-
bili con garentia delle proprietà immobili , siccome quella che mira a trovare
una istituzione generale per tutta Italia che possa ovviare agl'inconvenienti del-
le leggi ipotecarie, dovrà essere ancor essa esaminata ; ma darà luogo ad una
proposta che non potrà recarsi ad atto senza 1' approvazione e la protezione di
lutt'i Governi, e però assai malagevole ad effettuarsi. Il modo più diretto adun-
que e [liu facile è quello di sollevare il credito personale dell' agiicoltore , e di
ricercar la maniera di fargli con facilità trovare danaro e di assicurare che egli
renda il danaro prestato. La ricerca di questo modo, 1' esaminare ciò che una
generale associazione possa operare per conseguir questo line , deve essere il
Iirincipale scopo della Commcssione.
Il prof. Salvatore Marchese fa osservare, che lodevolissimo è lo studio che
si dà la Sezione di cercare modo di rialzare il credito agrario. Che nella riccr-
— 521 —
ca de' mezzi per pervenirvi ne" diversi stali italiani si è accennalo allo stabili-
nicnlo d' istituzioni che si accostassero con alcune modiGcaziunl alle banche a};ra-
rie conosciute in Prussia, in Polonia ed in altri paesi. Egli intanto risolutamen-
te pensa, che nello stato in cui si trovano le diverse legislazioni d' Italia , lo
stahilimento di simili istituzioni è un vano desiderio clic non può avere efletto.
Ricorda l' osservazione , che quando il credito si vuol far camminare per le ae-
ree regioni , non si ottiene quello che si potrebbe facendolo camminare per vie
meno complicate e terrestri. Che qualunque sia la combinazione di una banca
specolala per rialzare il credito agrario, dovrà sempre come un elemento vitale
contenere un mutuo ad interesse, che ha per base quelle stesse condizioni da
cui dipende il mutuo che farebbe ogni capitalista particolare. Che quindi la sor-
te della banca sarà sempre in un paese simile alla sorte dell' ordinario contratto
«li mutuo. Il i-redito agrario bancario sarà simile al credito agrario particolare.
l.e l)anche non possono che come una ruota facilitare la circolazione de' capitali
|M3r avviarsi ove sono richiesti , ma quando no '1 vietano altre fondamentali con-
dizioni necessarie a far migliorare questa specie di credilo. Dice che queste con-
dizioni stanno appunto nel sistema ipotecario, nelle procedure relative alla es|)ro-
priazione, ed in altre istituzioni atte a render Aicile, libera , e non dispendiosa
la circolazione della proprietà. Pensa quindi , che ogni opera scientifica del Con-
gresso deve rivolgersi a studiare le condizioni che servono in generale a rialzare
il credito, e che la quistione delle banche è di secondo ordine e posteriore. Kat-
forza questa opinione con la osservazione che le banche di Prussia lian potuto
sussistere , perché non incontrano gli ostacoli che risultano dal sistema ipoteca-
rio, e i)iu ancora perché sono stale sostenute da una serie di privilegi contrari
alle tendenze progressive delle legislazioni , come sarebbero l' arresto di perso-
na, che si spera quando che sia veder disparire da' codici, il privilegio odioso
nella riscossione de" fruiti , quello dell' eccezionale anteriorità accordala alla ban-
ca nel caso di espropriazione. Che questi privilegi ingiusti tendono a disquili-
brare il corso naturale de' capitali , ed ingenerano gravi inconvenienti. Che quin-
di con silTalti privilegi esorbitanti, che si sono creduti necessari alla sussistenza
della banca, non sono da desiderarsi tali istituzioni , ove pure potessero avere
esistenza, negli slati ilahani. E finisce con dichiarale ch'egli, miscredente degli
— .V22 —
effetti magiri dello banche , confida priiicipalmoute ne" miglioramenti accennali
relativi alle iiwteclie , alle procedure e ad altre istituzioni riguardanti la circo-
lazione della proprietà territoriale , per veder rialzato il credito agrario ne" di-
versi stati d' Italia.
In seguito il marchese Giudice Gian-AIaria Puoti ha preso la parola dicendo
eh" è condizione dell'uomo, che molte cose, le quali egli avvisa come buone,
restino nel suo desiderio. Di questa specie egli crede che sia la materia della
discussione. È frequente uell' economia politica 1" errore di afl'ermarc di doversi
fare quel che non si fa, perchè appaia di dover essere utile. Mentre d'ordinario
si dee dire: questo non si fa, e parrebbe utile il farlo. Dunque non si dee fare,
perchè certamente manca quell' utilità che sarebbe sola bastante affinchè si fa-
cesse. E quando si propone una quislione sul modo di far quel che non si fa;
invece di accingersi a dir che debba adoprarsi perchè il non fatto si facesse , è
mestieri investigare se quel che non si fa possa farsi. Ed in vero non si fa quel
che non è utile. E quel che dovrebbe esser utile, e non lo è, sicuramente è im-
pedito da ostacoli, che ne arrestano il corso. Si ricerchino gli ostacoli. Se essi
discopronsi temporanei, o vincibili, si attenda l'opportunità, o si rimuovano
gli ostacoli, e tornerà utile quel che parca di esserlo, e si farà. Ma se gli osta-
coli si troveranno perenni ed invincibili ; il problema si dee dichiarare d' im-
possibile soluzione. Tale esser quello, sul quale si ragiona. Non si presta danaro
con sicurtà sulle terre, per effetto del sistema ipotecario, per le condizioni e
r indole del secolo. Il sistema ipotecario vi si oppone, e non pe' vizi del sistema,
si bene pel suo maggior pregio. Esso svela lo stato vero delle fortune, e ma-
nifesta le piaghe delle famìglie ; e cosi mostra con quanta difficoltà si ricupe-
rerebbero i propri capitali ; e perciò non si presta. Nel secolo passato le fortune
eran poco divise, e ci avea delle case ricchissime, e molta povertà nell'univer-
sale; mentre oggi mancano gli opulenti, ma la commodilà è più generale. La
ricchezza produceva il sopore e la negligenza , e così s' invertiva il danaro pre-
standolo a chi il versava neh' industria. Giacché i prestiti, oltre i pochi fatti da-
gli usurai , sono un mezzo d' allogare i propri capitali con chi li inverte nel mo-
vimento dell'industria, contentandosi il prestatore dell'interesse e d'una pic-
cola aliquota del guadagno , e lasciando all' improntatore tutto il resto del prò-
— 523 —
»
lìlto e la faCica. Oggi tulio è molo, e lullo è vita. Ognuno Miol fare, e non far
fare. E cosi questo contratto non è più in armonia con le condizioni e con l' in-
dole del secolo. Ciò che un sistema legislativo non patisce, e die l' indole e le
condizioni del secolo contrariano, è impossilìiie. Le associazioni della Poniera-
nia seguile , come si è inteso, da avventurato fine, non sono lestinionio della
falsili! della sua opinione , itercliè nella eeononiia politica suol tenersi effello
quel che avviene dopo. Ma \ìer queste associazioni si parla di privilegi. Co' pri-
vilegi si fa possibile ogni istituzione. Ma i privilegi sono ingiustizie. Essi fanno
orrore; e questo distrugge la fiducia ed il fondamento del credilo. La religione
che fa reale 1' umanità , e tulio ahliella ed infiora , darà (piel bene, die per altra
via non si può ottenere. Un curato in un piccolo comune di Calabria cominciò
a dispensar per semenza una quantità del suo grano. Al ritorno di questo con
una piccola aggiunta per mercede, il suo tesoro cresceva. Fatto il mulliplico
per più anni , ora il comune ha più semenza, che non glie ne bisogna. Questo
esempio si ripeta da molli. E cosi si soccorreranno gli agricoltori, e non i desi-
diosi possidenti di terre, die improntano ordinariamente per dissipare e mano-
mettere il loro patrimonio.
Il Presidente conte Freschi, riassumendo la quislione ed osservando che dal
suo svilu|>pamenlo sembrava essersi posto in luce ciò che l' avvocato Scialoja
aveva annunziato , cioè di essere la quislione mista di vari elementi , ed oltrac-
ciò per anco bisognosa di maggiori schiarimenti per poter essere da' venturi
Congressi con profitto discussa, ha slimalo accogliere la proposta di aggiungere
altri individui di diversi paesi d' Italia alla Commessione già nominata, con l' in-
carico di preparare i lavori pe' successivi anni; e si riserba di sceglierli e de-
stinarli.
L'adunanza è sciolta.
Il Presidente — Co.me Giicr.vrdo Freschi
.\VV. Cav. P.VSQt'ALE StA.MSLAO iL\5tl.M
I Segretari { Avv. A.nto.mo Sciai.ojv
GiiSEPPi; Uevi.>ce>zi
ADUNAINZA
DKL GIORNO ì OTTOBRE 184o
L
Il vice-Presidente cav. Cagnazzi nell' assenza del Presidente Freselii assume le
funzioni della presidenza , qual decano de' vice-Presidenti.
Indi il vice-Presidente Sanguinetti prende la parola onde accennare le cause
per le quali la presidenza adottò di tenere in questo giorno una tornata , causo
che definisce nella necessità di esaurire le molte materie da discutersi nell'at-
tuale Congresso , e nel pensiero di rendere il migliore degli omaggi al giorno
onomastico dell'Augusto Principe Ereditario con proseguire in questo di gli stu-
di e le discussioni donde può emergere utilità alle applicazioni agronomiche e
tecniche in questa hclla parte della Penisola. L' adunanza applaude alle parole
del Cagnazzi ed a quelle del Sanguinetti.
etto ed approvato il processo \erbale, lo stesso vice-Presidente Sanguinetti
annunzia, che il cav. Mancini si scusa di non poter adempiere al suo udìcio di
Segretario ne' due rimanenti giorni del Congresso, perchè colpito dalla sven-
tura della perdita di una sua figliuola. La Sezione ha espresso il desiderio che sia
manifestata al Segretario anzidetto la generale condoglianza.
Il sig. Giudice Moreno, prendendo occasione da quanto si dicea del credilo
agrario, ha fatto notare che la quistione definita già dalla Sezione si deve riat-
— 525 —
laccare alla quistione del credito in generale, ed ha perciò domandalo che la
Commcssione già nominata o da ingrandirsi anche con l' aggiunta di altri com-
ponenti , versi su i modi più acconci per rilevare tutta la potenza del credito in
Italia; e ciò per due ragioni, la prima, che essendo l'agrario una specie, anzi
una varietà del genere credito, e che riguarda una sola specie di industria, non
si delihono desiderare, né proporre incoraggiamenti ad una soia e data industria
specialmente, perchè questo facendo colà affluire forzatamente il capitale, sarch-
ile un danno per tutte le altre specie d' industria ; la seconda ragione è che os-
servando i fatti si vede non il solo credito agrario , ma anche il mercantile in
condizioni non prospere. Le quali cose avendo discorse, ha conchiuso, si fa-
cessero le debile lodi all' eccellente lavoro del conte di Salniour.
Il cav. Cagnazzi ha osservato che la questione essendo già chiusa, ogni nuo-
va discussione veniva interdetta, ed ha esortato il sig. Moreno di passar le sue
osservazioni alla Commessione.
Il sig. Giuseppantonio Ricci legge una memoria intorno a' combustibili fattizi
bituminosi ed oleosi , mostra come facilmente potrebbero ottenersi fra noi con
r impiego de' residui oleosi dell' agricoltura e con le sostanze bituminose , che
trovansi in gran copia in molte miniere de' reali domini. Aggiunge come essen-
do necessario di sceverare le sostanze bituminose dalle materie eterogenee con
le quali son combinate, egli si e giovato di un apparecchio attivato da un fornel-
lo di sua costruzione. Conchiude , che per menare ad effetto il proponimento
di fabbricare in grande questi combustibili fattizi come fanno gì' Inglesi ed i
Russi, farebbe mestieri innanzi tratto di formare in questo regno 1.° un pro-
spetto geologico economico delle miniere bituminose; 2." un conto approssi-
mati^'o de' residui oleosi dell' agricoltura ; 3.° un quadro delle risorse che
s' incontrano ne' siti ove si credesse conveniente stiibilire la manifatturazioue di
quegli combustibili pel provvisionamcnto delle materie che ad essa debbono ser-
vir di base come, sanse, ijhtme di gramiiutcee , baccelli di leguminose ecc. ; 4.° un
conto delle spese di trasporto da'siti di produzione a quelli d' imbarco de' com-
bustibili confezionati.
Il sig. Luigi Priore, a proposito di ciò che nelle precedenti tornate fu detto
intorno agi' insegnamenti delle discipline naturali ricorda, che egli sin dal ISiJ
67
— 526 —
ne ha introdotto l' insegnamento gratuito nel suo Istituto, cliiamandovi vari
professori, tra' quali il sig. Dorotea di cui ha presentato un discorso su la ne-
cessità delle scienze naturali.
Il capit. Sponzilli logge un cenno che dice estratto da una sua opera inedita
intorno un nuovo canone litologico di tecnologia militare. Egli avvisa che nella
nostra lìngua italiana non dobbiamo esser punto restii ad introdurre nuove vo-
ci , e fernia che non avendosi riguardo nò alla natura , né all' indole della lin-
gua , per la |)arte militare bisognerebbe adottare quelle voci le quali sono più
comunemente sentite per isofonia nel maggior numero delle lingue, e si spinge
co' suoi desideri ad un linguaggio quasi universale di cui le attuali lingue non
sarebbero altro che dialetti.
Il cav. Presidente Cagnazzi ha ricordato, che essendosi già discorso della im-
portanza del linguaggio tecnologico, fu nominata una Commessione; cosi ancora
per la sinonimia delle piante; sicché per linguaggio tecnico militare si potrebbe
il sig. Sponzilli unire alla Commessione.
Il sig. Ayala dice che ciò non può aver luogo perchè non fu nominata una
Commessione , ma si pochi individui si offersero spontaneamente di presentare
al Congresso di Genova il disegno di un dizionario tecnologico. 11 vice-Presi-
dente Sanguinetti ricorda che precisamente la cosa andò in questi termini , e
perciò il sig. Sponzilli, se vuole potrebbe conferire con coloro che si offersero
di lavorare intorno alla tecnologia: ed avendo il sig. Ayala mostrata la necessità
di mantener pura la nostra favella , il sig. Sponzilli gli risponde con alcune os-
servazioni le quali sono state trovate inutili dal cav. Cagnazzi dicendo che si
usciva dalla quistione.
Il Maggiore de Agostino legge una sua memoria intorno all'impiego della pres-
sione atmosferica, come motore e delle modificazioni apportate dal sig. Ignone.
Cosi il colonnello Costa ha osservato che il trovato della pressione atmosferica e
la sua applicazione alle macchine non e cosa nuova , essendosi già praticata in
Inghilterra ed altrove : ma che ad ogni modo l'applicazione del sig. Ignone sotto
molti aspetti gli sembra lodevole; alla quale osservazione il sig. Ignone ha ri-
sposto che non si parlava di un nuovo trovato , né di un nuovo modo di ado-
perarlo; ed il Costa ha soggiunto che anche l' impiego dell' aria prima repressa
— 527 —
e poi dilatala , è trovato , di cui già scrittori stranieri ragionarono. Ma il sig.
Ignonc ha fallo osservare che la novità consiste nel servirsi de'residui delle com-
bustioni per ottenere che l' aria si dilati.
Il cav. Cagnazzi notando che qualunque novilà di questo genere di scoverta
è sempre di grandissimo conto, lia mostrato la speranza che nuo\e esperienze
aggrandendo l' importanza de' trovati, diano più larga materia alle relative di-
scussioni nel Congresso di Genova.
Il prof. Giudice Moreno ha detto che egli avea già dimandato di leggere il
suo lavoro su' soccorsi da dare agli artigiani , ma per mancanza di tempo la let-
tura non potè aver luogo. Ha poi soggiunto che la Commessione nominata in
.fidano per questo importante oggetto, e che ha mostrato co' preliminari studi
la malagevolezza dell' opera, accresciuta da altri commessari sia invitata a pro-
porre il bisognevole all' 8.° Congresso, lavorando per altro ciascuno separata-
mente ed applicando le sue vedute al paese in cui vive.
U sig. Sangxiinetli fa plauso alle intenzioni del sig. Moreno, e nota come fu-
rono in Milano elevati da diverse persone e specialmente da lui alcuni dubbi sii
l'uniformità di uuo Statuto, osservando che alle speciali condizioni bisogna aver
riguardo. La Commessione seguirà le sue indagini. Profitterà pure dcgl' impor-
tanti lavori pubblicati sul soggetto , e la presidenza si propone di aggiungere
altri commessari a' già nominati.
Il Segretario Devincenzi dice aver ricevuto una lettera del sig. Domenico Rizzi
nienibro de' passati Congressi , il quale dopo aver scritto di manifestare all'adu-
nanza il suo grandissimo dispiacere di non a\er potuto intervenire alla setlima
riunione , aggiunge che per contribuire anche da lontano agli sforzi unanimi
della Sezione di migliorar l'agricoltura italiana, ha nuovamente pubblicato l'o-
peretta del Bottari sulla coltivazione della vite ne' terreni arenosi de' littorali ,
di cui manda in dono buon numero di esemplari.
11 sig. Giov. Battista l'iatli di Milano ha concorso al premio del benemerito sig.
marchese Francesco Pallavicini , inviando una memoria sul nuovo sistema di
strade ferrate a motore di aria compressa. Il Presidente per 1' esame di questa
memoria nomina una Commessione composta da' signori prof. Orioli , mag-
giore d' Agostino , Ferdinando de Luca, e Abbate Conti.
— 528 —
Il Segretario Devincenzi annunzia aver il cav. Woodhicnc Parish presentata
una pianta litografica della città Peckino, che si vuol ritenere come la più com-
piuta che sia stata fatta in Europa, e una Mappa delle Provincie del Rio della
Piata ritratta da documenti inedili e riuniti dallo slesso, durante una ufTiciale
residenza in quella parte dell'America meridionale , acciò chiunque lo bramasse,
potesse vedere presso la Segreteria generale questi lavori assai preziosi per la
novità e per la precisione di cui l' illustre inglese ha arricchito la scienza Geo-
grafica.
Il sig. Giacinto Mompiani , come relatore della Commessione per l' industria
Serica permanente stabilita in Milano per la parte che risguarda il gelso e la
seta, legge un rapporto in cui espone come la Commessione siasi determinata di
dare le basi a' suoi studi col rilievo dello stato in cui trovasi la scienza nel mag-
gior numero delle contrade d" Italia. Dal quale esame risultando quali siano i
punti che particolarmente meritano di essere studiali acciò questa parte tanto
importante delle industrie nazionali , tolta alle incertezze dalle quali suol essere
si di frequente liavagliala , possa assumere quella condizione progressiva , che
non può essere che la conseguenza de' principi nazionali , cui trovasi appoggia-
ta; ne propone la considerazione si agli studiosi che a' pratici d'ogni provincia
ad oggetto di potersi giovare della loro cooperazione per le dottrine che andrà
pubblicando ne' Congressi sussecutivi. A questo fine il Mompiani significa va-
gheggiare la Commessione il pensiero di fare di tulle le utili conoscenze che
andrà raccogliendo una pubblicazione periodica, che verrebbe giustamente inti-
tolata Annali dell' induslria Serica Italiana. Passa poi a ricordare vari lavori già
fatti o proposti da \ari membri di questa Commessione. Parla di un rapporto
dello stato di questa industria nel Friuli del conte P. Antonini ; di un lavo-
ro intorno a questa industria nelle provincie di Pesaro, Ancona e Macerata del
sig. Domenico Rizzi , e di vari scritti raccolti nel regno di Napoli dal sig. G. De-
vincenzi da quasi tutte le Società Economiche , le quali sono state molto lodate
per lo cortese modo come hanno risposto all' invito di questo membro della Com-
messione, e fra questi scritti più specialmente ragiona di quelli del sig.P. Greco
per la provincia di Reggio, del sig. L. Grimaldi per la Calabria Ultra seconda,
e d«l sig. Giovanni Centola per la provincia di Salerno: come di quelh che offra-
— 529 —
no maggiori nolizic. Ricorda in fine quanto il sig. Devincenzi si sia adoperato e
con lo stabilimento di una bigattiera modello, e con gli scritti e con altre sue
cure di migliorare in queste parti d' Italia le praticlic del governo pe' bachi e
della coltivazione de' ;,'eisi.
La Sezione ha deliberato die il rapporto del sig. Mompiani contenente una
specie di programma per gli studi da fare intorno all' industria serica sia stam-
pato negli atti , e fa unanime plauso al desiderio della pubblicazione degli An-
lìali deW Industria Serica Italiana. '
L'avv. Matteo de Augustinis dopo aver ricordato con liete parole, che con
piacere vede eOelluati i desideri da lui espressi fin da molti anni passati intor-
no ad una Commessioiie o meglio quasi Congresso Serico Italiano, insiste perché
la Commissione metta ad elTetto il suo desiderio di fare una pubblicazione pe-
riodica col titolo di Annali dell' industria Serica Italiana, sponendo quali grandi
vantaggi si potrebbero avere da questa opera; e conchiude col ricordare di quan-
ta importanza sia l'industria serica per l'Italia. Porta opinione poter essere que-
sto il prodotto più universale italiano, anzi nelle attuali condizioni economiche
e commerciali , 1' unico , e quello cui l' Italia deve principalmente riguardare ,
dicendo che se anche questo si fa sfuggire si vedrà andare in ruina totalmente
lo stato economico commerciale italiano. Conchiude però, che bisogna essere
accorti e gelosi , giacché altrimenti la concorrenza delle altre nazioni e massime
il commercio della China potrebbero anche rapirci questa unica àncora che
rimane al nostro stato economico commerciale. Ed acciocché più proficui tor-
nar potessero gli Annali testé progettati , raccomanda ad ogni membro della
Sezione , di portare nelle venture riunioni i lavori in cui principalmente do-
vranno esser notati lo stato dell' industria serica , il prezzo della seta , i mi-
glioramenti introdotti ed altre relazioni economiche e commerciali suH' oggetto
per ciascuna contrada italiana.
Il prof. Marchese fa voli perché s'inserisca negli atti del Congresso il rapporto
del Mompiani per l'utilità che potrà ritrarre l'universale dalla sua pubblicazione.
]| sig. Nicola de Luca propone di darlo fuori eziandio nel diario, massime per
la parte che riguarda gli studi da fare acciò possa essere come di un program-
ma a tutti i coltivatori.
— 530 —
E la Sezione si uniform<i a questi voti e fa plausi unanimi al desiderio espres-
so dalia Commessione di pubblicare gli Annali deìl'indus(rìa serica ilaliana , come
di opera che molto potrà concorrere a perfezionare questo importantissimo ra-
mo dello nostre ricchezze.
Il sig. Vismara annunziando in modo specioso una operazione industriosissi-
ma di un tal Cremonese, ha narrato, come costui acquistando per pochissimo
prezzo alcuni aridi terreni , sia pervenuto , mercè un bosco di gelsi , che vi ha
fililo allignare, ad avere una rendita annuale di un valore di gran lunga maggio-
re del prezzo dello stesso fondo.
Il vice-Presideule Sanguinctli espone il desiderio del sig. Macri , inventore
di alcuni pressoi per le ulive, di avere una Commessione che esamini il trova-
lo di lui ; e son nominati a ciò il prof. Cua ed il sig. cav. Ignone e Colonnello
Costa.
Il march, di Sambuy richiama 1' attenzione dell'adunanza sulla utilità di mi-
gliorare in Italia le lane , dicendo, come facile e poco dispendiosa cosa e dal-
l' altra parte vantaggiosissima sia di migliorare la razza delle pecore italiane , e
facendo osservare, come la stessa spesa di manutenzione si richiegga per le pe-
core fine e per le ordinarie, e come quelle prime certo non van soggette a peg-
giori successi; presenta alcuni saggi di squisitissima lana del merinos che sono
nel Piemonte. E fa fine col proporre che nel venturo Congresso di Genova , e
rosi ne' successivi , ciascun coltivatore porli delle mostre di lana con indicazio-
ne del peso che se ne ottiene da ciascuno animale , le spese di mantenimento
e la descrizione di quanto può riguardare il governo delle pecore nelle proprie
contrade; e che poi questi coltivatori dopo aver conferito fra loro, e l'un l'altro
arricchitisi dello scambievoli nozioni, ne facessero un rapporto alla Sezione per
cosi venirsi conoscendo annualmente lo slato e lo occorrenze di questa indu-
stria. La proposta è accolla con unanimi applausi.
il sig. Perifano ed il sig. Grimaldi fan plauso al Sambuy e si offrono di por-
tare al Congresso di Genova i saggi delle lane degli Abruzzi e delle Calabrie
colle rispettive dichiarazioni. Il march, de Ribas dice come in questo regno il
miglioramento delle lane è già cominciato, e che molto si deve questo migliora-
mento all'uso che si vuol introdurre di tenere le pecore nelle stalle ; e ricorda co-
— 531 —
me neir ultima fiera di Sinigaglia le lane napolitanc Turono mollo pregiate ;
sicché il prezzo giunse sino a quasi li franchi per ogni kilogram.
L'avv. cav. Maestri deputato per gli asili dell' infanzia negli stati di Parma
deposita nel lianco della Presidenza la statistica de' medesimi , accennando che
il line della slessa non è di compiacere alla sterile curiosità , ma di trarre da' fal-
li i ])rincipl che costituiscono la scienza economica nc'puhhiici e privali negozi.
Quindi ha diviso il suo discorso in 3 parti : della direzione , della spesa e de'
vantaggi degli asili dell' infanzia; toccando di alcune specialità degli asili Parmensi
che possono essere di utile generale. Ricorda che fln dall' anno scorso gli asili
in Italia erano 111 e che la privata carità vi consacrava -iOOO lire; e che nel cor-
rente anno sonosi aperti nuovi asili e cresciuto in quei che vi erano il numero
de' fanciulli. Nel Congresso di Lucca fu nominata una Commissione composta
de' membri presi da diversi stati d' Ilalia di cui è Presidente il cav. Oporli ; la
Commissione fu confermata nel Congresso di Milano , ed ha per ufllcio di for-
mare la statistica degli asili infantili , e farne rai)porto a'Congi'essi; come fu pro-
posto dal cav. Petilti. Quanto alla direzione ha notalo che negli asili Parmensi
vi ha un consiglio d'istruzione (ofiicio forse nuovo), il quale ne' di festivi dà
lezioni alle maestre. Questa si può dire la parte della paternità, serbata la parte
delle maternità alle dame visitatrici. Rispetto alla spesa ha indicate le varie fonti
della privata carità , e come i vari ordini sociali alti e bassi , e tutte le professio-
ni intellettuali e meccaniche concorrono ad alimentare gli asili. E rispondendo
al quisìto di crescere gli asili ove gli attuali non bastassero ai bisogni della po-
polazione indica, 1.° come si potrebbe attingere alla stessa fonte della privala
carità, 2." come si potrebbe prolìttaie delle rendite di antichi ospizi, riforman-
done la primitiva istituzione, 3.° come si potrebbe proQltare delle doli destinale
.il matrimonio delle zitelle , facendole concorrere allo slesso fine de' benefici fon-
datori. Per ciò che riguarda ai vantaggi che si traggono dagli asili dimostra co-
me l'alunno dell' asilo è un angelo di pace nel domicilio paterno ; come colà co-
minci r opera della riformazione del popolo; come dopo cinque anni che l'asilo
Cremonese restituisce gli alunni alle loro famiglie un solo non ha dato motivo
alla giustizia o di punizione o pur solamente di querele. Parla dell' asilo giova-
nile detto della providenza eretto in Parma nel 1811, dove passano agli otto
— 532 —
anni gli alunni dell' asilo infantile e vi rimangono Ono ai diciotto trovando ivi
le scuole tecniche e i pratici esercizi a cui sonosi offerti alcuni dotti e i capi di
bottega. Finisce con le seguenti parole : « del resto fln d'ora dobbiamo consolar-
ci e congratularci con l'Italia, che 1' utilità e la santità degli asili è una verità la
quale procaccia ogni di nuovo favore nella pubblica opinione , sicché ornai può
vantarsi del concorso universale. I saggi governi li approvano, li soccorrono.
Non mancano loro i suffragi del Clero , de' Vescovi e di Roma , oggi essi hanno
la consacrazione della scienza ; ciò che era istituzione di municii)i acquista oggi
carattere nazionale. Spai-si nella superficie della nostra Penisola sono qui tutti
rappresentati festeggiali inaugurali. Quasi figli d' una stessa fimiiglia trassero
qui a far corona al loro benemerito istitutore , il patriarca de' figli del povero
(l'Ab. Aporti) e qui ricevono in comune utili consigli , sinceri conforti , voti di
propagazione, sicurezza di perpetuità ».
Il vice Presidente Sanguinelti rammenta come l'accademia Tegea di Siena
propose un premio per richiamare l'attenzione de' dotti sopra l' influenza che la
largizione delle doti ha su 1" economia sociale ; vari avere scritto su questo argo-
mento, e fra gli altri il Tommaseo , ma che niuno ha fomiolato cosi bene le
conseguenze , come il Maestri.
Il signor Bortarelli parla di un istituto in Milano, in cui si ricevono i fanciulli
usciti dagli asili infantili , e ricorda lodevolmente il consigliere Enrico Milius.
Poi richiama l'attenzione dell'adunanza sopra un importantissimo argomento,
dicendo che negli asili infantili molto si bada al perfezionamento morale ed in-
tellettuale, ma assai poco al perfezionamento fisico. E fa ■>oti perchè si rivol-
gano le cure anche verso questo lato , aggiungendo molte importanti osserva-
zioni.
Il Barone D'Ondes Reggio dice come in Sicilia non vi ha alcun asilo infanti-
le , e fa desideri perché vi si stabilisca una Sezione della Commessione degli asili
infantili nominata da' passati Congressi: ed il Presidente aggiunge per la Sicilia
il cav. Vigo, il dottor Michele Fodera ed il prof. Emerico Amari.
Si chiude la quistione, ed a proposta dell'avv. Matteo de Augustinis , si saluta
con vivi applausi il fondatore degli asili infantili in Italia il benemerito Abaie
Aporti.
— 533 —
Il niarcliese Gian M." Paoli deposita sul banco della presidenza una memo-
ria intorno ad una sua opera ancora inedita su l' industria delle nazioni. Ricor-
da innanzi tratto in questo suo scritto , come l'industria si e l^o^ata esposta a
maggiori mali per l'amor de" suoi benefattori che per la neglif;enza di clii non la
cura; e dice, come con l'intendimento di combattere questo dannoso sistema
ha scritto questa sua opera, il cui scopo è l'abbattere l'errore; che l'industria
intanto abbia mestieri d'essere interamente regolata da' governi, che questi aln
biano il dovere di regolarla , e che il popolo non possa prosperar nell' industria
senza ((uesto sistema regolamcntario, distinguendo per altro dal regolamento la
protezione. Esser questa sua opera divisa in tre parti. Nella prima trattar del re-
golamento, nella seconda della protezione. E per la prima parte dopo aver det-
to esser questo sistema regolamentarlo inutile ed impossibile , dovendo essere
il bisogno dell'uomo e la sua abilitai principali motori della industria , fa la
storia de" vari errori sostenuti dagli scrittori e passati nelle diverse legislazioni.
E nella seconda parte stabilisce , come la protezione consiste in quell'aiuto che
si appresta all'intera massa dell'industria , senza mai determinare quale eserci-
zio sia preferibile , né assegnar mai il quanto e il come. Nella terza parte inflne
ragiona delle ricchezze, le quali la natura nascose nel seno della terra , come i
diversi minerali, i fossili e cose simili.
li prof. Enrico Ruggiero deposita egualmente una sua memoria in cui vien
ragionando in generale dello zucchero di barkibietole in Italia, ed in parti-
colare della fabbrica stabilita in Teramo dal cavalier Leognani Ferramosca.
Il signor Nicola de Luca accenna una memoria , in cui espone le esperien-
ze fatte da lui per vari anni sugli effetti che producono i concimi freschi ed i
macerati , dalle quali crede poter concliiudere che il letame fresco sparso nelle
semine autunnali riesce profittevole, perché il calore che si s^iluppa dalla sua
fermentazione nella stagion fredda favorisce l'accrcscuuento delle piante; e che
il contrario avviene in primavera perchè succedendo la fermentazione del le-
tame nella stagion calda, si aggiunge calore a calore, e le piante restano dan-
neggiate.
Il signor Raffaele Pepe in una sua nota dice che essendosi stabilite le scuole
agrarie comunali in questo regno , sarebbe ojiportuuo che il Congresso pro-
C8
— 53-5 —
jionesse un prosrammn d' un manuale agiario pe' maeslri di quelle scuole , il
((uaie non dovrehlie conlencre lezioni d'a^'ricoltura , sihheno una norma co-
me render meglio accomodale all'inlelligenza de' conladini le teoriche agrarie e
occuparsi intorno al metodo generale d'istruzione.
Il signor Diodato de Sanctis presenta il disegno di un seminatore senza ruote
da lui inventalo, e dice che lo farà stampare per donarlo alla Sezione.
Il marchese Bertone di Sambuy presenta da parte dell'ingegnere Michela, i
disegni e la descrizione del seminatoio Mermel puhhiicali nella Gazzella del-
l'Associazione Agraria Piemontese.
Il cav. Quadri fa una comunicazione intorno ad un sistema di >enlilazione
a|)plicabile alle prigioni , e ne presenta un modello con sua memoria inedita.
11 signor Antonio Garibaldi deputato della Società economica di Chiavari pre-
senta l'elogio del defunto Intendente cav. Emmanucle Gonzalez, e rammen-
ta come questi legò l'intero suo patrimonio di oltre 'ioO mila fr., perché se
ne impiegasse annualmente la rendita all'incoraggiamento dell'industria po-
polare.
Il signor Filippo de Jorio presenta una memoria col titolo : Pratiche agrarie
lolle dal rendiconlo dcìl'isliiiii)) di Milito diretto dal Marchese Cosimo Itidol/i. Vi so-
no varie osservazioni relative al regno di Napoli.
Il signor Antonio Pirozzi presenta una nota in cui parla di alcune modifica-
zioni che ei vorrebbe introdurre negli aratri.
Il signor della Martora ha depositato tre memorie, una intorno al gelso e i ba-
chi da seta , che si è passalo alla Commessione permanente , un' altra su le
produzioni di Capitanata , la terza intorno ai lavori della Società economica di
Capitanala ; e queste due ultime si son passate alla Commissione delle pratiche
agrarie.
S'è presentato una brevissima nota del sig. Giuseppe Pietro Costa di Pinerolo
intitolata: osservazioni fisiologiche sovra la malattia contagiosa del gelso; e non
si è passata alla Commessione incaricata a conferire il premio Berrà, essendo pros-
sima a sciogliersi per la chiusura del Congresso.
Il signor Nicola d' Apuzzo comunica una nota con la (lualc esprime il deside-
rio di esporre all' VIII Congresso in Genova la soluzione di Irequisili inlonio
— 535 —
all' archileltura , che sono : 1." Investigare qual sia od esser debba la rego-
la fondamentale per la composizione di ogni sorta di edifici valevoli in tut-
l'i tempi , per tutt' i luoghi e per qualunque condizione sociale ; chiudendo
per sempre l'adito all'arbitrio fantastico ed all' incertezza delle scuole; 2." Se il
sistema di appalli per le opere almeno che alla somma bontà delle materie la
eccellenza del lavorio voglion congiunte , sia commendevole appieno , e se con-
venga a' principi d'una veggente economia quel fallace risparmio che da siffatti
appalti per l'ordinario credesi ottenere; 3.° Se valga a conforto delle discipline
architettoniche il far rivivere le antiche maestranze degli artieri con quelle mal-
leverie che precipuamente recavano si all'arte, e sì agli artieri medesimi, piut-
tosto che lasciarsi libera la concorrenza a chicchessia che avesse o pur no suf-
ficienti pruovc di sé dato di capacità ed onestà nell'esercizio del suo mestiere.
Il signor Mauro Sabatini presenta una memoria nella quale , dopo aver detto
della necessità di riassumere nell' età nostra le dottrine scientifiche , annunzia
un'opera che sta apparecchiando con questo scopo , e col titolo : Repertorio tini-
versale per quanto ri(juarda le scienze metafìsiche, morali, economiche e politiche.
Il Segretario sig. Dei incenzi presenta alla Sezione un volume di suoi discorsi,
testé pubblicati , intorno alla Filosofia Ecletica di Francia , alla Scienza delle
Leggi , ed a' lavori della Sezione di Agronomia e Tecnologia del VI Congresso
degli Scienziati Italiani.
Infine sono state presentate dal signor Pasquale Borrclli una memoria del se-
gretario Perpetuo della Real Società economica di Abruzzo Citeriore, intorno
ad alcune specie di concimi; un'altra del signor Mariano Tancredi sulla prepa-
razione del lino e della canape , un progetto di bonifica del cav. Macedonio ,
ed una nota su la malattia delle api del signor Paolillo ; le quah memorie tutte
si son destinate per la Commessione delle pratiche agrarie in Italia.
Si sono nominali i componenti della Commessione per istudiarc tutto ciò che
riguarda la materia dell'acqua per rapporto all'irrigazione, e sono:
— 53G —
IN NAPOLI
Principe di Torcila
Principe di Lupcrnno
domnioiidatun' Afnn do Rivora
Colon. Viiici'iizo dogli l'borli
Avv. de Auguslinis
Maggiore de Agostino
Abb. Conti.
I.N PIEMONTE
Cav. Giovanetti
March. Francesco Pallavicino
Marchese Pareto
Ing. Michela
Marchese Sambuy
IN PAHMA
Aw. Maestri
Conte Sanvitale
IN MODENA
Ing. Vandelli
.\vv. RuUìni
IN LOMBARDIA
Ing. Bruschetti
Ing. An. Calvi
Conte Sansevorino
Ing. Brioschi
IN TOSCANA
March. L. Ridoifì
Ab. Lambnischini
Cav. Tartini
Conte Serristori
Avv. Salvagnoli
IN LUCCA
Marchese Mazzarosa
Avv. Fornaciari
NEGLI STATI ROMANI
Principe Bonaparte
Marchese Ricci
Prof. Gherardi.
Per la Cominessione destinata a formare le sinonimie delle piante utili in Ita-
lia sono nominati:
IN PIEMONTE
Prof. Moris
March. Sambuy
Prof. Ragazzoni
IN LOMBARDIA
Prof. Balsamo Crivelli
Prof. Moretti
C. L. Taverna
Con. Sanseverino
— 537 —
KEt VEXETO
Prof. Meneghini
Ah. Bertuzzi
Conte G. Freschi
Dott. Rizzi
IN MODENA
Sig. Brignote BninotiofT
PAR.MA
Sip. Paralupi
IN TOSCANA
M. Cosimo Ridoifi
Ah. Lamhruschìni
Ing. Grossini
Prof. Parlatore
Ab. Manuzzi
STATI po.vnricj
Prof. Biftiat
Marcii. Ranuzzi
March. Ricci
Sig. Casazza
Conte A. Spada Lavini
Conte G. Mamiani della Rovere
NEL REGNO DELIE DUE SICILIE
Cav. Tenore
Prof. Gasparìni
Prof. Cua.
Prof. Galiano
Sig. Ferd. Mozzetti
Prof. Fr. Tornabene
P. Barnaba la Via
Sig. Pompeo Insegna
Sig. Vincenzo Sabini
Inoltre tutte le accademie agrarie d'Italia sono invitate a formare nei loro
seno (^ommessioni per collaborare alle sinonimie.
Alla Commessione per gì' istnimenti aratori , oltre i nominati , si aggiungono ,
i signori :
Principe di Ottaiano Presidente
Principe di Luperano vice-Presidente
Principe di Satrìano
Sig. Pietro Greco
Sig. Nicola de Luca
Sig. L. Grimaldi
Sig. Della Martora
Sig. G. Centola
Prof. Ignazio Rozzi
Sig. Gius. Devincenzi
Con. Beffa Negrini
Cav. Ferd. de Luca
March. Sambuy
Pr. Bichat
Con. Finelli
Conte A. Porro
Prof. Marchese
March. F. Pallavicino
— 538 —
Alla Conimessione serica pcrmanonle si agsiuniioiio i signori
IVincipe d'OUaiano di napoli
iMarcli. Maiaspina ni Torino
(".av. AnlilViHliui cimo
Avv. De Auguslinis di napoli
Sii;. Finizio di napoli
March. Sanilmy di Torino
Prof. Slarclicsc di Catania
Conte riescili oi s. vito
Jlarch. F. Pallavicino di gesova
K lutti i Segretari delle R. Società economiche e di tutte le altre accademie o
società agrarie o industriali d'Italia sono in\itati ad associarsi per collaboratori
ai lavori di questa Commessione , massime per contribuire allo stabilimenlo de-
;;li annali dell' industria serica italiana.
Alla Commessione stabilita fin nel Congresso di Lucca per raccogliere le pra-
tiche agrarie si aggiungono il signor Cantarelli segretario del R. Istituto d'inco-
raggiamento di Napoli , il segretario dell' Istituto d' incoraggiamento di Paler-
mo, tutti i Segretari perpetui delle Reali Società economiche, restando come cen-
tri di tutte queste ricerche i già nominati cav. Are. Cagnazzi e G. Deviacenzi
nel Regno delle due Sicilie , e tutti i Segretari delle accademie italiane che
danno opera per qualche modo agli studi economici ; e non potendo alcuno as-
sumere queste cure l' accademia sceglierà invece dal suo seno uno de' più dotti e
solerti soci.
Alla Commessione enologica del Regno di Napoli , si aggiungono :
F. Lattari
I Cav. V. Bonajulo
Alla Commissione dell'esposizione della industria Italiana si aggiungono:
Carlo Cattaneo in Milano
Prof. F. Corbaui in siena
Avv. Canale in cenova
— 539 —
Alla Ci)nimessionc per le società di inutiiu soccorso tra gli artigiani , si ag-
giungono i signori
Cav. R.ilTiii'lc Stanislao Mancini
liaronc V. d'Ondes Heggio
Avv. Antonio Scialojn.
L'adunanza è sciolta.
Il l'rt'sidcnlc — (!omk (ìiikkariio Fukschì
IA\ V. Cav. Pasquale Stamsi.ao Mancini
Avv. Antonio Sciai.oia
GirsEPPE De VINCENZI
ADUNANZA
DEL GIORNO b OTTOBRE 1845
-'««
JLetto ed approvato l'atto verbale dell'ultima adunanza, il marchese di Sam-
buy deputato dell' associazione agraria piemontese fii un invito a tult' i membri
della Sezione , d'intervenire al Congresso agrario che nel venturo anno 1846 si
terrà nella Provincia di Lomellina , non mollo distante da Genova , e che pre-
cederà o seguirà immediatamente a quel Congresso Scientifico. Aggiunge che la
qualità di membri del Congresso degli Scienziati italiani è titolo di ammessione.
L'avv. signor Lelio Fanelli i)resenta alla Sezione una nota, in cui con vari
ra;;\onamenti fa rilevare l'importanza di un'opera elementare, che raccogliesse
i primi rudimenti dell' umano sapere ; espouendoli in maniera chiara ed acco-
modata alla intelligenza universale , di sortachù potesse addivenlare il libro di
coloro, che mancando di una profonda istruzione, amano intanto di non ri-
manere estranei alle cose del mondo scientifico. Sarebbe questo come il ma-
nuale de' manuali , il catechismo de' catechismi. Conchiude che un'opera di tal
natura dissiperebbe pregiudizi pur troppo diffusi nel volgo , e getterebbe i pri-
mi semi, che potrebbero fruttificar molto in ingegni potenti, i quali spesso ri-
— 541 —
inausono infecondi per mancanza dello slimolo di una prima istruzione. La Se-
zione propone che la memoria venga inviala alla Commessionc della istruzione
popolare. Il signor Fanelli aggiunge che avendo egli incominciato a pubblicare
il lavoro col titolo primi rmliinenti dell' umano sapere , ne offre 2()0 copie alla Se-
zione, e promotle di dar gratuita la continuazione dell'opera stessa a tutti co-
loro clic gli faran conoscere di essere in possesso del 1." quaderno — Oltrac-
ciò annunzia di volerne donare 40 esemplari agli asili infantili di Napoli , ed
altrettanti alle Scuole del Real Albergo de' Poveri che sono sotto la sua dire-
zione.
Il sig. Gaetano Xocilo comunica una memoria intorno allo Stalo dell'Agri-
coltura nella Provincia di Girgenti.
Il sig. Sigismondo Caslromediano ed il duca di Marciano presentano un lun-
go lavoro m. s. su l'agricoltura e pastorizia di Caballino in Terra d'Otranto,
nel quale ragionano delle pratiche agrarie e delle coltivazioni relati\amentc
alla preparazione de' campi , delle specie di cereali, e de' miglioramenti che si
potrchliero introdurre , e delle diverso malattie di queste piante, de' foraggi e delle
praterie, degli animali, della preparazione del letame, degli alberi, [)iu parti-
colarmente dell'ulivo, di diversi piantoi e pressoi, ed in ultimo degli strumenti
agrari.
Il sig. Lorenzo Barsotti di Lucca invia una memoria sulla maniera di ri\e-
stire le montagne e conservarle per diminuire i soverchi crescinienti de'fiumi.
Il sig. (lorbo presenta un manoscritto contenente alcune notizie economi-
che sulla Provincia di Basilicata.
Tutte queste memorie sono state mandate alla Commessionc delle Pratiche A-
grarie , acciò ne' suoi rapporti le abbia presenti e ne dia ragguaglio.
Il cav. Antonio l'iloa presenta una sua memoria diretta a vantaggiare le classi
iniiiuenti ; e si manda alla (]<iinmessione degl'Istituti di Beneficenzii.
Il Canonico Gioacchino Geremia presenta una monogralia delle uve che sono
intorno all'Etna, e il lavoro si rimanda alla Commessionc della sinonimia delle
piante utili in Italia.
11 sig. Emmanuele Boglionc di Torino ed il sig. Meislrcdy invitnno i mem-
bri della Sezione ad approvare due modelli di loro invenzione per sostegni di Bi-
09
— 542 —
gattieri. Di questi duo Bigattieri , il primo ha i (etti mobili con un facile conge-
gno, e l'altro ha il pregio di potersi facilmente scomporre ne' tetti , ne'sostegni
e ne'bosclii per custodirli entro delle casse.
Si ù presentala una nota del signor Capitano Giuseppe Vecchi intorno ad un
seminatore e ad un doppio aratro per preparare i solchi pria della semina, e si
è inviata alla Commessione degli strumenti aratori.
Il prof. Fuchs di Brescia presenta brevi cenni sul miglioramento delle lane
nella Boemia, nella Sassonia e nella Moravia. Ricorda come i grandi possidenti
di questi paesi fecero venire dircllamente dalla Spagna le pecore dette Mcrinos,
e le conservarono parte pure, e parte le incrocicchiarono colle nazionali. Dalle
prime ottennero le lane soprafTiue, e dalle altre quelle di seconda qualità. Narra
come queste pecore vengono nudrite con molta cura al pascolo nella stagion
calda, e nel verno nelle stalle , e come son coverte di tela per impedire io spar-
pagliamento della lana al pascolo , e preservarle dalle immondizie delle stalle.
Finisce col dire che si otterrebbero gli stessi favorevoli risultamenti in Italia ,
se per ogni dove s'introducesse questa razza di Spagna, la quale qui deve esse-
re di un valore assai minore che in Germania ed in Ungheria , a motivo della
maggiore vicinanza con cui siamo con la Spagna.
Il sig. Paolino ha offerto alla Sezione un quadro di piante secche molto ben
tenute sotto vetro. Ha mostrato i vantaggi che ne potrebbero ritrarre le scuole,
le accademie di pittura e disegno, e le società economiche del regno; e la Se-
zione lo ha trovato degno di encomio.
Il signor Vincenzo Cordaro Clarenza presenta un lungo discorso sul bisogno
dello studio delle scienze naturali per lo sviluppamento dell' industria, e s'in-
via alla Commessione della istruzione popolare.
Il marchese Francesco Pallavicino, narrando com'egli siasi occupato di racco-
gliere molte notizie statistiche intorno alla istruzione pubblica in Genova, siasi
avveduto che compimento di tale statistica si è quella de' reati commessi , che
è quasi un indice della maggiore o minore diffusione dell' istruzione nel popolo.
Il Presidente lo prega di entrare a far parte della Commessione già nominata per
l'istruzione popolare. Lo stesso marchese Pallavicino aggiunge che sarebbe utile
che valenti uomiui si occupassero di una statistica comparata de' prodotti del-
— 543 —
l'agricoltura ne' vari paesi d' Italia , e della diversa qualità di prodotto che si ot-
tiene con la stessa quantità di semenza , nflìn di spronar con l' esempio l' emu-
lazione de' diversi popoli. I quali studi potrebbero essere come di complemento
alle ricerche della (lonimessioue delle pratiche agrarie. Da ultimo esprime il de-
siderio d'istilulre in Genova un asilo po' fanciulli lattanti, a cui cerclierelibe di
far concorrere altre ricche persone. Soggiunge che egli crede opportuno il mo-
mento d' istituire questo asilo, in occasione dell'apertura dell'ottavo Congresso.
Il Padre Placido Tornabene invia un suo discorso manoscritto su l'eccellen-
za della Storia Ecclesiastica , della unione della medesima con la storia civile e
letteraria ecc. I.a Sezione lodando i dotti studi dell'autore, osserva che essi non
entrano nelle materie di cui essa è chiamata ad occuparsi.
Il Tenente (Colonnello Emmanuelc Baglione avendo istituito un premio di una
medaglia d" oro del valore di Fr. 400, per chi presenterà all'ottavo Congresso in
(ìenova una macchina idraulica atta a rimpiazzare le cosi dette massacavallo in
Toscana, Sigogna in Genova, Bricoiene\ Piemonte; il Presidente annunzia che
formolate le condizioni del programma, esse sono le seguenti: 1.° La macchina da
presentarsi dovrà essere atta ad elevare 150 litri d' acqua dalla profondità di me-
tri 4 , e litri 100 dalla profondità di metri G per ogni minuto con la forza di un
sol uomo , il quale almeno per un' ora dovrà resistere a questa fatica senza ri-
posarsi; 2.° Il valore della macchina unitamente alle spese per collocarla, non
dovrà oltrepassare i fr. 130. Se sarà costrutta tutta od in parte in rame ot-
tone o bronzo, verrà il dello prezzo aumentalo di fr. -l. oO per ogni chilogr. di
detti niclalli che vi sono im[>iegati; 3." Il concorrente dovrà portare la macchi-
na con r obbligo di renderla pel sudctto prezzo a chi la dimanderà ; e se ^ari
saranno coloro che la vorranno , tutt' i nomi saran messi in un' urna , e il primo
che uscirà sarà il compratore; 4." La macchina dovrà essere solidamente costrut-
ta e facile ad adattarsi agli ordinari pozzi; o." Chiunque vorrà, potrà concorrere a
questo premio; 0." I^i macchina dovrà esser presentata al Presidente della Se-
zione improrogabilmente sino al terzo giorno dell'apertura del Congresso di Ge-
nova ; 7.° Una Commessione nominata dal Presidente della Sezione di agronomia
e Tecnologia aggiudicherà il premio , ove si presenterà alcuna macchina che ri-
sponderà alle condizioni superiormente poste ; 8." Se non si presenterà alcuna
inac'cliina cui sarà n^giudicnto il premio , In lurdnnlin rininm'i n disposizione dcl-
In Sezione di Agronomia e Tecnologia , la quale o polrà riproporre (|ues(o pro-
j:rainma o destinarlo ad altre ricerche.
La (^)mm('ssiono noiiiinntn per esaminare la memoria di Giov. Ballisla Piatti
per lo premio proposto dal Marchese PalUniciuo sul migliore sistema di motore
applicahilo alle strade ferrate, deposita sul banco della Presidenza il suo rappor-
to, in l'Ili (lice esser la memoria del signor Piatti scritta in termini cosi vaghi e
generali da mancare alla Commessione gli elementi necessari per pronunziare il
suo giudizio, e che l'autore polrà far pervenire all' 8." Congresso in Genova una
sua memoria più compiuta, i)ercliù la Commessione possa pronunziare.
Il prof. Cua in nome della Commessione nominata per aggiudicare il premio
Berrà su le malattie del gelso, legge il rapporto della stessa, dal quale risulta
che delle memorie presentate , niuna si è rinvenuta degna del premio , e jìerció
il concorso rimane aperto e prorogato per lo Congresso di Genova.
Il signor della Jfarlora itresenta olio volumi del Giornale della Società Kco-
iiomica di Capitanata , della quale egli è .Segretario. Presenta pure vari esem-
plari di una descrizione de' forni per cuocere il pane che si usano in Foggia. Po-
ne indi sotto gli occhi de' componenti la Sezione alcune mostre di seta della Ca-
pitanata, che è giudicata da tutti ottima.
Il Dottor Gera relatore della Commessione permanente dell' industria serica ,
in continuazione del rapporto del signor Blompiani letto nella tornata di ieri ,
espone ciò che si riferisce alla seta greggia. Parla innanzi tratto delle notizie
avute dal prof. Cua e dal signor Devincenzi di una recente pubblicazione del
Valeri , d'una statistica del Friuli eseguita dal Conte Antonini, di un rapporto
su l'industria serica in alcune provincie della Romagna di Domenico Rizzi, di
alcune memorie scritte relativamente a questo regno , cioè una per la C.ilabria
lltra 2.' del signor Grimaldi, un'altra del signor Giovanni Centola per la pro-
vincia di Salerno, una terza del signor Pietro Greco per la provincia di Reggio,
nella quale specialmente si rileva che ove in quella provincia montava nel 1835,
il prodotto a 133,470 libbre di seta, nel 1840 si accrebbe sino a libbre 211,317.
Dice come i signori Greco, della Jlartora, Rizzi ed altri hanno portato ottimi
saggi di seta. Come egli abbia ottenuto da S. .\. I. R. il viceré del Regno Lom-
bardo Veneto la facoltà di ricercare notizie stnlisticlic intorno a questa industria
in tutte quelle provinole. Espone il nietuilo da lui seguito , e qualora la Sezione
lo trovi opportuno , propone sia adattato per le ricerche da fare per questa parte
dell' industria serica.
La Sezione encomia il ]irincipe viceré, che in questo modo facilita gli biadi
de' dotti, e repula utile di adottarsi il sistema delle ricerche proposte dal Gera ,
il quale sistema consiste in prospetti o specchi da farsi in ciascun comune
contenente le seguenti colonne — Nome e Cognome de'Trattori — Numero dei
Fornelli — Titolo della Setii — Da 10 a 24 den. — Da 24 a 70. — Da 70 e
più — Prodotto in seta da 100 chil. di lio/zoli — Quantità di seta avuta nel-
l'anno corrente — Quale sia la quantità media e la sua progressione da dieci an-
ni a questa parte — Cognome e nome di tutti i lìlantoicri — Quantità di seta
che lavorano in organzina e in trama — Nota delle fahhriche , o de' costrut-
tori di alcune macchine per la seta — Scrittori viventi ed opere pubhiicate — Os-
servazioni — S' indicherà se le Tratture abbiano metodi nuovi , meccanismi o
congegni speciali , se lavorano a va])ore, o bassa temperatura , a freddo ecc.
Parlando poi il Gera di nuovi congegni, ricorda il metodo di Locatelli di Bre-
scia, e dell'altro Locatelli Veneziano che dice esser il più bello e più ingegno-
so apparato che si abbia. Ragiona di una memoria del Sarti che assai loda , ma
non con* iene con l' autore che con questo ultimo metodo Locatelli la seta rie-
sca assai cara, e quindi non poter concorrere ne'mercati con le altre sete, di-
cendo aver veduto a No>i in quasi tutte le tratture due donne che attendono ad
una sola matassa. Finisce col parlare assai lodevolmente di molte ricerche fatte
dal membro di questa Commessione signor Belzi , che già forse a quesf ora avrà
pubblicato un libro su questo proposito.
Si dà lettura del rapporto della Conmicssione incaricata di riferire sullo stato
dell' n;,'ncollura ne' contorni di Napoli, e si delibera che venga stampalo negli
atti.
In tale occasione, a proposito della necessità di un orto agrario, il prof. Cua
ha osservato, che S. E. il Ministro degli affari interni vagheggia il pensiere della
fondazione di t<ale stabilimento ; pensiere che a\Tebbe mandato ad effetto , se al-
tre gravi cure e spese non vi si fossero opposte , ma che ora spera esso profes-
— 516 —
sore , clic il Miiiislio il quale lia dato luminose prove di zelo per tante altre lo-
devoli cose, non abbandonerà questa che è di vera e grande utilità apporta-
trice.
Indi si dà k-lliua del raj»porto sullo stato dell'industria e delle arti in Napoli
dall'altra Coniniessione di ciò incaricata: e similmente se ne ordina la stampa
negli alti.
Uopo la qual lettura l'avv. Maestri propone che la nostra Sezione esprima un
voto solenne di ringraziamenti alla squisita cortesia di che fu larga agli Scien-
ziati questa magnifica ed ospitale Metropoli, dalla Ueggia fino all'ultimo abitu-
ro. 1-si congratula insieme con essa che le arti e nianilatture sicno in un felice
progresso , ed alcune già tocchino la perfezione. E ciò mercè le sovrane mu-
nificenze che loro furono propizie di largizioni e d'ogni maniera di conforti; e
mercè il R. Istituto d'incoraggiamento, e i liberali ingegni che fervidi di amor
nazionale concorrono all'opera del miglioramento d' ogni specie d' industria in-
lelletluale e meccanica, e che è quanto dire alla civiltà di questo regno e di tutto
il resto d'Italia , che non dimentica di dovergli la prima dottrina e la prima scuo-
la di politica ed economia.
Dopo di ciò, l'argomento delle risaie , già ne' precedenti anni trattato con
special cura dalla Sezione si ebbe, per ordine del Presidente, una relazione sul-
l'opera or ora pubblicata dal signor Ferini. Il Dottor Gera fa vedere come l'auto-
re conformandosi in generale all' opinione manifestala dal Congresso Lucchese,
e solo in alcuni particolari dìscostandosi alquanto da quella , ne chiarisca assai
l)ene l'argomento. Ringrazia quindi il Casazza che ristampò la statistica agrono-
mica di Ferrara ; e fece hi proposito alcune osservazioni , raccomandando a tutti
darne di simili per le varie provincie. Quindi ricordando alcuni lavori analoghi
fatti nel regno di Napoli , e specialmente la statistica del Grimaldi , promette di
mandare a lutt'i Segretari perpetui delle Società Economiche una copia dell'Ope-
ra del Casazza e del Sanseverino , raccomandandone 1' uso.
La Commessione per l' esame de' libri dà ancora un ragguaglio del le molte ope-
re da'diversi scrittori donale alla Sezione : e si dispone similmente che venga im-
presso negli atti.
Indi il Presidente ha manifestato che la Commessione permanente per lo studio
— 547 —
dolla quistione del credito agrario , per riferirne ai futuri Congressi , è inca-
ricata :
I. Di esaminare e descrivere lo stato in cui trovasi ne' diversi paesi d'Italia il
credilo agrario , non che tutte le cagioni da cui tale stato dipende, o che derivassero
dalle condizioni legali dolla proprietà fondiaria, dalle condizioni ammiiiislralive
concernenti la descrizione la stima e le gi-avczze della proprietà medesima , dalle
economiche dirette od indirette , o da altre circostanze di qualunque natura ;
de' quali elementi sarebbe desiderabile che venissero compilati appositi quadri
statistici relativi a detei°minate regioni o provincie :
li. Di esporre quali sarebbero i mezzi e le istituzioni proprie a promuovere il
credito agrario, ed a rivolgere a prò dell'agricoltura i capitali :
HI. Ui ricercare i modi , se è possibile, da fare che oltre de' proprietari dei
fondi di terra, possano ottenere i capitali a prestilo anche i coltivatori de' fondi
non propri.
Tale Commessione viene composta da' seguenti individui :
PER NAPOLI
Commendatore Spinelli , Consultore
di Stato , Assessore del Congresso ,
Presidente della intera Commis-
sione.
Avv. cav. Pasquale Stanislao Mancini
Segretario della medesima.
Cav. Luigi Blanch
Avv. Matteo de Augustinis
Giud. prof. Vincenzio Moreno
Sig. Niccola de Luca
Avv. iVnlonio Scialoja.
PER sicai.v
Consult. Comm. Scovazzi
Presid. cav. La Lumia
Prof. Salvatore Marchese
Bar. Vito d' Ondes Reggio
Prof. Busacca
PER LO STATO PONTIFICIO
Avv. Belli
PER LA TOSCANA
Avv. Nap. Pini in Firenze
Prof. Montanelli in Pisa
PEL DCCATO DI LOCCA
March. Mazzarosa
Conte Ales. Porro in Milano
Dott. Carlo Cattaneo , ivi
Cons. Rezzonico, ivi
— 548
P1:R la LOMBARni.V
Avv. Salt'ri in Broscia
Prof. Zainbelli in Pavia
Avv. Salonioni in Verona
Conte Sr()|inli, l'ci.
PROVINCIE VENETE
Conte Cittadella Vigodazza in Pado\a
Av>. Valentino Pasini, ivi
Conte Fresclii in S. Vito al Tasliamento
Dot. Paolo Giunio Zuccheri , ivi.
PER GLI STATI SARDI
Conte Solopis in Torino
March. F. Pallavicino in Genova
AvV. C. Gabella, ivi
Cav. Giovanetti iu Novara
Avv. Sineo.
Gl'individui sopra indicati sono aggiunti alla Commissione già esistente, no-
minata in Milano; la quale era composta de' signori Cagnazzi e Durini per Na-
poli . dot. Sacchi per Milano, conte Salmour per Torino, Conte Scrristori per
Firenze, e B. P. Sanguinetli per Livorno.
La Commessione riunita avni
IN NAPOLI
n Presid. generale il Comni. Spinelli
a Segretario il Cav. Mancini.
I-\ SICILIA
a Presid. il Comm. Scovazzi
a Segretario il sig. Ondes Reggio.
NELLA TOSCANA
a Presid. il Conte Serristori
a Segretario B. P. Sanguinelti.
NELLA LO^IBARDIA
a Presid. il Con. Rezzoniro
a Segretario il Dot. Sacchi.
NELLE PROVINCIE VENETE
a Presidente il Conte Cittadella
a Segretario il Conte Freschi.
NEGLI STATI SARDI
a Presid. il Conte Sclopis
a Segretario il Cav. Giovanetti.
— 519 —
Alla Conimessione nominata per la istruzione popolare viene aggiunto l'avv.
*'a\ . Mancini in Napoli.
A quella per la Sinonimia dt'lk' piante utili il doti. Zacclicì in Venezia.
La Presidenza della Sezione per mezzo del sig. Sanguinelti dà benanche co-
municazione del progetto di un giornale bibliografico italiano, già annunziato in
una delle precedenti adunanze : la quale comunicazione è concepita ne'seguenti
termini :
BLLI.ETTINO BIBLIOGRAFICO ITALIANO
L'na riunione di uomini , desiderosi di dilTondere per tutta Italia la conoscen-
za delle pubblicazioni clie ban luogo nella Penisola , assumerà la cura di com-
pilare lo indicato Bullettino.
t'.on si fatto intendimento dodici Commessioni in periodica corrispondenza
luna con l'altra si formeranno, ciascuna delle quali apparterrà alle seguenti di-
visioni, e avrà principale residenza ne'seguenti Capoluoghi:
Sicilia, paesi di levante ecc. — Capo-luogo Palermo
Regno di Naiioli al di qua del l'aro — Capo-luogo Napoli
Stato Romano al di qua dell'appenniuu — Capo-luogo Roma
Lo stesso al di là dell' appennino, e Repubblica Sanmarinese — Capo-luogo
Bologna.
Toscana, ed il r<>slo dell' Europa Iransilalica occidentale — Capo-luogo Fi-
renze.
Ducato Lucchese — Capo-luogo Lucca.
Ducato Modenese — Capo-luogo Modena
Ducato l'armigiano — Capo-luogo Parma
tieno^esato — Capo-luogo Genova
Piemonte, Sardegna, Svizzera Italiana — Capo-luogo Torino
Regno Lombardo — Capo-luogo Milano
70
— 550 —
Regno Vcnelo e regioni transalpine e trasniarine del lato dell'adriatico —
Capoluogo Venezia.
Ogni Conimessionc \criix formata per cura d' un Presidente, il quale sarà
Nella Sicilia, il prof. Emerico Amari
Nel Regno di Napoli al di qua del Taro , l' avv. cav. Pasquale Stanislao Mancini
Nello Slato Romano di qua dell'apponnino, il sig. Savini
Nel medesimo al di là dell'apponnino, il signor principe di Canino
Nella Toscana ecc. il sig. Sanguinetli
Nel Lucchese, il sig. marchese Mazzarosa
Nel Parmigiano e Modenese , il sig. avvocalo Maestri
Nel Genovesalo , il sig. marchese Pareto
Nel Piemonte, il sig. marchese di Sambuy
Nel Regno Lombardo , il signor conte Sanseverino
Nel Regno Veneto , il sig. conte Freschi.
Ognuno de' Presidenti sceglierà per formarle un numero indeterminato di so-
ci , dimoranti alcuni nel Capoluogo, e residenti altri qua e là per tutt' i princi-
pali paesi che si comprendono nel distretto assegnato ad esso Capoluogo.
Inoltre ogni Presidente sceglierà (se non vuol egli stesso i)render sopra di sé
questo incarico) un compilatore del Rullettino, ed un commesso per le corri-,
spondenze e per l'amministrazione, secondo le norme da esporsi qui appresso ;
il quale ultimo tragga un emolumento dalle sue fatiche nel modo che sarà in-
dicato a suo luogo.
Costituita la Commessione, si cominceranno subito a raccorrò per opera della
jiiedesima da tutte le tipografie le indicazioni di quei lavori tipografici , la cui
menzione merita di essere tramandata al pubblico ; e queste ordinate poi per
materie saranno dalle persone principalmente incaricate della compilazione riu-
nite in un quaderno, la cui stampa si cercherà che sia compiuta per questa pri-
ma volta in settembre 18i6, acciocché possa essere presentata, come per sag-
gio, al fuluio Congresso di Genova.
Conterrà essa stampa, preceduti da un numero d'ordine, i titoli interi de'li-
— 551 —
bri o libercoli, coli' indicazione dell'autore, del scslo, del caralterc, del nu-
mero delle carte, dello stampatore, del luogo, dell'anno; aggiuntevi , dove bi-
sogni, poclie parole, atte a qualificare la natura dello scritto , e a dar cognizio-
ne di chi scrisse, e del perché scrisse; non giudicando, ma narrando.
Tulli i dodici quaderni saranno, per quanto è possibile, impressi in modo
che possano essere in un solo volume legati , e in un numero sufTicientc di co-
pie diOTusi e distribuiti.
Oltre alle indicazioni suddette, ogni articolo sarà seguito dal prezzo ridotto
in franchi, qual esso è stabilito nel Capoluogo del distretto italiano, dove fu pub-
blicalo. Precederà però nel volume generale un avverlimento, nel quale sarà
detto quei che bisogna aggiungere a ciascuno de' sopradetti prezzi , acciocché
il libro, franco d'ogni altra spesa, pervenga o per la posta o per mezzo diver-
so, dal Capoluogo del distretto ove fu pubblicato a ciascuno degli altri undici Ca-
poluoghi. Precederà inoltre una tariffa contenente ad istruzione comune le regole
di riduzione de' valori locali d'ogni distretto a valori in franchi d'ogni altro di-
stretto.
Nell'abboccamento da seguire in Genova tra i cooperatori a questa impresa ,
dopoché tutti i mentovati cataloghi parziali saranno già stampati , e pronti per
esser riuniti in volume , potrà l' avviso indicato nel precedente paragrafo esser
di comune accordo stabilito, e dato alle stampe : ed aUora potrà stabilirsi non
mono tutto ciò che concernerà il primo riparto tra tutti i distretti di tutti i Ca-
taloghi , e quanto altro risguarderà la loro diffusione , e la continuazione del
Kulletlino in ogni futuro tempo, con quelle modificazioni , e con quei miglio-
ramenti , che ulteriori e più mature considerazioni suggeriranno.
In tutti i casi perù si cercherà, se e possibile, che il Bulletlino intero sia di-
stribuito in un grandissimo numero d' esemplari per tutta Italia, e spedito nelle
camere di lettura, ne' casini, ne' caffé, nelle biblioteche, anco regalandolo se
occorra.
Posto pertanto che , con questi o simili altri mezzi , le opere stampate per
tutta Italia facilmente pervengano , di qui a un anno , a comune notizia ; e po-
sto che da ciò nasca il desiderio in molti , ed in paesi tra loro distanti , di acqui-
stare questo o quel libro indicato nel catalogo , sarà notificalo (dietio nuove de-
— 552 —
liberazioni e concerti da prendersi in Genova) a chiunque ciò desideri, che per
ottener ogni Iil)ro richiesto , gli basterà da indi innanzi domandarlo , con lette-
re affrancate , al Capoluogo del distretto, al ([uale il dimandante appartiene, di-
rigendole domande all'incaricato della Commessione residente in esso Capo-
luogo, e accompagnandole coli' invio del danaro, rappresentante colla sua som-
ma l'importo primitivo del libro, e le spese di trasporto fino al Capoluogo sud-
detto, inclusavi una tenue giunta a beneficio del Commesso, a titolo d'emolu-
mento. Imperocché , adempite queste condizioni , sarà cura del Commesso me-
desimo di far venire il libro nel modo ricliiesto dal Capoluogo presso il quale fu
pubblicato , e di dar indi avviso al committente, allorché il libro sarà giunto ,
perchè a tutto suo carico faccia mandarselo nella guisa che indicherà egli stesso.
Solo delle edizioni contraffatte in qualunque paese d'Italia le Commessioni non
accetteranno incarico.
Per siffatta maniera in ognuno de' Capoluoghi, e presso tutt'i commessi, do-
po sei mesi, troverannosi depositate alcune somme, uguali al numero e all'im-
porto de' libri fotti venire per commessione. Si regoleranno dunque i bilanci re-
ciproci, e scambievolmente si salderanno i conti rispettivi, rimettendo agli au-
tori , prelevate le spese , quel che loro sarà dovuto.
Né occorre lungamente dissertare sui vantaggi di questa istituzione ed impre-
sa; essi sono evidenti.
Da ultimo il Presidente conte Freschi chiude l'adunanza con le seguenti pa-
role di congedo :
« Colleghi e fratelli: Semai codesto dolcissimo titolo fu da labbro umano pro-
nunziato, a me s'addice ora a voi rivolgerlo con soave compiacenza, concios-
siachè nella madre nostra comune, la scienza, voi mi foste colleghi, e più che
collcghi veramente fratelli.
La nostra Sezione ha dato esempio luminoso di queir armonia e diligenza che
si richieggono per lo migliore e tranquillo sviluppamento delle scientifiche di-
scipline; ed a me spetta qual vostro interprete di altamente dichiararlo.
Noi esordimmo bene auspicati , ed al buon cominciamento corrispose il pro-
gresso delle nostre lucubrazioni.
— 553 —
Le discussioni versarono su i cardini della scienza, che prediligiamo qual ba-
se dell' incivilimento, l'agronomia; ne esaminammo volta per volta le leggi , i
bisogni, le condizioni, le contrarietà, ed i mezzi per combatterle. Negli studi
tecnici, che sono la nuova vita dell'epoca [iresente, noi portammo mature le
indagini, ponderali gli studi, sagge le conclusioni, onde arrecar loro taluni di
quei progressi , i quali per essere elTicaci debbono ottenersi graduali e mode-
rali, né giammai discostarsi dalla sovrana idea del tornaconto.
Noi impiegammo non breve tempo allìn di preparare, o promuovere istitu-
zioni che giovassero all'educazione ed al sollievo de' poveri, all'istruzione de"
fanciulli, al ben essere delle classi inferiori, infine alla medela di quelle molti-
plici infermità clic rendono misera e grama l'umana esistenza , e die per mala
ventura possono riguardarsi in parte come fatale conseguenza degli ordinamenti
industriali vigenti.
L'unità scientifica italiana fu lo stemma sotto il quale ogni pensiero tra noi si
concepiva, ogni parola si pronunziava. Sia essa quell'idea cui convergano i no-
stri futuri lavori, acciò i medesimi comprendano materie di generale utilità ed
importanza; perciocché. Signori, cosi operando noi avremo adempiuto 1' ufTì-
ciò non solo dello scienziato ma quello ancora del cittadino.
Ed a me , o colieghi e fratelli , cui piacque alTìdare l' insigne onore di presie-
dervi , ed agli altri onorevoli vice-Presidenti e Segretari che voi e me aiutaro-
no con tanta alacrità , sia lecito indirizzarvi sinceri i voti di altissima ricono-
scenza pel nobile solerte ed intelligente concorso che da ciascuno di voi e da
tutti fu singolarmente prestato all'opera comune. Noi rientreremo ne' nostri fo-
colari con l'animo ebro della vostra somma benevolenza . Voi riedendo alle vo-
stre case non obbliate chi, come dissi in principio, vi fu, vie, e vi sarà
sempre collega e fratello ».
L'adunanza si scioglie tra gli applausi.
Il Presidente — Come Gher.vrdo Frescui
ÌAvv. Cav. Pasqiaie Stanislao Mangiaci
.•\VV. .\>T0M0 SCIAI.OJ V
GiLSEPPE Devince.nzi
RAPPORTO
DEL SIC. GOITARDO CALVI, MEMBRO DELLA COMMESSIONE PER GLI STCOl SULLE SO-
CIEIÀ DI tllTlO SOCCORSO PER GLI ARTEGIANI , A NOME DELLA COMMESSIOKE
MEDESIMA [IJ.
Al signor Presidenle della Sezime d' Agronomia e Tecnologia del VII Congresso
Scienlifico Italiano.
JLa Commessione intricala degli sludì intorno alle Società di mutuo soccorso,
elio \enne nominala nella precedente riunione di Milano, trovossi neil' assolu-
ta impossibilità di compiere quest'anno il proprio lavoro finale che essa si ri-
serva di presentare al vegnente Congresso di Genova.
La protratta emissione delle lettere di nomina (3 marzo) ai membri della Com-
messione, la natura o moltiplieità delie ricerche da istituirsi, e l'impossibilità
di verbali conferenze fra i membri stessi sparsi qua e là nelle varie parti della
]>enisola, queste ed alcune altre circostanze furono le cause per cui gli studi af-
fidati alla Commessione non poteronsi compiere colla celerità che da essa sareb-
besi desiderata.
Tuttavia i membri di questa Commessione non dimenticarono certamente nel
decorso anno il loro mandato , e rivoltisi con alacrità a studiare queir impor-
(i) Vedi pss- 494-
— ooo —
Unte argomento, prepararono alcuni lavori individuali in parte pubblicali , e in
parte tuttora inediti , de' quali potrà poi giovarsi la Commcssione nel rapporto
sintetico e riassuntivo che sottoporrà al sonno dell' otla\o Congrosso Italiano.
Cosi il Conte Luigi Scirisiori mandava in luto ( noi fascicolo di agosto degli
«;ì»ia/i di slatisdca ) un suo progetto di associazione mutua pei la^'oranti delle
strade ferrate con migliori norme, dietro le quali a suo credere potrebbe essere,
istituita : il signor Antonio Radice citando ad esempio la numerosa società di
tessitori in seta fondata per lo reciproco loro soccorso dalla filantropica sapien-
za del signor Pizzini in Ala (Tirolo), poneva in evidenza i vantaggi morali di
quella e delle altre di simile natura con un articolo inserito nel n. 1", 18 del-
lo Spettatore Industriale: il signor Alessandro Porro attende ora alla stampa di
una memoria intorno alla natura ed ai requisiti essenziali di codeste società ,
ralfrontati coi fatti sperimentali del Milanese Pio Istituto pei lavoranti tipografi,
la quale u.scirà in breve nella Rivista Europea del mese corrente.
Por ultimo il signor Conte Luigi Sanvìtall , nionlre trasmetleami l'acchiuso
foglio a lei , signor Presidonte , indirizzato , accompagnandovi copiose notizie
intorno alle società parmensi, mi comunicava altresì savissimi pensamenti circa
il modo con cui vogliono essere rette codeste associazioni onde evitare ogni pe-
ricolo e riuscire di vera utilità pubblica , da' quali non solo potrà trarre molto
profitto la Commessione , ma vuoisi pur anche desiderare pronta pubblicazione
a sempre meglio illuminare l'opinione pubblica ed a sradicare gli errori che fos-
sero allignati circa siffatte istituzioni non abbastanza ben conosciute.
Questi sono gli studi de' vari membri della Commessione , di cui io ebbi insi-
no ad ora contezza, e che volli non rimanessero ignoti a lei ed alla dotta Sezio-
ne da lei presieduta , onde si vegga in quanto onore dalla Commessione sia te-
nuto il mandato ad essa conferito. E se non ancora posso accennarle precisa-
mente i lavori di alcuni altri membri della Commessione , che insino ad oggi
si misero in corrispondenza col centro della medesima fissato concordemente
appo i membri dimoranti in Milano , non v' ha dubbio però che tutti del pari
volenterosi concorreranno al miglior adempimento dell'incarico assunto.
Por quanto poi mi risguarda personalmente, le trasmetto un'esemplare (l'ul-
timo che mi rimane) del Rapporto sulle società di mutuo soccorso che sono in
— 55G —
Italia, da me presentato nianoscritlo al VI Congresso e pubblicalo indi nella Ri-
vista Europea ilirembre ISli . Recentemente poi, avuta occasione di visitare
la Francia ed il Bel;;io, ne' pochi mesi che rimasi in ([ue' paesi |)rocurai di co-
noscere le associazioni di tale natura, ed il loro stato , e le loro leppi ; e d' in-
dagare i motivi della rispettiva prosperità o decadenza ; e in pari tempo cercai
di avvicinare quei pubblicisti e Tdantropi che di tale ifuislione si erano partico-
larmente occupati. Per tal modo vidi come ne' luoghi più inanifatturieri le so-
cietà di previdenza, e di mutuo soccorso sieno una istituzione indivisibile della
vita industriale, sieno una condizione normale e indispensabile per lo prospe-
ramento delle fabbriche , sicché le fabbriche fanno anch' esse de' sagriliPì on-
de conservarle fiorenti: per tal modo ebbi notizia de' ^ari sistemi predominanti
a seconda de' luoghi e de' costumi , nell'ordinamento di quelle società, e co-
nobbi r uomo che più radicalmente ha studiato in Francia la teoria delle me-
desime (per asserzione dello stesso ViUcrmé) e l'opera utilissima, in cui egli
raccoglieva il frutto de' profondi suoi studi su tale argojiiento , sol da poco tem-
po apparsa in luce, e poco nota ancora.
Egli è il sig D. Deboutteville Direttore dell'asilo dipartimentale de' pazzi a
Roren;e il suo libro che s' intitola -Df/Zc società di provvidenza e di mutui soccorsi,
ricerche studi ordinamento di siffatte istituzioni con un progetto di Regolamento e la-
bella ad uso delle medesime, usci in tempo per avvalorare l'assunto della Commes-
sione , la quale potrà trovare in quello una guida sagace e ricca d' esperienza. Al-
l'intento di meglio diffondere la notizia di questo scritto io fra breve ne rende-
rò conto nel Giornale Euganeo.
Preceduto da questi sludi e da queste pubblicazioni preliminari vuoisi spera-
re che il lavoro finale della Comniessione meglio elaboralo e più compiuto pos-
sa corrispondere alle benefiche tendenze del nostro paese ed al bisogno cui la
saggezza del Congresso scientifico mira a provvedere.
Mentre io mi pregio anche a nome di altri membri della Comniessione di por-
tare queste cose a sua notizia , devo pregarla a renderne informata l' onorevole
Sezione da lei presieduta , e ad invitare i membri di essa che volessero compia-
cersi di comunicare i loro sludi su questo tema alla Comniessione, e di inviarli
a Milano al mio indirizzo. Ed in siffatte comunicazioni si desidererebbero i dati
— 557 —
positivi sulle espurivnze delle istituzioni locali e partieolaruicntc sulla mortali-
tà, sull'entità e durata de' soccorsi, sulle proporzioni de' conlrihuti.
TuKoclie tratlonulo da circostanze |)iu l'orti della mia \olontà sia dolente di
non puternii recare io stesso a far parie anche quest' anno di codesta Sezio-
ne (1), mi sento però sempre conjiiunto ad essa nel fer>ido desiderio del meglio,
e nella fratellevole alTezione the Tra tutti (;li Italiani le scicntiriclie Riunioni
lianno promossa , e colla quale nie le professo, rassegnandole la mia più distinta
stima :
Milano li settcndire 18i:>.
Gottardo Calvi
(i) L' autore dsl Rapporto , do)» arcrlo inriato , intervenne egli Siena , avutane opportunità , al
Congresia.
71
RAPPORTO
DEI.r.A COMMESSIONE ENOLOGICA ITALIANA (1)
JLa Sezione Centrale milanese della Comniessione Enologica Italiana ha l'onore
di trasmettere il qrii unito Rapporto del signor Andrea Pensa Depositario de'
vini nazionali in Milano, il quale dichiara che lo spaccio de' vini ne fu si limi-
talo da non potere, salvo che per alcune determinate qualità, alimentare l' intra-
presa.
La Commessionc conviene pienamente in questa idea, e non esita a manifesta-
re un' intima convinzione della necessità di migliorare nelle moltiplici località la
fabbricazione de' vini medesimi innanzi di esporli ad una estesa consumazione,
siccome vini di lusso. Questo scopo esige profondi studi e lunghe esperienze sulle
quali la Commessione si dichiara incompetente; nel mentre esprime il desiderio
che diventi oggetto della attenzione degli studiosi che prendono interesse alla
patria industria e prosperità.
La Commessione non ha esitato, a' termini dell'ari. 12 della t;ircol. 30 mar-
zo 1844, ad assegnare al signor Andrea Pensa depositario la provvigione del 10
per O/O sull'introito de' vini venduti; profitto che forse appena ne compensa gli
sforzi e che solo nel caso di un ben esteso smercio avrebbe potuto ragionevol-
mente diminuirsi.
La Commessione non nutre fiducia di poter cooperare allo scopo contemplalo
dal Congresso Lucchese, col supplire alla rinuncia del sig. Pensa nominando un
nuovo depositario, persuasa che il sig. Pensa abbia esaurito tutti gli sforzi per
(OVedipag, igS.
— 559 —
lo smercio de' vini affidatigli , siccome era suo particolare interesse. Ritiene che
sarebbe tradire quello de' produttori col provocare altre missioni fuori delle qua-
lità favorevolmente menzionate nel Rapporto dello stesso depositario, le quali es-
sendo in numero limitatissimo non bastano a sostenere l'ideato stabilimento.
La Commessionc reputando quindi aver adempito a quanto era stito racco-
mandato alle sue cure, si rimette alle decisioni del Congresso di Napoli per quel-
le determinazioni che ad esso potranno sembrare in proposito opportune. Fer-
ma essendo nell'avviso che il deposito di vini Italiani non possa reggersi in Mi-
lano atteso il limitato loro spaccio, opina perche non diasi ulterior seguito a que-
st'intrapresa , lieta però che questa pruova abbia almeno giovalo a rivelare una
possibilità che il tempo ed il lavoro coroneranno forse di un più felice successo.
Milano il 9 ottobre 1845.
Babt. de SosEsisA Vinoso
Ignazio Vigori
C. Rossi
£nrico Megliere
FAtsTiNO Sanseverino
ALLA COMSIESSIONE ENOLOGICA IN ftULANO
n sottoscritto, non trovandosi più in grado di continuare ad aver cura del de-
posito de' vini di lusso Italiani , a lui affidato da questa Commessione Enolo-
gica, fa noto alla medesima , come di dovere, aver egli stesso a suo tempo avvi-
sati i signori proprietari de' vini, che si trovano tuttora invenduti, invitandoli
a ritirarli prima della fine di settembre, come d'essersi con alcuno d' essi conve-
nuto per r ulteriore custodia e vendita di quei vini, che aggravati dalle spese di
dazio d'entrata nel nostro regno , e di quello di condotta da lontani paesi, non
conviene far retrocedere.
Il tentativo di procurare uno smercio corrente ai vini di lusso Italiani non
ebbe l'elTelto desiderato. Di tante qualità di vini giunti a questo deposito da va-
rie province Lombarde e Venete e da diversi stali Italiani una sola , si può di-
— 560 _
re. Irova incontro tanto per lo prezzo, quanto per la qualità. Questa fu quella di
proprietà del si*;, barone Bettino Rirasoli di Firenze , e della sua Provincia di
Rrolio ili (Chianti. Tutta la sua prima spedizione di circa 1,200 holtiplie fu
prontamente venduta, e<l a giudicare dalle domande lo smercio avrebbe eonli-
nuato, se il nominato sig. barone Ricasoli avesse potuto mandarmene dell'altra
perfettamente eguale. Il \ino. che lo stesso signore ha fatto pervenire a questo
deposilo in una seconda e terza spedizione , sarebbe dell' eguale perfezione del
primo, se non avesse bisogno d'inveccbiare maggiormente, di modo clic il .sot-
toscritto stima opportuno di sospenderne per alcun tempo la vendita. Del re-
sto pare che il sunnominato sig. barone al)bia raggiunto lo scopo desiderato ,
quello cioè di produrre non piccoli saggi , ma vistose partite di vino di eccellen-
te qualità , e sicuro di resistere a lungo viaggio ed a diverse temperature , e che
si perfeziona notabilmente viaggiando col caldo.
.\nche il vino di Sondrio del sig. Filippo Caiini trovò incontro , e vennero ven-
dute alcune centinaia di bottiglie.
Diversi signori di Verona e della Valpolicella hanno mandate varie qualità
divino, che non trovarono smercio forse anche per i prezzi troppo elevati che
ne domandano.
Lo stesso si dica de' vini dell' isola di Sardegna che in generale furono tro-
vati tropi)o carichi d' alcool. Le spese di condotta e di dazio d' entrata contri-
buirono anche a renderli troppo cari. Quindi pochi se ne sono venduti, ed an-
che la Real .Società Agraria di Cagliari, che all'epoca dell'ultimo Congresso di-
stribuì in Milano col mezzo de' suoi incaricati una quantità di campioni de'
migliori vini di quell'Isola, non ottenne il suo intento, che nessuna commessio-
ne venne ad incoraggiare i produttori.
Diverse qualità di vino giunsero dal Piemonte , e principalmente dalla pro-
vincia d'Asti, fra le quali alcune alTalto comuni , ed altre cosi delle di lusso.
Quesl'ullime giacciono tulle invendute, stante il prezzo enormemente elevato
che si vuole.
Il Napolitano e la Sicilia non hanno concorso all' esperimento , se si eccettui
una spedizione fatta dalla casa Florion di Palermo del conosciuto vino di Mar-
sala che piacque generalmente.
— 501 —
I vini di diverse qualità giunti dalla Dalmazia giacciono tutti invenduti. Di'
versi campioni distribuiti non valsero a procurare il benché minimo smercio.
Onde merlilo far coiiosrere da quali parli, e quante qualità di vini sieno en-
trati in questo deposito, si mandano alcuni esemplari delle note stampate, colle
quali si possono anche conoscere lutti i signori che tentarono delle spedizioni
di vini, ed i prezzi ai quali si limitarono.
Se si eccettuano i vini del signor barone Ricasoli , quello del sig. Calmi ed il
Marsala che com'ó detto ebbero smercio, gli altri rimasero pressoché tutti in-
venduti , che di 3000 bottiglie giunte al deposito, sole n. ' ".'jO furono esitate,
e queste anche per la maggior parte a titolo di campioni , raro essendci il caso
di aver venduto alla stessa persona due volte dell' egual vino.
Compresi i qui sopra citali vini del sig. Ricasoli ec. , il totale importo delle
vendite fatte ascende a lire 7000 circa, ed il sottoscritto occupato a liquidare i
conti coi singoli mittenti, loro tratlieneuna provvigione in ragione del lOper 100,
persuaso che la Commessione a norma dell'articolo 14 del contratto stipulato
col sottoscritto, non avrà alcuna difficoltà d'approvarla , ritenuto anche che que-
sto non basterebbe a compensarlo interamente delle spese da lui incontrate per
tìttode'Iocali. spese di stampe e di personale. Intanto si rassegna con distinta
stima :
.Milano ij settembre 1845.
.\.\DnE.v Pensa
RAPPORTO
DELLA COMMESSIONE INCARICATA DI ESAMINARE IL CARRO-CVCINA INVENTATO
DAL SIG. GIUSEPPE IGNONE (1).
JTra gl'innumerevoli ritrovati d' ogni maniera che tutto di c'inondano (poiché
in quest'epoca è moda di essere inventore od almeno perfezionatore ) pochi
assai sono quelli suscettibili di utile applicazione, e per lo più appena nati son
morti : laonde è caro alla vostra Commessione il riferirvi non essere cosi del Car-
ro-Cucina, e credere che , costrutto nelle indicate dimensioni, sarà esso non solo
applicabile agli usi cui è destinato, ma di sommo ed incontrastabile vantaggio.
Era profonda ferita al cuore dell' ottimo Sovrano che regge i destini di que-
sta felicissima parte d'Italia il vedere come in occasione di campi d' istruzioni
dell' esercito talvolta accadeva , dopo lunghe evoluzioni , essere i soldati costretti
ad aspettare lungamente il rancio, e benanche a doversi contentare del solo pa-
ne, per la dUTicoltà e lentezza de' trasporti degli occorrenti utensili e del com-
bustibile, e del tempo lungo che ancora ci vuole di poi per preparare il cibo.
L'augusto Monarca, il cui Regno fu già si fecondo in grandi opere , ed in im-
portanti miglioramenti , volle che cessasse siffatto disordine ; e stabilite da esso
medesimo le basi e le condizioni , commise al già conosciuto ingegno del sig.
Ignone la formazione di un carro di ordinarie dimensioni e di un peso non
maggiore di quello de' carri di artiglieria , sul quale pochi soldati potessero pre-
parare un pasto per seicento individui , senza rallentarne il corso od opporsi al
suo fine, quand'anche il carro camminasse di trotto o di galoppo.
(0 Vedi p»g. 5oo.
- 563 —
Dal modello accuratamente eseguito in latta , sottoposto alla disamina della
Commessione, si scorge che l'autore, oltre all' ingegnosa disposizione delle di-
verso parti componenti il carro , il forno , e la cucina , e di luti' i comodi pos-
sibili per la facile preparazione , e pronta dislriltuzione del rancio , seppe op-
portunamente applicare i principi della scienza per ottenere il minor possibile
disperdimento di calorico e per difendere dalia sua azione gì' inservienti , i quali
con grande comodità e sicurezza possono attendere al loro servizio.
Se pare immancabile il buon esito della cucina, non si potrebbe però a priori
nulla stabilire sulla quantità del combustibile da consumarsi , e sui suo effetto
in un dato tempo da conseguirsi , quantunque si sappia quante unità caloriferc
sviluppano i diversi combustibili sotto un dato peso , iiuante ve ne vogliano
per ridurre l'acqua dal grado in cui si trova a 100 del termometro centigrado,
termine della ebollizione , e quante per conservarla in tale stato pel tempo ne-
cessario alla cottura de' comestibili , ed in flne quanto sia il volume di acqua
messo in ebollizione per una data misura di superfìcie quadrata del recipiente
toccala dalla llamma in un dato tempo : imperocché non essendo l' acqua , che
dev'essere messa in ebollizione, immediatamente in contatto del lastrone di ra-
me formante il cielo del forno, ma posta in separale marmilleclio poggiano sul
lastrone , e lasciano tra loro considerevoli intervalli , non si hanno dati pratici
per calcolare in questo caso la quantità di calorico necessaria per istabilire l'e-
bollizione dell'acqua nelle marmitte.
Sombra però che stante la cura posta dall' inventore per impedire il dissipa-
mento del calorico, basterà sempre una discreta quantità di combustibile; e
quand'anche si venisse a riconoscere necessaria una quantità alquanto conside-
revole , sarà sempre assai minore di quella considerevolissima che si dissipa per
far bollire le marmitte isolate all'aria aperta.
Non crede opportuno la Commessione di darvi una descrizione della macchi-
na , perché ciò condurrebbe troppo in lungo , e perché ebbe cura di farlo il si-
gnor Ignone stesso in una memoria stampata e corredata di una ben disegnata
tavola.
Quando costrutto in grande il Carro-Cucina , e riconosciutane l' utilità ne'
campi d' istruzione , non si potrà dubitare del > antaggio sommo che dovrà ar-
— 564 —
m-are in tempo di puoira; <iual bcnelizi.» non ne litaverà la milizia, e per coii-
seiiuenza la nazione intiera ? Allora aceoglierà nuove henedi/.ioni «lei suo po-
polo un Monarca che sempre se ne mostrò l'amoroso padre; e conseguirli l'in-
ventore la più dolce ricompensa per averne saputo cosi felicemente tradurre in
opera il generoso pensiero.
Magg. cav. d' Agostino
Ingeg. Michela
March, di Sambcv relatore
R A P P 0 R J 0
DELLA COMMESSIO.NE INCARICATA DI RIFERIRE
SIX MIGLIORE SISTEMA «lETROLOCICO IMFORME DA ESTENDERE I> ITALIA (1)
fi.
ON ci Ila moniorìii ne' tempi che l' Italia abbia mai avuto un sistema proprio, e
mollo meno universale di pesi e misure. Degli Etruschi , de' Volsci , de' Sabini,
de' Rutuli, e degli altri aborigeni non troviamo indicazioni sicure. I Romani dive-
nuti dominatori della penisola, imposero a'proprì soggetti il sistema che nella im-
perizia loro avevano dovuto imitare da' Greci , i quali prima di essi vi avevano
avuto stanza: e come le misure de' Greci altro non erano in fondo che quelle
dei;li Egizi , cosi il sistema de' Romani tenne alcuna cosa di entrambi ; ma fu ri-
dotto a forma particolare mercè di un metodico ordinamento. Con le misure de'
Romani però si mantennero sempre anche le primitive de' Greci, e quelle degli
Egizi, massime nella bassa Italia, sia per la diflìcoltà di estirpare memorie riferma-
te con abitudini secolari , sia per la necessità in cui si era di conoscerle a motivo
delle relazioni che si mantennero sempre pili o meno vive con quello Nazioni.
(Caduto r impero ed invasa l' Italia da popoli settentrionali , ebbe a ricevere da
questi nuove misure ; quindi s' introdussero il piede di Liutprando ed altre misure
de' Longobardi , e de' Franchi, alle quali si aggiunsero quelle degli Arabi venu-
teci d' oriente col ritorno de' Crociati e con le conquiste de' Pisani e de' Veneti.
Ripresa dagl' Italiani la sovraniU'i del loro suolo, ma suddivisa poscia l'Italia in
piccioli stati , e ridotti a municipi e castelli, i quali tutti miravano a infeudarsi ,
e quindi a governarsi con uu reggimento proprio : ristrette o rotte le comunica-
(i) Vedi pag. 5i3.
72
— 5GG _
zioni e le grandi transazioni di Iradìco internazionali , anche i sistemi metro-
logici si travolsero e si ridussero a tale miscuglio e confusione, da potervi dif-
Jiciinienle ravvisare il tipo primigenio e da ingenerare una dilTormità univer-
sale; sicché non le misure di un territorio si trovavano differenti da (pielle di
un .litro, ma quelle di un medesimo paese, di una medesima borgata; e spesso
anche più misure eterogenee erano adoperale insieme in uno stesso luogo.
Questo disordine, che pure non era circoscritto alla Italia soltanto, ma re-
gnava per tutta Europa, aveva più volte attirata l'attenzione di sonuni legislato-
ri , e se ci faremo a riandare le storie de' progressi dell' umano incivilimento,
V edrenio di tratto in tratto ed a grandi intervalli da Mosè ad Alessandro , da
Alessandro a Carloniaguo, da Carlomagno a Napoleone lampeggiare il pensiero
benefico di ridurre ad un tipo unico e comune 1' espressione de' rapporti e del-
le gi'andezze che sono la necessità di ogni momento nelle domestiche relazioni,
lo strumento continuo delle arti e delle scienze, 1' anima de' movimenti e delle
combinazioni commerciali .
Ma nello scompigliamento delle politiche vicende , nel tumulto delle guerre e
delle sedizioni che facevano dell' Italia un campo di continue lotte, e vi allet-
tavano gli stranieri a vantaggiarsi , come potevasi sperare di vedere data opera
ad un concetto che richiedeva lunga meditazione, tranquillità di studi, insisten-
za non intermessa , e la persuasione de' fatti '?
In mezzo a queste cose non mancarono de' tentativi parziali. Già fin dal 1480
con editto promulgato a G aprile Ferdinando I d'Aragona prescriveva che i pesi
e le misure di tutto il suo regno si fossero renduti uniformi a quelli della città di
Napoli , affine di rimediare a' danni ed incomodi che derivavano dalia loro dif-
formità.
Nel 1604 colla Grida degli 8 d' ottobre che era rinnovellala nell'anno susse-
guente , il Governatore della Lombardia conte de Fuentes ordinava che le mi-
sure dello slato di Milano si conformassero tutte a quelle della città.
Bisogna jìcrò dire che questi ordinamenti o non fossero seguiti, o fossero ca-
duti in dissuetudine, giacché nel 1781 si dovettero ripetere.
Analoghe prescrizioni erano promulgate nel 1782 con editto degli 11 luglio
dal Gran Duca Pietro Leopoldo per rispetto alle misure di Toscana.
— 567 —
r.a legge de"27 ollohre 1803 della Repuhiilica Italiana, che introduceva il si-
stema metrico dorimalo nelle contrade soggette al nuovo dominio, esteso in se-
guilo alle altre aggregate dopo il 1805, preludeva alla grande idea di un siste-
ma nazionale e cosmopolita ; ma le traversie politiche interruppero 1' efletto
che doveva attendersi dal tempo.
Posteriori riforme intanto dimostrarono che avevasi in animo bensì di miglio-
rare le condizioni de' popoli soggetti , ma o non volevasi confessare la premi-
nenza di un sistema straniero, o non si volevano riprodurre reminiscenze di
tempi procellosi.
Con legge de'2t) maggio 1809 di Felice I vennero ridotte ad uniformità le mi-
sure ed i pesi del Principato di Lucca, seguendo il principio giù adottato da' na-
politani, da' milanesi e da' toscani di estendere il sistema della capitale agli al-
tri paesi secondari del dominio.
Nello stesso anno nell' ultimo di dicembre venivano ordinate e defluite le mi-
sure di Sicilia sovra un progetto di una Commessione, la quale avendo posto a
fondamento del suo lavoro principi falsi , ne dedusse un sistema arbitrario , in-
romposto e deforme.
Il governo piemontese nel 1822 interrogava il giudizio de'suoi dotti sulla scel-
ta di una quantità invariabile per base di un nuovo sistema metrologico che ave-
va in animo d' istituire. I loro studi li condussero a dichiarare che il sistema
decimale francese era il più perfetto: diverse subalterne considerazioni però fe-
cero loro proporre di conservare l' antica divisione del meridiano terrestre, e di
prendere per unità di misure di lunghezza il minuto 3." , ossia un rrÌ77z di
un grado di latitudine equidistante dal polo all'equatore, la quale unità per
.singolare combinazione risultava quasi uguale all' antico piede di Luitprando.
Nel 1840 a 6 aprile una provvida legge di Ferdinando II di Napoli rettiflcava
le misure della capitale in relazione all' antica loro» deOnizione , e tranne quelle
di capacità, suddivideva le altre con regole decimali, e le dichiarava applicate
esclusivamente a' suoi domini di qua del faro.
l.e cose essendo in questi termini , quando le disposizioni che si vennero ac-
comodando fossero nella pienezza del vigore , la metrologia italiana avrebbe
già fatto un gran passo coli' avere ridotto i suoi mille sistemi a quelU delle Ca-
— 568 —
pitali de' vari sLali ; ond'é che per In intera liisione che si desidera non si avreb-
be più che a fare studio del miglioro e del più conveniente fra' sistemi rimasti;
<• questo niodilìrarlo al proposito di renderlo facile ed adatto alle abitudini de-
bili altri paesi per poterlo poscia dilTondere ed applicare esclusivamente all' in-
tiera Penisola.
Il tema proposto alla C(mìnicssione scelta dal precedente Congriìsso Italiano,
e rimesso all' attuale di Napoli , mirava appunto a questo nobile ed importantis-
simo divisamento. In fin d'allora però si presentiva la diflìcoltà dell'impresa ;
sorgeva il dubbio se convenisse prescegliere uno de' sistemi italiani già in uso,
o studiarne uno nuovo, o se piuttosto non si dovesse pensare unicamente al
modo di estendere l'introduzione del sistema metrico-decimale de' Francesi.
Ciascun partito à i suoi pregi ed i suoi inconvenienti particolari. Per adotta-
re uno de" sistemi italiani già in uso, bisognerebbe prima esaminare attentamen-
te quale di essi sia quello che meno contrasti alle abitudini degli altri paesi, on-
de non forzarli a mutazioni troppo risentite, le quali allontanerebbero assai fa-
cilmente dall' intento : quando poi un tale sistema si fosse rinvenuto ( locchè a
chi abbia fatto studio della odierna nostra metrologia parrà miracoloso trova-
mento), vi saranno da superare le rivalità e le gelosie di preminenza, che ver-
ranno suscitando diflicoKn forse più gravi, giacché non si vorrà cedere ad altri
il merito d'imparare un sistema che dovrà prevalere a tutti.
Questo partilo poteva rieseire parzialmente per ciascuno stato dove i sistemi
de' paesi soggetti non sono per lo più che modificazioni della città dominante.
Ma non può sperarsi di estenderlo a Capitali di altri stati che abbiano sistemi
totalmente disparali.
Cosi r Inghilterra , la Prussia e la Svezia poterono ridurre le misure ed i pesi
delle città loro soggette a quelle unicamente delle rispettive Capitali. Ma non
devono attendersi di vederli- divulgati fuori de' propri domini quando non vi
concorra la volontà de' diversi Governi.
L'incaricarsi di un sistema affatto nuovo, originale italiano, che sarebbe im-
presa grande al certo , e v eramente nazionale , è pensiero da non essere acca-
rezzato, ove positivamente si desideri di venire ad una definizione del proble-
ma. Le dilTicoltà che si affaccerebbero vedesi a prima giunta , e senza mina-
— oC9 —
lamonto ciiunieraiic , devono essere molte ed iniponenli. Gl'Inglesi i quali non
aveano da far altro che retliflcare i campioni delle misure di Londra e parago-
narvi quelle delle altre misure clie volevano aliolite , v' impiegarono otto an-
ni; i l'Vancesi cominciarono le loro operazioni nel 1737, e solo nel dicembre
del 1799 poterono proclamare definitivamente la misura unitaria del nuovo siste-
ma, benché \i avessero lavorato indefessamente i più grandi matematici nazionali
e stranieri che facevano l'orgojilio di (|iiel secolo. Se nazioni cosi compatte e
provvedute di inez/i giganteschi, ed assistite da ingegni distintissimi, ebbero non-
<limeno a venirne a capo a grave stento , come si dovrebbe attendere un esito
in un paese che non à quelle intime relazioni e quelle omogeneità d' interessi e
di vedute che appena si possono trovare dove sono rapporti economici e po-
litici? Abbandonandosi adunque la idea di un sistema originale, abbandonisi
puranco quella di voler generalizzare alcuno degli attuali sistemi italiani , seb-
bene alcuno se ne possa vantare razionale e perfetto quanto il sistema metrico
francese ; e se amor vero della scienza e in un del paese nostro ci è lume , faccia-
mo sacrificio di una gloria municipale, ed aspirando al bene universale, alziamo
nn monumento alla sapienza de' nostri avi, ma uniamoci in concorde fratellan-
za non solo fra noi , ma con le N.izioni che ingentilite e rischiarate dal sapere
italiano, ci anno poscia so|)ravanzati nel moderno progresso.
A far questo, giacché non giova l' illuderci, diciamolo francamente, imlla vi
può essere di meglio che abbracciare nella sua interezza il sistem.v .METnico-
ntXLMAi.E, già diffuso in molta parte di Kuropa, già iiccolto ed applaudito dal-
l' universale consen.so de' dotti.
Noi non ignoriamo i difetti e gì' inconvenienti che vi si oppongono ; ma sap-
piamo altresì che la somma de' suoi pregi é tale da farvi onesto velame.
Ricordiamoci che gì' italiani ebbero la loro parte nelle operazioni che servi-
rono ad erigere quel colossale monumento : esso è da dirsi più presto europeo
che francese. Ricordiamoci in oltre che le scienze utili non devono sentire 1' e-
fioismo della patria; a' frutti dell'albero della scienza anno dritto a stendere la
mano egualmente lutt' i tigli della terra. Questi Congressi medesimi ce lo addi-
tano ; ed ove la diversa favella non ponesse confini , potremmo attenderci di ve-
derli girare l' universo.
— 570 —
Se noi vorremo ostinarci coi nostri sistemi o coli' idea di un sistema nuovo,
perdiamo un tempo prezioso; edatoanclie clic potessimo averne un efletlo, e
che arrivassimo ad inlenderci fra noi, rimarremmo per sempre fuori del con-
sorzio de' dotti stranieri, a' quali in vece conviene stringerci in amichevole al-
leanza.
11 linguaggio delle grandezze e delle proporzioni deve essere uno per tutti, l
simboli della geometria che ò fondamento alla scienza metrologica non anno
che una sola espressione; conserviamo omogenee le relazioni, e cosi in quel
modo che 1' unità del sislema metrico per essere slata desunta con legge pro-
|)orzionale dalle dimensioni della terra ne porge facili le corrispondenze delle
varie sue parti , e quelle reciproche fra i diversi corpi del sistema mondiale ,
quando ad una sola emendazione e misura riferiremo tutte le quantità che ci
rappresentano i prodotti si naturali che artificiali , le scienze , l' industria , le
arti, il commercio potranno camminare da per tutto con passo libero e franco,
senza le diifìcoltù perpetue e le male intelligenze da una parte , e senza le frodi
e la mala fede dall' altra.
L' architetto quando volle essere inteso da' suoi confratelli di tutte le nazio-
ni non si curò più di esprimere i rapporti delle sue eccezioni con misure di
palmi, di piedi, di canne, di passetti, di braccia o di metri, ma stabili un mo-
dulo ipotetico , desumendolo da un' aliquota di altro de' membri architettonici
essenziali , e riferi ad esso tutte le altre secondarie dimensioni , precorrendo per
tal modo alla idea fondamentale dello stabilimento di un metro universale.
Che se alcuno ci ponesse innanzi le viste e le rancide obbiezioni della dilTi-
coltà di vincere le antiche abitudini , e di rendere popolare un sislema sover-
chiamente scientilico, noi senza negare la gravezza degli ostacoli che si oppon-
gono sempre e dovunque a tutte le innovazioni per quanto importantissime ed
evidenti , e che da noi devono attendersi ancora più forti che altrove , avendo
a lottare con elementi eterogenei , colla disparità de' principi e con gli stessi pre-
giudizi ; vorremmo che in vece di arretrarci a questi scogli non ce li figurassimo
insormontabili e procacciassimo invece la via di adeguarli.
Noi non ripetiamo troppo ciecamente che il popolo non vada contrariato nelle
sue abitudini ; ma diciamo piuttosto che il popolo non bisogna urtarlo di fron-
— 571 —
te, che non bisogna divezzarlo con la forza; ma Si istruirlo, educarlo, persua-
derlo, e cosi disporli! loiitanionto a siflaltc salutari innova^tioni.
Se la bella cliiara semplice e precisa istruzione del sistema melrico-decima-
le dettata dal sommo Oriaui e fatto pubblicare dal Gov. Francese fosse stata
adottata come testo nelle pubbliche scuole , per l' insegnamento di questo im-
|K)rtante ramo dell' aritmetica sociale ; se cioè si fosse adempito alla prescri-
zione della L. del 1802 che introduceva in Italia il sistema metrico , laddove
ingiungeva che i giovani nelle scuole normali elementari fossero istrutti nel
calcolo decimale, e nel nuovo sistema di pesi e misure, e che interdiceva l' i-
struzionc a quo" maestri che trascurassero di farlo ; a quest' oggi le classi indu-
striose, le commerciali e le civili, ed il popolo stesso sarebbero in grado di co-
noscere e di apprezzare il beneficio del nuovo sistema. Guai se si dovesse andar
sempre col principio di non disturbare il popolo dalle sue abitudini ; bisogne-
rebbe rinunziare ad ogni via di progresso e di miglioramento. E ben vero che
la storia e' insegna essere più agevole cangiare i costumi e la lingua di una na-
zione di quello che modificarne il sistema mensurale. Ciò vuol dire che il trion-
fo del sistema metrico non si otterrà colla violenza , né potrà essere 1' effetto di
un semplice insegnamento teorico. A questi due mezzi bisogna sostituirne un
altro; lo studio pratico ed eflettivo del nuovo sistema. Lo studio de' pesi e delle
misure diretto per tal modo diventerà una parte importante del pubblico inse-
gnamento. Esso avrà particolari attrattive pe' fanciulli , i quali vedendo mate-
rialmente le misure , le concepiranno bentosto , giacche siffatte nozioni non so-
no superiori alla loro intelligenza , e non esigono tale destrezza che sorpassi le
loro facoltà intellettuali. Presa una volta 1' abitudine, sarà meno a temersi l' in-
fluenza di una generazione che va ad estinguersi, ma che non si riformerebbe.
Bisognerebbe però che i professori incaricati d' insegnare il sistema metrico
nelle nostre scuole, come notava già l' estensore di questo scrìtto in altro suo
lavoro metrologico , abbandonassero totalmente le antiche misure colle loro ri-
duzioni in misure nuove, per questa considerazione che se gli uomini che si
occupano delle industrie , oggidì anno bisogno tuttavia di simili confronti, lo
stesso non deve dirsi degli allievi i quali non avranno da intraprendere atti di
commercio , ed eseguire operazioni d' ingegneria e di meccanica o d' industria
— 572 —
elio fra 20 o 30 anni , e che allora saranno dispensali dal ricorrere a date cosi
antiche.
Il sistema metrico decimale è già conosciuto in Italia. Esso e faniiliaro dii
gran tempo a' cultori delle scienze positive. Il censimento prediale delle pro-
>incie venete, quello del Ducato di Parma Piacenza e Guastalla , e quelli degli
Stati PonliQci furono rilevati e calcolati a misura metrica. La !.. Italica 27 ot-
tobre 1803 che lo imponeva alle città della Repubblica Cesalpina, e successiva-
mente lo estendeva agli altri territori aggregati al cessato regno d' Italia o sog-
getti all'alto protettorato dell' impero Francese, non fu mai revocata.
Essa è ancora in osservanza presso le pubbliche amministrazioni si per le
Provincie del regno Lombardo Veneto, si nel Piemontese, si negli Stati Estensi,
che nel Ducato di Parma , Piacenza e Guastalla. Ci è noto anzi che il Governo
Sardo sta preparando una legge la quale sarà per ìstabilire il sistema decimale
francese in tutt' i suoi domini di terra ferma per l' anno 1850 , mentre con al-
tra regia disposizione del 1 . " ora decorso luglio il medesimo sistema fu stabilito
per r isola della Sardegna a cominciare dal 1840.
I ragguagli del sistema metrico co' vigenti sistemi mensurali, e colla maggior
parte delle moltiplici misure e pesi locali delle nostre città, sono pure conosciuti
tutti e pubblicati con apposite tavole oflìciali.
Quelle che fanno corredo alla L. 27 ottobre 1803 comprendono le città del
regno Lombardo Veneto, e si stendono anche a' paesi del Ducato di Parma Pia-
cenza e Guastalla , nonché agli stati Estensi , e ad una parte degli Stati Pontili-
ci. Esse sono il risultamento delle operazioni della Commessione italica de' pesi
e delle misure stata istituita in seguito alla suddetta L. del 1803 , a capo della
quale era l' illustre astronomo Oriani.
Per gli Stati del re di Sardegna si anno i ragguagli nel saggio del nuovo sisle-
tna metrico del prof, di Fisica Vassalli Eandri , che fu pure della Commessione
generale de' pesi e delle misure per lo stabilimento del nuovo sistema in Fran-
cia. Nel 1818 però furono rettificali , essendo stalo ridotto il piede Liulprando
al minuto 3.° del grado sessagesimale col nuovo nome di piede di Piemonte, e quin-
di messo in pieno vigore nelle undici Provincie formanti l'antico Piemonte.
La metrologia genovese comparata al sistema metrico trovasi nella statistica
— Ó73 —
ili Genova del si;,'. Cevasco impressa nel 1838 , ed è diligente lavoro del sig.
Rarlolunieo Lanino specialmente versato in questi studi.
I,e misure di Savoia Irovansi descritte nell' operetta intitolata Notice sur Ics
poiils et tnesures du ducìié de Savoie par M. G. M. Raymond del 1838.
Quelle della provincia di Aosta lo sono in maniera autentica nell' Almanach
(In duché d'Aoslepour l' annce 4858 — clicz Damien [,\boz.
K quelle di Voghera e di alcune provincic liniitroro vedonsi indicate con ab-
bastanza di precisione nell' opera intitolata : Quadro vorredalo di tavole di ra(j-
ijuaglio delle misure e pesi di alcune Provincie dello Stato Sardo di C. F. Guerra —
Torino 1843.
Le misure del Ducato di Parma Piacenza e Guastalla, oltre ad averle nelle sum-
nientovate tavole di ragguaglio le troviamo pure esposte con tutta la chiarezza
e precisione che si possa desiderare , e con gli analoghi confronti al sistema me-
trico, neir opera assai accreditata del prof. Giuseppe Veneziani col titolo Tavole
di confronto delle misure piacentine con le misure del nuovo sistema metrico, 3."
ediz. 1840.
Quelle degli Stali Estensi si anno anch' esse nelle suddette tavole del Regno
d'Italia, e ci sono riferite con molto sviluppo nell' eccellente lavoro della me-
trolo(jia italiana del ragioniere Luigi Malavasi ( Modena 1842), e nelle tavole
di ragguaglio fra i pesi e misure, e le monete degli Stati Estensi e quelli del si-
stema metrico decimale, dello slesso autore ( Modena 1844).
Nel Principato di Lucca i rapporti legali delle misure usuali con quelli del
sistema metrico vennero detcrminati colla L. del 26 maggio 1809 di Felice I ,
ed il quadro di queste misure ci è offerto dal prof. Berlini nella pregevolissi-
ma sua tavola generale delle misure lineari ed itinerarie stampata in Lucca nel
1830. — La L. 11 luglio 1782 del G. D. Pietro Leopoldo che riduce alla misu-
ra legale della città dì Firenze le altre tutte delle Provincie e città soggette , é
accompagnata dalle rispettive tavole di riduzioni, colle quali dove tornar facile
alla C.ommessione de' pesi e delle misure del Gov. italico di eseguire i confronti
di cui fu incaricala, e che vennero in seguito resi di pubblica ragione.
Gli stati della Chiesa regolarono le proprie misure e pesi confrontandoli a'
decimah metrici con l' opera della detta comm. governativa del 18U8, la quale
73
nel 1814 pubblicò il Pronpetlo delle operazioni falle in Roma per lo flabilimenlo
del nuovo sistema metrico , nKjti Stali Romani; il qualo Pros|)otl() è lavoro assai
lodato di'l dottissimo abate l'eliciauo SiMiiicllinl , od in relazione a' dati fon-
damentali consegnati nel Prospetto furono divulgate le analoghe tavole di rag-
guaglio.
Nel regno delle due Sicilie i valori del proprio sistema metrologico furono
studiali e determinati con precisione dalla Conimossioiio delta dal Governo nel
1811 , e vennero di nuo\o verificati da una Giunta nominata nel 1822 e para-
gonati al sistema metrico. I risultanu'iili ci furono offerti dal Favaro che fu
membro di quella Giunta, nella sua Metrologia pubblicata a Napoli nel 1826.
Questi lavori retliflcati e ridoUi a perfezione, in seguito a' lavori dell'egregio
Colonnello Visconti , del direttore generale de' Ponti e Strade 1' esimio com-
mendatore Al;m de Rivera e del eh. direttore del reale Osservatorio .istronomi-
co di Napoli sig. Capocci, servirono di fondamento alla nuova L. G aprile 1840
già ricordata di sopra.
La Corsica finalmente perché soggetta alla Francia è già in possesso del si-
stema metrico fin dal 1840.
Questa rapida ed incompiuta enumerazione, già trojìpo i)roIissa per una sem-
plice relazione, à 1' uffìzio di mostrare che la grande opera della rigenerazione è
già incominciata : che di presente à già preso più terreno di quello forse che talu-
no non crede, e che ove fosse assistita dalla volontà de'Govemi, senza diche ogni
sforzo della scienza sarebbe dovuto riuscire a gran pruova diffìcile, i Congressi
italiani possono giovarle moltissimo. Incomincino essi dal non ammettere nelle
loro disquisizioni e ne' loro scritti altro linguaggio di peso e di misure fuori
del metrico, o per lo meno vi aggiungano sempre le analoghe corrispondenze.
Cosi alla lode del primo impulso avranno aggiunto il conforto più profittevole
dell' esempio.
Auguriamoci che queste nostre disadorne parole non si risolvano in semplici
voti , ma possano trovare un' eco presso chi caldeggia la patria comune e pres-
so i Sovrani che con tanta saggezza la governano. Ad essi e riservata la gloria di
segnare un'epoca che andrà luminosa ne' fasti dell'umano incivilimento. L'e-
sempio animoso de' piemontesi sia d' incitamento anche agU altri stati non me-
— 575 —
no illiimìiiati d' Ilnliu , lul ì provvidi Itc(;iianti ii;'^iuii^'i-i°nnn<i nll' iiii;;iist>i loro
serio una fronda di iicrcniu! e pacifiro alloro die assicuri'rà loro le benedi/iioiii
ed il plauso delle liilure lieuclicate generazioni.
Milano 12 sellendire 1845
/ eowponenli la Coinmessioiie
Inc.egnere Giii.io Sarti
Pbof. Paolo Fiiisiaxi
Faustino Sanseverino
Ingegnere Giuseppe Cadolini Relatore
GlANAl-ESSANDRO MaJOCCIII
B. P. Sangiinetti
(]0NTE G. Freschi
R A P P 0 11 T 0
DELLA COMMESSIOME INCARICATA DELI.' ESAME DEL CARRO INVENTATO
DAL SIC. FILIPPO PIAZZA DA CASERTA (11.
Sig. Presidente
MJx Conimessione incaricata dell'accennato rapporto ha l' onore di soltoinetle-
le alla Sezione quanto segue. A tre principalmente si riducono i miglioramenti
fatti dal sig. Piazza al suo carro :
1 ." In due freni di ferro rivestili di legno la cui posizione è tale da opporsi
al più piccolo retrocedere d,el carro nelle salite. Essi danno campo agli nnimnII
destinati al tiro di respirare, di riposare se 1' esaurimento delle loro forze li co-
stringe a fermarsi. Gli stessi servono anche a moderare la velocità nelle discese,
e di si agevoi maniera che il conduttore senza uscir dal suo posto nel davanti del
carro , mediante ingegnosi congegni di leve e di funi , ne regola a volontà la
pressione su cerchi :
i." In due cunei di legno, l'ufTizio de' quali ò di dannare all' istante il carro
all' immobilità con immettersi essi fra i cerchi delle ruote , e robusta traversa
di legno (issata sulla soglia del carro. .Anche questi cunei trovansi sotto il do-
minio della mano del conduttore senza spostarsi. Questi sistemi di freni e di cu-
nei potrebbero del pari applicarsi alle carrozze , e per essi non si avrebbe più a
deplorare una sventura simile a quella che produsse la perdita del Duca d' Or-
leans:
3.° In due assi in luogo di un solo, fissati ciascuno in ogni capo delle due
ruote. Con ciò si ottiene di far girare il carro sopra se stesso; vogliam dire, men-
tre un punto del cerchio di una ruota sta immobile sul punto che gli corrispon-
(i)Vedipng. 5n.
— 077 —
de del terreno, l'altra ruota può descrivere intorno al dello punto l' intera cir-
conferenza, avuta per raggio la disianza delle ruote slesse. Questo spezzamento
di asse lo consideriamo come uno de' più felici ge(ti della meccanica applicata;
il pcrcliè viene sciollo per la metà il gran problema sulle locomotive le quali
sin qui non posson percorrere die curve di lunghissimo raggio. Resta solo a ve-
dersi come un silTatto spezzamento possa applicarsi al grand' asse delle locomo-
tive, il quale conformato in due manovelle ed eccenlriei ad angolo retto riceve
l'impulso dal vapore. Ma di ciò al congresso di Genova. Kilornando al soggetto,
la Commessionc è d' avviso che il carro del Piazza ò meritevole dei suffragi del
Congresso degli Scienziati Italiani , e che se ne debba raccomandare la propa-
gazione come di cosa di grande utilità pubblica.
Napoli 3 ottobre 18io.
I Commessari
K.UILIU Bertone di Sa.ubiv
Falstino Sanseverino
Giuseppe Antonio Hkxi
Ad. Giuseppe Conti
RAPPORTO
nELL\ COMMESSIONE DELL' INDUSTRIA SERICA ITALIANA (l)
MJk Sezione di Agronomia del Congresso Scientifico dell'anno passalo, ravvi-
sando nel prodotto delle sete uno dei principali elementi della prosperità italia-
na, aflìdava ad una Commissione composta d'individui sparsi ne' diversi stali
della penisola l'incarico di avvisare ai mezzi onde il Setificio raggiunger possa
anche fra noi quella perfezione clic va altrove conseguendo.
E perché le cure più facilmente riescir potessero a buon line, in due parti la
volle divisa, meccanica la prima , agricola la seconda.
Chiamati noi a riferire il risultamento degli studi relativi a quest'ultima, di
buon grado assumevamo l' incarico che ci veniva alfìdato, nella fiducia che asso-
ciando le poche nostre cognizioni a quelle di molti distinti collaboratori , avrem-
mo potuto presentarci alla 7. Riunione forse apportatori di qualche non inutile
osservazione.
Ma non essendo stato possibile di riunire gli aggregati alla Commissione al
compiersi del Milanese Congresso , ciò che sarebbe stato necessario onde poter
volgere gli studi diversi a scopo comune, e non essendo dopo perN enuta all'A. al-
cuna comunicazione ; egli avrebbe dovuto comparirvi innanzi a mani vuote, se
la Commissione dolente per le combinazioni che la resero inoperosa, non si fos-
se in questi giorni raccolta per assumere quello stato di attivila, mercé il quale
spera di poter dimostrare il suo desiderio di corrispondere ai voti del Congres-
so committente.
(Quindi , onde poter procedere con qualche ordine nelle sue operazioni , pri-
ma cura sua fu quella di rilevare quale sia in Italia il vero stato della scienza
(i) Vedi pag. 5j8.
— 570 —
che ha lo scopo di preparare al Setificio la materia prima ; e per risullamenti
delle sue ricerche el)!)c motivo (li conoscere clic h' pratiche, sebbene mi};lio-
rale rispetto a quelle de' tempi precedenti , sono in «ran parte ancora ben lon-
tane da potersi dire fondale sopra quei principi razionali che soli possono age-
volarne il l)Uon successo.
Partendo da questo principio , lasciate da parte le diligenze che sono dal
mapsior numero de' coltivatori consentite, la Comniessioiie intese ad occuparsi
de" dati fondamentali della scienza coli' intendimento di toj,'liere questo ramo
tanto importante dell' industria italiana a quella incertezza dalla quale si di fre-
quente suole essere travagliato.
Ed osservando che la maggior parte degli agricoltori nella scelta de' gelsi sem-
brano essere poco curanti di cercare quelle varietà che, date le slesse circostan-
ze, possono offrire a' bachi nudrimento migliore ; interessava i pratici a volerle
indicare quelle che dall'esperienza di molti anni fossero state dichiarate le più
opportune , non sapendosi con fiducia abbandonare alle altre che in Italia in-
trodotte da poco, non mancano né di panegiristi , né di detrattori, che fondano i
loro giudizi sopra dati che dal tempo potrebbero essere dichiarali insussistenti.
Stima la Commissione essere da questo punto che il diligente coltivatore de-
ve prendere le mosse, e finché non venga abbastanza illustrala la scienza, non
potrà mai assumere quella condizione progi'essiva che può avviarla al deside-
ralo perfezionamento. Ed intanto crede doversi compatire l'inesperto che in pen-
denza di si importante giudizio seguita a prediligere quelle varietà che lo lu-
singano di pili pronto e più copioso prodotto di foglie.
E dove pure a riguardo delle diverse foglie l' infiuenza maggioro o minore sul
prodotto serico venisse riconosciuta , sarebbe ancora a determinarsi da quali cir-
costanze debba essere sosteoula onde poter produrre l'elTetlo richiesto, soggetta
com'è a tante e si svariale modificazioni operale dalla qualità del terreno, dalla
sua esposizione , dall' età e dalla condizione della pianti e da tante cognite ed
incognite influen/e, che operatili più sulle une che sulle altre varietà giungono
spesso ad alterarne i caratteri, da mcllere il coltivatore in dilTidenza talvolta sul-
l' identità della specie.
Né trova strano la Cummcssione che liUibanlc l' agricoltore sulla scella delle
— 580 —
diverse vai ietà che gli vengono addilatc , sia pur dubbioso nel detcrniiuarne le
regole del governo, non essendosi perora stabilito per generale consenso quali
sieno quello che possono contribuire alla prosperità della pianta collo scopo di
renderne nudriente ed omogeneo il prodotto a' bachi da seta , onde fruttar pos-
sano pili copiosa e più squisita la seta. Quindi è che fra tante contrarie opinio-
ni chi propaga il gelso per semi e clii per talee , e chi lo coltiva selvatico , o
chi lo ■vuole innestalo, chi ne frena col taglio le prime messe, e chi lo vuole ab-
bandonato alle sue naturali inclinazioni , chi per voglia di vederne ben ordinate
le forme, di continuo lo tormenta col potatojo, chi non toccandolo mai lo spin-
ge ad invecchiare prima del tempo , chi lo vuole rivestito, e chi stima meglio l'a-
verlo fino dagli anni primi abituato al rigore delle stagioni; e tutto questo per
mancanza di quei dati fondamentali, senza de' quali ogni industria rimane sta-
zionaria 0 cade nell'avvilimento.
Ben conscia poi che dalle diverse imperfezioni della foglia possono derivare
a' bachi gravi discapiti , la Commissione sollecitava i suoi collaboratori a voler
moltiplicare le esperienze su questo argomento , sperando di potere stabilire a
favore della pratica quah sieno quelle che possono riescire fatali a' nostri insetti, e
quaU quelle che dal fatto fossero state dichiarate indifferenti.
Tali sono gli studi che la Commissione proponeva coli' intendimento di pro-
curare al setificio que' vantaggi che ad esso possono derivare da una ben intesa
coltivazione di quell'albero benedetto alla cui ombra riposar dovrebbe l' italiana
opulenza.
In quanto a' bachi da seta, le mire della Commissione furono specialmente ri-
volte all'esame delle diverse razze, onde poter additare con sicurezza a' coltiva-
tori quelle che giusta le particolari situazioni possono offrire risultamcnti mi-
gliori si per la qualità che per la quantità della seta ; nò ometterà di consultare il
parere de' più accreditati bacologi sulle pratiche che non sono state dal generale
consenso ancora determinate , onde nella prosperità delle future generazioni as-
sicurare al Setificio i vantaggi desiderati.
Si propone pure la Commessione di portare le sue osservazioni sul sistema che
vorrebbe accorciata la vita de' nostri preziosi insetti, forzando la temperatura, e
ministrando ad essi più frequenti i pasti, col rispettabile fine di scemare i perico-
— 581 —
li a cui un [>ii'i lungo prriodo li osporrebhn in confronto dell'opposto partito che
ne vorrebbe regolata l'esistenza, giusta i limiti che sembrano essere dalla natura
itctcrminali ad oggetto che , vivendo in più mite temperatura , i pasti meno fre-
quenti possono essere meglio digeriti. E questo un argomento che la Commessio-
ne reputa importantissimo per l'italiana bacologia, giacché esigendo il primo me-
todo condizione di mezzi che nello stato attuale delle cose nou sarebbero alla
portala del maggior numero de' poveri coltivatori , se mai dovesse essere a suo
giudizio [)referit(), si troverebbe ridotta alla dura necessità di escludere la classe la
più benemerita da quella partecipazione che per necessità, e per plausibile in-
dulgenza, le viene dal proprietario accordata .
Si assume pure la Commessione di esaminare se la prosperità de' bachi da
seta sia meglio garcntila nelle grandi o nelle piccole bigattiere, ancorché incli-
nata a credere che , afTidatane la coltivazione a' poveri che pur confessan es-
sere i meno istruiti ed i più pregiudicati , offra ancora di vantaggi che non
|)ossono essere cosi facilmente conseguiti ne' grandi stabilimenti. Né crede es-
sere condotta dalla predilezione che professa a' poveri villici , manifestando la
credenza che la picciola coltivazione meriti di essere preferita alla grande per
quanto questa possa essere inorila dalla comodità di locali, da una più illumi-
nata direzione e da quella abbondanza di mezzi sempre sconosciuta nel tu-
gurio del povero campagnuolo. Muove la sua persuasione dal principio che
in agricoltura, divise le cure ed esercitate da chi vi ha interesse, producono
tali efTetli da renderle di gran lunga preferibili alle grandi imprese per quanto
splendide e ben calcolate esse sieno, se non altro per avere l'esperienza dimo-
strato che due braccia interessate d'ordinario equivalgono a sei mercenarie e
non partecipi al profitto. Che se i vistosi dispendi che vengono assorbiti dalle
grandi istituzioni venissero impiegati per lo miglioramento delle case de' poveri
villici costretti spesso a trasportare il loro letticciuolo sotto il tetto , in cucina e
persino nella stalla , per cedere il posto a quei preziosi vermi , nei quali stan-
no riposte tutte le speranze dell'indigente famiglia ; in tal caso pensa la Commes-
sione die i suoi giudizi garentlti dal fatto verrebbero a mantenere partecipe al
beneficio il povero colono che in esso trova largo compenso alle sue fatiche.
Essa però non intende proscrivere per tal modo l' uso delle grandi istituzioni ,
74
— 582 —
ben persuasa cbc allargandosi tutto di la coltivazione de' gelsi in luoghi a questa
pianta propìzi , e non aumentando in proporzione né le braccia nò le abilazio-
iii de' poveri canipagnuoii, sarA mestieri il ritornare ad esse, solite ad essere go-
vernale da persone provvenienti da' paesi, la cui ristretta coltivazione non basta
a dar lavoro a tutte le classi operose.
Stimando poi tuttavia indecisa fra cultori della scienza la questione se con-
venga meglio ministrare a' bachi la foglia tagliuzzata od intera, poiché anche que-
sto argomento ha le sue investigazioni, è ben conscia die le discordanti opinio-
ni fra gì' intelligenti non poco valgono ad alimentare fra coltivatori idioti que'
pregiudizi che costituiscono uno de' più grandi ostacoli alla propagazione de"
buoni -principi.
Si propone pure la Commissione di assumere in esame si i vecchi che i nuo-
vi metodi d' iniboscatura onde poterne desumere un sistema che combini tutte
quelle facilitazioni, che importanti in tutti i periodi della vita de' nostri insetti,
nell'ultimo diventano indispensabili, potendo ogni ritardo, ogni ancorché pic-
riola trascuratezza rovinare le speranze dell' intero ricolto.
Senza perdersi poi a considerare quelle pratiche che sono già assentite dal
maggior numero di coltivatori , procederà alla ricerca dell' indole e delle cause
delle infermità che travagliano i bachi da seta , troppo facili a passare dalle più
consolanti prosperità alla condizione più disgraziata , senza che il coltivatore
sappia indovinarne il motivo ; circostanza che induce a credere influenzata la
vita de'filugelli da cagioni ignote che l'interesse della scienza vorrebbe pur co-
nosciute. Considerando quindi i caratteri delle diverse infermità , che sono il tor-
mento del coltivatore, non ometterà di distinguere quelle che credute gentili-
zie, una maggiore diligenza nel preparare le sementi i)Otrebbero forse preve-
nire; quelle che possono dirsi occasionate dall'imperfezione della foglia; quelle
derivanti dal poco accordo fra la temperatura e la nutrizione de' bachi; e quelle
che possono essere conseguenza di scarsa ventilazione o di aria viziata; lusingan-
dosi che il tempo portar possa qualche lume su quelle che per l' attuale slato
della scienza sono riputate contagiose.
Spera la Commissione di aver fatto buon ulTìcio, additando nel suo esordire
agli studiosi i punti che specialmente meritano dì essere considerati , onde la
— 583 —
collivazionc si dc'fjolsi die de' bacili da si-la, in ordine spccialnicQle ai SeliDcio,
raggiunjicr possa quel iwssibile perfeziunaiuento che, debito del suo istituto, sa-
rà pur sempre lo scopo de' suoi desideri.
Due parole ancora aggiungeremo sui lavori die in questi ultimi giorni sono
venuti a cognizione del relatore , lavori che per la loro importanza meritano di
essere in questo ra|)porto menzionali.
Notiamo per prima una dotta memoria del conte Antonini socio della Commis-
sione, dalla quale risulta come l' industria serica nella provincia di Udine vada
prosperando felicemente proletta da quelle benemerite autorità municipali e da
quella camera di commercio che per lo suo zelo nel promuovere le utili istitu-
zioni può essere additata ad esempio.
Ad essa vien dietro uno scritto di altro membro della Commissione il signor
l'uzzi il quale va esponendo , ricco di dottrina e d' esperienza come è , quanto
nelle provincie di Urbino , Pesaro , Ancona e Macerata avrebbe meglio a pro-
sperare la produzione della Seta, se più venisse incoraggiata da' possidenti, e se i
poveri fossero ammessi a dividerne il prodotto.
Vuole pur essere qui ricordalo il signor Giuseppe Devincenzi, tanto beneme-
rito di questo ramo di nazionale industria per le ottime pratiche da esso istituite
a pubblica scuola ne' suoi possedimenti nella provincia dì Teramo e pe' lumi-
nosi esempi cbe va propagando nel vicinato: per le quali cose non esitiamo a ri-
verirlo come distinto bacologo. Limitando egli le sue ricerche a questo Regno,
intese a suscitare la cooperazione del progresso dell' industria serica di quelle
società economiche, che tiiuto generosamente corrisposero agi' inviti del Devin-
cenzi da meritare pubblico ringraziamento dalla Commissione che assai si com-
piacerebbe se a tal uopo veder le potesse istituite in tutte le italiane pro\incie.
Tre importantissime relazioni furono da esse presentate, due delle quali del-
l' operoso sig. Pietro Greco Segretario perpetuo della società economica di Reg-
gio, che avvalorava la sua esposizione sullo stato del prodotto serico in quella
provinci» con saggi di seta greggia che destar potrebbe l' invidia de' più dili-
genti filatori stranieri. Una terza la dobbiamo al benemerito signor Luigi Gri-
maldi pur segretario perpetuo della società economica di Catanzaro , dalla quale
emerge come la produzione serica un di si fiorente in quelle contrade , poi de-
— 584 —
cadnla, sia surta dopo il 1815 a nuova vita e tanto progressiva che in questi ul-
linii anui cIiIh; a tocrarc le 142,000 iil)l>re.
Alle indicate memorie si aggiunsero molte comunicazioni, fra le quali stimia-
mo doversi notare siccome importanti quelle de" signori Cassitto , Stella , Della
Martora, Buonanno, de Sanclis, Valentini, De Elia, de Luca, Monterosso : pre-
ziosi documenti i (|uali attestano come l' industria delle sete , mercé lo zelo de'
benemeriti che abbiamo nominati, vada diffondendo la prosperità e l'opulenza
nelle diverse proviucie da essi abitate.
Duole al vostro relatore, o signori , di non aver potuto più convenientemente ri-
ferire sul merito delle cose che vi andava enumerando, al quale ufTicio non avreb-
be rinunciato se il tempo glielo avesse permesso e se la Commessione non va-
gheggiasse il jiensiero di fiirne tesoro in una pubblicazione periodica, colla quale
essa vorrebbe dare fondamento agli Annali dell' industria serica ilaliana.
Se questo pensiero della Commessione sarà da voi, o colleglli, assentito e pro-
tetto; la sua realità di fatto servirà pure ad allungare i giorni, ahi troppo cor-
ti , accordati alle nostre riunioni, a tener calde quelle simpatie che si sono negli
animi nostri risvegliate , e che nudrite da nuovi studi e da non interrotte cor-
rispondenze, finiranno col renderci sebbene divisi , caldamente riuniti dal più
santo fra i desideri, quello che ad altro non mira che al bene della patria co-
mune.
Per la Commessione
Giacinto Mompuni relatore
RAPPORTO
DELLA COMMESSIONB INCARICATA DELL* ESAME DELLE MEMORIE CHE CONCORRONO
AL PREMIO PROPOSTO DAL MARQIESE FRANCESCO PALLA\1CIM PER LO STITHO
DEL MIGLIOR SISTEMA DI MOTORE APPLICABILE ALLE STRADE FERRATE (11.
Sig. Presidente ,
I»
unica Memoria inviata dal sig. Piatti è scritta in termini cosi vaghi e gene-
rali in afTarc di tanta importanza , che la Commessione manca degli elementi
necessari per pronunciare sul merito della medesima. Egli intende sostituire al
vapore aquco adoperato su tutta la superficie del globo 1' aria compressa in ser-
batoi di distanza in distanza posti lunghesso il cammino, nei quali intende com-
primere r aria col mezzo di macchine a vapore.
Non indica quale spazio passa tra serbatoio e serbatoio de' quali ognuno dee
esser fornito d' una macchina a vapore , e di tutto ciò che vi ha rapporto per
tenerla in attività. Non della capacità de' recipienti nei quali l'aria sia compres-
sa; non della loro resistenza alle alte pressioni ; non del materiale onde deggion
esser costrutti; non della lunghezza del tubo conduttore, né del diametro ei di-
scorre. Non di un confronto di spese tra il suo ed il sistema in uso.
Infine questo sistema del sig. Piatti altro non è che lo stesso atmosferico dei
signori .Smuida et Clyg di Dublino con la differenza che questi fanno il vuoto
nel tubo conduttore, quegli comprime 1' aria stessa nei serbatoi.
(i)V. pag. 54.',.
— 586 —
Quindi il sig. Piatti è pregato di far pervenire al prossimo Congresso di (Ge-
nova i desiderati scliiarimcnli, onde la Comniessione possa pronun<iare il suo
giudizio.
Napoli li ottobre 1845.
Prof. Francesco Orioli
Cav. Francesco de luca
Cav. Francesco d' agostino
Ab. Conti relatore
RAPPORTO
DELLA COMSIESSIONE L>CAniCATA DELL'ESAME DEL MODELLO DI VESTILATORE
DELLE PIUGIOM, PUESE.VTATO DAL CAV. yUADItl.
MJx Conuiicssione incaricnta di csaminart; il modello del Veniilatore da appìicar-
sj alle carceri presentalo dal j)rof. cav. Quadri dichiara a compimento del suo do-
vere :
1 .° Non essersi rinvenuta nel modello esibito alcuna particolarità capace da
renderlo per sua natura preferibile agli altri già da tempo conosciuti.
2." In quanto alla sua applicazione ai luoghi di detenzione, la Comniessio-
ne giudica die se questi sono costituiti, come dovrebbero essere, in modo da aiii-
niettere la ventilazione dell' elemento più necessario alla vita , il ventilatore sa-
rà perfettamente inutile. In caso contrario, cioè se la costituzione del reclusorio
in questa parte fosse imperfetta e potesse in qualcbe modo compromettere la sa-
lute del carcerato, ritiene che invece di essere soltanto corretta col ventilatore,
meriti di essere distrutta.
Napoli 3 ottobre 184ò.
Francesco Brioschi
CAiao Crotti
Gl^cinto Mompiani rdatore
RAPPORTO
DELLA COMMESSIONE DtCAIlICATA DI ItlFERIRE SULLO STATO DELL' AGRICOLTTRA
NECONTORM DI NAPOLI lì].
Signori ,
L
terreno circostante alla Capitale , tutto dedicato agli Ortaftgi , non potendo
oflrire soggetto di studio alla Commessione , questa credette portarsi in alcune
parli più lontane , e precisamente da un lato verso Sorrento e dall' altro oltre
Capua ; e cosi ebbe ad osservare alcune speciali colture di questa bella parie d' I-
talia. Nel riferire di tali escursioni saremo brevi , ed avremo bisogno piii che
altre volte di vostra indulgenza, scndo che ne assumemmo non ha guari l'incari-
co , e quando appunto il Segretario , a cui era affidato il lavoro, dovette suo mal-
grado astenersene.
Non è quindi nostra intenzione parlare propriamente degli Orli. Tuttavolla
non siavi spiacevole la conoscenza, che quantunque il terreno coltivabile sia
profondo mezzo metro al più , e sovrapposto quii a lapillo vulcanico e là a tufo,
pure esso è fertilissimo e perciò assai produttivo ; e ciò non solamente pe' molti
ingrassi vegeto-animali e per le spazzature delle strade e delle case che vi si por-
tano , ma si bene per lo avvedimento di volgere per ogni dove le acque ad irri-
gare abbondantemente il suolo , e per un bene inteso avvicendamento ed una
allenta cura dì coltivazione.
(.)V.pag.545.
— 589 —
K venendo più precisamcnip al soggello .dircmmovi , elio il polso , il fico e
>|ualclic albero ili frullo gentile sono le eollure più dappresso a Napoli. Ne \ io-
ne di poi, specialineiito intorno al Vesuvio, la ^ite; quindi i boschi cedui, {j;li
olivi, gli a{n°umi, e dal lato di Caslellaniniaro il cotone e la robbia.
Il gelso è amicissimo più che non credesi ai terreni che percorremmo, e \i cre-
sce dovun(iue assai rigoglioso ; e coniuncpie si debba confessare che in alcuni
luoghi lo si può odiiraro assai meglio che non lo si faccia, e tralasciare assolii-
taniento si debba di sfromlarlo una seconda volta , pure ne trovammo di belli
in parecchi luoghi, specialmente dalla Torre dell'Annunciata (ino ad Ottajano,
<loM! il titolalo di tal nome tiene possedimenti da servire a modello. Vedemmo
pure nella tenuta del Marchese Ignazio Alessandro Pallavicino, a Frignano pic-
colo, le molte cure che si vanno prendendo al prosperamento di si utile pianta,
o notammo i saggi principi che ne logolano la bigattiera. Ma in codeste tenute
si sfronda il gelso una volta sola , e quindi si tiene come lo è in fatti, per molto
ilaruioso un secondo ricollo di bozzoli.
La vite all' altezza di un metro circa è quasi un' eccezione ; in generale si e-
leva più alta dal suolo, poggiandola a palo secco nei contorni del Vesuvio , ed
altrove su per gli alberi. E si ()ianta fìtta, e si educa in non interrotti festoni che
adombrano il suolo , quando ne costituisce (piasi il priuci|)ale prodotto; e si
lascia poi che si arrampicili su per li pioppi disposti in file regolari , piantate le
vili l'una dall'altra distante oltre a 10 metri, dove il terreno édestinato alla col-
tura de' cereali e della canape. Non osservammo specialità di coltura. Scavata la
fossa , profonda 3, i, e fin anche 7 metri , a ragione della gran siccità del terreno,
postovi dentro il magliuolo o la vile radicata, la pertica o l'albero a cui si deve
maritare vegetando; si lascia crescere, e quindi assoggettata alle consuete pota-
ture. Né il >ino si fa generalmente con queir arte che meriterebbe un prodotto
SI grande, e ben ci duole il dirlo , dappoiché eccellenti sono i vini che si otten-
gono in (pieste terre vulcaniche, e quindi ove fossero ben fatti , avrebbero una
lunga durata, e ligurerehbero, con vantaggio del produttore, sulla mensa del ric-
co, ove oggiih s[iuina e fa pompa soltanto il vino straniero. Alla Commessione
erano noti alcuni proprietari i quali in questa manifatturazione mettono tutte le
diligenze , e n' ebbe essa luminosissima prova entrando ilei bei cellieri del Prin-
75
— 590 —
(ipc di Oltajano, dove macchine per isgranare ed ammostare le uve, pressori
idraulici n spremerle , tini cliiiisi a diversi sistemi , e bella copia di limpidissimi
e generosi vini, ne attestarono appunto, die il solerte e genoroso cavaliere rag-
giunse nobilissima meta, e quella che noi proponiamo a scopo a quanti agricoltori
ci sono.
Da Vico a Sorrento immense sono le piantagioni di ulivi , i (piali spesso do-
manderebbero forse al proprietario una qualche diligenza onde produrre mag-
gior copia di frutta ; ma che però in generale vestono sontuosamente moltissimi^
rocce scoscese. L'olio che se ne ricava è ottimo, ma solamente dove l'oliva non
si abbacchia o si permette che cada , ossia dove si raccoglie matura ed a mano :
pratica, che raccomandiamo vivamente, ove è possibile, dappoiché non altri-
menti faremo che il consumatore apprezzi, come deve, una derrata di tanta im-
portanza.
.VI Piano di Sorrento nella tenuta del signor Avvocato Cacace osservammo la
bella coltivazione degli Agrumi; e noi d'Italia Settentrionale venuti ad abbrac-
ciare i nostri fratelli di mezzogiorno , ed a ricevere da essi ogni modo di gentilez-
ze, noi più che altri salutammo volentieri cotesti alberi gentili, e ci beammo
tutti al dolce olezzo di cui imbalsamano l'aere. La tenuta del sig. Avv. Cacace «'
veramente diretti) conforme ai precelti della scienza , e i risultamenti non pos-
sono essere migliori. Le piante nate da seme e innestate, dopo il traspianta-
mento a dimora , sì mantengono in forme le più regolari , togliendone a quan-
do a quando i rami che si ottengono o spuntano di soverchio. Nel verno si so-
vrappone alle radici alquanto di letame , che poi si copre con uno strato di ter-
reno, ma nella primavera si rimettono esse quasi allo scoperto , ritogliendo
quanto si aggiunse, alTmchù sentano tutti gì' influssi delle vicissitudini atmo-
sferiche.
La robbia di questo paese , ricercatissima in commercio per la gran quantità
di materia colorante che contiene, si coltiva di assai nelle terre piane aperte che
giacciono fra i monti Stabiani , e le falde orientali del Vesuvio. E quanti proce-
dimenti si usano e nella coltura della pianta , e nella estrazione del colore, lutto
si fa veramente a dovere. Notasi quivi che la robbia si tiene entro terra soltanto
dicciotlo mesi.
— 591 —
Con non minore esattezza si coltiva la bambagia ; ma questa industria minac-
ciata dalla importazione dà al coltivatore bene scarso il profitto e l'utile : ne vale II
saggio provvedimento di coltivare la specie detta da' Botanici Gossijpium siamense,
e non l'erbaceo, come alcuno potrebbe credere. Si cerca introdurre il Gossy-
pium arboreum venuto dall'Egitto a 3Ialla e da quivi a noi , ma temiamo che il
clima non permetterà successo ad una specie che sarebbe davvero di un acqui-
sto prezioso. Osservammo abbondanti boschi cedui di querce, di cerri, di ca-
stagni e di olmi , o noi benedicemmo a quegli uomini che conservano siffattamen-
te vestite molte pendici de'monti, e bene auguraouno di ossi; d-ippolrlié la mano
non si stende rapace a tagliarne smodatamente i teneri getti , ma con provvido
consiglio ne dirige il tiglio a seconda de' casi. Solo vorremmo che qua e là le
piante si lasciassero crescere ad alto fusto , e quindi che la marina trovasse qui-
vi il legname ai propri bisogni: e tanto più lo vorremmo, dappoiché vedemmo
nel Cantiere di Castellammare che da alcuni anni, ai suggerimenti di La Bouche-
rie, con somma avvedutezza s'immerge appunto il legname nelle acque termali
ferruginose, alBnchè fattosi più duro, serva vie meglio all' uso cui si destina.
Né vogliamo pure tacere di un'altra industria di Castellammare , la quale rac-
colti i fieni dai pascoli delle Provincie di Salerno e di Avellino, e quindi com-
pressili a do^ ere , di poi grande spaccio ne fa per 1' Algeria , e cosi si crea nuo-
va ed utile fonte di commercio.
Q è pure assai grato accennare ad una bella istituzione surta da poco per le.
speciali premure del Cav. Afan de Rivera, vogliamo dire de' Semenzai e de' Vivai
di |iiante arboree da mettersi ai lati delle strade , e da allevarsi nei boschi. Co-
tale stabilimento mentre offre gradevole vista , tiene assai bene congegnati gli
spartimenti e le ombre , per cui la semente facile pullula , e la pianticella riesce
vigorosa , senza che la offenda il forte ardore del sole.
Ma non più si parli dì prodotti speciali . La Commessione rilevò con piacere
che da per tutto si cerca di tener coperto il suolo con piante vegetanti , qua per
servire a soverscio e là per dare prodotti indispensabili agli uomini ed agli ani-
mali ; e nel vero non altrimenti si può cavare dalla terra il maggior profitto. Es-
sa rallegrasi pur vivamente veggendo che i litolati e i più facoltosi danno opera
al ristaurameuto dell'agricoltura; e si rallegra che per ogni dove trova un de-
— 592 —
sidcrio di migliorariio lo pratiche. E come in fatti potrebbe avvenire altrimenti
in questa estrema, ma carissima e fertile parte d'Italia, dove un Re caldamente
proiiio\e oi:ni scienza e 0(;ni arte, o dove tante societii Economiche sparfjono a
dovizia i precolli di Agricoltura, e tengono Soci e Segretari dotti e zelantissi-
mi, i quali niun mezzo lasciano intentato onde toccare allo scopo di loro mis-
sione? Come potrebbe avvenire altrimenti dove il sole brilla più bello che altro-
ve, e illumina e scalda e viviOca questa classica terra , calda è vero di antiche
reminiscenze, ma calda eziandio per incessante amore al progresso di ogni uti-
le discipUua . come no lo attcsta lo accugliiucnlo gentile fattoci in questa città , e
in qualunque luogo poggiammo? E jeri appunto, poiché chi vi parla mosse a Pe-
sto sul Reale Vascello a vapore lo Stromboli , carico di duecento de' nostri colle-
ghi, jeri ne avemmo una prova ben grande. Oh si, o Signori, quivi l'Intenden-
te di Salerno il sig. Jlarcliese di Spaccafomo, tale ci fece una accoglienza, diceva
meglio una solennissinia festa , che in vano descrivere vorremmo ; onde se fino
ad ora quei tempi antichi ricordarono la grandezza delle opere d'arte de' no-
stri maggiori, ora ricorderanno pur anche, come jeri fosse onorata la scienza,
la quale si face^ a un santo dovere di salutare quegli stupendi e venerandi avan-
zi, e come vivrà certo duratura quanto que' marmi la nostra riconoscenza e al-
l'augusto FEnni>AM>o II cìw con rara splendidezza ne ordinò una tal gita, ed
alle autorità che secondarono si bene gl'impulsi di lui.
Ma questa gratitudine non vogliamo che sia sterile. In mezzo ai molti prodotti
la Commessione avrebbe desiderato trovarvi la coltura delle Miriche o alberi a
cera, perchè la Commessione crede che tali piante possano aumentare la ricchez-
za del paese, e rendere salubre e vieppiù produttivo molto spazio di terreno in-
colto. Avrebbe pure voluto trovare in ([uesta Capitale un Orto Agrario , onde i
precetti si accompagnassero alla pratica , dappoiché non ahrimenti possono tor-
nare efficaci. E la Commessione avrebbe pur voluto vedere che il tetto dell'agri-
coltore non fosse un miserando ricetto , ma porgesse almeno comodo adatto al-
l'uso, perchè ivi pure dimorar vi conviene una creatura d'Iddio , di quella
mano superna die del pari informa e il ricco che spira l' aure de' più sontuosi
palagi , e 1' aOiilicato colono astretto a trovare riposo forse né anco su pochissi-
ma paglia.
— 593 —
Voi , u colleghi, clic tanta parte prendeste alla educazione morale ed intellet-
tuale del villico , Voi certo conforterete questo e gli altri voti ora espressi , e la
Coniniessione sarà ben contenta se in sifl;itta guisa le darete a conoscere di ave-
re essa corrisposto alla difficile missione di cui la onoraste.
Makchese Mazzarosa Presideitle
UoTT. Gera relatore
RAPPORTO
DELLA COMMESSIONE TECNOLOGICA SULLO STATO DELLE ARTI E MANIFATTDRB
DI NAPOLI IV.
Li agricoltura e le arti non solamente producono la ricchezza delle Nazioni, ma
favoriscono la morale e la civiltà. Noi abbiamo però di che congratularci con
questa parte d' Italia sopra tutte bellissima , in vedere come l' una e le altre sia-
no coltivate e protette. Altra Commessione discorse dell' agricoltura , noi diremo
delle arti: dolenti tuttavia che il tempo rimasto libero alle nostre osservazioni
sia stato troppo breve e non sufficiente all' uopo. E venendo al fiitto , diremo
aver noi nel R. Istituto d' Incoraggiamento e nelle solenni esposizioni delle patrie
manifatture premiate con Reale muniflcenza di medagUe ed altri onori, ricono-
sciuto uno de' più grandi stimoli eh' ebbe la nazione al prosperamento dell' in-
dustria ; lo che potrebbe a tutt' agio riconoscere chiunque i)ercorresse i franchi
e dotti rapporti del cav. Cantarelh dal 1838 in poi all'occasione dell'esposizio-
ne de" prodotti dell' industria e delle arti. Una libera ed eloquente parola che ac-
cenni il mancamento ed il modo di sopperirvi , che encomi l'operosità intelligen-
te dello artista e all'altrui emulazione lo proponga , viene con un effetto pronto e
mirabile a conseguire lo scopo desiderato. Ora venendo a' fatti e cominciando
dagli stabilimenti che per l'efficace e pronta volontà di chi li animava e per la ma-
gnificenza loro agli altri tutti sovrastano , accenneremo in pria allo stabilimento
reale di Pietrarsa.
Questo luogo destinato alla fabbricazione delle macchine a vapore e di altri
congegni meccanici, per cui tante vittorie si ottennero dall' arte sopra gli antichi
(i) V. pag. Ói6.
— 595 —
elemenli , e tanto «juadagnossi di tempo e fatica, olTre uno spettacolo che desta
maraviglia ; e poiché in l)revissinii anni si vedo qui fabbricarsi quanto ci veniva
d' oltremare e d' oltremonte con poco onore dell' industria nostra , confidiamo
che i giovanetti ivi alle scienze ed alla pratica applicazione educati, j)rofitteranno
in guisa da potere agli attuali aggiungere nuovi meccanici perfezionamenti.
All' istituto di Pietrarsa l' altro accompagnasi di Castel Nuovo destinato alla
fonderia de' cannoni e de' proiettili. Era pur grave dipendere dalla Francia o dal-
l' Inghilterra per 1' acquisto di que' congegni che all' arte occorrono della guer-
ra. Non è un lustro ancora che in conseguenza del viaggio d'illustre uomo si
maturava il concetto di uno stabilimento che onora non dirò solo Napoli , ma
r Italia. Con esso provvedesi a' bisogni nonché del regno, d' altri Stati puranco;
ed i cannoni ed i proiettili di ferro e di bronzo che escono da coteste officine
corrispondono all' uopo in guisa che per fìnitozza di lavoro , per consistenza e
giusto servigio , non cedono a quelli che altrove si fondono. La stanza de' mo-
delli , quella in cui ad' eccitamento de' giovani , le immagini conservansi de-
gl' illustri nelle scienze fisiche, chimiche, meccaniche, tecnologiche, adorne di
eleganti cornici che nelle medesime officine si fusero , l' ordine che si vede ovun-
que , tornano a grande onore della SovTana Munificenza che in si breve tempo
creò uno stabilimento si perfetto nel suo complesso, e nelle sue parli, del rispet-
tabile Principe che n' é l' animatore e di chi lo regge.
A' reali stabilimenti assoderemo la fabbrica di ferro fuso di Zino ed Henry ,
eh' è posta in via Granili al Ponte della Maddalena. Vedemmo gli apparecchi, i
modelli, i vasti lavori che in quelle grandi offìcinc si fusero; vedemmo nuovi
congegni , ed uomini e giovani intesi alle opere ; ed or ci congratuliamo con la
«ittà che possiede un opifizio si commendevole , e con chi lo conforta di premi
ed onori, e con gli operosi che lo dirigono, né a tenerlo animato risparmiano
viaggi, veglie, fatiche, danari. Confidiamo che giammai perderà della sua flori-
dezza , e starà a sostentamento di que' molti che ivi trovano un pane onorato.
Da codesti stabilimenti volgendoci a qiie' che d' altra maniera la patria indu-
stria fecondano, accenneremo a' depositi de' tessuti in seta, in lino, in cotone,
in lana che visitammo; ed a parlare primamente di quell'argomento d' itaUana
industria, che per la fecondità de' nostri campi tiene il principal seggio fra noi ,
— 596 —
(iiretuo eco a quelle parole che dcttaronsi non à guari in uno de" mentovali rap-
porti : i( Trovasi nostrale e di molta perfezione ogni maniera di stoffe sia pi-r
« paralo di stanze, sia per uso di chiesa, che per abiti di (|iinlun()ue sorla. Po-
« co manca agli armesini ed alle levantine per giiigiiere al più allo grado di per-
« fezione, ed i rasi possono mostrai-si come un progredimento dell'arte ; ma
« ciò che Torma l' orgoglio de" napoletani setifici sono le grossegrane ed i velluti
« ad un colore , i quali son preferiti alle simili opere di Lione ». 11 colorilo,
l'eguaglianza della tessitura, l'esattezza del disegno, e in molte slolVe ancora la
lucentezza, appagano interamente ; né dobbiamo tacere de' broccati, de' tessuti
con \elro filato ( il quale vagamente li simula le (ila d'oro e di argento) , né
delle stoffe da addobbo, di che si cedono riccamente adorne le pareti de' reali
palagi.
Ne gode pur l' animo d' essere stali anche qui testimoni del procedere che fe-
ce in siffatta manifattura la nazionale induslrin che progredendo di pari passo
nella Tosc^ina , nel Lucchese, nelle Lombarde e l'iemontesi provincic ed in al-
tre d'Italia, promette di associare i propri sforzi alla fecondità de' nostri terreni,
onde scemare i bisogni delle classi povere, e rinvigorire la dignità italiana , li-
berandola dall'accusa che ben meritossi d'inerte, finché mandava sotto altro
cielo i prodotti de' propri campi , onde ricomiìrarscli , tlopo a\er pagato 1' opera
degli artisti forestieri, ed a gran prezzo gli a\idi spccolatori. Se poi molle delle
fabbriche napoletane anno in ciò dritto alla pubblica riconoscenza, la più gran
parte certamente si deve alla reale di San Leucio che fu alle altre maestra.
A' lavori della seta si raggruppano quelli de' cotoni e de' lini. 11 suolo napoli-
tano offre degli uni e degli altri ubertosa ricolta; nò alla ricchezza del suolo >ien
meno la industria che prostasi in simil genere a tulli gli argomenti di manifattura,
sicché ne escono tessuti pregevoli, massime uè' fornimeuli da mensa. Co' tessuti
ove tuli' i vari processi son nazionali, ci si mostravano di quelli che formavansi
de' filati inglesi. Se dicessimo non ra>vi.sare in ispecial guisa ne' drappi schietti
alcuna differenza nella esattezza del lavoro, e nella sottigliezza ed eguaglianza de'
fili, non direnmio il vero; e perù diciamo, che se questa differenza si lega col-
l'essenziale (jualità delia materia greggia, prodotta da essenziale diversità de'ler-
reni, sarà d'uopo tenerci in difelto e rassegnarci ; ma se abbia oiiginc d;Ula mag-
— 507 —
gior perfezione delle macelline o dalla piii sollecita cura degli apparecchi , per-
ché iinn tenleromo quella via che ne può scorgere alla medesima meta? Se dal-
le tele passiamo a' panni lani, visitati i l'ondaci principali, noi cedemmo che an-
che codestii manifattura e in soddisfacente progresso.
La Commessione condottasi indi a vedere il deposito delle Cartiere del Fibre-
no, ebbe a convincersi che per nulla siamo agli estranei inferiore , e lo siamo
allora soltanto che l'operosità e la diligente industria ne manchi.
Il tempo ne permise ancora di visitare i depositi e qualche fabbrica di cuoi ,
di pelli , di guanti. In (|uesta parte le fabbriche napolitane non àimo d' uopo de"
nostri elogi. L'opinione comune, il fatto , il lucrosissimo spaccio di ciascun anno
ce ne dispensano. Quello che merita particolare attenzione si è, che mentre nel
principio di questo secolo chiamavasi dal Governo in Napoli un artefice di Fran-
cia che ((ualcuno de' napolet;ini nella forma/ione de' guanti ammaestrasse ; ora
i napoletani altrove inviano codeste manifatture, per cui ne viene un annuo pro-
fitto considerevole assai.
Fra le industrie esclusive di questa regione avventurosa àwi l' arte d' imitare
gli antichi vasi e di trarre dalla creta le più eleganti composizioni statuarie ed
ornamentali. Si visitò a quest' uopo lo stabilimento riiustinìani , cui visitar de-
ve ogni viaggiatore che brami di avere un concetto della perfezione a cui si pos-
son ridurre ipic'varì figulini. Nulla ci ha di più grazioso e finito. Aggiungasi a
questa r arte degl' inverniciati quadrucci di terra cotta per pavimenti, quadruc-
ci su cui si conducono i più svariati disegni.
Torna inutile parlare de' lavori di corallo di tartaruga e di pietre vulcaniche
noli e celebri per tutto il mondo; ma non sarebbe a tacersi delle graziose opere
da orefice atlemprale a quelle norme del bello che qui si scontra ovunque , né
delle altre in feiro ed in legno che ben sì meritano particolare attenzione.
Dopo le cose fin qui esposte, ci sia lecito 1' aggiungere alcune brevi conside-
razioni quali la soggetta materia ce le suggerisce. 1 Congressi e questo di Napoli
particolarmente ci porgono a conosc4're come le scienze e le arti nHK-caniche si
giovino di aiuto reciproco, ci rappresentano i caratteri speciali che distinguono
ciascuno slato della nostra penisola. Il fluido elettrico e il vapore ci si parano
innanzi e chiamano la nostra attenzione. L' elettrica favilla è divenuta ancella
76
— 598 —
delle aili. Nel Congresso Torinese fummo ammirati di vederla condotta dall'illu-
stre De la Aire alla doratura ed argentatura de' metalli. La vedemmo poco ap-
presso passare dalle mani della scienza a quelle dell' artigiano; la vedemmo a
Lucca servire all'agricoltura, la vediamo a Napoli faro altrettanto, e preservare
dall'ossidazione gì' istrumcnti della milizia. La scorgemmo a Milano pronta agli
ulTici del telegrafo , o percorrere due volte lo spazio tra Monza e quella capitale
colla rapidità del pensiero. Sapevamo giù che in America serve alla tipografia e
alla produzione di un giornale. Questo fluido terribile e proteiforme renderà per
avventura nell' avvenire maggiori servigi alla scienza ed alle arti ; giacché egli si
trova cosi dominante in ogni parte del triplice regno naturale, che a quesl' ora à
rapito al sole l'antica dignità di ministro maggiore della natura.
Scorgemmo nella fonderia de' cannoni la costruttura di tutto il corredo delle
battaglie , ed in essa tale un ordine , che annunzia la scienza e la pratica consu-
mata nelle opere predette, e che incessantemente si producono e che nona a te-
mere alcun paragone.
Qui\i la macchina signora del tempo e dello spazio , come crea a Pietrarsa al-
tre macchine a sé somiglianti o diverse, presta a mille ingegni il possente brac-
cio; e ne'due luoghi mantiene numerosi lavoratori, e rende questo bel regno in-
dipendente dallo straniero anche ne' prodotti dell'arte, pe' quali ogni anno gli
pagava ben gravoso tributo.
Né taceremo della città , che dopo quasi venti secoli vide la seconda volta
il sole. Noi la visitanmio, e sia pure una illusione , ci parve che gli spiriti che
un di l'abitarono fossero lieti di vederla ora occupata da un insolito popolo di uo-
mini illustri, ed intanto noi avemmo l'animo compreso da nuove e grate sen-
sazioni ed immagini.
Tra le altre cose ammiravamo , che quella città venisse dopo secoli ad inse-
gnare a' lardi nipoti le forme, U colorito , il disegno di produzioni d'arti manuali
ed inuuaginative, e ne desse cosi testimonio di una non creduta civiltó. Essa of-
fre ad un tempo all'arte le reliquie dell'estrema sventura , e l'arte le converte
in suppellettili, in ornamenti di stanze, in gioielli |)er Io sesso gentile.
E chi non si sente commosso a questo avvicinamento del passato e del presen-
te, e non sente sorgerne belle ed iudelìnite speranze dell'avvenire? I secoli che
— 599 —
furono veggonsi appressare al nostro e gareggiare insieme nell'opera della civil-
l;i e dell' iadustria.
(Jucslo e pruprianientc il carattere die distingue il Congresso Napolitano da-
(•li altri Congressi , e la 7." Riunione à di che esser lieta , poiché crediamo che
I-Ila lo rappresentasse qual'é in ogni sua parte.
Ma finalmente la nostra Sezione non debbe lasciare di rendere infinite grazie
alla squisita cortesia di che ci fu larga questa magnifica ed ospitale metropoli dal-
la Itoggia lino all'ultimo abituro, e di congratularci con essa che le arti e le ma-
nifatture siano in un felice progresso , e alcune già tocchino la perfezione ; e ciò
mercé la sovrana munificenza che loro fu generosa di largizioni e di ogni genere
di conforti; e mercè il concorso del R. Istituto d'Incoraggiamento ede'felici in-
gegni che fervidi d' amor nazionale si travagliano nell' opera della perfezione di
ogni specie d'industria intellettuale e meccanica ; che é quanto dire alla civiltà
di questo regno ; al quale gli altri paesi italiani non dimenticano di dovere (come
gliela deve tutta Europa ) la prima dottrina e la prima scuola di Politica Economia .
Per la Comìnessioue
A. Mazzarosa Presidente
Feudlnando Maestri 1
\ Relatori
Ab. Bernardi l
RAPPORTO
DELLA COMMESSIONE INCARICATA DELL" ESAME DELLE OPERE PRESENTATE
IN DONO ALLA SEZIONE.
MJ\ Commcssione della Sezione di Agronomia e Tecnologia per l' esame de' li-
bri donati si raunò nella sala del Reale Istituto d' Incoraggiamento , e dapprima
fermò di dover rivolgere le sue cure solo intorno a'iibri, che risguardano l'Agro-
nomia e la Tecnologia ; che non si debba dar giudizio di alcun' opera ; e che de'
libri , che occuperanno la Commessione si farà un piccolo cenno ristretto. Degli
altri libri si annunzierù solo il titolo.
Per alcuni libri scritti in lingua tedesca si è risoluto di annunziar solo il do-
no, che si è ricevuto da' signori professori Volz e Fallati, ed aggiugnere che fa
piacere alla Sezione il vedere che nella Germania si dà opera assiduamente agli
oggetti , a' quali il Congresso degli Scienziati Italiani indirizza le sue sollecitudi-
ni. A questo si aggiugiie la riconoscenza , che si spiega verso i signori Volz e
Fallati, che lian mostrato tanto riguardo pel Congresso, offerendo le opere loro,
e di altri dotti tedeschi.
— 601 —
I libri fiiron tra noi distribuiti , ed ceco ciò die risulla dall' esame di quelli.
1 . Della scieiìM dd ben vii-ere sociale, e dell' Economia degli Siali per Ludovi-
co Bianchini, 1 voi. in 1.°
Quesf opera 1" autore ha distinto in due parti , la parte storica , e la parte pu-
ramente scienlifìca; e pubblica ora unicamente la prima, come quella, che può
star da sé, e comporre con l'altra l'intiero trattato della materia. L'Autore ha
assegnato la caduti dell' impero romano per principio della sua storia, e l'anno
1842 per termine. Il medio evo e i tempi della risorta civiltà son da lui discor-
si; e le sue investigazioni versano intorno a tutti i popoli di Europa. Egli tratta
de' fatti , eli' entrano nel dominio della scienza, e ne tesse la storia, con la se-
rie delle applicazioni di essa. Tratta poi della scienza, e cosi di lutti gli scrittori ,
che a quella si son rivolti. Egli novera 995 scrittori di Economia, e ne indica 281
Italiani, 275 Francesi, loO Inglesi, 194 Tedeschi, 43 Spagnuoli, 8 Portoghe-
si, 12 Svizzeri, 10 Olandesi e Belgi, 4 Svedesi e Norvegi, uno Danese, uno Po-
lacco, 7 Russi, 7 Americani ; e di tutti narra le opere e le opinioni. Finalmen-
te esamina lo stato della scienza , esponendo quali sono ora i suoi principi ; dì
questi quali assicurati , e quali incerti ; e tocca delle conclusioni di tutti gli scrit-
tori , e de' bisogni attuali della scienza , additando le sue opinioni intomo a' di-
versi argomenti.
2. Della coltivazione e de prodotti del suolo italiano, e specialmente dell' accre-
scimento de' cereali, riflessioni di Michelangelo Giannini Lucchese.
L' Autore osserva 1' utilità che possa procedere dall' universale ed esatta col-
tivazione di tutte le terre d' Italia, e crede che le nazioni italiane manchino di
contante, e che questo difetto produca necessariamente la ristrettezza della col-
tivazione. Perché questa si aumenti propone di estendersi 1' uso delle conces-
sioni enGteutiche. Sponc la natura dell' enfiteusi , e quel che ne tocca all' en-
Gtcuta ed al padron diretto. Quindi indica i vantaggi , che dall' estensione del-
l'uso di questo contratto procedono per l'incremento dell' agricoltura.
3. Sulle qitisiioni sanitarie ed economiche atjilale in Italia intorno alle risaie ,
sludi e ricerche di Luigi Carlo Farini , 1. voi. in 8."
In questo opuscolo spone dapprima 1' .\. le diverse specie di risaie per le dif-
ferenti condizioni del suolo , per la posizione bassa o elevata , e per la diversa
— G02 —
natura delle acque di polla , correnti, o stagnanti, con le quali si faccia l' irri-
gazione. Nota i cattivi cITctti sanitari, die procedono dalle risaie, e li paragona
con quelli delle paludi; mettendo nel libro molle tavole statistiche. Finalmente
proiwne in quali terre, di qual posizione ed esposizione, e con ([uali accjue le ri-
saie sien perniciose e danucvoli quanto le semplici paludi , ed anche utili o
almeno innocenti. E cosi addita quali vadan vietate, quali ristrette, e quali
l>ermesse.
A. Vn volumetto di vari opuscoli dd cavaìirr Vincenzo Cordavo Clarcnza ,
siciliano, che contiene, 1." un trattato di alcune derrate indigene della Sicilia ,
che possono sostituirsi alluso del caffè, della cannella, del garofano, del the, e
dello zucchero; 2° una lettera sopra un gherone di colonna trovata in Catania;
3.° una notìzia slorica del Castello Ursino di Catania; 4.° osservazioni sul porto
di Ulisse ; o.° alcuni ragguagli bibliografici; C.° lettera sulla vita e le opere di
Domenico Tempio.
5. Un primo fascicolo del corso di agricoltura di Stanislao Ckmnizsaro , si-
ciliano.
6. Un fascicolelto presentalo da' fratelli Villa. Esso contiene il trattalo delle
Locuste ovvero Cavallette , e fa parte d'opera , che tratta di tutti gì" insetti dan-
nosi.
7. Sulla coltura dell' Indigofera Argentea, ed uu breve saggio sulla coltiva-
zione del riso di Germania, per Pietro Greco Segretario della Società Economica
della provincia di Reggio.
Questo opuscoletto manifesta come in tutt' i punti del regno di Napoli si ten-
de all' estensione ed al miglioramento dell' agricoltura e delle arti.
8. Un libretto di Benvenuto Poggio, che contiene talune osservazioni sul-
r utilità di conservare i cereali sulla spiga.
9. Discorso critico sulle Bigatlaie Dominicali, o Dandoliere di Antonio Billì-
gnandi.
In questo opuscolo 1' Autore difende il merito delle Bigattiere proposte dal
Dandolo ; e cerca dimostrare d' esser mal fondate le accuse che si fanno al si-
stema del Dandolo insegnato per allevare i bachi da seta. Sostiene che il meto-
do del Dandolo, restituito alla sua originaria condizione, sia da preferire a quel-
— ces-
io del Reina. Dice in fine che, oltre i precetti del Dandolo intorno al modo di
allevare i filugelli, è pregevole la scuola del Bigattiere del Lonieni.
10. Sulla possihilidi di sosiituirc alla forza motria' ikl vajwrc (jiiclla dell' ela-
sticità dell' aria , discorso letto dal colonnello 3\1. A. Costa nelle tornate di lu-
glio del 1840 nell'Accademia Pontaniana di Napoli.
L' autore divide il discorso in due parli. Nella prima riferisce la storia di tut-
to ciò che si è sperimentato per tentare di servirsi dell" elasticità dell' aria co-
me motore. Nella seconda |)arte ragiona della forza dell' elasticità deli' aria pa-
ragonata a quella del vapore.
1 1 . Un libriccino che contiene la soluzione del quesito , se i privilegi pro-
ducano utile 0 svantaggio all' industria , data dal cav. Vincenzo Cordar© Clarenza ;
e r esame dell' articolo d'un giornale, che portava una tipografia stabilita in Ca-
tania 60 anni prima della slampa del Sinodo di M. Torres fatta in Militello nel
1623. 11 Cordaro tratta de' diversi privilegi, che in Sicilia eran noti , e ragiona
dell' indole e degli elTelti di ciascuno di essi.
12. Il pettine raccoglitore del riso, cenni di Luigi Bianco.
L' Autore propone l' uso di uno strumento , che chiama pettine , per racco-
gliere il riso. Descrive l' ordigno. Mostra come si adopri per isgranellar le sjii-
ghe e raccogliere il riso, e propone come preferibile l'uso di questo ordigno
all' uso ordinario di segar le piante con la falce , e trebbiarle.
13. Dizionario Militare francese-italiano di Mariano d' Agata.
Questo lavoro è utile non solo a' militari , ed a ciiiunque voglia scrivere con
proprietà di cose militari , ma a quanti è cara la lingua d' Italia ; perocché que-
sl' opera dà modo, a chi il voglia , di cliiamaro con veri nomi italiani ogni cos;i
attenente alle militari discipline, che i più senza un bisogno al mondo, e con
sommo nostro disdoro appellano con vocaboli stranieri. Il d' Ayala mostra nella
prefazione come noi fummo primi nella civiltà , e in ogni genere di disciplina
che riguarda la milìzia e la navigazione ; onde le più delle cose che si dicono
nuove da chi non sa, o non \tioI sapere, erano già nostre, e con vocaboli no-
stri sono da nominarsi , ove non si voglia far getto della cosa più cara, che è
la lingua , la (piale ci unisce in una sola famiglia. Ii^jli non ha mancalo di torre
ad esame , e di profittare di tulli i lavori di questo genere che lo hanno prece-
— COI —
dulo, ed ha aggiunto all' opera sua un riccliissiino caUilogo di tulle le opere ila-
liaiip allenenli a (luesl'arle, e dalle quali l'uomo può trarre vocaboli e loruzioni
militari.
14. Discorsi di Giuseppe Devincenzi. Vari sono i discorsi del Dovincenzi.
Quello che più spetta alla nostra Seziono tratta del sesto Congresso Scienli/ico
italiano , ed in ispccic della nostra Sezione : de' cui lavori egli dà conio con molla
chiarezza ed accuratezza, né manca di con>'alidarc alcuni fatti colle cose da es-
so vedute ultinianienlc ne' suoi viaggi |)or Italia. A (|UPSto discorso tien dietro
il rapporto di' egli tVce in nome d' una Coninicssiono della nostra Sezione nella
sesta riimione degli scienziati italiani ; il quale rapporto per unanime consenso
della Sezione si deliberò che fosse , come fu, stampalo negli alti.
13. // Contadino Lucchese, discorso del marchese Mazzarosa.
I.'.\ulore narra le qualità fisiche, morali ed intellettuali de' contadini Lucche-
si; tocca delle loro condizioni economiche; de' loro costumi in occasione di al-
legrezze e di lutto; del come vivono domesticamente, e procedono. Nota anche
le morti loro in diversa età paragonandole a quelle degli abitanti di Lucca in
generale; né tace di più altre cose, che riguardano a chi deve principalmente
cooperare al bene di quel felice paese , del quale egli si mostra sempre teneris-
."iinio.
16. Lettera del cac. doti. Trompco sulta società per V avanzamento delle arti,
rie' mestieri, e dell'agricoltura nella provincia di Biella.
Il cav. Trorapeo nella sua lettera al sig. Avogadro scrilla nel febbraio del
1839 fé nolo come fln dall'agosto del 1838 in Biella si era formata quella .so-
cietà, della quale fu autore e promotore principale il sig. Avogadro ; e narra
come essa avea già dato clTetto ad alcuni de' suoi disegni nell' aprire due scuo-
le, l'ima di aritmetica, geometria pratica e disegno lineare; l'altra di agro-
nomia ; e come queste scuole fossero frequentate con ardore , ed i melodi che
vi si praticano. Né tace di quello che resta da fare, perchè la società raggiunga
pienamente il suo lodevolissimo scopo.
17. Il lanifìcio militare in Arezzo del cav. Oreste Brizzi.
L' Autore in questi suoi cenni ci ia sapere come il lanificio venne fondato fin
dal 1751 per opera di una società di nobili, il cui capo fu il cav. Giovanni IJroz-
— C05 —
/i ; 0 come questo dopo avere sofferte varie vicende di prosperità e scadimen-
lo, ciri'^'ll narra con accuratezza, si trova oggi in tale stato da bastare per sé
stesso a' pro|>ri bisogni , <■ da prosperare sempre più ; e ciò |ier opera di un so-
lerte e diligente direttore, il sig. Vincenzo Guidiicci ; al (|uale se sono da darsi
sincere lodi per questa sua solerzia e diligenza , non meno è lodabile il fratel
suo defunto Pietro Guiducei per la bella costumanza introdottavi di una st)-
eietà di nuituo insegnamento per gli artigiani , la quale nelle infermità de' la-
voranti provvede ancora a soccorrere i bisogni degli ammalati e delle loro fa-
miglie.
18. Giuinule (Icati atti dilla Reale Società Economica di Capitanata, dal N." 1 .
al N.° 8.
Questa società abbastanza operosa, ad oggetto di diffondere il miglioramento
delle industrie della sua provincia, pubblica sin dall' anno 1835 un' opera pe-
riodica , contenente le diverse memorie die formano obbielto delle sue di-
scussioni. Ne è affidata la compilazione al sig. Francesco la Martora.
19. // Grati Sansa d' Ittdia, opera periodica di scienze naturali ed econo-
miche, compilata da Ignazio Rozzi. E questa una collezione di opere intorno al-
l' Economia sociale , domestica , industriale , storia naturale , medicina ed altri
obbietti vari, ed il Rozzi ne pubblica un volume ogni anno. Il volume dona-
lo al (Congresso è l'ottavo, corrispondente al corrente anno. In esso leggonsi
molte memorie sopra importanti materie.
21). Atti della Società Economica di Girgenti , compilati dal dolt. Baldassarre
Urago.
Il volume che contiene gli atti dell'anno 1843 è stato offerto al Congresso.
Questo manifesta con le memorie che vi son comprese , quanto utili e non vol-
gari sieno i lavori di quella .Società, che cerca di propagare utili documenti di
sapere.
21. Campania Industriale, opera periodica della Società Economica della
l»rovincia di Terra di Lavoro.
Obbielto di quest' o|)era 6 di ragguagliare il pubblico de'hjvori della Società,
di raccogliere la statistica di quella provincia , e di esporre i miglioramenti de"
quali la imlustria Cuuqiana e suscettiva. Quest" opera assicura che la Società è
77
— GOf) —
sollecita del bene deiln provincia, e guidata dalla scienza nelle materie attenen-
ti al suo istituto.
22. Il settimo volume degli a)iiia/i di scienze fìsiche e naturali, di aqricoliu-
la e d' industria di Linne.
Questo volume è composto di molti lavori intorno alle scienze, a cui la So-
cietà è addetta. E molte importanti materie sono in esso trattate.
23. Alti della Società Economica della 1." Calabria tdteriore.
È piacevole per questi atti osservare come nel Regno di Napoli si coltivino
le utili discipline , che tendono al progressivo miglioramento di esso.
21. Slmli slalislici su l' industria ayricota e manifatturiera della Calnhria ul-
tra ì.'
In quest' opera il sig. Luigi Grimaldi segr. di quella Società Economica rac-
coglie con grave fatica ed in ordine assai lodevole molte accurate e importanti
notizie della sua provincia natale.
25. Rcwisunli statisiiri della provincia di Prinripaio ultra. Opera del Segi-e-
tiirio di quella Società Economica sig. Federico Cassini .
Questo lavoro comprende ampiezza di dati ed utile disposizione di essi.
26. Commentari dell' Ateneo di Brescia per gli anni accademici 1841 , 1842,
e 1843. Il prof. Schiavardi, membro del detto Ateneo, ne ha fatto dono alla se-
zione. Le materie in questi volumi trattate son molte, e i soggetti di grande im-
portanza .
27. Annali della Società Agraria di Torino, volume 1 .°
1^ Società pubblica sotto questo nome periodicamente i suoi lavori. Vi si con-
tengono articoli di provata utilità, propri a far progredire 1' agricoltura e l' in-
dustria .
28. Atti della Società Economica del 2." Abruzzo ulteriore , volumi 9 , cora-
]>ilali por cura di Ferdinando Mozzetti. La moltitudine do' trattati , e la impor-
tanza delle materie appalesa la sollecitudine ed il valore de' soci.
29. Delle condizioni d'Italia , opera del sig. cav. Carlo dott. Mittermaier,
tradotta in italiano.
É veramente ammirevole che uno straniero sorga magnanimo contro lo ac-
cuse che si muovono all' Italia dagl' imperiti e da' visionari.
— 607 —
Le sue accurate e dotte osservazioni addimostrano ad evidenza die la stessa
continui a possedere in ricca misura gli clcniciili tulli, die ne assicurano l'in-
crenieiito e la prosperità.
30. Della utilità delle mutue ossia vicendevoli società di assicurazione contro i
danni degl'incendi per l' ingegnere Paolo Raclietti — Milano 1845.
L' ingegnere Racbetti dimostra la utilità di sostituire alle società spcculatrici
contro i danni degli incendi le società vicendevoli de' proprietari ; e perché i
fatti sono i più saldi appoggi delle teorie , egli prendendo di mira le città di
Milano e di Crema , avvalora le sue parole con importanti dati statistici.
31. Poche considerazioni sull'industria, per F. Saiueverino — Napoli — Tipo-
gr. del Filiatre-Sebezio 184u.
Il conte Sanseverino, dopo aver toccato delle macchine, a confusione de' loro
detrattori , presenta il quadro de' fanciulli impiegati nelle manifatture in Inghil-
terra ed in allri paesi non It<iliani. Indica ancora gli Slati Sardi e la Lombardia,
come que' paesi ne' quali lo slato de' fanciulli impiegali negli opifici non è sod-
disfacente. E mentre nomina a cagion di esempio alcune fabbriche Toscane,
ove queste tenerelle piante son tenute, come dovrebbesi dovunque; avverte
tutti i buoni, aflìnchc si ponga mente alla crescente popolazione manifatturiera,
ed il progresso della industria non si ottenga a scapito de' sentimenti morali e
della tisica prosperità.
32. Sul modo di lavorare il ferro onde abbia la richiesta resistenza a sostenere
I massimi sforzi , dissertazione dell' ingegnere architetto Gaetano Brcy — Mila-
no— Tip. Chiusi 1845.
Questa dissertazione disvela 1' errore in cui incorsero le più delle fonderie
inglesi e francesi adoperando 1' aria calda a preferenza della fredda nel lavorio
del ferro. Imperocché la economia del combustibile che si ottiene facendo uso
dell' aria calda, non basta a sostenere un tal modo rimpetto ai molti inconve-
nienti cui dà luogo, e al gran numero di rotture del ferro siiTattaraente prepa-
ralo , maggiori d' assai di quelle provvenienti dal metodo opposto.
Nella seconda parte poi il nostro Autore traiti degl' iiicon\ enienti della mar-
tellatura a freddo del ferro stesso , e della maniera di rimediarvi, spiegando i
princìpi in forza de' quali di sovente 1' operaio prende sbaglio sulla qualità del
— 608 —
niedpsimo, giudicandola raltiva di sua natura, quando ciò provviene invoce sol-
tanto dalla martellatura a freddo.
33. Il Trallore du fela jul iloti. (lera; voi. 1." in 8." con tavolo.
L" Autore propone il quadro di lutti i precetti e di tutte le osservazioni fatte
intorno all' importante lavorio di trar la sola da' bozzoli.
34. Su' Canali Navigahiìi che si jiotrebbero costruire nel Regno di Napoli ,
e della loro utilità comparativamente alle strade ferrale , discorso del Tenente
Colonnello Vincenzo degli L'berli — 11 titolo stcs.so addimostra l'importanza del-
l'argomento trattato in quest'opuscolo diil valoroso autore.
3;>. Lellere rliimirhe di Liebig liadotte dal dottor Carlo Orniea.
In queste lettere son trattali alcuni importanti punti della scienza chimica.
36. l'oemelto sul haco da seta di Felice Vicino — Torino 1843.
Con questo bel lavora ha imitato 1' Autore il metodo de' Greci e de' Latini, e
di alcuni padri della nostra lingua , di adoprar le grazie della poesia per insi-
nuar le regole d' un arte nobile ed utile. 11 poemetto è accompagnato da due
trattati sul Gelso, e sul Baco.
37. Saggio dell' iiilìuenza del riima sulV agricDltiim , e cenni ed indicazioni bo-
taniche , geologiche, mineralogiche ed agricole , per Ferdinando Mozzetti.
Nel 1." opuscolo s' indicano gli enelti, che il clima produce sull'agricoltura,
esaminandone gli elementi e le cagioni. Nel 2." opuscolo si danno varie noli-
zie utili relative alle scienze, che il titolo addita.
38. Modello di un giornale di osservazioni dell' educazione de' bachi da seta ,
per Giuseppe Dcvinceuzi.
In questo lavoro s' indica il modo come raccogliere quanto si può osservare
di acconcio a ben condurre 1' allevamento de' bachi da seta , che costituiscono
uno de' fonti della ricchezza d'Italia.
39. Degli insetti carnivori adoperati a distruggere le specie dannose aif agricul-
tura.
Con. questo lavoro si rincorano gli agricoltori, che acquistano il modo da co-
noscere i loro difensori nella schiera dogi' insetti , che reputano tutti loro nemici.
40. Memoria di vna navigazione medileiranca in Capitanata , con un opii-
colo intorno alla pratica por istabilirc lo sbocco de' fiumi in mare , per Vin-
— 009 —
cenz«> Antonio Rossi. ìmvoto assai iinpurlanic p i-onlenonte utilissima pro-
posta.
41. Miscellaned ili injrìcollimi leoriro-pradia . e ili scienzr eiuiwmiiiie ed in-
duniriali , per IJarlolomeo Gabriele Rosnalì. Due volumi ricclii tli pregevoli
nionogralic agi-arie ed economiche.
i2. Dizionario Enciclopeilico tecnoloijiro popolare dell' architetto Gaetano
Brey. Pochi fascicoli di (|uosta utile compilazione anno finora veduto la luce.
43. liihiiolcca di (Commercio compilala da Giovanni Bursotli. Anno 1 , 2 e '.ì.
Collezione importante di elahorate statistiche, nonché di assennati lavori sopra
vari punti del rcg^mento economico ed industriale delle due Sicilie.
'l'i. Salmour, sul credito agrario. Di questo importante lavoro avendo già
l'alta l'esposizione il .Segretario cav. Mancini nell' adunanza del giorno 5 otto-
bre, noi) altro (|ui si aggiunge.
Oltre di queste opere, sono stati pure donati alla nostra Sezione di Agrono-
mia e Tecnologia i seguenti libri :
1. Documenti inediti circa la voluta ribellione di F. Tommaso Campanella,
pubblicati per cura del cav. Vito Capialbi.
2. Osservazioni sopra la Storia di Catania , cavate dalla storia generale di
Sicilia pel cav. Vincenzo Cordaro-Clarenza; tomi quattro.
3. Storia del dritto Siculo , dello slesso; volumi cinque.
•i. .Memoria sopra le osservazioni meteorologiche.
'■'). Squarci di eloquenza giudiziaria, compilati, tradotti e ridotti a lezioni
dal prof. ab. Gioacchino Geremia.
('). Saggi suir aerostatica e suil' aeronautica del Tenente Colonnello cav.
Marco .\ntonio Costa.
7. Cenno storico sul drillo metropolitico della Chiesa Catancse, pel cav.
Vincenzo Cordaro-Clarenza.
8. Il rimedio popolare, ovvero l'acqua vinifera , di Nicola Pilla.
9. Oratiopro solemni sludiormn instauralione , per B. Vulpes.
10. Metodo (iratico a ben coltivare lo spirito ed il cuore de' giovanetti.
1 1 . Giurisprudenza del codice di Commercio e delle altre leggi relative
compilata dall' avv. Mautelli- 1841.
— CIO —
12. Sul miglioramento di alcuni rami d' islruziunc in Sicilia, discorsi del
prof. Salvatore Marchese.
13. Atti della Società Biollese.
14. Tre volumi di discorsi pronunziati dal Presidente, dal Segretario per-
petuo, e da un socio ordinario della Società Economica di Catania.
lo. Ragguaglio degli sperimenti intorno alla macerazione a secco del lino
e della canape, per Francesco Briganti.
17. Alti dell' Accademia di scienze e ledere di l'alernio.
18. Gabinetto di storia naturale di Archeologia in Caltagironc, per Emma-
nuele Taranto Rosso.
19. Stato Agrario economico del Ferrarese , per Andrea Casazza.
20. Strenna medica, per Giov. Sannicola.
21. Memorie di economia rurale e domestica dello stesso.
22. Poche parole sulla città di Vcnafro, e sul monumento in essa cretto a
Liciaio, dello stesso.
23. Memoria sulla classificazione ed analisi agricola de' terreni coltivabili,
dello stesso.
24. Comentario sul trattamento della morva e del farcino, dello stesso.
25. Poche parole sulle proprietà mediche dell' ulivo , dello stesso.
26. Progetto di pubblica e privata economia , dello stesso.
27. L' apificio rischiarato , ossia istruzione pratica pel governo delle api,
per Antonio Calabro.
28. Sugli asili infantili, e sulla loro utilità, pel conte Nicola' Priuli.
29. Delle lodi del conte Giuseppe Boldà per lo stesso.
30. Sul modo di far prosperare l' agricoltura e l' industria , pel bar. Salva-
tore Carbonelli.
31. Esperimenti della forza elettro-motrice di varie sostanze , pel principe
della Rocca Michele Cito.
32. Progetto di pubblica e privata economia, pel sacerdote Antonio Calabro.
33. Mobile Bigattiera.
34. L' avvenire dell'associazione intellettuale, industriale e morale nell'u-
manità, pel cav. P. S. Mancini.
— GII —
3;j. Sabatini — Riflessioni concernenti un sistema d' istruzione pubblica
collegato coi principi della legislazione e della politica, ed alta ad elevare la ca-
pacità morale.
3G. Discorso per i' inaugurazione fattoi nelle sale della Società Economica
di Chiavari del busto del Generale Gonzalez, per F. Mongiardini.
37. De' mezzi di cui avrà potuto avvalersi Archimede per fare andare per
terra con la sola forza della sua mano una grandissima nave carica di un peso
enorme, pel colonn. M. A. Costa.
38. Scoperta di un manoscritto di L. da Vinci disperso, per Io stesso autore.
39. Delle società di mutuo soccorso esistenti in Italia, per Gottardo Calvi.
40. Osservazioni sulle viti e le vigne del distretto di Napoli, per Gugliel-
mo Gasparrini.
il. Investiga/ioni preliminari pur la scienza dell' architettura civile , per
N. d' .\puzzo.
i-2. Il calcino ne' bachi da seta è assolutamente contagioso, per A. Comin-
cioni.
43. Riflessioni critiche sull'opera di M. Andraud intorno all'aria compres-
sa, per L. Sala.
'li. Della utilità di ordinare i nuovi asili di mendicità nel regno di Napoli
sotto la forma di colonie agricole, per l'avv. P. S. Mancini.
ì'ò. Regolamento organico del patronato pe' liberati dal carcere di Milano.
S(i. Primo e secondo rendiconto del R. Istituto agrario di Pisa, 184ij.
i7. Considerazioni sulla teoria degl' istrumenti aratori , e spezialmente di
<|uelli ad un solo orecchio ; memoria di Luigi Ridolfi — Firenze ìHì'ó.
48. Della Educ^izionc, discorsi per .Vmbrosoli , .Vrrigoni , Racheli Zonca-
da ed altri — Milano 1844.
49. .\ntonio Zoncada , sullo studio della lingua latina — .Milano 184o.
!iO. Il libro del popolo , memoria dell' ab. Enrico Tazzoli, 1845.
'òi . Vitaliano Sabatini , sull' utilità ed espedienti principali per rendere la
filosulìa popolare, 184o.
'62. Discorso del comm. Afan de Rivera sugli antichi porti , e sullo sboc-
co de' fiumi in mare, 1845.
o3. Afan de Riverii, hoiiifitanienlo del lago Salpi , 1843.
IM. IHipiH) Cordova, nolizia dell' aholizione de' diritti feudali, e della di-
visione de' demani in Sicilia , 18i.").
-Napoli 5 ottobre J84o.
/ roiiijìonrììli In < hinwi'ssione
Cav. FEi.icn SANrANf.KLo f'resiiletìir
{per r (menza (lei prof, iliiimnnicr)
GlAMMAItlA PrOTI
Ab. Mam'zzi
Capit. Bbizzi
Avv. Lorenzo Riola
DoTT. Savino Savi.m
l'noF. CiA
Prof. Ragazzoni
Avv. A.MmEUCCi
Prof. Montanei.i,i sfqreUtrin.
ATTI VERBxVLI
DELL\ SKZIONE
DI ARCHEOLOGIA E GEOGRAFIA
-*->«-o-o ^ -o-o«-o«—
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE 1845
>««^
Il Presidente apri l' adunauza con un breve discorso sidlo stato odierno delle
seienze geografiche , nel quale dopo aver indicato quanti e quali progressi ab-
biano fatti nel corso degli ultimi tempi, passò ad accennare come non più ri-
mangonsi esse conlente alla nuda indicazione de' luoghi , ma si intendono pre-
cipuamente allo studio del globo messo in relazione con quello de' passati e
de' presenti suoi abitatori : per la qual cosa manifestasi l' importanza , anzi la ne-
ce:>sità di accoppiare colle geografiche le archeologiche ed etnografiche investiga-
zioni. Alla qual felice ed utile connessione di questi studi ove si aggiunga il
buon metodo ( e questo altro esser non dee che lo sperimentale ) , e 1' esattezza
del ragionamento, e la s(iuisitczza del giudizio, non è a dubitare che ubertosi
sieno per raccogliersene i frutti. Della qual cosa disse il Presidente aver fiducia
die nella Sezione del settimo italiano Congresso denominata di archeologia e di
78
- Oli —
geografìa si abbiano ad aver tali dimostrazioni , che astringere debbano anche
i pili schivi a confessar questo vero, cioè che l' una dall' altra scienza aspettar
ilee soccorso, ed aniichevolniente allo stesso scopo volgersi entrambe.
Il capitano del Genio sig. Sponzilli lesse di poi un frammento di un suo la-
\ oro su la veracilà ihìle storie antiche neìla parte risguanìanle la scienza e l'arte mi-
litare, nel quale ha preso ad esaminare le storie di Polibio e i Comentarii di
Cesare, e ciò per corrispondere all' invito de' direttori del Giornale letterario di
Berlino, che lo stimolarono ad illustrare gli s\ orlati campi dello antiche batta-
glie combattute nella nostra penisola.' Lungi per altro dallo svolgere questo ar-
i;omento, l'A. si studiò provare la impossibilità di darne un' adequala soluzio-
ne per difetto di guida fedele ; perciocché egli si avvisò che gli antichi storici
non potettero avere cognizioni bastevoli de' particolari elementi tattici o stra-
tegici delle antiche battaglie. E volgendosi alla memorabile battaglia di Canne,
nonché a quanto intorno di essa ci fu tramandato da l'olibio , tentò dimostra-
re come questo celebre storico non dee , per molte ragioni , che indicò , essere
credulo veridico nella narrazione di essa.
Negata per tal modo l' autorità dello storico greco, egli imprese a dimostrare
altresì la insussistenza di quella di Cesare, combattendo l'autenticità de' co-
mentarii a lui attiibuiti ; e procedendo da argomenti filologici ad altri pura-
mente militari si studiò dimostrare non aver Cesare potuto ordinare giammai
tante evoluzioni di guerra che ripugnar disse al senso comune , né molto meno
essere egli stato l' espositore di fatti che l'A. tenne non mai avvenuti. 11 perchè
conchiuse coli' escludere le storie su mentovale dalle investigazioni degli stu-
diosi per quanto spetta alla scienza e all' arte militare. Avendo insieme r.\. di-
chiarato che in breve avrebbe messo a stampa questo suo lavoro , la Sezione
credè opportuno di sospenderne la lettura, nonché la discussione.
Il Vice-presidente cav. de Luca lesse quindi una sua memoria sullo stato del-
la geografia ne' tempi nostri , e su' mezzi pe' quali la geografia classica può rag-
giungere il suo compimento. Incominciando con un breve sunto storico di que-
sta scienza da' suoi priraordii infino a noi , le assegnò due principali epoche ,
nella prima delle quali fu ristretta a pure descrizioni topografiche , e dimostrò
come nella seconda , svolgendosi ne' vari suoi rami , sorgessero l' orografia ,
— GI5 —
l' idroprrafi.i , la geodesia e 1' etnografia, nicrci- lo quali pervenne all' eminente
|)oslo die occupa oggidì accanto alle altre scienze naturali.
Nondimeno intese poscia a dimostrare quanti e quali vóti tuttavia rimanga-
no a riempirsi ne' diversi rami di questa scienza , massime nella parte diretta a
stabilire il censimento delle popolazioni. E tra le varie cagioni, clic siuora tras-
sero in errore i moderni scrittori di statistica, annoverò segnatamente la trascu-
ranza della industria, fonte principale dell' aumento e della prosperità de' po-
poli , e ne allegò ad esempio la discrepanza del numero assegnato da' primi geo-
grafi alla popolazione della Cina con quello stabilito su migliori fondamenti ai
di nostri. Donde dedusse che , partendosi da un punto fisso, si può col metodo
delle ^inazioni di condizione pervenire alla conoscenza della popolazione di uno
Stato per un'epoca posteriore; il quale metodo fu dall'. V. seguilo nel computo
della popolazione Anglo-Americana per gli anni 18i0-18i.j, fondandosi sul
censimento della medesima dell'anno 1830, i cui risultamenti furono confer-
mati dal fatto.
Passò quindi a segnare l' etnografla come il principio della geografia storica
finora imperfetta : al qual proposito fece onorevole menzione de' lavori de' si-
gnori Balbi e liiondelli, e de' principali musei etnografici istituiti di recente in
vari luoghi. Conchiuse da ultimo la sua memoria col voto che possa un giorno
sotto gii auspici! de' Congressi scieutifìci venire istituita una società geografica
italiana, intesa a compiere la descrizione della nostra penisola.
Il conte Sanseverino avverti come nella enumerazione de' vari musei etno-
grafici r A. ne trasandò uno de' principali , quello cioè della Reale Società degli
Aniiquarii del Nord in Copenhaghcn , e S. E. il cav. Santangelo l'residente ge-
nerale avendo confermata questa osservazione, il cav. De Luca rispose aver egli
tentato di esporre i vóli della geografia in generale, non quelli delle monogras
fie, che avrebbero richiesto lungo tempo e lavoro.
Uopo di ciò il sig. Omboni osservò come tra le cause degli errori de' geografi
nel censimento delle popolazioni africane debbasi indicare eziandio 1' uso nel-
r.\frica praticato di contare per fuochi gì' individui indipendenti , trascuran-
done gli schiavi che sono talvolta in maggior numero ; e propose che quest'uso
venisse specialmente indicato a' viaggiatori , a fin di prevenirli di un simile er-
— 616 —
rore. Al che il cav. De Luca rispose essere sialo suo proposito il parlare sol-
tanto do' paesi soggetti al dominio della statistica , da' quali 1' Africa veniva na-
turalmente esclusa.
S. E. il Presidente generale espose quindi che un ottimo mezzo di calcolare
la popolazione de' vari paesi venga porto dal consumo de' cereali , e ne addusse
ad esempio il calcolo per tal modo fatto in Costantinopoli , perchè il vino è vieta-
to a' Turchi ; alla quale osservazione il cav. De Luca rispose di aver egli fatto
cenno del metodo usato dal Gcii. Andreossi nella numerazione degli abitanti di
Costantinopoli per mezzo dell'acqua che consumasi in quella cittii; ma di aver
trasandati i particolari di questo argomento , perocché le indagini da luì fatte
su tal proposito non gli fruttarono finora verun positivo risul lamento.
Per ultimo avendo S. E. il Presidente generalo mostrata la necessità di ri-
durre alla forma puramente sostanziale le letture da proporsi alla Sezione, on-
de lasciare libero il campo alle discussioni su'varì argomenti , il Presidente della
Sezione elesse un' apposita Commessione , composta de' signori cav. De Luca ,
Biondelli e Corcia, deputata ad esaminare gli scritti da presentarsi per la lettura;
e con ciò l' adunanza fu sciolta.
Il Presidente — Francesco Maria Avellino
( Bernardlno Biondelli
ari l
I Segreti
I NiccoLA Gorgia
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTEMBRE 1845
-o«c
L
ETTO edopprovalo il processo verbale della precedente adunanza, il prof. Orioli
comunicò alla sezione due singolari monumenti, uno de' quali fattogli vedere a
questi passati giorni e consegnatogli da S. E. il sig. cav. Tempie Ministro di S.
M. Brittanuica presso S. M. il nostro Augusto Sovrano, l'altro ad esso profes-
sore appartenente.
Il primo consiste in un chiodo di bronzo ben conservato , lungo quasi dieci
pollici, non guari aguzzo , scompartito in quattro facce con iscrizioni latino- bar-
bare, e decorato di una testa emisferica, recante sopra di se l' ornamento di 12
raggi graniti con punta, e portati dal centro verso la circonferenza : il qual chiodo
evidentemente servi come penna da scrivere , o piuttosto incidere segni magici
per tener lontano il fascino, e le malie provenienti da virtù diabolica (IJ.
(i) Imprimeadosi i presenti atti , S. E. il sig. Cav. Tempie si è compiaciuto permettere che si ese-
guisse colla maggior possibile diligenza il disegno del chiodo da lui posseduto, e da questo è tratta la
tavola in rame che qui si aggiugne. Gli archeologi potranno nell' esaminarla osservare come la lexicne
dell' epigrafe , ora che si è potuta meglio studiare , è in molti luoghi diversa dalle interpelrazioni che
se ne proposero , le quali per altro si ion volute conservare negli atti per non mancare al debito
della storica e redele narrazione.
— 618 —
Or parve al professore clic le iscrizioni potessero cosi intendersi :
Domna Arlemis criiti-aureas (ovvero crinìum aitreasì solve catenas (uas in cancs
ttios afjresles silvalicos, sivealbos, sive quemcwìique cohrem apertabiinl.
Cave noslram familiam peloni , ima , reaque. Arvaque viveiis lurbaque reliqua
age sint (iila.
Rasa in cortem nostrani non iniret (ovvero non intrenl , se rasa e neutro plu-
ralel. Pecora nostra non taiKjat vetula (se vela non è imperativo di veto). Signum
nostrum non moleslct [o non molestcnl). Ter dico, ter incanto, in signo Dei, et si-
qno Christi Domini nostri, et signo de Domna Artemide.
Il professore fé' notare che le principali particolarità paleografiche si ridu-
cono alle forme della L ( alla greca ] , dell' S , del G , del K , usato spesso
perC.
L'età del monumento non la giudicò più bassa del X od XI secolo , non più
alta del V o VI, e lo dedusse dal dettato intero latino -barbaro , da certi italia-
nismi {sinco nostro no moleste ecc. ) dall'uso della parola Corte, qui presa a quel
che pare nel significato in che questo vocabolo si usò nel medio evo.
Il monumento gli parve importantissimo, perché contenente vestigia non dub-
lìiedi paganesimo, in una età cristiana comparativamente recentissima.
Gli sembrò relativo ad un'opinione superstiziosa , appunto dell'evo medio,
secondo la quale opinione l' andata in corso delle streghe si teneva succedere
in compagnia di Diana e di Erodiade , che forse è così delta per contrazione di
Hera Dia.
Per ultimo quella forma di L e il nome Artemia; gli fecero conghietturare che
il chiodo venisse di paese che molto serbava le maniere elleniche.
Il signor Biondelli sospettò che sotto il nome di Diana potesse essersi intesa
la S. Vergine, e ne' cani i geni infernali ; alla quale opinione il signor Orioli rispo-
se , il nome di Diana doversi nella iscrizione prendere nel senso proprio a ca-
gione della mentovata superstiziosa credenza del medio evo ; ed osservò anco-
ra, non trovarsi alcun esempio che alla S. Vergine siasi dato quel nome: tanto
più, che siccome pregasi la dea, perché adoperi le sue catene contro i suoi ca-
ni silvestri, i quali nuocer potevano alle campagne, più acconcia gli sembrò la
propria spiegazione.
— 619 —
Kfili intorpelròla voce rasa per maliarda , stroga, o altra persona malefica sen-
za capelli.
11 Presidente cav. Avellino inclinò a credere il monumento esser alquanto
pili antico del medio evo , e propriamente del II secolo , o del prossimamente
seguente , quando i Basilidiani , i Gnostici ed altri eretici usarono amuleti ,
iie'quali fipirarono anche gli Arcangeli ed altre potenze celesti congiuntamente
colle deità pagane. Osservò ancora che la dizione della preghiera , comcché bar-
bara , appalesa piuttosto queir epoca ; e ricordò a tal proposito l' iscrizione posta
a Venere in Baja, e che ora è nel reale Museo borbonico; nella quale molti attri-
buti si danno alla stessa dea con qualche parola non ancora spiegata. E soggiun-
se che la parola rasa , forse idiotismo volgare di que' tempi , sembra dinotare
l'idrofobia, ancor oggi dal volgo detta ragijia , dal qual male pregasi Diana che
preservi i bestiami. Q"' i' signor Lauzi osscr>òche in diverse parli d'Italia, e spe-
cialmente in Lombardia , chiamasi raggia un certo malore erpetico delle pecore;
e fu altresì notato che in tedesco dicesi rase la rabbia, osservazione la quale in-
dusse il Conte Marnili a credere che tal voce potesse essere stata introdotta da'
Longobardi in Italia, e che perciò il chiodo, di cui si ragiona, non sia più an-
tico del medio evo.
Il cav. Quaranta desiderò che si rivolgesse l'attenzione alla forma paleogra-
fica delle lettere, e disse che la voce rasa può interpretarsi per rabiosa ammalia.
Il prof. Orioli si oppose all'opinione del Presidente quanto all'epoca del monu-
mento , perchè negli amuleti de'Gnostici e degli altri eretici del II secolo non ha
mai osservato Diana , e perché alcune sigle della iscrizione , nonché la forma di
alcune lettere , e la parola aperiabunl per aperient con altre particolaiità della
iscrizione appalesano un' epoca posteriore. Osservò ancora che la parola corte si
è adoperata nel senso del tempo de' Longobardi , e la interpretazione di rasa per
rabies che l'Orioli ammise , si riferisce al medio evo , quando furono in uso i
monogrammi, come monogrammatico é nella iscrizione il nome di Gesù Cristo.
Il Presidente facendo rilevare la necessità di accuraUunente esaminare l' età
probabile di questo monumento , os.servò ancora , che gli amuleti Basilidiani han-
no per r ordinario epigrafl greche ; ma il prof. Orioli rispose conoscerne uno
coir iscrizione latina 6ic<im &ici( e coli' immagine di Mitra. E dopo essersi osser-
— 620 —
vatu dal cav. Quaranta, che Ecate o Diana trovasi ancora in monumenti cristia-
ni , il Biondelli dimandò se il professore Orioli qualclic cosa conoscesse della
storia del monumento per potersene meslio dichiarare il tempo e l'uso; al che
fu da lui risposto nesalivamente. Per ultimo il principe di S. Giorgio disse pos-
sedere altro piccolo chiodo con iscrizione sulU; quattro facce, e nella speranza
che questo secondo monumento potesse spargere qualche luce per la interpe-
trazionc del primo, fu invitato a presentarlo alla sezione.
Il secondo monumento, che dopo questa lunga discussione il professore Orioli
presentò alla sezione, fu da lui considerato come un amuleto, nel quale da una
parte si legge: Non licei ponere in ( cmmena ) quia prclium sanifuinis est , e dal-
l'altra si veggono alcuni curiosissimi segni evidentemente magici con la voce
isirion , nome per avventura di genio malefico , come egli avvisò.
Indi il Conte GrAberg de Hemsti , proseguendo nel proprio assunto di legge-
re in ciascun anno il quadro de' più recenti progressi della Geografia , prese a
leggere l'introduzione del sunto islorico dell'ultimo anno, la quale abbraccia le
scoperte, gli aggrandimenti e la letteratura della Geografia in generale.
Accennate le due massime scoperte dell' anno decorso, quelle cioè della vera
posizione di Nini ve, e delle scaturigini del Nilo , espose i lavori delle diverse
società geografiche ed etnologiche del mondo incivilito , nonché de' giornali più
accreditati ; facendo onorevole menzione dell'annuario geografico italiano isti-
tuito dal Conte Annibale Ranuzzi, e pubblicalo dall'uffizio di corrispondenza
geografica in Bologna. Passò quindi ad annunziare la partenza della nuova spe-
dizione inglese sotto i capitani Ross e Crozir, od il ritorno in Europa della fre-
gata sarda V Eridano , dopo tre anni di circumnavigazione ; fece conoscere i prin-
cipali viaggi generali intrapresi e compiuti in alcune parli del globo, ed accen-
no ai più segnalati lavori cosi di Geografia sistematica ed universale, come della
metodica o descrittiva ed elementare , fra i quali sono da noverare quelli dei
nostri benemeriti Italiani de Luca , Marmocchi , Zuccagni - Orlandini , Casella ,
Marzolla, Carta e Ghibellini ; e per ultimo fece menzione de'dizionarì della fisi-
ca del globo , della meteorologia e della Geografia classica antica e comparata.
.\ questa lettura proposero alcune aggiunzioni i signori Piazzi, Ghibellini e
Mastriani di opere dall'. \. dimenticale.
— 621 —
Alla lettura del Conte Gràbcrg tenne dietro una mcraoria numismatica del
oav. di S. Quintino, e propriaiiicnlc la prefazione di un'opera lutta\ia inedita
diretta ad illustrare le nionele dell' Imperatore Giustiniano II. Avendo l'A. dichia-
rato che quest'opera vedrà quanto prima la luce, si è creduto opportuno omet-
terne una speciale analisi.
Dopo questa lettura, 1' adunanza si scioglie.
II Presidente — TRAW.Ksr.o .Maria .\vei.lino
I liEKNARni.NO BlO.NDELLI
I Segretari \
( Nir.coLA ConciA
79
ADUNANZA
DEL GIORNO 2ì SETTEMBRI: 18 io.
JjETTO il processo verbale , e fattevi alcune lievi rettificazioni a richiesta dei
signori professore Orioli ed altri, il sig. Orioli medesimo soggiunse alcune osser-
^ azioni ad illustrazione del chiodo magico da esso lui presentato alla Sezione nel
precedente giorno, e propriamente propose una nuova interpretazione di una
parte dell' iscrizione nella seconda faccia del chiodo medesimo. Nella quale delle
parole
CA. BE. N. FA. PETAT. RVRA. REQ.
ALBAQ. VOBENS. TBAQVE.
REAQA. NDKOR. A. S. T.
eh' egli prima interpclrò Cave Noslram Familiam Pelant, Rura Ra^qtK. Àrcaque
Vivens Turbaquc Reliqua Nostra de Corte Age sint luta, con più maturo esame
diede anche la seguente spiegazione : Cave Benedicta nostrani familiam Petal Ru-
ra Resquc Albaque Bestia Turbofjue reliqua nostra de Corte absit. Essendo le due
parole Ca , Be, separate da un punto nella iscrizione, il prof. Orioli avvisò che
potessero rappresentare due parole distinte , interpretando la prima per Cave ,
la seconda per Be.neoicta, appoggiandosi all' antico uso di benedire anche i gè-
— G23 —
iiii lualerui, aflìnché non nuocessero, e recando ad esempio la vigente super-
stizione de' Greci moderni , i quali chiamano la Benedella una divinità maleflca ,
supposta risiedere nelle paludi e ne' fiumi, cioè V Aiiaraide.
.Stimò inoltre do^er recedere dall'anteriore interpretazione di /Inw/HC, la qua-
le formerebbe pleonasmo colla parola rcua che la precede , e vi sostituì Alda-
Oi'B BESTIA , fondandosi sulla osservazione che nella mitologia del medio evo i
cani bianchi di Diana erano temuti come malefici al pari delle cosi dette Albae.
Potniìute, specie di Fate. In sostegno dell'opinione del professore il sig. Gan-
dolli avverti come nella Liguria tuttavia volgarmente si crede che una turba di
cani bianchi attraversi nella notte le campagne. E questa seconda inlcrpretazio-
ne , avvalorata da testimonianze di altri, fu da' più preferita alla prima.
Il sig. consigliere Thiersch lesse un suo scritto diretto a dar ragguaglio alla
-Sezione d" una recente scoperta fatta dal prof. Ludovico Jan in Bamberga di
im codice del X secolo circa , nel quale trovasi racchiusa la fine della storia na-
turale di Plinio Secondo.
Essendosi in una riunione di Naturalisti tedeschi in Monaco agitata la qui-
slionn della importanza della grand' opera di Plinio per la cognizione delle an-
tiche dottrine in fatto di Storia naturale, ed essendo stata proposta dall' A. la
necessità di pubblicare una edizione della medesima emendata dalle imperfe-
zioni e corruzioni delle precedenti con la guida de' codici antichi, egli stesso per
deliberazione di quella riunione alTidó la grave cura a Federico de Jan, allora
suo benemerito discepolo, ed ora professore valente fra i tedeschi filologi , il
quale fin dall' anno 1836 per cura di Giulio Sillig ne pubblicò un' accurata edi-
zione. Trovandosi più tardi in Bamberga, rinvenne a caso un vetusto codice,
nel quale si contenevano i soli ultimi libri della Storia naturale di Plinio , la
cui esbtenza solo da taluno fu sospettata. Nel libro XXXIV leggonsi le parole
Ediliis posi morlem ; dal che appare che la Storia naturale di Plinio , la quale per
testimonianza del nipote {Episl. Ili, 1 ) fu 1' ultimo lavoro di quel grande scrit-
tore, non comparve alla luce se non dopo che rimase soffocato dall' eruzione
d<d Vesuvio. L'importanza di questo codice consiste precipuamente, 1.° nel por-
gere una lezione migliore di tutti gli antichi codici conosciuti ; 2.° nel riempie-
i-e le lacune di questi ultimi creduti finora perfetti. Quindi il sig. Sillig, a com-
— 621 —
plomonto dell' edizione del 1836 pubblicò 1' uUinio volume dell' opera di Plinio
colle emendazioni ed aggiunte somministratogli dal codice bamberghese.
Cidi premesso il sig. Consigliere produsse un brano del Codice stesso , nel
qtialc il sommo naturalista tesse le più lusinsliiere lodi all' Italia , alla quale
manifestazione di Plinio il cortese e dotto lìlolopo facendo eco, lerminò il suo
discorso col porgere più chiara idea delle cose nel codice racchiuse con altri
brani del medesimo, e col raccomandare agi' Italiani l' illustrazione di quel clas-
sico autore.
Alla lettura del Consigliere Tiersch seguitò una proposta del sig. Saverio Bal-
dacchini, il quale rivelando gli alti fini, cui lo stadio dell' Archeologia preci-
puamente è diretto, e le false vie da molti degli studiosi finora calcate, inculcò
alla Sezione la necessità di promuovere questo studio in Italia. Al quale ogget-
to l' invitò a proporre i mezzi più acconci a raggiugnere lai meta , ed a prima
pietra dell' edificio propose il proprio consiglio d' incoraggiare e dirigere con
buoni libri elementari lo studio delle lingue classiche dell'Europa e dell'Asia,
e fece un voto , onde gli studiosi dispersi nelle varie parti della penisola unisca-
no sotto r augusta protezione de' rispettivi governi le proprie lucubrazioni ad
incremento ed a gloria della patria comune.
Egli propose in prima un centro comune per la direzione degli studi archeo-
logici; 2.° raccomandò di provvedersi all'alta istituzione filologica anche per le
lingue orientali; 3.° propose la compilazione di grammatiche e vocabolarii ad
ottenere l' intento; 4." mostrò il desiderio che dalle Società archeologiche del-
le diverse provinole italiane si mandassero a' successivi Congressi ragguagli di
quanto si faccia in ciascuna di esse, per eccitare una illustre gara.
Per ultimo il sig. Tito Omboni comunicò alla Sezione alcune sue osservazio-
ni fatte lungo le coste occidentali dell'Africa, e propriamente dall' undecimo
parallelo sellcntrionale al 17." australe sulla posizione longitudinale delle me-
desime , che trovò discorde da quella che ordinariamente trovasi assegnata sulle
migliori carte geografiche.
Avendo approdato in vari punti delle medesime coste con valenti capitani di
varie nazioni, egli pervenne alla scoperta del continente con meraviglia de' me-
desimi molto più presto di quello che risultasse dal posto segnato nelle carte,
— 625 —
a scj2;no da diflerirnc talvolta fino di un grado e mezzo di longitudine; il che
lece supporre al sig. Oniboni un errore nelle carie medesime ; e soggiunse di
avere osservato simile errore lungo le coste dell' Africa settentrionale il conte
Griberg da llemsò, autore di una carta dell'Impero di .Marrocco. Nel parte-
cipare questa sua osservazione a' suoi colleghi il sig. Omboni eccitò la loro at-
tenzione su questo argomento e l'adunanza fu sciolta.
Il PresidenU- — I'iiancesco Maria Ax-elli.no
{Bernari
NlCCOLA
ARDIXO lilONDELLI
Gorgia
ADUNANZA
DEL GIORNO 25 SETTEMBRE 184%
->Jt«^
JjETTO ed approvato il processo verbale della precedente adunanza, il sig. Om-
boni partecipò .illa Sezione una nota del conte GrAberg da Hemso in appoggio
delle proprie osservazioni , intesa a dimostrare la inesattezza delle carte del-
l' Africa, avuto riguardo alla posizione longitudinale delle coste occidentali. Al
qual proposito il prof. Ghibellini opjiose alcuni argomeuli per provare che
r inganno indicato dal sig. Omboni di chi approda a quelle spiagge può deriva-
re per avventura dalla maggiore , o minore rapidità delle correnti marine o at-
mosferiche , frequente in quella regione ; e questa osservazione fece nascere una
discussione, alla quale presero parte S. E. il Presidente generale , il cav. deLu-
<'a, il cav. Avellino ed il Segretario sig. Biondclli ; onde fu concbiuso doversi
determinare se l'osservazione del sig. Omboni procedesse da osservazioni astro-
nomiche , o piuttosto del meccanico computo del tempo impiegato nel viaggio.
Dopo di ciò il conte Miniscalchi aggiunse alcune parole al discorso letto nel
di precedente dal sig. Saverio Baldacchini, e propriamente intorno al bisogno di
promuovere in Italia gli studi etnografici. Al quale proposito, facendo lodevole
menzione degl' importanti lavori de' signori Ralbi, Biondelli, l'eyron, Goresio,
— 627 —
Castiglioni, Luzzato, Latis, Lanci, Jannclli, Principe di S. Giorgio , Letticri ,
e de' recentemente rapiti alla scienza Roseliini ed L'ngaretli , si fece a dimostra-
re come gli studiosi d' Italia, anziché essere dimenticati da' propri concittadini,
abbisognino di conforti e di aiuti da' rispetti\i governi.
In seguito al discorso del conte Miniscalchi il Presidente cav. Avellino nominò
una Comniessionc , composta de' signori consigliere Thiersch, conte Miniscalchi
e cav. Quaranta incaricata dell' esame della proposizione del sig. Baldacchini, e
di proporre i mezzi più acconci a promuovere gli studi archeologici in Italia.
S. E. il cav. Santangelo Presidente generale riproducendo la discussione pro-
mossa dal chiodo magico giù presentato alla Sezione dal prof. Orioli , dimostrò
quanto importi un'esatta osservazione paleograGca del monimiento, per gìu-
gnere a determinare con precisione il tempo , al quale appartiene ; ed in appog-
gio di questa osservazione del sig. Presidente generale il cav. Quaranta soggiun-
se novelle osservazioni. Ed avvisò, 1." che la leggenda ne sia criptografica , di
una formola magica , di un' epoiJe , come la dissero i Greci ; 2.° che la sua epo-
ca devesi indagare colla forma delle lettere, con quella del monogramma, e con
la punteggiatura; 3.° che l' uso del chiodo era di trapassare con esso la bestia ,
contro la cui specie facevasi l' incantesimo , o di affiggerla alla porta della casa
che volevasene liberare; 4.° che gli errori dell' epigrafe non derivano da corru-
zione di lingua, si bene dall' intenzione di volerne occultare il signiOcato, alte-
randone le parole , e di rendere con ciò più efficace tutta la formola dell' incan-
tesimo.
Il sig. cav. Bechi soggiunse clic a S. Donnino in Toscana trovasi un chiodo
riputato miracoloso che suolsi arroventare ed applicare alle ferite in caso di
morsicatura di cani idrofobi ; il che appalesa una stretta relazione col chiodo
magico e colla preghiera in esso contenuta.
Indi il conte Gràberg da Henisò lesse la parte concernente l' Europa del suo
sunto degli ultimi progressi della geografìa; nella quale, annunziato il termine
de' lavori de' signori Repetti e Zuccagni-Orlandini , ed il progresso dell' istoria
naturale d' Italia del Marmocchi , accennò varie opere pubblicate nella Monar-
chia Sarda e nel Regno Lombardo- Veneto. Indi porse una particolare notizia
de' lavori geodetici del reale officio Topografico di Napoli, e delle operazioni lo-
— 628 —
pografichc per la gran carta del Regno; mentovò gli scritti de' geografi napoli-
tani cav. de Luca, Mastriani ecc. e rese conto delle nuove opere che videro la
luco in Francia, nella Spagna, nel Portogallo, nelle Isole nritlainiiche, in O-
landa, nel Belgio e nella Scandinavia; accennò il curioso fatto del continuo in-
nalzamento del suolo ivi osservato a settentrione di una data linea , e dell' ab-
bassamento quasi uguale verso il mezzogiorno. Per la Russia Europea fece co-
noscere una idrografia dell' Impero del sig. Stuckenberg ed una carta de' monti
Uralici dell' inglese Murkison. Per la Germania riportò le operazioni dell' I. R.
Istituto militare di A'ienna , e la triangolazione de' governi Prussiano ed Anno-
verese.
Il cav. Capialbi trattenne quindi l' adunanza con un rapido cenno su gli ar-
chivi dì Calabria. E in prima lesse la storia di quello della Certosa di S. Stefano
del Bosco, parte del quale si conserva nell'archivio generale del Regno. Ac-
cennò come si disperdessero , o fossero malmenati i diplomi del monistero Be-
nedettino della SS. Trinità di Milcto ; come venissero abbruciati od involati
quelli de' monaci Basiliani in Stilo; parlò dell' archivio del monistero di S. Ve-
neranda e Venera di Monache Basiliane di Maida ; di quello di S. Chiara in
Catanzaro , già ricco in vetuste pergamene greche e latine ; del capitolo e della
Curia Arcivescovile di Reggio , i quali si smarrirono per incendi , saccheggi ,
incuria o altri disastri ; avverti come i documenti dell' archivio di S. France-
sco d'Assisi della città di Monteleone furono bruciali dalla flottiglia Anglo-Si-
cula, mentre si trasportavano in Napoli, nel sito di Palinuro. Poscia indicò l' esi-
stenza di pergamene nella santa casa di S. Domenico in Soriano , nella Cattedrale
di Nicotera, nell'Arcivescovado di S. Severina, nell'archivio della Cassa Sacra ed
in private raccolte delle città di Catanzaro , Tropea , Stilo , Briatico e Monteleo-
ne. Finalmente, parlando del proprio archivio serbato hi Monteleone sua patria,
notò come da alcuni diplomi apparisse essersi la greca lingua parlata e scritta
sino al XVI secolo nella Calabria ulteriore.
Chiuse r adunanza una lettura del sig. Minervini, destinata a porgere nuove
dilucidazioni sopra un vaso dipinto della collezione Jatta in Napoli , pubblicato
dal prof. Jahn. Dopo aver dato una descrizione di questo vaso che rappresenta
Penteo sorpreso dalle Baccanti accinte a dilacerarlo , istituì un confronto tra le
— 629 —
Baccanti di Euripide ed il dipinto di Iluvu ; in seguito del quale propose alcune
emendazioni alla lezione del poeta greco nella tragedia stessa delle Baccanti. Passò
quindi a ragionare d' un frammento di un vaso da lui posseduto e rappresentim-
te lo stesso Penteo; al (|uale proposito fece osservare che in questo monumento
comparisce una i-uria sedente , ed è il primo vaso clic abbia analogia colla pit-
tura mentovata da Filostrato , nella quale rappresentavasi Megera presso al Ci-
terone personificato.
II Presidente — Francesco Maria Avellino
( Ber.nardin
Segretari <
( NlCCOLA C'
Ber.nardino Biondelli
CORCIA
80
ADUNANZA
DEL GIORNO -20 SETTEMBRK I8I0
>tn>-
liETTO ed approvato il processo verbale della precedente tornata, il sig. Buc-
cini fece un'osservazione intorno al cenno del cav. Capialbi su gli archivi Ca-
labresi , aggiungendo come circa 7000 pergamene sono stale trasportate e rac-
colte di recente nell'Archivio generale del Regno, unitamente alle 3oOO ivi tras-
portate dalla Provincia di Bari.
Quindi il professor Ghibellini, riportandosi alla notizia comunicata dal Conte
Gràberg sull'innalzamento ed abbassamento del Baltico, avverti comeegual fe-
nomeno siasi osservato sul Caspio , sull' Arai e sull'Atlantico; e richiamò l'at-
tenzione de'dotli membri sulle cagioni, dalle quali derivar potrebbe. Tra que-
ste, egli fu di opinione che l'abbassamento del Caspio e dell' Arai derivi dal
rapido assorbimento delle loro acque fatto dalle sabbie circostanli , e disse co-
me lo stesso deserto di Sahara possa riguardarsi come il letto di un antico Me-
diterraneo Africano. Identiche osservazioni produsse il Conte Miniscalcbi sul
deserto di El-Avisch , ed il sig. Omboni sul deserto salato di Persia ; alle quali
avendo il dottor Giustiniani soggiunto come i sedimenti marini superstiti presso
la città di buda annunziano la passala presenza del mare in que' luoghi, e quin-
— 631 —
(li il sollevamento del suolo , il Cav. De Luca fece rifleUere che una tale quislio-
ne occupa da lungo tempo l'attenzione de' geologi, ai quali propriamente si ap-
partiene, ed il sig. Presidente invitò specialmente gli stranieri ad osser\are il
non dissimile fenomeno lungo le coste occidentali di Napoli, massime presso il
celebre edificio che suol denominarsi tempio di Serapide in Pozzuoli, il cui suolo
vedesi tuttora inferiore all'attuale livello del mare; della qua! cosa conoscono
tutti le diverse spiegazioni datene, e gli sludi recenti precisamente del cav.
Antonio Niccolini.
Prima di passare ad altro argomento il sig. Presidente, annunziando la par-
tenza del Consigliere Thicrsch , sostituì in suo luogo il cav. Gerhard ed il Prin-
cipe di S. Giorgio a compimento della Commissione da lui eletta nel di prece-
dente.
Il sig. Pace lesse quindi una breve illustrazione della seguente greca epigrafe
trovata ne' contorni di Gaeta, ove crcdesi essere stata la villa Formianum di Ci-
cerone :
AAAO* *IAOAOyos
nPESBTi OMOAojJ.os
^TAOnAPOAEJMV
XAIPEKAITAT01ST.]
Egli fu di opinione die (picsLi epigrafe appartenesse al sepolcro di un serNo
dell' Oratore romano , rimovendo l' altra che attribuivala a più persone nella
medesima tomba rinchiuse ; al che si oppose il sig. Presidente , credendo piut-
tosto che le parole Aix»;, <i>iXoXciya$ e nptujSu; di questa epigrafe, che trovasi da
altri già pubblicata, fossero nomi propri di tre persone dette d^óJo-j).oi perchè di
condizione servile e sepolte nello stesso luogo. Il sig. Lecazzù avvalorò l'opi-
nione del cavalicr Avellino con alcune osservazioni grammaticali.
Il sig. Bonucci passò dipoi alla lettura di un cenno generale degli antichi mo-
numenti scoperti nel Regno di Napoli dal 1830 al 1845, tra' quali annoverò
principalmente la necropoli di Cuma , alcune preziose statue presso l'anfiteatro
di questa cillù, le monete d'oro scoverte nelle sostruzioni dell'anfiteatro Cam-
pano, la villa di LucuUo in Posilipo, il gruppo della Nereidc e la via sotterranea
— 632 —
denominala di Scjano , un sopolcrelo greco in Capua , un teatro di marmo ad
Alìfe, parte della città di Rrcnlano , il Gran Musaico dì Pompei , il vaso di ve-
tro azzurro con bassi rilievi bianchi simile a quello detto di Portland, un se-
polcreto greco a Sorrento , un basso rilievo di Tiberio a Capri , una statua di
Venere in bronzo a Noeera, un'altra marmorea di Bacco sull'Imo , un quarto
tempio con bassi rilievi nel fregio in Pesto , parecchio tombe greche nella Puglia,
la necropoli di Ruvo , o\ e si rinvennero vasi giganteschi , fra quali quello che
mostra dipinta la morte di Archemoro ed i combattimenti delle Amazzoni. Men-
tovò ancora la necropoli di Canosa , in cui si scoprirono piatti e vasi di vetro
di straordinaria grandezza e di mirabile lavoro ; e per ultimo la necropoli di E-
gnazia , ove si raccolse una ghirlanda di fiori in oro , una collana di giacinti ,
una corona di alloro, e gran copia di monete d'oro di Locri, di Siracusa presso
il sito di Medma , di Pirro in argento presso Gerace , e tre o quattro monete
arcaiche e varie altre di Metaponto , Caulonia , Sibari , Crotone , Taranto , Pan-
dosia, Laos, e Siri nella Magna Grecia.
In opposizione alla lettura del signor Bonucci per la parte concernente l'An-
fiteatro Campano, il signor Abate Rucca sostenne che le ammirabili costruzio-
ni di quel grande edifizio, oltre al servire allo scolo delle acque, erano desti-
nate ancora al servigio de' gladiatori e degli animali feroci , e soggiunse che nes-
suna moneta poteva essere stala rinvenuta in quell'Anfiteatro , che era ser-
vito più anni di quartiere alla milizia saracena. Nuovi fatti contrappose il sig.
Fiorelli all' obbiezione dell' abate Rucca , intesi a provare l' asserzione del Bo-
nucci.
Il signor Proccuratorc generale Morelli lesse poscia un suo Chiarimento sopra
una ghianda missile ed una lamina di piombo quadrata , con iscrizioni greche
rinvenute ne' campi di S. Anna in Sicilia , dove già fa la città di Triocala. Ra-
gionando sulla lingua delle iscrizioni medesime manifestò l' opinione che i detti
monumenti appartenessero al tempo della guerra servile nella Sicilia , fondan-
dosi nel fatto che la città di Triocala venne appunto devastala in quel tempo.
Per ultimo il signor Osculati lesse una circostanziata notizia di un suo viag-
gio neir .\merica meridionale , e propriamente lungo le coste del Potosi e del
Perù. Uopo aver egli enumerate le più importanti osservazioni da lui fatte nei
— 633 —
tre regni della natura , massime su gli animali indigeni di quelle regioni , de-
scrisse i più notevoli abbigliamenti di quegli abitanti, porgendone alcuni mo-
delli da lui stesso disegnati ; parlò di alcune circostanze principali cbe accom-
pagnarono la celebre rivolta di Lima , e concbiuse il suo racconto co' partico-
lari della vittoria di Orbegoso, il quale ridonò la pace al Perù.
Il Presidente — Frakcesco Maria Avellino
{Bernardino Biondelli
NiccoLA ConciA
ADUNANZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 1845
JjETTO ed approvato il processo verbale della precedente adunanza, il sig. Pre-
sidente comunicò alla Sezione alcune disposizioni della Segreteria generale rela-
tive ad alcuni in> iti diretti a' membri del VII Congresso.
Ouindi il professore Orioli apri la tornata con un discorso intorno a Ire anti-
che città nel suolo etrusco da lui discoperte. Le angustie del tempo non gli per-
mi.sero di discorrere che solo dell'antica città di Surrena o Sorenna Nova, cb'egli
crede situata tra la città di Viterbo ed il celebre Bulicame, di cui Dante ebbe a
far due volte menzione. Dopo avere accennato i ruderi da lui osservati , riportò
i testi di varii Cronisti , ed alcune iscrizioni, dalle quali apparisce non solo l'e-
sistenza di Surrena Nova , ma altresì la situazione di essa dal professore indicala
e l'importanza della medesima ; ed oltre a ciò una più antica Surrena Etrusca
nel luogo stesso, ove oggi è Viterbo. A tal proposito rammentò l' antica favola,
secondo la quale avendo Ercole conficcata profondamente nel suolo la clava ,
estraendola ne sorse il lago che alcuni credono quello di Vico , e che il profes-
— 635 —
sorc slima piuttosto essere lo stesso Bulicame di Dante , come già creduto ave-
va il Baccio. In appoggio di questa sua opinione si fece a provare come fosse
scanihialo Ercole in Carano, sull'autorità di Servio, il quale scrisse il debella-
tore di (^aco essere slato Carano, non Ercole; e soggiunse come il nome di Cara-
no trovisi ripetuto ne' nomi di vari luoghi ed acque che si trovano presso il tem-
pio di Ercole, sulle cui rovine fu costruitala chiesa di S. Lorenzo. Terminò di-
cendo alcune parole intonio alla terza città nomata Vigelia, ed esistente nell'evo
infìnio in luogo affatto contiguo con Viterbo. Siccome la scoperta del professore
Orioli vedrà quanto prima la luce colle necessarie illustrazioni , cosi ci restrin-
giamo a questo rapido cenno.
Prima di passarsi ad altre letture il sig. Piazza, fermandosi sul mitico rac-
conto riferito da Servio intorno a Carano ed Ercole, dalla cui clava venne fuori
secondo la favola il mentovato lago , fece osservare come questa favola accen-
na ad un pozzo del genere di quelli che or diconsi artesiani , aperto dagli antichi
nel suolo di Viterbo.
Il professore cav. Vulpes lesse quindi una sua memoria concernente uno de-
gli strumenti chirurgici scoperti in Ercolano e Pompei.
Ippocrate, egli disse, ragionevolmente salutato come il padre della medicina,
nulla ci ha lasciato scritto circa il modo col quale prima di lui ed a tempi suoi
si estracssc il calcolo dalla vescica orinarla. Non vi ù dubbio che in quei tempi
vi doveano esser coloro i quali eseguissero una tale operazione , poiché nieiitrc
■quel venerando vecchio di Coo nel suo coscienzioso giurameti^o obbligava i suoi di-
scepoli iid astenersi dalla cura de' calcolosi, impose ad essi il dovere di lasciare
quest' infermi alle cure di quelli che n' erano più esercitati. )la chi potrà mai
determinare qual metodo di cura pei calcolosi avessero tenuto i Medici che vi-
vevano ai tempi d' Ippocrate ? È molto probabile che avessero tenuta quella
stessa strada manifestala da Cornelio Celso. Imperocché essa { il che dimostra
moltissimo la sua antichità ) è semplicissima, trattandosi dell' uso di un Oislorino
{scalpellus) per incidere il calcolo o per meglio dire il collo della vescica orina-
rla , ove il calcolo era stalo spinto dall'indice della mano sinistra dell' operato-
re, indice già introdotto nell'iiitcstino retto. Dopo d' Ippocrate fuvvi Megete, il
quale da Cornelio Celso lodalo come eruditissimus [ praef. ad lib. VII) escogiti'
— 63C —
un istrumcnlo alto ad incidere i calcoli spinosi. In cffetli lo stesso Cornelio Celso
dopo di avere scritto che per incidere i calcoli levigati multi ( chirurgi ) hic (fuoque
scalpello usi suiU, per gli spinosi soggiunge: Meges (quoniam is (scalpellus j infir-
mior est, polestque in aliquà prominenlid incidere, incisoque supei' Uhm corpore, qua,
cavuin subesl , non secare, sed relinquerc quod itcrum incidi necesse sii ), ferramenlum
feci! rectuin in summa parte labrosum, in ima semi-circulatum aciUumque (Lib. VII,
e. 26).
Ora tra gli strumenti chirurgici scavati in Ercolano ed in Pompei , e che ora
Irovansi raccolti nel R. Museo Borbonico di Napoli, si trovano sei scalpelli di
ferro col manico di ottone. Essi sono di varia grandezza : ma ciascuno consiste
in una lama di ferro sommamente larga ; la costola è retta e grossa , ed il tagliente
di una convessità semicircolare. Il professore fu di avviso che questo sial' istru-
mento di cui si serviva Megete in Roma giusta la citata descrizione data da Cel-
so , e lo provò col confronto di ciascuna parola da queir autore applicata alla
forma dell' istrumcnlo. Ferramentum rcclum in summa parte: l' istrumento in-
vero é dritto nella parte superiore; labrosum , in effetti la parte superiore pre-
senta un gran labbro , ossia la costola dello scalpello. Nella parte inferiore vc-
desi fatto a perimetro semi-circolare, in ima semi-circulalum : ed è tagliente, va-
le a dire acutumque.
Da questo confronto chiaro raccolse che questo istrumento descritto da Celso
è quello che noi abbiamo nel nostro Museo. Ma questa evidenza gli parve render-
si ancor più inconcussa dall' osservare che coli' istrumento in tal modo costruito
si evitano gì' inconvenienti , per ischivare i quali Cornelio Celso lo afferma in-
ventalo. 1.° Si evita r inconveniente della debolezza dello scalpello ; giacché
r istrumcnlo di Megete è massiccio ed è più largo di lama. 2." Si evita il perico-
lo di lasciar non recisa, non secare qualche parte del calcolo spinoso che è con-
cava, qiuì cai'um subesl. In fatti la lama semi-circolare tagliente dopo di aver se-
cate le prominenze spinose, potcstque in aliqua promincnlia incidere incisoque su-
per illam corpore, fa evitare l' inconveniente di lasciare non recisa la carne posta
Ira le sinuosità del calcolo, che poscia si dovrà con reiterale dolore del pazien-
te nuovamente tagliare, sed rclinqucre quod ilerum incidi necesse est.
Per ultimo il cav. Quaranta lesse un saggio di una sua opera intitolata Fisio-
— 637 —
Infjia Omerica. Sebbene una ilolle più antiche scienze fu certamente quella con che
l'uomo indagò il complesso di lutti i fenomeni tìsici e morali che osservava in
seslejiso; pure chiestosi in quale aspetto la vita si fosse presentata a' primi mor-
tali, ed interrogati su questo argomento Clerc, Friend, SchuI/, Kcstner, Black,
Sprengel, Ackermann , Lelinossek ed altri storici della medicina, tutti concor-
demente ris|)ondevano, che appena cinquecento anni prima di Cristo , il crotu-
niale Alcmeone aveva discorso la dottrina della generazione, quella de'sensi e del
sonno , in lihri per noi miseramente perduti. Ora le prime notizie fisiologiche è
andato cercando il cav. Quaranti! in Omero, e ne ha fatto subbietto ad un'opera
intitolata Fisiologia Omerica, alla quale appartiene il mentovato saggio. E poiché
la notomia si attiene alla fisiologia, come la geografia alla storia; egli, sull'esem-
pio di llaller, Soemmering e di altri fisiologi , opinò doversi cominciare siffatta
investigazione da tutte le parole che in Omero indicavano le parti del corpo uma-
no. Né potendosi la sensibilità scompagnare dell' essenza spirituale , in questa
oscura indagine egli disse che con le voci 6j(ìos , xr),:, ir/^ e ^/jr,v si può giugnere
a chiarire che fosse per gli Omerici la nostra sostanza nobilissima e pensante.
Non potendo poi l'A. disaminar tutte le funzioni organiche , come oggi di-
cono , dell' uomo , ne scelse tre sole , la vita e la morte, che sono i due poli del-
l'esistenza , ed il sonno che tra i confini di amendue si aggira. Per la \ ita due vo-
ciiboli, egli disse, usava Omero, cioè f-.i-o e^ios, il primo dinotante la respira-
zione, il secondo il movimento, e questo adoperava parlando anche de'vcgetabili;
perciocché una sola era per il poeta la forza della vita che regola i vegetabili e gli
anìmaii ( ìItts,; /j. *)Uvy yivsr) toit) OS xjcr «vSpvv ) , comc auche si avvera per
le sperienze microscopiche , le quali nella materia terrosa de' zoofiti e dei li-
tofiti ci mostrano associati il tessuto animale e la forma vegetabile. Quanto alla
morte, di cui i segni più indubitati sono la immobilità del cadavere, la sua rigi-
dezza e la durata di amendue, questi furono anche tali per Omero; perciocché nel
d»/j:oi , con che egli esprime la morte ( ove si guardi alla radice ed alla termi-
nazione) tutte queste significazioni si comprendono. Disse ancora che il poeta
parla pure della putrefiizione come di segno indubitatissimo della morte , e eh?
fu colpa de' suoi iuterpetri il non avere ciò notato. Perché se nel >=/■.»« x*T»rs-
dviiir»! il primo vocabolo significa i cadaveri, non é il *ii-x:sf)ve<s!x! ridon-
81
— 638 —
danle epi(eto, come tutti credono , ma devesi intendere de' cadaveri pulrefald ,
essendo irrepujinabilc che ne' composti il x«r* serve appunto ad esprimere quan-
to può averci di l)rutto , di spiacente e di odioso nel semplice ; e la putrefazio-
ne è appunto tulle queste cose insieme.
Passando da ultimo al sonno, disse che Omero attribuivalo allo scioglimento
de' tendini, da lui detti «ji» , corde. Or osservando il poeta che al sonno suole
accompagnarsi il sudore, credette che questo fosse l'umor letargico che bagnan-
do quelle corde, produceva l'assopimento. Di questo umore egli fece dispensa-
tore un nume potentissimo, il cui impero sopra tutti gli uomini estendevasi e
sopra tutti gli Dei. I Greci lo chiamarono TV»os, cioè supino, per essere tale per
lo più la posa degli addormentati ; ma tal nome estesero allo stato dell' uomo
dormiente e al fluido che credettero adoperarsi dal Sonno quando voleva qual-
cuno assopire, fluido che , sparso dapprima in su gli occhi , spandevasi poi a
mano a mano in tutto il corpo. In pruova di che allegò la testimonianza del
poeta, il quale dice che quando Minerva volle addormentar Penelope, asperse-
la di licer soporifero.
Comparando inflne a quelle di Omero tutte le opinioni fisiologiche de' moder-
ni , osservò che il solo Antonio Sementini nel definir la vita come facoltà di azio-
ne e di movinìento aveva tradotta la scienza fisiologica di Omero nel linguaggio di
Italia , e mostrato senza volerlo che le spcrienze di trenta secoli avevano
chiarito vero quanto il genio del vate immortale aveva indovinato. E conchiu-
se dicendo che il merito di Omero come fisiologo era slato quello di aver tro-
vato voci acconce a definir la vita, voci caratteristiche, intelligibili, che nessu-
na ipotesi potrà rovesciare , nessun sistema distruggere , perché chiudono in sé
la formola, in cui tutta si riassume l'operazione misteriosa della vita.
Il Conte Miniscalchi , fermandosi su alcune espressioni del cav. Quaranta ,
fece osservare l." come la medicina traesse la sua origine piuttosto dal bisogno
di sollevare le miserie dell'umanità, che dal delitto ; 2." come le investigazioni
etimologiche dehbansi istituire piuttosto sulla lingua sanscrita che sulla greca,
la quale ne è derivata. Al che replicava il cav. Quaranta: bastare al suo assunto
che le radici greche avessero avuto in Omero la significazione attribuita loro da
lui , qualunque fosse stata la lingua donde erano passate nella greca ; ed a tal
— 630 —
proiK)Sito il sijt. Bioiidi'lli fi-cc notare come nello stato presente della linguistica
non si possa aflermare la greca lingua originata dalla sanscrita, potenilo en-
trambe essere stale coetanee e procedere da un ceppo comune , dal quale tras-
sero le notevoli analogie che le ravvicinano.
Dopo di che il vice-presidente cav. de Luca ed il professor Ghibellini |)resen-
larono alla Sc/.ionc la nuova opera del sig. Commendatore Adriano Balbi , intito-
lata Miscellanea Iluliaìui, e dc^dicata al VII Congresso. Poiché in quest'opera il
sommo geografo italiano tratta tutte le svariate materie geograliche che risguar-
dano la penisola italiana , la Sezione volendo onorare l' illnslre autore , decise
di porgere preghiere a S. K. il sig. Presidente generale perché Adriano Balbi
fosse considerato come presente e godesse di tutti i vantaggi di coloro che al Vii
Congresso sono intervenuti.
Il Presidente — Fhancesco Maria .\vei.i.ino
Bernardino Biondelli
I Bern;
( Nicco
I Segretari
( NlCCOI.A CORCIA
ADUNANZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE 184^
JLiETTO ed approvato il processo verbale della tornata precedente , il professore
Orioli continuò la sua lettura sulM» tre città etrusche , della quale per angustia
di tempo si restrinse a dettare i sommi capi , o piuttosto i (inali risultamenti
delle moltiplici argomentazioni di un suo lavoro , destinato a comparire quanto
prima alla luco. Costretti perciò a farne semplicemente menzione spoglia di ogni
particolarità, rimandiamo gli studiosi delle cose italiche alla lettura dell' opera
stessa , facendo voti adìnché il dotto autore non ne differisca più oltre la pub-
blicazione.
Dopo di ciò il vice-presidente cav. De Luca espose oralmente alcune sue nuo-
ve osservazioni sulla natura de' vulcani e sull' ordinamento fattosene (inora da'
più insigni geologi. Da principio si fece a provare coli' autorità de' fatti, clie la
vicinanza del mare non è una condizione necessaria all'esistenza de' vulcani,
essendo stati osservati nell'interno dell'Asia da Klaprotli e Remusat due grandi
vulcani, de'quali il più vicino al mare, ne dista 900 miglia gcograliclie ; ed al-
tri , anche a considerevoli distanze dal mare , sono stati di recente osservati Del-
l'interno dell' .\frica.
— 641 —
In secondo luogo e^li prese a disaminare se varie bocche vulcaniche stanti
in una certa zona appartengano a vulcani distinti , o siano in vece bocche diffe-
renti di un niodcsimo vulcano. Dopo aNcr riferita la teorica de' moderni geolo-
gi , i (|uali siip|)un;;uno un lungo allineamento di vulcani prodotto da una spac-
catura longitudinale che chiamano falaise , avvenuta sotterra lungo la materia
flagrante ivi esistente , egli fecesi ad osservare come questa pretesa spaccatura
dovrebbosi supporre eziandio per immensi tratti sottomarini , e ne recò ad esem-
pio l'isola Ferdinaiidea sorta non sono molti anni passati nel nostro Mediterra-
neo al sud di (iirgenti , il fenomeno osservato da Humboldt a 400 e più miglia
di distanza dal Colopaxi mentre veleggiava sul Pacilico , il quale fenomeno era
contemporaneo all' eruzione del Cotopaxi medesimo ; ed altri simili fatti aggiun-
se, da' quali conchiuse doversi considerare le zone de' vulcani siccome estese in-
delinitamcnte anche nelle regioni sottomarine ; e quindi potersi ragionevolmen-
te risguardare le varie boccile vulcaniche che cuoprono una regione come de'
crateii di una medesima zona vulcanica. Il perché opinò che si possano distin-
guere cinque zone vulcaniche, cioè 1." l'Europea , alia quale appartengono i
vulcani dell'Arcipelago Ellenico, il Vesuvio, l'Etna, quelli delle isole Eolie e
de'Campi Flegrei , nonché tutti gli altri che furono osservati nel centro della
Iiaucia e in tutta l'Europa, e che ora appaiono estinti; 2." l'Asiatica, la quale
comprende oltre i vulcani dell'Asia , anclie quelli della Malesia ; 3." l'Africana ,
ciie abbraccia i vulcani del continente Africano e delle isole che ne dipendono;
4." l'Americana , la quale dalla Terra del Fuoco si estende all'Irlanda verso orien-
te ed a tutte le Aleuti dell'Occidente; ii." l'Oceanica, la quale abbraccerebbe i
vulcani della Polinesia e dell'Australia. .\ tal proposito fecero qualche osserva-
zione i signori Ghibellini e Conte Marnili.
Continuò la tornata una lettura del sig. Fiorelli , il quale die notizia alla Se-
zione di una importante scoverta epigraflca da lui fatta recentemente in Pompei
nel vico de' Teatri , la quale consiste in molte iscrizioni graffite sulle mura di
quel passaggio , fìnora non avvertite per esser coperte da una forte patina. Egli
ne lesse alcune, dichiarandone brevemente il significato.
Fu quindi letto un diploma cufico-saraceno comunicato alla Sezione dal pro-
fessor Lettieri , contenente una legge del gran Conte Ruggieri , che istituisce i
— 642 —
selle grandi iifTizi del Regno. Siccome questo documenlo porla la data dell' Egi-
ra 20 di Regeb dell'anno 474, cosi reltifica l'opinione degli storici, i quali cre-
dettero istituiti i sette grandi udìzi per la prima volta dal primo re Ruggieri,
cioè dopo il 1140, epoca dell' assemblea di Ariano.
Dopo aver detto del contenuto del diploma , nel quale sta espresso il coman-
do del gran Conte per la rigorosa osservanza delle sette prerogative ed il rituale
a nonna del posto che occupavano nel consiglio i sette grandi dignitarii, tenne di-
scorso della impurità della lingua arabica parlata da'Saraceni soggetti a'Nornian-
ni, ne svolse le cause principali, e concliiuse col raccomandare lo studio delle
lingue opientali, specialmente a' dotti delle due Sicilie, ove abbondano preziosi
documenti , massime arabici , finora inesplorati .
Il sig. De Rilis, facendo plauso allo zelo del sig. Lctticri, disse che il diplo-
ma era d' importanza e da esaminarsi con attenzione , perchè da esso si derive-
rebbe un nuovo sistema nella storia delle Due Sicilie, quanto alla istituzione
de' sette grandi uffizi della Corona : che intanto egli aveva argomenti contro l'au-
teuticiti\ del monumento; e ricordando le sole diificoltà intrinseche, disse che
il dubbio nascevagli dalla mancanza de' segni diacritici , e delle firme autentiche;
che perciò tutto al più esser poteva una copia , perchè il carattere del diploma
e la supposta firma mostravano un sol menante. A tali osservazioni risposero i si-
gnori Conte Miniscalchi e professor Lettieri col dire che ne'diplomi arabi non
sono i segni diacritici, né soscrizioni defie autorità, ma del solo scribente,
destinalo alla trascrizione de' detti diplomi. Il principe di S. Giorgio in appog-
gio della opposizione osservò che nella iscrizione trilingue di Palermo i ca-
ratteri sono simili a quelli del diploma; ed il sig. De Ritis senza rispondere
alle dette obbiezioni provocò una discussione amichevole col sig. Lettieri e
Principe di S. Giorgio.
Il sig.Gandolfi passò quindi a manifestare una sua proposta risguardante una
ricerca generale ed unanime su' valori delle monete in Italia ne' sette secoli che
successero al mille ; al quale oggetto manifestò il desiderio che venisse stabili-
to un centro di osservazioni in Italia , nel quale fossero raccolte le opportune
notizie, e che nel futuro Congresso si avessero a stabilire i mezzi più acconci .
onde raggiungere la meta. Alla quale proposta facendo eco il Presidente car.
— 643 —
Avellino, espresse il volo clic, infino a che si stabilisca questo centro di osser-
vazioni desiderato dalsig. Gandolfi, si invitino tutti i numismatici Italiani a pub-
blicare sollecitamente ne' giornali letterari le loro osservazioni su' valori delle
monete Italiane posteriori al mille.
l'er ultimo il dottor Salvaguoli presentò alla Sezione una pianta della città
di Caletra nell' Etruria media , della quale annunciò la scoperta nella sesta riu-
nione degli Scienziati in Milano; e confermando con nuovi argomenti la propria
opinione che le rovine, delle quali fe'cenno, a|)partengano alla detta antica cit-
tà eti-usca, dimandò che se ne prendesse noia ncyli ulti del VII (Congresso per ser-
vire di norma a qualsiasi futura investigazione.
L'adunanza si scioglie.
II Presidente — Francesco Mahi.\ AvaiLnuo
ÌBER.NARDINO BlONDiiU I
NlCCOLA CORCIA
ADUNANZA
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE 1845
-^««
Ijetto ed approvalo il processo verbale della precedente adunanza, il sig. Conte
Miniscalchi lesse alcuni cenni storici sulla coltura delle lingue orientali in Ita-
lia. Dopo di aver notata l'origine dell'etnografia in Italia ed i progivssi di que-
sta scienza oltrenionti , si fece a tessere la storia della medesima , enumeran-
do i precipui capolavori generali , ed osservando come da Roma movesse la pri-
ma face della letteratura indiana , ad illustrare la quale s' istituirono più tardi le
società di Calcutta e di Bombay. Passando poscia a parlare delle lingue semiti-
che, rammentò come in Napoli, Reggio di Calabria e Soncino si facessero le pri-
me edizioni ebraiche, in Fano ed in Venezia le arabiche; e ragionò quindi del-
le edizioni arabo-medicee e delle ebraiche del Bamberg, tributando a tal propo-
sito parole di riconoscenza al nome di Bernardo De Rossi. Parlando della lingua
copta , mostrò quanto lo studio della medesima debba agi' Italiani , e segnata-
mente a Valperga di Caluso, a Peyron , a Castiglioni, ad Ungarelli e Rosellini,
commendando le munifiche disposizioni di S. A. I. e R. il Gran Duca di Tosca-
na , il quale inviò dotti Italiani in Egitto a studiarvi co' monumenti anche gli an-
tichi linguaggi.
— 645 —
Dopo aver aggiunto un breve cenno sulle lingue Tartare coltivate con lode
ilal Kianchie dal Tecco, s'intrattenne della grande famiglia delle Indo-germa-
niche, fra'cui principali cultori si contraddistinsero il Peani, Mcntcgati ed il
P. Marco della Tomha ; e ricordò come il P. Domenico da Fano fece conoscere
pel primo in Europa In lingua Tibetana. Por ultimo discorso delle lingue Trans-
gangeliclie, il cui stuiliit oIìIm! principio in Italia per opera del P. Ricci , di Per-
roni e di Montucci. E dopo aver rammentato la prodigiosa memoria dell' Em.
Cardinale Mezzofanti, conchiuse esortando i connazionali ad ismenlirc la vec-
chia taccia degli stranieri che ci pasciamo di sole memorie.
Dopo la lettura del suo .scritto il Conte Sliniscalchi espose il desiderio che
venisse fondata in Italia una società geografica italiana, onde promuovere que-
sti studi fra noi ; ed adendo il sig. Baldacchini soggiunto che la Commissione di
ciò incaricata dovesse riunirsi all'altra di già eletta, aflìn di promuovere gli
studi archeologici ed etnografici, il sig. Biondelli prese la parola per annuncia-
m all'adunanza , come il primo germe della Società geografica italiana debbasì
al conte Ranuzzi di Bologna, fondatore dell' ulTizio geografico Italiano, ed invi-
tò la Commissiono eletta dal sig. Presidente ad avvalersi di questa prima pietra,
esortando nel tempo stesso tutti i membri della Sezione a presentare i loro la-
vori pel mantenimento e lustro dell'Annuario geografico italiano, il quale da
due anni si va mettendo in luce. Il cav. de Luca avvalorò la proposta del sig.
Biondelli.
In seguito il sig. Corcia lesso una sua memoria sullo omonimie elnografiche e
geozraliche per la ricerca delle origini de' popoli d'Italia e delle antiche città da
e.ssi edificate. E^li s'intrattenne da principio sulle denominazioni di Kvilhim, di
5ici/iae di Elhni, le quali essendo comuni a varii popoli ed a più regioni, ad-
ditano lontane emigrazioni ch'obber fine in Italia. Parlò quindi della emigrazio-
ne de' Polasgi , osservando come si tro^ ino in Italia ripetuti i nomi delle città da
essi abitate in altro regioni; de'Cranonii nella .lapigia, do' Tespiadi passati dalla
Tessaglia nella Sardegna e nella Campania, e notò come non v'abbia quasi eit-
ti CTeca nella Magna Grecia e nelle altre contrade del Regno delle Due Sicilie
che non ricordi la madre patria , avvalorando le proprie osservazioni colle testi-
monianze degli antichi scrittori: e conchiuse col richiamare l'attenzione de'geo-
82
— 640 —
Siali a quoslo fatto, il quale, trovandosi ripetuto in tante altre parli di Euro-
pa, di Asia e di America, porge nuovi argomenti e criteri per la ricerca delle
ori^nni delle Nazioni.
Il cav. Bechi passò quindi alla lettura di una breve nota sopra due monu-
menti scoperti a Posilipo. K il primo un vaso di marmo bianco ornalo di bassi-
rilievi in lavagna intarsiata o incollata sul marmo stesso. Dopo di aver descritto
quanto vi è rappresentato, manifestò l'opinione che un tal monumento appar-
tenga al buon tempo delle arti greche , e fosse ornamento accessorio di qualche
simulacro di Bacco. Tenne poscia discorso del metodo usato dagli antichi nel so-
vrapporre i marmi ad altri di diverso colore. Il secondo monumoiilo consiste
in un frammento di vetro, anche trovato in Posilipo, fra le rovine della villa
attribuita a Lucullo, sul fondo del quale vedcsi impresso il conio d'una moneta
dell'Imperatore Antonino Pio ; e però fu di opinione che il vetro da lui pre-
sentato fosse un frammento di un bicchiere appartenente allo stesso Imperatore;
il qual bicchiere avrebbe ornato con mille altri le suntuose mense de' padroni del
mondo.
Presa l'opportunità ofTertagli dal primo monumento del cav. Bechi, il Presi-
dente cav. Avellino ragionò in breve dell'uso che nelle arti antiche facevasi
della lavagna , o lapis ichistos , di cui parla Plinio , senza additarne veruna ap-
plicazione artistica : e soggiunse come si rinvenissero in Pompei due altri mo-
numenti in lavagna. Consiste il primo in una tabula lusoria accompagnata da
altre piccole tavolette; il secondo di maggiore importanza mostra varie figure
di giallo antico intarsiate su lastre di lavagna , pel colore delle quali figure ser-
ve mirabilmente quello del marmo stesso , scelto industriosamente a distin-
guere le gradazioni delle carnagioni, nonché de' panneggiamenti; e fece osser-
vare come la sovrapposizione del colore giallo sopra fondo nero possa aver
qualche rassomiglianza co' vasi dipinti , i quali hanno pure figure gialle su fon-
do nero.
Dopo ciò il professore Musumeci in un suo scritto indagò in che l'Architet-
tura nel presente stato di cognizioni possa giovarsi delle scoverte monumentali.
Si fece egli a provare come i monumenti dell'arte antica prestino norma all'ar-
chitettura sotto tre aspetti; 1.° pel processo meccanico dell'arte di edificare;
— 6i7 —
2.° per l'uso, al quale l'edifìzio è destinato; accennando quanto importi l' istruir-
si prima nella scienza de' simboli degli antichi, senza della quale manca l'artista
del principale elemento a concepire le sue opere; 3." per la storia dell' architet-
tura niedesinin, eli' egli crede llltla^ia mancante, alla cui formazione i monu-
menti porgono prej^evoli materiali. Conchiuse in (ine il suo raj^ionamento col-
l'eccitare gli archeologi ad istruire gli artisti sul vero significato delle forme ar-
chitettoDichc , onde non le tengano in conto di ornamenti vóti di senso, ma ben-
sì come sigle di alta coltura , il che si propose di chiarir meglio in un lavoro più
esteso da mettersi in luce.
Per ultimo l'.Vbate .Mirahelli espose in un suo sciillo le ragioni , per le quali
gli storici Itomani non hanno sempre potuto essere scru[)olosamenle esatti nelle
indicazioni topografiche, accennando alla separazione e impenetrabilità di alcune
fralle nazioni pagane. Ma non ostante le difllcoltà che loro si opponevano , li
celebrò come diligentìssimi in ogni cosa , e propose ad esempio la Germania di
Tacito, come opera ammirabile in fatto di topografia ed etnografia. .\lle quali
parole applaudendo l'avvocalo Brofferio , encomiò le opere, e gli scritti degli
antichi maestri, mal compresi o ingiustamente malmenati da alcuni moderni.
L'adunanza si scioglie.
Il Presidente — Francesco Mabia Avellino
{Bernardino Biondelli
NiccoLA Gorgia
ADUNANZA
DEL GIORNO 1. OTTOBKE 1845
»«*
JiETTO ed approvalo il processo verbale della precedente adunanza , il sig. Cal-
vi esponendo come negli alti del VI Congresso fosse stata soppressa la sua pro-
posta che ne' futuri Congressi anche 1' Archeologia avesse a prender parte inte-
grale, chiese che di questo fatto si prendesse nota nel processo verbale; alla
({uaie dimanda avendo aggiunta la li'stinionìanza di una lettera del cav. Balbi, e
la conferma del sig. liiondelli, fu dalla Sezione deciso allei inativainente.
Dopo di che il sig. Baldacchini , come deputato della Commissione eletta a
proporre i mezzi più acconci per la istituzione di una società archeologico-geo-
graiìca italiana , lesse il seguente rapporto e progetto della Commissione mede-
sima :
/ otlolnv 1843.
Signori
« Le proposizioni da me fatte in una delle prime nostre tornate acquistarono
« autorità dal momento che elle furono accolte da voi. A queste che concerne-
« vano il promuovere in una guisa efiìcace e concreta gli studi archeologici se-
« guiló una proposizione del sig. Conte Miniscalchi intorno al doversi stabilire
— 649 —
« una società gcograGca in Italia ; ed il nostro Presidente chiarissimo e voi
" i-oncp<Icste die questa seconda proposizione sulla mia dimanda fosse rimessa
« alla medesima Commissione già innanzi nominata, aiigiutito ad essa il sorcor-
« so de'consigli dell'egregio cav. de Luca, lo sono deputato dalla Connnissioue
« stessa a presentarvi il suo lavoro, il quale da voi sarà accollo benignamente,
« sapendo che ad esso hanno in particolare contribuito co' loro lumi speciali
•< per la parte geografica lo stesso sig. de l.uca , e per la parte archeologica il
'< cav. Gerhard , il quale lutto che non italiano si <■ a noi associati» con animo
« veramente italiano, e ci ha dato nuovi documenti della lealtà e della dottrina
« che tanto son propri della nazione germanica , cui appartiene.
Signori
« Accettando questo progetto e raccomandandolo al Congresso generale ed
« a S. E. il suo Presidente, farete atto che rimarrà memorabile. L'ingegno e
<( gli studi non mancano certamente in questa terra feconda di gloria; ma l' in-
•( dirizzo comune è il solo che manca. I cultori particolarmente de' vostri studi
<( spesso son vinti da un indicibile sconforto, veggcndosi inonorati ed oscuri.
« Voi dovete riconsolarli, voi fare che le nobili loro fatiche tornino in vantag-
li gio della patria comune. Il che facendo, noi non faremo che secondare le in-
« tenzioni magnanime de' Sovrani di l'iemonte e di Toscana e del Nipote di quel
i< Carlo ISorbone che generosamente ricostituì il trono Normanno e fece della
CI meriggia parte d'IUilia una sola nazione. Le parole dell'Augusto Principe, ri-
II petute più volte, non è mestieri che io ve le rammenti; imperocché rimango-
" no troppo (lurabìlmente impresse ne' vostri cuori.
.Segue il progetto:
K 1^ Commissione nominata nel seno della Sezione di Archeologia e Geogra-
Il lia del VII Congresso degli Scienziati d'Italia
« Viste le proposizioni del sig. Saverio Baldacchini per determinare i mezzi
i< più acconci a promuovere gli studi archeologici in Italia;
Il Visto il voto manifestalo dal sig. Conte Mìniscalchi per lo stabilimento di
« una Società geografica italiana , in seguito dì un simile volo stampato e preseu-
— 650 —
« tato al HI Congresso dal sig. cav. do Luca, ed in seguito dal conte Raniizzi.
« giusta la comunicazione fattane dal dottor liiondelli ;
(I Avendo fiitta matura considerazione intorno alle cose dette da S. K. il Pre-
« sideute generale del Congresso nella soleime tornala del dì 20 setlenihre sulla
a necessità di doversi agevolare e determinare meglio gli studi de'fuluri Congressi
« scientifici :
« Avendo particolarmente considerato che la natura degli studi archeologici
« e geografici è tale che non possono prosperare senza un indirizzo generale ;
« È venuta nella unanime persuasione di doversi i due progetti dei signori
<c Baldacchini e Miniscalchi unire in un solo, soggettandoli ad un'idea comune.
« La stessa Commissione dunque, riunitasi la sera del di 30 settembre in una
« delle sale del Palazzo Cellammare, propone quanto segue :
« La Sezione di Archeologia e Geografia presenta al Congresso generale la qui
« trascritta proposizione.
« Il settimo Congresso degli Scienziati d'Italia pone le basi di una società di
« Archeologia e Geografia, onde sente tutta la necessità, e ne alTida il finale
« stabilimento alle cure del venturo Congresso di Genova ed agli altri suc-
« cessivi.
« La Società di Archeologia e Geografia si pone sotto Jl patrocinio degli Au-
« gusti Principi, che dalla Provvidenza sono stati costituiti a reggere il freno
i( delle diverse parti dell'Italia. Ed il VII Congresso per mezzo di S. E. il suo
« Presidente generale farà uHìzio perchè la Società stessa cominci dall' ottenere
« l'alto patrocinio di S. M. il Re del Regno delle Due Sicilie. La Società stessa
« senza essere efficacemente soccorsa dai Principi non potrebbe raggiunger pun-
« to il suo scopo.
« La Società di Archeologia e Geografia farà parte essenziale di tutti i futuri
« Congressi scientifici d'Italia, né potrà altrove riunirsi che in seno degli stessi
« Congressi, e durante il periodo delle loro adunanze.
« Essa si divide in due grandi classi componenti una sola Sezione del Con-
« gresso.
1. Qassc di Archeologia. La quale si suddivide in due parti. 1." Parie monu-
<( mentale. Terreni classici. Epigrafìa. Opere dell'arte antica , come architetlu-
— 651 —
« ra ecc. Anlichilà figurata. 2.' Linguistica, che comprende le due grandi divi-
» sioni delle lingue occidentali e delle lingue orientali.
« 2. r/n-wc (/( Geografia. Li quale si suddivide in due parli — J .' Parte. Geogra-
« Ila naturale. Oreografia , Mrogratia , Ipsometria. — 2." (Jeografia slorica, ev-
ie vero Storia de' luoghi.
'( La Società di Archeologia e GeograUa si compone di un numero di Soci
« ordinari e corrispondenti, che sarà determinato nel prossimo Congresso di
« Genova.
« In ogni anno ella si riunisce in una Sezione del Congresso; ma è libera per
'( il migliore e più rapido andamento de' suoi lavori di suddividersi iu due sot-
« tosezioni.
'< I membri della Sezione sceglieranno il loro Presidente un anno nella clas-
« .se archeologica , un anno nella classe geografica.
« .Sempre che il Presidente appartenga alla classe archeologico, il vice-presi-
" dente sarà scelto nella classe geografica ; e cosi viceversa.
« La Società di .\rclieologia e Geografia avrà costantemente due Segretari ,
<( uno per la classe archeologica, uno per la classe geografica.
« La Sezione proporrà i temi al Congresso futuro, che meglio sieno acconci ad
<i indirizzare e far progredire gli studi archeologici e geografici in Italia , ed esa-
li minerà diligentemente le risposte fatte nel Congresso precedente.
M La Sezione di .Vrcheologia e Geografia si occuperà pieliminarmente nel
■' Congresso di Genova , o in quelli eziandio che seguiranno, fino a che la mate-
■' ria non sia esaurita; 1.° della trascrizione e pronuncia de' nomi geografici;
« 2.° della misura geografica comune da essere adottata inltalia; 3.° della uni-
" formila del disegno geografico.
Il La Società di .\rrlieologia e Geografia pubblicherà un giornale de' suoi la-
•> veri. Per ora della parte geografica si potrebbe far uso dell' Annunzio geo-
'< grafico stabilito in Bologna dal Conte Ranuzzi. »
Il sig. Biondelli , applaudendo allo scopo ed allo zelo mostrato dalla Com-
missione , ed unendo solennemente i propri ai voti della medesima , fecesi ad os-
servare come , essendo alcuni capi proposti in opposizione agli Statuti fonda-
mentali de' Congressi scienlìfici italiani , la forma tracciala dalla Commissione
— 652 —
non potesse convenire ad agevolare il conseguimento de' comuni dosiderii ; ed
opinò quindi clie si dovessero riformare i capi suddetti. Avendo il sig. Calvi in
conferma delle osservazioni del sig. Biondelli ricordale le disposizioni dogli Sta-
tuti pe' mutamenti da introdursi ne' medesimi , ed avendo l'avvocalo UrolTerio
à\iluppalo alcuni punti principali della quisllone , e<l accennata la via più ac-
concia ed atta a conciliare la dimanda della Sezione co' termini espressi degli
statuti fondamentali , venne dal Presidente osservato che la proposizione di do-
vere i componenti della Società Archeologico-geografica far parte della Sezione
de' futuri Congressi, non sembravagli in armonia collo statuto stesso de' Congressi,
tanto più che tutte le altre Sezioni potrebbero dimandare la stessa fondazione
di altre Società scientifiche, le quali dovessero far parte delle Sezioni medesime,
ciò che cangerebbe interamente lo Statuto. Quindi dopo varie osservazioni fatte
da' signori cav. de Luca, Marchese Puoti e Faccioli, si conchiuse dal Presidente
e si approvò dalla Sezione, che debbasi per ora prender nota di questo volo una-
nime della medesima nel processo verbale , onde possa con più matura consi-
derazione provvedervi il futuro Congresso di Genova.
Il doti. Schnars lesse quindi un breve lavoro sulle rovine dell' antico Sanuio
e sulle analogie de" nomi che trovansi nelle Alpi Reliche , nell' Etruria e nel San-
nio stesso. Dopo aver fatto cenno d' una sua operetta sull' antico Sannio , che
vedrà nel prossimo anno la luce con disegni e carte, nominò alcune città di que-
sf antica regione, delle quali rimangono tuttora ragguardevoli ruderi, e parlò di
una linea di fortificazioni anllchissime fra Guardia Sanframonti ed Alife. Pas-
so in seguito a citare vari nomi greci nella parte più elevata del Malese , esi-
stenti una volta in Macedonia, Tracia e Samotracia, e di già .ivvertiti nella sua
opera dal sig. Corda. E dopo avere citato la recente opera del sig. Steub pe'pri-
nijtivi Reti, accennò alquante omonimie fra' nomi di paese delle Alpi Keliche ,
del Tirolo, di Salisburgo e della Svizzera con quelli dell' Etruria e del Sannio;
parlò d'uno scavo da lui fatto eseguire a Piedimonte di Alife , nonché de' vasi
colà rinvenuti , ed espresse viva riconoscenza verso coloro che nelle provincie
lo colmarono della più ospitale accoglienza.
Il cav. Gerhard lesse una sua memoria sull' italica vestitura figurata su' vasi
Ed osservando in prima come sebbene da più d'una scuola di ceramografi italo-
— 653 —
greci si appalesa sempre il carattere greco, pure talvolta qualche circostanza si
mostra da far rilevare l'esistenza di popolazioni native italiche, che dimorarono
unitamente co' greci coloni. Come una di tali circostanze egli considerò la vesti-
tura italica, la quale a distinzione della solita foggia greca vedesi data talvolta ne'
vasi apuli e lucani a'guerrieri di stirpe non greca. Questa veslilura, formata di
corta e sottile sottoveste , in vece dell' elmo greco , è accompagnata da un sem-
plice pileo, corrispondente all' uso contadinesco di oggidi. Una larga cintura
ferma tal vestimento sottile, sul quale vedesi talvolta sovrapposta una corazza
di quella foggia ornata di Ire globi , quale si osserva anche nelle armature ru-
vesi del II. Museo Borbonico. Egli riconobbe adunque in quell' armatura la di-
stinzione de' nativi Itali , i quali unitamente co' Greci formarono la popolazione
mista di molte città dell' antica Daunia e Peucezia.
Ad illustrare il subbietto preso a trattare produsse un monumento , nel quale
la stessa circostanza archeologica giova a far ravvisare un singolare fatto di an-
tica storia italica, .ippena indicato dagli antichi scrittori; e fu un vaso rappre-
sentato in due fogli d' una sua opera non ancor pubblicata, proveniente dagli
scavi dell'antica CeHa,cA appartenente alla rinomata serie Kolleriana, ora del R.
Museo di Berlino. Questo vaso consiste in una delle cosi dette anfore a guisa di
candelabro, e rappresenta in due file istoriale che vanno attorno al vaso , una
scena bacchica nella superiore, e nell'altra un combattimento, nel quale chia-
ramente si distinguono le popolazioni italiche da' loro avversari greci. Sono que-
sti leggermente vestili con eroica clamide, e gì' Itali sono coperti sino alle cosce
del detto chiton con larga cintura : quelli portano sul capo un elmo , questi un
pileo. Senza intrattenersi della non molto chiara diOferenza delle armi , notò la
diversità della tromba guerriera , la quale da un lato è dritta , conforme all' uso
ellenico, dall' altro per la sua curvatura mostra la costumanza italica , corrispon-
dente all' uso tirreno.
11 eh. autore sostenne adunque che questo vaso ci somministra un rarissimo
esempio di rappresentazione storica , un argomento spettante alle oscure tradi-
zioni di contrasti tra' coloni Greci e i nativi abitanti d' Italia. Il sito , dal quale
proviene il detto vaso è prossimo alla Daunia, la quale altra tradizione più ce-
lebre inlorno le sue origini non ebbe, che il possesso preso da Diomede di quel-
83
— 654 —
la regione, difesa dal nativo suo re Danno; o la memoria che di quella guerra
fi lasciarono Antonino Liberale e gli Scoliasti di Licofrone, comecliè imperfetta,
basta nondimeno per f;ir riconoscere nelle figure principali della scena rappre-
sentatavi Diomede dall' una parte col suo fratello Aleno , e il re Dauno dall'altra.
Senza trattener la sezione con più hinphe esposizioni . il dotto autore concliiu-
se coir esprimere il voto che, poiché l' Italia, madre e nutrice di ogni lettera-
tura classica, non solo delle lingue occidentali fa gran caso, ma possiede ezian-
dio illustri cultori della linguistica e delle lingue orientali , agli argomenti di ar-
cheologia e geogi'afia quelli pure di filologia occidentale ed orientale vengano
aggiunti alle materie, delle quali il Congresso scientifico degl' Italiani si sta oc-
cupando.
Il sig. avvocato Angelo Brofferio ragionò in seguito dell' antica epopea nelle
sue relazioni colle condizioni dell'età presente, mirando allo scopo di stampare
una prima orma letteraria nell' arena delle scienze, onde negl' italici Congressi
fosse rappresentata una volta tutta quanta l' italiana intelligenza. Accennate al-
quante particolarità dell' oniei'ica epopea , si fece a provare non potere più essa
fruttificare a'di nostri. Fra le ragioni che addusse sono da annoverare le diverse
condizioni di civiltà de' popoli antichi e moderni , la forza morale sostituita alla
fìsica , le potenti individualità scomparse dinanzi all' incivilimento de' popoli , e
per ultimo gli studi positivi succeduti a quelli della immaginazione, che distrus-
sero il meraviglioso ed il soprannaturale , principali nwlle dell' antica epopea.
Compi il suo ragionamento coli' esortare la gioventù a consultare gli oracoli del-
l' età loro prima di accingersi in una palestra che non promette più allori , ed
avvertendo che chi non cammina co' tempi deve senza più esser travolto dal-
l' onda delle impazienti generazioni.
Il sig. Notarianni lesse una dissertazione intorno all' origine di Roma , nella
quale dopo avere enumerate le diverse sentenze degli storici antichi e moderni
su tale argomento , manifestò l'opinione che Romolo fosse il restauratore, non
il fondatore della città a lui preesistente, e fondata dagli Aborigeni.
Il sig. abate Rucca lesse quindi un breve scritto sulle vere radici de' vocaboli
greci , nel quale dopo aver tributato le sue lodi alla lingua di Omero , dichiarò
non essere essa suffìciente a porgere l'etimologia di molte voci , studiandosi di
— Gaó —
provare colle voci esprimenti Dio e Mercurio, come la stessa lingua ne derivasse
le radici dalla celtica.
Il padre Grillo lesse dopo una disseriazione sulle pitture delle catacombe, nel-
la quale dopo avere enumerato gli scrittori italiani e stranieri che svolsero il
prìmiti\o simbolismo cristiano, si fece iimanzi tutto a provare come solo dopoi
principi posti da Winckcimann questi studi giungessero ad un grado di perfe-
zione. Quindi colla scorta delle dotte ricerche di Raoul-Rochette prese ad esa-
minare al(|uante pitture esistenti nelle catacombe di Roma, ne descrisse le im-
magini e i simboli , e conchiuse che i primitivi Cristiani , tuttoché serbassero
nelle loro rappresentazioni le forme, i miti e le apparenze pagane, vi accoppia-
rono nondimeno sempre un signilicato puramente cristiano. In questo lavoro
egli procedette sempre sulle tracce del benemerito Raoul-Rochette , da lui solo
discordando in ciò che concerne la istituzione delle agapi, le quali furono a suo
giudizio una nuova costumanza cristiana.
Per ultimo il sig. Presidente cav. Avellino comunicò alla Sezione varie di-
sposizioni della Presidenza generale, nonché alcuni in\iti fatti ai membri della
medesima. Indi annunziò un dono per la seguente tornata a tutti i membri stes-
si per parte del sig. Commendatore Antonio Spinelli di Scalea di un suo la-
voro, nel quale, ad occasione del passaggio dc° pubblici archivi di Napoli daCa-
slelcapuano nell'ediQzio del convento di S. Severino, si tratta della origine e del-
le sorli degli archivi presso gli antichi ; di quelli formati dopo le invasioni bar-
bariche per opera principalmente de'monaci ; degli archivi pubblici e privati dopo
la propagazione del Cristianesimo, annoverandosi quelli del Palagio, delle Chiese,
de'Monasteri , delle Badie, delle Parrocchie, de' Capitoli, delle Congregazioni, de'
Concilii e della Chiesa Romana ; degli archivi naix)letani , e in prima de' Ire cele-
bri archivi Benedettini di Cava, Montevergine e Montecasino. Si ragiona poscia
de'|)ubblici archi\i di Palermo, Lucerà, Canosa, Melfi, Napoli, nonché di quelli
della Regia Zecca , della Regia Camera , de' Quinternioni e Cedolarii, e in line del
famoso generale archivio de' Notai , base e fondamento del provvidissimo sistema
della pubblicità delle ipoteche. Nel quale ragionamento, oltre all' esser descritte
tutte le carte degli archivi pubblici di Napoli e quelli di recente aggiunti , prin-
cipal luogo ha la diplomatica, le gravi quistioni si rimembrano agitatesi fra' più
— 656 —
dotti scrittori della materia intorno alle carte vere e false , e le sane massime,
sulle quali si è finalmente riposata la scienza. E notali i felici effetti che sono ve-
nuti alla storia ed alla civiltà dalle opere diplomatiche pubblicale in Francia dal
Bouquet , dal Buchon e da altri dotti ; in Germania dal Pertz , nel Bel(;io dal
Rciffenber!;, nonché da'Torincsi , Lucchesi e Siciliani, e principalmente dai;!' In-
glesi , parhisi della necessità di pubblicarsi per le stampe gli atti ))iu antichi ed
imimrtantì di tutti gli archivi per la generale storia di Europa.
Segue r esposizione delle più classiche raccolte di documenti fatte ne' diversi
stali di Europa dal XV secolo sino a' di nostri, per le quali si prova il movi-
mento storico ogni di più crescente: e si passa a dire della maravigliosa quan-
tità delle antiche carie dell'archivio Napoletano, sommanlo nientemeno che a
meglio di 420,000, distintamente enunciate nel numero de' loro volumi e nel-
la qualità: se bolle cioè, istrumenti, diplomi, atti governativi, se in pergame-
na o bambagine, e se in latino, in greco, o bilingui; e cosi di più che 246,000
altre cai'le de' famosi archivi di Cava, Montevergine e Montecasino , sezioni di
quello di Napoli, in egual modo classificalo, nonché in fine di 1122 codici e
manoscritti, che negli archivi slessi e in quello di Napoli si conservano.
Come applicazione de' principi sopra esposti parlasi dello splendore, a cui gli
archivi di questa metropoli sono stati condotti dal real Governo , avendoli tra-
sferiti dalle tenebrose e squallide stanze di Castelcapuano nelle nuove e splendi-
de nel convento di S. Severino; al quale proposito non solo si descrivono le va-
ste sale, i portici, gli affreschi e i giardini che adornano il grande edilizio, ma si
dà altresì piena ragione delle leggi e degli statuti risguardanti gli archivi di que-
sto Regno , e delle classi in cui sono distinti tutti gli atti del Governo , perché a
comodo delle pubbliche amministrazioni e de' particolari possano facilmente ri-
cercarsi. In aggiunta di che si espone ancora quanto si é operato per rendere l'ar-
chivio Napoletano a verun altro di Europa secondo in fallo di antiche opere pro-
seguite e di nuove date in luce; delle quali l'una é il Sijllabux membmnaruin ad
regiae Sicìae Archivum pertinentium , di cui si è testé pubblicato il 3.° volume ; e
r altra è intitolata Regii Neapolilani Archivi monumenla edita ac illustrala, della
quale una prima parte dal 703 al 947 ha già veduto la luce, e che ha sull'altro il
vantaggio di presentare il testo intero delle pergamene con acconce illustrazioni.
— 657 —
Sì conchiudc in fine che la nobile gara accesa in tutta Europa di dar fuori gli
antichi atti , promovendu I' alto principio die in tanto sono utili gli archivi , in
quanto sono pubblici , non potrà mancare di produrre utili frutti al progresso
della storia, della diplomatica e della scien/.a.
Il cav. Giovambattista l'inati trasmettendo in dono ai membri della Sezione
parecchi esem|>lari del suo manuale degli scavi di Ercolano , Pompei e Stabia ,
accompagnato da due tavole, rappresentante 1" una lo stalo attuale degli scavi
Ercolanesi, e l'altra la pianta della cospicua casa Pompeiana detta del Fauno, par-
tecipò in iscritto ai medesimi come egli stia ora compilando un lavoro fondato
su' monumenti che si vanno scoprendo in America, inteso a dimostrare che il
Nuovo Mondo non solo fu nolo a qualche nazione dell' antichità , ma eh' ebbe
ancora per qualche teai|>o commercio colla nazione stessa per vie diverse da
quelle del settentrione , le quali furono |>er naturali e politiche vicende inter-
rotte ed obbliate. Per la mancanza di alcuni disegni de' monumenti ha dovuto
per ora rimanersi dal proseguire le proprie osservazioni , delle quali presentò la
soia idea al Congresso.
Il Presidente — Francesco AIaria Avt:llino
j Bernardino Biondelli
1 Segretari
{ NlCCOLA CORCIA
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 1845
JLetto ed approvato l'atto verbale della precedente adunanza, il N'ice-presidente .
rav. de Luca lesse una nota della Commessione incaricata di proporre i mezzi
pili acconci per la istituzione di una Società archeologico-gcografica italiana ,
rettificando i paragrafi della prima sua proposta, e riducendo gii altri ne' termi-
ni seguenti :
<( La Sezione di Archeologia e Geografia del VII Congresso degli scienziati
« d' Italia esprime il voto che s' istituisca una Società italiana di Arciieologia e
« Geografia, intesa a promuovere tali studi in tutta la penisola.
« Questa Società dovrebbe esser divisa in due classi , di Geografia e di Arclieo-
« logia.
« La elasse di Geografia dovrebbe suddividersi in due parli , vale a dire
1.' Geografia naturale, Oreografia, Idrografia, Ipsomelria; 2.' Geografia slorica,
ovvero storia de' luoghi.
« La classe di Archeologia dovrebbe pure suddividersi in due parti : I.-" Mo-
« numenti, epigrafia, amichila figurata; 2.» Linguistica, suddividendosi in lingue
« occidentali , e lingue orientali.
-. 659 —
n La Sezione di Archeologia e GeograOa del VII Congresso raccomanda la
« istituzione di detta Società al Congresso di Genova nelle forme che giudiche-
« rà più acconce e più utili a queste scienze.
Tutti i membri della Sezione di unanime accordo approvarono la proposta
della Commissione.
Il principe di Canino fece quindi alcune comunicazioni, cioè 1.» presentò al-
la Sezione la carta di circumnavigazione dell' ultima spedizione americana fatta
al Polo antartico sotto il comando del capitano Wilkes, onde le scoperte ivi de-
scritte si comunicassero al geografo Benedetto Marzolla , il quale sta pubblican-
do un Atlante geografico universale; 2." partecipò una preghiera del cav. Pie-
tro Ercole Visconti, il quale si appellò all' autorità della Sezione per un parere
sopra un suo dritto di autore, depositando le carte a ciò relative nelle mani del
sig. Presidente, affìnchè giudicasse se tale quistione sia di spettanza della Se-
zione, ed eleggesse in caso affermativo un' apposita Commissione. Essendo sta-
to dalla Sezione giudicalo di non poter essa occuparsi dell' esame di cosi fatta
quistione, come straniera alla sua istituzione, questa dimanda rimase senza ef-
fetto; 3.° il principe stesso ragionò di un carro etrusco scavato non ha guari
tempo nella sua terra di Canino ; ne indicò il luogo vicino alla Fiora ; descris-
se un sepolcreto, presso il quale si rinvennero le ruote, quattro scheletri di ca-
vallo ed un timone, oltre a due teschi di cane, ed altri arnesi appartenenti ad
una quadriga.
Quindi il prof. Ghibellini ed il cav. de Luca aggiunsero alcune osservazioni
sulla carta presentata dal principe di Canino. Espose il Ghibellini notizie mollo
più recenti, cioè 1." una carta geograflca del tedesco Stieler del 1844 , nella
quale si danno delle terre antartiche notizie più specificate , e si nota ancora
l'esistenza del vulcano Èrebo; 2." una grande carta americana dell' anno stesso
1844, nella quale oltre le dette notizie delle terre antartiche si nota la circum-
navigazione dell' America settentrionale compita da Simpson. Il cav. de Luca
ricordò la carta del sud-ovest della Nuova Guinea , levata e disegnata dal sig.
Vicendon Dumoulin, Ingegnere idrografo della R. Marina di Francia, a bordo
della corvetta l' Aslroìabio e la Zelée , giusta le osservazioni degli Ufiziali della
corvetta medesima : nonclié la spedizione al polo australe e nell' Oceania , co-
— CfiO —
mandata dal si;;. Dumond d' Urvillc capitano di vascello , ne' mesi di marzo ,
aprile e Diaggio del 1839, descritta nel iSMi dal Ministero di Marina di Francia.
Il cav. di S. Quintino die poscia notizia in brevi parole di una moneta ine-
dita capuana de' secoli di mozzo. Essendo a tutti noto come l'antica zecca di
Capua. dopo un riposo di molti secoli, fu riaperta da' principi Longobardi Lan-
dolfo, l'amlolfo ed Atenolfo nel X secolo, e nuovamente nel secolo XI da' Nor-
manni, il eh. nummologo fece osservare come già prima queir oflìcina era sta-
ta rinnovata al cadere del IX secolo da Papa Giovanni Vili. Al qual fine allegò
la testimonianza di Erchcmperto , il quale nel capitolo XLVII della sua storia
de' principi Longobardi racconta come nell' anno 870 il conte e gastaldo di Ca-
pua Pandonolfo, vassallo de' principi di Salerno Waiferio e Guaimario, e cogna-
to di Radelgiso principe di Benevento, a fine di ottenere favore e protezione
dal mentovato Pontefice , fece omaggio del suo Contado alla Chiesa Romana.
Non indugiò Giovanni VIII a recarsi in Capua in queir anno medesimo , o nel
seguente, e vi esercitò autorità sovrana. Le pubbliche scritture furono intitola-
te del suo nome, ed in nome di lui furono coniate nuove monete. Comechè
alcuna di quelle carte, prosegui a dire il lodato nummologo , non siaci perve-
nuta , sussiste nondimeno ima delle mentovate monete , unica forse , la quale
rende testimonianza alla veracità dal citato scrittore. Era questa moneta collo-
cata fra le incerte nella collezione del benemerito Rev. D. Giuseppe Tafuri, Ar-
cidiacono nella Cattedrale di Castellaneta. E un denaro di fine argento, sul qua-
le da una parte nel campo è una croce, ed in giro si legge Johannes papa ; e
dall' altra nella leggenda è scritto sanctvs petrvs , e nell' area in una sola linea
le lettere cap, iniziali del nome di Capua. Osservando in fine come Pandonolfo
tenne il governo di quella città non più di tre anni ed otto mesi , e che nell'an-
no 882 , colto a tradimento da' nemici , fu menato prigione in Napoli , dove mori
oscuramente , afTerniò che in quello spazio di tempo ebbe ad esser battuto quel
denaro, e che non fu di maggior durata la sovranità de' Pontefici romani nel
contado Capuano, sovTanità conosciuta dal Muratori, ma rispetto alla quale in-
gannavasi il grand' uomo, volendosi allontanare dall' autorità di Erchemperlo,
posta dal cav. di S. Quintino in piena luce.
Il sig. Marzolla, dopo aver parlato dell'Atlante geografico italiano ch'egli sta
— COI —
piiliblicando col pennello su pietra , s' inlratlcnnc sul modo di trascrivere i no-
mi geografici in lingua italiana; e propose clic, in Tuori di quc' nomi che sono
universalmenle usali in italiano nelle opero più classiche di geografia e storia,
si debba per gli allri ritenere 1' orlogralia della lingua , alla quale etnografica-
mente a|iparlengono, quando essa fa uso dell'italiano alfabeto; e che in caso
diverso dcbbasi esprimere coli' ortografia latina il suono proprio della straniera,
onde il nome non venga trasformato , ma sia egualmente inteso dagl' italiani
cultori della geografia.
Il sig. del (liudice lesse di poi alcune osservazioni sopra un diploma di Sergio
V. duca di Napoli del 1 13t , che serbasi nel grande archivio del Ileguo , col qua-
le questo Duca conferma al monistero di S. Severino e Sossio tutti i beni che
I)ossedeva. Dopo aver egli osservato la scrittura di questo diploma , conforme a'
caratteri longobardi usati nel medio evo ne' vicini Principati , avverti che unito
allo stesso è un suggello di cera in forma circolare , sul quale dopo una piccola
croce sta scritto SEncivs consvl et dvx , contro il costume de' Duchi , i quali non
solevano suggellare 1 loro diplomi. Avverti in fine come le formole di questo
«lìploma differiscono da quelle de' primi Duchi , con che tentò di avvalorare l'o-
pinione di alcuni storici , i quali affermarono che sotto il governo degli ultimi
Duchi gì' Imperatori Bizantini serbarono appena un' ombra di sovranità sul Du-
calo di Napoli. Pose termine alla sua scrittura col dar cenno del nuovo ordina-
mento del grande archivio del Regno fatto per cura di S. E. il Ministro degli
affari interni, e del suo assessore il sig. Commendatore Spinelli di Scalea, So-
])rantendente dell' archivio medesimo.
Il sig. Luigi Maria Greco propose alcune sue considerazioni intorno al ve-
ro silo della città di Pandosia nella Brezia. Ed allegate in prima le testimo-
nianze di Livio (Vili, 2i ), di Strabone (VI, 255). e di Plinio [Hist. N. HI, 5)
dalle quali chiaramente si raccoglie che Pandosia, antica sede de' re Enotri, era
nella parte mediterranea della Brezia in vicinanza di Cosenza , riferi la' comune
opinione degli scrittori calabresi Barrio, Quatlroniani, Maralioti, Amato, Fiore
ed Aceti , i quali ({nella città hanno riconosciuta e situata tra Mendicino e Ca-
stelfranco poco lungi da Cosenza , dov' è un' altura a tre gioghi , bagnata alla ba-
se da un liume , secondo la descrizione di Livio , e rimane il nome di Pantusa
8i
— f)f)2 —
ad una vasta estensione di terreno, che bene accenna al nome di Pandosia. A
conformare la quale topografia, oltre ad alcune considerazioni sulla memorabile
disfatta dell" esercito di Alessandro re di Ispiro , il quale cadde trafitto presso
l'Aclieronle, ricordò il ritrovamento nell' indicato sito di sepolcri, lucerne, can-
delabri, rozzi vasi, idolotti ed altre anticaglie, (loncliiuse coli' ojiporsi all'opi-
nione del sig. Duca di I.uynes, il quale pel luogo simile alla descrizione di Li-
vio ha sostenuto che quella città doveasi ritrovare nell' odierna Cerenzia , per-
chè non vicina a Cosenza, ne dista anzi circa 50 miglia, e perché, nonostante
che Cerenzia dominante tre allure poco discoste Ira loro, bagnate alla base da
un lìume, ed opportune ad incursioni cosi nella regione liruzia , come nella Lu-
cana , abbia una topografia rassomigliante a quella di l'andosia e de' suoi din-
torni , ben poteva in altro sito esser posta qucst' antica sede de' re Enotri.
Indi il sig. Abate Fornaro cercò dimostrare in un breve ragionamento co-
me collo studio de'libri sacri del settentrione può arricchirsi l'archeologia in
generale , ed illustrarsi spezialmente l'archeologia classica. Avendo a tal uopo
istituito qualche confrouto fra i miti racchiusi nell' Ldda non solo con alcune
credenze e superstizioni della Grecia , ma ancora con certe dottrine de' greci
<ìloso(ì , osservatane l'analogìa , conchiusc il suo dire coll'esortare allo studio del-
la mitologìa settentrionale , associandolo a quello della mitologia classica.
Il sig. De Ritis propose quindi varie sue nuove osservazioni per una geogra-
fica distribuzione de' dialetti d'Italia. E in prima sostenne doversi nella /c.<si-
grafia , non già nel ijloasario ricercare le filiazioni , le parentele , le varietà de-
gli umani idiomi, intendendo per lessigrafla l'insieme di quelle forme fonetiche
che A'arrone diceva amminicoH del linguaggio , il cosi o cosi da varii popoli adot-
tato ad esprimere le condizioni cardinali indispensabili perchè umtì favelli; la for-
ma fonica in somma di quella lessigrafia ideale, senza di che esser non vi |k)-
Irebbe traduzione da idioma ad idioma , e la cui prolTerenza più o meno diversa
costituisce le vere caratteristiche diiTerenziali tra popoli di molte favelle, tult»)-
chè nel loro glossario innumerevoli ne «eno i temi comuni , ma sempre alle in-
flessioni delle speciali lessigrafic accomodati. Disse quindi come contali vedute
sia da trovar modo d'istituire le ricerche sulla diramazione de' popoli, credendo
tutta la storia dell' Occidciile coordinata con le tradizioni orientali, e diramar-
— 663 —
si in Ire dialctli il patriarcale idioma dell' audace progenie rfi Giapelo , germani-
co, ellenico, laziale; e che, mentre i due ultimi si artifìziavano in lingue let-
terale, rimase nel popolo <|iiella s|)eeiale A' injìcitire le voci, ciie Varrone disse
alla vernacola. E fu di opinione, questa verìuuuia loiinvla estendersi da' monti cen-
trali dell'Italia anelie oltre le Alpi, e la sostenne identica nelle condizioni prin-
cipali d(>lla lessigralia con gì' idiomi del mezzodì di Europa ; né essere la lingua
d'oc altro clic la stessa lingua del .<ti con accento lombardo pronunziata. Sosten-
ne ancora la lingua aulica dell' Italia doversi al più bel fiore somministrato da
tutti i dialetti, e i Ironrainenli , caratteristica de' dialetti di lutti i volghi d'Italia,
olire jlesMone degli Appennini aver rafforzata , nobilitala, illcgiadrita la prolTeren-
za de' volgili meridionali sempre vocalizzante, e perciò di soverchio sdolcinata.
Da ultimo conchiuse tutte le città italiche esser concorse , e dover tuttavia con-
correre per provvedere ai bisogni del comune italico linguaggio , il quale rima-
ner non deve stazionario nel progresso della civilli'i e delle industrie umane, ne
adagiarsi alle convenienze di un solo volgo, ma di tutte quante le plebi d' Italia,
e non renderne arcano il ghsaaiio , quando ne bau tutte varia bensi , ma non
diversa la lesaigra/ia , e tutte, nessuna esclusa, la sembianza materna riprodu-
cono.
Dopo di che D. Angelo Grillo Cassinese disse che sarebbe cosa utilissima per
le lettere italiane la compilazione di un Dizionario di tutti i dialetti d' Italia e
delle isole adiacenti , coli' etimologia delle voci di origine greca, latina , araba,
longobarda, francese, spagnola ecc. ; delle lingue in somma di tutti i popoli
che invasero la nostra penisola. Al quale proposito si avvisò che sarebte me-
stieri stabilire una società di filologi , dotti in molte lingue , la quale aprisse le
sue relazioni con uomini di lettere delle |>rovincie italiane, ricevendo da (piesti
un catalogo di tutte le voci volgari adoprate ne' rispettivi paesi; del che potreb-
bero occuparsi le accademie, che si trovano nelle città dello provincie.
Il sig. Giudice Gennaro Riccio comunicò dipoi alla Sezione i sommi capi di
una sua memoria sulle monete attribuite alla zecca dell'antica Luceria, città ca-
pitale della Daunia , memoria che proponevasi dare in breve alla luce. Divise
quelle monete in sei classi, nella prima delle quali comprese gli assi fusi supe-
riori in peso a quelli di Roma ; nella 2.' gli assi fusi di minor peso e con V arcai-
— 664 —
ca , nonclié gli assi pubblicali dagl' illuslralori del Museo Kircherlano , com-
presovi il semi-asse; nella 3.* le monete attribuite d'ordinario a Lucerla , alle
quali .iggiunse quella con la luna crescente , trascurata dal Carelli ; nella 4.' le
monete di stile poiicgrino con rnililomi e figure diversi da quelli di Roma col no-
me di ROMA e la iniziale V , pubblicando per la prima volta il sestante, la semon-
cia ed il sesterzio di argento, e quindi la più compiuta divisione dell'asse e del
denario di una zecca non romana. Le due ultime classi di vario peso sestanlario
ed unciale sono costituite dagli assi e loro parti uniformi a' Romani, ma aventi
il solito V indizio della propria zecca.
Il sig. RalTaele Gargiulo descrisse quindi la particolare costruzione di alcune
bilance scoverte in Pompei, nelle quali trovansi combinali i due sistemi, l'uno
delle due braccia eguali portanti due coppe di egual peso, l' altro del marcbio o
romano scorrente sopra un braccio della bilancia , pel quale veggonsi segnate le
frazioni dell'unità di peso.
Il sig. Omboni lesse quindi una memoria di un suo viaggio sul fiume Gaboon
neir.\frica occidentale. La foce di questo lìunio detto Anemia dap;!' Indigeni è Ira
il Capo Corisco al N. e la punta Sandy al S. Ha ì'ò miglia di largbezza, ed una
profondità in varii luoghi da oltrepassare lo scandaglio che aveva seco di 200
braccia. É posto a 0° 20' di lai. N. ed a 8" 22' long. Green, e non già, come al-
cuni geografi 1' hanno situato immediatamente sotto la linea od a 0° 30; dichia-
rando di aver fatte le proprie osservazioni a tult'aglo econ la massima precisione.
Die contezza dc'Negri di Bangoa posti sulla destra riva, i quali sono infidi ,
ladri e crudeli ; del regno d' Impongoe, il quale si estende fino alla divisione del
fiume su la destra sponda , e di cui era capo Oga Dotilo, descrivendone il com-
mercio di cambio , la qualità delle produzioni e de' terreni , gli usi e costumi
degli abitatori. Fssendo egli risalito per altre '(.'3 miglia, ove il fiume dividesi in
due rami, dalle notizie raccolte tra que' Negri più intelligenti, i quali vanno a
commerciarvi , espose la sua opinione che con un ramo il (jalioon comunichi col
Nigcr, e coir altro conio Zaire. Passò quindi a descrivere le due isolette, l'una
detta Embemi , o del Re , l'altra de' PappagaJK. È questa deserta , l' altra popolata
da circa llu Negri, formanti quasi una stessa famiglia , della quale pochi anni
or sono viveva ancora il vecchio capo , o padre.
— C65 —
Ricordò indi come essendosi avvenuto nel sig. Pietro Picard, naturalista gi-
nevrino, e con lui associatosi negli studi di quelle contrade, visitarono l' in-
temo del paese di Deny , sulla sinistra riva del fiume. Smarritisi in quelle selve
primitive e sorpresi dalla notte , il Picard per 1' umidità sovraccaricata di aria nie-
titica , e forse ancora per lo spavento del corso jìcricolo , fu preso da una lerri-
l>ile malattia, che lo portò alla tomba in -i8 ore. L' Omboni ricordò don dolore
la perdita di questo giovine viaggiatore , onde per l' amore della scienza sia con-
fidato il suo uomo alla riconoscenza delle eulte nazioni. Descrisse inline il vil-
laggio di Deny, e ne calcolò la popolazione a 2800 abitanti. Parlò della loro lin-
gua , del loro esteso commercio , e delle loro arti ; le quali mostrano una gran-
de tendenza ad avanzare nella coltura dell" ingegno. E dopo aver data l' ictiologia
del fiume, raccontò la storia di un Pongo , od Ourang-Outang, comperato dal
Capitano Day inglese sul fiume Danger , i cui particolari sono curiosi ed impor-
tanti , percioccbé di questa specie non si lianno ancora notizie bene esalte nella
storia naturale. Facendone il confronto con un altro da lui veduto nel Bihé , os-
servò die questo esser doveva malaticcio e mutato dall' educazione , conviven-
do per sci mesi con giovani Negri. Pose termine alla sua memoria con minute
considerazioni sulla posizione di quel luogo e sui vantaggi die trarne potrebbe
la nazione die vi fondasse una ben governata fattoria.
Il sig. ribìbellini comunicò il sunto di una sua memoria ,«»//« convenienza di
stabilire un limile tra la geografia e le altre scienze a/lini ; nel quale esjiose come
vari scrittori del nostro secolo uscendo troppo da' confini geografici, recbino con-
fusione nella scienza. Ad evitare un tal disordine propose che in una vera ope-
ra geografica si abbiano a togliere dall' astronomia le sole teoriche relative alla
terra , e dalle scienze naturali e civili i soli dati generali senza dilTondersi nei
particolari , che sono propri di ogni scienza speciale. Aggiunse inoltre che ab-
biasi a dare maggiore estensione alla geografia descrittiva, la quale è tuttora
molto imperfetta ed incompiuta.
U sig. Conte Crotti soggiunse poche parole sulla destinazione delle edicole
che trovansi costantemente vicine ai grandi Tempi di Egitto , nonché un lireve
ragionamento inteso a provare l'anzianità di Menfi in confronto di Tebe. Quan-
to alle edicole , distinte dalla Commissione rranccse col nome di Typhoniwn
— 666 —
e dal Champollion con quello ili Casa del parlo della dea lìator o Venere, nei
quali egli dice si suppone che la dea avesse partorito il suo fijilio Onis , furono
a parere del Crolli i lenipii, ne' quali si celebravano \i\i sponsali del popolo, dei
grandi, e forse anche de' Uè. Olire che, prosegui a dire . un lale edìli/io secon-
do l'opinione del llhanipollion non avrebbe avula nessuna positiva deslina/io-
ne , non indicando che un religioso niislcro, atfcrmù che le osservazioni fatlene
sul luogo gli appalesarono l 'esistenza di una piscina costanlcniente attigua a' delti
piccoli tempii , la quale gli sembrò die fosse destinala per le abluzioni o purifi-
cazioni degli spasi prima di essere ammessi nel tempio per celebrarvi il matri-
monio. E fu di opinione che le ligure , le quali decoravano l' interno del tempio
erano destinate ad istruire la sposa ne" doveri di madre , come i mostri eflìgiati
all'esterno di essi ad indicare i vizii, di cui si erano spogliali gli sposi dopo la
purificazione e la cerimonia nuziale : riti religiosi che dagli Egizii si trasmisero
a' Greci.
Passando all'altro mentovato subbietto, sebbene, egli disse, la comune opi-
nione propenda a ritener Tebe più antica di Menfi, per quanto ne narrano Ero-
doto ed Ecateo di Milelo , ai quali , come essi storici alTermano , venne mostrala
da' Sacerdoti del gran tempio di Giove Ammone una prodigiosa serie di gene-
razioni rai>presenlate dalle sUtue de' Pontetìci che di padre in tiglio si succedet-
tero ; basterà nondimeno far riflettere in contrario che quelle statue ben potet-
tero essere in gran parte trasportate da Menfi a Tebe quando i Re Pastori in-
vasero l'Egitto, cioè durante la XVII dinastia Faraonica. Osservò inoltre che se
Menes, primo re di Egitto , e fondatore di Menlì, come dice lo stesso Erodoto,
fu l'autore della grande piramide di Giseh, la quale formava parte della necro-
poli di quella città , Menli e non Tebe esser doveva la città capitale dell' F-gitlo,
perchè sede de' suoi primi re, venlidue secoli avanti l'era volgare; non essendo
in falli nionumentu in Tebe, compresi gli stessi sepolcri reali della valle di Bi-
ban-cl-Mohtck, il quale sia anteriore alla XVllI dinastia Faraonica , cioè mollo
posteriore alla mentovata piramide. E conchiuse non sembrar ragionevole il sup-
porre che gli ;Vbissini , progenitori degli Egizii , come assicurano le osserva-
zioni craniologiche del dottor F>arrey e le indagini del celebre Champollion, fon-
dassero la loro città capitale nella pianura di Tebe, dappoiché non presenla>a i
— 667 —
v.intaRgi che olTrir poteva la situazione di Mentì , vicina allora al mare , prima
clic il Delta si formasse; vantaggi che poi dcteriuinarono i Tolommci a stabilire
la sede del loro impero nell'eccontrica Alessandria, fondala dal grande Alessandro
per visto nmiiniTciali fin su' contini settentrionali di (lucila parte di regno, che
col volger di tanti s(>('oli era stata dal Nilo usurpata al Mediterraneo.
Quindi il (iontc Marulli lesse una sua breve memoria intesa a stabilire il ve-
ro sito della celebre battaglia di Canne. Ricordò in prima come fin dal 1825 di
tal subbietto scrivesse per rischiarare i dubbi di un riolto Colonnello inglese, il
quale recatosi nel sito di quella battaglia con la pianta datane dal l'olard ne'suoi
comenti strategici a l'oiibio, niente aveane compreso ; e come avendo il sig.
capitano Spon/illi nella prima tornata trattenuta la Sezione della fede che me-
rita il greco storico ed altri storici antichi rispetto alle evoluzioni di guerra ,
con tal sua memoria egli prendeva occasione onde discostarsi dal parere del suo
C(mcittadino di ISarlctIa, nel cui territorio la battaglia fu combattuta. Mostrò
erronea la pianta lopogralìca del Folard , il quale immagina nella pianura un
alpestre catena di monti , di mezzo a' quali fa scaturire 1' Aiifido e contro ve-
rità con un corso rettilineo lo fa scendere ■^erso il mare eh' è al settentrione ,
mentre prendendo 1' origine presso il borgo di Cassano ne' monti Irpini , entra
nella pianura di Canne da ponente, e scorre parallelo al mezzodì verso levan-
te, tinche giunto sotto quell'antico villaggio con angolo ottuso si scarica nel
mare. Ed osservato con Polibio che i «lue campi nemici si posero alla distanza
di circa sei miglia uno dall' altro , e con Livio che Annibale si accampò presso
Canne colle spalle al vento VoUiirno, e che i Romani , passato l'Ofanto, nell'ala
dritta eh' era vicina al fiume , posero la loro cavalleria , nel centro la fanterìa ,
e neir ala sinistra la cavalleria degli alleati ; si trattenne alquanto del vento ì'vl-
tur)ìo, che solleva in quegli aridi campi nubi di polvere, e che disse altro non
essere che il (ireco-levante da' marinai detto Grecale , e da' Pugliesi AUiiw ,
perchè arriva su quel littorale dall' alto mare ; vento perniciosissimo, perchè di
vapori micidiali s' impregna nel lungo suo passaggio per r.\driatico, il mare di
Grecia , l'Arcipelago, il Ponto Eussiiio, il mare di Marmora e forse anclie la
Palude Meotide. Disse che questo vento spira costante ogni di, alternando col-
r altro vento da' l'ugliesi detto Botino, quasi piccolo borea, ossia il maestrale,
— 668 —
e che cutrambi cominciando a soffiare verso la metà di aprile , finiscono in ot-
tobre. La celebre battaglia fu combattuta dominando 1' Aitino, il quale comin-
ciando a soRìarc tre ore prima della notte, continua sino a due ore prima di
mezzodì, quando subentra il Bon'/ìo sino al ricominciare del Volturno. Ed a
confermare ^ie più il racconto di Livio e la posizione del campo di battaglia in
vicinanza di Canne , ricordò che uno de' vasti terreni adiacenti all' Ofanto si
è sempre chiamato e si chiama da que' naturali la Pezza, o il campo del san-
gue , nel quale si sono sempre scoverte ossa d' uomini e di cavalli , frammenti
di armature, nonché monete ed anelli. Ad un mezzo miglio ancora da questo
campo, nel quale segui la memorabile battaglia, è un pozzo campestre detto
volgarmente il Pozzo di Paolo Stribolo, ossia di Paolo Emilio , ed è appunto il
luogo, nel quale Livio e Plutarco dicono che morisse quel valoroso Console
romano, collega dell'inesperto e prosuntuoso Varrone. Tali cose opportuna-
mente osservate , passò colla pianta topograQca alla mano a notare 1 ." la distan-
za e la posizione de' due campi nemici ; 2.° la direzione del vento Volturno nel-
la pianura spirante contro i Romani ed alle spalle de' Cartaginesi ; 3." la posi-
zione obliqua col sole delle due linee; 4.° la situ<azione verso settentrione de"
Cartaginesi, verso mezzodì de' Romani; 5." la sponda ulteriore dell' AuQdo se-
condo r espressione di Livio, ed avuto riguardo a que' tempi ; 6.° il passaggio
de' Romani pel fiume onde riunirsi alle truppe del campo minore avanzandosi
al conflitto; 7.° la posizione della cavalleria romana nell'ala destra tra la lor
fanteria ed il fiume ; e conchiuse intendersi bene il racconto degli antichi sto-
rici , e conoscersi senza alcun dubbio il sito della memorabile battaglia.
Il Proccurator generale sig. Morelli lesse una nota del sig. Federico Bursot-
li su la necessità di rivolgere gli studi archeologici all' analisi degli elementi
della civiltà umana. La quale analisi fa egli consistere nello sceverare i monu-
menti dalle tradizioni , e gli uni e le altre dalle opinioni degli scrittori ; nel de-
terminarne la natura,' lo stato, l'autenticità; neh' allogarli ne' rispettivi tempie
luoghi; per condurre in tal modo alla scienza dell' andamento delle idee di eia
scun popolo, e di quello della umanità. E poiché tale analisi non può aspet-
tarsi che da' soli studi archeologici , l' autore espresse il desiderio di vederli per
questa via sempre più coltivati in Italia , da cui più- mossero i primi passi ed
— 6Gn —
avanzainonti di essi ; e foce voto che la sua osservazione venga raccomandata
alle diverse accademie di Archeologia, a' compilatori delle varie opere periodi-
che, nonché a" coltivatori di questa scienza in Italia.
Quindi il Principe di S. Giorgio brevemente s' intrattenne sull' ordinamento
degli anticiii vasi dipinti nelle collezioni. E fatto cenno in prima de'diversi siste-
mi del Millin e del Gar^ìulo, sostenne che ad avere un razionale ordinamento
de' vasi, devesi por mente, 1.° all' artifizio meccanico, o alla fabbrica; 2.° all'ar-
tifizio artistico ; 3.° al dottrinale; comprendendo nel primo l'argilla, di cui i
vasi sono formati, lo svariate loro forme, e la varietà della patina; nel secondo
lo stile del di.segno e della composizione ; nel terzo l'espressione delle rappre-
sentanze delle dipinture. Avvisandosi che si debbano i vasi ordinare per fab-
briche, secondo le diverse regioni a cui appartengono, credè potersi adotta-
re le classi , o e|)oche poste dal Gargiulo , sotto ciascuna delle quali allogar si
dovrebbero le rappresentanze de' dipìnti , divise in quattro classi, che sono:
1." Divinila e fatti mitici; 2.° Eroi e falli eroici; 3." Cerimonie arcane e religiose;
4." Usi civili. E cennate le ricerche da istituirsi secondo una tale classificazione,
conchiuse che per tal guisa sarà una volta più agevole il conoscersi la religione
speciale , i misteri , le cerimonie , le storie , gli usi civili di ciascun popolo , non-
ché le analogie e le disconvenienze di tutte queste cose di un popolo con un al-
tro ; come si potrà egualmente meglio diffìnire lo stato delle arti e della coltura
de' popoli che i detti vasi Hibbricarono.
il sig. Presidente lesse quindi una lettera del sig. Pancaldi diretta alla Sezio-
ne, e concepita ne' seguenti termini:
« L' Avvocato Pancaldi di Bologna era inscritto per leggere questa mattina
una sua memoria intorno l'importante Simbolismo degli orecchini delle donne ila-
liane amiche: nondimeno, siccome ora vuole il dovere che debbansi ridurre le
memorie a sunto , il che indurrebbe altresì la sua a cosa ben futile senza le ne-
cessarie considerazioni, egli è perciò che volentieri lascia il suo posto ad altri.
Al tempo stesso per altro volendovi pur dimostrare il suo buon volere neh' esse-
re utile in qualche modo , vi comunica la pianta per esso fatta eseguire dal bra-
vo ingegnere na|)oli(ano sig. Sarto della Calia Giulia Imperatoria , che esso Pan-
caldi primo di ogni altro illustrò con due memorie pubblicate nel 1842 ; casa
85
— C70 —
nella quale ci crede venissero deportate le tanto celebri romane Imperatrici
Agrippina, le Giulie, e chi sa quant' altre; casa, che per ogni maniera di monu-
menti , situazione e circostanze merita le cure degli Archeologi non meno che
de' cultori della peografia storica. Il perchè presenta una decina di esemplari in
carta distinta della mentovata pianta per i rispettabili Capi delle Sezioni unite,
ed un centinajo pe' cortesi Colleglli ed amatori , avvertendo che oltre le dichia-
razioni unite alla Pianta mediante i pubblici fogli , |)iii ampiamente proverà la
probabilità di sua conghiettura ; e prega che la presente rinuncia e dichiarazione
venga inserita nel Diario come negli Atti ec. ec.
Il sig. Giulio Minervino lesse poscia la notizia di uno specchio antico , ritro-
vato colla sua teca di legno, in parte conservata. Facendosi a descrivere il mo-
numento scoperto in un greco sepolcro di Cuma dal sig. Canonico cav. De Iorio,
osservò che lo specchio era riposto in una teca di legno , rotonda come lo spec-
chio medesimo , la quale in tutta la parte interna e nel giro esteriore era rive-
stita di altra dilìcata materia , forse papiro ; e nella parte posteriore aveva un
imibilico, o prominenza di osso, |)robabilinentedel pari rivestita di i)apiro. Dopo
aver ragionato alquanto de' cosi detti coverchi degli specchi , ricercò qualche
traccia dell'uso delle capsule in cui si conservavano, anche ne' monumenti figu-
rati, e ricordò il greco nome U>fUov, col quale indicavasi appunto la capsula degli
specchi. E detto alcuna cosa dell' uso magico di questo arnese, conchiuse coll'ap-
plicazione della scoperta del monumento cumano, distinguendo su' vasi, ne'quali
sono si)esso figurati degli specchi, gli arnesi che hanno la teca e quelli che ne
sono sforniti.
Il prof. Vincenzo Amarelli ragionò in seguito dell'origine del Lago Fucino,
de'fenomeni che vi si manifestano, delle industrie che vi si esercitano, nonché
dell'aulica e moderna topografia della regione, in cui si trova. Ed intrattenutosi
de' diversi tcnlati>i già fatti per prosciugarne le acque da Giulio Cesare infino a
questi nostri tempi, passò ad esporre la storia dell'Emissario di Claudio, e de-
scrisse tutti i particolari architettonici di quel grande monumento della romana
potenza. Al quale proposito , narrando il navale spettacolo gladiatorio, ordina-
lo da Claudio sul lago nel giorno slesso, in cui eCTettuar doveasene lo sgorgo ,
notò la difiTerenza Ira' sanguinosi spettacoli de'Romanie quelli de'Greci, i (juali
— 671 —
(oDdcvano alla coltura dello spirito, all'agilità e destrezza del corpo. Cuncliiuse
col far voti che abbiasi a vedere in tutto restaurato il grande emissario , e ri-
stretto il perimetro del Fucino in vantaggio della industriosa coltura delle terre
circostanti.
Il sig. Giovan Vincenzo Fusco espose i sommi capi di una sua dissertazione in-
torno alia introduzione della moneta di rame nel Regno di Napoli. E ricordato
in prima come, regnandogli Aragonesi eravi in corso pe' piccoli mercati della
|)lebe una certa moneta di rame con lega di argento in molto scarsa proporzio-
ne, detta denaro , e come si adulterasse e falsasse impunemente quando ardeva-
no le dissensioni per la successione al regno dopo la morto di Re Alfonso I , ne
ricordò la soppressione per opera di Ferdinando; il quale addi 10 febbraio 1-472
ordinava che in vece de' denari dì biglione si battessero monete di puro rame ,
grosse quanto le antiche medaglie , ossia i mezzi carlini angioini. Dopo aver detto
del valore effettivo e nominale di tali monete , che furono battute nelle zecche
di Napoli, di Aquila, di Capua, di Brindisi e di Amatrice, ne espose i tipi, che
furono da una parte l'effigie del Re, dall' altra un cavallo sfrenato colla leggen-
da Mquilas regni. Questo tipo , il quale accennò, egli disse, ed all'antica insegna
della città, ed alla leggenda de' cavalli battuti da Alfonso secondo il Summonte,
fu scelto dal Conte di Maddaloni Diomede Carafa ; il quale n'ebbe facoltà da Fer-
dinando. Disse ancora come nell' esergo, o nel campo del rovescio di parecchi
de' detti cavalli osservasi la lettera T, o S, delle quali la prima è l'iniziale del
cognome di Giovan Girlo Tramontano, maestro a quell'età delle zecche di Na|)oli
e di Aquila , e l' altra del nobile uomo Niccolò Spinello , maestro della zecca
napoletana, quando la detta moneta fu introdotta. Conchiuse osservando coH'au-
torità di un diploma trascritto dall'Archivio generale del Regno , che fu un sa-
piente Re di Napoli a dare il primo in Europa l'esempio d'introdurre di bel nuo-
vo la monetazione di puro rame ; al quale provvedimento non fu mosso da con-
siglio od esempio di stranieri ; dappoiché Orso Orsino Duca di Ascoli ne fece la
proposta, Diomede Carafa Conte di Maddaloni ne suggerì la rappresentanza ed il
motto, e Girolamo Lìparota ne fece i conii.
Il sig. Antonio JanneUi lesse infine una sua breve illustrazione sopra un luo-
go di Cicerone ( De Div. I, 29 \ desunta da una sua memoria su la città di Ati-
— r.72 —
na nella Lucania, la quale in breve vedrà la luce. Ricorda l'oratore nel citalo
luogo un sogno ch'egli ebbe nel trallcnersì in una certa villa del campo Alinate ,
quando per evitare l' effetto delle leggi promulgate dal tribuno P. Clodio , par-
tivasi da Roma in volontario esigilo. Potendosi riferire tale testimonianza cosi
ad Atina città de' Volsti , come alla Prefettura dello slesso nome nella parte me-
diterranea della Lucania, non è ben noto quale di queste città egli precisamen-
te intendesse. Che fosse la seconda l'A. lo raccolse, 1." dalla narrazione di Plu-
tarco, il quale dice che Cicerone, fuggendo da Roma, attraversò a piedi la Lu-
cania, e si diresse a Yibona, oggi Monteleone, per imbarcarsi ivi per la Sicilia:
2." da una lettera ad Attico (IH, 2), nella quale con le parole in oris Lucania*:
indicava il luogo, dal quale scriveva , cioè da una città littorale della Lucania.
E poiché da altra testimonianza dello stesso Oratore [Ad A«.III, 4 ) si sa anco-
ra eh* egli fuggiva poi da Vibona alla volta di Brindisi , il Jannelli osservò che
per la via Appia trasse a Capua , per l' Aquilia pervenne a Vibona , e quando
da questa città fuggi alla volta di Brindisi , do\ è battere l.-*. stessa via. Or siccome
la via Aquilia divideva il campo Atinate nella Lucania , conchiiise che Cicerone
ebbe il mentovato sogno in una villa appartenente all' agro di Atina de' Lucani,
anziché di quella de'VoIsci.
Il gran numero delle communioazioni avvenute in questa ultima tornata , e
le angustie del tempo non permisero che si desse opera a quelle discussioni ed
osservazioni con le quali da tutti si sarebbe desiderato vederne illustrati e ben
valutati i diffuiitivi risultamene.
Quindi chiuse la tornata un discorso del cav. Avellino , il quale , -endute
in primo luogo le dovute grazie all' Augusto Ferdinando li , sotto la cui prote-
zioue la Sezione di Archeologia e di Geografìa per la prima volta negl' italici
Congressi ha potuto dimostrare co' suoi svariati lavori come queste due scienze
vanno oggi degnamente allogate tra le altre positive, e concorrono con esse a
formare la grande e generale scienza dell' uomo , ringraziò pure i suoi colleghi
della Sezione non solo per averlo onorato coli' eleggerlo a loro presidente , ben-
ché di si grande onore fosse egli il meno meritevole di ogni altro , ma per l'at-
tività ancora e lo zelo, col quale frequentarono ed illustrarono la Sezione me-
desima co' propri lavori. Al quale discorso rispose in nome della Sezione tutta
— 673 —
il sig. Biunddli, riugraziando il sig. Presidente per le aireltuosc premure, con le
quali sostenne co' propri consigli tutti i colleghi nella scientifìca palestra, e fece
voti onde potersi di bel nuovo riunire sotto la scorta di lui ne' futuri Congressi.
Il Presidente — Francesco Maria Avellino
Bernardino Bionoelli
tu
1 Segretari
NlCCOLA CORCIA
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
DI ANATOMIA, FISIOLOGIA COMPARATA
E
Z OOLOGIA
-♦o*o-o-Hf fJOJi-jM o-o<-o«-
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTE5IBRE 1845
I
I. Presidente principe Bonaparte apre l'esercitazioni scientifiche col seguente
discorso.
Se la gratitudine mia verso di voi , colleglli amatissimi , si fosse potuta mai
per volger di tempo illanguidire , ancor questa volta sareste venuti a riawivar-
la cortesemente facendomi onore della vostra elezione. Alle significazioni di gen-
tilezza avete ottimamente congiunte quelle di giustizia , concorrendo con tanti
voti a manifestare come per merito d' ingegno e di dottrina sia salito in alla
fama italiana e straniera il nome del prof. Delle Chiaje. Egli si abbia dunque la
scelta di vice-presidente come frutto della nostra dovuta imanime estimazione
anziché della mia sola e particolare , che vivissima io qui mi onoro di rinno-
vargli. Né io poteva dimenticare, eleggendolo altro vice-presidente, di quanta lo-
— 675 —
de sia degno il prof. Oronzio Gabriele Costa, e per la noia eccellenza del sapere
in cose zoologiche, e per la fondazione di quell'accademia , ove si raccoglie una
mano di giovani , la quale vien dimostrando clic il progresso delle scienze e l'o-
pera del pensiero , non sono speranza liorenle , ma fatto e bisogno dello svolgi-
mento intellettuale del tempo. Nel segretario prof. Cocco vantiamo l'Ittiologo
illustre , e un medico valentissimo della feconda Sicilia. Rechiamoci a gloria al-
tresì che abbia voluto appartenere alla nostra Sezione il Cava Grimaldi , onore
delle lettere e della morale filosofia; quegli che il suo potere spende volonte-
roso a dignità del Congresso, nella protezione dc'Congregati. Ai miei collegbi
amicissimi Bassi , Gene, De Filip|)i , e Verany dobbiam tutti sapere obbligo del
venire che fanno continuo a sostenere con la parola e con gli scritti il decoro
di questa Sezione. Onoriamoci del prof. Weber di Li])sia, il quale condusse a
tanto le sue investigazioni anatomico-fisiologiche da misurare perfino qual grado
di sensibilità sia nelle diverse regioni delia pelle. E poiché splende fra noi lume
e maestro quell'inclita intelligenza dell'Owen, non invidieremo alla Geologia il
De Buch , alla Botanica il Brown. — Bastevoli argomenti ci saranno forniti co-
si per distrigarci da' dubbi scientifici, tra quali l'assegnare il posto che ben si
convenga al Branchiostoma nel sistema Naturale giusto parmi , che se fu in Na-
poli primamente stabilito dal nostro vice-presidente Costa , in Napoli fermamen-
te si debba fissare , ove la tanto oggi studiata classe dei Pesci, per la qualità del
loco, e degli Anatomici intervenuti , sarà scopo principalissimo de' nostri ragio-
namenti. Perciò appunto fra' miei deboli lavori vi ho recato un Catalogo Geogra-
fico de'Pesci di Europa somigliante a quello che de'Mammiferi pubblicai negli atti
di Milano , e voglio lusingarmi che non sarà da voi disgradito. — E questa volta
ancora ci soccorreremo scambievolmente, in maniera che questi rapidissimi giorni
frutteranno durevoli vantaggi alla scienza e alla civiltà della Penisola. Saviameii-
le fu detto stolta essere quella gloria che alla comune utilità non provvede; il
perché sento di significare alla nostra Sezione , che essa congiunta e stretta alle
sue sorelle floridissime, deve dal sacro fonte delle idee derivare per tutti popolar-
mente quei magnanimi veri, che assicurano 1' economia e le ragioni della vita
intellelluale, appoggiano e sollevano la educazione e la dignità desiderala del
popolo , e rimuovono quei materiali ostacoli che all'unità del vivere prospere-
— 670 —
vole e bene agiato fan continuo contrasto. — Queste Kiunioai italiane verranno
provando al tutto con pacifiche disquisizioni , che gli studi delle cose naturali
non sono avversi né ritardano le morali lucubrazioni. E già l'opera de' Congres-
si passati, se periodicamente, come l'acque dell'egizio fiume , non traboccò a
destare subila ubertà e (ìorontezza di terra, nondintanco aperta e tranquilla si
spande, e compenetra per ogni dove le nostre belle contrade. Qual frutto non do-
vreni poi prometterci da questa settima cotanto numerosa , pensando di essere
convenuti in paese, che fortunatamente si riunisce in una famiglia italiana di qua-
si nove milioni ' Di godervi il patrocinio del Monarca, il quale con nuovo ed ef-
ficacissimo esempio si piacque fareaperto solennemente di propria voce il desi-
derio che fioriscano gli studi : e ne sia mercè la Istituzione nostra , forte ornai e
sicura dell'amore dei suoi e del favore delle popolazioni accoglitrici ! Di avere a
Presidente generale un Ministro , che amando e coltivando come fa le scienze,
potrebbe pur molto, perchè i maggiori intelletti di questa regione fertilissima
tenesser c^mpo sgombrato da dilatarsi e agiatamente aggrandirsi.
E dalle cose apparecchiate per questa riunione splendidissima , pare ci venga
naturale ammaestramento e norma alle deliberazioni dell'animo. La Religione
in grande marmo scolpita , sarà inaugurata : la medaglia avrà da un lato l'im-
magine del veggentissimo Vico , dall' altro con idea soprammodo elevata e gra-
dita viene cfljgiata in Napoli, quell'Italia che tutti abbiam già sculta nel cuore,
e con in mano la fiaccola rischiaratricc che due volte in via di civiltà condusse
l'Europa. Ond'è chiaro segno che la providcnza della Religione , della Sapienza,
della Patria debbono governare ora e sempre le speranze, i pensieri, le opere ,
di ogni paese, di ogni stato, di tutta la nazione Italiana ».
Quindi lo stesso Presidente invita il sig. Corrado Polili di Recanati a sostener
le veci del segretario Anastasio Cocco assente in questo giorno , e lo incarica di
assisterlo, qual' altro segretario, nelle Adunanze successive. Comunica inoltre i
desideri e i voti per lo felice andamento del Congresso espressi in lettere dal prcv-
fessore Oken di Zurigo, non che dal Nardo con alcuni suoi lavori a stampa, dallo
Zantedesclii e dal conte Contarini accompagnati dal donativo di un esemplare
del suo Trattalo delle Attinie con figure colorate, lutti di Venezia; come altresì
dal conte Carlo Porro di Milano unitamente a' manifesti da lui mandali dell' A-
— 677 —
natoniia descrittiva o comparativa del Gatto operata dal D.' Straus-Turckeim.
I,a Sezione accoglie col maggior gradimento le espressioni de' sunnominati, che
di mal animo si trovano assenti.
I.cggosi dal D.' de Filippi una Slemoria del prof. Paolo Sa\i di Pisa intorno
all'anatomia delio stomaco dei Musetti, e Dromedarii : se ne ammirano le accu-
rate tavole anatomiche; e vista la importanza del lavoro, il Presidente incarica
il medesimo de Filippi di farne un sunto da inserire negli Atti. Ed a tal propo-
sito ragiona de'Iavori anatomici sul Lama pubblicati dal Professore Brandt di
Pietroburgo. Invila poscia il prof. Owcn di Londra a coglier questa occasione
pei- lare in Italia conoscere i suoi dotti ed importanti studi sulla ,\nalomia dei Ru-
minanti. Hisult;! da essi il gran fatto, che quest'ordine finora considerato per il
più naturale di ogni altro , debbasi abolire , non essendo fra esso e quello delle
fìi'lluae una diversità suIDciente a distinguerli ; onde è che ambedue gli ordini
riuniti insieme constiluiscono per l' Owen quello degli Ungidali , coincidendo
COSI co" Sistematici quinarii inglesi , che per sola ragion di numero gli avevano
materialmente riuniti. Gii Ungidali poi vengono dal dotto Professore anatomi-
camente ripartiti in tre ordini : cioè , 1." Proboscidia ; 2." Anisodactyìa , ossia
Inaeiiuidigilata ; 3." Jsodaclyta, ossia Aequidigitaia. GV Inaequidigilati, ossia Un-
gulati a dita dispari hanno lo stomaco semplice, il cieco enorme, ed il femore
fornito del terzo trocanlerio. Gli Aequidigilali hanno lo stomaco complicato, il
cieco angusto e cilindrico, e son privi del terzo trocanterio.
Gli Equidi hanno lo stomaco semplice, il cieco vasto, e il terzo trocanterio
come i Rhinocerotidi e i Tapiridi ; danno inoltre essenzialmente tre dita , essen-
do (]uelle che corrispondono ai primo e al terzo del Rinoceronte rappresentate
sem|ire da ossi metacarpali , e metatarsali rudimentali ; anzi talvolta ( cioè in ista-
to di mostruosità ) sviluppati a segno di mostrare esternamente zoccoli laterali
allo zoccolo ordinario.
Lo stomaco complicato negli Aequidigilali ( in quelli cioè che hanno le dita in
numero di 4 o di 2 ] mostra gradi di complicazione da una semplice struttura a
sacco ne' Suidi e negli Hippopolamidi , alla tripartita ne' Moschidi, alla quadrii)ar-
tita ne' Bovidi, Cainclopardidi , e Cfrcidi, Ano alla forma imillisacculala àc' Camea-
di; per conseguenza l'ordine delle Pecore, ossia de'Ruminanti, non può essere
8t>
— 678 —
caratterizzalo dalla forma dello stomaco , giacché questo Ordine mostra Ire delle
quattro luodilìcazioni della complicazione dello stomaco negli Ungulati a dita
pari. Non èneppur carattere costante in esso la riunione in un solo osso del meta-
carpo, e del metatarso; queste ossa essendo pcrmanenlcmente separale nel Mo-
schus aqualiciisi, come nell'Antilope fossile dc'deposili terziari! diSievàlik nell'Asia
centrale. Il medesimo prof. Owen non dubita che r.liiOj^to/icnum combinasse le
sue due dita, e i loro distinti ossi metacarpali con uno stomaco complicato quan-
to quello di alcuni Ruminanti. Nò dubita meno cheti Palacodierium comhìnasse
col suo terzo trocanterio del femore uno stomaco semplice , e un cieco vasto ,
come nel Tapiro, e nel Rinoceronte.
Ilsig. Achille Costa legge una nota sopra un nuovo genere di Insetti Ditteri
della famiglia dei Pupipari. l'^li primieramente fa rilevare esser (jucsto il primo
esempio di Pupipari parassiti di altri insetti , vivendo tutti gli altri conosciuti fin
ora, altri sopra Mammiferi, altri sopra Uccelli. Ed alludendo appunto alla classe
di animali, su cui questo insetto mena sua vita, gli dà il generico nome di En-
lomibia. Quanto alla sua organizzazione, quantunque lo riponga nella indicata
famiglia, pure lo tro>a dilTerirc da tutti i Pupipari già noti , 1. " per V addome ri-
coperto da archi scagliosi , non già da pelle membranosa , né smarginato poste-
riormente: 2." pe' tarsi terminati da un rastrello di denti dritti ed acuti rivolti
verso la base, in luogo di forti uncini : 3." per un apparecchio boccale più com-
plicato, e costituente una proboscide triangolare: al qual proposito avverte non
essere questo apparecchio in tutti i Pupipari lo stesso, né cosi semplice come
da' Ditterologi si descrive, ma esservi bisogno di più accurato studio a questo
riguardo. Per tali essenziali caratteri quindi egli credesi autorizzato a stabilire
per questo Insetto non solo un genere separato, ma una tribù ancora, che dice
degli Entomibili; la quiìle tener deve un posto intermedio alle altre due che già
vi sono, fra gli Onìilomili cioè, o Pupipari coriacei, e i NiKeribili : previa mo-
dificazione da apportarsi alla definizione dell' intera Simiglia.
Seguono i caratteri della tribù , del genere , e della specie.
Famiglia Pupipari=Trib\i Eulomihiti. A. Cost. Corpo coriaceo. Capo grande.
Tromba distinta. Ali nessune. Tarsi terminali da rastrello di denti dritti ed acu-
ti. .Addome con anelli scagliosi.
— 679 —
Genere Eatojiibia , A. Cosi.
Corpus lolìim coriaceum, subovalum, apteruni.
input trnnsvcrsum , inngnuni, lliorncis latitudine, proboscidulum.
l'roboscis triangulans; labro lato, distinclo, antice rotundato; appcndicibus
duabus lateralibus, subrcniroruiibus (iiiandibuiac); solis duabus mcdiis, coni-
co-clongatis, apice mcnibranaccis (raaxillae}: labio clongalo, sctas latcribus in-
veì venie.
Tìwrax transverso linearis.
Sculeìlum nuliuni. Alac nullae.
Abdomcn ovato-iotundatuni, scgnientis quinque coriaceis ; (? genitalibus sub-
coriaceis , modo excrtis subtus inflcxis , modo absconditis apice tantum denti-
forme palalo ; ? ovidutto membranaceo , tubuloso.
Pedvs mcdiocres , validi , femoribus incrassatis : tarsi o articulati , articulo ul-
timo dcntibus reclis acutis serie unica transversa dispositis praedito.
Specie. Enlomibia Apum , A. Cosi.
Km. fusco-castanea,selis riijidis brevibus obscurioiibus undique Mila, linea trans-
versa frontali nigra, antennis fulvis.
Longitudo 1/2 lin. latitudo 1/3 liu.
Habitat in Ape meUifica, thoraci saepius adfixa.
La memoria è accompagnata da una tavola rappresentante l' Insetto immen-
samente ingrandito, e tutte le diverse sue parti.
Il segretario legge una lettera del prof. Zantedescbi relativa alle sue esperien-
ze sulla Torpedine, in cui si duole di alcuni errori occorsi negli Atti milanesi su
quel soggetto. Il cavalier Bassi segretario generale di quel Congresso dice non
potere adeguatamente rispondere senza la collazione del manoscritto ; e se fosse
trascorsa qualche menda non doversi attribuire che ad involontaria mancanza
di copisti , o di tipogratì. Il Presidente prega i professori Gene e Meneghini che
si compiacciano di riferire in proposito, e coglie questa occasione per testimo-
niare al prelodalo cav. Carlo Bassi la sua particolare riconoscenza per la scru-
polosa esattezza , e zelo da lui adoperati nel rivedere le stampe della parte Zoo-
logica degli Atti; e perciò la Sezione gli vota unanimi ringraziamenti.
11 sig. Verany, senza dissentir punto da ciò, gradisce che non passi inosscr-
— 680 —
vato in quegli Alti Milanesi apparire aver egli dcUo, che ne! Vermetus esistono
due distinte branchie , i]uando al contrario aveva dichiaralo non esservi che .
una branchia sola, e ciò contro l'opinione del prof. Sassi.
Il Presidente legge per intero la sopraceilala lederà del professore Oken di Zu-
rigo , la cui più scienlilica parie volge sul secondo volume della Sniutpsis dei
Mammiferi del prof. Scliinz testé pubblicata; e quindi s' inoltra a parlare della
gigantesca intrapresa della Synopsis Avium cui con Iroiipa confidenza forse lo
Scbinz medesimo si accinge. Differendo poscia ad altra occasione il ragionare
de' Mammiferi aberranti, quali sono Chiromys, Ihimx , e lìalcvpillircm, al tem-
po cioè in cui siasi trovato un principio, dietro il (piale si possa apprezzare il
valore de" caratteri, dichiara la sua linale opinione intorno a' i'c/ac/iii. Pondera-
tine tutti i caratteri , egli non crede si debbano disgiungere dagli altri Pesci car-
tilaginei a branchie separate, quali sono le Lamprede. Il corpo delle piante, e
degli animali ( dice 1' Oken) si divide in due parli principali : la parie indivi-
duale, e la parie rjriìeraìe ovvero sessuale per la conservazione della specie. Non si
l)Uò contrastare, che la pianta potrebbe esistere individualmente per un tempo
incalcolabile, e potrebbe esercitare tutte le sue funzioni , senza emetter giammai
fiori , o parti generali. Il fusto della pianta è dunque un tutto integro, anco senza
il fiore. Lo stesso può dirsi degli animali, che potrebbero vivere, e funzionare
senza le parti genitali ; il valore delle quali è perciò inferiore al valore di qua-
lunque altro organo dell'individuo. Ecco dunque il principio, dal quale 1' Oken
vien guidato nella classificazione de'Selachii. I Pesci inoltre sono, secondo che
egli vede, i primi animali, ne' quali mostrasi per la prima volta il sistema osseo,
che è perciò il sistema loro caratteristico , dal quale deriva le prhicipali divi-
sioni. Ho dimostrato ( cosi egli continua ) nel mio libro die Zeugungs 180a, che
lo svolgimento de' sistemi anatomici , e delle Classi di animali corrono paralle-
lamente allo svolgimento dell' embrione. Ora il primitivo stato delle ossa è la
cartilagine. I pesci cartilaginei sono dunque gì' inferiori, perché rispondono al-
l' embrione, e allo stato embrionico delle ossa. Lo stato più perfetto delle parti
genitali de' Selacliii (conchiude ) non m' illude dunque più.
Passa quindi il Naturalista tedesco a far voti che venga tempo , in cui per la
Botanica, e per la Zoologia si possano calcolare i Generi , come già nella Chimi-
— 681 —
ca si calcolano le combinazioni stcchionietriche. Soltanto a queir epoca potran-
no con sicurezza collocarsi al proprio luogo i generi aberranti ; ma questa è una
epoca, che noi rimanderemo a' nostri pronipoti. Abbiamo però già un surmgato,
cioè il Parallelisnui de' generi nelle tribù dello stesso grado per le diverse classi.
Ed e perciò clic insiste onde le famiglie siano eguali nel numero de' loro generi.
Una classificazione coniro tal bilancio non potrebbe essere approvata. Non se-
gue tuttavia da ciò che tutte le classi debbano essere eguali quanto al numero
dei generi, ma bensi quanto al valore. Non mancano ragioni (ilosofìcbe perché
nella classe degl' Insetti il numero de'gcneri sia maggiore che in quella de' Mam-
miferi; essendoché il valore loro è diverso. Un genere di Manuniferi vale forse
quanto tutti i generi degli Insetti. Ui ciò può darci una idea giusta la geometria.
Il triangolo equilatero A è individuo e unico perchè non soffre modificazioni ;
ma un triangolo isoscele A è un individuo soltanto quando l'apertura dell'angolo
verticale è definita ; ci hanno dunque molti di questi triangoli individuali a A <
che tutti insieme non valgono più dell' unico triangolo equilaterale, il quale ù di
una specie senza transizione. Questa è la ragione , per la quale alcuni generi
sonovi con poche , ed altri con molte specie.
Annunzia in appresso il eh. Professore una nuova anatomia della Lepidosiren
paradoxa del prof. Hyrtel neW Ahhandhinqemkr lioehmischeii geseUsdiaft der Wis-
ienrliaf(eit fiinfler. Folgevol. 3. Pragae l84o, presso Cahr pmj. O'O.'iGGS, lav.3: la
(|uale anatomia <■ molto istruttiva, e decisiva per collocare I' animale fra i Pesci,
(jli assegna 1' autoi'e un posto fra i Malacoplerigi addominali dopo i Suwoidi. Le
sue narici sono forate, percorrono il labbro superiore , e terminano nell'angolo
posteriore della mascella fuori de' denti dell' osso mascellare superiore. Se ^l cor-
so di queste narici non corrispondesse al corso delle medesime nelle Sirene e nel
l'roti'o , si potrebbe ancora dis|)utar(' se le ultime narici nella Lepidosireu siano
veramente narici posteriori, lo non conosco (soggiunge) alcuna buona figura
del corso delle narici ne' sunnominati Amphìbii. Conviene aspettare. Fin qui ho
considerato 1' apertura inferiore del naso de' pesci per la narice posteriore che si
apre al di fuori. Sarebbe dunque possibile che la narice posteriore della Lepi-
dosiren non fosse altra cosa , giacché non si apre nella Iwcca. Per deciderne con-
verrebbe esaminare anche meglio il corso delle narici nella Sirm, ma non ho uu
— 682 —
oseniplare per isliluire tale indagine. Questa è una idea che molti porranno in
dileggio; ma giova tentar tutto per giungere alla significazione degli organi. La
J^idosirm è animale erbivoro. Fonzie le ha trovato nello stomaco radici di un
Cipero , e capsule di una Rutacca, ovvero di una Euforbiacea. 1 pttlmoni, e la
circolazione del .«iuiguc si conijìorlano come ne" Rettili ; evvi un solo >cntricolo
del cuore, e due orecchiette. Gli organi vegetativi sono dunque come ne" Ret-
tili; mn gli organi animali , i sensi , le ossa, i muscoli, i nervi sono come nei
pesci. Le parti genitali fcmininc, sono come ne' Sclachii, o ne' Balrachii. L'Ana-
tomia della 3fyxii>r di Giovanni Miiller nelle Memorie dell'accademia di Berli-
no deve essere studiala da tulli. Questo animale ha il naso perforato, ma di un
solo foro. La mia definizione de" Rettili narici perkoiiatk potrebbe dunque ri-
jtianere.
Il Presidente che non divide le opinioni dell' Oken sulla collocazione de' Se-
ìachii, si limita a discutere intomo a'caratteri desunti dalle narici per circoscri-
vere le classi de' Rellili , e de' Pesci ; ed interpella il professore Owen circa i fori
delle narici della Lepklosircn. A cui quel chiarissimo con brevi e concludenti
ragioni dimostra, che la differenza tra le narici di questo, e degli altri pesci è
piuttosto apparente che reale. Internandosi anzi vieppiù nel soggetto insegna
che la Lepidosiren si distingue e si eleva sopra i Ganoidei viventi pel suo cere-
bro più grande, pe'suoi separati ovidutti e vasi deferenti, pel suo doppio nota-
tojo cellulare e vascolare; e mostrasi inferiore ai Rajidi, e agli Squalidi per la
sua chorda f/or.'io/is indivisa e gelatinosa, nonché per le pinne più semplici e ru-
dimentali. Sembragli tenere nella serie de' pesci un posto intermedio fra i Pla-
giosiomi a branchie fìsse da una parte , e gli Storioni e i Saiiroidi dall' altra ; ras-
somigliandosi agli Storioni per la condizione della colonna vertebrale, ai Sauroi-
(/(■ per lo sviluppo del notalojo: e si approssima mollissimo a taluni Ganoidi
estinti per aver lo scheleiro composto di parti promiscuamente ossee, cartilagi-
nee, e gelatinose. In quanto ai Retlili gl'Italiani godranno di trovar qui registrale
le più recenti opinioni del professore suddetto. Questo sommo Inglese non
conviene che debbansi riguardare come due classi quella de' Rettili , e quella
degli Anfibii; specialmente perchè l' estinto gruppo de' suoi Lahì/rinlhodimtia
riempiva il vuoto che ora osserviamo fra i veri JJairmìdi e i Saiihi ; comeallrest
— G83 —
perché non vede distioziuuc anatomica di prima importanza fra <^\i organi re-
spiratori delle Caecilidae, e de' Typhlimni. Gli Anfibii dunque, secondo lui, non
costituiscono che un semplice ordine diegual valore con gli altri ordini; e li
dichiara essere nella lor classe quello che i Marsupiali sono nella classe de' Mam-
miferi. Egli poi suddivide la classe ( riunione delle due) nel seguente modo :
1 .'' Chelonia — 2." Dicynodonlia — 3." Dinosauria — 4. " Crocodilia — u." EiuUio-
satiria — iì." Pterosauria — 7.° Lacertilia — 8." Ophidia — 9." liairachia.
Il l'iincipc Bonaparte fii osservare, che i Crocodilia dell' Owen , corrispondono
ai suoi Emijdosaurii: i Plerosaurii del medesimo ai suoi Oniithosaurii: i LacerU-
lia ai suoi Saurii: e cosi le due classiiìcazioni esser molto più consimili che non
appare a prima vista , del che altamente si compiace.
A meglio inaugurare l' apertura de' lavori di questa Sezione intervenne il Pre-
sidente del Consiglio de' Ministri di S. M. , D. Giuseppe Ceva Grimaldi , Mar-
chese di Pietracatella , che aveala già onorata della sua ascrizione.
Il Presidente — Carlo Principe Bonaparte
( Anastasio Cocco
Segretari < „
I Corrado Politi
_ 784 —
SUNTO
Fallo dal (loti, de Filippi di alninc Osservazioni aualomiche sopra il Moscliiis Kan-
oliil , 0 sullo slODuuo de' Dromedarii ilei prof. Paolo Savi.
Il professore Paolo Savi con un suo importante lavoro ci porge luminoso ar-
gomento di quanto le Classiricazioni zoologiche por dirsi veramente naturali deb-
bano appoggiarsi ai caratteri anatomici , i quali si troveranno sempre d' accordo
cogli estorni, quando il valore di questi sia conveniontomente determinato. Il
genere .ìlosehus ne' metodi odierni vion posto accanto al (jamniolo, e collo Au-
clienie per formar con questi un particolare gruppo di Ruminanti caratterizzato
dalla mancanza delle corna , e dalla presenza dei canini. Or bene , l'esame ana-
tomico di una femmina di Mosehus KanehiI fatto dal prof. Savi venne in confer-
ma di ipiesto rav>icinamonto.
Lo stomaco non si compone in questa specie di quattro cavità come nei Ru-
minanti cornuti, ma di sole tre; vale a dire di un rumine fornito di tro larghi
cui di sacchi , di un reticolo subpiriformc congiunto al rumine per la sua parte
più larga , e di tale capacità da corrispondere ad una quarta parte soltanto di
quel primo sacco. Il reticolo poi alla sua porzione pilorica comunica mediante
un piccolo canale rigonfio nella sua parte superiore con la terza sacca , la cui
intema superficie è minutamente vellutata. Quest'ultima sacca è bislunga, ri-
curvata , e rigonfia alle due estremità, ma più in quella che si direbbe cardiaca.
II duodeno si apre ali" altra estremità , la pilorica; e per un piccol tratto è ri-
gonfio esso pure là dove vi mette foce il condotto coledoco.
Il numero dei sacchi di cui si compone il ventricolo del Mosehus e la forma
loro lo distinguono dunque chiaramonto dal ventricolo dei Ruminanti comuni.
Il prof. Savi passa dopo di ciò ad esaminare brevemente il ventricolo de' Dro-
medarii lattanti onde paragonarlo a quello dei Mosehus e vi trova un rumine sub-
globoso come negli adulti, e guernito di varie gibbosità e profonde cellule, nelle
quali si rinviene sempre copioso liquido ; nella parete che sta di contro a que-
sta celltilosità si a()ro l' esofago. Mediante una larga apertura questa prima cavi-
— 685 —
Uì comunica col reticolo che è poco capace , e guernito alla sua parie convessa
(li numerose celle ma poco profonde. Poco lungi dall' indicata apertura di co-
municazione fra questa cavità e la prima , si entra ili un piccolo sacco bislun-
go, obliquo, a superficie interna liscia, sacco die appena giunge ad un terzo
della capacità del reticolo, ed è anclie molto minore nei Dromedari! adulti; fd
il quale coir intermezzo d'una distinta strozzatura comunica poi coli' ultimo
sacco. Questo è allungato fortemente, curvo, ristretto alla parte mediana, più
rigonfio ai due capi estremi. Dall'interna sua superficie rilevansi numerose pie-
ghe trasversali fra loro riunite con altre più delicate e più basse. L'ampiezza di
questa cavità fu trovala dal Savi minore assai nel laltanle che nel Dromedario
adulto. Segue immediatamcule allo stomaco la prima porzione dell' intestino co-
si espansa da farla giudicare a primo sguardo per una delle sacche gastriche, se
la mancanza d' un consecutivo cingolo pilorico non si opponesse a questa con-
siderazione.
Esposte queste cose, passa il Ch. prof, di Pisa ad esaminare l'opinione di co-
loro i quali neir ultima delle suatcennale sacche gastriche trovano riunito l'oma-
so, e r abomaso. Per vari argomenti, e sopratlulto pel volume di quest'ultimo
sacco ne' Dromedari! , per la sua interna tunica inticnmiente vellutata egli opina
invece che rappresenti il solo abomaso , e trova allora un vero omaso rudunen-
Uile in quel piccolissimo sacco che sta fra il rumine, e l'ultima cavità gastrica.
Egli ritiene inoltre in questi animali 1' omaso sia supplito nelle sue funzioni da
un maggiore sviluppo dell' abomaso.
Il prof. Savi confronta in seguilo gli stomachi dei Cammeli , e dei Dromedari
con quelli del Muschio, e li trova rassomigliarsi per il grado di sviluppo , e di-
stinguersi per avere quei primi animali il rumine ed il reticolo munito di gran-
di e profonde cellule; mentre il Muschio, e per questa mancanza, e per la ge-
nerale configurazione de' suoi stomachi , come per la struttura della loro inter-
na superficie si ravvicinerebbe piuttosto ai Ituminanti cornuti ; d' onde l' autore
conchiude che la struttura dello stomaco del Muschio è intermedia tra ({uella
dei Cammeli, e dei Ruminanti cornuti.
L' autore, notata la diversa inserzione dell' esofago che ne' Ruminanti cornuti
Ila luogo nella linea d' unione del rumine e del reticolo; dichiara di scorgervi
87
— C86 —
un altro argomento per ritenere il reticolo non già uno stomaco distinto avente
una speciale funzione, ma bensì una semplice concamerazionc del rumine.
Altre osservazioni furono fatte dal Savi ncgl' invogli fetali del Moschtis kau-
chil, osservazioni eseguite su di un feto la cui madre , quando fu uccisa , doveva
essere presso il termine della gestazione. Fgli vi rinvenne il corion non già mu-
nito di cotiledoni, come nei Ruminanti cornuti, ma invece rivestito da minute
villosità placentali, come aveva già osservato egli stesso nel Dromedario. Se non
che in questo n'é rivestita tutta la superficie del corion, mentre nel Muschio ne
è priva la parte opposta all' inserzione del funicolo ombelicale. Riunendo anche
questo fatto anatomico alla presenza dei canini , alla mancanza delle corna , ed
alla maggiore semplicità dello stomaco, ritiene 1' autore doversi i Muschi , ed
i Cammcli considerare siccome 1' anello che fa passaggio dai Ruminanti ai So-
lipedi.
La memoria del prof. Savi vien terminata dalla descrizione di una particola-
1 Uà offerta dallo scheletro del Moschus kanchil maschio , e che consiste in un
ampio scudo osseo laminare, resistente anzi inflessibile, il quale ricuopre tutta
la parte superiore del bacino, si connette con le protuberanze iliache, e si con-
tinua su due lamine assai flessìbili che risalgono restringendosi ed assottiglian-
dosi luogo le vertebre lombari , e terminano alla penultima dorsale. Questo scu-
do ha alla sua parte posteriore un' ampia marginatura che lascia libere le verte-
bre caudali. Sembra che facesse parte dell'apparato dermoideo, e che desse at-
tacco ai muscoli pellicciai.
L' autore inclina a credere questa produzione ossea siccome normale, attesa la
sua regolarità, e la giovinezza dell' individuo cui appartenne lo scheletro.
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTEMBRE 1845
-^H«
IJETTO ed approvato il processo ^ orbale della precedente adunanza , il Presi-
dente instruisce la Sezione dei varii lavori presentatile in dono, tra' quali di-
stingue e specialmente loda « due volumi della Storia Naturale generale e particola-
re degl' Insetti nevrotleri scritta dal eh. prof. Francesco Gio. Pictcl di Ginevra, il
quale e tenuto allresi a rallegrare di sua presenza i Colleglli.
Segue la lettura della qui appresso riferita lettera del prof. .Vntonio Alessan-
drini di Bologna che risponde a varii quesiti fattigli dal principe Bonapartc , e
r accompagna col sunto da lui fatto di una memoria del prof. Giovanni Mùller su
la struttura e limitazione dei Ganoidci, come sul Sistema altresì di naturale
riassiflcazione dei pesci. La Sezione, >ista l' importanza dell' una e dell'altra
scrittura del eli. prof, di Kologna, ne decreta la stampa negli Atti, anco perchè
sia manifesto quanto gradiscansi le comunicazioni di quei dotti Italiani , a' quali
non è dato d' intervenire , e specialmente quelle del tanto desiderato Alessan-
drini.
« Eccole finalmente il sunto della memoria del Mùller Ueber den Bau eie. (che
pure le dirigo sotto (ascia mediante il corso postale ) fatto alla meglio che per
— G8b —
me si è potuto, giacchò non conoscendo nblh-islanza In liugua tedesca ho do-
vuto servirmi d' im interprete poco pratico della materia : da ciò il perdi-tem-
po, e forse le inesattezze nel tradurre certe frasi, ed alcuni nomi tecnici , ai
quali sforluiiataiiiente la magfiior parto dei moderni autori danno la veste ale-
manna innestando con la loro lingua riccliìssinia di parole composte le radici
greco-Ialine ; dal che le somme difficoltà di renderle esattamente in lingua ita-
liana. Li memoria è poi tanto ridondante di fatti e di osservazioni , che difTicìl-
mentc si presta ad un esti'atto, ed abbisognerebbe piuttosto, per la più facile
intelligenza delle cose nella medesima trattato , di esser comentala di quello
che ridotta ad un sunto. Non ho poi inserito nell' estratto le annotazioni conte-
nute nel foglio di lei del ^7 pp. giugno per non interrompere troppo spesso le
serie delle nuo^e idee dell' Aut : perchè non sempre dà ragione dei cambia-
menti che introduce, e si riferisce ad altri lavori da lui pubblicati , e che qui
non abbiamo ; ed anche perchè le riflessioni stesse mi sembrano più oi)portuna-
mente collocate in forma di annotazioni sul fine dell' estratto. Riguardo alle do-
mande contenute nel citalo foglio, eccole quello che posso aggiungere, che non
è molto, atteso il pochissimo tempo che ho potuto dedicare (in qui all' argo-
mento.
« I Branchiostomi rientrano o no nei Cicloslomì ?
« Tali , e tante , e cosi capitali sono le contradizìoni che s'incontrano negli
autori che hanno trattato dell'anatomia di codesti singolari animali, che i me-
desimi per lungo tempo ancora osillleranno da un posto ad un altro nelle clas-
sificazioni a norma del diverso modo di vedere dei singoli autori. Il Ch. Mijller
formò di essi la Sotto-classe a parte dei I^locardii perchè invece del cuore or-
dinario dei pesci, loro assegna un lungo vaso pulsante , cuore gracile; dal che
il nome della Sotto-classe. Ma il prof. Oronzio Costa, che tanto, e cosi lodevol-
mente si è esercitato nella anatomia , e nelle osservazioni microscopiche degli
animali medesimi, ci ha trovato il cuore dei pesci, e nega ancora formalmente
l'esistenza di altri caratteri pure assegnali alla Sotto-classe del Muller, vale a di-
re l'esistenza di una cieca appendice nell'intestino, alla quale affìda le funzioni
del fegato , ed il moto vibratorio esteso a tutte le membrane muccose. Ora sic-
come lo stesso Muller ad onta di tutto questo continua a riguardare ì'Amphioxiu
— 689 —
nifìllo vicino ai Ciclostomi, ed ammette in esso il carattere essenziale dei Cicloslo-
mi stessi, la forma della bocca e la mancanza di mascelle distinte, nonché la
stessa qualità di scheletro; cosi parmiche l'animale in discorso possa tempora-
riamente nliiicno rimanere nei posto nel (inalo Ella. si<;. Principe di Canino, lo
ha collocalo , attendendo che ulteriori osservazioni mettano d'accordo, se pur
sia possibile, yli anatomici sul conto della struttura del ripetuto animale x.
« Le branchie fioccose (Houppes) dei Lophobranchii consistono esse in una
semplice decomposizione dei pettini dei Poinatobranchiì o formano due specie
diverse di branchie?
« Certamente le forme delle branchie dei Lophobranchii, e dei Pomalobranchii
sono diverse, come si è diverso ancora il modo di diramarsi in esse il sistema
sanguifero; né pare clic l'anatomico prussiano impugni questi fatti anatomici.
Nel sopprimere nella sua nuova classificazione le due Sottoclassi ha avuto in mi-
iM di raggruppare diversamente gli Ordini nelle medesime compresi, ricorrendo
ad altri caratteri, trascurando in molle divisioni la forma e struttura delle
branchie comuni ; e riguardo al sistema respiratore basandosi in singoiar modo
sulla coesistenza di branchie, e polmoni (Dipnoi); sulla contemporanea esisten-
za di branchie, pseudo branchie , e branchie accessorie, e sull'assoluta man-
canza di queste ultime nei Teleostei. Eretti a Sottoclasse ( Ganoideij gli Ordini
Sluriones e Ganoidei, dando loro una diversa circoscrizione, e parmi col fonda-
mento di ragioni anatomiche importanti ed esatte; e presi come caratteri di-
stintivi della sottoclasse Teleostei lo scheletro osseo spinoso, la mancanza delle
branchie accessorie , la posizione delle valvole , la struttura ed officio del bulbo
arterioso , divenivano meno importanti i caratteri sui quali sono basate le sot-
toclassi Pomatobranchii , e Lophobranchii aventi tutti del resto i caratteri asse-
gnati da Miiller ai Teleostei, ed egli trovavasi quindi nella necessità di soppri-
mere queste due Sottoclassi.
■I Relativamente alle ritlessioni fatte da V. E. sulla classificazione del Miiller,
e distinte in dodici separate censure , quantunque io convengo pienamente in
quasi tutti i punti sulla rettitudine e necessità delle medesime , mi permetterò
tuttavia sopra le prime soltanto una qualche osservazione.
« 1.' 11 nome Dipnoi non può essere accettato perchè farebbe confusione
— f)90 —
co' Dipnoi degli Anflbii ! Farmi che un tal nome ella più non lo adoperi nella
classiflcazione degli AnGbii eretti a Classe separata, per cui si potrebbe forse
trasportare nella classe dei Pesci, giacché dilTicilmente in altro modo si arriva
ad esprimere con una sola parola la singolarissima eccezione nella classe della
coesistenza di branchie e polmoni.
« 2.° Sirenoidi è più elegante, ma meno esalto di Lepidosirenidae ! Verissi-
mo, perchè la prima idea che viene svegliata da quel nome si è che Miiller ab-
l)ia coluto traslocare tra i Pesci parte degli Anfibii ictiodi.
« 3." Perchè non chiama Pomalohranvhii i suoi TAosto' ? Non poteva farlo
perchè questa sottoclasse, come si è detto , comprende ancora i Lofvbmncliii.
« 4." In ultimo le debbo confessare che non conosco per nulla l' opera di
Heckel , e quindi non posso pronunciare verun giudizio su le ragioni che lo
fanno propendere a dividere i Pesci in due classi distinte l' una dall'altra quanto
lo sono i Rettili dagli AnGbii. Quello però che posso dirle in genere si è , che
parmi si discenda troppo al minuto nei caratteri anatomici per istabilire delle
divisioni anche d'ordine superiore nella classificazione degli animali , massime
essendo ancora la zootomia ben lontana dal toccare quel grado di estensione ,
e di perfezione che pure sarebbe indispensabile per render un tale fondamento
ben fermo , ed inamovibile. Nello stalo attuale della scienza , seguendo un tale
sistema , si urta almeno in questi due scogli , di dovere cioè ad ogni tratto va-
riare le classificazioni a mano a mano che l' anatomia progredisce , e di esser
costretti a tenere frequentemente sospeso il giudizio intorno al posto che può
competere ai diversi generi , e specie , per la dilfìcoltà di poterne fare di tutte
una minuta dissezione.
« Nel chiedere mille volte perdono per non aver saputo trattare l'argomento
come avrebbe pure richiesto l' importanza della cosa, e 'l merito delle quistio-
ni poste in campo dal lavoro utilissimo del Miiller, ed assicurandole che non
mancherò di dedicare alle medesime, anche in seguito , tutta la industria di cui
posso esser capace , passo ec.
— 691 —
SUNTO
Della memoria di Giovanni Mailer su la slrullura, e limitazione dei Ganoidi , e sul
sistema di naturale Classificazione dei Pesci, fatto dal prof. Antonio Alessandrini.
Fra le diverse sezioni della Storia naturale ninna al pari della Ittiologia, dice
il celebre autore, dimostra quanto sia importante la cognizione delle specie fos-
sili perdute, onde pervenire alla generale Classificazione naturale degli ani-
mali. Restando infatti negli esempi di questa classe di animali le grandissime
differenze che s'incontrano negli avanzi fossili dei Pesci, lian reso necessario lo
stabilire interi ordini ed intere famiglie, delle quali non più s'incontrano fra'vi-
venti i rappresentanti ; il che poi è stato causa ancora della rimozione di molte
specie tuttora esistenti, dal posto che era stato loro assegnato nei Sistemi adottati
prima di tali scoperte. Ma la rettitudine di una classificazione nella quale oc-
cupar possano il vero posto clic loro compete auclie le specie fossili , avendo per
fondamento soltanto gli avanzi conservatisi dello scheletro e della pelle, d'uo-
po sarebbe che la estesa e profonda cognizione della generale organizzazione
delle specie viventi manifestar i)otessc l'esatta corrispondenza dell'intero siste-
ma organico con quei dati caratteri che dalla osservazione del solo scheletro , e
degli integumenti dedur si possono. Sfortunatamente perù l'anatomìa dei l'esci
è ben lontana ancora dal toccare questo grado di perfezione; dal che l'insutli
cienza dei tentativi fatti sin <|ui rapporto ai Pesci, massime dal celehralissinio
Agassiz, onde raggruppare in un comune sistema naturale le specie fossili , e
le viventi.
Il citato autore, trovato avendo che le differenze più notevoli , e più facili a
rilevarsi nei Pesci fossili dedur si possono dagl' integumenti , e massime dalle
scaglie che li proteggono, se n' è servito come principio fondanieulale di una
classificazione , ripartendo i Pesci nello quattro sezioni dei Cicloidi, degli Clenoi-
di, dei Ganoidi, e dei Placoidi. La differenza che passa fra le squame dei Cicloidi,
e quelle degli Glenoidi è ben piccola, e quindi 1' applicazione sistematica d'un
tale carattere deve esser limitata , come l'ho pure dimostrato (soggiunge l'autore)
— 692 —
in un'altra memoria intorno alle famiglie naturali dei Pesci inserita negli arcfiivi
di Storia naturale di Berlino. Nei Ganoidi invece le robuste ossee squame per lo
più insieme articolate, meglio si prestano ad un tal uso. Tali squame nelle specie
viventi incontraiisi soltanto in due generi di Pesci dal Cuvier collocati fra i suoi
Cliipes; il L'pisosleus cioè del Mississipi ed il Poli/plerus del Nilo; anzi fu egli il
primo a notare l'identità delle squame dei medesimi con quello del genere Pa-
laeomscus del calcare , rilevando ancora la somiglianza dal lungo lobo superiore
della coda di questo Pesce con quello degli Storioni , nonché la presenza di la-
mine, o scaglie triangolari sul margine anteriore della pinna dorsale si nei Pa-
laeoniscus, come nel Lepisosteus ; dal che ne dedusse la conseguenza che le specie
fossili del nominato genere avvicinavansi ad un tempo per una parte agli Sto-
rioni, e per l'altra ai Lepisostei.
Agassiz però ha il merito di aver stabilito l'identità di struttura delle squame
dei LepL^oslei,e Polipleri con quelle di tutti i Pesci ossei delle più antiche forma-
zioni sino alla creta ; ha quindi collocato i Ganoidi in un ordine distinto , ne ha
scoperte le numerose famiglie, assegnando loro caratteri certi, e determinanti
ancora i generi che alle famiglie stesse appartengono; dal che ne derivò l'im-
portantissima conseguenza , che cioè i tipi costituenti un buon numero dei Pe-
sci dell'Era presente incominciano dalla creta. Osserva inoltre lo stesso Agassiz
che le squame dei Ganoidi sono ricevute entro capsule cutanee a guisa delle
più comuni.
Per quel che spetta alla struttura dello scheletro i Ganoidi fossili mostransi
fra loro dìflerentissìmi , poiché molti hanno scheletro interamente osseo come
si verifica nei viventi Lepisostei , e Polipteri; laddove in altri la colonna si com-
pone di una molle corda dorsale fornita d' una sola serie d' apofisi ossee , come
negli Storioni.
Anche le generali forme del corpo variano molto perchè in alcuni generi la
colonna vertebrale prolungasi fino all'estreniilà del lobo superiore della coda a
somiglianza di quella degli Storioni , e degli Squadri ; laddove in altri si arresta
air origine del lobo superiore della coda ; la pinna della quale in tal caso portar
deve dei raggi anche superiormente. In altri Ganoidi' la colonna divide la cau-
dale in due porzioni uguali , come avviene nel maggior numero dei Pesci ossei,
— 693 —
Il carattere distintivo dell'ordine dciGanoidi è riposto dall' Agassiz princi-
palmente nelle squame angolari , romboidali , e poliftone coperte di smalto; e
nella sua grand' Opera Rnhcrchcs sur Ivs puissons f(mlcs ei comprende la fam.
dei Lepidoidi Ag. Sauridi Ag. l'iciiudoiiti Ag. Celacanti Ag. Schlerodermi Cuv.
Gimnodonti Cuv. Lofobranclii Cuv. ; dietro le quali verrebbero secondo lui a
collocarsi i Goniodonti, i Piluroidi, e gli Acipcnseridi , ed infine anche i Lepi-
dosirenidi. E qui l'autore con molte ragioni riflette che coi pochi aiuti sommi-
nistrati dalle parti fossilizzate non si può pretendere ad una classiGcazione cosi
esatta , e precisa ([uale ottener si potrebbe dagli esseri viventi ; tutta\ ia poter de-
rivare da sifTatlc osservazioni ottimi corollari, come lo è , a cagion d'esempio
quello che nessun pesce della famiglia dei Lepidoidi sia pervenuto vivente (ino
all'epoca presente.
Abbenché nel maggior numero dei pesci fossili descritti e delineati da Agas-
siz non si possa muover dubbio appartenere essi veramente ad una grande Se-
zione, alla quale spettano pure i Lepisostei , e Polipteri già enumerati fra gli
ossei insieme alle Selache ed ai Ciclostomi , mai però ho potuto persuadermi (di-
ce il Miiller) che veramente appartener possano ai Ganoidi le altre famiglie di
pesci viventi, quali sono i Loricarini, iSiluroidi , i Lofobranchi, i Scleroder-
mi, ed i Gimnodonti. Lo stesso Agassiz si era avveduto della forzata riunione,
poiché in un luogo della grand' opera dice espressamente: i caratteri d' orga-
nazione che uniscono i Lepidoidci, i Sauroidi ed i Picnodonti sono più evidenti
e numerosi di quello esser possano le relazioni che sono tra queste stesse fami-
glie ed i Sclerodermi , Gimnodonti , e Lofobranchi. L'anatomia dei Siluroidi
( prosegue il Mùller) combina tanto esattamente con quella dei Malacopterigi
addominali , che non sono separabili da questi ; e ciò che dicesi di tal famiglia
e applicabile a parecchie altre. Dunque i caratteri essenziali dei Ganoidi , per le
cognizioni fin qui possedute , sono tanto scarsi ed insuflìcieuti che portereb-
l>ero, avuto riguardo al solo consolidamento a smalto delle scaglie, alla maggior
confusione; di che l'autore arreca numerosi e chiari esempi.
Nella dilTicoltà di rinvenire caratteri suflìcienli per istabilire rettamente lor-
dine dei Ganoidi , deducendoli dalle specie fossili , il nostro autore si è appiglia-
to al ragionevolissimo partito di rivolgersi ai due generi viventi che si é detto
88
_ 691 —
appartenere certamente all'ordine stesso , vale a dire ai generi Poli/ptenta e Le-
pisiosletis; e ciò con tanto mag;gior fondamento, in quanto che si è egli estesa-
mente Occupato dell'anatomia di silTatti animali. Ora dalle sue osservazioni tira
le seguenti esatte deduzioni :
1." Che i Gauoidi costituiscono un ordine bene, e minutamente definito che
trova ])osto nella classificazione fra i pesci ossei ed i Selaclii.
2/ Che l'idea d' Agassiz di collocare gli Storioni fra i Ganoidi è giusta.
3." Che al contrario gli Sclerodermi, i Gimnodonti, i Loricarini , i Siluroidi,
ed i Lofohranchi sono estranei ai Ganoidi , ed appartengono agli altri pesci ossei.
4." Glie v'hanno dei Ganoidi forniti di squame, ed altri ignudi , che però con-
servano caratteri propri dell' ordino, ed immutabili.
Per quel che spetta all'anatomia dei due notati generi Pohjpierus, e Lepiso-
steus avverte che Geoffroy-Saint-Hilaire aveva già descritti gl'intestini del Polipi:
hirliir da lui scoperto, e la osteologia del medesimo fu pur nota all' Agassiz stes-
so il quale studiò anche quella del Lepisosfeus , i cui visceri furono descritti dal
Cuvier, Valentin , e Van dcr Fleercn. Tuttavia sifTattc ricerche non risguardano
direttamente le parti dalle quali ilMiilIer ha poi dedotti i caratteri di quest'ordine.
1 caratteri anatomici dei Ganoidi , dice egli , desumonsi dalla struttura del
cuore , dei vasi sanguiferi , degli organi respiratori , delle parti genitali , del
cervello , e degli organi dei sensi. Giù da lungo tempo ha notalo l' importanza
sistematica della struttura del cuore, o piuttosto del bulbo arterioso che si pro-
lunga dalla base di lui, e costituisce l' incominciamento dell'arteria branchia-
le. Si sa che nei pesci ossei , nei quali quest'ultimo venne esaminato , due sole
valvole , situate 1' una rimpetto all' altra , s' incontrano sempre all' origine del
bulbo muscolare , fra esso ed il ventricolo ; quando invece i pesci cartilaginei
superiori , gli Storioni , i Plagiostomi cani , e razze) e le Chimere hanno tre o
più serie di valvole sovrapposte entro il bulbo, ed il numero delle valvole per
ogni serie varia dal 2 a 5 secondo i diversi generi. Corrispondentemente poi al
punto nel quale negli ossei si trovano le due valvole, nei cartilaginei nulla s' in-
contra di somigliante. I Ciclostomi diversificano e dai cartilaginei superiori , e
dagli ossei, perché mancano del bulbo muscolare arterio.so ; essendo il tronco
branchiale costituito dalle semplici membrane delle arterie ; ma assomigliano a
— 695 —
questi ulliini per l'esistenza delle due valvole. Queste diOereuze mostraronsi tan-
to costantemente in tutti i pesci osservati nelle diverse sezioni, che giudicai ,
prosegue sempre l'autore , poter servire di f;uida in una fondamentale separa-
zione dei diversi ordini. Se infatti, restando nell'argomento che ora si tratta,
i (janoidi diversificano veramente dagli altri ordini dei pesci ossei , la differen-
za chiara deve pure dimostrarsi nel bulbo arterioso: ed in vero, il Polypleius
Irichir mostra quivi la struttura propria dei cartilaginei superiori già nominati,
ed anche il genere Lepisosteus olire (pii\i struttura ufTatto somigliante. Per que-
sta stessa ragione che riunisce ai Ganoidi i Polipteri , e Lepisostei, separare se ne
debbono e lasciarsi tra gli ossei i Sclerodermi, i Gymnodonli, i Siluroidi, i Go-
niodonti ed i Lofobranchi.
Onde metter poi fuor di dubbio la costanza del carattere assegnato al tronco
arterioso dei pesci ossei, ha l'autore esaminato i tipi di 35 famìglie di que' pe-
sci , senza incontrarsi in veruna eccezione; ed in uno specchio sinottico dà il
nome delle famiglie e dei generi esaminati , o da lui medesimo , o da auto-
ri degnissimi. Quella stessa ragione infine che costringe a separare dai Ganoidi
molte famiglie , perchè hanno il nome dei pesci ossei ; abbenché per le scaglie
loro rassomigliassero , d' altra parte e' induce a riunirvi i Lepidosiri a bulbo ar-
terioso somigliante, avvegnaché abbiano le scaglie molto dissimili.
Passando agli organi respiratori le osservazioni dall'Autore istituite sulle bran-
chie accessorie , e sulle pseudo-branchie lo portarono a stabilire i seguenti due
caratteri generali d' organazione dei pesci , > ale a dire che le pseudo-branchie ,
e le reti mirabili in relazione colle medesime trovansi tanto nei Plagiostomi e
negli Storioni, quanto nei pesci ossei; ed invece una vera branchia accessoria
fiiamniai si trova in verun pesce osseo, l'esistenza della quale costituisce quindi
un altro carattere essenziale, per cui meglio vengono circoscritti i generi appar-
tenenti all' ordine dei Ganoidi. Nei pesci ossei egualmente non si ó peranche tro-
valo esempio dell' esistenza di uno sfiatatoio ; di un canale cioè , che dall' inter-
no delle fauci si faccia strada alla sommità della testa , quando invece esso può
trovarsi nei Ganoidi. Le estese osservazioni istituite dall'autore sopra le treno-
te d' organizzazione in discoreo lo portano a stabilire nei ganoidi le cinque se-
guenti combinazioni diverse delle medesime.
— 696 —
I .* Brancliie accessorie , pseudo-branchie , e sfiataloio ( Acipenser ) .
2." Branchie accessorie, e pseudo-branciiie senza sfiatatoio ( Lepisosteus 1 .
3.° Branchie accessorie senza pscudobranchie e senza sfiatatoio ( Scaphi-
rhynchus 1 .
4." Pseiidobrancliie , e sfiatatoio senza bninchie accessorie (Planirostra ).
5." Sfiatatoio senza branchie accessorie, e senza pseudobranchie (Polypterus).
Nei Ganoidi anche gli organi inservienti alla generazione hanno una partico-
lare struttura. Le ovaie del Poliptero in forma di lamina oblunga, sono prive
di cavità e non hanno altra apertura della ventrale in fuori ; mentre invece i
Plagiostomi , gli Storioni, i Lepidosiri forniti sono d'ovidutti particolari ; perciò
nel Poliptero alla distanza di un pollice dall' ano un' ampia fessura trasversale
addominale dell' ovaia la mette in comunicazione col breve ovidutto che in com-
pagnia dello uretere , ma separatamente dal medesimo , arriva in prossimità del
comune poro escretorio uro-genitale collocato al di dentro dell' ano. Negli Sto-
rioni la posizione e la Dgura dell' orificio addominale della tuba è precisamente
la stessa , scuoncliè questo canale per breve tratto si trova separatamente , e va
poi a sboccare nell'ampio uretere , che per tal modo diventa pure ovidutto.
Una disposizione del tutto uguale verificasi ancora nei testicoli del maschio ;
pare però, giusta le più recenti osservazioni dell'autore, che questa comunica-
zione tra le parti genitali e gli ureteri avvenga soltanto in determinate epoche,
quando cioè le parti stesse sono prossime all'esercizio di loro funzioni.
In quanto alla struttura dell' intestino , i Ganoidi a guisa dei Plagiostomi han-
no pure la valvola spirale; e questa nello stesso poliptero fu descritta dal lodato
scopritore della specie. Formerebbe eccezione soltanto il lepisosteo nel quale
siffatta struttura non è stata notata da verun anatomico , e manca pure in tutti
i pesci ossei.
II cervello dei Ganoidi ha , al dire dell' autore , dei caratteri particolari , pei
quali dir si può diverso tanto da quello dei pesci ossei quanto da quello dei
plagiostomi ; e porta ad esempio la descrizione del cervello del Poliptero bichir:
esso somiglia ( sono sue parole ) a quello dello Storione : nella regione posteriore
si compone di una midolla allungata molto sviluppata col suo seno romboidale,
del cervelletto, dei lobi ottici piuttosto piccoli. Seguono d'appresso i grandis-
— 697 —
sirai emisferi distinti 1' uno dall' altro per un solco longitudinale assai profon-
do , ed infcriornicntc prolungantcsi nei lobi, e nervi olfattori. Ai nervi ottici
maura l' iiuTociamcnto proprio ilei pesci ossei , essendo semplicemente riuniti
in un liiiusma, come avviene appunto anche nello Storione. Riguardo agli or-
gani dei sensi , i Ganoidi partecipano dei caratteri propri tanto dei pesci ossei
che dei Plagiostomi. La sostanza cartilaginea del cranio inviluppa il labirinto
molto più di quello avvenga nei primi. I fori nasali sono doppi a dilTerenza di
quelli dei Plagiostomi. Il processo falciforme e la glandola coroide pare man-
chino nel Poliptero. La cute de'Ganoidi può essere coperta di una maglia di
squame romboidali ed anche rotonde, può avere degli scudi, ed essere perfet-
tamente nuda. Gli Spatulari sono Storioni nudi, abbenchè i visceri , e la loro
colonna vertebrale sieno somiglianti a quelli dei veri Storioni.
Avuto riguardo all' insieme dei caratteri , i veri Ganoidi dell' era presente
sono soltanto i generi Polyptcrus, Ltinsosteus, Acipenser, Scaphirhyncìius, e Spaiu-
larta. Trascurati i caratteri che non sono costanti in tutti i generi , dir si può
in compendio essere i Ganoidi pesci avmli varie valvole nel bulbo dell'arteria bran-
chiaie, nervi ottici non decussati , branchie libere, ed opercoli branchiali , e pinn*
ventrali addomiruili.
In questa definizione rimane esclusoli carattere dedotto dalla pelle, e dalle
scaglie, sul quale venne dapprima fondato l'ordine stesso : anche il carattere
delle pinne potrebbe per avventura essere valutabile solo talvolta.
Relativamente a' pesci fossili enumerati da Agassiz fra i Ganoidi , fortunata-
mente non ve ne sono che pochi appartenenti a famiglie di veri pesci ossei co-
muui. Gli Acanlhoderma , ed i Pleuracanihus , i Diodon, Osiracion, Calamostoma
vi appartengono senza dubbio: 1' ultimo genere va tra i Lofobranchi , gli altri
sono l'Iectognati.
Per i generi fossili Polochius , Dorcelis e Rhinellus, avendo essi poca o ninna
relazione cogli Schlerodermi , ai quali sono stati uniti nei poissons fossiles ; po-
trebbe trovar luogo la domanda se debbono aversi per Ganoidi. Fa duopo però
ripetere che troppo scarsi , ed equivoci sono i caratteri che fornir possono gli
oggetti fossili, né bastano a sciogliere fondatamente questi ed altri somiglianti
dubbi : e qual valore si potrà dare alla forma , solidità e struttura delle scaglie ,
— 698 —
s«' tra i ganoidi vivenli abbiamo delle specie del lutto sprovislc delle medesime,
e fra i veri pesci ossei delle scaglie del tutto simili a quelle dei Ganoidi ?
Passando in seeuito l'autore a parlare della sistematica classifica/ione dei Ga-
noidi, a\verle dapprima formar ossi una delle più distinto so/ioni della classe;
onde delibosi poi ([uosta chiamare ordine , o sottoclasse. Finché 1' anatomia di
codesti pesci era sconosciuta, poteva l' ittiologo rimaner dubbioso sul posto che
loro compete ; ora è indubitato diversificare essi fondamentalmente dai pesci os-
sei, e non convenire nemmeno totalmente coi Selaelii ; per cui una tale sezio-
ne si colloca naturalmente fra i pesci ossei , ed i l'iagiostomi , o Sclachi.
Che alcuni degli animali compresi nella sottoclasse dei Ganoidi somiglino per
una , o per altra parto di loro organizzazione ai rettili , si può concedere ; ma
che essi per più degli altri pesci ^i si assomigliano costituendo, come si prete-
se, r anello d' unione, non lio potuto persuadermene, trovandovi soltanto com-
binazione di proprietà di pesci ossei, e di plagiostomi costituenti una terza for-
ma particolare.
Separando i Lofobranchi, Gimnodouli, Sclerodermi , Goniodonti, e Siluroi-
di, la sezione dei Ganoidi è riducibile circa alla metà, dovendosi conservare il
nome al rimanente dei pesci come ordine , o .sottoclasse. Per le specie viventi
poi l'ordinamento più naturale è il seguente
SunciASsis Ganoidi
(Jrdo I. Holoslet
Famlliae t. Lepidosleini ( (Jcn. Lepisosteus
2. Poh pterini ( Polypterus
Ordo II. Cltoiul rostri
Familiao 3. Acipenserini | Geii. Acipenser
— Scaphirhynchus
— Polyodon
Planirostra Raf.
1 primi hanno la colonna \ortebraIe ossea , gli ultimi hanno lo scheletro in
parte cartilagineo , e la colonna vertebrale contiene una corda molle invece dei
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corpi vertebrali. Passa in seguito l'autore a riferire i caratteri anatomici , per
i quali ha creduto di non dover comprendere nella stessa famiglia i gen. Lcpi-
sosieus e Potijp(erus estendendosi a parlare anatomicamente anche delle altre due
famiglie Acipenserini , e Spalularic.
I Ganoidi fossili, prosegue il .Miiller, nelle squame hanno maggiore rassomi-
glianza cogli Uolostei viventi di quello che cogli Storioni; la loro colonna verte-
l>ralc però ora e ossea, ora cartilaginea; quindi è molto diflicile coordinarli colle
specie viventi, dovendosi frequentemente in luogo dei fatti anatomici bene av-
verali recare in mezzo dello semplici ipolesi. Fra i Lepidoidi od i Sauroidi tro-
vansi in Agassiz delle formo rnssomlglianli ai l.episostei nella struttura delle pin-
ne a due serie di sostegni (fulcra), e nella colonna vertebrale interamente ossi-
ficata ; il Lepisostus p. e. ed altri ancora. Ma riguardo ai Polipteri , fra tutti i Ga-
uoidi fossili non trovo analogia alcuna per cui costituir deve per 1" appunto il ti-
po di una particolare famiglia. I Cclacanli , Picnodonli , e le famiglie ultimamen-
te stabilite dei Cefalospidi , Acantoidei , e Dipteri (compresi forse i Gheiiolepis fra
gli Acantoidei ) dai quali sembrano differire Umto per la mancanza dei pungoli
cJie per la presenza dei fulcra, le considero siccome ottime famiglie. La divisio-
ne dei Lepidoidei, e dei Sauroidci la credo artificiale. Fra le quantità di specie
quivi comprese ve ne sono però alcune che hanno un'aflìnìtà rimarchevolissìtua
fra loro, e che potrebbero far propondero alla suddetta divisione. Lo slesso Agas-
siz ne ha preso l'iniziativa , giacclió gli .\cantoidi, i Ofalospidi, ed i Dipteri spe-
cialmente sono tolti dai Lepidoidei. Però gli altri Lepidoidei, sono sempre parole
dell' A. . non saprei scientificamente distinguerli dai Sauroidi. Parmi che i Ga-
noidi da comprendersi in una famiglia debbono combinare nel carattere della
colonna vertebrale, averla cioè o.sseao cartilaginea al centro. Poscia sembrami
potersi riunire quei Ganoidi fo.ssili che mancano sempre dei fulcri nelle pinne, se-
parandoli dagli altri, nei quali costantemente si presentano. Fra i Ganoidi coi
fulcri al margine anteriore di alcune, o di tutte le pinne, vi hanno reali diffe-
renze. Ciò che ho potuto dedurre dalla osservazione di esemplari l)cn conservali
riducesi alle seguenti cose. Se la sommità del lobo superiore prolungato della co-
da è fornito di fulcri ( cioè di scudelli , o scaglie ) , questi paro formino sempre
una serie dispari lino all'oslremitù, come già si vede negli Storioni , ed ancora
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nel Paloonisco e nell'Acrolepi. Il manifestarsi dei fulcri , nella sommili della pin-
na caudale de' GanoiJi elerocerchi non include la necessilà che il margine ante-
riore del lobo inferiore delie altre pinne ne sia pure fornito. I fulcri su tutta la
sommità della coda, ove non avvi alcun rafigio, devono considerarsi q»iali sem-
plici integumenti squamosi, e non già come sostegni dei raggi ; onde un Ganoi-
de eterocerche avente fulcri semplici sul lobo superiore, ne può mostrare una dop-
pia serie nel margine anteriore del lobo inferiore ; come pare si verificili nel Pa-
leonisco, e nell'Acrolepi (A. asper). Molti altri esempi adduce l'Autore onde
provare quale vantaggio trar si possa per la determinazione dei Ganoidi fossili
dalle forme e posizione delle pinne, e dalle diverso armature di sostegno, e pro-
tezione delle medesime.
Dalle osservazioni intorno ai Ganoidi , e massime della determinazione del
posto che loro compete nella classificazione sistematica , trae argomento per par-
lare in ultimo delle primarie divisioni dell'intera classe ; ed opina che presen-
temente le cognizioni anatomiche sieno pervenute a tal grado di svolgimento da
appoggiare un tale lavoro e rimediare al difetto del quale lamentavasi il Guvier
sulla fine del primo tomo della sua storia naturale dei pesci; che cioè mancas-
sero in allora dei caratteri d'organizzazione abbastanza certi ed importanti per
ordinare convenientemente le famiglie in sezioni maggiori.
La Sezione dei Condropterigi stabilita prima da Artedi, confermata poscia da
Gronovio, ed ammessa dal Cuvier apparisce come un'unione forzala e preterna-
turale di molte famiglie. Sono in essa contenuti gli Storioni, le Chimere, e i Pla-
giostomi. Non si può dubitare che in questa sezione non sieno riuniti i pesci di
più perfetta organizzazione che più si avvicinano ai rettili , coi più imperfetti
quali sonoi Cicloslomi , i Petromizonti , i Mi\inoidi. Invece l'altra grande di-
visione dei pesci ossei mostra nei vari grupi)i delle differenze in proporzioni ben
poco marcate. Pallas ed Agassiz separarono dalla prima sezione gli Storioni, col-
locandoli il primo , cioè Pallas , fra i pesci ad opercolo branchiale e branchie
libere, ch'egli chiama branchiala, denominando gli altri cartilaginei, cioè i Pla-
giostomi Spiractilala. Agassiz, che di\ide la classe in 4 ordini Etenoidi, Gamùii,
Placoidi , e Cicloidi, colloca con ragione gli Storioni tra i Ganoidi , lasciando uniti
gli squadri , le razze , le chimere , ed i cicloslomi , di guisa che l' ordine del
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piti impcrfetli quali sono i Cicloslomi, ì Petromizoni , ì Mixinoidi. Invoce l'altra
grande divisione dei Pesci ossei mostra nei vari gruppi delle differenze in pro-
porzioni ben poco marcate. Pallas ed Agassiz separarono dalla prima Sezione
gii Slorioni, roiiocandoii, il primo, cioè Pallns, fra i Pesci ad opercolo bran-
chiale e branchie libere, ch'epli chiama iiitÀ.\ciii.iT.i, denominando gli altri Car-
tilaginei, cioè i /'/ar/iVw/omi, le Chimere, e i Cicloslomi, svih.uilat.ì. Agassiz, che di-
vide la classe in quattro Or Ami, Ganoidi.Placoidi, Ctenoidi, e Cicloidi, colloca con
ragione gli Storioni tra i Conoidi , lasciando uniti gli Squadri, le Razze, le Chi-
mere, ed i Cicloslomi; di guisa che l'Ordine dei Placoidi contiene gli stessi Pe-
sci compresi da Pallas nei Sinraruhiln. Se i Cicloidi, e gli Clcnaidi non possono es-
sere conservati come Ordini, una tale sezione perù contiene nuovi ed importanti
elementi per lo sviluppo d'un Sistema naturale. I Ganoidi ia forma mutata, come
si è dello , costituiscono veramente una sezione distinta ; ma i Placoidi d'Agassiz,
Spiraculata di Pallas, mostrano l'inconveniente di riunire, comesi è detto, alle
specie più perfetle le più incompiute. I Platjiosiomi , o Selachi d' .Vristotile ,
i Cani cioè, e le Razzo, costituiscono per la singolarità di loro organizzazione
una sezione di Pesci alTatlo distinta. I Cicloslomi all'opposto somigliano ai Pla-
flioslomi soltanto per la cartilagine del corpo indivisa , e per i distinti spiracoli
branchiali ; del resto ne differiscono moltissimo perché mancano in ossi gli
archi branchiali, e le mandibole; i loro organi genitali sono privi di ovidutti ,
e di condotti seminiferi, e costituiscono fra i cartilaginei l'unica eccezione della
mancanza dello strato muscolare nel bulbo dell'arteria branchiale.
Il principe di Canino [Selachorum Tab. analijlica 1858) giudicò rettamente. dei
caratteri degli Squadri , Razze e Chimere, riunendoli insieme in una Sottoclasse
cui diede il nome di Elasmobrancliii; e traslocando i Cicloslomi nella quarta sot-
toclasso Ac'i .}farsipohranchii. Riguardo però ai Pesci ossei ed ai Ganoidi le attuali
cognizioni anatomiche non confermano l'ammissione delle altre sottocl.issi dei
Pomalohranchii cioè , e dei Loplwbranchii; la prima delle quali comprende gli or-
dini Sc/crodermi, Gijmnodonli, Sluriones, Ganoidei, Clenoidei, Cycloidei. (L'autore
quando pubblicò questa Memoria non poteva conoscere il nuovo Specchio gene-
rale etc. del Principe suddetto, che vide la luce soltanto all'incominciare del
corrente anno ) .
89
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Nell'ammeltere la soltoclasse dei 3Iarsipobranchn, o dei Cidoslomi , prose-
gue l'Autore, non v'includo V Amphioxus. Dalle osservazioni gii\ comunicate
all'accademia conchiudo che il medesimo non può essere annoveralo in verun
ordine , o sottoclasse conosciuta di Pesci , sebbene assaissimo si avvicini ai Ci-
doslomi per la ntancanza dt'ilo mandibole, e per la struttura dello scheletro. Le
ragioni che m'inducono ad una tale separazione sono , la muscolarìlù del siste-
ma vascolare privo di cuore particolare (esempio unico fra tutti i vertebrali); la
posizione delle branchie nella cavità addominale con un porus respiratorio della
cavità stessa; la non esistenza di un cervello separato dalla midolla spinale; la
riduzione del fcfjato in un sacco cieco dell'intestino , ed il moto vibratorio co-
mune a tulle le membrane mucose: dun(|ue quest' animale formar deve il tipo
di una particolar sottoclasse di Pesci alla quale do il nome di Leptorardii.
Costituiscono pure una sottoclasse particolare quei Pesci squamosi, che for-
niti sono ad un tempo di polmoni, di branchie, e d' aperture nasali perforanti
la mascella superiore dalle fauci all'esterno, Dipnoi, Nob. A questi appartengo-
no le Lepidosireiie, i caratteri distinti\ i delle quali li abbiamo nella valvola spirale,
nel bulbo muscoloso aortico , nell' intestino con valvola spirale a foggia di quel-
lo dei Pkigios(omi , Ganoidi, e di alcuni Cìcìostomi , negli ovidutti aperti nella
cavità addominale, nella colonna vertebrale fornita di una Chorda con apofìsi
sovrapposte.
Sottraendo dalla classe dei Pesci queste quattro sezioni , rimangono le due
con opercolo branchiale , e branchie libere; i (ìanoidi cioè, ed i veri Pesci spi-
nosi: gli ulliiui dei quali, indipendentemanle da tulle le altro difTerenze d'or-
ganizzazione , diversificano essenzialmente per la doppia valvola del cuore già
descritta; e li denomino Teleostei, cioè Pesci ossei perfetti . Come primarie di-
visioni della classe dei Pesci otteniamo cosi 6 sottoclassi. I. Teleostei Miiller.
II. Dipnoi Jliiller. III. Ganoidei Agassiz. IV. Eìasmobranchii Honaparte, ossia
Seladiii. V. Manipohranrhii Bonaparte, ossia Cijdoslomi. VI. I.eptocurdi Jliiller.
Nella più naturale disposizione colloco i Ganoidi , e i Selarhi nel mezzo per-
chè da un lato i Ganoidi formano il passaggio ai Teleostei e Dipnoi, dall'altro
i Selachi lo stabiliscono ai Cidoslomi, e Leplocardi.
Per Acanlopleri, Ordine 1 ." dei Teleostei { vedi lo Specchio della classificazio-
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ne alla pag. 135 della Mem. ), intendo solo quelli fra gli Acanlopleriiji di Cu-
vier, che hanno le ossa faringee doppie, iMbrìdi, e allontanandone i loro affini.
In quest'Ordine includo l.'i famiglie, fra le quali quella dei yulacanlltini com-
prende gli Acantoiìlcriyi aventi molli raggi spinosi al dorso ; e la cintura ome-
rale , anziché essere unita al carpo , collocasi assai più all' indietro come nelle
Anguille. Servono ad esempio il Nolacanthits ed il MaslacenMus; non essendo
bene determinato se \i appartenga anche il Telrmjonurus.
Gli Anacanlhini , ordine 2." dei Teleostei, sono l'esci che si accostano nella
loro struttura a quelli dell'ordine precedente , la cui vescica natatoria, quando
ci ha, è senza condotto di sbocco ; hanno raggi soltanto molli nelle pinne; le
ventrali , se vi sono , situansi al torace , od alla faringe : parte in somma dei Ma-
lacopterigi subbranchiali ed apodi di Cu\ier. Comprende tre sole famiglie.
I Pharyngognalhi, ordine 3.° dei Teleostei, sono Pesci a pinne in parte con raggi
spinosi, in parte con raggi molli ed articolati. Le ossa faringee inferiori sono
riunite: le pinne ventrali sono situate in alcuni nel torace , in altri nell'addo-
me; iluotatojo senza condotto. Contiene quattro famiglie distinte in due sot-
tordini.
I Physoslomi , ordine 4.° dei Teleostei , hanno pinne molli ; le ventrali , se
vi stanno, sono sempre addominali; e sono gli unici della Sottoclasse ne' quali
il notatolo ha un canale di sbocco. Le 14 famiglie che sonovi incluse, vengono
distribuite pure in due sottordini , il primo dei quali è dei Fisosioini addomi-
nali, ed il secondo degli apodi.
Nella famìglia dei Siluroidi Cuvier separa come gruppi distinti i veri Siluroi-
di, o Siluri, ed i Goniodonti, Agassiz, o Loricarini. La famiglia dei Ciprino-
danti .\g. o Po(ciliae\'a\., contiene Pesci a bocca estendibile limitata dai soli in-
tcrniascellari. La specie l'mljra del Cramer iCijprinodon umbra ('.\x\ . l'mbra Cra-
meri Nob. j non appartiene al genere Poecilia, perché é nmnita di denti anche
sul vomere, e sulle ossa palatine ; e la bocca trovasi circoscritta anche dagli ossi
mascellari, come negli Esox, coi quali ha eziandio in comune lo stomaco senza
saixo cieco, e la stessa forma dell' intestino e delle pseudobranchie. .Mia famiglia
degli Esocidi, ora dire si può con tutta certezza, che appartengono soltanto i generi
Esox, ed L'mbra. Per la gentile connivenza del signor Valenciennes potei prò-
— 704 —
seguire le mie osservazioni sugli Esox del Cuv. ; e rapporto al Salanx restai in-
deciso noi giudizio per non essere l'individuo del Museo abbastanza ben con-
servato. I Microstomi però hanno la bocca limitata in parte anche dagli ossi ma-
scellari superiori, e IVscniplare del Museo non ha pinna adiposa. I Mitroslomi
(li Ilisso e di Reinhardl, per le pinne adipose di cui sono forniti, costituiscono
un genere diverso ma vicino; ed andiedue combinano cuìV Argentina , perché i
denti non trovansi suU'intermascellarc, ina solo sul vomere; V argentina però
non è munita di soli tre raggi nella membrana branchiostega , ma di sei: reste-
rebbero ad osservarsi ancora le ovaje dei Microstomi onde decidere del posto
che loro compete, e se appartengano veramente ai Salmoni. 1 (ìakij-ias {Mesites,
Jenyns ) uniti agli iEsod anche da Cuvier, sono stali da me ultimamente esami-
nali. L'esemplare del Museo ha sette raggi hranchiostegi. Un'altra piccola spe-
cie probabilmente nuova riconosciuta dal sig. Poeppig ne ha soltanto sei. La
bocca non estendibile esternamente è circoscritta dall' intermascellare, ma in-
ternamente protuberano i mascellari superiori come nei Microsiomi. Le uova
dei Gahixias cadono nel cavo addominale, e vengono espulse mediante un'aper-
tura addominale come nei Salmoni, Miillcr; dai (|uali però differiscono per la
struttura delle mandibole , e per la mancanza delle pinne adipose. Ad ogni
modo i Galaxias separar si debbono dagli Esoci , ed intanto li dispongo come
Famiglia particolare riserbandomi di riunirli ai Salmoni, se occorre.
1 Clupesoics che nella Meni, sulle Famiglie naturali dei l'esci separai da (7((-
peidi, ve li riunisco di nuovo, giacché le pseudobranchie che per la loro pic-
colezza estrema mi erano sfuggite , esistono realmente. E questo dubbio che la
famìglia cioè dei Clupesoces non fosse bene stabilita, l'aveva di già fino dalla
scorsa estate esternato al principe di Canino.
I Fisoslomi apodi o Anguillari debbono comprendere soltanto le vere Anguille
col condotto di sbocco nel notalojo ; gli Ophidini spettano all'Ordine degli Ana-
ranlini : cosi ridotti gli Anguillari comprendono ancora le Ire famiglie Mu-
raenoidi, Gijmnotini, Symbranchii. Nei Muraenoidi le uova ed il seme passano ma-
nifestamente nella cavità addominale, e vengono emessi per un'apertura addo-
minale come avviene nei Ciclostomi , e come si verifica per le uova dei Salmo-
ni. Nei Si/mbranchii al contrario ( Symbranchus, Monoptcru») e nei Gymnotini,
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{Gifmnotus, Carapus, Sternarchus) Irovansi ovaja imhuliformi escretorie, come
nella maggior parte dei Pesci ossei, e condotti seminiferi. I Fisoslomi di questa
sezione ( cioè gli Apodi, od Anguiltari ) olTrono ancora altri caratteri particola-
ri. La bocca dei Miireiwkli per tutta la sua lunjiliczM è liinìlnt.i da'.'li interma-
sccllari superiori piccoli , e come rudinieutali ; non vi sono appendici pilorichc,
ma un sacco cieco nello stomaco. Nei Sijmbiamltii l'intermasccllare arriva bensì
sino all'angolo della bocca; ma i mascellari superiori lo accompagnano per ugual
tratto; mancano del sacco cieco nello stomaco, e delle appendici piloriche, e l'in-
testino die discende in retta linea è accompagnato fino alla sua estremità dal
fegato oltremodo lungo. Nei Gimiìolini la bocca è limitata anteriormente dal-
l'intermascellare, ai lati dal mascellare superiore; hanno appendici jiiloriclie, e
r ano è situato nella gola.
Il •')." Ordine dei Pleclognalld Cuv., abbencliè non olTra un carattere esatto
nella saldatura dell' intermascellare col mascellare superiore, non essendo esso
costante e manifestandosi talvolta anche in altri Pesci , tuttavia le tre famiglie
dell' ordine offrono una certa analogia ed afTmità nei comuni integumenti , le
cui squame, asprezze, aculei o lamine, diversificano dalle solite scaglie degli
altri Pesci.
Il 6." ed ultimo Ordine dei l'eleoslei è formato dai Lophobranchii, che del re-
sto in nulla d'importante differiscono dagli altri Pesci spinosi.
La IV Sottoclasse degli Ehwnohmnchii o Sclacliii ù divisa in due Ordini, dei
Platjioslomi e degli Jfohcephali. I Pìcujioitmni si suddi\ idono ne'due sottordini
Squalidae, e Ilajidae, poiché le Razze differiscono dagli Squadri pel cingolo ju-
gulare perfettamente anulare ; pei fori branchiali diretti inferiormente; per l'u-
nione delle pinne toraciche col capo ; e per la fusione della porzione anteriore
della spina dorsale in una grande cartilagine, senza divisioni vertebrali; il qua-
le ultimo carattere però è proprio anche dei Pmlis.
Esposti cosi i principali fondamenti delle ■\ariazioni introdotte nella sua nuo-
va Classificazione dei Pesci , ne dà l'autore in questo luogo il prospetto , come
meglio può vedersi nella Memoria originale alla pag. 133 e seguenti.
In un'appendice aggiunta in fine alla memoria parla di nuovo l'Autore dei
bulbo esistente nel tronco arterioso dei Plagiostomi , e dei Ganoidi per un lato ,
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e dei Pesci ossei per l'altro; o questo perchè avendo dapprima fatto calcolo sol-
tanto, in conto di una diflercnza zoologica, della quantità e posizione delle val-
vole , diverse in quelli ; ed in questi datosi poscia a studiare anche flsiologica-
niente l'ufTi/io di questi congegni , e del trailo vascolare nel quale sono collo-
rati, si è avveduto che il hulbo muscolare (lei tronco arterioso dei Sf(ac/ii e dei
(ianoidi è un vero cuore destinato a pulsare come il ventricolo e l'orecchietta,
colle quali parti ha pur comune la struttura. Il bulbo del tronco arterioso dei
Pesci ossei al contrario non pulsa, non può paragonarsi ad un cuore , ed è for-
mato semplicemente da rigonfiamento dell'arteria, e da raddoppiamento delle
proprie tuniche. Era generale opinione degli Anatomici, che la sostanza musco-
lare del ripetuto tronco avesse uguale importanza si nei Selachii che nei Pesci
ossei ; l'attento esame della posizione, e forma delle valvole dimostra ad evi-
denza che nei primi il bulbo deve considerarsi come un ventricolo prolungato
che continua a spingere il sangue tinche abbia superato tutte le valvole ; l'ulti-
mo ordine delle quali mette limite tra l'organo impellente, e la semplice arte-
ria, la quale rimane cosi distesa dall'onda del sangue intanto che si il bulbo ,
che il ventricolo, interamente vuoti, atteggiansi a ricevere il nuovo liquido
spintovi dall'orecchietta. Nei Pesci ossei, situate le valvole tra l'apertura ven-
tricolare ed il bulbo arterioso, cioè sul suo incominciamcnto soltanto , contraen-
dosi il bulbo sul sangue contenuto , certamente questo anderebbe oltre verso
i rami; ma cessata la contrazione rigurgiterebbe verso il punto dal quale parti
sino all'ostacolo delle valvole, mancando di questo riparo nella sonmiità conti-
nuandosi col tronco cilindrico, a differenza di quanto avviene nei cartilaginosi.
Osservandolo sull' animale vivente , il bulbo dei Pesci ossei ha lo stesso movi-
mento del rimanente tronco arterioso, ed è soltanto alcun poco più vivace; gli
slimoli chimici, meccanici, l'elettricità, non hanno il potere di promuovere nel
medesimo la contrazione come avviene negli organi veramente muscolari.
La minuta ispezione anatomica dello pareli del bulbo nelle due nominale ca-
tegorie di Pesci svela ancora, al dire dell'autore, la differenza d'ufficio perchè
nei Plafiioslomi e Ganoidi lo stato muscolare del hulbo si compone evidente-
mente di fascetti disposti trasversalmente ed aventi proprietà del tulio uguali a
quelle del tessuto consimile dell'orecchietta, e del ventricolo. Invece nei Pesci
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ossei non v'è indizio di fascctti trasversali, non di vere fibre muscolari: ma sol-
tanto di un tessuto fibroso pallido, più evidente di quello clic sia nel rimanen-
te dell'arteria, ma probabilmente della medesima natura. Lo strato muscolare
nt'l bulbo dei carlila}.'inosi si vede terminare improvisamenle con un orlo sa-
liente, prolunj^andosi dal di dentro di esso strato il tessuto fibroso ordinario della
parte arteriosa. (Rianimai nel bulbo dei Pesci ossei si osserva questa demarca-
zione tra fibre muscolari e tessuto fibroso proprio dell!arleria, perchè le prime
non vi esistono, e queste ultime ingrossatesi nel bulbo decrescono poi grado
grado, e si perdono insensibilmente nel prolungarsi del tronco. I fascetti anco-
ra, e trabcidc tanto evidenti ncll' interno del bulbo di grossi l'esci ossei come
nel Salmone, p. e., non hanno vera i|ualltà muscolare, ablienche pel loro co-
lore tendente al grigio sieno ancora diverse dalla sostanza fibrosa costituente la
più robusta tunica delle arterie. Esse pure nell' assottigliarsi del bulbo si per-
dono insensibilmente fra il tessuto proprio della comune parete del vaso.
Il tronco arterioso dei Cicìoslomi non presenta nel bulbo difTereiiza notevole
confrontato coi Pesci ossei , ai quali essi souo analoghi nell'esistenza delle val-
vole. Quest'importante argomento appena abbozzato nella .Memoria, della qua-
le brevemente si è ragionato fin qui, l'autore promette di trattarlo di nuovo
più estesamente in un altro lavoro, mettendo a profitto tutti quei mezzi che
giovar possono a disvelare la vera natura, e l'importanza di quel tessuto fibroso
che indubilatamente ingrossa anche la parete del bulbo arterioso dei Pesci os-
sei , ma che non basta ad impartir loro quella contrattilità muscolare, che tanto
evidentemente si manifesta nei Selaehi, e nei Ganoidi.
Uopo una breve discussione, sopra la Memoria suddetta , fattosi a principale
Dggetlo il lìranrhiosloma , il Presidente elegge una Conmiissìone composta dei
professori Owen, Weber, delle (ibiaje, e dottor de Filippi, la (piale decida del
[)osto che spetta al Branriiiosloma medesimo nel Sistema naturale. Propende il
Presidente a credere che lo si possa lasciare, benché Ordine distintissimo, fra
gli altri Cijcloslomi meno imperfetti ; e ciò principalmente perché ravvisa in tal
Pesce uno stato embriologico permanente non dissimile dal transitorio degli al-
tri. Le osservazioni della Commissione dovranno principalmente volgere a ve-
rificare quei punti essenziali, intorno ai quali tengono diverso parere il eh. Mùl-
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ler di Berlino e il prof. Costa di Napoli. All'udir ciò, inipromelte il Costa di
esibire ogni giorno alla Sezione un buon numero di questi esseri vivi.
Il medesimo prof. Costa, per sempre più secondare i voti del Presidente che
da (luoslo Congresso illustrinsi qnnnlo più sia possibile i Pesci, olTresiad esibi-
re alla Sezione i suoi studi nnnloiiiioi sopra settanta specie della dotta Classe di
animali abitatrici del Mediterraneo; lo die si accetta con generale soddisliizione.
Vengono quindi sotto l'occhio de' Congregati due figure di Pesci. In un di
essi trovato nei mari di Genova dall'indefesso naturalista signor Verany, ravvi-
sa il principe Bonapartc la caratteristica Seriola (o per meglio dire Slicroplerix)
òipinnala, Cuvier, di cui quel sommo naturalista die cenno nella seconda edi-
zione del Regno animale, trascurala perù dal Valenciennes nella sua grande ope-
ra. Tale specie vedesi tuttavia figurata nel viaggio intorno al mondo dell'Ura-
nia tav. 61 /ì(j. 3, e minutamente descritta dal signor Jenyns nella parte ittiolo-
gica della « Zoologia della nave Beagle ». Da questa specie può ben costituirsi un
genere a se; ed il principe lo trova indicato dal sig. Low ne' suoi Pesci di Ma-
dera in proposito di una specie congenere [Seriola graeilis, I.ow); quantunque
sotto il brutto e pericoloso nome di Cubiceps. E poi da merav igliare , che men-
tre la specie del Verany diversifica da quella di Madera, sia invece tanto simile
all'altra specie del mare delle Indie da do\er ritenersi per identica. Il suo nome
dunque (almcn provisorio) sarà Cubiceps bipiimatus, e la figura, sottoposta agli occhi
de'Congregati, si vedrà con piacere pubblicata negli Alti del Congresso di Genova.
L'altro figurato pesce fu trovato nel mare di Messina dal prof. Cocco, il qua-
le chianioUo Scarus siciilus, e nell'esibirne quella figura promette leggere una
apposita memoria , in cui, per secondare l'invilo del Presidente, confida pro-
vare dietro accurato esame , che il suo Scarus sia nuovo alla scienza, piuttosto
che un discendente di ((uei famosi Scari cretemi, de' quali popolò i nostri mari
l'ammiraglio romano: opinione seguita dal principe Bonaparte.
Il carcinologo dottore Alessandro Rizza di Siracusa pone sul banco una ta-
vola di Crostacei , ed alcuni esemplari preparati , onde la Sezione possa meglio
gustare la Memoria che egli stesso legge , intitolata Osservazioni su i generi By-
zetìus e Sijmethus di Rafinesque. Dimostra il Rizza nella sua scrittura che il ge-
nere Bi/icHKs stabilito da Rafinesque (nell'anno 1814 j sia stato trascurato, e
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poscia ( nell'anno 1829 ) riprodollo da L-iIreille sopra una specie delle Indie
col nome di Slenopu$. Concliiude quindi che il fìyzeitm scaher abitante molti
hirìghi di Sicilia debba conservare questo nome, non quello di Slenopus sinim-
siis. Risso. Nota in One, che il si^. Milne Edwards trascurò questa specie non
meno importante che singolare. Parla jmi del {genere Si/mellins dello stesso Ra-
fìnesque ( anno 1814 ) caduto in dimenticanza, non più riconosciuto, e tutto-
ra da' naturalisti ritenuto tra i generi dubbiosi. Esso è veramente un genere di-
stinto per molti caratteri , e principalmente per la singolare articolazione del
carpo con la chela: carattere, che fu trascurato dal Rafinesque, e che diede luo-
go al sig. Milne Edwards di Tonnare il genere Caridina sopra due specie ana-
loghe. Reclama nella sua nota il dott. Rizza che ristabiliscasi il genere Symetìnis:
e il nome di Caridiiìa rileghisi tra i sinonimi. Descrive poi sotto il primo nome
le tre specie note di questo genere nel modo aforistico seguente.
i." Si/melhus ftuvialilis, Raflnesque.
Rostro subrecto, superne 20-26 dentato.
Abita le acque del fiume Anapo presso Siracusa.
2." Symethus lypus. Caridina lypus, M. Edw.
Rostro recto brevi, superne laevi. — Patria ignota.
'ò." Sijmethuslongiroslris. Caridina longirostris , M. Edw.
Rostro subrecurvo , praelongo, superne ad basin ultra indentalo, inde le^i,
apice bidentato.
Abita il fiume della Macta presso Orano.
Seguono le descrizioni di ciascuna specie, ed alcune osservazioni , dalle quali
si dimostra che il genere Caridina ( Symelhus ) fu posto da Milne Edwards nel-
la tribù degli .4//ei, quando avrebbe dovuto alluogarlo in quella Ae' Paìemoni.
Si espongono finalmente alcune ragioni che fanno credere che V Ilippohjte Des-
maresti di Millet, e di Milne Edwards sia piuttosto una specie di Symelhus mol-
to aflìne alla Siciliana.
La rivendicazione de' sopraddetti due generi al eh. Rafinesque dà luogo al
prof. Costa a ragionare sul pocomerito de'lavori diquel naturalista; ma ilPresi-
denle osserva che gli errori del Rafinesque, de'quali nou senza giustizia il dis-
serente si duole , dcI■i^ ano principalmente dalla so> erchia fede da (luel chiaris-
90
— 710 —
Simo prestata ad opere altrui ; mentre contcslualinenle mostrasi nelle opere me-
desime diligeutissimo osservatore della natura.
Tra l'espeltazione, ed il rispettoso silenzio ascoltano i congregali il eh. prof.
Ei'uesto Weber, il quale in perspicua latinità discorre della contrattilità mu-
scolare, e della iulluenza del par-vaijo sul cuore, diversa da (piella del gran
simpatico, frutto di esperienze da lui stesso fatte in compagnia del eli. suo fra-
tello Eduardo. Ecco il compendio del suo ragionamento.
1 ." « Se con la rotazione di una poderosa macchina galvano-magnetica si ec-
cita la midolla allungala , o la radice del par-vafjo quivi nascente, e prima re-
cisa; il cuore immediatamente entrain riposo. Finita l'azione galvano-magne-
tica , trascorso un (jualche intervallo di tempo , il cuore comincia di nuovo a
pulsare; e le sue pulsazioni in principio son vane e parziaU; ma da grado in
grado divengon più forti e più frequenti, in guisa che il cuore giugno a ricupe-
rare il primitivo ritnvo e la energia che aveva prima di essere eccitato » .
2." « Se poi la potenza della macchina non basta a privare il cuore di ogni
muovimento, almeno ne ritarda ed infievolisce le pulsazioni ».
3.° « Se le parti vicine al cuore percorse dal gran simpatico, e dai rami di
questo, si stimolino nel medesimo modo, il cuore non sarà privato di movi-
mento, né le sue pulsazioni saranno ritardate ed inlìevolite; ma si faranno più
frequenti. Di più , se il movimento del cuore per lo stimolo della midolla al-
lungata era cessalo, con quello del gran siinpalico si ristabilisce ».
4.° « Gli stessi fenomeni sono stati ancora osservati sul cuore della Lepre
e del Coniglio».
Espone quindi il medesimo Ern. Weber i seguenti nuovi trovati aggiunti
alla scienza col soprallodato Eduardo suo fratello sull'assorbimento del chilo.
1.° « L'assorbimento del chilo comincia nelle cellule dell'epitelio che rin-
venni ripiene di globetti di chilo. Quindi esso passa nelle cellule sottoposte alle
prime, e Analmente lo tolgono ad esse i vasi chiliferi ».
2." « Nell'apice de' villi dell'uomo spesso appajono due cellule più tumide
e rilevate di tutte le altre, e perciò più grandi; una delle quali contiene un
succo grosso e trasparente, l'altra un succo bianco ed o))aco. Queste due cel-
lule giusta poste vengono a toccarsi tra loro »,
— VII —
3.' « Ne' mezzani villi dull'uomo poco larghi è riposto un solo canale lin-
fatico: ne' villi più larghi i canali sono più. Che se il villo largo si divide in
due rami, le divisioni de' vasi linfatici procedono ad angolo, e quivi i due ra-
mi comunicano cui rami dei vasi linfatici vicini «.
Comunica infine le seguenti ricerche anatomico-fìsiologiclic da lui ultima-
mente falle nel teatro anatomico di Lipsia in compagnia del suo fratello sud-
delio.
I.
La dottrina che insegna dipender la contrazione delle fihre muscolari dal cor-
nigamanto e dalla flessione di loro stesse, confutisi e fin dalle fondamenta si
rovescia da Eduardo Weber con esperimenti all'uopo eseguiti, e tali da non la-
sciar dubbio alcuno.
I Qsiologi hanno osservato col microscopio le convulsioni delle flbre musco-
lari, non già il tetano. Ma la convulsione delle fibre cessa in si breve tempo,
che non ó dato affatto di scorgere quale andamento mai si abbiano le Gbre dalla
C(mtrazione occupate.
Eduardo Weber nelle fibre musculari sottoposte al microscopio eccitò con la
rotazione della macchina galvano-magnetica il tetano, ed ebbesicosi tutto l'agio
di vedere ciò che nelle fibre in tale stalo avvenisse.
1 . ' Le fibre muscolari scisse dal corpo della Rana, e adattate sopra una lami-
na di vetro in maniera che rimangono aliiuanto curve ed inflesse faimosi rellili-
nee ìul momento della contrazione.
•2." Le fibre muscolari applicate sul vetro in direzione rettilinea, contratte
dal tetano rimangono rette, ma si accorciano.
3." Terminata la contrazione tetanica , le stesse fibre muscolari flettousi in
un modo regolarissimo, e formano angoli mirabilmente regolari già descritti
da Prcvost e Dumas.
4." La causa di questo fenomeno è che le fibre muscolari clastiche, contratte
dal telano, tendono ad allungarsi nel loro rilasciamento, ma dall'attrito pro-
dotto nel vetro, vengono impedite a muoversi liberamente e i loro estremi non
possono allontanarsi l'uno dall'altro. Ragion por cui non è dato alle fibre di ri-
tornare alla primitiva lunghezza in alcun altro modo che cui flettersi.
— 712 —
S.Prevosl, e Dumas, e molli altri scambiarono il fenomeno della remissio-
ne delle fibre già contralte col fenomeno stesso della contrazione.
II.
Fin' ora tutti i fisiolosi hanno creduto che le (ìbrc muscolari viventi facciansi
più dure nel momento della contrazione. Ou<?sta opinione viene oggi confutala
da fisiche esperienze istituite da'fratelli Eduardo e Guglielmo Weber , pei tiiiali
dimostrasi che nel tempo della contrazione il grado di elasticità diminuisce, e
perciò le libre divengono più molli e più estensìbili. L'accresciuta durezza che
ai tisiologi sembrò di scorgere nelle libre muscolari contratte, dipende dalla loro
tensione, ed osservasi dello stesso grado anco ne' tendini de'muscoli contratti.
111.
La dottrina che le fibre muscolari sian composte di segmenti : che i singoli
segmenti sian gli strumenti della contrazione, i quali co'Ior cangiamenti di
forma producono la contrazione, non vien confermata dalle esperienze di Eduar-
do Weber. Dimostrasi anzi da queste, che la causa della contrazione è riposta
nelle molecole chimiche invisibili. Egli è vero però che le strie trasverse nelle
libre contratte reciprocamente si approssimano : che all'opposto si allontanano,
e si fanno più larghe nelle fibre che si rilasciano. Ciò pure ha osservato lo
stesso Weber accadere nelle fibre artificiali di gomma elastica, nelle quali ave-
va inciso dei solchi trasversi.
Il dottor de Martino commendai risultamenti sperimentali suddetti, ed ag-
giunge alcune sue qui riunite ricerche per comprovare lo stesso argomento.
Circa l'intluenza dell'asse cerebro-spinale e del gran simpatico su i movi-
menti del cuore distingue egli nelle contrazioni di quest'organo la energia dal
ritmo: e dice che raccogliendo i concordi risultamenti di tutte le esperienze di
l.egallois, di Treviranus, di Wilson Philip, di Humboldt, di Burdach, e di
altri fisiologi , e massime prendendo in considerazione gli effetti distintissimi su
i mo\imenti del cuore prodotti dalla sinora intentata azione della macchina
— 713 —
rotatoria magneto-galvanica ( azione prima diretta su la uiidolia allungata, o su
le estremità centrali delle tronche origini del par-vago , indi sul gran simpati-
co ) si può conchiudere, che la energia de' movimenti del cuore dipende più
specialmente dall' asse cerebro-spinale, ed ha il suo centro nella midolla allun-
gata , da cui i' trasmessa pel par-vago ; e die il ritmo delle contrazioni delle di-
verse parli del cuore è regolato più specialmente dal gran simpatico.
Adduce il de Martino in conferma i risultamenti ottenuti eziandio dalle espe-
rienze sue , pe'quali rilevasi:
1." Che la distruzione delle diverse parti dell'asse cerebro-spinale, poco
alterando il ritmo dc'nioviiiienli del cuore, (iacea più direttamente e più co-
stantenieutc la energia delle contrazioni muscolari di (|uest'organo.
2." Che soprattutto dietro la distruzione della midolla allungata spesso il
cuore entra istantaneamente in riposo, e dopo un qualche intervallo ritorna in
debolissimi movimenti.
3." Che le diverse irritazioni del gran simpatico, poco alterando la ener-
gia , cangiano assai sovente il ritmo dei movimenti del cuore.
E qui l'adunanza si scioglie.
Il Presidente — Carlo Pkiscipe Bonaparte
j ANASTASIO Cocco
1 Segretari
( CoRKADo Politi
ADUNANZA
DEL GIOIWO 24 SETTEMBRE 1845
-^««
Approvato, giusta il consueto, il processo verbale dell' antecedente adunan-
za, il Presidente esibisce alla >ìsta de' congregati Ire Animali inviatigli di Corfu
dall' onorevole commendatore Gangadi senatore interino della Repubblica Sct-
tinsulare. Il primo, che è un Serpente, viene accompagnato da una memoria,
della quale si dà lettura. Descrivesi minutamente in essa dal Gangadi il sogget-
to , nel quale si ravvisa quella varietà appunto della Ti/ria Dahli ( serpente sco-
perto dal Fitzinger nella Dalmazia ) nominata da taluni Tyria ocvUala ; ed ag-
giungesi che quegli isolani lo chiaman Siu», ed anche 2:11:01^11 , cosi per la sua ve-
locità nel serpeggiare, come per lo slanciarsi rapida al par di una freccia. An-
nota insieme il Gangadi trovarsi il Rettile nell'isola di Corfù per le pianure non
meno che perle colline ombreggiate ; essere alquanto fiero a vedersi, ma non
avere il morso velenoso , come credono i conladini , non producendo che una
semplice infiammazione che per lieve suppuramcnto svanisce. Il principe Bo-
napartc pruova che questa Serpe a manto ocellato non differisce specificamente
dalla Tyria Dahli di manto concolore, malgrado che mostri egli slesso alla sezio-
ne la recente Opera dell' Eichwald, Fautm caspico-caucasica , in cui veggonsi fi-
gurate, quali altrettante specie, le varietà di questo Serpente.
— 715 —
Il secondo animalo offerto dal Gangadi ù un Uccello impagliato, in cui si rav-
visa un quasi albinismo della PyrgUa cisalpina , ossia Passera comune d'Italia.
Il terzo è una Emberiza, o per meglio dire Eunpiza, senza nome, quantun-
que già passata più volte sotto l' occhio degli Ornitologi. Il prcfato principe pro-
pone chiamarla E. tloìidionia , perché tanto nel manto quanto in una tal quale
acutezza delle penne della coda somiglia a\[' EinheitM oryzicora, che porla ora
il nome generico di DoUchonijx. La caratterizza quindi con la seguente frase.
EvsPiZA grisco-olivacea , plumis centro longitudinaìiter nigratis; subtus flaveola,
pectore, et hijpochondriis nigro-siriatis; tectrìcibus alarum inferioribus albis : cauda
fmarijinata; rcctricibus arutidis, exlima iitrinque obliiiiie dimidialo-alba.
Il Dottor de Filippi riguarda il suddetto esemplare per feraina, e dicendo che
il sig. Vcrany di Genova ne possiede il maschio, promette di presentare altri
uccelli importanti poscia che lo stesso Verany abbia mostrato i suoi (').
Il sig. Cannizzaro di Palermo, tornando sull'argomento trattato jeri dal prof.
Weber, ed encomiandolo, riferisce alcuni suoi esperimenti fatti per determi-
nare il meccanismo della contrazione muscolare in opposizione alle idee di Du-
mas e Prcvost. Indipendentemente dai mezzi da quello proposti, ha notato che
la contrazione si cIFettua per accorciamento delle fibre; che i zigzag dipendono
dalle fibre trascinate dalla contrazione delle altre sottostanti fibre : che le fibre
muscolari si contraggono anche senza influenza nervosa. Aggiunge che le strie
trasversali vedute nei cordoni muscolari, e l'apparenza nodosa delle fibre rav-
\icinano questo fenomeno a quello delle strie trasversali dei cordoni nervosi: e
por elTollo delle sue esperienze sospetta che dipendano dall'involucro dei cordo-
ni si nervosi come muscolari e da quello delle fibre muscolari. Da ciò crede al-
tresì che dipendano le apparenze spirali prese per reale struttura dal Raspali —
1." Osservali i muscoli nello stato d'integrità non presentano zigzag, per quan-
(*) L'accurato esame quindi fatlo del suddetto maschio da] principe Bonaparte lo ha conrinto tlie
QMcsto uccello non altro era che uno stato inimaturo della E. aureola^ Nondimeno & coloro^ che con-
tinuas.^ro a ritenere i due esemplari come appartenenti ad una medesima specie, rimarrà dubbiose
appartengtiiuo a specie veramente nuova, o se ul contrario ambedue siano mulificazioiie i\c]V aureola ,
dì (;ui la ftn q)il creduta fctnina fo5<e il maschio giovine ; mentre la femica vera sarebbe rimatta
finora ignota.
— 710 —
to se uo può vedere — 2. Staccate le fil)re vi\acissime si contraggono senza
the \i si vegga alcuna raniilìcazione ner>osa. — 3." Presi varii strati di muscoli
che abbiano perduto un poco di vivacità, si passò merce di una lievissima cor-
rente a stimolare o i soli strati superiori , o i medii, o gì' inferiori — Stimolando
ì superiori, cioè quelli sottomessi al microscopio: non si ebbe alcuna appari-
zione di nessuosità ne nello libro, no ne' cordoni: il muscolo si raccorciava, e
quindi si allungava — Stimolando gli strati inferiori appariva lo zigzag ne' cor-
doni, e nelle libre dei superiori strati, ma dispariva, finita la contrazione. Ma
se l'attività de'muscoli era esaurita, ripetendo quest'ultimo esperimento, lo
ziipaq non dispariva: finita la contrazione, rinianea qual ora , o diminuiva di
poco — Questi l'alti si spiegano ammettendo che lo zigzag venga prodotto per-
ché le fibre superiori non contraendosi vengono trascinate dalle interiori che
sì contraggono ; e la scomparsa dello zigzag venga prodotta dall' allungamento
delle fibre, allungamento che avviene per una proprietà veramente attiva de'
nervi, l'estensibilità. Sparendo e diminuendosi questa proprietà nei muscoli,
che perdono di vivacità , lo zigzag non disparisce, o si menoma di poco.
Queste esperienze ripetute con metodi tutto diversi da quello del eli. We-
ber, il quale, come jeri espose egli stesso , ottiene una contrazione perenne,
confermano i risultamenti di lui , cioè che la contrazione si effettua per semplice
raccorciamento delle fibre muscolari. Riguardo poi al modo di questo raccor-
ciamento si è creduto che dipendesse dal ravvicinamento delle nodosità delle fi-
bre muscolari , che danno ai cordoni l'apparenza di strie trasversali. Il sig. Can-
jiizzaro ha voluto esaminare tale questione , e a tal uopo ha cominciato dall'inda-
gare d'onde nasca l'apparenza di strie trasversali ne'cordoni muscolari, e nelle
fibre. Queste osservazioni sono state fatte da esso lui insiem co' signori di Be-
nedetto, e Calcara: ed i sospetti che ne ha tratti sono : che l'apparenza di strie
trasversali nei fasci muscolari dipende dalla medesima cafiione di quelle dei
cordoni nervosi; poiché i successivi ingrandimenti gli hanno presentato una
simile successione di elTetti ottici : e si i cordoni , come le fibre mentiscono sem-
pre la forma spirale, su di che Raspali ha fondato una intera teoria. Si gli uni
come le altre crescono nel raccorciamento ; si gli uni come lo altre di grossi
tronchi , dopo aver subito azioni che li retraggono, si manifestano all'occhio
nudo con rilevature, ed accavallamenti della supcrncic (pieghe diill'involucro)
li quali poi guardati successivamente con lenti di vario ingrandimento pren-
dono l'apparenza di strie biancastre del tutto eguali a quelle che si vedono nei
nervi, e ne'niiiscoli — Creile che queste pieghe dell'involucro dc'nervi e de'mu-
scoli nascano dalla ineguale elasticità del contenente , e del contenuto de' fasci :
in guisa che l'accorciamento del tessuto contenuto si fa in una maniera diversa
da quella dell'involucro contenente. Trasferendo questa spiegazione dei fasci
alle fibre , sospetta che anche le apparenze nodose di queste nascano dalla stessa
causa , poiché manifestano la stessa successione di effetti ottici che le strie dei
cordoni nervosi, e de'liisci muscolari. E poiché al par di (|uesti hanno involu-
cro distinto, valuta egli come un sospetto per dirigere le esperienze , secondo
le osservazioni da lui finora fatte, che la contrazione si spiegherebbe ammet-
tendo una proprietà di raccorciarsi nelle fibre, senza ricorrere all'attrazione
scambievole dei nodi coluta da Miillcr, o dei tramezzi delle cellule delle fibre.
Promette ripetere le esperienze col novello metodo del Weber per confermarsi
ne' suoi sospetti , o per disingannarsi.
Il Presidente dice che amerebbe sapere se gli Osservatori di tali apparenze
abbiano posto mente alle illusioni ottiche de' nervi e de'rauscoli sotto l' uso del
microscopio, onde viemeglio si potesse argomentare sulle realtà la vera teoria
dello svolgimento organico.
Rì.sponde il signor Canni/zaro non averne contezza, ma desiderare assai che
la Sezione si occupasse in determinare le illusioni possibili a presentarsi da'ner-
vi e da' muscoli; e ciò per rettificare le induzioni che se ne possono trarre per
le teorie dello sviluppo organico.
Il vice Presidente sig. Costa espone alcune dilTicoltà sulle proposizioni del
sig. Canni/zaro: dichiara che ne' cordoni musci)lari v'ha due ordini di fibre in
direzioni opposte, e le fibre son formale di vescichetle; negando soprattutto l'in-
volucro. Ed a meglio dimostrare le sue idee le disegnò col gesso sulla lavagna.
(I Cannizzaro confessa non aver veduto l'involucro co' propri occhi: ammet-
terlo però sull'autorità del Valentin, e del Weber.
Il dottor de Martino , che nella precedente adunanza si fece interprete delle
idee del Weber, dichiara essere in tutto d'accordo con questo valoroso Fisiologo;
91
non ammette cioè dubbio sulla struttura de muscoli ; ammette nodi e filamenti
intermcdii che gli uniscono, ed attribuisce l'apparenza delle strie trasversali ai
ripiegamenti dell'involucro. Tutta la Sezione ravvisa per un progresso notevo-
le la teoria del Weber poggiata su gli esperimenti già riferiti.
Il Presidente comunica la presente lettera del prof. Paolo Savi di Pisa relati-
va princip.ilmente alla Memoria letta nella prima adunanza, o che per l'impor-
tanza che desta non men lo scrittore che la materia viene ascoltata con gene-
rale attenzione.
« Avendo potuto avere alcuni Mammiferi esotici ben conservati nello spirito
di vino, ho avuto agio di arricchire il uascetite Museo Zootoraico pisano di pre-
parati che ne mostrano la interna loro struttura. Sono tra questi il liradijpus
iridactyUis, Myrmccophaga didaclyla, Didclphis cancriwra^, Moschus Kancliil />.
Di questi animali , e di vari altri ancora, de' quali per brevità tralascio la nota,
possediamo ora non lo scheletro soltanto, ma si ancora tutti i principali visceri,
0 disseccati o infusi nello spiiilo di vino, cervello, tulio digeienle, polmoni, or-
gani genilali etc. anzi studiando io questi ultimi nella l'emina del so|)raiudicato
Moschus, ho varie cose osservato che mi sembrano nuove ed assai importanti
per la Zoologia , non che per l'Anatomia comparata. Per una fortunatissima
congiuntura quella femina era gravida, e negli ultimi periodi della gestazione;
cosicché, come in un individuo fresco, vidi non solo l'utero, ma gl'invogli fe-
tali eziandio; ed in questi ebbi il piacere di riconoscere, che nel modo stesso
col quale i Muschi assomigliano a' Cammeli per la esistenza di grossi e lunghi
canini ne' maschi , cosi pure somigliano ad essi per la struttura della placenta.
Lo stomaco ancora di questo piccolissimo Ruminante si accosta a quello de'Cam-
meli. Questi dunque sono altri fatti zootomici, i quali mostrano che i Kumi-
nanti con denti canini e senza corna, son l'anello di unione fra i Mammiferi
di quest'Ordine e i Solipedi.
La prego porre a parte per me , tutte le volte che possa , le Memorie che sa-
ranno dispensate nella Sezione in cotesto Congresso , aflinché mi sia concesso
proflttarc in qualche modo de'Iavori de'miei colleghi.
Mi è stata gratissima la notizia del Ginnnto vivente costà. Jlatteucci che vie-
ne al Congresso avrà campo di far sul medesimo importanti esperienze di elettri-
— 719 —
cita animale. Il delle Cliiaje con l'abile suo scalpello , ne studierà poi la strut-
tura interna , e meglio la Tara conoscere.
Il signor Calcara da Palermo, come annunzia vasi nel programma di jeri, legge
un suo lavoro su'.Mollusclii viventi e fossili della Sicilia per servir di supple-
mento all'Opera del signor Amando Philippi sulla materia stessa, correggendone
al tempo medesimo alcune mende. Dimostra l'importanza di siffatti studi, riem-
pie qualche lacuna dell'Opera del naturalista di Berlino; ed aggiunge insieme
la descrizione di alcune Conchiglie da lui trovale ne'Ierreni terziari, arricchen-
do cosi la Conchiologia Siciliana di circa oO nuove specie.
Onorarono la Sezione di loro presenza, e sederono a' lati del Presidente S. E.
il Presidente del Consiglio de' Ministri, Presidente della R. Accademia delle
Scienze, e S. E. il Ministro degli alTari interni Presidente generale del Con-
gresso.
Il Presidente — Carlo Piuncipe Bonaparte
I Anastasio Cocco
1 Segretari <
( Corrado Politi
ADUNANZA
DEL GIORNO 2lì SETTEMBRE 1845
-»«*-
iJi-rro ed approvato il processo verbale dell'antecedente adunanza, il Presidente
principe Bonaparle dà conto dell'Opera iconografica del eh. signor Giorgio Ro-
berlo Gray intitolata Genera avium tutt'ora in corso di associaziont;; ed esaltan-
donei pregi, tanto più volentieri vi rileva alcune discordanze colle proprie idee,
citando que'generi, e quelle specie di Uccelli, sulle quali trova da aggiungere,
od emendare. Piacegli solennemente dichiarare, né dubita che tulli siano per
convenire secolui, che la suddetta ultima Opera ornitologica del Gray innoltrata
fino al decimoquarto fascicolo, nella quale ci si rende ottimamente effigiata a
colori una specie di ciascun genere, e le parti caratteristiche (soltanto in nero)
di ogni genere, con insieme il catalogo esatto delle specie, registratele singo-
larmente (ulte sotto i rispettivi generi, promette fin d'ora do^er riuscire, da
ogni lato che si riguardi, la più importante in quel ramo della nostra Zoologia.
Potrebbe desiderarsi (continua il Presidente a dii'c) maggior ricchezza nell'aspetto
della Sinonimia, tanto più che mercè di quella saremmo maggiormente persuasi
che l'autore esattamente paragonasse quelle specie ancora delle quali non par-
la. Sembra cosi che il Gray' abbia voluto mettere in procinto il suo degno emulo
— 721 —
Striikland a percorrere quest'arena. Tale riflessione gli viene parlicolarnientc
suggerita dal modo, in cui l'Opera Ta menzione della Glareola Nordmantti. Spia-
regli vedere il genere Neophron esriuso da veri Vulturiiii , malgrado la sua stret-
ta afTuiità tante volle da lui slesso, e da altri dimostrala. Nel genere Tliala$fiitr(>-
ma, che sostiene esser la vera l'iocellaria , scorile rimaner qualche piccolo me-
scuglio, dispiacendogli soprattutto il vedervi registrala come specie la Tha-
luMÌdroma melilensis.
Non sa con quanta proprietà trasferisca dal genere Guiracaa quello di l'i/ihi-
lus la specie (j. meUinixeiihala del Messico, descritta da vari autori sotto di\er-
si nomi, tra quali rileva omesso quello datole dal Lichtenstein. .'\vrehbe voluto
vedere adottali in Sottofamiglia i suoi Geospizini, che hen lo meritano per la for-
ma, e pe'costumi. Mancano tutti i sinonimi del figurato Sallalor Riefferii, e cosi
quelli della Pyranga ba'itlala etc. — Il nome di Rampliopis /'a^seri'iiu è anteriore
a quello di /fdmwiV/cn/s dato dagl'inglesi ; ed il principe lo rivendica con piacere
al eh. naturalista toscano — Seguilanilo l'ordine, in cui provvisoriamente si rap-
presentano ne'l'ascicoli gli Uccelli, emette alcuni dubbi sulla limitazione di varii
generi, e fa osservare che non ammette fra le Anatre la sottofamiglia degli LVt's-
ma(urini. — Insiste poi di bel nuovo sulla improprietà di riunire i Neophron ai
Sarcoramphini, ( suoi Catharlini); imperocché sono essi VuUurìni a becco soUite.
Crede che il genere Sanoramphits vada di>iso dallo Zopyìoles; e cosi il Comlor
genericamente diviso dal Papa ossia Re deyU Avvoltoi; raccomandando i mtì
C'a(//artM ad ulteriore studio de naturalisti. Fa osservare che tra gl'itY^ri e gli
Xaitlhorni si omettono delle specie , tra le quali alcune da lui descritte. — Cri-
tica alcun che intorno a' Falchi, e mostrasi ritroso all'ammissione della specie
F. Arcmlictts. Dice la Àlamla Kolliji non essere specie buona; ed al contrario gli
sembra, che ne manchino allre. \é mostrasi convinto che la Olocoris cìmjsohvmn
sia sinonimo deirtt/pMd'w. (Jsserva che oggij;iorno si enumerano tre specie di
Telraoijallua. Fa la storia del Chnjsomus fronlalis, e della Dolichoivjx oryzivora —
Dà le sue ragioni per seguitare a chiamare TMiornis e Podoa i due generi degli
lleliomilliiiìi , quantunque in origine questi due vocaboli fosser sinonimi —
Muove alcuni dubbi circa la proprietà di adottare i nomi Gracuiusvi\Aiagen per
i Plmlarrnrnra.T e i Tachtjpeles. — Ri\eiidica a se il ctenere Ronim (li^•erso an-
— 722 —
clic in sostanza da Bonasa) per il Teirasles del prof. Blasius; dubita della validi-
tà di alcuna tra le otto specie di Lagopus. Gode imparare dal Gray , e si ralle-
gra con la scienza , che il nome di Porphyrio veterum fosse slato dato al P. hya-
finthinus di Teniminck molto prima elio c^U chiamasselo P. aiìliquomm; perchè
niun avr;\ ullorior prelesto a conservare quel riprovevol nome — Dà quindi al-
cuni schiarimenti sulle Uivundo daurica, sencgaleiìsis, capensis eie. facendo no-
tare gli equivoci di alcuni Autori e lo scambio di alcune tavole ; corroborando
le osservazioni proprie con quelle dello Schlegel. Osserva che nella enumera-
zione delle specie del genere Garnihts una ne manca, cioè il Garndus Kitlliizii
dell' Ucrania. — Coglie questa occasione per ripetere le diversità fra i suoi due
generi Cyanocorax e Cyanurus, corrispondendo quest'ultimo al Psylorhinus di
Kùppel, edora di Gray — Spiega quindi la confusione aumentata dallo stesso
Strickland, delle specie o de'nomi uUramarimis, Sieberii, sordidus, Califomicus;
e rivendica la priorità Barlramiana del nome F/ori(fan«s per il C. coertdescemdÀ
Vieillot. Si meraviglia, tanto più perchè specie europea, di non veder mento-
vata fra le Querqueduìae, né altrove, VAnas angusiirostrìs, ossia mcumorala — Ri-
vendica nuovamente a se il magnifico Calunis paradiswus da lui così denominato
assai prima che il Gouid lo chiamasse resplendens, cioè fin dal 1817, allorquando
i RappresenUmti del Brasile , e di Gualamala glielo alTidarono in Washington
per illustrarlo , e ne mandò la Memoria al suo dotto amico Guglielmo Cooper
di Nuova-Jorca, come si vidde in quel tempo ne" Giornali di colà.
Il Sacerdote D. Gaetano Pesce legge alcune sue Osservazioni critiche (cosi egli
le intitola ) intorno agli Americani al tempo della scoperta. La sostanza del di-
scorso di lui restringesi al cenno di alcuni errori degli antichi Antropologi quan-
do parlarono degli Americani in genere, errori da'quali non vanno immuni i
moderni. Percorse parecchie opinioni, istituiti alcuni paralleli tra genti anco del
vecchio mondo , conclude iu ispecie non essersi posto mente che la Natura uma-
na cosi nell'emisfero superiore, come nell'inferiore, è feconda di variclù , e di contra-
sti, presentando schiatte imbecillì, o degeneri non men colaggiù che tra noi.
Innoltrasi il sig. Pentland ad erudir la materia esponendo alcune Osserv.i-
zioni da lui fatte nell'America meridionale entro i dieci anni del suo noto sog-
giorno in quelle contrade.
— 723 —
Il Presidente osserva prevalere oggidì due opinioni, l'una delle quali vuole
clic in America siano due distinte razze, quella della parte settentrionale, e quel-
la della meridionale: l'altra opinione ne ravvisa una sola, modificata però dalle
condizioni ambienti; opinione questa cui egli aderisce. Osserva inoltre che l'ar-
gomento adombrato appena dal Pesce potrebbe fruttar pingui risullamenti mer-
cè di studi cb'egli, seguendo sue mire, applicasse in Opere più recenti ancora
delle da lui mentovate ; quali sono, a cagione di esempio, la Storia naturale del-
l'uomo comprendente ricerche m gli agenti fisici e morali, considerati come cause delle
varietà che distinguono le diverse razze umane di J. C. Prichard-cd W-Saggio delle
razze umane, ovvero Elementi di Etnografia di J. J. d'Omalius d'IIalloy - bene a
proposito donata alla Sezione dal eh. Autore ; e princìpaUneiitc in quelle dal Go-
verno americano commesse per le più profonde indagini delle tante tribù ; tra
le quali Opere merita special menzione-/a Istoria delle tribù, indiane dell'America
del Nord con cenni biografici, ed aneddoti de'capi principali , abbellita di 120 ritratti
vìiniatì dalla Galleria indiana esistente nel Gabinetto della Guerra in Washington, per
cura di Tommaso L. M. Kcnneij già impiegato nel diparitmenlo degli affari indiani
in quella capitale e di Giacomo Hall di Cincinnati. Filadelfia presso Federico FI'.
Greetiliough 1838, 42, e 44, 5 mi. in foglio atlanlico-Opere però di gran costo, e
molto dilTicili ad ottenersi , cosi che non è da porne a debito del disserente il
non averle osservale.
Dipoi il dottor Riboii, nell'atto di presentare alla Sezione alcuni esemplari
dei suoi nuovi studi sulla economia animale in relazione coi temperamenti, e coi
morbi strettamente legali alla Frenologia , fa istanza al Presidente aftinché si pren-
da negli Atti di questo Congresso espressa nota del suo seguente rilievo.
« Negli Alti del Congresso di Milano fu dimenticata la parte precisamente piu
« importante di quella mia Memoria che riguardava una strana anomalia di uii
<i Colombo che mi venne dato di osservare. Notava in ([uella Memoria che U'
« sterno diviso, l'ipertrofia di cuore, la mancanza del pericardio e del dia-
ci framma, non impedivano che quel Colombo fosse vissuto oltre a due mesi: f^
« che una circostanza fortuita fosse quella che gli togliesse la vita. L'importaii/a
« di quella osservazione e che l'.^nimale realmente visse oltre a due mesi, per-
« che, come a Milano accennai, ne l'anatomia comparata, ne la lunana ebbe-
— 72? —
.< ni eil hauno falli die altostino potersi proirarro hi viln olire le 24 , o lo 48
« ore con l'esistenza di anomalia di tal falla,
Timoteo Kirdi.i
Il prof. Lui;;! (Inlauiai li'j,'j,'e una sua Memoria intitolala « Ossorva/ioni sull'a-
« naloniia della Torpedine, e sopra un gabinetto di anatomia comparata che va
« formandosi nel museo di Storia naturale di Firenze ».
Dopo aver data un'idea dei lavori di anatomia umana e comparata, cbesono
stati fatti perl'addietro nel ridetto R. Stahilimenlo fiorentino, fa sentire come
per recenti disposizioni sovrane sia stala eseguila una Monografia anatomica
della Torpedine, i cui studi furono fatti dallo slesso Calamai in questa dominan-
te alcuni anni passali.
Secondo le sue Osservazioni l'apparecchio elettrico si compone di tante serio
d'otricoli sovrapposti, compressi di alto in basso fra di loro, in guisa da preO'
dere la forma di dischi piani, e da costituire per ogni scric una colonna, la quale
per la prossimità , e la compressione delle altre poste a contatto , e parallela-
mente, prende la forma prismatica a sei e più facce. Queste cellule sono costi-
tuite da una membrana sierosa trasparente, e ripiena d' un umore gelatino-al-
buminoso. Le flbrille elementari nervose venendo dalla vaginale in piccoli fa-
scetti vanno a gettarsi colle loro terminazioni sopra le due facce di queste cel-
lule, di modo che ciascuna si trova provista di quel reticolo, che fu già descrit-
to dal prof. Savi.
Il prof. Calamai descrive con qualche dettaglio come si distribuiscono su quec
ste medesime cellule i vasi arteriosi e venosi , i quali sono congiunti per mezzo
di tubetti molto più ristretti del diametro dei corpicciuoli sanguigni che li tra-
versano. A questi tubetti egli darebbe il nome di vasi di congiunzione.
A riguaido del sistema vascolare egli avrebbe osservato un fatto nuovo, che
perù egli comunica con molta riservatezza ; poiché non l' ha potuto ancora ve-
rificare , come sarebbe necessario. Un reticolo vascolare starebbe anche Del-
l' organo elettrico , il quale avrebbe origine dai tubetti di congiunzione. In que-
sto troverebbesi seniplicemente un umore limpidissimo. La fugacità di questo
reticolo e la causa che rende difficile l'osservazione.
— 725 —
Parla quindi dei corpicciuoii sanguigni esponendo le sue opinioni circa la co-
stituzione anatomica loro.
Ma sui corpi mucipari si trattiene facendo osservare non solo di averne tro-
vati due nuovi gruppi che erano fin qui sfuggiti ai Zoolomisti , ma si ancora che
sopra le loro anipulle i nervi si distribuiscono come sopra le vescicule elettri-
che , cioè formandovi un vero reticolo a maglie poligone.
In ultimo egli riferisce che le ovaje di questo animale presentano la singola-
rità di avere i loro sacchi, e che però quando ne escono le uova non av\iene
rottura di sorta, come negli altri vertebrali.
Il prof. Calamai accenna di aver fatte niolle altre osservazioni sopra questo
l'esce cartilaginoso, e che per bre>it;i non espone, volendo si conoscesse quan-
do sarà pubblicata la sua monogralìa. Intanto dice qualche cosa intorno alla
struttura dei nervi.
Chiude poi la sua memoria facendo conoscere quali disposizioni sono state
date dal Gran Duca di Toscana perché nel suo Museo sia compiuta la collezione
dei preparati in cera di anatomia comparala.
In ultimo della sua lettura il prof. Calamai presenl.i i disegni del lavoro, sog-
getto della sua Memoria, che viene coronata da universali applausi in segno an-
co di gradimento della sua promessa di pubblicarla quanto prima.
Il prof. Owennel lodar grandemente l'esattezza e maestria delle tavole ana-
lomiclii- del Calamai s'intrattiene su le medesimo, osservando più specialmente
la sesia , in cui figurasi l'apparecchio dei tubi mucipari sulla faccia dorsale del-
l' animale in relazione cogli organi elettrici; perché vi si trova un'evidente con-
futazione delle opinioni emanale dalla scuola di Geoffroy, sull'unità nell'orga-
nismo, nel senso esagerato in cui furono divulgate ; cioè che gli organi elettrici
della Torpedine non fosser altro che i soliti tubi mucìpari eccessivamente svi-
luppati, mentre dalla tavola suddetta chiaramente si dimostra che gli organi
mucosi non solo, magli elettrici ancora coesistono insieme in un medesimo
animale. Il naturalista inglese richiama l'attenzione della Sezione alla bellissi-
ma tavola Vili, in cui l'intero sistema nervoso della Torpedine vedesi disegnato,
e fermasi maggiormente su la chiarezza , con la quale essa mostra le diverse
classi di nervi fisiologicamente distinte. I nervi degli organi speciali del senso,
9'2
— 72G —
dal cervello ; i nervi delle sensazioni ordinarie , e del molo ; il gran nervo di
associazione chiamato nermis lateralis, corrispondente al sistema respiratorio
esterno di Carlo Bell, ei nervi propri all'apparato elettrico; il cervello altresì
che è l'organo centrale della vera sensazione, e del movimento volontario , e
la corda spinale, ossia centro a rice>ere le impressioni impercelte, e i movi-
inonli inM)iontari; sono tutti spiegali nel quadro compiuto del sistema nervoso
della Torpedine. La tavola X , osserva l'Owen medesimo, porge un'ammirabi-
le illustrazione dell'ultimo termine dei nervi per anastomosi, ovvero opera
reticolala sopra i compartimenti membranacei degli organi elettrici.
Il prof. Calamai mostrandosi maggiore di sé per gli elogi di un tanto giudice,
conferma che dalie infinite sue esperienze si fa manifesto , la scossa dipendere
dalla volontà dell'animale; aver egli anzi osservalo che il l'esce preferisce di-
rigerla verso la parte anteriore , rimanendo meno efficace verso la coda ; che
toccali i lobi fiilcati, essa diviene intensissima a segno da far cadere un fanciullo
tiuasi tramortito. Finalmente annunziava che avrebbe sollecitamente pubblica-
lo un lavoro intorno alla cagione dello sviluppo dell' elettricità nella Torpedine.
Il Presidente, che non aveva dubitalo mai della .scossa volontaria di questo Pe-
sce, e lien fermo che se i chimici vogliono provarsi a rivocarla in dubbio , ciò
non potrebbe ugualmente accadere fra i naturalisti , vorria che tali esperimenti
si ripetessero sulla sua Torpedo nobiìiana, la quale è di maggior dimensione , e
trovasi perfino sulle coste d' Inghilterra, e dell'America: onde con effetto an-
che più rilevante può sostenere le indagini di un più grande, e ragguardevole
numero d'osservatori.
Poscia il signor de Martino , dalla lettura del prof. Calamai prende occasione
di comunicare alla Sezione le sue osservazioni anatomiche, e le sue espcrienz«
sul sistrma venoso renale di Jdcobson delle Raje e delle Torpedini.
1 ." Nelle Raje-, e nelle Torpedini la vena codale arrivando presso i reni si bi-
forca in due branche, le quali molli zoolonii, e (^uvier, hanno creduto dar ori-
gine alle due vene cave posteriori, menlre esse realmente sono le due vene-por-
te renah: le rene cave posteriori nascono direttamente dalle vene renali inter-
ne , incominciando indietro tra i due reni per mezzo di un seno curvo che met-
te in comunicazione i due tubi vascolari , e loro dà la forma di un sifone, siero-
— 727 —
me può vedersi dagli esatti disegni del nostro delle Cliiaje, e dalle bellissime
tavole sulla anatomia della Torpedine presentate al Congresso dal Calamai.
2." Più indietro, ed in corrispondenza di questo seno, osservasi un>s/)««sioHr
vascolare, con la quale comincia la biforcazione della vena codale nelle due ve-
ne porte renali.
3.° Niuna via di comunicazione diretta si trova tra l' espansione della vena
codale, ed il seno delle vene cave posteriori. Esse formano due sistemi venosi
distinti.
4." Nelle giovani Torpedini ciascuna vena-porta-renale comincia a canuainu-
re sul margine esterno del rene corrispondente ; ma subilo dopo si cela sotto la
faccia posteriore di lui : nelle Torpedini adulte e nelle Itaje di qualunque età il
tortuoso tronco della vena-porta-renalc dal principio alla fine cammina sotto
la faccia posteriore del rene, la cui porzione inferiore è ipertrofica, e nel suo
corso raccoglie successivamente le vene della natatoja posteriore, del dorso, del-
l' ovaja, eie. ; ed a vicenda successivamente distribuisce alla faccia posteriore del
rene numerose ramificazioni.
5." Presso le Raje spesso si vede che le prime vene dorsali non versano im-
mediatamente il loro sangue nel tronco della vena-porta-renale , ma formano
un piccol tronco particolare, il quale, dopo aver camminato solo per qualche
tratto , ed aver mandato al rene alcune ramificazioni , infine si anastomizza col
tronco della vena porta e lo ingrandisce.
6." Le ultime ramificazioni della vena-porta-renale delle Raje, e della Tor-
pedine , come nei Hellili, confluiscono prima coi vasi efferenti dei corpuscoli
di Malpighi nella sostanza del rene, ed i vasellini che quindi ne derivano for-
mano la rete capillare dei condotti uriniferi.
7." La vena-porta-renalc delle Raje e Torpedini è afferente, e non efferente:
giacche la corrente del sangue della vena codale non può scaricarsi nelle vene
cave per mancanza di diretti canali di comunicazione, e perciò deve seguire la
direzione dalle due branche venose ai reni.
8.'.\ conferma di ciò il de Martino, come aveva praticato sui Rettili per de-
terminare la circolazione del sangue di <|uesto stesso sistema venoso , ancor
nelle Raje vive, ha legato avvero ha compresso il tronco della vena-porta-rena-
— 728 —
le, ed Ii<i coslantcmcnte osservalo, clic essa si goiiGa uella porzione sotloposla
alla legatura e si vuota nella superiore.
Dal che si vede che ancor nei Pesci cartilaginei una gran porzione di sangue
venoso, prima di poter vorearsi nelle vene cave posteriori, deve filtrare attra-
verso ai reni.
Il medesimo sig. de Martino legge quindi i seguenti sommi capi d'una sua
memoria sull'apparecchio veneGco della Tarantola di Puglia , dimostrando su
la tavola, e con una diligente preparazione , la vescichetta, ed il condotto vele-
nifero, che apresi nell'estremità del corpo basilare del pungolo.
1.' Da Plinio sino ai nostri giorni l'esistenza di un apparecchio velenoso del-
la Tarantola di Puglia, e la malattia detta Taranlolismo, la quale credesi prodotta
dal morso di questo Faìangio, sono stati incessantemente due soggetti di dispu-
te , e d'indagini pei medici naturalisti.
2.° Baglivi e Caputo hanno fatto delle esperienze sulle conseguenze prodotte
dal morso della Tarantola nei Conigli, e nei Gallinacei; ed i risultamentida essi
ottenuti hanno dato prove non dubbie di avvelenamento , e quindi dell'esisten-
za di un apparecchio velenoso.
3." Il nostro Caputo fu il primo, il quale abbia con accuratezza fatta l'ana-
tomia della Tarantola. Nella sua dottissima Opera De Tarantulae atwlome et morsu
egli ci ha dato la descrizione di un organo da lui creduto l' organo secretore del
veleno ; il quale, secondo lo stesso Autore, consiste in una borsa situata nel
torace in mezzo al parenchima polmonare, secretrice di una sostanza gialla oleo-
sa, e fornita di un condotto escretore, il quale si apre al disotto del labbro infe-
riore, e per lo quale la Tarantola , dopo aver ferito cogli aculei delle mascelle,
applicando la bocca inoculali veleno.
4." Quest'osservazione è stati poi trascurata dai Zoolomi posteriori, i quali
sempre sono andati a riccpcarc qualche forametto alla punta dell'aculeo della
mascella , o l' organo velenoso nel punto dell' articolazione della mascella sul
capo; errore di direzione che Caputo medesimo incolpa agli anatomici anteriori,
e contemporanei . Intanto ogni indagine essendo tornata vana , quasi tutti i Zoo-
tomi moderni negano l'esistenza di un apparecchio velenoso nella Tarantola,
ed i più rinomati medici viventi credono favola il Tcuanloìismo.
— 729 —
lì." Noi dobbiamo, egli dire, alla cortesia del prof. Scacchi , il quale, oltre al-
l'averci comunicato le sue belle osservazioni intorno alcuni costumi dclFalan-
gio pugliese, ci fece nello scorso settembre arrivare da (jravina molle Tarantole
d'ambo i sessi , vive, e parecchie conservato nello spirito di vino , l'opportuni-
tà di fare più accurate investiga/ioni sul vero apparecchio velenoso della Ta-
rantola, e di istituire nuove esperienze sugli ctTetti del morso di lei.
6." La Tarantola ha realmente un appareccliio velenoso molto sviluppato :
però in un tempo in cui l'anatomia degli Insetti era pressoché ignorata. Caputo,
siccome agevolmente rilevasi dai caratteri di situa/ione, di rapporto e di strut-
tura, che assegna alla borsa dcscritUi, ha preso lo stomaco per organo del ve-
leno.
7." L'apparecchio velenoso della Tarantola è analogo all'apparecchio veleno-
so della Vipera.
8.° Esso sta veramente alla base delle due mascelle , ed è duplice; e consi-
ste in due borsette membranose terminate da un fondo cieco più ampio del cor-
po, lunghe da tre in quattro linee, del diametro di una linea in circa , e della
capacità di qualche grammo ; situato in gran parte nella cavità del capo-torace,
essendo la loro anteriore porzione contenuta nei pezzi basilari delle stesse ma-
scelle , secretrici di un umore oleoginoso di cui sono piene , e turgide , e che
ciascuna di esse manda fuori per mezzo del proprio canaletto escretore, il quale
cammina per entro la cavità della mascella corrispondente, e si apre con un pic-
colo forame sulla membranella articolare dell' aculeo col pezzo basilare.
9." Quest'apparecchio velenoso noi abbiamo isolato con le due mascelle, e su
la preparazione è veramente bello a vedere, da queste due armi feritrici pender
le due borse che serbano l' umor secregato , il quale deve avvelenar le ferite
prodotte dal moreo di questo crudelissimo Falangio.
10." L'apparecchio velenoso della Tarantola trovasi in ambo i sessi. Soltanto
ci è sembrato più sviluppato nella femmina , che nel maschio.
1 1 ." Le borse velenose sono ripiene e turgide di umore in flualunque stagio-
ne dell'anno , ed anche nel più fitto inverno.
12." 11 prolungato digiuno, al quale nel passato inverno abbiamo assogget-
tato alcune Tarantole vive , nemmeno le smunge; e pare che in tal caso, se non
— 730 —
possono per difetto di sostanza nutritiva segregar nuove dosi di veleno , fanno
per lo meno l'uflìcio di semplici serbatoi dell' umore , che già hanno segregato.
13." La borsetta velenosa è fatta di due membrane, l'interna mucosa forni-
ta di uno strato di cellule dell'epitelio, e l'esterna muscolare fatta da fascctti
di libre primitive parallele , spirali e decussantisi iu isvariate dirc/.ionì , in mo-
do che da ogni verso cingono la borsetta.
14.° I^ borsetta velenosa rimane circondata da quattro muscoletti , due ab-
duttori, e due adduttori delle mascelle; ed il canaletto escretore pure cammina
in mezzo alle masse muscolari racchiuse nel pezzo basilare, e che servono a
muovere l'aculeo; cioè in mozzo ai due estensori , ed ai due muscoletti flessori.
15." L'umore velenoso viene omesso dalle due vesciche , per la compressio-
ne che fa sulle stesse la contrazione dei muscoli, i quali nell'atto della ferita
muovono le mascelle, e più ancora in virtù della contrazione del proprio strato
muscolare , che per una specie di movimento riflesso determinato dallo stimolo
della compressione, eccita nella vescichetta un movimento vermicolare, che
incanala e spinge l'umore per lo dottolino escretore.
16." L'evacuazione dell' umore velenoso è diffìcile ad aver luogo per una
particolarità di struttura della borsetta; ed òche il collo di questa è molto am-
pio, in modo che la borsetta velenosa non decresce gradatamente nel canale del
condotto escretore , ma anteriormente termina in una mezza sfera , come nel
fondo, dalla quale prende origine un esilissimo canaletto escretore, nella cui
apertura interna con gran difficoltà può farsi strada l'umor velenoso premuto
dalla contrazione dei muscoli intrinseci, ed estrinseci.
17.° Solo nell'atto degli arditi movimenti feritori delle mascelle, nell'orga-
smo, che neUa Tarantola eccitasi artificiosamente con una piccola frusta, ve-
desi uscir delle goccioline d'umore dal forellino indicnto, il (juale umore non
sgorga al di dentro del labbro, siccome al cel. Caputo era sembrato di vedere.
18." L'esame microscopico dell'umore non ci ha mostrato altro che goccio-
line oleose.
In un'altra apposita memoria il de Martino verrà esponendo a questo Con-
gresso i risultamcnti delle sue esperienze sugli efTetti del morso della Tarantola
di Puglia nei Rettili, negli Uccelli , e nei Mammiferi; e facendo le sue storie
— 731 _
precederò dai risullaiueiiti dulie sperienze, che gl'illustri Oaglìvi e Caputo in
questa medesima Università innanzi ad una numerosa scolaresca hanno pratica-
te, spera conseguire lo scopo di darci la norma a proposito del Tarantolismo,
per distinsuere il vero dal favoloso.
Scioglicsi r udunan/a dopo la lettura di un biglietto del prof. Uwen , il qua-
le scusandosi del non essere intervenuto per lu stanchezza cagionatagli dalla gi-
ta geologica a Monte nuovo , ed alla Solfatara , annunzia una memoria sull' a-
natomia dei Rrachiupodi per siibalo prossimo : di die i congregati si mostrano
desid erosi con unanime applauso-
li Presidente — Carlo Principe Bo.napàbte
(A
Segretari <
' C
Anastasio Cocco
CoRiiADO Politi
ADUNANZA
DEL GIORNO 2G SETn^MBRE 184o
"44«-
Approvato il processo verbale della precedente adunanza, il Presidente prin-
cipe Bonaparte apre questa , dicendo cosi - « Grata comunicazione deggio far-
ce vi , o signori. I Presidenti delle sezioni recaronsi jeri a S. M. il Re per ringra-
« ziarlo della tanto ospitale accoglienza che in questa sua splendidissima metro-
« poli ci largheggia, ed io che ebhi l'onorevolissimo incarico d'indirizzare alla
« M. S. la parola in nome di tutti, crederei mancare alla gratitudine e ad ogni
« altro dovere se tacessi alla Sezione l'interesse vivo che prende la prelodata
« M. S. pel Congi-esso, ed il piacere che prova nello informarsi di tutti i lavori
« delle Sezioni; imperocché a ciascun Presidente dalla augusta sua bocca inter-
« rogato dello Scientifico andamento della propria — facciano , disse, hen sen-
« (irlo ai loro fratelli — E molto compiacendosi dell' impulso che ricevono gli
« studi nei suoi Stati , gli appellò con tenerezza più volle « bella parte d'Italia.-»
Questa comunicazione fu con applauso universale ricevuta in testimonio solen-
ne di gratitudine alla M. S. da tutti retribuito.
Il Presidente dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti invita i Presidenti, Vi
ce presidenti , e Segretari delle rispettive Sezioni , e tre deputati da ciascun.i
— 733 —
delle modcsime ad una adunanza generale pel giorno 29 prossimo alle ore 2 po-
meridiane. Il Presidente invila i signori Geno, Schembri, e Verany a far par-
te della deputazione anzidetta.
Il sig. Antonio Scliembri legge una sua prefazione al vocabolario da lui com-
pilato do'5(/ioiii»ii dcfjìi Uccelli europei. Ragiona egli della utilità clic può aspet-
tarsi da lavoro siffatto per rendere più semplice lo studio, e la pratica dell'or-
nitologia, in clic tutti si accordano. Espone quindi i mezzi da lui adoperati per
innalzare un cosi utile edilizio che comprende più migliaia di nomi , ai quali se
ne aggiungono altri per invitta pazienza dell'autore. Il libro ben voluminoso
non può essere si presto , e da lutti osservalo : perciò lo Schembri riceve dal
Presidente invito di esporlo sullo scritlojo alla vista dei congregati, anco pei
giorni avvenire , potendosi però soddisfare meglio dalla stampa il desiderio de-
gli Ornitologi.
Il prof. Gene di Torino in questa occasione annunzia Io avanzamento del suo
tanto aspettalo Dizionario vernacolo degli Uccelli italiani, e rende grazie al prof.
Oron:io Gabriele Costa pe' molti nomi fornitigli dai contorni di Napoli, dall'isola
di Capri , e dalla Calabria ; pregandolo a non intermettergli i suoi valevoli soc-
corsi per quanto concerne le altre provincie del Regno.
Il prof. Costa annunzia aver raccolto i sinonimi di animali nella Calabria ,
nella Puglia, nell'Abruzzo Cno al numero di 2 mila, i quali Ogureranno in un
Dizionario zoologico, che quanto prima sarà pubblicalo, di questo Regno.
Il soprallodato Schembri dichiara riconoscere egli stesso come specie nomi-
nale la sua Tlialassidroma melitensis, scusandosi di averla erroneamente fondata
per cagione del bianco che vedesi alla base delle rcttrici, le quali dagli autori
vengono descritte totalmente nere.
Il Presidente, che in altra occasione aveva già fatto osservare lo stesso, fa
nuovamente rilevare come l'abbaglio nacque dall'aver il sig. Schembri scrupo-
losamente, e meglio d'altri osservato la natura.
Il signor Cannizzaro propone ì seguenti quesiti anatomico-fisiologici sul siste-
ma nervoso periferico e centrale dei Vertebrati ed Invertebrati ch'egli crede non
per anco risoluti.
1.° Posto per già dimostrato che le radici anteriori sieno interamente, e
93
— 734 —
solamente centrifughe, e centripete le posteriori; posto pergiii dimostrato la esi-
stenza d'una dilTcrenza tra l'un nervo centripete, e l' altro, si trova o no simile
differenza tra l'un nervo centrifugo e l'altro? Sembra per alcune esperienze po-
terne noi sospettare. D' uopo è rirercare se tra l'un nervo nmscolare e l'altro
una dilTereiiza \i sia, e se oltrela contrazione muscolare vi siano altri fenomeni
che vengono attivali dalle radici anteriori , come l'cspaiisione del tessuto celhi-
lare e le modilìcuzioni della calorificazionc ; e se a ciò sieno destinate fibre par-
ticolari.
2." Esaminare i fatti per dedurne se il fascio anteriore del midollo spinale
dei Vertebrati sia iuleramenlo ed unicamente destinalo alle stesse funzioni delle
radici anteriori, ed il (iiscio posteriore a quello delle radici posteriori.
3." Se questa distinzione si trova nelle Dbre del cervello come asserisce Fo-
ville.
4." Se questa distinzione di fibre motrici, e sensibili si possa conoscere ne-
gli invertebrati come asserisce Neuport e da ultimo Longet.
Lamentando il Cannizzaro l'assenza del Weber e dcH'Owen dalla discussione,
il l'residenlc non può astenersi dall'osservare quanto compenso ne abbia recato
la presenza del celebre prof. Panizza giunto a proposito in questo mentre fra
noi. L'Italia die' egli, mercè il Rusconi , l'Alessandrini , il Delle Cbiaje, ed il Pa-
nizza , tiene un seggio cosi luminoso quanto ad anatomia che non può sentire
invidia delle altre nazioni d'Europa.
Il prof. Oronzio Gabriele Costa passa ad esporre i suoi studi analumici so-
pra più di settanta specie di Pesci del Mediterraneo. E ricordando primieramen-
te la storia delle opinioni sull' officio della vescica natatoja, rivendica alCavolini
r asserzione che i Pesci respirano l'aria libera venendo a galla ; opinione emessa
prima che il Fischer annunziasse che la detta vescica , oltre l'uso comunemente
assegnatole, viene destinala agli offici della respirazione assorbendo l'ossigene
dell'aria atmosferica conlenuta nell'acqua. Né trafcura di ricordare i lavori del
Carus, del Weber, del dottor Pacini , del Bcllingeri, del Rathke, del Mùller.
Crede poi rimanersi bastantemente assicuralo che l'idea degli antichi e dei mo-
derni sull'esistenza del canale aereo non sia da abbracciarsi; imperocché molli
falli, ed esperienze di ogni maniera lo persuasero che una tale comunicazione
— 735 —
non si trovi. Le sue principali osservazioni volsero sui Ciprini sulle Clupee i Sal-
moni,ec. e gli duole uon aver potuto altrettanto operare sullo Storione, che mol-
tissimo scarseggia nelle acque napoletane. Dichiara clie il cosidetto canale aereo
non è altro che un cordone vascolare composto di linfatici evasi sanguigni. Ac-
cenna il mctoilo da lui seguito in tali investigazioni , incominciando dallo esa-
me comparativo di quante parti risultano dall'Anatomia di ciascuna specie. A
ta'c effetto presenta alla Sezione un suo volume scritto, ed una serie di disegni,
nei quali si veggono particolareggiati i visceri delle suddette 72 specie mediter-
ranee nello stato in cui trovansi quando servono agli oITicì loro , ed anco 1' un
dall'altro divisi, per viemmeglio rappresentarne i caratteri e lerelazioni tra loro.
Dette poche parole sui corpi rossi , e su la improprietà di tal nome, termina
col promettere la comunicazione delle sue idee intorno all'olTicio della vescica
natatoria.
Il prof.Panizza dichiara che i precedenti studi anatomici, e le speciali sue inve-
stigazioni lo confermarono invece nella credenza di un condotto che passi alla ve-
scica per servire alla comunicazioneaerea. Nei Opn'di, e nelle ^liii/KiV/e ne segui egli
stesso il corso collo specillo, e quantunque non vi trovasse traccia di fluido, ciò tut-
ta via nulla prova in contrario perchè le valvole possono averne impedito i 1 passaggio .
Il prof. Costa dice , che riconoscendo anche l' esistenza delle valvole, anzi in
doppia serie, il passaggio del fluido dovrebbe aver luogo per l'una, e per l'altra
di esse, e perciò non essendovisi ritrovato il fluido, debbasi ritenere clieinque-
slo caso lo specillo sia stato istromento di lacerazione. Delle accidentali lacera-
zioni che possono prodursi dallo specillo ragionano il Costa, ed il Presidente;
dal quale si conchiudc potervi essere mani che lo introducono senza offendere
lepiii fragili pareti, e che in tali mani è il migliore degli istromenti di esplorazione.
Il dottor De Filippi ragionando sulla genesi della vescica natatoria nel feto,
in cui essa deriva da una espansione dello stomaco , quantunque possa in se-
guito obliterarsi, ritiene esser questo un grave argomento di fatto onde dover
credere all'esistenza del condotto da altri negata, il quale per la sua comunica-
zione coli 'esofago non può esser tenuto che per vero condotto aereo. Nei Ga-
noidi e nel Pohjplents immensa è l'analogia fra la vescica natatoria, e l'organo
aereo, e perciò compiersi da quella l' officio di vero polmone.
— 736 —
il prof. Costa, cui preme veder risoluta la quistione, se l'aria liie trovasi
nella vescica siavi portata dal di fuori, ovvero visi produca internamente, di-
chiara, che non reputando infallibili i risultamenti delle sue ricerche, ed avendole
perciò sottoposte alla disamina della Sezione, desidera che dette esperienze sie-
no rinno>ate ncH'occasione dì questo settimo Congresso.
Il l'residenle invila la stessa Commissione t;ià nominata ad esaminare iilìran-
chiosloma, composta cioè dei prof. Owcn, delle Chiaje, e dottor de Filippi cui
si aggiunge il prof. Panizza, a ripetere le Osservazioni annunziate dal prof. Oron-
zio Costa, e riferirne quindi i risultamenti.
Le discussioni di questa adunanza qui laconicamente esposte furono d'altron-
de cosi piene, e cosi condotte fra gl'interessati nella quistione, riportandosi
continuamente aflgure, ed a lunghe scritture, che non solo assorbirono l'ora
ordinaria dell'adunanza, ma la protrassero più lungamente; onde senz'altro poi
la si disciolse.
Il Presidente — Carlo Pimncipe Bonaparte
{Anastasio Cocco
Corrado Politi
ADUNANZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 1845
H.»«-
JLgtto ed approvato il verbale delia precedente adunanza , siegue la lettura
della seguente lettera scritta dal prof. Oken al Presidente , in data de'16 settem-
bre, da Zurigo.
'( Da multo tempo desiderai conoscere la maniera in cui respirano i Selachii.
Egli è il signor Home il primo, per quanto io sappia, clic ha osservato che le
Lamprede ispirano , ed espirano pei fori branchiali , non già per la bocca ( Phi-
losopk. Trmsacl. 18tS]. IlCh. Bojanusba osservato Io slesso nel Pelromyzon fìu-
vialilis ( Isis tS2t pag. 72/ e IIG7 ). Io medesimo, è già qualche anno, osservai
la respirazione.
« Siccome ù assolutamente a me impossibile procurarmi Raje e S<iuali viven-
ti , penso approOttare del Congresso di Napoli, che porge la bella occasione di
eccitare qualche naturalista a procurarsi alcuno di questi Pesci per osservarne la
respirazione. Pregovi dirne qualche parola nella Sezione di Zoologia, incari-
cando alcun giovane Zoologo di tal esame.
« Sarebbe tempo eziandio che venisse esaminata la funzione dei fori , che in
parecchie Raje portansi dalla fronte nella bocca. Forse che l'acqua vi penetra per
la respirazione in qualche parlicolar circosUmza, cioè, per es., quando il Pe-
sce mangia? Ad ogni caso meritano questi fori, non men di quelli che pene-
trano nell'addome, una particolare attenzione. Per fare le debile osservazioni ,
con^ iene primieramente ostruire i fori della fronte.
« Il sig. Cocco più volte da me richiesto non mi ripose ancora circa l' ana-
— 738 —
toiiiia de' Peiromyzon, ossia Muranae (ìuleae. Mi picine priniipalniente conosce-
re il tempo della loro propagazione, e se vi sia qualche monienlo in cui nuotino
alla superficie dell'acqua, come asseriscono gli antichi.
« Se il numero di questi Pesci è cosi grande nello stretto di Messina, e se se
ne faccia tuttora un connnorcio considerevole eie.
'( Il signor lljrlel ha pubblicato un'Opera iniportante sopra l'organo dell'u-
dito in tutti i Mammiferi ( Praga presso Ehrlich 180} pag. 139 , e lav. 9. )
« Ho molto gradito le nuove ricerche microscopiche su la retina ctc. del prof.
Pacini, e ne ho spedite le copie a' signori Kolliker, Ilenle, e Valentin ».
Termina la sua lettera il fondatore dei Congressi Scientifici in Germania coi
suoi più caldi voli per questi d'Italia , richiamandosi particolarmente alla me-
moria del Dello Cbiaje, e de'professori Costa , Cocco, e Carlo Gemellaro, aspet-
tando anche notizie dal Ch. Owen, che attende ospite in casa sua nel ritorno.
Il Presidente, per corrispondere al desiderio di tanto naturalista , deputa al-
l'esame della respirazione dc'Seìachii il sig. Achille Costa, e Dottor De Marti-
no, i quali promettono di presentare il risultamenlo delle osservazioni loro al
venturo congresso scientifico di Genova.
11 signor Cocco, in quanto alle particolarità sul Pelromyzon richieste dall'Oken
l'isponde esser questo Pesce assai raro nel mare di Messina , ed in moltissimi
anni di osservazioni non averne egli veduti che due soli individui.
Il signor Wreford espone in iscritto che uno dei grandi flagelli dei pescatori
su queste coste , e segnatamente a Capri, si è un Cetaceo, il quale dai naturali
chiamasi Ferom, ed è il Delphinus delphis dei naturalisti. In tutte le stagioni, di
tempo in tempo , quest'animale infesta i mari napoletani impoverendo soven-
te intere famiglie. La ignoranza di quella gente erede diabolico il fenomeno , e
ricorre a mezzi inutili affatto.
La scienza probabilmente fondandosi sulla storia naturale del Pesce, potreb-
be additare qualche modo per atterrirlo quando si appressa. In tal caso gran prò
avverrebbe alle pesche di queste spiagge , e gratitudine molta alla Zoologica
Sezione.
Il direttore del giornale l'Omnibus offre in dono dieci esemplari del suo perio-
dico foglio alla Sezione, che li accetta, e distribuisce fra i presenti.
— 739 —
Il Dottor De Filippi comunica in brevi parole alcune notizie riguardanti due
specie di Tordi, che egli vorrebbe aggiungere al catalogo degli Uccelli europei.
Una di queste è il Turdus duMus di Bechstein, cb'egli riconosce con Brelini ve-
ra , e distinta specie ; non giù , come vorrebbero Temniinck , e Schlegel per un
giovane del Turdus alroiiidaiis. Egli fonda questa sua oj)iiiione sopra 1' csanie
comparativo di due individui di queste due specie presi in tempi diversi nel-
l'Italia settentrionale, dal quale esame risulterebbero le ditTerenze seguenti.
Turdus dubhis, Becbslein. Turdus «/rojirfans (in livrea di gioventù).
Una striscia sopraccili<nro biancastra. Nessuna striscia al sopracciglio.
Gola, e parte anteriore del collodi color Gola, e parie anteriore del collo ce-
bianco giallastro senza macchie. nericce con numerose macchie più
Parti superiori olivacee tinte di ros- scure.
sastro, specialmente al sopra-coda. Parli superiori uniformementeolivacee
Cuopritrici delle ali, e remiganti secon- Sopra-coda di eg\ial colore.
darle con margine fulvo, ed alcune Cuopritrici delle ali olivastre con mar-
col pogonio esterno rosso castagno. gine biancastro.
Pogonio interno delleremiganti prima- Pogonio interno delle remiganti pri-
l'ie rosso-pallido per un gran tratto. marie appena più chiaro del resto.
Kgli repula poi che l'esemplare del Turdus dubius Pedistein, che ha esamina-
to, sia veramente in livrea compiuta , attesi alcuni tratti di rassomiglian/a col
Turdus ìliacus adulto ; come sono p. e. la striscia sopracciliare, uno spazio bian-
co-giallastro laterale alla base del collo, e la metà della mandibola inferiore ver-
so la bocca di color giallognolo.
Questo individuo fu preso nel Rresciano nell'Autunno 184 i.
L'altra specie si è il Turdus oìimreus, Lath.,clie vedesi fìginalo in Le Vailhiiil
sotto il nome di Griiron. È da ascriversi questo nell'elenco degli Uccelli di pas-
saggio straordinario in Europa, poiché ne fu preso nel Tenere di Polavine, pro-
vincia di Brescia, nell'autunno dell'anno 18S3, un branco si numeroso , che
per vari giorni se ne videro individui esposti alla pubblica vendita cogli altri
— 740 —
Tordi nel mercato di Brescia. Due di questi, un maschio ed una femmina, si
conservano nel Musco civico di Milano. Ricorda a questo proposito il Dottor
de Filippi come sia viziosa la descrizione die leggesi del Tttrdus oUvaceus in Gnie-
lin, e come questa specie ravvicinisi moltissimo al Turdus gujanensis degli auto-
ri ( T.riifìvenlmiii Spix) dal quale si distingue soltanto per le cuopritrici infe-
riori della coda, che son bianche marginato di olivastro, non rosse. Avverte
inoltre come debba mutarsi il nome speciQco di un'altra specie di questo gene-
re, indigena dell'America meridionale, che i signori d'Orbigny e La Fresnaye,
dimentichi forse per un istante del nome più antico assegnato al Grivron di Le
VaUlant, chiamarono egualmente r«rrf«s oWtaceitó. Il Dottor de Filippi accom-
pagnò il discorso con la dimostrazione di figure relative ad ambedue le specie.
il Presidente fa notare la importanza delle comunicazioni del de Filippi , e
lo interroga se crede potersi la prima sua specie riferire al T. fuscalus di Pallas,
che qualche volta si è mostrato in Europa. Risponde il de Filippi negativamen-
te. Confermasi perciò il Presidente nella odierna opinione sua , che il detto
T. fuscalm, Pallas ( T. cunomus Tenira. pi. col. 514 ) debbasi riguardare come
sinonimo del T. Naumatmi, Temm. figurato dal Gould nella tavola 79, e dal
Naumann nella tavola G8, fìg. 1,2, non già del T. ahignlaris , Nalt. , come
avea sospettato altre volte: mentre al contrario il T. ru/icolUs Pallas, debbesi
riferir piuttosto al detto T. atrigidaris.
Il Presidente medesimo tacendosi a comunicare una memoria del prof. Owen
sull'anatomia de' Brachiopodi , della quale si adornano questi Alti, implora la in-
dulgenza dell'assemblea nella traduzione improvvisa che vien facendone sull'o-
riginale inglese.
MEMORIA
SulV Analomia de' Brachiopodi del prof. Owen
In una memoria sull' Anatomia de' Brachiopodi pubblicata nelle Transazioni
della Società Zoologica di Londra, e negli Annali di Scienze Naturali, descrissi
gli scheletri calcari esterni ed interni , il sistema muscolare, le braccia tubulari e
sfrangiate , gli organi digerenti e generativi , una porzione del sistema circolato-
— 741 —
rio: e provai la posizione vera e rudimentale del sistema della respirazione. Feci
ricerche microscopiche su le ciglia vibratili dei lobi del mantello, ed assegnato il
posto vero della funzione respirativa, dimostrai la maravìgliosa struttura per cui
le piccole e deboli Tirchraltilv possono vivere negli oscuri e tranquilli recessi
del grande Oceano, ad una i)rofondilà p. e. di '■>()() braccia, e ([uìnì eccitare e
mantenere le correnti della densa e circondante atmosfera, essenziale alla preser-
vazione della purità del sangue , e pel rinvenire degli animaletti microscopi-
ci (1) , che formano uno strato come se fosse di organica vita; picciole invero e
deboli quanto agi' indi>idui , ma distese dal polo artico all'antartico, ed ovun-
que fornendo pascoli alla sussistenza degli Animali immediatamente superiori
ad esse nella scala dell'organizzazione. l'Iteriori dissezioni hanno confermato
alcune delle mie osservazioni , specialmente quelle in cui era stato indotto a
dissentire dalle vedute del sig. de Blainville sugli organi respiratorii di esse Tc-
rebratuk. Esse hanno distesa C renduta più esatta la conoscenza del sistema mu-
scolare, hanno corretto alcuni errori in cui era io caduto, rispetto al sistema
circolatorio, ed hanno dimostrato una nuova riguardevole condizione degli or-
gani centrali della circolazioue , cioè de'cuori ; e (inalmentc io sono ora in gra-
do di aggiungere un ragguaglio del sistema nervoso del genere Terebratula e
della distribuzione di certi nervi non prima descritti nella Ungula.
SISTEMA .UCSCOI.AItE.
Terehraiula austratis — Il sistema muscolare del genere Tercbralula è stato co-
nosciuto per le anteriori dissezioni di una specie distinta da quella che ora con-
sideriamo, per più complicato, relativamente ai movimenti delle valvole, che
quello di ogni altro bivah e Lamellibrancliio; ma è molto meno sviluppato e com-
plesso nell'intiero che nei bivalvi provveduti di piede e sifoni.
Abduclor difjastricus, mi aniicus. I più grandi e riguardevoli degli adduttori so-
no i due formanti un pajo simmetrico, che potrian chiamarsi anteriori, o diga-
(i) Ho trovato il Coscinodiscus, la Gailloneìla, la Navicula, la lìacillaria , eie. nel canale alimen-
tare (li Tcrebralule cstratte da tal profondità.
94
— 742 —
strici adduttori dalia loro posizione al dinnnzi , e dalla muscolare struttura delle
estreaiità attaccate , che sono le più espanse ; essendo più contratte nel mezzo
II' lendinose (ìhre che formano la connessione intermedia. Questi muscoli sono
rappresentati nella lijjura prima come veduti stesi e rilassati , e la ventrale por-
zione del destro dif;astrico è rappresentata contratta nella fi^'. Ili, a (1). (ili at-
tacchi di aiuhedue le estremità essendo collocati avanti la cerniera, l'annodi
questo muscolo il più forte e inmiediato costrittore della conchiglia. Ambedue
i muscoli sono molto compressi lateralmente alle loro intermedie e ventrali
estremità.
Il secondo paio di muscoli ha il suo attacco alla valvola ventrale protratta più
innanzi che quella dell'adduttore trasverso; se noi guardiamo questo nell'origi-
ne, il muscolo procede obliquamente da sopra all' indietro , gradatamente con-
traendosi e facendosi tendinoso fin presso l'attacco alla superiore o dorsale val-
vola, dove subitamente spandesi nella triangolare parte carnosa impiantato pros-
simamente alla cerniera; la parte intermedia di questo muscolo è anche com-
pressa. Quello del lato sinistro vedesi nella fig. I, 6, e la estremità carnosa at-
taccala alia valvola dorsale nella lig. 11. L'intestino che corre di dietro e paral-
lelo al corpo ventrale trasverso è chiuso tra i due adduttori obliqui.
1 peduncoli retrattori , che dal più piccolo pajo di muscoli procedono dalla
valvola ventrale dietro gli adduttori obliqui , hanno quasi lo stesso corso , gra-
datamente contraendosi , e diventando lendinosi; e sono piantati nella parte su-
periore del fodero del peduncolo. Questi muscoli vedonsi nella fig. 1, a, e, eia
tenue loro inserzione, traversando il canale intestinale , nella figura a , e.
Le braccia spirali fimbriate della Terebmtuìa son due anche esse rispondenti
apparentemente all'inferior processo labiale nei Lamellibranchiati, e consistono
nel più delle specie in una piegata porzione , sostenuta da un processo calcare
alquanto elastico, con libera estremità spirale: in alcune specie come nella
Tercbralida psiliacca la libera porzione spirale forma (juasi il tutto di ciascun
braccio; nella presente specie l'erebralula anslralis, la piegata porzione predomi-
(i) Si noli pi*r la citazione delle tavole e iVUe ligure che l'opera non è pubblicata , e le tavole non
incise: «icchè potrebbe verificarsi ijualchc cantbianiento.
— 7-13 —
na come in altra descritta specie nella mia prima Memoria sulle Terebralule. Lo
scheletro calcare, o fusto delle braccia della Terebralula ausiralis si strettamen-
te rassomitilin quello fì<!urato e descritto nell'accennata specie, che non ha me-
stieri di ulteriore illustrazione.
STRUTTURA MICROSCOPICA.
Le parti molli delle braccia consistono nella Terebralula ausiralis come in
quell'altra, in una base tubolare e muscolare, e in filamentosi processi che co-
stituiscono la frangia. I fdamenti sono lunf;lii in proporzione aH.i grossezza
della base, come vedesi nella ligurn II. Le fii)re muscolari circondanti le cavità
tubolari della base, o fusto, sono disposte in doppia ed obliqua serie opposta-
mente diretta. L'area del canale vedesi alla lettera t nella fig. IV.
DIREZIONE E DESCRIZIONE DELLE BRACCIA NELLA TER- AVSTRAUS.
Il comune fusto trasverso s'incrocia e attaccasi sotto la ventrale faccia della
bocca che dalla posizione di quell'orifìcio prodotto dai ripiegamento dell'eso-
fago, è posteriore e diretto piuttosto verso la valvola dorsale. Se gli esofagbi so-
no tratti avanti in una linea orizzontale con lo stomaco, allora il comun prin-
cipio delle braccia sarebbe afliitto ventrale, o trapasserebbe la parte anteriore
della bocca formante il labbro di sotto. Nella dissezione delle braccia col ner-
voso collare dell'esofago nella fìgura dalla faccia dorsale , l'intiero dell'esofago
e dello stomaco che sale verso la valvola dorsale della bocca cosi circondata , è
stato rimosso con tutti i visceri , e muscolare e mantellare sistema ; i Qlamenti
formanti la frangia non sono continui e non interrotti , né regolari dalla comu-
ne l)ase trasversa, come nella Lingula ( v. la Tav. ) ma diventano subitamente
più eorti verso la metà che è dislintaiuente veduta come nella figura. Da que-
sto trasverso cominciamcnto <■ sotto o dietro la bocca e circa un terzo del lon-
gitudinale diametro della conchiglia sua dalla perforata estremità ; ciascun fusto
diverge curvandosi all' infuori, e all'innanzi: quindi inclina leggermente all'in-
dentro, e si piega bruscamente verso la valvola perforata; circa la quale ritor-
— 7/14 —
iia alla cerniera descrivendo una curva quasi parallela con la cur\a dorsale, ma
un poco più volta all'infuori ; quindi si curva all'indentro e all'innanzi, avvi-
cinandosi al compagno sull'opposto lato, e le frange di ciascuno vengono in
contatto, quindi descrivono-due spirali e mezza nell'intervallo fra la linea dor-
sale e la ventraie.
Le lineo dorsali e ventrali sono riunite insieme da una levigata, sottile, ma tor-
te membrana, che prolungasi trasversalmente fino alla linea dell'opposto lato
al terzo posteriore di loro estensione, do\e la membrana si continua nella pa-
rete peritoneale della cavità viscerale, che occupa il terzo posteriore dell'inter-
vallo tra la destra e sinistra linea , come vedesi nella figura.
SISTEMA NERVOSO.
L'esofago è circondato da un tenue filamento nervoso, il collare essendo se-
miellittico di forma , la parte che attraversa la faccia inferiore o ventrale essen-
do quasi dritta. Agli angoli dove questo raggiunge la superiore parte arcuata
del collare nervoso, incontra due ganglionari produzioni picciolissirae, una per
ciascun lato. Ognuno di questi gangli manda fuori due principali nervi o siste-
mi di nervi ; uno fornisce le braccia spirali, l'altro i lobi del mantello; filamenti
assai delicati vanno pure al sistema muscolare. L'intiero collare nervoso e i nervi
brachiali sono figurati nella tav. Vili. Il tronco del sistema dei nervi brachiali
»• più tenue di quelli del sistema mantell;u-e; i)assa alla base tras^ersa, manda un
piccolo filamento alla frangia boccale, e continuasi lungo la base della linea dor-
sale, dove si divide; le due divisioni protraggonsi lungo la base della linea ven-
trale, e lungo quella della libera estremità spirale delle braccia: esiU rami fila-
mentosi s'inviano senz'altro ai processi della frangia, ma son troppo piccoli e
trasparenti per darne pr(,'cisa definizione. Il tronco del sistema mantellare dei
ner\i esce più vicino all'esofiigo, si divide in principali rami corrispondenti
coi due lobi del mantello; la distribuzione di quello spettante al lobo superiore
o dorsale, vedesi nelle fig. IX, e X. Dopo un breve corso il tronco del nervo
si di\ide , e le divisioni riunite formano un piccolo fermaglio. I sottili filamenti
nervosi manlcllari iiraggiati principalmente da questo plesso si dividono e sud-
— 745 —
(lìriilono tre o quattro volte, e terminano in una fina rete anastomotica sul
margine del lobo mantellare.
SISTEMA CIRCOLATOniO.
Gli organi della circolazione della Lnujnhi e Terehmluta consistono in due
ventricoli e due orecchiette , arterie, e grandi vene, o piuttosto estesi seni ve-
nosi. La particolarità più ragguardevole è il modo di comunicazione delle orec-
chiette col sistema venoso. Aprendo l'addome o cavità viscerale della Terebra-
tula, l'orecchia di ciascun dei due cuori largamente separati vedesi ampiamen-
te aperta , come se le sue pareli fossero rimase incompiute; e una libera co-
municazione si trova tra la sua cavità interna e la peritoneale (fig. VI, VII).
Una dissezione accurata sotto moderato ingrandimento ottico lascia vedere che
i margini della orecchietta apparentemente liberi sono attaccati ad una delicata
membrana trasparente , e questa membrana tapezza la cavità addominale, e ri-
copre lutt'i visceri (tìg. VII a] formando un peritoneo; ma essendo in realtà
un esteso serbatojo venoso, che riceve i grandi seni del mantello ovarici-^enosi
racchiudenti il canale intestinale, riceve indubitalamenle quindi il fluido nutri-
tivo o chilo, combinando cosi le funzioni de' serbatoi galattofori e venosi.
Le orecchiette nella Lingula hanno precisamente la medesima struttura ed
officio. Queste parti passarono inosservate al Cuvier probabilmente a cagioni-
delia loro anomala condizione. Doporbò le mie dissezioni e disegni venaerd
fatti, io m'ebbi dal prof. Kolliker una .Memoria del Dottor Vogt sulla Liiuiula.
ov'egli ha figurato le orecchiette ; ma le chiama appendici del cuore , e non
descri\e la loro struttura, né riconoscene la funzione. Quanto alle arterie ed
alle vene, al sistema respiratorio e generativo, poco ho da aggiungere alla pri-
ma Memoria pubblicala nelle Transazioni zoologiche , salvo che i Brachìopndl
sono dioici e vivipari. Le uova si maturano nei grandi ovidutti del mantello,
ed io ho figurati parecchi stadi dello svolgimento della Liiujitla al cominciamen-
to della formazione del suo pedunculo.
— 746 —
CONCIIICSIONE
La organizzazione dei Molluschi Bracliiopodi non solo è importanle per le sue
intrinseche particolarità, e per la rarità comparativa delle specie che rappresenta-
no quest'Ordine, ma in riguardo alla estrema vetustà dell'Ordine nella passata sto-
ria del Globo, ed alla sua eslesa distribuzione nello spazio e nel tempo. Noi trac-
ciamo gli avanzi fossili della organizzazione Brachiopoda attraverso tutte le roc-
ce secondarie, carbonìfere , devoniane, fìno alle più antiche siluriane, a quelle
cioè che ci rivelano la prima evidenza della vita organica di questo Pianeta. I
Bracliiopodi furono distribuiti anticamente come al presente sopra ogni latitu-
dine e lougiludint!, in cui fu dato ai Naturalisti d'investigare. I Bracliiopodi
sono riguardevoli non meno per la estensione verticale che occupano nel Globo
che per la orizzontale, siccome ne fanno testimonianza le grandi profondità in
cui le Terebratule furono pescate. Fortemente però sentesi stimolato l'Anato-
mico comparativo a ricercare in quel tipo di organizzazione che ha resistito a
tanti mutamenti geologici, ai quali tanti altri tipi della organizzazione andaro-
no soggetti. Queste considerazioni hanno avuto lungamente assai peso entro di
me, ed hannomi pur condotto a consacrare quel tanto di ozio, che negli ulti-
mi anni ho goduto, alla dissezione dell'ordine dei Braehiopodi.
Se mi è riuscito far conoscere la loro singolare organizzazione bellissima con
quella finitezza che i presenti bisogni della scienza dimandano ; è da ramme-
morare che io ho seguitato una via di ricerche aperta dall'immortal Poli (1) il
quale l'anatomia dei Braehiopodi cominciò colla dissezione del genere Crania,
rara forma incontrata da esso in questa incantevole Baja. Con piacere partico-
lare io testifico le obbligazioni della scienza dovute al grande Naturalista napo-
letano nell'attuale circostanza che promette dare cosi valido stimolo ai progressi
della naturale istoria d'Italia e di tutte le scienze nell'universale.
L'adunanza è sciolta.
Il Presidente — Carlo Principe Bonaparte
I Anastasio Cocco
1 Segretari {
I Corrado Politi
(1) Testacea utriusque Siciliae.
ADUNANZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE 1845
-•«•-
Ijetto ed approvato il verbale della precedente adunanza , il Presidente apre
questa rendendo conto di varie opere otTerte in dono alla Sezione. Comunica
quindi il seguente brano di lettera del celebre ornitologo Gould di Londra-« Va-
« gliegtJiiando sempre la idea di potermi unire ad Apassiz ed a voi nell'ideato
« viaggio scientifico al Messico, \i rendo noto che il mio Gilbert si è congiunto
■( col Dottor Leitcliart per attraversare in mezzo la Nuova Olanda, con la jìiu
« grande speranza di ben riuscire ; al momento però che mi scrivevano di co-
« là, tre mesi dopo la di loro partenza, niuna notizia erasene per anco ricevu-
« ta. Siccome importante assai per la scienza sarebbe l'esito felice del buon
« viaggio, cosi tutti dobbiamo far voli che niun sinistro gì' impedisca, o gl'in-
<( dugi nell'impresa ». .Annunzia contemporaneamente la pubblicazione di una
nuova sua Opera sui Mammiferi dell'Australia, della quale il primo fascicolo è
già venuto in luce.
Il prof. Anastasio Cocco legge due memorie relative a due nuovi Pesci del
mare di Messina, delle quali ci ha favorito egli slesso i due sunti che seguono,
insieme con quello dell' Indice itiiotogico dello stesso mare.
iS —
IXTOBNO AD CNO SCARO NEL MARE DI MESSINA
Quantunque i più roccnli Itliologi Sfiivcssero , clie lo Scaro non >ivcssù nel
mediterraneo se non nella parte orientale , pure i peseatori Messinesi d'assai
tempo mi leneano discorso d'un Pesce che addomandavano Pappajaddu , ed in
tale modo me lo descrivevano che io non poteva non ravvisarvi uno5f«ro. Cor-
rono di già due anni che per avventura trovavane un piccolo individuo , ed
erane assai conlento; ma nel corrente anno uno più grande io n'ebbi; per la
qual cosa imprcndeane a scrivere un cenno che al \ ostro giudizio commettea.
In esso però poco inlerteneami a dimostrare se questo pesce fosse noto a chi
prima di me avesse scritto dei pesci di Sicilia ; nondimeno manifestava le mie
dubbiezze intorno a quanto di questo pesce scrivea il Ratinesque nel suo Indice
di Ittiologia siciliana p. 79, che lo cennava come pesce del siculo mare sotto il
nome volgare di Piitci pappajaddu. Tuttavia il vedere insieme ad esso fatto cen-
no del Cheilinus scarus, pesce, come opina il eh. Sig. Valenciennes, ftUizio, o
figuralo a capriccio dal Belon.e molli altri che mai non ebbervi; accresceane in
me il dubbio se mai lo Sfarò degli antichi fosse stato a ragione dal Ratiuesque
tra' Pesci siciliani noverato. Non negava però la cosa essere possibile, e con-
tenta\ami di darne una esatta descrizione, dalla quale mi è parso poterne con
qualche probabilità inferire , che il mio Scaro fosse diverso dal crclense ; sicché
gli detti il nome di Scarus siculus — Trascrivo qui i caratteri differenziali, che
potrebbero forse far l'uno dall'altro diverso.
« L'intera lunghezza supera tre volte e due terzi l' altezza, e non tre volte ed un
« iiuinlo; la lunghezza del capo la vinco d'un terzo in circa sull'altezza, e non è
« uguale ad essa: la sua lunghezza poi racchiudesi quattro volte, e non tre e due
« terzi, in quella dell'intiero Pesce ; il labbro interno ha il margine intiero e non
« dentellato; v'hanno tre fasce porporine sotto il mento e la gola, che mancano
« nello Scaro cretense; finalmente ha tre fasce trasversali fosco-^orporine sulla pin-
« na caudale, che mancano in questo; in generale poi il colorilo è in lutto
« alquanto dilTerente.
— 719 —
INTORNO AD CN NUOVO PESCE DELL.V lAMIGLIA DEI GADIDl
Il Pesce di die feci cenno appartiene senza dtiltbiezza alla Taniiglia dei Ijadidi ,
e meglio che a qiialuuiiiie altra Sotto-famiglia, parnii doversi ascrivere a quella
Ae' Lolini. Esso rav\icina i Gadiili a'Blennidi; come questi ultimi, ha i raggi
delle pinne articolati ; ma, come i primi , non ha didattili le pione ventrali ,
avendole invece niultiradiate.
Tra' Loiiiti perù non vi vedea un ^Tenere, cui avessi potuto con sicurezza ascri-
vere il mio Pesce, se non forse al /^rosmus Cuvier, cui avvicinerebbelo in qual-
che modo l'unica pinna dei dorso, che cstendesi fino alla coda. Tuttavolta non
fui lontano dal manifestare il mio parere, che potrebbe esso costituire il tipo di
un genere novello che proponea appellare Gaslronemus. Mi astenni allora di
darne i caratteri ; contentandomi, fiachè non avessi avuto il vostro giudizio, di
farne una specie di lirosmo, che dissi B. Bcnoil , dedicandola al mio ottimo
amico BenoiI, che generosamente mi fé dono di questo Pesce.
Se dunque il proposto nuovo genere fosse anunisibile, allora potrebbe ave-
re i caratteri seguenti ; Corpo compresso. Una pinna dorsale ed un'anale dislinla
dalla caudale. Denti mascellari finissimi sparsi disordinatamente; ninno al palato ed
al vomere. Sin/i.H del mento sprovveduta di liarljclla. Ventrali riunite alta base da
una membrana, in lutto U resto libere.
Il Gasir. Beiwili poi avrebbe il corpo molto assottigliato posteriormente. Le
|iinue dorsale ed anale senza seni , ed uguali per tutta la loro lunghezza ; le Neu-
trali con sei raggi prolungati in sottili filamenti per quasi l'intiera lunghezza del
corpo terminali da un'appendice membranacea. La caudale ellittica alijuanto ap-
puntala. II. 7; U. yo circa; A. 80 circa; V. G; P. 23; C 20. Il colore del cor-
po e delle pinne bianco-carnicino con macchie fosche più distinte a' margini del
dorso. La Dorsale e l'Anale solamente hanno de'tratti nerastri oblunghi, obli-
qui alla base, e verso i margini; i primi, più grandi, quasi alterni co' secondi.
I raggi delle ventrali bianchi colle appendici delle estremità nerastre. Iride to-
sco-argentina; pupilla nerastra. Il solo indi\iduo che io posseggo e lungo poco
più di tre pollici.
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INDICE ITTIOLOGICO DEL MARE DI MESSINA.
L'Indice de'Pesci di Messina da me compilato dopo lunghe e diligenti ricer-
che non vo' credere sia in tutto compiuto e senza mende. Esso racchiude tre-
cento quindici specie comprese in cencinquantasei generi , in centoventi sotto
famiglie, ed in famiglie cinquantaquattro. Ed ordinandolo, piacquemi seguita-
re il Metodo del mio eh. amico il principe Bonaparte.
Nel mio Indice io segnai i Pesci co'nomi già sanzionati dalla scienza : ve ne
apposi alcuno sinonimico, e più di tutto con diligenza notai i volgari Messinesi ,
i quali mancano solo in quei pochi, che non sono in uso , e trascuransi.
Volli pure a quando a quando ed al bisogno apporvi talune osservazioni illu-
strative, e talvolta descrissi i colori di alcuni Pesci, quando avessero potuto in
alcun modo variare.
Avrei voluto discuter meglio , ove ne avessi avuto l'agio , le cose rìsguardanti
alcuni generi molto numerosi di specie , forse non convenientemente determi-
nate, ed intorno alle quali v'ha tuttora molte dubbiezze; siccome sono, acagion
d' esempio, i generi Labrus, Crenilalmis , Gohius, Smaris, Congcr etc. Tuttavia nu-
tro neir animo il pensiero di far ciò , quando sarò per istudiare accuratamente
le Opere ittiologiche del Rafinesque, che se da un canto giovò alla scienza, dal-
l'altro le nocque, per l'oscurità di che ingombrò la siciliana Ittiologia.
Non lasciai in ultimo nel mio Indice di cennare talvolta dubbiosamente alcu-
ni Pesci da me finora creduti nuovi, quali sono la Ncrophis corallina, nob. trovata
dal Riippell ; la Maona speciosa, forse maschio della M. vulgaris; il Gobius pun-
ctulatus, nob. vicino al G.guttatus, (Cuv. e Valenc. T. XII p. 24) il Gobius spilu-
gonurus, nob. che sta d'appresso al primo; il Gobius fascialus,nob. un Lepado-
gaster creduto forse Volivacms; la Morrhua sycodes, la stessa forse che lail/brr/ìHa
capelanus del Risso; un JuUs con dubbio ascritto al J.feslivus (Cuv. Val. T. XIU
p. 314); il Nychtophus lampanotus, nob. trovato in mezzo agli altri Nittofì dal
sig. Riippell; VExocctus lascialus, nob. distinto per l'ordinamento de' colori , e
più di tutto per le fasce dorate , che cingono il corpo ; lo Stomias unicolor Riip-
pell;il Caranxselenia,nob. [Caranx luna f GeoSroy Saint-Hilaire. CtYu/a Z?aHfcsii?
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Risa. ) r Aplerichtys sei;pa, nob. Sphagehrancus coecus Liun. ) ; ed in ultimo par-
lando deWAmphioxus lanceolalus non lasciai ignorate le osservazioni del mio caro
amico sig. Quatrefiiges fatte in Messina intorno all'esistenza delle branchie nel
l'interno degli animali, che niuovonsi nel modo spirale proprio ad una vite; e
degli ocelli situati nella parte anteriore del tubercolo nervoso che fa le veci del
cervello.
Il signor Rizza assicura che lo Scaro descritto dal Cocco vive nel mare di
Siracusa con qualche differenza di colorito, e chiamasi Pesce mazzapani. Il Pre-
sidente si rallegra della scoperta di uno Scaro nelle acque Siciliane, ma in quanto
alla novità della specie crede che prima di ammetterla definitivamente abbiansi
ad istituire scrupolosi studi comparativi sugli Scari in natura di Grecia e d' Ita-
lia. Dice del resto che ha profittato volentieri dell'Indice siciliano, comunicato-
gli dal Cocco nel redigere il suo Catalogo sistematico dei Pesci di Europa, che
trovasi in calcio di questi Atti.
Il Prof. Giovanni Sannicola di Venafro presenta due Memorie del Cavaliere
Stefano Chevalley de Rivaz da lui tradotte ed annotate ; e prega il signor Presi-
dente a distribuire, cui gli piaccia, otto esemplari di ima di esse, col titolo Tral-
tamento depuratico.
Il dott. Verga legge quindi il risultamento de' suoi studi sul canale omerale
comune a molle specie di mammiferi non mancante di una certa significazione
fisiologica, ma tullavolta da pochissimi Zootomi e naturalisti, e solo imperfet-
tamente, avvertito. É desso un canaletto scolpito nell' estremità cubito-radiale
dell'omero, poco al di sopra del condilo interno.
Il dott. Verga disse quale si presenti nel Mammifero neonato , e quale nell'a-
dulto; dette una lista delle specie in cui lo ha trovato , ed un'altra più lunga
delle specie in cui lo ha cercato indarno ; dichiarò servir esso a dar passaggio e
protezione, nella maggior parte dei casi, ad un fascetlo composto del nervome-
diano e dell'arteria omerale , ed in alcune specie al solo nervo mediano : e notò
aver analogo uffizio tutti i canali ossei del corpo umano. Venendo poi ad inve-
stigare più i)arlico!armente perché la natura non abbia privilegiato con questo
canale che alcune specie, emise uua sua congettura fondandola tutta sopra Ani-
mali indigeni, de'quah potè sezionare l'intiero cadavere, e de' quali sono noti a
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lutti i costumi; trasourando gli Animali, di cui non |)olc aver in mano die gli
sclieletri , nella denominazione dei quali e tanto facile un equivoco ; e trascu-
rando puro tutte le specie esotiche e mal conosciute. Egli manifestò adunque il
sospetto che la natura abbia dato di preferenza il canal omerale a quelle specie
che per la forza ed agilità degli arti toracici, sia nel predare, sia nello scavare,
sia in qualche altio esercizio, si distinguono: anìnclié il nervo mediano, e l'ar-
teria omerale venissero per breve trailo difesi da ogni pressione, e (juindi me-
glio assicurata agli antibracci ed alle zampe l' irritabilità muscolare tanto neces-
saria iu quegli Animali.
Esaminò il Gallo, il Musaragno, la Talpa, il Tasso, il Ghiro, la Lontra, che
lian l'omero perforalo in confronto col Cane, col Riccio, colla Volpe, col Topo,
che non oCTrono canal omerale; e mostrò come nei primi si accordino a render
probabile la sua congettura molli caratteri anatomici, o fisiologici, i quali più
o meno si desiderano nei secondi.
Passò quindi a notare quanto imperfettamente ed inesattamente abbiano ac-
ceiuialo ([uel canale, Carus e Rigol, che pure sono i soli che lo a\vertirono.
Tinalmenle toccò il vantaggio pratico, dirello, che può ridondare da questa
notizia, a chi abbia scheletri, e cadaveri guasti e difformi da riconoscere, o fos-
sili da classificare ; e la conferma che per essa abbiamo di una gran legge orga-
nica , in virtù della quale dall'esterno possiamo dedurre l'interno, e dalle fa-
coltà e dai costumi d'un animale la sua struttura anatomica, l'urchè però non
si desse una soverchia importanza alle sue idee , confessò candidamente d'ave-
re in dueGatli vivi con un'operazione convertili tulli e due i canali omerali in
superficie piane , eppure non essersi accorto di grandi mutazioni nel loro ca-
rattere : il che è nalurale, diceva egli, poiché da una parte la natura trova mil-
le compensi, e dall'altra il canale in discorso non dà nuove qualità, ma serve
soltanto ad aiunenlare il grado di alcune già esistenti, o per dir meglio, ad as-
sicurare la for/a e l'agilità degli arti toracici di alcuni Mammiferi.
Finita la lettura si esibiva a dimostrare a chiunque lo desiderasse una serie
di omeri perforati spettante a' mammiferi nostrali, che egli tiene presso disc.
Il Presidente fa osservare quanto importante sia alla fisiologia ed alla psico-
logia comparala la Memoria del sig. Verga , nella quale i iconosce un lavoro non
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comune, e trascendentale, degno di meritare ogni attenzione, ed applauso.
Il dolt. De Martino osserva in proposito che il lavoro del signor Verga è con-
slruito in gran parte sulla considerazione delle cause finali; ed il sig. Verga ri-
sponde aver seguito la realtà dell'osservazione, e che prettamente da essa in-
feri r uso, a cui fu quel canale destinato dalla natura.
Il signor Francesco Borelli legge la seguente sua memoria sulla importanza
dell'epiglottide nella deglutizione.
n Dopoché il prof. Magendie colla sua tesi sostenuta alla scuola di Parigi nel
ISOS ebbe dislinto l'atto della deglutizione in tre tempi sucressi\i, un'altra
sua .Memoria letta nel 1813 all'istituto di Francia dimostrò, che l'epiglottide
creduta sino a (|uel tempo necessaria a tutelare l'apertura del tubo respiratorio
nel passaggio de'cibi, o delle bevande, fosse inutile per la deglutizione delle
sostanze solide, e custodisse le vie della respirazione solo nel passaggio delle
bevande.
Tale opinione fondala su di un gran numero di esperienze fu creduta assur-
da da molti sino a che De Slartino, confermate l'esperienze del fisiologo fran-
cese, ci fece conoscere che gli Animali privali dell'epiglottide , oltreché ben de-
glutiscono le sostanze solide , tracannano senza dilUcoltà e con piena sicurezza
anche le bevande (1). Ora siccome il prof. Longet in una sua bella Memoria
ancora sostiene rim|)ortanza dell'epiglottide nella sola deglutizione delle bevan-
de , noi abbiamo intrapresa una serie di esperienze; i risultamenti delle quali
abbiamo l' onore di sottoporre al giudizio di questa dottissima assemblea.
1 ." Per confermare i risultamenti ottenuti dal De Slartino.
2." Per {studiare se alla facilità , e sicurezza del secondo tempo della de-
glutizione sono necessarie le cartilagini ari-aritnoidee.
3." Se lo sono le aritnoidee, e sino a qual punto.
4. "Finalmente abbiamo cercato di chiarire la cagione della dilTìcoltà della
degluli/iune in alcune malattie del Laringe, in cui l'epiglottide non è meno-
mamente offesa, e solo ci ha alterazione nella mucosa, che riveste le cartilagi-
ni suddette.
Ed in prima , por confermare i risultamenti ottenuti dal De Martino , sopra
(i) ^'. lo Memoiìa IcUa all' .Vcadcmia (Irgli .Vspir. Nutur., ed il cenno sul Lucifero, anno i8,i.
— 751 —
un Cagnolino con una ccsoja portammo via l' epiglotlide. I risultamenti furono
che l'Animale in deglutendo con la più grande facilità possibile la zuppa, di poi
tracannava benanche con ogni sicurezza tutto il brodo.
Continuammo allora le nostre esperienze su di altri cani , ed ottenemmo gli
stessi risultamenti senza che mai quegli animali mostrato ci avessero in appres-
so la minima difficoltà nel deglutire.
In appoggio di questi risultamenti sperimentali viene un importante caso te-
ratologico osservato dai professori Folinea , e Foderaro, la cui storia raccolta da
quest'ultimosta riportata negli Annali clinici del nostro ospedale degl'incurabili (1).
l'n uomo di coudizione ortolano morto di tisi tubercolare , nella dissezione ,
oltre a diverse anomalie del palato duro, e delle fosse nasali, olTri la mancan-
za totale dell'epiglottide, la quale veniva rappresentala da due soli bottoncini
cartilaginei esistenti nel punto , in che corrisponde la base della medesima ; in-
tanto in vita aveva sempre deglutito sostanze solide e liquide, senza ombra al-
cuna di diffìcoltà. Il suddetto prof. Foderaro nel suo articolo faceva considera-
re che quell'uomo non avea mai sofferto malattie in tali parti , come rilevavasi
dalla istoria del morbo , nonché dallo stato della mucosa.
Per istudiare se alla facilità , e sicurezza del secondo tempo della deglutizione
sono necessarie le cartilagini ari-aritnoidee, dovendo intraprendere altre espe-
rienze pensammo che sarebbe tornato più acconcio, e più decisivo l'istituirle
su quegli stessi Cani che già erano privi di epiglottide. Adunque con le cesojo
portammo via dal primo Cane le anzidette cartilagini, ed avendolo fatto man-
giare e bere, mangiò e bevve senza la menoma molestia nel deglutire. Ed aven-
do sopra gli altri Cani ripetuta la stessa esperienza, ed ottenuto lo stesso risul-
tamento, ci convincemmo che non solo l'epiglottide non era necessaria nel se-
condo tempo della deglutìzione.ma che ancora le ari-aritnoidee a nulla influisco-
no per bene eseguirsi quest'alto.
Trascorso qualche giorno passammo a sperimentare per le aritnoidee, taglian-
do in prima la porzione superiore delle medesime , senza che mai gli Animali
assoggettati a tali esperienze avessero avuto disfagia. Non cosi però avvenne
(i)V. gli Annali Clinici anno e. fcJic. 3. N. 1O4.
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quando approfondando di poco il taglio, quelle venivano ad essere recise ed a-
sportatc allo intatto, poiché allora gli Animali il piti delle volte mangiando, e
bevendo, chiaramente mostravano che un poco di cibo, o qualche goccia di
bevanda era caduta nella glottide.
La ragione di questo fallo è interamente anatomica. Finché non si giunga a
recidere la base delle arilnoidce, i ligamenti ari-arilnoidei superiori ed infe-
riori restano intatti, e il muscolo ari-aritnoideo, il quale provvede alia chiusu-
ra della glottide, rimane appena intaccato. Per lo contrario poi troncando, ov-
vero asportando dalia base le arilnoidee, si asporta in gran parte, ovvero in
tutto il muscolo anzidetto, e gli attacchi aritnoidei de' ligamenti superiori ed in-
feriori della glottide vengono recisi, e perciò la via del respiro non è più difesa.
Una osservazione fatta sopra un individuo , il quale in vita aveva presentato
difTicoltà nel deglutire le bevande, ci dà ragione di credere che il grande svi-
luppo morboso delle cartilagini arilnoidee sia capace dì far incontrare agli in-
dividui più dìflicoltà nel deglutire le sostanze liquide, anziché solide. Infatti il
cadavere di costui nell'autopsia ci presentò intatta l'epiglottide , e solamente
ipertrofiate abbastanza le cartilagini ari-aritnoidee , ed arilnoidee. Questa diUì-
coltà di deglutire le bevande sembra aver dovuto dipendere dall'ostacolo , che
le stesse incontravano per parie delle cartilagini anzidette , quindi dal riOusso e
caduta di qualche goccia nell'apertura della glottide. Provalo avendo con espe-
rienza che tanto l'epiglottide quanto le ari-aritnoidee, e la porzione superiore
delle arilnoidce non sono indispensabili alla facilità, e sicurezza del secondo
tempo della deglutizione, ci rimane d'avvertire che tuttodì si osservano certe
afTezionì del laringe in cui non trovasi alcuna alterazione nelle cartilagini sud-
dette; e solamente è infiammata la mucosa che le riveste; ed intanto per tal
cagione la deglutizione é dilDcoltosa e mal sicura.
Il prof. Ferdinando de Nanzio lesse una memoria intorno al concepimento,
ed alla figliatura di una Mula. A cessar l'opinione che si ha volgarmente della
incapacità dei Muli, e dei Bordoni a riprodursi, accenna l'autorità di celebri uo-
mini che scrissero distesamente fatti provanti il contrario , e di più riferisce
quello venne a lui veduto nella Provincia di Capitanala, dove una .^lula figliò un
Muletto bellissimo. Richiama la comoda distinzione falla tra Mulo e Banlotio,
— 75G —
sittuificando questo l' animale nato dal congiiinijimento del Cavallo con l'Asina,
e quello dal commercio dell'Asino con la Cavalla; la quale dilToienza di no-
menclaturn è pure dimostrata convcnientissima dai caratteri esterni , e da altre
speciali qualità: por cui il >IuK> nella robustezza , e nelle forme del corpo ritie-
ne moltissimo della nialorun ori;,'ine cavallina, e di quella asinina il Bardotto.
Onde richiama il dotto Autore la proposizione del Buffon che le femine formano
l'unità della specie. Con acconcia erudizione cita parecchi falli registrati da greci,
o da latini Storici, i quali mentre raccontano le meraviglie e gli auguri non fau-
sti che allora si prendevano dal fìs''<ir'it'nto di una Mula, raccertano però sem-
pre l'esistenza di (lueslo fisiolofiico fallo. Viene poi a narrare con esattissima
jìarticolarilà della Mula di Capitanata che coperta circa dodici mesi avanti da un
l'oledro di due anni, e creduta inferma d'idropisia , partorì un Muletto nel lil
luglio 1844 ; e della madre e del figlio dà una descrizione precisa. Essendo can-
cellato da questa nuova prova di fatto quanto scrissero su la sterilità delle Mule
Plinio, Alcmeone, Empedocle, Diocle , ed altri, l'autore porla rafiionamento
sulla congettura di Buffon ; il quale dice che la copula del Mulo con la Bar-
dolta, e del Bardotto con la Mula riuscirebbe sterile, come pure quella dei Muli,
e dei Bardotti fra loro. In tulli i tempi dunque si è ricercata la cagione delle in-
fecondità delle femine dei Mammiferi bastardi, e principalnienle della mula. A
quelli che riposero il difetto nelle differenze anatomiche, e fisiologiche dell'ap-
parecchio genitale e delle sue parti, rispose con sagace confutazione il Brugno-
ne nel suo trattato delle razze, mostrando clie tanto il maschio, quanto la femi-
na non lasciano vedere imperfezione alcuna. Ed ora il prof. De Nanzio La volu-
to anche esso far sue ricerche in proposito , basando la quislione che la Mula
per esser infeconda dovrebbe avere rilevanti imperfezioni 1," o negli organi pro-
duttori delle uova; 2.°o nei canali destinali a condurre le uova negli organi del-
la generazione ; 3." ovvero che le imperfezioni si notino nella matrice. Niuna
differenza tro>ò tra le ovaje della Cavalla, e della Mula, se non che in questa le
vescichette di Graaff compariscono verso la parie concava dell'ovaja rispondente
al padiglione della tromba. In ogni ovaja di Mula tra 16 a 18 anni, contò da (ì
a 10 vescichette, e maggior numero credè trovarsene nelle Alule giovani. Que
sto poi è più importante che la vescicbella di Graaff nella Mula ha la medesima
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struttura die in tutti gli altri Mammiferi, e la presenza dell' uovicino nella ve-
scichetta gli fu chiaramente visibile nell'esame di un'uvaja idropica, che l'Au-
tore viene sottilmente descrivendo. L'oviduKo, egli dice , potrebbe mancare
all'otlicio suo, o perche sfornito di potenze motrici, o perché impervio. Non
patisce del primo difetto, perchè ha lo strato muscolare e l'epitelio vibratile,
onde la contrazione vermicolare, e la vibrazione dell'uovicino. Non ò impervio
perchè le injezioni mostrarono che si apre in una papilla, la quale sta nel fon-
do del corrispondente corno della matrice. Un altro quesito fa l'Autore, se le
uova cadano da'loto follicoli sempre, e bene, come negli altri Animali. E qui
cita il Biscliofl', i cui lavori ebbero conferma e rischiaramento dal sig. Ant. de
Martino, per i quali viene risoluto ogni dubbio di ciò. Loda il Brugnone come
quello che fu primo a descrivere i corpi gialli nelle ovaje di Mule mai monta-
te , ed anche riferisce l' osservazione propria di un corpo giallo alla superfìcie
dell'ov.ija, rilevalo a somiglianza di tubercolo grosso (juanto un pisello. — L'u-
tero bicorne della Mula non differisce per alcuna particolarità notevole da quel-
lo della Cavalla. Agli estremi di due legamenti piccoli, ed anteriori dell' utero
ha scoperto il prof, de Nanzio due nuovi corpi ovali della figura e grandezza
di due mandorle rivestite dal peritoneo, e perfettamente liberi. In un'altra Mu-
la sugli estremi lembi dei detti legamenti iia osservato due altri mamelloni più
piccoli. Questi corpi sono fatti dal cordone stesso ripiegati), e rigonfio. Lo stra-
to celluioso e lulta la sostanza loro e più o meno pieno di cellule pigmentarie
nucleolate; separate, o prolungate in lilaniento, che mettendosi in serie forma-
no dei lunghi tubolini pigmentarii , i quali , massime nei punti varicosi , con-
tengono una sostanza granellosa minutissima: ogni granello è un otricolo più
piccolo, ossia un globetto pigmcntico. L'utero finalmente, e le sue membrane
hanno quella perfetta struttura, e disposizione che si richiede ad accogliere,
nutrire, e sviluppare il nuovo germe a compiuta maturità. La Memoria del
prof, de Nanzio è accompagnata da tre tavole che bene illustrano la materia
trattala con polito stile, e particolare dottrina.
Il vicePresiilente fa nolo alla Sezione che non di rado in Sicilia i Cavalli con
pili ardore si accoppiano alle Mule di ([nello che alle Giumente, e parecchi Si-
ciliani presenti alla Sezione confermano il fallo, non es.sendo però venuto mai
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a cognizione loro clic ne provenisse fecondazione, e inolio meno il nascer del
feto.
Il Presidente, vista l'importanza scientifica delia Memoria , nonché il yan-
lapsio clic riirarrelilic l'a^ricolttira da procreazioni di tal fatta, nomina ad os-
servarne le condizioni una Commissione composta del prof, i'anizza, e del dott.
Capello.
Si scioglie cosi l'adunanza.
Il Presidente — Caki.o I'iuncipe Uonaparte
, „ . . 1 Anastasio Cocco
1 Segretari {
CoKHADo Politi
ADUNANZA
DEL GIORXO 30 SETTEMBRE 1845
»K«
IJetto ed approvalo il verbale dell'antecedente adunanza, ha la parola il pro-
fessor Jlonegliini, il quale si spaccia dello esame fallo d'una leltera dirctla al
Presidi-nte dal prof. Zanlodeschi e data ad una Commissione composta dal Me-
ne;;hìui stesso, e dal i»rof. Gene. Egli legge cosi:
Il prof. Zantedesclii riferisce in questa lettera l'annunzio delle scoperte da
esso fatte sulla Torpedine , e comunicate con lettera del 20 settembre 1844 al
Presidente della Sezione Zoologica del Congresso milanese ; lettera che non es-
sendo stala negli Atti di ijuel Congresso stampata per intero, fece egli stesso |)ub-
blicare nei bimestri 111 e IV 18ld degli Annali delle scienze del llegno Lombar-
do-veneto. Avverte poi dell' errore di stampa occorso nella pubblicazione degli
Atti di quel Congresso stesso alla pag. 308, ove in luogo di « il quarto lobo può
« esser lacerato senza che la virtù scuotente della Toipedine sia menontamente
« distratta ». dcvesi leggere: « il quarto lobo può essere lacerato senza che la
« virtù scuotente della Torpedine sia momcniancamcnk distraila ».
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Essendo già res-i di pubblica ragione la lettera de'20 settembre 1814, la Com-
missione è di parere che a compiere la rettilicazione del relativo articolo negli
atti del Congresso di Milano, basti aggiungere in quello del Congresso attuale
l'aniuMi/.io della presente lettera, e la succitata correzione.
Il rapporto viene adottato.
Il suddetto dottor Meneghini coglie quest'occasione per esporre, che non es-
sendo pronto l'implicato rapporto sulla nomenclatura , egli si propone di esau-
rirlo al Congresso di Genova. La sezione annuisce , raccomandando special-
mente che si dia line all'imiiortanle oggetto.
11 signor Durand avendo presentato a questo Congresso un lavoro cosmolo-
gico, il Presidente per aderire alla richiesta della Presidenza generale di nomi-
nare un conmiissario di ciascuna Sezione [>er adunarsi alle ore 8 pomeridiane
nel palazzo Francavilla , ne alTìda l'incarico al cav. Bassi.
Il dottor Eugenio Sismonda espone i seguenti cenni sopra alcuni denti fos-
sili da lui trovati nella collina di Torino.
« Nella numerosa serie di avanzi organici tossili , di cui è zeppa a dove a do-
ve r arenaria poddingiforme, e la mollassa del colle di Torino, rari non sono i
denti , e le vertebre di varii diflerenti generi di Pesci che , tranne un piccolo
numero, sono identici per la massima parte a specie già riconosciute in altre
contrade ove trovasi più o meno sviluppato il terreno miocenico. Tali sono
molti Pkìwilonli de' generi l'i/nwdus e Sphacrodus, ed un maggior numero an-
cora di Sqtialidi dt'i generi Varrliaroduii , Odiodus, Oxyrhina, Lamua ale ; le cui
moltiplici specie, troviamo si bene flgurate, distinte, e descritte nella grandio-
sa Opera del eh. Agassiz col titolo Rccheirlios sur ics Pomons fossiles.
« Seguendo il (ilo dei miei lavori paleontologici sulla Fauna del Piemonte
mi diedi in ((ueslanno allo studio dei Pesci. Merce la summentovata Opera d'A-
gassiz, ed altri meno estesi lavori di egual natura, giunsi a riconoscere i tipi
dei generi succennati , nonché lo varie rispettivo specie , il cui catalogo mi sarà
grato di poter arricchire di alcune di esse tuttora ignorate, e che formeranno
il soggetto di una particolare Memoria, in cui spero poter recare qualche schia-
rimeuto sull'età del calcare di Gassino, avendo nei banchi d'argilla frapposti
a questo calcare rinvenuto i)arecchi denti di Squali d'età sullìcieiilemente co-
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nosciuta, per servire d'appoggio ad un più che probabile giudizio sull'epoca
di formazione di quel calcare problematico.
« Misti intanto ca' Picnodonti e cogli .Sf/im/idi trovansi a quando a quando
nell'arenaria miocona della collina di Torino, di questi denti, che io sottomet-
to ora all' osserva/ione di questo dotto Consesso.
« La singolare struttura e forma loro, la radice brevissima, il trovarsi essi con
vertebre , e denti di veri l'esci , ed il non essersi Gnora mai riscontrata ne'pro-
fondi ed estesi scavi già praticatisi nella collina suddetta , nessuna spoglia né di
Pachidermi, né di Ruminami, né di Carnivori, o d'altri Animali quadrupedi;
son le ragioni che mi allettarono a riguardarli come denti di Pesce, nella quale
classe di vertebrati é forse che si ravvisano le forme più bizzarre, e più varia-
te. Partendo da si fatta preconcetta idea mi diedi a paragonare la struttura sin-
golarissima di questi denti coi tipi del sistema dentario ne' differenti generi it-
tiologici viventi e fossili a me noti.
Questo paragone per altro non bastò a mettermi su la via del certo, abben-
cliè mi abbia confermato nella probabile idea , trattarsi cioè di denti di Pesce ;
facendomi scorgere l'analogia loro, per rispetto alla forma, coi denti dei Gi-
mnodonli.
Incapace da me solo a raggiungere quella zoologica famiglia , cui si dovesse-
ro dcfloitivamente riferire, ricorsi al giudizio di alcuni distintissimi Naturali-
sti ; ed cbbinc le sentenze più disparate: chi li considerò (|uali denti incisivi la-
terali di un grande Mammifero ruminante appartenente ad un genere estinto
analogo alle Girafle : chi vide in essi i falsi molari dei Cervi : chi gl'incisivi di
una indeterminata specie di Rinoceronte (1).
Ijì disparità di tutte queste sentenze mi rese più importante il problema, dal-
la cui risoluzione nuova luce potrebbe forse venire sulle condizioni dominanti
all'epoca in cui si depositò 1' arenaria miocena del colle Torinese. E perciò ri-
presi un più scrupoloso studio su questi denti, da cui mi risultò inverosimile l'a-
nalogia loro coi denti incisivi laterali delle Giraffe, sia perchè mancano di vero
(i) Notisi però che gli esemplari, su cui io richiesi l'altrui giudino erano intieri, gioTini, a margine
tagliente, e non usati e mozzati , come quelli che ebbi la buona ventura di rinrenire più tardi.
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slriguiinoulo sulla corona o collo, sia pei' non avere radice lunga e capace di
rimaner fissa in un alveolo, sìa inflnc perchè il grado, e il modo di logoramento
in taluni, la cui corona vedesi ridotta alia metà per una vera mozzatura orizzon-
tale, non parmi conciliabile coU'udizio degl" incisivi. Le stesse rajjioni niìlilano
contro le opinioni di chi lì credette falsi molari dei (lervi, perchè questi molari,
e per la loro i>osizione, e per essere presto caduchi non possono mostrare un si
profondo logoramento, che è il solo efletto di un ulTìzio, che essi non avrebbe-
ro potuto comjMere. Quanto poi al Rinoceronte, troppo parqii si è la differenza
nella forma e nelle dimensioni , perchè sia uopo combattere un tale ravvicina-
mento. Coi Gimnodonti, come già dissi, hanno questi denti una tal quale ana-
logia ; vediamo ora lìn dove arrivi. Singolare assolutamente sì è la struttura
dei denti nei Gimnodonti, ed è presso a poco identica in tutti i generi di tal fa-
mìglia. Costano di due parti distinte, di una radice cioè, che s'impianta sull'os-
so della mascella , e di una carona composta dì dentina cosi detta , costituente
molte lamine tutte verticali. La radice è fatta di una dentina omogenea, traspa-
rente, attraversata da molti canaletti midollari, che intrecciandosi in varia gui-
sa, danno origine ad un'elegante reticolazione. Del resto l'aspetto suo è come
quello della radice dei denti di Squalo. Partono da essa delle lamine verticali
composte dì dentina durissima , le quali fanno l' intero giro della mascella, se-
guendone eziandio la curva. Tali lamine sono concentriche, e sì assottighano
verso l'interno; lo che attribuisce loro la forma propria alle branche delle for-
bici, e ne rende tagliente il margine libero. Le specie di questa famiglia , od
hanno come i Dìodon la piastra dentaria fatta di un sol pezzo che fa l'intiero
giro della mascella ; ovvero questa piastra costa dì due parti, o denti uniti sulla
lìnea mediana per via d'una sutura, che si incastra assieme come s'incastrano due
ruote da orologio, e in questo senso costituiscono il genere Tvlmmlon. Ora i
denti da me rinvenuti nel colle dì Torino partecipano un poco della conligu-
razione generale dei suddescritti , ma tranne la forma , nel resto diversilìcano
assai : essi non costano di lamine verticali dì pura dentina, che questa non for-
nisce loro che uno strato esteriore non laminare, ma compatto , avvolgente una
massa interna di diversa natura , cioè cornea spugnosa ; e non offrono traccia di
veruna sutura tra di loro, rinalmente l'essere in taluni la corona mozzata oriz-
— 7G3 —
zonlnliiicnfe ci fa arguire un modo di posizione di questi denti diverso da quel-
lo dei Tetraodoìx; ci prova cioè , che i superiori cadevano direttamente sui sot-
toposti , trovavansi vale a dire nel!" istesso piano; e ci prova ancora ch'erano
essi capaci, anzi destinati a tritare, e non solo ad incidere.
« Denti capaci a far quesfuflìzio li vediamo nei CaUorimhi. Nelle specie del
genere Chimwra segnatamente troviamo un tipo di dentizione avente (|ualckc
analogia coi denti in questione, ma un'analogia perù si debole da non permet-
terci didiiaraie in venin modo l'identicità. Appare dal su esposto non aver io
conoscenza d'alcun tipo organico, cui questi denti si possono naluraltnente
riferire.
Ora vi avrebbe mai tra i Cetacei qualche sjwcie con denti simili a questi, op-
pure quella lontana analogia, che hanno essi coi denti dei Gimìwdonli , o dei
Callorinchi basterà ad autorizzare l'introduzione di essi in uno dei detti gruppi,
cioè a creare un genere nuovo da collocarsi vicino ai Tclraodon , od alle Chi-
mere? Ecco la ([uistione che dopo maturo esame non osai da me solo risolvere,
e che sottopongo a' dotti Membri di questo Consesso, con preghiera di favorir-
mi il loro savio giudizio ».
Il Presidente dice non poter dubiUirsi, che i denti sottoposti alla Sezione non
appartengano a Pesci, ed a Pesci anormali, ma che difTìcilmcnte si potrebbe su
due piedi decidere del genere e della specie, a meno che non v'intervenisse
lo sguardo di un Agassiz, o di un Owen. E questo naturalista inglese, avutine
in mano i denti, dopo un breve esame prova con ragioni irrefragabili spettar essi
a specie della famiglia dei Balislidi di gigantesche forme non ancor conosciute.
Il signor prof. Carlo Ferraris Direttore del museo di storia naturale di Buenos
Ajrcs legge una sua Memoria sul Pulex pcnctrans; diretta principalmente a con-
futare la volgare opinione, che questo Afaniplero, comunissimo nelle parli cal-
de dell'America, sia micidiale all'uomo, o induca per lo meno la necessità del-
l'amputazione delle membra in cui siasi annidato. L'Autore non di rado ebbe ad
ospitare la femmina di questo insetto. La prima volta ei ne provò grande ap-
prensione, perché credulo alla comune esagerata opinione sulla malefìca sua
natura; ma un Negro glielo svelse facilissimamente, e senza cagionargli alcun
dolore ; e da quel giorno egli cessò dal temerlo. Due volle persino volle prò-
— 764 —
vare sa sé medesimo per quanti giorni si potesse senza grave molestia portarlo
nelle carni. Ne serbò uno per undici giorni , e un altro per diciassette nel dito
mignolo del piede sinistro: im forte prurito , e qualche disagio nel camminare,
sovraltulto quando la parte aITctta andava a posare su corpi duri, o sporgenti,
gli resero a quei termini di tempo, non insopportabile, ma molesta la presen-
za di quel corpo straniero; sicché pensò liberarsene. L'estrazione fu fatta con
la solita facililù, e due giorni dopo il dito trovavasi perfettamente sanato.
Pretendono alcuni che la mondezza del corpo , e specialmente dei piedi sia un
mezzo eflìcace per tenere lontano questo Insetto , ma le osservazioni del signor
Ferraris non vengono in appoggio di questa asserzione , avendo egli veduto an-
dare con eguale frequenza soggetti a si fatta molestia uomini amantissimi e uo-
mini poco curanti della pulitezza: l'uso degli stivali, è il solo mezzo che riesca
di qualche utilità contro quel piccolo parassito. Per ucciderlo, quando sia pe-
netrato nelle carni, si raccomandano da taluni le frizioni mercuriali e il decotto
di tabacco; ma l'Autore, che sperimentò su sé slesso queste sostanze, le trovò
inutili allo scopo. Piccolo danno, poiché, come si é detto, l'estrazione dell'In-
setto è facilissima a praticarsi, e la sua presenza entro le carni, sebbene prolun-
gata di più giorni , non cagiona alcun grave disordine dell'economia animale.
Il professore Er. Weber comunica gli esperimenti suoi, e del fratello Eduar-
do, intorno
1 ." La maniera con la quale il chilo viene assorbito dai minimi vasi linfa-
tici delle villosità intestinali.
2.° Esperimenti che dimostrano il movimento dei cigli vibratili, nelle cel-
lule dell'epitelio delle narici dell'uomo assai cospicui, esser rilardato dall'azio-
ne del freddo, accelerato da quella del calore.
3." Esperimenti di Ed. Weber sul movimento degli ossettini dell' udito
prodotto dalla oscillazione della membrana del timpano, e su la utilità della
fenestra rotonda.
In ultimo mette sotto gli occhi della Sezione la nuova Opera ornata di un
grande Atlante per Erdl prof, a Monaco col titolo Dello niluppo dell' embrione
dfU'uomo e del pulcino neW uovo. - Lipsia 184o.
il Dottor de Martino si appoggia all'esatlezza degli esperimenti del jirof. Ed.
— 765 —
Weber iDtorno la corrispondenza che ne'movimenli della catena degli ossellini
della cassa del timpano ha luogo tra r.ivvallamcnto della niembranclla della fe-
neslra ovale, prodotto dalla base della statTa, e la cstubcranza della niembra-
nclla della fencslra rotonda, prodotta dall'urto dell'acqua della coclea, e del
veslibulo , por confutare la dottrina del Colugno su l'ofTicio degli aquedotti.
Dapoichè Cotugno insognava 1' aquedollo del vestibulo , e quello della coclea,
nelle forti ondulazioni della membrana del timpano, le quali trasmesse per la
catena degli ossetlini alla finestra ovale, e per l'aria alla finestra rotonda, com-
primono di molto la linfa del labirinto, servire di diverticoli alla linfa medesima,
non essendone essi stessi interamente ri])ieni nello stato di riposo. I risullamenti
delle spcrienze di Weber, le ijuali dìinuslrano , che la compressione della linfa
fatta dalla base della statTa sulla fenestra ovale rialza dall'altra banda la mcmbra-
nella della finestra rotonda, confutano, secondo de Martino, meglio che tutte
le ricerche anatomiche, se non l'esistenza, al certo rofflcio degli aquedotti: i
<iuali se fossero, e servissero di diverticoli alla linfa compressa, la membranel-
la della finestra rotonda non dovrebbe rialzarsi.
Il prof. Costa, continuando l'esposizione dei suoi lavori zootomici sui Pe-
sci del Mediterraneo, discorre della struttura della vescica natatoria , e de'suoi
rapporti cogli altri visceri. Dimostra la vescica adattarsi agli organi renali , e
talvolta legarsi ad essi con comunicazioni vascolari. Dichiara averla rinvenuta
in lutti gli Scomhridi , quando bone sviluppata, e quando rappiccolita ; nella
Scorpena, ncW l'i aiwscopu , e nella Mula. Mostra aver la vescica de' rapporti co-
gli organi sessuali, e trovarsi piuo meno grande in ragione dello sviluppo del-
le uova , ed inversa alla grandezza della vescica urinaria. Dà spiegazione del-
la comparsa dell'esofago nella bocca di alcuni Pesci, come nella Bocca d'oro
ile' pescatori napoletani, non già attribuendolo alla rottura della vescica natato-
ria, ed alla spinta prodotta su di esso dall'aria clic con impeto ne vien fuori ,
come fu credulo, ma all'azione meccanica, ed alla irritazione prodotta dall'amo
sull'esofago nell'essere il Pesce tratto fuori delle acque.
Il signor Lionardo Dorotea Presidente dell'Accademia degli Aspiranti natu-
ralisti , manda in più copie stampate il Programma di un premio destinato a chi
esponga in modo incontrovertibile tutte le scoperte che fecero gl'Italiani di
97
— 766 —
ogni epoca in fallo di scienze naturali . e che si appropriarono gli stranieri ; sen-
za trascurare la enumerazione di quelle che si appartengono asomnu napole-
uni Severino, e Cavolini. e che figurarono fin qui sotto il nome di non voi-
gari naturalisti oltramontani.
Il Presidente scioglie l'adunanza.
Il l'rosidcntc - Carlo Prtncipb Bonapartb
i Anastasio Cocco
'^^^•''""ICORRAPOPOUT.
ADUNANZA
DEL GIORNO 1. OTTOBRE 1843
Il prof. Oronzio Costa vicc-Presidente apre, in assenza del l'residenlc, l'adu-
nanza , ordinando la lettura del processo verbale di ieri, che viene approvato.
Il prof. Owen intertiene la Sezione con importantissime osservazioni anato-
miche sugli organi salivari de' bruti [Edenlata Cuv.). Egli mostra i disegni del-
le dissezioni delle glandole salivali dell' Armadillo {Dasypus ) e del Formichie-
re ( Mijrmefophaga didaciijla ); da' quali disegni si dimostrano le modificazioni ,
per le quali la secrezione salivare serve, per la sua tenacità ed abbondanza , ad
agglutinare gl'Insetti per organo della lunga ed estendibile sua lingua rivestita
di quel vischio come le panie degli uccellatori. Nel Formichiere questa proprie-
tà della saliva è dovuta all'enorme mole delle glandole salivarie propriamente
dette, non che delle zigomatiche, e delle labiali; le quali tutte vengono de-
scritte e illustrate nel Myrmecophaija didacdjla. Negli Armadilli , in cui e meno
sviluppato il sistema salivare, lo stesso Gne si ottiene per mezzo di una modiG-
cazione speciale ed interessante de' condotti delle glandole sollomascellari .
Quattro o cinque di questi condotti trasferiscono la saliva dalla glandola ad
una vescichetta , che è più grande in proporzione di quanto la vescichelta del
— 768 —
lìeie è al fegato. In questa vescichetta salivare ( veska salivaris] la parte acquo-
sa della secrezione vien assorbita, il resto divien molto tenace, ed adesivo. In
iiuesto stalo essa ò trasportala da un lungo condotto [duclus njsticus) fin presso
la sinfisi della mascella inferiore , ove sgorga fuori , e spalma la lunga quasi ci-
lindrica lingua. Il prof. Owcn ha rinvenuto questa modificazione in due sotto-
generi ( Dasijiìus vero, e Talusia di Fcd. Cuv. ) di Dasipodidi , e crede che sia
particolare a questa famiglia.
Quindi Io stesso prof, ha esibito i disegni di un Verme marino della famiglia
Ae' Nemertidi strettamente alfme al genere Polla del delle Chiaje, ma da cui dif-
ferisce per la maggior lunghezza della proboscide retrattile, e per le anella più
(lisluite dell'integumento; il quale e conlrascgnato da strie longitudinali equi-
distanti di color chiaro in numero di IC. La proboscide lunga sottile cilìndrica
uguaglia in lunghezza il corpo. Il canale alimentario è leggermente depresso
retto semplice, e termina all' estremità del corpo opposta al capo. Una sempli-
ce corda nervosa non ganglionare si estende lungo la linea media della super-
ficie ventrale del corpo , ed è racchiusa da un seno venoso. Il sangue è scolo-
rato. Su la faccia opposta ( la dorsale ) evvi una reticolazione di vasellini , ma
nessun tronco longitudinale , ossia arteria dorsale ; i lati del corpo sono occu-
pati da strette oblunghe trasversali glandole, o follicoli di color bianco -latte ,
poste trasversalmente e separate da intervalli di lor propria grossezza, nei quali
intervalli son situate le ovaje. Nonsonovi grandi vasellini laterali longitudina-
li, come quelli descritti e figurali dal delle Chiaje nelle specie di PuUa. Incon-
seguenza opina esso Owen che il Verme da lui descritto appartenga ad un ge-
" nere diverso , pel quale propone il nome Caninia in onore del Presidente di
questa Sezione. Questa nuova specie di Verme gli fu mandata dal signor C.Fox
dalle coste di Cornovaglia. Misura ventuno centimetri di lunghezza, e tre o quat-
tro millimetri di larghezza ; essa è ottusa all'eslreniità anteriore, e a grado a
gradi) assottigliasi dal terzo posteriore all'ultima estremità del corpo.
Finalmente lo stesso illustre Inglese presenta alla sezione, per parte del prof.
Dauhery suo amico, un plastico dell' unica testa del Do(iò(Didus inep(t(s),die si
conserva nel museo Ashinoleano di Oxford, e vi unisce da sua parte propria una
tavola litografica dell'unica porzione del capo del Dinornis slrulhioides conserva-
— 769 —
ta nel musco del Collegio dei Chirurgi di Londra : e fa alcune osservazioni su
la stretta somiglianza in tal parte di loro struttura fra le due estinte specie di
Uccelli; e sulla singolare analogia delle loro storie. L'uno e l'altro Uccello era-
no di grande statura, senz'ali , o privi almeno della facoltj^ di volare, con pie-
di gallinacci, e perciò inabili a nuotare. F.'uni) dei generi [Diilus) era ristrelfn
nelle due contigue isole deH'.Vtlantico meridionale, la Maurizio, e la Rodri-
guez; e l'altro genere [Dinoritis) era egualmente confinato nelle due isole della
nuova Zelanda nell'oceano pacifico meridionale ; ed amendue gli Uccelli , secon-
do la storia e la tradizione, furono intieramente distrutti dalla mano dell'uomo.
Il dottor Pietro Calcara di Palermo espone il seguente catalogo di Concliiglio-
logia geografica.
Sulle tracce del Broderip ( egli dice ) mi sono impegnalo a conoscere dopo
«jualche studio, i siti e le profondità in cui si trovano viventi i generi di Mol-
luschi marini della Sicilia.
Lo scopo principale di questo mio lavoro tende ad inferirne delle conseguen-
ze relative alla teoria su le formazioni geologiche moderne , e terziarie, o sulla
distribuzione dei vari generi nei differenti strati di dette epoche della natura.
Come altresì è diretto a far conoscere la differente pressione, e il grado termo-
metrico delle acque di mare in rapporto all'anatomica contestura di questi ani-
mali di classe inferiore.
L'utilità di detto lavoro a|tparirà vie più, ove porrassi mente all'esser pure
mio pensiero quello di osservare , e quindi di far conoscere la giacitura ed il
regime nulrimenti/.io dei menzionati animali , proponendomi ad un tempo,
mercé il confronto delle Faune dei Molluschi marini di varie regioni, di deter-
minare le lince costituenti la loro distribuzione geografica.
GENERI SITI PROFONDITÀ'
PicUi
1 Clavagella, Lamk. Si trova attaccata e forante gli sco-
gli calcari dei bassi fondi 'i
2 Teredo, Lin. Perfora il legno galleggiante del lit-
torale 1
— 770 —
GENERI
sin PROFONDllA
Piedi
3 Pholas, Linn.
Sugli scogli e dentro la sabbia
8
4 Gastrochaona , Spreng.
Nelle caviti delle rocce calcaree
10
6 Solen, Linn.
Dentro la sabbia
12
6 Solecurlus, BlaiiiT.
Ivi
»
7 Panopea, Menard.
Nel fango e nella sabbia
20
8 Anatina, Lamk.
Sabbia dei bassi fondi
6
9 Lutraria, l^nik.
Sabbia
30
10 Scrobicularia , Sch.
Ivi
2i>
11 Mactra, Lanik.
Nei recinti sahbionosi
13
12 Erycina, Lamk.
Sabbia dei bassi fondi
5
13 Bornia, Philip.
Dentro le incurvature delle ma-
drepore
2
14 Ptychina, Philip.
Recinti fangosi
10
lo Solenomya, Lamk.
Dentro i bandii di sabbia
4
16 Corbula, Brug.
Nel fango sabbioso
12
17 Pandora, Brug.
Ivi
13
18 Osteodesma, Desìi.
Ivi
M
19 Tracia, Lamk.
Ivi
20
20 Galeomma, Durt.
Ivi
lo
21 Saxicava, Lamk.
Attaccata nelle incurvature delle
pietre e sulle conchiglie dei lit-
torali.
2
22 Venerupis, Lamk.
Ivi
»
2.3 Petricola, Lamk.
Ivi
»
24 Psamobia, Lamk.
Nella sabbia
13
2o Tellina, Linn. Lamk.
Nella sabbia
14
26 Diplodonta, Bronn.
Recinti fangosi e sabbionusi
»
27 Lucina , Brug.
Ivi
8
28 Scacchia , Philip.
Ivi
»
29 Donax, Linn.
Sabbia e recinti fangosi
10
— 771 —
GENERI
SITI PBOFONDITA
Piedi
30 Mesodesma, Dcsh.
Sabbia e recinti fangosi
10
31 Astar(e, Sowcrb.
Rccinli fangosi
12
32 Cylhorea , Lamk.
Recinti fangosi e ciottolosi
SO
33 Vcnus, Linn.
Ivi
»
34 Cardium, Linn.
Recinti sabbionosi
13
Z'ó Cardila , Bnig.
Recinti sabbionosi e aderente sulle
Concliiglie e pietre dei bassi fondi
10
3G Isucardia, Lamk.
Melma fangosa
30
37 Arca, Linn.
Nella sabbia allocata alle pietre ed
ai coralli
17
38 Pectunculus, Lamk.
Nel fango e nella sabbia
18
39 Nucula, Lamk.
Nel fango dei pelaghi
60
40 Chama, Linn.
Aderente alle rocce ed alle con-
chiglie
IC
41 Modiola , Lamk.
Aderisce col bisso sugli scogli e fo-
ra le pietre.
6
42 Mitylus,Linn.
Su le spiagge pietrose
10
43 Pinna, Linn.
Trovasi attaccata col bisso sugli sco-
gli, ed ama vivere talvolta nelle
arene.
17
41 Avicula, Lamk.
Aderente ai zoofiti nelle conchiglie
e nelle pietre
18
45 Lima, Brug.
Si attacca col bisso nei pelaghi
13
46 Peclen, Relz.
Recinti sabbionosi
20
47 Spondylus , Linn.
Nel littorale sugli scogli, su le con-
chiglie , e su i zoofiti
lo
48 Oslrea, Linn.
Ivi
10
49 Anomia, Linn.
tri
9
50 Terebralula, Lamk.
iTi
80
61 OrUs, Valm.
Iti
»
— 772 —
GENERI
52 Thecidea , Dcfr.
53 Craiiia , Retz.
;U Hyalea, Lanik.
DO Cleodora , Peron e Lesiieur
56 Cymbulia, l'eron e Lesueur
57 Tiedeniannia , delle Cliiaje
58 Odonlium, Philip.
59 Eolis, Cuv.
60 Trilonia, Cuv.
61 Thetjs, Linn.
62 Idalia, Leuckart.
63 Doris, Linn. Cuv.
64 Diphyjlidia , Cuv.
65 Chilon, Linn.
66 Patella, L. Lanik.
67 Gadinia, Gray.
68 Pleurobranchus, Cuv.
69 Pleurobranchea , 3Ieckel.
70 Imbrella, Lamk.
71 Tylodina, Raf.
72 Emarginula, Lanik.
73 Fissurella , Brug.
74 Pileopsis, Lamk.
Tó Tliyreus, Philip.
76 Calyptraea, Lamk. •
77 Crepidula, Lamk.
78 Akera, Cuv.
79 Bullaea, Lamk.
SITI
PROFONDITÀ
l'icii;
Sul corallo rosso dei mari profondi 100
Sul corallo e le conchiglie 30
Galleggiante micino i littorali 20
Ivi »
Ivi 15
Sulle spiagge 5
Nelle arene 10
Nelle arene delle spiagge 6
Ivi »
Ivi »
Nelle arene delle spiagge 6
Nelle arene e nel fango 8
Ivi 4
Aderisce sugli scogli de' bassi fondi 2
Ivi 2
Ivi 3
Sopra le pietre e le testuggini 8
Ivi »
Nei recinti fangosi dei littorali e su-
gli scogli 6
Aderente alle scogliere »
Ivi 8
Ivi 25
Ivi 20
Sopra il corallo nei pelaghi 80
Sulle conchiglie e le pietre 20
Ivi lo
Presso le spiagge su i bandii di sab-
bia. 10
Ivi 15
— 773 —
GENERI
80 Bulla , L.
81 Gastropteron, Meckel.
82 Aplysia, !..
83 Nolarelius, Cuv-
84 Elicia . Risso.
8o Onchidium, ISuchan.
86 Auricula, Lamk.
87 Rissoa, Freni.
88 Truncalella , Riss.
89 Eulima, Risso.
90 Cliemnizia , d'Orbigny.
91 Ncrita , L.
92 Natica , Brug.
93 Jantina , Lamli.
94 Coriocella, BIaìnv.
95 Sigaretus, Lamk.
96 llaliotis, L.
97 Stoniatella , Lamk.
98 Vermetus, Adans.
99 Siliquaria, Brug.
100 Scalarla, Lamk.
101 Orbis, Lea.
102 Dclfinula, Limk.
103 Fossarum, Philip.
SITI PnOFONDIT.V
Piedi
Presso le spiagge sui bandii di sabbia lU
Ivi 7
Ivi 6
Ivi »
Ivi »
Ivi »
Nell'arena e nell'acqua fangosa del
littorale 1J>
Ivi 10
Ivi »
Ivi 12
Ivi »
Nell'arena e nell'acqua fangosa del
littorale 8
Ivi »
Galleggia nei mari profondi 80
Nell'arena ed acqua fangosa de'lil-
torali 20
Ivi 6
Aderisce sugli scogli dei littorali »
Bassi fondi arenosi 8
Nella sabbia , sopra le pietre , ed i
coralli 12
Bassi fondi sulle spugne 7
Recinti sabbionosi 10
Nelle pietre poco profonde 5
Sulle rocce bagnate e negli inter-
stizi delle madrepore 5
Sulle pietre appena bagnate dall'ac-
qua 4
98
— 7"i —
GENERI
SITI PnOFONDlTA'
JOl Solarium, l.aink.
l'iedi
Nei ricinli sabbiosi 20
105 Tioclius, L.
Ilecinti sabbionosi e .sopì a lo pietre 8
lOG Moiuxloiita, Lnmk.
Ivi >.
107 IMiasiancila , Lanik
Keciiili sabbionosi poco profondi G
108 Turbo , L.
Sopra le roeee e nelle alghe 4
109 Scissurclla, d'Oibi^jiiy
Kceinti sabbionosi 10
110 Turitella, Lanik.
Ivi 12
J 1 1 Cfritliiuui , Mruf!.
Ivi 15
112 IMcunitcìnia, Lamk.
Ivi 16
113 Canccllaria , Lanik.
Ivi 28
114 Fasciolaria , I.anik.
Ivi 10
Ho Fusus, Lanik.
Ivi 12
liti Pgrula, Lamk.
Ivi »
117 Slurex, L. Lanik.
Ivi 14
118 Ranella, Lamk.
Ivi »
119 Tritonium, Lamk
Ivi »
120 Chenopus, Philip.
Ivi 20
121 Cassidaria, Lamk.
Ivi »
122 Cassis, Lamk.
hi 20
123 Purpura, Lamk.
Ivi 30
124 Dolium, Lamk.
Ivi ).
123 Buccinum, L.
lieeinti sabbionosi vicino ai littorali 10
126 Tcrebra, Brug.
Ivi »
127 CoUimbella, LaniL.
hi IC
128 Mitra, Lamk.
Ivi "
129 Margiiiolla, Lamk.
Nella sabbia 8
130 Ringicula, Dodo.
Ivi »
131 Ovula, Brug.
Sili profondi sui coralli e le alyibe 1 00
132 Cypraca, L.
Ivi 80
133 Conus, L.
Recinti sabbionosi !<»
— 775 —
(ìENKRI
134 Argonauta, I.aniU.
13o Eledon, Leacli.
13C Loligo, LiDik.
137 Sepiola, Lcacli.
138 Sepia, L.
130 Carinaria, Lamk.
liO l'kTotraclica , Forsh.
141 l'iiyllirlioa, Peron.
142 Atlanta, Lesucur.
143 Dcntaliuin, L.
144 lialanus, Brug.
145 Acasta , Lcacli.
liG Clitliamalus, Raii/.
147 Oclilliosia, Ranz.
148 Pyrgoma, Ranz.
149 Coronula, Lamk.
li)0 Anatifa, Brug.
151 Pollicipcs, Lamk.
152 Malacollo, Stiiium.
153 ScnoJita, Scliium.
154 Aiepas, Rang.
SITI PROFONDITÀ
Piedi
Recinti sabl)iono$i e galleggia sul-
l'acqua 1"
Recinti sabbionosi e su le pietre »
hi )'
hi »
hi »
Presso le rivo 8
Ivi »
Recinti sabbionosi presso il littorale »
Ivi 12
Ivi 6
Su le pietre dei littorali e sul corallo 3
Dentro i pori delle spugne 5
Su le pietre dei littorali 2
Sul coiallo 100
Sul corallo e le concliiglic 25
Su le testuggini 14
Su le pietre ed i corpi galleggianti 5
hi »
hi 3
Ivi >>
Sugli aculei delle Cidariti 10
Il vice-Presidente Costa, cbc fin dal 1830 aveva fiitlo quasi il consimile nel
suo Catalogo dei Molluscbi di Taranto inserito negli Atti dell'Accademia delle
scienze , oppone die le profondità non possono esattamente determinarsi , e
che in ogni conto conviene distinguere tra specie e specie. Cosi, a cagion d'e-
sempio, la Folade che il signor Calcara dice abitar nella sabbia, egli la osser-
vò nella creta; la Pholas (iarlytiis trovarsi specialmente sulla creta, e l'altra spe-
cie sul legno. Sostiene che la Gaslrochaena trovasi a lìor d'acqua , non a grande
— 77C —
prufuuditù; In Coi buia nelle spundc dei fìuiiii in mezzo ai fucili. Concliiude che
non possa slabiliisi una legge generale. Risponde il Calcara, che quanlo egli ha
presentalo si riferisce per ora alle osservazioni di fatto intorno a' Molluschi Si-
ciliani, de' quali ha voluto far conoscere la dislrihuziouc geografica.
Il |)rof. Cocco legge una sua lunga memoria, che modoslaiiiente intitola —
(JuaUlie pensUro sulla lltiuluijiu — della quale ecco il sunto da lui slesso fatto. —
Meditando d' onde derivasse la soverchia moltiplicilà delle specie dei pesci fino
qui conosciuti, mi è sorto wi pensiero che in ultimo non sicn tutti veramente
tali , malgrado le diflerenze organiche apparenti, le quali però riduconsi a va-
rietà nelle dimensioni, proporzioni di parti, e nel colorito. Rilletica io intanto
che ove fosse vero che il tipo specifico, come pensa\a il celebre Cu>ier, per
virtù propria si serbasse, sempre e per lutto, il medesimo, coleste differenze
avrebbero a tenersi veramente per ispecifiche. Nondimeno parcami meglio con-
sentaneo alle leggi delle evoluzioni organiche il risguardare lo sviluppo , e lo
accrescimento d'un essere organizzato come il prodotto di due fattori, l'uno
/■ elemento orgauko, l'altro /<■ inllueitze esterne, in mezzo alle quali esso s>iUip-
pasi e cresce : era dun()ue naturale inferirne, che cangialo l'uno e l'altro dei
due , cangerebbesi pure il prodotto.
lo dicliiara\a però che la potenza delle esterne cose non era già assoluta,
sicché l'elemento organico dovesse ad essa passivamente ubbidire, ed anzi fosse
sempre un solo : e che col variare di esse influenze no venissero fuori tutte le
svariate forme della serie Zoologica.
Venivami anzi nel pensiero che vi sieno tanti tipi specifici primitivi capaci di
essere parzialmente modificati per opera delle infiuenzc ambienti , non tanto
però che una delle forme della serie Zoologica in un'altra all'atto differente si
trasformasse; d'onde ne viene, che il Cane, ed il Cavallo, che possono andare
svariati nelle forme, non possono però cangiarsi in Elefante od in Avvollojo.
D' appresso a (jueste generali considerazioni , a confortare il mio argomento
con esempi, alcuni ne Iraea dall'i/is/oire Naturelle des Poissms derivandoli da ge-
neri Perca, Denlex,Canlharus, Boops, eie. facendomi a dimostrare, che tra la Per-
ca fluviatUis d'Kuropa, e dell'.Vsia, e la P. flavescens dell'America settentriona-
le, (ra il Denlex ndgaris del Mediterraneo, ed il D. rupeslris del Capo di liuona
— 777 —
Sjìer.'iiiza , (ra il Cantharus vulgaris, e il C. orliicularìii del Mediterraneo, ed il
C. Smeyaletisis della Corea, tra il lioops Sal/ìu d'Europa, il li. Coreeiisis della Co-
rea, ed il Jl. mrpoides delle Indie, le dilTerenze consistono, in un pin o meno
(le'earatteri che sono a tutti comuni, per mudo che non si vede in tutti che
niodifica/ioni d'una cosa medesima; proponea io quindi di nominare la ferra
d' Kuropa e d'Asia Perca fìuvialilis eiiropiuv-duialaa, e <|uella dell'America Perca
lluvialilis americana; il Dentice del Mediterraneo, Denlex vulijaris medilerrunens
e quel del Capo It. fu/yart'.s cajw'nsis; de' tre Cantari, i due del Mediterraneo,
\' uno CaiUhanis viifgaris medilerraneus, l'altro C. orlUcularis medilerranetts , e
<|uel della Corea C. vidgaris coreensis; la Salpa did Mediterraneo Jloops snlpa me-
dilcrranca: e delle altre due l'una Ji. salpa coreensis, e l'altra H. salpa anldlia-
na. Per giun^'ere poi a dare alcun fondamento al mio pensiero faceami a cen-
nare quali e quante fossero le potenze esterne, che valessero a modificare l'or-
ganismo de'I'esci, e senza dir di tutto ad una ad una, m'interteneva alcun poco
più suH'inlluenza della temperatura e della luce. Addimostrava come nelle rc-
(lioni, nelle i|nali la temperatura è assai elevata, e la luce in grandissima co-
[lia, ([uivi gli organismi tutti fon più hella mostra di se andando più svariati nel-
le forme, ed ornandosi di più vivi e splendidi colori, senza che gli abitatori della
terra la \ incessero su quei delle acque. E perché meglio si valutasse il potere
(Iella temperatura su l'organismo de'Pesci, proponea i seguenti problemi , che
commellea al giudizio dei chiarissimi Soci, perché venissero risoluti : 1." Lo
s\ iluppn organico de' l'esci , a cose eguali, siegue sempre le condizioni della lati-
tudine de" Mari ed é ()iù perfetto nelle calde, che nelle fredde regioni? 2." Le
forme de'Pesci sono più svariale , e moltiplicaosi maggiormente nelle regioni
e(|uatoriali , che nelle polari , e le intermedie? 3." I caratteri, che son comuni
ad una famiglia, ad un genere, ad una specie, di Pesci che vive in mari etero-
tcrniici , sono sempre più sviluppati ed apparenti in quelli della regione, in cui
la temperatura é |iiu ('le\ala,o viceversa? i. I l'esci che NÌ>onc» in mari isotermi-
ci, ma sotto diversi paralleli, sono sempre tra se somiglianti? 3." Nelle regioni
situale sotto gli stessi paralleli, che abhian i>eró una temperatura differente, le
sviluppo organico de'Pesci segue sempre la ragione di essa? 6." L' inOuen»)
di 111 temperatura sullo sviluppo organico degli animali terrestri clic abitano le
— 778 —
Zone medesime , in che vivono i Pesci, è la medesima pure per essi? 7." Da
quanto conoscesi dell'influenza della temperatura sui Crostacei può desumersi
ciò che per essa avviene ne'Pesci viventi sotto i medesimi paralleli? Dichiarava
però che lo studio della influenza della temperatura sui Pesci non potea andare
scompagnato da quello di tutte le altre influenze, e che dietro questo la Ittiolo-
gia poteva assumere una forma veramente scientilica.
lu mancanza poi di materiali che valessero a stabilire una Classifìcazionc ve-
ramente scientiGca, mettendo ciascuna specie in relazione con tutte le speciali
influenze esteriori delle diITcrenli regioni, io proponea, che aspettando tempo
che quei materiali si moltiplicassero, i Pesci si ordinassero in modo, che alme-
no si ragguagliassero con le differenti regioni idrograflclie nelle quali essi vivo-
no; di modo che pria di determinare la famìglia, l'ordine, il genere, le specie,
si possa stabilire appartenere a tale, o tal'altra regione. A far ciò io invitava
quegl'Itliologi che posseggono ricche collezioni di Pesci di tutt" i mari , a stu-
diare cosi in complesso l'aspetto comune, o quello che direbbesi meglio facies
khlhìjoloijka. Facea riflettere quindi che come alla moltiplieità delle forme , ed
al brillante del colorilo non confonderebbesi un Uccello delle regioni intertro-
picali con alcun di quei d'Europa , cosi avveniva pure de' Pesci. 1 quali io di-
stinguo iu quei a tipo topico, che non rinvengonsi che in un mare esclusivamen-
te, ed in quei a tipo modificalo, che hanno i loro analoghi ne' mari diversi.
Per dare poi una plausibile ragione del come un Pesce vivente in un dato
mare, avesse potuto, passando in altri esser costretto a rimanervi, e quindi con
lo scorrere di molti secoli modiflcarsi in alcun modo, io ricorrea a' cataclismi ,
che certo in epoche differenti han dovuto aver luogo nel profondo de'mari can-
giandone le geologiche condizioni; sicché a' Pesci venisse interdetto il ritorno
là d'onde partirono. Confortava questa ipotesi con l'osservazione del Celti in-
torno al cangiamento di direzione nel cammino de'Tonni, avvenuto dopo il
terremoto di Lisbona nel ÌTÒ'ò. Ed ammettendo poi che l'Istmo di Suez a ca-
gion d'esempio, ab iinmemorahili messe intercettata la comunicazione del golfo
arabico col mediterraneo , che una volta forse ci era ; non è fuori credenza che
i Pesci rimasti o nell'uno, o nell'altro, per le condizioni differenti de'due mari,
io Gne si fossero modiGcati in alcun modo nelle forme.
— 779 —
Cbiusi in ulliino il mio Pemiere inanimando i naturalisti a seguitare il siste-
ma doìy associazione , Icnpiido sempre per ■»ero che se la divisione del latore lo
immeglia , e n'estende i confini, l'associazione di coloro che vi cospirano lo
condure a buon termine e lo perfeziona.
Voglio sperare adunque non essermi male apposto quando io strivea che
« nelle ricerche ittiologiche falle ne'mari diversi conviensi nieltcrvi opera, non
« solo l'Ittiologo, ma il l'isico, il Chimico, il Geologo, il Botanico, lo Zoolo-
« go , aflìne che ciascuno dal canto suo ne illustri le condizioni in che i Pesci
« si vivono.
Non tralascia il vice-rresidcnle nel!' approdare l'opinione del Cocco, ren-
derla comune a se stesso , e rivendicarla anzi alla sua Fauna del Regno , ove
parlò de'Pesci di acqua dolce.
Il signor Fridiani si accinge a leggere un suo sunto degli Annali delle scienze
naturali , e nuovo sistema analitico delle idee e cognizioni di Zoologia, Anato-
mia comparata, e Fisiologia. Il vice-Presidente incarica i signori Briganti e
Bizza di esaminarlo , e di renderne conto.
11 dottor de Martino legge le sue osservazioni sullo sviluppo de' Follicoli di
Graaf, e delle uova nelle Baje; in proposilo delle quali, quantunque encomile
osservazioni, e le tavole del Calamai, tuttavia dice che avendo trovato curioso,
e sorprendente il fatto annunziato da quel diligentissimo anatomico fiorentino
circa l'esistenza di un foramelto net segmento libero di ogni follicolo, il quale
sin da principio preparerebbe con la sua graduale dilatazione l'uscita all'uovo
maturo, ha voluto ripetere le ricerche, e non gli è venuto fallo d'incontrare
in verun follicolo cotale apertura e foramelto.
Il signor Calamai confessa di non aver introdotto lo specillo ne'forami per te-
ma di lacerazione; non crede però di aver preso abbaglio; ma tuttavia pro-
mette occuparsi di nuove osservazioni per assicurarsi meglio della realtà del
fatto, o discendere all'avviso del dottor de Martino.
U principe Bonapartc ammirandola reciproca modestia de'dialogizzanli, esalta
con bella occasione gli speciali vantaggi de'nostri Congressi, mercé dc'quali le di-
scordanti opinioni si ra\ vicinano con fratellevoli parole per raggiungere la verità.
Il vice-Prcsidente Costa comunica da prima la notizia di un nuovo genere ili
— 7S0^
Pesce a/)oif(', prossimo nnliO/ì.odi, pescalo nel maro iliNapoli nel dccombre 1843,
i! (la lui chiamalo Ojnoiioiìiicii!^, ilei nualc presenta il cranio. Mostrasi in esso un
apparalo <lentario sulla parie anteriore del voniero, mollo singolare, e di cui
dice il prof. Owen averne veduto soltanto uno consimile in una Murama pro-
>enientc dalle Indie Orientali, la quale, secondo clic opina il principe ISona-
j)arle , formerà una seconda specie del nuovo genere del Costa.
Passa quindi il iirof. suddetto a leggere la profazione della sua Paleontolo-
gia del Regno di .Napoli, e fa notare come due Sommi Ponlelici fossero i primi
promotori di questo studio in Italia, ove anche la Paleontologia ebbe la culla;
e vi discorre di alcuni denti fossili da lui creduti prima spettanti a Tapiro , so-
pra de'quali non ottenne finora illustrazione alcuna precisa da Zoologi che al-
l'uopo ebbe consultati, comunque diverse ne siano le oi)inioni. Blainville di
falli avvisava appartenersi a Foche; altri Zoologi li riferivano ad altri animali.
Il principe Bonaparte vi riconosce denti di Pesci non più esistenti ; ma il Costa
persiste nella opinione che sian di Mammiferi , quantunque non determini di
quale. Si rimettono i denti modellali al prof. Gene per il Museo di Torino.
Adduce similmente le ragioni per le quali egli ritiene spettare a Corna di Cer-
vo que'fossili da lui ilichiarali per tali nella Fauna del Regno di Napoli, e nella
sua corrispondenza zoologica. Discorre dei Pesci fossili di Castellammare , dei
quali dice esistere la descrizione e le figure datene dal Cavolini in una Lettera
impressa e non pubblicata, diretta al Conte Zurlo, quando questi sedea Mini-
stro degli alTari interni nel 1809, poco prima cioè della morte di Cavolini. Tra-
scorre da poi le moltiplici materie raccolte nel suo lavoro, che viene accom-
pagnalo da un aliante ricco di tavole ; e si restringe finalmente a dire delle Ip-
purìli, Orioceraliti, Amplessi, Hadiolili eie. spettanti alla Majella, e che egli fer-
man»enle crede appartenere al regno vegetale, non all'animale , persuaso per
fino che possono ravvicinaisi alle Ombrellifere — Vorrebbe da ultimo, che Filo-
logi e Zoologi si imissero ad esaminare gli oggetti reali per decidere definitiva-
mente una tal questione.
Il Presidente propone che un ricco estratto di questo lavoro s'inserisca negli
Alti : e la Sezione lo approva , incaricandone lo stesso autore , e rimettendosi
per le tavole alla splendidezza del Ministro Presidente generale ( Vedi in f.ne].
— 781 —
Il sig. Pnnviiii presenta un bello esemplare dell' Unthrelh medilerranea , di-
t'hinrando che dopo essere esposta allo sguardo della Sezione, fosse depositata
nel Miisef) del prof. Costa.
La società olandese delie sciente in Ilarlem raccomanda per mezzo del socio
onorario principe Bonaparte il sno pro^'ranima per l'anno corrente ; nel quale
vengono dalla sezione specialmente presi in considerazione i seguenti quesiti da
sciogliersi prima del gennaio 1847.
« Quesiln quarto , Ira quelli già latti nello scorso anno ». La società conside-
rando gl'immensi prof»rossi elicla ZMi)|n;;ia lia fatto dopo la pubblicazione della
Tal/Illa (iffiiiilaliim wùmaliuDi di Ik'rriiann nel 1783, dietro i quali parecchie delle
considerazioni che fanno la base del sistema di quell'illustre autore, non sono
più ammissibili, dimanda un (|uadro istorico, zoologico, e anatomico delle for-
me organiche , mediante le quali le Classi, gli Ordini , le specie degli animali
vertebrati passano le une nelle altre, e si combinano fra loro. Essa società ri-
chiede sopra tutto se vi sieno forme di transizioni jiarticolari appo gli animali
vertebrali ; e nel caso affermativo, quale specie di legame ne risulti , e come
appresso queste forme di transizione debba essere modificata la clnssazione dei
Vertebrati.
L'autore della memoria che risponderà alle presenti dimande dovrà appog-
i^iarne le sue opinioni sopra ricerche anatomiche molto esatte.
Quesito primu de'nuo\i. La società dimanda un esame microscopico delle glan-
dolo surrenali , illustrato da figure esatte.
Quesito secondo. Esistono libre muscolari nelle tuniche delle arterie? Or\ero
li) contrattilità loro dipende unicamente dalla azione di un tessuto elastico?
Questa ricerca dovrà essere esaurita per via di studi microscopici e chimici.
Quesiti) terzo. Gli animaletti spermatici appartengono essi realmente al regno
animale? Ovvero dovremnoi considerarli come cellule lunghissime munite di
ciglia vibratili?
Quesito quarto. Li società desidera conoscere bene qual sia il grado di salsedi-
ne che diversi animali viventi nelle acque salmastre possono sopportare. Di-
manda quali siano i pesci , e gli animali invertelirati che si trovano nelle acque
del Zuiderzee, del golfo 1" Y, e del lago di Harlem? Desidera che sia special-
99
— 782 —
incute notato il grado di salsedine nelle acque, in cui vivono questi animali; e
che si paragonino i risultanicnti ottenuti con quello che è stalo publicato all'og-
getto da Nìisson perii mare baltico, e da Nordmann e Ratlike per il mare nero.
(Juesilo decimoseslo. La Società dimanda la descrizione esatta illustrata da buo-
ne figure degli organi tanto feniinei , che maschili della generazione di una spe-
cie Europea di Ragno.
Qutsilo (lecimoncllimo. La socicti dimandala descrizione possibilmente più com-
piuta de'resti di Rettili trovati in diversi paesi di Europa nel calcare conchiliare
(Muschelkak).
QìiesUo vigesimosecondo. Richiede un' esposizione fisiologica esatta e succinta
di quanto concerne la organizzazione degli animali riniarrhovoli conosciuti sotto
i nomi di Sircn, Protetis, Amphiuma, Itleìtolnamliiun, Mcnopoma, e Lepidofiren.
Quesito vigesimoterzo. La società considerando che la forma , la composizione,
e la disposizione degli organi della digestione de' Cetacei non è che imperfetta-
mente conosciuta , dimanda una esposizione critica di quanto si conosce su que-
sto soggetto , nou che osservazioni ulteriori su tutti questi punti di anatomia
comparata.
Quesilo vigesimoquarto. La società domanda una lista, quanto possibile esatta
dei pesci , e dei Molluschi che si trovano tanto nel mare presso le rive, quanto
nei fiumi , e nei laghi di acqua dolce delle possessioni olandesi sulle coste del-
l'Africa occidentale con una specifica esatta de' loro caratteri distintivi. Una me-
moria ornata de' disegni delle specie le più rare sarebbe preferita , ma la società
desidererebbe soprattutto ricevere gli oggetti materiali , e principalmente i più
rari conservati nello spirito di vino. Essa aggiudicherebbe in questo caso non
solo la sua medaglia d'oro, ma accorderebbe inoltre una ricompensa proporzio-
nata al merito dell'invio.
Quesilo vigesiinollavo. La fosforescenza delle acque del mare su le coste dei
Paesi Bassi dipende forse dalla presenza di animalelti? Ed in tal caso a quale
specie appartengono essi? La società desidera che questi animaletti siano esatta-
mente descritti e figurati , quando ciò non siasi eseguito altrove ; e soprattutto
che il modo, in cui spandono la luce sia bene esaminato.
Quesito trigesimo. La dimanda che i Direttori della Società avcano diretto ai
— 783 —
Protettori (lolle scienze, e ai naturalisti, di procurar loro un esemplare com-
piuto (lei Nautilo fiammeggiato ( Naulilus pompiìius) avea ottenuto pieno succes-
so per l'invio di due esemplari di questo interessante Mollusco, il primo dei
quali è dovuto alla generosa benevolenza del Governator generale delle Isole
Mollucche signor Serriere — La Direzione lia preso la risoluzione di mostrare
il suo desiderio di poter paragonare questo animale a quello del Nautilo umbi-
licato (\aulihis iimbilicatux]. Essa promette la somma di iJOO fiorini a colui che
gliene procurerà il primo esemplare , e di :i()0 fiorini per il secondo, a condi-
zione che essi siano in buono stato , e conservati nello spirito di vino , e che
essa li riceva prima del 1 gennaio 1847.
Quesito trigesimo primo. Visto che l'animale della Spirola {Spinila Peronii] non
è conosciuto che per il disegno, cliePcron ne ha dato nell'Atlante del suo viag-
gio alle terre australi , figura la di cui esattezza è contrastata , che dopo l'eron ,
i viaggiatori olandesi , ed altri non iianno riuscito che a procacciarsi dei fram-
menti di questo mollusco, e che sarebbe molto importante di poterlo parago-
nare con qualche Cefalopode fossile ; la Direzione promette 300 fiorini a colui
che gliene procurerà il primo esemplare, e 100 per il secondo ; a condizione che
essi siano in buono stato e conservati nello spirilo di vino , e che essa li ricc^ a
pria del 1 gennaro 1847. La direzione non ignora che un esemplare sufficiente-
niente compiuto di un animale del genere Spirola è stato testé portato in Lon-
dra , e che esso vedesi figurato negli Af»nals and Magazine of Naturai Uisionj
per aprile 1845. Essa giudica necessario d' annunziare che ciò non cambia in
nulla la domanda da lei fatta ai naturalisti , e che anzi ora ripete. Essa promette
sempre la stessa somma , a coloro che le procureranno esemplari di questo ani-
male si poco conosciuto fiu'ora.
11 Presidente profitta assai volentieri di alcuni momenti che avanzano alla adu-
nanza per dare lettura di una lettera del signor RalTaele Maghiani, che quantun-
que diretta a lui personalmente, e volgente ad uno scopo disgraziatamente diffi-
cilissimo ad ottenersi, che potrebbe quasi dirsi una Utopia , pure egli crede de-
gna d'occupare la Sezione, che non può mancare di ascoltarla con diletto.
Onorandissimo signor Principe.
Ho divisato di sottoporle , onde vegga se siano meritevoli di lettura alla pros-
— 784 —
sima riunione dogli Scienziati in questa città, alcuni miei pensieri intorno a ((nel-
lo che mi pare attuai vuoto e bisogno di una scienza tanto importante.
Mettendo in relazione la natura del soggetto di ima scienza con la capacità
dell'umano intendimento , scorgosi elio allora essa ó perfolla, quando diviene
una sistematica e generalo espressione degli oggetti iiarlitameule esposti e con
metodo; clièa questo modo si ha >irlualmoiite , ed in una l'orma ristretta ed
ordinata tutto il suo tenore conoseihile , e tutto il progresso ond' è capace di es-
sere aggrandita. Questa fu detta l'universal metaQsica delle scienze ed è come
il centro da cui partono , ed in cui si riuniscono le fila innumerevoli delle di-
verse discipline; e lo parti speciali di ciascmia. Il perché , il fermarsi su rami
particolari ed accessori , trascurando (jnel punto in cui sta la vita , e l'essere del-
la Scienza, e volere alla distruzione del tutto sostituire l'inutile avanzo di una
parte : onde avviene che al tempo stesso in cui la scienza pare siasi inoltrata nel
maggior suo progresso , ella perde di vigore e tocca la sua decadenza.
Epperò accuratamente 6 stalo osservato che la moderna filosofia cede per
rohustezza, e per nerbo all' antica; in cui alla maravigliosa unità ed univer-
salità dell' idea filosofica (li l'Ialnne e di Aristotele, si è appena sostituita una
qualche parte accessoria, e subordinata di quella sublime idea. — Or questo
è avvenuto parimente delle scienze naturali, ed in ispezialità della Zoologia. Un
numero immenso di volumi sono destinati a trattarne i varii rami, moltiplicati
e cambiati i vocaboli ; nuovi generi creali , ed accresciuti ; rivolto ogni studio a
meschine , e talvolta puerili sottigliezze , in discapito della parte vera e fonda-
mentale, cosi obbliando la filosofia ed il sistema della Scienza. In tanto numero
di volumi , dov' è un libro solo che abbia il pregio di comprender tutto , di
esporre concisamente i caratteri essenziali per il riconoscimento degli esseri , di
trattare dei principii e del metodo della Zoologia, di evitar massimamente quel-
la grandissima confusione di vocaboli por la ((uale questa regina delle scienze
n<aturalL ridotta ad un puro meccanismo di parole non ii forse lontana dal per-
dere fino la forma ed il titolo di scienza? Ora a tanto e si gran male non è egli
possibile di arrecar qualche compenso? E degna opera dei dotti non e lo stu-
diarsi di arrecarlo?
Tra le glorie scientìfiche d'Europa è d' annoverar certamente il Sysiema AVi-
— 785 —
tura di Linneo. Questo libro era appunto ordinato ad un fine cosi generale ed
ampio, e con esso solo , e si polivi allora , e si potrclihe oir^ji pssor dotto dei
principii della scienza della Storia Naturale. Dappoidiè tutte le scoperte, ed i
profiressi posteriori , o risguardan conoscenze di Anatomia comparata , ovvero
il discoprimento di nuovi esseri. Or nell'un caso ben si può trasferire la specie
meglio osservata da quel genere in clic si ritrovava in quello ciie più propria-
mente le appartiene , ovvero allogiU" per la medesima cagione in un nuovo or-
dine (|uel genere die in altro diverso ordine era stato allogato : e nel secondo"
caso nulla non è più agevole die il porre ed aggiugnere i nuovi esseri in «luel-
l'ordine in quel genere già stabilito da IJnneo, a cui per caratteri naturali si
vedrà ebe appartengono. E dall'alfra parte ben si può ancora ampliare e correg-
gere questi stessi caratteri in quella specie poco bene osservata , o semplice-
mente indicata. Un lavoro di tal fatta , di cui , il meglio die potè ci dette
esempio lo Gmelin, dovrebbe essere aflidato alle cure operose di un'Accademia
di dotti Naturalisti deputati ad aggregare ed incorporare all'opera di Linneo tutti
gli utili discoprimenti , che da lui inlino ai nostri giorni si sono fatti. A questo
modo U Sysiema Naturai sarebbe come un quadro abbozzato, di cui , restando
sempre inalterato il disegno, sì perfeziona iirogressivamente il dipinto, o s'in-
grandiscono le proporzioni: che certo nulla est ars quae siiKjulari conswnmala sii
ingenio. Ed un tal libro potrebbe divenir cosi perfetto ed autore>ole in tutti i
tempi , come era in quello che apparve la prima volta ; e sarebbe non altrimenti
considerato , che come il centro immutabile intorno al quale ogni progresso , e
\arietà, se non vuol degenerare in confusione decsi strettamente rannodare, e
coordinare. L'uno nel vario, ed il moltijilice nell'uno è il principio della squi-
sita eccellenza delle arti, e della sovrana perfi-zione delle scienze. Onde il col-
tivare le parti accessorie di una disciplina allora è utile, quando non si faccia
in discapito della sua unità, e del suo sistema; e quando il progresso delle va-
rie parti coordinato col tutto non lo distrugge , ma lo perfeziona senza toglier
punto l'unità del principio, e fa che un maggior numero di fila vadano in quello
armonicamente a riunirsi. Il naturalista mwwjrafu dee concorrere con 1' opera
sua, e porgere ajuto al naturalista filosofo: altrinieiiti le sue Muiiofjra/ie separa-
te dal corpo della scienza potranno solo essere accomodate ad apiwgare l'oziosa
— 786 —
ruriosità d" oziosi osservatori. Per la qual cosa ci pare che il Sysiema NiUurae,
di cui è lo scheletro nell'opera di Linneo, potrebbe divenir come il codice della
Scienza. Esso ne racchiuderebbe non pur la parte fdosoOca die è immutabile ed
eterna, ma ancora le scoverte, i mutamenti , i progressi, che si debbono agli
sforzi operosi di coloro che si fanno a studiare le parti speciali. Se questi mu-
tamenti siano da accettare , o da rigettare il giudi/io ben ne sarebbe afTidato a
quel medesimo senato custode e conservatore dell'integrità della scienza, simile
al supremo Tribimale che invigila sulle cose della favella. Di frivole e stolte
scoperte niuno si vanterebbe, che le scoverte non si avrebbero per legittime se
non quando approvate, siano passate a far parte del corpo della scienza a quel
medesimo modo che un vocabolo inventato non si reputa appartenere al teso-
ro della lingua, se non (piando ha ricevuto il marchio d'italiano da quell'Acca-
demia che a questo One fu ordinata dalla sa])ienza de' nostri maggiori. E si può
ben ripetere delle scienze quello che fu detto delle lingue, le quali furon para-
gonate a fiumi che dipartendosi dalla pura loro sorgente si vanno nel corso via
via ingrossando : ma mollo egli è da por mente che in luogo di raccoglier lim-
pide e pure acque non degenerino talvolta in torbidi ed impuri torrenti.
Ancora con ([uesto istesso modo si può arrecar compenso a queir altra non
minor confusione in che la Zoologia a questi nostri giorni è venuta. La quale
procede dall' inCnito numero di vocaboli differenti adoperati per indicar lo stes-
so oggetto da ciascun Zoologo ; in modo che se grandissima parte di ogni scien-
za ha il suo vocabolario, or si può dire, che essendo questi cosi diversi come
gli scrittori, la Zoologia non ha più vocabolario. E questo ci rende vie più certi
che l'unità della scienza distrutta nel linguaggio, è quasi spenta ancora nell'idea;
ed una scienza che non ha lingua certa e da tutti riconosciuta, cessa per questo
stesso di essere scienza. Laonde ognun vede di quanta utilità potrebbe essere il
procurar di stabilire un linguaggio certo e costante per tutti , il che di leg-
gieri si conseguirebbe per opera di quella medesima Accademia detta avanti.
Dappoiché , quanto a progressi già falli da Linneo insino a Noi, se risguar^
dan l'anatomia comparata, ella traslocherebbe le specie di uno iu altro genere,
il genere da uno in altro ordine , mantenendo sempre la denominazione adope-
rata da quel sommo; se risguardano scoperte di esseri da lui non descritti, ac-
— 787 —
cetterebbe il nome specifico del suo scopritore adattandolo al genere di Linneo,
a cui si vedrebbe appartenere; se siano ancor nuovi i caratteri del genere, do-
po il più rigoroso esame si accoglierebbe per aggregarlo al corpo del Sijstema
Nalurae anclie il nome nuovo del genere adoperato da chi il primo lo descris-
se ; ed in fine si accoglierà pure il nome di un nuovo ordine nel caso rarissimo
di un essere i cui caratteri non rispondono pimlo,a quelli generali degli ordini
stabiliti da Linneo.
Cosi non si accclterebber nuovi nomi che solo nel caso che si debba indicar
nuovi esseri, ed essendo tutti gli esseri ben compresi e riconosciuti nel corpo di
quest'opera, e dovendo ella per la sua grande autorità, ed utilità esser per le
mani di lutti, assai facilmente ne potrebbe divenir certo e da tutti riconosciuto
il linguaggio. E sfuggendo la confusione della Sinonimia, qualunque siasi dal-
l'altra parte la scovcrla ed il progresso, la vigile operosa autorità dell'Accade-
mia non tarderebbe ad arricchirne tante successive edizioni del Linneo, quan-
te richiederanno i bisogni della scienza. Se ogni disciplina ha mestieri delle sue
leggi, e di un codice che le formoli esattamente , e le comprenda , il Codice
della Zoologia potrà dunque essere il Syslema Naturae di cui innanzi si è ragio-
nato. Esso è universale nel metodo, perché capace di abbracciar tutto il pro-
gresso della scienza ; e semplice e preciso nelle parti , e ne' vocaboli , perchè
evita la doppia confusione delle inutili scoverte , le quali usurpano il luogo alle
sode e vere conoscenze , e de' sinonimi , che nuocendo alla cliiarezza nuocono
al vero desiderabile progresso; ha finalmente autorità quasi legislativa, conte-
nendo i principi! immutabili ed il metodo che non si polrebber cambiare essen-
zialmente , senza alterare e distruggere la scienza. Per conseguir tutto questo
basterà che dal coi-so pel quale la Zoologia si è sviata, si ritragga, come di un'al-
tra disciplina diceva il Marchiavelli, inverso gli antichi principii suoi.
Sono certo che ella, chiarissimo sig. Principe, per l'amore grande che porta
alla scienza, e per la grandissima bontà ec. Um." Devot." Servo — Raffaele Ma-
ghiani. Di Napoli 21 luglio 184-'i.
Il vice-Presidente Costa fa ridettere che l'idea del sig. Maghiani non è nuo-
va , aggiungendo che il desiderio espresso dallo Autore sia un desiderio pue-
rile ; non potersi fare analogia fra l'accademia della Crusca, e quella che vorriasi
— 788 —
all' oggetto (li'l preopinante ; alla Crusca stossa in materia tanto piii leggiera esse-
re stato gìh spezzato lo scettro, e loGmeliu essere stato dall'autore della lettera
Impropriamente recato ad esempio (1).
Il Presidente ammettendo che il nome dello Gmelin chiamato a ragione Cao-
tico non debba esser mai i)ronimziato con lode dagli studiosi della Natura , per-
che la sua material fotica , se non fece retrocedere , tratletme almeno per molti
anni il corso progicssivo della scienza ; ed osservando insieme che finalmente il
Maghiani altro non fece che indicare in quello un naturalista che non seppe né
potè fare quanto è necessario aflìdare a molti e migliori di esso ; conchiude che
al gigantesco desiderio della lettera possono unicamente concorrere i Congressi
scientifici dei vari paesi di Europa, i quali potrebbero concertarsi su la scelta
di un comitato a tal uopo , del quale non si potrebbe porre mai in dubbio la
utilità (2).
1 congregati col plauso in mezzo al (juale disciolsero la adunanza, fecero ba-
stantemente conoscere che gradivano la pubblicazione della lettera suddetta.
Il Presidente — Carlo Puincipe Boxapakte
( CoiiRADO Politi
I Segretari <
( Anastasio Cocco
( 0 Vedi Voto di un Naturalista alle Jlccad. e Scienz. di Europa.
(i) Tanto sta detto nel sopraccitato foto.
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 1845
-oH*-
IjETTO ed approvato il verbale dell'antecedente adunanza , il dottor Capelli
legge a nome della commessione il seguente rapporto intorno alla memoria del
sig. prof. Direttore Ferdinando de Nanzio sopra il concepimento , e la figliatura
di una Mula.
La memoria del distintissimo sig. prof, de Nanzio può dirsi costituita da due
parti, l'una contenente la storia del fatto, che l'autore della memoria, per l'a-
more delle scienze che si lodevolmente coltiva, volle veriflcare un anno circa
dopo avvenuto , e la seconda , nella quale vengono esposte importantissime os-
serva/ioni anatomiche.
Allìdandoci intieramente alla osservazione riferila dal sig. prof, accotliamo il
fatto come positivo , sebbene l' aspetto del doppio ritratto in matita della mula, e
del muletto che essa diede alla luce , possa forse risvegliare qualche dubbio sul-
r ibridila della madre , non vedendone in essa benissimo pronunciati i caratteri,
che sono quelli che il bastardo nella specie da noi contemplata eredita dal pa-
dre , e che nel nostro modo di pensare, anziché secondari! li abbiamo come i
principali. Nel muletto, infatti vediam già scomparsa la più importante forse di
100
— 700 —
queste note car.itleristiclie, la di lui coda presentaiidosi tulta , come dice l'auto-
re « fornita di crini lunghi e ricciuti. » E sappiamo inoltre come sian poco pro-
nunciati i caratteri della specie negli animali di cui trattasi, e come in conse-
guenza possan trovarsi sbiaditi al punto in alcuni bastardi da tenerci dubbiosi su
la loro provenienza.
I,a Commissione dunque pone (lucsto fallo di pregnezza e figliatura d'una mu-
la nel numero di (juei pochi che la vera storia della scienza ha già registrati ,
diritto che a questo fatto essa tanto più volentieri accorda, in quanto che ven-
ne come si disse, verificato da persona si competente.
Per ciò che riguarda la seconda parte della memoria noi non sapremmo abba-
stanza porger lodi al distintissimo prof, per lo osservazioni anatomiche ordina-
lissime, e precise che vi sono esposte. E questo infatti il punto da cui vuoisi
dipartire, onde togliere ogni dubbio sulla possibile reciproca fecondabilità dei
bastardi , di cui parliamo, e sebbene a vero dire sia opinione al presente più ge-
neralmente emessa , non esser questi ibridi difettosi negli organi di generazio-
ne, e non partire da ciò una fecondabilità si rara, ciò non pertanto vantaggio-
sissima riesce alla scienza la conferma che in tale o|)inione vi portano le belle
osservazioni anatomiche dell' autore. Tutte le indagini che il signor prof, volle
praticare sulla costruzione delle ovaje, e delle vescichette del Graaf, su la natu-
ra del seme . in una parola di tutte le parti genitali maschili, e femminili, so-
no in accordo con quelle fatte da' più moderni , e le più esatte; e se per quanto
spetta al lato fisiologico , trovansi nella memoria di cui parliamo alcune diman-
de cui non è dato risposta, non si è questa già mancanza dell' autore, ma della
scienza che non potè finora trovare sibilla da tanto.
Il ritrovato di que' corpi ovali nei legamenti è allatto nuovo.
Importa moltissimo alTermarnc la costante presenza, e rilevarne il fine. Come
questo possa ardentemente bramarsi dalla commessione, non e duopo dirlo, ed
essa l'attende dall'illustre professore.
La Commessione porge ringraziamenti anticipati al sig. Direttore perle ulte-
riori osservazioni , ed esper ienze che promette ; e conchiude col desiderio utilis-
simo alla scienza di voler non solo continuare gli accoppiamenti sulla mula in
quistione , ma ancora sulle fcmine, che da ulterioii connubi polransi avere, on-
— Tol-
de veriDcare se la fecondità da essa presenlal.i si andrà ne' discendonli manlt'-
nenilo.
Vista l'importanza della memoria di cui tratta il presente rapporto , opina la
Commissione die essa meriti venga posta negli alti di questo Congresso.
Napoli addi 3 ottobre 1845.
Prof. Panuza.
Prof. AvroMo Ci pelli.
r Presidente fa leifjjere una lettera del Marchese d' Andrea , il quale insieme
con altra lettera del cavalier Taranto Hosso di Calt^iKirone reca in dono alla .Se-
zione per parte di esso cavaliere un bull' eseini)lare stampato del Catalogo del
Gabinetto di storia naturale e di Archeologia in Caltagironc da lui fondato. Rin-
graziando le gentili espressioni dell'uno, e dell'altro scritto, il Presidente fa no-
tare con quanto impegno si coltivano nella Sicilia le naturali discipline; ma non
potendosi imiuesto ultimo giorno del settimo congresso premiere adeguata no-
tizia del libretto, propone farne un presente al prof. Gene, il quale non solo po-
trà riceverne ajuto all'opera altre volte annunciata del Dizionario di Ornitologia
Italiana, al quale intende; ma riferirne ancora al prossimo Congrosso di Ge-
nova quelle singolarità che gli sembrerà raccbiuclorsi nell'Opera donata. A cosi
utili condizioni la sezione applaudisce e conviene.
Il professor Gene si fa quindi a leggere il seguente rapporto.
« Nell'adunanza del giorno 23 di settembre io ricevetti dal Presidente della
Sezione l' incarico di esaminare due nieniorie di entomologia state presentate
nell'adunanza suddetta.
Li prima del Cav. prof. Agatino F.ongo di Catania, è una nota sulla Scoìopcn-
dra morstitam , l.inn; la seconda del sig. Mariano Zuccarello Palli ugualmente
di Catania, contiene col titolo di Scoperte entomologiche in Sicilia la descrizione
di cinque Lepidotteri , che egli crede o nuovi , od allrimente importanti per la
Fauna di quell'Isola.
10 dirò poche parole sull'uno, e sull'altro di c|uesli lavori.
11 cav. prof. Agatino Longo ha creduto di scoprire a Catania un animale eso-
tico rinvenendovi la Scoloi)eiìdra mornitans Linn. o sia la Lilhobia morsitans dei
— 792 —
naoderni classilìcalori , e su quosl' unico fallo si aggira la sua scrittura : ma tutti
coloro che hanno qualcho pratica di cose enloniolofjitlie sanno die ((ucslo (;iii-
lopodo è coinuuissiuio sotto le pietre , e nei sili oscuri e solTocali , lungo tutto il
bacino del mediterraneo, e specialmente nelle sue isole. L'autore fu indotto ad
esagerare!' importanza ditale ritrovamento dalle false indicazioni di patria , e
dalla viziosa sinonimia che accompagnano la descrizione di questo Miriapodo
nelle poche opere che egli potè consultare : il che se da un lato può servirgli di
scusa, non lascia dall'altro d'esser per tulli un avviso, che 1' entomologia, al
punto cui oggidì trovasi condotta , non può né deve essere trattala , se non da co
loro che da lunghi anni vi spesero intorno speciali, e costantissimi studii.
Il prof. Znccarello Patti alla memoria del quale fo ora passaggio, descrive una
Zigena , che egli crede , e che rcalmonle pare esser diversa dalla Zjjdama cornea
di Rambur: una Caradrina {Charadrina sicuìa) aflìnissima alla Charadrina pijq-
mafo dello stesso signor Rambur, e WChilo coìonnellus del prof, f losla, non islato
flnora trovato che in Terra di Otranto , e negli Abruzzi. Da ultimo porge alcune
notizie sulla Dicranura erminca, specie mollo rara che abita i terreni elevali del-
la Sicilia, e la di cui farfalla si schiude in maggio, e giugno. L' A. avverte che a
giudicarne dalle descrizioni degli Entomologi , gì' individui siciliani formereb-
bero in confronto degli individui dell' Austria , della Francia , e della penisola
Italica una distinta varietà contrassegnala dal colore del petto che è giallastro ,
senza essere macchiato , e dall' addomine che e cenericcio.
Delle quali specie nuove, e delle quali osservazioni vuoisi lasciare tutta la re-
sponsabilità all'autore, riuscendo per noi impossibile ogni maniera di giudizio
per la mancanza d'esemplari tipici , o di disegni che vi suppliscano ».
G. Geisé.
L'abate Pesce avendo esaminato dal Iato che riguarda gli Americani , e la sua
tesi della quale si fece parola in altra adunanza , l'opera del D'Omalius d'Halloy
intitolata — Delle Razze umane , ed Elementi di Elìwfjrapa , discorre cosi.
" Sul proposilo degli Americani del tempo della scoperta essendoci noi di-
chiarati contro i naturalisti seguaci de'sistcmi assoluti ed esclusivi, l'onorevole
signor Penlland ha avuto la bontà di comunicarci intorno all' ordine con cui si
— 793 —
svolgono In faroKà mentali di qiic<,'li iintipodi , le osservazioni fatte dn lui in
dieci anni di dimora in America, roiitrarie a quello che noi aldìiamo addotte di
lllloa; e l' illustre nostro Presidente con yran discernimeuto ci ha riassunte le
dottrine che dividono gli etnografi , come altresì ci ha proposti a consultire le
opere di Prichard , del sig. D'Onialius d'IIalloy , e quelle puhblicate in America
su le tribù selvagge del nuovo Mondo.
Di tali libri noi non abbiamo potuto avere che quello del signor D' Omalius
d'IIalloy, il quale ci ha degnati della presentazione del suo lavoro messo a stam-
pa nel corrente anno. Piccola di mole, ma grande per la copia delle cose, que-
sta opera merita ben di passare nella nostra lingua, e sarà un preziose» acquisto
per la nostra letteratura. Spiace qui di non poter darne che la notizia indiretta di
una scarsa sua parte , che tuttavia potrebbe far conoscere il resto come l' unghia
il Leone. Il nostro Etnografo è indeciso sul numero singolare , o duale delle
razze o de' prototipi degli autoctoni dell'emisfero inferiore; e non è gran fatto
favorevole ad essi in conto dell'attitudine all'incivilimento. Fondasi principal-
mente sull'arresto , ossia stato stazionario degli Americani , quando dai missio-
narii Europei vengono abbandonati in balia di se stessi , e ripete dalla mistione
del sangue europeo coll'americano gli avvanzamenti fatti da alcune tribù nella
carriera del perfezionamento. Ma simile Tesi si è pur da noi cercato di provare
su gli Americani del tempo della scovcrta ; e abbiamo assunto ancora di confer-
marla su quelli delle missioni del Paraguaiin apposito ulteriore discorso, che
per altro troppo statistico, e soverchiamente diffuso ci ha consigliato a non leg-
gere, come ci eravamo proposti in questa sezione. Comprendiamo in esso quan-
to il Desmoulin ha trattato con metodo storica critico sull'argomento delle raz-
ze umane, e quanto dalla natura della cosa ci si richiegga.
Non manchiamo di esaminare tra le quistioni di antropologia americana l'in-
fluenza fisica , e morale die la popolazione del mondo antico su quella del nuo-
vo ha esercitata.
Non conosciamo per altro tutti gli indigeni Americani , né ci sembra provato
che le loro facoltà si svolgano sino al loro ultimo termine, né che le condizioni
e le circostanze esterne sieno a ciò propizie. L'uomo .Vmericano presenta certa-
mente dal lato morale varietà , contrasti , e gradazioni ; esso è perfettibile , co-
me pcrvcrlibilc , senza che si possa presumere che la perfetlibilità sia il retaggio
e la doto della sola razza bianca, e le colorate siano maledette a questo riguardo.
Non escludendo poi l'azione subita e violenta delle cause geologiche, o straor-
dinarie sul genere umano, noi ammettiamo altresì le non geologiche ed ordi-
narie , materiali , ed immateriali , che agiscono in modo lento graduale ed ef-
licace. Jla comunque però fosse che si cangiasse il tisico degli uomini nella ul-
tima rivoluzione del globo , questo cangiamento non porta seco un degrada-
mento morale fatale, ed insuperabile. Riserbandoci d'investigare sugli ostacoli
che si oppongono al piogresso degli aborigeni americani , noi ci rimettiamo
intanto a quel che sino dal 1836 abbiamo professato nella nostra opera ideolo-
gica, e fisiologica sui Neri ».
il signor Achille Costa dù relazione di quanto osservò, e discopri in fatto di
Zoologia in un suo viaggio eseguito nei monti , e lago Matese. Dopo aver par-
lalo delle condizioni del suolo , egli passa a notare tutte le specie di animali
che colà vivono. Fra gli Anfibi descrive una Rana che chiama ambigua, e crede
varietà della /{. temporaria ; fra Croslacei una specie affine n' Gammarus ; fra gli
insetti Coleotteri iìPercusi brunneipmiiis , i Rhynosiiniis Spinolaec Geiiei; fra Ne-
vrotteri la Plirij(janea maculala, la Uydropsijche Picteli che dovrà costituire un sot-
to genere particolare etc.
Le nuove specie descritte sono accompagnate da esatte figure.
Non avendo potuto radunarsi la Commissione proposta all'esame del lavoro
del prof. Frodiani, la Sezione fa voto di esserne notiziata nel Congresso di Genova.
Cosi a quel Congresso il sig. Verany promette che darà un catalogo di alcu-
ni Polpi importanti, ed in saggio fa mostra della figura AeWOclopus Cocco de-
dicato all'ittiologo Siciliano.
Il presidente, avendo in mano gli originali di parecchie lettere scientifiche a
lui dirette, ne comunica all'assemblea i seguenti estratti.
Il signor Strickland si scusa dell'aver trascurato alquanto isuoi studi, per la
grande opera Sijnonimia Avium, con le ragioni, che espone. l.-Per le straor-
dinarie occupazioni cagionategli dal trasportare da un luogo ad uu altro e rior-
dinare le migliaja di oggetti geologici, conchiliologici , e ornitologici , che com-
pongono il suo Museo : 2." per aver doluto preparare il suo rapporto su lo sta-
— 705 —
(0 presente della Ornilolosia per il congresso Brillannico; .l." per essersi appli-
cato a rivedere le pagine relative alle classi degli Uccelli, e de' Mollusclii per il
Nommdalore Zouloijico di Agassiz , aggiungendo alcune centinaja di nomi ge-
nerici.
Si duole quindi della difTicoltà che si pruova in Inghilterra ad ottenere le o-
pere scientifiche italiane ; e ne porta in esempio il non aver potuto per anco
vedere gli atti di Milano, che tanto gì' importano a riguardo del codice di No-
menclatura.
Fa poi voti che molti italiani si portino al Congresso Inglese , ed annunzia di
aver ricevuto una importante collezione di uccelli di Siberia e del Nord Owest
di America dal prof. Brandt di Pietroburgo, tra quali \a Slrobiìopluiga cauca~
sica, che ha lo stessissimo ordine di colori ed abito della S. enuckalor; onde con-
clude che allo stesso genere onninamente appartenga , benché abbia il becco
men tumido , e più da Fringuello. Nella stessa raccolta vedesi altresì un uccel-
lo della California, mediante il quale si accertò che il Cyanocorax vUramarinus
figurato da Audubon, non l'originale uUramarimis Bp. {Gamilits sordidus, Swa-
inson , Pica Sieberi , Wagler ) era una specie molto distinta , che egli con troppa
fretta chiamò supcrciììosa, e quindi trovò che il Vigors aveva descritta sotto il
nome di Garrulus californicus (^edi gli Annali di Storia naturale di Londra per
aprile e maggio del 18-45). In questa occasione propone di separare i Garruli
torchiai da' Corvi torchini ( Cyanocorax ] sotto i! nonio di Cyanocitla , distinti
ambedue da Calocida, Gray , sinonimo di Cyanunis , Bonaparte.
Parlando di SlroMlophaga, egli vorrebbe che qiiel genere fosse chiamato Pi-
nicola come chiamollo Vieillot fin d^il 1807, sostenendo sempre che non è leci-
to ad un autore cambiare i nomi , benché da lui stesso dati , senza una ragione
sufficiente; e si maraviglia che il Gray conceda un tal privilegio a Vieillot,
Swainson , e Temmink , mentre lo nega ad Ilodgson.
Annunzia aver tradotto per la società Rayana il Rapporto del Bonaparte sullo
stato della Zoologia letto a Firenze , e fa voti perché sia continuato negli altri
Congressi ; non senza godere che quella Società conti già 700 membri zelantis-
simi dell'utile suo scopo, avendo già in corso di stampa varie opere importan-
ti , ed essendovi fondate speranze di un accomodamento con Agassiz per pub-
— 796 —
blicarr a spese di essa Socielà la di lui elaborala Biblioprafia Zoologica, avendo
già lo Stricklaiid ricevuto l'incarico <li esserne l'editore; e d'incorporarvi i titoli
di molte opere e memorie inglesi non conosciute dall' Agassiz.
Rinunziando alla Ortografia inglese Charadriadae , e iMniadar, propone però
die scrivasi Charwlnidnc e LauHdae piuttosto che Charadridac e Lanidae per far
vedere che non derivano da Ckaradrus e Lanits, ma da Charadrius e Lanius.
Dimanda se Falco gyrofalco , candkans, ìanarius , mcer , e feldcggi siano vera-
mente cinque specie distinte; ed in tal caso vorriane una sinonimia esatta. So-
spetta che il Falco chcì'mg di Gray delle Indie sia il vero F. ìanarius, del quale
gli duole che non vi sia verun esemplare in Londra aspettandone di Russia dal
Brandt per paragonarlo. (Osserva però il Presidente slesso che tutti questi que-
siti trovansi risoluti nella impareggiabile opera dello Schlegel sopra la Falco-
neria).
Narra che il signor Blylh fa progressi meravigliosi quanto alla Zoologia delle
Indie , e come il Giornale della società asiatica del Bengala sia pieno delle sue
importantissime memorie. Parla quindi del sig. Jerdon che sta pubblicando in
)Iadras le sue Illustrazioni della Ornitologia indiana, delle quali egli ha già fatto
rivista in uno de' più recenti numeri degli annali dì Storia Naturale. Ed aggiun-
ge che quello stesso naturalista ha mandato in Londra circa 700 esemplari di
Uccelli e Mammiferi dall'India meridionale, a' quali badato egli stesso i nomi,
e questi all'oggetto di venderli, ed investirne il danaro nell'acquisto delle P/nn-
rhes coloriécs di Temmink, ed altri libri di Storia Naturale da mandarglisi nelle
Indie, che di tai libri scarseggiano.
Termina la sua lettera con gli auguri! che fa a' Congressi italiani il sig. Gu-
glielmo Jardìnc suo futuro suocero, il quale cortesemente desidera mostrare il
proprio museo a quanti de' nostri vorranno osservarlo.
Legge il Presidente altra lettera in cui il celebre ittiologo lleckel si compiace
di vedere inserito negli Atti di Milano il Sistema ittiologico , e il Catalogo de'Ci-
prinidi del principe Bonaparte ; per la qual cosa cambierà volentieri la sua intro-
duzione , e profitterà del tempo per ampliare anco più la base del suo metodo ,
non accettando altra guida che la natura stessa , e facendosene scudo contro gli
errori di alcuni autori , senza ricambiarli di animosità od arroganza. Ben lungi
— 797 —
egli dal pentirsi di aver troppo moltiplicate le specie, teme al contrario di non
averne distinte al)l)astanza. Senibragii che la noi[ra Choiidroslomimoella sia sog-
jjetta ad una variazione ai)part'nlemente troppo frequente nel numero de' denti
farin{;ei ; cosa che non si osserva giammai in ninna altra specie sotto qualunque
clima. La Chondrosloma viennese, come quella di tutta l'Europa settentrionale,
offre costantemente 6 denti dall' una , 6 dall'altra parte (abnormità accidentali
sono rarissime ). La italiana (dice egli) ne ha 7 dall'una parte, fi dall'altra; ma
nel caso che se ne prendessero molte con 7 e 7 , come dee credere dalle notizie
avute dal de Filippi, e dallo istesso catalogo del principe Bonaparte , dimanda
se sia impossibile che appartengano a due specie diverse ; altrimenti non vede
per qual ragione possa variare cosi frequentemente quel numero nella sola spe-
cie del Pò; mentre i denti mantengonsi sempre nello stesso numero in tutti gli
altri Ciprini del mondo. Richiama nuovamente l'attenzione sopra questo Cipri-
nide. Udo Filippi però ed il Presidente assicurano che non e quella la sola spe-
cie in cui varii il numero de' denti.
U Alborella avuta dal de Filippi, è secondo 1' Heckel più che certamente di-
versa da un'altra che egli ha ricevuta da' contorni di Venezia, la quale perciò
crede identica con la \ l'neta del Bonaparte. Confessa di esser caduto in errore
quando credette d'appresso alle frasi descrittive del de Filippi che il Gobio vcna-
iHS Bp. fosse lo stesso del C vuìgaris di Germania; ed avendone ricevuti altri
individui da poi , sospetta per fino che i quattro esemplari mandatigli da esso
do Filippi appartengono a due specie diverse. Questi Gobio italiani si distinguo-
no da'tedeschi non già per la situazione della dorsale, o per la lunghezza del-
la pettorale ma bensi per il minor numero di squame lungo la linea laterale ,
cioè sole 36 o .38, mentre i tedeschi ne mostrano 40, 42 , e 43. Une esemplari
avevano il capo foggiato come quello del suo vuìgaris, ma con cirri molto più
erti e pili lunghi ; oltre ciò il colore del dorso era tutt' altro, e riconosce in que-
sti il venadis Bp., tolto soltanto che le pettorali non giungono alla lunghezza ad
essa specie assegnala , ma non sarebbe la prima volta eh' egli ha osservato non
aver sempre i Ciprinidi le pettorali delle proporzioni stesse. I due altri esempla-
ri hanno il capo più corto, il muso più rigonfio, ma il colore ci cirri somiglia-
no onninamente al Gobio i-iilgaris ; sicché sono senza dubbio il Gobiolulescem del
tot
— 708 —
de Filippi. Trovansi però anco fra i Gobii volgari di Germania esemplari con
fronte turgida , che non si possono distinguere dal ìutescem , se non che pel nu-
mero delle squame, e l'IIeckcl neppure è sicuro che questi esemplari a fronte
turgida , e piuttosto rari , chiamali dal Valenciennes Gobio oblusirostris siano ef-
fettivamente distinti come specie dai vulgaris, ma spera esser su la strada per ve-
nirne presto al chiaro.
Risponderebbe volentieri a molli quisiti, che lo lusingano, ma per ora non
vuol distrarsi dallo studio de'Ciprini, mercè del quale spera incontrare la uni-
versale sodisfiizione. Raccomanda il Natlercr figlio , chimico distinto, che più
fortunato di lui scrivente, e del l"i(zinger farà parte del nostro Congresso.
Il principe de Wied dà alcuni ulteriori dettagli circa il suo viaggio al Missou-
ri superiore , e circa le nuove edizioni che se ne sono fatte; ed offre due specie
nuove di Uccelli da lui scoperte in quelle regioni , perchè possiam farle rappre-
sentare ne' colori nativi da Pittori buoni , de'quali son privi colà.
In quanto alla più volte ricliicstagli lista degli Uccelli dell' America meridio-
nale , risponde non aver animo da comporla , essendo un mare troppo vasto ;
ed esser necessario di percorrere prima tutti i Musei per desumerne e parago-
narne gl'individui, dequali sian ricchi. Nella senile età, in cui egli trovasi,
crede non poter affrontare con buon esito lo studio ormai cambiato della Orni-
tologia, ed esigente una memoria assai più felice di quella che lo assiste , mol-
to più che sente disgusto della moltìplicità de' nomi soverchiamente introdotti.
Parla quindi della Synopsis Avium, di cui si occupa il dott. Schinz di Zurigo, e
ci rende noto che il sig. Boie di Kiel è occupato anch' egli di un'opera sugli
Uccelli, della quale però ignora il particolare argomento. Dà quindi notizie del-
la preziosa salute del sig. Schlegel di Leyden, lodando la sua recentissima opera
io tedesco e fraucese sugli Uccelli di Europa, e il secondo fascicolo delle sueos-
siTvazioni di Anatomia comparata. Annunzia che la grande opera olandese su-
gli animali dell' arcipel;igo indiano tocca al suo termine, non restando più a
continuarsi che la parte EtnograGca.
Promette dettagli sopra una collezione di uccelli di Calcutta , e dice aver ri-
cevuto dalla Groenlandia, con la quale mantiene continua corrispondenza , buon
numero di Tctraoni bianchi di ambo i sessi e di tutte le stagioni , utilissimi a
schiarirne la Storia, e che oDre auco in cambio di altri oggetti.
— 799 —
Piirl.1 quindi doi nidi drll'Ono/us e del Titrdita iaxalilis che nidifica nelle sco-
gliere del lleno ; e niaravit;liasi ^'landenieute che lo Swainson sciìm non aver
mai potuto ottenere il nido dell' Oriolus che pure è tanto abbondante ne' suoi
stessi poderi.
Duolsi in fine di aver canìbiato in Gymnokilla il suo Gymnorhinus già dal Bo-
naparle cangiato in Cynnnrrpliuliis.
Desidera ardentemente che (|ualche Zoolojio Italiano pongasi in relazione con
lui per cambiare gli animali del nostro bel paese con quelli della Groenlandia ,
offrendo a nostri musei il Tarando, le Foche, e gli Uccelli eh' egli annualmente
riceve da quelle contrade.
Il signor Parreys di Vienna manda un Catalogo di [tettili vendibili presso lui
stesso co'rispettivi prezzi; e il Presidente fa rilevare la rarità e l'importanza di
molte tra le s|)ecie ivi notate cosi dell'Europa, come delle più lontane parti del
mondo, che Tormerebbero la delizia di molti Musei d'Italia.
11 celeberrimo Mùller di Berlino annunzia la quinta ed ultima parte dell' ana-
tomia comparata de' JUi/xinoidi, la quale tratta de' visceri. Compariranno in breve
i due fascicoli delle Uoraeichlhyologicae contenenti i Characini con undici tavole,
e fin da ora l'estratto di una memoria da lui letta all'accademia di Berlino circa
le diversità essenziali del laringe nelle diverse famiglie e generi di Passeracei ;
osservazioni , dalle quali la Zoologia potrà ottenere qualche profitto per la cono-
scenza delle famiglie veramente naturali, e de' loro limiti. L'uniformità del la-
ringe ne' Passeracei dell'antico continente è notevolissima in contraposto delle
diversità pronunziate di quest'organo che Irovansi ne' Passeracei dell' America,
e che sono fondamentali in parecchie famiglie. Ila sezionato esso Mùller fino ad
un centinajo di generi di passeracei, molti de' quali dell'America. Parecchi an-
cor glie ne mancano, come sarebbero Phytotoma, l'tcroptochus , Psaris, Pachyr-
hynchus, Gymuoderus , Terniiia, Querula, Anahales, Xettops, Syiudlaxis, Dcrulro-
eolaples. Chi ne abbia nello spirito di vino e richiesto di mandarglieli nell' uti-
htà della scienza , perché tutti i peneri , ed anco molte specie giova che siano
esaminati in quanto al laringe; altrimenti non si potrebbe esser sicuri del posto
che a ciascun uccello si conviene nel sistema naturale.
Riguardo alle dimnnde Ittiologiche fattegli dal principe Bonaparte , originate
— 800 —
dalla classificazione contenuta nella momoria su i Ganoidi dì Miìllcr inedc-
simo, dice che le spie$;azioni necessarie sarebbero apparse dalia sua stessa me-
moria, quando fosse stata in miglior modo tradotta. Confessa die sarebbe meglio
sostituire ai nomi I.ahwidH njcloUlei, e l.ahrohki rtcìwidci, (nielli di Lahroidei e
l'omaieiìlridae ; e dice Labroidei piuttosto die Labrhkw , peicbr ris|)etlii il nome
come fu pronunziato la prima Aolta. Uipete la sua ben conosciuta upiniune cbe
non dee concederai importanza alcuna alle distinzioni prese dalle siiunme. Egli
le aveva combattute nel delinirc gli ordini de'Pesci , ed è pronto a farne astra-
zione anclie per le due sole famiglie, in cui questa distinzione sembrava cbe a-
vessc tutta\ ia qualdie \alore , sempre precario. Per mancanza di materiali non
può decidere se gli Amblyopsis e gli Aphredodni jiossauo essere riuniti in una fa-
miglia. Aspetta con impazienza esemplari di Aphredoderi. Asserisce che i Pìec-
fognati non differiscono dagli altri pesci ossei più che un Ciprino da una Perca ;
ed è lo stesso de' Lofobranchii , le branchie de' quali non differiscono che per dif-
ferenze relative , non già essenziali. I Nictilanti essendo una famiglia ben pro-
nunziata contengono certamente parecchie sottofamiglie di Squali ; ma quanto
a' Rhinodonti non saprebbe dire esattamente se deggiono formare una famiglia.
Questa questione dipende da cognizioni che ancor non abbiamo circa la genera-
zione dei Bhinodon ; converrà sapere , se facciano uova come i ScuìUni , ovvero
se sono vivipari come le altre famiglie: se sono vivipari, dovranno costituire una
famiglia da se, se partoriscono uova, dovranno essere riuniti con gli Scyllini.
Parla quindi del nostro carissimo collega Cavalier de Schmid accollo amorevol-
mente dall'Humboldt , anche nella qualità di membro de'nostri Congressi. Ter-
mina coir esprimere il grave suo dispiacere di non trovarsi a Napoli co' celebri
anatomisti italiani, e specialmente per poter ragionare con profitto in materia
di uccelli sopr.ittutto Americani , che tanto attualmente richiamano la sua at-
tenzione.
Il zelantissimo nostro Collega sig. Edm. de Selys Longchamps manda la se-
guente sua memoria , la quale giunge ben a proposito per coronare i nostri la-
vori.
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hidicazione di qualche Ibrido osservato nella famiijHa delle Aniire, proveniente
dalle specie seguenti.
1 ." Ojgnus olor [^) et Cygnus immtUabilis ($) da me veduto nel giardino
Zoologico di Dublino in Irlanda.
2." Bermela leucopsis ((? ?) et Vernicia canadenàs ($ ?) esaminato da me nel
giardino zoologico di Anversa nel Beljjio.
3." Bermela leucopsis (</'?) et Anser Cinereus ($!) che io posseggo pervenu-
tomi dalle vicinanze di Tongrcs nel Belgio.
4." Anser albifrons (</?) et Bermela lettcopsis ($?) da me veduto nel giardino
zoologico di Londra.
6." Bermela canadensis (j>?) et Anser cimreus ($) che il signor De Lamolte
mi ha mandato da Ahbevillc di Trancia.
6." Anser cinereus (</') et Bermela canadensis ($) che il cavalier Sinclair mi
ha detto aver allevato nelle vicinanze di Belfast in Irlanda.
7." Anser cygnoìdes [^) et Bermela canadensis ($) ottenuto dal Biiron Lafres-
naye nel suo parco di Falaise in Francia , e descritto da lui nella Rivi.sta zoolo-
gica , il quale me ne ha mandato un esemplare. Ed altri ne ho veduti nel giar-
dino zoologico di Dublino.
8.° Anser cygnoides (<f ) et anser cinereus ($), che io spesso allevai in casa mia
ed esiste in molte altre contrade. Pallas e Buffon già lo indicarono.
9.° Anser cinereus (^) et Anser ajgnoides ($) il cui prodotto mi è stato segna-
lato da molte persone.
10." Anser cygnoides ((f) et Chenahpex aegyptiams i$) ottenuto al giardino
zoologico dì Dublino (indicazione Tavoritami dal signor Roberto Ball. )
11." Cairina moschata (e?) et Anasboschas ($) osservata qua e là, e nello sta-
to selvaggio eziandio , per molte regioni di Europa. Questo è l'uccello descritto
dal sig. Schinz sotto il nome Amis purpureo-viridis , e che io riprodussi egual-
mente sotto tal nome nella Fauna Belgica.
12." Alias boschas (J") et Cairina moschata t$j. Ilo visto nel giardino zoologi-
co di DubUno qualche bastardo che fui assicurato provenire da questo incrocia-
mento.
13." Chenalopex aegyptiacus, et Anas boschas ( var. immanis, Pinguinduck degli
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inglesi ). Ne ho veduti nel giardino zoologico di Londra, cui furono regalati
dal principe Bonaparte.
14.° Tadorna vulpamer ((^) et Anas boschas ($). Trovasi descritta in Buffon
una femmina nata presso il si{r. Baillon padre, in Abbeville di Francia. Il Ca-
vai. Sinclair a Belfast in Irlanda ne ottenne pareccliie anch' egli.
15.° Anas aciUa (<?) et Anas bosehm ($) Più bastardi se ne ottennero nel
giardino zoologico di Londra, e li ho esaminati.
16.° Anas boschas (J") ci Anas acuta ($) nato nel giardino zoologico di Du-
blino.
17." Alias qucrqiieiliila et liliynchaspis dijpcala. Ilo esaminato nel museo
della Società zoologica di Londra lo .specimen indicato dal sig. Yarrell.
18.° Mergus aìbellus et Fuligula clangula. Osservato nello stato selvaggio
nel nord della Germania, e descritta nell'opera del pastore Brchm sotto il no-
me di Mergus anatinus.
19.° Anassponsa (J") et fuligula crislala ($1 nato nel giardino delle Piante di
Parigi.
Potrebbero aggiungersi, come incerti , gl'ibridi seguenti.
20.° Pleciropterus gambensis ((?) et Ckenalopex wgyptiactts ($) generato nel
giardino zoologico di Dublino giusta Roberto Ball ; le uova però furono infrante
innanzi che si aprissero.
21." ^«ser cinereus et Anas boschas; indicato da Buffon d'appresso un'ope-
ra sulle colonie francesi.
22.° Anser cinereus et Cygnus musicus; avrebbe esistito nel giardino delle
piante a Parigi, giusta la corrispondenza del sig. Baillon.
La maggior parte di questi Ibridi non essendo stati descritti, e neppur men-
zionati, io mi propongo di farli conoscere al più presto, somministrando prin-
cipalmente alcuni particolari sulla fecondità o sterilità loro, e sopra la maggio-
re o minore somiglianza, sia col padre , sia con la madre. Invito finalmente i
naturalisti a volermi comunicare gli altri prodotti di tal sorta, ch'essi abbiano
avuto l'occasione di osservare.
Liegi 16 settembre 18i'j. — Edm. de Selys Longchamps.
Accompagnava questa memoria il dotto Belga con le sue scuse per l'assenza da
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questo Congresso, cui però è presente con la mente, e col cuore, avendo Tisi-
lato in questo frattempo la Inghilterra, la Scozia, e l'Irlanda con lo scopo prin-
cipale di raccoglicn! materiali per compiere la rivista de' lAhellulidi europei , dei
quali ha perciò differito la puhliea/iune; non trascurando per altro l'esame dei
piccoli mammiferi , e degli uccelli di Europa. A Newcastlc ha esaminato presso
ilsig. Ilanckock il Regulus modestus ucciso con l'archibuso nelle vicinanze di
quella cittù, egli sembrò essere veramente quella specie, non già un giovine di
una delle altre due. Vide in Dublino un' Alca impcnnis presa in Irlanda sotto
abito invernile, il quale abito, finora incognito, corrisponde onninamente alla
idea che l'Ornitologo se ne potea fare a priori. Ila riveduto nel museo della
Società zoologica la Scolopax sabini, e sospetta che possa essere un melanismo
straordinario della 5ro/opar gaìUnago, o della major; non permettendo il catti-
vo stato dell'esemplare l'affermare l'una , o l'altra di queste ipotesi con un esa-
me di breve ora. Spicgherebbesi cosi l'eccessiva rarità di questa supposta spe-
cie. Non emette alcuna opinione propria circa la Glanuìa nordmanni, limitan-
dosi ad avvisarci che il conte Keyzerling non più la riguarda ora per distinta
dalla pratincola. 11 Lepus hybernicus è certamente lo stesso che il variaìtilis di Sco-
zia ; la quale osservazione potrebbe singolarmente confortare la opinione dello
Schlegel , il quale non considera il Teirao scolicua se non come una livrea , o
razza meridionale del Tetrao albus [saliceli) . Ne ha viste eziandio varietà acciden-
tali variegate di bianco. Parla quindi della seconda edizione che il signor Yarell
sta pubblicando dc'suoi uccelli brittannici, e la predica eccellente. Termina col
promettere le sue preziose osservazioni sopra i cataloghi de' Mammiferi , e dei
Ciprinidi di Europa del principe Bonaparte, limitandosi per ora a dire aver tro-
vato giustissime le di Ini osservazioni circa il volume 17 del prof. Valenciennes,
ed aggiunge non aver nulla a cambiare su quanto nell' argomento egli scrisse
nella rivista Cuvieriana.
11 doli, de Martino, per disimpegnare l'onorevole incarico affidatogli dal prof.
C4V. Panizza, comunica verbalmente alla Sezione le recentissime ricerche ana-
tomiche comparative di esso illustre notomista d'Italia su i vasi linfatici dell'ute-
ro de'Ruminanti, de' Rosicatori, e de' Carnivori, e su i rapporti di-Ila circola-
zioDC dc'cotiluduui uterini dc'ltumiuanti con quella dc'Pcnicilli della placenta
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fetalo. Questo ricerche illuslra(e da masniOche tavole risolvono due importan-
tissime eluttora discusse questioni di Osiologia. Esse dimostrano fino all'evi-
denza, 1.° che una diretta comunicazione non esiste tra i vasi sanguigni de'coti-
ledoni ed i vasellini de'penicilli fetali; 2." che questa comunicazione non si fa
neppure per mezzo de' vasi linfatici dell'utero, i quali terminano ovunque con
reti continiir o comunicaiUi.
In secondo luogo lo stesso de Martino annuncia che il prof cav. Panizza tra
le due lamine sierose del legamento largo dell'utero de' Ruminanti ha scoperto
e descritto un tessuto di Ohre , che cominciano dalla base del legamento , e di-
sponendosi a ventaglio , terminano arcuate , abbracciando l' utero e le corna
di questo in ogni senso. Queste stesse fibre tro\ansi ancora nel piccolo lega-
mento tra la tromba e la base della ovaia. La loro natura è analoga a quella del-
le fibre muscolari organiche. Il prof. Panizza con gli stimoli meccanici ha pro-
vocato la contrazione di queste fibre, le quali hanno certamente una grande im-
portanza fisiologica nel mettere in rapporto il padiglione della tromba colla o-
vaja, nel contribuire alla elevazione dell'utero ne' primi mesi della gestazione
(la quale è un fatto contro l'opinione comune ) e nella meccanica del parto.
In terzo luogo lo stesso dottor de Martino dite che lo spirito di osservazione
ammirabile in tutti i lavori del Notomista d'Italia , come in questo, è tale da non
reclamare conferma dei fatti; ed aggiunge che le osservazioni del direttor de
Nanzio e le sue sopra i legamenti larghi dell'utero della giumenta, della mula, e
dell' asina estendono le osservazioni del prof. Panizza sulla esistenza di un tessu-
to fibroso intermedio alle due lamine del peritoneo anche all'ordine dei Solipedi.
In ordine alle dotte osservazioni del prof. Weber circa 1' assorbimento del
chilo dalle villosità intestinali dell'uomo e del castoro, il dottor de Martino ri-
corda che il prof. Panizza nelle sue lezioni avea pubblicato, che i vasi linfatici
dell' intestino terminano sempre con una rete continua al di sotto degli strati delle
cellule dell'epitelio delle villosità; e che le recentissime osservazioni dell'anato-
mico di Lipsia confermano quelle del notomista <ritalia.
Lo stesso dott. de Martino comunica le seguenti Osservazioni anatomiche dd
doli. Casilli sull'ordine di situazione de' forami acustici delta Coclea e del Vestibolo, il
qucde ordine é causa di quello della distribuzione dei filamenti del nervo acustico.
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1 ." Il nervo acustico, penetrato che sia nel foro auditivo interno non se|?ue
la lesse ili dislribuzionc dt'sii altri nervi motori, o lattili, ma sihhcne la Icfjge,
elio presiede alla distribuzione deirollico, e dell'olfattorio; e per essa è che,
giunto il tronco del nervo acustico sul fondo del foro uditorio, si scioglie subito
in pili migliaja di sottilissimi filamenti, nello stesso modo che il nervo ottico si
scioglie nelle fibre della retina, ed il nervo dell'odorato nei filamenti olfattorii.
2." A noi pare che, se la perfezione di questa legge è indice del grado di
perfezione della rispettiva facoltà de' nervi sensorii, l'acustico debba riguardarsi
come nervo più perfetto dell'olfattorio, per l'ordine, secondo il quale le fibre
si distribuiscono alla coclea ed al vestibolo ; dappoiché i filamenti olfattorii , in
cui si scioglie il nervo dell'odorato, attraversano alla rinfusa la lamina cribrosa
dell'etmoide, mentre il nervo acustico si scioglie in due ordini di filamenti, l'uno
pel vestibolo e per le ampolle de' canali semicircolari, l'altro per la coclea.
3. ■ Affine di ben comprendere la distribuzione de' filamenti del nervo acu-
stico, è da premetlersi, che il fondo del foro acustico irregolarmente circolare,
nel senso traversale è diviso in duo da una cresta; nel segmento superiore si veg-
gono due forami, uno anteriore , can. diFalloppio, l'altro posteriore, canaletto
arterioso: il segmento inferiore è destinato a dar passaggio ai filamenti acustici.
Intanto nella lamina che lo costituisce possono distinguersi due parti , un disco
ed un' elica. 11 disco è una lamina ossea ellittica, nel cui campo si osserva una
moltitudine di forami sparsi senza ordine, come nella lamina cribrosa dello et-
moide: esso corrisponde al vestitolo, e per li suoi forami penetra l'ordine di fi-
lamenti nervosi che si distribuisce al sacco del vestibolo ed alle ampolle mem-
branose dei canali seniicirrolari. VFUcti è ima lamina cribrosa contornata a spi-
ra superiormente rientrante, la quale è costituita da una doppia linea di forami,
l' una t's/cnia ed inferiore, l'altra inlenia e superiore : le quali due serie di fo-
rami vanno a congiungersi nel fondo o infundibolo dell'elica. La linea cur\a c-
sterna , è da 4 in 5 volte più lunga della interna.
4. ' Per li forami dell'elica penetra l'ordine di filamenti nervosi della coclea,
disposti in modo però che le serie di quelli che penetrano per la curva estenia ,
vanno a spandersi sulla faccia inferiore del setto della coclea , e 1' altra che pe-
netra per la linea intema, si spande sulla faccia supcriore del setto medesimo.
102
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5." Lun."» e l' altra serie di filamenti nervosi, prima di uscire sulle facce
del setto, attraversa una diploe ossea, che si trova nella base di esso.
Dopo ciò il de Martino comunica i risullamenti di una serie di esperienze
proprie fatte all'oggetto d'illustrare l'inBuenza del cervello, de' lobi ottici , della
midolla allungala, e della spinale, e la influenza del gran sinipalico sui movi-
menti de'cuori liufalici, scialici ed ascellari delie Rane, scoperti da' professori
Miillcre Panizza, ed illustrati dai prof. Valentin e Weber.
In ultimo lo stesso de Martino dà notizia alla Sezione di un importante risul-
tamento delle sue siierienze circa le dilTorenze degli effetti di paralisi dell' arto
inferiore, indolii dalla recisione del corrispondente cordone della midolla spi-
nale in basso o in allo.
Il sig. Cannizzaro accenna alcuni fatti patologici, e molte sperienze fatte dal
Fodera sin dal 1823, le quali insieme a quelle fatte dal de Martino lo portano
alla induzione , che del midollo spinale dei vertebrati , tutti i punti conducono
egualmente la sensibilità e la motilità , e che non siavi quella pretesa conti-
nuazione delie azioni molili, e sensìbili, come si evoluto dimostrare dal Lon-
get. Dichiara che ([ueslo risullamenlo dimostra il sospetto da lui emesso nel
propome i quesiti sul sistema nervoso centrale , e periferico.
Il dolt. Giuseppe M." Pignatari legge uno scritto di alcune esperienze ed os-
servazioni suir assorbimento interno.
Tocca principalmcnle la opinione che ha divisi i tisiologi italiani e stranieri
nel concedere la facoltà assorbente o ai soli liufalici , o alle sole vene. Di que-
ste si fa con parecchi altri sostenitore caldissimo il Magendie levatosi a com-
battere Giovanni Iluntei-, il quale provò che si operava l'assorbimento dai vasi
linfatici. Il doti. Pignatari volendo ripetere alcune sperienze di Hunter aperse
il basso ventre ad alcuni conìgli e ad un cane digiuni da più giorni. Introdusse
tiepido latte in un apprestalo pezzo d'infestino tenue, e dopo mezz'ora esami-
nati i linfatici del mesenterio li trovò vuoli e trasparenti come prima della in-
iezione. Questo risullamenlo ben si conviene con quello del Flandrin, ma dif-
ferenti sono le ragioni con che venne da loro spiegato. Iniettò quindi per una si-
ringa di gomma elastica quattro once di decotto di rabarbaro nello stomaco di
un cane: aperto il petto tre ore dopo raccolse la linfa del condotto toracico la
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quale cimentata con poca soluzione di potassa lasciò tinto in rossigno l' assor-
bito rabarbaro. Nello esofago di un cane intromise canfora disrioita iu alc(»l
mescolata con acqua , e la linfa del dutto toracico ne ri> ciò certissimo indizio.
Altra volta vi ritrovò l'indaco iniettato , siccome pure ad Alberto Uallcr avven-
ne. Una soluzione di cloruro di ferro gli discoperse il prussiato di potassa in-
iettato nello stomaco di un cane.
Il dott. Pignatari si argomenta che al Magendie non venne fatto di riconosce-
re r assorbimento dei linfatici, perchè troppo preslamenle toglicvasi ad esami-
nare la linfa ; noto pure essendo che lente lente passano le sostanze dallo sto-
maco al duodeno , ove si eflettua l' assorbimento. Altre osservazioni fatte nei
vasi linfatici e nelle glandole inguinali, ove rinvenne mercurio metallico, pas-
satoci dagli archi plantari, lo confermarono nelle predette sperienze. Cita pure
in sostegno le osservazioni del Mascagni , Desgenetles , Soemmering , Dupuy-
tren, e tace per brevità di altri moltissimi. A coloro che nicgano l'assorbimen-
to dei linfatici , perchè lo si elTettua da quegli animali eziandio che hanno sola-
mente vasi sanguigni, risponde che già le scoperte del Viviani, del delle Chiaje,
e di più altri dimostrano giornalmente la esistenza di tronchi linfatici là ove non
si sospettarono affatto. Per contrario poi , si risponde esservi animali provvisti
di vasi sanguigni, come gli entozoi , le meduse, i polipi, e tuttavolta non può
dirsi logicamente che le vene sieno private d'assorbimento.
L" Autore non trova calzante ragione nella esperienza del prof. Panizza , il
quale vide che tolti via i linfatici , e rimaste pervie le vene di un cac allo, restò
esso avvelenato dal prussiato di ferro, e quando le vene furono legate l'acTele-
namonto non accadea. Spiega il primo caso con l'effetto dell'azione veneflca sui
nervi intestinali; e il secondo dalla mancanza d'innervazione sopra i vasi linfa-
tici prodotta dalla privazione del sangue venoso. Ribalte ancora l'argomento del
-Magendie suU' avvelenamento del cane con 1' upas applicato alla ferita di una
zampa, dicendo che il veleno s'introdusse per meccanica iniezione nei vasi mi-
nori. L'assa fetida data dal Flandrin ad un cavallo, e trovata sedici ore dopo
nelle vene dello stomaco e dogi' intestini non convalida affatto le sperienze del
Magendie: poiché in quel tratto di tempo potè benissimo dai linfatici trapassar
nelle vene.
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Sostenuto clic lia il ilott. Pignalari l'assorbimento linfatico, nondicliiara me-
no di riconoscere ancor nelle vene questa facoltà , tanto per molte osservazioni
proprie quanto per quelle ripetute dal Tiedman, dal Gnielin, dal Franchini.
Termina quindi lo scritto suo deducendo in corollario , che l'assorbimento si
ripartisce tra due ordini di vasi , è comune cioè ai linfatici ed alle vene.
Il sig. Cappello dichiara che l'assorbimento nel tubo digestivo si effettuò per
opera della svapora/.ione de' fluidi. Hiferisce alcuni sperimenti per provare il
suo assunto; e per tal modo spiega la sollecitudine , colla quale le sostanze in-
trodotte nello stomaco giungono fino a' reni.
Il sig. Cannizzaro osserva che da moltissimo tempo le esperienze di Fodera
hanno dimostrato che lutti i tessuti assorbono per imbibizione , e che la diffe-
renza non è che nella quantità de' liquidi assorbiti , e del tempo impiegato ; e
che le esperienze del sig. Pignataro, e quelle del Cappello non fanno che con-
fermare quella verità già vecchia ; ma fa tuttavia riflettere che queste riprove
valgono meno delle prime prove che non lasciano alcun dubbio affatto.
Il Presidente chiude la adunanza, ed i lavori della Sezione colle seguenti pa-
role:
■( Ecco giunto, o Compagni dilettissimi, quel momento di separazione clierin-
nuova tra noi il dolore già sei volte in eguale occasione provato. A tutti quelli
che largirono decoro ed utile alla Sezione per riguardevoli memorie e comuni-
cazioni , io rendo grazie iterate. E primamente all' Owen , al Weber , e più al
Calamai di Firenze , il (|uale per importantissimi lavori a sé onore, e vantaggi
alla scienza recò. Dai nostri più operosi Colleglli della superior parte d'Italia non
siamo stati , in questo anno , sotto tale comoda dolcezza di cielo, appagati nel
desiderio di alcuno scritto. E questo è da dire , perché il silenzio degl' ingegni
sapienti torna sempre sconfortevole e gra\e. Interrogate le altre otto Sezioni ,
e ne avrete ugualmente che nessuna ebbe a comportare povertà di lavori e tie-
pidezza di studi. .Si , o Signori , la Riunione bellissima di Napoli non permette
fermarsi sopra alcune lievissime mende inevitabili in città cosi popolosa ed in
tanto numero di congregati: ed è forza di giustizia e di riconoscenza asseverare
che abbiamo disteso gran passo per entro la morale opinione degli uomini , e
acquistato fede di utilità incontrastabile a questa scientiflca IsliliuioDC. A ciò
. — 809 —
valsero potentomente la protezione Sovrana coslante e larghissima ; la dignità
con che senti alto la carica sua il l'rcsideiitc ;'('ni'ralo Ministro .Santangelo , il
che vi fu cliiaro dall' aver messo tutto il jn-nsicro e l'opera all'esito della Kiu-
nione conseguito «luanto mai splendido e grande , e dal suo presiedere impar-
ziale e sagace, come lodaste, le Ire generali Assemblee; e la sollecitudine del mar-
chese Delcarretlo che nella Gazzetta Officiale , onde ci faceva dono cortese , ha
dato divulgamento valido ed ampio ai lavori del Congresso, riportando sempre
intiero il Diario, e vi scrivoiido eziandio articoli che dell'estrinseco andamento
ragguagliassero.
E per altro lato credo che possiamo tenerci paghi della concordia e zelo, on-
de fra noi si compiè il periodo breve di siffatto vivere dilettevolissimo. Abbia-
mo sentito meglio nel cuore quanto inducono a prosperità le associate eserci-
tazioni , e quanto nello scientifico e civile contegno sia debitamente da lodare
qualunque imprenda con mano franca ed amica a discoprire le occulte piaghe
de' propri connazionali per medicarle e sanarle; e quanto per contrario sien da
vituperare coloro che per astio o sconsigliatezza le svelano a tirarvi sopra lo
sprezzo o la irridente compassione dello straniero. Noi però nel concetto di ave-
re passato questi giorni amichevolmente riuniti , piglieremo conforto alla sepa-
razione , ricordo durevole della forza intellettuale e dell' amore che periodica-
mente ci ricongiungono , e sicurezza che le pagine della storia racconteranno
come la Istituzione dei Congressi scientifici sorgesse appunto a manifestare tra
i divisi Italiani il bisogno, il carattere, la provvidenza delle rifiorenti condizio-
ni dei tempi. E voi, o miei Colleghi diletti, e voi tutti che onoraste la Sezione
nostra del continuo venire , abbiatevi accetta la mia gratitudine e la mia incan-
cellabile ricordanza «.
Il Presidente — Caiii.o Principe Bo.napakte
( Corra
Segretari \
( .V.NAST.I
no Poi.m
.vsio Cocco
INTORNO
AL CONCEPIMENTO ED ALLA FIGLIATURA
DIUNAMULA
MEMORIA
Del Professore FERDINANDO DE NANZIO
Direttore del R , Stabilimento Veterinario di Napoli, ec. ec. ec.
Obscrvatum, e duobus diversis gcneribus nata tertii
generis fieri, et neutri parenlum esse similia; eaque
ìpsa, quae sunt ita nata, non gìgncre in omnì ant-
malium genere; idcirco mulas non parere. Est in
annalibus nostris peperisse saepe : verum prodigìi
loco liabìtum.
Vutì. Sec, Hist. nat. Uh. FUI. t . éy.
Nam milii contucnti se persuasit rerum natura, nibil
incredibile existimare de ea.
IDEM lib, II cap. tf.
E
OPIMOJTE che i muli ed i bardolli con loro femmine rispettive , generalmente
parlando , sono incapaci a riprodursi da sé stessi e a formare successione. Questa
sentenza conicclk' n(jn fosse assoluta, nulla di meno per tale si è voluta consi-
derare da alcuni , i quali forse ignorando quanto si è in contrario riferito, sono
venuti con loro ragionamenti a notare assai cose intorno alla natura di cosi
fatti animali, dicendo ancora essere i muli e le mule per istruttura viziata del-
l'apparato genito-orinario incapaci a riprodursi. Tali ragionamenti, in quanto
— 811 —
importa concepi mento, noi non vogliamo confutare e manco dire «li quale e
«liiaiita importanza si sicno ; impcrciocciic non sapendosi nulla sopra ciò , po-
tremmo nostro mal volentieri cadere in errore. Ma gli è certo che non possiamo
aggiustarvi molta fede , leggendo nelle storie scritte da celebri uomini molti
latti intorno alla figliatura di mule, e più ancora considerando quello a noi è
capitato di vedere in provincia di Capitanata , dove una mula figliò un bellissimo
muletto. Onde volendo sopra questo particolare dire qualche cosa, ci è paruto
conveniente riandare i fatti medesimi ; dire le opinioni di coloro affermano
essere le mute incapaci a riprodursi; e di poi notare alcune nostre particolari
ricerche anatomiche , che forse potranno riuscire di qualche vantaggio alla
scienza.
In generale addimandasi mulo quell'animale che proviene dal commercio di
due individui di diversa specie; cosi sono, a modo di esempio tra gli uccelli,
le produzioni che nascono dal congiungimento della canarina col caldcnigio,
e tra i quadrupedi, quelle che derivano dal ciuco con la cavalla, o dal cavallo
congiunto con l'asina. In questo caso si ha due sorte di generazioni, alle quali
non si è dato indistintamente il nome di mulo; ma bene si è distinto con tal
nome la produzione che nasce dal commercio del ciuco con la ca\'alla , dicen-
dosi l'altra bardotto. Le quali distinzioni era mestieri a fare, perché cosi fatti
animali sono tra loro mollo dissimigllanli, tanto se si considerano nella parte
esteriore, quanto in quella importa forza e vigoria. Dappoiché il mulo è assai
più alto e grosso del bardotto , ha il collo lungo , tarchiato , le costole ritonda-
If, la groppa piena e carnosa, le anche non basse. È desso un animale assai
forte, sicuro, sostiene lunga fatiga, si accontenta di poco ed ordinario cibo ,
ed è poco soggetto ad infermarsi. Gli antichi si valevano più di questi animali
che dei cavalli, massime ne'lunghi e diffìcili viaggi; il che di presente occorre
ancora in molti paesi di Europa, e specialmente per alcuni particolari servi-
gi. Il bardotto poi è molto più basso e piccolo del mulo; il collo ha sottile,
corto, la schiena più tagliente, più appuntata la gi-oppa, le anche avvallate ec.
Si che volendo paragonare tra loro tulle (jucslc qualità, pare, secondo oj)inione
di BulTon, che le femmine formino l'unità della spezie; e nel caso presente si
può dire che la cavalla influisca su le qualità del mulo, e l'asina su quelle del
— 812 —
barilolti). Ma ci ha pure altri sogni e pocite allre coso, tuHocliè secondario, clic
si appartengono al padre. Tarò il ragghiare del mulo, le orecchie sue grandi,
In testa grande , la coda fornita nella parto bassa , io estremità asciutte , lo unghie
allungato, e strolle: il nitrire del bardotto, la sua testa piccola, le orecchie
corte, la coda tutta fornita , le gambe grosso. Onde sopra tal particolare Aristo-
tile parlando de' muli disse: maanididinc corporis, specie et virihns, magis fonni-
nae qitam mari simile cvadii quod nascitur (1). E Columclla sopra lo slesso pro-
posito scrisse: qui ex equo et asina concepii, generantur, quamvis a paire nomen
Iraxerini, matrì per omnia magis similes sunt (2).
Ripigliando ora il falto nostro, troviamo scritto in Aristotile che una mula
divenne gravida, ma la prole non fu perfetta, né la dotto alla luco. K dice al-
trove che la mula (pialclio volta partorì gemelli; il che secondo credenza di
quei tempi , dovevasi riputare come a portento od annunzio di terribili sciagu-
re. Ed ancora si dice che Dario assediando Babilonia, i babilonesi non cura-
rono punto l'assedio; che anzi saliti su i baluardi , tripudiavano, ed uno di
loro cosi disse : a che state qui a perdere il tempo o Persiani , e piuttosto non
andate via, che allora sarete per espugnarci e vincere quando Cglieranno le
mule. Dopo un anno e sette mesi di assedio, intervenne a Zapiro, figliuolo di
Macabizo questo falto, cioè, che una delle mule che portavano il frumento,
parlori. Erodoto scrive che partendo Serse verso la Grecia e traghettando nel-
l'Ellesponlo col suo esercito, una mula figliò un muletto ermafrodito co' geni-
tali maschili al di sopra dei femminei. Riferisce puro che alcuno volto si figliano
le mule ne' paesi molto caldi, ne'quali il calore cstorioro tempora la frigidità
interiore degli asini. Varroue scrive che in Roma si figliò una mula. Magone e
Dionigi riferiscono che la mula e la cavalla, quando avevano concepito, si figlia-
vano nel dodicesimo mese (3).
Giulio Ossequente scrisse che la guerra sorta tra Cesare e Pompeo fu indi-
cata dal parto di una mula. Narra Pietro Valeriano essersi una mula figliala in
(i) Hist. animai, lib. VI. cap. XXIII.
(i) De re rust. lib. VI. cap. XXXVII.
(3) Corradi Gesncri. Hist. animai. lib. i . De quadrupedis viviparis.
— 813 —
Roma, l'anno I0I8, il quale anno fu colclìic \wv l'apostasia di Lutero. Scaligero
nel suo eonienlo di Aristotile dite elie una mula si tii,'lii) due volte. Cosi pure
il celebre Guicciardino, dicendo dei grandi portenti accaduti non molto tempo
innanzi del sacco di Roma del l.'J27 siguilicanti la rovina grande e vicina di
essa, nota il iiarioriiv iti una multi iivl palazzo della Cancelleria (1). Il Fontano
riporta la figliatura di una mula generando un cavallo, del quale descrive le
fattezze ^2;. E liufTon pone il caso di una mula che dette alla luce un muletto,
più siniigliante all'asino che alia niadre, nell'isola di S. Domingo a' li di mag-
gio 1769 (3).
Il signor Carlo Bonnet nella 1* edizione della sua opera: Considerations sur
les corps organisés, scrisse che i muli non generavano; ma nell'altra edizione ei
fu di contraria opinione , e notò Ire storie di mule gravide , la prima delle
quali è quella stessa da noi testé citata, e riportata da liulTon.
Questo sincero ed anunirevolc disdire del lionnel die motivo al sig. Leopoldo
Caldani di mettere per le stampe un lavoro che ha per titolo : Esame di alcune
storie spellami alla gravidanza delle mule. In questa scrittura il Caldani cerca di-
mostrare che i fatti citati dal Bonnet non sono esatti , perché mancano di par-
ticolari necessari, e concliiude con altre relazioni in contrario essere le mule
sterili, ma non doversi lo stesso dire dei muli.
Il Bonnet non aggiustando fede alle ragioni ed alle osservazioni del Caldani,
scrivevagli « che se vi fosse un solo esempio ben circonstanziato che un mulo
« o una mula sia stala feconda, questo solo basterebbe a distruggere l'opinione
« della loro sterilità )) E più appresso dice « e perciò persisto nel desiderio
« che alcuni abili soggetti replichino l'esperienze intorno a questo accoppia-
le mento e ricorrano puranche alle fecondazioni artiliciali. »
Nella citata scrittura del sig. Caldani è trascritta una lettera indirittagli dalla
moglie del signor Duca di Termoli Cavallerizzo Maggiore del Re di Napoli,
nella quale gli narra il fatto avvenuto, circa l'anno 17o0, nelle scuderie del
(1) Guicciardino. Il Sacco di Roma 1758.
(i) De bello ncapolitauo. Lib. 1.
{?>) BufTuu, Sup|ilement à l'iiiitaire naturelle. Tuns. V.
103
— SJ/i —
Re di Napoli « ove una mula si figliò ili un cavallo; elie la delta mula forse fu
« coperta da un cavallo padre che stava nella slessa scuderia , e che il mulo ge-
« neralo da tale congiunnimento a tre anni si mise nella cavallerizza, riuscì
Il hastanteniente buono, >isse molti anni e mori molto vecchio; che la madre
« mula non usci mai più gravida per (pianto possibili diligenze si fossero usate. »
(Questo fallo henchè al sig. Caldani sembrasse assai partieolarizzato , pure
gli parve di avere tutta l'apparenza di favola.
Finalmente dopo avere io stesso autore notato molte cose intorno a tal par-
ticolare egh non dà alcun giudizio, e ragionando intorno all'opinione di Buffon
su la fecondità maggiore degli animali piccoli in confronto dei grandi con-
chiude « Questa riflessione però sarebbe da ligcltarsi ogni rpial volta si avesse
« un caso senza eccezione della fecondità dei muli ; caso il quale se accadesse
« farebbe certamente che io unitamente ad altri non pochi , prestassi tutta la
« fede alle storie poco esatte che Iio esaminato. »
I fatti testé notati, ai quali or ora aggiugneremo il nostro, pruovano che le
mule in diversi tempi si sono figliate; ma, a dir vero, gli autori che hanno ciò
riferito, non hanno mai scritto di tale avvenimento storia esatta e compiuta.
Nel comune di Anzano, provincia di Capitanata, si figliò, nel lo luglio 1814
una mula appartenente a Francesco Mastrangelo. La novità di questo caso stupì
le genti di quella provincia, ed il signor Intendente v'inviava il veterinario
provinciale, il quale con suo rapporto fece conoscere la verità del fatto, no-
tando ancora sopra ciò l'opinione sua. Solleciti anche noi di saperne qualche
cosa , mo\emmo in provincia di Capitanata sul finire dello scorso mese di mag-
gio e poscia in Anzano , dove vedemmo la mula in quistione figliata di un mu-
letto.
E dessa la mula di manto baioscuro , alla palmi cinque ed once otto napoli-
lani, dell'età circa anni quattro, di buone fattezze, e marchiata nella spalla
sinistra con lettere B. A. iTav. 1" fig. 1 ) Notammo ancora essere la madre mollo
affezionala al figlio, cui, secondo ci fu detto, aveva fatto assai volentieri suc-
chiare il latte, alzando or l'una or l'altra coscia. Il muletto è pur esso di manto
baioscuro, alto palmi cinque, e nacque con i quattro denti picozzi. Nel tempo
che lo visitammo si era di undeci mesi , ed aveva otto denti incisivi, quattro ma-
— 815 —
scollari, e comìiiriavano ail ap|)arii'c aiiclK; i caiiloiii. La sua testa è piccola,
|p orecchie luii;.'lie e bei» |iìaiitale, ciiill'o piccolo, fronte un po'Iarga, promi-
nente o gibbosa nella parte sii|(eriore, naso e narici stretti , collo corto, criniera
piccola, petto giusto, unghia dei piedi anteriori da mulo, dorso e reni da ca-
vallo, groppa ritonda, coda fornita di crini lunghi, (itti e riuniti, unghie po-
steriori da cavallo. Si che considerando bene tutt'esse queste parti, pare clic
il muletto si avesse le parti posteriori conrormate alle fattezze di cavallo, e
quelle anteriori a ino' delle fattezze di mulo. , Tav. 1' lìg. 2 )
E volendo più esattamente conoscere i particolari di questa mula , sapemmo
ch'essa fu venduta al sopraddetto Mastrangelo da un tal llencdetto Silvestri da
Roccaraso per ducati So , ed era stata coperta da un puledro di due anni. Ma
siccome si era molto scarna e di tenera età , si stimò conveniente mandarla
a'pascoli. In questo la pancia comparve molto grande , e fece credere che la
patisse idropisia , cosi che il padrone si pensò di condurla nella liera alla .Mad-
dalena, che si celebrava in un paese poco discosto da Anzano, ed ivi rivenderla.
Onde entrato egli nella stalla la mattina dei lo luglio, per effettuare (pianto
aveva in animo, vide con moltissima sorpresa che la mula si era ligliata. Crc-
desi che il tempo della gestazione fosse durato circa un anno. Questa mula nello
scorso mese di maggio è staUi mouliita da un cavallo morello , e noi con altra
scrittura c'impromcttiamo di farne conoscere i risultati (1).
Ora bene considerando (pianto iniiiio a ()ui abbiamo notato , si può certa-
mente iisserirc che se le mule hanno una volta ligliato, potranno Ggliare ancora
in .seguito , e non debbonsi cosi di leggieri considerare come assolutamente
sterili. E jicrò non vale a nulla il parere di Plinio che dice: che gli animali
nati da due generi divei-si , diventano di un terzo genere , e sono dissimili dai
loro parenti e non possono partorire. Ed egualmente sono da estimarsi poco i
(i) Nel luunicutu che puliblichidiiiu (jucsio nostro lavoro (Giugno i8^6) abliiarao sapulo che il
mulo nato dalla sopradetta mula è grande, di belle l'orme, e ben i>asciuto ; che la mula, beaché latta
montare nell' anno scorso , nou e gravida . Ala intorno a dò è da notare eh' essa nel passato anno fu
fatta covrire per munta rosi detta a mano, e da un cavallo non giovine. Ognuno sa la difCcoltà di con-
cepire che ipebsu s' incontra nella munta a mano anche Ira giumente e cavalli.
— 811) —
Ciiidi/ì (li qui'jili altri scrillori, clip forse apiii^iiiandosi al niodcsimo iiarcrc di
l'iinio, dicono le inule non potersi figliare.
Alcmeone discepolo di Pitlagora scrive i muli maschi essere sterili per ca-
{;ione del seme che in loro è leggiero ossia freddo , e le femmine essere anche
sterili, perocché i loro uteri sono chiusi. Empedocle nota ch'essendo l'utero
troppo piccolo ed ancora basso ed angusto, e situato obbliquamentc al ventre,
avviene che il seme non vi può essere dirittamente fittalo, ed ancorché av-
venisse, nondimeno questo non sarebbe rattcnuto. All'opinione di costui si
accorda Diocle , il quale scrive aver egli spesso veduto nelle dissezioni l' utero
delle mule, ed essere verisimile che la stessa cagione produca sterilità ancora
nelle donne (1). Aristotile confutando l'idea di questi due autori si attiene
presso a poco all'istesso parere di Alcmeone, poggiando sua opinione su la
natura fredda dello sperma dell'asino ; ed aggiugne che per temperare cotal
frigidità, e perchè il cavallo non corrompe la semenza dell'asino, gli è mestieri
far accoppiare un animale freddo, com'è l'asino, con la cavalla eh' è di natura
più calda , oppure il cavallo con l'asina. Dice pure ciò non intervenire nella
l)roduzione de'muli che ne nascono, i quali sono infecondi (21.
Cosi fiitlo ragionamento di Aristotile fu interanieule abbracciato da Buffon,
il quale conghiettura che la copula del mulo con la bardotta , e del bardotto con
la mula riuscirebbe sterile , come pure quella de' muli e dei bardotti tra loro,
perché da due nature già lese per la getierazione, e che da si fatte copule, aspettar
non si dovrebbe che una produzione viziata ed assolutamente nulla ; ma crede
che il mulo ed il bardotto accoppiali con la giumenta o con l'asina potrebbero
generare, e il mulo genererebbe con più sicurezza con la cavalla che con l'a-
sina ; ed il bardotto all' opposto con più sicurezza con l' asina che con la giu-
menta.— Parimente il cavallo e l'asino potrebbero forse generare con le due
mule, nial'asino con più sicurezza che il cavallo, poiché si è osservato, egli di-
(0 Corradi Gesneri. Op. cit.
(i) Claudio Eliaiio riporta il parere di Democrito e scrive : Mulas idem non parere aìt : nec enim
ximiles alits luUas animalibus habere, sed forma diversas minime cvnciperc <juire ec. De animalium
natura.
— 817 —
ce, che l'asino ba maggior potere del cavallo per generare anche con la giumenta,
perchè II primo corrompe e dislriigg»; la generazione di (|iicst'iiUimu. Imper-
tanlo esorta i naturalisti a fare di tali esperienze , |ier Siiperc quali possono
essere le cagioni che rendono i muli e le mule infeconde , sapendosi di certo
che non sono assolutamente sterili (1).
Laonde per le cose dette apparisce che in tutti i tempi si è ricerchila la ca-
gione dell' infecondità delle femmine dei manimiferì bastardi, e principalmente
della nmla. E tal cagione, volendo alcuni andar pel sottile, si è credula tro-
vare nelle dilTerenze anatomiche dell'apparecchio genitale della mula mede-
sima , ovvero in altre insignificanti particolarità di relazione tra l' apparecchio
urinario ed il genitale. Cosi il sig. Hebenstrail (2) , nel pretendere che le mule
sieno assolutamente infeconde , dice che questa infecondità proviene dall' essere
il seme del mulo sfornilo di vermicelli spermatici ; dall'apertura dell'uretra nel-
r interno della vagina, donde nell'urinare vien trailo fuora il seme; dall'essere
r utero tenue e trasparente rispetto a quello degli altri animali ; e perciò inca-
pace di sostenere il peso di un embrione ; dal non contenere le ovaia alcuna
delle vescichette trasparenti, die soglionsi addimandare uova, e per essere le
trombe falloppiane strette.
Queste ragioni sebbene sieno stolte con molta sagacia confutate dal sig. Gru-
gnone , il quale dice che le parti genitali esterne del mulo non fanno vedere
alcuna imperfezione, che le vescichette spermatiche hanno abbondante seme
fornito di spermatozoi agili e semoventi come quelli del cavallo; che l'apertu-
ra dell'uretra nella mula non è dissimigliante da quella degli altri solipedi ,
pure abbiamo noi voluto fare delle ricerche sopra queste parti , e massima-
mente sopra quelle della mula , e considerare la faccenda in diverso modo ,
pensandoci che la mula per essere infeconda , dovrebbe avere rilevanti imper-
fezioni 1 ." o negli organi produttori delle uova ; 2.° o ne'canali destinati a con-
durre le uova negli organi della gestazione; 3."oin qualche imperfezione che
fosse nella matrice.
(i) Briignuiie. Trattato delle Razze.
(5) Brugnone. Op. cit.
— Sl8_
l'.iiMSonando piiinanionte le ovaùi della mula con <iuolle delia eavalla non
ei ahliianii) trovato dilTerenza di sort' aleiina. Il diametro magt;iore di iiiiovaia
di mula di media statura, è di circa un pollice e mezzo, e'I diametro minore,
di circa un pollice. Ogni ovaia è coperta dal peritoneo ; ed è fatta di sustan/a
rossognola glandulare, detto stroma, rinchiusa in una tunica fibrosa corticale.
Il quale stroma nella slessa guisa che nell' ovaia della cavalla e dell' asina pro-
duce considerabile numero di vcsciclielle di Graall, le quali s' ingrandiscono a
poco a poco, e si portano verso la superlìcie, dove, la membrana fibrosa corticale
assottigliandosi , esse rilevano. Le vescichette giunte a maturità uguagliano la
grandezza <li un jìiccolo cece, e sono trasparenti nel loro segmento libero; e al
di sotto della membrana sierosa che le ricopre e sopra la loro faccia , si hanno
csilissimi vasellini capillari che le percorrono e vi si ramificano. Vogliamo os-
servare che nella mula b^ vescichette di (jraaff compariscono verso la parie con-
cava dell'ovaia che risponde al padiglione della tromba : nel quale sito con fa-
cilità si possono togliere dal sottoposto stroma. So|)ra ogni ovaia di mula tra
i 17 a 18 anni ne abbiamo contato da (5 a 10; e si deve credere essere tali ve-
scichette in maggior numero nella ovaia di mule giovani ( Tav. Il fig. 1 ) (1).
(i) Balle osservazioni che tuttogiorno si possono verificare si rileva die le ovaie della mula non
sono organi sterili , ma die per l' opposto producono un considerabile numero di vescichette , le quali
normalmente si crescono tanto che diventano perrettamente mature. E questa attività di produzione
e di crescenza è così insita alle ovaie medesime , che talora la loro sustanza per malattia si altera e si
distrugge, senza che menomamente ne vengano a soBèrire le vescichette ch'eransi prima formate e
cacciate nella superficie. Tale assertiva è dimostrata da una bella osservazione che ci è caduto in accon-
cio di fare sopra un' ovaia idropica di mula, i cui particolari per l'importanza che possono avere nella
teoria della fisiologia e dell' anatomia patologica degli organi formatori del germe, stimiamo non
inutile di scrivere in questa nota.
Nel ricercare sopra una mula gli organi interni dell' apparecchio della generazione incontrammo
1 ovaia sinistra grossa quanto un uovo di oca, diventata per intero una ciste idropica. La quale,
esaminata anatomicamente, era fatta dalla membrana fibrosa dell' ovaia , distesa ed assottigliata, ed
era nell interno piena di un siero color citrino leggermente untuoso al tatto che all'osservazione mi-
croscopica vedemmo sparso di cellette o globettini. Lo stroma era totalmente distrutto, in guisa che
di tutta la sustanza dell'ovaia non rimaneva altro che la tunica fibrosa distesa in un sacco pienodi
siero. Ma la nostra maraviglia fu grande quando vedemmo su lo spazio della superficie di questo sacio
che corrispondeva al padiglione della tromba, un gruppo di quattro vescichette di GraafT, delle
— 819 —
Mii lii l'iccrra pili importante si è senza ilnbiiio (iiielhi rlie ris'^'uarda la strut-
tura propria della vestielietta, come jmre l'esistenza e la struttura dell'uovo nella
cavità sua. Dappoiché potrebbe slare che nell'ovaia si formasse la vescichetta di
(iraalT, ma che da questa non si Tormassc l'uovo, o che l'uovo non si potesse
mai distaccare dall'ovaia per mancanza di certe funzioni ciie ca^'ionano lo scop-
pio della corrispondente vescichetta e la caduta di esso; o linalinentc che l'uo-
vo non avesse la debita composizione e struttura sua per essere dal seme fecon-
dato e poscia svilupparsi. Citi è vero che per ora non possiamo con convinci-
mento rispondere ad alcuni di tali quesiti , non avendo potuto fare nostre ri-
cerche che sopra ovaie di mule a>anzate in età, i cui risultamcnti fedelmente
riportiamo ; ma gli è vero pure che nel caso presente della (ìjiliatura della mula,
.sono essi i detti quesiti bone e compiutamente sciolti ; dappoiché .se cosi non
fosse, la mula non avrebbe potuto concepire.
U(,'ni vescichetta di Graalf nella mula parimente che quella delle femmine di
tutti ^li altri mammiferi , é fatta da due foglietti dalla membrana follicolare
[iropriamente detta e dalla membrana granulosa. Quella é una tunica fitta, tra-
sparente, fornita di finissima rete sanguigna secretoria; e questa é uno strato
di cellule ritonde, fornita di nucleo e riveste l'interna faccia della prima. Ix)
quali tre si avevano, con leggiera diflcrenza l'un dall' altra , la grandezza di un pisello, l'altra,
quella di una piccola avellana. E l'arteria ovarica distribuiva le sue ramificazioni al sacco idropico ed
alte veacichctte die stavano alla supcrricic. Queste erano pure ripiene del proprio siero, il quale ap-
pariva di color citrino più carico nella vescichetta morbosamente cresciuta. Ora in tutte le dette ve-
scichette di GraafT noi ritrovammo lo strato o membrana granulosa , la quale erasi fatta sottilissima
nella vescichetta idropica , e di essa niuna traccia appariva nella ciste principale, eccetto i globetti
dispersi per dentro il siero. E fu precisamente in una delle vescichette ch'erano alla superficie di
questa idropica ovaia , che incontrammo un uovicino.
Da' quali fatti rilevasi, i.° che probabilmente l'idropisia di questa ovaia dipendeva dal morl>oso
sviluppo di una vescichetta diGraalT, la quale divenuta idropica, era di tanto cresciuta da distruggere
tutta la sostanza produttiva dei grumi e da ridurre l'ovaia ad una ciste:
3." che i grumi , ossia le vescichette , le quali trovavansi già pervenute alla superficie dell' ovaia ,
non furono tocche dal morboso sviluppo della vescichetta che per idropisia smodatamente si accre-
sceva.
3." che finalmente l' esistenza dell' uovo nelle vescichette giunte alla superficie, neppure fu toc-
i(V. T. 116g. a).
— S20 —
strato granuloso ili una vescichetta ovarica ù sottilissimo in maniera ch'essendo
in principio sfuggito all'osservazione, eravamo stafindotli a non animetlerlo :
esso è foi-se pili sottile di lincilo della giumenta e dell'asina. I.a vescichetta è
inoltre piena e distesa dal solito siero tenue e limpido.
IVr qnanl'altcnzione avessimo posta nell' osservare per trasparenza se nella
vesi'iclu'lla di (;raalT delle vecchie mule , che alibìaniu potuto esaminare, fosse
contenuto un uovicino, non ci è venuto fatto di scorgerlo; nò nel liquido,
tenuto fuori da una decina di vescichette che abbiamo incise con ogni diligen-
za, ci era slato dato il ranisarlo, sia ad occhio nudo , sia con lenti ed anche
col microscopio; ma avendo reiterate le ricerche sopra due vescichette di altra
mula , le quali avevamo per qualche giorno tenuto nello si)irito di vino , ne
abbiamo per mezzo dell incisione , tratto col siero , un corpicciuolo minutis-
simo e sferico, della grandezza circa un ventesimo di linea, il quale posto al
microscopio ci è sembralo un uo^o alterato; ed era circondato dal suo disco
proligero (Tav. II Cig. 3 ).
In quanto agli ovidutti ossi non hanno diCTerenza di struttura, né di lunghezza
da quelli della cavalla. Il loro largo padiglione fimbriato nell'orlo, di torma
conica, è congiunto all'ovaia corrispondente la mercè una lamina del peritoneo :
nel fondo del quale cono si nota l'apertura del tortuoso canale dell'ovidutto
fatto dalle solite tre tuniche, sierosa esteriore, muscolare media e mocciosa in-
tema. Ouest'ultima si conforma in pieghe piccole e numerosissime, disposte
secondo lunghezza dell'ovidutto, e sono più fitte verso la metà od il terzo su-
periore. Ora l'ovidutto che ha lulizio di prender l'uovo che si distacca dall'o-
vaia e menarlo nell'utero, per due imperfezioni potrebbe a ciò mancare, 1." o
perché sfornito di forze motrici, 2.° o perchè impervio. Le forze, che fanno
discendere l'uovo lunghesso il canale dell'ovidutto, sono, oltre la gravità di que-
sto, la contrazione vermicolare dell'ovidutto, ed il movimento vibratile della
( I ) Continuando le nostre osservazioni sopra le vescichette di Graaff in unione del prof, de Mar-
tino abbiamo rinvenuto in una mula di anni quattro un ©vicino con tutte le sue parti , cioè col disco
proligero , cou la zona trasparente , col vitello , con la vescichetta e macchia germinativa , come si
rileva nella Tav. II Kg. 4.
— 821 —
mucosa. Ma noi abbiamo veduto che non manca negli ovidutti della mutane l'una
e nò l'altra cosa; perciocché in essi ci lia lo strato niusculare; e la membrana
mocciosa in tutta la sua estensione e fornita di un epitelio vibratile ( fìp. 'ò
Tav. II a aj ,i cui cortissimi cigli vibrano nella solita direzione dalle ovaie alla
matrice, ed inOno al corpo di questa, dove si continua l'epitelio. In ciò che
spelta al canale dell' ovidutto , sappiamo por le iniezioni che vi abbiamo fatto,
(ir esso si apre liberamente in una papilla , la quale sia nel fondo del corri-
spondente corno della matrice. Si che ci pare di niun conto fasserliva di colo-
ro , i quali hanno preteso che l" ovidutto delle mule fosse impervio , o cosi
stretto che l'uovo potesse passare alla matrice.
Ma se le uova si formano nelle vescichette di Graaff della mula , cadono esse
poi con ogual facilità in dati tempi come cadono presso le cavalle e l'asine ,
ovvero per certe condizioni delle ovaie o per altro difetto organico, le uova
della mula non possono mai uscire dai loro follicoli? Dietro gl'importanti e
belli lavori del sig. BischoiT , rifermati e rischiarati dal nostro egregio e dotto
amico signor Antonio de Martino (1) , oggi è generalmente conosciuto che
presso le femmine di tutt' i mammiferi , il tempo del calore , è caratterizzato
dallo scoppio spontaneo di una o più vescichette ovariche mature; dalla caduta
delle corrispondenti uova e dalla formazione di altrettanti corpi gialli. Ed egual-
mente si sa che la mula al pari della cavalla e dell' asina , va in caldo ogni an-
no nella stagione di primavera ; il che si nota dai movimenti della ìiilva, dal-
l'ippomane che vi cola, dalla positura che prende l'animale nell'orìnarc, nella
quale la mula o non orina o orina poco ; dal tenere la coda innalzata, da uu tal
quale ragghiare, dalla sollecitudine nel ricercare animali maschi solipedi. Oltre
a ciò il sig. Brugnone è stato il primo a notare e a descriverei cor^i gialli nelle
ovaie di mule non mai state montate. E noi pure nel dissezionare un'ovaia di
mula, tra i parecchi corpi gialli più o meno antichi, ch'eransi ritirati nell'in-
terno dello stroma, ne abbiamo osservato uno più recente , il quale si stava
tuttora alla superficie dell'ovaia (Tav. II fig. 6), rilevato a simiglianza di tuber-
(i) OnerTazioni di deposizione sponUnea delle tiora della donna Tergine. Hemorii iiuerita nel Rcn'-
dicanto dell' Accademia delle acienze. Marzo ed aprile, 1845.
lOi
— 822 —
colo grosso quanto un piscilo , e si aveva alla superficie una cicatrice alquanto
rugosa, che dinotava il già avvenuto scoppio delia vescichetta. Aperto il fol-
licolo , abbiamo cacciato dalla cavità sua il piccolo grumetto di sangue , duro
nel centro, e nella periferia ancor tenero ( fig. 7.]. Il quale secondo la sua
consistenza si aveva pure differenza di colorito, j)erciotché il nucleo era giallo
e gli strati corticali di colore rosso-scuro. Era liliero nella cavità del follicolo,
e lo strato granuloso poco o niente sviluppato ((ig. 8\ Onde ci pensiamo che
nelle ovaie della mula i corpi lutei antichi tolgono il loro colorito giallo pro-
babilmente dai nuclei dei grumelli contratti e avvizziti.
Qui cadrebbe in acconcio di discutere se le uova della mula abbiano vera-
mente capacità ad essere fecondate, ovvero s'egli fosse il seme del mulo che non
avesse virtù di fecondare? Ma queste sono cose che non si possono con facilità e
sicurezza decidere ; perciocché ci vogliono lunghi e delicati sperimenti i quali
comunque fossero bene ed acconciamente fatti, pure, ci pensiamo, non ci por-
gerebbero mai il destro di decidere con sicurezza le proposte quistioni. Daji-
poichè da una parte abbiamo il caso presente della figliatura della mula , che
indica le uova capaci ad essere fecondate; dall'altra si nota che le nude figliano
assai radamente , benché per le ricerche anatomiche , che andiamo sjìonendo ,
abbiano gli organi della riproduzione bene e convenientemente fatti. Da ultimo
ci sono certe cose che potrebbero essere cagione di sterilità nelle mule: ma che
non si possono verificare nò per istudì anatomici e manco per analisi chimica ,
come a mo' di esempio, sarebbe la costituzione organico-chimica dell' enibrio-
Irofo e particolarmente quella dello strato proligero di esso.
Intorno alla seconda quistione , cioè, se il seme del mulo abbia virtù di fe-
condare, noi non possiamo nemmeno notare alcuna cosa, non avendo sul seme
di questo animale fatto alcuna diligenza , sebbene avesse il mulo le parti ge-
nitali perfette ; ed il sig. Brugnone, come abbiamo detto di sopra , avesse tro-
vato nel seme gli spermatozoi, agili e semoventi , a simiglianza di quelli si tro-
vano nel seme del cavallo; il che negano il Dumas ed il Prevosl.
Inoltre per fecondare la mula sono più atti il cavallo e l'asino, ovvero il mu-
lo? Si fatta quistione la quale sembra rischiarata dal caso in esame , che ci pre-
senta una mula fecondala da un cavallo , richiederebbe molti sperimenti , per
— 823 —
ossore compiuUniontc sciolla: i quali abbiamo in animo di fare quando il tempo
sarà propizio.
L'utero bicorno dulia mula non ha alcuna importante particolarità, notando-
visi la medesima forma e la stessa struttura dell' utero della giumenta ; se non
che il muso di tinca è più sporto nella vagina, ed è ricoperto da una membra-
na mucosa rilassata che forma intorno a lui un corpo pampinlformc. Salvo non
questa particolarità provenisse dall'età avanzata delie mule (Tav. Il Cf;. 9. e).
Abbiamo inoltre osservato agli estremi dei due ligamenli piccoli ed anteriori
dell'utero, due corpi ovali, della figura e grandezza di due mandorle, rivestili
dal peritoneo e perfettamente liberi, i quali non troviamo descritti da altri ana-
tomisti ( fig. 9. & 6 ). In un'altra mula più in basso di questi due corpi e su
gli esterni lembi dei delti ligamenli , i quali con una senqilice piega vanno a
perdersi nella lamina del peritoneo, che veste i muscoli iliaci interni, abbiamo
da ciascuna banda osservato due altri mammelloni più piccoli, successivamen-
te posti e della medesima figura. Questi corpi sono fatti dal cordone stesso del
ligamento , ripiegato ad ansa , e ne" due capi rigonfiato a modo di un ganglio.
L' ansa del cordone è prima involta in uno strato di tessuto cellulare e poscia
tutto il corpo da una veste del peritoneo.
Tanto lo strato celluioso che tutta la sostanza di questi corpi è più o meno
piena di cellule pigmentarie , nncleate , delle quali alcune sono separate , altre
prolungale in filamenti , che, mettendosi in serie, formano di lunghi lubolini
pigmentari, varicosi ne'punti centrali delle cellule medesime. E questi vasi pro-
vegnenti dalle cellule si ramificano, in taluni punti disponendosi in fasci, in al-
tri formano reti niente dissimili da quelle ordinarie vascolari sanguigne. I cui
lubolini , massime ne'punti varicosi, contengono una sostanza granellosa, mi-
nutissima , di colore giallo scuro; della quale ogni granello è un otricolo più
piccolo, ossia un globelto pigmentico ( fig. 10. ). Le fibre muscolari del liga-
mento largo dell'utero sono dell' ordine di quelle della vita organica ; dappoi-
ché son fascelli di filamenti senza strie trasversali, e spesso anastomizzate Ira es-
si. Sopra ogni ligamento largo , in vicinanza di ciascuna ovaia si trova un gan-
glio ner^oso piccolo quanto una lenlicchia ; il quale distribuisce i rametti suoi
ai vasi dell'ovaia, all'ovidutto, ed alle fibre muscolari del ligamento largo.
— 824 —
Da ultimo abbiamo notato che la mucosa del corpo dell' utero della mula fa
pieghe numerose, ed ha abbondante copia di piccoli follicoli: cosi che essendo
acconcia a formare la membrana caduca , può in caso di fecondazione ricevere
e contenere l' uovo che vi giugno dall' ovidutto. Ed ancora il corpo dell' utero
ha tale copia di vasi da provvedere corrispondentemente alla crescenza dell'uovo
ed al nutrimento del nuovo essere (1).
(i) Arenda avuto occasione di far covrire più volte da un cavallo morvoso una mula di circa an-
ni 10, che soffriva morva e farcino, per le quali malattie morì nel giorno i3 Gennajo del corrente
anno 1846 ; ecco quanto abbiamo rinvenuto nella dissezione.
1 ." La vagina dilatata con pareti sottili , e le pieghe della mucosa scomparse.
2.' Il muso di tinca dell* utero leggermente tumido , e con congestione sanguigna su le pieghe
increspate della sua apertura. La quale congestione della membrana mucosa continuava su tuttala
faccia interna dell' utero insino al fondo di ciascun corno.
3." Gli ovidutti presentavano i loro canali molto ristretti. Nella membrana mucosa de' medesimi
non era congestione alcuna ; e principalmente la mucosa del morsus diaboli] aveva il color naturale
come nello stato d' infecondità.
4.° Sopra le due ovaje non era alcun corpo giallo recente, che avesse indicato lo scoppio di qual-
che vescichetta matura ; sebbene nella sostanza delle due ovaje erano molti corpi gialli più o meno
antichi.
5." Ciò non ostante quantunque la mula per le dette malattie fosse morta diciassette ore dopo
r ultima copula , pure con lo stesso prof, de Martino abbiamo ritrovati pochi spermatozoi nel muco
raccolto sul morsus diaboli, ed in quello degli ovidutti e dell'utero.
SPIEGAZIONE
DELLE TAVOLE DELLA MEJIORLV IKTORNO AL CONCEPIMENTO
E FIGLIATUBA DI TWA MULA.
Tav. I, Fig. 1. Si rappresenta la Mula.
Fig. 2. Muletto figlio della suddetta mula.
Tav. JJ, Fig. 1. Ovaja di mula con vescichette di Graaff verso la sua parte
concava rispondente al padiglione della tromba.
Fig. 2. Ovaja idropica con vescichette di GraaiT.
jFig. 3. Uovo di mula.
Fig. 4. Uovo rinvenuto in una mula giovine con tutte le sue parti ,
cioè disco proligero , zona trasparente , vitello , vescichetta
e macchia germinativa.
Fig. 5. Epitelio vibratile della mucosa dell'ovidutto.
Fig. 6. Corpo giallo recente rilevalo a guisa di tubercolo, della gran-
dezza d'un pisello.
Fig. 7. Gnimetto di sangue cavato dal sopraddetto corpo giallo.
Fig. 8. Strato granuloso della cavità del corpo giallo poco sviluppato.
jFig. 9. Utero - o,o - ovaja - a,a - ovidutti - 6,6 corpi ovali trovati al-
l'estremità dei due ligamenti piccoli, ed anteriori all'utero -
e -muso di tinca.
Fig. 10. Cellule pigmentarie, e lubolini pigmentarii rinvenuti nello
strato celluioso, e nella sostanza de' detti corpi ovali.
ESTRATTO
DELLA PALEONTOLOGIA
DEL REGNO DI NAPOLI
pel Prof. O.-G. COSTA
\im dicesse che la Paleontologia fosse fra noi messa in ohblio, ben niosfre-
robbe ignorare le cose della casa propria , come avvenir suole sovente. Se lo
studio degli avanzi organici fossili è tanto innoltrato là ove sembra riconcen-
trala ogni sorta di studio, ciò non avviene per altro se non per quel grado di
moto accelerato che a se richiama la confluenza, e si fa centro ad un tempo di
irradiazione pronta e veemente. Ma l'Italia non è certo seconda in cosiffatti
studi; che anzi a noi sembra aver essa ancor preceduto in questo arringo ogni
— 827 —
illira nazione. Non ancora si era altrove destalo il pensiero di svolgere dal suolo
che si t'olpesla le rolii|(ii(' alihandonalc dal tempo, ijuando le nienti itnllnnc vi
ponevano sollecita cura. Né fa mestieri clic io vada (|ui ricordando i nomi di
(pieì valentuomini die applicarono la mente u cotesti studi , dojKi che il chiaro
autore della Concliiolofjia fossile sul>appennina à si ben chiarito (|uesto storico ar-
{(onicnto. Ci è grato solo ricordare , e non sarà mai ripetuto vanamente , in
onore de'ministri del .Santuario, come assai prima che il Giardino delle piante
di l'aripì, il Valicano rafiunava preziosi documenti intorno alle geolopiche vi-
cissitudini delle terre italiane; e due sommi l'onlelici, Sisto V e Clemente XI,
ne diffusero il genio, e ne favorirono lo studio.
In mezzo al hel numero degl'italiani ingegni ebbe i suoi propri cultori il
regno di Napoli ; che anzi dir si può senza jattanza incominciar da questo estre-
mo del continenle italiano lo studio della paleonlologia e de' sistemi geologici.
Imperciocché il primo che avesse di proposilo menzionate le conchiglie fossili
della Calabria fu Alessandro degli Alessandri, ed a questi devesi il tema pro-
posto intorno al modo come esse colà si trovassero (1). Successero a questo i
due Imperato, il Colonna , lo Scilla, e direm pure il Cupani , ed il Boccone^
come nostri congiunti.
Ne' tempi a noi i)iù propimpii il Cavolini imprese di proposito ad illustrare
le impronte de' pesci sjiettanti a" monti del nostro regno; e meditava discorrere
delle fisiche rivoluzioni del globo (21.
La fedeltà della narrazione richiede ricordare in (|uesto luogo aver ancor
noi porta la mente a questa branca di naturali ricerche , e ne fan fede, oltre la
teslimonian2a lasciatane dal Urocclii , le diverse memorie inserite negli atti
della Reale Accademia delle scienze , e gli articoli della nostra Corrispondenza
Zoologica.
Egli è i»eró \ero che cotesti sparsi frammenti sono ben loiiUnii dal darci
chiara e completa notizia di ciò che sepolto si trova ne' nostri terreni per epo-
che e per natura diversissimi. A fare scomparire, per (luanto dal canto nostro
(i) Vedi Dids geniaUs : lib, V, ca|^ g.
(ij Vedi h Kputulj direna a Giui. Zuri>lij ec.
— 828 —
dipende , siflatla lacuna , ci facciamo un dovere rassegnare a questo dotto con-
sesso in un raccolti i materiali della nostra Paleontologia. Lavoro che non è
già una compilazione di notizie frugate nelle opere altrui ; ma solo n quanto
por noi è stato raccolto e studiato , si è pure aggiunto e scrupolosamente con-
servato quanto per altri è stato precedentemente discoperto e messo a stampa.
Laonde dichiariamo non esservi alcuna cosa di quelle di cui discorriamo , del-
la quale non si avessero |>ronti i documcuti e le pruove. Né ommctteremo far
menzione di quelle cose slate rinvenute per altri , e di cui non abbiam potuto
di per noi stessi renderci certi , registrandole là dove l'ordine naturale il ri-
ciiiedc.
Per ultimo ci si permetterà dire , che se lenti ci mostrammo in questa parte
di ricerche delle cose naturali del suolo nativo non fu colpa nostra. Che anzi
portammo troppo di buon'ora l'attenzione ai fossili del regno , studiando quelli
della provìncia di Terra d'Otranto; e possiamo rivocarne in comprova la te-
stimonianza lasciatane dal Brocchi. Ma quante altre cure , quante distrazioni
moleste anno operato per rallentarne non solo ma per interromperne dilTmiti-
> amente il lavoro ? E confessiamo che ancor molto avanza da ricercare e da
discoprire. Ci rallegra nel tempo stesso il vedere che i germi sparsi anche per noi
pullulano rigogliosamente: e questo medesimo Congresso ne sarà testimone.
Che se a lunghi intervalli le naturali scienze balenarono tra noi , non dire-
mo con un giudizioso patrio scrittore esserne stata l'insipienza cagione, la quale
a vece di cinger le tempie allo scienziato con la corona civica , gli appressa al labbro la
coppa della cicuta : ma meglio e più sicuri ripeteremo con lo Scopoli : sic enim
cmstitutum est genus humanum, ulplerisque scientias augendi voluntas, quibusdam
vero occasio desìi, nec semper traciare queant fabrilia faber (1).
E però facendoci a dire in questo luogo sommariamente di quanto si racchiu-
de ncir opera che ora si presenta ; tralasciando le caverne ossifere, discorriamo
metodicamente degli avanzi organici spettanti a Mammiferi , come de' denti
(i) Scapoli, Entora. Cam. ptacf. p. 4e 5.
— 829 —
il' Ippopotamo, delle difese di Elefanti , delle corna di Cen'o (1), di un dente
(t) Koi abbiamo indicato come spettanti a corna di questo genere di mammali alcuni corpi fossili
die trovansi abbondantemente in Pietraroia , appendice del Malese , e nelle falde dell'Aspromonte.
11 criterio che ci à guidati in questo giudizio parte dalle seguenti incontrastabili condizioni di tali corpi,
I." La figura; costantemente conica, essendo ciascun pe;uo un tronco cunicu, e trovandosene di
tutte le dimensioni , decrescenti in diametro, e perfino le punte estreme ritondate ottuse e più o meno
stiacciate: di talché si può con essi ben comporre un corno intiero , comunque non siano le vere e na-
turali sue parti. Tutti i peiEzi sono un poco compressi in due lati opposti, e le compressioni crescono
a misura che dalla base si va verso l'apice ; naturale andamento come ognun sa delle corna di Cervo.
Per la presenza di tali compressioui si rileva inoltre il di loro accrescimento tendente alla spirale ,
essendo costantemente tortuose.
2,° La superficie ; costantemente coperta di tubercoli di figura ovato-allungata , tutti simili e simil-
mente disposti sopra le facce omologhe di ciascun pezzo , variabili solo secondo che variano le con-*
torsioni , delle quali seguono essi le norme e la grandezza : come per la regnlarìtà ed aggruppamento
son pure rimarchevoli.
3.*^ Ne' grossi tronchi, ch'evidentemente spettano alla base o radice, si trovano ben rilevanti ri-
salti a foggia di cordoni , e questi quasi regolarmente disposti , costituendo in una delle facce an-
goli curvilinei, il cui apice occupa sempre la linea mediana della faccia piana ed incurvata. £J os-
servati pur questi cordoni con occhio armato di lente, vi si trova la medesima granulazione del resto
della superficie.
4.° Ramificazioni j non mancano esemplari in cui chiarissimi e non dubbi indizi di ramificazioni si
osservano : ed il sig. La Cava assicura averne veduto un esemplare presso ila Farmacista della Ca-
labria Ulteriore con rami potentissimi. Tr.i i moltissimi esempi che noi possediamo taluno è tale che
non lascia dubitare esservi stata una escrescenza laterale. Ma ciò è un dippiù, mentre non tutte le spe-
cie anno corna ramificate , tra quelle che vivono al presente , nò sarebbe un assurda che ne' prischi
tempi avessero esistite specie di tal natura.
5.° Da ultimo la base o radice dUatata , dalla qusle sorge obbliquamente e ritorto il tronco prin-
cipale ; dicchè possetliamo due belli esempi.
Or se tutte coleste condizioni trovar si possano cosi costanti in concrezioni eventuali, lo aiTermi chi
vuole ; per noi sta esser queste condizioni de' soli corpi organici , e de' minerali cristalizzati.
Sorgeva perciò l'idea al eh. Owen , eh' esser potrebbero tronchi di vegetabili, appellandosene però
ad ulteriore studio : e noi ne attenderemo il risultamento, parendoci nondimeno ancor poco probabile.
Che se poi si volesse desumere la loro natura dalla 9u:>tanza di cui sono formali ; allora dovremmo
considerare come carbonato calcare, come quarzo, come solfato di calce idrata , come ferro carbonato,
come rame ferro solforato ec. , tutti i nuclei di chiocciole die ne porgono i diversi terreni , secondari
e terziari , sol perchè la forma lasciata dalle loro spoglie distrutte fu ripiena da una di tali sostanze.
Altra gravissima difficolti parve a tdluuo ij trovarsi tali corpi si abboodcvolmente raccolti iji un sul
105
— 830 —
di ilubhia natura, da noi riferilo a Tapiro (1), di verlebrc e coslole di CeUcei (2).
punto del nostro suolo. Eppure questa che sembra dlflìcoltà mostraci un fatto che viene a rafforzare i
nostri ragionamenti. Innanzi lutto ricorcìcrcmo non essere un solo, ma due , e troppo dlsslti Ira loro,
i luoghi in cui tali fossili abbondano: ed entrambi in condizioni simili e prcssocliò uguali. Ma quando si
sa che i Cerri sono animali naturalmente gregari , che le loro conia sono caduche , clic la sostanza dì
queste è meno corruttìbile delle ossa ; non sarà difficile rendere ragione della loro abbondanza in op-
posizione della mancanza di altri avanzi scheletrici di questi animali, Nulladìmcno dobbiamo confes-
sare non essersi fatte ricerche convenevoli per poter dire con franchezza mancare assolutamente docu-
menti di tal fatta. Le sole coma trascinate dai torrenti in una vallata a fondo cretaceo , e crediamo
esser cretaceo nel senso vero della parola , si sono mostrate a nudo a quegli abitanti, dai quali sono
state indicate a noi sotto nome di Jc/w5ctf//e; nome equivalente a carraia. Noi abbiamo fatto esplo-
rare il sito proprio d'onde vengono traghettate dalle alluvioni; ed ilslg. Achille Costa che lo à esa-
minato, assicura giacere alla superficie di un deposito cretaceo alle falde di un monte a circa un mi-
glio discosto da Pictraroia, luogo detto Fucina.
Se a fronte di tutte queste ragioni altri trovasse argomenti da chiarire tale questiono , dimostran-
do che essi non siano punto resti organici penetrati da sostanza minerale , o questa stessa modellata
entro la cavità da quelli lasciata , noi saremo i primi a deporre la emessa opinione , non cercando che
lo scoprimento del vero.
(i) Al genere Tapiro riferimmo due incìsivi trovati nel travertino in vicinanza di Cosenza. Nel de-
finirli noi non cbbimo altra guida che le forme dentarie datene da Cuvier nel suo Trattato des den-
lesfossiles. Alle forme tulle ravvicinando l'esemplare iutiero, non trovammo che gì' incisivi del Ta-
piro che simigliassero a questo.
Tuttavia noi abbiamo cercato di meglio chiarirci , sia sottoponendolo alla ricognizione di dotti cul-
tori di anatomia comparata, sìa comparandolo noi medesimi ai denti di mammifen della ricca colle-
zione del giardino delle piante a Parigi.
Opinava il sig.LaurllIard, che appartenessero a pesci, ed anche Owon inchina a crederli tali. Noi siamo
poco persuasi di queste opinioni , perdio la radice troppo lunga e distinta dal corpo non ò consueta dei
denti di tal classe ; e perchè pure la forma e lo smalto del corpo non han pari esempì nei pesci attuali.
Ilsig. de Blainville ci assicurava essersi trovato un slmile dente dal sig. Agassìz, il quale lo riferisce
al genere Foca : alla quale opinione dichiarava non potere aderire , senza pronunziarsi però a qual ge-
nere egli lo riferisse , rimettendosi al suo classico lavoro di osteologia comparata.
Noi abbiam latto modellare ì due esemplari di tal dente , uno mancante della radice, l'altro diviso
per Io lungo, conservando corona collare e radice, afHcliò si possa per molti esaminare, tenendolo pre-
sente. Qual migliore occasione di questa per decifcrare siffatta quislione?
(a) Numerosi sono gli esempi di Cetacei fossili , non però intieri , ma brani di essi , come scapole ,
vertebre , coslole ce.
Nella marna compatta di Lecce noi abbiam trovalo vertebre di cetacei di grossa mole, di cui con-
— 831 —
La classo de' Volatili non porpo alcun veslijziu della sua csislonza ne* nostri tor-
roni: 0 neppure quella dcllellili, se n'ercellui l'unico esempio di <liie denti
spettanti a Coccodrillo (1,.
I Pesci per lo contrario sono più nbbondevoli di quello che fìnora è stato
rredulo. L'Agassiz ne menziona Ire specie solamente, una del genere Pijfjnodm
e due del ^^enere Notagngus, propri del calcare di Castellammare: quelli mede-
simi elio fm dal 1800 il Carolini figurava e denominava, riferendo il primo al
genere 3/mj/i7o o Gobius (2), ed i secondi al genere 5/)are/s del Linneo. Nondimeno
serviamo talune semìrossilizzatc. Una fra le ultrc e si ben conservata , che lascia farsi riconoscere per
l'Atlante (li un Delfino , col suo epistrofco qua&i intiero. Unito a queste abbiam trovate le costole ,
che però in frammenti si sono potute distaccar dalla roccia. Di costole abbiamo eziandio un esemplare
di tre porzioui normalmente incastrate in una marna un poco più compatta.
Ci si presentava dal sig. Amary un moncone di costola di grande Cetaceo trovato presso il Comu-
ne di Morrò, luogo detto S. Maria a Propezzano , distante da Teramo miglia 12, e dal mare 4 Ma
questo non porta alcun segno di fossilizzazione ; e piuttosto è un avanzo di tanti Cetacei periti sulle
coste dell'Adriatico e rigettati dal medesimo mare su quelle sponde^ e dagli uomini traghettate allo
interno. Dì fatti , i bifolchi tenevanlc per legna, le bruciavano come tali, e vennero avvertiti dello
errore per la difUcollù di ardere.
(1) Tra Cannolc e Bagnolo , in una profondità di 20 pai. furono scavati alcuni avanzi organici spet-
tanti a generi ed anche a classi diverse ; come vertebre di Cetacei e di Pesci , Conchiglie , e due
denti che parvecì non potere appartenere che a Coccodrillo. A questa nostra opinione concorreva
quella dcU'itlustre Brocchi, a cui li mostrammo qttando nel 1819 onorava di sua visita le nostre raccol-
te zoologiche in Lecce. Questi denti sono ora posseduti dal sig. conte ^Volkolf, che gentilmente ce li
chiedeva. Uno di essi aveva la lunghezza di uu pollice ed 8 linee , eoa un diametro di 7 lince nella ra-
dice '■ r altro era minore.
Notisi pure che tra ì vari oggetti scavati da quel luogo meritano particolar menzione alcuni cor-
pi , che scmbran formati da un disco crasso arrotolato sopra se stesso , e costituente un solido cilin-
draceo , compresso alquanto in due opposti lati , e piìi angusto negli estremi. Non può che apparte*
nere a mollusco , come Planaria , o esser opera della mano dell' uomo !
(2) Veramente in tal dilemma il Cavolini mostrò poca perizia , essendo assai lontani tra loro il ge-
nere Mugil dal g. Gobius , e per la forma e per la struttura \ e nel tempo stesso l' impronta dì quel
pesce eh' egli teneva «otto gli occhi si dilunga dall' uno e più ancora dall' altro de* due generi ai qupli
li riferiva.
— 832 —
noi ne possediamo assai altri. In Castcllaniare , olire le Ire menzionate specie,
una quarta \e ne abbiamo discoperta, che per essere assai adìnc al Pygnodus,
provvisoriamente la distinguiamo col nome appellativo di enjlltrolepis.
Sei specie finora abbiam potute distinguerne tra i pesci del calcare di Pie-
Iraroja, siieltanli forsi a 5 distinti generi: due specie cioè al genere Sarginilef,
Kob.; una potrebbe rientrare nel genere iS'oimjnrjm , non avendone che l'appa-
rato dentario assai ben conservato ; uno , del quale si trova la maggior parte del
rostro, cioè la mascella intiera armata di denti acuti, e gran parte degl'in-
termascellari col frontale, da' quali appare doverei riferire agli Esocidei, e star
potrebbe dappresso al Blochius rongìroslris di Volta ; un quarto , analogo al Pa-
ìi/moiwis quimiiiarius della Ittiologia veronese ; ed il quinto finalmente spet-
tante ai Sclerodermi, possedendone però la sola coda. Da questo avanzo e da
taluni frammenti sparsi del corpo siamo condotti a giudicarlo prossimo ai Ba-
ìistidi.
Lo scisto carbonifero di GilToni (1) porla frequentemente Itliolili. Le ricerche
per noi fatte finora anno permesso soltanto riconoscervi nitidamente una sola
specie, che sta dappresso ai Cenlronoli- L'esemplare migliore che possediamo
nella nostra collezione è lungo lo pollici, con una altezza di pollici 4 , 4. Esso
à le mascelle armale da una serie di denti delicati dritti ed a punta ottusa, e
di molti molari piccolissimi e ritondati. Una seconda specie à l'apparenza di
Blennio, e diresti essere un feto del B. gattoruginc. Per lo che lo segnammo col
nome di Bknuomodes cjciguus. Esso è piccolissimo e frequente. Una terza spe-
cie, di cui abbiam potuto ottenere brani soltanto, non è possibile per ora né
definirla né adombrarla.
Anche il Gargano porge qualche raro esempio d'Itliolile.
Nelle più recenti formazioni de' terreni terziari tro\iamo eziandio non di
rado ittioliti ; e tra questi uno ne à discoperto G. Costa nella marna calcare di
I.ecce, che sembra appartenere alla famiglia de' Gaffi. Esso è di circa pollici 18
di lungo, ma è si disordinato il suo scheletro, che per altro é tutto conservato,
da non potersi ben definire.
(') Giace in un altissimo monte ditto il Pilline,
— 833 —
In questa medesima marna calcare s'incontrano frequenti e vertebre e denti,
specialmente di Sciaclii, ed altre parti sclioiotriclu' di pesci.
De' denti di selaclii congeneri a quelli cui spellano i |)receden temente nomi-
nali , cioè di Curcarias si trovano pure alle basse falde della Maiella , come alla
Lama, a Manoppello, ed a Caramanico. Quivi ancora s' incontrano denti molari
e palatini di pesci, emisferici, del diametro di lin. 3 a -i, e di colore altri neri
altri bianchi : ed anche ossetti aculeati di Razze.
Ne'terreni di alluvione, come quello dellWmato, sono frequenti le vertebre
spine otoliti (1) ed altri avanzi schelelrici di questa classe.
La grande divisione degli Articolati non offre altri esempi di avanzi fossili,
eccetto che frammenti di Crostacei , e spezialmente chele ; senza alcuno esem-
pio, almeno linora , d'individui intieri più o meno conservati. La calcare di
Capri ne racchiude articoli e gambe. Se ne trovano in maggiore abbondanza nei
terreni di alluvione dell'Amato ; e frequentissimi son poi in quel banco con-
chiglifero di Cannitello altrove menzionato.
Forsi a questa classe deve riferirsi un micocropico , di cui abbiam costituito
il genere Eringia.
Ninno esempio di Entomatì. Né ciò può attribuirsi a poca cura messa in si-
mili ricerche, come crede il dotto Bassi: che anzi in altri tempi abbiamo cre-
dulo intravedere di simili impronte nel calcare appennino della Terra d'Otran-
to, ma ci siamo poscia convinti che quelle erano illusioni.
Le spoglie di Molluschi testacei altronde sono cosi abbonde\oli che non vi
<■ angolo in cui non siavi almeno un esempio; se n'eccettui le formazioni pri-
mitive della (Calabria estrema. Ed a cominciar dai Cefalopodi contiamo Ira gli
Ammoniti il talricus Vinsignis con una bellissima sua varietà ed il /!m&ria(u.<i nel
giurese del gran Sasso d'Italia: un saggio ben rimarchevole della Majella , al
quale non è possibile imporre alcun nome , essendo in rottami poco chiari :
senza ammetter come tali talune pelrifìcazioni , che con la forma spirale si
(i) Vedi Ani della R. taad. delle sciente voi. VI.
— 834 —
associano le concamerazioni , e che non pertanto spettano a quella medesima
genia di esseri organici, alla quale riferiamo le Ippurtti, gli Amplem ec.
h' Ammoniles dainmoniensis trovasi nel Gargano, e di esso un bello esemplare
si conserva nel Museo Mineralogico della nostra R. Università.
A Capri ugualmente che nel Gran Sasso d'Italia trovasi una specie di Bacti-
lites (1).
E da queste grandi spoglie passando alle minutissime ed alle microscopiche,
abbiamo i seguenti generi e specie :
Miliola saxorum
cor anguinwn
planulata
Textularia sagiUida
ReimUna. . .
NummuUies
Oibìcuìina
Placcnlula
Vorlicalis
Orlhocera raphanus
Nodosaria radicula
Liluola nauliloides
SpiruUna cyliudracea
S. depressa
Linlhuris cassis
Scaphies
NautHus. . .
PoìijslomeUa coslulata, n.
Lenticulina plamdala
cullrala
carhuita, n.
Amigdalites ccdabra. n.
Cibicides laevigala , n.
Placentula splendens, n.
Vorlicalis craliculala
Lenticulina rolulata
Lobularia vesiculosa, n.
(i) Non è senza grave difficoltà che noi riferiamo al genere Bacolìte il fossile rappresentato nella
nostra TaT. IV. Imperciocché , avendone esso la forma , manca di chiari indizi esteriori di sepimenti;
ed allo interno , essendo intieramente ostruito da spato calcolare cristallizzato , non lascia vedere al-
cuna traccia di dia&amma .
Fer r opposto , esaminando l' intima struttura della conchiglia, chiaro si scorge esser ibrmata da se-
crezioni di organi di singoiar natura, e ben diversi dall'apparato cutaneo de'Molluschi e degli Anellidi,
per potersi riferire al genere Dentalium p^ermelus o Serpula.
Olfatto , essendo la sopraffaccia esteriore un poco erosa, lo interno ci presenta nodositii l' una all'al-
tra contìgua ; e queste formate da strati concentrici. Forsi potrà rif<;rirsi al genere Sulostatut.
— 835 —
Noi abitiamo soUralto da questa serie gli Oiloccratili , pi' Ippuriti , pli Am-
plessi, le Sferuliti, romecliù pensiamo, e crediamo aver dimostrato, appartenere
al regno vegetale, tranne taluni Ippuriti che spettano a Zoofiti. Vedi in seguito.
Alla numerosa serie di testacei , che non essendo suscettiva di compendio si
tralascia, abbiamo aggiunto le seguenti specie, o come nuove , o come che per
altri non menzionate tra i testacei fossili del suolo napoletano.
CanUiim pcclinoideum, nob. — Gargano.
Testa transversa , latmbus expansis pìaiudatifiine ; loiujiludinaliler sidcala , sul-
ctó32.
Questa conchiglia , che meglio che Pettine sembraci un Cardio , à stretta
analogia col C. clodiense di Ranieri (Brocchi, pag. 300. n." 2); del quale sol-
tanto difTerisce pel numero de' solchi, volendosene in questo 22. Nella nostra
specie se ne coniano 32, oltre taluno che rimane occultato dalla roccia mede-
sima entro la quale è incastralo, e proprio di quelli del lato sinistro.
Hippagus acuticostatus , Phil. — Amato.
Filippi dcfini> a questa specie sopra due sole valvole sinistre : noi abbiamo in-
contrato eziandio la destra ; e dallo esame loro abbiamo rilevato che il numero
delle costole varia da 13 a lo, facendosi ancor più lamellose e meno granolose
nella superficie in quella che à 13 costole.
Una seconda specie ne abbiamo discoperta nel medesimo luogo assai ben di-
stinta dalla prima, la quale vicn descritta e figurata. In essa in luogo di costole
o lamine longitudinali à strie trasversali flessuose ed angolose, ed una piccola
espansione nella faccia interna della natica , come prolungamento del lato ven-
trale. L'abbiamo distinta col nome HippcKjits rudis.
Macrodonta spinosa, nob. Gen. e spec. nuova — dell'Amato.
Contrassegniamo con tal nome una conchiglia, di cui possediamo valvole in-
complete, e per lo più la parte cardinale. Presenta essa un dente apicale som-
mamente grosso, d'onde il suo generico nome. L-i interna sostanza è margari-
tacea, e la sopralliiccìa esterna è guernila di minute spine disposte sopra linee
longitudinali poco rilevate. Trovasi con la precedente.
lUytilus inlìalus, n.
La figura di questo Mitilo molto si accosta a quella dell' unguicuUUui , ma i
— 836 —
caralleri che ne la separano sono nioUu rilevanti. La destra valvola è costante-
mente più gibt>osa della sinistra nella prossimità della natica , e In sinistra è
più elevata verso i due terzi della sua lunghezza; sono poi obbliquamentc ac-
coppiate. Il lato ventrale è appianato ; il dorsale inarcato e quasi gibboso ; gli
npici delle natiche ben pronunziati e un poco spirali ; i margini nel lato ven-
trale molto disgiunti nel mezzo, e quindi la conchiglia è sbadiglianle assai più
di quello che osservasi d'ordinario nelle Modioìe; il margine posteriore èriton-
dato; la superfìcie 6 trasversalmente rugosa , e le rughe disuguali ma molto
profonde. La sostanza interna è margaritacea. Sulla parte posteriore delle nati-
che, oppostamente agli apici spirali, si eleva una punta molto sensibile che
mostra esservi dalla parte interna una fossetta profonda. Non possiamo dir cosa
alcuna della sopraffaccia interna, sendo tutta ripiena di argilla, e la conchiglia
calcinata (1).
Plkalula auriculata , n. — .\riano.
Discostasi dalla myiilacea per l' espansione che a foggia di orechiette à ne' lati
dell' apice.
Terebraluta pcctiuala, nob. — Gran Sasso d' Italia,
IrUobata, n. — Amato
dorsalo-radiala , n. — Gargano
ampulla.
Ben dieci distinte specie di Terebratoìe troviamo nel suolo napolitano , e la
maggior parte nella Calabria Ulteriore: tra le quali crediamo essere ben di-
stinte e non ancora avvertite per altri le qui sopra nominale. E però , diflìcili a
riconoscersi senza lo aiuto della figura , crediamo inopportuna ogni altra com-
pendiata descrizione , rimettendoci al lavoro originale.
(i) Dobbiamo alla gentilezza del sig. Marchese Tacconi la conoscenza (li questa bivalfc , che disco-
priva in Monteleone alla profondità di 20 piedi. Analoga a questo noi trovammo in Caramanico , alle
falde della Maiella, altro Mitilo incastrato iu una marna assai dura , sìccIh- non lascia vederne che una
sola valvola. Iu questa però gli umboni non appaiono cos'i tumidi. Anche dalla Sicilia abbiamo rice-
vuto un esemplare molto simile ai precedenti , di cui ignoriamo la località , es»endoci «tata porta da
mano imperita.
— 837 —
Heìix cannala, n. — l'k'tr;iroja
iiemoralis. Monti linitiiiii del resrno ne;;!! Ahnizzi.
Vmnedis infidìililnilitin. — Amalo.
Solarium ? — Gran Sasso d'Italia.
Trovhm iiìsiijnis, n. — l'asso del Gallo in (jil.iliria Tltra presso Monte-
It'OIlf.
T. lesta (irbiculata-coiioidea , iii»ce olilma , hasi (lilatata ; anfrarlilnL'i parnm ron-
cai'is graiiulnliii , ultimo ad pcniiliniam tricarinalo, caniia inedia i-riijua: apertura
valde oliliqua; coliimella plaiiulata, callosa, lanùijata; labro coluinrllari Iridenlalo.
Tav. IV (Ig. i.
Nerinea elomjula, n. — Majulla
alata, n. — i\i
Né 1 mari altiiali , né i Icrreni terziari porgono esempio di ^Willep. Il solo
calcare giurassico racchiude nuclei, ne'quali più o meno m.mifestamenle si veg-
gono i caratteri assegnati ad un tal genere. Diflìcile e poi pronunziare intorno
alle ilifferenze speeilìclie , tra perchè mancano i caratteri propri della conchi-
gha, tra percliè non si ottengono dallo stato fossile die monconi più o meno"
grandi dello interno nocciuolo, che rappresenta la ca> ita di ((nella. Se noi dun-
que ne indichiamo Ire specie, protestiamo nondimeno far ciò con molta dul>-
biezza. Non conosciamo poi le cinque specie che il pr. Pilla menziona in un suo
lavoro geologico inserito negli alti del Congresso pisano ; ma per quello che i
nostri studi e le nostre ricerche ci anno esibito finora, crediamo a tre specie si
possano riferire i nuclei di questo genere trovali nel regno. Noi abbiamo asse-
gnato il nome di elomiaia all'una , comeché sopra un moncone di pollici 2 , e
lin.7,,-^si contano sei anrrattì. I diametri de'duc estremi essondo <'ome 108: 108
ci daranno un cono di poli, o, ti di altezza; quindi una conchiglia molto svelta,
e da ciò il suo specifico nome.
L'altra specie, presentandoci l'apice quasi completo, sopra una base di linee
(>, ,' '. in diametro, con un altezza di lin. 11 , ; " comprendendo 7 in 8 anfratti;
è chiaro che la conchiglia a una forma mollo dilatala. Tr.i loro poi dilferiscono
eziandio per la forma e la proporzione de'duplici anfratti. Vedi f. 1 e2 dellaT. 4.
106
— 838 —
l'iin terza specie e ruiiiiata sul modu come si comportano i sopimenti residuali
dell'asse. Vedi fig. 3 della Tav. citala.
lìiiUa ampulla , — Majclla
Patella cupuloidea, — ii. .\inato.
Testa conoidea, vertice aniio , panim venirvalo, r.ireniriro; superficie laevigata,
apertura ovali.
La forma e la grandezza di questa conchiglia è simile perfettamente a (]uella
deir.'ldri/fitó fluviatilis , ma la sua soliditù è di gi'an lunga maggiore. La superfi-
cie levigata la distingue eminentemente della P. goleata e dalla pedinata, alla
quale potrebbe riferirsi per la figura. Distinta è pure dalla P. pellucida, Lin. co-
me è facile accorgersi dalle rispettive frasi.
Niso (vel Pyramidella) eburnea, — Ischia.
Testa conico-turrita , suber forata , laevi , alba , anfraetilms planiusctilis , ultimo
rotunduto; columellauniplicata, labro intus striato-sulcato .
Conchiglia quasi conica, alta Un. 3 ^, larga 1 j , composta di dieci giri al-
quanto appianati, l'ultimo dei quali assai più convesso degli altri. Il labbro co-
lumellarc lascia una angusta apertura, nondimeno chiarissima : allo interno in-
genera esso una piega molto elevata (I); il labbro esterno è acuto nel margine,
internamente solcato con 7 solchi molto apparenti quando lo si guarda con oc-
chio armato; l'apertura è semiovale.
Fossile nella creta di Casamicciola in Ischia.
Mitra striata, n. — Taranto
Cypraea spurca, n. — Ischia
Diadema diluvianum , nob. — Amato.
Dell' /Iscidia rwtica si trovano esempi nel calcare del Gargano; Tav. II,
fig. 4, 6.
(i) Generalmente le PiramidelU anno tre pieghe nel labbro columellare , delle quali la suprema e
maggiore , le due seguenti poco elevate. Nel nostro esemplare la prima è ben grande in ragion della
condiJglia , e le due altre o sono scancellate o sdrucite , vedendosene appena i vestigi. In ogni caso,
quando anche mancassero affatto , ciò mostrerebbe un gradualo passaggio , non un mutamento essen-
ziale di organiuazione , capace a dar fondamenta ad un nuovo genere.
— S39 —
Nella grande divisione de' Zoofiti , si notano fra i Radiar) il Qypeaster alttis
o roaareus il Cidarites communio il), V Echinus escuitnius, miliario, ed un'altra
specie non ancora ben detcrminata. Un franimenlo di aculeo che dubbiamente
rirerianio air.4fra/us , o a specie affìne; ìàFibularia Tarenlina e la F.arUiqua, n.
Knrriniti si trovano a Capri ed a Massa.
Fra i Madrcporiti , oltre le Caryophilleae e le TwbinoUae, notasi una piccola
specie (li I''itmjia provvenienle daH'.Vmato, oltre quella stata descritta della cal-
care di Capri e di Massa; V.icelabulahn diluviana, gen. e specie nuovi, ancora
dell'Amato; e poscia una lunga serie di Ornere Ntdlipore Flusire Relepore Mil-
lepore, ec.
Da ultimo si accennano taluni cor|ii organici di dubbia natura, altri prov-
venienti dagli .Appennini di Terra di Otranto, altri racchiusi nel calcare di Pie-
traroja , altri in <|U('llo del Gran .Sasso d'Italia. Tra i primi si noverano alcuni
corpi, come dischi arrotolati , che si potrebbero riferire a Planarie; ma de' se-
condi e terzi non si ai-dìsce dare alcuno giudizio , ccccttochc la certezza che
siano stati corpi molli , e plausibilmente Sifoncoli, Fascolosoma o PolicUni.
E qui si compie la serie de' resti organici spettanti al regno animale.
Seguono i Vegetabili: tra (piali si ripongono come fu detto ^Vlppurili, gli
Amplessi, gli (hloeeratili , gli Sfendili; ed a provare la loro natura vegetale si ('■
ricorso all'oracolo della nolomia de' tessuti, mercè la quale vien dimostrato che
essi son propri di vegetabili vascolari. Mostrasi come i scpunenti non siano pun-
to prodotto di secrezione animale , ma parte continua dello stesso tessuto ve-
getale, come quelli de'colmi listolosi con internodi o senza ec. ; ravvicinandosi
colesti vegetabili fossili all'or^'anismo delle ombrellifere , come Finocchio, Ap-
pio, Ferula, Tapsia. A dimostrare meglio le analogie si sono istituiti appositi
confronti descrittivi, e rappresentativi della composizione anatomica e de" tes-
suti di tali piante, e di quelli che ne lasciano tuttora vedere con chiarezza i
fossili in questione.
(i)Si citano |iii esso ancora certi aculei, trovati nel calcjre di Cipri, assai più turgidi di quelU
che lo sono uella specie tutt'ora TÌicnte, rappresentati pure dall' Inipcratu nella pag. 671.
— SIO —
IVisuasi come siami) tifile coiitroersle die susciterà queslii luisda iiiiiiiiern
(li vedere, la quale urta di IVuntu contro quella di tanti Iniiiosi zouloj^i , quanti
se ne contano da IMcot de la Peyrouse in (ino ad o^'gi, quasi per lo spazio di un
secolo: noi vediamo la necessità di eslrarre taluni lirani delle nostre conside-
razioni, onde lasciar meno tliittnaiiti le cose asserite.
IppiHiTi.Con (|uesto nome vennero indienti alcuni petrel'alli dì li^nira conica,
striati per lo lun^o . quasi fossero composti da crini slrellamenle liuiiiti in fa-
scetto, terminato in punta spesse fiate incurvata. Dopoché l.aiiiaick t;li ebhe re-
gistrati fra i ('ff(iU>\)iuiì , ne M'une discussa la loro natura da l'erussac, Desayes,
Des Moulins, Delamctherie, d'Orbigny ec. Lasciando da banda le considerazioni
sulle di costoro opinioni , certo e die sotto il nome d" Ippiiiiti vt^nnero eonqtresi
esseri ben diversi tra loro , e die non anno di comune che le strie esteriori : e
questi medesimi lodatissimi scrittor iessendosene avveduti, scomposero il genere
per crearne a sue spese più altri. Entrò in questo arringo eziandio un famoso
italiano, il prof. Catullo, e distìnse negl" Ippurìti de' più recenti da.ssatori quelli
il cui modello essendo di mmujior mote è ricoperto di cordoni tonijiiiidiiutti motto
rilevali, disijiiinli Ira loro per mezzo di solekim. dagli altri ne'qualì il inodetlo matica
di cordoni loìKjilìidiìMli, e si mosira (ijfntto liscio; tatìdove il (jnscio, in camino di
essei' liscio, si palesa rùjalo per hi lumjo da coste e probalnlmenle disianii l' iiìin dai-
faltra (1).
(i) Per i[u;inta sia vero l'asserto del pr. P,uloviino , altrettanto i: illiisori,i la distinziuue di gMcio
e di modello, llguscio non è che Io stesso modellu nelK» stato d'integrità, ed il nwdello striato e (jiiel
guscio stesso d! cui è consumata la esterna tunica : e quando questa esiste tuttavia , e se ne stacca , ciò
si Fa separandosi alternalivamcutc le lamine interne.
Noi abbiamo esempi d' Ippurìti ne'tjuali allo interno di un modello a superficie striata trovasi l'al-
tro a superlicie liscia , contrariamente a quello cioè clic stabilisce il lodatissiino pr. Catullo. K d'altro
lato nella Tav. U fig. 7 si veggono i piccali ippuriti con superficie li.-^cia , nr-' quali pero si scuopre la
sottoposta superficie striata , per essersi consumata 1' epidermide : ed in .r della stc-sa figura si scorge
come i due individui nascenti siano ugualmente striati allo esterno, e come si contorcono in varie
guise.
La più chiara dimostrazione la porge l' ippurito rapprcscnlato nella stessa tav. fig. 6, ove il vo-
luto modello liscio, e quindi coperto dal guscio, secondo il pr. Catullo, è inviluppato da nu altro a
— 811 —
Noi riconosciamo due niai)iprcMl7;«]j»M7i hcn disdnlo tra loro, e per la forma,
e per la natura; 1' una appartiene a Zoofiti , ed a genere prossimo alle Cariolillr
ud alle Tiirhiiiolic: <|uiiiili d.i ritenersi nel ri^^no animali'. Tali sono quelle t'Iie
abbiamo rappresentale nella Tav. Il , Q^. 7. Ksse appartenj^ono propriamente
al ^vncTP Ippiirite nel senso stretto della rtimoloj^ia del nome. L'altra maniera
che raecliiude specie abusivamente eon-sideral»- del medesimo ({euere, per la
forma conica e per le strie lont^itudinali esterne, noi intendiamo essere assolu-
tamente vegetali. Ksse propriamente! sono false iieinme o pulloni rmlicnli. Nella
stessa Tav. II, (i^;. (>, noi abbiamo elTi^iato uno di tali Ippurìli, identico a quel-
lo, che il sifj. Calullo denomina llipimvitef, contoiliis ;ed un altro nella Tav. I ,
lig. i che è identico a quello rappresentalo dal medesimo a. nella Tavola VII ,
(ig. a e della sua Zoologia fossile. Noi lo abbiamo consumato per metà, onde di-
mostrare com'esso sia composto d'uno strato esteriore corticale, risultante da
un tessuto vascolare e reticolare a \, dalla sostimza interna midollare e cel-
lulosa con grandi cavernosità bb: e queste non communiomti tra loro per al-
cim modo , non attraversate da sifone , e di forma e disposizione irregolare.
Aprasi una grossa radice dì appio, (|uando sia prossimo alla fioritura, o i primi
artìcoli prossimi alla radice di un finocchio , e si riconoscerà la identica di loro
struttura.
Seguendo ora l'analisi di tali petrificati, che si presentano sotto forme diver-
se, si troverà sempre in essi la struttura reticolare dello strato esteriore, or
con liscio cpiderme, ora striato; le nervature persistenti de' polloni che menti-
superficie striata allo caterno e liscia allo interno. Si domanda, qualde'due rappresenla l'animale, e
quale il suo guscio ? sarebbero essi forse animale entro animale , o guscio entro guscio ?
Ed in quanto agli accrescimenti successivi , essi sì trovano svariatamente ne' grandi e ne' piccoli in-
dividui. Anzi sono essi sensibili tanto nella parte radicale che verso l'apice, siccome si ippresentano ne-
gli esemplari effigiati sotto i numeri s,5 , scnia numerar l'esempio di altri che si presentano nel mei-
zo di essi.
Nel n. 10° della nostra collezione redcsi un bellissimo esempio di gemma radicale che su al punto
di pullolare entro l'incavo lasciato dogli più esterni inviluppi distrutti: e di tali esempi molti altri
se ne veggono per tutto quel medesimo masso.
— 842 —
SCODO lamino o Sirio, con tiilta la serio del di loro sviluppo, dello atlacco radi-
cale, dello svolginienlo de'germi, dolio accrescinienlo dello stelo, e quanto
altro può ricercarsi nel progressivo sviluppo d' una pianta ombrellifera.
Lo studio che noi abbiamo latto sopra innumerevoli esemplari tratti dalla
Majolla dal Malese dapli Alburni dal Gargano, ec. ci à condotti a questi risulta-
menti. Noi abbiamo rappresentale (ulto le forino caratteristiche , e tutti i pas-
saggi meglio evidenti, de' quali abbiamo scollo taluni solamente, ondo som-
raettorli allo sguardo do' sapienti contemplatori della natura : e sopra di essi
passiamo ad indicare le più notevoli condizioni loro.
Nella Tav. ! la fig. 5, a h rappresenta un germe nel pieno suo sviluppo, di-
viso nelle due metà. Vedesi in esso lo strato esteriore degl'involucri foliacci,
del tessuto reticolare a n, le foglie interno b b ripiegate e raddossate, lasciando
li vani come grandi cavità, od i polloni e e e di età diverse, clic sorgono dal
piede e dal perimetro del ceppo principale.
La fig. 1 della medesima tavola rappresenta la cavila abbandonala da altro
pollone più avauzalo in età (1).
Ui tali fossili è dovizioso il calcare della Majella , della Meta, del Malese,
degli Alburni o del Gargano.
Notasi in questo ultimo luogo eziandio trovarsi radici come di grandi gra-
minacee, lapidefatte da c<-ilcare siliceo, e reputate Orlocemtid, di cui un bello
esemplare n'esiste nel Museo mineralogico della R. Università, ed un altro se
ne vede rappresentalo nella nostra Tav. II, fig. 4. Simile per la struttura è
quello che vedesi oflìgialo solto il n." 'ò, il quale proviene dalla Majella, ed un
esemplare possediamo, che ripiegato ad angolo retto mostra essere stato da ca-
gioni esteriori cosi incurvato (2).
(i) Ntlia stessa Tav. 11, fig. 6 , si trova rappresentato un ILppuriles lurricula , Cat., e due aferu-
lìtì, che satebbero specie assai diverse da quelle riportate dal suUodato Catullo nella sua Memoria
geognoJlico~zooi-j0Ìca , senza che perciò fossero di natura diversa. Ma i limiti di questo estratto non
permettono di entrare nelle minute analisi loro.
(i) Nella figara 2 e 5 della Tav. I vedesi un pezzo di tali esterne invoglio d'una sijigolarc struttura
e la lorma vascolare a reticolo pontagonale dallu parte del taglio trasversale. Simile analisi trovasi
fatta delle sferuliti rappresentate nella Tav. IH, una delle cjuali è quasi identica alla Sf. Da Riu.
— 843 —
Semi, come di Riso, riempiscono uno strato di calcaro <ìc\ medesimo pro-
montorio Gargano.
Se per dimostrare completamente la natura vegetale de^l' ippuriti , Ortoce-
ratiti ec. mancasse solo l'indicazione del genere di piante a cui si possono rife-
rire, noi risponderemmo:
1-° Che i nostri sludi botanici non si estendono tant'oltre da conoscere si be-
ne l'intima struttura d'ogni genere e di ogni famiglia di vegetabili, sicché si
possa istituire un confronto esatto , come si richiederà in tali giudizi. Codesto
ravvicinamento è da ripetersi da coloro che professano filotomia. Né se costoro
ignorassero la esistenza di piante , la cui organizzazione fosse identica a questa
de' fossili , sarebbe argomento bastevole per dire che non debbono perciò appar-
tenere al regno vegetale. Abbiamo moltissimi altri esempi di simil fatta tra le
piante e tra gli animali.
2.' Ch'essendoci nondimeno studiati a trovare un ravvicinamento a qualche
genere di piante conosciuto, ci è sembrato intravedere nelle ombrellifere , e pro-
prio tra gli appi {Apium] le Ferule le Tapsie ec. la struttura delle piante fossili
di cui ragionammo.
Di fatti, quei tronchi centrali a 6 fig.4, Tav. I, solcati e striati longitudinal-
mente allo esterno, e divisi allo interno da scpìmenti trasversali, son propri
degli steli di tali piante. E quei tramezzi che si trovano nelle pretese Ippuriti , si
somigliano perfettamente a quelli della loro parte radicale ec. ec.
Che se non si trova corrispondere strettamente ed appuntino ogni parte dei
nostri vegetabili fossili a quella de'generi cui gli abbiamo riferiti o ravvicinati ;
spezialmente per quel che spetta alle interne cavitai degli steli o stipiti , e delle
foglie ; non sarà strano il supporre che talune di queste parti più molli e più al-
terabili siansi permutate o scomposte in passando allo stato di lapidescenza.
Innoltre è da tenersi presente la naturale mutabilità nelle diverse epoche della
vita vegetativa. Di fatto nello stato di crescenza si trovano pieni di succhi e di
sostanza midollare ; questa comincia a scomparire nel disporsì la pianta alla fio-
ritura ; e rimangono per, lo più affatto vuote nell'epoca della completa fruttifi-
cazione. Tutto ciò è facile osservarsi ne" generi Fenicuium , Ferula, Tapsia,
Apium, ec.
— 844 —
3.^ Rispoiuiereiuo da ultimo, che la Flora sotto-marina racchiude ancora ge-
neri e specie poco o malamente studiate, e forsi sconosciute afTatto: e trattasi
nientemeno di esseri lutt'ora viventi. Qual meraviglia se non si può definiri' il
genere a cui appartennero piante giù scomparse dalla vegetazione attuale? Noi
possiamo addurre in mezzo esempi (li M-gcIali marini, di cui s'ignora l'organiz-
zazione ; fruttilicazioni che non si saprebbero riferire a genere di pianta cono-
sciuta; eppure esse derivano da piante vegetanti nel fondo de'nostri mari.
Potrebbesi elevare la seguente questione , dopo aver fermalo , che gli Orloce-
ratili gVIppurili ec. son vegetali : il terreno che gli racchiude era fondo di mare
o di paludi'?
Veramente non ri semlira cosa facile a rispondere a cotesta dimanda. Se
nonché, la profondità nella quale si trovano persuade a credere essere stato un
mare. E quantunque non fosse assolutamente contradicente la mescolanza di
testacei marini con tali piante, quando esse fossero palustri, pure la loro fre-
quenza concorre a rafforzare la maggiore plausibilità di esser fondo di acqua
salata.
Più, in quello esemplare di ortoceratite proveniente dal Gargano, e da noi
rappresentato nella Tav. II, fìg. -i, vedesi la coesistenza di un Ascidiu e di (lu-
stre ; X quali al certo sono assoluti abitatori del mare.
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETABILE
-»»o«-»-HHlOlf}M e***»-
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE 1845
-^«c
Il Presidente prof. Cav. Michele Tenore, dopo avere scelto a suo vice-Presi-
dente il prof. Meneghini, ed a Segretari il doti. Luifti Masi , e prof. Gugliel-
mo Gasparrini , apre le adunanze con ragionamento scientiGco intorno ad un
suo Catalogo , recentemente stampato, delle piante che si coltivano nel R. Orto
Botanico di N.npoli. Ei si profisse a primo scopo della sua pubblicazione rivol-
gere la niente dei Colleglli Botanici sopra le specie , di che questo giardino è do-
viziosamente provveduto. Per aver guadagno di tempo ed agevolezza di studio,
egli fa dono di esso Catalogo corredato di copiose illustrazioni, che in forma di
note rischiarano quelle piante , che sono non abbastanza o mal defluite. E be-
ne avvisa l'autore che lo scopo principale ed il vantaggio dei Congressi scienti-
fici è da riporre in quelle discussioni suscitate tra professanti una scienza me-
desima , della quale si possono cosi dileguare meglio gli errori , e ridurre a cer-
107
— 846 —
tczza i dubbiosi concelti. Significaiulo quanCo gii sia per tornare a grado la con-
tinua perlustrazione del suo giardino botanico, olTre a tutto volere della Sezione
la Biblioteca proi)ria, l'erbario e gli originali disegni. Termina il suo discorso
dicendo , che presenterà alla Sezione un lavoro costituito di alcune osservazioni
sopra diverse specie di Opunzie.
Il signor Francesco Saverio Sorda legge una memoria sul quesito fatto dai
Dotanici del Congiesso di Lucca. Delerminarc per via di esperienze qual parie
prenda l'aria nel gennoijliamcnto de' semi, su quali sostanze del seme porli essa la sua
azione, e quali cangiamenti induca nelle medesime. L'autore in un breve Proemio
ricorda di avere pubblicato nel 1840 un saggio di ricerche intorno al nascere
de' semi, sul quale avendo ragionato il prof. Puccinelli, e manifestato che non
bastavano alla spiegazione del fenomeno le ipotesi del signor Sorda , questi si è
fatto ad istituirvi nuove osservazioni ed esperienze che riferisce nella memoria
in discorso.
Parte prima. L'autore dimostra che a scomporre l'acqua vi vogliono le due
virtù elettriche diverse che operino l' una sull'ossigeno, l'altra sull'idrogeno —
Acqua scomposta da due metalli — Acqua scomposta da un metallo e da un os-
sido metallico — .\cqua scomposta da un metallo, e da un metalloide solido —
Acqua scomposta da un metallo e da un metalloide in forma di gas. — Acqua
scomposta da un ossido metallico e da un metalloide. — Acqua scomposta da un
metallo e da un acido solo o unito ad un ossido riducibile dal gas idrogeno —
Acqua scomposta da due metalloidi — Acqua scomposta probabilmente dagli a-
cidi solforoso e nitroso e dagli acidi nitrico e nitroso — Si discorrono i casi
ne'quali l'acqua è scomposta da solo un corpo e dal calore, e si dimostra che il
calore opera anche insieme col corpo per virtù elettrica.
Acqua scomposta da solo un corpo e dal calore — Si dimostra che il calore
opera con virtù elettrica — Si discorrono i casi ne' quali l'acqua è scomposta da
solo un corpo e dalla luce , e si dimostra che la luce anche opera insieme al cor-
po per virtù elettrica — Acqua scomposta da solo un corpo e dalla luce.
Si dimostra che la luce opera con virtù elettrica.
Parte seconda. I semi cooperano a scomporre l'acqua con loro virtù elettrica
a modo degli altri corpi, e che appunto cooperano con la virtù dell'ossigeno
— 847 —
dell'aria a scomporre l'acqua necessaria ond'essi nascano — Semi che insieme
col ferro scompongono l'acqua operando essi con virtù elettro negativa, il ferro
con virtù positiva , e la virtù di essi semi «'■ nella buccia.
1." Ha posto l'A. semi di pisello, di formento, di formentone, edi cece tra
la limatura di ferro intrisa di acqua e contenuta da un bicchicro, ed ha coperta
tutta la limatura con l'argento vivo; sicché l'acqua con la quale è stata intrisa la
limatura é venuta a stare tra semi e ferro, e per l'argento vivo difesa dall'aria.
La temperie del luogo dove ha fatto l'esperienza 6 stala sempre tra + 10 e 19
gradi del termometro del Reaumur. In capo di dicci giorni, tolto l'argento vivo,
ha trovato la limatura tutta arruginila dove è stata in contatto dell'argento vi-
vo e dei semi, e l'altra fuori di detto contatto niente alterata. I semi tutti chi
più chi meno ingrossati ed umidi si nei cotiledoni e si nei germi, ma nessuno
nato , né con segni di poter nascere : le bucce o membrane proprie colorate
del rosso delia ruggine, massimamente quelle di piselli ; alcuni semi de' quali ,
essendo bucata dal tarlo sino al germe la parte interna del cotiledone che sta
attorno al germe , l' ha trovata come ridotta ad una specie di mucilagine e di
color quasi nero.
Saggiato col cianuro ferroso di potassa la buccia, i cotiledoni ed i germi di
lutti i semi tagliati per ogni verso , solo nelle bucce il detto color rosso si é mu-
tato subito in azzurro, e nei cotiledoni e nei germi non si è alterato punto il
lor colore naturale, se già non fosse la delta parte interna del cotiledone de'se-
nii di pisello bucali ridotta a mucilagine, nella quale il colore quasi nero si è
pure subito mutalo in azzurro.
2." Ripetendo l'esperienza per osservarci semi ogni giorno, onde vedere
quando comincia nella buccia il color di ruggine , ha trovato che in tutti i semi
comincia sin dal primo giorno della sperienza ; e co! colore di ruggine il cia-
nuro ferroso di potassa comincia anche a produrvi l'azzurro.
E come succede nelle bucce, succede ancora nella parie interna del cotiledo-
ne dei semi bucati di pisello. Se non che il color di ruggine e l'effetto del cia-
nuro di potassa non sono gl'istessi nello bucce di tulle le specie de' semi: in
quelle del pisello sono maggiori , poi vengono quelli del frumento , poi quelle
del cece, e minori di lutti sono in quelle del formentone.
— 848 —
Inoltre ha osservato che i semi i quali insieme con gli ossidi metallici scom-
pongono l'aciniii, operano con \irtu elettro-positiva, e gli ossidi con virtù ne-
i:ati\a. Quindi
1." Essendo la virtù elettrica degli ossidi l'opposto di quella dei metalli , ha
voluto osservare quello che succede ponendo l'acqua fra i semi e l'ossido di fer-
ro, l'ero distemperalo con l'.icqua una ({uanlità di ossido fenico vi ha posti al-
quanti semi della stessa specie adoperata n(dla spericnza antecedente; in modo
che l'acqua è M-iuita a stare Ira i semi e l'ossido, inqiedito all'aria dalla mol-
t'ae(|ua di poter penetrare al contatto dei semi; ha fatto poi che l'ossido fosse
sempre con la stessa quantità d'acqua tutto il tempo della sperienza, durante la
quale la temperie dell'aria è siala tra i gradi lo e 18 del termometro, e dopo
cinque giorni è cominciata a spuntare la radichclta di un seme di pisello, e poi
sono cominciati a nascere un dopo l'altro anche lutti gli altri scnn di piselli tra
altri cinque giorni. Gli altri semi però delle altre specie sono ingrossati si, ed
in alcuni di formentone è spuntata anche un poco della radichetta, ma non so-
no punto nati nel tempo che fossero stati in esperienze. Né i semi di pisello co-
minciali a nasccie hanno proseguilo come sogliono quelli posti in terra umida,
si bene il becchetto o radichetta uscito fuori della buccia è cresciuto a due
millimetri, e poi arrestato dal progredire. Osservati tutti i semi dopo essere stati
venti giorni tra l'ossido, ha trovato il cotiledone ed i germi solamente pieni di
umori, ma senza nessuna alterazione, ed il color loro è rimasto naturale; le buc-
ce però tutte colorate in bruno rossiccio, massimamente quelle de' semi di pi-
sello , alcuni dei quali essendo bucati dal tarlo , la parie più interna del cotile-
done di questi semi è di venula come una densa nmcilagine di colore anche esso
bruno rossiccio come quello della buccia.
Saggiato col cianuro ferroso di potassa la buccia, la sostanza dei cotiledoni e
dei germi, e la parte guasta dei semi di pisello bucati , in nessuno si è formato
il colore azzurro: ma lasciando stare prima con un poco di acido idroclorico al-
lungato di acqua ciascheduna di esse parli , e poi saggiandolo col detto cianu-
ro nei cotiledoni e nei germi , non è succeduto nessun mutamento , e nelle
bucce e nella parte guasta dei semi bucati, subito il color bruno rossiccio si è
mutato in azzurro. Fatti asciuttare alcuni semi con tutto l'ossido attorno, ed os-
— 849 —
servato quest'ossido, le particelle proprie atlaecate alle bucce dei semi non si
sono trovate di color rosso come tulio il rinuuienle di esso ossido, ma si del
bruno rossiccio, come quello delle bucce ; ed inoltre le lia attratte la calamita.
E saggiate queste particelle brune rossicce col solito cianuro di potassa, non si
e mutato menomamente il loro colore in azzurro, se non quando si son prima
poste con gocce di acido idroclorico allungato.
2." Ila ripetuto l'espcrien/a mettendo i semi nell'ossido di zinco stempe-
rato pure nell'acqua. Ed anche qui solo i semi di pisello sono cominciati a na-
scere e più presto die nell'ossido di ferro, essendo già idl'ottavo giorno spunta-
to in tutti il becchetto ; ma questo beccheltu dopo essere cresciuto per due mil-
limetri, si è pure arrestato nel progredire. Fatti asciuttare i semi con tutto l'os-
sido, ed osservato l'ossido, si sono trovate le sue particelle fortemente unite alla
superficie esterna delle bucce ; e queste particelle cosi unite avere il colore bi-
gio , e non il bianco di tutto l'altro ossido: ancora posta una quantità dì queste
particelle bigie con un poco di acido solforico allungato , sono state tutte di-
sciolte, ma con un poco di elTervesccnza.
Narra poi de' semi che insieme ai sali di base metallica, facile ad essere ri-
dotta, scompongono l'acqua operando essi con virtù elettropositiva, il sale con
virtù negativa.
1.' Ha disciolto l'A. un grammo di cloruro di argento in venti grammi di
acqua, ed ha tenuto sempre immerso in quest'acqua alquanti semi di piselli ,
come quelli cLe sono più facili e presti a nascere. La temperie dell'aria dove ha
fatti questa sperienza è stata tra i gradi + 18 e 20 del termometro. In capo di 24
ore ha trovalo separata al fondo del liquido una polvere bigia tendente al nero,
ed i semi solo ingrossati l'orse un quarto della loro naturai mole, con solo la
buccia tutta colorata in bigio come la detta polvere. Col tempo è venuta cre-
scendo la quantità della polvere bigia facendosi più carico il colore della buccia,
ma la grandezza de'semi è più aumentata ; si che dopo tre giorni sono spunta-
ti un poco i becchetti i quali cresciuti appena di due millimetri si sono arrestati
dal crescere.
1 cotiledoni ed i germi quantunque non avessero mai perduto il colore loro
naturale, esposti alla luce del sole, pure quelli stati un giorno solo in espe-
— 850 —
rionza sono subito tlivenlali di color bifjlo tondt'tilc al nero. Ed essendo tra' se-
mi alcuni bucali dal tarlo, in questi la parte interna del cotiledone si è trovala
sin dal primo giorno parte disparita, e parte ridotta a mucilaginc; e questa mu-
cilagine colorata in i)igio come la buccia.
2.° Adoperando in vece di cloruro il nitrato di argento, gli effetti sono stati
tali e quali quelli del cloruro, si quanto alla polvere bigia che si è separata nel
liquido, si quanto al crescere e al nascere de'serai , ed al colore delle loro parli.
3.° Adoperando in vece di sali di argento , il cloruro di oro, in capo delle
25 ore il liquido di giallctto che era, si è lro\alo di colore violaceo anche esso ;
i semi cresciuti di mole ma non nati , e solo la loro buccia tutta di color viola-
ceo come quello della polvere. Nei giorni seguenti la quantità della polvere vio-
lacea è cresciuta in proporzione del tempo, ed il colore delle bucce è diventa-
to lucido come se fosse di un metallo ; ma i semi non sono mai nati né più cre-
sciuti. Nei cotiledoni e nei germi non si è mutato mai il loro colore naturale ,
né pure quando furono esposti alla luce del sole. Si bene nei semi bucati dal
tarlo la parte interna del cotiledone anche qui si é ritrovata parte disparita e
parte ridotta a niucilagine , e questa mucilagine colorata come la buccia.
Discorre seguitando 1' A. de' semi che col cloro o col solfo scompongono l'ac-
qua operando essi con virtù elettro-positiva, ed i metalloidi con virtù negativa.
1.° Posti in una boccia di vetro i soliti semi di pisello, di formento, di for-
mentone e di ceci, li ha coperti di acqua, e poi con un cannello curvo vi ha
introdotto destramente il cloro , in guisa che questo per la sua gravità mag-
giore cacciato fuora dalla boccia quasi tutta l'aria ne ha occupalo il posto; quia-
di chiusa ermeticamente l'apertura della boccia, l'acqua é venuta a restarvi tra i
semi ed il cloro. Ha tenuta questa boccia in luogo sempre oscuro dove la tem-
perie dell'aria è stata tra i gradi IG e 18. Tra dieci giorni l' acqua é entrata in
massima parte nei semi, i quali l'A.ha spesso dimenati acciò fossero di continuo
bagnati dall'acqua rimasta. Malgrado ciò i semi quantunque ingrossati molto,
non sono nati uè fra delti dieci giorni , né fra altri 50 giorni seguenti; se già
non fosse solo un seme di pisello da cui dopo sei giorni é spuntalo il becchetto,
che però cresciuto appena di un millimetro circa, si e rimasto dal crescere.
Quindi aperta la boccia e cavatine i semi e l' acqua, si é trovala quesl" acqua di
— 851 —
sapore acidetto ed ha fatto rossa la tintura di lacca-mufla, e col nitrato di ar-
gento si è fatta un poco latticinosa, e poi se ne separata molla polvere bianca,
che alla luce del sole è diventata bruna , e coli" ammoniaca ed un pezzetto di ra-
me ha i)reso color turchino: onde vi ha l'acido ìdroclorico in buona quantità.
Il quale acido al sapore, all'arrossare la lacca-muffa , ed al saggio del nitrato
di argento, e dell'ammoniaca col rame, si ù trovato penetrato nelle bucce, ed
anche nei cotiledoni , e nei germi di tutti i semi; se non che avendo l'A. ripetu-
to l'esperienza onde vedere gli effetti dei semi in tempi diversi, sino al terzo
giorno dell' esperienza l'acido è solo nelle bucce.
2.° Coprendo i semi di acqua con la quale l'A. ha prima mescolato un quarto
del suo peso di fior di zolfo, sono essi cominciali a nascere, ed in capo a cinque
giorni soli ; dei quali semi però solo uno è nato compiutamente , e la sua pian-
tolina in dodici giorni si è fatta lunga im centimetro e due millimetri, e tutti gli
altri becchetti spuntati, cresciuti per tre millimetri si sono restati dal crescere.
L'acqua è cominciata a puzzare di gas solfldo-idrico fin dal secondo giorno del-
l'esperienza , ed il pezzo è cresciuto col tempo ; ed in fine stillatevi gocce di ace-
lato di piombo liquido si è separata molta polvere bruna. Osservati i semi dopo
finita la sperienza si son trovati puzzare del solfido-idrico non solo nelle bucce,
ma anche ne' cotiledoni e ne' germi ; ma osservandoli ogni giorno durante
l'esperienza fino al quinto giorno puzzano del solfido-idrico solo le bucce.
Passa in fine 1" Autore a discorrere i semi che con l'ossigeno dell' aria scom-
pongono l'acqua, operando essi con virtù elettro-positiva e l'ossigeno con vir-
tù negativa.
I.a sperienza che qui dichiara è un' aggiunta a quelle esposte nel suo saggio
di ricerche sul nascere de' semi, per le quali è dimostrato l'acqua essere scompo-
sta dai semi , ed il suo ossigeno tolto da ossi. Egli l'ha falla con lo intendimenlo
di vedere se, mentre i semi tolgono l'ossigeno dell'aria senza del quale i semi
non nascono, ne tolgano l'idrogeno. Però ha posto sotto un gran bicchiero capo-
volto sul mercurio due bicchieriui , dei quali uno con quattro grammi di semi
di piselli , e quattro gramnù di acqua, e l'altro con tre grammi di cloruro di
calcio asciuttissimo ; ed ha posto altresì sotto un gran bicchiere capovolto pure
sul mercurio , un altro bicchierino con pure tre grammi di cloruro di calcio.
— 852 —
I duo bicchieri grandi li ha scelti uguali , od immorsi noi mcrcnrio in modo
che in entrambi restasse compresa egual ijuantità di aria , la quale è stata in
ciascuno di centimetri cubici 643 circa. Il bicchierino coi semi è stato di fon-
do largo, acciò i semi vi restassero nell'acqua non sommersi.
Nel luogo dove ha fatta l'esperienza la temperie dell'aria è variata tra i gra-
di + 17 e 20 del term.
Nel primo e nel secondo giorno i semi sono cresciuti assai di mole, e l'acqua
è diminuita, e tra il terzo e quarto giorno tutti i semi sono nati e l'acqua è
proseguita a diminuire.
Dopo sei altri giorni l'acqua si è trovata tutta disparita, ed i germi cresciuti
forse quatli'o voile su quel che erano nel nascere. E continuando l'esperienza
venti altri giorni, le piantoline dopo essere cresciute un altro poco, sono prima
ingiallite e poi marcite , e sono altresì impiccioliti ed inariditi i cotiledoni tutto-
ra attaccati alle piantoline ; sicché son tornati a quel che erano quando si son po-
sti all'esperienza. Allora tolto da sotto i bicchieri l'uno e l'altro cloruro di cal-
cio , quello stato solo è pesato grammi tre e sei decigrammi, e quello stato coi
semi , diventato già tutto liquido come acqua , è pesato grammi cinque e deci-
grammi tre e mezzo.
Finita la lettura , il Presidente dispone che per esaminare questo nuovo la-
voro del signor Sorda , si uniscano in Commissione i Professori Piria, Gaspar-
rini. Parlatore e Meneghini, e ne riferiscano alla Sezione.
L'adunanza, dopo ciò , si è sciolta.
Il Presidente — Cav. M. Tenore
DoTT. L. Masi
\Pb
1 Segretari
Trof. G. Gasparrim
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTEMBRE 184.J
-«H«-
't processo verbale dell'adunanza precedente rimane approvato.
Il prof. Tornabene legge l'annunciata Memoria — Sagfjio di Geografìa Bota-
nica per la Sivilia. (Ved. in fine di questa Sezione )
Dopo la lettura il prof. Parlatore manifesta alcune sue riflessioni ed osser-
vazioni sullo scritto del prof. Tornabene, e pria di tutto rileva non potersi
uniformare all'opinione di costui nel non credere di molta importanza l'occu-
parsi nel saggio delle piante dei mari che bagnano la Sicilia ; poiché quantun-
que in generale non ci abbia grande differenza nella vegetazione dei mari di-
versi attesa la quasi costante temperatura di essi ad una certa profondità , pure
egli crede utilissimo di notare quali generi e quali tribù sopralutto di alghe vi
predominino; ciò che 'può contribuire non solo alla conoscenza della distribu-
zione geografica delle alghe , ma eziandio ad istituire dei paragoni con le piante
marine fossili de' terreni antichi. E passando dalle stazioni marine alle acquati-
che rifletteva il prof. Parlatore essere importante il notare la scarsezza delle
nostre carex nei fiumi e nelle paludi a differenza del Nord di Europa e di .\me-
rica; il che conferma quanto si sa sulla distribuzione di queste piante, e il pre-
dominio giù in parte conosciuto dei [ciperi, tra i quali si mostra il lussureggiante
108
— 854 _
Papiro, che per la maestà del suo portameDto e per l'altezza cui giunge di quasi
tre volte maggiore a quella dell'uomo, ben ci trasporta col pensiero allo sviluppo
di alcune piante proprie dei climi tropicali. Aggiungeva non essere da trascu-
rarsi a questo proposito il saccharum acgypliacum che nasce lungo le sponde del
fiume Greto , e la canna indica, la quale forse portata fuori da qualche giardino
particolare, oggi spontaneamente propagasi lungo le acque di S. Cosinano presso
Mililli. Desiderava inoltre il prof. Parlatore che si notasse come ben caratteri-
stico della parte meridionale del bacino del Mediterraneo il Nerium Olcander .
che segna per cosi dire in Sicilia il corso de'torrenti e de' fiumi. Non è d'accordo
col prof. Tornabene nel reputare come regione alpina soltanto in Sicilia quella
dell" Etna , credendo esser tale ancora la regione delle Madonie , superiore alla
boschiva ; o a meglio dire alla regione del faggio e dei pini ; e avvertiva a que-
sto proposito un fatto importante di Geografia Botanica , cioè che mentre la re-
gione alpina dei Pirenei, delle Alpi, e degli Appennini è caratterizzata dalle
specie diverse di sassifraghe, di piccoli j«ncus, di a'ocifire, di potcnliìle, di gen-
ziane, clie sono le medesime specie d'ordinario in tutte queste montagne, scar-
seggiano al contrario le sassifraghe nelle Madonie , mancano del tutto i juncus
piccoli , e le genziane , e le crucifere offrono specie diverse come ancora le poten-
tine. Osserva per quanto ricorda al momento , essere la sola Poa alpina la pianta
che le Madonie offrono in questa regione in comune colle Alpi e cogli Appen-
nini , quantunque la pianta Siciliana presenti dei caratteri alquanto differenti e
ne costituisca almeno una varietà. Nota puro il professor Parlatore non essere
secondo le sue osservazioni il brmnus tcclorum cosi diffuso in Sicilia siccome
scrive il profes. Tornabene, ma limitato piuttosto a pochi punti cosi alle Mado-
nie , come al monte dei Cani presso Altavilla , e nell' Etna ; ed in fine manifesta il
suo desiderio di precisare quali tribù di una famiglia predominino in Sicilia ; cosa
secondo lui importantissima, senza la quale non si avrà mai un'idea esatta della
vegetazione delle isole, poiché si sa come, per esempio, talune tribù, e \epanice«
Ira le graminacee, le dalbergee tra le leguminose o mancan quasi del tutto o sono
rappresentate da poche specie : ciò che indica la vegetazione Sicula non esser
già la subtropicale , ma che pure comincia a offrire qualche cosa , che vi si av-
vicina. A questo proposito non può fare a meno di far conoscere la sua viva
— 855 —
brama di vedere la Gcografin Botanica Sicula trattata in un modo comparativo
con le t<;rre vicine. Concliiudc tiibiitando i più gnindi elogi all'Autore del Saggio,
per avere il primo tentalo una geogralia botanica di Sicilia, che il Parlatore stesso
ha già promesso di dare alla line della sua Mora Palermitana.
11 Presidente nomina la Commissione composta de' signori Meneghini, Par-
latore e Gasparrini per l'esame della memoria del prof. Toruabene.
Il professore Parlatore (juindi legge una esattissima relazione sull'Erbario cen-
trale Itahauo commeudatissimo. E prima ricorda egli come fln da quattro anni
ne cominciasse l'esistenza per frutto dei Congressi ScientiQci, e per il muuiOco
favore che gli largì il Granduca di Toscana, a cui si debbe dei Congressi l'acco-
glienza e la protezione efTicacissima. E dell'esser chiamato a dirigerlo rende
il prof. Parlatore manifesta gratitudme a quel Principe. Non tace quanto a farlo
prosperar largamente valcsser le cure del Cav. Vincenzo Antinori, a cui rende
grazie ed al Conte della Gherardesca. Ridice con riconoscenza il nome di tutti
quegli italiani e Stranieri che generosamente adoperano in assidui doni , cosi
che l'Erbario centrale Italiano ha un tesoro omai di quasi cinquantanove mila
specie di piante. Accenna le lodi fattene dalla stampa straniera, e quei botanici
illustri che il venner visitando per ragion di studiarvi. Entrando poi a nove-
rare le spedizioni delle piante , questo fa scientiDcamente per ordine delle dif-
ferenti regioni della terra. L'Europa ha quasi compiutamente contribuito co' ve-
getabili suoi. Della Lapponia, Svezia , Norvegia, e Danimarca donò collezione
larga e ordinatissima il Sonder: e ne die pure il Dott. Diamante. Furono per le
isole Britanniche generosi il Baie, ed il Babington. La Flora Francese manca
di poche piante per doni di Montagne, Durando, Des Elangs, Gay. De Lex, Gi-
rard, Heldreich, Maire, Maille, deCandolle, Bul)ani, e Fée; come tutte quelle
del proprio Erbario e da lui raccolte in Francia donò il prof. Parlatore. Delle
contrade di Europa e della nostra Italia novera egli tutti i nomi dei Botanici,
che in questa floritissima parte sono più che in ogni altra , al dire del chiarissimo
Bob. Brown. Quindi ei vien notindo quelle cose che alla Scienza possono dar
lume, quanto alla provenienza delle specie. Dal Tauscli si acquistarono tra le
altre piante della Boemia, le specie di Salix e llieracium da lui illustrato. Il prof.
Meneghini è larghissimo donatore di tutta intera la sua collezione di alghe in uu-
— 856 —
mero di 2400; importnnlissiina oltre questa ricchezza per le osservazioni annes-
sevi dall'autore medesimo.
Venendo all'Asia, noia il Parlatore come abbia essa cincfuc vegetazioni carat-
teristiche di cui solo taluna si avvicina a ({ualche altra di Europa, cioè quella
dell'Asia centrale considerata come la prima: e quindi le altre quattro, cioè
2.' delia Siberia : 3." delle Indie orientali ; 1.' della China ; II." delle terre in vici-
nanza del Caspio , die da ima parte ha una vegetazione simile alla mediterranea ,
dall'altra quasi eguale a quella dell'Egitto e della Nubiao dell'Africa, di cui ha
tiinte piante che pochi Erharii raggiungono questa dovizia : e cosi dell'America
e dell'Oceania viene dicendo, e come da quest' ultima sia bisogno procacciarsi
maggiore raccolta di quei vegetabili svariatissimi.
Conchiudc il suo rapporto notificando il nuovo acquisto di due Erharii del
Cesalpino, e del Micheli. Quello appartenente alla Biblioteca del Granduca fu da
costui regalato all'Erbario centrale: l'altro del Micheli fu acquistato dal Gran-
duca medesimo unitamente a 67 grandi volumi manoscritti , e autografi dello
istesso illustre Botanico. Termina significando che la Storia delle scienze del se-
colo XIX avrà una bella pagina nel regno di Leopoldo II.
Il Presidente profes. Tenore, lodando altamente questa istituzione, dice che
ormai non avrem mestieri andare peregrinando per chiarire le dubbiezze che
lutto giorno ne insorgono intorno alle caratteristiclie autentiche delle nuove
piante che si van descrivendo, poiché come in casa j)ropria abbiamo nella ospi-
tale Firenze tanto che basti ad ogni scientifica ricerca. Di che gratitudine pe-
renne si debbo a quel Principe, del quale ricorda che nulla omettendo a confor-
tare gli studii, ha fatto coniare apposita Medaglia d'incoraggiamento per gui-
derdone ai donatori dell'Erbario centrale. Laonde oltre la singolare ricono-
scenza dovutagli , propone che una solenne testimonianza gli sia votata dalla
Sezione la quale vi assente con unanime applauso.
Ciò fatto, l'adunanza si scioglie.
11 Presidente — Cav. M. Tenore
f DoTT. L. BIasi
I Segretari , „
j PuoF. Gaspaiuu.m
ADUNANZA
DEL GIORNO 2i SETTEMBRE 18io
»««-
1.L processo verbale dell.i precedente adunanza è approvalo.
Il professore Gasparrini legge la sua Memoria embriologica.
Vedi in fine di questa Sezione.
Il Presidente nomina la Commessione composta de'Signori Meneghini, Vi-
siani, Brown, e Link, aflrmciic verificili le cose esposte nella memoria del
dottor Gasparrini e ne faccia rapporto alla Sezione.
Il prof. Tomabene legge una memoria intorno alcuni vegetabili che trovaosi
nella formazione dell'argilla blu presso Catania. Dice prima della situazione geo-
logica di questa città fabbricata parte su terreno vulcanico , e parte su rocce di
calcare ed arenaria. Elevasi l'Etna su questa formazione, come può di leggieri
osservarsi in varii luoghi ove le correnti hanno lasciato discoperti i siti del
terreno primiti>o alla formazione del Vulcano. Quivi in mezzo sorge l' argilla
— 858 —
blu, che spesso presentasi in piccole elevazioni di poggi, e prccisamenle in
quello dello Licalia porta essa in profondili e in superficie impronte di foglie, e
sotto escavando son radici di vegetabili alterati cosi da parer fossili. Le foglie
sembrano essere del Quercus Uex. V'ha tronchi e radici della vitis vinifera nella
creta di trasporlo della Licalia. Bruciando alcun tronco svolgesi odore bitumi-
noso. Spiega come la foglia della quercia , seiido più consistente abbia resistilo
a fermare una impronta, intanto che della vite solo i tronchi e le radici rimase-
ro. Al>bondano su i poggi Cifali , Acquicella , Fossa della creta , legniti in pezzi
di varia grandezza, a profondità di poche canne. Esaminati i pezzi, giudicò ri-
spondere ad una salix nova cui chiama Salicites Cutanea. Descrive lo slato di
queste legnili con particolarità. Rende ragione delle cause che gli fecero porre
questi legnili nel genere salix.
Invitato il prof. Link a comunicare le sue osservazioni sul suo Pinus rolundala
confrontato col P. pumilio dice considerarlo piuttosto qual varietà del P. Syl-
vestiis, perocché il P. pumilio ordinariamente è basso con foglie lunghe, strobili
piccole. Il Presidente ne legge perciò la seguente nota.
Il prof. Schouw ha fatto inserire negli Annali delle scienze Naluraii che si
pubblicano a Parigi ( Aprile 1845 pag. 231 ) un Saggio sulle Conifere d' Italia,
considerate relativamente alla Geografìa ed alla storia. In questa dotta ed erudita
scrittura ha egli raccolto le proprie osservazioni su le piante di questa impor-
tante famiglia , non che quelle di altri botanici che hanno lavoralo sulla Flora
italiana. Or siccome alcune cose da lui riferite potrebbero non trovarsi d'ac-
cordo colle notizie che se ne leggono nella Flora NapoUlana (1) e nel Saggio di
Geografia fisica e botanica (2j del regno di Napoli , e che anche alcune cose ne
ba egli medesimo lasciale in dubbio , attendendone chiarimenti dai botanici
locali, perciò mi sono avvisato di farne il soggetto della presente nota.
In testa all' enunciazione delle Conifere italiane il professore di Coppenaga
colloca il Pinus sylcestris L. sotto del quale riferisce egli come sinonimi il Pt-
nus undnaia Ramond ed il Pinus rotundata Link ; quindi toccando brevemente
(i) Tom. 5. in fol. e i atlanti di i5a tavole, Mapuli iSi i— 1836.
(1) lo 8.° Napoli 1827.
— 859 —
del PiìiM pumilio Hncnkc, passa egli sollo l'art. 3.* a descrivere il pino della
Mnjclla che propone elevare in ispccie propria col nome di Pinus magcUensis.
Coloro che al pari di me conoscono con quanta attenzione il dottor Schouw
abbia perlustrato i nostri monti d'Abruzzo, e quanto senta egli addentro nelle
cose botaniche, avran dovuto prendere in seria considerazione le avvertenze
da esso lui messe innanzi intorno alla classiGcazionc di questi Pini. Scrivendo
egli nel 1845, vai quanto dire molti anni più tardi de' suoi elTettuati viaggi in
Italia, ed allorquando in non poche opere botaniche le differenze delle succen-
nate piante Irovavansi solidamente stabilite , avrà dovuto aver egli delle buone
ragioni per riunire il Pinus rotundata al P. fijkestris, e per separarne il Pino
della Majella. Confesserò di buon grado di aver anch' io nel cennato Saggio
geografico riferito il Pino della Majella al Pinus sijlveslris , ma in questo inter-
vallo e propriamente nella Syllogc in primo luogo , pubblicata nel 1821 , e poi
nel 5.° tomo della Mora napolitana, ne veniva io dichiarando doversi piuttosto
il Pino della Majella riferire al Pinus pumilio di Ilaenke, cui quale varietà ri-
portavasi il Pinus rolundala Link. Ed in vero in una lunga nota ne descriveva
le differenze. Frattanto il dottor Schouw vien proponendo qual nuova specie
un Pinus magcUensis, cita precisamente il tomo 5." della Flora napolitana, e si
limita a dire seccamente : non esservi alcun dubbio che sia desso il Pinus pumiHo
Tcn. K mestieri perciò che io ne riferisca le precise parole che se ne leggono
nella mia Flora; tom. 5." alla pag. 278. EIssc sono del tenor seguente. « Pinus
pumilio, var. 6 strobilis subrolundis basi rolundalis. f Pinus rolundaia Ten. SyUogt
pag. 417).
« Piccolo albero senza preciso tronco ; ma con molti rami tortuosi che na-
« scono presso la radice e si spandono per terra » .
« Osservazione — Dal confronto fattone cogli esemplari del Pinus pumilio au-
striaco , mi son convinto che il nostro ne differisce essenzialmente , e giusta
quanto me ne suggeriva alcuni anni fa il prof. Link, va questo pino riferito
alla specie da lui osservata nelle Alpi del Tirolo , e descritta col nome di Pinm
rotundata ».
Dopo tali dichiarazioni pareva che il dottor Schouw non dovesse passar sotto
silenzio ciò che da me venivasi proponendo intorno al pino della Majella ; tut-
— 860 —
ta\ia in discarico di tale omissione, uopo è soggiungere che siccome il lodalo
dottor Link in altra sua più recente scrittura (1) opinando potersi ritenere il
suo Pinus rotundala quale insigne varietà del P. sylveslris , cosi anche il pro-
fessor Danese avrà potuto definitivamente considerarli riuniti. Ma in questo se-
condo caso sarebbe slato opportuno il dimostrare per (juali caratteri il Pinus
viagellensis, sia come specie, sia come varietà del P. ai/ìveslris, differir potesse
dal Pinus rotundala; perocché adottando l'ultima opinione del Link, e non di-
mostrando il P. imgellmsis diverso dal /'. rutuiulaia , ne seguirebbe che i con-
fini geografici del P. sylveslris dallo Schouw circoscritti alle sole Alpi , o tuli' al
più agli Appennini più settentrionali , estender converrebbe fino alla regione
abitata dal P. rotundala, vai quanto dire sino agli appennini meridionali come
sono quelli di Abruzzo.
Non è mio pensiero di venire investigando le ragioni che avranno potuto
persuadere al dottor Link di riformare il suo P. rotundala per unirlo al P. syl-
veslris, e perché nel ripudiare quella sua specie non l'abbia riunita piuttosto al
P. pumiìio Haenke ; ma non posso tralasciare di fermarmi alquanto a dimostrare
che il P. mageltcnsis ad interim dello Schouw, lungi dal potersi considerare,
come egli dice, qual forma alpina del P. laricio, o piuttosto come una specie
che sta al P. laricio, come il P. pumilio al P. sylveslris , debba con più ragione
tenersi identico al P. rotundala Link. Per questa dimostrazione non a\Tò biso-
gno di dire molte parole, bastando riferirne le caratteristiche avvertite dallo stes-
so professore, e lo studio che potrà farsene sugl'individui vegetanti di tutte que-
ste specie che ne coltiviamo nel nostro orlo botanico: il quale studio, anche pro-
ficuo riuscir potrebbe più di quello che potesse farsene sugli esemplari che ne
conservo nell'erbario , e che ho mostrato alla Sezione.
« Nella regione superiore del Monte amaro « sono parole dello Schouw » parte
« più alta della Maiella , cresce un pino sotto forma di arbusto che sembra di-
« verso dal Pinus pumilio delle Alpi. Egli ha come questo ultimo i rami curvi
« e sparsi per terra , le foglie rigide incurve ed affollate ; il cono è anche più
« piccolo che nel P. pumilio e globoso; talvolta ha egli tre foglie in ogni guai-
(i) Mietinae Horiì Regii BeroUnensis. Berolini t84'-
— 861 —
« na, e dìppiù i tegumenti delle geniniu assai lunghi e membranosi ». Or co-
loro che vorranno darsi la pena di riscontrare la descrizione del /'. rolundala ,
non potranno astenersi dal riconoscervi le stesse caratteristiche. I coni globosi
lunghi quanto le foglie, le squame piatte e non giù munite di tubercoli uncinati,
sono le più essenziali caratteristiche, che se da un lato consigliano separare il
P. rolundala dal P. sylveslris no persuadono dall' altro a riunirlo al P. marjel-
lensis.
Ritornando all'altra anche più singolare idea del dottor Schouw . nel voler
egli cioè considerare questo pino qual forma alpina del /'. Ijiririo , e mestieri
osservare che siccome egli stesso lo ha opportunamente definito, il Pino della
Maiella è un pino arbusto , vai quanto dire affatto privo di tronco : laddove il
P. Lancio forma alberi altissimi. Che se poi si vogliono confrontare le foglie, i
coni e tutto il resto delle due piante, si stenterà a concepire come abbia egli po-
tuto sospettare che potessero riferirsi alla stessa specie.
In quanto al Piims uncinala , che il dottor Schouw ritener vorrebbe qual va-
rietà del P. sylveslris , debbo supporre non esseme stata da lui studiata la vera
pianta , comechè dal Pinus sylveslris diversissima, lo non mi vi fermerò altri-
menti onde non uscire dal soggetto in questa nota propostomi , e che riguarda i
soli pini italiani ; che perciò riassumendo , conchiuderò doversi escludere il Pi-
nus sylveslris da'pini italiani , doversi ritenere il Pino della Alaiolla quale insi-
gne varietà del P. pumilio di Ilaenke, o come specie propria ritenendola identi-
ca al P. rolundala del Link , escludendone ogni rapporto col Pinus sylveslris L.
In quanto al Pino della valle di Orfenta della stessa Maiella, ed a quello del
Pollino, che il dottor Schouw anche al P. Laricio riferir vorrebbe, raccomandan-
do ai boLinici del paese di meglio studiare se ad una delle due presunte forme,
cioè a quella del P. immitiu , o del /'. magellensis possano riferirsi , dovrò per-
mettermi di osservare che entrambi questi pini , che ho raccolto sopra luogo ,
nella Flora napolitana trovausi riferiti al Pinus nigricans dell' Host. Il sig. Schouw
s'inganna allorché dice che al P. Laricio riferir convenga il /'. syhcslris della
Flora napolitana prod.l ed il /'. nigricans della Flora napolitana tomo .'j. Ilo di-
chiarato disopra che il primo di questi miei pini è precis;imente il /*. rolundala,
o magellensis, che dirsi voglia; ed in quanto al secondo sembrami non andare
109
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erralo allorihù vi riferisco i pini delle due sunnominate localiCù.ll dotlorScliouw
sì conlenta di dire die gli esenijilari de' suoi supposti Pitii Larkio della Maiel-
la e del Pollino hanno le foglie più corte e più rigide , e vanno perciò a collo-
carsi tra il Pimis Lancio ed il Pinus nigricans Hosl ; quindi per colmo d' imbaraz-
zo soggiunge che il P. nigricans ed il P. Pallasiana si avvicinano molto al P. La-
ricio e non fanno forse elio una sola specie con esso. Per verità tante incertezze
e tante auibiguilà monorehhero a ritenere non ben fermate le idee del Professo-
re danese intorno alle piante di cui tieu discorso; che perciò non esiterò a prof-
ferire che basterà guardarle nella collezione delle Conifere del R. Orto per ri-
conoscerne le loro diversità. Il P. nigricans è quasi tanto lontano dal P. Lancio
quanto n'é lo stesso P. sylveslris ; e siccome a niuno potrebbe cadere in mente
di riunire quest' ultimo col P. Lancio , cosi per cgual ragione non potrebbe a
questo riferirsi il P. nigricans. Sul proposito di queste due specie soggiugnerò,
che laddove il P. Lancio forma immense foreste che ricuoprono i monti delle
Sile in Calabria , del P. nigricans non si veggono che pochi individui isolati
nella valle di Orfenta e sul piano detto del Trabucco presso il Dolcedormc , parte
più elevata del Pollino. Tuttavia per non escluderlo dalle Conifere italiane gio-
verà rammentare ciò che ho fatto avvertire nei miei viaggi ; cioè che il P. ni-
gricans il quale insieme al P. sylveslris riveste i monti della Stiria, lo accompa-
gna nel Friuli , e quindi rimasto solo, si propaga nelle altre Provincie venete ,
scende a formare considerevoli pineli tra Osopo e S. Agnello : che perciò viene
egli nell'Italia a supplire il difetto del Pinus sylveslris, il quale, come lo ha giu-
diziosamente avvertito il dottor Schouw, manca affatto all'Italia media e meri-
dionale (1).
Ritornando al Pinus Laricio, e considerar volendo il lato utile che propor ci
dobbiamo in queste nostre ricerche , importa far conoscere come la varietà per
me chiamata Calabra abbia dato occasione al dottor Schouw di dichiarare , che
dal confronto fattone con gli esemplari che ne ha riportati dal nostro Orto bo-
( 0 Viaggioin Francia , Italia ec . Tom. ^. [lag. 26 Napoli 1S27. Nel notato luogo t: accennato col
Dome di F. sjr Ivcstris col quale il P. nigricans veniva generalmente confuso.
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lanico l'alihin trovato corrispondere perfettamente cosi alla figura del P. Ijtricio
del Duliauiel clic al (,'raiido albero di questa specie che se ne osserva nel Giar-
dino delle piante di Parigi. Noi concediamo di buon grado al lodato professo-
re che queste avvertenze saltano agli occhi di tutti; ma siccome trattasi di alberi
di grande utilità, riteniamo doversene considerare i caratteri speciOci non solo ,
ma quelli benanco ciie si riferiscono alle varietà che ne riconoscono i forestali ,
e che possono riguardare la diversità del legno , quella del loro modo di cre-
scere, della convenienza del suolo e tutt" altro. Noi insistiamo aflìnché la grave
autorità del professore di Coppenaga non abbia a far torlo alla diversità che re-
gna tra il pino delle Sile di Calabria e quello che nasce in Corsica, e che preci-
samente vuoisi riferire alle qualità che ne riguardano la facile crescenza e gli
usi. Noi coltiviamo nell'Orlo Botanico il Pino Laricio di Corsica provvedutoci
dagli orticoltori francesi , gì' individui del quale , comunque ricevuti adulti e
piantati alcuni anni prima che ne avessimo affidato al terreno i semi dell' albero
calabrese, tuttavia in 2o anni , rimasi ne sono per metà più bassi di questi ulti-
mi. In conferma della preferenza che nel propagare questa utilissima specie di
pino uopo sia dare alla varietà calabrese, gioverà riferire che 1 signori Vilmo-
rin ed Andrieux, antichi e reputali orticoltori e semonzisti francesi, laddove
per le loro industrie potrebbero a miglior ragione e più facilmente provvedersi
de' semi del pino di Corsica, ne ricercano quelli del nostro ; ed è tanta la pre-
mura che mettono nel riceverne annualmente la maggior quantità possibile ,
che me ne hanno dato illimitati facoltà. Analogamente a tali riconosciuti pre-
gi del pino laricio calabrese , in tutti i cataloghi de' commercianti di piante ,
trovasi esso specialmente indicato e raccomandato in preferenza di quello di
Corsica, le cui piante vi sono sempre notate a prezzi assai più bassi.
Un' ultima notizia credo non dover trasandare , e questa riguarda il Piints
pinea. Il signor Schouw nel designare i conGni geograOci di questa specie, du-
bita potere dcssa nascere spontanea nella Contea di Nizza, come lo asseriva l'Al-
lioni. Io per verità traversando quel paese , non vi ho veduto che il Pinus pi-
naster; ma nel limitrofo diparliniento del Varo sul territorio francese, e preci-
samente presso Dragbignano, ho veduto nascere con questo anche il Pinus pinea.
Tutte le colline al Nord della strada che si traversa fra Trans, ed .\ntibo scor-
— 864 —
gonsi rivestili di boschi di pini , ed in mezzo alle nere masse del Pinus Pimsier ,
che presenta la forma piramidale, vcggonsi spiccare le ben diffìnite verdeggianti
ombrelle del Pimis pinea , le cui |)0C0 considerevoli dimensioni , proprie delle
piante selvagge che crescono a bosco , identiche si trovano a ((uelle dello stesso
pino che in Toscana rivestono i colli che fiancheggiami il lato sinistro della
strada tra Firenze e Pisa.
Dopo questa applaudila lettura, l'adunanza si scioglie.
11 Presidente — C\v. M. Tenore
DoTT. L, Masi
I Segretari { ^ ^
Prof. G. Gasparrini
ADUNANZA
DEL GIORNO 25 SETTEMBRE 1845
-»«•-
M ER cortese invito del Presidente prof. Cav. Tenore, la Sezione spese gran parte
di questa mattina a visitare l'ampio Orto botanico fornitissimo. S'intrattenne
lungamente ad osservare le collezioni di piante arboree ordinatamente disposte
nel cosi detto Albereto, dove, col favore del clima, presso le conpeneri specie
del suolo napolitano ed europeo veggonsi in gigantesche forme i più belli e sva-
riati alberi delbi nuova Olanda del Capo di Buona speranza dell' .\mprica e del-
l'Asia. Quindi ne perlustrò tutte le altre coltivazioni. N enne dipoi accolta nel-
la gran sala del medesimo addetta alle pubbliche lezioni, dove il Presidente mo-
strò la ligura di una pianta da lui avuta con i nomi di luattullna auratUiaca .
e di BurgitMiisia fìoribunda. Non trovando però che ad alcuna di esse si possa
rapportare, propone farne un genere nuovo che chiama Poilaen. Discutendone i
caratteri i signori Link e Hrown sospettano che anche nella luamilloa rappre-
sentata da Ruiz e Pav(m abbiavi un disco, benché intero e non descritto da essi,
lua che potrebbe corrispondere a quello quimiuelobo , su la cui presenza il Te-
— 866 —
noro fonda uno dei caratleri distintivi del suo genere Portea. Il prof. Tenore
medesimo, permeglio dimostrare la validità di questo nuovo genere, fa osser-
vare ch'egli non insiste sul nettario, ma benvcro sulle altre non meno essenziali
i-aratterisliclie. L'Endlieher ripetendo ciò che scrivevano Ruiz e l'avon , e fa-
condo osservare esser loro soltanto noto, assegna alla IiuiiiuUoa la corolla con
la bocca ristretta ( ore cons(riclo ) gibbosa da un lato, ed il lembo minimo di-
viso in 5 lacinie patenti e rotondate. Dice dippiu esser essa un frutice paras-
sito. La Portea al contrario ha la corolla con la bocca aperta , il tubo non gib-
boso ed il lembo ripiegato in fuori con '6 lacinie triangolari acute — In quanto
al nettario fa avvertire che i sudd. Ruiz e Pavon avendo fatto gran caso di un
l)icrolissimo nettario nel genere l'eripìirafimos disegnato nella stessa tavola, non
avrebbero al certo passato sotto silenzio il bellissimo nettario carnoso a foggia
di stella con 5 raggi quasi come nella Cobaea, dal quale trasuda un umore par-
ticolare che si raccoglie nel fondo del fiore. Né quel disco messo su la figura al
di sotto del germe della luanuUoa, avrebbe potuto tenere luogo di un nettario
cosi ben pronunciato. Anche nell'ovario avvertiva delle differenze, mancan-
dovi le vestigia delle placente aduatc al sepimento e moltiplicate, ed essendovi
un semplice trofospermo, ed in giro 5 ovoli da un lato e cinque dall'altro ap-
punto come due semicerchi.
Lo stesso prof. Tenore discorre sopra le figure di alcune specie di Opunzie
lenendo certe e ben diflìnìtc ì'Opnntia horrida-e 0. DiUenmi e due incerte. Una
dì queste è creduta dal Link VO. decumana; ma esclusa dal Tenore riceve piut-
tosto il nome di O. amhUjua; l'altra avuta col nome di 0. virem dall'orto ro-
mano crede esser la vera, 0. Tana L. e DC. Mostra poi la figura dell' 0. Hci«.s
indica, con questo nome da Parigi ricevuto, e che il Tenore suppone essere \'0.
elala dell'Orlo di Berlino.
Il Prof. Tenore dispensa i saporiti e profumati frutti dell'uva Americana ( Vi-
lis Labrusca Michaux j e della Musa sapicntum maturati nel giardino, e fa ve-
dere un fusto di speciale struttura appartenente alla Cecropia peltala ; che per
l'apparente analogia con i fusti delle piante monocotiledoni , crede potersi me-
ritare l'attenzione de' botanici, e ne raccomanda perciò l'esame al professore
Meneghini cedendogliene un pezzo. Ringrazia la Sezione del diletto a lui prò-
— 807 —
caccialo in qucslo giorno che luni^aiiiciile tcnà ricordo ndl' animo suo. E la
Sezione rende a lui ^'razie (' essere stala cosi ospilalinenle accolla. Il vice-
l'residente prof. Meneghini, nominata che ebbe una Commissione per riferire
intorno a questo giardino botanico nei professori IJnk, de Visiani.c Parlatore
sciolse l'Adunanza.
Il Vice - Presidente — Prof. Me.\egbim
tari <
Dorr. L. Masi.
I Segretari <
Pkof. G. Gasp.vbiii.m
ADUNANZA
DEL GIORNO 26 SETTEMBRE 1845
Il processo verbale della precedente Adunanza e approvalo.
Il sig. Prestandrea legge una nota illustrativa su la speciale ramificazione di
un indinduo della Yucca aloifolia Lin. Osserva come è da tutti i Botanici cono-
sciuto non essere nuova la dicotomia nel genere Yucca, e che il prof. Mene-
ghini eziandio è convenuto nella rarità del caso, dicendo esservi notevole la co-
stanza e regolare ripetizione delle dicotomie , mentre d'ordinario in dette piante
sono irregolari. Dice trovarsi d'accordo col professor Meneghini quanto al pen-
sare che la dicotomia delle Yucche non può né deve in niun conto entrare nella
categoria delle vere, o false, sì bene descritte o figurate dal prof, de Saint-Hi-
laire. Non crede potersi spiegare un tal caso con la legge dei compensi, o col-
l'equilibrio organico, e conchiude che la costanza e regolarità del fenomeno
lo traggono fuori d'ogni legge, che abbia una formola conosciuta. Dalla discus-
sione tra i professori Meneghini , Parlatore e Link risulta bastare le leggi or-
dinarie alla spiegazione del fenomeno; non tacendo però il prof. Meneghini ,
che tal fatto è da tenere in conto.
— 809 —
Il Capitano Brar( ritorna con un suo scritto sulla proposta fattoi in Padova
nel 1842 per la istituzione di una Società per lo cambio di piante nazionali ita-
liane. Nel Congresso di Lucca inviò il piano degli Statuti per questa società, com-
pilato su la base di quelle consimili stabilite da 2G anni in Germania, da 7
ili Iscozia, da G in Francia ; i quali statuti dal signor Braci Turono già pubbli-
cati nel giornale botanico del professor Parlatore. Questa pubblicazione piacque
a molti illustri botanici compatriottì del signor Braci , tra quali un Rabenliorst,
un Bcictienibacb, un Scliullz Bipontino, un Salio Marsclilins, ed altri con molte
lettere dimandarono a lui conto sull'andamento della proposta , desiderando
con impazienza la sua attivazione , ed oflrendosi quai socii che molta parte vi
prenderebbero. Bicliiama un articolo del giornale botanico ove il chiarissimo
professore Savi fa sapere di aver disposto delle centurie di piante per cambio
o vendita: altri avvisi su la vendita di piante Piemontesi, Toscane e Liguri pub-
blicati non ha guari , danno prova che la proposta destò l' interesse de' Bo-
tanici, che si sente bisogno delle vicendevoli comunicazioni, e che accresce
vita botanica nella Penìsola. Il sig. Braci non può credere che in Italia ove tante
istituzioni scientifiche e dilTiciii allignarono nou abbia da trovare fondamento
questa già da tre altre nazioni vantata. Si raccomanda quindi alla Presidenza
Botanica del settimo Congresso perchè nomini una Commissione ad oggetto di
stabilire il come il dove sia da porre in attività la società di cambio proposta, e
riferire a questo, oal futuro Congresso Genovese il risultamento dell'opera sua.
Se fosse tale la proposta quale dal sig. Bract è ardentemente bramata per mol-
te ragioni utili ed onorevoli all'Italia, egli verrebbe ad appoggiarla con fatti
mandando 10,000 esemplari di piante Lombardo- Venete , e Tedesche , che
sarebbe un bel fondo da far fronte al cambio con altri botanici. Alla lettura del
sig. Bract rispondendo alcuni membri della Sezione fanno sentire , che oltre agli
ostacoli per la esecuzione di tal progetto , poco utile esso darebbe , perocché
tulli i botanici sogliono tenere particolarmente corrispondenze al cambio delle
piante. Il Presidente non nomina quindi alcuna Commissione a ciò, ma rivol-
gcsi al prof. Parlatore il quale come Direttore dell'Erbario centrale italiano e
del giornale botanico può in proposito meglio rispondere e prov\edere. Il prof.
Parlatore soggiunge che le sue molte occupazioni e per l'Erbario e pel Giornale
110
— svo-
gli tolgono il (enipo da speuderc comunque in questo nuovo progetto d'istitu-
zione. Egli però rende molta lode al sig. Bract per questo suo nobile zelo e per
aver cooperato tanto alla fondazione del giornale botanico italiano.
Presa nota delle letture della vegnente tornata , il Presidente dichiara sciolta
la presente.
Il Presidente — Cav. M. TENonE
( Dorr. L. Masi
1 Segretari {
V Prof. Gaspariuni
ADUNANZA
DEL GIORNO 27 SETTE3IBRE 1843
-»H«-
Ir. verbale della precedente adunanza è letto ed approvato.
Il Presidente comincia coll'esporrele scuse del marchese Cosimo Ridolfi per
non essere intervenuto al 7." Congresso trovandosi a conii)iere il grave uflìcio
diAjo dei Principe ereditario di Toscana. Presenta quindi molti pacchetti di
semi , che egli destina per dono a quei Botanici forestieri che dirigono giardini
botanici.
Il Barone d'IIombres Firmas legge una memoria sul noce e sugli elTetti della
sua ombra. Questo albero è si comune in Francia che vi sembra quasi origina-
rio, coiifacendosi a tutti i climi, e a tutte le esposizioni; serve a molti usi, tanto
per la bontà del legno, quanto per la eccellenza dei frutti, dai quali si cava molta
quantità di olio. Ce n' ha parecchie varietà a frutti lunghi, « fruiti ovali a gu-
scio tenero, ed altre tali. Egli è antica opinione che l'ombra del noce sia nociva
si all'uomo, come agli animali ed alle piante che gli crescono intorno; e questa
opinione è ripetuta da certi (isiologisti , e generalmente creduta dal volgo , il
quale in ciò si conferma perché \ ede spesso coloro che per avventura si addor-
mentano sotto un noce presi da gravezza di lesta o da voglia a vomitare. L'au-
— 872 —
ture sospettò che tai malefici eflctti provenissero da esalanienlo di acido carbo-
nico che si concentrasse al pedale dell' albero ; ma un buon numero di esperien-
ze eudionielriche gli hanno comprovato non esservi alcuna diOerenza di compo-
sizione tra l'aria raccolta sotto al noce, e quella raccolta altrove. Convinto che
questa non sia la ragione dell' influenza inalelica del noce , egli l'attribuì all'azio-
ne degli effluvi die si emanano da questa pianta annoverali da F.inneo nella clas-
se degli effluvi soporiferi. E qui l'autore parla della natura degli odori , della
costituzione dell'organo olfattivo destinato a sentirli , della comunicazione che
è tra i nervi olfattivi ed il gran simpatico; onde si spiega come avvenga Io star-
nuto , la sincope, le convulsioni ec. per l'azione degli odori. Dice come lo stes-
so odore produca taholla ima sensazione di\ersa , ed anche contraria ; e come
la lìnezza dell' odorato difl'erisca nelle varie persone; di tal che da certe impres-
sioni odorose ne provengono effetti disparatissimi. Quanto poi agli effetti nocivi
dell'ombra del noce su le piante sottoposte, sono essi da addebitare all'impedi-
mento che fanno i rami e le foglie alla luce, e non mica, come alcuni hanno
creduto, ad una materia speciale che venisse sili dalle foglie disciolla e traspor-
tata dall'acqua piovana ; poiché 1' autore ha infuso nell'acqua le foglie del noce,
con essa ha inadìato certe piante , ed ha veduto che né punto né poco ne pati-
vano. Finalmente non si vuol credere che il noce abbia virtù di sperdere gì' in-
setCi che fanno sugli animali e sulle piante ; dappoiché annidano nella sua cor-
teccia alcune specie di CeranMx e Lucanus, e la rodono si che talora ne produ-
cono la carie.
Il Presidente prof. Cav. Tenore accenna come nel Keal Orto botanico di Na-
poli si trovino molti vetusti alberi di noce , che spandono largamente i rami lo-
ro: e nondimeno le piante che sotto vi si coltivano vengono prospere né sono
punto aduggiate. Confermano il detto del Presidente i signoii Sorda, Biasolelto,
eTornabene.
Il signor Briganti presenta .sci tavole in cui sono figurale le varie parti di un
frutto di liomhua: pyramidatis i (Hiroma Lagopus Swartz j a lui donato dal fu
.\ntonio Savarese. Egli opina la bambagia di questo fruito esser molto buona a
farne tessuti ; né opiK)rsi la brevità dei Tdamenti alla sua manipolazione. I castori
dell' Inghilterra , secondo il Desporles, sono più morbidi per avere nel tessuto loro
— 873 —
mosrolata la banibni^ia di questa spccìo. Laundc egli stima che questo frutto sia
da annoverare tra quelli che più meritano di essere propagati in quei paesi dove
facilmente alligna.
il dottor Zanardini legge una memoria sulle Calitamniee , e sopra alcune
nuove specie del genere CaUilhamnion. Prese in rivista le opposte opinioni del
cb. Agardh, e Kùtbzing intorno alla divisione delle Ccramiec in due famiglie di-
stinte, si dirliiara a favore dell' opinione di quest' ultimo che ammette distìnta la
famiglia delle (lalilaniniee, con \arie muililicaxioni però ; badando più che alla
coudizione interna od esterna delle sferospore, alla loro provenienza morfologi-
ca in assoluta dipendenza della diversa struttura che bene dislingue le Ceramiee
dalle Calitamniee. Dopo ciò dimostra l'insussistenza dei limiti assegnati dalKiith-
zing alle due famiglie, e concliiude che fra le due Ceramiee sarebbero da collo-
carsi i generi PtiloUi .Ag. liuUiii llaw; Microdadia, la stessa Helrrocladia del De-
caisne ; mentre le Calilamnie sarebbero per ora composte dei generi (ìhffìlhfia
Ag. CallithamnioH Lyngli, e ChaiUransia Desc. Passa quindi ad illustrare il genere
ùtllilhamnion accennando i particolari caratteri offerti da una nuova specie che
egli intitola C. clatlodermum. Riguardo agli organi della riproduzione, dichiara
inesatte le denominazioni date dai diversi autori di sferosperrai, sferospore, te-
traspore, tetracocarpi, tetracocci, tetragoni ec: perchè tali denominazioni allu-
dono a caratteri di forma e di struttura non costante, né esclusiva di questi or-
gani soltanto , ovvero danno una falsa idea della loro significazione organogra-
lica. Crede egli doversi piuttosto adottare per essi la denominazione di Otricelli
sporiferi, stante la loro perfetta corrispondenza ed analogia cogli otricelli spori-
feri delle fucoidee. Sopra questo proposito si fa ad esporre qualche cenno sugli
attuali suoi poiisaiuenti intorno alla classificazione delle .Vlghe, e ciò nel modo
seguente.
L' intera classe delle alghe sembra, egli dice, potersi dividere in due ordini di-
stinti ; cioè in alghe sporigene , ed alghe aporidigrne. l.e prime comprendono le
lloridee e le /"ufoirfce degli autori, le seconde si riferirebbero alle zooapmnee del
eh. G. Agardh. Nelle alghe sporigene solLinto, come il nome lo indica, trovasi
la vera S])ora, organo riproduttore clic si organizza in un utricello, o cellula fino
da principio distinta, la un gruppo particolare distintissimo di quest'ordine nelle
— 874 —
Floridee degli autori, le spore si organizzano tanto nelle cellule appartenenti al
tessuto più interno od assile, quanto al più esterno o corticale della fronda. Nel-
r altro gruppo (fucoidee) le spore coslantemeiUe jìrovengono dalle cellule peri-
feriche soltanto, l'na però ed identica risulta in ogni caso la significazione or-
ganogralica , o morfologica di (piegli organi ; la dilVerenza sta in ciò clic nelle
niorfoidee il processo morfologico si manifesta anche nel tessuto od apparato
interno, mentre nelle fucoidee esso risulta limitato all'esterno soltanto. Nelle
floridee prevale quindi lo sviluppo degli organi della riproduzione, nelle fucoi-
dee quello degli organi della vegetazione; e perciò appunto queste ultime, quan-
tunque inferiori per dignità orgauografica , riguardo al frutto spesso assumono
forme più elevate e gigantesche.
Amhedue questi gruppi (floridee e fucoidee ) costituiscono due serie parallele
aventi alcuni gruppi secondari, che egregiamente corrispondono fra loro. Tale
corrispondenza però riguarda la forma, struttura , collocazione e rapporti degli
organi riproduttori più esterni , in quanto che quelli provenienti dal tessuto ad
apparato assile sono esclusivamente propri delle floridee. Tali cenni vengono
poscia dall' autore illustrati con opportuni esempi e relative osservazioni. Per
ciò che riguarda allo stesso genere di frutlificazioue Ca//i7ftamnion, conosciuta
sotto il nome di favella , accenna alcuni fatti dietro i quali crede egli di aver bene
rilevata la formazione di una tal forma di fi'utlo. Nel CalUlhamnion versicoìor vi-
de egli talvolta uno degli articoli dei rami secondari alquanto più pallido. L'eii-
docromo in tal caso ben presto si separa in \ari sogmeuli o granelli , dei quali
il centrale resta indiviso, e col successivo sviluppo costituisce l'articolo norma-
le che rimane in serie cogli altri ; mentre con la continua divisione e suddivisio-
ne dei granelli laterali, la membrana comune che li racchiude protubera e si ri-
solve in due appendici laterali al ramo sempre più scolpite e distinte ; le quali
da prima bislunghe e poscia sferiche, terminano col convertirsi in vere /"awHc ,
le di cui spore interne risultano sempre più intensamente colorate. Dietro ciò
si spiega facilmente perchè le favelle in questo genere trovinsi per lo più binale
e sessili sul ramo che le porta. Da ultimo passa l'autore a presentare gli auten-
tici esemplari delle nuove specie di CalUlhamnion da lui descritte , le cui frasi
specifiche vengono qui riportate.
— 875 —
1.° Callilhamnion cladodermum.
C. fiUs basi setaceis decompofite ramosis, ramidis opposilis pinnulalis, pinnulisin-
ferioriìms siirsum dcomim ih/7cjis , stupir railwlem replanlihtts ramosi$?iinis; ar(i-
ciUis diami'lro {-pai. lonijiorihus ad Imsim iiilhitis ampullartis in piiwulis replanti-
bus diametro ses<iuilonfjiorihus — Dalmalia inter corallos inhabilans.
2." Callilhamnion hirleltum.
C. fìlis capillaribus parce ramosis caespilosis pinnalis versus apicem corymbose fa-
stiyiatis,pinnis alternis suhjlexuosis, ardculis primariis diametro 3 4— pio loiujioribus,
ullimis diametro iphi lancjiorilms; articuUs sporiferis creberrimis ad latus inlernum
piniudarum seatiukilis — Ad oras Daimatiae legil Sandri.
3.° Callilhamnion rigescetìs.
C. filis ramosissimis lanosis rigidiusculis basi selaceis fihris deatrrentibus veslitis api-
ce lenuissimis, saepe piliferis divaricato-fastigialis sub corymbosis; articulis diametro
sub 4plo longioribus — Veneliis ad littus rejeclum.
4." Callilhami)inn (ìagellarc.
C. filis ultra capiUarihus distincle ramosis, ramis ramulisque allernis ultimis sub-
simplicibus lìagclliformibus ; articulis primariis diametro multo tres longioribus —
Ad oras DaUnatiae legit Sandrì.
5.° CalUlhamnion elomjellum.
C. filis capillarihus faseiculalo-ramosis, ramis ramulisque altcrnalo-secundalis sim-
plicihus elongatis articulis diametro muUoties longioribus — Ad oras Dalmatiac legit
Saiulri.
G." Callilhamnion unilaterale.
C. filis basi idtra capdlaribus repenlibtts ramis ramulisque unilateralibus erecto-ad-
pressis ultimis tenuissimis fastigialis , articulis diametro A-Splo longioribits : utricu-
lis sporiferis nwnerosissimis subraremosis — Dalmalia ad algas perrepens.
7." C(dlithamnion inordiuatum.
C. filis capillo tenuioribus inlricalis huc illuc arcualo-recurcatis irregutariter ra- •
mosis ramis ramulisfiue palenlissimis , articidis longitudine varia ; otriculis sporiferis
breviter pedunculalis ramis plerumque oppositis — Ad oras Dalmatiae legit Sandri.
8.' Callitltamnion pallens.
C. filis tenuissimis erectis cacspitoso-fastigialis parum ramosis , ramulis serumlis
— 876 —
elongalis artiatUs diamelro Iriqtiadmplo langioribus geniculù levilcr ronlractis; olri-
culis sporiferis sessiìibus, eìlipsoideis ad latus internum ramulorum infime strts — Ad
oras Datmatiae legil Sandri.
9.° Callithamnion Posidoniae.
C. filis brevi^iimis fastigiads simpUciusculis supra medium vcslids, ulrimìis i^porife-
ris adquodque geniculum egredicniibiis sesuililnis vcl brevitcr pedunadalis; articulis
diamelro 5-4plo longioribus geniculis parum contractis — Ad oras Dalmaliae legil
Sandri.
10." Grilfihm ? londosa.
G. filis iniricalis vage ramosis ramis ramulisquc conformibus divaricalis obttisis ar-
lindiK doliiformibiis diamelro 5-ipìo longioribus, geniculis valde contraclis. — Ad
oras Dalmaliae legil Sandri.
È sciolta l'adunanza.
Il Presidente — Cav. M. Tenore
{DoTT. L. Masi
Prof. G. Gaspaerini
ADUNANZA
DEL GIORNO 29 SETTE5IBRE 1845
-•«*-
I
L verbale della precedente adunanza è letto ed approvalo.
Il prof. Link legge alcune sue osservazioni sul genere Erica e sopra alcune
sue specie. Dice come esso genere sia singolare per lo numero quadernario co-
stante delle parti del fiore e del frutto , e come la costanza de' caratteri valga a
far ben distinguere le sue specie per quanta grande ne sia il numero. Oppugna
al de Candollc la riunione delle due specie Erica herhacea, ed E. mediterranea.
Delle quali la prima è comune nella Germania montuosa ed australe , ha il
caule prostrato, e le corolle coniche, e 1' altra si tro\a solamente in Portogallo
e nella Spagna , ed ha il caule eretto e le corolle ovali. La specie piti vicina al-
l'È, mediterranea è VE. mulliflora tutta propria dell'Italia , e che dall' altra dif-
ferisce pei peduncoli più lunghi e le antere appendlcolate. L" E. vagans è stata
cosi dimandata da Linneo perché si trova nella parte orientale ed occidentale di
Europa; e differisce dall' /:. mullilìora per i peduncoli più corti, le foglie del ca-
111
— 878 —
lice nu'iio acuto soii/a nervo priiiinrio, e la forma dello corolle non perfelta-
niente ovali , ma con apertura pili larga — In Dalmazia è una specie di Erici
molto simile all'/i. vagans, ma ne dilTeriscc per la grandezza maggiore di tutte
le parli. I.' autore la ritiene, come una insigne varietà di quella e gli appone il
nome di (jiaiKlilìora. Oltre a questa cresce pure in Dalmazia una specie di Erica
che all' autore sembra affatto nuova. Egli la cliiama K. nnlliurm' la descrive
con la seguente frase specilica.
Cauìis erectm 4pelalis et ultra, ramis strialis glaberrimis, corticc albescenle. Folla
alterna , interdum opponila ani lernatim approximala [2-5 Un. lomjal filiformia
ohtusa siipra plana, subltis carina oblusa ijlaberrima. Flores in exiremitate ramorum
axillarex appro.rimali, ila ut anlhwum ìonfìumconftiluanl.peduncuìiiifoliis brerioribus
unilaleratikis r>iJtenlibus, bracleis hasihirihus qnaliwr brevibus ohlmis lolnralix. Phyl-
la fahjrina corolla mtdlo breviora colorala ohtusa enervia. Corolla inverse SMftcom-
ca paniììì iiliru lin.Umga laciniis rotundalis caerulescenti-rubeniibus. Fìlamenta basi
antherarum inserta , non iranseuniia, antherw exerlm muticae. Sli/lus ìonge exertus.
Differì ab E. vagante grandiflora ramis striatis in exlremitatibus , foliis et florilms
in racemum longum denswn approximalis, pedunndis oninibiis nìitaiitibiis, corollif^
minoribus, anlheris minus exertis.
Aggiunge il signor Link di aver trovata in Grecia una specie di Erica die pa-
re sia r E. verticillata descritta da Foiskal, ma il breve cenno che questi ne dà
non basta a farne pronunciare definitivo giudizio, e quindi la detta specie rima-
ne ancora indeterminata.
Lo slesso sig. Link dà pure una breve notizia sopra il Juniperus marrocarpa; il
quale per la descrizione degli scrittoli Italiani e Tedeschi vien confuso col /. oxy-
cedrtis di Linneo. Laonde egli a distinguere le due specie, propone di chiamare il
secondo J. mfescens. Descrive un' altra specie <li Ginepro trovato in Istria pres-
so Dignano verso il mare, dal dottor Biasoletto, e che differisce dal J. rtifescens
e dal marrocarpa per le bacche non più grandi delle foglie, ma uguali; e princi-
palmente per la mancanza di quella piccola si)ina clit! e in punta dalle foglie del
J. rufescens. Egli chiama questa specie dal nome dell'inventore./. Hiusolelti.
Il ilottor Biasoletti medesimo ringrazia il signor Link per la cortesia usatagli
d' intitolare dal suo nome quella specie nuova di Ginepro. Il Presidente prof.
— 879 —
Tenore sospetta che il J. liiasoìeili del Link sia identico a quella sorte di Gi-
nepro che cresce ahboudante presso la S|(iaf;f;ia del mare al l'usaro , la quale da
lui era tenuto per J. macrocarpa ; ma poi coltivata al giardino botanico lia per-
duto via via i suoi caratteri e si è fatto tanto simile al J. oxycedrus, che facil-
mente vi si scambia. Itingrazia quindi il cav. Link delle importanti comunica-
zioni fatte alla Sezione.
Il si),'ni)r Prestandroa lepjie una nota sul valore morfologico delle spine dello
XaiUhium spinosum, L. Venendo quindi a trattare più da vicino della natura
delle spine dello Xanthium, avverte che le si trotano di lato alle ascelle delle fo-
glie e non sopra ; il che fa credere che non siano trasformazioni di gemme o di
rami , né aborti di stipulc , ma sibbene trasformazioni di un' altra foglia , la
(|uaU' per lo grande «vvijinamento dei merilalli send)ra geminata con l'opposta.
Fa da ultimo notare fliò il posto relativo degli organi della pianta non sempre
sia sufficiente a mostrarne la natura , come è appunto il caso dello Xanlhium di
sopra descritto.
Il prof. Parlatore, considerando che non si può ammettere la presenza di sti-
pule in una pianta composta , che la forma e disposizione delle spine dello Xan-
lhium non sono riferibili che a formazione fogliare , porta opinione che osse
presentino i lobi laterali come nella Smilaci ; e confrontando questo caso con
(luello delle flerberis, avverte che in questo secondo la' trasformazione è compiu
ta,e quindi la spina trifida riesce inferiore al ramo. Circa la natura delle spine del-
lo Xaiuhinm, avuto riguardo al |K)sto che occupano, opina potersi ritenere come
produzioni dei lobi laterali dejle fogjie , appunto quali sono i cirri delle Smilaci.
Il signor Brown interrogato su di ciò, dice essere restato sorpreso dalla somi-
glianza delle spine dello Xaii^iium con quelle del lierberis , ed essere quindi
inclinato a riguardare anche quelle di origine fogliare, come è universalmenle
ammesso per le seconde. Il signor Gasparrini dice come essendovi nelle piante
due maniere di accrescimento l'ano verticale l'altro trasversale, egli non vedeva
perche dovendosi spiegare la natura di queste produzioni laterali , come le spi-
ne dello Xaiilliiiim, quelle della GMisia ed altre tali , si ricorresse alle trasfor-
mazioni di altri organi, e non piuttosto all'accrescimento trasversale delle parti
della pianta.
— 880 —
n prof. Parlatore comunica in seguito i risultanicuti delle sue ricerche su la
disposizione de' vasi delle piante acquatiche, della cui anatomia egli si è occupa-
to da qualche tempo, avendo giù fatto riconoscere al Congresso di Milano e per
vie di parziali pubblicazioni talune delle sue osservazioni su questo soggetto. E
per meglio far comprendere la disposizione de' vasi nelle piante acquatiche stes-
se, richiama l'attenzione dei membri presenti su quanto riguarda le disposizioni
delle lacune, perché a seconda di questa , varia la distribuzione de'vasi. Cosi am-
mettendo egli, come è nolo, quattro principali disposizioni di lacune, 1 ." la longi-
tudinale, 2." la longitudinale con setti trasversi, 3." la rettiforme, i." la ruotiforme;
espone come nella prima, che è quella propria delle ninfeacee, cosi delle ìiinfee,
dei nu farti, dei itelumbìum Irovansi i vasi e sono delle vere trachee disperse
col tessuto celluioso che divide le lacune; nota perù che nei nelumbium trovasi
nel centro una specie di asse con quattro grandi lacune principali , nel quale
asse osservansi delle trachee complesse con quattro o sei filetti spirali ; trachee
complesse che veggonsi anche nella circonferenza ove sono pure de' vasi lati-
ciferi. La seconda forma delle lacune, ossia la longitudinale con setti tras\ersi,
la quale si osserva in alcune specie di pontcdcria , presenta i vasi disposti nella
circonferenza : ivi in fatti si osservano delle trachee semplici.
Nella disposizione rettiforme, la più comune nelle piante acquatiche, i vasi co-
stituiscono insieme al tessuto cellulare allungalo dei cordoni , di cui talvolta un
solo occupa il centro del picciuolo, o del pedunculo come nella Jrflprt natans, nel-
la Limnochaiìs Uumboldii, nel Pulamogelon peclinatum ec. Ora questi cordoni o
assi son molti, e se ne coniano sino a li o Itì sparsi irregolarmente in mezzo al
tessuto celluioso che forma le pareti delle lacune, come nel Buloimis umbellalus
nella Sagitlaria sagitlaefolia, nel Cyperus Papinis ecc. o regolarmente distribui-
ti , in modo che facendo un taglio traversale del picciuolo ci si mostrano in for-
me di croce , come nella Smjidaria lancifolia ; in forme dì cerchio come nella
Àlisma rammculoides ec. ec. 1 vasi che entrano nella formazione di questi assi o
cordoni sono d'ordinario le false trachee e le vere trachee, siano semplici o com-
plesse. Ed in quanto alle false trachee è da notare un fatto che le strie o righe
che le caratterizzano non sempre si mostrano tali , ma talvolta in forma di punti
in guisa che im vaso nel suo corso offre l'apparenza di una falsa trachea e
— 881 —
più in là quella di un vaso puntato, siccome è toccato al prof. Parlatore osser-
vare neir.4/isma ranunculoides , ne\Bit(omus nmheììalus, nel Puiaimgedun pecd-
natum ecc. Ginmnini però ha visto siccome ha preteso il Jlirhel che le vere tra-
chee anche nel liutomus umhellalus stesso, dove crede il Mirhcl di averlo osser-
vato, si convertano più tardi in false trachee e in vasi puntati; per cui il Parla-
tore rigetta del tutto i pretesi vasi misti di questo Botanico. Le trachee comples-
se non sono rare nelle piante acquatiche ; ed il prof. Parlatore ha potuto osser-
varle oltre dei yeliimbitim ancora in varie altre ; cosi nel Bittomus umbetìatus nella
Ponledcrea crassipes ec.
Per l'ultima disposizione della lacuna che è la moltiforme limitata a poche
piante acquatiche i vasi son disposti come nel caso precedente, cioè in modo da
formar queste insieme alle cellule allungate una specie di cilindro o asse centrale.
In fine il prof. Parlatore nota un fatto assai importante della mancanza asso-
luta di \asi nelle piante che stavano totalmente sommerse ncll' acqua , come nel
Ceralophijllum demersumcc. malgrado che queste piante spettino alle superiori va-
scolari. Intende con questo dimostrare che la mancanza di vasi in tali piante ,
lungi di considerarsi come un segno d'inferiorità loro nella serie, deve, giusta le
idee da lui stabilite in anatomia comparata delle piante, riguardarsi come una
particolarità o anomalia dovuta al mezzo in cui queste piante vivono; e da que-
sto deduce delle importanti considerazioni per assegnare alle Characee , ad onta
della mancanza in esse de' vasi, un posto superiore alle alghe nella serie vege-
tabile , avendo i loro organi riproduttori assai più complicati e benissimo distinti
i maschili dai femminili. Promette in flne continuare in seguito la esposizione
di altri fatti riguardanti l'anatomia delle piante acquatiche medesime.
Il signor Niccolò HiJolfi dà lettura di una Nola su la fruttificazione dell'. l/aii-
caria Ilidvtfiana. Ritorna brevemente su la storia di (jucsta pianta già discussa
nel 3.° S." e 6.° Ck)ngresso, e dice come nel 1810 soli cinque semi si ottennero
da diciotto coni maturi ; come nei successivi anni nessun seme fecondo si cavò
da molti frutti maturi fino al 1843 in cui da 87 coni si ebbero 120 semi. Ciò
avvenne lìcrchù nell' anno avanti apparvero sulla pianta otto amenti maschili
che prima giammai si erano veduti. È da credere die crescendo il numero degli
amenti maschili cresca altresì il uuiuero de' semi fecondi. I quali semi conten-
— 882 —
gono nialcria amilacea e niente di niaterin oleosa ; come potè rilevare il Ridoin
dai pochi saggi da lui itttti. Se questa specie di Araucaria si nioltiplica in nblKm-
ilan/a , l'utile che se ne trarrà si per i semi mangerecci come per l' uso di tutta
lì pianta , sarà poco o nulla minore del proQtto che ricaviamo dal pino comu-
ne. Né questa moltiplicazione è didìcile, imperocché la pianta dell'Orto di Bi-
biani vegeta maravigliosamente e cresce circa un braccio all' anno. Il terreno
che le si conviene è quello in cui allignano le altre conifere , ed i rigori più
forti dell' inverno di Toscana non le nuocciono punto.
Il Presidente prof. Tenore ricorda come V Araucaria Ridolfiana fosse nel 3." e
S.° Congresso dal prof. Savi, che primola descrisse, ravvicinata all'.'traKrario fcra-
siliensìs, come a quella che pei suoi caratteri più le stava dappresso. Nel 6. "(Con-
gresso i botanici per contrario sostennero che r.4. Ridol/iana pili si accostasse
all'i!, imbricala che aWa brasiliensis. Egli mostra le tìgure di queste due piante
che sono nell'opera di Leunbert sui pini, e le pone a confronto con la figura che
della sua Araucaria dà il Ridolfi nell'Album del Giardino di Bibiani. Tutti con-
vengono che stando all'abito delle due piante espresso nelle ligure debba esclu-
dersi affatto l'.'l. imbricata dal confronto coll'^. Ridolfiana, e ritenerne la relazio-
ne con la brasiliensis.
Il Presidente fa osservare che gli sfuggevoli cenni dati all'Orto botanico sopra
i disegni di alcune Opunzie di oscura denominazione richiedendo di esser me-
glio chiariti , egli ne vien mostrando le piante in natura , fattene espressamente
trasportare dall'Orto botanico , e ne legge la seguente nota.
La famiglia delle Cactee, egli dice, che nel Prodromo del de Candolle figurar
vedesi per loO specie, in seguito de'considerevoli accrescimenti ricevuti fra quin-
dici anni, nell'ultima enumerazione fattane dallo Pfeilfer trovasi portata alla e-
sorbitante cifra di 700 ! Non tacerò frattanto che queste piante non potendosi
studiare altrimenti che sugli individui vegetanti, molte delle proposte novità ne
rimangono tuttora dubbie e mal definite; cosicclȏ , a malgrado de' lavori del
<salni Dick , dello stesso Pfeiffer e di oltri non pochi valorosi Botanici, siccome
opportunamente ha osservato il Walpers, assai difiìcil cosa ella sarebbe sceverar-
ne le vere dalle false specie, e fissare il giusto valore dalla inestricabile massa
de' sinonimi.
— 883 —
Nefjl' Orti botanici meglio die altrove istituir potendosene i confronti , non ho
tralascialo , ej,'li dice , di sliidiariic alcune, e ne ho prescelto le Opunzie , come
<|uelle che più generalmente collivausi ; e che le specie di lai famiglia compren-
dono di maggiore utilità per l'universale.
Senza tornare suH'Opi/zi/ia ilalica, e saWO.Ainyclea, che meritar non mi sem-
brano altre dichiarazioni, (1) io su di un gruppo di Opunzie intenderò richiama-
re l'attenzione vostra. Esse si riferiscono all'O. Tuna, ed alle specie ad essa af-
fini o con essa confuse.
Riscontrando il Prodromo e le Pianle crasse del de Candolle, chiaro ne appa-
rirà (rovarvisi poco ben dilfmite alcune specie che a quel gruppo appartengono.
Col fine di chiarirne le dubbiezze, mi fermerò ad esaminarne le seguenti.
1.° Opiiniia Tuna Lin.
2.° 0. horrida Saim Dick; cui il de Candolle aggiunge la nota ; in /lor/iN
saepe occurrit sub nomiiw U. l'unae.
',i.° O. Ditlenii UC- che per molti anni anche con 1' 0. Tuna ne rimaneva
confusa.
4.° O. Pseudo-Tuna Haw; cui lo stesso De Candolle appone la nota mede-
sima : in liorlis occurrit sub nonìine O. Tunae.
Fermandomi a studiare le piante che ne coltiviamo nel nostro Orto batanico,
ho potuto farvi le seguenti osservazioni.
Adottando il metodo della eliminazione, ho cominciato dal distaccare le due
specie sulle quali non par che possa cader dubbiezza veruna. Queste sono le due
seguenti.
(i) A coloro che VOpuntìa italica riferir vorrebbero .tII'O. vulgaris gioverà rammentare che qué-
sta va registrata tra le specie inermi, comechè provvista di corti aculei setacei non piti lunghi de' ciuffi
di peli grigi delle sue O. areole. 1/0, italica al contrario è provvista di spine solitarie lunghe da una
a due pollici. Anche affatto inerme ò VO. inttnnedia Salm Dick, cui per le località appostevi dell'Eu-
ropa Australe, e della Dalmazia, parrebbe potersi riferire VO. italica. Benveru ducbc gli articoli del-
l' O. intermedia son alquanto diversi da quelli della mia specie , perchè bislunghi e non ovali o quasi
rotondi : del cesto anche ritener volendole identiche , ne rimane confermata la stabilità della nuova
specie e la prioriLì delle scoperta in mio favore. L' Opuntia amyclea trovasi illustrata negli atti
della B, Accademia delle Science tom. IV , e nella Flora Nnpolitana tom. V.
— SS'i —
1. 0. Di'HcmiHaw. et DC. Cactus Dillenii Boi. Reff. T. 2o5. Tum major
npinis vaìidis lìavicanlibus, flore sulphureo Dil. Eltli. f. 380.
Prima dell'avvertenza portatavi dall'Hawort, questa Opunzia era generalmente
ritenuta pel Cactus Tuna L. Cosi definita l'ho anch' io osservata , e ricevuta da
diversi giardini.
Nelle figure de' sullodati autori il frutto e afTatto diverso dal vero. Forse per-
chè immaturo e mal disegnalo , o perché ritratto da individui coltivati nelle
stufe. Prosperando presso noi in pien' aria, dove fiorisce e fruttifica perfetta-
mente, ho potuto farne dal sig. Bracco condurre il disegno che ebhi l'onore di
presentarvi all' Orto botanico; ma ora qui ne vedete le piante istessc con i loro
frutti belli e maturi ; essi sono angolosi non ovati , rotondati , come nelle Ogure
de'succennati autori.
2. Op. horrida Salm Dich et D. C. Pr. pag. 472.
Comunque di questa specie non si trovasse figura alcuna , tuttavia dalle de-
scrizioni degli autori sembrami potervisi riferire la pianta che no ritengo cosi
difTmita. Insieme colla precedente ed altre bellissime , vegeta questa opunzia ,
addo.ssataad un muro rivolto a mezzodì , dove sfidando i rigori dell'inverno si
carica di fiori e di fruiti. Egli è perciò che per la prima volta altra compiuta fi-
gura dallo slesso artista disegnata potei moslrarvene , ed ora preferisco mostrar-
vene la pianta fruttificata.
3. Delle specie dubbie , dapprima ragionerò di quella che sembrami più delle
altre prossima, se non identica al Cactus Tuna del Linneo e del Dillenio.
Sono già diversi anni che l'Orto romano ne inviava un'Opunzia, cui era ap-
posto lo specifico nome di vuens. Se di tal nome traccia veruna non mi avve-
ni>a trovarne negli autori di quel tempo, bene avrebbe potuto essere registrata
in alcuna delle opere moderne, come in quella del Salm Dick e dello Pfeiffer ;
tuttavia in quelle non meno che nello stesso Nomenclnlnr dello Steudel o nel
Repertorio del Walpers, di una Op. lireiis non avviene trovare neppure il nome.
Per meglio istituirne il confronto coll'Op. Tuna vera, cui sembrami vicina, gio-
verà dettarne la seguente frase diagnostica.
O. virens. Eretta; laete virens. Artimiìis magnis cUiplicis compressis pìanis; aculeo-
rum difformium fulvorum fasciculis approximalis; minoribussetaceis, majorihussu-
— 885 —
hulnlif .T-ff, Irihus vriliflidriliuii rlomialh incwrvis f5-i0 Un. long. ] ; lana brevi fuho-
nigiicante immersia; lloribtis ijìUìk; fruclibus njlindraceo-pijriformibu.s ej:tiis inluìuiue
sanguineis, carne minime eduli farriis.
Per lo cennnto color de' fiori, e per $;li uKri generali ^cimiteri, la nostra pianta
conviene coirOp. Tuna, e se ne allontana pe'frutli che potirbliero essere mal
disegnali nella figura del Dillenio ; ma più se ne discosta per le spine incurve di
color giallo-carico e nerastro. Mancano poi afrallu in essa gli articoli inferiori
eslreniamonte lunghi, né la forma dc'supcriori con\ione con quelli del Dille-
nio ; né con la qualitù di essere ovato-bislunghi che loro assegna il de Candolle.
Nella nostra pianta essi sono perfettamente ellittici e schiacciati più che in ogni
altra Opunzia.
L'altra specie che avvicinar potrebbesi all'Op. cirens dell'Orto romano, si è
VOpunlia pseudo-luna \ar. spinosior del Sala» Dick, cui viene anche apposta la
qualìti'i di laele virem; ma la nostra pianta non ha gli articoli crassi e turgidi ,
ed invece di una sola spina robusta, ne ha in tal numero che va classificata tra
le spinosissime , e ben dappresso all'Op. horrida.
4. Se la nostra quarta opunzia fosse spinosa ed avesse i fiori gilvi , dir si
potrebbe meglio della precedente convenire colla vera ()p. Tana: e ciò per la
forma degli articoli non meno che per i fruiti piccioli e perfettamente pirifor-
mi, come vengono eflìgiali nell' Op. Tuna; ma questa nostra pianta manca del
principal carattere dell' O. Tuna, cioè delle grandi spine, dovendo riferirsi alla
Sezione delle Opunliae parvi-spinosac , alle quali il de Candulle appone anche i
caratteri di .icuhi uniformi piliformi brevi.
Tra le specie di questa sezione ho ritenuto la nostra pianta per 1' Up. pseudo-
luna. Frattanto nella frase specifica che se ne legge negli autori , in manifesta
opposizione a'succennati caratteri messi in testa alla sezione, si attribuisce a\-
y Op. pseudo luna , una spina lesìniformc robusta , che dovrebbe emergere dal
fascetto di aculei piliformi. Questa grossa spina manca affatto nella pianta no-
stra ; né potrà supporsi caduca , dapoiché nelle numerose ccppaje che ne colti-
viamo in picn'aria, giammai, né a me, né ai miei giardinieri e avvenuto rin-
venirvi traccia alcuna di spina.
Ritenendola (ad itUerim) per specie distinta ne adotto il nome suggeritome-
112
— 886 —
ne dal celebre prof. Link; e la chiamo 0. ambigua con la seguente frase. Op.
Eretta, gìabminMlaele vi rem; arlicidin maximis obovatis compressis, areolis re-
molissimis lonieiUosis, subtubercolalis ; setarum fasciculis brexnssinm; lìoribus fam;
fruclibus. ralione planlae, panis { t -, poìì. long. I. pai. lai. ) obovalis tnelibus;
e.ilus ptirpureis, inlus puìpa sanguinea minimf eduli faretis.
Non potendo il prof. Gasparrini per le sue occupazioni attendere all' officio
di Segretario , U Presidente destina Segretario aggiunto il sig. Dottor Vincenzo
Tenore.
È sciolta l'adunanza.
11 Presidente — Cav. M. Tknouk
( DoTT. L. Masi
I Segretari \
I Prof. Gasparrixi
ADUNANZA
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE 1845
»««-
iai dà lettura del processo verbale dell'adunanza precedente ed é approvato. Il
Prof. Jlencgliini dimostra a nome di Sir Robert Brown , due preparazioni di
un fossile agatizzato, appartenente ad una pianta crittogama, che non si saprebbe
riferire con certezza ad alcuna delle famiglie conosciute, benché più che ad ogni
altra si avvicini a quella delle Licopodiaccc.
Questo fossile esisteva in un Jluseo privato a Parigi , dove rimase sconosciuto
per ben trenta anni. Due anni or sono fu venduto a Londra, ed ivi tagliato in
maniera da poterne studiare l'interna struttura al microscopio; e sono appunto
due di codeste sezioni, una trasversale, e l'altra verticale, che il sig. Brown
mostra alla Sezione, riservandosi di pubblicarne la descrizione accompagnata da
accurate Ggure.
Si runa come l'altra delle due sezioni appartiene alla metà superiore dello
strobilo ad infiorescenza o fruttificazione che dir si voglia della ignota pianta,
sicché la trasversale ha figura scmiorbicolare e la verticale scmiclitlica. L'asse
— 888 —
è cilindrico e va leggermente assottigliandosi verso la sommila. Col microscopio
vi si rilevano i fasci fibrosi isolati , e disposti in due circoli concentrici. 1 vasi
dai quali essi risultano, sono unicamente di quella specie che dicesi scalarifor-
me. Su questo asse sono inserite numerose squamme o brattee, ciascuna delle
quali è di forma cuneata alla baso, ovoidea alla sommità, e piegala ad angolo
leggermenlc ottuso poco sotto alla sua regione più larga. Sono quindi presso-
ché orizzontali nella porzione loro inferiore, e verticali nella superiore. Nes-
suna di esse cade perfettamente sul medesimo piano trasversale di un'altra, dal
che si rileva dover essere le squamme slesse disposte a spira intorno all'asse.
E da ciò pure proviene che la sezione orizzontale cogliendo alcuna di esse presso
alla base, alcun'altra presso all'apice, e molle nelle parti intermedie, presenti
cosi il tipo delle varie loro sezioni , e ne manifesti la collocazione embriciata.
Nella sezione verticale accade egualmente che esse squamme sieno colle in se-
zioni diflerenli, ma quando lo sono nell'asse vedonsi in quello percorse da un
fascio vascolare anch'esso unicamente costituito di vasi scalariformi .
All'ascella di ognuna di esse squamme sta un corpo di forma cilindroidea ad
estremità rotondale o meglio ellissoidea-allungata ; il quale perciò tanto nella
sezione trasversale , quanto nella longitudinale dà una figura di lunga ellisse.
Esso occupa pressoché tutto lo spazio esistente fra l'asse, e la porzione ascen-
dente della squamma , aderendo con la sua faccia inferiore alla porzione oriz-
zontale della squamma slessa. Il microscopio manifesta la parete di questo corpo
costituita di più strati di cellule stipate. L'inlcruo è occupato da grandissimo
numero di granellini i quali il più delle volle si presentano regolarmente ag-
gruppati a tre a tre. In alcuno di quei corpi si trova tuttora sussistente qualche
resto di tessuto cellulare sui cui olricelli sembrano doversi avere originati quei
granelli, mentre la maggior parie di esso era già stata riassorbita.
Sir Hol). Crown denomina sporangio quel corpo, e spore i granelli, dalla
cui disposizione ternaria trac il nome die provvisoriamente propone di Triplo-
fporoliles.
\ dimostrare poi che non si tratta di pianta dicotiledone , come sarebbe p. e.,
Io strobilo di una pianta conifera , né di una felce arborea , lo stesso prof. Me-
neghini presenta a nome di Sir Rob. Brown preparati e dell'uno e dell'altro,
— 889 —
e(;ualmente agatizzati due pozzi , nei quali i caratlcri particolari delle relative fa-
miglie evidentemente si discernono.
Il prof, (iaspnnini fa vedere alla Sezione con un microscopio di Chevalier la
descritta struttura del prezioso oggetto. Il prof. Parlatore , ricordando quanto
fu recentemente pubblicato dal lirogniart sui Lcpidostrobì , trova sussistere suf-
ficicute analogia tra questo nuovo fossile e le altre Licopodiacee conosciute.
Il Presidente facendosi interprete della Sezione dirige al Brown vivi ringra-
ziamenti per la importante conmnicnzione, e la Sezione esprime la sua adesione
con generali ap|ilausi.
Il prof. Tornabenc presenta la sua opera intitolata Lkhenografia sicuia , della
quale non e che la sola prima parte. L'autore nella Prefazione latina richiama
l'attenzione dei botanici sullo studio dei licheni siccome utile al compimento
delle Flore meridionali dì Europa: dimostra come queste crittogame sono nu-
merose in Sicilia , e varie per le diverse stazioni , e altresì considerevoli perché
presso noi si veggono specie indigene a lontane regioni. Egli dispone i generi
secondo le vedute del sig. Endiicher Gen. pi. Viiidob. 18.36-10 , riforma la
frase diagnostica 'generica , e presenta una ricca sinonimia di antichi e recenti
autori. Passando alle specie rispetta il nome dei più recenti scrittori; ma pre-
sentate le sinonimie ne dà una frase diagnostica propria ; indi assegna il tempo
della fruttificazione, l'abitazione, la stazione; poi una lunga descrizione della
pianta, non omettendo per ultimo darla spesso egli medesimo colorata secondo
l'abito della pianta, con gli organi della fruttificazione ingranditi al microsco-
pio, ed altre parti del tallo; figura che rappresenta qualche volta le differenti
età della pianta. In ogni specie pone gli usi medici ed economici ai quali desti-
nasi. Molte specie trova nuove delle quali daremo le frasi da lui riferite con
r elenco di tutte le altre , che egli ha presentato in quel suo lavoro alla sezione
botanica.
— 890 —
1 rMfilLICAttU
1 puslulata
2 polyrrliizos
2 EM>OCAaPON
1 Guepinii
2 miniatum
3 deustum
1 communìs
1 nigrescens
3 PERTDSAaU
4 COIXEUA
5 LECIDEA
1 immersa
2 calcarea
3 Santangeli Tarn.
Crusta effusa irregularis plana laetc sulphurea ante saxo adhwrem, primum sub-
contigua glabra, deinde rimosa tessellata sm6 lente tuberculosa, tesselis trapesoida-
tibus. subtus oc intus albido-calcarea evanesccns. Siratum subalbidum, lin^o subsi-
nuato glabro. Scutcllae immersae forma variae, ovales triangulares , quadrangula-
res , raro orbiculala! , quandoque duo tresve confluentes ac mcandriformes , areola
marginali seu margine proprio donatae, crustae conformes , areola a crusta et disco
per lineolam distincta. Discum primo concamim flavum deinde planum et flavescen-
tem, denique polyedntm et apice convexum, laete sulphureum crustae conforme.
AprUi, Maio
— 891 —
lem nostra
Ad arida saxa vulcanica vetusta, tam plaiiae quam eìatae regionis jEinae ad meri-
dicìn versa. Catania, Paterno.
Pianta sicca cliartam aul pennam sulphure tinxit.
i conduons
5 vcsicularis
6 gco^apliica.
G CLADONIA
1 pyxidala
6. staphylea
e. tubacrormis
d. simplex
2 verticillata
3 cornuta
4 cinerea
5 xtncnsis Torn.
Thallus dius cauliformis ramosus subdicothomus lenuis fratjilis imperforatus albo
firidi-pusHdalus, sicco cinerrus: ramuli numerosi apice bi-trifidi; alius folioms
sparsus a basi ad apicem , medio confertus , 3-o fidus ; lobis rotundalis , sinua-
tis, subtus aWidus cancscens, superne viridis. Rcceptacida apice ramorum sita, bi-
triparlita, turbinala, ovaio-acuminata, ovalo-rolundata et [ungi [or mia , pellata
spadicea.
Decembri, Januario, Februario.
Icon nostra
Ad umida loca, ad parieles: Catania a la barriera Gravina , Masc^lucia, Ni-
colosi, Zaflarana, Bongiardo,f< m cdiis Aetna: locis; Messina-
CcuUs fisluiosus fragilis basi dilatatus cdbus, puslidis viridibus conspersus, termina-
liler acuminatus ereclus imperforatus sesque atil polUcem longus, sub letUepunctis ni-
gi'is aspersus et granulìs squamwfurmibus , conferlis lucidis rcsinosis, ramosissimus ,
ramis subdicolhomis , in [radura lorum cjchibentibus, apice et basi saepe aphijUus,
medio [oliosus. Foliota 5-o [ida lobis rotundalis, lobo terminali majore, subcreim-
tis, subtus (Ubo~canescetUia , suptme viridia. Radix nulla. Receptacula termina-
— 892 —
Ha siìadireo-fusea fiingiformia iimbilicala , attale varia in uno eodenique ejcem-
piari solitaria aiit l>i-(ripartila , bi-irifida; primo turbinata, dvirnh ovato-acttmi-
nata , poslea ovato-rotunilala , dmique fumjiformia peltata glaln'a luBmispIterica.
Piantala respitulosa einerra ramosa.
6 raiigiferina
6. tenuior
7 STEREOCAtn.ON
1 Vfsuvianum
8 parmelijv
1 ferruginea
2 vitcllinn
'.i parella
4 subfusca
0 atra
6 crassa
7 saxicola
8 varia
9 candclaria
10 ciliaris
11 slellaris
12 pulverulenta
13 pytirea
14 tiliacea
b. scorie»
15 parietina
16 caperata
b. |)u$tula(a
17 olivacea
18 acetabuluin
1 pulmonacea
9 STICTA
10 PEI.TIGERA
1 polydactyla
2 canina
— 893 —
11 CETRARIA
1 tristis 2 Gussoiiuiiu Tom.
Tluiltus caespitostts intricatus rUjidus glaber ftifco-caslaneus, lered-fompressus ,
aiìgulosus, rnmis mmulisque divarìcalis irregtdariier disposiiis apice fimbrialis, fi-
brillis denlaio-spinulosia , crasmsctdis simplicibiis atit ramosis, inlus albidis. Rece-
placula pellata lirniinnlia fiisro-rastanea , convexa, margine stdìdenlalo reflex^.
Maja — Junio Icon nulla
Ad loca elala super saxa silicea, ffraniiica: Bronte, Messina, monte Scuderi,
Caronia.
12 ROCCELL.V
1 tinctoria
13 RAMALIMA
1 fraxinea
b. steroceres
14 EVBRNIA
/
1 jiibati 3 prunastri
"2 furfuracea
15 (JS.tEA
1 liarbata 2 liirb
Il sig. Paolillu moslri un Q)uadro di piante secche nel quale sono disposti al-
tri esseri del Regno animale in modo acconcio ed elegante. A dichiarare con
113
— 394 —
qualinelodo egli consegua il disseccamento delle pianto, legge uno sciiKo di-
viso in tre capitoli. Nel primo distendesi in quelle pratiche più o meno note ai
botanici. A disseccare le piante crasse si valse con successo del sale comune.
Provò la soluzione di altri sali alcalini e con risullamento eguale. Tentò il dis-
seccamento nel gelo, aia nini sempre felicemente. L'alcool meglio risp<ise al
line. Nel secondo capitolo discorre su la conservazione delle piaute da lui pur
conseguita con una soluzione alcoolica di sublimato , aggiuntovi sale ammonia-
co , assa fetida e poche gocce di tintura di canfora. Nel terzo insegna la forma-
zione del quadro che è semplicemente composto di una lastra di cristallo incor-
niciata , e nana con particolarità il modo di stendervi su e tìssarvi le piante.
Il prof. Tenore inferma alquanto la conservazione dei colori sotto l'uso della
soluzione del sublimato; la sostiene il prof. Parlatore, e il priucipe lionaparte
soggiunge che Watherton prepara gli uccelli tuffando in una soluzione di subli-
mato le piume delicate e variopinte senza che loro venga manco la leggiadria
del colore; il Presidente replica ch'egli ha inteso parlare delle piante non già
degli uccelli. La Sezione ha notato la scoperta del Sali/riiim cpipodium L. fatta
dal sig. Paolino nei monti del Malese.
Il prof. Meneghini legge il rapporto della Commissione su la memoria em-
briologica del prof. Gasparrìni, costituita del Meneghini medesimo, del Brown
e del de Visiani. Verificò primieramente la esistenza dell'embrione apicilare nel
seme albuminoso del citino, nuovo argomeuto per ritenere appartenente quel
genere alla famiglia delle Ralllcsiacee. Vide pure alcuni dei fili descritti dall'A.
penetranti nel micropilo dell'ovulo dello stesso citino e aderente all'embrione,
senza poter decidere cosa alcuna intorno air'origine loro. Vide nei semi del
l'arancio la pluralità e la direzione anche diametralmente opposta degli embrio-
ni. Verificò nel fico domestico l'assoluta mancanza de'fiori maschili, e trovò
in anfauti , il cui foro era stato dall'A. gran tempo prima otturalo , semi fecon-
dati ed abboniti. Perla grande importanza de' fatti, l'interesse dell'argomento,
e l'autorità del eh. Autore crede la Commissione si debba stampare intiera ne-
gli Atti la memoria del prof. GasparrinL Tutta la Sezione plaudendo il con-
ferma.
Uopo di ciò, il sig. Meneghini legge altro rapporto su la memoria del dott.
— 895 —
Sorda concernente il ccrniogliaincnlo de' semi, in risposta al quesito proposto
dal Congresso di Lucca.
A sciosiiere 1' enunciato quesito l' A. adduce una serio di esperimenti , dai
quali crede di jìoter conchiiiderc che « l'opera dell'aria ne' semi che nascono
è un cooperare con la virtù elettro-negativa de' semi. »
La serie degli addotti esperimenti 6 divisa in due parti, intesa la prima a di-
mostrare che a scomporre l'acqua ci vogliono le due virtù elettriche diverse
che operino 1' una sull'ossigeno l' altra sull'idrogeno; diretta la seconda a pro-
vare che i semi cooperano a scomporre l'acqua necessaria onde essi nascano.
I fatti risultanti dagli esperimenti della prima serie sono tutti già da gran
tempo nel dominio della scienza, ed i ragionamenti su di essi istituiti sono ap-
punto (|uelli che dai sostenitori della teoria elettro-chimica universalmente si ad-
ducono. La Commissione è quindi di parere che sia sufTicicnte allo scopo pro-
postosi dall' autore.
In quanto agli esperimenti della seconda serie, come instiluiti con somma
esattezza e diretti ad illustrare uno dei più importanti argomenti di Fisiologia
vegetale , la Conimessione è di parere che la loro pubblicazione possa essere
vantaggiosa.
Ma per ciò che spetta ai ragionamenti dell'A. e alla soluzione ch'egli intende
di dare al proposto quesito , la Commessione crede che sullo stato attuale della
.Scienza , la Sezione non possa convenire con l' A. medesimo. E ciò per i se-
guenti motivi.
« 1 . Tutti i ragionamenti del signor Sorda e la nuova teoria da esso propo-
sta, essendo appoggiati intieramente ed esclusivamente alla teoria elettro-chimi-
ca del regno inorganico non può esser questa applicala alla spiegazione dei fe-
nomeni chimici del regno organico.
2. Anche se si ammettesse la teoria elettro-chimica, essa dovrebbe applicarsi
ai principi inmiediati del seme, non al seme stesso , o alle varie sue parti , o ai
tessuti che lo costituiscono , o agii elementi remoti dei quali risultino.
3. L'A. non si fa carico del Nitrogene che sempre si trova nei semi.
4. Gli esperimenti dall'. V. addotti , punto non dimostrano che 1' ossigeno
•mpiegalo alla formazione dell' acido carbonico che si sviluppa nella germina-
— 89€ —
zionc tulio provenga dalia scomposiziono dell'acqua ; mostrano solo che in da-
te circostanze anche 1" acqua può essere scomposta , senza che per ciò venga
minimamente conlradclto ciò che da tanti altri fatti è dimostrato , impiegarsi
tutto l'ossigeno tolto all'aria nella formazione del gas acido carbonico.
o. Non tenersi dall'A. alcun conio dei molti falliche attualmente si cono-
scono intorno alla germinazione ».
Dopo ciò r adunanza si è sciolta.
11 Presidente — Cav. M. Tenore
( DoTT. L. Masi.
1 Segretari {
l Don. Vjnc.° Tenore
ADUNANZA
DEL GIORNO 1." OTTOBRE 1845
Al processo verbale della precedente adunanza è approvato.
Il signor l'restandrca legge uno scritto in cui si discorre la necessità di una rac-
colta centrale di piante medicinali indigene , e di alcuni necessari provvedi-
menti per gli studi della Botanica medica. Ei prende a dimostrare che ogni co-
noscenza umana se rimanesse soltanto entro la sfera di speculazione, sarebbe di
vano diletto ; ma che di necessità ù che discenda alia pratica applicazione perchè
i risuitnmcnti suoi tornino utili ai bisogni dell' uomo , signifìcando che fra le
moltipUci applicazioni che l'Agronomia e la industria portan fra noi, la più bella e
fruttuosa a un tempo è quella scienza che studia le sostanze vegetabili nell'azione
che esercitano suH'vcunomia animale, non in via di alimento ma nell'opera loro
di virtù mcdicatrice. Lamenta la ignoranza assoluta degli Erbolai, dalla «jualc
derivano spesso ingannevoli e perniciose sostituzioni di piante ; e per riparare
a ciò propone la formazione di un Erbario ove i semplicisti dopo essersi diroz-
zati con elementari cognizioni di studi, si facessero ad istruirsi nella pratica del
loro mestiere quanto alla nozione del vegetabile, non che al modo di seccarne e
conservarne la specie: e prima di essere autorizzati ad esercitare il mestiere far
subire ad essi un esame. Considerando che le piante tutte e con esse le medici-
nali di uu dato paese sono descritte in forma intelligibile sollaulo ai prof, della
— 898 —
Sficnza, diro utile clic se ne fiuria doscrizioiu- piana e precisa in lingua italiana ,
onde il semplicista jKissa apprenderla agevolmente.
Il dottor Biasoletlo muove la discussione su la proposta del sii;nor Preslan-
drea trovandola utilissima , nin stimando più convenevole, clic i semplicisti non
abbiano solamente a studiare un Erbario di piante esclusivamente mediche, pen-
sa bensì a stabilire tale raccolta ove tutti i vegetabili di un dato luogo sieno
ordinatamente disposti.
Il pror. Parlatore, quanto alla Botanica medica, dice che questa è ornai bene
distinta e studiata, si che quasi comprende lo studio della Botanica generale; trova
più utile coltivare le piante medicinali in una parte dei Giardini per la istruzio-
ne degli Krbolai , anziché le collezioni degli Erbari medici. Va notando pei-ò che
in Palermo gli Erbolai sono obbligati a seguire corsi di Botanica, e subire esami
e tenere nell'offìcina piante scientificamente nominale. Il Presidente fa sentire
il desiderio che le scuole per gli Erbolai sieno anche in Napoli islituile ; ricorda
avere le provincie Orti in cui si ammaestrano gli Erbolai , e cita quello del-
l'Abruzzo l'iteriore in Teramo del quale ha dato il Catalogo il prof. Bozzi.
Il signor cavalier Sollazzo legge una memoria .sopra alcune piante dei contorni
di Corigliano in Calabria. Si parla delle piante che sono in Corigliano e se ne
numerano le più rare ed imporUinti come la FritiUaria Mcssanensis , V Euphor-
bia Apios e higlandulosa, ì'Arabis verna e collina, var: rosea, VOrchis longe-bracleata
ce. ec. e più; l.-Si mostra un saggio AeWIIedysarum coronarìum, ma che diffe-
risce dal tipo per molti caratteri, e quindi si crede o una varietà insigne, o una
specie distinta; '2." Si parla di un Ali/ssum che porta le siliquclte totalmente
diverse dall'. 4/(iisum orientale: si conchiude che spesso nelle famiglie naturalissime
i generi di troppo divisi forse vengono a leggerissimi caratteri , e spesso di niun
conto; 3.° Si presenta inoltre una forma particolare dell' An//ìj/mn«m Oronlium
mollo più alta ramosa glabra colle foglie lucide ed il calice che uguaglia la co-
rolla , ed una Vicia alTme alla cassubica, ma che ne differisce per moltissimi ca-
ratteri e che si crede una specie nuova; 4.'' Si mostra la vera Specularia specu-
ìum , e la Specularia flirta credutane una leggerissima varietà , ma che esamina-
ta attentamente fa fede della giusta opinione del Tenore che l'ha considerata
come specie diflcrenle; 5.° Si presentano due saggi della PMomis Herbaventi ,
— S99 —
r si desidera che si esaminasse bene qual' è quella che il Linneo distinse con l;il
nome , e die l'altra sia considerata come una spezio nuova ; (>." l'or dimostrare
le grandi attenenze che la Flora di Calabria ha con quella di liarbcria u di Si-
cilia si fan vedere de' saggi del Trifotium Gusmmi, che finora non si è trovato
clic in Sicilia, e nell'Aspromonte; 7." Si fa vedere inoltre quella che fu creduta
la varietà villosa dell' Onoiiis olijgfyphylla, ma che si crede piuttosto la (hwnis vil-
losissima del de Fontaincs pianta nuova della Flora Napoletana : e per quan-
to sappiamo ancora in quella di Europa : S. " Finalmente si mostra una varie-
tà singolarissima, o meglio una mostruosità del Muscaris comoswn descritta da
Fabio Colonna, con la rachide più volte diramata , i peduncoli coperti di brattee
i stami ed il pistillo aboliti , rimanendo solo il perigonio in parte disformato.
Si fa notare che i prof. Link e Biasoletti han confermato l' idee che sien nuo-
ve la voluta Phiomis Ilerbavcnli , la Vida, e l'Z/w/y.wnoH , e che il saggio mo-
strato per r (hìonis villosissima appartenga veramente a questa specie.
Il Presidente prof. Tenore riprende parola sulla Purità , nuovo genere nella
famìglie delle Solanacee, e ne dichiara le caratteristiche. Il sig. Link spiega l' o-
pinione del eh. K. Brown sulla Poriea. Egli dice il Brown non infirmare i ca-
ratteri che hanno indotto il Presidente a formare il nuovo genere (1).
Il dottor Zanardini legge una memoria intorno agli studi da lui rivolti alla
Desmaresiia /iliformis di Giacobbe Agardh , e parla eziandio delle Chordariee in
generale, dietro cui conctiiude; la Desmareslia filiformisdìG. Agardh non essere
una Desmareslia nò uno Si>herochnus , e nemmeno poter appartenere alle tribù
cui questi generi si riferiscono. Sia che si consideri il colore e la struttura della
fronda come pure la collocazione e forma degli organi riproduttori indubbia-
mente appartiene la specie alla famiglia delle Chordariee. Istituiti i confronti con
tulli i generi componenti questa famìglia, chiaro ne emerge costituire la specie
da per se slessa un tipo , per la scarsa muscosità del tessuto , e più di tutto per
la maggiore conq)osizione degli elementi ; sicché va a collocarsi in cima di tutte
le altre Chordariee donde fu tratto il nome di A'eroo la di cui frase generica re-
sta così stabilita.
t>) Vedi Diariu pog. io3 e la ilcscrizione qu\ jppresjo pag. 901.
— 900 —
Frons filiformis comoso-peniaìligem ; uwia filiformi; interno longittulinaliter eje-
anrente , filis periphericis brevissimis ab ejclremilalibits arcualis filonim internmtttn
arctissime irradiantibus. V(riatU sporiferi basi vel lalei-e filonim periphericorum insi-
denlei. La Neieia /f/i/ornii's unica specie fin qui conosciuta vegeta nell'Adriatico
nel Mediterraneo e tino nel mare Atlantico per Io più sopra altre specie. La
circostanza di tale sorta di parasitisnio concorre a comprovare sempre più che il
genere appartiene alla suddetta famiglia delle Chordiarec, le quali come furo-
no fin qui dagli autori descritte danno luogo a molte dubbiezze, ed ammet-
tono novelle rettificazioni in riguardo alla sussistenza e disposizione dei generi
che la compongono. La scoperta relativa alla coesistenza degli otricelli sporiferi
ed anteridii nel medesimo individuo valse meglio a precisarne i caratteri , ed a
stabilire con maggior fondamento l'istituzione de' tipi veramente distinti. Die-
tro tale scoperta i generi Helminlhodadia Haw. e Liebmannia Ag. caddero del
tutto; e ì'Egyra ¥ rìes , Myriotrichia Haw., Mijriocladia Ag., Mijrionema Grew.,
Cladosyphon e Myriaslis del Kùctzing ammettono molti dubbi e richiedono no-
velle illustrazioni. I generi che nello stato attuale della scienza costituiscono la
suddetta famiglia delle Chordarice più positivamente sono i seguenti : Nereia Za-
nard, MesogloiaAg., Chordaria Ag., Liebrnannia Menogh : non Ag. TìioreaBory,
Centrospora Aresch., Elachyssia Duby, Lealhesia Gray, ed Asterolrichia Zanard.
La famiglia cosi composta non male potrebbesi suddividere in due Sezioni , se-
condo che la fronda è cilindrica più o meno ramosa, ovvero sferica semplicissi-
ma , emisferica ed appianata. Finalmente nella prima Sezione si collocherebbero
i generi Nerria, Chordaria, Liebmannia, Mesoyloia, e Tliurea; nella seconda i ge-
neri Centrospora, Elachysia , Lealhesia, ed Asterolrichia.
(.'adunanza è sciolta.
Il Presidente— Cav. M. Tenore
ÌDoTT. L. Masi
DoTT. ViNC." Tenore
DESCRIZIONE DELLA PORT/EA AURANTL\CA.
Sotto il (Itiplicp nomo di lìuramamia florilmmìa e di Juannuìloa aiiraiuiaca per-
veniva al nostro Orlo botanico una |Manliri>llu legnosa , alla poco più d'un pie-
de, rivestila di larghe foglie ovali e rotondate alterne intatte pelosetle , e che
non tardava a caricarsi di \'aghi fiori di bel color rancio. Sul primo ravvisarla
sarebbcsi detto convenirle assai bene il nome di floribunda per la copia de'fiori,
non meno che quello di auraiuiaca pel colore di essi. Ma era questa una Burg-
mansia ovvero una Juannuìloa'! Ecco ciò che fiiccva mestieri di ricercare , ed io
messomi a studiarla , non esitava a giudicuia di genere affatto diversa si del-
l'una che dell'altra. In quanto alla Bwgmansia non accadeva fcrmarvisi altri-
menti ; perocché al primo sguardo poteva giudicarsi di non avervi nulla di co-
mune. Più accurato esame era mestieri portare su! genere Juannuìloa , tanto
più che al primo sogguardarne la figura, che ne dà la Flora Peruviana de' signori
Ruiz e Pavon , per la somiglianza del calice e pel color del fiore si sarebbe detto
potcrvisi riferire. Tuttavia se vi farete a studiarne la descrizione ed a meglio
considerarne la figura istessanon tarderete a riconoscerne la differenza. La Juan-
nuìloa parasitica, unica specie di tal genere fondato da' sullodati autori è frutice
parassitico, che l'Endlicher non esita a dichiarare solisRuiz et Pavon nolus. Esso
ha foglie bislunghe aguzze e racemi dicotomi e pendenti - Per esserne diversa ed
appena nota la prima specie, potrebbe non pertanto il nostro alberello conve-
nirvi nel genere ; gioverà perciò passarne a rassegna le caratteristiche generiche.
La Juanmdloa iia la corolla tubulosa rigonfia più da un lato al disotto della
gola che mirasi ristretta e chiusa non che munita di picciolissimo lembo [Fauce
coarc lata, posi ice gihba, limbo minimo) ; i filamenti sono cortissimi e stanno inse-
riti alla metà del tubo; le antere sono più lunghe de' filamenti stessi ; lo stimma
è lineare; il frutto, comunque bilocularc, presenta una bacca piena affatto di
numerosi semi , raccolti in un sol corpo come nella Physalis e disposti in mol-
114
— 902 —
te serie concentriche. In questo fiore manca affatto alcun nettario glanduloso
sottoposto all' OTario , essendo questo impiantato su di un piccolo ingrossamen-
to del peduncolo.
La nostra pianta ha una corolla imbutiforme che si slarga in bocca aperta h-
bera o prolungasi in lembo lìatcnte, (faiicc hìante); i fdamcnti si attaccano al
fondo di essa e sono tre volle pili lunghi delle antere , lo stimma è elavato, e si
impianta su di un nettario carnoso , composto di cinque glandole riunite in una
stella come nella Cobaea, dal quale trasuda un liquido denso vischioso giallastro
che si raccoglie nel fondo del fiore, e dove questo sia pendente mirasi gocciolar-
ne. Il frutto comunque non abbia potuto vederlo maturare, dallo abbozzo che
ne presenta l'ovario, sembra doversi riferire piuttosto ad una capsula: tale es-
sendo la disposizione degli ovicini che si mirano nicchiati in semplici serie tra-
mezzate dal trofosperma.
Tanta divergenza di caratteri, indipendentemente dall' abito, e dalla famiglia
( per la quale in quanto alla Juannulloa, l'Endlicher nel registrarla tra le So-
lanaceevi aggiunge l'altra sua nota lix hujusloci) ne fanno aperta la diversità
generica della nostra pianta; cosicché nella famiglia delle solaimcee e nella classe
peniaiidria, ordine monoginia, ne ho fondatoli mio genere che intitolo al nostro
concittadino, precursore del Galileo e del Newton, all'immortale Giovambattisla
della Porla.
PORTAEA.
Gj/yx coloratus, ovato-pentagonus indatus ad medium ultra quinquefìdus.
Corolla hypogyna, infundibulìformìs angulata, fauce patula in libum quinquefi-
dum cxjìansa. Slamina inclusa , corollac basi inserta, filamenta basi villosa, an-
tlieris triplo lougiora. Atilherae 'ó Siigiltatac longiludiualilerdohiscentes. Stigma
clavatuni , ovarium biloculare, nectario superimposilum. Neclarimn carnosuni
o-glandulosum. Fructus. Capsula? bilocularis, semina pauca.
Arbuscula sempervirens, semperflores ; foliis petiolatis allernis ovalibus rotun-
datis integerrimis , floribus ceniuis longe pedunculatis , pedunculis oppositifoliis
pcdiccllìs subcymosis.
— 903 —
POnTAEA AIKANTIACA
Arbuscida in olla eulta ; ramis alternis teietilms villosiusculis. Folla alterna
petlolnta ovalia vel suborbicularia , apice rotundnta (2 ì — 3 j poi . long.
2 — 2^ Int.) integerrima viliosiuscula percnnantia. Pedunculi oppositifolii
plerumquc foliis longiores (2-3 poli. long. ) apice floribus subcymosis (2-3)
onusti, pedicelli incurvi (i-'j lin. long. )
l^/orMlierniapliroditi. Ca/i/x monopliyilus ovatus pentagonus luteo-rufescens
(12-15 lin. long. ) us<iue ad basim fere ijpartìtus , laciniis lanceolatis acutis.
Corolla monopetala liypogina inTundibuliformis calyce longior, rubro-aurantia-
ca; tubo angulato, faucc ampliata liiantc, limbo quinquepartito laciniis ovato-
trianguiaribus revolulis. Slainina S ad basim corollae tubi inserta ejusdem orem
attingentia ; /i/flmeii^a terelia (12 lin. long. ) basi villosa; an//iffae basi sagittatae
longitudinalitcr dehiscenles fìlamentis triplo breviores. Pistillum unicum. Stylus
simplex longitudine staminum ; «fiV^ia clavatum glandulosum flavescens; ovarium
conicum biloculare; ovula biserialia ad scpimenti mediani latera adfìxa. Necla-
rium virescens , ex glandulis 5 ad basim ovarii coronam quinqueradiatam effi-
cicntibus , conflatum.
Capsula'} bilocularis. Spminfl ....
Classispentandria. Orda ìlonogyiiia Lin. — Familia solanaceanim .
Floretper totum annum. Hibernat in calidario.
Patria ignota. In horlis colitur sub nomine Burgmansiae florilnindae, vel Juan-
mdlae aurantiacae.
TABULAE EXPLICATIO
A. Porteae aurantiacae ramulus flori- e Ovarium, idfin.
fenis. f. Idem transverse scctum.
a. Corolla integra. g. Pollen sub lente inspectum.
b. Calyx longitudinaliter sectus. h. Floris diagramma.
e. Corolla, idem.
d. Pistillum cum neclario , magoitu-
dine auctum.
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 18i5
-»H«-
Alla lettura del processo verbale seguita la reltiQcazione del signor Briganti
che dice sia posta la notizia da lui data dell'Erbario medico esistente in questo
gabinetto di materia medica. In questo proposito il Presidente generale Mini-
stro di Stato che onora la Sezione di sua presenza prende la parola per mani-
festare apertamente che il prelodato Erbario non è certo fornito al bisogno ; e
che non si deve tacere tuttociò che fa mestieri a cose d' insegnamento ; altri-
menti non vi si potrà mai provvedere. Ricorda pure come il Giardino botanico
difetti ancora di un compiuto Erbario, e quindi tanto per l'aumento di questo,
quanto per migliorare quello del Gabinetto medico raccomanda al prof. Tenore
di richiedergli quanto a ciò faccia d'uopo; perché nella sua carica provvedere a
tutto e di voglioso animo.
Il sig. Briganti dà la figura e i caratteri di un nuovo fungo mangereccio cui
trovò in mercato nell'autunno del 1814. Lo chiama:
— 905 —
AGARICUS PISTILLII'ORMIS.
Agar, solitarius mcdiocris totus latcritìus; pilco carnoso sublicuiisplixricOjdein
valde concavo, margine crccto undulato , liinc iudc non raro Gsso ; lamellis e
pilei substan(ia dccurrcntibus ; stipite longo basi crasso solido.
Habitat scro autiimno in sylvis ad tcrrani , et hoc tempore in nostris foris cum
nonnullis cdulibus vcnditur. Caro alba ac valde tenera sapida inodora.
Obs. Pileus '2 une. et ultra latus. — Stipes ad instar pistilli, unde hujus speciei
nomen,3 une. lungus , versus apicem sensim attenuatus, basin vero tumidus.
Lamellae ventricosae inaequales , fragiles , postice acuminatae — Sporidla laete
rubent.
Il prof. Tornabene desideroso che gli studi sopra l' Algologia italiana si con-
ducano sollecitamente a quella perfezione per cui s'avviò tanto innanzi il eh.
prof. Meneghini, propone che i botanici della Penisola, mandino a questo al-
gologo raccolte di alghe, promettendo egli quelle di Sicilia e di Malta. Il prof.
Meneghini lo ringrazia della generosa proposta, dicendo che assai coraggio al-
l'opera e contento a\Tebbe di arricchire vie più la sua collezione , da esso do-
nata all'Erbario centrale italiano. Prega quindi gli sieno fornite le crittogame e
specialmente le alghe. Il sig. Preslandrea promette quelle di Messina , e altre ne
promette il prof. Tenore.
Il Prestandrea medesimo riferisce alcuni suoi sperimenti sul modo di rendere
di consistenza lapidea gli organi delle piante col metodo proposto dal prof. Bal-
dacconi, e dal risultamento negativo che n'ebbe, crede stabilire che la prepara-
zione raccomandata per pietrificare gli animali non sia valevole per le piante. Il
Presidente aggiunge che altre simili osservazioni sono state fatte in altro tempo ,
e fa plauso alle parole del Prestandrea per aver dato nuove prove a conferma di
un tal fatto , in opposizione a quanto credeva il prof. Baldacconi.
Il dottore Zanardini legge un suo scritto che ha per oggetto d'indagare il ve-
ro posto che alle Galaxaure si compete nelle serie dei vegetabili marini. Prende
egli in esame le osservazioni pubblicale dai eh. Philippi di Cassel , Kiitzing ,
Decaisne, e discute intorno al posto da questi ultimi assegnalo alle Galaxaure.
Descrive minutamente la struttura della fronda non che gli organi della ripro-
— 906 —
duzionc , e fa conoscere che la fiutlificazione più frequente consiste in un fa-
vellidio che per la sua struttura e collocazione ricorda perfettamente quello pro-
prio del j;enere Ginannia Montg. Le varie specie dichiarategli dal eh. De-
oaisnc appartenenti alla ricchissima collezione del Museo di Parigi, gli diedero
agio di rilevarne più minutamente i caratteri generici e specifici, ed un esem-
plare da ultimo inviatogli dal eh. Diesing di Vienna sotto il nome Ai Dicholomo-
ria spccies inquirenda di Porto Natal gli offri occasione di scoprire una seconda
forma del frutto fin qui ignoto della Galaxaure. Dietro ciò passò ad estendere e
rettificare la frase del genere nel modo seguente. Frons rijlindracca vd cijlindrico-
comprcssa ramosa, ramis pìcrumciiic dicholomis, plus mimisquc ad basini regulariter
consiriclis apice oblusis , e fdis longiludinalibus arliadalis periphcriam versus arcua-
tis tandem dichotomo-ramosis moniliformibus composita, articulis exterioribus super-
pciem frondis constituenlibus arctissime coalitis membranam ceìMosam mentientihts,
celluUs pentagoiìis serpe in fila arliculata seda simpUcissimainordinalaprodtictis. Fa-
villidia immersa per lotam frondem sparsa e filis teniiissimis ramosissimis e centro co-
mune irradiantibus conslilula. Ulriculi sporiferi e fronde parum prominentes in poros
maadaeformes aggregali, sporis cruciatim (?) divisis.
Algae marinae primum purpureae demum viridescentes plus minusgue fragiles vel
coriaceae.
Quanto alla specie più sopra menzionata, ritenendola l'autore alquanto distin-
ta da quelle (inora conosciute e descritte, piacqucgli intitolarla al eh. donatore
sotto il nome di Galaxaura diesingiana fissandone la frase in questi termini. G.
fronde laxe dichotoma flabelliformi, calce carbonica levissime suffusa , segmentis elate
compressis, subcontinuis obtusissimis; poris mandaeformibus in medium frmdis lon-
giiitdinaliter seriatis.
Da ultimo conchiuse che le Galaxaure appartengono indubbiamente alle Flo-
ridee come a\c\a egli in altro luogo dichiarato , e che per la forma e struttura
dei favellidì, mostrando esse grandi rapporti di afiinità col genere Ginannia dei
eh. Montagne, il posto che loro definitivamente si compete nella serie delle Flo-
ridee deve essere assai prossimo a quello occupato dalle nalymeniee, o Gaste-
rocarpe degli autori .
Il prof. Meneghini fa osservare che avendo il eh. Heriog descritto nell' ulti-
— 907 —
nio suo lavoro molte specie del Porto Natal , si deve verificare se fra (|uelle fos-
se compresa la presento specie di Galaxaurn ; prima d'imporle un nome nuovo
che sarebbe tanto più dispiacente dover cancellare, inquanto che è dedicalo a
persona tanto benemerila dell' Algologia.
Il dottor Zanardini risponde che non essendo presumibile che fosse sfuggila
In frutliGcazione tanto evidente di questa specie ad un osservatore cosi oculato
quale fu rilering, e poiché non fu mai parlato di tale importante scoperta, è
probabile non gli sia caduta solt' occhio questa specie, ed essa resti lutlavia a
denominare.
Il vice-Presidente prof. Meneghini fa conoscere alla Sezione come si per la
partenza già seguita di alcuni professori, e si per la strettezza del tempo, la Com-
missione da essolui nominata per riferire intorno all'Orto botanico, trattandosi
di un si ampio terreno e di si numerose collezioni quali si veggono registrate
nel catalogo messo a stampa, sia slata inabilitata ad occuparsene allrinienli; ma
che tale omissione viene largamente compensata dal plauso dei componenti tut-
ti la Sezione non solo , ma di buon numero d' Italiani e stranieri che hanno
visitato quel Reale Stabilimento , non che dalla meritata riputazione che gode
in Europa.
Il Presidente prof. Tenore chiude la Sezione con parole di conimialo che
riassumono le cose trattale nel corso delle adunanze , lodando dei membri lo
zelo, l'attività, la dottrina; ond'è che se la Sezione botanica non superò le altre,
certo che ad esse non andò seconda. Ciascun ramo della Botanica fruttificò. .\l
Gasparrini dà lode di aver dato una bella e distesa memoria di Fisiologia vege-
tale ; e di nnalomia vegetale al Parlatore. Di Filografia al Link , al Sollazzi , al
Tornabene. Rammemora di aver egli col suo imovo genere Portea renduto o-
maggio a quel della Porla , che precursore di Galileo e di Newton , non ebbe
ancor monumento degno e meritato. Del Tornabene loda il saggio di Geografia
botanica. Del Zanardini i lavori algologici. Del Meneghini le discussioni dotte e
importanti. Agli ufficiali della Sezione che operosamente adoperaronsi volge pa-
role di ringraziamento. Lamenta la \icinaora del separarsi, a cui conforto deb-
be valere la stretta amicizia , la quale se per jioco or si rallenta tornerà nuova
a rifaisi più tenace nella patria del grande Navigatore, il quale se dai contem-
— 908 —
poranei non altro guiderdone si ebbe che catene ed abbandono, i conipatriotti
di questo tempo rendono a lui la nicgata mercede delle magnanime imprese
innalzandogli durevole e glorioso monumento. E con augurio di prospero e ri-
posato vivere discioglie l'ultima adunanza, che ad esso applaude con animo af-
fettuoso e concorde.
Dopo tali affettuose e sentite parole l' adunanza Anale si è sciolta.
Il Presidente— Cav. M. Tenore
( DoTT. L. Masi
1 Segretari \ ^ ,r t
V Dott.Vjnc. Tenore
SAGGIO
DI GEOGRAFIA BOTANICA
PER LA SICILIA
DEL
P. D. FRAXCESCO TORNABEXE
BE^EDETTl«0 f.lSS/.YfSf
PaOFESSOKB DI BOTÀNICA NELLA R. PNIVERSITa' DEGLI STUDII IN CATANIA
Mappae vegetantes confìciendx sunt, ubique regionem,
clima, et terram indicante^, usus ex prxdictU re-
suUaret de natura tellurio siimmus — Li.n.
PRENOZIONI MATEMATICHE
L ISOLA di Sicilia è sita al 36°37-38" lat. N. e 10'o'-13"20 long. E. dal me-
ridiano di Parigi; appartiene al sesto clima astronomico: il massimo giorno in
tutta l'isola è li 'i3'.'i", ed il minimo 9 '30'll '. Presenta una forma triango-
lare, per cui venne appellata Trinacria, Triquetra, ed ebbe i nomi di Sicanìa
e Sicilia da'Sicani, e Siculi popoli primi ad abitarla. Sta alla base della Peni-
sola Italiana , da cui è separata da uno stretto appellato Faro di Messina a SO
largo circa 3,000 metri; dista dair.Vfrlca per il capo Iktn con una retta di 25
115
— 910 —
leghe in larghezza ; Lipari piccola isola dista dalla Sicilia 20 miglia circa italia-
ne, e 106 miglia l'isolctta di Lampedusa scosta dal Capo Licata nella spiag-
gia meridionale di Sicilia.
Tre angoli, che presenta l'isola formano tre capi principali; cosi all'O. capo
Boeo, a SE capo Passero, a NE capo Faro. I lati del triangolo sono bene cono-
sciuti nella loro lunghezza ; cosi dal lato Settentrionale la Sicilia conta 70 leghe,
dal lato rivolto all'È conta 44 leghe, e dal lato SO 65 leghe. La superficie di
essa calcolata dagli elementi di tre lati forma 1,392 leghe quadrate.
Li Sicilia è la più grande Isola nel Mediterraneo, ma le acque che la bagna-
no hanno di\ ersi nomi ; così il mare che la bagna al Nord è detto Tirreno , al
Sud Africano , all' Est Jonio.
PARTE GEOGNOSTICA
La Geografia botanica speciale riguarda il sito delle piante di una determi-
nata abitazione , cioè di un segnato limite della terra ; con tale studio si osser-
va quali piante vivono oggi in quel luogo , e come stanno in relazione con
quelle di altre abitazioni; allora si rilevano le specie endemiche, dalle spora-
diche, le endemiche aborigeni, e le endemiche acclimate, quelle d'area estesa,
e quelle d' area ristretta.
Più importante ricerca di questa dee farsi dallo scrittore di geografia bota-
nica , neir indagare la natura del suolo che serve di stazione o di mezzo alle
piante di quella significata abitazione.
Da ciò mi è parso con>enevole considerare la parte geognostica topografica
di Sicilia come necessaria ad esporsi in piccoli quadri , e questa sotto circo-
stanze fisiche diverse. Cosi, bene conoscendo come i lidi, le pianure, i rialti, le
colline i monti avessero nella medesima abitazione piante diCTerenti per le va-
rie circostanze climatologichc e chimiche, le quali occorrono in tali stazioni,
ho giudicato conveniente descrivere la gcognoslica formazione di tali luogiii.
Gii scrittori di Geografia botanica generale volendo riunire la somma delle
circostanze uguali in tulle le diverse stazioni della superficie terrestre l'anno
divisa in varie parli che appellano regioni ; in tal maniera Schow vedendo le
— Otl —
famiglie naturali delle piante che dominano in alcuni paesi con maggior pro-
porzione d'altrove , assegna a queste famiglie il nome di regioni ed ivi com-
prende quei paesi ove si rinvengono. Cosi nddininndasi regione de' muschi
quella parte di Europa , e d'Asia vicina al cerchio artico; regione delle ombel-
lifere, e cruciate la Europa centrale, e la Siberia meridionale: regione delle
labiate e cariofillee le coste del Mediterraneo ec.
De Candollc considerando la diversità delle piante da un paese all'altro, e la
diifìcoltii a passare i semi da una porle all' altra ove i limili fisici vi si oppon-
gono, ed i climi sono differenti , ha diviso la terra in liO regioni, delle quali
13 neir emisfero boreale stanno tra il polo, ed il tropico del Cancro , 30 in-
tropicali, e 7 neir Emisfero australe fuori de' tropici ; ogni regione riceve un
nome suo proprio, come 1* Regione Artica ; 2' Regione l' Europa ; 3' il Medi-
terraneo ec.
Però osservando che la Sicilia per la poc^n estensione occupa un punto nelle
vaste regioni botaniche stabilite da illustri autori, sicché apparterrebbe ad
un limitato spazio nella regione delle labiate, e delle carioflllee di Schow, ola
3' regione del Mediterraneo di de Candolle , non ho voluto dividerla in regioni,
ma ho rivolto il pensiero alle stazioni diverse che presenta la sua superficie
nella parte geognostica , nella idrografica , ed aerografica , e tanto ne ho detto
quanto può interessare il Botanico, giovandomi della Carlii geologica di Sicilia
foggiata dal chiarissimo F. HotTman ; poi venendo alla parte fitognostica ho mo-
strato come le varie stazioni formate dagli elementi antecedenti influiscono sulla
vita degli esseri vegetali, e cosi ho dato una rivista alle piante che ivi precipua-
mente si veggono, non mancando di riguardare sotto varii rapporti l'insieme
della vegetazione in Sicilia. Vivo sicuro che le minute osservazioni sulle abitazio-
ni botaniche prestauo grandi aiuti alle generali ricerche della geografia Fisica(r.
(i) G. B. Fruì nella prefazione alla sua Flora Sicula ha deUo due parole sulla geografia Iwtanica
di Sicilia che ha diviso in sette regioni colle corrispondcatì altezze in piedi parigini; ma rispettando
il nume del chiaro autore , non troviamo sempre le sue idee consentanee a' liitti : cosi abbiamo allon-
tanato la divisione per regioni, e ci siamo soffermati a quella per stazioni , senza attaccarà rigorosa-
mente al grado di altezza in ogni stazione : solo nella stazione subalpina , ed alpina abbiamo notate le
massime altezze alle quali pervengono varii vegetabili
— 912 —
§. I. LIDI.
I punti principali tra i lidi di Sicilia sono; dal capo Faro al capo Boeo , il
capo Rosocolmo, il golfo di Mciazzo donde non molto discostano le isole Eolie,
i capi Bùinco, Catara, Orlando, ZafTarano , il seno di Ccfalù ; i golfi di Termini
e Palermo, i capi Gallo, Rama, il golfo di Castellammare, il capo S. Vito, il
porto di Trapani , e quivi veggonsi prossimane le isole Egades ; tra il capo Boeo
e Passero si presentano i capi Feto , il golfo di Mazzara , la punta di Sorretto ,
la foce di Belice, il golfo di Sciacca, ove nel 1831 surse dal mare un'isola
vulcanica alla latitudine N. 3711' e long. E. 10°24' della Ncritù : né si dilun-
ga assai r isola Pantelleria ; seguendo la costa si osservano le foci di Caltabel-
lora , e Platani , il porto di Girgenti , la foce di Naro , i golfi di Licata Terra-
nova, la foce del Dorillo, la rada di Vittoria, Scoglilti, il capo Palo; tra il capo
Passero, e Faro veggonsi la punta di Pachino, la foce dell'Abiso, il capo Muso
di porco, il porto di Siracusa, il capo di S. Ponagia, il porto d'Agosta, il capo
S. Croce, la foce del Giarretta, il golfo di Catania , il capo Mulini, la rada di
Acireale, il capo Taormina, il porto di Messina.
Cominciando dal capo Peloro diremo che buona parte della costa è composta
di banchi di sabbia, o di una roccia calcarea; al capo S. Alessio, e S. Andrea
si mostrano delle rupi di calcano grigio, come ancora alla punta di Pietragala
dalla imboccatura del fiume Cantaro , sino al capo S. Croce troviamo delle roc-
ce vulcaniche antiche, o moderne, e dc'banchi di sabbia nella parte più piana.
Da Agosta sino alla punta del Braccetto questi stessi banchi di sabbia sono
spesso interrotti dalle rupi di calcarlo terziario teucro. Proseguendo verso Ter-
ranova troviamo sul littorale i più estesi banchi di sabbia che spesso si adden-
trano verso le colline; e lo stesso ancora si osserva sotto Girgenti. Da Terra-
nova proseguendo il corso del littorale fino a Trapani trovansi parimenti questi
banchi di sabbia meno estesi, interrotti da rupi di argilla, e marna argillosa.
Al monte S. Giuliano girando pel capo S. Vito fino a Castellamare , ed indi dal
fiume S. Cataldo sino a Termini le rupi sul mare sono tutte di calcarlo grigio;
bisogna solamente escluderne il littorale sotto Partenico, ove anche vi sono
- 913 —
estesi banchi di sabbia, e quelli di Palermo alla Baglicria, e del piccolo polf"
di Solanto ove si veggono de' depositi di arenaria concliiglifera: da Termini
sino al capo d'Orlando solamente a Ccralii riconìparisce lo stesso calcariu gri-
gio , e tutto il resto della costa ù interrotto da una pietra calcarla bianca più o
meno compatta. Da capo d'Orlando sino ad Olivieri Irovansi sul mare altre
rocce di gneis, scisto-micaceo, e scisto argilloso; da questo punto sino a Melazzo,
eccettuato il capo dello stesso nome formato da una roccia tutta particolare,
quasi sino a torre di Faro lungo il littorale non si trovano cbe banchi di sab-
bia. Finalmente le trefìne o lave vulcaniche eruttate dall' Etna si vedono nei
lidi di Catania.
§. II. I.E PI.\MRE.
i.e pianure di Sicilia non sono assai vaste : le pili estese sono quelle di Me-
la/zo e Catania al NE. dell'isola di Siracusa, al SE. di Terranova, al S. restano
inferiori a queste quelle di Girgenli, Castelvetrano , Trapani, Partenico, Pa-
lermo.
Queste pianure essendo circondate da monti, da colline e da rialti, o pros-
sime al mare, la loro natura varia come varia la costituzione geologica degli
anzidetti siti; cosi nelle pianure di Melazzo circondate di rocce primitive pre-
domina la silice, e lo stesso si avvera in quelle di Terranova , le quali sono
circondate da gres. In quelle di Palermo, e di Partenico predomina l'argilla
mista al carbonato calcare. In quelle di Trapani, di Castelvetrano e di Siracusa
il calcano predomina sull'argilla; linalmcute nelle pianure di Catania col cal-
cario, e coU'argilla si trovano misti i prodotti vulcanici da'quali essa ripete la
sua grande fertilità , e la sua natura particolare molto diversa dalle altre enun-
ciate. Questa pianura prende diversi nomi secondo i paesi cui per divisione ci-
\ile si appartiene, come pianura di Caltagirone, Mineo e simili. Molte estensioni
di terreno vengono in Sicilia appellate pianure; ma questo termine è impro-
prio perché sono piuttosto delle valli più o meno estese circondate da rialti , e
da coUine: tali sarebbero l'agro Icontino , le pianure di Aidone, Piazza, Ber-
rafranca, e simili.
— 914 —
§. ni. RIALTI.
La supprficie della Sicilia siccome oltre una catena di montatane e di vallate,
cosi ci siamo a^^isati distinguere le elevazioni in rialti, colline e monti. Col no-
me di rialti intendiamo que'luoghi che si elevano da 30-100 tese sul livello del
mare ; col nome di colline quelle che sono da 100-200 tese sul detto livello, e
presentano convessità alla cima ; monti alla fine diconsi quelli che superano le
200 tese, ed anno una base considerevole, de versanti, e delle cime più o
meno acute.
l rialti di Sicilia sono formati da poche rocce. Un gres secondario friabile
stritolato, ridotto ad arenaria misto ad argilla e terriccio, feracissimo di belle e
preziose derrate, fra le quali biade, cotoni, ulivi, frutti, presentansi nelle alture
di Carcaci, Miraglia , Spanò , Adernò, Biancavilla, Licodia, Gagliano, foresta
di Troina e della Placa. Dal detrito di questa roccia una quantità di ciottoli si
viene formando che dalla contrada di Carcaci sembra discendere sino a Pater-
nò come un suolo alluviale: vi si uniscono cioltolini di quarzo lattiginoso, ed
una pudinga color giallognolo. L'arenaria con fucoidi costituisce le alture di
Gansi, Francavilla, Malvagna: e l'argilla, e la marna argillosa quelle di S.' Ca-
tarina.
§. IV. COLLDiB.
Dando un guardo alle rocce che predominano nella topografia di Sicilia veg-
giamo nelle tre valli principali che la dividono, cioè nel vai di Noto, Mazzara
e Demone, alcune che vi spesseggiano; cosi nella prima è frequente il calcareo .
nel secondo l'argilla, nel terzo la formazione giurassica; ma l'argilla trovasi
cotanto sparsa in tutte e tre le valli, quanto può dirsi costituire metà della to-
pografia dell'Isola. Il calcano di Siracusa e vai di Noto forma le colline di
Rosso d'uovo presso Sortino, e la buona parte delle colline nel vallo sopra
indicato ; il qual calcareo presentasi tenero, e bianco alia superficie , più duro
neir interno , ma sempre di struttura granosa , coperto dal Thi/mm capitatui
HutTman .
— 915 —
Molte colline nel vnl di Mazzara da Favarc a Girgenti sono di ai';,'illa e mar-
na argillosa; e 1' arenaria soprastà al calcarlo, ed all'ar^'ilhi nelle colline di Piaz-
za, Aidone, S. FilipiK) d' Ardirò, Nicosia, Sperlinga, Cerami : ivi si mescola
all'argilla, e tanto nelle elevazioni quanto nel basso terreno diventa un suolo
ferace, ed utile all'agricoltura; sotto tale formazione le colline di Cìfali , e Ter-
reforli presso Catania diventano incantevoli per la cultura.
L'argilla blu si vede in molte colline da cui sorge il gesso, come in quelle
vicino Sutera, Cattolica, Centorbi; ivi lo Zolfo, la Legnile trovansi in banchi
come nelle colline vicino Caltanissetta , Piazzi , Vizziui, Saleni, Castrogiovan-
ni , Centorbi.
§. V. MONTI.
Se la superficie della Sicilia può dirsi formata di alto terreno, pare che la co-
noscenza geognostica di questa tisica posizione altamente interessi al Botanico.
Le montagne di S. Giuliano a Calascibetta, quella Sambucino n Capo d'Arso,
quella di Castrogiovanni , Calascibetta, Assaro, Tavi, Argirò sono formate dal-
l'argilla, e marna argillosa.
Un calcarlo grigio costituisce il gruppo delle Madonie, o monti Nettunii; e
questa roccia forma i monti di Taormina, di S. Calogero , Sciacca, Cammara-
ta, S. Giuliano, Cofano, monte Cuccio , monte Pellegrino, monte Grifone,
Caccamo, Caltauluro, .\rtesio, Mezzojuso, monte Vergini ed altri. L'arenaria
con fucoidi forma i monti Erei o di Caronia, distinti peri boschi folli e densi.
Le montagne Dinnamniare e Scuderi presso Messina appartengono alla pneis,
come dalle loro velie discoprcsi.
Il micascisto comparisce alla superficie del suolo siciliano , e forma le mon-
tagne di Ali, e tutte quelle del Distretto di Castroreale sino a Patti; mentre lo
scisto argilloso forma le montagne di Scaletta a Mili , e lo gneis l'angolo del
Peloro per attaccarsi alle mont.igiie di Calabria.
Passando a considerare le montagne vulcaniche, osserviamo solo 1' Etna ar-
dente in Sicilia. La base di questa montagna si conta di 93 migUa siciliane circa
in circonferenza, e l'altezza di due miglia e mezzo circa ; per Settentrione e Po-
— 916 —
nonio ha una catena di montagne secondario della formazione giurassica; a
Mezzogiorno giace sul terreno allu viale, detto piana di Catania; e per Oriente
e bagnati dal mare .Ionio.
Due sistonii , il feispatico ed il pirossenico costituiscono la natura di tulle
lo lavo vulcaniciio doli' Etna : il primo ó anteriore al secondo. L'Etna può dirsi
un gruppo di monti ordinariauicnlc di forma conica , che ci danno frequente-
mente a vedere il cratere di una estinta eruzione.
1.0 masse delle montagne sono di solida lava coperta da scorie, e lapillo: le
vallate interposte tra queste monl.ignc sono di orride lave a correnti, a grandi
masse staccate ora con scorie , ora con lapillo. Lo stosse lave si presentano
sotto diversi aspetli nelle correnti; mentre la parte inferiore è solida compatta,
la superiore scoriforme, ruvida, ondeggiante, continua, qualche volta in la-
stroni o in pezzi, ed ora in grandi masse sollevate, che lasciano caverne, grotte,
cunìcoli , avvallamenti , o elevazioni a punte prismatiche.
ìji lava contiene minerali diversi , e sebbene inferiori nel numero a quelle
del Vesuvio in Napoli, tuttavia sono interessanti per il Vulcanologista , e per il
Minerologo.
Or tanto i monti quanto le valli dell' Etna sebbene si presentano orridi al
guardo ed infecondi ne' primi anni , dopo il lasso di alquanti si alterano nella
superficie; ricevendo il terriccio vegetale si veggono coperti da folti boschi,
verdi vigneti, rigogliosi pometi , e variopinti fiori. Così mentre il materiale
vulcanico rcndesi utile all'arte edificatoria, diventa utilissimo all'agricoltore ed
al botanico per la influenza del suolo sulla vegetazione.
A considerare la oreografia di Sicilia, vediamo tutti i suoi monti diretti da
Levante a Ponente, vediamo altresì gli Appennini, i quah traggono origine
dal golfo della Spezia nella loro parte meridionale, dividersi in varie branche,
delle quali una diretta al Sud giunge sino al capo delle Armi nell'estremità delle
Calabrie, e di essa sono una concatenazione i monti Nettuni della Sicilia ; i quali
al Settentrione dell'Isola divisi in tre gruppi si dirigono verso i tre capi della
stessa; l'Etna entra al Sud nel sistema di essi, e forma poi im gruppo isolato
all'Est dell'Isola, e cosi tutte le nostre montagne formano l'estremità degli Ap-
pennini.
— 917 —
Ecro pertanto alcune prinripali aìlvno dell'Isola , tanto per monti , quanto
per paesi in pieili pari;;iui.
i.roi;iii
V DM 1
ALTEZZE
ove si trovano
ossEiiy.izi'/yf
Etna
102:J0p
sull'Etna
Le altezze diverse osservate
Torre del Filosofo
91)00
i<l.
sull'Etna sono cstratlc dalla
Bibl. Univers. de Genève t. XII
l'iano del la^o
S(ii)0
i:l.
Mctercolocia pag. 34. notizie
del sig. Schow da Danimarca,
riin|)a del Itarìle
79i8
id.
Tiiiipa dell' Albaiiello
7800
id.
e dalla di Ini op<*ra Clima ti'I-
/a/m. voi. 1 Copenaghen 1841.
(ierrita
0820
id.
L'Etna si prfsenta bicorne,
Triroslietlo
GODO
id.
dal punto più basso del detto
la montagna si eleva djl mare
10171 secondo le reiterate os-
JIomU- Avoltojo
6200
id.
Serrapiz/uta (lalvarina
.'Ji'iOO
id.
servazioni del Barone Wal-
llolli di Zafarana , e
tliersausen.
L'altezza dell'Etna è varia-
S. (jiaeotno
.'il 00
id.
bileognìannu: sicura e costan-
Piano della Kuttara
uOOO
id.
te è la Torre del Filosofo.
Vinazzi
4300
id.
Alcune altezze dell' Etna ci
sono state donate dal Barone
Monte Lauro
22;jg
pres.Bucclierini
Waltcrshausen , il quale con
IMonle S. Venera
2373
id.
molta diligenza ha formau una
carta topogralica della detta
montagna : ivi sarà per dare le
Uinnaiiiarc
2920
nelle Madonic
.Monte Scuderi
299i
1-/.
elevazioni di 400 e più monti
Itaganna
Sarro
3000
3000
sull'Etna
id.
clic formano il complei>so del
vulcano.
Molto ci ha giovato per le
Monti-Rossi
2931
id.
medesimealtezze l'opera di Fe-
Monte l'ellegrino
19(i3
presso Palermo
dcricolIoirm;in.,4n:AiV/u/- 3fi-
nemh^ie^Geogitosic, Berghau
Monto Cuccio
3257
id.
unii H'Ulten-kunilc , Berlin
Fasano
672
sull'Etna
,S3s.
trifali
222
presso Catania
Castagno di cento-ca-
valli
21 46
s\dr Etna
(irotta delle capre
5107
id.
Valledellìove inciiua)
8808
id.
Rocca di Musarra
•4672
id.
Monte Sarnpieri
33oo
vicino Callauturo
Monte ISusainbra
4839
nelle Cladonie
Pollina
2382
vicino Cefalu
Pizzo di Puleriuo
o936
nelle MadQuie
116
— 918 —
C.ONTHAIIA
ABITAZIONE
ALTEZZE
a cui rispondono
OSSERVAZIOM
Casa degli IngU-si
902,8
all'Ksl sidrmna
La caso degl* Infìlcsi non e
Milo
3()()()
/(/.
the tiimcomodaabìtazìone per
r.allauturo
3:Vi8
i(ì.
ì viag^ìutori i quali si portano
a visitare il Cratere tlelT lìt-
ZatVarana
1850
al Sud sull'Etna
iia ; ma ivi multi anni s>niu
S. Nicola
2()Ì1
ili.
stiito a dimorare un mese e
gitimi sen^'.'alenn tletrimeuto.
Polizzi
-2&n
ili.
S. Nieola 6 nti casamento
Nii'olosi
■iVMì
id.
ove abitano molte persone. Le
Tro castagni
ICHO
id.
elevatezze ili (jnestc due abit.t-
zioni ci sono state date dal
Torre di Grifo
IGOO
ili.
Bar. Waltherhausin.
Mascaluci
132;ì
ili.
Girgcnli
2103
Etna
Caslrogiovauui
1881
id.
Broiite
2.j40
id.
Malcllo
3285
id.
Raiidazzo
25.ÌO
id.
Lingua grossa
1G19
id.
Piedimonte
1108
id.
Mola
1187
id.
PARTE IDROGRAFICA
§. I. M.VRI.
La distribuzione geografica de'niari stabilita da llory deSaint-Vinceut fa cono-
scere come la Sicilia fosse bagnata dal Medilei'raneo propriamente detto , e stia
in quella parte, o in quel tratto di mare die separa l'Europa dall'Africa.
Ad un geografo botanico poco interessa lo studio dell'alto mare nella sua
regione ; ciò s' addice a colui che considera la geografia fisica in tutti i suoi
rapporti. Poi il Mediterraneo è stato appena studiato sotto i rapporti fisici , e
naturali: solo qualche costa è stata visitata da' Zoologi, e qualcuna da' Botani-
ci [1). Dico solo che ii triplice mare di Sicilia non essendo lontano per ogni
(i) ./ilgae maris Medilerranei , et adriatici Porisiis. i8i!. Auct. 2. 5. Agor
■dli.
— 919 —
parte dalle terre, cosi quest'Isola si trova nel caso d'esibire varie piante delle
roste d'Africa , e delle due rive delia penisola italiana. Basta ad esempio che
sotto le acque delle nostre coste sono frequenti la Caulinia oceanica , la Fuca-
grostis major , la Zostera nodosa, il Sargassum bacciferum, la Furcellaria ìumbri-
calis, il Qramium rupestre , ec. ec.
L'attrazione planetaria su i mari di Sicilia può vedersi ben chiara ne'golG
aperti conte in quello di Catania, o dove la influenza de' due mari obbliga le due
correnti a spingersi le une contro le altre, come nel Faro di Messina.
Vari golQ e diverse rade di Sicilia sono pericolosi per l'azione impetuosa dei
venti, ma le correnti costanti, periodiche, o accidentali quali possono far mu-
tare la Gsionomia a' mari secondo Lecoq (1), veggonsi poco influire su i nostri,
poiché i flumi, le sorgenti perenni, le alluvioni, stante la piccolezza della su-
perficie terrestre dell'Isola, ed i medesimi ritiramenti delle acque, interessano
per poco le nostre rive.
§. U. FIUMI.
Abbenché la superficie della Sicilia possa dirsi un alto terreno, ed i fiumi do-
vrebbero trovarsi a grandi volumi nel basso terreno ; tuttavia la poca ele\ azione
delle montagne, il grande numero de' loro gruppi rende le acque superficiali,
e diramate: quindi la massa delle acque in Sicilia è considerevole nell'assie-
me, e di poco conto nelle divisioni. 11 fiume che sbocca nel mare Tirreno vi-
cino Termini , il Salso che sbocca nel mare Africano vicino Alleala sono i più
grandi dell' Isola , l'uno e l'altro traggono origine dalle Mndonie. Il Simeto o
Giarretta, l'Abiso, Aci nella costa Orientale; ilBelice, Platani, Caltabellora ,
Naro , Dirillo nella costa SO; ed il fiume Oreto , e Pollina nella costa Setten-
trionale.
Ognuno di questi nelle piene cosi dette, cioè nell'ingrossamento prodotto o
da scioglimento di nevi , o da copiose [liogge reca spesso strage, e devasta-
mento; e ciò principalmente in quei luoghi dove le montagne sboscate, le terre
(i) Elemtnis de Geologie, et Ifydrognphie rol. i° in 4° pag. 4C Bruxelles 1839.
— 920 —
dissodate danno più libero coi"So alle acque. Esse (cngono sciolti buona parte
de' principi, che compongono il suolo delle loro sponde.
I.a vegetazione entro queste acque è da per tulio (piasi la slessa, nicnlrc le
specie finora conosciute sono poche, ed in vari siti uniformi. Celebri ncll'anti-
rliità, e bene studiati da'nolanici sono il tìunx? Ciane, e l'Anapo famoso per la
vegetazione del Papynts antiqiwrum presso Siracusa.
§ 111. PVI.IDI.
Se la vegetazione ne' fiumi di Sicilia non è variata, quella de' luoghi padulosi
poi trovasi molto ricca di generi , e specie ; poiché la differente natura gcpgno-
stica, e l'umidità servono di favorevole stazione a vari vegetabili.
Le paludi sono frequenti , ma piccole ; e possiamo dire che presso alle sponde
di ogni rivo perenne, o temporario , che nella stagione piovosa ingrossato riuni-
sccsi all'alveo di un fiume, si veggono paduli; per tal motivo l'aere di Sicilia
puro secco, trovasi magagnato in certi punti.
Le paduli di maggiore estensione sono i pantani presso Catania, (|U('III presso
Terranova, Spaccaforno, le pantanelle vicino Siracusa, il Gurgo di Carcaci
presso Lercara, e le paduli di Vallelunga , Colomba. Progredendo 1" agricoltura
saranno disseccate con raccorrò le acque ad un centro , per inalTiarc terreni utili
alla prosperosa agricoltura.
Tutti gli stagni con acque placide sono coperti dalla Lemma gibba, e Lemma
trisulca , piante che appartengono a tutte le acque stagnanti della Zona tem-
perata.
§ IV. LAGHI.
I laghi di Sicilia sono piccoli siccome i fiumi, ed i più grandi sono il Bi-
viere di Lentini, il Pergusa di Castrogiovanni , il Naftia presso Patagonia con
acque solforose; quello di Camerana presso santa (Iroce, di Catellaro presso
Mineo.
Le acque di questi laghi , ))rincipalmente quelle del Bivierc si veggono dimi-
— 9-21 —
nuire; legge osservata da Ix>coq nel lago di Neucliatel , di Annecy, di Oc (1)
perché derivano dalie montagne clic seco nello scolo trasportano materiali , e
producono interramenti.
La vegetazione de'Iaghi è quasi uniforme a quella delle paludi. La pianta vol-
gare ne'Iaghi, e nelle acque che fluiscono placide ù la Zannichellia palustris.
§ V. >EVI.
Le ghiacciaje che veggonsi sopra le alte montagne delle Alpi , e degli Apen-
nini , non si trovano su i monti della Sicilia , e solo le nevi si conservano an-
che nell'està nelle grandi fenditure della regione elevata dell' Etna , e delle Ma-
donie.
-Nulla possiamo dire de' vegetabili esclusivi di questa stazione, non essendosi
mostrata veruna specie a' Botanici che ivi gettasse le radici.
PARTE AEROGRAFICA
Le osservazioni numerose e costanti , le quali possono farci conoscere il clima
d'un luogo con precisione, si posseggono per le sole città di Palermo e Cata-
nia, mentre per Messina ed altri luoghi sono poche; tuttavia ci daranno ap-
prossimativamente r idea del clima siciliano.
— Il cielo dell'isola è incantevole: i giorni lucidi e belli sono più numerosi
di quelli piovosi, per cui fu delta .Sicilia isola cM sole.
— Le piogge non sono copiose, ma quanto bastano a rendere fecondi i cam-
pi , la di cui geognosia ha mostrato essere formata di rocce che trattengono a
lungo l'umidità.
— Le piogge non hanno lunga durata , ma a brevi intervalli spesseggiano
nell'iinerno, diminuiscono in primavera, cessano quasi del tutto in està, rico-
minciano con frequenza nell'autunno. I giorni piovosi, per i calcoli eseguiti
dal signor Schouw sul Clima d' Ilenia, sono in Sicilia in ogni anno 0,03 — 0,06.
(i) Op.dt. (aj. 4i. i.
— 922 —
— Il vento di SE pare essere prcdominanle nell'isola, il quale si accompa-
gna all'umido, e ne' mesi estivi ed in quelli invernali diventa assai incommo-
do. Pure questo ^enlo non 6 il più molesto a tutl'i paesi. Cosi il vento di E.
travaglia nella stagione estiva la città di Trapani , quello di O. Catania , e quello
di SE Palermo.
Le osservazioni meteorologiche in Palermo sono state eseguite nel R. Osser-
vatorio astronomico, la di cui altezza sul livello del mare è 72, 73 metri (1). In
una tavola presentiamo il medio di 43 anni d'osservazioni costanti eseguite in
due serie: la 1" comincia dal 1796— 1825, la 2* dal 1826 — 1811.
Palermo è sita alla lat. num. 38' 6' 44" ed alla long. 6" 31" 1' 0" dal meri-
diano dell'isola Ferro; il suo massimo giorno è 14'' 46', il minimo g"" 27'; l'ago
magnetico declina 15° 0, la media annua temperatura è 13' 8 R. ma riferita
questa al centro della città colle correzioni eseguite dal sig. Scbouw è 17° 30,
nell'inverno è 11, 4, in primavera 15, 0, in està 23, 6. L'altezza media del Ba-
rometro in ogni anno è 735 , 51 millimetri. La media annua quantità d' acqua
ottenuta dalle piogge è 28, 71 pollici inglesi, e secondo Schouw 71 , 42 poli,
francesi, nell'inverno la massima è 12 , 38, la minima 4, CO ; nell'està la mas-
sima 2, 68, la minima 0, 04. I giorni piovosi nell'inverno 0, 37, in prima-
vera 0, 22, in està 0, 06, in autunno 0, 35; la massa media annua delle nuvole
33. vedi tav. 1."
Le osservazioni meteorologiche per il clima di Catania sono state eseguite dal
1817 — 1826 nella privata abitazione del sig. E. Gemellaro (2), ed indi dai
Direttori dell'Osservatorio Meteorologico nella R. Università degli studii in Ca-
tania ; userò de' risultati ottenuti nel decennio sopra indicalo , esponendo in
una tavola il massimo medio e minimo della temperatura e della pressione at-
mosferica, la direzione de' venti, il numero de'giorni piovosi e sereni.
Catania giace alla latitudine num. 37' 30' 15', 5 e longitudine E. 32" 46'
0" dell'isola Ferro. 11 suo massimo giorno è 14'' 42' 3 ed il minimo 9'" 31' 0.
L'ago magnetico declina 13° 17', 15 millimetri, inclina 54" 14' 43 '. 11 vento
(i) Annuario del R. Osservatorio di Palermo per l'anno iS^S in 12, pag. 184.
(1) Atti dell' Accademia Gioenia di Catania voi. VI pag. i35 j dima di Catania.
— 923 —
NO ù il più dominante e sereno nell'inverno, quello di NE tempera i calori
estivi, quello di E e SO recano piogge; il vento di N. riufresca le notti di està;
quello di O è il vento di primavera ; ed il SE caliginoso umido annoja gli uo-
mini, nuoce alle piante. L'ovest nell'estri è caldissimo, travaglia la vegetazio-
ne, 0. mostra alla città quanto è vicina all'Africa. La temperatura media e lti°
27 R. secondo Gcmcllaro, i signori W'allliorsausen e Peters li.-iniio trovato
essere 18' 1 R; il sig. Scliouw mettendo in opera le necessarie correzioni porla
la temperatura media annua 10' 73, nell'inverno ad 11 '4, in primavera a lo'
e in està 23° 6, in autunno 19°, 1 ; e la differenza tra l'està e l'inverno 12° 2.
La quantità di pioggia media in ogni anno 21c , 42, e nell'inverno la massima
è 121' , 38, la minima 4i' CO; nell'està la massima 21" , 08, la mìnima Di' , 01. I
giorni piovosi nell'inverno sono 0,37, in primavera 0,22, in està 0,00, in autun-
no 0, 3o, ed il medio de' giorni sereni nell'anno è 174, quello de'piovosi 03.
L'altezza media del Barometro secondo Gemellaro è 29 e 83 pollici inglesi ,
e secondo i signori Walthersausen e Peters 762, 32 millimetri. Vedi tav. 2.'
Poche osservazioni sono state eseguite in Messina dal signor Gioachino Ar-
rosto nella privata sua casa elevata dal mare 20 piedi parigini. Messina e sita
al 38", 1 lat. N. e 33' 41' long. E dal meridiano dell'isola Ferro; la media an-
nua temperatura è 18° 20, nell'inverno 13', 0, in primavera 16°, 1 , in està
18', 4 , in autunno 20, 3 ; la differenza tra l'està e l'inverno è 10', 4. I gior-
ni piovosi nell'inverno sono 0,ol , in primavera 0,20, in està 0 , 00 in au-
tunno 0, 17.
Alcune osservazioni meteorologiche sono state eseguite in Nicolosi dai fratelli
Gemellaro. Nicolosi piccolo villaggio dell'Etna silo alla latitudine N. 37' 31'
longitudine E. 32° 45' dal meridiano dell'Isola Ferro, conta per annua media
temperatura 18", 01, nell'inverno 8", 37, nella primavera lo°,89, nell'està
27", 8.'i, nell'autunno 19', 04. La media quantità annua di pioggia caduta è
14'' , J)0. I giorni piovosi nell'inverno sono 0, 41, in primavera 0, 29, nell'està
0,03, nell'autunno 0, 27.
Poche osservazioni furono eseguite nel 1811 dal signor Mario Gemellaro
alla Casa degli Inglesi, la quale è una comoda abitazione sull'Etna alta sul livello
del mare 9, 202 piedi parigini, e secondo altri 9028 piedi. Essa e situati alla la-
— 924 —
litudine N. 37', 32 e longitudine K. 32", ili' dell'isola Ferro. La media annua
temperatura è — 1' 30; nell'inverno — 8", 60; — 2," 72 nella primavera ;
-f 6", CI nell'i'slA; — 0," Gi nell'autunno.
Il signor Scliouw mettendo a paragone le poche osservazioni indicate con
quelle d'altri luoghi d'Italia ne inferisce, che tre linee isotermiche orizzontali
passano per Sicilia. La prima a 17" tra Napoli e Messina presso a poco a 40° 4
latitudine, lasciando Palermo come una eccezione locale. I>a seconda passa a
18' al nord di Messina presso a poco a 38" 6' latitudine. La terza a 19° nella
parte meridionale di Sicilia un poco al N. alla latitudine 37".
11 medesimo Scliouw osserva, che le linee isotermiche verticali che possono
dcdursi dalle osservazioni fatte contemporaneamente tra l'Etna e Catania, tra Pa-
lermo ed i monti Ncbrodi, e precisamente colla montagna detta Pizzo delle case,
sono: per i primi ad ogni 436 piedi un grado centigrado pari a 19", 5 R; e per
i secondi ad ogni 491 piedi un grado centigrado. E coraechè queste linee do-
vrebbero portare l'uguale lunghezza al medesimo grado centigrado, ci ne in-
ferisce poter ciò derivare da varie cause dipendenti dagli strumenti coi quali si
è osservato, dal luogo dell'osservazione, e dal numero delle date necessarie a
stabilire tutto ciò; cosi opina che per il clima d'Italia, di cui forma parte Sici-
lia, doversi stabilire ad ogni '620 piedi 1" G.
925
PARTE BOTANICA
CAPO PRIMO
DELLE STAZIONI
Il cliiiw (li'lla Sicilia (la quanto si osserva è assai bello, e piacevole; i giorni
lucidi superano nel numero i nuvolosi, gli asciuUi gli umidi, i temperati i cal-
di ed i freddi.
In tale stato la vegetazione deve trovarsi favorita dalla natura , e le stazioni
de>on(> abbondare di vari flori, e differenti alberi.
Ecco pertanto le principali piante di ogni stazione formata, siccome si disse,
dagli elementi dianzi accennati.
STAZIONE MARITTIilA
Al paragrafo lidi osservammo le coste della Sicilia formate di poche rocce
pertinenti a' terreni moderni terziari, e vulcanici; ora vediamo come esse ven-
gano coperte da numerose famiglie vegetali, che ivi godono rigogliosa vegeta-
zione (1).
( I ) TroTansi nelle acijue del mare che bagna le coste di SicUia le seguenti Alghe
Fhridtac.
Laurencia papillosa. Link. L. obiusa. Lana. L. cyanospecma. Lamx. Rytiplilaca piaastroides. J.
jigh. Spiridia l'ilacientosa. Ilarv. Peyssorctia squamarla. Dtcais. Wormskioldia squamarla. Men.
Acauthophora Delilei. Lamx. Diclomcnia volubili». Gnw. Phjilophora nervosa. Crtw. Graleloupia
filicina, ^gh. G. vermiculosa. Duby. Irldca Dubisii. Gnw. Chrysimenia uvaria. /. jlgh. Corallina
olficinalis. Lia. Wtangelia penìcillau. Jgh. lania rubern. Lamx. Digenca simplex. y^gA. Gracilaria
117
— 926
Piante erbacef.
<( Salicornia amploxicaulis — Sai. hrrbacea — Slntirc Sinithii — S. Limo-
« uium — S. cordala — Seduin Liloroum — Critlimuni maritiniuni — Glauciuin
« liiloiini — Atiiplox Toriiabcni — A. proslrata — Ambrosia maritiiua — An-
« thciuis secundiranioa — Inula crithmoides — Biipiithalmum niarilimiini —
« Juncus niarUiiuus — Sclioeuus mucronalus — Bronius lenuis — Dactylis li-
ce loralis — D. ropens — Piantalo niaritiina — Eryngiuni iiiaritimum — Mesem-
« briantlioinuni cristalinum — M. nodiDorum.
dura Gkw. G. conipres.<)a. Grew, G. confervoides. Giv.m*', G. arcuata. Grew. Gigartina acicularij,
Gkw. G. Tedii Gnw. Cypellon muUipartitus. Men. C. Heredina. Men, Rliodymenia bifida. Grew.
Gelidiumcapilaceum.iamx.Hypneamusciformls. £am.v. Sphaerococcus coronopifulius. jigh. Ry-
tiphlaea tiuctoria. .i4gh. Polyòiphonia fruticolosa. Spr. P. elongala. Greu>. Dasya elegons. /. j4gh.
Liagora dìstenta. £am.v. L. ceranuides. i7or^. Alsidiuni corallinum. ^gh. Ploclamium coccìneuni.
Lyngi.
Fucoideae,
Cystosira abrolanifolia y/g-A. C.discors. v/g/i. C.amentacea. Bore. C. ericoides. ylgh. Spliacelaria
scoparia. Sargassum vulgare. yigh. S. salicifoiiuui. ylgh. S. Hornschucliii. ^gh. S, linitblium jigh.
Sìphoneae,
Flabellaria Desfontaiiiiii. Lamx. Bryopsis Gasparriuii. lilengh. C. balbisiaiia. .'Igh. Codium tu-
meiitosum. j^gh. Olivia aiidrosacea. Bcrtol. llaliincdea Tuna. Lamx.
Dicltoteae,
Dictynta dichotoma. Larrui. D. linearis. /. ^Igh. D. Fasciola. Lamx, D. atomaria. Lamx. Clior-
da lomcutaria. Grew. Encoelium siuuusum. Lamx. Halyscris polypodioides. ylgh.
Zoo.ipermcae.
Cladophora catenata JTuz. Ulva compressa. Guill. 1. iutcstinalis. Outll. Phicoseris crispata. htz-
Porpliyria vulgarìs. Agh. Ulva lati&sìaia. Lin. Conferva aerea. Liit. C. Liiium. Lin.
— 927 —
Suljyittin.
« Salicomia fnitieosa — Atriplox portulacoidcs — A. Bocconi — Salicornia
« Macrostachya — l'olygonum mariti inum.
Frutici ed Atbeii.
« Solanumsodomoum — Lycium europaeum — Pistacia IcDtiscus — Jiinipcrus
« phoi-nlcea — J. turbinata — Epiiedra fragilis — E.dislachya — E.sicula, nelle
«. rupi presso al mare — Junipcrus Lobelii — Junìpenis macrocarpa — Myr-
« lus communis — Quercus coccifera — Chamaerops huniilis — C. macrocarpa.
STAZIONE FLUVIATILB.
1 fiumi come abbiamo esposto sono molti, ma di poco conto: contengono pian-
te aquatili, ed aquatiche, con generi, e specie d'arca llinitatu. Riporteremo le
principali siccome importanti alla scienza che trattiamo , e che trovansi nel
margine de' fiumi , e nel fondo delle loro acque.
Bisogna notare, come quelle ramificazioni de' fiumi che rivi perenni si di-
cono portano spesso te piante del fiume da cui dipendono, ed i laghi anno delle
piante aquatili tutto afTatto simili a quelle de'liumi.
Piante erbacee .
« Veronica Beccabunga — Cyperus intermedius — (",. longus — Cyp. papy-
« rus — Glyceria ocliroleuca — G. fluit.ins — l'otamogeton tluitans — I'. den-
« sum — P. pectinatum — P. luberculatum — Hydrocotyle natans — Sium
« angustirolium — Carcx Kuckiana — C. riparia.
— 928 —
Frutici ed Alberi.
« Tamarix africana — Platanns orientalis — Nerium oleander — Salix alba-
« S. purpiiroa — Populus alba.
111.
STAZIOXE PALUDOSA.
La vegetazione delle paludi è quasi la stessa di quella de'laglii , mentrechè le
piante di tale stazione sono tutte le aquatiche , cioè quelle che amano di avere le
radici nelle acque ; le aquatili poi trovansi ne' laghi ne' fiumi negli stagni, entro
i rivi ne' quali le acque fluiscono lentamente. Cosi noi accenneremo le piante
che si trovano in Sicilia nelle paludi continue, nelle melme temporarie, sui mar
gini de' rivi perenni e temporanei, attorno i laghi negli stagni ; in generale ove
le acque sono stagnanti.
Piante erbacee.
<( Myriophyllum alternifolium — M. siculura — Ceratopliylluui submersum
« eldemersum — Colocasia antiquorum — Carex hispida — Carex distans — C.
« maxima — Coix Lacrima — Sparganium ramosum — Typha latifolia — T.
« angustifolia — Ruppia maritima — Ranunculus coenosus — R. (ripartitus —
• « R. (luviatilis — R. lingua — R. sceleratus — R. repens — R. angulatus —
« Mentila aquatica — Nasturtiuni aquaticum — Xantliium strumaliuni — Orcliis
« mediterranea — O. laxiflora — Lythrum Presili — Ruppia drepanensis —
« Juncus multidorus — Callitriche verna — C. stagnalis — C autumnalis —
« Mentha maerostachya — M. pyramidalis — (1).
( i) N. B. Molte di queste specie vegetano pure ne' siti uliginosi.
— 929 —
Frulici , ed Alberi.
« Vilex agnus-castus — Alous glutinosa.
IV.
STAZIONE ARIDA
Molte sono le piante che fanno ne' luoghi aridi, Im I»' quali sono ammirevoli
le due spezie di palme indigene.
l'Ulule erbacee.
« Andraclme lelepliioidcs — Amaranllius albus — Capparis rupeslris — C
« spinosa — Ajuga iva — A. chia — Nepeta tuberosa — Ballota saxatilis —
« Moluecella spinosa — Linaria rupestris — Anthirrinum majus — .\- siculum —
« $>siiul)riuni Irio — S. Sopliia — Poterium spinosuni.
*
Suffrutici
« Lavandula Sthoecas — L. nuiitifula — Satureja consenlina — S. graeca.
ì-'nilici , ed Alberi.
« Osyris alba — Cytisus candicaus — Genista ephedrioidcs — G. Cupani —
u Anthyllis barba-jovis — .V. hernianniae — Amygdalus communis — Rhus
« Coriaria — R. pentaphyiluni — Olea europea oleasler — Cislus villosus —
« C. crispus — (J. saMfolius — Cbamaerops bumiUs — C niacroiarpa.
— 930
STAZIONE VTLCAmCA.
Gli alberi annosi in tali siti vengono in terreni asciutti, e l'erbe s'impiantano
sulle nude scorie , o sopra il ruvido rapii lo.
In altro mio lavoro accennava, come il suolo vulcanico acquista fertilità , co-
rno vi si generi il terriccio necessario alla vita delle piante ; e diceva come Io
Slereocaulon vosuvianum, poi il Runiex mulliQdus, R. scutatus ed altre pian-
tarelle sieno le prime a comparire sulle Icfrine etnee, le quali decomposte alla
superGcie dalla influenza meteorologica dopo 50 anni sono più o meno acconce
alla cultura (1).
La flora dell' Etna presenta un numero considerevole di generi e specie, delle
quali citeremo le meno comuni.
Euphrasia linifolia — Lactuca virosa — Tanacetum vulgare — Robertia ta-
raxacoidus — Urtica sicula — ecc. e molti sulTrutici frutici ed alberi. Però i ve-
getabili più comuni di questa stazione crediamo essere pochi e precipuamente
quelli che segneremo.
Piante erbacee.
« Rumex multifidus — R.aetnensis — Lupinus Cosentini — Senecio aetnensis
« — Anthemis aetnensis — Saponaria depressa .
Suffrutici , ed Aìberi .
« Adenocarpus Bivonii — Astragalus siculus — Cineraria ambigua — Genista
« aetnensis — Berberis vulgaris aetnensii. — Juniperus hemisphaerica — Pinus
« Lancio — Betula alba.
(i) Comesi rendono coltivabili le lave dell' Etuj. Reodic. dell' Aa. R. di Napoli O. 6. 184?
pag. 435.
yai —
VI.
STAZIONE BOSCOSA
I^ Stazione de'boschi sarA da noi considprata laiilo per rispetto agli alberi, co-
me alle piante orbali elie all'umbra di quelli vi\ono.
Pochi alberi si trovano nei nostri boselii , e sono alrunc specie tra le cupuli-
fere, Amentaccc, Acerince, Taxinee, l'omacec.
I boschi dell' Etna famosi nelle storie vetuste contano nella contrada detta de'
Zappini alberi annosi; come l'inus Laricio; Qiicrcus ilex; Q. appennina, Q. con-
gesta; ma l'albero che meglio ci vegeta è il castagno; e di esso tre individui so-
no già famosi ; il (lastagno de'cento cavalli, nella contrada di Carpinelo, c(m un
diametro di 60 piedi è forse il più vecchio vegetabile della terra, sebbene voglio-
no alcuni che fosse una ceppaja dalla quale siano usciti cinque tronchi annosi ,
e questi poi si sieno uniti. Il castagno della nave conta un diametro di 20 piedi,
ed è un albero bollo intero, e maestoso; viene in seguito quello di S. .\gata. Que-
sti alberi danno chiaro a vedere che da più migliaja di anni sull'Elua la vegeta-
zione era rigogliosa.
Piante erbacee.
« Vicia c^-issubbira — Neotlia nidusavis — Epipactis niicroph)lla — E. lali-
« folla — Cephalaiithera rubra — C. pallons — Iragaria vesca — Euphorbia co-
» ralloides — .Vremonia agrimonoides — Saxifraga rotundifolia. — Nectaro-
« scordium siculum — llcracleum cordatum — Mercurialis perennis. Alliura
« l'rsinum — Convallaria Broteri — Festuca heteroph) Ila. — Limodorum aborli-
(( vum.
Alberi, e Frutici.
« Rubus idaeus — R. .\cheruntinus — R. Cupanianus — Daphne laureola —
« Cytisus triOorus — Erica arborea — Mederà |H>etarum — Acer pseudoplata-
— 932 —
« ntis — A. olilusa(um — Ao. Campestre — A. Monspessiilannm — Taxiisbac-
« cala — Fagiis sylvalica — Quercus ile\. Q. suIkt — Q. liivoniana — Q.
« Kontanesii — Q. austriaca — Q. Appeiinina — Q. congesta — Q. leptol)ala-
,( „a — Pyrus communis — 1*. acerba — P. cryostyla — Mespilus germanica —
« M. monogyna — Crataegus azaroius — Arbutus unedo — Berberis vulgaris
« — Qir|)inus Duinensis.
VII.
STAZIONE DELLE PIANURE.
Dando uno sguardo alla vegetazione delle pianure Siciliane, si trova molto si-
mile a quella della stazione delle colline. Cosi i vegetabili die rapporteremo sa-
ranno quelli clic Irovansi più spesso ne'bosclii piani, nelle vallate, ed in quelle
regioni elevate da 38-100 tese sul mare.
Ma quello che di notabile trovasi in tale slazione è il numero de' vegetabili
Ira indigeni ed esotici che si coltivano per diversi usi come cereali, civaji;, or-
t.iggi, alberi fruttiferi d' ogni maniera; ed inoltre — Oryza sativa — Zea Mays
— Saccharum olTicinaruni — Gossypium siamense; diverse spezie di Citrus —
Vitis vinifera — .\si)aragus horridus — Scolymus grandiflorus — Ficus carica —
Pistacia vera — Hedysarum coronarium — Opuntia amyclea — O. Ficus indi-
ca. — Morus nigra — M. alba — Glycyrrhiza glabra — etc. Oltreché in molti
giardini vediamo in ottima vegetazione a piena aria la Phoenix dactylifera —
Sterlitzia Regiuae — Jucca aloifolia — Stapeliae variae — Mesembryantbe-
inuni — PassiDora coerulea — Erythrina corallo-deudron — Bignonia slans —
B. scandens — Cacaliae variae — Euphorbiae variae — Mimosae variae — Psy-
dium pyriferum — P. pomiferum — Annona trii)etala — ed altri che lungo sa-
rebbe riferire. Ecco pertanto le piante spontanee della citala stazione.
l'Uwle erbacce.
« Croton tinclorium — Ecbalium Elaterium — Mandragora olficinarum —
« Aruni teuuifolium — Amaranthus prostratus — A. relrollexus — Urtica meni-
— 933 —
« branacea — Serapias cordi^'ora — Viria atropurpiiroa — Ecliiuni calycinuni
'( — Coiiutlic aspcra — Gladiolus segotuin — Eiipliorhia piiioa — Foeniculum
« pìpcratuui — Foeniculum vulgarc.
Frutici, ed Alberi.
« Smilax aspcra — lledeia lielix — Daphne Gnidiiim — Clenialis vitalba —
« Rosa seuipervircns — U. canina — Atriplc\ halinius — Ficus carica — Quer-
« cus Cupaniana — Ceratonia Siliqua — l'runus ccrasus — l'unica granaluni — ^
« Amygdalus comniunis — Opunlia ficus indica — O. amjclaea — O. Dillenii —
<( Ccrcis siliquastruui.
Vili.
STAZIONE DELLE COLLLVE.
Le piante di questa stazione amano sopra le altre aria ventilata e secca.
Erbe.
« Poterium glaucescens — Serapias longipetala — Ophrjs oxjTliincos — O.
« Bertolonii — O. scolopax — Erytliraea grandiflora — E.Centaurium — Ille-
« cebrum cchinalum — CynoglossUni chcirifolium — Crucianella anguslifolia —
a Eupliurhia Cupani — Reseda fruticulosa.
Frutici, ed Alberi.
<( Prunus cerasus — Cistus villosus — C.monspeliensis — Erica multidora —
« Fraxiniis ornus — Sorbus domestica — Pinus pinea culla — Cupressus sem-
« pervirens culla.
118
— 934 —
IX.
STAZIONE ALPINA, E SUBALPINA.
Per regione Alpina iulendiamo quella che si eleva dal mare sopra 6000 piedi
parigini, dove la vegetazione ó stentata e l'aspetto delle piante si presenta umile
e' basso. Questa non si trova in Sicilia che alla sonimit;'i dell' Etna, ove per es-
sere la uadu'a del terreno arenosa, non ci ha piante di veri siti alpini, e la ve-
getazione oe è limitata a poclie specie che noteremo , alcune delle quali scen-
dono sino alle falde del monte.
La regione subalpina che meglio si potrebbe , per rispetto al nostro clima ,
chiamare montana , cioè quella che da 1000 piedi parigini arriva sino a GOOO
è fertile dì molte piante , e di queste l' esame ci farà conoscere l' influenza delie
linee isotermiche su la vegetazione di famiglie, e specie determinate; cosi il Fa-
gus, il Quercus, la Castanea quali appresso noi , abbisognano di una considere-
vole elevazione , nei paesi o nelle abitazioni dove la bassa temperatura trovasi
alle rive, i\ i \eggonsi rigogliosi e nei piani. Per silTatta ragione, volendo mette-
re un esempio, la Sajci fraga australis, che alle falde della Majella cresce all'altez-
za di 2300 p. circa, sulle Madonie non si trova che a .'5936 p. circa.
Per dire qualche cosa particolare delle regioni dell'Etna, essendo questa la più
alta montagna di Sicilia, fa d'uopo notare che essa dividesi in tre zone, o regioni
dette: 1° Piedimontana, la quale termina a 2800 p. , 2° Nemorosa la quale finisce a
5400 p., 3° Sterile, e mette fine al cratere dell'Etna; ma queste divisioni sono
comprese in parte in quelle due dianzi da noi stabilite. Alla cima dell' Etna la
temperatura media in Luglio è 38" Far., in agosto 36 alla casa degli Inglesi il ter-
mometro si eleva da 4 a 6 gradi a dippiu in Catania, il medio in luglio è 83° 2, in
agosto 86' 4.
Il signor Lecoq nel quadro delle variazioni della temperatura secondo le al-
tezze osserva che alla cima dell' Etna, segnando il termometro -f. 4° , 4 , in Ca-
tania si conta 23°, la differenza è allora 28° 7; notava altresì che l'altezza verti-
— 935 —
cale delle due stazioni essendo di 3237 metri, in o<;ni 178 mclri la temperatu-
ra al)!)ass,i di un ;.'r,'iil(i cciiliiJirado ;r.
In questa stazione sul)al|)ina elic noi cunfondianiucon (|uella dei monti, molte
piante si coltivano ad usi domestici , ed economici. Tali precipuamente il Co-
rylus avellana — .Mespilus azalorus — Sorbus domestica — Castanea vesca —
Celtis australis — Secale cereale — Solanum luberosum — Juglans regia — l'>-
rus malus — P. communis — l'runus cerasiis.
Ecco alcune piante die sono proprie della re^^ione subalpina.
Piante erbacee.
« llimanto^lossum liircinum — Orcliis aetncnsis — Onosma montana — Cy-
« no{;lossiim appeiiiiiiHim — (".. nebrodensc — IVsluia duriuseula — Triticum
« caninuni — Daphne glandulosu.
Alberi.
u Mespilus laciniata — M. Iriioba — Prunus malialeb — Pyrus Aria et ne-
« brodensis.
In quadro poi di alcune piante che nelle due regioni alpina e subalpina cre-
scono spontaneamente site giusta la loro massima altezza a cui possono vegetare
in Sicilia, ci sembra utile, e convenevole allo scopo dell'opera nostra.
(i) Elcmdits de G«>gra|>liie ph3fsiqup, et de Meteorologìe. Voi. in 4. p»(j. i83. Brux.-lln 1840.
— 936 —
PIANTE ERBACEE E FRUTICI
NOMI DEIXK PIANTE
ALTEZZA
AUITAZIONE
OSSElìVAZIOM
■ Robcriia-tainxacoidcs
0028
Etna
Col segno * Jliioti;imo
1 ■ Soni'cio aelncnsis
«
id.
le pianto della stazione al-
pina. Qnelle mancanti eli
I ■ Rumo\ actnciisis
«
id.
tal segno appartengono :illa
■ Aiilhoiuis o'Inciisis
8600
id.
subalpina.
Aslragaliis siciiliis
70i8
id.
Col segno « notiamo le
óliczze, eil abitazioni ante-
Sa])()nnria depressa
«
id.
cedenti. Inoltre abbiamo
(À'|iliulantliera rubra
G820
id.
tralasciato di noverare le
piante che dalle regioni
bas=c salgono ai luoghi più
Sloiiibeiijia luloa
«
id.
(ialanthus iiivalis
3'iOO
Madonic
alti della regione montana.
1 Sa\iri-a;,'a alistralis
((
id.
C('i)halanthcra-i)allens
3000
Etna Madonic
Fosliica pffiforiuis
«
id.
Rerberis vulgaris
79-18
Etna
ALBERI
NOME DELLE PLVNTE
ALTEZZA
ABITAZIONE
OSSERY.l7.lnyi
Bctula alba
lunìporus hemis-
pherica
Pinus laricio
Fagus sylvatica
Acer pscudo-pla-
tauus
7800
7500
3521
C820
oioO
•iOOO
Etna
id.
Madonie
Etna
id.
id.
La settima ed nltima regione della
Flora Sicula di Presi appellata Regio
liclienum rievala da 1)000-9200 piedi
parigini non vede spontaneo che lo
Sti'rcovaulon vesuvianum , e qnalclie
altro liclieno da lui crednto S.pa.icalCf
ma questo lichene resta molto infcrio-
ic a tali altezze; e poi, siccome rilevasi
dalla nostra tavola, sino all'altezza di
tjo?8 piedi abbiamo vegctaliili diversi.
Ottimo lavoro ha scritto su'conile-
ri d'Italia sotto il rapporto Geografi-
co e Storico il T.F. Schow negli Ann.
des selene, natnr. troisleme serie Pa-
ris 1S45 pag. 25o Avril. » Ivi egli os-
servache il PinnsLariciodiventa un al-
bero all'altezza di 4000 a Gooo p.;
che il Pinus pinca culto appo noi for-
ma un albero all'altezzadi i.'jooe 2000
p. ; del Cuprcssussempervirens culto
in Sicilia la parola, cdiiei lie vegeta si-
no a 2000 0 2600 p. sopra il livello del
mare; parlando del luniperus hemi-
sitherica lo colloca tra ^coo a 7000 p.
— 937 —
CiPO SECONDO
INFLUENZA DEL CLIMA SO LA VARIETÀ" DE'\'EGETAniI.I.
Il numero o la varietà delle spezie in una contrada sono tanto nia{;siori quan-
to dilTercnli e numerosi sono i luoplii per la vegetazione; ed inoltre nei paesi
vicini sogliono faro molte piante simili.
I.a Sicilia con una superficie di 1302 leghe ed una altezza massima di 10239
piedi, sparsa di monti, colline, e rialti, né scarsa di pianure , liagnala da varj
mari , da fiumi, laghi ; un'isola in somma che per essere separati dal continente
solo per uno stretto, e circondata da altre isole, vicina alla Grecia ed all'Africa
si porge acconcia a molta varietà di vegetazione. Cosi troviamo la Notlioclae-
na lanuginosa — la Clieilanthes odora — la Cjslopteris frngilis — l'Aspidium
pallidum — in diversi punti di Sicilia; mentre sono queste piante proprie di
lontane regioni diverse per latitudine e linea isotermica.
La Pteris longifolia , la Pteris eretica , l'Erigeron canadense , la Taniarix A-
fricana, il Cyclamcn Noapolilanum, il Cyperus papyrus , r.\ster Iripolium, 1' O-
puntia Dillenii , la Kalbfussia Mulleri , l'.Vnagjris ncapolilana, il Xerìumolcan-
der ed altri sono vegetabili, che dalle terre prossimane hanno potuto passare
neir isola. Jla se queste, ed altre specie venute in Sicilia per mezzi incogniti si
giudicano indigene della Sicilia, troviamo il nostro clima anco adatto a rigogliosa
vegetazione di varie piante portate dall' industre mano dell' agricoltore, dal fio-
rista , e dal botanico studioso.
Considerando intanto il numero de' vegetabili fanerogami siccome quelli che
sono stati studiati con maggiore esattezza , e che troviamo consegnati nella pre-
ziosa Sijuopsis fìorae Siculae dalcav. Gussonc (1) si vede come i principi stabi-
liti sin' oggi nella Geografia botanica universale sono comprovati nella vegeta-
zione in Sicilia.
(i) N«HH)li , Typii Tramater 1841 — 45 rol. 3.
— 938 —
I . ' Il numero de' vegetabili dicotiledoni si accresce quanto più da' poli ci ac-
costiamo all'equatore ; cosi abbiamo nella Sicilia, come rilevasi dalia Tavola 111.
che il numero di tulli' le specie Dicotiledoni e 1810 diviso in Ì7S generi.
11." Il numero de' vegetabili monocotiledoni va diminuendo da' poli all'equa-
tore : cosi in Sicilia il numero delle specie nionocotili resta inferiore a quello
delle dicotili, avendocene delle prime 491 specie diNisein 126 generi.
Ili ."Nelle zone temperate cosi le piante erbacee, o monocarpiche annue , e
biennic , come le vivaci policarpiche sono più numerose de' suffrutici , frutici ,
ed alberi ; ed i suffrutici contano più specie degli alberi ; cosi in fatti abbiamo
Erbe 19tì0, SulTrutici -Hìi, Frutici ed alberi 139. Il numero totale de' faneroga-
mi presenta per rispetto della limitata superlìcie una cifra considerevole di spe-
cie, ammontando a 2310; cioè de' dicotiledoni, Erbe l.'i86, Suffrutici 186, Alb.
e Frut. 128 : e de' monocotiledoni , Erbe 483 , Suffrutici 6, Alberi 2.
Alle tre leggi stabilite dianzi potrebbe aggiungersi la quarta che i Crittogami
accrescono come i monocotiledoni dall'equatore a' poli ; ma i lavori sulla crit-
togamia sono ancora limitati, e sulla classe delle felci giusta il sistema di Linneo
Ila scritto il Gussone ; e sopra i licheni veggonsi solo i miei lavori. Perù queste
poche cose non mi fanno ardito cotanto a stabilire una legge generale.
Tuttavia si contano nello stato presente 34 felci ; nella famiglia delle Equisc-
taceedue specie. Licopodiaccc una, Ophioglossee una, Osmundacee una, Polj-
podiacee venlinove, e de'licheni si contano fin'oggi !J3 specie da me descritte.
CAPO TERZO
INFl.riìSZA DBI. CLIMA SUI I. AllHA DE nE.NERl E DELLE SPECIE
1 botanici vogliono che si appelli area lo spazio occupato da un genere , da
una specie o famiglia in una data estensione terrestre o abitazione , ed a tale ri-
guardo sono venuti a capo di vedere come alcune famiglie abbiano un' area
maggiore delle allre. In tale modo osservasi che alcune famiglio di piante sono
— 939 —
più numeroso in penori e specie a preferenza delle altre zone temperate; cosi
per Sicilia in 491 specie monocotili sì hanno Graminacee 118 specie, Liliacee
tì7, Orchidee .'ili, Cyperoidee iiO; nelle specie de'diculili, de'qiiali il numero am-
monta a 1810 diviso in 475 generi , le famiglie le più numerose sodo le Com-
posite con 2GG specie, le Leguminose 2o3, l'ndiellifere 107, Cruciale 103 , La-
biate 97, Cariophylleae 7o, Ranunculacee iJO, Asperifolie 45, Solanec 28, Mal-
vacee 25, Verbenacee 41, Crassulacee 23. Or tutte le sopraccennate, ed altre
famiglie mentre hanno un'arca estesa su tutti i vegetabili in Sicilia contimo poi
de' generi, e delle specie di area ancora estesissima , come si può vedere nella
tavola VI.
Ma se vivono de'vegetabili d'area estesa, non mancano poi quelli al contra-
rio d'area ristretta e limitata ; come si vede alla tav. V. dove le specie coi loro
generi sono ordinate in modo , che ognuno può conoscere l' abitazione, o il luo-
go in cui fin' oggi sono state trovate in Sicilia.
Oltre di ciò bisogna distinguere con Meyer Schow Fenzl de-Candolle le spe-
cie Endemiche dalle Sporadiche. Con tali nomi applicati alle piante dell'Isola,
appelliamo endemiche le specie trovate finora proprie della Sicilia, e sporadi-
che quelle, che comuni a varii punti dell' Isola sono sparse in altri paesi.
Tutte le specie d' area limitata devono dividei-si in due gruppi, il primo è for-
mato da quei vegetabili propri del sito o stazione dove si trovano, il secondo di
({uelli che sono venuti appo noi per vie ignote , ma sono abbondevoli in altri
luoghi più o meno da noi distanti. Con tali idee la Fritillaria Messanensis in
Messina, la Centaurea Tauromenitaua presso Taormina , il Convolvulus Siculus
in Sicilia; mentre il Glinus lotoides che trovasi solo in Catania ed all'Orcio, la
Canna indica i)ropria della stazione di S.Cosimano presso Agosta, esimili, sono
specie endemiche per la Sicilia, e d'arca hniitata , la quale è estesa per altri
paesi; ma quest'arca si estenderà col tempo come accaderà all' Astralagus sicu-
lus ed A. plumosus che trovansi ora nelle regioni subalpine dell'Etna, e delle
Madonie.
Non tutte le specie però clic diconsi endemiche d' una abitazione come della
Sicilia debbonsi giudicare tali per la scienza geografica. Cosi la Veronica panor-
mitana, l'Astragalus siculus, la Fritdlaria Messanensis , il Convolvulus siculus
— 940 —
che crcdevansi endemiche della Sicilia, non sono lali, perché posteriormente tro-
vate nel Regno di Napoli ; e lo stesso potrebbe avverarsi per altre specie che
nascono presso le rive del mare , o nelle pianure pronte a ricevere da' venti i
piccoli semi dalle coste della Grecia, dell'Africa, o del continente , regioni poco
esplorale da' Botanici.
Le specie veramente endemiche sono quelle che son proprie dei luoghi in
cui sono state trovate.
A tale riguardo opino che l'Anlhemisaetnensis, il Senecio aetnensis, la Poa ae-
tnensis , l'Erica Sicula , la Cineraria ncbrodensis. In Petagnia saniculaefolia ed
altre poche sono le sole specie endemiche della Sicilia ; poiché queste specie sem-
brano dei luoghi dove oggi si raccolgono. Il Senecio non é slato veduto in qua-
lunque altro luogo, quantunque diligenti ricerche sulle composte abbiano fatto
valenti botanici : l'Anthcmis si è veduta sull'Etna abbondante , e sulla monta-
gna Camerata neir Isola medesima; la Poa non è stata ancor trovata in altro sito.
Lo stesso può dirsi della Cineraria, dell'Erica e della Pelagnia. Dippiù i suddetti
vegetabili possono \ivere, e prosperare siccome nelle alte regioni dell'Etna an-
cora in vari siti diversi nella altezza , dilTcrcnti nella temperatura: e pure 1' An-
themis, il Senecio, la Poa, la Genist^i non hanno abbandonate le alte stazioni
ove li troviamo. Laonde se fossero portati da' venti, siccome endemiche di
altri luoghi , prima dovrebbero vedersi nelle basse, e poi nelle alte regioni del-
l'Etna, ed altri punii dell'Isola; se trasportali dagli augelli, o d'altri animali
perché non diObudersi i semi , e propagarsi in tutti i sili dell'Isola? Bisogna con-
chiudere che abbiamo molte ragioni a crederli aborigeni della stazione ove si
veggono nascere, ed opino, che siccome nel globo abbiamo delle specie ende-
miche aborigeni di pochi paesi, come la Prìmula farinosa delle Alpi, cosi tra
queste possiamo contare le sette specie dell'Etna. Tra lo aborigeni nelle vicine
Isole della Sicilia troviamo il Cylisus acolicus, l'Apterantcs Gussoniana, trova-
le dal cav. Gussone, il primo nell'Isola Vulcano e Stromboli, e l'altra nell'Isola
Lampedusa; sebbene quest'ultima in Algeria vicino ad Oran dal Munby, e dal
Wcbb al promontorio Gela nell'Andalusia ed in Almeria tra le SaUne fu dopo
del 1832 , epoca della sua scoperta, osservata; ma le vicinanze di queste terre
possono farci opinare d'essere la specie aborigena di tutte le accennate contra-
— 941 —
de. Più appresso si presenta il quadro di questi pochi vegetabili colle loro par-
ticolari stazioni.
CAPO QfAUTO
INFLl'ENZA DEI. CLIMA Sl'I.I-E EPOCIfE DELLA ^■E(;ETAZI0^■E.
Sotto la Zona temperata, dovendo passare gli esseri organici perquattro distin-
te stagioni, e toccando in ognuna di esse estremi di temperatura massima e mi-
nima, gli organi loro devono soffrire svariate e differenti mutazioni. Questi cam-
biamenti sono quelli che nei vegetabili costituiscono le fasi della vegetazione
che sono la Germinazione, la Frondescenza , la Fioritura , la Fruttificazione , e
lo Sfrondamento.
Come la temperatura diversa dia luogo a diverse fasi sotto la slessa altezza
polare e quasi nella medesima longitudine , basta osservarlo nella vegetazione
delle pianure di Catania , e Nicolosi, villaggio sull'Etna elevato di 2136 piedi.
La vile nelle pianure di Catania germoglia nel marzo , fiorisce nel maggio, ma-
tura in agosto: mentre in Nicolosi germoglia in aprile, fiorisce in giugno, matu-
ra in ottobre : la stessa legge regna per la vite piantata in Saganna, Linera , ed
altri punti elevati dell'Etna; il rilardo della maturazione per la vite deriva dal-
l'abbassamento di temperatura considerevole dalla metà di Settembre in poi. La
Plumbago europea in Catania termina la sua vegetazione nel settembre, in Nico-
losi neir ottobre , e quanto più si vien salendo suU' Etna , tanto più tardi si av-
verano i primi periodi della vegetazione. La Genista actnensis fiorisce nel pae-
se Misterbiauco prossimo a Catania il lo maggio, e termina in agosto ; poi sul-
l'Etna a Nicolosi comincia nel lii giugno , per terminare in Settembre.
Dietro diche il grande Linneo relativamente al clima di Upsal, il Lamarck ,
lo Chavassieux ed altri al clima di Parigi, Tenore al clima di Napoli hanno re-
datto chi il Calendario, chi l'Orologio di flora; mostrando in tutti i mesi dell'an-
no, in tutte Icore del giorno approssimativamente la fioritura dì \arie piante .
ed altre fasi della vegelazione.
Rapporterò qualche mia osservazione latU sulle piante di Sicilia, e principal-
11!)
— 942 —
mente pel clima di Catania, e dell'Etna; notando bene clic le mie osservazioni
toccano quasi il medio del tempo in cui si avverano tali mutazioni, mentre è
legge ben conosciuta che l'evoluzione delle gemme, l'antesi de'fiori, la disartico-
lazione delle foglie anticipa o rilarda in ogni vegetabile alla ragione di un mese
secondo le varie circostanze metereologiche , che elevano , o abbassano la tem-
peratura.
In uno specchietto darò un quadro comparativo tra la vegetazione di Upsal ,
Parigi , Napoli, Catania e l'Etna notando i mesi ne'quali vengono in florcscen-
za alcune piante. In questo saranno pochi i fatti, ma bastano a farci conchiude-
re sulla legge generale , mentre gli esseri organici ricevono tutti le mutazioni
della temperatura, e vi resistono uniformemente secondo la particolare struttu-
ra e stazione.
Gmninazione.
Nel clima di Catania varie Vicie, la Sagiua apetala, la Malva nicacnsis ed altre
piante germogliano dopo le prime acciue di autunno. Spuntano dal suolo nel
febbraro il Chenopodium olidum , l'Amaranthus prostratus ; nel Marzo germo-
gliano la Portalaca oleracea, Ilyppocrepis multisiliquosa: Sileno conica et gallica
vengono fuori dal suolo nel maggio suU' elevata regione dell'Etna mentre, nel-
l'aprile fioriscono in Catania.
Frondescenza.
Il Sambuco al cominciare di Febbraro veslcsi di foglie, il mandorlo ed il Piop-
po nella metà dello stesso mese sull'Etna, mentre nel clima di Catania è nel Gen-
naro che ciò si avvera: quivi la Vite, il Fico emettono le foglie ne' primi del
marzo, e nelle alte regioni dell'Etna a' primi dell'aprile , l'Ulivo, il ciriegio, il
Pomo, il Pesco, il Pruno, i'Opuntia si risentono verso la metà di Marzo e sul-
l'alta regione del Vulcano nell'aprile; dove il Noce, l'Avellano, la Quercia, il
Faggio è nell'aprile che cominciano ad emettere le foglie dopo gli amenti , co-
me altresì il Castagno al terminare dell' aprile ed al cominciare di maggio si ve-
— 943 —
ste (li foglie. Mettono le fiondi il Morus nigra , e m. allia in maggio suU' Etna ,
ed in aprile nelle contrade vicino a Catania.
Dal clic si osserva come la frondescenza ritarda di un mese sull'Etna in pa-
ragone di quella di Catania per ragione della bassa temperatura.
Paragonando alcuni di questi pochi fatti con quelli osservati da Linneo in
L'psal, Cliavassicu in Parigi, Tenore in Napoli, possiamo concliiudere , che la
Frondescenza nel Clima di Catania trovasi uniforme a quella di Napoli ; avanza-
ta di un mese e mezzo su quelle di L'psal; Qualmente la vegetazione dell'Etna
accostasi a' Climi settentrionali d' Europa, e prossimamente al Clima di Parigi.
Fioritura
I fatti osservati intorno alla florcscenza sul clima della Sicilia saranno somma-
riamente da noi mensilmente disposti notando bene che da noi sarà segnato il
principio della florcscenza anziché il medio di tutto il periodo, dipendendo que-
sto da varie cause, ed essendo soggetto a diverse variazioni.
Gexn.vro.
« Orchis saccata — 0. longibracteata — Corjius avellana — Viola odorata
« — Veronica hcderacfolla — V.Cymbalaria — V.Buxbaumii — Tillea muscosa
« — Linaria rcflexa — Erodium moschatum.
Fedbraro.
« iVlnus glutinosa — Theligonum cynocrambe — Viola Iurta — Veronica
« panormitana — Euphorbia biglandulosa.
Marzo.
«Orchis rubra — Chamerops humilis — ;\nagallis arvensis — Convohidus
« siculus — Iasione montana — Vicia sicula — V. dasycarpa — V. ambigua —
« V. disperma — Trifollum cherleri — Senccio fu;niculaceus — varie Pomacex
« e Graminacee.
Aprile.
« Orchis mediterranea — Quercus ilex — Q. appennina — Q. suber — Q.
« coccifera — Echium pustulatum — Primula acaulis — Campanula dichot>-
— 944 —
« ma — Olea europea — Verouica beccabunga — Rula l)racteosa — Anthemis
« colula — Centauiea nielitensis —
Maggio.
« Dianthus prolifer — Saponaria ofTicinalis — llelicbrjsum rupestre — Vi-
« lis vinifera — Castanea vesca. —
GlCGNO.
« Utricularia vulgaris — Lycopus europaìus — Saponaria depressa — Zapa-
« nia repeus — Tanacctum vulgare — Spartium junccum —
LCGLIO.
« Cyperus papyrus — Datura stramonium — Dipsacus sylvestris — Artemisia
« cajnphorata — Cineraria ambigua — Genista aetncnsis —
Agosto.
« Xantbium strumarium — X. spinosum — Amarantlius albus — Alriplex
« Halimus — Statice Limonium — Artemisia variabilis — Jnula viscosa — Pas-
« serina pubescens —
Settembre.
« Atriplex portulacoides — A. erecta — Cyperus difformis — C. glaber —
« Dactyloctenium aegyptiacum — Cyclamen neapolitanuin — Saccbarum Ra-
« vennae — Saccbarum xgyptiacum — Andropogon angustifolium —
Ottobre.
« Juniperus turbinata — l'anicum compressum — Globuiaria aiypum —
« Erodium romanum.
Novembre.
« Urtica membranacea — Arisarum vulgare — Juniperus phaenicea — Iris scor-
ie pioidcs — Fraxinus excelsior — F. rostrata —
Decemore.
« AnibrosLnia Bassii — Juniperus macrocarpa — J. Lobelii — Brassica cam-
« pestris — Calendula sicula — Passerina Lirsuta — Anagyris foetida — A.
neapolitana —
— 045 —
Fniililirazione
Osservava nella froudesccnza clic in Catania le piante sviluppano le foglie
allo stesso mese che in Napoli , l'ugual cosa si può dire della floresccnza di Si-
cilia, poiché mettendo a riscontro le piante da noi accennate con quelle riferite
dal Tenore, si veggono i due climi Napoli, e Sicilia nello stesso mese aver fio-
rite le medesime specie , o meglio nello stesso mese cominciare 1" antesi delle
medesime specie.
Lo stesso dir si potrebbe della fruttificazione, ma per metterci nella via de'fatti
notiamo le diflerenzc tra Catania, l'Etna e Nn]iolì.
Le Ciliege nel cominciare di maggio si mangiano in Catania come in Napoli,
ma nelle alte regioni dell'Etna si hanno al cominciare di giugno. 11 frumento,
e l'orzo nelle pianure di Catania si falciano in giugno come in Terra di Lavo-
ro , ed in Puglia ; negli Abruzzi in luglio, in Upsal nell'agosto ; come le ciriege
a Parigi si mangiano al cadere del giugno.
Nelle pianure di Catania la vile matura il fruito in agosto, nell'Etna a 2136
piedi nell'ottobre, a -4000 piedi in Novembre. Lo sparlium junceum in agosto, la
Genista a^lnensis il Crategus azalorus, ilZizIpbus vulgaris nel settembre, il Me-
spilus germanica nell'ottobre, il Pyrus sorbus nel novembre maturano le loro
frutta sull'Etna alla elevazionedi 213C piedi; l'Olea europea a 1600 piedi matura
il frutto nel novembre.
SfrondametUo
L'autunno nelle zone temperate è l'ordinaria stagione della caduta delle fo-
glie; poiché le cause meccaniche da un canto che ne urlano le pagine, o espan-
sioni, e l'assiderazione de' succhi dall'altro avverano nelle foglie una soluzione
di continuità alla base ; e cosi vediamo le Pomacee lasciar le foglie nella meta
di novembre, e qualche volta al cominciare del decembre. La vile sfrondasi in
Catania sul finire del dicembre , e sull" Etna nel novembre al primo guazzo.
L'Avellano, il Fico, il Pioppo, il Castagno svestirsi di foglie nel novembre.
— 946 —
Questi pochi f;itti comparati con quelli di Upsal dove il Pioppo perde le fo-
i;lii' al cominciare di Autunno, con quelli di Parigi dove il detto albero si spo-
glia in ottobre, in Napoli nel mese di novembre, ci convincono che il clima di
Catania si avvicina a quello ili Napoli, e diflbriscc dagli altri due: lo stesso ci
profano il Melo il Fico che a l'arigi sfrondano ne' primi del novembre, in Na-
poli durano come presso noi sino al dicembre: e suU'I'^lna lo sfrondamento de'
detti alberi avviene nel cominciare di novembre come si osserva a Parigi.
CAPO QUINTO
ALCONI RAPPORTI TRA I.A FLORA SICULA, E LA NAPOLITANA.
Il Regno di Napoli comprese le isole che ne dipendono conta una superfìcie
di 23130 miglia geografiche. L'isola di Sicilia comprese le isolette che ne di-
pendono gode una superficie di 7530 miglia geografiche.
Il totale delle specie sinora conosciute nella Flora Napolitana delle tre classi
Dicotiledoni, Monocotiledoni, ed Eteogami giunge a 3176; cioè 2543 specie
dicotiledoni, 589 monocotiledoni 44 eteogami.
Il totale delle specie finora publicate nella Flora Sicula giungono a 2399
specie; cioè Dicotiledoni 1818 specie, monocotiledoni 491 , ed Eteogami 34,
Licheni !3o (1).
Ecco pertanto il quadro delle famiglie più numerose nell' una e nell'altra flora.
(i) Volendo osservare le proporzioni in cui stanno i Licheni alle Felci, le Felci a'Monocotili , e
questi a'dicoteli , e poi il rapporto tra i generi alle specie , si vede the, i Licheni stanno alle Felci
prossimamente come i : i . a/3 ; le Felci stanno ai Monocotili prossimamente come i : i4 ; che i Mo-
nocotili atanno a' Dicotili come i ; 3. j/3 j finalmente i generi stanno alle specie prossimamente co-
me i : i 2/3.
— 947 —
PARAGONE
THA LE PIÙ MMEIIOSE FAUIGME NELLA FLORA SICDLA E NAPOLITANA
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Canna Indica S. Cosimano tra Siracusa ed Agosla — Kalbfussia Mullcri Cata-
nia— Erigeron canadcnse Catania, Etna, qualche luogo nel Vallo di Mozzava
— Rhagadiolus stcllatus Catania Paterno — Glinus lotoides Catania alle fosse ,
Palermo all' Oreto — Centaurea tauromenitana Mola e sotto Taormina — Fri-
tillaria messaneusis Messina — Opunlia Dillcuii Messina — Cylisus aeolicus Vul-
cano , e Sfromboli — Stapelia europea Lampedusa — Veronica panormitana
Palermo, Caltagirom, Catania ed altri luoghi non molto di frerptenle. — Cbenopo-
dium multifidum Palermo — Mespilus Azalorus £7na — Sternbergia excapa £(»ia
Madonie. — Robertia taraxacoides Etna — Antliemis aetnensis , EttM al piano
del lago, 8,000 p — Senecio aetnensis Etna nella regione elevata — Poa aetnensis
Etna nelle arene 2,000 - 4,000 p — Genista aetnensis Etna in tutte le regioni —
Cyperus cossyrensis Pantellaria — Poa Nymanni Etna — Lithospermum Le-
hemanni Mazzara — Statice drcpanensis Trapani — parvifolia Pantellaria — cos-
syrensis Pantellaria — pigmea Pantellaria — Storubergia sicula Militello vai di
Noto. Ornithogalum nebrodense Madonie — busambarense Busambra — Ma-
scari Cupanianum Caltagirotìe — Rumex aetnensis Etna — Colcbicum Valéry
presso Palermo — aetnense Etna — Chlora sicula Palermo a Gallo — Seduni
aetnense Etna — soluntìnum Solanto — Mespilus Oxyacantlia Madonie , Et-
na — Euphrasia Biancae Avola — Orobanche Alexandri Palermo — nebro-
densis Madonie — Sonchus Nymanni l'icari — Auttiemis ciavata Madonie —
Centaurea busambarensis Busambra — Orchis fasciculala Etna e Mistretta tu' bo-
schi — Cephalanthera comosa Isnello alle falde delle Madonie — Mara^ igne Etna
alla Cerrita — Orchis panormitana Palermo — Ruppia drcpanensis Trapani —
(]ucumis Colocinthis /"aH/fZ/ann — Acroslicum septeulrionale Etna — Cineraria
nebrodensis Madame — Erica sicula Promontorio di Cofani presso Trapani —
Scabiosa liuionifolia Monte gallo , e Promontorio di Cofani — Hieracium luci-
— 952 —
diini Id, — Reaumuria vermiculata Marina di Trapani — Trifolium Savianum
Monti di Mandanili — Pelagnia Saniculaefolia Bosco di Fìoresta e maniaci.
(i) Le ricerche sull'area ristretta delle specie Siciliane sono state eseguite con diligenza , ma biso-
gna notare che qualche fiata in vari punti dell' Isola trovansi delle specie che abbondevoli si veggo-
no in un punto solo : tali sarebbero l' Erigeron canadense la Veronica panormitana. Ciò non deroga
la legge generale stabilita , poiché dobbiamo giudicare area propria di una specie quel sito della ter-
ra ove abbondevolraentc si vede crescere spontanea : tale mi pare la Veronica panormitana in Pa-
lermo , la quale in Catania , Caltagìrone , Messina si raci.og!ie non molto spesso; Io stesso del Rha-
gadiolus stellatus , ed altre.
(2) L' Etna è sita al Nord di Catania alla latitudine N." 57" 41 e longitudine E 02" 46 dall' Isola
Ferro; Le altezze principali rilevansì datlu Tavola delle primarie elevazioni riferite da noi nel para-
grafo della St<]zìoiie Alpina. Molte specie d* area ristretta potrebbero entrare in questa descrizione ,
ma il loro sito fa sospettare , che d' altre contrade fossero stale trasportale per i venti , 0 altro.
(3) L'abitazione delle Stapelie trovasi al Capo nelle Indie: due specie fin oggi di tal genere trovansi
dissociate , cioè la Stapciia hirsiita , abita a Kervan nel regno di Tunisi trovata da Dest , e l' altra
detta Stapelia europaca trovata dal cav. (Giovanni Gussone nell'agosto del i8:ì8 nell' Isola di Lam-
pedusa la quale scosta dalla Sicilia 106 miglia ilaliane , ed il punto più vicino e il capo di Licata : è
divisa dall' Africa per 79 miglia , Ìl suo perimetro e di 20 miglia , 1* altezza massima è di oiS piedi,
giace alla lat. N. 55" 52 ed in longit. da Parigi 12 56 varia in essa l'ago magnetico 17", 5o al N. La
sua formazione geognostica appartiene al gruppo sopracrelacco di de-la-Roche al Tritoniano di Oni.
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se LA MEMORIA DEL PROF. TORNABENE.
* professori Meneghini , Parlatore, e Gasparrini furono incaricati di esaminare
un lavoro del prof. Tornabene intitolato Saggio di Geografia Botanica per la Si-
cilia .
L" autore dopo aver detto del sito , ed estensione della Sicilia dichiara che per
porgere una giusta idea della maniera come stanno associate le piante d' un pae-
se ristretto, come è appunto la Sicilia, non é da seguitare le regioni botaniche
proposte da Schow.nè quelle del Decandolle; poiché tali regioni riguardano tutta
la superficie terrestre, ma in vece sia mestieri considerare la natura del suolo, la
sua altezza sul mare, la quantità dell'acqua da cui è bagnato, ed il clima. Però
egli ammette le stazioni differenti per la vegetazione , lasciando l' isola tra re-
gioni botaniche da quegli illustri autori proposte. Quindi il lavoro in tre parti
principali divide, in geognoslica, idrografica, ed aerografica. Nella prima di-
stingue i lidi, le pianure, i rialti, le colline, ed i monti facendone conoscere la
natura loro. Nella seconda i mari, i fiumi, le paludi, ed i laghi. Nell'ultima che
versa principalmente sul clima , allega le osservazioni meteorologiche fatte in
Palermo e Catania , dalle quali giudica approssimativamente delle vicissitudini
atmosferiche degli altri luoghi dell'isola.
Dopo questo entra a ragionare delle stazioni botaniche propriamente dette ,
delle quali ne propone dieci , cioè mariltima, fluviatile, paludosa, umida, ari-
da, vulcanica, boscosa, delle pianure, delle colline, eJ alpina; notando in eia
scuna quelle erbe, e que' suffrutici, frutici ed alberi che in copia e meglio vi fan
no; con aggiungere nell'ultima 1' altezza sul livello del mare per molte piaule.
— 955 —
L'autore esamina ancora l'ioflucnza del clima sulle varietà delln vegetazione
Siciliana; e verifica in essa le tre leggi stabilite du'Botanici geografici, cioè 1' che
il numero de' vegetabili dicotiledoni cresce dai poli verso l'equatore; 2' il nu-
mero de' monocotiledoni diminuisce dai poli all'equatore; 3* clic nelle zone tem-
perate le piante erbacee monocarpiche, e le perenni policarpiche sopravanza-
no in numero i suffrutici , i frutici , e gli alberi , cose tutte che egli dichiara
con cifre in (avole comparative.
E continuando a ragionare del clima dichiara qual sia la sua influenza sullo
spazio più o meno esteso (area) occupato da taluni generi , e spezie, quale sul-
l'epoche della vegetazione , germinazione , frondescenza , fioritura , fruttifica-
zione, e sfrondamento : tutte cose poi che in appositi specchietti espone con ci-
fre comparative. Seguita e finisce con un brevissimo cenno sopra i rapporti
della Flora Siciliana, con quella del Regno di Napoli.
tn un lavoro di tal genere egli è diffìcile, per non dire impossibile, che non ri-
manga sempre qualclic cosa a desiderare. Cosi per esempio dov'egli tocca del-
l'azione chimica del suolo \'ulcanico sulla vegetazione senza dichiarare in che
cosa essa consista , ci pare quasi fuori i termini della geografia botanica; e quan-
do dice che i rialti, le colline, ed i monti corrispondono alle regioni pedemon-
tana , subalpina , ed alpina vorremmo spiegasse più distesamente le ragioni sulle
quali fonda questa somiglianza, se per l'altezza sul pelo delle acque , o\Tero
per la vegetazione, nel qual caso dorrebbe darci le tavole comparali^e, come
ha fatto per altre cose.
Finalmente sulle piante proprie di alcune stazioni, o di quelle credute di area
più o meno estesa ci ha qualche correzione a fare : cosi per esempio son da
escludere dalla
1.' Stazione marittima Cyperus intermedius
Samolus talerandi tilycfrìa fìuilans
Erica peduuculaiis Lylhiiim salicaria
2.' Stazione fluviatile. Cladium geriìMiìicum
Cijperm leiiuiporus Tamarix africana
Cjfperus hngm Salix pedicdlata
— 956 —
Populns alba 5.' Stazione de' boschi
Salix fragilis Ruhus dalmalinu
3.' Stazione paludosa Rulius cupanianus
XaiUium Klnimnriiwi Erirn arhorra
lìuppid maritima 6." Che nella staziono dello pianure si
I Imus suherosa coltiva
4.' Stazione umida. Gossypium arboreum
Dclpbynium slaphysagiia Avena fallax
l.amium hifìdiim Sarrhinwn o/ficinarwn
Scrophuiaria grandìdeiìlala Scoìi/inus (frandiporus
Ihaba muralis 7." Stazione delle colline.
Fraa:imis rostrata Pifrus malus.
E che dalle piante riportale come di area estesa si vuole escludere Bromm
tectontm, Carlina involucrata , Chennpodium olidum , ed in vece notarvi Bromus
(ìussoniiet mollis. Daucus mauritanicus, et Carota, Chenopodium viride, Euphorbia
helioscopia, ed altre.
Ma a riscontro di queste leggiere pecche nel lavoro del prof. Tornabene sono
molti pregi , osane voglia considerare il disegno, e la chiarezza, o la fatica
durata in cercare con tanta diligenza, e disporre acconciamente i fatti, e le osser-
vazioni altrui, e proprie secondo i lumi presenti della scienza.
Lavori di questa fatta tornano poi diHicilissìmi per quei paesi come la Sicilia,
in cui ne' differenti luoghi non si siano ancora fatte le osservazioni necessarie
per ciò che spetta alla geografla botanica. E lo stesso autore confessa che il suo
non si deve tenere come compiuto , e perfetto , si bene come un saggio.
Le quali tutte cose i Commissari pigliando in considerazione son di parere,
che questo saggio di Geografia Botanica per la Sicilia, come un primo lavoro di
tal genere, speciale di queir isola, corrette le poche pecche sopranotate, sia per
intero pubblicalo negli atti del Congresso.
Prof. G. Meneghini
Prof. I'ii.ippo Parlatore.
Prof. Guglielmo Gasparrim
RICERCnE
SULLA ORIGINE DELL' EMBRIONE SEMINALE
IN
ALCUNE PIANTE FANEROGAME
FATTE
DA GUGLIELMO GASPARRIM
JUappoiciik al tempo di Linneo parve compiulamenle dimoslraL-i la necessità
della fecondazione nelle piante fanerogame, per generarsi l'embrione seminale,
molti annlomit'i di poi e Fisiologi attesero con diligenza ad osservare le modi-
ficazioni e la stnittura di esso embrione. E quando si fatto esame è sembra-
lo, se non compiuto, almeno sufQcicnte, ai bisogni della scienza , e nato ne'
dotti un desiderio grandissimo di sapere l'origine di questo embrione. Nel qual
desiderio si son ridestate le antiche controversie furon mai sempre tra i Fisiologi,
cioè s'egli ancora l'embrione seminale sia generato dal pistillo e vivificato sola-
mente dal polline , o che si generi nel polline e germogli nel pistillo ; ovvero
121
— 958^
se |noveiii{a dalla moscolanza dello essenze di>ersi' (irodolte da^li oifjarii ses-
suali, i quali sono raflìgurati nello stame e nel pistillo.
Ai nostri tempi Schleidcn in Germania ha manifestalo una opinione , eLe ha
molli set^uitatori, ed è che l'cmhrione si generi primitivamente nel maschio, e lu
remina «ili porf;a luogo acconcio al primo accrescimento. Invero le scoperte de-
};li anatomici moderni sulla struttura e fatti del polline e dell' uovicino mena-
no naturalmente a si l'atta sentenza. hni)erciocclié si s^ipeva che mi ^Tanel di
polline contiene umore minutamente granelloso, il ()ualc in molte jiiante per
l'umidità esce fuora: e l'Amici faceva conoscere, già son parecchi aniii,ches|)esso
detto umore vien fuora da' suoi gusci non disciolto , ma chiuso in ima sottilis-
sima memhranella conformata d'ordinario a mo' di filolino cilindrico in sem-
bianza di budello. K vide pure questo liloliuo cacciarsi nello stimma, ed in al-
cune occorrenze lungo il tessuto conduttore dello stilo giungere infino al mi-
cropilo, o bocca dell'uovicino; dove credeva che si aprisse per fecondarlo, ver-
sandovi r umore in esso contenuto. Le quali osservazioni sono stale poi rif(T-
mate da parecchi anatomici, sopiattutlo con molta diligenza dal lìroiigniart, ac-
conciandosi <'gli in più punti alla sentenza dell'Amici. Ma d'altra parte si è os-
servato coslanteniL'nte l'embrione colla radicclla volta al micmpilo. E lo Schlei-
den avendo veduto reslreniitù del fdolino pollinico entrare per esso il micro-
pilo, e, giunto al nucleo dell'uovicino, sospingere la vessichelta embrionale,
è venuto in questa opinione , cioè , che 1' estremità del filolino colla fovilla in
essa contenuta si trasformi in embrione. Il quale embrione si sarebbe generato
nel polline, e dopo tanto cammino finalmente nel nucleo , e propriamente in
una nicchia della vessichelta embrionale avrebbe trovato luogo convenevole al
primo accrescimento. Quella parte poi del filolino che rimane tra la radicella
ed il micropilo sarebbe il filamento sospensorio dell'embrione. Ma l'Amici,
cui r.\nal()mia e Fisiologia delle piante debbono non [lOco della loro presente
alle/za , per sottilissime ricerche ultimamente da lui l'alte sulla fecondazione
delle zucche confuta si fatta teorica. 1 risultali cosi differenti dalle osservazioni
d'uomini lauto valorosi nella scienza avendomi sosi)into a vedere co' propri oc-
chi le cose da loro dette, tra le molte e svariate ricerche da me istituite, mi sono
abbattuto in tre falli differcntissimi, degni di esser notati ; non già che svelassero
— 959 —
essi coin|iiutamfintP 1' arcano della fecondazione , ma por cerio ci sforzano a
dover iiiodincare almeno alcune massime e teoriche moderne intorno alla ori-
gine di'ir embrione. II quale punto se intìno ad ora non si è potuto spiegare gli
è, stato, mi pare, cosi per essere di sua natura molto intralciato e riposto, co-
me pe'poclii fatti, e spesso malamente interpretati , sui quali sont) fondate le in-
duzioni generali. Né io sopra poclie osservazioni pretendo stal)ilire nuove Ico-
l'iclie , o dimostrar come vera ed universale alcuna delle opinioni sopra men-
zionate , parendomi che le coso necessarie per la compiuta spiegazione del fe-
nomeno, nello slato presente della scienza , non sieno ancora tulle trovate e
pronte.
Divido perciò il ragionamento in (re parti , come quello che risguarda a tre
fatti diflerenti ; cioè:
1 ." Che r embrione seminale si può generare senza l' opera del polline :
2." Che può nascere in un punto lontano dal micropilo nella parte interna
dal sacco embrionale , standoci fecondazione :
3.° Che comparisce rembrione come prima arriva alla vessichetta embrio-
nale un lilamento iu forma di budello.
PARTE PRIMA
NEL FICO SI GE.NEUA LEMUKIO.VE SEMINALE SENZ' OPERA DEL POLLI.NE.
Si è creduto universalmente essere il fico albero |K>ligamo, cioè con indivi-
dui androgini ed unisessuali , che il fico domestico fosse la femina, ed il capri-
lieo l'individuo androgino e fecondas.se il domestico. La sciqierla degli organi
sessuali fatt<i da Cesalpino nel princìpio del sei-olo passato riciii.iinava mai più
I' attenzione de' dotti ; molti dei quali (|uantun(pie atteniless4>ro a confermare
la necessità dei sessi e della fecondazione per ottenere frulli e s<-mi fecondi,
pure c'era chi ciò conlradiccs,se , allegando fra tante ragioni che il lieo senza
fecondazione produce ancora frutti. .Ma i più scusati osservatori notavano già
iofmiti particolari sulla fecondazione de' vegetabili , che il dattero allega e ma-
— 960 —
tura suoi frutti non por mi corto insetto , scrondo narra Erodoto, ma por la
polvere fecondante delle antere ; e fra le tante cose meravigliose si conobbe
ancora cbc nei Dori diclini spesso per gì' insetti succede la fecondazione, come
quelli che da uno in un altro volando sul pistillo portano il pollino. Come pri
ma queste cose si conobbero , parve a certuni, principalmente a Linneo, die
la caprificazione servisse allo slesso uffizio. Imperciocché questo sapientissimo
Botanico conosceva che il frutto è Tovajo ingrandito, e l'anfanto, domandato
volgarmente fruito, non essere l'ovajo ma ricotlacolo contenente fiori , e che
esso potesse crescere senza fecondazione. E sapendo egli , per le ricerche del
Pontedera, che il fico domestico contiene soltanto fioretti feminei, od i maschi
si trovano nel capriflco , e che cosi nell' uno come nell' altro ossi fioretti son
chiusi dentro un ricettacolo , entrò in un concetto , che la fecondazione nel fico
non mai sarebbe potuto avvenire senza un provvedimento di natura. Ed era
l'aver messo nel caprifico un insetto di tal sorta ch'essendo obbligato a pa-
scersi del fico domestico o femina gli arrecasse cosi l' umore fecondante ;
pel quale generandosi l'embrione interveniva che la maggior parte degli au-
fanti allogasse perciò. E rispondeva a coloro seguitavano l'opinione del Ca-
merario che diceva « niente generarsi dal seme di fico », ed a quelli alle-
gavano in contrario, che il fico nasce dai semi dei fichi dell' Arcipelago e del-
l' Italia , con far notare che la osservazione del Camerario stava bene per i
semi prodotti in Germania , in Francia , ed in Inghilterra , dove non ci aven-
do caprifichi di necessità dovevano essere sterili ; e per contrario fecondi in
Grecia ed in Italia , dove per la presenza del caprifico , il fico diventava natu-
ralmente fecondo. Parve si falla spiegazione tanto giusta e ragionevole che tulli
vi si acconciarono. Ma noi in un lavoro apposito sulla caprificazione — {Ricerche
sidla natura del fico e del caprifico; e sulla caprificazione — Rendiconto della R. Ac-
cademia delle scienze n.° 23. Napoli 1845); ed in altra scrittura pubblicata l'an-
no avanti (Nova genera super nonmdUs Fici spccicbus — Neap. 1S44 ) , abbiamo
distesamente dinìoslrato che fico e caprifico sono alberi molto fra loro diversi.
£ non che fossero individui della stessa specie , ma specie tanto differenti da
potersi considerare come due generi. La qual cosa ci ha obbligato a vedere
come si genera in essi l'embrione seminale ; poiché nelle scienze naturali Inter-
— 961 —
viene spesso che un nuovo fallo analomieo, muti o modifichi qualche teorica fi-
siologica.
Il caprifico molle tre sorte di frutti nell'anno, i primaticci o fioroni in prima-
vera; gli esiivi , clic gli agricoltori greci dicono forniti, sul principio deiresta-
tc , e gli autunnali domandali da quelli col nome di cratiri sul finir dell' està,
molti dei quali durano inOno a primavera. Tutti questi anfanti sono androgi-
ni; se non che ne'fioroni abbondano fiori dell' uno e l'altro sesso, ne'forniti
ci ha pochi fiori masclii , pochissimi ed imperfetti , o niun fiore maschio , nei
cratiri. Nei norl feminci di tali anfanti vive e si propaga l'insello che da Lin-
neo fu detto fijiiijìs l'senc, il quale vi compie tre generazioni ogni anno. I
cratiri ed i fioroni non mai hanno semi fecondi, contengano o no l'insello:
ma ne'forniti si trova pochi semi coli' embrione. Che i cratiri sieno sterili non
è da meravigliare , poiché i fiori maschi d'ordinario mancano, o sono pochissi-
mi, e spesso disformali ed abortiti ; e che i fioroni non mai abbiano semi fe-
condi né anche deve recar maraviglia , considerando che i fiori maschi nasco-
no un mese dopo i feminei, quando questi già punti dall'insetto sono allora
bacati o invecchiati.
Il fico domestico poi porta costantemente due spezie di anfanti , i fioroni ed
i fichi autunnali. Ne' primi i semi mancano di embrione, e di rado si trova qual-
che fiore maschio sotto la bocca; nei secondi non mai m'è capitalo di vedere
alcun fiore maschio, ma abbondano i semi forniti di embrione.
Si é cennato di sopra che per le osservazioni del Pontedera come prima i
Botanici conobbero che i fiori nelle diverse generazioni del fico domestico son
sempre feminei, cosi negli anfanti primaticci come nei tardivi, di comun con-
sentimento, senza cercar altro con esperienze, si avvisarono che il caprifico
solamente dovesse fecondarli, in ciò riconoscendo essi una providcnza di na-
tura per compiere una funzione tanto importante. Ed io medesimo nel certifi-
care i fatti sopranarrali sulla struttura dei fiori , quantunque vedessi nel capri-
fico non r individuo maschio del fico domestico , ma una spezie dilTerentissima,
tuttavolta cadeva spontaneamente nella stessa sentenza. Ma in progresso di tempo
affacciandosi alla mente parecchi dubbi applicava l' animo a nuove ricerche.
Primamente parca impossibile che in ogni sorla di fiorone né pure im sol
— 91)2 —
some fecondo si trovasse, ancora quando c'era di Cori niaschi. Niente dimeno
per molto si fosse dopo ricercato, sempre s'è veduto die il fatto sta cosi e non
altrimenti. Il che poi non deve recar meraviglia quando si considera clic i
mosclierini i quali entrano in ossi vengono dai cratiri , in cui non ci lia fio-
ri miischi , o sono in pochissimo numero, e quasi sempre incompiuti. Che
Si' poi nello stesso lìoronc trovi qualche fiore maschio , ([uesto nasce lungo
tempo dopo i fiori feminei, né le sue antere si aprono mai: cosicché ciascuno
può dire che s'egli non si trova semi fecondi nei fioroni, gli è per difetto di fe-
condazione. La meraviglia è il fatto dei lidi) tardivi, nei qn.ili si genera 1' cm
brionc, massime nei pedagnuoli ed in luoghi caldi, sia o no l'albero stato ca-
prificato.il fico albo, il dottalo ed altri, cui i Napolct^uii non danno il caprifico,
portano in copia semi fecondi : come pure ne'luoglii dove non si pratica capri-
licazione, ed il caprifico vi è rarissimo, per esempio a'Camaldoli, in Ischia ed
altrove. Ma così fatte osservazioni lasciano sempre qualche dubbio o sospetto ,
non vi fosse arrivato il moscheriao d'altronde ed operato nascosamente la fecon-
dazione. Intorno a che è da sapere per primo, che questo insetto liscilo dal suo
nido difficilmente spicca un volo molto disteso : di poi che dove sia entrato nel-
ranfanto,in esso si trova intiero, o qualche sua parte, ovvero il segno dell'es-
serci penetrato in una maccliia bruna da cui facilmente appresso viene la corru-
zione. Ora in luoghi dove non sono caprifichi, e non si usa caprificazione i semi
fecondi ho trovato ancora negli anfanti in cui non era noia che potesse dar so-
spetto di esservi penetrato l'insello. Inoltre sulla metà di luglio avendo fecon-
dalo artifizialmeule trenta anfanti, sopra un ramo di fico lardaro, con intro-
durre nella loro bocca il jiolline del caprifico , un mese dopo dieci di quelli ca-
devano senza aver semi fecondi ; i rimanenti erano in tutto simili per grossez-
za e copia di semi fecondi agli altri infiniti dello stesso albero , comechè non
stati ne capri ficatì . ne fecondati per arte nel modo sopraddetto. E tullocció non
bastandomi ho tallo in tre anni sussecutivi un'esperienza che mi pare più im-
portante delle mentovate osservazioni. Avanti che dai fioroni del caprifico co-
minciassero a venir fuora i moscherini, agli anfanti allora piccoli del fico lardaro
e sarnese bo coperto la bocca con gomma arabica e creta insieme stemperate per
impedire all'insetto, se mai ci fosse capitato, di potersi ciicciar dentro, con ri-
— 963 —
mettervi di quando a (ju.nndo 1' una o 1" altra sostanza rome crescevano gli
jnfanli. I quali divenuti grandi ed aperti non mostravano alcun segno di es-
servi penetrato il moscherino; e contenevano intanto semi coH'enibrione com-
piuto e perfetto. Se fate questo sperimento sopra alberi , cui poi concedete il
caprifico , gli e hello vedere il mosclierino uscito dal suo nido cercar luogo
alla prole, e giunto agli anfanti coperti adoperarsi con ogni industria per pe-
netrare dentro , intorno alla loro l)occa , sforzandola talvolta , quando fosse leg-
germente gommata; infino a che tornali inutili suoi sforzi va via. Questa spe-
rienza dichiarava lucidamente la niuna necessità del caprifico per generar!<i
l'embrione del fico, non già che non ci fosse mestieri della fecondazione per-
ciò. lJapi»oicliù poteva slare che qualclu; organo piccolissimo sotto strane forme
contenesse il polline e si trovasse tra i fiori feminei , o soprannascesse a qual-
che parte contenuta nell'anfanto.
Con siffatto intendimento adunque ho esaminato al microscopio colla miglior
diligenza per me si è potuto tulle le parti interne dell' anfanlo dal liwo nascere
infino a conii>iula grandezza, le squame sotto la bocca, i peduncoli, le bratlK,
il perigonio, il pistillo dalla base alla sommità, e non mai m'èincontrato di sco-
prire tal cosa che contenesse polline o altra sostanza di (|ua$i analoga natura,
che per lei si fosse potuto sospettare di fecondazione. Solamente ci ha questo .
che sullo stilo infin da (|uaudo è giovane, poco appresso ai cangiamenti che suc-
cedono neir iiovicìno.o In quel torno, conq)ariscono certi granelli scuri, in cer-
to modo simili a quelli del polline. I quali poi esaminando con attenzione si ve-
de che sono i)iccole ghiandoletle in sembianza di grumi formali di tessuto cellu-
lare , e cosi come apparvero rimangano mai sempre. Se ne vede pure qualcuno
sul perigonio. Nel caprifico occorre lo stesso, ed anche in que' pochi fichi esotici
ilie Ilo iNituto esaminare. Inolile nello stilo manca pure il tessuto dello conduttore
ilei pf>lline, quando non si volesse credere per tale le cellule interni- alquanto più
lunghe e sottili di (pielle che sono nella parte esteriore, siccome spesso accade
di vedere in qualche parte allungata , sottile e tenera di certe piante dicotiledo-
ni. Ma non mai queste cellule si congiungono con la placenta, né sjìorgono in
qualche |iarte dello stilo o dei suoi rami in ()uellc papille costituenti l'organo
che veramente si deve chiamare stimma, siccome si vede in tante piante fanero
,*'
— 964 — -»
sanie. Sicché ogni ricerca è tornata inutile per iscoprire lanccessilà della so-
stanza fecondatrice degli stami a far nascere 1' embrione del lieo. E s' io non mi
sono ingannato , questo non sarebbe un fatto isolato nella scienza , avendo già
il sig. G. Smith ( Tiansaction of the Linnean Society ISiO ) annunziato, che la fe-
mina di una pianta dioica indigena della Nuova Olanda , e della famiglia delle
euforbiacee, da lui denominata Cadebocjijne , a Ix)ndra porta semi fecondi, sen-
za averci mai trovato un fiore maschio , senza un sospetto che fosse potuto fe-
condare con polline di qualche pianta affìnc. Altri esempì di simil natura non
valgono certamente questi due ; dappoiché i risultati dell' esperienze fatte in di-
versi tempi dai dotti sulle piante a fiori unisessuali , segnatamente sulla canape
e la mercorella, sono slati sempremai controversi ; e quando dichiarano che
alla generazione del loro embrione seminale punto non sia necessario il polline,
pur non di meno lasciano sempre qualche sospetto, non in tanto numero e pic-
colezza di fiori sopra molti rami , qualcuno maschio od ermafrodito non essen-
do stato avvertito, avesse operato la fecondazione. E chi rispetto a quanto ho
narrato del fico allegasse iu contrario la sentenza del Linneo, il quale credeva
che solo dove fa il caprifico , 1' altro produca semi fecondi , ricordisi costui quel-
lo ho detto nella dottrina del fico domestico ( Ricerche sulla natura del fico e ca-
prifico, e sulla caprificazione p. 30-51 ) cioè che il clima e la stagione più o me-
no calda operano di modo che i semi , tutti o in parte , restano vacui ; e che
però nei climi settentrionali dell' Europa , e nelle stufe i semi saranno forse
sempre infecondi. Come fa appresso noi il fico vernino negli anfanti che ma-
turano in novembre e dicembre all'aria scoperta; e quello trifero della Cava ,
che nelle stanze matura talvolta nel pieno inverno. D' altra parte il comparire
dei fichi estivi quando i fioroni del caprifico son già compiuti con gli stami
presso alla perfezione e l' insetto per uscire, dichiarano in certo modo una cau-
sa finale che non potrebbe essere altra fuori la fecondazione. Questo pensiero
appunto mi ha sempre trattenuto di manifestare il risultato dell' esperienze so-
pra narrate, ed è stato cagione che ogni anno io le avessi rifatte. Oramai per
qual disegno di natura questa concordanza di cose sia stata ordinata confesso
d' ignorare. Né col solo esempio del fico intendo combattere un fatto tanto uni-
versale com' è appunto 1" importanza del polline , e la fecondazione per gene-
— f>fi5 —
rarsi l' embrione seminale, provato poi con infinite sperienze di tanti uomini
valorosi da un secolo in qua. Fo dico solamente quello mi è occorso vedere in
tal pianta, potendo essere che altri ili pili lino giudi/io non è il mio s>iluppi il
nodo con discoprire uno dei tanti arlili/i die talliata adopera natura in talune
sue bisogne, quando a compiere qualche suo fine va per vie segrete ed intralcialo
coprendosi alia nostra vista con fogge e maniere strane fuori sua consuetudine,
ijionde stando le cose in questi termini conveniva osservare tutti i mutamen-
ti che succedono nell' uonìcìuo, s(! mai si fosse potuto vedere come si genera
r enil>rione , infìno dal suo cominclamento. .Si può in esso uovicino distìnguere
due stati , neir uno tutte le sue parti son formate di solo tessuto cellulare, nel-
r altro compariscono le trachee. Nel primo , dalia parte superiore del lato sti-
ngerò pende in principio nella cavità dell'ovajo un ricrescimeuto di questo con
in punta il nucleo volto in giù verso il fondo della cavità : appresso comparisco-
no i primordi della prima e seconda membrana in forma di due anelli alla base
del nucleo, il quale in questo mentre si volta in su, e quan<lo la sua punta si
avvicina all' ilo già è coperto dalle due membrane , appena vedendosi l' eso-
stoma. Ma tutto questo succede in brevissimo tempo. Seguita il secondo stato.
Le trachee del ginoforo si biforcano, un ramo si eleva infino all' ilo, dove ri-
piegandosi raggiunge la base del nucleo formando la calaza ; l" altro ramo pel
lato dell'ovajo di rincontro alia base dello stilo, dopo una lunga \ultata, per-
viene finalmente alla parte libera di questo, e va su. Il nucleo allora è costitui-
to d' un grappolino piramidale di otricoli gradatamente gr.indi verso la sommi-
tà. Nel qual punto pochi di essi raccolti in un gruppetto rimangono rotondi e
pieni di sostanza verdastra, mentre gli altri diventano angolosi e pallidi. Com-
parisce poi la cavità embrionale, piena di umore nmcillagginoso, la quale
si distende infino alla sommità del nucleo, dove paro aperta. Ed ecco sparire
in (juesta parte il gruppetto degli otricoli verdi che \i era, e mostrarsi il primor-
dio dell' end)rione. E poco di poi delle altre cellule del nucleo le esteriori co-
stituiscono dilicatis.sima memhranella , le intcriori in progresso di tempo si con-
vertono in perispermo. Comparisce 1' embrione nella cavità embrionale presso
la sommità del nucleo , in principio come un punto scuro nella estremità del
filamento sospensorio ; appresso si allunga alquanto , poi comincia a curvarsi
V2-2
— 96G —
inliiu) a che la sommila della piumctta arriva alla calaza poco dall' ilo dislanle.
I.a radicella dell' embrione allora si trova in diritta corrispondenza coli' ilo, cui
la punta del nucleo s' era già accostata.
Si fatte trasformazioni non mostran niente di singolare che in altre piante ,
in cui la fecondazione è manifesta, non si fosse osservato. E le ho dichiarale
solo per soddisfare alla curiosità che sarebbe nata di saperle dopo veduto che
senza jwlline si genera l'embrione. Il quale trae sua origine dalla parte in-
terna della sommità del nucleo. Intanto una modiOcazione particolare del po-
dospermo potrebbe f;ir credere che quest' essa propriamente producesse l' em-
brione. 11 podospcrmo nell' uovicino del fico non e un tìlamcnto , ma la ba-
se del ricrescimento sopradescritlo dell' ovajo ; del quale ricrescimento la parte
esterna si distende in membrana detta prìmina, che poi divien dura ristringen-
dosi alla base, quando il seme si avvicina alla maturità. Allora manca affatto il
podospernio, ma pel centro dell' ilo passa un poco di tessuto cellulare, e le tra-
chee che a certa distanza formano la calaza. Ora questo tessuto cellulare nella
parte interna dell' ilo forma una caruncola ( quasi primordio di un arillo che si
potrebbe dire interno) , cui dirittamente corrisponde la radicella dell' embrio-
ne ; ed avendo io detto che la cavità embrionale m' è parata aperta nella sooi-
milà del nucleo, l'apertura risguardando allora la caruncola menzionata, po-
trebbe sembrare che l' embrione principiando da essa entrasse poi in detta ca-
vità. Ma sopra ciò io non ardisco mettere in mezzo un parere giudicativo, quan-
tunque mi sentissi più inchinato alla prima opinione cioè che l' embrione se-
minale del lieo, non ostante il fatto della trasformazione delle cellule del podo-
spermo in caruncola nella parte interna dell' ilo, si generi nella parte interna
della sommità del nucleo, e forse da una cellula di quel gruppetto di otricoli ver-
di testé menzionato , e eh' io perciò addimando grappolino embrionico. La quale
opinione quanto sia probabile apparirà meglio dalle cose si diranno nella se-
conda parte di questo ragionamento.
— 067 —
PARTE SECONDA
USSEaVAZIOM SntLA FECONDAZIONE NEGLI AGRUMI, E SCLLA ORIGINE
DELLA pluralità' DEGLI EMBRIONI NEI LORO SEMI (1).
In parecchie piante si è veduto che alcuni semi contengono più di un embrio-
ne ; il che avviene negli afp-umi srgnalamenle, ed è a tulli noto. Ma la spiega-
zione del fallo ù diflerenlc negli autori che ne hanno parlato. Il Richard crede-
va che dipendesse da mostruosità , e Dccandolle nel suo libro suU' OrganograGa
dalla unione compiuta di due o più uovicini con le loro membrane congiunte
insieme e confuse iu una ; in cui gli embrioni di tanti uovicini sì sarebbero poi
manifestati al medesimo tempo. Queste due opinioni sono tanto lontane dalla
verità eh' egli non monta di confutarle. Ma la teorica dello Schlcidcn spiega il
fatto cosi al naturale che in esso a prima giunta apparisce una pruova quasi
irrefragabile della verità di quella. Dappoiché essendosi talvolta veduto entrare
più filolini pollinici pel micropilo ; e credendo lo Schleiden che l'estremità lo-
ro si trasformino in embrioni, si dovea ammettere che quello succede di rado
alla generalità delle ]>iante fosse poi frequente o naturale nei melaranci.
Intanto il celebre Roberto Brown notava {On the pluralily and development of
the embrijos in the seeds ofConiferae) in alcune piante conifere molti embrioni nel-
lo stesso seme , e che questi si generano dentro l'albume nella estremità di certi
filamenti semplici o ramosi derivanti dalla sommità di esso albume, e d' altret-
tanti punti disposti in giro che in tal parte si trovano. Le quali osservazioni ,
veramente di grandissima importanza, sono state poi verificate ed ampliate dal
Mirbcl. Ora io ho voluto vedere se ne' melaranci e limoni un concetto cosi giu-
( 1 ] PcUo tre partì componenti questo lavoro s'è dato un renno nel Giornale botanico italiano an.
3. fase. i-:i ; e nel Uusco di Scicuze e Letteratura , che si stampa in Napoli anno HI. làsc. 3o. lu quel
cenno dissi clic nel mcLruucio non avca aucora veduto il filuliuo pollinico Kondere pel tessuto con-
duttore dello stilo per cacciarsi poi nell' uovicino. Ma le osservazioni posteriori mi hanno fatto .vedere
chiaramente un niulluo tubul.nto il qnale passando per 1' csostoraa e 1' endostoma giunge certamente
ìnGno alla somm'tà della terza membrana.
— 968 —
sto, come quello dello Sclileidcn, si riscontrasse nel fatto, ovvero che gli em-
brioni si generassero come nelle piante conifere. E con tale intendimento ho
preso ad esaminare negli agrumi il polline , le cose notevoli intorno la fecon-
dazione, la slriilliira dell' uovicino, e la formazione in esso dogli embrioni. Le
quali cose per maggior chiarezza verrò dichiarando col seguente ordine.
1.' Slrullnra ed accrescimento deiruo>icino avanti la fecondazione.
2." Struttura ed accrescimento del polline prima della fecondazione.
3." Fatti notabili della fecondazione, risguardanti il polline ed il iiistillo.
4.° Cambiamenti che succedono ncll' uovicino dopo la fecondazione.
&." in (}ual punto della vcscichctla omiuionah! nascono gli embrioni.
6." Origine ed accrescimento degli embrioni.
1." Simllura ed accrescimento dell' uovicino avanti la fecondazione.
Compariscono gli uovicini nei carpelli lungo tempo prima della fecondazione,
quando la boccia del fiore è sferica. Tutte le parti allora sono imperfette, ma
l'accrescimento loro procede da fuori in dentro , cioè che il calice si pare nel-
l'essere suo meglio della corolla , e questa più degli stami. Cominciano in quel
tempo dentro le cellette dell' ovajo a rilevare certi punti come granelli sferici ,
senza prominenze né cavità , ma uguali , lisci, e formati di solo tessuto cellulare.
Poi essi granelli si allungano alquanto in positura orizzontale, tenendosi all'asse
del carpello per una estremità ; e come prima giungono a tale che la luughezza
avanzi circa due volte la grossezza , nell' estremità libera alquanto ingrandita sì
comincia a scorgere un nucleo , e poco appresso alla base di questo due legge-
rissimi ricrescimcnti circolari. Dipoi l'uovicino principia a curvarsi lentamente
volgendo verso la parte superiore dell' ovajo la sua estremità ; nella quale rile-
vano meglio il nucleo come piccola gobba rotonda, ed i ricresciinenli alla base
in sembianza di anelli. E continuando a crescere si curva senqire più, il nucleo
sporge assai , di rotondo ch'era si ristringe nella sommità e forma la punta di
esso uovicino. La base del quale è un sottil gambo o podospermo cilindrico ,
quasi orizzontale, mentre le tre parti nella sua estremità, il nucleo con i due ri-
crescimenti circolari, son volti verso la sommità del carpello, e paralleli all'as-
•— 9f)9 —
se dell' ovajo. In seguilo i due anelli crescono formando nella parte inferiore
una gibbosità versoi! fondo dell'ovajo e nell'altra due uiendirane in forma di
vcssiche, l'una dentro l'altra ed aperte nella sommità, cuoprendo a poco a poco
il nucleo ; di maniera clie egli pare come se questo si ritirasse, e nascondesse den-
tro di quelle. La membrana esterna è la primìna o cpìpleura , l' interna la se-
condina o endopleura ; l'apertura dell'una si è detta esostoma o micropilo, quel-
la dell'altra cndostoma o micropilo interno.
Le quali aperture si restringono a poco a poco, non già che si saldassero, ap-
prossimandosi sempre più all'ilo, e la prima sporgendo ancora un poco sopra di
esso. Intanto la prima membrana essendo continuazione della parte esteriore del
podospermo comprende e cuopre ancora questo , il quale apparisce come una
linea oscura in tutto un lato, e sarebbe il rafe, l'estremità del quale su la seconda
membrana forma la calaza nella parte direttamente opposta all'endostoma. L'o-
vicino cosi fatto sarebbe di quelli detti anatropi , se in luogo dì volgersi alla
sommità dell'ovajo si piegasse verso il fondo. Compiuti i movimenti dell' uovici-
no, prima di aprirsi le antere, intorno all'ilo spuntano dal trofospermo molti
fìlolini come budelli allungati diafimi senza giunture , e contenenti umore gra-
nelloso; i quali fdolini si distendono principalmente suH' esostoma, che allora
è aperto coprendolo oltre la sua circonferenza. Derivano essi dalle cellule del
trofospermo , costituendo una guisa di slrofiole , e par di scorgere in principio
come se si dovessero cacciare per l' esostoma nel ventre stesso dell' uovicino.
Sul quale perciò avanti la fecondazione si può distinguere cinque stati , comin-
ciando dal primordio.
1." Quando esso è una massa omogenea di tessuto cellulare.
2." Comparsa del nucleo e dei ricrescimeuti circolari alla base.
3.° Movimento dell' uovicino e trasformazione degli anelli in membrane.
4.° Sparizione apparente delle loro aperture.
S.° Comparsa dei fìlolini trofospermici.
Gli uovicini sterili o infecondi non mostrano il nucleo, ne si muovono in
alcuna maniera.
— 970 —
2.° Della struttura ed accrescimento del polline.
Nelle bocce piccolissime dei fiori quaudo le sono poco più lunglic di una li-
nea le antere non si scorgono che per la lente. Queste allora contengono umo-
re mucillaginoso finamente granelloso ; il quale poco appresso si vede mesco-
lato a granelli sferici di varia grandezza , in cui per un ingrandimenlo molto
forte apparisce più o meno chiaramente una sorta di nucleo scuro. Alcuni di
questi granelli crescendo, a mano a mano giungono a tale che ci si vede un ci-
loblaslo, di raro due, che forse è lo stesso nucleo in diversa apparenza, e den-
tro contengono umore granelloso assai più fino e minuto di quello da cui son
circondati. 11 citoblasto poi sparisce, ed i granelli fatti più grandi sono vera-
mente cellule, non più rotonde, ma angolose e piene dello slesso umore. Il quale
in breve 1empo si addensa un poco nel centro della cellula, ed appresso dividcsi
in due , tre , o quattro grumi informi , che poi a poco a poco divengono roton-
di , ciascuno cuoprendosi di una membrana ; e sono come tanti otricelli , o ve-
scichette piene di mucillagine , ammucchiati nel centro od in un canto di una
grande cellula angolosa , diafana , e liscia. Questa allora osservata al microsco-
pio ed inumidita con aequa gonfiasi alquanto e scoppia , non altrimenti che se
fosse r cndimcnina di un granello di polline compiuto e perfetto del cannacoro
e di altra pianta ; e dall' apertura vengono fuora i granelli sopraddetti , ovvero
l'umore mucillaginoso, dove quelli non si erano ancora coperti di membrana.
La grande cellula sparisce di poi , disciogliendosi in muco , ovvero in altra
maniera; ed i granelli che conteneva divenuti liberi crescono alla volta lo-
ro. La sostanza mucillaginosa in essi contenuta si addensa pure in due tre o
quattro grumi, ciascuno coperto d'una particolar vescichetta membranosa, in
principio fornita di citoblasto. Ma la cellula grande in cui questi si generano li
cuopre da per tutto , né mai sparisce ; e dove prima era liscia , crescendo poi
produce nella parte esteriore minute ghiandolctte rotonde inuguali e fitte ; dal-
le quali deriva una sorla di particolare umore di color giallo attaccaticcio, co-
me fosse resinoso. L'apparenza intanto dei granelli del polline in crescenza è
variabile, cosi per la grandezza, che non tutti crescono a paro e giungono a
I
— 971 —
perfezione , come per certe linee o strisce pallide che mostrano nella loro su-
perficie; il che dipende dal numero dei granellini in ciascun di essi contenuti.
Imperciocché in alcuni ce n'ha un solo, ed allora questo comparisce come un
nucleo dentro una vescichetta , in altri due , tre , infino a quattro : e variando
ancora nella grandezza e conforniaziono , son cagione delle tante e dilTerenti e
uiutahili apparenze che si scorgono nella superficie del polline conipiulo, quando
si riguarda da diversi lati. Veduto a secco è piuttosto allungato, mostrando in
un lato due strisce bianche parallele, ma nell'acqua diventa subitamente roton-
do, gonfiandosi alquanto e mostrandosi di color giallo. La sostanza vischiosaond'c
coperto non si scioglie nell'acqua, nella quale nuota divisa in globetli; e manco
è solubile ncir acquarzentc , poiché con essa i granelli di polliue in luogo di se-
pararsi si aggruppano come fossero uniti da una spezie di viscosità. Il jodo non
l'altera punto; e m'é sembrato ancora di scorgere che pochissimo o niente sia
disciolta dall' acido azotico; il quale d'altra parte fa subitamente uscire i budelli
pollinici ; e da un granello ne escon tanti quanti granellini si contiene, avendone
io veduto infino a quattro. Ma l'acqua non fa uscire i budelli sopraddetti che do-
po lunghissimo tempo, forse da ciò che la materia vischiosa onde sono involli
i granelli, impedisce che la operi nelle parti interne. Dappoiché avendoli tenuti
nell'acqua sotto un bicchiere per assai tempo in niente si mutarono; ma a capo
di venti ore circa aveano messo fuora qualche filolino.
3." Cose iw(aljili rifguardanti il polline e lo stimma mi tempo delta feeondazione.
La fecondazione comprende due fatti , i cambiamenti che succedono al pol-
line quando è giunto sullo stimma , e l'azion della fovilla nell'uovicino per-
chè si generi l'embrione : e questo dicesi inipregnamento. Quando i petali co-
minciano ad aprirsi, alcuni stami versano il loro polline, ed in brevissimo teniiw
tutti gli altri come prima il fiore si é aperto. E continuano per un giorno e mez-
zo circa , poi principiano a riseccarsi. Lo stimma intanto poco prima, anzi un
giorno avanti che le antere si aprissero , cuopresi di umore biancastro , attacca-
ticcio; il quale è secregato da tutt'csso lo stimma , e principalmente vien fuora
dal canale che si trova nello stilo, di cui la parete è della stessa natura glan-
— 972 —
dolare di quello. Tale umore comparisce al microscopio formalo di minntissi-
nie particelle rotonde, poco si scioglie nell' acqua, e riseccasi quando gli stami
si appassiscono. 1 granelli del polline trattenuti da esso rigonfìansi al(|uant(> e di-
ventano sferici.
Si è detto che i granelli di questo polline sono attaccaticci, per essere coperti
di minuti globetti inviscibili coli' acqua, clic in contatto con questa diventano
rotondi, mostrando poi alcune gibbosità ; e che da idlimo dopo lunghissimo
tempo mettcvan fuora qualche (ilolino. Pensando che quello non mai , o solo
dopo mollo tempo , succede nell" acqua potesse facilmenle per 1' umore delio
stimma, ho cercato verificare se giustamente mi apponeva. Tante volte adun-
que ho esaminato il polline che stava sullo stimma , e non mai m' è incontrato
di vedere alcun fllolino che mettesse. Questo sì che alcuni granelli aveano ri-
gonfiamenti più o meno rilevali , come per l' acqua , ed altri erano raggrinziti
per aver cacciato la fovilla, o il filolino. E sempre che poi io abbia risgiiardato
nelle lamine dello stimma e dello stilo tagliate quanto si può soUllmcnle secon-
do la lunghezza, nel tempo e dopo la fecondazione, né anche mi si è appresen-
tato alla vista cosa da parere un qualche Ololino pollinico che scendesse. Niente-
dimeno io non intendo affermare che il fatto stia veramente cosi; anzi è da cre-
dere piuttosto che i filolini pollinici nella maniera sopraddetta di osservare non
si veggano per essere si dilicati che facilmente si disfanno tagliando lo stimma e
lo stilo, ovvero per la tessitura fitta di tali parti.
4." Camhiammli che succedono neW uovicino dopo la fecondazione.
Come prima cominciano gli stami a cadere, i pelali fanno lo stesso. L' umore
vischioso dello stimma mescolalo con quello che cuopriva il polline si asciuga
e lo stimma lentamente principia a riseccarsi. Ma cresce l' ovajo e con esso gli
uovicini, ed i filamenti provenienti dal trofospermo e passano suU' esostoma si
allungano di molto. In quel tempo quante volte io abbia esaminato lo stilo nel-
la parte in torna non mai m'è intervenuto di veder chiaramente filolini polli-
nicci che scendessero , rimanendo sempre in dubbio non i filamenti in quel-
la sembianza fossero piuttosto cellule allungale del tessuto conduttore. Tau-
— 973 —
le volte m'é parso piin» di scorgere clic alcuni filamonlì del Irofospcrnio entras-
sero per r esostonia; uia poi vedeva clie(iuesto non era, almeno per molli gior-
ni dopo la fecondazione: e tale credenza sollecita dipende^a da ciò eh' egli non
sembra\a naturale che passando essi in tanta copia per sopra l'apertura niuno
dentro non si cacciasse, li diesi vede quando alcuni uovicini in tante dissezioni
ven}.'ono ta(:liali per metà secondo In lun(,'liezza, ed ancora (in.indo dis^'ìiinti dal
Irofospernio con esso i lilolini si ^'uardaiio lisamente , com|>rim('iidoli a poco a
poco tra due vetri. Però io credo che dopo molti giorni che fu la fecondazione,
e lo stilo si è riscccalo , ancora ninna sorla di filamento entra per l'esostonia.
L'uovicino intanto s'ingrandisce lentissimamente, ed esaminandolo di giorno in
giorno, forse che in un mese non ci si scorge novità alcuna. Poi il nucleo si mo-
stra come un grappolelto formato di granelli sferici {lav. i /kj. 40) gradatamente
grandi verso la sommità; ed allora si genera un secondo nucleo dentro e verso la
base (lav. 4 fig. 47 ) del primo in corrispondenza della calaza. lìsso da prima è ro-
tondo, poi ovale, talvolta si allunga e ristringe un poco verso la sommità con di-
stendersi dalla calaza verso l'endostoma, accompagnalo e coperto in tale allunga-
mento dalnurleoprimilivo: il quale diventa sempre più sottile mutandosi in mem-
brana per r allungamento delle sue cellule; e (|uesta è la terza membrana. I.'uo-
vicino allora tagliato lungo il mezzo mostra quattro parti, tre membrane, ed il
nucleo generatosi ultimamente. Il quale, come l'altro che giànbbiam detto essersi
nmtato in membrana, è pure formato di olricoli sferici a grado a grado grandi ver-
so la sommità. S'egli veramente questo secondo nucleo derivasse dalla calaza , io
non saprei se un fallo di siiiiìl natura sarebbe slato inlino ad ora usservato in al-
tre piante. Ma è sembralo a me derivare dallo slesso nucleo primitivo di\ideiido-
si la sostanza cellulare end' è costituito in parte esterna ed interna. Le sue cellule
poi, crescendo esso, si mostrano di due maniere ; la maggior parte diventano gran-
di ed angolose; mentre poche nella sommità piccole, rotonde, conlenenti un |K)C0
di materia verdastra, formano un gruppetto piramidale; e questo io credo essere
le vere cellule embrioniche [ ed il grupiietto perciò io chiamo (/r(i/);)o/ÌHOfmino-
nico ) , come quelle che , secondo mia opinione , si trasformano in embrioni ;
mentre le altre destinate a nutrire questi embrioni nel primordio loro , costi-
tuiscono tutte insieme un corpo che perciò si può chiamare (tai\ 4 fig. 48a-<i-a
123
— 974 —
terza membrana-n-n atbume-e~grappolo embrionico ) albuminoso. Iinperciocché
standovi tanta diversità di grandezza, e conformazione, e per la positura loro an-
cora diflcrcnle, le une e le altre non possono certamente avere la medesima de-
stinazione.
Intorno a due mesi dopo la ferondazione siìor^'e dall' esostonia una corta ap-
pendice in forma di Ulamento tabulato contenente umore muciilajiginoso , il
quale si > ede comprimendo leggermente tra due \etri 1' uovicino. Quest' uo> ici-
uo (lav.i fìg.20) allora tagliato lungo la metà mostra le seguenti partì; la pri-
ma e la seconda membrana , con loro aperture, formate di cellule grandi e
piuttosto allungale ; la terza membrana di cellule sottili ed allungate , ma a)»-
l>licata immediatamente sulle parti che cuopre. Essa cuo[iriva il corpo albumi-
noso ed il grappolino embrionico. Il lìlolino pollinico tubulato in cui l'estre-
mità rotta sporgeva dall' esostoma entra per quest'apertura, poi per l'endosto-
ma, e giunto alla terza membrana, ne sospinge alquanto innanzi a se la sommi-
tà penetrando iufino al grappolino embrionico. L' esostoma , 1' endostoma e
la sommità della terza membrana son tra se molto distanti ; ed in tanto cam-
mino il filolino pollinico si rigonfia in qualche parte , segnatamente tra l' eso-
stoma e r endostoma, ed ancora prima di entrare per la sommità della terza
membrana. Del quale filolino non saprei dire con certezza la provenienza, ma
io credo che derivi dal polline, comechè non mai l'avessi veduto lungo il tessu-
to conduttore dello stilo , anziché dalle strofiole filamentose della placenta : e
mostra qua e là, massime dove si rigonfia, contenere umore Uno granelloso,
cioè la fovilla. Il contatto della fovilla col grappolino embrionico costituisce
ciò che si dice imprcgnamento. A tale funzione succede , e forse che princi-
pia nel tempo istesso , una di^ isione nella sostanza dell' albume , in parte e-
sterna fitta e cellulare, e parte interna , pure contenente (lìij. IS-lo ) otri-
coli , circondata da sottilissima membranella ; e questa parte interna è il sacco
embrionale, poiché in esso appariscono gli embrioni. Il quale sacco è allunga-
to , con una estremità rivolta verso la calaza , l' altra giunge in principio fin
dove comincia il grappoletto embrionico , e forse che in tal parte allora sarà
aperto. Il grappolino embrionico intanto dopo l'imprcgnamento sparisce come
si abbassasse ; o che lo stiato esteriore dell' albume sollevandosi il cuopra , o per
— 975 —
l'uno e l'altro fatto insieme. Ma questo poi ó certo che alla sparizione del grap-
polo embrionico (/!</. 43) succede il comparire degli embrioni nella cavità del sac-
co embrionale.
5." In ({ual punto del sacco embrionale nascono gli embrioni ed in quanto tempo.
Tre cose ora da vedere s'apprcscnlano naturalmente al pensiero, cioè se tulli
sii embrioni nascono al medesimo tempo, ed in qual luogo del sacco embrio-
nale, e tutti abbiano virtù di riproduzione.
S'è veduto in tante piante, tra le cose notabili rispetto all' embrione seminale
eh' esso quasi costantemente si genera nella sommità del nucleo dentro il sacco
embrionale , dirigendo la radicclla al micropilo. Ma negli agrumi si vede gli em-
brioni , mentre sono in crescenza, dentro il sacco [fig. •/J-5) embrionale , co-
si verso la sommità di esso come nei lati, ed ancora in corrispondenza della ca-
laza ; però sempre in gran copia nella sommità , pochi nei lati , pochissimi , e
d'ordinario ninno verso la base. Né tutti nascono al tempo medesimo, ma succes-
sivamente e per tutto l'inverno. Questo fatto che a prima giunta pare di poco
conto, per contrario è di grande importanza, come appresso si > edrà, anzi tale
che a quanto io sappia, non s'è notato in altre piante; e nel melarancio né meno
s' era avvertito. Imperciocché si comincia a vedere gli embrioni in luglio , non
prima due mesi che fu la fecondazione ; ed in quale apparenza essi si mostrano
e come a mano a mano giungano a perfezione sarà detto appresso: ma nascendo-
ne continuamente in autunno, nell'inverno, e forse anche in primavera in alcune
varietà tardi^ e di agrumi, però se ne trova nello stesso seme di ogni grandez-
za ed età ; pure di quelli si piccoli che non altrimenti si potrebbero vedere che
pel microscopio; e tra questi certi non mostrano ancora segni di cotiledoni. Ed
è notabile ancora che i più giovani e teneri stanno sempre nella parte più pros-
sima alla sommità della terza membrana dove giunse il filolino pollinico. Fra
tanti semi da me esaminati rarissimamente é capitato di trovarne con un solo
embrione; e questo una fiata in un seme di limone avea i cotiledoni uguah, e la
radicella rivolta ai microi)ilo: di rado se ne trova due tre o quattro nello stesso
seme; ma d'ordinario molti , iuQno a venti e talvolta più. Intanto per la loro
successiva generazione i primi hanno l'agio di crescere per qualche tempo libe-
— 976 —
ranicnte ; e nascendo gli allri , nò tutti potendo capire nella stessa cavità, final-
mente s'incontrano; V luiio essendo d'impedimento all' altro si disformano per-
ciò, ed in più guise agglomerati molli rimangono affogati dal rigoglio dei primi
che nacquero. Ora dello diverse conforma/ioni degli embiioni nello stesso se-
me, enei semi del medesimo frutto, e nelle diverse maniere di melaranci e
limoni noi ci passiamo volontieri per essere tali e tante che a parola non si po-
trebbe descriverle, e come quelle che niente rilevano allo scopo del presente
lavoro. Bene è da por mente alla positura loro, tanto degli uni versogli altri,
(luanlo per rispello ai diversi punti della terza membrana da cui .sono inimedia-
lainente toperli quando il seme è compiuto. Siccome si veggono nel sacco em-
brionale, non altrimenti si trovano dentro la terza membrana, (juando quello e
r albume ( fig. 2 a 12) son già sparili ; cioè molti nella parte corrispondente
all' endostoma , pochi nei lati, pochissimi o ninno presso la calaza: e talvolta
tutti sebbene a diversa distanza dalla sommità della membrana in corrispon-
denza del micropilo, nientedimeno a quella parie rivolgon la loro radicella.
Ma spesso ce n'ha colla radicella rivolta ai lati della membrana, di rado qualcu-
no verso la calaza. Inoltre in alcuni semi due, tre o quattro embrioni grandi
comprendono tra essi o le sinuosità de'Ioro cotiledoni, embrioni piccolissimi, di
varia grandezza, certi appassiti e raggrinzati; e di questo ho detto già le c^igioni.
Rimane a dire se tanti embrioni nati nella stessa cavità ed in tanto tempo
sieno atti alla riproduzione. Già s'era notato da qualche agricoltore che dal se-
me di melarancio spesso vengon fuora più pianticelle, e ciò è vero ; tranne che
non tutti gli embrioni germogliano, ma solo i grandi e compiuti. Nientedime-
no ninno mai potrebbe negare la stessa virtù agli altri quando .si fossero potuto
ingrandire.
Queste cose principalmente mi son parute degne di esser notale sul fatto
della fecondazione e degli embrioni negli agrumi; e già s' è dichiaralo nel prin-
cipio per qual ragione io era entrato in somiglianti ricerche. Ora se la nar-
razione è stata chiara ed ordinata , la conchiusione si appalesa a tutti fa-
cilmente. Imperciocché la teorica dello Schleiden essendo derivata dal vedere
nelle altre piante l'embrione in ])ositura contraria al nucleo, cioè colla base o
radicella rivolta al micropilo da parere come fosse venuto d'altronde a jierfezio-
— 977 —
n.irsi in qiipl luo^o , non Ria provonionlo dal pndospprnio rome il sono tutte
If.' altre i>arti , e del (jualc il nucleo sarelihe la sommità ; per contrario nei me-
laranci e limoni si mostrano gli embrioni in diversi punti del sacco embrionale ,
quantunque in più copia nella estremità rivolta al niicropilo, e spesso in difle-
renti positure. Inoltre in dette piante non mai ho veduto l'estremità del filo-
lino pollinico trasrorrnarsi in embrione. E poi non più che un solo filolino,
raranientu due, entra in un uovicino; ed intanto ci ha quasi sempre parecchi
o moltissimi embrioni nello stesso seme. E finalmente le osservazioni di sopra
esposte, se io ben mi appon^^'o, porgono una pruova razionale ancora con-
traria alla stessa teorica per ciò che risguarda la pluralità degli embrioni negli
agrumi. Ed è che questi embrioni generandosi successivamente in tempo si
lungo, i fìlolini pollinici dovrebbero pure a grado a grado entrare per 1' esosto-
nia; quando non si volesse supporre ch'essi entrali nell' uovicino non tutti ad
una volta si trasformassero in embrioni; il che né l'osservazione, né l'analo-
gia consentono di ammettere.
6.° Origine ed accrescitnenlo degli embrioni negli agrumi.
S'è veduto nel precedente capitolo che il nucleo è costituito da due sorte di
cellule , alcune albuminose nella parte inferiore , altre piccole rotonde con-
tenenti un po' di sostanza verdastra stanno nella sommità, ma unite in un
grappoletto da noi distinto coli' epiteto di embrionico; e s'è dichiarato quan-
do, come e di qual parte si genera il sacco embrionale; ed ancora che il filo-
lino pollinico giunge infino al suddetto grappoletto embrionico. Ora dappoiché
dopo r imprcgnamento sparisce questo grappolino embrionico , e si solleva al-
quanto l'albume, ed intanto in diversi punti del sacco embrionale comparisce
qualche cellula verdastra libera , la quale cresce e si muta in embrione ; ed inol-
tre di cellule siffatte se ne vede in più copia nella estremità del sacco embrio-
nale corrispondente al punto dove stava il grappoletto embrionico; per tutte
così fatte ragioni io credo che le cellule di questo grappolo embrionico dopo
essere state impregnale dalla fovilla scendano nel sacco embrionale , ed in esso
germoglino diventando embrioni. Son molte le cellule costituenti quell'organo,
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nò tutte della stessa grandezza , quali distanti e quali vicine al luogo dove giunge
1.1 fovilla. Laonde tra per la grandezza loro diflercute, e per non poter essere
impregnate tutte in un tempo, però tutte non scendono insieme, ma successi-
Viiiiionto. Egli è per questo, io mi penso, die le cellule eiiiltrioniclie che si veg-
lioni) nella parte inferiore del sacco embrionale son quasi sempre più grandi ,
anzi mentre in quel luogo gli embrioni talvolta già compiuti e perfetti , nella
sommità sono ancora nel primordio. Prima di conoscere tanti particolari egli
era impossibile trovar la spiegazione di ciò che si vede nei semi degli agrumi ,
segnatamente la moltitudine degli embrioni, la loro differente positura, gran-
dezza ed età, e che i più grandi e perfetti d'ordinario stanno lontani dalla som-
mità della membrana ri\olta al micropilo. La quale varietà di fatti dipende ap-
punto dalle cellule impregnate, le quali nello scendere dentro il sacco embrio-
nale si allogano chi in un punto e chi in altro, e non tutte pi tempo istesso,
ma successivamente , e quelle vanno più giù si hanno agio e tempo a poter
crescere più liberamente. Ed a misura che le cellule embrioniche impregnate
s'ingrandiscono, a poco a poco spariscono gli otricoli pieni di umore contenuti
nel sacco embrionale, e tra cui crescono quelle in embrioni : di poi sparisce la
stessa membrana, ed ultimamente ancora l'albume; cosi che nel seme maturo
e compiuto manca il perispermo , e gli embrioni stanno dentro la terza mem-
brana .
Sull'accrescimento e trasformazion delle cellule embrionali nei diversi punti
del sacco embrionale non ci ha fatto di qualche importanza. Crescendo esse
l'umore verdastro ond'eran piene si organizza in piccoli otricelli; formasi in
tal guisa una m.issa di tessuto cellulare verde , dappruna sferica , poi allungata
o irregolare ; la quale si assottiglia un poco mentre cresce , nella parte rivolta
in fuori, in un corto gambo pur esso formato di minute cellule; e sarebbe que-
sto il filamento detto sospensore dell'embrione. Finalmente nell'altra estremità
cooiiDcia a comparire [fig. 14] un seno, che appresso diventando più profon-
do fa sporgere due lobi o rami detti cotiledoni, differenti d'ordinario per gran-
dezza e conformazione. Il punto di congiungimento dei cotiledoni ristringen-
dosi forma la radicella. E crescendo l'embrione perde il color verde.
Di cosi fatta trasformazione una tal quale similitudine , tranne la mancanza
— 970 —
dei coliledoiii e della radichila e la permanenza del color verde, si riseontra nella
maniera comesi generano le gemme nella Lunularia cruciala e .Mwrhanlia pohj-
morpha. Vengono esse nell'origoma eh' è una sorla di ricellacolo siK>rgcnte nella
parte superiore della fronda. Nel fondo del quale manca l'epidermide, ma rileva-
no moUc cellule tra grandi e piccole soprapposte al parenchima verde. In alcu-
ne di esse I' umore inverde prima, poi si organizza in otricoli , generandosi una
massa cellulare; la ([uale nel crescere rislrlngesi alla base in un (ilamento come
fosse il sospensore di un embrione seminale, infino a che vien fuora compiuta
e perfetta secondo sua natura in sembianza di granellino, e germoglia. E siccome
nel sacco embrionale del melarancio la trasformazion delle cellule impregnate in
embrioni si fa successivamente per tulio il tempo che il frutto cresce e si rii.ilu-
ra , non allrinu-nti dall'orlgoma delle menzionate piante vciigon fuora a mano a
mano i detti granelli per tutto il tempo che la fronda si mantiene verde e viva.
Nelle quali piante oltre a ciò altre cellule in organo diflerente si hanno pure vir-
tù di riproduzione, e sono le spore.
Oramai la narrazione è proceduta tanto innanzi che già mi pare si sia destalo
nel lettore il desiderio di sapere a che natura destinasse il polline e la fovilla e
r umore dello stimma , a che il meraviglioso artifizio per cui questo umore
dello stimma si dovesse mescolare co' granelli del polline avanti alla comparsa
degli embrioni , quando s'è mostralo che questi derivano dalle cellule del grap-
polino embrionico? (') Ma qui sento le forze del mio ingegno molto inferiori
all'altezza del subbietlo. Nientedimeno è da notare primieramente che l'umor
nettareo si mescola co' granelli del polline, non già colla fovilla fecondatrice, la
quale giunge all'uovicino chiusa in un lilolino lubulato; e ch'egli sembra più
naturale esser destinato quell'umor nettareo ad agevolare l'uscitii ed il cam-
mino del filolino , porgendogli forse ancora nutrimento. E poi sarebbe da ^e-
dere di quanta importanza fosse il polline alla generazione dell'embrione , o
(*) Il diurissimo professor Tenore nel suo laroro suU' arancio fetirero distingue siccome s'è dellu
di sopra due atti nella rccoiidazione , l' uno risguarda ai cambiamenti che succedono al polline quando
K giunto sullo stinima, l' altro all'impregnaraentu dell' uoTÌcino. Ejjli crede che la sostanza che deriva
dalla mescolanza dell' umor nettareo dello stimma con la fuvilla degli stami nella carità dell' oralo si
possa trasrotmare in embrioni.
— 980 —
per dir meglio, se senza di quello l'altro veranienle non nasrc. II quale esperimento
ho tentato più volte e senza un risultato ccrlu. Quando il fiore principia a schiu-
dersi, se non tutto, almeno molte antere si sono aperte, ed hanno giù versalo
il polline sullo stimma. I.e quali se vuoi toijliero prima li sarà mestieri sforzare
i petali per iscoprire gli stami. E facendo questo dove non nascessero gli em-
brioni non sapresti se ciò fosse derivato dalla mancanza del polline, o dalla
compressione delle parti del fiore, o dalla recisione stessa. E veggendosi che
essi talvolta abortiscono senza ragione apparente, stando intiere e sane tutte le
parti , qual meraviglia poi dove succedesse lo slesso eITctto dopo aver sforzali i
pelali , recisi gli slami , maltrattato insomma quali più e quali meno molte
parti del fiore? Tale esperimento ho fatto sopra un piede di melarancio coltiva-
to nella grasla , poiché in un gran piede allo scoperto non si potendo fare a
tutf i fiori la stessa operazione, rimane sempre il dubbio non il polline di qual-
che fiore non avvertito avesse operato la fecondazione. L'esperienza da me fatta
non conduce ad alcun risultalo giusto, poiché si cadevano dopo un tempo più
o meno lungo si gli ovai fecondati, e si quelli, cui aveva tolto gli stami nel
modo sopraddetto. Ma la conoscenza della natura e delle cagioni di molti feno-
meni vitali dipende da due cose che non mai si vogliono scompagnare, prima-
mente dall'osservazione dei fatti, poi dalla loro interpretazione; e questa se-
conda parte riguarda segnatamente le cause finali, cioè a dire dalle cose sensi-
bili in tale o tal altro modo disposte comprender ciò che di necessità ne deve
nascere. Fogniamo adunque che senza polline, siccome non è da dubitare,
non mai nascessero embrioni seminali nel melarancio ; avendo noi veduto che
un filolino pollinico pieno di fovilla scende infino al grappoletto embrioni-
co , seguita naturalmente eh' esso umore detto fovilla debba operare la fe-
condazione, il quale pare che di ciò non altrimenle possa essere operativo che
porgendo il primo nutrimento alle cellule disposte a sentirne l'azione, come
son quelle appunto da noi distinte coH'epileto di embrioniche. E nel fatto della
nutrizione ci sarebbe ancora l'eccitamento alla vita, poiché alcuni Fisiologi in
niente altro fanno consistere la fecondazione che nella virtù della fovilla di po-
ter suscitare o infondere la vita.
— 981 —
PARTE TERZA
DELLA FECONDAZIONE E DELL' EMDniONE NELL* IPOCISTIDE ( CTTISVS nVPOCISTIS ).
Se noi ci siamo proposti di trattare della fecondazione dell' ipocistide e del-
l' embrione , toccando prima del polline, della struttura del pistillo e degli
uovicini , è stato perciò che tal pianta quantunque esaminata da molli valorosi
Botanici , pure ci è sembrato che il suo embrione seminale fosse ancora ignoto.
Imperciocché il Planchon nel suo importante lavoro sull' arillo nega che vi sia
fecondazione ed embrione seminale in detta pianta , ed ancora la vessichelta
embrionale. Ed il celebre Roberto Brown nel comparare l'ipocistide colla Raf-
flesia e VUydnora crede che quella dìCTerisca dagli altri due generi per la man-
canza dell'albume ; ed inoltre che il nucleo diventa embrione , e questo sia for-
mato dì sostanza omogenea cellulare come nelle orchidee.
1.° Del polline , del pistillo, e dell' uovicino.
Le antere nel principio , come in tante altre piante , contengono mucilagine
granellosa , in cui lungo tempo innanzi la fecondazione compariscono cellule
quasi sferiche contenenti la stessa mucilagine ; la quale rappigliandosi a poco a
poco in quattro grumi trasformasi finalmente in altrettante piccole cellule.
Queste son piene pur esse della stossa sostanza granellosa , mostrando ciascu-
na un citoblasto , ( lav. II. fig. 4-2-3) che poi sparisce. La grande cellula
(/!g. 4) in cui si generarono s' ingrandisce ancora sporgendo in qualche lato , e
finalmente ( fig. 5 ) si rompe. Escono dall' apertura quattro piccole cellule , le
quali divenute libere, se non erano perfettamente rotonde, in breve diventan
tali yfìg. 6 ); e sono i granelli del polline , di cui la superficie è liscia. Allora la
grande cellula sparisce alla volta sua ritornando forse allo stalo primiero di mu-
cilagine , od allrinieuli assorbita ; e chi la riguarda quando dal ventre suo mette
fuora i delti granelli di polline vede chiaramente che l' era divisa in allrellante
cavità.
124
— 982 —
Lovajo {fig. 7.) dell' ipocislidc ù uniloculare aderente al perigonio, il qua-
le per breve {fig. 8p) Iratlo aderisce pure allo siilo dividendosi poi in quattro
lobi. Ci ha in esso molli Irofospcrnii (I) longitudinali o sulurlali , d' ordinario
olio, tanti quanti sono gli stimmi. Reridendo per traverso lo stilo, sulla parte
recisa si ri vede altrettanti spazi disposti come [fig. 9-iO) raggi, e propriamente
in quella sembianza che i carpelli verticillati formano colle pareti loro unite i
sepimenti del frutto. Il parenchima contenuto nella parte interna ( e sarebbe
questo il tessuto conduttore ) è fallo di otricelli molto più sottili ( fig. ^2-c ) e
lunghi di quelli della parete esteriore, i quali sullo stimnia (fiq.li-a) rilevano a
varia altezza, quali grandi quali piccoli, e tulli allargati come fossero rigonfiati
nella sommila eontcncndo umore granelloso. A me pare che tal pistillo si deb-
ba considerare formato di otto carpelli , che questi sieno piani , congiunti per
i margini nella parte inferiore allargata che costituisce l' ovajo , e placentiferi
lungo le suture [fig. H-a); che poi questi carpelli, volgendo ciascuno i mar-
gini in dentro, coperti ed uniti da una espansione interna del perigonio insie-
me uniti formino lo stilo , e si disgiungano finalmente nella sommità , ossia lo
stimma; e che il tessuto conduttore si unisca col Irofospermo.
Mollo tempo prima della fecondazione i Irofospermi sono una massa di tes-
suto cellulare, da cui come rami sorgono poi innumerevoli prominenze {fig.13)
allungate formate della stessa sostanza , e son esse i primordi degli uovicini ; i
quali in seguito mostrano una sporgenza, circondata (fig. ti] alla base da un
rigonfiamento circolare come anello ; e poco di poi sotto a questo altro somi-
gliante rilevamento. La sporgenza superiore ( fig. 43 ) a mano a mano vien
coperta dal ricrescimento annulare che stava alla sua base. Dalla parte inferio-
re s' innalza pure l' altro rigonfiamento annulare , ma questo rimane incompiu-
to in forma d' involucro irregolare. La base intanto di cosi fatto uovicino sì
assottiglia formando il podospermo ; di maniera che si può dire altrimenti che
il Irofospermo diramandosi, ciascun ramo porta in cima l' uovicino. Però i ra-
muscelli {fig. 16) a diversa distanza sono insieme uniti, e non mai ci si vede
(i)GU autori dicono essere i trorospcrmi parietali nell' ovajo dell' ipocislide, e cosi yeramente sem-
brano ; ma nel frutta si vede che la sostanza cellulare ond' essi son costituiti aderisce ai margini de'
carpelli, e ti distende solamente sulla faccia loro interna.
— 983 —
trachee, le (|uali d' ordinurio non mancano nel podosperrao delle altre pian-
te fanerut,'anie Delle tre parti compunenti l'uovicino, quando è compiuto,
r esterna sarebbe l' arillo, (|uella che seguita la membrana del seme o sperrao-
derma; e l' ultima (/(j. t6-a-arillo-c-spermoderma-b-nucleo-m-micropilo) il nucleo.
!.' arillo si distende taholta inlìno alla metà dallo spernioderma ; l'orlo suo non
mai è rc;;olare , ma ohbliquo e con sporgenze come lobi o appendici , variabili
nel numero , nella grandezza e conformazione; talvolta [t(n\ 111. /ig. 8] esso
giunge a cuoprire il scine maturo. Lo spernioderma dopo avere coperto da per
tutto il nucleo si ristringe in una specie di collo, la sommità del quale rimane
sempre aperta. Ed ancora la sommità del nucleo talvolta par come che si aprisse
in seguilo; ma questo è semplice apparenza proveniente da ciò che il tessuto cel-
lulare in quella parie rigoniiasi, formandovi un gruppetto di piccoli otricelli.
Kgli si potrebbe dare alle due membrane altro valore senza inconveniente di
sorta, chiamando l' arillo priniina, e 1' allra secondina: e ci avrebbe allora l'e-
sostoma e l' endostoma come negli uovicini di altre pianle. Che la prìmina ri-
manga incompiuta non pare sia un fatto di qualche importanza , come pure che
la secondina rimanga aperta anche dopo la fecondazione. Dappoiché nel seme
di melarancio 1' epispermo è aperto, e 1' uovicino lungo tempo dopo la fecon-
dazione mostra pure l' endostoma , la quale apertura forse che non mai si salda.
Tale uovicino dell' ipocistide è ortotropo come quello che non cambia mai sua
positura. La parte da noi disegnata col nome di nucleo standocene alle parole
del Brown e dell' Endiichcr, s' è credulo l' embrione; il che nega il Planchon
affermando mancare in tal pianta la fecondazione , ed ancora 1' embrione colla
vessichetla embrionale. 5la noi abbiamo visto la fecondazione , la vessichetta
embrionale, e l' embrione medesimo; e che questo.non è punto il nucleo co-
me credevano i mentovati autori.
2." bilia fecondazione.
Di poi alquanti giorni che i Gori di entrambi i sessi sono aperti lo stimma in-
tenerisce, imbruna edappresso si fa nero. Allora nell' uovicino si vede più co-
se che prima non mai. Si rigonfia esso e divien quasi rotondo; la sommità di-l
— 98'i —
nucleo par che si prolunglii un poco nel collo dello spermodorina , le cellule
«lei quale, segualamenle quelle intorno al micropilo ( lav. III. fig. 7) si mo-
strano pili turgide dello altre e piene di sostanza granellosa. Per questo micro-
pilo entra un filolino lubulalo, talvolta due, di raro (/?;/. I-Ò 4] Ire filolini : e
dalla parto supcriore del nucleo, sotto al collo dello spermoderma, pende un
rigonCamenlo , o cellula , d' ordinario piriforme , la quale io chiamo vessi-
chetta o cellula embrionale. Imperciocché l' embrione seminale o si genera
nel ventre suo, o da una sua particolare trasformazione per opera della fecon-
dazione. I filolini son più o mono soKiii , presso al micropilo sposso si allarga-
no un poco ma irresolarmonto , e nella loro cavità cilindrica contengono gra-
nellini minuti molto somiglianti a quelli che costituiscono la fovilla. La vessi-
chetta embrionale apparisce di grandezza e conformazion difleronte, spesso so-
miglia una borsellina sospesa alla sommftA del nucleo ed in una cavila di esso
allogata, mostrando rarissimamente due contorni (/5g.7-a) come fossero due ve-
sciclielle luna ucll' altra, il che forse dipende dall' esser ossa talfiata un po'distan-
te dalla parete della cavità; e non di rado la è una guisa di rigonfiamento irrego-
lare (/fj. 5-5') con due o tre sporgenze come fosse formata di altrettante cellule.
Contiene in principio umore mucillaginoso, che poi si organizza in otricoli, tra cui
apparisce talvolta un granello rotondo scuro [fig. 1) in sembianza di picciol nu-
cleo, che forse è un gran citol)lasto, dappoiché {fig. 2-5) sugli otricoli in essa
contenuti apparisce sempre un punto opaco piccolissimo. Un fatto, sebben ra-
ro ma singolare, dichiara in certo modo la natura di cosi liillo organo. Ed è
che sul micropilo di qualche uovicinonon fecondalo, mancando la vessichetta
embrionale ( (au. ///. fi. 7'), in quella vece sporge talvolta un giappolctto di cel-
lule rotonde, piene pur esse di umore muciIaginoso;le quali cellule derivando
dalla parte interna ed inferiore del micropilo, e facilmente dalla sommità del
nucleo , fanno vedere che 1' organo da noi domandato vcssicliclla embriona-
le neir ipocislido , poiché nel luogo suo si trova l' embrione quando il seme
e compiuto, non sia una particolar membrana , ma derivi piuttosto da una o
più cellule trasformale della sommità del nucleo; e forse che tali cellule costitui-
scono il grappolotlo embrionico nella sommità dell'albume, quasi come noi fico
e nel niolaraucio.
— 985 —
intanto non mai c'è toccalo vedere il filoliiio ch'entra pel micropilo in tutta
la sua lunghezza , cioè nascere dal grnnel di pollino, introdursi nello stimma,
camminare pel tessuto conduttore dello stilo, ed entrare nell'uovicino, perché
si fosse potuto alTerniare esser desso veramente quello che si dice budello polli-
nico. lmpcrrioc('lit> di rado qualche grand di polline nicllc fuora sullo stimma
il suo lilulino , ma dove questo s'andasse c'è sialo coperto dalle papille slim-
malicbc; e dalle stesse cellule lunghe, sonili, intricate del tessuto conduttore in
tanta lunghezza dello stilo , del quale perciò dilTicilmente si può togliere una
laminetta sottile ed ugualmente trasparente.
Inoltre il numero degli uovicini , come pure dei fìlolini sopraddetti è si
grande che forse niun' altra pinuta fanerogama ne mostra in tanta copia de-
gli uni e degli altri in un ovajo che fosse della grandezza di quello dell' ipoci-
stide. Ancora essendo i fiori unisessuali il passaggio del polline al pistillo non
è si facile come si pare ; però chi esamina lo stimma per tutto il tempo che
si manlien vivo, o non ci vede polline, o qualche granello solamente ; e si ac-
corge di leggieri che il numero de' filolini è sempre mollo maggiore di quanti
granelli ])ollini<'i potessero capitare sullo stiumia. Queste considerazioni ci
facevano entrare in un sospetto, non quei filolini provenissero d' altronde che
dai granelli di polline ; e ci pareva possibile che il tessuto conduttore allim-
gandosi si cacciasse in fino al nucleo pel micropilo; o che la sostanza gommosa
la quale riempie la cavitù dell'ovajo si organizzasse in filamenti, ed ancora che
il nucleo avrebbe potuto forse mandar fuora di somiglianti prolungamenti.
Quesf ultimo sospetto nasceva dal vedere la sommità di esso nucleo sollevarsi
alquanto nel tempo della fecondazione perfino olire la metà del collo della mem-
brana ond'è coperto. Ma esaminando le trasformazioni tulle dell'uovicino, prima
e nel tempo della fecondazione, non solo che niente si scopre in ripruova di
t.TJp ipotesi, ma talvolta, benché rarissimamente, si vede qualche cosa afTallo con-
(faria.Kd è, che quando la sommità del nucleo tanto s'innalza da sporger fuori
l^aportura della membrana ( Un\ IH. jUj. G ] sopraddetta , e' entra niente di
meno il filamento, come se l'uno si volesse distendere verso l'altro, .\llora il
filamento sta di lato alla sommila del nucleo, nella stessa guisa che ilMayen > ide
nella CnpsMa bwsa pastoris.
— 9F() —
Per rispetto poi alla sostanza gonimosa niiin indizio della sua Irasfortnaziono
in lìiainenti; se non che nel tempo delia fecondazione n'é tutta piena di (|uelli
che scendono dalla parte superiore .
Rimane a > edere se mai i Qlamenli provengano dall' allunc;amonto delle cel-
lule fusilormi del tessuto conduttore, ovvero dai yraneliini pollinici. L'ipoci-
slide essendo monoico ci avvisanuuo che se si fosse potuto coltivare lontano dal
luo^o nativo , togliendone poi i Gori maschi , forse che si sarebhe osservato qual-
che cosa di meglio fra tante dubbiezze. Adunque nell' inverno del passato anno
molle pianle del Cinltis s^alvifolins , e moììi^peUensis furono svelte con diligenza
in contradadi l'orlici, poste nelle grasle e trasportate alla Città. Nella primavera
che venne sette di quelle piante produssero l'ipocistide; cui toglieva i lìori ma-
schi molto tempo prima che si fossero aperti. Il che riesce piuttosto facile, tro-
vandosi quelli nella sommità e conoscendosi dalla mancanza dell' ovajo. I fiori
feminei poi si aprivano, ma nel crescere non si mostravano cosi rigogliosi come
gli altri provenienti all' aperta campagna ; di ohe forse eran cagione le ferite
nella parte superiore per averne tolto i fiori maschi, o le piante slesse del cisto
maltrattate un poco nelle radici, o l'una e l'altra cosa insieme. La maggior
parte degli uovicini né anche cresceva come nelle piante spontanee ; lo stimma
si nianteneva vivo più lungo tempo; e quando principiava ad annerirsi i fila-
menti o non scendevano, o pochi se ne vedeva nella parte superiore dell' ova-
jo, dei quali raramente qualcuno entrava pel micropilo. La vessicchelta enj-
brionale intanto si mostrava in tutti gli uovicini come all'ordinario, ma sem-
pre con un sol contorno; e 1' umore in essa non pareva si organizzasse cel-
lule. Intanto nel luogo nativo del cisto avea tolto i floii maschi a due pian-
te d'ipocistide lontane dall' altre; crebbero i Dori feminei con rigoglio , ma lo
stimma si mantenne vivo lungo tempo , e quando imbruniva gli uovicini erano
turgidi; molti filamenti calandosi dalla parte superiore si cacciavano in essi ; i
quali filamenti quantunque in più copia fossero che nell' altro esperimento ,
pure non mai tanto quanto nelle piante fecondate. Questa esperienza in vero
potrebbe esser ripresa , come quella che fa dubitare non qualche insetto , o
l'aria avesse apportato ai fiori feminei il polline d'altronde. Finahnenle delle
piante d'ipocistide coltivate nell'orto una, cui avea reciso i fiori maschi, ed i fé-
— 087 —
miuei erano schiusi da multi giorni, fecondai con un podi polline portato dalla
campagna. Due giorni dopo gli stimmi si annerivano, e nel quarto o quinto
giorno molli filamenti pendevano nella cavità dell'ovajo, dei quali alcuni si
cacciavano nella bocca degli uovicini. Nella primavera di questo anno si son ri-
ralle le stesse spcrienze sopra vecchie e nuove jiiaiite, ed i risultamenti sono slati
parte simili a quelli dell'altro anno, parte un poco diflerenti. In tulle le piante cui
s'era tolto i fiori maschi gli uovicini avevano la vescichetta embrionale semprecon
un sol contorno, in cui qualche volta l'umore mostrava segni di organizzazione,
cioè granelli come piccole cellule ed un piccol nucleo in sembianza di punto scuro.
Lo stimma si manteneva vivo e fresco lungo tempo, per quasi due; settimane; le cel-
lule del tessuto conduttore di fusiformi diventavano cilindriche, non già che si mu-
tassero in filamenti : nella cavità dell'ovaio niun filolino. Le cellule poi intorno
al micropilo, turgide e grandi , contenevano sostanza granellosa; e talfiata dal
diritto mezzo dell' apertura sporgeva un grappoletto di cellule quasi simili a
quelle del micropilo. Ora in si fatti uovicini mancava costantemente la vessichet-
ta embrionale. .Sullo slimnia di parecchi fiori posi il polline doli' Oroifl/iWic Ga-
lii et Uederac, e della Diìis jaculifolia solo ed inumidito con acqua, o coli' umore
nettareo della Salvia triloba e Ccrinlhe gi/nmandra; di alcuni fiori unsi lo stimma
con solo l'umor nettareo sopraddetto, di altri il bagnai leggermente con acqua
inagrita di acido azotico, o di tintura di jodo. Il polline e l'umor nettareo niente
operarono, mantenendosi lo stimma vivo per lungo tempo, né scesero filolini
nella cavità dell'ovajo; lo stimma non mai inteneri, ma si fé duro e bruno sol-
lecitamente doiK) essersi mantenuto vivo per molti giorni ; e successe lo stes-
so a certe piante cui avea lasciato i fiori maschi ed ancora fecondato artifizial-
mente, cioè che lo stimma non inteneri diventando bruno e molle, ma riseccos-
si in brevissimo tempo facendosi duro, ed i filolini non scesero. Intanto in altre
piante fecondate per arte lo stimma diventava in due giorni bruno tenero e mol-
le, e gran numero di filolini si calava allora nell'ovajo lunghesso il tessuto con-
duttore.
Nelle piante non fecondate gli uovicini d'ordinario non s'ingrandiscono ne
diventano turgidi; e la membrana che seguita all'arillo non s' indurisce né di-
venta bruna cuoprendosi di ghiandole e prominenze , ma rimangono bianchi
— 088 —
tenori si che facilmente si disciolgano ne' loro otricoli di cui son formati me-
scolandosi alla sostanza gommosa ; e quelli che al microscopio si veggono in-
tieri, rimuovendoli solo colla punta dell'ago, o col mettervi sopra un vetro si
risolvono subitamente nelle loro cellule. Di raro si scorge tra essi qualche uo-
vicino cresciuto turgido, oscuro, come quelli fecondati , ma esso si rompe e
discioglie solo che si comprima un poco tra due vetri , e non mai ha l'em-
brione.
Da questi sperimenti si vede come il polline intenerisce e mortifica sollecita-
mente lo stimma, il quale senza quello si maiitien vivo per lungo tempo. Tal
mauiera di operare del polline fu giù notata dallo Schclwer, secondo che il De-
candolle alferma nella Fisiologia. E quando me ne accorsi mi venne subito de-
siderio di vedere ciò che sarebbe succeduto dove si fosse alterato lo stimma
con diverse sostanze , e coperto di polline di piante diCTerenti. Sopra che ho
già esposto le poche sperionze da me fatte , da cui si scorge clie queir organo
punto non s'è risentito del polline delle Orobanclic e della Bvlis jaculifvlia , e
manco dell'umor nettareo della Salvia e della Cerinlhe. Ma si fatti risultamenti
non si debbono tenere , io credo , come costanti , potendo essere che noi igno-
riamo le condizioni necessarie perchè il polline delle piante alTuii all'ipocistidc
operi sul suo stimma non altrimenti che il suo proprio. Veramente si sarebbe
dovuto adoperare quello delle Balanofore, o delle Rafllesie, come piante più
afTmi , se si fosse potuto ; e tra le piante indigene ho preferito le Orobanche alle
Orchidee risguardando alla natura del polline.
L' intenerimento e mortificazion dello stimma per azione del polline della
stessa ipocistìde è un fatto da tenere in gran conto, parendo che perciò le cel-
lule del tessuto conduttore dello stilo allungandosi si trasmutano in filolini e
scendano nella cavità dell' ovajo. Imperciocché s'è detto di sopra che togliendo
i fiori maschi le cellule di quel tessuto se non si mutano in filamenti, si allun-
gano nientedimeno un poco; e talfiata qualcuna scende infino all' ovajo. Ma so-
prattutto è da considerare il numero dei filolinì , fuori dubbio di gran lunga
maggiore ai granelli di polline che voi mettete sullo stimma o vi capitano na-
turalmente. Di maniera che nell'ipocistide, i filolini creduli pollinici pare che
sieno piuttosto le cellule allungate del tessuto conduttore, pera/.iondcl polline
— 989 —
sullo stimma. Nella quale opinione entrava pure spontaneamente il celebre Ro-
berto Bro\^n, cui si fatti mici pensamenti ed esperienze io esponeva, ricor-
dandosi in tal congiuntura iner egli ancora veduto che in certe piante orchi-
dee per [bellissimo polline nascevano moltissimi (ilamcnli. Itimane adunque a
verificare sulla fecondazione dell' ipocistide se veramente le cellule del tessuto
conduttore, dopo aver assorbito la fovilla, sicn desse che si allungano in (ila-
menti : ovvero se questi derivano dai granelli del polline.
3.° Dell'embrione.
I mutamenti che succedono nella vcssichetta embrionale, dopo essere i giunto
il lilolino lubulato , non si son potuti osservare, perché lo spcrmoderma cuo-
prendosi di prominenze rotonde come piccolissime ghiandolelte , di breve di-
venta opaco. Ma bene in molti semi compiuti inteneriti prima coll'acido azoti-
co allungato, stiacciandoli tra due vetri, abbiam visto nella sommità del nu-
cleo un cgrpicciulo rotondo scuro della grandezza di un grosso pisello per
un ingrandimento lineare di circa dugento volte. Ora qiiest' esso deve esse-
re certamente l'embrione; poiché s'è generato dov'era la vessichetta embrio-
nale , e per opera della fecondazione come si è dichiarato di sopra ; ed inol-
tre le cellule di cui è fatto son molto più piccole di quelle che costituivano
il nucleo, il quale essendo rimasto e cresciuto alquanto dopo la fecondazione,
nel seme maturo deve considerarsi non allrimcnli che albume, non giù em-
brione secondo il Brown e l'Endlicher. Ma quello che importa sjtpere oltre a
ciò si è, che cercando in si fatta maniera di separare l'embrione dall'albume
(cui quello aderisce fortemente, anzi n'é coperto in parte) incontra di vedere
embrioni ancora aderenti a' loro filolini.
Questo embrione suol variare in gi-andczza e forma ; e si trova lalvolt;i nella
sommità dell'albume, tal'altra più dentro; e potrebbe ancora stare nel mezzo
(li esso, poiché abbiamo veduto la vescichetta embrionale prolungarsi più o
meno in giù. Un fatto di qualche importanza a parer mio si é, che talvolta nel
lomprimere l'embrione tra due vetri dividesi esso in tre grumi, sembrando forma-
to di tre embrioni quant' erano forse le sporgenze della vessichetta embrionale. Il
125
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some pi)i h.i <luo membrane, l' esterna incompiuta che rimane aderenlo al po-
(Iosp«rino, e sarebbe l'arillo, l'altra cuoprc da per lutto l'albume con esso l'em-
brione, il quale embrione è fallo di solo cellule sen/a nioslrare proniinon/e
elio (lessero indizio di cotilodoui , di pi\imetta e di radiiella; se non clic se-
;;uilando l'analogia la radicclla deve corrispondere in quel lato per dove è ve-
nuto il molino dalla parte del micropilo. La struttura del seme maturo delle
Orobanclic non ci pare in essenza dilTcrenle clic noll'ipocistide, rispetto alla
presenza dtll'albume, ed alla struttura dell' embrione; ch'è rotondo e somi{.'lian-
temente formalo di sole cellule senza mostrare cotiledoni, né clic la radicella e
la piuinclta si conoscessero a qiialclie segno.
l'inalmente l'aver trovato l'embrione nell' ipocistide dimostra lucidamente
quello che già aveva sospettato il Brown, cioè che tal pianta si dovesse allo-
gare presso i generi Rafflesiae Hydnora, comechè a lui fosse parulo mancare
l'albume, e l'embrione di ben altra natura.
4." Della origine dell' etnbrioiie.
Quantunque io avessi fatto molle ricerche per vedere in qual maniera si ge-
nera r embrione nell' ipocistide, segnatamente s' egli deriva dalla cellula o vcs-
sichella embrionale nudrita o vivificata dalla fovilla , ovvero dalla estremità del
filolino eh' entra pel micropilo ; tultavolta niente di certo ho potuto scuoprire.
Io dissi già (Giorn. Bot. Hai. an. i."" fase. i-2° p. 8) quello ne pensassero i chia-
rissimi Roberto Brown, Link, Meneghini, Visiani e gli altri. Cioè che i risul-
tati delle mie ricerche erano di tal sorta che non senza pericolo di errore si po-
teva risolulamente seguitar 1' una o 1' altra opinione. Ed io credeva che s' egli
s'avesse dovuto abbracciarne una, quella dello Sclileiden, per rispetto all'ipoci-
stide, sembrava più probabile. Imperciocché oltre il fatto del doppio contorno
della cellula o vessichctta embrionale, e dell' embrione aderente al filolino pol-
linico nel seme maturo , e' era ancora che negli uovicini non fecondati non a-
vendo potuto infino allora veder chiaramente umore di sorta nella cellula
embrionale, pareva che questo dovcs.s' essere la fovilla della estremità del fi-
lolino sopraddetto negli uovicini fecondati. Intanto nel maggior numero delle
-. 091 —
osservazioni 6 sembrato eh' esso molino non camminasse oltre la sommità
Jel nucleo dove roniincia la cellula embrionale ; ed il doppio contorno clie
questa talvolta mostra potrebbe dipendere da una certa distanza tra essa e
la cavità embrionale del nucleo. Le osservazioni poi ed esperienze ripetute
in questo anno, con impedire la fecondazione, mi han fatto conoscere , die
spesso nella cellula embrionale degli uovicini non fecondali ci ha pure umo-
re e nella slessa apparenza che in quelli cui penetra un lilolino per effetto
della fecondazione; cioè die diventa a poco a poco granelloso , organizzan-
dosi in piccole cellule, e mostra pure quel tale punto scuro creduto un gran
citoblasto. l'inalmente se nel melarancio io mi son bene avvisato distinguendo
nel nucItH) il corpo albuminoso dal grappolo embrionico, e nel credere che le
cellule di questo dopo essere state fecondate dalla fovilla scendano nel sacco
embrionale , allora nel nucleo dell' ijMJcistide avremmo ancora il corpo albumi-
noso , ed il grappoletto embrionico costituito da poche cellule, d' ordinario da
una sola toste denominata embrionica o vessichetta embrionale : ed essa nutrita
o vivificata dalla fovilla si trasformerebbe in embrione. Ma per tutte cosi fatte
cose ncm vorrei esser preso in parola , dichiarando che dove prima io avea l'a-
iiimo alquanto inchinato a credere che l' estremità del iilolino si trasmutasse iu
embrione proprio nel ventre della cellula embrionale, di presente lascio la qui-
stionc in bilico sul generarsi di questo embrione nell' uno o nell' altro modo ;
ovvero in una terza guisa , cioè dalla mescolanza della fonila coli' umore con-
tenuto nella cellula embrionale. Ad ogni modo il filamento sospensore è sempre
il lilolino eh" entra pel micropilo.
Cvndusione .
Le cose di cui ho distesamente ragionato, se io ho bene esaminate ed inter-
pretate, all' oscuro e controverso subhietto della origine dell'embrione semi-
nale, intorno al quale la mente dei Fisiologi ora più che mai è rivolta, manda-
no soltanto un po' di luce , non già che fossero bastevoli a comporre le liti to-
gliendo di mezzo tutte le dubbiezze. Anzi rai reputerei largamente rimeritato
della mia fatica solo che si fatte ricerche valessero come materiali da servire a
— 992 —
coloro, cui sarA conceduto di scuoprirc luti' i particolari della fecondazione. E
dappoiché i fatti testò narrati, son tra loro tanto difTcrenti , mi par necessario
metterli a riscontro per vederne i rapporti , e le deduzioni se ne possono trarre.
Stando il fatto clic in tinte piante il lìlolino il (|uale entra pel micropilo pro-
viene certanioiite dal jjranel di polline, ciò non lodile die in alcune non possa
derivare dal tessuto conduttore dello stilo, siccome succede l'orse nell'ipocisti-
dc. Quando si consideri che le cellule di esso tessuto da una parte si congiun-
gono colla placenta, ilalT altra sporgono formando le papille stimmaliche piene
di umore , sopra cui cadono i granelli del polline; che questi granelli talvolta
versano soltanto la fovilla , egli può stare che quelle cellule assorhano la parte
più tenue della fovilla, ed allungandosi poscia la portino all' uovicino.
Se nel melarancio s' è veduto che talvolta alcuni emhrioni stanno colla radi-
cetta lontana dal micropilo, o nella parte opposta, rimane ciò nondimeno ch'es-
sa radicclta, almeno in quelli posti immediatamente sotto alla membrana, è
sempre rivolta alla parte esterna ; il quale fatto costituisce una differenza rileva-
tissima Ira gemma ed embrione seminale.
Intanto se la vista non mi ha ingannato in farmi credere che nel melarancio
le cellule del grappoletto embrionico dopo l' intpregnamento , in diversi punti
del sacco embrionale, diventano embrioni; io son quasi certo allora che l'em-
brione del flco ha somigliante origine. Dappoiché in tal pianta il nucleo in prin-
cipio è pure formato di cellule disposte come in grappolo piramidale , e grada-
tamente grandi verso la parte superiore. Quando le due membrane lo hanno
coperto, e l'embrione ancora non apparisce, poche cellule rotonde nella som-
mità, piene di umore verdastro , formano il grappoletto embrionico; le rima-
nenti angolose e jiallide il corpo albuminoso. Essendo cosi, io non so concedere
all' une ed all'altre il medesimo ulTizio, la medesima destinazione. Ora nella som-
mità del nucleo appunto si genera l' embrione ; e come prima apparisce , ecco
sparire le sopraddetto cellule rotonde e verdi della sommità, cioè a dire tult' es-
so il grappoletto embrionico; delle rimanenti l' esteriori si mutano in sottilissi-
ma merabranclla , le altre in albume. Non tutti gli uovicini nello stesso an-
fanto del Oco mostrano il grappoletto embrionico nella sonunità del corpo al-
buminoso; e non tutti gli uovicini son fecondi.
1
— 993 —
Ver tanti nmtamnnti hi vita va ad un fine, a produrre il germe della futura
generazione. L le palli a ciò destinale Natura non solo custodiva con maravi-
glioso artifizio, ma volle ancora sopra modo multiplicarc. Ha conceduto a cia-
scun flore gran copia di polline mentre pochissimo ne bisogna alla fecondazio-
ne ; ad alcuni pistilli assai uoviciui , quando pochi , od un solo , vengono a per-
fezione. E somigliante alle cellule del grappoletto embrionico la virtù di con-
vertirsi in embrioni; inenti-e che una solamente, e forse che sarà 1' ultima po-
sta in cima a tutte , viene a bone. Intanto ninno può negare alle altre d' intor-
no, le quali abortiscono, la possibilità almeno di poter divenire, quando che
fosse, embrioni ancora. E giù in parecchie piante 8* è notato che talvolta, seb-
bene raramente , qualche seme ha due embrioni in luogo di uno : il che ho ve-
duto più fiate nel mandorlo, e due nel caprifico per tacermi di altri esempi. E
nello stesso mandorlo più volle ho veduto ancora la radicella dell' embrione
molto distante dal micropilo, forse per la medesima cagione che negli agrumi ,
per essere cioè la cellula embrionica dopo l' imprcgnamento discesa nel sacco
embrionale, in luogo di rimanere alla sommità. Tal fiata, tra le tante apparen-
ze dell' uovicino del melarancio dopo l' impregnamento , mi è parso vedere
qualche cellula embrionica già fecondata ed in crescenza non compresa nel sac-
co emijrionale, ma tra questo e l'albume. Il che spiegherebbe quello già osser-
vato dal signor Brongniart nel CeralophyUum demersum, cioè la generazione del-
l' embrione fuori il sacco embrionale.
Adunque solo rìsguardando alle cause finali questo eh' io dico in teorica non
deve parere strano ; ma poi 1' osservazione ce'l dimostra quasi con certezza, do-
ve s' e veduto che nel melarancio molte cellule del grappolo embrionico , se-
gnatamente verso la parte superiore, si mostrano turgide e verdi giusta nel
tempo dell' impregnamento , eh' è quando alla sommità della terza membra-
na giunge il filolino pollinico. E dopo, quando sparito il grappoletto embrio-
nico, dalla sommità del sacco embrionale scendono parecchie cellule, le quali
in diversi punti nella cavità di queir organo crescono in embrioni. E finalmen-
te nel seme maturo , in cui spesse volte tutto ciò eh' è contenuto dentro la ter-
za membrana è un gruppo di embrioni , diflerenti di età , grandezza , conforma-
zione e positura; gli esteriori colla radlcetta rivolta alla parete della membrana.
— 994 —
Ora il sacco embrionale non contiene umore libero, ma cellule; ad esso non
giunge che un solo filolino ]>ollinico, e gli embrioni non .i]>i>ariscono tutti al
tempo medesimo, ma successivamente dalla metà della state por tutto l' inver-
no. Onesti embrioni perciò non possono derivare d'altrettanti filolini pollinici;
ne dalle cellule rotonde piene di umor diarano, contenute nel sacco embriona-
le, lo quali olire di essere differenti in grandezza , conformazione e colore da
quelle elio vengono dalla parte superiore , non mai mostrano alcun cambiamen-
to , né si > eggono crescere , ma si bene a poco a poco sparire. Però io non
veggo come gli embrioni nel melarancio si potessero altrimenti generare che
dalla trasformazione successiva delle cellule del grappolo embrionico. Laonde
se in questo io mi appongo al vero, ciascuna cellula del grajipolo embrionico
sarebbe meramente un uovo vegetabile ; e dappoiché le parole sorgono a si-
gnificar le cose, egli si vede bene come il nome di ovaio spetterebbe all' orga-
no chiamato comunemente uovicino, anzi che alta parte inferiore del pistillo.
E noli' ipocistide è paruto pure di scorgere or una cellula della sommità
del nucleo , or due o tre più grandi delle altre distendersi verso la base dolio
stesso nucleo ( non altrimente che in tante pianto 1' uovicino s' indirige dalla
sommità verso la base dell' ovaio ) costituire la vessiehotta o cellula embrioni-
ca, e r umore in essa contenuto organizzarsi in piccole cellule e diventare em-
brione. Il quale talvolta si mostra come formato di due o tre grumi cellulari
fittanionto insieme congiunti, l'orse da ciò che le tre collule costituenti la vos-
sichetta embrionale , od altrimenti il grappolo embrionico , trasformandosi in
altrettanti embrioni , questi poi si uniscano; l'embrione allora nella sommità
dell' albume in apparenza semplice sarebbe formato di tre.
Ma se la conversione evidente delle cellule del grappolo embrionico del me-
larancio in embrioni dichiara , almeno con molta probabilità, l'origine del-
l' embrione seminale del fico, e forse che nell'ipocistide ancora, rimane ciò non
di manco una grande diversità tra queste piante, ed è che al melarancio fa me-
stieri della fovilla arrecatavi dal filolino pollinico per si fatta trasformazione ,
quando nel fico s' è veduto nascere l' embrione senza fecondazione.
Niente mi par tanto contrario alla interpretazione di certi fenomeni naturali
qu.into il protoiidoio, che Natura a qualctio suo Dr:e non possa giungere che
I
— 995 —
solo per un modo , e come si vede fare in molte , cosi debba essere in lulle le
|)ianlc. Le regole tratte da moltissime osservazioni certamente si vogliono ri-
spettare, ma spesso alcuni fatti in essenza od in apparenza si mostrano ad esse
contrarie. I semi germogliano all'ombra ed in contatto della umidilù , segnat.i-
mente del terreno; ed alcuni intanto fanno (|uesto allo scoperto senza essere
bagnati, come (|uelli dell' .l»ini////is Belladonna, volendo mettere un esem
pio , solo per effello di'Wi umidità loro uaturalc; nei quali semi oltre a ciò la
piumelta fa la fiuizion di radice con assorbire 1' umore del perisperma. Il fusto
nel maggior numero degli alberi mette radici nel terreno all' ombra ed in con-
tatto della umidità; mentre che dal fusto e rami di parecchie piante escono i;i
copia di quelle radici dette aeree senza punto temere la luce , né la secchezza
dell' aria. Se noi adunque non veggiamo ordine o modo costante in tutt' i vege
labili per rispetto alle funzioni ed organi sensibili, con qual ragiono poi pre-
tendiamo uniformità negli organi e funzioni nascoste alla vista ?
Stando cosi le cose, per quanto dai fatti sensibili è lecito giudicare dei ripo-
sti ed oscuri , nel melarancio il passaggio della cellula del grappolo embrionico
in embrione è il primo atto della germinazione, cui fa mestieri un umore , e
questo si e la fovilla; non altrimenti clic per nascere le radici ilai piantoni di
molti alberi bisogna 1' ombra e 1' umidità. Nel fico le cellule embrioniche o son
chiamate alla vita da qualche umore analogo alla fovilla e prodotto da qualche
parte circostante, ovvero punto non hanno mestieri della fovilla per trasformar-
si in embrioni, come si vede le radici aeree non aver bisogno di umido né di
ombra per generarsi. Ora la umidità del suolo fa nascere le radici al pì.intone,
e la radicella dell' embrione d'ordinario è rivolta verso quella parte donde vie-
ne r umor prolifico.
Intanto niuno si pensi eh' io sia disposto a voler generalizzare i fatti della fe-
condazione notati nelle tre menzionate piante, segnatamente quelli del mela-
rancio, e le conseguenze se ne son cavate , alle altre piante fanerogame. Im-
perciocché sopra tale materia le osservazioni da me esposte, essendo tra loro in
più punti contrarie, porgono una pruova e>identissima che l' importanza della
fecondazione, d'origine dell' embrione seminale, furon sempremai soggetti
di controversia perciò principalmente che mai sempre s' è voluto da uno o pò-
— 996 —
olii falli trarre nonne, massime e teoriche generali a tutta la moltitudine de' ve-
getabili. Ma r umano potere è troppo debole a petto delle forze della Natura.
Vergiamo spesseliate in un gran uiunero di piante un disejnio. un ordinamen-
to primitivo di cose, tutte disposte ed intose, standocene alla sola apparenza,
ad una funzione; e ciò non di manco in alcune (piosta funzione si adempie nel
fatto ben altrimenti che con i mezzi innanzi apparecchiati. Come quando il fu-
sto esegue la funziou delle foglie abortive o caduche pigliando l' abito e struttu-
ra loro; poiché tanto la foglia importa alla vita che mancando essa per provvi-
denza di Natura un'altra parte viene a rimpiazzarla.
Questo che succede in grande e sensibilmente non so intendere perchè non
si debba ammettere nelle cose piccole e fuori il potere naturale de' sensi ; e so-
prattutto non sia lecito applicarlo ai fatti della fecondazione e dell' embrione ,
quando la vista solo che si aiuti im poco ci fa conoscere tra tante cose poca o
niuna differenza, tranne la grandezza e conformazione. Qna\ meraviglia adun-
que se nel fico l'embrione si genera senza fecondazione, ancora che il compa-
rire dei fichi estivi quando i fioroni del caprifico sono già maturi e gli stami in
essi quasi perfetti , paresse a taluno non fortuito fatto ma concordanza di cose
ad un disegno di natura?
Siccome veggiamo nelle opunzie il fusto rimpiazzare nella funzione le foglie
abortive o caduche, forse che in alcune piante abortisce ancora l'embrione vero
e primitivo rimpiazzandolo altra parte cui diamo lo stesso nome, poiché serve
allo stesso uffìzio. Nel visco ( Viscum album) lungo tempo dopo la fecondazione
comparisce nel nucleo un organo formato di più cellule disposte in serie, le
quali verso la parte inferiore gradatamente s'impiccioliscono. Esso distendesi
dalla sommità alla base del nucleo; anzi pare come da quella derivasse; il che
non saprei afTermare con certezza per questo principalmente che le cellule in-
feriori sono assottigliate, diafane , non contengono materia verde , e sembrano
più giovani di quelle della parte superiore, le quali oltre alla sostanza verde hanno
pure ciascuna un citoblasto molto grande. L'ultima cellula, posta nella sommità,
più grande di tutte tiene ai nucleo per un suo prolungamento in forma di gambo
come fosse un filamento sospensorio. Organo cosi fatto sarebbe l'embrione secon-
do parecchi autori : e spesso nello stesso nucleo ce n'ha du« o tre, i quali poi si
i
— 1005 —
Fig. 9. Seme spogliatu deli'arillo e di una parte dello spcrmoderma a. Il
nucleo b s'è mutato In pcrispcrmo , il quale nella sommità mostra l'embrione
e. dov'era la vessichetta embrionale.
Fig. W. Perisperma ed embrione; questa figura serve a dinotare che tante
volte m'é parso come se l'embrione fosse coperto da una sottile lamina del pe-
rispermo, per cui esso embrione sarebbe allora quasi interno, e non apicilare.
Fig. /2. Altra apparenza dello stesso fatto ritratto nella fig. 10 con questo di
più che il filolino tubulalo aderiva all'embrione 6.
Fig. 13. Embrione aderente a dueliloliui.
Fig. 11. Embrione separalo dall' albume , il quale embrione in forma di grap-
poletto pende nella estremità del fìlolìno.
127
RAPPORTO
SULLA MEMORIA DEL PROFESSORE UASPARRLM.
JLa Commissione raccoltasi ripeliilamenle lanto presso l'A. quanto presso uno
(Ic'suoi Membri potò verificare col microscopio molti de' più importanti l'atti
scoperti dall'A. stesso e in questa memoria descritti.
Verificò primieramente la esistenza dell'embrione apicilare nel seme albu-
minoso del Citino, nuovo argomento per ritenere aii|)artenente quel genere alla
famiglia delle Rafilesiacee.
Vide pure alcuno dei fili descritti dall'A. penetranti pel micropilo dell'ovulo
dello stesso Citino e aderenti all'embrione , senza imtcr decidere cosa alcuna
intorno all'origine loro.
Nei semi dell'arancio vide la pluralità, e la direzione anche diametralmente
opposta degli embrioni.
Nel fico domestico verificò l'assoluta mancanza di fiori maschili, e trovò in
ani'anti, il cui foro era stato dall'A. gran tempo prima otturato, semi fecondali
ed abboniti.
I
— 1007 —
Vista la grande importanza di questi fatti, e ["interesse die desta tutto ciò
che è relativo alla grande quistione della fecondazione , e considerato il pregio
delle osservazioni di un Autore tanto meritevole di fiducia per la grande espe-
rienza nell'arte dell'osservare, e per la cauta moderazione delle deduzioni , la
Commissione crede che si debba per l'interesse della scienza e pel decoro del
Congresso stampare per intero, con tutte le fìgure relative, la memoria del Ga-
sparrini negli Atti del Congresso stesso.
Robert Brown
RODERTO DE VlSIAM
Meneohim
Link
ToR>ABE>E
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
DI FISICA E MATEMATICA
■»<>o-o-|«WO«l^ C-oo*«-
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE 1845
-»««—
Apre il Presidente prof. Orioli questa prima adunanza con una breve allo-
cuzione, in cui rende grazie alla Sezione dello averlo eletto a suo Preside , non
per riconosciuta superiorit.'i di lumi, ma per l'abitudine da esso contralta di pre-
siedere a simili associazioni : e fra l'altre idee da esso esposte relative al migliore
possibile regolamento delle medesime, insiste sul bisogno d'evitare lunghe let-
ture per dar tempo alle discussioni , a favor delle quali i nostri Congressi sono
precipuamente istituiti.
Letta da uno de' Segretari la nota dei libri presentali alla Sezione , ed un in-
vito dell'Accademia Pontaniana ad una sua tornata straordinaria, il Presidente
annunzia che essendosi degnata la Maestà del Re di permettere ad una Commis-
sione la ripetizione degli esperimenti istituiti sul Ginnoto elettrico dal prof. Pa-
ci, dal sig. De Miranda, e dal prof. Prudente, si riserbava di nominarla in al-
tra tornata.
I
- 1009 —
Indi (lA la parola al Segretario prof. Paci per leggere la .Memoria a Ule ogget-
to da esso compilata. Esposti in questa dall'autore alcuni fatti che lo inducono
ad ammettere nell' animale un senso occulto , in virtù del (piale esso non da la
scossa quando è isolata la vasca che lo contiene, o l'individuo che lo tocca ;
opina il prof. Palmieri , che gli esposti fatti lungi dal rendere necessaria l' esi-
stenza d'un senso intimo nell'animale, possono spiegarsi coi principi ricevuti
dell'elettricità ordinaria, che non si scarica in un circuito imperfetto.
Risponde il Presidente, che varie ragioni lo determinano ad inclinare piutto-
sto all'avviso del prof. Paci che a quello del prof. Palmieri : a>endo egli osser-
vato casi di perfetto circuito in cui non si ha la scossa, anche stuzzicando l'ani-
male per cinque, sci , e sino ad otto minuti ; il che mostra chiaramente che qual-
che cosa di volontario lo determina a dare o non dare la scossa. Osserva inol-
tre non esser hen fondala la rii)Ugnanza ad ammettere un senso particolare , il
quale avverta il Ginnoto dell' opportunità della scarica , presentando eziandio al-
tri animali numerosi esempì di sensi intimi in relazione ai loro bisogni ed ap-
parecchi. Risalendo poscia alla dottrina non ancora bene stabilita per ìspiega-
re il mistero dei fenomeni di questi pesci , egli riduce a tre le principali condi-
zioni della produzione loro: 1.' ad un organo secretore della elettricità risie-
dente in un ganglio, come si è già osservato nella Torpedine : 2." ad un orga-
no che dir si potrebbe collettore, rinforzatore , od acceleratore , a cui giungen-
do per molti fili una carica che sarebbe insulTìciente , diviene capace di scuote-
re: 3." alla potenza che sembra possedere l'animale di rompere in due punti
del proprio corpo scelti ad arbitrio il circolo chiuso formato dai fili interiori ,
perlocché la corrente scaturendo in una data direzione involge gli animali o i
corpi conduttori su cui la scarica è spinta. Riflettendo in (ine che il Ginnoto
non sarebbe abitualmente carico d'elettricità , ma nascerebbe la caiica nel mo-
mento stesso della scarica per sparire da un dato ganglio e tornarvi ; conchiude
che la dottrina dei pesci elettrici, lasciando ancora delle incertezze, abbisogna
di studi ulteriori.
Il prof. cn\. Bollo, a conciliare le due opinioni, osserva che il senso occulto
ammesso dal prof. Paci può consistere nella facoltà d' accorgersi e presentire se
la circolazione elettrica possa o no realizzarsi.
— 1010 —
Appoggia il sig. Canizzaro il concetto del preopinante , desumendo dall'esi-
stenza d'un novello organo cerebrale ne' pesci elettrici l'accorgimento, o secon-
di) lui la coscienza di potere o no dare la scossa.
Conoliiutle il Presidente coll'osservarc che simili rapporti fra gli organi cerr-
liraii e r acTorj;imenl() porterebbero a discussioni delicate , diIBcili, ed affatto
estranee alla Sezione.
Legge il prof. Palmieri una sua Proposta di alcuni mtovi mezzi per misurare le
iniensiià del magnetismo teireslre. Dopo aver toccato brevemente il progresso del
telluro-ek'ttricismo in questi ultimi anni , soffermandosi un poco sul nuovo
appavcccliio d'indu/ìonc tellurica, indica l'autore alcune moditicazioni atte a
renderlo un apparcccbio a corrente continua. Partendo poi dal principio , che
devono gli effetti essere proporzionali alle cagioni , mostra alcuni mezzi di mi-
surare r efficacia delle correnti indotte dal magnetismo terrestre per misurare
in pari tempo quella della causa che le produce. Tendendo tutti questi mezzi a
raggiungere lo scopo senza mai fare uso di aghi calamitati , in questa circostan-
za ripone il merito delle nuove misure , e nell' altra forse non meno importante
d'essere cioè comparabili tra di loro.
l nuovi metodi all' uopo proposti si distinguono in statici e dinamici ; quattro
sono i primi, e due i secondi. 1.° Facendo uso dell'apparecchio, detto dal Pal-
mieri a corrente coiuiima , può misurarsi la forza delle correnti con uno stru-
mento perfettamente simile alla bilancia di torsione del Coulomb, salvo alcune
modificazioni per renderla atta al conseguimento dello scopo. 2.° Si può all'uo-
po anche adoperare la bilancia elettrica del Becquerel modificata dal Jacobi ,
purché la giacitura verticale dei cilindretti di ferro dolce non sia causa d'errori
sensibili. 3.° Un pendolino lungo e sottile gentilmente sospeso , portante nel-
l'estremo un cilindretto di ferro dolce , a cui di rincontro sia collocata a certa
distanza una piccola calamita tcmporarin animata da una sola delle quattro cor-
renti che si hanno in ogni rivoluzione di un'elica sotto l'azione della terra ,
sarebbe un altro strumento tendente allo stesso fine dando un' espressione del-
la forza in funzione dell'arco di deviamento. 4." L'ultimo dei mezzi statici è
r uso del voltaimetro.
Proponendo poi i due mezzi dinamici per misurare l'efficacia delle correnti
— 1011 —
rol numero delle oscillazioni di piccole masse di ferro dolce sottoposte all'azio-
ne di ralaniile tcniporarie , entra in un breve esame del modo d'ordinare le spi-
rali semplici e composte, a filo cioè continuo e a filo interrotto; e concliiude il
suo discorso « pregando gli esimi cultori di questi studi ad essergli cortesi dei
« loro consigli , aftinché dopo un ultimo lavoro teorico che non ancora ha rc-
« cato al suo termine, e dopo aver preso in disamina le esposte idee , possa egli
« abbandonare le induzioni telluriche colla certezz;i d'avere esaurito l'argo-
« mento , almeno secondo le condizioni jìresenti della scienza , in modo cioè che
« il telluro-elettricismo vada di pari passo col niagneto-elettricismo ; certezza
« che può sola in lui generarsi col loro autorevole e sapiente suffragio , sola ri-
« compensa che ha semj)re desiderato ».
Descrive in proposito dell'argomento il dott. IVtei-s l'apparato da lui osserva-
to nel 1836 nell' Università di Gottinga, clic sebbene diretto alio stesso scopo
non è indipendente dal magnetismo dell'ago , che egli crede potei-si benissimo
eliminare per mezzo del calcolo.
Riflette su di ciò il prof. Palmieri , che il suo congegno è appunto destinato a
schivare l'uso degli aghi calamitati, come il mezzo più sicuro dell' l'iiminazifuie
del loro magnetismo ; e invita i membri della Sezione a vedere 1' apparato , ed
a suggerirgli all' uopo le loro sagge idee.
Dà indi comunicazione il prof. OrioH di un fatto accaduto in Zante nel no-
vembre 1836, ed osservato dal dott. Pasquale Uicojmlo. Le sue più notevoli
particolarità sono le seguenti: un uomo ucciso dal fulmine avea quasi nel cen-
tro della spalla destra sei segni rotondi vicinissimi Ira loro , e (iiiasi l'uno al-
l'altro attaccati, da ciò distinti che la cute interiore ai segni circolai'i mostrava i
caratteri naturali, mentre l'esteriore era tutta maltrattata dal fuoco celeste. Il
numero e la grandezza di detti segui circolari corrispondevano esattamente al
numero e alla grandezza di sei monete d' oro , che si trovarono dallo stesso lato
fasciate da una carta, e dentro una cintura di tela avvolta ai fianchi del cada-
vere. A spiegare il fenomeno di tali macchie, egli suppone che possano aver
relazione colle monete in quantoché investendole l'eletlricilà nel suo passag-
gio , quasi s'informò delle medesime portandosi i)rincipalmente verso il contor-
no di esse e configurandovisi , seguitò cosi configurata il suo tragitto nel cor-
— 1012 —
IH) dell'ucciso , e contrastampù l' impronta delle monete nel suo egresso sulle
spalle.
Mostrandosi il prof. cav. Lungo poco disposto ad ammettere siflatta spiega-
zione, attesa l' imponderabilità dell'elettrico, l'attribuisce invece al trasporto di
materia attenuala tolta dalle an/idelle monete, operato dalla scarica dell'elet-
trico.
Appoggia l'avviso del Presidente il prof. Galano, osservando che l'elettricità
prende la forma stessa dei conduttori: e il prof. Orioli accenna altri due fatti
analogbi al precedente.
lutine il prof. l'almieri narra come il sig. Baudieri nel fcjrniarc col processo
galvano-plastico una statuetta del Re , osservò galleggiante nella superficie del
liquido ov' era immersa, un'esatta Immagine della medesima; fenomeno che
sebbene non del tutto simile ai precedenti , gli sembra avvalorare la spiegazione
del prof. Orioli.
indi si scioglie l'iidunanza.
Il Presidente — Francesco Orioli
Ì Giovanni Maria Lavagna
Giacomo Maria Paci
Federico Napoli
ADUNANZA
DEL GIORNO 23 SETTEMBRE 184.)
-»H»-
ilPPROvATO il processo verbale della precedente tornata , il cav. prof. Melloni
ravvicina i fenomeni del fulmine narrati dal prof. Orioli alla proprietà del Gin-
noto d' emettere 1' elettrico in una determinata direzione, come risulla dalle os-
servazioni riferite dal prof. Paci ; il che prova non essere necessario che 1' elet-
trico investa in ogni caso la superficie o la massa intera del corpo che invade.
Seguiti poi la discussione sul riferito fenomeno del fulmine tra i professori
Vismara, cav. Longo, ed Orioli, il primo de" quali citando ancora alcuni feno-
meni da lui medesimo e dal prof. Majocchi esposti al Congresso di Milano, a-
dolta l'opinione che si producano le macchie dalla materia delle monete traspor-
tata dal torrente elettrico. Crede che in simili casi attraversando l' elettrico la
persona del paziente ne oflcnda i precordi od il cuore ; onde desidera che i ca-
daveri dei fulminati subiscano il più diligente esame.
Ammettendo il prof. Orioli il trasporto di materia sotlile , operato anche a
grandi distanze, come ha fatto notare nei precedenti Congressi , opina tuttavia
che potendo spiegarsi il citato fenomeno colla sola azione dell' elettrico senza
ricorrere ad altra cagione, sia da escludersi 1' allegato trasporto ; tanto più che
128
— !014 —
le monete non mostravano traccia d'alterazione, la carta e la fascia di tela clic
II' contenevano erano illese, ed il corpo umano di sua natura capace d' essere
carbonizzato, o in varie guise alterato dalla sola azione dell'elettrico. S'uni-
l'ornia poi al voto del preopinante intorno all'esame dei corpi fulminali, quan-
tun(|ue non creda che avvenga la morte per lesione dei i>recordì o del cuore, a
ciò solo bastando il passaggio dell' elettricità a traverso il sistema nervoso.
.\ggiungc il prof. cav. Longo altre riflessioni per avvalorare la sua opinione
appoggiata al fatto in altri casi riconosciuto del trasporlo di materia sottile.
Presenta in seguilo il prof. Belli un suo l'sicromelro , che è un perfeziona-
mento di quello da luì inventalo ed esposto al Congresso di Padova. Con-
sta principalmente l' istrumenlo di due tubi di ottone separabili dall' insieme
dell'apparato, ne' quali sono i bulbi di due termometri. I'' rivestito inlerna-
niente un tubo di stolta di lana, onde impedire l'irradiazione dei <'orpi circo-
stanti per mezzo del tubo sul termometro. L' interno dell' altro tubo, ed il bul-
1)0 del relativo Icrmomelro sono entrambi rivestiti di tela. All' apparato che
porla i due tubi è riunito inferiormente un tubo ricurvo di vetro; e comunica
r insieme con un doppio soffietto. Staccando 1' osservatore questo apparato dal
corpo dell' istrumenlo, aspira opportunamente un poco d' aci|ua per bagnare il
sacchetto di tela che riveste uno dei bulbi ed il tubo che lo contiene. Indi 1' u-
L'sce con una vite all' istrumenlo, e lo allontana dalle persone per sottrarlo al-
l' umidità della respirazione: fa poscia agire il sollielto per circa due minuti, e
ii termometro bagnato scende prima con grande rapidità , poi sempre più len-
tamente sino a rendersi stazionario ; nel qual punto ne legge l' indicazione che
gli dà la temperatura da introdursi nella formula d' August per determinare lo
stato igrometrico dell'aria esplorata. Segna poi l'altro termometro la tempera-
tura dell' aria esterna indi|)endente dall' irradiazione dei corpi circumambieuli,
chiamala nel relativo lubo dall'azione del sollìetto. L'inventore osserva che
questo strumento per la sua rapida azione va esente dagli inconvenienti degli
altri Psicrometri , ove per la lentezza con cui scende il termometro una parte di
calore può rendersi allo strumento dall' irradiazione. Serve inline il lubo ricur-
vo a ricevere l'acqua aspirata, e segnare ad un tempo la differenza di pressio-
ne fra r aria interna ed esterna dello strumento.
(
— 1015 —
DomantLi il pror. Palmieri , se i resultali ron questa ottenuti ui)ir<irn)aDì<i a
quelli ricavati dall' igruinetro ad appannamento descritto dallo stesso jirol'. iieili
nel suo trattato di Fisica.
Itisponile affermativamente il prof. Belli , nialgrado il difetto della formula
d' August, r inesattezza cioè nella misura della tensione del vapore aqueo, e
nel coefliiienle della diiVcren/.a delle temperature. Questo accordo d'altronde
dimostra che }{li errori derivanti da^li accennali elementi si com])ensano o la-
sciano iK'n poco residuo ; sicure credendo egli le indicazioni del proprio stru-
mento, perché conformi a quelle dell' igrometro ad appannamento , con cui le
più notevoli dilVerenze giungono a])|iena ad un decimo di grado.
Soggiunge il prof. Palmieri , doversi trovare una differenza tra le indicazioni
ottenute colla fornmia d' August, perché relative ad osservazioni in aria tran-
quilla, e (pielle dell' islrumento del belli , ove 1' aria é in continuo movimento.
L' inventore , non negando siffatta differenza , fa sentire come serva anzi a to-
gliere secondo lui una inesattezza dell'indicazioni dell' August , in cui l' irra-
diazione restituisce una parte del calore perduto per 1' evaporazioiu-.
Tra r altre osscTvazioni avverte il prof. cav. Lungo, die il sorfreganienln di'l-
1' aria ne' due tubi può non solo render parie del calore tolto dall' evaporazio-
ne , ma per le varie circostanze di essi perturbare le indicazioni.
Risponde il prof. Palmieri, che cadono tali dubbi attesa la perfetta corrispon-
denza delle indicazioni dello strumento del prof. Belli con quelle dell' igrome-
tro a condensazione.
Avendo inleso il cav. Cliretien che sono slate consultale dal prof, lìelli tela-
tole d' Angust, indipendenti dalla pressione , desidera che 1' in\entore istitui-
sca degli esperimenti a diverse pressioni, valendosi delle recenti tavole diKaemtz.
Dopo ciò il prof. Majocciii descrive alcuni suoi esperimenti , che si propone
di ripetere innanzi ad una Commissione , per provare necessario il concorso di
due forze alla produzione della corrente elettrica , una chimica atta a svolgere
r elettrico dagli atomi o dalle molecole ponderabili ; 1' altra elettro-motrice per
.spingerlo in un dato verso, e metterlo in circolazione.
Opinando il maggiore Salvatore d' Ayala in favore dell' azione elettro-chimi-
ca pura, sostiene non potersi sviluppare elettrico senza alterazione dei metalli:
— lOH) —
e considerando il Presidente doversi molte cose discutere l'igunrdo agli accen-
nati esperimenti, crede opportuno di serbare questa discussione pel tempo in cui
avrà terminalo lo sperimentatore di esporre luti' i fatti da esso osservati.
Indi l'adunanza è sciolta.
Il Presidente — Francesco Orioli
GiovANisi Maria Lavagna
iiACOMO Maria V
t'ederico Napoli
y
I Segretari \ Giacomo Marl\ Paci
Ife
ADUNANZA
DEL GIORNO 21 SETTEMBRE 1845.
Ì1.PPR0VAT0 il verbale della precedente adunanza si dà lettura d' un indirizzo
del sìg. Duran a S. Maestà per impetrare che una Commissione di Fisici del-
l' attuale Congresso prenda in esame alcune sue idee generali sulla scienza del-
la natura : e S. E. il Presidente generale presente all'adunanza , dichiara esser
mente di S. Maestà , clic la Sezione si ritenga affatto libera di accoKlierc o no
r allegata domanda. Udito ciò il Presidente prof. Orioli depula i due vice-Pre-
sidenti cav. Melloni, cav. Mossotti, e gli astronomi Capocci e Nobile , |)er ri-
ferire se debba la Sezione ulteriormente occuparsi del surriferito argomento.
Indi l'ingegn. prof. V. A. Rossi comunica una sua proposta per l'avanzamento
della scienza idraulica, e delle sue applic^izioni ai grandi bisogni sociali. Crede
egli che per 1' allegato scopo, attesa 1' attuale imperfezione delle teoriche mate-
matiche dell' Idraulica, e le restrizioni e le ipolesi di cui bisogna far uso per
applicarle, giovi meglio, finché i Geometri indugiano a torre siffatte imperfe-
zioni , r insistere per ora a determinare i canoni di detta scienza per le vie in-
— 1018 —
luiiiM" iraciiale dai più grandi uomini che trattarono del moto deli' acque, co-
me mostra essersi felicemente eseguito in vari casi. Ma siccome idonei partico-
lari esperimenti sarebbero di rado possibili , o riescirebbero insuflicienti per la
l)icoola scala su cui venissero fatti, vuol che servano all'oggetto le opere della
natura, e quelle che poi bisogni della società s'eseguiscono, delle quali per spe-
ri nientare con certezza gli effetti spesso fa d'uopo d'una lunga serie di anni. Per-
ciò vorrebbe che si formasse , coni' egli dice , un codice , una collezione di fat-
ti, da cui trarre le induzioni , ricavati a preferenza dal seno d'Italia, come
quelli che devono essere evidentenieule meglio adattali ai nostri bisogni. Per
formare I' allegato Codice, egli propone che la Sezione di Fisica e Matemati-
ca elegga dal suo seno alcuni commissari , i quali scelgano dalle Raccolte de-
gli Autoii del moto delle acque le più importanti o controverse proposte che
stimassero preferibili per dedurne conseguenze importanti per la scienza e per le
sue applicazioni agli attuali bisogni della Società Italiana. La fatta scelta dovreb-
be esser proposta alla Sezione per l' approvazione o l' emenda. Quindi il Presi-
dente della medesima chiederebbe alla Presidenza generale di voler pregare le
Società ScientiCiche poste nelle Città cui si riferisce ciascuna proposta prescelta
a proseguire le investigazioni sul soggetto per sapere
1 ." Se la cosa proposta fu messa in esecuzione ;
2." Se messa in esecuzione, con quali modificazioni,:
3.' Se il risultamcnto fu conforme all' aspettativa, od in che ne fu diverso;
4." Se in quest' ultimo caso vi furono novelle proposte ;
o." in ordine a queste, il medesimo che per la primitiva;
6." Lo stato attuale delle cose relative.
A tali investigazioni vorrebbe che per l' organo medesimo si pregassero di coo-
perare le persone influenti o costituite in posto elevalo. Nelt' anno seguente
poi, almeno un mese prima del nuovo Congresso, i fatti lavori si dovrebbero
rimettere dalle dette Società Scienlitiche e dalle persone pregatfe ad una delle
Società Scientifiche residenti nel paese prescelto pel Congresso medesimo , af-
fiiictiè ne facesse un ragionato rapporto alla riunione.
Il IVesidente prof. Orioli esita ad accordare la dimandata Commissione per
iutiik' oslacoh che si oppongono alla buona riuscita dei lavori da farsi in co-
1
— 1019 —
munc da più individui occupati o distratti durante il Congresso, e poco in caso
d'occuparsene quando si trovano separali dopo il medesimo. Trae eziandio qual-
che dubbio dall' intervento che si richiederebbe delle Società Scientiliche , che
r esperienza dimostra non guari idonee a simili imprese. A quest'ultima osser-
vazione risponde l' ing. Rossi , che se poco zelo o mancanza di tempo doves-
sero impedire le .Societ;» Scientifiche d'assumere o di perseverare ncll' incarico,
egli appunto sottopone le sue ideo alla Sezione , affinchè suggerisca i mezzi più
opportuni per raggiungere sicuramente lo scopo proposto. Il prof. Napoli fa os-
servare che se si creasse una Commissione, gioverebbe che essa specialmente
s' occupasse a formare un programma delle esperienze che più sarebbe utile di
istituire nello stato attuale della scienza idraulica. Il Presidente mostra come
tornerebbe meglio che il prof. Rossi si .is.sociasse con altri di sua fiducia per con-
venire de' mezzi più idonei a raggiungere il proprio intento, la cui importanza
niuno può contrastare.
Chiude la discussione S. E. il Presidente generale convenendo c<jl prof. Orioli
sulla poca utilità delle Commissioni ; e distinguendo tra i fatti di cui si voglia
diiedere notìzia ed i problemi da sciogliersi , osserva come i secondi sia d' uo-
po proporli o chiederli ai Matematici ; mentre pel primo scopo basta rivolgersi
al Regio Coveruo , che potrà sempre procurarsi le notizie opportune intorno
ai dati ed ai risultati delle esperienze idrauliche eseguite nelle altre contrade
d'Italia.
Sorge poscia il prof. Padula a leggere una sua Ì^Icmoria contenente alcune
osservazioni SiiW ordinarie etiuazioni (jenerali relative iil molo (ìeUipiidi.
Comincia 1' Autore dall' esaminare il moto d' un velo fluido limitalo da due
rette che per maggior semplicità suppone egualmente inclinale alla verticale. In
questo caso già trattato dai signori Venturoli, Tadini, e Piota resulta dall'equa-
zioni dinamiche, che le molecole si muovono secondo rette concorrenti colle
due che rappresentano le pareli. Intanto cercando il luogo georni'trico ove de-
vono trovarsi alla line d' un dato tempo tutte le molecole che al principio del
moto erano alla superficie superiore , si giunge ad una curva ne' vari punti del-
la (juale la pressione non è costante, e quindi è d'uopo conchiuderc col Piota,
clic le molecole le quali al principio del moto trovavansi alla superficie non
_ 1020 _
vi persistono durante il medesimo. Notata In conti'adizioiie dì questi risultnmcn-
ti , non sa spicjj;are come avvenir possa che silTatte molecole passino dopo un
certo tempo nell' intorno della massa senz' ammettere altra specie di movimenti
pili coiiiplii'ati che le equazioni diuamielie non sono alte a rappresentare. A
schiarimento di ciO) propone d' istiliiire certe opportune esperienze per esami-
nare , se elTettivanienle le molecole del liquido si muovano per rette convcr-
{;enti in uno slesso punto colle pareti , e quali movimenti prendano quelle del-
la superfìcie superiore. Stimando egli che si possa dnhilare della suflìcieuza del-
le equazioni ordinarie a determinare i movimenti particolari delle singole mo-
lecole, ha cercato di stahilire le equazioni che possono convenire all' intera mas-
sa muoventesi entro le pareti che la circoscri>ono : partendo dal ]u-ìncipio che
ad ogni istante debba esser sempre la stessa la quantità d' acqua che passa per
ima data sezione, e che vi debba essere equilibrio fra le forze corrispondenti al-
le velocità effettive rivolte in verso contrario e le forze impresse. Per questa di-
versa via è desso giunto alle equazioni medesime conosciute sotto il nome d' e-
quazionc della continuitii ed equazione delle forze sollecitanti , ed a risultati con-
fórmi a quelli del Piota desunti dal principio , che le molecole a contatto delle
pareti doblMino raantenervisi per tutta la durata del moto , la quale conformità
è da esso riguardata come uà bel fatto d' analisi. Rinviene eziandio un signifi-
cato fisico alla funzione jR delle coordinate x, y, che egli è portato a conside-
rare come il Piola medesimo.
Per determinare poi le due funzioni arbitrarie del tempo che s' incontrano
negli integrali, distingue due casi ; 1." quando trattasi d'un vaso che per l'efilus-
so si vuota; 2." quando considerasi una massa determinata d' acqua che muo-
vesi per uno spazio circoscritto da pareli determinale. Nel primo caso deduce
le due equazioni necessarie a stabilirsi fra dette funzioni, dalla condizione che
la pressione ne' punti estremi della luce deve essere eguale alla pressione at-
mosferica: e dall' altra condizione che lo spazio compreso tra le pareti e le due
posizioni della superficie superiore al principio del moto e alla fine del tempo l
debba essere eguale alla quantità d' acqua che nello stesso tempo e passata per
una sezione qualunque. Nel secondo caso, iu cui manca la prima delle due no-
minate equazioni di condizione , vi si suppUsce con quella derivante dall' egua-
— 1021 —
glianza (li'll;i primitiva qiianlila d'acqua clic se messa in molo con lo spazio rom-
jireso tra le due pareti e le due superlicie superiore ed inferiore. Concliiude fi-
nalmente che fìnclié non si rivocherauno in duhhio le equazioni differenziali
generalmente ricevute |)el moto de' fluidi, gli sembra che le funzioni arbitrarie
introdotte dall' integrazione debbano essere detcrminate per mezzo delle equa-
zioni da lui stabililo.
Il prof. cav. Mossotti fa osservare che le coutradizioni di cui parla 1' .\utorc
tra i resultati della teoria ed il caso della natura quali s' incontrano ne' lavori del
Piola e d'altri, devono necessariamente presentarsi, attesa rinsulficienza delle or-
dinarie equazioni dinamiche, a rappresentare il moto de'fluidi dedotte dalla sup-
posizione della continuità ed incompressibilità loro : tutto adesso invece por-
tando a credere che dessi siano discontinui e compressibili, la quale benché me-
noma compressibilità basta a sviluppare forze sensibili non contemplate nelle
anzidette equazioni.
Dopo ciò il Presidente dà la parola al prof. De la Rive , il quale comunica i
risultati di alcune esperienze da lui fatte sui fenomeni sonori che sono prodotti
tanto dalla calamitazione discontinua dei fili di ferro dolce , quanto dal passag-
gio di correnti elettriche discontinue a traverso questi fili medesimi.
Indica egli i diversi risultati che lin ottenuto sull' influenza che esercitano in
questi fenomeni la tensione dei fili e il numero più o meno grande d' interru-
zioni in un tempo dato delle correnti che magnetizzano o che percorrono detti
fìli.Kntra in alcune particolarità sul numero e la natura de'suoni simullnneamen-
te resi dallo stesso fdo sottoposto all'una o all'altra azione, suoni tutti che sono
gli armonici del suono fondamentale , senza che siano sempre prodotti tutti e-
gualmente. Accenna i fatti i quali dimostrano che la disposizione molecolare de-
terminata dalla calamitazione in un filo di ferro non è eguale a quella che vi
determina il passaggio d' una corrente : donde resulta che i moti vibratori deter-
minati dalla calamitazione temporaria non sono identici a quelli prodotti dal
passaggio della corrente discontinua, couìo infalli l'esperienza dimostra, .\ggiunge
alcune parole intorno alla influenza della temperatura sui fenomeni di che si
tratta, e sui moti v ibratorl che determina il passaggio delle correnti elettriche di-
scontinue a traverso corpi diversi dai corpi magnetici. E conclude il suo dire
129
— 1022 —
con «ilcune considerazioni sullo proprietà particolari che manifestano si in que-
sto che in altri casi i corpi suscettibili di magnetismo, e sui rapporti che esisto-
no fra queste ed altre proprietà comuni a detti corpi medesimi.
Udito sifTalto discorso , il Presidente rende grazie a nome dell' Assemblea al
prof. dell'Accademia di Ginevra per gì' importanti fatti ad essa comunicati, e per
l'ingegnose idee con cui gli dichiara.
Indi dà egli stesso lettura d'una nota partecipala dal doti. Ragazzoni , in cui
vien descritto un fenomeno osservato da più persone nel di 14 decembre 1844
consislentc nel molo succussorio d'una catena parafulmine, che partendo da un'a-
sta di ferro infissa sul cupolino coperto di piombo della cupola del Duomo di
Novara va orizzontalmente da levante verso ponente , con picciola divergenza
verso Nord , ad attaccarsi ad un'altr'asta di ferro che sovrasta alla torre a destra
della facciata di detta chiesa ; il qual movimento durò parecchie ore , mentre l'a-
ria era tranquillissima e copiosa cadeva la neve a fiocchi ben cristallizzati , asciut-
ti, e svolazzanti per l'atmosfera.
Opina il prof. Galano che quel moto sia prodotto dall' elettrico che si svilup-
pa nella generazione della neve, del pari che l'elettrico delle macchine produce
il vento e muove gli anelli d'una catena. Il prof. cav. Mossotti dubita che pos-
sa essere avvenuto per effetto d' attrazioni e repulsioni elettriche fra la catena non
ben comunicante col suolo e il tetto metallico della cupola. Ma siccome il fatto
non è descritto con tutte le più minute particolarità desiderabili , si conviene
col Presidente non potersi raggiungere veruna soddisfacente spiegazione.
Finalmente il prof. Orioli per riempire il breve intervallo che rimane al ter-
mine dell'adunanza partecipa un altro fatto , che gli è stato di recente comuni-
cato da persone degne di fede , analogo a quelli da lui medesimo riferiti nella
prima adunanza, avvenuto nella persona della signora Morosa di Lugano, la
quale sedendo presso una finestra, dall'alto della quale pendeva un fiore, fu
tocca da un fulmine , che le lasciò in una gamba per tutto il rimanente de' suoi
giorni la viva e precisa immagine del fiore medesimo.
A proposito di simili fatti il prof. Palmieri fa osservare che sarebbe di grande
utilità r istituire esperimenti con poderose macchine elettriche per tentare di
produrre fenomeni che abbiano qualche analogia coi surriferiti , come si è già
— 1 023 —
in pnrln pralirato , ronsiilorando <-lio se si potessero a voler nostro oHencre , sa -
rcblic ben |)iu facile analizzarli ed intenderli.
In<ii cdisciulta l'adunanza.
Il Presidente — Francesco Orioli
(hovavm Maria Lavagna
I Segretari { Giacomo Maria Paq
Federico Napoli
ADUNANZA
DEL GIORNO 2o SETTEMlllJE 1845
"ii"
IJETTO ed approvato il verbale della precedente tornata, il prof. Palmieri in-
vila il prof. De la Rive ad esaminare se il fatto precedentemente comunicato
delle oscillazioni della catena sia analogo a quello dei suoni prodotti nei fili di
ferro , di cui ieri intratteneva egli l'adunanza.
Il Presidente prof. Orioli trova il fatto notevole, non tanto per le oscillazio-
ni della catena , quanto per la durata di esse , essendosi osservate dalle undici
del mattino fino a sera ; il che porterebbe a conchiudere che la terra ed il cielo
serbato avessero lungamente il loro slato elettrico. Avendo risposto il prof. Pal-
mieri , potersi ciò attribuire al continuo passaggio di nubi elettrizzate capaci di
scomporre per influenza 1' eleltrico della terra, annuisce il Presidente alla pos-
sibilità del fatto; ma osserva che in tal caso per la grande antitesi tra lo slato
elettrico del cielo e quello della terra avrebbero dovuto mostrarsi altri effetti.
Cui il primo risponde , inerendo a taluni fatti osservati da Arago , che ad onta
d' una forte corrente elettrica passata a traverso un conduttore , non si osserva-
rono scintille sulla sua punta, uè s'intesero crepitazioni.
— 1025 —
In appoggio di qucsla opinione allri fatti apgiuugt? il prof. Visninra da lui os-
servati su di un'alta torre in Cremona, ove era collociilo uu conduttore, la cui
catena, dominando l'elettrico, oscillava e batteva contro il muro. Avendo egli
cercalo di riprodurre questi fatti con forti macchine elettriche, era giunto col-
lo scoppio della scintilla a far fremere e avvicinare al suo sostegno una catena
a trecce. A ciò spiegare , ei suppone che accumulandosi in ahhondanza l' elet-
trico non possji disperdersi in un istante, talché caricatasi la catena ad una certa
tensione dehhano aver luogo attrazioni e repulsioni. Estende |K)Ì questa spie-
gazione al fenomeno di cui si tratta, facendo agire sulla catena parafulmine l'e-
lettrico di cui sou cariche le nevi.
Non contrastando il Presidente la probabilità di tale spiegazione , crede per
nitro non doversi prolungare la discussione nella mancanza di sicure notizie
sull'allegato fenomeno.
Legge indi l' Ingegnere Michela una sua Memoria sull'utilità di raccogliere i
dati necessari alla compilazione di una regolare statistica dei fiumi e torrenti
della penisola italiana. Propone all'uopo l'invito a tutti gli Ingegneri della me-
desima per trasmettere alla Presidenza de' Congressi i risultati de' loro studi su
qucsla materia, alTìncliù vengano iwscia esaminati da una Commissione d'Idrau-
lici, e ne sia inserita la relazione negli .\tti dei Congressi. Presenta inoltre il
(|uadi'0 di tutte le sue osservazioni sul Tanaro presso Alessandria nel periodo
di dieci anni dal 1834 al 184i in esempio , per indicare come facilmente si pos-
.sa formare secondo il suo sistema la statistica d'un fiume, esponendone tutte le
fasi avvenute in molli anni.
Lodando il Presidente il volo dell'Oratore , non crede di dovere acconsenti-
re alla nomina di simili Commissioni, e solo invitagli Idraulici a mettersi d'ac-
cordo tra di loro circa l' oggetto proposto : trovando quest' accordo spontaneo
motto più efficace di qualunque incarico conferito da un Presidente tempora-
neo delle nostre Sezioni.
Insistendo l'Ing. Michela sull' utilità della Commissione da lui richiesta, il
prof. cav. Jlossotli propone l' inserzione negli .Viti del voto , che gì' Idraulici
presentino ai successivi Congressi i risultati dei loro studi sull'allegato argomento.
Accolta quest'idea, il Presidente destina una Commissione per formulare pri-
— 1026 —
ma della fine del presente Congresso uu programma che indichi tulli gli as-
sunti , oltre quelli dell'Ingegnere Michela, sui quali versar debbano le riter-
clie degli Idraulici. Non si fa poi menzione delle osservazioni e proposte fatte
all' uopo dagli Ingegneri Rossi e Rossetti , dal Colonnello Costa , e dal cavalier
de Lucii, imperocché verranno registrate Dell'accennalo Programma da redi-
gersi dalla Commissione, di cui essi sono chiamali dal Presidente a far parte.
Il doli. Luigi de' Marchesi Ridolfì dà comunicazione de' seguenti nuovi teo-
remi geometrici di sua invenzione. l."« Se coslruiscansi sui lati d'un triangolo
« qualunque tre triangoli isosceli simili, e se dai loro vertici si conducano tre ret-
« te ai vertici opposti del triangolo primitivo, queste rette s'incontreranno tutte
« in un medesimo punto. 2.° Costruiti sui lati d'un triangolo qualunque tre trian-
« goli simili , e similmente disposti , se con altrellante rette se ne congiungano
« 1 vertici tra di loro , il centro di gravità del triangolo risultante coinciderà
« con quello del triangolo primitivo ». Da questi teoremi, altri già noti ne de-
duce come corollari , e segnatamente due dell' Ingegnere Sellati comunicati al
Cx>ngresso di Milano.
Sorge poi ilDireltore del R. Osservatorio diCapodimonte.prof. Capocci, a fare
una sua comunicazione Sulle Macchie del Sole e sulla costituzione fisica del mede-
simo. Toccata l'importanza dell'argomento, e comedi votolo stato presente delle
nostre conoscenze a tal riguardo , passa a descrivere alcuni particolari mo-
vimenti nella materia luminosa da altri non ancora riconosciuti , e che per sue
ripetute e sempre uniformi osservazioni ritiene come un fallo positivo e certis-
simo. Il fenomeno , quale viene da lui descritto , è il seguente. Dalle punte pili
sporgenti dell'orlo dei bassi fondi delle macchie, che più s'avanzano nell'interna
apertura , spiccansi talvolta correnti o rivoli di materia luminosa , che attra-
versando la voragine si dirigono a qualche altra punta del lato opposto. Queste
correnti rinnovano il loro gioco per ore e giorni interi , senza poter giungere
a stabilire una comunicazione col lato opposto , essendo quel dardo luminoso
costretto a ritirarsi, o a ripiegarsi a lambire un' altra punta più vicina nel lembo
adiacente. Questo per altro avviene nel primo stadio della formazione e dell'in-
cremento d'una macchia, quando sembra che l'eruzione d'un fluido non lumi-
noso dal suo fondo contrasti e renda impotenti gli sforzi del fluido lucente. Sic-
— 1027 —
che qiicsli slanci repentini del fluido lucente delle suddette correnti , seguiti da
immediati ritiramenti ed inflessioni , che sovente percorrono le dicci e le ven-
timila miglia in un istante , eccedendo di tanto {:li elTetli dinamici della materia
ponderabile, sembrano, egli dice, veramente prodotti da attrazioni e repulsioni
elettriche. Quando poi le macchie incominciano a volgersi al loro decremento,
le correnti anzidette pervengono bentosto ad attaccarsi alle punte dell'orlo oppo-
sto , formando cosi un ponte luminoso di sopra al vano della sottoposta apertu-
ra, e dividendo in tal guisa le macchie in più nuclei distinti. Queste correnti che
si veggono talvolta chiaramente provenire dalla parte superiore della voragine,
superiore eziandio al livello della superficie esterna del sole, sono una specie
di prolungamento delle lunghe facule o catene sfolgoranti , come le chiama
l'Herschcl, donde scaturisce la materia luminosa, che varcando la penombra e
la macchia , forma i ponti suddetti. Da questi ponti in proseguimento escono
lateralmente altre punte acuminate, donde si spiccano all'opposto lembo altre
minori correnti che finiscono per aderirvi , suddividono la macchia, e ne acce-
lerano il riempimento.
Dopo ciò narra egli d'essere pervenuto a scoprire alcuni determinati paralleli
nella zona conosciuta delle macchie, ne' quali a preferenza .sono sempre ajtpar-
se le più grandi e le più durevoli tra esse ; come resulla da xm Catalogo pre-
sentato alla Sezione, in cui ha raccolto tutte le apparizioni delle più grandi
macchie sinora osservate , ordinate secondo la loro latitudine eliografica. Cita
altri fenomeni da lui osservati, che gli sembrano attestare l'influenza di ta-
luni punii del globo solare nel produrre le macchie lungo il circuito del loro
parallelo. Nota di quanta importanza sarebbe la scoperta bene accertata di que-
sti punti, la quale si colleghcrebbe con «luella di Werwander, appoggiata da
Struve, di taluni i)unti di diversa facoltà calorifica sulla superficie solare, ed
annunzia come siasi da lui concepito, in unione al dott. Peters, un metodo
più decisi^■o per tentare di determinare tali variazioni di facoltà ciilorifica diret-
tamente col galvanometro.
Prima di nominare la Commissione desiderala dal prof. Capocci per riconosce-
re gli allegati fenomeni , il Presidente dà la parola al Dott. Peters sul medesimo
argomento delle macchie solari.
— 1028 —
Dopo aver pgli notalo quanto le ricerche sullo ni,.ccliic del sole convcngfano
al bel cielo A' Italia , indica il modo d'osservazione da lui ado|icrato , ed espo-
ne come crede che si debba procedere nel calcolo per ottenere i più sicuri ri-
sultali, secondo il già fallo da lui per le osserva/ioni di febbraio, marzo, ed apri-
le del presente anno. Ciascuna ditTcrenza della macchia col centro solare in
ascensione retta e in declinazione osservata , ridotta in luogo eliografico, som-
ministra finalmente un' eciuazione di condizione tra le correzioni dei valori ap-
])rossimali della longitudine del nodo ascendente e della inclinazione dell'equa-
tore solare , di un cangiamenlo di questi progredienti col tempo , della rotazione
del sole, e delle quadro costanti d'un molo proprio uniforme della macchia.
Tutte le incognite non si determinano che (juando lo spazio del tempo è bastan-
temente grande. Conclude finalmente nelle conseguenze rimarchevoli de' suoi
calcoli , che verranno forse modificali con nlleriorì investigazioni : 1.° che le
macchie nascono più frequenti in certi punti della superficie solare : 2.° che no-
tasi nelle macchie un moto proprio di doppia natura, l'uno progressivo e quasi
uniforme, l'altro oscillatorio : 3." che le diverse macchie hanno grande unl-
forniitù nel loro corso d'esistenza, e si distingue il rapido nascimento loro , la
vila stazionaria , ed il periodo di decadenza e di sfacelo che comincia colle scin-
tillazioni elettriche. Infine accenna come la supposizione dei vulcani affacciata
pure dal Capocci, spieghi gran parte dei fenomeni osservati. La loro prodigiosa
attività si sarebbe spiegata nell'anno presente sul parallelo del 21" grado di la-
titudine eliografica boreale.
Nomina indi il Presidente la Commissione composta dai prof. De la Rive,
cav. Mossotti , cav. Matteucci, cav. Melloni, cav. Botto, Plantamour, e Peters,
per ripetere in unione agli Astronomi della R. Specola le osservazioni di cui si
tratta nella Memoria del Direttore Capocci.
L' Astronomo prof. Nobile osserva aver egli pure avuto l' idea d'impiegare il
Icrmo-moltiplicatore del cav. Melloni alla misura della dilTerenza di calore fra
le macchie ed il resto del disco solare, idea già comunicala allo stesso cav. Mel-
loni, nella speranza che potesse a lui riuscire di raggiungere lo scopo. Risponde
il Direttore Capocci, che avendo egli pure conferito col cav. Melloni su tale ar-
gomento , gli giunge or grato l'incontrarsi su di esso col sig. Nobile e col si-
— 1029 —
gnor Pt'lcrs , sperando cosi più probabile la Imuiia riuscita del comuni' pensiero.
Ila fmainiente la parola il prof. cav. Lonyo per descrivere alcune singolari ap-
parenze presentate da una nube nella parte orientale dell'Etna.
Dopo ciò l'adunanza è sciolta.
Il Presidente — Fr.\ncesco Oitioi.i
Ì Giova»! Mauia Lavagna
(JlACOMO .M\HIA I'aCI
t'iiUKitic.d Napoli
130
ADUiNANZA
DEL GIORNO 2G SliTTEMBRE 18io
-^H«
JLeito ed approvalo il verbale della precedente tornata, il jirof. De la Rive in
appoggio della spiegazione data delle oscillazioni della catena , comunica un fatto
che rafforza l'opinione del prof. Palmieri, e crede potersi ravvicinare al feno-
meno de' suoni prodotti ne' fili di ferro dal passa^sio delle correnti elettriche. Ei
riferisce che da gran tempo in Alemagna certi (ili di ferro lunghissimi, sospesi
in aria ed in comunicazione col suolo per le loro estremità, tiasmettono talora
de' suoni , che una volgare opinione fa credere essere indizio quasi sicuro di pros-
simo cangiamento di tempo. Vengono da lui attribuiti questi suoni al passaggio
di conenti elettriche , le quali devono essere discontinue , imperocché essendo
l'aria un cattivo conduttore, l'elettrico non può passare dall' atmosfera ai fdi
che per successive scariche. Opina (piindi che l'azione di nubi elettiiche poteva
produrre le oscillazioni della catena , ed il passaggio continuo di esse prolungare
il fenomeno. Osserva inoltre che quando i due pezzi di carbone a traverso le
cui estremità si fa slanciare la corrente elettiica di una batteria per produrre il
getto luminoso, si fissano a due lamine elastiche in modo che i loro estremi sia-
no in contatto e possano distaccarsi per rcUisticitù delle luuiine, al passar della
— io:5i —
corrento si osservano lo scintillo tra lo punto olio allornativamontesi distaccano
o si ric<)ngliini;oii() , udendosi un niinoro dovuto al distacco dolio parlicello
di carbone operato dall'elettrico; il clic mostra la ^ande potenza che esercitano
le correnti elettriche sulle molecole ponderabili de' corpi.
Il Barone d" Flonibres - Firmas comunica anch'esso un altro fatto di Tili me-
tallici non isolati , clic mandano suoni al passare dolio correnti olollriolio.
Il prof. Majocclii osserva doversi distinfiuore il fenoniono do' suoni prodotti
nei rdi dallo oscillazioni d'una catena a maglie, e perciò discontinua ; sapendosi
che i suoni dipendono da moti parziali impressi alle molecole dei corpi , e sono
quindi differontissinii dalle osservale oscillazioni.
Bonché a tale idea si associinoi profossori cav. Mossotti, cav. Botto, e cav.
Melloni , il prof, l'alniieri non comballondo la divorsilà do'duc movimenti, per-
sisto noi credere dio l'olottiioità oltre la sua potenza molooolare può, accumu-
landosi in grandi quantità, ed operando sopra una catena discontinua, produrre
il fenomeno in quistione.
Indi il prof. cav. De Luca legge una sua Proposta d'un nuovo sistema di studi
(ìeometrici, nella quale accennando gl'immensi vantaggi derivali dall'applicazio-
ne dell'analisi alle scienze fisiche ed alla Meccanica, espone (piolli ohe no trar-
rebbero gli studi tecnologici se all'insegnamento geometrico elementare se ne so-
stituisse uno tutto analitico semplicissimo e rigoroso. Egli quindi opina che tuli»
la Geometria eTrigonometria rettilinea e sferica si debbanodedurre da uno o più
principi stabiliti precedentemente colle sole forze dell'analisi , e per risolvere un
tal problema si propone di stabilire colle nozioni elementari dell'. Mgebra una
formula por dedurne col suo sviluppo tutta la Geometria e Trigonometria del
piano e della sfera. Tra le formulo trigonometriche quella che egli crede la più
conveniente a generare tutte le verità geometriche e trigonometriche è la trino-
miale fra i cinque elementi del triangolo rettilineo i tre lati e due angoli, poiché
comprende tutti gli elementi de' triangoli rettilinei ed olTre dieci combinazioni,
che riduconsi in ultimo a cinque dilToronti por dotorminare il rimanonte angolo.
Questa formula, por evitare una petizione di principio, nono da lui ricavata da
considerazioni geometriche , ma da elementi puramente analitici ed anteriori a
qualunque svolgimento geometrico. Egli infatti ha dedo'.to da essa tutti i teore-
— 1032 —
lui della Geometria rettilinea, e della Trigonometria i)iana e sfeiica ; e dichiarasi
pronto a mostrare a chiunque voglia assicurarsi col fatto dell' importanza del suo
metodo , con quale semplicità si deducano dalla formula fondamentale le teorie
geometriche.
Il prof. cav. Botto, senza entrare nelle particolarità del lavoro, lo crede alta-
mente commendevole per lo scopo che si prefigge ; essendo oltremodo utili i
metodi d'abbreviazione nella vastità dell'odierno sapere.
Dietro alcune osservazioni fatte in proposito , riflette il prof. Majocchi , che
dimenticati ordinariamente dai giovani i loro studi geometrici , altro vantaggio
non ne ritraggono che il metodo di ragionamento logico e rigoroso a cui s'abi-
tuano; vantaggio che non può ottenersi quando le verità si deducono da una
formula colle operazioni di calcolo. A ciò il prof. De Luca risponde , ricavarsi
il metodo logico dallo studio della Filosofia e dell'analisi algcbraica più che del-
la Geometria euclidea, e di avere appreso dall'esperienza la gran dilTicoltà che
trovano i giovani nel passaggio dagli studi sintetici agli analitici per avviarsi alla
Meccanica ed alla Tecnologia.
Il prof. cav. Botto aggiunge non esser niente dell' autore della proposta di
escludere il metodo geometrico dall'insegnamento , ma di sostituirvi l' analitico
nel caso speciale degli studi tecnologici.
Dà indi notizia il prof. Ragona-Scinà di tre sue memorie destinate per l'ar-
chivio Meteorologico Italiano. Intende mostrare in una di esse, che vane riu-
sciranno le pubblicazioni dell' archivio senza metodi esatti per la comparazione
de' principali islrumenti degli osservatori d' Italia. Propone un metodo per la
correzione della capillarità indispensabile, oltre quella della temperatura, a ren-
der comparabili le barometriche indicazioni. Consiste questo metodo nel rac-
chiudere nella macchina pneumatica il barometro ed un vaso pieno d'acqua con
entro un termometro molto sensibile. Allorché, fatto il vuoto , 1' acqua mettesi
in ebullizione si nota l'altezza del barometro, e la temperatura dell'acqua: ri-
scontrando allora nelle tavole di Dulong e Arago quale do vrebb' essere l'altezza
barometrica, la differenza tra questa quantità e l'altezza osservata, darebbe la
misura della depressione capillare e delle altre particolari imperfezioni del dato
barometro.
I
— 1033 —
Fa lifleUei'L' il prof. Aliijocclii cliu qualora si trovasse convenienlo il proposto
metodo non dovrcbbesi far uso delle tavole di Dulong e Arago , ma delle più
recenti ed esatte di Reguault e Mngnus.
Non crede ammessibile il dott. Peters il metodo del prof. Ragona-Scinà ,
perchè passando dal piccolo al grande, dal termometro cioè al barometro , indur-
rebbe in errori che trascurabili nel primo strumento , sensibili divengono nel
secondo come di maggiore dimeiisiont!. Sostiene con altri argomenti questa opi-
nione malgrado che osservi il prof. Majocchi essersi adoperato inversamente lo
stesso metodo da Regnault. Giudica questi all' uopo potersi ottenere con mag-
giore approssimazione la vera altezza della coIoana mercuriale , osservando la
freccia de' menischi barometrici , e riflette che sarebbe |)iu dilTicile per la corre-
zione de' barometri portatili 1' uso del metodo del sig. Ragona-Scinà, che richie-
de l'impiego della macchina pneumatica.
Delle altre due memorie , l' una esamina il metodo di barometrica compensa-
zione di Bravais e Martins ; presenta l'altra l'andamento del barometro in Pa-
lermo ricavato dalle tavole di quell'Osservatorio.
Continuata dal prof. Majocchi la lettura de' suoi esperimenti istituiti per di-
mostrare le condizioni necessarie alla produzione della corrente voltaica, desi-
dera il cav. Matteucci che siano essi separatamente discussi; discussione aggior-
nata dal Presidente alla fine della loro esposizione.
Il prof. De la Rive finahuente, non impugnando l'esattezza di tali sperimenti,
di cui si darà un' idea nel verbale d' altra tornata , asserisce che secondo la teo-
ria elettro-chimira pura , la direzione delle correnti non deve aver luofio come
dal prof. Majocchi s'immagina, ma quale infalli s'osserva.
Indi si scioglie l'adunanza.
11 Presidente — Fuancesco Orioli
! Giovanni Maiua La\a<;>\
Giacomo .Maiua Paci
FbuEKico Napoli
ADUNANZA
DEL GIORNO 27 SETTEMBRE 1813
»»•-
I
Approvato il verbale della prece<lente tornata , si dà lettura d' un biglietto della
Presidenza Generale, e d' un nitro del Sindaco della Città di Napoli.
Indi il capitano Ulloa applaudendo alla Proposta d'un miovo metodo di studi
Geometrici comunicata dal cav. Re Luca nella precedente adunanza, crede che qui
o altrove sia meritevole d'una mappior discussione, e se vogliasi anco della no-
mina d' una Commissione destinata a giudicarne, il cav. De Luca protestando
d'onorare gli attuali metodi d' insegnamento, dichiara d' esser pronto a dare tut-
te le dilucidazioni necessarie a provare l'eflicacia di quello da lui proposto: in se-
guito di che , il Can. Amato legge un suo scritto in ciii manifesta l' opinione , che
la proposta del cav. De Luca possa solo giovare nel caso speciale della istruzione
tecnologica, ma che non si debba adottare per un corso scientifico.
Sorge poscia il prof. Majocchi a dar termine alla sua memoria: Delle condi-
zioni necessarie alla produzione della corrente voltaica; intorno alla quale intrat-
tenne la Sezione in altre due precedenti adunanze, e di cui, come allora venne
annunziato, si dà qui l'estratto — L'autore divide il suo lavoro in cinque pro-
posizioni o paragrafi : nel primo de' quali intende a dimostrare che vi sono cir-
— 103Ó —
euiii diiiposd in maniera, che si ha azione chimiia !>empre egiialmenle direna senza
veruna produzione di corrente eirltrica. Tra le esperienze clic egli ri|Kjrla in pro-
va della sua proposizione sono le due seguenti.
1. Prende egli quattro tazze di vetro di$|>ostc l'una in seguito all'altra, nelle
quali versa una soluzione di sai comune. In ciascuna delle ultime tre colloca un
truogolo di terra cotta non vetriata ripieno d'acqua fortemente acidulala. Piegate
poi in arco tre lamine di zinco omogenee in tutta la loro lunghezza, mette con una
di esse in comunicazione l'acqua salsa della prima tazza coll'acido contenuto nel
truogolo della seconda; con un'altra lamina fa arco di congiunzione fra 1' acqua
salsa della seconda tazza e l' acido del truogolo di$i)OSto nella terza ; inline colla
terza lamina di zinco unisce la soluzione salina della terza tazza coli' acido con-
tenuto nel truogolo della quarta. Immergendo due laniinctte di platino nell'acqua
salsa delle due tazze cslrenic, le quali laminette compiono il circuito col (ilo del
galvanonietro molti()licalore, non si trova verun indizio di corrente all' ago di
questo strumento, malgrado l'azione energica che ha luogo tra l'acqua acidolata
dei tre truogoli e la jìorzione di zinco immersa.
2. Per togliere il sospetto d' una reazione tra l'acqua acidolata dei truogoli e
quella salata delle tazze, diretta ad impedire la comparsa della corrente, ha isti-
tuito anche quest'altra esperienza. In una |)rima lazza ha versalo ac(|ua salsa,
in una seconda ha messo ac(iua carica d'acido nitrico , in una terza dell'acqua
carica d'acido solforico , ed ha posto acqua salsa nella quarta tazza. Il liquido
della prima tazza era unito a quello della seconda con un arco di platino , (luello
della seconda al liquido della terza con un arco d'argento, e finalmente 1' acqua
carica d'arido solforico si congiungeva all'acqua salsa (lell'ullinia lazza con un
arco di zinco. (Congiunte le due tazze estreme ai capi del (ilo gahanomelrico
non ritrovò 1' autore veruna corrente, malgrado che si avesse una azione chi-
mica energica dall'acido nitrico sull'argento e dall'acido solforico sullo zinco.
Nel secondo paragrafo il prof. Slajocclii s' occupa di circuiti disposti cotne pre-
cedentemente in riguardo ail' azione chimica svolgente 1' elettrico, ma colì'agginnta
della fiirza impellente per tradurre in corrente un tal (laido. Fra le diverse esperien-
ze riportate dall'autore in pro\a di questa seconda proposizione fa vedere come
nasca la corrente , tostoché nelle disposizioni precedenti sia levata una lamina
— 1036 —
del reoforo da una delle tazze estreme , e la si porli a contatto con una delle la-
mine che patiscono l'azione chimica dei liquidi acidolati. Adegui cambiamento
comparisce la corrente secondo i principi conosciuti del potere elettromotore «lei
metalli diversi , e in una direzione inversa a quella clin si supporrebbe dovere
avvenire per l'azione rliimlca slessa, quando anche fosse dotala di potere impel-
lente. Forma egli un ciriuilo con due (ili uno di ferro e l'altro di rame in con-
giunzione col galvanometro, il fdo di rame s' immerge in acqua fortemente acidu
lata contenuta in un truogolo di terra cotta, ed il filo di ferro nell'acqua salsa po-
sta nella tazza di vetro entro cui è collocato eziandio il truogolo. Ad onta dell'azio-
ne chimica mollo viva fra l' acido e il rame, la corrente prende la direzione con-
traria a quella che le viene assegnata dalla teoria elettrochimica : il che lo porta
a concludere che l' azione chimica ha solo ed unico uflìcio di svolgere il fluido
elettrico dalle molecole della materia ponderabile , mentre il tradurlo in corren-
te appartiene alla forza impellente nata dal contatto dei corpi dissimili.
Vien r autore nel terzo paragrafo a parlare dei circuili con azione chimica svol-
gente eleltrìco a forza imiìeìlenle prodotto dal combaciamento d'un mclallo con tin li-
quido. Incomincia dal ranmientare l' esperienze dalle quali si riconosce una tal
forza impellente diretta a disquilibrare l'elettrico naturale nei corpi, senza che
fra essi abbia luogo né azione chimica né variazione di temperatura ; e passa po-
scia alle sperienze riguardanti la sua proposizione , tra le quali riferiamo la se-
guente. Due fili di rame congiunti col galvanometro pescano uno in acqua for-
temente acidulala contenuta in un truogolo di terra colla, l'altro nella soluzione
di sai comune contenuta in una tazza di vetro , nella quale è collocato anche il
truogolo. La corrente non prende la direzione , osserva l'autore, assegnatale dal-
la teoria elettro-chimica pura , ma quella bensì che le vien data dalla forza im-
pellente del rame coH'acqua salsa.
Il quarto paragrafo tratta dei circuiti nei quali si varia il liquido intermedio, e si
diapongono i metalli a generare una diversa forza elettromotrice. Parecchie sono le
sperienze del prof. Majocchi che si riferiscono a questa quarta proposizione ,
colle quali cerca di dimostrare che ogni inversione di corrente avvenuta in vir-
tù del cambiamento del liquido eccitatore è prodotta da un pari cambiamento che
succede nella forza impellente.
I
— 1037 —
Chii^de r autore Usuo lavoro con alcune considerazioni generali. Uà priiiM
osserva , come la teorica delle due forze 1' una svolgente l' elettrico , e l' altra
che gli dà l'impulso, scioglie tutte le discrepanze e spiega tutti i Tatti contradit-
tori che s'incontrano considerando la corrente voltaica secondo gli elettro-clii-
niici , o secondo i seguaci della teorica del contallo puro. Egli aggiunge altre
espericM/e a quelle dirette a produrre una corrente coli' azione chiniira die li«
luogo tra due liquidi. Infine rammenta le es|>erienzc da lui comunicate al Con-
gresso di Milano , nelle quali si trattava , se possa prodursi una corrente elettri-
ca in un circuito tutto metallico , mediante un' azione chimica esercitata in un
punto determinato del circuito medesimo. Il prof. Majocclii ha istituito qualche
altra esperienza di questo genere introducendo il mercurio nel cirruilo , senza
.ivere per altro indizio verum» di corrente. Inline ha coniposto llcirciuto d'una
lunga lista di ferro e d' una lamina di platino congiunte per una loro estremila
mediante una carta inzuppata di solfuro di potassio , e messe in roniuntcazìune
col galvanometro. Quel liquido non esercitando veruna azione chimica ne sul
ferro ne sul platino, non s'aveva verun indizio di corrente all'ago dello stru-
mento. Applicò quindi r azione chimica in un sito della lamina di ferro con
acido idroclorico, nitrico, o simili, e trovò qualche movimento nell'ago non pe-
rò ben determinato. Nota infine come vi possa essere relazione tra l'azione im-
pellente dei diversi corpi col loro calore specifico , e con altre proprietà della
materia.
Il prof. cav. Bollo opina che a dichiarare i fenomeni descritti dal prof. Majoc-
clii bastino i principi su cui fondasi la teorica elellro-chiraica bene intesa e bene
applicata. £i richiama il principio già precedentemente annunzialo dal prof. Uè
la Rive, doversi cioè distinguere tra le diverse azioni chimiche che possono aver
luogo alle due superficie attive d'una coppia , l' azione elettrolitic;i, come quella
che produce e rappresenta 1' elettricità messa in circolo. Soggiunge poi un se-
condo princìpio di cui gli pare che il prof. Majocchi non abbia tenuto conto;
cioè che nel calcolare 1' elTetto liliale e galvanometrico di più coppie cospiranti o
contrarie debbasi considerare l'insieme degli elementi che entrar possano nella
espressione della corrente elettrica; e dimostra in qual guisa l'aggiunta d'una
coppia al circuito non sempre produca un' intensità galvanometrica maggiore ,
131
— 1038 —
ma possa farla anco rimaner»; stazionaria o diminuirla. Infine è d" av\ iso, che il
prof. Majocclii non abbia bene appiiiato i suoi stessi principi, coi quali vuol di-
mostrare l'esistenza d'una forza propulsiva che nasce dal contatto dei nistalli.
Esaminando il prinio degli esperimenti del Majocchi mostra esservi un elettn)-
motore composto , in cui si sopprime una coppia di rame e zinco : nella qual
soppressione è riposta la vera causa della corrente che in seguito si manifesta ;
siiacché la coppia tolta bilanciava gli effetti di un'altra simile ed opposta che ri-
maneva nel circuito. Il Presidente prof. Orioli associandosi al desiderio del cav.
Botto , vorrebbe che il Majocchi mettesse a calcolo tutti gli elementi, i quali in-
tervengono nelle azioni chimiche complesse che determinano le correnti ; opi-
nando che possano allora spiegarsi i fenomeni esposti senza ricorrere a novelli
principi. Insistendo il prof. Majocchi nelle sue vedute , sostiene che la teoria elet-
tro-chimica da un lato non è atta a spiegare lo sbilancio d' elettrico che ha luogo
pel semplice contatto di due corpi eterogenei , e che dall'altro vi sono fatti i quali
non possono spiegarsi coli' opposta dottrina: ma che co' suoi principi svaniscono
gli ostacoU , e tutti spiegansi i fenomeni delle correnti. Tornando poi ai partico-
lari di alcune sue esperienze , sostiene che le correnti vi cù-colano in direzione
opposta a quella che sarebbe assegnata dai principi della teoria elettro-chimica.
Ma il prof. Uè la Rive contrasta a questa sua opinione, mostrando in qual guisa
l'azione locale e la resistenza che le correnti incontrano nell' attraversare i liqui-
di che fan parte del circuito ne determinano la direzione quale in fatti si osserva.
Il prof. Majocchi riguardando ipotetiche siffatte idee invita ad una più matura di-
scussione da farsi ne' giornali: e il Presidente repula inutile di vieppiù prolungar-
la in pubblica adunanza.
Dopo ciò il prof. Padula dà comunicazione d'una sua Memoria Sui solidi (f «-
guai resisteitzii , e su quelli incastmd in ambe le cslremità.
Partendo egli da alcune generali considerazioni sulle ipotesi che si fanno dai
Fisico-Matematici per rappresentare lo stato d' una quistione , quando l' intima
costituzione de' corpi non è ben conosciuta, ovvero allorehè riesce diffìcile o im-
possibile di trattare le equazioni che la rappresentano , e come le espressioni a-
naliticheche ne risullauo non debbano ammettersi che fra certi limiti; fa os-
servare che siffatta regola si è trascurata nella determinazione dei soUdi di cgual
— 1039 —
resistenza , pei quali si è concliiuso che la proprietà caratteristica sia l'esser nulla
J'area della sezione estrema. L'Autore accenna come in un pozzo sottoposto .i
sforzi che tendono ad allun;;arne od accorciarne le fibre, supponendo questi ef-
fetti picciolissimi , le forze che si sviluppano in una data sezione si riguardano
proporzionali alle distensioni o compressioni ; e che inoltre in un solido incastra-
lo orizzonlalmonle e caricato all'altro estremo di un peso, nel coso d'una flessif»-
ne piccolissima, si trascura la distensione prodotta nelle fibre di una data sezio-
ne dalla componente del peso secondo la tangente alla curva formata dai centri
di gravità delle sezioni al punto che si considera. Fa notare eziandio che nella
determinazione del solido d' egual resistenza si seguita a trascurare quella com-
ponente , anzi si prescinde alliillo dalla llessione clic può prendere il pezzo.
Ad evitar i rìsultamenti assurdi derivanti da tale supposizione , che mostra pro-
venire dalla inesattezza delle equazioni primitive , ei vi considera l'accennata
componente; e riguarda la sezione all'estremo tale, clic sia capace di sostenere
uno sforzo uguale alla componente del peso secondo la tangente alla estremità
libera. Osserva inoltre che il solido dovendo essere d'egual resistenza dopoché
si è incurvato, sul punto cioè che sta per rompersi, non possono \i'. equazioni
stabilirsi indipendentemente dalla flessione ; e però ha posto in equazione il pro-
blema considerando il caso generale di un pezzo curvo sollecitato da forze qua-
lunque, e dà le equazioni finali a cui si perviene. Infine esamina il caso di uà
pezzo incastrato in ambe le estremità, ed espone le modificazioni che reputa
doversi apportare alla teorica dei solidi situati in tal modo: mostra che né l'ipo-
tesi di Navier né quella di Poisson corrispondono al caso in esame, e che nel
render libera una delle estremità incastrate si deve sostituire, oltre ad una forza
verticale agente ad una certa distanza da questo estremo, una forza orizzontale
applicata in detto punto e che rappresenti la tensione orizzontale dei pezzo. Tal
nuova incognita verrebbe determinata dall' eguagliare la differenza tra la cur>a
presa dal pezzo e l'orizzontale che ne rappresentai la posizione primitiva , all' al-
lungamento prodotto nel solido dalla ricevuta disli-nsione.
L'Ing. prof. Rossi opina in proposito che bisognerebbe distinguere due casi:
uno in cui l'estremità del solido è invariabilmente fissata, nel quale reggerebbe
la teoria proposta ; l'altro in cui può essa uscir fuori dell' incastro , ed allora crede
— 1040 —
clip la maggior lunghezza della curva presa dal solido debba attribuirsi alla par-
ie uscita dall'incastro — Replica il prof. Padula, che nel caso in cui il solido
tonde ad uscire dall' incastro dee sempre considerarsi una tensione orizzontale
la quale, stabilitosi l'equilibrio, esiiaglierebbe l'attriti) j>rod(>tlo sugli appoggi;
die quindi l'equazioni d' equilibrio rimarrebbero le stesse , ma che solo dovreb-
be iwrsi la dilTerenza fra la curva e 1' orizzontale eguale all' allungamento pro-
dotto nel pezzo dalla distensione delle fibre , più le parti uscite dagli incastri.
Opina inoltre che queste parti per la stabilità delle costruzioni devono essere
molto piccole, laonde il trascurarle non indurrebbe in errore sensibile, e tor-
nerebbe d'altronde in vantaggio della resistenza.
In appresso il sig.. De Sanctis dà notizia di un metodo per misurare le di-
stanze, mercè una squadra graduata, fondato sul principio trigonometrico, che
d' un triangolo si determinano lutti gli elementi , conoscendo due angoli ed un
Iato. Sopra uno dei lati d'una squadra, ove segna una graduazione, stabilisce
una linea mobile che converge all'altro lato con un angolo di (Si)', òO; sulle due
linee convergenti sono collocate delle mire per guardare l' oggetto di cui vuol
conoscersi la distanza ; e dal maggiore o minore numero di di\isioni, che la li-
nea mobile deve percorrere sulla graduazione , onde convergere all'oggetto col-
l'altro lato della squadra , crede potersi ricavare la disianza richiesta.
Osserva l'architetto signor Francesco de Cesare , che tale istrumento non è
applicabile in pratica , perchè le visuali dirette dalle estremità del braccio della
squadra verso l'oggetto situato ad una data distanza costituiscono un triangolo
acutissimo nel suo vertice , tanto che per essere le linee molto convergenti ad
una data lontananza si confondono in modo, che si rende impossibile di deter-
minare il preciso punto matematico del vertice del triangolo, ed è in conseguen-
za incerto il risultato.
K r Astronomo signor Capocci , s' unisce al preopinante , riflettendo esser
poco suscettibile d' esattezza il principio su cui fondasi il signor De Sanctis, es-
sendovi in esso un passaggio dal piccolo al grande , che conduce naturalmente
ad errori non trascurabili.
l'er ultimo il Principe della Rocca Michele Cito comunica taluni suoi esperi-
menti sulla forza elettromotrice di varie sostanze , dai quali desume un quadro
— 1041 —
comparativo della potenza elettromotrice che vart corpi possono sviluppare. Il
Presidente osserva che lavori di tal genere presentano sempre utilità.
Indi l'adunama è sciolta.
Il Presidente — Francesco Orioli
ÌGiovAN-M Maria Lavagna
G1AC0.M0 Maria Paci
Federico Napoli
ADUNANZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE 1845
-^♦fc
Approvato il verbale della iirecedente tornata si leggono due prograniiiii dei-
Accademia delle Scienze dell' Istituto di Bologna pei concorsi ai premi Aldini ,
l'uno sugli incendi per l'anno 184G, e 1' altro sul Galvanismo pel 1847. Indi
nomina il Presidente una Commissione composta dai professori De la Rive ,
cav. Matteucci, Belli, e Majocclii , per ripetere sul Ginnoto elettrico che pos-
siede Sua Maestà , gli esperimenti esposti dal prof. Paci in una delle precedenti
tornate — Una seconda Commissione composta del prof. ca\ . Matteucci , del
Soprintendente cav. Tartini , dell' Ingegnere Ispettore cav. Giura , e degli Archi-
tetti Lauria e Rossi è destinata dallo stesso Presidente a dar giudizio di una Me-
moria sul miglior sistema motore applicabile alle strade ferrate, che concorre al pre-
mio proposto dal Marchese Pallavicino nel Congresso di Milano.
Indi il prof. Gaultier de Claubry rende conto d' un processo elettro-chimico
da lui invenuto in unione al sig. Dechaud, e comunicato all' Accademia delle
— I0'.3 —
.Scienze di Parigi per osirarre il rame dalle sue piriti in tale sialo di chimica
purezza da mettersi in rommercio dopo la laminazione.
Per la descrizione di questo processo già pubblicato, rimandiamo al Giornale
l.'Echo du Monde savant n.° 26 , 30 giugno 184i).
Ringraziando il Presidente l' autore di questa interessante comunicazione , a
secondare una sua inchiesta , depula i professori cav. Matteucci, cav. Botto , e
Palmieri ad osservare gli esperimenti die il medesimo sig. Gaultier de Claubry
si propone di ripetere. Risguardando bensì il cav. Matteucci come inutile sif-
fatta Commissione per un processo approvato dall' Accademia delle Scienze di
Parigi, dichiara il Presidente non dover essa occuparsi della novità, ma solo di
|irender contezza dei fiitli allegati.
Dà in seguito lettura il dottor Peters dei resultati d'alcune sue ricerche in-
torno all'orbila più probabile della grande Cometa dell' anno 1843.
Fatta menzione come alcuni Astronomi abbiano trovato per detta orbita una
iperbola , mentre altri segnalarono per periodo 35 anni, ed altri uno di soli
7 anni, osserva però che questi periodi si fondano quasi soltanto sopra una spe-
cie d'interpolazione, o sopra il ritorno di qualche somiglianza nelle apparenze
descritte dagli storici , mentre il sistema degli elementi della cometa derivati da
antiche osservazioni molto erronee non può nulla insegnare. Prevale inOne l'o-
pinione , dopo che si è ritrovata un'antica carta della cometa del 1668 , che des-
sa sia identica a quella del 1843, restando bensì sempre incerto se il suo ri-
torno al perieUo si compia in 175 anni, ovvero in una parte aliquota di detto
intervallo. Ora 1' autore si è proposto di risolvere ogni diflìcoltà cercando se sia
possibile con i mezzi attuali di calcolo , dì dedurre dalla sola apparizione del 1843
il vero periodo. A quest' effetto si è proposto il problema di determinare da tutte
i|uante le osservazioni che ha potuto raccogliere gli elementi più probabili di
detta cometa.
Pertanto ha egli paragonato ognuna delle osservazioni in Asc. Rei. e Deci, cogli
elementi parabolici da lui stesso pubblicati neir.ls/ra«o»iisf/ie Nachrkhien di Schu-
macher. Le differenze gli hanno servito (dopo avere escluso alcune osservazioni
troppo grossolane) a formare tre posizioni normali che ridotte all' equinozio me-
dio del 22 marzo, e liberate dall'aberrazione , precessione, e nutazione sono :
Tempo medio di Berlino
1843 Marzo 13,0
22,0
31,0
— 1044 —
Long. GeocentrUa
23° 28' 27", 8
43 23 28, 9
06 39 20, 2
l^itit. Geocentrica
— 21» 56' 1", 0
— 25 4!i 7. 8
— 26 36 8, 6
Applicatovi il metodo di Gauss esposto nella sua Thewia Molits Corporum
Coelesiiwìì , e indipendente da qualunque ipotesi sulla natura della sezione co-
nica , ha ottenuto la seguente ellisse
Passaggio al Perielio. 1843 Feb. 27,4401404 Tempo medio di Berlino
Semiasse mag% a = 32,63 log a = 1,5136519
Distanza nel perielio q = 0,005707 log q = 7,7564313
{ la cometa resta fuori del Sole )
Eccentricità <■ =0.9998231042, Angsene=<f = 88";j5'42",232
Inclinaz. all'Eclittica i = 144° 12' 10", 45
Long, del nodo ascendente ii= 0 35 14,811 riferite air equinozio medio
Long, del perielio * = 278 33 27,97 ) ^«1 " Mario
Moto medio diurno sidereo^ = 19'', 03394
Ha egli fililo di nuovo il confronto con questi elementi per mezzo di un efle-
nieride di tutte le allegate osservazioni in Asc. Ret. e Dccìin. e ne ha dedotto 7
luoghi normali. Indi applicato il metodo dei minimi quadrati è finalmente per-
venuto ai seguenti valori i più probabili degli elementi stessi riferiti all'equino-
zio medio e all' obbliquità dell' eclittica del 22 marzo, mezzodì medio di Ber-
lino ; la correzione Ai del semiasse maggioie essendo espressa in unità della
distanza media della terra dal Sole.
(
— 10i5 —
Vcdori finali degli elemenli.
Errori medj
T = 1813 Febb. 27/1528051 31+ 0,000 8295 Ao Tempo mediodiBerlinoO,0005IO'«
«• =278 '56' 5" ,21 + 20",755Aa \ riferite all' equinozio medio l . . lt2'',5S2
sì= 0 52 <l8,?lG + lf)2, 82'IAa > e all' obbliquità |.. 117, 578
i = I4!| Il .'17,13 + 29, ()98Aa ) di Marzo 22,0 {.. 2,098
a = 32,G32GIG55 + A« ( log = 1,5130519)
q = 0,0050 1 1 1 985 — 0,00000 76 Ao, ( log = 7,7490550 )
e = 0,9998280'»95+ 0,000005502 Aa,( log (I— e) =G,235'l039)
^ =; 88",5G',I'1',853 + GI,I95 Aa <I",I07
^ = I9",033959 — 0, 87'l92 Aa
Il risultato finale dell'eiiniinazione fra le G equazioni clic danno le correzioni
A», A", Ai, A-. A?, Aa
restando indeterminato, non ha potuto ottenere che cinque fra le dette corre-
zioni in funzione dell' incognita Aa. Supplisce egli a questo difetto con un ra-
gionamento che lo porta a fissare per limiti di Aa i due valori + 0,087536 :
donde risultano per limiti del semiasse maggiore 32,545080, e 32,720153: e
quindi la durata della rivoluzione è compresa fra 185,6 e 187,2 anni, cioè l'an-
tecedente apparizione della cometa ha avuto luogo tra il 1656,0 e 1657,6.
L'anno 1668 s' avvicina tanto a questi due limiti calcolati che atteso il pic-
ciolo arco osservato non gli pare che possa più dubitarsi dell' identità delle due
cometedell668e 18i3.
Conchiudc finalmente che l'orbita più probabile della grande Cometa del mar-
zo 1843 è un elissc descritta nel tempo di 175 anni. La sua distanza dal centro
del Sole è nell'afeUo circa due volte quella d' Urano, e nel perielio di 0, 0036203
della distanza media della terra. Essa passa fuori del Sole ad una distanza eguale
alla decima parte del diametro, cioè a 147500 Kilomctri, Ila 12 volte il dia-
metro della terra. La sua vicinanza al Sole, la sua immensa velocità nel perielio,
che è di 576400 metri per minuto secondo , la distinguono fra l'altre comete, e
la renderanno forse dopo secoli di grandissima importanza nella scienza. Fa egli
132
— 1046 —
notare eziandio che 1" etere, il mezzo resistente svelato dalla cometa d' Encke ,
che secondo le idee attuali è più denso presso il Sole , dee perciò attesa la gran-
de velocità (iella cometa esercitare su di essa una perturbazione forse mollo pre-
ponderante alle azioni dei pianeti , e potrebbe forse additare la legge secondo
cui varia la densità dell' etere medesimo.
Dopo sidìiUa esposizione l'Astronomo signor Nobile comunica un suo lavoro
suir altezza delle Stelle cadenti. Rammenta egli che i fatti positivi e reali intorno
a questo ramo dilTicile della Fisica celeste sono : prodigiosa altezza delle stelle
cadenli ; ritorno costante in alcuni delerminati giorni dell' anno di maggiore o
minor copia di esse, secondo luoghi e tcmi>i , ma sempre maggiore del consue-
to; e per ullimo uniformil;i di direzione massimamente ne' giorni periodici. A-
vendo egli fnio dal 1838 fatto servire le stelle cadenti alla determinazione delle
differenze di longitudini geografiche , ebbe occasione di esaminare più d' una se-
rie di contemporanee osservazioni fatte sopra oggetti identici in luoghi tra loro
molto distanti, le quali sottoposte a calcolo con un metodo e mediante formule,
che pubblicherà nel Rendiconto dell'Accademia delle Scienze di Napoli, lo hanno
portalo a determinare gli estremi punii delle apparenti traiettorie di molte fra
tali stelle , e per alcune eziandio la durala di loro apparizione. Fra le molte stelle
cadenti osservate in diversi tempi da esso e dal signor Del Re in Napoli, e dall'A-
stronomo Padre De Vico in Roma, 8 soltanto fra lesole 40 riconosciute identi-
che ha egli finora potuto sottoporre a calcolo. Le altezze che ne ha ritratto sono
in generale mollo inferiori a quelle resultanti dalle osservazioni fatte in Germa-
nia, mentre la più alta gli dà per altezza del primo punto della traiettoria osser-
vato miglia italiche 57, 50 , l'altezza del 2" punto essendo di 44 , 38 : e la più
bassa gli offre per altezza del 1° punto miglia italiche 9, 78, e per quella del 2"
9, 15. Le altezze dunque delle 8 stelle cadenti determinate o non escono dai li-
miti sensibili assegnati all' atmosfera dalle adottate teoriche , o di poco se ne al-
lontanano.
Dalla generalizzazione di questi risultali è indotto ad opinare che la regione
occupata dalle stelle cadenti quando ci si rendono visibili sia ristretta nei limili
sensibili dell 'atmosfera, e che i resultati contrari siano prodotti da inevitabili er-
rori d' osservazione.
— 1047 —
n dot(. Petcrs fa riflettore essere difTicilissima la determinazione de' punti in
cui siffatte meteore appariscono e si dileguano, e domanda se il signor Nobile ab-
bia tenuto conto di tale incertezza che ha grandissima influenza nel calcolo delle
altezze per istabilire i limili possibili degli errori : cui risponde il signor Nobile,
che difalti ci non prese ciò inconsiderazione — Il prof. Mossotti fa indi osservare
che la circostanza del cominciarsi a vedere le stelle cadenti all'altezza dell'atmo-
sfera viene in appoggio dell' opinione che siano esse corpi cosmici , i quali at-
tratti s' accendono all'entrare nell'atmosfera : come viceversa ammessa quest' o-
pinione si avrebbe una ragione ed una prova della bontà dei risultamenti otte-
nuti dall'astronomo sig. Nobile — Il prof. Belli ricorda lo strumento di Litlrow
per determinare i punti d' apparizione e di disparizione , col quale sono state
fatte osservazioni a Vienna e nelle vicinanze, eh' ei desidera vengano pure mes-
se a calcolo — Sono rammentate in proposito altre osservazioni di Besscl dal
dottor Peters ; e dal prof. Paci quelle che ha già intrapreso il prof. Amante nel-
l'Osservatorio del Reale Ufficio Topografico col suddetto strumento di Littrow.
Finalmente il prof. Majocchi dà notizia d' un altro strumento immaginato da
Barbanti ed approvato dal comm. Plana : e il Presidente richiama l'attenzione dei
Fisici e degli Astronomi non solo sulle meteore ignite , ma su quelle ancora a
bassa temperatura che servono di nucleo ai grani di gragnuola , onde rintracciar-
ne l'origine.
In seguilo l'Architetto signor de Cesare dà lettura d'una Memoria sull'Acusti-
ca applicata alla costruzione d' una sala armonica ed al miglioramento del Tea-
tro moderno, in cui giunge alle seguenti conclusioni • Per costruire una sala ar-
monica conviene rivestirla tutta di legno della stessa specie, e di fibre uniformi,
disponendolo alquanto discosto dal muro per ottenervi più energiche oscilla-
zioni. Per un Teatro particolarmente vorrebbe che il proscenio, il soffitto, i fronti
dei plutei de' palchi fossero di sottili tavole affidati a solidi contra fondi di legno
intramezzati da vuoti; e conclude che tulle le superficie da cui s'attende riOes-
sione d'onde sonore siano tutte costrutte a cassa armonica. Venendo poi ad esa-
minare la figura che converrebbe dare ad una sala per ottenerla armonica , in-
dipendentemente dal materiale, conclude che debba ritenersi la figura ellittica
per una sala d'accademia filarmonica , e quella a ferro di cavallo pel teatro , prò-
— 1048 —
lungando bensì le estremità del semicerchio di questa curva verso il proscenio
con lince paraboliche. Vorrebbe che i lati del proscenio non fossero traforati da
palchi , ma venissero castrulti di pareli di legno lisce e a doppia fodera; e vo-
lendo ivi aprire de'palclii dovrebbcsi il loro fondo conformare ad emiciclo, con-
vertendoli cosi in tanti strumenti acustici a vantagttio dell'armonia. Suggerisce
di fare i plutei dei palchi in continuazione e senza risalti : curvilineo il soHìlto
della platea e di bassa freccia, aflìnchc il suono si rifletta energico, anziché affie-
volito da replicati rimbalzi nella volta : e che questa venga corredata da una fa-
scia nel giro, alfiuchè i trafori continuati dei palchi immediatamente sotto la
volta non assorbiscano il suono : e finalmenlo che la porta sia riparata da un pa-
ravento prolilato sulla cur\a pnjscella per la sala. Suggerisce inoltre che doven-
dosi nel Teatro fare agire i ventilatori sia conveniente mantenerli chiusi duran-
te la musica, e che restino sempre aperti quelli in fondo al palco-scenico, dalla
cui corrente le onde sonore anderehbcro spinte verso la platea.
Per ultimo il signor Vitelli dà notizia di una sala planetaria da lui inventata
e modellata, colla quale si propone d'agevolare per l'intelligenza de' giovani lo
studio delle apparenze celesti.
Essendo trascorsa l'ora il Presidente scioglie l'adunanza.
Il Presidente — Francesco Orioli
Giovanni Maria Lavagna
1 Segretari { Giacomo Maria Paq
Federico Napoli
»
ADUNANZA
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE 1845
Uata notizia dei libri inviati in dono alla Sezione , e letto un bi|;lietto della
Presidenza generale risguardante una gita da farsi a Capri ed a Pesto , il Presi-
dente annunzia chea richiesta del sig. Duran, la Commissione incaricata d'esa-
minare il suo sistema cosmologico sarA scelta da tutte le Sezioni del Congresso ,
e vi deputa per quella di Fisica e Matematica il prof. cav. Longo.
Indi il prof. cav. Mattcucci espone un apparecchio da esso inventato , di cui
si è recentemente fatto acquisto nel Gabinetto di S. Maestà, destinato a deter-
minare la quantità di lavoro meccanico, che si può ottenere da una certa quan-
tità di elettricità fatla passare per i plessi lombari d' una rana — l'na pinzetta
d' ottone fissata ad una colonna di legno tiene sospesa una rana preparata alla
maniera di Galvani, in modo cioè che restino a nudo i nervi crurali ; un ago di
rame che comunica con uno dei reofori d'una pila ne attraversa il bacino, di
guisa che toccando coli' altro reoforo la pinzetta verrà la corrente a percorrere
— 1050 —
il bacino e in conseguenza i nervi lombari. Un filo che porla alla sua estremità
un picciol peso è attaccato ai piedi della rana : esso s' avvolge ad una carrucola
che sta sull'asse d' una ruota , su cui un indice d'avorio, mercè un meccanismo
ingegnoso inmiaginalo da Brcguet, segna l'altezza alla quale giunge il peso per
le contrazioni dell'animale: infine un altro congegno serve a dare il tempo pre-
ciso della durata delle contrazioni. In tal guisa conoscendosi il tempo, il peso
inalzato , e 1' altezza cui giunge, si hanno itre elementi coi quali si valuta una
data quantità di lavoro. L'energia della corrente si misura col voltaimetro, al
peso sollevalo s'aggiunge il peso della rana , e sebbene molte cagioni si abbiano
d'inesattezza , gli errori s'accumulano tutti nello stesso verso , e tendono a di-
minuire r efletto sensibile della corrente. In siCTatta specie d'esperienze sarebbe
inutile di operare con forti pile elettriche, perchè si giunge a un limite oltre il
quale l'elTetto della corrente non può aumentarsi ; a questo limite il prof. Mat-
teucci ha trovato proporzionalità tra la forza della corrente e lo sforzo meccani-
co. Infatti sospendendo una seconda rana che sia press' a poco nelle stesse con-
dizioni della prima, se si faccia anche traversare nel bacino dall'ago, senza per
altro che sostenga veruna parte del peso , allorché passa la corrente il peso si
solleva a metà dell' altezza. Ed in generale ha egli ricavato da un gran nu-
mero di esperienze, che allorquando la corrente è ridotta al limite, lo sforzo
muscolare si trova proporzionale alla forza della corrente che lo eccita. Benché
il prof. Matteucci convenga che le sue esperienze sono mollo lontane da quel
grado d'esattezza che è richiesta in siffatto genere di ricerche, ha egli presen-
tato i seguenti risultati numerici : 3 milligrammi di zinco disciolti in una pila ,
nel periodo di 24 ore sviluppano una corrente che produce uno sforzo muscola-
re espresso da una quantità di lavoro uguale a 5'"",5419.
Ravvicinando questo risultalo al lavoro che produrrebbe la medesima quan-
tità di zinco in una macchina elettromagnetica di Bollo o di Jacobi , e all' effet-
to che questo zinco bruciando, o il suo equivalente in carbone produrrebbe in
una macchina a vapore , conclude che a produrre un effetto meccanico dato si
ha il massimo vantaggio , quando la forza che si sviluppa é relettricità che si
trasforma in forza nervosa.
Infine ei fa notare che la differenza trovata tra il calore prodotto dalla respi-
— 1031 —
raziono, e quello ubbaudonato al caloriiiielro dairaiiimaU', si spiega supponen-
do cbe la quantità d' azione cbiniica clic non si manifesta in calure produce
dell' elettricità , e che questa in seguito si trasforma in forza nervosa : il che por-
gerebbe il destro di trovare la quantità di sforzo muscolare che potrebbe pro-
durre l'animale in un giorno.
Dopo (li rio il prof. Padula dà comunicazione di talune sue consider.izioni
sull'equilibrio dei muri che sostengono la spinta delle terre — Fra le varie ipo-
tesi che si sono fatte per stabilire la resistenza del muro ad essere rovesciato ,
esamina particolarmente quelle di VenturoU e di Navier, tra le quali dà la pre-
ferenza alla seconda per cui la grossezza della base riesce maggiore e si sfugge
al pericolo d' una lesione obliqua che potrebbe prodursi , e del rovesciamento
elio potrebbe avvenire d' una parte della costruzione, stando alle formule della
prima. Mostrando che in taluni casi le formole di Navier potrebbero ossero in-
sulTicienti , suppone il caso più svantaggioso, cioè che la rottura abbia luogo se-
condo una linea spezzata formata da una linea obliqua che parta dal piede c-
sterno del muro molto vicina alla faccia esterna, e da una orizzontale che passi
per il punto dell'interna faccia in cui si manifesta la rottura: od analizzando ta-
le supposizione mostra che sebbene a prima vista possa sembrare troppo favo-
revole alla resistenza , tuttavia essa rendesi necessaria particolarmente quando
trattasi di un muro di rivestimento che abbia sufTiciente lunghezza. I risulta-
menti principali a cui è pervenuto sono i seguenti ; 1 .° Quando la faccia esterna
è tagliata secondo quella scarpa che permette di faro la grossezza superiore egua-
le a zero , la base inferiore prende una grossezza clic supera d' un quarto quella
che otterrebbesi dalle formule di Navier; ma questa differenza diminuisce al di-
minuire dell' inclinazione della scarpa esterna ; 2." quando la faccia esterna è
verticale, il punto ove più facilmente si manifesta la rottura cade al quarto del-
l' altezza del terrapieno, e si abbassa all'aumentare della scarpa esterna; 3.° re-
stando la stessa l'inclinazione della scarpa esterna, la natura dello terre, e la gra-
vità specifica della fabbrica , la grossezza inferiore del muro è proporzionale al-
l'altezza. — Quest'ultima proprietà porge il destro di formar delle tavole, che
per ogni specie di terre e di fabbriche, al variare dell'inclinazione della scarpa,
diano la grossezza inferiore del muro di rivestimento per l' unità d' altezza del
— 1052 —
terrapieno : tavole che, poco estese nel puro caso pratico , ha egli voluto cal-
colare.
Il prof. Mossotti rammenta a tal proposito un lavoro di simil genere , ma non
eguale a quello del Padula , pubblicato dal prof. Tr.imontini.
Sorge poscia 1' Astronomo sig. Capocci a proseguire la sua comunicazione
intorno alle macchie solari , e propone un metodo per osservarle. Queste mac-
chie che veggonsi apparire ed in brevissim' ora giungere al loro massimo, che
anzi sovente appariscono istantanee in tutta la loro ampiezza , richiedono una
costante osservazione per essere seguite nel loro nascimento e nelle loro subite
fasi. Ei desidera quindi per evitare una speculazione soverchiamente pertinace
e penosa, che in ciascuno degli Osservatori d'Italia successivamente s'intendesse
a siffatta esplorazione in una detcrminata ora del giorno , al che basterebbero
una dozzina d' Osservatori, poiché il tempo adattato a tale esplorazione non do-
vrebbe discostarsi di 3 a 4 ore dal mezzodì. In quanto al modo d' eseguire
tali indagini ei raccomanda l'apparecchio da lui fatto costruire a Parigi secondo
i principi delle sostanze diafane e adiatcrniichc del cav. Melloni , e crede che
sia anche opportuno d'interrompere l'osservazione diretta per riguardare, alla
maniera del Galilei, l'immagine del Sole ricevuta sopra un cartoncino bianco a
Ire decimetri dal fuoco del canocchiale, e guarentita da una piccola camera
oscura aderente all' oculare dello strumento. Questa associazione astronomica
italiana potrebbe non solo gettar viva luce sul fenomeno delle macchie solari ,
ma ancora sopra altri argomenti di cosmologia e di meteorologia ; come sareb-
bero gli enigmatici globuli opachi che veduti si sono in questi ultimi tempi pas-
sare sul disco del Sole , e le bolidi , gli aereoliti , e le stelle cadenti di cui egli
ampiamente dimostra l' importanza.
H Presidente giudica che l'inserzione della proposta anzidetta negli Atti del
Congresso basterà per far cooperare tutti gli Astronomi italiani a cosi impor-
tanti ricerche.
Indi il prof. cav. Malteucci presenta una macchinetta, perfezionamento di quella
che si adopra per osservare il fenomeno cosi interessante del foro che si forma
in una carta al passaggio dell'elettrico fra due punte metalliche. Per mezzo d'una
vite senza line si svolge successivamente una striscia di carta fra le due punte;
I
— 1053 _
<• in (.il guisa si può ripplore l' espprimonto ron ppIci'ÌUi un {»ran numero di vol-
te, e sopra una caria posta sempre nelle stesse condizioni.
in seguito il sig. De Gasperis dà lettura d' una sua propositi , riguardante una
tavola per trovare le radici delle equazioni cubiche numeriche.
Ecco il principio di cui si è servito per la formazione di essa. Dato l'equa-
zione
X^±pa.-,=0 se si fa .= 100 V^, verrà v^±^_.^-|_^ =o ;
messa sotto questa forma , egli ha calcolato i diversi valori di ri' + — - — da
y=0,00001 a !/ = 0,l variando la y di un 0,00001 per volta. Coll'ajulo delle
tavole di llutton tutto il calcolo si è ridotto a semplici addizioni o sottrazioni.
I valori assunti dalla espressione ìj' + 7Tr,,TTT, formano i termini della tavola , e
nei casi particolari vengono dati dal valore del termine noto^ '^ — . Con
questa tavola, egli dice, si liauno le radici della ridotta esatte fino alle cento-
millesime a prima entrata, e con uua semplice proporzione, conoscendo la va-
riazione di !/ '+ r^^ > per un 0,00001 di variazione nella ij, si possono ave-
re molle altre cifre. Nella massima parte de' casi egli ha trovalo che si può con-
tare per esalta almeno la quarta. Finisce conchiudendo, che sebbene la lavola
sia chiusa tra certi limili , questi abbracciano i casi che ordinariamente occor-
rono, e col suo uso le radici si hanno più speditamente che eolle stesse note
forraole trigonometriche.
Si dà poscia lettura d'nn lavoro doH'Ing. Merlin! , che propone ima bussola
insensibile all'azione perturbatrice del niagnelismo. Uilenulo insuflìciente il me-
todo di correzione di Barlow , e accennati alcuni tentativi infruttuosi per otte-
nere lo scopo, si descrive l'apparecchio formato con due lamine concentriche
133
d'oltone discoste Ira loro d' una distanza non minore di 20 millimetri , e riem-
piti» nel vano risultante di polvere di ferro impnipniiilc. 1/ autore assicura die
saturandosi in tal guisa il magnetismo dell' ago , esso diviene insensibile a qua-
lunque l'orza prrlurbatrirc.
l'anno a questo riguardo alcune osservazioni il prof. Lcuigo e il (Colonnello Co-
sta , il quale non crede inesatto il metodo di Barlow ; e duhita il prof. lielli che
l'apparecchio possa non solo rendere insensibile 1' ago all'azione perturbatrice
ma ancora al magnetismo della terra: infine 1' Architetto sig. Simonetti assicura
che in Napoli una tal bussola ù giii nota, e posseduta dal RealcrflìcioTopogralico.
L' Astronomo sig. Capocci riandando la memoria risguardanic la cometa del
1843 letta dal sig. Petors nella precedente adunanza crede che il periodo di 17!j
anni stabilito per la rivoluzione dell'astro non possa ammettersi con certezza ,
imperocché le prime osservazioni e le ultime fatte a Berlino sono poco sicure ,
ed in quel calcolo non si è tenuto conto della resistenza dell' etere. Osserva che
altri Astronomi avendo valutato un periodo di 35 anni , ed egli stesso di »o\\ 7
anni convenga che in tali epoche più prossime in cui è possibile il ritorno della
cometa si facciano diligenti osservazioni — 11 dott. Peters risponde, giustificando
il suo metodo di calcolo che lo ha condotto a detti risultamenti ; riflette che la
resistenza dell' etere dovea mostrarsi prima delle osservazioni ; e che da tutte
quelle fatte lo ore dopo la sua apparizione sino all' ultima non può ricavarsi un
periodo minore di 17o anni senza supporre errori tropjio grandi nelle medesime.
Considera per ultimo il prof. Mos.sotli, che trattandosi d'una cometa, la quale
e visibile ad occhio nudo con un periodo si breve da dovere passare 14 o lo
volte al perielio nel corso d' un secolo, sembra poco probabile che , malgrado
le sue posizioni poco favorevoli alle osservazioni, sia passata tante volte senza
essere stata veduta.
In seguito il cav. Jleiloni comunica alcune notizie sulla strada ferrata atmo-
sferica costruita da Croydon a Darmouth col sistema dei signori Clegg e Sanuda.
È dessa della lunghezza di 5 miglia, e corre parallelamente alla strada ferrata
ordinaria che va da Londra a Brighton. Il vuoto del tubo che sta nel centro del-
la strada non è mai minore di 2 pollici; si è anche ridotto talvolta a ; polli-
ce, e dura due ore dopo finito il la\oro delle macchine. In una prova il convo-
\
— 1055 —
glio aliiiosforico lia sorpassalo la vclopìtà del con\ot;lio ordinario; la strada osta-
ta pcM'forsa in U',3()" con velocità variabile Ira un minimo di 20 niij^lia l'ora , cil
un massimo di 7U.
infine il l'rcsidcnte continua l' esposizione delle sue idee intorno alla teoria
della pila di Volta semplice e composta e dei pesci scoienti , che avca comin-
ciato a dichiarare al Congresso di Milano. La dottrina chimica che prevale in
Euro|>a sj)iega la corrente coll'azioue cliiiuica tra il liquido e il metallo più attac-
cabile che costituiscono la vera coppia , mentre il secondo corpo metallico non
interviene che come conduttore dell'elettricità; ma è da spiegarsi tuttavia in qual
modo abbia origine il movimento dell' elettrico sviluppato. Crede il prof. Orioli
che lai movimento si determini allorché si pone in attività l'induzione elettro-
statica, e considera un arco bimetallico qualunque immerso in un liquido per es.
di zinco e rame immerso nell'acqua : s' opera in tal caso la decomposizione del-
l'acqua , r ossigeno si unisce allo zinco che si ossida, ed ha luogo una corrente.
Osserva egli, che io zinco per decomporre l'acqua deve essere più elettroposi-
tivo dell'idrogeno che era in combinazione coli' ossigeno elettronegativo, e che
nel loro avvicinamento essi operano 1' uno sull'altro per induzione, ed esagera-
no il loro stalo elettrico: i punti che si ossidano per diventare più elettropositi-
vi richiamano il fluido dal rame, l'ossigeno per diventare più elettronegativo
rigetta l'elettrico sull'idrogeno già libero del primo strato d'acqua , il quale in tal
guisa diventa più elettropositivo dell' idrogeno del secondo strato d' ac(iua , di
cui opera in conseguenza la decomjiosizione. In tal modo 1' operazione si ripe-
te in tutti gli strati del liquido iusino all'ullinio, il cui idrogene venendo in
cjmtatlodel rame elettronegativo viene ridotto allo stillo naturale: ma tali con-
dizioni essendo permanenti , l'elettrico si riproduce perennemente e ne nasce
il circolare della corrente.
Relativamente alla pila composta, su la quale l'aggiunta di coppie fa cresce-
re l'energia della corrente, eidà una spiegazione diversa da quella del |irof. De
la |{i>e. Nel conlatto della superficie dello zinco col liquido si ha una data azio-
ne chimica in un dato tempo che mette in movimento una detcrminata quantità
d' elettrico , la (juale deve esser presa dalla parie posteriore ; se aggiungesi una
seconda coppia essa dee prendere tanto elettrico quanto ne prese la prima , e deo
— 1056 —
caricarsi come per cascata; quindi la corrente s'accelera, perchè la corrente si
ripete nel medesimo tempo due volte nelle due coppie successive, e l'accelera-
zione produce un aumento d'elTcllo, un aumento di tensione.
Nei fenomeni dei pesci elettrici ei fa intervenire tre elementi diversi: l.'una
porzione di sistema gangliare, e più generalmente di sistema nervoso che svi-
lujtpa l'elettricità; 2.° un organo rinforzatore che dà clfìcaria alla debole corrente
prodotta nel primo ; 3." la facoltà nell'animale di rompere il circuito in due punti
qualunque, onde introdurvi una parte del circuito esterno, e produrre il feno-
meno della scossa, e quindi una specie particolare d'azione nell'animale cui im-
propriamente si dà il nome d'azione volontaria. La deliolo elettricità diviene ef-
ficace ueir organo rinforzatore , imperocché il ganglio essendo simile alla pila
ed essendovi circolazione tra il polo positivo ed il negativo, tanto più energica
sarà l'azione quanto più lungo è il circuito: se quindi nell'organo rinforzatore
s'hnnno dei fili moltìplicì , che si ripiegano per gran numero di giri, l'accelera-
zione che ne nasce produrrà tale impulso da rendere molto sensibile il fenome-
no della scossa.
Il sig. Abate Conti fa notare che il Volta avea dichiarato le stesse idee intorno
ai pesci scoienti ; della quale cosa non consente il prof. Paci , mostrando come
esse invece erano differentissime da quelle del prof- Orioli — Il prof. Longo
promuove dei dubbi, citando alcuni casi in cui l'acqua non si decompone: ma
il Presidente risponde aver egli messo in campo l' acqua come un esempio par-
ticolare , e che in simili casi hanno luogo altre scomposizioni nascenti dalla
stessa azione di forze elettriche : che solo potrebbe ricercarsi in qual modo vi
sia qualche volta corrente senza elettrolisi , ma crede che forse quando ciò av-
viene, l'elettricità invece d'essere rigettata indietro si attacca ad un altro corpo.
Dopo ciò si è sciolta l'adunanza.
Il Presidente — Fra.-vcesco Orioli
GiovANM Maria Lavagha
1 Segretari < Giacomo Maria Paci
Federico Napoli
ADUNANZA
DEL GIORNO 1." OTTOBRE 18i5
• H«-
OEGi'iTA la lettura dei processi verbali delle due preeedenli adunanze, che ven-
nero approvale dopo alcune rettilìcazioni richieste dal Presidente , dal cav. Mos-
sotti , dal dott. Peters , e dall' Astronomo Nobile, ha la parola il prof. De la Rive.
Questo Fisico presenta uno strunnento destinato a produrre correnti d' indu-
zione , in cui la corrente induttrice cagionata da una o pili coppie è resa di-
scontinua dalla calamitazione che produce questa corrente slessa. Ha egli im-
piegato questo strumento a studiare gli etTetti che risultano dalla combina-
zione delle correnti d'induzione colle correnti idroelettriche prodotte da una o
più coppie. E pel medesimo scopo ha usato eziandio un appareccliio , nel quale
la corrente è resa discontinua per mezzo di due aghi d' ottone che pescano in
capsule ripiene di mercurio , e n' escono alternativamente mediante la rotazione
intorno ad un asse che è loro impressa da un movimento d' orologio.
Tra i molti fenomeni che ha osservato, e la cui totalità dee; formare il soggetto
di una sua memoria da pubblicarsi in breve, qui ne citiamo alcuni, rimandan-
do per ogni rimanente al suo scritto.
— 10,-)S —
Ila egli Irovato in primo luogo che la natura del commutatore influisce mol-
to suir intensità relativa delle due correnti contrarie che liaiiiio sempre luogo
colla induzione; più è lireve il tempo durante il quale il conduttore resta conti-
nuo e più sono pjiuali le due correnti. Ottiene eziandio il resultato importan-
te , elle quando si mette nel circuito del filo indotto ima coppia perfettamente
simile a quella che produce la corrente induttrice, la quantità di gas sviluppato
al voltaimetro è esattamente eguale a quella svolta a un >'oltaimetro posto nel
circuito della coppia induttrice traversata dalla sua propria corrente indotta. Nei
due casi, quella fra le due correnti indotte che è diretta in verso contrario alla
corrente della coppia , è distrutta, almeno quando non evvi che un voltaimetro
nel circuito. Se in luogo d'un solo voltaimetro se ne mettono due, tre.... fino
a sei , allora le due correnti indotte attraversano-il circuito, il quale invece non
è più percorso dalla corrente dell'una, delle due, delle tre... coppie poste nel
medesimo.
I.' uso dei galvauometri calorifici messi nei circuiti , o separatamente o si-
multaneamente ai voltaimetri , gli ha fornito pure dei risultati importanti. Cosi
la corrente d' induzione che attraversa una coppia e dà al voltaimetro una certa
quantità di gas, sviluppa sempre più calore che quella, la quale provenendo da
una pila dà al voltaimetro la stessa quantità di gas, e traversa uno stesso galva-
nometro calorifico. Osserva che quest'elTelto può riferirsi alla presenza delle due
correnti indotte contrarie: tuttavia questa circostanza non basta per ispiegare il
fenomeno.
Il prof. De la Rive ha eziandio stabilito le differenze che passano fra gli effetti
delle semplici correnti indotte senza ferro dolce , e quelli delle correnti indotte ,
quando un pezzo di ferro dolce si trova nell' interno della matassa. In generale
quest' ultime danno origine ad efTctti più potenti. Vi ha riscontrato per altro
singolari anomalie fra cui cita la .seguente — Se si fa passare la corrente indotta
nel ferro dolce a traverso un voltaimetro evvi meno gas sviluppato e meno calore
nel circuito, che quando il ferro dolce è posto nell'interno della matassa; ma
la scmtilla che si produce al commutatore destinalo a rendere discontinua la cor-
rente induttrice e mollo più forte nel primo caso che nel secondo.
Concliiude , che in generale tutti i fenomeni osservati sembrano indicare che
— 1059 —
nello sUibilimcnto d' un circuito di natura quaiun(|ue, o puramente voltaico o
misto, lo stabilimento della corrente presenta sempre alcun che di simultaneo e
di correlativo alla natura dell'azione cbimica che può aver luogo , e alla resi-
stenza oOerta dall'insieme del circuito medesimo.
Non taceremo die molli de' fatti da esso esposti vennero anche resi ostensibili
colle opportune esperienze, clic si compiacque di ripetere a mano a mano che
cadevano in acconcio nella di lui comunicazione-
Alcune osservazioni vengono dirette dal sig. Duran al prof. De la Rive; e il
Presidente esprime a qucst' ultimo tutta la gratitudine dell' assemblea per la com-
piacenza da esso avuta in esporle si belle esperienze e si importanti risultamenti.
Ha in seguitola parola il prof. cav. Mossotti, il quale presentando alla Sezione
una sua Memoria sopra l'analisi dello spettro solare fatto coi reticoli di Fraun-
liofer, trae da ciò occasione per comunicare alcune sue riflessioni sui vari punti
teorici d'ottica flsica e d' acustica, trattali nel 2." volume delle sue Lezioni fisico-
matematiche, che ha visto la luce in questi giorni.
In primo luogo si fa a considerare la spiegazione della formazione di detti
speltri, che seguendo Babinet , si dà comunemente nei trattati di Fisica; e mo-
stra come essa sia iucompleta, ove non si combini con un altro principio già in-
dicato dal Dott. YouDg, e dal Mossotti sviluppato.
Passa indi a parlare della dimostrazione data da Newton pel valore della velo-
cità di propagazione della luce. Uopo aver citato le obiezioni fatte dal Bernoulii,
«la Cramer, da Ligrangc a questa dimostrazione, osserva come il Lagrange ri-
credutosi in seguito generalizzò la dimostrazione di New ton, lasciando però sem-
pre sussistere qualche diflìcollà rispetto al modo di spiegare come il suono s'e-
stingua, tostoché il corpo sonoro cessa di vibrare. Ed egli fa vedere come assu-
mendo che i luoghi d'una molecola vibrante siano rappresentati dalle proiezioni
del punto generatore della cicloide sulla direttrice cade l' anzidetta dilTicolta,
perchè in questa ipotesi le velocità e le forze acccleratrici alla line di ciascuna
vibrazione sono sempre nulle. Qualunque sia poi la legge di vibrazione del corpo
«onoro, la dimostrazione del prof. Mossotti è sempre applicabile, decomponen-
do il moto vibratorio del corpo in una serie di movimenti cicloidali.
La terza sua riflcssiouc verte sul modo di spiegare il curioso fenomeno che
— 1060 —
due porzioni di due raggi polarizzali ad angolo retto provenienti da una stessa
oris(inc sono capaci d' interferire. Questa diflìcoltà è da lui risoluta introducen-
do il principio d'una estrema variabilità nella composizione del raggio di luce na-
tiu-ale, e quello della iuc^npacità dell'occhio a distinguere discordanze e concor-
danze clic durano soltanto per tempuscoli minori d' un lillionesimo di secondo.
L'ultima di lui rillessione è illustrativa d' un cenno dato dal Dott. Young sulla
spiegazione degli archi soprantmierari dell'Iride; questi ardii sono vere frange
che si scorgono ne' rari casi , in cui le gocce d' acqua cadenti vengono ad esser
tutte d'uno stesso diametro.
Questa comunicazione eseguita dai ringraziamenti del Presidente.
Sorge poscia il cav. Melloni a leggere una sua Memoria che porta il titolo
« Ossetxazioni inlorno a cerli fenomeni di direzione che si manifestano in ahuni
« Vtdcani a doppio recinlo » .
Partendo egli dal fatto dell'esistenza di que'vasti recinti che si scorgono in-
torno ad alcuni vulcani in guisa d'antiteatri o circhi composti di hasalle, di tra-
chile.di conglomerati, ed altre rocce dolcemente inclinate all'esterno ed interna-
mente ripide e scoscese , le quali accennano un'origine di molto anteriore a quel -
la delle materie vulcaniche eruttate dal cono centrale , l'autore richiama l'atten-
zione dei Fisici e dei Geologi sullo slato più o men perfetto di conservazione di
questi grandi recinti , le cui pareti non variano solamente in altezza come nel
cono centrale, ma sono interamente abbattute e distrutte da un lato. l'er alcu-
ni che ve ne sono quasi perfettamente interi, tutti gli altri presentano la metà
o il terzo soltanto del loro perimetro; e mentre nel primo caso l'azione vulca-
nica centrale è debolissima , o del tutto spenta , nel secondo invece essa è nella
massima attività, ed offre soltanto fasi o periodi più o men lunghi di calma e di
somma violenza.
L'autore assegna per epoca ai succitati scoscendimenti uno di questi ultimi
periodi di somma energia succeduto ad uno di calma, innanzi al quale le forze
interne del globo aveano prodotto i grandi circhi anzidetti ; e spiega le cagioni e
il modo di siffatta ruina colla seguente teoria. In detta epoca di massima atti-
vità in cui pare evidente che siasi stabilita una libera comunicazione tra l'aper-
tura esterna ed il focolare delle azioni vulcaniche , che tutto induce a credere
I
— IO()l —
^i^iellenli a gran |>roft;ndità , i lltiidi clastici imI allri corpi parliti dalle viscere
della terra , ove la celerilà della rotazione diurna è debole siiinjieranno alla su-
perficie con un movimento di traslazione laterale minore di quello onde sono
animati gli orli del cratere : e la parete che per virtù di siOalto movimento si va
accostando all'asse vulcanico, supposto per un istante immobile nello spazio,
cioè la parete volta all'occidente premerà le materie ascendenti con la dill'eren/a
delle (lue velocità, e patirà (|uindi una reazione diretta dall' interno all'esterno,
che airivando a certi limiti produrrà la i ovina del lato occidentale del cratere.
Osserva egli per altro che sebbene il punto situato sulla linea condotta dal cen-
tro del vulcano al centro dell' arco occidentale del cratere , sia quello ove lia
luogo la massima pressione o tendenza allalterraniento, non s(! ne dee perciò
arguire che 1' clletlo massimo seguirà precisamente questa direzione, perché
siccome la resistenza può variare dall' uno all'altro lato del cratere, cosi l'efli-
cacia dello sforzo, non produrrà sempre il massimo effetto nel luogo di mas-
sima pressione.
Mentre appoggia con i fatti la propria teorica , trae egli partito dalla surrife-
rita osservazione per spiegare le anomalie che parrebbero presentare a siffatta
legge alcuni fra i vulcani esistenti a doppio recinto, in cui la linea condotta dal
centro alla metà della breccia non e diretta all'ovest rigorosamente. Le diver-
genze poi maggiori offerte dalle brecce dell' Etna e del Picco di Teneriffa sono
da lui attribuite agli avTallamcnti della corteccia terrestre anunessa da tutti i
Geologi odierni segnatamente presso le grandi montagne vulcaniche come le suc-
citate.
Tra le altre idee che espone l'autore appoggiate dai liitti in conferma della sua
legge generale, v'ha il modo di determinare matematicamente la forza, cui at-
tribuisce i diroccamenti più volte nominati , provenienti dalla differenza delle
velocità di rotazione del focolare vulcanico e della superficie terrestre, nel sup-
posto che tutti i focolari donde traggono origine le forze produttrici delle gran-
dì eruzioni vulcaniche si trovino alla superficie d'una sfera concentrica alla su-
perficie terrestre, opinione che non manca di difensori fra i Geologi. Ne desu-
me la legge evidente di decrescimento di detta forza dall'equatore andando ver-
so i poli; e raccomanda lo studio comparato dei crateri vulcanici conosciuti a
134
— 10C2 —
tulle le diverse latitudini non solo per la verificazione completa della sua legge
generale, quanto per quella dell'opinione che i centri d'azione di tutti i vulcani
siano alla mi-desiiiia distanza dalia suporficie della (erra.
Concludo filialmente il suo lavoro traendo argomento in favore del suo prin-
cipio anche dalla regolarità dei circhi vulcanici su molte montagne della Luna ,
e dalla posizione centrale de' loro crateri d'eruzione , le quali circostanze attesa
la somma lentezza del moto di rotazione del nostro satellite confermano la teo-
ria che difatti a tale lentezza le vorrehhe attribuire.
Terminata siDlitta lettura, l'Astronomo signor Capocci , commentando la fi-
nezza delle osservazioni e delle vedute del Cav. Melloni, non concorda per altro
con lui suir indicata causa de' guasti de' recinti dei crateri, citando esempì di
rovine che si veggono ne' medesimi al Nord ed al Sud. Egli per lo contrario gli
vuole attribuire alle piccole eruzioni secondarie, le quali si fanno strada a tra-
verso le fenditure laterali e alle soluzioni di contìnuiti'i che si riscontrano sul
dorso di molli vulcani. E nemmeno gli accorda la regolarità dei cerchi dei cra-
teri lunari , citando quelli di Gassendi e di Maurolico , che mostrano segni di
guasti sensibili dal Nord al Sud , ed altri in queste o diverse direzioni.
Replica il Cav. Melloni di non negare la possibilità delle cagioni allegale dal
preopinante, le quali se in certi casi agiscono, e specialmente nelle eruzioni e
nei crateri minori, sostiene per altro la preponderanza della causa da lui messa
in campo pei diroccamenti che avvengono nelle grandi eruzioni , e nei crateri
maggiori.
Qui il Presidente crede doversi sospendere la discussione , imperocché l' a-
dunanza già trascorse al suo fine.
1! Presidente — Ku\>t.esco Oiiioi.i
Giovanni Maria Lavagna
I Segretari { Giacomo Maria Paci
Federico Napoli
ADUNANZA
DEL GIORNO 2 OTTOBRE 1845
•«•
JLbtto ed approvato il verbale della precedente adunanza , il sig. Daxelhofcr
si fa a leggere a nome del doli. Carlo Jlayor figlio, la descrizione d' un appa-
rato di salvamento pei naufraghi , il quale consiste principalmente in un sacco
di tela impermeabile da includervi le vesti e attaccarsi al collo , tenendolo du-
rante il nuoto sotto la persona ad oggetto dì farla galleggiare — In questo appa-
recchio riscontra vari inconvenienti il conte Beffa : e il sig. Daxelhofer richiede
del suo giudizio una Commissione, che il Presidente non e disposto ad accor-
dare, se non che per riferire se l'esperimento veramente riesca.
Indi il prof. Bagona-Scinù presenta un apparato per eseguire una sua espe-
rienza , nella quale s' ottiene la rotazione dell' ago magnetico mediante 1' elet-
tricità ordinaria. Esso consiste in un zoccolo circolare di legno posto su tre pie-
di isolanti, su cui elevasi un'asta di rame terminata in punta acutissima. Va
grosso filo cilindrico di rame trovasi nel medesimo piano orizzontale dell' estre-
mo superiore della punta anzidetta, ed è sostenuto da tre piedi di rame pian-
tati nella circonferenza della base di legno. Un secondo filo di rame mette in
comunicazione le tre colonnette metalliche che sorreggono il circolo superiore.
— 1065 —
Collocando sulla punla centralo un ago d'acciaio a losanga fortemente magne-
tizzalo , osservasi , che essendo l' asta metallica in comunicazione col condut-
tore della macchina elettrica, e il circoletto superiore col suolo, girando velo-
cemente il disco della macchina gira l'ago celeramente ; la direzione del moto
rotatorio è da nord ad ovest per 1" estremità australe dell'ago. Invertendo le co-
municazioni , mettendo cioè il circoletto esteriore in relazione col conduttore
della macchina , e l' asta centrale col suolo , la rotazione dell' ago magnetico av-
viene in verso contrario, cioè da nord ad est. Egli avea sulle prime collocato
alcune punte nella circonferenza interna del filo di rame superiore ; ma senza
le punte si ottiene un effetto maggiore. 11 fenomeno non avviene facendo uso
di aghi non magnetici ; il che prova come essa dipenda dall' azione combinala
dell' elettricità e del magnetismo , cosa d' altronde accennala dal cambiamento
di direzione nel moto rotatorio per l' inversione delle comunicazioni. Annun-
zia inoltre d' avere eseguito questo esperimento nel Gabinetto Reale di Fisica
in presenza dc'professori Uè La Rive, IJelli, Matteucci, Botto e Paci, e crede che
esso appartenga ad un nuovo genere di fatti di cui non sa dare la spiegazione. Ci-
ta in proposito un esperimento del sig. de Miranda , il quale ad un ago ma-
gnetizzato in equilibrio su d'una punta isolata accostando la palla d'una boccia di
Leyden , la cui interna armatura comunicava col conduttore della macchina
elettrica , e l'armatura esterna col suolo, caricando la boccia ottenne nell'ago
un moto di rotazione da nord ad o\est.
Indi il prof. Palmieri conumica i primi saggi d' alcune sue ricerche tendenti
a determinare la varia conducibilità dei corpi peri' elettrico, e a fornire i mez-
zi per conoscere la purezza de' metalli e d' alcune altre sostanze , giovandosi
delle correnti indotte dal magnetismo del globo. Egli dopo aver brevemente
ricordati i metodi da altri tenuti per la determinazione delle conducibilità , fa
conoscere come le correnti telluro-elettriche siano le più costanti di tulle , e
tali però da essere di preferenza adoperate anche per vedere se le correnti
istantanee si comportano attravei'so i cor|)i nello stesso modo delle correnti
continue. Il prof. Palmieri trova che la conducibilità d'uno stesso filo varia
principalmente per la teuiporatina, jum- la tensione , e per la diversa disposi-
zione molecolare, ma tulle queste variazioni tengonsi tra limili mollo angusti ,
— 1065 —
tranne il faso di temporalurc molto alte non ancora soltopostn a prova. So per
altro ad un (ilo per es. d' argento puro se ne sostituisca uno die ahliìa pochi
millesimi di lc$(a, la conducibilità tosto varia d'una (piantila sensibile: donde
egli desume l' idea d' applicare le correnti teiluro-elettriche per sagRiarc i me-
talli preziosi in modo molto spedito. Finalmente ricordando uno strumento
idealo dal Rousseau per dislinpuerc 1" olio d'oliva puro da quello alterato con
olio di semi, trova che silTatto strumento, obliato per la sua inesattezza, po-
trebbe perdere i suoi difetti e venire utilmente in uso, se invece d'adoperare
le pile a secco si ricorresse alle correnti d'induzione della terra.
Legge in seguito il prof. Matteucci il rapporto della Commissione stabilita
per giudicare la Memoria che concorre al premio proposto dal sig. Marchese
Pallavicino nel Congresso di Milano sul miglior motore applicabile alle strade
ferrate, che testualmente si riferisce in seguilo.
Si fa Egli inoltre ad esporre alcuni suoi esperimenti tentati onde spiegare la
conducibilità della terra, e decidere se la terra conduca la corrente alla manie-
ra ordinaria , ojjpure agisca come serbatoio universale. Le esperienze di cui par-
la il cav. Matteucci mirano a provare 1' esistenza delle correnti derivate. Le
due estremità del galvanometro sono immerse in due pozzi intermedi ai pozzi
estremi in cui pescano le estremità del (ilo percorso dalla corrente principale :
ed ha trovato che l'intensità delle correnti ottenute col galvanometro cresceva,
crescendo la distanza fra le due lamine intermedie : e questa è appunto la legge
delle correnti derivate. La dire/ione poi di queste correnti è stata da lui trova-
la concorde con quella che s' attendeva. Oltre a ciò si è proposto la quistione in
rapporto della telegraDa elettrica , se cioè sia possibile far comunicare tra loro
due luoghi , tra quali sia interposto un lungo tratto di mare , e sperimentò nel
(lume Arno, se la corrente passi per un sol Glo non rivestito di materie isolanti
immerso nell'onde, e n'ebbe un risultato affermativo. Attesa la brevità del
tratto d'acqua cosi valicata, riconosce e^'li non \alere il suo esperimento d'as-
soluta prova rispetto ai lunghissimi tratti di mare, anche prescindendo dagli al-
tri numerosi ostacoli che sarebbero a vincersi per sostenere il fdo ec. ec.
Il medesimo prof. Matteucci presenta una sua speciale modiOcazione del tele-
grafo elettrico , che ha cercalo di rendere il più semplice possibile , riunendo
— 1066 —
in un solo apparecchio il telegrafo propriamente detto , il congegno per dare
r allarme, e per scrivere. L' apparecchio agisco a circuito coslantemenlo cliiiiso
formalo da un sol filo e dalla terra. Il segnale ha luogo quando s' interrompe
il circuito , od olTre il pregio d' avvisare di detta interruzione coli' allarme che
suona.
Il prof. Majocchi crede di scorgere una forte analogia tra il riferito telegra-
fo, ed uno descritto in Inghilterra e riportato ne' suoi Annali. E il prof. Mat-
teucci inteso che si trattava del telegrafo di Bain, fa rilevare tutte le differenze
che hanno luogo tra questo ed il suo.
Intorno poi alla prima esperienza surriferita del cav. Matleucci, dubita il prof.
Majocchi se dessa veramente provi la circolazione dell' elettrico attraverso la
terra : sostenendo egli che la corrente riscontrata nel galvanometro interposto
nel tratto di terra che fa parte del circuito sia benissimo spiegabile colla secon-
da ipotesi che abbiamo detto ; bastando il supporre che 1' elettrico s' irradi a
grandi distanze tanto all' entrare che all' uscire dal filo. Oppone il prof. Mos-
sotti che la corrente di derivazione è sicuro indizio dell' esistenza della corrente
principale : ed aggiunge il prof. Matteucci , che siccome la corrente di cui si è
parlato avviene anche nel mezzo del tratto di terra , se la volessimo spiegare
giusta le idee del prof. Majocchi, si cadrebbe anche in questo caso in una circo-
lazione dell' elettrico a traverso la terra.
Dopo la breve discussione il prof. Majocchi presenta una medaglia indorata
a matto dai signori prof. Giorgi, Barsocchini e Puccetti di Lucca con un pro-
cesso elettro-chimico da essi rettificato.
n sig. Baponsoli presenta pure uno strumento di sua invenzione, da lui chia-
mato Telemetro , atto a misurare mediante la triangolazione qualunque distanza
inaccessibile da un sol punto di stazione — Fa rilletlcre il sig. Pcters non po-
tersi ottenere con questo strumento che resultati approssimativi , perchè co-
strutto su d' una piccola scala — Ed il maggiore Scarambone cita tra gli altri
analoghi strumenti il Telegromelro del Capitano Bifezza di recente invenzione,
col quale si ottengono resultati esattissimi.
Finalmente il prof. Ricci leggo una Memoria relativa ad un suo strumento
che presenta alla Sezione, cUiiimato l'neumalometro , celie vuol sostituire al
— 10C7 —
barometro per la misura delle altezze de' monti. Consiste esso in un tubo oriz-
zontale di cristallo chiuso ermeticamente negli estremi con due chiavi d'acciaio.
Introdottavi piccola quantità di mercurio s' aprono le chiavi nella più bassa sta-
zione; e siccome la colonna metallica resta egualmente premuta da ambi i lati
il lii|uido si Tn immobile. Chiuse le chiavi s' ascende al sito di cui vuoisi rile-
vare r elevazione, ed ivi si apre una sola chiave. Or siccome 1' aria più rarefat-
ta della stazione elevata sviluppa nel braccio aperto un' elasticità e quindi una
pressione minore di quella dell'aria rinchiusa nel braccio opposto, che è appun-
to r aria della bassa stazione , la colonna mercuriale dee muoversi per la diffe-
renza delle due forze elastiche, e di una quantità proporzionale a questa difle-
renz.T. Notala tale differenza di elasticità e quindi di densitii e peso da una scala
graduata munita di nonio, se ne può facilmente desumere la richiesta altezza.
Osservato l' istrumento da alcuni membri , il Presidente dichiara sciolta 1' a-
dunanza.
Il vice-Presidente — Cav. Ottaviano Fabrizio Mossotti
GiovAN.M Maria Lavao.na
1 Segretari { Giacomo Maria Paci
Federico Napoli
ADUNANZA
DEL GIORNO 3 OTTOBRE 184o
Uopo la lettura e l'approvazione del processo verbale della precedente adunan-
za l'Astronomo sig. Capocci ricorda che sino dal 1830 lia egli costruito uno
Scaffandro in forma di sacco ad evitare i naufragi , per cui ottenne la medaglia
d' oro dalla Società Francese dei Naufragi ; ma tuttavia confessa che il suo conge-
gno non soddisfa in pratica pienamente all' intento, come quello che riesce d'un
peso soverchiamente incomodo, e di spesa non lieve — Il Presidente osserva
che da gran tempo si è pensato a questo genere d' apparati di cui si hanno molte
e varie descrizioni; ma che essi mal rispondono allo scopo, perché non valgono
a resistere all'impeto dell'onde; ed il Colonnello Costa cita in proposito certe ma-
terasse galleggianti proposte in Inghilterra.
Indi il prof, Vismara fa notare che l' esperienza del signor Ragona-Scinà ,
di cui si fé cenno nella precedente adunanza, era stata già da esso eseguita, senza
adoperare un particolare apparecchio. Egli collocando sopra il conduttore di una
macchina elettrica un'asta metallica terminata in acutissima punta, su cui posa-
va un ago magnetizzalo , stabilite le comunicazioni e girando il disco della mac-
~ lOGO —
oliina ottenne l.i rotazione dell' ago , che si Ti in verso opjiosto ponenJo l' asta
sul conduttore die raccoglie l'elettricità negativa.
Si dà in seguito lettura di alcune considerazioni inviate dal cav. Antinori ,
sul modo onde dovrebbero eseguirsi le osservazioni meteorologiche in Italia ,
adlnclié si potessero dalle medesime ritrarre i iiiù utili risultali. Vi si propone
la formazione d' una modula per ser\ire di guida a tulli gli Osser\alorì della Pe-
nisola, e d' un vocabolario meteorologico per 1' uniformità del linguaggio — Il
Presidente riguardando utilissima la [iroposta del cav. Antinori, vorrebbe che
i Meteorologisti s' uniformassero per (pianto è possibile al sistema d'osservazio-
ni praticato in Inghilterra. Si rallegra in veder sorgere Osservatori meteorolo-
gici in Italia diretti da uomini di gran valore, e coglie l' occasione di parlare di
quello che si sta ora edificando sul Vesuvio per cura del cav. Melloni — Insi-
ste il Colonnello Costa aflinche i metodi sieno uniformi e gli strumenti compa-
rabili : alla quale necessità , osserva l' Orioli , si è sempre pensato ; e rammenta
come il cav. Carlini proponesse al Congresso di Lucca, clic i Fisici si provvedesse-
ro di strumenti meteorologici fabbricati a Milano, e confrontali cogli strumenti
campioni, che per di lui cura si sarebbero trovati neirOsser\alorio di Brera.
L'Astronomo signor Capocci accenna il sistema d'osservazioni del Reale Os-
servatorio di Cajiodiinoiile , in cui oltre alle osservazioni meteorologiche e ma-
gnetiche ordinarie, se ne fanno anche giornalmente sulle macchie solari, sulle
stelle cadenti, e sui corpuscoli opachi che ultimamente ha veduto passare din-
nanzi al Sole. Gradirebbe che simili osservazioni si facessero pure in altri luo-
ghi , e che in quelli posti in riva al mare si osservassero le variazioni del li\ello
marino, come si pratica da altre Nazioni. Prende da ciò occasione di mostrare
un suo Marcotjrafo, che S. M. ha ordinato doversi mettere in attività in tre punti
del Regno, cioè in Napoli, sul mare Jonio, e sull'.Vdi'iatico.
Sorge poscia il prof. Paci a dar lettura d' una sua Memoria intitolala : Osser-
razioni di Meteorologia elclirìca siilli- viiìcaniche esalazioni, in cui espone le ricerche
da lui fatte in unione del sig. Doineiiiio de Miranda sui vapori che esalano dal-
le fumaiolo delle stufe di S. (iermaiio, dalla sorgente termo-minerale del Tempio
di Serapide, e dalle fumaiolo della Solfatara e del Vesuvio, i quali esaminati dili-
gentemente uoD hanno dato alcuno indizio d'elettricità: mentre le ricerche isti-
135
— 1070 —
luite sul gas acido carbonico che si svolge inccssantcnienle dal suolo nella fa-
mosa grolla del Cane, e su quello che si sviluppa dalla Taniosa rumota vicina
alle stufe di S. Germano, hanno dato evidenti segni d' un forte stato elettri-
co, poiché l'elettroscopio a foglie d'oro ha serbato entro il gas una durevole
divergenza anche privo della punta assorbente.
Trovandosi in detto scritto la quistione agitala nel Congresso di Firenze tra
il prof. Maltcucci e il prof. Orioli, quest' ultimo si fa a riassumerla nuovamen-
te, insìstendo nella sua idea, che se i vapori sorgenti dall' interno della terra non
mostrano clcllricilii, avviene perché ne sono stali spogliati dagli strati conduttori
che hanno attraversalo — Spiega il caso del gas acido carbonico che si svolge
elettrizzalo per la sua permanenza nello slato di gas, maggiore di quella del gas
aqueo: e relativamente alla elettricità che accompagna i vapori cita in esempio
la macchina d'Armstrong. — Il Dolt. Peters rammenta un fatto, accaduto nel-
l'eruzione dell' Etna del 1843 , di molte persone perite per effetto manifesto del-
l' elettricit;'! svolta dal vapore che si sviluppò dall'acqua d' un torrente in cui ir-
ruppe la lava — Osserva il prof. Majoechi non esservi identità tra i fenomeni
della macchina d'Armstrong, e quelli dei vapori che escono dalla terra : imperoc-
ché nei primi lo sviluppo dell' clettricii.'i secondo Faraday nasce dall' allrito dei
vapori contro i tubi della macchina, mentre nei secondi é dovuto ad azioni chi-
miche. Il prof. Orioli risponde: 1.» che non tutti convengono nell' attribuire al-
l'attrito i fenomeni d'Armstrong : 2.° che poi le differenze tra i falli Osici e chimici
vanno sempre più a diminuire : che entrambe le categorie sono fenomeni d'azio-
ne molecolare ; e mentre per fatti assolutamente chimici s'intendono quelli in cui
avviene un mutamento nella composizione de' corpi, questo mutamento può es-
sere d' altronde si tenue da non potersi riconoscere, e dirsi fisico il fallo; mentre
poi la benché menoma mutazione avvenuta può dare occasione a grande svolgi-
mento d' elettricità , come facea osservare lo stesso Faraday — Il Prof. Palmieri
assentendo all' idee dell'Orioli , distingue il caso in cui la sostanza gassosa sia il
prodotto d'un' azione chimica determinata, come l'acido carbonico, nel qual
caso dee mostrarsi l' elettrico , da quello nel quale abbiansi azioni chimiche com-
plesse , come nella formazione dei vapori vulcanici , ove l' elettricità può neu-
tralizzarsi pel concorso delle azioni stesse — Il prof. Zambra osserva come sa-
1
— 1071 —
rebbo utile esplorare lo stalo delie esalazioni a vario distanze dal suolo , im-
perocché può avvenire che quanto più s" innalzano, tanta maggior tensione ac-
quisti r elettrico alla loro supcrlìcie ; e il prof. Paci risponde che ciò fu fatto
non solo per lo stato elettrico, ma ancora per la temperatura.
Indi il sig. De Miranda legge una esposizione delle osservazioni meteorologi-
che e magnetiche fatte nel Gabinetto Fisico di S. Maestà negli anni lSi3, 1814,
di cui egli ha formate e presentalo le tavole. La notizia delle operazioni esegui-
te onde stabilire la posizioni; del Gabinetto, del modo in cui sono disposte le os-
servazioni, dei metodi adoprali per lo stabilimento dei magnetometri , e d' altre
cose diverse. Chiede in Qne ai fisici del Congresso a quale ora del giorno dovreb-
be darsi la preferenza , allorché non potesse farsi che una sola osservazione.
Da una discussione che s'agita a tal riguardo tra i signori Orioli, Petcrs , Ca-
pocci , Chrctien , resulta non potersi additare un' ora del giorno che abbia la
medesima convenienza per tulli gli strumenti: e il cav. Melloni riflette che per
ottenerci migliori resultati sarebbe necessario fornirsi di termometri, barome-
tri ed igrometri, quali si sono di recente costruiti in Inghilterra, che seguono
graficamente d'ora in ora le varie fasi del loro andamento. Il prof. Majocchi
desidera che si pubblichi una modula di cui vorrebbe affidata la composizione
al cav. Melloni; la quale dopoché sarà di.scussa al Congresso di Genova, dovrà
servire di norma a lutti gli Osservatori d'Italia. Il Presidente osserva che finora
si sono incaricale indarno per lavori di simil genere varie commissioni; e cre-
de che in fatto d" osservazioni meteorologiche dovrebbe imitarsi ciò che si fa in
Inghilterra. Annunzia che il sig. Pentland, il quale viene da un Congresso in-
glese, potrebbe dare le più utili notizie sulle discussioni che a tal riguardo han-
no avuto luogo in quella riunione di dotti; nulladimeno accorda volentieri che
il cav. Melloni si occupi della composizione della modula succitata . e ne spera
la migliore riuscita.
Indi il sig. Tripaldi legge un suo scritto intorno all' Atmosferohfjia : e dopo
lui il sig. Savini presenta uno Scandarjlio marittimo per misurare la profondità
dell'acque. Lo strumento consiste in una palla vuota nell'emisfero su})eriore,
e divisa nell' inferiore in due parli, cioè in un segmento e in una calotta mobi-
le, la cui faccia interna è convessa e tanto discosta da un diaframma che divi-
— 1072 —
de i due emisferi da potei' contenere una data quantità di mercurio. La calotta
mobile chiude perfettamente la sfera che scende nell' acqua trascinala dal jieso
del mercurio; ma appena tocca il fondo lascia fuggire il mercurio, e la palla ri-
sale : il (em|:o dell'ascensione serve a valutare la profondità deH' ac(iua — Il
cav. Clirelien e il prof. Majocclii osservano che vi sono altri strumenti dello
stesso genen; l'ondati sul medesimo princi()io , benché non alTallo identici ; e
tra questi, il prof. Melloni cita lo scandaglio presentalo akimi anni sono dal
sig. Paolo Anania de Luca alla R. Accademia delle Scienze di Napoli.
Infine il si},'nor Lolaro legiio il sunto d'una sua Memoria sopra alcune osser-
ìa/ioui meteorologiche fatte In Ueggio di (lalabria nei Terremoli dell'agosto
1839; e trascorsa l'ora il Presidente scioglie l'adunanza.
Il Presidente — Fiiaxcksco Oitìoii
ÌGiovANM Maiiia Lava(ì.\a
Giacomo .Mauia Paci
rEUEKico Napoli
\
ADUNANZA
DEL GIORNO 5 OTTOBRE 1845
I
JETTO ed npprovato il (ìrocesso verbale dell' antecedente adunanza, rc'lali\ amen-
te alla memoria letta nella medesima dal prof. Paci, il cav. Melloni propone di
estendere le esperienze sulle mofete ammoniacali, su quelle dell' isola d'Iscliia ,
e sui gas. Rispetto poi alla discussione promossa dal sig. De Miranda, il cava-
lier Matteucei propone il lermometrografo di Breguet , e il prof. Majocclii ag-
giunge che il Gabinetto di Fisica dell' I. R. Liceo di S. Alessandro in Milano
possiede un barometro e un termometro orari di recente inventati dal sig. Kreil
di Praga , Direttore di queir Ossenatorio Astronomico , e in prima addetto alla
Specola di Milano. Annunzia inoltre , clie all' Osservatorio Meteorologico del
luddetlo Liceo di S. Alessandro sono in atti>ità da parecchi anni un anemosco-
pio , un anemometro, ed un pluviometro orarli; il primo e l'ultimo de' quali
danno con molta cs;ittezza e precisione le loro indicazioni per li ore successi-
ve, durante l'assenza dell'osservatore.
Terminata la breve discussione che si riferisce alle materie trattale nella pre-
cedente adunanza, il prof. cav. Botto annunzia per organo del prof. Paci d'aver
conseguila una dimostrazione sperimentale della formula da lui adottata, espri-
— 107-1 —
monlc r intensiti galvanometrica della corrente idroelettrica, considerando se-
paratamente ì diversi elementi che entrano in tale espressione , riguardanti :
1.°nnnuenza del numero delle coppie; 2. "quella delle superficie; 3."quella della
quantiU'i d'azione elettrolitica; 4. "infine ([uella della iialiira di silTatta a/.ione. l'4»li
trovò die a quesf ultima soltanto corrisponde un coefiicieiite specifico.
Si dà in seguito notizia delle principali esperienze sulla forza elettromotrice
della terra eseguite dal prof. Luigi Magrini , mediante 1' apparato fatto co-
struire dalla città di Milano in occasione del sesto Congresso Scientifico , e de-
scritte in una Memoria , di cui si omette l'estratto perclié verrà stampata per
intero in questi Atti.
Poscia ring. prof. V. A. Rossi comunica sommariamente alcune sue investi-
gazioni Sulle super/icie anulari. Espone come esse tutte vanno classificate in
undici classi distinte, secondo che variano di natura le cose che dirigono il mo-
vimento della circonferenza generatrice , e quelle che ne determinano in ogni
istante la posizione : e sono
1." A rette direttrici, e conoidale determinatrice.
2." A retta direttrice, e piano determinatore.
3." A cilindro direttore, e superficie rigata a piano direttore determina-
trice.
4." A cilindro direttore, e piano determinatore.
5." A cono direttore, e superficie rigata a cono direttore determinatrice.
6.° A cono direttore , e superficie sviluppabile a lato di regresso determi-
natrice.
7.° A cono direttore, e cono determinatore.
8." A superficie sviluppabile a lato di regresso direttrice , e superficie riga-
ta a cono direttore determinatrice.
9.° A superficie sviluppabile a lato di regresso direttrice, e superficie svi-
luppabile a lato di regresso determinatrice.
10." A piano direttore, e cilindro determinatore.
11." A piano direttore, e piano determinatore.
Accenna la proprietà comune a tutte le superficie anulari , che cioè qualun-
que di esse è inviluppo d'una superficie ad elementi retti, ed anunette una se-
— 1075 —
conda criieratricc Dclla curva carattcrislica dello inviluppo : e clic quosta o la
Inviluppata possono con $pcdi(oz7.a costruirsi — Rivoltosi indi in vista delle ap-
plicazioni alla ricerca dell'espressione analitica di ciascuna classe di quelle su-
perficie , e delle corrispondenti caratteristiche, inviluppale, e superAcie rigate
ad elementi rcspeltivainenle nonupli a quelli dell' iuvilii|>pata, perora non si è
dilun<,'ato olire le superlieie delle tre prime riassi — La es])ressione analitica fi-
nita delle superlieie anulari di prima classe dà immediatamente una proprietà
per cui si distinguono da tutte le altre , e comprende tre funzioni arbitrarie.
Dalla natura delle quali si deduce essere esse di lauti generi di quante diverse
nature sono le conoidali a direttrice verticale , e generatrici orizzontali; quelle
d' un medesimo genere essere di tante specie di quante diverse nature sono le
curve tracciabili sulla conoidale dcterminatrice di ciascun genere; e quelle d'una
stessa specie essere di tante > ariete di quante diverse nature sono altre conoidali
a direttrice verticale e generatrici orizzontali, ma che hanno una certa relazio-
ne con quella che è determinatricc di genere — Dalla espressione della invilup-
pata deduce che le due conoidali del genere della varietà sono inviluppate par-
ticolari della superfìcie ; e che questa ammette anche due cilindri retti invilup-
pati ad elementi paralleli alla retta direttrice della superficie , e distanti da essa
per la somma o la dilTerenza di due delle tre funzioni arbitrarie anzidette. Pari-
mcute la espressione analitica delle superficie di seconda classe palesa una loro
proprietà caratteristica che le dislingue da tutte le altre. Ma comprende due sole
funzioni arbitrarie , dalla cui natura si deduce esser tutte d' un sol genere , ma
ammettere più specie, e d'ogni specie più varietà; dipendenti le specie dalle
curve di diversa natura tracciabili sul piano detcrminatore della superficie , e
le varietà dalla diversa natura di conoidali a direttrice verticale e generatrici
orizzontali — La espressione analitica delle superficie anulari di terza classe im-
plica quattro funzioni arbitrarie; e ne deduce una relazione tra le distanze dei
loro punti dalla loro conoidale dcterminatrice, dal loro cilindro determinatore,
e da un cerfallro cilindro dipendente da questi , il che costituisce una proprietà
caratteristica dì tutte le superficie di questa classe. Come dall'esame della natu-
ra delle quattro funzioni arbitrarie deduce egli essere anche queste superficie ,
come quelle di prima classe , di più generi , quelle di ciascun genere di più spe-
— 1076 —
ci(> , 0 quelle di ciascuna specie di più varietà; ma che tutto quelle di genere
A anno classificate in pili gruppi, i quali sono tanti di quante varie nature sono
lo curve direttrici d'una certa superficie rigata generale a piano direttore.
Itintracriate pariuienle le espressioni generali delle carallcristiclie per ciascu-
na di quesl" altre due classi , delle rispettive inviluppate , e delle superficie riga-
te ad elementi normali a quelli delle inviluppale, ne deduce verità analoghe alle
altre accennate per le superficie di prima classe. Tratta inoltre del modo di de-
terminare le funzioni arliitrario comprese nelle anzidette espressioni analitiche :
ed inlìne rende conto de' principali resuKanicnli ollonuli applican(h) lo prece-
denti generalità ad alcune particolari superficie donde ricava varie formule im-
portanti per la teorica delle strade.
Sorge quindi il capitano signor Luigi Scaramboue a leggere una sua Memoria
Sulle difese nian/fiwc ^— Accennata dall'autore la importanza per l'Italia delle
difese marittime atteso il grande sviluppo delle sue coste, mostra egli come il
principal mezzodì difesa marittima siano le cast'ìiialle a prova. Discorso il modo
ili preservarle dai tiri diretti, da quelli dì cannoniera, dal fumo e dalla demo-
lizione delle guance, viene a trattare il punto più dilTicile, di determinare cioè
qual configurazione debba darsi alla volta , e le dimensioni più convenienti del-
la medesima : e osserva che appoggiandosi sopra alcuni dati .sperimentali, la
quislione rientra nel domìnio assoluto delle scienze fisico-matematiche. I dati di
esperienze raccolti sono i seguenti : le bombe di 0"', 30 a 0'°, 35 tirate sotto
l'angolo di 40° alla distanza di 700 in 800 metri fanno sulla cappa della volta
un" impressione di 18 millimetri. Una bomba di 0"', 60 e del peso di 475 chilo-
granmii fa un'impressione di 45 millimelri. Dalle formule del calcolo delle pro-
Iwhililà ha dedotto quanti punti d' una superficie saranno toccati dalle bombe
in una scarica di un dato numero di bombe lanciate in una volta di una data
superficie, ta formula di cui si è servito è la seguente
,, — r ;i — )-l ,;) — )■— '2'...(p — r— 7 + 1;
;. ,//— Jjip— 2) (/) — f/ + l)
in cui p e la superficie battuta , r il numero de' punti che possono esser toccati,
I
— 1077 —
(y il ininiiTo di-lle lionilx' sc.iiilialc: la quale (.'li mostra elio per toccare :}0()0 pic-
<li ((uadrati sopra una superlicit» di iJiO, 000 piedi quadrali con (iOO l)onil)e siiiiul-
taiieainente scagliate, la probabilità è come / approssimativamente. Dimostra inol-
tre analiticamente che la forza assoluta di percossa d'una bomba sopra una volta
il cui estradosso è circolare, e tutto allo stesso livello, sta alla forza relativa co-
me il sono totale al seno del complemento della differenza tra 1' an(,'olo di eleva-
zione del mortaro, e quello del punto da percuotersi. Ila ilimoslrato inoltre ,
che le forze respettive di percossa didi\erse bombe di vario peso, e sopra dif-
ferenti punti d'elevazione, sono tra loro in ragion com|K)sla dei pesi delle bom-
be e del seno dell'angolo d'incidenza. Da questi principi deduce, cbe giova di
coprire le volte clic si vogliono a prova con un cor|)o di fabbrica a due piani
inclinati cbe facciano nel loro spigolo un angolo di 90." Considerando dipoi co-
me a misura che le tangenti formano un angolo acuto colle verticali , gli angoli
d'incidenza sono minori, passa ad esaminare le curve cbe danno minor leva e
minori angoli d'incidenza per indagare qxielle cbe più resisteranno all'urto, e
gli è facile dedurne cbe la volta cilindrica a pieno centro è da preferirsi a tutte
l'altn;. Appoggiandosi alla Teoria delle volte ordinarie qual'è sviluppala da Per-
cy, Fleury , e l'oncelel , e alla Teoria del Navier sulle leggi alle quali sono som-
messe le ampiezze delle vibrazioni de' corpi, considera prima la volta indipen-
dente dai piedritti. E dietro i dati d'esperienze per cui si conosce la diminuzio-
ne successiva della volta a cagione degli strati cbe vengono tolti dalle successive
cadute delle bombe; e dalla probabilità del numero di esse die nel più accanito
lionibardamcnto possono toccart; uno stesso jmnto del coperto, messo a calcolo
il tempo del bombardamento medesimo, ne deduce die la grossezza delle volte
capaci -di resistere ad esso non può esser minore di due metri , mentre si usa
tuttora di limitarla a un metro come praticava Vauban circa due secoli Hi in cir-
costanze tanto diverse. Finalmente dalla grossezza della volta e dalla sua lar-
ghezza deduce le dimensioni de' piedjitti per sorreggerla av ulo riguardo alla
scossa dell'urto.
Terminata i|uesta lettura viene arsa pubblicamente la scheda sigillata conte-
nente il nome dell'autore della Memoria che ha concorso al premio proposto dal
sig. Marchese Pallavicino Su/ miglior sistema di motore appìicahile alle strade ferrate.
130
— 1078 —
Legge in seguilo il sig. Epaminonda Abate una sua Memoria sull' Aeronau-
tica ; nella quale osserva come tulli i tentativi di coloro che lian cercalo di di-
rigere gli areostali per l'aria sieuo riesciti vani, perchè lian sempre cercato di
applicarvi i motori conosciuti , i quali por essere troppo pesanti , o di loro iia-
tuiM, o per il meccanismo necessario a sviluppare la loro potenza, non posso-
no utilmente apjìlicarsi alla locomozione aerea. Perciò essendosi egli fatto a cer-
care una novella forza più leggiera di quelle conosciute, propone l'aria tonan-
le, la quale fa rilevare come sia leggierissima, anzi più leggiera dell'aria stessa,
e di una forza esplosiva di grande energia. Indi passando al modo d'ap|ilicnre
questa forza onde imprimere all' areostalo un movimento in una data dir(>zi(me
progetta di fare esplodere successivamente e poco alla volta quest'aria tonante
entro apposito recipiente ; le quali esplosioni producendo un rinculo nel reci-
piente stesso l'obbligano a muoversi nella direzione del fondo. Circa poi al mo-
do di produrre cosiffatte esplosioni propone due mezzi , uno cioè della scintilla
elettrica, e l'altro di urli istantanei e successivi; e tanto dell' un modo che del-
l'altro descrive i congegni <; presenta gli analoghi disegni. Propone inoltre va-
rie modificazioni da f;irsi alla figura dell' areostato, ed al modo d'unirvi la na-
vicella : concludendo che se veruno de'due modi da esso proposti per apjilicare
il suo motore non fosse conducente allo scopo , egli è pago bensì d'avere indi-
cato la forza, che a suo parere può sola esser valevole per la na\igazione aerea.
Il prof. Piccola Trudi legge una nota sull'eliminazione fra le equazioni alge-
briche eseguita per mezzo della dilTerenziazione e iutegrazione. A quest' elTetto
proposte m equazioni con in+ 1 variabili , per ricavarne una sola equazione fra
due sole variabili, le differenzia tutte completamente, e separando le variabili
ottiene un' equazione differenziale fra due variabili nel cui integrale completo
trova l'eliminata che si cerca. Annunzia; 1." d'averne dedotto nel modo il piti
semplice il bel teorema di Gauss sulle divisioni del cerchio ; 2. ' di esser giun-
to a definire delle relazioni che rendono risolubili equazioni di grado superio-
re al 4."; 3.° chela ricerca stessa abbia pur dato luogo ad una semplicissima de-
duzione della maggior parte dei difficili teoremi del Poncelet sui poligoni i.scrilli
e circoscritti con certe condizioni alle sezioni coniche ; 4. ' che ne ha infine
ricavato le relazioni cercale dall' illustre Jacohi fra i delcrmiuanli di due sezioni
— 1079 —
coiiicliL', l'una iscrillae lallra circoscrilta a un lucdesiuio poli};ono irregolare,
ed otteouli dal prelodalo analista pel solo caso «li duo cerchi. Fa osservare
infine !' autore che la dilTerenziazione e l' integrazione possono egualmente aj»-
pliftirsi ad eseguire l'eliminazione tra equazioni determinale , cioè a dire il ini
numero sia eguale a quello delle variabili , le quali non sono allora che altret-
tante incognite; e che basta a quest'elletlo <li renderle variabili introducendo a
j)iaccre una variabile qualunque , o considerando variabile una (piantila costan-
te per restituire le cose al pristino stato do|)o eseguita l'integrazione.
In seguito il cav. prof. Mossotti comunica una sua espressione del Termiiif
generale dell' eiptazione del centro nel seguente articolo, che distribuisce in lito^
grafia a parecchi membri della Sezione.
(chiamando * l'anomalia vera, m la media, l'espressione generale dell'equa-
zione del centro può mettersi sotto la forma
,' = "
*■ — H := i C, seii . qu
essendo
. _.^.' " .^^"'»*' acosiV tji—"- /rX?-"-"
' ... '■.-o y. aTTTTTz • i . 2. . . . , ,/ - m + ; ) \ij
r2 (,,+i)\2) ■ '
+ :^ 2
,-.l2 ((—'«) 1.
Avvertendo di sostituire l'unità tanto all'uno che all'altro dei due prodotti
delle serie dei numeri naturali contenuti nei denominatori quando si riducono
all'unico fattore zero. In queste espressioni •«• denota la semicirconferenza , e
l'eccentricità dell'orbita del pianeta, 7 un multiplo dell'anomalia, e si ha
£ = ì^lV1
— lOSd —
Se svilu|)|iìamo le somme indirnlr con in. aHi'sjiressione di C, si può dare
la forma
■-1 2cos.> Ci) \(-ii\-\^^,^,,^('iì\-^-\e
^..q 1.2...., l.-2....(,,+,ì(V-V ^^^'\ìj
+ (,+,,- 1 )(, + ,,) (0"'". /:^ + ...+(/ + 1)(' +-2)....(' +'/)('0 • A"'
+ .(/ + !) (, + .,)(0"V'....+2.3...(,+7)('0K'"-+1.2.3...{.+,,)£'*
_,(!)-. + ,,_,), (0--/.. ±1.2 5 ,(0£'.}
Le espressioni di C, che si sono date finora sono serie ordinate secondo le
potenze intere positive ascendenti di p, e la loro legge è assai complicata.
L'introduzione della quantità E ha servito a dare alla suddetta espressione la
forma di gran lunga più semplice qui soprascritta, la cui dimostrazione si tro-
verà in un prossimo volume delie Effemeridi di Milano.
Volendo anche l' espressione di un termine (jualunque del raggio vettore
espresso in una serie ordinata pei coseni dei multipli dell' anomalia media ,
si prenderà
/■ !■• /' = *
— =:1 + 2 -1) '"* '/"
Il '}. ., ^ .
essondo
-^'-7^2^ ^„. 1.2...., XI. -i.-. •('/ + ')
In queste formule a denota il semiasse maggiore, ed al prodotto 1.2 t si
deve sostituire l'unità, quando i = 0.
— 1081 —
É uvvìo pui l'intendere i-lie in luo^'o del limite infinito basta prolungare la
serie lino ai valori di q ed i, che rendono i valori di C, e A, trascurabili.
Finalmente il prof. cav. Mattcucci in nome della Commcssionc di cui fa parte
insieme ai Prof. De la Rive, Belli e Majoccbi, incaricata di verilicare gli esperi-
nicnli istituiti sul Ginnoto dai signori prof. Paci e Uè Miranda in unione al
prof. Prudente , riferisce come i Commissari ottenessero la scintilla , il magne-
tismo , la dccomjiosizione chimica e la scossa ; avessero la conferma del fatto
osservato dal Faraday, che i poli si trovano alle estremità dell'animale cioè alla
testa e alla coda ; e paresse loro infine che il Ginnoto possa scaricarsi parzial-
mente. Termina il prof. Matteucci la sua relazione , esponendo alcune idee in-
torno agli esperimenti da farsi per confermare quesf ultimo sospetto.
Sopraggiunto il termine dell'adunanza manca il tempo per la lettura delle
seguenti Memorie giù consegnate al Presidente, il quale, in conformiti! di ciò
che si è praticato ne' passati Congressi, stabilisce che ne venga inserito l'estratto
nel presente processo verbale.
I. Memoria del Segretario Prof. Giovanni Maria Lavagna , Sulla integrazione
generale di gualunque rgìiazione a derivate parziali di primo ordine a quabivogìia
numero di variabili, dal medesimo annunziata nel corso dell'adunanza.
Sia u una funzione incognita di n variabili indipendenti x, y, z / , e
denotino «,, u^ , u,, ....?<, le sue derivate parziali prime respettive. La forma
generale di un' equazione a derivate parziali di prim' ordine a n + \ variabili è
f" ( (( , X , y , . . . . f , H, , U . . . . M, ) = 0
essendo F caratteristica d'una funzione data qualunque.
Con semplici considerazioni suggerite direttamente tanto dalla natura della
questione, che dal modo di derivazione di un'equazione del genere di F=0
da una equazione primitiva cont(fnente una funzione arbitraria di n — 1 fun-
zioni determinate delle n+1 variabili, stabilisce l'Autore che l'integrale ge-
nerale della proposta pu6 essere rappresentato da n + 1 equazioni , una delle
quali è F=0, e le altre n sono equivalenti alle derivate parziali di prim' or-
dine della primitiva suddetta: sistema d'equazioni che dee contenere una fun-
— 1082 —
zione arbitraria ili n — I (|ii.iiUiU'i , le sue derivate parziali rispetto alle niede-
sinie, e ti,, u,, . . . . m, come quantità da eliminarsi ; e che si riduce a sole n
ptjuazioni tralasciando la /•'=(), dopo avere eliminato col suo mezzo dalle al-
tre eipLizioni del sistema una delle derivate, «,, «,, ....«,.
Ora egli dimostra che siffatte n equazioni incognite componenti ("integrale
generale sono quelle che si ottengono col seguente processo.
1.' Prende le equazioni derivate di primo ordine
/•-' =0 , F, =0 , . . . . /••' =0
della proposta F=0 , nel concetto che u^, n^ u, sono funzioni di
u, X, y I determinate dalle « equazioni derivate dette in principio,
ed M è funzione di x, y,....t data da F=0 dopo l'eliminazione di w,, u u, :
e combinandole colle n. — - — cosi dette condizioni d'integrabilità dell'equa-
zione diOerenzialc
(ìli — ( 1/^ (/;<• ^ urìy -1^ . . . . ,/ ,/t ) =: 0
le riduce tosto alla forma
. ,. / ,IF HF \ ffF ,l„ rlF d„ fìF dn „ di,
\ ax du / du^ d.c dii^ ay dii^ de du
/ dF dF \ dF du dF du dF du ,du^
\dy^du 'J du^dx^du^dy^ ^du,dl du
/dF
eie.
dF du, dF du.
/dF dF \_dFdu, dF du, dF du, du,
\ di du ' J du^ dx du dy du, di du
a\ endo posto per brevità
,. dF dF
dF
^dir/''-
— 1083 —
Osserva die le n equazioni [Aj a derivale parziali lineari di priui' ordine, le
quali determinano u^, u,, . . . . u,, in funzione di u, x, y I, rientrano
per la loro forma visibile in una classe d'equazioni, di cui ha dimostrato l'il-
lustre signor Jacobi che Y Integrale geiìerale è costituito da « equazioni formate
da n funzioni arbitrarie eguali a zero di 2ii funzioni deleriiiinatu, clic sono i
valori delle costanti arbitrarie dati dagli integrali completi di 2iì e(|u:izioni dif-
ferenziali ordinarie a 2n + l variabili, la cui fornmia adattati» al caso attuale
somministra la seguente
^ -^ ,//•• ,IF
'/il, dii^
du_ itu
.Il
~ dF'
du
~ V
du,
du,
~ /dF <//•■ \ /dF dF \~~ — /dF dF \
e nel sistema di 2n equazioni che nascimo da questa fornmia si trovano com-
prese le equazioni
<//■■ = 0 , du — ( u^ dx + Il dv + Jf u,di)=. 0.
■2." Prende le n equazioni più generali incluse nell integrale generale delle
(A) , che coesistono colle equazioni
F = 0 . du — [ 11^ dx + Il ih- + +»,</( 1 = 0 ,
le quali n equazioni, combinale colla F=() per l'eliminazione di una delle
derivale di u per esempio «^ , dimostra essere
fC;....n.(t.,«,,....*.,.,)=o,n(,.,, ^...)=0 n, (?.,^,. •••?"- .'=0
ove n, , n n. sono caratteristiche di funzioni arbitrarie, e », , », .... ?..-.
— 1081 —
le stesse funzioni determinale di », x, n, ■ ■ ■ ■ i, u. .... w, contenute
nelle equazioni
(1^) *,=",•*, = ". 1 ?>«- = ""•-
che rappresentano gli integrali completi, risoluti rispetto alle roslanti arliilr.i-
rie a,, a,, ... . a,„.,, di 2h — 1 equazioni {B) da cui siasi eliminata u, col
mezzo di F=0.
3.» Risulta dalla sua teoria, che l'integrale generale della proposta è costi-
tuito dalle (1 equazioni più generali comprese nella forma (C) , le quali prese
insieme verificano immediatamente 1" equazione
(EJ lìti — ( ilrf.r 4- » , ,/v + + „, <// ) = 0
ove W rappresenta il vali ire di » dedotto da F=0.
Per trovare dette « equazioni , siccome le (C) non si prestano a dare i valori
di u , «^ , i(; , . . . . u, che do\ rehhero essere sostituiti nella (E) , fa uso del-
l'artifizio impiegalo dal Lagrange nel suo metodo relativo alla equazione a tre
variabili , cui l'insigne Geometra limitò le sue ricerche (V. Ccdcul des Fonctions,
Lee. XX), cioè introduce; nella equazione fEI in luogo di 2n — 1 delle sue va-
riabili scelte ad arbitrio, per esempio x, y, . . . . I, u, u,, le quantità
1»,, ?,.••■ • ?.■>-■ . sostituendovi i valori delle prime, dati in funzione delle
ultime e di u dalle equazioni
(fj ?,(".'•. '• ", ",) = ?.
«1^ (u , .1- , ..../, H ^ , . . . . 11^] = ^
... eie . . .
»i„-. (",■'" 'i ", "( ) ^= f"-'
che sono le (D) colle costanti a mutate nelle qu.intilà ? corrispondenti riguar-
date come nuove variabili. Inili dimostra facilmente l'equazione identica
(G) dii — ( iif/ r 4- Il ilv 4- 4- „, r/r )
= — =i,u)(^.</f. 4- Ji,<l-t, + + li.n.. </?.»-. )
— 1085 —
nel cui secondo nu-mbro non si trova il difTerenzialfi dii, perdio le (Fj soddi-
sf.iiio alla (EJ nell' ipotesi di ^, , ^, , . . . . f,„-. tosUinli arbilrarie, e la varia-
l)ik' Il vi (> contenuta unicamente nel fattore 5(«), talché i coelTicienli Z*, ,
H, /{,„-, sono funzioni delle sole ?, e la trasformata della (Ej per sif-
fatto cangiamento di variabili si è l'equazione a 2« — 1 variabili
(II) V, (l^, + B^di^ + ■■ . + B.„., </?,„.. =0
cioè contiene una variabile di meno della sua ori;;inaria (E}.
Da qui innanzi il metodo succitato del Lat,'range, die non conduce general-
mente all'espressione definitiva dell'integrale generale neppure nel caso del-
l'equazione a tre >ariabili, non yli può somministrane veruna analogia. Ri-
conosciute le cagioni dell'inconveniente a cui si allude, la proprietii del se-
condo membro della formula (G) di essere indipendente dal du, e di non con-
tenere la u che nel fatloreS (uj ,g\\ suggerisce l'idea di nuove 2»i — 1 quantità ,
funzioni delle ? , da introdursi in luogo di quest'ultime nelle equazioni (C) e
(Hj per risolvere la questione. SilTatto cangiamento equivale in ultima analisi
a far si che le costanti arbitrarie, degli integrali completi delle 2« — 1 equazioni
contemplate fra le (Bì , rappresentino direttamente i valori particolari
^"ly'y '% "/. «r
delle 2n — 1 variabili
^' y >• >', ",
corrispondenti ad un valore dato qualunque m " della variabile u , nel quale caso
detti integrali completi prendono la forma dedotta dalle (V) .
(t^J ?.(".-^"0'.- •••'-"/ ",)=*,("'■' ^".J^" '"."/ ",")
»,(H.a-,y,.... r, i/^,... .«,)=?.(«", .1-"./' r, «/,.... «,")
eie
?.n-.(", -r,/'---- ') ",!•• ■• ",;=?.,-.(«", .r",/, .... /", u^",.... I,;).
137
— 108G —
Ora (Icuolando coi niedesiiui simboli ot y", .... t°, u°, ... . u," i valori
(li tali costanti arbitrarie , detcrminati dalle precedenti equazioni in funzione
delle variabili u,x,y, t, tt,, . . . . u, e della costante data u", consistono
in detti valori le iniove (|uanlil:\ surriferite, |ier cui il sistema clic jtode delle
già enunciale iiroprietà spcltauli alle (CJ prende la forma
.... ctc
n,(.r°, /,.... r, «/,.... »,") = o
E introducendo nella (E) siffatte 2n — 1 quantità come nuove variabili in luogo
di X, y,. . . . l, u ti,, col sostiluirc i valori di quesf ultime detcrmi-
nati dalle (K) in funzione delle prime, di u, e della costante u", dimostrata age-
volmente col sussidio della [G ) eziandio la formula
,ìu — {n.,i.c + », ,(,+....+ ;,, di) =—17^ (av.i" + »;•(()•" + .... + »," A"),
ottiene per trasformata della (EJ l'equazione indipendente da u
(L) a" dx" + «/ (/y° + . . . . + 1/," di" = 0
a in — 1 variabili x", y", . . . . l", u/, . . . . u,", ove ii' è il valore di u^ dato
dalla equazione
F{u",.v".y r, »;',«/, — "/') = o.
Siffatte quantità hanno sulle ? il vantaggio di condurre a una trasformata a soli
u termini della forma rimarchevole ( LJ , e di prendere respelli vamente i va-
lori X, y , . . . .1, u, — u,, dato che sia ad « il valore parlicolaic u", talché
I
— 1087 —
l'equazione u = u° trae seco simullanoameHti' tulle le seguenti
(M) x' = x,y°=y, l-' = l. ^"=0., «/ = «r "."=".-
Ciò premesso attribuisce al sistema (I) la forma lecita
fA'J x'>=*(y°.z°,....<°)
.... etc
«" = *,.,(/,»»....«'■)
in cui le n — 1 variabili if, z" r si riguardano come indipendenti, e
*,*,,.... *,i- sono caratteristiche di funzioni indeterminate. Ma sottoposto
in virtù della teoria il sistema (N) a verificare immediatamente l'equazione fL}
fra dette variabili indipendenti , nascono n — 1 condizioni cui vanno subordi-
nate le *,,*,... . *n-, ; talché eliminando tra esse e le (NJ tali n — 1 fun-
zioni, trova che le n equazioni più generali incluse nelle (Ij , le quali soddi-
sfano simultaneamente alla trasformata (LJ sono
(tic u ^
di K » „ di: „;
3— +-^=0 — +-^ = 0.
d:." ii" di" ii
Tali sono le n equazioni, che espresse per le variabili primitive mediante le
formule (Kj, rappresentano l'integrale generale dell'equazione f =0, con
una funzione rimasta assolutamente arbitraria *• di fi — 1 funzioni determinate
y, z",.... i" di dette variabili, colle derivale parziali della medesima, e con n — 1
quantità u^, u^,....u, da eliminarsi, come l'Autore avea stabilito fin da principio.
Venendo alla determinazione della funzione arbitraria f , riQctle che quando
— 1088 —
la condiziono iniziale della questione Iratlata, cui s'appartiene l'equazione
F=0 , consista in una relazione data fra le n variabili x, y, . . . . i,\a quale
abbia luogo allorclié si dia un valore particolare assegnato W alla variabile ti ,
talché possa tradiu'si nelle due equazioni siniultnnce
il = H" , .v:^r [y , z i),
valendosi dell'osservazione già fatta, che alla equazione m = u" coseguoiio tulle
le equazioni (M) , gli è facile dimostrare che semplicemente coli' attribuire nelle
equazioni (P) alla funzione * la forma data r, e ritenere die m° abbia il va-
lore dato iniziale della m nelle espressioni generali di a?", j/", .... r, «/, .... m,",
si ottengono le n equazioni di forma determinata tra cui non resta che ad elimi-
nare u, j(, per dedurne l'integrale fra le sole variabili n , x , y , . . . . t con-
veniente al problema. Segue da ciò che l'equazione primitiva generale fra u, x,
y t, quale s'otterrebbe eliminando u^, tt, fra le (P) , cui si può sem-
pre intendere che desse appellino, sebbene detta eliminazione sia generalmente
impraticabile finché la funzione * rimane arbitraria , avrebbe il doppio c;irat-
tere di soddisfare per tutto il corso delle n + 1 variabili da essa colleg.nte all.i
equazione proposta F=0 , e per ur=u' alla condizione arbitraria fra (t varii.bili
■'• = *(/.=, 0,
il che vale iu riprova della piena generalità dell' integrale ottenuto.
Osserva pure che il sistema (P) si può presentare sotto n diflerenti forme,
cangiandovi successivamente ir° in i/". z''. • • . • '°. e viceversa, purché si per-
mutino respettivamente ii" in m,", u", . . . . u,°. Inoltre siccome unicamente
per fissare le idee ha fatto dipendere da m i valori di x, y, .... t dati dalle (F),
se avesse scelto invece di « una qualunque delle variabili x, y «per
esempio x , seguendo lo stesso andamento sarebbe stalo condotto a poter met-
tere l'integrale generale sotto altre n forme, una delle quali sarebbe
" ^ , o o o^ o di „ <ÌÌ ^ d*
— 1089 —
ove u°, y°, z°, . . . . 1° , u,°, . . . . ti" devono essere rimpiazzale dai loro va-
lori dali dalle (A') in funzione delle variabili priiiiilive e della cosUnle r . Qui
la natura della condizione iniziale arbitraria visibile nella forma si e
a.- = x° , u = *(y, I, . . . . • 0-
K può variare la forma delle (P) in guisa che la condizione iniziale, a cui direl-
tamcnle appella il sistema, consista in un'equazione qualunque fra n variabili,
che abbia luogo allor(|uando la variabile che vi manca ha un valore particolare
qualunque.
Non seguiremo l'Autore nelle variazioni del punto di vista sotto cui riguarda
la questione trattata , e negli ulteriori svilup|)i e conseguenze della sua teoria ,
imperocché questo estratto, in cui a cagione di brevità si è dovuto non solo
mutilare, ma in alcuni luoghi alterare a scapito della simmetria e della chia-
rezza r esposizione della Memoria , è già soverchiamente lungo. Solo s' ag-
giunge come Ira le soluzioni complete della proposta f"=0, consistenti se-
condo la deliiiìzionc del Lagrange in integrali particolari con n costanti arbi-
trarie, ne distingua una per la sua proprietà, fra l'altre ad essa inerenti, di
esser data direttamente dalla teoria senza passare per l'integrale generale. In-
fatti ridotto il sistema (I) alla forma particolare
(Q) .•>' = ,,,/ = ,,,.. ..r = .,
ove X", y", . . . . I' sono sempre deQnite come sopra , ed *,,*,.... a^ rap-
presentano altrettante costanti arbitrarie , é chiaro che le n equazioni (Q) prese
insieme verificano immediatamente la trasformata { Lj ; e qii'imU , attribuendovi
ad «" un valore particolare qualunque che non introduca inconvenienti, som-
ministreranno, dopo l'eliminazione di », , ti,, un'equazione fra it , x , y I
e le n costanti arbitrarie, che sarà una soluzione completa della proposta, da
cui si potrebbe dedurre , colla variazione delle costanti secondo il nolo metodo
del Lagrange, l'integrale generale espresso da n equazioni con n — 1 quantità
da eliminarsi.
— 1090 —
Dichiara finalmente l'Autore che. condotto a termine il suo lavoro cogli
unici sussidi! sopra citati, apprese da una profonda Memoria dell'insigne Geo-
metra signor Jacobi , riportala nel Giornale del signor Liouvillo T. Ili , com'egli ,
profittando dei lavori di l'IalTe di Hamilton, era già pervenuto per vie diverse
dalle succennate a trasformare rc(iuazione (E) nella (L] , a cui si soddisfa po-
nendo le n equazioni
rf.r° = 0 , fly" =0 di" = 0 ,
che producono immediatamente le (Ql. Si trovò pertanto prevenuto dal signor
Jacobi neir invenzione di un metodo generale per determinare la soluzione
completa surriferita di qualsivoglia equazione a derivate parziali di prim' ordi-
ne, da cui si deduce l'integrale generale nel modo già detto. Ed aggiunge che
se l'ignoranza dei bei lavori de' prelodati Geometri lo La indotto ad occuparsi
della questione , si è fatto lecito di presentare la sua teoria dopo quella del ce-
lebre Geometra di Kocnisberga per il diverso modo con cui ravvisa e tratta il
problema. Imperocché Io riporta in principio nel dominio affine delle equa-
zioni a derivate parziali lineari di prim' ordine, da cui passa naturalmente in
quello delle equazioni differenziali ordinarie che determinano le quantità, delle
()uali sono composte le n equazioni dimostrate includere l'integrale generale,
la cui determinazione risulta direttamente dal soddisfore ad un'ultima condi-
zione: ed in fine ha varii punti di analogia col metodo del Lagrange per l'e-
quazione a tre variabili , somministrando eziandio il modo di renderlo com-
pleto, senza abbandonare il processo speciale conveniente a questa eciuazione
tenuto dal sommo Geometra.
II.ME.M0RI.V del sig. Enrico Cerulli Sui valori positiii dell' iijnola tuli' equazioni
complete di secondo grado. L'autore vi s'è proposto di provare colla discussione
di molti problemi numerici di secondo grado le seguenti proposizioni. Allor-
quando i due valori dell'ignota in una equazione completa di secondo grado so-
no positivi non ne segue necessariamente die soddisfino entrambi all'enuncialo:
ma alle volte vi soddisfano entrambi in modo che il problema ha due soluzioni
distinte, o vi soddisfano in guisa che la soluzione è unica, o vi soddisfa uno
1
— 1091 —
solo di essi, o finalmente il problema non e soddisfallo da vi-riino dei due valo-
ri, ed è assurdo. Il primo caso avviene quando non è slata omessa veruna condi-
zione nel mettere il problema in equazione ; il secondo , quando il problema
presenta due incognite legate da un rapporto eguale a quello die hanno tra lo-
ro i due valori dell'ignota di ogni equazione completa di secondo grado ; gli ul-
timi (ìnalmenle quando noU'equazione siasi omessa qualche condizione inulilc
per la deterniinazione dei valori , ma capace di escluderne alcuno. L;>onde (pian-
do si ottengono due valori positivi dell'incognita bisogna risalire al problema,
ed investigare quale degli indicali casi sia quello che ha veramente luogo. Os-
serva finalmente che analoghi distinzioni si possono fare circa i problemi che
menano ad equazioni di grado superiore al secondo , o senii)liccmente ad equa-
zioni di primo grado: se non che per i problemi di primo grado non possono
verificarsi che due casi , cioè che il valore dell'incognita vi soddisfi o no.
III. Memoria del prof. cav. Agatino Longo sul Teorema del Taylor esitile sue
diinosl razioni a priori. L'assunto dell'autore si è di provare >< non esser altro il
« teorema del Taylor che l'espressione simbolica d'una verità elementare dell'arit-
« melica; e siccome la verilà che essa esprime è necessaria e indipendente da
« qualunque ipotesi particolare, cosi necessario e indipendente da qualunque
« ipotesi il pure il teorema enunciato, e pertanto non si può dimostrare. »
IV. Nota del medesimo prof. cav. Agatino Longo sulla Scinlillazione delle stel-
le. Avendo r autore giù pubblicata questa nota nel giornale napolitano il Lu-
cifero, si giudica superfluo il darne qui un sunto.
V. Memouia dell'Ingegnere sig. Luigi Dau intitolata Scoperta igromeiriva , iu
cui l'autóre, appoggiandosi unicamente sopra alcune considerazioni teoriche ,
vorrebbe « sostituire il barometro all'igrometro nella misura del volume di va-
« pore acqueo contenuto in qualunque luogo accessibile dell'atmosfera. »
VI. Altra Memoria dello stesso sig. Luigi Dau denominata Novella Teoria sul-
l' allimciria fisiea, ov'egli cerca di « dimostrare una nuova formula matematica
« destinata a misurare esattamente per mezzo del barometro , e colla sola corre-
« zionc dovuta al condensamento e dilatazione del mercurio per la differenza di
« temperatura l' elevazione di qualunque luogo della terra al disopra del li-
« vello del mare ».
— 1092 —
Il l'rosidonlc prof. Orioli prima di chiudere l'ultima adunanza della Sezione
pronunzia il seguente discorso.
Signori e colleglli
Il settimo Congresso scientiQco volge al suo termine , senza che debba > cr-
gognarsi al paragone degli altri die lo prccederono, nò dal lato degli uomini né
delle cose. E infatti di che pali difetto , se uomini di gran merito e fama accol-
se nel suo seno, e argomenti degni di loro vi furono trattali? Qui cadrebbe in
acconcio che vi parlassi di me e della mia insuflìcienza ; ma feci quel tanto che
per me si poteva, e confido che avrete accettato almeno la buona intenzione. Per
la qual cosa tacendo delle persone, stimo meglio parlarvi del Congresso mede-
simo rispetto ai suoi presenti e futuri interessi: e se l'anno decorso mi conge-
dai dalla Sezione , dicendo ciò che i Congressi devono essere e quel che sono ,
oggi dirò liberamente cosa i Congressi non debbano essere.
Vi sono animi giovanili e ardenti che molto desiderano , e perciò forte si la-
gnano in vedere come l'effetto non risponde pienamente al desiderio : indi que-
rele, e parole inconsiderate, proposte imprudenti... Ciò che nuoce al vero pro-
gresso è la soverchia fretta di taluni, l'eccessivo amor proprio di certi altri ,
nelle utopie consiste che s'insinuano ed allignano facilmente nell'universale:
e molte cose le quali considerate in senso assoluto sono belle ed ottime , ven-
gono poi ad essere relativamente cattive. Una lunga esperienza mi ha convinto
che il pessimismo è falso, e che 1' avanzare dell'umanità verso un migliore av-
venire è fatto innegabile, cui se v'è un ostacolo, dagli impazienti e dagli uto-
pisti deriva.
L'avvenire del nostro bel paese riposa nei Congressi, se persistono nella sa-
viezza , e conservano 1' armonia fra tutti gli ordini dello stato : contentiamoci
dunque di ciò che abbiamo , e schiviamo con ogni scrupolo di usare violente-
mente i congegni di questa nostra istituzione.
Tali sono le convinzioni che una lunga e dolorosa esperienza vi viene a co-
municare: e terminerò atfacciandovi l' esempio del sole , che quando appare per
— 1093 —
henoOcio della natura, non si fa precederò dal luono e dal fulmine, ma viene
sereno e tranquillo, e comincia ad illuminare le sommità delle montagne, per
indi apportare nel piano e sino nelle profonde valli la bcnig:nità de'suoi raggi.
( Qui gli applausi avendo interrotto il discorso, l'Oratore conclude dicendo )
Accetto <(uesli applausi non per me , ma perchè diretti a idee che credo vere ,
e pertanto arditamente le professo.
Ciò detto l'adunanza e sciolta.
Il Presidente — Francesco Orioi.i
IGiovAXM Maria Lavagna
GucoMo JIaria Paci
Federico Napoli
RAPPORTO
della commessione per giudicare la memoria al premio proposto
dal ILVRCBESE PALLAVICINO.
Incaricati dalla Presidenza di questa Sezione di Fisica e Matematica d' esami-
nare la memoria presentata in risposta «il tema proposto dal Marchese Palla\ i-
cino Sul mifilior sislpiim di motore applicahilc alle slrndc ferrate , abbiamo letto ed
esaminato la sola memoria che siasi presentata al concorso.
La Commcssione non ha esitato a decidersi unanimamente , che l'Autore del-
la sola memoria presentata non ha in alcun modo soddisfatto alle dimande del
benemerito Autore della proposizione.
Cav. LllGI GlLRA
Prof. Vincenzo A.vt. Rossi
Ercole Lairia
Prof. Cav. Carlo JUtteicci relatore
138
RAPPORTO
LETTO ALLA SEZIONE DI MEDICINA E UIinURGIA INTORNO ALL' OPERA
DEL SIC. DURANO INTITOLATA SCIENZA DELLA NATURA.
Ije opinioni formulate dal Durand nella sua opera attingono a principi diversi
da quelli ricevuti nella repubblica scientifica sino ad ora; divergono poi sensi-
bilmente dai principi anche di recente proclamati dalle Accademie straniere e
specialmente dall' Istituto di Francia ; si trovano in collisione coi principi del-
l'alternazione svolli dal dott. Lanza in una recente sua pubblicazione la quale
sottomessa da pochi giorni all'universale giudizio attende una ratifica opinati>a,
che per la semplicità e chiarezza con cui vengono ivi delineati i sommi capi di
un sistema d'attrazione e repulsione forse meriteranno approfondilo esame de-
gli uomini più competcnU.
Laonde difficilissimo ed arduo dovendosi reputare l'esame attento d' un siste-
ma novello, cui si richiederebbero lunghi studi e ripetute esperienze, la Com-
messione riunita facendo plauso all' autore Durand del giaiulioso concepimento
d'un sistema di Cosmogonia universale , a determinare la quale si richiede già
lo sforzo di una mente sagace , né volendo pregiudicare il merito delle sue con-
cezioni, con osservazioni e dubbi sempre evitabili là dove il subbielto non può
essere studiato in tutta la sua latitudine , si limita a dichiarare che nello stato
attuale delle conoscenze scientifiche non lice ad alcuno pronunziare opinioni so-
pra sistemi non sanzionati da esperienze , che in ogni modo le esperienze con-
— 1095 _
fermatrici o dissipatrici della verità d'un sistema dovrebbero essere eseguite e
ripetute sopra una grande scala dalla quale desumere le occorrevoli osservazio-
ni , e che fmalmente sino a che il signor Durand non convalida le sue ipotesi
con analoghi .•sp(.rini..nti, la prudenza esige la riserva la più assoluta in qualsisia
genere di pronunzia,
Che è quanto ec.
Dal Palazzo Cellamare , 30 Settembre 1843.
Blonaiuto Sangcinetti
Prof. FRA^CEsco Ghibellim
POMI'tO La>za
DISCORSO
PER LA INAUGURAZIONE
DEL REALE OSSERVATORIO I^IETEOROLOGICO VESUVLVNO
moHniiziATO
DAL DinETTonE CAV. MACEDOMO MELLOM
Signori ,
Jj essermi risoluto a muovervi qualche parola intorno a una implosa scientifica,
clic per difetto di tempo è tuttavia assai lontana dal suo compimento , è la più
gran vittoria che mi sia dato riportare dalla mia giusta modestia. Avvezzo da
miei più teneri anni ai rigori di uua scienza che, nelle sue lente e faticose vie,
non patisce la più leggiera imperfezione, io mi sarei astenuto al tutto d'intratte-
nervi d'un Osservatorio ancora sfornito di strumenti , se il vivo desiderio e
l'obbligo solenne d'onorare in tutte le possibili guise il settimo Congresso Ita-
liano , non avessero indotta l'Amministrazione pubblica a congregarvi in que-
sta solitudine , divenuta per le sue provvide cure una delle più nobili speranze
di quella scienza. Laonde, quel che giustamente vi pai'rebbe immodestia nelle
condizioni ordinarie delle cose, in questa straordinaria e maestosa solennità, de-
gnatevi di crederlo obbedienza ed ossequio ud uua cosi nobile e prestantissima
ragunaoza.
— 1097 —
Sifjnori, in un secolo in cui l'uomo intende cosi vidoriosamenle a strappare
dal seno della natura i suoi più riposti ed intimi segreti , era della più ^aode
ed urgente importanza l' erezione di un osservatorio deputato particolarmente
allo studio attuale e pratico della Meteorologia e della Fisica terrestre. Le tre con-
dizioni essenziali di un osservatorio si fatto dovevano essere, libertà dell'oriz-
zonte, vicinanza delle nuvole , lontananza delle terre circostanti: e quindi tut-
te e tre si risolvevano in una, che era una gi-ande altezza di sito. Ma niuno igno-
ra clic uno de' più intrinsechi e, direi quasi de' più vitali di quei segreti si versa
ne' misteri delle eruzioni vulcaniche: le quali, considerate ordinariamente fra le
urgenze e le instabililà del pericolo, hanno più spesso somministrate eloquenti
pa^jiiie alla storia ed alla poesia , che utili illazioni alla scienza; come sarebbe-
ro indubilabilnienle i riscontri delle rispettive niodiGcazioni che ne derivano
alle condizioni dell' atmosfera, ed alle forze elettriche e magnetiche della terra.
Indi il fecondo pensiero dì eleggere un'altezza vulcanica; indi la maravigliosa
opportunità del sito ove ora sedete , o Signori ; che levandosi prossimo all'estre-
mo cono del Vesuvio, forma pure un picciol monte da se, rompe col cuneo
della sua base qualun(|ue più s'an fiume di fuoco, e dù sicuro e riposato agio
all'osservatore di conlcniplurne il doppio corso e gì' inliniti fenomeni che l'ac-
compagnano.
Signori, noi abbiamo rapiti i fulmini al cielo; ma quel che è e quel che se-
gue a poca profondità sotto questa terra clic tutti calpestiamo e dove tutti ab-
biamo e vita e morte , è ancora un gran mistero jier noi. Dio mi guardi di
presumer tanto di me stesso, eh" io ardisca promettermi di sollevare questo gra-
ve velo, dove mani sterminatamente più vigorose sentirono pur troppo la loro
impotenza 1 £ nondimeno, spesso la Providenza elegge gli strumenti |>iù umili ,
e se ne giova a palesare le più grandi verità, come per mostrare che, nel fondo.
Essa sola è la fonte di ogni vero. Forse eh' Ella ha già eletto qualche grande uo-
mo che , quando questo osservatorio sarà lentamente recato alla sua estrema
perfezione, possa trarne alcuna di quelle grandi verità che sogliono, per occulti
e inopinabili sentieri, asciugare una qualche parte delle lagrime onde ancora ab-
bonda la specie umana ; e nel permettere eh' io lo inauguri al vostro venerando
cospetto, e lo possa a poco a poco condurre in un termine da poter cominciare a
— 1098 —
giovarsene la scienza , mi deputa il piccolo onore d'essere stato un cieco ordigno
nella sua mano onnii)otentc d'avere spianata la via a quel suo eletto , ch'era
destinalo a correrla tutta ed a riuscire a un (iraii fino.
yui'sli) lìiecoio onore è pure smisuratamente supcriore al mio merito; e se non
credessi di mancare oramai a me stesso ed alla scienza, non avrei dubitato punto
a ritrarmene. Ma poiché è tratto il dado, domanderò alla scienza stessa un
tjualche modo d' implorare il vostro perdono; e mi farò, non senza un gran ti-
more, ad annunziarvi, che prima che questa bella manifestazione della sapien-
za italiana sarà per concludersi, io vi esporrò due |iiccoli titoli che ho verecon-
ilaniente tentato di procacciarmi , acciocché voi degniate perdonarmi quel che
potesse o essere, o parere, di ardito nel non aver saputo sottrarmi alla presente
inaugurazione ed al futuro reggimento di questo Osservatorio.
Voi conoscete tutti gì' inutili sforzi onde si é lungamente tentato di trovar
calore nella luce lunare: sicché fu concluso universalmente, che quella luce fosse
al tutto fredda. Né parlando ai sacerdoti, quali voi siete, della scienza, io starò a
ricapitolarvi quel che voi già indovinate delle gravi conseguenze che sembrava-
no derivare da questa teorica. La Luna è bianca; e i raggi che le vengono dal
Sole , e eh' ella riverbera, dovrebbero ritenere tutte le proprietà della luce ordi-
naria riverberata dai corpi bianchi; cioè, non solo la settemplice costituzione lu-
cida, ma ancora l'elemento calorifico che vi si trova iutimamente congiunto. Se
questo elemento vi manca , come supponcvasi dai nostri predecessori , l'agente
che produce i fenomeni del calore è affatto distinto dall' agente cui dobbiamo i
fenomeni della luce; e il corpo lunare possiede la virtù di spogliare nell'atto
stesso del riverbero l' irradiazione lucida della calorifica concomitante : se non
vi manca, l'identità del calore e della luce, può tuttavia, e più vigorosamente,
sostenersi.
Ora (malgrado la tenuità del mio ingegno) i miei lenti e coscienziosi studii
mi hanno condotto in tali termini , eh' io posso dimostrare con facili , evidenti e
irrefragabili esperienze, che nella luce lunare v'è calore ; e che, per conse-
guenza, è possibile, anzi al tutto probabile, la teorica onde si reputa la luce
come una determinata serie d' irradiazioni calorifiche dotate della facoltà d'esser
percettibili all'organo della vista. La quale teorica, giustificata per cosi dire
— 1099 —
ila questo nuovo fatto, apparisce poi a mio creilere in un modo manil'estissi-
nio ed irrepuj^nahile, dall'ordinato complesso delle esperienze ultimamente isti-
tuite sulle irradiazioni delle varie sorgenti calorifiche terrestri.
Io mi sono procacciato tutte le piante che è stato possihile dc'vulcani a dop-
pio ricinlo. Uno scrupoloso esame di (|ueste piante ha confermalo le mie previ-
sioni intorno ad un importante fenomeno ( sinora inosservalo) di dire/ione, che si
manifesta nelle posizioni correlative delle varie parti di quei vulcani: emiha me-
nato a poter fermare alcuni sillogismi , gravissimi a parer mio, intorno alla pro-
fondità dove veramente risiedono quelle forze vulcaniche che costituiscono le
cause delle grandi eruzioni. Questi sillogismi semhrano francheggiare maraviglio-
samente le ipotesi del vulcanismo fondate sullo stato <r inossidazione e d' incan-
descenza della parte intrinseca del globo. E , in somma , se ci hasterii, a me la
parola e l'animo diesporvi in un modo chiaro ed evidente questi due miei faticosi
trovati , ed a voi la generosità e la pazienza di ascoltarmi benignamente, forse
che vi parrò meno indegno della soma addossatami , e forse che troverò qual-
che cagione di scusa e di perdono nei vostro immenso e indomabile amore del-
la scienza.
Ecco quanto mi occorreva, o Signori , di esporvi, acciocché voi consideraste
con giusti e pietosi occhi 1' ufficio che mi è stato imposto in questo giorno so-
lenne. Il pensiero che vi ha invitati a salire su questo monte , non è stato Ggliuo-
lo di nessuna passione vana e non degna della severità della scienza. Surto dal
d(!SÌderio di os.servarvi e di onorarvi in quei tutti modi che la qualità della
contrada rendeva pos.sibili , si crebbe e si fortilicò della viva speranza che si na-
scondesse fra voi, o Signori, quell'eletto che la Provvidenza destinava a cogliere
un giorno i frutti di quei semi che noi ora tentiamo di spargei'e ; e che prima da
Dio, e poi da quel fuoco che vedete là su quella sublime cresta del maestoso
vidcano , gli s' accendesse quella scintilla , che dovrà poi illuminare il mondo
d un nuovo ed inestinguibile splendore.
ESPERIEIVZE
SULLA FORZA ELETTROMOTRICE DELLA TERRA
ESEGUITE
DAL DOTTOR LUIGI MAGRIINI
PROFESSORE DI FISICA BEL LICEO DI PORTA-KDOTA
MEDIANTE h' APPARATO FATTO COSTKIIKE DALLA CITTÀ DI SIILAXO IN OCCASIONE
DEL VI CONGRESSO SCIENTIFICO, A DILVCID.i7.loyE DI OCEU.E GIÀ INDICATE NE-
GLI ATTI DEL MEDESIMO CONGRESSO, E N^EL SFNTO INSERITO NEL TOMO 10." DEL
GIORNALE DELL' 1. R. ISTITUTO LOMBARDO, E NEL FASC.° 41.° DEL POLITECNICO,
1. Uli esperimenti eseguiti lìn dal gennaio p. p. in concorso dei signori pro-
fessori Belli e Frisiani con un sensibilissimo galvanometro di Gourjon ( dei
quali si pubblicheranno i risultati in una memoria speciale ) , confermano che
r isolamento dei fili metallici riusciva fra loro praticamente perfetto , cioè che
tra un filo e l' altro in condizioni atmosferiche favorevoli non esistevano comu-
nicazioni secondarie sensibili al galvanometro per l' intermedio dei pali. Ma nel-
lo stesso tempo danno indizi che 1' elettrico tende a trasmettersi più facilmente
per le fibre longitudinali del legno , ove si erano inserite a forza le stecchettc
metalliche , anziché in direzione trasversale ; per cui si rendeva molto proba-
bile che le correnti da me chiamate telluriche si manifestassero in conseguenza
di una circolazione tra il filo la terra e la lamina seppellita , appunto per mez-
zo delle fibre longitudinali , che tutte mettendo capo nella terra potevano chiu-
dere con essa la catena galvanica.
Se non che ulteriori sperienze ( che verranno in seguito descritte ) tendono
a mostrare che questa circolazione si compie con grande malagevolezza , e che
— noi —
mìnimo ne è l'cfrelto, por cui non si polrt-blic iisscguarlc che una parie aCfatlo
se<iinilaria nelle correnli telluriche, l'are che la loro spiegazione domandi an-
cora r intervento di altre cause , e ritorna possibile o che il filo sostenuto nel-
r aria faccia l' olTicio di s|iigolo e dissipi il fluido neh' atmosfera , o che il filo
serva di veicolo per propagare le onde elettriche , se si volesse ricorrere al prin-
cipio delle vibrazioni.
Del resto i fatti sussistono indipendentemente da qualunque modo con cui
r elettrico possa trasmettersi o dissiparsi. E sia pure che vi abbia circolazione
tra il filo sostenuto nell'aria, la terra e la lamina coli' intermedio dei pali, si ri-
leverà dal complesso dei fenomeni che senza ammettere una forza elettro-mo-
trice propria della terra , non avvi spiegazione appieno soddisfacente , si vedrà
che i risullamonti delle mie osservazioni non sono abbastanza semplici né facili
a provedersi senza conceder anche alla terra il potere di smuovere e spingere
l'elettrico nei metalli.
Né con ciò s'intende proclamare un nuovo principio, ma estendere piutto-
sto il principio stesso stabilito dal Volta. In questo senso accetto la conclusione
del sig. cav. Maltcucci (1), alla quale anch'io era implicitamente pervenuto,
cioè che i risultamentì delle mie osservazioni sono conseguenze naturali della
elettricità voltiana. Ripeto che io stesso era implicitamente pervenuto a silTalta
conclusione , giacché le correnti da me chiamate telluriche non ho mai detto
che sieno di origine cosmica, come quelle che dipendono dalla circolazione del-
la elettricità che si ammette attorno il globo terrestre in direzione da levante a
ponente, secondo le idee di Ampère, Barlovv, Nobili ecc., ma bensì di origine
fisica , vale a dire dipendenti dalle sue proprietà fisiche e chimiche , e quindi
dalla forza elettro-motrice propria della terra ; ekUro-^movenza che può variare
secondo la natura dei componenti la terra stessa , secondo le acque di cui è im-
bevuta, e secondo la natura delle lamine metalliche in essa seppellite.
2. Il circuito CDMIiG (Fig. 1 ; rappresenta una catena tutta metillica di
filoranie, la quale in questa serie di sperienzc si stende da Milano a Sesto, e
costituisce un reoforo avente la lunghezza di soli 13 mila metri.
(i) Sur l'cmploì de la terre commc conductcur pour le tclL*^ra]ilie éleclriquci lettre de M. CI». Mat-
tcucci à M. Arago ( Complesn-ndus des Séances de l'.icadc nie de$ Sciences, i j Hai i8i5).
139
— 1 I 02 —
Il galvanometro si trova in G isolalo dal suolo , e la sua spirale fa parte del-
la l'alena. R, Z indicano il polo rame e il polo zinco di un reomolorc alla Ba-
{iration ogunimcnte isolato.
PQ, P'Q' raffigurano i pali che in numero di 350 sostengono la catena nella
maniera già indicala sin dal principio di questo lavoro.
Nei punti B, C, D, esistono tre piccoli bicchieri conlenenti mercurio ad og-
getto di potervi stabilire e interrompere rapidamente e con sicurezza il conlatto
metallico fra le varie parli del sistema.
In K trovasi una lamina, talvolta di rame, talvolta di zinco, secondo i casi da
spiegarsi a suo luogo , e viene seppellita nella terra umida , o nell' acqua in co-
municazione colla massa del globo.
Aa è r appendice metallica destinata a formare la congiunzione della lamina
colla catena.
Si ebbero le maggiori precauzioni per impedire che il filo metallico si met-
tesse in contatto immediato coi pali. Il filo stava sempre fermato sopra stecchet-
le coperte di taffetlà gommato infisse nei pali.
Gli esperimenti si eseguirono in giorni sereni , e dopo il mezzodì affinchè
per l'azione del sole i pali ed il taffetà potessero asciugarsi della umidità depo-
stavi durante la notte.
Le indicazioni del galvanomelro furono osservate non già alle prime escur-
sioni dell' indice , ma dopo finite tutte le oscillazioni. Ad ogni annotazione si
aveva la cura di lasciare l'indice fisso per circa 15 minuti primi. Nessuna parte
dell' apparato Irovavasi in comunicazione coll'osservatore. Si tenne anzi ripa-
rato il galvanomelro dalla troppa vicinanza della persona , affinché non si gene-
rassero sotto la campana correnti aeree atte a deviar l'ago. La misura delle de-
viazioni di cui si fa nota in questo capitolo è la media di quattro osservazioni
compite in quattro giorni differenti.
3. Esperienza 1.' Escluso il reomotore alla Bagration che nella precedente
figura è indicato con R-Z, (Fig. 1.) congiunti fra loro i punti i),(7, (Fig. 2.) del-
la catena coll'archetlo metallico CD, e posta in C V estremità a dell'appendice
Aa si ottiene colla lastra Adi zinco una corrente discendente per a A, che pro-
duce pel galvanomelro la deviazione di 3°, 5/8.
— 1103 —
4. esperienza 2.' Rimanendo a in C ed aprendo la catena col levare l'ar-
clietto CD, la corrente discendente richiamata tutta dalla spirale galvanome-
trica fa deviare l' ago per 6", 3/4.
Si noti che l' estensione della superficie dei metalli congiunti in coppia non
influisce sulla direzione della corrente.
!>. Esperienza 3." Se alla lamina di zinco si sostituisce una lamina di rame,
chiudendo di nuovo la catena coll'archolto C D, (Fig. 3.), e ponendo l'estremità
a in C, la corrente s'invcrte , cioè ascende per Aa, e fa deviar l'ago in senso
contrario per 3", 1/2.
6. Esiìerienza 4." Aprendo la catena col levare l' archetto CD la corrente
ascendente irrompe tutta per la spirale galvanometrica , e produce la devia-
zione di 6 , 1/2.
7. Se i resultati delle due prime esperienze, ammessa la circolazione coll'in-
termedio dei pali possono avere una spiegazione facile e consentanea ai princi-
pii della elettricità metallica, non mi pare potersi dire lo stesso dei risultali delle
esperienze 3.' e 4.' In queste la direzione della corrente è sempre come se il filo
sostenuto ncll' aria fosse più attaccato della lamina immersa nell'acqua. Il fallo
è riconosciuto anche dal sig. Matleucci ; ma il fisico pisano crede di poterlo spie-
gare ammettendo che vi ahhia maggior superficie di rame in contatto colla umi-
dità dei pali nella somma dei punti del filo che toccano i pali stessi , che non ve
ne abhiano nella lamina immersa nell'acqua. Se ciò era possibile nel suo caso ,
quantunque egli impiegasse un centinaio di pali , e le sue lamine avessero un
mezzo metro (|uadralo di superficie , riusciva afliitlo impossibile nel caso mio.
Imperciocché il filo da me usato non si avvolgeva attorno il palo ma attorno
una stecchetta coperta di talFetà gommato. E fosse pure inumidito il taffetà, e il
filo toccasse pur anche qualche palo, il contatto in causa della forma cilindrica ,
non poteva eCTeltuarsi che in pochi punti ; d'altronde il filo facendo un solo gi-
ro attorno la stecchetta non vi era che un solo centimetro e mezzo di lunghezza
di filo sul taffetà. Accordisi non pertanto che il filo toccasse tulli i pali e li toc-
casse per un altro mezzo centimetro : si avranno due centimetri di lunghezza
di filo in contatto colla umidità aderente ad ogni sostegno : e avuto riguardo al
diametro del filo non potendo effettuarsi il contatto che per una piccola frazione
— 1104 —
di millimelro in larghezza , la superficie bagnata da ogni sostegno non poteva
essere clic di qualche millimetro (juadrato. Si conceda per esuliuranza che il
contatto si estendesse sopra un mozzo millimetro ([uadrato per ogni millimelro
di lunghezza: sarebbero stati «licci millimetri quadrali per ogni sostegno, e per-
ciò la somma di 3500 millimetri quadrati. Le mie lastre avendo un metro qua-
dralo di superficie presentavano, mettendo a calcolo le due facce, una superli-
cie attiva di due milioni di millimetri quadrali. La spiegazione del sig. Matteucci
non è dunque applicabile al caso mio. Duolmi ch'egli non abbia provalo a rad-
doppiare e triplicare la superficie della sua lastra per togliere di mezzo il dulv-
bio, se la superlìcie di essa immersa nell'acqua fosse o no maggiore di quella
del filo in contatto co' suoi pali. Si noli che l'estensione della superficie dei me-
talli congiunti in coppia non influisce sulla direzione della corrente.
8. Esperienza o.' Disposta la catena comcncU'esiwrienza 4.', sepolta nella
terra una tinozza di legno contenente 40 boccali d'acqua ed uno di acido sol-
forico, e immersavi la lastra di rame, la corrente si palesò come prima ascen-
dente per Aa, facendo deviare l'ago di?."
9. Esperienza 6.' In luogo di acqua acidulata ponendo nella tinozza una so-
luzione satura di ammoniaca , le altre cose restando come nella esperienza 'ò.' la
corrente fu ancora ascendente per Aa , e la de>iazione di 6", 5/8.
10. Nei casi delle due ultime esperienze sopra descritte, si rende per sé
man'^sta la insuflìcienza della spiegazione data dal sig. Matteucci , giacché la
lamina di rame sebbene più attaccata si comporta sempre come elemento elet-
tro-negativo in conlronto del filo sostenuto nell'aria.
11. Espeìienza 7.' Introdotta nella catena sciolta da qualunque comunica-
zione diretta colla terra la coppia R-Z alla Bagration (l'ig. 4.) la corrente cir-
colando per C G B J/ D imprime all'ago una forza atta a mantenerlo fuori del
suo meridiano per un angolo di 10°, 5/8.
Esperienza 8.' Fatta in C ( Fig. 5. ) la comunicazione della catena eolla
terra mediante il congiungimento dell'appendice jla della lastra di rame, la de-
viazione ha luogo dalla slessa parte ed apparisce di 1 1", 1/8.
12. L'aumento di un mezzo grado osservato nell'cfletlo galvanometricd
dell' esperienza precedente tende a provare che fra la lamina ed i pali non av\ i
— 1105 —
rircolazionc di elcttricitii sensibile al galvanometro, e che ipali danno perciò un
isolamento praticamente perfetto per rapporto allo strumento impiegalo. Imper-
ciocché se i pali trasmettessero l'elettrico in quantità sensibile allo stromento
dovrebbe la lamina costituire coi pali un arco di derivazione; e in tal caso la in-
tensità della corrente parziale per la spirale galvanometrica dovrebbe , come è
noto, anzi che crescere, diminuire notevolmente.
Un tale aumento al contrario torna favorevole alla ipotesi, che la corrente
ascendendo per \a si dirami , ovvero si decomponga in C portandosi parte ver-
so il galvanometro, parte verso il rcomotore : in modo però di non dare all'uno
precisamente quanto toglie o distrugge nell'altro ; e per conseguenza pare che
la eletliicità ascondendo dai suolo, sia più lli)era di versarsi nella spirale del gal-
vanometro, forse per la ragioue che essendovi già stabilita in prossimità del no-
do la corrente voltiana, il reoforo resiste più fortemente a quella porzione di cor-
rente tellurica che tende a irromi)ere in senso contrario.
13. Esperienza 9.* Sostituendo alla lamina di rame una lamina di zinco
(Fig. 6.) la deviazione si riduce a 2', 1/2 nello stesso senso.
Anche quest' ultimo elVelto mi sembra agevole a spiegarsi. Infatti la cor-
rente tellurica essendo discendente per aA , il fluido viene richiamalo dalla
spirale galvanometrica facendo deviare l'ago di 3°, S/8 (V. esper. 1." § 3) ; e vie-
ne egualmente richiamalo dal rcomotore R-Z, scaricandosi tutto nel suolo, per cui
la deviazione primitiva prodotta dal reomolore dev'essere diminuila di 7 in 8
gradi. Ora a questa estrazione di circa 8" aggiuiigentlo il residuo di 2", 1/2, si ot-
tiene appunto con suIBcieule approssimazione reflcllo galvanometrico della ".'
esperienza ( § 11).
14. Espeiietìza 10.* Operala in D la congiunzione della lamina di r.mir
colla catena ( Fig. 7. ) la de\ iazione è misurata da 17 ", 1/2 ; il che può indurci
ad ammettere che la correnle tellurica «iscendenle vada cospirando colla cor-
rente voltiana , ovvero eh' ella sia tutla rìchiauiala dalla positi> ila del zinco fa-
ciente parte della coppia alla Bagration.
lo. Quest' ultimo risultameuto preso isolatamente potrebbe considerarsi
come un elTetto della corrente derivala che per avventura avrebbe luogo fra la
lamina ed i pali, supposto chela circohuioue possa compiersi appunto per l'in-
— 1106 —
lermedio dei pali ; giacché la spirale galvanomelrica costituirebbe la corrente
principale , la quale, come il sig. Pouillet lo dimostrò coli' esperienza, e il si-
gnor Ohm lo dedusse colla teoria , è maggiore della corrente primitiva, mag-
giore cioè delia corrente che si otteneva prima che la derivazione fosse effettua-
ta. Ma egli è il complesso dei fenomeni e non fatti isolati che dobbiamo spiegare.
Frattanto il risultato dell'esperienza 9.' dimostra che la lamina seppellita nel
suolo fa un officio diverso da quello di stabilire un arco di derivazione; giacché
per ottenere questo arco dorrebbe essere indifferente la natura dei metalli , al-
meno entro i limiti della rispettiva loro conduttività ; e non s' incontrerebbe quel
divario si grande che esiste tra l'effetto dell'esperienza 8." e quello dell' esperien-
za 9.- (§§ 12. 13.)
Per conseguenza è lecito , se non necessario , di supporre che una lamina
sepolta nel suolo faccia coppia con una lamina del reomotore voltiano , e che
nell'apparato siavi un mutamento di tensione , ovvero una composizione fra
le varie forze elettro-motrici ; per cui si ottiene una risultante talvolta uguale
alla loro somma, talvolta uguale alla loro differenza, secondo la natura dei me-
talli e il luogo del loro congiungimento colla catena. Insomma la semplice cir-
colazione attraverso i pali non ispiega abbastanza! fatti: è d'uopo ricorrere ad
altre cagioni.
16. Esperieìiza 1\.' Aprendo in D la catena, in maniera però che l'arco me-
tallico AaDZ non venga interrotto , s' incontra un lieve indebolimento nella
corrente telluro-voltaica , la deviazione dell'ago effettuandosi per 16", 3/4.
17. Da ciò si potrebbe concbiudere che la corrente parziale, quella cioè che
passava per la catena tutta metallica (interrotta in quest' ultima prova) avesse
qualche parte , benché piccola , nell' effetto galvanometrico della precedente
esperienza.
E se ne potrebbe altresì inferire che una lunghezza di 13 mila metri di filo
sostenuto e terminato nell'aria non basta a scaricare la corrente complessa
AaDZRBM.
18. Esperienza 12." Fatta in B la congiunzione della lamina di rame colla
catena (Fig. 8.) la deviazione comprende l'angolo di 9", 1/4.
19. Se la lamina formasse arco di derivazione coi pali la corrente primipale
i
— 1107 —
7?CGZ? dovrebbe risullarc maggiore (Il'IIìi primiliva (10% ."1/8 esper. ".* § 11 )
ma ella è invece di 9,1/4. Duuque la lumiua non costituisce coi pali mia cor-
rente derivata.
Per la qua! cosa , il galvanometro essendo situato Tra la lamina e il reomoto-
re alla Bagration , pare cbe l'una parte della corrente tellurica s'incammini per
BM \cr so il polo Z del reomotorc, e l'altra parte s'introduca in senso contrario
nella spirale galvanometrica. Ora si comprende il perche in questo caso deve di-
minuire la intensità della corrente RCGIi (10", 5/8 esper.' 7.") ingenerata dalla
corrente voltiana.
Che se l'indebolimento non apparisce proporzionato alla forza della corrente
tellurica di 3", 1/2 (esper." 3." § i5.), se ne può attribuire la ragione a ciò (co-
me si è detto nel § 12) che la corrente tellurica ascendente non si dipartisce
in parti eguali nel circuito voltiano, siccome av\iene in una catena libera, ma
tende a scaricarsi più facilmente nel senso della corrente eccitata dalla coppia
R-Z.
20. Esperienza 13." Aprendo la catena in B senza che l'arco metallico /laC
resti interrotto, si ottiene la deviazione di 4", 1/2, prossimamente uguale all' ec-
cesso della deviazione di 10", 5/8 prodotta dalla corrente voltiana, sopra la de-
viazione di 6°, 1/2 (esper." 4." § 6.) che si è trovato provenire dalla corrente
tellurica.
21. Esperieììza 14." Sostituendo nell' esperienza 10." una lamina di zinco a
quella di rame (Fig.O.) si presenta ladc\iazione di 11. "L'effetto riesce, comesi
vede, quasi eguale a quello incontrato nell'esperienza 8.", e si può spiegare
con ragioni analoghe a quelle esjìoste nel § 12.
22. Esperienza 15." Se siiiprela catena in D, ferma la lastra di zinco, la
deviazione si riduce a 4", 1/4, la quale è dovuta forse al conflitto della elettro-
movenza tellurica colla voltaica come nell'esperienza 13.' § 20, il che sembra
confermarsi anche colla seguente.
23. Esperienza 10.' S' inverta, rispetto al galvanometro , la situazione dei
poli del reomolore voltiano, e si faccia in D la congiunzione a catena aperta,
con una lamina di rame (Fig. 10.), si rileva una deviazione di 4", 1/2 opposta alla
precedente , cioè l' effetto galvanometrico riesce presso a poco uguale in quan-
— 1108 —
tilà a quello della procedente esperienza ma in senso conlrario per causa dell'in-
vertimcnlo dei poli del rcomotorc volliano.
iì4. Esperienza 17." Rimesso il rcomotorc nella sua ordinaria posizione ri-
spetto algalvanometro, e fatta in lì la congiunzione con una lamina di zinco
(Fig. 11.). la corrente viene contrassegnata dalla deviazione di 17",l/i, manife-
stando così una intensità pressoché uguale a quella ottenuta nell'esperienza
10.* § 14, e per quanto n»i sembra, per la stessa cagione; giacché la corrente
tellurica discendente cospira anche in questo luogo colla corrente voltaica.
-J5. hlfperìcnza 18." Aperta la catena in H, senza che l'arco AaD s'inter-
rompa , la deviazione si riduce a 16", 1/4, elTetto analogo a quello ottenuto nel-
l'esperienza ll.'§ 16.
26. Sono questi i fatti principali che mi hanno indotto ad ammettere non
una causa cosmica , ma una forza elettro-motrice propria della terra dipenden-
te dalle sue proprietà fi,siche a tenore del § 1 ; essi tendono altresì a provare
che la lamina sepolta non forma coi pali un arco di derivazione , e che alla
circolazione per l'intermedio dei pali non si può attribuire che una parte affatto
secondaria nei fenomeni di cui si è favellato.
D.' Liir.i Magrini
Prof, di Fiiica nell'I. R. Liceo di
Porla-Nuom in Milano.
FINE DELLA PARTE PRIMA
]\OTA
La rìtardaiiza con la ((iialc ci sono siale trasmesse alcune fra
le scritture da porsi a stampa , ne à indotti a dividere in due
parti gli Atti del VII Congresso, per non indugiarne la pubbli-
cazione; anclic avuto rispetto alla grandezza del presente volume.
Daremo nella seconda parte, che subito verrà messa alla luce :
I lavori della Sezione di Geologia, e Mineralogia- Il Catalogo mc-
lo<Jico de' Pesci europei del chiarissimo signor Carlo L. Principe
Bonaparte-La serie de' libri oiferti o inviati in dono - L' elenco
•Ielle jxTsone intervenute al Congresso -L'indice delle Adunanze
delle Sezioni -I nomi degli autori citati - E la Tavola generale
delle cose di cui si ragiona.
1 DEPUTATI
SOPRA LA PUBBLICAZIOB DEGLI ATTI
DEI. va CO>GHESSO.
l'iO
INDICE
DEU.E SCRITTL'RE CONTENUTE IN QUESTA PRIMA PARTE.
Discorso del Premiente Getwale Cav. Niccola Sanlangelo letto nella solen-
ne apertura del Congresso fac. i»
Parole del Cav. N. Santangelo delle nella tdliina adunansa del Con-
gresso » 31
Rapporto del Segretario Generale Giacomo Filioti letto nella ultima adu-
nanza il giorno 5 di ottobre » 33
Regolamento generale per le annuali riunioni italiane de' cultori delle scien-
ze naturali » io
UdiziaU del VII Congresso » 49
Commissione destinata da S. M. a far gli onori della riunione. ...» oO
Deputazione per V ammissione degli Scienziati » 51
Deputazioni scientifiche » •'54
Serie de Presidenti Ì'ice-Presidenti e Segretari delle Sezioni » 67
Atti verdali delle Sezioni di
— Medicina » 69
— Chirurgia e Anatomia • . » 269
— Chimica » 353
— Agronomia e Tecnologia » 431
— Archeologia e Geografia » 613
— Anatomia , Fisiologia comparata e Zoologia » 674
— Botanica e Fisiologia vegetabile » 845
— Fisica e Matematica » 1008
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