Skip to main content

Full text of "Atti della ... Riunione, &c. I-VIII & XI. [11 Vol. in 10]"

See other formats


I^.ìltìì. 


Jjd>t:)  <ioi>       ^1^    wob 


DELLA 


Tr|i]| 


ii\     /. 


TU  "TK  ^  "'^  ''w^^ 


'ììlJ 


1  /j^^S 


""^^^    PSEn    ^^    J»"      SD) 


TENUTA  IN  NAPOXI 


iIJnl  ^M)  ili  srlIfiiibi-erfSdiottotreaeljVlDCCCXLV 


NKi.i.A    s'i'AMrt". niA  i)»:i.  nitKK.M) 


«10^ 


DISCORSO 
DEL  CAV.  NICCOLA  SAMANGELO 

BUKISTUO  SEGRETARIO  DI  STATO  DEGLI  AFFARI  INTEHM 

DI  S.  M.  IL  UE  DEL  UEGXO  DELLE  DL'E  SICILIE 

E  PRESIDE.NTE  CEXER.VLE 

kllo  nella  solenuc  apertura  del  Congresso  il  giorno  20  di  scltcmbre 


t/i'anort/ 


fi  UANDO  le  cose  per  se  medesime  palesano  la  utilità  ed  il  pre- 
gio loro,  none  mestieri  che  altri  con  parole  le  venga  lodando. 
Ed  in  vero ,  un'  adunanza ,  nella  quale  i  piìi  chiari  uomini  con- 
vengono ,  non  per  mercar  lodi ,  o  per  ricevere  alcun  guiderdone  , 
ma  si  per  comunicarsi  a  vicenda  il  frutto  de'  loro  studi  e  de'  loro 
ti'ovati,  per  certo  dovrà  essere  avuta  a  grande  onore  da  quelli  che 
intendono  il  nobile  scopo  cui  essa  mira  :  ne  mancherà  di  conse- 

2 


—  G  — 

giiirc  la  debita  gloria ,  ove  sia  chi  voglia  essere  giusto  estimatore 
delle  virtù  alti-iii.  Oltre  a  ciò,  mal  potrebbe  l'incolto  mio  dire 
raggiunger  l'altezza  del  subbietto  ,  se  io  volessi  esprimere  in  quan- 
ta ammirazione  mi  trae  il  vedere  insieme  raccolto  in  gran  parte 
il  fior  de'  dotti  e  scienziati  uomini  d' Italia  :  ne  mi  sarebbe  dato 
giammai  di  agguagliar  con  parole  ,  di  quanta  maraviglia  riem- 
piami r  animo  il  considerare  che  la  istituzione  di  questo  congres- 
so debba  riconoscersi  da  que'  magnanimi  pensieri  a'  quali  il  pre- 
sente stalo  delle  scienze  e  della  civiltà  italiana  felicemente  ne  à 
condotti. 

Ogni  età  ed  ogni  secolo  à  avuto  le  sue  particolari  tendenze.  Ir- 
requieto r  uomo  nella  ricerca  e  nel  conseguimento  del  bene ,  al- 
lorché non  lo  anno  distolto  le  penose  cure  di  conservare  ciò  che 
l'Eterno  gli  concedette  per  vivere,  o  la  necessità  di  difendersi  con- 
tro la  foi-za  brutale  de'  conquistatori ,  si  è  rivolto  agli  studi  delle 
cose  soprannaturali,  a  conoscere  se  stesso,  ad  investigare  i  modi 
come  rendere  più  agiata  la  sua  condizione ,  e  a  dar  opera  a  me- 
glio ordinare  la  società  in  mezzo  alla  quale  dovca  condurre  la  vi- 
ta. Se  non  che,  per  quanto  lodevoli  fossero  stati  tali  sforzi,  non 
sempre  i  risultamenti  àn  risposto  alla  espettazione:  e  la  storia  delle 
imiane  vicende  à  mostrato  i  pericoh  a'quali  sovente  l'uomo  è  an- 
dato incontro  nell'  inconsiderato  desiderio  del  bene.  La  età  per- 
tanto nella  quale  viviamo,  dotta  della  esperienza  del  passato,  stan- 
ca del  delirio  e  della  stolta  ambizione  di  molli ,  e  ricca  delle  dot- 
tiine  de' sapienti,  a  piìi  utile  e  piìi  siciuvi  mela  sembra  che  aspiri; 
e,  preferendo  di  applicare  a' falli  le  astrazioni  della  scienza  ,  à  ri- 
conosciuto la  necessità  di  raccogliere  insieme  i  piìi  dotti  uomini , 


—  7  — 

aflinclic ,  coimuìicandosi  V  un  V  altro  le  loro  investigazioni  e  sco- 
perte, sicn  discliiiise  ali' ingegno  novelle  vie,  soccorsa  effieacemen- 
te  la  indiisti-ia,  e  dal  crescersi  e  diffondere  delle  utili  cognizioni  la 
pubblica  prosperità  ajntala  e  promossa.  Ne  a  ciò  conseguire  bastar 
poteva  quanto  per  lo  innanzi  crasi  pur  tentato ,  invitando  alle 
stesse  indagini ,  ed  a'  proposti  argomenti  scientifici ,  molti  uomi- 
ni per  dottiina  e  per  fama  cliiarissimi  :  esscndocbè  il  non  ricliie- 
dersi  la  loro  presenza  e  frapponeva  indugio  al  lavoro,  e  spesso  fa- 
ceva che  non  si  toccasse  la  meta  desiderata.  E,  certo,  l'amor  pi-o- 
prio  non  frenato  dal  rispetto  che  la  personale  conoscenza  della  vir- 
tù e  del  merito  altrui  suole  immancabilmente  ispirare ,  e  quella 
naturai  ritrosia  die  à  ciascuno  di  somnicttere  il  suo  particolar 
modo  di  pensare  al  giudizio  di  emuli  lontani,  erano  grande  osta- 
colo all'incremento  della  scienza.  Quindi  la  diversità  de' sistemi , 
quindi  la  discordia  delle  scuole ,  avvezze  a  scendere  nell'  arena 
della  dispuLi,  anzi  che  ad  aj)pagarsi  della  placida  discussione  on- 
de negli  animi  gentili  tanto  si  agevola  il  ritrovamento  del  vero. 
A  vincere  s\  fatte  dillicollà,  con  gran  sapienza  fu  provveduto  che 
personalmente  si  ritrovassero  insieme  tutti  i  cultori  delle  buone 
discipline:  ne  l' intenzione  andò  fallita  al  disegno.  Che  non  sì  to- 
sto l'Europa  ebbe  indicata  questa  novella  strada  al  bene  dell'u- 
manità, e  la  nostra  Italia,  antica  madi-e  e  nudrice  di  ogni  maniera 
di  sapere ,  scosso  l' ozio  involontario  al  quale  durissime  vicende 
aveanla  forzata ,  fra  le  prime  entrò  nel  nobile  aringo  ;  s'i  perchè 
nell'  ingegno  fidava  e  nel  sapere  de'suoi  figliuoli ,  e  sì  perchè  era 
consapevole  di  poter  ella  ancora ,  accomunando  il  frutto  de'  loro 
studi  e  delle  loro  investigazioni,  aver  quasi  un  supremo  magistia- 


—  s  — 

to  scienlillco.  E  qui  la  dovuta  lode  si  renda  a' inapjnanimi  Principi 
italiani,  e  spezialmente  all'illustre  moderator  della  Toscana,  i 
quali ,  secondando  cosi  nobile  proponimento  ,  son  concorsi  a  fai- 
Ira  noi  allignare  una  cos'i  utile  impresa ,  che ,  su  l'esempio  del  len- 
to aggrandirsi  della  natura  ,  potrà  far  dischiudere,  col  volger  de- 
gli anni,  quc' germi  che  le  adunanze  de' più  chiari  italiani  con 
tanto  senno  cercano  di  educare  e  nudrirc ,  afllnchè  le  scienze  , 
r  agricoltura  ,  il  comniercio  e  le  arti,  ne  raccolgano  su  questa  bel- 
la parte  di  Europa  frutti  abbondanti  e  maturi. 

Nel  breve  spazio  di  sci  anni  l'Italia,  fra  il  pubblico  plauso  ,  e 
nel  concoi"so  a  mano  a  mano  crescente  a'congressi  tenuti  in  Pisa  , 
i»  Firenze ,  in  Torino,  in  Padova  ,  in  Lucca  ed  in  Milano,  ben  si 
èjìotuta  accertare  di  quanto  è  apprezzata  l'annua  ragunanza  dei 
pili  nobili  ingegni,  onde  ella  va  giustamente  superba  ;  e  della  uti- 
ì'iìlì  che  a  molli  rami  dell'  umano  sapere  ne  venne.  E  se  l'unanime 
conscuso  de' dotti  volle  scegliere  per  sede  del  settimo  congresso  la 
Ix'lla  Parlenope  ,  avvezza  fin  dal  regno  dello  svcvo  Federico,  prin- 
cipe legislatore  ,  guerriero  ed  esimio  cultor  delle  muse,  ad  olliire 
ospitale  albergo  a'piìi  sapienti  italiani ,  attende  risultamenti  non 
meno  favorevoli  e  gloriosi  dalle  dotte  discussioni  alle  quali  col  so- 
lito fenore  vi  accingete.  Al  che  debbevi  anche  incorai'e  l'alto  fa- 
vore di  un  Monarca ,  il  quale  ,  emulando  a  Federico,  a  Roberto, 
e  ad  Alfonso ,  nel  piotegger  le  scienze  e  coloro  che  le  coltivano , 
congiunge  il  suo  nome  con  quello  della  gloria  e  del  sapci*e  italiano; 
laiche  giungerà  onorato  e  caro  a'piìi  lontani  nepoti. 

Ben  avrei  desiderato  che  a  COSI  lieti  principii  si  fosse  aggiunto 
quello  che  già  non  vi  e  mancato  nelle  passate  adunanze,  di  esser 


—  9  — 


ivgoJali  dal  consiglio  di  alcun  uomo  di  alfa  dottrina,  il  cui  nome 
ed  ingegno  porgesse  ,  non  clic  speranza  ,  ma  certezza  di  felice  riu- 
scita. Io  non  vel  taccio ,  o  Signori,  nò  la  mia  confessione  nasce  da 
troppo  timido  sentir  di  me  stesso ,  o  da  falsa  modestia.  Colui  elio 
sceglieste  all'onore  di  presedere  in  questo  congresso,  non  è  pari  agli 
alti  uflìci  a  cui  avete  voluto  cliiamarlo.  Immerso  fin  dalla  gio\i- 
nezza  tra  le  pubbliche  cure ,  quantunque  lo  abbia  sempre  calda- 
mente desiderato  ,  non  mi  è  stato  possibile  coltivar  bene  cpiclle 
scienze  ,  la  profonda  cognizion  delle  quali  è  principalmente  ri- 
chiesta perchè  un  itiiliano  possa  sedere  fra  voi.  Il  testimonio  della 
mia  coscienza  di  amarle  e  di  apprezzarle  al  pari  di  ogni  alti'o,  po- 
trebbe confortanni  alquanto,  so  d'altra  parte  non  conoscessi  che 
l'amor  delle  scienze  e  ben  diverso  dal  merito  di  clù  le  professa. 
Tolga  il  ciclo  però  che  io  mi  rimanga  dalladoprarmi,  jier  quan- 
to è  in  mio  potere,  di  corrispondere  alla  fiducia  che  voleste  mal 
mio  grado  in  me  riporre,  o  che  la  riconoscenza  non  sia  stimolo  al 
mio  poco  valore.  Simile  a  nocchiero  scelto  a  guidare  una  na\  e 
fra  mari  che  non  conosce ,  e  che  dal  consigho  e  dairespericnza  dei 
naviganti  che  V  accompagnano  spera  che  nel  dilllcilc  cannnino 
gli  sia  mostralo  ove  bisogna  volger  la  prora  ad  evitar  le  siiti  nelle 
quali  può  imbattersi ,  io  ripongo  ogni  mia  speranza  nel  vostro  ze- 
lo e  nelle  vostre  conoscenze,  o  Colleglli  ornatissimi,  per  giunge- 
re fehcemente  in  porto.  Ne  la  mia  aspettativa  può  andar  fallita: 
che  è  proprio  de' generosi  il  prestar  soccorso  a  coloro  che,  confes- 
sando la  debolezza  delle  loro  forze,  lo  implorano. 

A  render  piìi  facili  i  lavori  a'quali  vi  preparate,  era  mia  mente 


—  io- 
di mosU'ai'vi  innanzi  Iralto ,  come  in  uno  spcccliio  ,  quanto  nei 
pioccdenti  congressi  In  da  voi  esaminato  o proposto  nelle  svaria- 
te branche  di  cpiellc  scienze  alle  quali  dovete  intendere;  afllnchè , 
aggiungendo  al  già  detto  ciò  che  le  nuove  vosti'c  mediUizioni  po- 
trebbero meglio  svolgere  ,  o  mettendo  un  termine  a  quanto  cre- 
dete abbastanza  discusso,  passar  poteste  a  proporre  e  ventilare  al- 
ti'i  subbietli.  Ma  non  debbo  celarvi  chela  moltiplicità  delle  cose 
li'attate  per  lo  passalo,  e  lutti  gli  argomenti  a  cni  lo  slesso  vostro 
arilore  nel  promuovere  le  scienze  vi  lece  por  mano ,  non  mi  àn 
permesso  ih  resli'ingerc  in  pochi  e  detcrminati  capi  tutto  ciò,  che, 
a  preferenza  di  ogni  altra  cosa,  meritar  potrebbe  la  vostra  atten- 
zione. E  qui  mi  cade  in  acconcio  farvi  osservare,  che ,  se  la  dura- 
ta e  la  utilità  della  nobile  istituzione  che  oggi  ne  raduna  vi  è  a 
cuore,  fai'à  d'uojx»  sopra  tutto  circoscrivere  e  stabilire  gli  oggetti 
a' quali  in  ciascun  congresso  dovrete  volgere  l'animo.  Le  scienze 
sono  per  rintclletto  umano  un  pelago,  del  quale  non  è  possibile 
segnare  i  confini.  Ove,  senza  precedente  disegno,  nel  giro  dipo- 
clii  giorni  vorrete  intendere  a  tutte  le  cose  ed  a  tutte  le  quislioni 
scientifiche  che  si  possan  proporre,  per  l'ampiezza  del  campo  non 
verranno  menati  a  line  con  maturità  e  con  buon  successo  gli  ar- 
gomenti altra  volta  incominciati  a  trattare  ;  e,  vagando  senza  uno 
scopo  determinato  fra  gli  immensi  spazi  dell'umano  sapere,  nulla 
o  ben  poco  si  otterrà  per  menare  innanzi  i  trovati ,  nidla  di  saldo 
si  accrescerà  alle  conoscenze  già  acquisiate.  Tramutati  i  congressi 
in  accademie  ,  nelle  quali  spesso  l'ulìle  è  posposto  all'ostentazione 
tlcl  sapere  ,  ed  è  impedito  ihdl'  amor  proprio  di  clù  v'  ùiterviene, 
non  apporteraimo  quc'  vantaggi  e  (pici  profitto  che  possono  risul- 


—  11  — 

tare  da  una  istìluziouc  benefica,  la  quale,  per  i  chiai'issimi  uomini 
che  la  compongono  ,  e  per  i  grandi  aiuti  di  cui  può  giovarsi  a  rag- 
giungere le  più  difficili  verità,  à  fatto  concepire  alte  speranze  di 
sé  alle  scienze,  alle  arti,  ed  al  secolo  delle  invenzioni  nel  quale 
viviamo.  Egli  è  perciò  che  credo  opportuno  di  mettervi  dinanzi 
agli  occhi  le  cose  piìi  rilevanti  fra  quelle  che  nelle  idtime  vostre 
adunanze  stabiliste  di  doversi  trattare  nel  congresso  di  NapoU:  ed 
esse  in  vero  ,  e  pel  numero,  e  per  la  loro  importanza,  sono  largo 
campo  al  vostio  ingegno  ed  al  vostro  zelo  ,  onde  dalla  loro  cfili- 
gente  e  sagace  discussione  sommo  vantaggio  derivi  alle  scienze  , 
alle  industxie,  ed  al  ben  essere  sociale. 

Assai  giustamente  l'agricoltura  è  stata  l'obbictto  delle  principali 
vostre  cure.  Essa  e  l'elemento  più  necessario  della  pubblica  prospe- 
rità :  e  r  industiia  clie  ne  deriva ,  debb'  essere  il  maggior  pensie- 
ro delle  popolazioni.  La  differenza  de'costiuni,  delle  leggi  e  delle 
abitudini  dei  popofi  che  anno  stanza  nella  nostra  bella  Italia,  for- 
se molto  piìi  che  la  diversità  del  suolo  e  della  tempcratma  atmo- 
sferica, à  fallo  che  gli  usi  ed  i  metocfi  di  coltivar  le  terre  sien  di- 
versi ,  e  che  gli  uomini  di  una  contrada  non  conoscano  abbastan- 
za quanto  si  costuma  presso  i  loro  vicini.  Chi  crederebbe  che  nella 
classica  terra  di  Saturno  e  di  Cerere,  da  più  secoli,  non  siesi  an- 
cor convenuto  della  piìi  opportuna  ed  acconcia  forma,  tra  le  tan- 
te e  svariate  che  ce  ne  à,  del  primo ,  del  più  antico ,  del  più  ne- 
cessario degli  islrumenti  i-urafi ,  dell'  aratro  ?  Chi  può  ignorale 
quante  contese  di  continuo  si  facciano  su  le  rotazioni  agrarie , 
su' sistemi  della  pastorizia,  su  le  differenti  sorte  di  grandi  coltiva- 
zioni ,  sul  modo  di  esercitare  le  principafi  industrie,  e  con  quan- 


—  12  — 

ta  racililà  apjwnga  riin  popolo  all'  altro  la  taccia  di  barbaro  ,  di 
ignorante ,  o  ili  vivere  scliiavo  de'  pregiudizi ,  ogni  volta  clie  uu 
sistema,  divci-so  da  quello  cbe  1'  uno  siegue,  venga  adottato  dal- 
l' idtro?  Ma ,  percliè  s'i  l'atte  imputazioni  sieu  giustamente  appo- 
ste, siamo  noi  certi  di  conoscere  in  quali  condizioni  le  genti  da 
noi  rijnproverate  riirovinsi?  Ci  è  nota  abbastanza  la  natura  delle 
teiTC,  del  clima,  de' modi  che  anno  gli  altri  popoli  per  esercita- 
re la  più  nobile  e  la  piìi  necessaria  delle  industiie  ?  Possiam  noi, 
divisi  in  tanti  stali,  e  regolati  da  norme  diverse,  conoscere  qiial 
jx)tere  si  abbiano  presso  i  nosti'i  vicini,  nell'esercizio  dell'agricol- 
tura, le  leggi ,  le  pratiche  ,  i  governi ,  i  bisogni,  i  costumi  ?  Uti- 
le cosa  mi  è  quindi  sembrata  il  far  precedere  alle  vosti'C  dotte  in- 
vestigazioni ima  esposizione  compendiosa  che  basti  a  mostrai'vù 
quanto  principalmente  si  opera  nelle  provincie  di  qua  dal  Faro 
intomo  air  agricoltura ,  e  quale  sia  la  natura  delle  loro  produ- 
zioni. Lungi  l'amor  pati'io,  che  qui  starebbe  assai  male  ,  io  vi 
jwrgo  un  lavoro  preparato  da  tre  chiari  vostri  colleglli ,  il  quale 
non  mira  a  giustificar  uè  a  lodare  i  nostri  usi  campestri ,  ma  si  a 
presentarvi  le  notizie  de'  fatti  i  quali  si  appartengono  più  d' ap- 
presso a  quest'arte  nobilissima  ,  acciò  possiate,  a  ragion  veduta  e 
con  esattezza,  istituire  utili  paragoni,  ed  osservare  in  che  noi  va- 
riamo dal  resto  d'Italia.  A  questo  modo  vi  sarà  dato  giudicar  pe- 
satamente dell' agricolliua  delle  nostre  contrade,  suggeiire  i  mi- 
glioramenti de'quali  è  capace,  e  compiere  ad  un  tempo  V  esame 
delle  proposizioni  alle  quali  il  settimo  congresso  dee  intendere. 

Kè  di  minor  gravità,  dopo  simili  esami,  saranno  gli  altri  che 
riguardano  il  fcnnaie  soccorsi  per  gli  artigiani ,  o  il  provvedere 


—  13  — 

perchè  vantaggi  la  condizione  (le'fanciiilli  poveri,  addetti  alle  arti 
0  a'  mestieri.  Quello  che  maturamente  intorno  a  tali  cose  potrete 
proporre  ,  o  Signori ,  non  solo  dovià  soddisfare  la  vostra lunani- 
tà ,  ma  SI  mirare  ad  uno  scopo  anche  piìi  nobile  e  necessario  , 
ne'  tempi  in  cui  siamo.  Ed  in  vero ,  chi  non  ravvisa  quanto  sia 
a  desiderare  che  il  popolo  comprenda  il  pregio  e  T  utile  che  gli 
olire  la  terra  abitata  da  lui ,  e  gli  rendono  le  arti  e  le  industrie 
alle  quali,  seguendo  le  orme  de' suoi  maggiori,  è  solilo  addirsi! 
Tutto  ciò  che  può  mantenerlo  in  questa  via,  non  pure  impedirà 
ch'esso  cada  nella  miseria  e  nel  vizio  ,  ma  farà  moderati  i  suoi  de- 
siderii ,  distogliendolo  da'  pericolosi  pensieri  di  novità,  e  dal  ri- 
cercare vantaggi  immaginarii,  e  molte  volte  non  conosciuti.  Che 
se  le  arti  e  le  manifatture  alle  quali  la  Italia  fu  culla,  e  con  som- 
mo successo  educava,  non  reggono  oggi  al  paraggio  di  quelle  che 
altre  piìi  grandi  nazioni  coltivano  ,  usando  a  farle  prosperare  i 
mezzi  ed  i  capitali  somministrati  dalla  politica  e  dal  commercio  , 
non  debbe  ciò  recarci  alcun  disconforto.  Sarà  ben  agevole  per  noi 
raggiungere  la  necessaria  perfezione,  ove  il  costante  nostro  desi- 
derio lo  voglia,  almeno  per  quanto  basti  a  non  essere  tributari  de- 
gli stranieri  in  quelle  cose  che  vengono  prodotte  dal  nostro  suolo, 
ed  ove  si  preferiscano  da  noi  i  lavori  e  le  manifatture  d'Italia  a 
quelle  degli  altri  paesi.  Nò  già  dovremo  arretrarci  innanzi  alle 
più  speciose,  che  vere ,  teoriche  ,  le  quali  insegnano  punto  non 
dover  le  nazioni,  ricche  de' doni  della  terra,  applicarsi  alle  mani- 
fatture ,  che,  in  cambio  di  ciò  che  ad  esse  sovercliia,  possono  ri- 
cevere dagli  altri  popoli.  Queste  ragioni ,  dettate  dal  fine  dell'u- 
tile proprio,  sono  vane  e  fallaci.  E  che!  per  averci  l'Onnipossen- 

3 


—  14  — 

te  conceduto  abbondanti  prodn/ioni  del  suolo,  forse  non  ci  àdalo 
e  braccia  ed  ingegno?  Dovremo  per  avventura  esser  dannati  solo 
a  godere  ciò  cbola  terra  con  poca  nostra  fatica  ci  somministra, 
e  spesso  venir  privati,  nelF ondeggiamento  delle  vicende  politi- 
cbe,  di  ciò  clic  serve  agli  agi  della  vita,  ed  a  mille  altri  bisogni  ? 
Percbc  gli  italiani  non  dovranno  lavorare  intorno  a' metalli,  agli 
altri  minerali,  alle  lane ,  alle  sete,  a'iini ,  clic  la  Provvidenza  l)c- 
nclicamente  ne  à  conceduto?  E  ci  à  chi  ignora  clic  dove  piìi  al)- 
bondano  i  frutti  della  terra ,  meno  costi  il  lavoro  che  nelle  ma- 
nifatture e  ncircsercizio  delle  arti  si  adopra?  E  tempo  oramai  che 
da  noi  si  risponda  co'fatti  a  simiglianti  fallacie  ;  e  che  Faggrandi- 
mento  delle  nostre  arti  e  delle  nostre  manifatture  palesi  a  tutti 
che,  senza  nulla  invidiare  agli  stranieri,  non  abbiam  bisogno  dol- 
ralti'ui  ;  che  non  invano  si  coltivano  in  Italia  la  chimica,  la  mec- 
canica ,  e  cpianlo  può  mai  conferire  a  far  che  le  arti  fioriscano  ; 
e  che ,  adottandosi  istituzioni  le  fpiali  possano  confortar  T  ordine 
de'  manifattori  e  degli  artigiani ,  per  modo  che  ritragga  propor- 
zionato vantaggio  dalle  sue  fatiche,  sapremo  ,  al  pari  di  ogni  al- 
tro popolo,  trarre  profitto  dai  doni  che  ci  à  largito  FEtcrno. 

Gli  studi  geologici,  e  rpielli  della  mineralogia  e  della  geografìa 
fisica,  non  mai  volsero  a  se  l'attenzione  de' dotti  come  nel  secolo 
presente.  Per  quanto  la  grandezza  e  la  maestà  della  natura  sfug- 
ga alla  pazienza  ed  alla  sagacità  di  coloro  che,  studiandone  le  piìi 
intime  parli,  vorrebbero  indagarne  i  segreti  piìi  occulti  ed  astru- 
si, non  può  negarsi  che  la  diligenza  de'cultori  delle  scienze  natu- 
rali e  degli  ardili  viaggiatori  abbia  sparso  molta  luce  in  queste 
rilevantissime  parti  dell'umano  sapere.  La  terra  nomlimcno  che 


—  15  — 

aljitiamo  e  tullavia  assai  poco  conosciuta  da  noi  ;  e,  mentre  ap- 
pena la  miiiosinia  parte  della  sua  superficie  ci  è  nota  ,  e  mentre 
non  ancora  è  stato  possibile  diradar  la  densa  nebbia  clic  nascon- 
de le  arcane  cose  delle  regioni  polari ,  gli  scavi  che  si  l'anno  per 
conoscerne  la  forma,  la  composizione  ed  i  fenomeni,  ne  toccano  a 
fatica  la  crosta  a  cui  solo  ne  e  dato  di  poter  giungere  :  di  tal  che 
la  mano  dell'uomo  non  è  arrivata  a  penetrare  finora,  se  non  ad 
una  profonditìi  uguale  alla  duemillesima  parte  in  circa  del  dia- 
metro di  essa.  Or  potremo  con  queste  sole  cognizioni  sperar  di 
scoprire  se  nell' interno  della  terra  abbianvi  meteore  simiglianti  a 
quelle  della  superficie  ;  di  quali  sostanze  sia  composto  l'ammasso 
che  racchiude  nel  seno  ;  se  arda  nelle  sue  viscere  im  fuoco  cen- 
ti'ale  ;  se  vaste  cavei'ne,  un  grande  abisso,  un  serbatojo  di  acque 
primitive,  o  piuttosto  aria  e  vapori  ,  occupino  il  vóto  della  sua 
sfera  ?  Conosce  ognuno  i  delirii  di  Ivirckcr,  che  crede  poter  dise- 
gnare il  mondo  sotteri'anco  ;  e  con  quanto  ardore  le  antiche  e  le 
moderne  scuole,  da' tempi  di  Anassimene  e  di  Pitagora  fino  a 
quelli  di  Cartesio,  di  Buffon  ,  di  De  Lue  e  di  Franklin  ,  abbian 
combattuto  a  sostenere  le  svariate  opinioni  su  la  prima  formazio- 
ne della  terra.  Tuttavia,  per  quanto  da'Ncttunisti  e  da'  Vulcani- 
-sti  sicsi  mostrato  ingegno  e  coraggio  nel  contendere  ,  assai  poco 
àn  fatto  essi  aggrandirne  le  cognizioni  su  le  forze  attive  e  possenti 
che  cliiude  nel  suo  seno,  e  su  la  parte  immensa  che  costantemen- 
te cela  alle  luuane  ricerche.  In  questa  condizione  di  cose,  chi  non 
vede  quanto  dinicihncntc  potremmo  attendere  risultamcnti  felici 
dagli  esami  su'  sistemi  e  su  le  opinioni  pertinenti  alla  prima  for- 
mazione del  globo  ?  IMa ,  se  ,  con  la  scorta  della  geografia  fisica 


—  16  — 

e  (li'lla  minoraloi;i;i  ,  vorranno  considerale  le  sostanze  semplici 
che  conni(»nj:f()no  la  parie  solida  di  esso;  se  ne  verrà  esaminata  là 
toniperatura  locale  atmosferica  ;  e  se  attentamente  si  noteranno 
le  fasi  tlcrivanli  da'  fenomeni  fisici  a'  cpiali  nel  giro  dei  secoli  è 
stato  sogtjello;  la  geologia,  la  mineralogia  e  la  geografia  si  ar- 
ricchiranno di  nuove  conoscenze  :  ed  indicando  le  sostanze  ed  i 
minerali  che  si  possono  eslrarre  dalle  viscere  della  tci'ra,  sommi- 
nistreranno al  portentoso  ingegno  dell'uomo  nuovi  clementi,  dai 
quali  sien  per  risultare  novelli  trovati,  e  nuovi  mezzi  per  miglio- 
rare la  sua  condizione. 

Sapientissimo  fu  il  voto  manifestalo  nclF  ultimo  vostro  con- 
gresso, che  l'archeologia,  la  quale  tanta  parte  à  nella  geogra- 
fia antica,  venga  collocata  fra  le  scienze  positive  ,  formando  con 
essa  ima  particolare  sezione.  Ne  la  convenienza  di  questa  proposi- 
zione potrebbe  in  alcun  luogo  esser  meglio  dimostrata  che  nel 
congresso  di  Napoli,  ove  sì  fatte  investigazioni  non  potranno  venir 
tacciate  di  sterile  erudizione  ,  o  di  poca  ulililà  scicnlilica.  Se  al- 
trove gli  avanzi  de'  piìi  maestosi  monunienli ,  se  le  vestigia  delle 
città  distrutte  possono  richiamar  T attenzione  de'dotti  su  le  cagio- 
ni dipendenti  ilalle  vicende  politiche ,  dalla  barbarie  de'conqui- 
statori ,  e  dalla  irresistibile  mano  del  tempo  ;  in  queste  contrade 
l'archeologo  dovrà  dalla  geologia  e  dalla  mineralogia,  ancor  più 
che  dalla  storia  e  dalla  forza  dell'età,  ottenere  quelle  spiegazioni, 
onde  avrà  d'uopo  ,  su  le  città  delle  quali  scorge  gli  avanzi,  e  sul 
suolo  che,  pc'  fenomeni  fisici ,  dove  avvallato  ,  dove  accresciuto, 
dove  cangiato  di  natiu'a,  presenta  un  aspetto  or  maestoso,  or  ter- 
ribile ,  or  tristo  ,  all'  iutolletto  ed  allo  sguardo.  Qui ,  dove,  quasi 


—  17  — 

dirci,  palpitano  ancora  i  pensieri,  gli  nsi,  i  costumi,  e  le  passio- 
ni de' popoli,  i  quali  la  storia  ci  addita  fia' primi  clic  abbiano  da- 
to pruova  d'incivilimento,  d'istruzione,  e  di  grandezza,  qual  largo 
campo  si  oflVe  ad  investigarne  le  arti,  le  conoscenze  scientiticlie, 
le  industrie!  Osserverà  Tarclieologo  con  rajulo  della  geologia  quali 
vicende  abbian  fatto  malsane,  e  convertite  in  maremme  deserte, 
molle  terre  destinate  altra  volto  alle  delizie  de'  superbi  Romani , 
clic  davano  ad  esse  il  nome  di  Campi  Flcgrei,  Elisoi  e  Roseti;  ter- 
re che  oggi  il  Principe,  cui  la  Provvidenza  aflldò  lo  scettro  delle 
due  Sicilie,  con  generosissime  cure  si  adopra  di  togliere  allo  squal- 
lore ,  e  tornar  sane  e  ubertose.  Guidato  dalla  mineralogia ,  sarà 
facile  allo  studioso  dciranticbità  lo  scorgere  che  malamente  agli 
avanzi  magnifici  della  grandezza  de'  Cesari,  e  de' loro  favoriti , 
diasi  in  Pozzuoli  ed  in  Baja  il  nome  di  tempii  sacri  a  Venere,  a 
Diana,  a  Nettuno,  a  Mercurio,  intanto  che  sono  maestose  terme, 
ove  copiose  vene  di  acque  minerali  offeriyano  ristoro  e  modi  per 
ricuperar  la  salute.  Intenderà  con  la  guida  stessa  che  ,  se  alla 
natura  ed  alle  fasi  vulcaniche,  anzi  che  alla  forza  del  tempo ,  o 
alla  mano  dell'  uomo  ,  vogliasi  attribuire  la  distruzione  di  Stabia, 
di  Ercolano,  di  Pompei ,  e  di  alti'e  vicine  città,  non  fu  nel  modo 
stesso,  nò  con  gli  stessi  fenomeni  compiuta  la  lagrimevole  loro 
catastrofe.  Qui  un  torrente  di  fuoco,  accavallandosi  come  le  on- 
de del  mare ,  sccndea  dalla  china  del  monte  fino  al  sottoposto 
lido,  inondando  i  tetti,  i  tempii,  edi  pubblici  edifici.  Impetuosa 
pioggia  di  spessi  e  roventi  sassi  riempiva  altrove  le  vie,  e,  schiac- 
ciando tutto  ciò  che  copriva,  rendeva  di  una  bella  città  un  am- 
masso di  tetre  e  fumicanti  rovine.  Calda  e  densa  cenere ,  unita 


—  18  — 

spesso  a  fiumane  di  acque  bollenti,  ingombrava  ogni  adito;  e,  to- 
gliendo il  respiro,  dove  gli  nomini  avevano  i  piìi  deliziosi  sog- 
giorni, lasciava  l'impronta  della  desolazione  e  della  più  irrepara- 
bile sciagiu'a.  Tanta  diil'erenza  fra  le  svariate  distruzioni  cagio- 
nate dalle  eruzioni  e  da'  fenomeni  del  vicino  Vesuvio ,  a  quante 
ricerche,  a  quanti  esami  non  darà  cagione?  Non  temo  però  di 
asserire  che  in  nessun  angolo  della  terra  più  iitilmenlc  T  archeo- 
logo jwssa  imprendere  le  sue  investigazioni,  che  in  queste  con- 
trade: essendo  che  in  nessun  altro  luogo  sarà  possibile  rinvenire 
più  parlanti  e  piìi  considerevoli  antiche  vestigia  da  far  conoscere 
la  storia  e  le  vicende  dell'uomo  ;  in  nessun  altro  luogo  potranno 
osservarsi  fenomeni  più  acconci  a  mostrare  il  gran  potere  della 
natura. 

Se  gli  ostacoli  che  la  natura  oppone  al  curioso  desiderio  di  chi 
audace  tenta  di  alzare  .un  lembo  del  velo  di  cui  ella  costantemen- 
te si  copre,  rendono  spesso  dillieili  ed  incerti  gli  esami  fondati  su 
le  scienze,  delle  quali  finora  abbiam  favellalo ,  fra  migliori  acque 
n'è  dato  di  correre,  ove  intender  vogliasi  alle  inchiesle  che  alla 
fisica  ed  alla  matematica  appartengono.  Ed  in  vero,  queste  scien- 
ze, di  quanto  non  anno  accresciuto  il  tesoro  delle  umane  cogni- 
zioni intorno  alla  proprietà  de'corpi  ;  e  quante  utili  conseguenze 
ed  applicazioni  non  àn  tratto  dalla  notizia  delle  leggi  del  moto  , 
della  gravitìi  ,  e  dell'attrazione  ;  e  quali  speranze  non  fanno  mai 
concepire  !  LonLine  dalle  ardite  congetture,  e  non  fondate  sopra 
falsi  raziocini;  procedendo  la  matematica  per  una  serie  continua 
di  certi  principii,  e  la  fisica  verificando  i  suoi  trovali  con  l'ajuto 


—  io- 
ti elle  ossen'azionl  e  delle  esperienze;  in  qualche  modo  costringono 
gli  elementi  stessi  a  sentir  la  forza  dell'ingegno  dell'  uomo.  Inva- 
no le  più  sterminate  distanze  tentano  nascondere  se  slabili  o  ol> 
Ijcdienti  a  leggi  di  rotazioni,  o  di  viccndeA'ole  dipendenza,  sieno 
gli  innumerevoli  corpi  situati  nell'immenso  spazio  dei  cicli ,  che 
nel  loro  ordine  maraviglioso  narrano  le  glorie  dell'  Onnipotente. 
L'astronomia,  la  quale,  col  descrivere  le  vie  del  cielo  ,  à  tanto 
favorito  la  nautica,  à  ben  potuto  determinare  la  massa  del  sole , 
indicare  e  ravvisarne  le  macchie,  misurar  le  montagne  della  lu- 
na ,  conoscere  le  leggi  di  gravità  su  la  superficie  de'  pianeti  ;  e  , 
non  senza  speranza  di  felice  riuscita  ,  si  affatica  tuttogiorno  per 
assoggettare  a' suoi  calcoli  fin  le  aranti  comete.  La  fisica  filoso- 
fica applicatasi  all'analisi  della  luce,  del  calorico,  dell'elettro-ma- 
gnetismo,  e  del  fluido  galvanico,  ora  con  misurarne  le  forze,  ora 
con  isvolgerne  e  metterne  a  profitto  i  fenomeni,  di  quante  mara- 
viglie non  à  spiegato  le  cagioni  all'attonito  sguardo  dell'uomo  !  La 
chimica,  che,  componendo  e  scomponendo  i  corpi,  di  un  passo 
fermo  e  sempre  crescente  fa  soprammodo  avanzare  i  trovati  e  le 
arti,  quali  ostacoli  non  à  vinto  che  gli  clementi  e  le  distanze  frap- 
ponevano a'desidcrii  dell'uomo!  e  di  quanta  utiUtà  non  è  di  con- 
finuo  a'comodi  della  vita,  e  ad  ogni  maniera  di  miglioramento 
nel  viver  sociale!  Tutte  le  cure  che  spenderete,  o  Signori,  in  que- 
ste sciciuc ,  fondate  sopra  basi  e  sopra  osservazioni  sicure ,  non 
.  mai  abbastanza  voglion  esser  lodate;  e  produrranno  di  certo  quei 
giovevoli  eficlti  che  con  ragione  può  ripromettersi  chi  con  fervo- 
re e  costanza  intende  a  cose,  la  cui  grandezza  fa  degno  di  plauso 
anche  l'averle  solo  tentate. 


—  20  — 

In  iiia£;;naniino  clcsidcrio  di  apportare  incremento  alle  cogni- 
zioni o  allo  studio  della  meteorologia,  la  (piale  à  slrcllissimc  atte- 
nenze con  la  geografia  fisica  e  conia  medicina,  e  che  con  Tana- 
lisi  delle  variazioni  diurne  può  grandemente  giovare  all'agricol- 
tura ,  mosse  Ferdinando  II  a  far  innalzare  un  osservatorio  me- 
teorologico non  molto  lungi  dal  giogo  del  Vesuvio.  E  questo  sag- 
gio jK-nsiero  non  poteva  mancar  di  riscuotere  rapprovazione  dei 
sapienti:  dappoiché  pochi  luoghi  su  la  terra  potrebbero  rinvenirsi 
tanto  opportuni  a  misurare  la  pressione  atmosferica,  le  correnti 
de' venti ,  l'apparire  delle  meteore,  ed  i  fenomeni  dell' elettrici- 
smo, quanto  le  alture  di  un  monte  ,  il  quale  spingendo!  suoi  con- 
tralTorli  fino  al  mare  cui  è  vicino,  e  dominando  la  sottoposta  ri- 
dente pianura,  trovasi  a  fianco  di  un  cono  ignivomo,  che  nelle 
svoliate  e  frequenti  sue  eruzioni  offre  ciò  che  di  piìi  stupendo  può 
considerarsi  da'  cultori  delle  scienze  naturali.  Nò  meno  genero- 
so è  stato  il  proponimento  Sovrano  di  serbare  alla  vostra  unione 
rinaugiu-are  tale  osservatorio.  Sono  ben  lieto,  o  Signori,  che  agli 
scienziati  del  settimo  congresso  venga  dato  compiere  questa  glo- 
riosa cura,  la  quale  sarà  forse  memoranda  ne'  fasti  della  scienza  ; 
e  che  alla  vostra  presenza  sia  dischiuso  per  la  prima  volta  questo 
edilizio,  da  cui,  mentre  apprestasi  luogo  opportunissimo  alle  vo- 
stre investigazioni,  si  offre  campo  ad  un  tempo  di  osservare  assai 
d' appresso  uno  de'  piìi  maestosi  laboratori!  della  natura  ,  ed  in 
tale  sito  dove' non  è  a  temersi  la  sciagura  cui  soggiacque  il  prin- 
cipe degli  auticlii  naturalisti. 

Non  posso  lasciar  di  parlare  di  ciò  che  riguarda  le  scienze  fisi- 
che e  le  matemaUche,  senza  significarvi  il  mio  sincero  compiaci- 


—  21  — 

mento  per  la  proposLi,  fatta  nel  congresso  di  Milano,  di  rinveni- 
re un  sistema  metrico  da  introdurre  uniformemente  in  tutta  la 
italiana  penisola.  Allorché  vi  decideste  ad  istituir  questo  esame, 
non  potevate  certamente  trascurare  di  misurarne  la  diflicoltà  e 
la  importanza.  Ma  dove  le  diflicoltà  sono  maggiori,  maggiore  è  il 
merito  di  superarle;  speciabnente  allorché  piegiuthzi,  e  poco  fe- 
lici abitudini,  anzi  che  mali  reali,  son  da  combattere. 

L'uniformità  de' pesi  e  delle  misure,  ed  uno  stabile  modulo  sul 
(piale  dovesse  venir  fondata,  fu  delle  principali  ricerche  de' dotti 
della  Francia  fin  dal  termine  del  secolo  passato.  Venne  allora  pro- 
posto, e  consentito  dalla  maggior  parte  di  essi ,  che  la  base  della 
unità  metrica  fosse  da  rinvenù'e  nella  divisione  del  grado  medio 
ilei  meridiano  terrestre.  A  sciogliere  cpiesto  problema,  e  ad  otte- 
nere al  tempo  stesso  ima  facile  divisione  decimale,  trovarono  uti- 
le que'sapienli  cU  mutar  l'antica  misura  del  meridiano,  dividendo- 
lo in  quattrocento  gradi,  anzi  che  in  treccntosessanta  come  per  il 
passato.  Il  metro  eguale  alla  diecimilionesima  pai'te  del  quadran- 
te del  meridiano,  cosi  diviso,  fu  Yaliquota  che  si  ebbe  per  servir 
di  base  alla  uniformità  della  mism-a;  e  su  la  unità  del  metro  pog- 
gia l'intero  sistema  dc'pesi  e  delle  misure  della  Francia  ,  sistema 
che,  per  la  sua  evidente  esattezza ,  non  potendo  esser  combattuto, 
à  riscosso  l'approvazione  dell'universale. 

Da  gran  tempo  sentivano  pure  le  popolazioni  del  regno  di  Na- 
poli cpianlo  fosse  necessario  cU  rendere  unifonni  in  queste  pro- 
vincie  tutti i  pesi,  e  tutte  le  misure,  che,  essendo  notabilmente 
diverse  e  varie  tiraloro,  immensamente  nocevano  alla  contratta- 
zione e  al  commercio.  Ed  il  seguir  l'esempio  della  Francia  col  scr- 

4 


—  22  — 

virsi  di  una  giandczza  consentita  ed  ininuitabilc  ,  al  pari  di  una 
aliquota  del  meridiano  terrestre,  sembrò  util  cosa  doversi  adottane 
|ier  il  novello  sistema  metrico.  Se  non  clic  ne  arrecava  sconforto 
il  doverci  troppo  allontanare  dalle  usanze  ,  le  quali  tengon  luogo 
di  legge,  quando  vengon  fermale  dal  giro  de'secoH.  D'altra  parte 
tale  dubbiezza  accrescevasi  al  considerare  che  l'esperimento  fatto, 
ilurante  la  dominazione  francese ,  in  questa  parte  d' Italia,  per  in- 
trodurre quanto  in  Francia  erasi  in  ciò  adoperato,  non  ebbe  esito 
av\-entm'oso:  di  tal  che,  non  ostante  le  leggi  all'uopo  promulgate, 
le  nuove  mism'e  ed  i  nuovi  pesi  furono  non  pur  trascurati  nelle 
contrattazioni  ortUnarie,  ma  i  nomi  stessi  che  designavanli  non 
vennero  ne  appresi,  ne  pronunziali  dal  popolo,  che  con  difficoltà 
0  con  derisione. 

Rivocato,  fui  dall'anno  i8i5,  il  sistema  metrico  francese ,  oc- 
cuparonsi  i  dotti  napoletani  a  rinvenire  un  sistema  che,  senza  con- 
trastare agli  antichi  usi ,  potesse  offrirci  qua'  vantaggi  slessi  che 
il  francese  avea  riuniti.  I  sovrani  aragonesi  con  saggi  ordinamenti 
(in  dal  secolo  decimoquinto  avean  voluto  che  la  città  capitale,  del 
pari  che  tutte  le  provincie  del  regno  di  Napoli ,  avesse  avuto  mi- 
sure uniformi  di  lunghezza,  di  peso,  e  di  capacità.  Fu  agcvol  co- 
sa osservare  che  con  la  restituzione  di  quel  sistema  metrico  pote- 
vasi  raggiungere  lo  scopo:  dappoiché  il  palmo  ,  unità  della  mi- 
sma  lineare  o  di  lunghezza,  da  secoli  usato  fra  noi,  è  un  elemen- 
to di  misura  geografica  ed  agiiimensoria  ;  e ,  servendo  di  base  al 
sistema  metrico  del  (|uale  andavano  in  cerca  ,  riunisce  le  condi- 
zioni del  metro ^  unità  della  misura  francese.  Ed  in  vero,  se  il  mi- 
glio geografico,  il  quale  forma  la  sessantesima  parte  di  un  grado 


—  23  — 

del  meridiano,  viene  esattamente  diviso  in  palmi,  ne  seguirà  clie 
come  il  miglio  geografico  è  un'  aliquota  del  meridiano  terrestre  , 
sia  del  pari  il  palmo  napoletano.  Questa  felice  osservazione  fece 
che  non  fosse  mestieri ,  per  rinvenir  la  base  sicura  ed  uniforme 
del  novello  sistema,  dividere  il  meridiano  in  modo  diverso  da  quel- 
lo che  i  geografie  molti  insigni  matematici  tuttora  consentano, 
ne  designare  una  misura  che  non  fosse  usata  fra  noi.  La  rispon- 
denza della  misura  lineai'e  del  palmo  con  le  misux-e  cfi  capacità 
per  gli  aridi,  non  che  per  i  liquidi,  fu  cliiaramente  e  con  sempli- 
cità rilevata;  di  tal  che  ,  unito  agli  clementi  che  già  possedeva- 
mo, il  miglioramento  della  divisione  decimale,  cosi  per  le  misure 
come  per  i  pesi,  ne  fu  dato  di  avei'e  un  sistema  metrico  non  me- 
no evidentemente  esatto  di  quello  che  si  à  fomuato  la  Francia. 

Io  non  m'ingegnerò  di  svolgere  tutti  i  particolari,  e  quanto  mai 
possa  giustificar  la  utilità  del  sistema  metrico  napoletano:  che  al- 
tri i  quali  seggono  pure  fì'a  voi  potranno  assai  meglio  cU  me  riu- 
scirvi. Molto  meno  è  stata  mia  mente  di  indicai-velo  come  solu- 
zione del  problema  che  nell'ultimo  congresso  fu  proposto.  Ne  a  me 
conviene  di  sostenere  in  questa  i-agunanza  una  opinione  che  al- 
trove posi  in  campo ,  e  sostenni:  e  ,  se  ne  ò  fatto  parola ,  egli  è 
stato  soltanto  perchè  itafiano  è  il  trovato,  e  perchè  è  stato  finora 
inti'odotto  presso  i)opolazioni  che  compongono  poco  meno  della 
quarta  parte  d'Italia. 

A  clii,  discorrendo  i  varii  ordini  della  natura ,  dalle  sostanze 
inorganiche  s'innalzi  a  contemplare  i  regni  vegetabile  ed  anima- 
le, e  ponga  mente  quanto  essi  estcndonsi  per  tutta  la  superficie 


—  24  — 

(lolla  tciTa,  non  ò  j>ossibilc  non  apprezzare  allamenlela  botanica 
e  la  zooloij;ia ,  scienze  clic  ogni  (Fi  piìi  si  accrescono  ili  nuove  ed 
utili  scoperto.  A'olgcndo  lo  sguardo  indagatore  su  l'aspetto  e  su 
i  vantaggi  della  vegetazione  che  à  luogo  da  per  tutto  ,  di  quanta 
annnirazìonc  non  sarà  compreso  il  botanico  nello  scorgere  come 
la  l'rovvidenza  benefica  non  manclii  di  spandere  i  suoi  favori  su 
le  divei"se  parti  del  globo  !  Che  se  a  prima  vista  pare  clic  non  con- 
ceda alle  altre  quc'doni  che  a  larga  mano  dilfuse  su  le  terre  situa- 
te sotto  la  zona  temperata ,  sai'à  facile  Io  scoprire  che,  con  la  di- 
sti-ibuzione  del  calore  atmosferico,  il  quale  dà  la  misura  dclf in- 
cremento della  vegetazione,  ella  non  manca  di  largire  alla  frigi- 
da ed  alla  torrida  quello  che  sembra  aver  loro  negato.  Chi  non 
conosce,  in  fatti,  che  la  stessa  neve  ajuti  la  vegetazione,  chfenden- 
dola  da'danni  del  gelo,  per  darle  piìi  ossigeno  che  le  infonda  vi- 
gore: e  che  cosi  conservata  la  serbi  a  piìi  rapido  ed  cflicacc  svol- 
gimento nel  corso  della  breve  state  polaic  !  E,  se  in  mezzo  aTred- 
di  del  settentrione  la  vegetazione  è  meno  ricca  di  specie ,  le  vien 
dato  in  compenso  il  generare  un  numero  prodigioso  d'individui, 
e  produrre  frutta  assai  più  saporose  ed  abbondanti.  Dove  e  chi 
ignori  che  sotto  la  stessa  zona  torrida  rinvcngansi  quelle  ricchez- 
ze vegetali  che  in  vano  si  cercherebbero  nelle  altre  regioni  della 
teiTa!  Ivi  i  raggi  perpendicolari  del  sole,  che  con  la  loro  forza  er- 
gono la  pianta  in  arbusto,  e  l'arbusto  in  albero,  danno  alla  ve- 
getazione la  piìi  grande  varietà,  e  tutta  la  pompa  della  quale  è  ca- 
pace. E  clù  non  sa  che  nella  stessa  mancanza  de'raggi  del  sole,  e 
fin  negli  antri  e  nelle  caverne  piii  cupe,  non  venga  alla  vegeta- 
zione vietato  di  mostrare  il  suo  potere,  dappoiché  il  suo  regno  si 


—  25  — 

estende  ovunque  la  umidità  può  penetrare  ,  e  quahmrpic  sia  Ja 
sostanza  destinala  a  servirle  di  base!  Fu  altra  volta  soggetto  di 
disputa  quanto  riguardar  potea  la  trasniigrazion  delle  piante, 
poiché  da  essa  voleva  ripetersi  anche  quella  degli  uomini.  Ma  le 
comunicazioni,  rendute  oggi  più  note  e  piti  facili,  avendo  immen- 
samente allargato  le  conoscenze  botaniche,  allontanano  dalla  fa- 
vola e  dalla  incertezza  ciò  che  altia  volta  fu  cagione  di  ostinate 
contese.  Di  nuove  piante  si  vestono  ogni  giorno  i  nostri  orti  ed 
i  nostri  giardini  ;  e ,  se  in  questo  momento  il  cidto  di  Flora  può 
noverai'  più  seguaci,  egli  è  ben  da  sperare  che  ,  vòlti  a  più  utile 
scopo,  mei'cè  de'commerci  e  della  più  facile  navigazione,  avremo 
nuove  e  non  inferiori  ricchezze  da  offerire  a  Pale,  a  Pomona  ,  ed 
alla  Dea  delle  selve. 

Di  quanti  generi,  di  quante  famiglie,  e  di  quante  novelle  spe- 
cie, o  che  appartengano  alla  serie  degli  animali  a  sangue  rosso 
ed  a  vertebre,  o  a  quella  degli  animali  invertebrati  ed  a  sangue 
bianco,  non  si  ai-ricchisce  ogni  giorno  la  zoologia  !  Egli  è  più*  ve- 
ro, intanto,  che  molto  ci  resta  ancora  a  conoscere  nella  lunga  ca- 
tena che  dagli  zoofiti  a'gi'andi  mammifei'i,  e  dagli  abissi  dclPocea- 
no  lino  alle  jwìi  alte  sonunità  della  terra ,  palesa  le  maraviglie 
della  creazione.  La  nuova  Olanda  con  le  isole  al  sud-est  dell'Asia, 
non  meno  che  una  parte  della  regione  centrale  dell'Asia  e  dell'A- 
merica meridionale,  sono  culla  di  animali  assai  diversi  da  quelli 
delle  terre  conosciute.  Il  numero  e  le  attinenze  di  essi  con  gli  al- 
tri già  noti  è  a  noi  celato  finora,  dal  perchè  poco  sono  conosciu- 
te jicr  al  presente  quelle  immense  regioni;  e  le  scoperte  geogra- 
lìche,  che  di  continuo  vi  si  faiuio,  apportano  di  giorno  in  giorno 


—  26  — 

nuove  riccliczzc e  nuovo  incremento  alla  scienza.  E,  se  tulio  ciò 
che  ri^uarila  la  veget;uione  presentii  alla  botanica  una  miniera 
inesauribile  dì  conoscenze,  non  minori  conoscenze  e  non  minori 
ricchezze  da  rinvenire  presenta  alla  zoologia  il  regno  animale. 
L' nonio  deve  giustamente  applaudire  ad  ogni  passo  che  si  fa  in 
simili  scienze,  ove  i  cultori  di  esse  non  mirino  a  soddisfare  una 
sterile  ciu'iosità  nelle  loro  dotte  ricerche  ,  o  abbiano  sol  per  ob- 
bictto  raccrescere  nelle  collezioni  e  ne'  caUiloghi  il  numero  degli 
inilividui,  coniando  maggior  numero  di  specie  di  animali,  o  nuo- 
ve specie  di  piante.  Lo  scojio  loro  sarà  senza  alcun  dubbio  utilis- 
simo ,  quando  si  consideri  che  le  conoscenze  zoologiche  anno  so- 
pra tutto  in  mira  di  spander  luce  su  l'anatomia  comparata,  dalla 
quale  le  arti  salutari  ricavar  possono  valevolissimi  ajuti.  Dalla 
scovcrta  e  dalla  analisi  di  nuove  piante  ,  non  solo  alla  cliimica, 
alle  manifatture,  alle  arti,  potran  derivare  sonnni  vantaggi  ;  ma 
la  fannacia  e  Io  studio  de'scmplici  potranno,  mercè  di  esse  ,  otte- 
ner nuovi  mezzi  per  giovare  non  meno  alla  salute,  che  al  como- 
do e  all'agiatezza  dell'  uomo. 

Se  ([ucllo  che  voi  fermaste  di  esaminare  nel  congresso  di  JNa- 
[wli  mi  à  mosso  a  palesarvi  il  mio  sincero  compiacimento,  orami 
si  |ìermctta  eh' io  vi  esprima  l'alta  mia  anmiirazione  perciò  che 
parlicolannente  voleste  che  qui  fosse  discusso  intorno  alla  medi- 
cina. Che  bello  è  a  considerare  come  gli  scienziati  del  sesto  con- 
gresso mai'avigliosamcnte  si  sono  accordati  nel  proporre  le  spe- 
ciali ricerche  a  cui  dovcano  volger  l' animo  in  quella  scienza,  che 
insino  ad  oggi  è  stata  divisa  in  molte  scuole  contrarie  fra  loro,  le 


—  27  — 

tjuali  anno  spesso  dislollo  gli  ingegni  degli  studiosi  dalla  pratica 
e  dalle  osservazioni  che  esige  un'arte  a  cui  non  basta  la  vita.  Co- 
si fatte  son  queste  ricerche,  che ,  non  indicando  particolari  ten- 
denze, e  non  mostrando  d' incliinarc  piìi  alle  teoriche  di  un  siste- 
ma che  a  quelle  di  un  altro,  appariscono  richieste  solo  dal  senti- 
lo bisogno  della  scienza;  di  tal  che  iinmancahilmcntc  seguiranno 
con  utilità  e  con  accrescimento  di  essa.  Lo  scopo  di  beneficare  gli 
uomini  à  regolato  questi  virtuosi  divisamenti;  e  l'alta  sua  impor- 
tanza dovea  senza  alcun  dubbio  spegnere  qualunque  passione  in- 
gombrasse mai  l'animo  di  clii,  o  per  ispcciali  conoscenze  acquista- 
le, o  per  qualsiasi  altra  cagione,  polca  vagheggiare  che  piuttosto 
l'una  che  l'altra  disamina  s'istituisse.  E  non  sarà  questa  una  del- 
le più  eloquenti  pruove  dell'  utilità  dei  congressi  scientifici?  E  non 
basterà  a  vittoriosamente  giustificare  la  speranza  clic  debba  risul- 
tarne all'universale  un  gran  bene?  Profano  innanzi  a'sacerdoti  di 
Esculapio ,  e  sti'aniero  all'arte  d'Ippocrate,  non  oserò  già  di  pro- 
porre in  che  modo  vogliansi  migliorar  gli  ospedali.  Chi  non  in- 
tende quanto  giovi  alla  scienza  un'  accurata  investigazione  su  le 
endemie,  su  la  influenza  clic  le  malattie  epidemiche  esercitano 
nella  diiYusione  delle  malattie  popolari,  e  su  la  parte  che  à  in  es- 
se il  trasporlo  de'  principii  contagiosi  de'  mali  !  Chi  non   intende 
quanto  sia  sapiente  il  consiglio  d'istituire  una  ricerca  su  le  cagio- 
ni e  sid metodo  curativo  dell'apoplessia,  male  che  troppo  spesso 
allliggc  le  nostre  contrade,  e  che  generalmente  assale  i  corpi  più 
robusti!  Non  parlerò  della  luce  che  potrà  emergere  dalla  discus- 
sione di  quando  siuà  d'uopo  scemar  il  sangue  dalle  vene,  e  quan- 
do non  si  convenga;  uè  vi  ricorderò  che  con  molto  senno  fu  sta- 


—  28  — 

liilito  doversi  discorrere  delle  cagioni  e  della  difl'erenza  delle  morti 
nelle  diverse  regioni  d' Italia.  Queste  ed  altre  utili  cose  che  im- 
prendeste a  ventilale,  appartengono,  mi  sia  permesso  Fesprimer- 
mi  cos'i,  alla  parte  sublime  ed  immutabile  della  scienza  ;  e  ,  qua- 
lunque sia  la  scuola  o  il  sistema  del  quale  il  medico  sia  seguace  , 
apporteranno  nel  loro  svolgimento  luce  ed  utilità  certa.  E  voi  da- 
rete opera  a  tali  disamine  con  felice  successo ,  in  una  contrada 
ove  la  Scuola  salernitana,  in  tempi  ne'quali  TEuropa  era  involta 
Ira  gli  orrori  disile  guerre  ,  della  barbarie  e  della  ignoranza  ,  e 
quando  la  chimica  e  le  scienze  naturali,  sussidio  della  medicina, 
non  erano  ancora  appieno  conosciute ,  facea  tanto  parlar  di  se  , 
che  ne  suona  ancora  la  lama  onorata  e  gloriosa! 

Signori,  altamente  mi  duole  di  avervi  finora  indugiati:  ma, 
j>er  quanto  pur  l'avessi  voluto ,  non  mi  era  possibile  di  ricordarvi 
più  brevemente  le  principali  cose  alle  quali ,  a  norma  de'  vostri 
mcilcsimi  provvedimenti,  dovete  intendere  nel  congresso  di  Na- 
|K»li.  Tutti  i  vostri  momenti  sono  oramai  sacri  alle  scienze,  ed  al 
generoso  volere  di  recar  ad  esse  giovamento  ;  il  che  fu  cagione 
che  vi  raccoglieste  in  questa  città  oggi  lieta  della  vostra  pre- 
senza. 

Fu  costiune  della  Grecia  di  ragnnare  in  detcniiinati  anni  in  0- 
limpia,  ti-a  le  feste  ed  i  giuoclii  che  vi  si  celebravano,  que'glorio- 
si  che  con  l'ingegno,  con  le  armi  e  con  la  sapienza,  nell'avvicinar- 
51  Ira  loro  e  nel  mantener  viva  la  patria  carità,  di  tanta  meritata 
lama  le  huon  cagione.  Tra  la  pubblica  gioja  ed  il  plauso  degli 
spettatori,  ivi  erano  ammirati  ed  onorali  i  vincitori  tU  Salamina 


—  29  — 

e  di  Platea,  Platone,  Sofocle,  e  quegli  egregi  artisti  che  nei  di- 
pinti, nc'marnii  e  ne'bronzi,  lasciarono  Uili  modelli,  che  sempre 
saranno  norma  del  bello,  ceni  dopo  tanti  secoli  riesce  sempre  dif- 
ficile T  agguagliare.  Ivi  Erodoto  leggeva  le  sue  storie,  ivi  Alceo 
facea  udire  gli  ispii-ati  suoi  canti  :  di  tal  che  la  istituzione  dei 
giuochi  olimpici  divenne  celebre  a  seguo  ,  che  fissò  un'era,  e  fu 
misura  di  anni  [kv  quella  illustre  nazione.  Lungi  dal  tumulto  di 
troppo  vive  passioni,  e  dal  fragoroso  plauso  volgare,  chi  sa  che  ai 
congressi  italiani  non  venga  serbato  di  stabilire  un'era  per  le  scien- 
ze! Se  non  che  i  sapienti  che  in  queste  piìi  nobili  e  più  tranf[uillc 
gare  si  rendono  illustri,  non  aspireranno  alle  superbe  corone  che 
distribuivansi  ne'  campi  della  Elide.  La  gloria,  come  un  profon- 
do filosofo  osserva,  è  l'ultima  fra  le  passioni  del  saggio;  e  la  co- 
scienza di  aver  contribuito  co' vostri  dotti  lavori  al  bene  delle  scien- 
ze che  coltivate ,  ed  all'  onore  dell'Italia ,  oh  quanto  sarà  da  voi 
preferita  al  plauso  ed  all'  ambito  ulivo  che  la  Grecia  ne' giorni 
della  sua  grandezza  concedeva  a' più  chiari  suoi  figli! 


PAROLE 

DEL  CAV.  MCCOLA  SANTANGELO 


DETTE 


NELLL LIDIA  ADUNANZA  DEL  CONGRESSO 
il  giorno  5  di  ottobre 


5^ 


'lOTÙ 


I 


GLORIOSI  lavori  del  settimo  congresso  sono  oramai  giunti  al  loro 
termine  ;  e  nel  compierli  avete  mostrato  quanto  apparisca  piìi 
bello  il  sapere  allorché  viene  vestito  del  manto  della  modestia. 
La  virtuosa  e  pacifica  gara  di  giovare  con  le  vostre  conoscenze  e 
con  Topei'a  vostra  all'universale,  vi  fa  uscire  dalla  nobile  arena 
nella  quale  vi  esercitaste  finora ,  non  stanchi ,  ne  forse  paghi  ab- 
bastanza delle  fatiche  non  lievi  che  avete  durate.  Non  invano  a- 
veva  io  presagito  che  la  vostra  radunanza  in  Napoli ,  emulando 
alle  antecedenti  tenute  in  alti'e  cospicue  città,  nuovo  incremento 


—  32  — 

.ivrebljc  arrecato  a  iiioUc  hraiiclic  dciruinano  sapere,  di  novella 
gloria  avrebbe  fregialo  il  nome  italiano.  Il  congresso  tenuto  in 
((iiesta  bella  parte  d'ilalia  lascia  nel  suo  passaggio  una  striscia  di 
t'iilgiila  luce,  che  tramanderà  .l' posteri  il  nome  dei  chiarissimi  che 
v'  intervennero ,  non  meno  che  f(uello  del  Principe  sotto  i  cui 
ausjticii  vi  radunaste. 

Non  mi  laro  a  lodare,  che  di  Jode  non  vi  fa  d'uopo  ,  tutto 
(piello  che  avete  già  fatto ,  e  che  i  dotti  segretari  di  ciascuna  se- 
zione vi  anno  particolarmente  già  esposto;  uè  parlerò  delF ope- 
roso zelo  col  quale  i  pi'csidenti  delle  sezioni  stesse  àn  regolato  e 
promosso  le  indefesse  vostre  occupazioni.  Uno  è  stato  il  pensie- 
ro, uno  lo  scopo  di  tutti  :  quello  di  servire  alle  scienze  e  alP  Ita- 
lia. Le  deputazioni  delle  più  illustri  accademie  scientifiche  e  let- 
terarie ,  i  più  chiari  professori  delle  imiversità ,  i  rappresentanti 
degli  istituti  e  delle  società  economiche  dell'  una  e  dell'  altra  Si- 
cilia ,  àn  gareggiato  nel  rassegnare  al  setthno  congresso  i  frutti 
delle  meditazioni ,  delle  ricerche ,  e  delle  loro  esperienze.  Ove 
quest'annuale  ti'ibuto  continui,  chi  può  misurare  i  vantaggi  che 
torneranno  alla  bella  nostra  penisola  da  tanto  concorso  d' inge- 
gni ,  di  studi  e  di  fatiche?  E,  se  un  lampo  solo  di  qualche  ve- 
rità ,  che  il  tempo  e  piìi  maturi  giudizi  potranno  far  rilucere  in 
tutta  la  sua  forza  per  l' aggrandimento  delle  scienze ,  emergerà 
da  ciascuna  di  queste  benefiche  adunanze ,  di  quanta  reale  utili- 
tà non  saranno  apportatori,  di  quanto  novello  splendore  non  sa- 
ranno colonati  i  congressi!  La  pubblica  riconoscenza  e  l'appro- 
vazione de' saggi  oh  quanto  degnamente  rimeriteranno  allora  tutte 
le  tatuilo  durate ,  e  tutte  le  vostre  virtuose  sollecitudini  ! 


—  33  — 

Le  vostre  escursioni  ne'  siti  clie  qui  d' intorno  la  natura  à  se- 
gnati col  suggello  della  sua  grandezza  e  del  suo  potere  non  riu- 
sciranno infruttuose  alle  scienze  :  dappoiché ,  dopo  aver  profon- 
damente osser\'ato  la  natura  del  suolo  ,  quella  delle  sue  produ- 
zioni ,  r  origine  de'  fenomeni  che  presenta ,  e  le  sostanze  che  og- 
gi lo  ricoprono ,  largo  campo  àn  presentato  alle  vostre  dotte  in- 
vestigazioni. Clù  sa  che  l'aspetto  di  un  sole  più  ridente ,  di  una 
terra  feracissima,  di  luoghi  più  seducenti  e  più  vaghi,  nel  subli- 
mare la  vostra  mente ,  e  nel  lùdestare  la  forza  del  vostro  inge- 
gno ,  non  sien  capaci  d'ispiranti  piìi  alte  idee  ,  piti  nuove  e  piìi 
felici  applicazioni!  Oh  quali  prosperi  risultamenti  ne  deriveran- 
no allora  alla  scienza  che  coltivate  !  quante  utili  osservazioni  si 
aggiungeranno  alle  analisi  degli  imponderabili  !  quanta  novella 
luce  potrà  spandersi  su  la  geologia,  su  la  cliimica,  su  le  scienze 
fisiche  e  su  l'agricoltura ,  prima  sorgente  di  ogni  pubblica  pro- 
sperità ,  primo  e  giusto  orgoglio  della  nostra  bella  Italia  ! 

La  gioja  che  in  me  produce  il  veder  corrispondere  al  fine  che 
ci  proponemmo  tutto  ciò  che  nel  settimo  congresso  è  stato  ope- 
rato, è  mescolata  di  rammarico  nel  dovermi  separai' da  coUcghi , 
che  alla  chiarezza  del  loro  nome  congiungono  quelle  virtù  che 
inducono  ammirazione  e  rispetto  nell'  animo  di  coloro  che  àn  po- 
tuto dimesticamcnte  conoscerli.  E  questo  rammarico  accora  tut- 
ti i  buoni  abitanti  di  una  città  a  ninna  seconda  ncll'apprczzai-e  il 
vero  merito,  e  nell' esercitare  que' doveri  di  ospitalità  che  fin  dai 
tempi  più  remoti  àn  fonnato  gian  parte  della  religione  de' pa- 
dri loro.  Interprete  de' sentimenti  de' miei  concittadini,  io  debbo 
rendervi  testhnonianza  che  Napoli  è  lietissima  di  aveni ,  quan- 


—  34  — 

timquc  per  breve  tempo ,  accolti  nel  suo  seno  ;  e  clic  rallegrasi 
per  la  speranza  che  possiate  portar  con  voi  graia  memoria  della 
dimora  fatta  in  questa  ricordevole  occasione  fra  lii  sue  mura.  Pos- 
sa questo  generoso  sentimento  stringer  legame  di  reciproca  bene- 
volenza ira  noi  ;  e  serva  a  mostrare  altresì  che  ogni  congresso ,  nel 
fermare  d'oggi  innanzi  un  nuovo  vincolo  di  virtuosa  amicizia  fra' 
più  chiari  itaUani ,  farà  pure  avanzare  di  un  novello  passo  le 
scienze. 

Un  voto  solo  mi  resta  ad  esprimervi ,  voto  che  troverà  certa- 
mente un'  eco  fra  voi  ;  e  questo  è  che  duri  a  lungo  e  senza  inter- 
rompimento  la  magnanima  ed  utile  istituzione  che  ne  à  qui  ra- 
dunati. La  sua  durata  darà  alla  nostra  Italia  il  piìi  sicuro  pegno 
di  gloria  e  di  pace;  pace,  alla  cui  ombra  soltanto  le  scienze,  le 
arti ,  e  tutte  le  utili  e  gentili  discipline  possono  degnamente  frut- 
tificare :  che  indegnate  esse  si  arretrano  ,  appena ,  stridendo  sui 
loro  cardini,  si  disserran  le  porte  del  temuto  tempio  di  Giano, 


RAPPORTO 

DEL  SEGRETARIO  GENERALE 
GIACOMO  FILIOLI 

LETTO  NELLA  ULTIMA  ADUNANZA  IL  GIORNO  5  DI   OTTOBllE 


0. 


'bbligo  mio,  onorandissimi  signori,  è  di  csporvi  quanto  si  fece 
nelle  generali  vostre  adunanze ,  e  con  quali  segni  di  letizia  e  di 
onore  questo  settimo  congresso  fu  da  noi  festeggiato:  il  che 
studierommi  di  fare ,  come  meglio  comporta  il  mio  povero  in- 
gegno, brevemente  e  con  semplicità  di  parole. 

Se  a'primi  giorni  del  secolo  in  cui  viviamo,  menti'e  per  tutto  ar- 
mi nazionali  e  sti-aniere  rumoreggiavano ,  un  uomo,  levatosi  con 
r intelletto  sino  a  scorgere  nel  futuro,  avesse  cosi  favellato:  Verrà 
stagione  ,  e  gli  italiani  di  maggior  nome  nelle  scienze ,  adunan- 
tlosi  quando  in  una ,  quando  in  un'  alti-a  città  ,  i>er  meglio  di- 
schiudere tutte  le  fonti  del  sapere  ,  troveranno  sempre  ,  e  in  ogni 
luogo,  e  presso  ogni  ordine  di  persone,  inclinazione  di  animi  be- 
nevoli, e  dimostranze  non  iufintc  di  ossequio  ;  ancora  :  i  principi, 


—  30  — 

a'qiiali  sarà  dato  rcggorc  il  Irono  delle  nostre  contrade,  generosi 
ed  mnani  accoglieranno  sollo  T  ombra  loro  qncllc  adunanze,  fino 
ad  onorarle  t;dvolla  di  loro  presenza,  non  isdegnando  mettersi  a 
paro,  e  conver&ir  dimesticamentc  con  uomini  usi  al  silenzio  de' 
pacifici  studi,  e  per  la  maggior  parte  nuovi  ilello  splendore  e  de' 
modi  delle  corti  ;  se  ciò  si  l'osse  detto,  io  penso  che  non  avrebbe 
per  avvontju'a  a  r[uc'  giorni  trovato  fede  in  alcuno.  E  pure  vol- 
gono oramai  sette  anni ,  e  le  adunanze  degli  scienziati  italiani  si 
riunovellano  ;  e  non  ci  à  terra  cospicua  d'Italia ,  che  non  desi- 
deri vederle  celebrate  pur  ima  volta  fra  le  sue  mura.  E ,  se  in 
altri  tempi  non  era  forse  dillìcile  andar  mostrando  chi,  per  onori 
aviti  orgoglioso ,  dalla  ignoranza  parca  traesse  argomento  di  va- 
nità: non  iscorgercstc  ora  un  solo  uomo  tra  i  piìi  ragguardevoli 
per  legnaggio  fra  noi,  che  o  desideroso  di  studio  non  si  appalesi, 
o  di  gran  gentilezza  verso  coloro  che  danno  opera  agli  studi.  Do- 
vrò io  ragionarvi  della  cortesia ,  della  benignità  de' monarchi  ?  E 
non  ne  foste ,  e  non  ne  siete  voi  tcsthnoni?  E  non  risuonano  an- 
cora queste  mura  de'  non  compri  applausi  co' quali  piacquevi  ri- 
spondere all'ottimo  nostro  Principe ,  quando  Egli  con  parole  pie- 
ne di  all'etto  si  fece  a  dirvi  esser  suo  desiderio  che  le  scienze  sem- 
pre pili  rifiorissero  in  questa  bella  parte  d' Italia,  ed  augurò  che 
le  nostre  ragunanze  fossero  seme  da  ùaittar  gloria  al  nome  italia- 
no ?  Che  più  ?  lo  stesso  miiuito  popolo,  che  niente  non  s'intende 
di  scienze  ,  maravigliando  gli  insoliti  e  solenni  apparati ,  la  fre- 
quenza di  tanti  illustri  uomini,  la  fama  che  sene  spande  da  jier 
ogni  dove,  prende  speranza  che  un  gran  bene  debba  seguitarne. 
E  la  sua  espettazione  non  andcrà  certo  fallila.  Dappoiché  le  scien- 


—  37  — 

ze,  olire  (ringciililiie  i  cosUimi ,  ed  ornar  l' ingegno,  informan- 
dolo di  alili  verilà ,  sollevano  V  animo  di  sopra  a'  sensi  ;  e ,  per 
([ueiraccordo  clic  è  fra  i  pensieri  e  le  azioni,  eflicaccmenle  conferi- 
scono a  render  V  uomo  onesto  e  virtuoso  :  che  esse  rallermano 
l'impero  della  ragione  fm  nella  privata  condotta,  inculcano  l'amo- 
re della  giustizia,  ed  in  tal  guisa  la  severità  stessa  secondano  delle 
leggi.  Ma  queste  scienze  sono  l'opera  de' più  grandi  nomini  di 
lutti  i  secoli  ;  sono  fruito  di  gravi  studi,  di  investigazioni  sottili , 
continue,  profonde  :  un  uomo  da  se  solo  non  potrebbe  tutte  con 
riugcgno  abbracciarle,  molte  essendo  e  svariate  ;  e,  d'altra  parte, 
circoscritto  lo  spirito  imiano ,  breve  troppo  la  vita.  Laonde ,  per 
accrescere  il  tesoro  di  tante  dotti-ine,  fa  di  mestieri  giovarsi  tutti 
scamljievolmente  ,  accomunando  le  fatiche  ed  i  trovati  di  cia- 
scuno ,  per  valersene  come  di  materia  e  fondamento  alle  nuove 
speculazioni ,  al  sempre  nuovo  avanzar  delle  scienze.  E ,  non  al- 
trhnenti  che  dal  gagliardo  strofinio  di  ampio  disco  cU  vetro  risve- 
gliasi la  virtù  elettiica  ne'corpi  dove  n'  è  miniera  ;  dal  dibattersi 
delle  opinioni ,  dalla  gara  amichevole  degli  ingegni ,  dal  chcliia- 
rarsi  i  dubbi  a  vicenda ,  emerge  e  balena  quel  vero ,  oh'  è  lo  scopo 
degli  scientifici  studi. 

Ma  di  queste  cose  non  accade  che  io  dica  più  avanti:  che  udi- 
ste ampiamente  ragionarne  con  gravi  e  dotte  parole  il  giorno  venti 
di  settembre.  E  mi  farò  in  iscambio  a  ricordarvi  che  quel  giorno, 
il  quale  passerà  con  onorevole  grido  alla  memoria  de'  posteri  , 
si  aperse  fra  il  concorso  d' incrcdibil  moltitudine  di  gente,  e  le 
pompe  di  una  cerimonia  fatta  piìi  splendida  dalla  presenza  del- 
l'augusto Re  Ferdinando  II ,  e  della  rcgal  sua  Famiglia.  Ne,  per 

6 


—  38  — 

a^'^•cnlul•a ,  ove  si  fosse  aspcllato  fia  noi  l'arrivo  di  alcuno  di 
quei  singolari  uomini,  che ,  dopo  lungo  volger  di  anni,  appari- 
scono talvolta  sulla  terra  per  dar  briga  al  mondo,  come  fu  detto 
di  Alessandro  ,  si  sai'ebhero  i  magistrati  della  città  nostra  più  lie- 
tamente aflaccendati ,  e  con  maggior  zelo  e  diligenza,  a  soprav- 
vedere  e  ordinare  ogni  cosa!  S'inaugurò  il  settimo  comizio  degli 
scienziati  italiani,  con  im  atto  solenne  di  religione.  Tutte  le  fronti 
revereutemcnte  s'inchinarono  innanzi  all'altare  di  Dio:  pregarono 
tutti  che  lo  spirito  di  creatrice  sapienza  avesse  di  celeste  grazia 
riempiuto  ogni  petto,  irradiato  di  luce  le  menti.  In  questa  me- 
desima sala  poi ,  dove  sono  tante  ricchezze  di  minerali,  già  da  vari 
anni  cominciati  con  indefessa  cura  a  dispon-e ,  voi  udiste  la  voce 
di  S.  E.  il  Cav.  Kiccola  Sanlangelo  presidente  generale  del  con- 
gresso. Egli,  cominciando  dal  toccar  del  felice  stato  a  cui  è  giunta 
la  odierna  civiltà  d' Italia;  altamente  lodò  questa  utilissima  istitu- 
zione ,  per  la  quale  il  fiore  degli  ingegni  ogni  anno  si  raccoglie, 
ti"atti  dal  solo  amor  delle  scienze.  E  ,  poi  eh'  ebbe  rapidamente 
pallaio  della  speciale  incUnazione  di  questo  secolo  alle  scienze  na- 
turali e  positive  ,  con  poche ,  ma  giudiziose  parole ,  annoverò  le 
principali  ragioni,  onde  all'  incremento  di  sì  fatte  discipline ,  ben 
più  che  le  accademie  e  le  altre  consuete  ragunanze ,  concorrer 
debbano  i  congressi.  E  qui ,  dette  alcune  modeste  parole  di  se  stes- 
so, andò  brevemente  esponendo  le  cagioni  che  possono  o  toglier- 
ne ,  o  diminuirne  la  utihtà.  E,  fattosi  ad  additare  i  più  ùnporlanti 
subhietli  e  piìi  meritevoli  dell'attenzione  degli  scienziati ,  ragionò 
deHagritoltura  e  tecnologia,  osservando  come  nel  fatto  dell'agro- 
nomia debbasi  procedere  con  gi-an  risci*va  nel  dar  sentenza  e  nel 


—  39  — 

propoire  novelli  provvcilimenli ,  dovendosi  lenei'  conto  delle  va- 
rie coudizioni  nioiali ,  civili ,  e  fisiche  ,  di  ciascun  paese  ;  e  con- 
chiuse  questa  parte  dell'  orazione  caldamente  raccomandando  la 
prosperità  delle  arti  e  delle  manifatture  italiane.  Con  cgual  sen- 
no discorse  appresso  della  geologia  ,  della  mineralogia ,  e  della 
geografia  fisica  :  delle  quali  scienze  avendo  mosti'ato  V  attenenza 
che,  massime  in  questo  regno,  anno  con  l'archeologia,  favellò 
della  nuova  sezione  divisata  già  in  Milano  ,  ed  aggiunta  in  Na- 
poli, di  archeologia  e  di  geografia.  Passato  di  poi  a  parlare  della 
cliimica  ,  delle  matematiche ,  e  della  fisica  ,  ricordandone  i  mi- 
rabili progressi  fatti  negli  ultimi  due  secoU ,  principalmente  fer- 
mossi  nella  meteorologia,  per  dimostrare  la  convenienza  e  la  uli- 
litìi  futiu'a  dellosservatorio  ediQcato  sidle  balze  del  monte  Vesuvio. 
Pili  lungamente  si  trattenne  sul  sistema  metrico  di  pesi  e  misui'c 
inti'odolto  nel  nostro  regno  ;  e  con  grande  e  precisione  ed  evidenza 
ne  palesò  i  vantaggi  e  le  ragioni  :  dopo  di  che  giunse  alle  scienze 
che  si  maneggiano  intorno  al  regno  vegeUibile  ed  animale  ;  e  fi- 
nabnente  air  arte  stdiitare  della  medicina ,  dove  più  importa  che 
lo  scienziato  non  si  lasci  traportai'e  all'amor  de' sistemi;  dove  è 
più  necessario  che  non  diesi  luogo  a  dispute  inutili  e  vane  ;  dove 
i  membri  del  settbno  congresso  avrebbero  avuto  potente  stimolo  a 
ben  fare  dalla  memoria  della  scuola  salernitana,  che  un  giorno  fio- 
riva in  queste  nostre  provincic.  Le  quali  tutte  cose  dopo  aver  espo- 
sto con  gravitìi  di  sentenze  e  squisita  eleganza  di  pai'ole,  promise 
pe'  congressi  all'  Italia  maggior  frutto  e  piìi  verace  gloria  di  quel- 
la che  tornava  alla  Grecia  da' giuochi  di  Olimpia. 

Finito  questo  nobile  ragionamento  fra  gli  applausi  di  tutti  , 


—  40  — 

si  annoverarono  dal  segretario  generale  le  depnlazioni  di  ben  set- 
tantacinquciuiivcrsit;!  ,  o  accademie,  o  socictìi  scienlifichc ,  non 
del  regno ,  e  presenti  al  congresso;  e  venti  altre  di  società  ccono- 
iniciie  ,  ed  luidiei  di  accademie  scientifiche  e  letterarie  di  questo 
nostro  rcame.  Dipoi  Tillnstre  comizio,  diviso  in  sezioni ,  elesse  a 
ciascuna  di  queste  il  suo  presidente;  e  con  tanto  senno,  e  con 
tanta  concordia  ili  voti,  che  i  nomi  onorali  de'cliiari  uomini  eletti 
si  udirono  tosto  ripeter  con  plauso ,  non  più*  fra  le  sale  del  con- 
gresso ,  ma  per  tutta  la  città  nostra.  Vcdcnnno  all'  agronomia  etl 
alla  tecnologia  presedere  Gherardo  Freschi  ;  Gioacchino  Taddei 
alla  chimica;  Callo  Bonaparte  alla  zoologia  ed  anatomia  compa- 
rativa ;  Francesco  Orioli  alla  fisica  ed  alle  matematiche  ;  Michele 
Tenore  alla  botanica  e  fisiologia  vegetale;  alla  cliiiurgia  Lionardo 
Santoro  :  Luigi  Pasini  alla  geologia  e  mineralogia  ;  ed  alla  medi- 
cina Vincenzio  Lanza.  Ancora,  in  questa  terra,  dove  due  città  di- 
seppeUitc  mettono  tutta  avanti  dagli  occhi  Tanticlùtà  quasi  redi- 
viva, dove  ogni  luogo  ricorda  qualche  gloriosa  memoria  ,  dove, 
sarei  per  dire  ,  non  ci  à  sasso  che  non  vanti  il  suo  nome;  fu  isti- 
tuita la  nuova  sezione  di  archeologia,  data  a  reggere  a  Francesco 
Maria  Avellino,  aggiugnendovisi  la  sezion  di  geografia,  di  cui  fu 
eletto  vicepresidente  Ferdinando  de  Luca.  E  vicepresidenti  delle 
altre  sezioni  furono  ti'ascelli ,  in  quel  modo  che  la  legge  de' con- 
gressi prescrive  ,  Luca  de  Samuele  Cagnazzi ,  Faustino  Sanseve- 
rino,  Paris  Ihionaiuto  Sanguinctti,  Raflàele  Piria,  Stefano  delle 
Ghiaie,  Oronzio  Costa,  Carlo  Burci,  Macedonio  Melloni,  Otta- 
viano Fabrizio  Mossotti,  Giuseppe  3Iencghini ,  Lorenzo  Pareto,  e 
Benedetto  Trompeo  ;  e  segretari ,  Stanislao  Mancini ,   Antonio 


—  41  — 

Scialoia,  Giuseppe  de  Vincenzi,  Giovanni  Guarini ,  Luigi  Cala- 
mai ,  Anastasio  Cocco,  Giovanni  Rafiaele,  Giuseppe  Secondi,  Gio- 
vanni Maria  Lavagna ,  Giacomo  Maria  Paci ,  Federico  Napoli , 
Bernardino  Biondclli,  Niccola  Corcia,  Luigi  Masi ,  Guglielmo  Ga- 
sparrini ,  Corrado  Politi ,  Arcangelo  Scacchi ,  Alessandro  Spada 
Lavini ,  Salvatore  de  Renzi ,  Odoardo  Turclietti,  e  Secondo  Pollo. 
Qual  frutto  sia  venuto  alle  scienze  da'lavori  delle  sezioni ,  teste 
vi  sai'ìi  esposto  da'  segretari  di  ciascuna  di  esse  :  a  me  spelta  il 
dilavi  che  ,  innanzi  ad  ogni  altra  cosa,  tutti  avvisarono  esser  debito 
di  fai'c  alla  Maestà  del  Sovrano  sinceri  omaggi  di  rispettosa  e  vi- 
vissima riconoscenza  ;  il  qual  si  nobile  uficio  adempierono  il  Pre- 
sidente generale ,  ed  i  presidenti  delle  sezioni  a  nome  dell'  intero 
congresso.  In  altra  adunanza  generale  di  soU  italiani  venne  desi- 
gnata ,  a  maggioranza  di  voti ,  la  città  di  Venezia  per  sede  delle 
ragunanze  nell'  anno  milleottocenquarantasette. 

Intanto  non  cessarono  di  rinnovellarsi  ogni  giorno  le  dimostra- 
zioni della  sovi'ana  benevolenza.  Già  parca  quasi  che  queste  mu- 
ra si  fossero  in  una  reggia  mutate:  perocché  vedevi  in  ogni  luogo 
disposte  ad  onoranza  degli  scienziati  quelle  guardie  istesse  alle 
quali  è  affidato  la  gelosa  cura  di  custodire  la  reggia.  E,  ad  ag- 
giunger decoro  al  presente  congresso ,  la  solenne  mostra  di  belle 
arti,  che  ogm  due  anni  suol  farsi,  venne  trasferita  a  questi  giorni. 
E,  jwichè  l'alto  favore,  che  il  nostro  Principe  dà  alle  scienze,  avea- 
gli  fatto  determinare  che  presso  al  giogo  del  monte  Vesuvio,  come 
luogo  accommodalissinio  al  fine  proposto  ,  con  molta  fatica  e  con 
grandi  spese  si  fosse  edificata  una  specola  di  meteorologia ,  ne  fu 
stabilita  Pinaugurazionc  al  tempo  del  congresso  ;  e  colà  gran  parte 


—  42  — 

di  voi ,  onor.indlssinii  signori ,  udiste  le  doUc  parole  di  Macedo- 
nio Melloni ,  il  quale  sarà  del  nuovo  osservatorio  il  chiarissimo 
moderatore.  E,  da  poi  che  mal  conveniva  che  si  fossero  tanti  egregi 
nomini  parliti  di  Napoli ,  senza  osservare  il  suo  principal  vanto , 
ima  città  che  dopo  lungo  giro  di  secoli  risorge  dalle  riùne,  vi  fu 
ftitlo  invito  di  visitarla;  e  vedeste  Pompei,  avvolgendovi  per  entro 
alle  sue  mura  ,  co'  vostri  ocelli  considerando  quegli  scavi  che  da 
tutti  son  reputati  cosa  unica  al  mondo.  Tacerò  del  viaggio  in  una 
nave  spinta  dal  vapore,  fra  quelle  della  real  marina,  a  darvi  como- 
do di  vedere  alcuna  ti'a  le  Annose  e  singolaii  nostre  isole  piti  vici- 
ne,  e  i  venerandi  avanzi  di  Pesto  :  e  hasterà  solo  ricordare  l'onore 
altissimo  che  attende  molti  fra  noi  alla  mensa  del  Re;  e  tutti  alla 
festa  clic  si  darà  nella  reggia.  Ben  e  d' uopo  eh'  io  dica  come  l' c- 
sempio  del  Principe  trovò  seguaci ,  e  volenterosi  oltremodo ,  in 
ogni  ordine  di  persone.  Le  mense  comuni  furono  festeggiate ,  di- 
rei quasi  ser\'ite,  dal  fiore  de' nostri  gentiluomini.  Ogni  sera  ven- 
nero aperte  nobilissime  case  alla  conversazione  de'  dotti  ;  ne  solo 
de'dolti  :  che  molte  gentili  e  ben  costimiate  donne  della  città  no- 
stra fecero  di  loro  presenza  que'  ritrovi  e  piìi  grati  e  più  giocon- 
di. L'Accademia  de' cavalieri  ebbe  a  gran  pregio  l'accogliervi. 
L'accademia  che  s'intitola  dal  Pontano,  e  l'altra  detta  de'natu- 
ndisti  onorarono  il  vostro  arrivo  :  e  l' onorarono  gli  allievi  del 
real  collegio  di  musica  ,  desiderosi  di  darvi  prova  che  la  stampa 
de'Ciinaiosa  e  de'Paesiello  non  è  per  anco  rotta  fra  noi.  Si  volle 
inoltre  che  a  quelli  che  d' altronde  sono  venuti  in  questa  metro- 
[M)\ì  non  fossero  cose  ignote  e  le  sue  antichità,  e  i  suoi  luoghi,  e 
le  principali  sue  glorie  ;  e  fu  per  questo  distesa  una  descrizione 


—  43  — 

della  citlà  di  Napoli,  e  delle  sue  vichianze,  che  a  tulli  diedcsi 
in  dono.  Ancora  vi  si  aggiunse  una  Guida  pel  forestiero  ;  una 
scrillura  che  tratta  delle  presenti  condizioni  dciragricoltura  e  del- 
la industria  delle  nostre  provincie  in  terra  ferma;  ed  un  poema  di 
quattio  libri  in  versi  latini  a  lode  del  settimo  congresso ,  lavoro 
del  valoroso  giovine  Quintino  Guanciali  apruzzese. 

Ma,  fra  quante  cose  anno  mai  avuto  luogo  al  vostro  amvo  ti-a 
noi,  ninna  per  awentm'a  riuscì  ad  un  tempo  tanto  augusta  e  so- 
lemie,  quanto  Tessersi  alla  presenza  di  voi  tutti  inaugurata  la  gran- 
de statua  di  nostra  vera  e  trionfatrice  religione  in  quel  Campo , 
dove  }>er  sempre  si  cliiudono  le  ambizioni,  le  vanità,  ed  i  delirii  de- 
gli uomini.  E  bene  e  sapientemente  fu  fatto  :  peroccliè  la  nostra 
cattolica  religione ,  il  diiò  con  le  parole  di  chiarissimo  e  dottissi- 
mo uomo  (i),  èia  sola  dotata  di  valore  scientifico  nelle  materie 
speculative,  la  sola  fJosorica,la  sola  capace  di  aiutai-e  l'intelletto; 
e  tale,  che,  oltre  di  assicurare  un  nome  onorato  e  durevole,  affina 
lo  stesso  ingegno,  e  lo  accresce  di  nerbo  e  di  squisitezza.  E  poiché 
tanto  si  ragiona  di  civiltà ,  diremo  anche  noi  alla  Ubera ,  che  la 
civiltà  di  cui  questi  moderni  tempi  posson  vantai'si ,  è  la  stessa 
civiltà  cristiana.  Abbiasi  dunque  ne'congrcssi  scientifici  la  nosti'a 
religione  cattolica  come  pietra  angolare ,  come  fondamento  solo 
fermo  iumiutabile  alle  speculazioni  della  fdosofia,  come  princi- 
pio a  tutti  gli  anunacsti-amenti  delle  scienze. 

Da  ultimo,  a  far  eterna  la  memoria  del  settimo  Congi'csso,  ven- 
ne battuta  una  medaglia  che  nel  diritto  à  la  figiua  dell' Italia, 

(1)  Vincenzio  Gioberti. 


—  41  — 

nel  rovescio  l'immagine  di  Giamhalisla  Vico.  Oh  se  il  valentuo- 
mo sollevando  il  capo  da  queirumilc  arca  dove  egli  si  giace ,  po- 
tesse a  voi  appresentarsì  !  Panni  clic  cosi  parlerebbe  :  «  Compiono 
cento  ti'cntaselte  anni ,  e,  in  una  pubblica  e  solenne  orazione  nel 
d;u-  principio  agli  studi ,  io  augurai  che  tutto  il  sapere  umano  e 
divino  reggesse  con  imo  spirito  solo;  e  tanta  concordia,  tanta  uni- 
tà di  scopo  t'osse  ti'a  le  varie  scienze ,  che  una  intera  università 
iwtesse  degnamente  rappresentarsi  da  un  solo  uomo,  da  un  uo- 
mo qual  fu  tra  greci  Platone.  Era  dilhcil  cosa  a' mici  tempi ,  di- 
venne impossibile  ne'  tempi  che  seguitarono.  Ma  volgono  men 
tristi  giorni  ;  e  per  le  vosti-e  ragunanze  quasi  la  mia  speranza  mu- 
tasi in  l'alto ,  specialmente  ora  che  la  prima  volta  in  questa  mia 
patria,  allo  studio  delle  scienze  lo  studio  delle  cose  antiche,  anzi 
tutta  la  civiltà  degli  anticlii  si  e  congiunta.  Deh  non  vogliate  , 
chiarissimi  lumi  d' Italia  ,  abbandonare  così  magnanima  impre- 
sa; e  il  tesoro  della  moderna  sapienza  ne  sarà  in  ogni  parte  ma- 


ravigliosamente acci'csciuto!  » 


REGOLAMEMO  GEXEMLE 

PER 

LE    ANNUALI   RIUNIONI   ITALIANE 

DE' CULTORI 
DELLE  SCIENZE  NATURALI 


Il  fme  delle  Riunioni  decultori  delle  scienze  naturali  si  è  di  giovare  ai  pro- 
gressi ed  alla  diffusione  di  tali  scienze  e  delle  loro  utili  applicazioni. 

A  conseguir  questo  flne  gli  Scienziati  si  adunano  ogni  autunno  in  una  delle 
città  d'Italia,  per  un  periodo  di  tempo  che  non  dovrà  mai  oltrepassare  i  quin- 
dici giorni. 

U 

Hanno  diritto  di  essere  membri  della  Riunione  tutti  gì'  Italiani  ascritti  alle 
principali  Accademie  o  Società  scientifiche  istituite  per  l' avanzamento  delle 
scienze  naturali,  i  Professori  delle  scienze  fisiche  e  matematiche,  i  Direttori  de- 
gli alti  studii  o  di  sl;ibilimenti  scieixlifici  dei  varii  Stati  d'Italia,  e  gl'Impiegati  su- 
periori ne' corpi  del  Genio  e  dell'Artiglieria.  Gli  esteri  compresi  nelle  catego- 
rie precedenti  saranno  pure  ammessi  alle  Riunioni . 


m 


Ogni  annua  Riunione  a\TÌ\  un  Prcsidenle  generale  ,  due  Assessori  ed  un  Se- 
gretario generale.  Nella  prima  adunanza  si  procederà  alla  divisione  dei  membri 
in  più  Sezioni ,  comprendenti  ciascuna  una  o  più  scienze  secondo  il  numero  e 
gli  studii  degl'intervenuti.  Nello  stesso  giorno  ogni  Sezione  nominerà  a  schede 

7 


—  ■IG  — 

sottrclc,  wl  a  pliiralitìi  assoluta  di  voli,  uno  ilei  suoi  membri  alle  funzioni  di  ri- 
spellivo  Presidente,  e  questi  dovrà  poi  scejjliere  altro  fra  i  nunnbri  medesimi  a 
S';;retario  della  Sezione  slessa.  Tutti  questi  di\ersi  ullìzi  dovranno  essere  affi- 
dati a  membri  italiani  delle  Uiuuioni. 

IV 

Il  Presidente  j;enerale,  i  due  Assessori,  i  Presidenti  delle  Sezioni  ed  il  Segre- 
tario generale  comporranno,  per  tutta  la  durala  della  Riunione,  un  Consìglio, 
rlie  provvederli  alla  buona  dii-ezione  e  al  buon  successo  della  medesima. 


Avanti  lo  scioglimento  della  Riunione,  da  tutti  i  membri  italiani  costituiti  in 
adunanza  generale,  si  procederà  col  mezzo  di  schede,  ed  a  pluralità  assoluta  di 
voti,  alla  scelta  della  città  o^e  tenere  la  Riunione  dopo  due  anni. 

VI 

Il  Consiglio  elegge  il  Presidente  generale  per  la  riunione  dell'anno  prossimo 
seguente,  il  qtiale  dovrà  avere  il  suo  domicilio  iu  quella  slessa  città  ove  deve 
esser  fatta  la  Riunione.  Al  Presidente  generale  spella  la  iiouiiua  dei  due  Asses- 
sori e  del  Segretario  generale,  da  scegliersi  fra  gli  Scienziati  del  medesimo  pae- 
se, almeno  sei  mesi  prima  della  Riunione. 


vn 


[.'eletto  Presidente  generale  dovrà  fare  le  do'V'ute  pratiche  perchè  la  Riunione 
possa  aver  luogo  in  modo  regolare  nella  città  che  sarà  slata  prescelta,  ed  egli 
do>Tà  dame  avviso  a  tempo  debito  agli  Scienziati. 


Vffl 


I  due  .Assessori  coadiuveranno  il  Presidente  generale  nel  prendere  tutte  le  di- 
sposizioni occorrenti  per  la  Riunione:  ad  essi  spetterà  il  decidere  ne' casi  dubbii 


—  47  — 

se  uno  scienziito  ileblìa  o  no  essere  compreso  fra  i  membri  della  Riunione,  in 
conformila  all'articolo  II.  In  mancanza  del  Presidente,  faranno  le  sue  veci  i  due 
Assessori ,  in  ordine  di  anzianità. 

IX 

Nell'ultima  {generale  adunanza  il  Segretario  generale  farà  un  rapporto  sul- 
l'andamento della  Riunione,  ed  i  Segretarii  particolari  leggeranno  ciascuno  un 
breve  sunto  di  quanto  sarà  stalo  operalo  nelle  rispettive  Sezioni.  In  questa  pub- 
blica adunanza  sarà  proclamato  il  Presidente  generale  eletto  dal  Consiglio  per 
la  successiva  Riunione. 


Dopo  questa  adunanza  il  Presidente  generale ,  i  due  Assessori  ed  il  Segreta- 
rio generale  lasciano  i  loro  uflSzii  ;  sarà  per  altro  loro  cura  il  trasmettere  al  Pre- 
sidente proclamato  per  la  successiva  Riunione  l'elenco  degli  Scienziati  interve- 
nuti, ed  il  sunto  dei  processi  verbali. 


XI 


Nel  caso  di  mancanza  del  Presidente  generale  eletto  per  la  Riunione  prossima 
seguente,  prima  ch'egli  abbia  nominati  i  due  Assessori,  dovrà  il  Presidente  ge- 
nerale dell'ultima  Riunione  consultare  per  una  nuova  scelta  i  Presidenti  delle 
Sezioni,  e,  raccolte  le  loro  proposizioni,  farà  sollecitamente  la  nomina  di  un  al- 
tro Presidente.  In  mancanza  poi  del  suddetto  Presidente  generale  dell'  ultima 
Riunione ,  farà  le  sue  veci  il  più  anziano  dei  Presidenti  di  Sezione. 


XU 


Agli  atti  di  ciascuna  Riunione  sarà  data  quella  pubblicità  che  si  giudicherà 
utile  al  progresso  delle  naturali  discipline,  e  delle  loro  applicazioni.  Il  Consi- 
glio, priuia  di  sciogliersi,  nominerà  a  quest'oggetto  un'apposita  Commissione. 


—  .-{S  _ 


\lll 


Gli  ormili  t(l  i  lilii i  rlic  fossero  offerti  in  dono  a  ciascuna  Riunione  saranno 
dati  a  quei  pubblici  seientitìci  stabilimenti  del  luogo  ove  si  tenne  la  Riunione, 
che  ven-aiino  desiciiali  dal  Presidente  generale. 


XIV 


Previo  il  grazioso  Sovrano  permesso,  gli  Atti  originali  delle  Riunioni  saran- 
no di  anno  in  anno  trasmessi,  e  conservati  nell'I.  R.  Musco  di  Fisica  e  Storia 
naturale  di  Firenze,  cittù  centrale  dell' Italia  e  capitale  di  quello  Stato,  in  cui 
sotto  gli  auspici  di  Leopoldo  II,  quest'utile  istituzione  ebbe  principio. 

11  Direttore  dell'I.  R.  .Musco  sarà  il  Conservatore  degli  Atti,  ed  al  suo  zelo 
per  le  scienze  resta  questa  istituzione  raccomandata. 

ARTICOLO   ACGIU.NTO   AL   REGOLAMENTO  CE.VERALE 
DALLA  IV   RllNIOME  DEGLI   SCIENZIATI   ITALIANI   IN   PADOVA 

In  caso  di  mutamenti  od  addizioni  che  si  propongano  allo  Statuto  per  le  i-iu- 
nioni  degli  Scienziati  Italiani,  l'adunanza  non  è  legale  se  non  vi  assistono  due 
terzi  dei  membri  italiani  ascritti  al  Congresso,  e  che  si  trovino,  al  momento 
della  medesima ,  nella  città  in  cui  si  tiene  il  congresso  stesso. 

.V  è  approvata,  dovrà  la  Presidenza  del  seguente  Congresso,  riproporla  al 
medesimo,  ed  adottata  che  sia  senza  mutazioni,  e  colle  stesse  proporzioni  del 
numero  dei  volanti ,  e  dei  voti ,  avrà  elTicacia. 

Nessuna  proposta  di  inodincazioni  od  aggiunte  può  essere  fatta  altrimenti  che 
por  iscrìtto,  da  tre  almeno  de' membri  presenti  ed  intervenuti  già  a  tre  Con- 
gressi it.iliani.  Essi  la  rimettono  alla  Presidenza  generale,  e  questa  l'assoggetta 
all'esame  della  ijeuerale  assemblea  dopo  di  averla  annunziata  ai  membri  almeno 
Ire  giorni  innanzi. 


IFFIZIALl  DEL  VII  CO\GHESSO 


PRESIDEXTE   (iEXERALE 

S.  E.  SANTANGELO  NICCOIA  Cav.  Gran  Croce  del  Real  Ordine  di  Francesco 
Primo,  diiiueiloMilitareCostantiniano,  e  di  quello  del  Salvatore  della  Grecia, 
Ministro  Segretario  di  Stalo  deyli  Allari  Interni,  Socio  della  Reale  Accademia 
delle  Scienze,  della  R.  Ercolancse,  della  R.  di  Belle  Arti,  del  R.  Istituto  d'in- 
corasgiamento  di  Napoli  e  di  Sicilia  ,  della  Pontauiana  e  di  altre  insigni  Ac- 
cademie straniere. 

ASSESSORI 

SPINELLI  Conun.  ANTONIO  de'  Principi  di  Scalea  Consultore  di  Stato ,  So- 
prantendente  generale  degli  Archivi  del  Regno ,  Maggiordomo  di  Settima- 
na, e  Genliluomo  di  Camera  di  S.  M.  il  Re,  Socio  Onorario  della  Reale  Acca- 
demia di  Belle  Arti ,  della  Pontaniana  e  di  altre  Società  scientifiche. 

GRANITO  March.  ANGELO,  di  Castellabate  ,  Maggiordomo  di  Settimana,  e 
(ieuliluomo  di  Camera  di  S.  M.  il  Re  ,  Socio  Onorario  dell'  Accademia  Pon- 
taniana. 

SEGRETARIO  GEXER.VLE 

ITLIOLI  GLVCOMO  LTiziale  di  carico  del  Ministero  e  Real  Segreteria  di  Sta- 
to degli  Affari  Interni,  Socio  Ordinario  del  Reale  Istituto  d' Incoraggiamento, 
dell'Accademia  Pontaniana  di  Napoli  e  di  altre  Società  Scientifiche. 


COMMISSIONE 

DESTINATA  DA  S.  M.  A  VMiE  GLI  ONORI  DELLA  lUUNIONE 


riLANGIERI  Ca\.  Giiisoppc  ,  de"  Principi  di  ArianicUo ,  Segretario  Generale 
clciriiitoinlciiza  di  Napoli,  fiinzioiiante  da  Inlcndentc. 

SANI  ELICE  Nazario  ,  Duca  di  Bagnoli ,  JLnggiordomo  di  sctlimana,  e  Gentil- 
uomo di  Camera  di  S.  M.  il  Re,  Sindaco  della  Città  di  Napoli,  Socio  Onora- 
rio della  Reale  Accademia  delle  Belle  Arti,  del  Real  Istituto  d'Incoraggiamento, 
e  di  altre  Società  straniere. 

CITO  Cav.  Luigi,  de" Marchesi,  Eletto. 

CAPPELLA  Francesco,  Eletto. 

CAI  ARO  Michele,  Duca  di  Riardo ,  Eletto. 

TO.ALVCELU  Duca  di  Jlonasterace ,  Eletto. 

CAR.\F.\  Cav.  Antonio,  de' Duchi  di  Noja,  Eletto. 

GIORGIO  Cav.  Pasquale,  de' ,  Eletto. 

C.\RAV1TA  Francesco,  de' Principi  diSirignano,  Eletto. 

COLLETTA  Cesare,  Eletto. 

TOADLVSI  March.  Felice,  Eletto. 

CONCILIIS  Luigi,  de.  Eletto. 

5LVRULLI  Trojano,  Principe  di  S.  Angelo  Lombardi,  Eletto. 

BENZI  Cav.  Salvatore,  de,  Segretario  perpetuo  del  Reale  Istituto  Vaccinico  , 
medico  ordinario  del  grande  Ospedale  degl'Incurabili ,  Socio  di  diverse  Ac- 
cademie nazionali  e  straniere,  già  Vice  Presidente  della  Sezione  Medica  del  V 
Congresso. 

COSTA  Achille ,  Socio  ordinario  dell'  Accademia  degli  Aspiranti  naturalisti , 
e  di  altre  Società  scientiflche  ,  già  Segretario  della  Sezione  geologica  del  VI 
Congresso. 
B.Vrn  Vincenzo,  Capo  di  Urtìzio  in  2."  del  Grande  Archivio  di  Napoli;  Segre- 
tario della  Commissione. 


DEPUTAZIONE  PER  L'AMMISSIONE  DEGLI  SCIENZIATI 


Cagnazzi  cav.  de,  Samuele  Luca,  Ar- 
cidiacono ,  Socio  ordinario  della 
Reale  Accademia  delle  Scienze,  del 
Reale  Istituto  d' Incora^rginiucnto  , 
e  dell'Accademia  l'ontaniana  di  Na- 
poli, e  corrispondente  di  altre  So- 
cietà scieutindie  nazionali  e  stra- 
niere. 

Iat.a  cav.  Ferdinando,  de,  Socio  ordi- 
nario della  Reale  Accadeniia  delle 
Scienze,  del  R.  Istituto  d' Incorag- 
giamento ,  dell'  Accademia  Ponla- 
niana  di  Napoli,  e  corrispondente 
di  altre  Società  scientiDclie  nazio- 
nali e  straniere. 

GiAiiDiM  Mario,  Professore  di  Fisica 
nella  Regia  Uni\ersità  degli  Studi, 
e  nel  R.  Collegio  Medico  Cerusico, 
Medico  del  grande  Ospedale  degli 
Incurabili ,  e  Socio  di  diverse  Ac- 
cademie forestiere. 

CniAJE  Stefano,  delle,  Professore  ag- 
giunto di  Notomia  Patologica  nella 
Regia  Università,  Socio  ordinario 
della  Reale  Accademia  delle  Scien- 
ze, del  Reale  Istituto  d'Ineoraggia- 
mento,  e  dell'Accademia  l'ontania- 
na di  Napoli,  e  corrispondente  di 
altre  Società  scientiDclie  nazionali 
e  straniere. 


Capocci  Ernesto ,  Direttore  della  Rea- 
le Specola  astronomica.  Socio  ordi- 
nario della  Reale  Accademia  delle 
Scienze,  del  Reale  Istituto  d'Inco- 
raggiamento, e  dell'Accademia  Pon- 
taniana  di  Napoli ,  e  corrispondente 
di  altre  Società  scientifiche  nazio- 
nali e  straniere. 

Rexzi  cav.  Salvatore,  de,  come  sopra. 

Costa  Oronzio  Gabriele,  Professore 
di  Zoologia  nella  Regia  Università, 
Socio  ordinarlo  della  Reale  Acca- 
demia delle  Scienze,  del  Reale  Isti- 
tuto d'Incoraggiamento,  e  dell'.-Vc- 
cademia  Pontaniana  di  Napoli,  Fon- 
datore e  Direttore  dell'Accademia 
degli  Aspiranti  naturalisti ,  Socio 
corrispondente  di  altre  Società  seien- 
lificbe  nazionali  e  straniere. 

ScAcaii  Arcangelo ,  Direttore  del  R . 
Museo  mineralogico.  Professore  di 
Orittognosia  nella  Regia  Università 
degli  Studi,  e  Socio  di  diverse  Ac- 
cademie. 

Bhigaxti  Francesco,  primo  Bibliote- 
cario della  Regia  Università  degli 
Studi,  Socio  ordinario  del  Real  Isti- 
tuto d'  Incoraggiamento  e  corris- 
pondente di  altre  Società  scientifi- 
che. 


—  52 


I.rf.AHEi.i.i  Gaetano,  Professore  di  l'i- 
siologia  nella  Regia  IniNcrsilà  ile- 
■jli  Stilili.  Meilieo  del  grande  Ospe- 
dale de;;rimiiialMli,  e  Soeio  ordi- 
nario della  Reale  Accademia  .Medi- 
co-ceriisii-a  di  Napiili. 

Nanzio  l'erdinaiido  ,  de  ,  Uiiellore  e 
Professore  della  Regia  Scuola  ^'ete- 
riiiaria,  Socio  ordinariodel  Real  Isti- 
tuto d' Inroraggiainenlo  ,  e  corris- 
pondente di  altre  Società  scientilì- 
clie  nazionali  e  straniere. 

Pai.mikki  Luigi ,  Professore  sostituto 
di  Tisica  nel  Keal  Collegio  Medico- 
cerusico,  Socio  ordinario  dell'  Ac- 
cademia Pontaniana  ,  e  corrispon- 
dente della  Reale  Accademia  delle 
Scienze,  e  del  Reale  Istituto  d'In- 
coraggiamento. 

Sejimoi.a  Giovanni, Professore  di  Jle- 
dicina,  Medico  del  grande  Ospedale 
degl'  Incurabili  ,  Socio  Ordinario 
della  Reale  Accademia  delle  Scien- 
ze, del  Reale  Istituto  d'Incoraggia- 
mento ,  della  Pontaniana  ,  e  della 
Medico-cerusica  diNapoIi;  membro 
effettivo  del  III,  e  VI  Congresso 
degli  Scienziati  italiani. 

Gaspariiim  Guglielmo,  Professore  ag- 
giunto alla  Cattedra  (li  liolanica  nella 
Regia  Uni  versiti,  e  di  .Materia  medi- 
ca nella  Regia  Scuola  Veterinaria , 
Socioordinariodell'Accademia  Pon- 
taniana, e  corris|)ondente  della  Rea- 
le Accademia  delti!  Scienze  e  di.'ll'l- 
slitulo  d'Incoraggiamento  di  Napoli . 


Nir.coi.icci  dot.  Giuslininno  ,  Socio 
corrispondente  della  Real  Accade- 
mia delle  Scienze  di  Napoli. 

DoRoriìA  dot.  Leonardo  ,  Presidente 
annuale  dell'.Vccademia  degli  Aspi- 
ranti naturalisti. 

Ci'A  (iinsep[)e.  Professore  di  ,\gricol- 
liira  nella  Regia  Università  degli 
Studi ,  e  nella  Direzione  Generale 
di  Ponti  e  Strade,  Socio  corrispon- 
dente della  Reale  Accademia  delle 
Scienze ,  e  del  Reale  Istituto  d' Iii- 
coraggiainento  di  Napoli. 

PiiEsirri  Domenico  ,  Professore  ag- 
giunto alla  cattedra  di  Cliimica  filo- 
sofica della  Regia  Uirnersilà,  ed  a 
ipiella  di  Medicina  legale  del  Real 
Collegio  Medico-cerusico,  Socio  or- 
dinario del  Real  Istituto  d'Incorag- 
giamento ,  e  corrispondente  della 
Reale  .Vccademia  delle  Scienze  di 
Napoli. 

Amaxte  Fedele,  Professoi'o  di  Geode- 
sia del  R.  Collegio  militare.  Diret- 
tore dell'  Osservatorio  astronomico 
del  Reale  OlTicio  fopografico.  Socio 
ordinario  dell'  Accademia  Ponta- 
niana di  Napoli. 

Costa  Achille,  come  sopra. 

Gi'AKiM  Giovanni,  Professore  di  Chi- 
mica nella  Regia  Scuola  Veterina- 
ria di  Napoli,  Socio  ordinario  del- 
la Reale  .Xccademia  delle  Scienze  , 
del  Reale  Istituto  d'Incoraggiamen- 
to, e  della  Pontaniana. 

Scialo;a  .\nlouio  ,  Socio  corrispon- 


—  53  — 


dente  deirislitulo  islorieo  di  Fr.in- 
cìa,  e  di  altre  Società  scientifiche. 

Nobile  Antonio,  Astronomo  la  secon- 
do della  Reale  Specola,  Professore 
sostituto  di  matematica  nella  Regia 
Università  ,  Socio  ordinario  della 
Reale  Accademia  delle  Scienze,  del- 
l'Accademia Pontaniana,  e  coms- 
jiondente  del  Reale  Istituto  d'Inco- 
raggiamento di  Napoli. 

R.VFFAELE  dot.  Giovanni ,  Socio  di  va- 
rie Accademie  ,  Membro  effettivo 
del  ni  e  M  Congresso  degli  Scien- 
ziati italiani. 

CovELLi  dot.  Gio.  Battista,  Socio  di 
\  arie  Accademie ,  e  Membro  effet- 
tivo del  V  Congresso. 

Dei.  Re  Leopoldo ,  Astronomo  della 
Regia  Specola  di  Napoli ,  Socio  or- 
dinario dell'Accademia  Pontaniana, 
e  corrispondente  della  Reale  Acca- 
demia delle  Scienze. 

Paci  Giacomo  Maria,  Professore  di  Fi- 
sica nel  Gabinetto  della  Reale  Bi- 
blioteca privata  di  S.  M.  (D.  G.ì, 
Socio  ordiuiuio  del  Reale  Istituto 


d'Incoraggiamento,  dell'Accademia 
Pontaniana  di  Napoli,  e  corrispon- 
dente di  altre  Società  scientifiche 
nazionali  e  straniere. 

lucci  Francesco  Paolo,  Sotto  Ispetto- 
re degli  Studi  del  Real  Collegio  mi- 
litare. Professore  di  Geometria  de- 
scrittiva nella  Direzione  Generale 
di  Ponti  e  Strade,  Socio  ordinano 
della  Reale  Accademia  delle  Scien- 
ze, e  della  Pontaniana. 

Icxo>'E  Giuseppe ,  Professore  di  Chi- 
mica del  Supremo  Magistrato  di  sa- 
lute pubblica  ,  Ispetlor  Generale 
delle  poheri  e  de'  nitri,  Slembro 
della  Commissione  protomedicale  , 
Socio  ordinario  dell'Accademia  Pon- 
taniana e  del  R.  Istituto  d'Incorag- 
giamento di  Napoli. 

TojDLVSi  Salvatore,  Professore  di  Me- 
dicina pratica  nella  Regia  Univer- 
sità degli  Studi ,  e  Socio  emerito 
dell'Accademia  degli  Aspiranti  na- 
turalisti e  della  Medico-cerusica  di 
Napoli,  corrispondente  dblla  Socie- 
tà economica  di  Aquila. 


DEPITAZIOM  SCIEMIFICnE 


DEPITATI  DI  ACCADEMIE  NON  DEL  REGNO 


STATI  SARDI 


TORINO 


Reale  Accademia  delle  Scienze 

Cai'.  Giulio  Corderò  di  s.  Quintino 
Dot.  Eugenio  Sismonda 
Cav.  prof.  Giuaeppe  Gene 
Cav.  prof.  Giandomenico  Bollo 

Reale  Accademia  di  AffricoUura 

Cav.  prof. Giuseppe  Gene  vice-presidenle 

Sig.  Giuseppe  Luciano 

Cav.  dot.  coìlegialo  Gio.  Giacomo  Boni- 
no vice-segrelariu 

Cav.  GiuUo  Corderò  de' conti  di  s.  Quin- 
tino vice-censore 


Associazione  Agraria 

Marcìiese  di  Sambwj  presidente  della  de- 
putazione 

Siij.  Ingcynere  Michela 

Dot.  Berlini 

Avv.Bunica  Archivista  bibliotecario  del- 
l'associazione 

Marchese  Malaspina 

Dui.  Lucca 

Società  medieo-chinirjjica 

Prof.  Bcrruli 
Cav.  dot.  coìlegialo  Berlini 
Cav.  dot.  coìlegialo  Bultalia 
Cav.  dot.  coìlegialo  Bonino 
Dot.  coìlegialo  Bonacossa 
Dot.  coìlegialo  Pollo 
Cav.  dot.  de  Rolandis 


JJ 


Ricovero  «li  uicndichà 


Sig.  Giuseppe  Vena 


SAVOJA 


Società  Reale  Accademica  di  Savoja 
Dot.  cav.  Berlini 


Dot 


eav.  Berlini    ì 
rav.  Trompeo  } 


Suci  corrispondenti 


Camera  Reale  di  Ajyricoltiira 
e  di  commercio  del  Ducalo  di  Savoja 

Dot.  cae.  Trompeo  socio  corrispondente 


C\GLIARI 

Reale  Società  aj^rarìa  ed  economica 

Dot.  Rocco  Ragazzoni  prof,  di  fisico- 
chimica  nella  R.  Accademia  militare, 
sorin  corrispondente 


CmAVERI 

Società  economica 

Prof,  .liitonio  Targiimi  Tozzctli 
Dot.  Stefano  liancalari 
Dot.  Giovanni  Casaretto 
Si(j.  Gin:  fìallixia  Gandoìft 
Sig.  Antonio  Maria  Garibaldi 


IllELI.A 


Società  Blellcsc 


Cac.  dot.  Trompeo 

SAVONA 

Società  d'' incoraggiamento 
all^  industria 

Marchese  avv.  Frawesco  Pallavicini 
gentiluomo  di  camera  di  S.  M.  Sarda 

STATO  LOMBARDO  VENETO 

UILANO 

Imp.  R.  Istituto  Lombardo  «li  scienze 
lettere  ed  arti 

Nob.  Andrea  Zambelli  vice  Presidente 
dell'  Istituto  e  prof,  di  scienze  politi- 
che neU'Imp.  R.  Università  di  Pavia 

Dot.  ab.  Bartolomeo  Catena  Prefetto 
della  Biblioteca  Ambrosiana 

Dot.  Giuseppe  Belli  prof,  di  Fisica  nel- 
Vl'niversilà  di  Pavia 

Dot.  Giuseppe  Moretti  prof,  di  Botanica 
in  detta  Università 

Sociclàd'incoraggiamcnto  delle  scienze 
e  hcllc  arti 

Prof.  Emmanuele  Michel  presso  le  I.  R. 
scuole  tccn.  di  Milano 


—  Ò6  — 

Dol. Citilo. Impeìlio  CiihhriniSegr.  della 

Sez.  med.  del  VI  Congresso. 
Jng.  Giiisei>i>e  Rosselli 


iepi>e  Rosselli 

Pio  Istillilo  (li  Soccorso  pe'  niellici  e 
tliii'iiq;'i  lidia  Lomlianlia  e  pei'  le 
loro  vedove  e  fijjli  minori. 

Ihi.  Giuseppe  .Ulamim  iiied.  priin.  an- 
ziano deli  O'ipedal  maggiore  di  Mi- 
lano. 

Dot.  Gio:  Ballista  Calmi  medieo  chi- 
rurgo dell' J.  R.  Direzione  generale 
politica  di  Milano. 

Dot.  Antonio  Maganza  medico  residente 
e  chirurgo  primario  del  I.  Albergo 
Triulzio  di  Milano ,  membro  effetlieo 
del  VI  Congresso  [soci  tulli  fondatori 
di  esso  Istituto) 

Cassa  d*incora{|;(<;iaiucii(o  ili  arti 
e  mestieri 

Conle  Faustino  Saiìseverino  membro  del- 
le Commissioni  tecniche 
Dot.  Giovanni  Palli  membro  come  sopra 
Sig.  Guido  Susani  socio  promotore 


VE.NEZU 

Ateneo  veneto 

Prof.  Pietro  Magrini  socio  ord. 
Conle  Xicoló  Prìuli  socio  di  varie  ac- 
cademie 


BRESCIA 


Ateneo  di  Brescia 


Prof.  Ab.  Pietro  Zambelli  censore  det- 

r.llenco 
Prof.  cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Nob.  Giacinto  Mompiani  socio  attivo 
Dot.  Giacomo  Ubcrli  socio  attico  e  cen- 
sore di  detta  Accademia 
Dot.  Francesco  Girelli  socio  attivo 
Dot.  Antonio  Sandri  socio  onorario 

BEUGAMO 

Ateneo  di  Bcrgfanio  di  scienze  lettere 
ed  arti 

^'16.  Carlo  Bravi  socio  attivo  e  pro-segr. 
prof.  nell'I.  It.  Liceo 

MÌIIOXA 

Accademia  di  agricoltura  commercio 
ed  arti 

JS'ob.  cav.  Antonio  Pompei  Presidente 

1Y06.  Gio  ;  Antonio  Campostrini  vice- 
Segr.  dell' Acc,  scudiere  di  S.  M.  I.  li. 
A.;  I.  li.  Ispettore  agli  Sludi  Elv. 
e  membro  della  Congregazione  pro- 
vinciale 

Ab.  Giuseppe  Zamboni  prof,  di  fisica 
nell'I.  R.  Liceo  di  Verona 

Sig.  Giacomo  Berloncelli 

Sig.  Gio:  Battista  Sembenini 
(soci  lutti  di  detta  Accademia) 


—  57  — 


VICENZA 

Accademia  olimpica  di  scienze, 
Icllcrc  ed  arti 

Conte  Gio:  Ballista  de  Salvi  socio 
Ab.  Paolo  Mistrorido  prof,  di  storia  e 
filoloyia  greco-latina  nell'I,  li.  Liceo 
di  Vicensa,  sodo 
Si(j.  Vuleiilino  Pasini  avv.  socio  corri- 
spondente dell'I.  R.  Istituto  di  scienze 
e  liltere  per  la  sezione  venda 

PADOVA 

Imp.  R.  Acc.  di  scienze  lettere  ed  arti 

Prof.  Giacomo  Andrea  Giacoinini 
Prof.  Roberto  de  Visiani 
Prof.  Giuseppe  Meneghini  (  tutti  soci 
ordinari) 

TREVISO 

Ateneo  dì  Treviso 


SOCI  ordinari 


Prof.  Jacopo  Bernardi      ì 
Prof.  Michelangelo  Codemo) 

CDISE 

Accademia 


Cav.  Gherardo  Freschi  socio  onorario 
Nob.  Prospero  Antonini  Cons. 

dell'  .Iccad. 
Dot.  Gio.  Ball.  Civiani  medico 

prim.  dell' Ospedale  di  Udine 


orj. 


Ab.  Jacopo  Pirona  Prof,  di  /ihlogta  e 
storia  unicersale  nell'I.  R.  Liceo  di 
Udine,  \ice-Pres.  deW Accademia 

Dot.  Bernardino  Zambraprof.  di  fisica 
e  storia  naturale  neW  I.  ]{.  Liceo  di 
Udine,  Vice-Segretario 

BOVOLEXTA 

Accademia  scientifico-letteraria 
de' concordi 

Nob.  cav.  Carlo  de  Roner  I.  R.  Consi- 
gliere di  Governo 

nOMGO 

Accademia  scientifico-letteraria 
de"  concordi 

Sig.  Vincenzo  Giolo  Cane,  accademico 
Ab,  prof.  Iacopo  Ferrazzi  socio  corri- 
spondente. 

DUC-\TO  DI  MODENA 

MODEXA 

Società  italiana  delle  Scienze  residente 
in  Modena 

5.  E.  D.  Fulco  Ruffo  di  Calabria  Prin- 
cipe di  Scilla  Duca  di  S.'  Cristina  Mi- 
n  latro  degli  .i/fari  Esteri  di  S.  M.  il 
Re  delle  due  Sicdie,  socio  onorario 

Cav.  Giuseppe  Gene  Prof,  di  zoologia 


—  Ó8  — 


nella  R.  l'nkeisìtà  di  Torino,  socio 
alluaìe 

Itcalc  Acpaclrmìa  dì  scienze, 
lellciT,  rtl  aiii 

Cav.  prof.  Vincenzo  Fìauli  membro  cor- 
rispondente 


MASSA-DUCALE 

Reale  Aecailriiila  scieulIDco-lcIteraria 
(lo'Riiiiiovati 

Dot.  Girolamo  CioiiiSegr.  della  Società 
medico-fisica  fiorentina 


GRAN  DLGVTO  DI  TOSCANA 

FIHENZE 

luiji.  R.  Ateneo  Italiano 

Cav.  prof.  Cariano  Giorijini  Presili. 
dell'Ateneo,  sopranlendcnic  all'istru- 
zione pubblica  in  Toscana,  ed  uno 
de'^0  della  società  italiana 

Cav.  Ferdinando  Tartini  R.  sopran- 
letìdenle  alle  (jimunità  del  Grandu- 
cato 

Cav.  Conte  dott.  [arnpoGnVierg  de  Ilem- 
siì  liiblioterario  della  Palatina 

fa»,  prof.  Pietro  Alessandro  Paravia 

Sig.  Avvocalo  Vincenzio  Salcagnoli 


Imp.  R.  Aeradcmia  econoiuiea  agraria 
ile^GeoruoPili 


Cav.  Ferdinando  Tartini  Salvatici  vice- 
Presidente 

Prof.  Filippo  Parlatore  segr.  delle  cor- 
rispondenze 

.Ire.  Vincenzo  Salcagnoli  membro  della 
Deputazione  ordinaria 


Italica  Delegazione  della  Società  ac- 
cademica nicdico-iiazioualc  francese 
di  vaccinazione 

Dot.  Gio.  liatt.  Brunetta  rappresen- 
tante speciale  della  sudctta  società 
jn'csso  i  Congressi  scienli/ìci  d' Italia 

Cav.  prof.  dot.  de  Renzi  segr.  perpetuo 
del  R.  Istituto  di  vaccinazione  di  Na- 
poli 

Dot.  Odoardo  Turehetli  primo  medico 
municipale  e  medico  chirurgo  /ÌM-alc 
del  vicarialo  di  Fucecchio 

Dot.  Giacomo  Recanati  accademico  di 
vari  scientifici  stabilimenti 


Facoltà  niedico-cliirorgiea  insegnante 
nel  Regio  Arcispedale  di  S.  Maria 
nuova 

Prof.  Carlo  Burci 
Prof.  Gioacchino  Taddei 
Cav.  prof.  Maurizio  liufalini 


59  — 


Membri  della 
Commissione 


Società  medico-fisica  fiorculiiia 

Prof.  Ferdinando  Zannetti  presidente 

deìla  Oìmmis^fione 
Prof.  Gioacchino  Taddci 
Prof.  Carlo  Biirci 
Prof.  Luigi  Calamai 
Prof.  Antonio  Tanjioni  Tozzelli  seg. 

della  Commissione 

Iin|>.  R.  Collc|jio  medico  fiorentino 

Prof.  Antonio  Tanjioni  Tozzelli 
Prof.  Gioacchino  Taddci 
Prof.  Ferdinando  '/.annetti 
Prof.  Luigi  Calamai 


SIENA 

Università 

Prof  Giuseppe  Giuli 
Prof  Padre  Santi  Linari 
Prof.  Pietro  Tommi 

I.  R.  Accidcmia  dc'Fisiocritici 

Cav.  Giuseppe  Giuli 
Prof.  Pietro  Tommi 

1.  R.  Accademia  dc"Tp(yci 

Prof.  Alessandro  Corlicelli 
Cav.  Ferdinando  .Maestri 
Dot.  Emilio  Selvani 


PISA 


Università 


Prof.  cav.  Carlo  Matleucci 

Prof  Raffaello  Pirla 

Prof.  Gio.  Maria  Lavagna 

Prof  cav.  Ottaviano  Fabrizio  Mossotti 


AREZZO 

I.  R.  Accademia  aretina  di  scienze 
lettere  ed  arti 

Cav.  Cap.  Oreste  Brizi 
Dot.  Si-bastiano  Fabbroni 
Dot.  Nicola  Fontana 


MONTEVARCF» 


Accademia  Valdarnesc  del  Poggio 


Prof.  Rocco  Ragazzoni  socio  corrispon- 
dente onorario 

Cap.  cav.  Oreste  Brizi  socio  corrispond. 

Dot.  Salvadore  Recanali  membro  ordi- 
nario 

Prof.  Cav.  Michele  Tenore  socio  corri- 
spondente onorario 

Dot.  Francesco  Martini  membro  ordi- 
nario e  Segretario  dell'  Accademia 

Cav.  March.  Carlo  de  Ribas  socio  cor- 
rispondente 


—  co 


PISTOJ.V 

I.  R.  Accademia  pistojcsc  Ji  scienze , 
Idlcrc  cil  arti 

Dot.  Francesco  ChioppcUi 

Prof.  Domenico  Mazzoni  direttore  de- 
gli itudii  neW  I.  R.  Coìlvcjio  Forte- 
giierri 

BIDBIEXA 

Accademia  Caseuliucsc  del  Buonarroti 

Marchese  cav.  Cario  de  Ribas  socio  cor- 
rispondenle 

Cav.  Cap.  Oreste  Brizi  socio  corrispon- 
dente 

Ab.  Luigi  Fiaschi  bibliotecario  della  Bil- 
liana  di  Poppi  socio  ord. 

Cav.  D.  Francesco  Basili  vice-presidente 
dell'Istituto  di  Africa  socio  ordinario 

S.  SEPOLCRO 

I.  R.  Accademia  di  Scienze  Icllere 
ed  Arti 

Marchese  Carlo  de  Ribas  )    , 

.    .«ocicor. 

Cav .  Pas(iuaJe  Stanislao  Mannm  ) 

SAMMIMATO 

Accademia  degli  Eutcleli 

Prof  Gioacchino  Taddei 
Cav.  prof.  Carlo  Matteucci 


CORTOX.V 

Accademia  ctrnsca 

Marc.  cav.  Carlo  de  Ribas 
Cav.  Pasquale  Stanislao  Macini 

M0DIGL1ANA 

I.  R.  Accademia  dogi' Incamminati 

March,  cav.  Carlo  de  Ribas 
Princ.  della  Rocca  Michele  Cito 

PITIGLIANO 

Accademia  scientifico-letteraria 

Dal.  Antonio  Salvagnoli  Marchetti  me- 
dico iniettore  della  provincia  di  Gros- 
seto, socio  corrispondente 

LIVORNO 

Società  medica  di  Livorno 

Dot.  Guglielmo  Pensa  Presidente 
Dot.  Luigi  Rossini  socio  ordinario 
Dot.  Onorato  Baccltelti  socio  corrispon- 
dente 

DUCATO  DI  LUCCA 

LUCCA 

Rcal  Liceo 

Sig.  Giovanni  Barsotti  prof,  di  mate- 
matiche applicate  e  calcolo  sublime 


—  gì  — 


Sig.  Francesco Buomnoma  prof,  di  ma- 
(emaliclie  elementari 

Accademia  (Ic'Filoiiiati 

Prof-  Francesco  Buonanoma 
Cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Marchese  Carlo  de  Ribas 


Accademia  di  scienze,  lettere  ed  arti 

Prof.  Giovanni  Barsolti 
Marchese  Antonio  Mazzarosa 


STATO  PONTIFICIO 

JESI 

Società  agraria 

Avv.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Sig.  Marco  Tasini 


REPUBBLICA  DI  S.\3DL\RLN0 

Cai>.  Marco  Tasini 
Cap.  Oreste  BriU 

ISOLE  JOXIE 

CORFU" 

Prof.  Francesco  Orioli 


FRANCIA 

PAniGi 

Istituto  istorico  di  Francia 

S.  E.  Cav.  Niccolo  Sanlanqelo  Ministro 
Scfj.  (li  Sialo  (logli  affari  interni  nel 
Re(jno  (li  Napoli,  Presidente  Gcn. 
del  VII  Comjresso  decjli  Scienziati  Ita- 
liani ec.  ec. 
Ciw.  Ferdinando  de  Luca 
Cao.  Pas(iuale  Stanislao  Mancini 

Società  Filotecnica 
Bar.  D'Uomhres  Firmas  socio  corrisp. 

Istituto  di  Africa 
Principe  della  Rocca 

AXGERS 
Società  iuduslrialc 

C(W.  dot.  Berlini  socio  onorario 

MAINE  e  LOIRE 

Accademia 
Cav.  dot.  Bcrtini 


—  62 


STRASBURGO 
Congresso  scientifico  di  Francia 
.Irr.  Friyuel. 

MARSIGLLV 

Società  Reale  di  Medicina 

Cav.  dot.  Bertini  Bernardino,  Presi- 
dente della  facoltà  di  mediciim  in  To- 
rino 

Cav.  dot.  Trompco 

Società  di  Statistica 
Cai',  dot.  Bernardino  Bertini 

V,VLE>ZA 

Società  di  statistica  arti  utili  e  scienze 
naturali 

Cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Sigi.  Antonio  Sciahja. 


UONB 

Società  Reale  di  agricoltura,  ai'ti  utili 
e  storia  naturale 

Sig.  Thiaffail  Pres.  per  l'istruzione  ele- 
mentare 


CARD 

Istituto 

Barone  d'IIombres  Firmas  socio  cor- 
rispondente dell' Istilulo 


SVIZZERA 

GINEVRA 
Società  medica 
Cav.  dot.  Bernardino  Bertini 


DEPUTATI 


DELLE  SOCIETÀ  ECONOMICHE   DEL   REGNO 


Iprovincif  &i  iiuù  ì)cl  Saxo 

TERRA  DI  LAVORO 

Siij.  Giovanni  Sannicola 
Sig.  Lelio  Fanelli 

PRINCIPATO  CITERIORE 

Sig.  GiosiU'  Sangiovanni 
Sig.  Filippo  Rizzi 

PRINCIPATO  ULTERIORE 

Sig.  Federico  Cassino 
Sig.  Lorenzo  Riola 

UOLISE 

Sig.  Raffaele  Pepe 
Sig.  Nicola  de  Luca 

ABBl'ZZO  CITERIORE 

S.  E.  il  Cav.  Nicola  Nicolini 
Sig.  Pasquale  Borrelli 


I.  ABRUZZO  ULTERIORE 

Sig.  Ignazio  Rozzi 
Sig.  Antonio  Amary 

II.  ABRUZZO  ULTERIORE 

Sig.  Ferdinando  Mozzetli 
Sig.  Salvatore  Tommasi 
Barone  Cesidio  Bonanni 


CAPITANATA 

Sig.  Francesco  della  Martora 
Sig.  Tommaso  Perifano 

BARI 

Sig.  Giuseppe  Romanazzi 
Cav.  Luca  de  Samuele  Cagnazzi 

TERRA  D'OTRANTO 

Sig.  Vincenzo  Balsamo 
Sig.  Pasquale  Greco. 


—  64  — 


UASILICVTA 


Sig.  Giulio  Corba 

Sig.  Francesco  liarkujilit 

{.Ai.AimiA  (.iTEiiiom; 

Cm.  Domenico  Sollazzi  Cashiola 
Sig.  Giuseppe  dimpagna 

I.  CALABRIA  n.TERIDRE 


C(iv.  liolitrto  Belli 
Sig.  Pietro  Greco. 

II.  rAr.AIlKIA  ILTEUIOUE 

Sig.  Luigi  Grimaldi 
Sig.  Giuseppe  Ciinifni 

IJrouiiuic  ì>i  Id  LiaL  J"arci 

JIESSIXA 

Sig.  Carmelo  l'uglialli 
Sig.  Pietro  Ciippari 


(AVAMA 


Hev.  Priore  Gregorio  Ikirnalni  La- Via 
Ca.<!sinese 


NOTO 


Marclwse  di  Daiiiamman 
Sig.  Felice  Goioce» 


THAPAM 


Sig.  Vito  Jkllrani 


r.lKGEXTI 


Sig.  Gaelaiiii  Nociio 
Sig.  Giuseppe.  Serro;/ 


CAI-TAMSETIA 


Sig.  Filippo  Cordova 
lìarotie  di  Owaldlli 


DEPUTATI  DI  ACCADEMIE  INAZIOAALI 


JJvooiiuir  ìli  qm  òai  l'axo 

NAPOLI 

Accadciuia  dcjyli  Aspiranti  iiaUiralisli 

Achilte  Costa  socio  onliitariu 

Prof.  Salcatorc  Tommasi  socio  emerito 

Conte  Luigi  Sanseverino  sono  onorario. 

AVERSA 
Direzione  della  Real  Casa  de' Matti 

Dott.  liiaijio  G.  MirmjUa  medico  e  chi- 

rtnijii  di  essa 

COSENZA 

Accademia  Cosentina 

Barone  Vincenzo  Mollo 
Si(j.  Luigi  Maria  (irmi 

.MO>TELE0NE 

Accadoniiii  floriinuulana 
do^^r  Invogliati 

Sig.  (hiofrii)  Simonetti  ) 

\  soli 

Cai:.  Vito  Capialhi       \ 


TROPEA 

Accademia  dc|jli  Aflaticati 

Principe  della  Rocca  Michele  Cito,  socio 
corrispondente 

|Jrcn)incic  ìli  là  lini  Saxa 

PALEHMO 
Regia  Università  degli  Stndi 

Prof.  Pietro  Calcara  sosl.  prove,  alla 

Cuti,  di  Mineralogia 
Doti.  Giovanni  Gorgone  professore  di 

anatomia  e  Direttore  del  Gahiuetto 

analoìnico  patologim. 

Accademia  delle  Scienze 
e  Ijcllc  lettere 

Dott.  Stanislao  Cannizzari  socio  corri- 
spondente 
Prof.  Federico  Napoli  sono  attiro 
Prof.  Pietro  Cidcara 

Reale  Istituto  d'Incoraggiamento 

Prof.  Michele  Fodera    1 

Prof.  Federico  Napoli  >  »xì  ordinari 

Prof.  Pietro  Calcara    ) 


—  co  — 


CATANIA 

Accadcniin  Giocai» 

Prof.  Cav.  Canneìo  Maraviglia 
Prof.  Carlo  Gemellaro 

NOTO 

Gnbiupllo  IcUcrai-io  e  di  storia  naturale 

Sig.  Alessandro  Rizza  direttore 
Sig.  Eustachio  Cassola  segretario 

Accademia  de' Trasformati 

Sig.  Felice  Genovesi  socio  ristoratore 
Marcliese  de  Ribas  socio  corrispondente. 


MESSINA 


Università 


Prof.  Natale  Catanoso 
Prof.  Anastasio  Cocco 

Reale  Accademia  peloritana 

Prof.  Carmelo  la  Farina  segretario  ge- 
nerale di  essa 

ACI-REALE 

Accademia  di  scienze  lettere  ed  arti 
dc{yU  Zelanti 

Principe  della  Rocca  Michele  Cito,  socio 


SERIE 


DE"  PRESIDENTI  VICE-PRESIDENTI   E  SEGRETARI 


DELLE    SEZIONI 


AGRONOMIA  E  TECNOLOGIA 

PRESIDENTE 

Frescui  conte  Gherardo 

VICE  PRESIDENTI 

Cagnazzi  de  Samuele  cav.  Luca 
Sanseverino  conte  Faustino 
Sangcinetti  Paris  Buonaiuto 

segretari 

Mancini  cav.  Pas.  Stanislao 
ScuLOJA  Antonio 
Devincenzi  Giuseppe 

CHIMICA 

presidente 
Taddbi  prof.  Gioacchino 

VICE  presidente 
PiRiA  prof.  Raffaele 


SEGRETARI 

GcARiM  prof.  Giovanni 
Calamai  prof.  Luigi 

ZOOLOGIA 

AXATOMLV  COMPARATA 

E  FISIOLOGIA 

PRESIDENTE 

BoNAPARTE  princ.  Carlo  Luciano 

VICE  PRESIDE.NTl 

Delle  Chiaje  prof.  Stefano 
Costa  prof.  Oronzio 

SEGRETARI 

Cocco  prof.  Anastasio 
Politi  Corrado 

MEDICINA 

PRESIDENTE 

Lanza  prof.  Vincenzio 


VICE  PnESIDESTE 

Trompeo  cav.  Bonoilctto 

SEGUETAKl 

De  Renzi  rav.  Salvatore 
Ti  RCiiETTi  Odoarilo 
Poeto  Secondo 

CHIRURGIA 

PRESIDENTE 

Santoro  cav.  Lionardo 

vice  presidente 
lUuci  prof.  Carlo 

SEGRETARI 

Raffaele  Giovanni 
Secondi  Giuseppe 

FISICA  E  MATEMATICA 

presidente 

Orioli  prof.  Francesco 

VICE  presidente 

Melloni  cav.  Macedonio 
MossoTTi  Ottaviano  Fabrizio 

SEGRETARI 

Lavagna  prof.  Gio^■anni  Maria 
Paci  Giacomo  Maria 
Napoli  Federico 


68  — 
I  ARCHEOLOGIA  E  GEOGRAFIA 

PRESIDENTE 

Avellino  cav.  Francesco  Maria 

VICE  PRESIDENTE 

De  Luca  cav.  Ferdinando 

SEGRETARI 

BioNDELLi  Bernardino 
CoRCiA  Nicola 

BOTANICA  E  FISIOLOGIA 
VEGETALE 

PRESIDENTE 

Tenore  cav.  Michele 

VICE  PRESIDENTE 

Meneghini  prof.  Giuseppe 

SEGRETARI 

Masi  Luigi 

Gasparrini  prof.  Guglielmo 

GEOLOGIA  E  mXERALOGIA 

presidente 

Pasini  prof.  Luigi 

VICE  presidente 

Pareto  march.  Lorenzo 

segretario 

Scacchi  prof.  Arcangelo 
Spada-Lavini  conte  Alessandro 


ATTI  VERBALI 

DELIA    SEZIONE    DI    MEDICINA 


••^y^>0-0-0  ^4  0-OC*<>- 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO   22  SETTEJIBRE   1845 


J.RECE\TO  dodici  membri  elTellivi ,  iscritti  alla  Sezione  Medica,  erano  pre- 
senti alla  prima  adunanza ,  diretta  dal  Presidente  prof.  Vl\ce>zio  La>xv  , 
avendo  presso  di  sé  il  Vice-Presidente  cav.  Benedetto  Trompeo  ed  i  Segre- 
tari cav.  Salvatore  de  Re>zi  e  dolt.  Odoardo  TuRcnErri.  La  sessione  venne 
aperta  dal  Pri-sidcnte  con  questo  breve,  ma  sentito  discorso. 

«  Sicuri  —  Nelle  scienze  naturali  tutte  e  massime  nella  medicina  pratica , 
non  v'ha  seutonza  la  quale  conseguir  possa  certezza  e  fede  per  altra  via  che 
per  quest'una ,  cioè  per  lo  consentimento  di  tutti  gli  scienziati ,  e  per  un  tempo 
l)iu  t)  men  lungo.  É  intendevole  cbe  un  tal  consentimento  non  può  aversi  al- 
tramente che  per  la  reciproca  comunicazione  delle  idee ,  e  di  ciò  nasce  la  somma 
utilità  degli  scientifici  Congressi:  il  che  se  è  sempre  conveniente,  alla  Italia 

ed  alla  medicina  massimamente  è  richiesto.  Imperciocché  le  tante  università 

10 


—  70  — 

in  Italia  sparse  sembrano  ;illn>ltanli  fuochi  scionlifici  separali  :  e  la  niodiriua 
pratica  quautunque  abbia  una  fisonomia  connine  eil  alTallo  italiana ,  i)ure  non 
cessa  di  avere  altrettante  singolarità  municipali,  quante  sono  le  regioni  d'Ita- 
lia. Per  la  qual  cosa  io  mi  penso  che  l'esposizione  dello  stato  presente  della 
medicina  pratica  napoletana  contribuir  debba  a  far  che  questo  settimo  Con- 
gresso favorisca  il  jirogresso  della  nostr'aite,  e  perù  ho  scello  quella  per  tema 
(li  questo  mio  breve  discorso. 

«  Ora ,  permettete  che  per  intenderci  Ira  noi  io  appelli  ipoteticismo  il  me- 
todo di  coltivar  la  medicina  pratica  trascendendo  infino  al  voler  determinare 
qua!  sia  l'essenza  dei  morbi,  e  quale  l'operar  delle  cagioni  in  produrli  e  de'ri- 
niedii  in  cancellarli  :  e  che  appelli  positivismo  il  metodo  che  rigettando  la  spe- 
ranza di  poter  tanto  conoscere  per  via  d'ipotesi,  s'arresta  alla  sola  contempla- 
zione de' fatti  che  stanno  immediatamente  o  mediatamente  soggetti  a'sensi. 

«  Io  oso  dire  che  il  carattere  distintivo  della  medicina  pratica  napolitana 
odierna  è  il  positivismo.  Nella  nostra  Università,  nelle  nostre  scuole  private, 
nelle  stesse  consultazioni  mediche ,  e  porfin  nelle  relazioni  mediche  che  ci 
per>  engono  dalle  pro\  iuce  ,  non  più  s' ode  vocabolo  alcuno  che  rappi-esenli 
idea  d'alcun  de' sistemi  che  testé  vigevano,  ed  altrove  ancora  sono  vigenti  in 
medicina.  Ed  in  vero  appo  noi  non  s'usa  più  il  corredare  la  scienza  de' sintomi 
d'alcuna  teorica  spiegazione:  non  s'impiega  la  ragione  nello  studio  de'sintomi, 
che  per  renderli  segni  razionali  diagnostici  de'varii  morbi.  Allo  slesso  modo 
procede  lo  studio  de' segni  fisici,  tra' quali  mirabii  progresso  in  pochi  anni  ha 
fatto  quello  delle  morbose  risonanze  del  corpo.  Tal  che  l'uso  pratico  di  tali 
risonanze  tra  noi  è  reudulo  già  si  comune  ed  accurato  come  nel  paese  ove 
nacque.  .\nzi  io  mi  permetler»  in  una  delle  nostre  tornate  di  presentarvi  su 
tali  risonanze  un  mio  parlicolar  comento. 

H  Sul  corso  de' morbi  la  medicina  naiìolelana  è  tuttora  alTatto  i|)pocratica. 
Massime  nella  pratica  de' morbi  acuii  la  scienza  dei  giorni  critici  s'impiega 
come  principal  parte  della  semiotica ,  e  come  la  miglior  guida  nella  cura. 

"  Intorno  la  sede  de' morbi  la  pratica  napoletana  quasi  non  più  rinviene  ma- 
lattie universali,  o  sia  senza  sede  particolare,  necessaria  o  elettiva.  Lo  studio 
dell'anatomia  generale  aiiplicata  alla  pratica  conseguir  ne  ha  fallo  la  sentenza 


—  71  — 

che  quei  morhi  i  qunli  un  di  s'avcano  come  gcnernli,  non  sono  che  morbi  i 
(juali  han  sode  non  conconlrala  in  alcun  organo  ma  dilTusa  in  alcuno  de' tessuti. 

«  L'anatomia  patologica  Ira  noi  è  già  scienza  comune  e  comunemente  appli- 
cata alla  pratica.  3Ia  non  più  ad  alcuna  delle  morbose  forme  si  dà  la  primazia 
sopra  le  altre,  ma  ciascuna  si  tiene  come  possibile  a  poter  essere  o  primitiva  o 
secondaria.  Non  la  llogosi,  non  l'iperemia,  non  l'ostruzione,  non  la  conge- 
stione s'hanno  come  forme  morbose  madri  e  generatrici  costanti  delle  altre;  e 
secondo  il  particolar  caso  mostra ,  ciascuna  e  giudicata  o  come  primitiva  o 
come  secondaria. 

«  Con  sollecito  studio  non  pure  i  medici  ma  il  volgo  napoletano  s'ingegna 
d'in>estigarc  il  concorso  non  già  la  maniera  d'operare  delle  cagioni  in  ciascun 
morbo.  Risale  anclie  il  volgo  napoletano  a  trovar  l'origine  principalmente  de" 
morbi  cronici  in  (|uellc  malattie  o  invizianli,  o  defedanti,  o  virulente,  clieog- 
gimai  tutti  ai>pellano  radicali. >'é  bassi  per  veramente  eradicativa  una  cura,  se 
a  tali  malattie  non  s'appresta  un  convenevol  compenso. 

«  La  tolleranza  e  la  conferenza  delle  cose  che  sono  adoperate  ne'  morbi ,  la 
medicina  napoletana  tuttavia  valuta  alla  maniera  ippocratica.  E  lo  slato  fisio- 
logico degl'infermi,  sia  di  vigore,  sia  di  fievolezza,  ninno  più  calcola  come 
cagione ,  ma  sol  come  misura  nello  scegliere  le  cose  da  adoperare ,  e  nel  cal- 
colare i  risultamenli  delle  cose  adoperate. 

«  La  diagnosi  appo  noi  trovasi  aflalto  sottratta  dal  dominio  della  patogene- 
si. Essa  non  si  cava  che  dal  calcolo  razionale  de'suddctti  sette  fatti,  cioè  della 
sindrome  de' sintomi,  del  corso,  della  sede,  della  forma  anatomico-patologica, 
del  concorso  delle  cagioni,  della  lollerenza  e  conferenza  delle  cose  adoperate, 
e  dello  slato  fisiologico  degl'infermi  durante  il  morbo. 

«  Lo  stesso  dui  pronostico.  Poca  fede  trovano  i  pronostici  ricavali  da  alcun 
fallo  particolare,  ancorché  dettali  da  Ippocrale.  Ma  la  curabilità  o  incurabilità 
del  morbo  razionalmente  si  consegue  da  ciò  che  viene  espresso  dal  coacervo 
de" fatti  dianzi  esposti. 

<•  La  cura,  ve  'I  ripeto,  non  bassi  come  eradicativa  se  non  è  diretta  alle  ca- 
gioni efTicienli.  Dappoiché  la  cura  alta  a  sciorre  la  forma  morbosa  dominante 
non  tiensi,  che  come  palliativa,  o  come  chiamata  in  soccorso  della  cma  era- 


—  72  — 

dicntivn.  Olirncció  la  cura  diretta  a  calmar  le  pene  dell" infermo  o  ad  oscurare 
un  sintomo,  non  si  trascura  mai,  e  s'usa  cosi  come  è  di  comune  costumanza. 

n  Semplicissima  appo  noi  è  la  terapeutica.  Il  catalogo  dei  rimedii  esposto 
nel  ricellario  farmaceutico  napoletano,  non  manca  d'alcun  de'nuovi  potenti 
mezzi  che  l'arte  lia  acquistalo;  e  ritiene  ancora  il  lungo  numero  degli  antichi 
sol  per  serbarlo  come  monumento  delle  nostre  antiche  terapeutiche  usanze. 

«  11  popol  nostro  ha  cotanta  piena  fiducia  ne' medici,  quanta  mai  aver  se  ne 
possa ,  e  da  ciò  vengono  due  benefizi  all'esercizio  della  nostra  professione  nella 
nostra  città.  Il  primo  è  che  scarsissimo  appo  noi  è  il  mimerò  de'segretisti,  e 
di  coloro  che  spacciano  potere  bene  essere  la  medicina  esercitata  ancor  da  chi 
non  ne  conosca  la  scienza.  Il  secondo  che  ogni  letto  de' nostri  infermi  è  letto 
di  clinica ,  in  quanto  altri  è  sicuro  che  niuua  prescrizione  medica  è  mai  tra- 
scurata. 

«  Signori — Creder  non  vogliate  che  sia  questa  un'apologia  dello  slato  pre- 
sente della  nostra  medicina  pratica  ;  ma  quantunciue  non  ne  sia  che  la  fedele 
esposizione,  non  debbo  dissimularvi  che  ha  bisogno  ancora  di  grande  fatica,  e 
di  gran  lume  permettersi  nella  vera  via  del  progresso.  Concorriamo  pure  ani- 
mosamente a  questa  bell'opra.  Voi  Io  voleste  ed  io  iu  questa  sezione  ^i  sarò 
presidente ,  e  perché  mi  reputo  a  tutti  secondo  per  ingegno  ma  a  ninno  per 
amore  al  progresso  della  nostr'arte,  non  sederò  qui  su,  che  soltanto  per  ammi- 
rare i  prodotti  del  v  ostro  sapere,  e  per  inanimarvi  a  rendere  i  vostri  sforzi  sem- 
pre più  fruttiferi  e  maggiori  ». 

11  discorso  del  Presidente  riusci  oltreraodo  gradito  alla  sezione,  la  quale  lo 
accolse  con  dimostrazioni  di  compiacenza. 

Per  volontà  del  Presidente  vennero  poscia  lette  le  seguenti  disposizioni  di 
ordine,  pregando  i  convenuti  di  uiiiformarvisi,  onde  le  nostre  riunioni  conse- 
guir iwtessero  il  bramato  scupo  de'progressi  della  scienza.  Le  disposizioni  furono: 
1."  Che  i  temi  proposti  nel  Congresso  di  Milano,  ed  in  quello  di  Lucca, 
siano  discussi  in  giorni  determinati ,  ed  indicati  nel  Diario. 

2.°  Che  una  commissione  sia  nominata,  perché,  consultando  i  maggiori 
bisogni  della  scienza,  sopratlullo  per  ciò  che  conviene  alla  nostra  Italia,  pro- 
ponga altri  temi  da  Uistulersi  nel  Congresso  di  Genova. 


—  73  — 

3."  Che  quei  tra'nostri  collcfjlii ,  die  desiderano  comunicare  alla  Sezione 
il  fruUo  del  loro  inj?('j.nio  e  della  loro  espcrlen/a,  si  coni|»iiK'ciano  di  deposi- 
tare le  nieiiiorle  alla  presidenza  della  Sezione,  per  potersi  disliiliuire  nelle  di- 
verse adunanze  della  Sezione,  ed  annunziarsi  due  giorni  prima  nel  Diario,  on- 
de si  venga  preparato  alla  discussione. 

4.°  Che  coloro  che  avessero  scritto  lunghe  memorie  facciano  delle  mede- 
sime un  compendio  fedele  ed  esatto,  da  leggersi  nell'adunanza,  lasciando  le 
memorie  originali  per  essere  passate  alle  Commissioni,  nel  caso  che  si  creda  op- 
portuno di  nominarne. 

Il  Presidente  dopo  di  ciò  ha  eletto  una  Commissione  per  l'esame  delle  me- 
morie pr  esentate  per  il  concorsa  al  premio  sulla  lebbra  proposto  dal  cav.  Trom- 
peo  nel  Congresso  Lucchese.  Essa  è  composta  dei  signori  cav.  Berlini ,  prof.  Lu- 
carelli, doli.  Giovanni  Polli,  dolt.  Uubini,  dott.  de  Martino,  cav.  Hosali, 
dott.  Geromini,  doti.  Maganza,  cav.  Battaglia,  prof.  Frola,  prof.  Semmola 
e  dott.  Calderini  relatore. 

Un'altra  Commissione  composta  dei  signori  dottori  Capobianco,  Adamini, 
Prudente ,  e  Tommasi  relatore ,  fu  creata  per  esaminare  le  proposte  del  sig.  dot- 
tor Giuseppe  Ferrarlo  di  Milano  intorno  ad  un  pio  Istituto  per  i  medici ,  e 
ad  una  Stalislica  medica  uniforme  italiana. 

Una  terza  (Commissione  ancora ,  della  quale  fanno  parte  i  signori  dottori  Spi- 
nelli, Calmi,  Nicolucci  e  Dorotea  relatore,  fu  stabilita  per  l'esame  di  due  me- 
morie del  sig.  Gioiirt',  una  delle  quali  ragiona  sulla  incompatibilità  della  scro- 
fola, della  tisi  e  delle  febbri  miasmatiche,  e  l'altra  sopra  una  metastasi  lattea. 

Il  cav.  Carbonaro,  membro  e  relatore  di  una  Commissione,  della  quale  fa- 
cevano parie  anche  i  prof.  Lanza  e  Giardini,  e  che  era  stata  nominala  dal  Su- 
jtremo  Magistrato  di  salute  di  Napoli ,  incominciò  a  leggere  un  lavoro  col  <iuale 
rimaneva  provata  la  contagiosità  della  peste.  Esposto  il  disegno  del  lavoro ,  ap- 
prestavasi  a  provare  con  ricchezza  di  argomenti  :  1 .°  che  la  peste  bubonìca  uou 
è  indigena  dell'Europa;  2.°  che  essa  è  importata  in  Europa;  3.° che  e  coerci- 
bile in  Europa:  ina  poiché  molti  altri  documenti  intorno  al  medesimo  argo- 
mento erano  slati  sp<'ilili  da  Milano  e  da  Firenze,  ed  altri  eransi  (jui  raccolti, 
il  Presidente,  perché  la  Sezione  non  andasse  defraudala  del  frutto  degli  studi 


—  7/i  — 

luatui  i  che  i  medici  de!  Supremo  Magistrato  arcano  fatto  sopra  questo  tema , 
dispose  die  il  lavoro  medesimo  si  fosse  esaminato  da  unaCommissione,che  ap- 
|M)silamenle  verrà  stabilita. 

Passava  dopo  di  ciò  il  sig.  Giovanni  Polli  alla  lettura  di  una  memoria  intorno 
alla  natura  della  materia  colorante  rossa  del  sangue  in  relazione  alla  materia 
colorante  fiialla  della  bile.  Prendeva  a  considerare  in  essa  due  ordini  paralleli 
di  fatti  chimico-vitali  :  da  un  lato  le  gradazioni  di  colore  dal  rosso  cupo  o  ne- 
rastro al  violetto  al  verde  ed  al  giallo,  che  si  osserva  nel  sangue  travasato  nelle 
ecchimosi,  nei  trombi,  nelle  contusioni  e  nelle  cicatrici  delle  sanguisughe;  e 
dall'altro  lato  il  colore  giallo  poi  verde  poi  violetto  e  quindi  nerastro,  che  la 
bile  va  acquistando  in  alcune  contingenze  patologiche.  Da  questo  esame,  di- 
ceva, essere  stato  portato  a  sospettare  potere  essere  identiche  le  due  sostanze 
coloranti,  cioè  l'ematina  e  la  materia  gialla  della  bile.  Concepito  questo  sospetto 
induttivo,  ebbe  cura  di  cercare  un  carattere  chimico  che  nel  tempo  stesso  in- 
dicasse la  dilTerenza  di  queste  due  sostanze  dalle  altre,  ed  il  quale  fosse  a  (pielle 
esclusivamente  comune  ;  nò  le  sue  aspettative  andarono  fallile.  Imperocché 
trovò  nel  ferro  il  bramato  carattere  di  differenza  ;  nel  ferro ,  che  si  credeva 
esclusivamente  contenuto  nel  sangue.  Se  non  che  questo  non  fu  il  solo  punto 
sopra  il  quale  il  doti.  Polli  portò  il  lume  del  suo  sapere  e  la  fiaccola  dei  suoi 
esperimenti,  giacché  messo  in  chiaro  nella  bile,  nel  siero  sanguigno,  e  nello 
orine  degl'itterici  l'esistenza  del  ferro,  adoperò  alcuni  agenti  chimici  disossi- 
danti sull'ematina,  e  potè  osservare  che  via  via  che  questa  andava  perdendo 
ossigeno  si  colorava  in  violetto,  poi  in  verde ,  quindi  in  giallo.  Viceversa  ci- 
mentò la  materia  gialla  della  bile  col  mezzi  ossigenanti ,  e  notò  le  opposte  gra- 
dazioni del  colore  dal  giallo  al  verde  al  violetto  al  nero. 

Confermalo  da  (|ueste  resultanze  chimiche  nella  opinione  della  eguaglianza 
di  natura  della  ematina  con  la  biliverdina;  ritenendo  esser  la  prima  al  sommo 
e  la  seconda  al  mìnimo  grado  di  ossigenazione;  provato  che  l'una  può  Inismu- 
larsi  ncH'alIra  a  piacere  del  chimico,  o  coi  poteri  della  vita;  andò  cercando  di 
sempre  più  convalidare  la  sua  dottrina  con  alcune  pratiche  osservazioni  Ano 
ad  oggi  piiramente  empiriche,  come  sarebbero  a  cagion  d'esempio  il  colore  it- 
leriro  dei  neonati  associato  coli' iperemia  della  cute;  lo  spurgo  giallo  che  nei 


I 


—  75  — 

|)()lmonitici  (li  frequente  sussegue  allo  spurgo  sanguigno  ;  la  bile  verde  che  cmet- 
tesi  per  l'ano  o  per  vomito  in  alcune  irritazioni  intestinali  e  depaticlie  ;  il  pallido 
colore  delle  orine  degli  anemici,  che  sono  poveri  di  glol)uli  sanguigni  dove  è 
riposto  il  ferro;  il  rosso  coloro  dcirorine  dei  pletorici  clic  hanno  il  sangue  di  glo- 
buli assai  ricco  ;  le  itterizie  parziali ,  le  spasmodiche ,  quelle  per  causa  deleteria, 
per  morso  di  animale  ec.  nei  quali  casi  trova  essere  l'alterazione  dell'ematina 
disossidata,  o  la  materia  gialla  ultra-ossidata ,  causa  suprema  di  queste  malattie, 
che  altri  pria  d'oggi  avrebbe  considerato  come  alterazione  biliosa  puramente. 

Nondimeno  il  sig.  Polli  distingueva  dalle  specie  enuuziate  quella  ilterizia 
che  nasce  da  decisa  alterazione  del  fegato,  e  nella  quale  il  colore  giallo  della 
cute  dipende  da  alterazione,  e  dilTondiniento  dei  principii  biliosi;  mostrava  in 
questa,  che  disse  sintomatica,  doversi  usare  metodo  di  cura  differente  dall' ai- 
Ira  ,  che  chiamò  essenziaìe,  nella  quale  reputa  dannoso  il  salasso,  perchè  va  con- 
giunta a  scarsa  quantilii  di  glo))uli  sanguigni;  e  propende  a  credere  dover  rie- 
srire  vantaggiosi,  od  almeno  esser  razionalmente  indicati  i  preparati  ossigena- 
ti ,  (juali  a  modo  di  esempio  sarebbero  i  perossidi  di  manganese  e  di  ferro,  le 
bevande  con  acido  nitrico,  l'acqua  ossigenata,  ec. 

Questa  lettura  riscosse  gli  applausi  dell'Assemblea,  che  la  ritenne  come  im- 
portante. Alzavasi  allora  il  cav.  Quadri  e  rammentava  avere  egli  fin  dal  1800 
letta  una  memoria  nella  quale  si  faceva  parola  di  osservazioni  cliniche  e  chi- 
miche analoghe  a  quelle  testé  comunicale  dal  doli.  Polli.  Ma  il  Presidente  fa- 
cendo il  dovuto  conio  della  comunicazione  del  doti.  Polli ,  ed  annunziando 
avere  il  Governo  napoletano  disposto  che  tanto  gli  Ospedali,  quanto  i  Gabinetti 
di  qualunque  naluni,  fossero  proiili  ad  esperimenti  di  Ogni  genere  che  il  Con- 
gresso credesse  ojiportuno  di  fare;  stabili  che  gli  esperimenti  del  sig.  Polli  ve- 
nissero ri|ietuli  in  qualche  Ospedale  della  Capitale,  e  nominava  all'oggetto  una 
commissione  conq)osla  da'professori  Giacouiini,  Semmola,  Prudente,  de  Kensis 
(Felice),  cav.  Quadri,  Laruccia,  e  da' dottori  Calderini  Carlo  Ampcllio,  Pel- 
lizzari  (Torrncchi  e  Crema ,  n'i|uali  dipoi  venivano  aggiunti  il  cavalier  prof.  Lui- 
gi Sementini,  il  cav.  prof. Gioacchino  Taddei,  c'I  sig. Giuseppe  Ricci. Ciò  ese- 
guito, i  sig.  prof.  d'Alessandro  e  Rossini  (irendevano  occasione  di  proporre  al- 
cune norme  disi-iplinari ,  sia  |ier  le  sessioni,  sia  per  il  modo  di  condursi  delle 


—  7G  — 

Commissioni  .issislenli  alle  esperienze;  al  che  il  Presidente  rispondeva,  che  i 
componenti  della  Commissione  erano  troppo  saggi  per  allontanarsi  dalla  rettitu- 
dine de' giudizi ,  ed  essere  intempestivo  ed  inopportuno  lo  additar  la  via  che 
dovranno  seguire. 

Dopo  ciò  il  sig.  dott.  Pinella  Michele,  narrava,  quasi  in  continuazione  della 
lettura  fatta  al  Congresso  di  Jlilano ,  tre  casi  di  amaurosi  curata  la  mercè  del 
Galvanismo.  La  prima  operazione  risguardava  un  fanciullo  divenuto  amhiiopico, 
quindi  decisamente  amaurotico  in  ambedue  gli  occhi,  in  seguito  di  una  pul- 
monite  curata  con  larghezza  di  metodo  antiflogistico  e  sottraente.  Ricuperata 
la  vista  in  un  occhio  dopo  qualche  mese  persisteva  l' amaurosi  nell'altro. 
Il  dott.  Finella  applicò  la  pila  di  Wollaston  perfezionata  da  Faraday  ponendo 
il  reofero  zinco  sulla  congiuntiva  ed  il  rame  sulla  lingua:  subito  dopo  la  prima 
galvanizzazione  l'infermo  potè  distinguere  alcuni  oggetti  benché  in  un  modo 
confuso,  e  dopo  sette  od  otto  di  esse,  il  campo  visivo  della  parte  inferiore  della 
camera  dell'occhio  si  andò  estendendo  per  traverso  ed  orizzontalmente  in  tale 
maniera  che  in  breve  il  maialo  ricuperò  la  vista  quasi  compiutamente:  benelì- 
zio  però  che  a  causa  di  tristi  vicende  della  sua  vita  riperdelte  in  breve.  La  se- 
conda osservazione  è  fatta  sopra  un  adulto  divenuto  amaurotico  in  ambidue  gli 
occhi  sotto  le  fatiche  dell'incudine  e  per  l'azione  del  fuoco  delle  fucine.  Gal- 
vanizzato con  la  pila  di  Daniel,  ponendo  al  solito  il  polo  zinco  sulla  congiun- 
tiva oculare,  e  quello  rame  sulla  lingua,  potò  riacquistare  in  grado  eminente  la 
facoltà  visiva  dopo  una  ventina  di  cimenti  galv-anici,  non  mai  accompagnati  da 
cefalalgia,  sbalordimento, llogosi,  ulcerazioni  della  cornea,  ec.  ma  solo  da  in- 
tensa beneQca  lacrimazione. 

Il  terzo  fatto  riguarda  le  ultime  vicende  curative  di  quel  contadino  del  quale 
leggeva  la  storia  al  VI  Congresso ,  ed  a  cui  ridonò  il  bene  della  vista  usando  la 
pila  di  Bunsen  congiunta  con  quella  di  Daniel. 

Da  questi  fatti  e  da  qualche  altro  già  reso  di  pubblico  diritto  conchiudeva  : 
1 .°  Essere  molto  vantaggiosa  la  corrente  galvanica  nell' amaurosi  e  più  del 
polo  negativo  giovare  il  positivo. 

2.'  Nessun  opacamento  od  altra  alterazione  della  cornea  determinare,  ed 
indurre  (|ucsto  polo,  quand'anche  intensa  sia  la  corrente  frutto  di  due  pile. 


—  77  — 

3.°  Similmente  non  produrre  questo  modo  di  {galvanizzazione  nessun  sin- 
tomo cerclìi-alo,  come  cefalea,  sl)alordi mento,  verlifjini  ce. 

4.°  La  lacrimazione  indicare  una  superstite  sensibilità  della  retina  che  può 
bene  far  presagire  della  felicità  della  cura. 

Compiuta  la  lettura  di  tale  memoria  il  sig.  Mililotti,  ricordando  le  ricerche 
di  Scarpa,  disse  doversi  distinguere  l'amaurosi  in  perfetta  ed  in  imperfetta,  li- 
mitando la  curabilità  all'ultima  soltanto,  nella  quale  giovano  ancora  gli  emelici. 
Il  sig.  Conte  rammentava  essersi  nell'Ospedale  degl'Incurabili  adoperata  l'elet- 
tricità nell'amaurosi,  ma  senza  alcun  vantaggio.  Il  sig.  Prudente  yvto\c  che  si 
distingua  l'amaurosi  in  quella  che  dipende  da  disorganizzazione  dei  nervi  ot- 
tici e  nell'altra  che  è  una  semplice  nevrosi  :  nella  prima  dice  essere  inutile  ogni 
cura ,  nella  seconda  doversi  non  disprezzare  il  mezzo  proposto  dal  doti.  Pinel- 
la; imi>erocchÌ!  se  l'elettricilà  si  è  trovala  utile  in  tante  neurosi  non  si  a\Tebbe 
ragione  da  negare  la  sua  efficacia  anche  in  questa.  Nel  qual  sentimento  conve- 
nendo l'assemblea,  e  manifeslandctei  dal  cav.  Quadri  il  desiderio  di  veder  ripe 
tute  le  esperienze ,  per  le  quali  il  sig.  Pinella  si  era  offerto,  la  presidenza  no- 
mina a  questo  scopo  una  Commissione  composta  dello  slesso  cav.  Quadri ,  e 
dei  signori  prof.  Plarer,  Prudente,  Bcrruti,  Conte  e  Mililotti.  Dopo  di  ciò 
il  sig.  doti.  Manfrè  ricordando  i  l;>tti  narrati  dal  Cotogno  pei  vantaggi  arrecati 
dai  bagni  termo-minerali  d'Ischia  nella  cura  dell'amaurosi,  conchiude  col  ri- 
tenere utili  le  esperienze  che  sono  per  ripetersi  dal  sig.  Pinella. 

Passava  a  leggere  il  cav.  Panvini,  esponendo  alcune  generali  osservazioni 
sulla  morale  medica,  e  sopra  il  regolare  esercizio  della  medicina,  ed  in  questa 
circostanza  il  sig.  Niella  ricordò  aver  egli  esposto  all' Ateneo- Veneto  alcune  sue 
idee  intorno  allo  stato  attuale  della  medicina  napoletana. 

Lllimo  a  leggere  fu  il  doli.  Luigi  Parola  di  Cuneo.  Questo  scienziato  dava 
contezza  agli  illustri  congregati  o  meglio  ad  essi  rammentava  gl'inconvenienti 
dell'olio  di  ricino  consistenti  nell'incertezza  della  sua  azione  purgativa,  nella 
facilità  della  sua  alterazione,  nell'azione  sua  spesso  emetica  anziché  purgati- 
va. Diceva  non  ovviare  a  questi  sconcerli  né  lo  sciroppo  né  l'emulsione  che 
Miallie,  N.irdo  ec.  avevano  proposto,  e  che  egli  ritrovò  emetici  anziché  pur- 
gativi; ed  inoltrando  le  sue  farmaceutiche  e  cliniche  osservazioni,  diceva  essere 

11 


—  78  — 

vernilo  nella  opinione  doversi  considerare  l'estralto  e  l'olio  etereo,  o  alcoolico 
due  più  sicure  ed  ettìcaci  preparazioni  dei  semi  del  ricino.  In  falli  ciinenlali  so- 
pra se  stesso,  sopra  alcuni  convalescenti,  e  sopra  parecchi  infermi  questi  pre- 
parati, potè  convincersi  con  coscienza  illuminala: 

1."  Clic  l'olio  etereo  come  l'alcoolico  possiede  uu'azione  purgativa  quat- 
tro volte  maggiore  dell'olio  espresso  col  torchio,  e  che  non  è  afTatlo  emetico 
ed  irritante  più  dell'olio  comune. 

2.°  Che  queste  nuove  preparazioni  dell'olio  di  ricino  lo  rendono  inaltera- 
bile per  lungo  tempo,  stagione,  o  clima. 

3."  Che  il  principio  estrattivo  etereo-alcoolico  possiede  una  facoltà  pur- 
gativa comparali>ameule  minore  della  feccia  da  cui  fu  estratto,  il  che  mostra 
restare  altro  principio  in  essa  non  solubile  nell'alcool ,  o  nell'etere. 

Terminata  questa  bene  accolta  lettura,  il  sig.  Manfrè  raccontava  alla  Sezio- 
ne ,  che  il  sig.  Mamone  Capria  aveva  preparati  gli  estratti  indicati  dal  dott.  Pa- 
rola, e  che  egli  stesso  aveva  trovato  ne' suoi  esperimenti  falli  con  lo  sciroppo  dei 
semi  di  ricino ,  che  questo  farmaco  era  emetico  in  sonano  grado.  Ma  soggiun- 
geva in  projHisilo  e  tantosto  il  doli.  Parola:  convenire  egli  pure  iu  questa  opi- 
nione, ed  averlo  già  opportunamente  detto,  ed  essere  anzi  partito  da  questo 
inconveniente  dello  sciroppo  di  ricino  per  esperimentare,  e  proporre  l'olio  e 
l'estratto  alcoolico; ma  più  specialmente  l'olio  alcoolico, che  in  piccolo  volume 
agendo  e  meno  irritando  e  ingombrando  il  ventricolo ,  non  lo  costringesse 
alle  contrazioni  per  espellerlo. 

Il  Presidente  dopo  ciò  riepilogava  lucidamente  non  solo  le  letture,  ma  anche 
le  discussioni,  e  manifeslando  essersi  in  questa  prima  sessione  aggiunti  alla 
patologia,  alla  clinica  ed  alla  terapeutica,  alcuni  fatti  o  nuovi  o  importanti: 
conchiude  che  i  discreti,  e  coloro  che  sanno  non  potersi  le  scienze  improvvi- 
sare, possono  chiamarsi  contenti  dei  frulli  della  prima  delle  nostre  esercitazioni. 

Il  Presidente  Viscenzio  Lanza 

Salvatore  de  Renzi 
I  Segretari  l 

OdOARDO  rCKClIETTI. 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTEMBRE  184o 


iiETTO  ed  approvato  per  acclamazione  il  processo  verbale  della  precedente  ses- 
sione, il  Soiirctario  cav.  de  Renzi  annunzia  essere  stata  comunicata  da  S.  E.  il 
Presidente  generale  una  lettera  direttagli  da  Parma  dall'illustre  prof.  Giacomo 
Tommasini,  perché  si  fosse  letta  all'assemblea.  L'onorato  Nestore  dell'Italica 
medicina  esprimeva  in  quella  lettera  il  suo  rammarico  per  non  poter  essere 
presente  al  Congresso  degli  Scienziati  italiani  radunatosi  iuNapoli,  a  ciò  impe- 
dito dalla  cadente  sua  età  e  dagl'incommodi  che  l'accompagnano:  lui  intanto 
esser  presente  col  pensiero  al  Consesso,  accompagnarlo  coi  voti  e  coi  desideri, 
nulla  essendogli  più  caro  del  bene  della  umanità  e  della  gloria  de'suoi  confra- 
telli d'Italia.  A  tale  lettura  l'Assemblea  fu  commossa  da  un  dolce  fremito  di 
ammirazione  e  di  riconoscenza  verso  quell'illustre  che  era  avvezza  a  stimare 
per  l'ingegno,  ad  amare  per  le  virtù;  ed  il  Presidente  prof.  Lauza,  interpetre 
de'sentinicnli  di  tulli,  prescelse  il  sig.  Pasquale  Borrelli  a  manifestarli  in  nome 
della  Sezione  al  Clinico  di  Parma,  come  omaggio  alla  sua  veneranda  canizie, 
alla  elevala  mente  di  lui,  ed  alla  gloria  da  lui  conquistata  all'Italia. 


—  80  — 

Dopo  ciò  il  sig.  Vice-Prosideiiti'  cav.  Ti-onipeo  fece  una  comunicazione  ver- 
Italf,  e  nello  slesso  tempo  moslia\:i  due  pacchi  couteneiiti  l'uno  la  consona 
(lei  frutti  della  Guaiabada  ,  pianta  che  cresce  nel  Brasile  ,  e  l' altio  la  con- 
serva di  Passiflora  colla  negli  orli  del  suhhurhio  napolitano.  Diceva   rilenersi 
da  alcuni  medici  e  farmacisti  eguali  nell'azione  Ionica  ed  aslriiigenle  le  due  con- 
serve ed  essere  con  gran  vantaggio  usala  nell'America  quella  di  (ìuaiahada  nelle 
diarree  o^-tiiuite  de'Hinciulli.  Vedula  la  necessiti'i  dell' esperimento  per  potere 
raccogliere  gli  elementi  di  un  giudizio  competente,  il  nostro  Presidente  dele- 
gava una  Commissione  acciò  provasse  al  letto  degl'infermi  le  due  sostanze,  e 
quindi  in  proposilo  riferisse  alla  Sezione  Medica.  Il  Presidente  medesimo  ri- 
putando cosa  utile  di  far  conoscere  agli  Scienziati  delle  varie  parti  d'Italia  qua 
convenuti  non  solamente  lo  stato  della  medicina  napoletana,  ma  ben  ancora 
quello  dei  napoletani  ospedali ,  veniva  in  questa  occasione  a  nominare  una  de- 
putazione composta  dai  signori  Trompeo,  Bonacossa,  Costa,  Salvagnoli,  Cal- 
deriui,  de  Rollandis,  Bertarelli,  Novellis,  Bonino,  Cresci,  Luca,  Finella,  Bac- 
chetti, medici  non  napoletani,  che  con  la  guida  del  cav.  Rosati,  come  idoneo 
istruttore  delle  cose  patrie  e  dei  cittadini  ospizi,  volesse  recare  il  frutto  del  suo 
esame  nella  nostra  aula,  onde  ammirare  gli  ordinamenti  che  qua  fan  governo  di 
cotesti  caritatevoli  asili ,  o  mostrare  le  parti  le  quali  sono  manchevoli ,  o  non  in 
rapporto  con  le  esigenze  del  secolo.  E  questo  esame  espresse  il  nostro  Preside 
doversi  estendere  anche  allo  stesso  manicomio  di  Aversa,  del  quale  una  stati- 
stica erasi  dal  dott.  Miragiia  presentata  al  banco  della  presidenza  nella  pre- 
cedente nostra  adunanza.  E  coglievasi  pure  questa  occasione  dal  Presidente  per 
delegare  una  terza  Commissione  composta  dei  signori  prof.  Sacchero  e  Vulpes, 
cav.  Berlini  e  dott.  Riboli,  onde  prendesse  in  esame  la  statistica  dell'Ospedale 
di  S.  Eligio. 

Passava  quindi  a  leggere  il  sig.  Pasquale Borrelli,  che  tuttora  conserva,  benché 
fido  ogginiai  a  Temide,  affezione  e  gratitudine  a  quella  scienza-arte  nella  quale 
colse  i  primi  allori.  Intratteneva  l'udienza  colla  narrazione  di  un  fatto  che  assai 
parve  singolare ,  e  portentoso ,  imperocché  trattavasi  di  una  giovane  di  quattro 
lustri  avuta  in  cura  dal  sig.  dott.  de  Nobili  medico  Abbruzzese,  la  quale  avendo 
sofferto  ncll8i2  un  ascesso,  che  dalla  parte  anteriore  e  più  bassa  del  collo  ginn- 


—  si- 
gerà al  margine  Irarlidiano  di'llo  slorno,  si  oppose  perdio  venisse  aperto  in  tem- 
po,  ma  ol)ltli;;ata  dai  pericolo  di  soffocazione,  e  dal  sempre  crescente  volume 
dell'ascesso,  consenti  inline  acciò  fosse  aperto.  Fu  in  tal  modo  eslratta  una  gran 
quantità  di  marcia,  non  molto  alterala,  e  subito  dopo  l'inferma  si  senti  solle- 
vata ;  ma  continuando  la  marcia  a  sgorgare  dalla  ferita ,  se  ne  traversava  una 
piccola  quantità  nella  gola ,  iuducendo  tosse  e  vomito ,  fino  a  che  a  poco  a 
poco  cicatrizzò  la  ferita.  Se  non  che  nel  colmo  della  fausta  ventura ,  fortuna 
che  si  compiace  di  cangiare  spesso  gli  umani  destini,  volle  che  la  inferma  ab- 
bruzzcse  fosse  bentosto  assalita  da  nuove  vicende  morbose ,  non  potendo  la  gio- 
vinetta compiere  più  la  deglutizione  senza  gravissimi  sforzi,  la  quale  difTicoltà 
andò  sempre  più  crescendo  in  modo  che  il  deglutire  si  rese  in  fine  impossibile 
affatto.  Si  pensò  allora,  onde  sostentare  la  vita  di  iniettare  sostanze  alimentizie 
nell'iuteslino  retto,  ma  la  giovane  ne  fu  in  breve  tempo  siffattamente  annoiata 
che  ricusò  questi  compensi,  ed  al  partilo  di  prolungare  con  questi  miseri  e 
scarsi  sussidi  una  esistenza  infelice,  preferiva  la  morte.  Ostinata  nel  suo  pro- 
jiosilo  e  non  sorretta  dalla  potenza  dell'arte  giunse  al  grado  di  vivere  senza  ci- 
bo ,  di  poco  scemando  delle  forze ,  non  alterandosi  le  funzioni  mentali ,  né  le 
abitudini  sue.  Soltanto  i  sudori,  pria  frequenti,  a  grado  a  grado  si  eslinsero; 
le  evacuazioni  ventrali,  pria  solide,  divennero  li(iuide,  ed  in  api)resso  lenuis- 
sime,  ed  infine  quasi  nulle.  La  medesima  cosa  accadde  delle  orine  e  della  me- 
struazione, e  salvo  una  certa  tendenza  a  dormire  ed  alquante  svogliatezze,  del 
resto  già  da  Ire  anni  visse  e  vive  senza  bevanda,  senza  cibo,  e  senza  alcuno  degli 
ordinari  alimenti  della  vita. 

Esaminala  dal  sig.  doU.  Aruffa  e  de  Nobili  questa  singolare  fanciulla  pre- 
sentò sane  le  funzioni  mentali,  straordinaria  la  docilità  e  la  pazienza,  normali 
sebben  deboli  i  movimenti  del  cuore,  arida  la  cute,  isteriche  le  tendenze, 
sonno  prolungato,  emaciazione  insensibile,  grande  il  bisogno  di  aria  pura  ed 
aperta;  era  intera  la  respirazione;  insensibile  alla  fragranza  ed  agli  effluvi  delle 
\i>ande,  non  lo  era  alle  tepide  e  vitali  aure  di  primavera:  nel  luogo  dove  era 
sialo  l'ascesso  cioè  verso  la  superior  parte  dello  sterno  eravi  una  cicatrice  ver- 
ticale, dura,  profonda,  lunga  un  pollice,  larga  sei  linee  ec.  In  questa  portava 
la  mano  quando  provavasi  a  deglutire  qualche  sorso  di  acqua,  che  non  mai 


—  82  — 

mancava  di  produrle  la  sindrome  idrofobica ,  lo  spasmo  sofibcativo  della  glot- 
tide e  della  trachea.  Qualche  volta  potè  nella  Communione  dei  fedeli  trangu- 
giare l'ostia  della  propiziazione,  giammai  inghiottì  sia  liquidi  sia  solidi ,  in 
emergenze  da  questa  di\erse.  E  che  avesse  un  ostacolo  insormontabile  nelle  in- 
feriori porzioni  dell' esolago,  fu  dal  dott.  de  Nobili  messo  in  chiaro  con  una 
sonda  di  gomma  elastica ,  che  introdusse  nel  canale  esofageo. 

Senza  preconcette  opinioni  sulla  natura  dell'ostacolo  posto  nell'esofago,  il 
sig.  de  Nobile  e  con  esso  lui  il  sig.  Borrelli ,  non  emettono  eglino  pure  ipotesi 
alcuna  sopra  i  succedanei  del  \itto  e  delle  bevande ,  stiano  per  essi  in  una  spe- 
cie di  assiderazione  della  vita  organica,  o  sivvero  l'aria  per  il  polmone  o  la 
cute  inalata  serva  a  nutrire  un  corpo  che  ha  poca  attitudine  a  decomporsi  per 
consumo  di  parli  rese  inservibili.  Quello  solo  che  entrambi  propongono  si  è 
che  per  cagione  di  studio ,  e  per  pietà  dei  suoi  tristi  casi ,  si  ponga  in  uno  spe- 
dale napoletano  l'inferma  di  cui  si  è  accennata  in  brevi  detti  la  storia,  e  sia  fatto 
documento  vivente  ,  o  di  ciò  che  può  la  natura ,  o  l' ipocrisia  ,  o  la  umana 
malizia. 

Tanto  la  nobile  proposta  dei  dottori  Borrelli  e  de  Nobile,  quanto  la  singolaro 
istoria,  era  gradita  dalla  Sezione,  che  l'applaudiva.  Anche  i!  prof.  Gorgone fa- 
cevasi  a  dire  doversi  considerare  come  prezioso  il  fatto  di  cui  erasi  udito  il  rac- 
conto, sotto  due  punti  l'uno  chirurgico,  l'altro  medico.  Circa  al  primo  punto 
diceva  mostrarsi  da  questa  contingenza  funesta,  il  bisogno  che  i  chirurghi  aprino 
presto  gli  ascessi,  che  sono  nel  collo  specialmente;  e  che  in  casi  simili  a  quelli 
di  cui  fa^ellasi  devesi  aver  ricorso  alla  esofagotomia ,  operazione  grave,  avven- 
tata, non  ^i  ha  dubbio,  ma  non  pertanto  la  sola,  l'unica,  che  possa  vincere  la 
ostinata  affezione  che  toglie  all'inferma  già  detta  la  miglior  parte  della  sua  vita. 
In  questo  la  prudenza  sta  nell'oprare,  nell'inerzia  di  ogni  chirurgico  soccorso 
sta  la  temperanza  dei  pusillanimi  e  degli  inesperti.  Per  ciò  che  poi  riguarda  il 
lato  medico,  dubita  non  nega  il  prof.  Gorgone  che  possa  viversi  tre  anni  senza 
cibo  e  bevanda,  camparsi  come  si  suol  dire  di  aria.  Quindi  onde  arricchire  la 
scienza  di  preziosi  fatti  in  proposito  e  smascherare  l' impostura  che  multiforme 
presentandosi  inganna  sovente  anche  i  meglio  chiaroveggenti;  appoggia  la  pe- 
tizione dei  dottori  lìorrelli  e  de  Nobili,  e  vola  per  il  traslocamenlo  della  singo- 


—  sa- 
lar donna  in  uno  degli  spedali  napoletani.  Nel  quale  sentimento  concorre  pure 
il  prof.  Colosimo,  il  quale,  o  perchè  istruito  da  casi  consimili  di  cui  il  tempo 
fece  conoscere  il  valore  equivoco,  o  perchè  senti  esser  tuttora  vegeta  e  non 
emaciata  la  giovanetta  abhruzzese  dopo  tre  anni  di  assoluto  difiiuno,  non  seni- 
hragli  esser  questa  cosa  da  credersi.  Più  disposta  alla  fede  nella  verità  ed  esi- 
stenza dell'ostacolo  dell'esofago  della  donna  predetta,  il  dott.  Conte  racconta 
di  avere  usato  in  consimili  casi  con  profitto  la  candela  di  cera  che  prolungò  la 
esistenza  a  parecchi  infermi  e  che  potrebbe  pure  protrarla  all'abruzzese  giova- 
ne, se  è  vero  che  resti  pervio  l'esofago  in  modo  da  permettere  l'introduzione 
di  un  qualche  corpo  solido.  Rispondendo  al  jtrof.  Gorgone  il  i>rof.  Manfrè  sog- 
giunge che  la  esofagotomia  non  l'avrebbe  praticata  nel  caso  narrato  dal  dott.  Bor- 
relli  nemmeno  lo  stesso  Berlinghieri  cosi  partigiano  di  tale  operazione:  impe- 
rocché l'osLacolo  a  detto  del  dott.  Borrelli  era  nella  parte  inferiore  dell'esofago, 
e  quindi  le  condizioni  anatomiche  non  l'avrebbero  permesso,  e  circa  al  pre- 
cetto cliimrglco  di  aprire  presto  gli  ascessi  sulle  parti  nobili  del  corpo,  e  spe- 
cialmente posti  nella  parte  anteriore  o  laterali  del  collo,  essere  savissimo,  ma 
doversi  rammentare  che  la  femmina  degli  Abruzzi  non  permise  l'apertura  del- 
l'ascesso che  dal  chirurgo  curante  volevasi  fare  nel  debito  tempo.  E  qui  stava 
già  rispondendo  il  prof.  Gorgone  al  sig.  prof.  Manfrè  che  la  esofagotomia  è  pra- 
ticabile per  lungo  tratto  dell'esofago,  e  che  l'ostacolo  nella  fanciulla  abruzzese 
non  de\e  essere  molto  in  basso  se  la  cicatrice  che  lo  ha  cagionato  è  alla  parte 
superiore  dello  sterno,  quando  il  sig.  Presidente  evocata  a  se  la  parola,  con- 
cludeva, mal  potersi  stabilire  la  convenienza  assoluta  di  chirurgiche  operazioni 
assente  e  non  vista  l'inferma;  mal  potersi  stabilire  ciò  che  poteva  giovare, 
ciò  che  do>eva  nuocere  senza  un  esame  compiuto  della  parte  dove  l'ostacolo 
alla  deglutizione  è  riposto  :  doversi  quindi  rimettere  ogni  ulteriore  discussione 
a  quel  giorno  nel  quale  fatta  qua  venire  l'ammalala  potranno  i  contendenti 
oratori  a  loro  bell'agio  esaminarla. 

Continuando,  giusta  il  programma,  le  letture,  l'udienza  era  richiamata  dal 
dot.  Carlo  Ani|ielio  Calderini  destinato  a  relatore  della  Commissione  permanente 
stabilita  in  Milano  per  lo  esame  della  pellagra.  Facevasi  in  prima  il  relatore  a 
rammentare  le  cii'costauze  che  diedero  origine  alla  Commissione  permanente , 


—  84  — 

le  esercitazioni  che  gii  avevano  avuto  luogo  in  Milano  ncH'occasione  del  VI  Con- 
gresso, quando  il  sig.  Balardini  Icggoa  la  sua  memoria  sopra  questo  endemico 
malore  I  le  opere  che  di  recente  erano  state  comunicate  alla  Commissione  ,  gli 
studi  che  questa  aveva  fatti  in  proposito,  ed  i  pareri  emessi  nelle  due  sessioni 
((■nulo  nello  scorso  mese  di  luglio. 

l)ici'\a  che  nella  quislione  di  vita  per  le  popolazioni  dcll'lnsubria  ,  il  suo 
rapporto  in  quest'anno  poteva  essere  solamente  di  principio  anziché  di  Qne, 
per  mancanza  non  pur  di  fatti  ma  di  giusta  estimazione  e  compiuto  esame  dei 
medesimi.  Quindi  ai  medici  lutti ,  che  intendono  illustrare  il  Ionia  ,  racco- 
mandava la  sobrietà  nelle  deduzioni ,  e  la  osservazione  attenta  dei  fenomeni  che 
sogliono  precedere,  accompagnare  e  susseguire  lo  sviluppo  della  pellagra,  e  di- 
ceva quali  erano  le  norme  colle  quali  intendeva  di  continuare  la  serie  delle  sue 
osservazioni  la  commissione  permanente.  Costretta  ad  apprezzare  molte  idee  che 
confusamente  giacciono  ed  alla  rinfusa  nei  mille  volumi  pubblicati  sopra  questa 
materia ,  la  commissione  aveva  peraltro  nella  prima  delle  fatiche  sue  messo  in 
chiaro  i  punii  opinabili,  che  meritano  di  essere  discussi  e  dilucidati,  e  con  cri- 
tica severa  eliminativa  era  giunta  a  quel  felice  sincretismo,  consistente  nello  sta- 
bilire e  porre  almeno  per  vicino  al  vero  quelle  proposizioni,  sopra  le  quali  fu 
lino  ad  oggi  unanime,  o  presso  che  unanime  il  sentimento  dei  medici  osserva- 
tori. In  coerenza  di  che  sembrava  alla  Commissione  oramai  provata,  la  natura 
ereditaria  comunque  vogliasi  spiegare  della  pellagra;  l'origine  dell'eritema  cu- 
taneo dall'azione  del  sole;  non  cosi  però  ([uella  degli  interni  sconcerti  morbosi 
che  si  conciliano  malamente  con  la  natura  locale  irritativa  della  malattia  pel- 
lagrosa, mentre  facilmente  si  spiegano  con  l'alterazione  dei  visceri  chilopoieti- 
ci.  Ravvisando  in  parte  endemiche  in  parte  igieniche  le  condizioni  originanti  la 
pellagra,  che  lentamente  si  preparano,  forse  passando  per  la  malattia  cosi  delta 
mal  (hi  padrotìf  che  per  avventura  non  è  che  il  primo  grado  della  pellagra,  alla 
Commissione  Milanese  par\e  opporsi  al  vero ,  ed  a  ciò  eh'  è  fermato  col  nega- 
re, che  il  cibo  scarso  di  principii  riparatori,  le  bevande  alterate,  o  poco  spi- 
ritose ,  un  vitto  composto  di  sostanze  capaci  di  alterarsi  sostanzialmente  ,  co- 
me avviene  per  esempio  del  grano  turco  raccolto  nei  tempi  piovosi  e  poco  ma- 
turo ,  e  massime  poi  se  vi  sia  diuturnità  e  lunghezza  di  tempo  nell'  uso  di  que- 


—  8ó  — 

sii  inopportuni  mozzi  igionici:  parve  alia  Commissione,  si  ù  dcUo.che  nella  scarsa 
o  ìnanine  luilrizione  stesse  la  causa  prima  disponente  della  pellagra,  della  quale 
resantema  cutaneo  al  sole  dovuto  non  è  die  una  delle  (ante  manifestazioni  mor- 
bose. E  lanto  più  ebbe  ragione  di  confermarsi  in  questo  concetto,  imperocché 
per  unanime  indicazione  dei  pratici  sapienti,  il  vitto  sano,  carneo,  nutriente,  il 
latte,  il  vino,  e  la  vita  lauta  si  sono  costantemente  ritenuti  per  i  primi,  i  soli,  i 
più  elTicaci  mezzi  curativi  della  non  innoltrata  pellagra.  E  rammentava  pure  la 
cennala  Commissione,  che  quest'ordine  di  fatti  etiologici  slava  in  relazione  con 
un  altro,  con  quello  cioè  delle  condizioni  individuali  ;  e  le  slesse  cagioni ,  mo- 
strava, operare  più  elTicacemente  nello  sviluppo  della  malattia,  quando  agiscono 
sopra  un  corpo  estenuato  dalle  fatiche,  od  op|)resso  dalle  sventure,  o  convalescen- 
te, o  gracile  per  natura,  per  poco  allattamento  o  per  avvenuto  parto,  o  alle  pri- 
vazioni soggetto  le  più  crude  e  di  guasto  generale.  Ed  in  questo  modo  con  larga 
critica  di  fatti  e  di  idee  ,  e  con  quel  potere  che  hanno  sui  fenomeni  delle  ma- 
lattie gli  osservatori,  a  cui  natura  forni  la  forza  di  ridurre,  e  riassumere,  pose 
nei  loro  rapporti  le  cause  occasionali  della  pellagra  con  la  condizione  morbosa 
doppia  quasi  sempre,  e  col  metodo  curativo,  costantemente  unico  almeno  nei 
primi  periodi.  Terminava  il  sig.  Calderini  la  lettura  del  suo  lavoro  con  un  D- 
lantropico  e  generoso  voto,  nel  quale  esprimevasi  il  desiderio  che  il  colono  di 
Lombardia  fosse  restituito  a  quella  dignità  ed  agiatezza  che  non  mai  perdette  per 
sua  colpa,  e  che  non  mai  fu  tolta  dal  fato  o  dagli  uomini  all'agricoltura  della 
meridional  parte  d'Italia.  Voto  generoso,  che  sebbene  abbia  contro  di  sé  la  pre- 
potenza dellinleresse  e  dellignoranza,  i  due  cardini  del  genio  del  male,  piu-e  vo- 
gliamo lusingarci  che  almeno  ci  giovi  per  essere  esauditi  quando  che  sia  dagli 
opulenti  possessori  dei  lombardi  latifondi,  dalle  municipalità,  e  da  quel  governo 
istesso  che  della  felicità  delle  provincie  italiche  sembra  tirsi  una  delle  sue  glo- 
rie più  care  e  gradite. 

Applaudilo  il  rapporto  della  Commissione  dalla  udienza  e  mostrato  di  grande 
importanza  dal  eav.  de  Rollan.lis,  che  trovava  in  esso  uniformità  di  vedute  alle 
sue,  derivate  dallatlento  esame  dei  pellagrosi  di  Castellallieriin  Piemonte  ;  con- 
fortato dal  sentimento  del  Consigliere  Protomedico  della  Lombardia  sig.  Gian- 
nelli,  che  aveva  mandala  alla  Presidenza  una  lettera;  non  che  da  uno  scritto 

12 


—  se- 
die aveva  diretto  al  Vice  Presidente  il  dot.  Farina  d'Ivrea:  il  nostro  presidente, 
inlerpctre  dei  voti  di  quei  medici  voleutierosi  che  passano  la  vita  in  mezzo  alla 
lebbra,  il  più  terribile  dei  moderni  flagelli  morbosi  d'Italia, disponeva  che  il  rap- 
|H)rto  letto  dal  sig-  Caideriiii  fosse  depositato,  por  coloro  che  amassero  averne 
pili  estesa  cognizione,  nella  sala  della  Segreteria  delle  Sezioni,  unitamente  a  tre 
tavole  colorate  che  il  prelodato  sig.  Calderini  aveva  presentale  all'adunanza. 

Con  una  lettera  anonima  di  un  medico  Mantovano  Ietta  dal  Segretario  cav. 
de  Renzi  ebber  fine  i  ragionamenti  sulla  pellagra.  Questa  lettera  in  cui  s'accen- 
nava come  unica  causa  della  pellagra  l'abitazione  invernale  nelle  stalle,  e  la 
tepida  azione  del  sole  di  primavera,  non  conteneva  le  prove  del  suo  concetto; 
poiché  ,  come  diceva  il  iuento\ato  segretario  ,  anche  nel  napoletano  si  dorme 
nelle  stalle,  ed  è  più  viva  la  sferza  del  sole  ,  e  non  pertanto  fortuna  non  volle 
che  vi  avesse  nascimento  la  schifosa  e  micidiale  pellagra. 

Dopo  ciò  il  prof.  Ciccone  prese  a  parlare  della  pressione  atmosferica  nelle  sue 
relazioni  colla  fisiologia  e  la  jìatologia.Egli  in  modo  contrario  alla  ricevuta  sen- 
tenza, che  gli  uomini  abitualmente  sostenessero  un  peso  di  circa  33,000  libbre, 
senza  che  neppure  se  ne  avvedessero,  volle  porre  a  novello  esame  i  fatti ,  e  cre- 
dè necessaria  una  modificazione  cardinale  cosi  nel  principio,  come  nella  sua  ap- 
plicazioue.  Per  mezzo  di  esperimenti  fisici  imprende  sulle  prime  a  provare  che 
l'aria  in  disquilibrio  fa  avvertire  una  pressione  che  non  si  sente  afl'atto  in  quella 
posta  in  equilibrio;  e  per  rispetto  alla  pressione,  distinguendo  i  corpi  in  quelli 
a  molecole  coerenti,  in  quelli  a  molecole  dilHuenti  ed  in  quelli  a  molecole  ela- 
stiche, fa  rilevare  che  i  primi  non  ricevano  uè  Irasmettino  la  pressione  dell'aria 
in  disquilibrio,  la  qual  cosa  gli  altri  hanno  la  liicoltà  di  produrre.  Esaminate 
quindi  le  forze  sotto  l'influenza  delle  quali  trovansi  i  corpi,  procura  di  rilevare 
il  modo,  onde  si  sostiene  l'equilibrio  per  l'equabile  azione  dell'attrazione  mole- 
colare della  forza  di  gravità,  e  della  pressione  atmosferica,  nei  liquidi  assicurati 
dalla  resistenza  delle  pareti,  e  nei  fluidi  (  nei  quali  evvi  ancora  la  loro  elasticità) 
dalla  resistenza  essenzialmente  ed  egualmente  distribuita  sopra  tutta  la  loro  cir- 
conferenza. Dimostrato  ciò  per  via  di  esperimenti  rileva  che  per  1'  equilibrio 
dei  liquidi  e  dei  fluidi  contribuisce  il  modo  di  distribuirsi  delle  forze  che  agi- 
scono sopra  quei  corpi  in  tutte  le  molecole  onde  sono  costituiti.  E  poiché  una 


—  87  — 

qualunfuic  molecola  della  massa  prova  pressioni  eguali  e  contrarie  in  tiitl'i sensi, 
e  le  forze  efniali  e  coiilrarie  si  eiiilono  e  si  distriippono,  cosi  avviene  che  le  mo- 
lecole di  un  fluido  o  di  un  liquido  non  risenlono  isolatamente  gli  ell'elli  della 
pressione;  ma  questa,  comunicata  alla  massa,  si  distribuisce  per  tutte  le  mole- 
cole ed  in  tutte  le  direzioni  onde  in  ciascheduna  molecola  la  opposizione  di  di- 
rezione e  di  eguaglianza  di  energia  nella  forza  comprimente  ne  distrugge  gli  ef- 
fetti e  la  molecola  sta  come  starebbe  senza  nessuna  pressione. 

Premesso  queste  cose  generali  e  di  principi,  viene  alla  loro  applicazione  per 
r intendimento  dei  fenomeni  della  vita  sana,  e  morbosa.  Esamina  sulle  prime  le 
diverse  opinioni  dei  fisiologi  intorno  alla  spiegazione  degli  etfettti  della  pretesa 
pressione  atmosferica,  e  dimostrandoli  inconcepibili,  e  per  mezzo  di  esperi- 
menti in  aperta  conlradizione  coi  fatti  più  volgari  dell'idrostatica,  ne  conchiude 
che  o  non  vi  ha  pressione  atmosferica,  o  vi  deve  essere  una  ragione  che  ne  di- 
strugga la  jiotenza  sugli  esseri  che  vi  si  trovano  immersi.  E  questa  ragione  ap- 
punto egli  si  adopera  di  trovare  e  la  va  formulando  in  una  legge  generale  di 
idrostatica  cosi  concepita  : 

«  Che  tutt'i  corpi  i  quali  si  trovano  immersi  in  un  fluido,  o  liquido  più  leg- 
giero di  essi,  rappresentano,  rispetto  alle  leggi  che  ne  reggono  l'equilibrio,  una 
molecola  dello  stesso  liquido  o  fluido  ». 

L'applicazione  di  questa  legge  alla  fisiologia  ed  alla  patologia,  costituisce  la 
parte  pratica  della  memoria.  Imperocché  se  ciascheduna  molecola  di  liquido  o 
di  fluido  si  trova  in  mezzo  a  forze  eguali  e  contrarie,  che  distruggendosi  a  vi- 
cenda conservano  l'equilibrio  della  massa,  ne  deriva  che  un  corpo  immersovi 
presentando  un  contrasto  di  forze  opposte  ed  eguali,  non  può  risentire  la  forza 
di  pressione  che  è  naturale  alla  massa  stessa,  se  non  nel  caso  in  cui  si  distrugge 
la  eguaglianza  o  la  opposizione  di  queste  forze,  o  si  turba  l'equilibrio. 

Da  questo  principio  deduce  la  spiegazione  della  circolazione  del  sangue  non 
solo  nel  suo  stato  fisiologico  ma  anche  in  quello  patologico  per  alterazioni  mor- 
bose, sia  che  proceda  entro  i  vasi,  sia  che  per  l'apertura  di  questi  sgorghi  al  di 
fuori.  Lo  stesso  fa  per  la  circolazione  linfatica;  si)iegando  l'impedito  o  ritardato 
assorbimento  dei  materiali  versati  in  una  ferita  quando  al  di  sopra  di  questa  si 
pratichi  la  rarefazione  dell'aria.  Spiega  l'ecchimosi  consecutiva  al  succhiamen- 


—  88  — 

lo;  la  sopravvenienza  delle  idropisie  nei  periodi  più  innollrati  dello  scorbuto 
della  clorosi  e  di  altre  analoghe  affezioni  ;  e  va  tentando  col  medesimo  princi- 
pio la  spiega  di  quei  sudori  freddi  degli  ultimi  periodi  della  vita,  non  che  Tac- 
cadere  della  sincope  ,  la  idro])isia  nelle  atTezioni  cardiache  che  invadono  i  se- 
ni, e  sopraltulto  nella  dilatazione  aneurismatica  con  assottigliamento  delie  pa- 
reti. Spiega  in  modo  opposto  al  fin  qui  i)raticato  le  emorragie  di  coloro  che 
soUevansi  a  grande  altezza;  e  la  morte  istantanea  per  l'introduzione  dell'aria 
nelle  ^ene;  e  da  ultimo  riporta  alla  legge  medesima  la  spiegazione  del  fatto  im- 
portantissimo nella  meccanica  dei  movimenti  umani,  per  la  prima  volta  scoperto 
e  dimostrato  da  Weber,  cioè  che  la  continuità  del  Cii|io  del  fenion^  e  della  ca- 
vità dell'acetabolo  è  sostenuta  perennemente  dalla  pressione  atmosferica.  Ap- 
plicando cosi  questo  principio  idrostatico  all'  esercizio  normale  e  morboso  delle 
funzioni  animali,  che  più  strettamente  si  congiungouo  agli  effetti  della  pressione 
atmosferica,  conchiude:  a>er  egli  dimostrata  la  differenza  delle  sue  idee  da  quelle 
generalmente  ricevute  iu  fisiologia,  ed  indicato  di  quali  vantaggi  possa  essere  fe- 
conda la  sua  teoria  nella  pratica  applicazione  fisiologica  e  terapeutica.  Dal  qual 
sentimento  non  trovandosi  dissenziente  la  opinione  dei  congregati,  proponevasi 
dal  dott.  Zarlenga  e  dal  dott.  Thaon  che  come  il  rapporto  del  Galderini,  la  me- 
moria per  intero  del  sig.  Ciccone  fosse  depositata  per  esser  consultata  nella  se- 
greteria; al  che  il  Presidente  facendo  plauso  assentiva. 

Leggeva  in  seguito  all'assemblea  il  doti.  Novellis  d'Alessandria  il  frutto  delle 
sue  esperienze  e  dei  suoi  studi  sullo  scorbuto  terrestre,  quasi  per  accrescere, 
ed  anche  rifermare  le  sue  osservazioni  lette  nell'anno  decorso  al  Congresso  di 
Milano.  Rimanendo  ferme  molle  delle  cose  lette  a  quel  consesso  diceva  ri- 
sultare dalle  sue  nuove  esperienze  praticate  nel  reclusorio  militare  di  Ales- 
.sandria,  e  lungamente  continuate:  l.°Chc,  contro  a  quanto  ne  avevano  scritto 
Blane,  Bailly  ed  altri  Britanni,  la  patata,  sia  cruda  sia  cotta,  non  è  vantag- 
giosa nella  cura  dello  scorbuto;  e  che  però,  come  sarebbe  desiderabile,  non 
può  giammai  essere  un  succedaneo  del  nasturzio  e  della  lattuga  saliva.  2.°  Che 
provato  alla  guisa  di  Patterson  Cameron  l'uso  del  ni(rato  di  potassa  e  del  fer- 
ro, potè  convincersi  nella  cura  dello  scorbuto  il  nitrato  di  potassa  da  uno  ^ 
a  ij  3  al  giorno  esser  da  preferirsi  alle  preparazioni  calibeate,  che  sono  poco 


—  89  — 

o  niente  pioGcue  ;  ma  clic  il  nitrato  potassico  puro  non  è  così  vantaggioso  da 
agire  senza  l'uso  contemporaneo  delle  sostanze  vegetali.  3."  Che  in  due  gio- 
vani robusti  detenuti,  innoculalo  il  pus  delle  gengive  pustolose  di  uno  di  essi 
ch'era  scorbutico,  sopra  le  gengive,  le  braccia,  gambe,  cosce  ec.  dell'altro,  non 
oltennesi  comunicazione  di  malattia;  il  che  manifesta  non  essere  lo  scorbuto 
assolutamente  morbo  contagioso  ed  appiccaticcio. 

Compiuta  questa  comunicazione  del  sig.  Novellis,  dicevasi  dal  sig.  Pignataro 
avei-  egli  col  c^irbonato  di  potassa  ottenute  varie  guarigioni  di  alcuni  scorbuti. 
Ma  riepilogando  e  riassumendo  come  di  consueto  il  Presideule,  faceva  con  som- 
ma gioia  manifesto  :  esser  contento  defila  imporUmza  delle  fatte  comunicazioni 
nella  sessione,  dell'assiduità  dei  congregali  e  di  quel  decoro  che  forse  è  l'unica 
cosa  che  qualche  volta  sia  mancata  nella  Siedici  Sezione  dei  Congressi  Italiani. 

Il  Presidente  —  Vlnce.nzio  L.v>7.a. 

S.VLV.VTORE  DE   RENZI 


egrelarì  < 


I  Segretari  . 

Odo.vrto  TcucnETTi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  24  SETTEMBRE  1845. 


»Hc- 


fjETTO  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza  venue  per  acclamazione 
approvato.  Dopo  di  che  il  sig.  Leonardo  Dorotea  ricordava  essersi  nel  Congresso 
di  Lucca  proposto  un  tema  che  dovevasi  risolvere  nel  Congresso  di  Milano,  in- 
torno alla  malaria;  e  che  egli  trovandosi  in  quel  tempo  ad  eseguire  la  traduzione 
ed  annotazione  della  celebre  opera  di  Francesco  Torti  intorno  alle  febbri  inter- 
mittenti ,  volle  concorrere  alla  soluzione  del  quesito ,  e  pose  opera  ad  esporre 
in  quelle  note  il  frutto  delle  sue  meditazioni  ed  osservazioni.  E  poiché  in  Mi- 
lano erasi  trascurato  l'esame  di  quel  tema,  che  a  lui  pareva  imporUntissimo, 
pregava  il  Presidente  di  nominare  una  Commissione  per  esaminare  se  egli  ve- 
ramente avea  raggiunto  colle  sue  fatiche  lo  scopo  che  si  era  proposto.  Al  che  ri- 
spondeva il  Presidente  non  potersi  nominare  Commissioni  per  opere  falle  pub- 
bliche per  le  stampe  ;  e  ohe  meglio  poteva  appagare  il  suo  desiderio ,  col  depo- 
sitare l'opera  nella  stanza  dei  Segretari  onde  si  fosse  potuto  riscontrare  da  cliiun- 
que  ne  desiderava.  Al  ciie  il  sig.  Dorotea  assentiva. 
Dopo  ciò  il  sig.  Pasquale  Borrelli  leggeva  all'assemblea  la  risposta  diretta  al 


—  91  — 

cav.  prof.  Tommasini,  e  lo  sue  pia\i  noliili  e  docorosc  parole  erano  talmente 
l'espressione  dei  sentimenti  di  tutti,  che  il  Presidente  volle  che  nel  Processo  ver- 
bale del  giorno  (ossero  manifestati  al  prof.  sig.  Lorrelli  i  sentimenti  di  pubblica 
riconoscenza  per  il  modo  veramente  gentile  col  quale  aveva  adempita  la  onore- 
vole commissione. 

Facevasi  in  seguito  il  medesimo  Presidente  ad  avvisare  i  congregati,  che  sa- 
Iwto  venturo  nella  Sezione  di  Archeologia  leggerà  il  sig.  Quaranta  una  sua  scrit- 
tura sulla  Fisiologia  Omerica,  e  deputava  i  sig.  prof.  Giardini,  delle  Chiaje, 
Tommasi,  Vulpes  ede  Renzi  ad  assistere  a  quella  lettura,  onde  riferirne  poscia  • 
alla  Sezione  di  Medicina,  e  far  conoscere  fino  a  che  punto  era  versato  nei  mi- 
steri, e  nei  fenomeni  della  vita  il  principe  degli  Epici  della  Grecia. 

Dopo  ciò  il  Segretario  cav.  de  IJenzi,  in\  italo  dal  Presidente,  manifestava  al- 
r.\sscmblea  essere  state  presentate  molte  memorie,  alcune  delle  quali  anonime, 
e  tutte  0  quasi  tulle  voluminose,  delle  quali  era  impossibile  che  il  Congresso 
avesse  potuto  udire  la  lettura.  Aver  determinato,  perciò,  la  Presidenza  che  ve- 
nissero passate  ad  un  certo  numero  dei  membri  della  Sezione ,  perchè  dopo 
averle  lette  ne  facciano  conoscere  brevemente  ,  e  verbalmente  il  contenuto  al- 
l'Assemblea; esponendo  perù  soltanto  quel  che  possono  trovarvi  di  nuovo,  o 
d'importante:  poiché  i  Congressi,  come  Egli  diceva,  debbonsi  considerare  co- 
me rassegna  di  ciò  che  si  è  fallo  di  nuovo  e  d'importante  nel  corso  dell'anno, 
o  pria ,  se  non  conosciuto,  senza  ripetere  ciò  che  trovasi  scritto  o  detto  prece- 
dentemente ed  in  qualunque  siasi  modo  già  nolo  ;  e  trasmutarsi  poi  in  Con- 
siglio di  limiiglia  jìcr  ricercare  nel  vasto  numero  delle  cose  sconosciute  ciò  che 
evvi  di  più  necessario  ad  esaminarsi,  più  vantaggioso  a  mettersi  in  pratica,  per 
meditarlo  nel  corso  dell'anno,  e  discuterlo  poi  nei  futuri  Congressi. 

Quindi  sorgeva  il  dot.  Niella,  rammentando  la  creazione  della  Commissione 
incaricala  di  visitare  gli  Ospedali  Pajteuopei,  il  mandalo  ricevuto,  e  gli  ulTicì 
che  polca  rendere  al  paese,  e  pregava  il  sig.  Presidente,  giacché  avea  sentito 
l'esame  do>ersi  estendere  dalla  Commissione  anche  al  manicomio  di  .Vversa,  di 
volere  passare  alla  medesima,  onde  ne  desse  giudizio,  la  tavola  della  statistica 
dell'Osiiedale  dei  Slenlecalli  di  Venezia  redatta  dal  dot.  Fassetla,  e  da  lui  de- 
positata sul  banco  della  Presidenza. 


—  92  — 

Dopo  ciò  lopfipva  il  (Ioli.  (Jiovanni  Pacano  esponendo  succintamente  la  sto- 
ria di  una  fanciulla  di  anni  sedici  già  sanissima  e  bene  mestruata,  la  quale  per- 
duta la  regolarità  di  questa  funzione  muliebre  per  imo  spavento  concepito  nel 
ritrovare  morto  il  proprio  padre,  fu  assalila  da  grave  metrorragia  con  trcnjore  e 
sincopo.  l{islal)ilila  pr<'ranani('nle,doi)o  qualche  giorno  ricadde  inferma, fu  colta 
da  disfagia  invincibile,  e  stette  in  tale  slato  senza  prendere  cibo,  o  bevanda  per 
bene  30  giorni.  Provando  a  vincere  lo  spasmo  dell'esofago  con  lo  sciroppo  an- 
tisterico  ne  venne  innanzi  il  tetano;  calmato  il  quale  si  ebbe  ricorso,  non  indar- 
no, all'introduzione  nell'esofago  della  spugna  aggiustata  sopra  l'osso  di  balena , 
e  |)oté  cosi,  sebbene  il  vomito  le  facesse  ogni  altra  cosa  rigettare ,  tenei'e  nello 
stomaco  le  ciliege  e  le  fragole.  Praticati  i  clisteri  per  ostinata  stipsi  ebbe  una 
strabocchevole  perdita  di  sangue  dall'ano,  il  quale  solTermato  con  una  mistura 
astringente ,  diede  luogo  ad  una  anche  più  intensa  disfagia ,  che  durò  per  cin- 
quanta giorni ,  impedendo  assolutamente  la  deglutizione  di  qualsiasi  sostanza 
solida  0  liquida,  e  producendo  l'esofagismo  isterico  ogni  volta  che  ne  faceva  le 
prove.  Messa  in  pratica  nuovamente  la  spugna  sull'osso  di  I)alena  ne  insurse 
quasi  nùcidiale  telano,  che  d' improvviso  poi ,  sciogliendosi,  lasciava  l'inferma 
priva  dell'  organo  dell'  udito  e  di  (juel  della  vista  ,  ma  con  tale  esagerata  sensi- 
bilità nel  tatto  da  poter  con  questo  solo  senso  riconoscere  le  cose  e  le  persone. 
Persistette  in  questo  stato  per  bene  un  mese  ,  e  poi  riacquistando  i  due  sensi 
perduti,  e  perdendo  l'eccellenza  del  terzo,  fu  colta  da  delirio  che  degenerò  in 
tetano  violento  cosi  singolare  che  dissipandosi  nel  letto  e  nella  sujìina  posizio- 
ne, ridestavasi  con  pervicacia  e  costanza,  ogni  volta  che  l'inferma  sedevasi, 
oppure  alzavasi. 

Guariva  ancora  da  quest'ultima  affezione  morbosa,  dopo  qualche  giorno,  col- 
r  apparizione  e  colla  suppurazione  di  due  tumori  critici  posli  nelle  regioni  pa- 
rotidee,  e  fu  allora  che  la  deglutizione  le  fu,  non  che  possibile,  facile;  e  il  vo- 
mito tacque,  se  non  che  il  miglioramento  non  persistette,  e  dopo  due  anni  di 
patimenti,  l'inferma  in  mezzo  ad  una  mano  di  amici,  placidamente  spirava. 

Sorgendo  il  dolt.  Curci  domanda  la  parola  narrando  in  conformità  dei  fatti 
esposti  dai  dot.  Uorrclli  ePagano,  il  caso  di  una  giovane  di  Andria  che  visse  disfa- 
gica  per  molto  tempo,  abbeuchù  fosse  costantemente  tormentata  da  uua  Dussiou 


—  93  — 

sanguigna  che  non  si  riparava.  E  soggiungeva  dover  essere  questo  caso  alla  co- 
gnizione (li  molli  altri  niellici  n:i|)<)!elani.  Non  dissiniiilava  il  sig.  doti.  Nicita 
esser  ricca  la  storia  della  medicina  di  consimili  fatti,  cioè  di  esistenza  protratta 
in  mezzo  a  lunghi  digiuni  ;  ma  in  vista  della  poca  esattezza  per  lo  più  adoperala 
dagli  osservatori,  che  In  simili  casi,  per  non  restar  vittima  dell'inganno  ,  do- 
vrchbero  prestarsi  ad  una  diuturnità  di  semplice  aspettativa  (  osservazione  alla 
<piale  ripugna  chi  trova  nel  tempo  un  tesoro),  e  in  vista  dei  frequenti  disinganni 
accaduti  ad  uomini  di  fede  intemerata,  proponeva  che  si  dichiarasse  dall'assem- 
blea silTatli  casi  essere  impossibili ,  considerate  le  leggi  lìsiologiche.  Al  che  si 
opponeva  il  Presidente  dicendo  non  essere  questo  il  sentimento  suo,  né  quello 
dell'  assemblea.  Aversi  nella  medicina  falli  fermati  di  compiute  ostruzioni  di 
esofago,  insieme  a  protratta,  benché  infelice  esistenza;  e  i  casi  del  Pagano,  del 
Borrelli,  del  Curci,  non  polendo  formare  materia  di  discussione  ,  perché  puri 
fatti  o  veri  o  insussistenli,  doversi  lasciare  al  particolare  convincimento  di  ognu- 
no.Questa  proposizion  dilFmitiva  non  inq>edi  però  al  sig.  dolt.  Cassola  di  notare 
elle  visto  il  potere  misterioso  in  vero  ,  ma  pure  grande  delle  malattie  nervose 
e  i  giuochi  mirabili  a  cui ,  essendo  i  nervi  alterati ,  la  macchina  si  presta  ,  po- 
teva intendersi  il  fatto  del  sig.  Pagano  ,  non  quello  ben  diverso  narrato  da  Pa- 
squale Borrelli ,  nel  ipiale,  slima,  non  poter  essere  convalidato  dal  primo  espo- 
sto al  Congresso,  in  cui  il  sistema  nervoso  non  era  in  preda  ad  una  malattia 
considerevole.  Ma  qui  nuovamente  e  con  più  calde  e  gravi  parole  il  Presi- 
dente riprendeva  a  dire,  non  potersi  questi  falli  sottoporre  a  critica  vittoriosa 
e  lìlosoOca ,  e  non  doversi  fare  nella  nostra  sezione ,  quando  anche  posslbil  ciò 
fosse.  Che  se  i  casi  narrati  dal  dott.  Pagano  e  dal  dolt.  Borrelli  sono  diversi  per 
l'origine,  per  le  cause  ,  l'andamento,  e  le  morbose  accessorie  manifestazioni: 
in  quest'uno  convengono  entrambi,  nel  doversi  lasciare  cioè  alla  sinderesi  in- 
dividuale. 

Passava  dipoi  a  leggere  il  prof.  cav.  Vulpes  sull'innalzamento  della  mascella 
supcriore  prodotto  dal  meccanismo  dcU'abbassamento  dell'inferiore  nell' aprirsi 
della  bocca.  Fatto  conoscere  il  preciso  modo  de^li  agenti  e  del  meccanismo  del- 
f  articolazione  teniporo-mascellare,  contrariamente  a  quanto  ne  pensarono  Ri- 
bes, Vinslow  ed  altri ,  giunge  a  provare  che  anche  la  mascella  superiore  si  al- 

13 


—  1)'»  — 

ion(ana  nclt'aprinu'iilo  della  iHicca,  dilla  niodia  linea  proporzionale,  sebbene  in 
un  modo  dilTercnte  dalla  inferiore,  e  sollanlo  per  l'estensione  di  un  decimo,  e 
ionie  pura  conseguenza  e  susseguenza  del  molo  di  depressione  della  slessa  infe- 
riore utandiliola.  La  qual  sentenza  cerca  provare,  o  meglio  confermare  col  nolo 
esperimento  di  Prillale,  consistente  nel  porre  un  collello  fra  l'arcate  dentario  te- 
nendo lisso  ed  appofi^'iato  il  iioiuilo  e  quInUi  aprendo  la  bocca,  e  con  una  for- 
niola  geometrica  a]iplicata  alla  meccanica  del  corpo  umano.  E  cosi  mostrala  la 
verità  per  lui  infallibile,  deirallonlanamento  di  and)edue  le  mascelle  nell'aprirsi 
della  bocca,  fu  sua  cura  maggiore  di  andar  lro>ando  i  modi  di  quesl'eflicienza 
fisiologica,  voluta  dall'IIaller  e  dal  Ferrein  operala  dai  muscoli  cbe  elevano  il 
capo,  cioè  dai  muscoli  complessi  digastrici,  stilo  joidei  ec.  Premesse  in  pro- 
posito, le  precise  e  minute  descrizioni  dell'anatomica  disposizione  delle  arlico- 
l.izioni  temporo-mascellari  ;  fatta  conoscere  la  duplicità  della  fossetta  articolare 
e  l'esistenza  di  un  tramezzo  cartilagineo,  il  sig.  cav.  prof.  Vulpes  nel  modo  co- 
me segue  dava  la  spiegazione  dell'  innalzamento  della  mascella  supcriore ,  per 
r abbassamento  dell'inferiore.  Abbassandosi  la  mascella,  egli  dice,  mentre  i 
condili  «li  (lucila  con  la  loro  [)arte  posteriore  costituiscono  l'ipomoclio ,  con  le 
loro  porzioni  postero-anteriori  urtano  contro  le  radici  traverse  delle  apofisi  zi- 
gomaticbe  delle  ossa  temporali ,  ed  in  questo,  a  guisa  di  una  le\a  curva,  coiiui- 
nicano  un  moto  d'innalzamento  alle  suddette  ossa,  cui  quelle  radici  apparten- 
gono. Le  ossa  temporali  essendo  unite  a  quelle  del  capo,  trasmettono  a  queste 
la  impressione  ricevuta,  onde  il  capo  è  obbligato  ad  innalzarsi  con  un  movi- 
mento sull'articolazione  atloido-occipitale  ;  ed  in  conseguenza  si  solleva  altresì 
la  superiore  mascella  allontanandosi  di  più  dall'inferiore  a  misura  che  questa  si 
abbassa;  e  cosi  la  leva  mascellare  ha  due  ipomoclii  e  due  branche  che  si  uni- 
scono nella  parte  anteriore  ,  laddove  attaccati  sono  i  muscoli  sterno  joidei  ed 
omojoidci,  che  per  essere  agenti  sopra  l'estremità  della  branca  più  lunga  della 
leva  possono  produrre  effetti  cbe  mal  sarebbero  operabili  e  forse  non  concilia- 
bili con  la  loro  forza  e  col  loro  volume,  se  per  altra  parte  della  leva  agissero. 

Il  cav.  Vidpes  in  questa  positiva  memoria  formula  nel  seguente  modo  la  sua 
proposizione:  «  La  mascella  inferiore  rappresenta  una  do|)i>ia  leva  curva,  i)oi- 
«  che  in  ogni  branca  il  braccio  della  resistenza  è  fatto  dalla  porzione  postero- 


—  95  — 

«  anteriore  del  condilo  della  mascella  inferiore  ;  queste  due  branche  della  po- 
«  lenza  sono  costiluile  dalla  lunu'li(!/za  della  mascella  medesima  presa  pe'  due 
«  lati  dalla  parte  posteriore  del  condilo  sino  alla  parte  inferiore  del  mento,  egli 
«  ipponioclii  sono  situali  nella  parte  posteriore  di  ciascun  condilo,  o  sia  nel- 
«  l'angolo  fatto  da'  due  bracci  della  leva.  )) 

Passavasi  in  seguito  alla  scelta  della  Commissione  deputata  a  raccogliere  e 
proporre  temi  per  trasmettersi  alla  futura  riunione  di  Genova  ;  e  senza  racco- 
mandare ad  essa,  che  non  ne  avea  mestieri  per  lo  zelo  e  la  dottrina  degli  eletti 
suoi  componenti,  di  aver  in  vista  il  vero  progresso  scicntiflco  della  medicina, 
il  presidente  faceva  istanza  e  preghiera,  che  i  temi  da  proporsi  non  oltrepassas- 
sero il  numero  di  quattro  o  cinque;  troppo  dovendosi  chiamare  fortunata  l' uma- 
nità se  ognuna  delle  nostre  assemblee  potesse  dare  la  compiuta  soluzione  di  quat- 
tro a  cin(|ue  desiderala  della  scienza  di  Esculapio.  —  ìa  Commissione  fu  com- 
posta dei  signori  prof.  Lucarelli  e  Tommasi,  doti.  Riboli,  Bonacossa,  Cusieri, 
Polli,  Lorenzutti,  cav.  Vulpes,  e  Prudente  relatore. 

E  poscia  passavasi  alla  lettura  di  una  memoria  del  sig.  Dubini  di  Milano  so- 
pra una  malattia  da  lui  detta  corèa  elettrica  ;  malattia  della  quale  disse  non  aver 
trovato  cenno  nelle  opere  dei  medici  contemporanei ,  né  in  quelle  dei  medici 
passali;  ma  egli  averla  studiata  insieme  al  fu  doli,  de  Vecchi  ,  osservandone 
38  casi,  dei  quali  due  soli  restituiti  a  salute.  Descrivendo  i  principali  fenomeni 
di  questa  corèa  elettrica  disse  consistere  essa  in  iscosse  succedentisi  a  determinati 
intervalli,  forti,  gravissime,  capaci,  una  volta  sciolto  il  parossismo,  di  lasciare 
la  paresi,  ed  anche  la  paralisi  degli  arti  ;  non  che,  avanti  l'accessione,  di  accrescere 
il  calore  della  cute  ed  i  moti  circolatori  in  modo  da  simulare  la  febbre.  Palesò 
queste  scosse  (piasi  direbbersi  elettriche,  esser  per  lo  ])iii  parziali,  spesso  da  un 
solo  lato  di  lutto  il  corpo,  e  desiarsi  convellimeuti  indipendenti  dalla  volontà  e 
diretti  verso  la  flessione.  Parlò  degli  aspetti  vari  che  prende  la  faccia,  sia  quando 
i  nuiscoli  del  collo  ,  sia  (juando  quelli  delle  guance  e  degli  occhi  sono  piti  inten- 
samente molestati.  Parlò  del  tristo  presentimento  che  accompagna  questa  malattia 
anche  presso  i  giovani  più  arditi  coraggiosi  ed  imi)a\  idi:  dei  dolori  lungo  la  spina 
che  si  manifestano  bene  spesso  ;  delle  cause  indurenti  il  morbo,  che  si  rii)ongono, 
se  non  sempre ,  il  più  delle  volle  nello  spavento ,  e  nella  vermiuazione  che  gh  è 


—  96  — 

lonipaiiiia;  ilisse  conservarsi  dagli  informi  non  l'nso  della  favella  nell'accossionc, 
ma  integro  quello  delle  funzioni  e  facoltà  montali  ;  farsi  sposso  la  lingua  luniida 
grande  la  diflìcollà  di  deglutire  od  in  fine  perdersi  bene  spesso  per  apoplessia  il 
deliitigato  infermo.  Parlò  delle  alterazioni  patologiche  riscontrale  nelle  i)raliclio 
sezioni, della  tulìorcolosi  |(i)Iinonale  ed  iiitosllnale.doirolriilnllasi.doi  vorsanionlo 
sieroso  sotto  le  meningi,  delle  sanguigne  punteggiature  cerebrali,  ila  cuncliiuse 
non  esservcne  nessuna  costante, nò  poter  esser  a  queste  alterazioni  legata  come 
a  causa  effetto  la  corèa  elettrica.  Poco  si  trattenne  sul  prognostico,  che  disgra- 
ziatamente trovò  doversi  quasi  sempre  fare  funesto,  e  raccontando  con  puntuale 
esposizione,  e  induzione  castigata  il  frullo  della  lorapeulìca,  eoncbiudova,  il  ber- 
retto di  Ippncrato  e  il  fonticolo  siccome  i  virosi  e  i  salassi  non  aver  prodotti 
vantaggi  pernianenti.  Le  unzioni  mercuriali  ,  lo  zinco,  la  valeriana,  e  l'arnica 
nei  casi  che  potò  sanare  essere  stati  non  disutili,  almeno  se  l'esito  dà  ragione 
per  giudicare  della  convenienza; poiché  con  ulteriori  prove  non  potè  conlermare 
ededurre  la  loro  positiva  ebenefica  influenza  curatrice.  La  memoria  fu  applaudita. 
Intratteneva  quindi  il  dot.  Ranipinelli  di  Uorganio  la  (jongi'cga  con  una  bre- 
ve nota  0  colla  presentazione  di  una  scatola  contenente  la  niannilc  (  zucchero 
della  manna  ) ,  in  belli  cristalli  ad  aghi  ([uadrilatori  tronchi ,  preparata  dal  va- 
lente chimico  Ruspini,  non  più  come  usa  il  chimico  Principe  Luigi  Bonaparte, 
immergendo  nell'alcool  la  manna  in  cannelli,  ma  usando  la  manna  del  com- 
mercio detta  geracy,  e  l'acqua  bollente.  Mostrava  in  tal  modo  il  dot.  Rampinolli 
i  vantaggi  economici  di  questo  nuovo  metodo  di  preparazione:  parlava  dei  ca- 
ratteri tisici  della  manuile,  della  sua  azione  blaudemcnte  pui'gativa,  della  prefe- 
renza da  darsi  ad  essa,  perchè  non  di  odore  nauseante,  ma  di  sapore  dolce  e  gra- 
dito, nei  fanciulli  che  si  vogliono  purgare;  e  conchiudeva  in  fine  doversi  racco- 
mandare la  preparazione  di  questa  sostanza  ai  farmacisti  in  special  modo  di  quei 
paesi,  come  per  esempio  delle  Calabrie,  nei  (piali  crescendo  il  firurinm  ornxs, 
la  mannite  può  essiTO  un  nuovo  ramo  di  speculazione  economica  e  industriale. 
Trovavasi  importante  questa  comunicazione  dagli  uditori,  od  il  sig.  Presidente 
disponeva  che  venisse  passata  la  mannite  al  chimico  farmacista  sig.  Ignone ,  per- 
chè volesse  prepararne  una  certa  quantità  per  uso  comune,  e  se  lo  credesse  op- 
portuno farne  uso  di  commercio. 


—  97  — 

Ultimo  a  leggere  si  presentava  il  sig.  Giustiniano  Nicolucfi,  e  leggeva  sopra 
la  struttura  delie  membrane  mocciose.  Le  idee  principali  del  lavoro  di  questo 
medico,  che  si  è  familiarizzato  colle  osservazioni  microscopiche,  si  riducono  alle 
seguenti. 

Egli  di>ide  in  tre  parti  il  suo  lavoro ,  discorrendo  nella  prima  della  struttu- 
ra, nella  seconda  delle  funzioni,  e  nella  terza  delle  malattie  delle  membrane 
nmcose. 

In  quanto  alla  dilicata  struttura  anatomica  di  siffatte  membrane,  l'autore  vi 
considera  due  strati  distinti,  l'esterno  formato  dallo  epitelio  variabile  secondo 
le  membrane  mucose  delle  diverse  parti  del  corpo;  l'interno  o  strato  moccioso 
propriamente  detto,  in  mezzo  del  quale  sono  allogate  le  glandulette  ond'è  sepa- 
rato il  fluido  mucoso. 

Le  forme  di  epitelio  che  finora  si  conoscono  tutte  si  incontrano  in  queste  spe- 
cie di  membrane,  onde  è,  secondo  l'autore,  scmpìkcmcnle pavimentato  lo  epitelio 
della  mucosa  della  cassa  del  timpano,  dei  dotti  escretori  e  canali  propri  di  pa- 
recchie glandule;  e  pacimenloso  slralificalo  e  spesso  nella  congiuntiva  oculare, 
nella  mucosa  nasale,  orale,  faringea,  della  lingua  e  dell'esofago  fino  al  cardia, 
nelle  parti  genitali  esterne  della  donna,  nella  vagina  e  collo  della  matrice  fino 
al  mezzo  del  collo,  nella  membrana  mucosa  della  vescica,  ureteri  e  piccolo  ba- 
cino, nei  reni;  è  finalmente  a  cilindri  nel  tubo  intestinale  dal  cardia  fino  all'ano, 
negli  organi  genitali  dell'uomo,  uretra  e  canale  deferente.  Questa  stessa  forma 
di  epitelio  si  converte,  al  dire  dell'autore,  in  epitelio  vibratile  in  quelle  mem- 
brane mucose  sulle  quali  si  nota  il  movimento  vibratorio,  siccome  interviene 
nella  membrana  mucosa  dell'apparecchio  respiratorio,  nel  canale  nasale  e  sacco 
iaiirimale,  nella  superficie  delle  due  palpebre,  nelle  pareli  laterali  del  naso,  nella 
memlirana  nuicosa  degli  organi  genitali  dal  mezzo  del  collo  uterino  lino  alla  su- 
perficie esterna  della  porzione  frangiata  delle  trombe. 

Lo  strato  mucoso  è  quello  che  forma,  secondo  il  Nicolucci,  tulio  il  corpo 
delle  membrane  di  questo  nome.  Esso  è  analogo  in  tutte  le  membrane  mucose, 
ed  è  pili  o  meno  spesso,  secondo  che  lo  è  egualmente  la  mend)rana  medesima. 
Compongono  questo  strato  sottili  filamenli  soniislianlissimi  ai  filamenti  elemen- 
tari del  tessuto  cellulaie,  disposti  e  congiunti  l'uno  acanto  dell'altro,  e  slralifi- 


—  98  — 

cali,  talolié  osservando  un  lembo  di  luembrann  mocciosa  verticalmente  la^^liato, 
non  altro  si  scorge  al  di  sotto  dello  strato  epitelico,  se  non  quei  filamenti  che 
formano  il  corpo  moccioso.  Sono  poi  mantenuti  assai  aderenti  fra  di  loro,  e 
serbano  ima  direzione  longitudinale  per  es.  dal  laringe  verso  i  brondii ,  dalla 
bocca  ^erso  l'ano,  dalla  vagina  >orso  l'utero  ce.  Non  ha  potalo  scorgere  mai  lo 
strato  di  libre  traversali  che  nelle  mendicane  mucose  animetlono  Purliinje  e  Va- 
lentin ,  né  crede  fondalo  sopra  esatta  osservazione  il  pensamento  di  coloro  che 
attribuiscono  alle  membrane  mucose  tre,  quattro  e  fin  cinque  strati  diversi,  es- 
sendoché egli  ha  trovata  giusta  l'osservazione  del  Flourens;  il  corpo  moccioso 
essere  composto  esclusivamente  di  strati  soprapposti  di  una  medesima  organiz- 
zazione ,  ma  non  mai  senza  fibre,  siccome  pretende  di  a\erc  taUiata  osservato 
rUenle. 

In  mezzo  al  descritto  corpo  mucoso ,  e  specialmente  ^erso  la  sua  parte  infe- 
riore, sono  disseminate  una  quantità  di  vescichette  glandulari  ciie  sembrano  quasi 
formare  uno  strato  intermedio  fra  il  corpo  mucoso  e  la  tunica  nervosa.  Sono 
queste  le  glandulelle  mucipare  le  quali  si  incontrano  sopra  tutte  le  membrane 
mucose  indipendculcniente  da  quelle  che  nel  tubo  gastro-enterico  sono  stale  de- 
scritte da  Lieberkiilin  fino  ai  nostri  giorni.  Queste  glanduleltc  offrono  l'aspetto 
di  vescichette  rotonde,  rivestite  di  una  tunica  propria  e  trasparente;  e  congiunte 
fra  di  loro  mettono  capo  in  un  dotto  escretore ,  che  attraversando  la  spessezza 
di  tutta  quanta  la  membrana  mucosa,  apresi  poi  allo  esterno  fra  lo  strato  dell'e- 
pitelio, l'urkiiije  e  Valentin,  aveano  anch' essi  col  nome  di  follicuìi  mìicipari 
componiti,  designate  queste  stesse  vescichette  nella  trachea  di  un  bue;  ma  elleno 
sono  in  tutte  le  membrane  mocciose  in  maggior  numero  che  i  lodati  osservatori 
non  avessero  detto,  e  nella  base  per  cosi  dire  delle  membrane  medesime.  Né  le 
vescichette  glandulari  dell'Henle,  né  gli  acini  del  Walmann  e  le  altre  forme  rap- 
presentate da  Boebm,  Krause,  Berres,  Weber,  Wagner,  Todd  sono  punto  simili 
alle  vescichette  mucipare  del  Nicolucci  ;  imperciocché  quelle  esprimono  la  forma 
che  ciascuno  degli  osservatori  nominati  ha  creduto  ravvisare  nel  tubo  intestinale, 
e  queste  le  vescichette  esclusive  delle  membrane  mucose ,  le  quali  si  trovano 
tanto  nel  tubo  gastro-enterico,  quanto  in  tutte  le  rimanenti  membrane  mucose. 
La  disposizione  dei  vasi  sanguigni  nelle  membrane  mucose  é,  secondo  il  Ni- 


—  99  — 

colucci,  a  maglie  osilissime  ed  alquanto  irregolari,  e  più  o  mono  numerose  a  se- 
conda della  funziono  fisiologica  che  si  rapporla  all'organo  sul  quale  è  sparsa  la 
nieudH-ana  mucosa,  laonde  sono  i  vasi  più  alibundanli  nella  mocciosa  respira- 
toria che  nella  gastrica;  in  questa  più  che  nella  orinarla,  la  quale  a  sua  volta 
è  superata  altresì  dalla  mucosa  delle  vie  genitali.  E  quanto  è  detto  per  i  vasi 
sanguigni  sinfende  eziandio  per  1  linfatici  che  a  foggia  di  reti  complicatissime, 
non  mai  aperto  allo  esterno,  percorrono  tutta  la  superficie  mocciosa.  Nella  mu- 
cosa intestinale  dove  invero  i  linfatici  sono  più  numerosi,  seguono  essi  ancora 
la  medesima  disposizione;  né  ha  potuto  mai  l'autore  vedere  il  canale  linfatico 
centrale  di  ciascuna  villosità  del  quale  hanno  parlato  recentemente  Gruby  e  De- 
lafond,  se  pur  essi  non  avessero  equivocato  con  questo  preteso  canale  centrale 
il  tronco  che  dà  origine,  nella  base  del  villo,  allo  roti  linfatiche,  siccome  assai 
Iwne  ha  es|)rosso  non  ha  guari  il  Lacoquie. 

Compagni  dei  vasi  sanguigni  sono  ancora  i  nervi  delle  membrane  mucose. 
Le  anze  nervce  però  si  disperdono  più  tosto  che  non  facessero  i  vasi  capillari, 
e  l'autore  non  ha  potuto  rinvenir  traccia  di  fibre  nervose  che  si  immischiassero 
tra  le  fibre  proprie  del  corpo  moccioso. 

Nella  seconda  parte  della  sua  memoria  il  dot.  Nicolucci  ragiona  della  funzio- 
ne delle  membrane  mucose,  e  viene  a  stabilire  il  muco  separarsi  dalle  sole  vo- 
scichetle  mucipare,  e  ciò  sia  perchè  esse  fanno  parte  essenziale  di  ciascuna  mem- 
brana mocciosa,  sia  perché  la  funzione  principale  di  esse  non  sembra  essere  altra 
se  non  quella  di  separare  il  muco.  Che  poi  nella  mocciosa  polmonare  si  compia 
la  funzione  della  respirazione,  nella  mocciosa  gastro-enterica  la  funzione  della 
iligostiono,  e  >ia  dicendo.  (|uosti  falli  dipendono,  a  parere  dell'autore,  da  che, 
oltre  agli  elementi  propri  delle  membrane  mucose,  si  trovano  in  esso  riuniti  de- 
bili altri  che  sono  addetti  a  funzioni  diverse;  cosi  nella  mocciosa  polmonare  è 
il  reticello  vascolare  della  superficie  delle  cellette  polmonari,  che  va  compien- 
do la  importante  funzione  della  respù-azione,  siccome  le  varie  glandule  dell'ap- 
parecchio digestivo  sono  quelle  che  compiono  l'altro  non  mono  imporUmte  officio 
della  digestione.  Cosi  pure  nello  parti  genitali  i  follicoli  sebacei  e  lo  glandule  del 
Duvernoy.Bartolino  eCo\v|)or  danno  ;dtre  secrezioni, oltre  quelladollo>oscichot- 
te  mucipare  eproprie  dellemembraue  mucose.  Uagiona  ancora  dello  antagonismo 


—  100  — 

e  dilla  riflessione  nervosa  che  interviene  per  opera  delle  membrane  mucose. 

Nella  lerza  pai'le  discorre  il  Nicolucci  delle  malattie  a  cui  vanno  soggette  le 
membrane  mocciose,  tra  le  quali  numera  : 

1.°  le  emorragie.  Quando  evvi  pletora  soprattutto  ne"  visceri  addominali 
non  è  raro  die  sopravvengano  emoii-agie  per  tutte  le  membrane  mucose,  o  del 
tubo  gastro-enterico,  o  dei  polmoni,  della  vescica  orinarla,  o  del  sistema  ute- 
rino, ve. 

2.°  le  secrezioni.  Nelle  membrane  mucose  la  secrezione  loro  normale  può 
essere  alterata  dietro  un'azione  flogistica;  ed  allora  il  muco  non  solo  può  es- 
sere accresciuto,  ma  convertito  eziandio  in  pus,  dacché  lo  scolo  che  si  fa  allora 
per  le  membrane  mocciose  prende  l'aspetto  di  scolo  blenorroico,  di  cui  vedia- 
mo ogni  giorno  esempi. 

TalGata  può  farsi  per  la  superficie  delle  mucose  medesime,  soprattutto  della 
mucosa  polmonare,  la  eliminazione  di  principi  stranieri  all'economia  che  poi 
danno  origine  a  malattie  spcciOche;  tale  è,  secondo  l'autore,  la  secrezione  tu- 
bercolare che  si  deposita  nello  interno  delle  cellette  polmonari  ;  tale  ancora  la 
secrezione  delle  cellule  carcinomatose  che  si  depongono  sulla  superficie  delle 
membrane  mucose  delle  mammelle,  dell'utero,  e  dello  stomaco. 

Può  avvenire  altresì  dalle  membrane  mucose  la  formazione  di  alcune  pseu- 
do-membrane ,  come  nel  croup  e  in  alcune  malattie  intestinali ,  nelle  quali  le 
cellule  epiteliche  in  tanta  copia  ed  abbondanza  si  formano  e  si  distaccano  dalla 
superficie  mocciosa,  che  costituiscono  delle  spesse  membrane  da  mentire  l'a- 
spetto fin  di  ansa  intestinale;  i  quali  casi  non  sono  molto  rari,  né  degni  di  quel 
maraviglioso  che  molli  vi  hanno  attaccato. 

3.°  Le  membrane  mocciose,  in  conseguenza  di  flogosi,  si  possono  eziandio 
inspessire  ed  indurire,  oppure  incorrere  in  uno  stato  opposto  e  rammollirsi;  e 
difatti  incontrasi  quasi  sempre  con  indurimento  la  mocciosa  uretrale  dopo  ri- 
petute uretro-blenorree ,  e  talora  incontrasi  in  alcune  lente  gastriti  ranunol- 
lita  e  quasi  spappolata  la  mucosa  del  tubo  gastro-intestinale.  In  niuna  parte 
poi  sembra  che  sia  tanto  frequente  l'alterazione  quanto  nelle  membrane  moc- 
ciose. Le  afte  sono  proprie  della  mucosa  gastrico-respiratoria;  e  le  altre  ulce- 
razioni sono  ovvie  in  altre  mocciose.  È  ulcerata  la  membrana  uretrale  nella 


—  101  _ 

uiclio-hlenom-a;  ulcerala  la  vescica  nella  cistorrea  sifilitica;  ulcerali  i  bronchi 
nella  lisi  bronchiale,  e  la  membrana  paslro-enlerica  nelle  febbri  tifoidee  che  ai 
moderni  è  piaciuto  distinguere  col  nome  di  dolinenteriti. 

4.°  Possono  altresì  le  membrane  mocciose  soffrire  una  degenerazione  che 
le  cangia  in  membrane  fibrose.  L'autore  dice  dì  aver  avuto  agio  di  osservare  una 
metamorfosi  di  queste  in  un'uretra  inviatagli  dal  prof.  Ramaglia,  e  nella  quale 
egli  \  ide  il  tessuto  moccioso  essersi  tutto  cambiato  in  tessuto  fibroso  ,  talché 
tutta  l'uretra  non  offeriva  che  l'aspetto  di  un  omogeneo  corpo  fibroso.  A  questa 
degenerazione  il  Nicolucci  riferisce  ancora  i  polipi  che  sono  una  malattia  pro- 
pria delle  membrane  mucose  ;  il  perchè  egli  crede  che  nei  polipi  la  natura  stessa 
delle  mucose  cangi,  e  da  quello  che  era  innanzi  si  riduca  in  quella  speciale  for- 
mazione che  va  distinta  col  nome  di  polipo. 

In  seguito  di  ciò  il  l'resi.lcnte  apriva  la  discussione  sul  primo  tema  proposto 
a  Milano  intorno  alla  organizzazione  degli  Ospedali ,  e  si  face^  a  lettura  del  te- 
ma medesimo  cosi  concepito;  «  Se  l'ordinazione  attuale  degli  spedali  sia  con- 
«  forme  a  quanto  esigesi  per  i  migliori  successi;  1.»  In  quanto  al  personale  dei 
«  medici  in  proporzione  al  numero  degl'infermi  che  loro  sono  assegnati  a  cu- 
ce rare;  2.'  In  quanto  alla  distribuzione  delle  infermerie,  ed  all'affollamento 
«  degl'infermi  in  esse.  >< 

Nello  stesso  tempo  il  segretario  de  Renzi  annunziava  avere  il  dott.  Pandarese 
presentata  una  breve  memoria  ,  nella  quale  avea  tolto  a  dimostrare;  1."  Che  a 
ciascun  medico  fosse  fidalo  un  numero  discreto  di  anmialati,  onde  ogni  letto 
si  riducesse  a  clinica;  2.»  Che  gli  ammalati  di  chirurgia  venissero  separati  da 
coloro  che  han  bisogno  di  semplici  curo  mediche;  3."  Che  l'amministrazione 
degli  Ospedali  venisse  fidata  a'niedlci.  Alle  quali  cose  faceva  plauso  il  prof.  Man- 
frè,  manifestando  l'impossibilità  in  cui  trovasi  il  medico  di  eseguire  il  suo  do- 
vere, allorché  venisse  a  lui  dato  un  gran  numero  d' infermi,  essendo  impossi- 
bile che  si  possa  prestar  opera  esatta  a  più  di  20.  o  al  più  30  ammalati  :  concor- 
da anche  egli  nella  necessità  di  separare  gl'infermi  cui  occorre  cura  chirurgica 
da  (pielli  che  han  bisogno  di  cura  medica,  e  da  ullinio  manifesta  il  voto  di  veder 
detcrminato  se  conviene  tenere  i  tisici  separali  dagli  altri  infermi.  Il  dott.  Festeg- 
giano nondimeno  vorrebbe  distinguere  in  ciò  alcune  cose  ;  a  lui  sembrando  che 

14 


—  102  — 

per  i  morbi  acuti  sia  pur  vero  che  un  medico  non  possa  curare  altri  che  pochi 
informi;  ma  non  cosi  per  le  malattie  croniche,  nelle  quali  stabilita  una  voltala 
diagnosi,  occorre  impiegare  minor  tempo  nelle  visite  successile.  Riguardo  alla 
separazione  delle  malattie  mediche  dalle  chirurgiche  gli  i)arrebbe  non  essere  essa 
necessaria;  dovendo  a  tempi  nostri  i  medici  conoscere  la  chirurgia  e  viceversa, 
e  soltanto  esser  necessario  che  il  medico  si  astenesse  dall' operare;  ed  infine  in- 
sisterebbe che  i  tisici  fossero  tenuti  tuttavia  separati,  non  perchè  egli  reputasse 
la  malattia  assolutamente  contagiosa,  ma  perchè  la  corruzione  e  liquazione  de- 
gli umori  in  tali  infermi  non  può  essere  innocua  a  coloro  che  ad  essi  son  posti 
diippresso,  e  specialmente  agli  infermi  di  piaghe. 

Piace  dipoi  al  prof.  Gorgone  di  dichiarare  essere  pur  mestieri  che  si  correg- 
ga finalmente  il  sistema  di  obbligare  un  sol  medico  a  visitare  in  breve  tem- 
|)0  oO,  o  anche  fino  a  100  infermi,  e  metterlo  cosi  nella  dura  necessità  di  man- 
care a!  suo  dovere.  Desidera  veder  pago  il  voto  che  gli  asili  degli  ammalati  sia- 
no fidati  anche  por  l'anmiinistrazione  a  coloro  che  son  deputati  a  prestarvi  me- 
diche cure,  imperocché  niuno  meglio  del  medico  sa  conoscere  i  bisogni  degl'in- 
felici, ed  i  mezzi  atti  a  sodisfarli;  molto  più  perchè  chi  ciò  non  conosce  pro- 
fondamente può  con  ottime  intenzioni  a  questo  cardinal  dovere  antepome  altri 
minori.  E  da  ultimo  fa  voto  che  il  chirurgo  non  senta  più  l'umiliazione  di  es- 
sere manodotto  dal  medico  nella  cura  dietetica  e  farmaceutica  dei  malati  ;  e  che 
infine  si  riguardi  con  diligenza  alla  ventilazione  delle  sale,  alla  loro  ampiezza, 
e  ad  altre  consimili  cose  di  medica  polizia.  Il  sig. Conte  parlava  quasi  negli  stessi 
sensi,  ed  il  prof.  Ciccone  vorrebbe  che  non  solo  si  distinguessero  gli  ammalati 
chirurgici,  ma  vorrebbe  altresì  che  le  classi  principali  dei  morbi  venisser  distin- 
te ,  anche  perchè  in  tal  modo  l'esercizio  dell'arte  andrebbe  creando  quelle  spe- 
cialità dalle  quali  a'  di  nostri  si  è  ottenuto  tanto  progresso. 

Il  segretario  cav.  de  Renzi  dopo  ciò  si  fece  a  ricordare  alla  sezione,  che  il 
tema  del  Congresso  di  Milano  era  cosi  concepito  che  escludeva  dalla  discussio- 
ne le  cose  in  essa  enunciate.  Imperocché  non  si  desiderava  conoscere  quali 
provTedimenti  di  medica  polizia  occorrano  per  gli  Ospedali ,  a  narrare  i  quali , 
comunque  i  preopinanti  avessero  mostrato  ingegno  e  buon  valere ,  tuttavia 
erano  stati  costretti  a  passare  a  rassegna  le  cose  tante  volte  e  da  tanti  discusse. 


—  103  — 

Tulli  conoscono,  egli  diceva,  siffalle  cose,  comunque  non  siano  per  o^Tinquc 
bene  eseguite,  a  ciò  mancando  non  la  scienza  clic  illumini,  ma  la  volontà  che 
disponga.  Volevasi  bensì  con  quel  tema  richiamare  l'attenzione  degl'italiani  so- 
pra un  elevato  i)roponimento,  una  superiore  considerazione,  con  la  quale  non 
solo  si  vorrebbe  criticamente  esaminare  diversi  sistemi  vigenti  riguardo  al  per- 
sonale dei  medici  deputati  a  curar  gl'infermi,  alla  loro  classiflcazione,  alla  loro 
gerarchia  ;  ma  si  vorrebbe  altresì  conoscere  se  conviene  conservare  quei  grandi 
Ospedali  che  l'Italia  e  la  Francia  possiedono  da  secoli ,  ne' quali  son  raccolti  da 
mille  a  due  mila  infermi,  e  che  a  noi  sono  stali  trasmessi  dalla  pietà  de' padri 
nostri  ;  ovvero  sia  più  opportuno  adottare  il  sistema  introdotto  in  Inghilterra  di 
separare  gli  ammalati  in  piccole  infermerie ,  nelle  quali  minore  è  la  conlamina- 
zione dell'aria,  più  agevole  il  servizio  e  la  vigilanza,  meglio  separabili  e  clas- 
silìcabiii  gl'infermi.  É  ciò  da  esaminarsi ,  ponendo  mente  alle  diversità  del  cli- 
ma, e  ricordando  doven;  i  grandi  Ospedali  essere  più  nocivi  in  Inghilterra,  ove 
no^e  mesi  di  freddo  obbligano  a  tener  chiuse  le  sale,  onde  l'aria  più  agevol- 
mente si  corrompe  ;  mentre  in  Italia  il  tiepido  clima  permette  per  il  maggior 
tempo  dell'anno  che  l'aria  liberamente  dissipi  le  esalazioni  delle  grandi  sale. 
Al  che  il  prof.  Laruccia  non  solo  uniformavasi ,  ma  esprimeva  altresì  il  de- 
siderio che  si  fosse  esaminalo  se  convenisse  aumentare  i  soccorsi  a  domicilio  e 
diminuire  cosi  il  numero  degl'infermi  degli  Ospedali.  E  qui  il  Presidente  ve- 
dendo la  nuova  via  che  prendeva  la  discussione ,  e  valutando  l' importanza  di 
essa,  e  la  necessità  di  occuparsi  di  un  maturo  esame,  rimise  la  discussione  alla 
seguente  adunanza. 

Il  sig.  Finella  annunziava  poscia  che  nella  mattina  del  giorno  2.'}  a  8  ore 
avrebbe  esperimentata  nella  casa  del  sig.  doti.  Movne  l'uso  della  pila  del  Bun- 
sen  sopra  alcuni  infermi  di  amaurosi  che  lo  stesso  sig.  Moyne  gli  olTriva.  Fa- 
cevasi  intanto  mostra  degli  essiccali  arti  inferiori  e  superiori  di  un  individuo  che 
aveva  sei  dita  per  estremità,  e  annimziavasi  dal  doti.  Mollica,  Folinea  e  Ciccoue 
aversene  molli  altri  esempi  dei  quali  alcuni  ancora  viventi  in  Napoli;  anzi  il  Vi- 
ce-presidente ea\.  Trom|)eo  annunziava  axerne  osservato  un  caso  in  Nizza  ri- 
prodotto fino  alla  terza  generazione:  si  che  conchiudevasi  non  essere  il  fatto  né 
nuovo  né  singolare.  Allora  essendo  l'ora  iunollrata,  il  Presidente  compeudian- 


—  lO'i  — 

ilo  i  lavori  del  giorno,  e  svolgendone  i  lati  utili,  inanifeslò  il  vivo  suo  conipia- 
ciniento  per  l'ordine  serbato  ,  per  la  caslipatezza  dei  ragionamenti ,  iioi'  la  fra- 
terna concordia  che  formano  gli  elementi  di  quel  rispetto  che  non  si  compra 
né  si  comanda,  e  che  soli  ci  possono  rendere  stimati  appresso  le  genti.  Quindi 
augurando  bene  delle  nostre  esercitazioni,  poneva  (ormine  alla  terza  adunanza. 

11  Presidente  Vincenzio  Lanza 

ÌSalv.ìtore  de  Renzi 
OnoAiino  TrufJiETTi 
Secondo  Poi.to 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  25  SETTE3IBRE  1845 


-»{•?«- 


Iji  apriva  questa  Sessione  alla  presenza  gradita  e  confortante  di  S.  E.  il  Mi- 
nistro Presidente  generale  ,  e  dava  ad  essa  principio  lo  stesso  Presidente  prof. 
Lanza  con  la  lettura  di  un  suo  lavoro  patologico-pratico ,  contenente  tre  co- 
nienti ,  uno  sulle  risonanze  del  corpo  umano ,  l'altro  sulla  cotenna  pleuritica ,  ed 
il  terzo  sulla  sede  dell'isterismo. 

Senza  ni  un  dubbio,  egli  diceva  nel  primo  Comento,  il  seco!  nostro  avendo 
scoperto  quale  utile  impiego  può  farsi  dell'udito  nel  raccorre  i  segni  dei  mor- 
bi ,  ha  fatto  entrare  tanto  innanzi  la  semiotica ,  quanto  essa  fatto  non  avea  in 
tutt'i  secoli  andati;  perché  essendo  il  corpo  umano  quasi  in  tutto  eventualmeult- 
e  naturalmente  sonoro,  e  nel  collo  anteriore,  e  nell'addome  e  massimamente  nel 
petto,  è  cosa  ben  naturale  l'ammettere  che  i  morbosi  suoni  riescano  potentissi- 
mi sogni  delle  afTezioni  che  quivi  entro  s'ascondono.  E  per  questa  ragione  con- 
siderando da  Ippocrate  a  Corvisart  lutti  gli  altri  come  semplici  precursori  ncl- 
l'annun/iar  la  .scienza  delle  risonanze;  pensa  che  il  Grande  .\scoltatore  Laennec 
abbiasi  guadagnata  una  celebrità  assai  vicina  alla  immortalità,  come  colui  che 


—  106  — 

a  (ale  scienza  die  un  fondamento  duraturo  inGno  a  quando  gli  uomini  coltive- 
ranno la  medicina. 

Crede  peraltro  che  tale  scienza  sia  rimasta  là  dove  la  lasciò  Laennec,  onde 
cerca  d'investigare  pli  ostacoli  al  suo  progresso,  riguardando  nelle  scienze  ogni 
fermata  poco  men  danne^olc  di  un  arretramento.  E  tali  ostacoli  credo  esser 
due  :  l'uno  vegnente  dai  coltivatori  di  tale  scienza,  e  l'altro  prodotto  dallo  stesso 
Laennec  fondatore  della  medesima.  In  nascendo  questa ,  come  ogni  scienza  nuo- 
va ,  ebbe  i  suoi  oppositori  irragionevoli ,  ed  i  Hiutori  fanatici  ;  i  primi  perché 
pretendevano,  che  i  segni  fisici  de' morbi  s'abbiano  ad  aver  dal  latto,  dalla  vi- 
sta, dall'odorato,  dal  gusto,  e  non  già  dall'udito;  i  secondi  perché  pretendeva- 
no essere  le  risonanze  o  assoluti  o  preponderanti  segni  diagnostici,  pili  degli  al- 
tri segni  Osici,  e  molto  più  de'segni  razionali.  Il  tempo  intanto  corresse  anche 
tali  errori,  e  crede  non  lontano  lo  studio,  nel  quale  tutt'i  medici  consentiran- 
no al  dover  dare  a' suoni  cpiel  distinto  posto  che  meritano  tra  i  segni;  ma  in 
concorso  dogli  altri  sogni  fisici  e  razionali  già  noti  o  che  si  scopriranno. 

Il  secondo  ostacolo  al  progresso  della  semiotica  delle  risonanze,  fu  messo  in- 
nanzi dallo  stesso  Laennec,  per  avere  non  soltanto  espresso  con  assai  esattezza 
e  fedeltà  questi  segni,  ma  per  aver  preteso  di  dare  la  spiegazione  teorica  del 
come  e  del  perchè  le  rison.inze  morbose  s'ingenerano  e  giungono  all'orecchio 
dell'ascoltatore.  Quindi  il  grand' uomo  creò  tante  ipotesi  quante  spiegazioni  :  e 
non  s'av>ide  che  l'ambage  di  tali  ipotesi  rendeva  astrusa  ed  oscura  la  scienza 
pura,  semplice,  ed  evidente  che  a'posteri  ei  tramandava. 

U  perché  ci  crede  che  a  voler  la  scienza  delle  risonanze  messa  nella  vera  via 
del  suo  progresso ,  convenga  in  primo  luogo  che  si  coltivi  e  tramandi  ai  posteri 
allatto  pura  e  monda  da  ogni  spiegazione  ipotetica,  ed  in  secondo  luogo  che 
in  semiotica  venga  ad  essere  allogata  nel  vero  suo  posto,  cioè  nel  concorso  degli 
altri  segni  tisici  o  razionali  de'morbi,  non  come  parte  dominante  e  non  come 
dominata. 

Ora  per  conseguire  tale  intento  la  scienza  delle  risonanze  non  può  non  te- 
nere il  cammino  stesso  che  ha  tenuto  la  scienza  degli  altri  segni.  Cioè  che  se 
la  fisiologia  non  mostra  da  prima  quale  é  l'andanionlo  di  un  fatto  nel  più  per- 
fetto stato  di  salute,  la  patologia  insegnar  non  può  la  deuaziouo  dello  stesso 


—  107  — 

fallo  di  qual  condizione  morbosa  ù  rappresenlanic.  Laonde  per  meltere  la  scienza 
delle  morbose  risonanze  nel  vero  suo  poslo,  perché  non  mai  è  da  sperare  die 
una  scienza  progredisca  se  al  vero  suo  poslo  non  si  lro\i,  rileuendo  il  prezioso 
deposito  de' segni  lasciatici  da  Lacnnec,  bisogna  che  il  lavoro  cominci  da  capo, 
cioè  dal  costituire  l' igiologia  delle  naturali  risonanze  del  corpo  umano.  Laen- 
nec  ebbe  a  sentire  tutta  la  gravità  di  tale  sentenza  ;  dappoiché  accennò  quale  é 
il  croscio  respiratorio  degli  infanti,  quale  é  il  naturale  suono  bronchiale ,  ed 
alquante  altre  cose.  Ma  ciò  che  ne  lasciò  Laennec  non  é  punto  sulTiciente  a  co- 
stituire l'igiologia  delle  risonanze,  ed  egli  crede  non  dimostrar  solo  in  parole, 
ma  far  toccare  con  mani  la  massima  che  sta  coraentando. 

In  fatti  il  rimbombo  che  dà  il  petto  nella  pressione,  varia  immensamente  non 
solo  secondo  l'età,  il  sesso,  il  temperamento,  ma  secondo  l'intima  strutlura 
anatomica  della  persona;  la  quale  strutlura  modula  il  genere  di  voce,  che  ella 
ha  naturalmente  nel  canto.  Sicché  dal  rimbombo  che  il  petto  manda  nella  per- 
cussione, si  può  indovinar  se  la  persona  é  un  basso,  se  è  un  baritono,  se  è  un 
tenore.  Quindi  nel  capitolo  XIU  del  libro  VI  della  sua  Nosologia  positiva  scrisse 
queste  parole:  «  Il  tenore  ha  il  petto  tale  che  con  la  percussione  dà  il  rini- 
«  bombo  del  più  perfetto  vacuo,  il  basso  al  contrario  dà  il  rimbombo  del  ^acuo 
«  meu  perfetto  (simile  a  quello  di  una  cassa,  eulrovi  seta,  bambagia  od  altra 
«  materia  soffice) ,  e  il  baritono  dà  il  rimbombo  mezzano  tra  questi,  e  quanto 
«  nella  sommità  del  petto  s'avvicina  al  tenore,  tanto  ha  la  voce  più  estesa  nei 
«  tuoni  acuti;  siccome  quanto  nell'inferiore  parte  del  petto  s'avvicina  al  basso, 
«  tanto  la  sua  voce  é  più  estesa  ne' tuoni  bassi.  »  Dopo  ciò,  esponendo  non  vo- 
ler egli  fiir  pompa  di  scoperte ,  ma  di  mettere  la  scienza  semiotica  per  lo  vantag- 
gio dell'  arte  da  immegliare  in  ciò  che  risguarda  ai  segni  fisici ,  nella  \  era  via  del 
progresso,  non  chiede  sul  presente  comento  giudizio  alcuno  od  alcuna  discus- 
sione ,  ma  lo  sperimento  di  fatto,  e  si  offre  a  darlo  a  lutti  quelli  che  conoscono 
la  loro  voce  da  canto,  soggiungendo  che  se  egli  la  indovinerà,  entrando  essi 
nel  convinciniento  che  lo  studio  delle  risonanze  cominciar  debba  dall'igiologia, 
come  quello  di  tutti  gli  altri  segni,  intendano  a  si  bell'opra,  onde  tramandare 
a'posleri  un  fnillifero  pegno  del  settimo  congresso  degli  Scienziati  Italiani. 

Nel  secondo  comento  osserva  che  lino  ad  oggi  la  sostanza  morbosa  che  s'ap- 


—  108  — 

pella  cotenna  pleuritica  e  stata  considerata  come  prodotta  da  un  processo  chi- 
mico, al  quale  soggiace  il  sangue  in  taluni  morbi:  ma  l'andamento  di  tu!  chi- 
mico processo  non  ha  conseguito  giammai  una  spiegazione  comunemente  con- 
sentita; dacché  su  ciò  tuttora  mulli  multa  (liciinl.  Quindi  egli  professa  una  opi- 
nione di\crsa  da  quella  di  tutti  gli  altri ,  e  nel  capitolo  XIV  del  libro  sesto  della 
sua  Nosologia  positiva  ha  scrìtto  cosi  :  «  Vogliamo  semplicemente  annunziare 
una  nostra  congettura  su  la  generazione  della  cotenna  del  sangue.  Noi  credia- 
mo  che  tal  materia  sia  un  prodotto  di  nuova,  singolare,  ed  affatto  morbosa 

secrezione,  e  che  venga  ad  essere  separata  dalla  tunica  interna  de' vasi,  e  prin- 
cipalmente del  cuore  e  delle  arterie,  quando  (|uesta  tiuiica  trovasi  occupata 
da  diffusa  o  concentrata  ìniianmiazionc.  Gli  argomenti  principali  che  adduciamo 
in  sostegno  di  tale  congettura  sono  i  seguenti.  1."  Che  la  materia  della  cotenna 
è  assai  più  analoga  alla  sostanza  albume-fibrina  delle  trasudazioni  delle  mucose 
e  delle  sierose  infiammate  che  all'albume  ed  alla  fibrina  del  sangue.  2.°  Che  la 
natura  della  cotenna  è  affatto  identica  alla  materia  che  trovasi  trasudata  nella 
superficie  interna  delle  ai'lerie  e  del  cuore  nell'aortite  e  nella  cardile:  e  ciò 
tanto  per  caratteri  fisici,  quanto  per  i  caratteri  chimici ,  che  abbiamo  avuto  cu- 
ra di  esaminare.  3."  Che  nel  secondo  tempo  de'  morbi  infianunatori ,  quando 
comincia  la  trasudazione,  per  questa  ragione  avviene  che  la  cotenna  trovasi 
più  costante  e  copiosa.  4."  Che  nella  semplice  pletora  senza  febbre,  nella  feb- 
bre sanguigna,  e  ne'morbi  infiammatori  flemmonosi,  la  cotenna  bassi  in  pro- 
porzione della  pienezza  e  durezza  de' polsi,  della  sonorità  dell'oscillazione  del 
cuore ,  e  dell'  esaltazione  degli  altri  sintomi  infiammatori  ;  perchè  in  tutti  tali 
rincontri  l' infiammazione  trovasi  diffusa  e  sta  per  diffusione  investendo  i  va- 
si. 5.°  Che  nell'angioitc  concentrata,  massime  nella  cardite  e  nell'aortite,  bassi 
la  cotenna,  quantunque  i  polsi  appaiano  flaccidi  e  Mioti ,  l'oscillazione  del  cuore 
.sembri  e^aI■iopinto  ,  e  la  sindrome  de' sintomi  appalesi  disformamcuto  o  can- 
crena. 6."  Che  quelle  malattie  radicali  che  hanno  maggiori  relazioni  con  l'an- 
gioite,  come  la  gotta,  il  reumatismo,  e  lo  scorbuto,  quando  in  talune  esaltazioni 
acute  ci  han  presentalo  la  cotenna,  è  sembralo  a  noi  di  osservare  in  pratica  es- 
sere accaduto  ciò  col  dominio  de' sintomi  d'angioite.  » 

A  tali  argomenti  già  scritti  ne  aggiunge  ora  un  altro  e  questo  è  lo  sperimen- 


—  109  — 

lo.  In  (|uoslo  ninssio,  noi  tempo  d'ozio  che  gli  dava  la  campagna,  conficcava 
di' piccioli  a^iii  nella  regione  del  cuore  de't,'iovani  polli,  e  pli  lasciava  quivi 
conficcali  entro  il  petto.  Con  sorpresa  vedeva  che  (jucsti  animali  re^'gevano  si 
hen(!  allo  sperinu'nto,  da  non  mostrar  niorho  infino  a  sei  settimane;  nel  qual 
tempo  vcni\a,  o  loro  dava  la  morte  senza  effusione  di  sangue,  e  ne'più  tro- 
vava a>er  bene  a  chi  passato  il  cuore,  a  chi  l'aorta.  Ora  costaulemente  rinveni- 
va i  segni  della  cardite  e  dell'aortite  traumatica,  e  ne'più  una  materia  raccolta 
entro  le  cavità  vascolari  od  effusa  nelle  circostanti.  Tal  materia  spesso  parca  tinta 
in  rosso  sbiadato,  e  lavandola  tosto  addiveniva  bianca,  e  solennemente  dichiara 
che  a  lui  per  i  caratteri  fisici  e  chimici  tal  materia  è  sembrala  analoga  alla  ma- 
teria che  diciamo  cotenna  pleuritica. 

In  qualità  di  scrittore  d' una  Nosologia  positiva  tuttavia  ritiene  tal  sentenza 
come  congettura,  e  però  non  crede  che  sia  bene  spendere  il  tempo  in  discuterla 
ed  esaminarla.  Soltanto  prega  tutti  coloro  su  l'animo  de'(|uali  gli  esposti  argo- 
menti pratici  e  l'esposto  s|)erimenlo  ahhiau  fatto  qualche  peso,  che  lor  piaccia 
continuarne  l'investigazione  nella  speranza  di  potere  rendere  evidente  un  im- 
portante fatto  pratico  tuttora  ottenebrato  dalle  ipotesi. 

Si  fa  a  dire  nel  terzo  comenlo  che  tra  i  morbi,  come  esempio  d'essere  pura- 
mente universale  e  dinamico,  si  è  tenuto  l'isterismo  :  e  però  la  ])atogenia  del 
medesimo  trovasi  coperta  di  si  ridondevoli  ipotesi  ciie  quasi  per  traboccamento 
queste  sonosi  applicate  a  parecchie  altre  malattie  nervose.  Ma  egli  nel  capito- 
lo XXIII  nel  libro  sesto  della  sua  Nosologia  positiva,  in  assegnando  i  caratteri 
dell'ovarile,  tra  i  segni  razionali  in  questo  luogo  pose  gl'isterici,  e  gli  annunziò 
cosi:  «  Questi  consistono  in  varie  ,  indeterminate  ,  e  consuete  accessioni  isteri- 
che e  talvolta  epilettiche.  Anzi  (continuava  1  in  questo  Uio^'o  ci  contentiamo  as- 
sicurare che  l'ovarile  arreca  sempre  l'isterismo  :  ma  nel  trattato  delle  neuro- 
nosi  forse  mostreremo  che  l' isterismo  mai  sempre  non  sia  che  un'  ovaritc ,  in- 
fine ad  oggi  non  conosciuta  ». 

In  tre  anni,  dopo  che  ebbe  scritto  ciò,  ha  incontrato  parecchi  altri  casi  d'iste- 
rismo specchiato  e  ben  definito,  ed  assicura  che  sempre  ha  trovalo  le  convul- 
sioni isteriche  star  come  manifestazioni  d'una  evidente  ovarile.  Il  ipial  divisa- 
niento  gli  ò  stato  confermato  dalla  utilità  della  cura.  Tautoché  al  presente  a  lui 

15 


—  110  — 

succede  come  avvenir  suole  a'  medici  in  incontrando  que'morhi  clic  più  fami- 
liarmente sono  usi  a  trattare  :  cioè  che  la  presenza  de' segni  dell'ovante  gli  serve 
a  sceverare  l'isterismo  vero  e  sincero  da  quello  che  talfiata  è  mentilo  dalle  don- 
ne ,  o  trovasi  mal  definito  da  qualche  medico  poco  accorto. 

Ki.'Ii  noppur  di  questo  ronienlo  chiede  alcuna  sanzione,  ma  intende  solo  aver- 
ne falla  la  couniiiicazioiie,  perelié  coloro  i  quali  credono  possihile  che  non  si  sia 
ingannato,  s'occupino  nel  loro  esercizio  pratico  d'andare  verificando  e  dichia- 
rando tal  fatto  ,  come  quello  che  sembragli  importante  per  se,  e  degno  dell' at- 
tenzione de'  medici  nello  investigare  la  sede  particolare  di  talune  malattie  prin- 
cipalmente nervose,  troppo  leggermente  ed  ipoteticamente  credute  universali. 
Il  Presidente  poneva  cosi  fine  al  suo  dire  e  la  dotta  Assemblea  unanime  lo 
(•oi-ona>a  di  applausi.  Dopo  di  che  leggevasi  il  processo  verbale  della  precedente 
adunanza ,  il  quale  tuttoché  restasse  approvato  per  acclamazione,  pure  dava  oc- 
casione al  sig.  dolt.  Negretli  per  dire  non  potersi  da  lui  approvare,  che  sola  una 
commissione  abbia  la  facoltà  di  proporre  i  temi  da  discutersi  al  congresso  di 
Genova,  e  meglio  parergli,  che  alla  pubblica  bisogna  ed  al  decoro  servirebbcsi, 
se  a  ciascheduno  dei  membri  del  congresso  libero  si  lasciasse  il  campo  di  pro- 
IKtrre  le  questioni  da  agitarsi  nei  successivi  congressi.  Le  ((uali  parole  trovavano 
eco  nel  dott.  Novellis  di  Torino,  il  quale  avvisava  essersi  appunto  praticato  il 
sistema  dal  sig.  Negretti  indicato,  nelle  passate  riunioni.  La  qual  cosa  non  par- 
ve vera  al  Seg.  cav.  de  Renzi,  che  av>isava,  non  essersi  proposti  temi  c\u\  ne- 
gli ultimi  congressi,  ed  averli  sempre  proposti,  non  l'intiera  assend)lea,  ma 
un'apposita  conuuissione.  Ma  qui  il  Presidente  si  Hiceva  a  dire  non  trovare  mal 
fatto,  che  a  ciascheduno  sia  libero  di  proporre  i  temi  da  discutersi,  ma  questa 
presentazione,  doversi  fare  alla  commessione  di  già  scelta,  della  quale  sarà  ca- 
rico, fra  i  molti  temi  proposti,  sceglierne,  previa  discussione,  quattro  o  cinque 
dei  pili  importanti  e  diretti  al  vero  generale  interesse  dell'umanità,  e  progresso 
essenziale  della  scienza  o  dell'arte. 

Il  sig.  prof.  Luigi  Ferrarese  allora  appunto  avA  isava  non  jiolorsi  aiqìlaudln- 
alla  proposta  organica  della  presidenza,  la  quale  stabiliva  di  dover  passare  le 
memorie  da  leggersi  nella  sezione  medica  due  giorni  avanti  alla  segreteria,  jioi- 
ché  le  memorie  contengono  spesso  dei  segreti  scientifici  che  sono  troppo  gelose 


—  Ili  — 

ricchezze  per  non  essere  cusloditc  con  ogni  cura.  Ma  fallo  conoscere,  e  dal  Seg. 
cav.  de  Renzi,  e  dal  Presidente,  che  la  (lis|iosizione  è  facoltativa  non  coercitiva 
ed  olihiigatoria  ;  ciie  senza  i|iiesla  disposizione  disciplinare  sarebbe  slato  impos- 
sibile l'are  l'ordine  del  giorno,  altomare  la  lettura  delle  memorie  a  seconda  dei 
temi,  e  delle  quislioni  da  agitarsi,  e  che  delle  memorie  da  leggersi  non  la  d'uo- 
po presentar,  se  vuoisi,  che  la  sola  intitolazione. 

Si  passa  quindi  prima  alla  communicazione  di  una  lettera  del  sig.  cav.  Qua- 
dri, il  (|ualc  mostrava  rammarico  di  non  poter  intervenire  alla  sezione,  rite- 
nuto in  casa  da  una  morbosa  sofferenza  intermittente;  e  quindi  ad  una  nota  del 
dott.  Luigi  Ferrarese,  colla  quale  accompagnava  una  copia  della  sua  opera  sulle 
malattie  della  mente,  e  chiedeva  una  Commissione  che  giudicasse  due  punti 
della  medesima, ossia  due  capitoli  intitolati  il  primo:  Delle  ricerche  medico-legali 
intorno  alla  monomania  omicida,  e  l'altro  :  Delle  moderne  case  penitenziarie,  e 
del  silenzio  rigoroso  in  essa  osservato,  disaminato  sotto  il  ra(ip()rto  della  salute 
tisica,  e  morale,  non  che  del  miglioramento  e  riforma  dei  costumi,  e  della  mo- 
rale dei  colpevoli  che  vi  si  rinchiudono.  Se  non  che  il  Presidente  faceva  sentire 
la  inconvenienza  (!  la  non  opportunità  di  creare  commissioni  per  l'esame  di  una 
opera  di  già  fatUi  di  pubblico  giudizio  e  dei  giornali,  essendo  unica  missione 
dei  congressi  prendersi  speciale  pensiero,  e  cura  delle  cose  inedite  e  nuove. 

Dietro  di  che  fu  nominata  la  conunissione  per  l'esame  dei  documenti  risguar- 
danti  la  peste  bubonica.  Essa  sotto  la  presidenza  del  Vice-Presidente  cav.  Trom- 
peo,  fu  composta  dai  signori  cav.  de  Rollandis,  cav.  Berlini,  prof.  Berruti, 
prof.  Sacchero,  prof.  (;()iii(clli,  dolt.  Giardini  e  Laruccia,  cav.  Carbonaro, 
dott.  Festeggiano,  dott.  de  Nasca,  dott.  Turchetti  e  dott.  Ciccone  redattore. 

•Da\asi  frattanto  dal  segretario  cav.  de  Renzi  comunicazione  di  una  supplica 
innalzala  dal  Commeudalore  de  lloratiis  a  S.  M.  il  Uè  delle  Due  Sicilie,  e  dalla 
Clemenza  di  (piel  Monarca,  che  tanto  saviamente  regge  i  felici  destini  di  questo 
bel  Regno  ,  iiniala  al  Presidente  della  nostra  sezione ,  onde  in  proposilo  emet- 
tesse il  suo  parere.  Con  questa  supplica  chiedevasi  dal  sig.  Commendatore, 
che  S.  Maestà  si  degnasse  ordinare  al  nostro  Presidente  di  creare  una  sotto-se- 
zione di  medicina  Oiniopatica. 

Trojìpo  onorala  la  Sezione  di  Medicina  dalla  fiducia  Sovrana,  senti  tutta  lini- 


—  112  — 

)H)i-tanzn  doirafTidatole  ricorso,  e  jicr  a(lc(|Halanicnlc  corrispondpro  a  tanta  nia- 
irnaiiiinità,  ileptilava  i  signori  cav.  de  Ucnyi ,   cav.  liciiiiii,  imoI'.  Sai  rlicio  , 
prof.  Giacomiiii,  prof.  Geroniiiìi,  prof.  I.ucarclli,  prol.  l'irctli,  cav.  de  Rol- 
landis,  cav.  Carbonaro,  do».  Lanciano,  dolt.  Prudente,  dott.  Calderini,  doli.  Ca- 
poliianco.  (loti.  Pollio,  e  dolt.  Ttirchelli  a  volersi  suliilo  dopo  terminala  l'adu- 
nanza, riunire  sollo  la  Presidenza  del  cav.  Tronipeo,  in  eoniniissionc  perma- 
nente, per  poter  formare  la  risposta  da  inviarsi  al  Ministero  dell'Interno  a  ri- 
^niardo  della  suiiplica  del  sig.  Commendatore  de  lIoratiis.E  siccome  non  dovea 
mancare  alla  quarta  sessione  medica  del  Congresso  di  Napoli  ogni  maniera  di 
onorilìeen/a,  cosi  Sua  Kecellenza  il  Jlinislro  Samaagei.o  nostro  Presidente  Ge- 
nerale facevasi  a  dire  alla  Comnu'ssione  incaricala  della  risposta  di  sopra  :  Non 
sembranjU  che  essa  debba  occuparsi  della  mjolarilà  dilla  cosa  domandata  dal  de  Uo- 
radìs ,  che  a  suo  senso  manca  ;  essendo  assurdo  dove  è  una  scziouc  che  comprende  il 
lutto,  domandare  e  formare  una  sezione  che  contengala  frazione:  ma  solamcule  sa- 
rebbe bene  occuparsi  della  convenienza  scientifica  dell' omiopalia.  Vivi  applausi  co- 
ronarono la  breve,  ma  onorala  allocuzione  del  nostro  generale  moderalore. 

tiiunta  l'ora  delle  letture  incominciava  il  sig.  dolt.  Tornali  di  Genova  ad  in- 
trattenere l'adunanza  sopra  alcune  lesioni  della  massa  cerebrale  trovala  nell'en- 
cefalo di  un  epilettico,  con  relativi  corollari  fisiologici.  Narrava  la  storia  di  un 
certo  Cerruli  nato  da  sani  genitori,  e  sano  egli  pure  fino  all'età  di  anni  otto, 
epoca  nella  (|uale  morsicato  da  un  cane  non  idrofobo,  ne  concepì  tale  spavento 
e  n'ebbe  cosi  forte  dolore,  die  divenne  epilettico;  ed  all'epilessia, dopo  qual- 
tr'anni,  si  congiunse  l'atrofia  del  braccio  destro  e  l'ollusità  della  mente.  Visse 
il  Cerruli  ebete  e  straziato  fino  all'età  di  anni  '2H ,  errante  senza  consiglio  e 
guida,  e  mendicando  di  paese  in  paese  un  tozzo  di  pane  cbe  ben  sapevagli  di 
sale,  ma  fallo  alfine  da  ebete,  furioso,  fu  rinchiuso  nel  manicomio  di  Genova. 
Ksaminalo  dall'autore  fu  trovato  regolare  nella  forma  il  cianio,  con  occhi  lim- 
pidi e  sani,  atrofico  e  come  di  un  fanciullo  di  i-2  anni  il  braccio  destro  non 
movibile  nemmeno  sotto  i  forti  convellinienli  dell'epilessia,  la  quale  annunzia- 
vasi  in  lui  con  urli  feroci  e  bestiali.  Dedito  al  \um  della  manustuprazione  mo- 
riva il  Cerruli  poco  dopo  introdotto  nell'Ospedale  per  apoplessia.  Fatta  la  se- 
zione cadaverica  riscontrossi  :  Che  le  ossa  dell'occipite  in  corrispondenza  dei 


—  113  — 

lobi  del  ccrvelloUo  erano  assottigliate  mollo,  eli(!  nssolligliala  pure  era  la  lii- 
niina  parietale  destra,  mentre  ispessita  nl(|uanl()  tr()^avasi  la  lamina  a  sinistra: 
anelie  la  dura  madre  era  sana ,  ma  esile  a  desira  ed  ispessila  a  sinistra  ;  eosi  \mn: 
il  eervello  elie  era  ìiello  stato  normale  sebbene  un  poro  iperemicoed  ingrossato 
a  destra,  ed  a  sinistra  ispessilo  e  atiodeo  in  tiitln  l'emisfero,  hi  la  corticale 
sostanza  sbiadata ,  era  (piasi  ridotta  ad  un  tessuto  cellulare  con  maglie  a  larga 
tessitura;  il  corpo  calloso,  che  nei  pazzi  spesso  si  altera,  era  sano  nel  Cerruli 
e  cosi  il  corpo  strialo  che  era  perfettamente  sviliiiipato  anche  a  sinistra,  ma  il 
sinistro  talamo  ottico  manca\  a  all'atto.  Krano  perù  e  sani  e  normali  i  nervi  ot- 
tici tuttoché  variamente  disposti  l'uno  per  l'altro  ne' modi  di  origine. 

Da  questa  singolare  osservazione  jìalologica  il  dott.Tomali  concludeva  1."  Non 
sempre  corrispondere  la  superficie  del  cranio  e  la  forma  e  lo  sviluppo  suo, 
come  i  frenologi  pretendono,  alle  proporzioni,  alla  forma  ed  al  volume  del  cer- 
vello, poiché  nel  (À'initi  con  regolare  e  bene  s\iliippalo  cranio  stava  un'iper- 
trofia lieve  di  un  emisfero,  ed  atrofia  grave  dell'altro.  2. "Le  ossa  parietali  seguire 
le  fasi  dello  sviluppo  del  cervello  e  non  viceversa ,  come  una  volta  pensavasi , 
assolligliossi  neir accrescersi  di  una  parte  di  sostanza  cerebrale,  addensossi  nel- 
l'atrofia del  cervello  parziale,  o  generale;  avvegnacché  nel  Ceiruli  si  assotti- 
gliassero le  pareti  del  cervelletto  mollo  s\  ilnpjialo  e  (pielle  jiarietali  a  destra ,  e  si 
ispessissero  (pielle  parietali  a  sinistra,  laddove  atrolìco  era  l'eniisfero  per  intero. 
3.°  I  gangli  cerebrali  non  su|iplìrsi  a  vicenda  nelle  loro  funzioni,  né  forse 
gli  emisferi,  poiché  nel  Cerruti  eravi  imbecillità  assoluta,  con  un  emisfero  ce- 
rebrale sano  e  normale. 

-i."  Acquistare  molta  probabilità  la  opinione  che  la  esecuzione  della  vi- 
sione dipenda  dall'azione  dei  tubercoli  quadrigemini,  e  non  dai  talami  ottici 
che  nel  Cerruli  in  parte  mancavano,  non  mancando  in  lui  la  vista  dall'occhio 
corrispondente  e  contrario. 

.■)."  Da  questo  fatto  altro  argomento  dedursi  contro  l'opinione  di  quelli 
che  vogliono,  che  i  gangli  anteriori  del  cervello  servano  ai  moli  di  retroces- 
sione, e  il  cervelletto  a  quelli  di  progressione,  poiché  il  Cerruti  correva  bene 
in  ogni  senso  e  direzione. 

6."  Restare  confermata  l'opinione  di  Sancerotte  Serres  Foville,  i  quali  dagli 


—  ll/l  — 

spcriiueiiti  soli  sono  stati  porl;Ui  a  ritenere,  che  i  talami  ottici  presiedano  al 
moto  degli  arti  toracici,  e  1  corpi  striati  a  quello  degli  addominali;  poiché  nel 
Cerruti  in  cui  mancava  il  talamo  ottico  ed  era  sano  il  corpo  striato,  il  braccio 
destro  era  paralizzato  ed  atrofico,  nel  mentre  che  era  robusto,  e  pronta  al  molo 
era  l'estremila  inferiore  destra  corrispondente  al  corpo  striato  sinistro,  tniira 
parte  del  sinistro  emisfero  cerebrale  che  fosse  giunta  ad  im  compiuto  svilujtpo 
e  si  trovasse  in  istato  normale. 

7."  Finalmente  le  funzioni  del  sistema  ganglionare  por  eseguirsi  in  lulla  la 
loro  pienezza  aver  bisogno  del  concorso  del  sistema  cerebro-spinale,  poiché  nel- 
l'arto in  cui  mancava  nel  Corrati  l'inlluenza  di  questo,  il  procosso  vegetativo 
era  languente. 

Intrattenuta  cosi  utilmente  l'assemblea  dal  Tornati,  passavasi  dal  doti.  Ajello 
a  leggere  il  sunto  di  una  sua  memoria  risguardante  un  caso  di  espulsione  per 
l'ano  di  un'ansa  intestinale,  della  estensione  di  due  piedi  e  quattro  pollici.  Era 
avvenuto  il  singolare  fenomeno,  non  unico  nella  scienza  medica,  in  una  donna 
molestata  da  dolori  colici,  stipsi,  meteorismo,  vomito,  singhiozzo,  deliquio,  ec. 
Visse  sei  mesi  la  misera,  e  fatta  la  sezione  videsi  mancare  parte  di  ileo,  e  le  due 
estremità  della  tronca  massa  alla  meglio  col  mezzo  del  mesenterio  esser  ravvi- 
cinate, non  però  riunite. 

Succedeva  nella  cattedra  il  sig.  Foderaro,  che  leggeva  una  nota  sullo  starnu- 
to, e  dopo  averlo  definito  nelle  azioni  speciali  degli  organi,  e  tessuti  che  lo  in- 
ducono, accennava  con  finezza  di  osservazione  in  quali  congiunture  riesca  un 
tal  fenomeno  difensivo  della  vita,  riattivando  la  circolazione  polmonale,  scuo- 
tendo il  cerebro  intorpidito  e  risvegliando  la  vita  nell'asfissia;  ed  in  quali  altri 
casi  diviene  ofTensivo.  Quindi  Dell'avvertire  essere  importante  considerare  in- 
sieme unite  la  sua  fisiologia  e  la  sua  patologia  ,  rijwrlava  le  belle  sentenze  del 
Cotugno,  e  con  ragioni  desunte  dall'anatomia,  da  11  organo-genesi,  e  da  esperi- 
menti appositamente  praticati ,  deduceva  che  non  i  parabolici ,  ma  sibbene  gli 
sfeno-palatini ,  sono  i  nervi  ai  quali  si  deve  la  spiegazione  del  fenomeno  dello 
starnuto.  Dimostrava,  che  il  ganglio  incisivo  palatino  non  deve  dirsi  ganglio  di 
Qoquet,  ma  di  Cotugno,  o  di  Scarpa.  E  finalmente  alla  nuova  teorica  riportava 
la  spiegazione  di  vari  fenomeni,  sempre  relativi  allo  starnuto.  Per  la  parie  fisio- 


—  115  — 

losica  poi  faceva  osservare  die  un  tal  fenomeno  si  verifica  solamente  per  i  toc- 
dii  vacillanti,  e  pruriginosi,  e  non  per  gli  slimoli  forti  die  arrecano  dolore;  e 
si  effctlua  ordinariamente,  quando  la  scbneideriana  non  è  alterala  nella  parte 
organica  notevolmente;  e  quasi  mai  si  osserva,  quando  la  detta  membrana  per 
isvariate alterazioni  organiche,  era  diflbrmata,  e  guasta. 

Dipoi  una  lunga  lettura  era  fatta  dal  sig.  Mendini  di  Mantova,  e  si  riguarda- 
va la  cura  delli!  febbri  inlermiltenli  del  Manto^ano  da  farsi  coi  chinacei  e  eoi 
salassi.  Diceva  poche  potersi  sanare  compiutamente  e  presto  coi  soli  preparati 
di  china;  vincersi  alcune  col  solo  salasso;  e  ben  più  presto  se  i  due  sussidi  te- 
rapeutici si  contempcrano.  In  seguito  palesava,  doversi  ritenere  le  angioidesi 
della  milza  die  accompagnano  queste  febbri,  come  attive  di  natura,  e  non  pas- 
sive ,  e  che,  presentando  il  sangue  cotennoso,  esigono  per  esser  vinte,  le  sot- 
trazioni sanguigne  e  i  mezzi  iiiinorali\i  e  deprimenti.  Mostrava,  che  anche  le 
IK'rniciose  e  pertino  le  algide  colà  si  curano  da  alcuni  valenti  medici  colla  chi- 
na e  col  salasso.  E  che  quello  stesso  pallore  angioitico  compagno  alle  intermit- 
tenti non  ha  per  sua  cagione  che  un  certo  stato  di  entero-flebite  curabile  colle 
sottrazioni,  la  dieta,  e  le  bevande  acidule. 

lilialmente  si  faceva  a  considerare  le  febbri  inlermiltenti  die  si  complicano  e 
sono  succedute  dalla  migliare,  malore  di  natura  sicuramenle  flogistica,  e  diceva 
non  sanare  la  llogosi  miliare  la  febbre  periodica  preesistente,  o  concomitante, 
come  sembra  dovrebbe  se  fosse  di  opposta  natura,  ma  solamente  potersi  togliere 
con  quei  mezzi  che  alla  cura  della  migliale  si  addicono  e  unitamente  ad  essa. 
Aperta  la  discussione  sopra  la  memoria  del  sig.  dott.  Dubini ,  il  cav.  de  Renzi 
leggeva  allora  una  nota  del  sig.  Semmola,  il  (juale  riguarda  la  malattia  descritta 
come  strana,  ma  gli  pare  die  tenga  sembiante  assai  conforme  con  le  proteifor- 
mi malattie  epidemiche  e  sporadiche,  acute  e  croniche,  descritte  col  nome  di 
morbo  convuhii-o  o  di  rafania  a|)parite  siiecialmente  in  Germania.  Riguarda  al- 
iiiiie  forme  di  questo  come  simiglianti  alla  diorea  lombarda,  come  sono  spe- 
nalnunle  spasmo  e  contrazione,  e  corni  inleiiidlato  da  tregue,  e  condizione 
prellameiite  nervosa,  e  processo  ineluttabile,  e  morte  quasi  costante.  Invita 
<|uiiidi  il  sig.  Dubini  a  vedere  le  correlazioni  che  iiassano  fra  questi  due  morbi: 
lieroccbè,  egli  dice,  nd  comporsi  la  storia  di  un  nuovo  fatto,  è  prima  necessità 


—  IIG  — 

quella  ili  (■oniinciarne  lo  studio  da'  falli  siuùli  ,  o  clic  simili  appariscono  ,  cosi 
come  ci  sono  stati  conseguati  negli  annali  della  scienza,  l'avvi  anche  altra  noia 
del  sig.  Jannelli  pro|)onenle  che  la  memoria  del  sig.  Dubini  fosse  pubblicata  nel 
diario,  accii)  ognuno  che  lo  desidera,  potesse  prenderne  cognizione;  al  che  ri- 
spose il  Presidente,  non  esser  ciò  possibile  di  eseguire,  essendo  il  diario  desti- 
nato solamente  a  dar  semplice  notizia  delle  cose  principali  trattate.  Allora  da 
altri  cbiedevasi  che  fosse  depositata  alla  stanza  della  segreteria,  e  il  Presidente 
e  il  doti.  Dubini  assentivano.  Il  prof.  Manfrù  trovava  somiglianza  fra  la  corèa 
elettrica,  e  il  tifo  tetanico  che  dominò  nel  regno  di  Na|)oli  nel  18i0;  ma  il  sig. 
doli.  Serroj  asseriva  che,  sia  per  il  corso,  sia  per  le  alterazioni  patologiche,  sia 
per  la  forma,  l'una  malattia  era  ben  dilTerenl(!  dall'altra,  e  si  univano  al  |ireo- 
pinanle  anche  il  sig.  Festeggiano ,  che  invitava  alla  sezione  cadaverica  di  un  pe- 
rito di  tifo,  e  il  doti.  Zarlcnga  che  non  negava  aversi  dai  medici  delle  provincie 
alcune  storie  di  tifo  tetanico  con  somiglianza  alla  corèa  elettrica  milanese ,  ma 
in  generale  l'una  malattia  diceva  esser  bLM>  diversa  dell'altra  per  l'indole,  la  na- 
tura, il  trattamento,  gli  esiti,  la  cura. 

Quindi  il  Presidente  Lanza  lasciava  l'assemblea  alla  Vice-Presidenza  del  lav . 
Tronipeo,  il  quale  dava  la  parola  al  dolt.  Dubini.  Scusavasi  con  singolare  mo- 
destia questo  scienziato  di  non  aver  potuto  leggere  le  opere  tutte  dei  tedeschi 
che  trattano  della  rafania,  e  promise  di  farlo:  disse  esser  importante  che  sap- 
l)iano  tutti  (pielli  che  vogliono  opporsi  essere  la  corèa  elellrica  malattia  non  ac- 
compagnata da  febbre,  quindi  non  confondibile  colle  febbrili  acute,  e  per  quante 
indagini  fin  qui  abbia  fatte,  solamente  è  propria  della  Lombardia. 

E  con  questo  aveva  termine  la  quarta  delle  nostre  adunanze ,  che  essa  pure, 
come  le  precedenti,  non  tradì  la  speranza  dei  buoni,  e  la  lusinga  che  i  medici 
essi  ancora  andranno  [seppur  già  non  sono  giunti  a  questo  scopo)  in  breve  edu- 
candosi ad  una  libera  e  frauca ,  ma  altreltanto  noliile  e  decorosa  discussione. 

Il  Presidente  Vincenzio  Lanza 

.Salvatore  he  Renzi 
I  Segretari  i  OnoAuno  Tukchetti 
Secondo  Polto 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  24  SETTEMBRE  1845 


I loi'o  aver  presentato  all'esercitazione  diagnostica  della  dotta  congrega  un  Sa- 
cerdote, il  quale  cadendo  e  percotendo  in  varie  parli  del  tronco,  non  che  nel 
capo ,  »>'eva  da  ciò  riportato  una  generale  affezione  morbosa  clie  altri  ehbe  in 
conto  (li  cianosi  ,  altri  di  melanosi;  aprivasi  la  (piinta  sessione  della  medica  fa- 
miglia del  na|)oletano  Congresso  con  la  lettura  del  processo  verbale,  il  quale 
non  restava  approvato  se  non  dopo  che  il  sig.  Presidente  ebbe  risposto  al 
sig.  doli.  Luigi  Ferrarese,  clic  notava  non  avere  il  Segretario  riferite  le  sue 
parole,  pronunziate  dopo  la  lettura  del  sig.  doti.  Ajello;  doverle  quindi  inse- 
rire nel  processo  verbale  della  medesima  giornata,  unitamente  alla  risposta  data 
da  lui  alla  falla  interpellazione. 

Diceva  adunque  il  sig.  dolt.  Ferrarese,  che  se  la  legge  era  una  e  per  lutti 
eguale,  non  avrebbesi  dovuto  permettere  al  sig.  Ajello  la  lettura  di  una  storia 
di  espulsione  di  ansa  intestinale,  quando  la  storia  era  già  stala  fatta  nota  al  pub- 
blico per  le  stampe,  e  da  molli  anni  letta  dall'autore  all'accademia  Medico- 
Cliirur;;ica  di  Napoli;  nell'alto  che  a  lui  non  volevasi  accordare  una  commis- 
sione per  esaminare  due  punti  della  sua  opera  sulle  malattie  mentali  ;  punti  che 
riassumono  gravi,  vitalissime  quistiuui,  in  ben  altro  modo  e  maggiormente 

16 


—  118  — 

impoi'lauli  dei  singoli  falli  patologici.  Alle  quali  coiisidora/ioni  rispondeva  il  pre- 
sidente: essere  appunto  in  forza  della  legge  generale  che  non  si  possano  accor- 
dare commissioni  per  giudicare  dei  libri  stampati.  Essere  aiipuiito  perché  la 
legge  è  eguale  per  lutti ,  che  non  si  possano,  comunque  si  apprezzino  1  non  co- 
muni talenti  del  proopinante,  formare  a  suo  riguardo  eccezioni,  che  potreb- 
bero, o  cosliluire  una  re  ìudicala,  o  essere  ingiuriosi  per  altri  mend)ri  che  chie- 
dessero egual  cosa ,  e  loro  fosse  negata  :  essendoci  grande  dilTerenza  fra  la  di- 
manda di  una  commissione  che  porti  giudizio  di  un'opera  resa  di  diritto  pub- 
blico, e  la  lettura  di  pochi  minuti,  come  chiese  il  sig.  Ajello,  dicendo  trattarsi 
di  aggiunzioni  all'antico  suo  la\oro. 

Chiedevasi  dallo  slesso  sig.  doti.  Luigi  Ferrarese  di  leggere  al  pubblico  il  te- 
ma di  una  sua  dissertazione,  da  offrire  alla  sezione  medica,  pria  di  passarlo 
al  banco  del  Presidente;  ma  fallo  ammonito  da  questo  che  anche  un  tale  an- 
nunzio era  fuori  di  quell'ordine  che  deve  da  chicchessia  esser  osservalo,  lo  pas- 
sava nelle  sue  mani,  uniformandosi  alle  discipline  comuni.  Ecco  il  titolo  della 
memoria:  «S'intende  determinare  1."  Quali  possono  essere  i  segni  più  caratte- 
ristici da  far  distinguere  la  passione  dalla  follia?  —  2.'  Quali  i  mezzi  per  di- 
scernere il  momento  in  cui  avviene  il  passaggio  dall'uno  all'altro  stato,  da  ser- 
vire una  tale  indagine  per  determinare  più  agevolmente  la  imputabilità  delle 
azioni  ed  i  suoi  gradi  ?  Quadri  comparati>  i  tra  i  caratteri  della  passione,  quelli 
della  follia  e  quelli  delle  tendenze  al  delitto,  acconci  ad  illusirare  gli  esposti 
quesiti,  e  nello  stesso  tempo  atti  a  spianare  sempre  meglio  i  difficili  problemi 
della  libertà  morale  e  della  imputabilità  delle  azioni  ». 

Annunziavasi  dal  Segretario  il  dono  fatto  alla  Sezione  dai  sig.  doti,  de  Li- 
sio  e  l'errone  dei  primi  volumi  di  un  dizionario  universale  di  medicina ,  chi- 
ruigia  e  farmacia  antropo-ipologica,  che  pregavano  fosse  giudicato  da  un'ap- 
posita Commissione;  ed  un  altro  dono  dell'opera  del  sig.  Barracano  sul  colera 
asiatico  donato  in  un  numero  di  copie  anche  maggiore  di  quello  dei  membri 
effettivi  della  nostra  Sezione.  Pregava  il  sig.  Barracano  che  gli  Scienziati  tutti 
a  cui  era  per  distribuirsi  una  copia  della  sua  opera  con  formula  brevissima  vo- 
lessero in  un  apposito  cartolare  significare  il  loro  giudizio  di  approvazione ,  o 
disapprovazione.  Ed  il  Preside  rispondeva  non  essere  nelle  sue  facoltà,  perché 


—  119  — 

contrario  alla  organica  costituzione  dei  Congressi,  l'accordare  ciò  che  dai  si- 
gnori doti.  Perrone,  de  Lisio,  e  Barracano  cliicdevasi. 

Era  fatta  in  seguito  un'altra  comunicazione  dal  sig.  Miraglia,  il  quale  voleva, 
che  la  Commissione  destinata  a  visitare  l'Ospedale  di  Aversa,  dove  egli  è  me- 
dico chirurgo,  e  delegato  al  Congresso,  prendesse  cognizione  anche  di  un  suo 
giornale  e  di  alcune  sue  tavole  statistiche  rclalne  ad  oltre  oOOO  casi  di  follie 
ivi  osservate,  e  curate.  Questa  lettera  era,  per  ordine  del  Presidente,  passata 
alla  Commissione  sugli  spedali. 

E  suhito  dopo  leggeva  il  rapporto  fatto  dalla  Commissione  creata  per  esa- 
minare le  esigenze  degli  Omiopatici,  il  (piale  rapporto,  venne  salutato  e  ac- 
colto con  applausi  iterati. 

«  Oggi  '25  settembre  1843  alle  tre  pomeridiane  si  ò  riunita  la  Commissione 
nominata  per  l'esame  della  dimanda  presentata  a  S.  M.  il  Re  dal  Commendatone 
de  Horntìis,  per  ottenere  una  Sotto-Sezione  di  Omiopatia.  La  Commissione  me- 
desima unanimamentc  ha  convenuto  sopra  i  seguenti  principi,  che  sono  il 
risultamento  di  una  lunga,  ponderata  e  ragionata  discussione. 

«  La  Commissione  innanzi  tutto  ha  creduto  opportuno  di  stabilire  che  i  Con- 
gressi scientifici  debbano  accettare  chiunque  si  presenta  per  discutere  coU'ot- 
tinia  intenzione  di  giovare  a' progressi  della  Scienza.  Altro  non  si  desidera  che 
il  lume  di  una  esperienza  spregiudicata  ed  il  frutto  di  una  meditazione  coscien- 
ziosa, senza  escludere  argomento  di  sorta  alcuna.  Ma  la  quistione  attuale  non 
riguarda  più  la  convenienza  di  un  esame  scientifico  :  bensì  il  desiderio  mani- 
festato da  alcuni  di  separarsi  dagli  altri,  ed  intorno  a  ciò  ha  creduto  opportuno 
di  fare  le  seguenti  determinitzioni  : 

«  1."  Se  l'omiopatia  si  presenta  come  un  nuovo  sistema  di  Medicina,  essa 
non  pare  di  poter  pretendere  a  costituire  una  Sotto-Sezione ,  mentre  allora 
tutl'i  vari  sistemi  di  Medicina,  e  le  diverse  teoriche,  a\Tebbero  un  pari  diritto, 
il  che  indurrebbe  la  massima  confusione. 

«  2.°  Se  poi  l'Omìopatia  aspira  ad  essere  una  Scienza  nuova  e  speciale, 
avente  niente  o  ben  poco  di  comune  con  la  dottrina  d'Ippocrate,  in  questo  caso, 
uniformandosi  al  disposto  del  regolamento  generale  sancito  in  Pisa ,  deve  diri- 
gersi all'Adunanza  Generale  del  Congresso,  ed  ivi,  secondo  ciò  che  venne  fer- 


—  120  — 

malo  ili  l'adoMi,  farà  dimandare  da  (re  Jlemhri  rffcdivi  clic  lianno  assislilo  in 
tre  altri  Conjiressi  ,  e  l'Adunanza  Generale  deciderà  se  convenga  prendere  in 
considerazione  la  dimanda  jter  trasmettersi  la  discussione  al  futuro  Congresso 
di  Genova. 

«  Discusso  e  slaltililo  ciò  se  n'  è  fornialo  il  presente  verbale,  firmalo  da  tut- 
t' i  nirndiri  della  Commissione.  —  Firme:  Trom|)eo;  De  Rolandis:  U.  Berlini; 
Giacinlo  Sadiero;  (Jeromini;  Prudente;  Ennnanuele  Cangiano;  RalTaele  Lin- 
ciano; doli.  Turchelti  Odoardo;  Pollo  Secondo;  Salvatore  de  Renzi  relatore  ». 
Dopo  ciò  il  Presidente  narrava  essere  stato,  in  unione  dei  Presidenti  delle 
altre  sezioni,  nel  giorno  precedente  ricevuto  da  S.  M.  il  Re  delle  due  Sicilie, 
a  cui  porgeva  i  sensi  del  più  alto  rispetto  e  delia  più  segnalala  gratitudine  del- 
l'intiero Congresso  il  l'residente  della  sezione  di  zoologia,  Carlo  Bonaparle 
Principe  di  Canino,  e  diccvaci  nella  commozione  dell'animo  la  più  lieta  e  pro- 
fonda essere  stati  accolti  dalla  Maestà  di  Ferdinando  II  con  ogni  singolare  ri- 
giiardo  e  l)onlà  ,  ed  aver  anzi  il  Monarca  pronunziate  le  seguenti  parole,  che 
esso  Presidente  aveva  raccolte  dalla  sua  viva  bocca  e  le  aveva,  per  non  perderne 
il  pregio,  consegnale  alla  caria.  Ecco  le  parole  dette  —  Incarico  ciascheduno  dei 
Presidenti  a  manifestare  a  ciascheduna  delle  sezioni  non  pur  la  mia  soddisfazione , 
ma  i  miei  ringi'aziamenli:  ninna  cosa  in  questi  di  mi  può  essere  più  gradila  che  udire 
che  questo  settimo  Congresso  degli  Scienziati  Italiani  addivcnijn  disiinlo  fra  ijli  altri. 
Per  me  é  questa  la  più  sicura  prova  che  in  questa  nostra  Mia  parte  dell'  Italia  le 
scienze  sono  in  non  minore  progresso  che  nelle  altre;  ed  ho  per  fermo  che  il  vero  pro- 
gresso dei  lumi  conduce  alla  vera  felicità  dei  popoli. — Qui  il  Presidente  era  inter- 
rotto da  reiterali  universali,  e  vivi  applausi  :  poscia  ripigliava  :  «  furono  dette  dal 
«  sommo  Re  tali  parole  pronunziate  con  tanta  eirusione  d'animo  die  non  pote- 
«  vano  non  coniniuovere  tutti  quelli  che  avevano  la  fortuna  di  ascolt.irlo.  Vor- 
'(  rei  possedere  bastante  cloiiuenza  ,  che  non  ho,  jier  comunicare  a  voi  per  con- 
c(  trocolpo  una  tale  commozione  ».  Altri  applausi  segnalavano  questa  comu- 
nicazione. 

Passandosi  alle  lellure,  primo  palesava  le  proprie  idee  il  prof.  Gorgone  di  Pa- 
lermo, intrattenendo  l'udienza  coli' esposizione  di  alcune  osservazioni  micro- 
scopiche sulla  struttura  intima  dei  denti  umani.  .\vTcrte,  innanzi  tutto,  come 


—  121  — 

sii  anatomici,  ed  i  fisiologi  abbiano  per  lungo  tempo  insistito  sulla  natura  cor- 
iHM  0(1  cpIdiTnioido  (li  (jucste  parli;  come  tilliiiianu'iile  poi  si  accordassero  con 
Cuvier,  e  Cruvelliier,  i  (piali  difliiiivnno  il  dente  un  prodotto  di  trasudamen- 
to, diverso  affatto  dal  tessuto  delle  ossa.  La  quale  sentenza  era  già  stala  con- 
Tutata  dall'autore  in  una  sua  memoria  pubblicata  a  Palermo  nel  1839,  sotto  i 
rapporti  ciiiniici,  anatomici,  fisiologici,  e  patologici. 

Quanto  al  carattere  chimico  egli  avvertiva  come  nei  denti  allo  stato  loro  di 
sviluppo,  die  è  la  circostanza  |)iù  favorevole  a  tal  genere  d'indagini,  il  prof.  Ca- 
soria  avesse  ottenuto  materia  organica,  fosfato  e  carbonaio  calcico,  vestigia  di 
nuore  calcico  e  di  fosfato  magnesico ,  ed  il  Bcrzelius  nei  denti  di  adulti  abbia 
rilevato  acqua  cartilagine  e  vasi. 

Riguardo  al  criterio  anatomico  osservava,  che  i  denti  sono  nella  loro  radice 
im)iianlati  negli  alveoli ,  e  come  la  membrana  fibro-niucosa  che  lap])ezza  queste 
cavità  ser>a  loro  di  periostio,  e  ^i  sia  molto  aderente;  che  nell'adulto,  sog- 
giunge, la  cavità  del  dente  e  la  sua  polpa  hanno  una  struttura  analoga  colla 
cavità  midollare  e  col  midollo  delle  ossa. 

Toccava,  come  le  osservazioni  microscopiche  da  lui  istituite  sopra  denti  di 
neonati  e  di  feti  gli  avessero  rivelata  una  quantità  di  fibre  intralciate  per  modo 
da  lasciare  degli  spazi  a  guisa  di  areole  per  la  forma  ineguali,  e  per  la  gran- 
dezza,  il  che  ben  fa  manifesto  essere  tutt'altro  che  un  ammasso  di  sostanza 
inorganica  la  coiupage  dei  denti,  o  una  stratificazione  amorfo-inorganica.  Ri- 
guardo alla  fisiologia  fa  osservare  come  ammettesse  un  movimento  di  nutrizio- 
ne ,  ed  opinasse  in  un  tempo,  che  molte  malattie  dei  denti  dipendessero  appunto 
dall'alterazione  di  questa  funzione;  ed  avverte,  cernie  fino  dal  1830,  avesse  an- 
nunziali molli  falli  che  il  l'iourens  dava  per  nuo\i  al  mondo  scientifico  nell'ac- 
cademia delle  scienze  di  Parigi  nel  18i3,  e  come  fin  d'allora  fosse  stato  portato 
a  conchiudere  che  la  nalura  intima  dell'avorio  dentario,  abbia  una  analogia  com- 
piuta con  quello  delle  ossa,  mentre  non  ne  ha  di  sorta  alcuna  col  tessuto  epider- 
nioico. 

In  oggi  accenna  come  Ilenle  animella  gran  parte  delle  sue  idee,  che  l'avo- 
rio del  dente  risulti  secondo  luì  dal  cemento,  e  dall'osso  dentario  ;  il  cemento 
poi ,  o  la  sostanza  corticale  della  radice  non  essere  differente  dal  tessuto  osseo 


—  122  — 

sullo  il  rapporto  di'lla  strutliira  intima,  e  possodorc  lo  medesime  cavità  piene 
di  calce,  con  prolungamenti  stelliformi,  e  canaletti,  coaie  la  sostanza  ossea. 
Il  (lual  modo  di  organogenesi  fa  conoscere  ammettere  pure  Mandi,  Kreuse, 
N'asniitli. 

Ma  già  toccando  pi»  dap|)resso  alla  materia,  e  volendo  che  I  assemblea  si 
tro>i  al  giorno  degli  ulteriori  suoi  lavori  microscopici ,  (a  noto,  come  in  unione 
del  sig.  prof.  Parlatore,  si  lr()\i  in  grado  di  osservare  l."  Glie  nei  germi  den- 
tari di  feti  a  metà  di  gravidanza  su  di  alcune  laminette  impercettibili  bagnate 
con  acqua  abbia  osservate  le  fd)re  esilissime  disposte  in  tessuto  areolare,  ed  in 
mezzo  a  queste  areole  alcuni  corpi  a  foggia  di  grani  ellittici  di  ineguale  gran- 
dezza, biancastri,  trasparenti,  o  di  sostanza  omogenea  come  quelli  dell'ami- 
do:  2.0  che  in  laminette  di  denti  di  feti  a  termine  scoperse  di  nuovo  i  suddetti 
corpi,  in  alcuni  luoghi  aveano  le  fibre  esilissime  disposte  in  reticoli  ed  in  altri 
le  fibre  erano  alquanto  obblique  da  ra.ssembrare  cavo ,  perchè  formale  da  due 
linee  opache  dai  lati,  e  da  una  terza  linea  trasparente  nel  mezzo:  3."  che  sopra 
l)iccola  laminetla  d'avorio  di  denti  di  latte  tagliati  traversalmente ,  potè  notare 
due  specie  di  fibre,  le  une  irregolari  disposte  in  areole,  le  altre  longitudinali 
ed  obblique  esilissime ,  che  sembravan  esse  pure  cave ,  perchè  formale  con  le 
due  linee  summentovale  :  -i."  che  sopra  laminette  di  avorio  di  dente  di  fanciullo 
tagliate  longitudinalmente,  oltre  alle  fibre  reticolari,  osservò  puranche  le  altre 
lr.isversali ,  che  parevano  presentare  riflessioni,  e  comunicazioni  fra  di  loro, 
benché  per  le  linee  fossero  disposte  come  le  altre  già  dette  :  'ò."  che  in  piccoli 
esili  pezzetti  di  avorio  di  dente  di  adulto,  sia  tagliali  orizzontalmente  che  per- 
pendicolarmente, potè  osservare  più  chiaramente,  e  manifestamente  i  suddetti 
canaletti,  ed  in  alcuni  siti  le  ripetute  areole.  Per  lo  che  credetesi  autorizzato 
a  conchiudere,  che  la  sostanza  organica  dell'avorio  dentario  ossia  la  gelatina  è 
più  copiosa  nella  vita  uterina  che  nell'estrauleriua;  che  quest'avorio  è  formato 
di  fibre  disposte  in  tessuto  areolare,  o  reticolare,  e  da  canaletti  ossei;  e  perciò 
la  sua  composizione ,  ed  intima  struttura  pareggiano  quelle  delle  ossa  ;  che  la 
nutrizione  esiste  nell'avorio  dentario  come  nelle  ossa  e  la  maggior  parte  delle 
sue  malattie  dipendono  dall'alterazione  di  cotesta  funzione:  finalmente  che  in 
anatomia  essendo  la  struttura  la  base  principale  delle  classificazioni,  ad  onta  che 


—  123  — 

i  (lenii  por  ulcuni  loro  caraUcri  si-iiihriiio  soiiiì(:lianli  alle  produzioni  epider- 
luoidi ,  nondimeno  essendo  la  interna  loro  natura  e  struttura  eguale  alle  ossa, 
dcliltonsi  fra  (lucste  all(>;;are  anzicliè  fra  le  appendici  tegumentarie.  E  cosi  com- 
pievasi  (piesla  lettura,  che  fu  applaudita. 

Leggeva  poscia  il  sig.  Colosinio  sopra  un  caso  ed  una  questione  relati\a  <li 
medicina  legale.  Ecco  il  fatto.  Nel  bel  mezzo  della  notte  da  scellerata  mano  ad 
un  uomo  dormente  con  coltello  ^iene  aperta  la  gola  fra  l'osso  ioide,  e  la  la- 
ringe lin  verso  il  cornetto  minore,  aprendosegli  trasversalmente  cosi  la  larin- 
ge; e  nel  processo,  si  lesse  un  foglio  che  si  disse  essere  l'esame  del  ferito,  ed 
essere  stato  da  questo  dettato.  Insorse  questione  fra  i  periti  del  Tribunale  e  quelli 
della  difesa,  dicendo  alcuni  che  era  impossibile  che  un  individuo  a  cui  furon 
tagliate  le  corde  vocali,  e  i  \entricoli  della  laringe,  potesse  parlare;  ed  avvi- 
sandogli altri,  che  coll'insegnamento  diPareo,  cioè  riavvicinando  le  labbra  della 
ferita,  |iole\a  benissimo  ricuperare  momentaneamente  la  fa>ella.  Di  questa  qui- 
stione  agitata  net  Tribunali ,  come  inq)ortautissima,  il  sig.  Colosimo  chiedeva  la 
.soluzione  alla  se/ione  medica  del  ATI  Congresso. 

Indi  leggeva  il  sig.  Dorotea  sopra  un  caso  di  isteria  e  in  brevi  detti  mostrata 
la  poco  ])rccisa  cognizione  che  si  ha  di  questa  malattia  riportava  il  fatto  di  una 
giovane  di  anni  20,  colta  e  tormentata  da  isterismo  a  periodi  frequenti,  con  gra>i 
concussioni  e  restio  ai  farmaci  più  eroici.  Degenerata  la  malattia  in  grave  af- 
fezione organica,  si  concomitò  or  con  epistassi,  or  con  emottisi,  or  con  ema- 
lemesi ,  e  dissenteria ,  ed  in  fine  con  grave  prolungata  abbondante  nietrorra- 
gia  che  ridusse  allo  stato  cereo  la  povera  inferma.  Ma  infine  improvviso  la  me- 
trorragia  cessò,  e  le  sue  forze  ripresero  lena,  benché  non  cessasse  l'isterismo. 
In  quel  torno  di  temjw  passata  ad  impalmarsi  con  robusto  villico  divenne  la 
giovane  isterica  in  breve  madre,  e  come  tante  altre  tro\ò  nel  matrimonio  lo 
s|)ecifico  più  sicuro  e  potente  sulla  cura  delle  isteriche  convulsioni. 

Correda  il  professor  Dorotea  la  sua  Storia  di  varie  riflessioni ,  e  fatto  conscio 
dalla  isterica  che  i  suoi  moli  convulsivi  precipuamente  risveglia vansi  ogni  qual- 
>olta  essondo  nubile,  gli  anqilessi  d'amore  erano  più  casti  di  quel  che  avrebbe 
•lesidoralo,  passa  iu  tal  modo  a  ragionarsela. 

Quando  si  s>iluppa  la  pubertà,  e  aj>pai-e  la  mestruazione,  le  ovaia  ingros- 


—  124  — 

Mno  e  si  ilispongono  n  t'iir  inalino  l'ovolo  per  lasciarlo  poi  sfuggire  fallo  tale 
pcrclié  >aila  a  coiiiporro  un  essere  nuo^o.  Ritengasi  adunque  la  pubertà  e  la 
mestruazione  per  le  epoche  nelle  quali  l'ovolo  è  pronto  a  staccarsi  e  a  formare 
nu  nuovo  essere,  quando  però,  nei  casi  generici,  venga  feeondato.  l'atte  al- 
lora turgide  le  ovaia  per  concorso  di  umori  che  vi  si  ])orlano,  inondano  le  vc- 
sciclietle  del  (jraafdi  già  peraltro  assai  turgide  sensii>ili  ed  ingorgalo  da  escare, 
una  volia  irritate  dall'ovolo  specie  di  corpo  estraneo  che  non  è  uscito  dal  suo 
posto,  capaci  a  destare  le  convulsioni  e  le  turbe  simpatiche  consensuali  e  che 
lorinano  rislerismo.  Circa  alla  cura  poi  operata  con  le  ritorte  voluttuose  di  po- 
tente garzone,  egli  la  spiega  con  lo  sprigionamento  perfetto  deI^o^olo  della  ve- 
sciclielta  del  Graaf,  che  non  dovea  restar  dopo  del  coito  molto  irritata,  come 
nei  modi  di  copula  imperfetta,  che  irritava  sempre  maggiormente  le  parti  in- 
ferme della  generazione.  Consolida  questa  sua  teorica  il  sig.  Dorotea  coi  casi 
di  Vallisnieri,Villermay,  che  trovarono  nelle  ovaia  delle  isteriche  delle  altera- 
zioni delle  vescichette  e  degli  ovoli,  e  coli" esposizione  del  potere  del  nisus  for- 
mala-us  delle  ovaia.  Infine  ritenuta  la  sede,  non  esclusiva  né  costante  ma  più 
comune  dell'isterismo  nell'ovaia,  e  la  causa  nell'irritazione  che  desta  da  un 
lato  la  potenza  dell'ovolo  non  fecondalo,  dall'altro  la  sensibilità  esagerata  di 
quelle  parti  nelle  donne  puberi  e  giovani,  si  fa  a  rintracciare  la  causa  della 
maggior  frequenza  dell'isterismo  nelle  donno  di  grande  immaginazione,  nelle 
dedite  alle  lascivie,  in  quelle  che  abitano  climi  caldi  a  sano  vitto  afrodisiaco, 
o  lauto;  causa  che  trova  nel  maggior  afflusso  sanguigno,  e  esaltamento  ner- 
voso degli  organi  genitali  interni ,  e  termina  col  far  osservare  a  quei  fisiologi 
che  credono  alla  deposizione  dello  uova  senza  la  precedente  fecondazione  :  Che  il 
corpo  luteo  si  debbe  avere  per  frutto  dell'atto  fecondativo,  come  tutti  sanno, 
che  la  natura  sarebbe  contro  suo  uso  troppo  prodiga  nella  quantità  degli  ovo- 
li, che  il  numero  di  circa  30  che  ammettono  molti  fisiologi  competere  alle 
donne  in  genere,  presto  sarebbe  esaurito  se  ogni  mestruazione,  come  Raciboski, 
e  BcdeliolT  vogliono,  ne  scacciasse  alcuno,  e  però  non  si  potrebbe  avere  fecon- 
dazione, e  gravidanza  dopo  qualche  anno  di  pubertà  ;  che  non  si  spiegherebbe 
la  maggior  facilità  all'ingravidare  dopo  le  mestruazioni,  che  dovrebbero  ncl- 
l'opposla  sentenza  della  sua  lasciare  ovoli  immaturi,  quindi  non  alti  ad  essere 


—  125  — 

lecoDdati.  E  dice  pure  che  in  tal  modo  non  si  spieglierelìhero  le  gravidanze 
(ubarie  ovariche.  Dietro  tutto  questo  riassume  dichiarando  la  deposizione  degli 
ovoli  non  fecondati,  i  ritmi  a  forme  zoologiche  inferiori. 

Quarto  a  leggere  fu  il  sig.  Cam|)agnano  e  lesse  sopra  i  casi  di  ematuria  per  lo 
più  osservata  in  vecchi,  consociata  a  vizio  artritico  e  gottoso,  sia  manifesto  sia 
latente ,  curali  col  decotto  di  guaiaco  e  coli' acqua  di  calce  e  col  siroppo  di 
gomm' arabica.  Conchiuse  esser  sempre  innocua  in  ogni  ematuria  la  sua  for- 
mula medicamentosa,  e  di  un  effetto  mirabile  poi  nei  casi  di  ematuria  per  re- 
nelle, per  condizione  artritica,  reumatica,  gottosa,  mostrandone  la  razionale 
e  scientilica  indicazione,  dietro  le  leggi,  e  le  cognizioni  che  fornisce  la  scienza 
dei  niorhi. 

Do|)o  ciò  il  prof.  Manfrò  si  fece  a  proporre  che  per  risparmiare  temi»  utile 
si  facessero  più  corti  i  processi  verbali.  Ma  il  Presidente  rispondeva  che  delle 
nostre  fatiche  non  resta  che  il  processo  verbale,  che  (luello  solo  è  il  monumenlf) 
che  |)assei-à  ai  secoli  futuri ,  mentre  le  nostre  parole ,  come  egli  si  espresse ,  in 
men  che  son  dette  le  disperde  il  vento,  e  non  lasciano  che  una  vuota ,  e  sterile 
rimembranza.  Succedevano  applausi  generali  e  ripetuti. 

Allora  il  prof.  Piretti  narrava  prima  un  caso  di  idrometrorrea  fuori  dello 
stato  di  gestiizione  osservalo  in  Beatrice  Lettieri,  che,  dopo  essersi  sconciata 
al  o."  mese  di  sua  gravidanza,  ebbe  poscia  per  lungo  tempo  un  flusso  ac([uoso 
dall'utero  diesi  mantenne  pervio,  il  che  faceva  sospettare  della  natura  idati- 
dea  dell' idrope.  Il  secondo  fatto  dal  dolt.  Piretti  narrato  risguardava  un  caso 
di  scabbia  comunicalo  a  lui  stesso  dal  cadavere  di  un  fanciullino  morto  di  (|ue- 
sta  malattia,  nella  circostanza  dell'autopsia  cadaverica;  il  qual  fallo  corredava 
di  corollari  nei  quali  mostrava  il  modo  di  comunicazione  della  rogna  dal  corpo 
morto  al  vivo,  mettendo  fuori  di  dubbio  la  genesi  dell'acaro,  che  ritenne  suc- 
cessiva alla  pustulazione,  essere  eirelto  non  causa  del  contagio,  che  derivava 
dal  pus.  Nel  terzo  fallo  narrasi  di  un  lombrico ,  che  soggiornò  producendo 
degl'incomodi  per  molti  anni  nelle  fosse  nasali  posteriori,  additando  che  cre- 
deva esser  ivi  pervenuto  non  nato,  originandosi  i  vermi,  secondo  lui,  solamente 
nel  tubo  gastro-enterico.  Il  quarto  fatto  si  aggira  sopra  una  ca\  ita  cartilaginea 
infossata  che  sul  femore  indusse  il  pezzo  superiore  di  una  rotula  lussata,  fatto 

17 


—  126  — 

clic  secondo  lui  mostra  vera  la  sentenza  di  Scarpa,  l'osso  esser  cioè  cartilagine 
ossificala,  e  non  viceversa  come  la  pensava  Medici ,  e  l'ossea  fibra  esser  sempre 
primitiva.  Infine  continuando  la  sua  lettura  il  sig.  Piretti  avverte  l'assemblea, 
che  poco  pongon  mente  alla  virtù  e  potenza  irritativa  della  bella-donna,  osser- 
vabili anche  nella  pniiilla ,  da  prima  quelli  ostetrici  che  ne  fanno  uso  nelle  con- 
trazioni S()asniodiclio  dolio  lìlue  doli' utero. 

Aperta  frattanto  la  discussione  sopra  la  memoria  del  dott.  Nicolucci,  chie- 
deva la  parola  il  sig.  prof.  Tonimasi  per  domandare  al  predetto  sig.  dottore ,  se 
le  cellule  coniche ,  sulle  quali  sono  inseriti  i  cigli  vibratili  siano  le  medesime 
(li  quelle  che  fanno  lo  strato  pavimentoso?  Al  che  rispondeva  il  sig.  dott.  Ni- 
colucci per  diverse  vie  potersi  osservare  cosilTalta  diversità  sopra  i  punti  della 
membrana,  dove  avveniva  il  passaggio  da  una  forma  opitolica  in  un'altra,  da 
epitelio  pavimentoso  in  epitelio  cilindrico.  È  in  questi  punti  dove  si  osserva  la 
differenza  fra  le  une  cellule  e  le  altre.  Se  non  che  il  sig.  prof.  Tommasi  allora 
soggiungeva  il  frutto  di  alcuni  suoi  sludi  intrapresi  sopra  questo  argomento,  per 
sentire  il  giudi/io  doll'inliora  asseudjlea ,  e  per  sapere  se  nelle  sue  osservazioni  si 
fosse  trovato  d'accordo  con  quanto  jioteva  aver  notato  il  sig.  Nicolucci.  Manife- 
stava adunque  :  1 ."  di  aver  egli  osservato  la  congestione  ap|)ortnta  arliflzialmente 
nella  mucosa  laringea  di  una  rana  produrre  non  solo  il  distaccamento  dell'epi- 
telio ,  quanto  ancora  il  disgregamento  delle  sue  cellule,  o  per  meglio  spiegarsi 
diceva  quella  sostanza  intercellulare  che  le  unisce  essersi  accresciuta,  onde  le 
cellule  sembrare  tra  di  loro  di  i)iù  allontanate.  Essersi  in  pari  tempo  l'epitelio 
riprodotto  e  le  sue  cellule  parere  più  rigonfiate,  e  contenenti  più  nuclei  con- 
centrati. Dalle  quali  cose  conseguitare  2.°  che  la  flogosi  per  l'ossi-proteina  che 
la  caratterizza  aumenta  la  riduzione  dei  tessuti ,  e  la  copia  della  materia  cisto- 
blaslica,  onde  le  cellule  formansi  speditamente,  e  con  più  nuclei,  e  aumentarsi 
la  quantità  del  blastoma  oncistico  e  del  blastoma  intercellulare,  3."  il  movimento 
vibratile  dei  cigli  nello  stato  di  flogosi  diminuire  sensibilmente  per  la  intensità, 
e  laddove  il  movimento  dei  cigli  nello  stalo  fisiologico  ha  una  direzione  co- 
stante, d'onde  derivano  le  correnti  determinate  dei  liquidi  circumambienti, 
nello  stato  patologico  alterarsi  la  conoscenza  dei  movimenti  speciali  e  risul- 
tarne un  movimento  caotico.  Assentiva  circa  i  primi  due  punti  il  sig.  Nico- 


—  127  — 

liKii,  e  diceva  aver  egli  pure  veduto  il  disgregamento  delle  cellule  nella  Dogosi 
e  la  riproduzione  dell'epitelio,  (al  che  si  uniformava  anche  il  prof.  Dorotea 
che  si  oflrixa  pronto  a  presentare  dei  pezzi  patologici  che  mostrassero  il  con- 
sumo, e  la  riproduzione,  dopo  le  llogosi,  dell'eiìitelio  pavimentosoj  henché  a 
maglie  non  molto  litte;  e  circa  il  movimento  dei  cirri  libratili  che  il  prof.  Tom- 
masi  aveva  osservato  rallentati  nella  flogosi,  e  disordinati  nella  direzione  in 
modo  da  risultarne  un  movimento  caotico,  Nicolucci  concludendo,  si  faceva 
a  dire,  riuscirgli  nuove  queste  osservazioni ,  ringraziare  però  il  prof.  Tommasi 
delle  fatte  commiicazioni  e  seco  lui  congratularsi  della  diligenza  e  del  bel  pro- 
posilo con  cui  coltiva  gli  alti  studi  d'anatomia  Osiologica. 

Ad  entrambi  gli  oratori  plaudi>  a  il  consesso ,  e  in  (|uesto  passa\  asi  alla  di- 
scussione della  memoria  del  sig.  Fodcraro  vertente  sullo  starnuto.  Si  alzava 
il  sig.  liarbarisi  per  dare  categorica  risposta  alla  memoria  del  prof.  Foderaro, 
dicendo  che  era  tro|)po  sentita  e  generalmente  ammessa  da  lutl'i  fisiologi  la 
teorica  dello  starnuto  per  il  primo  dall'illustre  Cotugno  spiegata,  e  che  le  os- 
servazioni addotte  in  contrario  dal  prof.  Foderaro,  desunte  1."  dall'anatomia, 
2.°  dagli  sperimenti  fisiologici,  3."  dall' organo-genesi,  non  erano  decisivi  per 
far  cangiare  opinione;  cioè  di  credere  che  i  nervi  sfeno-palalini ,  anziché  il  pa- 
rabolico, influissero  alla  meccanica  dello  starnuto,  e  che  egli  con  ragioni  de- 
sunte dall'anatomia,  dalla  clinica,  dall'anatomia  patologica  si  accingeva  a  ri- 
battere le  ragioni  del  prof.  Foderaro,  e  cosi  riundicare  al  Cotugno  ed  ai  fi- 
siologi tutti  la  sua  opinione. 

Ed  in  prima ,  per  ragione  nolomica  dicova ,  che  il  sig.  Foderaro  seguiva  la 
corrente  de'nolomisti,  allorquando  scrive>a  «  che  i  nervi  parabolici  Colunia- 
ni,  naso  palatino  di  Scarpa,  incisivi  o  palatini  anteriori  da  altri  cosi  chiamali, 
spiccandosi  dal  ganglio  sfeno-niasccllare ,  triangolare  di  Meckel,  non  danno 
nervi  alla  ]iituitaria  o  schneiJeriana,  in  modo  che  irritala  dagli  errini  non  vi 
sarebbe  ragione  di  possibile  propagamento  pel  fenomeno  dello  starnuto  ;  e  che 
siccome  i  ner>i  sfcno-])alatini  in  tutta  la  della  membrana  si  disperdono ,  ogni 
ragione  vuole  che  a  questi  e  non  ai  parabolici  si  attribuisca  tal  propagamento.  » 
A  questi  argomenti  pel  primo  opponeva  il  sig.  liarbarisi  che  egli  appartenendo 
come  settore  alla  cattedra  di  dìuioslrazioui  anatomiche,  ed  avendo  avuto  op- 


—  128  — 

|jui'(unilà  (li  pirpararo  (iuiii-nlo  e  più  M)I(o  la  seconda  branca  del  par  (|uinlu,  ila 
potuto  scfiuiro  por  ben  cinque  volte,  ne'sojigelli  in  cui  il  nervo  paral)olico  era 
s\iluppalo,  de'finissinii  fdanienli  nervosi  clic  da  esso  si  staccavano  per  la  mu- 
cosa del  setto  delle  narici  ai  due  terzi  superiori  della  slessa ,  e  che  al  certo  ano- 
stomosi  l;ir  dovevano  co'sfeno-palatini  e  con  gli  olfattivi ,  come  la  (licevano  con 
il  dentario  anteriore,  e  die  nello  scorso  anno  scolastico  gli  ave\a  fatti  vedere 
al  professore  interino  della  cattedra  di  anatomia  Giuseppe  Pietrocola  non  cbe 
a  numerosissima  scolaresca.  Per  lo  secondo  poi ,  che  se  i  nervi  sfeno-palatini 
si  sfioccano  sulla  parte  superiore  e  meato  corrispondente  al  cornetto  medio  ed 
alla  parte  posteriore ,  e  che  se  questi  concorrevano  nell'idea  del  Foderare  al 
fenomeno  dello  starnuto,  iierchè  concorrer  non  dovc\a  il  parabolico  cotuniauo 
mentre  dava  nervi  alla  mucosa  del  setto,  e  nasceva  come  gli  altri  dallo  stesso 
ganglio  sfeno-mascellare?  Inoltre  se  il  parabolico  non  ha  tale  ufTizio  quale  altro 
scopo  fisiologico  gli  ha  imposto  natura?  forse  quello  di  animare  la  nmcosa  pa- 
latina, se  questa  ne  riceve  a  do\izia  dai  rami  palatini  posteriori?  forse  per  ist;»- 
bilire  nervose  anastomosi  con  questi  idlimi ,  se  si  anastomizza  ancora  col  den- 
tario superiore  ed  anteriore ,  come  anche  ha  verilicato  il  Clociuet  ?  Dunque  egli 
domandava  al  prof.  Foderaro  a  che  servirà  mai  il  naso  palatino  o  parabolico 
nituniano?  .V  ((ueste  ragioni  notomiche  il  sig.  Barbarisi  aggiungeva  una  osser- 
va/ione clinica  da  lui  fatta  su  di  un  suo  infermo,  che  soffriva  la  morbosa  star- 
nutazione fino  a  contare  130  starnuti  di  seguito;  e  faceta  riQetterc  che  l'affe- 
zione in  tal  caso  era  propria  del  nervo  parabolico,  stantecché  precedeva  la  con- 
vulsione un  dolore  quasi  a  vampe  elettriche  lungo  il  setto  delle  narici  infiuo 
alla  scissura  sfeno-mascellare,  e  che  egli  da  questo  prodromo  av\isato  storna\a 
la  starnutazione  con  la  pressione  sulla  mucosa  del  palato  duro  dietro  i  denti  in- 
cisivi, come  consigliava  il  Cotugno.  Convalidava  il  suo  argomento  poi  con  una 
osservazione  notomica  patologica  fatta  in  sul  cadavere  di  una  donna  che  vivendo 
aveva  solTerta  corizza  di  lunga  durala,  e  che  abbenclié  fiutasse  tabacco  e  ne  sen- 
tisse \iva  stimolazione,  pure  non  potò  mai  elTettuire  lo  starnuto,  che  la  in- 
ferma tanto  desiderava  per  liberarsi  dal  muco  che  le  otturava  le  vie  nasali. 
Morta  la  infelice  per  \izio  cardiaco,  la  diligente  ed  accurata  necroscopia  da  lui 
fatta  lo  mise  a  conoscenza  di  due  forse  rare  e  preziose  osservazioni ,  la  prima 


—  129  — 

rlie  mancava  da  un  lato  e  dall'altro  il  ramo  etmoidale  o  naso  lobo  di  Cliaus- 
sier  infinu  dalla  sua  origine;  la  seconda  che  il  parabolico  erasi  inspessito,  e 
verso  i  due  terzi  superiori  della  mucosa  del  setto  era  stretto  da  una  cartilagine 
in  cui  erasi  scambiata  la  mucosa,  mentre  è  degno  di  osser\ azione  che,  «li  sfeno- 
palnlini  si  raltrc»  avano  in  istato  normale  :  osservazione  è  ([uesta  che  prova  se- 
condo lui  all'evidenza  che  lo  starnuto  effetluir  non  si  poteva  per  malattia  del 
nervo  parabolico,  perché  mancava  il  mezzo  di  propagazione  deputato  dalla  na- 
tura per  la  meccanica  dello  starnuto. 

Ver  la  seconda  ragione  sperimentale  di  cui  si  avA'aleva  il  prof.  Foderaro,  con- 
tinuava il  prof.  Barbarisi,  che  egli  non  negava  il  sentire  della  mucosa  delle  na- 
rici esser  do\uto  ai  rami  diversi  del  (juinto  paio  de' nervi  cerebrali,  che  anzi 
ricordava  a  se  dall'anatomia  che  il  nasale  interno  dell'oftalmico,  il  frontale 
dello  stesso  tronco,  gli  sfeno-palatini ,  il  vidiano,  il  ramo  dentario  anteriore 
del  mascellare  superiore  innervavano  la  mucosa  nasale,  ma  negar  non  si  po- 
teva che  il  parabolico  ne  fornisse  alcuni  rami  alla  mucosa  del  setto. 

Inoltre,  esser  forse  vero  che  premuta  la  mucosa  del  palato  duro  venirne  piut- 
tosto il  vomito,  ma  ciò spiegavasi  con  l'inUuenza  de' palatini  posteriori  che  in- 
nervano tal  sito  e  r  ugola;  e  che  poi  mai  da  alcuno  non  si  era  preteso,  come 
il  Foderaro  asseriva,  che  premuto  il  ganglio  incisivo,  che  bene  egli  noma  di 
Cotugno  e  non  già  di  Cloquct,  ne  dovesse  venire  lo  starnuto;  che  anzi  al  con- 
trario, e  lo  dice  ancora  il  Cotugno,  storna  un  tale  fenomeno.  Aggiungeva  del 
pari  il  sig.  Darbarisi  che  per  isi)iegare  come  una  viva  luce  provoca  lo  starnuto 
non  vi  era  necessità  di  anunetlere  innesto  nervoso  tra  i  ciliari  e  la  relina,  ana- 
stomosi che  egli  non  negava  abbenchè  non  veduta  da  lui  ;  ma  solo  rifletteva  che 
un  (al  fenomeno  spiegar  si  poteva  con  la  anastomosi  che  v'esiste  Ira  i  ciliari  ed 
il  nervo  ottico,  o  tra  uno  a  due  filetti  del  ramo  nasale  con  lo  slesso  nervo  ot- 
tico, ramo  nasale  che  o  s'innesta  col  ganglio  sfeno  orbitalo  o  lenticolare  di  Me- 
ckel,  ovvero,  come  altri  crede,  unitamente  ad  uu  rametto  del  terzo  cerebrale 
lo  costituiscono:  come  ancora  spiegavasi  facilmente  perchè  lo  starnuto  s'inci- 
tava dal  solletico  tatto  al  labbro  superiore  mercé  l'anastomosi  diretta  tra  il  nervo 
dentario  superiore  ed  anteriore,  il  quale  si  estende  lungo  la  parete  del  seno  ma- 
scellare penetrando  nelle  fosse  nasali,  per  anastomizzarsi  col  nervo  parabolico. 


—  130  — 

K  fiKT\a  qui  poi'  ulliiin)  il  sip;.  Biirlìaiisi  lillollore  clic  ancor  che  il  naso  pala- 
tino non  desse  ner\  i  alla  nuieosa,  non  per  ([uesto  escluder  si  dove\  a  come  in- 
fluenle  alla  meccanica  dello  starnuto,  e  che  se  si  conveniva,  come  il  fatto  no- 
tomico  dimostra,  che  esso  paraholico  aderisce  intimamente  lungo  la  mucosa 
del  setto,  non  vi  è  ragione  da  credere  che  egli  non  risenta  le  impressioni  ri- 
cevute dalla  mucosa  per  aKivilà  di  altri  nervi,  e  trasmettere  la  sentita  per  la 
meccanica  dello  starnuto;  ed  a  conchiudere ,  se  i  nervi  sfeno-palalini  che  par- 
tono dal  ganglio  sfeno-mascellare  o  triangolare  di  Meckel  pel  prof.  Toderaro 
spiegano  influenza  alla  meccanica  dello  starnuto,  perchè  poi  escludere  si  do- 
\  c\  a  il  parabolico  che  parte  dallo  stesso  ganglio  e  va  per  la  mucosa  del  setto 
delle  narici? 

Per  la  ragione  poi  che  il  prof.  Foderaro  crede  dedurre  dall'organo-gcnesi  a 
favore  del  suo  assunto,  cioè  clic  il  ganglio  incisivo  palatino  ne'primordii  della 
vita  si  trova  prossimo  al  ganglio  sfeno-palatino,  che  crescendo  con  la  età  le 
fosse  nasali  il  primo  dal  secondo  allonlan.indosi ,  per  questo  i  parabolici  non 
danno  né  posson  dare  alcun  ramo  alla  pituitaria,  il  sig.  Barbatisi  la  dichiara  di 
nessun  valore,  e  cosi  crede  aver  rivindicato  la  teorica  dello  starnuto  al  suo  ce- 
lebre autore. 

A  tali  obbiezioni  rispondeva  in  brevi  detti  il  sig.  prof.  Foderaro  che  non 
bene  poteva  precisare  la  derivazione  di  alcuni  filetti  nervosi  che  si  portano  alla 
schneideriana  ed  al  setto ,  ma  questo  senza  dubbio  potere  asserire  che  il  pa- 
rabolico non  ve  ne  manda  di  sorta  alcuna,  ed  essere  così  sicuro  in  questo  pro- 
posito da  non  poter  prestare  cosi  facilmente  fede  a  chi  a  lui  si  va  annunziando 
innovatore;  ed  esigere  che  simili  fdctti  nervosi  a  lui  siano  moslrali:  la  quale 
sfida  era  accettata  dal  dot.  Barbarisi  che  si  proponeva  di  prepararli,  e  cosi  la 
questione  di>  enuta  di  fatto ,  creavasi  dal  Presidente  una  commissione  composta 
dei  signori  cav.  Panizza  ,  ca\ .  Bufalini ,  prof.  JMaiifrè ,  prof.  Prudente  ,  doli. 
Pellizzari,  dott.Verga,  dott.  Pirelli,  acciò  osservasse  e  riferisse  a  suo  tempo  alla 
sezione. 

Dopo  ciò  congratulandosi  il  Presidente  dei  frulli  scientifici  retralti  tanto  dalle 
letture  che  dalle  discussioni  udite  nella  quinta  seduta  ,  chiudeva  l' adunanza  , 
confortato  dal  pensiero  gradito  che  le  nostre  riunioni  giornaliere  si  per  l'or- 


—  131  — 

«line  che  jicr  1" importanza  siano  le  une  eguali  alle  altre,  e  fiducioso  che  come 
ebbe  felice  il  principio,  alihia  la  nostra  sezione  prospero  fine  e  nobile  compi- 
mento. 

Il  Presidente  Vi.nce.nzio  I^anza 

Salvatore  de  Kenzi 
I  Segretari  (  Odoaudo  Tlrchetti 
Secondo  Poi.to 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  27  SETTEMBRE  1845 


JIl  Prcsiilontc  ucll'nprirc  la  sessione,  annunziava  all'assemblea  dover  essere 
più  delle  alUe  splendida  e  lieta,  trovandosi  fra  noi  due  bei  lumi  della  medicina 
italiana,  i  sig.  prof.  cav.  Panizza  e  Bufalini. 

Letto  poscia  ed  approvato  il  processo  verbale ,  e  fatte  alcune  comunicazioni 
in  nome  della  Presidenza  generale,  si  annunziò  la  commissione  per  esaminare 
i  documenti  presentati  per  la  quistione  della  peste,  ed  intorno  alle  riforme  delle 
quarantene,  composta  dei  seguenti  soggetti:  cav.  Trompeo,  de  Rolandis,  Ber- 
lini, prof.  Bcrruti,  Sacchero,  Corticelli,  Laruccia,  Festeggiano,  Cangiano,  Cic- 
cone ,  de  Nasca ,  Bcrtarelli ,  oltre  i  tre  membri  del  supremo  Magistrato  di  salute 
clic  sono  i  dottori  Lanza,  Carbonaro  e  Giardini. 

E  si  annunzia^  a  egualmente  essersi  aggiunto  alla  commissione  per  visitare  gli 
Ospedali  i  sig.  dott.  Verduna,  Tommi  e  Tomati. 

Passatosi  alle  letture ,  il  sig.  Riboli  esponeva  la  storia  di  un  caso  di  terebra- 
zione per  un  dolore  fisso  al  vertice,  seguito  da  alcune  sue  osservazioni.  Tral- 
tavasi  di  una  donna  di  distinta  famiglia,  assai  bene  educata,  e  di  molti  pregi 
fornita,  la  quale  passata  a  nozze  di  16  anni,  ebbe  per  sette  anni  altrettanti  fi- 
gli ,  e  per  altri  sette  anni  fu  preoccupata  da  un  sentimento  amoroso,  il  quale 


—  133  — 

cercò  combaltere  con  viiluosa  forniezza,  e  rassegnazione:  ma  ciò  allcrava  il 
suo  carattere  e  la  rendeva  instabile  negli  alTetti,  eil  a  poco  a  poco  ahijorriiu  le 
face^ano  la  vita.  A  30  anni  concejìisco  di  nuovo,  e  nella  gestazione  solTre  gra^i 
cenilce  inlercorreuli ;  ma  il  parto  fu  facile,  e  solo  do|)o  tre  mesi  di  lattazione 
scomparve  il  latte  e  fu  costretta  lidar  la  prole  ad  una  nutrice.  Tu  allora  che 
una  grave  olite  dell'orecchio  destro  la  rese  febbricitante  e  furiosa;  fu  invasa 
dal  delirio,  e  divenula  pazza  fu  in  un  manicomio  sottoposta  a  diversi  lenlali\i 
di  cura.  Cessò  allora  di  essere  furiosa,  ma  diviene  apatica,  e  mentre  di  tutto 
sanamente  ragiona,  non  ha  volontà  propria,  né  forza  di  volere,  né  impressio- 
nabilità di  sorta  alcuna.  Racconta  a  tutti  le  sue  sofferenze  ,  ma  vaghe,  varie  e 
strane  contraddi/ioni  manifestano  le  funzioni  intellettive,  morali  ed  organico- 
iutellelli\e ,  sembrando  di  trovarsi  in  un  continuo  sogno ,  e  mentre  esercita 
lutt'i  suoi  sensi,  assicura  di  non  averne,  e  sempre  si  duole  del  grave  dolore 
che  la  tormenta  sul  vertice.  Del  resto,  facili  i  movimenti,  lodevole  la  nutri- 
zione, tranquilli  i  sonni;  e  mentre  appaga  i  suoi  desiderii ,  dice  farlo  macchi- 
nalmente e  senza  esserne  conscia. 

Ciò  attribuisce  il  Uiholi  ad  uno  sialo  irritativo  della  massa  encefalica  ,  non 
alterata  nell'interno  impasto  organico,  ma  solUinto  disturbata  nell'atto  delle 
funzioni.  Questo  stato  durava  da  Ire  anni,  e  costante  esisteva  il  senso  di  peso, 
(li  chiodo,  d'incudine  al  vertice,  che  la  opprimeva  in  modo  di  farle  ripetere 
che  se  una  forza  superiore  1'  avesse  potuto  sollevare  da  questo  peso,  ella  sa- 
rebbe ritornata  sana,  il  sig.  Riboli  si  pose  a  meditare  su  i  diversi  stati  organici 
che  potevano  dar  luogo  a  queste  strane  sofferenze ,  e  venne  indotto  a  sospettare 
che  le  ossa  craniane  [)arzialmenlc  avean  potuto  morbosamente  vegetare  nella 
parte  diploica,  e  nella  tavola  interna,  in  maniera  da  diminuirne  la  capacità  sin- 
cipitale, sia  per  parziale  ed  al(|uauto  esteso  ingrossamento,  sia  per  tumore  os- 
seo interno,  in  ciò  confortato  da  un  tessuto  capelluto  assai  grosso,  da  un  av- 
vallamento lungo  la  sutura  sagittale,  per  l'estensione  di  due  pollici,  da  una 
certa  scabrosità  alla  superfìcie  esterna  dell'osso;  indizii  per  lui  sicuri  della  spes- 
sezza dell'osso  stesso.  Pensò  ([uindi  alla  trapanazione  ed  alla  asportazione  del- 
l'osso inspessito,  e  confortato  dal  parere  di  distinti  medici  parniegiani,  e  da 
un  fatto  osservilo  nel  manicomio  di  A\ersa  dal  dott.  Miraglia,  fece  eseguire  la 

18 


—  l.V'i  — 

o|)oiii7Ìoiii'  (la  un  disliiilo  rliinir^o,  e  vi'uin'  asportato  un  pezzo  di  osso  straor- 
diuariaincnte  e  uiorlwsanH'ntc  ingrossato  ,  siiTonio  egli  lo  aveva  preveduto, 
Kegolare  tu  la  medicazione  e  la  cura  della  ferita;  e  dopo  52  giorni,  egli  la  la- 

si-ia\a  al  Ui  settendirc  in  hu i  stato.  Poco  cambiamento  intanto  provò  l'in- 

fei'nia  nel  suo  stato  morboso,  e  migliorò  poco;  e  se  il  peso  sembrò  minorato 
dalla  |)arle  delia  ferita,  sussiste  tuttora  dall' altro;  il  che  il  Riboli  ripete  da  che 
il  pezzo  dosso  asportato  non  jiuò  permettere  die  le  circonvoluzioni  sottoposte 
col  loro  moto  di  sistole  e  di  diastole  forzino  gl'involucri  e  lascino  campo  alle 
combinazioni  fisico-molecolari  della  massa  encefalica.  E  poiché  la  circumvoluzio- 
ne  sincipitale  ha  s|>ecial  mandato  di  dirigere  tutte  le  funzioni  dell'asse  cerebro 
spinale,  il  che  i  frenologi  chiamano  fermezza,  per  tal  ragione  il  suo  disturbo  pro- 
duce un  carattere  facilmente  nmtabile  e  pieghevole ,  riguardando  egli  la  fer- 
mezza nella  fisiologia  dell'encefalo,  ciò  che  è  il  cuore  per  le  funzioni  dei  visceri 
toracici,  il  ventricolo  per  quelle  dei  visceri  addominali.  Considerato  ciò  passa 
a  stabilire  i  seguenti  corollari:  1."  Che  la  terebrazione  non  è  si  grave  come  si 
crede;  in  alcuni  non  essendo  seguita  neppur  da  febbre,  e  che  nei  dolori  fissi  e 
ribelli  può  eseguirsi  senza  alcun  timore;  2.o  Che  la  scopertura  delle  meningi 
non  dia  luogo  a  processi  morbosi  ed  a  gravi  accensioni  flogistiche;  3.°  Che  l'osso 
asportato  circolarmente  dopo  l'età  media  non  si  riproduce;  4."  Che  nell'oscuro 
ramo  delle  malattie  mentali ,  quando  la  frenologia  l'autorizza ,  per  le  conoscenze 
anatomico-fisiologiche  che  può  aver  dell'encefalo,  deve  il  medico  in  casi  a  que- 
sto analoghi,  ricorrere  alla  terebrazione.  E  ragionate  queste  cose  concliiude aver 
egli  soddisfatto  a  due  scopi:  l'uno  di  aver  tentato  un  nuovo  mezzo  per  malattie 
per  ogni  altro  verso  incurabili  ;  l'altro  di  aver  appagata  l'interna  voce  di  sua  co- 
scienza che  lo  stimolava  a  mitigare  le  solTerenze  di  un'infelice. 

l'assa  dopo  ciò  a  leggere  il  sig.  Miraglia  intorno  ad  un  tema  proposto  in  Lucca 
relativo  ad  una  nuova  classificazione  delle  malattie  mentali.  Richiamando  alcuni 
principi  da  lui  espressi  in  memorie  pubblicate  nel  Ciornale  del  Regio  Morotro- 
liodi  .V versa,  e  di  cui  ha  fatto  dono  all'Assemblea,  ripete  che  le  modificazioni 
infinite  dell'attività  dell'organo  sensorio  possano  ridursi  a  tre  slati  generali: 
l'attività  intellettuale,  la  morale,  la  vitale;  che  le  due  prime  attività  non  po- 
tendosi concepire  se  non  come  complesso  di  funzioni  speciali  di  parti  dello  stesso 


—  135  — 

organo,  ne  segue  che  ancli'essc  sono  collegale  alla  nornialilà  di  speciali  l'unzioni 
(Ielle  singole  parli  del  cervello;  quindi  il  loro  turbamento  importa  corrispon- 
dente alterazione  in  queste  parti  alle  suddette  funzioni  destinate.  Ricordando  in 
seguito  la  duplicità  degli  organi  cerebrali,  i  quali  eseguono  le  funzioni  in  una 
indivisibile  armonia,  ne  deduce  che  l'attività  di  essi  deve  concepirsi  in  una  as- 
soluta unità.  Che  se  l'azione  di  un  intero  emisfero  del  cervello,  o  di  qualche 
sua  parte  si  altera,  si  disturba  re(|UÌIibrio  delle  funzioni;  ma  se  ne  succede  l'ob- 
bliteramenlo  totale,  allora  l'attività  si  riconcentra  nell'altra  parte  corrisponden- 
te, e  le  funzioni  si  eseguono  nella  normalità.  E  dippiiì  la  follia  che  emerge  dal 
disturbo  di  dette  funzioni  non  segue  affatto  la  ragione  delle  cagioni ,  che  la  de- 
terminarono, bensì  quella  dell'alterazione  organica  del  cervello  che  vi  corri- 
sponde. Donde  consegue  im  principio  esposto  come  conseguenza  di  un  fatto  co- 
stantemente avveratosi  fra  gl'infermi  del  Regio  Manicomio  di  Aversa,  che  non 
vi  è  folle,  specialmente  per  fìssazione  mentale,  che  non  manifesti  un  delirio  per 
cui  si  scorga  una  preponderanza  organo-topica  cerebrale.  E  la  ispezione  cada- 
verica gli  ha  maggiormente  confermato  questo  fatto  di  fisiologia  e  patologia. 
Quindi  gli  sembra  essere  la  frenologia ,  non  che  utile ,  indispensabile  ad  illu- 
strare la  storia,  la  natura,  il  trattamento  delle  follie.  Questa  proposizione  viene 
appoggiata  con  esposizione  delle  particolarità  anatomico-patologiche  di  tutto 
l'asse  cerebro  spinale  osservato  nelle  numerose  dissezioni  dall' A.  eseguite,  e 
lH)ste  in  rapporto  con  le  analoghe  alterazioni  funzionali  durante  la  vita  osservate. 
Uopo  ciO)  passa  a  leggere  il  sig.  Pompeo  Lnnza,  il  (luale  espone  sommaria- 
mente alcune  sue  idee  intorno  all'allernazione  considerata  come  legge  univer- 
sale. Considera  egli  la  vita  come  capace  di  sostenersi  da  se  sola  in  ciascun  vi- 
vente senza  il  concorso  della  potenza  di  altri  simili  viventi ,  cosicché  l' universo 
è  il  primo  ed  il  più  vasto  vivente ,  e  tutti  gli  altri  organismi  non  sono  che  im- 
magine concentrata  della  intera  universal  natura.  Quindi  se  vuoisi  con  un  sol 
fatto  legare  tutt'i  fatti  sparsi  della  fisica  generale  e  della  fisiologia  fa  d'uopo  in- 
dagarlo dalla  cosmologia.  L'antagonismo  delle  forze  fa  che  si  eviti  ogni  squili- 
brio ed  ogni  monotonia;  e  da  esso  sorge  l'alteruiizione  in  che  e  riposta  la  legge 
universale  di  ogni  esistenza.  Il  calcolo  del  corso  della  vita  segue  la  ragione  di- 
retta delle  masse  e  l'inversa  de' quadrati  delle  distanze:  quindi  la  vita  percorre 


—  136  — 

una  ellisse,  come  un'ellisse  percorrono  lo  sfere.  Dal  che  i-istilla  clic  come  iimìi 
coneentricilà  ninpgiorejniida  la  vita  al  suo  perfezionamento,  cosi  una  maggiore 
eccentricità  la  guida  al  suo  dissohiniento.  Detto  ciò  con  brevi  e  sentite  parole, 
annunzia  all'assemblea  aver  egli  fatto  stampare  la  memoria  per  e.ilein'iim  onde 
non  tediare  la  sezione  con  lunghe  letture,  e  ne  passerà  degli  esemplari  all'adu- 
nanza. 

Da  ciò  prende  argomento  il  Presidente  per  dire  che  rimangono  a  leggersi  an- 
cora non  meno  di  iS  memorie  ed  essere  impossibile  che  a  ciò  basti  il  tempo, 
soprattutto  essendo  pur  d'  uoi)o  occuparsi  delle  discussioni.  Doversi  quindi  o 
ridurle  a  semplice  comunicazione  anch'essa  opportuna  a  dar  conoscenza  delle 
cose  nuo>e,  ovvero  imitare  l'esempio  del  figlio,  collo  stampare  la  memoria  e 
darne  idea  con  semplice  annunzio  all'assemblea. 

In  seguito  veniva  il  prof.  Ciccone  a  narrare  un  mezzo  che  a  lui  sembra  op- 
portuno per  distinguere  lo  strozzamento  fatto  a  corpo  vivo  da  quello  eseguilo  in 
un  cadavere.  Il  criterio  che  intende  somministrare  ù  quello  aj)punto  della  di- 
versa qualità  del  sangue  che  trovasi  al  di  sopra  del  laccio  da  quella  che  vedesi 
ni  di  sotto.  E  benché  questo  fatto  avv  erta  mancare  finora  di  precisi  e  dettagliati 
sperimenti,  egli  dichiara  potere  assicurar  con  certezza  che  il  sangue  raccolto 
nelle  giugulari  esterne  è  più  denso  e  pili  fibrinoso  di  quello  che  s'incontra  in 
tutte  le  altre  vene  del  corpo  clic  stamio  al  di  sotto  dello  stringimento. 

Egli  pervenne  a  sospettar  di  questo  fatto  dapprima  per  semplice  induzione; 
ed  osservando  1."  che  la  jìroporzione  della  fd)rina  nel  sangue  di  quelli  che  muo- 
iono di  asfissia  è  diminuita;  e  2.°  che  la  circolazione  continuasi  qualche  tempo 
<lo|)o  la  sospensione  degli  alti  respiratorii.  Quindi,  ragionava  egli,  quando  col 
laccio  intorno  al  collo  viene  a  chiudersi  la  via  della  respirazione,  si  chiude  pa- 
rimente al  sangue  reduce  dal  capo  per  le  giugulari  la  via  per  discendere  al  cuo- 
re; e  continuando  la  circolazione,  proseguono,  comunque  imperfettamente, 
nel  sistema  capillare  maggiore  quelle  metamorfosi  che  mutano  il  sangue  arte- 
rioso in  venoso  e  lo  spogliano  sempre  più  di  fibrina;  e  perciò  il  sangue  che  si 
raccoglie  dalle  giugulari  offre  la  ordinaria  proporzione  di  fibrina,  mentre  quello 
che  si  cava  dalle  altre  vene  del  corpo  al  di  sotto  dello  strozzamento,  si  trova 
poverissimo  della  stessa  materia.  La  (jual  cosa  non  può  trovarsi  in  lutti  quei 


—  137  — 

oasi,  nei  qunli  il  laccio  fosse  slato  dalla  malizia  doH'uonio  ap|ilìc<ilo  al  collo  di 
un  cadavere.  Termina  la  breve  comunicazione  facendo  osservare  come  in  realtà 
questo  criterio  riunisce  tutte  le  condizioni  perchè  dirsi  e  riputarsi  possa  vera- 
mente caratteristico  ed  infallii)ilc. 

Postosi,  dopo  ciò,  in  discussione  il  secondo  tenia  proposto  in  Jlilano  sulla 
parte  che  nella  (lifrusion<;  dei  niorlii  popolari  prendono  le  influenze  epidemiche 
ed  i  contagi,  sulla  realtà  dell'azione  vicina  o  lontana  delle  inlluenze  epidemi- 
che, da  riconoscersi  specialmente  per  le  modificazioni  che  avvengono  nei  morhi 
ordinarli,  da  tale  studio  dedurre  i  fondamenti  della  conoscenza  del  vario  modo 
di  trasporto  di  contagi  e  riforma  delle  contumacie,  il  primo  a  leggere  una  ri- 
sposta fu  il  dott.  Sanlorelli.  Nella  prima  parie  della  sua  scrittura,  non  potendo 
determinare  esiUtamente  la  parte  che  prendono  le  inlluenze  epidemiche  ed  i 
contagi  nelle  malattie  popolari,  si  conlenta  di  tener  conto  della  sola  parte  pre- 
dominante. Dalla  storia  dei  morbi  popolari  rileva  esservi  fatti  1."  di  morbo  po- 
polare certamente  epidemico  analogo  ad  altro  che  vuoisi  a  diffusione  contagio- 
sa, dominante  sotto  le  stesse  influenze  del  primo;  2."  Fatti  di  morbi  ordinari  <• 
straordinari  in  un  luogo  ;  3."  Fatti  di  morbi  a  cause  cognite  determinanti  : 
•i."  Fatti  di  morbi  popolari  per  lo  sviluppo  dei  quali  furono  necessari  dati  cli- 
ma, stagione,  vicissitudini  atmosferiche;  o.  '  Fatti  di  morbi  popolari  che  domi- 
nano in  im  modo  epidemico  in  alcuni  kuiglii,  ma  in  altri  tempi  indeterminati 
invadono  luoghi  opposti;  6."  Morbi  popolari  dominanti  in  un  sito,  e  dai  quali 
furono  soliti  emanciparsi  gli  abitanti ,  (piasi  si  acclimatassero  a  quelle  inlluen- 
ze; 7."  Morbi  popolari  o^e  migliaia  d'individui  usciti  dal  centro  dell' infezione 
e  sparsi  in  luoghi  diversi  non  valsero  ad  apjìiccare;  8.°  Fatti  di  morbi  popolari 
che  sorti  miti  da  influenze  locali,  sono  poi  divenuti  gravi  ed  universali. 

Fatto  ciò,  nella  seconda  parte,  procura  realizzar  la  causalità  epidemica  vi- 
cina o  lontana,  ciascuna  delle  quali  cerca  detenuinare  con  opportuni  crilcri. 
loro  aggiungendo  una  terza  classe  di  morbi  jiopolari  che  sembrano  indipendenti 
da  cause  vicine  e  lontane,  e  che  riporta  a  cause  occulte. 

Nella  terza  parte  conferma  la  realtà  delle  causalità  epidemiche  per  le  modi- 
ficazioni che  avvengono  nei  mali  ordinari ,  ed  aspettando  ulteriori  osservazioni 
sullo  stato  del  sangue  prima  dell'invasione  dei  morbi  popolari,  si  contenta  per 


—  138  — 

ora  di  slaliiliro  i  crilori  alle  luodificazioni  ncll' aspetto  pstcrno  dei  morbi  e  noi 
modo  dello  loro  successioni ,  enumerando  innan/.i  tutto  questi  criteri  per  distin- 
Kuere  le  cagioni  clie  sopravvenp;ono  man  mano  noi  morbi  opidomici.  In  i|uosto 
raso  fra  gli  altri  fatti  fa  conto  di  quello  quasi  costante  dell'occultarsi  o  del  non 
comparire  dei  mali  di  natura  flogistica  al  venir  delle  epidemie,  e  dopo  passa 
all'esame  delle  modilìcazioni  che  avvengono  nei  morbi  sporadici,  sia  prima,  sia 
contomporaneamcnte,  sia  dopo  i  morbi  epidemici.  Venendo  nella  quarta  parto 
all'applica/ione  di  questi  ))rìn('ipì,  egli  dice  non  potersi  concliiudere  in  modo 
positi>o  sulla  maniera  d'importa/iom-  dei  contagi,  poiché  lo  studio  finora  fatto 
non  ha  avuto  un'utile  direziono.  Riguardo  poi  alla  riforma  dello  contumacie, 
egli  pensa  che  debbono  diminuirsi  per  i  morbi  che  sono  affini  a  (juelli  prodotti 
esclusivamente  da  influenze  epidemiche ,  e  conservarsi  soltanto  allorché  tentano 
a  propagarsi  in  luoghi  insolili  e  lontani.  Diminuirsi  se  sono  diretti  a  premunire 
alcuni  luoghi  dai  morbi  cho  furon  soliti  o  ordinari  di  ossi,  molto  più  so  il  morbo 
già  ritrovasi  ivi  dominare.  Abolirsi  per  quelli  a  causo  determinanti  e  verificata 
causalità  vicina,  lontana,  epidemica.  Diminuirsi  moltissimo  in  quelli  ove  il 
ujorbo  non  si  sparse  ad  onta  di  numerosissima  emigrazione  per  luoghi  di  quasi 
simili  condizioni  cosmo-telluriche.  Ritenersi  pei  morbi  dello  regioni  calde ,  spe- 
cialmente per  la  pesto;  o  poiché  fin  qui  é  irresoluta  la  quistiono  del  tempo  d'in- 
cubazione e  del  modo  di  trasmissione ,  esser  prudenza  conservarsi  per  ora  le  nor- 
me vigenti. 

Il  sig.  Girone,  dopo  ciò,  segue  a  parlare  sullo  stesso  argomento,  e  dimo- 
strando ad  un  tempo  la  sua  importanza  e  la  sua  difficoltà ,  si  fa  ad  esporre  che 
i  mozzi  finora  tenuti  por  ìstudiare  le  malattie  popolari  non  potevano  menare  a 
Iniltifere  conseguenze.  Da  ciò  deduce  essere  necessario  cho  in  tutta  l'Italia  si 
formassero  consigli  di  sanità  popolare ,  composti  da  medici  i  quali  sian  forniti 
di  estese  cognizioni  in  ogni  ramo  di  sapere,  e  sentano  molto  addentro  nella 
Igiene  pubblica  e  nella  Polizia  medica.  Loro  scopo  fosse  l'esame  e  lo  studio 
delle  malattie  epidemiche  noi  luogo  ove  sviluppansi ,  seguendo  le  costituzioni 
anniversarie,  e  le  modilìcazioni  cho  intervengono  nelle  malattie  ordinario,  come 
prodromi  delle  epidemie,  non  cho  le  cagioni  topografiche  e  geologiche  dei  luo- 
ghi. Vorrebbe  che  studiassero  gli  eOfetli  delle  novelle  istituzioni,  che  avessero 


—  139  — 

di  mira  i  pubblici  sliibilinieiiti  di  beneficenza,  e  che  corrispondendo  fra  loro, 
non  solo  si  comunicassero  le  osser\azioni ,  ma  aiulic  si  mellessero  d'accordo 
sulla  direzione  da  darsi  ai  loro  studi. 

Dopo  ciò  sorgo  il  si};.  Cassola ,  il  quale  chiede  di  leggere  un  suo  scritto  in- 
torno la  topografia  medica  di  .Siracusa,  osser>an(!o  aver  egli  esposto  in  quella 
il  modo  da  studiare  la  natura  per  trovare  le  cagioni  <lelle  iiialallie  popolari.  .M 
che  il  segretario  de  Renzi  rispose  essersi  la  memoria  commessa  all'esame  del 
prof.  Foderaro,  e  che  il  sig.  Cassola  sia  pur  sicuro  che  l'assemblea  non  ^errà 
defraudata  de' bei  frulli  del  suo  ingegno. 

Richiamata  allora  ad  un  tempo  l'attenzione  dei  congregati  sopra  le  testé  lette 
memorie  dei  signori  dott.  Girone  e  Santorelli,  ed  aperta  la  discussione  in  pro- 
posito, non  che  sullo  stesso  2.»  tema  proposto  al  Congresso  di  Milano,  che 
i  suddetti  signori  avevano  in  parte  dilucidato  coi  loro  scritti ,  non  fuvvi  al- 
cuno die  chiedesse  la  parola.  Se  non  che  riflettendo  esser  presente  alla  seduta 
il  sig.  cflv.  prof.  Bufaliiii  autore  del  tema,  ed  opinando  il  sig.  Presidente  che 
Egli  che  aveva  saputo  conoscere  tutta  l'importanza  del  quesito  che  aveva  for- 
mulato, e  avrebbe  forse  anche  potuto  palesare  alla  Sezione  un  suo  qualsiasi 
modo  di  risolvimento,  lo  invitava  a  far  nolo  il  frutto  dei  suoi  studii.  A  tale  in- 
vito riconoscente  mostravasi  il  cav.  Bufalini,  e  prendeva  a  dire  in  sulle  prime 
rome  occasione  della  proposta  del  suo  tema  fossero  state  le  discussioni  che  al 
Congresso  di  Milano  eransi  fatte  sulla  contagiosità  e  non  contagiosità  di  alcune 
malattie;  e  sulla  convenienza,  e  opportunità ,  o  inconvenienza  ed  inopportu- 
nità di  modificare  le  quarantene  per  la  peste  bubbonica  e  per  la  febbre  gialla. 
Avvertiva  di  aver  dovuto  far  parte  di  una  Commissione  che  venne  incaricata 
di  prendere  in  considerazione  fra  gli  altri  anche  un  tema  proposto  su  questo 
particolare,  e  di  comporli  Inlli  in  quel  modo  che  quella  avesse  creduto  migliore. 
Aggiunse  che  egli  raccomandava  il  (.roposto  tema  alla  sollecitudine  dei  medici 
valenti  onde  arrecassero  sopra  argomento  di  cotanta  inq)orlanza  lumi  positivi, 
a  cui  si  potessero  affidare  i  Governi,  ordinando  igieniche  e  legislative  prescri- 
zioni, e  non  già  perchè  in  lui  fosse  fidanza  quandochessia  di  poter  fare  avan- 
zare questo  studio  con  le  sole  sue  proprie  osservazioni  :  in  quanto  che  riteneva 
esservi  troppe  dubbiezze  su  i  morbi  popolari,  i  quali  vannosi  originando  per 


—  Ilo  — 

una  i-onliiuialii  serie  di  rngioni,  riip  mnle  si  può  slalìilire  senza  un  (irando  nu- 
mero (li  falli  la  loro  elioiofjia  dagli  osservatori  più  aeeurali,  salvo  i  rasi  ai  <iuali 
alludeva  il  sig.  doti.  Santorelli  e  nei  quali  lo  cause  morbose  sono  forti  palesi 
intense,  e  una  massa  numerosa  di  indivìdui  ^ien  colla  contemporaneamente 
dalla  morbosa  popolare  manifestazione  :  fatti  questi  che  osservansi  nelle  malat- 
tie annuali,  di  stagione,  nelle  endomiclie  ed  anctie  in  alcune  epidemiche.  Ma 
questa  farililù  o  meglio  diceva  po^^iliiliià  di  tener  dietro  alle  cause  dei  morbi  po- 
polari non  è  più  sperabile  riguardo  a'giusli  e  projiri  modi  di  sua  elTicienza,  al- 
lora ((uando  non  jìiii  si  fratta  di  malattie  legate  a  cagioni  endemiche,  o  epide- 
miche, forli,  manifeste,  e  per  lo  più  agenti  in  limitato  spazio,  insorgendo  di 
fatto  d'ordinario  le  epidemie  come  il  Sydcnham  faceva  manifesto,  senza  una  co- 
stante ed  evidente  connessione  colle  influenze  esterne  ocosmo-telluricbe,  a  cui 
si  vogliono  e  si  de>ono  pure  in  gran  parte  riportare.  E  fu  forse  questa  man- 
canza di  rapporti  calcolabili  e  induttibili  fra  le  cagioni  esteriori,  e  l'insorgenza 
di  morbi  popolari,  che  fece  nascere  l'idea  del  contagio  in  alcuni,  dal  (luid  di- 
viimm  in  altri ,  e  fors'ancora  quella  credenza  un  di  popolare  che  tali  pubbliche 
calamità  siano  cagionate  dall'ira  degli  Dei. 

Credeva  imperlanlo  il  prof.  cav.  Bufalini  che  d'alcun  poco  si  potesse  solle- 
vare quel  denso  velo,  che  copre  la  natura  e  la  etiologia  delle  malattie  conta- 
giose ed  epidemiche ,  se  con  quel  senno  che  richiede  la  precisa  investigazione 
delle  cagioni  dei  morbi ,  e  con  metodo  nuovo  diverso  dal  comune  grandemente 
si  pigliassero  a  studiare  ;  posciacchè ,  egli  diceva ,  gli  stessi  medici  più  devoti 
al  contagio  si  accordano  con  gli  altri  in  quest'uno  che  oltre  il  contagio  sia  da 
considerarsi,  e  da  ammettersi  nella  genesi  delle  malattie  popolari  ])eranco  un 
altro  elemento,  quello  cioè  della  predisposizione  morbosa,  modo  di  spiegazione 
quanto  razionale  altrettanto  solo  ed  unico  del  come  alcune  malattie  contagiose 
stiano  alle  volte  ristrette. in  breve  spazio,  ed  anche  vadino  facendosi  sporadi- 
che, perdendo  la  facoltà  di  propagarsi  per  mezzo  ed  in  forza  dei  contatti  sia 
mediali ,  sia  immediati.  Questa  predisposizione  ai  morbi  che  rilengonsi  per  con- 
tagiosi pare  che  nasca  in  due  modi,  o  per  sensibile  e  grave  e  pronto  disciuili- 
hrio  negli  agenti  esteriori,  che  sostengono,  o  sono  condizioni  indisi>ensabili 
dell'esistenza  umana;  o  si  ingenerano  per  una  lunga  serie  di  azioni  organiche 


—  MI  — 

mal  calcolabili  dalla  monte  umana,  la  quale  pure,  (formulalo  l'aforismo  del  vi- 
gore delle  esleiiori  condi/ionali  potenze  nello  sviluppo  delle  malattie  che  mi- 
nacciano di  far  della  terra  un  sepolcro),  non  ha  forza  che  l.asli  per  isceverare 
fra  gli  agenti  esteriori  quello  che  apimnto  è  operatore  di  quelle  tali  modilicazioni 
organiche  che  fanno  nascere  la  predisposizione  a' morbi  epidemici  e  contagiosi. 
Tali  disposizioni  s' ingenerano  a  poco  a  poco  per  esteriori  influenze,  e  mu- 
tazioni dell'organismo  (liflìcili  non  solo  a  calcolarsi  per  i  gradi  ma  ancora  ad  enu- 
merarsi; e  che  si  succedono  le  uno  alle  altre,  operando  vari  od  anche  contrari 
effetti  ;  e  gli  organismi  umani  rotti  cosi  e  dis|)osti  a  malattie  or  dell'un  genere  or 
delfallro  precipitano  non  di  meno  infine  nella  disposizione  ad  un  dato  genere 
di  affezioni  morbose.  E  [h;-  ,|uesto  alternarsi  di  azioni  passando  gli  organismi, 
e  giungendo  infine  alla  predisposizione  evidente  dei  pubblici  morbi,  non  è  age- 
vole di  scorgere  abbastanza  manifesto  il  vincolo  di  questa  colle  cause  genera- 
trici.  Solo  il  modificarsi  dei  morbi  sporadici  avvisa  meno  incertamente  che  le 
macchine  umane  prendono  attitudine  ad  insolile  maniero  d'infermare;  e  per- 
ciò faceva  riflettere  il  sig.  cav.  Bufalini  non  essere  ideale,  fantastico ,  e  di  mera 
gratuita  supposizione  questo  criterio  eziologico  delle  popolari  malattie,  quando 
lo  studio  delle  storie  dello  epidemie  lo  ha  sempre  suggerito,  e  Io  ha  fatto  ma- 
nifesto pure  l'osservazione  fatta  nei  tempi  nostri,  noi  quali  stava  insorgendo  od 
era  per  insorgere  la  ei)idemia  della  Colera;  nella  «lualo  circostanza  da  tulli  fu 
notato  il  modificarsi  delle  malattie  sporadiche,  juia  dello  sviluppo  del  morbo, 
il  tacere  quelle  d'  indole  opposta ,  l'andarsi  originando  dei  morbi  alla  colèra 
congeneri;  ed  infine  questi  differire  solo  per  intensità  diversa  dalla  natura  pre- 
cisa della  epidemia  dominante. 

In  questo  fatto,  diceva  il  clinico  di  Firenze,  stare  dichiarata  la  genesi  della 
disposizione  morbosa,  che,  come  egli  ra\eva  indicata,  nasceva  a  poco  a  poco 
per  mutamenti  arcani  della  vita,  e  del  mondo  fisico,  o  almeno  per  cotanta  va- 
rietà di  circostanze  e  d'influenze  esteriori  da  perdersi  la  mente  umana  nel  cal- 
colare la  forza  preponderante  di  alcune  in  certo  lasso  di  tempo  :  ciò  che  appunto 
dichiara  l'ammesso  giuoco  d'alternativo  dello  influenzo  esterne.  Dal  che  il 
cav.  Bufalini  deduceva  ossero  por  ritrarsi  maggior  fruito  nello  studio  dello  ma- 
lattie popolari  dalla  modificazione  che  all'avvicinarsi  e  al  dominare  di  queste 

19 


—  1 12  — 

addimostrasi  nelle  malattie  comuni,  di  (iiicl  che  studiarle  al  modo  antico  nelle 
loro  manifestazioni  sintomatiche,  e  nelle  attinenze  di  queste  colle  vicende  at- 
mosferiche. A  proposito  di  che  egli  ricorda^il  di  a\er  veduto  nel  tempo,  che 
infieriva  il  colèra,  e  pria  anche  che  sì  appalesasse  fra  noi,  che  in  quell'epoca 
i  morhi  comuni  sì  tacevano  firandementc,  massime  l«^  floj^isticlie  affezioni,  che 
tutti  ^idcro  ben  poche  volle  andare  congiunte  con  le  più  nùcìdiali  e  generali 
infermità  calamitose.  Pareva  a  lui  che  quasi  sempre  le  popolari  malattie  esclu- 
dessero la  natura  flogistica:  e  nell'epoca  dell' infierir  del  colèra  le  malattie  che 
lo  concomitavano  essere  state  la  disentoria,  la  diarrea,  il  vomito,  le  contrat- 
ture, le  cardialgie,  le  coliche,  ec.  malattie  tutte  che  non  offrivano  natura  in- 
fiammatoria. E  singolarmente  poi  osservava  poca  attitudine  in  tutt'i  morbi,  ed 
anche  nei  sani  Individui,  benché  calda  corresse  l'estate;  come  negli  altri  anni. 
Ora  nel  proposito  di  queste  modificazioni  non  avendo  la  scienza  medica  os- 
servazioni moltiplici,  esatte,  ripetute,  crederebbe  il  cav.  Bufalini  convenien- 
te, in  via  scientifica  e  pratica  di  supplire  a  questo  vuoto,  studiando  i  morbi 
popolari  pria  del  loro  nascere,  e  crederebbe  potersene  poi  fiire  a|tplicazìonc 
all'ordinamento  organico  delle  quarantene,  che  possono  tener  lontana  la  causa 
occasionale  delle  malattie  epidemico  contagiose,  talché  non  sì  devono  togliere 
essendo  la  scienza  dei  contagi  tuttora  assai  povera  ;  e  specialmente  non  sa  egli 
stabilire  se  i  principi  contagiosi,  che  in  pìccolo  spazio  vanno  comunicandosi 
per  i  contatti  mediati  o  immediati,  possano  anche  trasmettersi  e  trasportarsi  a 
luoghi  distanti.  Il  chiudere  però  uniti  in  piccolo  spazio  molti  indivìdui  che  tutti 
patiscano  di  un' identica  malattia  come  negli  ospedali ,  nelle  carceri,  e  nelle  navi , 
ec.  può,  come  è  avvenuto  più  volte,  dare  origine  al  contagio.  Anzi  pare  che  l'aria 
stessa ,  laddove  la  malattia  coglie  molti  individui ,  e  angusto  è  il  luogo  dove  sono 
accolti,  possa  essa  stessa  costituire  un'atmosfera  di  comunicazione  morbosa. 

E  vista,  e  considerata  per  provatissima  la  necessità  della  disposizione  alle 
malattie  popolari ,  mentre  non  è  provato  quello  della  cimiunicabilità  contagiosa 
a  lunghe  distanze,  conchiudeva  il  prof.  Bufalini  che  posta  mente  alla  indole  mo- 
dificata dei  morbi  comuni,  pria  dell'insorgere  dei  morbi  popolari,  importa  op- 
porre igieniche  remore  a  quelle  tendenze  morbose  che  potrebbero  quindi  con- 
durre a  gravissime  irreparabili  malattie  poi)olari ,  e  che  d'ordinario  non  si  fre- 


—  143  — 

nano  abbastanza ,  quando  queste  sonosi  sviluppate ,  o  trovansi  afTatto  prossime 
a  svilupparsi.  £  crede  sia  da  fidarsi  più  ne'  preventivi  provvedimenti  igienici, 
che  nelle  pratiche  comuni  usate  contro  la  dilTusione  delle  malattie  del  popolo. 
.Sembrandogli  che,  lungi  dal  rinchiudere  in  .nngustc  città,  ed  ospedali  [)iccoli 
grandi  masse  di  uomini  infermi ,  e  di  già  alla  malattia  dominante  grandemente 
|)redisposti ,  sia  forse  miglior  consiglio  il  distribuirli  in  larghe  contrade,  e  in 
ajìerta  campagna,  dappoiché  l'azione  dell'aria  è  il  primo  dei  mezzi  dissipatori  dei 
contagi.  Infine  intrattenendosi  sui  modi  di  adoperare  un  più  largo  metodo  d'iso- 
lamento, da  non  porsi  in  pratica  mai  solo,  ma  sempre  congiunto  con  le  pratiche 
igieniche,  terminava:  «  Se  questi  provvedimenti  posati  sopra  i  veri  principi, 
coi  quali  lice  intendere  i  morbi  popolari,  piacessero  ai  congregali,  le  riflessioni 
che  ebbi  l'onore  di  presentar  loro  sarebbero  soddisfatte  dal  maggior  guiderdone 
che  mai  sperare  io  mi  potessi  ».  Le  parole  del  clinico  di  Firenze  erano  confor- 
tate dagli  applausi  iterati  dell'intera  assemblea. 

In  segnilo  di  ciò  il  principe  Carlo  Bonaparte  sorgeva  a  ricordare  come  egli, 
benché  profano  alle  scienze  mediche,  fosse  costretto  a  chiedere  la  parola  per 
cogliere  una  circostanza  che  forse  mai  non  sarebbesegli  più  presentata,  se  l'a- 
vesse trascurata  in  quella  sessione,  per  protestare  contro  quanto  sta  scritto  ne- 
gli atti  del  Congresso  di  Milano;  in  cui  parlandosi  di  una  sua  comunicazione 
fatta  alla  sezione  medica  di  quel  Congresso,  gli  si  faceva  dire  di  aver  violate  le 
leggi  sanitarie  del  Lazzaretto  di  Livorno;  mentre  egli  aveva  inteso  soltanto  far 
conoscere  che  le  agevolazioni  che  gli  si  erano  accordate  non  erano  infrazioni  in 
modo  alcuno  alle  leggi,  ed  il  metodo  di  sciorinamento  colà  tenuto  sarebbe  stato 
poco  atto  ad  infrenare  il  contagio ,  laddove  fosse  esistito  ;  poiché  non  ponendosi 
mente  neppure  alla  natura  degli  oggetti,  si  usavano  mezzi  cosi  analoghi  per 
casi  diversi  che  non  si  faceva  neppure  distinzione  fra  gli  animali  a  sangue  caldo 
e  quelli  a  sangue  freddo,  ossia  che  non  ne  hanno  ;  o  si  facevano  distinzioni  poco 
ragionevoli  fra  identici  oggetti.  Diceva  in  seguito  che  non  uno  ma  centinaia  di 
medici  gli  avevano  fatto  conoscere  in  .\merica ,  che  nemmeno  nel  suo  proprio 
focolare  la  febbre  gialla  é  contagiosa ,  e  che  anzi  quelli  che  vivevano  fra  gli  am- 
malati senza  riserva  di  isolazione  ne  erano  meno  colti  dei  paurosi ,  e  soverchia- 
mente circospetti. 


__  li-i  — 

Maiiifcslava  il  l)isof;no  di  riscliiararc  la  nalura  di  mollo  malallio  clic  sono  va- 
lunuiate  e  rilenule  comunicaliili  per  i  conlalti,  mentre  in  fatto  non  lo  sono:  e 
diceva  essere  da  riformare  le  quarantene ,  anche  per  ciò  che  riguarda  la  slessa 
peste  orientale.  Infine  faceva  istanza  perchè  il  Congresso  emettesse  \m  volo  ;,'(•- 
neroso,  che  potesse  dissipare  i  timori  da  quelle  menti,  che  sono  facili  a  lasciarsi 
imporre  ogni  qualvolta  appare  una  nialatlia  epidemica,  e  la  infamano  col  di- 
chiararla contagiosa:  non  lutt'i  medici  essendo  cosi  coraggiosi  e  lilantropi  e 
pieni  di  ahnegazione  da  jiorre  in  alto  (luanto  facevasi  in  Roma  nell'occasione 
del  colera. 

A  queste  parole  rispondeva  il  Segretario  dott.  Turchelti,  non  alzarsi  dal  banco 
della  Presidenza  per  difendere  gli  atti  del  Congresso  di  Milano,  ma  ben  ram- 
mentarsi che  esso  Principe  era  presente  quando  si  approvò  il  processo  verbale 
della  sedata  in  cui  si  trattava  della  peste,  ed  egli  proferiva  un'allocuzione  si- 
mile a  quella  testé  pronunziata.  Doversi  ben  aver  presente,  come  il  sig.  dott.  Ca 
pecchi  avessegli  fallo  notare  in  Milano  ,  quanto  le  discipline  die  oggi  reggono 
i  Lizzaretli  di  Livorno  siano  diverse  da  quelle  che  vigevano  nel  1828;  come 
la  discussione  sopra  una  ulteriore  modificazione  delle  quarantene  per  la  peste 
sia  da  rimettersi  a  (lucila  adunanza  nella  quale  la  commissione  creata  per  esa- 
minare i  nuovi  documenti  avrà  presentato  il  suo  rapporto  ;  e  come  infine  in  Li- 
vorno si  come  in  Napoli  in  Genova  ed  anche  nella  stessa  Marsiglia,  si  vadano 
modificando  le  disposizioni  quarantenarie  e  si  vadano  conciliando  con  la  mag- 
gior prosperità  dei  commerci;  ma  con  quella  saviezza,  castigatezza  e  prudenza 
che  si  esige  nel  trallanienlo  di  questioni  vitali ,  che  male  e  troppo  presto  riso- 
lute possono  conipromeltere,  rinnovando  il  tristo  esempio  dei  tempi  di  Capi- 
vaccio,  il  decoro  dei  medici,  e  gl'interessi  più  cari  dell'umanità.  Dietro  di  die 
l'adunanza  scioglievasi. 

Il  Presidente  Vincenzio  Lanza 

Salvatore  de  Renzi 
1  Segretari  (  Odoardo  Tirchetti 
Secondo  Polio 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO   29  SETTEMBRE   1813 


-oUo 


I 


N  seguito  di  alcune  comunicazioni  disciplinari,  ed  altre  relative  agli  uffici  delle 
diverse  commissioni,  a  cui  furono  affidate  per  esaminarsi  alcune  questioni  gravi 
insorte  nella  sessione,  non  che  dietro  l'annunzio  della  presentazione  per  parte 
del  sig.  dott.  Beltrami  di  una  lettera  sulla  coleiiua  del  sangue,  e  dopo  aver  ag- 
giunti i  sig.  prof.  Bertini,  Saccliero  e  Riboli  alla  commissione  destinata  a  visi- 
lare  con  gli  altri  lo  spedale  di  Avcrsa ,  leggevasi  il  Processo  verbale  della  adu- 
nanza precedente  che  veniva  approvato.  Ma  il  Principe  Carlo  Bonaparte  alzatosi 
faceva  osservare ,  essere  suo  stile ,  alloraquando  ha  qualche  reclamo  a  fare  al 
processo  verbale  e  trattasi  di  abile  Segretario  a  un  tempo  e  coscienzioso ,  di  ri- 
mettersi interamente  al  criterio  del  medesimo.  Cosi  dice  aver  fatto  in  Milano 
col  Segretario  dotto,  amico  e  superiore  a  qualunque  eccezione,  e  che  ha  la 
fortuna  di  veder  seduto  fra  noi.  Cosi  pure  voler  fare  in  Napoli  col  non  meno 
degno  collega  che  cosi  meritamente  siede  a  fianco  del  nostro  chiarissimo  Pre- 
sidente. Lo  ringrazio  (sono  sempre  sue  parole)  della  chiarezza  colla  quale  ha 
espresse  le  mie  opinioni  sui  contagi  e  sulle  quarantene,  e  avessi  io  potuto  esser 
egualmente  chiaro  ed  esplicito  in  un  concetto  caduto  incidentalmente  nel  mio 


—  1  ìg  — 

discorso  quantiinqup  lontanissimo  dai  mici  studi!  Ninno  allora  avrebbe  potuto 
credere  clie  io  portassi  un  giudizio  di  fondo  e  non  solamente  di  forma,  lo  bia- 
simai non  il  fine  ,  ma  i  mezzi  di  conseguirlo.  E  se  questa  fosse  la  prima  volta 
elle  io  avessi  l'onore  di  manifestarmi  in  questa  dotta  italiana  assemblea,  scnli- 
lei  il  bisogno  di  proclamare  cbe  rifuggendo  da  qualunque  pensiero ,  da  qua- 
lunque opera,  da  qualuni|ue  persona  di  retrograda  civiltà,  fui,  sono,  e  sarò 
sempre  amico  fermissimo  della  luce  del  vero ,  e  zelatore  operoso  di  ogni  più  de- 
siderato progresso.  Queste  parole  movevano  gli  adunati  al  plauso. 

Il  Presidente  Lanza,  ponendo  mente  a  molte  letture,  che  nelle  precedenti 
adunanze  non  erano  state  discusse,  e  cbe  malamente  potrebbero  esserlo  in  segui- 
lo, se  altre  se  ne  aggiungessero,  pria  di  passare  ad  ulteriori  comunicazioni, 
apriva  la  discussione  ,  richiamando  le  considerazioni   degli  illustri  congregati 
sulla  memoria  del  sig.  dott.  Colosimo,  riguardante  una  ferita  della  laringe  con 
taglio  delle  corde  vocali ,  che  ha  formato  contenziosità  nel  Foro  Cosentino. 
Primo  a  parlare  in  proposito  fu  il  sig.  prof.  Ciccone,  che  dìflcrenziata  la  parola 
in  quanto  è  modificazione  di  loquela  e  però  cITicienza  fisiologica,  dalla  facoltà 
lìlologica ,  la  quale  è  d'azione  psichica ,  e  fatta  conoscere  tutta  l'importanza  della 
comunicazione  fatta  dal  sig.  dott.  Colosimo,  il  quale  domandava  se  un  uomo, 
a  cui  furon  tagliate  le  corde  vocali  ed  i  ventricoli  della  laringe,  possa  parlare; 
il  prof.  sig.  Ciccone  avverte  che  una  simile  lesione  di  organo  vocale  toglie  in- 
dubitatamente la  parola  e  la  voce  in  senso  fisiologico,  non  già  l'idea  ed  il  con- 
cetto informante  della  parola,  ossia  il  primitivo  prototipico  linguaggio  della  na- 
tura, che  è  un  atto  della  facoltà  senziente  e  pensante.  Inoltre  diceva  il  sig.  Cic- 
cone che  se  si  ammette ,  che  una  colonna  od  un  filo  di  aria  passi  dai  polmoni 
per  la  rima  della  glottide ,  e  quindi  venga  nella  bocca ,  anche  con  la  ferita  larin- 
gea si  avrà  una  specie  di  voce  sibilosa ,  che  può  benissimo  prestarsi  alla  pro- 
nunzia a  bassa  voce  cosi  detta  o  muta.  E  conchiudeva  con  queste  considerazio- 
ni i)otersi  aver  in  conto  di  risoluto  il  quesito  di  medicina  forense  proposto  dal 
sig.  [irof.  Colosimo.  11  che  non  è  approvato  dal  dott.  Curci,  che  ritiene  una  volta 
tagliate  le  corde  vocali  e  scomposta  la  laringe  per  ferita  fatta  al  di  sotto  della  ri- 
ma della  glottide,  non  potersi  avere  né  sibilo,  né  voce,  né  pronunzia,  né  lo- 
quela. Ma  trovava  il  sig.  Ciccone  un  difensore  delle  sue  dottrine  e  della  sua 


—  in  — 

niailiura  di  pensare  iielsig.  di  Giulio,  che  faceva  rineltere,  dover  essere  non  die 
|)()ssil)ile  ma  sicuranieiite  induiìilahil.-  {•(■m'Uiiazione  di  una  muta  loquela,  di 
un  parlare  a  bassa  non  sonora  voie,  quando  p.-r  la  larinfj;e  continui  la  condi- 
zione voluta  dal  sig.  Ciccone  a  passare  un  filo  od  una  corrente  più  o  meno  in- 
tensa di  aria  nei  moli  dell'espirazione  polraonale.  E  confermavalo  nella  dottrina 
esposta  l'osservazione  di  più  casi  di  malattie  della  laringe,  con  ingrossamento, 
esulcera/ioni,  depositi  fibrinosi  ec.  nei  quali  casi,  benché  piccolo  fosse  il  filo 
dell'aria,  pure  si  ebbe  loquela  a  fioca  voce,  e  fischio  più  o  mono  sonoro.  Il 
sig.  Pagano  terzo  scendeva  nella  palestra,  e  diceva  sembrare  a  lui  opportuno 
di  slahlliie  e  domandare  due  cose:  1 .°  cioè  quanto  tempo  dopo  ferito,  il  malato 
del  sig.  Colosimo  potè  parlare'?  2.'  E  per  quanto  duiù  a  parlare?  Imperocché 
mentre  egli  è  disposto  a  negare,  che  si  possa  conservare  la  voce  e  la  parola  e  ciò 
anche  per  un  tempo  prolungato,  crede  d'altronde  che  ciò  possa  avvenire  subito 
dopo  operato  il  ferimento,  in  quanto  che  vi  sono  delle  funzioni  organiche  che 
si  protraggono  per  qualche  breve  ora,  anche  maltrattato  l'organo  funzionale  o 
tronco.  Cosi  si  è  osservalo  in  qualche  ghigliottinato;  che  mozzalo  della  testa ,  si 
emettono  dei  gorgogli  più  o  meno  sonori, degli  ululali  dalla  trachea. Ma  il  malato 
del  sig.  Colosimo  si  dice  potesse  parlare  dopo  lo  ore  dacché  fu  ferito:  questo 
sembra  assurdo  al  sig.  doti.  Pagano,  e  dice  non  esser  credibile,  se  non  si  vuole 
fare  oltraggio  alle  note  leggi  della  fisiologia.  Termina  coll'avvertire,  che  il  set- 
timo Congresso  per  la  questione  che  sta  disputandosi  avrà  un  onore  che  mancò 
alle  altre  riunioni  tutte ,  l'onore  e  la  gloria  di  liberare  dai  ceppi  un  infelice. 
-Narrava  intorno  al  medesimo  argomento  il  doti.  Lombardi  la  storia  di  un  in- 
dividuo che  ferito  sotto  il  pomo  di  Adamo,  poteva  parlare  ogni  volta  che,  come 
l'arco  insi'snò,  si  riunivano  i  margini  della  ferita. 

Uiassumendo  dipoi  il  sig.  Colosimo  diceva,  che  la  voce  é  formata  dalle  corde 
vocali,  e  che  queste  quando  più  non  esistono  non  ci  può  essere  né  essa  né  un 
suono  qualunque ,  e  che  quando  la  voce  e  il  suono  mancano  affatto ,  non  n  I  può 
essere  articolazione  di  parola.  E  tanto  ciò  disse  poter  essere  vero,  in  quanloc- 
che  il  malato  di  cui  si  tratta  non  parlò  nel  primi  e  successivi  momenti,  né  al 
perito  né  al  confessore.  Ponendo  line  alla  ormai  a  lungo  protratta  discussione, 
il  IVeside  avvertiva  esser  la  questione  dal  campo  della  medicina  legale  passata 


—  les- 
ili (iiii'lli»  (lell.i  fisiologia  ed  anatomia;  parere  a  Ini,  die  la  soluzione  del  fatto 
si  dovesse  cercare  nel  fatto  stesso;  imperocché,  o  si  dice  negli  alti  del  processo 
che  l'individuo  ferito  parlò  dopo  14  ore  a  voce  alta  ed  articolata,  e  i|nesta  è 
opinione  che  non  può  slare;  o  dicesi  che  a  bassa  insonora  mula  voce  potè  espri- 
mere le  sue  idee,  e  questo  pare  iuduhilato  che  potesse  accadere,  ipiando  si  sa 
che  l'infermo  continuò  a  respirare.  E  cosi  passavasi  ad  una  seconda  discussione 
relati\a  alla  memoria  del  sig.  Dorotea  sopra  la  sede  e  le  cause  dell'isterismo. 

E  primo  il  sig.  Silvano  cliiedcva  la  parola  per  dire  che  egli  pure,  come  Va- 
lisnieri  e  Frank  ,  aveva  veduto  sezionando  cadaveri  di  isteriche  ,  le  vescichet- 
te del  Graaf,  in  sommo  grado  sia  ipertrolìclie,  sia  indurate,  atrofiche  in  qual- 
che caso;  ma  essersi  altresì  imhatluto  nel  fiitto  di  una  giovanctta  di  soli  anni  10 
che  divenula  isterica  e  catalettica,  dietro  un  forte  spavento,  era  in  breve  venuta 
in  disperalo  stalo  di  salute.  Or  bene,  egli  diceva,  se  la  isteria  avesse,  come  il 
sig.  prof.  Dorotea  ritiene,  la  sua  sede  nelle  ovaia  e  la  sua  origine  causale  nella 
imperfezione  di  maturità ,  e  di  sviluppo  enucleante  delle  vescichette  di  Graaf, 
come  potrebbe  spiegarsi  l'isterismo  in  una  fanriullina  che  non  può  ancora  avere 
le  vescichette  del  Graaf  giunte  a  maturo  sviluppo,  cosa  che  va  accadendo  nel- 
l'apparimento  della  pubertà  e  delle  mestruazioni? — E  dall'altra  parte  non  si 
può  escludere  neppure  dal  quadro  nosologico  della  medicina  l'isterismo  del- 
l'uomo, che  l'oratore  disse  aver  avuto  occasione  di  riscontrare  qualche  volta 
e  di  aver  curato  coi  comuni  mezzi  all'isterismo  femminile  convenienti,  e  che 
non  si  può  al  certo  riporre  nell'imperfetto  eiuicleamento  degli  ovoli,  e  nell'i- 
l)ertrofia  delle  vescichette  del  Graaf.  Sembrava  inqiertanto  al  doti.  Silvano  che 
le  ovaia  avessero  sicuramente  una  parte  nella  produzione  dell'isterismo,  ma  che 
essa  dovesse  circoscriversi  ne' limiti  di  una  irritazione  destante  le  turbe  nervose 
a  cui  si  presta,  l'asse  cerebro-spinale,  che  secondo  il  sig.  Silvano  è  il  primo  ef- 
ficiente delle  manifestazioni  sindromiche  dell'isterismo.  Ond'è  che  il  Silvano 
medesimo  conchiude  1 ."  aversi  isterismo  negli  uomini ,  e  nelle  impuberi  senza 
sviluppo  di  vescichette  del  Graaf,  2.°  l'isterismo  aver  sua  sede  speciale  e  causa 
efficiente  nell'asse  cerebro-spinale. 

Queste  sentenze  però  non  incontrarono  l'approvazione  del  prof.  sig.  de  Mar- 
lino,  il  (juale  si  fece  a  dire,  che  le  vescichette  del  Graaf  non  si  sviluppano  nelle 


—  Ki9  — 

successive  metamorfosi  del  corpo  umnno,  ma  si  trovano  già  esistenti  nella  vita 
embrionale,  e  precisamente  fra  il  terzo  e  quarto  mese  della  vita  intrauterina; 
die  BaiTy  sezionando  le  ovaie  ncM  feti  vi  trovò  alcune  cellette  ingrandite,  che  so- 
no in  sostanza  le  primordiali  vescicliclle  di  Graaf.  Esse  si  formano  nello  stroma 
che  è  quanlo  dire  nell'intima  sostanza  delle  ovaie,  crescono  a  ])oc(»  a  poco,  da 
coucentriche  si  fanno  eccentriche,  si  presentano  e  si  avvicinano  alla  superDcic 
delle  ovaie,  rompono  la  membrana  propria  di  quest'organo  diradandola  e  fa- 
cendo così  un  considerevole  rilievo  e  aspettando  la  fecondazione  e  maturazione. 
Or  bene,  la  sola  teoria  emessa  in  altra  adunanza  dal  nostro  Presidente,  dice\a  il 
sig.  de  Martino,  può  spiegare  l'isterismo  nelle  fanciulIcMmpuberi ,  annnetlendo 
ohe  la  llogosi  cronica  delle  ovaie  col  diuturno  aumentarsi  di  sanguigna ,  e  sie- 
rosa flussione,  potesse  indurre  quella  maturità  precoce  degli  ovoli  e  delle  vesci- 
chette Graaflìane  :  che  se  altrimenti  andasse  la  bisogna  e  si  dovessero  aspettare 
dal  tempo,  non  accadrebbero  che  all'epoca  della  pubertà  ,  nella  quale  hanno 
maggior  vita,  per  maggior  concorso  di  azioni  nervose  e  trasporto  di  (luido  san- 
guigno agli  organi  genitali  nmliebri.  E  questo  egli  diceva  in  quanto  alla  prima 
conchiusione  formulata  dal  sig.  doti.  Silvano. 

Circa  poi  alla  seconda  conchiusione  faceva  riflettere  il  sig.  prof,  de  Martino, 
senU)rare  a  lui  che  la  midolla  spinale  non  avesse  altro  ulTizio  nell'isterismo  che 
(luello  di  ripercuotere  le  azioni  mandate  dall'ovaia  irritata  e  tlogosata,  o  sul 
sistema  nervoso  encefalico  (nel  qual  modo  si  spiegano  le  alterazioni  dei  sensi 
e  delle  facoltà  e  funzioni  mentali  delle  isteriche);  o  sul  reticello  sanguigno  (il 
che  spiega  il  pronto  succedersi  e  alternarsi  del  pallore  col  rossore  del  volto)  ;  o 
sui  nervi  destinati  al  moto  dei  muscoli  volontari,  (e  in  tal  modo  spiegasi  l'in- 
sorgenza frequente  delle  convulsioni  muscolari  nelle  isteriche).  Avverte  che 
dopo  Jlarshall-llidl ,  ha  egli  pure  in  un'opera  sulle  convulsioni  del  sistema  mu- 
scolare volontario,  trattato  delle  ripercussioni  delle  influenze  nervose,  e  avere 
spiegato,  come  va  ripetendo  il  modo  con  cui  una  irritazione  delle  ovaie  possa 
destarle.  Infatti  la  flogosi  cronica  delle  ovaie  stimola  ingratamente  i  fdamenti 
nervosi  che  si  distribuiscono  alle  ovaie  medesime,  e  questo  disturbo  si  va  co- 
municando prima  alle  radici  ed  ai  filamenti  del  gran  simpatico,  che  poscia  ri- 
percuote o  snpra  quelle  motrici  dei  nervi  motori  de' muscoli  volontari,  o  so- 

20 


—  150  — 

pra  le  libro  (lolla  massa  cerebrale,  o  sopra  quelle  libre  che  presiedono  alla  nu- 
trizione alla  calorificazione  e  alla  circolazione,  costituendo  cosi  i  fenomeni  pro- 
teiformi ed  intermittenti  dell'isterismo  grave.  E  cosi  pure  in  opposizione  al 
sig.  doti.  Silvano  inflne  doppiamente  concliiudeva  1."  che  anche  nelle  impu- 
beri si  possono  sotto  un  processo  di  flogosi  lenta,  ma  persistente,  sviluppare 
n  perfezione  le  vosoicholte  del  Graaf;  2."  clic  i  fenomeni  dell'isterismo  si  spie- 
gano assai  meglio  colla  teorica  del  prof.  Lanza  che  con  quella  di  altri ,  ritenendo 
il  sistema  nervoso  spinale  come  un  centro  di  diverse  correnti,  frutto  della  ri- 
percussione delle  azioni  nervose,  che  hanno  il  punto  di  loro  origine  nella  flo- 
gistica irritazione  delle  ovaie. 

Poneva  in  tal  modo  fine  al  suo  dire  il  prof,  de  Martino,  e  sull'invito  del  prof. 
Dorotea  il  Presidente  conchiudova ,  per  ciò  che  riguardava  la  sua  teorica  ed  il 
suo  commento,  doversi  lasciare  anche  per  molti  anni  nella  clinica  i  fatti  d'iste- 
rismo pria  di  passare  in  quella  della  fisiologia;  poiché,  onde  le  spiegazioni  ten- 
dessero al  vero,  e  il  dissertare  si  posasse  sopra  valide  basi,  era  d'uopo  di  mol- 
tiplicare le  osservazioni  per  venire  alla  fine  in  cognizione,  se  veramente  l'iste- 
rismo sia  costantemonlo  legato  alla  Oogosi  cronica  delle  ovaie. 

Apertasi  in  fine  la  discussione  sopra  i  fatti  comunicati  dal  dott.  Piretti,  si 
faceva  a  ringraziarlo  delle  sue  zelanti  sollecitudini  il  sig.  Pignataro ,  che  disse 
non  sembrargli  che  esso  sig.  Piretti,  per  aver  riportata  la  scabbia  dalla  sezione 
di  un  fanciullo  morto  con  tale  malattia,  potesse  essere  autorizzato  a  riporre 
nel  sangue  il  contagio  di  questa  sordida  affezione  cutanea.  Avverti,  che  lungi 
la  morte  dall' uccidere  i  parassiti  animali  nel  corpo  umano,  dà  anzi  luogo  allo 
sviluppo  di  molti  altri ,  allora  quando  incomincia  l'organica  dissoluzione.  Rac- 
conta il  caso  di  un  certo  Bonocore  che  dal  contatto  di  veste  di  donna  infetta 
contrasse  la  scabbia ,  che  un  ciarlatano  con  micidiale  unguento  gli  retropulse , 
dando  origine  a  grave  polmonite  :  e  dice  che  in  quell'occasione  iniettò  il  san- 
gue di  quel  polmonico,  in  unione  del  sig.  dott.  Leorito,  nella  vena  crurale  di 
un  cane,  e  che  non  ebbe  questa  bestia,  tenuta  d'occhio  per  bene  un  mese,  ad 
infermarsi  di  scabbia,  abbenchè  tanto  facilmente  questo  malore  dall'una  specie 
si  comunichi  all'altra.  Fa  notare  che  se  il  contagio  fosse  nel  sangue  non  si  in- 
tenderebbe come  si  possa ,  toccando  le  mani  di  un  rognoso  o  le  vesti ,  restarne 


—  151  — 

infelli,  e  leiiiiina  col  rispontlcro  a  quelli  che  poirebbero  opporgli  essere  epide- 
mica qualche  volta  la  scabbia,  ciò  avvenire  per  due  ragioni,  1.°  perché  qucsle 
epidemie  che  per  lo  più  nascono  d'inverno,  hanno  origine  dalle  maggiori  im- 
mondezze, dai  moltiplici  e  più  slrotli  e  frequenli  contatti  dei  poveri  coslrelti  a 
vivere  per  .nicuni  mesi  in  misero  abituro  in  sempiterno  squallore  :  2.  "  perchè 
forse,  come  gì"  insetti  dei  campi,  anche  quelli  della  scabbia  nascono  in  alcuni 
tempi  dell'anno,  o  in  alcuni  anni  diversi  in  maggior  numero  che  in  altri,  e  le 
>  icissitudini  atmosferiche  dispongono  in  alcuni  tempi  più  che  in  altri  la  cute 
dell'uomo  all'assorbimento  dei  principi  contagiosi. 

Ma  qui  il  sig.  prof.  Manfré  faceva  ridettere  che  non  si  possono  negare  i  fatti 
di  scabbia  comunicata  dal  cadavere  all'uomo,  ed  aver  egli  visto  un  becchino 
che  gli  preparava  i  cadaveri  per  le  anatomiche  dissezioni  riportare  questo  ma- 
lore da  un  cada'\ere  scabbioso,  mentre  egli  dal  cadavere  medesimo  riceveva  una 
resìpola  flemmonosa.  Disse  in  seguito  doversi  agli  arabi  non  al  Cestoni  la  sco- 
perta dell'acaro  della  rogna,  ed  esser  questo  manifestissimo.  Al  che  replicando 
il  sig.  Pignataro;  diceva  non  aver  egli  negato  il  fatto  che  raccontava  il  sig.  Pi- 
retti,  ma  aver  semplicemente  tentato  di  darne  la  spiegazione.  Volgeva  cosi  a 
conciliazione  scambievole  la  discussione  sulla  scabbia  fra  questi  due  oratori , 
quando  si  presentò  all'arringo  il  sig.  doti.  Carlo  Ampelio  Caidcrini,  il  quale 
diceva  per  il  decoro  e  l'onore  della  Sezione  doversi  non  più  cercare  nel  san- 
gue la  causa,  o  il  contagio  della  rogna,  in  quantochè  dalle  osservazioni  mi- 
croscopiche di  Cestoni,  di  Ranucci  e  di  Raspali  è  ormai  luminosamente  pro- 
vata l'esistenza  dell'acaro  ,  il  quale  è  visibile  col  microscopio  ,  ed  ha  la  sua 
stanza  in  certi  canaletti  vicini  alle  pustole  dalle  quali  si  può  estrarre.  Anzi,  egli 
diceva,  non  solo  l'esistenza  si  conosce  e  il  luogo  di  elezione  dell'acaro  scab- 
bioso ,  ma  se  ne  conoscono  puranco  le  forme  precise.  Propone  infine  che  si 
lasci  questa  questione  oramai  decisa  nella  scienza,   il  Pirelli  rispondeva  in- 
tanto voler  richiamare  al  vero  punto  la  questione  che  erasi  mollo  sviala  ,  es- 
sendo stala  sua  domanda  la  qui  appresso  :  Se  la  rogna ,  come  vien  detto ,  e  ri- 
tenuto ,  non  si  comunica  che  a  corpo  caldo ,  come  si  spiegherà  il  fatto  mio  nel 
quale  si  ebbe  comunicazione  di  rogna  dalla  fredda  salma  di  un  cadavere?  Co- 
me può  un  cadavere  comunicare  la  scabbia  ,  21  ore  dopo  avvenuta  la  morte . 


—  I  yi  — 

se  il  solo  vcnliliirsi  ili'ile  vesti  basta  a  iciiiit'rc  iiintli\o  il  jnis  scaliMoso?  Cono- 
sco, c^jli  soi;giuiinova ,  i  lavori  fatti  in  luoposito,  e  so  il  sarcopto  stare  nei  ca* 
naictti  ìii-ini  alle  pustole  :  ma  i^'noro  cosa  segua  di  lui,  avvenuta  la  morte  tlel- 
l'inclividuo,  che  lo  poita;  forse  \a  allorn  nel  sangue,  ed  \\'\  muore,  o  resta  i\i 
vivente  ancora?  Ecco  la  ([uestiono  clic  io  lio  sottoposto  alla  considerazione  dei 
dotti  colleglli.  Keplicava  il  dolt.  (lalderini,  la  scienza  in  proposilo  essere  in  caso 
di  rispondere  a  tulle  (luesle  dubbiezze,  ed  egli  si  accingerebbe  a  provarlo  se 
il  tempo  lo  pernìcllesse ,  e  se  il  Presidente  non  reputasse  essere  giunta  l'ora  di 
cbiudere  questa  discussione,  facendo  osservare  ai  congregati  in  \ìa  di  conciiiu- 
sione ,  clic  il  fatto  del  sig.  Pirelli  deve  peranco  restare  alla  clinica  per  esser 
veriGcato,  se  è  vero  che  un  solo  fatto,  che  può  essere  contestabile,  non  nel 
complesso  della  materialità  sua,  ma  nell'origine,  non  possa  formare  scienza. 
Non  condurre  (luesto  fallo  in  <[iialsiasi  modo  alla  conseguenza  che  la  causa  della 
scabbia  stia  nel  sangue,  e  doversi  di  preferenza  col  Principe  di  Canino  ritenere 
esser  più  facile  che  un  insetto  parassito  viva  2't  ore  nel  cadavere  di  un  rognoso 
di  quel  che  in  24  ore  nasca  un  altro  insetto  congenere  capace  di  indurre  ma- 
lattia contagiosa  ed  eguale. 

Intanto  il  sig.  l'residCnte  allontanavasi ,  e  prendeva  il  governo  della  riunione 
il  \ice-prcsidente  cav.  Tromiteo  al  quale  faceva  istanza  il  Calderini  per  replicare 
ai  dubbi  del  sig.  Pirelli  ;  ma  il  cav.  de  Renzi  osservava  che  non  portavasi  al- 
cuna opposizione  alle  osservazioni  dei  recenti  microgralì,  che  il  sig.  Calderini 
con  tanto  senno  ricordava;  che  ninno  dell'assemblea  ignorava  le  nuove  cose 
fatte  in  Francia,  in  Germania,  in  Italia  sull'acaro  scabbioso,  e  la  questione  di- 
ceva essere  slata  già  risoluta  dalle  coucbiusioni  del  Presidente. 

Giunto  il  tem|»o  delle  letture,  il  doti.  Curci  imprende  a  dire  sui  melodi  cu- 
rativi del  volvolo,  che  succede  all'inlrosuscezione  di  un  intestino  in  un  altro. 
Questi  metodi  che  sono  i  meccanici,  li  riduce  a  quattro;  all'aria,  al  mercurio, 
alle  palle  di  piombo  o  di  ferro  con  (pielle  di  moschetto,  e  al  taglio  pcnoiranic 
nella  ca\ ita  dell'addome,  acciò  colla  mano  si  possa  sciogliere  l'inlrosuscella 
parte. 

Osserva  però  in  primo  luogo  che  l'aria  introdotta  nell'  iiili'stino  il  ([uale  tul- 
lora  è  compresso  o  stirato  o  ancora  iuliamanto  ,  riesce  talvolta  a   provocare 


—  153  — 

lina  paralisi,  sodo  la  (juaie  e  l'aria  slessa  acquisterà  un  maggior  volume  per 
cirelto  della  lemperaUira,  od  anche  porterà  crepature  negli  stessi  intestini. 

Dice  in  secondo  luogo  che  il  mercurio  in  miniera  porta  con  sé  due  incon- 
venienti :  il  primo  si  ù  che  trovandosi  l'introsusce/.ione  di  hasso  in  allo,  la 
piega  che  nasce  dalla  parte  che  si  è  elevata  da  liasso  forma  un'altra  piegatura  a 
circolo  fra  le  labbra  superiori  e  la  porzione  salita;  opperò  cadendo  il  minerale 
deve  scendere  nella  piegatura  circolare ,  ed  a  causa  del  suo  peso  la  piega  scen- 
derà ancora  più  in  hasso ,  nel  mentre  che  la  piega  ascendente  salendo  ancora , 
più  si  aumenterà  l'introsuscczione.  Il  secondo  inconveniente  sta  nel  pericolo 
che  gli  acidi  somministrati  alle  volle  per  diminuire  il  meteorismo  o  la  inliani- 
niazione  viscerale ,  potrebbero  alterare  la  natura  del  nietidlo ,  e  dar  luogo  ad 
una  scena  pur  anco  di  veneGzio. 

Nota  come  lo  palli-  di  piombo  per  la  loro  facile  ossidazione  potrebbero  dare 
per  risultalo  il  saturnismo;  che  quelle  di  ferro,  se  di  troppo  ossidale,  cagione- 
rebbero l'infiammazione  o  la  cancrena  ;  come  da  ultimo  per  il  proprio  loro  peso 
0  quelle  e  queste  dillicilmenle  verrebbero  rigettate. 

In  fine  riguarda  il  taglio  addominale  come  assai  pericoloso  sia  per  la  vastità 
della  ferita  penetrante  nella  cavità,  sia  pel  travaso  che  ne  conseguita  e  sia  final- 
mente per  la  manovra  che  si  richiede. 

E  prosegue  l'autore,  essere  non  pertanto  la  cura  meccanica  quella  che  ri- 
promette un  vantaggio  ;  se  non  che  uojìo  essere  di  ricorrere  i)referibilmente  a 
quei  meLilli  che  meno  si  prestano  all'ossidazione,  e  la  cui  forma  e  volume  non 
dieno  origine  ai  menzionati  pericoli  ;  quindi  convenire  meglio  all'uso  di  pal- 
line di  piccolo  diametro  o  di  oro  o  di  piombo  incrostate  da  tenui  pellicole  di 
quel  metallo,  ciò  che  per  avventura  servirebbe  in  un  tempo  all'economia  che 
si  ricerca  negli  Spedali,  e  spesso  anche  nella  pratica  civile. 

Il  inof.  Mnnfré  viene  sponendo  di  jwi  un  caso  che  dice  unico  e  singolaris- 
simi) di  teratologia  statogli  comunicato  dal  doti.  Vincenzo  Sofia.  In  latrinoli 
nel  IHii  nasceva  certa  Caterina  Vitale,  la  quale  fin  dalla  culla,  senza  che  ne 
apparisse  la  sorgente,  soffri  di  doglie  addominali.  Al  volgere  del  secondo  lustro 
cominciò  ad  cscreare  lunghi  pezzi  del  taenia  solium.  Onde  bentosto  si  diede  di 
piglio  alla  corteccia  dell' icosandria  monogenia  con  la  più  lusinghiera  intenzio- 


—  lól  — 

« 
ne.  Molli  0  liinslii  pezzi  dell'ospilc  iniporluno  vonnoro  fuori,  ma  però  senz.i 

cenili  miglioranu'iilo.  Con  ansia  si  aspellava  la  comparsa  delle  lunari  llussioni, 

quasi  clic  per  (ale  rivolgimenlo  naturale  le  cose  dovessero  volgere  al  meglio  ; 

quando  esperimentate  esse  di  niun  valore  contro  lo  stato  morboso,  la  Vitale 

volle  restarsi  allatto  inoperosa  e  aspettare  dal  tempo  una  naturale  terapia. 

^Nel  181.3,  dopo  effimera  calma,  dietro  indicibili  angustie,  per  le  narici,  per 

la  Iwcca  e  per  il  podice  die  fuora  spontaneamente  altri  pezzi  di  tenia.  D'allora 

lino  al  marzo  18 Si  l'infelice  fu  bersaglio  di  crucciantissime  e  svariate  neurosi, 

e  spesso  d'emiplegia  or  dell'uno  or  dell'altro  lato  del  corpo  ;  emiplegia  che 

spesso  si  dileguava  istantaneamente. 

Sorse  acutissima  otalgia  in  ambe  le  orecchie,  la  quale  per  l'ambascia  porta- 
vaia  alla  sincope.  Per  riparare  a  quel  dolore,  mentre  un  di  tenta  da  per  sé  lo 
vie  uditive  con  uno  spillo,  estrae  fuori  fra  spasimi  un  pezzo  di  tenia  per  metà 
imputridito;  altre  volte  ascaridi  lombricoidi  or  vivi  or  morti  si  appresentaro- 
no,  ed  una  volta  uno  ne  venne  aggomitolato  su  se  stesso  che  costò  all'amma- 
lata non  pochi  spasimi  pria  che  uè  rimanesse  liberata. 

Ma  oltre  agli  entozoi  dei  canali  auditivi  vennero  pure  cacciati  pezzetti  di  os- 
sicini umani  di  diversa  forma,  tra  quali  se  n'ebbe  uno  di  un  pollice  e  mezzo 
di  lunghezza,  un  altro  della  lunghezza  di  un  pollice,  e  il  più  largo  di  circa  la 
metà  di  un  pollice  ;  in  quasi  tutti  si  scorgevano  distinti  i  canali  midollari ,  le 
docce,  le  apoflsi  e  le  faccette.  La  notte  del  30  maggio  dello  scorso  anno,  de- 
stata da  soffocante  dispnea,  da  invincibile  disfagia,  e  da  dolore  acutissimo  alle 
fauci,  dopo  lunghi  sforzi  colle  dita  estrae  dalla  bocca  un  femore  di  feto  umano 
a  termine,  e  nel  di  che  successe,  per  la  stessa  via,  molte  altre  ossa  di  varie 
specie  e  dimensioni  ne  uscirono  in  mezzo  a  coliche  violente  e  gastralgie ,  a  pi- 
rosi ,  ad  ematemesi ,  e  punture  in  varie  regioni  del  tronco ,  e  quel  che  è  ri- 
marchevole, con  uno  scoppettio  in  tutte  le  articolazioni  avvertito  per  sino  da- 
gU  astanti.  Per  ultimo  il  13  giugno  previi  dolori  acerbissimi  alle  narici  e  ai  seni 
poronari,  e  profusa  epistassi,  vennero  fuora  per  questa  via  molti  altri  pezzi  an- 
cora ossei,  dei  quali  il  maggiore  è  lungo  linee  11 ,  il  più  largo  o,  ed  il  più  grosso 
tre  e  mezzo. 

La  Vitale  nubile  e  vergine  durante  tutto  questo  tempo  conservò  e  conserva 


—  155 — 

tuU'ora  illese  le  funzioni  dell'udito,  anzi  talora  soffredi  oxiecia:  appetisce  di- 
scrolanicnte,  si  nutre,  ed  è  di  animo  ilare  anzi  che  no. 

Venendo  poscia  l'espositore  a  toccare  la  ragione  scientifica  del  Hillo,  tulto- 
clié  pur  egli  non  dissimuli  trovarsi  fra  le  ambagi  che  sempre  circondano  la  te- 
ratologia, dichiara  che  per  lui  è  questo  un  caso  di  vero  infetamento,  dovendosi 
credere  che  la  Vitale  nascesse  racchiudendo  nelle  sue  viscere  un  feto,  che  vis- 
suto in  lei  per  qualche  tempo,  da  lei  attingendo  la  propria  nutrizione,  per  ignota 
cagione  sia  cessato  infine  di  vivere. 

Se  non  che  a  Leu  altri  fatti  accenna  che  rimangono  tuttora  misteriosi.  Delle 
carni  fetali'che  ne  avvenne,  egli  domandò?  Come  s  infransero  le  ossa,  e  qual 
tor/a  loro  diede  l'impulso  e  direzione  all'uscita?  Perchè,  come  usciron  queste 
«lei  pari  che  gli  entozoi,  prima  per  gli  orecchi,  poscia  per  la  bocca,  ed  indi 
per  le  narici?  Come  passarono  per  la  tromba  di  Eustachio,  pel  timpano,  e  pel 
meato  uditivo  esterno,  ossa  di  calibro  assai  maggiore  del  lume  di  siffatti  ca>i 
e  passando  non  arrecarono  alcun  guasto,  o  non  lasciarono  il  dissesto  funzio- 
nale dell'organo? 

Ma  ristassi  a  tal  punto,  e  lascia  ai  lumi  dei  dotti  e  alle  loro  meditazioni  la 
risoluzione  di  cotanto  elevali  problemi,  dicendo  però  che  è  cosi  sicuro  della 
unicità  del  fatto,  e  della  veracità  sua,  che  nel  fare  istanza  onde  la  Vitale  sia 
ricoverata  in  uno  Spedale  della  Metropoli ,  promette  di  dare  un  premio  di  cento 
ducati  a  quel  medico  che  saprà  ritrovare  un  eguale  fatto  nella  storia  della  me- 
dicina ,  ed  uno  di  trecento  ducati  a  chi  può  giungere  a  palesare  e  provare  che 
egli  è  slato  ingannato,  e  che  la  Vitale  non  ha  infatti  poi  emesso  nessun  osso  né 
dalle  orecchie  né  dalle  narici. 

Dietro  di  che  radunanza  fu  sciolta. 

11  Presidente  —  Vlnce.\zio  La>'za 

Salvatore  de  Renzi 
I  Segretari  {  Odoardo  TuRCttErri 
Seco.vdo  Polto 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  30  SETTEMBRE  1845 


I 


L  processo  \  orbale  non  fu  approvalo  se  uoii  dopo  alcune  afigiunle  [ìroposle 
dal  sig.  prof.  3Ianfré,  che  palesava  dover  essere  circostanza  da  notarsi  nella 
storia  della  sua  inferma  quello  di  esser  vergine,  d'intemerata  morale,  e  di  one- 
sti costumi,  e  che  le  ossa  estralte  appartenevano  a  feto  di  dieci  mesi.  Al  che  il 
Segretario  Turchetli  rispose  che  si  era  dotto  di  feto  a  ivrmiiie  per  evitare  la  qui- 
slione  del  come  si  era  potuto  determinare  l'età  precisa  del  feto  stesso.  Il  sig. 
Manfré  insisteva  dicendo  che  l'esame  dello  scheletro  permetteva  questa  deter- 
minazione. 

Dopo  ciò  il  Presidente,  aggiungendo  il  cav.  de  Renzi  alla  Commissione  [mr  il 
l>remio  sulla  lebbra  ,  riduceva  gli  altri  membri  al  preciso  numero  di  coloro 
(fra  quelli  che  nominaroiisi  nella  prima  adunanza) ,  che  sono  tuttora  reperibili 
ìu  Napoli.  Non  volendo  ([uindi  il  Presidente  slesso  che  alcune  delle  memorie 
lette  rimanessero  senza  discussione,  alla  quale  han  dirilto,  dava  il  campo  alla 
disamina  di  quella  del  Riboli  che  tratta  un  caso  di  terebrazione.  Chiedeva  la 
parola  sopra  di  essa  il  sig.  prof.  Manfré  ,  il  quale  vorrebbe  sapere  dal  sig.  doti. 
Riboli  per  quali  caratteri ,  non  conoscendone  egli  di  stabili  nella  patologia,  e 


—  l.JT  — 

nella  semiotica ,  potò  giungere  a  diagnosticare  che  le  ossa  del  cranio  si  erano 
nella  sua  inferma  in  <iu:ilclie  loro  parte  morbosamente  ingrossate  ed  inspessite. 
Se  non  che  per  essere  assente  il  sig.  Riboli  non  potendosi  avere  risposta  alla  in- 
tcrpclia/ioni'  del  sig.  prof,  !^f;lnfr(■,  il  Presidente  rimandava  ad  altro  giorno  la 
discussione.  Ed  intanto  apriva  ((uella  delle  considerazioni  fisio-patologico-fre- 
nologiche  del  sig.  doti.  Miraglia  sopra  la  follia.  Entrava  in  questo  campo  il 
sig.  dott.  Nicita,  il  quale  diceva  volersi  intrattenere  sopra  alcune  solamente  delle 
molte  cose  palesate  alla  Sezione  dal  sig.  Miraglia,  e  diceva  in  quanto  alle  le- 
sioni del  cranio,  e  dell'encefalo  che  si  osservano  nei  folli,  non  poter  conve- 
nire con  questo  medico  nel  ritenerle,  come  figlie  esclusive  e  come  effetto,  e  non 
causa  della  follia  ;  in  quanto  che  queste  lesioni  spesso  si  trovano  senza  che  vi  sia 
stata  insorgenza  o  alterazione  di  facoltà  mentali,  e  viceversa  con  uno  stato  più 
deciso,  ed  intenso  di  follia  qualche  volta  si  la  massa  encefalica  che  la  craniense 
teca  ossea  non  presentano  alterazione  di  sorta  alcuna. 

Avverte  non  essere  il  cranio  die  si  modella  sopra  del  cervello  né  viceversa 
il  cervello  agire  e  modellarsi  sopra  il  cranio,  in  quanto  che  lo  sviluppo  degl'in- 
volucri delle  partì  continenti  e  delle  parti  contenute  del  corpo  umano  si  for- 
ma con  una  specie  di  predestinazione,  o  si  fa  a  tipo  preordinato.  Con  reci- 
proci rapi)orti  è  bensì  vero,  ma  senza  ìnQuenza  scambievole  di  determinazione, 
cammina  l'organogenesi  in  un  modo  armonico  e  dì  pari  passo  segue  lo  svolgi- 
mento di  tutti  gli  organi  e  visceri  dei  corpi  organizzati. 

Riflette  di|)oi  il  sig.  dott.  Nicita,  che  le  cose  lette  dal  dott.  Miraglia  non  sono 
che  l'espressione  di  que'lavori  de' quali  già  la  scienza  fisìo-patologico-frenolo- 
gica  è  in  possesso ,  ed  affermando  che  dalla  osservazione  delle  prominenze  del 
cranio,  che  per  lo  più  mancano,  mal  si  possa  diagnosticare  della  follìa ,  e  molto 
meno  conoscere  le  sue  varietà,  la  sede  ec.  termina  il  suo  discorso  esprimendo 
il  disiderio  che  il  sig.  Miraglia  ed  altri  valorosi  frenologi  adoperino  ingegno 
ondo  i»erfezionare  sempre  più  gli  studi  delle  malattie  della  mente,  in  Italia, 
dove  ancora  di  questa  disciplina  spuntava  il  primo  germe ,  e  cosi  ritornarla  an- 
che una  volta  a  farsi  maestra  di  color  che  sanno. 

E  qui  sorgeva  il  dott.  de  Marco  per  entrar  nella  quistione,  sembrando  a  lui 
che  prima  di  s;qiere  se  il  rammollìuienlo ,  l' indurimento  ec.  del  cervello  fos- 

21 


—  las- 
serò caiisn  0(1  oirelto  della  follia  riiiando  mancano  i  serjni  per  conosrerc  nei  casi 
particolaii  in  che  essa  consista ,  debba  conoscersi  quale  sia  il  processo  morboso 
che  la  coslituisce. 

Ma  all' uno  ed  all'altro  dejjli  oratori  facevasi  il  dott.  Miraglia  a  rispondere: 
aver  egli  non  detto  essere  costantemente  le  lesioni  del  cervello  e  del  cranio  nei 
mentecatti  effetto  e  non  causa  della  pazzia ,  ma  aver  cercato  di  distinguere  quei 
casi  nei  quali  sono  un  puro  elTelto  deirallcrazione  funzionale,  da  quelli  nei 
quali  sono  o  causa  occasionale,  o  causa  assoluta  della  alTezione  morbosa. 

Aver  divisi  gli  stilli  morbosi  che  si  riferiscono  alle  alienazioni  mentali  1."  in 
quelli  di  esagerata  azione  cerebrale;  2.°  in  quelli  di  menomata  azione  e  potenza 
mentale;  3.°  ed  in  quelli  di  mancanza  di  attività  assoluta.  Disse  di  aver  cercato 
di  spiegare  il  modo  di  azione  delle  cause  organiche,  e  di  aver  dichiarato  che 
le  depressioni,  e  l'ispessimento  delle  ossa  si  osservano,  e  sono  riferibili  alle 
alienazioni  mentali  per  deficiente  sviluppo  di  attività  cerebrale.  Ritenne,  che, 
essendo  il  cervello  sempre  attivo,  il  cranio  passivo,  debba  di  necessità  questo 
prender  la  forma  dell'altro  che  va  soggetto  a  più  frequenti  cangiamenti  di  miissa 
e  di  volume. 

In  quanto  alle  protuberanze  diceva  non  doversi  credere  (cosa  già  dallo  stesso 
Gali  av>ertita;  che  dolessero  essere  a  modo  di  semi-uovo,  per  lo  più  consisten- 
do esse  in  rilievi,  anzi  di  poco  pronunziati;  e  manifestava  non  trovarsi  che 
nelle  follie  di  lungo  corso  e  croniche,  mancando  in  quelle  alle  quali  in  breve 
tempo  tenne  dietro  la  morte  ;  nei  quali  casi  manca  per  lo  più  ogni  qualunque 
apparente  alterazione  delle  parti  offese ,  o  che  sono  contenute  nel  cranio.  Che 
se,  com'egli  rillelteva,  si  sottopongano  delle  l'eltuccine  di  cervello  dei  morti  di 
recente  follia  al  microscopio,  la  scena  allora  si  cambia,  e  le  lesioni  rudimenta- 
rie  della  massa  encefalica  appariscono  manifeste,  e  fra  le  fibre  eccentriche,  e 
concentriche  trovasi  una  disposizione  gelatinosa ,  varia  per  la  consistenza ,  per 
la  quantità  e  per  la  trasparenza.  Disse  esser  nuove  molte  delle  osservazioni  ac- 
cennate nella  sua  memoria;  promise  di  continuare  i  suoi  studi  in  proposito,  e 
pose  fine  .il  suo  dire  confortalo  dall'assemblea  plaudente. 

Dietro  di  che  non  essendovi  persona  alcuna  che  prendesse  la  parola  sopra  la 
memoria  letta  dal  sig.  dott.  Curci ,  si  apri  la  discussione  sopra  la  storia  narrata 


—  159  — 

dal  sig.  prof.  Manfrò,  sulla  quale  chiamando  il  prof.  Folinea  rallenzione  dei 
Congregali,  domandava  al  prof.  Manfré  come  doveva  intendersi  la  singola- 
rità che  egli  ravvisava  nel  proprio  fatto,  se  per  ciò  che  riguarda  l'infetamento; 
o  per  quello  che  ha  rapporto  all'emissione  da  varie  parti  del  corpo  dei  pez- 
zetti di  tenia;  o  infine  se  por  lo  passa^iuio  asserito  di  alcune  ossa  di  feto  a  ter- 
mine, che  fuori  emesse  dai  canali  auditivi,  senza  turbarsi  menomamente  le 
funzioni  dell'organo  dell'udito,  benché  fra  l'ampiezza  dei  canali  dell'orecchio 
interno  ed  esterno  e  quei  pezzi  di  ossa  grande  dovesse  essere  la  differenza  delle 
proporzioni  e  dei  diametri? 

Ora  per  ciò  che  riguarda  il  primo  punto  diceva  il  prof.  Folinea  non  saper 
egli  ravvisare  nel  fatto  del  prof.  Manfré  originalità  e  singolarità;  poiché  i  casi 
d'infetamenlo  congenito  sono  bene  e  da  assai  tempo  conosciuti;  e  quello  rac- 
contato da  Richerand  dover  essere  in  mente  di  tutt'i  medici  che  da  qualche 
lustro  ban  preso  quell'autore  a  maestro  nelle  scuole.  Per  ciò  che  riguarda  l'e- 
missione dei  pezzi  di  tenia  da  varie  parti  e  meati  del  corpo,  doversi  ritenere  il 
fiitto,  se  vuoisi,  singolare  sotto  quest'unico  punto,  che  trattisi  cioè  di  tenia; 
imperocché  dell' espulsione  dei  lumbriii  dalla  bocca,  dalle  narici,  dalle  orecchie 
gli  esempi  sono  innumerevoli.  Finalmente  non  crede  di  fare  oltraggio  al  pro- 
fessor Manfré,  il  quale  non  vide  l'inferma, se  egli  ritiene  non  essere  possibile  che 
dall'orecchio  siano  escili,  restando  la  facoltà  uditiva  integra,  le  ossa  di  un  feto 
più  che  nonimestre  ;  né  che  la  tenia  pria  uscitavi  ^  alesse  ad  allargare  i  meati  : 
essendo  questa  una  opinione  del  volgo  e  non  di  persona  intelligente;  perocché 
si  conosce  quanto  il  volgo  sia  facile  alle  esagerazioni,  e  come  il  medico  filosofo 
debba  andar  cauto  nel  dare  ascolto  alle  cose  che  stanno  in  una  manifesta  con- 
tradizione con  quelle  leggi  che  Dio  assegna  alla  natura  vivente.  Replica\a  il 
prof.  Manfré  ringraziando  il  sig    prof.  Folinea,  e  notando  che  la  singolarità 
del  suo  caso  non  sia  nelle  particolarità,  poiché  egli  puro  non  ignora,  né  igno- 
rar poteva  i  casi  d'infetamenlo,  o  di  omissione  di  lombrici  dalle  orecchio,  dalle 
narici,  ec.  ;  ma  stare  nel  tutto  insieme,  e  nelle  successioni  delle  manifestazioni 
della  natura  depuraloria.  Avvertiva  che  i  canali  uditivi  potevano  bene  nella  Vi- 
tale essersi  dilatati  sia  per  lo  passaggio  della  tenia,  come  potrebbesi  pensiu^e, 
e  la  quale  abbia  agito  a  guisa  di  spugna  preparata ,  sia  per  qualunque  altra  ca- 


—  160  — 

pione  die  piaccia  di  ritoncre.  E  loiniina^a  col  dire  essere  epii  laiiln  sicuro  della 
veracità  del  l;itto  che  rinnovala  la  promessa  di  un  premio  di  300  ducali  a  chi 
]>olri\  e  saprà  mostrare  il  contrario. 

E  cosi  passatasi  alla  discussione  della  memoria  del  sig.  Cicconc  già  annun- 
ziala ed  ora  riaperta  per  desiderio  del  sig.  Cappa;  memoria  sopra  un  nuovo 
carattere  differenziale  dell' appiccamenlo  operalo  dopo  morte,  e  di  quello  av- 
venuto in  vita.  Qui  sorgoa  a  discutere  il  dolt.  Cappa  e  facevasi  a  rammentare 
essersi  egli  pure  dato  singoiar  pensiero  per  risoh  ere  il  prohlcnia  che  a  se  stesso 
proponeva  il  prof.  sig.  Ciccone ,  e  diceva  che  dai  suoi  esiierimenli  praticati  so- 
pra i  gallinacei  poteva  essere  nel  caso  di  conchiudere  alcuna  cosa  di  positivo. 
Aduntpie  slahilito  che  sei  decimi  circa  de' morti  per  appiccamenlo  si  devono  al- 
l'apoplessia, che  due  decimi  si  devono  all'asfissia,  ed  altrettanto  o  poco  più  al- 
l' apoplessia  con  1'  asfissia  ;  il  sig.  Cappa  avvertiva  che  nei  casi  di  morte  per 
apoplessia  egli  a^e^a  trovato  nel  sangue  delle  giugulari  al  disopra  del  capestro, 
la  mercè  del  microscopio,  i  globuli  sanguigni  slargali ,  per  lo  più  pri>  i  di  nucleo- 
centrale,  alcuni  allungali,  ed  altri  come  fusi  insieme;  mentre i  globuli  sangui- 
gni erano  nel  sangue  delle  altre  parli  del  corpo  nello  sialo  normale.  Avverti  che 
nelle  morii  da  lui  praticale  coli" asfissia  lo  sununonzionate  alterazioni  dei  globuli 
sanguigni  erano  reperibili  nel  sangue  posto  al  disotto  del  capestro,  e  nei  pol- 
nioni ,  e  non  in  quello  situalo  al  disopra  ;  e  che  nelle  morti  complesse  per  asfissia 
ed  apoplessia  questa  alterazione  ed  innormalità  dei  globuli  notavasi  in  lutto  il 
sangue  del  corpo  indislintamenle.  Ciò  detto ,  venendo  alla  valutazione  critica 
della  sua  scoperta  il  sig.  doti.  Cappa  diceva  essere  essa  criterio  infallibile  e  si- 
curo negli  appiccamenli ,  nei  quali  la  morte  avviene  o  per  causa  di  asfissia ,  o 
per  apoplessia;  ma  aver  ben  poco  valore  nei  casi  complessi  di  morte  avvenuta 
per  ambe  le  affezioni,  ed  essere  non  pertanto  i  casi  più  numerosi. 

Disse  nei  casi  di  strozzamento  nei  quali  è  avvenuta  la  morte  i>er  apoplessia 
aver  trovalo  egli  pure  più  denso  e  fibrinoso  il  sangue  delle  giugulari  al  disopra 
del  laccio ,  più  denso ,  ei  diceva  di  quello  eh'  è  nelle  parti  inferiori  ;  ma  nei  casi 
di  asfissia  avere  riscontralo  precisamcnle  il  contrario.  E  conchiudeva  che  tanto 
il  suo,  che  il  criterio  emesso  dal  sig.  prof.  Cicconc  nei  casi  di  morte  avvenu- 
ta e  per  apoplessia  e  per  asfissia,  non  avevano  da  loro  soli  e  sempre  positivo 


—  IGl  — 

valore ,  e  che  in  ogni  modo  e  per  ogni  miglior  parlilo  faceva  duopo  consociarli 
a  lulli  quegli  allri  che  la  medicina  legale  ne  presenta  per  polersi  fermamente 
impadronire  del  vero. 

Rcpliciindo  al  doti.  Cappa  il  prof.  Ciccone  faceva  notare,  avere  egli  pure  dato 
per  immatura  la  sua  teoria  per  trarne  un  criterio,  ed  avere  anzi  raccomandato 
che  l'esame  del  sangue  che  egli  aveva  fatto  chimicamente,  andasse  pur  facen>- 
dosi  fisicamente ,  e  microscopicamente  per  moltiplicare  cosi  i  mezzi  di  ricerca, 
ed  i  valori  di  un  criterio  che  deve  essere  ben  pesato  per  potersene  fare  l'ap- 
plicazione alla  medicina  legale;  compiacersi  poi  che  il  sig.  Cappa  abbia  presa 
di  già  quella  utile  via,  e  che  col  microscopio  sia  giunto  forse  ai  limitari  di  una 
scoperta  importantissima  :  non  potere  però  lasciare  di  avvertire  che  i  risulla- 
menti  delle  esperienze  praticate  da  esso  sig.  Cappa  sui  polli  non  possono  ap- 
plicarsi allo  studio  degli  strozzamenti  criminosi  o  suicidi,  in  quantochè  laddove 
nelle  esperienze  sull'uopo  istituite  poteva  il  sig. Cappa  produrre  isolate  le  con- 
dizioni dell'apoplessia,  o  dell'asfissia,  nei  casi  pratici  dello  strozzamento  ed  ap- 
piceamento  umano  per  necessità  di  affetluazione,  le  mortali  condizioni  non  er.i- 
no  isolale  quasi  mai,  sempre  la  morte  per  asfissia  essendo  consociata  a  qualche 
grado  di  congestione  cerebrale ,  e  l' apoplessia  del  cervello  non  mai  andar  di- 
sgiunta da  una  incipiente  asfissia  ;  poiché  una  volta  che  il  capestro  serra  sopra 
se  stesse  le  pareti  delle  vene  del  collo,  chiude  pure  il  passaggio  dell'aria;  onde 
è  che  né  la  circolazione,  né  la  respirazione  a  lungo  persistono,  ed  in  allora  non 
si  possono  avere  le  ultime  da  lui  accennate  metamorfosi  del  sangue  che  nelle 
vene  superiori  al  capestro. 

11  Presidente  giunta  l'ora  della  lettura  invita  i  due  preopinanti  a  continuare 
le  loro  osservazioni,  le  quali ,  quantochè  sia,  possono  innovare  un  punto  vita- 
lissimo della  medicina  del  foro,  e  chiude  le  discussioni. 

(Giunto  il  tempo  della  lettura  il  prof.  Curzio  veniva  ragguagliando  l'assem- 
blea come  egli  si  crede  giunto  alla  soluzione  di  un  problema,  il  quale  fin  qui  è 
sialo  ritenuto  come  grandissimo  ostacolo  nelle  deduzioni  lossicologico-speri- 
mentali;  d'impedire  cioè  o  fermare  il  vomito  negli  animali  nei  quali  si  cimen- 
tano sostanze  o  di  dubbia  o  di  tossica  azione,  senza  essere  obbligati  di  ricorrere 
alla  ligatura  dell'esofago,  operazione  questa  che  non  è  scevra  d'inconvenienti 


—  1C2  — 

p  di  ilirtìcolUi  nel  praliiailn .  ne  lascia  penuina  la  sindrome  fenomenologica  cui 
sì  uKende. 

L'autore,  facendo  in  prima  cenno  delle  gravi  obbiezioni  già  dal  Foderò  mosse 
tonlro  silTalta  operazione,  nonché  delle  grandi  diflìcoltìi  dallo  slesso  Orfila  in- 
Iravedule ,  riprodotte  poi  ed  aggrandite  dalle  ulteriori  osservazioni  di  Anglade ,  e 
Douvcr^ie  il  (|uaIo  iillituo  segnatamente  ritiene  essere  tuttora  un  desiderio  nella 
scienza  ([uello  di  fermare  a  piacere  dell' esperimentatore  il  vomito  nei  cani, 
presso  i  (piali  tanto  facilmente  accade  ;  osserva  che  tin  dal  1812  dettando  lezioni 
tll  medicina  legale  nel  dare  sperimento  alla  gioventù  sul  cloruro  di  mercurio, 
siagli  venuto  a  memoria  un  vecchio  disegno,  che  per  >ia  benché  informe,  sù- 
bito eseguito ,  gli  fece  >  edere  fino  ad  un  certo  punto  avverarsi ,  che  la  posizione 
verticale  degli  animali  ad  un  tempo  e  la  musculare  stiratura  si  opponevano  al 
vomito.  Dietro  questo  fatto,  con  modelli  suoi  propri  egli  fece  costruire  una 
macchina  (che  presentò  alla  Sezione)  mantenitrice  degli  animali  da  prova  in 
eretta  posizione  ed  estensione  a  permanenza  ;  macchina  che  pel  modo  suo  di 
operare  appellò  Emeloslato ,  ossia  ferma-vomito. 

Mediante  questa  macchina  non  complicata  egli  assicura  primieramente  di 
aver  costretto  i  cani  a  tollerare  il  cloruro  di  mercurio,  e  quello  ch'é  più,  lo 
slesso  tartrato  potassico  antimoniato  in  dose  di  diciotto  grani  per  più  di  ven- 
ti ore. 

Passa  in  seguito  a  descrivere  minutamente  le  parti  del  raro ,  benché  sem- 
plice suo  congegno,  e  chiude  il  suo  dire  colle  seguenti  considerazioni. 

1."  Doversi  la  nuova  macchina  surrogare  alla  ligatura  dell'esofago  onde 
evitare  grincon\enienli  che  seco  trae  questa  operazione;  '2.°  che  con  essa  tac- 
ciono i  timori,  e  sono  satisfatte  tutte  le  esigenze  della  scienza;  3.°  che  coli' op- 
porsi nei  cani  al  vomito  dello  stesso  tartaro  emetico  è  sciolto  il  problema  di  Or- 
lila; 4.°  che  rimossa  la  complicazione  sintomatologica  e  necroscopica  di  due 
cause  (il  ■Ncleno,  e  la  traumatico-mcccanica  della  ligatura,  mortali  entrambi) 
impropriamente  coesistenti,  l'ematostato  può  solo  somministrare  dottrine  nor- 
mali alla  scienza  dei  veleni  e  dei  farmachi  ;  ò.  '  che  la  scienza  possiede  oggidì  nel 
ferma-vomito  il  mezzo  di  scoprire  contravveleni;  e  perciò  il  principio,  nel  solo 
caso  che  il  vonùto  non  accadesse,  con  che  Orfila  infermò  i  contravveleni  di  Re- 


—  1G:1  — 

iiault,  si  i"  col  medesimo  pienamente  a\Teralo;  6.°  infine  che  offre  (ulti  van- 
taggi quando  temendosi  gli  effetti  del  vomito,  occorra  cimentare  l'azione  detta 
fisiologica  dei  farmachi,  la  (|unle  al  dire  del  prof.  Senuuola  è  patologica  an- 
ziché no. 

Poscia  il  sig.  Sandoli  in  una  breve  nota  parla  della  cura  della  tigna  nelle  sue 
varie  forme;  cura  che  crede  potersi  sempre  operare  con  felice  risultato  e  in  non 
lungo  tempo  con  un  da  lui  detto  specifico,  (di  cui  la  scoperta  si  deve  al  suo  avo- 
lo), consìstente  nel  petrolio  unito  all'olio  comune  in  eguali  proporzioni.  Anzi 
ci  soggiunse  che  ungendo  il  capo  dei  tignosi  mattina  e  sera  si  possa  non  solo 
guarire  la  tigna,  ma  anche  riparare  alla  consecutiva  calvizie. 

Dietro  di  che  viene  letta  una  nota  dei  dott.  Sorrentino  e  Semmola  intorno 
alla  cristallizzazione  nel  vivente.  E  questo  fatto  che  seml)ra>a  non  potesse  mai 
avvenire  sotto  l'azione  continua  dei  moti  vitali,  che  disturbando  il  libero  e 
tranquillo  esercizio  delle  regolari  e  simmetriche  attrazioni,  ed  apposizioni,  è 
dai  medesimi  esposto  con  tutti  quegli  attributi  che  possono  farne  svanire  le  du- 
bitazioni. >'ù  giù  trattasi  di  forme  cristalline  osservatesi  in  liquidi  raccolti  entro 
ciualche  ca^o  in  cui  avrebbero  pur  potuto  precipitarsi,  né  erano  poste  sopra 
superficie  piegate  esteriori,  ma  bensì  sparse  negli  organi  interni.  Ancora  è  da 
notarsi  essere  quistìone  di  un  fenomeno  ben  diverso  da  quello  già  notissimo  di 
molecole  circolanti  negli  umori  e  nelle  cellette  delle  piante ,  e  che  col  solo  aiuto 
del  microscopio  ajìpariscono  tener  forma  geometrica  ;  che  invece  é  questa  una 
cristallizzazione  formatasi  gradatamente  alla  superficie  degli  organi  interni,  e 
ad  occhio  nudo  visibile.  Ecco  il  fatto.  Si  moriva  un'uomo  a  oò  anni  per  febbre 
acuta  gastro-enterica  consecutiva  a  lunga  malattìa  cronica  per  cisti  idatidee  al- 
l'epigastrio.  Gli  antecedenti  della  sua  vita  davano  le  seguenti  notizie  :  Ebbe  con- 
tagio sifilitico  nella  gioventù;  soDìi  disagi  di  un'attiva  milizia;  largheggiò  sem- 
pre nel  vino;  da  più  anni  soffriva  doloretli  e  stirature  addominali,  che  riferi- 
vansi  ad  una  ostruzione  di  fegato;  da  ultimo  s'inferujò  di  febbre  acuta,  la  quale 
domata  in  gran  parte  se  ne  prolungò  un  residuo,  che  gradatamente  logorava  la 
sua  salute.  Poco  gli  doleva  l'epigastrio  al  sito  del  tumore,  il  quale  egli  da  sotto 
in  sopra  con  mano  premendo  rialzava  per  facilitare  le  evacuazioni  ventrali.  In- 
fine intristì  e  sì  spense  con  segni  di  entero-peritonite.  La  necroscopia  mostrò  il 


—  164  — 

pnt)5S0  tumore  adcronto  all'ala  minore  iM  fegalo,  discendente  sino  all'epiga- 
strio. Era  la  risii  idalidea  lunga  un  piede,  con  duo  di  circonferenza,  a  pareli 
(|uasi  c.utilaginee  di  tre  a  (piatirò  linee  spesse.  Era  pieno  di  siero  paglino  con 
piccole  e  grosse  idatidi  libere  e  nuotanti.  Gl'intestini  mostravansi  di  fuori  col 
primo  e  secondo  grado  d'iperemia.  11  fegato  sebbene  normale  nel  resto,  tene\a 
ciò  di  particolare ,  che  alla  supertìcie  convessa  dell'ala  sua  maggiore,  e  special- 
mente a  destra  vedovasi  sparso  di  piccole  asprezze  e  pungoletli ,  che  ben  distinti 
gli  uni  dagli  altri ,  ed  accuratamente  esaminali  tanto  ad  occhio  nudo  che  arma- 
to, li  ritro>arono  di  forme  regolari  e  cristalline.  Formatisi  tali  cristalli  nella 
spessezza  della  sierosa  peritoneale,  coli' accrescersi  ne  aveano  rialzata  ed  assot- 
tigliata la  lamina  esterna ,  la  quale  in  fine  divenuta  atrofizzata  e  poi  distrutta,  li 
lasciava  del  tutto  allo  scoperto  sulla  parete  del  fegato.  La  lunghezza  maggiore 
di  essi  è  di  tre  millimetri,  e  cinque  o  sci  volte  minore  la  doppiezza;  sono  dia- 
fani con  isplcndore  margheritaceo,  semiduri;  le  forme  sono  diverse,  ma  il  pri- 
sma tetraedro  a  base  quadrata  è  lo  più  comune.  Chimicamente  esaminati  risul- 
tarono composti  di  acido  fosforico ,  di  calce ,  di  acqua  e  di  materia  albuminoi- 
de,  per  modo  che  si  potrebbero  caratterizzare  per  un  fosfato  di  calce  che  ha  tra- 
sportato un  poco  di  materia  straniera ,  al  cui  contatto  si  è  formata  la  cristal- 
lizzazione. 

Dalla  (piale  osservazione  i  prefati  dottori  conchiudono  emergere  un  fatto  so- 
lenne pel  quale  si  pone  ad  evidenza  che  l'esercizio  delle  forze  fisiche  e  chimi- 
che possono  aver  luogo  negli  organi  più  interni  ;  e  colà ,  dove  la  cosi  chiamata 
forza  vitale  tiene  maggiore  il  suo  campo ,  e  più  intenso  ha  il  suo  potere  ;  e  di- 
sparire cosi  meglio  la  distinzione  tra  i  principi  attivi  della  materia  e  dell'orga- 
nismo, non  riducendosi  ad  altro  la  forza  vitale  che  ad  una  formola  per  additare 
il  modo  $]>ecialc ,  onde  le  forze  chimiche  e  fisiche  della  materia  organica  si  ap- 
palesano. Terminavasi  la  lettura  coll'invito  dei  sig.  Sorrentino  e  Semmola  per 
quei  medici  che  volessero  con  i  loro  occhi  accertarsi  della  forma  dei  cristalli 
rinvenuti,  di  recarsi  in  casa  di  quest'ultimo. 

In  seguito  udivasi  una  breve  lettura  dei  sig.  prof.  Foderare  e  Zarlenga  aggi- 
rantesi  sull'eleliuitiasi  del  Regno  di  Napoli.  Lasciate  le  osservazioni ,  per  servire 
all'opportunità  del  Congresso,  il  sig.  Zarlenga  lettore  non  esponeva  che  i  co- 


—  165  — 

ixtllari  dalla  medesima  emergenti ,  proponendosi  di  far  note  per  le  stampe 
quelle  che  aveva  in  conto  di  una  risposta  ad  uno  dei  temi  del  Congresso  di  Mi- 
Inno.  Ora  dui  corollari  dei  sig.  prof.  Foderaro,  e  Zarlenga  deriva  1."  clic  l'ele- 
i'autiasi  freiiuenle  un  giorno  nel  Regno,  oggi  ^i  è  rara,  e  non  appare  ([uasi  che 
solo  nelle  sue  meridionali  Provincie:  2."  che  la  forma  anatomica  patologica 
che  suole  presentare  si  riduce  per  lo  più  ad  indurimenti  del  tessuto  cellulare, 
ipertrofia  della  pelle,  con  tuhercolelti ,  eruzioni  verrucose,  ed  anche  ulceri  de- 
pascenli  se  il  malore  è  inoltrato:  3."  che  in  Napoli  è  più  circoscritto  in  qual- 
che arto;  nelle  Provincie  meno  in  questo,  ma  più  dilatata  e  diffusa  sul  corpo: 
e  che  i  suoi  primordi  sono  spesso  la  llehile  o  la  liufangioite,  senza  che  nel  primo 
suo  apparire  si  accompagni  con  alterazione  dei  centri  della  vita  plastica ,  come 
segue  dopo  ([uando  il  sangue  si  altera  nei  globuli  e  si  sflbrina ,  le  orine  si  fanno 
fetide,  o  rosse,  nerastre,  cineree  ec:  4."  che  qualche  volta  fu  trovata  unita 
con  la  meningite,  altre  volle  con  una  monomania  omicida,  ([uasi  mai  con  l'al- 
terazione del  sistema  nervoso,  con  la  tendenza  straordinaria  alla  venere  :  o."  che 
assale  per  lo  più  persone  costituite  in  buono  stato  di  salute,  e  per  due  terzi  co- 
glie le  giovani  donne  siano  o  no  menomamente  scrofolose  :  6.  "  che  il  tempe- 
ramento bilioso,  il  clima  caldo-umido,  e  segnatamente  nebbioso,  il  passaggio 
breve  e  repentino  da  un'ambiente  ad  un'altro,  il  tenere  scalzi  i  piedi  e  immersi 
in  un  terreno  argilloso  ed  umido,  esporsi  al  fuoco  nell'inverno,  il  cibarsi  di  cibo 
poco  sano,  l'abuso  di  liquori,  la  poca  mondezza  della  persona  ec.  sono  le  ca- 
gioni che  si  sono  trovate  più  costanti  e  il  cui  concorso  non  è  quasi  mai  man- 
cato nei  casi  delle  osservazioni  degli  Autori  citati  :  7.°  che,  mentre  essi  hanno 
filiti  molti  che  mostrano  la  trasmissibilità  per  eredità  dell'elofantiasi,  non  ne 
hanno  alcuno  che  appalesi  la  trasmissione  per  contatto  o  l'unica  provenienza 
per  l'uso  della  farina  del  Zea  Mais:  8."  che  il  metodo  curativo  basato  in  ispe- 
cial  modo  sopra  l'uso  degli  antimoniali  e  il  muriato  di  ammoniaca  ha  ben  loro 
corri s|>osto  ;  e  che  il  zolfo  dorato  è  la  migliore  delle  antimoniali  preparazioni 
nella  cura  consecutiva  dell'elefantiasi:  9.°  che  le  lavande  di  decotto  di  salvia 
con  sale  ammoniaco,  la  compressione  graduata,  l'uso  delle  acque  termo-mine- 
rali, e  la  medicatura  asciutta  delle  ulceri  sono  i  compensi  che  hanno  applicato 
alla  località:  10.°  ed  ultimo  che  la  elefantiasi  quanto  è  curabile  con  lusinghiera 

22 


—  166  — 

speranza  nei  suoi  primi  stadi,  allrottauto  ù  restia  ad  ogni  cura  nei  periodi  suoi 
pili  inoltrati,  e  chn  con  opportune  misure  igieniche  si  potrelìbe,  nonché  di 
molto  restringere,  fors' ancora  espellere  del  tutto  da  questi  felicissimi  stali. 

Passa  il  sig.  Folinea  a  leggere  una  breve  relazione  intorno  ad  un  trovato  del 
maestro  di  cappella  Giovanni  Toscano,  che  merita  essere  conosciuto  d:ii  medi- 
ci, perché  comunque  fatto  a  caso,  tuttavia  poggia  sopra  princi|ii  fisiologici. 
Egli  dice  aver  collo  questa  circostanza;  1."  per  essersi  questo  nuovo  metodo 
«'sperimentato  innanzi  a  molti  medici  napoletani:  2."  per  sottrarre  l'artista  al- 
l'invida  maldicenza  di  alcuni  :  3.°  per  mostrare  viepiù  che  la  medicina  è  scienza 
universale,  e  che  il  suo  potere  si  estendefin  sulla  cetra.  Il  trovato  del  sig.  To- 
scano consiste  nel  dare  all'apparecchio  vocale  una  posizione  regolare  e  con- 
forme allo  stalo  naturale,  onde  liberamente  e  senza  stento  si  sprigioni  la  voce, 
e  cosi  se  ne  accresca  il  volume  e  la  rotondità;  se  le  dia  una  oscillazione,  una 
flessibilità  ed  una  durata  acconcia  ad  esprimere  gli  affetti  ed  i  pensieri ,  e  si 
possa  in  pari  tempo  conservare  e  poi  espellere  con  giusta  economia  l'aria  ser- 
bata ed  accumulata  nei  pulmoni.  Il  mezzo  consiste  nel  far  tenere  ferma  la  te- 
sta quasi  inmiobile  sul  tronco  e  rivolta  iu  basso,  la  mascella  inferiore  conve- 
nientemente abbassata  e  tirata  in  dietro,  e  nel  fare  eseguire  nell'atto  dell'espi- 
razione alcuni  movimenti  di  semirotazione  dell'omero,  che  hanno  per  iscopo 
di  mettere  in  contrazione  il  muscolo  coraco-ioideo.  Cosi  l'apparecchio  vocale 
trovasi  in  mezzo  a  due  forze  laterali  dei  muscoli  indicati ,  una  supcriore  pro- 
dotta dall'abbassamento  della  mascella  inferiore,  ed  una  inferiore  per  la  co- 
lonna dell'aria  che  gradatamente  si  espelle  nella  espirazione.  Cosi  l'apparecchio 
vocale  è  in  una  posizione  naturale ,  senza  deviazione  da  alterare  la  formazione 
dei  suoni,  e  pregiudicare  cosi  allo  stato  fisiologico  dell'organo  vocale.  Nello 
stesso  lemjio  il  sig.  Toscano  fa  situare  il  corpo  in  modo  che  il  petto  sporga  in 
avanti,  e  il  basso  ventre  e  precisamente  l'epigastrio  rientri.  Quindi  più  pro- 
fonda diviene  l'espirazione,  maggiore  la  colonna  dell'aria  ingoiala,  più  dolce 
jìiacevole  e  graduata  l'espirazione  della  medesima.  In  vista  di  ciò,  e  per  la 
grata  sensazione  che  egli  stesso  ne  provava ,  volle  il  dott.  Folinea ,  come  aveva 
già  fatto  il  dott.  Ricca  ed  il  prof.  Lucarelli,  istituire  prova  di  fatto,  ed  esperi- 
menti sui  cadaveri ,  dai  quali  tulli  ajiparve  chiara  sia  la  ragione  anatomica  e 


—  167  — 

fisiologica  (Ifllarliflzio  del  sig.  Toscano,  sia  il  vantaggio  clic  ne  può  trarre  e 
l'arte  del  canto,  e  la  medicina  preservatrice. 

Allora  il  Presidente  ('ssend(»  avanzala  l'ora ,  ringrazia  1'  assemblea  ,  e  seco 
congratulandosi,  e  bene  augurando  della  gloria  che  sarà  per  essere  riserbata 
nei  fasti  dell'umano  sapere  alla  Sezione  medica  del  settimo  Congresso,  chiu- 
deva in  mezzo  agli  applausi  l'adunanza. 

Il  Presidente  —  Vincenzio  F.anza. 

Ì  Salvatore  he  renzi 
OdOAUDO  TlTRCHETTI 
Secondo  Polto 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  1"  OTTOBRE  18io. 


»«» 


Avveniva  in  questo  giorno  la  riunione  di  tutti  gli  scienziati  italiani,  cliianiati 
alla  ek'zion  della  Città  elle  dovrà  accogliere  il  nono  Congresso,  e  perché  solo 
due  ore  furon  lasciale  libere  alla  nostra  adunanza,  il  Presidente  per  lame  te- 
soro ,  rimandò  al  giorno  seguente  la  lettura  del  processo  verbale  del  di  30  set- 
tembre, e  l'adunanza  medesima  fu  aperta  immantinente. 

Il  Segretario  cav.  de  Renzi  in  nome  dei  fratelli  Golia  fa  una  connmicAzione 
riguardo  alla  nafta  medicinale  ,  rimedio  per  prima  proposto  in  Inghilterra  dal 
doli.  Hasting,  e  di  cui  i  signori  Golia  presentano  un  saggio  perchè  agl'Incura- 
bili si  sperimentasse,  credendola  capace  di  distruggere  il  tubercolo  in  ogni  suo 
stadio.  Espone  altresì  i  vantaggi  che  i  medesimi  signori  fratelli  Golia  hanno  ot- 
tenuto nella  cura  dell'affezione  epilettica  per  >izio  scrofoloso  dalla  decozione 
del  caffé. 

Dopo  ciò  il  sig.  cav.  Vulpcs  leggeva  un  breve  sunto  di  una  sua  memoria 
sulle  febbri ,  nel  quale  conviene  che  tutte  le  febbri  debbano  essere  considerate 
sintomatiche,  perocché  la  febbre  guardata  sotto  l'aspetto  di  una  reazione  accre- 
sciuta del  cuore  e  delle  arterie  è  una  funzione  lesa  ;  e  poiché  le  funzioni  lese 


—  109  — 

costiluiscono  i  sintomi,  cosi  le  febbri  debbono  essere  (ulte  sinfomalidie.  Egli 
crede  però  cbe  rimanga  tuttavia  la  necessità  di  ammettere  Ira  loro  una  di- 
stinzione la  quale  non  ci  faccia  allontanare  dalia  tera|)eutica  (inora  si  vanta^- 
{liosamente  adottata  jwr  la  cura  di  quelle  die  da  alcuni  sono  slate  dette  essen^ 
ziali.  Come  mai,  Kgli  diceva,  potrebbero  considerarsi  egualmente  sintomaliclic 
la  febbre  dipendente  da  un  flemmone,  quella  che  precede  una  eruzione  aÉa  cu- 
te, per  esempio,  la  febbre  del  morbillo,  ed  una  febbre  intermittente?  E  se 
considerar  si  volessero  tutte  egiialmenle  sintomatiche  come  mai  potrebbe  loro 
adattarsi  lo  stesso  metodo  curativo?  Quindi  egli  è  di  avviso  che  rilenendo  li- 
febbri  tutte  i)er  sintoniaticJie,  sia  utile  distinguerne  due  generi.  1."  sintomati- 
che di  qualche  infiammazione  esistente  in  un  organo  o  in  un  tessuto.  2."  sin- 
tomatiche derivanti  da  una  cagione  esistente  nel  sangue.  In  lai  modo  vede  che 
potrebbe  essere  composta  la  lite  tra  gli  essenzialisli,  ed  i  sintomisti  delle  febbri. 
Succedeva  al  cav.  Yulpes  nella  lettura  il  sig.  prof.  Dorotea  ed  intratteneva 
l'adunanza  sopra  la  natura  delle  corna  cutanee  umane.  In  essa  narra  un  caso 
di  corno  impiantato  nella  parte  interna  della  coscia  di  una  donna,  vicino  al 
quale  eran  pure  dei  peli  fatti  rigidi ,  e  non  ancora  coaliti  col  corno  istesso  ;  co- 
me, in  maggior  distanza,  delle  piastre  di  peli  rigidi,  ma  non  ancora  intera- 
mente coaliti,  ed  a  questi  vicini  altre  piastre  squamose  ancora.  Fa  riconoscere 
come  nel  caso  in  esame  i  peli  per  vizio  di  secrezione  in  uno  stesso  caso  costi- 
tuivano comunque  un  morbo  solo,  pure  per  forma  tre  morbi  conosciuti  col 
nome  di  istriciasi,  ictiosi  (  che  egli  vorrebbe  si  denominasse  ictiocera,  perchè 
la  natura  chimica  è  cornea,  e  squamosa  solo  per  forma)  e  il  corno  propria- 
mente detto.  Fa  rillellere  non  avere  la  natura  in  questo  caso  fallo  altro  che  tor- 
nare alle  forme  inferiori  col  creare  il  corno  ch'é  degli  animali  cosi  detti  a  corna 
cave,  le  squame  di  peli  semi-coaliti  ripetendo  ciò  che  fa  naturalmente  nel  nia- 
nis  ,  ed  altre  sipinme  di  peli  coalili  completamente  come  av\iene  nel  dasypus. 
Conchiude  che  resta  per  questo  fallo  sempreppiù  confermata  la  opinione  dei 
zoologi ,  che  ritengono  non  essere  i  comi  le  s([uame  ec.  che  dei  peli  che  acqui- 
starono per  fatto  patologico  quella  stessa  virtù  feltrante  che  sogliono  le  arti  risve- 
gliare in  essi  con  appositi  mezzi  chimici ,  e  vorrebbe  ricavarne  questo  fatto  ge- 
nerale, che  la  natura  in  questa  ed  in  altre  mostruosità  non  crea  tipi  nuovi,  ma 


—  ITO  — 

ripotp  soniprr  quelli  usali  in  altro  forme  inferiori,  e  che  il  patologico  consisle 
solo  nell'errore  ili  sito. 

Dietro  ili  ilie  fu  letto  il  seguente  rapporto  delLi  Commissione  incaricala  di 
assistere  alla  lettura  clic  aveva  promesso  di  fare  il  sig.  cav.  Quaranta  alla  Se- 
zione di  Archeologia  sulla  fisiologia  Omerica. 

«  Il  cav.  Quaranta  in  questa  sua  ilotlissinia  memoria  si  fa  a  dire  in  prima  es- 
sere la  fisiologia  una  scienza  puramente  slorica ,  e  quindi  correre  il  debito  di  sa- 
j)ere  quello  che  gli  antichi  ne  sapessero,  e  questo  do\crsi  ricercare  col  soccorso 
dell'archeologia.  E  poiché  tutti  gli  storici  in  ciò  convengono,  che  Alcmeone  il 
Piltagorico  sia  stato  il  padre  della  fisiologia ,  e  Crotone  la  culla  ;  cosi  non  sapen- 
dosi altro  se  non  qiiello  illustre  avesse  discorso  intorno  alla  generazione,  a' sensi, 
ed  al  sonno,  credè  il  cav.  Quaranta  trovate  le  più  antiche  dottrine  fisiologiche 
nella  Iliade  e  nella  Odissea,  ed  avendole  adunate  in  un'  opera  ne  presenta  alcune 
col  titolo  di  saggio  di  fisiologia  Omerica. 

E  poiché  la  notomia  chiamata  analisi  del  sito  da  Leibnitz,  si  attiene  alla  fi- 
siologia come  la  geografia  alla  storia,  cosi  il  cav.  Quaranta  sull'esempio  di  Haller 
di  Soemmerring  e  di  altri  fisiologi  crede  dover  cominciare  sifliitte  investigazioni 
da  tutte  le  parole  che  in  Omero  indicano  le  parti  del  corpo  umano.  Inoltre  sic- 
come la  suprema  efficienza  di  tutte  le  umane  operazioni ,  la  sensibilità  non  può 
scompagnarsi  dall'essenza  spirituale  che  forma  la  più  bella  parte  dell'Uomo, 
cosi  in  questa  oscura  indagine,  dice  il  cav.  Quaranta,  che  con  le  voci  9u(iO! ,  Kyi; , 
i-jx»!,  ^?r,v  si  può  giungere  a  chiarire  che  fosse  per  gli  Omerici  la  parte  nobilissi- 
ma dell'Uomo.  Di  qui  passa  l'autore  a  discorrere  la  vita  e  la  morte  che  sono  i  due 
poli  della  esistenza,  ed  il  sonno  che  tra  i  confini  dell'una  e  dell'altra  si  aggira. 

«  Per  la  vita ,  dice  Egli  due  vocaboli  usava  Omero  Z-or) ,  e  jSios,  il  primo  dei 
quali  indica  la  respirazione,  il  secondo  il  movimento.  E  questo  lo  usava  par- 
lando anco  dei  vegetali,  perlocchè  dee  pensarsi  credere  egli  essere  una  la  forza 
della  vita  ed  identica  nel  regno  animale  e  vegetabile.  Difatti  per  le  esperienze 
microscopiche  e  chimielic  si  avvera  la  composizione  delle  sostanze  azotate  es- 
sere identica  in  entrambi  i  regni ,  e  la  formazione  cistica  essere  pure  un  carat- 
tere che  a  tutti  gli  esseri  organizzati  si  appartiene. 

«  Tra  i  segni  poi  della  morte  i  più  indubitati  sono  la  immobilità  e  la  rigidezza 


—  171  — 

del  cadavere,  e  la  durata  di  amendue:  e  questi  furono  anche  per  Omero,  pcr- 
ciocché  nel  e*»»ros  ,  con  che  egli  esprime  la  morte  (quando  si  guardi  alla  radi- 
ce ed  alia  lerminaziono) ,  tutte  tre  queste  signilìcazloni  si  coniiirendono.  Omero 
Inoltre  parla  anche  della  putrefazione  come  di  segno  iiuluhilalissimo  della  mor- 
ie, e  fu  colpa  dei  suoi  interpetri  il  non  avere  ciò  notato.  Perché  se  uel  y./.j,< 
/»r.r*a»,,»f,s  il  primo  vocabolo  signiflea  i  cadaveri,  il  secondo  non  è  mica  ri- 
dondante epiteto,  come  tutti  credono,  ma  devesi  intendere  di  cadaveri  putre- 
fatti. Egli  è  irrepugnahile  che  nei  composti  il  /.«r»  serve  appunto  ad  esprimere 
quanto  può  aversi  di  brutto  dispiacevole  e  di  odioso  nel  semplice.  Or  che  altro 
è  la  putrefazione  se  non  il  complesso  di  tutte  (|ueste  cose  ad  un  tempo.' 

«  In  fine  venendo  al  sonno,  dice  l'Autore,  che  Omero  l'attribuisce  allo  sci(j- 
glimenlo  dei  lendini ,  chiamati  da  lui  »i=»,  corde.  Or  poiché  non  può  dubitarsi 
che  egli  abbia  conosciuto  come  queste  con  l'acqua  si  allentino,  cosi  osservando 
che  al  sonno  suole  accompagnarsi  il  sudore,  credette  che  questo  fosse  l'umore 
letargico,  che  bagnando  quelle  corde  produceva  l'assopimento.  E  di  questo 
umore  fece  dispensatore  un  nume  potentissimo  che  chiamò  tvxoc,  supinus,  jier 
essere  supina  per  lo  più  la  posa  degli  addormentali.  Se  non  che  questo  nome 
egli  dette  anco  allo  slato  dell'uomo  addormentalo,  ed  al  fluido  che  credette  ado- 
perarsi dal  Dio  del  sonno  quando  voleva  assopir  qualcuno;  fluido  che  si)arso 
dapprima  sugli  occhi ,  poi  a  mano  a  mano  su  tutto  il  corpo  spandevasi.  Poscia 
il  cav.  QuarauU,  comparando  a  quelle  di  Omero  tulle  le  opinioni  fisiologiche 
dei  moderni,  trova  che  il  solo  Antonio  Sementini  nel  definire  la  vita  come  fa- 
coltà di  azione  e  di  movimento,  aveva  tradotUi  la  scienza  fisiologica  di  Omero 
nel  linguaggio  d'Italia  ,  ed  aveva  mostralo  che  le  esperienze  di  trenta  secoli 
avean  chiarito  >ero  quanto  il  genio  del  Vale  immortale  avea  indovinalo.  Onde 
il  cav.  Quaranta  condii ude  dicendo  che  il  merito  di  Omero  come  Fisiologo  è 
stato  quello  di  avere  trovato  voci  acconce  a  definire  la  vita,  voci  caralterisliche 
intelligibili,  che  nessuna  ipotesi  ha  potuto  rovesciare,  nessun  sistema  distrug- 
gere; perchè  chiudono  in  se  tutta  la  formola  dove  tutta  si  riassume  quella  ope- 
razione misteriosa. 

«  Dalle  quali  cose  conseguita  che  noi  qui  soltoscrilti,  per  ciò  che  ci  riguarda 
come  tìsiologisti ,  non  possiamo  che  far  plausi  allo  alacre  ingegno  del  Quarai.l.i; 


—  172  — 

il  qualo  con  questa  srritliira  ci  conforma  che  le  idee  sintotichc  della  vita  sono 
piultoslo  seulitc  che  pensale,  e  che  la  prepotenza  del  (ienio  della  Grecia  seppe 
dire  quello  che  dipoi  lo  studio  delle  scienze  naturali  ha  addimostrato.  Sieiio 
dunque  laudi  a  questo  insigne  litologo  Italiano,  il  quale  fticendo  tesoro ) di  que- 
ste ultime,  le  sa  cosi  bellamente  incarnare  allo  studio  dell'antica  sapienza. 

«  Esili  difalti  con  questo  lavoro  ci  ha  .iddi mostrato  che  lo  studio  de'  classici 
può  divenir  fruttuoso  alle  scienze  de' giorni  nostri  anco  nello  stato  di  splendore 
in  cui  sono — Cav.  Benedetto  Vulpes  —  Stefano  delle  Gliiaje  —  Salvatore  Tom- 
niasi  —  Salvatore  de  Renzi  ». 

In  seguito  leggeva  il  doti.  Marini ,  sulla  necessilà  di  un  lavoro  palologico- 
clinico  sui  morbi  consuntivi.  E  fatta  l'analisi  per  sommi  capi  di  nove  lettere 
che  egli  aveva  scritto,  e  pregalo  la  Presidenza,  perclié  da  qualche  scienziato 
della  Sezione  venissero  esaminate  e  il  che  erasi  fatto,  diceva  le  consunzioni  do- 
versi studiare  in  un  modo  diverso  dal  praticato  fin  qui,  perchè  possa  essere  frut- 
tuoso per  la  pratica  lo  studio  da  farsi  di  loro.  Parlava  poscia  della  necessità  di 
considerarla  nei  primi  momenli  di  loro  sviluppo ,  nei  loro  moltiplici  rapporti , 
nelle  successioni,  trasmutazioni,  trasposizioni,  concomitazioni  ce.  e  mostrava 
infine  il  piano  ricco  di  divisioni  e  suddivisioni  del  suo  lavoro  ,  e  manifesto  fa- 
ceva come  vada  lusingandosi  di  aver  riempilo  un  vuoto  nella  scienza  ed  aver 
soddisfatto  ad  un  bisogno  dell'umanità  e  dell'arte. 

Passava  quindi  a  leggere  il  sig.  dolt.  Felice  Spinelli  una  sua  nota  sopra  la 
pretesa  identità  del  vainolo  vaccino  col  vaiuolo  umano.  E  contra  questa  opi- 
nione vagheggiata  specialmente  in  Inghilterra  adduceva  delle  ragioni  derivanti 
dal  confronto  degli  effetti  prodotti  dalla  vaccina  costituente  il  benefico  efficace 
preservativo  del  vaiuolo,  con  quelli  sempre  gravi  e  spesso  micidiali  prodotti 
da  questo  stesso  esantema:  soggiungeva  essere  legge  fisica  inconcussa  che  gli 
stessi  effetti  procedano  dalle  stesse  cause  produttrici ,  e  che  è  argomento  di  non 
identità  di  cagione,  la  diversità  dogli  effetti.  Ed  essere  questa  legge  vera  ed  ov- 
via in  lutto. 

Crede\a  doversi  sostenere  non  essere,  né  poter  essere  identico  il  vaiuolo 
umano  al  vaccino  perchè,  1."  diversissimi  sono  gli  effetti  dell'uno,  e  dell'al- 
tro sull'umano  organismo,  2."  perché  l'uno  é  il  prodotto  di  un  organismo  di- 


—  173  — 

verso  dilli' altro,  ossciulo  che  vi  lin  sostanziale  dilTerenza  fra  l'organisino  di  una 
vacca,  e  quello  dell'uomo,  3."  perchè  se  fosse  ideutico,  non  darebhe  luogo  ai  sa- 
lutari effetti  che  (,'li  sono  propri ,  ed  in  un  modo  cosi  tutto  diverso  da  ([uelli  del 
vaiuolo  umano  ;  e  però  il  virus  vaccinico  deve  essere  consideralo  tanto  di  sui 
{generis,  (|uanto  occorre  per  essere  antidoto  e  preservativo  del  vaiuolo  natu- 
rale umano,  cioè  un  agente  opposto.  Inoltre  dice  il  sig.  doti.  Spinelli  la  prova 
della  non  identilù  del  vaccino  col  naturale  vaiuolo  umano,  non  si  ha  ella  pie- 
nissima dall'avere  abbandonala  la  inoculazione  ed  essersi  appresi  tutti  alla  vac- 
cinazione? A  che  avrebbe  servilo  la  scoperta  di  lenner  se  l'uno  fosse  identico 
all'altro,  cioè  se  fossero  la  stessa  cosa,  lo  stesso  principio?  Né  provano  ([uesta 
identità  nemmeno  gli  esperimenli  del  Ceclcy ,  poiché,  se  è  vero,  e  concedesi  dal 
doU.  Spinelli,  che  il  vaiuolo  naturale  umano  inoculato  nella  vacca  si  cangi ,  e 
dia  luogo  al  vaccino,- questo  lungi,  secondo  lui,  dal  provare  ia  identità,  mostra 
anzi  che  per  acquistare  la  natura  del  vaccino  il  pus  del  vaiuolo  naturale  ha  bi- 
sogno di  essere  modiUcalo  dall'organismo  della  vacca,  e  modiilcalo  sostauzial- 
nieule. 

Succedeva  al  sig.  doli.  Spinelli  il  prof.  Laruccia  e  intratteneva  i  congregati 
sopra  un  caso  di  acuta  laringite  insorta  per  subitanea  retropulsioue  di  blenor- 
ragia siOlilica,  curala  poi  con  mezzo  meccanico  che  dice  valere  anche  nelle 
uretriti  per  causa  virulenta.  Ecco  il  fatto:  Un  giovane  robusto,  esente  da  ca- 
chessie, si  infermava  di  uretrite  sifilitica,  che  un  ciiu-madore  gli  retropulse  con 
niicidial  farmaco.  Poco  dopo  insorsero  dolori,  tosse,  febbre,  ansia  ec;  in  una 
parola  i  sintomi  della  flogosi  acutissima  della  laringe.  Intanto  curata  coi  mezzi 
comuni  la  laringite  declinò  dalla  sua  flerezza ,  ma  non  cessò  ;  che  anzi  fatta  cro- 
nica e  persistente  non  cedette  per  lungo  tempo  sotto  nessun  metodo  di  cura. 
Kra  già  pervenuto  il  misero  infermo  allo  slato  di  febbre  vespertina  diuturna, 
e  di  inoltrata  cmaciazionc,  quando  veduto  dal  prof.  Laruccia,  dopo  vari  tenta- 
tivi fu  preso  a  curare  colle  viste  terapeutiche  di  derivazione,  volendo  richia- 
mare all'uretra  l'antica  uretrite  silìlilica,  od  il  virus  produttore  della  medesima 
per  liberare  la  mucosa  della  laringe;  ma  infruttuosi  essendo  riesciti  i  metodi 
(liu  coimuendati,  egli  potè  ottenere  il  suo  inlento  coll'introdurre  un  pezzetto  di 
penna  d'oca  bucherellata  per  un  pollice  nell'uretra,  e  poi  introdotta  nel  foro  di 

23 


—  17'.  — 

ossn  una  pompa  aspirante  ,  niano^rando  su  questa  il  sig-  prof-  Lanitcia  potè, 
dopo  alcune  ponipature  o  succhiamenti ,  vedere  uscire,  con  forte  bruciore,  dal- 
l'uretra dell'inrernio  una  certa  quantità  di  materia  puriforme  che  continuò  ad 
emettere  anche  nei  giorni  successivi ,  e  che  ogni  qualvolta  emetteva  e  via  via 
che  se  ne  scaricava  sentivasi  cosi  alleggerito  dalla  malattia  della  laringe,  da  ri- 
tornare dopo  due  mesi  al  sospiratissimo  stato  di  florida  e  primitiva  sanità. 

Crede  e  ritiene  il  sig.  prof.  Laruccia,  dalla  sua  pratica  confortato,  che  con 
questa  succhiatura  si  possa  prevenire  e  si  prevenga  infiliti  costantemente  e  si 
impedisca  lo  sviluppo  della  blenorragia  sifilitica,  nello  stato  di  sua  incubazione, 
aggiungendo  ad  ogni  succhiamento  poche  gocce  di  soluzione  di  soda  sul  glande. 
Ond'è  che  egli  conchiude  il  suo  metodo  detto  emospasico  esser  non  solamente 
sovrano  rimedio  nella  blenorragia  spostata,  o  metast^ilica ,  e  nella  uretrite  vio- 
lenta, ma  ben  ancora  un  eccellente  e  impareggiabile  preservativo  della  ble- 
norragia nell'infezione  locale  venerea. 

In  seguito  di  che  il  sig.  prof,  de  Martino  annunziava  all'assemblea  verbal- 
mente, aver  egli  fatta  una  comunicazione  alla  Sezione  zoologica,  circa  l'appa- 
rato anatomico  che  prepara  il  veleno  nella  tai-antola.  Disse  aver  potuto  in  gran 
parte  rettificare  le  descrizioni  date  di  questo  apparalo  dal  Caputo  e  da  moltis- 
simi zoologi  negato,  e  mostrò  una  tavola,  obbligandosi  solennemente  di  fare 
dimostrazione  dei  pezzi  preparati  a  quei  medici  che  desiderassero  più  coscien- 
ziosa certezza.  In  essa  erano  descritte  le  vescichette  dell'apparato  venefico  della 
tarantola,  che  sono  poste  nella  cavità  del  capo  e  del  petto,  e  che  contengono 
l'umore  velenoso,  sono  rivestite  da  membrane  fibrosa  e  muscolare,  ec.  Mo- 
strò esser  disposto  ad  eseguire  il  meccanismo  dell'emissione  dell'umore  tos- 
sico oleoso  denso  trasparente  per  i  dulli ,  ordinati  e  disposti  come  è  l'apparato 
venefico  della  vipera ,  e  conchiuse  non  esser  oggimai  più  il  tarantismo  di  Puglia 
una  favola,  od  una  malattia  di  alterata  immaginazione. 

Ultimo  a  leggere  ed  a  comunicare  dalla  Cattedra  le  sue  idee  era  il  sig.  dot- 
tore Francesco  Castelli  di  Pisa,  il  quale  dava  agi'  illustri  congregati  certezza  di 
alcuni  casi  di  febbrili  affezioni  reumatiche  artritiche,  curate  con  la  chinina  nel 
suo  stato  puro  di  alcaloide.  Disse  di  esser  ricorso  a  questa  sostanza,  anziché  ai 
suoi  composti  salini  che  spesso,  destando  turbe  nervose,  sono  controindicali  in 


—  175  — 

alcuni  morbi  complicati  con  disturbi  delle  funzioni  dell'asse  cerebro-spinale. 
Postosi  a  fare  degli  esperimenti  in  proposito ,  usando  nei  gravi  casi  di  alTezioni 
reumalicbe  ed  artritiche  la  chinina  dai  12  a  24  grani  nella  giornata,  e  conso- 
ciandola, già  s'intende,  col  metodo  evacuante,  col  minorativo  e  colle  oppor- 
tune sotlrazioiii  sanguigne;  \ide  la  chinina  riescire  quanto  prontamente  utile, 
altrettanto  inetta  a  destare  turbe  moleste  del  sistema  nervoso.  In  seguito  nar- 
rava) la  storia  di  dieci  casi  di  artritide  e  reumatismi  da  lui  curati  con  pronto  e 
felice  esito  con  questo  medicauiento,  e  conchiudeva  poscia  ed  infine:  1."  la  chi- 
nina non  destare  turbe  nervose,  come  fanno  il  citrato  e  maggiormente  poi  il 
solfalo  della  medesima  sostanza:  2."  non  essere  controindicato  l'uso  della  chi- 
nina, nò  nelle  alTezioni  spasmodiche  e  nervose,  né  nelle  Dogistiche,  nelle  quali 
ultime,  al  contrario,  risparmia  molti  salassi,  ritenendo  il  dott.  Castelli  col  Bri- 
quet,  Comelli ,  Bruni ,  Casorati  ec.  essere  per  la  sua  azione  terapeutica  la  chi- 
nina da  riporsi  nella  classe  dei  deprimenti  specialmente  del  sistema  sanguigno  : 
•'?."  potersi  cosi  al)bre>  lare  la  cura  delle  affezioni  artritiche  e  reumatiche  meglio 
che  con  qualunque  siasi  altro  medicamento. 

A  questo  punto  aprivansi  le  discussioni,  e  dietro  richiesta,  esse  richiama- 
vansi  dal  sig.  Presidente  sopra  la  memoria  del  sig.  prof.  Gorgone  di  Palermo. 
Alzatosi  in  quel  momento  il  sig.  prof.  Dorotea  facevasi  a  dire ,  nelle  sue  le- 
zioni di  storia  naturale  aver  egli  pure  insegnato  ed  insegnare  dottrina  opposta  a 
quella  del  sig.  prof.  Gorgone  a  proposito  della  natura  dei  denti,  sentirsi  quindi 
necessitato  a  diffondere  la  sua  opinione  più  per  mostrare  i  motivi  che  lo  in- 
ducono a  ritenerla  ,  che  per  contradire  o  infermare  le  microscopiche  osserva- 
zioni del  prof,  palermitano.  Adunque ,  dopo  aver  palesato  che  Owen  fino  dal 
1840  cercò  provare  essere  i  denti  un  tessuto  osseo,  rifletteva  ciò  non  potersi  ri- 
tenere : 

1."  Perché  sorgono  da  un  bulbo  contenuto  in  un'apposita  capsula  lo  che 
non  e  delle  ossa ,  e  perchè  non  si  saldano  né  si  riuniscono ,  né  si  restaurano 
come  neppur  si  riproducono ,  se  come  avviene  nella  seconda  dentizione  o  nel 
Coccodrillo  non  vi  sono  dei  nuovi  sottostanti  germi. 

2."  Perchè  non  si  necrosano  al  conlatto  dell'aria,  come  fanno  le  ossa,  se 
non  penetra  nel  loro  interno;  e  perchè,  mentre  i  denti  ai  quali  vien  distrutta 


—  176  — 

l'intorna  polpa  cadono,  nello  ossa,  sccontlo  le  esperienze  del  Troja  quando  cade 
l'osso  privo  di  polpa  e  si  neerosa,  ne  nasce  un  nuovo  ad  involgere  il  vecchio. 

3."  Perchè  sono  i  denti  sempre  posati  sopra  la  mocciosa,  e  negli  animali 
inferiori  se  ne  trovano  anche  nella  faringe  nell'esofago  e  nello  stomaco;  men- 
tre il  contrario  avviene  delle  ossa. 

4.°  Perchè  i  denti  non  si  nutrono  per  mezzo  del  periostio,  ma  dalla  loro 
radice,  e  perchè  non  sono  in  rapporto  di  s^lluppo  e  di  contemporaneità  col- 
l'osleogenesi ,  e  si  sono  trovati  dei  feti  c(ui  denti  hene  sviluppali,  quando  l'os- 
sificazione era  appena  incominciata  nel  loro  organismo  :  perchè  gli  edentuli 
han  vertebre  e  non  denti;  e  i  condroplerigi ,  mancan  di  ossi,  ed  anno  denti 
sviluppalissimi,  come  il  chwcarias. 

li."  Perché  i  denti  sono  più  duri  delle  ossa,  e  perché  l'uffizio  loro  è  quello 
di  lacerare  e  trinciare,  mentre  quello  delle  ossa  consiste  nell'essere  sostegni 
e  leve. 

6."  Perchè  le  diverse  sostanze  componenti  i  denti  sono  situate  a  strati ,  il 
che  non  si  nota  nelle  ossa  che  hanno  una  eguaglianza  di  composizione  ovunque, 
e  perché  il  cemento  del  dente  che  ha  una  tal  quale  analogia  colle  ossa,  incrosta 
solo  all'esterno  i  denti  di  alcuni  niaraniiferi,  e  manca  in  altri  affatto. 

7.°  Perché  le  ossa  non  possono  crescere  indefinitamente,  ed  i  denti  lo  pos- 
sono quando  la  loi-o  struttura  è  tale  che  il  loro  sviluppo  non  vada  a  strozzare  e 
ad  iiiipc'iliri'  in  tal  guisa  all'arteriuzza  che  vi  porti  più  alimento  e  il  nervo  la 
vita;  lo  che  si  può  osservare  sol  che  si  voglia  torre  nei  ruminanti  il  dente  in- 
cisivo, il  quale  tolto,  si  vedono  prendere  i  vicini  un  più  grande  sviluppo. 

8."  Perché  infine  il  dente,  a  cui  il  sig.  Dorolea  non  nega  una  particolare 
struttura ,  ha  una  composizione  chimica  diversa  da  quella  delle  ossa. 

A  tutte  queste  obbiezioni  replicava  il  sig.  prof.  Gorgone  col  dire  che,  mentre 
il  sig.  prof.  Dorotea  aveva  considerati  i  denti  nelle  forme  esterne,  nello  svi- 
luppo, nelle  connessioni ,  e  nelle  proprietà  chimiche,  egli  non  aveva  che  pre- 
sentate alcune  osservazioni  microscopiche  sopra  la  inlima  struttura  dei  denti 
umani.  Avvertiva  a  questa  e  non  alle  apparenze  doversi  porre  attenzione, 
quando  si  vogliono  trovare  gli  elementi  per  classificare  le  parli  dell'umano  or- 
ganismo. Lo  so,  ei  soggmngeva,  che  le  ossa  differiscono  alcun  poco  dai  denti; 


—  177  — 

ma  so  altresì  che  lianno  eguale  intima  slrutlura,  e  basta  questo  a  me  per  essere 
autorizzato  a  riporli  fra  le  sostanze  ossee.  D'altronde  soggiunge,  io  non  parlai 
che  (Iciravorio,  e  lasciai  da  parte  il  cemento,  la  pol|ia ,  la  capsula;  e  l'avorio  co- 
sta di  una  rote  di  fd)re,  nel  che  convengono  i  ciiiarissimi  prof.  Owen  e  l'aniz- 
za,  ai  quali  come  a  me  non  paiono  ancora  provati  i  canalini,  potendo  essi  essere 
una  semplice  illusione  ottica,  un  gioco  di  luce;  ed  aggiunge  che  lo  sperimento 
del  Jluller  da  lui  non  ripetuto,  fosse  di  prova  assai  dubbia,  poiché  potrebbe  be- 
nissimo una  sostanza  gelatinosa  intermedia,  imbevendosi  nell'inchiostro,  simu- 
lare (lei  canaletti  dove  non  sono.  Il  sig.  Gorgone  termina  col  promettere  di  ri- 
petere degli  sperimenti  per  accertarsi  dei  canaletti ,  col  riflettere  che  sulla  na- 
tura reticolata  dello  smalto  non  sia  più  dubbio,  col  dire  che  il  tessuto  dello 
smalto  non  è  epidermoide ,  e  che  infine  con  Owen  sembragli  doversi  ammettere 
che  sia  l'avorio  del  dente  anziché  una  secrezione  della  polpa  dentaria  la  ossi- 
ficazione della  medesima. 

Ma  qui  di  nuovo  replicando  il  sig.  Dorotea  soggiungeva  avere  fino  dal  J84t» 
il  sig.  Owen  dichiarata  ossea  la  natura  del  dente,  ma  la  disposizione  anatomica 
di  questa  parte  del  corpo  infermare  la  sua  sentenza  ;  non  potersi  porre  in  dub- 
bio i  canaletti ,  i  quali  appaiono  ogni  qualvolta,  come  egli  e  il  dott.  Nicolucci 
praticarono,  e  son  pronti  a  ripetere,  facciasi  uso  dell'inchiostro  della  china;  se 
non  che  il  prof,  di  Palermo  tornava  a  dire  non  sembrargli  concludente  quello 
esperimento,  non  essendosi  prese  precauzioni  contro  il  gioco  della  luce,  che 
cosi  spesso  inganna  i  micrografi  ;  al  che  non  assentiva  il  Dorotea ,  rilenendo 
che  nelle  prove  di  fatto  la  verità  sia  incontravertibile.  Ed  in  questo  concetto 
fermo  il  preopinante  concliiudeva  dicendo  considerare  egli  pure  per  areolata 
la  sostanza  del  cemento  che  ritiene  quasi  non  osseo.  Ma  dunque  finalmente,  di 
nuovo  interrompendolo  il  prof.  Gorgone  domandava,  se  è  reticolato  e  non  os- 
seo, in  che  dilTerisce  da  questo  la  intima  struttura  dell'avorio  dei  denti?  .\  tal 
dimanda  disse  che  avrebbe  risposto  il  sig.  Nicolucci,  che  seco  lui  aveva  fatti 
degli  studi  coscienziosi  sopra  l'anatomia  dei  denti.  E  stava  già  questi  per  dar 
lettura  della  sua  nota,  quando  entrando  nella  questione  il  prof.  Tommasi  av- 
vertiva, opponendosi  alle  idee  fisiologiche  del  sig.  prof.  Gorgone  sulla  strut- 
tura dei  denti,  che  la  figura  del  Ilelzius  presenta  veramente  una  forma  tubo- 


—  178  — 

loso-fibiosa ,  le  cui  fibre  parallele  si  mostrano  alquanto  obblique ,  eil  ondulate 
all'asse  longitudinale.  Però  che  non  si  deve  risguardare  alla  forma  anatomica 
per  desumere  la  nobiltà  fisiologica  dei  tessuti,  che  anche  l'epitelio  e  l'epidermide 
presentano  strali  di  cellule,  come  qualunque  altro  tessuto,  ma  non  doveasi  dire 
perciò  che  l'epitelio  e  l'epidermide  sieno  da  riguardarsi  come  tessuti  organiz- 
zali. Esservi  inipertanlo  (juesla  dilTerenza  fra  i  tessuti  organizzati,  e  i  non  or- 
ganizzati ,  e  quei  di  soprapposizione,  che  mentre  nei  jìrimi  le  cellule  posseggono 
la  \irtii  metabolica  di  originare  altre  cellule  entro  di  se,  a  spese  della  materia 
plastica  generale  che  vi  accorre,  cioè  del  sangue,  le  seconde  non  posseggono 
questa  virtù ,  essendo  esse  formate  dalla  materia  cistoblastica ,  elaborata  dal  tes- 
suto generatore.  E  come  infine  le  fibre,  ed  i  lobuli  dentari  siccome  sono  da  con- 
siderarsi come  una  serie  di  cellule,  nelle  quali  non  accorre  sangue,  cosi  si  de- 
vono ritenere  come  dipendenti  dal  germe  dentaiio  :  laonde  conchiudeva  esser 
falsa  l'asserita  teorica  della  identità  dei  denti  con  le  ossa,  nelle  quali  le  cellule 
e  le  fibre  si  formano  per  la  virtù  transustanziale  che  posseggono  in  loro  stesse. 
Mosso  dalla  negata  vascolarità  dell'avorio  dentario  il  prof.  Gorgone  non  potè 
ristarsi  dal  chiedere  una  rettificazione  di  concetti  al  prof.  Tommasi,  avvisando 
e  protestando  che  tenendo  dietro  allo  sviluppo  dei  denti  nel  feto,  e  osservando 
e  tagliando  queUi  del  cavallo  e  dei  ruminanti,  i  canaletti  vascolari  al  microsco- 
pio appaiono  manifestissimi ,  e  si  scorge  ancora  che  i  vasi  e  la  polpa  sono  di- 
sposti nei  denti  come  lo  sono  nelle  ossa.  E  giunta  in  tal  modo  la  discussione  a 
termine,  e  con  essa  l'ora  di  sciogliere  l'adunanza,  compievansi  i  lavori  della 
medesima  con  la  nota  del  sig.  doti.  Nicolucci  di  già  dal  Dorotea  accennata  che 
riguarda  l'anatomia  dei  denti.  In  essa  si  dice  : 

1."  Che  lo  smalto  dentario  si  compone  di  fibre  che  hanno  tutta  l'apparenza 
dei  tubolini  e  canaletti ,  i  quali  in  forma  concentrica  dalla  base  della  corona 
del  dente,  si  volgono  verso  il  suo  apice;  osservazione  che  conferma  pienamente 
quella  dell'Ovven. 

2.»  Che  l'avorio  o  dentina  dell' Owen  è  formato  di  strie  raggianti  dal  cen- 
tro del  dente  verso  la  periferia,  le  quali  ci  sembrano  avere  altrettanti  canaletti 
ripieni  di  una  sostanza  terrosa,  irregolarmente  cristallizzata  e  che  si  discioglie 
negli  acidi  nitrico  e  cloro-idrico. 


—  179  — 

3."  Clic  uè  i  tuboliui  dello  siuallu  iiù  i  canaletti  della  dentina  si  dividono 
secondo  asserì  il  Retzius,  ma  sono  semplici  in  tutto  il  loro  tragitto. 

4.°  Che  la  sostanza  intermedia  che  unisce  i  canaletti  della  dentina  si  com- 
l»one  di  un  plasma  a  granulazioni  quasi  invisibili,  senza  tessuto  fibrillare. 

o."  Glie  il  cemento  dei  denti  risulta  da  un  tessuto  reticolare  in  mezzo  del 
quale  sono  deposte  sostanze  terrose. 

0."  Che  il  dente  nel  formarsi  trae  origine  dalle  cellule  della  membrana  pre- 
rormalrice,  le  quali  allungandosi  assumono  l'aspetto  di  tubolini  o  dì  canaletti. 

7."  Glie  Vonjanon  adamantinae  del  Purkinye  è  una  membranella  tenuissi- 
ma  die  a  guisa  di  cuffia  ricopre  tutta  la  parete  del  germe  dentario  destinato  a 
rappresentare  la  corona. 

8."  Che  la  polpa  dentaria  non  è  formata ,  come  dice  Henle  di  tenui  fibre 
a  piccoli  granelli,  ma  di  una  rete  ammirevole  di  vasi  sanguigni,  in  mezzo  alle 
maglie  della  quale  sono  effusi  e  contengonsi  nocciuoli  di  cellule  quasi  sempre 
sferiche  e  rivestite  di  tenuissima  membrana.  Terminavasi  con  le  seguenti  pa- 
role la  nota  del  sig.  Nicolucci  e  Dorotea  :  Le  accennate  particolarità  separano  la 
struttura  dei  denti  da  quella  delle  ossa  piatte,  o  cilindriche,  e  molto  più  dai 
tessuti  epidermoidi ,  unghie,  peli,  corna;  il  perchè  ci  persuadiamo  che  i  denti 
costituiscono  un  tessuto  sui  generis  che  non  ha  l'analogo  in  tutti  gli  altri  tessuti 
animali. 

Il  Presidente  —  Vi.>cenzio  Lasza 

!  Salvatore  de  Renzi 
OdOARDO  TlRCUETTI 
SiìcoxDO  Polio 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  2  OTTOBRE  1843 


»««^ 


JT  IRONO  letti  p(l  approvati  i  processi  verbali  ilcllc  duo  precedenti  adunanze  dopo 
alcune  aggiunte  per  parte  del  sig.  prof.  Ciccone,  il  quale  voleva  che  si  signili- 
casse  in  essi ,  che  il  sig.  dott.  Cappa  aveva  chiesta  la  discussione  sopra  la  sua 
memoria ,  e  gli  era  stata  accordata  ;  dopo  di  che  era  già  stala  chiamata  all'  esame 
dei  congregati  senza  che  alcuno  si  alzasse  a  chiedere  la  parola  :  e  per  parte  del 
dottor  Miraglia  che  diceva  essersi  dimenticato,  nel  rispondere  al  sig.  dott.  Ni- 
lita,  di  dire  che  l'esame  delle  alterazioni  organiche  dei  mentecatti  con  illustra- 
zioni e  dietro  indicazioni  frenologiche  ninno  le  aveva  fatte  pria  di  lui,  e  che  egli 
lo  aveva  fatto  per  rispondere  ad  un  quesito  del  Congresso  di  Lucca. 

Veniva  poi  letto  dal  Segretario  de  Renzi  il  rapporto  sulla  statistica  dell'Ospe- 
dale di  s.  Eligio,  nel  quale  vengono  dette  le  seguenti  cose:  «  1.'  Che  il  Qua- 
dro complessivo  statistico  delle  donne  curale  dal  1833  al  1831,  e  l'altro  dal 
11)  agosto  1834  al  1844  presenta  una  mortalità  dell'8  e  „V;  per  cento;  mortalità 
che  amto  riguardo  alla  posizione  non  troppo  favorevole  di  quello  spedale  , 
al  successivo  dominio  di  costituzioni  epidemiche  relativamente  più  o  meno 
perniciose,  e  alla  condizione  delle  ammalate  per  lo  più  contadine  o  mendi- 


—  181  — 

canti,  ò  ccrlamonle  da  ritcnorsi  discreta,  essendo  essa  uffualc  presso  a  poco  alla 
niurtalità  degli  altri  spedali  d'Italia,  -l."  Che  la  niorUdìtà  dal  16  agosto  1844 
al  184o  e  assai  minore  della  antecedente;  vale  a  dire  del  4  j  per  cento.  Risul- 
tanza molto  favorevole,  che  dimostra  che  non  ha  dominato  in  Napoli  nel  detto 
intervallo  alcuna  inQuenza  epidemica;  che  l'ordine,  la  precisione,  la  polizia  di 
quell'Ospedale  lianiiu  migliorato,  e  che  l'assistenza  del  signori  medici  e  i  prov- 
vidi mezzi  da  loro  impiegati ,  senza  scrupolosamente  particolarizzarue  alcuno 
tanto  nella  loro  assoluta  elezione,  quanto  nella  loro  associazione  con  altri  era- 
no conformi  ad  un  previdente  sapere  clinico  adattato  alle  sofferenze  e  alla  cura 
delle  dette  inferme. 

«  La  Commissione  per  tanto  gode  di  poter  annunziare  a  questa  dotta  adunanza 
che  pel  metodo  adoperato  nelle  singolo  malattie,  \ale  a  dire  di  togliere  con  op- 
portuni mezzi  le  complicazioni,  di  non  lasciarsi  imporre  da  alcuni  speciali  ed 
allarmanti  fenomeni,  e  di  non  abusare  del  salasso,  quei  signori  medici  usano 
saggiamente  nelle  malattie  un  trattamento  conforme  ai  progressi  della  medicina 
italiana,  confortato  da  soda  e  ben  ponderata  esperienza. — Firmati  —  Sache- 
ro — B.  Berlini — T.  Kiholi.  » 

In  seguilo  lo  stesso  Segretario  de  Renzi  leggeva  il  rapporto  della  Commis- 
sione destinata  ad  assistere  agli  esperimenti  del  doli,  lineila,  cosi  concepito  : 
«  La  Commissione  incaricata  a  ripetere  gli  esperimenti  del  meritissimo  prof.  Fi- 
uella,  tendenti  a  richiamare  alla  terapia  l'uso  quasi  abbandonato,  del  galva- 
nismo avverso  l'amaurosi,  si  reputa  nel  dovere  di  presentare  a  questo  Con- 
gresso il  risultamento,  comecché  incompiuto,  delle  sue  osservazioni,  fatte  non 
ostante  che  uno  dei  suoi  soci,  il  prof.  Quadri ,  per  fisica  indisposizione  non  vi 
sia  intervenuto. 

«  E  prima  di  procedere  agli  esperimenti ,  la  Commessione  ha  creduto  dover 
invitare  il  sig.  Finella  a  dichiarare  in  quali  casi  di  amaurosi  egli  brami  usare 
il  galvanismo,  e  di  quale  apparecchio  galvanico  si  avvalga»;  al  che  ha  risposto  : 
«  che  egli  pratica  il  cennato  rimedio  in  tutl'i  casi  di  amaurosi  per  causa  ner- 
«  vosa  e  senza  com|ilicazioni,  benché  talvolta  abbia  osservato,  ch'esse  sonosi 
«  dissipate;  che  a  tal' uopo  egli  si  avvale  degli  apparecchi  coi  quali  e  Wollaslon 
«  e  Bunzcn,  modificando  quello  di  Volta,  gli  bau  dato  maggiore  efficacia.  » 

24 


—  182  — 

«  Quindi  dalla  Commissione  gli  è  presentato  un  individuo,  incompiutamente 
amaurotico,  di  anni  70  circa,  la  cui  malattia  forse  riconosce  cagione  gottosa, 
lienché  poi  la  gotta  fosse  ricomparsa  dopo  cinque  anni.  W  era  congiunta  l)aste- 
vole  tarassi  negli  angoli  interni  dell'occhio,  cronica  iniezione  della  congiuntiva 
palpebrale  ,  e  suffusione  nella  camera  anteriore  dell'occhio  sinistro.  Un  tale 
siierimento  si  sarebbe  reputato  idoneo  dalla  Commissione ,  benché  essa  avesse 
presentito,  che  il  sig.  Finella  Io  avrebbe  rigettato,  poiché  i  dolori  nel  capo  e 
talvolta  negli  occhi  accusati  dallo  infermo  davangli  indizio  di  congestione  ca- 
pitale. Come  in  fatti  il  prof.  Finella  ha  ricusato  praticare  in  quest'individuo  le 
correnti  galvaniche,  per  lana  che  esse  2ìi'ovocassero  congeslioiii  gollose. 

«  Con  la  stessa  formola  la  Commissione  ha  presentato  al  sig.  Finella  i  se- 
guenti infermi  di  amaurosi  nei  quali  egli  ha  consentito  praticare  il  galvanismo. 
«1.°  Un  tal  Federico  Rispoli,  di  anni  3G  circa,  con  amaurosi  compiuta 
all'occhio  sinistro,  imniobililà  della  pupilla,  e  fondo  dell'occhio  chiaro.  Però 
avente  stafilonia  parziale  sulla  sclerotica  >erso  l'angolo  esterno  dell'occhio  istes- 
so,  ed  iperemia  ragguardevole  nella  congiuntiva  palpebrale.  L'occhio  destro  è 
jioi  alletto  dalla  stessa  iperemia,  e  la  cornea  è  ulcerata.  Sembra  che  questi  mali 
ripetano  origine  da  cagioni  siQlitiche  producenti  oftalmite  violenta  e  doloro- 
sissima nell'occhio  afTetlo  dall'amaurosi.  Né  é  da  tacersi  che  l'infermo  avea 
praticato  il  mercurio  sublimato  corrosivo  avverso  tanto  male  e  senza  effetto. 

«  Gli  sperimenti  praticati  dal  prof.  Finella  sonosi  ripetuti  quattro  volte , 
dando  all'infermo  le  correnti  galvaniche  a  tante  riprese  in  nove  minuti.  L'in- 
fermo non  ha  veduto  scintille  elettriche,  ma  ha  avvertito  un  senso  di  ardore 
nel  fondo  dell'occhio;  la  lagriniazione  ò  slata  leggiera,  e  scarsa  l'iniezione  nei 
vasi  della  sclerotica.  Nel  secondo  giorno  l'occhio  si  presentava  meno  promi- 
nente, e  questa  volta  l'applicazione  del  galvanismo,  ha  cagionala  maggiore 
iniezione  nei  vasi  dell'occhio.  Il  resto  identico  alia  prima  galvanizzazione.  Nel 
terzo  di,  lo  slafiloma  scorgevasi  più  depresso,  ma  la  visione  era  la  stessa.  I 
vasi  della  congiuntiva  avevano  conservata  l'iniezione  del  giorno  precedente,  e 
galvanizzandosi  per  la  terza  volta  il  Rispoli  riportò  lagriniazione  ed  iniezione 
minori.  Lo  stesso  dicasi  del  quarto  esjieri mento  ,  nel  quale  l'infermo  diceva 
non  avvertire  alcuna  utilità  nell'uso  del  rimedio;  e  cosi  anche  nel  quinto  ben- 


—  183  — 

chi!  fili  sembrasse  toccare,  e  nicii  sen»l)rarf;li  molesto  e  prominente  lo  slafilo- 
ma,  yli  paresse  a>er  veduto  il  lume  ili  una  bettola,  e  dopo  la  f;alvanizzazione 
scorgere  nell'atmosfera  svariali  colori.  Costui  fu  assente  al  sesto  e  per  noi  ul- 
timo sperimento,  laddove  altrimenti  il  Congresso  non  disponga. 

«  2.°  Oggetto  di  altra  osservazione  fu  Salvatore  Cuomo  di  anni  42.  Soffre 
costui  amaurosi  ad  entrambi  gli  occbi  quasi  che  perfetta  ,  e  più  nel  destro. 
Cagioni  silìliliclie,  umidità,  esposizione  a  troppo  viva  luce  produssero  violenta 
iritidf,  che  degenerò  in  amaurosi.  È  dessa  accompagnata  ad  imperfetta  siny- 
zesi ,  a  sensibilità  soverchia  di  tutte  le  membrane  dell'occhio ,  cosicché  fin  dalla 
prima  galvanizzazione ,  ove  essa  è  caduta ,  è  avvenuta  notevole  iperemia  e  se- 
crezione di  lagrime,  ha  avvertito  bruciore  ed  ardore  negli  occhi  e  più  nel  de- 
stro. Proseguendo  gli  esperimenti  in  costui  fu  osservato  che  nell'occhio  sini- 
stro manifestava  sentire  un  senso  di  freschezza,  si  che  l'uso  delle  correnti  gal- 
vaniche non  gli  cagionò  quella  lagrimazionc  nò  l'ardore  che  in  principio  senti. 
Al  terzo  giorno  egli  riferi  aver  veduto  in  tutto  il  giorno  più  distintamente  nel- 
r occhio  sinistro,  che  il  destro  sembravagli  aver  perduto  con  l'uso  del  galva- 
nismo, il  che  confermava  nel  quarto  giorno,  esprimendosi  in  tal  guisa  :  «  L'oc- 
«  chio  dritto  non  Aede  più  la  luce,  mentre  prima  di  usare  il  rimedio  la  vedeva; 
«  però  il  sinistro  sembra  abbia  acquistato  ciò  che  il  destro  ha  perduto  »  cosi 
diceva  prima  di  galvanizzarsi ,  ma  dopo  con  lo  stesso  occhio  destro  scorgeva  il 
liiiiK'  di  un  fanale,  che  diceva  vedere  distintamente  col  sinistro.  Essendosi  pra- 
ticala la  quinta  galvanizzazione,  l'infermo  diceva  scorgere  anche  i  piccoli  og- 
getti distintamente  ed  anche  con  l'occhio  destro;  onde  la Commessione  per  as- 
sicurarsene lo  interrogava  sul  numero  delle  persone  e  sulla  >ai-ielà  degli  og- 
getti rircostanli ,  ed  intanto  faccagli  atteggiare  innanzi  gli  occhi  un  fazzoletto 
ravvolto  ed  a  qualche  distanza.  .Ma  il  Cuomo  né  scorgeva  gli  oggetti,  né  ravvi- 
sava il  fazzoletto;  onde  si  slimò  che  i  suoi  fossero  per  lo  meno  desideri,  più 
che  realtà.  Nel  sesto  esperimento  riferi  sentirsi  come  nel  giorno  procedente. 
La  galvanizzazione  fu  praticata. 

«  3."  Cadeva  il  terzo  sperimento  sopra  un  individuo  di  anni  iiO,  celibe, 
pescatore,  che  per  cagioni  reumatizzanti  era  amaurotico  da  dicci  anni.  Presen- 
tava quasi  perfetta  l' amaurosi,  complicata  a  lesioni  organiche,  cioè  al  leucoma 


—  181  — 

ed  all'idropisia  dell'occhio  dcsiro ;  il  sinistro  era  imporfellamrnte  atrofizzato, 
con  versamento  di  linfa  plastica  nella  camera  anteriore  dello  stesso,  onde  la 
sua  coriti'i  quasi  perfetta.  A  tanti  mali  aggiungeva  somma  sensil)ili(;i  nelle  parti 
costituenti  gli  occhi,  si  che  sin  dalle  prime  galvanizzazioni ,  oltre  ai  soliti  sensi 
di  ardore  e  bruciore,  fu  sensibilissimo  l'eritema  soi)pravvenuto.  Costui  sin 
dalla  seconda  galvanizzazione  diceva  aver  ottenuto  qualche  vantaggio ,  e  nel 
quarto  sperimento  riferi  vedere  nel  mattino  sin  presso  al  meriggio  la  luce  più 
nitida  e  meno  olTuscati  gli  oggetti.  Cosi  nel  quinto  e  sesto  esperimento. 

«  i:  Finalmente  Marianna  Roselli  fu  il  soggetto  della  quarta  osservazio- 
ne. Amaurotica  imperfetta  da  due  mesi  e  più  nell'occhio  destro,  per  cagione 
morale  di  uno  spavento;  avea  strabismo  allo  stesso  lato  vergente  in  fuori,  ed 
abbassamento  del  bulbo  per  contrazione  muscolare.  Dall'  uso  del  galvanismo 
risentiva  i  soliti  sensi  di  ardore  e  bruciore,  ma  ben  anche  vedeva  le  scintille 
elettriche.  Costei  accusò  un  miglioramento  progi-essivo  dal  primo  uso  delle  cor- 
renti galvaniche,  cosicché  al  quarto  giorno  scorgeva  i  numeri  del  quadiante 
in  oriuolo  di  mediocre  grandezza.  Ma  sventuratamente  per  nuovo  patema  de- 
primente perde  gli  ottenuti  vantaggi. 

«  Da  tali  sperimenti  la  Commessionc  non  può  dare  al  Congresso  un  giudizio 
positivo,  e  pel  loro  numero,  e  per  la  durata,  e  per  la  stessa  natura  de' soggetti 
su  i  (|uali  son  caduti  ;  ma  siccome  quanti  mai  sono  stati  ban  dato  alcun  segno 
di  utilità  nell'uso  del  rimedio,  cosi  reputa  che  essi  sieno  promettitori  di  reali 
vantaggi,  laddove  principalmente  sieno  diretti  da  saggio  criterio,  e  da  metodo 
razionale,  che  deve  essere  la  base  di  ogni  sistema  curativo.  La  stessa  opina  che 
la  diversità  ne' successi  possa  ripetersi  dalla  varietà  delle  pile  usale.  E  però 
pregando  il  Congresso  di  nominare  una  Commissione  permanente  a  proseguire 
gli  esperimenti,  a  nuove,  più  razionali,  più  numerose  e  prolungate  osserva- 
zioni, giudizio  più  esatto  rimetteva.  —  Firmati — Cav.  Michelangelo  Mililotti — 
Francesco  Prudente — Gaetano  Conte.  » 

Lettosi  ciò  il  sig.  Pinella  diceva,  che  dei  quattro  infermi  scelti  fra  quei  po- 
chi che  gli  furono  presentali ,  nessuno  offriva  condizioni  tali  da  poter  essere  sa- 
nabile compiulamcute  cun  poche  galvanizzazioni,  una  sola  donna  parevagli  av- 
vicinarsi a  quello  stalo  di  amaurosi  nervosa ,  in  cui  sono  tanto  utili  le  galva- 


—  185  — 

nizzazioni;  e  diceva,  clic  in  forza  di  un  patema  stelle  due  giorni  stazionaria 
iitllo  stalo  di  progressivo  miglioramento  ottenuto  in  pria  con  queste  correnti, 
e  nella  scorsa  sera  da  lui  riveduta,  e  non  dalla  Commissione,  asseriva  aver  ri- 
cominciato a  riprogredirc  nel  ricupero  della  fucollà  visiva. 

Alcuni  della  Commissione  si  fecero  allora  a  dire  che  sicuramente  i  suoi  espe- 
rimenti a\ evano  dato  qualche  buon  resultato,  benché  per  ora  non  molto  se- 
gnalato ,  che  però  credevano  conveniente  che  si  proseguissero  e  di  ringraziare 
il  sig.  Pinella  per  aver  lasciato  al  dott.  Moyne  la  pila  di  Bunsen.  Trovava  il 
Presidente  giustissima  la  proposta,  dovuti  i  ringraziamenti,  e  nominava  al  pro- 
seguimento delle  esperienze  i  sig.  dott.  Moyne,  Prudente,  Conte  e  Folinea. 

Leggcvasi  in  seguito  il  rapi)orto  della  memoria  del  prof.  Vulpes  risguardanle 
l'abbassamento  della  mascella  inferiore  espressa  nei  seguenti  termini. 

«  La  Commissione  nominata  per  esaminare  la  memoria  del  sig.  cav.  Vulpes 
sull'innalzamento  della  mascella  superiore  prodotto  pel  meccanismo  dell'abbassamenlo 
della  inferiore  nell' aprirsi  la  bocca,  rende  i  dovuti  elogi  all'autore  di  essa.  Que- 
sta memoria ,  che  giustamente  venne  chiamala  positiva  dal  Segretario  della  Se- 
zione medica  di  questo  settimo  Congresso  sig.  Turchetti,  dopo  di  a\ere  ricor- 
dato i  diversi  autori,  che  trattarono  dello  slesso  argomento,  espone  con  metodo 
facile  ad  intendersi  una  nuova  spiegazione  ne' precisi  termini  seguenti:  «  La  ma- 
«  scella  inferiore  rappresenta  una  doppia  leva  curva,  poiché  in  ogni  branca  il 
«  braccio  della  resistenza  è  fatto  dalla  porzione  postero-anteriore  del  condilo 
«  della  mascella  inferiore:  queste  due  branche  della  potenza  sono  costituite  dalla 
«  lunghezza  della  mascella  medesima  presa  pe'due  lati  dalla  parte  posteriore 
«  del  condilo  sino  alla  parte  inferiore  del  mento,  e  gli  ippomoclii  sono  situati 
«  nella  parte  posteriore  di  ciascun  condilo,  o  sia  nell'angolo  fatto  da' due  bracci 
«  della  leva.  »  La  Commissione  dopo  aver  verificalo  il  fallo  non  può  a  meno 
di  applaudire  all'idea  dell'Autore,  che  espone  un  concetto  di  meccanica  ani- 
male di\ersamente  spiegato  dagli  altri  autori;  e  siccome  la  memoria  in  que- 
stione non  può  essere  compendiata  a  sulTicienza,  ond' esser  compiutamente  co- 
nosciuta dal  [lubblico ,  la  raccomanda  perchè  venga  inserita  negli  Alti.  «  — Fir- 
mali —  prof.  Berruli  —  l'irelli  —  Francesco  Foderaro  —  Giovanni  Gorgone  — 
Manfrù  relatore.  » 


—  18C  — 

Dopo  tal  lettura  il  sig.  Prcsitlchte  stal)ili^a,  cbe  nella  couipilazione  defili  Atti 
si  tenga  presente  il  rapporto. 

Leggevasi  poscia  il  rappoilo  sulla  memoria  del  sig.  Foderaro  sullo  starnuto , 
cosi  concepito:  «  La  Commissione  riunita  per  lo  esame  della  quistione  surla 
Ira  il  prof.  Foderaro  ed  il  prof.  Barbarisi  in  occasione  della  teoria  dello  star- 
nuto, prcseduta  dal  chiariss.  cav.  Panizza  ,  avendo  osservalo  con  la  maggiore 
diligenza  possibile  tre  preparazioni  del  nervo  parabolico  di  Cotugno,  o  naso- 
palatino  di  Scarpa  fatte  con  molta  esattezza  ed  evidenza  dal  sig.  Barbarisi,  ba 
confermalo  die  il  ner\o  suddetto  nel  suo  corso  spande  molti  filamenti  nervosi 
alla  membrana  pituitaria  del  setto,  più  dalla  parte  posteriore,  cbe  dalla  media 
ed  anteriore ,  diramazioni  le  quali  si  discostano  di  molto  dalla  linea  di  corso  del 
nervo  parabolico  « — Firmati — P.  Panizza,  Prudente,  Piretti ,  Manfrè  relatore, 
^laurizio  Bufalini.  » 

In  tale  occasione  il  sig.  dott.  Folinea  disse,  cbe  il  dott.  Ippolito  gli  aveva 
comunicato  di  aver  potuto  accompagnare  più  volte  i  rametti  del  parabolico 
fino  nel  setto  nasale.  Rispondeva  al  Folinea  ed  ai  compilatori  del  rapporto  il 
sig.  prof.  Foderaro,  cbe  nelle  opere  dei  grandi  anatomici  si  descriveva  sem- 
pre il  parabolico  senza  rami  cbe  vadano  al  setto ,  e  cbe  i  soli  rametti  che  pote- 
vano pervenirvi,  ma  dei  (|iiali  non  era  (|uestionc,  erano  quelli  cbe  accomp.a- 
gnano  l'arteria  palatina.  Disse  di  non  aver  mai  negato,  bensi  dubitato,  dell'e- 
sistenza dei  rametti  del  parabolico;  ma  non  poterne  dubitare  or  più  dopo  cbe 
il  Barbarisi,  a  cui  rende  distinte  grazie,  gli  ba  preparati  con  tanta  maestria; 
disse  non  esservi  più  dubbio  poiché  sono  i  rametti  nei  pezzi  del  sig.  dott.  Bar- 
barisi assai  grossi;  attestò  la  sua  riconoscenza  alla  dotta  commissione,  e  modi- 
ficò la  sua  teorica  dello  starnuto,  dicendo  clic  lo  starnuto  si  deve  attribuire  non 
meno  a  questi  nervi  parabolici,  che  agli  sfeno-palatini. 

Lodava  il  Presidente  la  nobile  abnegazione,  con  la  quale  il  sig.  prof.  Fode- 
raro ave\a  presa  la  parola,  onde  rendere  grazie  al  sig.  dott.  Barbarisi,  ed  alla 
Commissione,  e  modificare  una  sua  teorica;  l'additava  come  rara  contingenza 
nella  storia  delle  scienze;  incitava  i  dotti  ad  emularlo  e  seguire  il  suo  esempio 
nella  candida  confessione  dell'errore,  cbe  cotanto  onora,  ed  era  salutato  dagli 
unanimi  applausi  dell'  assemblea. 


—  187  — 

Il  sig.  prof.  Maiifró  deslinnto  ad  olTrire  alla  Seziono  il  sunto  di  alcuni  scritti 
del  sig.  do  Stefano,  diceva  trattarsi  di  quattro  casi  di  ascilo,  duo  osservati  in 
nomini,  e  due  in  femmine,  nei  quali  casi  prescrisse  Io  sciroppo  di  peonia  e  di 
cedro,  l'ossimele  scillitico,  e  l'estratto  di  cicuta.  Medola  che  il  sig.  de  Ste- 
fano crede  convenire  in  tutt'i  casi  di  idrope  ascile.  Se  non  che  il  prof.  Manfrè 
rilleltcva  che  le  idropi  si  dividono  in  caldo  e  freddo  :  che  quello  che  conviene 
alle  une  non  conviene  alle  altre;  che  a\Tebhe  sempre  poca  fiducia  nei  mediea- 
nicnti  dal  de  Stefano  proposti,  i  quali  crede  poi  dannosi  assolutamente  nelle 
idropi  flogistiche ,  e  che  in  fine  in  ogni  modo  questa  sarebbe  una  medicatura 
sintomatica. 

E  (piì  sull'annunzio  del  Segretario,  che  era  pervenuta  alla  presidenza  una 
memoria  per  il  iireniio  dal  prof.  Manfrù  proposto  a  Lucca  sulle  cardiopatie  , 
«luesto  scienziato  rispondeva  che  se  lo  scritto  era  giunto  alla  presidenza  troppo 
lardi,  o  al  di  là  del  tempo  prefisso  nel  programma,  si  dovesse  rimettere  al 
Congresso  di  Geno\a,  che  darà  il  premio,  che  il  sig.  Manfrè  propose,  e  del  quale 
è  sempre  disposto  a  sborsare  il  denaro. 

Il  prof.  Foderaro  parlò  poscia  con  lode  di  due  siracusani  Ricca  e  Cassola  che 
avevano  fatto  la  topografia  medica  della  loro  città,  e  mossi  da  buon  desiderio 
avevano  tracciate  con  singolare  genio  Io  regole  generali  per  l'ordiniunento  di 
ogni  e  qualunque  topografia  medica. 

Dopo  ciò  leggevasi  il  rapporto  che  riguarda  la  memoria  del  sig.  Cocco  sui 
ilainii  derivali  dalla  costituzione  scrofolosa  trascurata,  e  su  i  mezzi  atti  ad  im- 
pedirne lo  sviluppanienlo  e  frenarne  i  progressi.  Egli  è  questo  il  titolo  di  un 
dotto,  elegante  e  coscienzioso  lavoro  del  eh.  dott.  Cocco,  col  quale  ha  inleso 
a  far  popolari  le  conoscenze  i  mezzi  di  profilassi  e  di  cura  di  quel  male  frequen- 
tissimo nel  suo  paese.  Il  lavoro  è  diviso  in  tre  parli.  Nella  prima  l'autore  di- 
scorre dcUa  disposizione  alla  scrofola ,  della  scrofola  incipiente ,  della  (iibercolare 
esterna,  e  della  mtdiiforme,  e  divide  l'abito,  o  com'ei  dico  ,  la  disposizione  scrofo- 
losa in  florida,  pallida  e  lurida,  ed  a  ciascuna  aflìgge  le  note  proprie  omle  ve- 
nisse facilmente  ed  in  tempo  utile  riconosciuta.  Nella  2."  si  fa  a  discorrere  delle 
cagioni  della  scrofola  considerate  in  relazione  ai  diCferenti  stadi  della  \ita  ed 
alle  diverse  condizioni  sociali.  Nella  3."  infine  parla  alla  distesa  do' mezzi  atti  a 


—  188  — 

prevenire  Io  s\ iluppamcnto  ed  i  progiessi  della  scrofola,  ed  ìnì  propone  utili 
e  saggi  pro>Tediinculi. 

Quindi  si  parla  di  uua  memoria  dal  sig.  Inibinibo  di  Ariano  spedita  a  S.  E.  il 
Presidente  Generale  intorno  all'arfjonienlo  del  salasso.  In  essa  l'Autore  dopo 
avere  esaminato  l'abuso  sistematico  che  si  ia  del  salasso,  passa  ad  esporre  al- 
cune idee  generali  di  lisiologia,  ammettendo  una  primordiale  forza  semplice 
ritenuta  sotto  il  nome  di  etere ,  ed  esaminando  le  leggi  delle  sue  azioni ,  del  suo 
disquilibrio,  de'risullamenti  di  essi  sulla  circolazione,  sulla  caloriflcazionc,  ec. 
non  che  spiegando  a  suo  modo  le  correnti  elettro-vitali ,  e  la  chimica  orga- 
nica, la  formazione  dei  tessuti,  la  secrezione  del  liquido  cerebro-spinale,  ec. 
cerca  da  ciò  dimostrare  la  parte  che  rappresenta  il  sangue  nel  sostegno  della 
vita,  e  de' fenomeni  suoi.  Secondo  l'importanza  loro  nel  sostenere  la  ^ila  ri- 
duce a  tre  gli  elementi  organici,  al  nervoso,  al  muscolare  ed  al  celluioso,  e 
dice  che  sono  mossi  ed  alimentati  dal  sangue  nell' eseguire  le  primarie  funzioni. 
Infine  esaminando  la  composizione  fisico-chimica  del  sangue,  ec.  ne  vorrebbe 
conchiudere  che  il  criterio  del  salasso  non  debba  desumersi  da' pretesi  caratteri 
della  Dogosi  che  universalmente  si  vede  da' sistematici  in  tutte  le  malattie:  ma 
bensì  dal  grado  delle  forze  vitali ,  dai  principi  che  le  sostengono ,  e  dalla  im- 
portanza del  sangue  nel  sostenere  le  funzioni  della  vita. 

Parlasi  poscia  di  un  lavoro  del  sig.  cav.  Longo  di  Catania,  contenente  taluni 
suoi  pensieri  intorno  all'azione  de'farmachi.  È  composto  di  due  parti,  nella 
prima  delle  quali  espone  le  generalità  relative  alla  farmacologia,  e  nella  se- 
conda parte  tratta  de' principi  patologici  che  possono  chiarire  il  modo  di  agire 
de' rimedi. 

Infine  si  è  fatto  conoscere  che  la  memoria  del  sacerdote  de  Angelis,  sulle 
forze  della  natura  e  sulle  virtù  medicinali,  nulla  contenga  di  assolutamente  re- 
lali>o  alla  medicina. 

In  seguito  leggeva  il  prof.  Ciccone  il  rapporto  sopra  la  pest(f;  rapporto  che 
deve  riguardarsi  come  fruito  di  discussioni  mature  e  sagge,  alle  quali  pren- 
deva parte  nobilissima  la  Commissione  del  Supremo  Magistrato  di  Salute  del 
Regno,  composta  da'sig.  prof.  Lanza  Giardini  e  cav.  Carbonaro.  Ecco  il  rap- 
porto: «  La  legge  suprema  della  salute  de' popoli  im|>oneva  al  commercio  il  ri- 


—  1S9—    • 

sor  delle  (ni.ir.intene;  il  rnnimerrio,  sorbente  feraeissinia  di  socinli  ricchezze, 
accusava  come  in;;liis(a  una  l(-!;e  clic  lo  ince()iiava  troppo  a  luu-o  senza  ne- 
cessità ;  i  moderatori  delle  nazioni  attendeano  dalla  scienza  il  giudizio  della  gran 
lite,  e  i  dotti  congregati  in  Lucca  proponevano  i  quesiti  fondamentali,  dalla 
cui  risoluzione  l'ardua  sentenza  pendea.  Il  supremo  magistrato  di  salute  di  Na- 
poli nominava  una  conunessione  medica  composta  dal  prof.  Lanza  dal  prof.  Giar- 
dini e  dal  cav.  Carbonaro  col  carico  di  compilare  un  lavoro  all'oggetto,  da 
presentarsi  al  7."  Congresso  degli  Scienziati  Italiani ,  e  la  memoria  sulla  peste 
orientale  relativamente  al  sistema  delle  tpiarantene,  scritta  dal  cav.  Carbona- 
ro, per  disposizione  dell'Eccellentissimo  Presidente  Generale,  veniva  indiritta 
al  nostro  illustre  presidente,  perdio  scegliessc  una  commessione  a  giudiciirne. 
E  la  commessione,  comjwsta  da'sig.  cav.  Trompeo  presidente,  cav.  J^orlini , 
prof.  Berruti,  prof.  Saccliero,  dott.  de  Ilolandis,  dott.  Berlarelli ,  dott.  Corti- 
celli,  prof.  Lanza,  prof.  Giardini,  cav.  Carbonaro,  dott.  Laruccia,  dott.  Fe- 
.steggìano,  dott.  Cangiano,  dott.  de  Nasca,  e  prof.  Ciccone  relatore,  presa  co- 
noscenza della  memoria  suddetta,  non  che  de' documenti  comunicatile,  dopo 
lunghe  e  ripetute  discussioui,  riuuila  il  di  28  Settembre,  è  venuta  nelle  se- 
guenti concliiusioni. 

«  Chiedea  la  Commissione  di  Lucca,  si  comprovasse  con  nuo\e  e  partico- 
larizzate  osservazioni  bene  accertate  la  contagiosità  e  il  modo  di  trasmissione 
della  peste  bubbonica  :  la  commissione  napolitana  dimostrava  la  realtà  della 
contagione  ;  e  la  vostra  commessione  ha  dichiarato  alla  unanimità  come  evi- 
dente la  contagiosità  della  peste,  e  ha  ritenuto  come  necessarie  tutte  le  conse- 
guenze scientitìche  che  da  questo  princijiio  spontaneamente  derivano. 

«  Proponeva  in  secondo  luogo  la  commessione  di  Lucca ,  che  si  determinasse 
in  modo  positivo  lo  stadio  di  delilescenza  o  d'incubazione  del  contagio  nelle 
persone  e  nelle  sostanze  capaci  di  essere  imbevute  del  princi|)io  contagioso.  Li 
commessione  napolitana  s<)stene\a  non  essere  bene  assicurato  che  la  incuba- 
zione si  limitasse  cost^mtemente  entro  le  due  settimane  :  e  la  vostra  Commes- 
sione alla  maggioranza  risolvea,  che  dalle  notizie  finora  raccolte  intorno  alla 
ihuMl  I  della  incubazione  del  contagio  pestilenziale  non  ancora  si  può  scientifi- 
camente precisarne  il  tempo;  e  però  crede,  che  Quo  a  quando  questo  tempo 

25 


—  190  — 

non  sarà  scientificomcntc  determinalo,  è  debile  di  ogni  magistratura  sanitaria 
(li  provveder  praticamente  alla  pubblica  salute,  secondo  le  regole  cbc  la  spe- 
rieiiza  le  !ia  dettalo.  Se  non  che  il  cav.Trompoo,  il  prof.  Succherò,  il  dot.  deRo- 
landìs,  il  doli,  lìortarelli,  il  cav.  Berlini,  il  prof.  Berruti,  e  il  doti.  Corlicelli 
han  dichiarato  di  rimaner  fermi  nella  opinione  pronunziala  nel  C."  Congresso , 
coli'ap[)oggìo  dei  fatti  fin' allora  conosciuti,  ove  riducevasi  a  14  giorni  il  periodo 
della  incubazione  ;  sono  sempre  però  disposti  a  rinunziarvi ,  quando  da  nuovi 
falli  sicuri  e  coii\inccnti  venisse  mostrato  il  contrario. Nondimeno  la  Commis- 
sione ha  manifestato  unanime  il  desiderio,  che  le  magistrature  sanitarie  si  com- 
piacciano rimettere  al  venturo  Congresso  di  Genova  la  conoscenza  de' fatti,  su 
quali  fondano  la  ragionevolezza  del  sistema  da  esse  praticamente  seguito,  af- 
finchè possano  gli  scienziati  partir  da  tali  falli  nel  decidere  della  durata  della 
incubazione.  La  commissione  similmente  ha  ritenuto,  che  la  durala  di  attività 
del  principio  contagioso  nelle  sostanze  che  posson  ritenerlo,  secondo  la  natura 
di  esse  e  il  modo  di  conservazione  variabilissima,  è  afllitlo  indefinibile;  e  che 
neir  interesse  della  pubblica  salute  sarebbe  più  conducente  di  determinare  in 
quanto  tempo  sia  possibile  distruggere  il  contagio  nelle  cose  contaminate  :  lu 
qual  questione  abbisogna  di  fatti  e  di  sperimenti  più  concludenti  per  essere  ri- 
soluta. 

«  Voleva  in  terzo  luogo  la  commissione  di  Lucca ,  che  si  risolvesse,  se  deb- 
basi  prestar  fede  alle  patenti  nette;  e  che  si  accennasse  a'  vizi  osservati  ne'laz- 
zaretti  e  al  modo  di  toglierli  :  e  la  vostra  comniessione ,  consentendo  pienamente 
alle  conchiusioni  della  comniessione  napoletana,  osservava  che  la  fede  alle  pa- 
tenti nette  non  è  di  competenza  de' congressi  scientifici,  ma  del  regolamento 
interno  di  ciascuna  magistratura;  e  che  rispello  a' vizi  e  a' miglioramenti  dei 
Lazzaretti  in  quanto  alla  conservazione  della  salute  pubbUca,  non  offrono  nulla 
a  desiderare  ;  ma  in  quanto  al  trattamento  personale  de'  sospetti  vi  sono  senza 
dubbio  de' vizi  positivi,  che  son  diversi  ne' vari  lazzaretti,  e  la  commessione 
fa  voti,  perchè  sieno  seriamente  esaminati  e  prontamente  corretti. 

«  L'argomento  della  genesi  della  peste,  che  è  il  4.'  quesito  della  comnies- 
sione di  Lucca,  manca  di  fatti  positivi  per  esser  risoluto;  la  comniessione  na- 
politana  opinava,  e  la  vostra  vi  assentiva,  che  solamente  allora  si  potrà  sperare 


—  101  — 

(lì  risolverlo,  (juaiido,  confinala  e  (|iiasi  bloccata  la  peste  nel  suo  luogo  di  na- 
scita, |K)Ssa  essere  attentamente  e  senza  prevenzione  studiata. 

«  Nel  5."  quesito  domandava  la  conimessione  di  Lucca  una  ragionata  classiQ- 
cazionc  delle  masserizie  e  sostanze  capaci  di  contagio,  per  servire  di  norma  certa 
a  stabilire  il  ti-mpo  necessario  dello  sciorinamcnto  e  della  intera  purificazione. 
La  commissione  napolitaua  dimostrava  la  immaturità  di  (fuesto  lavoro  di  classi- 
flcazionc,  e  ciò  per  la  mancanza  di  fatti  sulTìcienti,  bene  assicurati  e  decisivi; 
nel  che  convenendo  la  vostra  conimessione  stabiliva  doversi  rimettere  il  quesito 
allo  studio  delle  commissioni  del  futuro  congresso,  ritenendo  provvisoriamente 
la  classificazione  attuale  come  capace  di  dar  guarentigia  alla  pubblica  salute. 

«  Chiedeva  ancora  la  coouuissionc  di  Lucca  nel  6."  quesito,  se  la  contuma- 
cia possa  senza  pericolo  essere  abbreviata ,  sottoponendo  i  passaggieri  allo  spo- 
glio, e  gii  etletti  ad  una  temperatura  di  iiO  o  CO  gradi  di  R. ,  come  si  pretende 
da  (|ualcuno;  nel  7.",  se  col  mezzo  del  calorico  elevato  a  tal  grado  si  modi- 
liclii  il  priucipio  contagioso,  e  si  distrugga  interamente,  oppure  se  convenga 
tuttora  adoperare  gli  altri  già  conosciuti  mezzi  di  disiufcttazione,  sanzionati 
dalla  osservazione  e  dalla  giornaliera  esperienza,  cioè  la  soluzione  di  calcio,  il 
cloro,  ec.  :  e  nelI'S."  da  ultimo,  se  il  calorico  è  un  mezzo  disinfettante,  rife- 
rendo fatti  numerosi  debitamente  accertati,  e  tutte  le  circostanze  relative;  e  la 
durata  necessaria  per  avere  una  i)erfetta  purificazione.  La  commissione  napo- 
letana conchiudea ,  che  gli  esperimenti  sulla  virtù  disinfettante  dal  calorico  deb- 
bono ripetersi  sopra  base  più  larga,  sopra  europei  e  in  paesi  più  lontani  dai  luo- 
ghi ordinariamente  infetti,  che  la  contumacia  non  potrebbe  accorciarsi  né  per  gli 
uoDiini  né  per  le  cose  senza  pericolo  delia  pul)blica  salute,  e  che  la  sola  con- 
cessione di  fare,  é,  che  la  traversata  sia  parte  di  contumacia,  qualora  fosse  pra- 
ticato sul  legno  l'isolamento  delle  cose  contaminate.  La  vostra  commessione 
alla  maggioranza  consentiva  a  queste  conclusioni  ;  ma  i  signori  cav.  Trompeo, 
prof.  Sacchero,  cav.  Bi-rtini ,  prof.  Berruti,  dott.  Bcrtarelli,  dott.  de  Rolandis, 
dolt.  Corlicelli  persistevano  nella  opinione  che  la  contumacia  [>ossa  ridursi 
a  11  giorni.  E  a  questo  proposilo  la  Commissione  osservava  che  il  sistema  delle 
quarantene  fermato  dal  Magistrato  Veneziano  sembra  derivare  dal  principio, 
che  la  peste  come  morbo  contagioso  abbia  sede  propria  e  permanente  nel  Le- 


—  I  f)2  — 

vand',  sia  clic  discorra  cpiilcniicanicnle,  sia  clic  sporadicanienle  si  inoslri.  Ora 
la  Conimcssione  stima  clic  questo  principio  debba  essere  posto  ad  esame  riiio- 
roso,  poiclié  sotto  un  lai  ra]iporl()  gli  studi  sino  al  presente  fatti  sulla  peste 
sono  insuflìcienti  ed  incompiuti.  E  perdio  non  si  abbia  a  giudicare  sulla  fede 
ed  autorità  altiui,  f;i  voti  anincbé  tutte  le  magistrature  sanitarie  d'Italia  spedi- 
scano ciascuna  una  Commcssionc  medica  nei  focolai  della  peste  in  Levante  :  la 
quale  non  solo  al  tempo  di  peste  esaminasse  gli  attributi  di  «luesto  morbo  sotto 
lutti  gli  aspetti  che  possono  a>ere  relazione  con  le  guarentigie  sanitarie;  ma  \e 
rilìcasse  eziandio  se  per  quaklie  trailo  di  tempo  iu  (|uei  luogbi  né  corra  come 
e|iidemica,  né  fermisi  come  sporadica,  se  manciù  in  somma  ogni  qualunque  caso 
di  peste.  E  i  risullamenti  di  questa  provvidenza  si  potrebbero  tenere  per  utilissi- 
mi ,  se  queste  Commissioni  speciali  avessero  una  concentrazione  comune,  dove 
concorrendo  i  lumi  di  tutte,  si  avesse  il  tempo,  il  luogo,  e  la  opportunità  di 
stabilire  dei  principi  concordi  e  sicuri.  Da  questi  principi  potrebbero  da  ultimo 
emanare  i  fondamenti  di  quel  codice  sanitario  universale  ed  uniforme  per  lult'i 
popoli  che  il  cav.  Trompeo  proponeva  liii  dal  18130,  e  con  i  voli  più  ardenti 
veniva  desiderato  nei  Congressi  di  Lucca  e  di  Milano. 

«  Ove  si  verifichi  questo  tempo  di  silenzio  nella  peste  del  Levante ,  la  vostra 
Comniessione  crede  conveniente,  attese  le  rapide  e  sicure  notizie  che  dall'Oriente 
possono  venirne  all'Occidente,  che  le  magistrature  sanitarie  facciano  al  Commer- 
cio delle  concessioni  ancora  ]>iii  grandi  di  quelle  che  ucll' attuai  sistema  gli  lui 
fatto:  ma  che  queste  concessioni  non  debban  valere  che  pel  solo  tempo  del  si- 
lenzio. La  Commissione  poi  non  ha  creduto  di  mettere  in  discussione  la  esten- 
sione ,  e  la  natura  di  tali  concessioni ,  poiché  lo  ha  stimato  al  presente  imma- 
luro.  e  ha  creduto  doversi  rinieltere  agli  Scienziati  che  tratteranno  questo  sub- 
bietto.  dopo  che  il  fatto  del  silenzio  delia  peste  in  Levante  per  alcun  tempo  sia 
bene  assicurato,  e  legalmente  dimostrato.  Senouchò  ha  opinato  potersi  senza 
pericolo  della  pubblica  salute  concedere  in  favore  del  commercio,  che  il  tempo 
della  traversata  si  conti  in  quello  della  quarantena  a  condizione  che  si  stabili- 
sca su  legni  di  qualunque  natura  essi  siano,  il  perfetto  e  assicurato  isolamento 
di  tulle  le  rose  contaminate  sotto  la  responsabilità  de' rispettivi  capitani,  cou- 
soh  e  dipendenze  sniiiiarie. 


—  193  — 

«  Finalmente  la  Commessione  non  ha  creduto  eonvenevole  nuilaro  il  sistema 
finora  adottato  nella  purificazione  degli  oggetti  appestati ,  prineipalmenle  ri- 
spetto alla  sostituzione  del  calorico  ad  alta  lenijieratura  in  luogo  degli  altri 
mezzi  fino  al  presente  adoperati  ;  sì  perclié  non  ancora  è  bene  assicurata  in  (luci- 
lo la  >  irtii  distruggilricc  de!  coulagio  pestilenziale  in  tutte  le  circostanze,  si  an- 
cora perchè  in  alcune  merci  non  sarebbe  amniisibile  per  le  alterazioni  che  forse 
avrebbero  a  patirne:  nella  qnale  questione  si  rimette  alle  Commissioni  speciali, 
elle  potessero  studiare  il  subbietto  con  tutta  (picir attenzione  che  esige.  Fir- 
mati— Trompeo,  Vincenzio  Lanza,  Gennaro  Festeggiano,  Giuseppe  de  Nasca, 
cav.  Carbonaro,  Luigi  Laruccia,  De  Rollandis,  Emmanuele  Cangiano,  Bernardo 
Bcrtarelii ,  ìi.  Berlini,  Siicchero,  Corticelli,  Berruti,  Giardini,  Ciccone  relatore». 
Aperta  la  discussione  sopra  questo  rapporto,  il  cav.  Collenza  dice  che  male  si 
awiserebbe  ehi  volesse  trarre  ragione  dalla  necessità  delle  innovazioni  della  na- 
tura endemica  od  epidemica  della  peste,  sendoclié  la  contagiosità  della  medesima 
ormai  è  divenuta  un  fatto  irrefragabile,  e  comprovato  dalla  storia  delle  sue  in- 
vasioni in  Europa. 

Tutlavolta  non  perché  i  Lazzaretti,  ed  i  regolamenti  quarantenarl  quali  oggi 
si  hanno,  impedirono  per  lungo  tempo  l'introduzione  dei  contagi,  non  si  debba 
ricercare  alcun" altra  e  convenevole  modilicazione ,  che  per  nuovi  provvedi- 
menti possa  raggiungere  lo  stesso  scopo.  Né  secondo  lui  per  giungere  a  tal  bi- 
sogna è  mestieri  innanzi  tutto  riconoscere  il  tempo  che  trascorre  tra  l'immis- 
sione del  virus  nel  corpo  umano  e  l'apparizione  dei  sintomi  pestilenziali,  cioè 
l'incubazione,  giacché  chi  lia  che  valga  a  determinare  il  tempo  che  il  contagio 
può  rimanere  attaccato  all'organismo?  chi  è  da  tanto  per  valutare  e  ridurre  a 
calcolo  tutte  le  influenze  interne  ed  esterne  che  valgono  ad  eludere  ogni  e  qua- 
lunque speculazione?  Più  importante  è  dunque  di  riconoscere  un  mezzo  alto  a 
distruggere  il  contagio  sulle  persone  e  cose  infette.  A  tale  oggetto  vista  l'influen- 
za e  l'incompatibilità  del  calorico  nella  disinfettazionc  di  molte  sostanze,  pro- 
pone che  si  stabilisi'ano  dei  comitati  p<>rmauenti  nei  diversi  luoghi  d'  Oriente 
dove  la  peste  é  più  comune,  i  quali  esi-guissero  le  loro  sperienze  sotto  l'occhio 
dei  rispettivi  Consoli  i  quali  ne  formassero  e  dessero  atti  autentici.  E  concbiude, 
se  per  ora  non  si  vuole  introdurre  innovazione  sulle  quarantene,  almeno  vi  sia 


—  194  — 

necessità  di  adoperare  piii  pronti  provvedimenti,  i  quali  menassero  allo  scovri- 
meuto  di  un  mezzo  acconcio  a  disinfettare  in  minor  tempo  possibile  a  fronte 
di  quelli  che  attualmente  s'impiegano;  proponendo  conseguentemente  la  crea- 
zione di  comitati  permanenti  italiani  nel  Levante  che  s'incaricassero  di  regola- 
riz/are  le  patenti  nette.  Terinina  inline  col  citare  i  governi  d'Inghilterra,  e  de- 
gli Stali  Uniti  che  hanno  quasi  del  tutto  soppresse  le  quarantene. 

Il  dott.  Grotti  non  sentendo  nominare  nel  rapporto  del  sig.  Cicconc  la  sua 
opera  già  stampata  in  Mosca  sulla  peste ,  e  presentata  alla  Commessione ,  crede 
farne  richiamo;  al  quale  rispondendo  il  relatore,  dice  averla  presa  in  quell'e- 
same che  meritava,  e  tanto  ciò  esser  vero  che  egli  è  in  caso  di  notare,  e  comu- 
nicare le  idee  nuove  in  essa  opera  contenute ,  le  quali  si  risolvono  nelle  se- 
guenti: che  in  Oriente  cioè,  i  cadaveri  si  seppelliscono  in  gran  quantità  in  an- 
gusti cimiteri  e  vicino  alle  radici  dei  cipressi,  le  quali  assorbendo  le  materie 
organiche  disciolte ,  le  elaborano,  e  in  forma  di  rugiada  dalle  foglie  poscia  emet- 
tendole inducono  la  peste  in  chi  si  avvicini  a  quell'atmosfera  viziata. 

Risiìondevano  al  sig.  Grotti  e  Gollenza  il  cav.  Trompeo  e  il  cav.  Garbonaro 
dicendo  il  primo  che  l'opinione  dei  sig.  Grotti  era  cosi  sprovvista  di  prove,  e 
di  ragionevoli  induzioni  da  non  poter  formare  oggetto  di  discussione,  e  l'altro 
che  avrebbe  pur  egli  desiderato,  e  nutrivi  speranza  che  gli  altri  membri  della 
Gonimessione  o  il  sig.  Collenza  avessero  stabilito  il  tempo  della  incubazione 
della  peste  :  cognizione  utilissima  che  solo  può  autorizzare  a  fare  concessioni 
alla  esigenza  del  commercio,  abbre\iando  le  quarantene.  Avvertiva  essere  stato 
con  suo  grande  rammarico  deluso  nelle  sue  aspettative,  e  non  potersi  nulla  in- 
durre dallo  sviluppo  della  peste,  e  nei  nostri  lazzaretti  e  durante  la  traversa- 
la, perché  stando  uniti  gli  uomini  e  le  cose  infette,  una  barca  che  salpò  per 
Napoli  o  per  Marsiglia,  a  modo  di  esempio,  può  essere  considerata  come  se  fosse 
ad  Alessandria:  imperocché  può  l'infezione  e  la  trasmissione  operarsi  come  nei 
primi  momenti  dell'imbarco,  in  quelli  stessi  dello  sbarco,  laddove  sono  sostanze 
impregnate  di  contagio.  Ond'  è  che  il  cav.  Garbonaro  ritiene  che  non  vi  abbia 
che  un  modo  per  accertarsi  del  tempo ,  nel  quale  sta  latente  nell'  umano  orga- 
nismo il  \irus  pestifero,  quello  cioè  dell'avvicinare  persone  infette  a  persone 
sane  i»oste  fuori  del  luogo  dove  è  la  peste  endemica. 


Per  le  quali  cose  diceva  il  sig.  CarI)oiiaro  essere  la  Commissione  suprema  di 
salute  pubblica  penetrala  dallo  spirito  conservatore  jìor  l'unica  ragione,  che 
i'alTczione  contagiosa  può  comunicarsi  anciie  negli  ultimi  momenti  del  viaggio 
e  perché  non  lieve  noncuranza  in  questo  proposito  può  compromettere,  e  senza 
riparo,  l'intiera  umanità,  e  tutti  gl'interessi  suoi. 

E  riQetteva  ancora  che  la  Legge  dell'incubazione  non  può  essere  eguale  pres- 
so tutt'  i  popoli ,  dovendo  bene  avvenire  che  presso  un  popolo  la  peste  sia  più 
precoce,  e  presso  mi  altro  situato  in  paesi  differenti  per  clima,  abitudini ,  ec. 
più  tardiva  nella  sua  manifestazione,  e  più  breve  sia  cosi  l'incubazione  del  vi- 
rus latente  in  quello,  più  lungo  in  questo  ;  ciò  essendo  manifesto  ancora  nei 
germi  vegetabili  che  nei  vari  luoghi,  ed  anche  nei  vari  tempi  hanno  bisogno, 
per  il  loro  sviluppo,  di  un  tempo  più  o  meno  prolungato. 

l'er  quello  poi  che  riguarda  un  nuovo  mezzo  di  sciorinamento  avvertiva  il 
sig.  cav.  Carbonaro  essere  un  ardente  voto  anche  della  Commessione  napole- 
tana, la  quale  non  ignora  che  nella  varietà  inGuita  delle  pratiche,  vi  è  anche 
quella  della  semplice  esposizione  delle  vesti  all'aria  libera  :  ma  non  sono  questi 
i  precetti  nei  quali  una  prudenza  impone  di  uniformarsi.  Noi,  egli  diceva,  ci 
siamo  Ossati  sopra  l'azione  del  calorico,  che  se  coi  ripetuti  esperimenti  sarà  con- 
fermato essere  disinfettante,  pregheremo,  perchè  vengano  da  apposita  compe- 
tente conmiessione  proposti  i  mezzi  più  idonei  per  applicarlo  senza  danno  allo 
sciorinamento  delle  merci  o  pervia  secca,  o  per  via  umida.  In  quanto  ai  comi- 
tali di  osservazione,  ed  agli  esperimenti  da  praticarsi,  io  ritengo  che  debbonsi 
costituire  non  in  Egitto,  ma  in  sani  paesi  ;  perchè  altrimenti  la  complicanza  delle 
influenze  endemiche  ed  epidemiche  con  le  contagiose  debbono  di  necessità  in- 
fermare ogni  risultato.  Si  sa  che  la  peste  fuori  di  Egitto  non  nasce  da  per  se 
stessa,  o  per  isforzo  di  cosmo  telluriche  vicissitudini,  e  si  sa  che  nasce  e  si  co- 
munica per  i  contatti  con  le  persone  e  le  cose  infette.  Questo  è  il  punto  e  lo 
scoglio  contro  al  quale  vanno  ad  infrangersi  tutt'i  sofismi  degli  anti-contagio- 
nisli ,  e  sarà  scoglio  jìcrenne  fino  a  tanto  che  non  sapranno  mostrarci  una  epi- 
demia di  peste  nata  senza  contatto  con  cose,  o  persone  giunte  da  Oriente. 

Per  riguardo  alle  patenti  nette  è  qui>sto  un  tema  di  politica  che  rispetto,  con- 
tinua il  sig.  Carbonaro,  e  non  esamino;  e  per  quello  in  line  che  riguarda  la  mi- 


—  19G  — 

sura  prosa  dall' Ingliiltcrra  e  dagli  Slati  Uniti,  egli  concliiudeva,  noi  non  siamo 
qui  nò  per  approvarla ,  né  per  biasimarla ,  e  quel  solo  che  possiamo  dire  si  è 
che  nelle  materie  scientiflche  gli  esempi  non  autorizzano  e  costringono  alla  imi- 
tazione, quando  si  ha  una  coscienza,  la  quale  posponendo  gl'interessi  del  mo- 
mento e  di  alcune  classi ,  non  si  vende  che  al  vero.  lutine  conchiudeva  che  Egli 
si  occupa  d'Igiene  publ)lica  non  di  politica.  Replicava  ni  discorso  del  sig.  Car- 
bonaro il  sig.  Collenza,  dicendo,  io  ringrazio  tutt'  i  membri  della  Conimessio- 
ne  della  maturitù  di  senno  con  cui  hanno  esaminato  questo  astruso  argomento , 
non  critico  uomini  ne  leggi,  ma  ripeto  che  l'incubazione  è  jtel  tempo  indeler- 
luinata,  e  che  non  può  per  (|uosto  formare  base  di  ordinamento  ,  però  in  tinaie 
conchiusione  dice  do\ersi  ricorrere  alla  sua  proposta  di  stabilire  un  comitato 
sanitario  eurojìeo  e  permanente  in  Egitto,  essendo  rara  l'occasione  di  studiare 
la  peste  in  Europa.  Lo  che  faceva  osservare  il  nostro  Presidente  essere  stato  il 
voto  della  intiera  Commcssione.  In  questa  occasione  tutta  la  congrega  volle  che 
la  Commcssione  stessa  fosse  ringraziata  delle  sue  nobili  e  generose  fatiche  soste- 
nute per  opporsi  agli  innovatori  troppo  precipitali. 

Passavasi  qidndi  alla  lettura  del  seguente  rapporto  sul  premio  proposto  dal 
cav.  Trompco  intorno  alla  quistione  della  lebbra  :  «  Le  memorie  presentate  in 
risposta  al  tema  che  venne  nel  Congresso  di  Lucca  proposto  per  concorso  ad 
mi  premio,  che  doveasi  concedere  a  colui  che  meglio  risolveva  alcune  questioni 
intorno  alla  Lebbra,  sono  state  cinque,  e  tutte  attesamente  sono  slate  lette  e  di- 
scusse dalla  Commcssione  prescelta  e  riformala  all'oggetto.  Pria  dell'esame  >en- 
nero  esse  con  ordine  numerico  disposte ,  onde  cosi  aversi  un  metodo  esatto  nel 
giudizio  che  se  ne  doveva  portare.  Di  questa  la  quinta  è  sembrata  non  corri- 
spondente al  toma  ed  ai  bisogni  della  scienza.  La  quarta  che  port<iva  l'epigrafe. 
ISnctonianam  philoMphiam  quae  nobis  verior  hahetur  eie.  è  piuttosto  un  lavoro  di 
erudizione,  nel  quale  l'Autore  svolgendo  le  polverose  carte  degli  Antichi  ha 
con  esemplare  pazienza  ricercato  più  la  storia  che  il  fatto ,  e  stabilita  più  una 
dottrina  che  una  osservazione.  Rimanevano  le  tre  prime  memorie  le  quali  pa- 
re^  ano  degne  di  maggiore  considerazione  ;  e  perchè  su  di  esse  portato  si  fosse 
un  giudizio  maturo,  la  Commessione  ha  creduto  jìartire  dalle  seguenti  conside- 
razioni. Lo  scopo  a  cui  accennava  l'Autore  del  premio  ,  e  che  ^eui^a  dal  Con- 


—  197  — 

grosso  Lucchese  esposto,  fu  quello  di  esnniinare  la  Lchiira  non  quale  viene  uni- 
camente dagli  antichi  descritta,  o  come  ehlie  corso  il  morbo  n<'lla  Itinpi  sua 
domina/ione,  al  che  pur  tro(>j)o  rispondeva  il  liei  lavoro  dell' ilensler;  neppure 
quale  essa  si  osserva  unicamente  in  questo  o  quel  luogo  nell'una  o  nell'altra  re- 
gione della  terra:  ma  desiderava  che  il  morbo  abbracciato  si  fosse  in  tutte  le 
sue  forme  e  le  sue  varietà  ;  che  queste  varietà  stesse  si  fossero  poste  in  relazione 
fra  loro,  e  tutte  si  fossero  poi  paraijonate  alle  descrizioni  che  ci  vennero  lasciate 
dagli  antichi  per  riconoscere  in  die  somigliano ,  in  che  differiscono  ;  ed  in  ultimo 
col  soccorso  di  sufficiente  numero  di  l'atti  raccolti  nei  diversi  siti  venissero  rile- 
\ate  le  cagioni  se  non  certe  almeno  probabili,  le  quali  danno  origine  alla  malat- 
tia ,  opi'uri'  ne  favoriscono  lo  svolgimento  e  la  dill'usione  ;  e  fosse  da  ultimo  con- 
sigliato un  metodo  più  opportuno ,  sia  per  vincerla  negl'individui,  sia  per  im- 
pedire che  in  altri  in  qualsiasi  maniera  si  diffondesse.  L'aigomento  era  (juindi 
•■minentemeute  pratico  ;  esso  poggiar  dovca  sulla  osservazione  e  questa  ripetuta 
nei  diversi  luoghi  d'Italia,  in  cui  vedovasi  la  lebbra  o  altra  malattia  analoga  e 
confondiliile  con  quella  :  imperocché  il  premio  era  stato  promesso  nello  sco[io  di 
migliorare  i  destini  della  famiglia  italiana. 

<(  Ma  sventuratamente  niuno  ha  considerato  l'argomento  nella  sua  ampiezza, 
ed  anche  le  tre  prime  memorie  non  isprovvedute  di  pregi  si  son  limitate  a  breve 
parte  del  tema,  o  han  descritta  una  sola  forma  morbosa;  prive  essendo  di  quella 
ricchezza  di  fatti  necessari  per  trarre  queste  illazioni. 

«  L'Autore  della  memoria  n."  1.°  ha  l'epigrafe»  Est  leprae species  elephanliasis- 
qne  vocatitr  eie. ,  mostra  ingegno  e  buon  volere ,  e  fa  chiaro  che  se  avesse  avuto 
l'oppiirluiiità  di  studiare  tutte  le  \ arieti  della  malattia  in  natura,  avrebbe  cor- 
risposto allo  scopo  del  tema.  Nondimeno  egli  si  limila  a  descrivere  l'affezione 
tubercolosa  detta  mal  di  Comacclm,  e  comuncjue  si  mostri  esalto  ed  erudito  sto- 
rico, avveduto  osservatore,  giudizioso  nelle  succonchiusioni ,  liilt;i\ia  non  esau- 
risce l'argomenlo  in  tutta  la  sua  nm|)iezza  siccome  prescrive  il  programma. 

ce  Singolare  è  poi  l' uniformità  dei  pensieri  e  di  esposizione  nella  memoria 
n."  2."  coH'epigrafe.  l^rpra  e»i  masiinm  error  drlulin  assiiniUitiraf,  e  nel  n.  3  col 
passo  di  (!icerone  iiililliijo  rpiaiit  srnpidoso  in  loco  vesler,  se  non  die  la  prima  ha 
più  metodo  ,  più  estensione,  ed  in  molle  parli  l'Autore  fa  trasparire  tracce  din- 

26 


—  198  — 

pegno  non  comune.  Entrambi  i  concorrenli  nondimeno  considerano  la  Lepra 
pili  da  tratlalisli  clic  da  osservatori;  entrambi  riferiscono  due  fatti  dai  quali  lian 
tratto  poclii  vantajiiii.  In  ciò  poi  concordano  lutti ,  che  fosse  opera  benetìca  dei 
(iovcrni,  opporre  riparo  al  male,  sia  col  migliorare  la  condizione  ai  povero  in 
quei  luoiìlii  ove  il  male  suole  essere  più  frequente ,  sia  coilaprire  Lebbroserie, 
non  perdio  il  male  si  debba  tenere  per  assolutamente  contagioso,  ma  percbé 
possa  venire  meglio  esaminalo  e  curato,  e  si  trovi  modo  di  limitare  a  poco  a 
j)oco  il  numero  degl'infermi,  fìnclié  ottener  si  possa  l'estinzione  della  scbifosa 
e  tremenda  malattia. 

«  Da  ciò  la  Commessioiu-  concliiudeva  due  cose,  cioè  1."  die  a  ninno  dar  si 
dovesse  il  premio  promesso,  ninno  avendo  esaurito  il  tema;  2."  che  le  memo- 
rie n."  1,2,3  degne  fossero  di  un  qualunque  incoraggiamento,  perché  meglio 
diretti  gli  autori  nelle  loro  ricerche,  e  prendendo  ad  esame  l'argomento  nella 
sua  vastità  possano  in  seguito  presentare  lavori  più  compiuti  per  i  (piali  mo- 
strano tutta  l'intellettuale  capacità,  llan  deciso  quindi  unaniniamenle  che  il  pre- 
mio promesso  venisse  egualmente  di>iso  come  semplice  iucoiagyiamonto  agli 
Autori  delle  tre  memorie  indicate,  dietro  il  desiderio  espresso  dal  filantropico 
fondatore — Firmali  — IJ.  Berlini  Presidente,  Gaetano  Lucarelli ,  Balardino  Lu- 
«lovico,  cav.  Battiilia  Medico  Collegiato,  Riboli,  dott.  Antonio  de  Martino,  Sal- 
vatore de  Renzi  Relatore. 

Faceva  plauso  alla  generosità  del  vice-Presidente,  e  dell'anonimo  la  Sezione 
intera  unanime  e  concorde ,  e  il  Presidente  coglieva  l'opporlunilà  di  stabilire 
un  uflìcio  permanente  nel  Protomedicato  di  questa  Regia  Metropoli,  e  di  pre- 
gare i  Medici  del  Regno  che  v'inviassero  gli  scritti  sopra  la  lebbra  ed  elefan- 
tiasi delle  varie  provincie  dello  stato  :  scritti  che  sarebbero  dipoi  rimessi  ai  con- 
secutivi Congressi. 

In  seguito  di  che  si  passo  all'imito  della  presentazione  dei  temi  per  parte 
della  Sezione  ;  e  quelli  opportunamente  e  brevemente  discussi,  furono  adottati 
nel  solo  numero  di  Ire:  discretezza  da  aversi  per  non  obbligare  il  Congresso  di 
ijenova  ad  essere  semplice  e  puro  eseciilore  ilellc  niissioni  di  (luello  di  Napoli. 
Kssi  furono. 

«  Determinare  se  alcune  gravi  atl'ezioni  puerperali  riconoscano  la  origine  dallo 


—  199  — 

stalo  di  gravidanza;  se  sicnvi  indizi  ccrli  per  conoscerli  durante  la  jjra\  idanza  me- 
desinia,  0  fiiT  conscRucntL'  prevenirne  lo  sviluppo  di  frei|ucnte  letale  (Siivano). 
«  Stabilire  per  (piali  sonni,  si  stetoscopici  clic  l'azionali, si  possa  sicuramente 
ed  assolutamente  dia^oiosticare  la  tubercolosi  ne'primordi.  (liattalia). 

«  Determinare  con  precisione  maggiore  di  quello  che  (inora  si  è  fatto,  mercè 
osservazioni  cliniche,  anatomico-patologiche,  chimiche  e  microscopiche. 

1."  La  natura  delle  alterazioni  che  subisce  il  sangue  nelle  febbri  dette  ti- 
foidee. 

2.°  Se  questa  alterazione  sia  primitiva  o  secondaria,  o  dell'una  e  dell'altra 
natura  nel  caso  medesimo. 

3."  Se  alterazioni  di  circolazione  e  nutrizione ,  od  altra  lesione  valuta- 
bile, massime  negli  organi  digerenti  e  cerebrali,  sieuo  primitive  o  secondarie. 
(  Di  Giulio  ) 

Katta  (|uesta  operazione ,  dal  sig.  Dario  Battalia  facevansi  conoscere  i  van- 
taggi che  si  ritrarrebbero  dalla  cognizione  della  tubercolosi  pulmonarc  nei  suoi 
|)rimordi  per  la  cura  della  stessa ,  e  tralasciando  di  parlare  di  tuli'  i  segni  fisici 
e  razionali  finora  conosciuti ,  ma  che  non  sono  né  costanti ,  ne  isolatamente  ai>- 
parteni^ono  alla  tubercolosi,  si  fa  ad  esporre  i  segni  stetoscopici,  che  crede  es- 
sere indivisibili  della  tubercolizzazione  allo  stato  miliare  e  di  crudità.  Questi 
segni  riguard.mo,  uno  la  differenza  d'intensità  e  di  durata  nei  due  tempi  della 
res()irazione ,  e  l'altro  di  un  particolare  rumore  che  si  percepisce  nell'atto  del- 
l'ascoltazione. E  prima  si  diede  ad  esaminare  quel  che  su  tale  proposilo  ne  avean 
detto  il  Fournet  e<l  il  Perejra.  Stabiliva  il  primo  che  nello  stalo  fisiologico  in 
una  buona  respirazione  l'inspirazione  sta  all'espirazione  come  10  a  "2,  e  che 
per  mezzo  di  esperienze  manometriche  si  era  accertato  che  la  forza  dell'  aspi- 
razione eseguita  per  l'atto  dell'inspirazione  eijuivale  a  IG,  e  quella  di  pressio- 
ne eseguita  per  l'alio  dell'espirazione  equivale  a  5;  ma  allorché  vi  sono  dei  tu- 
bercoli miliari  l'inspirazione  discende  a  5,  o  2,  e  termina  in  modo  brusco,  e 
l'espinizione  si  eleva  a  10  a  12  ed  anche  a  20  divenendo  aspra  e  rumorosa. 
Inoltre  nell'alto  dell'ascoltazione  per  lo  più  si  sente  nell'ins|)irazione,  e  nelle 
sommità  del  torace  un  rumore  che  l'ha  chiamalo  scricchiolio  [wlnionare,  consi- 
stente in  un  seguito  di  tanti  scricchiolii  secchi,  e  che  più  lardi  si  fanno  umidi 


—  200  — 

toslociiù  si  fondono  i  luliercoli;  e  se  lo  scricchiolio  polmonare  si  sente  più  basso, 
allora  nella  sommità  del  polmone  ordinariamciilt!  si  avvertono  i  scfini  di  una 
alterazione  polmonare  «ivanzata.  Il  IVroyra  in  contrario  asserisci;  die  in  una 
(mona  respirazione  nello  stalo  fislolojiico  l'inspirazione?  sta  all'espirazione  come 
quesfullinia  sia  alla  prima;  l'inspirazione  è  i>iii  rumorosa  e  si  arresta  in  Minilo 
brusco,  mentrechè  l'espirazione  è  più  dolce  ed  ba  termine  a  poco  a  poco  per- 
dendosi in  qualche  modo  sotto  l'orecchio;  alcuni  piccoli  suoni  sono  percepiti 
eziandio  allorché  l'inspirazione  ricomincia;  ma  se  vi  sono  dei  tubercoli  miliari 
crudi  l'inspirazione  si  fa  come  all'ordinario,  e  l'espirazione  termina  in  modo 
brusco,  evi  è  un  momento  in  cui  non  è  percettibile  alcun  suono;  ma  l'espi- 
razione non  occupa  che  i  tre  quarti  del  tempo  che  l' inspirazione  impiega  per 
compiersi.  Il  dott.  liattalia  in  tanta  discrepanza  di  opinioni  si  è  dato  a  fare 
delle  osservazioni  per  verificare  tali  segni ,  e  smentirli,  servendosi  dello  steto- 
scopio da  lui  modificato  che  crede  più  acconcio  per  tali  operazioni,  come  me- 
glio dalla  sua  memoria  si  rileva,  ed  avendo  fatte  le  sue  esperienze  su  individui 
tossicolosi,  da  altii  professori  diagnosticati  chi  per  malattia  di  fegato,  e  chi 
per  tosse  convulsiva,  e  che  egli  ha  seguito  dall' apparire  dei  primi  segni  steto- 
scopici indicanti  la  tubercolosi  fino  a  che  ne'  dati  punti  del  polmone  si  fonde- 
vano i  tubercoli ,  e  si  foriuavano  le  caverne;  nonché  in  in(li^  idui  sani  e  robusti, 
é  venuto  alle  seguenti  concliiusioni.  1."  Nello  slato  fisiologico  l' inspir.izione  sia 
all'espirazione  come  o  a  4,  e  l'inspirazione  si  arresta  in  modo  brusco,  e  l'espi- 
razione si  termina  a  poco  a  poco  sotto  l'orecchio,  senlendosi  alcuni  piccoli 
suoni  allorché  la  inspirazione  ricomincia.  2.°  Se  vi  sono  dei  tubercoli  miliari, 
crudi,  l'inspirazione  si  fa  come  all'ordinario;  ma  l'espirazione  termina  brusca- 
mente, e  senza  percepirsi  i  piccoli  suoni;  e  si  coniide  nei  tre  quarti  del  tempo 
die  l'inspirazione  impiega  a  compiersi.  3."  In  quei  luoghi  in  cui  stanno  dei 
tubercoli  miliari  crudi  si  percepisce  nell'atto  dell'inspirazione,  e  qualche  volta 
nel  cominciamenlo  dell'espirazione,  un  rumore  che  si  può  assomigliare  a  quello 
che  si  produce  agitando  un  foglio  di  carta  lucida,  donde  vuoisi  prendere  il  no- 
me, cioè  rumore  di  carta  lucida,  e  vien  segnilo  da  un  gemito  sibilante  appena 
percettibile.  Nella  sua  memoria  poi  il  Mattalia  dichiara  che  non  intende  esclu- 
dere la  convenienza  degli  altri  segui  si  fisici  che  razionali  per  la  diagnosi  della 


—  201  — 

luliercolosi ,  come  in  un  trattalo  della  tlciposi  di-l  respiro  pulihlicato  nel  dicem- 
bre 181i ,  In  lina  noia  dichiarava  ;  e  si  conipiac(Hie  clic  il  si;;.  Presidente  giorni 
sono  ha  esternalo  il  nicdcsinio  sentimento  se^iendo  le  orme  dell'Andrai  Colli» 
Barili  e  Koyer  ec.  :  ma  chi'  non  acconsentiva  che  l'ascollazione  non  ahhia  fatto 
dei  progressi ,  essendoché  essa  ha  esteso  il  suo  dominio  anche  alla  ostetricia  ed 
alla  chirurfjia ,  e  lo  scojw  della  stetoscopia  essendo  quello  di  diagnosticare  le 
malattie  degli  organi  della  circolazione,  e  respirazione;  e  giungenilo  per  essa 
a  precisare  il  luogo  della  malattia,  l'estensione,  il  grado,  l'andamento,  le  co- 
municazioni ed  anche  la  natura,  non  resterehhe  per  noi  altro  a  desiderare;  di 
più,  egli  dice,  che  la  stetoscopia  è  il  risultato  dei  fatti ,  e  come  tale  non  potrà  es- 
sere suscellihile  che  di  piccole  modificazioni,  essendoché  essa  fu  creata  da  un 
genio,  ed  usci  troppo  grande  dalle  mani  del  suo  inventore. 

Aperta  in  proposito  la  discussione  ,  il  cav.  Taussing  diceva  il  criterio  del  sig. 
Dattalia  essere  di  piccolo  valore  perché  molte  sono  le  condizioni  e  le  altera- 
zioni che  danno  origine  ai  tubercoli  jìolnionali ,  i  quali  una  volta  che  hanno 
incominciato  a  fondersi  non  hanno  più  bisogno  di  questo  criterio  per  essere 
conosciuti.  Questo  sarebbe  solo  grandemente  da  commendar  allora  quando  po- 
tesse (il  che  il  cav.  Taussing  non  crede  facile)  diagnosticare  i  tubercoli  ([uando 
nessuna  lesione  di  funzione  lian  peranco  cagionala. 

Ui.spondeva  a  queste  obiezioni  il  doli.  Battalia  dicendo  che  egli  non  si  è  oc- 
cupato dell' etiologia  dei  tubercoli,  ma  unicamente  della  loro  esistenza,  ed  af- 
fermava che  quando  siano  pure  migliariformi  lo  stetoscopio  gì'  indica ,  il  suo 
criterio  li  palesa.  Bilieijic  che  per  esso  sieno  indicati  esclusivamente  i  tubercoli 
migliari,  e  non  si  noti  in  nessuna  delle  altre  moltiplici  alterazioni  patologiche 
del  tessuto  polmonale,  cosa  che  i  suoi  esperimenti  gli  resero  certa,  e  che  con 
positivi  esperimenti  in  contrario  non  con  semplici  osservazioni  si  può  infer- 
mare. É  vero  che  una  volta  fusi  i  tubercoli,  disgraziatamente  molti  segni  fisici 
e  razionali,  che  la  scienza  possiede  si  m.anifestaiio;  ma  non  è  vero  poi  che  col 
criterio  che  io  esposi,  non  si  jiossano  conoscere  in  ((uello  stato  di  crudità,  nel 
quale  da  nesstm  altro  sedino  sono  rivelali. 

Si  aggiunge  a  queste  dichiarazioni  il  sig.  de  Giulio  dicendo  doversi  lodare  lo 
scopo  del  sig.  Battalia ,  e  fa  considerare  che  Taussing  disse  di  fuco  non  di 


—  202  — 

nessun  valore  il  criterio  del  primo,  di  diibl)ia  e  non  d'impossibile  olTelliwzione 
la  diajinosi  dei  tubercoli  poinionnli  crudi.  Sofigiunge  poi  die  da  un  iato  sono 
tante  le  condizioni  die  possono  alterare  i  moti  respiratori  nei  loro  rapporti  e 
nella  intensità,  e  die  dall'altro  i  tubercoli  crudi  disturbano  tali  moti  cosi  poco, 
die  crede  non  potersi  aspettare  lìraiide  e  costante  \aiilaf;<;io  diagnostico  dai  cri- 
teri esiKJSti  dal  sig.  fiattalia,  a  cui  sa  buon  strado,  lìitiene  però  in  ogni  modo 
die  si  debba  usare  non  solo,  ma  apprezzare  insieme  agli  altri  segni  fisici,  po- 
nendo mente  alia  costituzione  individuale,  all'abito  ec.  Prestando  intiera  fede 
alle  coscenziose  osservazioni  del  sig.  Battalia,  il  sig.  de  Marco  gli  domanda  co- 
me abbia  potuto  verificare  lo  stalo  di  fusione  succeduto  ai  tubercoli  crudi  da 
lui  diagnosticati?  Dice  se  lo  abbia  fatto  con  la  sezione  cada\erica'?  E  soggiun- 
geva il  cavalier  Taussing  che  fanno  i  tubercoli  crudi  nel  polmone?  disturbano 
la  respirazione  e  nulla  più?  Ora  se  cosi  è,  come  è  in  fatto,  quante  altre  di- 
verse aO'ezioni  o  alterazioni  polmonali  non  produrranno  il  medesimo  effetto  in- 
fermando, o  limitando  il  criterio  dal  sig.  Battalia  additato?  Soggiungeva  inol- 
tre, die  vi  sono  due  (]ualit;i  di  lisi  una  primitiva,  consecutiva  l'altra.  Vorrassi 
ritenere  che  eguale  in  ambedue  siano  le  alterazioni  dei  moti  della  respirazione? 
lo  non  lo  credo. 

Se  non  che  compiacendosi  di  rispondere  in  una  Aolta  a  tutti  tre  gli  opposi- 
tori, il  doti.  Battalia  diceva:  io  non  cercai  né  cerco  la  causa  flsica  originan- 
te, né  mi  curo  della  genesi  dei  tubercoli.  Fermato  un  fatto,  si  potrà  dire  che 
le  mie  osser\ azioni  sono  ancora  scarse  pel  numero,  ed  io  assento,  ma  non  as- 
sento quando  mi  si  dice  che  il  mio  criterio  è  manche^  ole ,  poiché  fino  ad  oggi 
dove  nel  silenzio  degli  altri  segni  il  mio  criterio  ha  indicato  i  tubercoli  inci- 
pienti, pur  troppo  in  breve  la  loro  fusione  gli  ha  disgraziatamente  mostrati  esi- 
.stenti  e  già  suppuranti.  Riflette  non  essere  cosi  fanatico  del  suo  ritrovato  da 
far  senza  per  esso  degli  altri;  e  rinunziare,  adoperandolo  solo,  ai  segni  razio- 
nah,  che  vi  hanno;  e  protesta  come  già  altra  fiata  pubblicò  per  le  stampe,  che 
la  stetoscopia  non  è  che  un  ausiliario  di  più ,  e  preziosissimo  a  vero  dire ,  per 
la  diagnostica  dei  morbi ,  ma  da  non  usarsi  mai  solo.  E  cosi  salutato  dall'assem- 
blea con  applauso,  e  confortato  dal  cav.  Carbonaro,  che  diffondendosi  nella 
valutazione  della  stetoscopia  consociata  con  la  percussione ,  e  sui  vantaggi  da 


—  20  :ì  — 

questa  arrecali  nel  campo  della  diagnostica  delio  caverne  polnionali  dei  liilier- 
coli  fondentlsi  ec.  tcrnùnava  col  rillclleie  che  devesi  assai  lode  al  si;,'.  Itatla- 
lia  die  ci  ha  dato  nn  segno  per  conoscere  i  liihercoli  |)olni()Mali  quando  pos- 
sono formare  oggetto  di  cura,  essendo  l'ammalato  perduto  irremediahìlnienlc 
ogni  volta  che  i  tubercoli  passino  a  fusione  suppuratoria.  Assentiva  l'assemblea, 
e  lo  stesso  Presidente  che  riassumendo  la  quistione  avvertiva  dovere  la  propo- 
sta del  sig.  Raltalia  formare  oggello  di  clinica;  imperocché  mentre  la  scienza 
possiede  i  n»e/zi,  ed  i  criteri  per  diagnosticare  i  tubercoli  nello  slato  d'innol- 
Irata  o  d'incipiente  fusione,  non  conosce  poi  quelli  che  manifestano  i  miglla- 
riformi.  Soggiungeva ,  (piesti  essere  stati  annunziati  dal  doti.  Battalia ,  e  la  Se- 
zione non  averli  trovali,  uè  poterli  tn>\are  impossibili  per  esimersi  dal  ripe- 
tere le  esperienze.  E  se  cosi  va  la  bisogna,  diceva  egli  conchiudendo,  come  fa- 
remo a  negarli,  mossi  esclusivamente  da  quel  che  sapevamo,  noi  che  siamo 
qua  congregati  appunto  per  accogliere  il  nuovo  e  fare  progredire  la  scienza? 
Altri  applausi  mostrarono  il  consenso  universale  e  concUiudevasi  anche  questa 
discussione. 

Leggeva  in  seguito  una  brevissima  nota  il  sig.  Nacciarone  sul  nuovo  ritro- 
valo del  Maestro  Toscano,  intrattenendosi  a  dire  dei  moti  e  della  disposizione 
che  egli  dà  ai  cantanti  per  facilitare  l'emissione  e  l'estensione  della  voce;  moli 
e  perfezioni  che  disse  eguali  a  quelle  concordemeule  prescritte  dai  grandi  Mae- 
stri ,  incominciando  da  Crescentini  Ano  a  Liblache.  Faceva  però  osservare  al 
sig.  Nacciarone  il  Segretario  dolt.  Turchetti  che  il  sig.  Folinea  aveva  fatte  delle 
considerazioni  flsico  anatomiche  a  proposito  del  nuovo  ritrovato  del  Maestro 
Toscano ,  ma  che  egli  per  avere  parlalo  esclusivamente  da  intelligente  di  nni- 
sica,  e  non  da  medico,  erasi  intrattenuto  in  un  tema  estraneo  alle  uosli-e  eser- 
citazioni. Ma  in  modo  contrario  riteneva  il  sig.  Presidente  essere  la  scoperta  tlel 
Maestro  Toscano  sebbene  immediatamente ,  pure  d' iniportanza  e  conq)elenza 
della  medicina  di  cui  è  parte  nobilissima  e  integrale  la  (ìsiob>gia  del  canto,  e 
peixi  aver  permessa  la  lettura  del  sig.  Folinea  (il  «piale  protestaNa  non  essere 
stato  che  semplice  relatore,  e  non  volersi  prendere  responsabilità  alcuna  sopra 
la  proprietà  della  woperla  del  sig.  Toscano),  ed  in  quanto  al  sig.  N'accianuie 
coiTcrgli  debito  di  palesoi'C  nella  ventura  adunanza  le  sue  osservazioni. 


—  201  — 

Cliiesla  la  discussione  sull'uso  del  petrolio  nella  Ugna,  il  iloti,  de  Marco  non 
poteva  credere  che  con  esso,  come  il  sig.  Sandoli  asseriva,  si  potesse  ;;uarire 
anche  la  calvizie,  che  n'è  consecutiva;  ed  il  sig.  doti.  Fedele  di  Fiore  ay^iun- 
geva  ciò  non  poter  essere  perché  nella  tigna  si  distruggono  i  hullii  dei  capelli; 
quindi  essere  contro  le  leggi  della  fisiologia  il  poter  rinascere  capelli  ove  i  hulbi 
sono  dislrullì.  Laonde  diceva  doversi  distinguere  la  cura  della  tigna  da  (|uella 
della  calvizie;  per  la  prima  decidere  sulle  prove  che  potranno  essere  sommi- 
nistrate dall'esperienza;  per  la  seconda  dichiararla  primitivamente  impossibile. 
Al  che  rispondendo  il  Presidente,  avvertiva  doversi  ritenere  che  il  petrolio,  sa- 
nando la  tigna  impedisca  la  caduta  di  quei  capelli  che  tutt'  ora  persistono  ;  ed 
iiiiora  taluno  annunziava  che  anche  nelle  opere  omiopatiche  si  dà  internamente 
il  petrolio  nella  tigna,  e  riteneva  potere  usato  esternamente  arrecare  danno  gra- 
ve retropellendo  l'eruzione. 

11  dott.  Manfré  raccomandava  la  circospezione  nell'uso  del  petrolio,  che  il 
Frizzi  trovò  destare  sulla  cute  delle  flittene,  e  finalmente  il  cav.  Trompeo  di- 
ceva, e  cosi  chiudevasi  la  discussione,  che  nel  Piemonte,  anni  passati,  si  era 
usato  il  petrolio  nella  pratica  civile  e  negli  spedali  nella  cura  della  tigna,  ma 
infruttuosameuto;  ragion  per  la  quale  si  desistette  dall' usarlo. 

Impegnatasi  fra  il  .sig.  Silvano  ed  il  cav.  Vulpes  una  discussione  sulla  natura 
delle  febbri,  il  primo  diceva  essere  sintomatiche  tulle,  ma  fino  a  che  non  sia 
fatto  manifesto  in  che  consista  la  causa  precisa  di  alcune  di  loro ,  doversi  con- 
senare  nel  quadro  pirelologico  antico  la  febbre  essenziale.  Se  non  che  il  cava- 
liere Vulpes  rispondeva  non  esservene  più  bisogno,  dal  momento  che  con  esso 
lui  se  ne  facciano  due  grandi  classi ,  una  di  (pugile  die  sono  sintomatiche  di  un 
processo  (logistico  locale,  l'altra  di  ipielle  che  hanno  la  loro  ragione  nel  sangue. 
E  dice  questa  divisione  dover  soddisfare  ad  un  tempo  gli  essen/ialisti  e  i  sinto- 
matisti.  II  l'residente  allora  si  fa  a  dire  antica  quanto  la  medicina  la  distinzione 
fra  le  febbri  sintomatiche  e  le  essenziali.  In  questi  ultimi  tempi  lo  studio  del- 
r.Vnatomia  patologica  aver  trovato  nei  processi  locali  la  loro  causa,  limitate  ed 
anche  cancellate  le  febbri  essenziali  ;  sembrargli  conveniente  per  ora  di  ritenere 
per  febbri  essenziali  quelh'  sole  che  il  cav.  Vulpi'S  dice  avere  la  loro  causa  nelle 
sanguigne  alterazioni.  Raccomandando  come  opiìortunità  scientifica  lo  studio 


—  205  — 

fisico  chimico,  e  microscopico  M\o  saiif,'iii;.'ne  allerazioni  nei  morbi  acuti;  ed  os- 
servando essere  ormai  KÌun(o  il  (empo  nel  <|uale  non  si  traduce  nel  campo  cli- 
nico che  quanto  è  comprovato  e  sta  nei  latti;  chiude  ia  mezzo  a^li  applausi  la 
pemiltima  adunanza  medica  del  Congresso  partenopeo. 

Il  Presidente  VixcEXZio  La>z,v 

(  Salvatore  de  Renzi 
I  Segretari  /  Odoahdo  liKcnErii 
f  Secondo  Poi.to 


27 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  184o 


«H»- 


liETTO  ed  approvato  il  processo  verbale,  il  sig.  Manfré  legge  una  sua  nota  con 
la  quale  osserva  intomo  alla  memoria  letta  due  giorni  fa  dai  signori  Soirentino 
e  Semraola,  che  il  caso  di  cristallizzazione  animale  da'  medesimi  descritto  non 
è  singolare;  avendo  egli  un  caso  singolarissimo  della  medesima  natura,  consi- 
stente in  un  fegato  di  un  adulto,  atrofico,  il  (piale  oltre  ad  un  piccolo  lobulo 
sull'estremo  del  gran  lobo,  ed  un  altro  lobulo  spianato  che  sta  fra  la  grande 
e  la  piccola  ala  inferiormente ,  oiTre  un  gran  numero  di  piccoli  cristalli  poliedri 
di  varia  dimensione,  nella  spessezza  della  membrana  peritoneale,  e  della  capsula 
di  (;iisson  e  ([ualcuno  ancora  nel  parenchima.  Tali  cristalli  secondo  l'analisi 
del  sig.  Mamone  Capria  hanno  presentalo  risuKamenli  analoghi  a  quelli  dei  si- 
gnori Sorrentino  e  Semniola ,  se  non  che  offrivano  maggiore  quantità  di  mate- 
ria estrattiva  animale  non  deQnita.  1/  epate  appartenne  ad  indi\iduo  che  soffri 
spesso  vomiti  biliosi,  e  due  volte  il  melasittero,  dopoché  per  undici  mesi  era  stato 
tormentato  da  dolori  pungenti  nell'ipocondrio  destro.  Dopo  questa  lettura  i  si- 
gnori Sorrentino  e  Semmola  fan  presentare  al  Presidente  mia  noia  con  la  quale 
didiiarano  che  il  fatto  del  sig.  Maiifrè  merita  maggiori  dilucidazioni  pei-  tenersi 


—  207  — 

non  già  come  nuovo  e  singolarissimo  ma  solo  come  conforme  a  quello  da  loro 
descritto:  imperocché  non  avendone  il  sig.  Manfré  parlato  mai  antecedentemen- 
te, e  solo  avendo  preso  occasione  dalla  lettura  dei  signori  Semmola  e  Sorrentino 
per  esporre  un  fatto  senza  prove,  ciò  non  può  contrastare  nò  la  priorità  della 
loro  osservazione,  né  quella  dell'analisi  chimica,  la  quale  non  è  stata  dal  sig. 
Manfré  neppure  riportata.  Soggiungono  inoltre  che  eglino  han  già  posto  i!  fatto 
sotto  lo  sguardo  degli  Scienziati ,  e  molti  sono  andati  <id  esaminarlo. 

Dopo  ciò  il  sig.  Calderini  legge  un  rapporto  della  Commissione  nominata  in 
Milano  per  esaminare  lo  stato  igienico  dei  fanciulli  occupati  nelle  manifatture, 
nel  quale  esponendosi  le  ricerche  istituite  Onora ,  e  facendo  appello  alla  medica 
Glantropia  per  nuovi  lumi,  rimette  la  quislione  fondamentale  ad  ulteriori  inda- 
gini, e  la  risoluzione  al  Congresso  di  Genova. 

Si  aprono  le  schede  dei  n.°  1,  2  e  3,  delle  memorie  presentate  pel  quesito 
intorno  alla  lebbra,  e  si  trova  che  la  memoria  n.°  1  appartiene  al  sig.  Andrea 
Verga;  quella  n.°  2  al  sig.  Clodoveo  Biagi  ;  e  l'altra  n."  3  al  sig.  Francesco 
de  Chiara,  ai  quali  sarà  diviso  il  premio  come  incoraggiamento.  A  ciò  sì  oppone 
il  sig.  Foldi  dicendo  che  la  Commissione  non  aveva  altra  facoltà) ,  che  concedere 
il  premio  alla  migliore  memoria ,  e  che  usciva  interamente  dalle  sue  attribu- 
zioni dividendolo  per  incoraggiamento.  Ma  il  segretario  cav.  de  Renzi  rispon- 
deva die  la  Commissione  non  poteva  scegliere  la  migliore  memoria  soltanto  re- 
lativamente alle  altre ,  ma  sibbenc  quale  di  esse  aveva  esaurito  il  programma  del 
concorso.  Che  questo  tra  le  altre  cose  richiedeva  l'esame  delle  diverse  varietà 
delle  affezioni  lebbrose  esistenti  in  Italia,  il  parallelo  fra  loro,  ed  il  confronto 
con  quelle  descritte  dagli  osservatori  dei  mezzi  tempi.  La  quale  importante  parte 
della  quislione  non  essendo  slata  esaminata  da  alcuno,  la  Commissione  con  suo 
dispiacere  non  poteva  procedere  alla  concessione  del  premio,  se  nonché  trovava 
fomite  di  molli  pregi  le  memorie  sopra  indicale,  e  forse  degne  di  premio  se  il 
progranuna  fosse  stato  diversamente  concepito,  e  quindi  loro  si  dovesse  una 
qualche  manifestazione  di  stima:  onde  si  slabili  di  dover  dividere  il  premio  co- 
me incoraggiamento.  Al  che  avendo  il  cav.  Trompeo  dato  il  suo  assentimento, 
non  era  più  facoltà  di  alcuno  di  rivocarlo. 

Dopo  ciò  il  cav.  Trompeo  legge  due  nuovi  programmi  per  un  premio  di  600 


—  208  — 

frniK-Iii,  ed  un  nitro  di  300,  la  qu<il  cosa  veniva  bene  accoltn  dall'ossoniMen, 
che  faceva  plauso  alla  nobile  filantropia  del  suo  \ice-presidente. — Ecco  i  pro- 
grammi. 

«  Ragptiardcvole  persona{igio  iiropoiie  un  premio  di  frandii  COO  ali'atitore 
della  memoria  che  verrà  dal  Con^'i-esso  scientilico  di  Genova  giudicala  piti  sod- 
disfacente sopra  il  metodo  curativo  della  lebbra ,  e  il  prolilaltico  delle  famiglie 
nelle  quali  si  osservano  dei  lebbrosi  nel  contado  di  Nizza,  e  nel  ducato  di  Ge- 
nova, collo  scopo  di  prevenire  la  dilTusione  di  si  schifosa  malattia. 

<(  I.  Programma  di  concorso  1."  Dare  una  storia  ragionata  di  alcvme  fami- 
glie lebbrose  della  riviera  ligure  di  levante  e  di  ponente  :  storia  che  l'autore 
potrà  desumere  da  fatti  i)ropri,  o  da  osservazioni  altrui  all'obbiello  di  accertare 
se  i  fenomeni  patologici  descritti  sicno  conformi  a  quelli  notali  nei  lebbrosi  del 
medio  evo,  nel  regno  di  Svezia  e  di  Norvegia  ed  altrove. 

«  2.°  Definire  la  questione  se  sia  più  confacentc  a  curare  i  lebbrosi  in  ap- 
positi asili  separati ,  o  nelle  loro  famiglie. 

«  3."  Descrivere  con  tavole  e  con  parole  esattamente  i  risultamenli  ne- 
croscopici. 

«  N.  ìi.  Ì.C  memorie  possono  essere  scritte  in  lingua  italiana,  latina,  o  fran- 
cese, e  dconsi  trasmettere  nel  mese  di  agosto  18i6  al  Presidente  generalo  del 
Congresso  scientifico  di  Geno\a,  uniformandosi  a  quanto  si  prescrive  general- 
mente dalle  pratiche  accademiche.  Trompeo  per  delegazione  speciale.  » 

«  II.  11  sottoscritto  propone  un  premio  di  franchi  300  all'autore  della  me- 
moria che  verrà  in  Genova  dal  congresso  scientifico  giudicata  la  migliore  sul 
tema  seguente: 

«  1."  Dimostrare  qual  sia  in  Italia  il  ])iii  acconcio  metodo  d'insegnamento 
medico-chirurgico. 

"  2.  '  Indicare  per  quanto  si  può  quali  sieno  i  mezzi  più  acconci  per  avere 
un'unità  d'insegnamento  a  vantaggio  dell'umanità  ed  al  vero  progresso  della 
scienza. — Dott.  Trompeo.  » 

Si  legge  un  rapporto  di  una  commissione  deputata  a  riferire  sopra  la  regola 
del  pio  istituto  de' medici  lombardi  trasmessa  dal  suo  Presidente  dott.  Giuseppe 
l'crrario,  e  si  manifesta  il  desiderio  che  consimile  istituzione  venisse  accolta  in 


—  200  — 

Napoli ,  essendo  onorevole  per  la  umanilà ,  utilissima  per  la  medira  famiglia.  La 
coniniissione  nicdi'sima  dando  il  suo  parcrt'  iutoriio  ad  una  slalislica  uniforme 
per  lutti  gli  Ospedali  d'Italia,  vorrebbe  the  il  modo  da  istituir  le  statistiche, 
ed  il  modo  da  compilarle  convenientemente  fosse  meglio  esaminato  e  discusso. 
Nel  che  osserva  il  sig.  de  Renzi  non  essersi  la  Commissione  limitata  al  suo  man- 
ciato  :  imperocché  dovea  soltanto  esaminare  se  conveniva  alla  sezione  medica  di 
Napoli,  di  prendere  la  iniziativa  per  pregare  il  Presidente  generale  d'interjìDrre 
i  suoi  valevoli  uflizi  perché  venisse  eseguilo  il  provvedimento  stabilito  in  Luc- 
ca, e  di  ciò  appunto  non  aveva  essa  parlato.  Al  che  rispondeva  il  prof.  Prudente 
che  la  conmiissione  avea  preso  in  esame  i  soli  modelli  del  Ferrarlo,  e  li  a\eva 
creduti  degni  di  reltiliche. 

Dopo  ciò  il  sig.  Girone  si  fa  a  leggere  un  sunto  della  memoria  del  sig.  Major 
di  Losanna,  intorno  a'bagni  tiepidi  permanenti  più  o  meu  prolungati.  Intende 
il  dott.  Mavor  per  sifl'atti  bagni  tiejiidi  non  solo  i  bagni  generali  che  si  prendono 
ne'bagnatoi  ;  ed  i  locali,  e  parziali  che  si  applicano  alle  mani  ai  piedi  la  mercé 
di  alcuni  vasi  particolari ,  ma  soprattutto  (pielli  che  van  detti  cataplasmi ,  e  fo- 
mentazioni; imperciocché  non  agiscono  tutti  essi  che  in  grazia  dell'umido  tie- 
pido o  caldo  che  posseggono,  e  che  comunicano  alle  parti  colle  quali  si  mettono 
in  immediato  contatto. 

Osservando  egli  la  dilRcoltà,  e  l'imbarazzo  che  produce  l'uso  dei  bagni  pra- 
ticati ne' modi  consueti,  e  l'impossibilita  di  congiungere  all'uso  degli  ammol- 
lienti quello  della  compressione,  che  sovente,  e  simultaneamente  \a  richiesto 
da  vari  rincontri  morbosi,  ha  escogitato  un  nuo\o  modo  di  amministrarli  ren- 
dendoli o  permanenti,  o  più  o  meno  prolungali.  La  prerogativa  generale  di  que- 
sti ultimi  e  rimpetto  agli  antichi  il  potersi  [irendere  senza  alcuna  eccezione, 
colla  massima  facilità,  e  mercè  pochi  e  semplicissimi  mezzi,  i  quali  per  po- 
ter essere  usati  hanno  bisogno  solamente  di  esser  proporzionati  all'estensione 
delle  superficie  clie  si  vorranno  impressionare,  modificare,  o  diversamente  af- 
fettare. SilTatli  mezzi  consistono: 

1.  In  un  pezzo  di  tela  più  o  men  lungo,  e  largo,  e  spesso,  il  quale  po- 
trebbe essere  o  una  semplice  compressa,  o  aver  potrebbe  l'estensione  e  la  di- 
mensione di  un  lenzuolo,  o  di  una  qualunque  covertura  da  letto. 


—  210  — 

)l."  lu  un  tessuto  impermeabile  all' aequa,  e  che  applicato  sulle  parli  possa 
ricoprirle  compiutamente. 

Il  taffettà  gommato ,  la  tela  cerata ,  i  preparali  di  {jomma  elastica  possono  sod- 
disfare allintonto,  ma  è  meglio  preferir  loro  un  tessuto  di  che  il  foglio  del  Major 
ha  indicata  la  facile  composizione,  e  che  consiste  in  una  tela  di  cotone  a  trama 
fina,  e  serrata,  che  va  ad  imbeversi  di  olio  di  lino  esiccativo,  o  stropiccian- 
dola con  pennello,  o  con  un  cencio  propriamente  nell'olio  stesso  inzuppato. 
Asciugata  che  sarà  diventa  del  pari  impermeabile  a'  liquidi  come  i  tre  oggetti 
di  sopra  designati ,  ma  ù  più  economica ,  e  soprattutto  più  facile  ad  esser  ma- 
neggiata. Il  suo  fine  principale  è  d'impedire  l'evaporazione  dell'umido  de' corpi 
su'quall  si  applica,  in  modo  che  un  cataplasma  per  esempio  che  sarà  coverto 
di  questa  tela  conserverà  il  calore ,  e  pressoché  tutte  le  sue  parti  acquose  per 
la  durata  di  circa  cinquanta  ore,  talché  non  saravvi  bisogno  di  rinnovarlo  in- 
nanzi questo  tempo. 

Si  comprenderà  quindi  di  leggieri  che  bagnato  un  pezzo  di  tela  in  una  forte 
decozione  ammolliente,  ed  applicalo  dipoi  sopra  una  regione  esterna  del  cor- 
po, se  la  si  ricoprirà  della  tela  impermeabile ,  si  avrà  un  bagno  tiepido,  ed  am- 
molliente di  questa  regione;  il  quale  sarà  poi  solfureo ,  alluminoso,  anodino, 
mercuriale,  saturnino,  se  il  pezzo  di  tela  si  bagnerà  nella  soluzione  di  solfuro 
di  potassa,  di  allume,  di  sublimato,  di  acetato  di  piombo  ec. 

Ma  si  avrà  ancora  il  vani.iggio  di  far  prendere  in  questo  modo  un  bagno  genera- 
le, e  parziale  della  durata  di  21  ore,  e  per  quel  numero  di  giorni  che  parrà  neces- 
sario ed  utile  se  si  avrà  cura  di  cangiare  l'apparecchio  una  o  due  volle  al  giorno. 
Né  fa  mestieri  che  siffatti  liquidi  sian  caldi  perciocché  qualora  la  loro  appli- 
cazione a  freddo  non  ris\egli  una  sensazione  brusca,  e  disgradevole,  vedransi 
dopo  pochi  minuti  i  pezzi  di  tela,  ed  il  liquido  di  che  si  saranno  impregnati  acqui- 
stare, e  conservare  uniforme  temperatuia  ed  eguale  a  quella  della  parie  sulla 
quale  essi  vanno  applicati. 

Il  maggiore  de' vantaggi  poi  di  questi  bagni  si  é  che  la  più  parte  di  essi  come 
quelli  delle  membra,  e  del  tronco,  possono  essere  presi  a  letto,  in  vettura,  in 
viaggio  e  senzaché  l'umido  possa  diffondersi  alle  parti  vicine  del  corpo,  o  ba- 
gnare il  letto,  e  le  vestùnenta  di  che  si  é  circondato. 


—  211  — 

La  camicia  di  forza,  una  vesle  da  camera  possono  in  certi  casi  servire  a'ha- 
f,'iii  in  discorso. 

Ma  quello  su  cui  il  prof.  Mayor  insiste  si  è  clie  i)cr  effetto  del  corpo  imper- 
meabile soprapposto  al  pezzo  di  tela  umida,  è  permesso  di  risol\ere  un  pro- 
blema terapeutico  della  più  alta  importanza,  l'associazione  intima  cioè  di  due 
principi,  ed  elementi  finora  disnlTmì,  cioè  quello  degli  ammollienti  polposi,  e 
della  compressione. 

Questa  combinazione  ed  innovazione  riesce  come  si  sa  sommamcnle  utile 
qualora  v'è  l'indicazione  di  rilasciare  ammollire  distendere  e  calmare  coll'uso 
de'cataplasmi ,  de' fomenti  e  dei  bagni  locali,  e  contemporaneamente  ricorre  il 
bisogno  di  sgorgare,  ravvicinare,  rafforzare  i  tessuti  male  affetti  per  mezzo  di 
una  compressione  più  o  meno  energica  e  continuata. 

E  in  grazia  di  essi  clic  puossi  felicemente  ammollire,  e  comprimere  simulta- 
neamente le  mammelle  iulìammate  ed  in  suppurazione,  le  orchiti,  le  distor- 
sioni, gli  ascessi  diffusi,  le  fratture  della  rotola,  gl'ingorghi  ed  induramenti  in- 
fiammatori e  cronici  delle  membra,  quelle  medesime  affezioni  che  accompa- 
gnano alcune  fratture,  i  tumori  bianchi ,  le  lesioni  vertebrali  traumatiche,  le 
affezioni  ortopediche,  e  là  dove  l'impiego  de'mezzi  energicamente i;ompressi\ i 
è  indispensabile. 

Ui  qui  è  che  gli  ammollienti  prolungati ,  e  la  compressione  permanente  si 
rendono  de' reciproci  ed  immensi  aiuti,  il  primo  dei  quali  si  è  quello  di  esser 
meglio,  e  contemporaneamente  sopportabili,  e  molto  efficaci  precisamente  là 
dove  sarebbero  evidentemente  nocivi  ed  insopportabili  se  agissero  isolatamente. 

Kisulla  dun(|ue  1."  Che  per  questo  modo  novello  di  usare  i  bagni,  i  pezzi  di 
tela  ,  o  ancora  le  carte  bagnate  possono  tener  luogo  di  bagnatoi  portatili.  2."  Che 
questi  bagnatoi  hanno  il  vantiiggio  di  essere  usati  e  più  facilmente  che  i  cata- 
plasmi su  tutte  le  parli  esterne  del  corpo.  3."  Che  può  prolungarsene  a  piacere 
l'azione  meglio  ancora  de'cataplasmi,  che  il  Major  dice  essersi  già  proscritti 
nell'Ospedale  di  Losanna.  1."  Che  questi  bagni  si  accomodano  mirabilmente  a 
lutti  i  gradi  possibili  di  compressione ,  di  guisa  che  si  può  di  già  stabilire  questa 
regola.  «  Che  in  una  folla  di  casi  siffatti  bagni  Siiranno  molto  più  utili  se  essi 
sono  modilìtati  per  mc2zo  della  compressione  e  viceversa  ».  Che  questa  diverrà 


—  212  — 

|»iii  olTicacc  ancora  so  la  sua  tolleranza  ó  favorita  ed  accompagnata  da' medesimi. 

Dopo  ciò  si  Icppio  dal  sig.  Laruecia  un  sunto  di  tre  memorie  presentate  alla 
Sezione  Medica.  La  prima  è  del  dolt.  Daxellioefer,  chirurgo  in  capo  del  1.°  Reg- 
gimenlo  S^izzero.  Questo  scienziato,  molto  versato  nella  storia  naturale,  ed 
industrioso  nella  raccolta,  e  preparazione  di  sostanze,  che  potessero  servire  so- 
prattutto ad  uso  medicinale,  presenta  brevemente  a  questo  7."  Congresso  al- 
cuni cenni  sulle  tre  seguenti  cose. 

1.°  La  conservazione  de' principi  siano  volatili,  siano  fissi  ricavati  da  alcu- 
ne piante  per  Io  più  nello  stalo  di  freschezza  col  mezzo  della  distillazione  e  della 
pressione,  ridotti  collo  zuccaro  a  consistenza  di  roob,  e  chiusi  ermeticamente 
in  liottiglie  di  cristallo.  Con  siffatta  preparazione  egli  intende  di  poter  rendere 
un  gi'an  servizio  in  generale  ad  ogni  classe  di  persone,  e  specialmente  ai  viag- 
giatori ,  agli  uifiziali ,  ed  ai  soldati  nei  bisogni  ordinari  della  vita ,  e  soprattutto 
nei  casi  pressanti  di  malattie ,  in  cui  non  riuscirebbe  facile  di  procurarsi  le  so- 
stanze suddette,  o  conservate  in  buono  stato.  Egli  per  aver  potuto  apprestare 
di  sé  pronti,  ed  efficaci  soccorsi  in  tempo  del  colera,  ha  avuto  la  fortuna  di 
salvar  la  vita  a  tutti  coloro,  che  vennero  da  lui  curati.  Domanda,  che  il  Con- 
gresso voglia  fare  apprezzare  questa  sua  invenzione ,  che  certamente  costitui- 
rebbe, di  unita  ad  uua  lampada,  una  specie  di  apparecchio  portatile  di  grande 
utilità  in  diverse  occorrenze. 

11  2.°  cenno  riguarda  l'impiego  dell'acetato  di  zinco,  come  il  più  elTicace  dei 
coUirii  nelle  oftalmie  reumatiche  semplici,  e  nella  cronica  disposizione  alle 
medesime.  La  preparazione  del  sale  si  ottiene  con  disciorre  un'oncia  di  solfato 
di  zinco  in  due  once  di  acqua  distillata,  e  in  versarvi  un'oncia  di  .acelato  di 
piombo.  Ottenuta  la  precipitazione  del  solfalo  di  piombo,  si  versa  il  tutto  su 
di  un  feltro,  e  si  lava  su  di  esso  il  precipitato  con  lant' acqua,  da  rimanerne 
feltrale  sei  once.  Ogni  sei  gocce  di  questa  soluzione  contengono  un  grano  di 
acelato  di  zinco.  Per  collirio  basta  unire  24  gocce  di  essa  con  once  due  di  acqua 
distillata  :  volendo  vi  si  potrà  aggiungere  qualche  goccia  di  tintura  d' oppio  o 
di  croco.  Nelle  oftalmie  inveterate  vorrebbe  far  precedere  all'uso  del  collirio  il 
salasso,  i  purganti  dr.islici,  i  piediluvi,  ed  il  vescicante  alla  nuca;  come  poi 
per  le  esulcerate,  i  caustici,  ed  il  perossido  di  mercurio. 


—  213  — 

Il  3.°  cenno  riguarda  l'uso  della  canfora  unila  all'oppio  per  cura  della  itte- 
rizia spasmodica,  liopo  di  aver  dissipala,  se  mai  vi  fosse,  la  complicazione  in- 
fianunaloria ,  o  gastrica,  col  salasso,  il  sai  di  tarlano,  i  diluenti.  Allora  un  grano 
di  oppio,  e  -i  di  canfora  divisi  in  proporzione  di  due  in  due  ore  nel  corso  del 
giorno  farebbero  ottenere  la  compiuta  guarigione  della  itterizia  in  due  o  tre 
giorni. 

La  seconda  memoria  è  del  doti.  Vincenzo  Sinibaldl  di  Roma  ,  tendente  a  di- 
mostrare la  necessità  di  riformare  la  pratica  della  vaccinazione.  L'autore  parla 
in  prima  delle  stragi,  che  il  vaiuolo  lia  menate  in  Europa,  calcolando  l'annuale 
cifra  degli  estinti  a  430,000 ,  ed  a  molto  maggiore  ({uella  dei  diversi  cronicismi 
incurabili,  e  delle  orribili  mutilazioni.  Grandissima  quindi  deve  essere  la  ri- 
conoscenza della  Umanità  verso  la  scoperta  dello  lenner.  3Ia  la  vaccinazione, 
egli  soggiunge,  può  arrecare  non  pochi  inconvenienti  per  la  miscela  di  umori 
morbosi  nel  passare  da  braccio  a  braccio.  Oltre  a  ciò  l'umor  vaccino  colle  mol- 
tiplicate trasmissioni  perde  la  sua  virtù  preservativa.  Quindi  propone  di  pren- 
derlo dal  capezzolo  della  vacca  ogni  volta  che  si  debbono  praticare  sull'uomo 
le  vaccinazioni.  Beninteso  che  non  dovrà  essere  il  vaccino  spontaneo,  come 
quello,  che  alle  prime  trasmissioni  riuscirebbe  soverchiamente  attivo,  e  capace 
di  produrre  pericolose  inDammazioni ,  ma  bensì  il  vaccino,  che  dall'uomo  fosse 
slato,  per  depurarlo,  pria  trasferito  sulla  vacca.  Nò  farebbe  a  ciò  ostacolo  la 
spesa,  poiché  egli  crede,  che  coli' umore  che  darebbe  una  sola  vacca,  si  po- 
trebbero vaccinare  500  ragazzi.  Il  dott.  lames  a  nome  anche  della  Società  vac- 
cinica di  Francia  manifestava  il  desiderio  di  ima  tale  riforma  al  Congresso  di 
Firenze. 

La  terza  memoria  è  sulla  patogenia  di  quel  vizio  che  genera ,  e  sostiene  i  fenomeni 
felibrili.  Essa  non  è  sotloscrilta  dall'autore,  ma  tulio  quello,  che  vi  si  legge, 
tende  a  sostenere,  che  la  febbre  non  è  mai  l'effetto  della  reazione  vitale  contro 
lo  stimolo  nemico ,  come  da  molti  si  crede  :  egli  dice  di  non  saper  vedere  nella 
febbre  altro ,  che  il  processo  chimico  della  mistione  organica  deviato  dallo  stalo 
normale. 

Quindi  si  leggono  ilal  sig.  Dorotea  i  seguenti  rapporti. 

«  Sig.  Presidente — In  adempimento  dell'onorevole  incarico  di  riferire  sulle 

28 


—  214  — 

due  nieniorie  del  sig.  GiofTró  una  sull'anlagonisnio  delle  febbri  intcrniiltenli 
con  la  tisi  lubercolare,  l'altra  sulla  etiologia  di  esse  febbri,  le  diciamo  quanto 
appresso. 

«  La  prima  contiene  molli  fatti  propii  (IcH'aulore,  molti  die  s'appartengono 
a  medici  da  lui  interpellali.  Uà  essi  fatti  risulta  cliiaro  che  le  tisi  scrofolose  do- 
minano benissimo  là  dove  sono  endemiche  le  intermittenti  non  solo,  ma  sono 
spesso  da  queste  eccitale,  e  sono  successioni  talvolta  di  essi  morbi.  Questi  fatti 
sono  per  la  scienza  di  molto  v  alore,  perchè  osservali  in  diversi  luoghi  ed  in  molta 
estensione  di  paese,  e  Irovansi  pienanienle  analoghi  ai  molti  visti  dal  relatore 
in  varie  Provincie  del  regno,  e  sognali  nelle  note  alla  versione  della  terapeu- 
tica del  Torli.  Per  essi  insieme  si  e  senipre  più  in  dritto  di  conchiudere  essere 
il  voluto  antagonismo  tra  il  miasma  e  la  scrofola  mera  fola,  e  per  conseguenza 
da  rigettarsi  come  tale;  e  ritenuto  soltanto  che  se  in  qualche  località  ove  do- 
minano le  febbri  a  periodo  non  si  scorge  tisi  scrofolosa ,  ciò  dipende  dalla  me- 
ridionnlilà  ed  isotericità  del  luogo  medesimo. 

«  Pregevole  è  pure  la  seconda  memoria  ove  si  dice  della  etiologia  delle  di- 
scorse febbri,  perchè  con  liUli  più  che  con  ragionamenti  egli  afforza  l'opinione 
della  maggior  parie  de'medici  che  ritengono  esse  febbri  prodotte  dal  miasma. 
che  questo  miasma  sia  anch'esso  risultamento  delle  corruzioni  di  sostanze  or- 
ganiche ;  e  che  solamente  ha  più  presa  sulla  economia  vivente  quando  le  alter- 
native di  caldo  e  di  freddo  sono  maggiori,  questo  eseludendo  come  causa  prin- 
cipale. Firmali  —  Spinelli  doli.  Felice — Giustiniano  Nicolucci — Lionardo  Do- 
rolea  relatore.  » 

«  Sig.  Presidente. — La  terza  memoria  del  sig.  Gioffrè  contiene  la  esposizione 
di  uu  caso  di  metastasi  lattea  con  alcune  considerazioni  che  egli  vi  appone.  Il 
caso  è  importante:  trattasi  di  una  signora,  la  quale,  dopo  due  anni  di  latta- 
zione, svezzando  la  sua  pargoletta,  unica  nata,  vide  ad  un  tratto  afflosciarsi  le 
mammelle ,  e  poco  stante  comparir  sulla  rute  una  puslulazione,  che  il  sig.  Giof- 
frè, senza  per  altro  dircene  i  caratteri,  assicura  essere  stata  rogna,  concios- 
siachè  ne  furono  contagiali  e  il  marito  della  signora  e  la  sua  pargoletta.  Ritor- 
nò, egli  continua,  per  alcune  fortuite  combinazioni  il  latte  alle  mammelle,  e 
lo  esantema  disparve,  o  meglio,  si  nascose  per  mostrarsi  poi  novellamenlc, 


—  215  — 

quando  si  soppresse  altra  fiala  la  secrezione  del  latte.  I  quali  fenomeni  per  più 
volte  si  riprodussero,  insino  a  che  ima  cura  depurativa  non  iilierò  la  paziente 
da  quelle  moleste  affezioni.  In  questo  caso  narrato,  il  dott.  GlolTró  argomenta 
potersi  talora  il  latte  ripercuotere  nel  sangue ,  e  deporsi  (piindl  sotto  tale  o  tale 
altra  forma  in  questa  o  in  quella  parte  del  corpo.  Alla  quale  maniera  di  vedere 
noi  pure  incliniamo  volentieri,  modificando  però  il  linguaggio,  e  presentando 
la  spiegazione  del  fatto  sotto  le  seguenti  dottrine. 

«  1."  Essendo  la  vita,  durante  il  periodo  di  allnttaniento  in  uno  stato  di 
plasticità  maggiore  del  consueto,  ed  essendo  slato  arrestato  di  un  tratto  il  se- 
paramento del  latte ,  cosiffatta  plastica  condizione  ha  potuto  ri\  olgersi  alla  cu- 
te ,  per  lo  simpatico  rapporto  che  unisce  questa  alle  mocciose ,  e  quivi  deporre 
sotto  forma  pustolosa  una  quantità  di  quel  plasma  clic  si  sarebbe  consumato 
nella  successiva  formazione  del  latte. 

«  2."  Ovvero  esistendo  nella  signora  un  tal  quale  alteranionto  negli  umo- 
ri, e  questo  trovando  modo  di  eliminarsi  con  la  secrezione  del  latte,  al  soppri- 
mersi di  quest'ultima  siasi  rivolto  tutto  alla  cute,  o  per  lo  detto  stato  simpatico 
fra  la  cute  e  le  mammelle,  ovvero  anche  per  una  predilezione  che  mostrano 
di  avere  per  quest'organo  talune  affezioni,  e  quivi  sia  ito  ad  ingenerare  quella 
forma  morbosa,  che  il  Gioffrù  dice  rogna.  Firmati  —  dott.  Felice  Spinelli  — 
Giustiniano  Nicolucci — Lionardo  Dorotea  relatore  ». 

Ojnsiikrazioni  analomiche  sul  salasso  locale  del  sùj.  de  .ìIeis.  I  mezzi  terapeu- 
tici non  importano  alla  pratica  medica  se  non  per  gli  effetti  che  producono  ne- 
gli organismi  o  sani  o  malati.  Partendo  da  questo  punto  di  veduta  la  prima  e 
più  generale  differenza  ,  che  incontrasi  nella  uni\ersalità  dei  rimedi  si  vede 
consistere  nella  costanza  dei  loro  effetti.  Debbono  quindi  partirsi  in  due  classi; 
runa  di  quelli  che  producono  effetti  sicuri  e  costanti,  l'altra  di  quelli  che  ne 
producono  incoslanli  ed  incei'ti.  La  ragione  di  questa  differenza  è  sfuggita  infino 
ad  ora,  e  sfuggirà  forse  per  lungo  tempo  alle  indagini  dei  medici.  Egli  è  però 
certo  che  il  multiplo  dei  fatti  morbosi  e  fisiologici  che  i  rimedi  incostanti  in- 
contrano negli  uni  non  è,  né  può  essere  il  medesimo  di  quello  che  incontrano 
negli  altri:  di  che  si  concliiude  che  la  loro  azione  è  condizionata,  cioè  subor- 
dinata a  piu-licoliu-i  circostanze  la  cui  presenza  o  l'assenza  ne  determina  la  riu- 


—  216  — 

scita.  Ed  all'autore  sembra  che  il  più  felice  avvenire  della  Terapeutica  e  la  sua 
vera  perfezioue  stia  per  appunto  nella  determinazione  delle  condizioni  sotto  le 
quali  i  rimedi  del  secondo  ordine  manifestano  la  loro  azione  :  essi  allora  pren- 
deran  posto  fra  i  rimedi  di  effetto  costante.  Il  salasso  locale  è  uno  dei  più  efTi- 
caci  rimedi  che  la  Terapeutica  maneggi  :  niuno  potrà  dire  che  i  suoi  offetli  sieno 
costanti.  Se  in  un  caso  basta  a  dissipare  una  grave  congestione  in  altri  non  tor- 
na di  alcun  vantaggio,  onde  il  suo  posto  è  fra' rimedi  della  seconda  classe.  Da 
qualche  tempo  egU  ha  preso  a  riflettere  su  questa  differenza  di  risultamento, 
cercando  di  penetrare  qual  fosse  la  circostanza,  che  in  casi  eguali  ora  ne  rende 
inutile  l'applicazione,  ed  ora  vantaggiosa  e  proficua.  Moltiplicando  sempre  l'at- 
tenzione pargli  di  essere  giunto  a  discuoprirla  in  un  singolare  abbaglio,  che  si 
tiova  nella  scienza  ,  Jiuzi  dice  pur  francamente ,  in  un  errore  il  quale  è  del  più 
grave  momento:  perocché  non  è  già  un  principio  che  rimangasi  innocente- 
mente sterile  di  applicazione  entro  i  termini  della  speculativa ,  ma  sibbene  un 
principio  pratico  che  regola  una  delle  operazioni  più  efficaci,  più  necessarie  e 
più  frequenti  della  medicina  attiva. 

E  di  fatti  la  regola  che  in  generale  dirige  l'applicazione  del  salasso  locale, 
si  è  che  esso  debba  farsi  sul  luogo  che  immediatamente  corrisponde  e  soprasta 
all'  organo  che  vuoisi  scarico  di  sangue  :  e  cosi  tiensi  conto  solamente  dei  rap- 
porti meccanici  di  vicinanza  e  di  contatto  delle  parti.  Ma  egli  è  evidente  che 
siffatti  meccanici  rapporti  non  possono  essere  la  condizione  essenziale  del  sa- 
lasso locale. 

Quali  saranno  dunque  i  veri  legami  fra  organo  ed  organo ,  i  quali  permet- 
teranno questa  specie  di  salasso?  Si  sa  che  le  due  sole  vie  fisiologiche  onde  due 
organi  lontani  possano  mettersi  in  rapporto  fra  loro  sono  i  ner^i  ed  i  vasi.  Se- 
condo che  il  salasso  sarà  rivolto  all'uno  o  all'altro  di  questi  due  sistemi,  di- 
versa dovrà  essere  la  natura  della  sua  influenza. 

Quindi  esamina  gli  effetti  del  salasso  per  le  vie  nervose ,  ma  siccome  giunge 
ad  una  conchiusione  negativa ,  cosi  sopprimesi  questa  parte,  e  si  viene  alla  parte 
positiva  del  suo  lavoro. 

Veduto  che  né  il  rapporto  di  contatto ,  né  il  rapporto  nervoso  entrano  per 
nulla  nel  salasso  locale,  seguitando  l'ordine  delle  sue  idee  viene  ad  esaminare 


—  217  — 

l'influenza  de' consensi  vascolari  sopra  il  medesimo.  Ora  egli  è  chiaro  che  tali 
consensi  non  possono  aver  luogo  se  non  pur  le  comunicazioni  scambievoli 
dei  vasi;  di  maniera  che,  vuotato  o  riempito  l'uno,  gli  altri  abbiano  a  rima- 
nerne simigliantemente  niodiCcati.  I  quali  effetti  sarebbero  impossibili  nell'as- 
senza di  quella  condizione  essenziale. 

Intanto  tutt'i  vasi  della  macchina  comunicano  in  qualche  modo  fra  loro ,  poi- 
ché costituiscono  tutti  un  sistema  unico  e  continuo.  Ma  questa  comunicazione 
può  naturalmente  distinguersi  in  tre  specie,  1."  comunicazione  diretta,  2.'  in- 
diretta per  mezzo  di  un  tronco  vascolare,  3.°  indiretta  per  mezzo  del  cuore. 
La  prima  è  la  più  favorevole  al  salasso  locale  :  ma  la  terza  specie  di  comunica- 
zione lo  rende  nullo,  e  lo  riduce  alla  condizione  di  un  puro  salasso  generale; 
e  ciò  pel  principio  che  avendosi  tm  sistema  di  tubi  comunicanti  fra  loro  e  con  un 
serbatoio  comune,  se  vuoisi  immediatamente  sgor'jarc  un  punto  determinato  di  sif- 
fatto sistema  fa  d'uopo  aprire  un  tubo  che  abbia  con  quel  punto  immediata  o  vicina 
comunicazione. 

La  seconda  specie  di  comunicazione  è  quanto  alla  sua  clTìcacia  intermedia  fra 
la  prima  e  la  terza,  e  per  una  vasta  scala  di  gradazioni  si  av^icina  ora  all'una 
ed  ora  all'altra.  Difatti  moltissime  volte  noi  non  possiamo  proflttare  di  vasi, 
che  direttamente  scorrano  da  un  organo  ad  un  altro;  invece  troviamo  un  vaso, 
il  quale  liifurcandosi ,  con  un  suo  ramo  irriga  un  organo  ,  e  con  un  altro  un 
altro  organo  ;  e  noi  allora  non  potendo  aprire  il  ramo  che  si  reca  all'organo 
congesto,  apriamo  il  ramo  compagno,  sperando  cosi  di  fare  un  salasso  indiret- 
to. Ma  che  ciò  realmente  abbia  luogo  ha  bisogno  di  essere  dimostrato,  il  che 
s'ingegna  di  fare  riduccndo  questa  importantissima  quistione  nei  suoi  termini 
più  generali,  e  quindi  per  concepire  questa  dimostrazione  bisognerà  isolare  col 
pensiero  nello  spazio  l'aorta  addominale  e  le  due  iliache  primitive.  Sia  dunque 
un  tubo  verticale  inferiormente  diviso  in  due  tubi  minori ,  nel  quale  un  fluido 
scorra  dal  tronco  superiore,  spinto  dalla  sola  sua  gravità.  Se  noi  poniamo  che 
le  sezioni  delle  due  luci  sieno  libere,  la  velocità  dello  sbocco  sarà  dovuta  al- 
l'altezza dei  contri  delle  luci  dal  lìrlncipio  del  tronco  princl|)alc.  Ma  se  alle  luci 
in  luogo  di  lasciarle  libere  si  applichino  dei  tubetti  cilindrici  o  di  altra  forma, 
che  non  secondano  la  vena  contratta,  in  tal  caso  diminuirà  la  velocità  dell'af- 


—  218  — 

flusso,  e  sarà  prossimamonle  dovuta  ai  due  terzi  dell'altezza  del  sistema,  come 
si  raccoglie  dalla  teorica  del  moto  lineare  dei  fluidi ,  e  come  resta  ancora  con- 
fermato dalle  esperienze  del  Poleni  e  del  Miciiclotti.  Ora  egli  è  chiaro  che  se  i 
luhctli  addizionali  si  rimuovano  islantaneamonle  da  una  delle  due  luci ,  aumen- 
terà la  \  clocità  tifilo  sbocco  nella  stessa  luce ,  per  ciò  che  di  sopra  si  è  detto. 
Epperò  della  massa  di  lluido  contenuta  nel  ti'onco  principale  sgorgandone  una 
maggiore  quantità  per  la  luce  libera  per  l'aumento  della  velocità,  segue  che 
deve  diminuire  l'afflusso  nei  tubetti  applicali  all'altra  luce. 

E^gli  ha  cercato  di  verificare  questo  risultamento  con  uno  sperimento  fisio- 
logico ,  nel  modo  seguente.  Ila  denudato  della  cute  entrambi  gli  arti  addomi- 
nali, e  un  solo  arto  toracico  di  un  cane,  e  messe  diligentemente  a  scoverlo  le 
vene  crurali  nella  loro  parte  superiore,  e  l'ascellare  con  alcune  delle  sue  divi- 
sioni; indi  inciso  l'addome,  ha  fatto  un'apertura  in  una  delle  arterie  iliache 
esterne,  e  dato  libera  uscita  al  sangue.  Poco  stante  ha  veduto  accostarsi  ed  ab- 
bassarsi le  vene  crurali  di  ambedue  i  lati.  Ora  ciò  non  sarebbe  potuto  a\Teniro 
nell'arto  corrispondente  all'arteria  lasciata  intatta,  se  non  vi  fosse  approdata 
una  quantità  minore  di  sangue:  e  che  ciò  non  dipendesse  dalla  perdita  del  san- 
gue, ne  faceva  fede  l'arto  superiore  coi  suoi  rami  venosi  messi  a  nudo,  i  quali 
non  erano  sensibilmente  abbassati.  Lo  stesso  effetto  si  avvera  nei  conigli,  però 
meno  chiaramente  ;  perché  il  tronco  venoso ,  per  la  sua  piccolezza  conserva 
meglio  la  sua  forma  cilindrica.  In  tal  modo  rimane  dimostrato  il  principio  in- 
nanzi enunciato,  che  è  appunto  quello  che  deve  legittimare  il  salasso  locale. 
Questo  principio  è  fecondo  di  utili  conseguenze.  Da  esso  si  deduce,  che  l'effetto 
della  deplezione  sarà  più  efficacemente  risentito  dal  punto  che  vuoisi  sgorgare  a  prch 
porzione  che  si  aprirà  un  tronco  ad  esso  più  lìrossimo  e  più  piccolo;  ed  al  contrario, 
la  sua  efficacia  sarà  inversamente  proporzionale  al  numero  di  ramificazioni  in  cui 
il  tronco  va  a  dividersi  al  di  là  dell'apertura  che  vi  si  è  fatta.  Dal  principio  mede- 
simo dcduconsi  infine  le  seguenti  regole  pratiche  e  cardinali;  cioè  1.°  che  Io 
scopo  del  salasso  locale  essendo  di  aprire  una  via  più  breve  al  sangue  che  ag- 
grava un  organo,  la  sua  azione  non  dovrà  passare  per  l'intermedio  del  cuore: 
2."  che  dovrà  riferirsi  al  tronco  vascolare  più  immediato  al  punto  congesto,  e 
per  conseguenza  il  più  piccolo.  Se  mancherà  la  prima  di  queste  due  condizioni 


—  219  — 

il  salasso  non  sarà  topico,  ma  generale,  e  se  mancherà  la  seconda  sarà  quasi  (je- 
nerale.  Nel  qual  caso  il  pralico  non  islarà  in  dubbio,  ma  tosto  avrà  ricorso  al 
salasso  comune.  Non  saranno  pochi  uè  piccoli  i  vantaggi  che  da  questa  scelta 
deriveranno:  poiché  il  salasso  comune  sarà  più  facile  a  praticarsi  e  più  pronto 
nei  suoi  effetti;  e  soprattutto  riuscirà  copioso  quanto  bisogna;  poiché  ove  il 
pratico  sia  illuso  dalla  credenza  di  ottenere  una  deplezione  parziale,  non  pro- 
[ìorzionerà  i  suoi  mezzi  alle  esigenze  di  un  salasso  generale,  e  la  sua  indica- 
zione andrà  a  vuoto. 

(jui  non  termina  il  suo  lavoro,  anzi  si  può  dire  che  qui  incomincia.  Difatti 
questi  principi  stanno  nella  mente  e  nella  intenzione  di  tutt'i  medici:  è  la  pra- 
tica che  è  inesatta.  Egli  perciò  si  è  convinto  che  é  essenziale  ora  fidare  a  questi 
principi  tutta  l'applicazione  di  cui  erano  suscettivi.  Per  ogni  organo,  per  ogni 
tessuto  interno  ha  istituito  una  attenta  e  minuta  analisi  anatomica,  ed  ha  cer- 
cato di  determinare  di.  iiuali  rami  \ascolari  dovesse  profittare  il  salasso  locale  di 
ciascuno  organo  interno.  E  infine  riduceudo  la  cosa  ai  suoi  termini  più  pratici, 
é  venuto  indicando  con  precisione  le  località  sulle  quali  bisogna  operare  per 
raggiungere  quei  rami. 

Idee  suUa  mal'aria  del  doli.  Giuseppe  Raffaele  R.vso.  Ragiona  l'autore  della 
natura  del  luogo  ove  dominano  le  febbri  a  periodo.  Dice  del  putore  che  emana 
da' luoghi  niaremmosi  e  paludosi,  e  fa  riflettere  poi  come  nulla  trovando  di  vi- 
ziato nell'aria  l'eudiometro,  debbasi  ad  un  quid  imponderabile  attribuir  la  ca- 
gione di  esse  febbri.  Le  fa  dipendere  pure  dalla  dispersione  dell'elettricismo  e 
del  calorico  ;  annovera  varie  opinioni  di  autori  che  altre  cause  ammettono  ;  « 
dimanda  quindi  se  per  cagione  debba,  come  taluni  pensano,  considerarsi  la  va- 
riazione del  caldo  al  freddo:  e  fa  altre  dimande  di  siniil  natura  con  darne  proba- 
bile soluzione. 

Ammette  ancora  altre  cagioni  come  la  corruzione  de'corpi  vegetabili  ed  ani- 
mali; ritiene  il  dubbio  di  Giuseppe  Frank  sulla  nocuità  delle  paludi  pel  fatto  di 
((uelle  di  Lituania ,  ed  unisce  poi  altre  cause  secondarie  elevandole  al  posto  delle 
prime,  e  dallo  insieme  delle  medesime  cerca  determinare  gli  effetti. 

Sulla  sede  di  esse  malattie  dice  poche  cose  e  si  rosta  nel  sentimento  di  Giu- 
seppe Frank  che  sia  nei  midollo  spinale. 


—  220  — 

Escludu  In  pussibilitù  agli  iinimali  domestici  di  risentire  male  dalla  mal' aria, 
ma  fa  notare  che  gl'insetti  per  essa  son  più  molesti  e  venefici. 

Dice  la  malaria  generare  anche  febbri  tifoidee,  idropisie,  reumi  cronici,  lo 
stomacace  e  le  idccri  sordido. 

Ammette  le  intenuiltenti  prodotte  da  altre  cause  oltre  la  miasmatica. 

l'aria  della  intermittenza ,  ma  confessa  di  non  saperne  intendere  la  cagione. 

Dice  di  diverse  cause  di  recidiva,  e  tra  queste  annovera  l'abuso  de' chinati. 

Ricorda  le  bonifiche  per  togliere  la  mal'aria,  e  riferisce  le  regole  igieniche  per 
preservarsi  dai  suoi  perniciosi  effetti. 

Commenda  oltre  la  china  per  la  cura,  la  polvere  cosi  detta  di  Bagnara,  che 
costa  di  china  e  di  un  rimedio  stitico  ritenuto  come  segreto  (che  nel  Ctmgresso 
di  Lucca  il  prof.  Manfrè  disse  essere  acido  arsenioso)  ;  e  da  ultimo  de'prcparali 
di  chma  dando  la  preferenza  al  solfo  tartrato ,  che  lo  dice  più  atto  ad  impedire 
le  recidive. 

Sulle  recidive  delle  feléri  periodiche  del  doli.  Vincenzo  Colosimo.  Nuli' altro  si 
contiene  in  ([ucsta  memoria  se  non  il  metodo  che  tiene  l'autore  nel  curare  le 
recidive.  Esso  consiste  neh'  amministrare  i  chinati  immediatamente  dopo  alla 
prima  accessione  della  recidiva  istessa.  Il  qual  fatto  poi  non  ha  potuto  osservare 
il  relatore  in  moltissimi  casi,  ove  dato  lo  specifico  in  quel  tempo  (  e  questa  è 
pratica  quasi  comunale  nel  Tavoliere  di  Puglia  )  le  recidive  si  sono  avverate. 

Hilrovalo  nella  cura  della  scabbia  del  doli.  Filvncesco  Sa\t:rio  Lcciaxo.  Dopo 
di  avere  l'autore  lamentata  la  povertà  della  terapia,  passa  a  dire  dei  daiuiosi  ef- 
fetti di  alcuni  rimedi  antiscabbiosi,  del  non  sempre  possibile  uso  dello  zolfo, 
e  quindi  si  fa  a  proporre  il  suo  specifico,  che  riporteremo  originalmente. 

«  in  una  libbra  di  olio  di  mandorle  dolci  ben  preparato  si  aggiunga  : 

Stirace  liquida  3  jj 

Assa  fetida  3  -r- 

Canfora  3  JJ  -f 

Succo  di  limone  3  j  v 

Il  tutto  s'intromette  in  un  matraccio  agitando  il  miscuglio,  indi  si  espone  ad 
una  lenta  temperatura,  e  dopo  sciolta  bene  la  resina  si  toglie  l'apparalo  facen- 
dolo raDreddare,  (luindi  si  filtra  il  liquido  per  panno  non  molto  fitto. 


—  221  — 

Basta,  ci  sof;giunge,  l'uso  per  otto  sere  consecutive,  perchè  con  piccolo  in- 
comodo si  veda  spenta  la  malattia  ,  per  la  quale  si  reclama  il  rimedio  ;  ed  in 
esso  si  fiittamcnfo  confnla  il  sig.  Luciano,  che  raccomanda  caldamente  di  spe- 
rimentarlo contro  la  pellagra. 

Noi  solo  diciamo  che  le  ragioni ,  per  cui  talvolta  convien  mettere  da  banda  Io 
zolfo,  potrelibon  porsi  in  mezzo  per  fare  lo  stesso  dello  specifico  del  sig.  Luciano. 
Su  di  un  operalo  di  glossoìomia  del  doti.  Vito  Federici.  Nasceva  un  fanciullo 
con  la  lingua  pcndula  da  oltrepassare  il  mento.  Tale  mostruosità  rendeasi  più 
manifesta  nel  nono  anno,  da  impedire  la  masticazione,  la  deglutizione  e  la  lo- 
quela, cosicché  era  d'uopo  risecarla.  Ciò  fece  il  Federici,  e  l'operazione  riusci 
felice  seguendone  risorgimento  di  (incile  funzioni.  Fa  notare  il  Federici  cerne  il 
fanciullo  dietro  il  miglioramento  della  loquela  profittò  nelle  facoltà  intellettuali. 
Aiumetle  jwr  causa  di  tale  mostruositi'i  l'avere  la  madre  visto  un'orrida  figura 
durante  la  prcgnezza ,  e  discretamente  tocca  la  Lmto  agitata  quistìonc  su  queste 
cagioni.  Uà  ultimo  propone  pel  venturo  Congresso  il  seguente  quesito  «.  Deter- 
minare per  via  sperimentale  l'influenza  morale  dei  genitori  su  i  figliuoli  in  rap- 
porto alle  .iberrazioni  animali ,  e  mostruosità  che  posson  aver  luogo  ». 

Sudimi  calcolo  biliare.  Del  doli.  Giovan  Paolo  /Vrge.nzlvno.  Ragiona  dotta- 
mente in  sulle  prime  della  difficoltà  che  s'incontra  sovente  nel  fare  la  diagnosi 
de' morbi  che  sopralluimo  i  ^■isceri  parenchimatosi  del  basso  ^entre,  contro  la 
comunale  credenza  che  la  ritiene  facilissima.  Dice  che  i  mezzi  diagnostici  pos- 
sano tutl'al  più  precisare  la  sede  e  non  la  natura  del  morbo,  e  conferma  questo 
opinar  suo  col  fatto  di  cui  dà  l'istoria,  nel  quale  un  grosso  calcolo  che  mostra- 
vasi  come  tumore  all'  esterno ,  e  che  sporgeva  tra  lo  spazio  che  divide  la  pic- 
cola dalli!  grande  ala  del  fegato,  venne  dai  maestri  dell'arte  ritenuto  per  calda 
ipertrofia  del  fegato,  perchè  veniva  dai  sintomi  corteggiato  che  a  questa  si  a\>- 
partengono.  L'autore  dopo  di  avere  narrata  la  fenomenologia  con  non  comune 
esattezza,  dice  come  l'inferma  senti  il  calcolo  giunto  nelle  intestina,  e  come  ap- 
prossimalo al  retto  fu  estratto  con  cerusico  istrumento.  Dice  delle  qualità  fisi- 
che di  esso  calcolo,  il  quale  era  del  volume  di  una  noce,  .nliiuanto  a  foggia  di 
cono,  e  del  peso  di  mezz'oncia,  bruciava  di  fiamma  bianchiccia,  ed  era  spe- 
cificamente più  leggiero  dell'acqua  ce.  eC' 

29 


222 

Si  fa  poscia  a  dire  della  chimica  analisi ,  la  quale  diede  : 

Colesterina g.     iJ8 

Carbonato  calcico 14  tt 

Zolfaio  calcico 12  t^t 

Materia  colorante  la  potassa o 

Sostanza  organica  vegetabile ^7:: 

Perdita 2  ^ 

Totale.  .  .  100    » 

Con  una  vera  ingenuità,  fa  riflettere  l'autore  come  la  preoccupazione  clic  ab- 
liiam  tutti  oggidì  per  la  flogosi  non  lascia  veder  che  questa  ove  è  dolore  (!  tur- 
gore ,  e  fa  riflettere  che  se  nel  caso  si  fosse  tenuta  presente  la  storia  anamne- 
stica  dell'inferma,  forse  si  sarebbe  potuto  giungere  a  fare  miglior  diagnosi  del 
male. 

Da  ultimo  fa  bella  la  sua  memoria  con  molto  scelta  erudizione  confaccnle  al 
caso  da  lui  narrato,  avvalorandola  con  sagge  mediche  riflessioni. 

Cenno  sulla  (rasfu-'^ione  del  sangue,  del  doli.  Giovasm  Capello.  L'autore  con 
forza  di  ragionamenti  s'ingegna  di  dimostrare  la  utilità  della  trasfusione  del 
sangue,  e  cita  le  osservazioni  di  molti  abili  sperimentatori ,  dalle  quali  risulta 
la  innocuità  di  questa  operazione,  quando  si  evita  l'introduzione  dell'aria;  e 
vorrebbe  che  il  Congresso  raccomandasse  questa  utile  pratica ,  e  che  si  tenesse 
registro  del  risultato  delle  osservazioni.  Noi  conveniamo  con  l'autore,  e  con- 
veniamo tantoppiu  in  quantochè  oggi  meglio  che  nel  diciassettesimo  secolo  si 
hanno  dei  giusti  criteri  fisiologici  per  la  riuscita  di  tale  operazione,  ma  avrem- 
mo voluto  che  quel  lato  che  la  rende  pericolosa,  quello  cioè  della  introduzione 
dell'aria,  la  quale  spinta  nelle  cavità  del  cuore  e  rarefatta  opponendo  ostacolo 
al  restringimento  di  esse,  produce  l'istantanea  morte,  questa  ci  avesse  mostrato 
difficile  a  penetrar  nelle  vene  con  miglior  processo  di  quello  che  si  usa  oggidì, 
e  ci  avesse  mostrato  qualche  caso  di  felice  riuscita,  essendo  facil  cosa  dare  i  con- 
sigli soltanto. 

Dell'abuso  che  comunaltnenle  si  fa  del  mercurio  e  del  modo  d'ovviarvi,  offrendo 
(dire  meglio  acconce  risorse  avverso  la  sifilide.  Considerazioni  del  doli.  G.  de  Nasca. 
Esamina  l'autore  i  diversi  metodi  impiegati  in  Francia,  in  Alemagna,  in  In- 


—  223  — 

ghilfcrra  v(\  in  Italia  conilo  i  vari  ftraili  ppilodi  e  forme  del  mal  venereo,  e  ne 
rileva  gl'inconvenienti  ed  i  vantaggi.  Si  arresta  iu  ispezialità  a  rammentare  le 
pratiche  del  dolt.  Brunimjitausen  chirurgo  in  capo  dello  spedale  di  Wirzbourg, 
degl" inglesi  Carmichael ,  Rose,  Clullerbourg ,  Ferghitsson ,  Galhrie,  del  bavaro 
Hamlzcliuch ,  e  dell' amburghese  Friclie,  i  quali  hanno  con  esperienze  com- 
parative manifestato  i  danni  del  mercurio  in  casi  innumerevoli ,  ed  a  vece  il 
gran  prò  del  trattamento  antillogislico.  Disvela  quindi  i  segreti  delia  follacia  di 
alcuni  principi  che  ebbero  a  sedurre  non  pochi  medici  della  vecchia  scuola ,  i 
quali  furono  perciò  portati  a  lodare  a  cielo  ed  impiegare  il  mercurio.  Avverso 
costoro  mette  il  sig.  de  Nasca  in  vista  le  dottrine  della  scuola  francese  della  me- 
dicina fisiologica  ,  senza  però  perdonarle  le  tante  note  di  esagerazione  ;  e  ricorda 
come  il  doti.  Richaiid  Destrouse  nell'Ospedale  di  Strasburgo,  formava  soggetto 
de' suoi  saggi  non  meno  che  ICiio  infermi:  donde,  dopo  il  correr  di  oltre  a  lo 
mesi,  fu  nell'attitudine  pienissima  di  concbiudere,  essergli  additato  dalla  pra- 
tica il  metodo  semplice  ed  antiflogistico  di  lunga  mano  più  profittevole  dello 
specifico  mercuriale. 

Porge  un  cenno  di  quanto  si  disse  e  si  fece  dalla  società  R.  di  Nantes  nel  183o, 
e  dalla  Società  Medica  di  Lione  nell'anno  che  segui,  in  ordine  alla  grave  qui- 
stionc  in  proposito.  Indi  chiama  alla  memoria  i  trattati  su  i  morbi  sifilitici  che 
iu  questi  ultimi  tempi  vennero  in  luce  nella  Francia  e  nell'Italia,  o>e  tanto  é 
chiara  la  esposizione,  severa  è  l'analisi  che  gli  autori  istituiscono  sulla  esistenza 
del  virus  celtico,  e  tanto  rigorosi  sono  gli  esperimenti  clinici,  onde  si  rileva  al- 
l'evidenza quanto  assai  restar  deve  circoscritto  l'impiego  de' mercuriali.  Anzi  il 
nostro  italiano  dolt.  Carlo  Calderini  vagheggia  massime  uniformi  a  (|uelle  di 
Bioussais  e  di  Thompson ,  per  cui  vennero  questi  banditi  onninamente  dalla 
pratica.  Vista  però  la  dissonanza  di  sentenze  e  di  esempi  che  v'hanno  in  ordine  a 
questo  punto  importante  della  clinica,  volge  l'autore  ogni  impegno  a  contem- 
plare i  falli,  ed  ammettendo  come  fermata  dalla  più  assidua  e  paziente  osserva- 
zione r  esistenza  del  virus  mentovato  e  il  nascimento  da  esso  di  lutti  i  sintomi 
e  di  tulle  le  forme  della  sifilide,  accenna  i  documenti  di  quei  tanti  altri  cultori 
dell'arte  divina  della  salute ,  che  mal  paghi  sovente  dei  successi  dal  mercurio 

ottenuti ,  ne  ban  posto  giù  il  pensiero ,  ed  all'  ioduro  di  potassio  tolsero  ad  afli- 

* 


224 

darò  la  guarigiono  (!<•'  morbi  di  clic  favellinino.  —  Ai  falli  da  costoro  raccolti, 
da  cui  si  desuine  il  potere  nntlsirditico  di  cotesto  prezioso  farmaco  ,  aggiunge 
l'Autore  altri  nioltissiuii  che  ha  potuto  e  sapulo  raecoglieie  tanto  nella  propria 
|)ralica  ci\ile,  (luaiito  in  cpielle  che  da  lungo  correr  di  anni  sta  esercilaudo  nel 
grande  Ospedale  degl" Incurabili  ed  in  quello  centrale  della  Reale  Marina.  Qui 
riflette  egli  di  passaggio  che  1'  abuso  fattosi  del  rimedio  di  Carpi  fu  cagione  del 
discredito  di  questo,  siccome  avvenne  della  china  china  sicuro  antidoto  delle 
periodiche  infermità,  la  quale  per  essersi  fatta  contro  a  (piasi  tutte  le  specie  delle 
febbrili  affé/ioni,  ne  venne  proscritto  lo  impiego  dai  medici  riputali. 

Toglie  da|)poi  a  dimostrare  i  buonissimi  efi'etli  che  ritrassero  dall'iodui'o  di  po- 
tassio nella  cura  de' sintomi  secondari  e  terziari  del  mal  venereo,  i  sigg.  Ricord, 
Lisfranc  ,  Guerin ,  Bici  a  ,  de  Michacìis ,  Ribcii  ,  Spenni ,  Taddei  de  Gravina  , 
Moisesoivils ,  i  quali  tutti ,  assicuratisi  della  inutilità ,  e  talora  del  danno  del 
mercurio  ,  si  rivolsero  allo  ioduro  di  potassio  ,  da  cui  solleciti ,  e  non  iscarsi 
vantaggi  ottennero.  Narra  dunque  il  dott.  de  Xasca  alcune  tra  le  sue  molte  os- 
servazioni che  depongono  all'evidenza  in  favore  di  questa  sostanza,  e  chiarisce 
il  primato  che  la  slessa  merita  iu  certe  specialità  di  casi  a  preferenza  del  mer- 
curio. Protesta  però  di  non  intendere  egli  a  derogare  al  merito  che  ha  il  mer- 
curio di  occupare  posto  note\  ole  nella  farmacologia  ;  ma  è  suo  pensiero  di  limi- 
tarne l'uso  iu  (lucile  sole  cii'costanze  in  che  o  si  sperano  indarno  i  prolìcui  ef- 
fetti degli  alili  pur  lodati  compensi,  ovvero  negli  stessi  individui  di  cui  tiensi 
governo,  altre  fiate  e  per  circostanze,  e  sintomi  somigliantissimi  non  tardo  né 
fuggevol  profitto  si  ebbe  dall'idrargirosi. 

Espone  infine  l'Autore  una  sommaria  enumerazione  delle  malattie  nelle  quali 
la  non  breve  esperienza  gli  ha  fallo  provare  eflìcacissinio  lo  ioduro  di  potassio. 
Colloca  in  primo  luogo  le  eruzioni  e  le  ulceri  silìliliche,  e  le  escrescenze  con- 
dìlomatose,  le  ottalmie  ribelli,  compresi  i  postumi  principalmente  dell'iritide 
e  della  relinilide,  l'ozena,  le  piaghe  della  mocciosa  faringo-laringea.  Stanno  in 
secondò  luogo  i  tumori  articolari ,  le  esostosi ,  le  flogosi  lente  delle  capsule  si- 
novìali  sotto  il  dominio  di  un  principio  venereo.  Ed  in  ultimo  le  affezioni  scro- 
folose anche  delle  ossa,  lo  scleroma,  le  annose  nevritinilidi,  la  rachialgie  lenta 
e  le  cuusegueuli  paresi. 


—  225  — 

Deìla  scrofolosa  tale  dei  hambini  cotìosciuta  col  nome  di  peritoniiide  infamile, 
d'atrofìa  mesenterica ,  di  corea  ec,  ce.  Osservazioni  del  professore  Ghseppe  de 

Nasca. 

Primi  ad  esercitare  lo  studio  e  la  pazienza  di  chi  è  uso  a  meditare  su  la  mol- 
titudine dei  mali  che  disertano  la  società  ,  fi{rurano  da  epoca  immcmorahile  i 
morbi  addominali.  È  perù  a^  >  iso  del  prof,  de  Nasca  che  mal  si  potrebbe  dire  di 
essi  aver  noi  esatta  conoscenza;  perciocché  sonosi  tutti  tenuti  contenti  di  favel- 
larne jìcr  quanto  ne  stava  nei  libri,  e  non  per  quello  che  se  ne  doveva  indagare 
nel  campo  dello  sperimento.  Va  con  accorgimento  notando  che,  malgrado  stia 
molto  innanzi  ed  in  Italia  ed  ollramonti  la  scienza  delle  flemmasie  addominali  e 
dei  morbi  linfatici ,  la  patologia  della  tabe  infantile  riputare  non  si  vuole  libera 
d' imperfezioni ,  avvegnaché  più  chiarita  e  superiore  in  effetto  a  quanto  si  era 
dagli  a\\  nostri  pensato  su  lo  slesso  argomento.  A  dimostrare  le  quali  cose, 
tocca  brevemente  le  peculiari  circostanze  che  precoriono  la  malattia  in  discor- 
so, e  quelle  che  le  si  fanno  compagne,  e  ne  studia  e  contempla  le  coincidenze 
e  gli  esili  cui  suole  propendere.  Le  varie  maniere  dell'irritazione  provocata  ed 
insorta  ,  e  quindi  le  conseguenti  flemmasie  nel  predominante  sistema  de'  vasi 
linfiitici ,  e  negli  organi  pressoché  del  tutto  dai  medesimi  costituiti ,  voglionsi 
secondo  lui  far  dipendere  o  da  manifesta  flebilide  siccome  giudicano  taluni 
scrittori,  o  da  umorali  pervertimenti,  sia  per  materie  dal  di  fuori  introdotte, 
sia  per  originaria  dote  d'impurità,  e  che  dicesi  discrasia  ereditaria. 

Nel  chiamare  a  rassegna  i  pensamenti  di  Pemberlon  e  del  Baiìlie  circa  la  evo- 
luzione patogenica  del  marasmo,  incolpandone  il  primo  l'assorbimento  dei  ma- 
teriali iHitridi  stanzianti  negl'intestini,  ed  il  secondo  la  scrofolosa  ipertrofia  e  l'ul- 
cerazione e  degenerazione  delle  ghiandole  mesenteriche,  ne  rivela  la  insuffi- 
cienza e  gli  errori,  e  si  fa  a  ricordare  i  sintomi  della  trista  infermità,  e  si  arre- 
sta agl'infiltramenti  edematosi  che  sogliono  non  di  rado  apparire  nell'andare 
della  stessa,  facendoli  dipendere  da  perturbamenti  dei  linfatici  riferiti,  i  quali 
per  ciò  non  comportando  ima  porzione  dell'umore  che  vi  scorre,  parte  ne  eli- 
minano e  parte  ne  abbandonano  nelle  proprie  sedi ,  in  offesa  di  esse  e  delle  parti 
circostanti.  Ma  le  non  lievi  e  manifeste  alterazioni  dell'elemento  nervoso  for- 
mano la  parte  precipua  dello  studio  e  delle  meditazioni  dell'Autore,  dalle  quali. 


—  226  — 

o  meglio  dai  mutamenti  delle  nervose  efficienze,  ritiene  che  proceda  la  eclam- 
psia dei  bambini  che  spesso  veste  le  forme  del  tetano  e  dell'apoplessia. 

«  Questi  ullinii  particolari,  ci  dico,  veduti  da  tutti  ma  valutati  da  pochi  in 
M  quanto  le  conìuisi\ (?  aflezioni  che  al  marasmo  si  associano  denotano  irradia- 
«  zione  secondai-ia  dello  stato  irritativo  delle  >iscerc  e  dei  gan;,'li  nervosi  ap- 
«  parteuenti  all'addome,  non  sono  fmora  giunti  a  guidare  la  mente  dei  Clinici 
«  alle  morbose  condizioni  dell'asse  cerebro-spinale  che  sono,  a  parlar  vero, 
«  stato  patologico  idiopatico  dello  stesso  ».  Avverte  cosi,  che  per  essersi  volto 
il  pensiero  soltanto  alla  mocciosa  gastro-cntoro-epatica,  al  peritoneo,  alle  ghian- 
dole mesenteriche;  i  fenomeni  degU  alteramenti  encefalici  e  spinali  si  riputarono 
accidentali  e  secondarie  modificazioni  del  sistema  nervoso  a  causa  degli  stimoli 
nelle  membrane  e  nei  gangli  sopra  accennali  :  laddove  è  un  fatto  osservabile 
purché  si  contempli  quant'è  mestiero,  che  alla  mesenterite  o  peritonite  creduta 
e  non  sempre  esistente  va  congiunto  un  morbo  che  ha  sede  e  processo  in  una 
delle  parli  più  centrali  del  sistema  dei  nervi.  Nell'impegno  di  provare  cote- 
sto assunto  l'Autore  ricusa  di  toccare  il  concetto  degli  anatomici  patologici  in 
conto  della  produzione  della  materia  tubercolare  nel  cervello  e  nelle  sue  dipen- 
denze da  cui  credono  avere  nascimento  i  tumultuari  movimenti  convubivi;  da- 
poiclié  sarebbe  per  lui  questo  un  fatto  di  ultimo  risultamento ,  ed  il  suo  pro- 
posto è  di  fissare  la  simultaneità  in  un  periodo  di  molto  anteriore.  Da  vari  ra- 
gionamenti è  condotto  a  stabilire,  non  potere  i  linfatici  rimanere  in  sofferenze 
diuturne  senza  alterarsi  in  modo  da  venire  pervertita  con  la  quantità  e  la  qua- 
lità degli  clementi  del  proprio  organismo  la  meccanica  del  processo  plastico  : 
donde  la  genesi  e  l' impartizione  circolatoria  di  materie  eterogenee  ed  infeste 
alla  vita. 

Dall'altro  canto,  grande  essendo  l'influenza  dei  nervi  nell' intrigato  processo 
della  vita  plastica,  non  è  dato  al  dire  dell'autore  volger  mente  alle  affezioni  de- 
gli organi  chilopoetici ,  senza  accorgersi  del  pari  che  i  centri  dei  nervi  della 
vita  organica  soggiacciano  ad  anaioglii  alteramenti .  La  fisiologia  poi  ha  messo 
in  piena  evidenza  i  rapporti  immediati  e  necessari  che  lo  spinai  midollo  serba 
con  gli  organi  che  presiedono  alla  vita  vegetativa. 

Nella  somma  delle  cause  operatrici  le  affezioni  convulsive  dei  fanciulli  rileva 


—  227  — 

i  forli  patinienli  morali  por  l'azione  riflessa  dei  nervi  della  vita  animale  su  le 
parli  in  clic  più  figura  la  scena  del  morbo,  ed  in  iiUinio  la  iiicaieolaiiik!  predi- 
sposizione propria  dell'iiiranzia  alle  malattie  delle  parli  centrali  del  nervoso  si- 
stema. Cita  le  osservazioni  del  prof.  Palletta  registrate  nelle  sue  egregie  Excr- 
eilationes  anatomicae,  e  quelle  del  dott.Guersent,  i  quali  rinvennero  nel  cervello 
dei  fanciulli  malaugurati ,  anche  quaudo  nulla  eravi  d'innormale  negli  organi 
dell'addome,  congestioni  sanguigne,  lievi  tracce  iperemicbe  d'irritazione,  flem- 
masie  del  tessuto  sotto-aracnoideo  e  della  base  del  cervello,  e  spandimcnli  sie- 
roso-sanguigni,  infiammatorio  ammollimento  della  sostanza  bianca  pari  a  quello 
descritto  da  Itostan,  e  Lalicmaud. 

Concbiude  il  prof,  de  Nasca  dietro  quello  fiu  qui  in  riassunto  accennato,  die 
non  per  semplice  consenso  simpatico  delle  viscere  addominali  su  centri  della 
vita  di  relazione,  si  svolge  quivi  quello  stato  patologico  cbe  determina  l'eclam- 
psia ,  il  telano  oc;  ma  per  primitivo  ed  idiopatico  irritamento,  e  se  non  pree- 
sistente almeno  coevo  alla  gastro-enterite,  alla  peritonite,  al  marasmo,  per  cui 
viene  si  spesso  spenta  la  vita  degl'infanti.  La  scrofolosa  infermità  quindi  dì  cui 
si  è  tenuto  proposito  va  ,  secondo  l'Autore,  per  lo  più  congiunta  con  offese  pili 
o  meno  valutabili  dell'asse  cerebro-spinale,  ed  è  mestieri  che  si  faccia  cenno 
di  questa  importante  complicazione,  onde  regolare  a  seconda  della  stessa  la  con- 
dotta terapeutica. 

Dello  studio  delle  cause  morbose  ,  che  producono  le  malatlie  nei  sem  di  pena  del 
Regno  di  Napoli,  modo  d'intraprenderlo  e  sua  titilità.  Del  dott.  Francesco  del  Gid- 
niCE. 

il  dott.  Francesco  del  Giudice  Medico-Chirurgo  da  parecchi  anni  dell'Ospe- 
dale centrale  della  Reale  Marina  ha  avuto  tempo  ed  opportunità  di  studiare  le 
svariate  malattie  dei  prigioni  servi  di  pena ,  che  in  massima  parte  sono  man- 
dati a  curarsi  al  suddetto  stabilimento.  Quindi  in  una  breve  nota  viene  chia- 
ramente sponendo,  dietro  alcune  influenze  morbose,  l'origine  di  quelle  malatlie 
e  della  natura  loro. 

In  tre  parti  è  diviso  il  suo  lavoro;  nella  prima  si  espone  la  storia  delle  cause 
speciali  morbose  delle  malattie  dei  servi  di  pena  del  regno  di  Napoli.  E  conside- 
rando da  prima  il  servo  di  pena,  corno  uu  uomo  che  fa  parte  di  un  dato  ordine 


—  228  — 

di  genti,  non  allrimenli  che  il  soldato,  l'artefice,  ec,  fa  quelle  dipendere  da  due 
fonti.  Circostanze  topografiche  delle  prigioni.  Amministrazione  interna  di  queste. 

Dalle  circostanze  topografiche  delle  prigioni  risultano  come  influenze  mor- 
bose la  mancanza  di  ìuce,  l'umidità,  l'aria  impura.  Dall' amministrazione  interna 
delle  prigioni,  ne  ricava  un  secondo  ordine  d'influenze  morbose,  nel  quale 
comprende  in  ispccialilà  Vimpulizia  della  jìersona,  il  cibo  talvolta  guasto,  e  non 
idoneo  alla  sana  nutrizione,  e  l'ozio. 

Di  ciascuna  di  queste  influenze  l'Autore  dopo  di  avere  notato  la  esistenza  e 
la  origine  secondo  le  diverse  prigioni ,  ne  viene  ad  esaminare  l'azione  morbosa 
nella  produzione  delle  svariate  malattie.  E  quest'azione  per  lui,  ora  è  dure- 
vole per  mollo  tempo,  e  mite  quasi  a  somiglianza  di  sottostimolo.  In  ambedue 
questi  casi  succede  incontrarsi  nei  servi  di  pena  in  massa  considerati  due  effetti 
])ronuuciatissimi  ai  quali  dà  il  nome  di  costituzioni  morbose.  Una  di  queste  ori- 
ginata dal  primo  agire  delle  influenze  morbose  chiama  costituzione  linfatica  aio- 
nica, e  considera  come  uno  stato  patologico  di  predisposizione  che  col  suo  pro- 
gredire fa  nascere  l'epidemia  stazionaria  delle  malattie  strumose  come  uno  slato 
patologico,  nel  quale  agendo  le  cagioni  nocive  comuni  accidentali  (  vicende 
atmosferiche,  travagli  smodati ,  sifìlide  ec.  )  non  viene  a  prodursi  quella  stessa 
forma  morbosa ,  come  In  tutti  gli  altri  uomini ,  né  le  malattie  più  semplici  che 
sembrano  guarirsi  tengono  regolare  andamento  da  esiti  felici ,  cosicché  i  visceri 
leggermente  Infiammati  suppurano ,  le  lesioni  violenti  stabiliscono  ulcere  di 
ossa  e  necrosi  ed  altre  simili  cose  ;  dallo  stesso  stato  patologico  ricava  la  ca- 
gione di  un  fatto  statistico  da  lui  notato  che  11  quinto  del  mail  acuti  del  servi  di 
pena  diventano  cronici.  L'altra  costituzione  dipendente  dal  secondo  modo  di  agire 
delle  influenze  morbose  denomina  carceraria,  la  quale  si  rende  di  somma  Im- 
portanza per  tre  circostanze:  l.-per  la  grande  propensione  che  hanno  gli  umori 
alla  corruzione,  2."  per  l'adinamia  delle  forze,  e  grande  scemamento  dell'in- 
nervazione, 3.°  per  la  località  offesa  ch'è  sempre  il  sistema  dermoideo  e  mucoso. 

La  seconda  parte  della  memoria  del  sig.  del  Giudice  contiene  11  modo  di  stu- 
diare tali  influenze  morbose ,  il  quale  è  appunto  lo  Istituire  una  statistica  esatta 
delle  malattie  del  servi  di  pena;  statistica  però  formata  in  maniera  da  risultarne 
chiara  conoscenza  delle  cause  morbose,  e  loro  concatenazione  con  la  storia  dello 


—  220  — 

lualatlie,  i  quali  due  oggetti  menano  all'applicazione  delle  regole  di  pulihlica 
Igiene. 

E  quest'applicazione  appunto  comprende  la  terza  parte  del  lavoro.  L'autore 
dopo  avere  avvertita  la  necessità  di  regole  di  Polizia  medica  contro  quei  due  or- 
dini dinlliienze  morbose,  viene  a  ricavarne  il  bisogno  della  riforma  delle  Pri- 
gioni attuali  dei  ser\  i  di  pena ,  e  per  riguardo  al  fabbricato,  e  per  l'amministra- 
zione dei  detenuti. 

Termina  il  suo  ragionamento  richiamando  ratlenzionc  di  tutti  all'utilità  di 
questo  studio,  riflettendo  con  queste  parole  «  che  dietro  le  accennate  influenze 
«  morbose  prodotta  la  struma  nei  servi  di  pena,  e  tutte  le  sue  varietà,  (che  tali 
«  io  considero,  e  tumori  liiifalici ,  e  malallie  di  ossa,  e  tubercoli) ,  se  qualche- 
«  duno  dei  condannati,  doi)0  di  avere  espiata  la  sua  pena  esce  in  libertà,  e  si 
«  unisce  in  matrimonio,  non  vedremo  i  poveri  tigli  ricevere  in  ereilllà  quel  ma- 
«  lenco  umore  scrofoloso  cagione  dello  sne^^amcnto  della  costituzione  fisica  di 
«  molte  famiglie.  E  per  le  stesse  influenze  morbose  nata  appena  trai  servi  di 
«  pena  una  costituzione  epidemica .  non  anderà  questa  subitamente  ad  invadere 
«  l'esterna  società,  sacrilicando  buon  numero  di  utili  Cittadini?  La  salute  pub- 
«  blica  dello  stato  presto  ne  verrebbe  a  patire,  e  se  (|uegli  uomini  libertini  fu- 
«  rono  cagione  di  danno  alla  pubblica  sicurezza,  lo  sono  molto  di  più  alla  per- 
«  sonale  fisica  proprietà  di  una  nazione  intiera. 

Criterio  pel  salasso  di  un  Anonimo.  L'Autore  dopo  avere  ravvisata  Teslensioue 
e  l'importanza  della  materia  del  quisllo  discorre  rapidamente  della  necessità  di 
ritenere  come  innegabile  e  certa  lellicacia  del  salasso,  sia  nello  stato  consideralo 
come  sano,  e  forse  meglio  denominato  fisiologico,  che  nel  morboso:  nel  primo 
a  correggere  i  pletorici  temperamenti  ,  i)re\enirc  i  morbi  facili  ad  irrompere 
o  supplire  alla  mancanza  di  perdite  sanguigne  abituali:  nel  secondo  a  menomare 
l'impelo  di  afllusso,  sgorgare  i  vasi  strabocchevolmente  ripieni,  modificare  in 
(me  m  maniera  più  misteriosa  il  vitale  eretismo  proprio  i)rincipalmente  delle 
llenunasie.  E  questa  necessità  emerge  appunto  dalla  incorrlspondenza,  ed  ine- 
quilibrio tra  le  riparazioni  e  le  perdite,  tra  l'assimilazione  e  l'eliminazione;  che 
ogni  volta  che  la  ragione  dei  primi  procossi  supera  quella  dei  secondi,  ev\i  di 
necessità  una  esuberanza  di  quel  fluido  conservatore  della  vita,  donde  vari  lur- 

30 


—  230  — 

hainonli  reali  e  possibili.  Ora  qual  altro  mozzo  di  ovviare  a  (ale  minacciosa  in- 
corrispoiidoiiza  possiede  il  pratico  ciii-  jìor  prontezza,  sicurezza,  efTicacia,  (ii- 
rilllà  di  regolarlo  possa  agjjiuniiersi  al  salasso? 

Se  il  salasso  è  indisi)ensal)ile  in  date  occorrenze  fisiologiche  e  patologiche, 
esso  è  indispensahilnieiite  iioii\o  nelle  opposte  condizioni.  Di  qui  la  neccssitù 
di  conoscere  i  dati  che  richiedono  il  suo  impiego  ed  i  criteri  che  lo  regolino  e 
lo  modifichino:  dati  i  criteri  che  già  non  risiedono  né  risieder  possono  in  uno 
t>  due  caratteri  esclusivi  e  positivi,  ma  bensì  in  complesso  di  forme,  di  appa- 
riscenze, di  circostanze  che  li  sostituiscono  non  già  misurabili  colla  bilancia  e 
col  densimetro,  ma  valutabili  dal  più  vigilante  e  coscienzioso  raziocinio  del 
pratico 

Tale  è  1" introduzione  dell'anonimo  all'esposizione  del  numero  e  del  valore 
di  silTalti  criteri.  Questi,  secondo  pensa  l'Autore,  si  riducono  a  cinque  classi: 
I.''  Criteri  etiologici,  cioè  che  cercano  desumere  la  convenienza  dell'impiego 
dal  salasso  dall'esame  delle  cagioni,  2."  Criteri  patologici  che  lo  desumono  dalla 
valutazione  si  della  forma  morbosa  che  delle  organiche  lesioni  da  cui ,  come 
ilice  l'anonimo,  ogni  malattia  muover  debbe  :  3.°  Criteri  clinici  che  desumono  il 
giudizio,  da  alcuni  falli  caralterislicì  che  il  buon  clinico  ha  il  destro  di  cogliere 
e  di  valutare:  i."  Criteri  terapeutici,  quelli  dell' a  juvaiUibu»  ci  ìaedenlibus: 
ìj."  rinalmenle  quei  che  ei  denomina  misti. 

Benché  i  criteri  che  lian  rapporto  alle  sole  cagioni  non  sieno  molto  decisivi , 
né  sicuri ,  né  le  cagioni  stesse  sieno  sempre  note,  pure  vi  ha  talune  occasioni  in 
cui  il  loro  esame  diventa  condizione  precipua  se  non  forse  sola  della  indicazio- 
ne, o  controindicazione  del  salasso.  Tal'é  il  caso  delle  traumatiche  lesioni ,  tale 
quello  dei  morbi  originali  da  soppressione  di  flussi  sanguigni,  abituali  ec. 

1  criteri  patologici  offrono  vasto  campo  di  elementi  onde  fondare  il  giudizio 
.sulla  indicazione  in  disamina  ;  ma  questi  criteri  esser  debbono  desunti  dai  fatti 
p  dall'esperienza,  e  non  già  dalle  ipotesi  derivate  da  manifestamente  manche- 
voli sistemi.  Le  flemmasie  sono  la  più  grande  famiglia  dei  morbi  nei  (juali  il 
salasso  é  necessario;  e  a  validar  ciò  osserva  come  la  flebotomia  abbia  efl'elli  ben 
diversi  quando  viene  istituita  in  questi  morbi  da  quelli  chi!  presenta  se  la  metà 
del  sangue  estratto  si  perdesse  da  uomini  sani,  e  fra  questi  fatti  notabile  é  quello 


—  231  — 

del  non  depairpcranionto  della  parte  colorante  in  quelle  malattie.  Le  flemmasic 
perù  anche  esse  a  seconda  che  occupano  (|U('slo  o  quell'altro  viscere  o  tessuto, 
o  che  SODO  in  questo  o  quello  stadio  di  loro  corso,  richiedono  modiGcazioni  più 
omeno  fondamentali  nell'impiego  del  salasso.  E  perciò  sebbene  l'amministra- 
zione del  tartaro  stibiato  secondo  il  metodo  rasoriano ,  nelle  pulmoniti ,  rispar- 
miar possa  talora  qualche  salasso,  il  clinico  non  mai  si  affiderà  senza  tema  a  tal 
pratica  se  non  ottiene  la  universale  sanzione  ;  e  cosi  pure  non  si  può  senza  es- 
sere ipotetico  accordare  ad  alcuni  medici  inglesi ,  che  in  questi  casi  una  presa 
di  colchico  equivalga  ad  un  salasso. 

I  criteri  clinici  hanno  riguardo  alla  significazione  di  taluni  fatti,  che  dalla 
sola  pratica  ed  esperienza  ricadano  lutto  il  loro  valore  indicativo.  Tale  é  la  du- 
rezza e  tensione  metallica  nei  polsi  nelle  ricorrenze  apoplettiche  per  fiir  deci- 
dere a  nuovo  salasso  :  tale  la  soppressione  dell'espcttorazione  concotta  nelle  pul- 
moniti come  quella  che  indica  una  esacerbazione  del  processo  flogistico,  ec. 

Altri  criteri  muovono  dai  rapporti  clinico-terapeutici.  Sono  di  tal  fatta  quelli 
della  tolleranza  e  della  conferenza ,  della  ragione  del  metodo  pregresso. 

Uà  ultimo  1.1  pratica  del  salasso  deve  farsi  sostegno  di  moltiplici  altri  criteri, 
a  dar  valore  ai  quali  concorrano  insieme  i  lumi  tutti  della  scienza  nel  calcolo 

delle  applìciizioni Di  tal  natura  sarebbe  fra  gli  altri  quello  che  si  desume 

dalla  cotenna  flogistica  del  sangue  estratto;  sulla  quale  sono  noti  i  recenti  lavo- 
ri ,  e  discussioni  che  hanno  avuto  luogo ,  specialmente  in  Francia ,  ma  questo 
fatto  risulta  da  dati  cosi  complessi  e  variabili ,  che  lungi  dal  volere  con  alcuni 
clinici  appoggiare  sopra  di  esso  un  criterio  sicuro  per  la  indicazione  del  salas- 
so ,  l'autore  si  limita  con  molto  buon  senso  e  prudenza  a  segnarlo  come  avente 
solo  quel  valore  che  la  considerazione  dell'età,  sesso,  temperamento,  natura 
del  morbo  ec.  ec.  possono  accordargli. 

Caso  di  parziale  dislaccamenlo ,  ovvero  aneuristrta  del  cuore,  e  dedtuioni  che  ne 
sorgono  dd  doli.  Angelo  de  Giclio. 

Si  fa  a  dire  l'autore  fermamente  come  la  storia  clinico-patologica  di  questi 
malattia  e  ancora  troppo  im|>erfetta  sotto  qualunque  lato  si  voglia  considerare; 
perchè  non  abbisogni  ancora  di  altri  fatti  e  di  altre  osservazioni.  Dalla  storia 
che  ne  riferisce  e  che  noi  crediamo  possa  benissimo  stare  insieme  alle  poche 


—  232  — 

tonsognate  alla  Scienza  da  liaillie,  da  Zaniiini,  Conisart,  Berard,  Brecliet  ec. 
dodiico  quanto  appresso. 

1."  llovcrsi  forse  slaliiiirc  la  generale  sentenza  elio  l'aneurisma  vero  del 
cuore  quando  ancora  è  incipiente,  non  lia  sejino  che  le  sia  proprio. 

2."  Rimanere  dimostrato  cbe  questa  malattia  non  appartiene  esclusì\a- 
niente  al  ventricolo  sinistro,  dove,  per  verità,  è  più  frequente;  ma  potervi  an- 
dar soggetto  anche  l'altro  e  qualunque  parte  del  ventricolo,  e  non  la  punta  sol- 
tanto ilei  sinistro,  come  opina  Brecliet. 

3."  .Mia  produzione  vera  dell'aneurisma  del  cuore  non  essere  necessaria  la 
menoma  rottura  ed  ulcerazione  come  inclinerehbe  a  credere  lo  stesso  Brecliet, 
Kreysing  ec.  ma  potere  avvenire  per  semplice  dilatamento. 

4."  Finalmente  che  la  infiammazione  delle  sierose  che  cingono  il  cuore, 
diffondendosi  alla  sostanza  di  esso  con  successivo  ammollimento,  sia  la  cagione 
occasionale  più  efTicace  della  mentovata  dilatazione,  potendosi  l;icilmente  in- 
tendere allora  il  perché  questo  sllancaniento  delle  pareti  del  cuore  è  parziale, 
limitato  in  un  punto,  mentre  possono  trovarsi  anche  altrove  iperlroOche. 

Breve  riassumo  di  un  caso  singolarissimo  di  nervosa  malaltia,  del  doti.  Gaetano 
Ritta.  Narra  il  caso  di  una  distinta  giovane,  la  quale  ora  isterica,  ora  catalet- 
tica, tra  gli  altri  fenomeni  singolari  presentava  quelli  di  predire  alcune  cose 
che  la  riguardavano,  e  di  a\ere  tale  fotofobia  da  leggere  qualunciuc  libro  al 
buio.  Non  diciamo  altre  cose  essendo  questa  istoria  pubblicata  nel  giornale  di- 
retto dal  prof.  D'Alessandro  intitolato  ì'Ecktiico. 

Del  vero  modo  da  considerare  la  natura  dei  corpi,  e  de'vanUiQqi  che  ne  ritrae  la  me- 
dicina, del  doti.  Lelio  Gatti.  L'uomo,  egli  dice,  non  sa  allrinienli  indicare  i 
corpi  che  per  un  complesso  di  proprietà;  né  sa  altrimenti  distinguere  un  corpo 
dall'altro,  che  additando  questa  o  quella  proprietà.  Il  corpo  quindi  \)er  l'uomo 
non  é  altro  che  un  complesso  di  tulio  (lucilo  che  sotto  il  nome  di  proprietà 
^icn  conosciuto,  cioè  un  complesso  di  esteso,  di  dolce ,  di  sonno,  di  molle  ec. 
Ogni  altro  modo  di  considerarlo  è  sistematico,  ipotetico  e  fallace.  Questa  idea 
del  corpo  giova  a  rendere  positiva  la  medicina ,  la  quale  non  versa  che  sui  cor- 
pi. Quindi  dichiara  di  essere  slato  egli  il  primo  che  abbia  dato  il  vero  concetto 
del  corjio ,  di  avere  allontanato  con  ciò  molte  ipotesi  dalla  medicina  e  di  essere 


—  233  — 

stalo  colui  che  priniamontc  dinioslrò  ipotetico  il  sistema  delia  medicina  italiana. 
Se  il  calore  sia  comllzioitc  essenziale  alla  vita,  dd  doli.  I'ii.v.ncesco  CAiti.izzr. 
Nefta  il  Carli/zi  die  il  calore  sia  essenziale  alla  vita,  e  vuole  provare  ciò  col 
fatto  di  aver  egli  rinnestata  la  punta  del  naso  levata  per  morso  ad  un  individuo 
dopo  caduta  nel  fanjto  e  raflreddata ,  dall'avere  cinque  ore  dopo  l'asportazione 
visto  rinncstare  la  prima  falange  di  un  dito,  e  ritiene  che  la  mancanza  di  calore, 
purché  non  sia  giunta  la  corruzione,  non  è  indizio  di  morte. 

LelHra  al  Seijrelario  della  Sezione  di  medicina  sull'afonia.  Del  doli.  lìt.\>CESto 
Caulizzi.  Dice  lo  scrittore  della  stessa  di  avere  egli  il  primo  portalo  delle  in- 
dagini per  riconoscere  le  cagioni  dell'afonia  e  fiocaggine  naturale,  e  di  avert! 
il  primo  esaminato  che  questa  è  cagionata  dalla  cattiva  abitudine  ad  emetterla; 
laonde  non  mezzi  terapeutici,  ma  l'inculcare  a  chi  la  soffre  di  tenere  dritto 
l'organo  vocale,  lasciando  abbassare  la  testa,  ed  obbligandolo  allora  ad  emet- 
tere la  voce,  e  quindi  continuando  la  lettura  di  un  qualche  libro,  obbligan- 
dolo di  parlare  sempre  a  voce  alta,  e  ad  imparare  a  declamare  per  acquistare 
l'abito  poi  a  voce  scmjire  buona.  Qualche  rara  volta  aggiunge  piccoli  mezzi  te- 
rapeutici, riconoscendo  qualche  lieve  subflogosi  negli  organi  vocali  stessi.  Con- 
ferma la  verità  di  (pianto  disse  il  prof.  Follnea  sul  trovato  del  maestro  Toscano, 
ed  aggiunge  un  documeuto  in  appoggio  di  una  cura  da  lui  oprala. 

Comunicazione  del  doli.  Fedele  di  Fiore.  Dice  che  nei  Comuni  di  Carpino, 
e  di  Caguano  ove  l'aria  non  è  la  più  sana  del  mondo  per  la  vicinanza  del  lago 
di  Varano,  e  il  cibo  quotidiano  della  plebe  è  il  grano  turco,  non  mai  si  è  vista 
pellagra. 

Storia  di  un  grandissimo  neo  [con  disegno)  del  doli.  ErsTAcnio  Cassola.  Que- 
sta riguarda  un  giovanetto  attualmente  dell'età  di  dieci  anni ,  il  quale  tiene  una 
grande  macchia  bruno-oscura,  occupante  tutta  la  parte  posteriore  e  laterale 
del  tronco,  con  altre  macchie  più  i)iccole  altrove  ancora.  In  essa  macchia  vi 
i-ran  prima  dei  peli  della  lunghezza  di  mezzo  pollice  di  color  biondo  nella  più 
tenera  età  del  gio\ anello  ,  ora  addivenuti  di  colorito  castagno.  Vi  hanno  in  que- 
sta dei  rilievi  che  non  sono  nel  resto  della  cute,  simili  alle  lenti  per  forma  e 
grandezza  e  che  il  Cassola  dice  funghi  ematodi.  Fa  notare  come  i  peli  da  qual- 
che tempo  a  questa  parte  hanno  incomincialo  a  cadere  senza  manifesta  cagio- 


—  2M  — 

no.  Nasce  questo  individuo  da  genitori  sani ,  né  la  madre  ricorda  di  avere  avuto 
voglia  alcuna ,  o  viste  mostruosità  nel  tempo  della  gravidanza  come  suole  veri- 
ficarsi ordinarianionto. 

/?i/?('Ssiom'  generali  sulla  terapia  sislemalica  delle  febbri  emlemiehe  di  Gioia  e  di 
S.  Eufemia.  Del  doti.  Nicola  Nastho.  Ragionando  delle  febbri  endeniichc  di 
queste  due  terre,  dice,  come  la  cura  che  si  consiglia  per  le  slesse  sia  del  tutto 
sistematica;  per  cui  niun  utile  ne  ritrae  la  scienza,  niun  vantaggio  gl'infermi. 
E  siccome,  continua,  la  vera  cagione  prossima  che  sostiene  le  intermittenti 
non  è  ancora  nota,  la  terapia  non  può  dedursi  dall'alterazione  essenziale,  ma 
da  una  esatta  sperimentale  osservazione,  che  poggiando  sopra  fatti  patologici 
speciali  ben  distinti,  è  diversa  dall'empirica.  I  morbi,  ei  vorrebbe,  si  studias- 
sero separatamente,  poiché  varie  e  diverse  essendo  le  manifestazioni  delle  al- 
terate materiali  costituzioni  degli  organi ,  e  vari  questi  ancora  e  le  cagioni , 
cosi  è  impossibile  ravvicinarli  e  studiarli  in  massa.  Di  taluni  mali  non  si  dee  che 
guardar  la  forma  non  essendo  permesso  di  entrar  più  dentro:  di  altri  le  cagio- 
ni, poiché  diverse  possono  essere  quelle  da  cui  vengono  prodotti;  onde  di- 
versi i  mezzi  per  distruggerli.  Ritener  quindi  vorrebbe  la  divisione  dei  mali 
fatta  dal  chiarissimo  prof.  Semmola ,  in  mali  a  diagnosi  nosograDca ,  ed  a  dia- 
gnosi nosologica.  Deduce  quindi  che  i  mali  delle  terre  di  S.  Eufemia  e  di  Gioia 
essendo  mali  di  cui  s'ignora  l'essenziale  cagione  che  li  muove,  denno  essere  di- 
stinti per  sola  forma,  percui  non  possono  venir  delti  né  iperstenici  né  iposte- 
nici,  né  applicar  si  deggiono  su  di  essi  le  parole  flogosi  ed  irritazione,  né  mi- 
nistrar per  vincerli  rimedi  a  priori  presi  da  questa  o  quella  classe  in  cui  pia- 
cque ai  sistematici  riporli.  E  con  simili  pratico-logici  argomenti  pone  termine 
al  suo  scritto. 

Sulla  gastrite  prodoUa  dalla  stricnina  del  doti.  Giovanni  Pagano.  Le  osserva- 
zioni del  doti.  Pagano  sulla  gastrite  prodotta  dalla  stricnina  sono  importanti 
come  quelle  che  rischiarano  un  fatto  sul  quale  non  erano  ancora  di  accordo  i 
tossicologisti ,  imperciocché  vi  era  chi  opinava  esser  mai  sempre  la  gastrite  con- 
seguente all'avvelenamento  della  stricnina,  altri  erano  di  opposta  sentenza.  Ora 
il  dott.  Pagano  con  molti  esperimenti  sopra  i  conigli  ha  dimostrato  che  la  ga- 
strite conseguita  all'amministrazione  della  stricnina,  quando  nello  stomaco  si 


—  235  — 

contengono  alimenti;  percliè  allora  non  è  il  veleno  prontamente  assorbito,  e 
rimane  lungo  tempo  in  contatto  delia  mocciosa  del  ventricolo  e  che  jier  l'op- 
posito  non  s'incontra  alcuna  traccia  d'inlianmiazione  gastrica  negli  animali. av- 
velenati di  stricnina,  quando  questi  hanno  vuoto  lo  stomaco,  il  veleno  è  pron- 
tamente assorbito  e  non  rimane  lungo  tempo  in  contatto  con  la  mucosa  gastrica. 

Sull'uso,  azione,  ed  abuso  dei  medicamenti  dd  doti.  Baiitolombo  Ros>vti.  Ot- 
timo divisamento  è  stalo  quello  del  dott.  Rosnati  neh' occuparsi  intorno  all'u- 
so ,  azione  ed  abuso  dei  medicamenti  ;  imperciocché  egli  ha  mostrato  non  do- 
vere il  medico  avere  cieca  fidanza  nella  potenza  dei  farmachi  come  quelli  che 
non  sempre  corrispondono  agli  effetti  desiderati  ;  la  quale  circostanza  egli  ri- 
pete innanzi  lutto  dalla  diversa  maniera  di  vedere  dei  medici  che,  fatti  segui- 
tatori  chi  di  uno,  chi  di  un  altro  sistema,  non  possono  lutti  certamente  otte- 
nere felici  risultali  dall'amministrazione  di  un  farmaco  che  taluno  crederà  ec- 
citante, altri  di  contraria  natura.  Epperù  il  dott.  Rosnati  proponeva  che  ad  es- 
sere sempre  sicuri  nello  effetto  di  un  medicamento  non  si  dovesse  più  tener 
conto  delle  dottrine  che  si  trovano  nei  libri,  e  dalle  cattedre  s'insegnano,  ma 
si  dovesse  invece  por  mente  alla  specificità  di  azione  dei  medesimi.  Certamente 
la  scienza  non  è  ora  a  tale  stato  che  possa  fidarsi  alle  proposte  del  Rosnati ,  ma 
se  vi  è  via  che  potesse  menare  a  buon  porlo  nella  guarigione  dei  morbi  è  quella 
appunto  additata  dall'Autore,  dapoiché  siccome  oggimai  si  vuole  ciascun  male 
costituito  da  un  processo  morboso  specifico ,  cosi  sarebbe  mestiero  che  da  un 
medicamento  specifico  fosse  pure  governato.  Per  tanto  questa  è  opera  del  tempo, 
e  noi  desideriamo  col  Rosnati  che  tosto  si  giunga  a  questo  punto  della  scienza 
che  potrebbe  dirsi  il  suo  apogeo. 

Esperienze  ed  osservazioni  suW assorbimenlo ,  del  doti.  Gilseppe  M."  Pioatari. 
(lonoscendo,  dice  l'Autore, le  discordi  opinioni  che  intorno  all'assorbimento  tiene 
divisi  i  fisiologi,  e  vedendo  ad  un  tempo  che  molti  di  recente  hanno  dichiarati! 
erronee  le  esperienze  istituite  per  dimostrare  l'assorbimento  dei  linfatici,  ha 
eseguilo  sopra  conigli  e  cani  molti  esperimenti  dai  quali  conseguita  che  i  linfa- 
tici non  assoiiiono  il  chilo  solamente  come  pretende  il  Magendie,  ma  altre  so- 
stanze ancora  solubili  ed  attenuale.  Da  queste  sperienze  ne  deduce  spiegazioni 
fisiologiche;  cita  in  comprova  le  testimonianze  di  molli  suoi  allie>i,  e  crede  di 


—  236  — 

appojjuiarc  i  risullamonti  delle  stesso  loii  iliic  Oitli  ili  anatomia  patologica,  in 
uno  dei  quali  ha  ritrovalo  il  mercurio  nelle  piandole  inp;uinali  in  seguito  di  fri- 
zioni mercuriali  agli  archi  plantari,  e  nell'altro  ha  rinvenuto  del  pus  all'ingui- 
naia  destra  provveniente  da  varie  ulceri  sul  ghiande.  Cerca  poi  di  confutare  le 
))iu  forti  ohhie/ioni  di  coloro  che  negano  del  lutto  rassorhimenlo  linfatico,  né 
si  oppone  aH'assorhimenlo  venoso  che  anzi  io  conferma  con  esperienze  proprie 
ed  altrui.  Da  ultimo  termina  la  sua  nii'nioria,  stahilendo  che  l'assorbimento  é 
ripartito  Ira  le  vene  ed  i  linfatici,  siccome  aveva  detto  e  confermalo  il  chiaris- 
simo Panizza. 

Oisenazioni  sulla  gaiujrcna  e  sullr  fvaltwe  (Mia  tunica  inlerna  (lette  arlerie. 
Del  doli.  Francesco  Lncrao.  Contiene  la  narrazione  di  un  caso  di  gangrena  se- 
nile, che  l'Aulore  seguitando  il  pensamento  emesso  prima  dal  Dupuytren, 
crede  prodotta  dalla  infiammazione  della  tunica  interna  delle  arterie.  Discorre 
della  utilità  e  necessità  dell'anatomia  patologica,  e  delle  osservazioni  micro- 
scopiche. 

Sull'arlerite.Di  «n  anonimo.  La  nota  suU'arterite  contiene  un  commentario  del- 
le dottrine  del  Tommasini  e  del  Oouillaud  sopra  lo  stesso  argomento.  L'Autore 
considera  l'arterite  nella  triplice  manifestazione  con  cui  si  dichiara  il  processo 
flogistico,  cioè  nella  forma  acuta,  nella  subacuta,  e  nella  cronica.  Nello  esame 
nosologico  dell'arlorite  nelle  tre  forme  nominate  egli  assegna  a  ciascuna  di  esse 
i  caratteri  propri,  i  quali,  a  dir  vero,  si  appartengono  a  processi  flogistici  di 
altre  parti  della  umana  economia,  e  non  sono  di  quelli  differenziali  sui  quali 
oggimai  può  e  deve  stabilirsi  la  \  era  diagnostica  dei  morbi. 

Sulle  reali  differenze  delle  malallie,  e  sulla  maniera  più  convenevole  di  stahilirle. 
Del  doli.  Raifaele  Laxciwo.  Primamente  l'.Vutore  dimostra  che  la  Terapia 
supjìoae  la  diagnosi.  Indi  riprova  il  sistema  dei  Sintomatici  pei  quali  il  morbo 
era  un  gruppo  di  fenomeni ,  quello  dei  vitalisti  che  tennero  conto  del  solo  grado 
della  forza  vitale,  e  quello  degli  anatomici  patologici,  che  classificano  le  ma- 
lattie dietro  le  lesioni  anatomiche.  Egli  crede  che  le  manifestazioni  dinamiche, 
e  le  alterazioni  materiali  sieno  entrambi  effetti  della  maialila,  e  che  le  prime 
IHJssono  slare  senza  le  seconde,  o  almeno  con  una  alterazione  organica  imper- 
cettibile. Qui  l'Autore  proclama  la  sua  dottrina  che  egli  chiama  delle  speci/icilà 


—  237  — 

morljose,  e  pone  die  il  prohlonin  roiidainonlnlo  (lolla  niodicina  sia  qiiPs(o,  ponto 
ìli)  (lato  numero  di  e/fiili  patohuiici ,  ritrovare  In  vera  raijione,  cioè  la  malattia.  Egli 
crede  che  per  giungere  a  risolverlo  dehhasi  eiiiienlare  la  causa  con  un  reagente 
per  vedere  se  produrrà  gli  stessi  effetti  a  somiglianza  della  nota  regolare  a  ju- 
vanliljus  et  laedentibus;  ed  indica  i  criteri  clic  debbono  dirigere  l'uso  del  reagente 
siccome  da  lui  è  detto.  I  quali  criteri  sono,  di  eliminare  le  altre  cause  possibili, 
e  di  aumentare  o  diminuire  la  prossima  per  vedere  la  diminuzione  o  l'aumento 
dei  fenomeni,  e  cosi  stabilire  il  raiìporto  degli  effetti  con  la  stessa  causa.  Dal- 
l'altra parte  conforta  i  risultamenti  ottenuti  dallo  studio  delle  cagioni  con  la 
investigazione  degli  effetti  ;  e  cosi  verrà,  secondo  lui,  a  trovarsi  la  vera  malattia. 
In  lai  modo  l'Autore  stima  di  a\er  segnato  la  miglior  maniera  di  riconoscere  i 
morbi. 

Risposta  al  terzo  quesito  del  Congresso  di  Milano  intorno  alla  miglior  possihile  elio- 
logia  della  scrofola ,  ed  alla  miglior  profdassi  di  essa:  del  dolt.  Gennaro  Marim.  Il 
sig.  Marini  risjionde  alla  prima  parte  del  quesito  negando  In  specificità  della 
cagione  scrofolosa ,  e  riferendo  il  male  a  cagioni  comuni ,  come  sarebbe  il  tem- 
peramento, l'umidità  ec.  Ammette  che  la  sede  della  scrofola  siano  le  glandola 
linfatiche,  e  non  sa  intendere  come  i  morbi  del  fegato,  ad  esempio  ,  debbano 
riferirsi  a  cagioni  comuni ,  e  i  morbi  delle  glandolo  a  cagioni  specifielie. 

Quanto  alla  profilassi ,  egli  slima  che  la  scrofola  richiegga  la  sorveglianza  dei 
Governi  i  quali  debbono  obbligare  gli  scrofolosi  a  curarsi. 

Poche  idee  generali  sulla  curabilità  della  lisi  pulmonare:  del  sig.  Basilio  Lofaro. 
Dopo  awT  disjmtato  della  natura  del  male,  l'Autore  concliiude  che  il  modo 
unico  di  e\ ilare  la  tisi  è  la  fuga  dalle  cagioni;  e  fra  le  principali  di  queste  egli 
si  crede  autorizzato  dalla  sua  esperienza  a  riporre  la  sifìlide  come  quella  ch'è  la 
più  frequente  e  la  più  crudele,  e  i  cui  tiisli  effetti  crede  propagarsi  sotto  la 
forma  di  slnima  nei  discendenti. 

Sopra  le  virtù  mediche  dell'acido  borico.  Nota  del  sig.  Giovaxm  Coyrixi.  L'.\u- 
tore  assicura  di  aver  trovalo  utilissimo  questo  acido  nell'amenorrea  per  disor- 
dine d'innervazione,  e  nelle  lente  ìnlianmiazioni  epatiche.  • 
Avverte  che  quell'acido  non  si  deliba  dare  alle  meslruanti,  perché  le  regole 
resterebbero  sospese,  e  che  al  contrario  promuove  il  loro  ritorno  quando  si  am- 

31 


—  2;58  — 

iiiinislrn  noli' amenorrea.  Nota  pure  che  non  si  debba  adoperare  quando  l'utero 
è  offeso  da  un  qualunque  processo. In  fine  discorre  il  modo  di  aniniiuistrare  que- 
slo  rimedio,  e  termina  con  la  massima  che  non  deesi  mai  oltrepassare  il  fatto. 

Alciiue  ricerche  paloloijiche  sulle  Itiherculosi:  del  doli.  Amkdeo  I.eonk.  L'Autore 
intende  di  dimostrare  che  la  tubercolosi  è  un'affezione  speciale,  die  mantiene 
negli  organi  e  nei  visceri  una  predisposizione  alla  ìenUx  flogosi  ;  la  quale  svi- 
luppandosi produce  una  viziosa  secrezione  di  materia  granulosa  gialliccia,  opa- 
ca ce.  e  che  i  tubercoli  nascano  in  un  modo  ipei-stenico ,  secondo  il  vecchio 
linguaggio  sistematico  ritenuto  dall'Autore.  Dice  la  sede  più  frecpiente  del  tu- 
bercolo essere  il  tessuto  cellulare  e  ganglionarc  linfatico  :  i  tubercoli  svilup- 
))arsi  più  facilmente  per  predisposizione  gentilizia ,  e  doversi  perciò  diminuire  al 
possibile  l'influenza  di  tale  predisposizione,  quella  cioè  del  temperamento ,  età, 
sesso  coi  mezzi  igienici:  mancare  ancora  sintomi  certi  e  positivi  indicanti  la 
formazione  dei  tubercoli  :  essere  probabilissimo  e  provalo  dal  fallo  che  possa 
operarsi  l'assorbimento  dei  medesimi:  e  finalmente  che  per  conservare  stazio- 
nari i  tubercoli  latenti ,  giovino  moltissimo  i  rivTilsivi  permanenti ,  e  il  procu- 
rare d'impedire  il  lavoro  suppurativo  con  gli  antiflogistici. 

Confronto  lerapeudco  della  china  e  della  digitale:  del  doli.  Cmo  Romuai.di.  Narra 
l'Autore  un  fatto  clinico  nel  quale  grave  danno  ebbesi  a  sperimentare  dall'uso 
della  china,  si  che  il  Medico  curante  reputò  opportuno  di  ricorrere  alla  digilale 
jiurpurea,  la  quale  non  solo  non  riusci  per  l'infermo  di  niun  vantaggio,  ma 
per  l'opposto  gli  recò  nuovi  danni.  Si  che  facendosi  il  doti.  Romualdi  a  ragio- 
nare sulle  cagioni  degli  eguali  effetti  svantaggiosi  ricavati  dai  due  rimedi ,  crede 
poterne  trovare  il  criterio  clinico  in  ritenendo  eguale  ed  analoga  la  virtù  tera- 
peutica della  china  e  della  digitale. 

Considerazioni  sulle  febbri:  del  prof.  Raif.vei.e  Fomnea.  Il  dott.  Folinea  in  una 
sua  breve  memoria  intitolata  ,  poche  considerazioni  sulle  febbri  in  generale ,  im- 
prende a  studiare  la  febbre  in  un  modo  clinico  tutto  nuo^o  o  almeno  da  altri 
fin' ora  non  considerato.  Egli  dopo  aver  mostrato  gli  errori  delle  scuole  asso- 
lute dei  diatesisti  e  dei  localisti,  dice  esser  la  febbre  un  fatto  composto,  e  risul- 
tare di  due  fatti  primitivi  ed  essenzi.ili,  il  primo  locale  e  movente,  il  secondo 
generale  e  conseguente;  che  questi  due  fatti  sono  fra  di  loro  in  tale  rapporto 


—  239  — 

ili  necessaria  simultanea  coesistenza,  che  la  febbre  non  può  star  senza  di  essi, 
anzi  tutta  in  essi  si  comprende  e  si  racchiudo.  Inoltre  egli  passa  a  dimostrare 
la  realtà  del  fatto  universale,  facendo  la  rassegna  di  tutt'i  sistemi  che  compon- 
gono l'organismo,  i  quali  coi  loro  aitcramcnti  esprimono  la  febbre  nel  fattore 
generale  ;  e  sono  il  vascolare  col  liquido  clic  conduce ,  il  nervoso  ganglionare  ed 
il  cerebro-spinale,  il  muscolare  volontario,  il  digestivo,  il  secretivo,  l'assimi- 
lante e  via  dicendo.  Dippiu  dichiara  questo  elemento  essere  essenziale  e  specia- 
le, essenziale  perocché  contribuisce  essenzialmente  allo  svolgimento  e  sostegno 
della  febbre,  speciale  perciocché  nulla  ha  di  comune  con  qualsivoglia  altra  dia- 
tesica affezione.  Ed  aflìnché  alcuno  non  lo  accusi  di  confusione  egli  dichiara 
apertamente  che  la  specialità  é  considerata  in  astratto,  e  che  essa  non  é  da  con- 
fondersi con  l'unità  patologica  immutabile.  Anzi  fa  osservare  che  questo  ele- 
mento necessario  e  speciale  è  poi  variabile  a  tenore  dell'  iudole  e  delle  diffe- 
renze di  cadauna  febbrile  individualità.  Ciò  posto,  passa  ad  esaminare  l'ele- 
mento locale,  il  quale  egli  considera  poter  essere  in  qualunque  parte  del  corpo 
solida  e  liquida,  ed  esser  di  qualunque  indole  irritativa,  infiammatoria  o  di  al- 
tra misteriosa  natura,  circoscritto  o  diffuso  e  altrimenti.  E  qui  fa  lode  all'ana- 
tomia patologica ,  la  quale  ha  cercato  come  meglio  ha  i)otuto  di  assegnare  a 
ciascuna  malattia  la  sua  sede,  e  determinarne  la  forma  anatomico-patologica. 
Inoltre  egli  fa  vedere  come  questo  elemento  locale  debba  salire  ad  un  grado  ca- 
pace di  eccitare  l'universale  organico  turbamento. 

«  Ed  ecco  quel  punto,  ei  dice,  che  annoda  il  primo  fatto  al  secondo,  quel- 
l'anello che  concatena  i  due  cennati  clementi,  e  che,  secondo  crede  l'.Vutore, 
costituisce  la  vera  ed  essenziale  cagione  della  febbre  ;  e  soggiunge  che  se  i  mezzi 
d'investigazione  fin'  ora  escogitati  o  altri  ancora  giugnessero  a  dimostrarlo  evi- 
dente, come  la  ragione  induce  naturalmente  a  supporlo,  forse  e  senza  forse 
si  sarebbe  squarciato  il  velo  che  copre  cosi  strettamente  la  natura  di  questi  mor- 
bi; forse  l'enunciata  specialità  dell'elemento  universale  non  sarebbe  un  fatto 
solamente  evidenti',  altresì  ragionevole;  e  la  terapia  delle  febbri  tutta  diretta  alla 
cura  del  morbo  locale  si  rivolgerebbe  anche  essa  verso  lo  stato  patologico  del- 
l'universale fattore  ».  E  qui  il  dolt.  Folinca  entra  nell'altra  gravissima  quistio- 
ne  della  essenzialità  della  febbre  ,  di  cui ,  egli  dice ,  qualunque  lato  si  con- 


—  240  — 

Sideri  ed  in  qualsivoglia  fniisa,  la  essonzialità  sempre  cliiara  rifiline  come  luce 
meridiana.  In  falli  vuoisi  a  cagion  d'esempio  la  febbre  una  iiialatlia  semplice- 
ineiile  locale,  ed  eccola  di  già  un'affezione  essenziale  consistente  nella  natura  di 
lincilo  qualsiasi  peculiare  topico  nuilanienlo  ;  vuoisi  la  febbre  una  nialatda  sol- 
tanto del  sistema,  ed  eccola  di  nuovo  più  che  essenziale  annidala  nel  lecoiidilo 
specialismo  del  general  conuuoviiuenlo;  si  vuole  lìnalnienle  (|uel  punto  di  unio- 
ne fra  il  fallore  locale  e  l'universale,  e  sempre  più  evidente  ne  apparisce  la  es- 
senzialità posta  in  quel  particolare  alleramento  che  i  due  fatti  annoda  ed  unisce. 
Uopo  ciò  il  doti.  Folinea  conchiude  che  la  febbre  si  de\e  considerare  dove  sta, 
cioè  in  natura ,  e  non  già  nelle  scuole  sistematiche  cotanto  rovinose  ai  progre- 
dimenti della  scienza.  Il  i)erchó  ripete  essere  la  l'ebbre  il  compendio  di  due  ele- 
menti prìmili^i  il  morbo  locale  e  l'affezione  generale  del  sistema,  amendue  si- 
milinenlc  necessari ,  e  di  necessità  simultaneamente  coesistenti  a  rappresentare 
la  febbre  tale  quale  essa  è  :  e  dice  che  se  il  suo  modo  di  ragionare  non  gli  fa  tra- 
scorrere i  limili  del  vero  e  del  giusto,  egli  avvisa  essere  più  essenziale  nella  feb- 
bre 0  almeno  jiiu  >  itino  alla  condizione  prossima  di  essa  l'elemento  generale  che 
il  locale.  Imperciocché  il  fattore  locale  può  esistere  per  un  dato  tem|)o  ed  in  un 
certo  grado  senza  esservi  necessariamente  la  febbre,  ma  è  impossibile  il  concepi- 
re integro  l'elemento  universale  nell'atto  in  cui  \  i  è  febbre.  Dalle  quali  cose  dette 
il  dott.  l'oliiu'a  crede  potersi  stabilire  le  quattro  seguenti  cardinali  proposizioni: 
I."  la  febbre  è  un  morbo  composto  e  risulla  di  due  morbi  priniiti>i  il  locale  e 
l'universale:  2."  questi  fotti  primitivi  sono  ambo  essenziali  necessai'i  coesistenti: 
3."  il  patologo  nella  investigazione  della  febbre  debbe  calcolare  con  la  medesi- 
ma importanza  e  l'uno  e  l'altro  elemento:  4."  mal  si  avvisano  coloro  che  vo- 
gliono scoprire  la  essenza  della  febbre  cercandola  in  un  solo  dei  suoi  elemenli, 
massime  nel  locale.  E  chiude  la  sua  memoria  con  queste  precise  parole:  «Ecco 
le  poche  riflessioni  che  ci  eravamo  proposti  di  fare  col  fine  di  vedere  la  febbre 
nel  modo  suo  più  vero  e  naturale  ;  ma  possiamo  credere  e  sperare  di  avere  ag- 
giunto lo  scopo.'  Ai  dotti  la  sentenza  ». 

Sulla  oriijine  e  su  gli  elemenli  palogenid  che  alimentano  le  febbri  e  fpeciaìmentc 
filli' iiiiiìlicazione  della  teorica  cletlro-cliimiro-onjiiiiica  :  del  doli.  Vin<;r>zo  JIauia 
Si.vsi.Le  idee  del  sig. Stasi  si  riassumono  in  ciò,  che  dovendo  i  solidi  cogli  umori 


—  2/11  — 

tiiToiaiiti  nella  inaicliiiia  dell' auimak'  \ivenle  prendere  dal  sangue  quel  die 
loro  alibisojjiia  per  compiersi  il  non  mai  interrollo  procosso  dell'assimilazione, 
quando  nel  sangue  si  trovano  materiali  stranieri  allo  stato  normale,  il  plasti- 
cismo  deve  risentire  gli  effetti  della  presenza  di  tali  principi ,  e  dar  per  prodotto 
lo  sviluppo  di  accresciuta  elettricità,  donde  deriva  l'eccitamento  febbrile. 

Anonimo.  Quesito  mi  salasso.  Discorre  primamente  come  non  può  esservi  equi- 
librio Ira  il  potere  assimilalivu  ed  i  bisogni  della  economia,  come  non  ci  lia  bi- 
lanciamento tra  gli  alimenti  e  le  bevande  e  la  perdita  delle  secrezioni  e  delle 
fatturo  organiche:  e  da  (|uesle  e  da  altre  leggi  generali  fisiologicliu  deduce  as- 
sai logicamente  la  necessità  del  salasso.  Come  nello  slato  sano,  cosi  nel  patolo- 
gico ,  ei  ritrova  tale  necessità  nel  circolo  sanguigno,  ove  sia  il  precipuo  elemen- 
to del  disordine;  e  la  rinviene  lantoiii>iu  perché  gli  altri  modifìcatori  invano 
portar  saprebbero  i  sussidi  che  arreca  il  salasso.  Adduce  per  prova  lo  stato  apo- 
plettico. 

Dice  de' criteri  etiologici,  e  ne  dimostra  la  non  sicurezza  delle  fonti  por  variar 
stjvenle  gli  efl'elli  dalle  cagioni  ;  ed  accenna  pure  alla  certezza  di  essi  allonpiando 
si  rica\ano  da  cagioni  di  speciale  natura,  come  souo  le  lesioni  \ioleute,  le  cause 
meccaniche,  le  fisico-chimiche,  ec. 

Dice  de'ciitcrì  che  ogni  medico  clinico  possiede,  e  li  riduce:  ì."  ad  etiolo- 
gici :  2."  a  patologici  :  3."  a  clinici  :  4."  a  terapeutici  :  o."  a  criterii  composti. 

Dei  patologici  parlando,  ne  dice  più  ampia  la  sorgente;  essendo  vasto  il  nu- 
mero dei  segni  sensibili,  dai  (|uali  nasce  lo  argomentare  sullo  slato  patologico, 
e  la  conoscenza  esatta  di  ([ueslo  stalo,  e  il  rapporto  co' segni  stessi.  Parla,  ad 
esempio,  delle  flenunasic,  dice  della  tolleranza  come  uno  dei  criteri  pel  salasso; 
né  tace  il  non  depauperamento  della  parte  colorante  del  sangue,  malgrado  la  ri- 
petizione della  llebotomatla ,  e  l'aumento  forse  di  quel  principio.  Il  criterio  sta 
nel  >alutare  la  intensità  del  morbo,  lo  stadio,  la  ragion  de'tessuti,  la  facile  ri- 
sorgenza del  processo,  ec.  e  ricorda  molte  altre  giudiziose  norme  pratiche.  Ag- 
giunge i  precetti  onde  si  debbc  essere  più  o  meno  attivo  in  questo  ed  in  quel 
morbo ,  avendo  riguardo  alla  stiuttura  anatomica  del  tessuto  che  né  la  sede. 

Dei  criteri  clinici  la  clinica  stessa  ci  dice  csservene  dei  particolari,  che  desunti 
da  taluni  fitti  che  meglio  esprimono  il  concetto  patologico  si  elevano  all'inipor- 


2Ì2  

tanza  e  dignit<i  di  falli  cIìdìcì.  Cosi  la  durezza  e  lensiunc  del  polso  nelle  ricor- 
renze apoplctlichc ,  nelle  pleuriti,  nelle  nieningili  ce.  cosi  il  dolore,  la  lesione 
della  funzione  ec. 

Nei  crilcrì  terapenlici  parla  della  lollcranza ,  del  S'ovanienlo  o  norumenlo. 

Sui  criteri  coniposti  ci  vuole  che  si  rivolga  lo  sguardo  alle  azioni  de' principali 
sistemi,  al  tipo  delle  cardinali  funzioni,  alle  condizioni  individuali,  all'età,  al 
sesso,  ai  morbi  pregressi  ec.  ed  alla  cotenna  flogistica,  considerala  nel  modo 
che  >Tiole  il  Polli. 

Dice  da  ultimo  che  tutt'i  criteri  non  possono  esprimersi  con  formola,  come 
non  tutti  i  pensieri  con  parole:  raccomandando,  allorclié  il  criterio  vi  ha  di  sa- 
lassare, di  tener  sempre  (pici  giusto  mezzo,  non  essendo  l'abuso  senza  pericolo. 
In  grazia  del  vero  non  possiamo  dispensarci  dal  dire  essere  in  questa  scrittura 
ordine,  precisione  e  vero  linguaggio  dell'arte. 

Da  quali  segni  pitò  il  medico  criterio  rilevare  un  preciso  bisogno  di  salassare?  Del 
doli.  PAsgrAi.E  Rastei.1.1.  L' Autore  di  questa  memoria  discorre  lungamente  di 
ematologia,  ma  non  dice  di  essa  che  le  conte  e  sapute  cose;  e  quindi  dopo  aver 
deploralo  l'uso  anzi  l'abuso  del  salasso,  e  mostralo  la  inelTicacia  dei  comunali 
criteri  per  toglier  sangue ,  egli  stabilisce  stare  il  criterio  nella  ragion  composta 
del  sangue  col  morbo  e  con  la  disposizione  che  imprendesi  a  vincere,  e  che 
crede  più  giudiziosamente  espresso  dal  Meli  in  queste  parole.  «  Quando  cioè 
la  quantità  dello  stesso  sangue  slia  in  proporzione  della  gravezza  dei  sintomi 
che  dichiarano  non  soltanto  lo  sviluppo,  ma  benanche  il  grado  di  gagliardia  cui 
monta  la  flogosi  che  s'imprende  a  curare  ».  Conchiude  che  un  siciu-o  emometro 
sarebbe  il  sangue  stesso  cacciato  per  esplorazione,  l'analisi  del  quale  dimostran- 
do il  rapporto  tra  la  fibrina  e  il  siero ,  il  punto  di  partenza  sarebbe  poi  certa- 
mente le  quantità  fisiologiche  dei  principi  indicati ,  il  cui  cangiamento  maggiore 
o  minore  indicherebbe  il  grado  fin  dove  può  elevarsi  il  bisogno  di  trar  sangue. 

Sid  VI  quesito,  intorno  al  salasso:  del  doti.  Gioacchino  Silvano.  I  criteri  prin- 
cipali del  Silvano  per  trar  sangue  dalla  vena  sono  ridotti  ai  seguenti.  Posizione 
topografica  del  luogo  ove  il  medico  esercita  la  sua  arte ,  qualità  dei  cibi  e  delle 
bevande,  genere  di  vita,  temperamento,  costituzione  dell'infermo,  cosliluzione 
dominante  stimolante  o  reumatizzante  ,  complesso  di  sintomi  indicanti  morbo 


—  2-53  — 

l'Ili"  si  e  uso  a  \iiiix'ii'  foi  salassi,  daiinu  ritovulu  dall'uso  di  sostaiuc  che  si  ri- 
conoscono dotate  di  azione  opposta  a  quella  del  salasso  medesimo  ec.  il  non 
aver  giovato  in  casi  di  flogisticlie  malattie  i  diaforetici,  gli  antiflogistici  ec.  la 
notare  come  ((uesti  fonti  debbano  esser  presi  in  complesso,  mentre  alcuni  soli 
separatamente  possono  trarre  in  errore;  e  ne  porta  esempio  in  comprova. 

Vuole  che  sia  criterio  per  cessare  dal  salassare  il  pronto  coagidamento ,  l'ab- 
bondanza o  la  detìcienza  innormalc  del  crassanieuto,  l'apparenza  arteriosa  del 
sangue  venoso,  la  fretiuenza  del  polso  con  l'esacerbarsi  dei  sintomi  morbosi  ec. 

Narra  il  criterio  del  Polli ,  ma  per  mancanza  di  sperienza  si  astiene  dal  giu- 
dicare del  suo  valore;  e  vi  sostituisce  quello  in  cui  il  sangue  estratto  dalla  vena 
formi  piccolo  crassamento  in  forma  d' isoletta  nuotante  fra  copioso  siero  liqui- 
do, e  che  ha  gli  orli  rosscggianli  ;  criterio  il  quale  distoglie  dalle  ulteriori  sot- 
trazioni sanguigne. 

Sul  VI  quesito  intomo  al  salasso:  del  dolt.  Giovanm  Teuro.ne.  L'Autore  non  en- 
tra nello  esame  dei  criteri  che  ora  ci  dà  il  progresso  della  scienza,  e  de' quali  ab- 
biamo discorso.  Si  fa  solo  a  riunire  tulli  quelli  che  una  positiva  clinica  ci  avea 
fin  qui  somministrati;  i  quali  nel  modo  come  sono  presentati,  e  per  la  sana 
logica  con  cui  si  dà  loro  il  giusto  valore,  rendono  questa  memoria  veramente 
clinica  e  pregevole.  E  quello  che  vale  dei  criteri  per  salassare,  dee  dirsi  de- 
gli altri  per  astenersi  dal  salasso,  i  quali  sono  discorsi  col  medesimo  buon  senso. 

Poche  considerazioni  sidla  diagnosi  delle  aneurisme  interne  che  si  nascondono  alla 
vista  ed  al  tallo:  del  dott.  A.ncei.o  de  Giri.io.  Nella  memoria  sulla  diagnosi  delle 
aneurisme  interne  che  si  nascondono  perfettamente  alla  vista  ed  al  tatto ,  ricorda 
il  prof,  de  Giulio  primamente  tutt' i  vuoti ,  tutte  le  incertezze ,  tutte  le  diflìcollà 
che  s' incontrano  in  clinica  nello  stabilire  la  diagnosi  di  questi  morbi,  anche 
nella  loro  più  compiuta  fenomenica  manifestazione.  Queste  diflìcoltà,  dice  l'Au- 
tore, non  sono  tolte  neanche  dai  segni  che  si  possono  raccogliere  coi  melodi 
esatti  di  osservazione,  tra  i  quali  va  in  primo  luogo  l'ascoltazione  sia  mediata, 
sia  immediata:  1.°  perché  questi  segni  possono  dipendere  da  altre  malattie,  e 
le  ditTcrenze  stabilite  tra  loro,  secondo  la  malattia  dalla  quale  dipendono,  non 
portano  sempre  all'intento;  perocché  si  tratta  di  più  e  di  meno,  e  vedesi  in  quelle 
considerazioni  di  analisi  esclusiva  sempre  gli  estremi,  mentre  risulta  diflicilis- 


—  2i4  — 

Simo,  per  non  diro  impossibile,  colpirò  quolle  minulissime  dilToronzo  nelle  loro 
iiriulazioni  iutormodio:  -2."  porclió  anello  nel  caso  elio  dipendano  dall'aneuri- 
sma, quel  fremito  felino,  poros.,  quo!  suono  aneurismatico  ec.  olirono  una  dif- 
ferenza notevolissima  di  grado  secondo  lo  stalo  della  interna  suporlieie  del  vaso 
aneurismatico,  secondo  la  niat;giorc  o  minore  spessezza  dello  suo  tuniche,  se- 
condo elle  il  tumore  contiene  o  no  grumi,  secondocliù  comunichi  all'arteria 
per  larga  o  stretta  apertura,  secondo  il  suo  volume,  ec.  :  3."  perchè  non  sono 
sempre  valutabili ,  e  ricorda  a  tal  uopo  le  condizioni  anatomico-patologiche  che 
nelle  aneurisme  tolgono  anche  ad  un  pratico  illuminato  i  risultamculi  di  que- 
sti metodi.  Per  lo  quali  cose  crede,  il  prof,  sullodato,  potersi  ritenere  anche  at- 
tualmente in  tutta  la  sua  integrità  quello  che  Laonnoc  già  da  molli  anni  scrive- 
va, essere  cioè  l'aneurisma  dell'aorta  affezione  senza  segui  patognomonici  co- 
stanti, anche  pel  medico  esercitato  nella  percussione  e  nella  ascoltazione. 

In  tanta  necessità  di  una  guida  meno  fallace,  crede  l'Autore,  guidato  in  ciò 
da  molte  sue  osservazioni ,  che  la  compressione  graduata  delle  grandi  arterie 
delle  membra  fino  a  sospendere  in  esse  il  corso  del  sangue  pili  o  meno  com- 
piutamente, secondo  gli  effetti  che  ne  risultano;  ed  esercitata  per  quanto  è  pos- 
sibile vicino  al  punto  in  che  si  sospetta  l'aneurisma,  sia  il  mezzo  più  efficace,  il 
modo  più  sicuro  di  riconoscere  le  aneurisme  dell'aorta  toracica  ed  addominale. 
1  risullamenti  di  questa  maniera  di  esplorazione  applicata  alla  diagnosi  delle 
aneurisme  interne,  sono  quasi  sempre,  a  suo  dire,  per  ragioni  facilissime  ad  in- 
tendersi, cosi  certi,  evidenti  e  conclusivi  che  dopo  di  avere  anche  inutilmente 
adoperato  gli  altri  metodi  diagnostici,  si  raggiunge  più  facilmente  l'intento;  e 
poche  diagnosi  delle  aneurisme  interne,  considerata  fra  queste  anche  la  più  dub- 
bia e  tenebrosa ,  potrebbero  per  la  sicurezza  paragonarsi  con  quel  criterio.  Qua- 
lunque sia  il  sintonia  della  malattia,  qualunque  la  forma  con  cui  si  appalesa, 
purché  se  ne  abbia  un  sospetto, osservando,  prosegue  a  dire  il  de  Giulio,  (luello 
che  accade  nel  tempo  dello  siierimento;  o  il  sospetto  dileguasi  o  lo  si  rende  cer- 
tezza. Se  trattasi  di  aneurisma,  i  sintomi  locali  di  oppressione,  di  peso,  di  stringi- 
mento, di  pienezza  ec.ed  i  funzionali  massime  di  pulsazione, quelli  di  meccanico 
rapporto,  (piali  essi  sieno,  debbono  necessariamente  ed  immancabilmente  aggra- 
varsi. Ed  e  questo  immediato  aggravamento  che  rende  la  diagnostica  indubita- 


—  245  — 

ta.  Clic  altro  in  realtà  potrebbe  esso  indicare?  Molti  fatti  ne  hanno  provata  la 
utilità,  come  assicura  il  prof,  istcsso;  ed  è  per  se  medesimo  d'altra  parte  ciiia- 
rissimo  clic  sidatta  esplorazione  apporti  luce  alla  diagnosi  delle  dette  malattie, 
cosicchù  per  questi  fatti  caldamente  l'Autore  la  raccomanda  e  la  raccomandiamo 
ancor  noi  alla  considerazione  dei  clinici ,  perché  (piesli  la  ritenessero  come  un 
altro  criterio  diagnostico  per  le  interne  aneurisme  delle  aorte. 

l'osta  dopo  ciò  in  discussione  la  lunga  serie  delle  memorie  esaminate  da' si- 
gnori professori  Laruccia  e  Dorotea ,  fermasi  il  sig.  Santorelli  sopra  quella  del 
sig.  Gioffrè  risguardante  al  preteso  antagonismo  fra  la  tisi  tubercolosa  e  le  feb- 
bri interniitlenli :  antagonismo  che  il  Santorelli  vorrebbe  confermare,  poiché 
gli  è  accaduto  di  veder  rare  le  lisi  ove  sono  le  intermittenti  endemiche,  e  rare 
le  inlerniiltenti  poi  dov'è  fre([uenle  la  tisi  tubercolare. 

Il  Dorotea  risponde  al  Santorelli  essere  il  voluto  antagonismo  tra  le  inter- 
iiiilleiili  e  la  tisichezza  mera  fola,  perchè  in  vasta  estensione  di  paese,  come 
nelle  Puglie,  ed  in  molti  luoghi  malsani  di  Terra  di  Lavoro  e  di  Abruzzo ,  ha 
egli  >isto  sorgere  le  periodiche  ugualmente  che  le  tisichezze.  Che  le  osserva- 
zioni del  dult.  GioCfré  insieme  a  quelle  di  alcuni  medici  da  Ini  interrogati  su 
ciò,  fatte  su  molti  altri  luoghi  del  regno,  ov'è  mal' aria,  sempreppiù  dimo- 
strano la  non  esistenza  di  questo  voluto  antagonismo.  E  che  se  tal  fiata  là  dove 
dominano  le  intermittenti  è  rara  la  tisichezza,  ciò  avviene,  a  suo  modo  di  ve- 
dere, dalla  meridionalità  ed  isotericità  del  luogo;  le  quali  cose  stando  senza  il 
miasma,  esse  sole  fanno  immune  dalla  tisi  in  luoghi  asciutti.  Di  fatti,  prosegue, 
tutt'i  luoghi  avvallali,  ove  per  condizion  topografica  non  sono  rapidi  i  muta- 
menti atmosferici,  quivi  è  immunità  per  i  tisici.  E  reca  in  mezzo  un  esempio 
di  una  terra  in  provincia  di  Molise,  detta  Forti,  antilisica  sol  per  ciò;  e  qui 
conferma  ancora  come  l'Egitto  sol  per  meridionalità  preservi  dal  male  in  disa- 
mina; e  che  ivi  sono  da  essa  immuni  i  naturali,  lo  sono  del  pari  gli  Europei 
non  solo,  ma  se  ne  giovano  siila Itamcnte  i  tisici,  che  vi  vanno,  che  le  molte 
volte  ne  guariscono.  Ed  ancora  fa  rinellcre,  a  maggior  comprova,  che  la  me- 
ridionalità non  basti  poi  per  coloro  che  dalla  più  bassa  zona  vanno  in  Egitto, 
come  quelli  del  Sennaar,  i  (piali  in  quella  regione  che  può  dirsi  d'immunità 
l>er  altri,  diventano  tisici,  come  tisiche  si  fanno  le  scimie,  che  proprie  di  luo- 

32 


—  240  — 

pili  caldi ,  quando  vengono  in  Europa ,  muoion  por  lo  più  del  male  in  questio- 
ne: della  qual  cosa,  egli  soggiunse,  avere  anipianicale  scritto  nelle  sue  note 
al  Torti. 

Riconosce  e  dicliiara  il  nostro  Presidente  antica  quanto  la  medicina  la  cono- 
scenza di  quell'anlagonismo  clic  testé  annunziavasi  fra  la  tisi  scrofolosa  e  le  feb- 
bri intermittenti  niiasniaticlie,  e  dice  essere  antica  tradizione  popolare  che  sien- 
vi  in  Napoli  alcuni  luoghi  dove  è  frequente  la  tisi ,  ed  altri  dove  regnano  le 
febbri  intermittenti.  E  mentre  si  mandano  i  tisici  a  respirare  la  umida  aria  di 
Ponticello,  San  Giovanni,  Barra,  dove  son  ricorrenti  le  miasmatiche  febbri  :  si 
mandano  a  Portici  e  Resina  gl'idropici  che  ne'  summcntovati  luoghi  male  si  po- 
trebbero curare  e  guarire. 

Discutendosi  dipoi  sui  criteri  per  salassare,  il  dott.  Polli  prende  occasione  per 
rammentare  i  suoi  esperimenti,  fatti  già  da  alcuni  anni  e  pubblicati  nei  gior- 
nali. Egli  dice  che  il  suo  criterio  è  stato  riconosciuto  utile  da  moltissimi  valenti 
medici  che  in  proposito  aveva  invitali  a  giudicarne;  e  che  avendo  il  dott.  Cesare 
Castiglioui  raccolte  con  singolare  pazienza  in  una  tabella  le  storie  di  200  casi  di 
gravi  infermi  .iciili  ai  quali  vennero  fatti  da  sei  ad  otto  salassi ,  ed  avendo  messo 
nelle  mani  di  quattro  giovani  integerrimi  il  suo  criterio  consistente  nel  misu- 
rare il  tempo  nel  quale  si  coagula  il  sangue  del  salasso  nella  sua  prima  oncia  , 
e  nell'ultima,  indicando  doversi  continuare  nel  salassare  quando  la  prima  por- 
zione del  sangue  estratto  è  più  pronta  a  coagularsi  dell'ultima,  e  doversi  ristare 
quando  è  l'ultima  che  si  coagula  in  minor  tempo  della  prima,  egli  faceva  os- 
servare ,  che  dalla  aCfermazione  del  sig.  Castiglioui ,  esaminate  poi  le  tabelle 
delle  indicazioni ,  risultava  che  in  o9  casi  il  criterio  avrebbe  confermata  la  cura 
che  fu  fatta ,  che  in  3o  a^Tebl)e  indicato  la  necessità  di  qualche  altro  salasso ,  e 
che  in  sei  i  salassi  erano  stali  in  numero  eccessivo. 

Esaminando  attentamente  i  fatti  della  prima  e  seconda  classe  risultava  poscia 
che  o  la  febbre  erasi  per  molto  mantenuta,  o  sarebbesi,  a  senso  dei  pratici, 
potuto  praticare  qualche  nuovo  salasso ,  o  fu  liitto  e  non  venne  segnato  dagli 
assistenti  nella  tabella ,  o  finalmente  si  applicarono  delle  sanguisughe.  Nei  casi 
della  terza  classe  per  lo  più  il  maialo  periva  in  istato  di  anemia  chiarissima. 

Conchiudeva  dalle  cose  dichiarate  il  sig.  dott.  Giovanni  Polli  essere  il  suo 


—  217  — 

criterio  pel  salasso  vero  almeno  0  volle  sopra  dicci;  e'I  prof.  Dorotea  cLiede^a 
al  sig.  l'olii  se  per  caso  i  suoi  esperiiuenti  ed  il  suo  crilerio  indicatore,  o  con- 
tro-indicatore fosse  eguale  a  quello  notato  dal  Burdak  come  parcvagli  aver  let- 
to? Al  che  il  doti.  Polli  rispondeva  essere  appunto  dei  suoi  esperimenti  che  il 
Burdak  discorre  nella  ultima  edizione  della  sua  fisiologia. 

Il  prof.  Manfrù  trova  i)i)|)orluno  di  soggiungere  doversi  tener  conto  nel  tema 
in  questione,  per  confortare  il  criterio  del  sig.  Polli,  della  vena  sopra  cui  si  fa 
il  salasso,  e  dell'apertura  ed  ampiezza  della  ferita  della  vena:  poiché  tagliando 
la  safena ,  o  la  giugulare ,  si  ha  nel  sangue  una  varia  coagulabilità ,  la  quale 
varia  pure  se  invece  di  aprirla  poco,. si  apra  tanto  da  permettere,  comesi  usa 
in  qualche  luogo  di  Lombardia  ed  anche  in  Milano,  un  turacciolo  che  no  chiu- 
da la  ferita.  Non  consente  però  il  doli.  Galderini  alla  narrazione  del  dott.  Man- 
frè,  dicendo  esser  ben  vero  che  i  medici  di  Milano,  come  quelli  di  tutto  il 
mondo ,  credono  utile  di  fare  larga  apertura  alla  vena  nel  salasso ,  ma  non  es^ 
sere  egualmente  vero  che  invece  di  accostare  le  labbra  della  vena  ferita ,  toltone 
di  mezzo  il  sangue,  venga  nella  fantasia  di  alcuno  di  mettervi  un  turacciolo. 

Il  dott.  Colosimo  domanda  perché  della  sua  memoria  sopra  la  recidiva  siesi 
appena  fatta  menzione,  né  alcuno  avessegli  suggeriti  ancora  i  mezzi  di  rime- 
diare alle  tanto  comuni  recidive  delle  febbri  intermittenti  che  veggonsi  in  Co- 
senza e  cui  nulla  vale  a  togliere.  Sicché  iiperta  la  discussione  in  proposito  e  do- 
mandato dal  Presidente  se  alcuno  avesse  da  proporre  oltre  i  già  noti  altri  metodi 
che  possino  recar  vantaggio,  rispondeva  il  cav.  Vulpcs  la  guarigione  potersi  ot- 
tenere in  (lueste  febbri  dall'  uso  della  chinina  a  dose  decrescente  continuato  per 
molti  giorni. 

Cosi  il  dott.  Sanlorelli  erasi  trovato  bene  usando  i  preparali  chinacei  nelle 
febbri  intermittenti  ribelli  sempre  a  giorni  determinati,  cioè  due  giorni  avanti 
dell'accessione  ed  a  grandi  dosi  in  quelle, e  nelle  altre  periodiche  in  tutt'i  giorni. 
Il  prof.  Foderare  assicura  di  aver  tratto  vantaggio  dalla  fava  di  S.  Ignazio  usata 
in  infusione  acquosa.  E  il  dott.  Barracano  dalla  diet;i  lattea ,  dal  sale  policresto, 
dal  tartaro  solubile,  ec.  Finalmente  il  sig.  de  Stefano  potè  sanare  alcuni  infermi 
col  fuoco,  come  disse  di  avere  esposto  in  una  sua  memoria.  11  prof.  ManCré  rac- 
comandava la  llorizina.  Il  dott.  Novcllis  disse  di  aver  guariti  centinaia  d' in- 


—  2'i8  — 

fermi  coll'assenzio.  Il  doli.  Pigliatali  col  solfo  tarlrato  di  chinina  ;  e  il  Presi- 
dente a  cui  era  toccato  in  sorte  di  curare  un  cappuccino  quartanario  recidivo 
per  40  anni  avvertiva  essersi  trovato  bene  di  un  centesimo  di  grano  di  acido 
arseuioso ,  il  che  era  stato  con  successo  espcrimentato  anche  dal  signor  dottor 
Mollica. 

Aprivasi  intanto  la  discussione  sugli  spedali ,  e  primo  a  ragionare  fu  il  sig.  Mi- 
raglia  osservando  che  due  cose  aveva  trascurato  la  Commissione  visitando  l'ospe- 
dale di  Aversa,  l'istituzione  medica  e  la  disposizione  disciplinare  ;  e  faceva  istan- 
za perché  si  leggesse  un  suo  giornale  dove  queste  cose  sono  diciiiarate.  Doversi 
opporre  a  quanto  sta  scritto  nel  r.ipporto  circa  l'asserita  confusione  delle  classi, 
poiché,  laddove  le  circostanze  del  luogo  che  in  parte  ora  sta  riordinandosi  lo 
permettono,  i  mentecatti  si  dividono  e  suddividono  in  classi,  e  fino  nell'orto 
vi  sono  a  tal  uopo  quattro  stradoni  divisi  da  quattro  alte  siepi  le  quali  impedi- 
scono che  gli  uni  comunichino  con  gli  altri  folli.  Avverte  che  la  repressione  con 
camiciole  di  forza  vi  è  raramente  usala,  e  che  l'intimidazione  deve  agire  sul 
corpo  per  beneficamente  reagire  sull'anima  e  modificare  l'esaltamento  delle  l'un- 
zioni mentali.  Circa  l'occupazione  dice  doversi  considerare  che  i  pazzi  sono 
pure  malati,  e  che  loro  facciasi  in  Aversa  coltivare  i  fiori  non  usare  della  zappa. 

Il  doli.  Tornati  uno  della  commissione  soggiungeva  allora  aver  dovuto  i  com- 
messionati  comprendere  sotto  un  solo  argomento  tutti  quattro  gli  ospedali  dei 
menlecalti ,  ed  essere  pure  vero  che  alla  Maddalena  ev"\  i  una  qualche  divisio- 
ne ;  ma  intanto  egli  soggiungeva  quivi  la  mattina  sono  lutti  alla  rinfusa  riuniti 
gl'infermi,  e  quando  vanno  nell'orlo  (e  tulli  non  possono  godere  di  questo  be- 
nefizio) vanno  per  4  viali  che  hanno  un  centro  o  piazzale  comune,  dove  stanno 
guardie  a  vegliarvi  ;  e  perciò  non  esser  possibile  mantenere  fra  quegli  alienati 
nemmeno  un  imperfetto  isolamento  ;  mentre  negli  altri  locali  la  cosa  cammina 
anche  peggio  non  separandosi  né  gli  epilettici  né  i  furiosi  dal  consorzio  degli 
altri.  Risponde  il  doti.  Miraglia  essere  stalo  imperfetto  l'esame  della  commis- 
sione, incompiuto  il  rapporto  ;  e  il  doti.  Curci  soggiungeva  che  la  Commissione 
avrebbe  dovuto  occuparsi  anche  del  manicomio  di  Vienna  come  quello  che  può 
servire  di  norma;  ed  allora  il  Presidente  rispondeva  al  sig.  Miraglia  dicendo,  che 
lutto  crasi  esaminato  nel  rapporto  di  cui  il  i)ubblico  non  aveva  udito  clic  le  con- 


—  2i9  — 

rliìusioni;  ed  al  sig.  Curci  clic  l'Italia,  viva  Dio,  non  ha  ad  occuparsi  (e già 
troppa  è  la  sua  soma  )  che  dei  pazzi  del  suo  paese. 

Il  prof.  Manfrù  faceva  istanza,  che  fosse  dichiarato  mancare  nell'Ospedale 
degl'Incurahili ,  un  teatro  anatomico  situato  in  luogo  opportuno  fuori  dell'Ospe- 
dale medesimo ,  e  doversi  por  mente  alla  gente  estranea  che  entrando  negli 
ospedali  viziano  l'aria  e  trasportano  dello  cibaie  per  lo  più  gravi  e  pericolose  ai 
poveri  infermi.  Fa  voto  per  la  fondazione  di  una  hihiioleca  consultativa  in  ogni 
ospedale ,  insieme  ad  un  gabinetto  patologico  ec.  Al  che  consente  il  doti.  No- 
vellis  il  quale  avvisa  inoltre  che  le  minutissime  osservazioni  locali  non  sono 
della  competenza  dei  congressi  né  la  commissione  ha  creduto  bene  di  praticar- 
le, né  di  riferirle. 

Propone  anche  il  dott.  Folinca  che  per  evitare  il  fetore  dei  cadaveri  si  do- 
vessero trasportare  e  costruire  i  teatri  anatomici  ben  lungi  dalle  infermerie. 

Il  cav.  Vulpes  propone  che  nelle  Provincie  calde  si  facciano  pure  le  grandi 
corsie,  ma  che  almeno  vi  sia  una  camera  ristretta  per  gli  affetti  da  artritide  o 
da  reumatismo.  E  vuole  inoltre  che  si  ponga  attenzione  alla  distribuzione  delle 
corsie ,  poiché  una  infermeria  posta  a  mezzogiorno  ed  in  luogo  caldo,  quanto  è 
ottima  per  i  tisici ,  sarebbe  per  i  piagati  funestissima ,  perocché  a  questi  convie- 
ne l'esposizione  settentrionale.  Levasi  di  poi  il  sig.  dott.  Barracano  a  dichiarare 
che  nell'ospedale  di  s.  Eligio  la  mattina  si  ordini  un  vitto  dal  medico,  e  la  sera 
se  ne  ordini  in  altra  maniera  dal  chirurgo,  quasi  sempre  in  contraddizione  ma- 
nifesta. Avverte  di  aver  fatto  una  bella  tavola  da  servire  a  raccogliere  dati  so- 
stanziali appartenenti  alla  diagnostica,  ed  alla  distribuzione  delle  malattìe;  ma 
il  Presidente  gli  fa  sapere  che  cadrebbero  tutt'  i  piccoli  inconvenienti ,  quando 
i  direttori  degli  ospedali  fosser  due,  uno  per  l'amministrazione  non  medica  , 
l'altro  per  la  materia  sanitaria  scelto  dalla  classe  dei  medici. 

Ritornando  alla  formola  del  problema  sugli  spedali  enunciala  dal  cav.  de 
Renzi;  il  dott.Santorelli  ritiene  che  siano  da  proscriversi  i  troppo  grandi  ospe- 
dali; conmn<|ue  un  generale  sistema  non  si  possa  trarne  e  né  anco  applicare 
piccole  sparse  infermerie  nei  vari  quartieri  alle  grandi  concentrazioni  di  malati 
noi  vasti  ospedali,  .\sscvcra  che  se  fossero  più  piccoli,  meglio  sarebbero  vigilati 
ed  anmiinistrati ,  e  che  nelle  grandi  città  alternando  l'aria  opiwsta  a  quella  nella 


—  250  — 

quale  uno  si  ù  infermato  si  ha  cooipagnn  la  tempra  dell'aria  ai  mezzi  dell'arte. 
Cosi  nei  luoghi  alti  si  potrebbero  mandare  i  febbricitanti  per  miasma  infermali 
nelle  basse  regioni,  gl'itlropici,  ce.  ;  abbasso  al  contrario  quelli  che  per  essersi 
ammalati  per  causa  di  aria  troppo  viva  asciutta  stimolante  male  potrebbero  gua- 
rire se  iu  eguale  aria  fossero  gli  spedali ,  e  l'anunalato  cosi  continuasse  a  bevere 
a  sorsi  la  causa  del  suo  malore  e  della  sua  distruzione.  Dopo  ciò  co' discorsi  del 
l*residenle,  Vice-Presidente,  e  Segretari  si  chiude  l'ultima  adunanza  della  Se- 
zione Medica ,  la  quale  cominciata  con  trecentododici  membri  si  andò  progres- 
sivamente aumentando  fino  a  tiuattrocento  (luattordici .  Dichiara  dipoi  il  Pre- 
sidente die  con  ciò  la  Sezione  medica  intende  aver  posto  fine  ai  medici  la\ori, 
esaurendo  cosi  tutto  ciò  che  erasi  presentato ,  senza  nulla  lasciare  obbliato  ;  ma 
perchè  altre  poche  cose  erano  state  offerte  in  quel  medesimo  mattino,  egli  ave- 
va ottenuto  da  S.  E.  il  Presidente  generale  che  il  di  seguente  vi  fosse  un'ul- 
tima riunione  per  le  sole  produzioni  tardive. 

Il  Presidente  —  Vincenzio  Lanza 

Salvatobe  de  Henzi 
I  Segretari  l  OnoAimo  Tckchetti 
Secondo  Poi.to 


ADUNANZA   STRAORDINARIA 

DEL  GIORNO  4  OrrOBRE  184o 


JTc  letto  ed  approvalo  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza. 

Apre  la  lettura  il  prof.  Tommasi  con  una  memoria  intorno  la  patogenesi  della 
febbre.  É  questa  divisa  in  quattro  parti,  nella  prima  delle  quali  si  propone  di 
mostrare  che  i  sintomi  generali  che  essenzialmente  costituiscono  e  compongono 
la  febbre,  non  avendo  la  ragione  della  loro  causalità  in  un  morbo  locale,  non 
possou  chiamarsi  sintomi  dello  slesso  morbo  locale.  Nello  febbri  l'alterazione 
della  circolazione,  della  secrezione,  della  facoltà  termogenica,  del  turgore  vi- 
tale suppone  alteramento  della  funzione  dei  sistemi  generali.  E  con  la  scorta 
della  flsiologia  esaminando  la  ragione  delle  indicate  funzioni  generali  nella  vita 
sana,  ricerca  pure  la  ragione  del  loro  alleramenlo  nella  vita  febbrilmente  mor- 
bosa. Ponendo  infine  attenzione  al  corso  e  alla  terminazione  critica  delle  feb- 
bri ,  e  considerando  che  i  morbi  di  corso  necessario  non  possano  essere  soste- 
nuti (la  un  morbo  tutto  locale,  se  non  in  quanto  questo  morbo  dà  occasione  ad 
un  morbo  generale,  ne  desume  che  i  fenomeni  febbrili  suppongono  la  intermis- 
sione di  quella  attività  generale,  la  quale  confondendosi  nello  ideale  della  vita 
e  della  organizzazione,  e  sostenendo  colla  sua  potenza  gerarchica  U  cospirazione 


—  252  — 

e  ^a^Ticcn^lamonlo  dello  funzioni  non  riposa  in  una  molecola  od  in  un  sol  or- 
gano, ma  bensì  nei  sistemi  centrali,  e  là  propriamente  ove  si  efTetlua  l'anta- 
gonismo di  questi  con  tutti  gli  organi,  ove  inlìne  si  realizz.ano  le  speciali  de- 
putazioni delle  funzioni,  e  lo  scopo  Duale  si  raggiunge  di  un'organica  indivi- 
dualità. 

Nella  seconda  parte  esamina  siccome  un  morbo  locale  possa  dare  occasione 
ad  un  morbo  generale,  col  dichiarare  che  negli  organismi  superiori  le  azioni 
speciali  degli  organi  tendono  a  generalizzarsi  per  la  intermediazione  dei  sistemi 
generali  centralizzati  ;  e  ciò  avviene  tanto  più  facilmente  per  quanto  i  tessuti 
sono  in  più  stretta  attenenza  cogli  organi.  Che  lantoppiù  questi  corrispondono 
strettamente  colla  vita  plastica  e  coi  centri  della  innervazione,  altrettanto  fa- 
cilmente dan  luogo  alla  febbre.  Che  infine  i  centri  della  vita  animale  elTeltuano 
nelle  febbri  i  fenomeni  di  diffusione  pel  potere  di  riUessione  che  posseggono  ; 
che  l'alterazione  della  vita  plastica  costituisce  il  vero  cardine  della  constituzione 
delle  febbri  ;  e  che  la  innervazione  del  gran  simpatico  prende  parte  attivissima 
come  una  potenza  che  rende  eccessiva  la  metamorfosi  riduttrice ,  e  che  regola 
e  sostiene  l'antagonismo  e  il  conflitto  del  sangue  cogli  organi. 

Nella  terza  parte  discorrendo  la  sede  della  febbre,  ne  esclude  il  sangue  e 
l'innervazione,  riconoscendo  bensì  nel  sangue,  oltre  le  alterazioni  secondarie, 
anche  le  alterazioni  primitive,  come  pensa  che  succeda  nelle  febbri  miasmati- 
che e  contagiose,  ma  in  questo  caso  crede  che  la  febbre  avvenga  come  in  ogni 
altra  affezione  locale.  Imperocché  le  metamorfosi  organiche  si  compiono  nel 
conflitto  che  il  sangue  tiene  cogli  organi,  nel  quale  conflitto  è  da  riguardarsi  la 
innervazione  del  gian  simpatico.  E  dopo  esaminata  la  legge  di  questo  conflitto 
concbiude ,  che  la  febbre  abbia  sua  sede  là  dove  si  scontra  la  potenza  plastica 
colla  vita  speciale  dei  tessuti ,  ossia  dove  la  plastica  materia  generale  sintetica 
si  risolve  per  analisi  in  prodotti  speciali  di  nutrizione  e  di  separazione.  Esa- 
mina quindi  le  speciali  alterazioni  di  ciascuno  dei  poli  di  questo  conflitto  e  ri- 
guardo al  sangue  riconosce:  1."  l'aumento  dei  globuli ,  dei  quali  discorre  la 
metamorfosi,  i  rapporti  e  la  prowenienza :  2.°  l'eccesso  di  fibrina  e  il  cangia- 
mento di  questa  in  ossi-proteina  nelle  flogosi:  3.°  un  infinito  numero  di  al- 
terazioni qualitative,  la  cui  conoscenza  però  attesta  finora  la  nostra  ignoranza. 


—  253  — 

Dice  in  seguito  poche  parole  risgiiard.inti  ai  pochi  progressi  fatti  dalla  Scienza 
intorno  alla  parte  che  prendono  i  tessuti  nel  rispondere  alle  speciali  altera/.ioni 
del  snnguc  e  della  iniicrva/.ioiic;  discorre  le  forme  analoniico-pati)lof.'iflie  dei 
morbi  locali,  che  danno  occasione  alla  febbre;  ed  in  ciò  mentre  loda  i  moderni 
per  aver  posto  mente  sulle  località  ammorbale,  li  riprende  di  aver  creduta  la 
febbre  come  un  semplice  sintonia  delle  malattie  locali,  di  aver  negata  la  possi- 
bilità delle  alterazioni  primitive  del  sangue,  e  di  sostenere  che  i  morbi  locali 
non  sieno  che  flogosi;  e  da  ciò  conchiude  non  essere  unica  la  condizione  ana- 
tomico-patologica (k'i  morbi  che  danno  occasione  alla  febbre,  ma  varie  e  tante 
quante  possono  apportare  l'alterazione  dei  sistemi  generali.  Quindi  la  sindrome 
febbrile  è  da  riguardarsi  come  composta  di  due  generi  di  sintomi  alcuni  appar- 
tenenti alla  febbre  come  febbre,  ed  altri  alle  funzioni  alterate  dell'organo,  e 
del  sistema  in  cui  la  condizione  anatomico-patologica  risiede.  Da  questi  prin- 
cipi deduce  i  criteri  del  pronostico  e  della  terapeutica  delle  febbri,  e  conchiude 
che  egli  non  intende  di  aver  fatto  cose  nuove,  ma  solo  di  aver  richiamato  l'at- 
tenzione della  Sezione  medica:  1.°  che  la  febbre  non  sia  sintonia  di  morbo  lo- 
cale, ma  morbo  concomitante  occasionato  da  questo;  2.°  che  la  sede  della  feb- 
bre riposi  là  dove  si  compie  la  deputazione  speciale  delle  funzioni  generali  ; 
3."  che  non  sia  la  flogosi  la  sola  condizione  anatomico-patologica  della  febbre, 
ma  bensì  qualunque  allerazione  sufficiente  ad  eccitare  disquilibrio  di  metamor- 
fosi organichi!;  4."  ed  in  Due  che  sia  ragionevole  il  pensamento  dei  pratici  anti- 
chi ,  che  risguardarono  la  febbre  innanzi  ogni  altro  complesso  di  fenomeni  della 
vita  inferma  per  la  sua  importante  dignità  patologica. 

Passa  dopo  ciò  il  doti.  Bertarelli  a  leggere  il  rapporto  della  Commissione  no- 
minata dal  sesto  Congresso  per  attendere  al  miglioramento  fisico  dei  fanciulli 
ricoverati  negli  asili  infantili  con  lo  scopo  di  suggerire  le  norme  opportune,  e 
regolarne  la  igiene,  e  di  proporre  una  prolilassi  acconcia  a  prevenire  Io  svi- 
luppo, o  correggere  la  manifestazione  delle  malattie  proprie  a  quella  età,  a 
quelle  condizioni  sociali,  e  pei  diversi  paesi.  Dopo  aver  passato  a  rassegna  con 
saggia  esposizione  ciò  che  la  Commissione  ha  eseguito ,  e  che  crede  opportuno 
di  esaminare  per  la  risoluzione  di  cosi  importante  argomento,  conchiude  che 

ogni  Istituto  di  Asilo  sia  provveduto  di  un'Ospizio,  o  ricovero  dei  bambini  iu- 

33 


—  254  — 

fpnnanlisi ,  a  prestazione  di  un  Iraltanicnto  profilattico  nelle  malattie  coslitu- 
/ìonali,  e  che  inoltre  presso  ogni  Istituto  i  medici  assistenti  costituiscano  un 
roMiilalo  medico  (come  si  è  fatto  in  l'irenze^  dal  (inalo  emanino  lo  norme  ipie- 
niclic  e  sanitarie.  E  tolti  dopo  ciò  a  discorrere  gli  studi  clu;  dovrebbero  venir 
fatti  da  questo  Istituto  medico,  conchiude  perchè  in  Napoli  si  prenda  cura  di 
Un'opera  cosi  eminentemente  utile  e  fdantropica,  e  perchè  in  tutta  l'Italia  si 
nominassero  Commissioni  permanenti  per  esanùnare  i  bisogni  sanitari  degli 
Asili,  studiarli  e  farne  rapporto  ai  Congi'cssi.  Si  risolve,  dopo  ciò,  che  alla 
Conmiissione  degli  Asili  si  aggiungano  i  dott.  Verga,  Coni  e  lionati,  e  che  si 
creassero  all'oggetto  altre  Commessioni  in  Napoli  ed  in  Palermo;  il  che  venne 
fatto  dal  Presidente,  nominando  per  Napoli  il  prof.  Gaetano  Lucarelli  Presiden- 
te, prof.  Luigi  Laruccia,  dott.  Giuseppe  Mollo,  prof.  Mario  Giardini,  cav.  Sal- 
vatore de  Renzi  relatore;  e  per  Palermo  il  prof.  Giovanni  Pruiti  Presidente, 
prof.  Michele  Pandolfini ,  prof. Socrate  Polara ,  prof.  Giovanni  Gorgone  relatore. 

Passa  a  leggere  il  dott.  Pagano  un  suo  voto  relativo  agli  Ospedali,  e  nar- 
rando alcuni  inconvenienti  che  crede  stare  in  essi ,  non  reputa  opportuno  nep- 
pure le  infermerie  isolate ,  delle  quali  va  narrando  la  sconvenevolezza ,  e  si  fer- 
ma ad  esporre  i  vantaggi  che  risulterebbero  da  un  Ospedale  composto  di  sale 
ampie  e  capaci,  ma  disposte  isolatamente,  ed  a  raggi  che  convengano  in  un 
centro  comune,  provvedendo  intanto  un  Ospedale  siffatto,  che  egli  chiamerebbe 
raggiato  di  convenienti  istituzioni. 

Viene  dopo  ciò  alla  lettura  il  prof.  cav.  Rotondo  il  quale  esamina  la  dottrina 
delle  crisi,  della  cozione  e  dei  giorni  critici ,  la  rivendica  dall'ingiusto  obblio 
dei  moderni ,  ne  mostra  le  basi  scientifiche  e  pratiche ,  esamina  e  corregge  le 
opinioni  dogli  antichi,  e  determina  i  criteri  clinici  su' quali  crede  che  fosse  pog- 
giata una  tale  dottrina. 

Il  doti.  Giuseppe  Mauro  passa  a  leggere  una  nota  sullo  stagno  come  specifico 
contro  la  sicosi,  ossia  condilomi;  e  dice  che  questa  sostanza  era  conosciuta  dagli 
antichi  siccome  rimedio  in  alcuni  attacchi  pettorali,  tosse  cronica  e  tisi  trachea- 
le, come  di  poi  si  lodò  contro  la  tenia.  E  negli  esperimenti  fatti  sull'uomo  sano 
si  confermò  la  sua  utilità  negli  atlarclii  pettorali  e  si  trovò  specifico  per  fermare 
il  vomito  di  sangue  grumito.  Essendo  quindi  avvenuto  che  nel  dispensalorio  di 


—  255  — 

l>alt;rrao  una  donna  aflìetla  da  sicosi  nelle  pudende  dovè  prendere  lo  stagno  per 
ciucerei' insonnie,  e  la  tosse  cronica  che  soffriva,  vide  il  dott.  Dominici,  che 
a  misura  che  la  donna  usava  lo  sta;;no  scomparivano  i  condilomi ,  cosi  fece  egli 
ripetere  le  esperienze,  e  trovatele  costanti,  ne  dedusse  la  spucilicità  dello  stagno 
e  ne  estese  l'uso  anche  a  molte  altre  aOezioni  veneree.  Racconta  altresì,  che 
avendo  quegh  preparata  molta  dose  di  tale  rimedio,  due  sue  figlie  ne  mangiarono 
e  si  videro  coverte  di  condilomi  dai  quali  furono  guarite  per  la  pulsatilla. 

Si  presentò  dopo  ciò  una  memoria  del  sig.  Serapione  Sacchi  intorno  agli 
ostacoli  nell'esercizio  della  medicina,  della  quale  si  decise  far  cenno  nel  pro- 
cesso verbale.  E  si  tenne  discorso  di  due  progetti  del  dott.  Carlo  Foldi,  con  uno 
dei  quali  si  propone  il  modo  di  eseguirsi  esperienze  mediche  nei  Congressi ,  e 
coll'allro  si  stabiliscono  alcune  misure  disciplinari  :  ma  poiché  le  riunioni  del 
settimo  Congresso  sono  compiute,  si  risolve  di  spedirsi  i  progetti  a  Genova. 

Quindi  il  sig.  Taddeo  de'Consoni  espone  alcune  sue  doglianze  per  non  es- 
sersi presa  in  considerazione  la  sua  proposta ,  ciò:';  che  diasi  in  .Napoli  l' inizia- 
tiva di  pregare  i  Governi  di  stabilire  una  statistica  uniforme  in  tutti  gli  Ospe- 
dali d'Italia.  Ciò,  egli  diceva,  venne  stabilito  in  Lucca  ,  ed  il  non  eseguirsi 
darà  luogo  di  fare  accusare  i  Congressi,  che  discutono  molto,  e  poi  non  curino 
che  venga  posto  in  pratica  il  frutto  delle  loro  discussioni.  Rispondeva  a  ciò  il 
vice-Presidente  a  lui  parere  che  in  ciò  fosse  meglio  di  lasciare  all'arbitrio  di 
ciascuno  di  fare  ciò  che  crede  più  opportuno.  Il  Segretario  de  Reiui  prendendo 
parte  alla  discussione,  ricordava  essersi  l'argomento  della  statistica  discusso  in 
cinque  Congressi,  e  se  in  quattro  di  essi  nulla  erasi  deciso,  ciò  era  avvenuto 
sia  pel  calore  dei  contendenti ,  sia  perchè  erasi  esaminata  la  quistione  in  un 
modo  complesso.  La  Sezione  Medica  del  Congresso  di  Lucca  la  volle  distinta 
nelle  sue  tre  parti,  cioè  1.°  se  la  statistica  eseguita  con  alcune  nonne,  che  con- 
ciliano lo  scopo  scientifico  e  pratico  con  l'esattezza  delle  osservazioni,  sia  un 
mezzo  utile  alla  medicina  come  uno  dei  criteri  nei  suoi  giudizi;  2."  se  trovan- 
dosi utile  conveniva  averne  una  uniforme  in  tutti  gli  Ospedali  d'Italia;  3."  se 
ciò  ottenuto  convenisse  adottare  i  modelli  del  dott.  Ferrarlo  di  Milano.  Ciò 
posto;  in  Lucca  si  decise  che  comunque  le  statistiche  male  eseguite  siano  un 
grande  deviamento  della  Scieiua  come  avviene  di  ogni  umana  cosa,  pure  es- 


—  256  — 

foiT  fuori  ihililiio  clic  quelle  bene  e  sapieiili'inenle  falle  siano  d'immenso  van- 
ta}:yio  ad  aiiilare  il  medico  nei  suoi  giudizi;  soprallullo  allorché  le  conpiunjje 
agli  altri  criteri,  e  s|H'clalnicnle  a  quelli  cavati  dalla  clinica. Osservavnsi  inoltie 
in  Lucca  die  uno  dei  nioti>  i  per  cui  dalla  Statistica  nou  poteva  trarsi  jtrande 
vantaggio,  era  perchè  in  ciascuno  Ospedale  Italiano  si  tiene  per  ciò  un  metodo 
particolare:  e  che  niancando  l'unilbruiità,  le  cifre  cessano  di  essere  omologhe, 
e  non  solo  non  possono  venire  addizionate,  ma  neppure  confrontale;  e  riesco- 
no cosi  o  inutili ,  o  soltanto  di  picciolo  vantaggio  locale.  Si  decise  quindi  non 
soltanto  convenire,  ma  essere  necessario  provocare  la  uniformità  della  statistica 
negli  Ospedali  Italiani,  ed  in  ciò  rendersi  un  servizio  alla  medicina,  e  secon- 
darei  ancora  la  saviezza  dei  Governi,  i  quali  tulli  non  pur  consigliano,  ma  ordi- 
nano la  esecuzione  della  statistica  negli  Ospedali ,  e  molli  altri  somministrano 
vistosi  compensi  agli  esecutori.  Si  conchiuse  quindi  in  Lucca  potersi  pregare 
i  Governi  di  concorrere  a  questa  bell'opera,  rimettendo  la  scelta  dei  modelli 
a  quel  Congresso  che  potrà  averli  raccolti  da  lutti  gli  Ospedali  d'Italia.  Dopo  ciò 
non  convenire  più  mettere  in  discussione  sul  fondo  una  quistione  già  decisa.  Per 
la  scienza  i  Congressi  dan  pareri  non  leggi  ;  ma  per  le  provvidenze  di  ordine  es- 
ser necessario  che  un  Congresso  rispelli  quelle  dettale  da  un  altro;  allrimenli 
r  esempio  lìrodiirrà  scandalo  ,  e  noi  disperderemmo  al  vento  le  nostre  parole. 
Conchiudeva  quindi  potere  la  Sezione  Medica  di  Napoli  pregare  S.  E.  il  l'ie- 
sidenle  generale  d'interporre  i  valevoli  ullì/.ì  di  Ini  perchè  si  mettesse  in  pratica 
ciò  che  venne  deciso  in  Lucca.  Al  che  l'Assemblea  annuiva,  e  stabili  che  ve- 
nisse eseguilo  ;  mentre  il  sig.  de  Consoni  caldamente  la  ringi'aziava. 

Dopo  ciò  il  cav.  Quadri  leggeva  una  sua  scrittura  nella  quale,  ricordando  che 
non  si  può  abusare  del  cibo  senza  che  non  si  abbia  sicuro  segno  della  intem- 
peranza, non  si  può  abusare  del  vino  senza  dar  segno  di  ebbrezza;  che  gli  ef- 
fetti dell'abuso  del  mercurio,  dello  stagno,  e  di  altre  medicine  siansi  studiali: 
conchiude  che  sia  pur  duopo  di  eseguire  la  medesima  cosa  di  tutt'i  medica- 
menti velenosi  e  soprattutto  di  molti  nuovi  che  i  moderni  vanno  gioinalmente 
introducendo  nella  terapeutica.  Vorrebbe  quindi  che  si  discutesse  in  Genova 
il  modo  di  determinare  gli  effetti  dell'abuso  di  molti  rimedi  tratti  dalle  sostanze 
velenose. 


—  -201  — 

Ajx-rlasi  la  discussione  intorno  il\a  memoria  dui  prof.  Tommasi ,  primo  a 
chiedere  la  parola  fu  il  sig.  di  Giulio  il  quale  dimandava  al  prof.  Tommasi  se 
mai  ef;li  eredcsse  indispeiisiibiic  in  ogni  spe/ie  ili  folline  l'aumento  ni'l  numero 
dei  glohetti  del  sanf;ue;  jierciocclu''  se  (piesta  roudizlone  si  volesse  tener  come 
costante  ed  inunancaliile,  a  lui  sembra  di  mancar  di  esattezza,  perché  nelle  febbri 
consuntive,  nelle  putride,  in  quelle  che  sopraggiungono  all'anemia,  non  s'in- 
contra l'accrescimento,  che  anzi  la  diminuzione  nel  numero  dei  globctti.  Ma  a 
questo  risponde  il  jirof.  Tommasi ,  e  dice  che  l'aumento  nel  numero  dei  globelti 
è  una  delle  tante  alterazioni  che  s'incontrano  nel  sangue  dei  febbricitanti;  che 
questo  fatto  chiarissimo  nelle  febbri  acute  ed  ardenti,  può  ben  mancare  in  altre 
specie,  come  in  quelle  sopra  menzionate;  ma  egli  nella  sua  Memoria  distesa- 
mente spiega,  come  i  globetti  possono  nelle  varie  febbri  crescere,  stare,  dimi- 
nuire. A  queste  alterazioni  nel  numero  dei  globetti  si  aggiunge  una  serie  in- 
(inita  di  altre  varie  alterazioni  che  noi  non  ancora  siamo  giunti  a  discoprire.  Si 
conosce  di  fatto  che  i  miasmi  agiscano  sul  sangue,  ma  come  agiscono  s'ignora. 
Sicché  l'aumento  dei  globetti  é  un  carattere  da  limitarsi  ad  alcune  specie  di  feb- 
bri non  da  estendersi  a  tutte.  Il  quale  argomento  al  pari  di  luttociò  che  forma 
subbietto  di  questa  memoria  il  prof.  Tommasi  ha  dichiarato  di  avere  svilup- 
pato nel  corso  già  compiuto  delle  sue  lezioni  nella  Regia  Università  degli  Slu- 
di ;  e  conchiude  non  essere  il  numero  maggior  de'  globetti  condizione  unica 
ed  indispensabile,  ma  bensì  quella  che  si  verifica  spesso  in  compagnia  di  molte 
altre. 

Il  sig.  de  Marco  conviene  con  le  idee  di  Tommasi,  ma  voirebbe  che  si  di- 
stinguessero le  febbri  che  procedono  da  offesa  del  sistema  generale,  e  quelle 
che  vengono  da  offese  di  organi,  o  apparecchi  speciali,  aflìnchc  in  questo  modo 
si  faccia  dritto  al  principio  della  causalità  delle  febbri. 

Il  sig.  Terrone  poscia  dimanda  se  la  febbre  è  soltanto  un  fenomeno  reattivo, 
invero  una  lesione  sostanziale.  Se  questo  fenomeno  indica  la  colleganza  tra  la 
lesione  speciale  e  i  fenomeni  generali  ;  quali  tra  questi  si  debbano  tenere  come 
elementi  patogenici  della  febbre;  se  la  febbre  guidi  a  tenere  d'occhio  la  località 
o  lo  stalo  generale  della  vita  ;  e  aggiungeva  ancora  qualche  altra  dimanda  :  ma 
poi  conveniva  esser  molte  le  quistioni,  e  scarso  il  tempo  a  svolgerle. 


—  258  — 

A  cui  rispondeva  il  prof.  Tomin<isi,  per  la  prima  quistionc,  che  tult'i  sinto- 
mi fol)l>rili  sono  di  dipendenza  necessaria  degli  alleramenli  dei  sistemi  generali 
clic  si  cITottuano  nel  contro  della  vita  plastica,  nel  sangue,  nel  punto  dove  su- 
bisce tutte  le  sue  metamorfosi.  La  lebbre  è  un  efletlo  mediato  non  immediato 
delle  oflcsc  speciali ,  imperocché  per  la  offesa  locale  seguita  l' alterazione  dei 
sistemi  generali  della  vita  plastica  ed  animale,  e  di  qui  il  febbrile  concitamento. 
In  conseguenza  la  offesa  locale  non  è  causa  ma  soltanto  occasione  del  processo 
febbrile ,  il  quale  non  islà  nel  sangue ,  ma  nel  conflitto  die  il  sangue  stesso  tiene 
cogli  organi.  Sarebbe  di  una  grande  importanza  patologica  il  determinare  le  spe- 
ciali alterazioni,  che  patisce  il  sangue  nelle  febbri,  e  come  si  comportino  gli 
organi  con  queste  alterazioni;  la  qual  cosa  aveva  detto  tuttavia  ignorarsi,  ed 
ora  aggiunge  che  se  tutte  queste  nozioni  saranno  bene  assicurate ,  sarà  spera- 
bile una  teoria  delle  febbri.  Ma  qui  ripiglia  il  signor  Perrone  che  la  quislione 
stia  nel  vedere  se  la  febbre  è  un  semplice  fenomeno  funzionale  ;  e  il  profes- 
sore Touimasi  risponde  che  le  idee  si  possono  meglio  intendere  con  un  esem- 
pio ,  e  lo  pone.  La  gastro-enterite  è  morbo  locale  ,  il  quale  arrivato  ad  un 
certo  grado  muove  la  febbre.  La  gastro-enterite  prima  di  eccitar  febbre  offen- 
de le  condizioni  del  sangue ,  e  del  sistema  nervoso;  donde  la  mutazione  del  pro- 
cesso plastico  :  come  effetto  di  questa  mutazione  sorge  la  febbre,  la  quale  è  su- 
bordinata alla  gastro-enterite  non  come  a  causa  effettiva ,  ma  come  ad  occasione 
di  essa. 

Postosi  in  tal  modo  termine  a  questa  discussione,  né  altri  avendo  chiesta  la 
parola  per  fare  osservazioni  sulle  altre  letture ,  il  Segretario  de  Renzi  fa  istanza 
perchè  sia  nominata  una  Commissione  de' membri  presenti  alla  riunione,  onde 
potessero  lunedi  sentire  la  lettura  del  processo  verbale  ed  approvarlo  :  imperoc- 
ché comunque  in  tutti  gli  altri  Congressi  l'ultimo  processo  verbale  era  conQ- 
dato  alla  lealtà  dei  Segretari ,  tuttavia  egli  amava  eccedere  nelle  precauzioni  per 
non  lasciar  luogo  a  reclamo,  e  per  fare  che  tutt'i  processi  verbali  della  Sezio- 
ne Medica  del  VII  Congresso  portassero  eguale  suggello  dell'approvazione  dei 
convenuti ,  ed  intera  guarentigia  di  contenere  la  esatta  istoria  delle  cose  dette 
ed  eseguite.  Al  che  annuendo  l'Assemblea,  il  vice-Presidente  nominava  la  ri- 
chiesta Commissione. 


—  259  — 

Si  presenta  quindi  alla  Sezione  il  seguente  rapporto  della  Commissione  per 
le  esperienze  relative  alla  memoria  del  sig.  Polli  (1). 

«Quantunque  gli  studi  sulla  natiu-a  e  la  rorma;£Ìonc  delle  diverse  materie  orga- 
niche si  trovassero  oggidi  coltivate  con  grande  ardore,  perché  da  essi  solamente 
si  attende  un  qualche  chiarimento  dei  fenomeni  vitali ,  pure  la  scienza  si  rimane 
molto  in  dietro  nello  intendere  1'  origine  e  le  correlazioni  che  debbono  certa- 
mente trovarsi  tra  le  svariate  materie  che  compongono  l'organismo.  Il  sangue 
soprattutto,  questo  comune  nutrimento  degli  organi  e  donde  si  derivano  tutti  gli 
umori  di  secrezione,  fornisco  problemi  a  sciogliere  i  più  gravi  e  fondamentali 
negli  atti  della  vita.  È  desso  o  meglio  i  suoi  diversi  elementi ,  che  giunti  nell'in- 
tima tessitura  degli  organi  si  tramutano,  alcuni  in  solidi  organici ,  altri  in  ma- 
terie secretorie,  ed  un'ultima  parte  del  tutto  modificata  ritorna  per  assorbimen- 
to. Una  certa  analogia  di  natura  deve  però  ritrovarsi  tra  gli  elementi  del  sangue, 
e  le  materie  segregale;  ed  è  certamente  utilissimo  studio  il  seguire  e  dimostrare 
le  successive  trasformazioni  di  ciascuno  di  quegli  elementi  fino  all'ultima  forma 
onde  si  mostrano  uscendo  dagli  organi.  La  chimica  ritrovasi  oggidi  rivolta  a 
chiarire  tali  fatti. La  linea  delle  ricerche  riposa  su  tre  punti,  materie  nutritive, 
sangue,  e  prodotti  che  ne  dipendono.  In  tal  maniera  i  moltiplici  studi  vanno 
chiarendo  le  trasformazioni  successive  del  cibo  in  sangue,  ed  il  modo  omlc  que- 
sto maraviglioso  composto  si  divida  e  si  trasformi.  Ordinate  in  tal  guisa  le  ri- 
cerche, ognuno  partitamentc  può  ri\algersi  ad  esse  per  discoprirne  il  nesso  dei 
fenomeni. 

<(  Con  questo  pensiero  il  doti.  Polli  si  proponeva  di  studiare  se  vi  fossero  atti- 
nenze chimiche  tra  le  materie  gialle  dell'urina  e  della  bile  con  la  sostanza  co- 
lorante del  sangue.  Con  altre  parole,  intendeva  a  chiarire  se  l'ematosina  fosse 
da  vero  la  materia  che  per  successiva  perdita  di  ossigeno  si  trasformasse  in  ma- 
teria gialla.  Egli  ebbe  un  tal  sospetto  dall'osservare  le  mutazioni  di  colore  alle 
quali  gradatamente  va  il  sangue  nell'ecchimosi  ;  in  cui  pare  che  l'ematosina  diffu- 
sa nella  cellulare  si  muti  da  rosso  in  azzurro,  in  verde,  e  da  ultimo  in  giallo.  Il 


(i)  Questo  rapporto  non  venne  letto  alla  adunanza,  perchè  tardi  arrivato  alla  Presidenza.  Quindi 
mancò  il  tempo  e  l'oppurtuuità  di  discutersi. 


—  2G0  — 

elio  dipoi  ha  inleso  a  voler  dimostrare  per  molti  sperimenti  che  formano  Io  scopo 
del  lavoro  letto  nell'adunanza,  e  del  quale  siamo  slati  deputati  a  dare  giudizio. 
«  L'Autore  primamente  alTerma  aver  disroperlo  im  elemento  comune  alla  ma- 
teria pialla  ed  alla  emalosina,  quale  è  il  ferro;  sostanza  che  avrebbe  ritrovato 
non  solo  nella  materia  colorante  delle  orine  illeriche  e  della  l)ile,  ma  nei  cal- 
coli di  materia  colorante  altresì,  e  nei  nocciuoli  colorati  dei  calcoli  biliari.  In- 
di si  provava  a  tramutare  l' emalosina  in  materia  verde  e  gialla,  e  viceversa 
a  mutare  la  materia  gialla  della  bile  in  verde,  azzurra  e  rossa.  Egli  operava  que- 
ste metamorfosi  trattando  il  giallo  di  bile  coli' acido  nitrico,  ed  esponendolo  con 
una  certa  temperatura  all'azione  dell'ossigeno;  o  invece  disossidando  l' emato- 
Sina in  vari  modi,  p.  es.  coH'acido  solQdrico,  e  solforoso,  col  solfato  ferroso  e 
manganoso,  colla  miscela  per  rendere  l'indaco  solubile  'nel  lino  a  freddo.  An- 
cora avrebbe  tolto  all'  emalosina  il  color  rosso  cambiandola  in  sostanza  di  co- 
lor biondo  di  legno,  mescolandola  colle  sostanze  idro-carbonose :  p.  es.  con 
l'essenza  di  trementina,  col  petrolio  ec.  ec. ,  ed  a  ritornarla  inverso  il  rosso  con 
una  nuova  ossidazione  per  l'acido  nitrico.  L'Autore  fatto  sicuro  di  tali  espe- 
rienze bramava  tutte  reiterarle  innanzi  alla  vostra  Commissione,  ed  a  tal  flue 
si  è  dato  opera  per  eseguirle.  Non  pertanto  il  nostro  comuu  desiderio  non  ha 
potuto  del  tutto  soddisfarsi  ;  dapoiclié  la  brevità  del  tempo  non  ha  permesso 
assicurarci  dell'azione  dei  reagenti  ossidanti  e  disossidanti  su  materie  ben  de- 
purate. Abbiamo  considerato  il  fenomeno  dell'  ecchimosi  essere  bene  spiegato 
da  quella  teoria;  il  trovarsi  il  ferro  nell' emalosina  e  nel  giallo  della  bile  essere 
ndizio  della  loro  origine  da  elementi  comuni;  e  confermarlo  il  trnmutamento 
successivo  dei  colori  quando  si  opera  sul  sangue  e  sulla  bile  colle  sostanze  che 
ne  sottraggono  l'idrogeno  e  l'ossigeno.  Ma  in  tali  spericnze  una  condizione  man- 
cava, quella  cioè  di  operare  sulle  materie  pure,  per  non  dubitare  che  le  reazioni 
si  esercitassero  su  la  sola  materia  colorante  e  senza  l'influenza  di  altre  cagioni  ; 
per  lo  che  la  Commissione  bramando  di  ritornare  più  minutamente  su  questi 
fatti,  per  ora  si  limita  a  giudicare  che  il  lavoro  del  Polli,  quantunque  fondato 
sopra  ragionevoli  congetture  e  confortato  da  fatti ,  pure  le  esperienze  che  si  son 
potute  finora  eseguire,  danno  una  forte  presunzione  in  favore  della  teoria  del- 
l'Autore, e  concedono  solo  di  accettarla  come  assai  probabile.  In  conferma  del 


—  261  — 

quale  a>Tiso  noi  troviamo  altresì  nuove  ragioni,  considerando  che  di  tutt'i  com- 
|ionrnli  del  sangruc  l'ematosina  meglio  di  ogni  altra  materia  proteica  prestar  si 
dovrebbe  alle  metamorfosi  di  colore;  che  in  fatti  di  essa  spofiliandosi  e  vesten- 
dosi il  sangue  si  tramuta  in  tessuti  e  liquidi  di  diversi  colori  ;  clic  dessa  si  mo- 
difica nel  passar  dal  sangue  venoso  ad  arterioso  :  e  trovcrebbesi  cosi  più  agevol- 
mente a  spiegare  il  colore  più  o  meno  giallo  o  bruno,  verde  o  azzurro  della  bile 
in  malattie  in  cui  il  sangue  è  manifestamente  contaminato.  Da  ultimo  potremmo 
con  questi  fatti  meglio  intendere  l'origine  finora  incerta  di  altre  materie  colo- 
ranti ,  e  specialmente  il  modo  onde  l'orina ,  liquido  che  riceve  facilmente  la  tinta 
del  sangue  e  della  bile,  si  carichi  talvolta  di  quella  materia  azzurra  detta  cianori- 
ua  che  si  sarebbe  preparata  con  un  lavoro  di  ossidazione  della  bile.  Ma  ancor 
messe  da  parte  tutte  queste  considerazioni,  la  Commissione  si  rimane  nel  giudi- 
zio già  dato,  ed  aspetta  che  falli  più  decisivi  dimostrino  per  ogni  parte  le  corre- 
lazioni trovate  dal  solerte  sig.  Polli  fra  quelle  materie  animali  con  si  svariati  ed 
ingegnosi  sperimenti  —  Tirmati  —  Luigi  Sementini — Giuseppe  Ricci  —  Gioac- 
chino Taddci — Giovanni  Semmola  relatore». 

Dopo  ciò  essendosi  manifestato  unanime  il  desiderio  che  venissero  presen- 
tati a  S.  E.  il  Presidente  Generale  i  sentimenti  della  sincera  gratitudine  di  tutti 
per  la  bene\olenza  manifestata  a  prò  della  Sezione  e  jìel  modo  generoso  col 
quale  l'ha  rincuorata  nei  suoi  lavori;  che  eguali  manifestazioni  si  facessero  a 
S.  E.  il  Ministro  della  Polizia  Generale  per  aver  profuse  a  prò  dei  convenuti 
al  Congresso  le  più  nobili ,  le  più  gentili ,  le  più  ospitali  attenzioni  ;  che  la  stessa 
cosa  si  facesse  presso  l'È.*""  Sindaco  della  città  di  Napoli,  sig.  Duca  di  Bagnoli, 
per  la  cura  grandissima  da  lui  presa  per  l'ottima  riuscita  del  Congresso;  e  che 
in  line  si  presentassero  al  Presidente  prof.  Lanza  i  più  vivi  ringraziamenti  e  la 
soddisfazione  dell'assemblea  per  la  dottrina,  la  solerzia,  e  la  fermezza  spiegata, 
e  pel  modo  \'cramcnte  esemplare  come  ha  diretto  gli  studi  della  Sezione;  si  no- 
minava per  ciò  una  Commissione  composta  dai  cavalieri  Trompco,  e  de  Renzi , 
e  dai  signori  Turchctti,  e  Pollo,  e  si  poneva  flne  alle  mediche  elucubrazioni. 

Jl  Vice-Presidente  —  Benedetto  rito.iiPEO 
//  Scgrelario  —  Salvatore  de  Renzi 
34 


PAROLE  DI  COxNGEDO 

PROMNZUTE   DAI.   PRESIDENTE,    VU.E-PIIESIDENTE   E   SEGRETAniI 
DELX.V  SEZIONE  MEDICA 

nell'ultima  Adunanza  ordinaria  del  5  ottobre  t84ò. 


DISCORSO 

DEL  VICE-PRESIDENTE   CAV.    BENED.    TROMPEO 


ÌSe  la  gratitudine  che  indelebile  deve  imprimersi  in  ogni  animo  ben  fatto  è  ca- 
parra ai  più  tardi  nepoti ,  noi,  o  Signori,  dobbiamo  sentirla  vivissima  in  quc- 
sl' istante  che  dobbiam  separarci. 

Voi  non  ignorate ,  come  in  mezzo  a  tanti  dotti  venissi  non  per  elevatezza  di 
dottrina,  ma  per  ispeciale  sentimento  amicbevolc  eletto  dal  vostro  dottissimo 
Professore  I.anza  a  suo  Vice-Presidente  ;  non  ignorate  com'  Egli  vi  guidasse 
nelle  elucubrazioni  con  costante  ed  imparziale  amore,  e  coll'unico  scopo  di 
avvantaggiare  la  scienza;  non  ignorate  quanto  fosse  ardua  e  spinosa  la  carica  in 
cui  lo  elevaste;  e  finalmente  con  quanta  saggezza  la  disimpegnò.  Lode  e  rico- 
noscenza a  Lui  dunque. 

Lode  pure  e  riconoscenza  vivissima  abbiansi  i  dotti  Napoletani ,  che  con  cor- 
diale benevolenza  ospiti  ci  accolsero ,  e  colle  loro  scientifiche  osservazioni ,  e 
co'  loro  lavori  ci  resero  amene  le  nostre  tornate  e  solleciti  questi  bei  giorni. 

Ma  principalmente  abbiansi  e  riconoscenza  e  lode  senza  limite  e  le  Ammi- 
nistrazioni ed  il  Comune  di  Napoli  e  l'Eccellentissimo  Presidente  generale  che 
nulla  obbliarono  per  renderci  questo  nostro  soggiorno  grato  e  piacevole. 

E  se  tanta  riconoscenza  e  lode  per  tulli  loro  dobbiamo  mostrare  vivissima, 
(piale  e  quanta  non  ne  dovrem  noi  sentire  pel  benefico  ed  Augusto  Principe,  il 
([uale  non  come  re,  ma  come  provvido  Mecenate  e  amorevole  Padre  ci  accolse? 


—  263  — 

Non  csprcssion  di  parola  a  Lui  dunque,  ma  ^oce  per  Lui  si  diffonda  alle  più 
remote  roi,'ioni,  die  ripetano  perennemente  la  Magnanimilù  del  suo  cuore,  la 
dolcezza  de' suoi  modi  e  l'elevatezza  de' suoi  concelti;  i  quali  lutti  collimano 
al  prospero  avanzamento  della  scienza  e  della  relicità  de'  Popoli. 

DISCORSO 

DEL   SEGRETAniO   CAV.    SALV.    DE  RENZI 


1  01  confortaste ,  o  Signori ,  colla  vostra  indulgenza  i  Segretari  della  Sezione 
di  Medicina  nella  difficile  esecuzione  dei  loro  doveri,  e  ve  ne  sarà  mostrata  la 
comune  gratitudine  dagli  ottimi  miei  Colleglli  Turclietti  e  Pollo,  co' quali  fui 
sempre  concorde  nella  fatica,  unanime  nelle  intenzioni,  uniforme  nell'opra. 
Mi  restringo  soltanto  ad  adempiere,  in  nome  de' miei  Colleglli  di  Napoli,  un 
dovere  egualmente  caro  e  solenne ,  quello  cioè  di  esprimere  i  sentimenti  della 
nostra  gratitudine  e  del  nostro  affetto  agl'illustri  confratelli  dell'Italia  superio- 
re. E  questa  una  tenue  manifestazione  del  nostro  compiacimento  nel  vedere  in 
mezzo  a  noi  tanto  senno  recarci  lumi  di  sapienza ,  dilezione  immensa ,  ed  un 
nobile  esempio  di  devozione  alla  scienza,  all'Italia,  all'umanità. 

Superando  i  disagi  di  un  lungo  cammino,  voi  veniste  a  riunire  i  vostri  sforzi 
a  quelli  de'  vostri  confratelli  di  Napoli;  voi  co' nostri  desideri  confondeste  quelli 
dell'animo  vostro,  ed  anche  quando  dissentimmo  nell'opinione,  essendo  la  no- 
bile gara  diretta  alla  scoverta  del  vero  e  non  alla  vanità ,  v  oi  deste  al  mondo  lo 
spettacolo  di  uno  stupendo  certame,  in  cui  il  vinto  era  lieto  al  pari  del  vinci- 
tore, perché  comune  ad  entrambi  era  il  frutto  della  vittoria.  E  questo  frutto 
per  la  scienza  e  l'arte  nostra  non  si  restringe  all'effimera  gloria  dell'istante  che 
fugge,  ma  lascia  tracce  non  periture  di  grandissimo  benefìzio  alla  intera  uma- 
nità. Che  se  la  nostra  concordia  avrà  conquistato  una  sola  verità  alla  scienza, 
non  saremo  gloriosi  noi  tutti  nel  poter  ripetere  ai  nostri  nepoti  :  noi  fummo  al 
setiimo  CoìKjri'sso  degli  Scienziati  iiatiani  ?  Cosi  un  giorno  al  gi-eco  guerriero  non 
era  d'uopo  dire:  io  uccùi  (an/t  winici;  ma  bastava  il  ripetere  :  io  fui  a  Maratona. 


—  20-5  — 

Voi  vedeste,  o  Sig^nori,  con  quanto  amore  foste  in  Napoli  accolti  da  tutti  gli 
ordini  de"  cittadini,  dall'aufrusta  Jlaostà  dcH'oltimo  Re  fino  airultinu)  del  po- 
polo. E  noi  medici  >i  salutammo  come  ospiti  illustri  al  vostro  arrivo  ,  e  vi  ri- 
salutiamo come  fratelli  nella  nostra  separazione.  Le  destre  si  congiunsero  in 
mezzo  ii'piii  generosi  desideri,  e  l'accordo  durerà  finché  nell'animo  degl'Ita- 
liani starà  l'amore  per  la  scienza,  e  la  carità  per  questa  terra  beata,  la  cui  glo- 
ria ci  è  cara  ,  ed  a  crescer  la  quale  confondemmo  unanimi  le  nostre  forze  ed  i 
nostri  voti. 

Gradile  dumpie,  o  illustri  d'Italia,  il  saluto  della  gratitudine,  e  dell'amici- 
zia de'  vostri  colleghi  di  Napoli.  Portate  con  voi  ue'paterni  lari  il  nostro  amore 
e  la  nostra  ammirazione,  è  vi  accompagni  l'augurio  di  un  avvenire  prospero  e 
lieto.  I  medici  di  questa  estrema  parte  della  penisola  staranno  al  fianco  vostro 
ovunque  per  l'avvenire  il  senno  d'Italia  si  raccoglierà;  e  fra  un  anno  vorranno 
a  risalutarvi  in  quella  illustre  Città,  da  cui  Colombo  moveva  alla  scoverta  di  un 
nuov  o  mondo  ;  sperando ,  rincuorati  dal  nobile  esempio  vostro ,  di  preparare 
nuovi  progressi  alla  scienza,  e  nuovi  destini  all'Italia,  al  cui  bene  ed  alla  cui 
gloria  sono  rivolli  i  nostri  sforzi  ed  i  nostri  caldi  sospiri. 

DISCORSO 

DEL  SEGRETARIO  DOTTORE   ODOARDO   Tl'RCHElTI. 


s 


if.NORi  !  non  indarno  con  senno  maturo  e  con  felice  idea  il  nostro  Generale 
Presidente  Cavalier  Santangelo  assimigliava  agli  Olimpici  Ludi  le  esercitazioni 
de' Congressi  scientifici.  Con  questa  difTerenza  però  che,  laddove  colà  nella  Pa- 
lestra Elèa  era  il  sapere  la  parte  men  gradita  de'trattenimenti ,  è  nelle  adunanze 
nostre  quella  die  si  concilia  la  venerazione  di  quanti  l'avvicinano. 

E  certamente  non  eravi  modo  più  acconcio  per  significare  e  le  nobili  gare 
de'magnanimi ,  e  la  potenza  del  sapere  che  si  spande,  e  il  fuoco  del  Genio  che 
accendi-  a  generosa  impresa  allontanando  il  soffio  della  malignità  e  dell'ipocrisia 
<rlie  fa  sua  delizia  dell'errore  del  pregiudizio  della  imbecillità  delle  menti  e  della 


—  2C5  — 

fiacca  pigrizia  degli  animi.  Si!  o  valorosi  lutti  die  mi  fate  onorata  corona;  Voi 
('residente  che  con  tanto  senno  dirigeste  la  non  pria  calma  navicella  d'Ippocrate; 
Voi  a  niuno  secondo  che  spesso  ne  faceste  le  veci;  Voi  colleglli  egregi,  nelle 
fatiche  del  raccogliere,  e  del  congiungere  le  sparse  membra  delle  nostre  eser- 
citazioni da  me  indivisi;  Voi  tutti  che  in  quest'aula  sedeste  gareggiando  di  sa- 
pere e  di  gentili  nobilissimi  sentimenti;  ascoltatemi!  Non  estraneo  pressoché 
ad  alcuno  dei  Congressi  italiani,  parmi  essere  stato  quello  di  Napoli,  e  per  i 
Reali  incoraggiamenti  e  per  la  suprema  protezione  del  sommo  Lnperanle ,  e  per 
la  non  mentila  ospitalità  dei  cittadini,  e  per  lo  rispetto  delle  masse  popolari,  e 
per  la  generosità  di  tutti ,  il  più  segnalato  fra  quanti  ebbero  luogo  nella  diletta 
patria  che  pur  tanti  n'ebbe  splendidissimi. 

E  per  ciò  che  ha  riguardo  alla  medica  Sezione  parmi  che  qui ,  la  vostra  mer- 
cé, onorandi  Signori,  si  sia  redenta  dalle  accuse  che  pur  troppo  sopra  di  Lei, 
e  chi  sa  se  a  (orlo,  si  erano  scagliate  negli  anni  decorsi.  Or  questo  avvenimento 
lietissimo  per  noi  credo  debito  che  si  consegni  alla  Aima  che  per  il  mondo  lo 
spanda,  ed  alla  storia  che  ai  posteri  lo  tramandi.  Ed  io  che  ebbi  la  gloria  di  es- 
sere uno  degl'interpetri  e  dei  raccoglitori  delle  vostre  idee,  lasciate  che  inter- 
petre  mi  faccia  anche  de' comuni  sentimenti,  e  manifesti  che  nell'aula  che  ci 
accoglie  si  rannodarono  molte  amistà,  non  s'infransero;  si  strinsero  molti  ani- 
mi ,  non  si  allonlanarono.  l'n'areola  di  gloria  si  cinse  attorno  alla  fronte  di  non 
pochi  valenti  oratori;  e  qui  inOne  per  i  concetti  e  per  l'affetto  la  medica  fami- 
glia italiana  divenne  una  indivisa  forte  concorde,  grande  nel  culto  della  scienza, 
grandissima  nel  vicendevole  amore. 

DISCORSO 

DEL  SEGRCTARIO   DOTTOR  SECONDO   POLTU 


u, 


LTIMO  a  parlare  io  mi  vi  profferisco ,  o  Signori ,  non  già  perchè  abbia  voluto 
restarmi  indietro  agli  altri  ncll'esprimervi  la  dolce  rimembranza  che  lasciate 
come  a  lutti,  cosi  a  me  in  particolaie ,  della  nobilissima  gara,  con  cui  prende- 


—  266  — 

sto  ad  illustrare  la  settima  nostra  italiana  medica  palestra;  ma  bensi  perchè  ul- 
tima jìarte  di  questo  banco  d'ordine,  non  a\Tei  potuto,  senza  tradire  questo 
stosso  suo  essenziale  allribulo,  contrastare  il  passo  a'  niiei  Colleglli  per  signiG- 
carvela  con  non  minor  caldezza  ed  cirusione. 

(Iliiamato  io  dall'esimio  Presidente,  al  quale  in  oggi  noi  tutti  solennemente 
sappiamo  buon  grado  pel  senno,  fermezza  e  dignità,  con  cui  seppe  maneggiare 
le  redini  della  sua  malagevolissima  carica,  a  concorrere  nel  disimpegno  del  non 
facile  ufficio  di  sogi'otario,  che  commosso  ad  iHi  solo  sarebbe  slato  incompor- 
tabile soma ,  confesso  ingenuamente  che  avrei  dovuto  non  osare  di  compromet- 
tervi la  mia  pochezza;  ma  dovetti  ben  presto  persuadermi,  che  con  un  illustre 
già  nostro  Vice-Presidente ,  il  cav.  de  Renzi ,  il  quale  è  uno  fra  i  non  molti  che 
personificano  in  se  la  scienza,  e  con  un  facondo,  copioso  ed  elegante  dicitore, 
qual'è  l'ottimo  amico  e  collega  dottor  Turchetti,  l'opera  mia  sarebbe  per  av- 
ventura riuscita  ad  una  mora  formalità,  ad  un  semplice  aiuto.  Quindi  se  voi 
credete,  o  Signori,  che  la  minima  parte  delle  gentili  vostre  espressioni  a  me 
pure  per  ciò  solo  pertenga,  dichiaro  formalmente,  che  riguarderolla  come  un 
contrassegno  dell'innata  vostra  indulgenza;  indulgenza,  la  quale  tanto  più  gra- 
dita al  cuore  discende,  quanto  dessa  fu  sempre,  ed  è  tutt'ora  la  legittima  pri- 
mogenita di  coloro  che  sanno. 

DISCORSO 

DEL   PRESIDENTE   PROFESSORE   VINCENZIO  LANZA 


ijiGNORi  !  Eccoci  al  beato  termine  della  nostra  quanto  rapida  tanto  improba  fa- 
tica. Godo  neir annunziarvi  d'aver  dato  pieno  adempimento  a  tutte  le  produ- 
zioni finora  presentate  :  e  d'aver  chiesto  ed  ottenuto  una  tornata  strordinaria  da 
S.  E.  il  Presidente  Generale,  che  avrà  luogo  dimani,  e  sarà  preseduta  dall'ono- 
revole mio  Vice-Presidente ,  nella  quale  saranno  compiuti  que' lavori  che  tardi- 
vamente mi  si  sono  presentati  in  questa  mattina  stessa. 
Tutti  i  rami  del  medico  sapere  sono  stali  da  voi  maestrevolmente  percorsi , 


—  267  — 

né  è  sialo  alcuno  al  quale  non  aggiungeste  un  frullo  di  più  su  que'  che  già  pos- 
sedca.  Io  non  abuserò  punlo  della  voslra  pazienza  e  del  voslro  lempo  col  ve- 
nirvi rimenilirando  ad  uno  ad  uno  i  bei  doni  die  faceste  alla  scienza.  Il  verbale 
ed  il  diario  lian  segnalo  già  le  persone  e  le  cose  si  dislintamcnie,  che  gli  Atti 
della  Sezione  medica  del  seltinio  Congresso  potranno  fedelmente  tramandarle 
ai  posteri.  Dirò  solo  che  l'anatomia  e  la  fisiologia,  si  generali,  si  particolari, 
han  tratto  vantaggi  assai  pregevoli;  che  la  patologia  massime  nella  parte  più 
importante,  cioè  nella  semiotica,  ha  fatto  ancora  guadagni  considerabili;  che 
la  nosologia  tanto  nel  cliiarinienlo  d'alcuni  morbi  più  oscuri,  quanto  nella  di- 
samina d'iilcun  morbo  di  nuova  o  singoiar  forma,  non  ha  lascialo  ancora  di 
carpire  alcuna  utilità  ;  che  la  terapeutica  ha  acquistato  ancora  molte  pregevoli 
cognizioni  appartenenti  tanto  a'rimedii  antichi  quanto  ad  alcuni  novelli.  Oltre 
ogni  altra  parmi  che  abbia  guadagnato  quella  parte  della  scienza  medica ,  che 
reputo  la  maggiore,  cioè  la  pubblica  Igiene  principalmente  rispetto  alle  gua- 
rentigie contra  la  peste,  ed  al  miglior  governo  degli  Spedali  e  de'  IManicomil. 

Ciò  non  è  tutto.  Senza  modo  pregevolissima  è  siala  la  qualità  di  cotanti  frulli 
del  vostro  ingegno.  Non  solo  non  vi  è  stalo  alcuno  che  qui  entro  sia  venuto 
Iratlando  d'alcun  sistema  di  medicina;  ma  nò  una  parola  sola  è  slata  proHerita 
che  alcun  sistema  accennasse.  Ciò  mi  autorizzza  a  proclamare  che  nel  settimo 
Congresso  degli  Scienziati  italiani  è  caduta  nella  meritala  tomba  la  medicina  si- 
stematica, ed  è  risurta  in  Italia  la  vera  medicina  italiana,  la  medicina  positiva, 
la  medicina  di  pura  osservazione. 

Per  tutto  ciò  appare  che  quanto  la  Munificenza  del  nostro  Re  ha  fatto,  per- 
chè questo  settimo  Congresso  primeggiasse  in  isplendidezza  ;  tanto  la  vostra  sa- 
pienza ha  proccurato  che  a  nessuno  fosse  secondo  per  l'utilità  della  scienza.  E 
se  in  ogni  anno  in  ciascun  de'  Congressi  avvenisse  che  la  Sezione  medica  non 
giungesse  ad  acquistar  lume  più  che  quanto  in  questo  settimo  ha  già  conseguito; 
ogni  uom  discreto  antivedrà  che  la  medicina  sarà  per  ricevere  in  un  solo  secolo 
più  lume,  che  quanto  ne  ha  ereditalo  in  tulli  i  secoli  andati.  Ed  in  vero  nei 
Congressi  concentrandosi  la  potenza  intellettuale  succeder  deve,  che  questa  in 
ogni  anno  s'elevi  ad  un  valore  quadruplicnlamentc  crescente,  cosi  come  inter- 
>icne  in  ogni  sorta  di  concentrazione  delie  forze. 


—  268  — 

E  (lui  vorrò  far  lacere  que'  non  già  cieclii  ma  /ilofohi,  corno  nnìiDnli  a'i(iiiili 
t'  in  odio  il  sole,  i  qnali  vanno  opponendo  che  in  sctt'anni  assai  poco  e  lento 
è  stato  il  frullo  che  la  medicina  ha  ricollo  nc'Conftressi.  Costoro  non  sanno  (luel 
che  si  dicono,  che  se  il  sapessero,  nella  lentezza  del  cammino  per  la  \ia  del 
progi-esso  rinvcrrchh(!ro  il  carattere  pili  cerio  che  distingue  il  progresso  vero 
dal  falso,  dal  precipitoso  e  dannevole.  E  per  verità  io  mi  penso  che  i  progres- 
sisti precipitosi  ed  inconsiderati  nocciono  alle  scienze  assai  più  degli  stessi  re- 
Irogradisli. 

Finisco,  o  Signori,  ringraziando  tulli  voi  del  compatimento  che  accordato 
avete  alle  mie  fievoli  forze,  con  le  quali  ho  dovuto  sostenere  il  grave  p(jndo  del 
posto  cui  mi  eleggeste.  Ringrazio  ancora  il  Vice-Presidente,  e  lutti  e  tre  i  Se- 
gretari, e  tutti  i  huoni  mici  amici  che  mi  han  dato  il  loro  favorevole  e  saldo 
appoggio.  V'invito  tulli,  o  Signori,  a  convenire  nel  futuro  ottavo  Congresso 
in  Genova,  e  quivi  condurre  seco  voi  quella  nobile  dignità  nelle  discussioni 
che  cotanto  vi  ha  distinti. 

Nutro  il  buon  volere  che  in  Genova  rinverrete  anche  me:  ma  se  il  grave 
pondo  delle  mie  cure  e  de'miei  anni  ciò  mi  vietasse,  certo  non  giungerà  la  for- 
tuna a  tarpar  le  ali  del  mio  ingegno  si  fattamente,  che  colà  non  vi  segua  col 
pensiero ,  e  non  vi  raggiunga  presentandovi  un  qualche  si  sia  fi'ulto  del  mio 
immenso  amore  per  la  scienza. 


ATTI  VERBALI 

DELLA  SEZIONE 

DI    CHIRURGIA   E    ANAT03IIA 


-©H>0-0-^  V:  <-0*<-«— 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  22  SETTE^IBRE   1845 


-»«•- 


Il  Presidente  cav.  Lionardo  Santoro  apriva  l'adunanza  ringraziando  la  Sezione 
per  averlo  eletto  a  dirigere  i  suoi  studi.  Poi  ricordava,  essere  scopo  di  questa 
riunione  di  rendersi  utili  all'umanità:  accennava  come  per  conseguirlo  fosse 
necessario  sceverare  i  fatti  dalie  ipotesi  dalle  teorie  e  dalle  inutili  discussioni , 
ed  indicava  all'oggetto  delle  norme  utilissime. 

Cosi  raccomandava  che  le  memorie  lunghe ,  solo  per  cenni  fossero  comu- 
nicate all'Adunanza:  invitava  gli  Autori  delle  stesse  a  dare  in  iscritto  ai  Segre- 
tari gli  epiloghi  per  ottenere  regolarità  nei  processi  verbali  ;  e  ricliiamava  al- 
f  osserNanza  dell'istessa  regola  coloro  che  avessero  a  fare  comunicazioni  verbali. 

Quindi  il  doti.  Catullo  Rogier  Barone  de  Bcauforl,  offriva  alla  Sezione  una 
sua  opera  di  ortopedia,  che  essendo  il  primo  lavoro  italiano  pubblicato  sull'ar- 
gomento, pregava  il  Presidente  di  nominare  una  Commissione  per  esaminarlo; 

35 


—  270  — 

e  il  Presidente  nominò  a  comporre  la  della  Commissione  i  prof.  De  Iloratiis, 
Gorgone,  Zannetli,  Bruni  e  Pagani. 

lu  seguilo  l'istesso  doti.  Beaufort  leggeva  una  sua  memoria  sulla  tenotomiu 
ile  miiscoìi  dorsali  e  sacro-lonìbari  nelle  deviazioni  della  spina ,  ad  oggetto  che 
l'assemblea  stabilisse  aWcrmalivamente  o  negativamente  in  precetto  di  scienza, 
ciò  che  Onora  riguardo  a  questa  operazione  non  ù ,  egli  diceva ,  che  un  principio 
teorico,  una  pratica  sperimentale.  Cosi  l'A.  metteva  in  esame  i  seguenti  que- 
siti :  la  miotomia  dorsale  nelle  deviazioni  della  spina  per  retrazione  muscolare 
è  un'operazione  ragionevole?  può  essere  utile?  può  essere  pericolosa? 

E  qui  sulle  prime  ricordava ,  come  non  ancora  compie  un  anno  che  que- 
sl'istesso  argomento  fu  soggetto  di  disputa  tumultuosa  nell'Accademia  di  medi- 
cina di  Parigi,  nella  quale,  più  che  al  vantaggio  della  scienza  si  mirò  a  formu- 
lare un  personale  processo  all'illustre  ortopedico  Guerin  promotore  ed  esecu- 
tore della  operazione  in  discorso.  Poi  per  rendere  più  agevole  la  soluzione  dei 
quesiti  proposti  egli  accennava ,  che  la  tenotomia ,  essendo  sulle  prime  opera- 
zione empirica,  divenne  in  seguito  ragionevole,  da  che  fu  applicata  alla  teoria 
della  relrazione  muscolare.  E  qui  ricordava  essere  ormai  fermato  di  chiamare  re- 
trazione muscolare,  quello  stato  di  permanente  a^Tlcinamento  degli  estremi  del 
muscolo,  il  cui  tessuto  trovasi  atrofizzalo  e  mutato  in  fibroso;  condizione  mu- 
scolare che  può  dipendere ,  o  da  contrazione  spasmodica  convulsiva ,  o  da  con- 
trazione permanente  fisiologica  ,  la  quale  si  sviluppò  e  progredì ,  sia  per  mala 
abitudine  dell'individuo,  sia  per  ostare  a  sviluppo  di  deformità  maggiore,  sia 
infine  per  mantenere  l'equilibrio  del  corpo. 

Aggiungeva  l'A.  che  le  vaiie  retrazioni  nmscolari  di  qualunque  regione  del 
corpo,  quantunque  diverse  per  causa  produttrice,  e  per  meccanismo  di  forma- 
zione, pure  sono  identiche  nei  risultamenti.  Di  fatto,  in  tutti  1  casi  la  retrazione 
presenta  il  muscolo  nello  stato  ora  descritto,  cioè  accorciato;  per  cui  col  rav- 
vicmamento  dei  suoi  estremi,  si  avvicinano  i  bracci  delle  leve  Va  ove  s'inseri- 
scono :  mentre  atrofizzato  perchè  caduto  in  un  primo  grado  di  paralisi,  o  spos- 
salo dalla  contrazione  senza  riposo,  vegeta  normalmente  e  non  perciò  si  nutre: 
imperocché  un  muscolo  da  carnoso  diviene  fibroso ,  se  è  sottoposto  a  trazione 
forzata,  e  ritorna  carnoso  se  è  ricondotto  alle  coudizioni  normali  di  lunghezza  e 


—  271  — 

di  estensione.  Notava  l'A.  clie  queste  teorie  generalmente  ammesse  per  la  massi- 
ma parte  dei  muscoli  del  corpo,  sono  da  alcuni  riprovate  trattandosi  dei  mu- 
scoli dorsali;  e  intanto  si  dichiara  ragionevole  la  tenotomia,  e  la  miolonifa  del 
tendine  di  Acliille,  del  muscolo  sterno-cleido-mastoideo  ecc.,  e  poi  si  procla- 
ma irragionevole,  insudiciente,  anzi  dannosa  quella  dei  muscoli  del  dorso,  mal- 
grado l'identiciti'i  di  effetti  anatomici  e  patologici  fra  i  muscoli  della  gamba,  del 
collo,  della  mano,  e  quelli  del  dorso  retratti;  malgrado  l'identicità  di  tessuto 
di  tutti  (piesti  muscoli;  malgrado  infine  l'identicità  di  funzione  e  d'innervazio- 
ne— Da  che  nasce,  domandava  l'A.  questa  contraddizione?  E  rispondea  cb'ef;li 
non  vi  trova  alcuna  ragione  scientifica  capace  di  giustificarla;  ma  poter  deri- 
vare dal  non  essersi  ancora  ben  intesi  il  meccanismo  della  retr.izione  dei  muscoli 
dorsali,  il  modo  di  formarne  la  diagnosi ,  e  di  eseguirne  la  sezione —  Dichiarava 
(piindi  che  quando  si  dice ,  deviazione  della  spina  per  retrazione  muscolare,  non 
si  deve  credere  che  tutta  la  massa  muscolare  fosse  retratta  e  cangiata  in  massa 
fibrosa  ,  nel  (piai  caso  la  curva  della  colonna  vertebrale  do>Tebbe  esser  una  e 
non  piegata  a  curve  alterne;  ma  solamente  uno  o  più  fascetti  di  quelli  che  nel- 
l'insieme formano  il  sacro-lombare  e  lungo  dorsale,  che  in  anatomia  ortopedica 
l'A.  vorrebbe  considerare  come  composti  da  altrettanti  muscoli  quanti  sono  i 
loro  attacchi  alle  parti  superiori  del  dorso,  d'onde  le  curvature  alterne  che  si 
ossenano  nelle  deviazioni  della  spina.  Questa  conoscenza  anatomica,  egli  ag- 
giungeva ,  rende  facile  la  diagnosi ,  imperciocché  sospendendo  il  malato  per  le 
braccia  o  per  la  testa  si  sa  che  il  muscolo  sacro-lombare,  e  il  lungo  dorsale, 
non  devon  presentare  uno  strato  di  fibre  lendinose  per  quanto  è  lungo  e  largo 
il  muscolo;  ma  solamente  dei  fascetti  tìl)rosi,  duri  e  prominenti  nella  massa 
muscolare  dorsale  compresa  nella  curva  della  colonna  vertebrale  di  cui  forma- 
no le  corde,  e  che  una  mano  pratica  liicilmente  riconosce.  Questi  sono  i  fascetti 
che  si  debbono  incidere;  e  quanti  sono  i  loro  attacchi  alle  apofisi  vertebrali  ed 
ai  diversi  punti  delle  coste,  altrettanti  sono  i  tagli  che  si  possono  eseguire,  sia 
alla  distanza  di  poche  linee  dalla  loro  inserzione ,  sia  ove  riunisconsi  in  massa 
comune,  od  in  qualunque  altro  punto  della  loro  estensione.  Avvertiva  in  pro- 
lusilo che  leggendosi — sezione  della  massa  comune  del  lungo  dorsale  e  sacro- 
lombare— non  debba  intendersi  che  tutta  questa  massa  fosse  stala  incisa,  ma  so- 


—  272  — 

lamcntc  uno  o  più  cordoni  tesi  e  retratti  della  stessa  e  nella  parte  inferiore.  Dopo 
di  ciò  l'A.  risolve>a  i  quesiti  proposti  dicendo:  che  la  mioiomia  e  tenoloniia  spi- 
nale, nelle  deviazioni  per  retrazione  muscolare,  è  un'operazione  non  mono  ra- 
gionevole, non  meno  utile,  né  più  pericolosa  della  lenotomia  di  qualuni|ue  altra 
regione  del  corpo. 

Terminata  questa  lettura  il  dott.  Bresciani-De-Borsa  riferiva  un  esempio  di 
chiusura  quasi  compiuta  dell'istmo  delle  fauci  per  ipertrofia  del  pilastro  palatino 
destro,  e  diceva,  che  per  salvare  l'individuo  dal  pericolo  imminente  di  morte 
senza  praticare  la  laringotomia ,  insinuò  un  lungo  bistoriuo  bottonaio  e  a  lama 
assai  stretta  nel  piccolissimo  foro  dell'istmo  delle  fauci,  e  troncò  celeramente 
ed  arditamente  il  pilastro  ipertrotìzzato.  Resa  così  più  ampia  l'apertura,  passò 
in  essa  una  pinzetta  da  polipo,  e  divaricatene  le  branche ,  ingrandi  sempreppiù 
la  suddetta  apertura,  ed  assai  utilmente  per  l'ammalato.  Afiìnchè  poi  il  vantaggio 
ottenuto  fosse  durevole,  con  forbici  a  cucchiaio  recise  buona  parie  del  bordo  li- 
bero ed  ingrossato  del  velo  palatino,  imitando  possibilmente  la  volta  dell'istmo 
delle  fauci. 

In  seguito  il  dott.  Giovanni  Guzzo  leggeva  una  sua  memoria  intorno  ad  una 
immensa  raccolta  di  marcia  nella  cavità  dell'utero,  che  per  vizio  scrofoloso  era  di- 
venulo  ipertrofico  in  una  donna  a  34  anni.  Rotta  la  parete  posteriore  del  viscere 
verso  il  suo  allo  fondo,  e  travasalo  il  liquido  nell'addome,  avvenne  la  morie 
dell'inferma.  L'Autore  per  evitare  in  casi  simili  così  funesto  accidente,  consiglia- 
va di  procurare  l'evacuazione  della  marcia  o  colla  dilatazione  dell'orifizio  uterino 
per  r  introduzione  di  una  cannula  di  gomm' elastica ,  o  colla  puntura  del  viscere. 
Posto  fine  a  questa  lettura,  passava  l'adunanza  ad  ascolt.ire — le  nuove  ricerche 
inlorno  ad  una  produzione  ossea  rilrovala  neW  interna  superficie  del  cranio  delle 
donne  incinte — esposte  dal  doti.  Aurelio  Finizio.  Questi  premetteva  alcuni  cenni 
sulle  diverse  denominazioni  as.segnate  dal  Richat ,  Lobstein ,  e  Cooper  a  questo 
genere  di  produzione  morbosa  ,  e  preferi  quella  di  esostosi  episifera  adottata  dal 
nostro  Rognclta,  e  poi  da  Ducrest  e  da  Moreau.  Confortato  dall'autorità  di  que- 
sti due  ultimi,  r.\.  attribuiva  a  Rokitansky  l'onore  di  aver  il  primo  chiamato 
l'attenzione  degli  osleiricanli  sull'esistenza  quasi  costante  di  questa  esostosi  nelle 
donne  gravide,  e  che  perciò  egli  credeva  effetto  di  gravidanza,  e  non  morbosa 


—  273  — 

condizione.  In  seguito  espose  l' esame  di  questa  ossea  produzione,  e  la  riguardò 
in  tre  periodi  corrispondenti  a  quelli  del  suo  sviluppo',  e  disse;  clie  nel  primo 
periodo  la  superficie  interna  del  cranio  in  vari  punti  presenta  alcuni  strati  di 
una  sostanza  plastica  colorita  rugosa,  visibile  più  frequentemente  sull'osso  fron- 
tale e  sul  parietale,  e  raramente  sull'occipitale.  Sulle  prime  quegli  strati  essen- 
do isolati,  in  seguito  si  riuniscono  acquistando  maggiore  sviluppo  quasi  all'istes- 
so  modo  clic  formati  si  sono  i  primordiali  rudinu'uti.  L'A.  opinava  come  Du- 
crest  che  i  luoghi  ove  suole  appalesarsi  l'osteofite  sono  quelli  in  cui  le  aderenze 
naturali  della  dura  madre  coll'osso  sono  poco  resistenti ,  e  dove  è  minore  la 
pressione  della  massa  encefalica  sulla  stessa. 

L'osteofite  or  è  di  durezza  quasi  ossea,  resistente  anche  al  coltello;  or  è 
molle  e  cede  alla  pressione  del  dito  ;  sicché  dagli  inesperti  potrebbe  confondersi 
col  tavolato  interno  del  cranio.  Il  suo  colore  è  sempre  rosso  e  più  o  meno  scuro 
secondo  la  consistenza  che  acquistano  gli  strati  ossei.  Questi  nel  secondo  pe- 
riodo si  estendono,  s'indurano,  ed  aderiscono  fortemente  al  tessuto  osseo  sot- 
tostante. Sono  in  maggior  numero  verso  l'osso  frontale,  chiudon  gli  spazi  delle 
suture  e  cancellano  l'impronta  dei  vasi  arteriosi,  che  nello  stato  uormale  è  visi- 
bile all'interna  superficie  del  cranio. 

Nel  terzo  periodo  l'osteofite  s'indura  ancor  più ,  la  superficie  che  sta  in  re- 
lazione colla  dura  madre  è  levigala,  finissima;  l'altra  è  spessa,  cellulosa  ed  ana- 
loga al  tessuto  spongioso  delle  ossa  ;  di  modochè  il  tutto  si  riduce  allora  ad  una 
semplice  lamina  di  tessuto  compatto  soprapposta  all'interna  superficie  del  cranio. 

Ducrest  esponendo  l'osteofite  ai  carboni  ardenti  ne  ottenue  la  calcinazione, 
e  cosi  potè  osservarne  la  struttura  cellulosa.  Frigerio  analizzò  l'osteofite  nello 
slato  di  diseccamento ,  e  trovò  che  100  parti  di  quest'ossea  sostanza  contengo- 
no :  di  fosfato  calcico  0,22,  di  cloruro  potassico  e  sodico  0,5;  il  rimanente  ri- 
sultava di  albumina  coagulata ,  di  fibre,  e  di  tracce  di  materia  grassa  cristalliz- 
zabile. 

Coir  aiuto  del  microscopio  l'A.  e  Moreau  osservarono  la  superficie  interna 
corrispondente  alla  dura  madre  liscia  e  pulita,  l'esterna  corrispondente  all'osso 
rugosa  e  guernita  di  numerosi  filetti  che  vi  giungono  dall'osso  normale  e  da 
Moreau  creduti  piccioli  vasi. 


—  271  — 

Quanto  ai  sintomi,  diceva  l'A.che  delle  cinquanfasei  donne  sezionate,  e  nelle 
quali  l'osteofite  si  rinvenne ,  nel  periodo  di  loro  vita  una  presentò  la  para- 
lisi, ma  in  essa  si  trovò  ancora  sangue  penetrato  e  dilTuso  nei  ventricoli  late- 
rali :  cinque  patirono  sonnolenza  non  consueta;  e  di  queste  una  per  tutto  il  tempo 
della  gravidanza ,  tre  dai  quattro  o  cinque  mesi  in  poi ,  ed  una  verso  il  termine 
della  gcslazione.  Sei  furono  travagliate  da  eclampsia,  e  due  da  isterismo  anche 
prima  della  gravidanza, ma  più  gravemente  nel  suo  corso:  38  patirono  cefalalgia, 
alcune  di  esse  molto  tempo  prima  di  divenir  madri,  ed  altre  assicuravano  cre- 
sciuti i  dolori  all'epoca  che  il  feto  cominciò  a  muoversi — In  tutte  le  cinquan- 
tasei donne  i  vomiti  durarono  per  (ulta  l'epoca  della  gravidanza. 

In  One  l'A.  accennava  che  Cloquet  e  Berard  credono,  che  quando  rosteoflte 
si  manifesta  in  vari  siti  del  cranio,  ed  è  convenevolmente  curata  può  essere 
riassorbita  ;  e  conchiudeva  notando  che  finora  in  trecento  crani  di  donne  morte 
nel  periodo  del  puerperio  o  di  gravidanza,  e  sezionate ,  centonovanta  volte  fu 
osservata  l' osteofite. 

n  Presidente  —  Cav.  L.  Santoko 
GiovANXi  Raffaeix 


ari  l 


I  Segretar. 

Giuseppe  Secondi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTEiIBRE  1843 


JUETTO 


ro  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  prof, 
com.  De  Horatiis  mostrava  all'adunanza  la  metà  di  una  enorme  esostosi  svi- 
luppata sull'estremità  superiore  di  un  femore,  in  seguito  di  caduta  da  somma 
altezza ,  ed  annunziò  cbe  intorno  a  questo  argomento  leggerebbe  una  sua  me- 
moria in  una  delle  seguenti  adunanze.  Accennava  intanto  cbe  in  questo  caso 
egli  fu  costretto  di  eseguire  l'amputazione  dell'arto  rasente  l'articolazione,  e 
con  buon  successo. 

Il  prof.  Pagani ,  con  nuo>  i  fatti  esposti  in  un  quadro  statistico ,  rifermò 
quanto  avea  detto  nel  VI  Congresso  circa  l'utilità  della  legatura  delle  vene  va- 
ricose. Egli  esegue  questa  operazione  con  metodo  conforme  a  quello  del  dott.  Se- 
condi esposto  in  quel  Congresso  medesimo,  cioè:  nel  punto  in  cui  confluisco- 
no i  vasi  varicosi  solleva  la  pelle  ed  insieme  il  tronco  venoso ,  con  ago  curvo 
vi  passa  sotto  un  nastrino  di  fili  cerati ,  vi  applica  sopra  un  cilindretto  di  tela  o 
di  filaccia ,  e  su  questo  annoda  le  estremità  del  nastro  serrandolo  (pianto  basta 
per  mettere  a  contatto  le  pareli  interne  della  vena.  Nei  tre  primi  giorni  che  sie- 
guono  appone  sul  luogo  dell'operazione  e  sui  punti  varicosi,  dei  pannolini  am- 


—  2TG  — 

mollali  in  acqua  ed  aceto.  Dopo  36  oi'e  taglia  e  leva  il  nastrino,  e  al  10"  giorno, 
:ipplii-atn  al  memI)ro  una  calza  csinilsiva,  porniefle  all' operalo  di  levarsi  eli  letto. 
Avvertiva  r.\.  che  per  ottenere  la  durevole  guarigione  di  tutti  i  rami  varicosi, 
non  sempre  basta  la  legatura  d'un  sol  tronco;  ed  infine  attriliuiva  la  guarigione 
ai  coaguli  sanguigni  organizzati,  anziché  all'inQanunazione  della  parete  interna 
del  vaso. 

Il  prof.  Gorgone  manifestò  le  sue  osservazioni  microscopiche  sulla  struttura 
della  tunica  interna  dei  vasi,  dalle  quali  egli  diceva  poterne  inferire  1."  che  la 
membrana  interna  dei  vasi  dividesi  anatomicamente  in  due,  e  talvolta  in  tre 
foglietti;  2."  che  il  foglio  intemo  per  la  sua  struttura  e  per  le  sue  proprietà,  è 
di  natura  epidermoica:  3.°  che  il  foglietto  estemo  per  la  struttura  e  le  proprietà 
appartiene  alle  membrane  fibrose,  e  la  disposizione,  e  la  natura  di  tali  fibre 
sono  eguali  a  quelle  del  dermc  tegumentario:  4."  che  gli  esperimenti  fatti  so- 
pra animali  ^ivi  de>ono  farla  supporre  sensibile,  ed  i  caratteri  anatomici  della 
flogosi  di  essa,  la  fan  conoscere  manifestamente  vascolare:  5.°  che  per  le  sue 
proprietà  ed  i  suoi  usi ,  e  specialmente  per  la  struttura ,  la  tunica  interna  va- 
scolare deve  escludersi  dalle  membrane  sierose,  e  collocarsi  fra  le  tegumenta- 
rie: 6.°  che  può  considerarsi  come  primo  anello  delle  membrane  tegumenta- 
rie. Conchiuse  infine  l'A.  pregando  il  Presidente  di  nominare  una  commes- 
sione  per  giudicare  i  fatti  esposti ,  e  il  Presidente  di  buon  grado  vi  annui  e 
nominò  all'oggetto  i  prof.  Nanula,  Zanuetti,  Burci,  Dubini  ed  Ippolito. 

Si  apri  la  discussione  sulla  memoria  del  dott.  Finizio — intorno  ad  una  pro- 
duzione ossea  ritrovata  nell'interna  superficie  del  cranio  delle  donne  incinte — 
ed  il  dott.  Capuano  confortando  quello  fu  esposto  nella  stessa,  sostenne,  che 
la  produzione  ossea  in  discorso ,  non  è  punto  un  prodotto  patologico ,  ma  bensì 
un  fatto  fisiologico,  che  spessissimo  si  sviluppa  nello  stato  di  gravidanza,  al 
quale  è  intimamente  legato.  Disse  che  in  98  casi  riferiti  dal  sig.  Moreau  42  volte 
era  stato  osservato  l'osteofite,  e  soggiunse  che  Ducrest  la  riguardava  come  un 
fatto  patologico  in  opposizione  al  Rokitansky  che  considera\alo  come  fisiologico 
in  relazione  colla  gravidanza  ;  e  cosi  pure  egli  pensava  ,  perchè  nella  parte 
esterna  del  cranio  non  mai ,  egli  disse ,  è  stato  osservato  in  donne  fuori  stato  di 
gestazione.  In  fine  esponendo  una  sua  ipotesi  disse  che  la  formazione  di  questo 


—  277  — 

liimore  può  dipendere  dall'esaltazione  di  lutti  i  sistemi,  e  specialmente  del  ner- 
voso e  del  vascolare  delle  donne  gravide ,  dai  rapporti  del  cervello  coi  geni- 
tali: d'onde  una  maggiore  esalazione  di  linfa,  un  coagulo  di  essa  e  la  formazio- 
ne del  tumore  suddetto. 

Il  dott.  Zarlenga  assicurò  di  avere  osservato  (umori  di  simile  natura  nel  cra- 
nio di  caihneri  d'individui  alienati;  ed  il  doli.  Calderini  oppose,  che  può  du- 
bitarsi dell'identità  dei  tumori  osservati  nelle  gravide  e  nei  dementi  omettendo 
la  descrizione  dei  caratteri  anatomici  :  ma  il  prco])inante  a  ciò  rispondeva  che 
avendo  rilevato  dall'esposta  descrizione  dell'osleofite  nella  memoria  in  discorso 
gl'istessi  caratteri  che  competono  alle  produzioni  ossee  per  lui  osservate  nel 
cranio  di  taluni  folli,  gli  sembrava  giusta  la  sua  comunicazione. 

Il  prof.  Bresciani  de  Dorsa  assicurava  di  aver  osservalo  questi  tumori  in  due 
donne ,  una  delle  quali  era  travagliata  da  sifdide  ;  per  cui  inclinava  a  crederli 
morbose  produzioni ,  anziché  fenomeno  fisiologico  dipendente  dallo  stalo  di  gra- 
vidanza. 

Il  prof.  Manfrè  confortò  l'opinione  di  Bresciani  dicendo,  che  forse  si  trovano 
esemi)ì  simili  nel  Slorgagni,  e  che  i  moderai  non  han  fatto  che  mutarne  il 
nome. 

Il  prof.  Burci  espose,  che  non  appena  le  osservazioni  di  Rokitansky  di  Vienna 
furono  pubblicate,  che  egli  ed  altri  emeriti  professori  le  studiarono  per  farsene 
certi  ;  ma  non  mai  vi  riuscirono ,  malgrado  moltissime  autopsie  cadaveriche  ese- 
guite scrupolosamente.  Avvertiva  però  che  egli  non  intendeva  negare  cosi  la  ve- 
rità dei  fatti  pubblicati  da  uomini  meritevoli  di  fede,  ed  ammise  che  differenze 
topografiche  possano  forse  impedire  in  Italia,  od  almeno  nella  Toscana,  lo  svi- 
luppo d'un  fenomeno  altrove  osservalo.  Credeva  intanto  necessario  indagare  la 
causa  che  lo  produce;  stabilire  se  questa  specie  di  esostosi  trovasi  costantemente 
nei  cranii  di  tutte  le  donne  morte  nel  periodo  della  gravidanza  o  del  puerperio, 
od  almeno  indagare  perchè  proporzionatamente  non  si  trova  in  altri  individui. 
Senza  di  ciò,  egli  couchiudeva,  un  pezzo  patologico  non  è  che  an  pezzo  di  an- 
tichilà  senza  storia. 

Il  doli.  Lanciano  rifermò  il  concetto  dicendo,  che  i  casi  riferiti,  per  essere 
nudi  fatti ,  senza  etiologia  del  morbo ,  e  senza  storia  dei  suoi  esili ,  non  possono 

36 


—  278  — 

essere  di  nlcun  utile  alla  pratica.  Inoltre,  egli  soggiunse,  l'esistenza  di  questi  tu- 
mori non  essendo  un  fatto  eostante,  nò  in  tutti  i  luoghi,  né  in  tutti  i  casi  di 
donne  morte  ni'l  pueriicrio  o  nella  gravidanza  ;  non  può  tenersi  come  fenomeno 
costante  di  questo  sialo  particolare  della  donna  :  d'onde  la  necessità  d'indagare 
altra  causa  che  possa  produrli. 

Il  doti.  Finizio  dichiarò  che  egli  inlese  solo  di  presentare  i  fatti  e  non  di  cer- 
carne l'etiologia  né  di  spiegarne  i  fenomeni  che  si  sviluppano  come  conseguenza. 

Il  prof.  Gorgone  aggiunse  che  una  [H'oduzione  ossea  che  ha  tulli  i  <;aratteri 
il' un' esostosi  non  può  riguardarsi  come  elTetto  d'un  fenomeno  Dsiologico,  ma 
deve  ritenersi  come  latto  jìatologico.  Poi  domandava  questo  fatto  patologico  è 
egli  costante  nelle  donne  giavide?  dipende  dai  rapporti  dell'utero  col  cervello, 
o  da  discrasia'?  Per  risolvere  questi  due  quesiti ,  egli  disse  dover  aspettare  che 
nuovi  fatti  e  più  esatte  osservazioni  dichiarassero  meglio  questa  parte  oscura  di 
\ialologia. 

Il  Presidente  —  Cav.  L.  Santoro 
l: 


{Gio.  Raffaelk 
e 
fiii'SEPPE  Seco; 


SECo>ni. 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  2i  SETTEMBRE  1845 


IjEno  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  prof.  Ma- 
yor  di  Losanna  domandò  che  si  stabilisse  una  Commissione  per  esaminare  e  giu- 
dicare alcune  sue  scmpliflcazioni  di  processi  operatici  chirurgici;  ed  il  Presi- 
dente, dopo  aver  nominato  all'oggetto  il  vice-Presidente  prof.  Burci,  Chiari, 
Puglialti,  Pantaleo,  Bresciani-de-Borsa ,  e  Reina,  annunziò  che  anch' egli  as- 
sisterebbe a  cosiffatta  adunanza. 

In  seguito  il  dott.  Pagano  di  Napoli  lesse  il  sunto  d'una  sua  memoria,  colla 
(juale  si  studiò  provare  l' utilità  dello  scolo  perenne  del  siero  nell'ascite,  mercè 
un  piccolo  appareccliio  di  sua  intenzione.  Cosi  egli  sulle  prime  narrò  la  storia 
di  un  indi\iduo  ascitico  che  guari  restando  fistolosa  l'apertura  praticata  col  tro- 
carre ,  per  la  quale  scorrendo  continuamente  il  siero ,  e  cosi  restando  sempre 
\aiola  la  cavità  peritoneale ,  le  cure  inteme  ebber  l'agio  di  produrre  l'accennata 
utilità. 

Questo  fatto  gli  suggerì  l' idea  della  sua  proposta ,  che  disse  esser  utile  anzi  ne- 
cessaria e  preferibile  alla  paracentesi  ripetuta ,  per  ottener  la  guarigione  quando 
le  magagne  organiche  non  fosser  gra>  i  e  profonde ,  e  ad  alleviare  la  sofferenza 


—  280  — 

doli'  infermo  quando  queste  magagne  son  tali  che  non  lasciano  speranza  di  gua- 
rigione. Citò  alcuni  autori  che  anuuetlouo  rutilila  delio  scolo  durevole  del  sie- 
ro, e  ricordò  che  l'islesso  Celso,  parlando  deirapcrtura  del  ventre  degli  ascilici, 
raccomanda  l'uso  del  caustico  perchè,  quoti  per  ignem  divisum  est,  minus  celcri- 
ier  coti.  Egli  dunque  descrisse  il  piccolo  apparecchio  di  cui  raccomandò  l'uso  o 
che  risulta  da  un  tuholino  di  gomm' elastica  lungo  un  pollice  e  mezzo,  e  grosso 
quanto  la  cannula  del  trocarre.  Questo  tuholino  ha  due  occhielli  nell'estremità 
che  deve  metter  capo  nel  ventre,  e  servono  a  dare  scolo  al  siero;  l'altra  estre- 
mità esterna  termina  con  hordo  rilevato  per  impedire  che  rientrasse  totalmente 
nella  cavità  peritoneale:  da  questo  bordo  partono  quattro  nastrini  che  fissati 
sul  ventre  del  paziente  impediscono  che  la  cannula  scappi  via.  Il  tuholino  si 
chiude  mercè  una  corda  di  budello  tanto  grossa  e  lunga  che  occupi  esaltamente 
il  foro  di  quello;  e  porta  alla  sua  estremità  esterna  quattro  nastrini  destinati 
allo  stesso  ulTicio  dei  nastrini  della  cannula.  In  One  un  fusto  di  ferro  con  ma- 
nico che  presta  convenevole  appoggio  alla  mano  dell'operatore,  e  con  un  anel- 
letto  che  mercè  una  vite  può  esser  fissato  in  vari  punti;  s'immette  nel  cavo 
della  cannula,  e  serve  unicamente  a  facilitare  la  sua  applicazione;  ma  dopo  «ap- 
plicata, a  questo  fusto  che  si  estrae,  si  sostituisce  il  descritto  turacciolo  di  corda 
di  budello.  Dopo  ciò  notò  le  regole  necessarie  ad  osservarsi  in  seguito  all'ope- 
razione, e  disse  che  nel  terzo  o  quarto  giorno  si  deve  togliere  il  turacciolo  e 
dare  uscita  al  siero,  collocando  l'ammalato  boccone  per  facilitarla  ed  impedire 
l'entrata  dell'aria  nella  cavità  peritoneale.  Aggiunse  di  ripeter  quest'operazione 
ogni  tre ,  o  quattro  giorni  sinché  non  fossevi  più  siero ,  e  si  è  certi  della  guari- 
gione della  causa  produttrice  dell' ascite.  Infine  l' A.  terminò  la  sua  lettura  av- 
vertendo che  ipieslo  metodo  non  lo  propone  come  panacea  generale ,  ed  ac- 
cennò che  non  si  deve  usare  nell' ascite  recente  e  accompagnata  da  sintomi  in- 
fiammatori, ma  nelle  asciti  croniche  e  senza  fenomeni  flogistici  del  peritoneo; 
e  conchiuse  che  all'uso  di  questo  metodo  meccanico  deve  accompagnarsi  la  cura 
interna  atta  a  guarire  la  causa  produttrice  e  sostenitrice  del  male. 

In  seguito  il  prof.  Chiari  leggeva  una  sua  memoria  :  su  di  un  premi-arteria  ehc 
serve  all'operazione  per  l'aneurisma;  ed  esjionea  che  egli  da  molti  anni  riflettendo 
sulle  varie  operazioni  di  chirurgia  ad  oggetto  di  conoscere  quali  di  esse  poteano 


—  281  — 

essere  migliorate,  credetle  che  quella  dell'aneurisma  avea  bisogno  di  riforma, 
e  cercò  di  contribuire  al  suo  perrezionamcnto  inventando  un  piccolo  strumento 
die  chiamò  premi-arliria .  e  che  egli  crede  atto  a  render  quasi  sicuro  il  buon 
successo  dell'operazione. — Discorse  in  seguilo  dello  scopo  ddt' operazione  del- 
l'aneurisma ,  e  disse  che  l'aneurisma  com'egli  suole  definirla  é  un  tumore  for- 
malo da  sangue  arterioso  più  o  meno  in  esso  circolante ,  avvenuto  dietro  rottura,  o 
dilatazione  delle  tuniclie  d'una  grossa  arteria;  e  ponendo,  egli  dicea,  dall' un  dei 
lati  tutto  ciò  che  può  spettare  alla  sua  patologia,  esponea  la  terapeutica.  Ricor- 
dava in  pro|)osito  la  teoria  di  Scarpa  circa  il  meccanismo  della  guarigione  dei 
tumori  aneurismatici,  e  diceva  non  sembrargli  del  tutto  esalta,  giacché  ricor- 
dava casi  anche  osservati  nella  sua  pratica  dimostranti  la  possibilità  di  guari- 
gione dell'aneurisma  senza  obbliterazione  dell'arteria.  Opinava  dunque,  quasi, 
com'egli  diceva,  in  opposizione  alla  dottrina  dello  Scarpa,  che  l'aneurisma  gua- 
risce per  lo  più  e  in  certi  dati  siti  coli' obbliterazione,  meno  che  nell'aorta;  ma  che 
qualche  volta  guarisce  anche  senza  questa  obbliterazione;  ed  aggiungeva  che 
il  primo  modo  di  guarigione  può  esser  compiuto  e  durevole,  il  secondo  incom- 
piuto e  temporaneo.  Dopo  ciò  l'Autore  ricordava  il  meccanismo  con  cui  l'arte 
procura  la  guarigione  delle  aneurisme ,  e  narrati  i  vari  metodi  sinora  posti  in 
praticai ,  sostenea  che  nessuno  di  essi  può  dirsi  migliore  del  suo  che  passò  ad 
esporre  col  titolo  di  spirilo  del  metodo  e  descrizione  del  premi-arteria:  e  diceva — 
che  lo  spirito  di  questo  suo  metodo  consiste  uel  mettere  appena  allo  scoperto 
l'arteria  aneurismatica  e  nel  comprimerla  come  con  una  fasciatura  egualmente , 
dolcemente  e  per  un  tempo  brevissimo ,  conservando  intatte  le  sue  tuniche  e 
cangiandola  in  una  specie  di  nastrino  impervio  e  non  interrotto.  Aggiungeva 
r.'Vutore  che  il  suo  strumento  serve  benissimo  ad  ottenere  gli  esposti  risulta- 
menti  in  men  di  due  giorni.  Questo  strumento  somiglia  egli  diceva,  ad  una 
tiappa,  o  scattolelta  di  argento,  grande  quanto  l'unghia  del  dito  mignolo,  di  fi- 
gura quadrangolare  larga  due  linee,  lunga  tre.  Ha  il  fondo  ed  il  coperchio  arti- 
colati in  un  lato  mediante  una  cerniera.  Il  fondo  nella  faccia  inferiore  porta  at- 
taccato mediante  quattro  fori  un  cilindretto  di  tela ,  e  tiene  ai  lati  lunghi  due 
scannellature  a  giorno  da  dar  passaggio  ad  un  nastrino  da  camicia.  Alla  parte 
opposta  della  ceruiera  vi  sono  due  fori  uno  uel  fondo,  l' altro  nel  coperchio  per 


—  282  — 

fissarvi  due  capi  di  seta  di  diverso  colore,  i  quali  servono  per  aprire  lo  stromento 
quando  si  vuole  aprire  o  per  toglierlo,  o  per  stringerlo  maggiormente  sull'ar- 
teria. In  seguito  l'Autore  dcstTisse  il  meccanismo  di  applicazione  e  di  distacca- 
mento del  premi-arteria ,  e  disse  che  per  applicarlo  è  necessario  die  lo  stru- 
mento fosse  armato  e  preparato,  e  che  questa  preparazione  consiste  nell' attac- 
care il  cilindretto  di  tela,  nel  Qssare  i  due  fili  di  seta  di  diverso  colore  e  nel  far 
passare  un  nastrino  tessuto  di  camicia  per  la  sola  scannellatura  destra  del  fon- 
do: —  questo  nastrino,  egli  diceva,  avrà  un  nodo  ad  un  estremo  per  impedire 
che  scappi,  ed  una  punta  all'altro  estremo  per  passare  nella  cruna  della  tasta  di 
Scarpa.  Cosi  preparato  lo  strumento,  aggiungeva  l'Autore,  e  scoperta  l'arteria 
nella  sua  faccia  anteriore  con  un  discreto  taglio ,  si  passa  per  sotto  di  essa  la  ta- 
sta e  quindi  il  nastrino:  si  toglie  la  tasta,  e  l'estremo  appuntato  del  nastrino  si 
passa  per  la  scannellatura  sinistra  :  si  i)rendono  poscia  i  due  estremi  del  nastri- 
no con  ambe  le  mani  e  si  tirano  l'uno  a  dritta,  a  manca  l'altro;  si  fa  scorrere 
il  compressore  sull'arteria,  e  quando  questa  è  discretamente  compressa,  si  ab- 
bassa il  coverchio,  e  il  nastrino  resta  fissamente  stretto  fra  i  bordi.  I  fili  si  si- 
tuano divisi  agli  angoli  della  ferita ,  e  gli  estremi  del  nastrino  ai  bordi  di  que- 
sta. Dopo  quarantadue  o  quarantotto  ore  deve  togliersi  l'apparecchio,  e  all'og- 
getto si  prende  con  una  mano  il  filo  del  coperchio,  coli' indice  dell'altra  si  fissa 
il  filo  del  fondo;  e  tirando  il  primo,  il  compressore  si  apre  e  viene  da  se,  dice 
l'Autore,  fuori  la  ferita. Dopo  un'ora  si  toglie  il  nastrino  e  si  avvicinano  i  bordi 
della  ferita  con  pezzo  di  cmpiastro  adesivo. 

Narrò  poi  i  risultamenti  ottenuti  e  terminò  la  sua  lettura  dicendo  —  1.°  che 
il  suo  premi-arteria  è  preferibile  a  tutti  i  compressori  perchè  il  più  piccolo  e  il 
più  leggiero:  2."  che  non  gravila  sulla  vena  compagna  dell'arteria  e  non  l'offen- 
de, poggiando  tutto  sulla  faccia  anteriore  di  questa;  e  il  nastrino  di  dietro  s'in- 
fossa nella  spessezza  dell'arteria ,  senza  far  rilievo  in  contatto  della  vena  :  3."  che 
il  nastrino  tessuto  è  preferibile  a  quello  fatto  da  più  fili  perchè  forma  il  primo 
una  pressione  eguale ,  ineguale  il  secondo  :  4.°  che  il  grado  di  compressione  si 
può  meglio  calcolare  nel  metodo  esposto  che  in  qualunque  altro:  .j.^che  tra  le 
legature  amovibili  il  premi-arteria  presenta  una  facilità  a  togliersi  e  riapplicarsi 
ed  a  stringersi  dippiu  ;  ciò  che  col  metodo  di  Scarpa  si  esegue  assai  difficilmen- 


—  283  — 

te  ;  per  cui,  diceva  l'A.,  si  lascia  il  nastrino  quasi  sempre  a  permanenza. — 
E  in  vista  di  tutti  questi  vantaggi  egli  concliiudeva  ripetendo  —  che  il  suo  nii;- 
todo  seml)ra  prefcrilìile  a  tutti,  die  i  fatti  l'Iian  provato  al)l)aslanza ,  e  clie  non 
rcsterclibe  clie  la  pena  di  verificarli.  Il  Presidente  nominò  una  Conimessione 
composta  dai  professori  Zannetli,  Pagani,  Secondi,  (Gorgone,  Pugliatti  ad  og- 
getto di  esaminare  e  sperimentare  sul  cadavere  il  premi-arteria  del  prof.  Chiari , 
e  riferirne  alla  Sezione  i  risultamenti. 

Si  ó  ajMjrta  la  discussione  intorno  la  tenotoniia  spinale,  argomento  trattat(i 
dal  dolt.  Beaufort  nell'adunanza  del  22  settend)re;  e  sorse  primo  il  prof.  Bruni 
ad  impugnare  l'utilità  e  l'innocenza  del  taglio  dei  muscoli  dorsali  ammesse  dal 
Beaufort,  affermando  per  propria  sperienza,  la  semplice  ortopedia  essere  più  si- 
cura nei  suoi  risultamenti,  e  non  pericolosa  come  la  tenotomia  a  causa  delle 
molteplici  inserzioni  del  sacro-lombare  e  gran  dorsale,  non  che  per  l'inevita- 
bile e  pericolosa  reazione  che  ne  seguirebbe.  Domandava  infine  al  preopinante 
in  quai  punti  egli  eseguirebbe  la  sezione  dei  suddetti  muscoli  ;  e  Beaufort  ri- 
spondea  che  gli  scrittori  di  tenotomia  dorsale  la  credono  possibile  e  ragionevole  in 
qualunque  fascelto  muscolare  retratto ,  e  specialmente  verso  il  punto  di  sua  in- 
serzione. Aggiungeva  che  queste  retrazioni  parziali  dei  muscoli  si  osservano  fre- 
quentemente nella  prima  età ,  e  che  sono  congenite  ;  ne  dichiarava  facile  la  dia- 
gnosi e  quindi  agevole  la  recisione  de'cordoncini  retratti  e  tesi,  avvalorando  <[ue- 
sto  suo  concetto  con  tre  esempi  osservati  nella  sua  pratica ,  ed  operati  con  buon 
successo.  Negava  egli  cosi  il  pericolo  della  reazione  accennata  dal  prof.  Bruni, 
e  dichiarava  che  non  crede,  nei  mali  in  questione,  doversi  usare  la  tenotomia 
sola,  ma  unita  alla  ortopedia;  di  cui  quella  non  solo  assicurerebbe  l'esito,  ma 
benanche  renderebbe  più  breve  il  tempo  necessario  ad  ottenere  un  utile  risul- 
tamenlo  col  solo  uso  di  quest'ultima. 

Il  prof.  Manfré  negava  anch'egli  i  pericoli  della  molteplicità  delle  incisioni, 
e  della  reazione  accennata,  dichiarava  utile  la  tenotomia  spinale  specialmente 
negli  spasmi  dei  muscoli  di  quella  regione ,  e  confortava  questa  sua  opinione  con 
riflessioni  anatomico-fisiologiche. 

Il  prof.  Bruni  persistè  nel  credere  bastevole  la  sola  ortopedia  a  guarire  le  de- 
viazioni spinali  non  antiche,  utile  a  modificare  le  inveterate,  o  almeno  andar 


—  281  — 

senza  pericolo  l' uso  ilei  mozzi  meccanici  ;  e  sostenne  che  la  tcnolomia  non  solo 
(•  inefficace  a  proilurre  gli  sperali  risiillamenli ,  ma  ben  anche  pericolosa. 

Il  conuu.  prof.  De  Iloraliis  diceva  pi»  fiwnienli  le  deviazioni  spinali  prodolte 
da  rachitide,  di  (|U('lle  pro\ enienti  da  spasmo,  e  ammetteva  in  (pieste  più  utile 
la  tcnolomia,  in  quelle  l'ortopedia. 

Il  dott.  Derchia  dichiarava  poco  ragionevole  anzi  nocevole  la  tenotomia  in 
discorso  ;  e  considerando  che  le  deviazioni  spinali  sono  quasi  sempre  congenite , 
ritenea  più  utile  e  più  elTicace  l'ortopedia. 

11  prof.  Pa{;ani  di  Novara,  a>-uto  riiiuardo  alla  scarsezza  di  fatti  nazionali  di 
tenotomia  spinale  ,  proponea  di  rimandare  ad  altra  epoca  la  questione  ,  non 
potendosi  per  ora  risolvere.  Il  i)rof.  Gorgone  avvalorava  questa  proposizione, 
ed  esprimea  il  suo  desiderio,  che  si  formasse  cioè  in  Firenze  una  Commissione 
la  quale  si  occupasse  di  raccogliere  e  riferire  alI'VIII  Congresso  i  fatti  di  teno- 
tomia dorsale  che  i  chirurgi  dei  vari  stati  d'Italia  le  dirigerebbero.  E  qui  sorge- 
va il  professore  Bresciani-De-Borsa  a  negare  l'accennata  povertà  di  fatti  nazio- 
nali ,  ricordando  varie  operazioni  eseguite  con  buon  successo  ;  e  l'assemblea  ap- 
plaudi. 

Si  apri  la  discussione  intorno  alla  legatura  temporanea  delle  vene  varicose , 
argomento  proposto  dal  prof.  Pagani  di  Novara ,  ed  il  prof.  Jlanfrè  gli  domanda- 
va, .so  egli,  in  caso  di  flebite  diffusa  praticherebbe  la  legatura  in  questione  di  più 
tronchi  venosi  e  contemporaneamente  ;  ed  il  preopinante  rispondea  che  anche 
nei  casi  di  flebite  mite  egli  usava  di  praticarla  con  più  giorni  di  intervallo  da 
una  ad  un'altra  legatura.  Il  prof.  F.  de  Rensis  lodò  il  metodo  della  legatura  tem- 
poranea del  prof.  Pagani ,  ma  propose  di  lasciare  in  sito  il  laccio  dopo  averlo  al- 
lentato, all'oggetto  di  poterlo  riannodare  nel  caso  di  riproduzione  del  circolo 
sanguigno  ;  il  prof.  Pagani  però  ripeteva  che  la  permanenza  del  laccio  rende  pro- 
bal)ile  la  reazione  ,  la  quale  si  evita  costantemente  togliendolo;  e  ne  adduceva 
in  conferma  i  fatti  osservati  nella  pratica. — Il  cav.  Grassi  dissentiva  dalle  pre- 
cedenti conchiusioni  in  favore  della  legatura  temporanea,  diceva  preferibile  la 
compressione  operata  col  metodo  di  Sanson,  ma  dichiarava  entrambi  questi  me- 
todi come  un  utile  palliativo,  anziché  come  una  cura  radicale.  I  professori  Pa- 
gani e  Secondi  ripetevano  che  il  metodo  di  Sanson  6  mal  tollerato  dal  maggior 


—  285  — 

iiunirTo  ili-nl" infermi ,  ud  assic'ura\ano  a^ or  trovalo  nella  loro  pratica  preferibile 
a  <|iiaiiinque  altro  quello  della  lofiatura  temporanea. 

]|  Presidente  —  Cav.  L.  Sakicko 


f  Giovanni  Raffaef.e 
I  SegreUiri  { 

[  Giuseppe  Secondi 


37 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  2.)  SETTEMBRE  1846 


JuETTO  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'  adunanza  precedente ,  la  presiden- 
za in^ilò  i  membri  a  presentare  i  temi  del  congresso  scientifico  cbe  a\r;i  luogo 
in  Genova  nel  settembre  1846,  ed  avverti  che  nominerebbe  una  Commessione 
all'oggetto  di  scegliere,  ira  quelli  che  saranno  presentati,  i  più  utili  all'avan- 
zamento della  scienza.  Il  vice-Presidente  prof.  Burci  raccomandò  che  \'ì  si  no- 
tasse per  primo  quello  riguardante  la  tenotomia  spinale  cosi  formulato.  —  Se 
conviene  o  no  la  tenotomia  spinale;  e  convenendo,  stabilire  quali  ne  siano  i  casi.  — 

In  seguito  si  lesse  una  lettera  del  dott.  Tarsitaui,  nella  quale  esponendo  egli 
alcuni  fatti  pubblicati  in  Francia  contro  Guerin,  che  assicurava  aver  eseguito 
con  successo  la  tenotomia  nelle  deviazioni  della  spina ,  terminava  provocando 
alcune  determinazioni  che  già  l'assemblea  avea  stabilite  nella  precedente  adu- 
nanza. 

Dopo  di  ciò  il  prof.  Pugliatti  lesse  il  sunto  d'una  sua  memoria  intitolata  — 
saggio  clinico  sull'efficacia  della  medicazione  farmaceutica  per  la  cura  della  catarat- 
ta— Egli  sulle  prime  domandava  —  è  mai  possibile  senza  ricorrere  all'operazione 
ottenere  la  guarigione  della  cataratta  coi  soli  rimedi  farmaceutici? — In  proposito 


—  287  — 

ricordava  come  avanti  di  conoscersi  i  diversi  processi  operatori  che  ora  si  pra- 
ticano, la  cataratta  si  curava  coli' uso  interno  ed  esterno,  dei  farmaci.  Ancora, 
aggiungeva  die  questo  trattamento  medico  non  fu  del  tutto  abbandonato  dopo- 
clié  Celso  propose  ed  usò  dei  metodi  operatori  ;  e  die  in  tempi  a  noi  più  vicini 
non  si  procedea  all'operazione  se  non  dopo  avere  sperimentato  inutile  la  cura 
medica.  Jla  nell'epoca  nostra,  rifletteva  l'A. ,  gli  oculisti  poco  fidano  in  questa 
specie  di  cura  e  solamente  ne  sperano  qualche  vantaggio  nella  cataratta  recente 
e  prodotta  da  causa  traumatica;  mentre  negli  altri  casi  preferiscono  l'operazio- 
ne. Egli  diceva,  die  per  lungiii  anni  pensò  nella  stessa  maniera,  ma  poi  con- 
fortato dalie  teorie  e  dai  fatti  esposti  da  Clielius,  da  Duval ,  da  Ware,  da  Gondret, 
da Vidal ,  da  Sichel ,  da  Stoeber ,  da  Roche  e  Sanson ,  da  Richter,  daTravers  ecc.  : 
opinò  (e  poi  in  questa  preconcepita  opinione  i  fatti  osservati  nella  pratica  pro- 
pria lo  confermarono)  che,  cioè,  la  guarigione  di  alcune  specie  di  cataratta,  ed 
in  certi  casi  eccezionali  è  possibile  ottenerla  col  metodo  farmaceutico. 

In  proposito  egli  notava  che  poco  contento  dell'  uso  della  pomata  ammonia- 
cale, dell'unguento  di  Gondret,  dello  spirito  di  corno  di  cervo  prescritto  da 
Scarpa  e  da  Richter,  usa  con  buon  successo  l'ammoniaca  liquida.  In  essa  am- 
molla un  pannolino  a  quattro  pieghe,  l'applica  all'angolo  esterno  dell'occhio 
male-affetto,  e  lo  copre  con  cristallo  d'orologio.  Da  questa  applicazione  ne  ri- 
sulta una  piaga  che  l'A.  raccomandava  di  rinnovare  tutte  le  volte  che  si  prosciu- 
ga finché  si  ottenga  la  risoluzione  della  cataratta.  E  per  giungere  più  presto  a 
questo  fine  desiato,  all'uso  esterno  dell'ammoniaca  accompagna  l'uso  interno 
dello  ioduro  di  potassio,  da  mezzo  grano  fino  a  cinque  per  giorno.  Narrava  molti 
casi  di  cataratte  incipienti  che  avean  sede ,  sia  nella  cristalloide ,  sia  nel  cristal- 
lino, sia  nell'umor  di  Morgagni,  sia  in  due  o  in  tutte  tre  queste  parti,  curati 
coir  esposto  metodo;  ma  notava  che  la  cataratta  prodotta  da  cagion  traumatica, 
la  cassulare  sopravvenuta  in  seguilo  all'operazione,  infine  la  cataratta  di  quel- 
l'occhio in  cui  per  trasmissione  simpatica  svolgesi  un  processo  dì  flogosi  dopo 
operazione  eseguita  nell'altro  occhio;  tutte  devono  curarsi  con  metodo  antiflo- 
gistico, e  specialmente  coli'  uso  ripetuto  delle  mignatte  attorno  all'  orbila;  affer- 
mando che  se  con  questo  metodo  non  si  giunge  a  guarirle ,  divenuta  lieve  la 
flogosi,  puossi  passare  all'uso  dell'ammoniaca  nel  modo  già  esposto. 


—  28S  — 

Né  .1  questa  sola  malattia  dell' occhio  l'.V.  limita  l'uso  dell' anzidetta  cura  te- 
rapeutica, ma  aggiunse  essere  di  grande  elTicacia  nelle  cataratte  comj)Iicate  ad 
amaurosi  incipiente  o  ad  altra  specie  di  nevrosi,  molto  più  se  la  cataratta  è  poco 
consistente.  Dicliiarava  però  che  egli  riguarda  sempre  l'opcra/ione  come  metodo 
più  sicuro ,  più  pronto  ;  e  la  cura  terapeutica  come  eccezionale  e  solo  applica- 
bile alle  cataratte  incipienti  prodotte  da  cagion  traumatica,  con  lievi  compli- 
canze di  nevrosi;  e  conchiudeva: 

1."  Che  il  Iratlanionto  medico  possa  esser  valevole  a  guarire  la  cataratta, 
senza  che  sia  mestieri  ricorrere  alla  operazione. 

2.°  Che  per  ben  condurre  l'enunciata  medicazione  farmaceutica,  fa  d'uopo 
seguire  le  norme,  che  talvolta  la  natura  traccia  nell' operarne  la  cura  sponta- 
nea ,  promovendo  lo  assorbimento  della  cataratta. 

3."  Che  per  siffatta  cura  i  saggi  clinici  Tiddimostrano  essere  molto  condu- 
cente allo  scopo  l'applicazione  dell'ammoniaca  fluida  alle  tempia,  od  in  altre 
parli  vicine  all'occhio  affetto,  insieme  all'uso  interno  dello  ioduro  di  potassio. 

4."  Che  lo  anzidetto  metodo  farmaceutico,  comeché  sia  stato  molto  profi- 
cuo in  alcune  specie  di  cataratta ,  forza  è  convenire  che  debba  essere  impiegato 
qual  mero  e  semplice  tentativo  in  ogni  sorta  di  cataratta. 

5.°  Che  debba  adoperarsi  qual  lenladvo,  sulla  considerazione  che,  se  non 
saranno  di  giovamenlo  i  compensi  farmaceutici ,  non  produrranno  perù  incon- 
veniente di  sorta;  ed  anziché  impedire  a  ricorrere  alla  operazione,  non  fanno 
che  ridurre  a  maggiore  semplicità  la  malattia ,  e  servire  cosi  di  cura  preparatoria 
alla  operazione. 

6."  Che  finalmente  dovendosi  per  ultima  risorsa  ricorrere  alla  operazione, 
la  reclinazione  impiegata  in  due  saggi  dall'  A.  ha  dimostralo  essere  in  siffatta 
emergenza  questo  metodo  operatorio  più  conducente  allo  scopo,  sicché  si  possa 
ritornarvi  più  di  una  volta,  laddove  per  circostanze  eventuali  la  prima  esecu- 
zione fosse  mancata  di  effetto. 

11  Presidente  invitava  i  Professori  Quadri  e  de  Iloratiis  a  sperimentare  il  me- 
todo esposto  e  riferirne  i  risultamenti  al  venturo  Congresso  di  Genova. 

11  prof.  Pantaleo  espose  alcune  osservazioni  pratiche  sul  trattamento  della 
sifilide  con  lo  ioduro  di  potassio,  ad  alte  dosi;  e  ponendo  dall' un  dei  lati  l'cspo- 


—  289  — 

sizionc  di  quanto  si  è  dello  da  alcuni  nelle  opere  periodiche  elio  si  van  pul)bli- 
cando  circa  il  modo  di  a^ire  di  queslo  rimedio  nelle  malaltie  sirdiliclie,  si  limilo 
l'A.  a  dire,  che  cenloveiiliquallro  furono  (<riii(li\idui  per  lui  curali  e  guariti 
con  questo  rimedio.  Di  essi,  tredici  soffrivano  huhiioni  venerei  cronici;  no^e 
blenorree  inveterate  ;  quattro  escrescenze  veneree  ;  venticinque  esulcerazioni 
alla  gola  ;  dieci  ollalmie  semplici  o  con  esulcerazioni  ;  undici  erpete  sifilitico; 
Ireiitadue  reumatismi  articolari,  e  dolori  osteocopi;  sedici  gomme;  due  carie, 
ed  uno  esostosi  incipiente. 

Quanto  a  dose  e  modo  di  amministrarlo,  VX.  diceva  aver  usato  questo  rime- 
dio sciolto  nell'acqua  distillata,  cominciando  dalla  dose  di  quattro  granelli  ed 
aumentandola  di  un  granello  in  ogni  giorno ,  e  in  qualche  caso  ogni  due  giorni 
fino  a  ventiquattro  granelli,  diviso  in  quattro  o  tre  dosi,  ed  amministrato  nel 
corso  d'un  sol  giorno — Aggiungeva  l'A.  che  gl'infermi  non  tollerano  nel  nostro 
clima  maggiori  dosi,  come  in  Francia,  in  Alemagna  ed  anche  nell'alta  Italia; 
anzi  avvertiva  di  cominciare  da  minor  dose  nei  fanciulli ,  nelle  gravide,  negl'in- 
dividui di  stomaco  debole;  e  notò  come  raro  fenomeno  la  salivazione  svoltasi  in 
due  individui,  in  uno  giungendo  a  diciotto  granelli,  in  altro  a  dodici,  per  cui 
dove  limitarlo  a  otto  in  questo,  a  dodici  in  quello.  Notava  ancora  che  a  tal  ri- 
medio accompagna  l'uso  delle  bevande  di  salsaparilla ,  o  di  dulcamara  {Smilax 
afpern  et  maurilanica]  ed  avvertiva  che  l'uso  lungo  dello  stesso  non  produce 
alcuno  inconveniente  come  da  taluni  si  è  voluto  far  credere.  Narrava  di  fatto 
l'esempio  d'un  individuo  nel  quale  la  cura  non  fu  compiuta  che  dopo  aver  con- 
sumato ottocentosessanta  acini  di  ioduro  di  potassio. 

Dopo  tutto  ciò  l'A.  conchiudeva  :  1.°  che  lo  ioduro  di  potassio  è  un  rimedio 
antisìfilitico  :  2."  che  la  sua  attività  a  guarire  la  sifìlide  è  superiore  ai  legni  in- 
diani :  3."  che  è  rimedio  impotente  nella  sifìlide  primitiva:  4.°  che  nella  sifìlide 
costituzionale  semplice  ha  il  potere  delle  preparazioni  mercuriali  più  attive  alle 
(piali  può  esser  sostituito  per  maggior  comodo  degli  ammalali ,  e  perchè  meglio 
tollerato  dallo  stomaco:  5.°  che  è  rimedio  sovrano  nei  casi  in  cui  il  mercurio 
non  può  usarsi,  ed  in  tutti  i  casi  in  cui  la  sifilide  è  complicata  alla  scrofola. 

11  dott.  Secondi  assicum  aver  curato  con  questo  rimedio  ed  a  dosi  anche  più 
elevate,  ma  in  lunga  soluzioue  acquosa  amministrato,  delle  diarree  e  delle  ir- 


—  290  — 

ritazioni  gastro-enteriche ,  specialmente  quando  le  ghiandule  mucìpare  ne  erano 
aflette.  A  ciò  ripete  il  preopinante  che  egli  ha  inteso  parlare  dell'uso  di  tal  rime- 
dio nelle  malattie  sifilitiche,  e  che  le  osservazioni  dell'opponente  servono  hene 
e  solo  ad  estenderne  l'uso.  Sorse  allora  il  prof.  Laruccia  e  dissertò  lungamente 
per  provare,  che  anch' egli  e  da  più  tempo  nella  sua  pratica  ha  usato  con  buon 
successo  lo  ioduro  di  potassio  come  rimedio  anlisifilitico ,  e  ad  alte  dosi  ammini- 
strato, anche  nei  casi  di  predominante  diarrea  ed  irritazioni  gastro-enteriche. 
Il  prof.  Pantaleo  ringraziò  il  prof.  Laruccia  di  questa  utile  comunicazione  assai 
alla  a  confortare  le  osservazioni  per  lui  esposte  e  ad  incoraggiare  i  pratici  all'uso 
del  rimedio  in  quistione  nei  casi  simili  a  quelli  riferiti. 

U  dott.  Palasciano  lesse  in  seguito  una  sua  memoria.  — Sugli  effetti  della  lega- 
tura delle  arterie  sopra  la  circolazione  e  sulle  tuniche  di  esse. — In  questa  scrit- 
tura sulle  prime  ricordava  la  teoria  dopo  Scarpa  abbracciata  dal  miglior  numero 
dei  Chirm-gi  italiani  e  specialmente  da  quelli  di  Napoli,  riguardo  al  meccanismo 
della  guarigione  degli  aneurismi ,  operati  colla  legatura ,  e  che  può  addiman- 
darsi,  diceva  Palasciano ,  teoria  dell'obbliteramento.  Poi  appoggiato  a  molte  ne- 
croscopie  che  ha  eseguito ,  dichiarava  erronea  questa  teoria  e  diceva  potere  sta- 
bilire, che  nella  legatura  delle  arterie  il  grumo  superiore  lungi  di  estendersi  fino 
alla  prima  ramificazione  arteriosa,  non  oltrepassa  invece  la  lunghezza  di  mezzo 
pollice:  che  il  pezzo  inferiore  dell'arteria,  dopo  il  mezzo  pollice  di  grumo,  non 
si  cangia  in  legamento,  ma  rimane  pervio  e  pieno  di  sangue  fin  sopra  il  tumore, 
e  vi  si  stabilisce  una  circolazione  lenta ,  per  lo  più  senza  pulsazione ,  ed  operata 
per  mezzo  delle  anastomosi  laterali  superiori  ed  inferiori.  Non  è  dunque  diceva 
l'A.  per  l'obbliteramento  totale  dell'  arteria  dalla  legatura  o  compressione  del 
vaso  fino  al  tumore  che  si  guariscono  gli  aneurismi,  ma  pel  deviamento  del  corso 
del  sangue  che  non  giunge  più  direttamente  al  sacco  aneurismatico ,  bensì  per  i 
vasi  collaterali ,  e  con  corso  lentissimo ,  ma  valevole  a  mantenere  la  vita  in  tutto 
l'arto  operato.  Intanto,  egli  aggiungea,  sottratto  il  tumore  con  questo  mecca- 
nismo all'urto  diretto  della  colonna  del  sangue  spinta  dall'incessante  forza  del 
cuore  e  della  pulsazione,  si  stabilisce  in  esso  tumore  un  salutare  processo  di  ri- 
parazione ,  quella  metamorfosi  locale ,  per  cui  natura  lo  trasforma  in  fitta  e  fila- 
mentosa cellulare.  Aggiungeva  ancora  Palasciano ,  di  aver  osservato  negli  Ospe- 


—  291  — 

dati  cui  appartiene  ,  falli  clinici  alli  a  provare  clic  quando  emorragia  succede 
dalla  ferita  operata  per  la  lepalura  dell'arteria ,  il  sanfiue  proviene  per  lo  più  dal 
pezzo  inferiore  ,  per  cui  consigliava  di  continuare  a  prender  cura  del  tumore 
dopo  la  legatura  dell'arteria  per  aneurisma  spontaneo,  e  diceva  clic  in  tutte  le 
lesioni  traumatiche  delle  arterie  la  mano  operatrice  deve  dirigersi  nel  luogo  della 
lesione  e  legare  il  vaso  sopra  e  sotto  di  esso.  Per  confortare  l'Autore  le  cose 
esposte  On  qui,  narrava  gli  sperimenti  eseguiti  sulle  carotidi  dei  cavalli,  dai 
quali  risulta,  che  legando  la  carotide  di  questo  animale  alla  parte  inferiore  del 
collo,  e  pungendola  al  di  sopra  della  legatura,  si  ottiene  all'istante  un'emorragia 
a  getto  continuo ,  la  quale  non  si  arresta  che  colla  legatura  al  di  sopra  della  pun- 
tura :  che  legata  l'arteria ,  la  sua  tunica  interna  si  rompe  e  con  essa  s'immedesi- 
ma il  grumo  formato  sotto  e  sopra  della  legatura,  e  senza  alcun  segno  d'infiam- 
mazione svolta  nella  tunica  suddetta  ;  che  il  processo  d'immedesimazione  del 
grumo  è  perfettamente  simile  a  quello  per  cui  tutta  la  massa  di  un'aneurisma  si 
cangia  in  solido  cilindretto  ben  diverso  dal  processo  flogistico.  Dietro  sperimenti 
assicurava  esser  cadaverici  tutti  gli  arrossimenti  incontrati  nella  tunica  suddet- 
ta ,  giacche  il  sangue  che  l'avea  prodotto  messo  a  contatto  con  altre  arterie  bian- 
che le  avea  egualmente  arrossite ,  e  diceva  perciò  di  potersi  dubitare  se  la  tunica 
interna  delle  arterie  possa  infiammarsi.  Infine  rivendicava  a  se  le  sue  teorie  del 
ristabilimento  della  circolazione  dopo  la  legatura  delle  arterie  esposte  nell'adu- 
nanza precedente  dal  prof.  Chiari  cui  erano  note,  senza  neppure  nominarlo.  — 
.Sorgeva  allora  il  prof.  Chiari  ed  opponeva  che  la  sua  memoria  trattava  dell'atto 
dell'operazione,  e  quella  di  Palasciano  dei  suoi  effetti  consecutivi,  sicché  trat- 
tarsi di  due  diversi  argomenti.  Ma  Palasciano  ripeteva  che  il  prof.  Chiari  nella 
sua  memoria  espose  la  parte  pratica  e  la  teorica,  e  che  in  quest'ultima  parlò  del 
ristabilimento  della  circolazione  avvalendosi,  disse  Palasciano,  della  teoria  che 
egli  fin  da  luglio  1844  espose  all'Accademia  Medico-Chirurgica,  la  quale  com- 
mise al  prof.  Chiari  la  memoria  in  proposito  e  che  lutt'ora  ritiene  per  farne  rap- 
|)orto. 

Il  Comm.  prof,  de  Iloraliis  e  Olivieri  oppongono  che  alcune  ferite  delle  ar- 
terie sono  state  guarite  persistendo  la  circolazione  nei  rami  inferiori  e  convali- 
dano il  concetto  con  esempii.  Il  prof.  Pagani  aggiunse  che  anche  lo  Scarpa  nel- 


—  202  — 

rullim.i  epoca  della  sua  vita  ebbe  eguale  opinione.  Il  prof,  de  Rcnsis  ricordò  ai 
preopinanti  che  si  parlava  di  aneurisme  e  non  di  ferite  di  arterie;  poi  oppose  al 
Palasciano,  che  non  è  impossibile  la  guarijjiono  dell'aneurisma  senza  l'oblite- 
raniento  e  narrò  il  fatto  riferito  da  Cloquel  e  riportato  nella  sua  opera  d"  Istitu- 
zioni cliirurgiche.  In  questo  caso ,  diceva  il  prof,  de  Rensis ,  nel  cadavere  di  una 
donna  di  60  anni  fu  trovata  un'  aneurisma  dell'  aorta  addominale  spontanea- 
mente guarita,  e  nel  suo  mezzo  passava  non  solo  il  gran  canale  arterioso,  ma 
le  due  arterie  iliache  primitive  ,  e  la  circolazione  non  era  punto  alterata.  Il 
dolt.  Palasciano  rispose  ai  primi  come  il  prof,  de  Rensis,  che  si  parlava  cioè  di 
aneurisma  e  non  di  ferite  di  arteria,  e  ringraziò  quest'ultimo  di  avergli  comu- 
nicato un  fatto  che  ignorava ,  aggiungendo  però  che  un  sol  fatto  non  bastava  a 
distruggere  una  teoria. 

Il  Presidente  — Cav.  L.  Santoro 

Giovanni  Raffaele 


"I 


I  SegreUui  , 

Giuseppe  Secoxpi 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  26  SETTEMBRE  1845 
»H« 


Ijeti'O  ed  approvalo  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  cav.  pro- 
fessore Vulpcs  presentò  il  disegno  d'un  istrumento  chirurgico  trovato  in  Poni- 
peja,  e  ne  lesse  l'analoga  dichiarazione.  Egli  ricordando  quanto  il  Presidente 
della  Sezione  scrisse  in  proposito  molti  anni  passati,  diceva  lo  strumento  in 
discorso  esser  quello  stesso  usato  da  Megcte  per  l'operazione  della  pietra  vesci- 
cole,  ed  inventato  da  Ammonio  col  nome  di  Litolomos;  e  per  confortare  il  suo 
concetto  citava  la  descrizione  che  dello  stesso  fa  Cornelio  Celso. 

Leggeva  poi  il  prof.  Sogliano  una  sua  memoria  intitolata — RlQessioni  dirette 
a  migliorare  il  metodo  della  pekiolomia — In  questa  scrittura  l'A.  accennava  che 
il  nome  di  pelviotomia  fu  usato  la  prima  volta  dal  benemerito  cav.  Galbiali ,  appo 
noi  esimio  cultore  dell' Ostetricia,  per  significare  un'operazione  ostetrica  che 
egli  stimava  afliitto  nuova.  E  non  a  torto,  aggiungeva  l'A.  della  memoria,  i)er- 
chè,  lode  al  vero,  — se  i  primi  passi  furon  dati  da  Champion,  Aichten,  e  Des- 
grangcs,  pure  essi  si  limitarono  a  proporla  mentre  il  Galbiati  con  memoria  stam- 
pala nel  1832  ne  pubblicava  il  procedimento  operatorio,  aggiungendo  ai  tagli 

38 


—  294  — 

dello  brandic  orizzontali  e  discondciili  dol  pube  la  sezione  della  sinfisi  ;  inven- 
la\  a  e  niodilii'ava  gli  slrunienti  per  dissecare  le  ossa  e  due  volte  l'esegui  in  donna 
vivente.  Quindi  il  Sogliano  riferiva  la  storia  clinica  di  questi  due  casi,  de' quali 
il  primo  riguarda  una  certa  Giuseppa  Negri,  rachitica,  e  a  termine  di  gravi- 
danza. Il  suo  bacino  presentava  nel  diametro  sacro-pube  dello  stretto  addomi- 
nale la  dimensione  d'un  pollice  circa,  negli  obbliqui  un  pollice  e  mezzo  a  drit- 
ta, poche  lìnee  a  siuislra.  L'operazione  fu  eseguita  a  travaglio  incipiente  e  da 
un  sol  lato;  cioè  segando  le  branche  orizzontali  e  discendenti  del  pube  del  lato 
dritto ,  che  presentava  più  spazio ,  e  dividendo  la  sinfisi  pubiana  :  e  siccome  non 
bastò  a  facilitare  l'uscita  del  feto ,  dopo  30  ore  furono  segate  le  branche  del  pube 
sinistro;  ma  non  bastando  neppur  questo,  si  applicò  il  forcipe,  ed  il  parto,  di- 
ceva il  .Sogliano,  rimase  compiuto.  La  donna  morì  al  principio  del  quarto  giorno 
dopo  l'operazione.  Il  secondo  caso  riguarda  una  certa  Carolina  de  Blasi  anche 
rachitica  ed  a  termine  di  gravidanza.  Il  suo  bacino  presentava  nel  diametro  sa- 
cro-pube la  dimensione  di  sedici  linee.  L'operazione  fu  eseguita  a  travaglio 
inoltrato,  e  da  ambi  i  lati;  cioè:  con  quattro  tagli  si  segarono  le  branche  oriz- 
zontali e  discendenti  dei  pubi  dritto  e  sinistro,  e  con  un  quinto  taglio  fu  divisa 
la  sinfisi  pubiana.  —  Si  procurò  di  eccitare  le  doglie  coU'uso  del  bagno  e  della 
segala  cornuta  :  dopo  grave  allontanamento  delle  ossa  e  stiramento  delle  parti 
molli  la  testa  del  feto  si  avanzò  nell' escavazione  della  pehi,  e  dopo  18  ore  ven- 
ne a  luce  un  feto  morto.  Nel  sesto  giorno  dopo  l'operazione  la  donna  mori.  Ora 
se  in  questi  casi  i  risullamenti  furono  infelici  per  le  madri  e  per  i  figli ,  diceva 
il  Sogliano  non  doversene  incolpare  l'atto  operativo  col  quale  non  si  offendono 
che  le  ossa  solamente,  e  si  risparmiano  l'utero  ed  altri  tessuti  più  intimamente 
legati  alla  vita;  per  cui  incoraggiava  1  pratici  ad  ulteriori  sperimenti  che  vor- 
rebbe si  eseguissero  colle  modificazioni  che  egli  propone;  cioè;  1.°  che  si  ese- 
guisse l'operazione  a  travaglio  di  parto  già  inoltrato,  ossia  quando  è  formato 
il  sacco  delle  acque ,  ma  innanzi  di  rompersi  :  2.°  che  la  sezione  delle  ossa  si  pra- 
ticasse raramente  e  nei  casi  di  convenienza  da  un  solo  Iato,  più  frequentemente 
da  entrambi  i  Iati ,  aggiungendovi  sempre  la  sezione  della  sinfisi  pubiana  ;  av- 
verte che  nel  caso  si  giudicasse  convenevole  eseguire  l'operazione  in  un  sol 
lato,  si  preferisse  quello  che  offre  più  spazio;  consigliò  di  tentare  immediata- 


—  295  — 

mente  il  rivolgimento  podalico,  e  di  eseguir  subito  l'operazione  dall'altro  Iato, 
nel  caso  che  l'operatore  incontrasse  diificoltà  nell' introdurre  la  mano;  3.°  che 
in  tutti  i  casi,  eseguita  la  sezione  delle  ossa,  si  procedesse  subito  alla  versione 
del  feto  rompendo  anche  il  sacco  delle  acque,  e  se  dopo  estraltone  il  corpo  s'in- 
contrasse difTicoltà  all'estrazione  della  testa,  consigliò  l'uso  del  forcipe.  InGnc 
se  difCcile  o  impossibile  riuscisse  il  rivolgimento,  propose  di  aspettare  finché  la 
testa  alquanto  si  avanzasse,  e  poi,  ma  sempre  a  ferite  recenti,  procedere  all'ap- 
plicazione del  forcipe.  —  Cosi  modificata  la  pelviotomia ,  consigliava  il  Soglia- 
no  di  preferirla,  nella  maggior  parte  de' casi,  all'operazione  cesarea,  ma  dichia- 
rava che  non  intendeva ,  come  il  Galbiati ,  escluder  questa  dalle  operazioni 
ostetriche. 

Fu  riaperta  in  seguito  la  discussione  cominciata  nell'  Adunanza  precedente  in- 
torno agli  effetti  della  legatura  delle  arterie  operata  per  guarire  l'aneurisma,  e 
il  prof.  F.  De  Rensis,  per  provare  la  possibilità  di  guarigione  di  aneurisma  an- 
che quando  rimane  aperta  l'arteria,  al  caso  già  narrato  nell'Adunanza  prece- 
dente ed  osservato  da  Cloquet,  altri  ne  aggiunse  ch'egli  avea  ricavati  da  Scar- 
pa ,  Petit ,  Hodgson ,  Cooper  ecc.  Ma  Palusciano  ricordò  non  trattarsi  di  guari- 
gioni spontanee  di  tumori  aneurismatici ,  ma  di  guarigioni  ottenute  dietro  la  le- 
gatura. —  Il  prof.  Ciliari  citò  le  osservazioni  di  Hogdson  per  confermare  la  sua 
esposta  teoria  riguardo  alla  formazione  del  trombo  ed  all'  adesione  dello  stesso 
colle  pareti  del  sacco ,  ed  accennava  di  credere  come  questo  Autore ,  che  la  cir- 
colazione ed  i  battiti  arteriosi  al  di  sotto  della  legatura  si  debban  riferire  alla 
lontananza  di  questa  dal  sacco  aneurismatico ,  onde  che  si  verifica  una  languida 
circolazione  attuata  entro  i  vasi  anastomotici  senza  impedire  la  guarigione  del 
tumore  aneurismatico.  Il  dott.  Palasciano  ricordò  aver  egli  già  dichiaralo  nella 
sua  memoria  la  teoria  da  lui  seguita ,  quella  stessa  cioè  adottata  da  gran  tempo 
dai  Chirurgi  inglesi  ;  quindi  ricorda  di  non  averla  spacciata  punto  come  sua  pro- 
pria ed  originale,  ma  solo  pretese  provare  che  egli  in  Italia,  e  in  Napoli  special- 
mente, l'adottò  per  prima  e  la  dimostrò  dopo  averla  trovata  esatta  per  nume- 
rose necroscopie  e  sperimenti  eseguiti  —  I  prof,  de  Rensis  e  Chiari  opposero , 
non  potersi  negare  un  grado  di  obbliteramento  dell'arteria  in  qualunque  metodo 
di  legatura  senza  di  che  nessuna  caduta  di  legatura  permanente  andrebbe  esente 


—  29G  — 

da  emorragia  secondaria  :  e  Palasciano  ripoteva  clic  non  pai-ló  di  obblileraniento 
nel  senso  della  parola,  ma  per  esprimere  una  teoria  kìì'i  dichiarala  nel  primo  pe- 
riodo della  sua  memoria.  —  Il  prof.  Chiari  disse  potersi  conchiudere  che  se  la 
legatura  dell'arteria  si  operi  in  vicinanza  del  tumore,  la  circolazione  nella  parte 
del  vaso  sottostante  si  esegue  col  meccanismo  che  egli  espose,  ma  che  se  si  pra- 
tica in  punto  lontano  dal  tumoi-e  ha  luogo  la  consecutiva  circolazione  nella  parte 
inferiore  dell'arteria,  secondo  la  teoria  esposta  da  Palasciano;  e  questi  si  dichiarò 
contento  del  risultaniento  della  discussione,  dalla  (piale,  egli  diceva,  la  chirur- 
gia italiana  ha  ritratto  qualche  vantaggio. 

Si  animò  di  poi  la  discussione  intorno  al  metodo  di  paraccntesi  addominale 
proposta  dal  dott.  Pagano,  e  il  doti.  D'Avanzo  disse  che  quando  fosse  accettato 
il  metodo  in  discorso  troverebbe  più  ragionevole  servirsi  di  tubo  di  gomma  ela- 
stica di  minor  diametro  della  cannula  del  trocarre  e  fatto  iu  modo  da  |ioter  eslrar 
questa  lasciando  il  tubo  applicato.  —  11  dott.  T.  Livio  De  Sanclis  parlò  lunga- 
mente dimostrando  che  il  metodo  proposto  da  Pagano  è  quello  stesso  pubbli- 
cato dal  Tadini  di  Novara  iu  una  sua  memoria  ;  citò  dodici  casi  cosi  guariti  e  in 
essa  memoria  riportati ,  e  notò  che  il  Tadini  non  1'  usa  per  azzardo ,  ma  ricor- 
dando che  Pareo  avea  parlato  di  un  caso  di  guarigione  di  ascile  operata  per  rot- 
tura siìontanea  della  stessa  ;  che  Jlalacarne  dipoi  proponeva  di  pungere  dalla 
parte  del  retto  o  della  vagina  onde  l'apertura  restasse  fistolosa,  pratica  tentata 
ancora  con  buon  successo  da  Recamier ,  il  quale  pure  ideò  e  praticò  il  metodo 
in  discorso:  conchiuse  che  il  Tadini  preferiva  l'uso  della  cannula  in  permanenza 
nelle  idropisie  cistiche,  e  diceva  ragionevole  l'apertura  col  caustico  potenziale, 
rinalmenle  dicea  che  alcuni  dopo  avere  osservato  che  nelle  ascili  la  screpola- 
tura spontanea  al  di  sopra  dell'ombelico  osservata  in  alcuui  soldati  francesi  stan- 
ziati in  Africa ,  riusciva  a  guarire  la  malattia  in  discorso  meglio  di  quelle  che  si 
formavano  in  qualunque  altra  parte  del  ventre,  si  propose  di  praticare  in  quel 
sito  l'apertura  artificiale.  Ma  tal  pratica  sperimentata  dal  Tadini  non  ebbe  al- 
cuno buon  successo,  por  cui  egli  preferisce  l'apertura  laterale.  In  fine  concliiu- 
deva  il  de  Sanctìs  che  ai  falli  bisogna  opporre  fatti  per  contradire  a  molti  con- 
celli; epperò,  ove  regni  buona  fede  ne'fatli  narrati  da  Italiani  in  ispecialilà,  il 
disegno  pratico  del  sig.  Pagano  troverebbe  forse  pratica  san/ione ,  senza  csclu- 


—  207  — 

dere  la  cura  delle  cagioni  dell'asciti-,  delie  quali  per  verità  si  è  troppo  timidi. 
Almeno  ci  diceva,  si  torrebbe  die  la  raccolta  delle  acque,  elTetto  di  altro  mor- 
bo, ora  facesse  da  cagione  potente  di  altre  malattie  o  di  accrescimento  alla  ma- 
lattia originaria.  Pagano  dicliiarò  che  i  fatti  citati  da  De  Sanctìs  l'avca  giù  regi- 
strati nella  sua  memoria,  della  quale  per  adattarsi  ai  regolamenti  non  lesse  clie 
un  sunto  :  convenne  che  l' idea  della  paracentesi  ad  apertura  permanente  era 
antica,  ma  aggiungeva  che  i  metodi  han  variato,  e  che  il  suo  era  nuovo.  Il 
dott.  Mollica  disse  inevitabile  la  peritonitide  per  la  lunga  permanenza  della  can- 
nula a  contatto  della  niendiraua  peritoneale.  E  De  Sanclis  ripeteva  che  lo  stesso 
Tadini  teme  di  far  uso  di  cannula  indistintamente ,  e  la  limita  perciò  alle  ascili 
cistiche,  lodando  per  le  altre  l'apertura  per  caustico,  onde  essa  non  si  chiu- 
desse. Il  prof.  Manfrè  rifermù  la  opinione  del  dott.  Mollica,  e  aggiunse  che  sa- 
rebbe poco  prudente  l'operazione  col  metodo  proposto  avanti  che  im  suflìcienle 
numero  di  casi  i)ralici  ne  provassero  la  ragionevolezza  ;  disse  infine  non  doversi 
confidare  nella  cura  chirurgica  solamente,  e  raccomandò  l'uso  dei  rimedi  in- 
terni indispensabili  nel  maggior  numero  dei  casi.  Il  dott.  Pagano  ripetè  che  an- 
cora egli  nella  sua  memoria  raccomandava  l' uso  dei  rimedi  interni ,  e  notava 
che  la  cannula  a  permanenza  avea  per  oggetto  d'impedire  enorme  raccolta  di 
siero,  che  mentre  era  etTetto  e  sintomo  di  altra  malattia,  diveniva  poi  colla  sua 
permanenza ,  causa  bastevole  non  solo  a  mantenerla ,  ma  anche  a  renderla  più 
grave.  Infine  dichiarò  esagerati  i  pericoli  attribuiti  al  processo  operativo,  e  per 
confortare  la  sua  opinione  citò  i  fatti  in  cui  Uoudet  ottenne  guarigioni ,  spin- 
gendo l'irritazione  <il  massimo  grado,  mediante  l'uso  della  cannula  d'argento. — 
Il  prof.  Pagani  di  Novara  parlò  delle  conseguenze  tristi  che  può  produrre  la 
cannula  a  permanenza,  citò  fatti  sconfortanti  osservati  nella  propria  pratica,  ed 
altri  da  Roux  di  Marsiglia  riferiti  al  VI  Congresso.  — Il  prof.  Delisio  ri>endicò 
a  favore  del  prof.  Boccanera  la  pratica  della  paracentesi  ad  apertura  permanen- 
te ,  parlò  dei  danni  che  derivano  dal  lasciare ,  come  alcuni  praticano ,  il  foro 
senza  mediaitura,  e  in  qualun([ue  caso  disse  assai  utile  l'uso  di  una  fasciatura 
da  corpo  modicamente  contentiva.  —  Il  jìrof.  Chiari  citò  un  caso  di  riapertura 
spontanea  del  foro ,  nel  quale  ottenne  la  guarigione  mantenendo  aperto  questo 
foro  mediante  l'uso  di  una  minugia. — Ma  il  dott.  Curci  fece  notare  che  l'indi- 


—  298 


'«---"-"'-•^^'-r::::::'.---- 


,\el  male  egli,  come  precedentemente  si  era 
cura. 


Il  Presidentc-CAV.  L.  Santoko 

j  Giovanni  Raffaele 
1  Segretari  J^^^^^pp^  Seconti 


J 

*  ADUNANZA 

DEL  GIORNO  27  SETTEMBRE  1815 


INETTO  ed  approvalo  il  processo  verbale  della  adunanza  precedente  si  die  lel- 
lura  d'una  nota  del  prof.  Dercliia,  colla  quale  egli  comunicava  all'Assemblea 
di  aver  sezionato  nell'anfiteatro  anatomico  degl'Incurabili  il  cadavere  d'una 
donna  morta  8  ore  dopo  un  parlo  strumentale,  e  di  non  aver  trovato  nel  cra- 
nio della  stessa  l'osteofìte  di  cui  si  parlò  nella  prima  adunanza.  Aggiunse  che  in 
tutte  le  sezioni  cadaveriche  per  lui  eseguite,  ed  auche  dal  distinto  anatomico 
prof.  Ramaglia,  non  mai  si  è  osservato  questo  tumore. 

In  seguito  il  prof.  Reina  lesse  il  sunto  di  un  suo  lavoro  intitolato. — Nuove 
osservazioni  di  litotripsia  e  cistotomia  con  prospetti  statistici. — Formano  sog- 
getto delle  sue  osservazioni  sessantasette  individui  :  di  questi  42  nell'età  di  uno 
a  73  anni ,  furono  operati  col  taglio  laterale  :  2o  nell'  età  di  dieci  a  87  anni 
con  la  litotripsia  secondo  il  metodo  di  Herteloup.  Dei  primi  un  solo  mori,  un 
altro  restò  fistoloso,  40  guarirono  compiutamente.  Dei  secondi  sette  restarono 
col  calcolo  e  [wi  vennero  operati  col  taglio,  dieci  morirono,  otto  guarirono. 
Confortato  l'Autore  da  questi  suoi  risultaraenti  clinici  e  dalla  sentenza  dell'istes- 
so  Herteloup,  cioè —  che  la  sola  introduzione  degli  strumenti  nella  vescica,  e  le 
ricerche  entro  di  essa  imprimono  sovente  all'economia  un  disordine  di  cui  non 


—  300  — 

è  sempre  facile  sospendere  l'anilamento  —  diceva  poter  concliiiidere  senza  te- 
ma di  errare,  die  la  litotripsia  operata  col  metodo  di  llerteloup  o  con  qua- 
lunque altro  simile,  non  di  raro  è  dannosa  per  se  stessa,  anziché  per  la  natura 
del  calcolo  ,  e  pel  suo  troppo  volume  come  da  alcuni  pratici  si  è  voluto  far 
credere. 

Il  doti.  cav.  Karpe  presentò  due  lancette  scanalate  per  la  miglior  pratica  della 
vaccinazione.  L'assemblea  l'approvava,  dichiarandole  per  uso  generale  già  co- 
nosciute. 

Il  prof.  Gorgone  narrò  un  caso  di  resecazione  orizzontale  del  margine  den- 
tario della  mascella  inferiore,  da  lui  eseguita  per  osteosarcoma  che  dietro  grave 
contusione  sviluppossi,  prendendo  origine  dagli  alveoli  dei  denti  incisivi.  Un 
chirurgo  alle  cui  cure  sulle  prime  si  affidò  l'inferma,  estrasse  tre  di  questi  denti, 
recise  il  tumore,  e  caustico  la  piaga  che  ne  risultava  col  ferro  rovente.  Ma  il 
tumore  rigoglioso  più  che  mai  riproduceasi,  e  l'inferma  ricoverò  all'Ospedale 
Civico  di  Palermo.  Allora,  diceva  l'A.,  quell'escrescenza  presentava  la  figura 
ed  il  volume  d'un  melarancio  mandarino.  Colla  sua  parte  inferiore  aderiva  al 
margine  dentario  molto  ingrossato  della  mascella  inferiore  onde  avea  origine, 
non  che  alla  superficie  anteriore  e  posteriore  di  quest'osso;  e  si  estendea  a  de- 
stra fino  al  penultimo,  a  sinistra  sino  al  secondo  dente  malare,  avendo  slogato 
i  canini,  i  primi  malari  di  ciascun  Iato  e  l'incisivo  superstite.  Col  suo  bordo 
esterno  spingeva  in  avanti  ed  in  basso  il  labbro  inferiore;  coll'interno  in  dietro 
ed  in  alto  la  lingua;  sicché  la  masticazione,  e  la  loquela  risultavano  difficili. 
L'operatore  estrasse  i  denti  slogati  dal  tumore,  poi  incise  il  labbro  inferiore  nella 
linea  di  mezzo,  e  rovesciati  i  bordi  che  da  questa  incisione  risultarono,  con 
piccola  sega  segò  l'osso  orizzontalmente.  Indi  con  sega  a  coltello  lo  segò  verti- 
calmente da  entrambi  i  lati,  e  così  asportò  tutta  la  parte  dell'osso  ammalato. 
La  guarigione  dell'inferma  fu  pronta  e  senza  inconveniente  di  sorta  alcuna.  In 
proposito  rifletteva  l'Autore  che  l'incisione  verticale  del  labbro,  in  casi  simili 
sforma  meno  di  quella  a  T  il  viso  dell'operato  :  disse  che  le  resecazioni  orizzon- 
tali della  mascella  superiore  e  inferiore  si  eseguono  meglio  colla  piccola  sega 
ad  arco  od  a  coltello ,  anziché  colle  cesoie  ossivore  del  prof.  Signoroni  ;  aggiunse 
che  queste  servono  meglio  nelle  secature  verticali  od  oblique  delle  ossa  cennate. 


—  301  — 

Infine  l'A.  annunziò  che  egli  si  propone  di  sperimentare  in  seguilo  ed  in  casi 
siniili  lì  tfnajiliii  ossivor.i  a  riiccliiaio  invcnlata  dal  prof.  Urosciani  di  Verona. 

Il  doli.  Barone  Bcaufort  |)resent(')  un  nuo\o  .slrnmento  per  la  cura  della  fi- 
stola Ingrinialc  clic  riunisce  i  vantaggi  del  chiodo  di  Scarpa  e  della  cannula  di 
Dupuj'tren  senza  averne  gl'inconvenienti.  Notò  di  fatto  l'Autore  che  la  sua  can- 
nula, come  quella  del  Dupuylrcn,  offre  lihero  sfogo  alle  lagrime,  ma  non  si 
lascia  come  cpiosta  chiusa  nel  sacco,  d'onde  il  pericolo  di  riaprirsi  la  cicatrice: 
e  se  a  questo  incon^  eniente  jirovvede  il  chiodo  di  Scarpa ,  non  ovvia  però  il 
versamento  delle  lagrime  e  della  marcia  sulla  gota,  almeno  finché  siansi  aperte 
un  varco  fra  le  pareli  del  s.icco  e  la  superficie  del  chiodo  ;  ciò  che  rende  la  cura 
più  lunga.  Infine,  dicca  l'Autore,  che  l'ammalato  può  ahituarsi  ad  eseguire  egli 
medesimo  con  apposita  siringa  le  lavande  necessarie  a  nettare  la  cannula  ed  il 
sacco  ;  ed  assicura\  a  che  al  più  tardi  in  un  mese  e  mezzo  la  guarigione  è  com- 
piuta. (Ved.  la  Taf.  IH.) 

Si  discusse  sulla  pel violomia,  intorno  al  quale  argomento  il  prof.  Sogllano 
lesse  una  memoria  nella  Adunanza  precedente,  ed  il  sig.  Finizio  oppose  che 
colla  sega  a  catena  proposta  dall'Autore  l'operazione  si  rende  più  lunga,  oltre 
che  essa  essendo  fragile  facilmente  si  spezza.  Quanto  poi  alla  convenienza  di 
questa  operazione,  egli  disse  doverla  assolutameute  proscrivere,  per  l'inevita- 
hile  pericolo  di  ferire  t  vasi ,  e  di  strappare  il  tessuto  cellulare  che  unisce  la  ve- 
scica al  pube,  per  l'ernia  della  slessa,  per  l'incontinenza  d'orina,  per  la  cistiti- 
de ,  per  l' isteritide ,  che  ne  derivano ,  e  per  l' imperfetta  consolidazione  delle  ossa 
che  ne  risulta,  donde  lo  zop[>icamento  della  donna  ec.  Il  Segretario  Raffaele 
negò  il  pciicolo  di  ferire  i  > asi ,  ma  sostenne ,  che  cinque  ferite  penetranti  nella 
cavità  del  bacino,  e  che  di>idono  in  cinque  punti  un  osso  in  pochi  polhci  di 
sua  estensione,  in  generale  devono  produrre  inevitabili  e  tristi  risultamenti . 
In  particolare  poi  nei  vizii  dello  stretto  inferiore ,  giudicò  impossibile  qualun- 
que vantaggio,  quando  non  si  procuri  l'altro  danno  della  lacerazione  delle  sin- 
fisi sacro-iliache.  Confortava  questa  sua  teoria  narrando ,  come  il  benemerito 
Galbiati  in  donna  operata  di  pelviotomia,  coll'aiuto  del  forcipe,  potè  tirare 
neir escavazione  pelviana  la  lesta  del  feto,  ma  con  questo  solo  mezzo  non  giunse 
a  compiere  il  parlo,  come  narrò  il  sig.  Sogliano,  giacché  per  sorpassare  lo  slretlo 

39 


—  302  — 

inferiore,  fu  necessario  strappare  prima  il  cuoio  capelluto ,  poi  un  parietale  e 
poi  l'altro;  circostanza  che  l'opponente  credeva  cssenzialissinia  a  notarsi.  Il 
prof.  Coluzzi  giudicava  la  pelviotomia  sempre  meno  pericolosa  dell'operazione 
cesarea,  disse  che  le  ferite  non  ledono,  come  in  questa,  organi  importanti;  e 
consigliò  di  preferirla  anche  nei  vizi  dello  stretto  inferiore.  Il  prof.  Derchia  per 
non  riiìctere  quanto  altri  avean  detto ,  limitò  il  suo  esame  alle  modiQcazioni  pro- 
poste dal  prof.  Sogliano,  e  consigliò  di  eseguire  l'operazione  a  travaglio  inci- 
piente e  di  aljbandouare  poi  l'espulsione  del  feto  alle  forze  della  natura  anziché 
operare  la  versione  come  il  Sogliano  proponea:  1.°  perchè  le  gravi  alterazioni 
osservate  nei  genitali  dei  cadaveri  di  donne  operate  di  pelviotomia  sono  effetti 
necessari  dell'operazione  e  non  della  lunga  compressione  della  testa  del  feto  che 
lentamente  si  avanza  :  2."  perché  la  testa  del  feto  allontana  gradatamente  le  ossa 
incise  del  bacino  che  la  mano  del  Chirurgo  slarga  violentemente  :  3.°  perchè  la 
versione  mette  in  pericolo  la  vita  del  feto,  per  cui  se  si  presenta  colla  testa  con- 
sigliava l'applicazione  del  forcipe.  Il  prof.  Olivieri  accennava  che  colla  pelvioto- 
mia s'incidono  solamente  ossa  e  pelle,  e  colla  operazione  cesarea  si  taglia  un 
organo  importante  com'è  l'utero;  per  cui ,  credeva  che  questa  fosse  certamente 
più  pericolosa  dell'altra,  od  almeno  doverla  creder  tale  tino  a  quando  altri  fatti 
non  vengano  praticamente  a  provare  il  contrario. 

11  prof.  Gorgone  confermò  l'opinione  di  Raffaele,  di  proscrivere  cioè  la  pel- 
viotomia nei  vizi  dello  stretto  inferiore.  Anch' egli  dichiarò  esagerati  i  pericoli 
esposti  da  Finizio,  ma  crede  difficile  la  riunione  dell'osso  diviso  in  tanti  punti, 
possibili  le  suppurazioni ,  l'inDltraniento  marcioso  e  la  morte  della  donna  :  chie- 
se però  che  per  ora  si  decidesse  la  convenienza  di  questa  operazione  nei  soli  vizi 
dello  stretto  supcriore. 

Il  professor  Sogliano  convenne  che  forse  sarà  meglio  proscriverla  nei  vizi 
dello  stretto  inferiore,  ed  anche  quando  vi  fosser  tumori  nell'cscavazione;  ma 
credeva  esagerali  i  pericoli  della  versione  affacciati  dal  signor  Derchia  e  del 
difetto  di  riunione  delle  ossa  divise  accennato  dal  professor  Gorgone  ;  e  disse 
che  tal  pericolo  facilmente  può  ov\iarsi  mantenendole  a  contatto  con  apposita 
fasciatura. 

La  presidenza  e  l'assemblea  conchiusero  esser  necessari  altri  fatti  prima  di 


—  303  — 

proscrivere  perdio  dannosa,  o  di  ammettere  perchè  utile  questa  gravissima 
operazione  cliirurjjica. 


Il  Presidente  —  Cav.  L.  Saatobo 

I  Segretari  {  ^''''''''  ^''' 
{  Gkseppe  Seco 


AFFAELE 

Secondi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  28  SETTLMBRE  J84o 


-»f}0- 


JjETTO  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  dott.  Schi- 
vardi  domandò  che  venisse  destinato  un  Chirurgo  in  ogni  città  degli  Stati  Ita- 
liani per  raccogliere  e  trascrivere  di  anno  in  anno  i  falli  più  importanti ,  e  poi 
leggerne  la  relazione  ai  futuri  Congressi.  Il  Presidente  si  riserbo  di  convocare 
prima  all'oggetto  il  consiglio  dei  Presidenti. 

Il  dott.  Sogliano  chiese  ed  ottenne  che  s'annoverasse  tra  i  temi  per  l'VIII  Con- 
gresso quello  relativo  alla  pelviotomia.  Il  Segretario  Raffaele  presentò  un  nuovo 
compressore  d'arteria ,  ed  un  apparecchio  ad  estensione  permanente  per  le  frat- 
ture del  femore;  ed  a  nome  dell'Autore  dott.  Brescianini  di  Chiari,  domandò 
che  si  destinasse  una  Commissione  incaricandola  di  esaminarli  e  riferire.  Il  Pre- 
sidente deputò  all'oggetto  i  prof.  Castellacci,  De  Rensis,  Secondi,  Gorgone,  o 
Bresciani-de-Borsa . 

Il  comm.  prof,  de  Horatiis  mostrò  all'assemblea  un  nuovo  serranodo  del 
dott.  Meglia  di  Costantinopoli  per  la  legatura  dei  polipi,  accompagnato  da  certifi- 
cati dei  prof.  Rizzoli ,  Venturoli,  e  Guarà  di  Bologna  circa  l'utilitii  del  suo  uso 
nella  pratica ,  perocché  trovasi  commende^  ole  a  preferenza  di  ogni  altro ,  poten- 
dosi facilmente  e  per  mezzo  d'una  vite  stringere  il  nodo  a  volontà  dell'operatore. 
(Yed.  Tav.  HI.) 


—  305  — 

In  seguito  il  dott.  Tarsitani  lesse  una  sua  memoria  intitolata — Sperimenti 
di  ascoltazione  fatti  sulle  donne  incinte,  ripetuti  sojHa  i  ruminanti  ed  in  par- 
ticolan-  sulle  vacche  prcftnaiiti  per  conoscere  la  sede  del  snlJìo  uimno,  o\Tero 
pithazioue  uterina,  ed  il  modo  onde  si  produce  questa  maniera  di  roniore  col- 
l'applicazione  dei  mentovati  sperimenti  all'arte  di  levare  i  parti — L'A.  in  que- 
sto suo  lavoro  ricordava  sulle  prime  che  dopo  il  quarto  nìese  di  gravidanza , 
coir  ascoltazione  immediata,  o  meglio  mediata  si  avvertono  due  maniere  di  ro- 
mori  differenti,  variamente  nominati  dai  vari  autori  die  li  descrissero  ;  uno  di 
fpiesli  romori  scoverto  da  Major  nel  1818  comunemente  si  dice  doppia  pulsa- 
zione, o  batlimenlo  fetale,  perchè  procede  unicamente  dal  feto;  l'altro  scoverto 
da  Kergaradec  è  detto  romore  placentare ,  o  di  soffio.  Notava  l'A.  che  fra  le  ([ui- 
stioni  che  in  particolare  riguardano  quest'ultima  specie  di  romore  che  egli 
chiamò  puhazione  uterina,  ve  n'ha  una  di  gran  momento,  (luella  cioè  riguar- 
dante la  sede  ed  il  modo  onde  il  romor  si  produce.  Intorno  fjuesto  argomento  si 
propose  di  esporre  gli  sperimenti  per  lui  fatti  sulle  donne  incinte,  e  ripetuti  sui 
ruminanti  e  specialmente  sulle  vacche  pregnanti  che,  egli  diceva,  è  il  solo  ani- 
male in  cui  il  discorrimento  del  sangue  nella  placenta  ha  qualche  analogia  con 
quello  della  donna;  e  quanto  alla  sede  della  pulsazione  uterina  egli  divise  le 
opinioni  in  proposito  emesse  sin  ora  da  vari  autori,  in  tre  sistemi  o  categorie 
principali. 

Haus ,  Brisch  ,  Velpeau ,  Bovillaud  ed  altri ,  sostenitori  del  primo  sistema 
opinano ,  egli  diceva ,  che  la  pulsazione  uterina  s'ingenera  nell'aorta  addominale 
e  nelle  iliache  per  effetto  della  pressione  esercitata  su  questi  vasi  dall' istesso  ute- 
ro gra\ido;  alla  quale  opinione  che  dichiarava  professala  da  due  suoi  maestri, 
egli  opponea  che,  se  questa  teoria  fosse  esalta  ,  la  pulsazione  dorrebbe  av\er- 
tirsi  seraprechè  un  tumore  qualunque  pi'oducesse  eguale  compressione.  E  qui 
notava  che  un  tumore  del  ventre  o  dell'utero,  sebbene  qualche  volta  compri- 
mendo i  vasi  addominali  produca  un  romore  di  soffietto ,  pure  non  rassomiglia 
né  punto  né  poco  al  soffio  uterino.  Iniperocclié  il  romore  prodotto  dalle  arterie 
è  accompagnato  da  urlo  più  o  nieno  forte,  e  si  ode  come  se  si  svolgesse  entro  il 
cilindro  con  cui  si  ascolta;  mentre  il  soffio  uterino  si  ode  come  se  movesse  da 
lontano  nò  è  accompagnato  da  alcuno  spiiigimento  o  scossa.  Diceva  ancora  che 


—  30G  — 

se  la  pulsazione  in  discorso  fosse  refrello  dulia  pressione  che  esercita  l' utero  sui 
vasi  addominali,  doNTcbbe  avvertirsi  in  tutti  due  i  iati  del  seuo,  dovrebbe  ces- 
sare quando  si  adagia  la  donna  in  attitudine  clie  evita  la  suddetta  compressione, 
ed  anche  dopo  l'estrusione  dell'uovo;  mentre  l'esperienza  mostra  il  contrario: 
infine  dovrebbe  corrispondere  alla  direzione  dei  vasi  addominali ,  ed  invece  si 
ode  più  frequentemente  a  sinistra  in  basso  del  ventre  ed  in  un  sol  punto. 

Ricordava  Tergusson,  Hohl,  Kennedy  come  sostenitori  del  secondo  sistema, 
cioè  come  pensanti  che  la  pulsazione  uterina  si  operasse  nei  vasi  uterini  e  nel- 
l'uovo insieme,  e  che  perciò  fosse  l'effetto  della  circolazione  utero-placentale  ; 
ed  a  ciò  opponea  l'A.  che  sebbene  staccando  diligentemente  la  placenta  sia  fa- 
cile vedere  moltissimi  e  sottili  vasi  che  intrecciandosi  fra  loro  e  traversando  il 
tessuto  infra-utero-plaeentale  vanno  dall'utero  alla  placenta  e  viceversa,  pure, 
egli  dicea ,  oggi  è  opinione  generale  che  questi  vasi  utero-placentali  non  comu- 
nicano direttamente  né  coi  vasi  dell'utero,  né  con  quelli  della  placenta,  né  la- 
sciano che  una  slilla  di  sangue  passi  direttamente  dalla  madre  al  feto,  e  vice- 
versa. Del  resto  egli  aggiungeva  udirsi  la  pulsazione  in  discorso  anche  dopo 
cacciata  la  placenta ,  ed  in  alcuni  casi  in  luogo  dell'utero  cui  la  sua  inserzione 
non  risponde,  fa  crollare  l'opinione  suddetta. 

Finalmente  esponea  che  molti  sono  i  sostenitori  del  terzo  sistema,  gli  opinanti 
cioè,  che  la  pulsazione  uterina  s'ingenera  nei  vasi  dell'utero,  ovvero  dell'uovo 
stesso.  Dichiarava  erronea  l'idea  di  Laennec  perchè  l'anatomia  non  ha  finora 
dimostrato  la  principale  arteria  uterina  che  nutre  la  placenta ,  nella  quale  arteria 
egli  ripone  la  sede  della  pulsazione  in  discorso ,  diceva  che  nei  suoi  sperimenti 
eseguiti  sopralutto  nelle  pecore  e  nelle  vacche  pregnanti  trovò  esatta  la  teoria 
del  suo  maestro  Dubois  e  di  altri  osservatori ,  che  ripongono  la  sede  della  pul- 
sazione uterina  nei  vasi  dell'utero,  in  quel  luogo  cui  risponde  la  placenta,  ove 
i  detti  vasi  sono  più  svolti  ;  e  conchiudeva  accennando  che  l'opinione  di  Sichold, 
di  Monard ,  di  Kcrgaradec ,  che  attribuiscono  il  soffio  uterino  alla  circolazione 
placentare  è  inesatta,  perchè  tal  remore  si  ode  ancora  dopo  espulsa  la  placenta. 

Quanto  al  meccanismo  onde  s'ingenera  la  pulsazione  uterina  l'A.  esponea, 
che  Kergaradec  medesimo  la  crede  dipendere  dal  passaggio  del  sangue  dalle  ar- 
terie uterine  nelle  vene  ombelicali  per  i  seni  della  placenta  :  ma  egli  opponea 


—  307  — 

che  Velpeau  assicura  di  non  mai  aver  ^eduto  né  seni  né  aperture  che  avessero 
menoma  somiglianza  con  quelli  cosi  nominati  e  descritti  dagli  antichi  ostetrici, 
e  che  inoltre  l'opinione  di  Kergaradec ,  come  pure  ([uella  di  Kennedy  che  l'at- 
tribuisce al  passaggio  del  sangue  dalla  placenta  all'utero,  sono  smentite  dalla 
persistenza  della  pulsazione  uterina  dopo  l'uscita  della  placenta. 

Dicliiarava  l'A.  mollo  più  salda  l'opinione  del  suo  maestro  Dubois,  il  quale 
ammettendo  dei  jiassaggi  fra  le  \cne  e  le  arterie  dell'utero,  confortato  da  legge 
idraulica  attribuisce  il  romore  in  discorso  al  passaggio  del  sangue  da  vasi  più  pic- 
coli (vene]  a  vasi  più  grandi  (arterie);  che  per  essere  più  sviluppali  nel  silo  cui 
la  placenta  corrisponde,  colà  la  pulsazione  è  più  forte.  Ma  aggiungeva  l'A.  che 
questa  teoria  non  può  punto  accettarsi ,  avendo  dimostrato  Jacquemier  e  con- 
fermato egli  stesso  che  la  comunicazione  diretta  tra  vasi  arteriosi  e  venosi  non 
ci  ha  punto. 

Il  doti.  Corrigan ,  egli  continuava ,  attribuì  questo  romore  al  passaggio  del 
sangue  arterioso  ne'tessuti  uterini.  A  ciò  aggiunse  Corrière,  che  questo  romore 
dev'esser  più  forte  nel  silo  cui  corrisponde  la  placenta,  perchè  ivi  giunge  mag- 
gior quantità  di  sangue  e  con  più  forza  :  ed  in  questa  teoria  anche  il  Depaul  so- 
stiene che  la  compressione  la  quale  per  i  movimenti  del  felo  si  opera  da  dentro 
in  fuori  sopra  i  vasi  dell'  utero ,  deve  avere  la  massima  inUueuza  nello  s\  olginien- 
to  del  romore  in  quislione. 

Infine,  De  la  Ilarpe  opinando  che  un  liquido  non  può  discorrere  in  im  tubo 
senza  produrre  un  tal  quale  romore ,  attribuì  la  pulsazione  uterina  non  a  slato 
particolare  de' vasi  uterini,  né  a  particolare  discorrimento  del  sangue  in  essi, 
ma  sì  bene  alla  moltiplicità  dei  vasi  nei  quali  il  sangue ,  per  lo  stato  di  gravi- 
danza addoppiando  le  correnti ,  centuplica  ancora  i  romori  che  così  rendonsi 
sensibili.  3Ia  questa  teoria,  diceva  l'A.  in  apparenza  ingegnosa,  crolla  facilmente 
essendo  fondata  su  falso  principio  ;  imperocché  i  liiiuidi  che  scorrono  in  tubi  af- 
fatto ripieni  e  di  egual  calibro  in  tutta  la  loro  estensione  non  mettono  alcun 
romore. 

La  discordanza  di  pareri  intorno  questo  subbietlo,  invogliarono  l'A.  a  nuove 
ricerche,  dalle  quali  consegue,  egli  disse,  che  il  passaggio  del  sangue  arterioso 
nei  tessuti  uterini ,  e  la  flussiou  maggiore  di  questo  liquido  in  più  copia  nel  sito 


—  308  — 

dell'  utero  om'  s'inserisco  la  placenla  ,  essendo  più  manircsli  dal  quarto  mese 
delia  {.Tavidanza  Un  dopo  l' uscita  dei  feto  e  delle  secondine ,  e  (indie  l'utero  non 
^ia  ben  contratto  e  ridotto,  rischiarano  nieravisliosanienle  ed  agevolano  non 
poco  la  spiegazione  di  tutte  le  quistioni  che  hanno  avuto  luogo  fino  ad  oggi  in- 
torno a!  modo  onde  s'ingenera  la  pulsazione  uterina.  —  Laonde  da  questa  espo- 
sizione disse  poter  dedurre:  1."  che  il  massimo  della  forza  e  d'intensità  della 
pulsazione  uterina  risponde  perfettamente  a  quel  sito  della  cavità  dell' utero  ove 
s'inserisce  la  placenla:  2."  che  coli' ascoi  fazione  può  per  conseguenza  determi- 
narsi in  qual  punto  dell'utero  la  placenta  s'inserisce:  3."  che  coli' ascoltazione 
si  può  determinare  quasi  sempre,  ed  anche  mollo  tempo  prima  del  termine  della 
gravidanza,  quando  l'esplorazione  vaginale  non  può  fornire  alcun  segno  cerio, 
se  la  placenla  s'inserisce  nel  collo  dell'utero,  e  se  per  uno  dei  suoi  lembi  o  cen- 
tro per  centro  ;  che  nei  casi  di  operazione  cesarea  non  devcsi  mai  praticare  l'in- 
cisione dell'utero  nel  punto  cui  corrisponde  il  massimo  della  forza  di  pulsazio- 
ne, alTìn  di  scansare  la  placenta  che  cerio  in  quel  punto  s'inserisce,  ed  evitare 
una  emorragia  che  potrebbe  riuscire  mortale. 

11  prof.  Pielrocola  narrò  di  aver  guarito  una  ferita  dell'arteria  carotide  in- 
terna col  solo  uso  della  compressione ,  ed  esortò  i  pratici  di  sperinientare  in 
casi  simili  tal  mezzo,  avanti  di  procedere  alla  legatura  del  vaso  ferito.  Narrò 
ancora  che  un  tumore  aneurismatico  della  carotide  esterna  sinistra ,  trattato  per 
due  mesi  ed  infrultuosamenle  coli' uso  locale  della  neve  e  di  rimedii  astringen- 
li ,  lo  guarì  applicandovi  sopra  un  pezzo  di  suola  da  scarpe  ed  esercitandovi  una 
compressione  costante  e  graduata.  Attrihui  questo  felice  risultato  al  principio 
tannino  esistente  nella  suola,  e  consigliò  i  pratici  a  sperimentarlo. 

Il  prof.  cav.  Castellacci  parlò  1."  del  modo  come  egli  usa  il  nitrato  d'argento 
per  curare  le  ulcere  della  cornea  e  dei  bordi  palpebrali,  la  procidenza  dell'iri- 
de ,  gli  stafilomi,  le  ragadi  dei  capezzoli  ecc.  Disse  che  l'usa  anche  nello  stato 
d'irritazione  allorché  da  altri  si  raccomandano  i  rimedi  emollienti:  con  l'appli- 
cazione di  questo  caustico,  diceva  l'A.  dislruggonsi  le  papille  nervose  ed  il  do- 
lore ressa  all'istante.  Airmché,  egli  soggiunse,  la  porzione  della  i)ietra  infer- 
nale che  si  scioglie  non  si  diffondesse  oltre  la  parte  che  si  vuol  causlicare,  su- 
bilo lava  la  parte  medesima  con  idrogala  a  temiìcratura  ordinaria ,  e  cosi  il  ni- 


—  309  — 

Irato  d'argento  deconiponcsi  e  non  olTende  le  parti  vicine  ;  decomponesi  ancora 
quella  porzione  aderente  all'escara  già  fatta,  e  il  dolore  si  calma.  —  2."  Parlò 
della  pomata  di  Janin  cnnimondata  da  alniiii  nella  tifjna  palpi>l>rale,  ed  in  altri 
\Ì2Ì  delle  ghiaudule  meibomiane,  o  dei  nepitellii;  nelle  croniche  all'ezioui  della 
cornea  e  nel  (lusso  palpebrale  piiriforme;  e  disse  aver  osservato,  che  questa  po- 
mata nel  nostro  clima  irrita  ed  inliamma  gli  occhi,  per  cui  egli  l'usa  senza  pre- 
cipitato ,  e  composta  di  tre  dramme  di  sugna ,  ed  otto  granelli  per  sorta  di  bolo 
armeno,  e  di  ossido  di  zinco,  assicurando  di  averne  ottenuto  sempre  utile  risul- 
tamento.  — 3."  lutine  mostrò  una  pinzetta  ad  anelli  di  sua  invenzione  con  due 
punte  ricurve  che  accavalcansi  per  due  linee  circa  da  servire  per  l'escissione  de' 
tumori  e  specialmente  delle  tonsille.  Crede  l' A.  che  questa  pinzetta  sia  più  com- 
mendevole di  quella  di  Museux ,  perché  riesce  più  facile  svincolarne  le  punte 
dovendo  sollecitamente  lasciare  la  presa ,  come  suol  succedere  nella  rescissione 
delle  tonsille  in  persone  intolleranti. 

Uopo  ciò  il  prof.  Alarali  lesse  una  memoria  intorno  alla  cura  della  pustola 
maligna  e  del  carboncello,  che  egli  fin  dal  1818  ha  avuto  occasione  di  osser- 
vare frequentemente  nelle  proì  incie  di  Chieti  e  di  Teramo  negli  Abruzzi.  Narrò 
che  fino  al  1823  non  mai  ebbe  a  lodarsi  dei  risultamenli  ottenuti  nella  sua  pra- 
tica dall'uso  dei  rimedi  generalmente  lodali  in  questi  mali.  Ma  a  quest'epoca, 
avuta  conoscenza  della  cura  del  carboncello,  operata  dal  doti.  Fcrramosca  di 
Muro  in  provincia  di  Otranto  per  mezzo  dell'idrargirosi,  si  alTreltò  a  mettere 
in  pratica  l' unguento  di  mercurio  ;  e  coll'uso  di  questo  farmaco  vedeva  dile- 
guarsi il  gonfiore  più  o  meno  esteso  e  resipelaceo,  riducendosi  il  male  a  sem- 
plice località:  e  l'uuitandosi  alla  pustola,  vedeva  che  questa  subiva  le  fasi  proprie 
del  processo  cancrenoso,  si  separava  la  parte  già  mortificata  lasciando  una  piaga 
semplice  che  prontameutc  guariva.  Aggiunse  l'Autore  che  questo  rimedio  sulle 
prime  nella  sua  pratica  usato  per  curare  il  carboncello ,  l' usò  in  seguilo  per 
curare  la  pustola  maligna  e  «luasi  sempre  in  entrambi  questi  morbi  con  esito  fe- 
lice. Narrava  di  fatto  aver  guarito  con  questo  farmaco  dal  1823  al  1845  parec- 
chie centinaia  di  indi\iduì  travagliati  da  questi  mali,  e  disse  che  solo  due  mori- 
rono, perché  in  essi  la  malattia  avea  già  fatto  rapidi  progressi,  quando  alle  sue 
cure  furono  aflìdati.  Intorno  al  metodo  di  applicar  questo  farmaco  disse  l' A.  che 

io 


—  310  — 

aialtina  e  sera  deve  impiegarsi  a  dosi  generose  su  tutta  la  parte  affetta  da  gon- 
lìore  resipelaceo  e  da  durezza ,  e  notò  clie  sebbene  nei  casi  da  lui  curati ,  la  dose 
del  farmaco  in  48  ore  fosse  stata  di  once  quattro ,  pure  in  un  solo  caso  si  svi- 
luppò leggiero  ptialismo  che  con  collutorii  di  decotto  di  riso  e  con  l'uso  interno 
dei  fiori  di  zolfo  a  piccole  dosi  in  poco  tempo  guari. — I  felici  risultanienti  di  (fue- 
sta  pratica,  aggiungeva  l'A. ,  da  più  anni  gii\  seguita  dagli  alunni  della  sua  scuo- 
la, sono  ora  cosi  generalmente  conosciuti,  che  l'istcsso  uomo  volgare,  e  le  don- 
nicciuole  da  trivio ,  appena  osservano  svilupparsi  la  malattia  in  discorso ,  facile  a 
riconoscersi ,  subito  usano  e  consigliano  l'unzione  di  unguento  di  mercurio:  sic- 
ché conchiudeva  può  ora  siffatto  farmaco  ritenersi  come  lo  specifico  di  questi 
mali,  sia  qualunque  l'età,  il  sesso,  il  temperamento  e  le  condizioni  dell'amma- 
lato, sia  qualunque  l'anamnesi  da  cui  risultasse,  sia  qualunque  la  complicazione 
collattualit;'!  del  male  e  coi  suoi  diversi  gradi  d'intensità  e  di  malignità,  ec. 

Aperta  la  discussione  sulla  memoria  del  prof.  Reina  letta  nell'adunanza  del 
di  27,  si  discusse  lungamente  e  vivamente  sulla  preferenza  da  darsi  nel  più 
de'casi  di  calcoli  vescicali  alla  litotrisia  o  alla  cistotomia,  e  tornava  in  campo  cosi 
una  questione  lungamente  agitata  nel  VI  Congresso.  Il  dott.  Piccolo  soslenea 
che  la  litotrisia  deve  ritenersi  come  metodo  generale,  e  come  eccezionale  la  ci- 
stotomia ;  e  per  confortare  questa  sua  opinione  ricordava  quindici  casi  di  lito- 
trisia in  Napoli  felicemente  guariti ,  e  diceva  gli  esiti  infausti  potersi  attribuire 
ad  imperizia  dell'operatore,  sostenendo  che  la  litotrisia  non  dovesse  ritenersi 
che  come  un'operazione  appena  più  molesta  del  cateterismo  ripetuto.  Aggiunse 
che  col  metodo  a  cucchiaio  può  evitarsi  il  pericolo  di  poter  lasciare  frammenti 
in  vescica  ;  pericolo  d'altronde  da  cui  non  è  esente  la  cistotomia. — Il  prof.  Giam- 
pietro oppose  che  tre  individui,  dei  15  casi  accennati  dal  dott.  Piccolo,  mori- 
rono in  conseguenza  dell'operazione,  e  sostenne  che  ancora  non  si  hanno  fatti 
abbastanza  numerosi  e  indubitabili  per  poterci  indurre  a  ritenere  come  metodo 
generale  la  litotripsia,  e  la  cistotomia  come  eccezionale. — Il  prof.  De  Lisio  ri- 
cordò altri  fatti  di  litotrisia  d'esito  infelice,  e  dopo  varie  riflessioni  in  propo- 
sito dei  prof.  De  Rensis,  Castellacci  e  del  Segretario  Secondi,  si  conchiuse  che 
dai  fatti  finora  conosciuti ,  la  litotrisia  si  debba  più  tosto  ritenere  come  metodo 
dì  eccezione  anzi  che  no. 


—  311  — 

Dopo  ciò  si  discusse  sulla  cura  della  fistola  lagrimalc  mediante  la  cannula 
proposta  dal  doti.  Beaufort,  ed  il  prof.  Pugliatli  consigliava  di  unire  all'uso  di 
(letta  cannula  la  cauterizzazione;  e  disse  dippiu  clic  (|uesta  sola  guarisce  la  ma- 
lattia in  discorso  più  prontamente  e  più  sicurauiente  di  qualunque  altro  me- 
todo, non  producendo  che  breve  e  tollerabile  dolore.  Aggiunse  clic  l'inconve- 
niente dell'epifora  attribuito  a  questo  metodo  guarisce  in  seguito  in  due  o  tre 
mesi ,  e  per  confermare  il  suo  principio  citò  molti  casi  osservati  nella  sua  pra- 
tica.—  Il  prof.  Castellacci  parlò  pure  in  favore  della  causticazionc ,  ed  .iggiunse 
che  la  ghiandola  lagrimale  si  atrofizza  e  l' epifora  guarisce ,  non  altrimenti  che  si 
atrofizza  la  parotide  nei  casi  di  fistola  del  condotto  stenoniano.  —  Il  prof.  Pel- 
lizzari  ricordò  che  la  questione  è  volta  sull'esame  di  preferenza  da  accordarsi 
nella  cura  della  fistola  lagrimale  alla  cannula  di  Beaufort  ;  o  a  quella  di  Dupuy- 
tren  o  al  chiodo  di  Scarpa.  —  Il  cav.  Grassi  e  Giampietro  sostennero  che  la  can- 
nula di  Beaufort  somigliando  a  quella  di  Troja  debba  avere  l'eguale  inconve- 
niente, cioè  di  chiudersi  con  faciUtà. 

Il  Presidente — (;av.  L.  Santoro 

Raffaele 


i  Giovanni  R 
(  Gii  SEPPE  Si 


I  Segretari  • 

Secondi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  30  SETTEJIBRE  1813 


-9K-C- 


LiETTo  od  approvato  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  doti.  Ba- 
rone Beaufort  pregò  il  Presidente  di  far  compruovare  —  se  è  ^  ero  elio  la  sua 
cannula  è  eguale  all'altra  di  Troja;  e  se,  in  opposizione  ai  cinque  casi  di  guari- 
L'iono  che  egli  addusse,  si  possa  in  essa  ammettere  la  possibilità  degli  inconve- 
nienti a  quella  attribuiti — 

il  prof.  Olivieri  parlò  della  legatura  della  carotide  primitiva,  che  dice  aver 
egli  eseguito  il  primo  in  Napoli  con  esito  felice  per  ferita  del  suddetto  vaso  pro- 
dotta da  arme  di  punta  e  taglio.  In  proposito  accennò  i  diversi  metodi  usati  per 
curare  gli  aneurismi  e  frenare  le  emorragie,  e  ritenne  come  più  generalmente 
applicabile  e  di  esito  più  sicuro  il  metodo  della  legatura.  Espose  le  varie  ma- 
niere di  eseguirla,  di  ciascuna  ricordò  i  pericoli  e  gl'inconvenienti,  dichiarò 
preferibile  la  legatura  permanente  che  disse  aver  usato  in  venlisei  casi  con  felice 
successo. 

Il  dott.  De  Marco  espose  un  nuovo  metodo  di  cistotomia,  col  quale  si  pe- 
netra in  vescica  per  la  fossa  retto-sciatica,  ossia  per  quello  spazio  che  sta  fra 
la  tuberosità  dell'ischio  e  l'intestino  retto.  Cosi  egli  dopo  aver  riempila  la  ve- 
scica di  un  liquido  amollicntc  eoa  apposita  siringa,  e  vuotato  l'intestino  retto, 


—  313  — 

nello  spazio  or  connato,  col  litoloniu  ordinario  pratica  un  taglio  di  due  pollici, 
e  con  esso  litotonio  scorrendo  sulla  guida  ])enctra  in  vescica  clic  taglia  dal  collo 
in  pili  por  lo  spazio  di  l.'i  linee.  L'A.  crede  die  questo  metodo  sia  preferibile  a 
qualunque  altro  nella  donna,  e  sia  di  eccezione  al  taglio  laterale  nell'uomo; 
crede  ancora  [lotersi  cosi  colla  solita  tenaglia  estrarre  grosse  jiietre  senza  peri- 
colo di  emorragia,  né  di  fistola  consecutiva. 

Il  prof.  Sorrentino  discorse  di  un  vizio  di  conformazione  dei  genitali  mulieliri, 
e  mostrò  un  pezzo  anatomico  in  cui  l'uretra,  la  vagina  ed  il  retto  aveano  un 
apertura  esterna  coiiuiue.  Poi  egli  proponeva  una  questione  di  medicina  legale, 
e  domandava  —  una  donna  cosi  conformata  può  contrarre  matrimonio?  E  se 
questo  trovasi  già  contralto  si  può  sciogliere?  —  L'A.  opinò  affermativamente 
sulla  seconda  dimanda,  e  negativamente  sulla  prima. 

Il  dott.  Caldani  parlò  della  paracentesi  della  membrana  vaginale  ,  e  conside- 
rando i  danni  die  seguirebbero  al  deviamento  od  uscita  della  cannula  del  Iro- 
carre  dall'apertura  praticata ,  proposo  una  modificazione  dello  strunienlo  all'og- 
getto di  evitare  gli  accidenti  or  notati.  Cosi  alla  cannula  del  trocarre  altra  can- 
nula interna  aggiunse  quattro  linee  più  lunga,  e  collocata  in  modo  che  spin- 
gendola dopo  averne  caccialo  il  punteruolo,  per  tre  forami  aperti  nella  cannula 
esterna  scappan  fuori  tre  punte  curve  collocale  con  la  loro  convessità  al  testicolo 
colla  concavità  alla  vaginale  e  perciò  alle  ad  impedire  il  deviamento  e  l'uscita 
della  cannula.  (Veil.  Tav.  I.) 

Il  prof.  Ippolito  espose  l'esame  comparativo  di  due  melodi  per  la  legatura 
dell'arteria  vertebrale:  parlò  della  diflìcoltà  di  formar  la  diagnosi  dell'aneurisma 
di  questa  arteria ,  e  con  due  esempli  confermava  il  suo  concello.  Per  allontanare 
poi  quant'é  possibile  tale  dilTìcoltà  di  diagnosi,  ed  evitarne  gli  errori  notò  l'A.  i 
sintomi  atti  a  farcela  distingiiere  dall'aneurisma  di  alcuno  dei  rami  posteriori 
della  carotide  esterna  e  dell'occipitale,  coi  quali  potrebbe  scambiarsi.  —  Infine 
descrisse  un  suo  processo  operatorio  per  la  legatura  della  suddetta  arteria  verte- 
brale già  pubblicato  per  le  stampe  sin  dal  183o,  e  che  egli  per  ragioni  analo- 
niiclie  raccomandò  a  preferenza  di  quello  in  seguito  proposto  da  Velpeau.  Con 
questo  suo  metodo  egli ,  accanto  al  margine  esterno  del  muscolo  sterno-cleido- 
mastoideo^  e  quasi  fin  sopra  la  clavicola  taglia  la  |)elle,  il  muscolo  pellicciaio, 


—  .lil- 
la cellulare  Quelle  giunge  al  muscolo  scaleno,  tra  la  cui  parie  interna  ed  il  mu- 
scolo luogo  del  collo  trovasi  l'arteria  vertebrale  in  una  guaina.  LA.  consigliò 
di  aprir  questa  guaina  con  una  slecca  di  avorio,  per  allontanar  l'arteria  dalla 
\eiia  compagna  ed  allacciarla. 

Si  discusse  sulla  cura  del  carbouccllo  e  della  pustola  maligna  intorno  al  quale 
argomento  il  dott.  Marati  lesse  una  memoria  nell'adunanza  precedente.  Il  dot- 
tor Pandarese  avuto  riguardo  al  gastricismo  ed  ai  sintomi  inflammatorii  che  ac- 
compagnajio  quasi  costantemente  i  suddetti  morbi ,  diceva  insulTiciente  a  gua- 
rirli il  solo  uso  della  pomata  mercuriale,  ma  dichiarò  che  fosse  utile  se  associala 
ai  salassi,  e  ad  un  metodo  antiflogistico  generale.  Accennò  che  l'istesso  Ferra- 
mosca  che  fu  il  primo  ad  usare  tal  rimedio ,  finalmente  si  convinse  che  il  solo 
suo  uso  è  insufTicicnte.  Dichiarò  infine  non  esser  suo  divisamento  impugnare  i 
fatti  riferiti  dal  preopinante,  e  disse  che  la  differenza  dei  risultamcnti  nell'uso 
del  mercurio  potrà  forse  dipendere  da  differente  condizione  topografica  del  paese 
in  cui  il  sig.  Marali  ha  osservato  e  curato  la  malattia  in  quistione. 

Il  doli.  Marati  rispose  che  egli  ha  riferito  coscienziosamente  i  fatti  osservati 
che  sono  analoghi  a  quelli  del  Ferramosca,  e  crede  non  potersi  distruggere  coi 
ragionamenti. 

Il  prof,  de  Rensis  dichiarò  anch' egli  di  non  volere  impugnare  i  fatti  riferiti 
dal  benemerito  Marati,  e  disse  che  il  Ferramosca,  come  si  rileva  dalla  descri- 
zione che  egli  fa  del  carboncello  l' ha  equivocato  colla  pustola  maligna ,  malat- 
tia essenzialmente  diversa  per  ragion  produttrice ,  per  isvolgimento  di  sintomi 
e  progresso  del  male,  per  le  conseguenze  e  i  risultamenti.  Cosi  espose  che  la 
pustola  maligna  si  sviluppa  per  causa  esterna,  comincia  da  una  località ,  il  male 
fa  rapidissimi  progressi  e  l' infermo  muore  in  pochi  giorni  ;  nel  carboncello  l'ele- 
mento del  male  sta  nell'  individuo ,  per  cui  precedono  gli  sconcerti  generali , 
aumentano  col  suo  sviluppo  che  per  lo  più  cresce  per  gradi  e  lentamente. 

Dopo  ciò  egli  ammetteva  che  coli' uso  del  mercurio  incitando  l'idrargirosi  si 
possa  guarire  la  pustola  maligna  che  deriva  da  elemento  straniero  all'ammala- 
to ,  ma  negava  che  potesse  produrre  eguali  effetti  nella  cura  del  carboncello  che 
nasce  da  elemento  esistente  nell'individuo.  Rispondeva  Marati  ammettendo  noi 
due  mali  diversità  di  forma,  e  convenne  che  l'elemento  nella  pustola  maligna 


—  315  — 

viene  dall'esterno,  nel  carboncello  è  sporadico;  ma  riteneva  come  identico  il 
processo  morboso,  d'onde  eguali  effelti  dall'istesso  metodo  di  cura,  come  ha 
osservato  nei  fatti  riferiti  e  in  molti  altri  raccolti  in  ventidue  anni  di  sua  pratica. 
Il  Presidente  confermò  il  parere  del  prof,  de  Rensis  circa  la  differenza  dei 
due  morbi ,  disse  che  è  diversa  la  loro  natura ,  i  sintomi ,  le  parli  del  corpo  su 
cui  si  sviluppano,  e  ricordò  che  la  pustola  nialig^ia  non  presenta  sintomi  d' in- 
fiammazione ma  spesso  un  edema  quasi  lucido  che  la  circonda.  Non  pertanto 
disse  che  il  mercurio  può  esser  utile  nell'uno  e  nell'altro  caso,  ma  che  vi  sia 
bisogno  di  ripetute  sperienze  per  conoscerne  i  risultamenti. 

il  Presidente  —  Cw.  !..  .Sa.ntobo 


(ìiovANNi  Raffaele 
1  Segretari  { 

I  GicsEPPE  Secondi 


/ADUNANZA 


DEL  GIORNO  1."  OTTOBRE  1845 


Ijetto 


ro  ed  approvato  il  processo  verbale  dell' adimauza  precedeuleil  Segretario 
Secondi  fé' dimostrazione  degli  strumenti  che  aiutano  la  diagnosi  dei  calcoli  nella 
vescica  orinarla,  adempiendo  alla  promessa  fatta  nel  Congresso  di  Milano;  e 
sono  approvati  dall'Assemblea.  Consistono  in  due  mezzi  uno  acustico,  l'altro 
pneumatico.  Per  il  primo  una  larga  siringa  elastica  di  avorio  recisa  tosto  dopo 
gli  occhielli,  che  s'introduce  cieca  e  rimane  aperta  ritirando  un  maschio  di  estre- 
mità conica  costituito  da  una  comune  sciringa  di  gomma  elastica  di  diametro 
proporzionale  alla  continente  d'avorio,  ed  uno  sciringone  d'acciaio  alquanto 
più  sottile  dei  conosciuti ,  terminante  con  cinque  o  sei  spire  del  diametro  di 
mezzo  pollice  ognuna.  Impedito  il  contatto  del  metallo  colle  pareti  dell'uretra 
per  mezzo  della  canna  d'a>  orio ,  il  suono  prodotto  dal  calcolo  giunge  libera- 
mente all'esterno  e  le  spire  ne  favoriscono  l'oscillazione.  Per  il  secondo  serve 
una  sciringa  di  metallo  eguale  di  forma  alle  comuni,  colla  differenza  che  l'estre- 
mità cieca  mercè  uno  stiletto  integrante ,  la  conicità  rimane  come  recisa  ritiran- 
do questo  appena  cnlri  quella  in  vescica  :  allora  alla  estremità  esterna  di  lei ,  che 
un  aiutante  tien  ferma ,  si  unisce  un  piccolo  stanlufo  e  serve  in  modo  che  pog- 
giando l'estremità  interna  sulla  superlicie  del  calcolo  esce  con  la  forza  dello  slan- 


—  317  — 

tuffo  l'orina,  ed  all'opposto  infossandosi  di  qualche  linea  nel  tessuto  costituente 
un  tumore  ciie  mentisce  presenza  di  calcolo  non  può  uscire  il  fluido  vesci- 
calc.  (  Veà.  Tai\  II.  }. 

Il  dott.  Stefano  Mollica  comunicò  e  dimostrò  con  una  tavola  un  caso  di  grave 
elefantiasi  scrotale  guarita  da  lui  mercé  profonde  incisioni  ripetute  a  conve- 
nienti intervalli  coll'aggiunta  di  bagni  aromatici  ed  irritanti  a  vapore,  in  modo 
da  concorrere  coi  tagli  al  riordinamento  fisiologico  di  quella  cute  coriacea  che 
da  principio  quasi  non  permetteva  alcuna  speranza  di  guarigione.  Partecipa  di 
aver  questa  ottenuta  in  poco  più  di  due  mesi  dando  internamente  l'arsenico  a 
dose  refratta,  ed  incoraggia  i  chirurgi  a  non  volere  in  simili  casi  abbandonare, 
come  molti  (anno,  gl'infermi ,  ma  tener  conto  di  queste  sue  partecipazioni  e  ri- 
petere gli  utili  tentativi  di  siffatti  rimedi. 

11  dott.  Delisio  ragionò  sopra  una  litiasi  arteriosa  degli  arti  inferiori,  e  dietro 
la  fatta  indagine  anatomico-patologica  di  quella,  asserisce  l'esistenza  di  quattro 
tuniche  nelle  arterie ,  cioè  epitelio ,  membrana  interna ,  media ,  ed  esterna  ;  giu- 
dicando anche,  per  il  fosfato  di  calce  riscontrato  fra  la  tunica  interna  ed  il  suo 
epitelio ,  essere  la  natura  di  quelle  membrane  anziché  sierosa  della  stessa  natura 
del  periostio. 

Riferiva  quindi  un  caso  di  aneurisma  popliteo  traumatico  seguito  dall'am- 
putazione della  coscia  che  trovava  notevole  por  emorragia  avvenuta  quattordici 
giorni  dopo  la  prima  allacciatura  o  per  una  seconda  allacciatura  che  produceva 
cangreua  secca  con  caduta  spontanea  della  gamba  :  fece  osservare  che  la  flogosi 
aneurismatica  può  essere  stata  prodotta  da  un'apoflsi  abnorme  lunga  un  pollice 
trovata  dietro  il  condilo  esterno  del  femore ,  notando  pregevole  la  guarigione  del 
moncone  in  soli  otto  giorni  ad  onta  di  tante  circostanze  sfavorevoli ,  in  mezzo 
alle  quali  l'arteria  fra  la  prima  legatura  ed  il  cuore  non  offri  grumo  alcuno. 

Per  ultimo  parlò  di  un  aneurisma  vero  della  grandezza  di  un  pugno  nell'ar- 
teria succlavia  sinistra,  il  quale  scomparve  dietro  lo  sviluppo  di  esteso  infiltra- 
mento sieroso  allo  scroto  ed  agli  arti  inferiori.  Ne  dedusse  die  negli  aneurismi 
ùv\i  dilatazione  di  tutte  le  tonache  del  vaso  e  ch'essi  possono  guarire  talvolta 
anche  con  moderati  rimedi  interni  e  locah  e  coll'ajuto  di  mali  minori  di  fa- 
cile cura. 

41 


—  318  — 

Il  prof.  Grillo  lesse  una  sua  memoria  colla  quale  dietro  rivista  di  necrosco- 
pie  dirette  da  lui ,  e  fatti  patologici  opportuni  trova  ragionevole  asserire  che  le 
cosi  dette  valvole  siginoidcc  del  cuore  meritano  iiiù  precisamente  il  nome  di 
membrane  sigmoidee  ;  negò  la  loro  potenza  ad  impedire  il  moto  retrogrado  del 
sangue ,  o  produrre  in  istato  patologico  il  rumore  di  solTietto  nelle  arterie  mag- 
giori :  citò  poi  a  conforto  delle  proprie  sentenze  le  osservazioni  di  Morgagni , 
Lobstein,  Burns,  Testa  e  di  altri.  Progredendo  cosi  con  la  esclusione  del  loro  uf- 
ficio valvolare  attribuì  i  fenomeni  morbosi  creduti  deiivanli  da  esse  a  stringi- 
mento dell' orificio  dell'aorta  e  ad  altre  influenze  patologiche  che  lungamente 
descrisse,  e  finalmente  espose  il  suo  parere  intorno  all'uso  diverso  delle  nomi- 
nate pliche  sigmoidee  facendo  differenza  fra  quelle  dell'aorta  e  le  altre  dell'ar- 
teria polmonale. 

Il  cav.  prof.  Castellacci  mostrò  all'adunanza  più  pezzi  di  ramoscello  di  salice 
con  incrostazioni  lapidee  in  essi  formatesi  ;  uno  de'quali  a\  ea  la  lunghezza  di 
palmi  due  ed  un  quarto:  tutti  estratti  operando  la  litotisia  mediante  il  litontrit- 
tore  di  Leroy  d'EtioUes  in  un  individuo  che  50  giorni  prima  se  li  a^ea  intro- 
dotti in  vescica  per  l'uretra  coli' idea  di  liberarsi  da  un  calcolo  incuneato  nella 
stessa.  Mostrò  anche  un  pezzo  patologico  di  tumore  osseo  che  riempiva  la  cavità 
della  bocca  alterando  j)iù  della  metù  della  mascella  inferiore  nel  lato  sinistro; 
che  narrò  di  avere  amputata  trasversalmente  ottenendo  adesione  primitiva  della 
ferita  con  guarigione  durevole  dell'  ammalato. 

la  fine  il  doti.  Ingrao  lesse  1  suoi  risultamenti  clinici  nella  cura  della  pustola 
maligna  dominante  nel  Comune  di  Grotte  in  Sicilia.  La  dichiarò  di  natura  flogi- 
stica con  tendenza  immediata  alla  cangrena,  accompagnata  da  alterazione  gastri- 
ca con  facile  diffusione  al  sistema  nervoso.  Ne  propose  la  cura  col  caustico  po- 
tenziale od  attuale  secondo  il  grado  di  malignità,  dando  internamente  la  china 
e  gli  acidi  :  brama  quindi  si  tenti  l'aiuto  dei  mezzi  generali  antiflogistici  nei  pri- 
mi periodi  del  male  e  negli  ultimi  gli  eccitanti.  Conchiuse  deplorando  la  man- 
canza di  sufficienti  illustrazioni  intorno  alla  patogonia  di  questo  morbo  ed  in- 
vitò i  pratici  a  voler  decidere  intorno  alle  anomahe  di  lei ,  intorno  ai  gradi  di 
malignità ,  alle  complicazioni  e  alle  norme  più  sicure  per  prevenire  e  combattere 
questa  gravissima  malattia. 


—  319  — 

In  adunanza  straordinaria  che  si  loniic  alio  spedale  degl'Incurahili  il  profes- 
sor M:ijor  di  Losanna  dette  pratiche  dimostrazioni  del  suo  modo  di  sempliO- 
care  i  bendaftgi  contentivi  e  gli  unitivi.  Intese  a  persuadere  potersi  sostituire  a 
quasi  tutte  le  fasciature  l'applicazione  di  pezzi  di  tela  di  flgura  triangolare  ina- 
midati ,  mostrandone  varie.  £  basato  questo  uso  ch'egli  fa  dei  pezzi  di  tela  Irian- 
golari  a  formarsi  con  uno  il  punto  di  appoggio ,  al  quale  attacca  poi  con  nodi  o 
spille  l'altro  continente  la  parte  ammalata  o  le  sostanze  medicamentose  di  locale 
applicazione.  Manifesta  la  sua  pratica  di  preferire  quasi  sempre  le  bagnature  ad 
ogni  sorLi  di  empiastro  ed  evitare  la  rapida  evaporazione  soprappouendo  alia 
tela  bagnala  un'  altra  che  sia  cerata.  Fece  vedere  i  suoi  cateteri,  un  suo  pessa- 
rio  di  cera  e  la  rete  metallica  da  lui  usata  nelle  fratture.  Aggiunse  poi  essere  di 
sua  preferenza  nella  cura  delle  piaghe  mettere  per  primo  contatto  un  pezzo  di 
velo  liscio,  il  quale  staccalo  in  un  angolo  ,  si  leva  la  locale  applicazione  senza 
alcuno  irritamento  o  stirature  delle  superficie  cruente. 

Essendo  vicino  lo  scioglimento  del  VII  Congresso ,  il  prof.  Pagano  di  Novara 
credè  opportuno  di  esprimere  i  sensi  di  stima  e  di  gratitudine  di  tutti  con  que- 
ste poche  ma  calde  parole  : 

«  Interpetre  dei  sentimenti  di  questa  dotta  sezione  colgo  volentieri  questa  oc- 
casione per  intrattenere  un  istante  la  nostra  Presidenza ,  e  manifestarle  quali  sie- 
no  i  pensamenti  di  lutti  quelU  che  qui  ebbero  l'onore  di  assistere  alle  pubbliche 
discussioni  ». 

«  Noi  tulli  che  delia  bella  e  colta  Italia  facciam  parte,  uniti  agli  Esteri  che  ci 
accompagnarono  vogliamo  alla  Presidenza  innalziu-  preghiera  perché  voglia  de- 
gnarsi di  far  pervenire  questi  nostri  pensieri  al  Presidente  Generale  del  settimo 
Congresso ,  onde  si  sappia ,  che  sensi  di  alta  ammirazione  e  gratitudine  stanno 
scolpiti  nei  nostri  petti  per  l' Augusto  Monarca ,  il  quale  con  tanto  amore  e  pro- 
tezione ci  accolse  :  che  nessun  di  noi  cancellerà  dal  suo  cuore  la  memoria  di  un 
Presidente  Generale  che  con  tanto  sapere ,  con  tanto  cuore,  con  modi  si  rari  sep- 
pe degnamente  attirarsi  l'ammirazione  del  settimo  Congresso  Italiano  e  della  no- 
stra Sezione  specialmente ,  la  quale  sotto  ogni  rapporto  conserverà  di  Lui  eterna 
memoria.  Stia  scritto  ovunque,  che  i  Napoletani  non  ci  trattarono  come  fore- 
stieri ,  ma  che  ci  abbracciarono  come  coUcghi ,  come  amici ,  come  fratelli.  L'ora 


—  320  — 

della  nostra  parlenza  alii  troppo  presto  si  avvicina,  e  si  avvicina  non  senza  do- 
lore! Il  nostro  animo  ne{;li  istanti  di  abbattimento  e  di  crucio  quante  volte  non 
sarà  sollevato  in  rammentando  (juci  bei  momenti  che  con  tanta  festa  ci  acco- 
glieste ,  con  si  bei  sentimenti  ci  abbracciaste  !  Ve  lo  ripetiamo  una  seconda  vol- 
ta; l'ora  della  nostra  partenza  troppo  presto  si  avvicina,  e  con  molto  dolore 
dovTcm  lasciare  questa  parte  eletta  di  Italia  e  tanti  dotti  e  buoni  amici ,  che  ci 
convinsero  ad  apprezzare  questo  bel  Paese. 

Tutta  l'assendjlea  applaudiva  commossa ,  e'I  Presidente  scioRlieva  l'Adunanza. 

il  Presidente  —  t.vv.  L.  Santoro 


(  Giovanni  Raff 
Segretari  < 

(  Giuseppe  Seco 


AELE 

SEcoNm 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  2  OTTOBRE  1845. 


MJETTO 


ro  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente  il  prof.  Ma- 
scari descrisse  e  mostrò  all'assemblea  uno  strumento  elastico  di  metallo,  che 
disse  avere  sperimentato  utilissimo  nella  cura  de'  tumori  del  sacco  lacrimale,  e 
per  impedire  la  riproduzione  delle  fistole  operate  di  questo  sacco. 

Poi  il  prof.  Trincherà  lesse  una  sua  memoria  nella  quale  trattò  del  modo  come 
render  più  facile  il  taglio  nel  denudamento  profondo  dell'intestino  retto,  e  mo- 
strò all'adunanza  il  disegno  di  un  coltello  di  sua  invenzione  per  eseguirlo.  In 
questa  sua  memoria,  dopo  aver  accennato  i  metodi  usati  negli  andati  tempi  per 
praticare  l'operazione  in  discorso ,  notò ,  che  sovente  nelle  fistole  compiute  e  di 
vecchia  data  occorre  di  osservare  l'intestino  denudarsi  qualche  pollice  al  di  so- 
pra dell'interna  apertura  della  fistola.  Aggiunse  che  tal  fatto  è  più  frequente  nelle 
fistole  cieche  esteme ,  massimamente  quando  queste  hanno  un  cammino  curvi- 
lineo. In  tali  casi,  egli  dicea,  molto  più  se  l'ammalato  mal  si  presta  alla  mano- 
vra necessaria,  succede  spesso,  che  il  taglio  che  si  pratica  non  comprenda  tutto 
il  .seno  fistoloso,  o  lasci  in  alto  qualche  porzione  dell'intestino  denudato;  cui 
sebbene  alcune  volle  è  riuscito  all'autore  di  guarire  dopo  l'operazione,  or  con 
cure  generali  dirette  alla  causa  sostenitrice,  or  coli' uso  del  caustico;  jiiù  fre- 
quentemente però  la  malattia  ha  persistito,  minacciando  di  tabe  il  paziente: 
d'onde  la  necessità  del  taglio.  Poco  contento  V \.  dei  metodi  sinora  usati  per 
eseguirlo,  senti  il  bisogno  di  modificare  quello  di  Desaull  ed  inventò  un  col- 


—  322  — 

lello  nascosto  che  nel  fatto  corrispose  ai  suoi  desideri.  Lo  mostrò  all'adunanza, 
e  ne  spiegò  il  meccanismo,  f  Ved.  Tav.  I.) 

Ad  un  manico  di  legno ,  egli  disse ,  afTidai  una  retta  canna  di  acciaro  lunga  sei 
pollici,  di  forma  cilindrica,  di-l  diametro  di  una  linea  e  mezza,  arrotondata  nel 
suo  estremo ,  ove  presenta  una  fenditura  che  prolungasi  per  tutta  la  sua  lun- 
ghezza. Essa  nasconde  un  resistente  coltello  che  fissato  nel  terzo  inferiore  ad 
ipomoclio,  è  capace  di  due  movimenti.  Ad  angolo  molto  ottuso  si  prolunga  tale 
coltello  in  un  manubrio  lungo  duo  pollici ,  che  fissalo  da  una  sottostante  molla, 
tiene  nascosto  nel  suo  metallico  invoglia  la  parte  tagliente  dell'  istruiucnto,  che 
lunga  un  pollice  e  mezzo ,  si  termina  in  una  punta  triangolare  molto  aguzza  e 
pungente.  Compresso  da  basso  in  alto  il  manubrio ,  manda  fuori  dell'  estremo  su- 
periore della  canna  per  due  linee  l' apice  pungente  e  tagliente  del  coltello  :  av- 
vicinato il  manubrio  al  manico  dell'istrumento,  tutta  la  lama  descrive  un  pic- 
colo arco  di  cerchio  allontanandosi  dal  suo  involto. — 

— L'uso  di  questo  strumento,  continuò  r.\.,  riusci  felicissimo,  perocché  in- 
trodotta la  canna  nel  cavo  del  denudato  intestino ,  ne  spinsi  lo  estremo  sino  alla 
parte  più  alta  ed  inaccessibile  al  dito:  messo  il  canale  di  legno  dalla  parte  del- 
l'ano ne  situai  la  parte  concava  in  corrispondenza  dell'apice  ottuso  dello  stru- 
mento: spingendo  sul  manubrio  ottenni  con  semplicissimo  taglio  il  perfora- 
mento nel  sito  più  alto  della  membrana  malata  che  fu  compiutamente  spaccala 
dall'uscita  del  nascosto  coltello  che  feci  strisciare  lungo  il  concavo  della  guida 
di  legno. — Assicurò  l'A.  che  sin  da  otto  anni  ha  usato  questo  metodo  nella  sua 
pratica,  in  tutti  quei  casi  che,  operata  la  fìstola,  l'intestino  superiormente  e  in 
luogo  inaccessibile  al  dito  è  rimasto  denudato;  e. disse  di  essersi  convinto: 
1.°  che  rende  più  breve  il  tempo  dell'operazione,  liicendosi  nel  metodo  di  De- 
sault  in  tre  tempi  l'introduzione  degli  strumenti  ;  e  solo  in  due  tempi  nel  me- 
todo suo  :  2."  che  con  questo  strumento ,  anche  usato  da  alcuni  non  pratici ,  non 
mai  si  corre  pericolo  di  ferire  la  parte  sana  dell'intestino:  3."  che  nell' intro- 
durre lo  strumento  non  si  può  ferire  e  perforare  la  membrana  denudata  avanti 
di  giungere  al  suo  fondo  :  4."  che  si  può  usare  più  comodamente  negl'  indi^^- 
dui  timidi  i  quali  non  permetterebbero  l'introduzione  di  un  coltello  tagliente: 
!i."  infine  che  l'operatore  non  ha  bisogno  di  aiutante. 


—  323  — 

In  seguito  il  doU.  Caccioppoli  parlò  dt'ila  paracenlesi  nelle  ascili  e  consigliò 
di  praticarla  a])pena  la  si  può  senza  pericolo  di  ferire  i  visceri  sottostanti,  e  non 
a  malattia  inoltrata.  Dichiarava  che  questa  pratica  non  è  nuova,  ma  aggiungeva, 
che  siccome  l'uso  della  stessa  non  è  tanto  comune,  quanto  l'utile  dell'umanità 
lo  richiede ,  cosi  credeva  ben  fatto  di  estenderlo  ;  imperciocché  se  non  guarisce 
rende  più  elTicaci  le  cure  interne,  od  almeno  la  riproduzione  del  siero  succede 
più  lentamente.  Confortava  quest'idlimo  concetto  narrando  due  casi  osservati 
nella  sua  pratica  ,  riguardanti  due  indi>idui  che  punse  uno  ventisette  volte, 
l'altro  diciotto,  e  nei  quali  osservò  che  !a  riproduzione  del  siero  succedea  più 
lentamente  quando  eseguiva  la  paracentesi  avanti  che  la  raccolta  sierosa  sten- 
desse ulteriormente  le  pareli  addominali.  Notava  però  esser  necessario  differire 
l'operazione  nel  caso  che  vi  fosse  infiammazione  addominale. 

Il  prof.  Bresciani-De-Borsa  espose  un  caso  di  esteso  squarciamento  vagino- 
peritoneale  con  ernia  strozzata,  prodotto  da  operazione  ostetrica  strumentale. 
Narrava  egli  che  il  chirurgo  operatore  volendo  applicare  il  forcipe,  e  facendo 
sforzi  violenti  per  collocarne  la  prima  branca  fra  l' utero  e  '1  feto ,  com'  egli 
credea,  staccò  quello  dalla  vagina;  e  per  l'apertura  vagino-peritoneale  che  pro- 
dusse colla  branca  del  forcipe,  senza  punto  avvedersene,  penetrò  nell'addome. 
E  poi  trovando  ostacoli  insormontabili  nell'applicazione  della  seconda  branca, 
estrasse  quella  già  applicala  e  tentò  di  operare  la  versione  podalica  del  feto:  ma 
colla  sua  mano ,  invece  di  penetrare  nell'utero,  si  trovò  in  un  laberinto  inespli- 
cabile. Cercò  dunque  l'aiuto  di  un  collega  che  accorse:  anch' egli  sulle  prime  si 
trovò  in  eguale  imbarazzo  ,  ma  poi  penetrò  nell'utero  ed  operò  la  versione  e 
l'estrazione  del  feto.  Diminuito  cosi  il  volume  dell'utero  un'ansa  intestinale 
sboccando  per  l'apertura  utero-peritoneale  si  mostrò  protrusa  in  vagina  :  a  que- 
.'ta  nei  giorni  appresso  segui  un'altra,  d'onde  poi  i  tormini  viscerali,  il  singhioz- 
zo i  vomiti.  Le  anse  intestinali  protrusc  erano  nello  stato  di  cancrena  e  cosi  la 
vita  della  paziente  volgea  al  suo  termine.  Fu  questo  lo  stato  in  cui  la  trovò 
l'Autore  quando  fu  chiamato  per  soccorrerla.  Si  anVellò  egli  ad  eseguire  il  me- 
todo da  Scarpa  raccomandato  in  casi  simili,  cioè  d'intestino  protruso  e  cancre- 
nalo, ma  pure  nella  notte  seguente  l'infelice  mori.  La  vagina  era  lacerala  a  si- 
nistra per  2  pollici  circa  in  quel  suo  fondo  cieco  ove  all'utero  si  cougiungc;  e 


—  321  — 

la  lacerazione  di  essa  si  prolungava  sul  sacco  periloncale.  A  quale  operazione, 
domandava  l' A. ,  devo  ricorrere  il  chirurgo  in  un  caso  simile  chiamato  in  tempo 
opportuno  ?  E  dopo  aver  dicliiarato  il  tamponamento  vaginale  insulTiciente  a 
mantenere  le  intestina  ed  impedire  la  loro  protrusione ,  proi)ose  la  sutura  dello 
squarciamento  da  eseguirsi  nel  modo  seguente.  Estendendosi  la  lacerazione  d'a- 
vanti in  dietro,  e  rasentando  la  parte  esterna  sinistra  dell'utero  nel  quale  non  si 
possono  passare  gli  aghi  per  eseguire  la  cucitura,  consigliò  l'A.  di  applicare  uno 
specolo  a  branche  ,  e  con  asta  metallica  ad  uncino  ottuso  poggiata  nel  mezzo 
del  margine  <lella  lacerazione  ,  di  spinger  questo  margine  all'esterno  e  a  sinistra. 
Cosi  la  direzione  della  fenditura  diviene  trasversalo  a'  due  margini ,  in  avanti 
l'uno,  l'altro  in  dietro.  Allora  con  porta-aghi  si  passa  un  ago  curvo  nell'estre- 
mità della  scissura  che  corrisponde  al  lato  dell'utero,  e  si  applica  cosi  un  punto 
di  cucitura  che  si  stringe  col  serranodo.  Con  questo  meccanismo  si  applicheran- 
no tanti  punti  quanto  conv  iene  alla  estensione  della  scissura.  Spera  l' A.  di  po- 
ter trovare  riuniti  i  margini  della  scissura  verso  il  terzo  o  quarto  giorno ,  alla 
qual" epoca  egli  consigliò  di  togliere  i  punti  applicati.  Ammetteva  d'altronde  che 
con  questo  metodo  accanto  all'utero  facilmente  resterebbe  una  fisloletta  vagino- 
addominale,  ma  tale  inconveniente,  egli  diceva  ,  non  è  punto  paragonabile  a 
quello  che  esisteva ,  cioè  ad  un'ernia  entero-vaginale  ;  né  disperava  interamente 
che  tra  1'  estremità  della  scissura  e  l' utero  una  linfa  plastica  si  formasse  che 
quella  a  questo  riunisse.  Del  resto  egli  conchiudea  —  io  non  vi  esposi  che  un 
mio  pensamento  ;  correggetelo,  modiflcatelo  voi  o  illustri  congregati.  Cosi  potrà 
dirsi  che  il  metodo  da  me  proposto,  fu  qui  perfezionato  in  questa  classica  terra 
che  si  gentilmente  accoglie  il  VII  Congresso:  in  questa  terra  in  cui  han  fiorito 
e  fioriscono  un  Santoro,  un  de  Iloratiis,  un  Pelrunti,  un  Galbiati,  un  Cattoli- 
ca, un  Civita  ,  un  Raffaele  che  non  ha  guari  pubblicava  un'opera  di  ostetricia, 
la  quale  agli  occhi  degli  ostetricanti  imparziali  è  un  tesoro  di  pratica,  e  meritava 
gli  applausi  dei  Congressi  di  Firenze  e  di  Jlilano. — 

Terminata  questa  lettura  passava  l'assemblea  ad  ascoltare  la  narrazione  del 
prof.  Palma  d'un  caso  singolare  di  necrosi  di  quasi  la  totalità  della  mascella  in- 
feriore ,  che  presentò  all'adunanza.  Egli  narrava  che  la  nominala  Errichetta  Sor- 
rentino travagliata  sin  dai  suoi  primi  anni  da  pcdartrocacc  svoltosi  nel  meta- 


—  325  — 

carpo  sinistro ,  e  nel  metatarso  destro ,  solTri  in  seguito  vaste  e  durevoli  sup- 
purazioni delle  ghiandole  sotto-mascellari ,  per  cui  nel  settembre  del  1833  ri- 
coverò all'ospedale  dof-l' Incurabili.  La  regione  sotto-mentale  di  questa  infelice 
dal  drillo  al  sinistro  angolo  mascellare  era  tempestala  da  sordide  plagile  ,  da 
seni  fistolosi ,  dai  quali  plorava  sanie  fetidissima.  Dopo  alcuni  mesi  di  cura  me- 
dica diretta  dal  prof.  Cosentino  l'abito  generale  dell' infei-ma  migliorò,  e  forma- 
tosi vasto  ascesso  nella  regione  sotto-mentale  e  in  direzione  della  linea  di  mezzo 
della  mascella,  il  prof.  Palma  vi  praticò  una  incisione.  Allora  vasta  lamina  ossea 
si  presentò  all'apertura  falla,  mobilissima,  ma  non  in  islalo  di  potersi  estrarre 
senza  danno  dell'  inferma  ;  per  cui  l'operatore  si  limitò  ad  imprimerle  delle 
scosse  tutte  le  volte  che  medicava  l'inferma,  e  cosi  dopo  qualche  mese  venne 
fuori  spontaneamente  un  lungo  e  largo  pezzo  osseo,  ossia  tutta  la  parte  di  mezzo 
della  mascella  inferiore,  e  in  seguito  i  condili.  E  qui  l'A.  notava  l'ammirevole 
processo  della  natura,  la  quale  mentre  lavorava  per  l'eliminazione  dei  pezzi  os- 
sei necrosali ,  altri  ne  forma\  a  per  rimpiazzarli  ;  sicché  un  pezzo  osseo  non  ca- 
deva che  quando  la  formazione  di  un  altro  sullo  stesso  modellato  era  già  com- 
piuta, per  cui  la  faccia  dell'inferma  non  mai  presentò  forma  spiacevole.  Notava 
ancora  l'A.  che  questo  fatto  per  l'estensione  dell'osso  necrosato  e  per  le  parti- 
colarità presentate  può  reputarsi  come  unico  nella  scienza.  Conchiudeva  infine 
che  lasciando  dall' un  dei  lati  la  questione  se  il  fallo  narralo  debba  riguardarsi 
come  effetto  di  rigenerazione  ossia  riproduzione  compiuta,  ovvero  come  tra- 
sformazione degli  adiacenti  tessuti,  si  contentava  di  avere  compruovato  il  fatto 
esposto  di  distacco  o  sequestro  dell'intero  osso  mascellare,  e  contemporanea- 
mente il  rimpiazzo  dello  stesso ,  sia  qualunque  la  natura  di  questo  nuovo  pez- 
zo. Il  Vice-Presidente  prof.  Burci  che  in  compagnia  del  prof.  Zannelti  avea  vi- 
sitalo la  donna  che  fu  soggetto  della  narrata  osservazione,  disse,  poter  la  mede- 
sima ,  per  riproduzione  di  sostanza  dura  e  per  forma  alquanto  simile  alla  na- 
turale mascella ,  mordere  e  masticare  sostanze  resistentissime ,  e  conservare  non 
dispiacevole  apparenza  nella  faccia.  Dissertò' lungamente  in  proposito  e  provò 
l'importanza  di  questo  pezzo  patologico,  non  tanto  perdi' è  rarissimo  che  tutta  la 
mascella  inferiore  si  necrosi  ,  quanto  perché  rispetto  all'estensione  fornisce  un 
esempio  notevolissimo  nella  istoria  della  necrosi  di  detta  mandibula.  Della  quale 

42 


—  326  — 

in  fine  ricordò  varie  forme  ,  non  esclusa  quella  di  necrosi  con  capsula  e  se- 
questro. 

In  sciniito  il  sogrctai'io  Raffaele  (larlò  del  parlo pmnaluro  periodico,  e  per  piu- 
slilieare  il  titolo  adottato,  narrava  la  storia  riguardante  una  donna  di  tenii)ora- 
nienlo  linfatico-nervoso  che  in  nove  gravidanze  consecutive,  costantemente  e 
periodicamente  ad  otto  mesi  e  mezzo  di  gravidanza  partoriva  un  feto  morto.  Nar- 
rava l'A.  che  sintomi  precursori  e  specialmente  una  tosse  secca  sin  dai  sette 
mesi  e  mezzo  della  gi-avidanza  ainiunziavano  la  catastrofe  che  dovea  seguirne, 
e  nota>a  che  i  moli  del  feto  erano  folli  e  frequenti  (ino  ad  otto  mesi  e  mezzo 
circa ,  epoca  in  cui  cominciavano  a  divenire  più  deboli  e  più  rari ,  finché  verso 
il  quarto  giorno  svolgcansi  un  freddo  intensissimo  ed  un  vomito  violento ,  se- 
gni quasi  certi  della  morte  del  feto.  A  questi  sintomi ,  dopo  una  mezz'  ora  suc- 
ccdea  reazione  febbrile ,  e  nello  spazio  di  24  ore  senza  gra\i  dolori  veni\ a  il 
feto  espulso.  Notava  l'A.  che  le  fregagioni  con  unguento  mercuriale,  le  de- 
cozioni ed  i  succhi  vegetali  creduti  più  opportuni,  il  rob,  i  bagni  di  mare,  i  ri- 
medi ferruginosi  non  mai  produssero  alcun  utile  risultamcnto  ;  ed  aggiungeva 
che  questa  donna  affidatasi  alle  sue  cure  nel  corso  dell'ottava  gravidanza,  pose 
egli  ogni  studio  per  indagare  la  causa  dell'esposto  fenomeno,  per  la  moltipli- 
cilà  delle  volte,  e  per  la  costanza  dell'epoche  in  cui  sempre  succedca,  forse  uni- 
co, egli  dicea,  negli  annali  della  storia  ostetrica.  Nell'esame  istituito  trovò  gli 
arti  addominali  della  donna  coperti  di  giossissimc  varici,  clie  montando  verso 
la  parte  interna  delle  cosce ,  serpeggiavano  sui  genitali  esterni  e  internavansi  nel 
bacino.  Quindi  suppose  che  lo  stato  varicoso  di  questi  vasi  rallentasse  la  circola- 
zione uterina  ;  d'onde  una  congestione  in  quest'organo,  lo  scollegamento  della 
placenta,  il  parto  prematuro.  Sperò  egli  dunque  trarre  profitto  dall'uso  del  sa- 
lasso di  poco  sangue  frequentemente  ripetuto ,  ma  invano  ;  giacché  alla  solita 
epoca  i  consueti  fenomeni  si  svolsero  ed  il  parto  prematuro  successe.  Il  feto  di- 
ceva l'A.  era  bene  sviluppato,  ben  nutrito  ;  la  placenta  ipertrofica,  ed  il  suo  vo- 
lume, per  la  quantità  del  siero  che  l'infiltrava,  era  enorme:  le  diramazioni  va- 
scolari erano  come  tanti  cordoni  tesi  duri  e  in  ([ualche  punto  ossificati.  E  (|ui 
egli  ridettcva  che  quand'anche  questi  caratteri  si  volessero  ritenere,  non  allii- 
menti  che  Mekel/come  segni  della  maturità  e  della  vecchiezza  della  placenta. 


—  327  — 

|H)lrebboro  solo  bastare  a  spiegarci  la  causa  del  parlo  prematuro ,  non  mai  della 
morte  del  feto.  Nò  si  può  supporre,  continuava,  che  i  vasi  placentari  s'indu- 
rassero e  si  ostruissero  istantaneamente,  per  cui  non  si  può  aminellere  che  il 
feto  morisse  di  asfissia  per  difetto  di  sangue  revi/icato  dalla  circolazione  placen- 
tare; e  neppure  per  difetto  di  elementi  nutritivi,  giacché  nacque  nutrito  più  del 
consueto.  Si  sa  però,  riflettca  l' A.,  che  la  placenta  organo  della  rcviOcazionc  del 
sangue ,  e  mezzo  di  trasmissione  dei  materiali  nutritivi  dalla  madre  al  feto,  deve 
potentemente  influire  sulla  salute  e  sulla  vita  di  esso,  per  cui  dev'essere  causa 
dellalwrto  e  del  parto  prematuro  più  di  quello  che  lo  s'immagini;  ma  dichia- 
rava, nello  stato  attuale  della  scienza,  non  potersi  assicurare  qual  fosse  stata  la 
vera  causa  della  morte  del  feto  nei  casi  narrati.  Egli  dunque  limitava  per  ora 
le  sue  ricerche  a  sapere  qual  debba  essere  la  condotta  dell'ostetrico  in  ci«i  si- 
mili, e  domandava — Se  questa  donna  divenisse  nuovamente  gravida,  com'è 
probabile,  aspetteremo  che  desse  alla  luce  un  decimo  cadavere?  Giacché,  egli 
contiimava ,  le  cure  sin'  ora  praticate  non  produssero  alcuno  risultamento  utile, 
l'arte  non  ha  altro  a  tentare  per  assicurare  la  vita  spirituale  e  temporale  del  fe- 
to? E  qui  considerando  che  la  vita  del  feto  nel  caso  in  quislione,  come  lo  pro- 
vano i  suoi  movimcuti,  si  mantiene  valida  e  forte  sin  oltre  l'ottavo  mese  ;  ri- 
flettendo che  l'utero  che  lo  contiene,  come  l'esperienza  de' falli  narrati  l'ha 
provato,  dopo  quest'epoca  da  organo  d'incubazione  e  di  sviluppo  i>el  feto,  si 
cangia  in  sua  tomba  ;  e  ritenendo  come  assai  probabile  e  quasi  certo ,  che  se  ve- 
nisse a  luce  all'ottavo  mese  potrebbe  protrarre  la  sua  vita,  o  almeno  si  potrebbe 
essere  nel  caso  di  assicurare  con  certezza  la  sua  vita  spirituale  ;  concliiuse  :  che 
in  questo  o  in  casi  simili,  meglio  che  in  ([ualunque  altra  circostanza,  é  indicato 
l'uso  benclìco  del  parto  prematuro.  Il  Presidente  confortò  questa  teoria,  ma  giu- 
dicando l'argomento  utilissimo  e  di  grande  importanza,  slidiih  che  si  annove- 
rasse tra  i  quesiti  da  svolgersi  nel  Congresso  di  Genova. 

Il  dolt.  Marziale  rapportò  un  caso  di  ernia  inguinale  strozzata,  e  diceva  che 
chiamato  nel  secondo  giorno  dell'avvenuto  strozzamento  per  curarne  un'  infer- 
ma, ogU  apri  il  tumore  e  trovò  l'ansa  intestinale  contenuta  nel  sacco  essere  di 
colore  fosco  violaceo,  ed  il  tumore  in  molli  punti  cancrenato.  Quindi  l'operatore 
si  limitò  ad  indicare  l' uso  degli  antisettici ,  non  omettendo  la  bagnatura  d'acqua 


—  3-28  — 

ed  accio.  Al  quarto  giorno  l'intestino  era  sfacciato  e  si  staccava  a  pezzi.  Allora 
l'operatore  asportò  tutta  la  parte  dell'intestino  cancrenato,  ed  esegui  l'invagi- 
nazione dei  due  estremi  dell'intestino  diviso,  senza  alcun  punto  di  cucitura.  Lo 
stato  deiriufernia  fu  gravissimo,  ma  ucU'undecimo  giorno  dopo  l'esposta  ope- 
razione ebbe  ella  una  evacuazione  ventrale ,  e  in  seguito  migliorò  sempre ,  spe- 
cialmente dopo  l'uso  del  bagno  amministratogli  nel  trentesimo  giorno.  Fu  sem- 
pre trattala  colla  limonea  minerale,  e  col  latte  di  asina  fino  al  cinquantesimo 
giorno ,  epoca  in  cui  le  si  accordarono  alimenti  più  solidi,  e  al  sessantesimo  gior- 
no si  trovò  perfettamente  guarita,  se  non  clic  quest'inferma  è  tuttora  travagliata 
da  abituale  stiticbezza.  Concliiude^a  l'A.  proponendo  i  seguenti  quesiti  :  1.'  co- 
me si  riunirono  gli  estremi  invaginati  dell'intestino?  2."  nella  storia  cbirurgica 
si  trova  registrato  qualche  caso  simile?  3.°  conviene  sostituire  questo  metodo  a 
quello  dell'ano  artificiale? 

In  seguilo  narrava  il  dott.  Zuccbero  un  caso  di  tenotomia  del  muscolo  sterno- 
cleido-masloideo  destro  che  egli  esegui  con  buon  successo,  in  una  fanciulla  di 
anni  dodici  affetta  da  torcicollo  congenito.  Notava  l'A.  che  colla  tenotomia  in 
discorso  non  solo  guari  la  fanciulla  dal  suddetto  vizio  di  conformazione ,  ma  sib- 
bene  l'arto  toracico  ed  addominale  destro  retratti  e  quasi  nello  stato  di  pai-esi 
giadatamente  acquistarono  e  forma  e  funzione  normali .  E  perciò  conchiudeva 
che  il  cliirui'go ,  in  casi  simili ,  de\c  operare  la  tenotomia  colla  speranza  di  gio- 
vare doppiamente  al  suo  infermo.  Infine  il  dott.  Gianfale  riferiva  il  caso  di  tu- 
more erettile  sviluppatosi  sulla  clitoride  d'una  donna,  che  da  due  anni  era  tra- 
vagliata da  blenorragia  sifilitica ,  e  che  egli  estirpò  con  buon  successo. 

Si  discusse  sull'intima  struttura  della  membrana  interna  dei  vasi,  intorno  al 
quale  argomento  avea  letto  una  memoria  il  prof.  Gorgone.  In  proposito  il  si- 
gnor Cannizzaro  disse  che  le  membrane  tegumentarie  e  le  sierose  sono  formate 
da  una  parete  interna  più  o  meno  vascolare,  dove  si  eCfetluiscc  la  elaborazione 
nutritiva  e  la  secretiva ,  e  da  una  parete  esterna  non  alTatto  vascolare,  spesso  sud- 
divisa in  più  lamine,  che  può  appartenere  alle  sierose  ed  alle  mucose,  e  formare 
una  specie  distinta.  Quanto  ai  caratteri  differenti  tra  le  tegumentarie  e  le  sierose 
egli  ricordava ,  che  le  prime  formano  o  la  sui)erficie  esterna  di  cavità  aperte , 
che  per  condizione  indispensabile  sono  in  continuazione  ;  che  dove  più  dove 


—  329  — 

meno  compiono  una  funzione  escretiva  e  sono  dotate  di  viva  sensibilità  lattile. 
Considerando  poi  die  la  tunica  interna  delle  arterie  forma  cavità  del  tutto  chiu- 
sa, che  non  si  continua  né  colla  pelle,  né  colla  mucosa  intestinale  perché  non 
vi  sono  i  vasi  esalanti  die  aprunsi  alla  pelle,  né  le  bocche  dei  chiliferi,  e  che 
non  può  avere  una  dahorazione  escretiva:  considerando  iuline  che  l'udìcio  sen- 
sitivo di  questa  tunica  é  diverso  da  quello  delle  tegumentarie ,  conchiuse  che  la 
tunica  interna  dei  vasi  non  ha  alcun  carattere  delle  tegumentarie  ma  appartiene 
piuttosto  alle  sierose,  specialmente  per  la  struttura.  Ammise  che  le  tegumenta- 
rie e  le  siei'ose  si  rassomigliano  perché  entrambe  han  fornito  di  cellule  l'epi- 
telio, e  di  libre  il  sottostante  tessuto;  ma  soggiunse  che  ne  differiscono  per  la 
forma  delle  cellule  e  delle  libre,  affermando  che  tali  forme  principalmente  delle 
cellule  dell'epitelio  della  tunica  interna  sono  eguali  a  quelle  delle  sierose  non 
a  quelle  della  mucosa  come  ha  già  dimostrato  Weber.  Aggiunse  inOne  che  alla 
tunica  interna,  per  assomigliarsi  alla  sierosa,  non  altro  manca  che  di  formar 
sacchi  a  due  foglietti  del  tutto  chiusi ,  e  dedusse  ,  che  la  tunica  interna  com- 
piendo una  funzione  diversa  dalla  mucosa ,  deve  considerarsi  come  una  mem- 
brana distinta  da  questa  e  dalle  sierose.  Negò  poi  potersi  riguardare  come  anello 
tra  le  sierose  e  le  tegumentarie,  giacché  a  queste  s'avvicinano  più  le  sierose  che 
la  tunica  interna ,  per  cui  quella  e  non  questa  egli  riguarda  come  anello  inter- 
medio tra  la  tunica  interna  dei  vasi  e  le  tegumentarie. 

il  prof.  Gorgone  sulle  prime  domandò  se  alcuno  può  mettere  in  dubbio  che 
egli  il  primo  preparò  e  divise  in  tre  lamine  la  tunica  interna  dei  vasi,  e  nes- 
suno dei  membri  elevò  alcun  dubbio.  Poi  aggiunse  che  le  opposizioni  fatte  dal 
sig.  Cannizzaro,  sono  quelle  stesse  annunciate  dal  prof.  Fodera,  e  disse  averle 
spicciolatamente  comballule  nel  i.  '  volume  della  sua  opera  di  anatomia.  Ricordò 
che  le  libre  del  foglietto  sottostante  all'epitelio  delle  sierose  sono  assai  diverse 
da  quelle  mostrate  nel  derme  della  membrana  interna  dei  vasi.  Il  corpo  papil- 
lare, egli  disse,  non  è  osservabile  anatomicamente  nelle  membrane  esilissime 
tegumentarie  incluse  quelle  dei  vasi ,  e  le  loro  proprietà  si  scoprono  mercè  le 
iniezioni  irritanti  nei  vasi  dei  cani  che  disse  di  aver  eseguito  ad  esempio  di  Bi- 
chat,  e  di  aver  potuto  conchiudere  che  la  membrana  interna  é  sensibilissima. 
Quanto  poi  agli  usi  il  prof.  Gorgone  ricordò  al  sig.  Cannizzaro  che  il  latte  non 


—  330  — 

è  un  lluiilo  eterogeneo ,  oppure  la  natura  vesti  di  mucosa  i  dotti  galattoferi ,  ag- 
giimsc  che  il  sangue,  per  la  rapidità  con  cui  scorre  e  per  i  principi  eterogenei 
die  contiene  deve  scorrere  in  tubi  vestiti  di  membrana  proteggitrice  ossia  tegu- 
mentaria. Alle  osservazioni  di  Weiu-r  citalo  dal  sig.  Cannizzaro  Gorgone  oppose 
quelle  di  Krause  riportate  nell'anatomia  generale  di  Ilenlc,  cioè  che  in  mezzo 
alla  rete  dei  chiliferi  ve  ne  sono  alcuni  che  cominciano  con  estremità  libere ,  e 
disse  che  almeno  questa  osservazione  merita  di  esser  ripetuta  ;  e  vorrebbe  che 
si  annoverasse  ai  temi  da  trattarsi  nel  futuro  Congresso.  In  ogni  modo ,  egli  con- 
chiuse, ciò  poco  imporla  ,  giacché  essendo  i  vasi  i  primi  a  formarsi,  e  non  sa- 
pendo se  le  tuniche  tutte  in  una  volta  si  formano,  né  l'epoca  di  loro  formazio- 
ne, né  quella  delle  membrane  tegumentarie,  non  possiamo  dire  con  asseveranza 
ciò  che  succede  nella  primitiva  formazione. 

n  prof.  Manfrè  disse  che  la  tunica  interna  non  può  assomigliarsi  alle  sierose, 
e  come  il  sig.  Cannizzaro,  la  dichiarò  membrana  sui  generis  e  ricordò  di  consul- 
tare le  osservazioni  di  Amici. 

Il  prof.  Tommasi  disse  che  secondo  Berres  il  carattere  differenziale  dei  tessuti 
sta  nelle  diverse  forme  anastomotiche  dei  vasi ,  e  sostenne  che  dalle  sue  osser- 
vazioni già  pubblicate  risulta ,  che  la  tunica  interna  presenta  anastomosi  longi- 
tudinali, mentre  sono  arcuate  nelle  sierose.  Aggiunse  che  la  struttura  intima 
della  mucosa  per  anastomosi  dei  vasi  somiglia  alla  membrana  interna,  ma  le 
cellule  intermedie  sono  diverse. 

Il  prof.  Gorgone  rispose  che  i  vasi  capillari  in  tutti  i  tessuti  si  anasforaizzano 
nell'istesso  modo,  che  si  ramiGcano  ma  non  s'intrecciano,  e  che  quelle  che  s'in- 
trecciano sono  Gbre  e  non  vasi. 

Il  sig.  Dario  Battaglia  inviò  alla  presidenza  una  sua  nota  relati\a  alla  memo- 
ria del  doti.  Tarsitani  pregando  che  venisse  letta.  Il  Presidente  ha  disposto  di 
porla  nell'ordine  delle  letture  da  farsi. 

Il  Presidente  —  Cav.  L.  Santoro 


(  GiovANM  Raff 
Segretari  < 

(^  GiusEPi'E  Secoj 


FFAELE 

Secondi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  18io 


INETTO  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  Segreta- 
rio RalTacle,  per  parie  del  dott.  Dubini  assente,  lesse  il  rapporto  della  Commis- 
sione nominata  ali" oggetto  di  replicare  le  osservazioni  microscopiche  del  pro- 
fessor Gorgone  sulla  struttura  della  tunica  interna  de' vasi;  commissione  la  quale 
approdò  e  confermò  le  osservazioni  dell'Autore.  II  segretario  Secondi  propose 
che  questa  memoria  fosse  inserita  negli  atti  originalmente.  Poi  il  prof.  Pagani 
di  Novara  lesse  il  rapporto  di  altra  Commissione  incaricata  dell'esame  dell'opera 
di  ortopedia  del  dolt.  Barone  Beaufort,  che  fu  lodata,  ma  dichiarata  non  com- 
piuta quanto  vorrebbe  l'esattezza  storica  della  scienza.  Altro  rapporto  lesse  il 
prof.  Felice  de  Rensis  della  Commissione  nominata  per  giudicare  se  la  can- 
nula proposta  dall' istesso  Beaufort  per  curare  la  flstola  lacrimale  fosse  eguale  o 
pur  nò  a  quella  di  Troja  ;  e  disse  esser  da  questa  differente.  InQne  il  ]>rof.  Bre- 
sciani-de-Borsa  lesse  il  rapporto  della  Commissione  incaricata  di  esaminare  il 
nuovo  compressore  di  arterie,  e  l'apparecchio  ad  estensione  permanente  nelle 


—  332  — 

fratture  del  femore,  del  dott.  Brcsciainiii ,  de' quali  la  suddetta  Commissione 
dichiarò  clic  sono  poco  dissimili  dai  giù  conosciuti  (Ij. 

In  seguito  il  prof.  Carbonai  presentò  all'Assemblea  alcuni  modelli  in  gesso 
riguardanti  indi\  idui  operati  di  ortopedia  ;  ed  esposo  che  avendo  egli  rilevato 
dal  n.°  l  del  Diario  del  VII  Congresso,  al  (juale  fino  a  quel  giorno  circostanze 
imperiose  gli  aveano  impedito  di  concorrere,  che  erasi  agitata  la  quistione  circa 
la  convenienza  e  la  possibilità  del  taglio  de' muscoli  della  spina  nelle  deviazioni 
spinali;  e  cui  alcuni  membri  avendo  impugnato  appoggiandosi  principalmente 
a  mancanza  de'falti  ben  confermati,  credeva  perciò  far  cosa  grata  e  non  inutile 
alla  Sezione  narrandone  alcuni  osservati  nella  clinica  ortopedica  Fiorentina  che 
egli  dirige,  e  nel  suo  istituto  privalo.  Cosi  egli  diceva  che  avendo  avuto  a  cu- 
rare un  numero  non  piccolo  di  deviazioni  spinali ,  come  rilevasi  da  abbondante 
collezione  di  modelli  in  gesso  che  conserva,  poteva  assicurare,  che  in  alcuni 
individui,  anzi  nella  massima  parte  di  essi,  o  perchè  non  credeva  necessaria  la 
miotomia,  o  perché  gl'infermi  si  ricusavano,  riusci  con  semplici  mezzi  mecca- 
nici ad  ottenere  un  compiuto  buon  successo  in  alcuni ,  in  altri  meno  compiuto. 
In  un  numero  poi  ne  anche  piccolo,  nella  clinica  pubblica,  innanzi  agli  stu- 
dianti  ed  a  molti  professori  Toscani  ed  esteri ,  diceva  aver  praticato  il  taglio  sot- 
to-cutaneo delle  intere  masse  del  sacro-lombare  e  lungo  dorsale ,  più  spesso  da 
un  sol  lato,  raramente  dai  due  lati,  e  sempre  con  buon  successo.  Notò  l'A.  che 
in  tutte  le  operazioni  di  miotomia  spinale  sotto-cutanea  per  lui  eseguita  ,  una 
sola  volta  nella  sua  pratica  privata  insorsero  convulsioni  dei  muscoli  retti  dell'ad- 
dome, che  più  volle  si  ripeterono  nei  primi  tre  giorni  che  seguirono  l'operazione 
senza  produrre  alcuna  spiacevole  conseguenza.  Aggiunse  che  in  altri  pochi  casi 
avvenne  uno  stra'*  aso  sanguigno  sottocutaneo  alquanto  abbondante  che  sotto  una 
modica  compressione  costantemente  e  compiutamente  si  riassorbi  nello  spazio 
di  6  a  10  giorni.  Notò  finalmente  che  solo  in  due  casi  insorse  leggiero  torpore 
di  tutto  l'arto  inferiore  corrispondente;  ma  compiutamente  si  dileguò,  in  uno 


(i)  Manca  il  rapporto  della  Commissione  nominata  per  esaminare  e  sperimentare  il  premi-arteria 
del  prof.  Chiari ,  che  non  si  presentò  alla  suddetta  Commissione  riunitasi  all'oggetto  nell'ospedale  de- 
gl' Incurabili. 


—  333  — 

nello  spazio  di  un  mese,  noli' altro  in  due  mesi.  Del  resto  assicurava  l'A.  non 
mai  aver  veduto  s\ol};ersi  inriainiiia/ione  locale,  non  mai  fehhre  né  sconcerto 
universale  di  sorta  alcuna,  e  clic  in  lutti,  ri^'orosaniente  in  tutti,  la  cicatrice 
della  ferita  esterna  fu  compiuta  nello  spazio  di  due  a  lre(,'iorni.  Il  direttore  cli- 
nico Carbonai  dunque,  dai  fatti  numerosi  per  lui  osservati,  e  che  sono  in  per- 
fetto accordo  coi  moltissimi  di  Guerin,  diceva  poterne  inferire  la  innocuità  della 
operazione  in  discorso.  Passando  poi  a  discorrere  dell'utilità  della  stessa,  assi- 
cura^a  che  i  vanta;;{;i  ottenuti  nella  sua  ])ratica  sono  stati  cosi  evidenti  e  posi- 
li\i  da  non  annuettere  duhbio  alcuno.  Ma  prontamente  aggiunf^eva ,  che  l'ope- 
razione in  discorso ,  come  qualumiuc  altra  non  può  essere  applicabile  indistin- 
tamente a  tutti  i  casi  di  deviazione  della  spina,  per  cui  bellamente  passò  ad 
esporre  la  circostanza  in  cui  con  speranza  di  buon  successo  potrà  usarsi,  e  disse 
sembrargli  indicata  nella  massima  parte  delle  deviazioni  molto  pronunziate  ed 
antichissime,  in  quello  prodotte  da  convulsioni  od  associate  ad  altre  deformità 
cagionate  da  retrazione  muscolare,  come  piedi  torti,  strabismo  ec.  Al  contrario 
disse  sembrargli  controindicata  e  superflua  nelle  deformità  recenti  e  in  tutte 
quelle  in  cui,  sospeso  l'individuo  per  la  testa,  vedesi  la  spina  stendersi  facil- 
mente ed  avvicinarsi  alla  linea  retta.  Di  fatto  praticata,  egli  dicea,  la  miotomia 
s|)inalc  nei  casi  speciali  ora  indicati ,  i  vantaggi  ottenuti  sono  stati  cosi  evidenti 
e|)ositivi  da  non  ammettere  dubbio  alcuno  circa  l'utilità  della  stessa.  Dunque, 
praticata  l'operazione  in  discorso,  egli  aggiungeva,  ecco  i  risultamenti  ottenuti: 
1 .  '  una  costante,  immediata,  e  più  o  meno  vistosa  diminuzione  della  deviazione 
della  spina  :  2."  un  assai  più  rapido  progresso  verso  la  guarigione  per  l'uso  con- 
secutivo dei  mezzi  meccanici  :  3.°  la  guarigione  più  o  meno  compiuta  in  casi  gra- 
vissimi nei  quali  pel  solo  uso  dei  mezzi  meccanici  non  poteva  sperarsi  che  un 
limitato  miglioramento:  4.'  in  alcuni  casi  un  raddrizzamento  della  spina  quasi 
immediato,  prodigioso.  E  per  confortare  specialmente  quest'ultimo  concetto 
egli  narrava  la  storia  di  due  individui  operati  con  buon  successo.  Il  primo  di 
essi  era  una  giovanetta  di  anni  13:  fu  operata  nella  clinica  ortopedica  fiorentina 
in  presenza  della  scolaresca  e  di  molli  chirurghi,  e  dopo  otto  giorni  potò  esser 
mostrata  al  pubblico  perfettamente  raddrizzata  di  una  de\iazione  di  secondo 
grado.  L'altro  esempio  riguarda  una  gioNaue  nell'età  di  anni  17  a  ben  com- 

43 


piiilo  sviluppo  della  persona,  la  (|uale  entrala  nell'istituto  ortopedico  in  feb- 
liraio  1813 ,  e  lungaincnii'  curala  con  idonei  nic/zi  meccanici ,  poco  o  nulla  nii- 
^:liorò,  eccetto  nei  primi  mesi.  Operala  in  luglio  del  18ii,  otto  yioriii  appresso 
presentò  un  allungainenlo  nella  persona  di  un  pollice  e  tre  linee,  mentre  ap- 
pena cinque  linee  avea  riacquistata  in  un  intero  anno  di  cura  meccanica  conse- 
cutiva. Concliiudeva  dunque  1  A.  proclamando  l'utilità  e  l'innocuità  della  mio- 
tomia  spinale  e  invitava  i  colleghi  a  ripetere  le  esperienze  esposte,  sperando 
losi  veder  presto  risoluta  in  Italia  una  quistione  lungamente,  inutilmente,  anzi 
indecorosamenle  agitata  nell'accademia  di  Parigi. 

in  seguito  il  prof.  Ciliari  lesse  una  noia  su  di  una  pietra  di  slraordinario  vo- 
lume esimila  dalla  vescica  orinaria,  e  che  mostrò  all'adunanza.  Egli  dopo  avere 
accennato ,  che  quando  il  calcolo  è  talmente  grande  da  escludere  per  questa  sola 
circostanza  l'operazione  della  litotrisia ,  forma  pure  ostacolo  imbarazzante  per 
la  litotomia;  d'onde  nacque  il  bisogno,  egli  dicea,  per  ottenere  una  grande 
apertura  nella  vescica,  di  eseguire  l'alto  apparecchio,  il  metodo  relto-vesci- 
cale  ec.  Ma  la  chirurgia  francese,  egli  aggiungea,  pare  che  avesse  deflnitiva- 
mente  stabilito ,  come  si  trova  scritto  in  Malgaigne  in  Velpeau  ec.  :  che  quando 
la  pietra  nella  vescica  oltrepassa  due  pollici  di  diametro  è  impossibile  che  possa 
passare  pel  perineo,  ed  è  di  assoluta  necessità  l'alto  apparecchio. Ma  l'A.  oppo- 
nendosi a  questa  sentenza,  dicea: — Ora  io  ho  l'onore  di  presentare  a  questa 
adunanza  scienziata  nell'arte  cerusica,  fra  molte  una  pietra  di  un  volume  straor- 
dinario, e  molto  al  di  là  di  due  pollici  di  diametro,  estratta  per  la  via  del  pe- 
rineo dalla  vescica  orinaria  di  un  individuo  dell'età  di  venticinque  anni.  Essa 
ha  la  figiira  di  una  sfera  alquanto  schiacciata  a  due  lati  opposti,  quasi  simile  a 
quella  d'una  grossa  cipolla.  Il  suo  grande  diametro  è  di  tre  pollici  ed  un  quar- 
to; il  piccolo  di  due  pollici  ed  un  terzo.  La  sua  grande  circonferenza  è  di  dieci 
pollici  meno  quattro  linee;  la  piccola  è  di  olio  pollici  e  mezzo.  Il  suo  peso  è  di 
<|uatlordiei  once.  La  sua  composizione  chimica  presenta  carbonaio  di  calce  e  di 
magnesia  in  predominio.  L'operazione  fu  eseguila  in  Napoli,  l'operalo  vive 
tutl'ora  ed  è  in  ottimo  slato  di  salute.— Dopo  ciò  l'A.  conchiudea  che— que- 
sto fallo  di  operazione  olire  che  dimostra  il  contrario  di  ciò  che  asseriscono  i 
chirurghi  della  Senna ,  paralizza  nel  tempo  slesso  gli  sforzi ,  che  ancora  si  fanno 


—  335  — 

por  preferire  allro  metodo  a  quello  della  cistotoinia  perineale.  La  curiosità  poi  di 
conoscere  quale  sia  slato  questo  metodo,  il  processo  con  cui  siasi  ese^'uito, 
perchè  (|uosli  possano  servire  di  norma  in  casi  simili,  sarà  sodisfatta  quanto 
prima  formando  oi,'gctto  di  una  lunga  memoria  deli'  A. 

Il  prof.  Landolfi  lesse  una  memoria  intorno  ad  una  sua  modificazione  del 
metodo  di  Hullmund  per  la  cura  delle  piaglie  cancerose,  consistente  nell'uso 
topico  di  una  pomata  composti  di  cinque  grani  di  morfina  ed  una  dramma  di 
polvere  arsenicale  in  un  oncia  di  cerato  di  Galeno  unito  all'uso  di  bevande  ni- 
trate.  Riferi,  con  soccorso  di  tavole  colorale  e  di  pezzi  patologici,  molti  casi 
guariti  da  lui ,  dietro  i  quali  dichiarò  di  nessun  pericolo  lo  scarso  assorbimento 
del  rimedio  esterno,  e  consigliò  l'uso  interno  della  tintura  del  Fowler,  e  del 
carbone  animale  come  preferibili  in  questo  genere  di  malattia. 

Il  dott.  Testa  dopo  di  aver  accennato  i  differenti  metodi  sin  ora  proposti  per 
eseguire  l'enleroratìa,  ne  espose  uno  che  egli  disse  averlo  sperimentato  undici 
volte  sui  cani.  Cosi  credendo  egli  che  la  mucosa  intestinale  non  può  aderire  alla 
sierosa,  consigliò  sulle  prime  d'incidere  questa  circolarmente,  a  due  linee  di  di- 
stanza dal  punto  ove  essa  è  ferita,  e  distaccarla  dalla  tunica  sottostante,  all'og- 
getto di  ottenere  una  superficie  cruenta  dell'estensione  d'una  linea  e  più.  Ciò  fat- 
to, egli  esiegue  poi  la  cucitura  col  metodo  di  Apolito  modificato  ;  cioè,  prende  un 
cilindro  di  carta  lungo  -i  linee  e  del  diametro  di  3  ;  l'ammolla  nell'  acqua ,  con  un 
ago  lanceolato  vi  passa  verso  la  metà  di  sua  lunghezza  due  o  tre  volte  un  filo  ce- 
rato senza  nodo,  e  col  maggior  diametro  in  direzione  della  lunghezza  dell'inte- 
stino lo  colloca  nella  sua  cavità.  Allora  coli' ago  traversa  la  spessezza  della  parete 
intestinale  in  corrispondenza  dell'operata  divisione  della  sierosa  e  pratica  la  sutura 
cosi  detta  dei  materassai  :  consigliò  di  abbandonare  l'intestino  libero  nell'addome, 
di  fissare  l'estremo  del  (ilo  all'esterno  e  di  non  ritirarlo  avanti  l'ottavo  giorno. 
Il  dott.  Riboli  in  continuazione  di  una  memoria  letta  alla  sezione  di  medicina 
sostenne  di  preferire  il  trapano  a  manovella  modificato  da  Bichat,  Martin ,  Guil- 
laumeau,  al  trapano  di  Kiltel  ;  e  propose  una  nuova  corona  di  trapano  che  crede 
più  alta  delle  conosciute  ad  evitare  le  lacerazioni  dei  vasi  e  della  meninge.  Cosi 
vorrebbe  che  sifl'alta  corona  fosse  formata  a  taglienti  esterni ,  ed  alla  sua  base  a 
forma  di  lima  quadrata  con  tagli  trasversali  incrociati  e  alquanto  fini. 


—  336  — 

Il  prof.  Coluzzì  propone  una  riforma  nclhi  cura  delle  ferito  del  polmone,  so- 
stenendo che  lo  jineuma-torace  è  utile  per  la  pressione  che  esercita  a  fa>orire 
il  contatto  delle  lalihra  della  ferita  polnionale  attribuendo  alla  pressione  dell'aria 
introilolta  il  vantaggio  dell' iiuinoliiiilà  dei  iiiarijini,  della  suscettibilità  di  ade- 
sione degli  stessi,  e  del  minor  impeto  dei  vasi  sanguigni  per  cui  riescono  pili 
miti  l'emorragia  e  l'inlìammazione.  Confortò  il  suo  concetto  con  esempi  osser- 
vati nella  propria  pratica,  e  conchiuse  perciò  di  convenire  che  la  ferita  delle 
pareli  toraciche  in  tali  casi  si  tenga  pervia  per  venti  o  venticinque  giorni.  l'arló 
poi  d'un  suo  processo  di  blefaroplastica  che  raccomandò  di  usare  solamente  nel 
caso  di  palpebia  sciarpellala  per  distruzione  di  pelle.  Egli  crede  convenevole  la 
incisione  che  praticavano  gli  antichi  parallela  al  nepitcllo  e  da  questo  non  mollo 
distante,  perchè  la  incisione  fendutasi  ellissoide  deve,  egli  diceva,  avvicinando 
gli  angoli ,  improntar  pelle  dal  dorso  del  naso  e  dalla  tempia.  Egli  poi  per  evitai»; 
la  lunga  suppurazione,  che  gli  antichi  incitavano  e  mantenevano,  invece,  dopo 
l'incisione,  ha  usato  due  volte  con  buon  successo  la  sutura  intercisa  eseguita 
con  ago  sottilissimo  e  fdo  serico ,  allontanando  cosi  i  margini  della  ferita ,  ed 
accostando  gli  angoli,  in  modo  che  cangia  la  sua  direzione  da  trasversale  in 
verticale.  Notava  l'A.  che  sulle  prime  il  nepitcllo  rassomiglia  al  becco  d'una 
lucerna ,  ma  in  seguito,  siccome  il  muscolo  orbicolare  non  interessato  riprende 
i  suoi  usi ,  cosi  anche  la  palpebra  riacquista  ed  uso  e  forma.  Infine  mostrò  un 
femore  di  donna  rachitica,  in  cui  per  controcolpo  era  avvenuta,  ed  ancora  era 
evidente  la  frattura  longitudinale  incompiuta  dello  stesso. 

Il  dott.  Leonessa  citò  casi  felici  della  sua  pratica  in  favore  del  metodo  di 
Lawrence  per  la  legatura  delle  arterie. 

Il  dott.  Gianflone  parlò  dell'utile  uso  degli  apparecchi  amidati  nella  cura  delle 
fratture,  e  della  preferenza  di  questi  agli  altri  generalmente  usati. Confortò  que- 
sta teoria  esponendo  fatti  osservati  nella  sua  pratica.  In  seguito  il  dott.  Bertolino 
descrisse  un  suo  metodo  per  l'estrazione  laterale  della  cataratta,  mediante  un 
istrumento  da  lui  chiamato  estrattore  della  lente  composto  di  due  esilissimi  e 
ben  combaciati  cucchiai  di  acciaio,  regolati  da  corrispondenti  aste  metalliche 
dirigibili  da  due  dita  dell'operatore  fisse  negli  occhielli  dell'estremità,  e  che,  a 
suo  dire,  meglio  favorisce  l'estrazione  compiuta  di  tutta  la  lente. 


—  337  — 

Il  (loU.  Cappello  mostrò  una  coppetta  di  sua  invenzione  la  quale  ha  il  van- 
taggio di  ricever  l'aria  da  un  rubinetto  che  si  apre  nel  centro  della  convessità 
della  slessa,  e  porta  pendente  all'interno  un  pezzo  di  spugna  attaccato  ad  un  filo, 
per  cui  non  vi  è  pericolo  di  scottatura  della  pelle,  e  si  stacca  senza  stiramento. 

Il  Segretario  RalTaele  mostrò  e  descrisse  un  nuovo  pessario  ad  aria  compressa 
di  sua  invenzione,  composto  dì  un  doppio  strato  di  vescica.  Questo  pessario 
diceva  l'A.  non  ha  alcuno  degl'inconvenienti  attribuiti  a  quelli  fìnora  cont)- 
sciuti.  Piccolo  avanti  di  applicarlo ,  perciò  facilmente  s' introduce  in  vagina  senza 
produrre  dolore.  Colà  per  mezzo  di  appendice  dell' istessa  sostanza  che  comu- 
nica colla  cavità  del  pessario  s'insuffla  di  aria,  e  dopo  ciò  l'appendice  si  lega  af- 
finchè l'aria  non  iscappi ,  e  la  si  ripone  in  vagina.  La  dimensione  del  pessario  si 
può  aumentare  a  piacere  insufllandovi  ancora  dell'aria,  per  cui  non  mai  può 
scappare  anche  nelle  donne  che  avessero  patito  la  lacerazione  del  perineo,  né 
vi  è  bisogno  di  fasciatura  per  contenerlo.  Formato  di  sostanza  animale  e  perciò 
(jniogenea,  non  altera  le  parti  genitali  colle  quali  sta  a  contatto,  essendo  elastico 
e  tanto,  quanto  può  esserlo  l'aria  compressa;  non  v'è  pericolo  che  esulceri  le 
parli  sulle  quali  si  appoggia;  non  si  oppone  alle  funzioni  del  retto  e  della  vesci- 
ca; segue  lutti  i  movimenti  del  corpo  della  donna  e  diflìcilmenlc  si  scompone. 
Infine  formalo  ad  anello  e  perciò  aperto  nel  centro ,  dà  facile  passaggio  alla  flus- 
sione mestrua  o  di  qualunque  altra  natura. Tali  strumenti  vengon  lodati  dall'as- 
semblea. fVed.  Tal'.  III.!. 

Siegue  la  lettura  della  lettera  presentata  alla  Presidenza  pel  Dolt.  Battaglia, 
nella  quale,  in  opposizione  di  quanto  affermava  il  doli.  Tarsilani ,  cioè  che  il 
massimo  della  forza  del  soflTio  uterino  corrisponde  sempre  ed  iuf;dlibilmente  nel 
punto  di  attacco  della  placenta  coH'ulero,  obbiettava  per  l'esperienze  fatte  da 
sonuni  uomini,  che  il  soffio  uterino  qualche  volta  si  sente  fuori  dello  stato  di 
gravidanza ,  e  soggiungeva  poi  che  il  medesimo  nella  gravidanza  non  è  perma- 
nente né  sempre  fisso,  essendogli  accaduto  sovente  di  percepirlo  nello  slesso 
individuo  ora  a  destra ,  ora  a  sinistra.  Quindi  conchiudeva,  che  per  lui  la  causa 
tisica  del  .soffio  uterino  nello  stato  di  gra>idanza  risiede  nello  sviluppo  dell'ap- 
parecchio vascolare  delle  pareli  uterine,  non  escludendo  la  compressione  che 
l'utero  gravido  esercita  sulle  arterie  del  bacino.  Il  prof,  de  Rensis  negava  che 


—  338  — 

il  soltìo  uterino  indichi  sempre  gravidanza,  e  il  sito  preciso  dell' inserziou  pla- 
centare: il  prof.  Capuani  chiama  ancora  indecisa  la  vera  causa  di  questo  soffio; 
e  il  segretario  RafTaelp  diceva  ctie  il  solo  passaggio  del  sangue  uterino  alla  pla- 
centa può  produrre  puntualmente  il  fenomeno  in  discorso,  cioè  il  rumore  di 
soflìetto  che  RafTaele  dichiarava  diverso  dal  semplice  rumore  vascolare  degli  al- 
tri vasi  dell'utero. 

Il  prof.  Briganti  mostrava  un  autografo  inedito  dell'  immortale  ristoratore  della 
medicina  efficace.  Marco  Aurelio  .Severino  da  Tarsia,  intitolato ffistoria  mirabiìis 
ganglii  "  (i<J*i:oiriJ»«a  fungoslraci  luhcrcuìi,  ecc. 

Egli  con  breve  discorso  volle  in  sulle  prime  dimostrare  la  provenienza  e  l'au- 
tenticità di  quelle  carte ,  per  quindi  avere  più  forte  appoggio  a  mostrarne  i  pregi 
sotto  doppio  aspello ,  cioè  e  come  raro  e  forse  unico  monumento  appo  noi  dei 
tanti  e  sì  svariati  manoscritti  lasciati  da  quel  feracissimo  ingegno  Napolitano, 
e  come  oggetto  di  somma  importanza  per  la  scienza.  Aggiunse  da  ultimo  ch'ei 
l'avrebbe  dato  alle  stampe  a  fine  di  offrirlo  al  Congresso  di  Genova. 

Il  Presidente  e  tutti  i  membri  componenti  la  Sezione,  dopo  di  aver  osservalo 
il  vero  carattere  del  Severino ,  e  ricordato  eziandio  le  moltiplici  opere  e  scoperte 
di  costui,  che  ancor  gloriose  risuonano  nelle  odierne  scuole  mediche,  prega- 
rono il  prof.  Briganti  di  affrettare  la  pubblicazione  del  prezioso  autografo ,  onde 
presto  averlo  tra  le  mani  per  utile  dell'umanità  languente. 

Il  manoscritto  in  discorso  porta  l'epoca  del  1643,  ed  è  composto  di  sei  carte 
ovvero  tre  fogli  di  ordinaria  misura  ;  le  cui  sette  prime  pagine  veggonsi  vergate 
da  capo  a  pie  con  delle  piccole  note  e  correzioni  marginali.  Le  due  ultime  carte 
poi  spiegate  di  traverso ,  contengono  bellissimo  disegno  eseguito  a  tratti  di  pen- 
na, il  quale  rappresenta  tre  figure  di  naturai  dimensione. 

La  prima  mostra  il  piede  destro  dello  infermo  di  età  giovanile,  sul  cui  dorso 
scorgesi  aperta  e  rovesciata  la  cute,  affinchè  fosse  allo  scoperto  l'escrescenza 
fungiforme,  che  ha  origine  dall'alluce,  e  che  col  suo  disco  cuopre  pure  il  se- 
condo e  il  terzo  dito. 

La  seconda  mosh-a  la  stessa  escrescenza  dipinta  fuor  di  sito,  onde  mostrare 
più  comodamente  la  forma  del  suo  cappello  e  del  gambo.  La  terza  lascia  vedere 
la  medesima  escrescenza  dalla  parte  di  sotto. 


—  339  — 


Infine  il  Sogrclario  KalTatle  ringiaziù  la  presidenza  di  averlo  elevato  al  posto 
oiioiTVolc  di  Segretario  della  Sezione,  ed  il  suo  eollega  dolt.  Secondi,  che  una 
gran  i)arte  delle  faliglie  con  alacrità  sostenne.  Ancora  ringraziò  gl'illustri  mem- 
bri che  mossi  dall'amore  della  scienza  da  lontani  paesi  in  Napoli  convennero. 
Uopo  ciò  il  Presidente  cav.  Santoro  con  bre>i  ma  affettuose  parole  sciolse  l'adu- 


li Presidente — ^:.^\.  L.  Sa.moiio 

.  GlOVA>.M  lUFl'AELt 

1  Segretari 

GlCSEPPE  Seco.nui 


OSSERVAZIONI  MICROSCOPICHE 

StnXA  INTLMA  STRUTTUHA  DELI^V  TIMC.V  I.NTEHNA  «E'VASr,  1)1  GlOVANM  GoRGOMi 
PROF.  DI  A>AT0M1A  E  DIRETTORE  DEL  GAUI.NEITO  ANATOMICO-PATOLOGICO 
^'ELLA    R.    CXIVERSITA'    DI    PALERMO,    CC.    ec. 


JJiscoRDi  sono  Slati  i  Nolomisti  sulla  struttura  e  classificazione  della  tunica  in- 
terna de' vasi,  membrana  vasorum  communis.  Bidiat  infatti  piegò  a  eroderla  epi- 
dermoica,  Velpeau  volle  supporla  una  specie  di  vernice,  una  laminetta  omo- 
genea pari  alla  cornea  trasparente,  ed  alla  materia  delle  unghia  e  del  tessuto 
corneo;  nel  che  come  è  chiaro,  accostossi  di  mollo  all'opinione  del  Bichat. 
Scarpa,  Bùclard,  Cruveilhier,  Meckcl,  Fodera,  ed  altri  autori  la  supposero  ana- 
loga alle  sierose.  Burdach  prof.  all'Università  di  Koeuisberg  la  defluisce  un  tes- 
suto elementare  di  natura  speciale,  ma  non  sa  riferirla  ad  alcuna  classe  di  mem- 
brane; nello  stesso  tempo  però  egli  crede  potersi  ravvicinare  all'epidemie  cui 
non  poco  somigliano  le  proprietà  di  lei ,  giusta  quanto  era  stato  detto  dal  Bi- 
chat. E  quindi  conchiude  cosi — «  Imprendesi  oggi  di  ricondurre  la  confusione 
«  che  regnava  un  tempo  nell'anatomia  allontanando  le  idee  chiare  e  decisive 
«  che  questo  ingegnoso  Osservatore  aveva  stabilite ,  e  non  conservando  che 
«  nomi  i  quali  niente  esprimono.  Cosi  la  membrana  ioterna  de'  vasi  è  stata 
«  messa  nel  novero  delle  mucose  da  Gorgone ,  delle  sierose  da  Letieree  por- 
te che  si  trova  umida  ne' vasi  vuoti  de' cadaveri.  Ma  questa  umidità  è  inconte- 
«  stabilmente  del  siero  dal  sangue  lasciato  o  proveniente  dalla  traspirazione  ca- 
«  daverica  e  non  deve  la  sua  origine  ad  una  secrezione ,  perché  la  membrana 
<(  non  ha  vasi  sanguigni  (1). 

Honle  prof,  di  Anatomia  e  di  Fisiologia  all'Università  di  Zurigo  (2)  ammette 
sei  tuniche  differenti  in  un  >aso  più  perfetto  che  sia  possibile. 

(  i)  Physlologie  TraJ.  par  A.  J.  L.  Jourilan.  Paris  1837—1841.  tom.  VI.  pag.  144  e  seg. 
(2)  Traile  d'Anatomie  generai  tradnit  par  Jourdan.  Paris  iSjS  tom.  II.  pag.  25  e  seg. 


—  341  — 

1."  La  più  interna  od  epitelio  pavimcnioso  eli' è  una  specie  di  epitlerme. 

2.°  La  seconda  o  membrana  di  un  tessuto  particolare  da  lui  detta  tunica 
striala  o  ffiuvlrata  perché  coll'iijuto  ilei  microscopio  vi  si  scuoprono  delle  strie 
delicate  e  serrale  che  di  rado  diriyoiisi  loiij;itii(linalnieate,  caiiiiniiiiiudo  sempre 
trasverse,  ramificandosi  ed  anastomizzandosi  insieme,  e  non  son  altro  che  fibre 
piatte.  Veg^onsi  inoltre  in  tal  membrana  de'foramelti  in  maggior  parte  rotondi 
e  nel  rimanente  irregolari. 

3."  La  terza  vien  caratterizzala  da  fibre  longitudinali  che  ne' grossi  v.isi  riu- 
nisconsi  la  mercé  delle  branche  laterali  rappresentanti  un  reticolo  a  maglie  rom- 
boidali come  le  fibre  elastiche,  per  cui  la  denomina  tunica  a  fibre  loiujiiuilinali. 

4.°  La  quarta  è  la  tunica  a  fibre  anulari  comunemente  chiamata  media. 

5.°  La  quinta  è  chiara  nelle  grosse  arterie  :  è  tunica  di  uu  vero  tessuto  ela- 
stico situato  fra  esso  e  la  seguente. 

6.  '  La  sesia  per  ullimo  é  la  cellulosa  esteriore. 
Mandi  animelle  interamente  (1)  queste  osservazioni  e  le  sei  tuniche  di  Henle; 
solamente  differisce  da  questo  anatomico  nello  ammettere  le  fibre  piuttosto  lon- 
gitudinali che  trasversali  nella  seconda  delle  tuniche  mentovate. 

Il  dott.  Castiglioni  nel  Congresso  di  Milano  dimostrò  agli  scienziati  la  mem- 
brana interna  di  cui  si  parla  divisa  in  due  lamine,  delle  quali  la  più  iuterna  cre- 
deva egli  che  fosse  un  epitelio,  e  l'altra  di  una  natura  tuttavia  controversa.  Ma- 
nifestava poi  che  il  primo  a  far  conoscere  la  membrana  interna  coverta  di  epite- 
lio .  come  se  parlato  non  avessi  di  ottenuta  preparazione  anatomica ,  fossi  io  stato 
che  la  ritenni  mucosa  (2). 

Dalla  quale  sommaria  sposizione  delle  varie  opinioni ,  di  conseguente  rilevasi 
che  i  nolomisli  e  i  fisiologisti  hanno  ritenuto  la  mendirana  in  esame  ora  di  na- 
tura ei)i  Jermoica ,  or  sierosa ,  ed  or  di  un  tessuto  particolare  ;  e  malgrado  che 
abbia  io,  fin  dal  1826  (3)  e  poi  nel  18 il  (4)  dietro  un  gran  numero  di  fatti  e 

(  I )  Manuel  (t'.\nalomic  Generale  Paris  1845  pag.  i85  e  seg. 
[1)  Filiatre  Sfbczio. 

(3)  Vedi  le  mie  memorie  Anatomiche  fdsc.  1.  Palermo,  presso  Barcellona  181C ,  ed  il  Bullctin  dcs 
Sciences  m(?(licalcs  de  Paris  voi.  XVIII  pag.  55i . 

(4)  V.  il  mio  corso  completo  di  Anat.  descritt.vol.4.  p.  46.  Palermo  1841,  presso  la  Tip.  di  Guerra. 

44 


—  312  — 

di  ragioni  messo  in  evidenza  che  questa  tunica  intorna  de' vasi  dee  frale  mem- 
brane togiunentarie  interne  allogarsi,  nondimeno  si  continua  a  vagare  nell'in- 
rertezza.  E  siccome  la  controversia  in  se  stessa  è  meritevole  di  discussione  e  di 
accurate  ricerche,  a  tal  riguardo  amo  di  sottoporre  brevemente  a  questo  rispct- 
tabil  consesso  ciò  che  allora  pensai  e  ciò  che  fa  d'uopo  stabilirsi  oggi  nella  scienza 
dietro  i  risultamenti  delle  osservazioni  microscopiche  sopra  la  membrana  in 
esame. 

Ne'  precitati  miei  lavori  considerando  i  caratteri  anatomici  della  membrana 
interna  de' vasi,  feci  avvertire. 

1.°  che  guardando  il  suo  cammino  non  rappresenta  essa  un  sacco  senza 
apertura,  non  tappezza  esteriormente  il  cuore  ed  i  vasi  come  le  sierose,  e  di 
modo  che  UH  organi  sicno  fuori  del  sacco  ;  ma  pel  contrario  ne  veste  le  cavità 
siccome  fanno  le  membrane  tegumentarie  interne.  La  superficie  sua  libera  non 
è  contigua  a  sé  stessa  come  le  sierose,  se  l'hanno,  non  esala  del  siero  per  faci- 
litar lo  strisciamento  degli  organi  e  limitarne  i  perimetri;  offre  anzi  delle  pie- 
ghe e  delle  valvole  pari  a  quelle  delle  mucose;  è  iu  rapporto  con  fluidi  che  vi 
scorrono  al  di  dentro,  de' quali  ritarda  talvolta  il  corso  ed  impedisce  ch'essi  ri- 
fluiscano, e  ciò  indipendente  dal  fluido  vischioso  che  la  umetta  e  sulla  cui  sor- 
gente non  son  di  accordo  i  Fisiologi.  Scrissi  del  pari  che  questa  membrana  po- 
teva considerarsi  come  una  continuazione  della  mucosa  intestinale  piegata  in 
dentro  nelle  boccucce  de' vasi  chiliferi,  e  da  questi  nel  dotto  toracico,  e  poscia 
continuata  nelle  vene  e  nelle  arterie. 

2."  Circa  la  struttura,  fin  dal  1826  fu  da  me  scritto  che  giunsi  con  poco 
stento,  e  talvolta  colle  unghie  a  dividerla  ora  in  due,  ed  ora  in  tre  foglietti  (1), 
e  dissi  allora  che  questa  divisione  in  foglietti  o  secondo  pensava  il  Bicliat,  era 
uno  de' caratteri  essenziali  delle  membrane  tegumentarie  interne.  Opinai  quindi 
che  il  foglietto  interno  fosse  epidermico  ed  il  più  esterno  non  altro  fosse  che  il 
derme.Henle  intanto.  Mandi  e  Castiglioni  dividono  adesso  in  più  foglietti  la  tu- 
nica intema  de' vasi  e  quindi  ripetono  senza  citarla  la  mia  preparazione. 
Il  foglietto  interno  o  l'epitelio  molle  ed  umido  ma  un  po'  resistente,  non  solo 

(i)Vc<li  la  mcm.  cit.  pag.  38. 


—  3'i3  — 

por  la  cennal.1  preparazione  analomica  fu  da  me  credulo  epidermico ,  ma  ben 
anco  porcili!  in  osso  mancano  fii)re  e  vasi  e  porcile  nelle  amputazioni,  ne' sa- 
lassi ripetuti,  nello  ferite  de'yrossi  vasi,  nelle  legature  delle  arterie  non  si  svol- 
j,'ono  d'ordinario  inlianiniazioui  ;  o  suscitate,  non  si  dillondono  cosi  rapidamente 
come  nelle  membrane  sierose  quando  son  sottoposte  ad  azioni  Iraumalicbe  od  a 
liquidi  eterogenei. Ed  uUimamente  osser>ando  questo  foglietto  interno,  prepa- 
ralo sulla  membriuia  interna  dei  seni  del  cuore  e  dell'aorta,  col  microscopio 
del  sij;.  Amici,  all'ingrandimento  di  800  diametri,  vidi  in  esso  delle  cellule,  di 
forma  (juasi  o>ale,  ed  unite  in  modo  da  rappresentare  una  superlicie  marmo- 
rea come  nell'Epidermc  e  sue  appendici.  Le  membrane  sierose  offron  pure  nella 
lor  suiierflcie  libera  una  specie  di  epitelio,  ma  questo  è  molto  più  esile  di  quello 
de'vasi  :  difatti  si  prepara  con  difficoltà,  ed  osservalo  col  microscopio  le  sue  cel- 
lule si  vedon  i)iu  arrotondate. 

L'epitelio  considerato  da  llenle.  Mandi  e  Castiglioni  è  duncjue  epidermoico, 
e  quello  dei  v  asi  un  po'  diverso  dall'altro  delle  sierose  ;  per  cui  Bicbat ,  Velpeau, 
Bourdacb  nel  credere  epidermoica  la  struttura  della  membrana  interna  vasco- 
lare, non  cbber  di  mira  se  non  questo  foglietto  solamente.  Però  non  è  il  solo 
epidemie  cbe  entra  nella  organizzazione  della  membrana  in  esame. Bicbat  attesa 
la  delicatezza  di  lei  ad  onta  della  sua  sagacilà  la  suppose  semplice,  ma  le  ulte- 
riori ricerche  ed  il  fatto  hanno  dimostrato  il  contrario  ;  ed  io  non  a  portar  con- 
fusione nella  scienza  od  a  conservar  nomi  come  scrisse  liourdach ,  ma  per  me- 
glio conoscere  l'intima  tessitura  della  tunica  interna,  giunsi  a  dividerla  in  fo- 
glietti ,  e  poggialo  ad  un  gran  numero  di  fatti ,  rilevai  che  il  fogliello  sottostante 
ossia  l'esterno,  non  aveva  la  struttura  epidermoica  del  più  interno  già  esami- 
nato. 

11  foglietto  esterno  difatti  presentasi  più  denso  del  precedente  e  ne' seni  del 
cuore  e  nell'aorta  a  stento  lo  si  può  dividere  in  due  lamine  lo  che  torna  assai 
più  diflicile  negli  altri  vasi  :  perciò  io  scrissi  nella  citata  memoria  di  aver  divisa 
la  membrana  intorna  in  due,  e  talvolta  in  Ire  foglietti.  E  le  tre  prime  tonache  o 
gli  strati  che  descri\ono  Hcnle  e  Mandi  ne' vasi,  non  sono  se  non  se  i  tre  foglietti 
della  membrana  interna  di  cui  è  (lui  discorso.  Il  foglietto  più  denso  io  scrissi  esser 
analogo  al  derme  delle  membrane  tegumentarie  appunto  perché  ne' diversi  punti 


—  344  — 

del  suo  lungo  cnniniino  rende  più  o  meno  spessa  questa  membrana  interna.  Di- 
fatti  è  mollo  densa  sulle  \  ah  ole  del  euore,  spossa  più  nel  sinistro  clie  nel  seno 
destro,  e  successi> aulente  meuo  spessa  nell'aorta  e  nelle  vene  ea>e;  dìlicata  nei 
vasi  di  secondo  e  di  tcrz'ordiuc,  nou  altrimenti  die  osservasi  nelle  mendirane 
iiiterue  tegumentarie. 

Inoltre ,  osservato  da  me  col  microscopio  questo  foglietto  esterno  più  denso , 
jirepnralo  nella  niendirana  interna  do'seni  del  cuore  e  dell'aorta,  vi  ho  trovalo 
ima  (]uanlilà  di  tilue  assai  nianil'esle  d'Inegual  grossezza,  molle  però  piatte;  delle 
quali  talune  trasversali  niolto  rauiilicate,  ed  unite  insieme  da  lasciare  alcuni 
spazi  irregolari  o  romboidali;  altre  longitudinali,  flessuose  e  serpeggianti,  e 
nell'intervallo  delle  fibre  alcuni  forellini  rotondi  ed  irregolari.  Quando  poi  ini 
è  riuscito  non  senza  pena  di  dividere  in  due  lamine  questo  foglietto,  allora  nella 
prima  di  esse  ho  veduto  maggior  copia  di  fibre  trasversali ,  e  di  fori  anzidetti  ; 
per  cui  Henle,  le  cui  microscopiche  osservazioni  vengono  in  gran  parte  dalle 
mie  confermate,  la  chiama  fecondo  slra(o  o  tunica  fenestrata. 

Nella  seconda  lamina  le  fibre  longitudinali  si  osservano  più  numerose  delle 
altre;  ed  è  questo  il  motivo  per  cui  egli  la  dice  terzo  strato  o  tunica  a  fibre  longi-' 
ludinaìi.  Ma  lamine  sitTatle  non  sono  che  artificiali ,  e  la  seconda  e  terza  tunica 
di  Henle  e  di  Mandi  in  fondo  non  sono  che  due  lamine  del  derme  vascolare  da 
me  descritto.  Henle  però  coH'ajuto  del  microscopio  fu  il  primo  a  scoprire  la  di- 
rezione delle  fibre  in  questi  foglietti ,  ciò  che  chiaro  addimostra  di  non  essere 
epidermoici. 

3.°  Volli  similmente  osservare  col  microscopio  le  membrane  sierose ,  e 
lotto  con  qualche  difficoltà  dalla  loro  superficie  libera  il  ceiinato  esilissinio  epi- 
telio ,  vidi  nel  sottostante  tessuto  cellule  ovali  ed  alcune  esilissinie  fibre.  Mandi 
chiama  questo  tessuto ,  il  derme  delle  membrane  sierose ,  in  alto  che  esso  non  ha 
la  forma  organica  del  derme  de'vasi  di  sopra  descritta. 

Per  fare  il  paragone  col  derme  tegumentario  volli  sottoporre  al  microscopio 
ancor  questo.  Presi  delle  lamìneltc  di  corion  della  pelle  dilicata  della  faccia  nella 
età  dell'infanzia  per  esser  priva  di  peli,  e  della  mucosa  delle  laidira  e  tli  altri 
siti,  ed  osservai  in  tutte  all'iiigraudimeulo  anzidello  le  fibre  piatte,  delle  quali 
la  maggior  parte  trasversali  intrecciate  fra  loro  da  lasciar  fori  e  spazi  roniboi- 


—  3'i5  — 

tlali,  ed  allrc  longitudinali,  flessuose  e  ramificnte  o  serpentine;  in  sonuua  la 
fonila  eguale  ai  dernio  vascolare. 

Tutte  le  membrane  e  tutti  i  tessuti  sono  a  mio  avviso  una  dipendenza  del  cel- 
luioso, tranne  il  muscolare  ed  il  nervoso.  Le  sierose  son  le  membrane  di  tran- 
sizione del  tessuto  celluioso,  in  esse  si  cominciano  a  vedere  col  microscopio  le 
fibre,  ma  son  esse  csilissime  mescolale  alle  cellule  :  fibre  si  vedono  egualmente 
nel  derme  de' vasi,  ma  voluminose,  piatte,  intrecciate  in  modo  da  lasciar  fori 
e  spazi  rondioidali,  ed  alcune  di  esse  flessuose,  ramificate  e  serpeggianti  comi- 
nel  derme  tegumentario  diflerenle  dal  tessuto  esilissimo  delle  sierose. 

La  densità  inoltre  di  queste  fibre  nel  derme  della  membrana  vascolare,  la  re- 
sistenza, la  biancliczza,  la  lor  forma,  il  modo  con  cui  s'intrecciano,  gli  spazi 
che  lasciano  ne'Ioro  intervalli,  i  risullamcnli  che  danno  sottoposte  all'ebollizio- 
ne, alla  macerazione,  a'realtivi  chimici,  lutto  dimostra  di  appartenere  alle  fibre 
bianche  clastiche  eguali  a  quelle  del  derme  tegumentario.  Knlemberg  nell'ana- 
lisi chimica  di  questa  membrana,  ottenne  infatti  la  colla  ,  nella  quanlit;i  eguale 
a  quella  delle  fibre  elastiche. 

Le  fibre  flessuose  serpentine  o  ramificale  che  io  ho  viste  col  microscopio  nel 
suddetto  foglietto  esterno,  ossia  nel  derme  vascolare,  alcune  sono,  a  mio  avviso, 
filetti  nervosi  e  vasellini  impercettibili  che  dalla  faccia  interna  del  foglietto  der- 
moico  passano  per  i  fori  di  esso,  e  vanno  probabilmente  a  formare  il  corpo  pa- 
pillare sotto  dell'epitelio.  Ma  questa  è  una  semplice  congettura  avvalorata  da 
alcuni  esperimenti  fatti  da  Bichat  e  da  me  ripetuti,  co' quali  si  prova  la  squisita 
sensibilità  di  questa  tunica  interna,  e  non  più.  Iniettando  infatti  poche  gocce 
di  vino  nella  carotide  di  un  cane,  sia  verso  del  cervello,  o  verso  del  cuore,  o 
nella  femorale,  l'animale  agitavasi  e  fortemente  gi'idava;  ciò  che  prova  la  sen- 
sibilità >ì\issima  di  questa  tunica  interna  (1). 

i  caratteri  anatomici  della  flogosi  di  questa  membrana  sono  i  seguenti. 

Nell'arterite  la  tunica  interna  si  è  osservata  rossa,  gonfiata,  rammollita,  non 
levigata  ,  che  si  distacca  facilmente  dalla  tunica  media;  è  tapezzata  da  una  esa- 
lazione cotennosa  o  puriforme,  oppure  spessa,  ingrossata,  coperta  di  rugosi- 

(0  Vedi  il  mio  corso  di  aiiatoin.  sopra  cit. 


—  3ì()  — 

là Nella  flebile  acuta  si  vede  rossa ,  ingrossata ,  meno  densa  con  aspetto  fun- 
goso e  che  staccasi  focilniente  dalla  tunica  media;  e  nella  flebite  cronica,  ru- 
gosa di  color  violetto,  rossastro  (1). 

Questi  caratteri  anatomici  simili  a  (luelli  delle  inflammazioni  delle  membrane 
tegumentarie  interne  fan  prova  che  la  tonaca  interna  in  esame  sia  vascolare  : 
dessa  ciò  nondimanco  nella  sua  struttura  presenta  modificazioni  relative  agli 
lisi  cui  vicn  destinata  :  nella  massima  parte  del  suo  cammino  è  difatti  ben  dili- 
cata,  la  superfìcie  sua  libera  non  è  vellutata  ma  liscia,  è  piuttosto  secca  e  da 
l>oca  copia  di  umore  viscbioso  umettata,  ed  è  di  un  tessuto  serrato  più  di  quello 
tielle  membrane  tegumentarie  interne ,  e  men  di  esse  vascolare. 

Nello  stato  attuale  della  scienza  e  dietro  il  gran  numero  de'  fatti  cennati,  e 
delle  riferite  microscopiche  osservazioni  può  in  conseguenza  stabilirsi. 

l.'cbe  la  membrana  interna  de'vasi  dividesi  anatomicamente  in  due,  e 
talvolta  in  tre  foglietti. 

2.°  cLe  il  foglietto  più  interno  detto  epitelio  per  la  sua  struttura  e  per  le 
sue  proprietà  è  di  natura  epidermoica. 

3."  che  il  foglietto  esterno  pertiene  per  la  struttura  e  per  le  proprietà  alle 
membrane  fibrose ,  e  la  disposizione  e  la  natura  di  tali  fibre  sono  eguali  a  quelle 
del  derme  tegumentario. 

4."  che  gli  sperimenti  fatti  sugli  animali  vivi ,  debbon  farcela  supporre  sen- 
sibile ,  ed  i  caratteri  anatomici  delle  flogosi  di  essa  la  fan  conoscere  manifesta- 
mente vascolare. 

S."  che  per  le  sue  proprietà,  per  gli  usi  e  precipuamente  per  la  struttura, 
la  tonaca  interna  vascolare  deve  escludersi  dalle  membrane  sierose,  e  collo- 
carsi piuttosto  fra  le  tegumentarie. 

C.°  riflettendo  infine  che  da  una  forma  organica  all'altra  si  passa  per  gra- 
dazioni intermedie,  ed  avuto  riguardo  alle  modificazioni  anzidette  di  struttura 
adattate  agli  usi  a  cui  questa  membrana  interna  de'vasi  vien  destinata,  può  essa 
considerarsi  qual  primo  anello  delle  membrane  tegumentarie. 


(i)  Vedi  la  opera  sud.  loc.  cit. 


RAPPORTO 

OELH  COMMISSIONE  NOMINATA  NELL'ADUNANZA  DEL  22  SETTEMBRE  PER  ESAMlNARh 
l'opera   di  ortopedia    del  DOTT.    BEAl'KORT. 


I. 


Incaricati  i  soUoscrilli  di  esaminaro  il  Trattato  completo  di  Ortopedia  Vmana 
Teorico-Pratica  con  Atlante  del  Dottoro  (]atulio  Rogit-r  Barone  di  Beaufort  di  Mo- 
dena, onde  pronunciare  se  l'autore  abbia  raggiunto  lo  scopo,  e  dire,  se  un  tal 
trattato  possa  considerarsi  per  un  quadro  completo  rappresentante  lo  stato  del- 
la scienza  del  giorno,  si  credono  poter  emettere  il  seguente  giudizio. 

Il  sig.  Beaufort  ha  voluto  presentare  all'  Italia  1'  Ortopedia  in  un  senso  assai 
più  esteso,  che  non  fecero  Dn  qui  quegli  Scrittori  i  ([uali  hanno  trattalo  que- 
sto ramo  tanto  importante  di  patologia  medico-chirurgica,  adattandoci  conve- 
niente terapia;  quindi  ne  avrebbe  estesi  più  brevemente  i  confini,  se  avesse 
presentata  all'Italia  con  bei  modi  ed  ordine  la  maggior  parte  delle  idee  che  su  di 
questo  argomento  sono  state  pubblicate.  II  nostro  autore  ben  sapeva,  che  molti 
cliirurgi  Italiani,  e  tra  questi  il  Bruni  distinto  clinico  di  Napoli,  hanno  consi- 
derata r  Ortopedia  in  un  senso  assai  jìiù  lato,  parlando  nelle  loro  esercitazioni 
cliniche,  ora  del  modo  di  riparare  alle  deformità,  conseguenza  di  mal  medicata 
scottatura,  ora  del  labbro  leporino,  e  simili.  Una  tal  condotta  non  venne  né 
criticata,  ne  interamente  assecondata;  giacche  col  fatto  si  scorge,  che  nel  libro 
che  analizziamo  ,lo  scrittore  parla  abbastanza  estesamente  dello  strabismo,  e  del 
tartagliare;  alterazioni  patologiche,  le  quali  non  avrebbero  dovute  far  parte  del 
presente  trattato ,  quando  ac  esse  voluto  mantenere  lo  scopo  che  pareva  volesse 
essersi  prefisso  ;  parendo  naturale,  che  quando  avesse  voluto  battere  una  tal  \  ia , 
e  forse  non  avrebbe  fatto  male,  avrebbe  potuto  trattare  di  quelle  deformità  del- 
l' organismo  umano  le  quali  dall'arte  chirurgica  ai  nostri  tempi  possono  ritrarre 
notabile  vantaggio,  e  cosi  estendere  d'assai  il  campo  de' suoi  studii,  rappresen- 
tando in  un  sol  quadro  raccolte  le  idee  di  tanti  illustri  Italiani  ,  e  dello  slesso 
prof.  Blaudin,  il  quale  tanto  vi  contribui  per  fissarne  l'attenzione  comune  de' 
chirurgi  nelle  opere  sue. 


—  348  — 

L.1  Commissione  stessa  a\Tebbe  voluto  veder  riportate ,  e  quindi  discusse  le 
idee  di  un  Rilievi,  e  quelle  di  un  Petrilli,  e  non  dimenticala  la  mioldmia  sollo- 
eutanea  di  Bresciani  Borsa ,  accennando  i  mìj^liiiramenli  dai  primi  introdotti , 
massime  per  la  scin|ilicità  delle  macchine  per  i  piedi  torti.  A>reblie  in  tal  modo 
il  sig.  Beaufort  avuto  un  bel  campo  per  mostrare  all'Italia  che  aveva  saputo  ap- 
prezzare le  fatiche  dì  tutti  i  suoi  connazionali ,  quando  di  altri  pochi  avesse  fat- 
to parola.  A>rebbe  ancora  desiderato  di  conoscere  le  idee  principali  del  sig. 
Beauvais  suU'  ortopedia  in  ispecie,  le  quali  formano  il  fondamento  principale  di 
tutti  gli  apparecchi  ad  estensione  permanente  ed  a  pressione. 

L"  articolo  ginnastica  in  un  trattato  completo  di  ortopedia  avrebbe  dovuto  es- 
sere assai  più  esteso,  ed  occupare  assai  più  l'autore,  siccome  arte  metodica  e 
salutare;  e  quindi  è  d"  avviso,  che  avrebbe  dovuto  venir  considerata  sotto  due 
dilTerenti  punti  di  vista:  sotto  l'aspetto  di  semplice  igiene,  siccome  quella  che 
modificando  lo  sviluppo  fisiologico  del  corpo  lo  rende  robusto,  impedendo  che 
appajano  le  deviazioni  della  colonna  vertebrale  sopratutto;  e  sotto  1'  aspetto  te- 
rapeutico in  modo  assai  più  esteso  che  noi  fece ,  onde  dimostrare  più  da  vicino 
in  quali  casi  e  come  convenga  l' ortopedia  per  quegli  individui  i  quali  vi  fan 
ricorso. 

La  Commissione  trovasi  in  dovere  di  manifestare  pubblicamente  che  il  sig. 
Bogier  è  degno  di  lode  ed  incoraggiamento ,  massime  per  la  bella  idea  che  lo 
spinse  a  compilare  un'  opera  della  quale  in  questi  momenti  è  mancante  l'Italia, 
avendo  l'autore  mostrato  molto  ingegno  e  cognizioni  non  comuni  nell'arte  che 
professa. — Firmati — Commend.  De  Horatiis  —  Dott.  Bresciani  de  Borsa — Gor- 
gone—  Giuseppe  Pagani  Relatore  (1). 


(0  Mei  rapporto  originale  mancano  le  firme  di  Zannetti  e  di  Bruni. 


RAPPORTO 


DELLA  COMMISSIONE  NOMIN.VT.V  >ELL' ADUNANZA   DEL   23   SETTEMBRE  PER 
VERIFICARE  LE  OSSERVAZIONI  MICIIOSCOPICUE  DEL  PROF.  GORGONE. 


I 


L  giorno  26  di  scttcmiiro,  alle  ore  sette  del  mattino,  la  Commissione  incari- 
cata di  verificare  le  osservazioni  microscopiche  del  Si;,'.  Professore  Gorgone  di 
Palermo  —  suìla  slrutltira  della  tunica  inleina  del  cuore  e  delle  arterie,  —  si  è  a 
tale  effetto  radunata  nel  Gabinetto  anatomico-patologico  di  questa  Università. 

11  Prof.  Cavaliere  Bartolomeo  Panizza,  che  stava  esaminando  il  Gabinetto  , 
volle  onorare  la  Commissione  associandosi  a'  lavori  di  essa. 

Il  Prof.  Gorgone  prese  e  staccò  allora  con  una  pinzetta  una  piccola  porzione 
dell'  epitelio  che  riveste  la  superficie  interna  del  seno  delle  vene  polmonali ,  e 
la  sottopose,  fra  due  lamine  di  vetro,  a  diversi  ingrandimenti  microscopici.  Es- 
sa apparve  manifestamente  comporsi  di  cellule  poligone  e  irregolari,  riempiute 
di  una  sostanza  amorfa  granulosa,  senza  traccia  alcuna  di  fibre. 

Fatto  quoslo,  passò  a  sottoporre  agli  stessi  mezzi  di  ingrandimento  quell'al- 
tra membraiiclla  che  si  trova  fra  1'  epitelio  e  lo  strato  muscolare  dell'  orecchiet- 
ta ,  dal  quale  la  staccò  con  tutta  cautela  affinchè  non  traesse  seco  alcuna  delle 
fibre  carnose  sottoposte. 

Osservatasi  da  lutti  i  membri  della  Commissione  questa  seconda  membrana, 
la  si  trovò  constare,  a  differenza  della  prima  ,  di  fibre  dilicate  ed  evidentissime, 
collocate  le  une  accanto  delle  altre;  ma  non  perciò  parallele,  ed  anzi  al(|uanto 
intrecciate  fra  loro  e  flessuose. 

l  membri  della  Commissione  mentre  passano  a  sottoscrivere  i  loro  nomi ,  si 
rallegrano  di  aver  potuto  verificare  le  osservazioni  del  chiarissimo  Professore,  e 
lo  ringraziano  di  aver  loro  procurata  l' occasione  di  farle.  —  Firmati  —  Cav. 
Antonio  Namila  Presidente  —Prof.  C.  Burci  —  Prof.  F.  Zannetti  —  F.  Pru- 
dente—  Nunziante  Ippolito  —  .\ngelo  Dubini  relatore. 

45 


RAPPORTO 

DEtlA  COMMISSIONE  NOMINATA  NEI.T.' ADUNANZA  DEL  27  SETTEMBRE  PER  ESAJnNAIlE 
E  GIUDICAUE  SE  LA  CANNULA  DEL  DOTT.  BEAUFORT  SLV  EGUAf.E  A  QUELLA  DE- 
SCRITTA DA  TROJA. 


l 


A  commissione  incaricata  per  riferire  se  la  cannula  presentata  dal  Barone  Beau- 
fort  sia  quella  medesima  descritta  e  riferita  dal  prof.  Troja,  è  di  parere  che  la 
nuo\a  cannula  dilTerisca  da  quella  inventata  dal  pr.  Napoletano,  solo  perchè  in 
quesl'  ultima  il  fondo  è  chiuso ,  in  quella  di  Beaufort  è  aperto  anche  1'  estremo 
nasale;  in  quest'  ultima  vi  lia  ima  sola  apertura  laterale,  nell'altra  se  ne  veggo- 
no quattro,  due  verso  ciascuno  estremo.  —  Firmati  —  Felice  de  Rensis  —  Ste- 
fano Trincherà —  Antonio  Grillo  — 

RAPPORTO 

DELLA  COMMISSIONE  NO-MINAIA  NELL'  ìVDCNANZA  DEL  29  SETTEMBRE  PER  ESAMI- 
NARE UNO  STRUMENTO  ED  UN  APPARECCHIO  PER  FRATTURE  ,  DEL  PROF.  BRE- 
SCIAMNI. 


U: 


NTTASi  la  Commissione  incaricata  a  dar  giudizio  sopra  il  compressore  delle 
arterie  presentato  all'Assemblea  dal  Sig.  Dottor  Brcscianini  di  Chiari ,  unani- 
memente dichiara  : 

Essere  ingegnoso  il  compressore  suddetto  ,  ma  non  esser  alto  che  a  compri- 
mere quelle  arterie,  che  sono  negli  arti  di  persone  adulte,  perché  il  cerchio  sa- 
rebbe troppo  grande  dovendosi  applicarlo  p.  e.  agli  arti  toracici  di  persone  di 
prima  età.  Per  cui  la  Commissione  conchiudc  che  l' attuale  Clinica  Chirurgica 
ne  ha  di  maggiormente  perfezionati ,  come  sarebbero  quelli  di  Dupuytren ,  e  del 
prof.  Magliari  al  quale  quello  del  Sig.  Brcscianini  di  Chiari  assai  rassomiglia. 
Anzi  si  ritiene  quel  del  Magliari  più  perfetto ,  perché  invece  dell'  irreducibile 


—  351  — 

cerchio  metallico,  che  tiene  quello  del  chirurgo  della  Provincia  Bresciana  , 
quello  del  Magliari  ha  una  correggia ,  che  gira  sotto  all'arto  cui  fu  applicato  il 
compressore;  la  quale  avendo  una  serie  di  fori  che  si  fermano  secondo  la  circon- 
ferenza ad  un  bottoncino,  ne  verrebbe  ad  essere  assai  atto  anche  per  i  fanciulli. 
La  qual  cosa  non  è  del  primo,  perché  ha  il  suo  cerchio,  che  non  è  atto  ad  ap- 
plicarsi a  tutte  le  circonferenze,  quando  non  si  tenesse  una  lunga  scric  di  com- 
prensori. 

Passata  la  Conunissione  poi  ad  esaminare ,  e  dar  giudizio  sopra  un  apparec- 
chio (ler  le  fratture  del  collo  del  femore  ad  estensione  permanente ,  che  lo  stes- 
so Chirurgo  di  Chiari  avea  pure  presentato,  dichiarò,  che  queir  apparecchio  è 
apprezzato  assai  dall'  attuale  chirurgia,  perché  già  lo  conosce  in  quello  del  Prof. 
Volpi  di  Pavia,  od  in  quello  del  Napoletano  Prof.  Apolito,  ai  quaU  molto  ras- 
.somiglia  quello  del  Chirurgo  della  Provincia  di  Brescia  —  Il  merito  maggiore 
poi  di  cotesto  ai)parecchio  consiste  in  quello,  che  si  può  improvvisare  al  mo- 
mento da  qualunque  falegname,  senza  a>er  bisogno  il  Chirurgo  di  recar  seco 
una  delle  moltissime  macchine  ad  estensione  permanente  che  sono  negli  arse- 
nali degli  strumenti  propri  all'  arte  di  durone  per  le  fratture  del  femore.  — 
Firmati — Gio.  Castellacci  —  Felice  de  Reusis  —  Dottor  Bresciani  de  Borsa  — 
Gorgone  (a). 


(a)  Xcl  rapporto  originale  manca  la  firma  del  Prof.  Secondi. 


1»  IV  0  e  11  A  31  31 A 

DEI  QUESITI  PER  LOTTAVO  CONGRESSO  IN  GENOVA 

I. 

Se  la  pcUiutoniia  ,  luodilìi'nudusi  nel  miglior  modo  possibile  il  ])rocesso 
operativo,  possa  iu  alcuni  e  detcrminati  casi  preferirsi  ni  taglio  cesareo.  Ved. 
pag.  304. 

U. 

Uelerminare  se  la  profonda  inliaiuiiiazione  cancrenosa  del  tessuto  cellulare 
sottocutaneo  cagionata  dal  morso  della  Dvcnjam  Drago,  volgarmente  detta  dai 
nostri  pescatori  Tracina,  debba  aversi  com' effetto  di  un  principio  venefico  del- 
l'animale, ovvero  come  conseguenza  della  ferita  da  morso. 

ra. 

Determinare,  1."  qual  sia  il  volume,  e  la  natura  dei  calcoli  vescicali  ch'e- 
sclude la  litotripsia  :  2."  determinare  quale  sia  il  volume  dei  calcoli  che  possono 
cavarsi  col  metodo  soltopubiauo ,  e  ([ual  sia  il  processo  operativo  più  conve- 
niente. 

IV. 

Determinare,  1 ."  i  casi  di  deviamento  della  colonna  vertebrale  dipendenti  da 
retrazione  di  muscoli  Sacro-Spinali:  2.°  Se  in  questi  la  miolomia possa  ragio- 
nevolmente praticarsi,  e  quali  vantaggi  se  ne  possono  ottenere.  Ved. pag.  271. 

V. 

Determinare  se  nel  caso  di  parto  periodico  con  feto  morto  nel  corso  dell'ot- 
tavo mese  convenga  nelle  gravidanze  consecutive  provocare  il  parto  prematuro. 
Ved.  pag.  326. 

BCRCl 

Chiaiu 
De:  Rensis 


ATTI   VERDALI 


DELLA 


SEZIONE    DI    C  II  I  311  C  A 


-o^O-OO  ;-i-^-O-0-o*- 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  22  SETTEMBRE 


Apre  V adunanza  il  Presidente,  prof.  Gioacchino  Taddei,  col  seguente  discoiso: 
«  In  quest'anno,  che  il  settimo  è  delle  scientifiche  nostre  peregrinazioni,  ci 
«  accoglie  giuliva  nel  suo  seno  la  vaga  Parlenope,  ove  natura  schiudendo  il  te- 
«  soro  delle  incanUttrici  sue  hellezze  ai  cultori  reverenti  di  Minerva,  offre  a  cia- 
«  scuno  di  essi  con  che  appagare  il  proj)rio  spirito.  Qua  in  fatti  i  più  grandiosi 
«  spettacoU  ;  fra  i  quali  il  Vesuvio  basterebbe  per  se  solo  ad  inspirare  al  Geo- 
te  logo  i  più  importanti  argomenti.  Qua  la  feracità  del  suolo  congiunta  a  tal  be- 
«  nignità  di  cielo  da  far  credere  all'agronomo,  che  la  rugiada  della  notte  faccia 
«  ripullulare  le  erbe  che  la  falce  del  mietitore  ,  o  il  dente  dell'arnieuto  ha  raso 
«  o  strappato  nel  giorno.  Qua  la  ricchezza  dei  prodotti  di  ogni  sorla,  |)er  il  na  • 
<(  luralista,  non  che  la  reminiscenza  per  il  fisico  e  per  i  seguaci  d'Esculapio  di 


—  334  — 

«  esser  nell.i  (erra  ove  il  gran  Pitagora  dettò  i  precetti  della  sua  filosofia  ;  pre- 
«  cetti ,  cui  seppe  dipoi  cosi  bene  unirormarsi  la  salernitana  Scuoia. 

«  E  in  mezzo  alle  maraviglie,  con  che  la  Natura  ci  rapisce  i  sensi,  un  nobile 
n  nazionale  orgoglio  eleva  il  nostro  sj>irito  alla  vista  della  tomba  del  principe 
«  fra  gli  epici  del  Lazio;  presso  cui  un  altro  gran  genio  italiano  e  favorito  dalle 
((  Muse  (il  cantore  di  Laura)  piantò  di  propria  mano  un  alloro  in  argomento  di 
«  profonda  venerazione!  Bene  quindi  si  espresse  colui,  che  gli  Scienziati  fer- 
ie vorosaniente  invitando  per  1" attuale  convegno  dava  con  laconico  motto  di  que- 
«  sta  terra  beata  una  giusta  idea,  rii)eteudo  con  Polibio,  che  persino  gli  stessi 
«  Dei  se  ne  disputarono  il  dominio. 

«  Quivi  oggi  trasportali  i  cultori  dell'italiana  Sapienza,  n'esulta  col  popolo 
«  r  Eccelso  e  Magnanimo  Monarca ,  vedendone  raccolto  nella  sua  Metropoli 
«  l'eletto  stuolo,  in  alto  già  di  scendere  in  arena  per  procurare  alla  scienza  an- 
«  cor  nuove  conquiste. 

«  Del  quale  scientifico  drappello  facendo  parte  integrante  pur  noi,  ne  for- 
ce miamo  una  Sezione  o  famiglia;  e  segnatamente  quella  di  cui  l'egida  è  la  Chi- 
«  mica,  scienza  senza  confini,  scienza  che  le  sue  investigazioni  spinge  e  adden- 
«  tra  nell'intima  essenza  dei  prodotti  tulli  della  natura,  qualunque  pur  sieno. 
«  Vogliamo  dunque  o  Colleglli,  o  Amici  (e  permettete,  io  ve  ne  prego,  al- 
ce l'espansione  del  mio  cuore  di  chiamarvi  con  tal  nome)  vogliamo,  ripeto,  pe- 
«  netrarci  di  quei  generosi  sentimenti ,  onde  penetrati  sono  pur  troppo  gli  al- 
te tri  commilitoni  nostri ,  e  facciamo  si  che  eguale  alla  loro  sia  la  lena ,  come  ne 
«  è  eguale  l'interesse,  e  identica  la  meta,  per  quanto  diversa  ne  sia  la  palestra. 
«  Una  nobii  gara  sorga  fra  noi ,  e  quella  gara  io  dir  voglio  che  preminenze  o 
«  distinzioni  non  cura,  ma  che  le  individuali  forze  sospinge  ad  arricchire  in 
«  qualche  modo  il  tesoro  delle  scientifiche  nozioni ,  senza  perdere  giammai  di 
«  vista,  che  in  fatto  di  naturali  discipline,  un  fenomeno  bene  osservato,  per 
«  quanto  non  prometta  verun  interesse  in  principio  o  per  ora,  può  averne  uno 
«  immenso  e  incommensurabile  in  appresso. 

«  E  chi  è  fra  noi  che  non  ricordi  essere  numerosissime  le  osservazioni ,  mol- 
«  tiplici  le  scoperte,  le  quali  dopo  esser  giaciute  sterili  o  senza  alcuna  utile  ap- 
«  plicazione  per  qualche  tempo;  sono  poi  divenule  fonti  inesauribili  per  l'in- 


—  355  — 

«  dustria,  e  tesori  per  le  arti? Serve  che  i  falli  sieno  bene  a^Tcrali,  o  clu' 

«  abbiano  l'impronta  solenne  di  verità  scientifiche...  Nulla  importa  di  calco- 
«  lame  tosto  il  valore,  né  calcolare  lo  si  [mote,  se  non  dopo  che  ne  venaimo 
«  indagati  i  nessi  coi  diversi  rami  <l('l  sapere,  o  ne  saranno  conosciute  le  reia- 
«  zioui  coi  bisogni  sociali  e  coi  comodi  della  vita. 

«  Chi  a\Tebbe  detto  che  una  bolla  saponacea  (nulla  più  che  un  trastullo  pue- 
«  rile)  potesse  somministrarci  la  chiave  per  discuoprire  quelle  tante  proprietà, 
«  bnde  sono  insigniti  si  il  fluido  atmosferico  che  altri  fluidi  aeriformi?  Chi  sa- 
«  rebbesi  aspettato  ciie  dalle  convulsioni  facili  ad  eccitarsi  pel  contatto  di  ele- 
«  rogenei  metalli  in  una  rana  decapitala  od  in  altro  modo  mutilata ,  ne  do- 
«  vesso  emergere  tanta  copia  di  fatti  non  meno  preziosi  per  la  Chimica  che  per 
«  la  Fisica?  Chi  avrebbe  immaginato  che  dai  bitumi  fossili ,  dagli  oli  e  dai  gras- 
«  si ,  si  sarebbe  fatta  scaturire  una  luce  più  energica  e  più  pura  col  solo  iso- 
«  lame  e  purificarne  prima  le  infiammabili  materie?  E  chi  finalmente  osereb- 
«  bc  dubitale  che  la  scienza  da  noi  professata ,  dopo  di  esserci  slata  si  prodi- 
«  ga  de'  suoi  doni,  non  ne  serbi  ancora  altri  molti  da  elargire  con  egual  pro- 
«  fusione?  .  .  . 

«  Si  !  Di  un  gran  numero  di  questi  hanno  già  partecipato  la  Medicina ,  l' A- 
«  gricoltura,  fondamento  eutrambc  della  sociale  umana  con^ivenza.  Dei  bene- 
«  fizii  della  Chimica  hanno  più  che  mai  risentito  le  arti,  i  mestieri  ;  ed  altri  an- 
«  Cora  ne  sperano  e  questi  e  quelle.  Né  vi  ha  poi  branca  o  partita  dei  naturali 
«  studii ,  che  non  ne  abbia  in  qualche  modo  fruito  ;  essendoché  ai  progressi  di 
«  essa  come  ora  va  debitrice  di  novelle  industrie  l'età  presente,  cosi  ne  ande- 
<(  ranno  debitrici  le  generazioni  venture! 

«  Non  è  dato  a  noi  come  non  è  dato  ad  altri  di  circoscrivere  il  dominio  di 
«  una  scienza  indagatrice  quale  la  nostra  si  è;  dovendo  per  forza  convenire, 
«  che  essa  esercitando  la  poderosa  sua  iufluenz;»  in  una  gran  parte  dello  scibile 
«  umano,  mette  per  cosi  dire  le  mani  da  per  tutto,  e  che  di  tali  prerogative 
«  ornata  essa  addiviene  madre  feconda  di  tutte  quelle  utili  risorse ,  onde  le  na- 
«  zioni  si  fan  prospere  e  s'ingigantiscono. 

«  Quindi  a  ragione  invocano  i  popoli  dalla  Chimica  i  soccorsi,  l'accarezzano 
«  i  jronarchi ,  la  favoreggiano  e  la  proteggono  i  Cìoverni ,  che  v  eghando  sui 


—  356  — 

«  propri  interessi  non  banno  bendati  gli  occhi! . . .  Ma  egli  è  oniai  tempo  ch'io 
«  cessi  da  tessere  ii  panegirico  della  scienza ,  del  cui  titolo  la  sezione  nostra  si 
«  onora,  avvegnaché  enumerandone  i  pregi,  io  non  faccio  che  ripetere  cose  a 
«  tutti  oniai  già  note. 

«  Basti  dunque  il  poco  che  dissi  al  solo  oggetto  di  esordire  le  nostre  scienli- 
«  Oche  elucubrazioni.  Spetta  ora  a  Voi,  dotti  Colleglli,  di  dimostrare  coi  fatti 
«  la  verità  di  ciò  che  io  esposi  «olle  parole.  Tale  è  l'ufTicio  che  c'incombe,  tale 
«  l'oggetto  della  nostra  speciale  missione.  Ilo  detto.  » 

Dopo  queste  calde  ed  affettuose  parole,  delle  quali  ben  s'intende  il  valore,  e 
cui  l'isponde  con  applausi  l'intera  sezione,  lo  stesso  Presidente  a  cagione  delle 
facoltà  concessegli  nomina  suo  Vice-Presidente  il  ()rof.  Raffaele  Pirla ,  e  suoi 
Segretari  i  prof.  Giovanni  Guarini  e  Luigi  Calamai.  Chiamati  questi  ad  assidersi 
ai  loro  posti,  il  Presidente  invita  chi  abbia  a  fare  comunicazioni  o  verbali  o  in 
iscritto,  e  a  dar  principio. 

Quindi  il  Coloiuiello  Marco  Antonio  Costa  legge  una  sua  Nota,  iu  cui  prende 
a  discorrere  della  malaria  e  di  un  eudiometro  da  esso  lui  inventato. 

Cosi  premesse  alcune  considerazioni  sopra  i  gravi  danni  recati  all'umanità 
dalla  malaria ,  e  sulle  cause  che  la  producono ,  fa  sentire  come  nei  tempi  passati 
uomini  insigni  si  siano  iugegiiali  di  determinare  il  grado  d'insalubrità  di  un'aria 
qualunque.  Sebbene  questi  non  sieno  potuti  giungere  ad  ottenerne  utili  risulta- 
nienti  ,  pure  non  dispera  egli  di  averne  de' fa>orevoli  col  suo  processo  diretto 
ad  un  tale  scopo.  Egli  considera  avere  la  sostanza  che  rende  l'aria  malsana  un 
limite  a  poca  altezza  da  terra,  essere  trasportata  dai  venti,  raccolta  dall'acqua, 
arrestata  da' veli,  decomposta  da  diversi  mezzi.  Crede  quindi  possa  anche  insi- 
nuarsi nei  corpi,  eccitarli,  e  promuovere  ne' medesimi  una  specie  di  putrefa- 
zione. In  una  parola,  questa  materia  miasmatica  ponderabile,  agirebbe,  secondo 
lui,  a  modo  di  fermenti.  E  perciò  suppone  che  una  sostanza  organica  putre- 
scibile possa  servire  di  mezzo  eudiometrico ,  essendoché  esposta  ad  un'aria  più 
o  meno  infetta  si  putrefarà  tanto  più  prontamente  quanto  maggiore  sarà  la 
quantità  della  materia  miasmatica  contenuta  dall'aria. 

Questa  lettura  del  Colonnello  Costa  é  seguita  dalla  presentazione,  per  jiarte 
dello  stesso  lettore,  di  una  sua  memoria  stampata,  iu  cui  trovasi  fra  i  partico- 


—  357  — 

lari  del  processo  indicato ,  la  puntuale  descri2Ìone  del  nuovo  strumento  che  ne 
Torma  la  parte  principale. 

Il  Presidente  avuto  riguardo  alla  molta  importanza  del  so^'gctto,  invila  la  se- 
zione a  volersene  occupare.  Al  quale  in\  ito  corrispondeuilo  il  prof.  Sorda ,  fa 
osservare  che  la  putrefazione  nei  corpi  organizzati  non  ha  luogo  se  non  quando 
in  essi  cessata  sia  la  vita,  ed  i  miasmi  esser  prodotti  da  sostanze  talmente  sfug- 
gevoli da  non  potersi  cosi  facilmente  misurare.  Queste  proposizioni  danno  luogo 
ad  animala  discussione,  nella  quale  il  Colonnello  Costa  sostiene  quanto  avea  già 
dello  nella  sua  Nola,  cioè  essere  i  miasmi  corpi  ponderabili,  e  non  cosi  sfug- 
gevoli alle  osservazioni,  come  inclinerebbe  a  credere  il  suo  oppositore.  Egli  ap- 
poggia questa  sua  opinione  al  fatto  della  Maremma  Toscana,  dove  i  miasmi, 
egli  dice,  possono  essere  riparati,  assorbiti  dall'acqua,  e  da  altri  corpi.  Ma  poi- 
che,  mentre  non  conviene  di  ciò  l'altro,  insiste  il  primo  sulla  misurabilità  di 
questi  corpi ,  il  Presidente  invila  i  contendenti  a  volere  stabilire  quale  sia  la  si- 
gnificazione che  intendono  di  dare  alla  parola  miasma.  E  il  Colonnello  Costa  ri- 
piglia essere  i  miasmi,  a  parer  suo,  corpuscoli  emanati  dai  corpi  in  putrefazio- 
ne, impercetlibili ,  di  natura  organica,  e  di  un'azione  atta  a  decomporre  gli  al- 
tri corpi  organici.  Ma  ({ucsta  delinizionc  non  persuade  il  prof.  Sorda  a  dover  ri- 
tenere i  cennati  corpuscoli  come  di  per  sé  stessi  suscettivi  di  misura ,  e  per  con- 
seguenza tali  da  potersene  riconoscere  l' intima  essenza.  Il  Presidente  fa  allora 
rilleltere  che  potendo  venire  scomposti  per  l'azione  del  cloro,  e  molto  proba- 
bile che  sicno  di  natura  organica.  £  sia  pur  cosi  soggiunse  il  prof.  Sorda  ;  ma 
non  debbono  confondersi  i  corpi  morti  coi  corpi  viventi.  I  fermenti  se  promuo- 
vono la  putrefazione  si  è  nei  primi  e  non  nei  secondi.  Ed  a  queste  altre  rifles- 
sioni aggiungendo,  concliiude  in  ultimo  che  il  proposto  mezzo  eudiometrico  non 
potrebbe  servire  all'uopo. 

Dopo  alcune  domande  fatte  dal  dott.  Cappa  al  Colonnello  Costa ,  il  prof, 
cav.  Longo  affacciando  altre  considerazioni  sulla  natura  dei  miasmi,  tenta  di 
spiegarne  l'azione  malefica  sull'uomo.  Ma  poiché  conosce  essere  la  questione 
che  ne  occupa  assai  complicata ,  dichiara  il  desiderio  che  sia  nominala  una  Com- 
missione all'oggetto  di  prendere  in  esame  le  molte  cose  enunciate,  e  di  riferire 

in  proposito. 

4G 


—  358  — 

li  Prosidenle  dichiara  voler  ciò  fare  nel  giorno  seguente;  e  come  il  soggetto 
ìli  (HU'Stione  non  è  senipliconionte  diiniico,  cosi  vf.\i  stabilisce  di  aggiungere 
alla  domandata  Commissione  anche  alcuni  che  simultaneamente  coltivassero  le 
scienze  mediche. 

Malgrado  questa  determinazione,  il  prof.  Piria  crede  opportuno,  riassumendo 
le  cose  già  dette ,  di  far  anche  egli  alcune  considerazioni  sulla  natura  dei  miasmi. 
Rileva  pertanto  che  se  i  chimici  non  hanno  stabilito  cosa  alcuna  su  di  ciò,  non 
hanno  nemmeno  dichiarato  essere  impotenti  a  determinare  l'indole  di  detti  mia- 
smi. Intanto  osserva  che  le  piogge  distruggendo  i  miasmi  provano  la  loro  so- 
lubilità; che  il  cloro  disidrogenandoli ,  ed  in  conseguenza  scomponendoli,  prova 
del  pari  la  loro  materialili'i ,  non  meno  che  la  loro  natura  organica.  Tuttavia 
egli  non  li  considera  come  sostanze  gassose,  ma  bensì  come  corpicciuoli  sospesi 
nell'aria.  Se  fossero  sostanze  gassose;  egli  dice,  troverebbersi ,  secondo  la  legge 
del  Dalton  in  tutti  gli  strati  dell'aria  atmosferica,  mentre  non  mescolandosi  con 
questa,  non  si  trovano  ordinariamente  che  ne' suoi  strati  inferiori. 

Il  prof.  Sementini  appoggiando  queste  ipotesi  ricorda  gli  sperimenti  del  !Mo- 
scati ,  i  quali  provano  egualmente  che  (|uesti  miasmi  sono  di  natura  organica 
animale,  e  solubili  nell'acqua.  . 

Ma  il  prof.  Hicci,  entrando  egli  pure  nella  discussione,  mentre  conviene  coi 
due  preopinanti  della  natura  organica  di  questi  miasmi ,  sconviene  che  non  |)os- 
sano  essere  sostanze  gassose.  Se  l'acqua,  egli  dice,  è  capace  di  discioglierli, 
l'accfua  del  pari  discioglie  le  medesime  sostanze  gassose.  Ma  il  prof.  Piria  sog- 
giunge, che  nei  luoghi  elevati  la  malsania  non  ci  ha.  Nella  Maremma  Toscana, 
per  esempio,  le  febbri  si  svolgon  solo  negli  abitanti  del  jìiano.  Quindi  lo  stesso 
prof.  Piria  parla  della  mescolanza  dei  gas  fra  di  loro  :  egli  non  la  considera  iden- 
tica alla  soluzione  ;  e  ricorda  ancora  non  essere  stato  ammesso  dai  chimici  che 
le  materie  organiche  sieno  ridotte  in  sostanze  gassose. 

Facendosi  allora  varie  questioni  sulla  causa  della  solubilità  ed  insolubilità , 
il  Presidente  richiama  all'  ordine  la  discussione.  Osserva  non  potersi  dimenti- 
care la  legge  del  Dalton.  Sul  monte  Imalaia  trovarsi  l'acido  carbonico;  i  miasmi 
però  non  si  trovano  nei  luoghi  elevati  ;  le  sostanze  organiche  tanto  azotate  che 
non  azotate  non  sono  assorbite  dalle  piante  se  non  (piando  sono  cangiate  in  am- 


—  359  — 

iiiuniac-a  i-d  in  acidu  carbonico.  Ricorda  a  questo  proposito  le  sue  osservazioni 
e  quelle  del  Piria  recate  in  mezzo  nel  Congresso  di  Milano. 

Il  prof.  Longo  riepilofiando  [e.  co.sl'  h'ììì  delle,  vorrebbe  riunire  le  parti,  ani- 
niellendo  essere  la  materia  miasmatica  in  uno  stato  assai  vicino  al  gas  ;  ma  il 
prof,  l'iria  si  opjwne  a  ciò,  facendo  osservare  che  i  chiinici  banno  ben  distinto 
i  gas  ed  i  va|)ori,  e  non  potersi  né  questi  né  quelli  confondere  con  materie  sem- 
plicemente sospese.  Il  prof.  Iticci  finalmente  concilia  la  questione  facendo  sen- 
tire die  egli  riguarda  la  materia  organica  come  fonte  di  sostanze  gassose  atte  ad 
insinuarsi  nei  corpi,  ed  a  cagionarvi  speciali  alterazioni  organiche. 

La  Cava  domandando  allora  la  jìarola ,  richiama  l'attenzione  dell'uditorio  sulla 
natura  dei  miasmi ,  che  egli  pure  ritiene  come  organica.  Discorre  intanto  sull'a- 
zione fisiologica  di  alcune  parti  organiche  ;  sulla  determinazione  dei  contagi  : 
sugli  elTetti  dei  miasmi. 

Il  Presidente  credendo  sufficientemente  discusso  l'argomento ,  chiude  l'.Vdu- 
nanza. 

Il  Presidente — Gioacchino  Taddei 


r  GlOVAN.M  GlAUI.M 

I  Segretari  { 

(  LiiGi  Calamai 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTOIBKE  18i5 


-»f}0 


Jt  RESiEDE  l'adunanza  il  prof.  Gioacchino  Taddei. 

Il  Segretario  prof.  Calamai  legge  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente, 
il  quale  è  approvato. 

Il  prof.  Sementini  crede  di  dover  ritornare  sulla  discussione  del  giorno  pre- 
cedente relativa  all'eudiometro  proposto  dal  Colonnello  Costa,  poiché  gli  sem- 
bra di  avere  alcune  osservazioni  da  fare  in  proposito. — A  quest'oggetto  invita 
il  sig.  Costa  ad  esporre  i  principi  sui  quali  egli  fonda  l'applicazione  del  suo  stru- 
mento misuratore.  E  questi  si  fa  minutamente  a  dimostrare  non  tanto  i  principi 
i|uanto  le  ragioni  che  lo  hanno  condotto  ad  adottare  questo  suo  processo  nella 
misurazione  della  malaria.  Ciò  che  riferisce  non  è  che  una  ripetizione  di  quello 
che  avea  già  letto  precedentemente. 

Udito  questo  il  prof.  Sementini  protesta  contro  i  principi  esposti  dal  Costa. 
Facendo  astrazione  da  tutte  le  quistioni  scientiflche  relative  alla  natura  dei  mia- 
smi, parla  della  corruzione  delle  sostanze  animali.  Osserva  che  sebbene  le  carni 
de' diversi  animali  morti  per  malattie,  e  per  morte  violenta  sieno  apparente- 


—  361  — 

mente  le  stesse ,  i  cambiamenti  che  subiscono  dipoi  sono  molto  diversi.  La  cor- 
ruzione, ei  dice,  colpire  più  rapidamente  le  carni  già  malate  ;  esser  rallentala 
di  molto  nelle  piii  sane.  Né  ciò  solo  può  influire  a  (|ueste  notabilissime  differen- 
ze :  imperciocché  la  temperatura ,  uno  stato  più  o  meno  \  aporoso ,  e  la  presenza 
di  diverse  sostanze  possono  più  o  meno  accelerare  o  ritardare  la  putrefazione. 
Ricorda  intanto  il  fatto  di  un  macellaro  di  Londra,  il  quale  procurava  che  le 
carni  non  si  guastassero  cosi  prestamente,  immergendole  nell'acido  carbonico, 
ritenuto  da  tutti  come  uno  dei  più  valenti  antisettici.  Quindi  conchiude  che  es- 
sendo le  carni  suscettive  di  alterazione  diversa  pel  variare  delle  condizioni  in 
cui  possono  trovarsi ,  il  proposto  mezzo  eudiometrico  non  deve  riuscire  che 
incerto. 

A  ciò  risponde  il  Colonnello  Costa,  non  essergli  nuove  quelle  obiezioni ,  poi- 
ché le  faceva  a  se  stesso  ([uando  a|)punto  pensava  a  tale  suo  processo.  Perciò 
ha  stabilito  di  adoperarvi  una  sostanza  ch'é  costantemente  identica.  Questa  so- 
stanza é  l'urea.  Quanto  all'osservazione  relativa  al  macellaro  di  Londra,  senza 
negare  il  fatto,  dichiara  non  importar  menomamente  all'attuale  quistioue. 

Ma  il  prof.  Sorda  considerando  l'azione  del  calorico  e  dell'umidità  come  cause 
principali  e  continue  delle  alterazioni  organiche,  cioè  della  putrefazione,  insi- 
ste sulla  fallacia  dei  risultamenti  che  possono  aversi  dal  proposto  eudiometro. 

Il  prof.  Casoria  anch'egli  parla  della  natura  dei  miasmi.  Crede  debbansi  di- 
stinguere i  palustri  da  quelli  che  comunemente  invadono  le  carceri  ed  altri  luo- 
ghi analoghi.  Nelle  due  circostanze ,  soggiunge  esservi  cause  e  condizioni  di- 
verse, quindi  gli  effetti  esser  debbono  diversi.  Domanda  perciò  all'inventore 
dell'eudiometro  a  quale  di  questi  due  generi  di  miasmi  intenda  d'applicarlo. 

Al  che  si  risponde  :  non  potersi  ammettere  questa  differenza  e  quando  si  do- 
vesse ammettere,  lo  strumento  applicasi  indistintamente  nei  due  casi. 

Questa  proposizione  sollecita  il  prof.  Casoria  a  domandare  al  Colonnello  Costa, 
se  abbia  sperimentato  il  suo  strumento.  Non  dandosi  risposta  affermativa ,  si 
discute  da  molti,  e  facendosi  molte  congetture  sui  presunti  effetti  del  progettato 
processo,  assai  si  dice  sulle  sua  improbabilità  di  successo. 

.Ma  poiché  é  ricondotta  dal  Presidente  la  questione  ai  suoi  veri  termini,  il 
prof.  Ricci ,  riepilogando  le  cose  dette  dal  Costa  e  da  altri ,  pone  in  campo  uuo\  i 


—  302  — 

dubbi. — Crede  egli  pure  non  potersi  veriflcare  cosi  facilmonle  I  eguaglianza  delle 
condizioni  nella  sostanza  o  nelle  sostanze  che  si  sottopongono  allo  sperimento. 
Questa  opinione  è  pur  sostenuta  dal  prof.  Longo;  il  quale  crede  ancora  non 
poter  essere  che  apparenti  gli  ell'etti  che  otteucr  si  debbono  dal  proposto  pro- 
cesso. In  qualunque  modo,  dice  lo  stesso  professore,  ciò  che  si  ottiene  da  una 
materia  organica  in  uno  sperimento ,  non  può  supporsi  che  si  ottenga  egual- 
mente dai  corpi  viventi. 

Ma  il  sig.  Gaultier  de  Claubry  crede  di  dovere  aggiungere  alle  molte  cose 
dette,  che  realmente  dalla  putrefazione  delle  sostanze  animali,  si  svolgano  ma- 
terie organiche  particolai-i  facili  a  determinarsi.  Esser  noto  che  facendo  |)assare 
l'aria,  che  se  ne  è  impregnata,  a  traverso  di  un  tubo  di  platino  reso  incande- 
scente, esse  vi  si  depositano  e  vi  si  scompongono.  Probabilmente  questa  materia 
organica  è  il  prodotto  di  tanti  animaletti  contenuti  nell'aria.  Quest'opinione  è 
pure  ammessa  dal  prof.  Ricci. 

Finalmente  il  Presidente,  a  dimanda  del  cav.  Longo,  pone  termine  a  questa 
discussione,  e  forma  la  commissione  per  l'esame  del  progetto  che  l'ha  promos- 
sa. Essa  è  composta  dai  prof.  Sementini  cav.  Longo,  e  dott.  Casoria. 

Quindi  il  dott.  Polli  comunica  di  avere  il  dott.  Bertozzi  trovato  in  un  calcolo 
umano  raccolto  nella  cistifellea,  una  certa  quantità  di  rame.  Questo  caso  straor- 
dinario già  annunziato  in  qualche  giornale  del  regno  Lombardo- Veneto ,  richia- 
ma l'attenzione  della  sezione.  Lo  stesso  Polli ,  dopo  aver  presentato  vari  pezzi  del 
calcolo  medesimo,  fa  delle  osservazioni  sulla  causa  della  presenza  di  detto  me- 
tallo in  essi.  Si  discorre  allora  e  da  lui,  e  dal  prof.  Sementini  della  natura  de' 
calcoli,  e  delle  diverse  loro  specie.  Asserisce  intanto  il  dott.  Polli,  che  in  quello 
in  cui  si  è  trovato  rame  la  colesterina ,  se  vi  si  trovi ,  non  è  che  in  piccolissima 
quantità. 

Il  prof.  Pirla ,  manifestando  il  desiderio  che  sieuo  fatte  ricerche  sopra  altri  cal- 
coli ,  onde  vedere  se  realmente  sia  questa  una  specialità ,  lo  stesso  dott.  Polli 
fa  sentire,  che  simili  ricerche  sono  state  già  fatte,  ma  senza  effetto;  poiché  in 
molti  altri  calcoli  appartenenti  ad  individui  diversi  non  ù  stato  trovato  lin  ([ui 
rame.  Cosi  il  l'irla  couchiude,  doversi  in  questo  caso  il  rame  ad  una  condizione 
morbosa  ed  accidentale.  La  qual  cosa  vicn  pure  confermata  dal  Presidente. 


—  303  — 

Uopo  questo,  lo  stesso  dott.  Polli  presenta  della  Mannite  ottenuta  dal  sig.  Gio- 
\anni  Ruspini  con  un  processo  che  da  costui  si  dichiara  come  economico. 
Kssa  è  ricavata  dalla  manna  col  semplice  mezzo  dell'acqua  ed  ù  decolorala 
col  carhone  animale.  La  sezione  trova  questo  materiale  zuccherino  bianchissi- 
mo e  ben  cristallizzato.  Il  prof.  l'iria  ricorda  che  il  principe  C.  Luciano  Bona- 
parte  presentò  al  Congresso  di  Lucca  Mannite  bellissima  ottenuta  con  un  pro- 
cesso analogo  a  quello  del  Ruspini.  Al  che  il  dott.  Polli  risponde,  aver  il  Ru- 
spini nella  sua  memoria  accennato  questo  processo ,  che  è  per  altro  diverso 
dal  suo. 

Ora,  trattandosi  di  economia  di  processo  per  un  prodotto  senza  eccezione,  e 
per  un  materiale  utile  alla  medicina ,  come  osserva  ancora  il  prof.  Taddei ,  il 
Presidente  generale,  cav.  Santangelo,  che  onora  di  sua  presenza  la  Sezione  in 
quest'Adunanza ,  manifesta  il  desiderio  che  lo  sperimento  di  Ruspini  sia  ripetuto 
In  Napoli;  poiché  egli  dice,  raccogliesi  dal  Frcuinux  Ornm  nelle  Calabrie  non 
solo,  ma  anche  in  altre  parti  del  Regno,  una  gran  quantità  di  manna  ottima, 
la  quale  intanto  non  trova  grande  spaccio  in  connnercio.  Il  dott.  Polli  facendo 
allora  lettura  delle  conchiusioni  del  Ruspini  nelle  quali  si  parla  della  conve- 
nienza di  tale  fabbricazione  nel  regno  di  Napoli ,  fa  rilevare  come  esse  sieno 
identiche  a  quelle  ora  esposte  da  S.  E.  il  cavalier  Santangelo. 

Quindi  il  cav.  Longo  ritorna  sulla  questione  relativa  al  rame  trovato  nei  cal- 
coli biliari ,  facendo  osservare  che  il  prof.  Bizio  di  Venezia  ha  trovato  questo 
metallo  in  un  mollusco;  quindi  opinerebbe  potesse  ritrovarsi  il  rame  negli  ani- 
mali ,  o  in  alcune  loro  parti. 

Intorno  a  che  risponde  il  Presidente,  potere  gli  animali  prenderlo  dalle  lo- 
calità in  cui  \ivono.  Per  esempio,  le  acque  che  bagnano  i  bacini  del  London- 
Doili  sono  talmente  pregne  di  rame,  da  uccidere  quei  pesci  che  a  caso  vi  s'in- 
sinuano. Perciò  nulla  di  più  facile  che  gli  animali  prendano  del  rame  cogli  ali- 
menti di  cui  si  nutriscono. 

Da  queste  considerazioni  si  passa  ad  esaminare  quali  sieno  i  veicoli ,  per 
mezzo  dei  quali  possa  giungere  il  rame  fino  agli  animali. 

A  questo  projiosito  il  Calamai  annunzia,  che  in  alcune  acque  dei  pozzi  di 
Firenze  ha  trovato  del  rame  nella  circostanza  di  analisi  da  esso  lui  fatte  scru- 


|H)lusanicnte,  agendo  sopra  grandi  masse.  Questo  rame,  sempre  in  frazioni  som- 
nianicutc  piccole  ed  indeterminabili ,  \ì  era  presumibilmente  allo  stalo  di  car- 
bonato. Egli  si  è  potuto  accorgere  che  proveniva  dai  vasi  coi  quali  si  suole  at- 
tingere l'acqua. 

Né  solo  il  Calamai  ha  trovato  ramo  in  cose  che  servano  alla  vita  degli  animali. 
Il  Gahn,  dice  il  Piria,  coli' autorità  del  Berzelio,  trovava  rame  col  cannello  in 
(ulte  le  ceneri  dei  vegetabili;  così  egli  conchiude,  che  se  nel  ricercare  il  rame 
contenuto  in  alcune  sostanze  in  tenuissima  quantità ,  sia  dilTicile ,  queste  quan- 
tità depositandosi  a  poco  a  poco  in  alcuna  parte  dell'organismo  possono  succes- 
sivamente esser  veriflcate  col  mezzo  dei  reagenti. 

La  questione  relativa  alla  ricerca  dell'origine  del  rame  nei  corpi  viventi  sem- 
bra importante;  quindi  il  Ricci,  il  l'olii,  il  cav.  Longo,  il  Calamai  ed  il  Presi- 
dente vi  portano  vicendevolmente  le  loro  considerazioni. 

Il  prof.  Piria  intanto  dichiara  non  fargli  mara>  iglia  di  trovar  rame  nelle  acque 
ed  in  altre  materie ,  come  in  quelle  appartenenti  ad  animali ,  ma  sibbene  tro- 
varlo nelle  vie  d'eliminazione  diverse  dalla  comunale,  com'è  quella  dei  reni. 
Su  di  che  il  Presidente  ricorda  l'azione  dell'ossido  di  rame  sopra  varie  sostanze 
organiche ,  e  dice  volersi  trattenere  su  questo  soggetto  in  altra  adunanza. 

Intanto  sopra  una  domanda  del  dolt.  Polli  si  fanno  molte  considerazioni  chi- 
mico-fisiologiche,  perchè  si  trovi  rame  nel  calcolo  cistifelleo  e  non  nelle  altre 
parli  che  lo  hanno  prodotto,  cioè  che  hanno  cooperato  alla  sua  produzione. 
Queste  considerazioni  richiamano  il  Presidente  a  dichiarare ,  concordemente  a 
quanto  innanzi  aveva  detto  il  Piria ,  che  se  non  si  è  trovato  rame  nella  bile  e 
nelle  altre  parli  che  avevano  relazione  col  citato  calcolo  ;  non  deve  sorpren- 
dere, poiché  \\  poteva  essere  in  tal  quantità  da  non  potersi  rendere  sensibile 
alle  ricerche  chimiche. 

Il  tempo  concesso  alla  durata  dell'adunanza  essendo  esaurito  si  lascia  la  que- 
stione. Il  Presidente  peraltro  prima  di  sciogliere  l'adunanza  stessa  domanda  se 
i  componenti  la  Sezione  credano  conveniente  di  nominare  una  Commissione  di 
Censori ,  onde  esaminare  i  lavori  che  possono  essere  successivamente  esibiti  per 
leggersi.  Rispondendosi  afTermativamenle  nomina  a  quest'oggetto  i  sigg.  prof. 
Sementini,  Ricci,  e  Guarini.  Venendo  tìnalmenle  manifestato  da  diversi  mem- 


—  365  — 

bri  dcll.1  Sezione,  non  die  dagli  stessi  Commissari  eletti ,  clic  pure  il  Presidente 
facesse  parte  della  Commissione  medesima  in  qualità  di  Presidente,  egli  ricusan- 
dr)  il  grado  vi  s'inclndc  come  aggiunto. 
Dopo  di  ciò  l'adunanza  è  si'iolta. 

Il  Presidente  —  Gioacchino  Taddki 

(  GlOVANM  Gl'ARIM 

J  Segretari  { 

(^  LriGi  Calamai 


47 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  24  SETTEMBRE 


H»H«- 


J  RESIEDE  l'adunanza  il  prof.  Taddei.  Vien  letto  dal  segretario  prof.  Luigi  Ca- 
lamai il  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  quale  si  approva  dietro  un'aggiun- 
zione reclamata. 

Lo  stesso  segretario ,  prof.  Luigi  Calamai  legge  una  sua  scrittura ,  che  ha  per 
titolo:  »  Osservazioni  sopra  l'azione  di  alcune  sostanze  saline  fra  di  loro  ». 

L'A.  dopo  aver  ricordato  che  molti  sali  tendono  a  combinarsi  insieme  sta- 
bilmente, osserva  che  specialmente  i  solfati  sono  in  questo  caso.  Citando  ad 
esempio  il  solfato  di  allumina  coi  solfati  alcalini,  e  questi  coi  solfati  di  magne- 
sia ,  di  manganese,  di  ferro,  di  cobalto,  di  nichelio,  ec. ,  e  dichiarando  esser 
ciò  conosciuto  ,  crede  però  non  lo  sia  il  grado  di  forza  con  cui  queste  combi- 
nazioni hanno  luogo  ;  imperciocché  egli  dice  che  secondo  le  leggi  delle  airmilà 
potremmo  credere ,  che  i  cloruri ,  i  nitrati ,  e  gli  acetati  di  potassa ,  di  soda ,  e 
di  ammoniaca ,  dovessero  in  ogni  circostanza  scomporre  i  solfati  di  magnesia , 
di  allumina,  di  manganese,  di  ferro,  di  cobalto,  di  nichelio,  di  zinco  <■  di  ra- 
me, mentre  ciò  non  si  verifica  che  sotto  alcune  condizioni. 

Partendo  quindi  da  due  fatti  analoghi ,  uno  raccolto  da  lui,  e  l'altro  dal  sig. 
Orosi  di  Livorno,  nei  quali  si  era  osservato  che  certi  sali  posti  a  reciproco  con- 


—  367  — 

(atto ,  si  scomponevano  nei  loro  equivalenti  fino  ad  un  certo  punto  e  non  com- 
piutamente ,  credè  d'istituire  una  serie  di  ricerche,  onde  vedere  se  il  fatto  si 
fosse  più  generalizzato  come  ei  supponeva;  ed  ecco  dalla  mag;:ior  parte  defili 
sperimenti  da  lui  istituiti  i  risullnuienti  avuti. 

«  Disciolto  in  acqua  un  equivalente  di  cloruro  di  sodio  ed  uno  di  solfato  di 
«  magnesia,  coli' evaporazione  della  soluzione  ottenne  quattro  proporzioni  cor- 
«  rispondenti  di  cloruro  di  sodio  e  di  cloruro  di  magnesia ,  di  solfato  di  soda  e 
«  di  solfato  di  magnesia.  Questi  due  ultimi  sali  erano  fra  di  loro  stabilmente 
M  combinati.  Perciò  il  cloruro  di  sodio  fu  scomposto  per  metà,  come  lo  fu  per 
«  metà  il  solfato  di  maguesia. 

«  Avendo  poi  disciolto  un  equivalente  di  solfato  di  soda ,  uno  di  solfato  di 
«  magnesia,  ed  uno  di  cloruro  di  sodio,  coli' evaporazione  (ino  a  siccità  non  ot- 
«  tenne  dal  residuo  per  mezzo  dell'alcool  clie  traccia  debolissima  di  cloruro  di 
«  magnesio,  imbrattiUo  di  cloruro  di  sodio.  Questa  traccia  nou  può  che  atlri- 
((  buirsi  all'azione  dell'alcool  impiegato  nello  sperimento.  Dunque  il  cloruro  di 
«  sodio  in  tal  caso  col  solo  intermedio  dell'acqua  non  fu  scomposto  dal  solfato 
«  di  magnesia. 

«  Sostituito  al  solfato  di  magnesia  quello  di  allumina  neutro ,  i  risultamenti 
«  furono  perfettamente  identici ,  si  nella  prima  come  nella  seconda  parte  dello 
«  sperimento. 

«  L'acetato  di  soda  col  solfato  di  magnesia  nelle  solite  proporzioni,  si  sono 
«  comportati  egualmente,  formando  solfato  doppio  di  magnesia  e  di  soda  ed  ace- 
«  tato  di  magnesia;  mentre  col  l'intermedio  del  solfato  di  soda  la  reazione  non 
«  ha  più  avuto  luogo. 

«  L"n  equivalente  di  solfato  di  rame  (cioè  gr.  124,  94)  ed  uno  di  cloruro  di 
«  sodio,  disciolti  nell'acqua,  hanno  formalo  una  soluzione  cilestre,  che  si  è 
«  volta  leggermente  al  verdastro.  Evaporato  e  trattato  il  residuo  avutone  con 
«  alcool,  si  è  disciolto  cloruro  di  rame  riconoscibile  al  suo  bellissimo  colore 
«  smeraldo.  Da  questa  soluzione  alcoolica  evaporata  si  è  ottenuto  un  residuo, 
«  il  quale  disciolto  in  acqua  acidulata  con  acido  cloridrico,  ha  somministrato 
«  per  cementazione  gr.  lo  di  rame,  cioè  gr.  0,85  meno  della  metà  di  quello 
«  che  era  contenuto  nel  solfato  impiegato.  Il  residuo  lasciato  dall'alcool,  trat- 


—  3fi8  — 

<(  talo  con  acqua,  ha  formato  una  soluzione  cilcsdc,  da  cui,  coll'aggiunta  d'un 
«  poco  d'acido  solforico,  si  è  ottenuto  puro  per  ccnicntazionc  il  resto  del  rame, 
«  cioè  sr.  lo  e  qualche  frazione.  Dovendo  il  rame  essere  per  l'intero  sr.  31,  70, 
«  la  differenza  deve  valutarsi  come  perdita. 

«  Posto  solfalo  di  soda,  solfato  di  rame  e  cloruro  di  sodio  nelle  ragioni  di 
<(  loro  equivalenza,  non  si  è  verificata  scomposizione  del  cloruro  di  sodio. 

<(  Disciollo  un  equivalente  di  solfalo  di  zinco  ed  uno  di  cloruro  di  sodio ,  e 
«  trattala  la  soluzione  al  solito  coll'evaporazione,  l'alcool  ha  separato  dal  residuo 
«  il  cloruro  di  zinco  nella  quantità  corrispondente  alla  metà  di  quella  che  avreh- 
«  be  dovuto  essere,  quando  la  scomposizione  fosse  stata  compiuta  fra  i  due  sali. 

<(  Aggiunto  ai  due  sali  summentovali  un  equivalente  di  solfato  di  soda,  non 
«  vi  è  stato  più  formazione  di  cloruro  di  zinco.  Quindi  in  questo  caso  il  cloruro 
«  di  sodio  non  ha  reagito  sul  solfato  di  zinco. 

«  l'n  equivalente  di  acetato  di  rame  ed  uno  di  solfato  di  potassa  si  sono  com- 
«  jwrtati  in  un  modo  particolare ,  perocché  vi  è  slata  scomposizione  di  acetato 
«  di  rame  colla  precipitazione  del  suo  ossido  :  ciò  che  è  dipeso  dalla  tendenza 
«  del  solfato  di  potassa  a  diventare  bisolfato.  Aggiunto  alla  miscela  un  altro 
«  equivalente  dell'acetato  medesimo ,  mentre  questo  pure  si  è  scomposto  in  par- 
«  te,  nella  evaporazione  poi  del  liquido  vi  è  stato  svolgimento  di  acido  acetico. 
«  Si  opina  che  siasi  formato  da  prima  bisolfato  di  potassa  e  solfato  di  rame  ;  che 
«  poi  siasi  formato  altro  bisolfato  di  potassa,  e  che  in  ultimo  l'acetato  di  potassa: 
<(  ed  a  quella  condizione  di  temperatura  e  di  densità ,  siasi  scomposto  per  ripor- 
«  tare  il  bisolfato  allo  stato  di  solfato  neutro.  Checché  sia,  nel  residuo  si  è  tro- 
«  vaio  una  combinazione  di  solfato  di  potassa  e  di  rame ,  ed  acetato  di  biossido 
«  di  mme. 

«  Un  equivalente  di  solfato  di  protossido  di  ferro  ed  uno  di  tartarato  di  soda , 
«  hanno  formato  tanto  tartarato  di  ferro  quanto  ne  poteva  venire  dalla  scom- 
«  posizione  scambievole  della  metà  de' due  sali. 

«  L'intermedio  del  solfato  di  soda  ha  impedito  la  scomposizione  fra  il  tarla- 
le rato  di  soda  ed  il  solfato  di  ferro. 

«  Un  e<iuivalente  di  solfato  di  magnesia  ed  uno  di  nitrato  di  potassa,  hanno 
«  dalo  solfato  di  magnesia  e  di  potassa  e  nitrato  di  potassa  e  di  magnesia. 


—  Sco- 
tt Per  l'aggiunta  di  un  equivalente  di  solTato  di  potassa  è  cessato  ogni  reazio- 
ne fra  il  soirato  di  magnesia  ed  il  nitrato  di  potassa. 

'(  In  (■((uivalente  di  acetato  di  potassa  ed  uno  di  solfato  di  magnesia,  hanno 
'(  dato  luogo  alla  formazione  da  una  parte  di  acetato  di  magnesia  e  dall'altra  di 
((  solfato  di  potassa.  In  questo  caso  la  scomposizione  è  stata  quasi  compiuta  , 
«  perché  la  potassa  è  una  base  troppo  forte  rimpetto  alla  magnesia,  e  l'acido 
«  solforico  un  acido  troppo  forte  di  fronte  all'acetico;  il  quale  poi  sta  anche  più 
<(  fortemente  unito  per  affinità  speciale  alla  magnesia,  poiché  durante  l'evapo- 
<t  razione  del  liquido  non  si  sviluppa  esso  come  dalla  jìotassa.  In  questo  speri- 
«  mento  resta  un  dubbio  per  altro,  ed  é  se  l'alcool  che  s'impiega  determini 
«  prontamente  la  scomposizione  del  sale  risultante.  È  un  fatto  che  se  questo  li- 
«  quido  non  si  fa  rimanere  sul  residuo  salino  ,  si  trova  sempre  in  questo  molta 
«  magnesia. 

Cosi  da  (luesti  fatti  il  Calamai  crederebbe  che  risultasse  «  che  quando  due  sali 
«  solubili,  uno  dei  quali  è  a  base  alcalina,  e  l'altro  comunque,  purché  sia  un  solfa- 
«  to,  e  che  dalla  scainl/ievole  scomposizione  loro  non  si  formino  combinazioni  insolu- 
«  bili,  vi  ha  nella  generalilà  dei  casi  scomposizione  fra  l'equivalente  dell'uno  e  l'equi- 
«  valente  dell'altro,  da  produrre  una  combinazione  più  complessa,  costituita  da  due 
«  solfati ,  e  contro  la  quale  ogni  avanzo  de'  sali  impiegati  in  quella  reazione  resta 
«  inerte. 

Il  prof.  Ricci  prendendo  la  parola  si  fa  a  considerare  con  il  BerthoUet,  co 
Licbig  e  con  altri  quali  sieno  le  opinioni  che  tengono  i  chimici  sull'azione  che 
hanno  fra  di  loro  i  sali  che  restano  tranquilli  in  un  liquido  in  cui  sono  stati  di- 
sciolti. L'equabile  scompartimento  degli  acidi  colle  basi  loro  rispettive,  sem- 
bra, ei  dice  ,  per  alcuni  comprovato,  per  altri  pare  che  le  adìnità  più  forti  in 
questo  caso  sieno  soddisfatte.  Le  sperienze  del  Calamai  poter  dichiarare  que- 
sti dubbi. 

E  il  prof.  Pirla  soggiunge,  esser  diflìcilc  di  determinare  quando  fra  due  sali 
disciolti  nell'acqua  ha  luogo  una  scomposizione  compiuta.  L'evaporazione  che 
s'impiega  a  solidifìcarc  i  sali  stati  disciolti  é  tal  circostanza  che  da  sé  sola  basta 
a  determinare  delle  scomposizioni.  Pure  vi  sono  dei  fatti  coi  quali  si  può  ben 
giudicare  dell'avvenuta  scomposizione.  Fra  questi  egli  cita  il  seguente  da  esso 


—  370  — 

lui  raccolto.  L'ioduro  di  salicile,  la  saligcnina,  e  molti  altri  derivati  della  sa- 
iicina,  colorano,  come  è  noto,  in  azzurro  le  soluzioni  dei  sali  di  perossido  di 
ferro.  Il  solo  acetato  di  ferro  fa  eccezione,  poiché  la  saUj-enina  non  vi  induce 
nessun  cambiamento  di  colore.  Cosi  quando  si  discioglie  nell'acqua  un  sale  di 
perossido  di  ferro,  per  esempio  sia  questo  il  percloruro,  ed  alla  soluzione  si 
aggiunge  un  acetato  qualunque  in  quantità  sufficiente,  i  derivati  della  salicina 
agiscono  su  questa  soluzione  non  diversamente  che  sull'acetato  di  ferro.  Dun- 
que ,  dice  il  prof.  Pirla ,  è  chiaro  che  i  due  sali  in  questo  caso  si  sono  scomposti 
compiutamente,  e  che  tutto  il  cloruro  di  ferro  si  è  convertito  in  acetato. 

Ma  il  Calamai  osserva  che  mentre  il  fatto  narrato  attesta  l'avvenuta  reazione 
fra  l'acetato  ed  il  cloruro  impiegati  nello  sperimento ,  non  dimostra  poi  che  la 
medesima  reazione  sia  stata  compiuta  fra  l'equivalente  dell'uno  e  l'equivalente 
dell'altro.  Rimanere  su  di  ciò  un  gran  dubbio,  e  forse  in  questo  caso  la  teoria 
dell'equabile  scompartimento  trova  un  forte  appoggio. 

Il  cav.  Longo  discorre  allora  sull'azione  chimica  e  flsica  dei  corpi.  Secondo 
il  Berthollet  essere  proporzionale  alla  massa;  ma  ciò  non  confermarsi.  La  dot- 
trina degli  equivalenti  rovescia  questa  idea ,  alla  quale  sarebbero  pur  contrari 
gli  sperimenti  del  Calamai. 

Dopo  alcune  osservazioni  fatte  dal  prof.  Ricci  sopra  l'affinità  chimica  ,  il 
prof.  Casoria  legge  una  sua  nota  sopra  l'ossido  giallo  del  fosforo,  che,  riconu- 
sciulo  e  descritto  da  Baudrimont,  egli  avea  già  ottenuto  con  un  metodo  suo 
particolare  in  seguito  di  osservazioni  che  gli  era  avvenuto  di  fare  sopra  il  me- 
desimo ossido  fln  dalle  prime  volte  che  potè  avvedersi  della  sua  esistenza.  Ecco 
ciò  che  dice  il  prof.  Casoria  a  riguardo  del  processo  con  cui  ottiene  detto  ossido. 

«  Se  facciansi  bollire  poclii  grammi  di  fosforo  con  tenue  quantità  di  acqua  in 
«  un'ampia  storta  finché  tutta  l'acqua  si  sia  evaporata,  badando  di  sottrarre  il 
«  fuoco  quando  una  porzione  del  fosforo  si  è  del  pari  ridotta  in  vapore ,  si  os- 
«  serva  nell'interno  della  storta  la  lenta  combustione  del  fosforo.  Ma  a  misura 
«  che  il  raffreddamento  va  innanzi,  e  l'aria  introducesi  nella  storta,  si  vede  co- 
te stantemente  depositarsi ,  massime  verso  la  base  del  collo ,  una  sostanza  di  un 
«  bellissimo  color  giallo  ,  affatto  somigliante  al  colore  del  solfuro  giallo  di  ar- 
«  senico.  »  Questo  risultamento  riesce  del  tutto  cambialo  se  l'aria  può  pene- 


—  371  — 

trarc  nella  storta  con  molta  facilità,  poiché  in  questo  caso  il  fosforo  brucianti*! 
genera  in  vece  l'ossido  rosso  di  fosforo. 

Il  prof.  Casoria  asscfjna  a  quest'ossido  giallo  proprietà  singolari.  Esso  non 
brucia  ordinariamente  che  ad  una  temperatura  di  oltre  300  gradi  ;  ma  se  è  in 
contatto  col  fosforo  può  subire  una  lenta  combustione  anche  ad  una  temperatura 
inferiore  ai  10  gradi.  In  questa  combustione  lascia  un  residuo  nero,  di  natura 
incerta. 

Dopo  questa  lettura  sono  fatte  all'Autore  varie  interrogazioni  dal  prof.  Ricci 
e  dal  Farmacista  Napoli. 

Quindi  Kohler  comunica  alcune  sue  osservazioni  sulla  assimilazione ,  che  i 
^egetabili  fanno  della  ammoniaca.  In  questo  proposito  dice,  trovarsi  da  lungo 
tempo  in  prossimità  dei  Graniìi  presso  Napoli ,  un  orticello  costituito  da  un  ter- 
reno sterilissimo,  dove  per  lo  addietro  non  scorgevasi  alcuna  vegetazione,  ma 
che  ora  per  avere  in  vicinanza  i  vasti  recipienti  di  una  latrina ,  i  quali  ricevono 
le  materie  fecali  di  circa  800  servi  di  pena,  vedesi  ricoperto  di  piante,  che  sem- 
brano prosperarvi  in  un  modo  straordinario  senza  che  ricevano  da  chi  le  coltiva 
nessun  nutrimento,  tranne  un  poco  di  paglia  frammista  a  piccolissima  quantità  di 
letame.  Questa  vegetazione  cosi  rigogliosa ,  molto  diversa  da  quella  che  si  osser- 
va in  tutti  campi  circonvicini ,  dove  l'industria  dell'uomo  nulla  risparmia,  ei 
l'attribuisce  agli  effluvi  ammoniacali  prodotti  dalle  accennate  materie.  L'odore 
distintissimo  che  se  ne  sente  all'intorno  lo  assicura  di  questa  verità,  come  lo  assi- 
cura un  altro  fatto,  che  egli  ha  potuto  osservare,  e  su  cui  egli  trattiene  la  Sezione. 

Quella  vegetazione  mantenevasi  nel  medesimo  grado ,  quando  ad  una  pioggia 
abiKtndante  caduti  nel  mese  di  gennajo  decorso  successe  tale  abbassamento  di 
temperatura  da  far  gelare  l'acqua  stagnante  nei  luoghi  vicini  ed  esposti  al  nord. 
Da  questo  avvenne  che  le  coltivazioni  di  quelle  parli  ebbero  molto  a  soffrire  ; 
e  grandi  fatiche  furono  per  i  coloni  perdute.  All'opposto  le  piante  coltivate  nel 
ridetto  orticello  si  accrebbero  rapidissimamente  a  dismisura.  Kohler  osservò 
avere  le  loro  foglie  acquistata  una  estensione  prodigiosa.  Questa  condizione  fa- 
%orevole  ritenne  l'ortolano  da  quei  provvedimenti  che  sarebbero  stati  necessari 
onde  conservarla,  nonostante  che  fosse  stalo  avvisato  dallo  stesso  Kohler  dei 
pericoli  cui  si  esponeva  trascurando  le  convenienti  cautele. 


—  372  — 

Infatti  quelle  piante  cresciute  ia  volume  ed  in  forza  vejjetaliva,  non  trovando 
più  nell'atmosfera  quella  quantità  proporzionale  di  materia  nutritiva  che  po- 
tesse servire  ai  loro  bisogni ,  furono  colpite  ila  repentina  morie. 

Su  quel  fiuto  il  Kohler  prosep;ue  a  dire  in  conferma  della  opinione  emessa , 
cioè,  che  tali  piante  dovessero  il  loro  straordinario  accrescimento  all'ammoniaca 
prodotta  in  quella  località  ;  che  questa  sostanza  ,  la  quale  anche  alla  pressione 
ordinaria  atmosferica  ivi  si  forma  in  gran  quantità ,  si  fosse  volatilizzala  ancora 
maggiormente  collo  stato  basso  del  barometro  che  accompagni)  la  pioggia,  e  che 
la  bassa  temperatura  succeduta,  avesse  ritenuta  l'ammoniaca  attorno  le  piante  a 
modo  di  provvisione;  ma  che  poi  per  l'aumentata  superficie  delle  foglie  loro, 
e  la  mancanza  sopravvegnenle  del  nutrimento  dovessero  perire. 

Il  Presidente  osserva  intorno  le  cose  dette  dal  sig.  Kohler,  appoggiare  esse 
le  vedute  del  Liebig  relative  all'assimilazione  dell'azoto  per  parte  delle  piante. 
Crederebbe  pertanto  conveniente  che  fossero  istituite  sperienze  dirette ,  ed  an- 
che in  piccolo,  amministrando  alle  piante  in  vario  modo  l'ammoniaca.  Con  ciò 
la  questione  potrebbesi  risolvere  in  modo  più  positivo. 

Chiamalo  Analmente  dal  Segretario  il  prof.  cav.  Quadri  a  fare  la  sua  comu- 
nicazione in  ordine  alla  domanda  avanzata  il  giorno  antecedente,  questi  trattie- 
ne l'udienza  sopra  la  parte  istorica  di  alcuni  suoi  lavori  già  pubblicati  molti  anni 
passati.  Poiché  l'oratore  non  dice  alcun  che  di  utile  o  d'importante  per  lo  scopo 
delle  nostre  conferenze,  e  molto  meno  per  il  soggetto  che  si  è  prefisso  di  trat- 
tare, il  Presidente  lo  prega  a  voler  sollecitamente  entrare  in  materia,  tanto  più 
che  il  tempo  assegnato  alle  letture  è  quasi  esaurito.  Ed  esso  facendo  un  piego  di 
diverse  carte  le  consegna  al  Segretario ,  domandando  di  differirne  la  lettura  al- 
l'indomani. 

Quindi  l'adunanza  si  e  sciolta. 

Il  Presidente  —  Gioacchino  Taddei 

(  Giovanni  Guakini 

I  Segretari  { 

[  Ll'lGI  Cal.uiai 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  2ò  SETTE.AIBRE  1845 


MJ  Adunanza  è  presieduta  dal  prof.  Taddei.  Vicn  IcUo  dal  Scgrelario  prof.  Cala- 
mai e  quindi  approvato  il  processo  verbale  dell'adunanza  precedente.  Il  prof.  Se- 
mentini, in  risguardo  alla  discussione  cui  prese  parte  nei  giorni  precedenti  sul 
progetto  del  Colonnello  Costa  relativo  al  misuratore  della  malaria ,  dichiara  che 
allorquando  disse  di  non  credere  che  questo  strumento  potesse  servire  all'uo- 
po, a  cagione  delle  sostanze  organiche  che  vi  s'impiegavano,  egli  non  aveva 
letta  la  memoria  in  proposito  i)ubl)licata  dal  sig.  Costa ,  ed  in  conseguenza  egli 
non  sapeva  esser  l'urea  la  sostanza  organica- che  vi  s'impiega. 

Il  sig.  Luigi  Polisicchio  richiamando  l'attenzione  suU'aigomento  trattato  il 
giorno  iimanzi  dal  sig.Kohler  relativo  all'assimilazione  dell'ammoniaca  per  parte 
dei  vegetabili ,  comunica  alcune  osservazioni ,  che  gli  è  avvenuto  di  fare  sul  me- 
desimo soggetto.  Dice  primieramente  che  all'occasione  di  preparare  del  carbo- 
nato d' ammoniaca ,  i  cui  vapori  spandevansi  nella  stanza ,  vide  che  una  pianta 
di  Wolckameria  molto  appassita  ,  rapidissimamente  invigori  foi-se  sotto  l' in- 
lluenza  di  questi  vapori ,  in  modo  che  le  sue  foglie  inturgidite  potevansi  anche 
romi)ere  facilmente.  Allontanata  questa  pianta  dall'azione  dei  detti  vapori,  tor- 
nò nello  stato  primitivo  di  appassimento.  Questo  titto  lo  indusse  a  praticare 

48 


—  374  — 

tlegli  osperiinenli ,  i  (inali  furono  concordi  col  fallo  medesimo.  Citandone  alcu- 
no, dice  che  una  foglia  della  stessa  pianta  tenuta  nella  boccia  ove  contenevasi  il 
sale  suddetto,  da  uno  stato  di  avvizzimento,  passò  a  quello  di  turgidità.  Aggiun- 
ge in  conferma  delle  osservazioni  del  Koliler  avere  egli  pure  veduto  che  talune 
piante  di  fiori  tenute  in  un  luogo  immondo,  dove  sviluppavasi  molta  ammonia- 
ca ,  vi  vegetavano  rigogliosamente.  Anche  la  loro  veglia  ne  era  sospesa  :  talché 
sembrava  che  in  quella  coudizione  non  vi  fosse  per  esse  alcun  riposo.  Il  siste- 
ma di  concimazione  dei  contorni  di  Napoli  jìcr  mezzo  di  materie  molto  azo- 
tate, soggiunge,  liirci  osservare  le  stesse  cose. 

Il  Presidente  dietro  questa  comunicazione  domanda  al  sig.  Polisicchio ,  <iuale 
opinione  porli  sopra  questi  fenomeni  singolari.  Nei  casi  espressi  l' ammoniaca 
agisce  sugli  organi  vegetabili  come  eccitante?  oppure  essa  è  assorbita  ed  assimi- 
lata in  qualche  modo ,  come  pensa  Kohler  ? 

Il  sig.  Polisicchio  crede  di  doversi  attenere  alla  prima  questione,  poiché  nei 
casi  riferiti  la  prontezza  del  rinvigorimento  non  potrebbe  spiegarsi  allrimenli 
che  con  ammettere  un'azione  di  eccitamento. 

Il  Prof.  Cavaliere  Longo ,  cui  vien  concesso  di  fare  una  comunicazione  sulle 
forze  chimiche ,  coerentemente  alla  domanda  da  lui  fatta ,  incomincia  dal  far  co- 
noscere qual  sia  lo  scopo  degli  opuscoli  sul  cloro ,  che  fece  distribuire  ai  com- 
ponenti la  sezione  nei  giorni  precedenti  ;  quindi  egli  prende  a  ragionare  sulle 
dottrine  chimiche,  su  quello  cioè  che  chiamasi  da  tempo  lunghissimo  affinità. 
Le  molte  sue  considerazioni  sulle  azioni  diverse  che  esercitano  i  corpi  fra  di  lo- 
ro, e  su  quanto  hanno  pensalo  i  filosofi  intorno  queste  azioni  medesime,  lo  por- 
tano a  conchiudere ,  che  veramente  il  chimico  sia  lontano  dal  ragionare  ogni 
riual  volta  si  vale  della  parola  affinità  onde  spiegare  i  fenomeni  che  continua- 
mente cadono  sotto  i  suoi  sensi.  Ejìperò  spera  che  sarà  abolita  dai  libri  di  chi- 
mica ,  come  spera  che  se  ne  aboliranno  tante  altre  in  fisica  ed  astronomia  che 
tarpano,  come  ei  dice,  le  ali  al  genio,  e  lo  tengono  inceppalo  nell'  errore  e  nel 
falsiloquio. 

Dietro  questa  lettura  il  sig.  RalTaele  Paura  domanda  all'Autore  se  abbia  a\'uto 
in  mente  di  negare  l'alTmità  chimica,  oppure  di  convggernc  la  parola.  Al  che  si 
risponde:  non  potersi  negare  le  forze  fisiche,  poiché  effetti^ araenle  vi  hanno. 


—  375  — 

La  quistionc  sta  in  ciò  che  le  forze  cliimiclie  conosciute  sono  di  giù  molte,  e 
più  su  ne  conosceranno  in  seguito  :  (|uindi  la  parola  afTinità  non  può  enunziarlc. 

Il  Presidente  dovendo  dar  luogo  alle  letture  (issate  sospende  la  discussione. 

Quindi  il  Vice-presidente  prof.  l'iria  legge  un  suo  scritto  sulla  costituzione 
della  asparìgina.  —  Questa  lettura  desta  un  grande  interesse  nella  sezione  per  le 
belle  osservazioni  che  l' accompagnano  ;  e  perciò  si  desiderò  unanimamente  che 
venisse  inserito  negli  atti  del  congresso  e  per  intero  lo  scrilto  che  ne  ha  for- 
mato il  soggetto. 

Dopo  dì  ciò  l'adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente — GioACcniNO  Tadoei 


(  GlOVA>7.1  GCAl 

ri  { 

I  Liir.i  Calamai 


.  .  :arim 

I  Segretari 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  2G  SETTEMBRE  1845 


Jr  nESiEDE  l'adunanza  il  prof.  Gioacchino  Taddoi.  Letto  dal  Segretario  prof.  Ca- 
lamai il  verbale  dell'adunanza  precedente,  il  Cav.  Lougo  vi  reclama  una  corre- 
zione, e  quindi  si  approva. 

11  sig.  Mamone  Capria  legge  una  nota  in  cui  espone ,  come  avendo  osservato 
che  r  ammoniaca  liiiuida  preparata  da  persone  poco  diligenti ,  può  essere  con- 
taminata da  carbonato  e  da  idi'oclorato  d' ammoniaca ,  e  non  essere  in  questi 
casi  adattala  a  servire  di  reagente  nelle  analisi  ;  cosi  per  ottenere  cpiest'  alcali , 
quale  è  necessario  che  sia  per  lo  detto  uso,  propone  di  far  passare  in  alcune  boc- 
ce di  Woulf  i  vapori  ammoniacali  ottenuti  col  comune  processo,  a  traverso  di 
una  soluzione  di  potassa  caustica. 

Quindi  lo  stesso  sig.  Capria  rileva  in  un'  altra  sua  nota  che  non  puossi  con- 
siderare con  il  Berzelius  e  con  altri  chimici,  come  carattere  distintivo  del  ci- 
trato di  piombo  la  sua  solubilità  nell'ammoniaca  liquida,  poiché  il  tartarato 
della  slessa  base  disciogliesi  egualmente  nella  medesima  soluzione  ammoniacale. 

Il  Cav.  Longo  osserva,  a  riguardo  dell'ammoniaca,  che  quella  preparata, 
pur  con  processi  economici ,  nei  grandi  laboratori  chimici  esteri ,  suol  essere 


—  377  — 

purissima,  e  perciò  non  è  sempre  necessario  al  chimico  di  preparare  fiuclla  per 
i  suoi  bisogni. 

Nella  qua!  cosa  convenendo  il  sig.  Mamone,  ricorda  avere  opli  detto  non  es- 
ser pura  (lucila  preparata  da  persone  poco  dilì^'cnli.  Il  prof.  Uicei  ed  il  Vice- 
presidente aggiungono  due  riflessioni,  l'una  sulle  cause  dell'  impurità  di  que- 
sl'  alcali,  l'altra  sul  modo  di  prevenirle. 

(1  dott.  Capezzuoli,  in  seguito  ai  suoi  studi  chimici  sul  diabete  zuccherino, 
legge  una  sua  memoria,  esponendo  due  nuovi  fatti  raccolti  in  fjucst' anno  su 
due  distinti  soggetti,  e  relativi  all'  influcaza  del  regime  dietetico  sulla  propor- 
zione dello  zucchero  contenuto  nell' orina,  usando  anche  di  maggiori  cautele, 
onde  assicurarsi  della  maggiore  possibile  fedeltà  dei  malati  alle  prescrizioni  die- 
tetiche. Ed  anche  questi  nuovi  fatti  confermano  sotto  tutti  i  rispetti  quelli  os- 
servati altra  volta ,  che  cioè  non  vi  sia  esatto  e  costante  rapporto  tra  la  quantità 
relativa  dello  zucchero  contenuto  nelle  orine ,  e  la  quantità  del  regime  dieteti- 
co. E  avuto  riguardo  alla  proporzione  dello  zucchero  contenuto  nelle  orine  dia- 
betiche, anche  sotto  l' uso  del  vitto  animale,  coli'  aggiunta  di  poche  once  di  pa- 
ne, non  si  può  trovar  modo  di  ripetere  dai  soli  alimenti  feculenti  e  zuccherini 
lo  zucchero  diabetico.  Per  avvalorare  la  deduzione,  che  alla  produzione  dello 
zucchero  diabetico ,  concorrano  anche  le  materie  azotate,  istituisce  dei  confron- 
ti tra  la  quantità  assoluta  giornaliera  di  sciroppo  eliminato  colle  orine,  e  l'ali- 
mento ingerito  da  uno  stesso  diabetico  in  un  medesimo  giorno.  Dai  quali  con- 
fronti risulta ,  che  non  si  può  avere  ragione  della  provenienza  dello  zucchero 
dalla  sola  fecola,  gomma  e  zucchero  contenuti  negli  alimenti,  concedendo  an- 
che la  supposizione  più  ardita  sulla  trasgressione  dei  malati  alla  debita  vigilan- 
za; perciocché  non  se  ne  potrebbe  aver  ragione,  nemmeno  una  qualche  volta, 
anche  quando  i  malati  trovansi  a  vitto  ordinario  abbandonati.  Termina  col 
richiamare  l'attenzione  su  tutte  le  già  note  trasformazioni  in  zucchero,  ed  in 
ispecie  della  salicina,  e  floridzina,  e  più  particolarmente  anche  dell'amigdalina 
per  arrÌNare  a  formare  una  qualche  congettura  sulla  trasformazione  in  zucchero 
delle  materie  azotate,  che  avvenir  deve  innormalmente  nell'organismo  dei  dia- 
betici. 

Finita  questa  lettura  il  prof.  Ricci  domanda  se  negli  sperimenti  fatti ,  cioè  nel 


—  378  — 

dc'lermiuare  le  quantilà  di  zucchero  conlonulo  ncU'  orina  dei  ricordali  diabeti- 
ci, al)l)ia  il  sig.  Capezzuoli  beu  osscr\alo  la  densità  dello  sciroppo  diabetico. 

Si  risponde  a  ciò,  essersi  fiUlo  questo  fino  ad  un  certo  punto,  poiché  non  era 
una  assoluta  necessità  la  somma  esattezza  in  tal  proposito. 

E  il  prof.  Pirla  domanda  ancora ,  se  abbia  lo  slesso  osservatore  veduto  che 
contemporaneamente  allo  zucchero  si  formi  nei  diabetici  anche  dell'  urea.  Im- 
perocché la  materia ,  soggiunge ,  ammessa  dal  sig.  Capezzuoli ,  come  alla  a  for- 
mare nel  diabete  lo  zucchero ,  non  essendo  il  solo  amido ,  ma  anche  una  ma- 
teria azotata,  cioè  la  proteina,  bisogna  che  formando  questo  zucchero,  si  dia 
luogo  anche  ad  un  qualche  corpo  azotato. 

Negandosi  dal  doti.  Capezzuoli  dì  aver  fatto  simile  osservazione,  si  scende  a 
parlare  da  esso ,  dal  Vice-presidente,  dal  Presidente  e  dal  prof.  Ricci  della  pos- 
sibilità che  si  formino  di  questi  corpi  azotati. 

In  ciò  fare  il  doli.  Capezzuoli  assicura  di  non  aver  mai  trovalo  in  detto  zuc- 
chero alcuna  di  quelle  materie  azotate  che  sono  alte  col  processo  del  prof. 
Taddei ,  a  combinarsi  all'  ossido  di  rame  idrato ,  ed  a  sviluppare  con  esso  il  co- 
lor violetto,  che  suol  dare  questa  combinazione;  ma  che  ha  trovato  bensì,  a 
misura  che  sì  aumenta  la  quantilà  di  carne  amministrata  al  malato ,  una  mag- 
gior quantità  di  materia  estrattiva  anhnale. 

Questa  ricerca  per  altro  il  prof.  Pirla  non  la  crede  atta  a  schiarire  la  quislio- 
nc.  L"  analisi  qualitativa  nel  caso  attuale  non  e  necessaria;  ma  crede  sia  neces- 
sario soltanto  di  determinare  la  quantità  dello  zucchero  e  quella  dell'  azoto. 

E  qui  il  prof.  Taddei  soggiunge,  che  la  non  comparsa  del  color  violetto,  co- 
me avverte  il  doli.  Capezzuoli,  rientra  nell'eccezione  stabilita  alle  materie  or- 
ganiche azotate  delle  orine,  vedendo  accadere  lo  slesso  ncU' orina  del  diabetico 
ed  in  quella  d'altre  condizioni  morbose  come  nell'orina  in  islalo  normale  ;  e  ciò 
aver  luogo  anche  nel  caso  in  cui  nelle  orine  del  diabetico  la  reiezione  o  climi- 
nazione  delle  sostanze  azotate  è  copiosa  e  corrispondente  alla  quantità  delle 
carni  e  di  altre  materie  che  il  malato  abbia  ingerite. 

Il  sig.  Tommasini  rammenta  allora  opportunamente  alcune  osservazioni  fatte 
dagli  Autori,  le  (piali  starebbero  a  comprovare  che  nei  diabetici  la  quantilà  di 
azoto  espirato  supera  la  quantità  di  quello  che  è  stato  ispirato.  Cosicché  l'azoto 


—  379  — 

provenicnle  dalla  scomposizione  delle  materie  azotate  per  la  loro  conversione 
in  zucchero ,  potrebbe  trovar  modo  di  eliminazione  per  altre  parli.  Intorno  a 
che  osserva  il  Cav.  Longo  doversi  aver  riguardo  ancora  all'accrescimento  esor- 
bitante delle  materie  alimentari  anmiinistrate  al  malato.  Esse  debbono  nell'  or- 
ganismo del  diabetico  aumentare  sempre  più  la  produzione  dei  corpi  in  qui- 
stione.  E  la  Cava  soggiunge,  possono  queste  materie  alimentari  secondo  la  loro 
•(uantità  far  produrre  nel  diabetico  zucchero  diverso  ?  Ciò  non  sembra  potersi 
aiimiettere. 

Il  sig.  Tommasini  entra  allora  nell'  azione  dei  rimedi  amministrati  general- 
mente ai  diabetici.  Dice  di  aver  avuto  nei  tempi  passati  una  guarigione  sotto 
r  uso  degli  alcali;  ma  questo  fatto  non  si  è  veridcalo  peraltro,  secondo  il  doli. 
Capezzuoli.  Nella  clinica  del  prof.  Bufiilini  a  Firenze,  egli  dice,  dove  sono  stale 
sperimentate  le  sostanze  alcaline,  non  hanno  queste  prodotto  alcun  efletto.  La 
slessa  cosa  è  detta  dal  doti.  Polli,  il  quale  adendo  pure  sperimentato  la  terra 
catecù,  ha  osservalo  che  anche  questa  é  senza  virtù  nel  caso  di  tal  malattia. 

Ma  il  sig.  Tommasini  soggiunge,  che  il  fatto  da  lui  riferito  è  verissimo.  Un 
fatto  simile  è  stalo  anche  riportalo  in  uu  giornale  di  Napoli  (  il  SarconeJ  dal 
doli.  Prudente.  Se  gli  cflelti  dei  rimedi  sono  talora  diversi,  ciò  può  essere  in 
conseguenza  delle  cause  diverse  che  determinano  le  malattie. 

Il  doti.  Polli  considerando  i  sintomi  che  accompagnano  la  malattia  diabetica, 
asserisce  che  i  maiali  i  più  gravi  generalmente  non  credono  di  essere  nello  sla- 
to in  cui  realmente  sono.  La  malattia  viene  da  lui  intanto  qualificala  di  diflicile 
guarigione.  Almeno  egli  non  ha  mai  veduto  guarire  alcun  iudi\iduo  dei  molti 
caduti  sotto  la  sua  osservazione.  Al  che  risponde  il  sig.  Napoli  di  aver  all'oppo- 
sto veduto  molti  casi  di  guarigione  coli'  uso  del  tartarato  di  soda  e  di  potassa  j 
ma  su  questo  fatto  il  doti.  Cai)ezzuoli  fa  osservare,  che  avendo  proposto  nella 
cura  dei  diabetici  il  tartarato  di  soda  non  vi  è  stala  assimilazione,  e  nelle  orine 
non  è  comparso  carbonato. 

Il  Presidente  vedendo  che  la  questione  Aa  a  (;»rsi  più  medica  che  chimica,  la 
sospende,  concedendo  la  parola  al  doli.  Polli  per  una  sua  comunicazione.  E 
questi  si  fa  ad  esporre  un'applicazione  della  pila  elettrica  onde  rendere  l' acqua 
marina  potabile.  Questo  metodo  è  stalo  giù  sperimentato  con  successo  dallo  stes- 


—  380  — 

so  espositore,  ma  per  allro  su  piccole  quantità  d'acqua  marina.  Quindi  egli  vor- 
rebbe che  si  sperimentasse  più  in  grande  ;  e  gli  sembrerebbe  potersi  far  ciò  nel- 
r  attuale  Riunione  :  imperciocché,  se  fortunatamente  riuscisse  lo  sperimento,  vi 
sarebbe  l' opportunità  di  dare  al  medesimo  quella  solennità  che  egli  crede  pos- 
sa meritare. 

Il  Presiilente  rilevando  che  il  dott.  Polli  ha  proposto  tal  cosa,  che  se  riuscis- 
se sarebbe  di  una  grandissima  utilità ,  opina  che  si  debba  annuire  al  desiderio 
espresso  dall'  oratore.  Perciò  nomina  una  Commissione  cui  affida  la  cura  di 
ripetere  lo  sperimento  proposto,  e  questa  è  composta  dai  sig.  professori  Sorda, 
Casoria,  Longo,  Cozzi,  dal  farmacista  Napoli,  e  dal  doti.  Capezzuoli. 

Alcune  osservazioni  del  Cav.  Longo  determinano  il  Presidente  a  stabilire  che 
gli  sperimenti  necessari  sieno  fatti  privatamente  ;  ed  alcuni  dubbi  del  prof.  Pi- 
ria  relativi  alla  possibiUtà  che  nell'  azione  elettrica  l' acqua  incominciando  a  de- 
pauperarsi di  sale,  si  scomponga  essa  piuttosto  che  cedere  il  resto  del  sale  me- 
desimo che  la  mineralizza,  la  sollecitano  ad  aggiungere  alla  Commissione  no- 
minata anche  tre  fisici,  cioè  i  sig.  professori  Giardini ,  De  La  Rive  cMatleucci. 

Dopo  di  ciò  il  prof.  Piria  fa  una  verbale  comunicazione  sulle  trasformazioni 
della  salicina  nell'  intemo  dell'  animale. 

La  salicina  dice  presa  internamente  passa  nelle  orine  trasformata  in  una  nuo- 
va sostanza,  che  colora  in  turchino  i  sali  di  perossido  di  ferro.  Questa  sostanza 
si  può  separare  trattando  le  orine  coli'  etere ,  decantando  ed  evaporando  la  so- 
luzione eterea. 

Millon  considera  tal  sostanza  formata  di  acido  salicilico,  e  d'idruro  di  salici- 
le,  mail  prof.  Piria  non  è  di  quest'avviso  avendovi  trovato  dell'azoto. 

Comunica  quindi  alcune  sperienze  da  lui  fatte  in  compagnia  del  prof.  Mat- 
teucci,  onde  stnliiliro  in  qual  punto  dell'organismo  ha  luogo  la  metamorfosi 
della  salicina  nel  nuovo  principio. 

Un  coniglio  cui  siasi  amministrata  della  salicina  mescolata  con  crusca ,  fu  am- 
mazzato dopo  circa  due  ore.  Non  si  trovò  che  salicina  indecomposta  nello  sto- 
maco, nei  tenui  e  nei  crassi  intestini.  Nelle  orine  abbondantissima  quantità  del 
principio  che  colora  i  sali  di  ferro  in  azzurro. 

Fu  tentata  una  sperienza  più  in  glande  soi)ra  un  cavallo,  e  si  ebbero  gli  stes- 


—  381  — 

si  risullamenli  che  sopra  il  coniglio.  Solo  avendo  raccolto  il  sangue  di  questo 
animale,  fu  trattato  con  alcool  ;  la  soluzione  alcoolica  evaporata  fu  trattata  con 
etere,  ed  il  residuo  dell'evaporazione  del  liquido  etereo  era  disciolto  nell'acqua. 
Questo  co'  sali  di  ferro  die  la  reazione  mentovata. 

Da  ciò  il  prof.  Pirla  concliiude  :  1 .°  che  la'  salicina  passa  inalterata  nel  ventri- 
colo, negli  intestini  tenui,  nei  crassi,  nel  dutto  toracico;  2."  arrivata  nel  san- 
gue si  scompone  trasformandosi  nella  nuova  sostanza ,  la  ([uale  si  trova  in  pic- 
colissima quantità  nello  stesso  sangue ,  ma  si  accumula  costantemente  nelle 
orine. 

In  ultimo  per  acquistare  piena  certezza  intorno  al  punto  della  macchina  ani- 
male, in  cui  ha  luogo  la  metamorfosi  innanzi  cennata,  dice  di  aver  iniettato  una 
soluzione  di  salicina  concentrata  e  calda  a  circa  40  gradi  nella  vena  giugulare  di 
un  cavallo.  Dopo  breve  intervallo  esaminate  coi  sali  di  ferro  pcrossidati  le  ori- 
ne emesse  dall'  animale,  esse  dettero  un  colore  azziu^ro  vivacissimo. 

Terminata  questa  importantissima  comunicazione ,  il  prof.  Ricci  osserva  nel 
fatto  annunziato  un'  utile  applicazione  a  riconoscere  quando  il  solfato  di  chini- 
na del  commercio  sia  adulterato  con  salicina,  come  ben  di  sovente  vien  praticato. 
Su  ciò  il  prof.  Casoria ,  dimostra  che  essendovi  dei  casi  nei  quali  le  orine  trat- 
tate coi  sali  di  ferro  divengono  azzurre ,  e  ciò  dipendere  dalla  presenza  nelle 
medesime  del  cianuro  ferroso  -potassico,  può  anche  nel  caso  nostro  derivar 
da  questo  in  riguardo  della  salicina'. 

11  cav.  Longo  riassumendo  le  cose  dette  dal  prof.  Pirla  ,  fa  sentire  che  con- 
verrebbe si  vcriflcasse  dove  precisamente  ha  luogo  l'annunziata  metamorfosi,  e 
(juali  sono  le  condizioni  che  principalmente  vi  si  rendono  necessarie. 

Queste  parole  muovono  a  discutere  sopra  alcuni  punti  di  chhnica  fisiologica, 
relativamente  all'azione  che  esercita  l'ossigeno  sul  sangue  degli  animali  delle 
diverse  classi.  Quindi  il  prof.  Sorda  conchiude  che  in  qualunque  modo  si  riguar- 
di la  comunicazione  del  vice-Presidente  sig.  Pina,  essa  offre  argomenti  di  som- 
ma importanza  per  l'avanzamento  della  scienza. 

In  ultimo  il  segretario  prof.  Calamai  legge  in  nome  del  prof.  Costa  il  pro- 
gramma dell' .Vccadcmia  degli  Aspiranti  naturalisti  di  Napoli  per  un'adunanza 
straordinaria  del  29  settembre ,  nella  quale  sono  iu>  itati  ad  aver  rappresentanza 

49 


—  382  — 

le  persone  componenti  il  seggio  della  sezione,  insieme  a  Ire  tlepulali  della  se- 
zione medesima.  Quindi  il  Presidente  nomina  questi  deputati  nelle  persone  dei 
signori  professori  Sorda,  e  Cozzi ,  e  Farmacista  Stagi. 
Uopo  di  che  l'adunanza  è  sciolta. 

11  IVesidenle — Gioacchino  Taddei 
Giovanni  Guarim 


r 


1  Segretari  j  ,         _ 

Luigi  Calamai 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  27  SETTEMBRE  1843 


1.  KESiEDE  l'adunanza  il  prof.  Gioacchino  Taddci.  E  letto  dal  segretario  Cala- 
mai ed  approvato  dalla  Sezione  il  processo  verbale  dell'adunanza  del  giorno  pre- 
cedente. 

In  ordine  alle  letture  già  pria  ordinate  spetterebbe  d' incominciare  al  prof. 
Ricci;  ma  questi  pregato,  gentilmente  cede  il  posto  ai  signori  dottore  Antonio 
Salvagnoli  e  prof.  ScliriJlter. 

E  il  signor  doti.  Antonio  Salvagnoli  legge  un  suo  scritto  in  cui  si  parla  della 
malaria. 

In  questo  r  autore ,  dopo  aver  dato  un'  idea  delle  diverse  situazioni  d' Italia  , 
nelle  quali  la  malaria  rattrista  il  bel  cielo  colle  molte  vittime  die  sacrifica ,  con- 
sidera di  quale  importanza  sia  il  riconoscere  le  cause  che  la  producono.  A  rin- 
tracciar le  quali  crede  opportuno  di  trattenersi  sulla  malignità  dell'  aria ,  che 
svolgcsi  dalla  miscela  delle  acque  salse  o  marine  colle  dolci  o  terrestri;  e  perciò  egh 
parla  della  dilTercnza  grandissima  di  malsani»,  che  passa  fra  le  paludi  del  liltorale 
e  quelle  poste  più  addentro  ai  continenti,  e  dice  che  riconosciuta  dai  più  antichi 
scrittori  è  stata  anche  meglio  apprezzata  dai  più  moderni  ;  i  quali  hanno  potuto 
trovare  anche  le  cagioni  della  maggiore  insalubrità  delle  paludi  prossime  al  mare 


—  381  — 

nelle  acque  salse,  che  per  varie  cagioni  vi  vanno  entrando.  A  provare  questa  ve- 
rità ricorda  le  osservazioni  dei  signori  Gior^'ini,  Savi  e  T.iddoi  sulle  paludi  d'Ita- 
lia, per  cui  da  molti  si  volle  pensare  al  ux^do  d"  impedire  che  le  acque  salse  ivi 
si  mescolassero  colle  dolci.  Cosi  ricorda  del  pari  che  il  Zeudino  honificù  la  Ri- 
viera Lucchese  per  mezzo  di  questa  divisione  di  acque  ,  e  che  con  ciò  ridusse 
un  terreno  paludoso,  pestifero  e  disahitato  in  hre\issimo  tempo  salubre  ,  e  tale 
da  vedervi  sorgere  con  rapidità  una  città  ridente,  quale  è  Viareggio.  E  prose- 
guendo negli  esempli  in  jìrova  della  verità  sopra  espressa,  osserva  che  nel- 
la Maremma  Toscana  i  piani  di  Vada,  paludosi  e  malsani,  furono  migliorati 
col  metodo  islesso  ;  che  Orbetello  sorge  in  mezzo  ad  uno  slagno ,  le  cui  acque 
non  diversificano  da  quelle  del  mare  e  dove  godesi  di  un'  aria  pura  e  salubre , 
mentre  all'intorno,  dove  sono  slagni  di  acque  dolci  e  salse  mescolate,  se  ne  re- 
spira una  pestifera. 

Cosi  per  questi ,  come  per  altri  fatti  che  lo  stesso  espositore  cita  ,  sembra  sia 
comprovato  che  il  mescolamento  delle  acque  salse  colle  dolci  influisca  allo  svol- 
gimento della  malsania.  Perciò  il  doti.  Salvagnoli  rivolgendosi  ai  componenti  la 
sezione  conchiude  :  «  Sta  a  voi,  signori,  ora  a  determinare  per  quali  cause  tisiche 
«  o  chimiche  avvenga  un  tal  fatto,  se  cioè  questa  malsania  derivi  da  chimiche 
«  composizioni  e  scomposizioni ,  capaci  di  svolgere  qualche  particolare  delete- 
n  rio  principio ,  o  se  da  quella  imi)rovvisa  miscela  di  acque  av\enga  la  morte  e  la 
n  putrefiizione  di  vcgeUbili  e  di  animali  soliti  a  vivere  esclusivamente  in  una  del- 
«  le  due  ;  o  se  il  sai  marino  conosciuto  come  uno  dei  migliori  antisettici  in  dose 
«  considerevole ,  divenga  invece  in  piccola  quantità  capace  di  accelerare  la  pu- 
«  trefazione  ». 

Il  Presidente  rilevando  di  (|ualc  importanza  sia  l'argomento  proposto  dal  dolt. 
Salvagnoli,  in\ita  tuli'  i  membri  della  sezione  a  volervi  fare  le  loro  conside- 
razioni. 

E  il  prof.  Sorda  riflettendo  che  sopra  un  tale  argomento  non  si  può  emettere 
che  delle  ipotesi ,  suppone  che  nel  mescolamento  delle  due  acque,  le  sostanze 
saline  che  >i  sono  disciolle,  si  scompongono  fra  loro,  e  che  per  questa  scompo- 
sizione ed  inconseguenza  per  i  cambiamenti  che  essa  induce  nella  massa  dell'ac- 
qua, gli  animali  che  vi  >iveano  sieno  costretti  a  morire,  e  quindi  colla  putre- 


—  385  — 

fiizione  delle  spoglie  loro  generino  quelle  sostanze  nocive ,  eausa  della  malaria. 
Ma  il  Presidente,  avvegnathù non  si  opponga  a  questi  principii ,  pure  osserva 
chele  einnnazionì  delle  putrefazioni ,  sebbene  nocive,  non  producono  quelle  nia- 
lallie  singolari,  che  sono  generalmente  s\ilup|iale  dai  cosi  detti  miasmi.  Perciò 
concliiude  avviare  la  spiegazione  data  dal  prof.  Sorda  a  riconoscere  il  fatto,  ma 
non  servire  a  spiegarlo.  K  il  prof.  Sorda  aggiunge,  che  anche  in  circostanze  do- 
ve non  è  mescolamento  di  acque  dolci  e  salse  hanno  luogo  febbri  intermittenti. 
Ciò  essendo ,  risponde  il  prof.  Taddei,  non  conoscersi  in  che  consistano  i  prodotti 
putrefattivi  che  poi  fanno  le  internnttenti,  ed  esser  lìerciò  necessario  di  preci- 
sare le  idee  anche  sopra  di  ciò. 

Domandando  allora  la  parola  il  cav.  Niccolini  si  fa  a  dire,  che  essendo  stalo 
incaricato  22  anni  or  sono  del  prosciugamento  del  tempio  di  Serapide  presso 
Pozzuoli,  inondato,  secondo  lui,  per  lo  cresciuto  livello  del  mare,  ebbeoccv 
sione  di  fare  alcune  osservazioni ,  che  possono  essere  utili  alla  quistione  attuale. 
Questo  tempio  è  della  capacità  ,  considerato  come  un  bacino,  di  90  mila  piedi 
cubici  di  acqua.  Ivi  non  sono  corpi  in  putrefazione,  poiché  è  anche  imi)edila  la 
comunicazione  dell'acqua  col  terreno  sottostante  per  mezzo  d'un  impiantito  di 
marmo.  Tuttavia  le  febbri  intermittenti  sviluppavansi  in  quella  località.  L'acqua 
che  vi  si  raccoglieva  era  non  solo  quella  del  mare  ma  anche  l'altra  di  piaggia. 
Disseccato  quello  stagno  osservossi  che  le  febbri  cessavano.  Ma  poiché  le  acque 
hanno  continuato  ad  andarvi,  e  con  le  condizioni  primitive  sono  in  quella  loca- 
lità tornate ,  sono  tornate  in  conseguenza  le  febbri  a  svilupparsi  nei  modo  con- 
sueto. Lo  stesso  cav.  Niccolini  ha  potuto  anche  osservare  nel  tempio  medesimo , 
che  procuratovi  uno  scolo  onde  l'acqua  non  vi  rimanesse  stazionaria,  e  che  i)er- 
ciò  \i  circolasse,  la  malsania  vi  diminuiva,  ed  anche  vi  cessava  del  tutto.  Ouindi 
egli  conchiude,  doversi  il  fenomeno  della  produzione  della  malaria  al  mescola- 
mento delle  due  acque,  e  non  direttamente  alla  putrefazione  dei  corpi  organici 
che  possono  trovarsi  nelle  acque  medesime. 

Ldila  questa  comunicazione  il  prof.  Sementini  osserva,  che  tanto  nelle  acque 
dolci  quanto  nelle  salse,  é  disciolto  un  principio  estratliforme,  il  quale  juió  in 
un  cogli  animali  morti  nel  mescolamento  delle  due  acque,  marina  e  dolce,  con- 
tribuire al  fenomeno.  Non  essendo  a  ciò  contrario  il  prof.  Taddei ,  aggiunge , 


—  386  — 

doversi  anche  considerare  la  materia  de!  terreno  non  ostante  il  fatto  narralo  dal 
signor  Niccoiini  contrario  ad  un  tal  pensiero. 

11  dott.  Salvainioli  allora  narra  che  si  trovino  in  Maremma  tali  pianto,  le  qua- 
li vegetando  in  (piei  pantani  in  preferenza  delle  altre ,  semhra  che  accompa- 
gnino la  malsania ,  e  che  anche  influiscano  a  svolgerla.  E  poiché  su  questo  argo- 
mento il  prof.Taddei  può  assai  ragionare,  in  conseguenza  di  osservazioni  fatte  in 
quei  luoghi,  quegli  lo  invita  a  comunicare  le  sue  idee  in  proposilo. 

E  questi  si  fa  a  dire:  La  malaria  regna  non  solo  nelle  paludi  salmastrose  ma  an- 
che nei  terreni  stati  già  disseccati.  1  depositi  delle  sostanze  organiche  sono  fon- 
te di  questi  miasmi.  Le  acque  che  continuamente  fdtrano,  la  natura  di  (jueslc 
acque  ,  la  porosità  del  terreno ,  tutto  insomma  contribuisce  a  quelle  scomposi- 
zioni stesse  ,  che  possono  accadere  negli  stagni.  Le  sostanze  gassose  s'inalzano, 
e  per  la  legge  del  Dalton  si  sparpagliano,  si  mescolano  nell'atmosfera,  e  vanno 
indistintamente  ad  occupare  gli  strati  più  elevati  come  i  più  bassi.  Cosi  sul  mon- 
te bianco,  come  su  altri  monti  più  elevati  ancora,  l'aria  trovasi  condiziona- 
ta delle  stesse  quantità  di  acido  carbonico  che  nelle  parti  più  basse.  Ma  in  quan- 
to alle  sostanze  vaporose ,  che  pure  dalle  medesime  scomposizioni  hanno  ori- 
gine in  grandissima  quantità,  gli  effetti  sono  ben  diversi.  Coercibili  a  tempera- 
ture miti,  poco  si  allontanano  dal  terreno  che  le  ha  prodotte  ,  e  dove  sollecita- 
mente ricadono,  in  ispecialtà  (piando  la  temperatura  favorisce  la  loro  condensa- 
zione. Cosi  nella  Maremma  nelle  ore  calde  il  pericolo  di  malsania  è  minore  che 
nelle  meno  calde.  Cosi  gl'imprudenti  si  espongono  all'infezione  dell'aria  malsa- 
na ,  tenendosi  allo  scoperto  di  buon  mattino ,  nella  notte  e  nella  sera.  Da  ciò 
adunque  egli  conchiude  esser  la  malaria  prodotta  non  solo  dalle  sostanze  gas- 
sose ,  ma  anche  da  quelle  vaporose  ,  che  la  producono  dalle  materie  organiche 
contenute  nei  terreni ,  come  nelle  acque  stagnanti  salsedinose  ;  e  doversi  la  in- 
tensità degli  effetti  nelle  ore  differenti ,  e  nei  tempi  diversi  alle  successive  ac- 
cumulazioni del  principio  miasmatico  versato  nell'atmosfera.  In  prova  di  che 
cita  il  fatto  di  una  stanza  ,  in  cui  sieno  riunite  molte  persone  per  lungo  tem- 
po, senza  che  l'aria  siavi  rinnuovata  con  somma  celerità.  In  questo  caso  le  ema- 
nazioni che  vengono  dai  nostri  corpi,  accumulandosi  a  gnido,  non  solo  vi  si  ren- 
dono incomode,  ma  possono  anche  dipoi  riuscire  dannose. 


—  387  — 

Il  prof.  Niccolini  dielro  queste  molte  osservazioni  dicliiarava  aver  inteso  di  dire 
die  i  ricordali  fenomeni  della  produzione  della  malaria,  procedevano  dal  me- 
scolamento delle  acque  salse  colle  dolci. 

Ed  il  prof.  Casoria  domanda  ,  come  possono  continuare  a  s\  ilupparsi  le  ema- 
nazioni infette  da  un  terreno  salmastroso  ,  dopo  che  è  slato  disseccato?  Al  che 
il  prof.  Taddei  risponde,  rimanere  costantemente  sul  terreno  le  sostanze  alte  a 
produrre  le  infezioni  :  che  se  un  terreno ,  di  quelli  su  cui  cade  la  questione,  ap- 
parisce asciutto ,  lo  si  è  soltanto  alla  superficie ,  mentre  a  piccola  profondità  tro- 
vasi sempre  bagnato  dalle  acque  istcsse,  che  lo  bagnavano  innanzi.  La  sonmia 
(jorositù  del  terreno  forma  poscia  il  rimanente. 

Ma  il  Prof.  Casoria,  supponendo  che  si  manchi  di  sperienze  dirette  a  prova- 
re che  nei  ricordati  terreni  sitrovin  sempre  i  materiali  atti  a  produrre  i  miasmi, 
non  crede  sia  sufficiente  la  siiiegazione  che  ora  si  è  data  di  loro  formazione. 
E  poiché  il  Presidente  dice  su  questo  proposilo ,  che  le  analisi  del  terreno  so- 
no state  già  falle,  il  Doli.  Salvaguoli  legge queha dello  stesso  Prof.  Taddei  inse- 
rita nella  statistica  medica  delle  Maremme  Toscane ,  e  ripetute  da  esso  doti.  Sal- 
vagnoli,  a  pag.  89.  Da  questa  analisi  risulta  ,  che  cento  parti  di  terra  delle  sal- 
mastrie  della  Grossetana ,  sono  composte  di  sostanze  terrose  e  saline  comuni  ai 
terreni ,  parti  78 ,  78  ;  cloruro  di  sodio  con  traccia  di  cloruro  di  calcio  o  di  ma- 
gnesio ,  parti  2,  89;  materia  organica  in  particolare  stato,  parli  12,  12;  il  resto 
acqua  e  perdita. 

Dietro  tutto  quello  che  è  stato  detto  a  favore  e  contro  dell'argomento  dalle  di- 
verse persone  nella  discussione  che  ne  occupa  ,  il  cav.  Longo  conchiude  ,  che 
non  basta  il  mescolamento  di  due  acque  a  produrre  la  malsania  ;  ma  che  vi  e 
bisogno  ancora  dello  stalo  di  quiete.  In  questo  stato  soggiunge,  una  immensa 
quantità  di  piccoli  animah  ,  la  cui  vita  è  eflmera,  e  molte  conferve  insieme  rac- 
colte nell'acqua  islessa  ,  danno  luogo  per  la  loro  scomposizione  a  quel  materiale 
organico  miasmatico ,  che  insinuato  nell'  economia  animale  e  sul  sistema  nervo- 
so, produce  quelle  alTezioni  di  cui  è  capace  la  malaria. 

Il  prof.  Ricci  entrando  egli  pure  in  argomento  cita  un  fatto  che  ha  potuto 
osservare  molti  anni  passati ,  e  che  crede  possa  offrire  un  dato  di  più  onde  av- 
viarsi alla  ricerca  della  cagione  della  malaria.  Le  acque  minerali ,  egli  dice,  con- 


—  388  — 

tenenti  solfati ,  se  sono  tenute  in  bocce  chiuse  con  severo ,  dopo  alcuni  giorni  si 
trovano  ailorate.  Il  loro  odore  è  quello  di  uo\  a  fracide.  L'aggiunzione  di  acidi  svi- 
luppa dal  licpiido  acqueo  gas  idrogeno  solforato.  Questo  fallo  fu  successivamente 
osservalo  anche  da  uncapilano  della  It.  Marina  inglese.  Quindi  egli  opinerebbe 
che  le  sostanze  organiche  sconì[)onendo  i  solfati ,  producessero  idrogeno  solfo- 
rato ,  il  quale  uccidendo  i  piccoli  animali  che  vivono  nell'  acqua  istcssa  ,  colla 
putrefazione  dei  loro  corpi  contribuisca  alla  formazione  dei  principii  mia- 
smatici. 

Il  Presidente  confermando  il  fatto  esposto  dal  prof.  Ricci,  senza  pretendere 
alla  priorità,  prima  di  tutto  ricorda  che  in  Toscana  egli  lo  aveva  fatto  conoscere 
fino  dal  1827  ncU'  acqua  del  Settuccio;  poi  soggiunge,  non  potersi  riguardare 
l'idrogeno  solforato  come  causa  della  malaria. 

Di  che  sconvenendo  il  prof.  Ricci  osserva ,  che  questo  gas  in  contatto  di  altre 
sostanze  organiche  forma  delle  combinazioni  compiute.  Che  perciò  la  comples- 
sità può  formare  le  emanazioni  suddette. 

Ma  il  prof.  Taddei  osserva  che  il  fenomeno  avviene  solo  per  la  miscela  dello 
due  acque.  E  l'altro  soggiunge  che  le  sostanze  delle  due  acque  possono  nel  me- 
scolamento loro  più  facilmente  e  prontamente  scomporsi. 

Il  dott.  Capezzuoli  allora  osser>  a ,  che  se  le  due  acque ,  dal  cui  mescolamento 
nasce  la  malaria  contengono  materie  organiclie ,  come  seml)ra  sia  difotto ,  la 
scomposizione  di  queste  resta  a  provarsi. 

E  qui  il  signor  Gennaro  Galano  richiama  l'attenzione  sul  fatto  del  movimento 
impresso  alle  dette  acque ,  come  una  causa  che  impedisce  la  formazione  delle 
emanazioni  perniciose.  Approvandosi  ciò  dal  cav.  Niccolini  il  Presidente  fa  os- 
servare che  dove  è  movimento  nella  maniera  dicliiarata ,  in  generale  la  putrefa^ 
zione  è  limitata. 

Il  prof.  Piria  considerando  tutto  quello  è  stato  detto  relativamente  alla  produ- 
zione dell' idrogene  solforato  nelle  acque  minerali,  crede  proprio  di  dover  rife- 
rire un  fatto  da  esso  lui  raccolto ,  nella  idea  che  potesse  servire  a  spargere 
qualche  lume  sulla  questione  agitata.  Egli  stabilisce  prima  di  ogni  altra  cosa  che 
la  scomposizione  delle  sostanze  organiche  non  formi  sempre  gas  idrogene  solfo- 
rato cola  dove  l' odore  avverte  la  formazione  di  questo  comiX)sto  acido  ;  ma  che 


—  389  — 

però  si  formino  alcune  particolari  conilìinazioni  solforale.  Ciò  che  lo  fa  pensare 
in  sifTiitto  modo  si  è ,  che  esaminando  una  sostanza  organica  ,  che  fu  verificata 
essere  una  osàllaria ,  trovò  che  questa  mentre  odorava  fortemente  d' idrogeno 
solforato,  i  reagenti  più  sensibili  non  v'indicarono  niiniinamonte  la  presenza  di 
dello  corpo.  .Scomposta  però,  si  ebbe  la  reazione  dello  zolfo;  sicché  possibilmonle, 
opina  il  prof.  Pirla,  le  sostanze  organiche  nel  caso  in  discussione ,  daranno  luo- 
go a  questi  corpi  singolari. 

Quindi  il  Presidente  soggiunge,  che  se  si  potesse  verificare  la  presenza  di  un 
corpo  solforalo,  analogo  a  quello  indicato  dal  Vice-presidenle  nelle  acque  da  cui 
emanano  principii  miasmatici,  sarebbe  un  l;itto  che  veramonle  mollo  influireb- 
be sulla  ricognizione  della  causa  della  malsania. 

Gaultier  de  Claubry  racconta  allora  che  a  Parigi  in  una  fabbrica  di  fecola  di 
palale,  dove  gli  avanzi  di  questa  fabbricazione  guasLindosi  e  putrefacendosi,  ema- 
nai ano  molto  idrogeno  solforato;  questo  non  solo  si  rendeva  incomodo  ai  vicini 
inquilini,  ma  fu  veduto  essere  eziandio  la  causa  di  una  infezione  che  si  svilup- 
jiò  nel  luogo  istesso. 

Da  tutti  questi  falli  adunque  conchiude  il  prof.  Sorda,  che  i  miasmi  dipendo- 
no dalla  putrefazione  delle  sostanze  organiche;  ma  doversi  tuttavia  esaminare  per 
quali  cagioni  essi  producano  malattie  varie  secondo  le  circostanze  che  li  favori- 
scono e  ne  accompagnano  la  formazione. 

Il  prof.  Schriitter  parla  dell'influenza  che  una  bassissima  tomporalura  esercita 
suir  azione  chimica  in  diversi  corpi.  Dopo  avere  esposto  la  differenza  che  passa 
fra  la  direlta  e  l'indiretta  influenza  della  temperatura  nelle  azioni  chimiche ,  de- 
scrive il  metodo  con  cui  egli  fa  agire  diversi  corpi  fra  di  loro  a  bassissime  tem- 
perature. Questi  corpi  sono  il  fosforo,  l' antimonio,  l'arsenico,  il  potassio  ed  il  so- 
dio con  il  cloro.  Ciascuno  di  questi  corpi  ha  col  cloro  un'azione  vivissima  alla  tem- 
peratura ordinaria  atmosferica ,  mentre  ad  una  bassissima  l'azione  è  nulla.  Nello 
stesso  caso  sono  altre  sostanze.  Come  un  fatto  singolarissimo  poi  egli  riferisce  la 
nessuna  azione  del  [)lalino  sulla  mescolanza  del  gas  idrogeno  col  gas  ossigeno. 
Dando  di  ciò  la  sua  teoria  ,  conchiude  esponendo  di  avere  ottenuto  la  tempera- 
tura di  gr.  — 80  cent:  per  i  detti  sperimenti  mediante  l'acido  carbonico  solido 
preparato  col  metodo  di  Nattarer. 

50 


—  390  — 

lu  ullimo  il  Presideiile  invila  i  signori  componenti  la  commissioue  destinata  ;i 
ripetere  gli  sperimenti  del  signor  Polli  a  riunirsi  la  mattina  del  lunedi  prossimo 
nel  Laboratorio  di  fisica  fliretto  dal  prof.  Giardini.  Quindi  l'adunanza  ù  sciolta. 

Pel  Presidente  il  vice  Presidente  —  B .  Pini  a 


1  Segretari 


{Gn)VANM    Gl'ARlM 
Li'iGi  Calamai 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  29  SEriEMBRE  184o 


E 


ssENDO  loirgermonte  indisposto  il  Presidente  prof.  Gioacchino  Taddei ,  l'adu- 
nanza è  presieduta  dal  >  ice  Presidente  prof.  Raffaele  Piria. 

Il  segretario  prof.  Calamai  legge  il  verbale  della  adunanza  antecedente ,  il  quale 
viene  approvato. 

il  prof.  Ricci  crede  di  dover  comunicare  un'aggiunzione  a  quanto  egli  disse 
nell'adunanza  precedente  sulle  sostanze  solforose,  che  emanano  dalle  acquee 
rlie  sono  fonte  di  maisnnia.  Egli  dice  che  nel  1819  unitamente  aldott.  Lorenzo 
(jiuslo  ebbe  occasione  d'osservare  al  Lago  d'Agnano  i  vapori  contenuti  nell'aria 
e  condensati  con  mezzo  frigorifero ,  contenere  oltre  la  quantità  d' idrogeno  sol- 
forato ,  che  rendevasi  sulTicientemente  sensibile  coi  reagenti ,  anche  insetti  che 
si  appelasarono  all'osservazione  microscopica. 

Il  |>rof.  Sorda  annunzia  in  nome  della  commissione  incaricala  dell'esame  del 
processo  suggerito  dal  dott.  Polli  onde  rendere  potabile  l'acqua  marina,  che  non 
ha  potuto  adunarsi  questa  mattina  secondo  era  stato  stabilito,  ma  che  si  riu- 
nirà nel  domani  dopo  le  adunanze. 

il  signor  RalTiicIc  l'.iura  quindi  legge  la  sua  memoria  sull'idea  di  un  nuovo 
sbtcma  sugli  iuipouderabih  ap|)licato  alla  spiegazione  dei  fenomeni  dell'universo. 


—  392  — 

Sebbene  questo  lavoro  sia  ritenuto  come  mollo  importante,  pure  il  vice -Pre- 
sidente considerando  che  ad  un'  altra  sezione  potrebbe  trovare  nelle  persone  die 
lo  ascolteranno  più  idoneità  a  giudicarlo  ,  prega  lo  stesso  autore  a  volerne  so- 
spendere la  lettura,  e  cedere  cosi  il  posto  ad  altro  indi\iduo  dei  molti  che  hanno 
duniandatu  di  fare  delle  conuuiicazioni  chimiclie. 

Cosi  il  prof.  Ricci  ragiona  sopra  un  nuovo  corpo  che  si  raccoglie  sulla  su- 
perficie della  Grotta  dell'Arco  nell'Isola  di  Capri.  Questo  corpo  di  origine  incer- 
ta ,  e  che  si  suppone  possa  essere  un  avanzo  di  escremento  caprino ,  già  modifi- 
cato dal  tempo  ,  e  lidolto  ad  uno  stato  analogo  a  quello  del  guano,  presentasi  di 
un  color  bruno  ed  al<iuanto  molle,  di  un  odore  grave,  solubile  in  gran  parte 
nell'acqua  ed  effervescente  cogli  acidi.  Presenta  ancora  una  singolarità ,  ed  è  che 
intersecati  vi  si  scuoprono  molti  fili  rigidctti,  i  quali  hanno  l'aspetto  di  una  pe- 
lurie animale  che  secondo  il  prof.  Ricci,  non  ha  nulla  di  comune  col  pelo  de- 
gli animali,  che  vivono  e  che  hanno  vissuto  nell'Isola  ricordata.  Questi  peli  non 
si  vedevano  in  quella  massa  venti  anni  passati ,  (piando  cioè  tal  materia  fu  rac- 
colta ;  dunque  sarebbersi  formati  a  poco  a  poco  dopo  queir  epoca  nella  materia 
medesima ,  la  quale  è  per  se  stessa  inalterabile. 

La  sua  analisi  chimica  ha  offerto  al  signor  Ricci  alcune  piirlicolarità  degne  di 
essere  studiate.  Trattata  con  acqua ,  dalla  soluzione  acquosa  l' alcool  precipita 
una  sostanza  bruna ,  di  sapore  leggermente  stitico ,  e  che  col  calorico  si  conijiorta 
come  la  maggior  parie  delle  sostanze  azotate,  lasciando  in  ultimo  un  residuo  in 
cui  si  riscontra  la  presenza  di  qualche  solfuro. 

Questa  sostanza  ha  reazioni  acide  ,  ed  azioni  lente  sulla  gelatina.  Diversi  aci- 
di la  preci|)itano  dalle  sue  soluzioni  ;  come  la  preci|>itano  diverse  sostanze  sa- 
line. Gli  alcali  airo])posto  vi  si  combinano  formando  delle  soluzioni  colorate  in 
bruno.  I  carbonati  alcalini  danno  luogo  alle  stesse  combinazioni  con  evoluzione 
di  acido  carbonico.  Per  ([ueste  proprietà  il  prof.  Ricci  riguarda  la  sostanza  in  di- 
scorso come  un  acido  particolare,  che  egli  distingue  coli' epiteto  di  anacaprico. 
Questo  acido  trattato  coli' acido  nitrico  sembra  dia  luogo  ad  acido  carbazotico.  Gli 
anacaprati  alcalini  trattati  col  calorico  risolvonsi  in  una  combinazione ,  la  (piale 
precipita  i  salidi  ferro  in  azzurro  di  Berlino.  Dalle  sperienzedel  signor  Ricci  risul- 
terebbe che  l'equivalente  dell'acido  anacaprico  potesse  rappresentarsi  col  nume- 


—  393  — 

ro  29,  iJO.  Lo  stesso  sperimentatore  non  ha  potuto  finora  stabilire  l'analisi  ele- 
mentare (li  questo  nuovo  acido;  ma  i  suoi  componenti  per  altro  sono  l'ossigeno ,  il 
carbonio,  l'idrogeno  e  l'azoto. 

Del  resto  la  materia  da  cui  ù  estratto  quell'acido  ,  contiene  anche  una  sostan- 
za estrattiva  colorante,  acido  benzoico  e  diverse  sostanze  saline.  Ad  alcune  «li 
queste  forse  ù  dovuto  il  suo  stalo  di  mollezza  abituale. 

Il  vice  Presidente  udita  la  singolarità  annunziata  dal  prof.  Ricci  circa  la  pro- 
duzione de*  peli  nella  descritta  sostanza  crede  conveniente  di  determinare  la  loro 
natura.  Perciò  incarica  il  prof.  L.  Calamai  a  voler  sopra  i  medesimi  istituire 
(|uelle  ricerche  microsco|)iche  necessarie  a  rafr<;iunj;ere  un  tale  scopo. 

Intanto  il  signor  La  Cava  all'accia  qualche!  dubbio  sullo  sviluppo  di  detti  peli 
non  solo,  ma  anche  sulla  natura  dell'acido  anacaprico.  Asserisce  di  aver  già  fatto 
non  iwclie  osservazioni  sopra  un  tale  acido  ,  e  di  averlo  pure  descritto.  Egli  lo 
crede  una  resina  piuttosto  che  un  acido.  Reca  in  mezzo  alti-i  dubbi  sulla  esisten- 
za nel  liquido  idro-alcoolico  avanzato  alla  separazione  dell'acido  anacaprico  ,  di 
acido  benzoico,  e  crede  che  quest'acido  sia  piuttosto  l'ippurico. 

Non  convenendo  minimamente  il  prof.  Ricci  colle  osservazioni  fatte  dal  signor 
La  Cava ,  e  poiché  questi  asserisce  di  aver  separate  dalla  detta  sostanza  dell'Isola 
di  Capri  i  materiali  che  ha  qualificato  nel  modo  anzidetto ,  e  poiché  allo  stesso 
vice  Presidente  restano  molti  dubbi  sopra  di  ciò ,  invita  egli  lo  stesso  La  Cava  a 
voler  far  conoscere  tali  materi.di. 

Dopo  di  ciò  il  signor  Corrado  Politi  trattiene  la  sezione  sul  gas-luce.  Facendo 
conoscere  quanto  si  è  fatto  dagli  stranieri  in  Italia  e  al  di  fuori  noira|)plicazionc 
di  questo  gas  all'  illuminazione  ,  comunica  dei  miglioramenti  praticati  in  Roma 
nella  estrazione  di  questo  gas  dal  signor  Giuseppe  Rolli  chimico,  il  quale  da  tre 
iiuni  ha  assoggettato  1'  asfalto  alla  scomposizione  chimica  per  trarne  gli  oli  pi- 
rugeiiati  che  danno  gas  in  (|uantità,  e  di  una  purezza  notabilissima.  Narra  le  al- 
tre aggiunzioni  da  esso  fatte  per  la  purificazione  più  compiuta  di  detto  gas,  singo- 
'armente  per  mezzo  di  un  moto  ascendente,  e  discendente  impresso  al  gasome- 
tro.  E  posciachè  la  questione  relativa  alle  sostanze  che  possono  somministrare  il 
gas-luce,  fra  le  quali  il  carbon  fossile,  è  una  delle  più  importanti ,  atteso  i  molli 
dubbi  che  si  hanno  ancora  circa  la  bontà  di  quello  che  si  può  scavare  in  Italia , 


—  394  — 

dnninnd<-i  che  sia  nominata  una  commissione  di  due  chimici  per  opni  regione 
dell'  Ilaha  stessa  onde  informare  il  futuro  Congresso  della  natura  dei  carboni  mi- 
nerali trovati  nel  nostro  paese ,  ed  assicurarsi  se  mediante  alcuna  qualità  nostra 
si  possa  far  senza  dell"  importazione  straniera  della  Ilouiììe ,  e  conoscere  fino  a 
qual  punto  possa  l'industria  nazionale  trar  parlilo  da  si  prezioso  minerale. 

Il  vice-Presidente,  sentito  il  desiderio  del  doti,  l'oliti,  e  convenendo  della 
importanza  di  tali  ricerche ,  dicliiara  di  volere  si  stabilisse  la  commissione ,  ma  si 
serbasse  la  nomina  al  Presidente  prof.  Taddei. 

Il  prof.  Cozzi  intanto  osserva,  circa  l' impiego  dei  prodotti  pirogenati  nella 
faMiricazione  del  gas-luce  ,  che  anche  da  altri  quest'  impiego  viene  egualmente 
tallo  con  ottimo  successo.  11  signor  cav.  Emanueilo  Fenzi  di  Firenze ,  per  esem- 
pio ,  a  cui  lo  stesso  prof.  Cozzi  montò  una  officina  per  la  formazione  di  questo 
gas  onde  illuminare  un  vasto  locale,  impiega,  egli  dice,  da  vari  anni  i  delli 
prodotti,  i  quali  raccolti  a  mano  a  mano  nelle  operazioni  che  si  fanno,  servono 
a  rienqiire  più  volte  il  gasometro.  Lo  slesso  professore  loda  il  lavoro  del  signor 
Politi  si  nella  prima  come  nella  seconda  parie. 

Quindi  si  parla  fra  i  signori  Sorda  ,  Politi ,  Galano  ,  Ricci  e  vice-Presidente 
della  maggiore  o  minore  convenienza  dell'impiego  delle  varie  sostanze  nella  estra- 
zione del  gas-luce  in  diverse  località.  Il  prof.  Casoria  frattanto  dice  che  nella 
terra  di  Lavoro  del  Napoletano,  si  trovano  varie  ligniti,  che  di  rado  contengono 
bitumi,  e  che  perciò  non  sono  adattale  all'uso  indicato. 

In  ultimo  il  signor  Gaullier  de  Claubry  comunica  alcuni  jìarticolari  sui  processi 
che  si  hanno  onde  riconoscere  la  presenza  dell'arsenico  nelle  sostanze  organiche. 
Il  metodo  proposto  da  Flandeinde  Danger  della  carbonizzazione  delle  sostanze  or- 
ganiche coir  intermedio  dell'acido  solforico,  è  da  esso  preferito.  Ma  l'acido  sol- 
forico può  contenere  arsenico;  e  da  questo  egli  lo  libera  trattandolo  con  gassol- 
tido  idrico,  il  quale  riduce  l'arsenico  allo  stalo  di  solfuro.  In  questo  stalo,  col- 
la filtrazione  dell'acido  a  traverso  del  vetro  pesto,  viene  ad  essere  interamente 
separalo .  Questo  medesimo  processo  può  essere  egualmente  applicato  a  piu-ifi- 
care  l'acido  cloridrico.  Quando  il  signor  Gaullier  vuol  riconoscere  se  macchie 
prodotte  coll'appareechio  di  Marsh  sieno  dovute  ad  arsenico,  vi  fii  andar  so- 
pra col  mezzo  di  un  sottile  tubo,  del  gas  cloro.  Tosto  che  le  macchie  sono  scom- 


—  395  — 

parse,  si  soffia  sopra  per  allontanare  ogni  più  piccola  porzione  di  cloro  rimasto- 
vi, e  per  mezzo  di  una  bacchetta  di  vetro  le  tocca  con  un  poco  di  soluzione  di 
acido  solfidrico.  In  questo  caso  essendo  le  macchie  prodotte  da  arsenico  vedonsi 
ricomparire  del  colore  giallo  proprio  del  solfuro  di  arsenico;  non  essendo  arse- 
nicali, manca  l'apparizione  del  color  giallo.  Ripetendo  lo  sperimento  sopra  di- 
verse macchie,  valendosi  anche  dell'acido  nitrico,  del  nitrato  d'argento,  comesi 
pratica,  puossi  avere  la  conferma  del  fatto. 

I  dubbi  affacciati  da  Orfila  sul  processo  della  carbonizzazione  delle  sostanze 
organiche  nel  modo  già  dotto,  non  sembrano  al  signor  Gaullicr  verificarsi,  poi- 
ché ammettendo  il  decano  della  facoltà  medita  di  Parigi ,  che  resti  nel  carbone 
ottenuto  acido  solforico  dannoso  all'operazione ,  quest'acido,  dice  il  signor  Gaul- 
tier,  non  viene  indicato  dai  più  sensibili  reagenti ,  dopo  che  esso  carbone  ha  bol- 
lito qualche  minuto. 

In  seguito  di  alcune  riflessioni  del  prof.  Ricci  sui  metodi  già  conosciuti  per 
determinare  la  esistenza  dell'arsenico  nelle  materie  organiche,  il  prof.  Casoria 
domanda,  se  i  sali  di  oro  possano  offrire  nel  caso  indicalo  una  reazione  più  sen- 
sibile di  quella  prodotta  dal  gas  solfido-idrico  :  al  che  rispondono  il  prof.  Pirla  ed 
il  signor  Gaultier ,  essere  l'azione  di  detti  sali  in  tal  caso  di  lunga  mano  inferiore. 
11  signor  Galano  finalmente  domanda  se  nel  caso  che  si  avessero  macchie  ar- 
senicali ottenute  coli' apparecchio  di  Marsh,  si  possa  stabilirne  la  esistenza  con 
un  giudizio  esalto  ,  appoggiandosi  ai  soli  caratteri  tìsici.  La  risposta  negativa 
vien  data  da  molti  ad  un  tempo ,  fra  i  quali  il  Pirla ,  che  asserisce  nel  modo 
il  più  positivo  non  esservi  certezza  di  un  simile  giudizio  poiché  macchie  in  ap- 
parenza simili  del  tutto  a  quelle  prodotte  dell'arsenico,  sono  pur  date  da  alt  re 
sostanze. 

Dopo  di  ciò  l'adunanza  é  sciolta. 

Il  Presidente  —  Gio.vcchlno  T.vddei 

Ì  Giova»!  Gcarim 
LiiGi  Calvmai 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  30  SETTEMBRE  184o 


-»K-«^ 


rRESiEDE  l'adunanza  il  prof.  Taddei.  Letto  dal  prof.  Calamai  ed  approvato  dal- 
la sezione  il  processo  verbale  dell'adunanza  antecedente,  il  dott.  Politi  prega  il 
Presidente  a  voler  nominare  la  commissione  da  lui  proposta  per  esaminare  sul- 
le diverse  località  d'Italia ,  la  natura  dei  carboni  fossili  che  vi  si  possano  racco- 
gliere. Dopo  molte  considerazioni  che  vengono  fatte  da  alcuni  membri  della  se- 
zione, si  crede  possa  meglio  convenire  la  scelta  di  diversi  individui ,  uno  per 
ogni  stato,  incaricandoli  di  raccogliere  tutto  quello  che  sia  loro  concesso  di  no- 
tizie riguardanti  i  delti  carboni  fossili,  per  mandarle  di  poi  alla  sezione  di  Chi- 
mica del  congresso  di  Genova.  Cosi  il  Presidente  sceglie  il  prof.  Sementini  per 
lo  regno  di  Napoli ,  il  prof.  Cenedella  per  la  Lombardia ,  il  prof.  Targioni  Toz- 
zetti  per  la  Toscana ,  il  prof.  Cantù  per  il  Piemonte ,  il  prof.  Casoria  per  la 
SiciUa.  Quanto  agli  altri  stati  d' Italia  non  crede  il  Presidente  sia  necessario  di 
nominare  individui  speciali  ;  ma  coloro ,  ei  dice ,  che  possono  sentire  il  deside- 
rio di  lavorare  in  cosi  utili  ricerche ,  possono  farlo ,  e  mettersi  in  comunicazione 
colle  persone  già  nominate ,  oppure  dirigere  alla  sezione  suddetta  il  frutto  dei 
loro  studi. 


—  397  — 

Il  prof.  Casoria  legge  il  rapporto  della  Commissione  incaricata  di  esaminare  il 
lavoro  del  Colonnello  Costa  siili'  eudiometro  da  costui  inventato  per  misurare  la 
malaria.  Le  conchiusioni  della  Commissione  dimostrano  che  non  sia  molto  esatto 
il  principio  su  cui  è  fondata  la  costruzione  dello  strumento  misuratore  le  condi- 
zioni miasmatiche  dell"  aria  ;  che  la  materia  che  vi  s' impiega  non  va  soggetta  a 
quell'azione  che  l'Autore  dichiara,  e  finalmente  che  non  avendo  il  Costa  ese- 
guito lo  strumento,  né  perciò  fatto  alcuno  sperimento,  non  crede  la  Commis- 
sione istessa  di  dover  riguardare  il  detto  lavoro  se  non  che  come  un  probabile 
tentativo,  di  cui  altronde  non  saprebbe  definir  lo  effetto. 

Il  Presidente  lasciando  il  suo  posto  al  Vice-presidente ,  legge  un  suo  scritto 
clie  ha  per  titolo  :  «  Sullo  sta(o  di  chimica  combinazione  in  che  il  ferro  si  trova  nel 
sangue  ».  in  esso  vengono  esposti  i  risultamenti  di  varie  sperienze  istituite  sulla 
parte  cruorosa  del  nominato  umore ,  e  per  i  quali  lo  stesso  espositore  è  con- 
dotto ad  ammettere  che  il  ferro  sia  contenuto  nel  sangue  allo  stato  di  uniossido. 
Lo  che  ritenuto ,  il  prof.  Taddei  nota ,  poter  ciascimo  rendersi  ben  conto  del 
come  e  perché  il  ferro  nel  sangue  rimanga  nascosto  nella  materia  organica  e 
non  rendasi  sensibile  agli  ordinari  mezzi  d' esplorazione,  se  non  dopo  che  siasi 
fatto  provare  al  sangue  istesso  l' azione  del  fuoco ,  del  cloro ,  degli  acidi  mi- 
nerali concentrati  o  di  qualche  altro  potente  mezzo  di  scomposizione,  il  quale 
atto  sia  a  distruggere  in  qualche  modo  lo  stato  di  chimica  combinazione  del  sud- 
detto metallo. 

Quindi  a  sostegno  della  già  enunciata  opinione ,  ed  a  conforto  dei  risulta- 
menti  ottenuti  dalle  proprie  esperienze,  il  sullodato  chimico  reca  in  mezzo  anche 
I'  analogia,  citando  ad  esempio  varie  artificiali  combinazioni  del  ferro  con  mate- 
riali organici,  e  quelli  segnatamente,  ove  questo  metallo  al  primo  grado  d'os- 
sidazione, o  in  istato  di  uniossido,  è  salificato  da  acidi  organici,  non  senza  in- 
tervento o  simultanea  presenza  di  altre  materie. 

Questa  memoria  che  ognuno  dichiara  importantissima ,  perchè  tende  a  risol- 
vere varie  cose  di  chimica  organica  necessarie  a  spargere  un  gran  lume  in  al- 
cune questioni  utilissime  di  fisiologia  e  di  patologia ,  viene  applaudita  dalla  Se- 
zione ;  la  ([uale  vorrebbe  ancora ,  quando  piacesse  all'  .\. ,  che  fosse  inserita 

negli  atti  originalmente. 

51 


—  398  — 

liiUinlo  (Ini  prof.  Sorda  si  confcrniaiio  cilcuni  fatti  esposti  dal  prof.  Taddci,  e 
(liioflli  ed  altri  discorrono  sulle  proprieli  dogli  ossidi  di  ferro  ,  e  del  sangue  di- 
pendenlementc  dall'  esistenza  in  esso  del  mentovato  metallo. 

Cosi  ragionando,  dal  prof.  Taddei  si  nota ,  non  formare  il  ferro  una  caratteri- 
stica del  sangue;  e  questa  proposizione  sollecita  il  prof.  Longo  a  fare  in  proposito 
molte  riQessioni ,  per  le  quali  non  crede  che  la  colorazione  del  sangue  sia  dovuta 
a  tal  metallo ,  o  ad  alcuna  delle  sue  combinazioni.  A  sostegno  di  questa  sua  opi- 
nione, cita  un  fatto  in  cui  egli  ha  osservato  che  il  sangue  era  per  malattia  scolo- 
ralo del  tutto;  e  se  il  suo  colore  ,  egli  soggiunge ,  si  dovesse  al  ferro,  i  prepa- 
rati marziali  dovrebbero  riprodurre  il  colore  in  quello  che  lo  ha  perduto.  Quin- 
di le  osservazioni  patologiche  indurrebbero  a  credere  che  il  colore  abituale  del 
sangue  fosse  piuttosto  dovuto  ad  una  materia  sui  generis. 

Il  prof.  Taddei  udita  questa  opinione  del  prof.  Longo,  dichiara  aver  già  espresse 
le  sue  idee  su  quest'argomento  in  una  memoria ,  in  cui  espose  le  sue  osservazioni 
colle  opinioni  di  Scherer;  e  perciò  si  astiene  dal  ridire  in  proposito  cosa  alcuna. 
Il  prof.  Piria  considerando  allora  le  note  del  sangue ,  in  aggiunta  a  quanto  è 
stato  detto,  espone  una  osservazione  da  lui  fatta  sopra  questo  soggetto.  Avendo 
avuto  una  camicia  su  cui  era  una  macchia  lievissima ,  e  dubitando  fosse  pro- 
dotto di  sangue  pensò  di  poterla  riconoscere,  purché  gli  sperimenti  gli  avessero 
scoperto  alcun  materiale.  Quindi ,  dopo  aver  fatti  diversi  tentativi  sopra  macchie 
artificiali ,  si  avvide  esser  la  fibrina  quella  che  più  facilmente  avrebbe  potuto 
ritrovare,  avendo  questa  sostanza  la  proprietà  di  fissarsi  sopra  il  tessuto  legnoso. 
L'acido  solforico  concentrato  poi  ha  il  potere  di  disciogliere  il  tessuto  legnoso, 
e  di  non  alterare  la  fibrina.  Cosi ,  posto  il  pezzo  di  tela  che  supponevasi  macchia- 
lo di  sangue  nell'acido  suddetto,  mentre  il  tessuto  della  camicia  ne  fu  intera- 
mente disciolto ,  rimase  la  fibrina  intatta  e  rappresa  in  una  specie  di  reticolo , 
in  cui  erano  manifeste  le  impressioni  prodotte  dal  tessuto  su  cui  erasi  conden- 
sata. Il  prof.  Pirla  dichiara  che  questo  modo  di  sperimentare,  in  un  caso  nega- 
tivo, può  servire  di  criterio  per  un  giudizio  legale. 

Lodandosi  da'più  l' osservazione  del  Vice-presidente ,  il  prof.  Taddei  convie- 
ne essere  in  alcuni  casi  utilissimo  il  metodo  ora  proposto  ;  ma  esservi  un  caso 
in  cui  è  insufficiente  a  stabilire  alcun  criterio  ;  e  questo  caso  è  quando  si  tratta 


—  son- 
di sangue  versalo  in  una  veste  di  lana ,  e  passato  sui  panni  sottoposti.  La  fil)riiia 
depositandosi  tutta  nella  prima  veste,  non  può  trovarsi  nella  seconda,  di  qua- 
lunque specie  sia,  che  sangue  sfibrinato;  che  è  quanto  a  dire  incapace  a  dare  i 
risultanicnti  accennati. 

Dopo  alcune  altre  parole  dette  su  tale  argomento  dai  signori  Galano  e  Taddei, 
il  prof.  Casoria  legge  una  nota ,  in  cui ,  dopo  aver  ricordato  cbe  al  3.°  Congresso 
scientifico  presentò  il  suo  metodo  per  rendere  anidro  l' alcool  col  solfato  di  ra- 
me deacquiflcato,  e  ciò  senza  distillazione;  ora  osserva  esser  necessario  di  deacqui- 
ficare  il  detto  sale  al  color  rosso,  onde  averne  un  effetto  conveniente:  imper- 
ciocché privandolo  di  acqua  ad  una  mite  temperatura,  spiega  di  poi  un'  azione 
troppo  energica  sull'  alcool.  Lo  stesso  sale  trattato  in  detto  modo  può  servire  a 
rendere  anche  l' etere  anidro  ;  e  cosi  anche  a  stabilire  quant'  acqua  questo  liqui- 
do contiene. 

Quindi  dal  Segretario  P.  Calamai  vien  letto  uno  scritto  del  prof.  Pietro  Pe- 
retti  di  Roma,  nel  quale,  discorrendosi  delle  sostimze  alcaline  che  si  trovano  in 
vario  chine,  si  considera  essere  la  china  rossa  e  la  pilaia  più  ricche  di  questi 
materiali  attivi  ;  e  poi  si  passa  a  descrivere  un  processo  col  quale  lo  stesso  prof. 
Peretti  dice  di  estrarre  i  principi  attivi  di  dette  chine,  sempre  combinati  però 
con  quegli  acidi ,  chinico  e  tannico ,  onde  si  trovano  accompagnati  nelle  cliine 
istesse.  Questo  processo  consiste  nel  trattare  a  caldo  la  china  coli'  alcool;  nel- 
r evaporare  il  liquido  alcoolico;  nel  trattare  il  residuo  con  acqua  distillata,  fil- 
trare e  rievaporare  il  liquido  acquoso  fino  a  consistenza  di  estratto  ;  nel  ridi- 
sciogliere  questo  residuo,  filtrare  la  soluzione  ed  evaporarla  fino  a  secchezza. 
Questo  residuo  è  ciò  che  il  sig.  Peretti  considera  come  un  chinato  ed  un  tan- 
nato acidi  di  chinina  e  di  cinconina. 

Questa  sostanza  deliquescente ,  estrattiforme ,  di  un  sapore  amarissimo,  v  iene 
annunziata  come  un  eroico  medicamento  somministrato  nel  |>eso  di  una  dram- 
ma ,  per  debellare  le  febbri  periodiche ,  e  come  utilissimo  nelle  perniciose  eme- 
liche e  dissenteriche. 

Lo  stesso  professore ,  considerando  che  in  questo  medicamento  trovasi  un  ec- 
cesso di  acido  tannico ,  e  t;de  da  cagionare  stitichezza  ai  malati  cui  si  amministra, 
consiglia  di  privamelo  col  mezzo  della  gelatina  animale. 


—  400  — 

Dopo  questa  lettura  il  prof.  Calamai,  presa  la  parola,  ricorda  aver  egli  deter- 
minato molti  anni  passati  la  quantità  di  chinina  e  di  cinconina  contenuta  nelle 
chine  pilaia,  aranciata  e  rossa,  e  di  aver  fatto  hen  conoscere  esser  queste  tre 
specie  di  chine  ,  pervenute  allora  alla  Ragione  Ulrich  di  Livorno  dalla  nuova 
Granata  ,  le  più  ricche  di  principi  attivi ,  ed  esserlo  sopra  tutte  l' aranciata  e  la 
rossa ,  poiché  trovò  che  per  ogni  oncia  a  gr.  376 ,  contenevano ,  la  prima  fra 
chinina  e  cinconina  gr.  3o ,  e  la  seconda  gr.  32  ;  mentre  la  pitaia  non  gli  aveva 
dato  che  gr.  26  degli  stessi  materiali,  e  la  calisaia  gr.  18. 1  risultamenli  della  sua 
analisi  furono  puhhiicati  in  vari  Giornali  di  Toscana ,  fra  i  quali  in  quello  di  com- 
mercio di  Firenze,  n."  17  anno  suddetto.  Asserisce  inoltre  di  aver  fatto  conoscere 
contemporaneamente  il  chinato  ed  il  tannato  acidi  di  chinina  e  di  cinconina  da 
lui  preparato  con  un  metodo  un  poco  diverso,  ma  più  economico  di  quello  del 
sig.  Perelti.  Questo  metodo  consiste  nel  trattare  a  spostamento  ed  a  freddo  con 
acqua  distillata  o  di  pioggia,  la  china  ridotta  in  polvere;  nell'evaporarc  median- 
te ebollizione  fino  a  consistenza  d'estratto  il  liquido  acquoso ,  nel  trattare  l'estrat- 
to ottenuto  con  alcool  a  gr.  30  R.  finché  ne  esce  colorato ,  e  nell'evaporarc  final- 
mente la  soluzione  alcoolica  fino  a  nuova  consistenza  di  estratto  ;  il  quale ,  steso 
in  piatti  di  porcellana ,  vien  disseccato  al  calor  di  stufa.  Asserisce  ancora  che  al 
primo  Congresso  scientifico  tenuto  in  Pisa ,  descrivendo  quelle  tre  specie  di  chi- 
na ,  presentò  un  vaso  di  questa  combinazione  da  lui  preparata ,  e  di  cui  fece  co- 
noscere non  solo  le  proprietà  chimiche ,  ma  anche  gh  usi  medici  che  già  si  erano 
sperimentali.  Cosi  egli  viene  a  dire,  che  il  prof.  Maurizio  BufaUni,  clinico  insi- 
gne di  Firenze,  ha  impiegato  questo  medicamento  con  molto  vantaggio  nella  cura 
delle  febbri  periodiche ,  fino  da  quando  lo  stesso  Calamai  lo  ebbe  preparato , 
cioè  fino  dal  1839  ;  che  molti  medici  di  Firenze  non  solo  ma  anche  delle  diverse 
parti  della  Toscana ,  lo  hanno  usato ,  e  lo  usano  tuttavia  ;  e  che  perciò  è  un  ri- 
medio non  solo  utile,  ma  eziandio  conosciuto. 

Il  sig.  Gennaro  Galano  finalmente  comunica,  come  abitando  la  Capitanata, 
una  delle  belle  Provincie  del  Regno  di  Napoli ,  dove  le  febbri  intermittenti  do- 
minano talora ,  affliggendo  la  classe  dei  braccianti  specialmente  ,  i  quali  non 
posson  sempre  ricorrere  a  medicamenti  costosi;  si  vide  nella  necessità  di  ricer- 
care se  fra  i  vegetabili  antifebbrili  di  quel  suolo ,  ne  fosse  alcuno  da  cui  pò- 


—  401  — 

tesse  ricavare  un  principio  attivo  da  sostituirsi  ai  derivati  della  china.  Cosi  spe- 
rimentate le  volgari  centauree  minori ,  Erylhraea  Centaurium ,  puìchella  ec.  è 
giunto  ad  ottenere  un  principio  particolare ,  il  quale  somministrato  in  alcuni  casi 
di  febbri  intermittenti  alla  dose  di  mezza  dramma,  è  valso  a  troncarle. 

Il  processo  col  quale  il  sig.  Galano  ha  ottenuto  il  suo  principio ,  a  cui  non  ha 
dato  ancora  alcun  nome,  è  il  seguente.  Trattasi  con  acetato  di  piombo  la  deco- 
zione concentrata  di  centaurea  minore  ;  il  liquido  filtrato  sottoponesi  all'  azione 
del  solfido-idrico.  Filtrato  il  liquido  aggiungevisi  ossido  di  magnesio.  Il  deposito 
formato,  raccolto  e  disseccalo,  si  fa  digerire  in  alcool  anidro.  Evaporata  la  so- 
luzione alcoolica  fino  a  consistenza  d' estratto ,  ridisciogliesi  questo  in  acqua ,  si 
tratta  con  carbone  e  si  rievapora  la  soluzione  acquosa  fino  a  secchezza. 

Questa  sostanza  cosi  ottenuta  è  di  un  color  giallo  fosco  ;  di  |un  sapore  amalo 
piccante;  è  deliquescente  all'aria,  e  solubilissimo  nell'alcool  e  nell'etere.  Ilsig. 
(ìalano  accennando  ad  alcune  altre  proprietà  chimiche  di  questa  sostanza  attiva 
dell'  Erylhraea,  conchiude  dicendo  non  essere  a  sua  notizia  che  altri  l'abbia  de- 
scritta. 

Quindi  r  adunanza  è  sciolta. 

11  Presidente  —  Gioaccui.no  Iaddei 
Giovanni  Guari.m 


^{ 


1  Segretari  , 

LciGi  Cai.a-«ai 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  1'  OTTOBRE  I8I0 


»t*«- 


J.  RESIEDE  1"  adunanza  il  prof.  Gioacchino  Taddei.  Il  Segretario  prof.  Calamai 
legge  il  verbale  dell'  adunanza  precedente ,  il  quale  si  approva  senza  alcuna  os- 
servazione. 

Il  sig.  Liborio  Marone,  mosso  dalla  discussione  che  ebbe  luogo  sopra  la  cau- 
sa della  malaria ,  riferisce  i  risultamenli  di  alcune  sperienze  da  lui  istituite  in 
questi  giorni  sopra  l' acqua  marina  mescolata  con  la  dolre. 

Intanto  egli  ci  avverte  della  sua  opinione  circa  1"  azione  che  può  esercitare 
r  idrogeno  solforato  che  emettono  molte  acque  minerali  ;  la  quale  sua  opinione 
è  che  un  tal  composto  non  possa  servire  allo  sviluppo  di  alcuna  malattia.  E  poi- 
ché egli  ritiene  che  il  mescolamento  delle  due  acque  sia  fonte ,  come  fu  detto , 
di  malsania ,  opina  che  in  questo  mescolamento  si  possa  scomporre  l' aria  con- 
tenuta nelle  due  acque ,  e  che  da  ciò  vengasi  ad  alterare  la  natura  dell'  aria  at- 
mosferica. Questa  sua  ipotesi  é  dedotta  dall'  avere  osservato ,  che  avendo  mesco- 
lato acqua  marina  e  dolce  in  egual  proporzione,  dopo  24  ore  di  tempo,  l' aria 
che  se  ne  è  svolta  col  calorico ,  gli  è  sembrato  un  misto  di  azoto  e  di  acido  car- 
bonico. 


—  403  — 

Il  prof.  Pina,  il  Cav.  Longo,  ed  il  prof.  Taddci  non  accettano  le  cose  esposte 
dal  sig.  Maronc;  e  per  quanto  egli  dichiari  non  esser  ciò  che  un' iniziativa  agli 
sludi  che  possono  farsi  su  questo  tema ,  pure  essi  unanimemente  convengono  es- 
sere inammissibili  le  opinioni  aQucciatc  da  lui. 

Dopo  questo,  il  Cav.  Longo  legge  una  sua  nota  sul  valore  della  chimica  nella 
coordinazione  delle  scienze  investigatrici  la  natura  degli  esseri  bruti ,  e  degli  or- 
ganici ;  nella  quale,  dopo  aver  fatto  un  quadro  delle  relazioni  che  legano  insieme 
le  scienze  fisiche ,  viene  a  dimostrare  essere  una  necessità  il  riordinamento  di 
queste  scienze ,  onde  bene  intendersi  nell'  applicazione  che  se  ne  fa  alla  spiega- 
zione dei  fenomeni  naturali.  Vorrebbe ,  specialmente  a  riguardo  della  chimica 
che  più  delle  altre  può  contribuire  a  tale  coordinazione ,  clic  tralasciata  la  sua 
a/pnilà,  posto  in  bando  il  suo  gergo  inintelligibile,  rettificate  le  nozioni  della  fi- 
sica relativamente  agli  imponderabili  ekuricilà  e  calorico ,  messe  da  parte  le  forze 
che  non  ci  hanno;  correggesse  e  rendesse  severo  il  suo  linguaggio,  che  parlasse 
la  lingua  dei  fatti  non  mai  delle  immagini ,  eliminasse  le  locuzioni  figurate  ed 
improprie ,  e  lasciasse  ai  fisici  il  ferneticare  colle  loro  attrazioni ,  colla  loro  ri- 
pulsione, colla  forza  di  svolgimento,  con  quella  di  spinta  ec. 

I  benefizi  che  da  ciò  possono  derivare  sono  grandi.  La  chimica,  prosegue  a  di- 
re ,  è  una  scienza  positiva  :  colla  sua  scorta ,  co'  lumi  veri  e  non  fallaci  della  li- 
sica  sperimentale,  la  Geologia  proseguirà  nella  parte  razionale  e  filosofica;  e  (juan- 
do  le  scienze  della  materia  bruta  saranno  perfezionate,  niente  impedirà  che  mer- 
cè la  sperienza  ed  il  ragionamento  abbiansi  pure  a  perfezionare  le  scienze  fisiolo- 
giche e  di  osservazioni  a  benefizio  dell'  uman  genere  e  ad  incremento  delle  vere 
e  solide  conoscenze. 

Dopo  questa  lettura  il  Presidente  prof.  Taddei,  alzatosi  dal  seggio,  e  cedendo 
la  presidenza  al  prof.  Piria,  legge  una  memoria  sulla  possibilità  di  rendere  com- 
mestibili od  alibill  le  lane,  le  piume,  i  peli,  i  capelli  ed  altre  sostanze  cornee. 
Egli  parte  dal  concetto  ,  non  tanto  che  la  composizione  chimica  di  queste  so- 
stanze è  presso  a  poco  identica  a  quella  delle  altre  che  vengono  riguardate  co- 
me ti|)o  dell'  alimento  plastico  ,  come  per  esempio  1'  .ilbumina  ,  la  fibrina  ,  e 
la  caseina  ;  quanto  per  essersi  assicurato  ,  che  identico  pure  fra  queste  e  quel- 
le è  il  modo  di  comportarsi  coli'  ossido  di  rame  idrato  sotto  1'  influenza  de- 


—  40i  — 

gli  alrali  caustici.  Scende  quindi  a  dimostrare  che  se  la  lana,  i  peli,  i  capelli,  le 
piume  e  le  altre  materie  cornee,  non  possono  essere  adoperate  come  alimento 
degli  animali  si  onnivori  che  carnivori ,  ciò  è  perché  le  molecole  costituenti  le 
suddette  sostanze ,  sono  fra  loro  in  un  particolare  stato  d' ag^egazione ,  che  le 
rende  indomabili  alle  potenze  digestive.  Profittando  poi  dell'  identità  di  compo- 
sizione che  esse  hanno  colle  materie  eminentemente  assimilabili  prese  come  ti- 
po di  alimenti,  le  sottopone  all'azione  degli  alcali  caustici,  formando  una  spe- 
cie di  sapone,  che  indi  scompone  mediante  1'  acido  acetico,  o  altro  acido,  per 
rica\  arne  la  proteina  ;  la  quale  non  differisce  sensibilmente  da  quella  che  per  si- 
mil  processo  può  ottenersi  dall'  albumina  delle  uova ,  dalla  fibrina  del  sangue  e 
(lei  muscoli,  e  dalla  caseina  del  latte.  Per  il  qual  mezzo  superata  e  vinta  la  coe- 
sione delle  molecole  con  che  si  distinguono  le  sostanze  cornee  dalle  altre  ma- 
terie ,  egli  ha  rimosso  l' ostacolo  che  esse  opponevano  non  tanto  alla  propria 
scomposizione,  quanto  alla  propria  digeribilità.  Espone  successivamente  di  averne 
cibato  diversi  uccelli,  alcuni  carnivori,  altri  frugivori  ;  e  fra  questi  i  primi  aven- 
do rigettato  per  vomito  la  materia  proteica  alquanti  minuti  dopo  averla  ingerita, 
non  gli  hanno  permesso  di  tener  dietro  ai  fenomeni  che  essa  presenta  diu-antc 
il  suo  soggiorno  negli  organi  gastrici ,  come  ha  potuto  fare  negli  uccelli  forniti 
di  gozzo  (i  gallinacei);  nei  quali  però  ha  avuto  per  risultamento  costante  il  proflu- 
vio del  ventre.  Ma  ad  onta  che  l' ingestione  della  materia  proteica  ottenuta  dalla 
lana,  dalie  piume  ec.  costi  a  quegli  animali  un  qualche  sacrifizio  per  parte  della 
salute  loro  individuale,  egli  non  scorge  in  questi  fenomeni  morbosi  ragione  suf- 
ficiente da  dover  riguardare  la  materia  proteica  in  discorso  come  inetta  all'  assi- 
milazione ;  ma  vede  anche  in  quel  vomito  ed  in  quel  profluvio  di  ventre  un 
fenomeno  pienamente  armonizzante  coi  fatti  già  osservati  dal  Magendie ,  dallo 
Gmelin  e  da  altri  sperimentatori ,  e  conchiude  che  come  per  insufficienza  di  ali- 
mento respiratorio  non  vale  a  sostenere  per  lungo  tempo  la  vita  degli  animali 
la  sola  albumina,  cosi  a  più  forte  ragione  non  può,  né  deve  sostenere  la  vita  un 
alimento  il  quale  costituito  sia  esclusivamente  da  proteina.  Cosicché  immischiata 
la  materia  proteica  delle  lane,  delle  piume  ec.  con  materie  non  azotate,  le  qua- 
li fornir  possano  all'  animale  gli  elementi  che  gli  abbisognano  per  riparare  i 
consumi  che  in  esso  incessantemente  si  effettuano  per  opera  degli  organi  poi- 


—  405  — 

nionare  e  cutaneo,  la  proteina  ricavata  dalle  materie  indicate,  vien  messa  in 
attitudine  tale  da  poter  soccorrere  ai  bisogni  della  vita ,  o  da  esser  quale  elemen- 
to plastico  all'alimento  respiratorio:  ciò  die  la  fibrina  è  al  grasso  nelle  carni  mu- 
scolari ,  ciò  che  la  caseina  è  alla  lattina  entro  il  latte,  e  il  glutine  alla  fecola  nel- 
le farine  o  nel  pane. 

La  sezione  loda  sommamente  il  lavoro  presentato  dal  suo  Presidente ,  ed  os- 
serva di  quanta  importanza  sia  tanto  nelle  relazioni  della  scienza,  quanto  in 
quelle  di  sociale  economia. 

Il  prof.  Ricci  torna  sopra  le  cose  da  lui  esposte  già  pria  nelle  precedenti  adu- 
nanze sulla  materia  raccolta  nell'  Isola  di  Capri.  Crede  si  voglia  da  taluno  to- 
gliergli la  priorità  delle  osservazioni ,  che  su  tale  soggetto  egli  fece  ;  ma  dapoi- 
cliè  il  Segretario  prof.  Calamai  fa  osservare  che  trattasi  di  osservazioni  e  di 
analisi  da  lui  fatte  venti  anni  passati,  senza  che  alcuno  gli  abbia  finora  sopra  di 
ciò  nulla  contrastato,  perciò  resta  ad  esso  sig.  Ricci  la  priorità  delle  osservazioni 
già  fatte. 

Il  prof.  Andrea  Cozzi  legge  una  memoria  colla  quale  viene  espresso  il  desi- 
derio, che  si  stabilisca  una  Statistica  analitica  dei  vini  dell'Italia:  impercioc- 
ché noi  manchiamo  assolutamente  di  qualunque  lavoro  che  ad  una  tale  statistica 
abbia  rapporto.  Osserva  intanto  che  quelle  che  vi  sono,  solo  per  i  vini  della 
Francia,  sono  inesatte,  perché  non  determinano  di  questi  che  la  quantità  del 
materiale  alcoolico ,  mentre  sappiamo  essere  non  meno  apprezzabile  dell'  alcool 
nei  vini  1'  etere  enantico,  la  glucosa,  e  1'  acido  tannico;  poiché  al  primo  si  de- 
ve la  loro  soavità  ,  alla  seconda  la  maggiore  energia  che  vanno  acquistando 
nella  loro  conservazione,  ed  al  terzo  la  precipitazione,  dentro  certi  limiti  però, 
del  loro  fermento. 

La  necessità  di  un'  analisi  quantitativa  di  tutti  questi  materiaU  per  1'  oggetto 
suindicato,  viene  anche  dimostrata  dal  Fauré,  che  contemporaneamente  al  prof. 
Cozzi,  sebbene  per  una  via  diversa,  ha  istituito  un  lavoro  dello  stesso  genere. 

Il  prof.  Cozzi  dice  che  tanto  il  metodo  da  lui  praticato  e  proposto  nell'analisi 
dei  vini ,  quanto  le  tavole  dimostranti  a  specchio  comparativo  i  risultameuti  di 
quelle  già  fatte,  si  troveranno  quanto  prima  pubblicate  negli  atti  dell'  I.  e  R. 
Accademia  dei  (jeorgofili  di  Firenze. 

52 


—  ^06  — 

Terminala  questa  lettura,  la  sezione  mostra  pratitudine  al  chimico  fiorentino 
per  il  suo  lodevole  non  meno  che  utile  argomento,  e  vorrebbe  che  la  memoria 
scritta  fosse  interamente  inserita  nepli  atti  del  Conprosso.  Al  (juale  voto  però  lo 
stesso  prof.  Cozzi  risponde  esser  dessa  per  pubblicarsi  sollecitamente  a  Firenze, 
e  che  ne  farà  pervenire  una  copia  a  ciascuno  dei  componenti  la  sezione. 

Finalmente  il  dott.  Serafino  Capezzuoli,  che  aveva  domandalo  di  leggere  un 
suo  scritto  «  sidìa  digestione  della  fecola  »  per  la  ristrettezza  del  tempo  limitasi 
a  far  comunicazione  delle  principali  sperienzo  da  lui  istituito;  e  che  ne  forma- 
vano il  soggetto.  Egli  dice  di  aver  ottenuto  digestioni  artificiali  della  fecola  cot- 
ta, ossia  trasformazioni  in  destrina  e  zucchero,  aggiungendo  ad  essa  poca  quan- 
lilà  di  materia  mucosa  vomitata  da  un  diabetico  digiuno,  ed  esponendo  il  mi- 
scuglio a  circa  gra:  +  24  R.,  alla  guisa  stessa,  che  l'aveva  ottenuta  dentro 
Io  stomaco  di  lui.  Egli  1'  ha  pure  ottenuta  impiegando  invece  le  mucosità  degli 
escreati  emessi  per  tosse  da  un  altro  diabetico,  anche  digerite  per  lungo  tempo  in 
acqua ,  e  ripetutamente  lavate.  Inoltre  espone  di  aver  ottenuto  gli  slessi  risulta- 
menti  servendosi  del  liquido  raccolto  in  ispecie  dal  quarto  stomaco  di  un  agnello 
alimentato  nel  modo  ordinario;  e  gli  slessi  risultamenti  avere  in  pari  modo  otte- 
nuti dalle  mucosità  gastriche,  non  che  da  quelle  degli  escreati  raccolti  da  diversi 
maiali  aflctti  da  ben  altre  malattie.  Conchiude  che  nelle  prime  non  si  trovi  sotto 
l'indicato  rapparto  alcuna  cosa  di  particolare  e  di  caratteristico,  ma  in  tutte  que- 
ste materie  per  quanto  segregate  da  organi  tanto  diversi,  e  da  indi^  idui  parimente 
diversi,  si  trova  un  principio  capace  di  operare  sull'  amido  a  modo  di  diastasia. 
Conipiacesi  di  esser  giunto  per  tuli'  altra  via  a  dimostrare  in  genere  ciò  che 
pubblicavano  ultimamente  sulla  digestione  della  fecola  il  Bouchardat  e  il  San- 
dras,  nel  tempo  in  cui  egli  si  occupava  appunto  delle  ricerche  qui  esposte.  Nola 
infine  alcune  particolarità  osservate  relativamente  alla  materia  che  costituisce  il 
motore  di  detta  trasformazione ,  alla  temperatura  richiesta ,  e  principalmente 
alla  condizione  del  liquido  in  cui  la  trasformazione  avTÌene;  che  era  neutro  o 
acido,  non  mai  alcalino,  come  sarebbe  stalo  necessario,  secondo  le  conchiu- 
sioni  ultime  del  Bernard  e  del  Barreswil. 

Dopo  queste  comunicazioni ,  il  sig.  Gennaro  Galano  mosso  dall'  aver  sentito 
nel  processo  verbale  dell'  adunanza  precedente,  che  notavasi  non  aver  egli  dato 


—  407  — 

alcun  nome  alla  sostanza  da  lui  cstratla  dell'  Enjlhraea  CeiUaurium ,  crede  di 
doverla  distinguere  con  quello  di  Cenlatirina. 

Il  Presidente  fa  sentire  alla  sezione  che  il  sig.  Sannicola  domanda  una  Com- 
missione per  esaminare  alcune  cose  riguardanti  le  acque  minerali  del  regno  di 
Napoli,  ma  che  essendo  queste  già  di  <lritto  pubblico,  non  crede  di  dover  ac- 
consentire alla  richiesta. 

Dopo  ciò  r  adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Gio.vccui.vo  Taddei 

GlOVA.N.M  GUARIXI 


I  Gio 

I     Ll'K 


I  Segretari   . 

Luigi  Calailm 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  1845 


-•«•- 


I.  iiESiEDE  r  adunanza  il  prof.  Gioacchino  Taddei.  É  letto  ed  approvato  il  pro- 
cesso verbale  dell'  adunanza  precedente. 

Il  prof.  Cozzi  desidera  sia  inserito  nel  diario  tutto  ciò  ch'egli  disse  all'occasio- 
ne che  fu  trattato  del  gas-luce ,  cioè  che  in  Firenze  molti  anni  passati  egli  fece 
costruire  una  macchina  per  la  fabbricazione  del  gas  suddetto  per  conto  del  sig. 
Cav.  Emmanucllo  Fenzi,  nella  quale,  fra  le  altre  particolarità  che  presenta,  si 
possono  impiegare ,  come  s' impiegano  di  fatto ,  i  prodotti  pirogenali  stessi  che 
si  hanno  dalla  scomposizione  delle  diverse  sostanze  organiche  adoperatevi. 

Quindi  il  prof.  Sementini  comunica  alcune  sue  osservazioni  relative  al  mo- 
do di  disgregare  e  disciogliere  il  calcolo  umano  nella  vescica  orinarla.  Il  lavoro 
da  lui  esibito  è  il  frutto  di  molti  anni  di  sperimenti  sopra  il  suo  stesso  indivi- 
duo ,  e  dipoi  sopra  molti  altri  ;  il  perchè  parla  di  fatti ,  e  non  di  teoriche  specu- 
lazioni o  di  mere  ipotesi ,  siccome  egli  dice,  che  nulla  valgono  allorché  si  tratta 
di  migliorare  la  condizione  di  chi  è  affetto  da  simili  malattie.  Non  essendosi  fi- 
nora trovato  un  dissolvente  idoneo  ad  attaccare  nelle  parti  viventi  ogni  specie  di 
calcolo,  i  medici  hanno  suggerito,  con  poco  frutto  però,  diversi  trattamenti,  i 


_  409  — 

quali  riduconsi  principalmenle  a  due,  cioè  uno  cogli  acidi  per  i  calcoli  di  fosfato 
di  ammoniaca  e  di  magnesia,  di  fosfato  dì  calce  e  di  ossalato  della  stessa  base, 
e  r  altro  colle  sostanze  alcaline  per  i  calcoli  di  acido  urico  e  di  urati. 

Il  prof.  Sementini  per  altro  osservando  che  i  materiali  dai  quali  le  concrezio- 
ni calcolose  si  formano,  sono  in  maggiore  o  minore  quantità  ncH'orina  di  tutti; 
che  in  taluni  individui  ed  iu  talune  malattie  la  quantità  di  tali  sostanze  é  gran- 
dissima rimpetto  alla  parie  acquosa  che  dovrebbe  discioglierle ,  senza  che  mai 
gli  stessi  individui  sieno  afletti  da  sintomi  calcolosi  ;  che  alla  formazione  dei  cal- 
coli occorre  un  cemento  o  glutine  che  avvincoli  e  leghi  le  parti  terrose  costi- 
tuenti il  calcolo  medesimo:  che  questo  glutine  ù  veramente  il  muco  vescicale 
solito  nei  calcolosi  a  separarsi  in  gran  quantità  :  perciò  invece  di  attaccare  in 
vescica  direttamente  i  materiali  da  cui  sono  i  calcoli  formati  si  è  proposto  di 
operare  in  qualche  modo  la  soluzione  del  loro  cemento. 

Dopo  molli  tentativi  e  molte  considerazioni  eziandio  sulle  proprietà  cono- 
sciute di  alcune  sostanze  che  portano  un'  azione  diretta  sul  detto  materiale  se- 
gregato, e  sul  grado  di  vitalità  delle  pareti  vescicali  onde  non  venissero  offese 
dal  medicamento  posto  loro  a  contatto,  finalmente  si  è  assicuralo  che  il  mi- 
gliore dissolvente  da  porsi  in  uso  nella  circostanza  di  detti  calcoli  è  un  liqui- 
do reso  leggermente  acido  la  mercè  di  una  miscela  di  nove  parti  in  peso  di 
acido  cloridrico  ed  una  di  acido  solforico  concentrati.  Il  grado  di  acidità  di  detto 
liquido,  la  cui  base  è  1'  acqua  di  fonte  o  di  pioggia,  onde  sia  sofferto  dalla  ve- 
scica, dove  conviene  sia  spinto  col  mezzo  del  catetere,  egli  lo  misura  colla  carta 
reattiva  e  col  gusto.  La  carta  reattiva  appena  deve  dar  segno  di  acidità;  al  gusto 
deve  annunziarsi  con  un  sapore  piuttosto  dolciastro  che  acido.  Iniettato  in  ve- 
scica siffatto  liquido  può  rimanervi  tollerato  anche  per  molte  ore;  e  nel  caso  si 
contenga  in  essa  alcun  calcolo,  bastano  pochi  quarti  d'ora  di  contatto  perché  il 
fluido  ne  riesca  torbido  o  pregno  di  muco  e  di  quelle  materie  polverulenti,  che 
costituivano  i  calcoli  medesimi.  Cosi  il  prof.  Sementini  non  dubita,  per  questi 
risultamenti ,  che  continuando  quotidianamente  le  iniezioni  dell'  umore  compo- 
sto nel  modo  annunziato,  se  in  vescica  sia  pietra  già  formata,  ed  anche  volu- 
minosa, non  sia  per  risultarne  il  suo  totale  scioglimento.  Lo  scarso  numero  di 
sperienze  da  lui  istituite  ,   ed  il  poco  tempo  rimastogli  per  poterne  portare 


—  ^io- 
alcuna  al  suo  lerQiino,  lo  sollecitano  ad  invitare  la  classe  dei  medici  a  voler 
continuare  le  sue  ricerche. 

Dopo  questa  comunicazione,  che  il  Presidente  ed  altri  assai  valutano,  lo  stes- 
so cav.  Sementini  espone  di  avere  in  varie  sue  sperienze  trovato,  che  il  mer- 
curio in  alcune  circostanze  si  amalgama  col  ferro.  Questa  notizia  sollecita  il 
prof.  Pirla  ed  altri  a  fare  molte  considerazioni  sulle  diflìcoltù  che  si  oppongono 
alla  formazione  di  questa  amalgama;  e  poiché  Io  stesso  prof.  Sementini  non  è 
Siunto  ad  ottenere  costantemente  gli  stessi  risultamenti ,  cosi  egli  dichiara  di 
voler  continuare  le  sue  sperienze. 

11  prof.  Taddei,  lasciando  al  solito  la  Presidenza  al  prof.  Pirla,  trattiene  l'udien- 
za sulle  sperienze  colle  quali  egli  giunge  a  distinguere  il  sangue  umano  da  quello 
dei  bruti,  sia  in  istato  di  freschezza,  sia  in  quello  di  macchie  sopra  vesti  di  lana, 
di  lino  ec.  Questo  lavoro  fa  parte  di  un'  opera  da  lui  pubblicata  col  nome  di 
saggio  d' cmalaìloscopia.  L'importanza  del  soggetto,  e  la  puntualità  colla  quale  il 
chiarissimo  professore  espone  le  sue  idee  si  rendon  tanto  pregevoli  alla  sezione, 
che  questa  non  si  appaga  solo  di  quanto  egli  riferisce  in  adunanza,  ma  desidera 
di  ritornarvi  sopra  al  chiudersi  di  questa. 

Quindi  il  prof.  Pirla  comunica  alcune  sue  osservazioni  sopra  l' azione  della 
sinaptasia  in  diverse  sostanze  organiche.  Quest'  azione  sarebbe  di  contatto  o  ca- 
talitica; essa  verrebbe  favorita  anche  dalla  presenza  del  fosfato  acido  di  calce. 
Secondo  le  osservazioni  e  le  sperienze  del  prof.  Piria  risulta  : 

1.°  Che  la  siuaptasia  precipitata  da  una  emulsione  di  mandorle  dolci  per 
mezzo  dell'  alcool  ,  dopo  di  averne  separata  la  caseina ,  contiene  un'  enorme 
quantità  di  fosfato  acido  di  calce,  il  quale  contribuisce  moltissimo  all'attività 
scomponente  che  la  sinaptasia  spiega  sulla  salicina. 

2."  Che  la  sinaptasia  perde  ogni  attività  in  contatto  degli  alcali,  de'  carbo- 
nati alcalini  e  delle  basi  organiche.  La  potassa,  la  soda,  la  calce,  la  barite  ec. 
distruggono  per  sempre  tale  attività  senza  che  si  possa  ristabilirla  separando  o 
neutralizzando  la  base  impiegata.  Al  contrario  i  carbonati  alcalini,  l'ammoniaca 
e  gli  alcaloidi  la  sopiscono  momentaneamente  soltanto ,  e  se  sieno  neutralizzati 
per  mezzo  di  un  acido,  la  sinaptasia  riacquista  tutta  1'  attività  di  prima. 

3.^  Che  gli  acidi  deboli  adoperali  in  piccola  quantità  accrescono  l' azione 


—  Ili  — 

scomponente  della  sinaptasia  ;  in  quantilù  maggiore  l'indeboliscono,  egli  aci- 
di forti  la  distruggono  aflatto. 

4.°  Che  fra  i  sali  ve  ne  sono  di  quelli  die  non  alterano  la  virtù  scompo- 
nente della  sinaptasia,  altri  che  la  distruggono  cunipiulaniente.  Sono  in  que- 
st'ultimo caso  i  sali  di  rame,  dì  mercurio,  di  perossido  di  ferro  ec. 

I.o  stesso  prof.  Pirla  presenta  una  memoria  del  prof.  Pcretti ,  la  quale  ha  per 
titolo  «  Nuove  sperienze  sopra  le  orine  dell'  uomo  sano,  e  quelle  del  cavallo.  » 
Non  potendo  aver  luogo  la  lettura  di  questo  scritto,  attesa  l'ora  tarda,  lo  stes- 
so prof.  Piria  rende  conto  di  (|uanto  in  esso  ù  contemplato.  L'  urea  starebbe 
neir  orina  umana  in  uno  slato  particolare  di  combinazione  :  formerebbe  cioè  un 
acido  che  lo  stesso  prof.  Pcretti  chiama  acido  antropurico,  e  questo  unito  alla 
soda  costituirebbe  un  antropurato  di  soda.  Quanto  all'orina  del  cavallo,  non 
crede  Io  stesso  professore  che  l' acido  ippurico ,  che  se  ne  è  finora  ricavato ,  sia 
in  istato  di  purezza  o  isolato,  ma  sibbcne  in  uno  stalo  di  particolare  combina- 
zione; intorno  alle  quali  cose  il  prof.  Piria  mette  innanzi  diversi  dubbi. 

Il  prof.  Sorda  invitato  a  rendere  conto  degli  sperimenti  che  sono  stali  istiluili 
dalla  Commissione  nominata  per  esaminare  il  processo  proposto  dal  doli.  Polli, 
onde  rendere  potabile  1'  acqua  marina ,  riferisce  non  aver  dato  questi  sperimenti 
<|uei  risultamenti  che  si  potevano  desiderare. 

Il  prof.  Calamai  dovendo  ancor  esso  render  conto  dell'  incarico  ricevuto  dalla 
sezione ,  relati\  aniente  all'  esame  dei  peli  che  furono  osservati  dal  prof.  Ricci 
nella  sostanza  raccolta  nella  grotta  dell'arco  nell'  isola  di  Capri,  e  che  si  suppo- 
neva |>otessero  essersi  formati  spontaneamente  nella  sostanza  medesima  fin  da 
quando  fu  raccolta,  si  fa  a  dire:  che  egli  ha  esaminato  accuratamente  detti  peli 
onde  logliere  ogni  dubbio  sulla  loro  produzione.  Le  osservazioni  microscopiche, 
se  possono  talora  indurre  in  errore  i  poco  esperti,  egli  dice,  nella  determinazione 
della  natura  di  alcune  sostanze  che  s' interpongono  fra  i  tessuti  di  certi  corpi  che 
vi  si  assoggettano,  non  lasciano  mai  dubbi  quando  trattasi  semplicemente  di  do- 
■\er  determinare  forme  :  e  forme  dovevansi  determinare  a  riguardo  dei  corpi  in 
questione.  Facile  pertanto  gli  era  stato  il  riconoscere  che  tali  peli  non  appartene- 
vano al  regno  vegetabile,  ma  sibbcne  all'animale.  Gli  fu  facile  ancora  di  assicurarsi 
non  essere  altra  cosa  che  pelo,  poiché  essi  ne  avevano  tulli  i  caratteri  nelle  di- 


—  412  — 

verso  parli  di  cui  il  pelo  si  compone.  Reslava  a  sapersi  peraltro  a  quale  animale 
osso  apparlonosse;  e  por  quosta  ricorra  saroliho  sialo  coiivoiiientc  di  stabilire  qual- 
che confronto.  Ciò  non  pote\a  farsi  por  mancanza  di  tempo  ;  tuttavia  il  Calamai 
credo  di  poter  asserire ,  che  i  detli  peli ,  quali  si  trovano  nella  materia  stata  a 
lui  consegnata,  appartengono  a  due  specie  diverse  di  animali.  Alcuni  gli  sem- 
brano di  capra ,  forse  di  qualche  specie  ora  non  troppo  conosciuta  ;  altri  sono 
positivamente  capelli  umani  ;  e  ciò  assicura  la  forma  particolare  e  propria  di  al- 
cuni bulbi  integri  trovati  fra  quei  peli  ,  e  lo  conferma  poi  in  modo  assoluto 
quella  dei  peli  medesimi ,  trovati  perfettamente  eguali  in  tutte  le  parti  loro  ai  ca- 
pelli del  relatore. 

Il  Prof.  Ricci,  dopo  alcune  riflessioni  sopra  cosilTatto  rapporto,  si  trattiene  con 
un  suo  scritto  relativo  all'  applicazione  della  dottrina  degli  equivalenti  all'  ana- 
lisi delle  sostanze  saline,  facendo  sentire  la  necessità  di  una  tale  applicazione. 
Finalmente  il  Presidente  chiudo  questa  ultima  adunanza  colle  seguenti  parole: 
»  11  tempo  che  tanto  più  veloce  corre  sulle  ore  onde  si  misura  il  corso  del» 
»  r  umana  vita,  quanto  più  desse  brillano  d' innocenti  e  dilettevoli  bellezze,  ci 
»  ha  in  un  subito  involato  il  momento ,  che  fu  destinato  alle  nostre  scientiQche 
»  esercitazioni.  Ed  invero  por  questa  velocità  del  tempo  noi  ci  troviamo  con- 
»  dotti  al  fine  delle  nostre  chimiche  conferenze ,  quando  appena  ci  accorgiamo 
»  di  averle  incominciate. 

»  Quale  però  sia  stata  in  questo  frattempo  la  compiacenza  mia  in  trovarmi 
»  nella  vostra  compagnia ,  nel  conferire  e  nel  dissertare  con  voi ,  ne  détti  già  le 
»  prove  colla  parola,  e  quindi  anche  coi  fatti.  Ma  se  nel  grave  ufficio  di  vostro 
»  moderatore ,  qual  mi  eleggeste  senza  che  ne  avessi  i  meriti ,  io  mal  corrisposi 
»  per  la  mia  insufficienza  a  tanta  benignità  degli  animi  vostri ,  vogliate  almeno 
»  restar  persuasi  del  mio  buon  volere. 

»  Frattanto  altri  doveri ,  e  rilevanti  assai ,  mi  rimangono  da  soddisfare.  Lion- 
»  de  a  voi  tutti,  o  colleghi,  io  mi  ri>olgo  esprimendovi  ed  attestandovi  la  mia 
»  riconoscenza,  non  tanto  per  le  dottrine  con  che  illuminaste  la  mia  mento 
»  ogni  qual  volta  recando  il  frutto  dei  vostri  studi,  ne  faceste  patrimonio  co- 
»  ninne  per  la  scienza ,  quanto  anche  per  il  valore  con  che  difendeste  le  proprio 
•»  opinioni ,  per  la  nobiltà  ed  il  decoro  con  cui  vi  comportaste  noli'  arringo. 


—  413  — 

»  (Juindi  vieppiù  vo'  rinforzando  i  (itoli  clic  hanno  alla  mia ,  non  che  all'  al- 
»  trui  gratitudine ,  si  il  magnanimo  Monarca  che  regge  i  destini  di  questa  bella 
»  parte  d'Italia,  si  il  dottissimo  Ministro  scelto  a  Preside  dell'attuai  Convegno, 
»  con  lutti  coloro  che  per  dottrina  e  per  dignità  cospicui ,  non  solo  coopera- 
»  rono  all'  utile  scopo  delle  nostre  missioni ,  ma  che  di  benevola  accoglienza  ci 
»  furono  eziandio  cortesi.  » 

X  Dell'  ospitalità  che  gli  scienziati  hanno  ricevuta,  ciascuno  di  noi  conserverà 
»  indelebile  la  memoria  per  sentimento  di  cuore ,  come  conserva  impressa  nel 
»  suo  spirilo  l'immagine  delle  bellezze  peregrine,  che  questa  metropoli  ci  ha 
»  offerto  entro  le  sue  mura,  non  che  ne'  suoi  dintorni.  » 

»  Duole  ad  ognuno  il  separarsi;  ma  rientrati  in  seno  delle  proprie  famiglie, 
»  servirà  una  sola  parola  per  risvegliare  in  noi  sempre  grate  e  sempre  belle  re- 
»  miniscenze.  Basterà  la  sola  parola  di  Vesuvio  e  di  Pompei  per  rammentarci 
»  Napoli ,  ed  il  suo  Congresso.  » 

»  Vogliam  dunque  consolarci  a  vicenda  pensando,  che  tanto  divisi,  quanto 
»  lontani  noi  siamo,  pure  ci  stringe  sempre  con  fratellevoli  nodi  la  scienza:  e 
»  presto  un  anno  trascorre ,  perché  noi  potessimo  nuovamente  stringerci  la  ma- 
»  no  r  un  r  altro,  e  salutarci  col  nome  di  colleghi,  e  di  fratelli.  A  celebrare  la 
»  quale  cerimonia  ci  aspetta  ansiosa  la  patria  di  Colombo. 

n  Presidente — GioACcniso  Taddei 

{GlOVASM  GUARIM 
Luigi  C^vlamai 


53 


M  E  MORI  A 


COSTITUZIONE  MOLECOL.VRE  DELL'ASPARAGIN.V  E  DELL'ACIDO  ASPARTICO 


PEIl    1. 0     PROF.     II.     PIRIA 


JL  asparagina  scoperta  da  Vauquelin  e  Robiquet  nel  I8O0  ne'  germogli  degli 
sparagi,  e  stala  dipoi  trovata  ancora  nella  radice  d'altea,  nella  rcgolizia,  nella 
consolida  maggiore,  nelle  patate,  nelle  barbabietole,  ed  ullimanientc  dal  dott. 
Menici  nelle  vecce  cresciute  al  buio. 

Per  convincermi  dell'identità  del  principio  cristallizzato  delle  vecce  coli' aspa- 
ragina ,  posi  venti  libbre  de'loro  semi  a  germogliare  in  una  stanza  oscura ,  il  cui 
pavimento  era  coperto  con  una  mescolanza  di  sabbia ,  e  di  terra  vegetabile.  Cre- 
sciute le  piante  sino  all'altezza  di  un  braccio  circa,  le  recisi,  ne  feci  premere 
il  sugo ,  e  posi  questo  ad  e\  aporare  in  una  caldaia  di  rame.  Non  appena  il  liqui- 
do cominciò  a  bollire,  si  formò  un  abbondante  coagulo  di  albumina.  Filtrata  la 
soluzione  a  traverso  un  panno  di  lana ,  la  evaporai  a  consistenza  quasi  sciroppo- 
sa, ed  in  tale  stato  l' abbandonai  a  sé  stessa.  Dopo  ventiquattro  ore  di  riposo  si 
vedeva  abbondantemente  cristallizzata  una  sostanza,  la  quale  presentava  l'aspet- 
to ed  i  caratteri  dell'  asparagina  impura. 

Per  purificare  il  nuovo  prodotto,  lavai  i  cristalli  con  un  po'  di  acqua  fredda, 
li  disciolsi  neir  acqua  bollente  e  feci  nuovamente  cristallizzare  la  soluzione.  I 
cristalli  dipoi  erano  più  bianchi  e  più  voluminosi  dei  primi ,  ma  non  ancora 
puri  al)bastanza  da  poterne  tentare  1'  analisi  ;  perciò  li  sottoposi  ad  una  terza 
cristallizzazione  dopo  di  averli  trattati  con  carbone  animale.  I  cristalli  cosi  ot- 


—  415  — 

lenuli  erano  d'  un  volume  e  di  una  bellezza  sorprendenle,  laiche  non  potrei 
(lame  un'  idea  più  giusta  elio  paragonandoli  a  quelli  dello  zucchero  candito, 
(juardandoli  in  massa,  presonla\ano  solo  una  leggerissima  sfumatura  azzurra,  o 
piuttosto  glauca,  la  (juale  mi  ricliiamò  alla  mente  un'  osservazione  analoga  fatta 
da  Bacon.  Più  tiirdi  mi  avvidi  che  tal  colore,  del  tutto  accidentale,  proveniva 
da  una  triiccia  di  rame  delia  caldaia  in  cui  avevo  evaporato  il  liquido  estratto 
dalle  vecce;  giacché,  come  appresso  dimostrerò,  l'asparagina  ha  una  grandissi- 
ma tendenza  a  combinarsi  coli'  ossido  di  rame  per  formare  un  composto  di  co- 
lore azzurro.  Quando  un  tal  caso  si  presentasse,  basterebbe  discioglier  1'  aspa- 
ragina  ncll'aciiua  bollente,  far  passare  nella  soluzione  un  poco  d' idrogeno  sol- 
forato, e  poscia  filtrarla  per  separarne  il  solfuro  di  rame  precipitato.  Col  raf- 
freddamento del  licjuido  si  ottengono  cristalli  di  asparagina  voluminosi ,  traspa- 
renti ,  e  privi  affatto  di  colore. 

Dalla  quantità  di  semi  sopraindicata  ottenni  cinque  once  circa  di  asparagina 
purissima.  Onde  si  vede  che  la  veccia  conviene  più  di  qualunque  altra  pianta 
alla  preparazione  di  tale  sostanza. 

Avendo  fatto  un'analisi  del  prodotto  in  esame,  ottenni  i  seguenti  risultamen- 
li  :  Os%  -i.33  di  asparagina  diedero  0,2675  di  acqua  e  O.oOii  di  acido  carbonico, 
0,2'6'2o  della  stessa  sostanza  produssero  40,5  centimetri  cubici  di  azoto  saturo 
di  umiditAa  IGoeO"',  7Clo. 

D'  onde  si  trae  per  100  parti. 

Esperienza.  Calcolo. 

Carbonio 31,80 32,00 

Idrogeno 6,8o 6,67 

Azoto 18,84 18,07 

Ossigeno 42, ol 42,66 

100,00  100,00 

La  produzione  dell'  asparagina  in  condizioni  diverse  dalle  naturali  mi  aveva 
fatto  sospettare  che  tale  sostanza  si  generasse  per  l' assenza  della  luce  solare. 
Quindi  mi  prese  vaghezza  di  conoscere  se  nella  vegetazione  delle  piante  bianche 


—  416  — 

e  malate  polosscro  stabilirsi  reazioni  diverse  Uà  quelle  che  si  operano  negli  or- 
jiani  (Ielle  piante  verdi  e  sane.  Nella  speranza  di  rischiarare  una  (pieslione  di 
tanta  importanza  per  la  tisiologia  vegetale,  posi  altri  semi  a  germogliare  in  un 
pezzo  di  terra  bene  illuminato.  Le  piante  verdi  che  vennero  da  quei  semi  furon 
trattate  come  le  precedenti,  ma  contro  ogni  mia  aspettativa,  ottenni  l'asparagi- 
na  anche  in  questo  caso,  ed  in  quantità  sensibilmente  eguale  a  quella  che  ave- 
vo ritratta  dalle  pianto  malate  e  bianche.  Questa  semplice  esperienza  bastò  a 
convincermi  che  1"  asjiaragina  si  forma  durante  la  vegetazione  delle  v(!cce,  tanto 
alla  luce  solare,  quanto  nell'  oscurità,  e  che  perciò  l'assenza  della  luce  non  e 
una  condizione  indispensabile  per  lo  sviluppo  di  quella  sostanza. 

Ciò  premesso  restava  ancora  ad  esaminare  se  1'  asparagina  preesiste  ne'  semi 
prima  del  germogliamento ,  e  se  la  pianta  ne  contiene  in  tutti  i  periodi  del  suo 
sviluppo.  Per  risolvere  una  tal  quistionc  trattai  col  solito  metodo  una  certa  quan- 
tità di  semi;  ma  non  mi  riusci  di  eslrarne  traccia  di  asparagina.  La  stessa  espe- 
rienza ripetei  sulle  piante  di  vecce  quando  già  cominciai  ano  a  fiorire ,  e  dopo 
la  loro  fioritura,  quando  già  portavano  baccelli.  Nel  primo  caso  i>crvenni  ad 
estraire  una  quantità  inapprezzabile  di  asparagina  ,  ma  nel  secondo  ottenni  un 
risultamento  intieramente  negativo. 

Da  questa  prima  serie  di  esperienze  mi  pare  adunque  potersi  conchiudere  che 
i  semi  di  veccia  non  contengono  asparagina  prima  della  germinazione.  Che  ger- 
mogliando sia  alla  luce  solare ,  sia  nell'  oscurità ,  questo  principio  si  forma  in 
grande  abbondanza,  e  poi  nuovamente  sparisce,  (juando  la  pianta,  già  divenu- 
ta adulta,  comincia  a  fiorire. 

Avendo  spesse  volte  preparato  dell'  asparagina  col  sugo  delle  vecce ,  e  tal- 
volta in  quantità  tale  da  ottenere  in  una  sola  operazione  più  di  una  libbra  di 
prodotto  puro,  osservai  sempre  clic  il  sugo  recente  mostrava  reazioni  acide,  le 
quali  divenivano  più  decise  a  misura  che  veniva  concentralo.  Per  molto  tempo 
cercai,  ma  indarno,  la  cagione  di  tale  acidità;  almeno  non  sono  riuscito  ad  iso- 
lare sostanza  di  natura  acida,  cui  potessi  foudatamente  attribuire  le  reazioni  dei 
liquido,  lo  non  avrei  mai  sospettato  che  tale  acidità  fosse  dovuta  alla  stessa  as- 
paragina. Olfatti  Vauqueliu  e  Uobiquel,  Caventou,  Bacon,  Willstock,  Henry  e 
PUsson,  Boutrou  e  Pelouze,  Liebig,  Maichand,  Kossignon  che  successivamen- 


—  417  — 

le  lianno  fallo  l'esame  di  tale  soslaiiza,  l'hanno  qualificata  alcuni  come  un  alca- 
loide, altri  come  un  corpo  indiffcrenle ,  nessuno  come  un  acido.  Nonostante 
I'  autorità  dei  Cbimici  summcntovali,  1'  asparagina  è  un  acido,  ed  abbastanza 
energico  da  arrossare  scnsibilnicnlc  la  tintura  di  larcaniufTa ,  e  per  separare 
r  acido  acetico  dalla  sua  combinazione  con  l'ossido  di  rame.  Parendomi  cosa 
strana  che  una  osservazione  cosi  semplice  abbia  potuto  sfuggire  ai  Cbimici  che 
si  sono  occupati  dell'  esame  di  questa  sostanza ,  ne  volli  acquistar  piena  certez- 
za escludendo  tutte  quelle  circostanze  che  avessero  potuto  indurmi  in  errore, 
ed  ollenni  sempre  gli  stessi  risultamenli. 

Ilo  già  fatto  notare  clic  l'aspiiragina  eutra  facilmente  in  combinazione  coli'  os- 
sido di  rame ,  e  di  fallo  riscaldando  questi  due  corpi  in  presenza  d'  una  certa 
<)uantità  d'acqua,  si  forma  un  liquido  azzurro,  che  raffreddandosi  lascia  depo- 
sitare una  polvere  cristallina  dello  stesso  colore.  Tale  composto  si  ottiene  con 
maggiore  facìità  ed  in  grande  abbondanza  versando  una  soluzione  satura  e  quasi 
bollente  di  acetato  di  rame  in  una  egualmente  concentrala  e  calda  di  asparagi- 
na. Il  pili  delle  volte  il  mcscuglio  comincia  immediatamente  ad  intorbidarsi  for- 
mando un  precipitato  di  bel  colore  azzurro  oltremarino ,  il  quale  continua  a  de- 
positarsi per  tutta  la  durata  del  raffreddamento.  Se  i'  effetto  indicato  non  avesse 
luogo ,  come  suole  accadere  quando  i  liquidi  non  sono  abbastanza  caldi ,  baste- 
rebbe in  tal  caso  di  riscaldare  la  soluzione  mista  finché  il  precipitato  comincia 
a  manifestarsi. 

Il  composto  di  cui  si  ragiona  è  quasi  del  tutto  insolubile  nell'  acqua  fredda  ; 
ma  si  scioglie  un  poco  nell'  acqua  bollente  e  si  separa  col  raffreddamento  del  li- 
quido: ù  poi  solubilissimo  negli  acidi  e  nell'ammoniaca.  Mantenuto  per  mollo 
tempo  alla  temperatura  di  120"  in  una  corrente  di  aria  secca  non  perde  acqua. 
Riscaldalo  ad  una  temperatura  maggiore  si  scompone,  sviluppando  torrenti  di 
gas  ammoniaco.  La  sua  analisi  elementare  conduce  alla  formula  CuO  -f-  C'  IF 
.•\z'  <J'.  11  che  dimostra  che  1' asparagina  prosciugala  a  100'  e  considerala  (in 
qui  anidra  ,  contiene  ancora  un  equivalente  di  acqua  eliminabile  per  mezzo 
dell'ossido  di  rame. 

Avendo  fatto  l' analisi  elementare  di  tale  composto  ho  ottenuto  i  seguenti  ri- 
sultamenli : 


—  418  — 

I.  (y,  402o  di  Asp.nraginato  di  ramo  produssero  0,100  acqua  e  0,4325  acido 
carbonico. 

II.  0,  322'J  idem,  0,131  acqua  e  0,  3i8  acido  carlionico. 
m.  0,  302  idem,  0,1 18o  acqua  e  0,02.3  acido  carbonico, 

IV.  0,  202  idem  diedero  29  cenlimelri  cubici  di  azoto  saturo  di  umidità,  ali.» 
temperatura  di  10"  e  sotto  la  pressione  di  0"*,  760. 

I.  1,199  idem  bruciali  in  una  cassulina  di  porcellana,  lasciarono,  0,2925 
ossido  di  ramo  per  residuo. 

II.  0,.';80o  idem  trattati  allo  stesso  modo,  produssero  0,1  ilo  di  ossido.  (^)ue- 
sti  dati  triidotti  in  centesimi  danno 


Esperienza 


Calcolo 


1. 

Carbonio 29,30  . 

Idrogeno 4,41  . 

Azoto: 17,25  . 

Ossigeno 24,04  . 

Ossido  di  rame  .  .  24,40  . 


II. 

m. 

.  .  .  29,43  . 

.  .  29,35  .  . 

.  .  29,b0 

.  .  .    4.ol  . 

.  .    4,36  .  . 

.  .    4,30 

.  .  .  17,25  . 

.  17,25  .  . 

.  .  17,21 

.  .  .  24,43  . 

.  24,65  .  . 

.  .  24,38 

.  .  .  24,38  .  . 

.  24,79  .  . 

.  .  24,41 

Volendo  sapere  se  nel  combinarsi  coli'  ossido  di  rame  l'asparagina  a\rsse  mu- 
tata natura,  scomposi  ima  certa  quantità  del  composto  per  mezzo  dell'  idroge- 
no solforato.  Il  liquido  separato  dal  solfuro  di  rame  aveva  reazioni  acide  decise, 
e  concentrato  coli'  evaporazione  a  bagno-maria,  lasciò  cristallizzare  dell'  aspa- 
ragina  in  bellissimi  cristallini  bianchi  e  risplendenti.  Sebbene  i  caratteri  del  pro- 
dotto fossero  cosi  chiari  da  non  lasciarmi  dubbio  sulla  sua  natura,  volli  ciò  non 
ostante  determinarne  la  composizione  per  mezzo  dell'  analisi  : 

0~ ,  294  sostanza  sottoposta  alla  combustione 

0,  180  acqua  ottenuta 

0,  346  acido  carbonico  ottenuto 
D' altra  parte 

0,  2434  della  stessa  sostanza  fornirono  38  centimetri  cubici  di  gas  azoto 
umido  a  10"  e  O",  761  ;  o  sia  per  cento  parti 


—  419  — 

Carbonio 32,09 

Idrogeno 0,79 

Azoto 18,80 

Ossigeno 42,32 

La  quale  composizione  si  accorda  esallanientc  con  quella  dell'  asparagina  cri- 
stallizzata. L'asparagina  adunque  combinandosi  coli'  ossido  di  rame,  dà  origine 
ad  un  composto  salino,  dal  quale  per  mezzo  dell'idrogeno  solforato  si  può  riotte- 
ncre  l' asparagina  dotata  de'  caratteri  e  della  composizione  propria.  Se  si  am- 
mette cbe  il  rame  vi  è  contenuto  allo  stato  di  ossido,  risulta  die  l'asparagina 
libera  raccbiude  un  equivalente  d' idrogeno  ed  un  equivalente  di  ossigeno  in 
più  dell' asparagina  condonata.  Di  fatto  do\e  la  prima  ha  per  formula  ('.■  li  ■  Az" 
O' ,  la  seconda  contiene  C  H"  Az'  0". 

METAMORTOSI  DELL'  ASPARAOLVA 

Azione  (ìe'fenncnli.  —  Stabilita  in  tal  modo  la  formula  razionale  dell' aspara- 
gina ,  passo  a  render  conto  delle  diverse  sperienze  alle  quali  ho  sottoposto  que- 
sta sostanza,  affìn  di  determinare  la  natura  delle  metamorfosi  che  ella  subisce, 
ed  i  prodotti  che  da  quelle  hanno  origine. 

Abbandonando  a  se  stessa  una  soluzione  di  asparagina  anche  per  molto  tem- 
po ,  non  soffre  nessuna  alterazione ,  se  la  sostanza  adoperata  è  pura  ;  ma  se  al 
contrario  i  cristalli  sono  ancora  colorati ,  non  tarda  a  stabilirsi  nel  liquido  una 
specie  di  fermentazione ,  la  quale  si  manifesta  coi  seguenti  fenomeni.  La  solu- 
zione perde  a  poco  a  poco  la  reazione  acida  che  prima  aveva ,  e  diviene  leg- 
germente alcalina.  In  tale  stato  esala  un  odor  ributtante  di  marcia  ,  e  si  copre 
alla  supcrOcie  d'  una  pellicola  bianca  d' aspetto  niucilaginoso,  che  sottoposta  al- 
l' os»er^■azionc  microscn|)ica ,  si  mostra  formata  da  miriadi  d' infusorii-  A  capo 
di  qualche  settimana  tutta  l'asparagina  resta  distrutta,  ed  in  sua  vece  si  trova 
del  succiuato  d'ammoniaca,  o  almeno  una  sostanza  [1),  che  trattata  cogli  acidi 

(  I  )  Frobablimcntc  la  succinumlde. 


—  /i20  — 

si  risolve  in  ammoniaca  ed  in  acido  succinico.  E  di  folto,  se  si  versa  un  eccesso 
di  acido  idroelorico  nel  liquido  fermentalo ,  e  si  evapora  la  soluzione  mista  a  ba- 
Sno-maria ,  resta  una  sostanza  salina ,  la  quale  trattata  con  etere  si  divide  in  due 
prodotti:  l'uno  si  discioglie  noli' etere,  l'altro  rimane  indisciolto.  Qncst' ultimo 
non  è  altra  cosa  clic  cloruro  d'ammonio.  La  soluzione  eterea,  debitameiite  eva- 
porata, lascia  un  residuo,  di  sapore  acido,  e  colorato  in  bruno;  il  quale  ridi- 
sciolto  neir  acqua ,  saturato  con  ammoniaca ,  e  scomposto  per  mezzo  dell'  ace- 
tato di  piombo,  dà  un  preciiiitato  cristallino  e  pesante.  Quest'ultimo  scompo- 
sto per  mezzo  di'll'  idrogeno  solforato  dà  una  soluzione  perfettamente  bianca  e 
trasparente,  cbe  dopo  1'  evaporazione  lascia  un  residuo  cristallizzato  bianchis- 
simo, in  cui  mi  fu  facile  ravvistire  tutti  i  caratteri  dell'  acido  succinico.  L' ana- 
lisi elementare  mi  ba  dato  : 

I.  Of,  382  Sostanza  sottomessa  all'analisi 

0  ,  182  Acqua  ottenuta 

0  ,  o64  Acido  carbonico  id. 
II.  0  ,  189  Sostanza 

0  ,  088  Acqua 

0  ,  280  Acido  carbonico 
In  centesimi 

Esperienza  Calcolo 

I.  n. 

Carbonio  ....  40,27 40,40 40,67 

Idrogeno  ....    5,28 5,10 5,08 

Ossigeno  ....  54,43 54,44 54,25 

Dunque  l'  asparagina  impura,  disciolta  neil'  acqua  ed  abbandonata  a  so  stessa 
per  qualche  tempo,  si  trasforma  compiutamente  in  succinalo  d'ammoniaca  o 
in  succinamide.  Per  intendere  come  possa  aver  luogo  una  tale  metamorfosi,  ba- 
sta paragonare  le  formule  delie  due  sostanze 

C°  H'  Az'  0'  =  Asparagina 
C  ir  Az'  O^  =  Succinamide 
Onde  si  vede  chiaramente  cbe  per  cangiarsi  in  succinamide ,  l' asparagina 


— /i21  — 

ha  bisogno  di  perdere  soltanto  due  equivalenti  di  ossigeno.  Questo  cambiamen- 
to adunque  si  opera  sotto  i'  influenza  riduttricc  della  putrefazione  che  si  stabi- 
lisce nel  li(|uido.  hitanto  la  metamorfosi  di  cui  si  ragiona  olTre  una  particolarità 
importante,  e  forse  non  peranco  osservata  in  altri  casi  simiglianti ,  ed  è  quella 
che  un  prodotto  di  riduzione,  coni'  è  la  succinamide  o  il  succinato  d'ammonia- 
ca ,  non  ripassa  allo  stato  di  asparagina  sotto  l' influenza  de'  corpi  ossidanti ,  per 
modo  che  l' acido  cromico  stesso  non  vi  spiega  azione  alcuna. 

Quanto  all'  origine  delle  sostanze  azotate  che  con  la  loro  putrefazione  eccita- 
no la  metamorfosi  dell'  asparagina  in  succinamide  o  in  succinato  di  ammoniaca, 
persuaso  che  provvonissero  dalle  stesse  vecce,  feci  la  seguente  sperienza.  In 
una  soluzione  di  asparagina  i)urissima  e  discretamente  concentrata  posi  una  pic- 
cola quantità  di  sugo  estratto  dalle  vecce  ed  abbandonai  il  miscugUo  alla  tem- 
peratura dell'  ambiente.  Dopo  un  paio  di  giorni  cominciarono  a  manifestarsi  i 
soliti  fenomeni  di  fermentazione ,  ed  esaminando  il  liquido  a  capo  di  due  setti- 
mane circa,  ne  ricavai  suIDciente  quantità  di  acido  succinico  bianco  e  perfetta- 
mente cristallizzato. 

Azione  degli  acidi  e  degli  aìcali.  — I  chimici  che  hanno  fatto  l'esame  di  questa 
sostanza  hanno  tutti  notato  la  grande  facilità  con  cui  si  scompone  sotto  l' in- 
fluenza degli  acidi  e  degli  alcali  per  trasformarsi  in  ammoniaca  ed  acido  aspar- 
lico.  Liebig  afferma  (1) ,  non  so  se  dietro  osservazioni  proprie  o  altrui,  che  l'aci- 
do aspartico  stesso  fatto  bollire  con  acido  idrociorico  concentrato,  o  fuso  colla 
|K>tassa  caustica,  si  risolve  in  ammoniaca  ed  in  un  nuovo  acido  solubilissimo 
neir  acqua  e  non  ancora  esaminalo.  Per  indagare  adunque  la  natura  del  nuovo 
prodotto  accennato  da  Liebig ,  rifeci  con  tutta  1'  accuratezza  possibile  le  stesse 
sperienze;  ma  i  risultamenti  che  ottenni  mi  condussero  ad  una  conchiusione  di- 
versa da  quella,  cui  era  pervenuto  il  Chimico  di  Giesseti.  Difatlo  1'  acido  idro- 
dorico  e  l'acido  solforico  non  alterano  sensibilmente  l'acido  aspartico;  e  lo  stes- 
so acido  nitrico  concentrato  non  vi  ha  azione,  purché  scevTO  sia  di  acido  nitro- 
so. L' asparagina  al  contrario  è  scomposta  da  vari  acidi  al  calore  dell'ebollizione 
in  ammoniaca  che  si  combina  coli'  acido  adoperato,  ed  in  acido  aspartico.  Le 
sperienze  che  passo  a  descrivere  lo  provano  in  un  modo  decisivo. 

(0  Trailo  de  Chimie  organique.  Paris  1841  T.  II.  p.  5^7. 

54 


—  422  — 

Avendo  fallo  bolluc  per  circa  un'  ora  dell' asparagina  crislallizzala  e  pura  con 
acido  idroclorico  concentralo,  oltcnni  un  liquido  che  non  produsse  niente  di 
cristallizzazione  raiTrcddandosi.  Allora  evaporata  la  soluzione  a  bagno-maria 
sino  a  consistenza  sciropposa,  e  lasciato  rafl'reddare  il  residuo  sotto  una  campa- 
na, si  formarono  delle  lamincttc  cristalline,  le  quali  erano  solubilissime  nel- 
r  acqua;  ed  esposte  all'  aria  si  discioglievano  rapidamente,  attirandone  l' umi- 
dità. A  tal  carattere  credei  sulle  prime  ravvisare  l' acido  indicato  da  Liebig;  ma 
non  tardai  ad  uscire  d' inganno,  dapoicbò,  avendo  agitato  con  acqua  il  prodotto 
della  reazione ,  e  neutralizzalo  l' acido  idroclorico  sovrabbondante  con  pezzetti 
di  marmo ,  vidi  che  airivalo  ad  un  certo  limite  si  formava  un  abbondante  de- 
posito di  acido  aspartico.  Mi  fu  facile  dall'  altra  parie  verificare  nel  liquido  la 
presenza  del  cloruro  di  ammonio. 

Trattando  allo  slesso  modo  l' acido  aspartico ,  ottenni  come  nel  caso  prece- 
dente un  liquido ,  il  quale  evaporalo  a  consistenza  sciropposa ,  produceva  delle 
laminette  solubilissimo  e  deliquescenti  ;  e  neutralizzandolo  sia  con  pezzetti  di 
marmo ,  sia  con  ammoniaca ,  si  depositava  egualmente  dell'  acido  aspartico  cri- 
stallizzato; ma  non  vi  ho  trovalo  quantità  apprezzabile  di  cloruro  d'  ammonio. 
Da  tutto  ciò  si  raccoglie  adunque  che  l' acido  idroclorico  concentrato  scompo- 
ne r  asparagina  coli'  aiuto  del  riscaldamento ,  trasformandola  in  ammoniaca  ed 
in  acido  aspartico  che  non  è  più  alterato  dall'  azione  ulteriore  dell'  acido  :  d'ai- 
ira  parte  l' acido  aspartico  essendo  solubilissimo  nell'  acqua  quando  contiene  la 
più  piccola  quantità  di  acido  idroclorico,  non  cristallizza  che  con  somma  difficol- 
tà ;  e  per  tal  ragione  il  miscuglio  presenta  l' aspetto  di  un  acido  solubilissimo  , 
deliquescente,  e  però  diverso  dall'  aspartico  che  è  appena  solubile  alla  tempera- 
tura ordinaria.  D' altronde  è  degno  di  nota  che  l' acido  aspartico  ritiene  cosi  te- 
nacemente r  acido  idroclorico,  che  anche  dopo  di  avere  evaporato  il  liquido  a 
secco ,  e  tenuto  il  residuo  per  più  ore  di  seguilo  alla  temperatura  dell'  acqua 
bollente,  ritiene  ostinatamente  delle  grandi  quantità  di  acido  idroclorico ,  ed 
esposto  all'  aria  ne  attira  rapidamente  l' umidità  e  non  larda  a  risolversi  in  un 
liquido  denso  e  sciropposo.  Disciolto  in  tale  stato  nell'  acqua  e  saggiato  col  ni- 
trato di  argento  produce  un'  abbondante  precipitazione  di  cloruro. 

Tutto  ciò  che  precede  conduce  a  credere  che  la  sostanza  acida  e  deliquescen- 


—  /i23  — 

te  in  cui ,  secondo  Licbig,  si  Irasforma  l' asparagina  e  l'acido  asparlico  in  con- 
tatto dell'acido  idroclorico  concentrato  e  bollente,  non  è  altra  cosa  che  una  so- 
luzione molto  densa  di  acido  aspartico  nell'  acido  idroclorico  adoperato. 

Ripetendo  le  stesse  sperienze  coll'acido  nitrico  di  forza  media  ottenni  gli  stessi 
risultamcnti  che  coll'acido  idroclorico:  1'  asparagina  si  cangiò  in  acido  aspartico 
e  nitrato  d'  ammoniaca.  L' acido  aspartico  stesso  produsse  coli'  acido  nitrico  un 
liquido  denso  simile  in  tutto  a  quello  prodotto  coli'  acido  idroclorico.  Se  l'acido 
nitrico  che  si  adopera  e  puro,  non  si  sviluppano  vapori  nitrosi  nò  altro  gas;  ma 
se  r  acido  nitrico  contiene  acido  nitroso,  o  acido  idroclorico  che  reagendo  sul- 
l'acido nitrico  genera  acido  nitroso,  in  tal  caso  si  stabilisce  un'altra  reazione 
che  descriverò  tra  poco. 

Neutralizzando  con  precauzione  il  prodotto  del  trattamento  dell'  asparagina 
coll'acido  nitrico,  ottenni  un  abbondante  precipitato  cristallino  il  quale  depu- 
rato con  una  seconda  cristallizzazione  nell'  acqua  bollente  presentò  tutti  i  ca- 
ratteri dell'  acido  aspartico.  L'  analisi  elementare  di  tale  sostanza  conduce  alla 
formula  C^  H'  Az  0'  diggià  stabilita  da  altri  chimici.  Difatto 

Qf  ,.492o  sostanza  diedero  alla  combustione  0,243  acqua  e  0,650  acido  car- 
bonico. 

0"',322  idem  produssero  29,23  centimetri  cubici  di  azoto  umido  a  8°, 5  e  0" 
7-46. 

O  sia  per  cento  parli 

Esperienza  Calcolo 

Carbonio 35,99 36,09 

Idrogeno 5,47 5,26 

Azoto 10,78 10,53 

Ossigeno 47,76 48,12 

Assicuratomi  per  tal  modo  che  trattando  con  acido  nitrico  l' asparagina ,  non 
si  formano  altri  prodotti ,  tranne  il  nitrato  d' ammoniaca  e  l'acido  aspartico,  pen- 
sai che  per  estrarre  la  totalità  dell'  acido  aspartico  formato ,  sarebbe  stato  con- 
veniente neutralizzare  il  liquido  acido  con  ammoniaca,  e  precipitare  col  nitrato 
di  piombo.  Cosi  feci  difatto;  ma  nel  versare  il  sale  di  piombo  osservai  non  sen- 


—  /i2i  — 

/n  sorpresa  che  il  precipitato  abliondanlc  che  sulle  prime  si  formava  veniva  to- 
sto disciolto  per  mezzo  dell'  agitazione,  sopratutto  col  fiivore  di  un  leggiero  ri- 
scaldamento; e  dopo  qualche  istante  di  riposo  si  depositava  in  abbondanza  un 
sale  di  piombo  formato  di  aghetti  cristallini. 

Il  nuovo  prodotto  cristallizzato  in  prismi  aghiformi  bianchi  e  risplendenti , 
presentava  l' aspetto  del  formiate  di  piombo,  era  pochissimo  solubile  nell'acqua 
fredda  e  si  scomponeva  nell'  acqua  bollente.  Scomposto  con  acido  solforico 
concentrato  sviluppò  sapori  di  acido  nitrico,  e  riscaldato  bruciava  producendo 
una  leggiera  deflagrazione.  Riscaldato  a  158"  in  una  corrente  di  aria  secca  non 
provò  nessuna  diminuzione  di  peso.  Sottoposto  all'  analisi  diede  i  seguenti  ri- 
sullamcnti  : 

Per  r  idrogeno  ed  il  carbonio 

I.  05,  8ì'2-i  di  sostanza  produssero  0,  120  acqua  e  0,  3555  acido  carbonico. 

II.  1,0635  idem  0,15t)  acqua  e  0,iG8  acido  carbonico. 

Per  r  azoto 

1.  0,7465  di  sostanza  diedero  47  centimetri  cubici  di  gas  azoto  umido  a  11", 
e  0",  7533. 

JI.  0,555  idem  33,5  centimetri  cubici  di  azoto  saturo  di  umidità  a  6°e  0°',7416. 
Per  r  ossido  di  piombo 

1.  1,1595  di  sostanza  riscaldati  in  un  crogiuolo  di  platino  con  acido  solfori- 
co, lasciarono  0,8745  di  solfato  di  piombo. 

Jl.  0,662  idem  trattati  nello  stesso  modo  diedero  0,499  di  solfato  di  piombo. 

Uai  quali  dati  risulta  che  100  parti  in  peso  di  questo  sale  racchiudono  : 

I.  II. 

Carbonio 11,96 12,00 

Idrogeno «...     1,63 1,62 

Azoto 7,36 7,21 

Ossigeno 23,57 23,72 

Ossido  di  piombo 55,48  ........  55,45 

Questa  composizione  conduce  evidentemente  alla  formula  empirica  2  PbO  + 
C  H«  Az  '0",  la  quale  darebbe 


—  425  — 

Carbonio 11,97 

Idrogeno 1,49 

Azoto r.,98 

Ossigeno 23,91 

Ossido  di  piombo 55,62 

d' onde  si  deduce  la  formula  razionale  (  PbO,  HO  +  O  IP  AzO')  +  PbO, 
Az  0'  die  indica  un  doppio  sale  composto  di  nitrato  e  aspartato  acido  di  piombo. 
Deggio  per  altro  avvertire  che  in  seguito  avendo  più  volte  tentato  di  prepa- 
rare lo  sfesso  composto  col  metodo  pocanzi  descritto,  non  sempre  sono  riuscito 
ad  ottenerlo.  L'  azione  scomponente  che  1'  acqua  spiega  su  ([uesto  sale  pare  in- 
dicare che  la  sua  formazione  debba  essere  subordinata  al  grado  di  concentrazio- 
ne del  liquido  in  cui  si  produce,  e  probabilmente  ancora  .alla  proporzione  rela- 
tiva de'  due  sali  che  si  adoperano  per  ottenerlo. 

Ilo  gii  detto  che  l' acido  nitrico  contenente  acido  nitroso  si)icga  suH'  aspara- 
gina  un'  azione  diversa  da  quella  dell'  acido  puro.  Nel  primo  caso  di  fatto  si  os- 
serva un  abbondante  sviluppo  di  una  sostanza  gassosa ,  la  quale  trovai  essere 
puro  azoto,  senza  mescolanza  di  altro  gas.  Tale  sviluppo  ha  origine  evidente- 
mente dalla  reazione  dell'  acido  nitroso  sull'  ammoniaca  che  risulta  dalla  scom- 
|M)sizione  dell' asparagina.  Questa  difatto  si  converte  in  ammoniaca  ed  in  aci- 
do aspartico  sotto  l' influenza  degli  acidi  e  degli  alcali.  Ma  come  lo  stesso  acido 
aspartico  sottoposto  a  tale  trattamento  si  diporta  come  l' asparagina  scomponen- 
dosi con  isviluppo  di  gas  azoto ,  questa  circostanza  mi  fece  sospettare  che  l'aspa- 
ragina  e  l' acido  aspartico  fossero  due  sostanze  della  stessa  natura,  o  per  dir  me- 
glio formate  da  un  jìrincipio  comune  ad  entrambe  ed  unito  a  diverse  quantità 
d'  ammoniaca.  L' esperienza  confermò  pienamente  il  mio  sospetto. 

Per  esaminare  tutti  i  prodotti  della  reazione  precedente,  disciolsi  179,5  di 
asparagina  in  70  grammi  di  acido  nitrico  puro  a  24°  R.  e  feci  passare  nella  so- 
luzione una  corrente  di  biossido  di  azoto;  la  reazione  cominciò  immediatamente 
a  stabilirsi,  divenne  vivissima  dopo  alcuni  istanti,  e  la  temperatura  s' innalzò  di 
parecchi  gradi.  Il  trattamento  fu  contiuuato  finché  cessò  ogni  indizio  di  reazione, 
e  con  essa  ogni  sviluppo  gassoso:  il  liquido  allora  si  mostrava  fortemente  colo- 


~  42G  — 

rato  in  verde  dall'  acido  nitroso  che  conteneva.  Per  saturare  l' acido  nitrico  li- 
bero, vi  posi  a  contatto  qualche  frammento  di  marmo;  e  cessata  che  fu  l'effer- 
vescenza prodotta  dalla  scomposizione  di  quest'  ultimo,  la  soluzione  era  ancora 
leggermente  acida.  In  tale  stato  fu  scomposta  con  un  eccesso  di  acetiito  di  piom- 
bo. Il  precipitato  bianco  prodotto,  lasciato  per  un  certo  tempo  in  seno  del  li- 
quido, divenne  denso  diminuendo  singolarmente  di  volume  e  produsse  dei  cri- 
stalli d' aspetto  perlaceo.  Trattando  questi  cristalli  con  acqua  bollente,  una  pic- 
cola porzione  se  ne  disciolse  e  cristallizzo  col  raffreddamento  del  liquido  ;  ma  la 
più  gran  parte  rimase  indisciolta  ed  incompiutamente  fusa ,  sicché  si  ridusse  in 
una  specie  di  sostanza  viscosa  di  color  giallognolo.  A  tali  caratteri  riconobbi  che 
il  sale  precipitato  non  era  altro  che  maialo  di  piombo;  e  difatto  avendolo  trat- 
tato con  idrogeno  solforato,  separato  il  solfuro  di  piombo,  ottenni  un  liquido 
acido ,  il  quale  evaporato  a  bagno-maria ,  lasciò  un  residuo  che  presentava  tut- 
t' i  cai'attcri  dell'  acido  malico. 

Per  maggior  sicurezza  ne  feci  l' analisi  elementare  ed  ottenni  i  seguenti  nu- 
meri, i  quali  conducono  alla  nota  formula  del  malato  di  piombo=2  PbO  +  C^ 
H^  0'  +  '\q  : 

0,846o  di  sostanza  diedero  0,192  acqua,  e  0,378  acido  carbonico. 
0,o68ij  idem  lasciarono  dopo  la  combustione  0,303  di  residuo  composto  di 
0,0o7  ossido  di  piombo  e  0,246  di  metallo. 
In  centesimi 

Espei'ienza  Calcolo 

Carbonio 12,18 12,21 

Idrogeno 2,o2 2,54 

Ossigeno 28,66 28,51 

Ossido  di  piombo  ....  56,64 56,74 

Tutto  quel  che  precede  autorizza  adunque  ad  ammettere  che  mentre  l'acido 
idroclorico  concentrato  e  l' acido  nitrico  stesso ,  riscaldati  coli'  asparag'ma ,  si  li- 
mitano a  cangiarla  in  acido  aspartico  ed  in  ammoniaca  ;  d' altra  parte  1'  aspa- 
ragina  e  l' acido  aspartico  si  scompongono  con  sorprendente  facilità  sotto  l' in- 
fluenza dell'acido  nitroso  producendo  azoto  ed  acido  mahco.  Ora,  se  si  paragona 


—  /i27  — 

la  formula  dell'  acido  malico  con  quella  dell'  arido  aspartico  si  vede  che  ag{,'iuD- 
gendo  a  quesl'  ultimo  gli  elementi  di  due  equivalenti  d' acqua,  si  ha  esattamente 
la  composizione  del  Limolato  d'  ammoniaca  = 

Az  II'-O,  110  H-C"  II'  0'  ossia  C  II'  Az  0'°. 

Difalto  ....  C  ir  Az  0' =  Acido  aspartico 
+  W  +  0' 


C  II'  Az  0'"  :=  Bimalalo  d' ammoniaca. 

D' altra  parte  se  alla  formula  dell'asparagina  prosciugata  a  100°  si  aggiungono 
gli  elementi  di  quattro  equi>  alenti  d'  acqua ,  si  ha  esattamente  la  formula  del 
inalato  neutro  d'  ammoniaca  := 

2  AzH^0+C4I''0^=C'  II"  Az'0'°. 
Difatto  .  .  .  .  C  'H  'Az  '0*  =  Asparagina  a  100° 
+  Il  '+  0* 


C  "U  "Az  'Ò'°  =  Malato  neutro  d' ammoniaca. 

L' asparagina  e  l' acido  aspartico  si  possono  adunque  riguardare  come  acido 
malico  congiunto  con  due  o  con  un  solo  equivalente  d' ammoniaca,  cioè  come 
due  amidi  dell'acido  malico.  L' azione  scomponente  che  l'acido  nitroso  spiega  su 
questi  corpi  è  il  risultamento  della  reazione  che  si  stabilisce  tra  l'acido  nitroso  e 
r  ammoninra  nascente:  i  prodotti  sono  acqua  e  gas  azoto.  Tra  1'  acido  malico, 
l'acido  aspartico  e  1" asparagina  ci  ha  per  conseguenza  la  stessa  relazione  che 
tra  r  acido  ossalico,  l' acido  ossamico  e  l' ossamide,  come  si  deduce  più  chiara- 
mente ancora  dal  confronto  delle  formule  dei  corpi  summentovati. 

C 'AzirO'=Biossalato  d'ammoniaca     C'^AzlI'0'"=  Bimalato  d'ammoniaca 
—  II'O*  —  H"0* 


C^AzH'0'=: Acido  ossamico  C'AzIl"0=  Acido  aspartico 


C»Az'n^O'=Ossalato  neutro  d'ammoniaca  CAz'ir'O"' Maialo  neutro  d'ammo- 
—  irò*  —  H'O»  niaca 


C^Az' 11^0'=  Ossamide  (.:°AzIFO«= Asparagina 


—  428  — 

Per  assicurarmi  se  l' acido  nitroso  produce  un'  azione  analoga  sopra  altri  com- 
posti della  stessa  natura,  trattai  col  metodo  anzidetto  l'  ossaiuide,  la  succinanii- 
de,  la  butirramide ;  ed  ottenni  con  tutti  questi  corpi  sviluppo  di  jjas  azoto,  ed 
acido  ossalico ,  succinico ,  butirico.  L' urea  nelle  stesse  condizioni  si  risolve  co- 
me è  noto  in  gas  azoto  ed  in  acido  carbonico. 

Pare  adunque  che  questo  modo  di  scomposizione  osservato  nell'asparagina 
sia  comune  a  tutt'  i  composti  appartenenti  alla  fami^'lia  degli  amidi,  ed  e  spera- 
bile che  sottoponendo  alla  stessa  reazione  altre  sostanze  azotate,  si  possono  ot- 
tenere dei  risultiuneuti  di  grande  importanza. 

Un  fatto  degno  di  nota  è  la  singolare  facililfi  con  cui  gli  amidi  si  scompongono 
sotto  r  influenza  dell'  acido  nitroso.  Molti  di  essi  per  trasformarsi  in  sali  ammo- 
niacali sotto  r  influenza  degli  alcali  e  degli  acidi  hanno  bisogno  di  venir  riscal- 
dati per  un  certo  tempo ,  e  ad  una  temperatura  abbastanza  elevata ,  mentre  trat- 
tati coir  acido  nitroso  si  scompongono  aucbe  all'  ordinaria  temperatura.  In  que- 
sto caso  appunto  si  trova  1"  ticido  aspartico ,  il  quale  appena  messo  in  contatto 
dell'  acido  nitroso  si  risolve  in  gas  azoto  ed  in  acido  malico  ;  ed  intanto  fuso 
colla  potassa  caustica  non  si  scompone  che  incompiutamente  e  con  molta  dilfi- 
coltà.  Dìfatto  in  tal  caso  la  sua  trasformazione  in  ammoniaca  ed  in  acido  aspar- 
tico non  ha  luogo  che  ad  una  temperatura  superiore  a  quella  in  cui  l'acido  ma- 
lico stesso  si  scompone  trasformandosi  in  acido  acetico  ed  in  acido  ossalico. 
Difatto  avendo  trattato  una  quantità  di  acido  aspartico  con  un  eccesso  di  potas- 
sa, non  ho  potuto  riuscire  a  cambiarlo  in  acido  malico.  Arrestando  l' opera- 
zione quando  non  era  ancora  cessato  lo  sviluppo  di  gas  ammoniaco,  ed  esami- 
nando il  prodotto,  ho  trovato  che  conteneva  acetato  ed  ossalato  di  potassa. 

L' esperienze  fin  qui  riferite  provano  adunque  essere  1'  asparagina  un  amide 
naturale  che  per  1'  azione  dell'  acido  nitroso  si  scompone  dando  origine  agli 
stessi  corpi  onde  probabilmente  ebbe  origine;  e  che  verosimilmente  si  potrà 
ottenere  con  mezzi  artifiziali  analoghi  a  quelli  che  si  adoperano  per  formare 
altri  composti  della  stessa  natura.  Per  togliere  ogni  dubbio  avrei  desiderato  po- 
ter ricomporre  1"  asparagina  o  1'  acido  aspartico  per  mezzo  dell'  ammoniaca  o 
dell'  acido  malico  ;  ma  non  avendo  potuto  sinora  procurarmi  una  sulTìciente 
quantità  di  acido  malico  sono  stato  nell'  impossibiUtà  di  faic  qualche  tentativo 


—  429  — 

in  questa  direzione.  Del  resto  spero  di  potere  in  seguito  appiannrc  questa  la- 
cuna, e  di  dimostrare  colf  esperienza  diretta  che  la  sintesi  d'un  corpo  organico 
non  ò  più  un  prolticnia,  quando  l'esame  delle  reazioni  di  lui  ce  ne  ha  dimostralo 
la  costituzione  molecolare.  Intanto  i  fatti  diggiA  esposti  mi  sembrano  sulTKienli 
per  autorizzarci  ad  amniellore  ni'll'  as|)anigina  e  nei!'  acido  asparlico  una  com- 
posizione analoga  a  quella  dell' ossaniide  e  dell'acido  ossaniico.  Sarebbe  forse 
conveniente  mutare  il  nome  di  asparagina  in  quello  di  malamide,  ed  il  nome 
di  acido  asparlico  in  quello  di  acido  malamico. 

Le  sperienzc  di  cui  ho  reso  conto  in  questo  lavoro  conducono  alle  seguenti 
concliiusioni  : 

1."  L' asparagina  sco])erla  da  Robiquet  e  daVauquelin  negli  sparagi,  e  tro- 
vata dipoi  iu  molle  altre  piante  si  trova  ancora  nello  vecce,  ed  in  maggiore  ab- 
bondanza. 

2."  Questa  sostanza  manca  alTatto  ne'semi,  si  sviluppa  col  germogliamento, 
e  col  crescere  della  pianta  sia  nell'  oscurità  sia  alia  luce  del  giorno,  diminuisce 
quando  la  pianta  è  divenuta  adulta  e  sparisce  del  tutto  alla  fioritura. 

3.°  L'  asparagina  tenuta  sinoggi  come  sostanza  neutra,  ba  reazioni  acide  e 
scaccia  1'  acido  acetico  dalla  sua  combinazione  coli'  ossido  di  rame.  Il  composto 
di  ossido  di  rame  e  d' asparagina  ha  per  formula  Cu  O  +  C  H"  Az'  0%  e  fa  ve- 
dere che  r  asparagina  prosciugata  a  100°,  quando  non  perde  più  acqua  coll'azio- 
ne  del  calore ,  ne  contiene  ancora  un  equivalente  eliminabile  per  mezzo  del- 
l' ossido  di  rame. 

4 .  '  L' asparagina  in  presenza  dell'acqua  e  delle  sostanze  azotate  delle  vecce 
subisce  una  specie  di  fermentiizionc ,  in  virtù  della  quale  si  cangia  in  succinato 
d'ammoniaca,  perdendo  ossigeno. 

5.°  Fatta  bollire  con  acido  idroclorico  concentrato  o  con  acido  nitrico  puro, 
si  risolve  in  ammoniaca  ed  in  acido  asparlico.  Fusa  colla  potassa  ,  sviluppa  pri- 
ma ammoniaca  sola,  e  si  trasforma  in  aspartato  di  potassa,  poi  in  anmioniaca 
e  gas  idrogeno  e  lascia  in  ultimo  un  residuo  formato  di  acetato  ed  ossalato  di 
potassa. 

6.°  Finalmente,  trattando  coli' acido  nitroso  tanto  l'asparagina  quanto  l'aci- 
do asparlico,  si  trasformano  in  gas  azoto  ed  in  acido  malico.  Questa  reazione, 

55 


—  430  — 

essendo  comune  a  lutti  uli  amidi ,  conduce  naturalmente  a  riguardare  l'aspara- 
fiina  e  l' acido  aspartico  come  due  amidi  dell'  acido  malico,  corrispondenti  al- 
l' ossamide  ed  all'  acido  ossamico. 


ATTI   VERBALI 

DELLA  SEZIONE 

DI    AGRONOMIA    E    TECNOLOGIA 


— *->->0-0  :-;;  -C-O^-C-o- 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  22  SETTOIBRE  184Ò 


tj  Aduuauza  è  aperta  con  un  discorso  iulprov^^so  del  Presidente  conte  Gherar- 
ilo  Freschi ,  il  quale  con  acconce  parole  si  fa  a  dimostrare  la  utilità  delle  annuali 
riunioni  de' dotti,  ed  i  vanta^'gi  cbe  in  particolare  derivar  dehhono  dagli  studi 
dell'  agronomi.!  e  della  tecnologia  ad  ogni  società  civile ,  e  massime  alla  nostra 
Italia,  attese  le  sue  speciali  condizioni.  Raccomandando  poi  brevità  nelle  lettu- 
re, e  placidezza  nelle  discussioni,  ed  esortando  che  siano  rivolte  a  fini  di  mi- 
glioramento; rende  grazie  all'  adunanza  di  averlo  eletto  a  Presidente. 


—  432  — 

L'  adunanza  risponde  coi  suoi  applausi  a  quoslo  discorso. 

Passa  quindi  il  Presidente  medesimo  ad  annunziare  la  sceila  de'  Vice-presi- 
denli  nelle  persone  de'  sifinori 

Cav.  Arcidiacono  Luca  de  Samuele  Cagnazzi, 
Conte  Faustino  Sanse>  crino , 
Buonaiuto  Paris  Sanguinetti. 

Annunzia  poi  la  scelta  de' Segretari  della  Sezione  nelle  persone  de'  signori 
Avv.  cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini , 
Avv.  Antonio  Scialoja, 
Giuseppe  Devincenzi. 

Dopo  di  ciò  il  dott.  cav.  Trompeo,  presentando  gli  alti  stampati  della  prima 
riunione  della  Società  Biellese  per  l' avanzamento  delle  arti  e  de'  mestieri  e  del- 
l'agricoltura ,  da'  quali  apparisce  quanto  di  bene  quella  Società  abbia  operato, 
fa  osservare,  che  Biella  fu  la  jirima  città  che  promosse  una  società  d' incorafi- 
(jiameiUo  di  tal  genere  in  Piemonte,  e  che  stabili  un  podere  modello  in  Sandi- 
gliano.  Fa  onorevole  menzione  di  un  discorso  del  benemerito  monsignor  Losan- 
na Vescovo  di  Biella  e  Presidente  di  quella  società.  Fa  >oti  che  venga  pro- 
mossa un'  altra  istituzione ,  all'  oggetto  di  prestare  soccorsi  medici  e  chirurgici 
a'  contadini  infermi  che  ne  mancano.  Propone  in  fine  che  dalla  sezione  del  con- 
gresso si  ringrazii  1"  onorevolissimo  monsignor  Losanna. 

Il  conte  BeOa-Negrini,  ricordando  il  premio  promesso  nel  Congresso  di  Milano 
per  la  miglior  memoria  scritta  sulla  malattia  de' gelsi,  che  comunemente  chiama- 
si moria,  fa  menzione  di  ciò  che  il  Margaroli  ne  scrisse  fin  da  molti  anni,  soste- 
nendo esser  causa  di  questa  malattìa  un  critogomo  del  genere  elisano.  Aggiunge 
che  la  propagazion  del  contagio  si  possa  arrestare  con  tagliare  il  terreno  a  lar- 
ghi fossi  tra  r  uno  e  1'  altro  albero. 

Il  Pres.  Freschi  pone  la  quistione  se  il  crilogomo  sia  causa  od  effetto  del  male: 
alla  quale  dimanda  il  conte  Beffa  à  risposto  potersi  da  lui  asserire  che  ne  sia 
causa  ;  ma  che  riserba  di  esporre  le  sue  osservazioni  alla  Commessioue  la  quale 
dovrà  occuparsi  dell'aggiudicazione  del  premio  su  indicato. 

Il  Presidente  à  quindi  nominalo  una  Commessioue  la  quale  deve  occuparsi 
specialmente  dell'  argomento  delle  malattie  de' gelsi  e  dell'  esame  delle  memorie 


—  433  — 

e  delle  osservazioni  che  le  saranno  comunicate.  A  nionibri  di  essa  sono  scelli  i 
signori  prof.  Cua  Presidente,  avv.  Perifano,  conte  BcITa-Negrini,  dott.  Gora, 
marchese  Bertone  di  Sambuy ,  Federico  Cassitlo  di  Bonito,  G.  Sannìcola  e  mar- 
chese Malaspina ,  aggregandoli  alla  Gonimessionc  già  creala  in  Milano  per  l' in- 
dustria serica  Kaliana. 

II  doli.  Uanipiiielii  narra,  come  il  sacerdote  Carlo  Botto  fin  dal  1817  avesse 
fondato  in  Bergamo  uno  stabilimento  di  ricovero  pc' fanciulli  abbandonati,  in 
cui  con  la  spesa  annuale  d' intorno  a  lire  lo,000  si  educano  circa  55  fanciulli 
all'  anno;  ed  un  simile  stabilimento  per  le  fanciulle,  nel  quale  nel  1844  se  ne 
educavano  40  con  la  spesa  di  circa  lire  10,000:  il  quale  esito  annuale  si  ritrac 
dalla  carità  de'  privati.  Tutti  vi  ricevono  l' istruzione  dello  scuole  primarie  ele- 
mentari; gli  uomini  inoltre  apparano  qualche  mestiere,  e  le  donne  le  arti  don- 
nesche. Finisce  il  Itanipinelli  col  presentare  due  quadri  statistici  del  movimento 
della  popolazione  e  della  spesa  de'  due  stabilimenti ,  e  col  proporre  che  da  que- 
sto Congiesso  si  rendano  grazie  al  benemerito  Botto  per  la  somma  cura  che  egli 
prende  di  quesl'  infelici  fanciulli. 

Il  nob.  Parravicini,  lodando  l' istituto  Botto ,  fa  osservare  quanto  sia  più  utile 
il  metodo  in  esso  seguilo  di  educare  nelle  arti  i  fanciulli  nello  stes.so  locale  dello 
stabilimento,  anziché  inviarli  di  fuori  per  le  botteghe.  Rinnova  poi  un  voto  già 
espresso  altra  volta  dal  conte  Serristori,  perché  si  compili  una  statistica  della 
istruzione  l'Iemcnlare  e  tecnica  in  Italia,  distinguendo  le  scuole  elementari  mi- 
nori dalle  maggiori,  e  le  une  e  le  altre  da  quelle  propriamente  tecniche,  nelle 
quali  s' insegni  I'  applicazione  delle  scienze,  e  speciahnenle  della  chimica  e  della 
matematica ,  alle  arti  :  le  quali  scuole  tecniche  egli  pensa  doversi  di>  idere  in  tre 
specie,  primarie,  secondarie  e  superiori. 

Il  conte  Sanseveriuo  prende  opportunità  di  fare  anche  menzione  della  istitu- 
zione Marcbiondi  fondata  in  Milano  sugli  stessi  principi  di  quella  del  Botto,  ed 
afferma  aver  ess;i  dato  egualmente  utili  risultanienli. 

L'avv.  Matteo  de  Augustiiiis  osserva,  che  prima  di  rivolger  l'animo  alla  sta- 
tistica di  cui  si  è  fatta  menzione  dal  Parravicini ,  sarebbe  mestieri  di  esaminare 
se  vi  possa  essere  una  vera  ed  utile  istruzione  popolare  dove  non  sia  istruzione 
tcHrnica  o  agronomica. 


—  434  — 

Il  Pnrravicini  à  sostenuta  la  sua  opinione,  ed  i\  insistito  sulla  ulilitii  della 
compilazione  di  una  statistica  della  islnuione  popolare,  specialmente  per  lo  re- 
gno di  Napoli. 

Il  prof.  Salvatore  Marchese  allora  dà  conoscenza  di  una  memoria  da  lui  scrit- 
ta, che  presenta,  intorno  aìlo  sialo  iklla  istruzione  pi  imaria  in  Sicilia ,  ed  alla  sua 
inpiienza  sul  mitjliommento  della  indtislrìa.  Facendo  poi  eco  alla  proposta  del  Par- 
ravicini,  ragiona  della  necessità  di  raccogliere  le  nozioni  statistiche  relative  agli 
stabilimenti  diversi  d' istruzione  del  popolo ,  e  di  far  poscia  servire  i  risulta- 
menti  di  queste  statistiche  a  preparare  la  ricerca  del  sistema  più  conveniente  a 
raggiungere  l' importantissimo  fine  delia  istruzione  del  popolo ,  sempre  però 
coi  dovuti  riguardi  alle  condizioni  preesistenti.  In  fine  propone,  che  si  nomini 
una  Comniessionc  permanente  la  quale  si  occupi  di  tale  oggetto. 

L'avv.  Pcrifono  soggiunge  esser  utile,  che  la  Commessione  investighi  pure 
un  metodo  uniforme  d' istruzione  tecnica  che  sia  proprio  a  tutt'i  paesi  d' Italia 
pe"  princi|)i  e  per  lo  applicazioni. 

Il  sig.  De\  incenzi  à  notato,  che  tal  Commessione  debba  riguardare  come  ma- 
teria delle  sue  investigazioni  e  lo  stato  attuale  della  istruzione  popolare  in  Italia 
ed  i  migliori  modi  per  ottenere  più  utili  risultamenti. 

Proseguendo  la  discussione  tra  le  persone  sopra  nominate  ed  il  Sanguinetli, 
il  Prosidenle  nomina  una  Commessione  permanente  con  lo  incarico  di  raccoglie- 
re le  notizie  relative  alla  statistica  della  istruzione  popolare  in  tutta  l'Italia,  e  di 
ricercare  (piali  siano  1  metodi  da  preferirsi  per  diffondere  la  istruzione  medesi- 
ma. Questa  Commessione  è  composta  da'  signori  marchese  Mazzarosa  presiden- 
te, cons.  comm.  Bianchini,  prof.  Marchese,  march.  Ruffo,  commendatore  Afan 
deRivcra,  avv.  de  Augustinis,  avv.  cav.  Mancini,  avv.  Vincenzo  Salvagnoli, 
nob.  A.  Parravicini,  conte  Ilarione  Petitti  in  Torino,  cav.  Giovanetti  in  Novara, 
march.  Pallavicino  in  Genova  ,  abate  Manuzzi  eG.  Devincenzi;  la  quale  Com- 
messione dovrà  fare  il  suo  primo  rapporto  al  futuro  Congresso  di  Genova. 

Il  cav.  de  Rolandis  legge  una  sua  comunicazione  sopra  due  utilissime  istitu- 
zioni del  Piemonte  ;  V  Associazione  Agraria,  e  quella  di  Soccorso,  Ricovero  e  Lavoro 
ai  mendicauli  della  provincia  di  Torino.  Dà  notizia  della  organizzazione  della  pri- 
ma di  tali  società  luminosamente  i)roletta  dal  Sovrano  di  <iuel  paese.  Sotto  una 


—  435  — 

direzione  generale  essa  ù  diversi  comizi  provinciali,  che  spandono  da  per  lullo  il 
benefizio  de'precelli  e  degli  esempi  agrari,  precipuanieule  intesi  al  niigli(jrameu- 
to  de' metodi  di  coltura.  In  un  generale  congresso. annuale  distrihuisconsi  pre- 
mi, consistenti  in  diplomi,  onorificenze,  medaglie,  e  ricompense  pecuniarie, 
mercé  fondi  raccolti  dalla  contrilnizione  di  annue  lire  2i  che  paga  ogni  socio. 
Al  qual  proposito  il  sig.  de  Rolandis  raccomanda  caldamente  1"  iniiinzionc  di 
tali  istituzioni  e  convegni  anche  altrove.  La  società,  olire  una  gazzetta  sctlima- 
nile ,  mette  a  stampa  svariati  lavori ,  tra  i  quali  vien  fatta  onorevole  menzione 
delle  Notizie  relative  al  credito  agrario  per  servir  di  base  aìlo  studio  dell'  applicazio- 
ne di  questo  credito  in  Italia,  raccolte  dal  conte  di  Salmour.  Intorno  alla  seconda 
istituzione  torinese  di  sopra  indicata,  ^ien  ranuueulato  come  essa  venisse  for- 
mata per  via  di  soscrizioni ,  col  ritratto  delle  quali  fu  acquistato  un  ediOzio  ca- 
pace di  oOO  persone ,  in  cui  dal  18i0  sono  stati  accolti  1140  uomini  e  COO  don- 
ne, essendosi  proibita  la  questua.  Vari  sono  i  lavori  introdotti  in  tale  stabilimen- 
to ;  e  durante  il  primo  lustro  si  sono  spese  lire  600  mila  per  questo  Rico\ero  di 
Torino.  Altre  istituzioni  di  siniil  fatta  si  trovano  negli  Stati  Sardi,  in  Novara, 
Vercelli,  Vigevano,  Chambery  e  Biella,  ed  altri  ricoveri  si  sono  progettati. 

Il  sig.  Nicola  de  Luca  prende  da  questa  comunicazione  la  opportunità  di  di- 
mostrare la  utilità  di  occuparsi  della  ricerca  generale  delle  cagioni  della  indi- 
genza ;  e  gli  risponde  il  Sanguinetli  convenendo  del  vantaggio  di  discutere  quan- 
to riguardi  i  bisogni  del  pov  ero  ed  i  mezzi  di  alleviarli ,  ma  circoscrivendo  nei 
propri  limiti  la  quistione  sottomessa  alla  sezione. 

L'abate  Jacopo  IJernardi ,  confortando  tali  proposizioni,  fa  ossyvare  esserge- 
neralniente  sentila  la  mancanza  di  un  buon  libro,  il  quale  passi  a  rassegna  ed 
esponga  lo  stato  degl'  Istituti  e  delle  associazioni  di  Beneficenza  che  stanno  in 
tutta  Italia ,  e  se^^'a  anche  di  guida  in  tale  materia  alla  filantropica  curiosità  del 
viaggiatore.  Non  omette  di  rendere  il  debito  onore  a  monsignor  Morichini  che 
un  tal  la>oro  compose  sopra  gli  stabilimenti  di  beneficenza  di  Roma,  ed  al  conte 
relitti  che  ne  imitò  1"  esempio  per  Torino  ;  e  ricorda  pure  l"  opera  iM  Uegeran- 
do,  nella  quale  egli  classificò  tutte  le  istituzioni  di  carità  che  stanno  in  Europa 
non  solo,  ma  anche  in  .\merica.  Conchiudc  le  sue  calde  parole  esprimendo  un 
desiderio,  allinchè  venga  da  questa  Sezione  de' Congressi  Italiani  promossa  la 


—  436  — 

composizione  di  un  liin'o,  il  qiialo  rendesse  .ili' Italia  intera  quello  slesso  utile 
uflìzio,  elle  il  Morieliini  od  il  l'elitti  anno  Fenduto  particolarmente  a  Roma  ed 
a  Torino.  • 

Il  sii;,  della  Martora  fa  eco  alle  lodi  eon  le  quali  il  de  Rolandis  à  annunziato 
le  due  utili  istilu/.ioni  piemontesi,  e  rende  testimonianza  de' servij;i  prestati  an- 
che all'  agricctltura  ed  all'  industria  dalle  società  Economiche  fondate  nelle  pro- 
vince del  regno  delle  due  Sicilie. 

Il  prof.  giud.  Moreno,  mostrando  l' intima  connessione  tra  il  presente  e  l'av- 
venii'e  di  ogni  istituzione,  e  la  necessità  di  far  servire  la  statistica  e  gli  elementi 
forniti  dalla  medesima  allo  studio  di  ogni  maniera  di  miglioramenti ,  propone 
che  tanto  la  (Jonimessione  eletta  per  riferire  sulla  istruzione  popolare  e  tecnica, 
quanto  r  altra  la  quale  si  potesse  nominare  per  lo  studio  degl'  istituti  caritatevo- 
li ,  comincino  dall'  occuparsi  della  raccolta  di  notizie  statistiche,  e  poi  risalgano 
alle  discussioni  economiche. 

Il  cappellano  Josick,  accennando  alla  insufTìcienza  degl'istituti  nella  forma 
oggi  comune  per  sovvenire  alla  mendicità,  dice  preferibili  i  mezzi  preventivi, 
intesi  a  toglier  le  cause  della  medesima;  e  rende  omaggio  alle  paterne  sollccitu- 
ilini  del  So>Tano  delle  due  Sicilie  su  questo  ramo  di  pubblica  amministrazione. 

11  sig.  Sanguinctti  insiste  sulla  utilità  di  studiare  le  istituzioni  che  attualmen- 
te sono  in  Italia. 

Quindi  il  Presidente  fattosi  interprete  do' desideri  della  sezione,  nomina  una 
(lommessione  generale  per  lo  studio  dcgl'  istituti  caritatevoli  in  Italia  con  delega- 
zione di  riferire  al  Congresso  di  Genova  ed  a'  successivi,  scegliendo  a  farne  parte 
i  signori  avv.  Pasquale  Borrelli  Presidente  della  commessione,  principe  di  S.  An- 
timo vice-presidente,  cav.  P.  S.  Mancini  segretario  della  medesima,  B.  P.  San- 
guinctti, avv.  cav.  F.  Maestri,  R.  Busacca,  barone  d'Ondes  Reggio,  G.  Mompia- 
iii,  march,  consig.  F.  S.  d'  Andrea ,  march.  Carlo  de  Ribas,  prof.  giud.  Moreno, 
.'\chille  Rossi,  cav.  de  Rolandis,  avv.  F.  P.  Ruggiero,  cav.  Sergardi,  Nicola  de 
Luca,  conte  Antonini,  conte  Pctilli  in  Torino,  cons.  comm.  Bianchini  in  Pa- 
lermo ,  principe  di  Torcila  sopraintendente  della  Casa  Santa  dell'  Annunziata  in 
Napoli ,  giud.  Sinicropi  Governatore  del  R.  Stabilimento  degl'Incurabili,  e  ca- 
nonico Bianchi  Governatore  del  R.  Albergo  de'poveri  nella  stessa  città. 


—  437  — 

1m  ullinio  r  arcliilelto  Abate  loniunica  un  suo  lavoro  sopra  un  nuovo  sistema 
ili  strade  ferrate,  il  cui  esame  si  adida  ad  una  C.ommessione  della  quale  il  Pre- 
sidente si  riscrha  di  nominare  i  componenti. 

L'adunanza  è  sciolta. 

D  Presidente — Co.nte  Gherardo  Freschi 

IAvv.  Cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Avv.  Antonio  Sciaioja 
(jlCSEPPE  DE>XNCENZI 


56 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTEMBRE  1813 


u»  E.  il  l'rcsiUenle  Generale  onora  di  sua  presenza  l'adunanza. 

Letto  ed  approvato  l' allo  verbale  del  giorno  antecedente ,  il  Presidente  della 
Sezione  annunzia  alla  stessa  il  dispiacere  che  il  marchese  Cosimo  Ridolfi  mani- 
festa per  mezzo  del  suo  figliuolo  marchese  Luigi  presente  all'adunanza,  di  non 
aver  potuto  intervenire  al  Congresso  essendo  trattenuto  dalle  cure  dell'educa- 
zione affidatagli  del  Principe  ereditario  di  Toscana.  Invia  intanto  i  rendiconti  del- 
la scuola  agraria  di  Pisa.  Sopra  mozione  del  signor  Niccolade  Luca,  la  sezione 
esprime  i  suoi  sentimenti  di  stima  e  di  venerazione  verso  il  Ridolfi  tanto  bene- 
merito dell'  agronomia  italiana  ,  e  dichiara  di  onorare  nel  figliuolo  il  padre  as- 
sente. 

Il  principe  di  Canino  presenta  cinque  varietà  di  seme  di  melloni  della  Bu- 
cberie ,  e  prega  il  Presidente  di  distribuirle.  Presenta  inoltre  gli  atti  della  so- 
cietà Enologica  di  Yelletri  e  fa  alcune  domande  intorno  alla  commessione  Enolo- 
gica italiana.  Dice  impropria  la  qualifica  di  slranieri  a' vini  come  alle  persone  di 
i|ualunque  paese  d'Italia,  ed  il  Presidente  Generale  spiega  usarsi  comunemente 
tal  qualifica  come  voce  di  relazione  al  regno,  e  non  certamente  all'Italia,  men- 
tre ad  un  congresso  scientifico  italiano  nulla  di  ciò  che  è  italiano  è  straniero. 

Il  principe  di  Canino  risponde  applaudendo  alla  nobile  dichiarazione  di  S.  E.  il 


—  439  — 

Presidente  Generale ,  ma  dichiara  di  persistere  nella  opinione  innanzi  manife- 
stata. 

il  conte  Sansevcriiio  promette  di  presentare  il  rendiconto  del  movimento  del 
deposito  enologico  di  Milano. 

Lo  stesso  principe  di  Canino  prendendo  occasione  da  un  luogo  dell'applaudito 
discorso  del  Presidente  Generale  intorno  all'uniformità  de'  pesi  e  delle  misure  in 
Italia,  annunzia  essere  stata  inviata  dalla  commessione  una  relazione  dell'  ingegne- 
re Cadolini ,  e  sottoscritta  da  parecclii  altri  membri  della  medesima  ;  e  chiede  che 
si  stabilisca  la  giornata  in  cui  debba  farsene  la  lettura  e  la  discussione  nelle  due 
sezioni  riunite  di  Agronomia  e  Tecnologia,  e  di  Fisica  e  Matematica.  Il  Presi- 
dente si  riserba  stabilirla  di  accordo  col  Presidente  dell'altra  sezione. 

Il  signor  E.  Ruggiero  in  occasione  di  una  memoria  dell'abate  Tazzoli,  parla 
dell'utilità  d'introdurre  ne' Seminari  l'istruzione  agraria  ;  e  nota  essersene  an- 
che in  Napoli  fin  dal  18i0  espresso  il  desiderio.  Il  Presidente  della  Sezione  os- 
serva che  dì  ciò  gli  Agronomi  ed  i  Tecnologisti  siansi  occupati  ne'  precedenti  Con- 
gressi ;  ed  il  Presidente  Generale  fa  notare  la  diflerenza  tra  la  istruzione  laicale 
e  la  ecclesiastica ,  avvertendo  che  nel  Regno  di  Napoli  per  le  leggi  del  paese 
quest'  ultima  è  affidata  interamente  alla  direzione  degli  ecclesiastici  :  né  omette 
di  ricordare  che  in  tuli'  i  comuni  del  regno ,  forniti  di  sufficienti  mezzi ,  trovasi 
fondata  una  scuola  agraria.  L'abate  Selvani  dà  notizia  che  nel  seminario  arcive- 
scovile di  Siena  si  è  già  introdotta  l' istruzione  agraria;  ed  il  Presidente  prendo 
occasione  di  compiacersene  come  di  una  pruova  della  efficacia  de' voti  del  Con- 
gresso a  provocare  la  utile  loro  applicazione  da  parte  di  coloro  che  ne  anno  il 
potere. 

L' ingegnere  Brey  legge  una  noti»  sopra  il  miglior  modo  di  eseguire  le  fon- 
dazioni su  cattivi  terreni ,  o  per  mezzo  di  una  fossa  ripiena  di  sabbia  silicea 
e  ricoverta  con  lastre  di  vivo  lavorate,  ovvero  co'  piglicri  di  legno  congiunti  in 
una  special  maniera ,  bagnando  la  sabbia  con  un  settimo  di  calce  idraulica  là  o>  e 
il  terreno  soggiace  ad  infiltrazione.  Aggiunge  alcuni  esempi  e  dà  la  spiegazio- 
ne de'  vari  risultamenti  de'  metodi  adoperati  secondo  le  diverse  condizioni  locali. 
Cosi  in  Venezia  la  qualità  delle  acque  salse  corrobora  le  basi  di  legno,  mentre 
altrove  le  diverse  qualità  le  corrompono. 


—  /•io- 
li signor  (lo  Augiistiiiis  in  occasione  di  una  tal  letlurn  domanda  che  si  dispon- 
ga non  iloviTsi  leggeri'  linii:lie  memorie,  ma  noie  rislrelle.  A^igiiinge  che  il  si- 
gnor lire)  potrebbe  indicare  la  formola  siieeiale  del  metodo  che  si  propone  co- 
me nuovo  o  modificalo. 

Il  signor  Rossetti  noia  che  il  metodo  indicato  dal  signor  Brey  non  è  nuovo, 
perché  già  se  ne  è  scritto  in  di\crsi  giornali.  Il  Presidente  osserva  che  il  si- 
gnor Brey  non  à  preteso  d' indicare  un  metodo  nuovo  ;  e  jier  sistema  dispone 
che  le  memorie  si  depositino  sul  banco  della  Presidenza ,  e  che  se  ne  accenni  il 
contenuto  per  sommi  capi ,  o  con  succinte  note ,  o  con  orali  comunicazioni , 
onde  farsene  soggetto  di  discussione. 

Il  cav.  Scolari  à  comunicato  alla  Sezione  un  suo  progetto  di  una  istituzio- 
ne italiana  promotricc  delle  utili  pubblicazioni.  Ha  domandato  a  sé  stesso  per- 
ché la  proprietà  letteraria  non  abbia  dato  agli  autori  italiani  i  vantaggi  sperati. 
Crede  spiegare  il  fenomeno  colla  indicazione  di  diversi  ostacoli  che  ancora  si  op- 
pongono alla  pubblicazione  e  diffusione  de'  buoni  libri,  ostacoli  che  principal- 
mente riduce  .alla  dilTicoltà  delle  comunicazioni  librarie  tra  stato  e  slato  [cui  egli 
accenna  come  rimedio  una  lega  doganale  ed  una  uniforme  censura  ) ,  a'  pericoli 
ed  alle  avarie  del  commercio  librario  ,  e  finalmente  alla  diffidenza  del  pubblico 
illuso  sovente  sul  merito  delle  opere  (salvo  poche  onorevoli  eccezioni).  Ha  quindi 
espresso  il  suo  desiderio  perché  le  più  illustri  accademie  fossero  scelte  a  giudicare 
delle  opere  prima  di  pubblicarsi,  presentandosi  i  manoscritti  senza  nome  di  autore 
nelle  forme  solite  de'concorsi ,  onde  respingere  all'  autore  quelle  che  giudiche- 
rebbero indegne  della  loro  approvazione ,  e  le  altre  accogliere  in  catalogo  e- 
spressamcnte  compilato  per  indicare  le  opere  raccomandate  alla  pubblica  esti- 
mazione. S'intrattiene  alquanto  sulla  possibilità  ed  utilità  di  questo  suo  proget- 
to e  dimanda  la  nomina  di  una  commessione  per  determinar  le  norme  da  seguire 
onde  attuarlo. 

Il  signor  Sanguinclli  osserva  che  la  stessa  proposta  fu  fatta  dal  canonico  Tur- 
cotti  ,  e  che  fu  ritenuto  tal  progetto  essere  portatore  di  vincoli  dannosi  piuttosto 
che  della  desiderala  utilità;  ond'era  a  considerarsi  non  altrimenti  che  come  la 
manifestazione  d'una  retta  intenzione.  Annunzia  un  diverso  progetto  intorno  a 
cui  si  adoperano  il  Presidente  Freschi  ed  altri  individui,  tra' quali  egli  medesimo, 


—  Uì  — 

con  rinlondiniento  di  trovare  il  miglior  modo  ad  agevolare  la  conoscenza  e  la 
diffusione  de' libri  ne' vari  punti  della  penisola  italiana,  mettendo  il  pubblico 
nella  possibilità  di  distinguere  i  buoni  da' cattivi. 

Il  barone  Vito  d'Ondcs  Roggio,  uniformandosi  al  conrcllo  del  nocumento  die 
produrrebbe  il  sistema  ininiaginato  dallo  Scolari  relativamente  a'  riconosciuti 
inijiedimenti  di  comunicazione ,  propone  che  una  commessione  da  nominare  si 
occupi  a  ricercare  1  migliori  modi  conducenti  a  scemare  gli  ostacoli  senza  offen- 
dere i  rispettivi  sistemi  doganali. 

Il  conte  Cignani  rammenta  che  in  occasione  di  altri  Congressi  parecchi  librai 
in  particolari  adunanze  esaminarono  i  vari  mezzi  di  farililare  il  commercio  libra- 
rio, e  si  posero  tra  loro  di  accordo. 

Il  Presidente  risponde  che  l'esito  di  queste  adunanze  non  riusci  gran  fatto 
vantaggioso  all'  universale. 

Il  segretario  cav.  Mancini ,  distinguendo  nel  discorso  del  signor  Scolari  il  fatto 
de'  danni  <la  lui  indicati  ed  il  rimedio  proposto ,  trova  che  gì'  impedimenti  e 
gli  ostacoli  alla  pubblicazione  e  circolazione  de'  buoni  libri  in  Italia  son  fatti 
positivi  ed  innegabili;  ma  non  gli  sembra  plausibile  la  proposta  fatta  del  rime- 
dio ,  poiché  essa  tenderebbe  a  restringere  quella  libertà  che  è  la  vita  della  scien- 
za, come  l'autorità  ne  è  il  veleno.  Le  opere  di  Vico  con  tal  sistema  sarebbero 
state  a  suoi  tempi  condannate  come  inutili  da'  consessi  letterari.  Crede  intan- 
to impresa  utilissima  e  degna  di  essere  caldeggiata  da' Congressi  quella  di  pro- 
muovere qualche  istituzione  tendente  a  facilitare  la  pubblicazione  e  la  circola- 
zione de' buoni  libri  in  Italia;  e  pensa  che  tra' mezzi,  i  quali  potrebbero  tenersi 
presenti  da  una  commessione,  forse  non  sarebbe  da  spregiare  l'idea  di  un'associa- 
zione di  dotti  e  di  capitalisti  italiani  la  quale  col  farsi  editrice  a  proprie  spese  delle 
buone  ed  utili  opere  che  si  venissero  scrivendo  in  qualuntpie  parte  d'Ilalia  :  ed 
anche  diffondendole  in  certi  casi  a  bassi  prezzi  e  con  teiiuissimi  lucri,  imitando  in 
ciò  il  costume  di  alcune  società  d' oltremonti  ,  offrisse  nien  dubbia  garentia  del 
loro  merito  ,  non  polendosi  presumere  che  la  società  a  olontariamente  si  facesse 
incontro  a  sopportar  perdite. 

Lo  Scolari  osserva  esserv  i  pochissima  diversità  tra  il  suo  progetto  e  la  propo- 
sta del  Mancini. 


—  442  — 

L'aw.  Seialoja  dimostra  intercedere  tra  le  due  proposte  una  diversità  essen- 
7ialc,  poiché  nel  sistema  dolio  Scolari  il  giudizio  delle  Accademie  non  verrebbe 
a  poggiare,  come  qiiello  della  società  editrice,  sulla  responsabilità  del  proprio 
interesse,  norma  capace  d'ispirar  tutta  la  fiducia. 

L'aw.  de  Augustinis  fa  eco  a  questa  osservazione.  Si  chiude  questa  discussio- 
ne con  la  protesta  dello  Scolari ,  che  egli  intende  associarsi  anticipatamente  a 
qualunque  proposta  che  sia  per  riconoscersi  utile  rimedio  a'mali  da  lui  manifestati. 

Il  signor  Ignonc  comunica  una  sua  Nota  relativa  ad  una  macchina  da  lui  idea- 
la consistente  in  una  cucina  portatile  su  di  un  carro,  utile  specialmente  per  lo 
.servizio  delle  armate  ;  la  quale  consuma  poco  combustibile  ,  e  si  può  adoperare 
sia  che  il  carro  rimanga  fermo,  sia  che  vada  velocemente.  Ne  presenta  un  mo- 
dello; ed  i  signori  colonnello  march,  di  Sambuy,  maggiore  cav.  d'Agostino  ed 
ingegnere  Michela  vengono  nominati  membri  di  una  Commessione  per  farne  l' e- 
same. 

Il  doti.  Savino  Savini  in  una  breve  nota  espone  come  la  istruzione  tecnica  che 
si  riceve  nelle  botteghe  debba  necessariamente  essere  accompagnata  alle  abitu- 
dini di  ordine  e  di  morale  di  cui  spesso  gli  operai  mancano  ;  propone  quindi  co- 
me cosa  utile  la  pubblicazione  di  una  specie  di  catechismo  per  la  moralità  dei 
garzoni  che  nelle  botteghe  s'istruiscono,  e  per  prepararli  alle  istituzioni  di  mu- 
tuo soccorso,  di  contribuzione  per  multe  e  premi ,  di  distribuzione  di  lavoro  e 
cose  simiglianti.  Descrive  con  lode  le  pratiche  in  tal  genere  adoperate  in  Bolo- 
gna dal  direttor  di  bottega  Alessandro  Calzoni.  Questa  nota  si  rimanda  alla  com- 
messione incaricata  di  riferire  sulla  istruzione  popolare. 

Il  signor  Niccola  de  Luca  riferisce  alcune  sue  osservazioni  sopra  una  opinione 
del  signor  Boucherie  comunicata  all'istituto  di  Francia ,  con  la  quale  questi  à  so- 
stenuto che  l'albero  tigliato  in  pieno  succo  e  messo  in  contatto  con  acqua  con- 
tenente alcune  sostanze ,  come  pirolegnite  di  ferro ,  o  cloruri  terrosi  ed  alcalini,  la 
aspira,  ed  acquista  maggior  consistenza,  ovvero  si  rende  meno  combustibile.  E- 
spone  egli  alcune  proprie  esperienze  per  le  quali  à  trovato  che  l'aspirazione  è  più 
difTicile  nei  fusti  giovani  e  più  facile  negli  annosi .  che  l'assorbimento  delle  materie 
sciolte  nell'acqua  rimane  circoscritto  ad  un  internodio,  e  non  avviene  negli  strati 
corticali  ma  nella  parte  interiore  del  legno.  Aggiunge  che  gli  alberi  resinosi  non 


—  443  — 

anno  aspiralo  il  liquido ,  e  crede  egli  che  ciò  avvenga  per  essere  i  vasi  oslrutti 
dalla  resina.  Propone  poi  di  tentare  ,  se  le  materie  sciolte  nell'acqua  che  non 
vengano  assorbite,  possano  essere  aspirate  venendo  sciolte  nell'alcool,  o  in  ol- 
ire simili  sostanze  ;  e  ci6  specialmente  per  le  piante  resinose. 

Jl  signor  l'auiillo  dimanda  di  conoscere  come  il  signor  De  Luca  si  sia  assicura- 
to che  l'assorbimento  non  avviene  pe' vasi  corticali;  ed  il  signor  De  Luca  ri- 
sponde essersene  fatto  certo  col  mezzo  del  microscopio. 

Il  Presidente  osserva  che  il  fenomeno  sembra  naturale,  e  conforme  anche  ai 
principi  di  filosofia  vegetale,  poiché  questi  vasi  danno  corso  agli  umori  discen- 
denti, mentre  i  vasi  interni  sono  il  veicolo  degli  umori  ascendenti. 

Il  prof.  Moretti ,  prendendo  la  parola  espone  il  risultameuto  di  altre  sue  espe- 
rienze ,  per  le  quali  è  giunto  ad  accertarsi  che  anche  le  piante  resinose  assorbi- 
scono ,  ma  quando  siano  state  da  molto  tempo  recise  ;  poiché  gli  alberi  debbono 
esser  morti ,  acciò  l'assorbimento  abbia  luogo  e  non  sia  contrastato  dalla  loro 
vitalità.  Di  fatto  negli  alberi  giovani  ne' quali  la  vita  è  più  attiva,  l'aspirazioneé 
più  lenta;  e  nella  corteccia  non  à  luogo  perché  ivi  la  vitalità  è  più  potente.  Con- 
cliiude  perciò  che  il  fenomeno  sia  puramente  chimico,  e  non  già  figlio  dell'azio- 
ne vitale. 

Il  signor  Barnaba  La  Via  comunica  una  sua  memoria  sul  miglioramento  delle 
Colture  della  vigna,  frutto  di  dieci  anni  di  sue  esperienze  ed  osservazioni  in  Si- 
cilia ,  chiedendo  che  ne  venga  rimesso  lo  esame  ad  una  commessione.  Vien  tra- 
smessa alla  commessione  già  eletta  per  lo  studio  delle  pratiche  agrarie ,  nei  Con- 
gresso di  Milano. 

Il  signor  Della  Martora  domanda  la  creazione  di  una  commessione  per  ver- 
sarsi nella  scella  di  un  aratro  acconcio  alle  durissime  terre  di  Puglia  ,  dichi<i- 
rando  che  la  società  economica  di  Capitanata ,  della  quale  egli  è  segretario ,  po- 
trebbe da'  suoi  fondi  proporre  un  premio  a  chi  sapesse  indicarlo.  Aggiunge  che 
bisogna  aver  riguardo  alle  condizioni  locali ,  come  per  esempio  alla  pochezza 
de'  mezzi ,  alla  durezza  del  terreno  e  somiglianti  cose. 

Il  conte  Sanseverino  ha  ricordalo  onorevolmente  l'aratro  del  benemerito  mar- 
chese di  Sambuy  ,  che  à  dalo  con  imjiiego  di  poca  forza  i  maggiori  risulta- 
menti. 


—  444  — 

n  signor  DcH.i  Martora  insiste  di  nuovo  su  i  riguardi  dovuti  alle  specialità 
(Ielle  condi/ioiii  delle  terre  luigliesi. 

Il  conte  lielTa  Negrini  è  sorto  a  notare  che  i  migliori  aratri  non  poirainio  mai 
ridurre  alcuni  terreni  assai  duri  allo  stato  di  potervisi  eseguire  la  semina  senz'al- 
U'a  preparazione ,  lino  al  punto  che  se  ne  à  d' uopo  anche  in  certi  luoghi  del  Man- 
tovano, malgrado  che  \i  si  adoperino  talvolta  aratri  tirati  da  otto  buoi. 

Il  signor  Uella  Martora  risponde  che  in  Puglia  la  pochezza  de'  capitali  mette 
la  più  parte  de'  |)roprie(ari  nella  necessità  di  non  potere  adoperare  più  di  due 
Inioi. 

Il  conte  BelTa  Negrini  spiega  che  egli  crede  impossibile  che  il  solo  aratro  pos- 
sa mai  bastare,  e  che  perciò  bisogna  ricorrere  ad  altri  strumenti. 

Quindi  il  principe  di  Luperano ,  prendendo  occasione  dalla  precedente  di- 
scussione, à  descritto  lo  stato  eccezionale  dell'agricoltura  pugliese  si  per  lo  cli- 
ma che  per  le  altre  condizioni  speciali,  e  ne  à  raccomandato  lo  studio  alla  sezio- 
ne del  Congresso,  insistendo  perchè  una  commessione ,  conformemente  alle  idee 
sviluppate  dal  conte  Bella  Negrini,  si  occupi  non  solamente  della  ricerca  dell'  a- 
ratro  più  acconcio  alle  terre  pugliesi ,  ma  anche  degli  altri  strumenti  più  atti  a 
compiere  lo  svolgimento  e  la  preparazione  di  quelle  terre. 

Il  marchese  consigliere  Francesco  Saverio  d'Andrea  presenta  alla  sezione, 
della  quale  fa  parte ,  un  esemplare  del  Gabinetlo  di  Sloria  Naturale  e  di  Archeolo- 
gia ili  Cattagirone  fondalo  e  pubblicato  dal  prof.  cav.  Emmanucle  Taranto  Rosso , 
come  testimonianza  del  merito  della  istituzione,  e  di  chi  l' à  fondata ,  nonché  dei 
buoni  studi  e  della  coltura  di  una  città  che  fu  patria  al  d'Andrea  e  dove  i  suoi 
maggiori  ebbero  stanza  e  fama. 

U  signor  Greco  deposita  sul  banco  della  Presidenza  una  memoria  sullo  stalo 
della  industria  della  seta  nella  provincia  della  Calabria  Ultra  Prima,  considerata 
dal  lato  agronomico  ed  industriale. 

D  conte  Antonini  presenta  un  rapporto  sulle  condizioni  dell'  industria  serica 
nella  provincia  del  Friuli ,  ed  il  signor  Giustiniani  un'  altra  memoria  sul  go- 
verno de' bachi  ;  le  quali  tutte  sono  inviate  alla  commessione  permanente  per 
lo  miglioramento  dell'  industria  serica  in  Italia  ,  stabilita  nel  precedente  Con- 
gresso. 


—  445  — 

Per  il  premio  proposto  dal  signor  Carlo  Berrà  in  Milano  alla  migliore  memoria 
sulle  cause  per  le  quali  avviene  innanzi  tempo  la  morte  de'  gelsi ,  si  sono  pre- 
sentate tre  memorie  con  altrettante  schede  suggellate.  Una  porta  per  epigrafe  : 
Noi  fare  in  pahule,  né  sopra  gore  o  tivai ,  perehè  la  focjlia  arrwiiniscc  e  i  bachi  ammaz- 
za. Segxeri. — L'altra:  Inque  meis  culpis  da  mihi  tu  veniam.  Aiso.mls.  — L'ul- 
tima: Nilimurin  velitum  sentper  ciipimusquc  negala.  Ovid.  — Inoltre  è  stala  pre- 
sentata una  memoria  senza  scheda  suggellata  con  questa  epigrafe  :  Forse  era  il 
Geho  l'albero  da  cui  pendeva  il  vello  d'oro;  e  quel  vello  forse  era  la  seia.  Tutte  que- 
ste quattro  memorie  si  sono  inviate  alia  Conimcssione  che  deve  pronunziare 
sull'aggiudicazione  de!  premio  proposto  dal  signor  Berrà. 

Indi  il  Presidente  nomina  una  Commessionc  per  l'esame  e  rapporto  sopra  i 
libri  presentati  alla  sezione.  Essa  è  composta  da' signori  Mittermaier  Presidente, 
prof.  Montanelli  segretario  ,  marcii.  Giammaria  Puoti  ,  abb.  Manuzzi ,  cap. 
Oreste  Brizzi,  avv.  Lorenzo  Riola ,  dott.  Savino  Savini ,  prof.  Cua,  prof.  Ranuz- 
zi ,  ed  avv.  Andreucci. 

ì.'  adunanza  é  sciolta. 

Il  Presidente  —  Conte  Gheraiido  Freschi 

Avv.  Cav.  Pasocale  Stanislao  Mancini 
Avv.  Antonio  Scialo. 
Giuseppe  Devincenzi 


( 
I  Segretari  s.  Avv.  Antonio  Scialoja 


57 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  24  SETTEMBRE  1843 


LiETTO  ed  approvato  1'  atto  verbale  della  precedente  adunanza ,  il  signor  Rozzi 
chiede  che  per  economia  di  tempo  le  memorie  lunghe  siano  classiQcate  e  ri- 
mandale alle  relative  commcssioni. 

Il  march .  Muzzarosa ,  nel  presentare  all'  adunanza  una  sua  memoria  messa  a 
stampa  intorno  al  contadino  Lucchese  (  metodo  che  egli  dice  serbare  per  evita- 
re lunghe  letture  ) ,  ne  accompagna  la  presentazione  con  succinta  esposizioni- 
verbale  del  suo  contenuto.  La  memoria  racchiude  un  quadro  dello  stalo  fisico  e_ 
morale  de' contadini  lucchesi,  del  loro  nutrimento  e  delle  malattie,  della  loro 
indole  ed  educazione ,  delle  loro  buone  e  cattive  costumanze ,  delle  loro  faccende 
campestri  e  domestiche,  e  fin  del  loro  linguaggio  e  della  pronunzia;  e  tocca  dei 
mezzi  coi  quali  potrebbero  migliorarsi  le  loro  condizioni  sotto  tutt'i  riguardi , 
specialmente  per  la  morale  educazione ,  che  forma  il  precipuo  argomento  del 
discorso.  Aggiunge  alcune  osservazioni  sulla  durata  comparativa  della  vita  dei 
contadini  lucchesi ,  e  degli  abitanti  della  città ,  raccogliendone  i  risultamenli  in 
appositi  quadri  statistici.  Conchiude  richiamando  sempre  più  i  lumi  e  la  prote- 
zione di  questa  sezione  de'  Congressi  sulla  classe  de'  contadini ,  sopratutlo  per 
quanto  riguarda  il  miglioramento  della  loro  morale. 

Il  signor  Nicola  de  Luca  prende  occasione  di  osservare  che  anche  le  società 
Economiche  del  Regno  delle  due  Sicilie  dispensano  premi  ed  incoraggiamenti 


—  447  — 

agli  agricoltori,  e  menziona  con  lode  il  sig.  Rozzi  segretario  di  quella  di  Teramo 
per  aver  benanche  cominciato  ad  introdurre  in  iiuclla  pro\  inda  i  comizii  agrari. 

Il  march.  Mazzarosa  fa  notare,  che  l'argomento  della  sua  memoria  riguarda 
propriamente  la  morale  educazione  del  conladino  e  le  istituzioni  di  soccorso. 

II  dolt.  Trompeo  ricorda,  che  aneli'  egli  nella  j)rinia  sessione  propose  per  Biel- 
la un'  associazione  onde  migliorare  la  condizione  della  gente  di  campagna  priva 
lai  volta  di  nutrimento  e  di  pronti  soccorsi. 

L'  a\\.  Perifano,  elogiando  lo  scopo  del  lavoro  del  Mazzarosa,  mostra  desi- 
derio che  se  ne  dia  più  compiuta  conoscenza  alla  sezione  ;  ed  il  Presidente  an- 
nunzia che  ne  saranno  distribuiti  gli  esemplari  in  istnmpa. 

Lo  stesso  Presidente,  riassumendo  la  quistione,  mostra  che  da  tutti  si  con- 
corda nel  fine  di  giovare  il  contadino,  e  solo  sono  vari  i  mezzi  che  si  propon- 
gono. Egli  raccomanda  la  moltii)licazione  delle  associazioni  agrarie  sulla  forma 
di  quella  tanto  benemerita  di  Torino;  genere  d'istituzione  ben  diverso  dalle 
società  o  accademie  agrarie. 

L'a^v.  Perifano  esprime  il  desiderio  che  si  facciano  conoscere  e  meglio  si 
propaghino  le  norme  e  gli  statuti ,  secondo  i  quali  queste  associazioni  vengono 
formale. 

Il  sig.  Busacea  riferisce  che  l' Istituto  d"  Incoraggiamento  di  Sicilia  non  sola- 
mente à  distribuito  premi,  ma  altresì  à  promosso  una  specie  di  comizii  agrari 
nelle  varie  parli  di  quel!'  isola. 

U  sig.  Ruggiero  vorrebbe  che  questi  comizi  si  stabilissero  in  ciascun  comune, 
perché  meglio  da  per  tutto  se  ne  ottenessero  i  benefici  eOetti. 

il  sig.  Sanguinctli,  rispondendo  al  sig.  Perifano,  ricorda  che  anche  in  Pa- 
dova, sopra  proposta  del  march.  Selvatico,  fu  fondata  un'associazione  agraria 
provinciale,  i  cui  statuti  sono  eccellenti;  e  che  le  associazioni  agrarie,  le  scuo- 
le festive,  le  istituzioni  di  soccorso  ed  altre  cose  simili  anno  formato  oggetto  di 
discussione  ne'  precedenti  Congressi ,  i  cui  atti  vorrebbe  che  si  leggessero ,  acciò 
non  si  torni  a  presentar  come  materia  di  quistioni  quello  che  sia  ormai  cessato 
di  esserlo. 

Il  sig.  Rozzi  osserva,  che  se  altrove  alcune  Lstituzioni  si  trovano  eson  cono- 
sciute, è  utile  che  anche  in  Napoli  se  ne  raccomandi  la  introduzione;  esostie- 


—  US  — 

ne  la  proposta  de'  comizi  agrari  comunali,  gerarchicamente  dipendenti  da'  pro- 
vinciali, e  questi  dalla  Capitale;  il  che  costituirebbe  una  specie  di  unità  di  orga- 
nizzazione ])or  r  iiuluslria  a;;raria.  Cita  l'esempio  del  benemerito  Parroco  di 
Monlagano  in  Molise,  riferito  da  Giuseppe  Galanti,  il  quale  buono  ecclesiasti- 
co rivesti  nel  passato  secolo  di  alberi  le  nude  campagne  del  suo  natio  villaggio, 
imponendo  a'  suoi  penitenti  come  obbligo  religioso  di  piantarli  ne'  propri  o  ne- 
gli altrui  poderi.  E  tornando  alla  proposta  fatta  nella  precedente  adunanza  re- 
lalivanionle  alla  introduzione  della  istruzione  agraria  ne' seniiuari ,  spiega  che 
non  pretendevasi  già  altro,  se  non  che  un  voto  della  sezione  si  rivolgesse  alla 
pietà  de"  Pastori  delle  Diocesi,  perchè  volessero  promuoverla, 

L' ab.  Tazzoli  sostiene  la  utilità  di  rinnovarsi  questa  ed  ogni  altra  utile  rac- 
comandazione,  ancorché  precedentemente  fatta,  per  conciliare  alle  buone  istitu- 
zioni, mercé  l'espresso  desiderio  di  una  si  autorevole  riunione  di  dotti,  le  sim- 
patie dì  coloro  che  possono  stabilirle  e  spingerle  ad  incremento. 

In  occasione  poi  di  un  cenno  fatto  dal  Presidente  intorno  ad  un'  associazione 
agraria  del  Friuli,  l'ab.  Bernardi  manifesta  che  il  medesimo  Presidente  conte 
Freschi  ha  gran  merito  nella  fondazione  della  stessa ,  avendo  egli  anche  intra- 
preso un  viaggio  per  ottenere  ad  essa  la  Sovrana  sanzione. 

11  cav.  de  Giulj  conmnica  in  una  breve  nota  il  progetto  di  un'  opera,  intorno 
alla  quale  lavora  da  quattro  anni ,  professando  agricoltura  nel  seminario  di  Siena. 
Dopo  alcune  considerazioni  statistiche  sulla  proporzione  de'  piani  coltivati  coi 
monti  nella  superficie  della  penisola  italiana,  ricorda  la  moltitudine  delle  opere 
che  trattano  della  coltivazione  delle  pianure ,  e  l' estrema  scarsezza  di  quelle  re- 
lative alla  coltura  de'  monti  ;  e  dice  aver  consacrato  a  quest'  ultimo  scopo  i  suoi 
studi;  frutto  de' quali  é  l'annunziata  opera  conlenente  un  corso  di  agricoltura 
monlana  ilaìiana.  Espone  indi  il  piano  dell'  opera  medesima. 

Il  sig.  Boccapianola  in  una  breve  lettura,  ricordando  la  dilTicoltà  di  ripian- 
tare con  felice  successo  un  gelso  ove  ne  mori  un  altro ,  dice  che  dopo  la  Riunio- 
ne di  Pisa  di  ciò  non  si  sia  più  discorso  ne'  Congressi  ;  e  narra  una  pratica  che 
egli  già  usa  da  cinque  anni  ne' suoi  poderi ,  per  la  quale  afferma  essere  giunto  a 
trovare  il  modo  come  sostituire  ad  un  gelso  morto  un  altro ,  ogni  volta  che  il 
terreno  ha  una  certa  profondità,  e  ne'  sottostrati  non  è  acquitrinoso.  La  pratica 


—  uo  — 

che  egli  espone  è  quella  di  riaprire  le  vecchie  fosse,  purgarle  diligenlemcnle 
dalle  morie  radici,  ed  accendervi  dentro  del  fuoco;  poi  slargarle  per  modo  che 
abbiano  la  larghezza  di  metro  1,50  per  of;ni  lato,  profondarle  oltre  i  tre  metri , 
ed  a  quella  profondità  collocare  la  nuova  pianta  per  far  che  le  radici  di  essa  non 
fossero  in  contatto  per  verun  modo  con  quelle  della  vecchia  pianta,  né  colla 
terra  ove  quella  era  antecedentemente. 

Il  doti.  Gcra  dice,  non  in  tutt'  i  casi  di  mortalità  di  gelsi  esservi  diflìcoltà  a 
sostituire  il  gelso  nuovo  nel  terreno  ov  e  un  altro  ne  sia  morto  :  molte  essere  le 
cagioni  perché  uno  gelso  può  morire ,  e  solo  allorché  perisce  per  il  mal  defal- 
chcKo  o  moria  trovarsi  malagevolezza  a  rimpiazzarlo  ;  essersi  adoperato  vana- 
mente il  fuoco  e  vari  altri  runedl;  che  di  ciò  si  parlò  lungamente  nel  Congresso 
di  Milano;  e  che  si  rimettesse  la  memoria  del  sig.  Boccapianola  alla  commes- 
sione  speciale ,  la  quale  deve  prendere  in  considerazione  tutto  ciò  che  riguarda 
le  malattie  de' gelsi. 

Il  dott.  Ragazzoni  osserva,  come  della  moria  e  della  dìffìcoltà  di  sostituire  un 
gelso  ad  un  altro  morto  di  questa  malattia  non  solo  i  Congressi  Italiani  si  sono 
spesso  occupati ,  ma  sin  dallo  scorso  secolo  la  società  patriottica  di  Milano  pro- 
poneva un  premio  perchè  s'investigassero  le  cagioni  di  questa  malattia,  e  gli 
Atenei  di  Bergamo  e  di  Brescia  ed  altre  Accademie  ne  àn  fatto  scopo  delle  lo- 
ro ricerche.  Ma  aggiunge,  non  potersi  investigare  quanto  ù  rapporto  a  questa 
malattia  del  gelso  senza  l'esperienza  di  moltissimi  anni. 

Il  sig.  Corbo  ricorda  la  massima  generale  di  non  potersi  sostituire  in  un  ter- 
reno ,  in  cui  fu  una  pianta,  un'altra  dello  stesso  genere;  e  fa  notare  quanto 
sia  poco  lodevole  la  pratica  di  piantar  gli  alberi  a  moltissima  profondità  ;  di- 
cendo, che  per  difetto  de' principi  che  le  radici  debbono  ritrarre  dall'aria  atmo- 
sferica, gli  alberi  in  questo  modo  debbono  intristire  e  venir  meno. 

L'  avv.  Perifauo,  unendosi  a  quanto  superiormente  à  detto  il  dott.  Gera,  in- 
siste perchè  il  sig.  Boccapianola  comunichi  le  sue  osservazioni  alla  Commes- 
sione  speciale  testé  ricordata. 

Il  sig.  de  Jorio  afferma  aver  adoperato  con  felice  risultaracnto  il  metodo  espo- 
sto dal  sig.  Boccapianola,  ma  esser  questo  un  metodo  già  noto  e  divulgato  dal 
Poyan. 


—  /i50  — 

Il  sig.  Boccapianola  soggiunge  non  aver  avuto  in  animo  di  stabilire  e  difen- 
dere una  opinione  nuova,  ma  soltanto  di  dar  notizia  di  un  fatto. 

Ed  il  Presidente,  aUpianto  intrattenendosi  sulla  utilità  di  studiare  le  cagioni 
di  questa  malattia  de'  gelsi ,  ricorda  quanto  sia  vantaggiosa  in  agricoltura  la  co- 
municazione di  ogni  laUii  ed  esperienza. 

Il  sig.  Balsamo  discorre  della  rogna  degli  olivi  e  della  mosca  olearia.  In  quan- 
to alla  rogna  riduce  a  quattro  le  diverse  opinioni  finora  manifestate  intorno  alle 
cagioni  di  essa,  cioè  che  ne  siano  causa  o  gì'  insetti,  o  l'eccesso  di  umori,  o  il 
difetto,  o  in  line  un  acceleramento  di  essi,  come  per  un  disgelo  dopo  un  gran 
freddo.  Osserva  poi  che  fra  queste  cause  egli  non  ne  trova  alcuna  plausibile  ;  la 
prima  perchè  gì'  insetti  non  sono  definiti ,  e  par  che  si  formino  nelle  fungosità 
dopo  la  malattia  ;  le  altre  tre  perchè  il  soverchio  o  la  mancanza  degli  umori  e  l'ac- 
celeramento di  essi  non  sarebbero  baste\oli  a  produrre  le  escrescenze  legnose  de- 
generi. La  rogna  manifestarsi  ne' rami  preesistenti  al  gelo,  e  ne' novelli  che  ger- 
mogliano dopo;  dunque  non  esser  causa  di  essa  il  disgelo.  Pensa  egli  quindi,  che 
r  umor  legnoso  degenerato  ne  sia  la  causa ,  quando  la  forza  espellente  vitale  lo 
caccia  sulla  corteccia.  Propone  perciò  un  mezzo,  che  dice  confermato  dalla  sua 
esperienza,  cioè  la  recisione  totale  de' rami  dove  la  rogna  si  manifesta,  con  l'aiutu 
altresì  di  opportune  coltivazioni.  Intorno  alla  mosca  olearia  si  crede  erronea  la 
opinione  del  sig.  Moschettini ,  che  queir  insetto  provTcnga  da  emigrazione  :  il 
Balsamo  reputa  esser  lo  slesso  più  o  meno  abbondante ,  secondo  che  siano  più 
o  meno  frequenti  le  protuberanze  fungose  ove  trova  facile  albergo.  Indica  in  fi- 
ne come  espedienti  alti  a  fermare  gli  accennati  inconvenienti  la  sollecita  raccolta 
del  frutto,  le  potagioni  frequenti,  e  le  accurate  coltivazioni. 

Il  sig.  Coibo  sostiene  che  per  sua  esperienza  le  fregagioni  con  spazzola  o  con 
pezzuola  di  lana  bastano  alla  guarigione  della  rogna. 

Il  sig.  Balsamo  ripiglia  che  questi  stessi  esperimenti  sono  riusciti  inutili  per 
la  vera  rogna  ;  di  sorta  che  è  possibile  che  riescano  per  altre  malattie  che  forse  si 
confondono  con  essa. 

Il  sig.  Corbo  soggiunge  che  à  trovale  anche  utilissime  le  lavande  di  ranno  di 
potassa  che  chiudono  i  fori  dove  gì'  insetti  introduconsi. 

11  sig.  Balsamo  risponde  che  Io  impedire  la  prolificazione  degl'  insetti  non 


—  451  — 

guarisce  la  malattia ,  la  quale  si  produce  manifestandosi  ncH'  interno ,  e  non 
viene  da  essi. 

L'arcid.  Cagnazzi  ricorda,  che  fu  tentato  ancora  l' unguento  mercuriale  dal- 
l' artiprcle  Giovine,  ma  senza  clliIil:^. 

A  tal  proposito  il  Presidente  rauinteiita  il  principio,  clie  i  metodi  costosi  in 
agricoltura  sono  sempre  da  evitarsi  come  inutili. 

Il  sig.  Sanguinetti  invita  il  march.  Mazzarosa,  il  quale  à  studiato  e  scritto 
suir  argomento,  a  favellare  sulla  quistione ,  che  il  sig.  Balsamo  in  pochi  termini 
riassume. 

Il  march.  Mazzarosa  espone,  come  egli  creda  che  in  Lucca  il  freddo  sia  la  cau- 
sa della  rogna,  ma  che  in  quella  contrada  in  vece  di  tagliare  i  rami  si  tolgono 
le  sole  protuheranze  ;  che  cosi  curando  il  male  non  si  perde  parte  dell'  albero  e 
il  frutto.  Aggiunge  che  se  la  pianta  ù  poco  nudrita  o  malaticcia,  si  aiuta  con  la 
coltivazione:  nel  caso  contrario  si  cerca  d'impedire  la  soverchia  forza  che  le 
potesse  comunicare  il  letame;  e  ciò  forse  perché  in  (|uel  di  Lucca  i  geli  sono 
frequenti  e  fino  a  2,  o  3  gr.  H. 

Il  sig.  Balsamo  insiste  sul  suo  metodo,  che  adoperato  in  tempo,  impedisce  che 
tutta  la  pianta  s' impiaghi- 
li Presidente  ù  su  tale  quistione  osservato ,  che  la  degenerazione  degli  umori 
suppone  uno  stato  di  malattia ,  e  che  1'  amputazione  non  rimedia  alla  causa  del 
male,  ma  solo  ne  impedisce  un  ultimo  eflello. 

Il  sig.  Balsamo  risponde,  che  moltiplici  sono  le  cause  le  quali  alteriino  l'umor 
legnoso,  ma  che  la  degenerazione  già  avvenuta  sia  la  causa  immediatadella rogna. 

Il  march.  Mazzarosa  à  soggiunto  ,  che  con  la  pratica  da  lui  indicata  piante 
ammnlatissime  sono  risanale. 

Il  dott.  Cera  si  è  fatto  a  distinguere  la  causa  della  malattia  dalla  propagazione 
del  suo  effetto.  Si  uniforma  all'  o[iinione  di  essere  una  specie  di  pianta  parassi- 
ta quella  che  vien  chiamala  rogna ,  ma  dimanda  se  sia  causa  od  effetto  della  ma- 
lattia stessa.  In  quanto  agl'insetti ,  stima  che  si  moltiplichino  e  diffondano  dove 
trovano  un  sostrato  opportuno  a  farli  lien  vivere.  Relativamente  a' rimedi,  sa- 
rebbe da  ricercare  come  liberar  la  j)ianta  dal  male  con  la  minor  perdita  possibile 
di  rami  o  di  frutta,  e  come  portar  rimedio  alla  malattia  della  pianta;  e  ciò  col 


—  452  — 

distriijijipre  o  combattere  la  esistenza  di  quella  pianta  parassita  che  costituisce 
la  rogna  ,  e  guarire  i  principi  di  malattia  clic  trovansi  nella  pianta.  Conchiudc 
sostenendo,  che  un  metodo  unico  è  impossibile,  attese  le  svariate  cause  di 
malattia  che  operano  su  gli  olivi  e  che  danno  occasione  olla  rogna. 

Il  sig.  Balsamo  à  leplicato,  che  le  protuberanze  ond'  è  discorso  sono  di  na- 
tura legnosa;  ed  il  dott.  Cera  non  à  omesso  di  notare  che  anche  i  funghi  tal- 
volta sono  legnosi ,  e  non  pertanto  sono  essi  organizzati  e  viventi. 

Il  sig.  Balsamo  à  ancora  osservalo,  che  nelle  protuberanze  si  trovano  gli  slessi 
principi  dell'umore  legnoso  degeneralo;  ed  il  sig.  Cera  à  soggiunto  che  ciò  non 
fa  maraviglia,  perchè  i  principi  di  organizzazione  vitale  sono  pochi:  doversi  in 
vece  aver  riguardo  alla  organizzazione  di  quelle  protuberanze ,  e  ricercare  con- 
tro di  esse  un  rimedio. 

n  principe  di  Luperano  facendo  eco  a  quanto  è  sialo  da' preopinanti  discusso, 
à  solamente  richiesto  di  osservare  che  la  malattia  da  cui  ha  preso  occasione  il  di- 
scorso del  sig.  Balsamo,  avvenne  in  Terra  d'  Otranto  dopo  violenti  ed  insoliti 
cangiamenti  atmosferici;  che  il  miglior  metodo  di  cura  fu  trovato  essere  la  reci- 
sione totale  dell'albero,  poiché  la  malattia  rivestiva  caratteri  cancrenosi.  In  tal 
modo  venivano  salvate  almeno  le  radici  che  si  riproducevano,  e  che  in  altri  casi 
si  è  ricorso  alla  recisione  parziale ,  riuscendo  inutili  altre  esperienze.  Ma  nella 
seguente  primavera,  col  ricomparire  le  nuove  foglie,  si  sviluppò  ancora  quella 
malattia  che  chiamarono  rogna;  cosicché  crede  potersi  conchiudere  quella  ma- 
lattia che  ebbe  luogo  in  terra  d'Otranto  essere  stata  di  natura  aOtitto  eccezionale. 
Ha  riferito  poi,  che  dal  1843  nella  stessa  contrada  si  sono  manifestati  i  mosche- 
rini  ;  e  giudica  cosa  utile  il  ricercare  se  siano  una  conseguenza  della  stessa  ma- 
ialila degli  alberi,  o  se  siano  ivi  passati  da  altre  regioni,  poiché  é  notevole  che 
dalla  marina  verso  i  luoghi  più  interni  si  erano  diffusi. 

Il  doti.  Cera ,  dicendo  qualche  altra  parola  sulla  quistione  della  rogna ,  à  sog- 
giunto che  pel  moscherino  la  Società  di  Oneglia  promise  un  premio  di  10  mila 
franchi  a  chi  trovasse  un  mezzo  valevole  a  distruggere  questo  pernicioso  inset- 
to ;  che  nessuno  finora  \ì  era  riuscito ,  sebbene  si  fosse  ricorso  a  proporre  i  mezzi 
i  più  strani,  come  quello ,  per  es. ,  di  distruggere  il  ricollo  per  cinque  o  sei  anni 
di  seguito. 


—  453  — 

La  quistionc  sulla  Dialattia  degli  olivi  e  sulla  mosca  olearia  ù  sospesa ,  e  la 
•'untinuazionc  ù  rinviata  a  domani. 

Il  Presidente  quindi  à  nominato  due  Commessioni,  con  l' incarico  alla  prima 
di  fare  una  escursione  agraria  ne' dintorni  di  Napoli  per  far  rajiporto  alla  Se- 
zione dello  slato  dell'  agricoltura  della  contrada:  ed  alla  seconda  di  riconoscere 
e  descrivere  lo  sialo  tecnologico  delle  arti  nella  CapiLale  e  nelle  vicinanze. 

I,a  prima  Coramessione  è  composta  de'  signori  dott.  Francesco  Cera  presi- 
dente, Principe  di  Luperano,  Principe  di  Ottaiano,  march.  Malaspina,  Luigi 
Mari,  prof.  Gasparrini ,  prof.  Cua.dott.  de'Gianfdijipi ,  march.  diSambuy, 
doti.  Rampinelli,  prof.  Ragazzoni,  conte  Sanseverino ,  Filippo  de  Jorio,  conte 
Bella-Negrlni,  Della  Martora,  Balsamo,  Pietro  Greco,  Raffaele  Pepe,  Luigi 
Grimaldi ,  Federico  Cassitto ,  prof.  Rozzi ,  Niccola  de  Luca ,  Ferdinando  Mozzet- 
ti ,  avv.  Peritano ,  conte  Freschi ,  Devincenzi,  avv.  Vincenzo  Salvagnoli  relatore. 

La  seconda  Coramessione  è  composta  de'signori  march.  Mazzarosa  presidente, 
G.  Mompiani,  prof.  Busacca,  magg.  d'Agostino,  Francesco  Brioschi ,  Luigi  Ri- 
doKì,  conte  Antonini,  conte  Friuli,  ab.  Bernardi,  prof.  Calamai,  cav.  Tarlini, 
cav.  Cagnazzi,  cav.  Ferd.  de  Luca,  cav.  Cantarelli,  Sanguinetti,  avv.  Seialoja, 
avv.  Maestri  relatore. 

L' adunabza  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  CorrrE  Giierardo  FnEscni 

ÌAw.  Cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
.\vv.  Amomo  Sclu-oia 
Giuseppe  Demncenzi 


58 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  2:j  SETTEMBRE  18  io 


-oft* 


Oi  è  letto  ed  approvato  il  precedente  atto  ver!)ale. 

Dopo  alcune  dimande  in  materia  di  ordine,  il  sig.  G.  Mompiani  presenta  il 
logolamento  organico  del  patronato  de"  liberati  dal  carcere,  istituito  in  Milano, 
con  una  relazione  del  sig.  Spagliardi  letta  nella  prima  adunanza  generale  del- 
l' associazione  ;  ed  annunziando  clic  questa  istituzione  trovasi  fondata  da  pochi 
mesi,  à  espresso  il  suo  voto  perchè  essa  prosperi,  essendo  degna  delie  simpa- 
tie di  tutti  coloro  che  amano  il  pubblico  bene  ed  il  miglioramento  morale  delle 
classi  pericolose  della  socielù. 

Il  consigliere  prof.  Mittermaier  dà  notizia  di  una  recente  pubblicazione  del 
sig.  Rau ,  il  quale  egli  dice  avere  studiato  tutte  le  specie  di  aratri  in  Europa ,  e 
averne  disteso  un  trattato  con  le  corrispondenti  tavole;  anzi  promette  di  spedire 
una  copia  di  questa  opera  a  qualche  Commcssionc  che  dal  Congresso  sarà  no- 
minata. Prega  intanto  di  gradire  un  esemplare  del  suo  libro  Sulle  condizioni  d'Ita- 
lia, tradotto  non  à  guari;  ed  ha  soggiunto  che  giovinetto  ancora,  fin  da  37  anni 
addietro ,  visitò  per  la  prima  volta  l' Italia ,  e  ne  ricevè  la  più  dolce  impressio- 
ne; sicché  in  lui  si  accese  il  desiderio  di  spesso  ritornarvi  ;  e  ben  otto  volle  là 
riveduta ,  sempre  con  crescente  compiacenza  ;  e  ben  si  è  convinto  della  ingiu- 
stizia di  quegli  stranieri  che  non  conoscendola,  non  la  sanno  apprezzare.  L'Ita- 


—  455  — 

lia ,  ù  dolto  egli ,  non  solo  fu  madre  delle  scienze  o  delle  arti ,  ma  anche  al  pre- 
sente somma  è  la  sua  importanza  ed  inQucnza  sull'  incivilimento  europeo.  L'Ita- 
lia esser  la  stessa,  gli  uomini  gli  stessi.  Molto  aver  appreso  in  queste  sue  pe- 
regrinazioni, e  potere  affermare  esser  1"  Italia  sulle  vie  del  progresso;  e  se  non 
à  trovato  da  per  tutto  frutti  maturi,  à  da  per  tutto  trovati  semi  fecondi;  sicché 
la  Provvidenza  pare  che  i)rotegga  questa  terra.  Ha  soggiunto  poi  che  quesl'  ul- 
timo viaggio  à  sempre  più  alimentato  1'  entusiasmo,  con  cui  egli  ama  l' Italia 
come  una  seconda  sua  patria. 

L' adunanza  intera  con  ripetuti  applausi  gli  h  signiGcata  la  sua  riconoscenza  ; 
ed  il  dott.  Gera  per  vie  più  mostrare  1'  aggradimento  della  proposta  falla  d' in- 
viare il  libro  del  prof.  Rau,  promette  farne  un  rapporto  nella  ventura  riunione 
di  Genova ,  e  pubblicare  a  sue  spese  la  traduzione  di  quesl'  opera  con  le  tavo- 
le, per  donarle  a'  componenti  la  Sezione. 

11  Mitlcrmaier  soggiunge  volere  ancora  inviare  altri  libri  relatin  agli  studi 
della  Sezione. 

Si  discute  intanto  tra  il  principe  di  Luperano,  il  dott.  Gera,  Savini,  Sangui- 
netti  ed  il  Presidente ,  se  con>'enga  o  no  affidare  i  libri  sopra  indicati  ad  una 
Commessioue. 

L' avv.  de  Augustinis  propone  che  in  segno  di  maggior  gratitudine  sia  ricam- 
bialo il  sig.  Mitlermaier  con  l'invio  di  opere  per  lui  importanti,  di  recente  pub- 
blicate o  che  si  verranno  pubblicando  in  Italia. 

Il  Mompiani  è  passato  a  leggere  una  breve  nota,  nella  quale  osserva,  che  per 
quanta  possa  essere  la  tenacità  di  una  terra ,  questa  dopo  essere  stata  mossa  una 
volta ,  non  mai  riacquista  tale  consistenza  da  non  cedere  alla  forza  dell'  aratro  ; 
aggiungendo  che  la  tenacità  del  suolo  si  può  modificare  correggendone  la  com- 
posizione. Lamenta  poi ,  che  il  benessere  de'  lavoratori  é  trascurato ,  e  doman- 
da che  sia  presa  in  maggior  considerazione  il  lavoro  di  colui  che  feconda  la  ter- 
ra col  sudore  della  sua  fronte. 

L' ab.  Bernardi,  unendo  i  suoi  sentimenti  a  quelli  del  sig.  Mompiani,  e  ricor- 
dando che  il  march.  Selvatico  esprimeva  simili  doglianze  nel  (ingresso  di  Pa- 
dova, fa  voti  perchè  i  ricchi  proprietari  comincino  ad  operare,  poiché  i  dotti 
anno  abbastanza  discorso  l' argomento. 


—  456  — 

Il  conte  Beffa-NcgriDÌ ,  in  quanto  alla  parte  tecnica  della  noia  del  Mouipiani, 
crede  che  spesso  il  lavoro  l'ipetulo  non  basti  a  correggere  la  tenacità  del  terre- 
no, e  che  talvolta  senza  1'  aiuto  delle  meteore  sarebbe  vana  ogni  opera:  in  con- 
seguenza egli  avvisa  doversi  distinguere  dalle  comuni  terre  alcune  le  ((uali  sono 
di  tale  tenacità  che  non  si  possono  smuovere  a  meno  che  non  si  adoperi  una 
forza  straordinaria. 

L' avv.  de  Auguslinis  à  soggiunto  doversi  tener  ragione  non  solo  delle  diffi- 
coltà meccaniche ,  ma  si  delle  considerazioni  speciali  di  certi  terreni ,  i  quali 
dopo  di  essere  stali  smossi  dall'  aratro  riprendono  immediatamente  densissima 
tenacità;  e  che  in  questo  caso  siano  a  correggere  principalmente  i  vizi  del  ter- 
reno col  mescolarvi  altre  terre. 

Il  sig.  Casanova  à  osservato  esser  sovente  impossibile,  massime  ne' grandi 
poderi ,  di  fare  questa  specie  di  correzione. 

Il  conte  Sanseverino  à  ricordalo ,  che  in  ogni  operazione  agronomica  debba 
badarsi  sempre  alla  ulililà  che  se  ne  può  ritrarre. 

Il  prof.  Rozzi  crede  che  questa  discussione  sia  frustranea,  e  raccomanda  di 
tornarsi  a  discorrere  dell'  aratro. 

Il  sig.  Spinelli ,  prendendo  occasione  dalle  ultime  parole  del  Mompiani ,  à 
rammentala  la  felice  condizione  de' contadini  toscani,  i  quali  sono  ben  trattali 
da' proprietari ,  e  prosperano  sotto  il  sistema  della  mezzadria. 

L'avv.  Perifano  ha  reclamalo  contro  queste  municipali  ricordanze,  peroc- 
ché altrimenti  converrebbe  anche  notare  come  molti  proprietari  nel  regno  di  Na- 
poli proleggono  i  loro  contadini,  e  sì  affaticano  di  migliorarne  la  condizione. 

Il  Presidente  à  osservato,  essere  due  diverse  quislioni  quella  degli  aratri  e  del- 
la densità  del  terreno ,  e  l' altra  delle  relazioni  Ira  contadini  e  padroni  ;  ed  à  in- 
vitato la  Sezione  a  rientrare  nella  discussione  della  prima  quistione. 

Il  sig.  Diodato  De  Sanctis  richiamando  alla  memoria  che  ne'  giorni  antece- 
denti erasi  discorso  della  diflicoltii  di  affinare  la  terra  dopo  arata;  propone  di  ri- 
solcarla spesso ,  ed  inoltre  di  aver  presente ,  per  quanto  è  possibile ,  il  principio 
Exiguum  colilo. 

L'  avv.  Balsamo  espone  alcune  osservazioni  falle  da  un  allievo  del  march.  Ri- 
dolfi,  il  quale  gì'  inviò  un  aratro  riformalo  per  vincere  la  resistenza  della  terra 


—  457  — 

incolta  e  dura  :  dice  che  con  questo  aratro  il  lavoro  fu  eseguito  con  un  paio  di 
buoi ,  laddove  prima  non  ne  bastavano  due  paia.  Ha  soggiunto  che  non  solo  tutti 
jjli  aratri  non  sono  convenienti  a  tutte  le  terre,  ma  che  spesso  i  buoni  aratri  non 
si  sanno  montare,  nò  condurre.  Ha  conchiuso  descrivendo  la  pratica  adoperata 
ili  Terra  di  Otranto,  di  lare  cioè  ordinariamente  sci  arature  nel  corso  dell'  an- 
no ,  allorché  il  campo  va  a  maggese  ;  e  che  quante  volte  per  la  soverchia  tena- 
cità del  terreno  non  si  è  potuto  adoperare  ne'  primi  aramenti  l' aratro  Ridultì , 
prima  si  è  adoperato  l' aratro  comune  e  poi  quello  del  RidoUì,  il  quale  è  sem- 
pre tornato  utilissimo,  specialmente  purgando  il  terreno  dalle  erbe  straniere  con 
r  estirpazione. 

Il  prof.  Cua,  facendosi  a  distinguere  la  fertilità  che  procede  ne' campi  dalla 
correzione  delle  terre,  o  dalla  qualità  del  buon  lavoro,  nota  il  migliore  aratro 
esser  quello  che  meglio  Uiglia  il  terreno  in  due  sensi ,  lo  rivolta ,  e  lo  stritola , 
ma  non  potere  il  medesimo  aratro  servire  ad  ogni  natura  di  terreno. 

Il  Presidente  fa  osservare  che  tutti  gli  aratri  anno  una  certa  condizione  co- 
mune per  poter  servire  a  qualunque  terreno,  variando  nelle  dimensioni  e  nel- 
la forma. 

]|  prof.  Cua  à  risposto ,  che  ciò  non  può  aver  luogo ,  e  che  il  vomere  a  lancia 
fa  mestieri,  per  es.,  nella  terra  argillosa,  mentre  lo  smussalo  basta  per  l'arenosa. 

Il  Presidente  à  soggiunto  che  il  vomere  è  una  parte  mutabile  della  forma 
dell'  aratro;  ed  il  Cua  risponde  costituirne  la  parte  principale. 

Il  sig.  Della  Martora,  ringraziando  l'adunanza  delle  osservazioni ,  rinnova  la 
sua  istanza  per  la  indicazione  dell'aratro  più  acconcio  a  smuovere  le  terre  du- 
rissime della  Puglia. 

Il  prof.  Marchese ,  ricordando  che  molte  contrade  della  Sicilia ,  e  specialmente 
le  pianure  di  Catania,  sono  quasi  nella  stessa  condizione  della  provincia  di  Capita- 
nata riguardo  all'aratro,  e  che  si  sente  altamente  il  bisogno  di  riformare  quel- 
lo che  colà  si  usa;  e  dicendo  che  per  le  cure  della  Società  Economica  di  Catania 
molti  nuovi  aratri  sono  stati  sperimentati,  come  quelli  del  Grange,  del  Ridolfi, 
ed  il  toscano,  de' quali  or  l'uno  or  l'altro  più  o  meno  si  è  trovato  lodevole;  e  ri- 
tenendo che  gli  aratri  debbono  essere  differenti ,  secondo  la  dilTerente  natura  dei 
terreni  ;  insiste  per  la  nomina  di  una  Commessione ,  la  quale  classiflchi  e  ricono- 


■-  458  — 

sea  gli  aratri  acconci  a"  diversi  terreni.  E  quanto  all' emendazione  chimica  delle 
terre  ,  concorre  nella  sentenza  di  esser  malagevole  questo  eseguire  ne'  vastissimi 
poderi. 

Il  dott.  Gera  ricorda  lodevolmente  il  lavoro  intorno  gli  aratri  testé  pubblicato 
dal  marchese  Luigi  RidolQ ,  dicendo  aver  questi  il  primo  stabilito  sopra  scienti- 
lìche  basi  i  principi  della  costruzione  di  questo  arnese  :  encomia  specialmente  le 
considerazioni  da  lui  fatte  sopra  lo  sviluppo  della  curva  per  formare  1'  orecchio- 
ne alla  Lambruschiui  :  loda  il  modo  franco  come  1'  autore  procede  in  questa  trat- 
tazione, che  repula  do\  orsi  tenere  in  massimo  conto  per  la  sua  novità  ed  impor- 
tanza; e  conchiude,  pregando  il  sig.  Ridolfi  di  brevemente  tener  discorso  alla 
Sezione  di  quanto  à  esposto  in  questa  sua  operetta. 

Il  Casanova  insiste  su  quanto  il  dott.  Gera  à  detto;  ed  il  sig.  Ridolfl,  ringra- 
ziando il  Gera  ed  il  Casanova ,  manifesta  la  malagevolezza  di  compendiare  il  suo 
opuscolo,  essendo  un  lavoro  essenzialmente  matematico.  Allora  il  dott.  Gera 
fa  voti  perchè  almeno  sia  divulgato  in  diversi  giornali  d' Italia. 

Il  Ridolfi  ricordando  la  quistione  superiormente  posta,  se  uno  stesso  aratro 
possa  servire  a  differenti  terreni  solo  col  variare  le  dimensioni  di  esso,  fa  os- 
servare che  la  varietà  di  dimensioni  negli  aratri  induce  diversità  di  forme,  e  che 
il  vomere  deve  variare  a  seconda  della  natura  del  terreno. 

Il  Presidente  ringrazia  il  Ridolfi  degli  studi  rivolti  su  questo  importantissimo 
argomento  e  della  comumcazione  fatta  ;  e  si  rallegra  con  lui  che  cosi  ben  seguita 
i  lummosi  esempi  del  padre. 

Il  march,  di  Sambuy  ritiene,  non  poter  essere  gli  aratri  differenti  a  seconda 
della  natura  del  terreno  ;  perciocché  se  cosiffatto  avviso  si  volesse  sostenere  e 
dire  che  gli  aratri  debbano  variare  variando  i  terreni  ;  siccome  lo  stesso  terreno 
varia  ne'  diversi  mesi  dell'  anno  per  le  diverse  condizioni  meteorologiche ,  cosi 
per  ben  lavorare  un  sol  terreno  farebbe  mestieri  di  moltissimi  aratri  ;  mentre  si 
può  ben  costruire  un  aratro  di  forma,  per  dir  cosi,  media,  il  quale  può  servire  a 
tutt'  i  paesi  ed  a  tutte  le  terre.  Crede  perciò  che  l' aratro  debba  avere  alcune 
parti  modificabili,  e  specialmente  à  ragionato  della  necessità  che  il  coltro  sia  mo- 
bile ,  acciò  possa  adattarsi  alle  diverse  condizioni  del  terreno.  E  per  le  terre 
assai  forti  raccomanda  grandemente  la  pratica  di  romperle  leggerissimamente 


—  459  — 

nel  mese  di  agosto  ;  dopo  di  clic  può  farsi ,  ancorché  sicno  lenncissìme ,  un  assai 
buon  lavoro,  essendovi  minor  perdita  di  forze  in  lavorare  ad  una  data  profondi- 
tà un  terreno  in  due  volte  che  in  una  sola,  non  essendo  la  resistenza  che  incon- 
tra r  aratro  nel  fendere  il  terreno  in  ragion  diretta  della  profondità.  Fa  osser\a- 
re  che  per  ben  preparare  il  terreno  non  \i  à  solo  necessità  dell'aratro  ,  ma  chi; 
specialmente  per  isminuzzarlo  si  deve  adoperar  l' erpice,  o meglio  l'erpice  cilin- 
drico di  Dombasle.  Nota  in  fine  che  sarebbe  difettoso  queir  aratro,  il  quale  nel 
fendere  e  rivolgere  il  terreno  lo  sminuzzasse,  giacché  le  zolle  della  terra  più  son 
sane,  più  offrono  di  superOcie  all'  aria,  massime  coi  vuoti  che  lasciano  al  di  sot- 
to; e  se  la  terra  si  sminuzzasse  dall'  aratro,  si  perderebbero  in  gran  parte  que- 
sti vantaggi. 

Il  Presidente  Freschi  riconoscendo  ottimi  i  principi  fermali  dal  Sambuy,  loda 
molto  l' aratro  di  costui  che  egli  dice  aver  introdotto  ne'  suoi  poderi  e  trovato 
utili.ssimo. 

Il  Sambuy  narra  aver  fatto  lavorare,  durante  due  anni,  meglio  che  2.j0  dei 
suoi  aratri. 

Ed  il  conte  Sanseverino  fra  gli  altri ,  molti  pregi  dice  trovarsi  nell'  aratro 
Sambuy ,  e  specialmente  quello  di  potersi  adoperare  senza  alcuna  dilTicoltà  da 
qualun([uc  rozzo  e  meno  esperto  contadino. 

Il  cav.  Cagnazzi,  richiamando  nuovamente  1' attenzione  alle  campagne  di  Pu- 
glia, dice  che  il  contadino  pugliese  assai  intento  alla  pastorizia,  temendo  di  di- 
struggere r  erbe  con  profondare  troppo  l'aratro ,  sovente  si  astiene  dal  bene 
adoperarlo  come  dovrebbe  ;  e  perciò  dice  non  solo  doversi  aver  :considerazione 
degli  aratri  pugliesi,  ma  benanche  del  modo  come  debbano  adoperarsi. 

Il  dott.  Cera,  rammentando  l' opera  del  Trautman  tradotta  dal  prof.  Moretti, 
sostiene  che  nel  lavoro  de'  terreni  alcune  volte  fa  d'  uopo  adoperare  il  coltro 
mobile  ,  e  talvolta  il  fisso;  dice  che  ne'  terreni  forti  il  coltro  deve  essere  dritto 
e  mobile ,  e  ne'  terreni  leggieri  obbliquo  e  fisso  ;  e  ricorda  l' aratro  adoperato 
dal  conte  Strozzi  con  buon  successo. 
S.  E.  il  Presidente  Generale  interviene  all'adunanza. 
Il  march,  di  Sambuy  dichiara  non  bene  intendere  la  distinzione  del  dott.  fiera; 
fare  il  coltro  quello  stesso  effetto  che  fa  il  timone  in  una  nave,  e  modificando  la 


—  /iCO  — 

sua  incliuazionc,  modificarsi  la  linea  di  (razione;  che  minandosi  la  direzione  del 
coltro  spesso  riciiied('rel)l)esi  un  niodcralore  smisuralo  ;  e  ciie  il  coltro  dovesse 
essere  anche  ol)bli(iuameute  posto  jier  poter  vincere  i  sassi  o  qualunque  altro 
si  fosse  inciampo  che  trovasse  nel  terreno. 

Il  Presidente  Generale,  ricordando  essere  l' immenso  tavoliere  di  Puglia  com- 
posto di  23  vastissime  locazioni  tutte  dilTerenti  per  la  diversa  natura  del  terre- 
no, fa  osservare  che  non  uno  è  l'aratro  pugliese,  ma  che  in  quella  regione  vi 
sono  molti  e  diITcrenli  aratri,  secondo  le  specie  di  queste  terre:  cosi  rammenta 
r  aratro  di  Andria,  che  ò  ben  dilTerente  da  quello  di  Castiglione,  ed  ambi  questi 
da  (luello  di  Apricena,  e  dal  cosi  chiamato  Andresana  ;  e  fa  conoscere  come  que- 
sti aratri  si  adattano  alla  diversa  generazione  di  quelle  terre,  ])roducendo  un. 
lavoro  più  o  meno  profondo  a  seconda  del  bisogno  :  e  concbiude  uniformandosi 
air  avviso  del  colonnello  di  Sambuy  quanto  alla  condizione  degli  aratri. 

Il  sig.  della  Martora,  ritenendo  essere  iu  Puglia  altri  aratri  oltre  di  quello 
detto  dell'  Andresana ,  dice  essersi  solo  limitato  a  richiamar  l' attenzione  della 
Sezione  su  i  perfezionamenti  di  cui  abbisogna  questo  islrumento  aratorio. 

11  march.  Sambuy,  seguitando  a  ragionare  dell'aratro,  loda  assai  l' orecchione 
alla  Lambruschini  ;  ragiona  della  importanza  delle  sue  proporzioni ,  e  ricorda 
come  r  ullìcio  di  questa  parte  dell'  aratro  sia  quello  di  rivolgere  la  terra  ed  in- 
contrare la  minima  delle  resistenze.  E  parlando  del  coltro  ,  fa  osservare  come 
secondo  la  natura  de'  terreni ,  alcune  volte ,  perchè  avrebbe  grandissima  resi- 
stenza a  superare,  si  toglie  anche  via,  ed  altre  volte  più  o  meno  si  profonda. 

Il  prof.  Cua,  dividendo  l'avviso  del  Sambuy,  e  manifestando  la  necessità  di 
diversi  aratri  secondo  la  natura  delle  terre  ;  è  di  parere  ancora  esser  possibile  un 
aratro  che  possa  servire ,  cambiando  il  v  omere  e  modificando  il  coltro ,  ad  ogni 
specie  di  terre. 

Il  prof.  Rozzi  si  offre  a  pubblicare  nella  sua  opera  periodica  II  Gran  Sasso  d'I- 
talia il  lavoro  del  march.  Luigi  Ridolfi  sugli  aratri. 

11  vice-presidente  sig.  Sanguinetti ,  riconoscendo  che  spesso  si  esagerano  in 
peggio  le  proprie  condizioni ,  pensa  essere  espediente  che  la  Commessione  da 
nominarsi  per  gli  aratri  prenda  in  disamina  diligentemente  tutti  quelli  che  si 
adoperano  nelle  diverse  contrade  d'Italia,  e  li  confronti  con  quelli  di  altri  paesi, 


—  4G1  — 

sen)l)randoi;li  che  più  della  mancanza  dogi'  istruracuti  di  simil  fatta  debbansi 
lamentare  il  mal  uso  che  se  ne  fa  ed  i  pregiudizi  grandemente  invalsi. 

Il  prof.  Ruggiero  dice,  che  nominandosi  una  Commessione  per  gli  aratri,  sia 
chiamato  a  farne  parte  il  Segretario  delia  Società  Economica  di  Avellino  signor 
Ca.ssitto,  valoroso  quanto  modesto  agronomo. 

L'  architetto  sig.  Abate  prega  il  Presidente  di  sospendere  la  nomina  di  una 
Commessione  per  l' esame  della  sua  memoria  sopra  un  nuovo  sistema  di  strade 
ferrale,  mancando  essa  tuttavia  della  sua  parte  di  applicazione. 

Il  prof.  Sannicola  presenta  un  (juadro  della  produzione  olearia  dell'  agro  <li 
Venafro,  accompagnato  da  tavole  litografiche,  innomedell'A.  can.Luccnteforte. 

E  da  ultimo  il  vict^presidente  sig.  Sanguinetti  presenta  una  pianta  di  .Meli- 
loto,  che  dice  esser  la  gigantea,  i  cui  semi  ricevè  dal  sig.  Sleer  dell'  uni\er$itù 
di  Padova. 

L' adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Contb  Giiekardo  Fkesciii 

Avv.  Cav.  Pasquale  Stanislao  JIanclm 
I  Segretari  l  Aw.  Anto.mo  Sclaloia 
Giuseppe  Devixcenzi 


59 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  2G  SETTEMBRE  18  i5 


-jf^fr- 


S 


I  e  Iflto  ed  approvato  l'alio  verbale  della  passala  Adunanza. 

II  signor  Vitaliano  Sabatini  di  dispensare  in  dono  alla  Sezione  una  sua  memo- 
ria stampata  sulla  utilità  e  gli  espedienti  per  rendere  la  filosofia  popolare  ;  e  ri- 
corda i  suoi  lavori  sull'argomento  importantissimo  della  istruzione  pubblica. 
I-a  memoria  è  inviata  alla  Comniessione  incaricata  di  riferire  sulla  istruzione 
popolare. 

Uopo  varie  discussioni  fra  il  doU.  Gera,  il  sig.  Ruggiero  ,  il  principe  di  Lu- 
perano,  il  prof.  Rozzi  ed  il  Presidente  Freschi,  si  stabilisce  una  Comniessione  per 
fare  gli  studi  intorno  gli  aratri  ;  ed  il  Gera  prega  la  Sezione  di  non  volerlo  include- 
re nella  Commessione ,  promettendo  di  fare  da  sé  quanto  possa  riguardare  que- 


—  /iC3  — 

sto  istrumcnto,  e  specialmente  per  far  conoscere  e  divulgare  in  Italia  l'opera  del 
signor  Bau  sugli  aratri. 

Il  Segretario  signor  Devinccnzi  fa  osservare  esser  utile  che  la  Commessionc 
estenda  le  sue  ricerche  su  tutti  gl'istrumenti  aratori.  Ed  il  Presidente  nomina 
una  Commessionc,  la  quale  dovrà  intendere  a  studiare  i  suddetti  istrumenti  in 
generale,  ed  i  loro  possibili  miglioramenti,  ed  in  particolare  dovrà  far  conoscere 
ni  pubblico  l'opera  del  Rau  e  quanto  d'importante  sia  stato  pubblicato  o  si  an- 
drà pubblicando  intorno  a  questo  principalissimo  argomento.  La  Commessionc 
è  composta  per  ora  de'  signori  principe  di  Ottajano  Presidente ,  principe  di  Lu- 
perano  vice  Presidente,  comra.  prof.  Mittermaier,  prof.  Volz,  prof.  Fallati,  P. 
Barnaba  la  Via  ,  prof.  Cua,  N.  De  Luca ,  prof.  Diodato  de  Sanctis,  F.  Cassit- 
to  e  conte  Gherardo  Freschi ,  con  riserba  di  aggiungere  alla  stessa  altri  indi- 
vidui. 

Si  fa  noto  alla  Sezione  che  Domenica  28  settembre  sarà  inauguratoli  R.  Os- 
servatorio Jleteorologico  sul  Vesuvio;  che  il  30  settembre  avrà  luogo  l'inaugu- 
razione di  una  statua  colossale  in  marmo  della  Religione  Cristiana  nel  Campo- 
santo a  Poggio  Beale ,  che  a'  2  ottobre  alla  presenza  degli  Scienziati  che  vorran- 
no intervenire  si  faranno  vari  scavamenti  in  Pompei. 

Il  prof.  Gera  ha  richiamato  l'attenzione  dell'adunanza  sopra  1"  importantissima 
arte  di  fabbricare  il  formaggio.  Narrato  poscia,  che  una  sua  opera  su  questo  ar- 
gomento fu  presentata  al  Congresso  di  Torino,  fu  premiata  dalla  R.  Società  di 
Agricoltura  di  Parigi,  tradotta  in  francese,  e  divulgata  ne' diversi  dipartimenti 
della  Francia  dal  Ministro  di  Commercio  e  di  Agricoltura  :  aggiunge  che  non  ap- 
pagato di  queste  favorevoli  dimostrazioni ,  e  vedendo  quanto  ancora  mancasse 
perché  la  sua  opera  potesse  raggiungere  la  perfezione  ;  molto  viaggiò  per  l'Olan- 
da ,  per  r  Inghilterra  ,  per  la  Francia ,  e  per  altre  contrade  celebrate  a  cagione  della 
bontà  di  latticini,  affm  di  studiare  quest'arte  ;  sicché  molte  sperienze  é  venuto  indi 
sempre  facendo  al  proposito.  Bispetto  poi  alle  opere  pubblicate  su  questo  argo- 
mento, loda  grandemente  quella  di  Luigi  Cattaneo  che  il  primo  spinse  quest'arte 
veramente  innanzi ,  e  disvelò  le  pratiche  migliori  per  fabbricare  il  formaggio ,  e 
quello  in  ispecialità  detto  comunemente  di  grana.  Ma  osserva  che  il  Cattaneo  nel 
suo  libro  sul  caseilìcio  non  à  fatto  diligenti  ricerche  sul  latte  ;  laonde  ignoran- 


—  -16/.  — 

dosi  la  vera  natura  di  esso  per  riguardo  all'arte ,  ne  viene  per  conseguenza  che  i 
rlsuitanionti  sono  spesse  \  olle  incerti ,  che  il  lavoratore  di  cacio  non  à  sicure  nor- 
me per  attendere  all'andamento  delle  sue  operazioni ,  e  quindi  non  può  modi- 
ficarle secondo  i  diversi  casi.  Le  quali  incertezze  tutte  non  altrimenti  possono 
svanire ,  ciie  col  trovar  modo  di  ben  conoscere  sin  dalle  prime  la  natura  e  qua- 
lità del  latte  che  debbesi  adoperare.  Poscia  possa  a  distinguere  il  latte  in  alcalino 
ed  in  acido ,  e  questo  e  quello  in  puro,  ed  inquinato  da  colostro,  da  sangue  e  da 
marcia.  Il  latte  perfetto  dovere  essere  alcalino  e  puro,  e  clic  quando  è  tale  si  po- 
trà con  felice  successo  seguire  le  pratiche  comuni;  ma  che  quando  è  acido  non 
solamente  dovrà  subito  coagularsi ,  ma  farà  mestieri  a  tenore  della  maggiore  o  mi- 
nore acidità  regolare  la  quantità  del  presame  ,  e  compiere  nel  più  breve  tempo 
lo  spurgo  e  la  cottura  ;  ed  allorché  il  latte  contiene  colostro  o  marcia  o  san- 
gue, anche  doversi  adoperare  diversi  procedimenti  correttivi.   Per  giungere 
alla  conoscenza  della  qualità  del  latte  il  signor  Cera  propone  le  carte  azzur- 
re dette  probatoriali  ,  e  l' uso  del  microscopio.  Appena  ricevuto  il  latte ,  vi 
s"  immerge  un  pezzo  di  questa  carta  probatoriale ,  e  tiratala  fuori  se  il  co- 
lore azzurro  si  cambia  in  rosso  ,  il  latte  è  acido ,  e  se  conserva  lo  stesso  co- 
lore, è  alcalino.  Quanto  poi  all'uso  del  microscopio ,  se  il  latte  è  perfetto  pre- 
senta de'globetti  ben  distinti  natanti  liberamente  nel  liquido;  quando  tiene  più 
o  meno  colostro ,  questi  globetti  non  sono  ancora  ben  formali  né  veggonsi  na- 
tare  :  il  sangue  poi  e  la  marcia  presentano  un  aspetto  diverso  con  alcune  parti- 
colari strisce  oscure.  Né  il  doti.  Gera  restringe  i  suoi  principi  all'arie  sola  del 
caseificio,  ma  l'estende  eziandio  al  governo  de'bestiami;  e  noia  quanto  erronea 
sia  quella  sentenza  che  gli  agronomi  teorici  vanno  ripetendo ,  di  doversi  tenere 
continuamente  le  vaeehe  nelle  stalle:  perocché  queste  conservate  in  tal  modo 
danno  costantemente  un  latte  acido.  La  qual  cosa  conferma  colle  osservazioni,  che 
i  formaggi  perfetti  non  si  fanno  che  laddove  le  vacche  sono  a  libera  pastura  al- 
meno per  varie  ore  del  giorno.  Deposita  in  fine  sul  banco  della  Presidenza  la 
sua  nuova  opera  sul  caseificio ,  in  cui  viene  sV"ìluppando  queste  e  molte  altre 
cose  relative  a  tale  arte ,  dichiarando  non  averne  Hitto  stampare  per  ora  che  24 
esemplari  ;  ma  che  presto  ne  farà  una  nuova  ed  abbondante  edizione  unitamente 
all'altra  sua  opera  sulla  trattura  della  seta. 


—  465  — 

A  proposta  del  prof.  Rozzi,  si  ferma  clie  le  cose  esposte  dal  signor  Gera  siano 
pubblicate  nel  Diario. 

Il  conte  Befla  Negrini  domanda  al  prof.  Gera, se  le  erbe  influiscano  sull'aci- 
dità del  latte;  ed  il  Gera  risponde  che  la  natura  de' pascoli  ha  somma  influenza 
sulla  qualità  del  latte;  che  egli  ha  disaminata  questa  quislionc  ;  e  si  offre  comu- 
nicare le  sue  osservazioni  a  chiunque  vorrà  dimandarne,  cosi  su  questa  come 
sopra  qualunque  altra  ricerca  che  potrà  farsi  intorno  a  tale  arte. 

Il  signor  de  Jorio  riferisce  come,  sequestrate  e  messe  al  chiuso  per  disposizione 
di  giustizia  alcune  vacche ,  diedero  sempre  latte  acido,  finché  non  tornarono  alla 
pastura  ne' campi. 

il  conte  Sanseverino  ricorda  la  pratica  della  bassa  Lombardia  di  tener  le  vac- 
che all'aria  libera  in  gran  parte  dell'anno  sotto  delle  tettoie. 

Il  prof.  Moretti ,  ricordando  che  Ferdinando  I  re  delle  due  Sicilie  da  circa  50 
anni  passati  fece  venire  dalla  Lombardia  vari  manifatturieri  di  formaggio  ,  e 
molte  vacche  dalla  Svizzera ,  dimanda  se  prosperarono  in  queste  contrade  ,  e  se 
ora  vi  siano  de' caseifici;  ed  aggiunge,  che  in  qualunque  siasi  regione,  purché 
si  stabilisca  una  buona  rotazione  agraria ,  si  possono  ottenere  buoni  formaggi  ; 
e  raccomanda  molto  il  prato  di  vicenda  che  non  dura  più  di  tre  anni  ;  ricorda 
che  l'erba  medica  è  assai  sfavorevole  alla  qualità  del  latte,  e  per  conseguenza 
alla  bontà  del  formaggio;  narra  come  la  Lomellina ,  che  mezzo  secolo  fa  non 
aveva  punto  questo  prodotto,  ora  ne  dà  grandissima  copia,  mercè  il  buono  av- 
vicendamento de' prati,  e  di  tale  naturale  bontà,  che  sottostà  solamente  a'  for- 
maggi di  Lodi ,  ed  è  ben  superiore  a  quello  di  Milano  e  Pavia.  E  per  conferma- 
re la  sentenza  del  Gera,  che  le  vacche  all'aperto  danno  miglior  qualità  di  latte, 
fa  notare  come  il  formaggio  che  in  Lombardia  chiamano  maggengo  cioè  estivo , 
è  assai  migliore  dell'  altra  qualità  che  chiamasi  lerzola ,  ossia  invernale  ;  per- 
chè a  seconda  delle  suddette  stagioni  le  vacche  sono  tenute  all'  aperto  o  al 
chiuso. 

L'  avvocato  Perifano  loda  i  pascoli  della  Puglia ,  dice  che  i  formaggi  po- 
trebbero assai  più  migliorare  per  buona  manifatturazione ,  ed  accenna  a  due 
opere  che  parlano  del  caseificio  in  Puglia ,  1'  una  del  Rosati ,  1'  altra  del  Do- 
rotea. 


—  466  — 

In  risposta  alla  domanda  del  Moretti  il  signor  Niccola  de  Luca  ed  il  sig.  Peri- 
f.ino  ricordano  con  lodi-  io  Cascine  ili  CanIìlcUo,  di  Quinzio,  ed  altre  che  sono  in 
lioro  nelle  Puglie  e  nelle  altre  parli  del  Regno. 

Il  Barozzi  dice  che  l'ottimo  formaggio  della  Lombardia  proceda  non  solo 
dalla  bontà  di  quei  pascoli ,  ma  eziandio  dalla  razza  di  vacche  Svizzere  che  colà 
sono  comunemente  adoperate.  Ricorda  come  sul  medesimo  suolo  le  vacche 
della  Carinzia  anno  dato  cattivi  formaggi,  e  che  le  stesse  vacche  di  razza  svizze- 
ra nate  in  Italia  non  eguagliano  né  in  bontà  né  in  quantità  il  latte  delle  loro 
madri;  e  però  sostiene  che  alla  perfezione  de" formaggi  debbano  concorrere  la 
bontà  de'prali  e  quella  degli  animali. 

Il  prof.  Moretti  risponde ,  che  la  bontà  de'  formaggi  proceda  dalla  natura  dei 
prati  e  dal  perfezionamento  dell'arte  :  dice  essere  un  pregiudizio  in  Lombardia 
la  credenza  che  solo  dalle  vacche  svizzere  si  possano  ottenere  ottimi  formaggi  ; 
e  seguendo  l' opinione  del  Berrà ,  avvisa  che  anche  dalle  vacche  italiane  si  à  la 
medesima  bontà  di  prodotto ,  e  che  la  sola  differenza  che  passa  fra  queste  e  le 
svizzere ,  è  che  le  prime  danno  il  latte  non  oltre  i  sei  anni ,  quando  le  seconde 
giungono  a  portarne  Gno  a  nove  e  dieci  anni. 

Il  barone  d'Ombrcs  (Firmas)  ricordando  i  formaggi  di  Rochéfort,  ne  attribui- 
sce la  bontà  alla  manofatturazione,  a' pascoli,  ed  anche  alla  buona  conservazione; 
quindi  loda  l'opera  del  Cera  ed  il  suo  scopo. 

I  signori  Corbi  e  Serroi  discorrono  intorno  ad  alcune  specie  di  buoni  formag- 
gi del  regno,  e  sulle  diverse  terre  a  praterie. 

Dopo  alcune  osservazioni  fatte  dal  signor  Achille  Costa  sulla  difTicollà  di  ado- 
perare nelle  Casrine  il  microscopio,  il  dolt.  Cera  invitato  dal  Presidente  si  fa 
a  riepilogare  i  principi  esposti  pel  conseguimento  de'buoni  formaggi,  aggiun- 
gendo che  alla  bontà  de'  pascoli ,  ed  alla  perfezione  della  manofattura,  debba 
concorrere  eziandio  la  buona  conservazione  del  prodotto. 

II  Segretario  cav.  Mancini  dà  lettura  di  una  nota  del  signor  Ignone ,  il  qua- 
le espone  un  utile  perfezionamento  da  lui  portato  a'fari  costruiti  secondo  il  tro- 
vato del  Fresuel ,  per  iscacciar  dalla  lanterna  l'acqua  che  si  genera  dalla  combu- 
stione dell'olio  che  ne  appanna  le  interne  pareti. 

Il  signor  Terenzio  Sacchi  legge  una  memoria  contenente  parecchie  osserva- 


—  467  — 

zioni  sulla  inesattezza  delle  definizioni  delle  voci  più  generali  del  linguaggio  tec- 
nologico, e  sopra  alcuni  bisogni  della  istruzione  tecnica  degli  artigiani,  chie- 
dendo che  si  volgano  gli  studi  alla  più  propria  definizione  di  tali  voci,  e  che  la 
Sezione  si  occupi  della  compilazione  del  Programma  di  un'opera  distruzione  tec- 
nica per  ogni  arte  e  per  più  arti  afiìni. 

Il  cav.  Mancini  prende  occasione  di  ricordare  che  in  uno  de' precedenti  Con- 
gressi il  conte  Scrristori  confortato  da  gravi  ragionamenti  propose  alla  Sezione  di 
Tecnologia  ed  Agronomia  di  occuparsi  del  lavoro  di  un  grande  Dizionario  Tec- 
nologico italiano ,  e  chiese  nominarsi  una  Commessione  la  «luale  formolasse  le 
norme  uniformi  secondo  le  quali  ne' vari  paesi  d'Italia  dovessero  raccogliersene  i 
materiali  ;  ma  che  questo  progetto  non  è  stato  più  preso  in  considerazione  nel- 
le riunioni  degli  anni  successivi  ;  che  però  non  à  guari  il  distinto  matematico 
signor  Amante  propose  all'Accademia  Pontaniana  di  elaborare  un  progetto  ten- 
dente allo  scopo  medesimo  per  sottoporlo  a  questa  Sezione  del  Congresso ,  e. 
r  indicata  Accademia  ne  incaricò  una  Commessione  scelta  nel  suo  seno,  della  (piale 
il  vice-Presidente  Cagnazzi  e  lo  stesso  cav.  Mancini  fan  parte  ;  ma  non  essere 
bastato  il  tempo  di  pochi  giorni  ad  apparecchiare  il  lavoro  :  che  ciò  non  ostante 
|)otrebbe  la  Sezione  prendere  in  esame  il  concetto  esposto  dal  Serristori  e  dal- 
l'Amante  ,  secondo  il  quale  non  le  sole  voci  generali  ed  astratte,  ma  tutte  le 
^oci  del  linguaggio  tecnologico  verrebbero  nel  proposto  dizionario  a  rice\ere 
esatta  determinazione  ;  impresa  tanto  più  importante  per  quanto  la  parte  più 
dilTicile  a  perfezionarsi  di  ogni  lingua  è  quella  appunto  che  riguarda  il  tecnici- 
smo della  meccanica  e  delle  arti. 

Il  signor  Rossetti  accenna  che  il  cav.  Carena  di  Torino  à  già  intrapreso  la 
compilazione  di  un  Dizionario  di  tal  fatta  :  e  nota  che  la  mancanza  di  alcune  voci 
nel  linguaggio  tecnologico  italiano  si  rende  manifesta  nella  difficoltà  di  tradurre 
non  poche  parole  tecniche  dall'inglese. 

Il  signor  d' Ayala  conviene  di  tale  difficoltà  ,  ma  crede  che  troppo  spesso  ed 
irragionevolmente  si  abbia  la  smania  di  esprimere  le  cose  di  tecnologia  con  pa- 
role straniere  all'  augusta  favella  italiana  ;  che  ciò  potrebbe  forse  esser  tollera- 
bile solo  per  oggetti  e  vocaboli  dallo  straniero  inventati ,  ma  non  esser  difficile 
trovar  nell'antica  e  buona  lingua  d'Italia  voci  alte  a  significare  oggetti  che  in- 


—  /i68  — 

tanto  si  preferisce  di  appellare  con  voci  straniere ,  citando  in  compruova  alcuni 
esempi. 

Il  Rossetti  ricorda  uua  memoria  pubblicala  sulle  strade  ferrate ,  per  accomo- 
dare al  loro  meccanismo  vocaboli  tutti  italiani. 

Il  signor  d'Ajala  ripiglia  ,  aver  lui  studiato  col  Carena  di  Torino  intorno  alle 
voci  italiane  applicabili  alle  singole  parti  dello  schioppo  a  percussione  ;  ed  ag- 
giunge essersi  occupato  di  tali  ricerche  specialmente  in  materie  meccanico- mi- 
litari ,  avendo  pubblicalo  da  non  mollo  lem|i()  un  dizionario  militare  italiano. 

Il  cav.  Mancini  crede  che  nella  proposta  della  compilazione  di  un  dizionario 
tecnologico  italiano  debbano  distinguersi  due  cose  ;  cioè  in  primo  luogo  la  intel- 
ligenza e  la  determinazione  esatta  degli  oggetti  di  tecnologia ,  delle  loro  essenziali 
qualità ,  de'loro  veri  usi ,  e  della  corrispondenza  di  tali  oggetti  con  le  voci  più  ge- 
neralmente adoperate ,  e  questa  parte  esser  necessariamente  riserbata  agli  studi 
ed  a'iumi  degli  scienziati  e  de' cultori  della  tecnologia;  e  solo  in  ordine  secon- 
dario abbisognar  poi  l'opera  de'  filologi  e  conoscitori  della  buona  lingua:  trovarsi 
ne"  dizionari  italiani  una  grande  copia  di  voci  tecnologiche ,  ma  il  lamento  di  es- 
sere la  raccolta  incompiuta ,  e  vaga  ed  inesatta  la  significazione  attribuita  a'  voca- 
boli provenire  appunto  dal  non  essersi  chiamati  i  tecnologi  a  prender  parte  alla 
comi)ilazione  :  la  natura  stessa  del  lavoro  richieder  perciò  che  se  ne  affidasse  la 
esecuzione  a  commessioni  miste  di  tecnologi  e  di  linguisti.  E  fatto  il  debito  elo- 
gio del  merito  del  cav.  Carena,  porta  opinione  che  lavori  di  tal  fatta  assai  me- 
glio che  da  qualunque  individuo  si  conducano  da  un  numeroso  Congresso  sopra 
elementi  raccolti  nelle  varie  contrade  d'Italia  ;  e  fa  vedere  qual  grande  servizio 
presterebbe  questa  Sezione  de' Congressi  all'Italia  intera,  quando  ,  mercè  studi 
e  fatiche  anche  di  moltissimi  anni,  pervenisse  a  dotarla  di  un'  opera  cotanto  utile 
ed  importante. 

L'abb.  Bernardi  conforta  questa  proposizione  ,  ed  osserva  che  in  tal  guisa  si 
farebbe  una  raccolta  possibilmente  esatta  e  compiuta  di  tutte  le  voci  tecniche 
comunemente  usate  nelle  diverse  Provincie  italiane ,  per  potere  in  seguito  isti- 
tuirne il  confronto  ,  ed  indicarsi  quella  che  apparisse  preferibile  secondo  le 
esigenze  e  della  scienza  tecnologica  e  della  buona  lingua.  Addita  specialmente 
l'ab.  Manuzzi  intervenuto  nell'adunanza,  come  assai  atto  collaboratore.  Si  unisce 


—  469  — 

in  fine  al  d'Ayala  nel  lamentare  che  il  linjiuagfiio  tecnologico  italiano  sia  detur- 
pato da  una  moltitudine  di  parole  straniere ,  del  che  rimane  convinto  chiunque 
nelle  citta  d'Italia  facciasi  a  leggere  i  cartelli  e  le  insegne  messe  in  Tronte  alle 
botteghe. 

L'a>  V.  de  Augustinis  dichiara,  che  il  proposto  lavoro  uscirebbe  dal  perime- 
tro delle  occupazioni  della  Sezione  di  un  Congresso ,  e  meglio  costituirebbe 
una  compilazione  propria  di  qualche  Accademia. 

Il  cav.  Mancini,  insistendo  sulla  proposizione  ,  dice  essere  anzi  il  lavoro  dif- 
ficile e  forse  impossibile  a  qualunque  corporazione  scientifica  o  letteraria  di  una 
particolare  provincia  e  regione  italiana  ;  e  solamente  il  Congresso  olTrirne  la  pos- 
sibilità, potendo  nel  suo  seno  scegliersi  collaboratori  nelle  singole  contrade  ita- 
liane per  la  notizia  delle  voci  in  uso ,  dei  loro  confronto  ,  e  della  esatta  intelli- 
genza de' loro  significati.  E  fa  notare  esser  veramente  propri  di  un  congresso 
scientifico  italiano  gli  argomenti  di  tal  fatta,  cioè  di  un  interesse  comune  e  ge- 
nerale a  lutti  i  paesi  d'Italia,  molto  più  di  (luelli  d'interesse  troppo  particolare 
e  municipale,  che  non  rade  volte  vi  si  propongono. 

L'avv.  de  Augustinis  ripete,  che  in  tal  guisa  verrebbe  ad  imporsi  col  nuovo 
dizionario  cosi  compilato  una  pesante  autorità  scientifica  ;  e  che  l' esecuzione  del 
lavoro  non  sarebbe  possibile,  attesa  la  breve  durata  delle  riunioni  del  Congresso. 

11  cav.  Mancini  osserva,  che  i  Congressi  non  comandano  né  impongono  ,  ma 
solo  prt'|)arano  e  proniuox  ono  il  progresso  delle  scienze  e  delle  arti  ;  e  che  non 
si  tratterebbe  al  certo  di  raccomandare  alla  forza  il  rispetto  e  l'osservanza  per  lo 
pro])osto  dizionario  ,  ma  tutto  il  successo  della  sua  autorità  trovasi  riposto  nel 
inerito  e  nella  bont;\  del  lavoro  che  fossero  universalmente  per  riconoscersi. 
Quanto  all'obbiezione  poi  della  impossibilità  dell'esecuzione,  dichiara  di  assume- 
re sopia  di  sé  il  carico  di  presentare  al  prossimo  Congresso  di  Genova  un  pro- 
gramma del  metodo  e  delle  norme,  secondo  le  quali  l'opera  potrebbe  impren- 
dersi senza  difficoltà  ;  augurandosi  che  il  signor  d'Ayala  ed  altri  seco  lui  vorran- 
no unirsi  per  tale  oggetto. 

Il  signor  d'Ayala  ,  l'abb.  Bernardi,  l'abb.  Manuzzi ,  l'avv.  Perifano  ed  altri 
si  associano  alla  promessa  del  signor  Mancini ,  e  lo  assicurano  della  loro  coopc- 
razione. 

60 


—  470  — 

Il  Prosiilente  legge  l'invito  clic  fa  l'Accadoinia  dogli  Aspiranti  Naturalisti  per 
r  intervento  delia  sezione  ad  una  sua  tornata  straordinaria. 
L'adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Conte  Gheraiidu  Freschi 


ÌAvv.  Cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Avv.  Antonio  Scialoja 
GicsEPPE  Devincenzi 


ADUNAINZA 


DEL  GIORNO  27  SETTEMBRE  18i5 


Il  Presidente  conte  Freschi  annunzia  con  quanta  clemenza  ed  umanità  S.  M. 
il  Re  I'erdisando  II  si  fosse  degnato  nel  precedente  giorno  di  fare  lietissima  ac- 
coglienza a'  Presidenti  delle  diverse  Sezioni  del  Congresso,  i  quali  riunitisi  reca- 
rono a  render  grazie  all'  augusto  So\Tano  de'larghi  favori  e  della  protezione  ac- 
cordata alla  istituzioni' ,  nonché  delle  generose  parole  rivolte  a'  dotti  nella  so- 
lenne apertura.  Alle  quali  cose  S.  M.  benignamente  rispose ,  confermando  quan- 
to aveva  espresso. 

Dopo  di  ciò ,  letto  ed  approvato  il  precedente  atto  verbale ,  si  è  data  lettimi 
di  un  avviso  col  quale  il  Sindaco  di  Napoli  Duca  di  BagnoU  comunicava  le  prov- 
videnze  prese  dal  municipio  per  apprestare  facile  ed  economico  mezzo  di  tra- 
sporlo agli  Scienziati  che  volessero  recarsi  nel  di  seguente  ad  assistere  alla  inau- 
gurazione del  nuo\o  Osservatorio  dalla  Sovrana  munificenza  eretto  sulle  cinie 
del  Vesuvio. 

I.'  adunanza,  a  proposta  del  conte  Bcffa-Negrini ,  delibera  che  si  ringrazii  il 
municipio. 

Il  Segretario  cav.  Mancini  presenta  alla  Sezione  un  volume  degli  annali  ed 
alti  della  Società  di  Agricoltura  Jcsina  da  lui  rappresentala  nel  Congresso ,  la 


—  ^72  — 

quale  è  intesa  con  nobile  ed  operosa  soilccitmlinc  a  promuovere  la  propagazio- 
ne dello  (lotlrine  economiche  ,  e  la  introduzione  delle  buone  praliclie  nella 
provincia  di  Jesi. 

Lo  stesso  cav.  Mancini  presenta  pure  alla  Sezione,  e  fa  distribuire  molti  esem- 
plai i  di  ima  sua  memoria,  messa  a  stampa  per  farne  omaggio  al  Congresso,  col 
titolo  «  L' avvenire  deW  assoeiazìone  intcUelluale ,  induMriale  e  morale  dell' uiuaìiiur. 
nella  quale  dimostra  possibile  e  somiiianienle  vantaggiosa  la  progressiva  associa- 
zione di  tutte  le  nazioni  nel  reco,  nell'  l'iite  e  nel  (iiuslo,  cioè  negli  elementi 
della  Scienza ,  dell"  Industria  e  del  Drillo;  ed  addita  nella  istituzione  de'  Congressi 
scientilici ,  in  quella  delle  leghe  doganali ,  e  nella  lenta  opera  di  assimilazione 
delle  varie  legislazioni  imperanti  ne'  diversi  paesi  e  negli  studi  dovunque  cal- 
deggiati di  dritto  comparato,  i  segni  e  le  forme  sotto  le  quali  già  sta  svolgendosi 
questa  incominciata  associazione  umanitaria. 

Il  prof.  Slecr  oOrc  de' semi  di  Melilvliis  Giijanlea  cou  una  corda,  un  in>(il(() 
di  filo,  etl  un  fascetlo  di  filamenti  ricavali  dalla  slessa  pianta,  raccomandando 
che  si  perfezioni  questa  coltura. 

È  passato  quindi  a  leggere  una  nota ,  nella  quale  ricordando  l' importanza 
dell'  istruzione  secondaria,  à  mostrato  gl'inconvenienti  si  di  quo' metodi  che 
facevano  dello  studio  e  dello  lingue  antiche  1'  unico  oggetto  d' insegnamento  de' 
giovanetti,  e  sì  di  quelli  che  sono  caduti  nell'  eccesso  contrario.  Ha  concliiuso 
quindi ,  che  stando  all'  attuale  sistema  ,  per  non  fare  che  col  tempo  la  trascii- 
ranza  della  letteratura  antica  rendesse  rari  gì'  interpreti  della  lingua  del  Lazio, 
come  oggi  quelli  delle  più  riposte  letterature,  è  mestieri  di  una  riforma  nella 
istruzione  secondaria;  e  che  perciò  egli  à  creduto  ospoiTC  in  apposito  piano  il 
risultamento  de' suoi  lavori.  Questo  piano  si  è  dal  Presidente  comunicalo  alla 
Commessione  di  già  formala  per  lo  studio  della  istruzione  popolare. 

11  sig.  Perifano  crede  non  potersi  lasciare  senza  risposta  l' osservazione  del 
Big.  Steer  di  esser  degradala  (  almeno  presso  di  noi  j  l' istruzione  delle  lingue 
antiche  sino  al  segno  di  sospettare  che  mancassero  o  dovessero  divenire  raris- 
simi gì'  interpreti  degli  scrittori  latini. 

Alla  quale  osservazione  il  sig.  Steer  à  risposto,  non  essere  stala  sua  intenzione 
offendere  un  paese  ed  un  Congresso  ove  egli  riceveva  generosa  accoglienza ,  ma 


—  473  — 

di  aver  voluto  dire  che  sol  dopo  lungo  tempo,  procedendo  co' presenti  metodi, 
si  urterebbe  nell'  inconveniente  da  lui  designato. 

Il  prof.  Rozzi  discorre  della  carie  degli  olivi  :  mostra  l'importanza  della  ricerca 
de'  mezzi  onde  impedire  che  essa  si  sviluppi  :  ricorda  che  principalmente  la  carie 
(ircude  origine  dalla  potatura  de' maggiori  tronchi ,  e  propone  di  recidere  i  rami 
prima  che  divengano  grandi,  eseguendo  tale  recisione  di  mano  in  mano,  ed  a 
misura  che  i  ramoscelli  si  sviluppano  e  si  alimentano  :  aggiunge  ancora  un  cer- 
to modo  di  trapiantamento  e  di  propagazione,  desiderando  che  la  pianta  venga 
svelta  con  tutto  il  pane  di  terra  o  che  vengan  le  foglie  tutte  tolte  via  con  forbici 
senza  recider  la  cima  :  raccomanda  ancora  di  non  eseguir  taglio  sulla  talea  donde 
si  trasse  la  pianta  per  tema  che  la  carie  cominciasse  dalle  radici  che  sono  la  parte 
pili  vitale:  in  fine  per  evitare  l'inconveniente  di  schiantare  ed  accomodare  col 
taglio  la  base  de'  piantoni ,  crede  preferibile  il  metodo  della  seminagione,  annun- 
ziando che  un  agronomo  Abruzzese  dice  di  aver  trovato  il  modo  di  far  fruttifi- 
care le  piante  dopo  sei  anni  ;  siccome  altro  vantaggio  dichiara  ottenersi  da  tal 
metodo,  cioè  la  più  grande  vigoria  della  pianta. 

Il  march.  Mazzarosa  nota,  che  la  causa  della  carie  sia  il  taglio  in  linea  oriz- 
zontale ,  e  fatto  quando  ,  sia  in  primavera  sia  in  autunno  ,  la  stagione  è  troppo 
innoltrata,  incontrando  allora  o  il  sovercliio  caldo  o  il  soverchio  freddo.  Ha  sog- 
giunto che  quando  il  taglio  è  orizzontale,  esso  si  screpola,  ed  entravi  l'acqua 
che  ingenera  la  carie,  la  quale  qualche  volta  giunge  sino  alle  radici.  In  tal  caso, 
tolta  con  alcuni  ferri  la  carie,  la  pianta  si  salva  qualche  volta  ed  acquista  mag- 
gior vigore.  Ila  conchiuso  che  questa  malattia  oggi  è  quasi  sparita,  almeno  nel 
suo  paese,  per  mezzo  del  taglio  obliquo,  eseguito  ne'  principi  di  primavera  o  in 
autunno  non  molto  avanzato  ,  perché  allora  il  taglio  può  cicatrizzarsi  prima  che 
s'iniioltri  la  stagione  del  caldo  o  quella  del  gelo.  Questi  mezzi  egli  à  già  esposti 
nel  suo  libro  delle  pratiche  agrarie  della  campafina  Lucchese. 

Il  prof.  Rozzi  ù  soggiunto,  che  egli  crede  dal  taglio  aver  cagione  la  earie,  e  che 
non  à  parlato  del  modo  di  eseguirlo  perchè  il  crede  abbastanza  conosciuto.  Ma 
egli  reputa  che  il  modo  del  taglio  non  sia  esclusivamente  la  causa  della  carie , 
poiché  il  male  è  ancora  frequente  si  nella  Toscana  come  iu  altri  ubertosi  paesi, 
e  negli  stessi  Abruzzi.  La  tiguuola  tolta  con  allargar  le  piaghe  aumenta  le  occa- 


—  4TÌ  — 

sioni  della  malattia ,  e  della  morte  della  pianta.  Non  solo  le  acque  ma  ancora 
il  gelo  cagionar  la  carie;  ed  il  gelo  non  evitarsi  con  le  obliquità  del  taglio.  Ne' 
soli  oli  veti  che  sono  in  terre  temperate  questa  malattia  è  più  rara.  In  ultimo  à 
soggiunto  ricordare  egli  di  aver  letto ,  che  il  proprietario  di  un  oliveto  ve- 
dendo come  molti  alberi  fruttificassero  e  molti  no ,  si  fece  a  ricercare  quale  ne 
fosse  la  cagione ,  e  trovò  esservi  carie  in  tutti  quelli  infruttiferi  :  la  qual  carie 
j>rocedeva  dall'  innesto  della  marcsa  sul  soggetto. 

Il  march.  Mazzarosa  à  risposto  che  egli  parlando  del  taglio  obliquo ,  per  evi- 
lare  che  r  acqua  si  insinuasse  nelle  screpolature ,  non  aveva  dimenticato  di  ag- 
giungere che  bisognava  eseguirlo  in  tempo  conveniente  per  evitare  l' incontro 
del  freddo  eccessivo.  Ha  sostenuto  essere  un  fatto  positivo  che  in  Lucca  la  carie 
é  scomparsa  ovunque  si  è  introdotto  il  taglio  obliquo.  Quanto  poi  al  maggior 
vigore  delle  piante  nate  dal  seme ,  rammenta  essere  un'  antica  osservazione  del 
Rosier,  ripetuta  da  altri;  ed  aggiunge  che  tal  metodo  pare  indispensabile  pe' 
luoghi  che  trovansi  in  distanza  di  lo  o  più  miglia  dal  Mediterraneo.  Infine  à  as- 
sicurato di  aver  egli  piantato  intomo  a  13  mila  piante  di  olivo  ,  le  quali  in  ca- 
po a  23  anni  gli  àn  dato  ciascuna  un  sacco  di  olive. 

11  prof.  Rozzi, associandosi  alle  idee  del  march.  Mazzarosa,  ù  detto  che  appunto 
perché  il  gelo  è  una  delle  cause  della  carie ,  egli  raccomanda  i  tagli  su  i  piccoli 
rami ,  perchè  più  facilmente  si  possono  rimarginare  e  ricovrir  di  cicatrici . 

Il  sig.  D.  de  Sanctis  si  è  levato  a  sostenere  che  la  carie  è  una  malattia  speci- 
fica dell'olivo ,  non  effetto  solo  del  taglio  de'  rami  :  che  la  carie  si  vede  nel  pie- 
de ,  nel  fusto,  e  non  ne'  rami  ;  e  si  vede  ne'  vecchi  tronchi  selvaggi  non  mai  toc- 
chi dal  ferro.  Dice  la  carie  provvenire  da  riscaldamento  come  il  tarlo  nelle 
querce,  ed  esservi  tale  specie  di  olivi  che  affetti  da  carie  non  periscono  per  es- 
sa :  la  vegetazione  proseguire  intorno  alla  carie ,  ed  il  piede  anzi  conformarsi  ad 
una  spirale  sfuggendo  la  malattia  ;  che  quella  specie  di  olivi  che  affetti  da  carie 
non  ne  periscano  si  distingue  col  nome  di  torlùjìione ,  della  quale  egli  coltiva 
un  grande  oliveto  di  oltre  a  ventimila  piantoni. 

Il  Presidente  osserva  ,  come  il  sig.  de  Sanctis  non  adduca  alcun  fatto  per 
confermare  la  sua  opinione  ,  cioè  che  la  carie  dipenda  da  riscaldamento.  Non 
bastano  osservazioni  vaghe  per  elevarsi  ad  un  principio ,  e  bisogna  moltiplicarle 


—  475  — 

per  giungere  dopo  lunghe  esperienze  alla  cognizione  della  causa,  onde  ricercar- 
ne i  veri  rimedi. 

Il  prof.  Rozzi  rispondendo  al  sig.  de  Sanclis,  à  negato  clic  vi  siano  olivi  senza 
carie,  assicurando  che  i  cosi  delti  a  tortùjìione  anche  ne  soffrono,  sebbene  più 
tardi. 

Il  sig.  Mari,  ritornando  sul  primo  discorso  del  prof.  Rozzi,  à  significato  come 
egli  creda  impossibile  non  eseguir  tagli ,  poiché  questi  sono  indispensabili  alla 
frutliGcaziouc.Ha  raccomandato  solo  di  bene  osservare  la  convenienza  del  tempo. 

Il  prof.  Rozzi  risponde,  che  egli  ù  richiesto  solamente  che  il  tagUo  si  faccia 
ne' piccoli  rami. 

Qui  avendo  il  Presidente  Freschi  ripetute  le  avvertenze  già  fatte,  il  sig.  Casa- 
nova è  passato  a  favellare  intorno  ad  una  sua  pratica  per  ringiovanire  gli  olivi 
malandati  j)er  vetustà ,  recidendo  l'albero  sotto  la  croce  ed  a  tre,  quattro  o  cin- 
que palmi  di  altezza  dal  suolo  ;  e  colà  innestarlo  con  certo  numero  di  mazze,  ap- 
plicando con  un  pennello,  sopra  il  taglio  orizzontalmente  fatto,  un  cmpiastro 
di  cera ,  olio,  trementina  e  pece  greca,  la  notare  che  fra  cinque  anni  la  pianta 
cosi  trattata  torna  a  dare  abbondantissimo  frutto,  e  che  l'albero  migliora  per 
innesto.  Inoltre  aggiunge  che  questa  maniera  di  taglio,  che  si  pratica  su  gran  nu- 
mero di  alberi  può  essere  utilissimo  allorché  l'olivo  é  infestato  dal  Myris  o  Thri- 
pis,  o  secondo  altri  entomologi  dal  Keìron  o  Phisipus. 

Il  marchese  Mazzarosa,  lodando  il  taglio  dell' albero  per  ringiovanirlo,  dice 
questo  taglio  nel  Lucchese  non  usarsi  orizzontale. 

Il  Casanova  ritiene  esser  più  utile  il  metodo  dell'innesto,  per  lo  quale  l'albe- 
ro più  presto  rinvigorisce  e  torna  a  fruttificare  ;  e  sulla  dimanda  del  Presidente 
Freschi  risponde  non  aver  veduto  perire  alcun  albero  cosi  trattato. 

Sulla  inchiesta  poi  del  march.  Mazzarosa,  à  indicato  di  aver  applicato  questo 
metodo  a  circa  lo  miglia  di  distanza  dal  mare  e  senza  distinzione  di  topografia. 

Il  cav.  Spinelli  nota  che  il  metodo  indicato  dal  Casanova  non  è  positivamen- 
te riuscito  sempre  senza  eccezione ,  e  che  il  taglio  si  esegue  in  direzione  al- 
quanto declive. 

Il  sig.  Balsamo,  a  proposito  della  insorta  discussione,  à  creduto  indicare  il 
metodo  praticato  in  Terra  d'Otranto  per  rinnovare  gli  oli\i,  consistente  nel- 


—  ^176  — 

r  incidere  il  ramo  che  deve  essere  tolto  nel  seguente  .inno  ,  e  cosi  dopo  otte- 
nuta la  nuova  riproduzione  troncare  1"  antico  ramo  :  di  sorta  che  senza  brusca 
amputazione  1'  ali>oro  ringiovanisce.  Quando  poi  1'  albero  stesso  è  poco  frutti- 
fero ,  in  >  ece  d' incidere  il  ramo  ove  si  vuole  la  nuova  messa ,  ivi  si  pratica  l' in- 
nesto a  scudo ,  e  così  si  ottiene  l' albero  rinnovato  e  riprodotto. 

Il  conte  BelTa-Negrini,  per  maggiormente  confermare  quanto  superiormente 
à  esiwsto  il  sig.  Casanova ,  dice  che  in  quel  di  Brescia  si  usa  la  stessa  pratica 
del  taplio  e  dell'  innesto  per  ringiovanire  gli  alberi. 

E  quanto  al  metodo  di  Terra  d' Otranto,  il  Mazzarosa  à  dichiarato  di  trovarlo 
plausibile  solo  in  quei  casi  ne"  quali  la  vegetazione  è  rigogliosa. 

Il  Presidente  à  raccomandato  di  raccogliere  nuovi  fatti,  onde  rendere  più  pro- 
fìcua tal  discussione  nel  futuro  Congresso. 

L'  avv.  Grimaldi  à  presentato  una  sua  opera  pubblicata  a  spese  della  Società 
Economica  della  Calabria  Ultra  •!.',  di  cui  è  Segretario,  inl'dohU  Sludi  stalislici 
sutl' indìislria  agricola  e  manifaKuriem  dvlla  provincia.  Ha  fatto  conoscere  essersi 
da  luì  in  breve  tempo  scritta  a  fin  di  compiere  il  voto  della  cannata  Società  di 
offrirla  al  Congi'esso  in  segno  di  omaggio  agli  alti  ingegni  che  lo  adornano.  In  ta- 
le opera  sono  riunite  molte  notizie,  e  fra  le  altre  quelle  risguardanti  la  geologia, 
la  idrologia,  le  pratiche  agrarie,  e  tutf  altro  che  concerne  1'  agricoltura  e  la  pa- 
storizia ;  vi  si  discorre  pure  lungamente  dell'industria  serica  facendone  l'istoria, 
e  delle  manifatture  diverse  che  in  quella  Calabria  hanno  esistenza.  L'opera  sud- 
detta è  accompagnata  da  diverse  tavole ,  e  nella  parte  agraria  si  sono  indicate  le 
notìzie  in  doppio  modo,  cioè  seguendo  le  norme  date  da  uno  de'precedenti  Con- 
gressi, ed  adempiendo  gli  ordini  di  S.  E.  il  Ministro  dell'Interno  con  descrive- 
re per  ogni  circondario  lo  stato  della  sua  agricoltura.  Ha  promesso  in  fine  pub- 
blicare sulla  stessa  provìncia  ì  suoi  Studi  Arclieologici  e  Storici ,  e  quindi  un  Di- 
zionario Storico  Siaiislico. 

L'architetto  Rossi  a  annunziato,  che  conoscendo  egli  dì  dovere  una  Commes- 
sione  nominata  dal  Congresso  eseguire  una  peregrinazione  per  Carditello,  Pan- 
tano di  Vico ,  e  per  le  vicinanze  de'  regi  Lagni ,  à  creduto  cosa  utile  presentare 
tre  carte  topografiche  da  lui  formate  dì  que'luoghì,una  del  Pantano  di  Vico,  l'al- 
tro delle  campagne  Vicane,  e  la  terza  de' campi  alla  sinistra  del  Volturno. 


—  477  — 

Il  conlf  Bi'ITa-Negiiui  ringr.iziando  a  nome  della  Sezione  l' architetto  Rossi , 
propone  di  pregarlo  che  accompagni  la  Comniessione  per  giovarla  de'  suoi  lumi. 

Il  sig.  Rossi  accetta  graziosamente  1'  ofTerta. 

Dopo  tutto  ciò  il  Presidente  Freschi,  toccando  della  grande  utilità  del  Credilo 
Agrario,  poiché  senza  capitali  l'agricoltura  è  una  vana  parola  ,  a  annunziatola 
giornata  destinata  alla  discussione  di  questo  importante  argomento. 

L'  adunanza  é  sciolta. 

(I  Presidente  —  Conte  Gherardo  pREScnr 

(Avv.  Cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Avv.  Antonio  Scialoja 
Giuseppe  Devincenzi 


6t 


ADUNAINZi 

DEL  GIORNO  29  SETTEMBRE  18io 


-ofic- 


Ijetto  ed  approvato  I'  alto  verbale  della  precedente  adunanza;  ed  aggiunte  dal 
prof.  Rozzi  alcune  spiegazioni  sulla  opinione  già  da  lui  manifestata  in  occasione 
della  discussione  relativa  agli  olivi  ;  il  sig.  G.  Romanazzi  à  letto  una  sua  me- 
moria sul  prosciugamento  de'  terreni  paludosi.  Egli  afferma  ,  che  la  più  parte 
delle  bonificazioni  necessarie  ne'  diversi  paesi  italiani  possono  ragionevolmente 
aspettarsi  dalla  sola  opera  dell'  industria  privata  ,  dietro  misure  legislative  ben 
calcolate,  e  dietro  regole  stabili  ed  uniformi,  le  quali  dovrebbero  stabilire  una 
classificazione  de'  vari  terreni  bouificabili  da  privati ,  secondo  le  dilficollà  che 
offrono,  ed  j  capitali  che  richieggono;  dovrebbero  promettere  premi ,  ed  anche 
in  circostanze  assai  gravi  l'aiuto  e  l' assistenza  pecuniaria  dello  Stato;  dovrebbe- 
10  in  fine  stabilire  in  quali  casi  e  modi  la  volontà  di  alcuni  proprietari  interes- 
sati, legalmente  dichiarata  dovesse  divenire  obbligatoria  per  gli  altri ,  ed  il  go- 
verno o  un  terzo,  o  anche  un'associazione  esser  messa  di  dritto  nel  numero  de' 
proprietari,  e  formarne  per  sé  sola  la  maggioranza.  Dice  che  leggi  intese  a  que- 
sto scopo  riuscirebbero  più  vantaggiose  all' aumento  della  popolazione  italiana, 
delle  sue  forze  o  della  sua  ricchezza,  di  quelle  che  si  promulghino  sulle  boni- 


—  479  — 

fìcazioni  che  uno  Stato  debba  eseguire  a  suo  carico;  e  fa  voli  perché  tali  sta- 
tuti si  emettano,  nello  scopo  di  rivolgere  all'  opera  delle  bouifìcazioni  l' attività 
e  la  industria  de' privati.  In  conferma  della  utilità  di  simili  provvedimenti,  os- 
serva che  in  Italia  assai  più  che  in  altre  contrade  di  Europa  la  coltivazione  de" 
campi  deve  olTrire  migliori  profitti  du'  ca|)ilnli  in  essa  impiegati  che  non  da 
quelU  spesi  in  ogni  altra  maniera  d' industria  ;  e  che  la  popolazione  non  sarà 
aumentata  se  non  si  proceda  dal  rendere  abili  e  restituite  alla  salubrità  tut- 
te le  coste  e  contrade  paludose  ed  iufuttc  ;  che  una  tale  misura  sarà  assai  piti 
utile  nelle  presenti  condizioni  dell'  Italia  che  non  potrebbero  essere  o  i  mula- 
menti  nelle  produzioni  che  si  vanno  dimandando  alle  nostre  terre ,  o  tutti  in 
massa  i  perfezionamenti  maggiori  di  cui  siano  suscettive  le  pratiche  agrarie ,  o 
anche  le  più  grandi  invenzioni  o  introduzioni  dallo  straniero.  Concbiude,  che  la 
direzione  più  opportuna  la  quale  possa  darsi  oggi  in  Italia  all'attività  privata,  è 
quella  di  farla  concorrere  ad  un  sistema  ben  regolato  di  bouifìcazioni  e  di  rira- 
popolamento  de'  terreni  deserti  e  seppelliti  sotto  le  acque  stagnanti. 

Il  sig.  A.  Salvagnoli  eleva  dubbi  sulla  possibilità  delle  intraprese  e  della  esecu- 
zione di  tali  opere  da  parte  de'  privati.  Distingue  ad  ogni  modo  le  grandi  ope- 
razioni di  bonificamento ,  come  le  colmate,  le  opere  idrauliche,  il  riordinamento 
del  corso  de'fiumi ,  ed  il  lavoro  delle  strade,  de'porti  e  di  altri  lavori,  cose  tutte 
che  debbono  essere  necessariamente  opera  de'  governi  :  dalle  i)iccole  bonificazio- 
ni ,  e  da'  lavori  di  compimento  posteriori  alle  menzionate  grandi  operazioni,  le 
quali  dice  possibili  per  opera  de' privati.  Fa  anche  avvertire,  che  le  bonifica- 
zioni italiane  per  la  speciale  natura  delle  località  sommerse  non  possono  con- 
dursi, come  quelle  operate  in  Olanda  di  alcuni  grandissimi  laghi,  con  mezzi  mec- 
canici e  con  macchine  ;  ma  i  mezzi  opportuni  a  prosciugar  le  terre  paludose 
d' Italia  per  impedir  che  1'  aere  sia  contaminato  da  pestifere  esalazioni,  esser  le 
colmate.  Soggiunge  esser  questo  il  metodo  tenuto  nelle  bonificazioni  della  Ma- 
remma fatte  con  generoso  volere  eseguire  dal  Gran  Duca  di  Toscana ,  delle  quali 
dà  un  ragguaglio ,  presentando  una  sua  memoria  in  istampa ,  in  cui  si  espongo- 
no i  risultamenti  delle  medesime  dal  1828  al  1812,  con  un  prospetto  delle  case 
fabbricate  in  campagna  e  del  terreno  ivi  messo  a  coltura,  e  con  la  indicazione  de' 
progressi  fatti  in  questo  periodo  di  tempo  dall'agricoltura  e  dalla  pastorìzia  nelle 


—  480  — 

provinolo  bonificato  di  Grossoto,  e  delle  cagioni  e  de'mezzi  che  concorsero  a  pro- 
durli. Nella  quale  memoria  fa  sopra  tulio  oonsiderare  che  (piesli  propressi  del- 
l' industria  maremmana  non  si  sono  ottenuti  eoi  barbaro  corteggio  delle  proi- 
bizioni, ma  col  solo  impulso  della  libertà  economica,  la  quale  fa  si  clic  la  indu- 
stria privata  si  volga  dov' essa  trova  un  utile ,  e  si  ritragga  d' onde  le  viene  ai- 
oennato  un  danno  ;  che  un  fatto  grande  è  questo  per  una  contrada ,  come  la  Ma- 
remma, ohe  esce  da  uno  stato  quasi  selvaggio,  e  die  entra  nella  vita  industriale 
con  le  sole  forze  della  natura  e  della  libertà  contro  provincie  già  incivilite  e  ric- 
che ;  e  che  la  Toscana  nel  dare  da  un  secolo  tante  pruove  dell'  unico  vero  si- 
stema economico  ,  quello  di  una  quasi  assoluta  libertà ,  dà  pure  questa  che 
anche  un  paese  selvaggio  con  la  sola  libertà  entra  nella  libera  concorrenza  non 
solo  per  aver  vita  e  civiltà  ,  ma  per  dar  ricchezze  anche  agli  altri  in  ricom- 
pensa di  averlo  bonificato. 

Il  sig.  Romanazzi,  ponendosi  d' accordo  col  Salvagnoli  circa  la  distinzione  del- 
le grandi  o  piccole  operazioni  di  bonificamento,  dice  che  intende  parlare  delle 
ultime;  e  cita  l'esempio  di  una  contrada  di  Puglia  già  bonificata  e  restituita 
alla  salubrità  per  sola  opera  de'  privati  abitanti. 

Il  Salvagnoli  dice,  che  per  fare  il  bene  e  1'  utile  del  paese,  i  governi  debbono 
fominciare:  le  sole  opere  di  compimento  possono  farsi  da'  privati. 

Il  sig.  Perifano  avverte,  che  anche  in  Napoli  si  preparava  ed  era  in  discussione 
un  progetto  di  legge  sulle  bonificazioni ,  e  che  il  real  Governo  aveva  promossa 
a  spese  de'  privati  la  bonificazione  de'  terreni  della  Salsola  e  del  Carapella. 

Il  cav.  Mancini  allora  si  è  fatto  a  dar  notizia  di  un  decreto  del  1834,  mercé 
il  quale  il  Re  delle  Due  Sicilie  con  magnanimo  ardimento  trovasi  aver  già  ordi- 
nata la  generale  bonificazione  di  tutte  l'estese  terre  paludose  del  reame,  e  di 
una  saggia  circolare  emessa  dal  suo  Ministro  degli  affari  interni  nel  18.39  :  narra 
quanto  finora  si  è  fatto  per  le  bonificazioni  del  bacino  del  Volturno  nella  Cam- 
pania, annunciando  essersi  sostenuta  dal  1837  a  tutto  aprile  1844  la  grave  spe- 
sa di  quasi  un  milione  di  ducati  per  la  immensa  quanto  utile  intrapresa;  essersi 
già  prosciugate  circa  80  mila  moggia  di  terreno  con  la  creazione  di  un  nuovo 
valor  capitale  che  sì  fa  ascendere  a  non  meno  di  3,600,000  ducati  ;  e  richie- 
dersi ancora  altra  spesa  presuntiva  di  circa  ducati  2,500,000:  conchiudendo 


—  ^81  — 

«he  nobile  e  bella  g<ira  presentavano  i  governi  di  Toscana  e  di  Napoli  nel  me- 
nare innanzi  con  perseveranza  e  con  si  grandi  sacrifizi  l'opera  delle  bonifiche. 
Il»  soijgiimio  che  a  sifTiitto  iniporlanlc  nrfionienlo  era  connesso  1'  altro  non  me- 
no ìmpurtanto  delia  colonizzazione  dcllt;  terre  bonificate  ,  e  ciò  aver  benanche 
richiamato  in  Napoli  le  cure  della  pubblica  amministrazione.  In  fatti,  in  seguito 
di  una  proposizione  fatta  dal  Consiglio  Provinciale  di  Terra  di  Lavoro  nel  18-41 
ed  avvalorata  dal  voto  della  Società  Economica  della  stessa  provincia,  per  ot- 
tenere che  nelle  contrade  bonificate  si  fondassero  colonie  miste  di  mendici  e 
(li  servi  di  pena,  egli  stesso  il  .Mancini  in  un  suo  discorso  letto  nel  1813  alla 
Società  Kconomica  del  Principato  riteriore  e  messo  a  stampa ,  nel  commenda- 
re la  introduzione  delle  colonie  agricole  coordinate  con  la  bonifica  di  vaste  terre 
deserte ,  dimostrò  che  infelice  ne  sarebbe  slato  il  risultamento  quando  in  vece 
di  comporsi  le  colonie  di  soli  poveri,  si  fossero  messe  insieme  l' indigenza  ed  il 
delitto  :  tal  maniera  di  penalità  dover  riuscire  né  abbastanza  intimidanle ,  né 
correggitrice  ,  anzi  a'  lùii  poveri  contadini  ed  artigiani  potersi  convertire  in  esca 
ed  incitamento  a  delinquere,  e  tale  verità  risultare  dalle  osservazioni  di  gravi 
scrittori ,  e  dalla  trista  esperienza  delle  colonie  penali  inglesi  nell'Australia.  E 
però  gode  neh'  annunziare  coronati  i  suoi  voti ,  per  essersi  già  nel  1844 ,  sopra 
im  rapporto  del  Ministero  degli  affari  interni  ,  sovranamente  ordinata  la  fonda- 
zione di  tre  colonie  in  tre  punti  del  territorio  bonificato ,  e  propriamente  in 
Pescopagano,  presso  la  foce  de'  Lagni,  ed  a  Castelvolturno,  cou  l'assegnamen- 
to ad  ogni  colonia  di  oOO  moggia  di  terreno  jìarte  bonificato  e  parte  in  istalo 
di  ricevere  da'  nuovi  coloni  il  compimento  della  bonificazione  ;  con  comporsi 
ogni  colonia  di  60  abitazioni,  di  una  chiesetta,  di  un'  aja,  di  un  pozzo  e  di  una 
stalla  pubblica;  con  darsi  ad  ogni  colono  un  letto,  gì' islrumenti  agrari  egli 
utensili  domestici  ;  ed  essersi  valutala  la  spesa  approssimativa  occorrente  per  cia- 
scuna colonia  in  ducati  ventimila. 

Il  sig.  T.  Sacchi,  facendo  eco  alle  cose  dette  dal  cav.  Mancini ,  accenna  i  prin- 
cipi stabiliti  nel  regno  sulle  bonificazioni ,  e  tra  gli  altri  quello  che  riguarda 
tali  opere  come  di  pulMica  ulililà,  circa  la  frequente  collisione  del  dritto  di  pro- 
prietà privata  con  la  speditezza  e  regolarità  della  esecuzione.  Mostra  la  inferio- 
rità delle  massime  stabilite  in  Francia  nel  decreto  del  1807.  Soggiunge  che 


—  482  — 

dove  le  terre  sono  atte  alla  industria ,  e  aperto  il  campo  alle  compagnie  o  a'pri- 
vali  di  presentare  i  progetti  di  bonifìcazioui  eseguibili  per  loro  parlicolar  conto  ; 
negli  altri  luoghi  lo  stato  o  le  provineie  averne  il  peso. 

L"  arcidiacono  cav.  Cagnazzi  rammenta  ancora  i  lavori  fatti  intraprendere  dal 
(iovcrno  di  Napoli  per  lo  prosciugamento  del  Lago  Fucino ,  con  la  restaurazione 
del  famoso  acquidotto  di  Claudio. 

Il  sig.  Rossetti  parla  di  una  società  formata  in  Genova  nel  1810,  che  aspetta 
la  imperiale  autorizzazione  per  intraprendere  la  bonifica  delle  terre  di  Lombar- 
dia, e  di  un  saggio  ormai  fattone  in  una  palude  vicina  alla  città  di  Crema. 

E  r  abb.  Bernardi  manifesta  il  desiderio,  che  quanto  alla  quistione  della  co- 
lonizzazione, si  tengano  presenti  gli  sludi  fatti  dal  Degcrando  sopra  i  diversi  si- 
stemi di  essa. 

Il  Presidente  della  Sezione  di  Botanica  cav.  Teucre  presenta  alcuni  esempla- 
ri di  un  suo  nuovo  catalogo  delle  piante  del  R.  Orto  Botanico  da  lui  diretto, 
nonché  un  altro  catalogo  molti  anni  passati  da  lui  slesso  pubblicato  delle  pian- 
te allora  coltivate  in  una  porzione  del  medesimo  addetta  a  servire  come  di  orlo 
agrario.  In  quest'  ultimo  catalogo  tutte  le  piante  atte  agli  usi  agronomici  richia- 
mate dalle  diverse  parti  del  Regno  vennero  non  solo  descritte,  ma  contraddi- 
.stinte  col  vocabolo  vernacolo  usato  nel  luogo  che  le  produce ,  e  c^n  la  corri- 
spondente voce  scientifica.  E  sebbene  fosse  poi  venuta  al  R.  Governo  l' idea, 
che  tuttora  si  à,  di  fondare  un  separato  orto  agrario,  pure  egli  il  Tenore  con- 
servò ed  accrebbe  parecchie  coltivazioni  di  tali  piante  nel  cennato  Orto  Botani- 
co, e  si  offre  pronto  a  mostrarle  a"  componenti  della  Sezione  che  amassero  visi- 
tarle. Riferisce  esservi  specialmente  circa  100  specie  di  agrumi;  più  che  200  tra 
specie  e  varietà  di  vili ,  e  tra  le  altre  una  specie  di  Vilis  labrusca  selvaggia  di 
America ,  che  ingentilita  con  la  coltura  in  quest'  altro  continente ,  in  un  quarto 
di  secolo  si  è  moltiplicata  sino  al  punto  di  formar  20  o  25  specie  diverse  :  e  fi- 
nalmente una  collezione  di  ortaglie  ,  tra  le  quali  menziona  una  zucca  portata 
dal  Brasile  dal  sig.  Farina  ,  e  dal  Mozzetti  descritta  e  denominata  Cucurbila  Fa- 
rinae. 

Il  Presidente  a  nome  della  Sezione  ringrazia  il  cav.  Tenore  della  gentile  of- 
ferta e  della  comunicazione  da  cui  è  stata  accompagnata. 


—  483  — 

Il  giud.  Mozzetti  deputalo  dalla  Società  Economica  di  Aquila  insieme  col  sig. 
barone  Cesidio  Bonanni,  presenta  un  suo  libro  intorno  alle  influenze  meteoriche  e 
del  clima,  e  ne  fa  succinta  esposizione,  rammentando  come  già  nella  provincia 
molte  pratiche  si  sono  perfezionate,  massime  relativamente  alla  industria  del 
formaggio,  alla  coltivazione  di  diverse  piante,  a  varie  costruzioni  agricole  ec. 
Presenta  ancora  il  voi.  IX  degli  atti  della  Società  cui  appartiene  :  e  ricorda  di 
aver  ivi  parlato  di  un  suo  metodo  per  fare  il  butiro  col  metter  la  neve  al  di  fuo- 
ri della  pannaggia;  nonché  della  convenienza  di  arare  tre  o  quattro  volte  la  ter- 
ra argillosa,  porche  il  ripetuto  lavorio  desse  occasione  ad  \m  profittevole  assorbi- 
mento di  azoto.  In  line  presenti  altri  opuscoli,  che  contengono  le  descrizioni  di 
molte  giaciture  di  materie  utili  alle  fonderie  di  ferro  già  adoperale  dalla  fonderia 
di  Aquila;  un  suo  metodo  per  distruggere  i  bruchi;  la  esposizione  di  quello  del 
sig.  Pietro  Ignazio  Orlini  per  ringiovanire  le  cortecce  degli  alberi  cariate  dal- 
l' età,  mercè  1'  acqua  di  calce.  Dà  poi  ragguaglio  de' miglioramenti  da  una  del- 
ie Società  Economiche  introdotti  nella  coltivazione,  sostituendo  in  gran  p.irte  le 
rotiizioni  alle  maggesi;  e  de'  vantaggi  raccolti  dal  modo  di  cavar  l'olio  da'  semi 
di  faggio,  prima  negletti,  quantunque  abbondantissimi,  mentre  è  scarso  l' olivo 
che  pur  potrebbe  vegetare  in  quei  luoghi.  Mostra  un  pezzo  d'indaco  estratto  d.nl 
Polijgnnum  lintorium  coUiMito  dai  diligente  contadino  Mastropietro  di  Aquila. Fa 
menzione  di  una  piantagione  di  gelso  in  quella  provincia,  e  della  poca  disposi- 
zione a  cancrenarsi  ne'  gelsi  piantali  in  suoli  asciutti  e  sabbiosi.  Tocca  dell'  in- 
«lustrin  dello  zafferano  si  proficua  per  quella  regione  aprutina ,  e  delle  man- 
dorle. Espone  da  ultimo  lo  sbto  della  pastorizia,  e  nota  che  ne' pascoli  dove 
.ibbondano  le  cicoriacee  ivi  il  latte  delle  pecore  e  vacche  è  migliore ,  e  quello 
delle  capre  dove  abbondano  i  cespuglieti  del  cosi  detto  Coryhis  Avellana  (1) ,  o 
del  forum  ìfamtlit  2]  ,  o  del  Carpinus  lìelitlus  ',3\ 

Il  prof.  Jlarchese,  a  proposito  del  Poligono  tintorio,  à  notato  che  tal  pianta  fu 


(  I  )  Xocelle  rulgarmente» 
{i)  Corgnale  volg. 
(3)  Carpino  volg. 


—  484  — 

inaiulata  dal  Roal  Governo  anche  a  tutte  lo  Società  Economiche  della  Sicilia,  e 
che  in  Palermo  ed  in  Catania  se  ne  fecero  alcuni  saf;;;! ,  pe'  (piali  alcuni  furono 
scoraggiati,  e  credettero  che  non  vi  fosse  tornaconto  iu  questa  coltivazione.  Il 
<iovcrno  à  accordato  nuovi  mezzi  per  continuare  le  esperienze  :  di  sorta  che 
il  -Mai-chese  prega  il  sig.  giud.  Mozzetti  a  voler  dare  più  precise  indicazioni  re- 
lative alla  coltivazione,  che  se  ne  fa  in  Aquila,  per  quanto  gli  pare,  in  grande  e 
con  buon  risullaniento. 

Il  giud.  Mozzetti  risponde  ,  che  da  prima  in  Aquila  ancora  tutti  incontraro- 
no gravi  dillicoltà  ,  ma  che  il  solerte  contadino  Maslro))ietro  ,  da  lui  nominato 
a  cagion  di  onorare  lui  e  la  sua  laboriosa  classe,  s' ingegnò  di  vincerle  ,  e  che 
vi  giunse  adagiando  il  seme  su  di  un  panno  di  lana,  e  ricovrendolo  con  altro  si- 
mile panno  in  luogo  dove  la  luce  fosse  scarsa:  in  tal  modo  disponendosi  il  se- 
me a  germogliare,  è  da  lui  seminato  ne'  solchi  a  bella  posta  tracciati.  Egli  ne  se- 
mina con  questo  mezzo  circa  due  moggia  all'  anno. 

L'avv.de  Augustinis  raccomanda,  in  questa  occasione,  di  accompagnare  simili 
comunicazioni  co'  dati  statistici  della  spesa ,  del  prodotto  e  della  sua  qualità , 
perché  esse  possano  riuscire  utili  e  precise. 

Il  sig.  Vincenzo  Semmola  in  una  breve  nota  espone  una  sua  esperienza  sul 
gelso  delle  Filippine.  Egli  considera  la  foglia  di  questo  gelso  poco  atta  all'  ali- 
mento de'  bachi  da  seta ,  perchè  essendo  troppo  delicata  si  avvizzisce  subito  ,  e 
troppo  debole  cibo  somministrando,  leggieri  produce  i  bozzoli.  La  quantità  mi- 
gliore della  seta  egli  crede  non  bastevole  a  compensare  la  quantità  delle  foglie 
consumate.  Crede  solo  utile  il  gelso  filippino ,  attesa  la  poca  ciu-a  richiesta  per 
piantarlo  ed  allevarlo,  per  apprestare  con  facilezza  i  tronchi  su  cui  innestare  i 
gelsi  comuni:  egli  ne  à  molli  cosi  innestati  da  circa  14  anni.  Discorre  brevemen- 
te ancora  del  metodo  di  piantare  sitTatto  gelso  ed  allevarlo ,  nonché  dello  inne- 
sto, che  consiglia  di  fare  a  scudetto  verso  la  line  di  luglio  o  il  principio  di  ago- 
sto. In  (ine  nota,  che  può  trarsi  pure  partito  da' ramoscelli  di  gelsi,  per  piantarsi 
anche  in  terreni  aridi,  dove  alUgnano,  quantunque  gli  altri  gelsi  vi  muoiano. 

11  conte  Sanseverino  non  conviene  nell'  idea  di  far  servire  il  gelso  delle  Fi- 
lippine all'  innesto,  perché  il  suo  tronco  è  poco  durevole,  ed  in  breve  tempo 
perisce ,  come  in  Lombardia  si  è  sperimentato.  Crede  che  delle  sue  foglie  si 


—  485  — 

possa  usare  nella  prima  età  de'  bachi,  essendo  le  medesime  precoci.  Ha  osser- 
>alo  per  molli  anni,  cbe  1"  innesto  del  gelso  comune  sul  gelso  morettiano  riesce 
felicissimo,  e  dà  abbondante  prodotto. 

Il  si;;.  Semmola  fa  rillettere,  quanto  alla  obbiezione  della  breve  durata  del  tron- 
co del  gelso  delle  Tilippine,  eli'  egli  ne  possiede  alcuni  dell"  età  di  ben  li  anni. 
Il  conte  Sanseverino  riflette,  che  avendo  il  gelso  la  vita  media  di  30  anni , 
r  esperienza  di  anni  14  è  insuflìcicnte. 

Il  prof.  Ragazzoni ,  dopo  di  aver  ricordato  molto  essersi  scritto  prò  e  contro 
il  gelso  delle  rilipi)ine,  dice  di  aver  letto  negli  atti  della  Societi'i  Economica  di 
Terra  d'  Otranto  una  memoria  che  molto  loda  la  convenienza  di  questo  gelso. 
Egli  avvisa  potere  il  medesimo  servire  in  caso  di  educazioni  moltiplici  de'  ba- 
chi ,  [ìerché  maturando  il  gelso  col  tempo,  la  sua  foglia  viene  ad  acquistare  mag- 
gior consistenza.  Sia  non  approva  di  farlo  servire  all'  innesto,  perché  il  tronco 
di  «juesto  gelso  va  soggetto  ad  essere  di>orato  dal  tarlo. 

Il  Presidente  Freschi  commenda  il  gelso  Filippino  per  la  prontezza  ed  abbon- 
danza del  suo  prodotto  :  descri\e  il  modo  con  cui  egli  suol  piantarlo  e  coltivar- 
lo. E  comunque  la  vita  sana  e  la  normale  vegetazione  del  medesimo  si  riduca  a 
sette  od  otto  anni;  pure  egli  considera  con  la  norma  del  tornaconto,  esser  ciò 
compensato  dalla  facile  ed  ubertosa  raccolta. 

Il  prof.  Ragazzoni  osserva  pure ,  che  non  in  tutf  i  paesi  il  gelso  delle  Filip- 
pine resiste  al  freddo  invernale. 

Il  conte  ^'ignaui  riferisce  essersene  in  Romagna  quasi  affatto  abbandonata  la 
coltivazione,  perché  ne  fu  trovata  micidiale  la  foglia. 

Il  conte  Sanseverino  crede  non  esser  la  foglia  che  nel  gelso  Filippino  acqui- 
sta maggior  consistenza,  ma  in  vece  la  stessa  foglia  riuscir  più  dolce  a'  bachi  di 
seconda  e  terza  produzione,  mentre  la  foglia  del  gelso  comune  é  troppo  dura. 
Il  Presidente  Freschi  dice  aver  poco  favore\oli  esperienze  dell'  uso  della  fo- 
glia del  Filippino  per  la  seconda  educazione  de'  bachi  :  narra  però  che  il  conte 
^'illa  presso  Torino  copre  intere  campagne  di  gelsi  Filippini. 

L' avv.  Perifano  domanda,  se  in  tutf  i  terreni  questo  gelso  alligni  :  ed  il  sig. 
Senunola  dice  a\eme  sperimentata  la  buona  vegetazione  in  due  opposte  specie 
di  terre,  cioè  nelle  dure  e  ciottolose,  e  nelle  molli  e  paludose. 

62 


—  486  — 

Dopo  alcune  altre  osservazioni  del  sig.  Rossetti  e  del  conte  Sanseverino;  il 
cav.  CagBazzi  mostra  il  desiderio  che  sia  compilala  o  dal  Presidente  Freschi  o 
da  altri  mia  istruzione  relativa  alla  coltivazione  del  gelso  delle  Filippine. 

Il  prof.  Sannicola  domanda,  die  una  Commessiouc  giudichi  della  utilità  di  un 
nuovo  carro  (  premiato  con  privativa  accordata  in  Napoli)  costruito  dal  sig.  Fi- 
lippo Piazza,  che  con  un  facile  meccanismo  non  è  soggetto  a  tornare  indietro 
nelle  più  erte  salite,  e  cammina  lentamente  e  si  arresta  a  piacere  nelle  discese. 

Il  Presidente  ne  alTida  l' incarico  alla  stossa  Conimessione  eletta  per  l'  esame 
del  carro-cucina  del  sig.  ignone,  restando  però  la  Conimessione  stessa  amplia- 
la con  l'aggiunzione  de' signori  cav.  Ferdinando  de  Luca,  abb.  Conti,  Giu- 
seppe Antonio  Ricci,  conte  Sanseverino  ed  ispettore  Antonio  Salvagnoli. 

L' adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Conte  Giìekakdo  Fkesciii 

ÌAvv.  Cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Avv.  Antonio  Sculoja 
Giuseppe  Devincenzi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  30  SETTEMBRE  184o 

9H*— 


Ijetto  ed  approvato  1"  atto  verbale  della  precedente  adunanza  ,  si  presenta  da 
parte  dell' Arcliitctto'cav.  Antonio  Nicolini  Presidente  della  R.  Accademia  di 
Belle  Arl'ì  una  breve  nota,  nella  quale  egli  dà  notizia  di  un'opera  che  è  già 
sul  punto  a  pubblicare  sul  famoso  tempio  di  Serapidc  in  Pozzuoli ,  monumento 
che  à  dato  occasione  ad  annose  sue  osservazioni  e  sperimenti ,  da'  quali  è  ve- 
nuto a  formarsi  in  lui  il  più  fermo  convincimento ,  che  il  livello  del  mare  ab- 
bia le  sue  vere  fasi  secolari  d' innalzamento  e  di  depressione,  contro  la  divulgala 
opinione  dell'opposto  movimento  della  crosta  terrestre.  Fa  quindi  notare  come 
gli  studi  relativi  alla  verificazione  di  un  fatto  si  importante  e  finora  controver- 
so non  ricLieggano  soltanto  i  lumi  della  Geologia  e  quelli  dell'Archeologia,  ma 
debbano  richiamare  altresì  l' attenzione  di  questa  Sezione  di  Agronomia  e  Tec- 
nologia ,  per  r  applicazione  e  l' influenza  che  un  tal  fatto ,  una  volta  ammesso, 
esercitar  debbo  sulle  grandi  operazioni  di  bonificamento  delle  pianure  e  de' la- 
ghi maiemmani ;  essendo  evidente  che  laddove  non  si  tenesse  conto  delle  va- 


—  488  — 

riazioui  del  livello  marino ,  sopratluUo  nelle  bonifìcazioni  delle  coste ,  queste 
grandi  e  dispendiose  imprese  potrebbero  un  giorno  rimanere  infruttuose  per  lo 
rialzamento  delle  acque. 

Indi  il  sig.  P.  Greco  aggiunge  alle  cose  dette  nella  precedente  adunanza ,  esser 
coltivato  in  Terra  d'Otranto  con  molto  vantaggio  il  Polijgonum  rìnlorìum,  aver- 
ne estratto  egli  l'indaco,  ed  aver  fatto  saggi  di  tintura  sulla  seta  e  sul  cotone.  Ri- 
corda che  questi  suoi  saggi  meritarono  lode  dal  R.  Istituto  d' Incoraggiamento  di 
Napoli;  e  presenta  una  memoria  da  lui  messa  a  stampa  suW cslrazione  deW  indaco. 

Il  Presidente  Freschi  ed  il  Vice-presidente  Sauguinetti  ragionano  quindi  bre- 
vemente di  questa  pianta ,  e  massime  della  necessità  di  raccogliere  dati  econo- 
mici e  statistici  sul  prodotto  della  medesima. 

Il  Segretario  cav.  Mancini  legge  una  lettera  del  sig.  Giuseppantonio  Ricci  di- 
retta al  Presidente,  nella  quale  lo  scrittore  ricordando  di  essere  stato  il  primo 
ad  introdurre  in  queste  parti  meridionali  d'Italia  il  Polijgonum  (iiUorium;  rap- 
porta che  il  sig.  G.  Inzenga  direttore  dell'  Istituto  Agrario  di  Palermo  avvisa  che 
il  prodotto  che  si  può  ritrarre  da  questa  industria  è  eguale  a  quello  che  si  può 
ritrarre  dalla  coltivazione  di  piante  già  conosciute ,  come  sono  quelle  da  ortag- 
gio. Dice  essere  questa  opinione  assai  scoraggiante,  ma  il  sig.  Inzenga  esser  ve- 
nuto a  questi  risultamenti  per  non  aver  posto  mente  a  varie  cose,  e  fra  le  altre 
per  non  aver  tenuto  conto  del  seme  che  si  raccoglie  dalla  pianta  in  autunno  do- 
po averla  recisa  due  volte  nella  state,  il  quale  è  abbondante  ed  assai  utile  per 
la  nutrizione  del  bestiame;  che  le  foglie  che  anno  subito  la  fermentazione  per 
estrarne  l' indaco  sono  pure  buon  cibo  agli  animali  ;  e  che  si  farebbe  non  lieve 
economia  se  il  Poligono  si  coltivasse  fra  gli  agrumi,  che  cosi  la  spesa  della  ir- 
rigazione sarebbe  una  per  arabe  le  colture ,  le  quali  afferma  non  nuocersi  pun- 
to scambievolmente.  Inoltre  aggiunge ,  aver  raccolto  assai  più  di  foglia  nelle 
sue  coltivazioni  di  quello  che  non  abbia  fatto  il  sig.  Inzenga  e  che  questa  pian- 
ta non  ha  bisogno  indispensabilmente  dell'irrigazione,  ma  basta  che  sia  posta  in 
terra  abjuanto  fresca.  Conchiude  con  ricordare  vari  lavori  che  sono  stati  dettati 
intorno  al  Poligono,  e  menziona  lodevolmente  la  memoria  del  sig.  Pasquale  Gre- 
co sulta  preparazione  dall'  indaco  dal  poligono  linlorio ,  e  sul  metodo  da  preferire  per 
la  medesima. 


—  489  — 

Il  Presidente  ringrazia  il  sig.  Ricci  della  utile  comunicazione,  e  sulle  testimo- 
nianze di  parecchi  membri  dell'  asseralilca  di  essere  il  Ricci  uno  de'  più  bene- 
meriti cultori  dell'  agronomia  e  della  tecnologia  in  Napoli ,  lo  invila  a  prender 
posto  neir  adunanza. 

Il  sig.  Mozzetti  dice  avere  anche  sperimentato  potersi  coltivare  con  buon  suc- 
cesso il  poligono  fra  gli  agrumi;  ed  il  sig.  Nocito  afferma  prosperare  nella  pro- 
vincia di  Girgenti  questa  pianta  anche  in  terreni  aridi,  ma  non  convenire  di 
coltivarla  ne'  piccoli  fondi ,  i  quali  danno  maggior  prodotto  con  le  ordinarie 
coltivazioni. 

L' avv.  sig.  Lelio  Fanelli  comunica  una  nota  relativa  alla  coltivazione  dell'  in- 
daco falla  in  Caserta  dal  sig.  F.  d' Elia  Segretario  di  quella  Società  Economica , 
dalla  quale  si  rileva  che  ciascuna  pianta  diede  il  peso  di  once  sei  di  foglie  e  che 
per  ottenersi  un'oncia  d'indaco  ve  ne  fu  mestieri  di  once  30.  E  perciò  soggiunge 
co!  d'  Elia  potersi  avere  per  ogni  moggio  di  terra  libbre  10  mila  di  foglie,  e  per 
conseguenza  libbre  So  d' indaco,  che  anche  all'  infimo  prezzo  danno  il  valore  di 
ducati  C6.  Fa  conoscere  inoltre  le  modificazioni  portate  dal  sig.  d'Elia  al  me- 
todo usato  in  Francia  per  l' estrazione  dell'  indaco ,  le  quali  consistono  1 ."  nel- 
r  accrescimento  dell'  acqua  di  calce,  con  che  si  segrega  più  indaco  dal  fluido: 
2."  nel  non  premersi  le  foglie  a  discapilo  del  prodotto. 

L'avv.  Scialoja ,  prendendo  occasione  da  ciò  che  nell'altra  adunanza  fu  tocca- 
to delle  colonie  agricole,  à  voluto  rimetterle  in  discussione  sotto  un  aspetto  scien- 
tifico. Ha  raccomandato  di  ravvisare  la  quistione  sotto  la  veduta  ecouomico-indu- 
f Diale,  ed  economico-morale;  e  si  in  modo  generale,  che  in  relazione  alle  con- 
dizioni speciali.  Come  stabilimenti  economici,  à  creduto  richiamare  l'attenzione 
dell'adunanza  su  Ire  elementi  costitutivi  di  ogni  stabilimento  industriale  ,  cioè 
lavoro,  località,  capitale.  Ha  elevato  de' dubbi  1.'  intorno  all'attitudine  al  la- 
voro ,  poiché  né  la  più  intelligente  né  la  meglio  alta  alla  fatica  è  la  gente  rac- 
cogliticcia mandala  a  colonizzare,  la  quale  o  è  composta  di  condannati,  o  di  po- 
veri che  spesso  .sono  invalidi,  inabili,  malamente  abituati,  o  fanciulli  :  2.°  in- 
torno alla  sulTicienza  de' capitali  somministrali  o  dalla  privata  beneficenza  per  sot- 
toscrizione ,  o  dal  governo ,  ed  alla  eflìcacia  del  loro  impiego  diretto  da  un  lavo- 
ro poco  intelligente  e  poco  attivo  :  3.°  intorno  alle  condizioni  del  luogo,  il  quale 


—  490  — 

spesso  non  è  il  più  fertile  ma  di  diilìcile  comunicazione  co'  centri  di  smercio  at- 
leso  alla  mancanza  delle  strade  e  di  altri  veicoli.  Considerando  poi  tal  soggetto 
in  relazione  allo  stato  economico  della  nazione  presso  cui  la  istituzione  volesse 
introdursi,  à  notalo  che  bisogna  porre  mento  se  mai  non  fosse  più  utile  il  ri- 
chiamare i  capitali  su  le  terre  già  coltivate  per  migliorare  principalmente  la  qua- 
lilii  de' prodotti,  se  la  quantità  è  già  suflficiente  o  forse  sovrabbondante;  ed  an- 
che, se  nuove  materie  si  andassero  a  produrre,  farebbe  mestieri  il  ricercare  se 
aver  j)otesscro  uno  sbocco  sufficiente.  Di  qui  la  necessità  di  risolvere  con  le  nor- 
me delle  condizioni  speciali  la  seguente  quislione,  cioè:  «  I  capitali  da  impie- 
«  garsi  nelle  colonizzazioni  non  potrebbero  più  utilmente  destinarsi  ad  altre 
«  opere  siano  pubbliche,  come  strade,  canali  e  cose  simiglianti ,  o  privale  e  che 
«  migliorano  lo  stato  delle  industrie,  e  specialmente  dell'agricoltura?  »  E  qui 
à  risposto  alla  obbiezione  di  coloro  che  credono  lasciarsi  in  tal  modo  molte  brac- 
cia disoccupate;  che  dopo  le  dimostrazioni  del  Say  e  del  Rossi  Intorno  alle  leggi 
del  mercato  non  è  a  dubitarsi  punto ,  che  ove  per  lo  pi'ogresso  della  produzione 
agricola  e  '1  suo  basso  prezzo,  lo  smercio  si  accresce,  lo  smercio  di  tulli  gli  al- 
tri prodotti  si  allarga  del  pari,  e  le  occupazioni  aumentano,  oltre  al  più  facile  so- 
stentamento del  povero,  attesa  la  diminuzione  nel  prezzo  delle  materie  alimen- 
tarie. Considerando  poi  la  quistione  sotto  le  vedute  della  beneficenza,  à  osservato 
che  principalmenlc  è  da  esaminare  sopra  quali  persone  essa  vada  a  cadere  nella 
colonizzazione.  Se  a  coloni  deslinansi  i  soli  condannali,  si  ottiene  una  realità  che 
spiace  più  della  opposta  utopia  di  Platone;  e  contraria  a' principi  della  legisla- 
zione penale ,  per  la  mancata  corrispondenza  della  pena  al  male  e  la  svanita 
esemplarità  ;  se  i  poveri  o  mendici ,  sono  da  distinguere  i  vecchi  ed  invalidi  pessi- 
mi coloni  anzi  all'  intutto  inutili,  da' pài  vigorosi,  i  quali  pure  non  a\Tebbero 
abitudini  agricolo ,  e  però  o  volontariamente  non  divcnlercbbero  coloni ,  o  po- 
trebbero nel  caso  delle  colonie  forzose  venire  gettali  nella  desolazione ,  e  le  loro 
famiglie  lasciate  nello  sconforto ,  se  pure  queste  a  spesa  della  colonia  non  vo- 
lessero alimentiìrsi.  In  fine  i  fanciulli ,  inabili  a  costituir  soli  la  popolazione 
agricola ,  profitterebbero  è  vero  dello  ammaestramento  che  potrebbero  riceverò 
nelle  cose  relative  alla  coltura  della  terra;  ma  allora  le  colonie  anno  a  conside- 
rarsi come  una  specie  di  scuole  agrarie,  e  tali  sembrano  quelle  di  Mettrai  in 


—  491  — 

Turcna,  e  dell' ab.  Fi$siau\  a  Marsiglia.  In  fine  ù  aggiunto,  che  possono  esservi 
circostanze  tutte  speciali  ed  occasionali  per  le  quali  può  derivare  alcuna  utili- 
tà da  certe  colonizzazioni ,  come  quella  di  Van-del-Bosch  sorta  per  beneficen- 
za privata  in  occasione  della  carestia  del  181G  e  del  1817  ,  e  quella  di  Escher 
nella  Svizzera  per  frenare  gli  elTelli  dolio  straripamento  della  I.inta  avverato  nel 
tempo  stesso  della  mancata  occupazione  degli  operai  per  crisi  avvenuta  nella  in- 
dustria del  cotone.  Tutte  queste  cose  egli  à  esposte  come  dubbi,  per  fame  sog- 
getto di  meditazione  e  di  discussione. 

Il  cav.  Mancini  à  osservato,  che  essendosi  da  lui  nella  precedente  adunanza 
commendata  la  introduzione  delle  colonie  agricole,  era  suo  debito  di  far  apprezza- 
re il  valore  delle  obbiezioni  fatte  dal  sig.  .Scialoja.  E  cominciando  da'  tre  elementi 
vconotnici,  à  considerato  che  quanto  all'attitudine  delle  locaìità  in  particolare,  ben 
s' intendeva  che  sarebbero  scelte  le  più  proprie  a  far  prosperare  tali  stabilimenti, 
guardandosi  dall' imitare  l'esempio  del  Belgio,  che  avendo  voluto  piantar  le  colo- 
nie sopra  lande  infeconde  e  negate  alla  buona  coltura ,  rese  necessario  il  loro  de- 
cadimento :  se  poi  dubitavasi  propriamcute  dell'attitudine  delle  terre  che  nel  re- 
gno venivano  bonificandosi,  tal  dubbio  venir  risoluto  non  solo  da'felicissimi  saggi 
di  coltura  intrapresi  nelle  prime  terre  bonificate  nella  Campania ,  ma  altresi  dalla 
storia  la  quale  ne?"  luoghi  slessi  oggi  spopolati  e  deserti  rammenta  l' esistenza  di 
città  altra  volta  popolose  e  fiorentissime ,  nonché  dalla  nota  esperienza  della 
maggior  fcrtilit^'i  di  terre  vergini  e  da  secoli  non  dissodate.  Né  doversi  attendere 
all'  altra  diflìcoità  della  lontananza  di  siffatte  torre  da'  centri  abitati ,  e  quindi  al- 
la maggior  carezza  de'  trasporti ,  onde  viene  scemato  il  prodotto  della  coltiva- 
zione; si  perchè  la  colonizzazione  dovrebbe  al  certo  cominciare  dalle  zone  più 
vicine  a' centri  abitati,  e  man  mano  procedere  innanzi;  si  ancora  perchè  ove 
ima  tale  considerazione  si  tenesse  di  gran  peso,  converrebbe  rassegnarsi  alla  non 
civile  né  confortante  idea  di  rinunziar  por  sempre  ad  ogni  proponimento  di  risa- 
nare e  ripopolare  una  contrada ,  quante  volte  si  trovi  addivonuUi  infetta  e  de- 
serta. Quanto  al  secondo  elemento  della  più  fruttifera  direzione  ed  impiego 
de'capilali,  il  Mancini  muove  doglianza  che  troppo  sovente  nella  scienza  della  so- 
ciale economia  sia  scambiato  il  suo  principale  scopo ,  e  veggasi  ne'  ragionamenti 
subordinato  1'  uomo  alla  ricchezza  :  e  (|uindi  anche  prima  di  discendersi  all'esa- 


—  492  — 

me  di  fatto ,  clic  certo  non  debbo  trascurarsi ,  tra  le  particolari  esigenze  econo- 
miche di  un  dato  paese,  potersi  risolulamenle  affiM-niare  nessun  impiego  de' ca- 
pitali riuscir  altrettanto  vantaggioso  e  commendevole,  quanto  l'applicazione  che 
di  essi  facciasi  por  tutelar  la  \ita  degli  uomini  e  la  sanila  d' intere  popolazioni , 
e  per  promuovere  il  loro  benessere,  restituendo  la  salubrità  a  vaste  campagne. 
E  circa  l' ultimo  elemento,  fa  osservare  potersi  certamente  meglio  ottenere  la  ih- 
lelligenza  del  lavoro  nelle  colonie,  suscettive  de'benefizi  della  istruzione,  nonché 
di  una  vigilanza  amniinislrativa,  che  nella  classe  comune  degli  agricollori  sparsi 
ne'  campi,  schiavi  di  ribelli  pregiudizi  e  tenacissimi  di  pratiche  inveterate.  Pas- 
sando poi  al  lato  morale  della  quistione,  ricorda  essersi  da  lui  stesso  nella  pre- 
cedente adunanza  proclamata  la  sconvenienza  delle  colonie  composte  di  servi  di 
pena,  nel  che  trovansi  pienamente  di  accordo  anche  il  Rossi ,  il  Lucas  e  tutti 
giudici  competenti  della  quistione.  Non  potersi  però  dire  lo  stesso  delle  colonie 
libere  di  poveri  validi  al  la>oro ,  alle  quali  nulla  impedisce  che  sia  aggregato  un 
proporzionato  numero  anche  di  vecchi  e  d'invalidi,  egualmente  che  questi  costi- 
tuiscono una  classe  di  ogni  conosciuto  deposito  di  mendicità.  Quello  perù  che 
lungi  di  essere  una  obbiezione  alle  colonie  agricole ,  ne  rende  sommamente  pre- 
gevole la  istituzione,  è  appunto  che  alle  medesime  non  può  opporsi  il  capitale  rim- 
provero diretto  dal  Malthus  e  da'  suoi  seguaci  agli  stabilimenti  di  mendicità  co- 
munemente in  uso ,  quello  cioè  di  strappare  gì'  indigenti  alle  loro  desolate  ùmi- 
glie  per  rinchiuderli  ;  mentre  le  colonie  essendo  veri  villaggi ,  si  richiedereb- 
be che  i  mendici  in  esse  si  trasportassero  con  le  loro  famiglie  ,  senza  perdere 
lo  abitudini  sommamente  moralizzanti  della  vita  famihare,  e  che  i  campestri  la- 
vori si  distribuissero  secondo  le  condizioni  dell'età  e  del  sesso.  Finalmente  à 
conchiuso,  non  essere  in  fatto,  come  il  sig.  Scialoja  suppone,  che  sfavorevole 
sperienza  si  fosse  aMita  delle  colonie  agricole  in  altri  paesi ,  meno  per  quelle  fran- 
cesi di  Mettraì  e  dell'  abb.  Fissieux  ,  le  quali  non  contengono  che  fanciulli  :  pe- 
rocché felicissimi  risultamenti  si  ottennero  in  Olanda ,  e  recentemente  anche  in 
Francia  dalla  colonia  di  Ostwald  presso  Strasburgo ,  la  quale  fu  ordinata  ad  ac- 
cogliere tutt'  i  mendici  di  ogni  età  di  quella  città. 

Il  prof.  Moreno  à  anche  risposto  alle  cose  notate  dall' avv.  Scialoja,  dicendo 
che  tutte  le  quistioni  economiche  sogUono  malamente  avviarsi  in  disputazioni 


—  403  — 

abliorrcnti  dalla  purezza  della  scienza  :  che  questa  faccenda  delle  colonie  agricole 
e  quistione  di  popolazione  :  e  che  à  uopo  come  ogni  altra  che  si  distingua  la 
parte  statistica  dalla  parte  economica ,  e  dalla  parte  governativa  :  la  prima  e  l'ul- 
tiiiia  sono  da  escludere  dalla  trattazione;  rimane  la  seconda  nuda  e  pura.  La 
quale  indica  e  consiglia  e  non  impone;  ed  il  |>rimo  suo  dettato  essendo  che  si 
lasci  libera  l' industria  privata,  tutto  ciò  che  tende  a  vincolarla  e  costringerla  non 
è  buono.  Ora  i  tre  inconvenienti  notati  dallo  Scialoja  cioè  la  mancanza  di  luogo 
per  le  fondazioni  delle  colonie,  gli  ostacoli  naturali,  e  l'inopportunità  d' inviarvi 
i  mendici  ed  i  condannati ,  tutti  spariscono  quando  si  consideri  che  conceduta 
e  non  contrastata  la  volontà  di  una  parte  della  popolazione  di  emigrare  da  un 
luogo  già  popolato  e  colto  in  un  altro  o  incolto  ancora,  o  mal  coltivato  e  spopo- 
lato ,  non  s' inceppa  l' industria ,  e  si  ottiene  certamente  un  aumento  di  produ- 
zione che  è  il  flne  ed  il  disegno  della  scienza  economica ,  e  si  migliora  ed  au- 
menta la  popolazione ,  che  meglio  partita  ottiene  maggior  prosperità.  Che  se 
contro  vi  stanno  ancora  gli  ostacoli  naturali  da  vincere,  si  lasci  all'  industria  pri- 
vala la  cura  appunto  di  vincerli  e  superarli ,  e  cosi  non  solamente  cessa  1'  ob- 
biezione, ma  anzi  si  consegue  un'  altra  utilità,  che  è  queir  appunto  di  fugare 
quegli  ostacoli  naturali,  che  altrimenti  rimarrebbero  perpetui. 

La  discussione  era  per  proseguire;  accennando  i  signori  Amari,  d'Ondes  Reg- 
gio ,  Puoti  e  Busarca  di  voler  contraddire  a  diverse  proposizioni  da'  preopinanti 
espresse;  ed  il  sig.  de  .Vugustinis  di  dissentire  affatto  dal  sistema  di  colonizza- 
zione; e  l'avv.  Perifano  di  voler  ragionare  nel  senso  della  opinione  sostenuta 
dal  cav.  Mancini  e  da  Moreno,  salvo  alcune  modificazioni;  mentre  l'avA'.  Lo- 
renzo Riola  lodando  anch'  egli  come  utile  la  istituzione  delle  colonie  agricole  , 
ricordava  i  buoni  successi  di  due  di  esse  già  fondate  nel  regno,  una  in  S. Cassa- 
no in  Capitanata,  od  un'altra  nelle  Calabrie:  quando  il  Presidente  Freschi  à  os- 
servalo, che  la  quislione  non  poteva  richiamare  le  cure  della  Sezione  in  tutto 
il  complesso  de'  suoi  elementi ,  ma  solo  per  quanto  si  riguardassero  le  colonie 
agricole  come  un  mezzo  di  dirigere  i  capitali  verso  l' agricoltura  ,  di  agevolare 
le  bonificazioni  de'  terreni ,  di  accrescere  la  produzione ,  e  di  sottrarre  gli  sfac- 
cendati all'ozio,  all'  indigenza  ed  al  delitto;  e  sotto  tali  relazioni  egli  pensa  do- 
versi le  medesime  promuo\  ere  e  caldamente  raccomandare. 

63 


—  49-5  — 

Il  sig.  Terenzio  Sacchi  si  à  riserbato  di  presentare  i  regolamenti  di  queste  co- 
lonie emanati  recentemente  in  Napoli,  per  farne  apprezzare  la  saviezza. 

Il  l'residente  comunica  una  projiosizione  del  prof.  Galano  tendente  a  richia- 
mare le  cure  della  Sezione  sul  modo  di  meglio  conciliare  la  diffusione  de'metodi 
dilluminazione  a  gas  con  rutiliti  agraria  e  col  progresso  della  coltura  degli  oli\i. 

Ila  presentato  inoltre  a  nome  del  cav.  prof.  Giambattista  Quadri  il  modello 
di  un  ventilatore  ad  uso  delle  prigioni ,  accompagnato  da  una  memoria  del  me- 
desimo su  i  ventilatori,  nella  quale  l' A.  dà  alcuni  cenni  sulla  igiene  delle  pri- 
gioni esposti  già  al  V  Congresso:  e  n'  è  affidato  l'esame  ad  una  Commessione. 

Il  Segretario  cav.  Mancini  à  dato  lettura  della  proposta  di  un  premio-  consi- 
stente in  una  medaglia  d' oro  del  valore  di  franchi  400  fatta  dal  sig.  Tenente 
colonnello  Carlo  Emmanuele  Baglioni  di  Torino,  per  conferirsi  dalla  Sezione  nel- 
r  Vili  Congresso  in  Genova  a  colui  che  presenterà  la  migliore  macchina  idrau- 
lica capace  di  rini|>iazzare  con  notevole  vantaggio  nel  suo  complesso  le  cosi 
dette  Massacavallo  in  Toscano  ,  Sìgagne  in  Genovese  ,  Brkoìe  in  Piemontese  : 
con  ammettersia  concorrere  chiunque,  niuno  eccettuato;  e  con  aggiungersi  che 
laddove  niuno  sarà  giudicato  meritevole  del  premio,  la  medaglia  resterà  a  disposi- 
zione della  Sezione  di  Agronomia  e  di  Tecnologia  dell' Vili  Congresso  per  aprire 
un  novello  concorso  sulla  quistione  che  essa  stimerà  più  utile  e  conveniente. 

Il  Presidente  si  riserba  di  nominare  una  Commessione  per  formolare  il  Pro- 
gramma e  le  condizioni  del  concorso. 

Lo  stesso  cav.  Mancini  dà  comunicazione  di  una  importante  nota  del  sig.  Fal- 
lali professore  di  statistica  nella  Università  di  Tubinga  ,  il  quale  riferisce  i  pro- 
gressi della  scuola  di  agricoltura  di  Hohenheini  nel  Wurtemberg  ,  e  di  altre 
scuole  agrarie  inferiori  ;  e  presenta  alla  Sezione  uua  serie  di  pubblicazioni  agra- 
rie tedesche  e  specialmente  i  regolamenti  di  tali  scuole. 

Indi  dal  medesimo  Segretario  si  è  letto  un  rapporto  del  sig.  Gottardo  Calvi  di 
Milano  ,  il  quale  come  membro  della  Commessione  nominata  in  Milano  per  gli 
studi  sulle  società  di  mutuo  soccorso  fra  gli  ai'tegiaui ,  dà  notizia  di  alcuni  la- 
vori individualmente  fatti  nel  corso  dell'  anno  da  parecchi  membri  della  Com- 
messione ;  la  quale  si  riserba  di  presentare  il  suo  rapporto  diflìuitivo  al  Con- 
gresso di  Genova. 


—  495  -. 

Il  conio  Sanseverino  legge  un  rapporto  della  Commessionc  centrale  Enologica 
ili  Milano,  la  (|uale  con  dispiacere  manifesta  che  il  sig.  Antonio  Pensa  deposi- 
tario de'  vini  nazionali  in  Milano  à  dichiarato  non  poter  più  sostenere  il  suo  de- 
posito a  motivo  della  scarsa  vendita  che  à ,  non  essendo  ricercate  che  |)oche  qua- 
lità. La  Commessionc  centrale  per  tal  nioli\o  non  •■  di  avviso  di  costituirsi  nitro 
depositario. 

L' adunanza  si  è  sciolta. 

il  Presidente  —  Conte  GriEKAiinn  FnEScm 

Ì.\v\ .  C.vv.  iVvsyi Ai-E  Sr.vMsi.vo  Ma.ncim 
avv.  a.momo  sci.vloia 
Giuseppe  Devixcexzi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  1  OTTOBRE  1845 


Ijetto  ed  approvato  l' alto  verbale  del  giorno  antecedente ,  il  conte  Sanseveri- 
no  comunica  un  programma  delia  Società  Enologica  Veliterna  per  una  esposi- 
zione e  premio  de'  vini  raffinati,  ed  altro  programma  della Societù  Enologica  di 
Cagliari  da  parte  del  principe  di  Canino. 

Si  dà  quindi  lettura  di  una  noU»  del  sig.  Francesco  Lattari,  colla  quale  si  pro- 
pone una  Esposizione  generale  de  procioni  dell'  indusìria  italiana ,  da  eseguirsi  in 
quella  città  della  penisola  ed  in  quel  tempo  in  cui  si  riuniscono  gli  scienziati  nel  Con- 
gresso. Il  Lattari  dice  che  l' istituzione  de'  Congressi  scientifici ,  grande  com'  è  , 
ancora  è  incompiuta,  perchè  tende  ad  unificare  il  pensiero  italiano  soltanto  in 
ordine  alla  scienza,  ossia  in  ordine  al  vero  di  cui  la  scienza  è  forma.  A  compiere 
siffatta  istituzione,  sarebbe  necessario  unificare  il  pensiero  medesimo  in  ordine 
al  bello  ed  all'utile  ;  e  questo  potrebbe  farsi  mediante  due  esposizioni  generali  ita- 
liane, l'ima  di  belle  arti  e  l'altra  dell'industria.  Il  Lattari  tralascia  di  svolgere  le 
sue  idee  relativamente  alla  prima  esposizione ,  e  scende  invece  a  ragionar  della 


—  407  — 

seconda.  A  tal  uopo  osserva,  che  siccome  l'industria  italiana  nel  secolo  XVI  cad- 
de dalla  sua  grandezza  per  la  scoverla  dell'  America  e  del  Capo  di  Buona  Spe- 
ranza, cosi  ora  per  l' emancipazione  delle  coionie  Americane  essendosi  rivolto 
nuovamente  il  commercio  dall'  Occiilenle  verso  1'  Oriente,  l' Italia  si  trova  nel- 
la stessa  posizione  in  cui  era  al  tempo  della  sua  grandezza  industriale.  Or  per 
ritornare  nuovamente  a  quella  grandezza ,  è  mestieri  unificare  l' industria  nella 
penisola,  e  prima  operazione  a  fare  a  tal  riguardo  si  ù  quella  di  unificare  il  pen- 
siero industriale  it^iliano,  mediante  l' esposizione  proposta.  Il  Lattari  concliiude 
il  suo  discorso  con  esporre  i  vantaggi  che  risulterehbero  all'Italia  da  tale  istitu- 
zione, e  prega  il  Presidente  a  nominare  una  Commessione  per  occuparsi  della 
sua  proposta ,  acciocché  ne  riferisca  nel  futuro  Congresso. 

Il  sig.  Calvi  fa  plauso  alla  proposta,  e  nota  che  per  l' Italia  specialmente  sia 
sensibile  il  bisogno  dell'  emulazione  per  far  vie  più  progredire  l' industria  ;  ma 
pensa  le  difTicoltà  della  esecuzione  esser  molte  e  diverse.  Ha  soggiunto  a  lui  sem- 
brare non  adottabili  le  norme  indicale  dal  sig.  Lattari,  ma  possibili  di  raggiun- 
gere il  suo  progetto.  Ha  quindi  conchiuso,  che  adottando  la  proposizione  come 
utile,  venga  nominata  la  Commessione  richiesta,  perchè  faccia  uno  studio  ac- 
curato delle  condizioni  necessarie  per  mandarla  ad  effetto. 

Il  sig.  Nicola  de  Luca  osserva,  che  per  far  progredire  la  industria,  non  è  me- 
stieri di  far  mostre  generali,  ma  si  di  eccitare  lo  interesse  de'  produttori,  e  di 
agevolare  le  comunicazioni ,  togliendo  tanti  ostacoli  che  vi  si  oppongono. 

Il  sig.  lìusacca  uniformandosi  in  parte  al  sig.  De  Luca ,  sostiene  perù  la  utilità 
del  progetto  esposto ,  poiché  una  esposizione  generale  stimola  i  diversi  produt- 
tori ;  oltre  a  che  è  cosa  importante  che  venga  rimossa  la  ignoranza,  la  quale  si 
oppone  alla  comunicazione  de'  prodotti.  Ila  quindi  annunziato  ,  che  siccome  i 
Congressi  anno  in  parte  rimediato  all'inconveniente  dell'isolamento  intellettua- 
le ,  cosi  una  esposizione  generale  de'  prodotti  potrebbe  rimediare  a  quello  deri- 
vante dallo  isolamento  delle  diverse  industrie  italiane.  Quanto  alle  condizioni 
necessarie  per  eseguire  il  proponimento ,  é  di  parere  che  se  ne  rimetta  la  scelta 
alla  Commessione  da  nominarsi. 

Il  prof.  Moreno  si  oppone  alla  nomina  della  Commessione,  osservando  che 
nelle  vedute  della  scienza  il  disegno  è  utile  quante  volle  si  tiene  come  favore- 


—  19S  — 

^ole  alla  libera  circolazione  :  ma  in  quanlo  alla  pratica  avvisa  che  velerebbe  un 
ordinamento  di  lavoro,  dal  ([uale  i  Ininni  rconomisti  abliorrono. 

L'avv.  cav.  ^lancini,  rispondendo  al  sii;.  Moreno  e  al  de  Luca,  e  sostenen- 
do la  proposta  del  sig.  Lattari ,  à  fatto  osservare  che  il  timore  de'  danni  che  po- 
trebbero esser  prodotti  da  un  ordinamento  del  lavoro  è  un  sentimento  onore- 
vole; ma  esser  da  temere  solamente  ogni  ordinamento  forzato  e  vincolante  la  li- 
bertà dell'  industria,  mentre  la  proposta  non  racchiude  il  menomo  vincolo  o  re- 
strizione industriale,  e  solo  tende  a  divulgar  la  conoscenza  de' prodotti  delle  va- 
rie contrade  italiano,  ad  aggiungere  lo  stimolo  dell'  incoraggiamento  a'  jn'odut- 
lori,  ed  a  far  meglio  apprezzare  la  forza  industriale  dell'  intera  penisola.  Fa  an- 
che notare,  le  cose  umane  esser  tutte  progressive  ;  e  perù  questo  primo  ravvici- 
namento dello  diverse  industrie  italiane  potersi  riguardare  come  un  avviamen- 
to ad  altri  progressivi  ordinamenti  economici. 

Il  sìg.  Gottardo  Calvi  dislingue  duo  quistioni,  la  economica  dalla  scientifica, 
osservando  che  quest'ultima  soltanto  può  cadere  sotto  l'esame  del  Congresso; 
fi  riguardo  alla  medesima  si  associa  nuovamente  alla  proposta ,  nonché  alle  ri- 
sposte del  3IaDcini ,  augurando  che  il  desiderio  del  meglio  non  si  risolva  in  im- 
pedimento al  bene. 

Il  prof.  Emerico  Amari  non  vede  in  questa  discussione  che  una  quistione  di 
utilità  e  di  gloria  nazionale  ;  e  crede  che  l'accoglimento  della  proposta  non  pos- 
sa incontrar  dubbio.  Si  duole  che  l' industria  di  ciascuno  stato  italiano  sia  in 
generale  poco  conosciuta  e  peggio  giudicata,  gl'indigeni  esaltandola,  ed  i  fore- 
stieri oltre  ogni  segno  abbassandola.  Aggiunge  che  la  riunione  di  tutti  i  cam- 
pioni dell'  industria  liirebbe  svanire  molti  pregiudizi,  e  sarebbe  un  primo  passo 
a  miglioramenti  ulleiiori.  Solo  non  è  di  parere  introdursi  im  sistema  di  pre- 
mi da  distribuirsi  nella  generale  esposizione  italiana ,  avvisando  che  spesso  si 
pongono  in  opera  cabale  ed  intrighi  per  conquistarli;  e  tali  ingiustizie  messe  in 
istato  d' intluire  suU'  industria  della  intera  Italia  diverrebbero  esiziali ,  e  po- 
trebbero riaccendere  gare  e  rivalità  municipali ,  che  furono  sempre  la  rovina 
dell'  Italia. 

Il  sig.  Bonaventura  Jacobclli  sostenendo  anche  la  proposta,  pensa  che  essa  po- 
trebbe ricevere  da  ora  assentimento  ed  approvazione  senza  bisogno  di  nominarsi 


—  499  — 

una  Comniossionc.  E  similmente  distinguendo  i  due  elementi  della  scienza  e 
della  industria  ,  mostra  che  spandendosi  i  lumi  e  le  conoscenze ,  sì  attenuano  i 
danni  presenti  ;  e  che  i  monopoli  e  le  parzialità  dehlwno  svanire  in  un  generale 
consesso  che  con  esatto  criterio  e  con  intogritù  può  dispensare  i  premi. 

II  sig.  De  Luca  insiste,  che  gli  oggetti  destinati  alle  mostre  industriali  soglio- 
no da'  produttori  ridursi  ad  una  eccellenza  di  qualità ,  alla  quale  non  corri- 
sponde il  prodotto  che  ordinariamente  pongono  in  commercio  ;  e  però  tali 
esposizioni  non  essere  un  adequato  criterio  per  misurare  V  avanzamento  del- 
l' industria  di  un  paese. 

Il  sig.  Busacca  fa  rilevare,  la  precipua  causa  della  decadenza  industriale  di  qua- 
lunque particolare  stato  italiano  consistere  nell'  isolamento  in  cui  ciascun  di 
essi  è  posto,  e  quindi  la  desiderata  esposizione  apparire  utilissima  :  vano  essere 
il  timore  di  dare  esistenza  in  tal  guisa  ad  un  ordinamento  del  lavoro,  mira  re- 
trograda da  alcuni  sospirata,  ma  l'esposizione  non  essere  con  questa  misura  in 
alcuna  relazione:  giusta  essere  la  obbiezione  del  de  Luca  ,  ma  1'  addotta  miglior 
(|ualità  eccezionale  potersi  avverare  in  alcuno  de' prodotti  esposti,  non  già  nella 
generalità  de' medesimi:  essere  conveniente  non  ammettere  i  premi,  per  esclu- 
dere qualunque  causa  di  rivalità  e  di  erronei  giudizi. 

L'avv.Perifano,  dopo  di  aver  commendato  i  vantaggi  della  libera  circolazio- 
ne, fa  riflettere  che  oltre  l' interesse ,  anche  il  sentimento  della  emulazione  tra 
i  produttori  costituisce  tra  loro  un  utile  incitamento;  e  però,  mentre  aderisce 
alla  proposta,  si  uniforma  all'  avviso  del  sig.  Amari  quanto  alle  inconvenienze 
di  un  sistema  di  premi. 

Il  Presidente  Freschi ,  dopo  aver  dichiarato  che  la  rimozione  degli  ostacoli  e 
r  adempimento  de'  voli  non  può  essere  che  l' opera  benefica  de'  governi ,  e  che 
i  Congressi  non  possono  che  proporre  sludi  ed  incitamenti;  nomina  una  Com- 
messione  con  incarico  di  esaminar  la  proposta,  ed  i  mezzi  meglio  atti  allo  sco- 
po ,  e  di  farne  rapporto  al  Congresso  di  Genova  ;  componendola  de'  signori  mar- 
chese Ridolfi  presidente,  B.  P.  Sanguinetti  Segretario  nella  Toscana:  conte Pe- 
litti  di  Rorcto  e  Marchese  Camillo  Pallavicino  per  gli  Stati  Sardi  ;  conte  Ghe- 
rardo Freschi,  conte  Alessandro  Porro  per  lo  regno  Lombardo-Veneto,  marchese 
Antonio  Mazzarosa  per  lo  Ducato  di  Lucca ,  avv.  Ferdinando  Maestri  pel  Gran- 


—  500  — 

ducato  di  Parma  e  pel  Ducato  di  Modena,  principe  di  Canino  e  duca  d'Altems 
por  gli  stati  Pontifici,  cav.  Ferdinando  de  Luca  e  cav.  Pasquale  Stanislao  Manci- 
ni per  Napoli ,  cav.  Ludovico  Itiancliini  e  prof.  Emerico  Amari  per  la  Sicilia. 

Il  sig.  Ronianazzi  allora  si  è  fatto  a  proporre  di  sostituire  al  progetto  del  sig. 
Lattari  quello  di  un'  annua  fiera  italiana  ,  ed  il  presidente  à  risposto  che  ogni 
esame  è  rimesso  alla  nominata  Commessione. 

L' avv.  Vincenzo  Salvagnoli  legge  una  nota  del  prof.  Gazzeri  sui  letami,  nella 
quale  si  prova  che  le  radici  delle  piante  >iventi  operano  sulle  materie  organi- 
che morte,  e  se  ne  appropriano  la  sostanza,  della  quale  tanto  più  trovano  ne- 
gl'  ingrassi  quanto  più  questi  sono  in  istato  di  miglior  conservazione  ed  integrità 
chimica ,  e  non  impoveriti  da  fermentazione  e  macerazione. 

11  Presidente  dice  di  non  poter  aderire  per  difetto  di  tempo  alla  proposta  del 
sig.  Achille  Bruni ,  il  quale  desiderava  che  le  Sezioni  riunite  di  Agronomia  e  di 
Chimica  si  occupassero  della  ricerca  di  una  sostanza  che  impedisse  la  disper- 
sione de'  principi  fertilizzanti  de'terreni. 

Il  marchese  di  Sambuy  in  nome  della  Commessione  nominata  per  esaminare 
il  Carro-Cucina  del  sig.Ignone,  legge  un  rapporto,  nel  quale  dopo  aver  rammen- 
tato come  sovente  le  milizie  o  ne'  campi  d'  istruzione ,  o  in  (pielli  di  guerra 
dietro  penose  marce  debbono  star  contenti  al  solo  pane  ,  o  attendere  più  ore 
perche  si  prepari  1'  ordinario  pasto ,  narra  come  il  Re  delle  due  Sicilie  commise 
all'  Ignonc  la  formazione  di  un  carro  di  ordinarie  dimensioni ,  e  di  un  peso  non 
maggiore  di  quelli  di  artiglieria ,  sul  quale  pochi  soldati  potessero  preparare  un 
pasto  per  seicento  persone  ,  senza  punto  rallentare  il  cammino  degli  eserciti. 
Aver  la  Commessione  esaminato  un  accurato  modello,  e  portar  giudizio  che  l'A. 
olU'e  air  ingegnosa  disposizione  delle  diverse  parti  componenti  il  carro  ,  il  for- 
no e  la  cucina ,  e  di  tutti  i  comodi  possibili  per  la  facile  preparazione  e  pronta 
distribuzione  del  rancio ,  seppe  opportunamente  applicare  i  principi  della  scien- 
za per  ottenere  il  minor  possibile  disperdimento  del  calorico ,  e  per  difendere 
dalla  sua  azione  gì'  inservienti,  i  quali  con  grande  comodità  e  sicurezza  posso- 
no attendere  al  loro  servizio. 

Il  Segretario  G.  Devincenzi,  dopo  di  aver  ricordato  come  le  acque  sono  il  prin- 
cipal  tesoro  dell'agricoltura ,  e  qual  lodevole  uso  che  sin  ab  antico  se  ne  fa  nella 


—  501  — 

Lombardia  e  nel  Piemonte  per  le  irrigazioni;  come  di  recente  la  Francia,  l' In- 
ghilterra ,  la  Prussia  ,  lo  Slato  di  Assia ,  di  Wurtcniberg  ,  e  quasi  tutte  le  altre 
nazioni  di  Europa  si  sono  studiate  a  dare  una  legislazione  su  le  acque  rispetto 
all'agricoltura;  e  dopo  aver  toccato  come  questa  parte  delle  leggi  e  dell'eco- 
nomia rurale  è  interamente  italiana ,  acciò  tutta  l' Italia  potesse  godere  di  que- 
sti benefici  ,  osserva  quanto  utile  cosa  sarebbe  che  la  Sezione  rivolgesse  i  suoi 
studi  verso  questa  importantissima  parte  dell'  agricoltura.  Propone  quindi  di 
stabilirsi  una  Commessionc  composta  di  agronomi ,  legisti  e  matematici  per 
istudiaro  la  materia  delie  acque  in  riguardo  aW  iirifjazione ,  e  stabilire  1.°  se 
conterrebbe  ,  come  all'  A.  pare  che  convenga  ,  confermare  per  ogni  dove  la 
legge  Lombarda  e  Piemontese  della  servitù  dell'  aquidotto  ;  2.°  quali  sarebbero  i 
modi  più  spediti  ed  utili  per  istabilire  i  canali  d' irrigazione  ,  ed  in  ispecic  da 
quali  norme  esser  do>Tebbero  regolate  le  associazioni  con  i  consorzi  di  proprie- 
tari delle  terre  ;  3."  quale  sarebbe  il  miglior  modo  da  tenere  nella  distribuzio- 
ne delle  acque.  E  finisce  col  ricordare  come  da  più  anni  questo  R.  Governo  siasi 
ri^ollo  a  siffatta  materia  dietro  i  voti  del  Consiglio  generale  della  pro\incia  di 
Teramo. 

La  proposizione  trova  l' unanime  assenso  dell'  adunanza  ;  ed  il  sig.  Nicola  de 
Luca  dice  che  non  vi  sarebbe  alcuna  parte  del  regno  ,  la  quale  non  ritrarrebbe 
sommo  vantaggio  dall'  ordinamento  delle  acque. 

Il  principe  di  Luperano  ragiona  più  specialmente  del  bacino  di  Capitanata,  e 
fa  vedere ,  come  non  solo  da'  laghi  e  da'  fiumi ,  ma  eziandio  dalle  acque  sorgenti 
che  sono  in  quelle  contrade,  si  potrebbe  ricavare  grandissima  utilità  stabilendo- 
vi de'  fontaniìi  come  in  Lombardia ,  che  porterebbero  il  doppio  bene  e  di  pro- 
sciugare quei  piccoli  staglii ,  detti  volgarmente  marane  che  ora  le  acque  forma- 
no per  esser  disperse ,  e  di  utilizzare  queste  per  la  irrigazione. 

Il  marchese  Pallavicino  dice  che  in  Francia  si  sta  costituendo  una  vasta  asso- 
ciazione per  r  irrigazione  sotto  la  direzione  di  Lascasas  col  capitale  di  franchi 
1 0,000,000;  che  per  la  parte  dell'  arte  vi  è  stato  chiamato  il  sig.  Pareto  da  Ge- 
uova ;  e  che  sulle  sue  proposte  da  Genova  stessa  si  faran  venire  tutti  i  regola- 
menti che  riguardano  questa  associazione  per  vedere  se  qualche  altra  di  simil 

fatta  se  ne  potesse  stabilire  in  Piemonte. 

64 


—  502  — 

Il  Presidente  lia  pregato  il  principe  di  Luperanoed  il  marchese  Pallavicino  di 
fiir  parte  della  Comniessione  che  andrà  a  nominare. 

In  line  il  sìg.  L.  Grimaldi  ha  detto  essersi  da  lui  parlato  delle  irrigazioni 
negli  sludi  slalislici  della  Calabria  Ultra  2.  ',  opera  da  lui  presentata  al  Congresso. 

L' adunanza  è  sciolta. 

il  Piesidente  —  Conte  GnEiiARno  Freschi 

Avv.  C.vv.  Pasquale  Stanislao  Ma.ncini 
I  Segretari  {  Avv.  Antonio  Sci.vloja 
GnisEPPE  Devlncenzi 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  1  OITOBRE  1843 


SEZIONI  RIUNITE 
DI  AGRONOUA  E  TECNOLOGIA  ,  E  DI  FISICA  E  MATEMATICA 


»3i  l'iuniscono  le  due  Sezioni  di  Agronomia  e  Tecnologia,  e  di  Fisica  e  Matema- 
tica sotto  la  presidenza  del  Conte  Freschi. 

I.'  adunanza  si  apre  colla  lettura  di  una  relazione  compilata  dal  sig.  Cadolini 
in  nome  della  Commcssionc  metrologica  italiana  nominata  nel  M  Congresso  de- 
gli Scienziati  Italiani  in  MUanoj  nel  qual  rapporto  dopo  una  rapida  narrazione 
istorica  della  metrologia  in  Italia,  si  è  ragionato  de' vantaggi  di  una  metrologia 
italiana  uniforme  che  potesse  tendere  a  divenire  universale.  Si  è  dimostrato 
con  vari  argomenti  che  può  giudicarsi  preferibile  sopra  ogni  altro  il  sistema  de- 
cimale metrico,  intorno  al  quale  la>  orarono  uomini  dotti  di  tutte  le  uaziooi ,  e 


—  501  — 

tra  ossi  r  insismo  nostro  Oriani.  Dopo  un  ragguaglio  di  diverse  opere  relative 
a'  confronti  di  speciali  sistemi  col  mdrico,  i\  |>rol)osto  che  i  Congressi  comincino 
dall'  adottarlo. 

Acclamalo  con  lunghi  e  ripetuti  applausi  il  Rapporto  ,  si  è  domandato  ed 
unanimamente  risoluto  che  venisse  per  intero  pubblicato  negli  Alti. 

Il  cav.  Cagnazzi  aggiunge,  che  essendo  stato  incaricato  d' illustrare  gli  origi- 
nali di  pesi  e  misure  antiche  ritrovati  in  Ercolano  e  Pompei ,  egli  ne  fece  la  ri- 
duzione al  sistema  metrico  francese  ;  ed  a\endo  determinato  con  un  calcolo 
inverso  sul  peso  dell'  acqua  di  ottanta  libbre ,  anziché  sul  peso  del  cubo  del  pie- 
de romano  colla  maniera  seguita  in  Francia  per  fissare  il  campione  del  peso,  giac- 
ché i  pesi  di  basalto  non  avevano  avuto  alcuna  alterazione ,  cosi  gli  riuscì  age- 
vole riconoscere  il  valore  esatto  del  piede.  Con  tale  norma  egli  determinò  la  re- 
lazione di  tutti  gli  originali  delle  misure  lineari,  superficiali,  come  parimenti  gli 
originali  de'  pesi.  Tali  relazioni  furono  adottate  dalla  R.  Accademia  delle  Iscri- 
zioni di  Francia  nell'  illustrare  un  piede  di  metallo  ivi  trovato.  Ha  eonchiuso 
col  promettere  la  esibizione  del  suo  lavoro. 

Doi)o  di  ciò  si  è  passato  alla  lettura  di  una  memoria  del  comm.  Afan  de  Ri- 
vera, nella  quale  egli  esponendo  le  cose  già  a  lungo  trattate  in  estesi  suoi  lavori, 
ricorda  che  considerando  le  dilTicoltà  di  adottare  il  sistema  metrico,  cosi  per  le 
opposizioni  delle  abitudini  del  popolo  come  per  quelle  de' dotti ,  à  creduto  di  ri- 
chiamare alla  sua  purezza  l'antico  sistema  metrico  napoletano,  le  cui  basi  trovansi 
in  un  editto  di  Ferdinando  I  d' Aragona  del  1480.  Esponendo  poi  il  lavoro  da 
lui  fatto  su  tal  materia  ,  à  conchiuso  che  atteso  alle  quasi  insormontabili  dilTi- 
coltà  di  un  sistema  metrico  universale  ,  si  imiti  l'esempio  degl'Inglesi,  riordi- 
nando nel  miglior  modo  l' attuale  sistema  col  compararlo  a  quello  detto  france- 
se. In  fine  à  aggiunto  doversi  fare  ciò  specialmente  da'  Napoletani  per  non  ri- 
nunziare ad  un  monumento  della  loro  antica  civiltà. 

Il  march,  di  Sanibuy  à  dichiarato  di  non  voler  rispondere  con  ragionamenti , 
ma  con  fatti.  In  l'iemonle  bastò  adottare  il  sistema  metrico  francese  ne' servizi 
pubblici ,  perché  tutti  facilmente  comprendendolo  se  ne  servissero  :  e  la  cosa  è 
giunta  a  tale  che  oggi  non  vi  è  artigiano ,  ancorché  dimori  in  campagna ,  il  (|u;ili' 
non  abbia  il  suo  metro  in  tasca.  Egli  stesso  può  attestare,  che  avendo  per  le  sue 


—  505  — 

o|)cra2ioni  agrarie  fallo  disegni  su  misure  metriche ,  quando  volle  tradurre 
queste  in  misure  del  Piemonte  per  uso  de'  suoi  artigiani ,  questi  se  ne  maravi- 
gliarono, mostrandosi  informatissinii  di  quella  maniera  di  misure.  Un  soggiunto 
che  il  tempo  impiegato  da'  francesi  per  vincere  le  dilTicoltà  dell'  adozione  del 
loro  sistema  fu  utile  a  noi,  a'  quali  può  dirsi  che  sia  già  divenuto  quasi  popola- 
re; poiché  negli  stali  del  Piemonte  le  superficie  si  misurano  quasi  generalmente 
in  metri  quadrati,  ed  i  volumi  misuransi  a  metri  cubi. 

Il  conte  Sanseverino  assicura  lo  stesso  essere  avvenuto  nel  Regno  Lombardo 
Veneto. 

Il  giud.  Vito  d' Ondes  Reggio,  lodando  il  rapporto  del  sig.  Cadolini,  diceche 
qualunque  muta/Ione  parziale  del  sistema  di  pesi  e  misure  si  facesse  in  uno  stato 
italiano  sarebbe  un  manifesto  ostacolo  alla  riforma  generale  ed  all'  adozione  di 
un  solo  sistema  per  tutta  Italia:  che  quando  2-i  milioni  d' ItaUani,  34  di  Fran- 
cesi ,  i  di  Belgi ,  2  di  Svizzeri ,  popoli  non  secondi  ad  alcuno  per  virtù  di  mente 
e  di  cuore,  avessero  tutti  lo  stesso  sistema  metrico,  darebbero  una  grande  spinta 
ad  un  cosmopolitismo  in  questo  grande  argomento  del  sapere  e  della  civiltà  :  e 
che  i  Siciliani ,  suoi  concittadini ,  sono  pronti  a  dar  l'esempio  di  dismettersi  dal 
sistema  loro  formato  dal  celebre  Piazzi,  quando  però  gli  altri  popoli  italiani  ope- 
rando egualmente ,  tulli  si  avessero  lo  stesso  sistema  metrico. 

Il  principe  di  Canino  in  primo  luogo  dichiara,  che  non  avrebbe  parlato  nella 
presente  disamina,  se  membro  non  fosse  della  Commessione,  cui  non  già  gli  me- 
ritarono r  ascrizione  le  sue  cognizioni  sulla  materia ,  ma  piuttosto  il  palese  desi- 
derio di  lui  di  vedere  stabilita  in  tutta  la  penisola  la  sospirala  unità  de'  pesi  e  del- 
le misure  :  corrergli  perciò  debito  di  far  conoscere  la  sua  opinione  discorde  da 
quella  della  maggiorità.  Soggiunge  essere  a  lui  più  che  ad  ogni  altro  riuscito 
dannoso  il  non  essersi  potuta  mai  regolarmente  adunare  la  Commessione,  e  cosi 
gli  fu  negalo  il  profittare  de'  lumi  che  frutto  di  particolari  studi  sarebbero  sca- 
turiti dalla  discussione  de'  rispettabili  colleghi.  In  tale  stato  di  poca  intrinsi- 
chezza nella  cosa  ,  linùtarsi  quindi  a  muover  dubbio  se  il  sistema  decimale  sia 
sostanzialmente,  e  non  solo  apparentemente  da  proferirsi  al  duodecimale,  men- 
tre è  notissimo  che  il  metro  stesso,  base  del  sistema  die  vorrebbesi  stabilire,  è 
erroneo,  perché  non  risponde  esaltamente  alla  diecimilionesima  parte  della  di- 


—  50G  — 

stanza  dal  polo  all'equatore;  e  molto  meno  è  incerto  (ciò  che  molti  partigiani 
Jel  sistema  metrico  videro  anch'  essi)  che  la  ripartizione  cioè  del  globo  in  3G0 
sia  preferibile  a  quella  di  iOO  gradi;  e  che  il  miglio  napolitano,  il  (piale  di  l'atti 
(•  il  miglio  marino  di  sessanta  a  grado ,  sia  da  prescegliersi  in  luogo  dell'analoga 
misura  metrica ,  siccome  ragionò  saggiamente  il  Presidente  Generale  nel  suo  di- 
scorso di  apertura.  Tuttavolta  sarebbe  egli  pronto  a  convenire  nella  introduzio- 
ne del  sistema  metrico  francese  (nello  stabilire  il  quale  ebbero  tanta  parte  som- 
mi italiani)  se  vedesse  la  faeililà  di  farlo  adottare  da  tutta  Italia.  Ma  viste  le  dif- 
ficoltà immense  che  incontrerebbe  specialmente  in  ipieslo  regno,  negli  Stali  Ro- 
mani ed  in  quelU  di  Toscana ,  ove  la  confusione  de'  pesi ,  delle  misure ,  e  mas- 
sime delle  monete  à  la  sua  principal  sede ,  difDcoltà  non  sormontabili  che  da  un 
sistema  superiore  ad  ogni  eccezione,  evidentemente  perfettissimo,  e  pel  quale 
•si  potesse  apertamente  trionfare  di  ogni  pregiudizio  che  si  fortifica  indomal)il- 
mentc  spesso  di  ragioni  anco  più  sottili  ed  astratte  ;  scongim'a  1'  assemblea  che 
non  precipiti  il  suo  giudizio  in  favore  del  metrico  ,  ed  in  vece  lo  maturi ,  in 
modo  che  riesca  un  sistema  degno  della  sapienza  italiana,  ed  accresca  onore  a 
questi  nostri  Congressi. 

Il  prof.  Orioli ,  prendendo  la  parola,  à  dichiarato,  che  a  lui  sembra  la  quistio- 
ne  scientifica  già  bene  avviata ,  e  maturata  a  segno  che  altro  non  si  richiede  per 
risoherla.  In  gran  parte  di  Europa  già  si  è  accettato  il  sistema  decimale  fran- 
cese ,  0  si  è  disposti  ad  accettarlo  ;  sicché  questo  sistema  è  già  quasi  nelle  abi- 
tudini dell'  universale.  Perchè  dunque  mettersi  in  dissenso  della  maggior  parte 
delle  genti?  Il  parere  dell'unico  dissenziente  mette  innanzi  delle  difllcoltà  lo 
quali  nulla  provano  perchè  provano  troppo.  In  effetti  per  ogni  nuovo  sistema 
metrico  s' incontrano  difficoltà  nelle  abitudini  popolari.  Ma  non  dcbbc  tenersi 
gran  conto  di  tali  opposizioni.  I  dotti  sono  progressivi,  e  la  loro  missione  è  quella 
della  scienza,  cioè  una  lotta  continua  contro  il  pregiudizio  e  l' errore.  Dà  quin- 
di senza  menomamente  esitare  il  suo  voto  per  la  preferenza  del  sistema  metrico 
seguito  in  Francia  ed  altrove. 

11  Presidente  Freschi,  prendendo  occasione  da'  vivi  applausi  dell'adunanza,  à 
notato  sembrargli  che  la  Sezione  niun  dubbio  lasciasse  sulla  manifestazione  di 
un  parere  uniforme. 


-  507  — 

L' avv.  Scialoja  à  osservato,  che  uou  bisognava  lasciare  senza  dichiaraiiionc  la 
proposta  fatta  dal  Cadolini  alla  Sezione,  cioè  che  il  Congresso  adottasse  ne' suoi 
alti  il  sistema  metrico  seguilo  in  Francia  :  sicché  il  Presidente  passava  a  metter- 
la in  deliberazione,  trovandosi  le  due  Sezioni  riunite  ;  quando  l' avv.  de  Augu- 
stinis  à  creduto  notare  che  gli  pareva  non  tutti  perfettamente  si  accordassero; 
ed  allora  l' avv.  Scialoja  à  richiesto  che  per  acclamazione  fosse  significato  il  giu- 
dizio aflermalivo  da  coloro  che  credevano  emetterlo. 

Le  manifestazioni  prolungale  e  quasi  unanimi  non  anno  lasciato  più  dubbio, 
che  la  quasi  totalità  de'  componenti,  con  rare  eccezioni,  si  accorda  sulla  propo- 
sta dal  Cadolini  fatta  al  Congresso. 

Dopo  dì  ciò  l'adunanza  si  è  sciolta. 

Il  Presidente — Conte  Gherardo  Freschi 

ÌAvv.  C.w.  Pasquale  Sta.msi.ao  Ma>cim 
Avv.  Antonio  Scui.oja 
Giuseppe  Devincenzi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  1843 


Ijetto  ed  approvato  l' atto  dell'  ultima  tornata ,  il  Presidente  con  belle  parole 
Ila  ricordalo  la  solennità  funebre  che  ebbe  luogo  il  giorno  innanzi  per  la  morte 
del  sacerdote  Carlo  Giuseppe  Fourcault  francese  e  membro  del  VII  Congresso. 
Ila  lodalo  que'socì  cui  piacque  compiere  il  doloroso  uIRzio:  specialmente  colo- 
ro (1)  che  lessero  alcune  parole  in  commemorazione  del  defunto.  Cosi,  ha  sog- 
giunto egli ,  il  Congresso  ha  mostrato  in  questa  circostanza  che  né  anche  la 
morte  vale  a  spegnere  quel  fratellevole  amore  che  siringe  tra  loro  i  sapienti. 

E  passato  quindi  ad  aìTcrtire ,  che  il  libraio  sig.  Pomba  ha  annunziato  che 
r  emporio  librario  da  lui  immaginato  ù  un  fallo,  non  già  un  semplice  progetto. 

Il  marchese  Basilio  Puoti,  mostrando  il  suo  vivissimo  desiderio  di  contribuire 
per  qualche  parte  all'  opera  ed  allo  scopo  de' Congressi  Italiani,  presenta  all'adu- 
nanza il  discorso  proemiale  del  suo  Dizionario  de'  francesismi  e  degli  altri  ^o- 

(0  I  signori  Atv.  Sciuloja  Segretario  della  Sezione,  glud.  prof.  Moreno,  ed  arv.  Pcrifino. 


—  509  — 

calioli  e  modi  nuovi  o  guasti  introdotti  nella  lingua  italiana;  dice  come  egli 
in  questo  discorso  favella  intorno  al  modo  di  scrivere  i  Dizionari  delle  lingue , 
e  qiial  parte  \ì  debt)ono  avere  le  parole  delle  scienze  e  delle  arti  ;  e  che  sicco- 
me nelle  precedenti  riunioni  si  è  ragionato  de' Dizionari  Tecnologici,  cosi  egli 
presenta  questo  suo  la\  oro ,  non  già  j)er  prender  parte  alla  costruzione  del  gran- 
de ediflcio  che  si  vorrebbe  innalzare ,  ma  quasi  come  1'  ultimo  manuale  che  vi 
porti  la  sua  pietra ,  tenerissimo  essendo  egli  della  nostra  italiana  favella ,  la  quale 
è  stata  per  tanti  modi  bistrattata. 

Il  Maggiore  vav.  d'  Agostino  discorre  intorno  a  due  trovati  testé  presentati  da 
un  ingegner  meccanico  francese  per  conservar  le  caldaie  a  vapore.  Il  primo  ten- 
de ad  evitare  le  incrostazioni  che  si  formano  in  queste  caldaie,  ed  il  secondo  ad 
adattare  al  di  fuori  delle  medesime  un  apparecchio  atto  a  rimpiazzare  l' acqua  a 
misura  della  evaporizzazione  per  mantenervi  il  livello  costante.  Dice  che  per  ov- 
viare al  primo  inconveniente  conveniva  porre  nella  caldaia  a  vapore  mezzo  ro- 
tolo di  terra  argillosa  per  ogni  metro  di  superficie  quadrala  delle  caldaie  ,  e  che 
cosi  il  sedimento  dell'  ac([ua  non  i)iù  aderiva  al  metallo ,  ma  formava  solo  un' 
acqua  fangosa  facile  a  sgombrarsi.  E  per  l'altro  trovato  dice,  come  l'autore  as- 
seriva aver  rinvenuto  un  semplicissimo  e  sicuro  apparecchio,  che  senza  bisogno 
di  continua  osservazione  rimpiazza  l' acqua  a  misura  della  evaporizzazione ,  ri- 
tenendo sempre  l' istesso  livello.  Il  sig.  d' Agostino  sostiene  non  esser\i  alcuna 
forza  né  chimica ,  né  meccanica  dipendente  dall'  argilla  che  possa  far  evitare  la 
incrostazione:  aggiunge  inefficaci  esperimenti  essere  stati  fatti  di  quesl'  uso  del- 
l' argilla  in  Tolone,  e  da  lui  stesso,  il  quale  anche  inutile  la  trovò  non  allrimenti 
che  i  pomi  di  terra  :  e  finisce  di  ragionare  intorno  al  cennato  primo  trovato ,  ri- 
portando le  osservazioni  di  L.  Williens ,  il  quale  sostiene  la  perfetta  contundi- 
liiliià  di  queste  croste  allorché  non  siano  di  una  spessezza  straordinaria.  Quan- 
to alla  seconda  quìslione,  circa  l'abbassamento  del  livello  del  liquido  ri{;uardato 
rome  cagione  del  deterioramento  delle  caldaie  e  quindi  delle  esplosioni ,  ricor- 
da il  d' Agostino  vari  congegni  sinora  proposti  ed  adoperati,  cioè  l'apparecchio 
cosi  detto  galleggiante  ,  a  valvole,  ed  a  fischio,  l'apparecchio  galvanico  del- 
l' americano  Page,  e  I"  uso  de' tubi  di  cristallo.  Riconosce  i  diversi  inconvenienti 
di  ciascuno  apparecchio,  ritenendo  1'  ultimo  come  il  meno  imperfetto,  e  come  il 

65 


—  510  — 

mezzo  più  sicuro  e  semplice.  Poi  viene  a  ragionare  del  trovato  del  meccanico 
francese,  il  quale  ha  immaginato  una  seconda  vasca  che  cJiiama  alimentalrice. 
Questa  contiene  l'acqua  delia  caldaia  allo  stesso  livello,  e  vi  è  situato  un  salle};- 
giante.  La  vasca  ordinaria  di  compensazione  corrisponde  con  questo  nuo\(t  reci- 
piente, ed  a  seconda  che  il  galleggiante  sale  o  discende,  cliiude  o  apre  il  canale 
di  comunicazione  della  vasca.  Osserva  il  d'Agostino  esser  tutto  suhordinalo  al- 
l'azione de'  diversi  pezzi  della  macchina ,  la  quale,  massime  a  motivo  della  com- 
plicazione, può  dar  tristi  successi.  Fa  inoltre  osservare ,  che  il  galleggiante  co- 
mune posto  nella  caldaia  procura  lo  stesso  risultamento.  E  fa  fine  col  richiama- 
re la  meditazione  de'  dotti  italiani  su  le  varie  cause  che  possono  influire  alle 
esplosioni  delle  caldaie  delle  macchine  a  vapore,  nobilissimo  argomento  che  ha 
per  iscopo  sovente  la  salvezza  di  molte  centinaia  di  uomini. 

11  Principe  Bonaparte  lamentando  le  non  liete  condizioni  dell'  enologia,  ina- 
nima tutti  a  maggiormente  rivolgersi  a  questo  ramo  di  nostra  ricchezza,  e  pro- 
pone di  aggiungersi  alla  Commcssione  Enologica  il  sig.  Schembri  per  le  produ- 
zioni dell'  isola  di  Malta. 

Il  dott.  Cera  propone  farsi  in  Genova  un  deposito  enologico  simile  a  quello  già 
stabilito  in  Milano ,  ma  doversi  aggiungere  un  accurato  rapporto  annuale  intorno 
alla  cura  de'  vini  ed  alle  varie  specie  di  viti  donde  procedono. 

Il  cav.  Spinelli  sostiene  la  proposta  del  Gera,  massime  per  i  vini  di  Toscana 
e  di  Lucca,  e  dice  questi  reggere  perfettamente  alla  navigazione;  ricordando  fra 
le  altre  cose  che  il  marchese  Mazzarosa  ed  altri  spedirono  alcuni  vini  per  fino  in 
New-Jorch  senza  che  punto  si  fossero  alterali. 

Il  sig.  della  Martora  dice  aver  portalo  con  sé  vari  saggi  di  vini  della  Capita- 
nala colle  relative  descrizioni  della  esposizione  de' luoghi ,  delle  uve,  e  de' mo- 
di della  manifatturazione  ,  e  con  altre  notizie  ,  uniformemente  al  programma 
dato  fuori  nel  Congresso  di  Milano ,  aver  quasi  prevenuto  i  voti  del  Gera  ;  ed  il 
Presidente  lodando  lo  zelo  del  sig.  della  Martora  ,  lo  incita  a  fare  altrettanto 
nelle  venture  riunioni  annuali. 

Il  prof.  Salvatore  Marchese  manifesta  il  suo  dispiacere  di  non  aver  veduto 
neir  elenco  de'  vini  del  deposito  centrale  di  Milano  che  una  sola  specie  di  Si- 
cilia ,  quando  quella  Isola  abbonda  di  molti  e  buonissimi  vini. 


—  511  — 

Il  conte  Sanscvcrino  dice  ciò  essere  avvenuto,  perché  solo  una  specie  di  vi- 
no fu  spedito  da  Sicilia  da'  deputati  di  queir  Isola. 

L' avvocato  cav.  Maestri  aggiunge  a'  desideri  del  dottor  Gera,  che  inviandosi 
i  villi,  si  mandi  ancora  una  descrizione  de' melodi  adoperati  per  fabbricarli. 

Il  prof.  Sannicola  iia  presentalo  alla  Sezione  alcune  sue  memorie  sulla  morva  e 
sul  farcino,  sulle  piaghe  degli  alberi ,  e  sulla  classificazione  ed  analisi  de'terreni. 

Il  sacerdote  Antonio  Calabro  ha  presentato  una  istruzione  pratica  relativa  alle 
,ipi ,  intitolata  l' Api/icio  rischiarato  ,  ed  un'altra  memoria  sulla  riforma  delle  Ban- 
che Commerciali  di  Napoli,  e  sul  migliore  impiego  de  loro  capitali,  mila  veduta  di 
(/invare  all' agricoltura  ed  all'  imiuslria ,  amendue  in  istampa  ;  e  dice  aver  rinvenuto 
una  forma  comoda,  utile  e  ragionata  di  un  alveare,  ed  aver  immaginato  un  pro- 
getto di  iSanca  per  mutuare  a' comuni  del  regno  il  danaro  necessario  a  costruire 
le  loro  strade  ed  altre  pubbliche  opere. 

L' abate  Selvani  legge  un  breve  rapporto  intorno  all'  insegnamento  tecnolo- 
gico che  si  dà  in  Siena  per  cura  di  quella  benemerita  I.  e  R.  Accademia  de'  Te- 
gei.  Questa  istruzione  à  luogo  ormai  da  vari  anni.  Narra  il  Selvani  come  pochis- 
simi erano  ne'  j)rinii  anni  quei  che  ne  profittavano ,  ma  che  poi  essendosi  varia- 
to il  metodo ,  e  ridotte  le  lezioni  dalla  sola  teorica  a  dimostrazioni  di  pratiche 
rischiarate  imicamente  da  qualche  nozione  generale ,  molti  concorrono  a  questa 
istruzione.  Narra  come  il  Principe  di  Toscana  concorra  al  miglioramento  di  que- 
sta istituzione  con  sovvenzioni  ed  acquisti  di  macchine  necessarie.  Ragiona  in- 
torno alla  necessità  di  introdurla  nelle  scuole  infantili,  perché  più  proficua  tor- 
ni r  istruzione  tecnica;  e  da  ultimo  fa  voti ,  perché  i  moltiplici  stabilimenti  d' i- 
struzione  che  sono  in  Siena  ottengano  un  sistema  uniforme  coordinato  alle  di- 
verse esigenze  sociali. 

I.'avv.  Maestri  prendendo  occasione  da  tale  lettura  ha  segnalato  la  importan- 
za degl'  insegnamenti  tecnologici  in  Italia  ,  perché  si  possano  migliorare  le  in- 
dustrie (li  (piesta  e  reggere  alla  concorrenza  sul  mercato  d'  Europa;  ed  ha  sog- 
giunto che  sarebbe  di  gran  profitto  avere  una  statistica  annuale  de' progressi  fatti 
in  (|uesta  maniera  di  studi  tecnologici. 

Il  sig.  d'Ayala  ha  ricordato,  che  anche  nel  regno  di  Napoli,  sorgendo  sin  dal 
1840  la  marineria  a  vapore,  ed  introducendosi  nella  fonderia  il  trapano  a  va- 


—  512  — 

pore  ,  sorgeva  una  scuola  di  artigiani  educati  alle  sommarie  conoscenze  fisiche 
e  matematiche ,  alte  ad  indicare  come  bene  adoperare  il  bulino,  lo  scalpello,  ed 
altri  simiglianti  strumenti.  Anzi  i  legni  a  vapore  essere  in  gran  parte  forniti  da 
macchinisti  napoletani  ,  e  nella  fonderia  adoperarsi  braccia  napolitano.  Ila  sog- 
giunto che  noli'  edifìcio  di  Pietrarsa ,  che  nel  suo  genere  è  il  primo  in  Italia ,  si 
trovan  riunite  parecchie  macchine  forestiere,  e  già  si  è  dato  l'esempio  nell'arte 
di  bene  imitarle ,  sicché  è  da  sperare  che  secondo  il  naturale  andamento  delle 
cose,  dalla  imitazione  si  passi  al  perfezionamento  ,  ed  indi  ancora  dal  perfezio- 
namento alla  invenzione. 

Si  dù  quindi  comunicazione  di  un  rapporto  sul  carro  immaginato  dal  Piazza, 
lodandosene  la  utilità. 
Il  sig.  Cassitto  ha  osservato,  essersi  già  conceduta  all' A.  una  privativa. 
Segue  poi  la  lettura  di  una  nota  del  sig.V.  Sabini,  nella  quale  à  egli  esposto 
il  bisogno  di  determinare  la  sinonimia  delle  piante  utili  di  tutta  l' Italia,  osser- 
vando che  contando  le  medesime  più  centinaia  di  varietà ,  come  le  viti ,  avvie- 
ne sovente  che  l'agricoltore  di  una  città  o  di  una  provincia,  desiderando  alcuna 
di  siffatte  varietà,  la  quale  si  coltiva  in  altro  luogo ,  ove  ha  altro  nome  ,  se  la 
dimanda  non  la  ottiene,  o  ne  ottiene  una  diversa.  Oltre  a  che,  sovente  una  di- 
versa varietà  richiede  una  diversa  coltura ,  ond'  è  che  importa  gran  fatto  di  non 
iscambiarle.  Ha  quindi  proposto  di  nominarsi  diverse  Commessioni  ne'  diversi 
Stati  d' Italia  per  descrivere  e  classificare  co'  nomi  indigeni  tutte  le  varietà  delle 
piante  utili  che  rinvengonsi  nel  territorio  di  ciascuno  Stato. 

Il  Presidente  prendendo  in  considerazione  la  importanza  del  soggetto  ,  e  no- 
tando che  sebbene  sia  difTicilissimo  il  lavoro ,  pure  da  più  Commessioni  riunite 
potrebb'  essere  eseguito ,  ha  creduto  poter  accogliere  la  proposta,  e  si  è  riserbato 
indicare  i  nomi  di  coloro  che  saranno  incaricati  della  esecuzione  di  un  tal  lavoro. 
Indi  il  Segretario  cav.  Mancini  con  un  rapporto  orale  à  fatto  presenti  all'adu- 
nanza tutt'  i  precedenti  della  quistione  relativa  al  credito  agrario,  mostrando  del- 
la medesima  l'importanza  e  lo  stato  ultimo,  il  quale  servir  potrà  come  di  punto 
di  partenza  agli  studi  ed  alle  discussioni  ulteriori.  Ha  innanzi  tutto  descritta  la 
condizione  d' inferiorità  in  cui  trovasi  in  Italia  ed  in  altri  paesi  il  credito  ipote- 
cario ed  agrario  a  fronte  del  credito  |)crsonaIe  e  commerciale  ;  à  ricordato  il 


—  513  — 

premio  proposto  in  Francia  fin  dal  1826  da  Casimiro  Pcricr  per  io  studio  delia 
quistionc,  nonché  il  progetto  del  prof.  Wolowski  sulla  mobilizzazione  del  credito 
fondiario  nel  1839  ,  e  la  pro|H)sizione  falla  dal  doli.  Napoleone  Pini  al  III  Con- 
gresso italiano  relativamente  allo  stabilimento  di  un'  associazione  territoriale 
in  Italia  del  genere  di  quelle  esistenti  in  altre  contrade  di  Europa  ,  una  con  le 
discussioni  cui  essa  diede  luogo  tanto  nel  seno  del  Congresso  quanto  nell'  acca- 
demia fiorentina  de'  Georgofili.  Si  è  fatto  poi  a  rannodare  tali  antecedenti  con 
la  proposta  più  largamente  formolata  del  benemerito  conte  Luigi  Serristori,  fatta 
nello  scorso  anno  alia  Sezione  di  Agronomia  e  Tecnologia  del  VI  Congresso  in 
Milano,  perché  si  nominasse  una  Commessione  afiìn  di  studiare  i  modi  migliori 
per  applicare  i  capitali  all'  agricoltura  ed  all'  industria  con  utilità ,  sicurezza  e 
moderato  interesse.  La  Commessione  venne  in  fatti  nominala  con  incarico  di 
riferire  al  Congresso  di  Napoli  ;  ma  lo  scarso  numero  de'  componenti  di  essa , 
il  breve  tempo  conceduto,  le  diflìcoltà  delia  gravissima  quistione,  e  la  mancan- 
za di  un  centro  comune  al  quale  confluissero  i  singoli  lavori ,  impedirono  alla 
Commessione  di  presentare  l'aspettato  rapporto.  Uno  però  de' membri  della  Com- 
messione stessa ,  il  conte  di  Salmour  di  Torino ,  avendo  inviato  alla  Sezione  un 
libro  composto  da  lui  solo,  pubblicato  a  cura  dell'Associazione  Agraria  Piemon- 
tese, destinato  a  fornire  una  raccolta  utile  di  materiali  per  la  discussione  e  l' e- 
same  della  materia ,  col  titolo  Notizie  sopra  le  principali  isiiluzioni  di  credito  agra- 
rio da  servire  di  base  allo  stiulio  dell'applicazione  di  questo  credito  in  Italia  (1)  ;  cre- 
de il  Mancini  esser  questo  un  vero  servigio  rcnduto  dal  Salmour  al  Congresso , 
e  degno  d' imitazione  in  altre  importanti  discussioni  che  in  seno  delle  annue  adu- 
nanze de'  dotti  si  andranno  a  promuovere  ;  e  sembrargli  utile  richiamare  tutta 
l'attenzione  della  Sezione  su  questa  importante  pubblicazione,  ponendo  la  sostan- 
za del  lavoro  del  Salmour  a  cognizione  di  tutti  coloro  i  quali  vorranno  nella  di- 
scussione prender  parte.  Passa  quindi  a  fare  una  ordinata  esposizione  delle  ma- 
terie trattate  dal  Salmour;  e  dopo  aver  dimostrata  la  influenza  de' capitali  sulla 
produzione ,  distinto  1'  utTìzio  del  capitale  fisso  e  del  circolante ,  e  toccato  delle 
condizioni  fondamentali  del  credito  in  generale  e  delle  banche ,  si  fa  con  lui  ad 

(ij  Torino,  1845. 


—  514  — 

iinesligar  le  cagioni  del  dec.idimonlo  del  credito  fondiario,  riponendole  precipua- 
mente nella  necessità  di  lungo  impiego  e  di  lontane  scadenze  per  la  restituzione 
de"  capitali  che  s' impiegano  nell'  industria  agricola,  nella  inferiorità  de'  licnefizì 
e  del  frutto  dell'  agricoltura  a  fronte  dell'  interesse  del  capitale  che  si  toglie  a 
mutuo  per  tale  impiego,  nella  didìcoltà  della  restituzione  in  unica  volta  del  ca- 
pitale incorporato  al  suolo  e  che  solamente  a  piccole  frazioni  annuali  si  ricupera 
dal  proprietario  de'terreni  migliorati,  nella  diffidenza  ingenerata  ragionevolmente 
ne' capitalisti  dalla  poca  sicurezza  che  ispira  il  sistema  ipotecario  in  molti  paesi, 
ne' difettosi  mezzi  di  conoscenza  del  valore  reale  de'  fondi,  nella  ninna  pubbli- 
cità del  diritto  della  capacità  e  dello  slato  de'  proprietari ,  nelle  lunghe  incer- 
te e  dispendiose  procedure  per  riscuoterci  crediti,  nella  difficoltà  della  trasmes- 
sione  e  della  circolazione  de' titoli  creditori,  ed  in  altri  svariati  elementi.  Da 
ciò  r  inevitabile  soggezione  del  proprietario  e  dell'  agricoltore  alla  spietata  avi- 
dità degli  usuiai.  —  Poscia,  ponendo  a  profitto  principalmente  i  materiali  r.u'colti 
dal  Salmour ,  passa  a  rassegna  le  istituzioni  di  credito  o  banche  territoriali  del- 
le diverse  contrade  di  Europa ,  dando  una  idea  del  principio  sul  quale  sono  fon- 
dale, del  loro  meccanismo ,  e  dell'  utile  servigio  che  rendono ,  costituendosi  in- 
termediarie tra  i  capitalisti  ed  i  proprietari ,  ed  offrendo  capitali  sopra  ipoteca  a 
moderato  interesse  con  la  restituzione  frazionale  del  capitale  in  un  lungo  periodo 
di  anni  d'ordinario  col  sistema  dell'ammortizzazione.  Espone  in  tal  guisa  l'indole 
delle  associazioni  territoriali  della  Pomerania  fondate  nel  1781,  le  loro  condizioni 
fondamentali ,  come  la  emissione  delle  cosi  dette  ledere  di  pegno  circokdiiìi  a  vo- 
ìonlà  e  ricevibili  nelle  casse  pubbliche  dello  Stato,  lagarenlia  solidale  degl'im- 
mobili di  tutl'i  proprietari  associati  verso  ogni  capitalista  creditore,  le  norme  per 
la  stima  degl'  immobili,  i  diritti  e  le  prerogative  dell'associazione  in  mancanza 
degli  adempimenti  del  mutuatario  ec.  Similmente  espone  le  particolari  differen- 
ze, che  s'incontrano  nella  Banca  Nazionale  ipotecaria  o  di  sconto  in  Baviera,  e  nel- 
le associazioni  del  Wurlembergh,  di  Baden,  di  Assia-Cassel  e  di  altri  Stati  della 
Germania,  della  Banca  Imperiale  eretta  in  Russia  nel  1798,  nelle  floride  Ban- 
che di  l'olonia  fondate  nel  182o.  Parla  pure  delle  numerose  banche  di  credito 
personale  nella  Scozia,  di  qualche  tentativo  fatto  in  Francia,  della  Banca  Fon- 
diaria del  Belgio  istituita  nel  183o,  e  di  alcuni  germi  poco  percettibili  di  isti- 


—  515  — 

(uzioni  somiglianli  in  Italia.  E  rircriscc  lo  stato  di  attuale  prosperità  ,  e  di  uti- 
lissima inOuenza  sulla  industria  ap;raria ,  della  maggior  parte  di  queste  associa- 
zioni territoriali,  tranne  la  Banca  Belgica  per  peculiari  cagioni  andata  in  rovi- 
na. Aggiunge  aver  raccolto  dal  benemerito  prof.  Mittermaier  più  precise  notizie 
sulle  attuali  condizioni  fiorentissime  delle  associazioni  in  Sassonia  ,  in  Baviera 
ed  in  Austria.  —  Indi  succintamente  ricorda  il  gran  numero  di  opere  e  di  me- 
morie consacrate  negli  ultimi  anni  quasi  in  tutt'  i  paesi  di  Europa  all'  esame  del- 
le quistioni  clic  si  rapportano  al  credito  fondiario,  e  menziona  alcuni  nomi  al- 
tamente reputati  fra  quelli  de' numerosi  scrittori.  —  Concliiude  il  Mancini,  pro- 
ponendo la  nomina  di  tante  Commessioni  ne'  vari  paesi  d' Italia  composte  di  giu- 
reconsulti,  di  economisti  e  di  agronomi  (oltre  i  membri  gii  nominati  in  Mi- 
lano )  con  un  centro  comune  ove  tutt'  i  lavori  si  radunassero,  acciò  la  materia 
potesse  esser  maturamente  meditata ,  e  discussa  preliminarmente  nel  seno  delle 
varie  Commessioni,  ed  in  parecchi  anni  successivi  questi  lavori  potessero  presen- 
tarsi all'  esame  ed  alla  discussione  della  Sezione.  Non  tralascia  però  di  accennare 
le  sue  idee  sull'  argomento ,  che  dice  annunziare  soltanto  per  far  misurare  l' im- 
portanza e  r  estensione  del  subbietto  e  per  ricercare  le  principali  quistioni  nelle 
quali  esso  si  risolve — La  quistioue  del  credito  agrario,  secondo  lui,  è  complessa, 
riguardando  tanto  il  credilo  personale  dell'agricoltore  e  del  filtaiuolo,  quanto  il 
credito  reale  o  ipolecario  de' proprietari  di  terra  ;  e  sebbene  alla  prima  specie  di 
credito  utilmente  conferiscano  i  monti  frumentari,  e  quelli  pecimiari  di  soccorso, 
ed  altre  istituzioni  poco  divei-se  ;  pure  egli  crede  molto  potersi  tuttavia  fare  per 
migliorare  le  condizioni  del  credito  personale  della  classe  de'  coltivatori  e  di 
quella  de'  piccoli  indusli'iosi  di  ogni  maniera ,  e  per  estenderne  il  beneQzio ,  pre- 
venendo gli  abusi  che  ne  cagionano  lo  scadimento  e  la  diflìcoltù  ;  e  però  dover 
questo  essere  uno  degli  studi  da  intraprendersi.  Ma  non  è  da  porre  in  dubbio  la 
maggiore  importanza  del  credito  ipotecario,  che  solo  può  veramente  dotar  l'agri- 
coltura di  grandi  capitali,  ed  alla  cui  floridezza  può  anche  legai-si ,  con  opportune 
combinazioni  di  cautele  ,  e  mercé  il  mezzo  delle  associazioni ,  quella  del  credito 
personale  degli  stessi  coltivatori  de' terreni  —  Ed  il  credito  ipotecario  non  può 
risorgere  dal  suo  presente  basso  slato  ,  se  non  si  provveda  al  quadruplice  sco- 
po di  sicurezza  d'impiego,  di  mitezza  (T interesse,  di  facilità  ed  esattezza  direstitu- 


—  516  — 

zione,  e  di  eguale  utìlilà  di  collocamento  del  danaro  pel  capitalista —  1 .°  La  sieures- 
za  dell'  impiego  ne'  mutui  richiede  che  il  creditore  non  sia  esposto  ad  errori  ed 
iniranni  circa  il  vaiare,  il  dominio  e  la  ìiherià  de' Tondi  ch'egli  riceve  in  ipoteca: 
quiiidi  piinianiente  la  necessitA  di  un  buon  ealaslo  o  censo  territoriale,  o  dove  se 
ne  lamentino  i  vizi  e  la  imperfezione ,  almeno  la  istituzione  di  mezzi  provvisori 
conducenti  a  pronte  ed  esatte  estimazioni  :  in  secondo  luogo  piena  pubbliciti'i  di 
Iute  i  titoli  di  trasmessione  delle  proprietà ,  di  tutte  le  modificazioni  del  dominio 
o  de'  diritti  reali ,  ed  anche ,  potendosi ,  dello  stalo  e  della  capacità  de'  proprieta- 
ri ,  ed  immancabilmenle  poi  di  ogni  maniera  di  crediti  ipotecari  senza  eccezione 
di  sorla,  con  l'abolizione  delle  insidiose  ipoteche  occulte,  come  se  n' è  fatta  di 
già  salutare  esperienza  in  alcuni  Stati  italiani,  e  come  il  voto  di  quanti  v'  ha  giu- 
reconsulti illuminati  da  gran  tempo  sospira.  Anzi  sarebbe  assai  da  vagheggiare  il 
pensiero  di  render  semplicissima  questa  complicata  macchina  i  cui  numerosi  or- 
degni servono  a  porre  in  movimento  1'  unica  leva  del  prestito  ipotecario,  cioè 
lentando  la  riunione  in  un  solo  Gran  Libro  della  Proprietà  Fondiaria  di  tutt'  i 
registri  relativi  a' diversi  obbietti  sopra  menzionati.  Né  dovrebbe  obbliarsi  che  a 
rendere  obbligatoria  siffatta  pubblicità ,  sarebbe  mestieri  attenuare  di  molto  il 
pagamento  de'  dritti  di  registrazione  ipotecaria ,  che  oggi  costituiscono  un  secon- 
do opprimente  dazio  su  i  fondi  di  terra ,  dazio  inopportunamente  imposto  sulla 
sicurezza  e  tutela  della  proprietà  de' capitali,  mentre  alla  sicurezza  e  tutela  da 
parte  della  legge  il  creditore  non  à  men  diritto  di  ogni  altro  cittadino  —  2."  La 
mitezza  dell'  inleressc  non  si  può  comandare,  senza  incorrere  nel  grossolano  erro- 
re di  coloro  che  tentarono  ,  benché  sempre  invano  ,  d' infrenar  1'  usura  con  le 
leggi  e  con  la  minaccia  delle  pene.  L'  interesse  è  il  prezzo  dell'uso  dell'altrui 
danaro,  e  però  non  può  sottrarsi  alla  influenza  degli  elementi  economici  deter- 
minatori  di  ogni  maniera  di  prezzi:  ma  lo  istituzioni  che  favorissero  la  presenza 
de'  rai>itali  mutuabili  in  tutt'i  punti  del  territorio,  e  facilitassero  la  loro  prontji 
e  spedita  circolazione,  e  più  ancora  le  riforme  ipotecarie  capaci  di  far  rinascere 
la  confidenza  ne'  capitalisti ,  dovrebbero  infallibilmente  moltiplicar  le  offerte  de' 
(■a|)itali,  e  con  esse  produrre  l'abbassamento  dell'  interesse  —  Quanto  alla  faeililà 
ed  e.tallezza  della  resliluzione  de'  capitali  mutuati ,  una  riforma  è  altamente  re- 
ilamata  ne' metodi  lunghi  e  dispendiosissimi  della  espropriazione  forzata,  enei- 


—  517  — 

le  nonne  incerte  do'  pìtidizi  di  concorso  tra  molti  creditori ,  oltre  alla  necessità 
di  scliivare  la  reslitiizifuio  dell'  intero  capitale  in  una  volta,  ma  di  sostituirvi  la 
restituzione  per  lie>  i  annue  frazioni ,  col  metodo  dell' amniorti/zaniento,  come  si 
(lir.i  apiiresso — 3.  "  Sarà  pure  aperto  un  nu(»vo  mezzo  al  creditore  per  conseguir 
la  riscossiime  del  capitale  col  rendere  trasmessiliili  e  circolabili  anche  prima 
della  scadenza  i  titoli  ipotecari.  Ma  la  mafigiore  delle  facilitazioni  consisterà  nel- 
r  alleviare  la  condizione  del  projìrietario  troppo  aggravata  al  paragone  di  quella 
degli  altri  contribuenti ,  cioè  nel  proporzionare  equamente  la  imposta  predia- 
le al  prodotto  dell'  industria  agricola  —  i."  Da  ultimo  ,  circa  la  comparativa 
uliliUi  del  colhcamciUu  del  danaro  ne'  prestiti  ipotecari  in  confronto  delle  altre 
specie  d' impiego,  essa  né  anche  deve  farsi  discendere  da  cagioni  artilìciali,  e  da 
eccezionali  favori ,  sempre  ingiusti  e  nocivi  alla  generale  industria  di  un  paese; 
ma  tal  qualiGca  non  meritano  i  provvedimenti  e  le  istituzioni  che  servono  allo 
scopo  di  rimuovere  o  scemare  gli  ostacoli  che  si  oppongono  all'  assimilazione  ed 
all'uguaglianza  di  condizione  del  prestito  ipotecario  col  commerciale.  1  «luali  osta- 
coli consistendo  precipuamente  in  ciò ,  che  le  convenzioni  commerciali  offrono 
più  spediti  e  men  costosi  modi  di  costituzione  e  di  riscossione  del  credito,  e  facile 
circolazione  de'  titoli  creditori  mediante  semplice  girata,  anche  prima  della  sca- 
denza del  termine  (issato  al  pagamento;  mentre  i  crediti  ipotecari  sono  oppressi 
dalle  formalità  e  dalle  considerevoli  spese  notariali,  da'gravosi  diritti  d'iscrizio- 
ne, e  da' rovinosi  sacriOzi  pecuniari  richiesti  da'proceihmenti  di  espropriazione 
forzata  ;  e  d'altronde  questi  titoli  ipotecari  non  essendo  circolabili  ;  jierciò  le  istitu- 
zioni bancarie  del  genere  delle  associazioni  territoriali  sopra  descritte  sostituendo 
forme  semplici  e  poco  costose ,  e  rendendo  circolabili  i  titoli  di  credilo  ipoteca- 
rio, tolgono  ((uel  disquilibrio,  ed  imprimono  al  credito  ipotecario  eguali  condi- 
zioni di  utilità  che  all'impiego  del  danaro  nel  credito  commerciale.  Di  più  si  è  ve- 
duto, come  queste  istituzioni  moltiplicando  l'offerta  de' capitali  sopra  ipoteca  a 
moderato  interesse,  contribuiscano  al  generale  abbassamento  dell'  interesse  del 
credito  ipotecario  ad  egual  livello  dell'interesse  commerciale.  Né  ciò  é  tutto:  im- 
perciocché ,  a  differenza  del  commerciante  nelle  cui  mani  suol  ritornare  accre- 
sciuto dopo  le  vicende  del  cand)io  il  capiUile  tolto  a  prestanza,  il  proprietario  ci»; 

versò  sulle  sue  terre  i  capitali  a  lui  prestati  sopra  ipoteca,  non  à  mai  sjieranza  di 

06 


—  518  — 

poterli  in  unica  fiala  rosliluiro,  non  polendoli  dal  suolo  separare,  né  allrimcnli 
ricuperare  che  solto  forma  di  Trazionali  profitli  annuali;  e  però  questa  impotenza 
di  rendere  il  capitale  alla  scadenza  senza  contrarre  un  novello  debito  ù  altro  mo- 
tivo ^ella  inferiorità  del  credito  ipotecario:  laonde  le  istituzioni ,  delle  quali  è 
discorso ,  introducendo  il  sistema  dell'ammortizzazione  per  lievi  annue  frazioni 
nella  restituzione  de'  crediti  ipotecari ,  servono  ad  un  bisogno  vitale  del  eredito 
sopra  ipoteca ,  o  perdir  meglio  rendono  possibile  l'inipiego  de'capitali  in  miglio- 
ramenti agrari ,  elio  altrimenti  sarebbe  iin|)()ssibile ,  e  sotto  questo  rapporto  ten- 
dono ancora  ad  uguagliar  la  sorte  del  debitore  conunerciante  e  del  debitore  pro- 
^irietario  d'immobili  —  Queste  ed  altre  non  men  gravi  considerazioni  raccoman- 
dano la  introduzione  di  silTattc  istituzioni  in  Italia ,  come  altamente  giovevoli  al 
credito  agrario — 5Ia  quali  ordinamenti  dalle  medesime  possano  meritare  1'  odio- 
so nome  di  privilegi,  e  quali  no:  se  i  lumi  della  esperienza  e  le  peculiari  condi- 
zioni de'paesi  italiani  riebieggano  importanti  modificazioni  nelle  Associazioni  ter- 
I  itoriali,  e  quali  siano  :  se  anche  dove  sono  ipoteche  occulte,  o  le  proposte  rifor- 
me non  sono  con  celerilà  sperabili ,  sia  possibile  adottare  metodi  sussidiari  per 
rendere  utili  le  enunciate  Associazioni:  se  capace  di  effetto  e  vantaggiosa  mai  fosse 
per  riuscire  una  somigliante  Associazione  generale  por  tutta  l'Italia,  anche  aflìn 
di  produrre  l'equilibrio  del  movimento  e  della  diU'usione  de'capitali  nelle  sue  va- 
rie contrade,  e  per  fornire  i  mezzi  a  grandi  inlrapesc  di  utilità  comune  a'diver- 
si  slati  della  penisola  :  quali  altre  istituzioni  di  risparmio  ,  di  beneficenza  e  di 
soccorso,  per  le  classi  lavoratrici,  fossero  atte  a  combinarsi  con  le  Banche  Ter- 
ritoriali :  di  qual  grado  di  sviluppamento  e  di  qual  forma  di  applicazione  sia  su- 
scettiva oggigiorno  in  Italia  il  principio  di  associazione  in  materia  di  credito  : 
queste  ed  altre  gravi  ricerche  saranno  altrettanti  obbietti  de'  solenni  studi  a'cjuali 
dovrà  consacrarsi  la  Commessione ,  cui  verrà  confidato  un  incarico  di  tanta  im- 
portanza scientìfica,  di  si  larga  estensione  d' indagini,  e  di  cosi  alta  influenza 
sulla  proprietà  economica  della  carissima  patria  comune  —  Il  Mancini  conchiu- 
de, invitando  i  suoi  dotti  coUcghi  a  ragionar  suH'  argomento,  e  scusandosi  se  à 
dovuto  limitarsi  ad  una  semplice  comunicazione  orale ,  in  vece  d' intrattener 
r  adunanza  con  un  lavoro  meditato  e  scritto ,  essendone  stato  impedito  da  una 
grave  sventura  domestica  da  cui  è  minacciato  —  Proi)one  egli  intanto  ,  e  si  de- 


—  519  — 

lil>cra ,  ringraziarsi  a  nome  della  Sezione  il  benemerito  sig.  conte  di  Salmour  del 
lavoro  da  lui  inviato. 

I/avv.  Scialoja  ha  notato  rlie  non  ostante  l'opera  del  conte  di  Salmour,  prege- 
vole sotto  molti  riguardi,  ma  incompiuta  sotto  altri,  la  quistionu  del  eredito  agra- 
rio è  una  delle  quistioni  quanto  importante  altrettanto  ancor  poco  matura.  Gli 
stessi  statuti ,  che  l'onorevole  cav.  Mancini  indicava,  dietro  le  tracce  del  Sal- 
mour, come  preferibili , -riguardano  in  effetto  società  che  furono ,  poiché  i  gior- 
nali annunziano,  che  la  Compagnia  che  li  avea  adottati  nel  Belgio,  è  fallita.  In 
ogni  modo  il  credito  apfrario  offre,  come  principale  guarentia,  le  proprietà  con- 
sistenti in  fondi  di  terra.  Sicché  è  impossibile  parlare  di  tal  credito  senza  ra- 
gionare delle  condizioni  legali  di  quelle  proprietà  ,  le  quali ,  qualunque  sia  la 
forma  che  diasi  alle  istituzioni  bancarie,  dovranno  sempre  rispondere  a'  credi- 
tori. Or  tali  condizioni  dipendono  dalla  legislazione  relativa  alle  ipoteche,  al  tra- 
sferimento di  proprietà,  ed  alla  espropriazione  forzala.  Similmente  è  necessario 
aver  riguardo ,  nelle  associazioni  di  credito  ,  alla  descrizione  de'  fondi  di  terra  , 
al  loro  valore,  ed  a  simiglianti  cose,  per  le  quali  sono  necessarie  le  vedute  am- 
ministrative, rispetto  ai  catasti,  ai  censimenti,  alla  base  de'  tributi  fondiari  ecc. 
Da  ultimo  è  da  tenere  io  gran  conto  lo  stato  economico  in  genere  delle  nazio- 
ni, presso  le  quali  volesse  introdursi  alcuna  istituzione  di  credito  agrario.  Im- 
perciocché di  diversa  importanza  sono  gli  ostacoli ,  se  la  divisione  della  pro- 
prietà è  maggiore  o  minore,  se  i  capitali  abbondano  osono  insudicienti  alla  in- 
dustria generale,  e  se  in  fine  la  loro  direzione  è  più  o  meno  avviata  ad  uno  o 
ad  altro  ramo  d' industria.  Di  sorta  che  egli  porta  opinione,  che  senza  discutere 
profondamente  queste  diverse  condizioni  legali ,  amministrative  ed  economiche, 
non  si  possa  mai  con  profitto  alcuna  cosa  stabilire  intorno  alle  istituzioni  di  cre- 
dito agrario.  D'  altra  parte  ha  notato,  che  le  discussioni  IcgaU  ed  amministrative 
escono  da'  limiti ,  entro  cui  debbono  restringersi  quelle  di  una  Sezione  di  Tec- 
nologia. Ha  quindi  stimato  cosa  utile  il  proporre  che  alla  Commessione,  già  esi- 
stente, si  aggiungano  altri  valentuomini  de'  diversi  Stati  d'Italia  con  l' incarico 
di  fare  un  lavoro  distinto  in  due  parti  per  ciascuno  Stato ,  cioè  una  parte  spe- 
ciale, contenente  la  descrizione  delle  diverse  condizioni  locali  della  proprietà  e 
del  credilo,  ed  un'  altra  parte  contenente  i  diversi  progetti  e  le  diverse  opinioni 


—  520  — 

che  piacesse  concepire  ed  esporre,  lu  lai  modo  inviandosi  qnesli  lavori  al  futu- 
ro Consrcsso  di  Genova,  perdio  ne  facesse  maleria  di  ponderata  discussione  ,  pò- 
Iri'lihe  ottenersi  una  scientilica  risoluzione  appog^'iata  a  fatti  positivi,  ed  illumi- 
nata (la  sodi  principi. 

L'avv.  Francesco  Paolo  Ruggiero  ha  detto,  che  a  lui  sembra  doversi  distingue- 
re le  diverse  quistioni  che  si  sono  fatte  entrare  sinora  nell'esame  della  proposta 
concernente  il  credito  agrario.  Quella  diretta  a  trovare  il  modo  da  render  agevole 
il  contrarre  deliiti  con  ipoteca  non  entra  direttamente  nella  ricerca  de'  modi  da 
facilitare  a  colui  che  coltiva  icire  non  sue  il  trovare  danari  a  prestito.  Al  coltiva- 
tore proprietario  di  terre  ù  più  facile  il  contrarre  debiti;  e  per  questi  si  tratta 
solo  di  trovare  il  modo  da  far  scemare  le  ragioni  dell'interesse.  Certamente  gio- 
va anche  all'  agricoltura  1'  aver  leggi  ipotecarie  che  rendan  sicuri  i  prestiti.  In 
questo  entran  le  indagini  sul  perfezionamento  de' sistemi  ipotecari  d'Italia:  co- 
sa più  speculativa  che  di  una  pronta  ed  efficace  utilità.  Le  varie  leggi  d' Italia  su 
questa  materia  hanno  la  imperfezioni!  di  tutte  le  altre  legislazioni  conosciute , 
quella  cioè  di  non  potere  schivare  i  pesi  occulti.  Di  questa  materia  la  Commes- 
sione  destinata  dal  Congresso  ,  à  il  dovere  di  occuparsi  :  poiché  gli  scienziati 
debbono  avere  come  loro  dovere  quello  di  preparare  utili  materiali  a  coloro  che 
go\ernano.  L'  altra  quislione  relativa  a'  metodi  simili  a  quelli  trovati  in  Germa- 
nia per  facilitare  per  mezzo  di  Banche  o  altre  associazioni  la  contrazione  di  de- 
bili con  garentia  delle  proprietà  immobili ,  siccome  quella  che  mira  a  trovare 
una  istituzione  generale  per  tutta  Italia  che  possa  ovviare  agl'inconvenienti  del- 
le leggi  ipotecarie,  dovrà  essere  ancor  essa  esaminata  ;  ma  darà  luogo  ad  una 
proposta  che  non  potrà  recarsi  ad  atto  senza  1'  approvazione  e  la  protezione  di 
lutt'i  Governi,  e  però  assai  malagevole  ad  effettuarsi.  Il  modo  più  diretto  adun- 
que e  [liu  facile  è  quello  di  sollevare  il  credito  personale  dell'  agiicoltore  ,  e  di 
ricercar  la  maniera  di  fargli  con  facilità  trovare  danaro  e  di  assicurare  che  egli 
renda  il  danaro  prestato.  La  ricerca  di  questo  modo,  1'  esaminare  ciò  che  una 
generale  associazione  possa  operare  per  conseguir  questo  line  ,  deve  essere  il 
Iirincipale  scopo  della  Commcssione. 

Il  prof.  Salvatore  Marchese  fa  osservare,  che  lodevolissimo  è  lo  studio  che 
si  dà  la  Sezione  di  cercare  modo  di  rialzare  il  credito  agrario.  Che  nella  riccr- 


—  521  — 

ca  de' mezzi  per  pervenirvi  ne"  diversi  stali  italiani  si  è  accennalo  allo  stabili- 
nicnlo  d' istituzioni  che  si  accostassero  con  alcune  modiGcaziunl  alle  banche  a};ra- 
rie  conosciute  in  Prussia,  in  Polonia  ed  in  altri  paesi.  Egli  intanto  risolutamen- 
te pensa,  che  nello  stato  in  cui  si  trovano  le  diverse  legislazioni  d' Italia ,   lo 
stahilimento  di  simili  istituzioni  è  un  vano  desiderio  clic  non  può  avere  efletto. 
Ricorda  l' osservazione ,  che  quando  il  credito  si  vuol  far  camminare  per  le  ae- 
ree regioni ,  non  si  ottiene  quello  che  si  potrebbe  facendolo  camminare  per  vie 
meno  complicate  e  terrestri.  Che  qualunque  sia  la  combinazione  di  una  banca 
specolala  per  rialzare  il  credito  agrario,  dovrà  sempre  come  un  elemento  vitale 
contenere  un  mutuo  ad  interesse,  che  ha  per  base  quelle  stesse  condizioni  da 
cui  dipende  il  mutuo  che  farebbe  ogni  capitalista  particolare.  Che  quindi  la  sor- 
te della  banca  sarà  sempre  in  un  paese  simile  alla  sorte  dell'  ordinario  contratto 
«li  mutuo.  Il  i-redito  agrario  bancario  sarà  simile  al  credito  agrario  particolare. 
l.e  l)anche  non  possono  che  come  una  ruota  facilitare  la  circolazione  de'  capitali 
|M3r  avviarsi  ove  sono  richiesti ,  ma  quando  no  '1  vietano  altre  fondamentali  con- 
dizioni necessarie  a  far  migliorare  questa  specie  di  credilo.  Dice  che  queste  con- 
dizioni stanno  appunto  nel  sistema  ipotecario,  nelle  procedure  relative  alla  es|)ro- 
priazione,  ed  in  altre  istituzioni  atte  a  render  Aicile,  libera  ,  e  non  dispendiosa 
la  circolazione  della  proprietà.  Pensa  quindi ,  che  ogni  opera  scientifica  del  Con- 
gresso deve  rivolgersi  a  studiare  le  condizioni  che  servono  in  generale  a  rialzare 
il  credito,  e  che  la  quistione  delle  banche  è  di  secondo  ordine  e  posteriore.  Kat- 
forza  questa  opinione  con  la  osservazione  che  le  banche  di  Prussia  lian  potuto 
sussistere ,  perché  non  incontrano  gli  ostacoli  che  risultano  dal  sistema  ipoteca- 
rio, e  i)iu  ancora  perché  sono  stale  sostenute  da  una  serie  di  privilegi  contrari 
alle  tendenze  progressive  delle  legislazioni ,  come  sarebbero  l' arresto  di  perso- 
na, che  si  spera  quando  che  sia  veder  disparire  da' codici,  il  privilegio  odioso 
nella  riscossione  de"  fruiti ,  quello  dell'  eccezionale  anteriorità  accordala  alla  ban- 
ca nel  caso  di  espropriazione.  Che  questi  privilegi  ingiusti  tendono  a  disquili- 
brare il  corso  naturale  de'  capitali ,  ed  ingenerano  gravi  inconvenienti.  Che  quin- 
di con  silTalti  privilegi  esorbitanti,  che  si  sono  creduti  necessari  alla  sussistenza 
della  banca,  non  sono  da  desiderarsi  tali  istituzioni ,  ove  pure  potessero  avere 
esistenza,  negli  slati  ilahani.  E  finisce  con  dichiarale  ch'egli,  miscredente  degli 


—  .V22  — 

effetti  magiri  dello  banche  ,  confida  priiicipalmoute  ne"  miglioramenti  accennali 
relativi  alle  iiwteclie  ,  alle  procedure  e  ad  altre  istituzioni  riguardanti  la  circo- 
lazione della  proprietà  territoriale ,  per  veder  rialzato  il  credito  agrario  ne" di- 
versi stati  d' Italia. 

In  seguito  il  marchese  Giudice  Gian-AIaria  Puoti  ha  preso  la  parola  dicendo 
eh" è  condizione  dell'uomo,  che  molte  cose,  le  quali  egli  avvisa  come  buone, 
restino  nel  suo  desiderio.  Di  questa  specie  egli  crede  che  sia  la  materia  della 
discussione.  È  frequente  uell'  economia  politica  1"  errore  di  afl'ermarc  di  doversi 
fare  quel  che  non  si  fa,  perchè  appaia  di  dover  essere  utile.  Mentre  d'ordinario 
si  dee  dire:  questo  non  si  fa,  e  parrebbe  utile  il  farlo.  Dunque  non  si  dee  fare, 
perchè  certamente  manca  quell'  utilità  che  sarebbe  sola  bastante  affinchè  si  fa- 
cesse. E  quando  si  propone  una  quislione  sul  modo  di  far  quel  che  non  si  fa; 
invece  di  accingersi  a  dir  che  debba  adoprarsi  perchè  il  non  fatto  si  facesse ,  è 
mestieri  investigare  se  quel  che  non  si  fa  possa  farsi.  Ed  in  vero  non  si  fa  quel 
che  non  è  utile.  E  quel  che  dovrebbe  esser  utile,  e  non  lo  è,  sicuramente  è  im- 
pedito da  ostacoli,  che  ne  arrestano  il  corso.  Si  ricerchino  gli  ostacoli.  Se  essi 
discopronsi  temporanei,  o  vincibili,  si  attenda  l'opportunità,  o  si  rimuovano 
gli  ostacoli,  e  tornerà  utile  quel  che  parca  di  esserlo,  e  si  farà.  Ma  se  gli  osta- 
coli si  troveranno  perenni  ed  invincibili  ;  il  problema  si  dee  dichiarare  d' im- 
possibile soluzione.  Tale  esser  quello,  sul  quale  si  ragiona.  Non  si  presta  danaro 
con  sicurtà  sulle  terre,  per  effetto  del  sistema  ipotecario,  per  le  condizioni  e 
r  indole  del  secolo.  Il  sistema  ipotecario  vi  si  oppone,  e  non  pe'  vizi  del  sistema, 
si  bene  pel  suo  maggior  pregio.  Esso  svela  lo  stato  vero  delle  fortune,  e  ma- 
nifesta le  piaghe  delle  famìglie  ;  e  cosi  mostra  con  quanta  difficoltà  si  ricupe- 
rerebbero i  propri  capitali  ;  e  perciò  non  si  presta.  Nel  secolo  passato  le  fortune 
eran  poco  divise,  e  ci  avea  delle  case  ricchissime,  e  molta  povertà  nell'univer- 
sale; mentre  oggi  mancano  gli  opulenti,  ma  la  commodilà  è  più  generale.  La 
ricchezza  produceva  il  sopore  e  la  negligenza  ,  e  così  s' invertiva  il  danaro  pre- 
standolo a  chi  il  versava  neh'  industria.  Giacché  i  prestiti,  oltre  i  pochi  fatti  da- 
gli usurai ,  sono  un  mezzo  d' allogare  i  propri  capitali  con  chi  li  inverte  nel  mo- 
vimento dell'industria,  contentandosi  il  prestatore  dell'interesse  e  d'una  pic- 
cola aliquota  del  guadagno  ,  e  lasciando  all'  improntatore  tutto  il  resto  del  prò- 


—  523  — 

» 

lìlto  e  la  faCica.  Oggi  tulio  è  molo,  e  lullo  è  vita.  Ognuno  Miol  fare,  e  non  far 
fare.  E  cosi  questo  contratto  non  è  più  in  armonia  con  le  condizioni  e  con  l' in- 
dole del  secolo.  Ciò  che  un  sistema  legislativo  non  patisce,  e  die  l' indole  e  le 
condizioni  del  secolo  contrariano,  è  impossilìiie.  Le  associazioni  della  Poniera- 
nia  seguile  ,  come  si  è  inteso,  da  avventurato  fine,  non  sono  lestinionio  della 
falsili!  della  sua  opinione ,  itercliè  nella  eeononiia  politica  suol  tenersi  effello 
quel  che  avviene  dopo.  Ma  \ìer  queste  associazioni  si  parla  di  privilegi.  Co'  pri- 
vilegi si  fa  possibile  ogni  istituzione.  Ma  i  privilegi  sono  ingiustizie.  Essi  fanno 
orrore;  e  questo  distrugge  la  fiducia  ed  il  fondamento  del  credilo.  La  religione 
che  fa  reale  1'  umanità  ,  e  tulio  ahliella  ed  infiora ,  darà  (piel  bene,  die  per  altra 
via  non  si  può  ottenere.  Un  curato  in  un  piccolo  comune  di  Calabria  cominciò 
a  dispensar  per  semenza  una  quantità  del  suo  grano.  Al  ritorno  di  questo  con 
una  piccola  aggiunta  per  mercede,  il  suo  tesoro  cresceva.  Fatto  il  mulliplico 
per  più  anni ,  ora  il  comune  ha  più  semenza,  che  non  glie  ne  bisogna.  Questo 
esempio  si  ripeta  da  molli.  E  cosi  si  soccorreranno  gli  agricoltori,  e  non  i  desi- 
diosi  possidenti  di  terre,  die  improntano  ordinariamente  per  dissipare  e  mano- 
mettere il  loro  patrimonio. 

Il  Presidente  conte  Freschi,  riassumendo  la  quislione  ed  osservando  che  dal 
suo  svilu|>pamenlo  sembrava  essersi  posto  in  luce  ciò  che  l' avvocato  Scialoja 
aveva  annunziato ,  cioè  di  essere  la  quislione  mista  di  vari  elementi ,  ed  oltrac- 
ciò per  anco  bisognosa  di  maggiori  schiarimenti  per  poter  essere  da'  venturi 
Congressi  con  profitto  discussa,  ha  slimalo  accogliere  la  proposta  di  aggiungere 
altri  individui  di  diversi  paesi  d' Italia  alla  Commessione  già  nominata,  con  l' in- 
carico di  preparare  i  lavori  pe' successivi  anni;  e  si  riserba  di  sceglierli  e  de- 
stinarli. 

L'adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Co.me  Giicr.vrdo  Freschi 

.\VV.  Cav.  P.VSQt'ALE  StA.MSLAO  iL\5tl.M 

I  Segretari  {  Avv.  A.nto.mo  Sciai.ojv 
GiiSEPPi;  Uevi.>ce>zi 


ADUNAINZA 

DKL  GIORNO  ì  OTTOBRE  184o 


L 


Il  vice-Presidente  cav.  Cagnazzi  nell'  assenza  del  Presidente  Freselii  assume  le 
funzioni  della  presidenza  ,  qual  decano  de' vice-Presidenti. 

Indi  il  vice-Presidente  Sanguinetti  prende  la  parola  onde  accennare  le  cause 
per  le  quali  la  presidenza  adottò  di  tenere  in  questo  giorno  una  tornata ,  causo 
che  definisce  nella  necessità  di  esaurire  le  molte  materie  da  discutersi  nell'at- 
tuale Congresso  ,  e  nel  pensiero  di  rendere  il  migliore  degli  omaggi  al  giorno 
onomastico  dell'Augusto  Principe  Ereditario  con  proseguire  in  questo  di  gli  stu- 
di e  le  discussioni  donde  può  emergere  utilità  alle  applicazioni  agronomiche  e 
tecniche  in  questa  hclla  parte  della  Penisola.  L'  adunanza  applaude  alle  parole 
del  Cagnazzi  ed  a  quelle  del  Sanguinetti. 

etto  ed  approvato  il  processo  \erbale,  lo  stesso  vice-Presidente  Sanguinetti 
annunzia,  che  il  cav.  Mancini  si  scusa  di  non  poter  adempiere  al  suo  udìcio  di 
Segretario  ne'  due  rimanenti  giorni  del  Congresso,  perchè  colpito  dalla  sven- 
tura della  perdita  di  una  sua  figliuola.  La  Sezione  ha  espresso  il  desiderio  che  sia 
manifestata  al  Segretario  anzidetto  la  generale  condoglianza. 

Il  sig.  Giudice  Moreno,  prendendo  occasione  da  quanto  si  dicea  del  credilo 
agrario,  ha  fatto  notare  che  la  quistione  definita  già  dalla  Sezione  si  deve  riat- 


—  525  — 

laccare  alla  quistione  del  credito  in  generale,  ed  ha  perciò  domandalo  che  la 
Commcssione  già  nominata  o  da  ingrandirsi  anche  con  l' aggiunta  di  altri  com- 
ponenti ,  versi  su  i  modi  più  acconci  per  rilevare  tutta  la  potenza  del  credito  in 
Italia;  e  ciò  per  due  ragioni,  la  prima,  che  essendo  l'agrario  una  specie,  anzi 
una  varietà  del  genere  credito,  e  che  riguarda  una  sola  specie  di  industria,  non 
si  delihono  desiderare,  né  proporre  incoraggiamenti  ad  una  soia  e  data  industria 
specialmente,  perchè  questo  facendo  colà  affluire  forzatamente  il  capitale,  sarch- 
ile un  danno  per  tutte  le  altre  specie  d' industria  ;  la  seconda  ragione  è  che  os- 
servando i  fatti  si  vede  non  il  solo  credito  agrario ,  ma  anche  il  mercantile  in 
condizioni  non  prospere.  Le  quali  cose  avendo  discorse,  ha  conchiuso,  si  fa- 
cessero le  debile  lodi  all' eccellente  lavoro  del  conte  di  Salniour. 

Il  cav.  Cagnazzi  ha  osservato  che  la  questione  essendo  già  chiusa,  ogni  nuo- 
va discussione  veniva  interdetta,  ed  ha  esortato  il  sig.  Moreno  di  passar  le  sue 
osservazioni  alla  Commessione. 

Il  sig.  Giuseppantonio  Ricci  legge  una  memoria  intorno  a'  combustibili  fattizi 
bituminosi  ed  oleosi ,  mostra  come  facilmente  potrebbero  ottenersi  fra  noi  con 
r  impiego  de'  residui  oleosi  dell'  agricoltura  e  con  le  sostanze  bituminose  ,  che 
trovansi  in  gran  copia  in  molte  miniere  de'  reali  domini.  Aggiunge  come  essen- 
do necessario  di  sceverare  le  sostanze  bituminose  dalle  materie  eterogenee  con 
le  quali  son  combinate,  egli  si  e  giovato  di  un  apparecchio  attivato  da  un  fornel- 
lo di  sua  costruzione.  Conchiude  ,  che  per  menare  ad  effetto  il  proponimento 
di  fabbricare  in  grande  questi  combustibili  fattizi  come  fanno  gì'  Inglesi  ed  i 
Russi,  farebbe  mestieri  innanzi  tratto  di  formare  in  questo  regno  1.°  un  pro- 
spetto geologico  economico  delle  miniere  bituminose;  2."  un  conto  approssi- 
mati^'o  de'  residui  oleosi  dell'  agricoltura  ;  3.°  un  quadro  delle  risorse  che 
s' incontrano  ne'  siti  ove  si  credesse  conveniente  stiibilire  la  manifatturazioue  di 
quegli  combustibili  pel  provvisionamcnto  delle  materie  che  ad  essa  debbono  ser- 
vir di  base  come,  sanse,  ijhtme  di  gramiiutcee ,  baccelli  di  leguminose  ecc.  ;  4.°  un 
conto  delle  spese  di  trasporto  da'siti  di  produzione  a  quelli  d' imbarco  de'  com- 
bustibili confezionati. 

Il  sig.  Luigi  Priore,  a  proposito  di  ciò  che  nelle  precedenti  tornate  fu  detto 
intorno  agi'  insegnamenti  delle  discipline  naturali  ricorda,  che  egli  sin  dal  ISiJ 

67 


—  526  — 

ne  ha  introdotto  l' insegnamento  gratuito  nel  suo  Istituto,  cliiamandovi  vari 
professori,  tra'  quali  il  sig.  Dorotea  di  cui  ha  presentato  un  discorso  su  la  ne- 
cessità delle  scienze  naturali. 

Il  capit.  Sponzilli  logge  un  cenno  che  dice  estratto  da  una  sua  opera  inedita 
intorno  un  nuovo  canone  litologico  di  tecnologia  militare.  Egli  avvisa  che  nella 
nostra  lìngua  italiana  non  dobbiamo  esser  punto  restii  ad  introdurre  nuove  vo- 
ci ,  e  fernia  che  non  avendosi  riguardo  nò  alla  natura  ,  né  all'  indole  della  lin- 
gua ,  per  la  |)arte  militare  bisognerebbe  adottare  quelle  voci  le  quali  sono  più 
comunemente  sentite  per  isofonia  nel  maggior  numero  delle  lingue,  e  si  spinge 
co'  suoi  desideri  ad  un  linguaggio  quasi  universale  di  cui  le  attuali  lingue  non 
sarebbero  altro  che  dialetti. 

Il  cav.  Presidente  Cagnazzi  ha  ricordato,  che  essendosi  già  discorso  della  im- 
portanza del  linguaggio  tecnologico,  fu  nominata  una  Commessione;  cosi  ancora 
per  la  sinonimia  delle  piante;  sicché  per  linguaggio  tecnico  militare  si  potrebbe 
il  sig.  Sponzilli  unire  alla  Commessione. 

Il  sig.  Ayala  dice  che  ciò  non  può  aver  luogo  perchè  non  fu  nominata  una 
Commessione ,  ma  si  pochi  individui  si  offersero  spontaneamente  di  presentare 
al  Congresso  di  Genova  il  disegno  di  un  dizionario  tecnologico.  11  vice-Presi- 
dente Sanguinetti  ricorda  che  precisamente  la  cosa  andò  in  questi  termini ,  e 
perciò  il  sig.  Sponzilli,  se  vuole  potrebbe  conferire  con  coloro  che  si  offersero 
di  lavorare  intorno  alla  tecnologia:  ed  avendo  il  sig.  Ayala  mostrata  la  necessità 
di  mantener  pura  la  nostra  favella ,  il  sig.  Sponzilli  gli  risponde  con  alcune  os- 
servazioni le  quali  sono  state  trovate  inutili  dal  cav.  Cagnazzi  dicendo  che  si 
usciva  dalla  quistione. 

Il  Maggiore  de  Agostino  legge  una  sua  memoria  intorno  all'impiego  della  pres- 
sione atmosferica,  come  motore  e  delle  modificazioni  apportate  dal  sig.  Ignone. 
Cosi  il  colonnello  Costa  ha  osservato  che  il  trovato  della  pressione  atmosferica  e 
la  sua  applicazione  alle  macchine  non  e  cosa  nuova ,  essendosi  già  praticata  in 
Inghilterra  ed  altrove  :  ma  che  ad  ogni  modo  l'applicazione  del  sig.  Ignone  sotto 
molti  aspetti  gli  sembra  lodevole;  alla  quale  osservazione  il  sig.  Ignone  ha  ri- 
sposto che  non  si  parlava  di  un  nuovo  trovato ,  né  di  un  nuovo  modo  di  ado- 
perarlo; ed  il  Costa  ha  soggiunto  che  anche  l' impiego  dell'  aria  prima  repressa 


—  527  — 

e  poi  dilatala  ,  è  trovato  ,  di  cui  già  scrittori  stranieri  ragionarono.  Ma  il  sig. 
Ignonc  ha  fallo  osservare  che  la  novità  consiste  nel  servirsi  de'residui  delle  com- 
bustioni per  ottenere  che  l' aria  si  dilati. 

Il  cav.  Cagnazzi  notando  che  qualunque  novilà  di  questo  genere  di  scoverta 
è  sempre  di  grandissimo  conto,  lia  mostrato  la  speranza  che  nuo\e  esperienze 
aggrandendo  l' importanza  de'  trovati,  diano  più  larga  materia  alle  relative  di- 
scussioni nel  Congresso  di  Genova. 

Il  prof.  Giudice  Moreno  ha  detto  che  egli  avea  già  dimandato  di  leggere  il 
suo  lavoro  su'  soccorsi  da  dare  agli  artigiani ,  ma  per  mancanza  di  tempo  la  let- 
tura non  potè  aver  luogo.  Ha  poi  soggiunto  che  la  Commessione  nominata  in 
.fidano  per  questo  importante  oggetto,  e  che  ha  mostrato  co'  preliminari  studi 
la  malagevolezza  dell'  opera,  accresciuta  da  altri  commessari  sia  invitata  a  pro- 
porre il  bisognevole  all' 8.°  Congresso,  lavorando  per  altro  ciascuno  separata- 
mente ed  applicando  le  sue  vedute  al  paese  in  cui  vive. 

U  sig.  Sangxiinetli  fa  plauso  alle  intenzioni  del  sig.  Moreno,  e  nota  come  fu- 
rono in  Milano  elevati  da  diverse  persone  e  specialmente  da  lui  alcuni  dubbi  sii 
l'uniformità  di  uuo  Statuto,  osservando  che  alle  speciali  condizioni  bisogna  aver 
riguardo.  La  Commessione  seguirà  le  sue  indagini.  Profitterà  pure  dcgl'  impor- 
tanti lavori  pubblicati  sul  soggetto  ,  e  la  presidenza  si  propone  di  aggiungere 
altri  commessari  a'  già  nominati. 

Il  Segretario  Devincenzi  dice  aver  ricevuto  una  lettera  del  sig.  Domenico  Rizzi 
nienibro  de'  passati  Congressi ,  il  quale  dopo  aver  scritto  di  manifestare  all'adu- 
nanza il  suo  grandissimo  dispiacere  di  non  a\er  potuto  intervenire  alla  setlima 
riunione ,  aggiunge  che  per  contribuire  anche  da  lontano  agli  sforzi  unanimi 
della  Sezione  di  migliorar  l'agricoltura  italiana,  ha  nuovamente  pubblicato  l'o- 
peretta del  Bottari  sulla  coltivazione  della  vite  ne'  terreni  arenosi  de'  littorali , 
di  cui  manda  in  dono  buon  numero  di  esemplari. 

11  sig.  Giov. Battista  l'iatli  di  Milano  ha  concorso  al  premio  del  benemerito  sig. 
marchese  Francesco  Pallavicini ,  inviando  una  memoria  sul  nuovo  sistema  di 
strade  ferrate  a  motore  di  aria  compressa.  Il  Presidente  per  1'  esame  di  questa 
memoria  nomina  una  Commessione  composta  da'  signori  prof.  Orioli ,  mag- 
giore d' Agostino ,  Ferdinando  de  Luca,  e  Abbate  Conti. 


—  528  — 

Il  Segretario  Devincenzi  annunzia  aver  il  cav.  Woodhicnc  Parish  presentata 
una  pianta  litografica  della  città  Peckino,  che  si  vuol  ritenere  come  la  più  com- 
piuta che  sia  stata  fatta  in  Europa,  e  una  Mappa  delle  Provincie  del  Rio  della 
Piata  ritratta  da  documenti  inedili  e  riuniti  dallo  slesso,  durante  una  ufTiciale 
residenza  in  quella  parte  dell'America  meridionale ,  acciò  chiunque  lo  bramasse, 
potesse  vedere  presso  la  Segreteria  generale  questi  lavori  assai  preziosi  per  la 
novità  e  per  la  precisione  di  cui  l' illustre  inglese  ha  arricchito  la  scienza  Geo- 
grafica. 

Il  sig.  Giacinto  Mompiani ,  come  relatore  della  Commessione  per  l' industria 
Serica  permanente  stabilita  in  Milano  per  la  parte  che  risguarda  il  gelso  e  la 
seta,  legge  un  rapporto  in  cui  espone  come  la  Commessione  siasi  determinata  di 
dare  le  basi  a'  suoi  studi  col  rilievo  dello  stato  in  cui  trovasi  la  scienza  nel  mag- 
gior numero  delle  contrade  d"  Italia.  Dal  quale  esame  risultando  quali  siano  i 
punti  che  particolarmente  meritano  di  essere  studiali  acciò  questa  parte  tanto 
importante  delle  industrie  nazionali ,  tolta  alle  incertezze  dalle  quali  suol  essere 
si  di  frequente  liavagliala  ,  possa  assumere  quella  condizione  progressiva ,  che 
non  può  essere  che  la  conseguenza  de'  principi  nazionali ,  cui  trovasi  appoggia- 
ta; ne  propone  la  considerazione  si  agli  studiosi  che  a'  pratici  d'ogni  provincia 
ad  oggetto  di  potersi  giovare  della  loro  cooperazione  per  le  dottrine  che  andrà 
pubblicando  ne' Congressi  sussecutivi.  A  questo  fine  il  Mompiani  significa  va- 
gheggiare la  Commessione  il  pensiero  di  fare  di  tulle  le  utili  conoscenze  che 
andrà  raccogliendo  una  pubblicazione  periodica,  che  verrebbe  giustamente  inti- 
tolata Annali  dell'  induslria  Serica  Italiana.  Passa  poi  a  ricordare  vari  lavori  già 
fatti  o  proposti  da  \ari  membri  di  questa  Commessione.  Parla  di  un  rapporto 
dello  stato  di  questa  industria  nel  Friuli  del  conte  P.  Antonini  ;  di  un  lavo- 
ro intorno  a  questa  industria  nelle  provincie  di  Pesaro,  Ancona  e  Macerata  del 
sig.  Domenico  Rizzi ,  e  di  vari  scritti  raccolti  nel  regno  di  Napoli  dal  sig.  G.  De- 
vincenzi da  quasi  tutte  le  Società  Economiche ,  le  quali  sono  state  molto  lodate 
per  lo  cortese  modo  come  hanno  risposto  all'  invito  di  questo  membro  della  Com- 
messione, e  fra  questi  scritti  più  specialmente  ragiona  di  quelli  del  sig.P.  Greco 
per  la  provincia  di  Reggio,  del  sig.  L.  Grimaldi  per  la  Calabria  Ultra  seconda, 
e  d«l  sig.  Giovanni  Centola  per  la  provincia  di  Salerno:  come  di  quelh  che  offra- 


—  529  — 

no  maggiori  nolizic.  Ricorda  in  fine  quanto  il  sig.  Devincenzi  si  sia  adoperato  e 
con  lo  stabilimento  di  una  bigattiera  modello,  e  con  gli  scritti  e  con  altre  sue 
cure  di  migliorare  in  queste  parti  d' Italia  le  praticlic  del  governo  pe'  bachi  e 
della  coltivazione  de'  ;,'eisi. 

La  Sezione  ha  deliberato  die  il  rapporto  del  sig.  Mompiani  contenente  una 
specie  di  programma  per  gli  studi  da  fare  intorno  all'  industria  serica  sia  stam- 
pato negli  atti  ,  e  fa  unanime  plauso  al  desiderio  della  pubblicazione  degli  An- 
lìali  deW Industria  Serica  Italiana.  ' 

L'avv.  Matteo  de  Augustinis  dopo  aver  ricordato  con  liete  parole,  che  con 
piacere  vede  eOelluati  i  desideri  da  lui  espressi  fin  da  molti  anni  passati  intor- 
no ad  una  Commessioiie  o  meglio  quasi  Congresso  Serico  Italiano,  insiste  perché 
la  Commissione  metta  ad  elTetto  il  suo  desiderio  di  fare  una  pubblicazione  pe- 
riodica col  titolo  di  Annali  dell'  industria  Serica  Italiana,  sponendo  quali  grandi 
vantaggi  si  potrebbero  avere  da  questa  opera;  e  conchiude  col  ricordare  di  quan- 
ta importanza  sia  l'industria  serica  per  l'Italia.  Porta  opinione  poter  essere  que- 
sto il  prodotto  più  universale  italiano,  anzi  nelle  attuali  condizioni  economiche 
e  commerciali ,  1'  unico ,  e  quello  cui  l' Italia  deve  principalmente  riguardare  , 
dicendo  che  se  anche  questo  si  fa  sfuggire  si  vedrà  andare  in  ruina  totalmente 
lo  stato  economico  commerciale  italiano.  Conchiude  però,  che  bisogna  essere 
accorti  e  gelosi ,  giacché  altrimenti  la  concorrenza  delle  altre  nazioni  e  massime 
il  commercio  della  China  potrebbero  anche  rapirci  questa  unica   àncora  che 
rimane  al  nostro  stato  economico  commerciale.  Ed  acciocché  più  proficui  tor- 
nar potessero  gli  Annali  testé  progettati ,  raccomanda  ad  ogni  membro  della 
Sezione  ,  di  portare  nelle  venture  riunioni  i  lavori  in  cui  principalmente  do- 
vranno esser  notati  lo  stato  dell'  industria  serica ,  il  prezzo  della  seta ,  i  mi- 
glioramenti introdotti  ed  altre  relazioni  economiche  e  commerciali  suH'  oggetto 
per  ciascuna  contrada  italiana. 

Il  prof.  Marchese  fa  voli  perché  s'inserisca  negli  atti  del  Congresso  il  rapporto 
del  Mompiani  per  l'utilità  che  potrà  ritrarre  l'universale  dalla  sua  pubblicazione. 
]|  sig.  Nicola  de  Luca  propone  di  darlo  fuori  eziandio  nel  diario,  massime  per 
la  parte  che  riguarda  gli  studi  da  fare  acciò  possa  essere  come  di  un  program- 
ma a  tutti  i  coltivatori. 


—  530  — 

E  la  Sezione  si  uniform<i  a  questi  voti  e  fa  plausi  unanimi  al  desiderio  espres- 
so dalia  Commessione  di  pubblicare  gli  Annali  deìl'indus(rìa  serica  ilaliana ,  come 
di  opera  che  molto  potrà  concorrere  a  perfezionare  questo  importantissimo  ra- 
mo dello  nostre  ricchezze. 

Il  sig.  Vismara  annunziando  in  modo  specioso  una  operazione  industriosissi- 
ma di  un  tal  Cremonese,  ha  narrato,  come  costui  acquistando  per  pochissimo 
prezzo  alcuni  aridi  terreni ,  sia  pervenuto ,  mercè  un  bosco  di  gelsi ,  che  vi  ha 
fililo  allignare,  ad  avere  una  rendita  annuale  di  un  valore  di  gran  lunga  maggio- 
re del  prezzo  dello  stesso  fondo. 

Il  vice-Presideule  Sanguinctli  espone  il  desiderio  del  sig.  Macri ,  inventore 
di  alcuni  pressoi  per  le  ulive,  di  avere  una  Commessione  che  esamini  il  trova- 
lo di  lui  ;  e  son  nominati  a  ciò  il  prof.  Cua  ed  il  sig.  cav.  Ignone  e  Colonnello 
Costa. 

Il  march,  di  Sambuy  richiama  1'  attenzione  dell'adunanza  sulla  utilità  di  mi- 
gliorare in  Italia  le  lane  ,  dicendo,  come  facile  e  poco  dispendiosa  cosa  e  dal- 
l' altra  parte  vantaggiosissima  sia  di  migliorare  la  razza  delle  pecore  italiane ,  e 
facendo  osservare,  come  la  stessa  spesa  di  manutenzione  si  richiegga  per  le  pe- 
core fine  e  per  le  ordinarie,  e  come  quelle  prime  certo  non  van  soggette  a  peg- 
giori successi;  presenta  alcuni  saggi  di  squisitissima  lana  del  merinos  che  sono 
nel  Piemonte.  E  fa  fine  col  proporre  che  nel  venturo  Congresso  di  Genova ,  e 
rosi  ne'  successivi ,  ciascun  coltivatore  porli  delle  mostre  di  lana  con  indicazio- 
ne del  peso  che  se  ne  ottiene  da  ciascuno  animale  ,  le  spese  di  mantenimento 
e  la  descrizione  di  quanto  può  riguardare  il  governo  delle  pecore  nelle  proprie 
contrade;  e  che  poi  questi  coltivatori  dopo  aver  conferito  fra  loro,  e  l'un  l'altro 
arricchitisi  dello  scambievoli  nozioni,  ne  facessero  un  rapporto  alla  Sezione  per 
cosi  venirsi  conoscendo  annualmente  lo  slato  e  lo  occorrenze  di  questa  indu- 
stria. La  proposta  è  accolla  con  unanimi  applausi. 

il  sig.  Perifano  ed  il  sig.  Grimaldi  fan  plauso  al  Sambuy  e  si  offrono  di  por- 
tare al  Congresso  di  Genova  i  saggi  delle  lane  degli  Abruzzi  e  delle  Calabrie 
colle  rispettive  dichiarazioni.  Il  march,  de  Ribas  dice  come  in  questo  regno  il 
miglioramento  delle  lane  è  già  cominciato,  e  che  molto  si  deve  questo  migliora- 
mento all'uso  che  si  vuol  introdurre  di  tenere  le  pecore  nelle  stalle  ;  e  ricorda  co- 


—  531  — 

me  neir  ultima  fiera  di  Sinigaglia  le  lane  napolitanc  Turono  mollo  pregiate  ; 
sicché  il  prezzo  giunse  sino  a  quasi  li  franchi  per  ogni  kilogram. 

L'avv.  cav.  Maestri  deputato  per  gli  asili  dell' infanzia  negli  stati  di  Parma 
deposita  nel  lianco  della  Presidenza  la  statistica  de'  medesimi ,  accennando  che 
il  line  della  slessa  non  è  di  compiacere  alla  sterile  curiosità ,  ma  di  trarre  da'  fal- 
li i  ])rincipl  che  costituiscono  la  scienza  economica  nc'puhhiici  e  privali  negozi. 
Quindi  ha  diviso  il  suo  discorso  in  3  parti  :  della  direzione  ,  della  spesa  e  de' 
vantaggi  degli  asili  dell'  infanzia;  toccando  di  alcune  specialità  degli  asili  Parmensi 
che  possono  essere  di  utile  generale.  Ricorda  che  fln  dall'  anno  scorso  gli  asili 
in  Italia  erano  111  e  che  la  privata  carità  vi  consacrava -iOOO  lire;  e  che  nel  cor- 
rente anno  sonosi  aperti  nuovi  asili  e  cresciuto  in  quei  che  vi  erano  il  numero 
de'  fanciulli.  Nel  Congresso  di  Lucca  fu  nominata  una  Commissione  composta 
de'  membri  presi  da  diversi  stati  d' Ilalia  di  cui  è  Presidente  il  cav.  Oporli  ;  la 
Commissione  fu  confermata  nel  Congresso  di  Milano ,  ed  ha  per  ufllcio  di  for- 
mare la  statistica  degli  asili  infantili ,  e  farne  rai)porto  a'Congi'essi;  come  fu  pro- 
posto dal  cav.  Petilti.  Quanto  alla  direzione  ha  notalo  che  negli  asili  Parmensi 
vi  ha  un  consiglio  d'istruzione  (ofiicio  forse  nuovo),  il  quale  ne' di  festivi  dà 
lezioni  alle  maestre.  Questa  si  può  dire  la  parte  della  paternità,  serbata  la  parte 
delle  maternità  alle  dame  visitatrici.  Rispetto  alla  spesa  ha  indicate  le  varie  fonti 
della  privata  carità ,  e  come  i  vari  ordini  sociali  alti  e  bassi ,  e  tutte  le  professio- 
ni intellettuali  e  meccaniche  concorrono  ad  alimentare  gli  asili.  E  rispondendo 
al  quisìto  di  crescere  gli  asili  ove  gli  attuali  non  bastassero  ai  bisogni  della  po- 
polazione indica,  1.°  come  si  potrebbe  attingere  alla  stessa  fonte  della  privala 
carità,  2." come  si  potrebbe  prolìttaie  delle  rendite  di  antichi  ospizi,  riforman- 
done la  primitiva  istituzione,  3.°  come  si  potrebbe  proQltare  delle  doli  destinale 
.il  matrimonio  delle  zitelle ,  facendole  concorrere  allo  slesso  fine  de'  benefici  fon- 
datori. Per  ciò  che  riguarda  ai  vantaggi  che  si  traggono  dagli  asili  dimostra  co- 
me l'alunno  dell'  asilo  è  un  angelo  di  pace  nel  domicilio  paterno  ;  come  colà  co- 
minci r  opera  della  riformazione  del  popolo;  come  dopo  cinque  anni  che  l'asilo 
Cremonese  restituisce  gli  alunni  alle  loro  famiglie  un  solo  non  ha  dato  motivo 
alla  giustizia  o  di  punizione  o  pur  solamente  di  querele.  Parla  dell'  asilo  giova- 
nile detto  della  providenza  eretto  in  Parma  nel  1811,  dove  passano  agli  otto 


—  532  — 

anni  gli  alunni  dell'  asilo  infantile  e  vi  rimangono  Ono  ai  diciotto  trovando  ivi 
le  scuole  tecniche  e  i  pratici  esercizi  a  cui  sonosi  offerti  alcuni  dotti  e  i  capi  di 
bottega.  Finisce  con  le  seguenti  parole  :  «  del  resto  fln  d'ora  dobbiamo  consolar- 
ci e  congratularci  con  l'Italia,  che  1'  utilità  e  la  santità  degli  asili  è  una  verità  la 
quale  procaccia  ogni  di  nuovo  favore  nella  pubblica  opinione ,  sicché  ornai  può 
vantarsi  del  concorso  universale.  I  saggi  governi  li  approvano,  li  soccorrono. 
Non  mancano  loro  i  suffragi  del  Clero  ,  de'  Vescovi  e  di  Roma  ,  oggi  essi  hanno 
la  consacrazione  della  scienza  ;  ciò  che  era  istituzione  di  municii)i  acquista  oggi 
carattere  nazionale.  Spai-si  nella  superficie  della  nostra  Penisola  sono  qui  tutti 
rappresentati  festeggiali  inaugurali.  Quasi  figli  d'  una  stessa  fimiiglia  trassero 
qui  a  far  corona  al  loro  benemerito  istitutore  ,  il  patriarca  de'  figli  del  povero 
(l'Ab.  Aporti)  e  qui  ricevono  in  comune  utili  consigli ,  sinceri  conforti ,  voti  di 
propagazione,  sicurezza  di  perpetuità  ». 

Il  vice  Presidente  Sanguinelti  rammenta  come  l'accademia  Tegea  di  Siena 
propose  un  premio  per  richiamare  l'attenzione  de' dotti  sopra  l' influenza  che  la 
largizione  delle  doti  ha  su  1"  economia  sociale  ;  vari  avere  scritto  su  questo  argo- 
mento, e  fra  gli  altri  il  Tommaseo  ,  ma  che  niuno  ha  fomiolato  cosi  bene  le 
conseguenze ,  come  il  Maestri. 

Il  signor  Bortarelli  parla  di  un  istituto  in  Milano,  in  cui  si  ricevono  i  fanciulli 
usciti  dagli  asili  infantili ,  e  ricorda  lodevolmente  il  consigliere  Enrico  Milius. 
Poi  richiama  l'attenzione  dell'adunanza  sopra  un  importantissimo  argomento, 
dicendo  che  negli  asili  infantili  molto  si  bada  al  perfezionamento  morale  ed  in- 
tellettuale, ma  assai  poco  al  perfezionamento  fisico.  E  fa  ■>oti  perchè  si  rivol- 
gano le  cure  anche  verso  questo  lato ,  aggiungendo  molte  importanti  osserva- 
zioni. 

Il  Barone  D'Ondes  Reggio  dice  come  in  Sicilia  non  vi  ha  alcun  asilo  infanti- 
le ,  e  fa  desideri  perché  vi  si  stabilisca  una  Sezione  della  Commessione  degli  asili 
infantili  nominata  da' passati  Congressi:  ed  il  Presidente  aggiunge  per  la  Sicilia 
il  cav.  Vigo,  il  dottor  Michele  Fodera  ed  il  prof.  Emerico  Amari. 

Si  chiude  la  quistione,  ed  a  proposta  dell'avv.  Matteo  de  Augustinis ,  si  saluta 
con  vivi  applausi  il  fondatore  degli  asili  infantili  in  Italia  il  benemerito  Abaie 
Aporti. 


—  533  — 

Il  niarcliese  Gian  M."  Paoli  deposita  sul  banco  della  presidenza  una  memo- 
ria intorno  ad  una  sua  opera  ancora  inedita  su  l' industria  delle  nazioni.  Ricor- 
da innanzi  tratto  in  questo  suo  scritto  ,  come  l'industria  si  e  l^o^ata  esposta  a 
maggiori  mali  per  l'amor  de" suoi  benefattori  che  per  la  neglif;enza  di  clii  non  la 
cura;  e  dice,  come  con  l'intendimento  di  combattere  questo  dannoso  sistema 
ha  scritto  questa  sua  opera,  il  cui  scopo  è  l'abbattere  l'errore;  che  l'industria 
intanto  abbia  mestieri  d'essere  interamente  regolata  da' governi,  che  questi  aln 
biano  il  dovere  di  regolarla ,  e  che  il  popolo  non  possa  prosperar  nell'  industria 
senza  ((uesto  sistema  regolamcntario,  distinguendo  per  altro  dal  regolamento  la 
protezione.  Esser  questa  sua  opera  divisa  in  tre  parti.  Nella  prima  trattar  del  re- 
golamento, nella  seconda  della  protezione.  E  per  la  prima  parte  dopo  aver  det- 
to esser  questo  sistema  regolamentarlo  inutile  ed  impossibile ,  dovendo  essere 
il  bisogno  dell'uomo  e  la  sua  abilitai  principali  motori  della  industria  ,  fa  la 
storia  de"  vari  errori  sostenuti  dagli  scrittori  e  passati  nelle  diverse  legislazioni. 
E  nella  seconda  parte  stabilisce  ,  come  la  protezione  consiste  in  quell'aiuto  che 
si  appresta  all'intera  massa  dell'industria ,  senza  mai  determinare  quale  eserci- 
zio sia  preferibile ,  né  assegnar  mai  il  quanto  e  il  come.  Nella  terza  parte  inflne 
ragiona  delle  ricchezze,  le  quali  la  natura  nascose  nel  seno  della  terra ,  come  i 
diversi  minerali,  i  fossili  e  cose  simili. 

li  prof.  Enrico  Ruggiero  deposita  egualmente  una  sua  memoria  in  cui  vien 
ragionando  in  generale  dello  zucchero  di  barkibietole  in  Italia,  ed  in  parti- 
colare della  fabbrica  stabilita  in  Teramo  dal  cavalier  Leognani  Ferramosca. 

Il  signor  Nicola  de  Luca  accenna  una  memoria  ,  in  cui  espone  le  esperien- 
ze fatte  da  lui  per  vari  anni  sugli  effetti  che  producono  i  concimi  freschi  ed  i 
macerati ,  dalle  quali  crede  poter  concliiudere  che  il  letame  fresco  sparso  nelle 
semine  autunnali  riesce  profittevole,  perché  il  calore  che  si  s^iluppa  dalla  sua 
fermentazione  nella  stagion  fredda  favorisce  l'accrcscuuento  delle  piante;  e  che 
il  contrario  avviene  in  primavera  perchè  succedendo  la  fermentazione  del  le- 
tame nella  stagion  calda,  si  aggiunge  calore  a  calore,  e  le  piante  restano  dan- 
neggiate. 

Il  signor  Raffaele  Pepe  in  una  sua  nota  dice  che  essendosi  stabilite  le  scuole 
agrarie  comunali  in  questo  regno  ,  sarebbe  ojiportuuo  che  il  Congresso  pro- 

C8 


—  53-5  — 

jionesse  un  prosrammn  d' un  manuale  agiario  pe'  maeslri  di  quelle  scuole ,  il 
((uaie  non  dovrehlie  conlencre  lezioni  d'a^'ricoltura  ,  sihheno  una  norma  co- 
me render  meglio  accomodale  all'inlelligenza  de' conladini  le  teoriche  agrarie  e 
occuparsi  intorno  al  metodo  generale  d'istruzione. 

Il  signor  Diodato  de  Sanctis  presenta  il  disegno  di  un  seminatore  senza  ruote 
da  lui  inventalo,  e  dice  che  lo  farà  stampare  per  donarlo  alla  Sezione. 

Il  marchese  Bertone  di  Sambuy  presenta  da  parte  dell'ingegnere  Michela,  i 
disegni  e  la  descrizione  del  seminatoio  Mermel  puhhiicali  nella  Gazzella  del- 
l'Associazione Agraria  Piemontese. 

Il  cav.  Quadri  fa  una  comunicazione  intorno  ad  un  sistema  di  >enlilazione 
a|)plicabile  alle  prigioni ,  e  ne  presenta  un  modello  con  sua  memoria  inedita. 

11  signor  Antonio  Garibaldi  deputato  della  Società  economica  di  Chiavari  pre- 
senta l'elogio  del  defunto  Intendente  cav.  Emmanucle  Gonzalez,  e  rammen- 
ta come  questi  legò  l'intero  suo  patrimonio  di  oltre  'ioO  mila  fr.,  perché  se 
ne  impiegasse  annualmente  la  rendita  all'incoraggiamento  dell'industria  po- 
polare. 

Il  signor  Filippo  de  Jorio  presenta  una  memoria  col  titolo  :  Pratiche  agrarie 
lolle  dal  rendiconlo  dcìl'isliiiii))  di  Milito  diretto  dal  Marchese  Cosimo  Itidol/i.  Vi  so- 
no varie  osservazioni  relative  al  regno  di  Napoli. 

Il  signor  Antonio  Pirozzi  presenta  una  nota  in  cui  parla  di  alcune  modifica- 
zioni che  ei  vorrebbe  introdurre  negli  aratri. 

Il  signor  della  Martora  ha  depositato  tre  memorie,  una  intorno  al  gelso  e  i  ba- 
chi da  seta  ,  che  si  è  passalo  alla  Commessione  permanente  ,  un'  altra  su  le 
produzioni  di  Capitanata ,  la  terza  intorno  ai  lavori  della  Società  economica  di 
Capitanala  ;  e  queste  due  ultime  si  son  passate  alla  Commissione  delle  pratiche 
agrarie. 

S'è  presentato  una  brevissima  nota  del  sig.  Giuseppe  Pietro  Costa  di  Pinerolo 
intitolata:  osservazioni  fisiologiche  sovra  la  malattia  contagiosa  del  gelso;  e  non 
si  è  passata  alla  Commessione  incaricata  a  conferire  il  premio  Berrà,  essendo  pros- 
sima a  sciogliersi  per  la  chiusura  del  Congresso. 

Il  signor  Nicola  d' Apuzzo  comunica  una  nota  con  la  (lualc  esprime  il  deside- 
rio di  esporre  all' VIII  Congresso  in  Genova  la  soluzione  di  Irequisili  inlonio 


—  535  — 

all'  archileltura  ,  che  sono  :  1."  Investigare  qual  sia  od  esser  debba  la  rego- 
la fondamentale  per  la  composizione  di  ogni  sorta  di  edifici  valevoli  in  tut- 
l'i  tempi ,  per  tutt'  i  luoghi  e  per  qualunque  condizione  sociale  ;  chiudendo 
per  sempre  l'adito  all'arbitrio  fantastico  ed  all' incertezza  delle  scuole;  2."  Se  il 
sistema  di  appalli  per  le  opere  almeno  che  alla  somma  bontà  delle  materie  la 
eccellenza  del  lavorio  voglion  congiunte  ,  sia  commendevole  appieno ,  e  se  con- 
venga a' principi  d'una  veggente  economia  quel  fallace  risparmio  che  da  siffatti 
appalti  per  l'ordinario  credesi  ottenere;  3.°  Se  valga  a  conforto  delle  discipline 
architettoniche  il  far  rivivere  le  antiche  maestranze  degli  artieri  con  quelle  mal- 
leverie che  precipuamente  recavano  si  all'arte,  e  sì  agli  artieri  medesimi,  piut- 
tosto che  lasciarsi  libera  la  concorrenza  a  chicchessia  che  avesse  o  pur  no  suf- 
ficienti pruovc  di  sé  dato  di  capacità  ed  onestà  nell'esercizio  del  suo  mestiere. 

Il  signor  Mauro  Sabatini  presenta  una  memoria  nella  quale ,  dopo  aver  detto 
della  necessità  di  riassumere  nell'  età  nostra  le  dottrine  scientifiche  ,  annunzia 
un'opera  che  sta  apparecchiando  con  questo  scopo ,  e  col  titolo  :  Repertorio  tini- 
versale  per  quanto  ri(juarda  le  scienze  metafìsiche,  morali,  economiche  e  politiche. 

Il  Segretario  sig.  Dei  incenzi  presenta  alla  Sezione  un  volume  di  suoi  discorsi, 
testé  pubblicati ,  intorno  alla  Filosofia  Ecletica  di  Francia  ,  alla  Scienza  delle 
Leggi ,  ed  a' lavori  della  Sezione  di  Agronomia  e  Tecnologia  del  VI  Congresso 
degli  Scienziati  Italiani. 

Infine  sono  state  presentate  dal  signor  Pasquale  Borrclli  una  memoria  del  se- 
gretario Perpetuo  della  Real  Società  economica  di  Abruzzo  Citeriore,  intorno 
ad  alcune  specie  di  concimi;  un'altra  del  signor  Mariano  Tancredi  sulla  prepa- 
razione del  lino  e  della  canape ,  un  progetto  di  bonifica  del  cav.  Macedonio , 
ed  una  nota  su  la  malattia  delle  api  del  signor  Paolillo  ;  le  quah  memorie  tutte 
si  son  destinate  per  la  Commessione  delle  pratiche  agrarie  in  Italia. 

Si  sono  nominali  i  componenti  della  Commessione  per  istudiarc  tutto  ciò  che 
riguarda  la  materia  dell'acqua  per  rapporto  all'irrigazione,  e  sono: 


—  53G  — 


IN  NAPOLI 

Principe  di  Torcila 
Principe  di  Lupcrnno 
domnioiidatun'  Afnn  do  Rivora 
Colon.  Viiici'iizo  dogli  l'borli 
Avv.  de  Auguslinis 
Maggiore  de  Agostino 
Abb.  Conti. 

I.N  PIEMONTE 

Cav.  Giovanetti 

March.  Francesco  Pallavicino 

Marchese  Pareto 

Ing.  Michela 

Marchese  Sambuy 

IN  PAHMA 

Aw.  Maestri 
Conte  Sanvitale 


IN  MODENA 


Ing.  Vandelli 
.\vv.  RuUìni 


IN  LOMBARDIA 


Ing.  Bruschetti 
Ing.  An.  Calvi 
Conte  Sansevorino 
Ing.  Brioschi 


IN  TOSCANA 


March.  L.  Ridoifì 
Ab.  Lambnischini 
Cav.  Tartini 
Conte  Serristori 
Avv.  Salvagnoli 


IN  LUCCA 

Marchese  Mazzarosa 
Avv.  Fornaciari 

NEGLI  STATI  ROMANI 

Principe  Bonaparte 
Marchese  Ricci 
Prof.  Gherardi. 


Per  la  Cominessione  destinata  a  formare  le  sinonimie  delle  piante  utili  in  Ita- 
lia sono  nominati: 


IN  PIEMONTE 


Prof.  Moris 
March.  Sambuy 
Prof.  Ragazzoni 


IN  LOMBARDIA 

Prof.  Balsamo  Crivelli 
Prof.  Moretti 
C.  L.  Taverna 
Con.  Sanseverino 


—  537  — 


KEt  VEXETO 


Prof.  Meneghini 
Ah.  Bertuzzi 
Conte  G.  Freschi 
Dott.  Rizzi 


IN  MODENA 


Sig.  Brignote  BninotiofT 


PAR.MA 


Sip.  Paralupi 


IN  TOSCANA 


M.  Cosimo  Ridoifi 
Ah.  Lamhruschìni 
Ing.  Grossini 
Prof.  Parlatore 
Ab.  Manuzzi 


STATI  po.vnricj 


Prof.  Biftiat 

Marcii.  Ranuzzi 

March.  Ricci 

Sig.  Casazza 

Conte  A.  Spada  Lavini 

Conte  G.  Mamiani  della  Rovere 


NEL  REGNO  DELIE  DUE  SICILIE 


Cav.  Tenore 
Prof.  Gasparìni 
Prof.  Cua. 
Prof.  Galiano 
Sig.  Ferd.  Mozzetti 
Prof.  Fr.  Tornabene 
P.  Barnaba  la  Via 
Sig.  Pompeo  Insegna 
Sig.  Vincenzo  Sabini 


Inoltre  tutte  le  accademie  agrarie  d'Italia  sono  invitate  a  formare  nei  loro 
seno  (^ommessioni  per  collaborare  alle  sinonimie. 

Alla  Commessione  per  gì'  istnimenti  aratori ,  oltre  i  nominati ,  si  aggiungono , 
i  signori  : 


Principe  di  Ottaiano  Presidente 

Principe  di  Luperano  vice-Presidente 

Principe  di  Satrìano 

Sig.  Pietro  Greco 

Sig.  Nicola  de  Luca 

Sig.  L.  Grimaldi 

Sig.  Della  Martora 

Sig.  G.  Centola 

Prof.  Ignazio  Rozzi 


Sig.  Gius.  Devincenzi 
Con.  Beffa  Negrini 
Cav.  Ferd.  de  Luca 
March.  Sambuy 
Pr.  Bichat 
Con.  Finelli 
Conte  A.  Porro 
Prof.  Marchese 
March.  F.  Pallavicino 


—  538  — 


Alla  Conimessione  serica  pcrmanonle  si  agsiuniioiio  i  signori 


IVincipe  d'OUaiano  di  napoli 
iMarcli.  Maiaspina  ni  Torino 
(".av.  AnlilViHliui  cimo 
Avv.  De  Auguslinis  di  napoli 
Sii;.  Finizio  di  napoli 


March.  Sanilmy  di  Torino 
Prof.  Slarclicsc  di  Catania 
Conte  riescili  oi  s.  vito 
Jlarch.  F.  Pallavicino  di  gesova 


K  lutti  i  Segretari  delle  R.  Società  economiche  e  di  tutte  le  altre  accademie  o 
società  agrarie  o  industriali  d'Italia  sono  in\itati  ad  associarsi  per  collaboratori 
ai  lavori  di  questa  Commessione ,  massime  per  contribuire  allo  stabilimenlo  de- 
;;li  annali  dell'  industria  serica  italiana. 

Alla  Commessione  stabilita  fin  nel  Congresso  di  Lucca  per  raccogliere  le  pra- 
tiche agrarie  si  aggiungono  il  signor  Cantarelli  segretario  del  R.  Istituto  d'inco- 
raggiamento di  Napoli  ,  il  segretario  dell'  Istituto  d' incoraggiamento  di  Paler- 
mo, tutti  i  Segretari  perpetui  delle  Reali  Società  economiche,  restando  come  cen- 
tri di  tutte  queste  ricerche  i  già  nominati  cav.  Are.  Cagnazzi  e  G.  Deviacenzi 
nel  Regno  delle  due  Sicilie ,  e  tutti  i  Segretari  delle  accademie  italiane  che 
danno  opera  per  qualche  modo  agli  studi  economici  ;  e  non  potendo  alcuno  as- 
sumere queste  cure  l' accademia  sceglierà  invece  dal  suo  seno  uno  de'  più  dotti  e 
solerti  soci. 


Alla  Commessione  enologica  del  Regno  di  Napoli ,  si  aggiungono  : 


F.  Lattari 


I  Cav.  V.  Bonajulo 


Alla  Commissione  dell'esposizione  della  industria  Italiana  si  aggiungono: 


Carlo  Cattaneo  in  Milano 
Prof.  F.  Corbaui  in  siena 


Avv.  Canale  in  cenova 


—  539  — 

Alla  Ci)nimessionc  per  le  società  di  inutiiu  soccorso  tra  gli  artigiani ,  si  ag- 
giungono i  signori 
Cav.  R.ilTiii'lc  Stanislao  Mancini 
liaronc  V.  d'Ondes  Heggio 
Avv.  Antonio  Scialojn. 

L'adunanza  è  sciolta. 

Il  l'rt'sidcnlc  —  (!omk  (ìiikkariio  Fukschì 

IA\ V.  Cav.  Pasquale  Stamsi.ao  Mancini 
Avv.  Antonio  Sciai.oia 
GirsEPPE  De  VINCENZI 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  b  OTTOBRE  1845 


-'«« 


JLetto  ed  approvato  l'atto  verbale  dell'ultima  adunanza,  il  marchese  di  Sam- 
buy  deputato  dell'  associazione  agraria  piemontese  fii  un  invito  a  tult'  i  membri 
della  Sezione ,  d'intervenire  al  Congresso  agrario  che  nel  venturo  anno  1846  si 
terrà  nella  Provincia  di  Lomellina  ,  non  mollo  distante  da  Genova  ,  e  che  pre- 
cederà o  seguirà  immediatamente  a  quel  Congresso  Scientifico.  Aggiunge  che  la 
qualità  di  membri  del  Congresso  degli  Scienziati  italiani  è  titolo  di  ammessione. 
L'avv.  signor  Lelio  Fanelli  i)resenta  alla  Sezione  una  nota,  in  cui  con  vari 
ra;;\onamenti  fa  rilevare  l'importanza  di  un'opera  elementare,  che  raccogliesse 
i  primi  rudimenti  dell'  umano  sapere  ;  espouendoli  in  maniera  chiara  ed  acco- 
modata alla  intelligenza  universale ,  di  sortachù  potesse  addivenlare  il  libro  di 
coloro,  che  mancando  di  una  profonda  istruzione,  amano  intanto  di  non  ri- 
manere estranei  alle  cose  del  mondo  scientifico.  Sarebbe  questo  come  il  ma- 
nuale de' manuali ,  il  catechismo  de' catechismi.  Conchiude  che  un'opera  di  tal 
natura  dissiperebbe  pregiudizi  pur  troppo  diffusi  nel  volgo ,  e  getterebbe  i  pri- 
mi semi,  che  potrebbero  fruttificar  molto  in  ingegni  potenti,  i  quali  spesso  ri- 


—  541    — 

inausono  infecondi  per  mancanza  dello  slimolo  di  una  prima  istruzione.  La  Se- 
zione propone  che  la  memoria  venga  inviala  alla  Commessionc  della  istruzione 
popolare.  Il  signor  Fanelli  aggiunge  che  avendo  egli  incominciato  a  pubblicare 
il  lavoro  col  titolo  primi  rmliinenti  dell'  umano  sapere ,  ne  offre  2()0  copie  alla  Se- 
zione, e  promotle  di  dar  gratuita  la  continuazione  dell'opera  stessa  a  tutti  co- 
loro clic  gli  faran  conoscere  di  essere  in  possesso  del  1."  quaderno — Oltrac- 
ciò annunzia  di  volerne  donare  40  esemplari  agli  asili  infantili  di  Napoli  ,  ed 
altrettanti  alle  Scuole  del  Real  Albergo  de'  Poveri  che  sono  sotto  la  sua  dire- 
zione. 

Il  sig.  Gaetano  Xocilo  comunica  una  memoria  intorno  allo  Stalo  dell'Agri- 
coltura nella  Provincia  di  Girgenti. 

Il  sig.  Sigismondo  Caslromediano  ed  il  duca  di  Marciano  presentano  un  lun- 
go lavoro  m.  s.  su  l'agricoltura  e  pastorizia  di  Caballino  in  Terra  d'Otranto, 
nel  quale  ragionano  delle  pratiche  agrarie  e  delle  coltivazioni  relati\amentc 
alla  preparazione  de' campi ,  delle  specie  di  cereali,  e  de' miglioramenti  che  si 
potrchliero  introdurre ,  e  delle  diverso  malattie  di  queste  piante,  de'  foraggi  e  delle 
praterie,  degli  animali,  della  preparazione  del  letame,  degli  alberi,  [)iu  parti- 
colarmente dell'ulivo,  di  diversi  piantoi  e  pressoi,  ed  in  ultimo  degli  strumenti 
agrari. 

Il  sig.  Lorenzo  Barsotti  di  Lucca  invia  una  memoria  sulla  maniera  di  ri\e- 
stire  le  montagne  e  conservarle  per  diminuire  i  soverchi  crescinienti  de'fiumi. 

Il  sig.  (lorbo  presenta  un  manoscritto  contenente  alcune  notizie  economi- 
che sulla  Provincia  di  Basilicata. 

Tutte  queste  memorie  sono  state  mandate  alla  Commessionc  delle  Pratiche  A- 
grarie ,  acciò  ne'  suoi  rapporti  le  abbia  presenti  e  ne  dia  ragguaglio. 

Il  cav.  Antonio  l'iloa  presenta  una  sua  memoria  diretta  a  vantaggiare  le  classi 
iniiiuenti  ;  e  si  manda  alla  (]<iinmessione  degl'Istituti  di  Beneficenzii. 

Il  Canonico  Gioacchino  Geremia  presenta  una  monogralia  delle  uve  che  sono 
intorno  all'Etna,  e  il  lavoro  si  rimanda  alla  Commessionc  della  sinonimia  delle 
piante  utili  in  Italia. 

11  sig.  Emmanuele  Boglionc  di  Torino  ed  il  sig.  Meislrcdy  invitnno  i  mem- 
bri della  Sezione  ad  approvare  due  modelli  di  loro  invenzione  per  sostegni  di  Bi- 

09 


—  542  — 

gattieri.  Di  questi  duo  Bigattieri ,  il  primo  ha  i  (etti  mobili  con  un  facile  conge- 
gno, e  l'altro  ha  il  pregio  di  potersi  facilmente  scomporre  ne'  tetti ,  ne'sostegni 
e  ne'bosclii  per  custodirli  entro  delle  casse. 

Si  ù  presentala  una  nota  del  signor  Capitano  Giuseppe  Vecchi  intorno  ad  un 
seminatore  e  ad  un  doppio  aratro  per  preparare  i  solchi  pria  della  semina,  e  si 
è  inviata  alla  Commessione  degli  strumenti  aratori. 

Il  prof.  Fuchs  di  Brescia  presenta  brevi  cenni  sul  miglioramento  delle  lane 
nella  Boemia,  nella  Sassonia  e  nella  Moravia.  Ricorda  come  i  grandi  possidenti 
di  questi  paesi  fecero  venire  dircllamente  dalla  Spagna  le  pecore  dette  Mcrinos, 
e  le  conservarono  parte  pure,  e  parte  le  incrocicchiarono  colle  nazionali.  Dalle 
prime  ottennero  le  lane  soprafTiue,  e  dalle  altre  quelle  di  seconda  qualità.  Narra 
come  queste  pecore  vengono  nudrite  con  molta  cura  al  pascolo  nella  stagion 
calda,  e  nel  verno  nelle  stalle ,  e  come  son  coverte  di  tela  per  impedire  io  spar- 
pagliamento della  lana  al  pascolo  ,  e  preservarle  dalle  immondizie  delle  stalle. 
Finisce  col  dire  che  si  otterrebbero  gli  stessi  favorevoli  risultamenti  in  Italia , 
se  per  ogni  dove  s'introducesse  questa  razza  di  Spagna,  la  quale  qui  deve  esse- 
re di  un  valore  assai  minore  che  in  Germania  ed  in  Ungheria ,  a  motivo  della 
maggiore  vicinanza  con  cui  siamo  con  la  Spagna. 

Il  sig.  Paolino  ha  offerto  alla  Sezione  un  quadro  di  piante  secche  molto  ben 
tenute  sotto  vetro.  Ha  mostrato  i  vantaggi  che  ne  potrebbero  ritrarre  le  scuole, 
le  accademie  di  pittura  e  disegno,  e  le  società  economiche  del  regno;  e  la  Se- 
zione lo  ha  trovato  degno  di  encomio. 

Il  signor  Vincenzo  Cordaro  Clarenza  presenta  un  lungo  discorso  sul  bisogno 
dello  studio  delle  scienze  naturali  per  lo  sviluppamento  dell'  industria,  e  s'in- 
via alla  Commessione  della  istruzione  popolare. 

Il  marchese  Francesco  Pallavicino,  narrando  com'egli  siasi  occupato  di  racco- 
gliere molte  notizie  statistiche  intorno  alla  istruzione  pubblica  in  Genova,  siasi 
avveduto  che  compimento  di  tale  statistica  si  è  quella  de'  reati  commessi ,  che 
è  quasi  un  indice  della  maggiore  o  minore  diffusione  dell'  istruzione  nel  popolo. 
Il  Presidente  lo  prega  di  entrare  a  far  parte  della  Commessione  già  nominata  per 
l'istruzione  popolare.  Lo  stesso  marchese  Pallavicino  aggiunge  che  sarebbe  utile 
che  valenti  uomiui  si  occupassero  di  una  statistica  comparata  de'  prodotti  del- 


—  543  — 

l'agricoltura  ne'  vari  paesi  d' Italia ,  e  della  diversa  qualità  di  prodotto  che  si  ot- 
tiene con  la  stessa  quantità  di  semenza ,  nflìn  di  spronar  con  l' esempio  l' emu- 
lazione de'  diversi  popoli.  I  quali  studi  potrebbero  essere  come  di  complemento 
alle  ricerche  della  (lonimessioue  delle  pratiche  agrarie.  Da  ultimo  esprime  il  de- 
siderio d'istilulre  in  Genova  un  asilo  po' fanciulli  lattanti,  a  cui  cerclierelibe  di 
far  concorrere  altre  ricche  persone.  Soggiunge  che  egli  crede  opportuno  il  mo- 
mento d' istituire  questo  asilo,  in  occasione  dell'apertura  dell'ottavo  Congresso. 
Il  Padre  Placido  Tornabene  invia  un  suo  discorso  manoscritto  su  l'eccellen- 
za della  Storia  Ecclesiastica ,  della  unione  della  medesima  con  la  storia  civile  e 
letteraria  ecc.  I.a  Sezione  lodando  i  dotti  studi  dell'autore,  osserva  che  essi  non 
entrano  nelle  materie  di  cui  essa  è  chiamata  ad  occuparsi. 

Il  Tenente  (Colonnello  Emmanuelc  Baglione  avendo  istituito  un  premio  di  una 
medaglia  d"  oro  del  valore  di  Fr.  400,  per  chi  presenterà  all'ottavo  Congresso  in 
(ìenova  una  macchina  idraulica  atta  a  rimpiazzare  le  cosi  dette  massacavallo  in 
Toscana,  Sigogna  in  Genova,  Bricoiene\  Piemonte;  il  Presidente  annunzia  che 
formolate  le  condizioni  del  programma,  esse  sono  le  seguenti:  1.°  La  macchina  da 
presentarsi  dovrà  essere  atta  ad  elevare  150  litri  d' acqua  dalla  profondità  di  me- 
tri 4 ,  e  litri  100  dalla  profondità  di  metri  G  per  ogni  minuto  con  la  forza  di  un 
sol  uomo ,  il  quale  almeno  per  un'  ora  dovrà  resistere  a  questa  fatica  senza  ri- 
posarsi; 2.°  Il  valore  della  macchina  unitamente  alle  spese  per  collocarla,  non 
dovrà  oltrepassare  i  fr.  130.  Se  sarà  costrutta  tutta  od  in  parte  in  rame  ot- 
tone o  bronzo,  verrà  il  dello  prezzo  aumentalo  di  fr.  -l.  oO  per  ogni  chilogr.  di 
detti  niclalli  che  vi  sono  im[>iegati;  3."  Il  concorrente  dovrà  portare  la  macchi- 
na con  r  obbligo  di  renderla  pel  sudctto  prezzo  a  chi  la  dimanderà  ;  e  se  ^ari 
saranno  coloro  che  la  vorranno ,  tutt'  i  nomi  saran  messi  in  un'  urna ,  e  il  primo 
che  uscirà  sarà  il  compratore;  4."  La  macchina  dovrà  essere  solidamente  costrut- 
ta e  facile  ad  adattarsi  agli  ordinari  pozzi;  o."  Chiunque  vorrà,  potrà  concorrere  a 
questo  premio;  0."  I^i  macchina  dovrà  esser  presentata  al  Presidente  della  Se- 
zione improrogabilmente  sino  al  terzo  giorno  dell'apertura  del  Congresso  di  Ge- 
nova ;  7.°  Una  Commessione  nominata  dal  Presidente  della  Sezione  di  agronomia 
e  Tecnologia  aggiudicherà  il  premio  ,  ove  si  presenterà  alcuna  macchina  che  ri- 
sponderà alle  condizioni  superiormente  poste  ;  8."  Se  non  si  presenterà  alcuna 


inac'cliina  cui  sarà  n^giudicnto  il  premio ,  In  lurdnnlin  rininm'i  n  disposizione  dcl- 
In  Sezione  di  Agronomia  e  Tecnologia ,  la  quale  o  polrà  riproporre  (|ues(o  pro- 
j:rainma  o  destinarlo  ad  altre  ricerche. 

La  (^)mm('ssiono  noiiiinntn  per  esaminare  la  memoria  di  Giov.  Ballisla  Piatti 
per  lo  premio  proposto  dal  Marchese  PalUniciuo  sul  migliore  sistema  di  motore 
applicahilo  alle  strade  ferrate,  deposita  sul  banco  della  Presidenza  il  suo  rappor- 
to, in  l'Ili  (lice  esser  la  memoria  del  signor  Piatti  scritta  in  termini  cosi  vaghi  e 
generali  da  mancare  alla  Commessione  gli  elementi  necessari  per  pronunziare  il 
suo  giudizio,  e  che  l'autore  polrà  far  pervenire  all'  8."  Congresso  in  Genova  una 
sua  memoria  più  compiuta,  i)ercliù  la  Commessione  possa  pronunziare. 

Il  prof.  Cua  in  nome  della  Commessione  nominata  per  aggiudicare  il  premio 
Berrà  su  le  malattie  del  gelso,  legge  il  rapporto  della  stessa,  dal  quale  risulta 
che  delle  memorie  presentate ,  niuna  si  è  rinvenuta  degna  del  premio ,  e  jìerció 
il  concorso  rimane  aperto  e  prorogato  per  lo  Congresso  di  Genova. 

Il  signor  della  Jfarlora  itresenta  olio  volumi  del  Giornale  della  Società  Kco- 
iiomica  di  Capitanata  ,  della  quale  egli  è  .Segretario.  Presenta  pure  vari  esem- 
plari di  una  descrizione  de'  forni  per  cuocere  il  pane  che  si  usano  in  Foggia.  Po- 
ne indi  sotto  gli  occhi  de' componenti  la  Sezione  alcune  mostre  di  seta  della  Ca- 
pitanata, che  è  giudicata  da  tutti  ottima. 

Il  Dottor  Gera  relatore  della  Commessione  permanente  dell'  industria  serica , 
in  continuazione  del  rapporto  del  signor  Blompiani  letto  nella  tornata  di  ieri , 
espone  ciò  che  si  riferisce  alla  seta  greggia.  Parla  innanzi  tratto  delle  notizie 
avute  dal  prof.  Cua  e  dal  signor  Devincenzi  di  una  recente  pubblicazione  del 
Valeri ,  d'una  statistica  del  Friuli  eseguita  dal  Conte  Antonini,  di  un  rapporto 
su  l'industria  serica  in  alcune  provincie  della  Romagna  di  Domenico  Rizzi,  di 
alcune  memorie  scritte  relativamente  a  questo  regno  ,  cioè  una  per  la  C.ilabria 
lltra  2.'  del  signor  Grimaldi,  un'altra  del  signor  Giovanni  Centola  per  la  pro- 
vincia di  Salerno,  una  terza  del  signor  Pietro  Greco  per  la  provincia  di  Reggio, 
nella  quale  specialmente  si  rileva  che  ove  in  quella  provincia  montava  nel  1835, 
il  prodotto  a  133,470  libbre  di  seta,  nel  1840  si  accrebbe  sino  a  libbre  211,317. 
Dice  come  i  signori  Greco,  della  Jlartora,  Rizzi  ed  altri  hanno  portato  ottimi 
saggi  di  seta.  Come  egli  abbia  ottenuto  da  S.  .\.  I.  R.  il  viceré  del  Regno  Lom- 


bardo  Veneto  la  facoltà  di  ricercare  notizie  stnlisticlic  intorno  a  questa  industria 
in  tutte  quelle  provinole.  Espone  il  nietuilo  da  lui  seguito  ,  e  qualora  la  Sezione 
lo  trovi  opportuno ,  propone  sia  adattato  per  le  ricerche  da  fare  per  questa  parte 
dell' industria  serica. 

La  Sezione  encomia  il  ]irincipe  viceré,  che  in  questo  modo  facilita  gli  biadi 
de' dotti,  e  repula  utile  di  adottarsi  il  sistema  delle  ricerche  proposte  dal  Gera  , 
il  quale  sistema  consiste  in  prospetti  o  specchi  da  farsi  in  ciascun  comune 
contenente  le  seguenti  colonne  —  Nome  e  Cognome  de'Trattori — Numero  dei 
Fornelli  —  Titolo  della  Setii  —  Da  10  a  24  den.  —  Da  24  a  70.  —  Da  70  e 
più  —  Prodotto  in  seta  da  100  chil.  di  lio/zoli  —  Quantità  di  seta  avuta  nel- 
l'anno corrente  —  Quale  sia  la  quantità  media  e  la  sua  progressione  da  dieci  an- 
ni a  questa  parte  —  Cognome  e  nome  di  tutti  i  lìlantoicri  —  Quantità  di  seta 
che  lavorano  in  organzina  e  in  trama  —  Nota  delle  fahhriche ,  o  de'  costrut- 
tori di  alcune  macchine  per  la  seta  —  Scrittori  viventi  ed  opere  pubhiicate — Os- 
servazioni —  S' indicherà  se  le  Tratture  abbiano  metodi  nuovi ,  meccanismi  o 
congegni  speciali ,  se  lavorano  a  va])ore,  o  bassa  temperatura  ,  a  freddo  ecc. 

Parlando  poi  il  Gera  di  nuovi  congegni,  ricorda  il  metodo  di  Locatelli  di  Bre- 
scia, e  dell'altro  Locatelli  Veneziano  che  dice  esser  il  più  bello  e  più  ingegno- 
so apparato  che  si  abbia.  Ragiona  di  una  memoria  del  Sarti  che  assai  loda ,  ma 
non  con*  iene  con  l' autore  che  con  questo  ultimo  metodo  Locatelli  la  seta  rie- 
sca assai  cara,  e  quindi  non  poter  concorrere  ne'mercati  con  le  altre  sete,  di- 
cendo aver  veduto  a  No>i  in  quasi  tutte  le  tratture  due  donne  che  attendono  ad 
una  sola  matassa.  Finisce  col  parlare  assai  lodevolmente  di  molte  ricerche  fatte 
dal  membro  di  questa  Commessione  signor  Belzi ,  che  già  forse  a  quesf  ora  avrà 
pubblicato  un  libro  su  questo  proposito. 

Si  dà  lettura  del  rapporto  della  Conmicssione  incaricata  di  riferire  sullo  stato 
dell' n;,'ncollura  ne' contorni  di  Napoli,  e  si  delibera  che  venga  stampalo  negli 
atti. 

In  tale  occasione,  a  proposito  della  necessità  di  un  orto  agrario,  il  prof.  Cua 
ha  osservato,  che  S.  E.  il  Ministro  degli  affari  interni  vagheggia  il  pensiere  della 
fondazione  di  t<ale  stabilimento  ;  pensiere  che  a\Tebbe  mandato  ad  effetto ,  se  al- 
tre gravi  cure  e  spese  non  vi  si  fossero  opposte  ,  ma  che  ora  spera  esso  profes- 


—  516  — 

sore ,  clic  il  Miiiislio  il  quale  lia  dato  luminose  prove  di  zelo  per  tante  altre  lo- 
devoli cose,  non  abbandonerà  questa  che  è  di  vera  e  grande  utilità  apporta- 
trice. 

Indi  si  dà  k-lliua  del  raj»porto  sullo  stato  dell'industria  e  delle  arti  in  Napoli 
dall'altra  Coniniessione  di  ciò  incaricata:  e  similmente  se  ne  ordina  la  stampa 
negli  alti. 

Uopo  la  qual  lettura  l'avv.  Maestri  propone  che  la  nostra  Sezione  esprima  un 
voto  solenne  di  ringraziamenti  alla  squisita  cortesia  di  che  fu  larga  agli  Scien- 
ziati questa  magnifica  ed  ospitale  Metropoli,  dalla  Ueggia  fino  all'ultimo  abitu- 
ro. 1-si  congratula  insieme  con  essa  che  le  arti  e  nianilatture  sicno  in  un  felice 
progresso ,  ed  alcune  già  tocchino  la  perfezione.  E  ciò  mercè  le  sovrane  mu- 
nificenze che  loro  furono  propizie  di  largizioni  e  d'ogni  maniera  di  conforti;  e 
mercè  il  R.  Istituto  d'incoraggiamento,  e  i  liberali  ingegni  che  fervidi  di  amor 
nazionale  concorrono  all'opera  del  miglioramento  d' ogni  specie  d' industria  in- 
lelletluale  e  meccanica,  e  che  è  quanto  dire  alla  civiltà  di  questo  regno  e  di  tutto 
il  resto  d'Italia ,  che  non  dimentica  di  dovergli  la  prima  dottrina  e  la  prima  scuo- 
la di  politica  ed  economia. 

Dopo  di  ciò,  l'argomento  delle  risaie  ,  già  ne' precedenti  anni  trattato  con 
special  cura  dalla  Sezione  si  ebbe,  per  ordine  del  Presidente,  una  relazione  sul- 
l'opera or  ora  pubblicata  dal  signor  Ferini. Il  Dottor  Gera  fa  vedere  come  l'auto- 
re conformandosi  in  generale  all'  opinione  manifestala  dal  Congresso  Lucchese, 
e  solo  in  alcuni  particolari  dìscostandosi  alquanto  da  quella ,  ne  chiarisca  assai 
l)ene  l'argomento.  Ringrazia  quindi  il  Casazza  che  ristampò  la  statistica  agrono- 
mica di  Ferrara  ;  e  fece  hi  proposito  alcune  osservazioni ,  raccomandando  a  tutti 
darne  di  simili  per  le  varie  provincie.  Quindi  ricordando  alcuni  lavori  analoghi 
fatti  nel  regno  di  Napoli ,  e  specialmente  la  statistica  del  Grimaldi ,  promette  di 
mandare  a  lutt'i  Segretari  perpetui  delle  Società  Economiche  una  copia  dell'Ope- 
ra del  Casazza  e  del  Sanseverino ,  raccomandandone  1'  uso. 

La  Commessione  per  l' esame  de' libri  dà  ancora  un  ragguaglio  del  le  molte  ope- 
re da'diversi  scrittori  donale  alla  Sezione  :  e  si  dispone  similmente  che  venga  im- 
presso negli  atti. 

Indi  il  Presidente  ha  manifestato  che  la  Commessione  permanente  per  lo  studio 


—  547  — 

dolla  quistione  del  credito  agrario ,  per  riferirne  ai  futuri  Congressi ,  è  inca- 
ricata : 

I.  Di  esaminare  e  descrivere  lo  stato  in  cui  trovasi  ne' diversi  paesi  d'Italia  il 
credilo  agrario ,  non  che  tutte  le  cagioni  da  cui  tale  stato  dipende,  o  che  derivassero 
dalle  condizioni  legali  dolla  proprietà  fondiaria,  dalle  condizioni  ammiiiislralive 
concernenti  la  descrizione  la  stima  e  le  gi-avczze  della  proprietà  medesima ,  dalle 
economiche  dirette  od  indirette ,  o  da  altre  circostanze  di  qualunque  natura  ; 
de' quali  elementi  sarebbe  desiderabile  che  venissero  compilati  appositi  quadri 
statistici  relativi  a  detei°minate  regioni  o  provincie : 

li.  Di  esporre  quali  sarebbero  i  mezzi  e  le  istituzioni  proprie  a  promuovere  il 
credito  agrario,  ed  a  rivolgere  a  prò  dell'agricoltura  i  capitali  : 

HI.  Ui  ricercare  i  modi ,  se  è  possibile,  da  fare  che  oltre  de' proprietari  dei 
fondi  di  terra,  possano  ottenere  i  capitali  a  prestilo  anche  i  coltivatori  de'  fondi 
non  propri. 

Tale  Commessione  viene  composta  da'  seguenti  individui  : 


PER  NAPOLI 

Commendatore  Spinelli  ,  Consultore 
di  Stato  ,  Assessore  del  Congresso  , 
Presidente  della  intera  Commis- 
sione. 

Avv.  cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Segretario  della  medesima. 

Cav.  Luigi  Blanch 

Avv.  Matteo  de  Augustinis 

Giud.  prof.  Vincenzio  Moreno 

Sig.  Niccola  de  Luca 

Avv.  iVnlonio  Scialoja. 

PER  sicai.v 

Consult.  Comm.  Scovazzi 
Presid.  cav.  La  Lumia 


Prof.  Salvatore  Marchese 
Bar.  Vito  d' Ondes  Reggio 
Prof.  Busacca 

PER  LO  STATO  PONTIFICIO 

Avv.  Belli 

PER  LA  TOSCANA 

Avv.  Nap.  Pini  in  Firenze 
Prof.  Montanelli  in  Pisa 

PEL  DCCATO  DI  LOCCA 

March.  Mazzarosa 
Conte  Ales.  Porro  in  Milano 
Dott.  Carlo  Cattaneo ,  ivi 
Cons.  Rezzonico,  ivi 


—  548 


P1:R  la  LOMBARni.V 

Avv.  Salt'ri  in  Broscia 
Prof.  Zainbelli  in  Pavia 
Avv.  Salonioni  in  Verona 
Conte  Sr()|inli,  l'ci. 

PROVINCIE  VENETE 

Conte  Cittadella  Vigodazza  in  Pado\a 
Av>.  Valentino  Pasini,  ivi 


Conte  Fresclii  in  S.  Vito  al  Tasliamento 
Dot.  Paolo  Giunio  Zuccheri ,  ivi. 

PER  GLI  STATI  SARDI 

Conte  Solopis  in  Torino 
March.  F.  Pallavicino  in  Genova 
AvV.  C.  Gabella,  ivi 
Cav.  Giovanetti  iu  Novara 
Avv.  Sineo. 


Gl'individui  sopra  indicati  sono  aggiunti  alla  Commissione  già  esistente,  no- 
minata in  Milano;  la  quale  era  composta  de' signori  Cagnazzi  e  Durini  per  Na- 
poli .  dot.  Sacchi  per  Milano,  conte  Salmour  per  Torino,  Conte  Scrristori  per 
Firenze,  e  B.  P.  Sanguinetli  per  Livorno. 

La  Commessione  riunita  avni 


IN  NAPOLI 


n  Presid.  generale  il  Comni.  Spinelli 
a  Segretario  il  Cav.  Mancini. 


I-\  SICILIA 


a  Presid.  il  Comm.  Scovazzi 

a  Segretario  il  sig.  Ondes  Reggio. 


NELLA  TOSCANA 


a  Presid.  il  Conte  Serristori 
a  Segretario  B.  P.  Sanguinelti. 


NELLA  LO^IBARDIA 

a  Presid.  il  Con.  Rezzoniro 
a  Segretario  il  Dot.  Sacchi. 

NELLE  PROVINCIE  VENETE 

a  Presidente  il  Conte  Cittadella 
a  Segretario  il  Conte  Freschi. 

NEGLI  STATI  SARDI 

a  Presid.  il  Conte  Sclopis 

a  Segretario  il  Cav.  Giovanetti. 


—  519  — 

Alla  Conimessione  nominata  per  la  istruzione  popolare  viene  aggiunto  l'avv. 
*'a\ .  Mancini  in  Napoli. 

A  quella  per  la  Sinonimia  dt'lk'  piante  utili  il  doti.  Zacclicì  in  Venezia. 

La  Presidenza  della  Sezione  per  mezzo  del  sig.  Sanguinelti  dà  benanche  co- 
municazione del  progetto  di  un  giornale  bibliografico  italiano,  già  annunziato  in 
una  delle  precedenti  adunanze  :  la  quale  comunicazione  è  concepita  ne'seguenti 
termini  : 

BLLI.ETTINO  BIBLIOGRAFICO  ITALIANO 


L'na  riunione  di  uomini ,  desiderosi  di  dilTondere  per  tutta  Italia  la  conoscen- 
za delle  pubblicazioni  clie  ban  luogo  nella  Penisola ,  assumerà  la  cura  di  com- 
pilare lo  indicato  Bullettino. 

t'.on  si  fatto  intendimento  dodici  Commessioni  in  periodica  corrispondenza 
luna  con  l'altra  si  formeranno,  ciascuna  delle  quali  apparterrà  alle  seguenti  di- 
visioni, e  avrà  principale  residenza  ne'seguenti  Capoluoghi: 

Sicilia,  paesi  di  levante  ecc.  —  Capo-luogo  Palermo 

Regno  di  Naiioli  al  di  qua  del  l'aro —  Capo-luogo  Napoli 

Stato  Romano  al  di  qua  dell'appenniuu  —  Capo-luogo  Roma 

Lo  stesso  al  di  là  dell'  appennino,  e  Repubblica  Sanmarinese  —  Capo-luogo 
Bologna. 

Toscana,  ed  il  r<>slo  dell'  Europa  Iransilalica  occidentale  —  Capo-luogo  Fi- 
renze. 

Ducato  Lucchese  —  Capo-luogo  Lucca. 

Ducato  Modenese  —  Capo-luogo  Modena 

Ducato  l'armigiano  —  Capo-luogo  Parma 

tieno^esato  —  Capo-luogo  Genova 

Piemonte,  Sardegna,  Svizzera  Italiana  —  Capo-luogo  Torino 

Regno  Lombardo  —  Capo-luogo  Milano 

70 


—  550  — 

Regno  Vcnelo  e  regioni  transalpine  e  trasniarine  del  lato  dell'adriatico  — 
Capoluogo  Venezia. 

Ogni Conimessionc  \criix  formata  per  cura  d' un  Presidente,  il  quale  sarà 
Nella  Sicilia,  il  prof.  Emerico  Amari 

Nel  Regno  di  Napoli  al  di  qua  del  Taro ,  l' avv.  cav.  Pasquale  Stanislao  Mancini 
Nello  Slato  Romano  di  qua  dell'apponnino,  il  sig.  Savini 
Nel  medesimo  al  di  là  dell'apponnino,  il  signor  principe  di  Canino 
Nella  Toscana  ecc.  il  sig.  Sanguinetli 
Nel  Lucchese,  il  sig.  marchese  Mazzarosa 
Nel  Parmigiano  e  Modenese  ,  il  sig.  avvocalo  Maestri 
Nel  Genovesalo ,  il  sig.  marchese  Pareto 
Nel  Piemonte,  il  sig.  marchese  di  Sambuy 
Nel  Regno  Lombardo ,  il  signor  conte  Sanseverino 
Nel  Regno  Veneto  ,  il  sig.  conte  Freschi. 

Ognuno  de'  Presidenti  sceglierà  per  formarle  un  numero  indeterminato  di  so- 
ci ,  dimoranti  alcuni  nel  Capoluogo,  e  residenti  altri  qua  e  là  per  tutt'  i  princi- 
pali paesi  che  si  comprendono  nel  distretto  assegnato  ad  esso  Capoluogo. 

Inoltre  ogni  Presidente  sceglierà  (se  non  vuol  egli  stesso  i)render  sopra  di  sé 
questo  incarico)  un  compilatore  del  Rullettino,  ed  un  commesso  per  le  corri-, 
spondenze  e  per  l'amministrazione,  secondo  le  norme  da  esporsi  qui  appresso  ; 
il  quale  ultimo  tragga  un  emolumento  dalle  sue  fatiche  nel  modo  che  sarà  in- 
dicato a  suo  luogo. 

Costituita  la  Commessione,  si  cominceranno  subito  a  raccorrò  per  opera  della 
jiiedesima  da  tutte  le  tipografie  le  indicazioni  di  quei  lavori  tipografici ,  la  cui 
menzione  merita  di  essere  tramandata  al  pubblico  ;  e  queste  ordinate  poi  per 
materie  saranno  dalle  persone  principalmente  incaricate  della  compilazione  riu- 
nite in  un  quaderno,  la  cui  stampa  si  cercherà  che  sia  compiuta  per  questa  pri- 
ma volta  in  settembre  18i6,  acciocché  possa  essere  presentata,  come  per  sag- 
gio, al  fuluio  Congresso  di  Genova. 

Conterrà  essa  stampa,  preceduti  da  un  numero  d'ordine,  i  titoli  interi  de'li- 


—  551  — 

bri  o  libercoli,  coli' indicazione  dell'autore,  del  scslo,  del  caralterc,  del  nu- 
mero delle  carte,  dello  stampatore,  del  luogo,  dell'anno;  aggiuntevi ,  dove  bi- 
sogni, poclie  parole,  atte  a  qualificare  la  natura  dello  scritto  ,  e  a  dar  cognizio- 
ne di  chi  scrisse,  e  del  perché  scrisse;  non  giudicando,  ma  narrando. 

Tulli  i  dodici  quaderni  saranno,  per  quanto  è  possibile,  impressi  in  modo 
che  possano  essere  in  un  solo  volume  legati ,  e  in  un  numero  sufTicientc  di  co- 
pie diOTusi  e  distribuiti. 

Oltre  alle  indicazioni  suddette,  ogni  articolo  sarà  seguito  dal  prezzo  ridotto 
in  franchi,  qual  esso  è  stabilito  nel  Capoluogo  del  distretto  italiano,  dove  fu  pub- 
blicalo. Precederà  però  nel  volume  generale  un  avverlimento,  nel  quale  sarà 
detto  quei  che  bisogna  aggiungere  a  ciascuno  de'  sopradetti  prezzi ,  acciocché 
il  libro,  franco  d'ogni  altra  spesa,  pervenga  o  per  la  posta  o  per  mezzo  diver- 
so, dal  Capoluogo  del  distretto  ove  fu  pubblicato  a  ciascuno  degli  altri  undici  Ca- 
poluoghi. Precederà  inoltre  una  tariffa  contenente  ad  istruzione  comune  le  regole 
di  riduzione  de'  valori  locali  d'ogni  distretto  a  valori  in  franchi  d'ogni  altro  di- 
stretto. 

Nell'abboccamento  da  seguire  in  Genova  tra  i  cooperatori  a  questa  impresa  , 
dopoché  tutti  i  mentovati  cataloghi  parziali  saranno  già  stampati ,  e  pronti  per 
esser  riuniti  in  volume  ,  potrà  l' avviso  indicato  nel  precedente  paragrafo  esser 
di  comune  accordo  stabilito,  e  dato  alle  stampe  :  ed  aUora  potrà  stabilirsi  non 
mono  tutto  ciò  che  concernerà  il  primo  riparto  tra  tutti  i  distretti  di  tutti  i  Ca- 
taloghi ,  e  quanto  altro  risguarderà  la  loro  diffusione  ,  e  la  continuazione  del 
Kulletlino  in  ogni  futuro  tempo,  con  quelle  modificazioni ,  e  con  quei  miglio- 
ramenti ,  che  ulteriori  e  più  mature  considerazioni  suggeriranno. 

In  tutti  i  casi  perù  si  cercherà,  se  e  possibile,  che  il  Bulletlino  intero  sia  di- 
stribuito in  un  grandissimo  numero  d'  esemplari  per  tutta  Italia,  e  spedito  nelle 
camere  di  lettura,  ne'  casini,  ne' caffé,  nelle  biblioteche,  anco  regalandolo  se 
occorra. 

Posto  pertanto  che ,  con  questi  o  simili  altri  mezzi ,  le  opere  stampate  per 
tutta  Italia  facilmente  pervengano ,  di  qui  a  un  anno ,  a  comune  notizia  ;  e  po- 
sto che  da  ciò  nasca  il  desiderio  in  molti ,  ed  in  paesi  tra  loro  distanti ,  di  acqui- 
stare questo  o  quel  libro  indicato  nel  catalogo ,  sarà  notificalo  (dietio  nuove  de- 


—  552  — 

liberazioni  e  concerti  da  prendersi  in  Genova)  a  chiunque  ciò  desideri,  che  per 
ottener  ogni  Iil)ro  richiesto  ,  gli  basterà  da  indi  innanzi  domandarlo ,  con  lette- 
re affrancate ,  al  Capoluogo  del  distretto,  al  ([uale  il  dimandante  appartiene,  di- 
rigendole domande  all'incaricato  della  Commessione  residente  in  esso  Capo- 
luogo, e  accompagnandole  coli' invio  del  danaro,  rappresentante  colla  sua  som- 
ma l'importo  primitivo  del  libro,  e  le  spese  di  trasporto  fino  al  Capoluogo  sud- 
detto, inclusavi  una  tenue  giunta  a  beneficio  del  Commesso,  a  titolo  d'emolu- 
mento. Imperocché ,  adempite  queste  condizioni ,  sarà  cura  del  Commesso  me- 
desimo di  far  venire  il  libro  nel  modo  ricliiesto  dal  Capoluogo  presso  il  quale  fu 
pubblicato  ,  e  di  dar  indi  avviso  al  committente,  allorché  il  libro  sarà  giunto  , 
perchè  a  tutto  suo  carico  faccia  mandarselo  nella  guisa  che  indicherà  egli  stesso. 
Solo  delle  edizioni  contraffatte  in  qualunque  paese  d'Italia  le  Commessioni  non 
accetteranno  incarico. 

Per  siffatta  maniera  in  ognuno  de' Capoluoghi,  e  presso  tutt'i commessi,  do- 
po sei  mesi,  troverannosi  depositate  alcune  somme,  uguali  al  numero  e  all'im- 
porto de'  libri  fotti  venire  per  commessione.  Si  regoleranno  dunque  i  bilanci  re- 
ciproci, e  scambievolmente  si  salderanno  i  conti  rispettivi,  rimettendo  agli  au- 
tori ,  prelevate  le  spese ,  quel  che  loro  sarà  dovuto. 

Né  occorre  lungamente  dissertare  sui  vantaggi  di  questa  istituzione  ed  impre- 
sa; essi  sono  evidenti. 


Da  ultimo  il  Presidente  conte  Freschi  chiude  l'adunanza  con  le  seguenti  pa- 
role di  congedo  : 

«  Colleghi  e  fratelli:  Semai  codesto  dolcissimo  titolo  fu  da  labbro  umano  pro- 
nunziato, a  me  s'addice  ora  a  voi  rivolgerlo  con  soave  compiacenza,  concios- 
siachè  nella  madre  nostra  comune,  la  scienza,  voi  mi  foste  colleghi,  e  più  che 
collcghi  veramente  fratelli. 

La  nostra  Sezione  ha  dato  esempio  luminoso  di  queir  armonia  e  diligenza  che 
si  richieggono  per  lo  migliore  e  tranquillo  sviluppamento  delle  scientifiche  di- 
scipline; ed  a  me  spetta  qual  vostro  interprete  di  altamente  dichiararlo. 

Noi  esordimmo  bene  auspicati ,  ed  al  buon  cominciamento  corrispose  il  pro- 
gresso delle  nostre  lucubrazioni. 


—  553  — 

Le  discussioni  versarono  su  i  cardini  della  scienza,  che  prediligiamo  qual  ba- 
se dell' incivilimento,  l'agronomia;  ne  esaminammo  volta  per  volta  le  leggi ,  i 
bisogni,  le  condizioni,  le  contrarietà,  ed  i  mezzi  per  combatterle.  Negli  studi 
tecnici,  che  sono  la  nuova  vita  dell'epoca  [iresente,  noi  portammo  mature  le 
indagini,  ponderali  gli  studi,  sagge  le  conclusioni,  onde  arrecar  loro  taluni  di 
quei  progressi ,  i  quali  per  essere  elTicaci  debbono  ottenersi  graduali  e  mode- 
rali, né  giammai  discostarsi  dalla  sovrana  idea  del  tornaconto. 

Noi  impiegammo  non  breve  tempo  allìn  di  preparare,  o  promuovere  istitu- 
zioni che  giovassero  all'educazione  ed  al  sollievo  de' poveri,  all'istruzione  de" 
fanciulli,  al  ben  essere  delle  classi  inferiori,  infine  alla  medela  di  quelle  molti- 
plici  infermità  clic  rendono  misera  e  grama  l'umana  esistenza  ,  e  die  per  mala 
ventura  possono  riguardarsi  in  parte  come  fatale  conseguenza  degli  ordinamenti 
industriali  vigenti. 

L'unità  scientifica  italiana  fu  lo  stemma  sotto  il  quale  ogni  pensiero  tra  noi  si 
concepiva,  ogni  parola  si  pronunziava.  Sia  essa  quell'idea  cui  convergano  i  no- 
stri futuri  lavori,  acciò  i  medesimi  comprendano  materie  di  generale  utilità  ed 
importanza;  perciocché.  Signori,  cosi  operando  noi  avremo  adempiuto  1'  ufTì- 
ciò  non  solo  dello  scienziato  ma  quello  ancora  del  cittadino. 

Ed  a  me ,  o  colieghi  e  fratelli ,  cui  piacque  alTìdare  l' insigne  onore  di  presie- 
dervi ,  ed  agli  altri  onorevoli  vice-Presidenti  e  Segretari  che  voi  e  me  aiutaro- 
no con  tanta  alacrità ,  sia  lecito  indirizzarvi  sinceri  i  voti  di  altissima  ricono- 
scenza pel  nobile  solerte  ed  intelligente  concorso  che  da  ciascuno  di  voi  e  da 
tutti  fu  singolarmente  prestato  all'opera  comune.  Noi  rientreremo  ne'  nostri  fo- 
colari con  l'animo  ebro  della  vostra  somma  benevolenza .  Voi  riedendo  alle  vo- 
stre case  non  obbliate  chi,  come  dissi  in  principio,  vi  fu,  vie,  e  vi  sarà 
sempre  collega  e  fratello  ». 

L'adunanza  si  scioglie  tra  gli  applausi. 

Il  Presidente  —  Come  Gher.vrdo  Frescui 

ÌAvv.  Cav.  Pasqiaie  Stanislao  Mangiaci 
.•\VV.  .\>T0M0  SCIAI.OJ  V 
GiLSEPPE  Devince.nzi 


RAPPORTO 


DEL  SIC.  GOITARDO  CALVI,  MEMBRO  DELLA  COMMESSIONE  PER  GLI  STCOl  SULLE  SO- 
CIEIÀ  DI  tllTlO  SOCCORSO  PER  GLI  ARTEGIANI  ,  A  NOME  DELLA  COMMESSIOKE 
MEDESIMA  [IJ. 


Al  signor  Presidenle  della  Sezime  d' Agronomia  e  Tecnologia  del  VII  Congresso 

Scienlifico  Italiano. 


JLa  Commessione  intricala  degli  sludì  intorno  alle  Società  di  mutuo  soccorso, 
elio  \enne  nominala  nella  precedente  riunione  di  Milano,  trovossi  neil'  assolu- 
ta impossibilità  di  compiere  quest'anno  il  proprio  lavoro  finale  che  essa  si  ri- 
serva di  presentare  al  vegnente  Congresso  di  Genova. 

La  protratta  emissione  delle  lettere  di  nomina  (3  marzo)  ai  membri  della  Com- 
messione, la  natura  o  moltiplieità  delie  ricerche  da  istituirsi,  e  l'impossibilità 
di  verbali  conferenze  fra  i  membri  stessi  sparsi  qua  e  là  nelle  varie  parti  della 
]>enisola,  queste  ed  alcune  altre  circostanze  furono  le  cause  per  cui  gli  studi  af- 
fidati alla  Commessione  non  poteronsi  compiere  colla  celerità  che  da  essa  sareb- 
besi  desiderata. 

Tuttavia  i  membri  di  questa  Commessione  non  dimenticarono  certamente  nel 
decorso  anno  il  loro  mandato  ,  e  rivoltisi  con  alacrità  a  studiare  queir  impor- 

(i)  Vedi  pss- 494- 


—  ooo  — 

Unte  argomento,  prepararono  alcuni  lavori  individuali  in  parte  pubblicali ,  e  in 
parte  tuttora  inediti ,  de'  quali  potrà  poi  giovarsi  la  Commcssione  nel  rapporto 
sintetico  e  riassuntivo  che  sottoporrà  al  sonno  dell' otla\o  Congrosso  Italiano. 

Cosi  il  Conte  Luigi  Scirisiori  mandava  in  luto  (  noi  fascicolo  di  agosto  degli 
«;ì»ia/i  di  slatisdca  )  un  suo  progetto  di  associazione  mutua  pei  la^'oranti  delle 
strade  ferrate  con  migliori  norme,  dietro  le  quali  a  suo  credere  potrebbe  essere, 
istituita  :  il  signor  Antonio  Radice  citando  ad  esempio  la  numerosa  società  di 
tessitori  in  seta  fondata  per  lo  reciproco  loro  soccorso  dalla  filantropica  sapien- 
za del  signor  Pizzini  in  Ala  (Tirolo),  poneva  in  evidenza  i  vantaggi  morali  di 
quella  e  delle  altre  di  simile  natura  con  un  articolo  inserito  nel  n.  1",  18  del- 
lo Spettatore  Industriale:  il  signor  Alessandro  Porro  attende  ora  alla  stampa  di 
una  memoria  intorno  alla  natura  ed  ai  requisiti  essenziali  di  codeste  società  , 
ralfrontati  coi  fatti  sperimentali  del  Milanese  Pio  Istituto  pei  lavoranti  tipografi, 
la  quale  u.scirà  in  breve  nella  Rivista  Europea  del  mese  corrente. 

Por  ultimo  il  signor  Conte  Luigi  Sanvìtall ,  nionlre  trasmetleami  l'acchiuso 
foglio  a  lei ,  signor  Presidonte  ,  indirizzato  ,  accompagnandovi  copiose  notizie 
intorno  alle  società  parmensi,  mi  comunicava  altresì  savissimi  pensamenti  circa 
il  modo  con  cui  vogliono  essere  rette  codeste  associazioni  onde  evitare  ogni  pe- 
ricolo e  riuscire  di  vera  utilità  pubblica  ,  da'  quali  non  solo  potrà  trarre  molto 
profitto  la  Commessione  ,  ma  vuoisi  pur  anche  desiderare  pronta  pubblicazione 
a  sempre  meglio  illuminare  l'opinione  pubblica  ed  a  sradicare  gli  errori  che  fos- 
sero allignati  circa  siffatte  istituzioni  non  abbastanza  ben  conosciute. 

Questi  sono  gli  studi  de'  vari  membri  della  Commessione ,  di  cui  io  ebbi  insi- 
no  ad  ora  contezza,  e  che  volli  non  rimanessero  ignoti  a  lei  ed  alla  dotta  Sezio- 
ne da  lei  presieduta ,  onde  si  vegga  in  quanto  onore  dalla  Commessione  sia  te- 
nuto il  mandato  ad  essa  conferito.  E  se  non  ancora  posso  accennarle  precisa- 
mente i  lavori  di  alcuni  altri  membri  della  Commessione  ,  che  insino  ad  oggi 
si  misero  in  corrispondenza  col  centro  della  medesima  fissato  concordemente 
appo  i  membri  dimoranti  in  Milano ,  non  v'  ha  dubbio  però  che  tutti  del  pari 
volenterosi  concorreranno  al  miglior  adempimento  dell'incarico  assunto. 

Por  quanto  poi  mi  risguarda  personalmente,  le  trasmetto  un'esemplare  (l'ul- 
timo che  mi  rimane)  del  Rapporto  sulle  società  di  mutuo  soccorso  che  sono  in 


—  55G  — 

Italia,  da  me  presentato  nianoscritlo  al  VI  Congresso  e  pubblicalo  indi  nella  Ri- 
vista Europea  ilirembre  ISli  .  Recentemente  poi,  avuta  occasione  di  visitare 
la  Francia  ed  il  Bel;;io,  ne'  pochi  mesi  che  rimasi  in  ([ue'  paesi  |)rocurai  di  co- 
noscere le  associazioni  di  tale  natura,  ed  il  loro  stato ,  e  le  loro  leppi  ;  e  d'  in- 
dagare i  motivi  della  rispettiva  prosperità  o  decadenza  ;  e  in  pari  tempo  cercai 
di  avvicinare  quei  pubblicisti  e  Tdantropi  che  di  tale  ifuislione  si  erano  partico- 
larmente occupati.  Per  tal  modo  vidi  come  ne' luoghi  più  inanifatturieri  le  so- 
cietà di  previdenza,  e  di  mutuo  soccorso  sieno  una  istituzione  indivisibile  della 
vita  industriale,  sieno  una  condizione  normale  e  indispensabile  per  lo  prospe- 
ramento delle  fabbriche  ,  sicché  le  fabbriche  fanno  anch'  esse  de'  sagriliPì  on- 
de conservarle  fiorenti:  per  tal  modo  ebbi  notizia  de'  ^ari  sistemi  predominanti 
a  seconda  de' luoghi  e  de' costumi ,  nell'ordinamento  di  quelle  società,  e  co- 
nobbi r  uomo  che  più  radicalmente  ha  studiato  in  Francia  la  teoria  delle  me- 
desime (per  asserzione  dello  stesso  ViUcrmé)  e  l'opera  utilissima,  in  cui  egli 
raccoglieva  il  frutto  de' profondi  suoi  studi  su  tale  argojiiento ,  sol  da  poco  tem- 
po apparsa  in  luce,  e  poco  nota  ancora. 

Egli  è  il  sig  D.  Deboutteville  Direttore  dell'asilo  dipartimentale  de'  pazzi  a 
Roren;e  il  suo  libro  che  s' intitola -Df/Zc  società  di  provvidenza  e  di  mutui  soccorsi, 
ricerche  studi  ordinamento  di  siffatte  istituzioni  con  un  progetto  di  Regolamento  e  la- 
bella  ad  uso  delle  medesime,  usci  in  tempo  per  avvalorare  l'assunto  della  Commes- 
sione  ,  la  quale  potrà  trovare  in  quello  una  guida  sagace  e  ricca  d' esperienza.  Al- 
l'intento di  meglio  diffondere  la  notizia  di  questo  scritto  io  fra  breve  ne  rende- 
rò conto  nel  Giornale  Euganeo. 

Preceduto  da  questi  sludi  e  da  queste  pubblicazioni  preliminari  vuoisi  spera- 
re che  il  lavoro  finale  della  Comniessione  meglio  elaboralo  e  più  compiuto  pos- 
sa corrispondere  alle  benefiche  tendenze  del  nostro  paese  ed  al  bisogno  cui  la 
saggezza  del  Congresso  scientifico  mira  a  provvedere. 

Mentre  io  mi  pregio  anche  a  nome  di  altri  membri  della  Comniessione  di  por- 
tare queste  cose  a  sua  notizia ,  devo  pregarla  a  renderne  informata  l' onorevole 
Sezione  da  lei  presieduta  ,  e  ad  invitare  i  membri  di  essa  che  volessero  compia- 
cersi di  comunicare  i  loro  sludi  su  questo  tema  alla  Comniessione,  e  di  inviarli 
a  Milano  al  mio  indirizzo.  Ed  in  siffatte  comunicazioni  si  desidererebbero  i  dati 


—  557  — 

positivi  sulle  espurivnze  delle  istituzioni  locali  e  partieolaruicntc  sulla  mortali- 
tà, sull'entità  e  durata  de'  soccorsi,  sulle  proporzioni  de'  conlrihuti. 

TuKoclie  tratlonulo  da  circostanze  |)iu  l'orti  della  mia  \olontà  sia  dolente  di 
non  puternii  recare  io  stesso  a  far  parie  anche  quest'  anno  di  codesta  Sezio- 
ne (1),  mi  sento  però  sempre  conjiiunto  ad  essa  nel  fer>ido  desiderio  del  meglio, 
e  nella  fratellevole  alTezione  the  Tra  tutti  (;li  Italiani  le  scicntiriclie  Riunioni 
lianno  promossa ,  e  colla  quale  nie  le  professo,  rassegnandole  la  mia  più  distinta 
stima  : 

Milano  li  settcndire  18i:>. 

Gottardo  Calvi 


(i)  L'  autore  dsl  Rapporto ,  do)»  arcrlo  inriato  ,  intervenne  egli  Siena  ,  avutane  opportunità  ,  al 
Congresia. 

71 


RAPPORTO 


DEI.r.A  COMMESSIONE  ENOLOGICA  ITALIANA  (1) 


JLa  Sezione  Centrale  milanese  della  Comniessione  Enologica  Italiana  ha  l'onore 
di  trasmettere  il  qrii  unito  Rapporto  del  signor  Andrea  Pensa  Depositario  de' 
vini  nazionali  in  Milano,  il  quale  dichiara  che  lo  spaccio  de' vini  ne  fu  si  limi- 
talo da  non  potere,  salvo  che  per  alcune  determinate  qualità,  alimentare  l' intra- 
presa. 

La  Commessionc  conviene  pienamente  in  questa  idea,  e  non  esita  a  manifesta- 
re un'  intima  convinzione  della  necessità  di  migliorare  nelle  moltiplici  località  la 
fabbricazione  de'  vini  medesimi  innanzi  di  esporli  ad  una  estesa  consumazione, 
siccome  vini  di  lusso.  Questo  scopo  esige  profondi  studi  e  lunghe  esperienze  sulle 
quali  la  Commessione  si  dichiara  incompetente;  nel  mentre  esprime  il  desiderio 
che  diventi  oggetto  della  attenzione  degli  studiosi  che  prendono  interesse  alla 
patria  industria  e  prosperità. 

La  Commessione  non  ha  esitato,  a' termini  dell'ari.  12  della  t;ircol.  30  mar- 
zo 1844,  ad  assegnare  al  signor  Andrea  Pensa  depositario  la  provvigione  del  10 
per  O/O  sull'introito  de'  vini  venduti;  profitto  che  forse  appena  ne  compensa  gli 
sforzi  e  che  solo  nel  caso  di  un  ben  esteso  smercio  avrebbe  potuto  ragionevol- 
mente diminuirsi. 

La  Commessione  non  nutre  fiducia  di  poter  cooperare  allo  scopo  contemplalo 
dal  Congresso  Lucchese,  col  supplire  alla  rinuncia  del  sig.  Pensa  nominando  un 
nuovo  depositario,  persuasa  che  il  sig.  Pensa  abbia  esaurito  tutti  gli  sforzi  per 

(OVedipag,  igS. 


—  559  — 

lo  smercio  de'  vini  affidatigli ,  siccome  era  suo  particolare  interesse.  Ritiene  che 
sarebbe  tradire  quello  de' produttori  col  provocare  altre  missioni  fuori  delle  qua- 
lità favorevolmente  menzionate  nel  Rapporto  dello  stesso  depositario,  le  quali  es- 
sendo in  numero  limitatissimo  non  bastano  a  sostenere  l'ideato  stabilimento. 

La  Commessionc  reputando  quindi  aver  adempito  a  quanto  era  stito  racco- 
mandato alle  sue  cure,  si  rimette  alle  decisioni  del  Congresso  di  Napoli  per  quel- 
le determinazioni  che  ad  esso  potranno  sembrare  in  proposito  opportune.  Fer- 
ma essendo  nell'avviso  che  il  deposito  di  vini  Italiani  non  possa  reggersi  in  Mi- 
lano atteso  il  limitato  loro  spaccio,  opina  perche  non  diasi  ulterior  seguito  a  que- 
st'intrapresa ,  lieta  però  che  questa  pruova  abbia  almeno  giovalo  a  rivelare  una 
possibilità  che  il  tempo  ed  il  lavoro  coroneranno  forse  di  un  più  felice  successo. 

Milano  il  9  ottobre  1845. 

Babt.  de  SosEsisA  Vinoso 
Ignazio  Vigori 
C.  Rossi 

£nrico  Megliere 
FAtsTiNO  Sanseverino 

ALLA  COMSIESSIONE  ENOLOGICA  IN  ftULANO 

n  sottoscritto,  non  trovandosi  più  in  grado  di  continuare  ad  aver  cura  del  de- 
posito de'  vini  di  lusso  Italiani ,  a  lui  affidato  da  questa  Commessione  Enolo- 
gica, fa  noto  alla  medesima  ,  come  di  dovere,  aver  egli  stesso  a  suo  tempo  avvi- 
sati i  signori  proprietari  de'  vini,  che  si  trovano  tuttora  invenduti,  invitandoli 
a  ritirarli  prima  della  fine  di  settembre,  come  d'essersi  con  alcuno  d' essi  conve- 
nuto per  r  ulteriore  custodia  e  vendita  di  quei  vini,  che  aggravati  dalle  spese  di 
dazio  d'entrata  nel  nostro  regno  ,  e  di  quello  di  condotta  da  lontani  paesi,  non 
conviene  far  retrocedere. 

Il  tentativo  di  procurare  uno  smercio  corrente  ai  vini  di  lusso  Italiani  non 
ebbe  l'elTelto  desiderato.  Di  tante  qualità  di  vini  giunti  a  questo  deposito  da  va- 
rie province  Lombarde  e  Venete  e  da  diversi  stali  Italiani  una  sola  ,  si  può  di- 


—  560  _ 

re.  Irova  incontro  tanto  per  lo  prezzo,  quanto  per  la  qualità.  Questa  fu  quella  di 
proprietà  del  si*;,  barone  Bettino  Rirasoli  di  Firenze ,  e  della  sua  Provincia  di 
Rrolio  ili  (Chianti.  Tutta  la  sua  prima  spedizione  di  circa  1,200  holtiplie  fu 
prontamente  venduta,  e<l  a  giudicare  dalle  domande  lo  smercio  avrebbe  eonli- 
nuato,  se  il  nominato  sig.  barone  Ricasoli  avesse  potuto  mandarmene  dell'altra 
perfettamente  eguale.  Il  \ino.  che  lo  stesso  signore  ha  fatto  pervenire  a  questo 
deposilo  in  una  seconda  e  terza  spedizione ,  sarebbe  dell'  eguale  perfezione  del 
primo,  se  non  avesse  bisogno  d'inveccbiare  maggiormente,  di  modo  clic  il  .sot- 
toscritto stima  opportuno  di  sospenderne  per  alcun  tempo  la  vendita.  Del  re- 
sto pare  che  il  sunnominato  sig.  barone  al)bia  raggiunto  lo  scopo  desiderato , 
quello  cioè  di  produrre  non  piccoli  saggi ,  ma  vistose  partite  di  vino  di  eccellen- 
te qualità ,  e  sicuro  di  resistere  a  lungo  viaggio  ed  a  diverse  temperature ,  e  che 
si  perfeziona  notabilmente  viaggiando  col  caldo. 

.\nche  il  vino  di  Sondrio  del  sig.  Filippo  Caiini  trovò  incontro ,  e  vennero  ven- 
dute alcune  centinaia  di  bottiglie. 

Diversi  signori  di  Verona  e  della  Valpolicella  hanno  mandate  varie  qualità 
divino,  che  non  trovarono  smercio  forse  anche  per  i  prezzi  troppo  elevati  che 
ne  domandano. 

Lo  stesso  si  dica  de'  vini  dell'  isola  di  Sardegna  che  in  generale  furono  tro- 
vati tropi)o  carichi  d'  alcool.  Le  spese  di  condotta  e  di  dazio  d'  entrata  contri- 
buirono anche  a  renderli  troppo  cari.  Quindi  pochi  se  ne  sono  venduti,  ed  an- 
che la  Real  .Società  Agraria  di  Cagliari,  che  all'epoca  dell'ultimo  Congresso  di- 
stribuì in  Milano  col  mezzo  de'  suoi  incaricati  una  quantità  di  campioni  de' 
migliori  vini  di  quell'Isola,  non  ottenne  il  suo  intento,  che  nessuna  commessio- 
ne  venne  ad  incoraggiare  i  produttori. 

Diverse  qualità  di  vino  giunsero  dal  Piemonte ,  e  principalmente  dalla  pro- 
vincia d'Asti,  fra  le  quali  alcune  alTalto  comuni ,  ed  altre  cosi  delle  di  lusso. 
Quesl'ullime  giacciono  tulle  invendute,  stante  il  prezzo  enormemente  elevato 
che  si  vuole. 

Il  Napolitano  e  la  Sicilia  non  hanno  concorso  all'  esperimento  ,  se  si  eccettui 
una  spedizione  fatta  dalla  casa  Florion  di  Palermo  del  conosciuto  vino  di  Mar- 
sala che  piacque  generalmente. 


—  501  — 

I  vini  di  diverse  qualità  giunti  dalla  Dalmazia  giacciono  tutti  invenduti.  Di' 
versi  campioni  distribuiti  non  valsero  a  procurare  il  benché  minimo  smercio. 

Onde  merlilo  far  coiiosrere  da  quali  parli,  e  quante  qualità  di  vini  sieno  en- 
trati in  questo  deposito,  si  mandano  alcuni  esemplari  delle  note  stampate,  colle 
quali  si  possono  anche  conoscere  lutti  i  signori  che  tentarono  delle  spedizioni 
di  vini,  ed  i  prezzi  ai  quali  si  limitarono. 

Se  si  eccettuano  i  vini  del  signor  barone  Ricasoli ,  quello  del  sig.  Calmi  ed  il 
Marsala  che  com'ó  detto  ebbero  smercio,  gli  altri  rimasero  pressoché  tutti  in- 
venduti ,  che  di  3000  bottiglie  giunte  al  deposito,  sole  n.  '  ".'jO  furono  esitate, 
e  queste  anche  per  la  maggior  parte  a  titolo  di  campioni ,  raro  essendci  il  caso 
di  aver  venduto  alla  stessa  persona  due  volte  dell' egual  vino. 

Compresi  i  qui  sopra  citali  vini  del  sig.  Ricasoli  ec.  ,  il  totale  importo  delle 
vendite  fatte  ascende  a  lire  7000  circa,  ed  il  sottoscritto  occupato  a  liquidare  i 
conti  coi  singoli  mittenti,  loro  tratlieneuna  provvigione  in  ragione  del  lOper  100, 
persuaso  che  la  Commessione  a  norma  dell'articolo  14  del  contratto  stipulato 
col  sottoscritto,  non  avrà  alcuna  difficoltà  d'approvarla ,  ritenuto  anche  che  que- 
sto non  basterebbe  a  compensarlo  interamente  delle  spese  da  lui  incontrate  per 
tìttode'Iocali.  spese  di  stampe  e  di  personale.  Intanto  si  rassegna  con  distinta 
stima  : 

.Milano  ij  settembre  1845. 

.\.\DnE.v  Pensa 


RAPPORTO 

DELLA  COMMESSIONE  INCARICATA  DI  ESAMINARE  IL  CARRO-CVCINA  INVENTATO 
DAL  SIG.  GIUSEPPE  IGNONE  (1). 


JTra  gl'innumerevoli  ritrovati  d' ogni  maniera  che  tutto  di  c'inondano  (poiché 
in  quest'epoca  è  moda  di  essere  inventore  od  almeno  perfezionatore  )  pochi 
assai  sono  quelli  suscettibili  di  utile  applicazione,  e  per  lo  più  appena  nati  son 
morti  :  laonde  è  caro  alla  vostra  Commessione  il  riferirvi  non  essere  cosi  del  Car- 
ro-Cucina, e  credere  che ,  costrutto  nelle  indicate  dimensioni,  sarà  esso  non  solo 
applicabile  agli  usi  cui  è  destinato,  ma  di  sommo  ed  incontrastabile  vantaggio. 

Era  profonda  ferita  al  cuore  dell'  ottimo  Sovrano  che  regge  i  destini  di  que- 
sta felicissima  parte  d'Italia  il  vedere  come  in  occasione  di  campi  d' istruzioni 
dell'  esercito  talvolta  accadeva ,  dopo  lunghe  evoluzioni ,  essere  i  soldati  costretti 
ad  aspettare  lungamente  il  rancio,  e  benanche  a  doversi  contentare  del  solo  pa- 
ne, per  la  dUTicoltà  e  lentezza  de'  trasporti  degli  occorrenti  utensili  e  del  com- 
bustibile, e  del  tempo  lungo  che  ancora  ci  vuole  di  poi  per  preparare  il  cibo. 

L'augusto  Monarca,  il  cui  Regno  fu  già  si  fecondo  in  grandi  opere ,  ed  in  im- 
portanti miglioramenti ,  volle  che  cessasse  siffatto  disordine  ;  e  stabilite  da  esso 
medesimo  le  basi  e  le  condizioni ,  commise  al  già  conosciuto  ingegno  del  sig. 
Ignone  la  formazione  di  un  carro  di  ordinarie  dimensioni  e  di  un  peso  non 
maggiore  di  quello  de'  carri  di  artiglieria ,  sul  quale  pochi  soldati  potessero  pre- 
parare un  pasto  per  seicento  individui ,  senza  rallentarne  il  corso  od  opporsi  al 
suo  fine,  quand'anche  il  carro  camminasse  di  trotto  o  di  galoppo. 

(0  Vedi  p»g.  5oo. 


-  563  — 

Dal  modello  accuratamente  eseguito  in  latta ,  sottoposto  alla  disamina  della 
Commessione,  si  scorge  che  l'autore,  oltre  all'  ingegnosa  disposizione  delle  di- 
verso parti  componenti  il  carro ,  il  forno ,  e  la  cucina  ,  e  di  luti'  i  comodi  pos- 
sibili per  la  facile  preparazione ,  e  pronta  dislriltuzione  del  rancio  ,  seppe  op- 
portunamente applicare  i  principi  della  scienza  per  ottenere  il  minor  possibile 
disperdimento  di  calorico  e  per  difendere  dalia  sua  azione  gì'  inservienti ,  i  quali 
con  grande  comodità  e  sicurezza  possono  attendere  al  loro  servizio. 

Se  pare  immancabile  il  buon  esito  della  cucina,  non  si  potrebbe  però  a  priori 
nulla  stabilire  sulla  quantità  del  combustibile  da  consumarsi ,  e  sui  suo  effetto 
in  un  dato  tempo  da  conseguirsi ,  quantunque  si  sappia  quante  unità  caloriferc 
sviluppano  i  diversi  combustibili  sotto  un  dato  peso  ,  iiuante  ve  ne  vogliano 
per  ridurre  l'acqua  dal  grado  in  cui  si  trova  a  100  del  termometro  centigrado, 
termine  della  ebollizione ,  e  quante  per  conservarla  in  tale  stato  pel  tempo  ne- 
cessario alla  cottura  de' comestibili ,  ed  in  flne  quanto  sia  il  volume  di  acqua 
messo  in  ebollizione  per  una  data  misura  di  superfìcie  quadrata  del  recipiente 
toccala  dalla  llamma  in  un  dato  tempo  :  imperocché  non  essendo  l' acqua ,  che 
dev'essere  messa  in  ebollizione,  immediatamente  in  contatto  del  lastrone  di  ra- 
me formante  il  cielo  del  forno,  ma  posta  in  separale  marmilleclio  poggiano  sul 
lastrone  ,  e  lasciano  tra  loro  considerevoli  intervalli ,  non  si  hanno  dati  pratici 
per  calcolare  in  questo  caso  la  quantità  di  calorico  necessaria  per  istabilire  l'e- 
bollizione dell'acqua  nelle  marmitte. 

Sombra  però  che  stante  la  cura  posta  dall'  inventore  per  impedire  il  dissipa- 
mento del  calorico,  basterà  sempre  una  discreta  quantità  di  combustibile;  e 
quand'anche  si  venisse  a  riconoscere  necessaria  una  quantità  alquanto  conside- 
revole ,  sarà  sempre  assai  minore  di  quella  considerevolissima  che  si  dissipa  per 
far  bollire  le  marmitte  isolate  all'aria  aperta. 

Non  crede  opportuno  la  Commessione  di  darvi  una  descrizione  della  macchi- 
na ,  perché  ciò  condurrebbe  troppo  in  lungo  ,  e  perché  ebbe  cura  di  farlo  il  si- 
gnor Ignone  stesso  in  una  memoria  stampata  e  corredata  di  una  ben  disegnata 
tavola. 

Quando  costrutto  in  grande  il  Carro-Cucina  ,  e  riconosciutane  l' utilità  ne' 
campi  d' istruzione  ,  non  si  potrà  dubitare  del  >  antaggio  sommo  che  dovrà  ar- 


—  564  — 

m-are  in  tempo  di  puoira;  <iual  bcnelizi.»  non  ne  litaverà  la  milizia,  e  per  coii- 
seiiuenza  la  nazione  intiera  ?  Allora  aceoglierà  nuove  henedi/.ioni  «lei  suo  po- 
polo un  Monarca  che  sempre  se  ne  mostrò  l'amoroso  padre;  e  conseguirli  l'in- 
ventore la  più  dolce  ricompensa  per  averne  saputo  cosi  felicemente  tradurre  in 
opera  il  generoso  pensiero. 

Magg.  cav.  d'  Agostino 

Ingeg.  Michela 

March,  di  Sambcv  relatore 


R  A  P  P  0  R  J  0 


DELLA  COMMESSIO.NE  INCARICATA  DI  RIFERIRE 
SIX  MIGLIORE  SISTEMA  «lETROLOCICO  IMFORME  DA  ESTENDERE  I>  ITALIA  (1) 


fi. 


ON  ci  Ila  moniorìii  ne' tempi  che  l' Italia  abbia  mai  avuto  un  sistema  proprio,  e 
mollo  meno  universale  di  pesi  e  misure.  Degli  Etruschi ,  de'  Volsci ,  de'  Sabini, 
de'  Rutuli,  e  degli  altri  aborigeni  non  troviamo  indicazioni  sicure.  I  Romani  dive- 
nuti dominatori  della  penisola,  imposero  a'proprì  soggetti  il  sistema  che  nella  im- 
perizia loro  avevano  dovuto  imitare  da'  Greci ,  i  quali  prima  di  essi  vi  avevano 
avuto  stanza:  e  come  le  misure  de' Greci  altro  non  erano  in  fondo  che  quelle 
dei;li  Egizi ,  cosi  il  sistema  de'  Romani  tenne  alcuna  cosa  di  entrambi  ;  ma  fu  ri- 
dotto a  forma  particolare  mercè  di  un  metodico  ordinamento.  Con  le  misure  de' 
Romani  però  si  mantennero  sempre  anche  le  primitive  de' Greci,  e  quelle  degli 
Egizi,  massime  nella  bassa  Italia,  sia  per  la  diflìcoltà  di  estirpare  memorie  riferma- 
te con  abitudini  secolari ,  sia  per  la  necessità  in  cui  si  era  di  conoscerle  a  motivo 
delle  relazioni  che  si  mantennero  sempre  pili  o  meno  vive  con  quello  Nazioni. 
(Caduto  r  impero  ed  invasa  l' Italia  da  popoli  settentrionali ,  ebbe  a  ricevere  da 
questi  nuove  misure  ;  quindi  s' introdussero  il  piede  di  Liutprando  ed  altre  misure 
de' Longobardi ,  e  de' Franchi,  alle  quali  si  aggiunsero  quelle  degli  Arabi  venu- 
teci d'  oriente  col  ritorno  de'  Crociati  e  con  le  conquiste  de'  Pisani  e  de'  Veneti. 
Ripresa  dagl'  Italiani  la  sovraniU'i  del  loro  suolo,  ma  suddivisa  poscia  l'Italia  in 
piccioli  stati ,  e  ridotti  a  municipi  e  castelli,  i  quali  tutti  miravano  a  infeudarsi , 
e  quindi  a  governarsi  con  uu  reggimento  proprio  :  ristrette  o  rotte  le  comunica- 


(i)  Vedi  pag.  5i3. 

72 


—  5GG  _ 

zioni  e  le  grandi  transazioni  di  Iradìco  internazionali ,  anche  i  sistemi  metro- 
logici si  travolsero  e  si  ridussero  a  tale  miscuglio  e  confusione,  da  potervi  dif- 
Jiciinienle  ravvisare  il  tipo  primigenio  e  da  ingenerare  una  dilTormità  univer- 
sale; sicché  non  le  misure  di  un  territorio  si  trovavano  differenti  da  (pielle  di 
un  .litro,  ma  quelle  di  un  medesimo  paese,  di  una  medesima  borgata;  e  spesso 
anche  più  misure  eterogenee  erano  adoperale  insieme  in  uno  stesso  luogo. 

Questo  disordine,  che  pure  non  era  circoscritto  alla  Italia  soltanto,  ma  re- 
gnava per  tutta  Europa,  aveva  più  volte  attirata  l'attenzione  di  sonuni  legislato- 
ri ,  e  se  ci  faremo  a  riandare  le  storie  de'  progressi  dell'  umano  incivilimento, 
V  edrenio  di  tratto  in  tratto  ed  a  grandi  intervalli  da  Mosè  ad  Alessandro ,  da 
Alessandro  a  Carloniaguo,  da  Carlomagno  a  Napoleone  lampeggiare  il  pensiero 
benefico  di  ridurre  ad  un  tipo  unico  e  comune  1'  espressione  de'  rapporti  e  del- 
le gi'andezze  che  sono  la  necessità  di  ogni  momento  nelle  domestiche  relazioni, 
lo  strumento  continuo  delle  arti  e  delle  scienze,  1'  anima  de' movimenti  e  delle 
combinazioni  commerciali . 

Ma  nello  scompigliamento  delle  politiche  vicende ,  nel  tumulto  delle  guerre  e 
delle  sedizioni  che  facevano  dell'  Italia  un  campo  di  continue  lotte,  e  vi  allet- 
tavano gli  stranieri  a  vantaggiarsi ,  come  potevasi  sperare  di  vedere  data  opera 
ad  un  concetto  che  richiedeva  lunga  meditazione,  tranquillità  di  studi,  insisten- 
za non  intermessa ,  e  la  persuasione  de'  fatti  '? 

In  mezzo  a  queste  cose  non  mancarono  de'  tentativi  parziali.  Già  fin  dal  1480 
con  editto  promulgato  a  G  aprile  Ferdinando  I  d'Aragona  prescriveva  che  i  pesi 
e  le  misure  di  tutto  il  suo  regno  si  fossero  renduti  uniformi  a  quelli  della  città  di 
Napoli ,  affine  di  rimediare  a'  danni  ed  incomodi  che  derivavano  dalia  loro  dif- 
formità. 

Nel  1604  colla  Grida  degli  8  d' ottobre  che  era  rinnovellala  nell'anno  susse- 
guente ,  il  Governatore  della  Lombardia  conte  de  Fuentes  ordinava  che  le  mi- 
sure dello  slato  di  Milano  si  conformassero  tutte  a  quelle  della  città. 

Bisogna  jìcrò  dire  che  questi  ordinamenti  o  non  fossero  seguiti,  o  fossero  ca- 
duti in  dissuetudine,  giacché  nel  1781  si  dovettero  ripetere. 

Analoghe  prescrizioni  erano  promulgate  nel  1782  con  editto  degli  11  luglio 
dal  Gran  Duca  Pietro  Leopoldo  per  rispetto  alle  misure  di  Toscana. 


—  567  — 

r.a  legge  de"27  ollohre  1803  della  Repuhiilica  Italiana,  che  introduceva  il  si- 
stema metrico  dorimalo  nelle  contrade  soggette  al  nuovo  dominio,  esteso  in  se- 
guilo alle  altre  aggregate  dopo  il  1805,  preludeva  alla  grande  idea  di  un  siste- 
ma nazionale  e  cosmopolita  ;  ma  le  traversie  politiche  interruppero  1'  efletto 
che  doveva  attendersi  dal  tempo. 

Posteriori  riforme  intanto  dimostrarono  che  avevasi  in  animo  bensì  di  miglio- 
rare le  condizioni  de'  popoli  soggetti ,  ma  o  non  volevasi  confessare  la  premi- 
nenza di  un  sistema  straniero,  o  non  si  volevano  riprodurre  reminiscenze  di 
tempi  procellosi. 

Con  legge  de'2t)  maggio  1809  di  Felice  I  vennero  ridotte  ad  uniformità  le  mi- 
sure ed  i  pesi  del  Principato  di  Lucca,  seguendo  il  principio  giù  adottato  da' na- 
politani, da'  milanesi  e  da'  toscani  di  estendere  il  sistema  della  capitale  agli  al- 
tri paesi  secondari  del  dominio. 

Nello  stesso  anno  nell'  ultimo  di  dicembre  venivano  ordinate  e  defluite  le  mi- 
sure di  Sicilia  sovra  un  progetto  di  una  Commessione,  la  quale  avendo  posto  a 
fondamento  del  suo  lavoro  principi  falsi ,  ne  dedusse  un  sistema  arbitrario ,  in- 
romposto  e  deforme. 

Il  governo  piemontese  nel  1822  interrogava  il  giudizio  de'suoi  dotti  sulla  scel- 
ta di  una  quantità  invariabile  per  base  di  un  nuovo  sistema  metrologico  che  ave- 
va in  animo  d' istituire.  I  loro  studi  li  condussero  a  dichiarare  che  il  sistema 
decimale  francese  era  il  più  perfetto:  diverse  subalterne  considerazioni  però  fe- 
cero loro  proporre  di  conservare  l' antica  divisione  del  meridiano  terrestre,  e  di 
prendere  per  unità  di  misure  di  lunghezza  il  minuto  3." ,  ossia  un  rrÌ77z  di 
un  grado  di  latitudine  equidistante  dal  polo  all'equatore,  la  quale  unità  per 
.singolare  combinazione  risultava  quasi  uguale  all'  antico  piede  di  Luitprando. 

Nel  1840  a  6  aprile  una  provvida  legge  di  Ferdinando  II  di  Napoli  rettiflcava 
le  misure  della  capitale  in  relazione  all'  antica  loro»  deOnizione ,  e  tranne  quelle 
di  capacità,  suddivideva  le  altre  con  regole  decimali,  e  le  dichiarava  applicate 
esclusivamente  a'  suoi  domini  di  qua  del  faro. 

l.e  cose  essendo  in  questi  termini ,  quando  le  disposizioni  che  si  vennero  ac- 
comodando fossero  nella  pienezza  del  vigore ,  la  metrologia  italiana  avrebbe 
già  fatto  un  gran  passo  coli'  avere  ridotto  i  suoi  mille  sistemi  a  quelU  delle  Ca- 


—  568  — 

pitali  de'  vari  sLali  ;  ond'é  che  per  In  intera  liisione  che  si  desidera  non  si  avreb- 
be più  che  a  fare  studio  del  miglioro  e  del  più  conveniente  fra' sistemi  rimasti; 
<•  questo  niodilìrarlo  al  proposito  di  renderlo  facile  ed  adatto  alle  abitudini  de- 
bili altri  paesi  per  poterlo  poscia  dilTondere  ed  applicare  esclusivamente  all'  in- 
tiera Penisola. 

Il  tema  proposto  alla  C(mìnicssione  scelta  dal  precedente  Congriìsso  Italiano, 
e  rimesso  all'  attuale  di  Napoli ,  mirava  appunto  a  questo  nobile  ed  importantis- 
simo divisamento.  In  fin  d'allora  però  si  presentiva  la  diflìcoltà  dell'impresa  ; 
sorgeva  il  dubbio  se  convenisse  prescegliere  uno  de' sistemi  italiani  già  in  uso, 
o  studiarne  uno  nuovo,  o  se  piuttosto  non  si  dovesse  pensare  unicamente  al 
modo  di  estendere  l'introduzione  del  sistema  metrico-decimale  de' Francesi. 

Ciascun  partito  à  i  suoi  pregi  ed  i  suoi  inconvenienti  particolari.  Per  adotta- 
re uno  de" sistemi  italiani  già  in  uso,  bisognerebbe  prima  esaminare  attentamen- 
te quale  di  essi  sia  quello  che  meno  contrasti  alle  abitudini  degli  altri  paesi,  on- 
de non  forzarli  a  mutazioni  troppo  risentite,  le  quali  allontanerebbero  assai  fa- 
cilmente dall'  intento  :  quando  poi  un  tale  sistema  si  fosse  rinvenuto  (  locchè  a 
chi  abbia  fatto  studio  della  odierna  nostra  metrologia  parrà  miracoloso  trova- 
mento),  vi  saranno  da  superare  le  rivalità  e  le  gelosie  di  preminenza,  che  ver- 
ranno suscitando  diflicoKn  forse  più  gravi,  giacché  non  si  vorrà  cedere  ad  altri 
il  merito  d'imparare  un  sistema  che  dovrà  prevalere  a  tutti. 

Questo  partilo  poteva  rieseire  parzialmente  per  ciascuno  stato  dove  i  sistemi 
de'  paesi  soggetti  non  sono  per  lo  più  che  modificazioni  della  città  dominante. 
Ma  non  può  sperarsi  di  estenderlo  a  Capitali  di  altri  stati  che  abbiano  sistemi 
totalmente  disparali. 

Cosi  r  Inghilterra ,  la  Prussia  e  la  Svezia  poterono  ridurre  le  misure  ed  i  pesi 
delle  città  loro  soggette  a  quelle  unicamente  delle  rispettive  Capitali.  Ma  non 
devono  attendersi  di  vederli-  divulgati  fuori  de'  propri  domini  quando  non  vi 
concorra  la  volontà  de'  diversi  Governi. 

L'incaricarsi  di  un  sistema  affatto  nuovo,  originale  italiano,  che  sarebbe  im- 
presa grande  al  certo ,  e  v  eramente  nazionale ,  è  pensiero  da  non  essere  acca- 
rezzato, ove  positivamente  si  desideri  di  venire  ad  una  definizione  del  proble- 
ma. Le  dilTicoltà  che  si  affaccerebbero  vedesi  a  prima  giunta  ,  e  senza  mina- 


—  oC9  — 

lamonto  ciiunieraiic ,  devono  essere  molte  ed  iniponenli.  Gl'Inglesi  i  quali  non 
aveano  da  far  altro  che  retliflcare  i  campioni  delle  misure  di  Londra  e  parago- 
narvi quelle  delle  altre  misure  clie  volevano  aliolite ,  v'  impiegarono  otto  an- 
ni; i  l'Vancesi  cominciarono  le  loro  operazioni  nel  1737,  e  solo  nel  dicembre 
del  1799  poterono  proclamare  definitivamente  la  misura  unitaria  del  nuovo  siste- 
ma, benché  \i  avessero  lavorato  indefessamente  i  più  grandi  matematici  nazionali 
e  stranieri  che  facevano  l'orgojilio  di  (|iiel  secolo.  Se  nazioni  cosi  compatte  e 
provvedute  di  inez/i  giganteschi,  ed  assistite  da  ingegni  distintissimi,  ebbero  non- 
<limeno  a  venirne  a  capo  a  grave  stento  ,  come  si  dovrebbe  attendere  un  esito 
in  un  paese  che  non  à  quelle  intime  relazioni  e  quelle  omogeneità  d' interessi  e 
di  vedute  che  appena  si  possono  trovare  dove  sono  rapporti  economici  e  po- 
litici? Abbandonandosi  adunque  la  idea  di  un  sistema  originale,  abbandonisi 
puranco  quella  di  voler  generalizzare  alcuno  degli  attuali  sistemi  italiani  ,  seb- 
bene alcuno  se  ne  possa  vantare  razionale  e  perfetto  quanto  il  sistema  metrico 
francese  ;  e  se  amor  vero  della  scienza  e  in  un  del  paese  nostro  ci  è  lume ,  faccia- 
mo sacrificio  di  una  gloria  municipale,  ed  aspirando  al  bene  universale,  alziamo 
nn  monumento  alla  sapienza  de'  nostri  avi,  ma  uniamoci  in  concorde  fratellan- 
za non  solo  fra  noi ,  ma  con  le  N.izioni  che  ingentilite  e  rischiarate  dal  sapere 
italiano,  ci  anno  poscia  so|)ravanzati  nel  moderno  progresso. 

A  far  questo,  giacché  non  giova  l' illuderci,  diciamolo  francamente,  imlla  vi 
può  essere  di  meglio  che  abbracciare  nella  sua  interezza  il  sistem.v  .METnico- 
ntXLMAi.E,  già  diffuso  in  molta  parte  di  Kuropa,  già  iiccolto  ed  applaudito  dal- 
l' universale  consen.so  de'  dotti. 

Noi  non  ignoriamo  i  difetti  e  gì'  inconvenienti  che  vi  si  oppongono  ;  ma  sap- 
piamo altresì  che  la  somma  de'  suoi  pregi  é  tale  da  farvi  onesto  velame. 

Ricordiamoci  che  gì'  italiani  ebbero  la  loro  parte  nelle  operazioni  che  servi- 
rono ad  erigere  quel  colossale  monumento  :  esso  è  da  dirsi  più  presto  europeo 
che  francese.  Ricordiamoci  in  oltre  che  le  scienze  utili  non  devono  sentire  1'  e- 
fioismo  della  patria;  a' frutti  dell'albero  della  scienza  anno  dritto  a  stendere  la 
mano  egualmente  lutt'  i  tigli  della  terra.  Questi  Congressi  medesimi  ce  lo  addi- 
tano ;  ed  ove  la  diversa  favella  non  ponesse  confini ,  potremmo  attenderci  di  ve- 
derli girare  l'  universo. 


—  570  — 

Se  noi  vorremo  ostinarci  coi  nostri  sistemi  o  coli'  idea  di  un  sistema  nuovo, 
perdiamo  un  tempo  prezioso;  edatoanclie  clic  potessimo  averne  un  efletlo,  e 
che  arrivassimo  ad  inlenderci  fra  noi,  rimarremmo  per  sempre  fuori  del  con- 
sorzio de' dotti  stranieri,  a'  quali  in  vece  conviene  stringerci  in  amichevole  al- 
leanza. 

11  linguaggio  delle  grandezze  e  delle  proporzioni  deve  essere  uno  per  tutti,  l 
simboli  della  geometria  che  ò  fondamento  alla  scienza  metrologica  non  anno 
che  una  sola  espressione;  conserviamo  omogenee  le  relazioni,  e  cosi  in  quel 
modo  che  1'  unità  del  sislema  metrico  per  essere  slata  desunta  con  legge  pro- 
|)orzionale  dalle  dimensioni  della  terra  ne  porge  facili  le  corrispondenze  delle 
varie  sue  parti ,  e  quelle  reciproche  fra  i  diversi  corpi  del  sistema  mondiale  , 
quando  ad  una  sola  emendazione  e  misura  riferiremo  tutte  le  quantità  che  ci 
rappresentano  i  prodotti  si  naturali  che  artificiali ,  le  scienze ,  l' industria  ,  le 
arti,  il  commercio  potranno  camminare  da  per  tutto  con  passo  libero  e  franco, 
senza  le  diifìcoltù  perpetue  e  le  male  intelligenze  da  una  parte ,  e  senza  le  frodi 
e  la  mala  fede  dall'  altra. 

L'  architetto  quando  volle  essere  inteso  da'  suoi  confratelli  di  tutte  le  nazio- 
ni non  si  curò  più  di  esprimere  i  rapporti  delle  sue  eccezioni  con  misure  di 
palmi,  di  piedi,  di  canne,  di  passetti,  di  braccia  o  di  metri,  ma  stabili  un  mo- 
dulo ipotetico ,  desumendolo  da  un'  aliquota  di  altro  de'  membri  architettonici 
essenziali ,  e  riferi  ad  esso  tutte  le  altre  secondarie  dimensioni ,  precorrendo  per 
tal  modo  alla  idea  fondamentale  dello  stabilimento  di  un  metro  universale. 

Che  se  alcuno  ci  ponesse  innanzi  le  viste  e  le  rancide  obbiezioni  della  dilTi- 
coltà  di  vincere  le  antiche  abitudini ,  e  di  rendere  popolare  un  sislema  sover- 
chiamente scientilico,  noi  senza  negare  la  gravezza  degli  ostacoli  che  si  oppon- 
gono sempre  e  dovunque  a  tutte  le  innovazioni  per  quanto  importantissime  ed 
evidenti ,  e  che  da  noi  devono  attendersi  ancora  più  forti  che  altrove ,  avendo 
a  lottare  con  elementi  eterogenei ,  colla  disparità  de' principi  e  con  gli  stessi  pre- 
giudizi ;  vorremmo  che  in  vece  di  arretrarci  a  questi  scogli  non  ce  li  figurassimo 
insormontabili  e  procacciassimo  invece  la  via  di  adeguarli. 

Noi  non  ripetiamo  troppo  ciecamente  che  il  popolo  non  vada  contrariato  nelle 
sue  abitudini  ;  ma  diciamo  piuttosto  che  il  popolo  non  bisogna  urtarlo  di  fron- 


—  571  — 

te,  che  non  bisogna  divezzarlo  con  la  forza;  ma  Si  istruirlo,  educarlo,  persua- 
derlo, e  cosi  disporli!  loiitanionto  a  siflaltc  salutari  innova^tioni. 

Se  la  bella  cliiara  semplice  e  precisa  istruzione  del  sistema  melrico-decima- 
le  dettata  dal  sommo  Oriaui  e  fatto  pubblicare  dal  Gov.  Francese  fosse  stata 
adottata  come  testo  nelle  pubbliche  scuole ,  per  l' insegnamento  di  questo  im- 
|K)rtante  ramo  dell'  aritmetica  sociale  ;  se  cioè  si  fosse  adempito  alla  prescri- 
zione della  L.  del  1802  che  introduceva  in  Italia  il  sistema  metrico ,  laddove 
ingiungeva  che  i  giovani  nelle  scuole  normali  elementari  fossero  istrutti  nel 
calcolo  decimale,  e  nel  nuovo  sistema  di  pesi  e  misure,  e  che  interdiceva  l' i- 
struzionc  a  quo"  maestri  che  trascurassero  di  farlo  ;  a  quest'  oggi  le  classi  indu- 
striose, le  commerciali  e  le  civili,  ed  il  popolo  stesso  sarebbero  in  grado  di  co- 
noscere e  di  apprezzare  il  beneficio  del  nuovo  sistema.  Guai  se  si  dovesse  andar 
sempre  col  principio  di  non  disturbare  il  popolo  dalle  sue  abitudini  ;  bisogne- 
rebbe rinunziare  ad  ogni  via  di  progresso  e  di  miglioramento.  E  ben  vero  che 
la  storia  e'  insegna  essere  più  agevole  cangiare  i  costumi  e  la  lingua  di  una  na- 
zione di  quello  che  modificarne  il  sistema  mensurale.  Ciò  vuol  dire  che  il  trion- 
fo del  sistema  metrico  non  si  otterrà  colla  violenza ,  né  potrà  essere  1'  effetto  di 
un  semplice  insegnamento  teorico.  A  questi  due  mezzi  bisogna  sostituirne  un 
altro;  lo  studio  pratico  ed  eflettivo  del  nuovo  sistema.  Lo  studio  de'  pesi  e  delle 
misure  diretto  per  tal  modo  diventerà  una  parte  importante  del  pubblico  inse- 
gnamento. Esso  avrà  particolari  attrattive  pe'  fanciulli ,  i  quali  vedendo  mate- 
rialmente le  misure ,  le  concepiranno  bentosto ,  giacche  siffatte  nozioni  non  so- 
no superiori  alla  loro  intelligenza ,  e  non  esigono  tale  destrezza  che  sorpassi  le 
loro  facoltà  intellettuali.  Presa  una  volta  1'  abitudine,  sarà  meno  a  temersi  l' in- 
fluenza di  una  generazione  che  va  ad  estinguersi,  ma  che  non  si  riformerebbe. 
Bisognerebbe  però  che  i  professori  incaricati  d' insegnare  il  sistema  metrico 
nelle  nostre  scuole,  come  notava  già  l' estensore  di  questo  scrìtto  in  altro  suo 
lavoro  metrologico ,  abbandonassero  totalmente  le  antiche  misure  colle  loro  ri- 
duzioni in  misure  nuove,  per  questa  considerazione  che  se  gli  uomini  che  si 
occupano  delle  industrie  ,  oggidì  anno  bisogno  tuttavia  di  simili  confronti,  lo 
stesso  non  deve  dirsi  degli  allievi  i  quali  non  avranno  da  intraprendere  atti  di 
commercio ,  ed  eseguire  operazioni  d' ingegneria  e  di  meccanica  o  d' industria 


—  572  — 

elio  fra  20  o  30  anni ,  e  che  allora  saranno  dispensali  dal  ricorrere  a  date  cosi 
antiche. 

Il  sistema  metrico  decimale  è  già  conosciuto  in  Italia.  Esso  e  faniiliaro  dii 
gran  tempo  a'  cultori  delle  scienze  positive.  Il  censimento  prediale  delle  pro- 
>incie  venete,  quello  del  Ducato  di  Parma  Piacenza  e  Guastalla ,  e  quelli  degli 
Stati  PonliQci  furono  rilevati  e  calcolati  a  misura  metrica.  La  !..  Italica  27  ot- 
tobre 1803  che  lo  imponeva  alle  città  della  Repubblica  Cesalpina,  e  successiva- 
mente lo  estendeva  agli  altri  territori  aggregati  al  cessato  regno  d' Italia  o  sog- 
getti all'alto  protettorato  dell'  impero  Francese,  non  fu  mai  revocata. 

Essa  è  ancora  in  osservanza  presso  le  pubbliche  amministrazioni  si  per  le 
Provincie  del  regno  Lombardo  Veneto,  si  nel  Piemontese,  si  negli  Stati  Estensi, 
che  nel  Ducato  di  Parma ,  Piacenza  e  Guastalla.  Ci  è  noto  anzi  che  il  Governo 
Sardo  sta  preparando  una  legge  la  quale  sarà  per  ìstabilire  il  sistema  decimale 
francese  in  tutt'  i  suoi  domini  di  terra  ferma  per  l' anno  1850  ,  mentre  con  al- 
tra regia  disposizione  del  1 .  "  ora  decorso  luglio  il  medesimo  sistema  fu  stabilito 
per  r  isola  della  Sardegna  a  cominciare  dal  1840. 

I  ragguagli  del  sistema  metrico  co'  vigenti  sistemi  mensurali,  e  colla  maggior 
parte  delle  moltiplici  misure  e  pesi  locali  delle  nostre  città,  sono  pure  conosciuti 
tutti  e  pubblicati  con  apposite  tavole  oflìciali. 

Quelle  che  fanno  corredo  alla  L.  27  ottobre  1803  comprendono  le  città  del 
regno  Lombardo  Veneto,  e  si  stendono  anche  a' paesi  del  Ducato  di  Parma  Pia- 
cenza e  Guastalla ,  nonché  agli  stati  Estensi ,  e  ad  una  parte  degli  Stati  Pontili- 
ci.  Esse  sono  il  risultamento  delle  operazioni  della  Commessione  italica  de'  pesi 
e  delle  misure  stata  istituita  in  seguito  alla  suddetta  L.  del  1803 ,  a  capo  della 
quale  era  l' illustre  astronomo  Oriani. 

Per  gli  Stati  del  re  di  Sardegna  si  anno  i  ragguagli  nel  saggio  del  nuovo  sisle- 
tna  metrico  del  prof,  di  Fisica  Vassalli  Eandri ,  che  fu  pure  della  Commessione 
generale  de'  pesi  e  delle  misure  per  lo  stabilimento  del  nuovo  sistema  in  Fran- 
cia. Nel  1818  però  furono  rettificali ,  essendo  stalo  ridotto  il  piede  Liulprando 
al  minuto  3.°  del  grado  sessagesimale  col  nuovo  nome  di  piede  di  Piemonte,  e  quin- 
di messo  in  pieno  vigore  nelle  undici  Provincie  formanti  l'antico  Piemonte. 

La  metrologia  genovese  comparata  al  sistema  metrico  trovasi  nella  statistica 


—  Ó73  — 

ili  Genova  del  si;,'.  Cevasco  impressa  nel  1838  ,  ed  è  diligente  lavoro  del  sig. 
Rarlolunieo  Lanino  specialmente  versato  in  questi  studi. 

I,e  misure  di  Savoia  Irovansi  descritte  nell'  operetta  intitolata  Notice  sur  Ics 
poiils  et  tnesures  du  ducìié  de  Savoie  par  M.  G.  M.  Raymond  del  1838. 

Quelle  della  provincia  di  Aosta  lo  sono  in  maniera  autentica  nell'  Almanach 
(In  duché  d'Aoslepour  l' annce  4858  —  clicz  Damien  [,\boz. 

K  quelle  di  Voghera  e  di  alcune  provincic  liniitroro  vedonsi  indicate  con  ab- 
bastanza di  precisione  nell'  opera  intitolata  :  Quadro  vorredalo  di  tavole  di  ra(j- 
ijuaglio  delle  misure  e  pesi  di  alcune  Provincie  dello  Stato  Sardo  di  C.  F.  Guerra — 
Torino  1843. 

Le  misure  del  Ducato  di  Parma  Piacenza  e  Guastalla,  oltre  ad  averle  nelle  sum- 
nientovate  tavole  di  ragguaglio  le  troviamo  pure  esposte  con  tutta  la  chiarezza 
e  precisione  che  si  possa  desiderare ,  e  con  gli  analoghi  confronti  al  sistema  me- 
trico, neir  opera  assai  accreditata  del  prof.  Giuseppe  Veneziani  col  titolo  Tavole 
di  confronto  delle  misure  piacentine  con  le  misure  del  nuovo  sistema  metrico,  3." 
ediz.  1840. 

Quelle  degli  Stali  Estensi  si  anno  anch'  esse  nelle  suddette  tavole  del  Regno 
d'Italia,  e  ci  sono  riferite  con  molto  sviluppo  nell'  eccellente  lavoro  della  me- 
trolo(jia  italiana  del  ragioniere  Luigi  Malavasi  (  Modena  1842),  e  nelle  tavole 
di  ragguaglio  fra  i  pesi  e  misure,  e  le  monete  degli  Stati  Estensi  e  quelli  del  si- 
stema metrico  decimale,  dello  slesso  autore  (  Modena  1844). 

Nel  Principato  di  Lucca  i  rapporti  legali  delle  misure  usuali  con  quelli  del 
sistema  metrico  vennero  detcrminati  colla  L.  del  26  maggio  1809  di  Felice  I  , 
ed  il  quadro  di  queste  misure  ci  è  offerto  dal  prof.  Berlini  nella  pregevolissi- 
ma sua  tavola  generale  delle  misure  lineari  ed  itinerarie  stampata  in  Lucca  nel 
1830.  —  La  L.  11  luglio  1782  del  G.  D.  Pietro  Leopoldo  che  riduce  alla  misu- 
ra legale  della  città  dì  Firenze  le  altre  tutte  delle  Provincie  e  città  soggette ,  é 
accompagnata  dalle  rispettive  tavole  di  riduzioni,  colle  quali  dove  tornar  facile 
alla  C.ommessione  de'  pesi  e  delle  misure  del  Gov.  italico  di  eseguire  i  confronti 
di  cui  fu  incaricala,  e  che  vennero  in  seguito  resi  di  pubblica  ragione. 

Gli  stati  della  Chiesa  regolarono  le  proprie  misure  e  pesi  confrontandoli  a' 
decimah  metrici  con  l' opera  della  detta  comm.  governativa  del  18U8,  la  quale 

73 


nel  1814  pubblicò  il  Pronpetlo  delle  operazioni  falle  in  Roma  per  lo  flabilimenlo 
del  nuovo  sistema  metrico  ,  nKjti  Stali  Romani;  il  qualo  Pros|)otl()  è  lavoro  assai 
lodato  di'l  dottissimo  abate  l'eliciauo  SiMiiicllinl ,  od  in  relazione  a' dati  fon- 
damentali consegnati  nel  Prospetto  furono  divulgate  le  analoghe  tavole  di  rag- 
guaglio. 

Nel  regno  delle  due  Sicilie  i  valori  del  proprio  sistema  metrologico  furono 
studiali  e  determinati  con  precisione  dalla  Conimossioiio  delta  dal  Governo  nel 
1811 ,  e  vennero  di  nuo\o  verificati  da  una  Giunta  nominata  nel  1822  e  para- 
gonati al  sistema  metrico.  I  risultanu'iili  ci  furono  offerti  dal  Favaro  che  fu 
membro  di  quella  Giunta,  nella  sua  Metrologia  pubblicata  a  Napoli  nel  1826. 
Questi  lavori  retliflcati  e  ridoUi  a  perfezione,  in  seguito  a' lavori  dell'egregio 
Colonnello  Visconti ,  del  direttore  generale  de'  Ponti  e  Strade  1'  esimio  com- 
mendatore Al;m  de  Rivera  e  del  eh.  direttore  del  reale  Osservatorio  .istronomi- 
co  di  Napoli  sig.  Capocci,  servirono  di  fondamento  alla  nuova  L.  G  aprile  1840 
già  ricordata  di  sopra. 

La  Corsica  finalmente  perché  soggetta  alla  Francia  è  già  in  possesso  del  si- 
stema metrico  fin  dal  1840. 

Questa  rapida  ed  incompiuta  enumerazione,  già  trojìpo  i)roIissa  per  una  sem- 
plice relazione,  à  1'  uffìzio  di  mostrare  che  la  grande  opera  della  rigenerazione  è 
già  incominciata  :  che  di  presente  à  già  preso  più  terreno  di  quello  forse  che  talu- 
no non  crede,  e  che  ove  fosse  assistita  dalla  volontà  de'Govemi,  senza  diche  ogni 
sforzo  della  scienza  sarebbe  dovuto  riuscire  a  gran  pruova  diffìcile,  i  Congressi 
italiani  possono  giovarle  moltissimo.  Incomincino  essi  dal  non  ammettere  nelle 
loro  disquisizioni  e  ne'  loro  scritti  altro  linguaggio  di  peso  e  di  misure  fuori 
del  metrico,  o  per  lo  meno  vi  aggiungano  sempre  le  analoghe  corrispondenze. 
Cosi  alla  lode  del  primo  impulso  avranno  aggiunto  il  conforto  più  profittevole 
dell'  esempio. 

Auguriamoci  che  queste  nostre  disadorne  parole  non  si  risolvano  in  semplici 
voti ,  ma  possano  trovare  un'  eco  presso  chi  caldeggia  la  patria  comune  e  pres- 
so i  Sovrani  che  con  tanta  saggezza  la  governano.  Ad  essi  e  riservata  la  gloria  di 
segnare  un'epoca  che  andrà  luminosa  ne'  fasti  dell'umano  incivilimento.  L'e- 
sempio animoso  de'  piemontesi  sia  d' incitamento  anche  agU  altri  stati  non  me- 


—  575  — 

no  illiimìiiati  d' Ilnliu  ,  lul  ì  provvidi  Itc(;iianti  ii;'^iuii^'i-i°nnn<i  nll' iiii;;iist>i  loro 
serio  una  fronda  di  iicrcniu!  e  pacifiro  alloro  die  assicuri'rà  loro  le  benedi/iioiii 
ed  il  plauso  delle  liilure  lieuclicate  generazioni. 

Milano  12  sellendire  1845 

/  eowponenli  la  Coinmessioiie 

Inc.egnere  Giii.io  Sarti 

Pbof.  Paolo  Fiiisiaxi 

Faustino  Sanseverino 

Ingegnere  Giuseppe  Cadolini  Relatore 

GlANAl-ESSANDRO  MaJOCCIII 

B.  P.  Sangiinetti 
(]0NTE  G.  Freschi 


R  A  P  P  0  11  T  0 

DELLA  COMMESSIOME  INCARICATA  DELI.'  ESAME  DEL  CARRO  INVENTATO 
DAL  SIC.  FILIPPO  PIAZZA  DA  CASERTA  (11. 


Sig.  Presidente 

MJx  Conimessione  incaricata  dell'accennato  rapporto  ha  l' onore  di  soltoinetle- 
le  alla  Sezione  quanto  segue.  A  tre  principalmente  si  riducono  i  miglioramenti 
fatti  dal  sig.  Piazza  al  suo  carro  : 

1 ."  In  due  freni  di  ferro  rivestili  di  legno  la  cui  posizione  è  tale  da  opporsi 
al  più  piccolo  retrocedere  d,el  carro  nelle  salite.  Essi  danno  campo  agli  nnimnII 
destinati  al  tiro  di  respirare,  di  riposare  se  1'  esaurimento  delle  loro  forze  li  co- 
stringe a  fermarsi.  Gli  stessi  servono  anche  a  moderare  la  velocità  nelle  discese, 
e  di  si  agevoi  maniera  che  il  conduttore  senza  uscir  dal  suo  posto  nel  davanti  del 
carro ,  mediante  ingegnosi  congegni  di  leve  e  di  funi ,  ne  regola  a  volontà  la 
pressione  su  cerchi  : 

i."  In  due  cunei  di  legno,  l'ufTizio  de'  quali  ò  di  dannare  all'  istante  il  carro 
all'  immobilità  con  immettersi  essi  fra  i  cerchi  delle  ruote ,  e  robusta  traversa 
di  legno  (issata  sulla  soglia  del  carro.  .Anche  questi  cunei  trovansi  sotto  il  do- 
minio della  mano  del  conduttore  senza  spostarsi.  Questi  sistemi  di  freni  e  di  cu- 
nei potrebbero  del  pari  applicarsi  alle  carrozze ,  e  per  essi  non  si  avrebbe  più  a 
deplorare  una  sventura  simile  a  quella  che  produsse  la  perdita  del  Duca  d' Or- 
leans: 

3.°  In  due  assi  in  luogo  di  un  solo,  fissati  ciascuno  in  ogni  capo  delle  due 
ruote.  Con  ciò  si  ottiene  di  far  girare  il  carro  sopra  se  stesso;  vogliam  dire,  men- 
tre un  punto  del  cerchio  di  una  ruota  sta  immobile  sul  punto  che  gli  corrispon- 

(i)Vedipng.  5n. 


—  077  — 

de  del  terreno,  l'altra  ruota  può  descrivere  intorno  al  dello  punto  l' intera  cir- 
conferenza, avuta  per  raggio  la  disianza  delle  ruote  slesse.  Questo  spezzamento 
di  asse  lo  consideriamo  come  uno  de'  più  felici  ge(ti  della  meccanica  applicata; 
il  pcrcliè  viene  sciollo  per  la  metà  il  gran  problema  sulle  locomotive  le  quali 
sin  qui  non  posson  percorrere  die  curve  di  lunghissimo  raggio.  Resta  solo  a  ve- 
dersi come  un  silTatto  spezzamento  possa  applicarsi  al  grand'  asse  delle  locomo- 
tive, il  quale  conformato  in  due  manovelle  ed  eccenlriei  ad  angolo  retto  riceve 
l'impulso  dal  vapore.  Ma  di  ciò  al  congresso  di  Genova.  Kilornando  al  soggetto, 
la  Commessionc  è  d' avviso  che  il  carro  del  Piazza  ò  meritevole  dei  suffragi  del 
Congresso  degli  Scienziati  Italiani ,  e  che  se  ne  debba  raccomandare  la  propa- 
gazione come  di  cosa  di  grande  utilità  pubblica. 


Napoli  3  ottobre  18io. 


I  Commessari 


K.UILIU  Bertone  di  Sa.ubiv 
Falstino  Sanseverino 
Giuseppe  Antonio  Hkxi 
Ad.  Giuseppe  Conti 


RAPPORTO 


nELL\  COMMESSIONE  DELL'  INDUSTRIA  SERICA  ITALIANA  (l) 


MJk  Sezione  di  Agronomia  del  Congresso  Scientifico  dell'anno  passalo,  ravvi- 
sando nel  prodotto  delle  sete  uno  dei  principali  elementi  della  prosperità  italia- 
na, aflìdava  ad  una  Commissione  composta  d'individui  sparsi  ne' diversi  stali 
della  penisola  l'incarico  di  avvisare  ai  mezzi  onde  il  Setificio  raggiunger  possa 
anche  fra  noi  quella  perfezione  clic  va  altrove  conseguendo. 

E  perché  le  cure  più  facilmente  riescir  potessero  a  buon  line,  in  due  parti  la 
volle  divisa,  meccanica  la  prima  ,  agricola  la  seconda. 

Chiamati  noi  a  riferire  il  risultamento  degli  studi  relativi  a  quest'ultima,  di 
buon  grado  assumevamo  l' incarico  che  ci  veniva  alfìdato,  nella  fiducia  che  asso- 
ciando le  poche  nostre  cognizioni  a  quelle  di  molti  distinti  collaboratori ,  avrem- 
mo potuto  presentarci  alla  7.  Riunione  forse  apportatori  di  qualche  non  inutile 
osservazione. 

Ma  non  essendo  stato  possibile  di  riunire  gli  aggregati  alla  Commissione  al 
compiersi  del  Milanese  Congresso ,  ciò  che  sarebbe  stato  necessario  onde  poter 
volgere  gli  studi  diversi  a  scopo  comune,  e  non  essendo  dopo  perN  enuta  all'A.  al- 
cuna comunicazione  ;  egli  avrebbe  dovuto  comparirvi  innanzi  a  mani  vuote,  se 
la  Commissione  dolente  per  le  combinazioni  che  la  resero  inoperosa,  non  si  fos- 
se in  questi  giorni  raccolta  per  assumere  quello  stato  di  attivila,  mercé  il  quale 
spera  di  poter  dimostrare  il  suo  desiderio  di  corrispondere  ai  voti  del  Congres- 
so committente. 

(Quindi ,  onde  poter  procedere  con  qualche  ordine  nelle  sue  operazioni ,  pri- 
ma cura  sua  fu  quella  di  rilevare  quale  sia  in  Italia  il  vero  stato  della  scienza 

(i)  Vedi  pag.  5j8. 


—  570  — 

che  ha  lo  scopo  di  preparare  al  Setificio  la  materia  prima  ;  e  per  risullamenti 
delle  sue  ricerche  el)!)c  motivo  (li  conoscere  clic  h' pratiche,  sebbene  mi};lio- 
rale  rispetto  a  quelle  de'  tempi  precedenti ,  sono  in  «ran  parte  ancora  ben  lon- 
tane da  potersi  dire  fondale  sopra  quei  principi  razionali  che  soli  possono  age- 
volarne il  l)Uon  successo. 

Partendo  da  questo  principio  ,  lasciate  da  parte  le  diligenze  che  sono  dal 
mapsior  numero  de' coltivatori  consentite,  la  Comniessioiie  intese  ad  occuparsi 
de"  dati  fondamentali  della  scienza  coli'  intendimento  di  toj,'liere  questo  ramo 
tanto  importante  dell'  industria  italiana  a  quella  incertezza  dalla  quale  si  di  fre- 
quente suole  essere  travagliato. 

Ed  osservando  che  la  maggior  parte  degli  agricoltori  nella  scelta  de' gelsi  sem- 
brano essere  poco  curanti  di  cercare  quelle  varietà  che,  date  le  slesse  circostan- 
ze, possono  offrire  a'  bachi  nudrimento  migliore  ;  interessava  i  pratici  a  volerle 
indicare  quelle  che  dall'esperienza  di  molti  anni  fossero  state  dichiarate  le  più 
opportune ,  non  sapendosi  con  fiducia  abbandonare  alle  altre  che  in  Italia  in- 
trodotte da  poco,  non  mancano  né  di  panegiristi ,  né  di  detrattori,  che  fondano i 
loro  giudizi  sopra  dati  che  dal  tempo  potrebbero  essere  dichiarali  insussistenti. 

Stima  la  Commissione  essere  da  questo  punto  che  il  diligente  coltivatore  de- 
ve prendere  le  mosse,  e  finché  non  venga  abbastanza  illustrala  la  scienza,  non 
potrà  mai  assumere  quella  condizione  progi'essiva  che  può  avviarla  al  deside- 
ralo perfezionamento.  Ed  intanto  crede  doversi  compatire  l'inesperto  che  in  pen- 
denza di  si  importante  giudizio  seguita  a  prediligere  quelle  varietà  che  lo  lu- 
singano di  pili  pronto  e  più  copioso  prodotto  di  foglie. 

E  dove  pure  a  riguardo  delle  diverse  foglie  l' infiuenza  maggioro  o  minore  sul 
prodotto  serico  venisse  riconosciuta ,  sarebbe  ancora  a  determinarsi  da  quali  cir- 
costanze debba  essere  sosteoula  onde  poter  produrre  l'elTetlo  richiesto,  soggetta 
com'è  a  tante  e  si  svariale  modificazioni  operale  dalla  qualità  del  terreno,  dalla 
sua  esposizione ,  dall'  età  e  dalla  condizione  della  pianti  e  da  tante  cognite  ed 
incognite  influen/e,  che  operatili  più  sulle  une  che  sulle  altre  varietà  giungono 
spesso  ad  alterarne  i  caratteri,  da  mcllere  il  coltivatore  in  dilTidenza  talvolta  sul- 
l' identità  della  specie. 

Né  trova  strano  la  Cummcssione  che  liUibanlc  l' agricoltore  sulla  scella  delle 


—  580  — 

diverse  vai  ietà  che  gli  vengono  addilatc ,  sia  pur  dubbioso  nel  detcrniiuarne  le 
regole  del  governo,  non  essendosi  perora  stabilito  per  generale  consenso  quali 
sieno  quello  che  possono  contribuire  alla  prosperità  della  pianta  collo  scopo  di 
renderne  nudriente  ed  omogeneo  il  prodotto  a'  bachi  da  seta ,  onde  fruttar  pos- 
sano pili  copiosa  e  più  squisita  la  seta.  Quindi  è  che  fra  tante  contrarie  opinio- 
ni chi  propaga  il  gelso  per  semi  e  clii  per  talee ,  e  chi  lo  coltiva  selvatico  ,  o 
chi  lo  ■vuole innestalo,  chi  ne  frena  col  taglio  le  prime  messe,  e  chi  lo  vuole  ab- 
bandonato alle  sue  naturali  inclinazioni ,  chi  per  voglia  di  vederne  ben  ordinate 
le  forme,  di  continuo  lo  tormenta  col  potatojo,  chi  non  toccandolo  mai  lo  spin- 
ge ad  invecchiare  prima  del  tempo ,  chi  lo  vuole  rivestito,  e  chi  stima  meglio  l'a- 
verlo fino  dagli  anni  primi  abituato  al  rigore  delle  stagioni;  e  tutto  questo  per 
mancanza  di  quei  dati  fondamentali,  senza  de' quali  ogni  industria  rimane  sta- 
zionaria 0  cade  nell'avvilimento. 

Ben  conscia  poi  che  dalle  diverse  imperfezioni  della  foglia  possono  derivare 
a'  bachi  gravi  discapiti ,  la  Commissione  sollecitava  i  suoi  collaboratori  a  voler 
moltiplicare  le  esperienze  su  questo  argomento  ,  sperando  di  potere  stabilire  a 
favore  della  pratica  quah  sieno  quelle  che  possono  riescire  fatali  a'  nostri  insetti,  e 
quaU  quelle  che  dal  fatto  fossero  state  dichiarate  indifferenti. 

Tali  sono  gli  studi  che  la  Commissione  proponeva  coli'  intendimento  di  pro- 
curare al  setificio  que' vantaggi  che  ad  esso  possono  derivare  da  una  ben  intesa 
coltivazione  di  quell'albero  benedetto  alla  cui  ombra  riposar  dovrebbe  l' italiana 
opulenza. 

In  quanto  a' bachi  da  seta,  le  mire  della  Commissione  furono  specialmente  ri- 
volte all'esame  delle  diverse  razze,  onde  poter  additare  con  sicurezza  a' coltiva- 
tori quelle  che  giusta  le  particolari  situazioni  possono  offrire  risultamcnti  mi- 
gliori si  per  la  qualità  che  per  la  quantità  della  seta  ;  nò  ometterà  di  consultare  il 
parere  de' più  accreditati  bacologi  sulle  pratiche  che  non  sono  state  dal  generale 
consenso  ancora  determinate ,  onde  nella  prosperità  delle  future  generazioni  as- 
sicurare al  Setificio  i  vantaggi  desiderati. 

Si  propone  pure  la  Commessione  di  portare  le  sue  osservazioni  sul  sistema  che 
vorrebbe  accorciata  la  vita  de'  nostri  preziosi  insetti,  forzando  la  temperatura,  e 
ministrando  ad  essi  più  frequenti  i  pasti,  col  rispettabile  fine  di  scemare  i  perico- 


—  581  — 

li  a  cui  un  [>ii'i  lungo  prriodo  li  osporrebhn  in  confronto  dell'opposto  partito  che 
ne  vorrebbe  regolata  l'esistenza,  giusta  i  limiti  che  sembrano  essere  dalla  natura 
itctcrminali  ad  oggetto  che ,  vivendo  in  più  mite  temperatura ,  i  pasti  meno  fre- 
quenti possono  essere  meglio  digeriti.  E  questo  un  argomento  che  la  Commessio- 
ne  reputa  importantissimo  per  l'italiana  bacologia,  giacché  esigendo  il  primo  me- 
todo condizione  di  mezzi  che  nello  stato  attuale  delle  cose  nou  sarebbero  alla 
portala  del  maggior  numero  de' poveri  coltivatori ,  se  mai  dovesse  essere  a  suo 
giudizio  [)referit(),  si  troverebbe  ridotta  alla  dura  necessità  di  escludere  la  classe  la 
più  benemerita  da  quella  partecipazione  che  per  necessità,  e  per  plausibile  in- 
dulgenza, le  viene  dal  proprietario  accordata . 

Si  assume  pure  la  Commessione  di  esaminare  se  la  prosperità  de' bachi  da 
seta  sia  meglio  garcntila  nelle  grandi  o  nelle  piccole  bigattiere,  ancorché  incli- 
nata a  credere  che ,  afTidatane  la  coltivazione  a'  poveri  che  pur  confessan  es- 
sere i  meno  istruiti  ed  i  più  pregiudicati  ,  offra  ancora  di  vantaggi  che  non 
|)ossono  essere  cosi  facilmente  conseguiti  ne' grandi  stabilimenti.  Né  crede  es- 
sere condotta  dalla  predilezione  che  professa  a' poveri  villici ,  manifestando  la 
credenza  che  la  picciola  coltivazione  meriti  di  essere  preferita  alla  grande  per 
quanto  questa  possa  essere  inorila  dalla  comodità  di  locali,  da  una  più  illumi- 
nata direzione  e  da  quella  abbondanza  di  mezzi  sempre  sconosciuta  nel  tu- 
gurio del  povero  campagnuolo.  Muove  la  sua  persuasione  dal  principio  che 
in  agricoltura,  divise  le  cure  ed  esercitate  da  chi  vi  ha  interesse,  producono 
tali  efTetli  da  renderle  di  gran  lunga  preferibili  alle  grandi  imprese  per  quanto 
splendide  e  ben  calcolate  esse  sieno,  se  non  altro  per  avere  l'esperienza  dimo- 
strato che  due  braccia  interessate  d'ordinario  equivalgono  a  sei  mercenarie  e 
non  partecipi  al  profitto.  Che  se  i  vistosi  dispendi  che  vengono  assorbiti  dalle 
grandi  istituzioni  venissero  impiegati  per  lo  miglioramento  delle  case  de'  poveri 
villici  costretti  spesso  a  trasportare  il  loro  letticciuolo  sotto  il  tetto  ,  in  cucina  e 
persino  nella  stalla ,  per  cedere  il  posto  a  quei  preziosi  vermi ,  nei  quali  stan- 
no riposte  tutte  le  speranze  dell'indigente  famiglia  ;  in  tal  caso  pensa  la  Commes- 
sione die  i  suoi  giudizi  garentlti  dal  fatto  verrebbero  a  mantenere  partecipe  al 
beneficio  il  povero  colono  che  in  esso  trova  largo  compenso  alle  sue  fatiche. 
Essa  però  non  intende  proscrivere  per  tal  modo  l' uso  delle  grandi  istituzioni , 

74 


—  582  — 

ben  persuasa  cbc  allargandosi  tutto  di  la  coltivazione  de' gelsi  in  luoghi  a  questa 
pianta  propìzi ,  e  non  aumentando  in  proporzione  né  le  braccia  nò  le  abilazio- 
iii  de'  poveri  canipagnuoii,  sarA  mestieri  il  ritornare  ad  esse,  solite  ad  essere  go- 
vernale da  persone  provvenienti  da' paesi,  la  cui  ristretta  coltivazione  non  basta 
a  dar  lavoro  a  tutte  le  classi  operose. 

Stimando  poi  tuttavia  indecisa  fra  cultori  della  scienza  la  questione  se  con- 
venga meglio  ministrare  a'  bachi  la  foglia  tagliuzzata  od  intera,  poiché  anche  que- 
sto argomento  ha  le  sue  investigazioni,  è  ben  conscia  die  le  discordanti  opinio- 
ni fra  gì'  intelligenti  non  poco  valgono  ad  alimentare  fra  coltivatori  idioti  que' 
pregiudizi  che  costituiscono  uno  de' più  grandi  ostacoli  alla  propagazione  de" 
buoni -principi. 

Si  propone  pure  la  Commissione  di  assumere  in  esame  si  i  vecchi  che  i  nuo- 
vi metodi  d' iniboscatura  onde  poterne  desumere  un  sistema  che  combini  tutte 
quelle  facilitazioni,  che  importanti  in  tutti  i  periodi  della  vita  de' nostri  insetti, 
nell'ultimo  diventano  indispensabili,  potendo  ogni  ritardo,  ogni  ancorché  pic- 
riola  trascuratezza  rovinare  le  speranze  dell'  intero  ricolto. 

Senza  perdersi  poi  a  considerare  quelle  pratiche  che  sono  già  assentite  dal 
maggior  numero  di  coltivatori ,  procederà  alla  ricerca  dell'  indole  e  delle  cause 
delle  infermità  che  travagliano  i  bachi  da  seta ,  troppo  facili  a  passare  dalle  più 
consolanti  prosperità  alla  condizione  più  disgraziata ,  senza  che  il  coltivatore 
sappia  indovinarne  il  motivo  ;  circostanza  che  induce  a  credere  influenzata  la 
vita  de'filugelli  da  cagioni  ignote  che  l'interesse  della  scienza  vorrebbe  pur  co- 
nosciute. Considerando  quindi  i  caratteri  delle  diverse  infermità ,  che  sono  il  tor- 
mento del  coltivatore,  non  ometterà  di  distinguere  quelle  che  credute  gentili- 
zie, una  maggiore  diligenza  nel  preparare  le  sementi  i)Otrebbero  forse  preve- 
nire; quelle  che  possono  dirsi  occasionate  dall'imperfezione  della  foglia;  quelle 
derivanti  dal  poco  accordo  fra  la  temperatura  e  la  nutrizione  de' bachi;  e  quelle 
che  possono  essere  conseguenza  di  scarsa  ventilazione  o  di  aria  viziata;  lusingan- 
dosi che  il  tempo  portar  possa  qualche  lume  su  quelle  che  per  l' attuale  slato 
della  scienza  sono  riputate  contagiose. 

Spera  la  Commissione  di  aver  fatto  buon  ulTìcio,  additando  nel  suo  esordire 
agli  studiosi  i  punti  che  specialmente  meritano  dì  essere  considerati ,  onde  la 


—  583  — 

collivazionc  si  dc'fjolsi  die  de' bacili  da  si-la,  in  ordine  spccialnicQle  ai  SeliDcio, 
raggiunjicr  possa  quel  iwssibile  perfeziunaiuento  che,  debito  del  suo  istituto,  sa- 
rà pur  sempre  lo  scopo  de' suoi  desideri. 

Due  parole  ancora  aggiungeremo  sui  lavori  die  in  questi  ultimi  giorni  sono 
venuti  a  cognizione  del  relatore ,  lavori  che  per  la  loro  importanza  meritano  di 
essere  in  questo  ra|)porto  menzionali. 

Notiamo  per  prima  una  dotta  memoria  del  conte  Antonini  socio  della  Commis- 
sione, dalla  quale  risulta  come  l' industria  serica  nella  provincia  di  Udine  vada 
prosperando  felicemente  proletta  da  quelle  benemerite  autorità  municipali  e  da 
quella  camera  di  commercio  che  per  lo  suo  zelo  nel  promuovere  le  utili  istitu- 
zioni può  essere  additata  ad  esempio. 

Ad  essa  vien  dietro  uno  scritto  di  altro  membro  della  Commissione  il  signor 
l'uzzi  il  quale  va  esponendo ,  ricco  di  dottrina  e  d' esperienza  come  è ,  quanto 
nelle  provincie  di  Urbino ,  Pesaro ,  Ancona  e  Macerata  avrebbe  meglio  a  pro- 
sperare la  produzione  della  Seta,  se  più  venisse  incoraggiata  da' possidenti,  e  se  i 
poveri  fossero  ammessi  a  dividerne  il  prodotto. 

Vuole  pur  essere  qui  ricordalo  il  signor  Giuseppe  Devincenzi,  tanto  beneme- 
rito di  questo  ramo  di  nazionale  industria  per  le  ottime  pratiche  da  esso  istituite 
a  pubblica  scuola  ne'  suoi  possedimenti  nella  provincia  dì  Teramo  e  pe'  lumi- 
nosi esempi  cbe  va  propagando  nel  vicinato:  per  le  quali  cose  non  esitiamo  a  ri- 
verirlo come  distinto  bacologo.  Limitando  egli  le  sue  ricerche  a  questo  Regno, 
intese  a  suscitare  la  cooperazione  del  progresso  dell'  industria  serica  di  quelle 
società  economiche,  che  tiiuto  generosamente  corrisposero  agi'  inviti  del  Devin- 
cenzi da  meritare  pubblico  ringraziamento  dalla  Commissione  che  assai  si  com- 
piacerebbe se  a  tal  uopo  veder  le  potesse  istituite  in  tutte  le  italiane  pro\incie. 

Tre  importantissime  relazioni  furono  da  esse  presentate,  due  delle  quali  del- 
l' operoso  sig.  Pietro  Greco  Segretario  perpetuo  della  società  economica  di  Reg- 
gio, che  avvalorava  la  sua  esposizione  sullo  stato  del  prodotto  serico  in  quella 
provinci»  con  saggi  di  seta  greggia  che  destar  potrebbe  l' invidia  de' più  dili- 
genti filatori  stranieri.  Una  terza  la  dobbiamo  al  benemerito  signor  Luigi  Gri- 
maldi pur  segretario  perpetuo  della  società  economica  di  Catanzaro ,  dalla  quale 
emerge  come  la  produzione  serica  un  di  si  fiorente  in  quelle  contrade ,  poi  de- 


—  584  — 

cadnla,  sia  surta  dopo  il  1815  a  nuova  vita  e  tanto  progressiva  che  in  questi  ul- 
linii  anui  cIiIh;  a  tocrarc  le  142,000  iil)l>re. 

Alle  indicate  memorie  si  aggiunsero  molte  comunicazioni,  fra  le  quali  stimia- 
mo doversi  notare  siccome  importanti  quelle  de"  signori  Cassitto ,  Stella ,  Della 
Martora,  Buonanno,  de  Sanclis,  Valentini,  De  Elia,  de  Luca,  Monterosso :  pre- 
ziosi documenti  i  (|uali  attestano  come  l' industria  delle  sete ,  mercé  lo  zelo  de' 
benemeriti  che  abbiamo  nominati,  vada  diffondendo  la  prosperità  e  l'opulenza 
nelle  diverse  proviucie  da  essi  abitate. 

Duole  al  vostro  relatore,  o  signori ,  di  non  aver  potuto  più  convenientemente  ri- 
ferire sul  merito  delle  cose  che  vi  andava  enumerando,  al  quale  ufTicio  non  avreb- 
be rinunciato  se  il  tempo  glielo  avesse  permesso  e  se  la  Commessione  non  va- 
gheggiasse il  jiensiero  di  fiirne  tesoro  in  una  pubblicazione  periodica,  colla  quale 
essa  vorrebbe  dare  fondamento  agli  Annali  dell'  industria  serica  ilaliana. 

Se  questo  pensiero  della  Commessione  sarà  da  voi,  o  colleglli,  assentito  e  pro- 
tetto; la  sua  realità  di  fatto  servirà  pure  ad  allungare  i  giorni,  ahi  troppo  cor- 
ti ,  accordati  alle  nostre  riunioni,  a  tener  calde  quelle  simpatie  che  si  sono  negli 
animi  nostri  risvegliate  ,  e  che  nudrite  da  nuovi  studi  e  da  non  interrotte  cor- 
rispondenze, finiranno  col  renderci  sebbene  divisi ,  caldamente  riuniti  dal  più 
santo  fra  i  desideri,  quello  che  ad  altro  non  mira  che  al  bene  della  patria  co- 
mune. 

Per  la  Commessione 
Giacinto  Mompuni  relatore 


RAPPORTO 

DELLA  COMMESSIONB  INCARICATA  DELL*  ESAME  DELLE  MEMORIE  CHE  CONCORRONO 
AL  PREMIO  PROPOSTO  DAL  MARQIESE  FRANCESCO  PALLA\1CIM  PER  LO  STITHO 
DEL  MIGLIOR  SISTEMA  DI  MOTORE  APPLICABILE  ALLE  STRADE  FERRATE  (11. 


Sig.  Presidente  , 

I» 
unica  Memoria  inviata  dal  sig.  Piatti  è  scritta  in  termini  cosi  vaghi  e  gene- 
rali in  afTarc  di  tanta  importanza ,  che  la  Commessione  manca  degli  elementi 
necessari  per  pronunciare  sul  merito  della  medesima.  Egli  intende  sostituire  al 
vapore  aquco  adoperato  su  tutta  la  superficie  del  globo  1'  aria  compressa  in  ser- 
batoi di  distanza  in  distanza  posti  lunghesso  il  cammino,  nei  quali  intende  com- 
primere r  aria  col  mezzo  di  macchine  a  vapore. 

Non  indica  quale  spazio  passa  tra  serbatoio  e  serbatoio  de'  quali  ognuno  dee 
esser  fornito  d'  una  macchina  a  vapore  ,  e  di  tutto  ciò  che  vi  ha  rapporto  per 
tenerla  in  attività.  Non  della  capacità  de'  recipienti  nei  quali  l'aria  sia  compres- 
sa; non  della  loro  resistenza  alle  alte  pressioni  ;  non  del  materiale  onde  deggion 
esser  costrutti;  non  della  lunghezza  del  tubo  conduttore,  né  del  diametro  ei  di- 
scorre. Non  di  un  confronto  di  spese  tra  il  suo  ed  il  sistema  in  uso. 

Infine  questo  sistema  del  sig.  Piatti  altro  non  è  che  lo  stesso  atmosferico  dei 
signori  .Smuida  et  Clyg  di  Dublino  con  la  differenza  che  questi  fanno  il  vuoto 
nel  tubo  conduttore,  quegli  comprime  1'  aria  stessa  nei  serbatoi. 

(i)V.  pag.  54.',. 


—  586  — 

Quindi  il  sig.  Piatti  è  pregato  di  far  pervenire  al  prossimo  Congresso  di  (Ge- 
nova i  desiderati  scliiarimcnli,  onde  la  Comniessione  possa  pronun<iare  il  suo 
giudizio. 

Napoli  li  ottobre  1845. 

Prof.  Francesco  Orioli 
Cav.  Francesco  de  luca 
Cav.  Francesco  d'  agostino 
Ab.  Conti  relatore 


RAPPORTO 

DELLA  COMSIESSIONE  L>CAniCATA  DELL'ESAME  DEL  MODELLO  DI  VESTILATORE 
DELLE  PIUGIOM,  PUESE.VTATO  DAL  CAV.  yUADItl. 


MJx  Conuiicssione  incaricnta  di  csaminart;  il  modello  del  Veniilatore  da  appìicar- 
sj  alle  carceri  presentalo  dal  j)rof.  cav.  Quadri  dichiara  a  compimento  del  suo  do- 
vere : 

1 .°  Non  essersi  rinvenuta  nel  modello  esibito  alcuna  particolarità  capace  da 
renderlo  per  sua  natura  preferibile  agli  altri  già  da  tempo  conosciuti. 

2."  In  quanto  alla  sua  applicazione  ai  luoghi  di  detenzione,  la  Comniessio- 
ne  giudica  die  se  questi  sono  costituiti,  come  dovrebbero  essere,  in  modo  da  aiii- 
niettere  la  ventilazione  dell'  elemento  più  necessario  alla  vita  ,  il  ventilatore  sa- 
rà perfettamente  inutile.  In  caso  contrario,  cioè  se  la  costituzione  del  reclusorio 
in  questa  parte  fosse  imperfetta  e  potesse  in  qualcbe  modo  compromettere  la  sa- 
lute del  carcerato,  ritiene  che  invece  di  essere  soltanto  corretta  col  ventilatore, 
meriti  di  essere  distrutta. 

Napoli  3  ottobre  184ò. 

Francesco  Brioschi 

CAiao  Crotti 

Gl^cinto  Mompiani  rdatore 


RAPPORTO 


DELLA  COMMESSIONE  DtCAIlICATA  DI  ItlFERIRE  SULLO  STATO  DELL'  AGRICOLTTRA 
NECONTORM  DI  NAPOLI  lì]. 


Signori , 


L 


terreno  circostante  alla  Capitale ,  tutto  dedicato  agli  Ortaftgi ,  non  potendo 
oflrire  soggetto  di  studio  alla  Commessione ,  questa  credette  portarsi  in  alcune 
parli  più  lontane ,  e  precisamente  da  un  lato  verso  Sorrento  e  dall'  altro  oltre 
Capua  ;  e  cosi  ebbe  ad  osservare  alcune  speciali  colture  di  questa  bella  parie  d'  I- 
talia.  Nel  riferire  di  tali  escursioni  saremo  brevi  ,  ed  avremo  bisogno  piii  che 
altre  volte  di  vostra  indulgenza,  scndo  che  ne  assumemmo  non  ha  guari  l'incari- 
co ,  e  quando  appunto  il  Segretario ,  a  cui  era  affidato  il  lavoro,  dovette  suo  mal- 
grado astenersene. 

Non  è  quindi  nostra  intenzione  parlare  propriamente  degli  Orli.  Tuttavolla 
non  siavi  spiacevole  la  conoscenza,  che  quantunque  il  terreno  coltivabile  sia 
profondo  mezzo  metro  al  più ,  e  sovrapposto  quii  a  lapillo  vulcanico  e  là  a  tufo, 
pure  esso  è  fertilissimo  e  perciò  assai  produttivo  ;  e  ciò  non  solamente  pe'  molti 
ingrassi  vegeto-animali  e  per  le  spazzature  delle  strade  e  delle  case  che  vi  si  por- 
tano ,  ma  si  bene  per  lo  avvedimento  di  volgere  per  ogni  dove  le  acque  ad  irri- 
gare abbondantemente  il  suolo ,  e  per  un  bene  inteso  avvicendamento  ed  una 
allenta  cura  dì  coltivazione. 

(.)V.pag.545. 


—  589  — 

K  venendo  più  precisamcnip  al  soggello  .dircmmovi ,  elio  il  polso  ,  il  fico  e 
>|ualclic  albero  ili  frullo  gentile  sono  le  eollure  più  dappresso  a  Napoli.  Ne  \  io- 
ne di  poi,  specialineiito  intorno  al  Vesuvio,  la  ^ite;  quindi  i  boschi  cedui,  {j;li 
olivi,  gli  a{n°umi,  e  dal  lato  di  Caslellaniniaro  il  cotone  e  la  robbia. 

Il  gelso  è  amicissimo  più  che  non  credesi  ai  terreni  che  percorremmo,  e  \i  cre- 
sce dovun(iue  assai  rigoglioso  ;  e  coniuncpie  si  debba  confessare  che  in  alcuni 
luoghi  lo  si  può  odiiraro  assai  meglio  che  non  lo  si  faccia,  e  tralasciare  assolii- 
taniento  si  debba  di  sfromlarlo  una  seconda  volta  ,  pure  ne  trovammo  di  belli 
in  parecchi  luoghi,  specialmente  dalla  Torre  dell'Annunciata  (ino  ad  Ottajano, 
<loM!  il  titolalo  di  tal  nome  tiene  possedimenti  da  servire  a  modello.  Vedemmo 
pure  nella  tenuta  del  Marchese  Ignazio  Alessandro  Pallavicino,  a  Frignano  pic- 
colo, le  molte  cure  che  si  vanno  prendendo  al  prosperamento  di  si  utile  pianta, 
o  notammo  i  saggi  principi  che  ne  logolano  la  bigattiera.  Ma  in  codeste  tenute 
si  sfronda  il  gelso  una  volta  sola ,  e  quindi  si  tiene  come  lo  è  in  fatti,  per  molto 
ilaruioso  un  secondo  ricollo  di  bozzoli. 

La  vite  all'  altezza  di  un  metro  circa  è  quasi  un'  eccezione  ;  in  generale  si  e- 
leva  più  alta  dal  suolo,  poggiandola  a  palo  secco  nei  contorni  del  Vesuvio  ,  ed 
altrove  su  per  gli  alberi.  E  si  ()ianta  fìtta,  e  si  educa  in  non  interrotti  festoni  che 
adombrano  il  suolo  ,  quando  ne  costituisce  (piasi  il  priuci|)ale  prodotto;  e  si 
lascia  poi  che  si  arrampicili  su  per  li  pioppi  disposti  in  file  regolari ,  piantate  le 
vili  l'una  dall'altra  distante  oltre  a  10  metri,  dove  il  terreno  édestinato  alla  col- 
tura de' cereali  e  della  canape.  Non  osservammo  specialità  di  coltura.  Scavata  la 
fossa ,  profonda  3,  i,  e  fin  anche  7  metri ,  a  ragione  della  gran  siccità  del  terreno, 
postovi  dentro  il  magliuolo  o  la  vile  radicata,  la  pertica  o  l'albero  a  cui  si  deve 
maritare  vegetando;  si  lascia  crescere,  e  quindi  assoggettata  alle  consuete  pota- 
ture. Né  il  >ino  si  fa  generalmente  con  queir  arte  che  meriterebbe  un  prodotto 
SI  grande,  e  ben  ci  duole  il  dirlo  ,  dappoiché  eccellenti  sono  i  vini  che  si  otten- 
gono in  (pieste  terre  vulcaniche,  e  quindi  ove  fossero  ben  fatti ,  avrebbero  una 
lunga  durata,  e  ligurerehbero,  con  vantaggio  del  produttore,  sulla  mensa  del  ric- 
co, ove  oggiih  s[iuina  e  fa  pompa  soltanto  il  vino  straniero.  Alla  Commessione 
erano  noti  alcuni  proprietari  i  quali  in  questa  manifatturazione  mettono  tutte  le 
diligenze ,  e  n'  ebbe  essa  luminosissima  prova  entrando  ilei  bei  cellieri  del  Prin- 

75 


—  590  — 

(ipc  di  Oltajano,  dove  macchine  per  isgranare  ed  ammostare  le  uve,  pressori 
idraulici  n  spremerle ,  tini  cliiiisi  a  diversi  sistemi ,  e  bella  copia  di  limpidissimi 
e  generosi  vini,  ne  attestarono  appunto,  die  il  solerte  e  genoroso  cavaliere  rag- 
giunse nobilissima  meta,  e  quella  che  noi  proponiamo  a  scopo  a  quanti  agricoltori 
ci  sono. 

Da  Vico  a  Sorrento  immense  sono  le  piantagioni  di  ulivi ,  i  (piali  spesso  do- 
manderebbero forse  al  proprietario  una  qualche  diligenza  onde  produrre  mag- 
gior copia  di  frutta  ;  ma  che  però  in  generale  vestono  sontuosamente  moltissimi^ 
rocce  scoscese.  L'olio  che  se  ne  ricava  è  ottimo,  ma  solamente  dove  l'oliva  non 
si  abbacchia  o  si  permette  che  cada ,  ossia  dove  si  raccoglie  matura  ed  a  mano  : 
pratica,  che  raccomandiamo  vivamente,  ove  è  possibile,  dappoiché  non  altri- 
menti faremo  che  il  consumatore  apprezzi,  come  deve,  una  derrata  di  tanta  im- 
portanza. 

.VI  Piano  di  Sorrento  nella  tenuta  del  signor  Avvocato  Cacace  osservammo  la 
bella  coltivazione  degli  Agrumi;  e  noi  d'Italia  Settentrionale  venuti  ad  abbrac- 
ciare i  nostri  fratelli  di  mezzogiorno ,  ed  a  ricevere  da  essi  ogni  modo  di  gentilez- 
ze, noi  più  che  altri  salutammo  volentieri  cotesti  alberi  gentili,  e  ci  beammo 
tutti  al  dolce  olezzo  di  cui  imbalsamano  l'aere.  La  tenuta  del  sig.  Avv.  Cacace  «' 
veramente  diretti)  conforme  ai  precelti  della  scienza ,  e  i  risultamenti  non  pos- 
sono essere  migliori.  Le  piante  nate  da  seme  e  innestate,  dopo  il  traspianta- 
mento a  dimora ,  sì  mantengono  in  forme  le  più  regolari ,  togliendone  a  quan- 
do a  quando  i  rami  che  si  ottengono  o  spuntano  di  soverchio.  Nel  verno  si  so- 
vrappone alle  radici  alquanto  di  letame ,  che  poi  si  copre  con  uno  strato  di  ter- 
reno, ma  nella  primavera  si  rimettono  esse  quasi  allo  scoperto  ,  ritogliendo 
quanto  si  aggiunse,  alTmchù  sentano  tutti  gì' influssi  delle  vicissitudini  atmo- 
sferiche. 

La  robbia  di  questo  paese  ,  ricercatissima  in  commercio  per  la  gran  quantità 
di  materia  colorante  che  contiene,  si  coltiva  di  assai  nelle  terre  piane  aperte  che 
giacciono  fra  i  monti  Stabiani ,  e  le  falde  orientali  del  Vesuvio.  E  quanti  proce- 
dimenti si  usano  e  nella  coltura  della  pianta  ,  e  nella  estrazione  del  colore,  lutto 
si  fa  veramente  a  dovere.  Notasi  quivi  che  la  robbia  si  tiene  entro  terra  soltanto 
dicciotlo  mesi. 


—  591  — 

Con  non  minore  esattezza  si  coltiva  la  bambagia  ;  ma  questa  industria  minac- 
ciata dalla  importazione  dà  al  coltivatore  bene  scarso  il  profitto  e  l'utile  :  ne  vale  II 
saggio  provvedimento  di  coltivare  la  specie  detta  da' Botanici  Gossijpium  siamense, 
e  non  l'erbaceo,  come  alcuno  potrebbe  credere.  Si  cerca  introdurre  il  Gossy- 
pium  arboreum  venuto  dall'Egitto  a  3Ialla  e  da  quivi  a  noi ,  ma  temiamo  che  il 
clima  non  permetterà  successo  ad  una  specie  che  sarebbe  davvero  di  un  acqui- 
sto prezioso.  Osservammo  abbondanti  boschi  cedui  di  querce,  di  cerri,  di  ca- 
stagni e  di  olmi ,  o  noi  benedicemmo  a  quegli  uomini  che  conservano  siffattamen- 
te vestite  molte  pendici  de'monti,  e  bene  auguraouno  di  ossi;  d-ippolrlié  la  mano 
non  si  stende  rapace  a  tagliarne  smodatamente  i  teneri  getti ,  ma  con  provvido 
consiglio  ne  dirige  il  tiglio  a  seconda  de'  casi.  Solo  vorremmo  che  qua  e  là  le 
piante  si  lasciassero  crescere  ad  alto  fusto ,  e  quindi  che  la  marina  trovasse  qui- 
vi il  legname  ai  propri  bisogni:  e  tanto  più  lo  vorremmo, dappoiché  vedemmo 
nel  Cantiere  di  Castellammare  che  da  alcuni  anni,  ai  suggerimenti  di  La  Bouche- 
rie,  con  somma  avvedutezza  s'immerge  appunto  il  legname  nelle  acque  termali 
ferruginose,  alBnchè  fattosi  più  duro,  serva  vie  meglio  all'  uso  cui  si  destina. 

Né  vogliamo  pure  tacere  di  un'altra  industria  di  Castellammare ,  la  quale  rac- 
colti i  fieni  dai  pascoli  delle  Provincie  di  Salerno  e  di  Avellino,  e  quindi  com- 
pressili a  do^  ere ,  di  poi  grande  spaccio  ne  fa  per  1'  Algeria ,  e  cosi  si  crea  nuo- 
va ed  utile  fonte  di  commercio. 

Q  è  pure  assai  grato  accennare  ad  una  bella  istituzione  surta  da  poco  per  le. 
speciali  premure  del  Cav.  Afan  de  Rivera,  vogliamo  dire  de'  Semenzai  e  de'  Vivai 
di  |iiante  arboree  da  mettersi  ai  lati  delle  strade  ,  e  da  allevarsi  nei  boschi.  Co- 
tale stabilimento  mentre  offre  gradevole  vista  ,  tiene  assai  bene  congegnati  gli 
spartimenti  e  le  ombre  ,  per  cui  la  semente  facile  pullula ,  e  la  pianticella  riesce 
vigorosa ,  senza  che  la  offenda  il  forte  ardore  del  sole. 

Ma  non  più  si  parli  dì  prodotti  speciali .  La  Commessione  rilevò  con  piacere 
che  da  per  tutto  si  cerca  di  tener  coperto  il  suolo  con  piante  vegetanti ,  qua  per 
servire  a  soverscio  e  là  per  dare  prodotti  indispensabili  agli  uomini  ed  agli  ani- 
mali ;  e  nel  vero  non  altrimenti  si  può  cavare  dalla  terra  il  maggior  profitto.  Es- 
sa rallegrasi  pur  vivamente  veggendo  che  i  litolati  e  i  più  facoltosi  danno  opera 
al  ristaurameuto  dell'agricoltura;  e  si  rallegra  che  per  ogni  dove  trova  un  de- 


—  592  — 

sidcrio  di  migliorariio  lo  pratiche.  E  come  in  fatti  potrebbe  avvenire  altrimenti 
in  questa  estrema,  ma  carissima  e  fertile  parte  d'Italia,  dove  un  Re  caldamente 
proiiio\e  oi:ni  scienza  e  0(;ni  arte,  o  dove  tante  societii  Economiche  sparfjono  a 
dovizia  i  precolli  di  Agricoltura,  e  tengono  Soci  e  Segretari  dotti  e  zelantissi- 
mi, i  quali  niun  mezzo  lasciano  intentato  onde  toccare  allo  scopo  di  loro  mis- 
sione? Come  potrebbe  avvenire  altrimenti  dove  il  sole  brilla  più  bello  che  altro- 
ve, e  illumina  e  scalda  e  viviOca  questa  classica  terra  ,  calda  è  vero  di  antiche 
reminiscenze,  ma  calda  eziandio  per  incessante  amore  al  progresso  di  ogni  uti- 
le discipUua .  come  no  lo  attcsta  lo  accugliiucnlo  gentile  fattoci  in  questa  città ,  e 
in  qualunque  luogo  poggiammo?  E jeri  appunto,  poiché  chi  vi  parla  mosse  a  Pe- 
sto sul  Reale  Vascello  a  vapore  lo  Stromboli ,  carico  di  duecento  de' nostri  colle- 
ghi, jeri  ne  avemmo  una  prova  ben  grande.  Oh  si,  o  Signori,  quivi  l'Intenden- 
te di  Salerno  il  sig.  Jlarcliese  di  Spaccafomo,  tale  ci  fece  una  accoglienza,  diceva 
meglio  una  solennissinia  festa ,  che  in  vano  descrivere  vorremmo  ;  onde  se  fino 
ad  ora  quei  tempi  antichi  ricordarono  la  grandezza  delle  opere  d'arte  de' no- 
stri maggiori,  ora  ricorderanno  pur  anche,  come  jeri  fosse  onorata  la  scienza, 
la  quale  si  face^  a  un  santo  dovere  di  salutare  quegli  stupendi  e  venerandi  avan- 
zi, e  come  vivrà  certo  duratura  quanto  que' marmi  la  nostra  riconoscenza  e  al- 
l'augusto FEnni>AM>o  II  cìw  con  rara  splendidezza  ne  ordinò  una  tal  gita,  ed 
alle  autorità  che  secondarono  si  bene  gl'impulsi  di  lui. 

Ma  questa  gratitudine  non  vogliamo  che  sia  sterile.  In  mezzo  ai  molti  prodotti 
la  Commessione  avrebbe  desiderato  trovarvi  la  coltura  delle  Miriche  o  alberi  a 
cera,  perchè  la  Commessione  crede  che  tali  piante  possano  aumentare  la  ricchez- 
za del  paese,  e  rendere  salubre  e  vieppiù  produttivo  molto  spazio  di  terreno  in- 
colto. Avrebbe  pure  voluto  trovare  in  ([uesta  Capitale  un  Orto  Agrario ,  onde  i 
precetti  si  accompagnassero  alla  pratica  ,  dappoiché  non  ahrimenti  possono  tor- 
nare efficaci.  E  la  Commessione  avrebbe  pur  voluto  vedere  che  il  tetto  dell'agri- 
coltore non  fosse  un  miserando  ricetto  ,  ma  porgesse  almeno  comodo  adatto  al- 
l'uso, perchè  ivi  pure  dimorar  vi  conviene  una  creatura  d'Iddio  ,  di  quella 
mano  superna  die  del  pari  informa  e  il  ricco  che  spira  l' aure  de'  più  sontuosi 
palagi ,  e  1'  aOiilicato  colono  astretto  a  trovare  riposo  forse  né  anco  su  pochissi- 
ma paglia. 


—  593  — 

Voi ,  u  colleghi,  clic  tanta  parte  prendeste  alla  educazione  morale  ed  intellet- 
tuale del  villico ,  Voi  certo  conforterete  questo  e  gli  altri  voti  ora  espressi ,  e  la 
Coniniessione  sarà  ben  contenta  se  in  sifl;itta  guisa  le  darete  a  conoscere  di  ave- 
re essa  corrisposto  alla  difficile  missione  di  cui  la  onoraste. 

Makchese  Mazzarosa  Presideitle 
UoTT.  Gera  relatore 


RAPPORTO 

DELLA  COMMESSIONE  TECNOLOGICA  SULLO  STATO  DELLE  ARTI  E  MANIFATTDRB 

DI  NAPOLI  IV. 


Li  agricoltura  e  le  arti  non  solamente  producono  la  ricchezza  delle  Nazioni,  ma 
favoriscono  la  morale  e  la  civiltà.  Noi  abbiamo  però  di  che  congratularci  con 
questa  parte  d' Italia  sopra  tutte  bellissima ,  in  vedere  come  l' una  e  le  altre  sia- 
no coltivate  e  protette.  Altra  Commessione  discorse  dell' agricoltura ,  noi  diremo 
delle  arti:  dolenti  tuttavia  che  il  tempo  rimasto  libero  alle  nostre  osservazioni 
sia  stato  troppo  breve  e  non  sufficiente  all'  uopo.  E  venendo  al  fiitto  ,  diremo 
aver  noi  nel  R.  Istituto  d' Incoraggiamento  e  nelle  solenni  esposizioni  delle  patrie 
manifatture  premiate  con  Reale  muniflcenza  di  medagUe  ed  altri  onori,  ricono- 
sciuto uno  de'  più  grandi  stimoli  eh'  ebbe  la  nazione  al  prosperamento  dell'  in- 
dustria ;  lo  che  potrebbe  a  tutt'  agio  riconoscere  chiunque  i)ercorresse  i  franchi 
e  dotti  rapporti  del  cav.  Cantarelh  dal  1838  in  poi  all'occasione  dell'esposizio- 
ne de"  prodotti  dell'  industria  e  delle  arti.  Una  libera  ed  eloquente  parola  che  ac- 
cenni il  mancamento  ed  il  modo  di  sopperirvi ,  che  encomi  l'operosità  intelligen- 
te dello  artista  e  all'altrui  emulazione  lo  proponga ,  viene  con  un  effetto  pronto  e 
mirabile  a  conseguire  lo  scopo  desiderato.  Ora  venendo  a'  fatti  e  cominciando 
dagli  stabilimenti  che  per  l'efficace  e  pronta  volontà  di  chi  li  animava  e  per  la  ma- 
gnificenza loro  agli  altri  tutti  sovrastano ,  accenneremo  in  pria  allo  stabilimento 
reale  di  Pietrarsa. 

Questo  luogo  destinato  alla  fabbricazione  delle  macchine  a  vapore  e  di  altri 
congegni  meccanici,  per  cui  tante  vittorie  si  ottennero  dall'  arte  sopra  gli  antichi 

(i)  V.  pag.  Ói6. 


—  595  — 

elemenli ,  e  tanto  «juadagnossi  di  tempo  e  fatica,  olTre  uno  spettacolo  che  desta 
maraviglia  ;  e  poiché  in  l)revissinii  anni  si  vedo  qui  fabbricarsi  quanto  ci  veniva 
d'  oltremare  e  d' oltremonte  con  poco  onore  dell'  industria  nostra  ,  confidiamo 
che  i  giovanetti  ivi  alle  scienze  ed  alla  pratica  applicazione  educati,  j)rofitteranno 
in  guisa  da  potere  agli  attuali  aggiungere  nuovi  meccanici  perfezionamenti. 

All'  istituto  di  Pietrarsa  l' altro  accompagnasi  di  Castel  Nuovo  destinato  alla 
fonderia  de'  cannoni  e  de' proiettili.  Era  pur  grave  dipendere  dalla  Francia  o  dal- 
l' Inghilterra  per  1'  acquisto  di  que'  congegni  che  all'  arte  occorrono  della  guer- 
ra. Non  è  un  lustro  ancora  che  in  conseguenza  del  viaggio  d'illustre  uomo  si 
maturava  il  concetto  di  uno  stabilimento  che  onora  non  dirò  solo  Napoli  ,  ma 
r  Italia.  Con  esso  provvedesi  a'  bisogni  nonché  del  regno,  d' altri  Stati  puranco; 
ed  i  cannoni  ed  i  proiettili  di  ferro  e  di  bronzo  che  escono  da  coteste  officine 
corrispondono  all'  uopo  in  guisa  che  per  fìnitozza  di  lavoro  ,  per  consistenza  e 
giusto  servigio ,  non  cedono  a  quelli  che  altrove  si  fondono.  La  stanza  de'  mo- 
delli ,  quella  in  cui  ad'  eccitamento  de'  giovani ,  le  immagini  conservansi  de- 
gl' illustri  nelle  scienze  fisiche,  chimiche,  meccaniche,  tecnologiche,  adorne  di 
eleganti  cornici  che  nelle  medesime  officine  si  fusero ,  l' ordine  che  si  vede  ovun- 
que ,  tornano  a  grande  onore  della  SovTana  Munificenza  che  in  si  breve  tempo 
creò  uno  stabilimento  si  perfetto  nel  suo  complesso,  e  nelle  sue  parli,  del  rispet- 
tabile Principe  che  n'  é  l' animatore  e  di  chi  lo  regge. 

A'  reali  stabilimenti  assoderemo  la  fabbrica  di  ferro  fuso  di  Zino  ed  Henry  , 
eh' è  posta  in  via  Granili  al  Ponte  della  Maddalena.  Vedemmo  gli  apparecchi,  i 
modelli,  i  vasti  lavori  che  in  quelle  grandi  offìcinc  si  fusero;  vedemmo  nuovi 
congegni ,  ed  uomini  e  giovani  intesi  alle  opere  ;  ed  or  ci  congratuliamo  con  la 
«ittà  che  possiede  un  opifizio  si  commendevole ,  e  con  chi  lo  conforta  di  premi 
ed  onori,  e  con  gli  operosi  che  lo  dirigono,  né  a  tenerlo  animato  risparmiano 
viaggi,  veglie,  fatiche,  danari.  Confidiamo  che  giammai  perderà  della  sua  flori- 
dezza ,  e  starà  a  sostentamento  di  que'  molti  che  ivi  trovano  un  pane  onorato. 

Da  codesti  stabilimenti  volgendoci  a  qiie'  che  d' altra  maniera  la  patria  indu- 
stria fecondano,  accenneremo  a'  depositi  de'  tessuti  in  seta,  in  lino,  in  cotone, 
in  lana  che  visitammo;  ed  a  parlare  primamente  di  quell'argomento  d' itaUana 
industria,  che  per  la  fecondità  de'  nostri  campi  tiene  il  principal  seggio  fra  noi , 


—  596  — 

(iiretuo  eco  a  quelle  parole  che  dcttaronsi  non  à  guari  in  uno  de"  mentovali  rap- 
porti :  i(  Trovasi  nostrale  e  di  molta  perfezione  ogni  maniera  di  stoffe  sia  pi-r 
«  paralo  di  stanze,  sia  per  uso  di  chiesa,  che  per  abiti  di  (|iinlun()ue  sorla.  Po- 
«  co  manca  agli  armesini  ed  alle  levantine  per  giiigiiere  al  più  allo  grado  di  per- 
«  fezione,  ed  i  rasi  possono  mostrai-si  come  un  progredimento  dell'arte  ;  ma 
«  ciò  che  Torma  l' orgoglio  de"  napoletani  setifici  sono  le  grossegrane  ed  i  velluti 
«  ad  un  colore  ,  i  quali  son  preferiti  alle  simili  opere  di  Lione  ».  11  colorilo, 
l'eguaglianza  della  tessitura,  l'esattezza  del  disegno,  e  in  molte  slolVe  ancora  la 
lucentezza,  appagano  interamente  ;  né  dobbiamo  tacere  de' broccati,  de'  tessuti 
con  \elro  filato  (  il  quale  vagamente  li  simula  le  (ila  d'oro  e  di  argento)  ,  né 
delle  stoffe  da  addobbo,  di  che  si  cedono  riccamente  adorne  le  pareti  de'  reali 
palagi. 

Ne  gode  pur  l' animo  d' essere  stali  anche  qui  testimoni  del  procedere  che  fe- 
ce in  siffatta  manifattura  la  nazionale  induslrin  che  progredendo  di  pari  passo 
nella  Tosc^ina ,  nel  Lucchese,  nelle  Lombarde  e  l'iemontesi  provincic  ed  in  al- 
tre d'Italia,  promette  di  associare  i  propri  sforzi  alla  fecondità  de'  nostri  terreni, 
onde  scemare  i  bisogni  delle  classi  povere,  e  rinvigorire  la  dignità  italiana  ,  li- 
berandola dall'accusa  che  ben  meritossi  d'inerte,  finché  mandava  sotto  altro 
cielo  i  prodotti  de'  propri  campi ,  onde  ricomiìrarscli ,  tlopo  a\er  pagato  1'  opera 
degli  artisti  forestieri,  ed  a  gran  prezzo  gli  a\idi  spccolatori.  Se  poi  molle  delle 
fabbriche  napoletane  anno  in  ciò  dritto  alla  pubblica  riconoscenza,  la  più  gran 
parte  certamente  si  deve  alla  reale  di  San  Leucio  che  fu  alle  altre  maestra. 

A'  lavori  della  seta  si  raggruppano  quelli  de'  cotoni  e  de'  lini.  11  suolo  napoli- 
tano offre  degli  uni  e  degli  altri  ubertosa  ricolta;  nò  alla  ricchezza  del  suolo  >ien 
meno  la  industria  che  prostasi  in  simil  genere  a  tulli  gli  argomenti  di  manifattura, 
sicché  ne  escono  tessuti  pregevoli,  massime  uè'  fornimeuli  da  mensa.  Co'  tessuti 
ove  tuli'  i  vari  processi  son  nazionali,  ci  si  mostravano  di  quelli  che  formavansi 
de' filati  inglesi.  Se  dicessimo  non  ra>vi.sare  in  ispecial  guisa  ne' drappi  schietti 
alcuna  differenza  nella  esattezza  del  lavoro,  e  nella  sottigliezza  ed  eguaglianza  de' 
fili,  non  direnmio  il  vero;  e  perù  diciamo,  che  se  questa  differenza  si  lega  col- 
l'essenziale  (jualità  delia  materia  greggia,  prodotta  da  essenziale  diversità  de'ler- 
reni,  sarà  d'uopo  tenerci  in  difelto  e  rassegnarci  ;  ma  se  abbia  oiiginc  d;Ula  mag- 


—  507  — 

gior  perfezione  delle  macelline  o  dalla  piii  sollecita  cura  degli  apparecchi ,  per- 
ché iinn  tenleromo  quella  via  che  ne  può  scorgere  alla  medesima  meta?  Se  dal- 
le tele  passiamo  a'  panni  lani,  visitati  i  l'ondaci  principali,  noi  cedemmo  che  an- 
che codestii  manifattura  e  in  soddisfacente  progresso. 

La  Commessione  condottasi  indi  a  vedere  il  deposito  delle  Cartiere  del  Fibre- 
no,  ebbe  a  convincersi  che  per  nulla  siamo  agli  estranei  inferiore  ,  e  lo  siamo 
allora  soltanto  che  l'operosità  e  la  diligente  industria  ne  manchi. 

Il  tempo  ne  permise  ancora  di  visitare  i  depositi  e  qualche  fabbrica  di  cuoi , 
di  pelli ,  di  guanti.  In  (|uesta  parte  le  fabbriche  napolitane  non  àimo  d'  uopo  de" 
nostri  elogi.  L'opinione  comune,  il  fatto ,  il  lucrosissimo  spaccio  di  ciascun  anno 
ce  ne  dispensano.  Quello  che  merita  particolare  attenzione  si  è,  che  mentre  nel 
principio  di  questo  secolo  chiamavasi  dal  Governo  in  Napoli  un  artefice  di  Fran- 
cia che  ((ualcuno  de'  napolet;ini  nella  forma/ione  de'  guanti  ammaestrasse  ;  ora 
i  napoletani  altrove  inviano  codeste  manifatture,  per  cui  ne  viene  un  annuo  pro- 
fitto considerevole  assai. 

Fra  le  industrie  esclusive  di  questa  regione  avventurosa  àwi  l' arte  d' imitare 
gli  antichi  vasi  e  di  trarre  dalla  creta  le  più  eleganti  composizioni  statuarie  ed 
ornamentali.  Si  visitò  a  quest'  uopo  lo  stabilimento  riiustinìani ,  cui  visitar  de- 
ve ogni  viaggiatore  che  brami  di  avere  un  concetto  della  perfezione  a  cui  si  pos- 
son  ridurre  ipic'varì  figulini.  Nulla  ci  ha  di  più  grazioso  e  finito.  Aggiungasi  a 
questa  r  arte  degl'  inverniciati  quadrucci  di  terra  cotta  per  pavimenti,  quadruc- 
ci su  cui  si  conducono  i  più  svariati  disegni. 

Torna  inutile  parlare  de'  lavori  di  corallo  di  tartaruga  e  di  pietre  vulcaniche 
noli  e  celebri  per  tutto  il  mondo;  ma  non  sarebbe  a  tacersi  delle  graziose  opere 
da  orefice  atlemprale  a  quelle  norme  del  bello  che  qui  si  scontra  ovunque  ,  né 
delle  altre  in  feiro  ed  in  legno  che  ben  sì  meritano  particolare  attenzione. 

Dopo  le  cose  fin  qui  esposte,  ci  sia  lecito  1'  aggiungere  alcune  brevi  conside- 
razioni quali  la  soggetta  materia  ce  le  suggerisce.  1  Congressi  e  questo  di  Napoli 
particolarmente  ci  porgono  a  conosc4're  come  le  scienze  e  le  arti  nHK-caniche  si 
giovino  di  aiuto  reciproco,  ci  rappresentano  i  caratteri  speciali  che  distinguono 
ciascuno  slato  della  nostra  penisola.  Il  fluido  elettrico  e  il  vapore  ci  si  parano 
innanzi  e  chiamano  la  nostra  attenzione.  L'  elettrica  favilla  è  divenuta  ancella 

76 


—  598  — 

delle  aili.  Nel  Congresso  Torinese  fummo  ammirati  di  vederla  condotta  dall'illu- 
stre De  la  Aire  alla  doratura  ed  argentatura  de' metalli.  La  vedemmo  poco  ap- 
presso passare  dalle  mani  della  scienza  a  quelle  dell' artigiano;  la  vedemmo  a 
Lucca  servire  all'agricoltura,  la  vediamo  a  Napoli  faro  altrettanto,  e  preservare 
dall'ossidazione  gì' istrumcnti  della  milizia.  La  scorgemmo  a  Milano  pronta  agli 
ulTici  del  telegrafo ,  o  percorrere  due  volte  lo  spazio  tra  Monza  e  quella  capitale 
colla  rapidità  del  pensiero.  Sapevamo  giù  che  in  America  serve  alla  tipografia  e 
alla  produzione  di  un  giornale.  Questo  fluido  terribile  e  proteiforme  renderà  per 
avventura  nell'  avvenire  maggiori  servigi  alla  scienza  ed  alle  arti  ;  giacché  egli  si 
trova  cosi  dominante  in  ogni  parte  del  triplice  regno  naturale,  che  a  quesl' ora  à 
rapito  al  sole  l'antica  dignità  di  ministro  maggiore  della  natura. 

Scorgemmo  nella  fonderia  de' cannoni  la  costruttura  di  tutto  il  corredo  delle 
battaglie ,  ed  in  essa  tale  un  ordine ,  che  annunzia  la  scienza  e  la  pratica  consu- 
mata nelle  opere  predette,  e  che  incessantemente  si  producono  e  che  nona  a  te- 
mere alcun  paragone. 

Qui\i  la  macchina  signora  del  tempo  e  dello  spazio ,  come  crea  a  Pietrarsa  al- 
tre macchine  a  sé  somiglianti  o  diverse,  presta  a  mille  ingegni  il  possente  brac- 
cio; e  ne'due  luoghi  mantiene  numerosi  lavoratori,  e  rende  questo  bel  regno  in- 
dipendente dallo  straniero  anche  ne' prodotti  dell'arte,  pe' quali  ogni  anno  gli 
pagava  ben  gravoso  tributo. 

Né  taceremo  della  città ,  che  dopo  quasi  venti  secoli  vide  la  seconda  volta 
il  sole.  Noi  la  visitanmio,  e  sia  pure  una  illusione  ,  ci  parve  che  gli  spiriti  che 
un  di  l'abitarono  fossero  lieti  di  vederla  ora  occupata  da  un  insolito  popolo  di  uo- 
mini illustri,  ed  intanto  noi  avemmo  l'animo  compreso  da  nuove  e  grate  sen- 
sazioni ed  immagini. 

Tra  le  altre  cose  ammiravamo  ,  che  quella  città  venisse  dopo  secoli  ad  inse- 
gnare a' lardi  nipoti  le  forme,  U  colorito ,  il  disegno  di  produzioni  d'arti  manuali 
ed  inuuaginative,  e  ne  desse  cosi  testimonio  di  una  non  creduta  civiltó.  Essa  of- 
fre ad  un  tempo  all'arte  le  reliquie  dell'estrema  sventura  ,  e  l'arte  le  converte 
in  suppellettili,  in  ornamenti  di  stanze,  in  gioielli  |)er  Io  sesso  gentile. 

E  chi  non  si  sente  commosso  a  questo  avvicinamento  del  passato  e  del  presen- 
te, e  non  sente  sorgerne  belle  ed  iudelìnite  speranze  dell'avvenire?  I  secoli  che 


—  599  — 

furono  veggonsi  appressare  al  nostro  e  gareggiare  insieme  nell'opera  della  civil- 
l;i  e  dell'  iadustria. 

(Jucslo  e  pruprianientc  il  carattere  die  distingue  il  Congresso  Napolitano  da- 
(•li  altri  Congressi ,  e  la  7."  Riunione  à  di  che  esser  lieta  ,  poiché  crediamo  che 
I-Ila  lo  rappresentasse  qual'é  in  ogni  sua  parte. 

Ma  finalmente  la  nostra  Sezione  non  debbe  lasciare  di  rendere  infinite  grazie 
alla  squisita  cortesia  di  che  ci  fu  larga  questa  magnifica  ed  ospitale  metropoli  dal- 
la Itoggia  lino  all'ultimo  abituro,  e  di  congratularci  con  essa  che  le  arti  e  le  ma- 
nifatture siano  in  un  felice  progresso ,  e  alcune  già  tocchino  la  perfezione  ;  e  ciò 
mercé  la  sovrana  munificenza  che  loro  fu  generosa  di  largizioni  e  di  ogni  genere 
di  conforti;  e  mercè  il  concorso  del  R.  Istituto  d'Incoraggiamento  ede'felici  in- 
gegni che  fervidi  d' amor  nazionale  si  travagliano  nell'  opera  della  perfezione  di 
ogni  specie  d'industria  intellettuale  e  meccanica  ;  che  é  quanto  dire  alla  civiltà 
di  questo  regno  ;  al  quale  gli  altri  paesi  italiani  non  dimenticano  di  dovere  (come 
gliela  deve  tutta  Europa  )  la  prima  dottrina  e  la  prima  scuola  di  Politica  Economia . 

Per  la  Comìnessioue 

A.  Mazzarosa  Presidente 

Feudlnando  Maestri    1 

\  Relatori 
Ab.  Bernardi  l 


RAPPORTO 


DELLA  COMMESSIONE  INCARICATA  DELL"  ESAME  DELLE  OPERE  PRESENTATE 
IN  DONO  ALLA  SEZIONE. 


MJ\  Commcssione  della  Sezione  di  Agronomia  e  Tecnologia  per  l' esame  de'  li- 
bri donati  si  raunò  nella  sala  del  Reale  Istituto  d' Incoraggiamento ,  e  dapprima 
fermò  di  dover  rivolgere  le  sue  cure  solo  intorno  a'iibri,  che  risguardano  l'Agro- 
nomia e  la  Tecnologia  ;  che  non  si  debba  dar  giudizio  di  alcun'  opera  ;  e  che  de' 
libri ,  che  occuperanno  la  Commessione  si  farà  un  piccolo  cenno  ristretto.  Degli 
altri  libri  si  annunzierù  solo  il  titolo. 

Per  alcuni  libri  scritti  in  lingua  tedesca  si  è  risoluto  di  annunziar  solo  il  do- 
no, che  si  è  ricevuto  da' signori  professori  Volz  e  Fallati,  ed  aggiugnere  che  fa 
piacere  alla  Sezione  il  vedere  che  nella  Germania  si  dà  opera  assiduamente  agli 
oggetti ,  a'  quali  il  Congresso  degli  Scienziati  Italiani  indirizza  le  sue  sollecitudi- 
ni. A  questo  si  aggiugiie  la  riconoscenza  ,  che  si  spiega  verso  i  signori  Volz  e 
Fallati,  che  lian  mostrato  tanto  riguardo  pel  Congresso,  offerendo  le  opere  loro, 
e  di  altri  dotti  tedeschi. 


—  601  — 

I  libri  fiiron  tra  noi  distribuiti ,  ed  ceco  ciò  die  risulla  dall'  esame  di  quelli. 
1 .  Della  scieiìM  dd  ben  vii-ere  sociale,  e  dell'  Economia  degli  Siali  per  Ludovi- 
co Bianchini,  1  voi.  in  1.° 

Quesf  opera  1"  autore  ha  distinto  in  due  parti ,  la  parte  storica ,  e  la  parte  pu- 
ramente scienlifìca;  e  pubblica  ora  unicamente  la  prima,  come  quella,  che  può 
star  da  sé,  e  comporre  con  l'altra  l'intiero  trattato  della  materia.  L'Autore  ha 
assegnato  la  caduti  dell'  impero  romano  per  principio  della  sua  storia,  e  l'anno 
1842  per  termine.  Il  medio  evo  e  i  tempi  della  risorta  civiltà  son  da  lui  discor- 
si; e  le  sue  investigazioni  versano  intorno  a  tutti  i  popoli  di  Europa.  Egli  tratta 
de'  fatti ,  eli'  entrano  nel  dominio  della  scienza,  e  ne  tesse  la  storia,  con  la  se- 
rie delle  applicazioni  di  essa.  Tratta  poi  della  scienza,  e  cosi  di  lutti  gli  scrittori , 
che  a  quella  si  son  rivolti.  Egli  novera  995  scrittori  di  Economia,  e  ne  indica  281 
Italiani,  275  Francesi,  loO  Inglesi,  194  Tedeschi,  43  Spagnuoli,  8  Portoghe- 
si, 12  Svizzeri,  10  Olandesi  e  Belgi,  4  Svedesi  e  Norvegi,  uno  Danese,  uno  Po- 
lacco, 7  Russi,  7  Americani  ;  e  di  tutti  narra  le  opere  e  le  opinioni.  Finalmen- 
te esamina  lo  stato  della  scienza  ,  esponendo  quali  sono  ora  i  suoi  principi  ;  dì 
questi  quali  assicurati ,  e  quali  incerti  ;  e  tocca  delle  conclusioni  di  tutti  gli  scrit- 
tori ,  e  de'  bisogni  attuali  della  scienza ,  additando  le  sue  opinioni  intomo  a'  di- 
versi argomenti. 

2.  Della  coltivazione  e  de  prodotti  del  suolo  italiano,  e  specialmente  dell'  accre- 
scimento de' cereali,  riflessioni  di  Michelangelo  Giannini  Lucchese. 

L'  Autore  osserva  1'  utilità  che  possa  procedere  dall'  universale  ed  esatta  col- 
tivazione di  tutte  le  terre  d' Italia,  e  crede  che  le  nazioni  italiane  manchino  di 
contante,  e  che  questo  difetto  produca  necessariamente  la  ristrettezza  della  col- 
tivazione. Perché  questa  si  aumenti  propone  di  estendersi  1'  uso  delle  conces- 
sioni enGteutiche.  Sponc  la  natura  dell'  enfiteusi ,  e  quel  che  ne  tocca  all'  en- 
Gtcuta  ed  al  padron  diretto.  Quindi  indica  i  vantaggi ,  che  dall'  estensione  del- 
l'uso  di  questo  contratto  procedono  per  l'incremento  dell'  agricoltura. 

3.  Sulle  qitisiioni  sanitarie  ed  economiche  atjilale  in  Italia  intorno  alle  risaie  , 
sludi  e  ricerche  di  Luigi  Carlo  Farini  ,  1.  voi.  in  8." 

In  questo  opuscolo  spone  dapprima  1'  .\.  le  diverse  specie  di  risaie  per  le  dif- 
ferenti condizioni  del  suolo ,  per  la  posizione  bassa  o  elevata  ,  e  per  la  diversa 


—  G02  — 

natura  delle  acque  di  polla  ,  correnti,  o  stagnanti,  con  le  quali  si  faccia  l' irri- 
gazione. Nota  i  cattivi  cITctti  sanitari,  die  procedono  dalle  risaie,  e  li  paragona 
con  quelli  delle  paludi;  mettendo  nel  libro  molle  tavole  statistiche.  Finalmente 
proiwne  in  quali  terre,  di  qual  posizione  ed  esposizione,  e  con  ([uali  accjue  le  ri- 
saie sien  perniciose  e  danucvoli  quanto  le  semplici  paludi  ,  ed  anche  utili  o 
almeno  innocenti.  E  cosi  addita  quali  vadan  vietate,  quali  ristrette,  e  quali 
l>ermesse. 

A.  Vn  volumetto  di  vari  opuscoli  dd  cavaìirr  Vincenzo  Cordavo  Clarcnza , 
siciliano,  che  contiene,  1."  un  trattato  di  alcune  derrate  indigene  della  Sicilia  , 
che  possono  sostituirsi  alluso  del  caffè,  della  cannella,  del  garofano,  del  the,  e 
dello  zucchero;  2°  una  lettera  sopra  un  gherone  di  colonna  trovata  in  Catania; 
3.°  una  notìzia  slorica  del  Castello  Ursino  di  Catania;  4.°  osservazioni  sul  porto 
di  Ulisse  ;  o.°  alcuni  ragguagli  bibliografici;  C.°  lettera  sulla  vita  e  le  opere  di 
Domenico  Tempio. 

5.  Un  primo  fascicolo  del  corso  di  agricoltura  di  Stanislao  Ckmnizsaro ,  si- 
ciliano. 

6.  Un  fascicolelto  presentalo  da' fratelli  Villa.  Esso  contiene  il  trattalo  delle 
Locuste  ovvero  Cavallette  ,  e  fa  parte  d'opera ,  che  tratta  di  tutti  gì"  insetti  dan- 
nosi. 

7.  Sulla  coltura  dell'  Indigofera  Argentea,  ed  uu  breve  saggio  sulla  coltiva- 
zione del  riso  di  Germania,  per  Pietro  Greco  Segretario  della  Società  Economica 
della  provincia  di  Reggio. 

Questo  opuscoletto  manifesta  come  in  tutt'  i  punti  del  regno  di  Napoli  si  ten- 
de all'  estensione  ed  al  miglioramento  dell'  agricoltura  e  delle  arti. 

8.  Un  libretto  di  Benvenuto  Poggio,  che  contiene  talune  osservazioni  sul- 
r  utilità  di  conservare  i  cereali  sulla  spiga. 

9.  Discorso  critico  sulle  Bigatlaie  Dominicali,  o  Dandoliere  di  Antonio  Billì- 
gnandi. 

In  questo  opuscolo  1'  Autore  difende  il  merito  delle  Bigattiere  proposte  dal 
Dandolo  ;  e  cerca  dimostrare  d' esser  mal  fondate  le  accuse  che  si  fanno  al  si- 
stema del  Dandolo  insegnato  per  allevare  i  bachi  da  seta.  Sostiene  che  il  meto- 
do del  Dandolo,  restituito  alla  sua  originaria  condizione,  sia  da  preferire  a  quel- 


—  ces- 
io del  Reina.  Dice  in  fine  che,  oltre  i  precetti  del  Dandolo  intorno  al  modo  di 
allevare  i  filugelli,  è  pregevole  la  scuola  del  Bigattiere  del  Lonieni. 

10.  Sulla  possihilidi  di  sosiituirc  alla  forza  motria'  ikl  vajwrc  (jiiclla  dell'  ela- 
sticità dell' aria ,  discorso  letto  dal  colonnello  3\1.  A.  Costa  nelle  tornate  di  lu- 
glio del  1840  nell'Accademia  Pontaniana  di  Napoli. 

L' autore  divide  il  discorso  in  due  parli.  Nella  prima  riferisce  la  storia  di  tut- 
to ciò  che  si  è  sperimentato  per  tentare  di  servirsi  dell"  elasticità  dell'  aria  co- 
me motore.  Nella  seconda  |)arte  ragiona  della  forza  dell'  elasticità  deli'  aria  pa- 
ragonata a  quella  del  vapore. 

1 1 .  Un  libriccino  che  contiene  la  soluzione  del  quesito  ,  se  i  privilegi  pro- 
ducano utile  0  svantaggio  all'  industria ,  data  dal  cav.  Vincenzo  Cordar©  Clarenza  ; 
e  r  esame  dell'  articolo  d'un  giornale,  che  portava  una  tipografia  stabilita  in  Ca- 
tania 60  anni  prima  della  slampa  del  Sinodo  di  M.  Torres  fatta  in  Militello  nel 
1623.  11  Cordaro  tratta  de'  diversi  privilegi,  che  in  Sicilia  eran  noti ,  e  ragiona 
dell'  indole  e  degli  elTelti  di  ciascuno  di  essi. 

12.  Il  pettine  raccoglitore  del  riso,  cenni  di  Luigi  Bianco. 

L' Autore  propone  l' uso  di  uno  strumento ,  che  chiama  pettine  ,  per  racco- 
gliere il  riso.  Descrive  l' ordigno.  Mostra  come  si  adopri  per  isgranellar  le  sjii- 
ghe  e  raccogliere  il  riso,  e  propone  come  preferibile  l'uso  di  questo  ordigno 
all'  uso  ordinario  di  segar  le  piante  con  la  falce  ,  e  trebbiarle. 

13.  Dizionario  Militare  francese-italiano  di  Mariano  d' Agata. 

Questo  lavoro  è  utile  non  solo  a'  militari ,  ed  a  ciiiunque  voglia  scrivere  con 
proprietà  di  cose  militari ,  ma  a  quanti  è  cara  la  lingua  d' Italia  ;  perocché  que- 
sl'  opera  dà  modo,  a  chi  il  voglia ,  di  cliiamaro  con  veri  nomi  italiani  ogni  cos;i 
attenente  alle  militari  discipline,  che  i  più  senza  un  bisogno  al  mondo,  e  con 
sommo  nostro  disdoro  appellano  con  vocaboli  stranieri.  Il  d' Ayala  mostra  nella 
prefazione  come  noi  fummo  primi  nella  civiltà ,  e  in  ogni  genere  di  disciplina 
che  riguarda  la  milìzia  e  la  navigazione  ;  onde  le  più  delle  cose  che  si  dicono 
nuove  da  chi  non  sa,  o  non  \tioI  sapere,  erano  già  nostre,  e  con  vocaboli  no- 
stri sono  da  nominarsi ,  ove  non  si  voglia  far  getto  della  cosa  più  cara,  che  è 
la  lingua  ,  la  (piale  ci  unisce  in  una  sola  famiglia.  Ii^jli  non  ha  mancalo  di  torre 
ad  esame ,  e  di  profittare  di  tulli  i  lavori  di  questo  genere  che  lo  hanno  prece- 


—  COI  — 

dulo,  ed  ha  aggiunto  all'  opera  sua  un  riccliissiino  caUilogo  di  tulle  le  opere  ila- 
liaiip  allenenli  a  (luesl'arle,  e  dalle  quali  l'uomo  può  trarre  vocaboli  e  loruzioni 
militari. 

14.  Discorsi  di  Giuseppe  Devincenzi.  Vari  sono  i  discorsi  del  Dovincenzi. 
Quello  che  più  spetta  alla  nostra  Seziono  tratta  del  sesto  Congresso  Scienli/ico 
italiano ,  ed  in  ispccic  della  nostra  Sezione  :  de'  cui  lavori  egli  dà  conio  con  molla 
chiarezza  ed  accuratezza,  né  manca  di  con>'alidarc  alcuni  fatti  colle  cose  da  es- 
so vedute  ultinianienlc  ne'  suoi  viaggi  |)or  Italia.  A  (|UPSto  discorso  tien  dietro 
il  rapporto  di'  egli  tVce  in  nome  d'  una  Coninicssiono  della  nostra  Sezione  nella 
sesta  riimione  degli  scienziati  italiani  ;  il  quale  rapporto  per  unanime  consenso 
della  Sezione  si  deliberò  che  fosse  ,  come  fu,  stampalo  negli  alti. 
13.  //  Contadino  Lucchese,  discorso  del  marchese  Mazzarosa. 
I.'.\ulore  narra  le  qualità  fisiche,  morali  ed  intellettuali  de'  contadini  Lucche- 
si; tocca  delle  loro  condizioni  economiche;  de' loro  costumi  in  occasione  di  al- 
legrezze e  di  lutto;  del  come  vivono  domesticamente,  e  procedono.  Nota  anche 
le  morti  loro  in  diversa  età  paragonandole  a  quelle  degli  abitanti  di  Lucca  in 
generale;  né  tace  di  più  altre  cose,  che  riguardano  a  chi  deve  principalmente 
cooperare  al  bene  di  quel  felice  paese ,  del  quale  egli  si  mostra  sempre  teneris- 
."iinio. 

16.  Lettera  del  cac.  doti.  Trompco  sulta  società  per  V  avanzamento  delle  arti, 
rie' mestieri,  e  dell'agricoltura  nella  provincia  di  Biella. 

Il  cav.  Trorapeo  nella  sua  lettera  al  sig.  Avogadro  scrilla  nel  febbraio  del 
1839  fé  nolo  come  fln  dall'agosto  del  1838  in  Biella  si  era  formata  quella  .so- 
cietà, della  quale  fu  autore  e  promotore  principale  il  sig.  Avogadro  ;  e  narra 
come  essa  avea  già  dato  clTetto  ad  alcuni  de'  suoi  disegni  nell'  aprire  due  scuo- 
le, l'ima  di  aritmetica,  geometria  pratica  e  disegno  lineare;  l'altra  di  agro- 
nomia ;  e  come  queste  scuole  fossero  frequentate  con  ardore  ,  ed  i  melodi  che 
vi  si  praticano.  Né  tace  di  quello  che  resta  da  fare,  perchè  la  società  raggiunga 
pienamente  il  suo  lodevolissimo  scopo. 

17.  Il  lanifìcio  militare  in  Arezzo  del  cav.  Oreste  Brizzi. 

L'  Autore  in  questi  suoi  cenni  ci  ia  sapere  come  il  lanificio  venne  fondato  fin 
dal  1751  per  opera  di  una  società  di  nobili,  il  cui  capo  fu  il  cav.  Giovanni  IJroz- 


—  C05  — 

/i  ;  0  come  questo  dopo  avere  sofferte  varie  vicende  di  prosperità  e  scadimen- 
lo,  ciri'^'ll  narra  con  accuratezza,  si  trova  oggi  in  tale  stato  da  bastare  per  sé 
stesso  a'  pro|>ri  bisogni ,  <■  da  prosperare  sempre  più  ;  e  ciò  |ier  opera  di  un  so- 
lerte e  diligente  direttore,  il  sig.  Vincenzo  Guidiicci  ;  al  (|uale  se  sono  da  darsi 
sincere  lodi  per  questa  sua  solerzia  e  diligenza  ,  non  meno  è  lodabile  il  fratel 
suo  defunto  Pietro  Guiducei  per  la  bella  costumanza  introdottavi  di  una  st)- 
eietà  di  nuituo  insegnamento  per  gli  artigiani ,  la  quale  nelle  infermità  de'  la- 
voranti provvede  ancora  a  soccorrere  i  bisogni  degli  ammalati  e  delle  loro  fa- 
miglie. 

18.  Giuinule  (Icati  atti  dilla  Reale  Società  Economica  di  Capitanata,  dal  N."  1 . 
al  N.°  8. 

Questa  società  abbastanza  operosa,  ad  oggetto  di  diffondere  il  miglioramento 
delle  industrie  della  sua  provincia,  pubblica  sin  dall'  anno  1835  un'  opera  pe- 
riodica ,  contenente  le  diverse  memorie  die  formano  obbielto  delle  sue  di- 
scussioni. Ne  è  affidata  la  compilazione  al  sig.  Francesco  la  Martora. 

19.  //  Grati  Sansa  d' Ittdia,  opera  periodica  di  scienze  naturali  ed  econo- 
miche, compilata  da  Ignazio  Rozzi.  E  questa  una  collezione  di  opere  intorno  al- 
l' Economia  sociale ,  domestica  ,  industriale ,  storia  naturale  ,  medicina  ed  altri 
obbietti  vari,  ed  il  Rozzi  ne  pubblica  un  volume  ogni  anno.  Il  volume  dona- 
lo al  (Congresso  è  l'ottavo,  corrispondente  al  corrente  anno.  In  esso  leggonsi 
molte  memorie  sopra  importanti  materie. 

21).  Atti  della  Società  Economica  di  Girgenti ,  compilati  dal  dolt.  Baldassarre 
Urago. 

Il  volume  che  contiene  gli  atti  dell'anno  1843  è  stato  offerto  al  Congresso. 
Questo  manifesta  con  le  memorie  che  vi  son  comprese ,  quanto  utili  e  non  vol- 
gari sieno  i  lavori  di  quella  .Società,  che  cerca  di  propagare  utili  documenti  di 
sapere. 

21.  Campania  Industriale,  opera  periodica  della  Società  Economica  della 
l»rovincia  di  Terra  di  Lavoro. 

Obbielto  di  quest'  o|)era  6  di  ragguagliare  il  pubblico  de'hjvori  della  Società, 
di  raccogliere  la  statistica  di  quella  provincia  ,  e  di  esporre  i  miglioramenti  de" 
quali  la  imlustria  Cuuqiana  e  suscettiva.  Quest"  opera  assicura  che  la  Società  è 

77 


—  GOf)  — 

sollecita  del  bene  deiln  provincia,  e  guidata  dalla  scienza  nelle  materie  attenen- 
ti al  suo  istituto. 

22.  Il  settimo  volume  degli  a)iiia/i  di  scienze  fìsiche  e  naturali,  di  aqricoliu- 
la  e  d' industria  di  Linne. 

Questo  volume  è  composto  di  molti  lavori  intorno  alle  scienze,  a  cui  la  So- 
cietà è  addetta.  E  molte  importanti  materie  sono  in  esso  trattate. 

23.  Alti  della  Società  Economica  della  1."  Calabria  tdteriore. 

È  piacevole  per  questi  atti  osservare  come  nel  Regno  di  Napoli  si  coltivino 
le  utili  discipline  ,  che  tendono  al  progressivo  miglioramento  di  esso. 

21.  Slmli  slalislici  su  l' industria  ayricota  e  manifatturiera  della  Calnhria  ul- 
tra ì.' 

In  quest'  opera  il  sig.  Luigi  Grimaldi  segr.  di  quella  Società  Economica  rac- 
coglie con  grave  fatica  ed  in  ordine  assai  lodevole  molte  accurate  e  importanti 
notizie  della  sua  provincia  natale. 

25.  Rcwisunli  statisiiri  della  provincia  di  Prinripaio  ultra.  Opera  del  Segi-e- 
tiirio  di  quella  Società  Economica  sig.  Federico  Cassini . 

Questo  lavoro  comprende  ampiezza  di  dati  ed  utile  disposizione  di  essi. 

26.  Commentari  dell'  Ateneo  di  Brescia  per  gli  anni  accademici  1841 ,  1842, 
e  1843.  Il  prof.  Schiavardi,  membro  del  detto  Ateneo,  ne  ha  fatto  dono  alla  se- 
zione. Le  materie  in  questi  volumi  trattate  son  molte,  e  i  soggetti  di  grande  im- 
portanza . 

27.  Annali  della  Società  Agraria  di  Torino,  volume  1 .° 

1^  Società  pubblica  sotto  questo  nome  periodicamente  i  suoi  lavori.  Vi  si  con- 
tengono articoli  di  provata  utilità,  propri  a  far  progredire  1'  agricoltura  e  l' in- 
dustria . 

28.  Atti  della  Società  Economica  del  2."  Abruzzo  ulteriore ,  volumi  9  ,  cora- 
]>ilali  por  cura  di  Ferdinando  Mozzetti.  La  moltitudine  do'  trattati ,  e  la  impor- 
tanza delle  materie  appalesa  la  sollecitudine  ed  il  valore  de'  soci. 

29.  Delle  condizioni  d'Italia  ,  opera  del  sig.  cav.  Carlo  dott.  Mittermaier, 
tradotta  in  italiano. 

É  veramente  ammirevole  che  uno  straniero  sorga  magnanimo  contro  lo  ac- 
cuse che  si  muovono  all'  Italia  dagl'  imperiti  e  da'  visionari. 


—  607  — 

Le  sue  accurate  e  dotte  osservazioni  addimostrano  ad  evidenza  die  la  stessa 
continui  a  possedere  in  ricca  misura  gli  clcniciili  tulli,  die  ne  assicurano  l'in- 
crenieiito  e  la  prosperità. 

30.  Della  utilità  delle  mutue  ossia  vicendevoli  società  di  assicurazione  contro  i 
danni  degl'incendi  per  l' ingegnere  Paolo  Raclietti — Milano  1845. 

L' ingegnere  Racbetti  dimostra  la  utilità  di  sostituire  alle  società  spcculatrici 
contro  i  danni  degli  incendi  le  società  vicendevoli  de' proprietari  ;  e  perché  i 
fatti  sono  i  più  saldi  appoggi  delle  teorie  ,  egli  prendendo  di  mira  le  città  di 
Milano  e  di  Crema  ,  avvalora  le  sue  parole  con  importanti  dati  statistici. 

31.  Poche  considerazioni  sull'industria,  per  F.  Saiueverino — Napoli — Tipo- 
gr.  del  Filiatre-Sebezio  184u. 

Il  conte  Sanseverino,  dopo  aver  toccato  delle  macchine,  a  confusione  de'  loro 
detrattori ,  presenta  il  quadro  de'  fanciulli  impiegati  nelle  manifatture  in  Inghil- 
terra ed  in  allri  paesi  non  It<iliani.  Indica  ancora  gli  Slati  Sardi  e  la  Lombardia, 
come  que'  paesi  ne'  quali  lo  slato  de'  fanciulli  impiegali  negli  opifici  non  è  sod- 
disfacente. E  mentre  nomina  a  cagion  di  esempio  alcune  fabbriche  Toscane, 
ove  queste  tenerelle  piante  son  tenute,  come  dovrebbesi  dovunque;  avverte 
tutti  i  buoni,  aflìnchc  si  ponga  mente  alla  crescente  popolazione  manifatturiera, 
ed  il  progresso  della  industria  non  si  ottenga  a  scapito  de'  sentimenti  morali  e 
della  tisica  prosperità. 

32.  Sul  modo  di  lavorare  il  ferro  onde  abbia  la  richiesta  resistenza  a  sostenere 
I  massimi  sforzi ,  dissertazione  dell'  ingegnere  architetto  Gaetano  Brcy  —  Mila- 
no—  Tip.  Chiusi  1845. 

Questa  dissertazione  disvela  1'  errore  in  cui  incorsero  le  più  delle  fonderie 
inglesi  e  francesi  adoperando  1'  aria  calda  a  preferenza  della  fredda  nel  lavorio 
del  ferro.  Imperocché  la  economia  del  combustibile  che  si  ottiene  facendo  uso 
dell'  aria  calda,  non  basta  a  sostenere  un  tal  modo  rimpetto  ai  molti  inconve- 
nienti cui  dà  luogo,  e  al  gran  numero  di  rotture  del  ferro  siiTattaraente  prepa- 
ralo ,  maggiori  d' assai  di  quelle  provvenienti  dal  metodo  opposto. 

Nella  seconda  parte  poi  il  nostro  Autore  traiti  degl'  iiicon\ enienti  della  mar- 
tellatura a  freddo  del  ferro  stesso  ,  e  della  maniera  di  rimediarvi,  spiegando  i 
princìpi  in  forza  de'  quali  di  sovente  1'  operaio  prende  sbaglio  sulla  qualità  del 


—  608  — 

niedpsimo,  giudicandola  raltiva  di  sua  natura,  quando  ciò  provviene  invoce  sol- 
tanto dalla  martellatura  a  freddo. 

33.  Il  Trallore  du  fela  jul  iloti.  (lera;  voi.  1."  in  8."  con  tavolo. 

L"  Autore  propone  il  quadro  di  lutti  i  precetti  e  di  tutte  le  osservazioni  fatte 
intorno  all'  importante  lavorio  di  trar  la  sola  da'  bozzoli. 

34.  Su'  Canali  Navigahiìi  che  si  jiotrebbero  costruire  nel  Regno  di  Napoli , 
e  della  loro  utilità  comparativamente  alle  strade  ferrale  ,  discorso  del  Tenente 
Colonnello  Vincenzo  degli  L'berli  — 11  titolo  stcs.so  addimostra  l'importanza  del- 
l'argomento  trattato  in  quest'opuscolo  diil  valoroso  autore. 

3;>.  Lellere  rliimirhe  di  Liebig  liadotte  dal  dottor  Carlo  Orniea. 
In  queste  lettere  son  trattali  alcuni  importanti  punti  della  scienza  chimica. 

36.  l'oemelto  sul  haco  da  seta  di  Felice  Vicino  —  Torino  1843. 

Con  questo  bel  lavora  ha  imitato  1'  Autore  il  metodo  de'  Greci  e  de'  Latini,  e 
di  alcuni  padri  della  nostra  lingua  ,  di  adoprar  le  grazie  della  poesia  per  insi- 
nuar le  regole  d'  un  arte  nobile  ed  utile.  11  poemetto  è  accompagnato  da  due 
trattati  sul  Gelso,  e  sul  Baco. 

37.  Saggio  dell'  iiilìuenza  del  riima  sulV  agricDltiim ,  e  cenni  ed  indicazioni  bo- 
taniche ,  geologiche,  mineralogiche  ed  agricole ,  per  Ferdinando  Mozzetti. 

Nel  1."  opuscolo  s' indicano  gli  enelti,  che  il  clima  produce  sull'agricoltura, 
esaminandone  gli  elementi  e  le  cagioni.  Nel  2."  opuscolo  si  danno  varie  noli- 
zie  utili  relative  alle  scienze,  che  il  titolo  addita. 

38.  Modello  di  un  giornale  di  osservazioni  dell'  educazione  de'  bachi  da  seta  , 
per  Giuseppe  Dcvinceuzi. 

In  questo  lavoro  s' indica  il  modo  come  raccogliere  quanto  si  può  osservare 
di  acconcio  a  ben  condurre  1'  allevamento  de'  bachi  da  seta  ,  che  costituiscono 
uno  de'  fonti  della  ricchezza  d'Italia. 

39.  Degli  insetti  carnivori  adoperati  a  distruggere  le  specie  dannose  aif  agricul- 
tura. 

Con.  questo  lavoro  si  rincorano  gli  agricoltori,  che  acquistano  il  modo  da  co- 
noscere i  loro  difensori  nella  schiera  dogi'  insetti ,  che  reputano  tutti  loro  nemici. 

40.  Memoria  di  vna  navigazione  medileiranca  in  Capitanata  ,  con  un  opii- 
colo   intorno  alla  pratica  por  istabilirc  lo  sbocco  de' fiumi  in  mare  ,  per  Vin- 


—  009  — 

cenz«>  Antonio  Rossi.  ìmvoto  assai  iinpurlanic  p  i-onlenonte  utilissima  pro- 
posta. 

41.  Miscellaned  ili  injrìcollimi  leoriro-pradia .  e  ili  scienzr  eiuiwmiiiie  ed  in- 
duniriali ,  per  IJarlolomeo  Gabriele  Rosnalì.  Due  volumi  ricclii  tli  pregevoli 
nionogralic  agi-arie  ed  economiche. 

i2.  Dizionario  Enciclopeilico  tecnoloijiro  popolare  dell'  architetto  Gaetano 
Brey.  Pochi  fascicoli  di  (|uosta  utile  compilazione  anno  finora  veduto  la  luce. 

43.  liihiiolcca  di  (Commercio  compilala  da  Giovanni  Bursotli.  Anno  1 ,  2  e  '.ì. 
Collezione  importante  di  elahorate  statistiche,  nonché  di  assennati  lavori  sopra 
vari  punti  del  rcg^mento  economico  ed  industriale  delle  due  Sicilie. 

'l'i.  Salmour,  sul  credito  agrario.  Di  questo  importante  lavoro  avendo  già 
l'alta  l'esposizione  il  .Segretario  cav.  Mancini  nell' adunanza  del  giorno  5  otto- 
bre, noi)  altro  (|ui  si  aggiunge. 

Oltre  di  queste  opere,  sono  stati  pure  donati  alla  nostra  Sezione  di  Agrono- 
mia e  Tecnologia  i  seguenti  libri  : 

1.  Documenti  inediti  circa  la  voluta  ribellione  di  F.  Tommaso  Campanella, 
pubblicati  per  cura  del  cav.  Vito  Capialbi. 

2.  Osservazioni  sopra  la  Storia  di  Catania ,  cavate  dalla  storia  generale  di 
Sicilia  pel  cav.  Vincenzo  Cordaro-Clarenza;  tomi  quattro. 

3.  Storia  del  dritto  Siculo  ,  dello  slesso;  volumi  cinque. 
•i.  .Memoria  sopra  le  osservazioni  meteorologiche. 

'■').  Squarci  di  eloquenza  giudiziaria,  compilati,  tradotti  e  ridotti  a  lezioni 
dal  prof.  ab.  Gioacchino  Geremia. 

(').  Saggi  suir  aerostatica  e  suil' aeronautica  del  Tenente  Colonnello  cav. 
Marco  .\ntonio  Costa. 

7.  Cenno  storico  sul  drillo  metropolitico  della  Chiesa  Catancse,  pel  cav. 
Vincenzo  Cordaro-Clarenza. 

8.  Il  rimedio  popolare,  ovvero  l'acqua  vinifera  ,  di  Nicola  Pilla. 

9.  Oratiopro  solemni  sludiormn  instauralione ,  per  B.  Vulpes. 

10.  Metodo  (iratico  a  ben  coltivare  lo  spirito  ed  il  cuore  de' giovanetti. 

1 1 .  Giurisprudenza  del  codice  di  Commercio  e  delle  altre  leggi  relative 
compilata  dall' avv.  Mautelli-  1841. 


—  CIO  — 

12.  Sul  miglioramento  di  alcuni  rami  d' islruziunc  in  Sicilia,  discorsi  del 
prof.  Salvatore  Marchese. 

13.  Atti  della  Società  Biollese. 

14.  Tre  volumi  di  discorsi  pronunziati  dal  Presidente,  dal  Segretario  per- 
petuo, e  da  un  socio  ordinario  della  Società  Economica  di  Catania. 

lo.  Ragguaglio  degli  sperimenti  intorno  alla  macerazione  a  secco  del  lino 
e  della  canape,  per  Francesco  Briganti. 

17.  Alti  dell'  Accademia  di  scienze  e  ledere  di  l'alernio. 

18.  Gabinetto  di  storia  naturale  di  Archeologia  in  Caltagironc,  per  Emma- 
nuele  Taranto  Rosso. 

19.  Stato  Agrario  economico  del  Ferrarese  ,  per  Andrea  Casazza. 

20.  Strenna  medica,  per  Giov.  Sannicola. 

21.  Memorie  di  economia  rurale  e  domestica  dello  stesso. 

22.  Poche  parole  sulla  città  di  Vcnafro,  e  sul  monumento  in  essa  cretto  a 
Liciaio,  dello  stesso. 

23.  Memoria  sulla  classificazione  ed  analisi  agricola  de'  terreni  coltivabili, 
dello  stesso. 

24.  Comentario  sul  trattamento  della  morva  e  del  farcino,  dello  stesso. 

25.  Poche  parole  sulle  proprietà  mediche  dell'  ulivo  ,  dello  stesso. 

26.  Progetto  di  pubblica  e  privata  economia  ,  dello  stesso. 

27.  L'  apificio  rischiarato ,  ossia  istruzione  pratica  pel  governo  delle  api, 
per  Antonio  Calabro. 

28.  Sugli  asili  infantili,  e  sulla  loro  utilità,  pel  conte  Nicola' Priuli. 

29.  Delle  lodi  del  conte  Giuseppe  Boldà  per  lo  stesso. 

30.  Sul  modo  di  far  prosperare  l' agricoltura  e  l' industria  ,  pel  bar.  Salva- 
tore Carbonelli. 

31.  Esperimenti  della  forza  elettro-motrice  di  varie  sostanze  ,  pel  principe 
della  Rocca  Michele  Cito. 

32.  Progetto  di  pubblica  e  privata  economia,  pel  sacerdote  Antonio  Calabro. 

33.  Mobile  Bigattiera. 

34.  L'  avvenire  dell'associazione  intellettuale,  industriale  e  morale  nell'u- 
manità, pel  cav.  P.  S.  Mancini. 


—  GII  — 

3;j.  Sabatini  —  Riflessioni  concernenti  un  sistema  d' istruzione  pubblica 
collegato  coi  principi  della  legislazione  e  della  politica,  ed  alta  ad  elevare  la  ca- 
pacità morale. 

3G.  Discorso  per  i'  inaugurazione  fattoi  nelle  sale  della  Società  Economica 
di  Chiavari  del  busto  del  Generale  Gonzalez,  per  F.  Mongiardini. 

37.  De'  mezzi  di  cui  avrà  potuto  avvalersi  Archimede  per  fare  andare  per 
terra  con  la  sola  forza  della  sua  mano  una  grandissima  nave  carica  di  un  peso 
enorme,  pel  colonn.  M.  A.  Costa. 

38.  Scoperta  di  un  manoscritto  di  L.  da  Vinci  disperso,  per  Io  stesso  autore. 

39.  Delle  società  di  mutuo  soccorso  esistenti  in  Italia,  per  Gottardo  Calvi. 

40.  Osservazioni  sulle  viti  e  le  vigne  del  distretto  di  Napoli,  per  Gugliel- 
mo Gasparrini. 

il.  Investiga/ioni  preliminari  pur  la  scienza  dell' architettura  civile  ,  per 
N.  d'  .\puzzo. 

i-2.  Il  calcino  ne' bachi  da  seta  è  assolutamente  contagioso,  per  A.  Comin- 
cioni. 

43.  Riflessioni  critiche  sull'opera  di  M.  Andraud  intorno  all'aria  compres- 
sa, per  L.  Sala. 

'li.  Della  utilità  di  ordinare  i  nuovi  asili  di  mendicità  nel  regno  di  Napoli 
sotto  la  forma  di  colonie  agricole,  per  l'avv.  P.  S.  Mancini. 

ì'ò.  Regolamento  organico  del  patronato  pe'  liberati  dal  carcere  di  Milano. 

S(i.  Primo  e  secondo  rendiconto  del  R.  Istituto  agrario  di  Pisa,  184ij. 

i7.  Considerazioni  sulla  teoria  degl'  istrumenti  aratori ,  e  spezialmente  di 
<|uelli  ad  un  solo  orecchio  ;  memoria  di  Luigi  Ridolfi  —  Firenze  ìHì'ó. 

48.  Della  Educ^izionc,  discorsi  per  .Vmbrosoli ,  .Vrrigoni ,  Racheli  Zonca- 
da  ed  altri  — Milano  1844. 

49.  .\ntonio  Zoncada  ,  sullo  studio  della  lingua  latina  —  .Milano  184o. 
!iO.  Il  libro  del  popolo  ,  memoria  dell' ab.  Enrico  Tazzoli,  1845. 

'òi .  Vitaliano  Sabatini ,  sull'  utilità  ed  espedienti  principali  per  rendere  la 
filosulìa  popolare,  184o. 

'62.  Discorso  del  comm.  Afan  de  Rivera  sugli  antichi  porti ,  e  sullo  sboc- 
co de' fiumi  in  mare,  1845. 


o3.  Afan  de  Riverii,  hoiiifitanienlo  del  lago  Salpi  ,  1843. 
IM.  IHipiH)  Cordova,  nolizia  dell'  aholizione  de' diritti  feudali,  e  della  di- 
visione de' demani  in  Sicilia  ,  18i."). 

-Napoli  5  ottobre  J84o. 

/  roiiijìonrììli  In  <  hinwi'ssione 

Cav.  FEi.icn  SANrANf.KLo  f'resiiletìir 
{per  r  (menza  (lei prof,  iliiimnnicr) 

GlAMMAItlA  PrOTI 

Ab.  Mam'zzi 

Capit.  Bbizzi 

Avv.  Lorenzo  Riola 

DoTT.  Savino  Savi.m 

l'noF.  CiA 

Prof.  Ragazzoni 

Avv.  A.MmEUCCi 

Prof.  Montanei.i,i  sfqreUtrin. 


ATTI   VERBxVLI 


DELL\  SKZIONE 


DI   ARCHEOLOGIA  E    GEOGRAFIA 


-*->«-o-o  ^ -o-o«-o«— 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  22  SETTEMBRE  1845 


>««^ 


Il  Presidente  apri  l' adunauza  con  un  breve  discorso  sidlo  stato  odierno  delle 
seienze  geografiche  ,  nel  quale  dopo  aver  indicato  quanti  e  quali  progressi  ab- 
biano fatti  nel  corso  degli  ultimi  tempi,  passò  ad  accennare  come  non  più  ri- 
mangonsi  esse  conlente  alla  nuda  indicazione  de'  luoghi ,  ma  si  intendono  pre- 
cipuamente allo  studio  del  globo  messo  in  relazione  con  quello  de'  passati  e 
de'  presenti  suoi  abitatori  :  per  la  qual  cosa  manifestasi  l' importanza ,  anzi  la  ne- 
ce:>sità  di  accoppiare  colle  geografiche  le  archeologiche  ed  etnografiche  investiga- 
zioni. Alla  qual  felice  ed  utile  connessione  di  questi  studi  ove  si  aggiunga  il 
buon  metodo  (  e  questo  altro  esser  non  dee  che  lo  sperimentale  ) ,  e  1'  esattezza 
del  ragionamento,  e  la  s(iuisitczza  del  giudizio,  non  è  a  dubitare  che  ubertosi 
sieno  per  raccogliersene  i  frutti.  Della  qual  cosa  disse  il  Presidente  aver  fiducia 
die  nella  Sezione  del  settimo  italiano  Congresso  denominata  di  archeologia  e  di 

78 


-  Oli  — 

geografìa  si  abbiano  ad  aver  tali  dimostrazioni  ,  che  astringere  debbano  anche 
i  pili  schivi  a  confessar  questo  vero,  cioè  che  l'  una  dall'  altra  scienza  aspettar 
ilee  soccorso,  ed  aniichevolniente  allo  stesso  scopo  volgersi  entrambe. 

Il  capitano  del  Genio  sig.  Sponzilli  lesse  di  poi  un  frammento  di  un  suo  la- 
\  oro  su  la  veracilà  ihìle  storie  antiche  neìla  parte  risguanìanle  la  scienza  e  l'arte  mi- 
litare, nel  quale  ha  preso  ad  esaminare  le  storie  di  Polibio  e  i  Comentarii  di 
Cesare,  e  ciò  per  corrispondere  all'  invito  de'  direttori  del  Giornale  letterario  di 
Berlino,  che  lo  stimolarono  ad  illustrare  gli  s\ orlati  campi  dello  antiche  batta- 
glie combattute  nella  nostra  penisola.'  Lungi  per  altro  dallo  svolgere  questo  ar- 
i;omento,  l'A.  si  studiò  provare  la  impossibilità  di  darne  un' adequala  soluzio- 
ne per  difetto  di  guida  fedele  ;  perciocché  egli  si  avvisò  che  gli  antichi  storici 
non  potettero  avere  cognizioni  bastevoli  de'  particolari  elementi  tattici  o  stra- 
tegici delle  antiche  battaglie.  E  volgendosi  alla  memorabile  battaglia  di  Canne, 
nonché  a  quanto  intorno  di  essa  ci  fu  tramandato  da  l'olibio  ,  tentò  dimostra- 
re come  questo  celebre  storico  non  dee ,  per  molte  ragioni ,  che  indicò ,  essere 
credulo  veridico  nella  narrazione  di  essa. 

Negata  per  tal  modo  l' autorità  dello  storico  greco,  egli  imprese  a  dimostrare 
altresì  la  insussistenza  di  quella  di  Cesare,  combattendo  l'autenticità  de' co- 
mentarii a  lui  attiibuiti ;  e  procedendo  da  argomenti  filologici  ad  altri  pura- 
mente militari  si  studiò  dimostrare  non  aver  Cesare  potuto  ordinare  giammai 
tante  evoluzioni  di  guerra  che  ripugnar  disse  al  senso  comune ,  né  molto  meno 
essere  egli  stato  l' espositore  di  fatti  che  l'A.  tenne  non  mai  avvenuti.  11  perchè 
conchiuse  coli'  escludere  le  storie  su  mentovale  dalle  investigazioni  degli  stu- 
diosi per  quanto  spetta  alla  scienza  e  all'  arte  militare.  Avendo  insieme  r.\.  di- 
chiarato che  in  breve  avrebbe  messo  a  stampa  questo  suo  lavoro  ,  la  Sezione 
credè  opportuno  di  sospenderne  la  lettura,  nonché  la  discussione. 

Il  Vice-presidente  cav.  de  Luca  lesse  quindi  una  sua  memoria  sullo  stato  del- 
la geografia  ne'  tempi  nostri ,  e  su'  mezzi  pe'  quali  la  geografia  classica  può  rag- 
giungere il  suo  compimento.  Incominciando  con  un  breve  sunto  storico  di  que- 
sta scienza  da'  suoi  priraordii  infino  a  noi ,  le  assegnò  due  principali  epoche , 
nella  prima  delle  quali  fu  ristretta  a  pure  descrizioni  topografiche ,  e  dimostrò 
come  nella  seconda ,  svolgendosi  ne'  vari  suoi  rami ,  sorgessero  l' orografia , 


—  GI5  — 

l' idroprrafi.i ,  la  geodesia  e  1'  etnografia,  nicrci-  lo  quali  pervenne  all'  eminente 
|)oslo  die  occupa  oggidì  accanto  alle  altre  scienze  naturali. 

Nondimeno  intese  poscia  a  dimostrare  quanti  e  quali  vóti  tuttavia  rimanga- 
no a  riempirsi  ne'  diversi  rami  di  questa  scienza  ,  massime  nella  parte  diretta  a 
stabilire  il  censimento  delle  popolazioni.  E  tra  le  varie  cagioni,  clic  siuora  tras- 
sero in  errore  i  moderni  scrittori  di  statistica,  annoverò  segnatamente  la  trascu- 
ranza  della  industria,  fonte  principale  dell'  aumento  e  della  prosperità  de'  po- 
poli ,  e  ne  allegò  ad  esempio  la  discrepanza  del  numero  assegnato  da' primi  geo- 
grafi alla  popolazione  della  Cina  con  quello  stabilito  su  migliori  fondamenti  ai 
di  nostri.  Donde  dedusse  che  ,  partendosi  da  un  punto  fisso,  si  può  col  metodo 
delle  ^inazioni  di  condizione  pervenire  alla  conoscenza  della  popolazione  di  uno 
Stato  per  un'epoca  posteriore;  il  quale  metodo  fu  dall'. V.  seguilo  nel  computo 
della  popolazione  Anglo-Americana  per  gli  anni  18i0-18i.j,  fondandosi  sul 
censimento  della  medesima  dell'anno  1830,  i  cui  risultamenti  furono  confer- 
mati dal  fatto. 

Passò  quindi  a  segnare  l' etnografla  come  il  principio  della  geografia  storica 
finora  imperfetta  :  al  qual  proposito  fece  onorevole  menzione  de'  lavori  de'  si- 
gnori Balbi  e  liiondelli,  e  de'  principali  musei  etnografici  istituiti  di  recente  in 
vari  luoghi.  Conchiuse  da  ultimo  la  sua  memoria  col  voto  che  possa  un  giorno 
sotto  gii  auspici!  de'  Congressi  scieutifìci  venire  istituita  una  società  geografica 
italiana,  intesa  a  compiere  la  descrizione  della  nostra  penisola. 

Il  conte  Sanseverino  avverti  come  nella  enumerazione  de'  vari  musei  etno- 
grafici r  A.  ne  trasandò  uno  de'  principali ,  quello  cioè  della  Reale  Società  degli 
Aniiquarii  del  Nord  in  Copenhaghcn ,  e  S.  E.  il  cav.  Santangelo  l'residente  ge- 
nerale avendo  confermata  questa  osservazione,  il  cav.  De  Luca  rispose  aver  egli 
tentato  di  esporre  i  vóli  della  geografia  in  generale,  non  quelli  delle  monogras 
fie,  che  avrebbero  richiesto  lungo  tempo  e  lavoro. 

Uopo  di  ciò  il  sig.  Omboni  osservò  come  tra  le  cause  degli  errori  de'  geografi 
nel  censimento  delle  popolazioni  africane  debbasi  indicare  eziandio  1'  uso  nel- 
r.\frica  praticato  di  contare  per  fuochi  gì'  individui  indipendenti ,  trascuran- 
done gli  schiavi  che  sono  talvolta  in  maggior  numero  ;  e  propose  che  quest'uso 
venisse  specialmente  indicato  a'  viaggiatori ,  a  fin  di  prevenirli  di  un  simile  er- 


—  616  — 

rore.  Al  che  il  cav.  De  Luca  rispose  essere  sialo  suo  proposito  il  parlare  sol- 
tanto do'  paesi  soggetti  al  dominio  della  statistica ,  da'  quali  1'  Africa  veniva  na- 
turalmente esclusa. 

S.  E.  il  Presidente  generale  espose  quindi  che  un  ottimo  mezzo  di  calcolare 
la  popolazione  de'  vari  paesi  venga  porto  dal  consumo  de'  cereali ,  e  ne  addusse 
ad  esempio  il  calcolo  per  tal  modo  fatto  in  Costantinopoli ,  perchè  il  vino  è  vieta- 
to a' Turchi  ;  alla  quale  osservazione  il  cav.  De  Luca  rispose  di  aver  egli  fatto 
cenno  del  metodo  usato  dal  Gcii.  Andreossi  nella  numerazione  degli  abitanti  di 
Costantinopoli  per  mezzo  dell'acqua  che  consumasi  in  quella  cittii;  ma  di  aver 
trasandati  i  particolari  di  questo  argomento  ,  perocché  le  indagini  da  luì  fatte 
su  tal  proposito  non  gli  fruttarono  finora  verun  positivo  risul lamento. 

Per  ultimo  avendo  S.  E.  il  Presidente  generalo  mostrata  la  necessità  di  ri- 
durre alla  forma  puramente  sostanziale  le  letture  da  proporsi  alla  Sezione,  on- 
de lasciare  libero  il  campo  alle  discussioni  su'varì  argomenti ,  il  Presidente  della 
Sezione  elesse  un'  apposita  Commessione ,  composta  de'  signori  cav.  De  Luca , 
Biondelli  e  Corcia,  deputata  ad  esaminare  gli  scritti  da  presentarsi  per  la  lettura; 
e  con  ciò  l' adunanza  fu  sciolta. 

Il  Presidente — Francesco  Maria  Avellino 


(  Bernardlno  Biondelli 

ari  l 


I  Segreti 

I  NiccoLA  Gorgia 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTEMBRE  1845 


-o«c 


L 


ETTO  edopprovalo  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza,  il  prof.  Orioli 
comunicò  alla  sezione  due  singolari  monumenti,  uno  de' quali  fattogli  vedere  a 
questi  passati  giorni  e  consegnatogli  da  S.  E.  il  sig.  cav.  Tempie  Ministro  di  S. 
M.  Brittanuica  presso  S.  M.  il  nostro  Augusto  Sovrano,  l'altro  ad  esso  profes- 
sore appartenente. 

Il  primo  consiste  in  un  chiodo  di  bronzo  ben  conservato  ,  lungo  quasi  dieci 
pollici,  non  guari  aguzzo ,  scompartito  in  quattro  facce  con  iscrizioni  latino-  bar- 
bare, e  decorato  di  una  testa  emisferica,  recante  sopra  di  se  l' ornamento  di  12 
raggi  graniti  con  punta,  e  portati  dal  centro  verso  la  circonferenza  :  il  qual  chiodo 
evidentemente  servi  come  penna  da  scrivere  ,  o  piuttosto  incidere  segni  magici 
per  tener  lontano  il  fascino,  e  le  malie  provenienti  da  virtù  diabolica  (IJ. 

(i)  Imprimeadosi  i  presenti  atti ,  S.  E.  il  sig.  Cav.  Tempie  si  è  compiaciuto  permettere  che  si  ese- 
guisse colla  maggior  possibile  diligenza  il  disegno  del  chiodo  da  lui  posseduto,  e  da  questo  è  tratta  la 
tavola  in  rame  che  qui  si  aggiugne.  Gli  archeologi  potranno  nell' esaminarla  osservare  come  la  lexicne 
dell'  epigrafe ,  ora  che  si  è  potuta  meglio  studiare  ,  è  in  molti  luoghi  diversa  dalle  interpelrazioni  che 
se  ne  proposero ,  le  quali  per  altro  si  ion  volute  conservare  negli  atti  per  non  mancare  al  debito 
della  storica  e  redele  narrazione. 


—  618  — 

Or  parve  al  professore  clic  le  iscrizioni  potessero  cosi  intendersi  : 

Domna  Arlemis  criiti-aureas  (ovvero  crinìum  aitreasì  solve  catenas  (uas  in  cancs 
ttios  afjresles  silvalicos,  sivealbos,  sive  quemcwìique  cohrem  apertabiinl. 

Cave  noslram  familiam  peloni ,  ima  ,  reaque.  Arvaque  viveiis  lurbaque  reliqua 
age  sint  (iila. 

Rasa  in  cortem  nostrani  non  iniret  (ovvero  non  intrenl ,  se  rasa  e  neutro  plu- 
ralel.  Pecora  nostra  non  taiKjat  vetula  (se  vela  non  è  imperativo  di  veto).  Signum 
nostrum  non  moleslct  [o  non  molestcnl).  Ter  dico,  ter  incanto,  in  signo  Dei,  et  si- 
qno  Christi  Domini  nostri,  et  signo  de  Domna  Artemide. 

Il  professore  fé'  notare  che  le  principali  particolarità  paleografiche  si  ridu- 
cono alle  forme  della  L  (  alla  greca  ] ,  dell'  S  ,  del  G ,  del  K  ,  usato  spesso 
perC. 

L'età  del  monumento  non  la  giudicò  più  bassa  del  X  od  XI  secolo ,  non  più 
alta  del  V  o  VI,  e  lo  dedusse  dal  dettato  intero  latino  -barbaro ,  da  certi  italia- 
nismi {sinco  nostro  no  moleste  ecc.  )  dall'uso  della  parola  Corte,  qui  presa  a  quel 
che  pare  nel  significato  in  che  questo  vocabolo  si  usò  nel  medio  evo. 

Il  monumento  gli  parve  importantissimo,  perché  contenente  vestigia  non  dub- 
lìiedi  paganesimo,  in  una  età  cristiana  comparativamente  recentissima. 

Gli  sembrò  relativo  ad  un'opinione  superstiziosa  ,  appunto  dell'evo  medio, 
secondo  la  quale  opinione  l' andata  in  corso  delle  streghe  si  teneva  succedere 
in  compagnia  di  Diana  e  di  Erodiade ,  che  forse  è  così  delta  per  contrazione  di 
Hera  Dia. 

Per  ultimo  quella  forma  di  L  e  il  nome  Artemia;  gli  fecero  conghietturare  che 
il  chiodo  venisse  di  paese  che  molto  serbava  le  maniere  elleniche. 

Il  signor  Biondelli  sospettò  che  sotto  il  nome  di  Diana  potesse  essersi  intesa 
la  S.  Vergine,  e  ne' cani  i  geni  infernali  ;  alla  quale  opinione  il  signor  Orioli  rispo- 
se ,  il  nome  di  Diana  doversi  nella  iscrizione  prendere  nel  senso  proprio  a  ca- 
gione della  mentovata  superstiziosa  credenza  del  medio  evo  ;  ed  osservò  anco- 
ra, non  trovarsi  alcun  esempio  che  alla  S.  Vergine  siasi  dato  quel  nome:  tanto 
più,  che  siccome  pregasi  la  dea,  perché  adoperi  le  sue  catene  contro  i  suoi  ca- 
ni silvestri,  i  quali  nuocer  potevano  alle  campagne,  più  acconcia  gli  sembrò  la 
propria  spiegazione. 


—  619  — 

Kfili  intorpelròla  voce  rasa  per  maliarda ,  stroga,  o  altra  persona  malefica  sen- 
za capelli. 

11  Presidente  cav.  Avellino  inclinò  a  credere  il  monumento  esser  alquanto 
pili  antico  del  medio  evo ,  e  propriamente  del  II  secolo  ,  o  del  prossimamente 
seguente  ,  quando  i  Basilidiani  ,  i  Gnostici  ed  altri  eretici  usarono  amuleti , 
iie'quali  fipirarono  anche  gli  Arcangeli  ed  altre  potenze  celesti  congiuntamente 
colle  deità  pagane.  Osservò  ancora  che  la  dizione  della  preghiera  ,  comcché  bar- 
bara ,  appalesa  piuttosto  queir  epoca  ;  e  ricordò  a  tal  proposito  l' iscrizione  posta 
a  Venere  in  Baja,  e  che  ora  è  nel  reale  Museo  borbonico;  nella  quale  molti  attri- 
buti si  danno  alla  stessa  dea  con  qualche  parola  non  ancora  spiegata.  E  soggiun- 
se che  la  parola  rasa ,  forse  idiotismo  volgare  di  que'  tempi ,  sembra  dinotare 
l'idrofobia,  ancor  oggi  dal  volgo  detta  ragijia ,  dal  qual  male  pregasi  Diana  che 
preservi  i  bestiami.  Q"'  i'  signor  Lauzi  osscr>òche  in  diverse  parli  d'Italia,  e  spe- 
cialmente in  Lombardia  ,  chiamasi  raggia  un  certo  malore  erpetico  delle  pecore; 
e  fu  altresì  notato  che  in  tedesco  dicesi  rase  la  rabbia,  osservazione  la  quale  in- 
dusse il  Conte  Marnili  a  credere  che  tal  voce  potesse  essere  stata  introdotta  da' 
Longobardi  in  Italia,  e  che  perciò  il  chiodo,  di  cui  si  ragiona,  non  sia  più  an- 
tico del  medio  evo. 

Il  cav.  Quaranta  desiderò  che  si  rivolgesse  l'attenzione  alla  forma  paleogra- 
fica delle  lettere,  e  disse  che  la  voce  rasa  può  interpretarsi  per  rabiosa  ammalia. 
Il  prof.  Orioli  si  oppose  all'opinione  del  Presidente  quanto  all'epoca  del  monu- 
mento ,  perchè  negli  amuleti  de'Gnostici  e  degli  altri  eretici  del  II  secolo  non  ha 
mai  osservato  Diana  ,  e  perché  alcune  sigle  della  iscrizione ,  nonché  la  forma  di 
alcune  lettere  ,  e  la  parola  aperiabunl  per  aperient  con  altre  particolaiità  della 
iscrizione  appalesano  un'  epoca  posteriore.  Osservò  ancora  che  la  parola  corte  si 
è  adoperata  nel  senso  del  tempo  de'  Longobardi ,  e  la  interpretazione  di  rasa  per 
rabies  che  l'Orioli  ammise  ,  si  riferisce  al  medio  evo  ,  quando  furono  in  uso  i 
monogrammi,  come  monogrammatico  é  nella  iscrizione  il  nome  di  Gesù  Cristo. 
Il  Presidente  facendo  rilevare  la  necessità  di  accuraUunente  esaminare  l' età 
probabile  di  questo  monumento ,  os.servò  ancora ,  che  gli  amuleti  Basilidiani  han- 
no per  r  ordinario  epigrafl  greche  ;  ma  il  prof.  Orioli  rispose  conoscerne  uno 
coir  iscrizione  latina  6ic<im  &ici(  e  coli' immagine  di  Mitra.  E  dopo  essersi  osser- 


—  620  — 

vatu  dal  cav.  Quaranta,  che  Ecate  o  Diana  trovasi  ancora  in  monumenti  cristia- 
ni ,  il  Biondelli  dimandò  se  il  professore  Orioli  qualclic  cosa  conoscesse  della 
storia  del  monumento  per  potersene  meslio  dichiarare  il  tempo  e  l'uso;  al  che 
fu  da  lui  risposto  nesalivamente.  Per  ultimo  il  principe  di  S.  Giorgio  disse  pos- 
sedere altro  piccolo  chiodo  con  iscrizione  sulU;  quattro  facce,  e  nella  speranza 
che  questo  secondo  monumento  potesse  spargere  qualche  luce  per  la  interpe- 
trazionc  del  primo,  fu  invitato  a  presentarlo  alla  sezione. 

Il  secondo  monumento,  che  dopo  questa  lunga  discussione  il  professore  Orioli 
presentò  alla  sezione,  fu  da  lui  considerato  come  un  amuleto,  nel  quale  da  una 
parte  si  legge:  Non  licei  ponere  in  (  cmmena  )  quia  prclium  sanifuinis  est ,  e  dal- 
l'altra si  veggono  alcuni  curiosissimi  segni  evidentemente  magici  con  la  voce 
isirion ,  nome  per  avventura  di  genio  malefico  ,  come  egli  avvisò. 

Indi  il  Conte  GrAberg  de  Hemsti ,  proseguendo  nel  proprio  assunto  di  legge- 
re in  ciascun  anno  il  quadro  de'  più  recenti  progressi  della  Geografia ,  prese  a 
leggere  l'introduzione  del  sunto  islorico  dell'ultimo  anno,  la  quale  abbraccia  le 
scoperte,  gli  aggrandimenti  e  la  letteratura  della  Geografia  in  generale. 

Accennate  le  due  massime  scoperte  dell' anno  decorso,  quelle  cioè  della  vera 
posizione  di  Nini  ve,  e  delle  scaturigini  del  Nilo  ,  espose  i  lavori  delle  diverse 
società  geografiche  ed  etnologiche  del  mondo  incivilito ,  nonché  de' giornali  più 
accreditati  ;  facendo  onorevole  menzione  dell'annuario  geografico  italiano  isti- 
tuito dal  Conte  Annibale  Ranuzzi,  e  pubblicalo  dall'uffizio  di  corrispondenza 
geografica  in  Bologna.  Passò  quindi  ad  annunziare  la  partenza  della  nuova  spe- 
dizione inglese  sotto  i  capitani  Ross  e  Crozir,  od  il  ritorno  in  Europa  della  fre- 
gata sarda  V  Eridano ,  dopo  tre  anni  di  circumnavigazione  ;  fece  conoscere  i  prin- 
cipali viaggi  generali  intrapresi  e  compiuti  in  alcune  parli  del  globo,  ed  accen- 
no ai  più  segnalati  lavori  cosi  di  Geografia  sistematica  ed  universale,  come  della 
metodica  o  descrittiva  ed  elementare ,  fra  i  quali  sono  da  noverare  quelli  dei 
nostri  benemeriti  Italiani  de  Luca  ,  Marmocchi ,  Zuccagni  -  Orlandini ,  Casella , 
Marzolla,  Carta  e  Ghibellini  ;  e  per  ultimo  fece  menzione  de'dizionarì  della  fisi- 
ca del  globo ,  della  meteorologia  e  della  Geografia  classica  antica  e  comparata. 
.\  questa  lettura  proposero  alcune  aggiunzioni  i  signori  Piazzi,  Ghibellini  e 
Mastriani  di  opere  dall'. \.  dimenticale. 


—  621  — 

Alla  lettura  del  Conte  Gràbcrg  tenne  dietro  una  mcraoria  numismatica  del 
oav.  di  S.  Quintino,  e  propriaiiicnlc  la  prefazione  di  un'opera  lutta\ia  inedita 
diretta  ad  illustrare  le  nionele  dell' Imperatore  Giustiniano  II.  Avendo  l'A.  dichia- 
rato che  quest'opera  vedrà  quanto  prima  la  luce,  si  è  creduto  opportuno  omet- 
terne una  speciale  analisi. 

Dopo  questa  lettura,  1'  adunanza  si  scioglie. 

II  Presidente  —  TRAW.Ksr.o  .Maria  .\vei.lino 

I   liEKNARni.NO  BlO.NDELLI 

I  Segretari  \ 

(  Nir.coLA  ConciA 


79 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  2ì  SETTEMBRI:  18 io. 


JjETTO  il  processo  verbale ,  e  fattevi  alcune  lievi  rettificazioni  a  richiesta  dei 
signori  professore  Orioli  ed  altri,  il  sig.  Orioli  medesimo  soggiunse  alcune  osser- 
^  azioni  ad  illustrazione  del  chiodo  magico  da  esso  lui  presentato  alla  Sezione  nel 
precedente  giorno,  e  propriamente  propose  una  nuova  interpretazione  di  una 
parte  dell'  iscrizione  nella  seconda  faccia  del  chiodo  medesimo.  Nella  quale  delle 
parole 

CA.  BE.  N.  FA.  PETAT.  RVRA.  REQ. 

ALBAQ.  VOBENS.  TBAQVE. 

REAQA.  NDKOR.  A.  S.  T. 

eh'  egli  prima  interpclrò  Cave  Noslram  Familiam  Pelant,  Rura  Ra^qtK.  Àrcaque 
Vivens  Turbaquc  Reliqua  Nostra  de  Corte  Age  sint  luta,  con  più  maturo  esame 
diede  anche  la  seguente  spiegazione  :  Cave  Benedicta  nostrani  familiam  Petal  Ru- 
ra Resquc  Albaque  Bestia  Turbofjue  reliqua  nostra  de  Corte  absit.  Essendo  le  due 
parole  Ca  ,  Be,  separate  da  un  punto  nella  iscrizione,  il  prof.  Orioli  avvisò  che 
potessero  rappresentare  due  parole  distinte ,  interpretando  la  prima  per  Cave  , 
la  seconda  per  Be.neoicta,  appoggiandosi  all'  antico  uso  di  benedire  anche  i  gè- 


—  G23  — 

iiii  lualerui,  aflìnché  non  nuocessero,  e  recando  ad  esempio  la  vigente  super- 
stizione de'  Greci  moderni ,  i  quali  chiamano  la  Benedella  una  divinità  maleflca , 
supposta  risiedere  nelle  paludi  e  ne' fiumi,  cioè  V  Aiiaraide. 

.Stimò  inoltre  do^er  recedere  dall'anteriore  interpretazione  di  /Inw/HC,  la  qua- 
le formerebbe  pleonasmo  colla  parola  rcua  che  la  precede ,  e  vi  sostituì  Alda- 
Oi'B  BESTIA ,  fondandosi  sulla  osservazione  che  nella  mitologia  del  medio  evo  i 
cani  bianchi  di  Diana  erano  temuti  come  malefici  al  pari  delle  cosi  dette  Albae. 
Potniìute,  specie  di  Fate.  In  sostegno  dell'opinione  del  professore  il  sig.  Gan- 
dolli  avverti  come  nella  Liguria  tuttavia  volgarmente  si  crede  che  una  turba  di 
cani  bianchi  attraversi  nella  notte  le  campagne.  E  questa  seconda  inlcrpretazio- 
ne  ,  avvalorata  da  testimonianze  di  altri,  fu  da'  più  preferita  alla  prima. 

Il  sig.  consigliere  Thiersch  lesse  un  suo  scritto  diretto  a  dar  ragguaglio  alla 
-Sezione  d"  una  recente  scoperta  fatta  dal  prof.  Ludovico  Jan  in  Bamberga  di 
im  codice  del  X  secolo  circa ,  nel  quale  trovasi  racchiusa  la  fine  della  storia  na- 
turale di  Plinio  Secondo. 

Essendosi  in  una  riunione  di  Naturalisti  tedeschi  in  Monaco  agitata  la  qui- 
slionn  della  importanza  della  grand' opera  di  Plinio  per  la  cognizione  delle  an- 
tiche dottrine  in  fatto  di  Storia  naturale,  ed  essendo  stata  proposta  dall' A.  la 
necessità  di  pubblicare  una  edizione  della  medesima  emendata  dalle  imperfe- 
zioni e  corruzioni  delle  precedenti  con  la  guida  de' codici  antichi,  egli  stesso  per 
deliberazione  di  quella  riunione  alTidó  la  grave  cura  a  Federico  de  Jan,  allora 
suo  benemerito  discepolo,  ed  ora  professore  valente  fra  i  tedeschi  filologi ,  il 
quale  fin  dall'  anno  1836  per  cura  di  Giulio  Sillig  ne  pubblicò  un'  accurata  edi- 
zione. Trovandosi  più  tardi  in  Bamberga,  rinvenne  a  caso  un  vetusto  codice, 
nel  quale  si  contenevano  i  soli  ultimi  libri  della  Storia  naturale  di  Plinio ,  la 
cui  esbtenza  solo  da  taluno  fu  sospettata.  Nel  libro  XXXIV  leggonsi  le  parole 
Ediliis  posi  morlem  ;  dal  che  appare  che  la  Storia  naturale  di  Plinio ,  la  quale  per 
testimonianza  del  nipote  {Episl.  Ili,  1  )  fu  1'  ultimo  lavoro  di  quel  grande  scrit- 
tore, non  comparve  alla  luce  se  non  dopo  che  rimase  soffocato  dall'  eruzione 
d<d  Vesuvio.  L'importanza  di  questo  codice  consiste  precipuamente,  1.°  nel  por- 
gere una  lezione  migliore  di  tutti  gli  antichi  codici  conosciuti  ;  2.°  nel  riempie- 
i-e  le  lacune  di  questi  ultimi  creduti  finora  perfetti.  Quindi  il  sig.  Sillig,  a  com- 


—  621  — 

plomonto  dell'  edizione  del  1836  pubblicò  1'  uUinio  volume  dell'  opera  di  Plinio 
colle  emendazioni  ed  aggiunte  somministratogli  dal  codice  bamberghese. 

Cidi  premesso  il  sig.  Consigliere  produsse  un  brano  del  Codice  stesso ,  nel 
qtialc  il  sommo  naturalista  tesse  le  più  lusinsliiere  lodi  all'  Italia  ,  alla  quale 
manifestazione  di  Plinio  il  cortese  e  dotto  lìlolopo  facendo  eco,  lerminò  il  suo 
discorso  col  porgere  più  chiara  idea  delle  cose  nel  codice  racchiuse  con  altri 
brani  del  medesimo,  e  col  raccomandare  agi'  Italiani  l' illustrazione  di  quel  clas- 
sico autore. 

Alla  lettura  del  Consigliere  Tiersch  seguitò  una  proposta  del  sig.  Saverio  Bal- 
dacchini, il  quale  rivelando  gli  alti  fini,  cui  lo  stadio  dell'  Archeologia  preci- 
puamente è  diretto,  e  le  false  vie  da  molti  degli  studiosi  finora  calcate,  inculcò 
alla  Sezione  la  necessità  di  promuovere  questo  studio  in  Italia.  Al  quale  ogget- 
to l' invitò  a  proporre  i  mezzi  più  acconci  a  raggiugnere  lai  meta  ,  ed  a  prima 
pietra  dell'  edificio  propose  il  proprio  consiglio  d' incoraggiare  e  dirigere  con 
buoni  libri  elementari  lo  studio  delle  lingue  classiche  dell'Europa  e  dell'Asia, 
e  fece  un  voto ,  onde  gli  studiosi  dispersi  nelle  varie  parti  della  penisola  unisca- 
no sotto  r  augusta  protezione  de'  rispettivi  governi  le  proprie  lucubrazioni  ad 
incremento  ed  a  gloria  della  patria  comune. 

Egli  propose  in  prima  un  centro  comune  per  la  direzione  degli  studi  archeo- 
logici; 2.°  raccomandò  di  provvedersi  all'alta  istituzione  filologica  anche  per  le 
lingue  orientali;  3.°  propose  la  compilazione  di  grammatiche  e  vocabolarii  ad 
ottenere  l' intento;  4."  mostrò  il  desiderio  che  dalle  Società  archeologiche  del- 
le diverse  provinole  italiane  si  mandassero  a'  successivi  Congressi  ragguagli  di 
quanto  si  faccia  in  ciascuna  di  esse,  per  eccitare  una  illustre  gara. 

Per  ultimo  il  sig.  Tito  Omboni  comunicò  alla  Sezione  alcune  sue  osservazio- 
ni fatte  lungo  le  coste  occidentali  dell'Africa,  e  propriamente  dall' undecimo 
parallelo  sellcntrionale  al  17."  australe  sulla  posizione  longitudinale  delle  me- 
desime ,  che  trovò  discorde  da  quella  che  ordinariamente  trovasi  assegnata  sulle 
migliori  carte  geografiche. 

Avendo  approdato  in  vari  punti  delle  medesime  coste  con  valenti  capitani  di 
varie  nazioni,  egli  pervenne  alla  scoperta  del  continente  con  meraviglia  de' me- 
desimi molto  più  presto  di  quello  che  risultasse  dal  posto  segnato  nelle  carte, 


—  625  — 

a  scj2;no  da  diflerirnc  talvolta  fino  di  un  grado  e  mezzo  di  longitudine;  il  che 
lece  supporre  al  sig.  Oniboni  un  errore  nelle  carie  medesime  ;  e  soggiunse  di 
avere  osservato  simile  errore  lungo  le  coste  dell'  Africa  settentrionale  il  conte 
Griberg  da  llemsò,  autore  di  una  carta  dell'Impero  di  .Marrocco.  Nel  parte- 
cipare questa  sua  osservazione  a' suoi  colleghi  il  sig.  Omboni  eccitò  la  loro  at- 
tenzione su  questo  argomento  e  l'adunanza  fu  sciolta. 

Il  PresidenU-  —  I'iiancesco  Maria  Ax-elli.no 


{Bernari 
NlCCOLA 


ARDIXO  lilONDELLI 

Gorgia 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  25  SETTEMBRE  184% 


->Jt«^ 


JjETTO  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza,  il  sig.  Om- 
boni  partecipò  .illa  Sezione  una  nota  del  conte  GrAberg  da  Hemso  in  appoggio 
delle  proprie  osservazioni  ,  intesa  a  dimostrare  la  inesattezza  delle  carte  del- 
l' Africa,  avuto  riguardo  alla  posizione  longitudinale  delle  coste  occidentali.  Al 
qual  proposito  il  prof.  Ghibellini  opjiose  alcuni  argomeuli  per  provare  che 
r  inganno  indicato  dal  sig.  Omboni  di  chi  approda  a  quelle  spiagge  può  deriva- 
re per  avventura  dalla  maggiore ,  o  minore  rapidità  delle  correnti  marine  o  at- 
mosferiche ,  frequente  in  quella  regione  ;  e  questa  osservazione  fece  nascere  una 
discussione,  alla  quale  presero  parte  S.  E.  il  Presidente  generale ,  il  cav.  deLu- 
<'a,  il  cav.  Avellino  ed  il  Segretario  sig.  Biondclli  ;  onde  fu  concbiuso  doversi 
determinare  se  l'osservazione  del  sig.  Omboni  procedesse  da  osservazioni  astro- 
nomiche ,  o  piuttosto  del  meccanico  computo  del  tempo  impiegato  nel  viaggio. 
Dopo  di  ciò  il  conte  Miniscalchi  aggiunse  alcune  parole  al  discorso  letto  nel 
di  precedente  dal  sig.  Saverio  Baldacchini,  e  propriamente  intorno  al  bisogno  di 
promuovere  in  Italia  gli  studi  etnografici.  Al  quale  proposito,  facendo  lodevole 
menzione  degl' importanti  lavori  de' signori  Ralbi,  Biondelli,  l'eyron,  Goresio, 


—  627  — 

Castiglioni,  Luzzato,  Latis,  Lanci,  Jannclli,  Principe  di  S.  Giorgio  ,  Letticri , 
e  de'  recentemente  rapiti  alla  scienza  Roseliini  ed  L'ngaretli ,  si  fece  a  dimostra- 
re come  gli  studiosi  d' Italia,  anziché  essere  dimenticati  da' propri  concittadini, 
abbisognino  di  conforti  e  di  aiuti  da'  rispetti\i  governi. 

In  seguito  al  discorso  del  conte  Miniscalchi  il  Presidente  cav.  Avellino  nominò 
una  Comniessionc ,  composta  de' signori  consigliere  Thiersch,  conte  Miniscalchi 
e  cav.  Quaranta  incaricata  dell'  esame  della  proposizione  del  sig.  Baldacchini,  e 
di  proporre  i  mezzi  più  acconci  a  promuovere  gli  studi  archeologici  in  Italia. 

S.  E.  il  cav.  Santangelo  Presidente  generale  riproducendo  la  discussione  pro- 
mossa dal  chiodo  magico  giù  presentato  alla  Sezione  dal  prof.  Orioli ,  dimostrò 
quanto  importi  un'esatta  osservazione  paleograGca  del  monimiento,  per  gìu- 
gnere  a  determinare  con  precisione  il  tempo ,  al  quale  appartiene  ;  ed  in  appog- 
gio di  questa  osservazione  del  sig.  Presidente  generale  il  cav.  Quaranta  soggiun- 
se novelle  osservazioni.  Ed  avvisò,  1."  che  la  leggenda  ne  sia  criptografica  ,  di 
una  formola  magica ,  di  un'  epoiJe  ,  come  la  dissero  i  Greci  ;  2.°  che  la  sua  epo- 
ca devesi  indagare  colla  forma  delle  lettere,  con  quella  del  monogramma,  e  con 
la  punteggiatura;  3.°  che  l' uso  del  chiodo  era  di  trapassare  con  esso  la  bestia  , 
contro  la  cui  specie  facevasi  l' incantesimo ,  o  di  affiggerla  alla  porta  della  casa 
che  volevasene  liberare;  4.°  che  gli  errori  dell'  epigrafe  non  derivano  da  corru- 
zione di  lingua,  si  bene  dall'  intenzione  di  volerne  occultare  il  signiOcato,  alte- 
randone le  parole ,  e  di  rendere  con  ciò  più  efficace  tutta  la  formola  dell'  incan- 
tesimo. 

Il  sig.  cav.  Bechi  soggiunse  clic  a  S.  Donnino  in  Toscana  trovasi  un  chiodo 
riputato  miracoloso  che  suolsi  arroventare  ed  applicare  alle  ferite  in  caso  di 
morsicatura  di  cani  idrofobi  ;  il  che  appalesa  una  stretta  relazione  col  chiodo 
magico  e  colla  preghiera  in  esso  contenuta. 

Indi  il  conte  Gràberg  da  Henisò  lesse  la  parte  concernente  l' Europa  del  suo 
sunto  degli  ultimi  progressi  della  geografìa;  nella  quale,  annunziato  il  termine 
de'  lavori  de'  signori  Repetti  e  Zuccagni-Orlandini ,  ed  il  progresso  dell'  istoria 
naturale  d' Italia  del  Marmocchi ,  accennò  varie  opere  pubblicate  nella  Monar- 
chia Sarda  e  nel  Regno  Lombardo- Veneto.  Indi  porse  una  particolare  notizia 
de'  lavori  geodetici  del  reale  officio  Topografico  di  Napoli,  e  delle  operazioni  lo- 


—  628  — 

pografichc  per  la  gran  carta  del  Regno;  mentovò  gli  scritti  de'  geografi  napoli- 
tani cav.  de  Luca,  Mastriani  ecc.  e  rese  conto  delle  nuove  opere  che  videro  la 
luco  in  Francia,  nella  Spagna,  nel  Portogallo,  nelle  Isole  nritlainiiche,  in  O- 
landa,  nel  Belgio  e  nella  Scandinavia;  accennò  il  curioso  fatto  del  continuo  in- 
nalzamento del  suolo  ivi  osservato  a  settentrione  di  una  data  linea  ,  e  dell'  ab- 
bassamento quasi  uguale  verso  il  mezzogiorno.  Per  la  Russia  Europea  fece  co- 
noscere una  idrografia  dell'  Impero  del  sig.  Stuckenberg  ed  una  carta  de'  monti 
Uralici  dell'  inglese  Murkison.  Per  la  Germania  riportò  le  operazioni  dell'  I.  R. 
Istituto  militare  di  A'ienna ,  e  la  triangolazione  de'  governi  Prussiano  ed  Anno- 
verese. 

Il  cav.  Capialbi  trattenne  quindi  l' adunanza  con  un  rapido  cenno  su  gli  ar- 
chivi dì  Calabria.  E  in  prima  lesse  la  storia  di  quello  della  Certosa  di  S.  Stefano 
del  Bosco,  parte  del  quale  si  conserva  nell'archivio  generale  del  Regno.  Ac- 
cennò come  si  disperdessero  ,  o  fossero  malmenati  i  diplomi  del  monistero  Be- 
nedettino della  SS.  Trinità  di  Milcto  ;  come  venissero  abbruciati  od  involati 
quelli  de'  monaci  Basiliani  in  Stilo;  parlò  dell'  archivio  del  monistero  di  S.  Ve- 
neranda e  Venera  di  Monache  Basiliane  di  Maida  ;  di  quello  di  S.  Chiara  in 
Catanzaro ,  già  ricco  in  vetuste  pergamene  greche  e  latine  ;  del  capitolo  e  della 
Curia  Arcivescovile  di  Reggio ,  i  quali  si  smarrirono  per  incendi ,  saccheggi  , 
incuria  o  altri  disastri  ;  avverti  come  i  documenti  dell'  archivio  di  S.  France- 
sco d'Assisi  della  città  di  Monteleone  furono  bruciali  dalla  flottiglia  Anglo-Si- 
cula,  mentre  si  trasportavano  in  Napoli,  nel  sito  di  Palinuro.  Poscia  indicò  l' esi- 
stenza di  pergamene  nella  santa  casa  di  S.  Domenico  in  Soriano ,  nella  Cattedrale 
di  Nicotera,  nell'Arcivescovado  di  S.  Severina,  nell'archivio  della  Cassa  Sacra  ed 
in  private  raccolte  delle  città  di  Catanzaro ,  Tropea ,  Stilo ,  Briatico  e  Monteleo- 
ne. Finalmente,  parlando  del  proprio  archivio  serbato  hi  Monteleone  sua  patria, 
notò  come  da  alcuni  diplomi  apparisse  essersi  la  greca  lingua  parlata  e  scritta 
sino  al  XVI  secolo  nella  Calabria  ulteriore. 

Chiuse  r  adunanza  una  lettura  del  sig.  Minervini,  destinata  a  porgere  nuove 
dilucidazioni  sopra  un  vaso  dipinto  della  collezione  Jatta  in  Napoli ,  pubblicato 
dal  prof.  Jahn.  Dopo  aver  dato  una  descrizione  di  questo  vaso  che  rappresenta 
Penteo  sorpreso  dalle  Baccanti  accinte  a  dilacerarlo  ,  istituì  un  confronto  tra  le 


—  629  — 

Baccanti  di  Euripide  ed  il  dipinto  di  Iluvu  ;  in  seguito  del  quale  propose  alcune 
emendazioni  alla  lezione  del  poeta  greco  nella  tragedia  stessa  delle  Baccanti.  Passò 
quindi  a  ragionare  d'  un  frammento  di  un  vaso  da  lui  posseduto  e  rappresentim- 
te  lo  stesso  Penteo;  al  (|uale  proposito  fece  osservare  che  in  questo  monumento 
comparisce  una  i-uria  sedente ,  ed  è  il  primo  vaso  clic  abbia  analogia  colla  pit- 
tura mentovata  da  Filostrato ,  nella  quale  rappresentavasi  Megera  presso  al  Ci- 
terone  personificato. 

II  Presidente  —  Francesco  Maria  Avellino 


(  Ber.nardin 
Segretari  < 

(  NlCCOLA  C' 


Ber.nardino  Biondelli 

CORCIA 


80 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  -20  SETTEMBRK  I8I0 


>tn>- 


liETTO  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente  tornata,  il  sig.  Buc- 
cini fece  un'osservazione  intorno  al  cenno  del  cav.  Capialbi  su  gli  archivi  Ca- 
labresi ,  aggiungendo  come  circa  7000  pergamene  sono  stale  trasportate  e  rac- 
colte di  recente  nell'Archivio  generale  del  Regno,  unitamente  alle  3oOO  ivi  tras- 
portate dalla  Provincia  di  Bari. 

Quindi  il  professor  Ghibellini,  riportandosi  alla  notizia  comunicata  dal  Conte 
Gràberg  sull'innalzamento  ed  abbassamento  del  Baltico,  avverti  comeegual  fe- 
nomeno siasi  osservato  sul  Caspio  ,  sull' Arai  e  sull'Atlantico;  e  richiamò  l'at- 
tenzione de'dotli  membri  sulle  cagioni,  dalle  quali  derivar  potrebbe.  Tra  que- 
ste, egli  fu  di  opinione  che  l'abbassamento  del  Caspio  e  dell' Arai  derivi  dal 
rapido  assorbimento  delle  loro  acque  fatto  dalle  sabbie  circostanli ,  e  disse  co- 
me lo  stesso  deserto  di  Sahara  possa  riguardarsi  come  il  letto  di  un  antico  Me- 
diterraneo Africano.  Identiche  osservazioni  produsse  il  Conte  Miniscalcbi  sul 
deserto  di  El-Avisch ,  ed  il  sig.  Omboni  sul  deserto  salato  di  Persia  ;  alle  quali 
avendo  il  dottor  Giustiniani  soggiunto  come  i  sedimenti  marini  superstiti  presso 
la  città  di  buda  annunziano  la  passala  presenza  del  mare  in  que'  luoghi,  e  quin- 


—  631  — 

(li  il  sollevamento  del  suolo ,  il  Cav.  De  Luca  fece  rifleUere  che  una  tale  quislio- 
ne  occupa  da  lungo  tempo  l'attenzione  de' geologi,  ai  quali  propriamente  si  ap- 
partiene, ed  il  sig.  Presidente  invitò  specialmente  gli  stranieri  ad  osser\are  il 
non  dissimile  fenomeno  lungo  le  coste  occidentali  di  Napoli,  massime  presso  il 
celebre  edificio  che  suol  denominarsi  tempio  di  Serapide  in  Pozzuoli,  il  cui  suolo 
vedesi  tuttora  inferiore  all'attuale  livello  del  mare;  della  qua!  cosa  conoscono 
tutti  le  diverse  spiegazioni  datene,  e  gli  sludi  recenti  precisamente  del  cav. 
Antonio  Niccolini. 

Prima  di  passare  ad  altro  argomento  il  sig.  Presidente,  annunziando  la  par- 
tenza del  Consigliere  Thicrsch ,  sostituì  in  suo  luogo  il  cav.  Gerhard  ed  il  Prin- 
cipe di  S.  Giorgio  a  compimento  della  Commissione  da  lui  eletta  nel  di  prece- 
dente. 

Il  sig.  Pace  lesse  quindi  una  breve  illustrazione  della  seguente  greca  epigrafe 
trovata  ne' contorni  di  Gaeta,  ove  crcdesi  essere  stata  la  villa  Formianum  di  Ci- 
cerone : 

AAAO*  *IAOAOyos 
nPESBTi   OMOAojJ.os 
^TAOnAPOAEJMV 
XAIPEKAITAT01ST.] 

Egli  fu  di  opinione  die  (picsLi  epigrafe  appartenesse  al  sepolcro  di  un  serNo 
dell'  Oratore  romano  ,  rimovendo  l' altra  che  attribuivala  a  più  persone  nella 
medesima  tomba  rinchiuse  ;  al  che  si  oppose  il  sig.  Presidente ,  credendo  piut- 
tosto che  le  parole  Aix»;,  <i>iXoXciya$  e  nptujSu;  di  questa  epigrafe,  che  trovasi  da 
altri  già  pubblicata,  fossero  nomi  propri  di  tre  persone  dette  d^óJo-j).oi  perchè  di 
condizione  servile  e  sepolte  nello  stesso  luogo.  Il  sig.  Lecazzù  avvalorò  l'opi- 
nione del  cavalicr  Avellino  con  alcune  osservazioni  grammaticali. 

Il  sig.  Bonucci  passò  dipoi  alla  lettura  di  un  cenno  generale  degli  antichi  mo- 
numenti scoperti  nel  Regno  di  Napoli  dal  1830  al  1845,  tra' quali  annoverò 
principalmente  la  necropoli  di  Cuma ,  alcune  preziose  statue  presso  l'anfiteatro 
di  questa  cillù,  le  monete  d'oro  scoverte  nelle  sostruzioni  dell'anfiteatro  Cam- 
pano, la  villa  di  LucuUo  in  Posilipo,  il  gruppo  della  Nereidc  e  la  via  sotterranea 


—  632  — 

denominala  di  Scjano ,  un  sopolcrelo  greco  in  Capua ,  un  teatro  di  marmo  ad 
Alìfe,  parte  della  città  di  Rrcnlano  ,  il  Gran  Musaico  dì  Pompei ,  il  vaso  di  ve- 
tro azzurro  con  bassi  rilievi  bianchi  simile  a  quello  detto  di  Portland,  un  se- 
polcreto greco  a  Sorrento  ,  un  basso  rilievo  di  Tiberio  a  Capri ,  una  statua  di 
Venere  in  bronzo  a  Noeera,  un'altra  marmorea  di  Bacco  sull'Imo  ,  un  quarto 
tempio  con  bassi  rilievi  nel  fregio  in  Pesto ,  parecchio  tombe  greche  nella  Puglia, 
la  necropoli  di  Ruvo ,  o\  e  si  rinvennero  vasi  giganteschi ,  fra  quali  quello  che 
mostra  dipinta  la  morte  di  Archemoro  ed  i  combattimenti  delle  Amazzoni.  Men- 
tovò ancora  la  necropoli  di  Canosa ,  in  cui  si  scoprirono  piatti  e  vasi  di  vetro 
di  straordinaria  grandezza  e  di  mirabile  lavoro  ;  e  per  ultimo  la  necropoli  di  E- 
gnazia ,  ove  si  raccolse  una  ghirlanda  di  fiori  in  oro ,  una  collana  di  giacinti , 
una  corona  di  alloro,  e  gran  copia  di  monete  d'oro  di  Locri,  di  Siracusa  presso 
il  sito  di  Medma  ,  di  Pirro  in  argento  presso  Gerace  ,  e  tre  o  quattro  monete 
arcaiche  e  varie  altre  di  Metaponto ,  Caulonia ,  Sibari ,  Crotone ,  Taranto ,  Pan- 
dosia,  Laos,  e  Siri  nella  Magna  Grecia. 

In  opposizione  alla  lettura  del  signor  Bonucci  per  la  parte  concernente  l'An- 
fiteatro Campano,  il  signor  Abate  Rucca  sostenne  che  le  ammirabili  costruzio- 
ni di  quel  grande  edifizio,  oltre  al  servire  allo  scolo  delle  acque,  erano  desti- 
nate ancora  al  servigio  de'  gladiatori  e  degli  animali  feroci ,  e  soggiunse  che  nes- 
suna moneta  poteva  essere  stala  rinvenuta  in  quell'Anfiteatro  ,  che  era  ser- 
vito più  anni  di  quartiere  alla  milizia  saracena.  Nuovi  fatti  contrappose  il  sig. 
Fiorelli  all'  obbiezione  dell'  abate  Rucca ,  intesi  a  provare  l' asserzione  del  Bo- 
nucci. 

Il  signor  Proccuratorc  generale  Morelli  lesse  poscia  un  suo  Chiarimento  sopra 
una  ghianda  missile  ed  una  lamina  di  piombo  quadrata ,  con  iscrizioni  greche 
rinvenute  ne' campi  di  S.  Anna  in  Sicilia  ,  dove  già  fa  la  città  di  Triocala.  Ra- 
gionando sulla  lingua  delle  iscrizioni  medesime  manifestò  l' opinione  che  i  detti 
monumenti  appartenessero  al  tempo  della  guerra  servile  nella  Sicilia ,  fondan- 
dosi nel  fatto  che  la  città  di  Triocala  venne  appunto  devastala  in  quel  tempo. 

Per  ultimo  il  signor  Osculati  lesse  una  circostanziata  notizia  di  un  suo  viag- 
gio neir  .\merica  meridionale ,  e  propriamente  lungo  le  coste  del  Potosi  e  del 
Perù.  Uopo  aver  egli  enumerate  le  più  importanti  osservazioni  da  lui  fatte  nei 


—  633  — 

tre  regni  della  natura  ,  massime  su  gli  animali  indigeni  di  quelle  regioni ,  de- 
scrisse i  più  notevoli  abbigliamenti  di  quegli  abitanti,  porgendone  alcuni  mo- 
delli da  lui  stesso  disegnati  ;  parlò  di  alcune  circostanze  principali  cbe  accom- 
pagnarono la  celebre  rivolta  di  Lima  ,  e  concbiuse  il  suo  racconto  co' partico- 
lari della  vittoria  di  Orbegoso,  il  quale  ridonò  la  pace  al  Perù. 

Il  Presidente  —  Frakcesco  Maria  Avellino 

{Bernardino  Biondelli 
NiccoLA  ConciA 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  27  SETTEMBRE  1845 


JjETTO  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza,  il  sig.  Pre- 
sidente comunicò  alla  Sezione  alcune  disposizioni  della  Segreteria  generale  rela- 
tive ad  alcuni  in>  iti  diretti  a'  membri  del  VII  Congresso. 

Ouindi  il  professore  Orioli  apri  la  tornata  con  un  discorso  intorno  a  Ire  anti- 
che città  nel  suolo  etrusco  da  lui  discoperte.  Le  angustie  del  tempo  non  gli  per- 
mi.sero  di  discorrere  che  solo  dell'antica  città  di  Surrena  o  Sorenna  Nova,  cb'egli 
crede  situata  tra  la  città  di  Viterbo  ed  il  celebre  Bulicame,  di  cui  Dante  ebbe  a 
far  due  volte  menzione.  Dopo  avere  accennato  i  ruderi  da  lui  osservati ,  riportò 
i  testi  di  varii  Cronisti ,  ed  alcune  iscrizioni,  dalle  quali  apparisce  non  solo  l'e- 
sistenza di  Surrena  Nova ,  ma  altresì  la  situazione  di  essa  dal  professore  indicala 
e  l'importanza  della  medesima  ;  ed  oltre  a  ciò  una  più  antica  Surrena  Etrusca 
nel  luogo  stesso,  ove  oggi  è  Viterbo.  A  tal  proposito  rammentò  l' antica  favola, 
secondo  la  quale  avendo  Ercole  conficcata  profondamente  nel  suolo  la  clava  , 
estraendola  ne  sorse  il  lago  che  alcuni  credono  quello  di  Vico ,  e  che  il  profes- 


—  635  — 

sorc  slima  piuttosto  essere  lo  stesso  Bulicame  di  Dante  ,  come  già  creduto  ave- 
va il  Baccio.  In  appoggio  di  questa  sua  opinione  si  fece  a  provare  come  fosse 
scanihialo  Ercole  in  Carano,  sull'autorità  di  Servio,  il  quale  scrisse  il  debella- 
tore di  (^aco  essere  slato  Carano,  non  Ercole;  e  soggiunse  come  il  nome  di  Cara- 
no trovisi  ripetuto  ne' nomi  di  vari  luoghi  ed  acque  che  si  trovano  presso  il  tem- 
pio di  Ercole,  sulle  cui  rovine  fu  costruitala  chiesa  di  S.  Lorenzo.  Terminò  di- 
cendo alcune  parole  intonio  alla  terza  città  nomata  Vigelia,  ed  esistente  nell'evo 
infìnio  in  luogo  affatto  contiguo  con  Viterbo.  Siccome  la  scoperta  del  professore 
Orioli  vedrà  quanto  prima  la  luce  colle  necessarie  illustrazioni ,  cosi  ci  restrin- 
giamo a  questo  rapido  cenno. 

Prima  di  passarsi  ad  altre  letture  il  sig.  Piazza,  fermandosi  sul  mitico  rac- 
conto riferito  da  Servio  intorno  a  Carano  ed  Ercole,  dalla  cui  clava  venne  fuori 
secondo  la  favola  il  mentovato  lago ,  fece  osservare  come  questa  favola  accen- 
na ad  un  pozzo  del  genere  di  quelli  che  or  diconsi  artesiani ,  aperto  dagli  antichi 
nel  suolo  di  Viterbo. 

Il  professore  cav.  Vulpes  lesse  quindi  una  sua  memoria  concernente  uno  de- 
gli strumenti  chirurgici  scoperti  in  Ercolano  e  Pompei. 

Ippocrate,  egli  disse,  ragionevolmente  salutato  come  il  padre  della  medicina, 
nulla  ci  ha  lasciato  scritto  circa  il  modo  col  quale  prima  di  lui  ed  a  tempi  suoi 
si  estracssc  il  calcolo  dalla  vescica  orinarla.  Non  vi  ù  dubbio  che  in  quei  tempi 
vi  doveano  esser  coloro  i  quali  eseguissero  una  tale  operazione ,  poiché  nieiitrc 
■quel  venerando  vecchio  di  Coo  nel  suo  coscienzioso  giurameti^o obbligava  i  suoi  di- 
scepoli iid  astenersi  dalla  cura  de'  calcolosi,  impose  ad  essi  il  dovere  di  lasciare 
quest'  infermi  alle  cure  di  quelli  che  n'  erano  più  esercitati.  )la  chi  potrà  mai 
determinare  qual  metodo  di  cura  pei  calcolosi  avessero  tenuto  i  Medici  che  vi- 
vevano ai  tempi  d' Ippocrate  ?  È  molto  probabile  che  avessero  tenuta  quella 
stessa  strada  manifestala  da  Cornelio  Celso.  Imperocché  essa  { il  che  dimostra 
moltissimo  la  sua  antichità  )  è  semplicissima,  trattandosi  dell'  uso  di  un  Oislorino 
{scalpellus)  per  incidere  il  calcolo  o  per  meglio  dire  il  collo  della  vescica  orina- 
rla ,  ove  il  calcolo  era  stalo  spinto  dall'indice  della  mano  sinistra  dell'  operato- 
re, indice  già  introdotto  nell'iiitcstino  retto.  Dopo  d' Ippocrate  fuvvi  Megete,  il 
quale  da  Cornelio  Celso  lodalo  come  eruditissimus  [  praef.  ad  lib.  VII)  escogiti' 


—  63C  — 

un  istrumcnlo  alto  ad  incidere  i  calcoli  spinosi.  In  cffetli  lo  stesso  Cornelio  Celso 
dopo  di  avere  scritto  che  per  incidere  i  calcoli  levigati  multi  (  chirurgi  )  hic  (fuoque 
scalpello  usi  suiU,  per  gli  spinosi  soggiunge:  Meges  (quoniam  is  (scalpellus  j  infir- 
mior  est,  polestque  in  aliquà  prominenlid  incidere,  incisoque  supei'  Uhm  corpore,  qua, 
cavuin  subesl ,  non  secare,  sed  relinquerc  quod  itcrum  incidi  necesse  sii  ),  ferramenlum 
feci!  rectuin  in  summa  parte  labrosum,  in  ima  semi-circulatum  aciUumque  (Lib.  VII, 
e.  26). 

Ora  tra  gli  strumenti  chirurgici  scavati  in  Ercolano  ed  in  Pompei ,  e  che  ora 
Irovansi  raccolti  nel  R.  Museo  Borbonico  di  Napoli,  si  trovano  sei  scalpelli  di 
ferro  col  manico  di  ottone.  Essi  sono  di  varia  grandezza  :  ma  ciascuno  consiste 
in  una  lama  di  ferro  sommamente  larga  ;  la  costola  è  retta  e  grossa ,  ed  il  tagliente 
di  una  convessità  semicircolare.  Il  professore  fu  di  avviso  che  questo  sial'  istru- 
mento  di  cui  si  serviva  Megete  in  Roma  giusta  la  citata  descrizione  data  da  Cel- 
so ,  e  lo  provò  col  confronto  di  ciascuna  parola  da  queir  autore  applicata  alla 
forma  dell' istrumcnlo.  Ferramentum  rcclum  in  summa  parte:  l' istrumento  in- 
vero é  dritto  nella  parte  superiore;  labrosum  ,  in  effetti  la  parte  superiore  pre- 
senta un  gran  labbro  ,  ossia  la  costola  dello  scalpello.  Nella  parte  inferiore  vc- 
desi  fatto  a  perimetro  semi-circolare,  in  ima  semi-circulalum  :  ed  è  tagliente,  va- 
le a  dire  acutumque. 

Da  questo  confronto  chiaro  raccolse  che  questo  istrumento  descritto  da  Celso 
è  quello  che  noi  abbiamo  nel  nostro  Museo.  Ma  questa  evidenza  gli  parve  render- 
si ancor  più  inconcussa  dall' osservare  che  coli' istrumento  in  tal  modo  costruito 
si  evitano  gì'  inconvenienti ,  per  ischivare  i  quali  Cornelio  Celso  lo  afferma  in- 
ventalo. 1.°  Si  evita  r  inconveniente  della  debolezza  dello  scalpello  ;  giacché 
r  istrumcnlo  di  Megete  è  massiccio  ed  è  più  largo  di  lama.  2."  Si  evita  il  perico- 
lo di  lasciar  non  recisa,  non  secare  qualche  parte  del  calcolo  spinoso  che  è  con- 
cava, qiuì  cai'um  subesl.  In  fatti  la  lama  semi-circolare  tagliente  dopo  di  aver  se- 
cate le  prominenze  spinose,  potcstque  in  aliqua  promincnlia  incidere  incisoque  su- 
per illam  corpore,  fa  evitare  l' inconveniente  di  lasciare  non  recisa  la  carne  posta 
Ira  le  sinuosità  del  calcolo,  che  poscia  si  dovrà  con  reiterale  dolore  del  pazien- 
te nuovamente  tagliare,  sed  rclinqucre  quod  ilerum  incidi  necesse  est. 

Per  ultimo  il  cav.  Quaranta  lesse  un  saggio  di  una  sua  opera  intitolata  Fisio- 


—  637  — 

Infjia  Omerica.  Sebbene  una  ilolle  più  antiche  scienze  fu  certamente  quella  con  che 
l'uomo  indagò  il  complesso  di  lutti  i  fenomeni  tìsici  e  morali  che  osservava  in 
seslejiso;  pure  chiestosi  in  quale  aspetto  la  vita  si  fosse  presentata  a' primi  mor- 
tali, ed  interrogati  su  questo  argomento  Clerc,  Friend,  SchuI/,  Kcstner,  Black, 
Sprengel,  Ackermann  ,  Lelinossek  ed  altri  storici  della  medicina,  tutti  concor- 
demente ris|)ondevano,  che  appena  cinquecento  anni  prima  di  Cristo  ,  il  crotu- 
niale  Alcmeone  aveva  discorso  la  dottrina  della  generazione,  quella  de'sensi  e  del 
sonno  ,  in  lihri  per  noi  miseramente  perduti.  Ora  le  prime  notizie  fisiologiche  è 
andato  cercando  il  cav.  Quaranti!  in  Omero,  e  ne  ha  fatto  subbietto  ad  un'opera 
intitolata  Fisiologia  Omerica,  alla  quale  appartiene  il  mentovato  saggio.  E  poiché 
la  notomia  si  attiene  alla  fisiologia,  come  la  geografia  alla  storia;  egli,  sull'esem- 
pio di  llaller,  Soemmering  e  di  altri  fisiologi  ,  opinò  doversi  cominciare  siffatta 
investigazione  da  tutte  le  parole  che  in  Omero  indicavano  le  parti  del  corpo  uma- 
no. Né  potendosi  la  sensibilità  scompagnare  dell'  essenza  spirituale  ,  in  questa 
oscura  indagine  egli  disse  che  con  le  voci  6j(ìos  ,  xr),:,  ir/^  e  ^/jr,v  si  può  giugnere 
a  chiarire  che  fosse  per  gli  Omerici  la  nostra  sostanza  nobilissima  e  pensante. 

Non  potendo  poi  l'A.  disaminar  tutte  le  funzioni  organiche  ,  come  oggi  di- 
cono ,  dell'  uomo ,  ne  scelse  tre  sole ,  la  vita  e  la  morte,  che  sono  i  due  poli  del- 
l'esistenza ,  ed  il  sonno  che  tra  i  confini  di  amendue  si  aggira.  Per  la  \  ita  due  vo- 
ciiboli,  egli  disse,  usava  Omero,  cioè  f-.i-o  e^ios,  il  primo  dinotante  la  respira- 
zione, il  secondo  il  movimento,  e  questo  adoperava  parlando  anche  de'vcgetabili; 
perciocché  una  sola  era  per  il  poeta  la  forza  della  vita  che  regola  i  vegetabili  e  gli 
anìmaii  (  ìItts,; /j.  *)Uvy  yivsr)  toit)  OS  xjcr  «vSpvv  )  ,  comc  auche  si  avvera  per 
le  sperienze  microscopiche  ,  le  quali  nella  materia  terrosa  de'  zoofiti  e  dei  li- 
tofiti  ci  mostrano  associati  il  tessuto  animale  e  la  forma  vegetabile.  Quanto  alla 
morte,  di  cui  i  segni  più  indubitati  sono  la  immobilità  del  cadavere,  la  sua  rigi- 
dezza e  la  durata  di  amendue,  questi  furono  anche  tali  per  Omero;  perciocché  nel 
d»/j:oi  ,  con  che  egli  esprime  la  morte  (  ove  si  guardi  alla  radice  ed  alla  termi- 
nazione) tutte  queste  significazioni  si  comprendono.  Disse  ancora  che  il  poeta 
parla  pure  della  putrefiizione  come  di  segno  indubitatissimo  della  morte ,  e  eh? 
fu  colpa  de' suoi  iuterpetri  il  non  avere  ciò  notato.  Perché  se  nel  >=/■.»«  x*T»rs- 
dviiir»!  il  primo  vocabolo  significa  i  cadaveri,  non  é  il   *ii-x:sf)ve<s!x!  ridon- 

81 


—  638  — 

danle  epi(eto,  come  tutti  credono  ,  ma  devesi  intendere  de' cadaveri  pulrefald  , 
essendo  irrepujinabilc  che  ne' composti  il  x«r*  serve  appunto  ad  esprimere  quan- 
to può  averci  di  l)rutto  ,  di  spiacente  e  di  odioso  nel  semplice  ;  e  la  putrefazio- 
ne è  appunto  tulle  queste  cose  insieme. 

Passando  da  ultimo  al  sonno,  disse  che  Omero  attribuivalo  allo  scioglimento 
de' tendini,  da  lui  detti  «ji»  ,  corde.  Or  osservando  il  poeta  che  al  sonno  suole 
accompagnarsi  il  sudore,  credette  che  questo  fosse  l'umor  letargico  che  bagnan- 
do quelle  corde,  produceva  l'assopimento.  Di  questo  umore  egli  fece  dispensa- 
tore un  nume  potentissimo,  il  cui  impero  sopra  tutti  gli  uomini  estendevasi  e 
sopra  tutti  gli  Dei.  I  Greci  lo  chiamarono  TV»os,  cioè  supino,  per  essere  tale  per 
lo  più  la  posa  degli  addormentati  ;  ma  tal  nome  estesero  allo  stato  dell'  uomo 
dormiente  e  al  fluido  che  credettero  adoperarsi  dal  Sonno  quando  voleva  qual- 
cuno assopire,  fluido  che  ,  sparso  dapprima  in  su  gli  occhi  ,  spandevasi  poi  a 
mano  a  mano  in  tutto  il  corpo.  In  pruova  di  che  allegò  la  testimonianza  del 
poeta,  il  quale  dice  che  quando  Minerva  volle  addormentar  Penelope,  asperse- 
la di  licer  soporifero. 

Comparando  inflne  a  quelle  di  Omero  tutte  le  opinioni  fisiologiche  de' moder- 
ni ,  osservò  che  il  solo  Antonio  Sementini  nel  definir  la  vita  come  facoltà  di  azio- 
ne e  di  movinìento  aveva  tradotta  la  scienza  fisiologica  di  Omero  nel  linguaggio  di 
Italia  ,  e  mostrato  senza  volerlo  che  le  spcrienze  di  trenta  secoli  avevano 
chiarito  vero  quanto  il  genio  del  vate  immortale  aveva  indovinato.  E  conchiu- 
se dicendo  che  il  merito  di  Omero  come  fisiologo  era  slato  quello  di  aver  tro- 
vato voci  acconce  a  definir  la  vita,  voci  caratteristiche,  intelligibili,  che  nessu- 
na ipotesi  potrà  rovesciare ,  nessun  sistema  distruggere ,  perché  chiudono  in  sé 
la  formola,  in  cui  tutta  si  riassume  l'operazione  misteriosa  della  vita. 

Il  Conte  Miniscalchi ,  fermandosi  su  alcune  espressioni  del  cav.  Quaranta  , 
fece  osservare  l."  come  la  medicina  traesse  la  sua  origine  piuttosto  dal  bisogno 
di  sollevare  le  miserie  dell'umanità,  che  dal  delitto  ;  2."  come  le  investigazioni 
etimologiche  dehbansi  istituire  piuttosto  sulla  lingua  sanscrita  che  sulla  greca, 
la  quale  ne  è  derivata.  Al  che  replicava  il  cav.  Quaranta:  bastare  al  suo  assunto 
che  le  radici  greche  avessero  avuto  in  Omero  la  significazione  attribuita  loro  da 
lui ,  qualunque  fosse  stata  la  lingua  donde  erano  passate  nella  greca  ;  ed  a  tal 


—  630  — 

proiK)Sito  il  sijt.  Bioiidi'lli  fi-cc  notare  come  nello  stato  presente  della  linguistica 
non  si  possa  aflermare  la  greca  lingua  originata  dalla  sanscrita,  potenilo  en- 
trambe essere  stale  coetanee  e  procedere  da  un  ceppo  comune  ,  dal  quale  tras- 
sero le  notevoli  analogie  che  le  ravvicinano. 

Dopo  di  che  il  vice-presidente  cav.  de  Luca  ed  il  professor  Ghibellini  |)resen- 
larono  alla  Sc/.ionc  la  nuova  opera  del  sig.  Commendatore  Adriano  Balbi ,  intito- 
lata Miscellanea  Iluliaìui,  e  dc^dicata  al  VII  Congresso.  Poiché  in  quest'opera  il 
sommo  geografo  italiano  tratta  tutte  le  svariate  materie  geograliche  che  risguar- 
dano  la  penisola  italiana  ,  la  Sezione  volendo  onorare  l' illnslre  autore  ,  decise 
di  porgere  preghiere  a  S.  K.  il  sig.  Presidente  generale  perché  Adriano  Balbi 
fosse  considerato  come  presente  e  godesse  di  tutti  i  vantaggi  di  coloro  che  al  Vii 
Congresso  sono  intervenuti. 

Il  Presidente  —  Fhancesco  Maria  .\vei.i.ino 

Bernardino  Biondelli 


I  Bern; 
(  Nicco 


I  Segretari 

(  NlCCOI.A  CORCIA 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  29  SETTEMBRE  184^ 


JLiETTO  ed  approvato  il  processo  verbale  della  tornata  precedente ,  il  professore 
Orioli  continuò  la  sua  lettura  sulM»  tre  città  etrusche  ,  della  quale  per  angustia 
di  tempo  si  restrinse  a  dettare  i  sommi  capi ,  o  piuttosto  i  (inali  risultamenti 
delle  moltiplici  argomentazioni  di  un  suo  lavoro ,  destinato  a  comparire  quanto 
prima  alla  luco.  Costretti  perciò  a  farne  semplicemente  menzione  spoglia  di  ogni 
particolarità,  rimandiamo  gli  studiosi  delle  cose  italiche  alla  lettura  dell'  opera 
stessa ,  facendo  voti  adìnché  il  dotto  autore  non  ne  differisca  più  oltre  la  pub- 
blicazione. 

Dopo  di  ciò  il  vice-presidente  cav.  De  Luca  espose  oralmente  alcune  sue  nuo- 
ve osservazioni  sulla  natura  de'  vulcani  e  sull'  ordinamento  fattosene  (inora  da' 
più  insigni  geologi.  Da  principio  si  fece  a  provare  coli' autorità  de'  fatti,  clie  la 
vicinanza  del  mare  non  è  una  condizione  necessaria  all'esistenza  de' vulcani, 
essendo  stati  osservati  nell'interno  dell'Asia  da  Klaprotli  e  Remusat  due  grandi 
vulcani,  de'quali  il  più  vicino  al  mare,  ne  dista  900  miglia  gcograliclie  ;  ed  al- 
tri ,  anche  a  considerevoli  distanze  dal  mare ,  sono  stati  di  recente  osservati  Del- 
l'interno  dell' .\frica. 


—  641  — 

In  secondo  luogo  e^li  prese  a  disaminare  se  varie  bocche  vulcaniche  stanti 
in  una  certa  zona  appartengano  a  vulcani  distinti ,  o  siano  in  vece  bocche  diffe- 
renti di  un  niodcsimo  vulcano.  Dopo  aNcr  riferita  la  teorica  de' moderni  geolo- 
gi ,  i  (|uali  siip|)un;;uno  un  lungo  allineamento  di  vulcani  prodotto  da  una  spac- 
catura longitudinale  che  chiamano  falaise ,  avvenuta  sotterra  lungo  la  materia 
flagrante  ivi  esistente  ,  egli  fecesi  ad  osservare  come  questa  pretesa  spaccatura 
dovrebbosi  supporre  eziandio  per  immensi  tratti  sottomarini ,  e  ne  recò  ad  esem- 
pio l'isola  Ferdinaiidea  sorta  non  sono  molti  anni  passati  nel  nostro  Mediterra- 
neo al  sud  di  (iirgenti  ,  il  fenomeno  osservato  da  Humboldt  a  400  e  più  miglia 
di  distanza  dal  Colopaxi  mentre  veleggiava  sul  Pacilico ,  il  quale  fenomeno  era 
contemporaneo  all'  eruzione  del  Cotopaxi  medesimo  ;  ed  altri  simili  fatti  aggiun- 
se, da' quali  conchiuse  doversi  considerare  le  zone  de' vulcani  siccome  estese  in- 
delinitamcnte  anche  nelle  regioni  sottomarine  ;  e  quindi  potersi  ragionevolmen- 
te risguardare  le  varie  boccile  vulcaniche  che  cuoprono  una  regione  come  de' 
crateii  di  una  medesima  zona  vulcanica.  Il  perché  opinò  che  si  possano  distin- 
guere cinque  zone  vulcaniche,  cioè  1."  l'Europea ,  alia  quale  appartengono  i 
vulcani  dell'Arcipelago  Ellenico,  il  Vesuvio,  l'Etna,  quelli  delle  isole  Eolie  e 
de'Campi  Flegrei ,  nonché  tutti  gli  altri  che  furono  osservati  nel  centro  della 
Iiaucia  e  in  tutta  l'Europa,  e  che  ora  appaiono  estinti;  2."  l'Asiatica,  la  quale 
comprende  oltre  i  vulcani  dell'Asia  ,  anclie  quelli  della  Malesia  ;  3."  l'Africana , 
ciie  abbraccia  i  vulcani  del  continente  Africano  e  delle  isole  che  ne  dipendono; 
4."  l'Americana ,  la  quale  dalla  Terra  del  Fuoco  si  estende  all'Irlanda  verso  orien- 
te ed  a  tutte  le  Aleuti  dell'Occidente;  ii."  l'Oceanica,  la  quale  abbraccerebbe  i 
vulcani  della  Polinesia  e  dell'Australia.  .\  tal  proposito  fecero  qualche  osserva- 
zione i  signori  Ghibellini  e  Conte  Marnili. 

Continuò  la  tornata  una  lettura  del  sig.  Fiorelli ,  il  quale  die  notizia  alla  Se- 
zione di  una  importante  scoverta  epigraflca  da  lui  fatta  recentemente  in  Pompei 
nel  vico  de'  Teatri ,  la  quale  consiste  in  molte  iscrizioni  graffite  sulle  mura  di 
quel  passaggio  ,  fìnora  non  avvertite  per  esser  coperte  da  una  forte  patina.  Egli 
ne  lesse  alcune,  dichiarandone  brevemente  il  significato. 

Fu  quindi  letto  un  diploma  cufico-saraceno  comunicato  alla  Sezione  dal  pro- 
fessor Lettieri ,  contenente  una  legge  del  gran  Conte  Ruggieri ,  che  istituisce  i 


—  642  — 

selle  grandi  iifTizi  del  Regno.  Siccome  questo  documenlo  porla  la  data  dell' Egi- 
ra 20  di  Regeb  dell'anno  474,  cosi  reltifica  l'opinione  degli  storici,  i  quali  cre- 
dettero istituiti  i  sette  grandi  udìzi  per  la  prima  volta  dal  primo  re  Ruggieri, 
cioè  dopo  il  1140,  epoca  dell' assemblea  di  Ariano. 

Dopo  aver  detto  del  contenuto  del  diploma ,  nel  quale  sta  espresso  il  coman- 
do del  gran  Conte  per  la  rigorosa  osservanza  delle  sette  prerogative  ed  il  rituale 
a  nonna  del  posto  che  occupavano  nel  consiglio  i  sette  grandi  dignitarii,  tenne  di- 
scorso della  impurità  della  lingua  arabica  parlata  da'Saraceni  soggetti  a'Nornian- 
ni,  ne  svolse  le  cause  principali,  e  concliiuse  col  raccomandare  lo  studio  delle 
lingue  opientali,  specialmente  a' dotti  delle  due  Sicilie,  ove  abbondano  preziosi 
documenti ,  massime  arabici ,  finora  inesplorati . 

Il  sig.  De  Rilis,  facendo  plauso  allo  zelo  del  sig.  Lctticri,  disse  che  il  diplo- 
ma era  d' importanza  e  da  esaminarsi  con  attenzione ,  perchè  da  esso  si  derive- 
rebbe un  nuovo  sistema  nella  storia  delle  Due  Sicilie,  quanto  alla  istituzione 
de' sette  grandi  uffizi  della  Corona  :  che  intanto  egli  aveva  argomenti  contro  l'au- 
teuticiti\  del  monumento;  e  ricordando  le  sole  diificoltà  intrinseche,  disse  che 
il  dubbio  nascevagli  dalla  mancanza  de'  segni  diacritici ,  e  delle  firme  autentiche; 
che  perciò  tutto  al  più  esser  poteva  una  copia ,  perchè  il  carattere  del  diploma 
e  la  supposta  firma  mostravano  un  sol  menante.  A  tali  osservazioni  risposero  i  si- 
gnori Conte  Miniscalchi  e  professor  Lettieri  col  dire  che  ne'diplomi  arabi  non 
sono  i  segni  diacritici,  né  soscrizioni  defie  autorità,  ma  del  solo  scribente, 
destinalo  alla  trascrizione  de' detti  diplomi.  Il  principe  di  S.  Giorgio  in  appog- 
gio della  opposizione  osservò  che  nella  iscrizione  trilingue  di  Palermo  i  ca- 
ratteri sono  simili  a  quelli  del  diploma;  ed  il  sig.  De  Ritis  senza  rispondere 
alle  dette  obbiezioni  provocò  una  discussione  amichevole  col  sig.  Lettieri  e 
Principe  di  S.  Giorgio. 

Il  sig.Gandolfi  passò  quindi  a  manifestare  una  sua  proposta  risguardante  una 
ricerca  generale  ed  unanime  su' valori  delle  monete  in  Italia  ne' sette  secoli  che 
successero  al  mille  ;  al  quale  oggetto  manifestò  il  desiderio  che  venisse  stabili- 
to un  centro  di  osservazioni  in  Italia ,  nel  quale  fossero  raccolte  le  opportune 
notizie,  e  che  nel  futuro  Congresso  si  avessero  a  stabilire  i  mezzi  più  acconci . 
onde  raggiungere  la  meta.  Alla  quale  proposta  facendo  eco  il  Presidente  car. 


—  643  — 

Avellino,  espresse  il  volo  clic,  infino  a  che  si  stabilisca  questo  centro  di  osser- 
vazioni desiderato  dalsig.  Gandolfi,  si  invitino  tutti  i  numismatici  Italiani  a  pub- 
blicare sollecitamente  ne'  giornali  letterari  le  loro  osservazioni  su'  valori  delle 
monete  Italiane  posteriori  al  mille. 

l'er  ultimo  il  dottor  Salvaguoli  presentò  alla  Sezione  una  pianta  della  città 
di  Caletra  nell'  Etruria  media ,  della  quale  annunciò  la  scoperta  nella  sesta  riu- 
nione degli  Scienziati  in  Milano;  e  confermando  con  nuovi  argomenti  la  propria 
opinione  che  le  rovine,  delle  quali  fe'cenno,  a|)partengano  alla  detta  antica  cit- 
tà eti-usca,  dimandò  che  se  ne  prendesse  noia  ncyli  ulti  del  VII  (Congresso  per  ser- 
vire di  norma  a  qualsiasi  futura  investigazione. 

L'adunanza  si  scioglie. 

II  Presidente  —  Francesco  Mahi.\  AvaiLnuo 

ÌBER.NARDINO  BlONDiiU  I 
NlCCOLA  CORCIA 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  30  SETTEMBRE  1845 


-^«« 


Ijetto  ed  approvalo  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza,  il  sig.  Conte 
Miniscalchi  lesse  alcuni  cenni  storici  sulla  coltura  delle  lingue  orientali  in  Ita- 
lia. Dopo  di  aver  notata  l'origine  dell'etnografia  in  Italia  ed  i  progivssi  di  que- 
sta scienza  oltrenionti ,  si  fece  a  tessere  la  storia  della  medesima ,  enumeran- 
do i  precipui  capolavori  generali ,  ed  osservando  come  da  Roma  movesse  la  pri- 
ma face  della  letteratura  indiana ,  ad  illustrare  la  quale  s' istituirono  più  tardi  le 
società  di  Calcutta  e  di  Bombay.  Passando  poscia  a  parlare  delle  lingue  semiti- 
che, rammentò  come  in  Napoli,  Reggio  di  Calabria  e  Soncino  si  facessero  le  pri- 
me edizioni  ebraiche,  in  Fano  ed  in  Venezia  le  arabiche;  e  ragionò  quindi  del- 
le edizioni  arabo-medicee  e  delle  ebraiche  del  Bamberg,  tributando  a  tal  propo- 
sito parole  di  riconoscenza  al  nome  di  Bernardo  De  Rossi.  Parlando  della  lingua 
copta ,  mostrò  quanto  lo  studio  della  medesima  debba  agi'  Italiani ,  e  segnata- 
mente a  Valperga  di  Caluso,  a  Peyron  ,  a  Castiglioni,  ad  Ungarelli  e  Rosellini, 
commendando  le  munifiche  disposizioni  di  S.  A.  I.  e  R.  il  Gran  Duca  di  Tosca- 
na ,  il  quale  inviò  dotti  Italiani  in  Egitto  a  studiarvi  co'  monumenti  anche  gli  an- 
tichi linguaggi. 


—  645  — 

Dopo  aver  aggiunto  un  breve  cenno  sulle  lingue  Tartare  coltivate  con  lode 
ilal  Kianchie  dal  Tecco,  s'intrattenne  della  grande  famiglia  delle  Indo-germa- 
niche, fra'cui  principali  cultori  si  contraddistinsero  il  Peani,  Mcntcgati  ed  il 
P.  Marco  della  Tomha  ;  e  ricordò  come  il  P.  Domenico  da  Fano  fece  conoscere 
pel  primo  in  Europa  In  lingua  Tibetana.  Por  ultimo  discorso  delle  lingue  Trans- 
gangeliclie,  il  cui  stuiliit  oIìIm!  principio  in  Italia  per  opera  del  P.  Ricci ,  di  Per- 
roni  e  di  Montucci.  E  dopo  aver  rammentato  la  prodigiosa  memoria  dell' Em. 
Cardinale  Mezzofanti,  conchiuse  esortando  i  connazionali  ad  ismenlirc  la  vec- 
chia taccia  degli  stranieri  che  ci  pasciamo  di  sole  memorie. 

Dopo  la  lettura  del  suo  .scritto  il  Conte  Sliniscalchi  espose  il  desiderio  che 
venisse  fondata  in  Italia  una  società  geografica  italiana,  onde  promuovere  que- 
sti studi  fra  noi  ;  ed  adendo  il  sig.  Baldacchini  soggiunto  che  la  Commissione  di 
ciò  incaricata  dovesse  riunirsi  all'altra  di  già  eletta,  aflìn  di  promuovere  gli 
studi  archeologici  ed  etnografici,  il  sig.  Biondelli  prese  la  parola  per  annuncia- 
m  all'adunanza ,  come  il  primo  germe  della  Società  geografica  italiana  debbasì 
al  conte  Ranuzzi  di  Bologna,  fondatore  dell' ulTizio  geografico  Italiano,  ed  invi- 
tò la  Commissiono  eletta  dal  sig.  Presidente  ad  avvalersi  di  questa  prima  pietra, 
esortando  nel  tempo  stesso  tutti  i  membri  della  Sezione  a  presentare  i  loro  la- 
vori pel  mantenimento  e  lustro  dell'Annuario  geografico  italiano,  il  quale  da 
due  anni  si  va  mettendo  in  luce.  Il  cav.  de  Luca  avvalorò  la  proposta  del  sig. 
Biondelli. 

In  seguito  il  sig.  Corcia  lesso  una  sua  memoria  sullo  omonimie  elnografiche  e 
geozraliche  per  la  ricerca  delle  origini  de'  popoli  d'Italia  e  delle  antiche  città  da 
e.ssi  edificate.  E^li  s'intrattenne  da  principio  sulle  denominazioni  di  Kvilhim,  di 
5ici/iae  di  Elhni,  le  quali  essendo  comuni  a  varii  popoli  ed  a  più  regioni,  ad- 
ditano lontane  emigrazioni  ch'obber  fine  in  Italia.  Parlò  quindi  della  emigrazio- 
ne de'  Polasgi ,  osservando  come  si  tro^  ino  in  Italia  ripetuti  i  nomi  delle  città  da 
essi  abitate  in  altro  regioni;  de'Cranonii  nella  .lapigia,  do' Tespiadi  passati  dalla 
Tessaglia  nella  Sardegna  e  nella  Campania,  e  notò  come  non  v'abbia  quasi  eit- 
ti CTeca  nella  Magna  Grecia  e  nelle  altre  contrade  del  Regno  delle  Due  Sicilie 
che  non  ricordi  la  madre  patria ,  avvalorando  le  proprie  osservazioni  colle  testi- 
monianze degli  antichi  scrittori:  e  conchiuse  col  richiamare  l'attenzione  de'geo- 

82 


—  640  — 

Siali  a  quoslo  fatto,  il  quale,  trovandosi  ripetuto  in  tante  altre  parli  di  Euro- 
pa, di  Asia  e  di  America,  porge  nuovi  argomenti  e  criteri  per  la  ricerca  delle 
ori^nni  delle  Nazioni. 

Il  cav.  Bechi  passò  quindi  alla  lettura  di  una  breve  nota  sopra  due  monu- 
menti scoperti  a  Posilipo.  K  il  primo  un  vaso  di  marmo  bianco  ornalo  di  bassi- 
rilievi  in  lavagna  intarsiata  o  incollata  sul  marmo  stesso.  Dopo  di  aver  descritto 
quanto  vi  è  rappresentato,  manifestò  l'opinione  che  un  tal  monumento  appar- 
tenga al  buon  tempo  delle  arti  greche ,  e  fosse  ornamento  accessorio  di  qualche 
simulacro  di  Bacco.  Tenne  poscia  discorso  del  metodo  usato  dagli  antichi  nel  so- 
vrapporre i  marmi  ad  altri  di  diverso  colore.  Il  secondo  monumoiilo  consiste 
in  un  frammento  di  vetro,  anche  trovato  in  Posilipo,  fra  le  rovine  della  villa 
attribuita  a  Lucullo,  sul  fondo  del  quale  vedcsi  impresso  il  conio  d'una  moneta 
dell'Imperatore  Antonino  Pio  ;  e  però  fu  di  opinione  che  il  vetro  da  lui  pre- 
sentato fosse  un  frammento  di  un  bicchiere  appartenente  allo  stesso  Imperatore; 
il  qual  bicchiere  avrebbe  ornato  con  mille  altri  le  suntuose  mense  de' padroni  del 
mondo. 

Presa  l'opportunità ofTertagli  dal  primo  monumento  del  cav.  Bechi,  il  Presi- 
dente cav.  Avellino  ragionò  in  breve  dell'uso  che  nelle  arti  antiche  facevasi 
della  lavagna  ,  o  lapis  ichistos ,  di  cui  parla  Plinio ,  senza  additarne  veruna  ap- 
plicazione artistica  :  e  soggiunse  come  si  rinvenissero  in  Pompei  due  altri  mo- 
numenti in  lavagna.  Consiste  il  primo  in  una  tabula  lusoria  accompagnata  da 
altre  piccole  tavolette;  il  secondo  di  maggiore  importanza  mostra  varie  figure 
di  giallo  antico  intarsiate  su  lastre  di  lavagna ,  pel  colore  delle  quali  figure  ser- 
ve mirabilmente  quello  del  marmo  stesso ,  scelto  industriosamente  a  distin- 
guere le  gradazioni  delle  carnagioni,  nonché  de' panneggiamenti;  e  fece  osser- 
vare come  la  sovrapposizione  del  colore  giallo  sopra  fondo  nero  possa  aver 
qualche  rassomiglianza  co' vasi  dipinti ,  i  quali  hanno  pure  figure  gialle  su  fon- 
do nero. 

Dopo  ciò  il  professore  Musumeci  in  un  suo  scritto  indagò  in  che  l'Architet- 
tura nel  presente  stato  di  cognizioni  possa  giovarsi  delle  scoverte  monumentali. 
Si  fece  egli  a  provare  come  i  monumenti  dell'arte  antica  prestino  norma  all'ar- 
chitettura sotto  tre  aspetti;  1.°  pel  processo  meccanico  dell'arte  di  edificare; 


—  6i7  — 

2.° per  l'uso,  al  quale  l'edifìzio  è  destinato;  accennando  quanto  importi  l' istruir- 
si prima  nella  scienza  de' simboli  degli  antichi,  senza  della  quale  manca  l'artista 
del  principale  elemento  a  concepire  le  sue  opere;  3."  per  la  storia  dell' architet- 
tura niedesinin,  eli' egli  crede  llltla^ia  mancante,  alla  cui  formazione  i  monu- 
menti porgono  prej^evoli  materiali.  Conchiuse  in  (ine  il  suo  raj^ionamento  col- 
l'eccitare  gli  archeologi  ad  istruire  gli  artisti  sul  vero  significato  delle  forme  ar- 
chitettoDichc ,  onde  non  le  tengano  in  conto  di  ornamenti  vóti  di  senso,  ma  ben- 
sì come  sigle  di  alta  coltura ,  il  che  si  propose  di  chiarir  meglio  in  un  lavoro  più 
esteso  da  mettersi  in  luce. 

Per  ultimo  l'.Vbate  .Mirahelli  espose  in  un  suo  sciillo  le  ragioni ,  per  le  quali 
gli  storici  Itomani  non  hanno  sempre  potuto  essere  scru[)olosamenle  esatti  nelle 
indicazioni  topografiche,  accennando  alla  separazione  e  impenetrabilità  di  alcune 
fralle  nazioni  pagane.  Ma  non  ostante  le  difllcoltà  che  loro  si  opponevano  ,  li 
celebrò  come  diligentìssimi  in  ogni  cosa ,  e  propose  ad  esempio  la  Germania  di 
Tacito,  come  opera  ammirabile  in  fatto  di  topografia  ed  etnografia.  .\lle  quali 
parole  applaudendo  l'avvocalo  Brofferio  ,  encomiò  le  opere,  e  gli  scritti  degli 
antichi  maestri,  mal  compresi  o  ingiustamente  malmenati  da  alcuni  moderni. 

L'adunanza  si  scioglie. 

Il  Presidente — Francesco  Mabia  Avellino 

{Bernardino  Biondelli 
NiccoLA  Gorgia 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  1.    OTTOBKE  1845 


»«* 


JiETTO  ed  approvalo  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza ,  il  sig.  Cal- 
vi esponendo  come  negli  alti  del  VI  Congresso  fosse  stata  soppressa  la  sua  pro- 
posta che  ne' futuri  Congressi  anche  1'  Archeologia  avesse  a  prender  parte  inte- 
grale, chiese  che  di  questo  fatto  si  prendesse  nota  nel  processo  verbale;  alla 
({uaie  dimanda  avendo  aggiunta  la  li'stinionìanza  di  una  lettera  del  cav.  Balbi,  e 
la  conferma  del  sig.  liiondelli,  fu  dalla  Sezione  deciso  allei  inativainente. 

Dopo  di  che  il  sig.  Baldacchini ,  come  deputato  della  Commissione  eletta  a 
proporre  i  mezzi  più  acconci  per  la  istituzione  di  una  società  archeologico-geo- 
graiìca  italiana ,  lesse  il  seguente  rapporto  e  progetto  della  Commissione  mede- 
sima : 

/  otlolnv  1843. 
Signori 

«  Le  proposizioni  da  me  fatte  in  una  delle  prime  nostre  tornate  acquistarono 
«  autorità  dal  momento  che  elle  furono  accolte  da  voi.  A  queste  che  concerne- 
«  vano  il  promuovere  in  una  guisa  efiìcace  e  concreta  gli  studi  archeologici  se- 
«  guiló  una  proposizione  del  sig.  Conte  Miniscalchi  intorno  al  doversi  stabilire 


—  649  — 

«  una  società  gcograGca  in  Italia  ;  ed  il  nostro  Presidente  chiarissimo  e  voi 
"  i-oncp<Icste  die  questa  seconda  proposizione  sulla  mia  dimanda  fosse  rimessa 
«  alla  medesima  Commissione  già  innanzi  nominata,  aiigiutito  ad  essa  il  sorcor- 
«  so  de'consigli  dell'egregio  cav.  de  Luca,  lo  sono  deputato  dalla  Connnissioue 
«  stessa  a  presentarvi  il  suo  lavoro,  il  quale  da  voi  sarà  accollo  benignamente, 
«  sapendo  che  ad  esso  hanno  in  particolare  contribuito  co'  loro  lumi  speciali 
•<  per  la  parte  geografica  lo  stesso  sig.  de  l.uca ,  e  per  la  parte  archeologica  il 
'<  cav.  Gerhard  ,  il  quale  lutto  che  non  italiano  si  <■  a  noi  associati»  con  animo 
«  veramente  italiano,  e  ci  ha  dato  nuovi  documenti  della  lealtà  e  della  dottrina 
«  che  tanto  son  propri  della  nazione  germanica  ,  cui  appartiene. 

Signori 

«  Accettando  questo  progetto  e  raccomandandolo  al  Congresso  generale  ed 
«  a  S.  E.  il  suo  Presidente,  farete  atto  che  rimarrà  memorabile.  L'ingegno  e 
<(  gli  studi  non  mancano  certamente  in  questa  terra  feconda  di  gloria;  ma  l' in- 
•(  dirizzo  comune  è  il  solo  che  manca.  I  cultori  particolarmente  de'  vostri  studi 
<(  spesso  son  vinti  da  un  indicibile  sconforto,  veggcndosi  inonorati  ed  oscuri. 
«  Voi  dovete  riconsolarli,  voi  fare  che  le  nobili  loro  fatiche  tornino  in  vantag- 
li gio  della  patria  comune.  Il  che  facendo,  noi  non  faremo  che  secondare  le  in- 
«  tenzioni  magnanime  de'  Sovrani  di  l'iemonte  e  di  Toscana  e  del  Nipote  di  quel 
i<  Carlo  ISorbone  che  generosamente  ricostituì  il  trono  Normanno  e  fece  della 
CI  meriggia  parte  d'IUilia  una  sola  nazione.  Le  parole  dell'Augusto  Principe,  ri- 
II  petute  più  volte,  non  è  mestieri  che  io  ve  le  rammenti;  imperocché  rimango- 
"  no  troppo  (lurabìlmente  impresse  ne' vostri  cuori. 
.Segue  il  progetto: 

K  1^  Commissione  nominata  nel  seno  della  Sezione  di  Archeologia  e  Geogra- 
Il  lia  del  VII  Congresso  degli  Scienziati  d'Italia 

«  Viste  le  proposizioni  del  sig.  Saverio  Baldacchini  per  determinare  i  mezzi 
i<  più  acconci  a  promuovere  gli  studi  archeologici  in  Italia; 

Il  Visto  il  voto  manifestalo  dal  sig.  Conte  Mìniscalchi  per  lo  stabilimento  di 
«  una  Società  geografica  italiana ,  in  seguito  dì  un  simile  volo  stampato  e  preseu- 


—  650  — 

«  tato  al  HI  Congresso  dal  sig.  cav.  do  Luca,  ed  in  seguito  dal  conte  Raniizzi. 
«  giusta  la  comunicazione  fattane  dal  dottor  liiondelli  ; 

(I  Avendo  fiitta  matura  considerazione  intorno  alle  cose  dette  da  S.  K.  il  Pre- 
«  sideute  generale  del  Congresso  nella  soleime  tornala  del  dì  20  setlenihre  sulla 
a  necessità  di  doversi  agevolare  e  determinare  meglio  gli  studi  de'fuluri  Congressi 
«  scientifici  : 

«  Avendo  particolarmente  considerato  che  la  natura  degli  studi  archeologici 
«  e  geografici  è  tale  che  non  possono  prosperare  senza  un  indirizzo  generale  ; 

«  È  venuta  nella  unanime  persuasione  di  doversi  i  due  progetti  dei  signori 
<c  Baldacchini  e  Miniscalchi  unire  in  un  solo,  soggettandoli  ad  un'idea  comune. 

«  La  stessa  Commissione  dunque,  riunitasi  la  sera  del  di  30  settembre  in  una 
«  delle  sale  del  Palazzo  Cellammare,  propone  quanto  segue  : 

«  La  Sezione  di  Archeologia  e  Geografia  presenta  al  Congresso  generale  la  qui 
«  trascritta  proposizione. 

«  Il  settimo  Congresso  degli  Scienziati  d'Italia  pone  le  basi  di  una  società  di 
«  Archeologia  e  Geografia,  onde  sente  tutta  la  necessità,  e  ne  alTida  il  finale 
«  stabilimento  alle  cure  del  venturo  Congresso  di  Genova  ed  agli  altri  suc- 
«  cessivi. 

«  La  Società  di  Archeologia  e  Geografia  si  pone  sotto  Jl  patrocinio  degli  Au- 
«  gusti  Principi,  che  dalla  Provvidenza  sono  stati  costituiti  a  reggere  il  freno 
i(  delle  diverse  parti  dell'Italia.  Ed  il  VII  Congresso  per  mezzo  di  S.  E.  il  suo 
«  Presidente  generale  farà  uHìzio  perchè  la  Società  stessa  cominci  dall'  ottenere 
«  l'alto  patrocinio  di  S.  M.  il  Re  del  Regno  delle  Due  Sicilie.  La  Società  stessa 
«  senza  essere  efficacemente  soccorsa  dai  Principi  non  potrebbe  raggiunger  pun- 
«  to  il  suo  scopo. 

«  La  Società  di  Archeologia  e  Geografia  farà  parte  essenziale  di  tutti  i  futuri 
«  Congressi  scientifici  d'Italia,  né  potrà  altrove  riunirsi  che  in  seno  degli  stessi 
«  Congressi,  e  durante  il  periodo  delle  loro  adunanze. 

«  Essa  si  divide  in  due  grandi  classi  componenti  una  sola  Sezione  del  Con- 
«  gresso. 

1.  Qassc  di  Archeologia.  La  quale  si  suddivide  in  due  parti.  1."  Parie  monu- 
<(  mentale.  Terreni  classici.  Epigrafìa.  Opere  dell'arte  antica  ,  come  architetlu- 


—  651  — 

«  ra  ecc.  Anlichilà  figurata.  2.'  Linguistica,  che  comprende  le  due  grandi  divi- 
»  sioni  delle  lingue  occidentali  e  delle  lingue  orientali. 

«  2.  r/n-wc  (/(  Geografia.  Li  quale  si  suddivide  in  due  parli  —  J .'  Parte.  Geogra- 
«  Ila  naturale.  Oreografia  ,  Mrogratia  ,  Ipsometria.  — 2."  (Jeografia  slorica,  ev- 
ie vero  Storia  de' luoghi. 

'(  La  Società  di  Archeologia  e  GeograUa  si  compone  di  un  numero  di  Soci 
«  ordinari  e  corrispondenti,  che  sarà  determinato  nel  prossimo  Congresso  di 
«  Genova. 

«  In  ogni  anno  ella  si  riunisce  in  una  Sezione  del  Congresso;  ma  è  libera  per 
'(  il  migliore  e  più  rapido  andamento  de' suoi  lavori  di  suddividersi  iu  due  sot- 
«  tosezioni. 

'<  I  membri  della  Sezione  sceglieranno  il  loro  Presidente  un  anno  nella  clas- 
«  .se  archeologica  ,  un  anno  nella  classe  geografica. 

«  .Sempre  che  il  Presidente  appartenga  alla  classe  archeologico,  il  vice-presi- 
"  dente  sarà  scelto  nella  classe  geografica  ;  e  cosi  viceversa. 

«  La  Società  di  .\rclieologia  e  Geografia  avrà  costantemente  due  Segretari , 
<(  uno  per  la  classe  archeologica,  uno  per  la  classe  geografica. 

«  La  Sezione  proporrà  i  temi  al  Congresso  futuro,  che  meglio  sieno  acconci  ad 
<i  indirizzare  e  far  progredire  gli  studi  archeologici  e  geografici  in  Italia ,  ed  esa- 
li minerà  diligentemente  le  risposte  fatte  nel  Congresso  precedente. 

M  La  Sezione  di  .Vrcheologia  e  Geografia  si  occuperà  pieliminarmente  nel 
■'  Congresso  di  Genova ,  o  in  quelli  eziandio  che  seguiranno,  fino  a  che  la  mate- 
■'  ria  non  sia  esaurita;  1.°  della  trascrizione  e  pronuncia  de' nomi  geografici; 
«  2.°  della  misura  geografica  comune  da  essere  adottata  inltalia;  3.°  della  uni- 
"  formila  del  disegno  geografico. 

Il  La  Società  di  .\rrlieologia  e  Geografia  pubblicherà  un  giornale  de' suoi  la- 
•>  veri.  Per  ora  della  parte  geografica  si  potrebbe  far  uso  dell'  Annunzio  geo- 
'<  grafico  stabilito  in  Bologna  dal  Conte  Ranuzzi.  » 

Il  sig.  Biondelli ,  applaudendo  allo  scopo  ed  allo  zelo  mostrato  dalla  Com- 
missione ,  ed  unendo  solennemente  i  propri  ai  voti  della  medesima ,  fecesi  ad  os- 
servare come ,  essendo  alcuni  capi  proposti  in  opposizione  agli  Statuti  fonda- 
mentali de'  Congressi  scienlìfici  italiani ,  la  forma  tracciala  dalla  Commissione 


—  652  — 

non  potesse  convenire  ad  agevolare  il  conseguimento  de' comuni  dosiderii  ;  ed 
opinò  quindi  clie  si  dovessero  riformare  i  capi  suddetti.  Avendo  il  sig.  Calvi  in 
conferma  delle  osservazioni  del  sig.  Biondelli  ricordale  le  disposizioni  dogli  Sta- 
tuti pe' mutamenti  da  introdursi  ne' medesimi ,  ed  avendo  l'avvocalo  UrolTerio 
à\iluppalo  alcuni  punti  principali  della  quisllone  ,  e<l  accennata  la  via  più  ac- 
concia ed  atta  a  conciliare  la  dimanda  della  Sezione  co'  termini  espressi  degli 
statuti  fondamentali ,  venne  dal  Presidente  osservato  che  la  proposizione  di  do- 
vere i  componenti  della  Società  Archeologico-geografica  far  parte  della  Sezione 
de' futuri  Congressi,  non  sembravagli  in  armonia  collo  statuto  stesso  de' Congressi, 
tanto  più  che  tutte  le  altre  Sezioni  potrebbero  dimandare  la  stessa  fondazione 
di  altre  Società  scientifiche,  le  quali  dovessero  far  parte  delle  Sezioni  medesime, 
ciò  che  cangerebbe  interamente  lo  Statuto.  Quindi  dopo  varie  osservazioni  fatte 
da' signori  cav.  de  Luca,  Marchese  Puoti  e  Faccioli,  si  conchiuse  dal  Presidente 
e  si  approvò  dalla  Sezione,  che  debbasi  per  ora  prender  nota  di  questo  volo  una- 
nime della  medesima  nel  processo  verbale ,  onde  possa  con  più  matura  consi- 
derazione provvedervi  il  futuro  Congresso  di  Genova. 

Il  doti.  Schnars  lesse  quindi  un  breve  lavoro  sulle  rovine  dell'  antico  Sanuio 
e  sulle  analogie  de"  nomi  che  trovansi  nelle  Alpi  Reliche ,  nell'  Etruria  e  nel  San- 
nio  stesso.  Dopo  aver  fatto  cenno  d'  una  sua  operetta  sull'  antico  Sannio  ,  che 
vedrà  nel  prossimo  anno  la  luce  con  disegni  e  carte,  nominò  alcune  città  di  que- 
sf  antica  regione,  delle  quali  rimangono  tuttora  ragguardevoli  ruderi,  e  parlò  di 
una  linea  di  fortificazioni  anllchissime  fra  Guardia  Sanframonti  ed  Alife.  Pas- 
so in  seguito  a  citare  vari  nomi  greci  nella  parte  più  elevata  del  Malese  ,  esi- 
stenti una  volta  in  Macedonia,  Tracia  e  Samotracia,  e  di  già  .ivvertiti  nella  sua 
opera  dal  sig.  Corda.  E  dopo  avere  citato  la  recente  opera  del  sig.  Steub  pe'pri- 
nijtivi  Reti,  accennò  alquante  omonimie  fra'  nomi  di  paese  delle  Alpi  Keliche  , 
del  Tirolo,  di  Salisburgo  e  della  Svizzera  con  quelli  dell' Etruria  e  del  Sannio; 
parlò  d'uno  scavo  da  lui  fatto  eseguire  a  Piedimonte  di  Alife  ,  nonché  de'  vasi 
colà  rinvenuti ,  ed  espresse  viva  riconoscenza  verso  coloro  che  nelle  provincie 
lo  colmarono  della  più  ospitale  accoglienza. 

Il  cav.  Gerhard  lesse  una  sua  memoria  sull'  italica  vestitura  figurata  su'  vasi 
Ed  osservando  in  prima  come  sebbene  da  più  d'una  scuola  di  ceramografi  italo- 


—  653  — 

greci  si  appalesa  sempre  il  carattere  greco,  pure  talvolta  qualche  circostanza  si 
mostra  da  far  rilevare  l'esistenza  di  popolazioni  native  italiche,  che  dimorarono 
unitamente  co' greci  coloni.  Come  una  di  tali  circostanze  egli  considerò  la  vesti- 
tura italica,  la  quale  a  distinzione  della  solita  foggia  greca  vedesi  data  talvolta  ne' 
vasi  apuli  e  lucani  a'guerrieri  di  stirpe  non  greca.  Questa  veslilura,  formata  di 
corta  e  sottile  sottoveste ,  in  vece  dell'  elmo  greco ,  è  accompagnata  da  un  sem- 
plice pileo,  corrispondente  all'  uso  contadinesco  di  oggidi.  Una  larga  cintura 
ferma  tal  vestimento  sottile,  sul  quale  vedesi  talvolta  sovrapposta  una  corazza 
di  quella  foggia  ornata  di  Ire  globi ,  quale  si  osserva  anche  nelle  armature  ru- 
vesi  del  II.  Museo  Borbonico.  Egli  riconobbe  adunque  in  quell'  armatura  la  di- 
stinzione de'  nativi  Itali ,  i  quali  unitamente  co'  Greci  formarono  la  popolazione 
mista  di  molte  città  dell'  antica  Daunia  e  Peucezia. 

Ad  illustrare  il  subbietto  preso  a  trattare  produsse  un  monumento ,  nel  quale 
la  stessa  circostanza  archeologica  giova  a  far  ravvisare  un  singolare  fatto  di  an- 
tica storia  italica,  .ippena  indicato  dagli  antichi  scrittori;  e  fu  un  vaso  rappre- 
sentato in  due  fogli  d'  una  sua  opera  non  ancor  pubblicata,  proveniente  dagli 
scavi  dell'antica  CeHa,cA  appartenente  alla  rinomata  serie  Kolleriana,  ora  del  R. 
Museo  di  Berlino.  Questo  vaso  consiste  in  una  delle  cosi  dette  anfore  a  guisa  di 
candelabro,  e  rappresenta  in  due  file  istoriale  che  vanno  attorno  al  vaso  ,  una 
scena  bacchica  nella  superiore,  e  nell'altra  un  combattimento,  nel  quale  chia- 
ramente si  distinguono  le  popolazioni  italiche  da' loro  avversari  greci.  Sono  que- 
sti leggermente  vestili  con  eroica  clamide,  e  gì'  Itali  sono  coperti  sino  alle  cosce 
del  detto  chiton  con  larga  cintura  :  quelli  portano  sul  capo  un  elmo ,  questi  un 
pileo.  Senza  intrattenersi  della  non  molto  chiara  diOferenza  delle  armi ,  notò  la 
diversità  della  tromba  guerriera ,  la  quale  da  un  lato  è  dritta  ,  conforme  all'  uso 
ellenico,  dall'  altro  per  la  sua  curvatura  mostra  la  costumanza  italica ,  corrispon- 
dente all'  uso  tirreno. 

11  eh.  autore  sostenne  adunque  che  questo  vaso  ci  somministra  un  rarissimo 
esempio  di  rappresentazione  storica  ,  un  argomento  spettante  alle  oscure  tradi- 
zioni di  contrasti  tra' coloni  Greci  e  i  nativi  abitanti  d' Italia.  Il  sito  ,  dal  quale 
proviene  il  detto  vaso  è  prossimo  alla  Daunia,  la  quale  altra  tradizione  più  ce- 
lebre inlorno  le  sue  origini  non  ebbe,  che  il  possesso  preso  da  Diomede  di  quel- 

83 


—  654  — 

la  regione,  difesa  dal  nativo  suo  re  Danno;  o  la  memoria  che  di  quella  guerra 
fi  lasciarono  Antonino  Liberale  e  gli  Scoliasti  di  Licofrone,  comecliè  imperfetta, 
basta  nondimeno  per  f;ir  riconoscere  nelle  figure  principali  della  scena  rappre- 
sentatavi Diomede  dall'  una  parte  col  suo  fratello  Aleno ,  e  il  re  Dauno  dall'altra. 

Senza  trattener  la  sezione  con  più  hinphe  esposizioni .  il  dotto  autore  concliiu- 
se  coir  esprimere  il  voto  che,  poiché  l' Italia,  madre  e  nutrice  di  ogni  lettera- 
tura classica,  non  solo  delle  lingue  occidentali  fa  gran  caso,  ma  possiede  ezian- 
dio illustri  cultori  della  linguistica  e  delle  lingue  orientali ,  agli  argomenti  di  ar- 
cheologia e  geogi'afia  quelli  pure  di  filologia  occidentale  ed  orientale  vengano 
aggiunti  alle  materie,  delle  quali  il  Congresso  scientifico  degl'  Italiani  si  sta  oc- 
cupando. 

Il  sig.  avvocato  Angelo  Brofferio  ragionò  in  seguito  dell'  antica  epopea  nelle 
sue  relazioni  colle  condizioni  dell'età  presente,  mirando  allo  scopo  di  stampare 
una  prima  orma  letteraria  nell'  arena  delle  scienze,  onde  negl'  italici  Congressi 
fosse  rappresentata  una  volta  tutta  quanta  l' italiana  intelligenza.  Accennate  al- 
quante particolarità  dell'  oniei'ica  epopea ,  si  fece  a  provare  non  potere  più  essa 
fruttificare  a'di  nostri.  Fra  le  ragioni  che  addusse  sono  da  annoverare  le  diverse 
condizioni  di  civiltà  de'  popoli  antichi  e  moderni ,  la  forza  morale  sostituita  alla 
fìsica ,  le  potenti  individualità  scomparse  dinanzi  all'  incivilimento  de'  popoli ,  e 
per  ultimo  gli  studi  positivi  succeduti  a  quelli  della  immaginazione,  che  distrus- 
sero il  meraviglioso  ed  il  soprannaturale  ,  principali  nwlle  dell'  antica  epopea. 
Compi  il  suo  ragionamento  coli'  esortare  la  gioventù  a  consultare  gli  oracoli  del- 
l' età  loro  prima  di  accingersi  in  una  palestra  che  non  promette  più  allori ,  ed 
avvertendo  che  chi  non  cammina  co'  tempi  deve  senza  più  esser  travolto  dal- 
l' onda  delle  impazienti  generazioni. 

Il  sig.  Notarianni  lesse  una  dissertazione  intorno  all'  origine  di  Roma  ,  nella 
quale  dopo  avere  enumerate  le  diverse  sentenze  degli  storici  antichi  e  moderni 
su  tale  argomento  ,  manifestò  l'opinione  che  Romolo  fosse  il  restauratore,  non 
il  fondatore  della  città  a  lui  preesistente,  e  fondata  dagli  Aborigeni. 

Il  sig.  abate  Rucca  lesse  quindi  un  breve  scritto  sulle  vere  radici  de'  vocaboli 
greci ,  nel  quale  dopo  aver  tributato  le  sue  lodi  alla  lingua  di  Omero ,  dichiarò 
non  essere  essa  suffìciente  a  porgere  l'etimologia  di  molte  voci ,  studiandosi  di 


—  Gaó  — 

provare  colle  voci  esprimenti  Dio  e  Mercurio,  come  la  stessa  lingua  ne  derivasse 
le  radici  dalla  celtica. 

Il  padre  Grillo  lesse  dopo  una  disseriazione  sulle  pitture  delle  catacombe,  nel- 
la quale  dopo  avere  enumerato  gli  scrittori  italiani  e  stranieri  che  svolsero  il 
prìmiti\o  simbolismo  cristiano,  si  fece  iimanzi  tutto  a  provare  come  solo  dopoi 
principi  posti  da  Winckcimann  questi  studi  giungessero  ad  un  grado  di  perfe- 
zione. Quindi  colla  scorta  delle  dotte  ricerche  di  Raoul-Rochette  prese  ad  esa- 
minare al(|uante  pitture  esistenti  nelle  catacombe  di  Roma,  ne  descrisse  le  im- 
magini e  i  simboli ,  e  conchiuse  che  i  primitivi  Cristiani ,  tuttoché  serbassero 
nelle  loro  rappresentazioni  le  forme,  i  miti  e  le  apparenze  pagane,  vi  accoppia- 
rono nondimeno  sempre  un  signilicato  puramente  cristiano.  In  questo  lavoro 
egli  procedette  sempre  sulle  tracce  del  benemerito  Raoul-Rochette  ,  da  lui  solo 
discordando  in  ciò  che  concerne  la  istituzione  delle  agapi,  le  quali  furono  a  suo 
giudizio  una  nuova  costumanza  cristiana. 

Per  ultimo  il  sig.  Presidente  cav.  Avellino  comunicò  alla  Sezione  varie  di- 
sposizioni della  Presidenza  generale,  nonché  alcuni  in\iti  fatti  ai  membri  della 
medesima.  Indi  annunziò  un  dono  per  la  seguente  tornata  a  tutti  i  membri  stes- 
si per  parte  del  sig.  Commendatore  Antonio  Spinelli  di  Scalea  di  un  suo  la- 
voro, nel  quale,  ad  occasione  del  passaggio  dc°  pubblici  archivi  di  Napoli  daCa- 
slelcapuano  nell'ediQzio  del  convento  di  S.  Severino,  si  tratta  della  origine  e  del- 
le sorli  degli  archivi  presso  gli  antichi  ;  di  quelli  formati  dopo  le  invasioni  bar- 
bariche per  opera  principalmente  de'monaci  ;  degli  archivi  pubblici  e  privati  dopo 
la  propagazione  del  Cristianesimo,  annoverandosi  quelli  del  Palagio,  delle  Chiese, 
de'Monasteri ,  delle  Badie,  delle  Parrocchie,  de'  Capitoli,  delle  Congregazioni,  de' 
Concilii  e  della  Chiesa  Romana  ;  degli  archivi  naix)letani ,  e  in  prima  de' Ire  cele- 
bri archivi  Benedettini  di  Cava,  Montevergine  e  Montecasino.  Si  ragiona  poscia 
de'|)ubblici  archi\i  di  Palermo,  Lucerà,  Canosa,  Melfi,  Napoli,  nonché  di  quelli 
della  Regia  Zecca ,  della  Regia  Camera ,  de'  Quinternioni  e  Cedolarii,  e  in  line  del 
famoso  generale  archivio  de'  Notai ,  base  e  fondamento  del  provvidissimo  sistema 
della  pubblicità  delle  ipoteche.  Nel  quale  ragionamento,  oltre  all' esser  descritte 
tutte  le  carte  degli  archivi  pubblici  di  Napoli  e  quelli  di  recente  aggiunti ,  prin- 
cipal  luogo  ha  la  diplomatica,  le  gravi  quistioni  si  rimembrano  agitatesi  fra'  più 


—  656  — 

dotti  scrittori  della  materia  intorno  alle  carte  vere  e  false  ,  e  le  sane  massime, 
sulle  quali  si  è  finalmente  riposata  la  scienza.  E  notali  i  felici  effetti  che  sono  ve- 
nuti alla  storia  ed  alla  civiltà  dalle  opere  diplomatiche  pubblicale  in  Francia  dal 
Bouquet ,  dal  Buchon  e  da  altri  dotti  ;  in  Germania  dal  Pertz ,  nel  Bel(;io  dal 
Rciffenber!;,  nonché  da'Torincsi ,  Lucchesi  e  Siciliani,  e  principalmente  dai;!' In- 
glesi ,  parhisi  della  necessità  di  pubblicarsi  per  le  stampe  gli  atti  ))iu  antichi  ed 
imimrtantì  di  tutti  gli  archivi  per  la  generale  storia  di  Europa. 

Segue  r  esposizione  delle  più  classiche  raccolte  di  documenti  fatte  ne' diversi 
stali  di  Europa  dal  XV  secolo  sino  a'  di  nostri,  per  le  quali  si  prova  il  movi- 
mento storico  ogni  di  più  crescente:  e  si  passa  a  dire  della  maravigliosa  quan- 
tità delle  antiche  carie  dell'archivio  Napoletano,  sommanlo  nientemeno  che  a 
meglio  di  420,000,  distintamente  enunciate  nel  numero  de' loro  volumi  e  nel- 
la qualità:  se  bolle  cioè,  istrumenti,  diplomi,  atti  governativi,  se  in  pergame- 
na o  bambagine,  e  se  in  latino,  in  greco,  o  bilingui;  e  cosi  di  più  che  246,000 
altre  cai'le  de'  famosi  archivi  di  Cava,  Montevergine  e  Montecasino  ,  sezioni  di 
quello  di  Napoli,  in  egual  modo  classificalo,  nonché  in  fine  di  1122  codici  e 
manoscritti,  che  negli  archivi  slessi  e  in  quello  di  Napoli  si  conservano. 

Come  applicazione  de'  principi  sopra  esposti  parlasi  dello  splendore,  a  cui  gli 
archivi  di  questa  metropoli  sono  stati  condotti  dal  real  Governo  ,  avendoli  tra- 
sferiti dalle  tenebrose  e  squallide  stanze  di  Castelcapuano  nelle  nuove  e  splendi- 
de nel  convento  di  S.  Severino;  al  quale  proposito  non  solo  si  descrivono  le  va- 
ste sale,  i  portici,  gli  affreschi  e  i  giardini  che  adornano  il  grande  edilizio,  ma  si 
dà  altresì  piena  ragione  delle  leggi  e  degli  statuti  risguardanti  gli  archivi  di  que- 
sto Regno ,  e  delle  classi  in  cui  sono  distinti  tutti  gli  atti  del  Governo ,  perché  a 
comodo  delle  pubbliche  amministrazioni  e  de'  particolari  possano  facilmente  ri- 
cercarsi. In  aggiunta  di  che  si  espone  ancora  quanto  si  é  operato  per  rendere  l'ar- 
chivio Napoletano  a  verun  altro  di  Europa  secondo  in  fallo  di  antiche  opere  pro- 
seguite e  di  nuove  date  in  luce;  delle  quali  l'una  é  il  Sijllabux  membmnaruin  ad 
regiae  Sicìae  Archivum  pertinentium ,  di  cui  si  è  testé  pubblicato  il  3.°  volume  ;  e 
r  altra  è  intitolata  Regii  Neapolilani  Archivi  monumenla  edita  ac  illustrala,  della 
quale  una  prima  parte  dal  703  al  947  ha  già  veduto  la  luce,  e  che  ha  sull'altro  il 
vantaggio  di  presentare  il  testo  intero  delle  pergamene  con  acconce  illustrazioni. 


—  657  — 

Sì  conchiudc  in  fine  che  la  nobile  gara  accesa  in  tutta  Europa  di  dar  fuori  gli 
antichi  atti ,  promovendu  I'  alto  principio  die  in  tanto  sono  utili  gli  archivi ,  in 
quanto  sono  pubblici ,  non  potrà  mancare  di  produrre  utili  frutti  al  progresso 
della  storia,  della  diplomatica  e  della  scien/.a. 

Il  cav.  Giovambattista  l'inati  trasmettendo  in  dono  ai  membri  della  Sezione 
parecchi  esem|>lari  del  suo  manuale  degli  scavi  di  Ercolano ,  Pompei  e  Stabia  , 
accompagnato  da  due  tavole,  rappresentante  1"  una  lo  stalo  attuale  degli  scavi 
Ercolanesi,  e  l'altra  la  pianta  della  cospicua  casa  Pompeiana  detta  del  Fauno,  par- 
tecipò in  iscritto  ai  medesimi  come  egli  stia  ora  compilando  un  lavoro  fondato 
su' monumenti  che  si  vanno  scoprendo  in  America,  inteso  a  dimostrare  che  il 
Nuovo  Mondo  non  solo  fu  nolo  a  qualche  nazione  dell'  antichità  ,  ma  eh'  ebbe 
ancora  per  qualche  teai|>o  commercio  colla  nazione  stessa  per  vie  diverse  da 
quelle  del  settentrione ,  le  quali  furono  |>er  naturali  e  politiche  vicende  inter- 
rotte ed  obbliate.  Per  la  mancanza  di  alcuni  disegni  de'  monumenti  ha  dovuto 
per  ora  rimanersi  dal  proseguire  le  proprie  osservazioni ,  delle  quali  presentò  la 
soia  idea  al  Congresso. 

Il  Presidente  —  Francesco  AIaria  Avt:llino 


j  Bernardino  Biondelli 


1  Segretari 

{  NlCCOLA  CORCIA 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  1845 


JLetto  ed  approvato  l'atto  verbale  della  precedente  adunanza,  il  N'ice-presidente  . 
rav.  de  Luca  lesse  una  nota  della  Commessione  incaricata  di  proporre  i  mezzi 
pili  acconci  per  la  istituzione  di  una  Società  archeologico-gcografica  italiana , 
rettificando  i  paragrafi  della  prima  sua  proposta,  e  riducendo  gii  altri  ne' termi- 
ni seguenti  : 

<(  La  Sezione  di  Archeologia  e  Geografia  del  VII  Congresso  degli  scienziati 
«  d' Italia  esprime  il  voto  che  s' istituisca  una  Società  italiana  di  Arciieologia  e 
«  Geografia,  intesa  a  promuovere  tali  studi  in  tutta  la  penisola. 

«  Questa  Società  dovrebbe  esser  divisa  in  due  classi ,  di  Geografia  e  di  Arclieo- 
«  logia. 

«  La  elasse  di  Geografia  dovrebbe  suddividersi  in  due  parli ,  vale  a  dire 
1.'  Geografia  naturale,  Oreografia,  Idrografia,  Ipsomelria;  2.'  Geografia  slorica, 
ovvero  storia  de'  luoghi. 

«  La  classe  di  Archeologia  dovrebbe  pure  suddividersi  in  due  parti  :  I.-"  Mo- 
«  numenti,  epigrafia,  amichila  figurata;  2.»  Linguistica,  suddividendosi  in  lingue 
«  occidentali ,  e  lingue  orientali. 


-.  659  — 

n  La  Sezione  di  Archeologia  e  GeograOa  del  VII  Congresso  raccomanda  la 
«  istituzione  di  detta  Società  al  Congresso  di  Genova  nelle  forme  che  giudiche- 
«  rà  più  acconce  e  più  utili  a  queste  scienze. 

Tutti  i  membri  della  Sezione  di  unanime  accordo  approvarono  la  proposta 
della  Commissione. 

Il  principe  di  Canino  fece  quindi  alcune  comunicazioni,  cioè  1.»  presentò  al- 
la Sezione  la  carta  di  circumnavigazione  dell'  ultima  spedizione  americana  fatta 
al  Polo  antartico  sotto  il  comando  del  capitano  Wilkes,  onde  le  scoperte  ivi  de- 
scritte si  comunicassero  al  geografo  Benedetto  Marzolla ,  il  quale  sta  pubblican- 
do un  Atlante  geografico  universale;  2."  partecipò  una  preghiera  del  cav.  Pie- 
tro Ercole  Visconti,  il  quale  si  appellò  all'  autorità  della  Sezione  per  un  parere 
sopra  un  suo  dritto  di  autore,  depositando  le  carte  a  ciò  relative  nelle  mani  del 
sig.  Presidente,  affìnchè  giudicasse  se  tale  quistione  sia  di  spettanza  della  Se- 
zione, ed  eleggesse  in  caso  affermativo  un'  apposita  Commissione.  Essendo  sta- 
to dalla  Sezione  giudicalo  di  non  poter  essa  occuparsi  dell'  esame  di  cosi  fatta 
quistione,  come  straniera  alla  sua  istituzione,  questa  dimanda  rimase  senza  ef- 
fetto; 3.°  il  principe  stesso  ragionò  di  un  carro  etrusco  scavato  non  ha  guari 
tempo  nella  sua  terra  di  Canino  ;  ne  indicò  il  luogo  vicino  alla  Fiora  ;  descris- 
se un  sepolcreto,  presso  il  quale  si  rinvennero  le  ruote,  quattro  scheletri  di  ca- 
vallo ed  un  timone,  oltre  a  due  teschi  di  cane,  ed  altri  arnesi  appartenenti  ad 
una  quadriga. 

Quindi  il  prof.  Ghibellini  ed  il  cav.  de  Luca  aggiunsero  alcune  osservazioni 
sulla  carta  presentata  dal  principe  di  Canino.  Espose  il  Ghibellini  notizie  mollo 
più  recenti,  cioè  1."  una  carta  geograflca  del  tedesco  Stieler  del  1844  ,  nella 
quale  si  danno  delle  terre  antartiche  notizie  più  specificate  ,  e  si  nota  ancora 
l'esistenza  del  vulcano  Èrebo;  2."  una  grande  carta  americana  dell' anno  stesso 
1844,  nella  quale  oltre  le  dette  notizie  delle  terre  antartiche  si  nota  la  circum- 
navigazione dell' America  settentrionale  compita  da  Simpson.  Il  cav.  de  Luca 
ricordò  la  carta  del  sud-ovest  della  Nuova  Guinea  ,  levata  e  disegnata  dal  sig. 
Vicendon  Dumoulin,  Ingegnere  idrografo  della  R.  Marina  di  Francia,  a  bordo 
della  corvetta  l' Aslroìabio  e  la  Zelée  ,  giusta  le  osservazioni  degli  Ufiziali  della 
corvetta  medesima  :  nonclié  la  spedizione  al  polo  australe  e  nell'  Oceania  ,  co- 


—  CfiO  — 

mandata  dal  si;;.  Dumond  d' Urvillc  capitano  di  vascello  ,  ne'  mesi  di  marzo  , 
aprile  e  Diaggio  del  1839,  descritta  nel  iSMi  dal  Ministero  di  Marina  di  Francia. 

Il  cav.  di  S.  Quintino  die  poscia  notizia  in  brevi  parole  di  una  moneta  ine- 
dita capuana  de' secoli  di  mozzo.  Essendo  a  tutti  noto  come  l'antica  zecca  di 
Capua.  dopo  un  riposo  di  molti  secoli,  fu  riaperta  da' principi  Longobardi  Lan- 
dolfo, l'amlolfo  ed  Atenolfo  nel  X  secolo,  e  nuovamente  nel  secolo  XI  da' Nor- 
manni, il  eh.  nummologo  fece  osservare  come  già  prima  queir  oflìcina  era  sta- 
ta rinnovata  al  cadere  del  IX  secolo  da  Papa  Giovanni  Vili.  Al  qual  fine  allegò 
la  testimonianza  di  Erchcmperto  ,  il  quale  nel  capitolo  XLVII  della  sua  storia 
de'  principi  Longobardi  racconta  come  nell'  anno  870  il  conte  e  gastaldo  di  Ca- 
pua  Pandonolfo,  vassallo  de'  principi  di  Salerno  Waiferio  e  Guaimario,  e  cogna- 
to di  Radelgiso  principe  di  Benevento,  a  fine  di  ottenere  favore  e  protezione 
dal  mentovato  Pontefice ,  fece  omaggio  del  suo  Contado  alla  Chiesa  Romana. 
Non  indugiò  Giovanni  VIII  a  recarsi  in  Capua  in  queir  anno  medesimo  ,  o  nel 
seguente,  e  vi  esercitò  autorità  sovrana.  Le  pubbliche  scritture  furono  intitola- 
te del  suo  nome,  ed  in  nome  di  lui  furono  coniate  nuove  monete.  Comechè 
alcuna  di  quelle  carte,  prosegui  a  dire  il  lodato  nummologo  ,  non  siaci  perve- 
nuta ,  sussiste  nondimeno  ima  delle  mentovate  monete  ,  unica  forse ,  la  quale 
rende  testimonianza  alla  veracità  dal  citato  scrittore.  Era  questa  moneta  collo- 
cata fra  le  incerte  nella  collezione  del  benemerito  Rev.  D.  Giuseppe  Tafuri,  Ar- 
cidiacono nella  Cattedrale  di  Castellaneta.  E  un  denaro  di  fine  argento,  sul  qua- 
le da  una  parte  nel  campo  è  una  croce,  ed  in  giro  si  legge  Johannes  papa  ;  e 
dall'  altra  nella  leggenda  è  scritto  sanctvs  petrvs  ,  e  nell'  area  in  una  sola  linea 
le  lettere  cap,  iniziali  del  nome  di  Capua.  Osservando  in  fine  come  Pandonolfo 
tenne  il  governo  di  quella  città  non  più  di  tre  anni  ed  otto  mesi ,  e  che  nell'an- 
no 882 ,  colto  a  tradimento  da'  nemici ,  fu  menato  prigione  in  Napoli ,  dove  mori 
oscuramente  ,  afTerniò  che  in  quello  spazio  di  tempo  ebbe  ad  esser  battuto  quel 
denaro,  e  che  non  fu  di  maggior  durata  la  sovranità  de' Pontefici  romani  nel 
contado  Capuano,  sovTanità  conosciuta  dal  Muratori,  ma  rispetto  alla  quale  in- 
gannavasi  il  grand' uomo,  volendosi  allontanare  dall'  autorità  di  Erchemperlo, 
posta  dal  cav.  di  S.  Quintino  in  piena  luce. 

Il  sig.  Marzolla,  dopo  aver  parlato  dell'Atlante  geografico  italiano  ch'egli  sta 


—  COI  — 

piiliblicando  col  pennello  su  pietra ,  s' inlratlcnnc  sul  modo  di  trascrivere  i  no- 
mi geografici  in  lingua  italiana;  e  propose  clic,  in  Tuori  di  quc'  nomi  che  sono 
universalmenle  usali  in  italiano  nelle  opero  più  classiche  di  geografia  e  storia, 
si  debba  per  gli  allri  ritenere  1'  orlogralia  della  lingua  ,  alla  quale  etnografica- 
mente a|iparlengono,  quando  essa  fa  uso  dell'italiano  alfabeto;  e  che  in  caso 
diverso  dcbbasi  esprimere  coli' ortografia  latina  il  suono  proprio  della  straniera, 
onde  il  nome  non  venga  trasformato  ,  ma  sia  egualmente  inteso  dagl'  italiani 
cultori  della  geografia. 

Il  sig.  del  (liudice  lesse  di  poi  alcune  osservazioni  sopra  un  diploma  di  Sergio 
V.  duca  di  Napoli  del  1 13t ,  che  serbasi  nel  grande  archivio  del  Ileguo ,  col  qua- 
le questo  Duca  conferma  al  monistero  di  S.  Severino  e  Sossio  tutti  i  beni  che 
I)ossedeva.  Dopo  aver  egli  osservato  la  scrittura  di  questo  diploma ,  conforme  a' 
caratteri  longobardi  usati  nel  medio  evo  ne'  vicini  Principati ,  avverti  che  unito 
allo  stesso  è  un  suggello  di  cera  in  forma  circolare ,  sul  quale  dopo  una  piccola 
croce  sta  scritto  SEncivs  consvl  et  dvx  ,  contro  il  costume  de'  Duchi ,  i  quali  non 
solevano  suggellare  1  loro  diplomi.  Avverti  in  fine  come  le  formole  di  questo 
«lìploma  differiscono  da  quelle  de'  primi  Duchi ,  con  che  tentò  di  avvalorare  l'o- 
pinione di  alcuni  storici ,  i  quali  affermarono  che  sotto  il  governo  degli  ultimi 
Duchi  gì'  Imperatori  Bizantini  serbarono  appena  un'  ombra  di  sovranità  sul  Du- 
calo di  Napoli.  Pose  termine  alla  sua  scrittura  col  dar  cenno  del  nuovo  ordina- 
mento del  grande  archivio  del  Regno  fatto  per  cura  di  S.  E.  il  Ministro  degli 
affari  interni,  e  del  suo  assessore  il  sig.  Commendatore  Spinelli  di  Scalea,  So- 
])rantendente  dell'  archivio  medesimo. 

Il  sig.  Luigi  Maria  Greco  propose  alcune  sue  considerazioni  intorno  al  ve- 
ro silo  della  città  di  Pandosia  nella  Brezia.  Ed  allegate  in  prima  le  testimo- 
nianze di  Livio  (Vili,  2i  ),  di  Strabone  (VI,  255).  e  di  Plinio  [Hist.  N.  HI,  5) 
dalle  quali  chiaramente  si  raccoglie  che  Pandosia,  antica  sede  de' re  Enotri,  era 
nella  parte  mediterranea  della  Brezia  in  vicinanza  di  Cosenza ,  riferi  la'  comune 
opinione  degli  scrittori  calabresi  Barrio,  Quatlroniani,  Maralioti,  Amato,  Fiore 
ed  Aceti ,  i  quali  ({nella  città  hanno  riconosciuta  e  situata  tra  Mendicino  e  Ca- 
stelfranco poco  lungi  da  Cosenza ,  dov'  è  un'  altura  a  tre  gioghi ,  bagnata  alla  ba- 
se da  un  liume ,  secondo  la  descrizione  di  Livio ,  e  rimane  il  nome  di  Pantusa 

8i 


—  f)f)2  — 

ad  una  vasta  estensione  di  terreno,  che  bene  accenna  al  nome  di  Pandosia.  A 
conformare  la  quale  topografia,  oltre  ad  alcune  considerazioni  sulla  memorabile 
disfatta  dell"  esercito  di  Alessandro  re  di  Ispiro  ,  il  quale  cadde  trafitto  presso 
l'Aclieronle,  ricordò  il  ritrovamento  nell'  indicato  sito  di  sepolcri,  lucerne,  can- 
delabri, rozzi  vasi,  idolotti  ed  altre  anticaglie,  (loncliiuse  coli' ojiporsi  all'opi- 
nione del  sig.  Duca  di  I.uynes,  il  quale  pel  luogo  simile  alla  descrizione  di  Li- 
vio ha  sostenuto  che  quella  città  doveasi  ritrovare  nell'  odierna  Cerenzia  ,  per- 
chè non  vicina  a  Cosenza,  ne  dista  anzi  circa  50  miglia,  e  perché,  nonostante 
che  Cerenzia  dominante  tre  allure  poco  discoste  Ira  loro,  bagnate  alla  base  da 
un  lìume,  ed  opportune  ad  incursioni  cosi  nella  regione  liruzia ,  come  nella  Lu- 
cana ,  abbia  una  topografia  rassomigliante  a  quella  di  l'andosia  e  de'  suoi  din- 
torni ,  ben  poteva  in  altro  sito  esser  posta  qucst'  antica  sede  de'  re  Enotri. 

Indi  il  sig.  Abate  Fornaro  cercò  dimostrare  in  un  breve  ragionamento  co- 
me collo  studio  de'libri  sacri  del  settentrione  può  arricchirsi  l'archeologia  in 
generale  ,  ed  illustrarsi  spezialmente  l'archeologia  classica.  Avendo  a  tal  uopo 
istituito  qualche  confrouto  fra  i  miti  racchiusi  nell'  Ldda  non  solo  con  alcune 
credenze  e  superstizioni  della  Grecia ,  ma  ancora  con  certe  dottrine  de'  greci 
<ìloso(ì ,  osservatane  l'analogìa  ,  conchiusc  il  suo  dire  coll'esortare  allo  studio  del- 
la mitologìa  settentrionale  ,  associandolo  a  quello  della  mitologia  classica. 

Il  sig.  De  Ritis  propose  quindi  varie  sue  nuove  osservazioni  per  una  geogra- 
fica distribuzione  de' dialetti  d'Italia.  E  in  prima  sostenne  doversi  nella  /c.<si- 
grafia  ,  non  già  nel  ijloasario  ricercare  le  filiazioni ,  le  parentele ,  le  varietà  de- 
gli umani  idiomi,  intendendo  per  lessigrafla  l'insieme  di  quelle  forme  fonetiche 
che  A'arrone  diceva  amminicoH  del  linguaggio  ,  il  cosi  o  cosi  da  varii  popoli  adot- 
tato ad  esprimere  le  condizioni  cardinali  indispensabili  perchè  umtì  favelli;  la  for- 
ma fonica  in  somma  di  quella  lessigrafia  ideale,  senza  di  che  esser  non  vi  |k)- 
Irebbe  traduzione  da  idioma  ad  idioma ,  e  la  cui  prolTerenza  più  o  meno  diversa 
costituisce  le  vere  caratteristiche  diiTerenziali  tra  popoli  di  molte  favelle,  tult»)- 
chè  nel  loro  glossario  innumerevoli  ne  «eno  i  temi  comuni ,  ma  sempre  alle  in- 
flessioni delle  speciali  lessigrafic  accomodati.  Disse  quindi  come  contali  vedute 
sia  da  trovar  modo  d'istituire  le  ricerche  sulla  diramazione  de' popoli,  credendo 
tutta  la  storia  dell' Occidciile  coordinata  con  le  tradizioni  orientali,  e  diramar- 


—  663  — 

si  in  Ire  dialctli  il  patriarcale  idioma  dell'  audace  progenie  rfi  Giapelo ,  germani- 
co, ellenico,  laziale;  e  che,  mentre  i  due  ultimi  si  artifìziavano  in  lingue  let- 
terale, rimase  nel  popolo  <|iiella  s|)eeiale  A'  injìcitire  le  voci,  ciie  Varrone  disse 
alla  vernacola.  E  fu  di  opinione,  questa  verìuuuia  loiinvla  estendersi  da' monti  cen- 
trali dell'Italia  anelie  oltre  le  Alpi,  e  la  sostenne  identica  nelle  condizioni  prin- 
cipali d(>lla  lessigralia  con  gì'  idiomi  del  mezzodì  di  Europa  ;  né  essere  la  lingua 
d'oc  altro  clic  la  stessa  lingua  del  .<ti  con  accento  lombardo  pronunziata.  Sosten- 
ne ancora  la  lingua  aulica  dell'  Italia  doversi  al  più  bel  fiore  somministrato  da 
tutti  i  dialetti,  e  i  Ironrainenli ,  caratteristica  de' dialetti  di  lutti  i  volghi  d'Italia, 
olire  jlesMone  degli  Appennini  aver  rafforzata  ,  nobilitala,  illcgiadrita  la  prolTeren- 
za  de' volgili  meridionali  sempre  vocalizzante,  e  perciò  di  soverchio  sdolcinata. 
Da  ultimo  conchiuse  tutte  le  città  italiche  esser  concorse ,  e  dover  tuttavia  con- 
correre per  provvedere  ai  bisogni  del  comune  italico  linguaggio ,  il  quale  rima- 
ner non  deve  stazionario  nel  progresso  della  civilli'i  e  delle  industrie  umane,  ne 
adagiarsi  alle  convenienze  di  un  solo  volgo,  ma  di  tutte  quante  le  plebi  d' Italia, 
e  non  renderne  arcano  il  ghsaaiio ,  quando  ne  bau  tutte  varia  bensi ,  ma  non 
diversa  la  lesaigra/ia  ,  e  tutte,  nessuna  esclusa,  la  sembianza  materna  riprodu- 
cono. 

Dopo  di  che  D.  Angelo  Grillo  Cassinese  disse  che  sarebbe  cosa  utilissima  per 
le  lettere  italiane  la  compilazione  di  un  Dizionario  di  tutti  i  dialetti  d' Italia  e 
delle  isole  adiacenti  ,  coli' etimologia  delle  voci  di  origine  greca,  latina  ,  araba, 
longobarda,  francese,  spagnola  ecc.  ;  delle  lingue  in  somma  di  tutti  i  popoli 
che  invasero  la  nostra  penisola.  Al  quale  proposito  si  avvisò  che  sarebte  me- 
stieri stabilire  una  società  di  filologi ,  dotti  in  molte  lingue ,  la  quale  aprisse  le 
sue  relazioni  con  uomini  di  lettere  delle  |>rovincie  italiane,  ricevendo  da  (piesti 
un  catalogo  di  tutte  le  voci  volgari  adoprate  ne' rispettivi  paesi;  del  che  potreb- 
bero occuparsi  le  accademie,  che  si  trovano  nelle  città  dello  provincie. 

Il  sig.  Giudice  Gennaro  Riccio  comunicò  dipoi  alla  Sezione  i  sommi  capi  di 
una  sua  memoria  sulle  monete  attribuite  alla  zecca  dell'antica  Luceria,  città  ca- 
pitale della  Daunia ,  memoria  che  proponevasi  dare  in  breve  alla  luce.  Divise 
quelle  monete  in  sei  classi,  nella  prima  delle  quali  comprese  gli  assi  fusi  supe- 
riori in  peso  a  quelli  di  Roma  ;  nella  2.'  gli  assi  fusi  di  minor  peso  e  con  V  arcai- 


—  664  — 

ca ,  nonclié  gli  assi  pubblicali  dagl'  illuslralori  del  Museo  Kircherlano ,  com- 
presovi il  semi-asse;  nella  3.*  le  monete  attribuite  d'ordinario  a  Lucerla  ,  alle 
quali  .iggiunse  quella  con  la  luna  crescente  ,  trascurata  dal  Carelli  ;  nella  4.'  le 
monete  di  stile  poiicgrino  con  rnililomi  e  figure  diversi  da  quelli  di  Roma  col  no- 
me di  ROMA  e  la  iniziale  V ,  pubblicando  per  la  prima  volta  il  sestante,  la  semon- 
cia  ed  il  sesterzio  di  argento,  e  quindi  la  più  compiuta  divisione  dell'asse  e  del 
denario  di  una  zecca  non  romana.  Le  due  ultime  classi  di  vario  peso  sestanlario 
ed  unciale  sono  costituite  dagli  assi  e  loro  parti  uniformi  a'  Romani,  ma  aventi 
il  solito  V  indizio  della  propria  zecca. 

Il  sig.  RalTaele  Gargiulo  descrisse  quindi  la  particolare  costruzione  di  alcune 
bilance  scoverte  in  Pompei,  nelle  quali  trovansi  combinali  i  due  sistemi,  l'uno 
delle  due  braccia  eguali  portanti  due  coppe  di  egual  peso,  l' altro  del  marcbio  o 
romano  scorrente  sopra  un  braccio  della  bilancia ,  pel  quale  veggonsi  segnate  le 
frazioni  dell'unità  di  peso. 

Il  sig.  Omboni  lesse  quindi  una  memoria  di  un  suo  viaggio  sul  fiume  Gaboon 
neir.\frica  occidentale.  La  foce  di  questo  lìunio  detto  Anemia  dap;!' Indigeni  è  Ira 
il  Capo  Corisco  al  N.  e  la  punta  Sandy  al  S.  Ha  ì'ò  miglia  di  largbezza,  ed  una 
profondità  in  varii  luoghi  da  oltrepassare  lo  scandaglio  che  aveva  seco  di  200 
braccia.  É  posto  a  0°  20'  di  lai.  N.  ed  a  8"  22'  long.  Green,  e  non  già,  come  al- 
cuni geografi  1'  hanno  situato  immediatamente  sotto  la  linea  od  a  0°  30;  dichia- 
rando di  aver  fatte  le  proprie  osservazioni  a  tult'aglo  econ  la  massima  precisione. 
Die  contezza  dc'Negri  di  Bangoa  posti  sulla  destra  riva,  i  quali  sono  infidi  , 
ladri  e  crudeli  ;  del  regno  d' Impongoe,  il  quale  si  estende  fino  alla  divisione  del 
fiume  su  la  destra  sponda  ,  e  di  cui  era  capo  Oga  Dotilo,  descrivendone  il  com- 
mercio di  cambio  ,  la  qualità  delle  produzioni  e  de'  terreni ,  gli  usi  e  costumi 
degli  abitatori.  Fssendo  egli  risalito  per  altre  '(.'3  miglia,  ove  il  fiume  dividesi  in 
due  rami,  dalle  notizie  raccolte  tra  que'  Negri  più  intelligenti,  i  quali  vanno  a 
commerciarvi ,  espose  la  sua  opinione  che  con  un  ramo  il  (jalioon  comunichi  col 
Nigcr,  e  coir  altro  conio  Zaire.  Passò  quindi  a  descrivere  le  due  isolette,  l'una 
detta  Embemi ,  o  del  Re ,  l'altra  de'  PappagaJK.  È  questa  deserta ,  l' altra  popolata 
da  circa  llu  Negri,  formanti  quasi  una  stessa  famiglia  ,  della  quale  pochi  anni 
or  sono  viveva  ancora  il  vecchio  capo ,  o  padre. 


—  C65  — 

Ricordò  indi  come  essendosi  avvenuto  nel  sig.  Pietro  Picard,  naturalista  gi- 
nevrino, e  con  lui  associatosi  negli  studi  di  quelle  contrade,  visitarono  l' in- 
temo del  paese  di  Deny ,  sulla  sinistra  riva  del  fiume.  Smarritisi  in  quelle  selve 
primitive  e  sorpresi  dalla  notte  ,  il  Picard  per  1'  umidità  sovraccaricata  di  aria  nie- 
titica ,  e  forse  ancora  per  lo  spavento  del  corso  jìcricolo ,  fu  preso  da  una  lerri- 
l>ile  malattia,  che  lo  portò  alla  tomba  in  -i8  ore.  L' Omboni  ricordò  don  dolore 
la  perdita  di  questo  giovine  viaggiatore ,  onde  per  l' amore  della  scienza  sia  con- 
fidato il  suo  uomo  alla  riconoscenza  delle  eulte  nazioni.  Descrisse  inline  il  vil- 
laggio di  Deny,  e  ne  calcolò  la  popolazione  a  2800  abitanti.  Parlò  della  loro  lin- 
gua ,  del  loro  esteso  commercio  ,  e  delle  loro  arti  ;  le  quali  mostrano  una  gran- 
de tendenza  ad  avanzare  nella  coltura  dell"  ingegno.  E  dopo  aver  data  l' ictiologia 
del  fiume,  raccontò  la  storia  di  un  Pongo  ,  od  Ourang-Outang,  comperato  dal 
Capitano  Day  inglese  sul  fiume  Danger  ,  i  cui  particolari  sono  curiosi  ed  impor- 
tanti ,  percioccbé  di  questa  specie  non  si  lianno  ancora  notizie  bene  esalte  nella 
storia  naturale.  Facendone  il  confronto  con  un  altro  da  lui  veduto  nel  Bihé ,  os- 
servò die  questo  esser  doveva  malaticcio  e  mutato  dall'  educazione ,  conviven- 
do per  sci  mesi  con  giovani  Negri.  Pose  termine  alla  sua  memoria  con  minute 
considerazioni  sulla  posizione  di  quel  luogo  e  sui  vantaggi  die  trarne  potrebbe 
la  nazione  die  vi  fondasse  una  ben  governata  fattoria. 

Il  sig.  ribìbellini  comunicò  il  sunto  di  una  sua  memoria  ,«»//«  convenienza  di 
stabilire  un  limile  tra  la  geografia  e  le  altre  scienze  a/lini  ;  nel  quale  esjiose  come 
vari  scrittori  del  nostro  secolo  uscendo  troppo  da' confini  geografici,  recbino  con- 
fusione nella  scienza.  Ad  evitare  un  tal  disordine  propose  che  in  una  vera  ope- 
ra geografica  si  abbiano  a  togliere  dall'  astronomia  le  sole  teoriche  relative  alla 
terra  ,  e  dalle  scienze  naturali  e  civili  i  soli  dati  generali  senza  dilTondersi  nei 
particolari ,  che  sono  propri  di  ogni  scienza  speciale.  Aggiunse  inoltre  che  ab- 
biasi a  dare  maggiore  estensione  alla  geografia  descrittiva,  la  quale  è  tuttora 
molto  imperfetta  ed  incompiuta. 

U  sig.  Conte  Crotti  soggiunse  poche  parole  sulla  destinazione  delle  edicole 
che  trovansi  costantemente  vicine  ai  grandi  Tempi  di  Egitto ,  nonché  un  lireve 
ragionamento  inteso  a  provare  l'anzianità  di  Menfi  in  confronto  di  Tebe.  Quan- 
to alle  edicole  ,  distinte  dalla  Commissione  rranccse  col  nome  di  Typhoniwn 


—  666  — 

e  dal  Champollion  con  quello  ili  Casa  del  parlo  della  dea  lìator  o  Venere,  nei 
quali  egli  dice  si  suppone  che  la  dea  avesse  partorito  il  suo  fijilio  Onis ,  furono 
a  parere  del  Crolli  i  lenipii,  ne' quali  si  celebravano  \i\i  sponsali  del  popolo,  dei 
grandi,  e  forse  anche  de' Uè.  Olire  che,  prosegui  a  dire  .  un  lale  edìli/io  secon- 
do l'opinione  del  llhanipollion  non  avrebbe  avula  nessuna  positiva  deslina/io- 
ne ,  non  indicando  che  un  religioso  niislcro,  atfcrmù  che  le  osservazioni  fatlene 
sul  luogo  gli  appalesarono  l 'esistenza  di  una  piscina  costanlcniente  attigua  a' delti 
piccoli  tempii ,  la  quale  gli  sembrò  die  fosse  destinala  per  le  abluzioni  o  purifi- 
cazioni degli  spasi  prima  di  essere  ammessi  nel  tempio  per  celebrarvi  il  matri- 
monio. E  fu  di  opinione  che  le  ligure  ,  le  quali  decoravano  l' interno  del  tempio 
erano  destinate  ad  istruire  la  sposa  ne" doveri  di  madre ,  come  i  mostri  eflìgiati 
all'esterno  di  essi  ad  indicare  i  vizii,  di  cui  si  erano  spogliali  gli  sposi  dopo  la 
purificazione  e  la  cerimonia  nuziale  :  riti  religiosi  che  dagli  Egizii  si  trasmisero 
a' Greci. 

Passando  all'altro  mentovato  subbietto,  sebbene,  egli  disse,  la  comune  opi- 
nione propenda  a  ritener  Tebe  più  antica  di  Menfi,  per  quanto  ne  narrano  Ero- 
doto ed  Ecateo  di  Milelo  ,  ai  quali ,  come  essi  storici  alTermano ,  venne  mostrala 
da' Sacerdoti  del  gran  tempio  di  Giove  Ammone  una  prodigiosa  serie  di  gene- 
razioni rai>presenlate  dalle  sUtue  de'  Pontetìci  che  di  padre  in  tiglio  si  succedet- 
tero ;  basterà  nondimeno  far  riflettere  in  contrario  che  quelle  statue  ben  potet- 
tero essere  in  gran  parte  trasportate  da  Menfi  a  Tebe  quando  i  Re  Pastori  in- 
vasero l'Egitto,  cioè  durante  la  XVII  dinastia  Faraonica.  Osservò  inoltre  che  se 
Menes,  primo  re  di  Egitto  ,  e  fondatore  di  Menlì,  come  dice  lo  stesso  Erodoto, 
fu  l'autore  della  grande  piramide  di  Giseh,  la  quale  formava  parte  della  necro- 
poli di  quella  città  ,  Menli  e  non  Tebe  esser  doveva  la  città  capitale  dell'  F-gitlo, 
perchè  sede  de' suoi  primi  re,  venlidue  secoli  avanti  l'era  volgare;  non  essendo 
in  falli  nionumentu  in  Tebe,  compresi  gli  stessi  sepolcri  reali  della  valle  di  Bi- 
ban-cl-Mohtck,  il  quale  sia  anteriore  alla  XVllI  dinastia  Faraonica  ,  cioè  mollo 
posteriore  alla  mentovata  piramide.  E  conchiuse  non  sembrar  ragionevole  il  sup- 
porre che  gli  ;Vbissini ,  progenitori  degli  Egizii ,  come  assicurano  le  osserva- 
zioni craniologiche  del  dottor  F>arrey  e  le  indagini  del  celebre  Champollion,  fon- 
dassero la  loro  città  capitale  nella  pianura  di  Tebe,  dappoiché  non  presenla>a  i 


—  667  — 

v.intaRgi  che  olTrir  poteva  la  situazione  di  Mentì ,  vicina  allora  al  mare ,  prima 
clic  il  Delta  si  formasse;  vantaggi  che  poi  dcteriuinarono  i  Tolommci  a  stabilire 
la  sede  del  loro  impero nell'eccontrica  Alessandria,  fondala  dal  grande  Alessandro 
per  visto  nmiiniTciali  fin  su' contini  settentrionali  di  (lucila  parte  di  regno,  che 
col  volger  di  tanti  s(>('oli  era  stata  dal  Nilo  usurpata  al  Mediterraneo. 

Quindi  il  (iontc  Marulli  lesse  una  sua  breve  memoria  intesa  a  stabilire  il  ve- 
ro sito  della  celebre  battaglia  di  Canne.  Ricordò  in  prima  come  fin  dal  1825  di 
tal  subbietto  scrivesse  per  rischiarare  i  dubbi  di  un  riolto  Colonnello  inglese,  il 
quale  recatosi  nel  sito  di  quella  battaglia  con  la  pianta  datane  dal  l'olard  ne'suoi 
comenti  strategici  a  l'oiibio,  niente  aveane  compreso  ;  e  come  avendo  il   sig. 
capitano  Spon/illi  nella  prima  tornata  trattenuta  la  Sezione  della  fede  che  me- 
rita il  greco  storico  ed  altri  storici  antichi  rispetto  alle  evoluzioni  di  guerra , 
con  tal  sua  memoria  egli  prendeva  occasione  onde  discostarsi  dal  parere  del  suo 
C(mcittadino  di  ISarlctIa,  nel  cui  territorio  la  battaglia  fu  combattuta.   Mostrò 
erronea  la  pianta  lopogralìca  del  Folard ,  il   quale  immagina  nella  pianura  un 
alpestre  catena  di  monti ,  di  mezzo  a'  quali  fa  scaturire  1'  Aiifido  e  contro  ve- 
rità con  un  corso  rettilineo  lo  fa  scendere  ■^erso  il  mare  eh'  è  al  settentrione  , 
mentre  prendendo  1'  origine  presso  il  borgo  di  Cassano  ne'  monti  Irpini ,  entra 
nella  pianura  di  Canne  da  ponente,   e  scorre  parallelo  al  mezzodì  verso  levan- 
te, tinche  giunto  sotto  quell'antico  villaggio  con  angolo  ottuso  si  scarica  nel 
mare.  Ed  osservato  con  Polibio  che  i  «lue  campi  nemici  si  posero  alla  distanza 
di  circa  sei  miglia  uno  dall'  altro ,  e  con  Livio  che  Annibale  si  accampò  presso 
Canne  colle  spalle  al  vento  VoUiirno,  e  che  i  Romani ,  passato  l'Ofanto,  nell'ala 
dritta  eh'  era  vicina  al  fiume ,  posero  la  loro  cavalleria ,  nel  centro  la  fanterìa  , 
e  neir  ala  sinistra  la  cavalleria  degli  alleati  ;  si  trattenne  alquanto  del  vento  ì'vl- 
tur)ìo,  che  solleva  in  quegli  aridi  campi  nubi  di  polvere,  e  che  disse  altro  non 
essere  che  il  (ireco-levante  da'  marinai  detto  Grecale  ,   e  da'  Pugliesi  AUiiw  , 
perchè  arriva  su  quel  littorale  dall'  alto  mare  ;  vento  perniciosissimo,  perchè  di 
vapori  micidiali  s' impregna  nel  lungo  suo  passaggio  per  r.\driatico,  il  mare  di 
Grecia  ,  l'Arcipelago,  il  Ponto  Eussiiio,  il  mare  di  Marmora  e  forse  anclie  la 
Palude  Meotide.  Disse  che  questo  vento  spira  costante  ogni  di,  alternando  col- 
r  altro  vento  da'  l'ugliesi  detto  Botino,  quasi  piccolo  borea,  ossia  il  maestrale, 


—  668  — 

e  che  cutrambi  cominciando  a  soffiare  verso  la  metà  di  aprile ,  finiscono  in  ot- 
tobre. La  celebre  battaglia  fu  combattuta  dominando  1'  Aitino,  il  quale  comin- 
ciando a  soRìarc  tre  ore  prima  della  notte,  continua  sino  a  due  ore  prima  di 
mezzodì,  quando  subentra  il  Bon'/ìo  sino  al  ricominciare  del   Volturno.  Ed  a 
confermare  ^ie  più  il  racconto  di  Livio  e  la  posizione  del  campo  di  battaglia  in 
vicinanza  di  Canne ,  ricordò  che  uno  de'  vasti  terreni  adiacenti  all'  Ofanto  si 
è  sempre  chiamato  e  si  chiama  da  que'  naturali  la  Pezza,  o  il  campo  del  san- 
gue ,  nel  quale  si  sono  sempre  scoverte  ossa  d'  uomini  e  di  cavalli ,  frammenti 
di  armature,  nonché  monete  ed  anelli.  Ad  un  mezzo  miglio  ancora  da  questo 
campo,  nel  quale  segui  la  memorabile  battaglia,  è  un  pozzo  campestre  detto 
volgarmente  il  Pozzo  di  Paolo  Stribolo,  ossia  di  Paolo  Emilio  ,  ed  è  appunto  il 
luogo,  nel  quale  Livio  e  Plutarco  dicono  che  morisse  quel  valoroso  Console 
romano,  collega  dell'inesperto  e  prosuntuoso  Varrone.  Tali  cose  opportuna- 
mente osservate ,  passò  colla  pianta  topograQca  alla  mano  a  notare  1 ."  la  distan- 
za e  la  posizione  de'  due  campi  nemici  ;  2.°  la  direzione  del  vento  Volturno  nel- 
la pianura  spirante  contro  i  Romani  ed  alle  spalle  de'  Cartaginesi  ;  3."  la  posi- 
zione obliqua  col  sole  delle  due  linee;  4.°  la  situ<azione  verso  settentrione  de" 
Cartaginesi,  verso  mezzodì  de'  Romani;  5."  la  sponda  ulteriore  dell'  AuQdo  se- 
condo r  espressione  di  Livio,  ed  avuto  riguardo  a  que'  tempi  ;  6.°  il  passaggio 
de'  Romani  pel  fiume  onde  riunirsi  alle  truppe  del  campo  minore  avanzandosi 
al  conflitto;  7.°  la  posizione  della  cavalleria  romana  nell'ala  destra  tra  la  lor 
fanteria  ed  il  fiume  ;  e  conchiuse  intendersi  bene  il  racconto  degli  antichi  sto- 
rici ,  e  conoscersi  senza  alcun  dubbio  il  sito  della  memorabile  battaglia. 

Il  Proccurator  generale  sig.  Morelli  lesse  una  nota  del  sig.  Federico  Bursot- 
li  su  la  necessità  di  rivolgere  gli  studi  archeologici  all'  analisi  degli  elementi 
della  civiltà  umana.  La  quale  analisi  fa  egli  consistere  nello  sceverare  i  monu- 
menti dalle  tradizioni ,  e  gli  uni  e  le  altre  dalle  opinioni  degli  scrittori  ;  nel  de- 
terminarne la  natura,' lo  stato,  l'autenticità;  neh' allogarli  ne' rispettivi  tempie 
luoghi;  per  condurre  in  tal  modo  alla  scienza  dell'  andamento  delle  idee  di  eia 
scun  popolo,  e  di  quello  della  umanità.  E  poiché  tale  analisi  non  può  aspet- 
tarsi che  da'  soli  studi  archeologici ,  l' autore  espresse  il  desiderio  di  vederli  per 
questa  via  sempre  più  coltivati  in  Italia  ,  da  cui  più-  mossero  i  primi  passi  ed 


—  6Gn  — 

avanzainonti  di  essi  ;  e  foce  voto  che  la  sua  osservazione  venga  raccomandata 
alle  diverse  accademie  di  Archeologia,  a' compilatori  delle  varie  opere  periodi- 
che, nonché  a"  coltivatori  di  questa  scienza  in  Italia. 

Quindi  il  Principe  di  S.  Giorgio  brevemente  s' intrattenne  sull'  ordinamento 
degli  anticiii  vasi  dipinti  nelle  collezioni.  E  fatto  cenno  in  prima  de'diversi  siste- 
mi del  Millin  e  del  Gar^ìulo,  sostenne  che  ad  avere  un  razionale  ordinamento 
de' vasi,  devesi  por  mente,  1.°  all' artifizio  meccanico,  o  alla  fabbrica;  2.°  all'ar- 
tifizio artistico  ;  3.°  al  dottrinale;  comprendendo  nel  primo  l'argilla,  di  cui  i 
vasi  sono  formati,  lo  svariate  loro  forme,  e  la  varietà  della  patina;  nel  secondo 
lo  stile  del  di.segno  e  della  composizione  ;  nel  terzo  l'espressione  delle  rappre- 
sentanze delle  dipinture.  Avvisandosi  che  si  debbano  i  vasi  ordinare  per  fab- 
briche, secondo  le  diverse  regioni  a  cui  appartengono,  credè  potersi  adotta- 
re le  classi ,  o  e|)oche  poste  dal  Gargiulo ,  sotto  ciascuna  delle  quali  allogar  si 
dovrebbero  le  rappresentanze  de' dipìnti ,  divise  in  quattro  classi,  che  sono: 
1."  Divinila  e  fatti  mitici;  2.°  Eroi  e  falli  eroici;  3."  Cerimonie  arcane  e  religiose; 
4."  Usi  civili.  E  cennate  le  ricerche  da  istituirsi  secondo  una  tale  classificazione, 
conchiuse  che  per  tal  guisa  sarà  una  volta  più  agevole  il  conoscersi  la  religione 
speciale ,  i  misteri ,  le  cerimonie  ,  le  storie ,  gli  usi  civili  di  ciascun  popolo ,  non- 
ché le  analogie  e  le  disconvenienze  di  tutte  queste  cose  di  un  popolo  con  un  al- 
tro ;  come  si  potrà  egualmente  meglio  diffìnire  lo  stato  delle  arti  e  della  coltura 
de' popoli  che  i  detti  vasi  Hibbricarono. 

il  sig.  Presidente  lesse  quindi  una  lettera  del  sig.  Pancaldi  diretta  alla  Sezio- 
ne, e  concepita  ne' seguenti  termini: 

«  L'  Avvocato  Pancaldi  di  Bologna  era  inscritto  per  leggere  questa  mattina 
una  sua  memoria  intorno  l'importante  Simbolismo  degli  orecchini  delle  donne  ila- 
liane  amiche:  nondimeno,  siccome  ora  vuole  il  dovere  che  debbansi  ridurre  le 
memorie  a  sunto ,  il  che  indurrebbe  altresì  la  sua  a  cosa  ben  futile  senza  le  ne- 
cessarie considerazioni,  egli  è  perciò  che  volentieri  lascia  il  suo  posto  ad  altri. 
Al  tempo  stesso  per  altro  volendovi  pur  dimostrare  il  suo  buon  volere  neh'  esse- 
re utile  in  qualche  modo  ,  vi  comunica  la  pianta  per  esso  fatta  eseguire  dal  bra- 
vo ingegnere  na|)oli(ano  sig.  Sarto  della  Calia  Giulia  Imperatoria  ,  che  esso  Pan- 
caldi  primo  di  ogni  altro  illustrò  con  due  memorie  pubblicate  nel  1842  ;  casa 

85 


—  C70  — 

nella  quale  ci  crede  venissero  deportate  le  tanto  celebri  romane  Imperatrici 
Agrippina,  le  Giulie,  e  chi  sa  quant' altre;  casa, che  per  ogni  maniera  di  monu- 
menti ,  situazione  e  circostanze  merita  le  cure  degli  Archeologi  non  meno  che 
de' cultori  della  peografia  storica.  Il  perchè  presenta  una  decina  di  esemplari  in 
carta  distinta  della  mentovata  pianta  per  i  rispettabili  Capi  delle  Sezioni  unite, 
ed  un  centinajo  pe'  cortesi  Colleglli  ed  amatori ,  avvertendo  che  oltre  le  dichia- 
razioni unite  alla  Pianta  mediante  i  pubblici  fogli  ,  |)iii  ampiamente  proverà  la 
probabilità  di  sua  conghiettura  ;  e  prega  che  la  presente  rinuncia  e  dichiarazione 
venga  inserita  nel  Diario  come  negli  Atti  ec.  ec. 

Il  sig.  Giulio  Minervino  lesse  poscia  la  notizia  di  uno  specchio  antico  ,  ritro- 
vato colla  sua  teca  di  legno,  in  parte  conservata.  Facendosi  a  descrivere  il  mo- 
numento scoperto  in  un  greco  sepolcro  di  Cuma  dal  sig.  Canonico  cav.  De  Iorio, 
osservò  che  lo  specchio  era  riposto  in  una  teca  di  legno ,  rotonda  come  lo  spec- 
chio medesimo  ,  la  quale  in  tutta  la  parte  interna  e  nel  giro  esteriore  era  rive- 
stita di  altra  dilìcata  materia  ,  forse  papiro  ;  e  nella  parte  posteriore  aveva  un 
imibilico,  o  prominenza  di  osso,  |)robabilinentedel  pari  rivestita  di  i)apiro.  Dopo 
aver  ragionato  alquanto  de'  cosi  detti  coverchi  degli  specchi ,  ricercò  qualche 
traccia  dell'uso  delle  capsule  in  cui  si  conservavano,  anche  ne' monumenti  figu- 
rati, e  ricordò  il  greco  nome  U>fUov,  col  quale  indicavasi  appunto  la  capsula  degli 
specchi.  E  detto  alcuna  cosa  dell'  uso  magico  di  questo  arnese,  conchiuse  coll'ap- 
plicazione  della  scoperta  del  monumento  cumano,  distinguendo  su' vasi,  ne'quali 
sono  si)esso  figurati  degli  specchi,  gli  arnesi  che  hanno  la  teca  e  quelli  che  ne 
sono  sforniti. 

Il  prof.  Vincenzo  Amarelli  ragionò  in  seguito  dell'origine  del  Lago  Fucino, 
de'fenomeni  che  vi  si  manifestano,  delle  industrie  che  vi  si  esercitano,  nonché 
dell'aulica  e  moderna  topografia  della  regione,  in  cui  si  trova.  Ed  intrattenutosi 
de'  diversi  tcnlati>i  già  fatti  per  prosciugarne  le  acque  da  Giulio  Cesare  infino  a 
questi  nostri  tempi,  passò  ad  esporre  la  storia  dell'Emissario  di  Claudio,  e  de- 
scrisse tutti  i  particolari  architettonici  di  quel  grande  monumento  della  romana 
potenza.  Al  quale  proposito ,  narrando  il  navale  spettacolo  gladiatorio,  ordina- 
lo da  Claudio  sul  lago  nel  giorno  slesso,  in  cui  eCTettuar  doveasene  lo  sgorgo  , 
notò  la  difiTerenza Ira' sanguinosi  spettacoli  de'Romanie  quelli  de'Greci,  i  (juali 


—  671  — 

(oDdcvano  alla  coltura  dello  spirito,  all'agilità  e  destrezza  del  corpo.  Cuncliiuse 
col  far  voti  che  abbiasi  a  vedere  in  tutto  restaurato  il  grande  emissario ,  e  ri- 
stretto il  perimetro  del  Fucino  in  vantaggio  della  industriosa  coltura  delle  terre 
circostanti. 

Il  sig.  Giovan  Vincenzo  Fusco  espose  i  sommi  capi  di  una  sua  dissertazione  in- 
torno alia  introduzione  della  moneta  di  rame  nel  Regno  di  Napoli.  E  ricordato 
in  prima  come,  regnandogli  Aragonesi  eravi  in  corso  pe' piccoli  mercati  della 
|)lebe  una  certa  moneta  di  rame  con  lega  di  argento  in  molto  scarsa  proporzio- 
ne, detta  denaro ,  e  come  si  adulterasse  e  falsasse  impunemente  quando  ardeva- 
no le  dissensioni  per  la  successione  al  regno  dopo  la  morto  di  Re  Alfonso  I ,  ne 
ricordò  la  soppressione  per  opera  di  Ferdinando;  il  quale  addi  10  febbraio  1-472 
ordinava  che  in  vece  de'  denari  dì  biglione  si  battessero  monete  di  puro  rame , 
grosse  quanto  le  antiche  medaglie ,  ossia  i  mezzi  carlini  angioini.  Dopo  aver  detto 
del  valore  effettivo  e  nominale  di  tali  monete ,  che  furono  battute  nelle  zecche 
di  Napoli,  di  Aquila,  di  Capua,  di  Brindisi  e  di  Amatrice,  ne  espose  i  tipi,  che 
furono  da  una  parte  l'effigie  del  Re,  dall'  altra  un  cavallo  sfrenato  colla  leggen- 
da Mquilas  regni.  Questo  tipo ,  il  quale  accennò,  egli  disse,  ed  all'antica  insegna 
della  città,  ed  alla  leggenda  de' cavalli  battuti  da  Alfonso  secondo  il  Summonte, 
fu  scelto  dal  Conte  di  Maddaloni  Diomede  Carafa  ;  il  quale  n'ebbe  facoltà  da  Fer- 
dinando. Disse  ancora  come  nell' esergo,  o  nel  campo  del  rovescio  di  parecchi 
de' detti  cavalli  osservasi  la  lettera  T,  o  S,  delle  quali  la  prima  è  l'iniziale  del 
cognome  di  Giovan  Girlo  Tramontano,  maestro  a  quell'età  delle  zecche  di  Na|)oli 
e  di  Aquila ,  e  l' altra  del  nobile  uomo  Niccolò  Spinello ,  maestro  della  zecca 
napoletana,  quando  la  detta  moneta  fu  introdotta.  Conchiuse  osservando  coH'au- 
torità  di  un  diploma  trascritto  dall'Archivio  generale  del  Regno  ,  che  fu  un  sa- 
piente Re  di  Napoli  a  dare  il  primo  in  Europa  l'esempio  d'introdurre  di  bel  nuo- 
vo la  monetazione  di  puro  rame  ;  al  quale  provvedimento  non  fu  mosso  da  con- 
siglio od  esempio  di  stranieri  ;  dappoiché  Orso  Orsino  Duca  di  Ascoli  ne  fece  la 
proposta,  Diomede  Carafa  Conte  di  Maddaloni  ne  suggerì  la  rappresentanza  ed  il 
motto,  e  Girolamo  Lìparota  ne  fece  i  conii. 

Il  sig.  Antonio  JanneUi  lesse  infine  una  sua  breve  illustrazione  sopra  un  luo- 
go di  Cicerone  (  De  Div.  I,  29  \  desunta  da  una  sua  memoria  su  la  città  di  Ati- 


—  r.72  — 

na  nella  Lucania,  la  quale  in  breve  vedrà  la  luce.  Ricorda  l'oratore  nel  citalo 
luogo  un  sogno  ch'egli  ebbe  nel  trallcnersì  in  una  certa  villa  del  campo  Alinate , 
quando  per  evitare  l' effetto  delle  leggi  promulgate  dal  tribuno  P.  Clodio  ,  par- 
tivasi  da  Roma  in  volontario  esigilo.  Potendosi  riferire  tale  testimonianza  cosi 
ad  Atina  città  de'  Volsti ,  come  alla  Prefettura  dello  slesso  nome  nella  parte  me- 
diterranea della  Lucania,  non  è  ben  noto  quale  di  queste  città  egli  precisamen- 
te intendesse.  Che  fosse  la  seconda  l'A.  lo  raccolse,  1."  dalla  narrazione  di  Plu- 
tarco, il  quale  dice  che  Cicerone,  fuggendo  da  Roma,  attraversò  a  piedi  la  Lu- 
cania, e  si  diresse  a  Yibona,  oggi  Monteleone,  per  imbarcarsi  ivi  per  la  Sicilia: 
2."  da  una  lettera  ad  Attico  (IH,  2),  nella  quale  con  le  parole  in  oris  Lucania*: 
indicava  il  luogo,  dal  quale  scriveva  ,  cioè  da  una  città  littorale  della  Lucania. 
E  poiché  da  altra  testimonianza  dello  stesso  Oratore  [Ad  A«.III,  4  )  si  sa  anco- 
ra eh*  egli  fuggiva  poi  da  Vibona  alla  volta  di  Brindisi ,  il  Jannelli  osservò  che 
per  la  via  Appia  trasse  a  Capua  ,  per  l' Aquilia  pervenne  a  Vibona ,  e  quando 
da  questa  città  fuggi  alla  volta  di  Brindisi ,  do\  è  battere  l.-*.  stessa  via.  Or  siccome 
la  via  Aquilia  divideva  il  campo  Atinate  nella  Lucania ,  conchiiise  che  Cicerone 
ebbe  il  mentovato  sogno  in  una  villa  appartenente  all'  agro  di  Atina  de'  Lucani, 
anziché  di  quella  de'VoIsci. 

Il  gran  numero  delle  communioazioni  avvenute  in  questa  ultima  tornata  ,  e 
le  angustie  del  tempo  non  permisero  che  si  desse  opera  a  quelle  discussioni  ed 
osservazioni  con  le  quali  da  tutti  si  sarebbe  desiderato  vederne  illustrati  e  ben 
valutati  i  diffuiitivi  risultamene. 

Quindi  chiuse  la  tornata  un  discorso  del  cav.  Avellino  ,  il  quale ,  -endute 
in  primo  luogo  le  dovute  grazie  all'  Augusto  Ferdinando  li ,  sotto  la  cui  prote- 
zioue  la  Sezione  di  Archeologia  e  di  Geografìa  per  la  prima  volta  negl'  italici 
Congressi  ha  potuto  dimostrare  co' suoi  svariati  lavori  come  queste  due  scienze 
vanno  oggi  degnamente  allogate  tra  le  altre  positive,  e  concorrono  con  esse  a 
formare  la  grande  e  generale  scienza  dell'  uomo ,  ringraziò  pure  i  suoi  colleghi 
della  Sezione  non  solo  per  averlo  onorato  coli'  eleggerlo  a  loro  presidente ,  ben- 
ché di  si  grande  onore  fosse  egli  il  meno  meritevole  di  ogni  altro ,  ma  per  l'at- 
tività ancora  e  lo  zelo,  col  quale  frequentarono  ed  illustrarono  la  Sezione  me- 
desima co' propri  lavori.  Al  quale  discorso  rispose  in  nome  della  Sezione  tutta 


—  673  — 

il  sig.  Biunddli,  riugraziando  il  sig.  Presidente  per  le  aireltuosc  premure,  con  le 
quali  sostenne  co' propri  consigli  tutti  i  colleghi  nella  scientifìca  palestra,  e  fece 
voti  onde  potersi  di  bel  nuovo  riunire  sotto  la  scorta  di  lui  ne' futuri  Congressi. 

Il  Presidente — Francesco  Maria  Avellino 

Bernardino  Bionoelli 


tu 


1  Segretari 

NlCCOLA  CORCIA 


ATTI   VERBALI 

DELLA  SEZIONE 

DI    ANATOMIA,  FISIOLOGIA   COMPARATA 

E 

Z  OOLOGIA 


-♦o*o-o-Hf  fJOJi-jM  o-o<-o«- 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  22  SETTE5IBRE  1845 


I 


I.  Presidente  principe  Bonaparte  apre  l'esercitazioni  scientifiche  col  seguente 
discorso. 

Se  la  gratitudine  mia  verso  di  voi ,  colleglli  amatissimi ,  si  fosse  potuta  mai 
per  volger  di  tempo  illanguidire ,  ancor  questa  volta  sareste  venuti  a  riawivar- 
la  cortesemente  facendomi  onore  della  vostra  elezione.  Alle  significazioni  di  gen- 
tilezza avete  ottimamente  congiunte  quelle  di  giustizia ,  concorrendo  con  tanti 
voti  a  manifestare  come  per  merito  d' ingegno  e  di  dottrina  sia  salito  in  alla 
fama  italiana  e  straniera  il  nome  del  prof.  Delle  Chiaje.  Egli  si  abbia  dunque  la 
scelta  di  vice-presidente  come  frutto  della  nostra  dovuta  imanime  estimazione 
anziché  della  mia  sola  e  particolare  ,  che  vivissima  io  qui  mi  onoro  di  rinno- 
vargli. Né  io  poteva  dimenticare,  eleggendolo  altro  vice-presidente,  di  quanta  lo- 


—  675  — 

de  sia  degno  il  prof.  Oronzio  Gabriele  Costa,  e  per  la  noia  eccellenza  del  sapere 
in  cose  zoologiche,  e  per  la  fondazione  di  quell'accademia  ,  ove  si  raccoglie  una 
mano  di  giovani ,  la  quale  vien  dimostrando  clic  il  progresso  delle  scienze  e  l'o- 
pera del  pensiero  ,  non  sono  speranza  liorenle  ,  ma  fatto  e  bisogno  dello  svolgi- 
mento intellettuale  del  tempo.  Nel  segretario  prof.  Cocco  vantiamo  l'Ittiologo 
illustre ,  e  un  medico  valentissimo  della  feconda  Sicilia.  Rechiamoci  a  gloria  al- 
tresì che  abbia  voluto  appartenere  alla  nostra  Sezione  il  Cava  Grimaldi ,  onore 
delle  lettere  e  della  morale  filosofia;  quegli  che  il  suo  potere  spende  volonte- 
roso a  dignità  del  Congresso,  nella  protezione  dc'Congregati.  Ai  miei  collegbi 
amicissimi  Bassi ,  Gene,  De  Filip|)i ,  e  Verany  dobbiam  tutti  sapere  obbligo  del 
venire  che  fanno  continuo  a  sostenere  con  la  parola  e  con  gli  scritti  il  decoro 
di  questa  Sezione.  Onoriamoci  del  prof.  Weber  di  Li])sia,  il  quale  condusse  a 
tanto  le  sue  investigazioni  anatomico-fisiologiche  da  misurare  perfino  qual  grado 
di  sensibilità  sia  nelle  diverse  regioni  delia  pelle.  E  poiché  splende  fra  noi  lume 
e  maestro  quell'inclita  intelligenza  dell'Owen,  non  invidieremo  alla  Geologia  il 
De  Buch ,  alla  Botanica  il  Brown.  —  Bastevoli  argomenti  ci  saranno  forniti  co- 
si per  distrigarci  da'  dubbi  scientifici,  tra  quali  l'assegnare  il  posto  che  ben  si 
convenga  al  Branchiostoma  nel  sistema  Naturale  giusto  parmi ,  che  se  fu  in  Na- 
poli primamente  stabilito  dal  nostro  vice-presidente  Costa ,  in  Napoli  fermamen- 
te si  debba  fissare ,  ove  la  tanto  oggi  studiata  classe  dei  Pesci,  per  la  qualità  del 
loco,  e  degli  Anatomici  intervenuti ,  sarà  scopo  principalissimo  de' nostri  ragio- 
namenti. Perciò  appunto  fra'  miei  deboli  lavori  vi  ho  recato  un  Catalogo  Geogra- 
fico de'Pesci  di  Europa  somigliante  a  quello  che  de'Mammiferi  pubblicai  negli  atti 
di  Milano ,  e  voglio  lusingarmi  che  non  sarà  da  voi  disgradito. — E  questa  volta 
ancora  ci  soccorreremo  scambievolmente,  in  maniera  che  questi  rapidissimi  giorni 
frutteranno  durevoli  vantaggi  alla  scienza  e  alla  civiltà  della  Penisola.  Saviameii- 
le  fu  detto  stolta  essere  quella  gloria  che  alla  comune  utilità  non  provvede;  il 
perché  sento  di  significare  alla  nostra  Sezione  ,  che  essa  congiunta  e  stretta  alle 
sue  sorelle  floridissime,  deve  dal  sacro  fonte  delle  idee  derivare  per  tutti  popolar- 
mente quei  magnanimi  veri,  che  assicurano  1'  economia  e  le  ragioni  della  vita 
intellelluale,  appoggiano  e  sollevano  la  educazione  e  la  dignità  desiderala  del 
popolo ,  e  rimuovono  quei  materiali  ostacoli  che  all'unità  del  vivere  prospere- 


—  670  — 

vole  e  bene  agiato  fan  continuo  contrasto.  —  Queste  Kiunioai  italiane  verranno 
provando  al  tutto  con  pacifiche  disquisizioni ,  che  gli  studi  delle  cose  naturali 
non  sono  avversi  né  ritardano  le  morali  lucubrazioni.  E  già  l'opera  de'  Congres- 
si passati,  se  periodicamente,  come  l'acque  dell'egizio  fiume  ,  non  traboccò  a 
destare  subila  ubertà  e  (ìorontezza  di  terra,  nondintanco  aperta  e  tranquilla  si 
spande,  e  compenetra  per  ogni  dove  le  nostre  belle  contrade.  Qual  frutto  non  do- 
vreni  poi  prometterci  da  questa  settima  cotanto  numerosa ,  pensando  di  essere 
convenuti  in  paese,  che  fortunatamente  si  riunisce  in  una  famiglia  italiana  di  qua- 
si nove  milioni  '  Di  godervi  il  patrocinio  del  Monarca,  il  quale  con  nuovo  ed  ef- 
ficacissimo esempio  si  piacque  fareaperto  solennemente  di  propria  voce  il  desi- 
derio che  fioriscano  gli  studi  :  e  ne  sia  mercè  la  Istituzione  nostra ,  forte  ornai  e 
sicura  dell'amore  dei  suoi  e  del  favore  delle  popolazioni  accoglitrici  !  Di  avere  a 
Presidente  generale  un  Ministro  ,  che  amando  e  coltivando  come  fa  le  scienze, 
potrebbe  pur  molto,  perchè  i  maggiori  intelletti  di  questa  regione  fertilissima 
tenesser  c^mpo  sgombrato  da  dilatarsi  e  agiatamente  aggrandirsi. 

E  dalle  cose  apparecchiate  per  questa  riunione  splendidissima ,  pare  ci  venga 
naturale  ammaestramento  e  norma  alle  deliberazioni  dell'animo.  La  Religione 
in  grande  marmo  scolpita  ,  sarà  inaugurata  :  la  medaglia  avrà  da  un  lato  l'im- 
magine del  veggentissimo  Vico ,  dall'  altro  con  idea  soprammodo  elevata  e  gra- 
dita viene  cfljgiata  in  Napoli,  quell'Italia  che  tutti  abbiam  già  sculta  nel  cuore, 
e  con  in  mano  la  fiaccola  rischiaratricc  che  due  volte  in  via  di  civiltà  condusse 
l'Europa.  Ond'è  chiaro  segno  che  la  providcnza  della  Religione ,  della  Sapienza, 
della  Patria  debbono  governare  ora  e  sempre  le  speranze,  i  pensieri,  le  opere  , 
di  ogni  paese,  di  ogni  stato,  di  tutta  la  nazione  Italiana  ». 

Quindi  lo  stesso  Presidente  invita  il  sig.  Corrado  Polili  di  Recanati  a  sostener 
le  veci  del  segretario  Anastasio  Cocco  assente  in  questo  giorno ,  e  lo  incarica  di 
assisterlo,  qual' altro  segretario,  nelle  Adunanze  successive.  Comunica  inoltre  i 
desideri  e  i  voti  per  lo  felice  andamento  del  Congresso  espressi  in  lettere  dal  prcv- 
fessore  Oken  di  Zurigo,  non  che  dal  Nardo  con  alcuni  suoi  lavori  a  stampa,  dallo 
Zantedesclii  e  dal  conte  Contarini  accompagnati  dal  donativo  di  un  esemplare 
del  suo  Trattalo  delle  Attinie  con  figure  colorate,  lutti  di  Venezia;  come  altresì 
dal  conte  Carlo  Porro  di  Milano  unitamente  a' manifesti  da  lui  mandali  dell' A- 


—  677  — 

natoniia  descrittiva  o  comparativa  del  Gatto  operata  dal  D.'  Straus-Turckeim. 
I,a  Sezione  accoglie  col  maggior  gradimento  le  espressioni  de'  sunnominati,  che 
di  mal  animo  si  trovano  assenti. 

I.cggosi  dal  D.'  de  Filippi  una  Slemoria  del  prof.  Paolo  Sa\i  di  Pisa  intorno 
all'anatomia  delio  stomaco  dei  Musetti,  e  Dromedarii  :  se  ne  ammirano  le  accu- 
rate tavole  anatomiche;  e  vista  la  importanza  del  lavoro,  il  Presidente  incarica 
il  medesimo  de  Filippi  di  farne  un  sunto  da  inserire  negli  Atti.  Ed  a  tal  propo- 
sito ragiona  de'Iavori  anatomici  sul  Lama  pubblicati  dal  Professore  Brandt  di 
Pietroburgo.  Invila  poscia  il  prof.  Owcn  di  Londra  a  coglier  questa  occasione 
pei-  lare  in  Italia  conoscere  i  suoi  dotti  ed  importanti  studi  sulla ,\nalomia  dei  Ru- 
minanti. Hisult;!  da  essi  il  gran  fatto,  che  quest'ordine  finora  considerato  per  il 
più  naturale  di  ogni  altro ,  debbasi  abolire ,  non  essendo  fra  esso  e  quello  delle 
fìi'lluae  una  diversità  suIDciente  a  distinguerli  ;  onde  è  che  ambedue  gli  ordini 
riuniti  insieme  constiluiscono  per  l' Owen  quello  degli  Ungidali ,  coincidendo 
COSI  co"  Sistematici  quinarii  inglesi ,  che  per  sola  ragion  di  numero  gli  avevano 
materialmente  riuniti.  Gii  Ungidali  poi  vengono  dal  dotto  Professore  anatomi- 
camente ripartiti  in  tre  ordini  :  cioè  ,  1."  Proboscidia  ;  2."  Anisodactyìa  ,  ossia 
Inaeiiuidigilata  ;  3."  Jsodaclyta,  ossia  Aequidigitaia.  GV  Inaequidigilati,  ossia  Un- 
gulati a  dita  dispari  hanno  lo  stomaco  semplice,  il  cieco  enorme,  ed  il  femore 
fornito  del  terzo  trocanlerio.  Gli  Aequidigilali  hanno  lo  stomaco  complicato,  il 
cieco  angusto  e  cilindrico,  e  son  privi  del  terzo  trocanterio. 

Gli  Equidi  hanno  lo  stomaco  semplice,  il  cieco  vasto,  e  il  terzo  trocanterio 
come  i  Rhinocerotidi  e  i  Tapiridi  ;  danno  inoltre  essenzialmente  tre  dita ,  essen- 
do (]uelle  che  corrispondono  ai  primo  e  al  terzo  del  Rinoceronte  rappresentate 
sem|ire  da  ossi  metacarpali ,  e  metatarsali  rudimentali  ;  anzi  talvolta  (  cioè  in  ista- 
to  di  mostruosità  )  sviluppati  a  segno  di  mostrare  esternamente  zoccoli  laterali 
allo  zoccolo  ordinario. 

Lo  stomaco  complicato  negli  Aequidigilali  (  in  quelli  cioè  che  hanno  le  dita  in 
numero  di  4  o  di  2  ]  mostra  gradi  di  complicazione  da  una  semplice  struttura  a 
sacco  ne'  Suidi  e  negli  Hippopolamidi ,  alla  tripartita  ne' Moschidi,  alla  quadrii)ar- 
tita  ne'  Bovidi,  Cainclopardidi ,  e  Cfrcidi,  Ano  alla  forma  imillisacculala  àc' Camea- 
di; per  conseguenza  l'ordine  delle  Pecore,  ossia  de'Ruminanti,  non  può  essere 

8t> 


—  678  — 

caratterizzalo  dalla  forma  dello  stomaco ,  giacché  questo  Ordine  mostra  Ire  delle 
quattro  luodilìcazioni  della  complicazione  dello  stomaco  negli  Ungulati  a  dita 
pari. Non  èneppur  carattere  costante  in  esso  la  riunione  in  un  solo  osso  del  meta- 
carpo, e  del  metatarso;  queste  ossa  essendo  pcrmanenlcmente  separale  nel  Mo- 
schus  aqualiciisi,  come  nell'Antilope  fossile  dc'deposili  terziari!  diSievàlik  nell'Asia 
centrale.  Il  medesimo  prof.  Owen  non  dubita  che r.liiOj^to/icnum  combinasse  le 
sue  due  dita,  e  i  loro  distinti  ossi  metacarpali  con  uno  stomaco  complicato  quan- 
to quello  di  alcuni  Ruminanti.  Nò  dubita  meno  cheti  Palacodierium comhìnasse 
col  suo  terzo  trocanterio  del  femore  uno  stomaco  semplice ,  e  un  cieco  vasto , 
come  nel  Tapiro,  e  nel  Rinoceronte. 

Ilsig.  Achille  Costa  legge  una  nota  sopra  un  nuovo  genere  di  Insetti  Ditteri 
della  famiglia  dei  Pupipari.  l'^li  primieramente  fa  rilevare  esser  (jucsto  il  primo 
esempio  di  Pupipari  parassiti  di  altri  insetti ,  vivendo  tutti  gli  altri  conosciuti  fin 
ora,  altri  sopra  Mammiferi,  altri  sopra  Uccelli.  Ed  alludendo  appunto  alla  classe 
di  animali,  su  cui  questo  insetto  mena  sua  vita,  gli  dà  il  generico  nome  di  En- 
lomibia.  Quanto  alla  sua  organizzazione,  quantunque  lo  riponga  nella  indicata 
famiglia,  pure  lo  tro>a  dilTerirc  da  tutti  i  Pupipari  già  noti ,  1.  "  per  V  addome  ri- 
coperto da  archi  scagliosi ,  non  già  da  pelle  membranosa ,  né  smarginato  poste- 
riormente: 2."  pe' tarsi  terminati  da  un  rastrello  di  denti  dritti  ed  acuti  rivolti 
verso  la  base,  in  luogo  di  forti  uncini  :  3."  per  un  apparecchio  boccale  più  com- 
plicato, e  costituente  una  proboscide  triangolare:  al  qual  proposito  avverte  non 
essere  questo  apparecchio  in  tutti  i  Pupipari  lo  stesso,  né  cosi  semplice  come 
da' Ditterologi  si  descrive,  ma  esservi  bisogno  di  più  accurato  studio  a  questo 
riguardo.  Per  tali  essenziali  caratteri  quindi  egli  credesi  autorizzato  a  stabilire 
per  questo  Insetto  non  solo  un  genere  separato,  ma  una  tribù  ancora,  che  dice 
degli  Entomibili;  la  quiìle  tener  deve  un  posto  intermedio  alle  altre  due  che  già 
vi  sono,  fra  gli  Onìilomili  cioè,  o  Pupipari  coriacei,  e  i  NiKeribili  :  previa  mo- 
dificazione da  apportarsi  alla  definizione  dell'  intera  Simiglia. 

Seguono  i  caratteri  della  tribù  ,  del  genere ,  e  della  specie. 

Famiglia  Pupipari=Trib\i  Eulomihiti.  A.  Cost.  Corpo  coriaceo.  Capo  grande. 
Tromba  distinta.  Ali  nessune.  Tarsi  terminali  da  rastrello  di  denti  dritti  ed  acu- 
ti. .Addome  con  anelli  scagliosi. 


—  679  — 

Genere  Eatojiibia  ,  A.  Cosi. 

Corpus  lolìim  coriaceum,  subovalum,  apteruni. 

input  trnnsvcrsum ,  inngnuni,  lliorncis  latitudine,  proboscidulum. 

l'roboscis  triangulans;  labro  lato,  distinclo,  antice  rotundato;  appcndicibus 
duabus  lateralibus,  subrcniroruiibus  (iiiandibuiac);  solis  duabus  mcdiis,  coni- 
co-clongatis,  apice  mcnibranaccis  (raaxillae}:  labio  clongalo,  sctas  latcribus  in- 
veì venie. 

Tìwrax  transverso  linearis. 

Sculeìlum  nuliuni.  Alac  nullae. 

Abdomcn  ovato-iotundatuni,  scgnientis  quinque coriaceis ;  (? genitalibus  sub- 
coriaceis ,  modo  excrtis  subtus  inflcxis ,  modo  absconditis  apice  tantum  denti- 
forme  palalo  ;  ?  ovidutto  membranaceo ,  tubuloso. 

Pedvs  mcdiocres ,  validi ,  femoribus  incrassatis  :  tarsi  o  articulati ,  articulo  ul- 
timo dcntibus  reclis  acutis  serie  unica  transversa  dispositis  praedito. 

Specie.  Enlomibia  Apum  ,  A.  Cosi. 

Km.  fusco-castanea,selis riijidis  brevibus obscurioiibus undique Mila,  linea  trans- 
versa  frontali  nigra,  antennis  fulvis. 

Longitudo  1/2  lin.  latitudo  1/3  liu. 

Habitat  in  Ape  meUifica,  thoraci  saepius  adfixa. 

La  memoria  è  accompagnata  da  una  tavola  rappresentante  l' Insetto  immen- 
samente ingrandito,  e  tutte  le  diverse  sue  parti. 

Il  segretario  legge  una  lettera  del  prof.  Zantedescbi  relativa  alle  sue  esperien- 
ze sulla  Torpedine,  in  cui  si  duole  di  alcuni  errori  occorsi  negli  Atti  milanesi  su 
quel  soggetto.  Il  cavalier  Bassi  segretario  generale  di  quel  Congresso  dice  non 
potere  adeguatamente  rispondere  senza  la  collazione  del  manoscritto  ;  e  se  fosse 
trascorsa  qualche  menda  non  doversi  attribuire  che  ad  involontaria  mancanza 
di  copisti ,  o  di  tipogratì.  Il  Presidente  prega  i  professori  Gene  e  Meneghini  che 
si  compiacciano  di  riferire  in  proposito,  e  coglie  questa  occasione  per  testimo- 
niare al  prelodalo  cav.  Carlo  Bassi  la  sua  particolare  riconoscenza  per  la  scru- 
polosa esattezza ,  e  zelo  da  lui  adoperati  nel  rivedere  le  stampe  della  parte  Zoo- 
logica degli  Atti;  e  perciò  la  Sezione  gli  vota  unanimi  ringraziamenti. 

11  sig.  Verany,  senza  dissentir  punto  da  ciò,  gradisce  che  non  passi  inosscr- 


—  680  — 

vato  in  quegli  Alti  Milanesi  apparire  aver  egli  dcUo,  che  ne!  Vermetus  esistono 
due  distinte  branchie  ,  i]uando  al  contrario  aveva  dichiaralo  non  esservi  che  . 
una  branchia  sola,  e  ciò  contro  l'opinione  del  prof.  Sassi. 

Il  Presidente  legge  per  intero  la  sopraceilala  lederà  del  professore  Oken  di  Zu- 
rigo ,  la  cui  più  scienlilica  parie  volge  sul  secondo  volume  della  Sniutpsis  dei 
Mammiferi  del  prof.  Scliinz  testé  pubblicata;  e  quindi  s' inoltra  a  parlare  della 
gigantesca  intrapresa  della  Synopsis  Avium  cui  con  Iroiipa  confidenza  forse  lo 
Scbinz  medesimo  si  accinge.  Differendo  poscia  ad  altra  occasione  il  ragionare 
de'  Mammiferi  aberranti,  quali  sono  Chiromys,  Ihimx  ,  e  lìalcvpillircm,  al  tem- 
po cioè  in  cui  siasi  trovato  un  principio,  dietro  il  (piale  si  possa  apprezzare  il 
valore  de"  caratteri,  dichiara  la  sua  linale  opinione  intorno  a' i'c/ac/iii.  Pondera- 
tine tutti  i  caratteri ,  egli  non  crede  si  debbano  disgiungere  dagli  altri  Pesci  car- 
tilaginei a  branchie  separate,  quali  sono  le  Lamprede.  Il  corpo  delle  piante,  e 
degli  animali  (  dice  1'  Oken)  si  divide  in  due  parli  principali  :  la  parie  indivi- 
duale, e  la  parie  rjriìeraìe  ovvero  sessuale  per  la  conservazione  della  specie.  Non  si 
l)Uò  contrastare,  che  la  pianta  potrebbe  esistere  individualmente  per  un  tempo 
incalcolabile,  e  potrebbe  esercitare  tutte  le  sue  funzioni ,  senza  emetter  giammai 
fiori ,  o  parti  generali.  Il  fusto  della  pianta  è  dunque  un  tutto  integro,  anco  senza 
il  fiore.  Lo  stesso  può  dirsi  degli  animali,  che  potrebbero  vivere,  e  funzionare 
senza  le  parti  genitali  ;  il  valore  delle  quali  è  perciò  inferiore  al  valore  di  qua- 
lunque altro  organo  dell'individuo.  Ecco  dunque  il  principio,  dal  quale  1' Oken 
vien  guidato  nella  classificazione  de'Selachii.  I  Pesci  inoltre  sono,  secondo  che 
egli  vede,  i  primi  animali,  ne' quali  mostrasi  per  la  prima  volta  il  sistema  osseo, 
che  è  perciò  il  sistema  loro  caratteristico  ,  dal  quale  deriva  le  prhicipali  divi- 
sioni. Ho  dimostrato  (  cosi  egli  continua  )  nel  mio  libro  die  Zeugungs  180a,  che 
lo  svolgimento  de'  sistemi  anatomici ,  e  delle  Classi  di  animali  corrono  paralle- 
lamente allo  svolgimento  dell'  embrione.  Ora  il  primitivo  stato  delle  ossa  è  la 
cartilagine.  I  pesci  cartilaginei  sono  dunque  gì'  inferiori,  perché  rispondono  al- 
l' embrione,  e  allo  stato  embrionico  delle  ossa.  Lo  stato  più  perfetto  delle  parti 
genitali  de'  Selacliii  (conchiude  )  non  m' illude  dunque  più. 

Passa  quindi  il  Naturalista  tedesco  a  far  voti  che  venga  tempo ,  in  cui  per  la 
Botanica,  e  per  la  Zoologia  si  possano  calcolare  i  Generi ,  come  già  nella  Chimi- 


—  681  — 

ca  si  calcolano  le  combinazioni  stcchionietriche.  Soltanto  a  queir  epoca  potran- 
no con  sicurezza  collocarsi  al  proprio  luogo  i  generi  aberranti  ;  ma  questa  è  una 
epoca,  che  noi  rimanderemo  a' nostri  pronipoti.  Abbiamo  però  già  un  surmgato, 
cioè  il  Parallelisnui  de'  generi  nelle  tribù  dello  stesso  grado  per  le  diverse  classi. 
Ed  e  perciò  clic  insiste  onde  le  famiglie  siano  eguali  nel  numero  de' loro  generi. 
Una  classificazione  coniro  tal  bilancio  non  potrebbe  essere  approvata.  Non  se- 
gue tuttavia  da  ciò  che  tutte  le  classi  debbano  essere  eguali  quanto  al  numero 
dei  generi,  ma  bensi  quanto  al  valore.  Non  mancano  ragioni  (ilosofìcbe  perché 
nella  classe  degl'  Insetti  il  numero  de'gcneri  sia  maggiore  che  in  quella  de' Mam- 
miferi; essendoché  il  valore  loro  è  diverso.  Un  genere  di  Manuniferi  vale  forse 
quanto  tutti  i  generi  degli  Insetti.  Ui  ciò  può  darci  una  idea  giusta  la  geometria. 
Il  triangolo  equilatero  A  è  individuo  e  unico  perchè  non  soffre  modificazioni  ; 
ma  un  triangolo  isoscele  A  è  un  individuo  soltanto  quando  l'apertura  dell'angolo 
verticale  è  definita  ;  ci  hanno  dunque  molti  di  questi  triangoli  individuali  a  A  < 
che  tutti  insieme  non  valgono  più  dell'  unico  triangolo  equilaterale,  il  quale  ù  di 
una  specie  senza  transizione.  Questa  è  la  ragione  ,  per  la  quale  alcuni  generi 
sonovi  con  poche ,  ed  altri  con  molte  specie. 

Annunzia  in  appresso  il  eh.  Professore  una  nuova  anatomia  della  Lepidosiren 
paradoxa  del  prof.  Hyrtel  neW  Ahhandhinqemkr  lioehmischeii  geseUsdiaft  der  Wis- 
ienrliaf(eit  fiinfler.  Folgevol.  3.  Pragae  l84o,  presso  Cahr  pmj.  O'O.'iGGS,  lav.3:  la 
(|uale  anatomia  <■  molto  istruttiva,  e  decisiva  per  collocare  I'  animale  fra  i  Pesci, 
(jli  assegna  1'  autoi'e  un  posto  fra  i  Malacoplerigi  addominali  dopo  i  Suwoidi.  Le 
sue  narici  sono  forate,  percorrono  il  labbro  superiore ,  e  terminano  nell'angolo 
posteriore  della  mascella  fuori  de' denti  dell'  osso  mascellare  superiore.  Se  ^l  cor- 
so di  queste  narici  non  corrispondesse  al  corso  delle  medesime  nelle  Sirene  e  nel 
l'roti'o ,  si  potrebbe  ancora  dis|)utar('  se  le  ultime  narici  nella  Lepidosireu  siano 
veramente  narici  posteriori,  lo  non  conosco  (soggiunge)  alcuna  buona  figura 
del  corso  delle  narici  ne'  sunnominati  Amphìbii.  Conviene  aspettare.  Fin  qui  ho 
considerato  1'  apertura  inferiore  del  naso  de'  pesci  per  la  narice  posteriore  che  si 
apre  al  di  fuori.  Sarebbe  dunque  possibile  che  la  narice  posteriore  della  Lepi- 
dosiren non  fosse  altra  cosa  ,  giacché  non  si  apre  nella  Iwcca.  Per  deciderne  con- 
verrebbe esaminare  anche  meglio  il  corso  delle  narici  nella  Sirm,  ma  non  ho  uu 


—  682  — 

oseniplare  per  isliluire  tale  indagine.  Questa  è  una  idea  che  molti  porranno  in 
dileggio;  ma  giova  tentar  tutto  per  giungere  alla  significazione  degli  organi.  La 
J^idosirm  è  animale  erbivoro.  Fonzie  le  ha  trovato  nello  stomaco  radici  di  un 
Cipero  ,  e  capsule  di  una  Rutacca,  ovvero  di  una  Euforbiacea.  1  pttlmoni,  e  la 
circolazione  del  .«iuiguc  si  conijìorlano  come  ne"  Rettili  ;  evvi  un  solo  >cntricolo 
del  cuore,  e  due  orecchiette.  Gli  organi  vegetativi  sono  dunque  come  ne"  Ret- 
tili; mn  gli  organi  animali ,  i  sensi ,  le  ossa,  i  muscoli,  i  nervi  sono  come  nei 
pesci.  Le  parti  genitali  fcmininc,  sono  come  ne'  Sclachii,  o  ne' Balrachii.  L'Ana- 
tomia della  3fyxii>r  di  Giovanni  Miiller  nelle  Memorie  dell'accademia  di  Berli- 
no deve  essere  studiala  da  tulli.  Questo  animale  ha  il  naso  perforato,  ma  di  un 
solo  foro.  La  mia  definizione  de"  Rettili  narici  perkoiiatk  potrebbe  dunque  ri- 
jtianere. 

Il  Presidente  che  non  divide  le  opinioni  dell'  Oken  sulla  collocazione  de'  Se- 
ìachii,  si  limita  a  discutere  intomo  a'caratteri  desunti  dalle  narici  per  circoscri- 
vere le  classi  de'  Rellili ,  e  de'  Pesci  ;  ed  interpella  il  professore  Owen  circa  i  fori 
delle  narici  della  Lepklosircn.  A  cui  quel  chiarissimo  con  brevi  e  concludenti 
ragioni  dimostra,  che  la  differenza  tra  le  narici  di  questo,  e  degli  altri  pesci  è 
piuttosto  apparente  che  reale.  Internandosi  anzi  vieppiù  nel  soggetto  insegna 
che  la  Lepidosiren  si  distingue  e  si  eleva  sopra  i  Ganoidei  viventi  pel  suo  cere- 
bro  più  grande,  pe'suoi  separati  ovidutti  e  vasi  deferenti,  pel  suo  doppio  nota- 
tojo  cellulare  e  vascolare;  e  mostrasi  inferiore  ai  Rajidi,  e  agli  Squalidi  per  la 
sua  chorda  f/or.'io/is  indivisa  e  gelatinosa,  nonché  per  le  pinne  più  semplici  e  ru- 
dimentali. Sembragli  tenere  nella  serie  de' pesci  un  posto  intermedio  fra  i  Pla- 
giosiomi  a  branchie  fìsse  da  una  parte ,  e  gli  Storioni  e  i  Saiiroidi  dall'  altra  ;  ras- 
somigliandosi agli  Storioni  per  la  condizione  della  colonna  vertebrale,  ai  Sauroi- 
(/(■  per  lo  sviluppo  del  notalojo:  e  si  approssima  mollissimo  a  taluni  Ganoidi 
estinti  per  aver  lo  scheleiro  composto  di  parti  promiscuamente  ossee,  cartilagi- 
nee, e  gelatinose.  In  quanto  ai  Retlili  gl'Italiani  godranno  di  trovar  qui  registrale 
le  più  recenti  opinioni  del  professore  suddetto.  Questo  sommo  Inglese  non 
conviene  che  debbansi  riguardare  come  due  classi  quella  de'  Rettili ,  e  quella 
degli  Anfibii;  specialmente  perchè  l' estinto  gruppo  de' suoi  Lahì/rinlhodimtia 
riempiva  il  vuoto  che  ora  osserviamo  fra  i  veri  JJairmìdi  e  i  Saiihi  ;  comeallrest 


—  G83  — 

perché  non  vede  distioziuuc  anatomica  di  prima  importanza  fra  <^\i  organi  re- 
spiratori delle  Caecilidae,  e  de'  Typhlimni.  Gli  Anfibii  dunque,  secondo  lui,  non 
costituiscono  che  un  semplice  ordine  diegual  valore  con  gli  altri  ordini;  e  li 
dichiara  essere  nella  lor  classe  quello  che  i  Marsupiali  sono  nella  classe  de' Mam- 
miferi. Egli  poi  suddivide  la  classe  (  riunione  delle  due)  nel  seguente  modo  : 
1 .''  Chelonia  —  2."  Dicynodonlia  —  3."  Dinosauria  —  4. "  Crocodilia  —  u."  EiuUio- 
satiria — iì."  Pterosauria — 7.°  Lacertilia — 8."  Ophidia — 9."  liairachia. 

Il  l'iincipc  Bonaparte fii osservare,  che  i  Crocodilia  dell' Owen ,  corrispondono 
ai  suoi  Emijdosaurii:  i  Plerosaurii  del  medesimo  ai  suoi  Oniithosaurii:  i  LacerU- 
lia  ai  suoi  Saurii:  e  cosi  le  due  classiiìcazioni  esser  molto  più  consimili  che  non 
appare  a  prima  vista ,  del  che  altamente  si  compiace. 

A  meglio  inaugurare  l' apertura  de'  lavori  di  questa  Sezione  intervenne  il  Pre- 
sidente del  Consiglio  de'  Ministri  di  S.  M. ,  D.  Giuseppe  Ceva  Grimaldi ,  Mar- 
chese di  Pietracatella ,  che  aveala  già  onorata  della  sua  ascrizione. 

Il  Presidente  —  Carlo  Principe  Bonaparte 

(  Anastasio  Cocco 


Segretari  <  „ 

I  Corrado  Politi 


_  784  — 

SUNTO 

Fallo  dal  (loti,  de  Filippi  di  alninc  Osservazioni  aualomiche  sopra  il  Moscliiis  Kan- 
oliil ,  0  sullo  slODuuo  de'  Dromedarii  ilei  prof.  Paolo  Savi. 

Il  professore  Paolo  Savi  con  un  suo  importante  lavoro  ci  porge  luminoso  ar- 
gomento di  quanto  le  Classiricazioni  zoologiche  por  dirsi  veramente  naturali  deb- 
bano appoggiarsi  ai  caratteri  anatomici ,  i  quali  si  troveranno  sempre  d'  accordo 
cogli  estorni,  quando  il  valore  di  questi  sia  conveniontomente  determinato.  Il 
genere  .ìlosehus  ne'  metodi  odierni  vion  posto  accanto  al  (jamniolo,  e  collo  Au- 
clienie  per  formar  con  questi  un  particolare  gruppo  di  Ruminanti  caratterizzato 
dalla  mancanza  delle  corna ,  e  dalla  presenza  dei  canini.  Or  bene ,  l'esame  ana- 
tomico di  una  femmina  di  Mosehus  KanehiI  fatto  dal  prof.  Savi  venne  in  confer- 
ma di  ipiesto  rav>icinamonto. 

Lo  stomaco  non  si  compone  in  questa  specie  di  quattro  cavità  come  nei  Ru- 
minanti cornuti,  ma  di  sole  tre;  vale  a  dire  di  un  rumine  fornito  di  tro  larghi 
cui  di  sacchi ,  di  un  reticolo  subpiriformc  congiunto  al  rumine  per  la  sua  parte 
più  larga ,  e  di  tale  capacità  da  corrispondere  ad  una  quarta  parte  soltanto  di 
quel  primo  sacco.  Il  reticolo  poi  alla  sua  porzione  pilorica  comunica  mediante 
un  piccolo  canale  rigonfio  nella  sua  parte  superiore  con  la  terza  sacca ,  la  cui 
intema  superficie  è  minutamente  vellutata.  Quest'ultima  sacca  è  bislunga,  ri- 
curvata ,  e  rigonfia  alle  due  estremità,  ma  più  in  quella  che  si  direbbe  cardiaca. 
II  duodeno  si  apre  ali"  altra  estremità  ,  la  pilorica;  e  per  un  piccol  tratto  è  ri- 
gonfio esso  pure  là  dove  vi  mette  foce  il  condotto  coledoco. 

Il  numero  dei  sacchi  di  cui  si  compone  il  ventricolo  del  Mosehus  e  la  forma 
loro  lo  distinguono  dunque  chiaramonto  dal  ventricolo  dei  Ruminanti  comuni. 

Il  prof.  Savi  passa  dopo  di  ciò  ad  esaminare  brevemente  il  ventricolo  de' Dro- 
medarii lattanti  onde  paragonarlo  a  quello  dei  Mosehus  e  vi  trova  un  rumine  sub- 
globoso come  negli  adulti,  e  guernito  di  varie  gibbosità  e  profonde  cellule,  nelle 
quali  si  rinviene  sempre  copioso  liquido  ;  nella  parete  che  sta  di  contro  a  que- 
sta celltilosità  si  a()ro  l' esofago.  Mediante  una  larga  apertura  questa  prima  cavi- 


—  685  — 

Uì  comunica  col  reticolo  che  è  poco  capace ,  e  guernito  alla  sua  parie  convessa 
(li  numerose  celle  ma  poco  profonde.  Poco  lungi  dall'  indicata  apertura  di  co- 
municazione fra  questa  cavità  e  la  prima ,  si  entra  ili  un  piccolo  sacco  bislun- 
go, obliquo,  a  superficie  interna  liscia,  sacco  die  appena  giunge  ad  un  terzo 
della  capacità  del  reticolo,  ed  è  anclie  molto  minore  nei  Dromedari!  adulti;  fd 
il  quale  coir  intermezzo  d'una  distinta  strozzatura  comunica  poi  coli' ultimo 
sacco.  Questo  è  allungato  fortemente,  curvo,  ristretto  alla  parte  mediana,  più 
rigonfio  ai  due  capi  estremi.  Dall'interna  sua  superficie  rilevansi  numerose  pie- 
ghe trasversali  fra  loro  riunite  con  altre  più  delicate  e  più  basse.  L'ampiezza  di 
questa  cavità  fu  trovala  dal  Savi  minore  assai  nel  laltanle  che  nel  Dromedario 
adulto.  Segue  immediatamcule  allo  stomaco  la  prima  porzione  dell' intestino  co- 
si espansa  da  farla  giudicare  a  primo  sguardo  per  una  delle  sacche  gastriche,  se 
la  mancanza  d' un  consecutivo  cingolo  pilorico  non  si  opponesse  a  questa  con- 
siderazione. 

Esposte  queste  cose,  passa  il  Ch.  prof,  di  Pisa  ad  esaminare  l'opinione  di  co- 
loro i  quali  neir  ultima  delle  suatcennale  sacche  gastriche  trovano  riunito  l'oma- 
so, e  r  abomaso.  Per  vari  argomenti,  e  sopratlulto  pel  volume  di  quest'ultimo 
sacco  ne'  Dromedari! ,  per  la  sua  interna  tunica  inticnmiente  vellutata  egli  opina 
invece  che  rappresenti  il  solo  abomaso ,  e  trova  allora  un  vero  omaso  rudunen- 
Uile  in  quel  piccolissimo  sacco  che  sta  fra  il  rumine,  e  l'ultima  cavità  gastrica. 
Egli  ritiene  inoltre  in  questi  animali  1'  omaso  sia  supplito  nelle  sue  funzioni  da 
un  maggiore  sviluppo  dell'  abomaso. 

Il  prof.  Savi  confronta  in  seguilo  gli  stomachi  dei  Cammeli ,  e  dei  Dromedari 
con  quelli  del  Muschio,  e  li  trova  rassomigliarsi  per  il  grado  di  sviluppo ,  e  di- 
stinguersi per  avere  quei  primi  animali  il  rumine  ed  il  reticolo  munito  di  gran- 
di e  profonde  cellule;  mentre  il  Muschio,  e  per  questa  mancanza,  e  per  la  ge- 
nerale configurazione  de'  suoi  stomachi ,  come  per  la  struttura  della  loro  inter- 
na superficie  si  ravvicinerebbe  piuttosto  ai  Ituminanti  cornuti  ;  d'  onde  l' autore 
conchiude  che  la  struttura  dello  stomaco  del  Muschio  è  intermedia  tra  ({uella 
dei  Cammeli,  e  dei  Ruminanti  cornuti. 

L' autore,  notata  la  diversa  inserzione  dell'  esofago  che  ne'  Ruminanti  cornuti 
Ila  luogo  nella  linea  d'  unione  del  rumine  e  del  reticolo;  dichiara  di   scorgervi 

87 


—  C86  — 

un  altro  argomento  per  ritenere  il  reticolo  non  già  uno  stomaco  distinto  avente 
una  speciale  funzione,  ma  bensì  una  semplice  concamerazionc  del  rumine. 

Altre  osservazioni  furono  fatte  dal  Savi  ncgl'  invogli  fetali  del  Moschtis  kau- 
chil,  osservazioni  eseguite  su  di  un  feto  la  cui  madre ,  quando  fu  uccisa ,  doveva 
essere  presso  il  termine  della  gestazione.  Fgli  vi  rinvenne  il  corion  non  già  mu- 
nito di  cotiledoni,  come  nei  Ruminanti  cornuti,  ma  invece  rivestito  da  minute 
villosità  placentali,  come  aveva  già  osservato  egli  stesso  nel  Dromedario.  Se  non 
che  in  questo  n'é  rivestita  tutta  la  superficie  del  corion,  mentre  nel  Muschio  ne 
è  priva  la  parte  opposta  all'  inserzione  del  funicolo  ombelicale.  Riunendo  anche 
questo  fatto  anatomico  alla  presenza  dei  canini ,  alla  mancanza  delle  corna ,  ed 
alla  maggiore  semplicità  dello  stomaco,  ritiene  1'  autore  doversi  i  Muschi  ,  ed 
i  Cammcli  considerare  siccome  1'  anello  che  fa  passaggio  dai  Ruminanti  ai  So- 
lipedi. 

La  memoria  del  prof.  Savi  vien  terminata  dalla  descrizione  di  una  particola- 
1  Uà  offerta  dallo  scheletro  del  Moschus  kanchil  maschio ,  e  che  consiste  in  un 
ampio  scudo  osseo  laminare,  resistente  anzi  inflessibile,  il  quale  ricuopre  tutta 
la  parte  superiore  del  bacino,  si  connette  con  le  protuberanze  iliache,  e  si  con- 
tinua su  due  lamine  assai  flessìbili  che  risalgono  restringendosi  ed  assottiglian- 
dosi luogo  le  vertebre  lombari ,  e  terminano  alla  penultima  dorsale.  Questo  scu- 
do ha  alla  sua  parte  posteriore  un'  ampia  marginatura  che  lascia  libere  le  verte- 
bre caudali.  Sembra  che  facesse  parte  dell'apparato  dermoideo,  e  che  desse  at- 
tacco ai  muscoli  pellicciai. 

L' autore  inclina  a  credere  questa  produzione  ossea  siccome  normale,  attesa  la 
sua  regolarità,  e  la  giovinezza  dell'  individuo  cui  appartenne  lo  scheletro. 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTEMBRE  1845 


-^H« 


IJETTO  ed  approvato  il  processo  ^  orbale  della  precedente  adunanza ,  il  Presi- 
dente instruisce  la  Sezione  dei  varii  lavori  presentatile  in  dono,  tra'  quali  di- 
stingue e  specialmente  loda  «  due  volumi  della  Storia  Naturale  generale  e  particola- 
re degl' Insetti  nevrotleri  scritta  dal  eh.  prof.  Francesco  Gio.  Pictcl  di  Ginevra,  il 
quale  e  tenuto  allresi  a  rallegrare  di  sua  presenza  i  Colleglli. 

Segue  la  lettura  della  qui  appresso  riferita  lettera  del  prof.  .Vntonio  Alessan- 
drini di  Bologna  che  risponde  a  varii  quesiti  fattigli  dal  principe  Bonapartc  ,  e 
r  accompagna  col  sunto  da  lui  fatto  di  una  memoria  del  prof.  Giovanni  Mùller  su 
la  struttura  e  limitazione  dei  Ganoidci,  come  sul  Sistema  altresì  di  naturale 
riassiflcazione  dei  pesci.  La  Sezione,  >ista  l' importanza  dell' una  e  dell'altra 
scrittura  del  eli.  prof,  di  Kologna,  ne  decreta  la  stampa  negli  Atti,  anco  perchè 
sia  manifesto  quanto  gradiscansi  le  comunicazioni  di  quei  dotti  Italiani ,  a'  quali 
non  è  dato  d' intervenire ,  e  specialmente  quelle  del  tanto  desiderato  Alessan- 
drini. 

«  Eccole  finalmente  il  sunto  della  memoria  del  Mùller  Ueber  den  Bau  eie.  (che 
pure  le  dirigo  sotto  (ascia  mediante  il  corso  postale  )  fatto  alla  meglio  che  per 


—  G8b  — 

me  si  è  potuto,  giacchò  non  conoscendo  nblh-islanza  In  liugua  tedesca  ho  do- 
vuto servirmi  d' im  interprete  poco  pratico  della  materia  :  da  ciò  il  perdi-tem- 
po,  e  forse  le  inesattezze  nel  tradurre  certe  frasi,  ed  alcuni  nomi  tecnici ,  ai 
quali  sforluiiataiiiente  la  magfiior  parto  dei  moderni  autori  danno  la  veste  ale- 
manna innestando  con  la  loro  lingua  riccliìssinia  di  parole  composte  le  radici 
greco-Ialine  ;  dal  che  le  somme  difficoltà  di  renderle  esattamente  in  lingua  ita- 
liana. Li  memoria  è  poi  tanto  ridondante  di  fatti  e  di  osservazioni ,  che  difTicìl- 
mentc  si  presta  ad  un  esti'atto,  ed  abbisognerebbe  piuttosto,  per  la  più  facile 
intelligenza  delle  cose  nella  medesima  trattato  ,  di  esser  comentala  di  quello 
che  ridotta  ad  un  sunto.  Non  ho  poi  inserito  nell'  estratto  le  annotazioni  conte- 
nute nel  foglio  di  lei  del  ^7  pp.  giugno  per  non  interrompere  troppo  spesso  le 
serie  delle  nuo^e  idee  dell'  Aut  :  perchè  non  sempre  dà  ragione  dei  cambia- 
menti che  introduce,  e  si  riferisce  ad  altri  lavori  da  lui  pubblicati ,  e  che  qui 
non  abbiamo  ;  ed  anche  perchè  le  riflessioni  stesse  mi  sembrano  più  oi)portuna- 
mente  collocate  in  forma  di  annotazioni  sul  fine  dell'  estratto.  Riguardo  alle  do- 
mande contenute  nel  citalo  foglio,  eccole  quello  che  posso  aggiungere,  che  non 
è  molto,  atteso  il  pochissimo  tempo  che  ho  potuto  dedicare  (in  qui  all'  argo- 
mento. 

«  I  Branchiostomi  rientrano  o  no  nei  Cicloslomì  ? 

«  Tali ,  e  tante ,  e  cosi  capitali  sono  le  contradizìoni  che  s'incontrano  negli 
autori  che  hanno  trattato  dell'anatomia  di  codesti  singolari  animali,  che  i  me- 
desimi per  lungo  tempo  ancora  osillleranno  da  un  posto  ad  un  altro  nelle  clas- 
sificazioni a  norma  del  diverso  modo  di  vedere  dei  singoli  autori.  Il  Ch.  Mijller 
formò  di  essi  la  Sotto-classe  a  parte  dei  I^locardii  perchè  invece  del  cuore  or- 
dinario dei  pesci,  loro  assegna  un  lungo  vaso  pulsante  ,  cuore  gracile;  dal  che 
il  nome  della  Sotto-classe.  Ma  il  prof.  Oronzio  Costa,  che  tanto,  e  cosi  lodevol- 
mente si  è  esercitato  nella  anatomia  ,  e  nelle  osservazioni  microscopiche  degli 
animali  medesimi,  ci  ha  trovato  il  cuore  dei  pesci,  e  nega  ancora  formalmente 
l'esistenza  di  altri  caratteri  pure  assegnali  alla  Sotto-classe  del  Muller,  vale  a  di- 
re l'esistenza  di  una  cieca  appendice  nell'intestino,  alla  quale  affìda  le  funzioni 
del  fegato  ,  ed  il  moto  vibratorio  esteso  a  tutte  le  membrane  muccose.  Ora  sic- 
come lo  stesso  Muller  ad  onta  di  tutto  questo  continua  a  riguardare  ì'Amphioxiu 


—  689  — 

nifìllo  vicino  ai  Ciclostomi,  ed  ammette  in  esso  il  carattere  essenziale  dei  Cicloslo- 
mi  stessi,  la  forma  della  bocca  e  la  mancanza  di  mascelle  distinte,  nonché  la 
stessa  qualità  di  scheletro;  cosi  parmiche  l'animale  in  discorso  possa  tempora- 
riamente  nliiicno  rimanere  nei  posto  nel  (inalo  Ella.  si<;.  Principe  di  Canino,  lo 
ha  collocalo  ,  attendendo  che  ulteriori  osservazioni  mettano  d'accordo,  se  pur 
sia  possibile,  yli  anatomici  sul  conto  della  struttura  del  ripetuto  animale  x. 

«  Le  branchie  fioccose  (Houppes)  dei  Lophobranchii  consistono  esse  in  una 
semplice  decomposizione  dei  pettini  dei  Poinatobranchiì  o  formano  due  specie 
diverse  di  branchie? 

«  Certamente  le  forme  delle  branchie  dei  Lophobranchii,  e  dei  Pomalobranchii 
sono  diverse,  come  si  è  diverso  ancora  il  modo  di  diramarsi  in  esse  il  sistema 
sanguifero;  né  pare  clic  l'anatomico  prussiano  impugni  questi  fatti  anatomici. 
Nel  sopprimere  nella  sua  nuova  classificazione  le  due  Sottoclassi  ha  avuto  in  mi- 
iM  di  raggruppare  diversamente  gli  Ordini  nelle  medesime  compresi,  ricorrendo 
ad  altri  caratteri,  trascurando  in  molle  divisioni  la  forma  e  struttura  delle 
branchie  comuni  ;  e  riguardo  al  sistema  respiratore  basandosi  in  singoiar  modo 
sulla  coesistenza  di  branchie,  e  polmoni  (Dipnoi);  sulla  contemporanea  esisten- 
za di  branchie,  pseudo  branchie  ,  e  branchie  accessorie,  e  sull'assoluta  man- 
canza di  queste  ultime  nei  Teleostei.  Eretti  a  Sottoclasse  (  Ganoideij  gli  Ordini 
Sluriones  e  Ganoidei,  dando  loro  una  diversa  circoscrizione,  e  parmi  col  fonda- 
mento di  ragioni  anatomiche  importanti  ed  esatte;  e  presi  come  caratteri  di- 
stintivi della  sottoclasse  Teleostei  lo  scheletro  osseo  spinoso,  la  mancanza  delle 
branchie  accessorie ,  la  posizione  delle  valvole ,  la  struttura  ed  officio  del  bulbo 
arterioso ,  divenivano  meno  importanti  i  caratteri  sui  quali  sono  basate  le  sot- 
toclassi Pomatobranchii ,  e  Lophobranchii  aventi  tutti  del  resto  i  caratteri  asse- 
gnati da  Miiller  ai  Teleostei,  ed  egli  trovavasi  quindi  nella  necessità  di  soppri- 
mere queste  due  Sottoclassi. 

■I  Relativamente  alle  ritlessioni  fatte  da  V.  E.  sulla  classificazione  del  Miiller, 
e  distinte  in  dodici  separate  censure  ,  quantunque  io  convengo  pienamente  in 
quasi  tutti  i  punti  sulla  rettitudine  e  necessità  delle  medesime ,  mi  permetterò 
tuttavia  sopra  le  prime  soltanto  una  qualche  osservazione. 

«  1.'  11  nome  Dipnoi  non  può  essere  accettato  perchè  farebbe  confusione 


—  f)90  — 

co' Dipnoi  degli  Anflbii  !  Farmi  che  un  tal  nome  ella  più  non  lo  adoperi  nella 
classiflcazione  degli  AnGbii  eretti  a  Classe  separata,  per  cui  si  potrebbe  forse 
trasportare  nella  classe  dei  Pesci,  giacché  dilTicilmente  in  altro  modo  si  arriva 
ad  esprimere  con  una  sola  parola  la  singolarissima  eccezione  nella  classe  della 
coesistenza  di  branchie  e  polmoni. 

«  2.°  Sirenoidi  è  più  elegante,  ma  meno  esalto  di  Lepidosirenidae !  Verissi- 
mo, perchè  la  prima  idea  che  viene  svegliata  da  quel  nome  si  è  che  Miiller  ab- 
l)ia  coluto  traslocare  tra  i  Pesci  parte  degli  Anfibii  ictiodi. 

«  3."  Perchè  non  chiama  Pomalohranvhii  i  suoi  TAosto' ?  Non  poteva  farlo 
perchè  questa  sottoclasse,  come  si  è  detto  ,  comprende  ancora  i  Lofvbmncliii. 
«  4."  In  ultimo  le  debbo  confessare  che  non  conosco  per  nulla  l'  opera  di 
Heckel ,  e  quindi  non  posso  pronunciare  verun  giudizio  su  le  ragioni  che  lo 
fanno  propendere  a  dividere  i  Pesci  in  due  classi  distinte  l' una  dall'altra  quanto 
lo  sono  i  Rettili  dagli  AnGbii.  Quello  però  che  posso  dirle  in  genere  si  è ,  che 
parmi  si  discenda  troppo  al  minuto  nei  caratteri  anatomici  per  istabilire  delle 
divisioni  anche  d'ordine  superiore  nella  classificazione  degli  animali ,  massime 
essendo  ancora  la  zootomia  ben  lontana  dal  toccare  quel  grado  di  estensione  , 
e  di  perfezione  che  pure  sarebbe  indispensabile  per  render  un  tale  fondamento 
ben  fermo  ,  ed  inamovibile.  Nello  stalo  attuale  della  scienza  ,  seguendo  un  tale 
sistema ,  si  urta  almeno  in  questi  due  scogli ,  di  dovere  cioè  ad  ogni  tratto  va- 
riare le  classificazioni  a  mano  a  mano  che  l' anatomia  progredisce ,  e  di  esser 
costretti  a  tenere  frequentemente  sospeso  il  giudizio  intorno  al  posto  che  può 
competere  ai  diversi  generi ,  e  specie ,  per  la  dilfìcoltà  di  poterne  fare  di  tutte 
una  minuta  dissezione. 

«  Nel  chiedere  mille  volte  perdono  per  non  aver  saputo  trattare  l'argomento 
come  avrebbe  pure  richiesto  l' importanza  della  cosa,  e  'l  merito  delle  quistio- 
ni  poste  in  campo  dal  lavoro  utilissimo  del  Miiller,  ed  assicurandole  che  non 
mancherò  di  dedicare  alle  medesime,  anche  in  seguito  ,  tutta  la  industria  di  cui 
posso  esser  capace ,  passo  ec. 


—  691  — 

SUNTO 

Della  memoria  di  Giovanni  Mailer  su  la  slrullura,  e  limitazione  dei  Ganoidi ,  e  sul 
sistema  di  naturale  Classificazione  dei  Pesci,  fatto  dal  prof.  Antonio  Alessandrini. 

Fra  le  diverse  sezioni  della  Storia  naturale  ninna  al  pari  della  Ittiologia,  dice 
il  celebre  autore,  dimostra  quanto  sia  importante  la  cognizione  delle  specie  fos- 
sili perdute,  onde  pervenire  alla  generale  Classificazione  naturale  degli  ani- 
mali. Restando  infatti  negli  esempi  di  questa  classe  di  animali  le  grandissime 
differenze  che  s'incontrano  negli  avanzi  fossili  dei  Pesci,  lian  reso  necessario  lo 
stabilire  interi  ordini  ed  intere  famiglie,  delle  quali  non  più  s'incontrano  fra'vi- 
venti  i  rappresentanti  ;  il  che  poi  è  stato  causa  ancora  della  rimozione  di  molte 
specie  tuttora  esistenti,  dal  posto  che  era  stato  loro  assegnato  nei  Sistemi  adottati 
prima  di  tali  scoperte.  Ma  la  rettitudine  di  una  classificazione  nella  quale  oc- 
cupar possano  il  vero  posto  clic  loro  compete  auclie  le  specie  fossili ,  avendo  per 
fondamento  soltanto  gli  avanzi  conservatisi  dello  scheletro  e  della  pelle,  d'uo- 
po sarebbe  che  la  estesa  e  profonda  cognizione  della  generale  organizzazione 
delle  specie  viventi  manifestar  i)otessc  l'esatta  corrispondenza  dell'intero  siste- 
ma organico  con  quei  dati  caratteri  che  dalla  osservazione  del  solo  scheletro  ,  e 
degli  integumenti  dedur  si  possono.  Sfortunatamente  perù  l'anatomìa  dei  l'esci 
è  ben  lontana  ancora  dal  toccare  questo  grado  di  perfezione;  dal  che  l'insutli 
cienza  dei  tentativi  fatti  sin  <|ui  rapporto  ai  Pesci,  massime  dal  celehralissinio 
Agassiz,  onde  raggruppare  in  un  comune  sistema  naturale  le  specie  fossili ,  e 
le  viventi. 

Il  citato  autore,  trovato  avendo  che  le  differenze  più  notevoli ,  e  più  facili  a 
rilevarsi  nei  Pesci  fossili  dedur  si  possono  dagl'  integumenti ,  e  massime  dalle 
scaglie  che  li  proteggono,  se  n'  è  servito  come  principio  fondanieulale  di  una 
classificazione  ,  ripartendo  i  Pesci  nello  quattro  sezioni  dei  Cicloidi,  degli  Clenoi- 
di,  dei  Ganoidi,  e  dei  Placoidi.  La  differenza  che  passa  fra  le  squame  dei  Cicloidi, 
e  quelle  degli  Glenoidi  è  ben  piccola,  e  quindi  1'  applicazione  sistematica  d'un 
tale  carattere  deve  esser  limitata ,  come  l'ho  pure  dimostrato  (soggiunge  l'autore) 


—  692  — 

in  un'altra  memoria  intorno  alle  famiglie  naturali  dei  Pesci  inserita  negli  arcfiivi 
di  Storia  naturale  di  Berlino.  Nei  Ganoidi  invece  le  robuste  ossee  squame  per  lo 
più  insieme  articolate,  meglio  si  prestano  ad  un  tal  uso.  Tali  squame  nelle  specie 
viventi  incontraiisi  soltanto  in  due  generi  di  Pesci  dal  Cuvier  collocati  fra  i  suoi 
Cliipes;  il  L'pisosleus  cioè  del  Mississipi  ed  il  Poli/plerus  del  Nilo;  anzi  fu  egli  il 
primo  a  notare  l'identità  delle  squame  dei  medesimi  con  quello  del  genere  Pa- 
laeomscus  del  calcare ,  rilevando  ancora  la  somiglianza  dal  lungo  lobo  superiore 
della  coda  di  questo  Pesce  con  quello  degli  Storioni ,  nonché  la  presenza  di  la- 
mine, o  scaglie  triangolari  sul  margine  anteriore  della  pinna  dorsale  si  nei  Pa- 
laeoniscus,  come  nel  Lepisosteus  ;  dal  che  ne  dedusse  la  conseguenza  che  le  specie 
fossili  del  nominato  genere  avvicinavansi  ad  un  tempo  per  una  parte  agli  Sto- 
rioni, e  per  l'altra  ai  Lepisostei. 

Agassiz  però  ha  il  merito  di  aver  stabilito  l'identità  di  struttura  delle  squame 
dei  LepL^oslei,e  Polipleri  con  quelle  di  tutti  i  Pesci  ossei  delle  più  antiche  forma- 
zioni sino  alla  creta  ;  ha  quindi  collocato  i  Ganoidi  in  un  ordine  distinto ,  ne  ha 
scoperte  le  numerose  famiglie,  assegnando  loro  caratteri  certi,  e  determinanti 
ancora  i  generi  che  alle  famiglie  stesse  appartengono;  dal  che  ne  derivò  l'im- 
portantissima conseguenza  ,  che  cioè  i  tipi  costituenti  un  buon  numero  dei  Pe- 
sci dell'Era  presente  incominciano  dalla  creta.  Osserva  inoltre  lo  stesso  Agassiz 
che  le  squame  dei  Ganoidi  sono  ricevute  entro  capsule  cutanee  a  guisa  delle 
più  comuni. 

Per  quel  che  spetta  alla  struttura  dello  scheletro  i  Ganoidi  fossili  mostransi 
fra  loro  dìflerentissìmi ,  poiché  molti  hanno  scheletro  interamente  osseo  come 
si  verifica  nei  viventi  Lepisostei ,  e  Polipteri;  laddove  in  altri  la  colonna  si  com- 
pone di  una  molle  corda  dorsale  fornita  d' una  sola  serie  d' apofisi  ossee ,  come 
negli  Storioni. 

Anche  le  generali  forme  del  corpo  variano  molto  perchè  in  alcuni  generi  la 
colonna  vertebrale  prolungasi  fino  all'estreniilà  del  lobo  superiore  della  coda  a 
somiglianza  di  quella  degli  Storioni ,  e  degli  Squadri  ;  laddove  in  altri  si  arresta 
air  origine  del  lobo  superiore  della  coda  ;  la  pinna  della  quale  in  tal  caso  portar 
deve  dei  raggi  anche  superiormente.  In  altri  Ganoidi'  la  colonna  divide  la  cau- 
dale in  due  porzioni  uguali ,  come  avviene  nel  maggior  numero  dei  Pesci  ossei, 


—  693  — 

Il  carattere  distintivo  dell'ordine  dciGanoidi  è  riposto  dall' Agassiz  princi- 
palmente nelle  squame  angolari ,  romboidali ,  e  poliftone  coperte  di  smalto;  e 
nella  sua  grand' Opera  Rnhcrchcs  sur  Ivs  puissons  f(mlcs  ei  comprende  la  fam. 
dei  Lepidoidi  Ag.  Sauridi  Ag.  l'iciiudoiiti  Ag.  Celacanti  Ag.  Schlerodermi  Cuv. 
Gimnodonti  Cuv.  Lofobranclii  Cuv.  ;  dietro  le  quali  verrebbero  secondo  lui  a 
collocarsi  i  Goniodonti,  i  Piluroidi,  e  gli  Acipcnseridi ,  ed  infine  anche  i  Lepi- 
dosirenidi.  E  qui  l'autore  con  molte  ragioni  riflette  che  coi  pochi  aiuti  sommi- 
nistrati dalle  parti  fossilizzate  non  si  può  pretendere  ad  una  classiGcazione  cosi 
esatta ,  e  precisa  ([uale  ottener  si  potrebbe  dagli  esseri  viventi  ;  tutta\  ia  poter  de- 
rivare da  sifTatlc  osservazioni  ottimi  corollari,  come  lo  è  ,  a  cagion  d'esempio 
quello  che  nessun  pesce  della  famiglia  dei  Lepidoidi  sia  pervenuto  vivente  (ino 
all'epoca  presente. 

Abbenché  nel  maggior  numero  dei  pesci  fossili  descritti  e  delineati  da  Agas- 
siz non  si  possa  muover  dubbio  appartenere  essi  veramente  ad  una  grande  Se- 
zione, alla  quale  spettano  pure  i  Lepisostei  ,  e  Polipteri  già  enumerati  fra  gli 
ossei  insieme  alle  Selache  ed  ai  Ciclostomi ,  mai  però  ho  potuto  persuadermi  (di- 
ce il  Miiller)  che  veramente  appartener  possano  ai  Ganoidi  le  altre  famiglie  di 
pesci  viventi,  quali  sono  i  Loricarini,  iSiluroidi ,  i  Lofobranchi,  i  Scleroder- 
mi, ed  i  Gimnodonti.  Lo  stesso  Agassiz  si  era  avveduto  della  forzata  riunione, 
poiché  in  un  luogo  della  grand' opera  dice  espressamente:  i  caratteri  d' orga- 
nazione  che  uniscono  i  Lepidoidci,  i  Sauroidi  ed  i  Picnodonti  sono  più  evidenti 
e  numerosi  di  quello  esser  possano  le  relazioni  che  sono  tra  queste  stesse  fami- 
glie ed  i  Sclerodermi ,  Gimnodonti ,  e  Lofobranchi.  L'anatomia  dei  Siluroidi 
(  prosegue  il  Mùller)  combina  tanto  esattamente  con  quella  dei  Malacopterigi 
addominali  ,  che  non  sono  separabili  da  questi  ;  e  ciò  che  dicesi  di  tal  famiglia 
e  applicabile  a  parecchie  altre.  Dunque  i  caratteri  essenziali  dei  Ganoidi ,  per  le 
cognizioni  fin  qui  possedute  ,  sono  tanto  scarsi  ed  insuflìcieuti  che  portereb- 
l>ero,  avuto  riguardo  al  solo  consolidamento  a  smalto  delle  scaglie,  alla  maggior 
confusione;  di  che  l'autore  arreca  numerosi  e  chiari  esempi. 

Nella  dilTicoltà  di  rinvenire  caratteri  suflìcienli  per  istabilire  rettamente  lor- 
dine  dei  Ganoidi ,  deducendoli  dalle  specie  fossili ,  il  nostro  autore  si  è  appiglia- 
to al  ragionevolissimo  partito  di  rivolgersi  ai  due  generi  viventi  che  si  é  detto 

88 


_  691  — 

appartenere  certamente  all'ordine  stesso  ,  vale  a  dire  ai  generi  Poli/ptenta  e  Le- 
pisiosletis;  e  ciò  con  tanto  mag;gior  fondamento,  in  quanto  che  si  è  egli  estesa- 
mente Occupato  dell'anatomia  di silTatti  animali.  Ora  dalle  sue  osservazioni  tira 
le  seguenti  esatte  deduzioni  : 

1."  Che  i  Gauoidi  costituiscono  un  ordine  bene,  e  minutamente  definito  che 
trova  ])osto  nella  classificazione  fra  i  pesci  ossei  ed  i  Selaclii. 

2/  Che  l'idea  d' Agassiz  di  collocare  gli  Storioni  fra  i  Ganoidi  è  giusta. 

3."  Che  al  contrario  gli  Sclerodermi,  i  Gimnodonti,  i  Loricarini ,  i  Siluroidi, 
ed  i  Lofohranchi  sono  estranei  ai  Ganoidi ,  ed  appartengono  agli  altri  pesci  ossei. 

4."  Glie  v'hanno  dei  Ganoidi  forniti  di  squame,  ed  altri  ignudi ,  che  però  con- 
servano caratteri  propri  dell' ordino,  ed  immutabili. 

Per  quel  che  spetta  all'anatomia  dei  due  notati  generi  Pohjpierus,  e  Lepiso- 
steus  avverte  che  Geoffroy-Saint-Hilaire  aveva  già  descritti  gl'intestini  del  Polipi: 
hirliir  da  lui  scoperto,  e  la  osteologia  del  medesimo  fu  pur  nota  all' Agassiz  stes- 
so il  quale  studiò  anche  quella  del  Lepisosfeus ,  i  cui  visceri  furono  descritti  dal 
Cuvier,  Valentin  ,  e  Van  dcr  Fleercn.  Tuttavia  sifTattc  ricerche  non  risguardano 
direttamente  le  parti  dalle  quali  ilMiilIer  ha  poi  dedotti  i  caratteri  di  quest'ordine. 

1  caratteri  anatomici  dei  Ganoidi ,  dice  egli  ,  desumonsi  dalla  struttura  del 
cuore ,  dei  vasi  sanguiferi ,  degli  organi  respiratori  ,  delle  parti  genitali ,  del 
cervello ,  e  degli  organi  dei  sensi.  Giù  da  lungo  tempo  ha  notalo  l' importanza 
sistematica  della  struttura  del  cuore,  o  piuttosto  del  bulbo  arterioso  che  si  pro- 
lunga dalla  base  di  lui,  e  costituisce  l' incominciamento  dell'arteria  branchia- 
le. Si  sa  che  nei  pesci  ossei ,  nei  quali  quest'ultimo  venne  esaminato  ,  due  sole 
valvole  ,  situate  1'  una  rimpetto  all'  altra  ,  s' incontrano  sempre  all'  origine  del 
bulbo  muscolare ,  fra  esso  ed  il  ventricolo  ;  quando  invece  i  pesci  cartilaginei 
superiori ,  gli  Storioni ,  i  Plagiostomi  cani ,  e  razze)  e  le  Chimere  hanno  tre  o 
più  serie  di  valvole  sovrapposte  entro  il  bulbo,  ed  il  numero  delle  valvole  per 
ogni  serie  varia  dal  2  a  5  secondo  i  diversi  generi.  Corrispondentemente  poi  al 
punto  nel  quale  negli  ossei  si  trovano  le  due  valvole,  nei  cartilaginei  nulla  s' in- 
contra di  somigliante.  I  Ciclostomi  diversificano  e  dai  cartilaginei  superiori ,  e 
dagli  ossei,  perché  mancano  del  bulbo  muscolare  arterio.so ;  essendo  il  tronco 
branchiale  costituito  dalle  semplici  membrane  delle  arterie  ;  ma  assomigliano  a 


—  695  — 

questi  ulliini  per  l'esistenza  delle  due  valvole. Queste  diOereuze  mostraronsi  tan- 
to costantemente  in  tutti  i  pesci  osservati  nelle  diverse  sezioni,  che  giudicai , 
prosegue  sempre  l'autore  ,  poter  servire  di  f;uida  in  una  fondamentale  separa- 
zione dei  diversi  ordini.  Se  infatti,  restando  nell'argomento  che  ora  si  tratta, 
i  (janoidi  diversificano  veramente  dagli  altri  ordini  dei  pesci  ossei ,  la  differen- 
za chiara  deve  pure  dimostrarsi  nel  bulbo  arterioso:  ed  in  vero,  il  Polypleius 
Irichir  mostra  quivi  la  struttura  propria  dei  cartilaginei  superiori  già  nominati, 
ed  anche  il  genere  Lepisosteus  olire  (pii\i  struttura  ufTatto  somigliante.  Per  que- 
sta stessa  ragione  che  riunisce  ai  Ganoidi  i  Polipteri ,  e  Lepisostei,  separare  se  ne 
debbono  e  lasciarsi  tra  gli  ossei  i  Sclerodermi,  i  Gymnodonli,  i  Siluroidi,  i  Go- 
niodonti  ed  i  Lofobranchi. 

Onde  metter  poi  fuor  di  dubbio  la  costanza  del  carattere  assegnato  al  tronco 
arterioso  dei  pesci  ossei,  ha  l'autore  esaminato  i  tipi  di  35  famìglie  di  que'  pe- 
sci ,  senza  incontrarsi  in  veruna  eccezione;  ed  in  uno  specchio  sinottico  dà  il 
nome  delle  famiglie  e  dei  generi  esaminati ,  o  da  lui  medesimo  ,  o  da  auto- 
ri degnissimi.  Quella  stessa  ragione  infine  che  costringe  a  separare  dai  Ganoidi 
molte  famiglie  ,  perchè  hanno  il  nome  dei  pesci  ossei  ;  abbenché  per  le  scaglie 
loro  rassomigliassero  ,  d' altra  parte  e'  induce  a  riunirvi  i  Lepidosiri  a  bulbo  ar- 
terioso somigliante,  avvegnaché  abbiano  le  scaglie  molto  dissimili. 

Passando  agli  organi  respiratori  le  osservazioni  dall'Autore  istituite  sulle  bran- 
chie accessorie ,  e  sulle  pseudo-branchie  lo  portarono  a  stabilire  i  seguenti  due 
caratteri  generali  d' organazione  dei  pesci ,  >  ale  a  dire  che  le  pseudo-branchie  , 
e  le  reti  mirabili  in  relazione  colle  medesime  trovansi  tanto  nei  Plagiostomi  e 
negli  Storioni,  quanto  nei  pesci  ossei;  ed  invece  una  vera  branchia  accessoria 
fiiamniai  si  trova  in  verun  pesce  osseo,  l'esistenza  della  quale  costituisce  quindi 
un  altro  carattere  essenziale,  per  cui  meglio  vengono  circoscritti  i  generi  appar- 
tenenti all'  ordine  dei  Ganoidi.  Nei  pesci  ossei  egualmente  non  si  ó  peranche  tro- 
valo esempio  dell'  esistenza  di  uno  sfiatatoio  ;  di  un  canale  cioè ,  che  dall'  inter- 
no delle  fauci  si  faccia  strada  alla  sommità  della  testa  ,  quando  invece  esso  può 
trovarsi  nei  Ganoidi.  Le  estese  osservazioni  istituite  dall'autore  sopra  le  treno- 
te  d' organizzazione  in  discoreo  lo  portano  a  stabilire  nei  ganoidi  le  cinque  se- 
guenti combinazioni  diverse  delle  medesime. 


—  696  — 

I  .*  Brancliie  accessorie ,  pseudo-branchie ,  e  sfiataloio  (  Acipenser  ) . 

2."  Branchie  accessorie,  e  pseudo-branciiie  senza  sfiatatoio  (  Lepisosteus  1 . 

3.°  Branchie  accessorie  senza  pscudobranchie  e  senza  sfiatatoio  (  Scaphi- 
rhynchus 1 . 

4."  Pseiidobrancliie ,  e  sfiatatoio  senza  bninchie  accessorie  (Planirostra  ). 

5."  Sfiatatoio  senza  branchie  accessorie,  e  senza  pseudobranchie  (Polypterus). 

Nei  Ganoidi  anche  gli  organi  inservienti  alla  generazione  hanno  una  partico- 
lare struttura.  Le  ovaie  del  Poliptero  in  forma  di  lamina  oblunga,  sono  prive 
di  cavità  e  non  hanno  altra  apertura  della  ventrale  in  fuori  ;  mentre  invece  i 
Plagiostomi ,  gli  Storioni,  i  Lepidosiri  forniti  sono  d'ovidutti  particolari  ;  perciò 
nel  Poliptero  alla  distanza  di  un  pollice  dall'  ano  un'  ampia  fessura  trasversale 
addominale  dell'  ovaia  la  mette  in  comunicazione  col  breve  ovidutto  che  in  com- 
pagnia dello  uretere ,  ma  separatamente  dal  medesimo ,  arriva  in  prossimità  del 
comune  poro  escretorio  uro-genitale  collocato  al  di  dentro  dell'  ano.  Negli  Sto- 
rioni la  posizione  e  la  Dgura  dell'  orificio  addominale  della  tuba  è  precisamente 
la  stessa ,  scuoncliè  questo  canale  per  breve  tratto  si  trova  separatamente  ,  e  va 
poi  a  sboccare  nell'ampio  uretere  ,  che  per  tal  modo  diventa  pure  ovidutto. 
Una  disposizione  del  tutto  uguale  verificasi  ancora  nei  testicoli  del  maschio  ; 
pare  però,  giusta  le  più  recenti  osservazioni  dell'autore,  che  questa  comunica- 
zione tra  le  parti  genitali  e  gli  ureteri  avvenga  soltanto  in  determinate  epoche, 
quando  cioè  le  parti  stesse  sono  prossime  all'esercizio  di  loro  funzioni. 

In  quanto  alla  struttura  dell'  intestino ,  i  Ganoidi  a  guisa  dei  Plagiostomi  han- 
no pure  la  valvola  spirale;  e  questa  nello  stesso  poliptero  fu  descritta  dal  lodato 
scopritore  della  specie.  Formerebbe  eccezione  soltanto  il  lepisosteo  nel  quale 
siffatta  struttura  non  è  stata  notata  da  verun  anatomico ,  e  manca  pure  in  tutti 
i  pesci  ossei. 

II  cervello  dei  Ganoidi  ha ,  al  dire  dell'  autore ,  dei  caratteri  particolari ,  pei 
quali  dir  si  può  diverso  tanto  da  quello  dei  pesci  ossei  quanto  da  quello  dei 
plagiostomi  ;  e  porta  ad  esempio  la  descrizione  del  cervello  del  Poliptero  bichir: 
esso  somiglia  (  sono  sue  parole  )  a  quello  dello  Storione  :  nella  regione  posteriore 
si  compone  di  una  midolla  allungata  molto  sviluppata  col  suo  seno  romboidale, 
del  cervelletto,  dei  lobi  ottici  piuttosto  piccoli.  Seguono  d'appresso  i  grandis- 


—  697  — 

sirai  emisferi  distinti  1'  uno  dall'  altro  per  un  solco  longitudinale  assai  profon- 
do ,  ed  infcriornicntc  prolungantcsi  nei  lobi,  e  nervi  olfattori.  Ai  nervi  ottici 
maura  l' iiuTociamcnto  proprio  ilei  pesci  ossei ,  essendo  semplicemente  riuniti 
in  un  liiiusma,  come  avviene  appunto  anche  nello  Storione.  Riguardo  agli  or- 
gani dei  sensi ,  i  Ganoidi  partecipano  dei  caratteri  propri  tanto  dei  pesci  ossei 
che  dei  Plagiostomi.  La  sostanza  cartilaginea  del  cranio  inviluppa  il  labirinto 
molto  più  di  quello  avvenga  nei  primi.  I  fori  nasali  sono  doppi  a  dilTerenza  di 
quelli  dei  Plagiostomi.  Il  processo  falciforme  e  la  glandola  coroide  pare  man- 
chino nel  Poliptero.  La  cute  de'Ganoidi  può  essere  coperta  di  una  maglia  di 
squame  romboidali  ed  anche  rotonde,  può  avere  degli  scudi,  ed  essere  perfet- 
tamente nuda.  Gli  Spatulari  sono  Storioni  nudi,  abbenchè  i  visceri ,  e  la  loro 
colonna  vertebrale  sieno  somiglianti  a  quelli  dei  veri  Storioni. 

Avuto  riguardo  all'  insieme  dei  caratteri ,  i  veri  Ganoidi  dell'  era  presente 
sono  soltanto  i  generi  Polyptcrus,  Ltinsosteus,  Acipenser,  Scaphirhyncìius,  e  Spaiu- 
larta.  Trascurati  i  caratteri  che  non  sono  costanti  in  tutti  i  generi ,  dir  si  può 
in  compendio  essere  i  Ganoidi  pesci  avmli  varie  valvole  nel  bulbo  dell'arteria  bran- 
chiaie,  nervi  ottici  non  decussati ,  branchie  libere,  ed  opercoli  branchiali ,  e  pinn* 
ventrali  addomiruili. 

In  questa  definizione  rimane  esclusoli  carattere  dedotto  dalla  pelle,  e  dalle 
scaglie,  sul  quale  venne  dapprima  fondato  l'ordine  stesso  :  anche  il  carattere 
delle  pinne  potrebbe  per  avventura  essere  valutabile  solo  talvolta. 

Relativamente  a' pesci  fossili  enumerati  da  Agassiz  fra  i  Ganoidi ,  fortunata- 
mente non  ve  ne  sono  che  pochi  appartenenti  a  famiglie  di  veri  pesci  ossei  co- 
muui.  Gli  Acanlhoderma ,  ed  i  Pleuracanihus ,  i  Diodon,  Osiracion,  Calamostoma 
vi  appartengono  senza  dubbio:  1'  ultimo  genere  va  tra  i  Lofobranchi  ,  gli  altri 
sono  l'Iectognati. 

Per  i  generi  fossili  Polochius ,  Dorcelis  e  Rhinellus,  avendo  essi  poca  o  ninna 
relazione  cogli  Schlerodermi ,  ai  quali  sono  stati  uniti  nei  poissons  fossiles  ;  po- 
trebbe trovar  luogo  la  domanda  se  debbono  aversi  per  Ganoidi.  Fa  duopo  però 
ripetere  che  troppo  scarsi ,  ed  equivoci  sono  i  caratteri  che  fornir  possono  gli 
oggetti  fossili,  né  bastano  a  sciogliere  fondatamente  questi  ed  altri  somiglianti 
dubbi  :  e  qual  valore  si  potrà  dare  alla  forma ,  solidità  e  struttura  delle  scaglie , 


—  698  — 

s«'  tra  i  ganoidi  vivenli  abbiamo  delle  specie  del  lutto  sprovislc  delle  medesime, 
e  fra  i  veri  pesci  ossei  delle  scaglie  del  tutto  simili  a  quelle  dei  Ganoidi  ? 

Passando  in  seeuito  l'autore  a  parlare  della  sistematica  classifica/ione  dei  Ga- 
noidi, a\verle  dapprima  formar  ossi  una  delle  più  distinto  so/ioni  della  classe; 
onde  delibosi  poi  ([uosta  chiamare  ordine ,  o  sottoclasse.  Finché  1'  anatomia  di 
codesti  pesci  era  sconosciuta,  poteva  l' ittiologo  rimaner  dubbioso  sul  posto  che 
loro  compete  ;  ora  è  indubitato  diversificare  essi  fondamentalmente  dai  pesci  os- 
sei, e  non  convenire  nemmeno  totalmente  coi  Selaelii  ;  per  cui  una  tale  sezio- 
ne si  colloca  naturalmente  fra  i  pesci  ossei ,  ed  i  l'iagiostomi ,  o  Sclachi. 

Che  alcuni  degli  animali  compresi  nella  sottoclasse  dei  Ganoidi  somiglino  per 
una ,  o  per  altra  parto  di  loro  organizzazione  ai  rettili ,  si  può  concedere  ;  ma 
che  essi  per  più  degli  altri  pesci  ^i  si  assomigliano  costituendo,  come  si  prete- 
se, r  anello  d'  unione,  non  lio  potuto  persuadermene,  trovandovi  soltanto  com- 
binazione di  proprietà  di  pesci  ossei,  e  di  plagiostomi  costituenti  una  terza  for- 
ma particolare. 

Separando  i  Lofobranchi,  Gimnodouli,  Sclerodermi ,  Goniodonti,  e  Siluroi- 
di,  la  sezione  dei  Ganoidi  è  riducibile  circa  alla  metà,  dovendosi  conservare  il 
nome  al  rimanente  dei  pesci  come  ordine ,  o  .sottoclasse.  Per  le  specie  viventi 
poi  l'ordinamento  più  naturale  è  il  seguente 

SunciASsis  Ganoidi 


(Jrdo    I.  Holoslet 

Famlliae  t.  Lepidosleini      (  (Jcn.  Lepisosteus 
2.  Poh  pterini       ( Polypterus 

Ordo  II.  Cltoiul rostri 

Familiao  3.  Acipenserini      |  Geii.  Acipenser 


—  Scaphirhynchus 

—  Polyodon 

Planirostra  Raf. 


1  primi  hanno  la  colonna  \ortebraIe  ossea  ,  gli  ultimi  hanno  lo  scheletro  in 
parte  cartilagineo  ,  e  la  colonna  vertebrale  contiene  una  corda  molle  invece  dei 


—  699  — 

corpi  vertebrali.  Passa  in  seguito  l'autore  a  riferire  i  caratteri  anatomici  ,  per 
i  quali  ha  creduto  di  non  dover  comprendere  nella  stessa  famiglia  i  gen.  Lcpi- 
sosieus  e  Potijp(erus  estendendosi  a  parlare  anatomicamente  anche  delle  altre  due 
famiglie  Acipenserini ,  e  Spalularic. 

I  Ganoidi  fossili,  prosegue  il  .Miiller,  nelle  squame  hanno  maggiore  rassomi- 
glianza cogli  Uolostei  viventi  di  quello  che  cogli  Storioni;  la  loro  colonna  verte- 
l>ralc  però  ora  e  ossea,  ora  cartilaginea;  quindi  è  molto  diflicile  coordinarli  colle 
specie  viventi,  dovendosi  frequentemente  in  luogo  dei  fatti  anatomici  bene  av- 
verali recare  in  mezzo  dello  semplici  ipolesi.  Fra  i  Lepidoidi  od  i  Sauroidi  tro- 
vansi  in  Agassiz  delle  formo  rnssomlglianli  ai  l.episostei  nella  struttura  delle  pin- 
ne a  due  serie  di  sostegni  (fulcra),  e  nella  colonna  vertebrale  interamente  ossi- 
ficata ;  il  Lepisostus  p.  e.  ed  altri  ancora.  Ma  riguardo  ai  Polipteri ,  fra  tutti  i  Ga- 
uoidi  fossili  non  trovo  analogia  alcuna  per  cui  costituir  deve  per  1"  appunto  il  ti- 
po di  una  particolare  famiglia.  I  Cclacanli ,  Picnodonli ,  e  le  famiglie  ultimamen- 
te stabilite  dei  Cefalospidi ,  Acantoidei ,  e  Dipteri  (compresi  forse  i  Gheiiolepis  fra 
gli  Acantoidei  )  dai  quali  sembrano  differire  Umto  per  la  mancanza  dei  pungoli 
cJie  per  la  presenza  dei  fulcra,  le  considero  siccome  ottime  famiglie.  La  divisio- 
ne dei  Lepidoidei,  e  dei  Sauroidci  la  credo  artificiale.  Fra  le  quantità  di  specie 
quivi  comprese  ve  ne  sono  però  alcune  che  hanno  un'aflìnìtà  rimarchevolissìtua 
fra  loro,  e  che  potrebbero  far  propondero  alla  suddetta  divisione.  Lo  slesso  Agas- 
siz ne  ha  preso  l'iniziativa  ,  giacclió  gli  .\cantoidi,  i  Ofalospidi,  ed  i  Dipteri  spe- 
cialmente sono  tolti  dai  Lepidoidei.  Però  gli  altri  Lepidoidei,  sono  sempre  parole 
dell'  A. .  non  saprei  scientificamente  distinguerli  dai  Sauroidi.  Parmi  che  i  Ga- 
noidi da  comprendersi  in  una  famiglia  debbono  combinare  nel  carattere  della 
colonna  vertebrale,  averla  cioè  o.sseao  cartilaginea  al  centro.  Poscia  sembrami 
potersi  riunire  quei  Ganoidi  fo.ssili  che  mancano  sempre  dei  fulcri  nelle  pinne,  se- 
parandoli dagli  altri,  nei  quali  costantemente  si  presentano.  Fra  i  Ganoidi  coi 
fulcri  al  margine  anteriore  di  alcune,  o  di  tutte  le  pinne,  vi  hanno  reali  diffe- 
renze. Ciò  che  ho  potuto  dedurre  dalla  osservazione  di  esemplari  l)cn  conservali 
riducesi  alle  seguenti  cose.  Se  la  sommità  del  lobo  superiore  prolungato  della  co- 
da è  fornito  di  fulcri  (  cioè  di  scudelli  ,  o  scaglie  )  ,  questi  paro  formino  sempre 
una  serie  dispari  lino  all'oslremitù,  come  già  si  vede  negli  Storioni  ,  ed  ancora 


—  700  — 

nel  Paloonisco  e  nell'Acrolepi.  Il  manifestarsi  dei  fulcri ,  nella  sommili  della  pin- 
na caudale  de'  GanoiJi  elerocerchi  non  include  la  necessilà  che  il  margine  ante- 
riore del  lobo  inferiore  delie  altre  pinne  ne  sia  pure  fornito.  I  fulcri  su  tutta  la 
sommità  della  coda,  ove  non  avvi  alcun  rafigio,  devono  considerarsi  q»iali  sem- 
plici integumenti  squamosi,  e  non  già  come  sostegni  dei  raggi  ;  onde  un  Ganoi- 
de  eterocerche  avente  fulcri  semplici  sul  lobo  superiore,  ne  può  mostrare  una  dop- 
pia serie  nel  margine  anteriore  del  lobo  inferiore  ;  come  pare  si  verificili  nel  Pa- 
leonisco,  e  nell'Acrolepi  (A.  asper).  Molti  altri  esempi  adduce  l'Autore  onde 
provare  quale  vantaggio  trar  si  possa  per  la  determinazione  dei  Ganoidi  fossili 
dalle  forme  e  posizione  delle  pinne,  e  dalle  diverso  armature  di  sostegno,  e  pro- 
tezione delle  medesime. 

Dalle  osservazioni  intorno  ai  Ganoidi ,  e  massime  della  determinazione  del 
posto  che  loro  compete  nella  classificazione  sistematica ,  trae  argomento  per  par- 
lare in  ultimo  delle  primarie  divisioni  dell'intera  classe  ;  ed  opina  che  presen- 
temente le  cognizioni  anatomiche  sieno  pervenute  a  tal  grado  di  svolgimento  da 
appoggiare  un  tale  lavoro  e  rimediare  al  difetto  del  quale  lamentavasi  il  Guvier 
sulla  fine  del  primo  tomo  della  sua  storia  naturale  dei  pesci;  che  cioè  mancas- 
sero in  allora  dei  caratteri  d'organizzazione  abbastanza  certi  ed  importanti  per 
ordinare  convenientemente  le  famiglie  in  sezioni  maggiori. 

La  Sezione  dei  Condropterigi  stabilita  prima  da  Artedi,  confermata  poscia  da 
Gronovio,  ed  ammessa  dal  Cuvier  apparisce  come  un'unione  forzala  e  preterna- 
turale di  molte  famiglie.  Sono  in  essa  contenuti  gli  Storioni,  le  Chimere,  e  i  Pla- 
giostomi.  Non  si  può  dubitare  che  in  questa  sezione  non  sieno  riuniti  i  pesci  di 
più  perfetta  organizzazione  che  più  si  avvicinano  ai  rettili ,  coi  più  imperfetti 
quali  sonoi  Cicloslomi ,  i  Petromizonti ,  i  Mi\inoidi.  Invece  l'altra  grande  di- 
visione dei  pesci  ossei  mostra  nei  vari  grupi)i  delle  differenze  in  proporzioni  ben 
poco  marcate.  Pallas  ed  Agassiz  separarono  dalla  prima  sezione  gli  Storioni,  col- 
locandoli il  primo  ,  cioè  Pallas  ,  fra  i  pesci  ad  opercolo  branchiale  e  branchie 
libere,  ch'egli  chiama  branchiala,  denominando  gli  altri  cartilaginei,  cioè  i  Pla- 
giostomi  Spiractilala.  Agassiz,  che  di\ide  la  classe  in  4  ordini  Etenoidi,  Gamùii, 
Placoidi ,  e  Cicloidi,  colloca  con  ragione  gli  Storioni  tra  i  Ganoidi ,  lasciando  uniti 
gli  squadri ,  le  razze  ,  le  chimere  ,  ed  i  cicloslomi ,  di  guisa  che  l' ordine  del 


—  701  — 

piti  impcrfetli  quali  sono  i  Cicloslomi,  ì  Petromizoni ,  ì  Mixinoidi.  Invoce  l'altra 
grande  divisione  dei  Pesci  ossei  mostra  nei  vari  gruppi  delle  differenze  in  pro- 
porzioni ben  poco  marcate.  Pallas  ed  Agassiz  separarono  dalla  prima  Sezione 
gii  Slorioni,  roiiocandoii,  il  primo,  cioè  Pallns,  fra  i  Pesci  ad  opercolo  bran- 
chiale e  branchie  libere,  ch'epli  chiama  iiitÀ.\ciii.iT.i,  denominando  gli  altri  Car- 
tilaginei, cioè  i  /'/ar/iVw/omi,  le  Chimere,  e  i  Cicloslomi,  svih.uilat.ì.  Agassiz, che  di- 
vide la  classe  in  quattro  Or  Ami,  Ganoidi.Placoidi,  Ctenoidi,  e  Cicloidi,  colloca  con 
ragione  gli  Storioni  tra  i  Conoidi ,  lasciando  uniti  gli  Squadri, le  Razze,  le  Chi- 
mere, ed  i  Cicloslomi;  di  guisa  che  l'Ordine  dei  Placoidi  contiene  gli  stessi  Pe- 
sci compresi  da  Pallas  nei  Sinraruhiln.  Se  i  Cicloidi,  e  gli  Clcnaidi  non  possono  es- 
sere conservati  come  Ordini,  una  tale  sezione  perù  contiene  nuovi  ed  importanti 
elementi  per  lo  sviluppo  d'un  Sistema  naturale.  I  Ganoidi ia  forma  mutata,  come 
si  è  dello ,  costituiscono  veramente  una  sezione  distinta  ;  ma  i  Placoidi  d'Agassiz, 
Spiraculata  di  Pallas,  mostrano  l'inconveniente  di  riunire,  comesi  è  detto,  alle 
specie  più  perfetle  le  più  incompiute.  I  Platjiosiomi ,  o  Selachi  d'  .Vristotile , 
i  Cani  cioè,  e  le  Razzo,  costituiscono  per  la  singolarità  di  loro  organizzazione 
una  sezione  di  Pesci  alTatlo  distinta.  I  Cicloslomi  all'opposto  somigliano  ai  Pla- 
flioslomi  soltanto  per  la  cartilagine  del  corpo  indivisa  ,  e  per  i  distinti  spiracoli 
branchiali  ;  del  resto  ne  differiscono  moltissimo  perché  mancano  in  ossi  gli 
archi  branchiali,  e  le  mandibole;  i  loro  organi  genitali  sono  privi  di  ovidutti , 
e  di  condotti  seminiferi,  e  costituiscono  fra  i  cartilaginei  l'unica  eccezione  della 
mancanza  dello  strato  muscolare  nel  bulbo  dell'arteria  branchiale. 

Il  principe  di  Canino  [Selachorum  Tab.  analijlica  1858)  giudicò  rettamente. dei 
caratteri  degli  Squadri ,  Razze  e  Chimere,  riunendoli  insieme  in  una  Sottoclasse 
cui  diede  il  nome  di  Elasmobrancliii;  e  traslocando  i  Cicloslomi  nella  quarta  sot- 
toclasso Ac'i  .}farsipohranchii.  Riguardo  però  ai  Pesci  ossei  ed  ai  Ganoidi  le  attuali 
cognizioni  anatomiche  non  confermano  l'ammissione  delle  altre  sottocl.issi  dei 
Pomalohranchii  cioè ,  e  dei  Loplwbranchii;  la  prima  delle  quali  comprende  gli  or- 
dini Sc/crodermi,  Gijmnodonli,  Sluriones,  Ganoidei,  Clenoidei,  Cycloidei.  (L'autore 
quando  pubblicò  questa  Memoria  non  poteva  conoscere  il  nuovo  Specchio  gene- 
rale etc.  del  Principe  suddetto,  che  vide  la  luce  soltanto  all'incominciare  del 

corrente  anno  ) . 

89 


—  702  — 

Nell'ammeltere  la  soltoclasse  dei  3Iarsipobranchn,  o  dei  Cidoslomi ,  prose- 
gue l'Autore,  non  v'includo  V Amphioxus.  Dalle  osservazioni  gii\  comunicate 
all'accademia  conchiudo  che  il  medesimo  non  può  essere  annoveralo  in  verun 
ordine ,  o  sottoclasse  conosciuta  di  Pesci ,  sebbene  assaissimo  si  avvicini  ai  Ci- 
doslomi per  la  ntancanza  dt'ilo  mandibole,  e  per  la  struttura  dello  scheletro.  Le 
ragioni  che  m'inducono  ad  una  tale  separazione  sono ,  la  muscolarìlù  del  siste- 
ma vascolare  privo  di  cuore  particolare  (esempio  unico  fra  tutti  i  vertebrali); la 
posizione  delle  branchie  nella  cavità  addominale  con  un  porus  respiratorio  della 
cavità  stessa;  la  non  esistenza  di  un  cervello  separato  dalla  midolla  spinale;  la 
riduzione  del  fcfjato  in  un  sacco  cieco  dell'intestino  ,  ed  il  moto  vibratorio  co- 
mune a  tulle  le  membrane  mucose:  dun(|ue  quest'  animale  formar  deve  il  tipo 
di  una  particolar  sottoclasse  di  Pesci  alla  quale  do  il  nome  di  Leptorardii. 

Costituiscono  pure  una  sottoclasse  particolare  quei  Pesci  squamosi,  che  for- 
niti sono  ad  un  tempo  di  polmoni,  di  branchie,  e  d' aperture  nasali  perforanti 
la  mascella  superiore  dalle  fauci  all'esterno,  Dipnoi,  Nob.  A  questi  appartengo- 
no le  Lepidosireiie,  i  caratteri  distinti\  i  delle  quali  li  abbiamo  nella  valvola  spirale, 
nel  bulbo  muscoloso  aortico  ,  nell' intestino  con  valvola  spirale  a  foggia  di  quel- 
lo dei  Pkigios(omi ,  Ganoidi,  e  di  alcuni  Cìcìostomi ,  negli  ovidutti  aperti  nella 
cavità  addominale,  nella  colonna  vertebrale  fornita  di  una  Chorda  con  apofìsi 
sovrapposte. 

Sottraendo  dalla  classe  dei  Pesci  queste  quattro  sezioni  ,  rimangono  le  due 
con  opercolo  branchiale  ,  e  branchie  libere;  i  (ìanoidi  cioè,  ed  i  veri  Pesci  spi- 
nosi: gli  ulliiui  dei  quali,  indipendentemanle  da  tulle  le  altro  difTerenze  d'or- 
ganizzazione ,  diversificano  essenzialmente  per  la  doppia  valvola  del  cuore  già 
descritta;  e  li  denomino  Teleostei,  cioè  Pesci  ossei  perfetti .  Come  primarie  di- 
visioni della  classe  dei  Pesci  otteniamo  cosi  6  sottoclassi.  I.  Teleostei  Miiller. 
II.  Dipnoi  Jliiller.  III.  Ganoidei  Agassiz.  IV.  Eìasmobranchii  Honaparte,  ossia 
Seladiii.  V.  Manipohranrhii  Bonaparte,  ossia  Cijdoslomi.  VI.  I.eptocurdi  Jliiller. 

Nella  più  naturale  disposizione  colloco  i  Ganoidi ,  e  i  Selarhi  nel  mezzo  per- 
chè da  un  lato  i  Ganoidi  formano  il  passaggio  ai  Teleostei  e  Dipnoi,  dall'altro 
i  Selachi  lo  stabiliscono  ai  Cidoslomi,  e  Leplocardi. 

Per  Acanlopleri,  Ordine  1 ."  dei  Teleostei  {  vedi  lo  Specchio  della  classificazio- 


—  703  — 

ne  alla  pag.  135  della  Mem.  ),  intendo  solo  quelli  fra  gli  Acanlopleriiji  di  Cu- 
vier,  che  hanno  le  ossa  faringee  doppie,  iMbrìdi,  e  allontanandone  i  loro  affini. 
In  quest'Ordine  includo  l.'i  famiglie,  fra  le  quali  quella  dei  yulacanlltini  com- 
prende gli  Acantoiìlcriyi  aventi  molli  raggi  spinosi  al  dorso  ;  e  la  cintura  ome- 
rale ,  anziché  essere  unita  al  carpo  ,  collocasi  assai  più  all' indietro  come  nelle 
Anguille.  Servono  ad  esempio  il  Nolacanthits  ed  il  MaslacenMus;  non  essendo 
bene  determinato  se  \i  appartenga  anche  il  Telrmjonurus. 

Gli  Anacanlhini ,  ordine  2."  dei  Teleostei,  sono  l'esci  che  si  accostano  nella 
loro  struttura  a  quelli  dell'ordine  precedente ,  la  cui  vescica  natatoria,  quando 
ci  ha,  è  senza  condotto  di  sbocco  ;  hanno  raggi  soltanto  molli  nelle  pinne;  le 
ventrali ,  se  vi  sono ,  situansi  al  torace ,  od  alla  faringe  :  parte  in  somma  dei  Ma- 
lacopterigi  subbranchiali  ed  apodi  di  Cu\ier.  Comprende  tre  sole  famiglie. 

I  Pharyngognalhi,  ordine  3.°  dei  Teleostei,  sono  Pesci  a  pinne  in  parte  con  raggi 
spinosi,  in  parte  con  raggi  molli  ed  articolati.  Le  ossa  faringee  inferiori  sono 
riunite:  le  pinne  ventrali  sono  situate  in  alcuni  nel  torace  ,  in  altri  nell'addo- 
me; iluotatojo  senza  condotto.  Contiene  quattro  famiglie  distinte  in  due  sot- 
tordini. 

I  Physoslomi ,  ordine  4.°  dei  Teleostei ,  hanno  pinne  molli  ;  le  ventrali ,  se 
vi  stanno,  sono  sempre  addominali;  e  sono  gli  unici  della  Sottoclasse  ne' quali 
il  notatolo  ha  un  canale  di  sbocco.  Le  14  famiglie  che  sonovi  incluse,  vengono 
distribuite  pure  in  due  sottordini ,  il  primo  dei  quali  è  dei  Fisosioini  addomi- 
nali, ed  il  secondo  degli  apodi. 

Nella  famìglia  dei  Siluroidi  Cuvier  separa  come  gruppi  distinti  i  veri  Siluroi- 
di,  o  Siluri,  ed  i  Goniodonti,  Agassiz,  o  Loricarini.  La  famiglia  dei  Ciprino- 
danti  .\g.  o  Po(ciliae\'a\.,  contiene  Pesci  a  bocca  estendibile  limitata  dai  soli  in- 
tcrniascellari.  La  specie  l'mljra  del  Cramer  iCijprinodon  umbra  ('.\x\ .  l'mbra  Cra- 
meri  Nob.  j  non  appartiene  al  genere  Poecilia,  perché  é  nmnita  di  denti  anche 
sul  vomere,  e  sulle  ossa  palatine  ;  e  la  bocca  trovasi  circoscritta  anche  dagli  ossi 
mascellari,  come  negli  Esox,  coi  quali  ha  eziandio  in  comune  lo  stomaco  senza 
saixo  cieco,  e  la  stessa  forma  dell' intestino  e  delle  pseudobranchie.  .Mia  famiglia 
degli  Esocidi,  ora  dire  si  può  con  tutta  certezza,  che  appartengono  soltanto  i  generi 
Esox,  ed  L'mbra.  Per  la  gentile  connivenza  del  signor  Valenciennes  potei  prò- 


—  704  — 

seguire  le  mie  osservazioni  sugli  Esox  del  Cuv.  ;  e  rapporto  al  Salanx  restai  in- 
deciso noi  giudizio  per  non  essere  l'individuo  del  Museo  abbastanza  ben  con- 
servato. I  Microstomi  però  hanno  la  bocca  limitata  in  parte  anche  dagli  ossi  ma- 
scellari superiori,  e  IVscniplare  del  Museo  non  ha  pinna  adiposa.  I  Mitroslomi 
(li  Ilisso  e  di  Reinhardl,  per  le  pinne  adipose  di  cui  sono  forniti,  costituiscono 
un  genere  diverso  ma  vicino;  ed  andiedue  combinano  cuìV Argentina  ,  perché  i 
denti  non  trovansi  suU'intermascellarc,  ina  solo  sul  vomere;  V argentina  però 
non  è  munita  di  soli  tre  raggi  nella  membrana  branchiostega ,  ma  di  sei:  reste- 
rebbero ad  osservarsi  ancora  le  ovaje  dei  Microstomi  onde  decidere  del  posto 
che  loro  compete,  e  se  appartengano  veramente  ai  Salmoni.  1  (ìakij-ias  {Mesites, 
Jenyns  )  uniti  agli  iEsod  anche  da  Cuvier,  sono  stali  da  me  ultimamente  esami- 
nali. L'esemplare  del  Museo  ha  sette  raggi  hranchiostegi.  Un'altra  piccola  spe- 
cie probabilmente  nuova  riconosciuta  dal  sig.  Poeppig  ne  ha  soltanto  sei.  La 
bocca  non  estendibile  esternamente  è  circoscritta  dall'  intermascellare,  ma  in- 
ternamente protuberano  i  mascellari  superiori  come  nei  Microsiomi.  Le  uova 
dei  Gahixias  cadono  nel  cavo  addominale,  e  vengono  espulse  mediante  un'aper- 
tura addominale  come  nei  Salmoni,  Miillcr;  dai  (|uali  però  differiscono  per  la 
struttura  delle  mandibole  ,  e  per  la  mancanza  delle  pinne  adipose.  Ad  ogni 
modo  i  Galaxias  separar  si  debbono  dagli  Esoci ,  ed  intanto  li  dispongo  come 
Famiglia  particolare  riserbandomi  di  riunirli  ai  Salmoni,  se  occorre. 

1  Clupesoics  che  nella  Meni,  sulle  Famiglie  naturali  dei  l'esci  separai  da  (7((- 
peidi,  ve  li  riunisco  di  nuovo,  giacché  le  pseudobranchie  che  per  la  loro  pic- 
colezza estrema  mi  erano  sfuggite  ,  esistono  realmente.  E  questo  dubbio  che  la 
famìglia  cioè  dei  Clupesoces  non  fosse  bene  stabilita,  l'aveva  di  già  fino  dalla 
scorsa  estate  esternato  al  principe  di  Canino. 

I  Fisoslomi  apodi  o  Anguillari  debbono  comprendere  soltanto  le  vere  Anguille 
col  condotto  di  sbocco  nel  notalojo  ;  gli  Ophidini  spettano  all'Ordine  degli  Ana- 
ranlini  :  cosi  ridotti  gli  Anguillari  comprendono  ancora  le  Ire  famiglie  Mu- 
raenoidi,  Gijmnotini,  Symbranchii.  Nei  Muraenoidi  le  uova  ed  il  seme  passano  ma- 
nifestamente nella  cavità  addominale,  e  vengono  emessi  per  un'apertura  addo- 
minale come  avviene  nei  Ciclostomi ,  e  come  si  verifica  per  le  uova  dei  Salmo- 
ni. Nei  Si/mbranchii  al  contrario  (  Symbranchus,  Monoptcru»)  e  nei  Gymnotini, 


—  705  — 

{Gifmnotus,  Carapus,  Sternarchus)  Irovansi  ovaja  imhuliformi  escretorie,  come 
nella  maggior  parte  dei  Pesci  ossei,  e  condotti  seminiferi.  I  Fisoslomi  di  questa 
sezione  (  cioè  gli  Apodi,  od  Anguiltari  )  olTrono  ancora  altri  caratteri  particola- 
ri. La  bocca  dei  Miireiwkli  per  tutta  la  sua  lunjiliczM  è  liinìlnt.i  da'.'li  interma- 
sccllari  superiori  piccoli ,  e  come  rudinieutali  ;  non  vi  sono  appendici  pilorichc, 
ma  un  sacco  cieco  nello  stomaco.  Nei  Sijmbiamltii  l'intermasccllare  arriva  bensì 
sino  all'angolo  della  bocca;  ma  i  mascellari  superiori  lo  accompagnano  per  ugual 
tratto;  mancano  del  sacco  cieco  nello  stomaco,  e  delle  appendici  piloriche,  e  l'in- 
testino die  discende  in  retta  linea  è  accompagnato  fino  alla  sua  estremità  dal 
fegato  oltremodo  lungo.  Nei  Gimiìolini  la  bocca  è  limitata  anteriormente  dal- 
l'intermascellare,  ai  lati  dal  mascellare  superiore;  hanno  appendici  jiiloriclie, e 
r  ano  è  situato  nella  gola. 

Il  •')."  Ordine  dei  Pleclognalld  Cuv.,  abbencliè  non  olTra  un  carattere  esatto 
nella  saldatura  dell' intermascellare  col  mascellare  superiore,  non  essendo  esso 
costante  e  manifestandosi  talvolta  anche  in  altri  Pesci ,  tuttavia  le  tre  famiglie 
dell'  ordine  offrono  una  certa  analogia  ed  afTmità  nei  comuni  integumenti ,  le 
cui  squame,  asprezze,  aculei  o  lamine,  diversificano  dalle  solite  scaglie  degli 
altri  Pesci. 

Il  6."  ed  ultimo  Ordine  dei  l'eleoslei  è  formato  dai  Lophobranchii,  che  del  re- 
sto in  nulla  d'importante  differiscono  dagli  altri  Pesci  spinosi. 

La  IV  Sottoclasse  degli  Ehwnohmnchii  o  Sclacliii  ù  divisa  in  due  Ordini,  dei 
Platjioslomi  e  degli  Jfohcephali.  I  Pìcujioitmni  si  suddi\  idono  ne'due  sottordini 
Squalidae,  e  Ilajidae,  poiché  le  Razze  differiscono  dagli  Squadri  pel  cingolo  ju- 
gulare  perfettamente  anulare  ;  pei  fori  branchiali  diretti  inferiormente;  per  l'u- 
nione delle  pinne  toraciche  col  capo  ;  e  per  la  fusione  della  porzione  anteriore 
della  spina  dorsale  in  una  grande  cartilagine,  senza  divisioni  vertebrali;  il  qua- 
le ultimo  carattere  però  è  proprio  anche  dei  Pmlis. 

Esposti  cosi  i  principali  fondamenti  delle  ■\ariazioni  introdotte  nella  sua  nuo- 
va Classificazione  dei  Pesci ,  ne  dà  l'autore  in  questo  luogo  il  prospetto  ,  come 
meglio  può  vedersi  nella  Memoria  originale  alla  pag.  133  e  seguenti. 

In  un'appendice  aggiunta  in  fine  alla  memoria  parla  di  nuovo  l'Autore  dei 
bulbo  esistente  nel  tronco  arterioso  dei  Plagiostomi ,  e  dei  Ganoidi  per  un  lato  , 


—  706  — 

e  dei  Pesci  ossei  per  l'altro;  o  questo  perchè  avendo  dapprima  fatto  calcolo  sol- 
tanto, in  conto  di  una  diflercnza  zoologica,  della  quantità  e  posizione  delle  val- 
vole ,  diverse  in  quelli  ;  ed  in  questi  datosi  poscia  a  studiare  anche  flsiologica- 
niente  l'ufTi/io  di  questi  congegni ,  e  del  trailo  vascolare  nel  quale  sono  collo- 
rati,  si  è  avveduto  che  il  hulbo  muscolare  (lei  tronco  arterioso  dei  Sf(ac/ii  e  dei 
(ianoidi  è  un  vero  cuore  destinato  a  pulsare  come  il  ventricolo  e  l'orecchietta, 
colle  quali  parti  ha  pur  comune  la  struttura.  Il  bulbo  del  tronco  arterioso  dei 
Pesci  ossei  al  contrario  non  pulsa,  non  può  paragonarsi  ad  un  cuore ,  ed  è  for- 
mato semplicemente  da  rigonfiamento  dell'arteria,  e  da  raddoppiamento  delle 
proprie  tuniche.  Era  generale  opinione  degli  Anatomici,  che  la  sostanza  musco- 
lare del  ripetuto  tronco  avesse  uguale  importanza  si  nei  Selachii  che  nei  Pesci 
ossei  ;  l'attento  esame  della  posizione,  e  forma  delle  valvole  dimostra  ad  evi- 
denza che  nei  primi  il  bulbo  deve  considerarsi  come  un  ventricolo  prolungato 
che  continua  a  spingere  il  sangue  tinche  abbia  superato  tutte  le  valvole  ;  l'ulti- 
mo ordine  delle  quali  mette  limite  tra  l'organo  impellente,  e  la  semplice  arte- 
ria, la  quale  rimane  cosi  distesa  dall'onda  del  sangue  intanto  che  si  il  bulbo  , 
che  il  ventricolo,  interamente  vuoti,  atteggiansi  a  ricevere  il  nuovo  liquido 
spintovi  dall'orecchietta.  Nei  Pesci  ossei,  situate  le  valvole  tra  l'apertura  ven- 
tricolare ed  il  bulbo  arterioso,  cioè  sul  suo  incominciamcnto  soltanto ,  contraen- 
dosi il  bulbo  sul  sangue  contenuto  ,  certamente  questo  anderebbe  oltre  verso 
i  rami;  ma  cessata  la  contrazione  rigurgiterebbe  verso  il  punto  dal  quale  parti 
sino  all'ostacolo  delle  valvole,  mancando  di  questo  riparo  nella  sonmiità  conti- 
nuandosi col  tronco  cilindrico,  a  differenza  di  quanto  avviene  nei  cartilaginosi. 
Osservandolo  sull'  animale  vivente ,  il  bulbo  dei  Pesci  ossei  ha  lo  stesso  movi- 
mento del  rimanente  tronco  arterioso,  ed  è  soltanto  alcun  poco  più  vivace;  gli 
slimoli  chimici,  meccanici,  l'elettricità,  non  hanno  il  potere  di  promuovere  nel 
medesimo  la  contrazione  come  avviene  negli  organi  veramente  muscolari. 

La  minuta  ispezione  anatomica  dello  pareli  del  bulbo  nelle  due  nominale  ca- 
tegorie di  Pesci  svela  ancora,  al  dire  dell'autore,  la  differenza  d'ufficio  perchè 
nei  Plafiioslomi  e  Ganoidi  lo  stato  muscolare  del  hulbo  si  compone  evidente- 
mente di  fascetti  disposti  trasversalmente  ed  aventi  proprietà  del  tulio  uguali  a 
quelle  del  tessuto  consimile  dell'orecchietta,  e  del  ventricolo.  Invece  nei  Pesci 


—  707  — 

ossei  non  v'è  indizio  di  fascctti  trasversali,  non  di  vere  fibre  muscolari:  ma  sol- 
tanto di  un  tessuto  fibroso  pallido,  più  evidente  di  quello  clic  sia  nel  rimanen- 
te dell'arteria,  ma  probabilmente  della  medesima  natura.  Lo  strato  muscolare 
nt'l  bulbo  dei  carlila}.'inosi  si  vede  terminare  improvisamenle  con  un  orlo  sa- 
liente, prolunj^andosi  dal  di  dentro  di  esso  strato  il  tessuto  fibroso  ordinario  della 
parte  arteriosa.  (Rianimai  nel  bulbo  dei  Pesci  ossei  si  osserva  questa  demarca- 
zione tra  fibre  muscolari  e  tessuto  fibroso  proprio  dell!arleria,  perchè  le  prime 
non  vi  esistono,  e  queste  ultime  ingrossatesi  nel  bulbo  decrescono  poi  grado 
grado,  e  si  perdono  insensibilmente  nel  prolungarsi  del  tronco.  I  fascetti  anco- 
ra, e  trabcidc  tanto  evidenti  ncll'  interno  del  bulbo  di  grossi  l'esci  ossei  come 
nel  Salmone,  p.  e.,  non  hanno  vera  i|ualltà  muscolare,  ablienche  pel  loro  co- 
lore tendente  al  grigio  sieno  ancora  diverse  dalla  sostanza  fibrosa  costituente  la 
più  robusta  tunica  delle  arterie.  Esse  pure  nell' assottigliarsi  del  bulbo  si  per- 
dono insensibilmente  fra  il  tessuto  proprio  della  comune  parete  del  vaso. 

Il  tronco  arterioso  dei  Cicìoslomi  non  presenta  nel  bulbo  difTereiiza  notevole 
confrontato  coi  Pesci  ossei ,  ai  quali  essi  souo  analoghi  nell'esistenza  delle  val- 
vole. Quest'importante  argomento  appena  abbozzato  nella  .Memoria,  della  qua- 
le brevemente  si  è  ragionato  fin  qui,  l'autore  promette  di  trattarlo  di  nuovo 
più  estesamente  in  un  altro  lavoro,  mettendo  a  profitto  tutti  quei  mezzi  che 
giovar  possono  a  disvelare  la  vera  natura,  e  l'importanza  di  quel  tessuto  fibroso 
che  indubilatamente  ingrossa  anche  la  parete  del  bulbo  arterioso  dei  Pesci  os- 
sei ,  ma  che  non  basta  ad  impartir  loro  quella  contrattilità  muscolare,  che  tanto 
evidentemente  si  manifesta  nei  Selaehi,  e  nei  Ganoidi. 

Uopo  una  breve  discussione,  sopra  la  Memoria  suddetta ,  fattosi  a  principale 
Dggetlo  il  lìranrhiosloma ,  il  Presidente  elegge  una  Conmiissìone  composta  dei 
professori  Owen,  Weber,  delle  (ibiaje,  e  dottor  de  Filippi,  la  (piale  decida  del 
[)osto  che  spetta  al  Branriiiosloma  medesimo  nel  Sistema  naturale.  Propende  il 
Presidente  a  credere  che  lo  si  possa  lasciare,  benché  Ordine  distintissimo,  fra 
gli  altri  Cijcloslomi  meno  imperfetti  ;  e  ciò  principalmente  perché  ravvisa  in  tal 
Pesce  uno  stato  embriologico  permanente  non  dissimile  dal  transitorio  degli  al- 
tri. Le  osservazioni  della  Commissione  dovranno  principalmente  volgere  a  ve- 
rificare quei  punti  essenziali,  intorno  ai  quali  tengono  diverso  parere  il  eh.  Mùl- 


—  708  — 

ler  di  Berlino  e  il  prof.  Costa  di  Napoli.  All'udir  ciò,  inipromelte  il  Costa  di 
esibire  ogni  giorno  alla  Sezione  un  buon  numero  di  questi  esseri  vivi. 

Il  medesimo  prof.  Costa,  per  sempre  più  secondare  i  voti  del  Presidente  che 
da  (luoslo  Congresso  illustrinsi  qnnnlo  più  sia  possibile  i  Pesci,  olTresiad  esibi- 
re alla  Sezione  i  suoi  studi  nnnloiiiioi  sopra  settanta  specie  della  dotta  Classe  di 
animali  abitatrici  del  Mediterraneo;  lo  die  si  accetta  con  generale  soddisliizione. 

Vengono  quindi  sotto  l'occhio  de' Congregati  due  figure  di  Pesci.  In  un  di 
essi  trovato  nei  mari  di  Genova  dall'indefesso  naturalista  signor  Verany,  ravvi- 
sa il  principe  Bonapartc  la  caratteristica  Seriola  (o  per  meglio  dire  Slicroplerix) 
òipinnala,  Cuvier,  di  cui  quel  sommo  naturalista  die  cenno  nella  seconda  edi- 
zione del  Regno  animale,  trascurala  perù  dal  Valenciennes  nella  sua  grande  ope- 
ra. Tale  specie  vedesi  tuttavia  figurata  nel  viaggio  intorno  al  mondo  dell'Ura- 
nia tav.  61  /ì(j.  3,  e  minutamente  descritta  dal  signor  Jenyns  nella  parte  ittiolo- 
gica della  «  Zoologia  della  nave  Beagle  ».  Da  questa  specie  può  ben  costituirsi  un 
genere  a  se;  ed  il  principe  lo  trova  indicato  dal  sig.  Low  ne'  suoi  Pesci  di  Ma- 
dera in  proposito  di  una  specie  congenere  [Seriola  graeilis,  I.ow);  quantunque 
sotto  il  brutto  e  pericoloso  nome  di  Cubiceps.  E  poi  da  merav  igliare ,  che  men- 
tre la  specie  del  Verany  diversifica  da  quella  di  Madera,  sia  invece  tanto  simile 
all'altra  specie  del  mare  delle  Indie  da  do\er  ritenersi  per  identica.  Il  suo  nome 
dunque  (almcn  provisorio)  sarà  Cubiceps  bipiimatus,  e  la  figura,  sottoposta  agli  occhi 
de'Congregati,  si  vedrà  con  piacere  pubblicata  negli  Alti  del  Congresso  di  Genova. 

L'altro  figurato  pesce  fu  trovato  nel  mare  di  Messina  dal  prof.  Cocco,  il  qua- 
le chianioUo  Scarus  siciilus,  e  nell'esibirne  quella  figura  promette  leggere  una 
apposita  memoria ,  in  cui,  per  secondare  l'invilo  del  Presidente,  confida  pro- 
vare dietro  accurato  esame ,  che  il  suo  Scarus  sia  nuovo  alla  scienza,  piuttosto 
che  un  discendente  di  ((uei  famosi  Scari  cretemi,  de' quali  popolò  i  nostri  mari 
l'ammiraglio  romano:  opinione  seguita  dal  principe  Bonaparte. 

Il  carcinologo  dottore  Alessandro  Rizza  di  Siracusa  pone  sul  banco  una  ta- 
vola di  Crostacei ,  ed  alcuni  esemplari  preparati ,  onde  la  Sezione  possa  meglio 
gustare  la  Memoria  che  egli  stesso  legge ,  intitolata  Osservazioni  su  i  generi  By- 
zetìus  e  Sijmethus  di  Rafinesque.  Dimostra  il  Rizza  nella  sua  scrittura  che  il  ge- 
nere Bi/icHKs  stabilito  da  Rafinesque  (nell'anno  1814  j  sia  stato  trascurato,  e 


—  709  — 

poscia  (  nell'anno  1829  )  riprodollo  da  L-iIreille  sopra  una  specie  delle  Indie 
col  nome  di  Slenopu$.  Concliiude  quindi  che  il  fìyzeitm  scaher  abitante  molti 
hirìghi  di  Sicilia  debba  conservare  questo  nome,  non  quello  di  Slenopus  sinim- 
siis.  Risso.  Nota  in  One,  che  il  si^.  Milne  Edwards  trascurò  questa  specie  non 
meno  importante  che  singolare.  Parla  jmi  del  {genere  Si/mellins  dello  stesso  Ra- 
fìnesque  (  anno  1814  )  caduto  in  dimenticanza,  non  più  riconosciuto,  e  tutto- 
ra da' naturalisti  ritenuto  tra  i  generi  dubbiosi.  Esso  è  veramente  un  genere  di- 
stinto per  molti  caratteri ,  e  principalmente  per  la  singolare  articolazione  del 
carpo  con  la  chela:  carattere,  che  fu  trascurato  dal  Rafinesque,  e  che  diede  luo- 
go al  sig.  Milne  Edwards  di  Tonnare  il  genere  Caridina  sopra  due  specie  ana- 
loghe. Reclama  nella  sua  nota  il  dott.  Rizza  che  ristabiliscasi  il  genere  Symetìnis: 
e  il  nome  di  Caridiiìa  rileghisi  tra  i  sinonimi.  Descrive  poi  sotto  il  primo  nome 
le  tre  specie  note  di  questo  genere  nel  modo  aforistico  seguente. 
i."  Si/melhus  ftuvialilis,  Raflnesque. 

Rostro  subrecto,  superne  20-26  dentato. 

Abita  le  acque  del  fiume  Anapo  presso  Siracusa. 
2."  Symethus  lypus.  Caridina  lypus,  M.  Edw. 

Rostro  recto  brevi,  superne  laevi.  —  Patria  ignota. 
'ò."  Sijmethuslongiroslris.  Caridina  longirostris ,  M.  Edw. 

Rostro  subrecurvo ,  praelongo,  superne  ad  basin  ultra  indentalo,  inde  le^i, 
apice  bidentato. 

Abita  il  fiume  della  Macta  presso  Orano. 

Seguono  le  descrizioni  di  ciascuna  specie,  ed  alcune  osservazioni ,  dalle  quali 
si  dimostra  che  il  genere  Caridina  (  Symelhus  )  fu  posto  da  Milne  Edwards  nel- 
la tribù  degli  .4//ei,  quando  avrebbe  dovuto  alluogarlo  in  quella  Ae'  Paìemoni. 
Si  espongono  finalmente  alcune  ragioni  che  fanno  credere  che  V Ilippohjte  Des- 
maresti  di  Millet,  e  di  Milne  Edwards  sia  piuttosto  una  specie  di  Symelhus  mol- 
to aflìne  alla  Siciliana. 

La  rivendicazione  de' sopraddetti  due  generi  al  eh.  Rafinesque  dà  luogo  al 

prof.  Costa  a  ragionare  sul  pocomerito  de'lavori  diquel  naturalista;  ma  ilPresi- 

denle  osserva  che  gli  errori  del  Rafinesque,  de'quali  nou  senza  giustizia  il  dis- 

serente  si  duole ,  dcI■i^  ano  principalmente  dalla  so>  erchia  fede  da  (luel  chiaris- 

90 


—  710  — 

Simo  prestata  ad  opere  altrui  ;  mentre  contcslualinenle  mostrasi  nelle  opere  me- 
desime diligeutissimo  osservatore  della  natura. 

Tra  l'espeltazione,  ed  il  rispettoso  silenzio  ascoltano  i  congregali  il  eh.  prof. 
Ei'uesto  Weber,  il  quale  in  perspicua  latinità  discorre  della  contrattilità  mu- 
scolare, e  della  iulluenza  del  par-vaijo  sul  cuore,  diversa  da  (piella  del  gran 
simpatico,  frutto  di  esperienze  da  lui  stesso  fatte  in  compagnia  del  eli.  suo  fra- 
tello Eduardo.  Ecco  il  compendio  del  suo  ragionamento. 

1 ."  «  Se  con  la  rotazione  di  una  poderosa  macchina  galvano-magnetica  si  ec- 
cita la  midolla  allungala  ,  o  la  radice  del  par-vafjo  quivi  nascente,  e  prima  re- 
cisa; il  cuore  immediatamente  entrain  riposo.  Finita  l'azione  galvano-magne- 
tica ,  trascorso  un  (jualche  intervallo  di  tempo ,  il  cuore  comincia  di  nuovo  a 
pulsare;  e  le  sue  pulsazioni  in  principio  son  vane  e  parziaU;  ma  da  grado  in 
grado  divengon  più  forti  e  più  frequenti,  in  guisa  che  il  cuore  giugno  a  ricupe- 
rare il  primitivo  ritnvo  e  la  energia  che  aveva  prima  di  essere  eccitato  » . 

2."  «  Se  poi  la  potenza  della  macchina  non  basta  a  privare  il  cuore  di  ogni 
muovimento,  almeno  ne  ritarda  ed  infievolisce  le  pulsazioni  ». 

3.°  «  Se  le  parti  vicine  al  cuore  percorse  dal  gran  simpatico,  e  dai  rami  di 
questo,  si  stimolino  nel  medesimo  modo,  il  cuore  non  sarà  privato  di  movi- 
mento, né  le  sue  pulsazioni  saranno  ritardate  ed  inlìevolite;  ma  si  faranno  più 
frequenti.  Di  più  ,  se  il  movimento  del  cuore  per  lo  stimolo  della  midolla  al- 
lungata era  cessalo,  con  quello  del  gran  siinpalico  si  ristabilisce  ». 

4.°  «  Gli  stessi  fenomeni  sono  stati  ancora  osservati  sul  cuore  della  Lepre 
e  del  Coniglio». 

Espone  quindi  il  medesimo  Ern.  Weber  i  seguenti  nuovi  trovati  aggiunti 
alla  scienza  col  soprallodato  Eduardo  suo  fratello  sull'assorbimento  del  chilo. 

1.°  «  L'assorbimento  del  chilo  comincia  nelle  cellule  dell'epitelio  che  rin- 
venni ripiene  di  globetti  di  chilo.  Quindi  esso  passa  nelle  cellule  sottoposte  alle 
prime,  e  Analmente  lo  tolgono  ad  esse i  vasi  chiliferi  ». 

2."  «  Nell'apice  de' villi  dell'uomo  spesso  appajono  due  cellule  più  tumide 
e  rilevate  di  tutte  le  altre,  e  perciò  più  grandi;  una  delle  quali  contiene  un 
succo  grosso  e  trasparente,  l'altra  un  succo  bianco  ed  o))aco.  Queste  due  cel- 
lule giusta  poste  vengono  a  toccarsi  tra  loro  », 


—  VII  — 

3.'  «  Ne' mezzani  villi  dull'uomo  poco  larghi  è  riposto  un  solo  canale  lin- 
fatico: ne' villi  più  larghi  i  canali  sono  più.  Che  se  il  villo  largo  si  divide  in 
due  rami,  le  divisioni  de' vasi  linfatici  procedono  ad  angolo,  e  quivi  i  due  ra- 
mi comunicano  cui  rami  dei  vasi  linfatici  vicini  «. 

Comunica  infine  le  seguenti  ricerche  anatomico-fìsiologiclic  da  lui  ultima- 
mente falle  nel  teatro  anatomico  di  Lipsia  in  compagnia  del  suo  fratello  sud- 
delio. 

I. 

La  dottrina  che  insegna  dipender  la  contrazione  delle  fihre  muscolari  dal  cor- 
nigamanto  e  dalla  flessione  di  loro  stesse,  confutisi  e  fin  dalle  fondamenta  si 
rovescia  da  Eduardo  Weber  con  esperimenti  all'uopo  eseguiti,  e  tali  da  non  la- 
sciar dubbio  alcuno. 

I  Qsiologi  hanno  osservato  col  microscopio  le  convulsioni  delle  flbre  musco- 
lari, non  già  il  tetano.  Ma  la  convulsione  delle  fibre  cessa  in  si  breve  tempo, 
che  non  ó  dato  affatto  di  scorgere  quale  andamento  mai  si  abbiano  le  Gbre  dalla 
C(mtrazione  occupate. 

Eduardo  Weber  nelle  fibre  musculari  sottoposte  al  microscopio  eccitò  con  la 
rotazione  della  macchina  galvano-magnetica  il  tetano,  ed  ebbesicosi  tutto  l'agio 
di  vedere  ciò  che  nelle  fibre  in  tale  stalo  avvenisse. 

1 .  '  Le  fibre  muscolari  scisse  dal  corpo  della  Rana,  e  adattate  sopra  una  lami- 
na di  vetro  in  maniera  che  rimangono  aliiuanto  curve  ed  inflesse  faimosi  rellili- 
nee  ìul  momento  della  contrazione. 

•2."  Le  fibre  muscolari  applicate  sul  vetro  in  direzione  rettilinea,  contratte 
dal  tetano  rimangono  rette,  ma  si  accorciano. 

3."  Terminata  la  contrazione  tetanica ,  le  stesse  fibre  muscolari  flettousi  in 
un  modo  regolarissimo,  e  formano  angoli  mirabilmente  regolari  già  descritti 
da  Prcvost  e  Dumas. 

4."  La  causa  di  questo  fenomeno  è  che  le  fibre  muscolari  clastiche,  contratte 
dal  telano,  tendono  ad  allungarsi  nel  loro  rilasciamento,  ma  dall'attrito  pro- 
dotto nel  vetro,  vengono  impedite  a  muoversi  liberamente  e  i  loro  estremi  non 
possono  allontanarsi  l'uno  dall'altro.  Ragion  por  cui  non  è  dato  alle  fibre  di  ri- 
tornare alla  primitiva  lunghezza  in  alcun  altro  modo  che  cui  flettersi. 


—  712  — 

S.Prevosl,  e  Dumas,  e  molli  altri  scambiarono  il  fenomeno  della  remissio- 
ne delle  fibre  già  contralte  col  fenomeno  stesso  della  contrazione. 


II. 


Fin' ora  tutti  i  fisiolosi  hanno  creduto  che  le  (ìbrc  muscolari  viventi  facciansi 
più  dure  nel  momento  della  contrazione.  Ou<?sta  opinione  viene  oggi  confutala 
da  fisiche  esperienze  istituite  da'fratelli  Eduardo  e  Guglielmo  Weber ,  pei  tiiiali 
dimostrasi  che  nel  tempo  della  contrazione  il  grado  di  elasticità  diminuisce,  e 
perciò  le  libre  divengono  più  molli  e  più  estensìbili.  L'accresciuta  durezza  che 
ai  tisiologi  sembrò  di  scorgere  nelle  libre  muscolari  contratte,  dipende  dalla  loro 
tensione,  ed  osservasi  dello  stesso  grado  anco  ne' tendini  de'muscoli  contratti. 


111. 


La  dottrina  che  le  fibre  muscolari  sian  composte  di  segmenti  :  che  i  singoli 
segmenti  sian  gli  strumenti  della  contrazione,  i  quali  co'Ior  cangiamenti  di 
forma  producono  la  contrazione,  non  vien  confermata  dalle  esperienze  di  Eduar- 
do Weber.  Dimostrasi  anzi  da  queste,  che  la  causa  della  contrazione  è  riposta 
nelle  molecole  chimiche  invisibili.  Egli  è  vero  però  che  le  strie  trasverse  nelle 
libre  contratte  reciprocamente  si  approssimano  :  che  all'opposto  si  allontanano, 
e  si  fanno  più  larghe  nelle  fibre  che  si  rilasciano.  Ciò  pure  ha  osservato  lo 
stesso  Weber  accadere  nelle  fibre  artificiali  di  gomma  elastica,  nelle  quali  ave- 
va inciso  dei  solchi  trasversi. 

Il  dottor  de  Martino  commendai  risultamenti  sperimentali  suddetti,  ed  ag- 
giunge alcune  sue  qui  riunite  ricerche  per  comprovare  lo  stesso  argomento. 

Circa  l'intluenza  dell'asse  cerebro-spinale  e  del  gran  simpatico  su  i  movi- 
menti del  cuore  distingue  egli  nelle  contrazioni  di  quest'organo  la  energia  dal 
ritmo:  e  dice  che  raccogliendo  i  concordi  risultamenti  di  tutte  le  esperienze  di 
l.egallois,  di  Treviranus,  di  Wilson  Philip,  di  Humboldt,  di  Burdach,  e  di 
altri  fisiologi  ,  e  massime  prendendo  in  considerazione  gli  effetti  distintissimi  su 
i  mo\imenti  del  cuore  prodotti  dalla  sinora  intentata  azione  della  macchina 


—  713  — 

rotatoria  magneto-galvanica  (  azione  prima  diretta  su  la  uiidolia  allungata,  o  su 
le  estremità  centrali  delle  tronche  origini  del  par-vago  ,  indi  sul  gran  simpati- 
co )  si  può  conchiudere,  che  la  energia  de' movimenti  del  cuore  dipende  più 
specialmente  dall' asse  cerebro-spinale,  ed  ha  il  suo  centro  nella  midolla  allun- 
gata ,  da  cui  i'  trasmessa  pel  par-vago  ;  e  die  il  ritmo  delle  contrazioni  delle  di- 
verse parli  del  cuore  è  regolato  più  specialmente  dal  gran  simpatico. 

Adduce  il  de  Martino  in  conferma  i  risultamenti  ottenuti  eziandio  dalle  espe- 
rienze sue  ,  pe'quali  rilevasi: 

1."  Che  la  distruzione  delle  diverse  parti  dell'asse  cerebro-spinale,  poco 
alterando  il  ritmo  dc'nioviiiienli  del  cuore,  (iacea  più  direttamente  e  più  co- 
stantenieutc  la  energia  delle  contrazioni  muscolari  di  (|uest'organo. 

2."  Che  soprattutto  dietro  la  distruzione  della  midolla  allungata  spesso  il 
cuore  entra  istantaneamente  in  riposo,  e  dopo  un  qualche  intervallo  ritorna  in 
debolissimi  movimenti. 

3."  Che  le  diverse  irritazioni  del  gran  simpatico,  poco  alterando  la  ener- 
gia ,  cangiano  assai  sovente  il  ritmo  dei  movimenti  del  cuore. 
E  qui  l'adunanza  si  scioglie. 

Il  Presidente  — Carlo  Pkiscipe  Bonaparte 


j  ANASTASIO  Cocco 


1  Segretari 

(  CoRKADo  Politi 


ADUNANZA 

DEL  GIOIWO  24  SETTEMBRE  1845 


-^«« 


Approvato,  giusta  il  consueto,  il  processo  verbale  dell' antecedente  adunan- 
za, il  Presidente  esibisce  alla  >ìsta  de' congregati  Ire  Animali  inviatigli  di  Corfu 
dall'  onorevole  commendatore  Gangadi  senatore  interino  della  Repubblica  Sct- 
tinsulare.  Il  primo,  che  è  un  Serpente,  viene  accompagnato  da  una  memoria, 
della  quale  si  dà  lettura.  Descrivesi  minutamente  in  essa  dal  Gangadi  il  sogget- 
to ,  nel  quale  si  ravvisa  quella  varietà  appunto  della  Ti/ria  Dahli  (  serpente  sco- 
perto dal  Fitzinger  nella  Dalmazia  )  nominata  da  taluni  Tyria  ocvUala  ;  ed  ag- 
giungesi  che  quegli  isolani  lo  chiaman  Siu»,  ed  anche  2:11:01^11 ,  cosi  per  la  sua  ve- 
locità nel  serpeggiare,  come  per  lo  slanciarsi  rapida  al  par  di  una  freccia.  An- 
nota insieme  il  Gangadi  trovarsi  il  Rettile  nell'isola  di  Corfù  per  le  pianure  non 
meno  che  perle  colline  ombreggiate  ;  essere  alquanto  fiero  a  vedersi,  ma  non 
avere  il  morso  velenoso  ,  come  credono  i  conladini ,  non  producendo  che  una 
semplice  infiammazione  che  per  lieve  suppuramcnto  svanisce.  Il  principe  Bo- 
napartc  pruova  che  questa  Serpe  a  manto  ocellato  non  differisce  specificamente 
dalla  Tyria  Dahli  di  manto  concolore,  malgrado  che  mostri  egli  slesso  alla  sezio- 
ne la  recente  Opera  dell' Eichwald,  Fautm  caspico-caucasica ,  in  cui  veggonsi  fi- 
gurate, quali  altrettante  specie,  le  varietà  di  questo  Serpente. 


—  715  — 

Il  secondo  animalo  offerto  dal  Gangadi  ù  un  Uccello  impagliato,  in  cui  si  rav- 
visa un  quasi  albinismo  della  PyrgUa cisalpina , ossia  Passera  comune  d'Italia. 

Il  terzo  è  una  Emberiza,  o  per  meglio  dire  Eunpiza,  senza  nome,  quantun- 
que già  passata  più  volte  sotto  l' occhio  degli  Ornitologi.  Il  prcfato  principe  pro- 
pone chiamarla  E.  tloìidionia ,  perché  tanto  nel  manto  quanto  in  una  tal  quale 
acutezza  delle  penne  della  coda  somiglia  a\['  EinheitM  oryzicora,  che  porla  ora 
il  nome  generico  di  DoUchonijx.  La  caratterizza  quindi  con  la  seguente  frase. 

EvsPiZA  grisco-olivacea ,  plumis  centro  longitudinaìiter  nigratis;  subtus  flaveola, 
pectore,  et  hijpochondriis  nigro-siriatis;  tectrìcibus  alarum  inferioribus  albis  :  cauda 
fmarijinata;  rcctricibus  arutidis,  exlima  iitrinque  obliiiiie  dimidialo-alba. 

Il  Dottor  de  Filippi  riguarda  il  suddetto  esemplare  per  feraina,  e  dicendo  che 
il  sig.  Vcrany  di  Genova  ne  possiede  il  maschio,  promette  di  presentare  altri 
uccelli  importanti  poscia  che  lo  stesso  Verany  abbia  mostrato  i  suoi  ('). 

Il  sig.  Cannizzaro  di  Palermo,  tornando  sull'argomento  trattato  jeri  dal  prof. 
Weber,  ed  encomiandolo,  riferisce  alcuni  suoi  esperimenti  fatti  per  determi- 
nare il  meccanismo  della  contrazione  muscolare  in  opposizione  alle  idee  di  Du- 
mas e  Prcvost.  Indipendentemente  dai  mezzi  da  quello  proposti,  ha  notato  che 
la  contrazione  si  cIFettua  per  accorciamento  delle  fibre;  che  i  zigzag  dipendono 
dalle  fibre  trascinate  dalla  contrazione  delle  altre  sottostanti  fibre  :  che  le  fibre 
muscolari  si  contraggono  anche  senza  influenza  nervosa.  Aggiunge  che  le  strie 
trasversali  vedute  nei  cordoni  muscolari,  e  l'apparenza  nodosa  delle  fibre  rav- 
\icinano  questo  fenomeno  a  quello  delle  strie  trasversali  dei  cordoni  nervosi:  e 
por  elTollo  delle  sue  esperienze  sospetta  che  dipendano  dall'involucro  dei  cordo- 
ni si  nervosi  come  muscolari  e  da  quello  delle  fibre  muscolari.  Da  ciò  crede  al- 
tresì che  dipendano  le  apparenze  spirali  prese  per  reale  struttura  dal  Raspali  — 
1."  Osservali  i  muscoli  nello  stato  d'integrità  non  presentano  zigzag,  per  quan- 

(*)  L'accurato  esame  quindi  fatlo  del  suddetto  maschio  da]  principe  Bonaparte  lo  ha  conrinto  tlie 
QMcsto  uccello  non  altro  era  che  uno  stato  inimaturo  della  E.  aureola^  Nondimeno  &  coloro^  che  con- 
tinuas.^ro  a  ritenere  i  due  esemplari  come  appartenenti  ad  una  medesima  specie,  rimarrà  dubbiose 
appartengtiiuo  a  specie  veramente  nuova,  o  se  ul  contrario  ambedue  siano  mulificazioiie  i\c]V  aureola , 
dì  (;ui  la  ftn  q)il  creduta  fctnina  fo5<e  il  maschio  giovine  ;  mentre  la  femica  vera  sarebbe  rimatta 
finora  ignota. 


—  710  — 

to  se  uo  può  vedere  —  2.  Staccate  le  fil)re  vi\acissime  si  contraggono  senza 
the  \i  si  vegga  alcuna  raniilìcazione  ner>osa. — 3."  Presi  varii  strati  di  muscoli 
che  abbiano  perduto  un  poco  di  vivacità,  si  passò  merce  di  una  lievissima  cor- 
rente a  stimolare  o  i  soli  strati  superiori ,  o  i  medii,  o  gì'  inferiori — Stimolando 
ì  superiori,  cioè  quelli  sottomessi  al  microscopio:  non  si  ebbe  alcuna  appari- 
zione di  nessuosità  ne  nello  libro,  no  ne' cordoni:  il  muscolo  si  raccorciava,  e 
quindi  si  allungava  —  Stimolando  gli  strati  inferiori  appariva  lo  zigzag  ne' cor- 
doni, e  nelle  libre  dei  superiori  strati,  ma  dispariva,  finita  la  contrazione.  Ma 
se  l'attività  de'muscoli  era  esaurita,  ripetendo  quest'ultimo  esperimento,  lo 
ziipaq  non  dispariva:  finita  la  contrazione,  rinianea  qual  ora  ,  o  diminuiva  di 
poco  —  Questi  l'alti  si  spiegano  ammettendo  che  lo  zigzag  venga  prodotto  per- 
ché le  fibre  superiori  non  contraendosi  vengono  trascinate  dalle  interiori  che 
sì  contraggono  ;  e  la  scomparsa  dello  zigzag  venga  prodotta  dall'  allungamento 
delle  fibre,  allungamento  che  avviene  per  una  proprietà  veramente  attiva  de' 
nervi,  l'estensibilità.  Sparendo  e  diminuendosi  questa  proprietà  nei  muscoli, 
che  perdono  di  vivacità ,  lo  zigzag  non  disparisce,  o  si  menoma  di  poco. 

Queste  esperienze  ripetute  con  metodi  tutto  diversi  da  quello  del  eli.  We- 
ber, il  quale,  come  jeri  espose  egli  stesso  ,  ottiene  una  contrazione  perenne, 
confermano  i  risultamenti  di  lui ,  cioè  che  la  contrazione  si  effettua  per  semplice 
raccorciamento  delle  fibre  muscolari.  Riguardo  poi  al  modo  di  questo  raccor- 
ciamento  si  è  creduto  che  dipendesse  dal  ravvicinamento  delle  nodosità  delle  fi- 
bre muscolari ,  che  danno  ai  cordoni  l'apparenza  di  strie  trasversali.  Il  sig.  Can- 
jiizzaro  ha  voluto  esaminare  tale  questione ,  e  a  tal  uopo  ha  cominciato  dall'inda- 
gare  d'onde  nasca  l'apparenza  di  strie  trasversali  ne'cordoni  muscolari,  e  nelle 
fibre.  Queste  osservazioni  sono  state  fatte  da  esso  lui  insiem  co' signori  di  Be- 
nedetto, e  Calcara:  ed  i  sospetti  che  ne  ha  tratti  sono  :  che  l'apparenza  di  strie 
trasversali  nei  fasci  muscolari  dipende  dalla  medesima  cafiione  di  quelle  dei 
cordoni  nervosi;  poiché  i  successivi  ingrandimenti  gli  hanno  presentato  una 
simile  successione  di  elTetti  ottici  :  e  si  i  cordoni ,  come  le  fibre  mentiscono  sem- 
pre la  forma  spirale,  su  di  che  Raspali  ha  fondato  una  intera  teoria.  Si  gli  uni 
come  le  altre  crescono  nel  raccorciamento  ;  si  gli  uni  come  lo  altre  di  grossi 
tronchi ,  dopo  aver  subito  azioni  che  li  retraggono,  si  manifestano  all'occhio 


nudo  con  rilevature,  ed  accavallamenti  della  supcrncic  (pieghe  diill'involucro) 
li  quali  poi  guardati  successivamente  con  lenti  di  vario  ingrandimento  pren- 
dono l'apparenza  di  strie  biancastre  del  tutto  eguali  a  quelle  che  si  vedono  nei 
nervi,  e  ne'niiiscoli — Creile  che  queste  pieghe  dell'involucro  dc'nervi  e  de'mu- 
scoli  nascano  dalla  ineguale  elasticità  del  contenente  ,  e  del  contenuto  de' fasci  : 
in  guisa  che  l'accorciamento  del  tessuto  contenuto  si  fa  in  una  maniera  diversa 
da  quella  dell'involucro  contenente.  Trasferendo  questa  spiegazione  dei  fasci 
alle  fibre ,  sospetta  che  anche  le  apparenze  nodose  di  queste  nascano  dalla  stessa 
causa ,  poiché  manifestano  la  stessa  successione  di  effetti  ottici  che  le  strie  dei 
cordoni  nervosi,  e  de'liisci  muscolari.  E  poiché  al  par  di  (|uesti  hanno  involu- 
cro distinto,  valuta  egli  come  un  sospetto  per  dirigere  le  esperienze  ,  secondo 
le  osservazioni  da  lui  finora  fatte,  che  la  contrazione  si  spiegherebbe  ammet- 
tendo una  proprietà  di  raccorciarsi  nelle  fibre,  senza  ricorrere  all'attrazione 
scambievole  dei  nodi  coluta  da  Miillcr,  o  dei  tramezzi  delle  cellule  delle  fibre. 
Promette  ripetere  le  esperienze  col  novello  metodo  del  Weber  per  confermarsi 
ne' suoi  sospetti ,  o  per  disingannarsi. 

Il  Presidente  dice  che  amerebbe  sapere  se  gli  Osservatori  di  tali  apparenze 
abbiano  posto  mente  alle  illusioni  ottiche  de' nervi  e  de'rauscoli  sotto  l' uso  del 
microscopio,  onde  viemeglio  si  potesse  argomentare  sulle  realtà  la  vera  teoria 
dello  svolgimento  organico. 

Rì.sponde  il  signor  Canni/zaro  non  averne  contezza,  ma  desiderare  assai  che 
la  Sezione  si  occupasse  in  determinare  le  illusioni  possibili  a  presentarsi  da'ner- 
vi  e  da' muscoli;  e  ciò  per  rettificare  le  induzioni  che  se  ne  possono  trarre  per 
le  teorie  dello  sviluppo  organico. 

Il  vice  Presidente  sig.  Costa  espone  alcune  dilTicoltà  sulle  proposizioni  del 
sig.  Canni/zaro:  dichiara  che  ne' cordoni  musci)lari  v'ha  due  ordini  di  fibre  in 
direzioni  opposte,  e  le  fibre  son  formale  di  vescichetle;  negando  soprattutto  l'in- 
volucro. Ed  a  meglio  dimostrare  le  sue  idee  le  disegnò  col  gesso  sulla  lavagna. 

(I  Cannizzaro  confessa  non  aver  veduto  l'involucro  co' propri  occhi:  ammet- 
terlo però  sull'autorità  del  Valentin,  e  del  Weber. 

Il  dottor  de  Martino ,  che  nella  precedente  adunanza  si  fece  interprete  delle 
idee  del  Weber,  dichiara  essere  in  tutto  d'accordo  con  questo  valoroso  Fisiologo; 

91 


non  ammette  cioè  dubbio  sulla  struttura  de  muscoli  ;  ammette  nodi  e  filamenti 
intermcdii  che  gli  uniscono,  ed  attribuisce  l'apparenza  delle  strie  trasversali  ai 
ripiegamenti  dell'involucro.  Tutta  la  Sezione  ravvisa  per  un  progresso  notevo- 
le la  teoria  del  Weber  poggiata  su  gli  esperimenti  già  riferiti. 

Il  Presidente  comunica  la  presente  lettera  del  prof.  Paolo  Savi  di  Pisa  relati- 
va princip.ilmente  alla  Memoria  letta  nella  prima  adunanza,  o  che  per  l'impor- 
tanza che  desta  non  men  lo  scrittore  che  la  materia  viene  ascoltata  con  gene- 
rale attenzione. 

«  Avendo  potuto  avere  alcuni  Mammiferi  esotici  ben  conservati  nello  spirito 
di  vino,  ho  avuto  agio  di  arricchire  il  uascetite  Museo  Zootoraico  pisano  di  pre- 
parati che  ne  mostrano  la  interna  loro  struttura.  Sono  tra  questi  il  liradijpus 
iridactyUis,  Myrmccophaga  didaclyla,  Didclphis  cancriwra^,  Moschus  Kancliil  />. 
Di  questi  animali ,  e  di  vari  altri  ancora,  de' quali  per  brevità  tralascio  la  nota, 
possediamo  ora  non  lo  scheletro  soltanto,  ma  si  ancora  tutti  i  principali  visceri, 
0  disseccati  o  infusi  nello  spiiilo  di  vino,  cervello,  tulio  digeienle,  polmoni,  or- 
gani genilali  etc.  anzi  studiando  io  questi  ultimi  nella  l'emina  del  so|)raiudicato 
Moschus,  ho  varie  cose  osservato  che  mi  sembrano  nuove  ed  assai  importanti 
per  la  Zoologia ,  non  che  per  l'Anatomia  comparata.  Per  una  fortunatissima 
congiuntura  quella  femina  era  gravida,  e  negli  ultimi  periodi  della  gestazione; 
cosicché,  come  in  un  individuo  fresco,  vidi  non  solo  l'utero,  ma  gl'invogli  fe- 
tali eziandio;  ed  in  questi  ebbi  il  piacere  di  riconoscere,  che  nel  modo  stesso 
col  quale  i  Muschi  assomigliano  a'  Cammeli  per  la  esistenza  di  grossi  e  lunghi 
canini  ne'  maschi ,  cosi  pure  somigliano  ad  essi  per  la  struttura  della  placenta. 
Lo  stomaco  ancora  di  questo  piccolissimo  Ruminante  si  accosta  a  quello  de'Cam- 
meli.  Questi  dunque  sono  altri  fatti  zootomici,  i  quali  mostrano  che  i  Kumi- 
nanti  con  denti  canini  e  senza  corna,  son  l'anello  di  unione  fra  i  Mammiferi 
di  quest'Ordine  e  i  Solipedi. 

La  prego  porre  a  parte  per  me ,  tutte  le  volte  che  possa ,  le  Memorie  che  sa- 
ranno dispensate  nella  Sezione  in  cotesto  Congresso ,  aflinché  mi  sia  concesso 
proflttarc  in  qualche  modo  de'Iavori  de'miei  colleghi. 

Mi  è  stata  gratissima  la  notizia  del  Ginnnto  vivente  costà.  Jlatteucci  che  vie- 
ne al  Congresso  avrà  campo  di  far  sul  medesimo  importanti  esperienze  di  elettri- 


—  719  — 

cita  animale.  Il  delle  Cliiaje  con  l'abile  suo  scalpello ,  ne  studierà  poi  la  strut- 
tura interna  ,  e  meglio  la  Tara  conoscere. 

Il  signor  Calcara  da  Palermo,  come  annunzia  vasi  nel  programma  di  jeri,  legge 
un  suo  lavoro  su'.Mollusclii  viventi  e  fossili  della  Sicilia  per  servir  di  supple- 
mento all'Opera  del  signor  Amando  Philippi  sulla  materia  stessa,  correggendone 
al  tempo  medesimo  alcune  mende.  Dimostra  l'importanza  di  siffatti  studi,  riem- 
pie qualche  lacuna  dell'Opera  del  naturalista  di  Berlino;  ed  aggiunge  insieme 
la  descrizione  di  alcune  Conchiglie  da  lui  trovale  ne'Ierreni  terziari,  arricchen- 
do cosi  la  Conchiologia  Siciliana  di  circa  oO  nuove  specie. 

Onorarono  la  Sezione  di  loro  presenza,  e  sederono  a' lati  del  Presidente  S.  E. 
il  Presidente  del  Consiglio  de' Ministri,  Presidente  della  R.  Accademia  delle 
Scienze,  e  S.  E.  il  Ministro  degli  alTari  interni  Presidente  generale  del  Con- 
gresso. 

Il  Presidente  —  Carlo  Piuncipe  Bonaparte 

I  Anastasio  Cocco 
1  Segretari  < 

(  Corrado  Politi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  2lì  SETTEMBRE  1845 


-»«*- 


iJi-rro  ed  approvato  il  processo  verbale  dell'antecedente  adunanza,  il  Presidente 
principe  Bonaparle  dà  conto  dell'Opera  iconografica  del  eh.  signor  Giorgio  Ro- 
berlo  Gray  intitolata  Genera  avium  tutt'ora  in  corso  di  associaziont;;  ed  esaltan- 
donei  pregi,  tanto  più  volentieri  vi  rileva  alcune  discordanze  colle  proprie  idee, 
citando  que'generi,  e  quelle  specie  di  Uccelli,  sulle  quali  trova  da  aggiungere, 
od  emendare.  Piacegli  solennemente  dichiarare,  né  dubita  che  tulli  siano  per 
convenire  secolui,  che  la  suddetta  ultima  Opera  ornitologica  del  Gray  innoltrata 
fino  al  decimoquarto  fascicolo,  nella  quale  ci  si  rende  ottimamente  effigiata  a 
colori  una  specie  di  ciascun  genere,  e  le  parti  caratteristiche  (soltanto  in  nero) 
di  ogni  genere,  con  insieme  il  catalogo  esatto  delle  specie,  registratele  singo- 
larmente (ulte  sotto  i  rispettivi  generi,  promette  fin  d'ora  do^er  riuscire,  da 
ogni  lato  che  si  riguardi,  la  più  importante  in  quel  ramo  della  nostra  Zoologia. 
Potrebbe  desiderarsi  (continua  il  Presidente  a  dii'c)  maggior  ricchezza  nell'aspetto 
della  Sinonimia,  tanto  più  che  mercè  di  quella  saremmo  maggiormente  persuasi 
che  l'autore  esattamente  paragonasse  quelle  specie  ancora  delle  quali  non  par- 
la. Sembra  cosi  che  il  Gray'  abbia  voluto  mettere  in  procinto  il  suo  degno  emulo 


—  721  — 

Striikland  a  percorrere  quest'arena.  Tale  riflessione  gli  viene  parlicolarnientc 
suggerita  dal  modo,  in  cui  l'Opera  Ta  menzione  della  Glareola  Nordmantti.  Spia- 
regli  vedere  il  genere  Neophron  esriuso  da  veri  Vulturiiii ,  malgrado  la  sua  stret- 
ta afTuiità  tante  volle  da  lui  slesso,  e  da  altri  dimostrala.  Nel  genere  Tliala$fiitr(>- 
ma,  che  sostiene  esser  la  vera  l'iocellaria ,  scorile  rimaner  qualche  piccolo  me- 
scuglio,  dispiacendogli  soprattutto  il  vedervi  registrala  come  specie  la  Tha- 
luMÌdroma  melilensis. 

Non  sa  con  quanta  proprietà  trasferisca  dal  genere  Guiracaa  quello  di  l'i/ihi- 
lus  la  specie  (j.  meUinixeiihala  del  Messico,  descritta  da  vari  autori  sotto  di\er- 
si  nomi,  tra  quali  rileva  omesso  quello  datole  dal  Lichtenstein.  .'\vrehbe  voluto 
vedere  adottali  in  Sottofamiglia  i  suoi  Geospizini,  che  hen  lo  meritano  per  la  for- 
ma, e  pe'costumi.  Mancano  tutti  i  sinonimi  del  figurato  Sallalor  Riefferii,  e  cosi 
quelli  della  Pyranga  ba'itlala  etc. — Il  nome  di  Rampliopis  /'a^seri'iiu  è  anteriore 
a  quello  di  /fdmwiV/cn/s  dato  dagl'inglesi  ;  ed  il  principe  lo  rivendica  con  piacere 
al  eh.  naturalista  toscano — Seguilanilo  l'ordine,  in  cui  provvisoriamente  si  rap- 
presentano ne'l'ascicoli  gli  Uccelli,  emette  alcuni  dubbi  sulla  limitazione  di  varii 
generi,  e  fa  osservare  che  non  ammette  fra  le  Anatre  la  sottofamiglia  degli  LVt's- 
ma(urini.  —  Insiste  poi  di  bel  nuovo  sulla  improprietà  di  riunire  i  Neophron  ai 
Sarcoramphini,  (  suoi  Catharlini);  imperocché  sono  essi  VuUurìni  a  becco  soUite. 
Crede  che  il  genere  Sanoramphits  vada  di>iso  dallo  Zopyìoles;  e  cosi  il  Comlor 
genericamente  diviso  dal  Papa  ossia  Re  deyU  Avvoltoi;  raccomandando  i  mtì 
C'a(//artM  ad  ulteriore  studio  de  naturalisti.  Fa  osservare  che  tra  gl'itY^ri  e  gli 
Xaitlhorni  si  omettono  delle  specie ,  tra  le  quali  alcune  da  lui  descritte.  —  Cri- 
tica alcun  che  intorno  a' Falchi,  e  mostrasi  ritroso  all'ammissione  della  specie 
F.  Arcmlictts.  Dice  la  Àlamla  Kolliji  non  essere  specie  buona;  ed  al  contrario  gli 
sembra,  che  ne  manchino  allre.  \é  mostrasi  convinto  che  la  Olocoris  cìmjsohvmn 
sia  sinonimo  deirtt/pMd'w.  (Jsserva  che  oggij;iorno  si  enumerano  tre  specie  di 
Telraoijallua.  Fa  la  storia  del  Chnjsomus  fronlalis,  e  della  Dolichoivjx  oryzivora  — 
Dà  le  sue  ragioni  per  seguitare  a  chiamare  TMiornis  e  Podoa  i  due  generi  degli 
lleliomilliiiìi ,  quantunque  in  origine  questi  due  vocaboli  fosser  sinonimi  — 
Muove  alcuni  dubbi  circa  la  proprietà  di  adottare  i  nomi  Gracuiusvi\Aiagen  per 
i  Plmlarrnrnra.T  e  i  Tachtjpeles.  —  Ri\eiidica  a  se  il  ctenere  Ronim    (li^•erso  an- 


—  722  — 

clic  in  sostanza  da  Bonasa)  per  il  Teirasles  del  prof.  Blasius;  dubita  della  validi- 
tà di  alcuna  tra  le  otto  specie  di  Lagopus.  Gode  imparare  dal  Gray ,  e  si  ralle- 
gra con  la  scienza ,  che  il  nome  di  Porphyrio  veterum  fosse  slato  dato  al  P.  hya- 
finthinus  di  Teniminck  molto  prima  elio  c^U  chiamasselo  P.  aiìliquomm;  perchè 
niun  avr;\  ullorior  prelesto  a  conservare  quel  riprovevol  nome —  Dà  quindi  al- 
cuni schiarimenti  sulle  Uivundo  daurica,  sencgaleiìsis,  capensis  eie.  facendo  no- 
tare gli  equivoci  di  alcuni  Autori  e  lo  scambio  di  alcune  tavole  ;  corroborando 
le  osservazioni  proprie  con  quelle  dello  Schlegel.  Osserva  che  nella  enumera- 
zione delle  specie  del  genere  Garnihts  una  ne  manca,  cioè  il  Garndus  Kitlliizii 
dell'  Ucrania.  — Coglie  questa  occasione  per  ripetere  le  diversità  fra  i  suoi  due 
generi  Cyanocorax  e  Cyanurus,  corrispondendo  quest'ultimo  al  Psylorhinus  di 
Kùppel,  edora  di  Gray — Spiega  quindi  la  confusione  aumentata  dallo  stesso 
Strickland,  delle  specie  o  de'nomi  uUramarimis,  Sieberii,  sordidus,  Califomicus; 
e  rivendica  la  priorità  Barlramiana  del  nome F/ori(fan«s  per  il  C.  coertdescemdÀ 
Vieillot.  Si  meraviglia,  tanto  più  perchè  specie  europea,  di  non  veder  mento- 
vata fra  le  Querqueduìae,  né  altrove,  VAnas  angusiirostrìs,  ossia  mcumorala — Ri- 
vendica nuovamente  a  se  il  magnifico  Calunis  paradiswus  da  lui  così  denominato 
assai  prima  che  il  Gouid  lo  chiamasse  resplendens,  cioè  fin  dal  1817,  allorquando 
i  RappresenUmti  del  Brasile  ,  e  di  Gualamala  glielo  alTidarono  in  Washington 
per  illustrarlo ,  e  ne  mandò  la  Memoria  al  suo  dotto  amico  Guglielmo  Cooper 
di  Nuova-Jorca,  come  si  vidde  in  quel  tempo  ne"  Giornali  di  colà. 

Il  Sacerdote  D.  Gaetano  Pesce  legge  alcune  sue  Osservazioni  critiche  (cosi  egli 
le  intitola  )  intorno  agli  Americani  al  tempo  della  scoperta.  La  sostanza  del  di- 
scorso di  lui  restringesi  al  cenno  di  alcuni  errori  degli  antichi  Antropologi  quan- 
do parlarono  degli  Americani  in  genere,  errori  da'quali  non  vanno  immuni  i 
moderni.  Percorse  parecchie  opinioni,  istituiti  alcuni  paralleli  tra  genti  anco  del 
vecchio  mondo ,  conclude  iu  ispecie  non  essersi  posto  mente  che  la  Natura  uma- 
na cosi  nell'emisfero  superiore,  come  nell'inferiore,  è  feconda  di  variclù ,  e  di  contra- 
sti, presentando  schiatte  imbecillì,  o  degeneri  non  men  colaggiù  che  tra  noi. 

Innoltrasi  il  sig.  Pentland  ad  erudir  la  materia  esponendo  alcune  Osserv.i- 
zioni  da  lui  fatte  nell'America  meridionale  entro  i  dieci  anni  del  suo  noto  sog- 
giorno in  quelle  contrade. 


—  723  — 

Il  Presidente  osserva  prevalere  oggidì  due  opinioni,  l'una  delle  quali  vuole 
clic  in  America  siano  due  distinte  razze,  quella  della  parte  settentrionale,  e  quel- 
la della  meridionale:  l'altra  opinione  ne  ravvisa  una  sola,  modificata  però  dalle 
condizioni  ambienti;  opinione  questa  cui  egli  aderisce.  Osserva  inoltre  che  l'ar- 
gomento adombrato  appena  dal  Pesce  potrebbe  fruttar  pingui  risullamenti  mer- 
cè di  studi  cb'egli,  seguendo  sue  mire,  applicasse  in  Opere  più  recenti  ancora 
delle  da  lui  mentovate  ;  quali  sono,  a  cagione  di  esempio,  la  Storia  naturale  del- 
l'uomo comprendente  ricerche  m  gli  agenti  fisici  e  morali,  considerati  come  cause  delle 
varietà  che  distinguono  le  diverse  razze  umane  di  J.  C.  Prichard-cd  W-Saggio  delle 
razze  umane,  ovvero  Elementi  di  Etnografia  di  J.  J.  d'Omalius  d'IIalloy  -  bene  a 
proposito  donata  alla  Sezione  dal  eh.  Autore  ;  e  princìpaUneiitc  in  quelle  dal  Go- 
verno americano  commesse  per  le  più  profonde  indagini  delle  tante  tribù  ;  tra 
le  quali  Opere  merita  special  menzione-/a  Istoria  delle  tribù,  indiane  dell'America 
del  Nord  con  cenni  biografici,  ed  aneddoti  de'capi principali ,  abbellita  di  120  ritratti 
vìiniatì  dalla  Galleria  indiana  esistente  nel  Gabinetto  della  Guerra  in  Washington,  per 
cura  di  Tommaso  L.  M.  Kcnneij  già  impiegato  nel  diparitmenlo  degli  affari  indiani 
in  quella  capitale  e  di  Giacomo  Hall  di  Cincinnati.  Filadelfia  presso  Federico  FI'. 
Greetiliough  1838,  42,  e  44,  5  mi.  in  foglio  atlanlico-Opere  però  di  gran  costo,  e 
molto  dilTicili  ad  ottenersi ,  cosi  che  non  è  da  porne  a  debito  del  disserente  il 
non  averle  osservale. 

Dipoi  il  dottor  Riboii,  nell'atto  di  presentare  alla  Sezione  alcuni  esemplari 
dei  suoi  nuovi  studi  sulla  economia  animale  in  relazione  coi  temperamenti,  e  coi 
morbi  strettamente  legali  alla  Frenologia ,  fa  istanza  al  Presidente  aftinché  si  pren- 
da negli  Atti  di  questo  Congresso  espressa  nota  del  suo  seguente  rilievo. 

«  Negli  Alti  del  Congresso  di  Milano  fu  dimenticata  la  parte  precisamente  piu 
«  importante  di  quella  mia  Memoria  che  riguardava  una  strana  anomalia  di  uii 
<i  Colombo  che  mi  venne  dato  di  osservare.  Notava  in  ([uella  Memoria  che  U' 
«  sterno  diviso,  l'ipertrofia  di  cuore,  la  mancanza  del  pericardio  e  del  dia- 
ci framma,  non  impedivano  che  quel  Colombo  fosse  vissuto  oltre  a  due  mesi:  f^ 
«  che  una  circostanza  fortuita  fosse  quella  che  gli  togliesse  la  vita.  L'importaii/a 
«  di  quella  osservazione  e  che  l'.^nimale  realmente  visse  oltre  a  due  mesi,  per- 
«  che,  come  a  Milano  accennai,  ne  l'anatomia  comparata,  ne  la  lunana  ebbe- 


—  72?  — 

.<  ni  eil  hauno  falli  die  altostino  potersi  proirarro  hi  viln  olire  le  24 ,  o  lo  48 
«  ore  con  l'esistenza  di  anomalia  di  tal  falla, 

Timoteo  Kirdi.i 

Il  prof.  Lui;;!  (Inlauiai  li'j,'j,'e  una  sua  Memoria  intitolala  «  Ossorva/ioni  sull'a- 
«  naloniia  della  Torpedine,  e  sopra  un  gabinetto  di  anatomia  comparata  che  va 
«  formandosi  nel  museo  di  Storia  naturale  di  Firenze  ». 

Dopo  aver  data  un'idea  dei  lavori  di  anatomia  umana  e  comparata,  cbesono 
stati  fatti  perl'addietro  nel  ridetto  R.  Stahilimenlo  fiorentino,  fa  sentire  come 
per  recenti  disposizioni  sovrane  sia  stala  eseguila  una  Monografia  anatomica 
della  Torpedine,  i  cui  studi  furono  fatti  dallo  slesso  Calamai  in  questa  dominan- 
te alcuni  anni  passali. 

Secondo  le  sue  Osservazioni  l'apparecchio  elettrico  si  compone  di  tante  serio 
d'otricoli  sovrapposti,  compressi  di  alto  in  basso  fra  di  loro,  in  guisa  da  preO' 
dere  la  forma  di  dischi  piani,  e  da  costituire  per  ogni  scric  una  colonna,  la  quale 
per  la  prossimità  ,  e  la  compressione  delle  altre  poste  a  contatto ,  e  parallela- 
mente, prende  la  forma  prismatica  a  sei  e  più  facce.  Queste  cellule  sono  costi- 
tuite da  una  membrana  sierosa  trasparente,  e  ripiena  d' un  umore  gelatino-al- 
buminoso.  Le  flbrille  elementari  nervose  venendo  dalla  vaginale  in  piccoli  fa- 
scetti  vanno  a  gettarsi  colle  loro  terminazioni  sopra  le  due  facce  di  queste  cel- 
lule, di  modo  che  ciascuna  si  trova  provista  di  quel  reticolo,  che  fu  già  descrit- 
to dal  prof.  Savi. 

Il  prof.  Calamai  descrive  con  qualche  dettaglio  come  si  distribuiscono  su  quec 
ste  medesime  cellule  i  vasi  arteriosi  e  venosi ,  i  quali  sono  congiunti  per  mezzo 
di  tubetti  molto  più  ristretti  del  diametro  dei  corpicciuoli  sanguigni  che  li  tra- 
versano. A  questi  tubetti  egli  darebbe  il  nome  di  vasi  di  congiunzione. 

A  riguaido  del  sistema  vascolare  egli  avrebbe  osservato  un  fatto  nuovo,  che 
perù  egli  comunica  con  molta  riservatezza  ;  poiché  non  l' ha  potuto  ancora  ve- 
rificare ,  come  sarebbe  necessario.  Un  reticolo  vascolare  starebbe  anche  Del- 
l' organo  elettrico ,  il  quale  avrebbe  origine  dai  tubetti  di  congiunzione.  In  que- 
sto troverebbesi  seniplicemente  un  umore  limpidissimo.  La  fugacità  di  questo 
reticolo  e  la  causa  che  rende  difficile  l'osservazione. 


—  725  — 

Parla  quindi  dei  corpicciuoii  sanguigni  esponendo  le  sue  opinioni  circa  la  co- 
stituzione anatomica  loro. 

Ma  sui  corpi  mucipari  si  trattiene  facendo  osservare  non  solo  di  averne  tro- 
vati due  nuovi  gruppi  che  erano  fin  qui  sfuggiti  ai  Zoolomisti ,  ma  si  ancora  che 
sopra  le  loro  anipulle  i  nervi  si  distribuiscono  come  sopra  le  vescicule  elettri- 
che ,  cioè  formandovi  un  vero  reticolo  a  maglie  poligone. 

In  ultimo  egli  riferisce  che  le  ovaje  di  questo  animale  presentano  la  singola- 
rità di  avere  i  loro  sacchi,  e  che  però  quando  ne  escono  le  uova  non  av\iene 
rottura  di  sorta,  come  negli  altri  vertebrali. 

Il  prof.  Calamai  accenna  di  aver  fatte  niolle  altre  osservazioni  sopra  questo 
l'esce  cartilaginoso,  e  che  per  bre>it;i  non  espone,  volendo  si  conoscesse  quan- 
do sarà  pubblicata  la  sua  monogralìa.  Intanto  dice  qualche  cosa  intorno  alla 
struttura  dei  nervi. 

Chiude  poi  la  sua  memoria  facendo  conoscere  quali  disposizioni  sono  state 
date  dal  Gran  Duca  di  Toscana  perché  nel  suo  Museo  sia  compiuta  la  collezione 
dei  preparati  in  cera  di  anatomia  comparala. 

In  ultimo  della  sua  lettura  il  prof.  Calamai  presenl.i  i  disegni  del  lavoro,  sog- 
getto della  sua  Memoria,  che  viene  coronata  da  universali  applausi  in  segno  an- 
co di  gradimento  della  sua  promessa  di  pubblicarla  quanto  prima. 

Il  prof.  Owennel  lodar  grandemente  l'esattezza  e  maestria  delle  tavole  ana- 
lomiclii-  del  Calamai  s'intrattiene  su  le  medesimo,  osservando  più  specialmente 
la  sesia  ,  in  cui  figurasi  l'apparecchio  dei  tubi  mucipari  sulla  faccia  dorsale  del- 
l' animale  in  relazione  cogli  organi  elettrici; perché  vi  si  trova  un'evidente  con- 
futazione delle  opinioni  emanale  dalla  scuola  di  Geoffroy,  sull'unità  nell'orga- 
nismo, nel  senso  esagerato  in  cui  furono  divulgate  ;  cioè  che  gli  organi  elettrici 
della  Torpedine  non  fosser  altro  che  i  soliti  tubi  mucìpari  eccessivamente  svi- 
luppati, mentre  dalla  tavola  suddetta  chiaramente  si  dimostra  che  gli  organi 
mucosi  non  solo,  magli  elettrici  ancora  coesistono  insieme  in  un  medesimo 
animale.  Il  naturalista  inglese  richiama  l'attenzione  della  Sezione  alla  bellissi- 
ma tavola  Vili,  in  cui  l'intero  sistema  nervoso  della  Torpedine  vedesi  disegnato, 
e  fermasi  maggiormente  su  la  chiarezza ,  con  la  quale  essa  mostra  le  diverse 
classi  di  nervi  fisiologicamente  distinte.  I  nervi  degli  organi  speciali  del  senso, 

9'2 


—  72G  — 

dal  cervello  ;  i  nervi  delle  sensazioni  ordinarie ,  e  del  molo  ;  il  gran  nervo  di 
associazione  chiamato  nermis  lateralis,  corrispondente  al  sistema  respiratorio 
esterno  di  Carlo  Bell,  ei  nervi  propri  all'apparato  elettrico;  il  cervello  altresì 
che  è  l'organo  centrale  della  vera  sensazione,  e  del  movimento  volontario  ,  e 
la  corda  spinale,  ossia  centro  a  rice>ere  le  impressioni  impercelte,  e  i  movi- 
inonli  inM)iontari;  sono  tutti  spiegali  nel  quadro  compiuto  del  sistema  nervoso 
della  Torpedine.  La  tavola  X  ,  osserva  l'Owen  medesimo,  porge  un'ammirabi- 
le illustrazione  dell'ultimo  termine  dei  nervi  per  anastomosi,  ovvero  opera 
reticolala  sopra  i  compartimenti  membranacei  degli  organi  elettrici. 

Il  prof.  Calamai  mostrandosi  maggiore  di  sé  per  gli  elogi  di  un  tanto  giudice, 
conferma  che  dalie  infinite  sue  esperienze  si  fa  manifesto ,  la  scossa  dipendere 
dalla  volontà  dell'animale;  aver  egli  anzi  osservalo  che  il  l'esce  preferisce  di- 
rigerla verso  la  parte  anteriore ,  rimanendo  meno  efficace  verso  la  coda  ;  che 
toccali  i  lobi  fiilcati,  essa  diviene  intensissima  a  segno  da  far  cadere  un  fanciullo 
tiuasi  tramortito.  Finalmente  annunziava  che  avrebbe  sollecitamente  pubblica- 
lo un  lavoro  intorno  alla  cagione  dello  sviluppo  dell' elettricità  nella  Torpedine. 
Il  Presidente,  che  non  aveva  dubitalo  mai  della  .scossa  volontaria  di  questo  Pe- 
sce, e  lien  fermo  che  se  i  chimici  vogliono  provarsi  a  rivocarla  in  dubbio  ,  ciò 
non  potrebbe  ugualmente  accadere  fra  i  naturalisti ,  vorria  che  tali  esperimenti 
si  ripetessero  sulla  sua  Torpedo  nobiìiana,  la  quale  è  di  maggior  dimensione  ,  e 
trovasi  perfino  sulle  coste  d' Inghilterra,  e  dell'America:  onde  con  effetto  an- 
che più  rilevante  può  sostenere  le  indagini  di  un  più  grande,  e  ragguardevole 
numero  d'osservatori. 

Poscia  il  signor  de  Martino ,  dalla  lettura  del  prof.  Calamai  prende  occasione 
di  comunicare  alla  Sezione  le  sue  osservazioni  anatomiche,  e  le  sue  espcrienz« 
sul  sistrma  venoso  renale  di  Jdcobson  delle  Raje  e  delle  Torpedini. 

1 ."  Nelle  Raje-,  e  nelle  Torpedini  la  vena  codale  arrivando  presso  i  reni  si  bi- 
forca in  due  branche,  le  quali  molli  zoolonii,  e  (^uvier,  hanno  creduto  dar  ori- 
gine alle  due  vene  cave  posteriori,  menlre  esse  realmente  sono  le  due  vene-por- 
te renah:  le  rene  cave  posteriori  nascono  direttamente  dalle  vene  renali  inter- 
ne ,  incominciando  indietro  tra  i  due  reni  per  mezzo  di  un  seno  curvo  che  met- 
te in  comunicazione  i  due  tubi  vascolari ,  e  loro  dà  la  forma  di  un  sifone,  siero- 


—  727  — 

me  può  vedersi  dagli  esatti  disegni  del  nostro  delle  Cliiaje,  e  dalle  bellissime 
tavole  sulla  anatomia  della  Torpedine  presentate  al  Congresso  dal  Calamai. 

2."  Più  indietro,  ed  in  corrispondenza  di  questo  seno,  osservasi  un>s/)««sioHr 
vascolare,  con  la  quale  comincia  la  biforcazione  della  vena  codale  nelle  due  ve- 
ne porte  renali. 

3.°  Niuna  via  di  comunicazione  diretta  si  trova  tra  l' espansione  della  vena 
codale,  ed  il  seno  delle  vene  cave  posteriori.  Esse  formano  due  sistemi  venosi 
distinti. 

4."  Nelle  giovani  Torpedini  ciascuna  vena-porta-renale  comincia  a  canuainu- 
re  sul  margine  esterno  del  rene  corrispondente  ;  ma  subilo  dopo  si  cela  sotto  la 
faccia  posteriore  di  lui  :  nelle  Torpedini  adulte  e  nelle  Itaje  di  qualunque  età  il 
tortuoso  tronco  della  vena-porta-renalc  dal  principio  alla  fine  cammina  sotto 
la  faccia  posteriore  del  rene,  la  cui  porzione  inferiore  è  ipertrofica,  e  nel  suo 
corso  raccoglie  successivamente  le  vene  della  natatoja  posteriore,  del  dorso,  del- 
l' ovaja,  eie.  ;  ed  a  vicenda  successivamente  distribuisce  alla  faccia  posteriore  del 
rene  numerose  ramificazioni. 

5."  Presso  le  Raje  spesso  si  vede  che  le  prime  vene  dorsali  non  versano  im- 
mediatamente il  loro  sangue  nel  tronco  della  vena-porta-renale ,  ma  formano 
un  piccol  tronco  particolare,  il  quale,  dopo  aver  camminato  solo  per  qualche 
tratto ,  ed  aver  mandato  al  rene  alcune  ramificazioni ,  infine  si  anastomizza  col 
tronco  della  vena  porta  e  lo  ingrandisce. 

6."  Le  ultime  ramificazioni  della  vena-porta-renale  delle  Raje,  e  della  Tor- 
pedine ,  come  nei  Hellili,  confluiscono  prima  coi  vasi  efferenti  dei  corpuscoli 
di  Malpighi  nella  sostanza  del  rene,  ed  i  vasellini  che  quindi  ne  derivano  for- 
mano la  rete  capillare  dei  condotti  uriniferi. 

7."  La  vena-porta-renalc  delle  Raje  e  Torpedini  è  afferente,  e  non  efferente: 
giacche  la  corrente  del  sangue  della  vena  codale  non  può  scaricarsi  nelle  vene 
cave  per  mancanza  di  diretti  canali  di  comunicazione,  e  perciò  deve  seguire  la 
direzione  dalle  due  branche  venose  ai  reni. 

8.'.\  conferma  di  ciò  il  de  Martino,  come  aveva  praticato  sui  Rettili  per  de- 
terminare la  circolazione  del  sangue  di  <|uesto  stesso  sistema  venoso ,  ancor 
nelle  Raje  vive,  ha  legato  avvero  ha  compresso  il  tronco  della  vena-porta-rena- 


—  728  — 

le,  ed  Ii<i  coslantcmcnte  osservalo,  clic  essa  si  goiiGa  uella  porzione  sotloposla 
alla  legatura  e  si  vuota  nella  superiore. 

Dal  che  si  vede  che  ancor  nei  Pesci  cartilaginei  una  gran  porzione  di  sangue 
venoso,  prima  di  poter  vorearsi  nelle  vene  cave  posteriori,  deve  filtrare  attra- 
verso ai  reni. 

Il  medesimo  sig.  de  Martino  legge  quindi  i  seguenti  sommi  capi  d'una  sua 
memoria  sull'apparecchio  veneGco  della  Tarantola  di  Puglia  ,  dimostrando  su 
la  tavola,  e  con  una  diligente  preparazione ,  la  vescichetta,  ed  il  condotto  vele- 
nifero, che  apresi  nell'estremità  del  corpo  basilare  del  pungolo. 

1.'  Da  Plinio  sino  ai  nostri  giorni  l'esistenza  di  un  apparecchio  velenoso  del- 
la Tarantola  di  Puglia,  e  la  malattia  detta  Taranlolismo,  la  quale  credesi  prodotta 
dal  morso  di  questo  Faìangio,  sono  stati  incessantemente  due  soggetti  di  dispu- 
te ,  e  d'indagini  pei  medici  naturalisti. 

2.°  Baglivi  e  Caputo  hanno  fatto  delle  esperienze  sulle  conseguenze  prodotte 
dal  morso  della  Tarantola  nei  Conigli,  e  nei  Gallinacei;  ed  i  risultamentida  essi 
ottenuti  hanno  dato  prove  non  dubbie  di  avvelenamento ,  e  quindi  dell'esisten- 
za di  un  apparecchio  velenoso. 

3."  Il  nostro  Caputo  fu  il  primo,  il  quale  abbia  con  accuratezza  fatta  l'ana- 
tomia della  Tarantola.  Nella  sua  dottissima  Opera  De  Tarantulae  atwlome  et  morsu 
egli  ci  ha  dato  la  descrizione  di  un  organo  da  lui  creduto  l' organo  secretore  del 
veleno  ;  il  quale,  secondo  lo  stesso  Autore,  consiste  in  una  borsa  situata  nel 
torace  in  mezzo  al  parenchima  polmonare,  secretrice  di  una  sostanza  gialla  oleo- 
sa, e  fornita  di  un  condotto  escretore,  il  quale  si  apre  al  disotto  del  labbro  infe- 
riore, e  per  lo  quale  la  Tarantola  ,  dopo  aver  ferito  cogli  aculei  delle  mascelle, 
applicando  la  bocca  inoculali  veleno. 

4."  Quest'osservazione  è  stati  poi  trascurata  dai  Zoolomi  posteriori,  i  quali 
sempre  sono  andati  a  riccpcarc  qualche  forametto  alla  punta  dell'aculeo  della 
mascella  ,  o  l' organo  velenoso  nel  punto  dell'  articolazione  della  mascella  sul 
capo;  errore  di  direzione  che  Caputo  medesimo  incolpa  agli  anatomici  anteriori, 
e  contemporanei .  Intanto  ogni  indagine  essendo  tornata  vana ,  quasi  tutti  i  Zoo- 
tomi moderni  negano  l'esistenza  di  un  apparecchio  velenoso  nella  Tarantola, 
ed  i  più  rinomati  medici  viventi  credono  favola  il  Tcuanloìismo. 


—  729  — 

lì."  Noi  dobbiamo,  egli  dire,  alla  cortesia  del  prof.  Scacchi ,  il  quale,  oltre  al- 
l'averci comunicato  le  sue  belle  osservazioni  intorno  alcuni  costumi  dclFalan- 
gio  pugliese,  ci  fece  nello  scorso  settembre  arrivare  da  (jravina  molle  Tarantole 
d'ambo  i  sessi ,  vive,  e  parecchie  conservato  nello  spirito  di  vino  ,  l'opportuni- 
tà di  fare  più  accurate  investiga/ioni  sul  vero  apparecchio  velenoso  della  Ta- 
rantola, e  di  istituire  nuove  esperienze  sugli  ctTetti  del  morso  di  lei. 

6."  La  Tarantola  ha  realmente  un  appareccliio  velenoso  molto  sviluppato  : 
però  in  un  tempo  in  cui  l'anatomia  degli  Insetti  era  pressoché  ignorata.  Caputo, 
siccome  agevolmente  rilevasi  dai  caratteri  di  situa/ione,  di  rapporto  e  di  strut- 
tura, che  assegna  alla  borsa  dcscritUi,  ha  preso  lo  stomaco  per  organo  del  ve- 
leno. 

7."  L'apparecchio  velenoso  della  Tarantola  è  analogo  all'apparecchio  veleno- 
so della  Vipera. 

8.°  Esso  sta  veramente  alla  base  delle  due  mascelle  ,  ed  è  duplice;  e  consi- 
ste in  due  borsette  membranose  terminate  da  un  fondo  cieco  più  ampio  del  cor- 
po, lunghe  da  tre  in  quattro  linee,  del  diametro  di  una  linea  in  circa ,  e  della 
capacità  di  qualche  grammo  ;  situato  in  gran  parte  nella  cavità  del  capo-torace, 
essendo  la  loro  anteriore  porzione  contenuta  nei  pezzi  basilari  delle  stesse  ma- 
scelle ,  secretrici  di  un  umore  oleoginoso  di  cui  sono  piene  ,  e  turgide  ,  e  che 
ciascuna  di  esse  manda  fuori  per  mezzo  del  proprio  canaletto  escretore,  il  quale 
cammina  per  entro  la  cavità  della  mascella  corrispondente,  e  si  apre  con  un  pic- 
colo forame  sulla  membranella  articolare  dell'  aculeo  col  pezzo  basilare. 

9."  Quest'apparecchio  velenoso  noi  abbiamo  isolato  con  le  due  mascelle,  e  su 
la  preparazione  è  veramente  bello  a  vedere,  da  queste  due  armi  feritrici  pender 
le  due  borse  che  serbano  l' umor  secregato  ,  il  quale  deve  avvelenar  le  ferite 
prodotte  dal  moreo  di  questo  crudelissimo  Falangio. 

10."  L'apparecchio  velenoso  della  Tarantola  trovasi  in  ambo  i  sessi.  Soltanto 
ci  è  sembrato  più  sviluppato  nella  femmina ,  che  nel  maschio. 

1 1 ."  Le  borse  velenose  sono  ripiene  e  turgide  di  umore  in  flualunque  stagio- 
ne dell'anno  ,  ed  anche  nel  più  fitto  inverno. 

12."  11  prolungato  digiuno,  al  quale  nel  passato  inverno  abbiamo  assogget- 
tato alcune  Tarantole  vive ,  nemmeno  le  smunge;  e  pare  che  in  tal  caso,  se  non 


—  730  — 

possono  per  difetto  di  sostanza  nutritiva  segregar  nuove  dosi  di  veleno ,  fanno 
per  lo  meno  l'uflìcio  di  semplici  serbatoi  dell'  umore ,  che  già  hanno  segregato. 

13."  La  borsetta  velenosa  è  fatta  di  due  membrane,  l'interna  mucosa  forni- 
ta di  uno  strato  di  cellule  dell'epitelio,  e  l'esterna  muscolare  fatta  da  fascctti 
di  libre  primitive  parallele ,  spirali  e  decussantisi  iu  isvariate  dirc/.ionì ,  in  mo- 
do che  da  ogni  verso  cingono  la  borsetta. 

14.°  I^  borsetta  velenosa  rimane  circondata  da  quattro  muscoletti ,  due  ab- 
duttori, e  due  adduttori  delle  mascelle;  ed  il  canaletto  escretore  pure  cammina 
in  mezzo  alle  masse  muscolari  racchiuse  nel  pezzo  basilare,  e  che  servono  a 
muovere  l'aculeo;  cioè  in  mozzo  ai  due  estensori ,  ed  ai  due  muscoletti  flessori. 

15."  L'umore  velenoso  viene  omesso  dalle  due  vesciche  ,  per  la  compressio- 
ne che  fa  sulle  stesse  la  contrazione  dei  muscoli,  i  quali  nell'atto  della  ferita 
muovono  le  mascelle,  e  più  ancora  in  virtù  della  contrazione  del  proprio  strato 
muscolare ,  che  per  una  specie  di  movimento  riflesso  determinato  dallo  stimolo 
della  compressione,  eccita  nella  vescichetta  un  movimento  vermicolare,  che 
incanala  e  spinge  l'umore  per  lo  dottolino  escretore. 

16."  L'evacuazione  dell'  umore  velenoso  è  diffìcile  ad  aver  luogo  per  una 
particolarità  di  struttura  della  borsetta;  ed  òche  il  collo  di  questa  è  molto  am- 
pio, in  modo  che  la  borsetta  velenosa  non  decresce  gradatamente  nel  canale  del 
condotto  escretore  ,  ma  anteriormente  termina  in  una  mezza  sfera ,  come  nel 
fondo,  dalla  quale  prende  origine  un  esilissimo  canaletto  escretore,  nella  cui 
apertura  interna  con  gran  difficoltà  può  farsi  strada  l'umor  velenoso  premuto 
dalla  contrazione  dei  muscoli  intrinseci,  ed  estrinseci. 

17.°  Solo  nell'atto  degli  arditi  movimenti  feritori  delle  mascelle,  nell'orga- 
smo,  che  neUa  Tarantola  eccitasi  artificiosamente  con  una  piccola  frusta,  ve- 
desi  uscir  delle  goccioline  d'umore  dal  forellino  indicnto,  il  (juale  umore  non 
sgorga  al  di  dentro  del  labbro,  siccome  al  cel.  Caputo  era  sembrato  di  vedere. 

18."  L'esame  microscopico  dell'umore  non  ci  ha  mostrato  altro  che  goccio- 
line oleose. 

In  un'altra  apposita  memoria  il  de  Martino  verrà  esponendo  a  questo  Con- 
gresso i  risultamcnti  delle  sue  esperienze  sugli  efTetti  del  morso  della  Tarantola 
di  Puglia  nei  Rettili,  negli  Uccelli ,  e  nei  Mammiferi;  e  facendo  le  sue  storie 


—  731  _ 

precederò  dai  risullaiueiiti  dulie  sperienze,  che  gl'illustri  Oaglìvi  e  Caputo  in 
questa  medesima  Università  innanzi  ad  una  numerosa  scolaresca  hanno  pratica- 
te, spera  conseguire  lo  scopo  di  darci  la  norma  a  proposito  del  Tarantolismo, 
per  distinsuere  il  vero  dal  favoloso. 

Scioglicsi  r  udunan/a  dopo  la  lettura  di  un  biglietto  del  prof.  Uwen ,  il  qua- 
le scusandosi  del  non  essere  intervenuto  per  lu  stanchezza  cagionatagli  dalla  gi- 
ta geologica  a  Monte  nuovo  ,  ed  alla  Solfatara  ,  annunzia  una  memoria  sull'  a- 
natomia  dei  Rrachiupodi  per  siibalo  prossimo  :  di  die  i  congregati  si  mostrano 
desid  erosi  con  unanime  applauso- 
li  Presidente  —  Carlo  Principe  Bo.napàbte 


(A 

Segretari  < 
'  C 


Anastasio  Cocco 
CoRiiADO  Politi 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  2G  SETn^MBRE  184o 


"44«- 


Approvato  il  processo  verbale  della  precedente  adunanza,  il  Presidente  prin- 
cipe Bonaparte  apre  questa ,  dicendo  cosi  -  «  Grata  comunicazione  deggio  far- 
ce vi ,  o  signori.  I  Presidenti  delle  sezioni  recaronsi  jeri  a  S.  M.  il  Re  per  ringra- 
«  ziarlo  della  tanto  ospitale  accoglienza  che  in  questa  sua  splendidissima  metro- 
«  poli  ci  largheggia,  ed  io  che  ebhi  l'onorevolissimo  incarico  d'indirizzare  alla 
«  M.  S.  la  parola  in  nome  di  tutti,  crederei  mancare  alla  gratitudine  e  ad  ogni 
«  altro  dovere  se  tacessi  alla  Sezione  l'interesse  vivo  che  prende  la  prelodata 
«  M.  S.  pel  Congi-esso,  ed  il  piacere  che  prova  nello  informarsi  di  tutti  i  lavori 
«  delle  Sezioni;  imperocché  a  ciascun  Presidente  dalla  augusta  sua  bocca  inter- 
«  rogato  dello  Scientifico  andamento  della  propria  —  facciano  ,  disse,  hen  sen- 
«  (irlo  ai  loro  fratelli  —  E  molto  compiacendosi  dell'  impulso  che  ricevono  gli 
«  studi  nei  suoi  Stati ,  gli  appellò  con  tenerezza  più  volle  «  bella  parte  d'Italia.-» 
Questa  comunicazione  fu  con  applauso  universale  ricevuta  in  testimonio  solen- 
ne di  gratitudine  alla  M.  S.  da  tutti  retribuito. 

Il  Presidente  dell'Accademia  degli  Aspiranti  Naturalisti  invita  i  Presidenti,  Vi 
ce  presidenti ,  e  Segretari  delle  rispettive  Sezioni ,  e  tre   deputati  da  ciascun.i 


—  733  — 

delle  modcsime  ad  una  adunanza  generale  pel  giorno  29  prossimo  alle  ore  2  po- 
meridiane. Il  Presidente  invila  i  signori  Geno,  Schembri,  e  Verany  a  far  par- 
te della  deputazione  anzidetta. 

Il  sig.  Antonio  Scliembri  legge  una  sua  prefazione  al  vocabolario  da  lui  com- 
pilato do'5(/ioiii»ii  dcfjìi  Uccelli  europei.  Ragiona  egli  della  utilità  clic  può  aspet- 
tarsi da  lavoro  siffatto  per  rendere  più  semplice  lo  studio,  e  la  pratica  dell'or- 
nitologia, in  clic  tutti  si  accordano.  Espone  quindi  i  mezzi  da  lui  adoperati  per 
innalzare  un  cosi  utile  edilizio  che  comprende  più  migliaia  di  nomi ,  ai  quali  se 
ne  aggiungono  altri  per  invitta  pazienza  dell'autore.  Il  libro  ben  voluminoso 
non  può  essere  si  presto ,  e  da  lutti  osservalo  :  perciò  lo  Schembri  riceve  dal 
Presidente  invito  di  esporlo  sullo  scritlojo  alla  vista  dei  congregati,  anco  pei 
giorni  avvenire ,  potendosi  però  soddisfare  meglio  dalla  stampa  il  desiderio  de- 
gli Ornitologi. 

Il  prof.  Gene  di  Torino  in  questa  occasione  annunzia  Io  avanzamento  del  suo 
tanto  aspettalo  Dizionario  vernacolo  degli  Uccelli  italiani,  e  rende  grazie  al  prof. 
Oron:io  Gabriele  Costa  pe' molti  nomi  fornitigli  dai  contorni  di  Napoli,  dall'isola 
di  Capri ,  e  dalla  Calabria  ;  pregandolo  a  non  intermettergli  i  suoi  valevoli  soc- 
corsi per  quanto  concerne  le  altre  provincie  del  Regno. 

Il  prof.  Costa  annunzia  aver  raccolto  i  sinonimi  di  animali  nella  Calabria  , 
nella  Puglia,  nell'Abruzzo  Cno  al  numero  di  2  mila,  i  quali  Ogureranno  in  un 
Dizionario  zoologico,  che  quanto  prima  sarà  pubblicalo,  di  questo  Regno. 

Il  soprallodato  Schembri  dichiara  riconoscere  egli  stesso  come  specie  nomi- 
nale la  sua  Tlialassidroma  melitensis,  scusandosi  di  averla  erroneamente  fondata 
per  cagione  del  bianco  che  vedesi  alla  base  delle  rcttrici,  le  quali  dagli  autori 
vengono  descritte  totalmente  nere. 

Il  Presidente,  che  in  altra  occasione  aveva  già  fatto  osservare  lo  stesso,  fa 
nuovamente  rilevare  come  l'abbaglio  nacque  dall'aver  il  sig.  Schembri  scrupo- 
losamente, e  meglio  d'altri  osservato  la  natura. 

Il  signor  Cannizzaro  propone  ì  seguenti  quesiti  anatomico-fisiologici  sul  siste- 
ma nervoso  periferico  e  centrale  dei  Vertebrati  ed  Invertebrati  ch'egli  crede  non 
per  anco  risoluti. 

1.°  Posto  per  già  dimostrato  che  le  radici  anteriori  sieno  interamente,  e 

93 


—  734  — 

solamente  centrifughe,  e  centripete  le  posteriori;  posto  pergiii  dimostrato  la  esi- 
stenza d'una  dilTcrenza  tra  l'un  nervo  centripete,  e  l' altro,  si  trova  o  no  simile 
differenza  tra  l'un  nervo  centrifugo  e  l'altro?  Sembra  per  alcune  esperienze  po- 
terne noi  sospettare.  D'  uopo  è  rirercare  se  tra  l'un  nervo  nmscolare  e  l'altro 
una  dilTereiiza  \i  sia, e  se  oltrela  contrazione  muscolare  vi  siano  altri  fenomeni 
che  vengono  attivali  dalle  radici  anteriori ,  come  l'cspaiisione  del  tessuto  celhi- 
lare  e  le  modilìcuzioni  della  calorificazionc  ;  e  se  a  ciò  sieno  destinate  fibre  par- 
ticolari. 

2."  Esaminare  i  fatti  per  dedurne  se  il  fascio  anteriore  del  midollo  spinale 
dei  Vertebrati  sia  iuleramenlo  ed  unicamente  destinalo  alle  stesse  funzioni  delle 
radici  anteriori,  ed  il  (iiscio  posteriore  a  quello  delle  radici  posteriori. 

3."  Se  questa  distinzione  si  trova  nelle  Dbre  del  cervello  come  asserisce  Fo- 
ville. 

4."  Se  questa  distinzione  di  fibre  motrici,  e  sensibili  si  possa  conoscere  ne- 
gli invertebrati  come  asserisce  Neuport  e  da  ultimo  Longet. 

Lamentando  il  Cannizzaro  l'assenza  del  Weber  e  dcH'Owen  dalla  discussione, 
il  l'residenlc  non  può  astenersi  dall'osservare  quanto  compenso  ne  abbia  recato 
la  presenza  del  celebre  prof.  Panizza  giunto  a  proposito  in  questo  mentre  fra 
noi.  L'Italia  die' egli,  mercè  il  Rusconi ,  l'Alessandrini ,  il  Delle  Cbiaje,  ed  il  Pa- 
nizza ,  tiene  un  seggio  cosi  luminoso  quanto  ad  anatomia  che  non  può  sentire 
invidia  delle  altre  nazioni  d'Europa. 

Il  prof.  Oronzio  Gabriele  Costa  passa  ad  esporre  i  suoi  studi  analumici  so- 
pra più  di  settanta  specie  di  Pesci  del  Mediterraneo.  E  ricordando  primieramen- 
te la  storia  delle  opinioni  sull'  officio  della  vescica  natatoja,  rivendica  alCavolini 
r  asserzione  che  i  Pesci  respirano  l'aria  libera  venendo  a  galla  ;  opinione  emessa 
prima  che  il  Fischer  annunziasse  che  la  detta  vescica ,  oltre  l'uso  comunemente 
assegnatole,  viene  destinala  agli  offici  della  respirazione  assorbendo  l'ossigene 
dell'aria  atmosferica  conlenuta  nell'acqua.  Né  trafcura  di  ricordare  i  lavori  del 
Carus,  del  Weber,  del  dottor Pacini ,  del  Bcllingeri,  del  Rathke,  del  Mùller. 
Crede  poi  rimanersi  bastantemente  assicuralo  che  l'idea  degli  antichi  e  dei  mo- 
derni sull'esistenza  del  canale  aereo  non  sia  da  abbracciarsi;  imperocché  molli 
falli,  ed  esperienze  di  ogni  maniera  lo  persuasero  che  una  tale  comunicazione 


—  735  — 

non  si  trovi.  Le  sue  principali  osservazioni  volsero  sui  Ciprini  sulle  Clupee  i  Sal- 
moni,ec.  e  gli  duole  uon  aver  potuto  altrettanto  operare  sullo  Storione,  che  mol- 
tissimo scarseggia  nelle  acque  napoletane.  Dichiara  clie  il  cosidetto  canale  aereo 
non  è  altro  che  un  cordone  vascolare  composto  di  linfatici  evasi  sanguigni.  Ac- 
cenna il  mctoilo  da  lui  seguito  in  tali  investigazioni ,  incominciando  dallo  esa- 
me comparativo  di  quante  parti  risultano  dall'Anatomia  di  ciascuna  specie.  A 
ta'c  effetto  presenta  alla  Sezione  un  suo  volume  scritto,  ed  una  serie  di  disegni, 
nei  quali  si  veggono  particolareggiati  i  visceri  delle  suddette  72  specie  mediter- 
ranee nello  stato  in  cui  trovansi  quando  servono  agli  oITicì  loro  ,  ed  anco  1'  un 
dall'altro  divisi,  per  viemmeglio  rappresentarne  i  caratteri  e  lerelazioni  tra  loro. 
Dette  poche  parole  sui  corpi  rossi ,  e  su  la  improprietà  di  tal  nome,  termina 
col  promettere  la  comunicazione  delle  sue  idee  intorno  all'olTicio  della  vescica 
natatoria. 

Il  prof.Panizza  dichiara  che i  precedenti  studi  anatomici,  e  le  speciali  sue  inve- 
stigazioni lo  confermarono  invece  nella  credenza  di  un  condotto  che  passi  alla  ve- 
scica per  servire  alla  comunicazioneaerea.  Nei  Opn'di,  e  nelle  ^liii/KiV/e  ne  segui  egli 
stesso  il  corso  collo  specillo,  e  quantunque  non  vi  trovasse  traccia  di  fluido,  ciò  tut- 
ta via  nulla  prova  in  contrario  perchè  le  valvole  possono  averne  impedito  i  1  passaggio . 
Il  prof.  Costa  dice  ,  che  riconoscendo  anche  l' esistenza  delle  valvole,  anzi  in 
doppia  serie,  il  passaggio  del  fluido  dovrebbe  aver  luogo  per  l'una,  e  per  l'altra 
di  esse,  e  perciò  non  essendovisi  ritrovato  il  fluido,  debbasi  ritenere  clieinque- 
slo  caso  lo  specillo  sia  stato  istromento  di  lacerazione.  Delle  accidentali  lacera- 
zioni che  possono  prodursi  dallo  specillo  ragionano  il  Costa,  ed  il  Presidente; 
dal  quale  si  conchiudc  potervi  essere  mani  che  lo  introducono  senza  offendere 
lepiii fragili  pareti, e  che  in  tali  mani  è  il  migliore  degli  istromenti  di  esplorazione. 
Il  dottor  De  Filippi  ragionando  sulla  genesi  della  vescica  natatoria  nel  feto, 
in  cui  essa  deriva  da  una  espansione  dello  stomaco ,  quantunque  possa  in  se- 
guito obliterarsi,  ritiene  esser  questo  un  grave  argomento  di  fatto  onde  dover 
credere  all'esistenza  del  condotto  da  altri  negata,  il  quale  per  la  sua  comunica- 
zione coli 'esofago  non  può  esser  tenuto  che  per  vero  condotto  aereo.  Nei  Ga- 
noidi  e  nel  Pohjplents  immensa  è  l'analogia  fra  la  vescica  natatoria,  e  l'organo 
aereo,  e  perciò  compiersi  da  quella  l' officio  di  vero  polmone. 


—  736  — 

il  prof.  Costa,  cui  preme  veder  risoluta  la  quistione,  se  l'aria  liie  trovasi 
nella  vescica  siavi  portata  dal  di  fuori,  ovvero  visi  produca  internamente,  di- 
chiara, che  non  reputando  infallibili  i  risultamenti  delle  sue  ricerche,  ed  avendole 
perciò  sottoposte  alla  disamina  della  Sezione,  desidera  che  dette  esperienze  sie- 
no  rinno>ate  ncH'occasione  dì  questo  settimo  Congresso. 

Il  l'residenle  invila  la  stessa  Commissione  t;ià  nominata  ad  esaminare  iilìran- 
chiosloma,  composta  cioè  dei  prof.  Owcn,  delle  Chiaje,  e  dottor  de  Filippi  cui 
si  aggiunge  il  prof.  Panizza,  a  ripetere  le  Osservazioni  annunziate  dal  prof.  Oron- 
zio Costa,  e  riferirne  quindi  i  risultamenti. 

Le  discussioni  di  questa  adunanza  qui  laconicamente  esposte  furono  d'altron- 
de cosi  piene,  e  cosi  condotte  fra  gl'interessati  nella  quistione,  riportandosi 
continuamente  aflgure,  ed  a  lunghe  scritture,  che  non  solo  assorbirono  l'ora 
ordinaria  dell'adunanza,  ma  la  protrassero  più  lungamente;  onde  senz'altro  poi 
la  si  disciolse. 

Il  Presidente  —  Carlo  Pimncipe  Bonaparte 


{Anastasio  Cocco 
Corrado  Politi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  27  SETTEMBRE  1845 


H.»«- 


JLgtto  ed  approvato  il  verbale  delia  precedente  adunanza ,  siegue  la  lettura 
della  seguente  lettera  scritta  dal  prof.  Oken  al  Presidente ,  in  data  de'16  settem- 
bre, da  Zurigo. 

'(  Da  multo  tempo  desiderai  conoscere  la  maniera  in  cui  respirano  i  Selachii. 
Egli  è  il  signor  Home  il  primo,  per  quanto  io  sappia,  clic  ha  osservato  che  le 
Lamprede  ispirano ,  ed  espirano  pei  fori  branchiali ,  non  già  per  la  bocca  (  Phi- 
losopk.  Trmsacl.  18tS].  IlCh.  Bojanusba  osservato  Io  slesso  nel  Pelromyzon  fìu- 
vialilis  (  Isis  tS2t  pag.  72/  e  IIG7  ).  Io  medesimo,  è  già  qualche  anno,  osservai 
la  respirazione. 

«  Siccome  ù  assolutamente  a  me  impossibile  procurarmi  Raje  e  S<iuali  viven- 
ti ,  penso  approOttare  del  Congresso  di  Napoli,  che  porge  la  bella  occasione  di 
eccitare  qualche  naturalista  a  procurarsi  alcuno  di  questi  Pesci  per  osservarne  la 
respirazione.  Pregovi  dirne  qualche  parola  nella  Sezione  di  Zoologia,  incari- 
cando alcun  giovane  Zoologo  di  tal  esame. 

«  Sarebbe  tempo  eziandio  che  venisse  esaminata  la  funzione  dei  fori ,  che  in 
parecchie  Raje  portansi  dalla  fronte  nella  bocca.  Forse  che  l'acqua  vi  penetra  per 
la  respirazione  in  qualche  parlicolar  circosUmza,  cioè,  per  es.,  quando  il  Pe- 
sce mangia?  Ad  ogni  caso  meritano  questi  fori,  non  men  di  quelli  che  pene- 
trano nell'addome,  una  particolare  attenzione.  Per  fare  le  debile  osservazioni , 
con^  iene  primieramente  ostruire  i  fori  della  fronte. 

«  Il  sig.  Cocco  più  volte  da  me  richiesto  non  mi  ripose  ancora  circa  l' ana- 


—  738  — 

toiiiia  de' Peiromyzon,  ossia  Muranae  (ìuleae.  Mi  picine  priniipalniente conosce- 
re il  tempo  della  loro  propagazione, e  se  vi  sia  qualche  monienlo  in  cui  nuotino 
alla  superficie  dell'acqua,  come  asseriscono  gli  antichi. 

«  Se  il  numero  di  questi  Pesci  è  cosi  grande  nello  stretto  di  Messina,  e  se  se 
ne  faccia  tuttora  un  connnorcio  considerevole  eie. 

'(  Il  signor  lljrlel  ha  pubblicato  un'Opera  iniportante  sopra  l'organo  dell'u- 
dito in  tutti  i  Mammiferi  (  Praga  presso  Ehrlich  180}  pag.  139  ,  e  lav.  9.  ) 

«  Ho  molto  gradito  le  nuove  ricerche  microscopiche  su  la  retina  ctc.  del  prof. 
Pacini,  e  ne  ho  spedite  le  copie  a' signori  Kolliker,  Ilenle,  e  Valentin  ». 

Termina  la  sua  lettera  il  fondatore  dei  Congressi  Scientifici  in  Germania  coi 
suoi  più  caldi  voli  per  questi  d'Italia  ,  richiamandosi  particolarmente  alla  me- 
moria del  Dello  Cbiaje,  e  de'professori  Costa  ,  Cocco,  e  Carlo  Gemellaro,  aspet- 
tando anche  notizie  dal  Ch.  Owen,  che  attende  ospite  in  casa  sua  nel  ritorno. 

Il  Presidente,  per  corrispondere  al  desiderio  di  tanto  naturalista  ,  deputa  al- 
l'esame della  respirazione  dc'Seìachii  il  sig.  Achille  Costa,  e  Dottor  De  Marti- 
no, i  quali  promettono  di  presentare  il  risultamenlo  delle  osservazioni  loro  al 
venturo  congresso  scientifico  di  Genova. 

11  signor  Cocco,  in  quanto  alle  particolarità  sul  Pelromyzon  richieste  dall'Oken 
l'isponde  esser  questo  Pesce  assai  raro  nel  mare  di  Messina ,  ed  in  moltissimi 
anni  di  osservazioni  non  averne  egli  veduti  che  due  soli  individui. 

Il  signor  Wreford  espone  in  iscritto  che  uno  dei  grandi  flagelli  dei  pescatori 
su  queste  coste  ,  e  segnatamente  a  Capri,  si  è  un  Cetaceo,  il  quale  dai  naturali 
chiamasi  Ferom,  ed  è  il  Delphinus  delphis  dei  naturalisti.  In  tutte  le  stagioni,  di 
tempo  in  tempo  ,  quest'animale  infesta  i  mari  napoletani  impoverendo  soven- 
te intere  famiglie.  La  ignoranza  di  quella  gente  erede  diabolico  il  fenomeno ,  e 
ricorre  a  mezzi  inutili  affatto. 

La  scienza  probabilmente  fondandosi  sulla  storia  naturale  del  Pesce,  potreb- 
be additare  qualche  modo  per  atterrirlo  quando  si  appressa.  In  tal  caso  gran  prò 
avverrebbe  alle  pesche  di  queste  spiagge ,  e  gratitudine  molta  alla  Zoologica 
Sezione. 

Il  direttore  del  giornale  l'Omnibus  offre  in  dono  dieci  esemplari  del  suo  perio- 
dico foglio  alla  Sezione,  che  li  accetta,  e  distribuisce  fra  i  presenti. 


—  739  — 

Il  Dottor  De  Filippi  comunica  in  brevi  parole  alcune  notizie  riguardanti  due 
specie  di  Tordi,  che  egli  vorrebbe  aggiungere  al  catalogo  degli  Uccelli  europei. 
Una  di  queste  è  il  Turdus  duMus  di  Bechstein,  cb'egli  riconosce  con  Brelini  ve- 
ra ,  e  distinta  specie  ;  non  giù ,  come  vorrebbero  Temniinck ,  e  Schlegel  per  un 
giovane  del  Turdus  alroiiidaiis.  Egli  fonda  questa  sua  oj)iiiione  sopra  1'  csanie 
comparativo  di  due  individui  di  queste  due  specie  presi  in  tempi  diversi  nel- 
l'Italia settentrionale,  dal  quale  esame  risulterebbero  le  ditTerenze  seguenti. 

Turdus  dubhis,  Becbslein.  Turdus  «/rojirfans (in livrea  di  gioventù). 

Una  striscia  sopraccili<nro  biancastra.  Nessuna  striscia  al  sopracciglio. 

Gola,  e  parte  anteriore  del  collodi  color  Gola,  e  parie  anteriore  del  collo  ce- 

bianco  giallastro  senza  macchie.  nericce  con  numerose  macchie  più 

Parti  superiori  olivacee  tinte  di  ros-  scure. 

sastro,  specialmente  al  sopra-coda.  Parli  superiori  uniformementeolivacee 

Cuopritrici  delle  ali,  e  remiganti  secon-  Sopra-coda  di  eg\ial  colore. 

darle  con  margine  fulvo,  ed  alcune  Cuopritrici  delle  ali  olivastre  con  mar- 
col  pogonio  esterno  rosso  castagno.  gine  biancastro. 

Pogonio  interno  delleremiganti  prima-  Pogonio  interno  delle  remiganti   pri- 

l'ie  rosso-pallido  per  un  gran  tratto.  marie  appena  più  chiaro  del  resto. 

Kgli  repula  poi  che  l'esemplare  del  Turdus  dubius  Pedistein,  che  ha  esamina- 
to, sia  veramente  in  livrea  compiuta  ,  attesi  alcuni  tratti  di  rassomiglian/a  col 
Turdus  ìliacus  adulto  ;  come  sono  p.  e.  la  striscia  sopracciliare,  uno  spazio  bian- 
co-giallastro laterale  alla  base  del  collo,  e  la  metà  della  mandibola  inferiore  ver- 
so la  bocca  di  color  giallognolo. 

Questo  individuo  fu  preso  nel  Rresciano  nell'Autunno  184  i. 

L'altra  specie  si  è  il  Turdus  oìimreus,  Lath.,clie  vedesi  fìginalo  in  Le  Vailhiiil 
sotto  il  nome  di  Griiron.  È  da  ascriversi  questo  nell'elenco  degli  Uccelli  di  pas- 
saggio straordinario  in  Europa,  poiché  ne  fu  preso  nel  Tenere  di  Polavine,  pro- 
vincia di  Brescia,  nell'autunno  dell'anno  18S3,  un  branco  si  numeroso  ,  che 
per  vari  giorni  se  ne  videro  individui  esposti  alla  pubblica  vendita  cogli  altri 


—  740  — 

Tordi  nel  mercato  di  Brescia.  Due  di  questi,  un  maschio  ed  una  femmina,  si 
conservano  nel  Musco  civico  di  Milano.  Ricorda  a  questo  proposito  il  Dottor 
de  Filippi  come  sia  viziosa  la  descrizione  die  leggesi  del  Tttrdus  oUvaceus  in  Gnie- 
lin,  e  come  questa  specie  ravvicinisi  moltissimo  al  Turdus  gujanensis  degli  auto- 
ri (  T.riifìvenlmiii  Spix)  dal  quale  si  distingue  soltanto  per  le  cuopritrici  infe- 
riori della  coda,  che  son  bianche  marginato  di  olivastro,  non  rosse.  Avverte 
inoltre  come  debba  mutarsi  il  nome  speciQco  di  un'altra  specie  di  questo  gene- 
re, indigena  dell'America  meridionale,  che  i  signori  d'Orbigny  e  La  Fresnaye, 
dimentichi  forse  per  un  istante  del  nome  più  antico  assegnato  al  Grivron  di  Le 
VaUlant,  chiamarono  egualmente  r«rrf«s  oWtaceitó.  Il  Dottor  de  Filippi  accom- 
pagnò il  discorso  con  la  dimostrazione  di  figure  relative  ad  ambedue  le  specie. 

il  Presidente  fa  notare  la  importanza  delle  comunicazioni  del  de  Filippi ,  e 
lo  interroga  se  crede  potersi  la  prima  sua  specie  riferire  al  T.  fuscalus  di  Pallas, 
che  qualche  volta  si  è  mostrato  in  Europa.  Risponde  il  de  Filippi  negativamen- 
te. Confermasi  perciò  il  Presidente  nella  odierna  opinione  sua ,  che  il  detto 
T.  fuscalm,  Pallas  (  T.  cunomus  Tenira.  pi.  col.  514  )  debbasi  riguardare  come 
sinonimo  del  T.  Naumatmi,  Temm.  figurato  dal  Gould  nella  tavola  79,  e  dal 
Naumann  nella  tavola  G8,  fìg.  1,2,  non  già  del  T.  ahignlaris ,  Nalt. ,  come 
avea  sospettato  altre  volte:  mentre  al  contrario  il  T.  ru/icolUs  Pallas,  debbesi 
riferir  piuttosto  al  detto  T.  atrigidaris. 

Il  Presidente  medesimo  tacendosi  a  comunicare  una  memoria  del  prof.  Owen 
sull'anatomia  de' Brachiopodi ,  della  quale  si  adornano  questi  Alti,  implora  la  in- 
dulgenza dell'assemblea  nella  traduzione  improvvisa  che  vien  facendone  sull'o- 
riginale inglese. 

MEMORIA 

SulV  Analomia  de' Brachiopodi  del  prof.  Owen 

In  una  memoria  sull'  Anatomia  de'  Brachiopodi  pubblicata  nelle  Transazioni 
della  Società  Zoologica  di  Londra,  e  negli  Annali  di  Scienze  Naturali,  descrissi 
gli  scheletri  calcari  esterni  ed  interni ,  il  sistema  muscolare,  le  braccia  tubulari  e 
sfrangiate ,  gli  organi  digerenti  e  generativi ,  una  porzione  del  sistema  circolato- 


—  741  — 

rio:  e  provai  la  posizione  vera  e  rudimentale  del  sistema  della  respirazione.  Feci 
ricerche  microscopiche  su  le  ciglia  vibratili  dei  lobi  del  mantello,  ed  assegnato  il 
posto  vero  della  funzione  respirativa,  dimostrai  la  maravìgliosa  struttura  per  cui 
le  piccole  e  deboli  Tirchraltilv  possono  vivere  negli  oscuri  e  tranquilli  recessi 
del  grande  Oceano,  ad  una  i)rofondilà  p.  e.  di  '■>()()  braccia,  e  ([uìnì  eccitare  e 
mantenere  le  correnti  della  densa  e  circondante  atmosfera,  essenziale  alla  preser- 
vazione della  purità  del  sangue ,  e  pel  rinvenire  degli  animaletti  microscopi- 
ci (1) ,  che  formano  uno  strato  come  se  fosse  di  organica  vita;  picciole  invero  e 
deboli  quanto  agi'  indi>idui ,  ma  distese  dal  polo  artico  all'antartico,  ed  ovun- 
que fornendo  pascoli  alla  sussistenza  degli  Animali  immediatamente  superiori 
ad  esse  nella  scala  dell'organizzazione.  l'Iteriori  dissezioni  hanno  confermato 
alcune  delle  mie  osservazioni ,  specialmente  quelle  in  cui  era  stato  indotto  a 
dissentire  dalle  vedute  del  sig.  de  Blainville  sugli  organi  respiratorii  di  esse  Tc- 
rebratuk.  Esse  hanno  distesa  C  renduta  più  esatta  la  conoscenza  del  sistema  mu- 
scolare, hanno  corretto  alcuni  errori  in  cui  era  io  caduto,  rispetto  al  sistema 
circolatorio,  ed  hanno  dimostrato  una  nuova  riguardevole  condizione  degli  or- 
gani centrali  della  circolazioue ,  cioè  de'cuori  ;  e  (inalmentc  io  sono  ora  in  gra- 
do di  aggiungere  un  ragguaglio  del  sistema  nervoso  del  genere  Terebratula  e 
della  distribuzione  di  certi  nervi  non  prima  descritti  nella  Ungula. 

SISTEMA  .UCSCOI.AItE. 

Terehraiula  austratis — Il  sistema  muscolare  del  genere  Tercbralula  è  stato  co- 
nosciuto per  le  anteriori  dissezioni  di  una  specie  distinta  da  quella  che  ora  con- 
sideriamo, per  più  complicato,  relativamente  ai  movimenti  delle  valvole,  che 
quello  di  ogni  altro  bivah  e  Lamellibrancliio;  ma  è  molto  meno  sviluppato  e  com- 
plesso nell'intiero  che  nei  bivalvi  provveduti  di  piede  e  sifoni. 

Abduclor  difjastricus,  mi  aniicus.  I  più  grandi  e  riguardevoli  degli  adduttori  so- 
no i  due  formanti  un  pajo  simmetrico,  che  potrian  chiamarsi  anteriori,  o  diga- 


(i)  Ho  trovato  il  Coscinodiscus,  la  Gailloneìla,  la  Navicula,  la  lìacillaria ,  eie.  nel  canale  alimen- 
tare (li  Tcrebralule  cstratte  da  tal  profondità. 

94 


—  742  — 

strici  adduttori  dalia  loro  posizione  al  dinnnzi ,  e  dalla  muscolare  struttura  delle 
estreaiità  attaccate ,  che  sono  le  più  espanse  ;  essendo  più  contratte  nel  mezzo 
II'  lendinose  (ìhre  che  formano  la  connessione  intermedia.  Questi  muscoli  sono 
rappresentati  nella  lijjura  prima  come  veduti  stesi  e  rilassati ,  e  la  ventrale  por- 
zione del  destro  dif;astrico  è  rappresentata  contratta  nella  fi^'.  Ili,  a  (1).  (ili  at- 
tacchi di  aiuhedue  le  estremità  essendo  collocati  avanti  la  cerniera,  l'annodi 
questo  muscolo  il  più  forte  e  inmiediato  costrittore  della  conchiglia.  Ambedue 
i  muscoli  sono  molto  compressi  lateralmente  alle  loro  intermedie  e  ventrali 
estremità. 

Il  secondo  paio  di  muscoli  ha  il  suo  attacco  alla  valvola  ventrale  protratta  più 
innanzi  che  quella  dell'adduttore  trasverso;  se  noi  guardiamo  questo  nell'origi- 
ne, il  muscolo  procede  obliquamente  da  sopra  all' indietro ,  gradatamente  con- 
traendosi e  facendosi  tendinoso  fin  presso  l'attacco  alla  superiore  o  dorsale  val- 
vola, dove  subitamente  spandesi  nella  triangolare  parte  carnosa  impiantato  pros- 
simamente alla  cerniera;  la  parte  intermedia  di  questo  muscolo  è  anche  com- 
pressa. Quello  del  lato  sinistro  vedesi  nella  fig.  I,  6,  e  la  estremità  carnosa  at- 
taccala alia  valvola  dorsale  nella  lig.  11.  L'intestino  che  corre  di  dietro  e  paral- 
lelo al  corpo  ventrale  trasverso  è  chiuso  tra  i  due  adduttori  obliqui. 

1  peduncoli  retrattori ,  che  dal  più  piccolo  pajo  di  muscoli  procedono  dalla 
valvola  ventrale  dietro  gli  adduttori  obliqui ,  hanno  quasi  lo  stesso  corso ,  gra- 
datamente contraendosi ,  e  diventando  lendinosi;  e  sono  piantati  nella  parte  su- 
periore del  fodero  del  peduncolo.  Questi  muscoli  vedonsi  nella  fig.  1,  a,  e,  eia 
tenue  loro  inserzione,  traversando  il  canale  intestinale  ,  nella  figura  a  ,  e. 

Le  braccia  spirali  fimbriate  della  Terebmtuìa  son  due  anche  esse  rispondenti 
apparentemente  all'inferior  processo  labiale  nei  Lamellibranchiati,  e  consistono 
nel  più  delle  specie  in  una  piegata  porzione ,  sostenuta  da  un  processo  calcare 
alquanto  elastico,  con  libera  estremità  spirale:  in  alcune  specie  come  nella 
Tercbralida  psiliacca  la  libera  porzione  spirale  forma  (juasi  il  tutto  di  ciascun 
braccio;  nella  presente  specie  l'erebralula  anslralis,  la  piegata  porzione  predomi- 

(i)  Si  noli  pi*r  la  citazione  delle  tavole  e  iVUe  ligure  che  l'opera  non  è  pubblicata  ,  e  le  tavole  non 
incise:  «icchè  potrebbe  verificarsi  ijualchc  cantbianiento. 


—  7-13  — 

na  come  in  altra  descritta  specie  nella  mia  prima  Memoria  sulle  Terebralule.  Lo 
scheletro  calcare,  o  fusto  delle  braccia  della  Terebralula  ausiralis  si  strettamen- 
te rassomitilin  quello  fì<!urato  e  descritto  nell'accennata  specie,  che  non  ha  me- 
stieri di  ulteriore  illustrazione. 

STRUTTURA  MICROSCOPICA. 

Le  parti  molli  delle  braccia  consistono  nella  Terebralula  ausiralis  come  in 
quell'altra,  in  una  base  tubolare  e  muscolare,  e  in  filamentosi  processi  che  co- 
stituiscono la  frangia.  I  fdamenti  sono  lunf;lii  in  proporzione  aH.i  grossezza 
della  base,  come  vedesi  nella  ligurn  II.  Le  fii)re  muscolari  circondanti  le  cavità 
tubolari  della  base,  o  fusto,  sono  disposte  in  doppia  ed  obliqua  serie  opposta- 
mente diretta.  L'area  del  canale  vedesi  alla  lettera  t  nella  fig.  IV. 

DIREZIONE  E  DESCRIZIONE  DELLE  BRACCIA  NELLA  TER-  AVSTRAUS. 

Il  comune  fusto  trasverso  s'incrocia  e  attaccasi  sotto  la  ventrale  faccia  della 
bocca  che  dalla  posizione  di  quell'orifìcio  prodotto  dai  ripiegamento  dell'eso- 
fago, è  posteriore  e  diretto  piuttosto  verso  la  valvola  dorsale.  Se  gli  esofagbi  so- 
no tratti  avanti  in  una  linea  orizzontale  con  lo  stomaco,  allora  il  comun  prin- 
cipio delle  braccia  sarebbe  afliitto  ventrale,  o  trapasserebbe  la  parte  anteriore 
della  bocca  formante  il  labbro  di  sotto.  Nella  dissezione  delle  braccia  col  ner- 
voso collare  dell'esofago  nella  fìgura  dalla  faccia  dorsale  ,  l'intiero  dell'esofago 
e  dello  stomaco  che  sale  verso  la  valvola  dorsale  della  bocca  cosi  circondata ,  è 
stato  rimosso  con  tutti  i  visceri ,  e  muscolare  e  mantellare  sistema  ;  i  Qlamenti 
formanti  la  frangia  non  sono  continui  e  non  interrotti ,  né  regolari  dalla  comu- 
ne l)ase  trasversa,  come  nella  Lingula  (  v.  la  Tav.  )  ma  diventano  subitamente 
più  eorti  verso  la  metà  che  è  dislintaiuente  veduta  come  nella  figura.  Da  que- 
sto trasverso  cominciamcnto  <■  sotto  o  dietro  la  bocca  e  circa  un  terzo  del  lon- 
gitudinale diametro  della  conchiglia  sua  dalla  perforata  estremità  ;  ciascun  fusto 
diverge  curvandosi  all' infuori,  e  all'innanzi:  quindi  inclina  leggermente  all'in- 
dentro, e  si  piega  bruscamente  verso  la  valvola  perforata;  circa  la  quale  ritor- 


—  7/14  — 

iia  alla  cerniera  descrivendo  una  curva  quasi  parallela  con  la  cur\a  dorsale,  ma 
un  poco  più  volta  all'infuori  ;  quindi  si  curva  all'indentro  e  all'innanzi,  avvi- 
cinandosi al  compagno  sull'opposto  lato,  e  le  frange  di  ciascuno  vengono  in 
contatto,  quindi  descrivono-due  spirali  e  mezza  nell'intervallo  fra  la  linea  dor- 
sale e  la  ventraie. 

Le  lineo  dorsali  e  ventrali  sono  riunite  insieme  da  una  levigata,  sottile,  ma  tor- 
te membrana,  che  prolungasi  trasversalmente  fino  alla  linea  dell'opposto  lato 
al  terzo  posteriore  di  loro  estensione,  do\e  la  membrana  si  continua  nella  pa- 
rete peritoneale  della  cavità  viscerale,  che  occupa  il  terzo  posteriore  dell'inter- 
vallo tra  la  destra  e  sinistra  linea  ,  come  vedesi  nella  figura. 

SISTEMA  NERVOSO. 

L'esofago  è  circondato  da  un  tenue  filamento  nervoso,  il  collare  essendo  se- 
miellittico di  forma ,  la  parte  che  attraversa  la  faccia  inferiore  o  ventrale  essen- 
do quasi  dritta.  Agli  angoli  dove  questo  raggiunge  la  superiore  parte  arcuata 
del  collare  nervoso,  incontra  due  ganglionari  produzioni  picciolissirae,  una  per 
ciascun  lato.  Ognuno  di  questi  gangli  manda  fuori  due  principali  nervi  o  siste- 
mi di  nervi  ;  uno  fornisce  le  braccia  spirali,  l'altro  i  lobi  del  mantello;  filamenti 
assai  delicati  vanno  pure  al  sistema  muscolare.  L'intiero  collare  nervoso  e  i  nervi 
brachiali  sono  figurati  nella  tav.  Vili.  Il  tronco  del  sistema  dei  nervi  brachiali 
»•  più  tenue  di  quelli  del  sistema  mantell;u-e;  i)assa  alla  base  tras^ersa,  manda  un 
piccolo  filamento  alla  frangia  boccale,  e  continuasi  lungo  la  base  della  linea  dor- 
sale, dove  si  divide;  le  due  divisioni  protraggonsi  lungo  la  base  della  linea  ven- 
trale, e  lungo  quella  della  libera  estremità  spirale  delle  braccia:  esiU  rami  fila- 
mentosi s'inviano  senz'altro  ai  processi  della  frangia,  ma  son  troppo  piccoli  e 
trasparenti  per  darne  pr(,'cisa  definizione.  Il  tronco  del  sistema  mantellare  dei 
ner\i  esce  più  vicino  all'esofiigo,  si  divide  in  principali  rami  corrispondenti 
coi  due  lobi  del  mantello;  la  distribuzione  di  quello  spettante  al  lobo  superiore 
o  dorsale,  vedesi  nelle  fig.  IX,  e  X.  Dopo  un  breve  corso  il  tronco  del  nervo 
si  di\ide ,  e  le  divisioni  riunite  formano  un  piccolo  fermaglio.  I  sottili  filamenti 
nervosi  manlcllari  iiraggiati  principalmente  da  questo  plesso  si  dividono  e  sud- 


—  745  — 

(lìriilono  tre  o  quattro  volte,  e  terminano  in  una  fina  rete  anastomotica  sul 
margine  del  lobo  mantellare. 

SISTEMA  CIRCOLATOniO. 

Gli  organi  della  circolazione  della  Lnujnhi  e  Terehmluta  consistono  in  due 
ventricoli  e  due  orecchiette  ,  arterie,  e  grandi  vene,  o  piuttosto  estesi  seni  ve- 
nosi. La  particolarità  più  ragguardevole  è  il  modo  di  comunicazione  delle  orec- 
chiette col  sistema  venoso.  Aprendo  l'addome  o  cavità  viscerale  della  Terebra- 
tula,  l'orecchia  di  ciascun  dei  due  cuori  largamente  separati  vedesi  ampiamen- 
te aperta  ,  come  se  le  sue  pareli  fossero  rimase  incompiute;  e  una  libera  co- 
municazione si  trova  tra  la  sua  cavità  interna  e  la  peritoneale  (fig.  VI,  VII). 
Una  dissezione  accurata  sotto  moderato  ingrandimento  ottico  lascia  vedere  che 
i  margini  della  orecchietta  apparentemente  liberi  sono  attaccati  ad  una  delicata 
membrana  trasparente ,  e  questa  membrana  tapezza  la  cavità  addominale,  e  ri- 
copre lutt'i  visceri  (tìg.  VII  a]  formando  un  peritoneo;  ma  essendo  in  realtà 
un  esteso  serbatojo  venoso,  che  riceve  i  grandi  seni  del  mantello  ovarici-^enosi 
racchiudenti  il  canale  intestinale,  riceve  indubitalamenle  quindi  il  fluido  nutri- 
tivo o  chilo,  combinando  cosi  le  funzioni  de' serbatoi  galattofori  e  venosi. 

Le  orecchiette  nella  Lingula  hanno  precisamente  la  medesima  struttura  ed 
officio.  Queste  parti  passarono  inosservate  al  Cuvier  probabilmente  a  cagioni- 
delia  loro  anomala  condizione.  Doporbò  le  mie  dissezioni  e  disegni  venaerd 
fatti,  io  m'ebbi  dal  prof.  Kolliker  una  .Memoria  del  Dottor  Vogt  sulla  Liiuiula. 
ov'egli  ha  figurato  le  orecchiette  ;  ma  le  chiama  appendici  del  cuore ,  e  non 
descri\e  la  loro  struttura,  né  riconoscene  la  funzione.  Quanto  alle  arterie  ed 
alle  vene,  al  sistema  respiratorio  e  generativo,  poco  ho  da  aggiungere  alla  pri- 
ma Memoria  pubblicala  nelle  Transazioni  zoologiche ,  salvo  che  i  Brachìopndl 
sono  dioici  e  vivipari.  Le  uova  si  maturano  nei  grandi  ovidutti  del  mantello, 
ed  io  ho  figurati  parecchi  stadi  dello  svolgimento  della  Liiujitla  al  cominciamen- 
to  della  formazione  del  suo  pedunculo. 


—  746  — 


CONCIIICSIONE 


La  organizzazione  dei  Molluschi  Bracliiopodi  non  solo  è  importanle  per  le  sue 
intrinseche  particolarità,  e  per  la  rarità  comparativa  delle  specie  che  rappresenta- 
no quest'Ordine,  ma  in  riguardo  alla  estrema  vetustà  dell'Ordine  nella  passata  sto- 
ria del  Globo,  ed  alla  sua  eslesa  distribuzione  nello  spazio  e  nel  tempo.  Noi  trac- 
ciamo gli  avanzi  fossili  della  organizzazione  Brachiopoda  attraverso  tutte  le  roc- 
ce secondarie,  carbonìfere ,  devoniane,  fìno  alle  più  antiche  siluriane,  a  quelle 
cioè  che  ci  rivelano  la  prima  evidenza  della  vita  organica  di  questo  Pianeta.  I 
Bracliiopodi  furono  distribuiti  anticamente  come  al  presente  sopra  ogni  latitu- 
dine e  lougiludint!,  in  cui  fu  dato  ai  Naturalisti  d'investigare.  I  Bracliiopodi 
sono  riguardevoli  non  meno  per  la  estensione  verticale  che  occupano  nel  Globo 
che  per  la  orizzontale,  siccome  ne  fanno  testimonianza  le  grandi  profondità  in 
cui  le  Terebratule  furono  pescate.  Fortemente  però  sentesi  stimolato  l'Anato- 
mico comparativo  a  ricercare  in  quel  tipo  di  organizzazione  che  ha  resistito  a 
tanti  mutamenti  geologici,  ai  quali  tanti  altri  tipi  della  organizzazione  andaro- 
no soggetti.  Queste  considerazioni  hanno  avuto  lungamente  assai  peso  entro  di 
me,  ed  hannomi  pur  condotto  a  consacrare  quel  tanto  di  ozio,  che  negli  ulti- 
mi anni  ho  goduto,  alla  dissezione  dell'ordine  dei  Braehiopodi. 

Se  mi  è  riuscito  far  conoscere  la  loro  singolare  organizzazione  bellissima  con 
quella  finitezza  che  i  presenti  bisogni  della  scienza  dimandano  ;  è  da  ramme- 
morare che  io  ho  seguitato  una  via  di  ricerche  aperta  dall'immortal  Poli  (1)  il 
quale  l'anatomia  dei  Braehiopodi  cominciò  colla  dissezione  del  genere  Crania, 
rara  forma  incontrata  da  esso  in  questa  incantevole  Baja.  Con  piacere  partico- 
lare io  testifico  le  obbligazioni  della  scienza  dovute  al  grande  Naturalista  napo- 
letano nell'attuale  circostanza  che  promette  dare  cosi  valido  stimolo  ai  progressi 
della  naturale  istoria  d'Italia  e  di  tutte  le  scienze  nell'universale. 

L'adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente —  Carlo  Principe  Bonaparte 

I  Anastasio  Cocco 
1  Segretari  { 

I  Corrado  Politi 

(1)  Testacea  utriusque  Siciliae. 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  29  SETTEMBRE  1845 


-•«•- 


Ijetto  ed  approvato  il  verbale  della  precedente  adunanza ,  il  Presidente  apre 
questa  rendendo  conto  di  varie  opere  otTerte  in  dono  alla  Sezione.  Comunica 
quindi  il  seguente  brano  di  lettera  del  celebre  ornitologo  Gould  di  Londra-«  Va- 
«  gliegtJiiando  sempre  la  idea  di  potermi  unire  ad  Apassiz  ed  a  voi  nell'ideato 
«  viaggio  scientifico  al  Messico,  \i  rendo  noto  che  il  mio  Gilbert  si  è  congiunto 
■(  col  Dottor  Leitcliart  per  attraversare  in  mezzo  la  Nuova  Olanda,  con  la  jìiu 
«  grande  speranza  di  ben  riuscire  ;  al  momento  però  che  mi  scrivevano  di  co- 
«  là,  tre  mesi  dopo  la  di  loro  partenza,  niuna  notizia  erasene  per  anco  ricevu- 
«  ta.  Siccome  importante  assai  per  la  scienza  sarebbe  l'esito  felice  del  buon 
«  viaggio,  cosi  tutti  dobbiamo  far  voli  che  niun  sinistro  gì' impedisca,  o  gl'in- 
<(  dugi  nell'impresa  ».  .Annunzia  contemporaneamente  la  pubblicazione  di  una 
nuova  sua  Opera  sui  Mammiferi  dell'Australia,  della  quale  il  primo  fascicolo  è 
già  venuto  in  luce. 

Il  prof.  Anastasio  Cocco  legge  due  memorie  relative  a  due  nuovi  Pesci  del 
mare  di  Messina,  delle  quali  ci  ha  favorito  egli  slesso  i  due  sunti  che  seguono, 
insieme  con  quello  dell'  Indice  itiiotogico  dello  stesso  mare. 


iS  — 


IXTOBNO  AD  CNO  SCARO  NEL  MARE  DI  MESSINA 

Quantunque  i  più  roccnli  Itliologi  Sfiivcssero ,  clie  lo  Scaro  non  >ivcssù  nel 
mediterraneo  se  non  nella  parte  orientale  ,  pure  i  peseatori  Messinesi  d'assai 
tempo  mi  leneano  discorso  d'un  Pesce  che  addomandavano  Pappajaddu ,  ed  in 
tale  modo  me  lo  descrivevano  che  io  non  poteva  non  ravvisarvi  uno5f«ro.  Cor- 
rono di  già  due  anni  che  per  avventura  trovavane  un  piccolo  individuo ,  ed 
erane  assai  conlento;  ma  nel  corrente  anno  uno  più  grande  io  n'ebbi;  per  la 
qual  cosa  imprcndeane  a  scrivere  un  cenno  che  al  \ ostro  giudizio  commettea. 
In  esso  però  poco  inlerteneami  a  dimostrare  se  questo  pesce  fosse  noto  a  chi 
prima  di  me  avesse  scritto  dei  pesci  di  Sicilia  ;  nondimeno  manifestava  le  mie 
dubbiezze  intorno  a  quanto  di  questo  pesce  scrivea  il  Ratinesque  nel  suo  Indice 
di  Ittiologia  siciliana  p.  79,  che  lo  cennava  come  pesce  del  siculo  mare  sotto  il 
nome  volgare  di  Piitci  pappajaddu.  Tuttavia  il  vedere  insieme  ad  esso  fatto  cen- 
no del  Cheilinus  scarus,  pesce,  come  opina  il  eh.  Sig.  Valenciennes,  ftUizio,  o 
figuralo  a  capriccio  dal  Belon.e  molli  altri  che  mai  non  ebbervi;  accresceane  in 
me  il  dubbio  se  mai  lo  Sfarò  degli  antichi  fosse  stato  a  ragione  dal  Ratiuesque 
tra' Pesci  siciliani  noverato.  Non  negava  però  la  cosa  essere  possibile,  e  con- 
tenta\ami  di  darne  una  esatta  descrizione,  dalla  quale  mi  è  parso  poterne  con 
qualche  probabilità  inferire ,  che  il  mio  Scaro  fosse  diverso  dal  crclense  ;  sicché 
gli  detti  il  nome  di  Scarus  siculus — Trascrivo  qui  i  caratteri  differenziali,  che 
potrebbero  forse  far  l'uno  dall'altro  diverso. 

«  L'intera  lunghezza  supera  tre  volte  e  due  terzi  l' altezza,  e  non  tre  volte  ed  un 
«  iiuinlo;  la  lunghezza  del  capo  la  vinco  d'un  terzo  in  circa  sull'altezza,  e  non  è 
«  uguale  ad  essa:  la  sua  lunghezza  poi  racchiudesi  quattro  volte,  e  non  tre  e  due 
«  terzi,  in  quella  dell'intiero  Pesce  ;  il  labbro  interno  ha  il  margine  intiero  e  non 
«  dentellato;  v'hanno  tre  fasce  porporine  sotto  il  mento  e  la  gola,  che  mancano 
«  nello  Scaro  cretense;  finalmente  ha  tre  fasce  trasversali  fosco-^orporine  sulla  pin- 
«  na  caudale,  che  mancano  in  questo;  in  generale  poi  il  colorilo  è  in  lutto 
«  alquanto  dilTerente. 


—  719  — 

INTORNO  AD  CN  NUOVO  PESCE  DELL.V  lAMIGLIA  DEI  GADIDl 

Il  Pesce  di  die  feci  cenno  appartiene  senza  dtiltbiezza  alla  Taniiglia  dei  Ijadidi , 
e  meglio  che  a  qiialuuiiiie  altra  Sotto-famiglia,  parnii  doversi  ascrivere  a  quella 
Ae'  Lolini.  Esso  rav\icina  i  Gadiili  a'Blennidi;  come  questi  ultimi,  ha  i  raggi 
delle  pinne  articolati  ;  ma,  come  i  primi ,  non  ha  didattili  le  pione  ventrali , 
avendole  invece  niultiradiate. 

Tra'  Loiiiti  perù  non  vi  vedea  un  ^Tenere,  cui  avessi  potuto  con  sicurezza  ascri- 
vere il  mio  Pesce,  se  non  forse  al  /^rosmus  Cuvier,  cui  avvicinerebbelo  in  qual- 
che modo  l'unica  pinna  dei  dorso,  che  cstendesi  fino  alla  coda.  Tuttavolta  non 
fui  lontano  dal  manifestare  il  mio  parere,  che  potrebbe  esso  costituire  il  tipo  di 
un  genere  novello  che  proponea  appellare  Gaslronemus.  Mi  astenni  allora  di 
darne  i  caratteri  ;  contentandomi,  fiachè  non  avessi  avuto  il  vostro  giudizio,  di 
farne  una  specie  di  lirosmo,  che  dissi  B.  Bcnoil ,  dedicandola  al  mio  ottimo 
amico  BenoiI,  che  generosamente  mi  fé  dono  di  questo  Pesce. 

Se  dunque  il  proposto  nuovo  genere  fosse  anunisibile,  allora  potrebbe  ave- 
re i  caratteri  seguenti  ;  Corpo  compresso.  Una  pinna  dorsale  ed  un'anale  dislinla 
dalla  caudale.  Denti  mascellari  finissimi  sparsi  disordinatamente;  ninno  al  palato  ed 
al  vomere.  Sin/i.H  del  mento  sprovveduta  di  liarljclla.  Ventrali  riunite  alta  base  da 
una  membrana,  in  lutto  U  resto  libere. 

Il  Gasir.  Beiwili  poi  avrebbe  il  corpo  molto  assottigliato  posteriormente.  Le 
|iinue  dorsale  ed  anale  senza  seni ,  ed  uguali  per  tutta  la  loro  lunghezza  ;  le  Neu- 
trali con  sei  raggi  prolungati  in  sottili  filamenti  per  quasi  l'intiera  lunghezza  del 
corpo  terminali  da  un'appendice  membranacea.  La  caudale  ellittica  alijuanto  ap- 
puntala. II.  7;  U.  yo  circa;  A.  80  circa;  V.  G;  P.  23;  C  20.  Il  colore  del  cor- 
po e  delle  pinne  bianco-carnicino  con  macchie  fosche  più  distinte  a' margini  del 
dorso.  La  Dorsale  e  l'Anale  solamente  hanno  de'tratti  nerastri  oblunghi,  obli- 
qui alla  base,  e  verso  i  margini;  i  primi,  più  grandi,  quasi  alterni  co' secondi. 
I  raggi  delle  ventrali  bianchi  colle  appendici  delle  estremità  nerastre.  Iride  to- 
sco-argentina; pupilla  nerastra.  Il  solo  indi\iduo  che  io  posseggo  e  lungo  poco 

più  di  tre  pollici. 

95 


—  750  — 

INDICE  ITTIOLOGICO  DEL  MARE  DI  MESSINA. 

L'Indice  de'Pesci  di  Messina  da  me  compilato  dopo  lunghe  e  diligenti  ricer- 
che non  vo'  credere  sia  in  tutto  compiuto  e  senza  mende.  Esso  racchiude  tre- 
cento quindici  specie  comprese  in  cencinquantasei  generi ,  in  centoventi  sotto 
famiglie,  ed  in  famiglie  cinquantaquattro.  Ed  ordinandolo,  piacquemi  seguita- 
re il  Metodo  del  mio  eh.  amico  il  principe  Bonaparte. 

Nel  mio  Indice  io  segnai  i  Pesci  co'nomi  già  sanzionati  dalla  scienza  :  ve  ne 
apposi  alcuno  sinonimico,  e  più  di  tutto  con  diligenza  notai  i  volgari  Messinesi , 
i  quali  mancano  solo  in  quei  pochi,  che  non  sono  in  uso  ,  e  trascuransi. 

Volli  pure  a  quando  a  quando  ed  al  bisogno  apporvi  talune  osservazioni  illu- 
strative, e  talvolta  descrissi  i  colori  di  alcuni  Pesci,  quando  avessero  potuto  in 
alcun  modo  variare. 

Avrei  voluto  discuter  meglio ,  ove  ne  avessi  avuto  l'agio ,  le  cose  rìsguardanti 
alcuni  generi  molto  numerosi  di  specie ,  forse  non  convenientemente  determi- 
nate, ed  intorno  alle  quali  v'ha  tuttora  molte  dubbiezze;  siccome  sono,  acagion 
d' esempio,  i  generi  Labrus,  Crenilalmis ,  Gohius,  Smaris,  Congcr  etc.  Tuttavia  nu- 
tro neir  animo  il  pensiero  di  far  ciò ,  quando  sarò  per  istudiare  accuratamente 
le  Opere  ittiologiche  del  Rafinesque,  che  se  da  un  canto  giovò  alla  scienza,  dal- 
l'altro le  nocque,  per  l'oscurità  di  che  ingombrò  la  siciliana  Ittiologia. 

Non  lasciai  in  ultimo  nel  mio  Indice  di  cennare  talvolta  dubbiosamente  alcu- 
ni Pesci  da  me  finora  creduti  nuovi,  quali  sono  la  Ncrophis  corallina,  nob.  trovata 
dal  Riippell  ;  la  Maona  speciosa,  forse  maschio  della  M.  vulgaris;  il  Gobius  pun- 
ctulatus,  nob.  vicino  al  G.guttatus,  (Cuv.  e  Valenc.  T.  XII  p.  24)  il  Gobius  spilu- 
gonurus,  nob.  che  sta  d'appresso  al  primo;  il  Gobius  fascialus,nob.  un  Lepado- 
gaster  creduto  forse  Volivacms;  la  Morrhua  sycodes,  la  stessa  forse  che  lail/brr/ìHa 
capelanus  del  Risso;  un  JuUs  con  dubbio  ascritto  al  J.feslivus  (Cuv.  Val.  T.  XIU 
p.  314);  il  Nychtophus  lampanotus,  nob.  trovato  in  mezzo  agli  altri  Nittofì  dal 
sig.  Riippell;  VExocctus  lascialus,  nob.  distinto  per  l'ordinamento  de' colori ,  e 
più  di  tutto  per  le  fasce  dorate ,  che  cingono  il  corpo  ;  lo  Stomias  unicolor  Riip- 
pell;il  Caranxselenia,nob.  [Caranx  luna  f  GeoSroy  Saint-Hilaire.  CtYu/a  Z?aHfcsii? 


-  751  - 

Risa.  )  r  Aplerichtys  sei;pa,  nob.  Sphagehrancus  coecus  Liun.  )  ;  ed  in  ultimo  par- 
lando deWAmphioxus  lanceolalus  non  lasciai  ignorate  le  osservazioni  del  mio  caro 
amico  sig.  Quatrefiiges  fatte  in  Messina  intorno  all'esistenza  delle  branchie  nel 
l'interno  degli  animali,  che  niuovonsi  nel  modo  spirale  proprio  ad  una  vite;  e 
degli  ocelli  situati  nella  parte  anteriore  del  tubercolo  nervoso  che  fa  le  veci  del 
cervello. 

Il  signor  Rizza  assicura  che  lo  Scaro  descritto  dal  Cocco  vive  nel  mare  di 
Siracusa  con  qualche  differenza  di  colorito,  e  chiamasi  Pesce mazzapani.  Il  Pre- 
sidente si  rallegra  della  scoperta  di  uno  Scaro  nelle  acque  Siciliane,  ma  in  quanto 
alla  novità  della  specie  crede  che  prima  di  ammetterla  definitivamente  abbiansi 
ad  istituire  scrupolosi  studi  comparativi  sugli  Scari  in  natura  di  Grecia  e  d' Ita- 
lia. Dice  del  resto  che  ha  profittato  volentieri  dell'Indice  siciliano,  comunicato- 
gli dal  Cocco  nel  redigere  il  suo  Catalogo  sistematico  dei  Pesci  di  Europa,  che 
trovasi  in  calcio  di  questi  Atti. 

Il  Prof.  Giovanni  Sannicola  di  Venafro  presenta  due  Memorie  del  Cavaliere 
Stefano  Chevalley  de  Rivaz  da  lui  tradotte  ed  annotate  ;  e  prega  il  signor  Presi- 
dente a  distribuire,  cui  gli  piaccia,  otto  esemplari  di  ima  di  esse,  col  titolo  Tral- 
tamento  depuratico. 

Il  dott.  Verga  legge  quindi  il  risultamento  de' suoi  studi  sul  canale  omerale 
comune  a  molle  specie  di  mammiferi  non  mancante  di  una  certa  significazione 
fisiologica,  ma  tullavolta  da  pochissimi  Zootomi  e  naturalisti,  e  solo  imperfet- 
tamente, avvertito.  É  desso  un  canaletto  scolpito  nell'  estremità  cubito-radiale 
dell'omero,  poco  al  di  sopra  del  condilo  interno. 

Il  dott.  Verga  disse  quale  si  presenti  nel  Mammifero  neonato  ,  e  quale  nell'a- 
dulto; dette  una  lista  delle  specie  in  cui  lo  ha  trovato  ,  ed  un'altra  più  lunga 
delle  specie  in  cui  lo  ha  cercato  indarno  ;  dichiarò  servir  esso  a  dar  passaggio  e 
protezione,  nella  maggior  parte  dei  casi,  ad  un  fascetlo  composto  del  nervome- 
diano  e  dell'arteria  omerale ,  ed  in  alcune  specie  al  solo  nervo  mediano  :  e  notò 
aver  analogo  uffizio  tutti  i  canali  ossei  del  corpo  umano.  Venendo  poi  ad  inve- 
stigare più  i)arlico!armente  perché  la  natura  non  abbia  privilegiato  con  questo 
canale  che  alcune  specie,  emise  uua  sua  congettura  fondandola  tutta  sopra  Ani- 
mali indigeni,  de'quah  potè  sezionare  l'intiero  cadavere,  e  de'  quali  sono  noti  a 


—  752  — 

lutti  i  costumi;  trasourando  gli  Animali,  di  cui  non  |)olc  aver  in  mano  die  gli 
sclieletri ,  nella  denominazione  dei  quali  e  tanto  facile  un  equivoco  ;  e  trascu- 
rando puro  tutte  le  specie  esotiche  e  mal  conosciute.  Egli  manifestò  adunque  il 
sospetto  che  la  natura  abbia  dato  di  preferenza  il  canal  omerale  a  quelle  specie 
che  per  la  forza  ed  agilità  degli  arti  toracici,  sia  nel  predare,  sia  nello  scavare, 
sia  in  qualche  altio  esercizio,  si  distinguono:  anìnclié  il  nervo  mediano, e  l'ar- 
teria omerale  venissero  per  breve  trailo  difesi  da  ogni  pressione,  e  (juindi  me- 
glio assicurata  agli  antibracci  ed  alle  zampe  l' irritabilità  muscolare  tanto  neces- 
saria iu  quegli  Animali. 

Esaminò  il  Gallo,  il  Musaragno,  la  Talpa,  il  Tasso,  il  Ghiro,  la  Lontra,  che 
lian  l'omero  perforalo  in  confronto  col  Cane,  col  Riccio,  colla  Volpe,  col  Topo, 
che  non  oCTrono  canal  omerale;  e  mostrò  come  nei  primi  si  accordino  a  render 
probabile  la  sua  congettura  molli  caratteri  anatomici,  o  fisiologici,  i  quali  più 
o  meno  si  desiderano  nei  secondi. 

Passò  quindi  a  notare  quanto  imperfettamente  ed  inesattamente  abbiano  ac- 
ceiuialo  ([uel  canale,  Carus  e  Rigol,  che  pure  sono  i  soli  che  lo  a\vertirono. 

Tinalmenle  toccò  il  vantaggio  pratico,  dirello,  che  può  ridondare  da  questa 
notizia,  a  chi  abbia  scheletri,  e  cadaveri  guasti  e  difformi  da  riconoscere,  o  fos- 
sili da  classificare  ;  e  la  conferma  che  per  essa  abbiamo  di  una  gran  legge  orga- 
nica ,  in  virtù  della  quale  dall'esterno  possiamo  dedurre  l'interno,  e  dalle  fa- 
coltà e  dai  costumi  d'un  animale  la  sua  struttura  anatomica,  l'urchè  però  non 
si  desse  una  soverchia  importanza  alle  sue  idee  ,  confessò  candidamente  d'ave- 
re in  dueGatli  vivi  con  un'operazione  convertili  tulli  e  due  i  canali  omerali  in 
superficie  piane  ,  eppure  non  essersi  accorto  di  grandi  mutazioni  nel  loro  ca- 
rattere :  il  che  è  nalurale,  diceva  egli,  poiché  da  una  parte  la  natura  trova  mil- 
le compensi,  e  dall'altra  il  canale  in  discorso  non  dà  nuove  qualità,  ma  serve 
soltanto  ad  aiunenlare  il  grado  di  alcune  già  esistenti,  o  per  dir  meglio,  ad  as- 
sicurare la  for/a  e  l'agilità  degli  arti  toracici  di  alcuni  Mammiferi. 

Finita  la  lettura  si  esibiva  a  dimostrare  a  chiunque  lo  desiderasse  una  serie 
di  omeri  perforati  spettante  a' mammiferi  nostrali,  che  egli  tiene  presso  disc. 

Il  Presidente  fa  osservare  quanto  importante  sia  alla  fisiologia  ed  alla  psico- 
logia comparala  la  Memoria  del  sig.  Verga  ,  nella  quale  i  iconosce  un  lavoro  non 


—  753  — 

comune,  e  trascendentale,  degno  di  meritare  ogni  attenzione,  ed  applauso. 
Il  dolt.  De  Martino  osserva  in  proposito  che  il  lavoro  del  signor  Verga  è  con- 
slruito  in  gran  parte  sulla  considerazione  delle  cause  finali;  ed  il  sig.  Verga  ri- 
sponde aver  seguito  la  realtà  dell'osservazione,  e  che  prettamente  da  essa  in- 
feri r  uso,  a  cui  fu  quel  canale  destinato  dalla  natura. 

Il  signor  Francesco  Borelli  legge  la  seguente  sua  memoria  sulla  importanza 
dell'epiglottide  nella  deglutizione. 

n  Dopoché  il  prof.  Magendie  colla  sua  tesi  sostenuta  alla  scuola  di  Parigi  nel 
ISOS  ebbe  dislinto  l'atto  della  deglutizione  in  tre  tempi  sucressi\i,  un'altra 
sua  .Memoria  letta  nel  1813  all'istituto  di  Francia  dimostrò,  che  l'epiglottide 
creduta  sino  a  (|uel  tempo  necessaria  a  tutelare  l'apertura  del  tubo  respiratorio 
nel  passaggio  de'cibi,  o  delle  bevande,  fosse  inutile  per  la  deglutizione  delle 
sostanze  solide,  e  custodisse  le  vie  della  respirazione  solo  nel  passaggio  delle 
bevande. 

Tale  opinione  fondala  su  di  un  gran  numero  di  esperienze  fu  creduta  assur- 
da da  molti  sino  a  che  De  Slartino,  confermate  l'esperienze  del  fisiologo  fran- 
cese, ci  fece  conoscere  che  gli  Animali  privali  dell'epiglottide ,  oltreché  ben  de- 
glutiscono le  sostanze  solide  ,  tracannano  senza  dilUcoltà  e  con  piena  sicurezza 
anche  le  bevande  (1).  Ora  siccome  il  prof.  Longet  in  una  sua  bella  Memoria 
ancora  sostiene  rim|)ortanza  dell'epiglottide  nella  sola  deglutizione  delle  bevan- 
de ,  noi  abbiamo  intrapresa  una  serie  di  esperienze;  i  risultamenti  delle  quali 
abbiamo  l'  onore  di  sottoporre  al  giudizio  di  questa  dottissima  assemblea. 

1 ."  Per  confermare  i  risultamenti  ottenuti  dal  De  Slartino. 

2."  Per  {studiare  se  alla  facilità ,  e  sicurezza  del  secondo  tempo  della  de- 
glutizione sono  necessarie  le  cartilagini  ari-aritnoidee. 

3."  Se  lo  sono  le  aritnoidee,  e  sino  a  qual  punto. 

4. "Finalmente  abbiamo  cercato  di  chiarire  la  cagione  della  dilTìcoltà  della 
degluli/iune  in  alcune  malattie  del  Laringe,  in  cui  l'epiglottide  non  è  meno- 
mamente offesa,  e  solo  ci  ha  alterazione  nella  mucosa,  che  riveste  le  cartilagi- 
ni suddette. 

Ed  in  prima ,  por  confermare  i  risultamenti  ottenuti  dal  De  Martino ,  sopra 

(i)  ^'.  lo  Memoiìa  IcUa  all'  .Vcadcmia  (Irgli  .Vspir.  Nutur.,  ed  il  cenno  sul  Lucifero,  anno  i8,i. 


—  751  — 

un  Cagnolino  con  una  ccsoja  portammo  via  l' epiglotlide.  I  risultamenti  furono 
che  l'Animale  in  deglutendo  con  la  più  grande  facilità  possibile  la  zuppa,  di  poi 
tracannava  benanche  con  ogni  sicurezza  tutto  il  brodo. 

Continuammo  allora  le  nostre  esperienze  su  di  altri  cani ,  ed  ottenemmo  gli 
stessi  risultamenti  senza  che  mai  quegli  animali  mostrato  ci  avessero  in  appres- 
so la  minima  difficoltà  nel  deglutire. 

In  appoggio  di  questi  risultamenti  sperimentali  viene  un  importante  caso  te- 
ratologico osservato  dai  professori  Folinea ,  e  Foderaro,  la  cui  storia  raccolta  da 
quest'ultimosta  riportata  negli  Annali  clinici  del  nostro  ospedale  degl'incurabili  (1). 

l'n  uomo  di  coudizione  ortolano  morto  di  tisi  tubercolare ,  nella  dissezione  , 
oltre  a  diverse  anomalie  del  palato  duro,  e  delle  fosse  nasali,  olTri  la  mancan- 
za totale  dell'epiglottide,  la  quale  veniva  rappresentala  da  due  soli  bottoncini 
cartilaginei  esistenti  nel  punto ,  in  che  corrisponde  la  base  della  medesima  ;  in- 
tanto in  vita  aveva  sempre  deglutito  sostanze  solide  e  liquide,  senza  ombra  al- 
cuna di  diffìcoltà.  Il  suddetto  prof.  Foderaro  nel  suo  articolo  faceva  considera- 
re che  quell'uomo  non  avea  mai  sofferto  malattie  in  tali  parti ,  come  rilevavasi 
dalla  istoria  del  morbo ,  nonché  dallo  stato  della  mucosa. 

Per  istudiare  se  alla  facilità ,  e  sicurezza  del  secondo  tempo  della  deglutizione 
sono  necessarie  le  cartilagini  ari-aritnoidee,  dovendo  intraprendere  altre  espe- 
rienze pensammo  che  sarebbe  tornato  più  acconcio,  e  più  decisivo  l'istituirle 
su  quegli  stessi  Cani  che  già  erano  privi  di  epiglottide.  Adunque  con  le  cesojo 
portammo  via  dal  primo  Cane  le  anzidette  cartilagini,  ed  avendolo  fatto  man- 
giare e  bere,  mangiò  e  bevve  senza  la  menoma  molestia  nel  deglutire.  Ed  aven- 
do sopra  gli  altri  Cani  ripetuta  la  stessa  esperienza,  ed  ottenuto  lo  stesso  risul- 
tamento,  ci  convincemmo  che  non  solo  l'epiglottide  non  era  necessaria  nel  se- 
condo tempo  della  deglutìzione.ma  che  ancora  le  ari-aritnoidee  a  nulla  influisco- 
no per  bene  eseguirsi  quest'alto. 

Trascorso  qualche  giorno  passammo  a  sperimentare  per  le  aritnoidee,  taglian- 
do in  prima  la  porzione  superiore  delle  medesime ,  senza  che  mai  gli  Animali 
assoggettati  a  tali  esperienze  avessero  avuto  disfagia.  Non  cosi  però  avvenne 

(i)V.  gli  Annali  Clinici  anno  e.  fcJic.  3.  N.  1O4. 


—  755  — 

quando  approfondando  di  poco  il  taglio,  quelle  venivano  ad  essere  recise  ed  a- 
sportatc  allo  intatto,  poiché  allora  gli  Animali  il  piti  delle  volte  mangiando,  e 
bevendo,  chiaramente  mostravano  che  un  poco  di  cibo,  o  qualche  goccia  di 
bevanda  era  caduta  nella  glottide. 

La  ragione  di  questo  fallo  è  interamente  anatomica.  Finché  non  si  giunga  a 
recidere  la  base  delle  arilnoidce,  i  ligamenti  ari-arilnoidei  superiori  ed  infe- 
riori restano  intatti,  e  il  muscolo  ari-aritnoideo,  il  quale  provvede  alia  chiusu- 
ra della  glottide,  rimane  appena  intaccato.  Per  lo  contrario  poi  troncando,  ov- 
vero asportando  dalia  base  le  arilnoidee,  si  asporta  in  gran  parte,  ovvero  in 
tutto  il  muscolo  anzidetto,  e  gli  attacchi  aritnoidei  de' ligamenti  superiori  ed  in- 
feriori della  glottide  vengono  recisi,  e  perciò  la  via  del  respiro  non  è  più  difesa. 

Una  osservazione  fatta  sopra  un  individuo ,  il  quale  in  vita  aveva  presentato 
difTicoltà  nel  deglutire  le  bevande,  ci  dà  ragione  di  credere  che  il  grande  svi- 
luppo morboso  delle  cartilagini  arilnoidee  sia  capace  dì  far  incontrare  agli  in- 
dividui più  dìflicoltà  nel  deglutire  le  sostanze  liquide,  anziché  solide.  Infatti  il 
cadavere  di  costui  nell'autopsia  ci  presentò  intatta  l'epiglottide ,  e  solamente 
ipertrofiate  abbastanza  le  cartilagini  ari-aritnoidee ,  ed  arilnoidee.  Questa  diUì- 
coltà  di  deglutire  le  bevande  sembra  aver  dovuto  dipendere  dall'ostacolo ,  che 
le  stesse  incontravano  per  parie  delle  cartilagini  anzidette  ,  quindi  dal  riOusso  e 
caduta  di  qualche  goccia  nell'apertura  della  glottide.  Provalo  avendo  con  espe- 
rienza che  tanto  l'epiglottide  quanto  le  ari-aritnoidee,  e  la  porzione  superiore 
delle  arilnoidce  non  sono  indispensabili  alla  facilità,  e  sicurezza  del  secondo 
tempo  della  deglutizione,  ci  rimane  d'avvertire  che  tuttodì  si  osservano  certe 
afTezionì  del  laringe  in  cui  non  trovasi  alcuna  alterazione  nelle  cartilagini  sud- 
dette; e  solamente  è  infiammata  la  mucosa  che  le  riveste;  ed  intanto  per  tal 
cagione  la  deglutizione  é  dilDcoltosa  e  mal  sicura. 

Il  prof.  Ferdinando  de  Nanzio  lesse  una  memoria  intorno  al  concepimento, 
ed  alla  figliatura  di  una  Mula.  A  cessar  l'opinione  che  si  ha  volgarmente  della 
incapacità  dei  Muli,  e  dei  Bordoni  a  riprodursi,  accenna  l'autorità  di  celebri  uo- 
mini che  scrissero  distesamente  fatti  provanti  il  contrario ,  e  di  più  riferisce 
quello  venne  a  lui  veduto  nella  Provincia  di  Capitanala,  dove  una  .^lula  figliò  un 
Muletto  bellissimo.  Richiama  la  comoda  distinzione  falla  tra  Mulo  e  Banlotio, 


—  75G  — 

sittuificando  questo  l' animale  nato  dal  congiiinijimento  del  Cavallo  con  l'Asina, 
e  quello  dal  commercio  dell'Asino  con  la  Cavalla;  la  quale  dilToienza  di  no- 
menclaturn  è  pure  dimostrata  convcnientissima  dai  caratteri  esterni ,  e  da  altre 
speciali  qualità:  por  cui  il  >IuK>  nella  robustezza  ,  e  nelle  forme  del  corpo  ritie- 
ne moltissimo  della  nialorun  ori;,'ine  cavallina,  e  di  quella  asinina  il  Bardotto. 
Onde  richiama  il  dotto  Autore  la  proposizione  del  Buffon  che  le  femine  formano 
l'unità  della  specie.  Con  acconcia  erudizione  cita  parecchi  falli  registrati  da  greci, 
o  da  latini  Storici,  i  quali  mentre  raccontano  le  meraviglie  e  gli  auguri  non  fau- 
sti che  allora  si  prendevano  dal  fìs''<ir'it'nto  di  una  Mula,  raccertano  però  sem- 
pre l'esistenza  di  (lueslo  fisiolofiico  fallo.  Viene  poi  a  narrare  con  esattissima 
jìarticolarilà  della  Mula  di  Capitanata  che  coperta  circa  dodici  mesi  avanti  da  un 
l'oledro  di  due  anni,  e  creduta  inferma  d'idropisia  ,  partorì  un  Muletto  nel  lil 
luglio  1844  ;  e  della  madre  e  del  figlio  dà  una  descrizione  precisa.  Essendo  can- 
cellato da  questa  nuova  prova  di  fatto  quanto  scrissero  su  la  sterilità  delle  Mule 
Plinio,  Alcmeone,  Empedocle,  Diocle ,  ed  altri,  l'autore  porla  rafiionamento 
sulla  congettura  di  Buffon  ;  il  quale  dice  che  la  copula  del  Mulo  con  la  Bar- 
dolta,  e  del  Bardotto  con  la  Mula  riuscirebbe  sterile,  come  pure  quella  dei  Muli, 
e  dei  Bardotti  fra  loro.  In  tulli  i  tempi  dunque  si  è  ricercata  la  cagione  delle  in- 
fecondità delle  femine  dei  Mammiferi  bastardi,  e  principalnienle  della  mula.  A 
quelli  che  riposero  il  difetto  nelle  differenze  anatomiche,  e  fisiologiche  dell'ap- 
parecchio genitale  e  delle  sue  parti,  rispose  con  sagace  confutazione  il  Brugno- 
ne  nel  suo  trattato  delle  razze,  mostrando  clie  tanto  il  maschio,  quanto  la  femi- 
na  non  lasciano  vedere  imperfezione  alcuna.  Ed  ora  il  prof.  De  Nanzio  La  volu- 
to anche  esso  far  sue  ricerche  in  proposito  ,  basando  la  quislione  che  la  Mula 
per  esser  infeconda  dovrebbe  avere  rilevanti  imperfezioni  1,"  o  negli  organi  pro- 
duttori delle  uova;  2.°o  nei  canali  destinali  a  condurre  le  uova  negli  organi  del- 
la generazione  ;  3."  ovvero  che  le  imperfezioni  si  notino  nella  matrice.  Niuna 
differenza  tro>ò  tra  le  ovaje  della  Cavalla,  e  della  Mula,  se  non  che  in  questa  le 
vescichette  di  Graaff  compariscono  verso  la  parie  concava  dell'ovaja  rispondente 
al  padiglione  della  tromba.  In  ogni  ovaja  di  Mula  tra  16  a  18  anni,  contò  da  (ì 
a  10  vescichette,  e  maggior  numero  credè  trovarsene  nelle  Alule  giovani.  Que 
sto  poi  è  più  importante  che  la  vescicbella  di  Graaff  nella  Mula  ha  la  medesima 


—  757  — 

struttura  die  in  tutti  gli  altri  Mammiferi,  e  la  presenza  dell' uovicino  nella  ve- 
scichetta gli  fu  chiaramente  visibile  nell'esame  di  un'uvaja  idropica,  che  l'Au- 
tore viene  sottilmente  descrivendo.  L'oviduKo,  egli  dice  ,  potrebbe  mancare 
all'otlicio  suo,  o  perche  sfornito  di  potenze  motrici,  o  perché  impervio.  Non 
patisce  del  primo  difetto,  perchè  ha  lo  strato  muscolare  e  l'epitelio  vibratile, 
onde  la  contrazione  vermicolare,  e  la  vibrazione  dell'uovicino.  Non  ò  impervio 
perchè  le  injezioni  mostrarono  che  si  apre  in  una  papilla,  la  quale  sta  nel  fon- 
do del  corrispondente  corno  della  matrice.  Un  altro  quesito  fa  l'Autore,  se  le 
uova  cadano  da'loto  follicoli  sempre,  e  bene,  come  negli  altri  Animali.  E  qui 
cita  il  Biscliofl',  i  cui  lavori  ebbero  conferma  e  rischiaramento  dal  sig.  Ant.  de 
Martino,  per  i  quali  viene  risoluto  ogni  dubbio  di  ciò.  Loda  il  Brugnone  come 
quello  che  fu  primo  a  descrivere  i  corpi  gialli  nelle  ovaje  di  Mule  mai  monta- 
te ,  ed  anche  riferisce  l' osservazione  propria  di  un  corpo  giallo  alla  superfìcie 
dell'ov.ija,  rilevalo  a  somiglianza  di  tubercolo  grosso  (juanto  un  pisello. — L'u- 
tero bicorne  della  Mula  non  differisce  per  alcuna  particolarità  notevole  da  quel- 
lo della  Cavalla.  Agli  estremi  di  due  legamenti  piccoli,  ed  anteriori  dell'  utero 
ha  scoperto  il  prof,  de  Nanzio  due  nuovi  corpi  ovali  della  figura  e  grandezza 
di  due  mandorle  rivestite  dal  peritoneo,  e  perfettamente  liberi.  In  un'altra  Mu- 
la sugli  estremi  lembi  dei  detti  legamenti  iia  osservato  due  altri  mamelloni  più 
piccoli.  Questi  corpi  sono  fatti  dal  cordone  stesso  ripiegati),  e  rigonfio.  Lo  stra- 
to celluioso  e  lulta  la  sostanza  loro  e  più  o  meno  pieno  di  cellule  pigmentarie 
nucleolate;  separate,  o  prolungate  in  lilaniento,  che  mettendosi  in  serie  forma- 
no dei  lunghi  tubolini  pigmentarii ,  i  quali ,  massime  nei  punti  varicosi ,  con- 
tengono una  sostanza  granellosa  minutissima:  ogni  granello  è  un  otricolo  più 
piccolo,  ossia  un  globetto  pigmcntico.  L'utero  finalmente,  e  le  sue  membrane 
hanno  quella  perfetta  struttura,  e  disposizione  che  si  richiede  ad  accogliere, 
nutrire,  e  sviluppare  il  nuovo  germe  a  compiuta  maturità.  La  Memoria  del 
prof,  de  Nanzio  è  accompagnata  da  tre  tavole  che  bene  illustrano  la  materia 
trattala  con  polito  stile,  e  particolare  dottrina. 

Il  vicePresiilente  fa  nolo  alla  Sezione  che  non  di  rado  in  Sicilia  i  Cavalli  con 
pili  ardore  si  accoppiano  alle  Mule  di  ([nello  che  alle  Giumente,  e  parecchi  Si- 
ciliani presenti  alla  Sezione  confermano  il  fallo,  non  es.sendo  però  venuto  mai 

96 


—  758  — 

a  cognizione  loro  clic  ne  provenisse  fecondazione,  e  inolio  meno  il  nascer  del 
feto. 

Il  Presidente,  vista  l'importanza  scientifica  delia  Memoria  ,  nonché  il  yan- 
lapsio  clic  riirarrelilic  l'a^ricolttira  da  procreazioni  di  tal  fatta,  nomina  ad  os- 
servarne le  condizioni  una  Commissione  composta  del  prof,  i'anizza,  e  del  dott. 
Capello. 

Si  scioglie  cosi  l'adunanza. 

Il  Presidente  — Caki.o  I'iuncipe  Uonaparte 

,  „       .    .  1  Anastasio  Cocco 
1  Segretari  { 

CoKHADo  Politi 


ADUNANZA 

DEL  GIORXO  30  SETTEMBRE  1845 


»K« 


IJetto  ed  approvalo  il  verbale  dell'antecedente  adunanza,  ha  la  parola  il  pro- 
fessor Jlonegliini,  il  quale  si  spaccia  dello  esame  fallo  d'una  leltera  dirctla  al 
Presidi-nte  dal  prof.  Zanlodeschi  e  data  ad  una  Commissione  composta  dal  Me- 
ne;;hìui  stesso,  e  dal  i»rof.  Gene.  Egli  legge  cosi: 

Il  prof.  Zantedesclii  riferisce  in  questa  lettera  l'annunzio  delle  scoperte  da 
esso  fatte  sulla  Torpedine ,  e  comunicate  con  lettera  del  20  settembre  1844  al 
Presidente  della  Sezione  Zoologica  del  Congresso  milanese  ;  lettera  che  non  es- 
sendo stala  negli  Atti  di  ijuel  Congresso  stampata  per  intero,  fece  egli  stesso  |)ub- 
blicare  nei  bimestri  111  e  IV  18ld  degli  Annali  delle  scienze  del  llegno  Lombar- 
do-veneto. Avverte  poi  dell'  errore  di  stampa  occorso  nella  pubblicazione  degli 
Atti  di  quel  Congresso  stesso  alla  pag.  308,  ove  in  luogo  di  «  il  quarto  lobo  può 
«  esser  lacerato  senza  che  la  virtù  scuotente  della  Toipedine  sia  menontamente 
«  distratta  ».  dcvesi  leggere:  «  il  quarto  lobo  può  essere  lacerato  senza  che  la 
«  virtù  scuotente  della  Torpedine  sia  momcniancamcnk  distraila  ». 


—  760  — 

Essendo  già  res-i  di  pubblica  ragione  la  lettera  de'20  settembre  1814,  la  Com- 
missione è  di  parere  che  a  compiere  la  rettilicazione  del  relativo  articolo  negli 
atti  del  Congresso  di  Milano,  basti  aggiungere  in  quello  del  Congresso  attuale 
l'aniuMi/.io  della  presente  lettera,  e  la  succitata  correzione. 

Il  rapporto  viene  adottato. 

Il  suddetto  dottor  Meneghini  coglie  quest'occasione  per  esporre,  che  non  es- 
sendo pronto  l'implicato  rapporto  sulla  nomenclatura ,  egli  si  propone  di  esau- 
rirlo al  Congresso  di  Genova.  La  sezione  annuisce ,  raccomandando  special- 
mente che  si  dia  line  all'imiiortanle  oggetto. 

11  signor  Durand  avendo  presentato  a  questo  Congresso  un  lavoro  cosmolo- 
gico, il  Presidente  per  aderire  alla  richiesta  della  Presidenza  generale  di  nomi- 
nare un  conmiissario  di  ciascuna  Sezione  [>er  adunarsi  alle  ore  8  pomeridiane 
nel  palazzo  Francavilla  ,  ne  alTìda  l'incarico  al  cav.  Bassi. 

Il  dottor  Eugenio  Sismonda  espone  i  seguenti  cenni  sopra  alcuni  denti  fos- 
sili da  lui  trovati  nella  collina  di  Torino. 

«  Nella  numerosa  serie  di  avanzi  organici  tossili ,  di  cui  è  zeppa  a  dove  a  do- 
ve r  arenaria  poddingiforme,  e  la  mollassa  del  colle  di  Torino,  rari  non  sono  i 
denti ,  e  le  vertebre  di  varii  diflerenti  generi  di  Pesci  che  ,  tranne  un  piccolo 
numero,  sono  identici  per  la  massima  parte  a  specie  già  riconosciute  in  altre 
contrade  ove  trovasi  più  o  meno  sviluppato  il  terreno  miocenico.  Tali  sono 
molti  Pkìwilonli  de' generi  l'i/nwdus  e  Sphacrodus,  ed  un  maggior  numero  an- 
cora di  Sqtialidi  dt'i  generi  Varrliaroduii ,  Odiodus,  Oxyrhina,  Lamua  ale  ;  le  cui 
moltiplici  specie,  troviamo  si  bene  flgurate,  distinte,  e  descritte  nella  grandio- 
sa Opera  del  eh.  Agassiz  col  titolo  Rccheirlios  sur  ics  Pomons  fossiles. 

«  Seguendo  il  (ilo  dei  miei  lavori  paleontologici  sulla  Fauna  del  Piemonte 
mi  diedi  in  ((ueslanno  allo  studio  dei  Pesci.  Merce  la  summentovata  Opera  d'A- 
gassiz,  ed  altri  meno  estesi  lavori  di  egual  natura,  giunsi  a  riconoscere  i  tipi 
dei  generi  succennati ,  nonché  lo  varie  rispettivo  specie  ,  il  cui  catalogo  mi  sarà 
grato  di  poter  arricchire  di  alcune  di  esse  tuttora  ignorate,  e  che  formeranno 
il  soggetto  di  una  particolare  Memoria,  in  cui  spero  poter  recare  qualche  schia- 
rimeuto  sull'età  del  calcare  di  Gassino,  avendo  nei  banchi  d'argilla  frapposti 
a  questo  calcare  rinvenuto  i)arecchi  denti  di  Squali  d'età  sullìcieiilemente  co- 


—  761  — 

nosciuta,  per  servire  d'appoggio  ad  un  più  che  probabile  giudizio  sull'epoca 
di  formazione  di  quel  calcare  problematico. 

«  Misti  intanto  ca' Picnodonti  e  cogli  .Sf/im/idi  trovansi  a  quando  a  quando 
nell'arenaria  miocona  della  collina  di  Torino,  di  questi  denti,  che  io  sottomet- 
to ora  all' osserva/ione  di  questo  dotto  Consesso. 

«  La  singolare  struttura  e  forma  loro,  la  radice  brevissima,  il  trovarsi  essi  con 
vertebre ,  e  denti  di  veri  l'esci ,  ed  il  non  essersi  Gnora  mai  riscontrata  ne'pro- 
fondi  ed  estesi  scavi  già  praticatisi  nella  collina  suddetta ,  nessuna  spoglia  né  di 
Pachidermi,  né  di  Ruminami,  né  di  Carnivori,  o  d'altri  Animali  quadrupedi; 
son  le  ragioni  che  mi  allettarono  a  riguardarli  come  denti  di  Pesce,  nella  quale 
classe  di  vertebrati  é  forse  che  si  ravvisano  le  forme  più  bizzarre,  e  più  varia- 
te. Partendo  da  si  fatta  preconcetta  idea  mi  diedi  a  paragonare  la  struttura  sin- 
golarissima di  questi  denti  coi  tipi  del  sistema  dentario  ne'  differenti  generi  it- 
tiologici viventi  e  fossili  a  me  noti. 

Questo  paragone  per  altro  non  bastò  a  mettermi  su  la  via  del  certo,  abben- 
cliè  mi  abbia  confermato  nella  probabile  idea ,  trattarsi  cioè  di  denti  di  Pesce  ; 
facendomi  scorgere  l'analogia  loro,  per  rispetto  alla  forma,  coi  denti  dei  Gi- 
mnodonli. 

Incapace  da  me  solo  a  raggiungere  quella  zoologica  famiglia ,  cui  si  dovesse- 
ro dcfloitivamente  riferire,  ricorsi  al  giudizio  di  alcuni  distintissimi  Naturali- 
sti ;  ed  cbbinc  le  sentenze  più  disparate:  chi  li  considerò  (|uali  denti  incisivi  la- 
terali di  un  grande  Mammifero  ruminante  appartenente  ad  un  genere  estinto 
analogo  alle  Girafle  :  chi  vide  in  essi  i  falsi  molari  dei  Cervi  :  chi  gl'incisivi  di 
una  indeterminata  specie  di  Rinoceronte  (1). 

Ijì  disparità  di  tutte  queste  sentenze  mi  rese  più  importante  il  problema,  dal- 
la cui  risoluzione  nuova  luce  potrebbe  forse  venire  sulle  condizioni  dominanti 
all'epoca  in  cui  si  depositò  1'  arenaria  miocena  del  colle  Torinese.  E  perciò  ri- 
presi un  più  scrupoloso  studio  su  questi  denti,  da  cui  mi  risultò  inverosimile  l'a- 
nalogia loro  coi  denti  incisivi  laterali  delle  Giraffe,  sia  perchè  mancano  di  vero 


(i)  Notisi  però  che  gli  esemplari,  su  cui  io  richiesi  l'altrui  giudino  erano  intieri,  gioTini,  a  margine 
tagliente,  e  non  usati  e  mozzati ,  come  quelli  che  ebbi  la  buona  ventura  di  rinrenire  più  tardi. 


—  762-- 

slriguiinoulo  sulla  corona  o  collo,  sia  pei'  non  avere  radice  lunga  e  capace  di 
rimaner  fissa  in  un  alveolo,  sìa  inflnc  perchè  il  grado,  e  il  modo  di  logoramento 
in  taluni,  la  cui  corona  vedesi  ridotta  alia  metà  per  una  vera  mozzatura  orizzon- 
tale, non  parmi  conciliabile  coU'udizio  degl" incisivi.  Le  stesse  rajjioni  niìlilano 
contro  le  opinioni  di  chi  lì  credette  falsi  molari  dei  (lervi,  perchè  questi  molari, 
e  per  la  loro  i>osizione,  e  per  essere  presto  caduchi  non  possono  mostrare  un  si 
profondo  logoramento,  che  è  il  solo  efletto  di  un  ulTìzio,  che  essi  non  avrebbe- 
ro potuto  comjMere.  Quanto  poi  al  Rinoceronte,  troppo  parqii  si  è  la  differenza 
nella  forma  e  nelle  dimensioni ,  perchè  sia  uopo  combattere  un  tale  ravvicina- 
mento. Coi  Gimnodonti,  come  già  dissi,  hanno  questi  denti  una  tal  quale  ana- 
logia ;  vediamo  ora  lìn  dove  arrivi.  Singolare  assolutamente  sì  è  la  struttura 
dei  denti  nei  Gimnodonti,  ed  è  presso  a  poco  identica  in  tutti  i  generi  di  tal  fa- 
mìglia. Costano  di  due  parti  distinte,  di  una  radice  cioè,  che  s'impianta  sull'os- 
so della  mascella ,  e  di  una  carona  composta  dì  dentina  cosi  detta ,  costituente 
molte  lamine  tutte  verticali.  La  radice  è  fatta  di  una  dentina  omogenea,  traspa- 
rente, attraversata  da  molti  canaletti  midollari,  che  intrecciandosi  in  varia  gui- 
sa, danno  origine  ad  un'elegante  reticolazione.  Del  resto  l'aspetto  suo  è  come 
quello  della  radice  dei  denti  di  Squalo.  Partono  da  essa  delle  lamine  verticali 
composte  dì  dentina  durissima  ,  le  quali  fanno  l' intero  giro  della  mascella,  se- 
guendone eziandio  la  curva.  Tali  lamine  sono  concentriche,  e  sì  assottighano 
verso  l'interno;  lo  che  attribuisce  loro  la  forma  propria  alle  branche  delle  for- 
bici, e  ne  rende  tagliente  il  margine  libero.  Le  specie  di  questa  famiglia  ,  od 
hanno  come  i  Dìodon  la  piastra  dentaria  fatta  di  un  sol  pezzo  che  fa  l'intiero 
giro  della  mascella  ;  ovvero  questa  piastra  costa  dì  due  parti,  o  denti  uniti  sulla 
lìnea  mediana  per  via  d'una  sutura,  che  si  incastra  assieme  come  s'incastrano  due 
ruote  da  orologio,  e  in  questo  senso  costituiscono  il  genere  Tvlmmlon.  Ora  i 
denti  da  me  rinvenuti  nel  colle  dì  Torino  partecipano  un  poco  della  conligu- 
razione  generale  dei  suddescritti ,  ma  tranne  la  forma  ,  nel  resto  diversilìcano 
assai  :  essi  non  costano  di  lamine  verticali  dì  pura  dentina,  che  questa  non  for- 
nisce loro  che  uno  strato  esteriore  non  laminare,  ma  compatto ,  avvolgente  una 
massa  interna  di  diversa  natura ,  cioè  cornea  spugnosa  ;  e  non  offrono  traccia  di 
veruna  sutura  tra  di  loro,  rinalmente  l'essere  in  taluni  la  corona  mozzata  oriz- 


—  7G3  — 

zonlnliiicnfe  ci  fa  arguire  un  modo  di  posizione  di  questi  denti  diverso  da  quel- 
lo dei  Tetraodoìx;  ci  prova  cioè  ,  che  i  superiori  cadevano  direttamente  sui  sot- 
toposti ,  trovavansi  vale  a  dire  nel!"  istesso  piano;  e  ci  prova  ancora  ch'erano 
essi  capaci,  anzi  destinati  a  tritare,  e  non  solo  ad  incidere. 

«  Denti  capaci  a  far  quesfuflìzio  li  vediamo  nei  CaUorimhi.  Nelle  specie  del 
genere  Chimwra  segnatamente  troviamo  un  tipo  di  dentizione  avente  (|ualckc 
analogia  coi  denti  in  questione,  ma  un'analogia  perù  si  debole  da  non  permet- 
terci didiiaraie  in  venin  modo  l'identicità.  Appare  dal  su  esposto  non  aver  io 
conoscenza  d'alcun  tipo  organico,  cui  questi  denti  si  possono  naluraltnente 
riferire. 

Ora  vi  avrebbe  mai  tra  i  Cetacei  qualche  sjwcie  con  denti  simili  a  questi,  op- 
pure quella  lontana  analogia,  che  hanno  essi  coi  denti  dei  Gimìwdonli ,  o  dei 
Callorinchi  basterà  ad  autorizzare  l'introduzione  di  essi  in  uno  dei  detti  gruppi, 
cioè  a  creare  un  genere  nuovo  da  collocarsi  vicino  ai  Tclraodon  ,  od  alle  Chi- 
mere? Ecco  la  ([uistione  che  dopo  maturo  esame  non  osai  da  me  solo  risolvere, 
e  che  sottopongo  a' dotti  Membri  di  questo  Consesso,  con  preghiera  di  favorir- 
mi il  loro  savio  giudizio  ». 

Il  Presidente  dice  non  poter  dubiUirsi,  che  i  denti  sottoposti  alla  Sezione  non 
appartengano  a  Pesci,  ed  a  Pesci  anormali,  ma  che  difTìcilmcnte  si  potrebbe  su 
due  piedi  decidere  del  genere  e  della  specie,  a  meno  che  non  v'intervenisse 
lo  sguardo  di  un  Agassiz,  o  di  un  Owen.  E  questo  naturalista  inglese,  avutine 
in  mano  i  denti,  dopo  un  breve  esame  prova  con  ragioni  irrefragabili  spettar  essi 
a  specie  della  famiglia  dei  Balislidi  di  gigantesche  forme  non  ancor  conosciute. 

Il  signor  prof.  Carlo  Ferraris  Direttore  del  museo  di  storia  naturale  di  Buenos 
Ajrcs  legge  una  sua  Memoria  sul  Pulex pcnctrans;  diretta  principalmente  a  con- 
futare la  volgare  opinione,  che  questo  Afaniplero,  comunissimo  nelle  parli  cal- 
de dell'America,  sia  micidiale  all'uomo,  o  induca  per  lo  meno  la  necessità  del- 
l'amputazione delle  membra  in  cui  siasi  annidato.  L'Autore  non  di  rado  ebbe  ad 
ospitare  la  femmina  di  questo  insetto.  La  prima  volta  ei  ne  provò  grande  ap- 
prensione, perché  credulo  alla  comune  esagerata  opinione  sulla  malefìca  sua 
natura;  ma  un  Negro  glielo  svelse  facilissimamente,  e  senza  cagionargli  alcun 
dolore  ;  e  da  quel  giorno  egli  cessò  dal  temerlo.  Due  volle  persino  volle  prò- 


—  764  — 

vare  sa  sé  medesimo  per  quanti  giorni  si  potesse  senza  grave  molestia  portarlo 
nelle  carni.  Ne  serbò  uno  per  undici  giorni ,  e  un  altro  per  diciassette  nel  dito 
mignolo  del  piede  sinistro:  im  forte  prurito ,  e  qualche  disagio  nel  camminare, 
sovraltulto  quando  la  parte  aITctta  andava  a  posare  su  corpi  duri,  o  sporgenti, 
gli  resero  a  quei  termini  di  tempo,  non  insopportabile,  ma  molesta  la  presen- 
za di  quel  corpo  straniero;  sicché  pensò  liberarsene.  L'estrazione  fu  fatta  con 
la  solita  facililù,  e  due  giorni  dopo  il  dito  trovavasi  perfettamente  sanato. 

Pretendono  alcuni  che  la  mondezza  del  corpo ,  e  specialmente  dei  piedi  sia  un 
mezzo  eflìcace  per  tenere  lontano  questo  Insetto ,  ma  le  osservazioni  del  signor 
Ferraris  non  vengono  in  appoggio  di  questa  asserzione ,  avendo  egli  veduto  an- 
dare con  eguale  frequenza  soggetti  a  si  fatta  molestia  uomini  amantissimi  e  uo- 
mini poco  curanti  della  pulitezza:  l'uso  degli  stivali,  è  il  solo  mezzo  che  riesca 
di  qualche  utilità  contro  quel  piccolo  parassito.  Per  ucciderlo,  quando  sia  pe- 
netrato nelle  carni,  si  raccomandano  da  taluni  le  frizioni  mercuriali  e  il  decotto 
di  tabacco;  ma  l'Autore,  che  sperimentò  su  sé  slesso  queste  sostanze,  le  trovò 
inutili  allo  scopo.  Piccolo  danno,  poiché,  come  si  é  detto,  l'estrazione  dell'In- 
setto è  facilissima  a  praticarsi,  e  la  sua  presenza  entro  le  carni,  sebbene  prolun- 
gata di  più  giorni ,  non  cagiona  alcun  grave  disordine  dell'economia  animale. 
Il  professore  Er.  Weber  comunica  gli  esperimenti  suoi,  e  del  fratello  Eduar- 
do, intorno 

1 ."  La  maniera  con  la  quale  il  chilo  viene  assorbito  dai  minimi  vasi  linfa- 
tici delle  villosità  intestinali. 

2.°  Esperimenti  che  dimostrano  il  movimento  dei  cigli  vibratili,  nelle  cel- 
lule dell'epitelio  delle  narici  dell'uomo  assai  cospicui,  esser  rilardato  dall'azio- 
ne del  freddo,  accelerato  da  quella  del  calore. 

3."  Esperimenti  di  Ed.  Weber  sul  movimento  degli  ossettini  dell'  udito 
prodotto  dalla  oscillazione  della  membrana  del  timpano,  e  su  la  utilità  della 
fenestra  rotonda. 

In  ultimo  mette  sotto  gli  occhi  della  Sezione  la  nuova  Opera  ornata  di  un 
grande  Atlante  per  Erdl  prof,  a  Monaco  col  titolo  Dello  niluppo  dell'  embrione 
dfU'uomo  e  del  pulcino  neW  uovo.  -  Lipsia  184o. 

il  Dottor  de  Martino  si  appoggia  all'esatlezza  degli  esperimenti  del  jirof.  Ed. 


—  765  — 

Weber  iDtorno  la  corrispondenza  che  ne'movimenli  della  catena  degli  ossellini 
della  cassa  del  timpano  ha  luogo  tra  r.ivvallamcnto  della  niembranclla  della  fe- 
neslra  ovale,  prodotto  dalla  base  della  statTa,  e  la  cstubcranza  della  niembra- 
nclla della  fencslra  rotonda,  prodotta  dall'urto  dell'acqua  della  coclea,  e  del 
veslibulo ,  por  confutare  la  dottrina  del  Colugno  su  l'ofTicio  degli  aquedotti. 
Dapoichè  Cotugno  insognava  1' aquedollo  del  vestibulo  ,  e  quello  della  coclea, 
nelle  forti  ondulazioni  della  membrana  del  timpano,  le  quali  trasmesse  per  la 
catena  degli  ossetlini  alla  finestra  ovale,  e  per  l'aria  alla  finestra  rotonda,  com- 
primono di  molto  la  linfa  del  labirinto, servire  di  diverticoli  alla  linfa  medesima, 
non  essendone  essi  stessi  interamente  ri])ieni  nello  stato  di  riposo.  I  risullamenti 
delle  spcrienze  di  Weber,  le  ijuali  dìinuslrano ,  che  la  compressione  della  linfa 
fatta  dalla  base  della  statTa  sulla  fenestra  ovale  rialza  dall'altra  banda  la  mcmbra- 
nella  della  finestra  rotonda,  confutano,  secondo  de  Martino,  meglio  che  tutte 
le  ricerche  anatomiche,  se  non  l'esistenza,  al  certo  rofflcio  degli  aquedotti:  i 
<iuali  se  fossero,  e  servissero  di  diverticoli  alla  linfa  compressa,  la  membranel- 
la  della  finestra  rotonda  non  dovrebbe  rialzarsi. 

Il  prof.  Costa,  continuando  l'esposizione  dei  suoi  lavori  zootomici  sui  Pe- 
sci del  Mediterraneo,  discorre  della  struttura  della  vescica  natatoria  ,  e  de'suoi 
rapporti  cogli  altri  visceri.  Dimostra  la  vescica  adattarsi  agli  organi  renali ,  e 
talvolta  legarsi  ad  essi  con  comunicazioni  vascolari.  Dichiara  averla  rinvenuta 
in  lutti  gli  Scomhridi ,  quando  bone  sviluppata,  e  quando  rappiccolita ;  nella 
Scorpena,  ncW l'i aiwscopu ,  e  nella  Mula.  Mostra  aver  la  vescica  de' rapporti  co- 
gli organi  sessuali,  e  trovarsi  piuo  meno  grande  in  ragione  dello  sviluppo  del- 
le uova ,  ed  inversa  alla  grandezza  della  vescica  urinaria.  Dà  spiegazione  del- 
la comparsa  dell'esofago  nella  bocca  di  alcuni  Pesci,  come  nella  Bocca  d'oro 
ile' pescatori  napoletani,  non  già  attribuendolo  alla  rottura  della  vescica  natato- 
ria, ed  alla  spinta  prodotta  su  di  esso  dall'aria  clic  con  impeto  ne  vien  fuori , 
come  fu  credulo,  ma  all'azione  meccanica,  ed  alla  irritazione  prodotta  dall'amo 
sull'esofago  nell'essere  il  Pesce  tratto  fuori  delle  acque. 

Il  signor  Lionardo  Dorotea  Presidente  dell'Accademia  degli  Aspiranti  natu- 
ralisti ,  manda  in  più  copie  stampate  il  Programma  di  un  premio  destinato  a  chi 
esponga  in  modo  incontrovertibile  tutte  le  scoperte  che  fecero  gl'Italiani  di 

97 


—  766  — 
ogni  epoca  in  fallo  di  scienze  naturali .  e  che  si  appropriarono  gli  stranieri  ;  sen- 
za trascurare  la  enumerazione  di  quelle  che  si  appartengono  asomnu  napole- 
uni  Severino,  e  Cavolini.  e  che  figurarono  fin  qui  sotto  il  nome  di  non  voi- 
gari  naturalisti  oltramontani. 
Il  Presidente  scioglie  l'adunanza. 

Il  l'rosidcntc  -  Carlo  Prtncipb  Bonapartb 
i  Anastasio  Cocco 

'^^^•''""ICORRAPOPOUT. 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  1.   OTTOBRE  1843 


Il  prof.  Oronzio  Costa  vicc-Presidente  apre,  in  assenza  del  l'residenlc,  l'adu- 
nanza ,  ordinando  la  lettura  del  processo  verbale  di  ieri,  che  viene  approvato. 

Il  prof.  Owen  intertiene  la  Sezione  con  importantissime  osservazioni  anato- 
miche sugli  organi  salivari  de' bruti  [Edenlata  Cuv.).  Egli  mostra  i  disegni  del- 
le dissezioni  delle  glandole  salivali  dell' Armadillo  {Dasypus  )  e  del  Formichie- 
re (  Mijrmefophaga  didaciijla  );  da' quali  disegni  si  dimostrano  le  modificazioni , 
per  le  quali  la  secrezione  salivare  serve,  per  la  sua  tenacità  ed  abbondanza ,  ad 
agglutinare  gl'Insetti  per  organo  della  lunga  ed  estendibile  sua  lingua  rivestita 
di  quel  vischio  come  le  panie  degli  uccellatori.  Nel  Formichiere  questa  proprie- 
tà della  saliva  è  dovuta  all'enorme  mole  delle  glandole  salivarie  propriamente 
dette,  non  che  delle  zigomatiche,  e  delle  labiali;  le  quali  tutte  vengono  de- 
scritte e  illustrate  nel  Myrmecophaija  didacdjla.  Negli  Armadilli ,  in  cui  e  meno 
sviluppato  il  sistema  salivare,  lo  stesso  Gne  si  ottiene  per  mezzo  di  una  modiG- 
cazione  speciale  ed  interessante  de' condotti  delle  glandole  sollomascellari . 

Quattro  o  cinque  di  questi  condotti  trasferiscono  la  saliva  dalla  glandola  ad 
una  vescichetta ,  che  è  più  grande  in  proporzione  di  quanto  la  vescichelta  del 


—  768  — 

lìeie  è  al  fegato.  In  questa  vescichetta  salivare  (  veska  salivaris]  la  parte  acquo- 
sa della  secrezione  vien  assorbita,  il  resto  divien  molto  tenace,  ed  adesivo.  In 
iiuesto  stalo  essa  ò  trasportala  da  un  lungo  condotto  [duclus  njsticus)  fin  presso 
la  sinfisi  della  mascella  inferiore  ,  ove  sgorga  fuori ,  e  spalma  la  lunga  quasi  ci- 
lindrica lingua.  Il  prof.  Owcn  ha  rinvenuto  questa  modificazione  in  due  sotto- 
generi  (  Dasijiìus  vero,  e  Talusia  di  Fcd.  Cuv.  )  di  Dasipodidi ,  e  crede  che  sia 
particolare  a  questa  famiglia. 

Quindi  Io  stesso  prof,  ha  esibito  i  disegni  di  un  Verme  marino  della  famiglia 
Ae' Nemertidi  strettamente  alfme  al  genere  Polla  del  delle  Chiaje,  ma  da  cui  dif- 
ferisce per  la  maggior  lunghezza  della  proboscide  retrattile,  e  per  le  anella  più 
(lisluite  dell'integumento;  il  quale  e  conlrascgnato  da  strie  longitudinali  equi- 
distanti di  color  chiaro  in  numero  di  IC.  La  proboscide  lunga  sottile  cilìndrica 
uguaglia  in  lunghezza  il  corpo.  Il  canale  alimentario  è  leggermente  depresso 
retto  semplice,  e  termina  all'  estremità  del  corpo  opposta  al  capo.  Una  sempli- 
ce corda  nervosa  non  ganglionare  si  estende  lungo  la  linea  media  della  super- 
ficie ventrale  del  corpo  ,  ed  è  racchiusa  da  un  seno  venoso.  Il  sangue  è  scolo- 
rato. Su  la  faccia  opposta  (  la  dorsale  )  evvi  una  reticolazione  di  vasellini ,  ma 
nessun  tronco  longitudinale  ,  ossia  arteria  dorsale  ;  i  lati  del  corpo  sono  occu- 
pati da  strette  oblunghe  trasversali  glandole,  o  follicoli  di  color  bianco -latte  , 
poste  trasversalmente  e  separate  da  intervalli  di  lor  propria  grossezza,  nei  quali 
intervalli  son  situate  le  ovaje.  Nonsonovi  grandi  vasellini  laterali  longitudina- 
li, come  quelli  descritti  e  figurali  dal  delle  Chiaje  nelle  specie  di  PuUa.  Incon- 
seguenza opina  esso  Owen  che  il  Verme  da  lui  descritto  appartenga  ad  un  ge- 
"  nere  diverso ,  pel  quale  propone  il  nome  Caninia  in  onore  del  Presidente  di 
questa  Sezione.  Questa  nuova  specie  di  Verme  gli  fu  mandata  dal  signor  C.Fox 
dalle  coste  di  Cornovaglia.  Misura  ventuno  centimetri  di  lunghezza,  e  tre  o  quat- 
tro millimetri  di  larghezza  ;  essa  è  ottusa  all'eslreniità  anteriore,  e  a  grado  a 
gradi)  assottigliasi  dal  terzo  posteriore  all'ultima  estremità  del  corpo. 

Finalmente  lo  stesso  illustre  Inglese  presenta  alla  sezione,  per  parte  del  prof. 
Dauhery  suo  amico,  un  plastico  dell'  unica  testa  del  Do(iò(Didus  inep(t(s),die  si 
conserva  nel  museo  Ashinoleano  di  Oxford,  e  vi  unisce  da  sua  parte  propria  una 
tavola  litografica  dell'unica  porzione  del  capo  del  Dinornis  slrulhioides  conserva- 


—  769  — 

ta  nel  musco  del  Collegio  dei  Chirurgi  di  Londra  :  e  fa  alcune  osservazioni  su 
la  stretta  somiglianza  in  tal  parte  di  loro  struttura  fra  le  due  estinte  specie  di 
Uccelli;  e  sulla  singolare  analogia  delle  loro  storie.  L'uno  e  l'altro  Uccello  era- 
no di  grande  statura,  senz'ali ,  o  privi  almeno  della  facoltj^  di  volare,  con  pie- 
di gallinacci,  e  perciò  inabili  a  nuotare.  F.'uni)  dei  generi  [Diilus)  era  ristrelfn 
nelle  due  contigue  isole  deH'.Vtlantico  meridionale,  la  Maurizio,  e  la  Rodri- 
guez;  e  l'altro  genere  [Dinoritis)  era  egualmente  confinato  nelle  due  isole  della 
nuova  Zelanda  nell'oceano  pacifico  meridionale  ;  ed  amendue  gli  Uccelli ,  secon- 
do la  storia  e  la  tradizione,  furono  intieramente  distrutti  dalla  mano  dell'uomo. 

Il  dottor  Pietro  Calcara  di  Palermo  espone  il  seguente  catalogo  di  Concliiglio- 
logia  geografica. 

Sulle  tracce  del  Broderip  (  egli  dice  )  mi  sono  impegnalo  a  conoscere  dopo 
«jualche  studio,  i  siti  e  le  profondità  in  cui  si  trovano  viventi  i  generi  di  Mol- 
luschi marini  della  Sicilia. 

Lo  scopo  principale  di  questo  mio  lavoro  tende  ad  inferirne  delle  conseguen- 
ze relative  alla  teoria  su  le  formazioni  geologiche  moderne  ,  e  terziarie,  o  sulla 
distribuzione  dei  vari  generi  nei  differenti  strati  di  dette  epoche  della  natura. 
Come  altresì  è  diretto  a  far  conoscere  la  differente  pressione,  e  il  grado  termo- 
metrico delle  acque  di  mare  in  rapporto  all'anatomica  contestura  di  questi  ani- 
mali di  classe  inferiore. 

L'utilità  di  detto  lavoro  a|tparirà  vie  più,  ove  porrassi  mente  all'esser  pure 
mio  pensiero  quello  di  osservare ,  e  quindi  di  far  conoscere  la  giacitura  ed  il 
regime  nulrimenti/.io  dei  menzionati  animali  ,  proponendomi  ad  un  tempo, 
mercé  il  confronto  delle  Faune  dei  Molluschi  marini  di  varie  regioni,  di  deter- 
minare le  lince  costituenti  la  loro  distribuzione  geografica. 

GENERI  SITI  PROFONDITÀ' 

PicUi 

1  Clavagella,  Lamk.  Si  trova  attaccata  e  forante  gli  sco- 

gli calcari  dei  bassi  fondi  'i 

2  Teredo,  Lin.  Perfora  il  legno  galleggiante  del  lit- 

torale  1 


—  770  — 


GENERI 

sin                             PROFONDllA 

Piedi 

3  Pholas,  Linn. 

Sugli  scogli  e  dentro  la  sabbia 

8 

4  Gastrochaona ,  Spreng. 

Nelle  caviti  delle  rocce  calcaree 

10 

6  Solen,  Linn. 

Dentro  la  sabbia 

12 

6  Solecurlus,  BlaiiiT. 

Ivi 

» 

7  Panopea,  Menard. 

Nel  fango  e  nella  sabbia 

20 

8  Anatina,  Lamk. 

Sabbia  dei  bassi  fondi 

6 

9  Lutraria,  l^nik. 

Sabbia 

30 

10  Scrobicularia ,  Sch. 

Ivi 

2i> 

11  Mactra,  Lanik. 

Nei  recinti  sahbionosi 

13 

12  Erycina,  Lamk. 

Sabbia  dei  bassi  fondi 

5 

13  Bornia,  Philip. 

Dentro  le  incurvature  delle  ma- 

drepore 

2 

14  Ptychina,  Philip. 

Recinti  fangosi 

10 

lo  Solenomya,  Lamk. 

Dentro  i  bandii  di  sabbia 

4 

16  Corbula,  Brug. 

Nel  fango  sabbioso 

12 

17  Pandora,  Brug. 

Ivi 

13 

18  Osteodesma,  Desìi. 

Ivi 

M 

19  Tracia,  Lamk. 

Ivi 

20 

20  Galeomma,  Durt. 

Ivi 

lo 

21  Saxicava,  Lamk. 

Attaccata   nelle  incurvature   delle 
pietre  e  sulle  conchiglie  dei  lit- 

torali. 

2 

22  Venerupis,  Lamk. 

Ivi 

» 

2.3  Petricola,  Lamk. 

Ivi 

» 

24  Psamobia,  Lamk. 

Nella  sabbia 

13 

2o  Tellina,  Linn.  Lamk. 

Nella  sabbia 

14 

26  Diplodonta,  Bronn. 

Recinti  fangosi  e  sabbionusi 

» 

27  Lucina ,  Brug. 

Ivi 

8 

28  Scacchia ,  Philip. 

Ivi 

» 

29  Donax,  Linn. 

Sabbia  e  recinti  fangosi 

10 

—  771  — 


GENERI 

SITI                       PBOFONDITA 

Piedi 

30  Mesodesma,  Dcsh. 

Sabbia  e  recinti  fangosi 

10 

31  Astar(e,  Sowcrb. 

Rccinli  fangosi 

12 

32  Cylhorea ,  Lamk. 

Recinti  fangosi  e  ciottolosi 

SO 

33  Vcnus,  Linn. 

Ivi 

» 

34  Cardium,  Linn. 

Recinti  sabbionosi 

13 

Z'ó  Cardila ,  Bnig. 

Recinti  sabbionosi  e  aderente  sulle 

Concliiglie  e  pietre  dei  bassi  fondi 

10 

3G  Isucardia,  Lamk. 

Melma  fangosa 

30 

37  Arca,  Linn. 

Nella  sabbia  allocata  alle  pietre  ed 

ai  coralli 

17 

38  Pectunculus,  Lamk. 

Nel  fango  e  nella  sabbia 

18 

39  Nucula,  Lamk. 

Nel  fango  dei  pelaghi 

60 

40  Chama,  Linn. 

Aderente  alle  rocce  ed  alle  con- 

chiglie 

IC 

41  Modiola ,  Lamk. 

Aderisce  col  bisso  sugli  scogli  e  fo- 

ra le  pietre. 

6 

42  Mitylus,Linn. 

Su  le  spiagge  pietrose 

10 

43  Pinna,  Linn. 

Trovasi  attaccata  col  bisso  sugli  sco- 
gli, ed  ama  vivere  talvolta  nelle 

arene. 

17 

41  Avicula,  Lamk. 

Aderente  ai  zoofiti  nelle  conchiglie 

e  nelle  pietre 

18 

45  Lima,  Brug. 

Si  attacca  col  bisso  nei  pelaghi 

13 

46  Peclen,  Relz. 

Recinti  sabbionosi 

20 

47  Spondylus ,  Linn. 

Nel  littorale  sugli  scogli,  su  le  con- 

chiglie ,  e  su  i  zoofiti 

lo 

48  Oslrea,  Linn. 

Ivi 

10 

49  Anomia,  Linn. 

tri 

9 

50  Terebralula,  Lamk. 

iTi 

80 

61  OrUs,  Valm. 

Iti 

» 

—  772  — 


GENERI 

52  Thecidea ,  Dcfr. 

53  Craiiia ,  Retz. 
;U  Hyalea,  Lanik. 

DO  Cleodora ,  Peron  e  Lesiieur 

56  Cymbulia,  l'eron  e  Lesueur 

57  Tiedeniannia ,  delle  Cliiaje 

58  Odonlium,  Philip. 

59  Eolis,  Cuv. 

60  Trilonia,  Cuv. 

61  Thetjs,  Linn. 

62  Idalia,  Leuckart. 

63  Doris,  Linn.  Cuv. 

64  Diphyjlidia ,  Cuv. 

65  Chilon,  Linn. 

66  Patella,  L.  Lanik. 

67  Gadinia,  Gray. 

68  Pleurobranchus,  Cuv. 

69  Pleurobranchea ,  3Ieckel. 

70  Imbrella,  Lamk. 

71  Tylodina,  Raf. 

72  Emarginula,  Lanik. 

73  Fissurella ,  Brug. 

74  Pileopsis,  Lamk. 
Tó  Tliyreus,  Philip. 

76  Calyptraea,  Lamk.    • 

77  Crepidula,  Lamk. 

78  Akera,  Cuv. 

79  Bullaea,  Lamk. 


SITI 


PROFONDITÀ 

l'icii; 


Sul  corallo  rosso  dei  mari  profondi  100 
Sul  corallo  e  le  conchiglie  30 
Galleggiante  micino  i  littorali  20 
Ivi  » 
Ivi  15 
Sulle  spiagge  5 
Nelle  arene  10 
Nelle  arene  delle  spiagge  6 
Ivi  » 
Ivi  » 
Nelle  arene  delle  spiagge  6 
Nelle  arene  e  nel  fango  8 
Ivi  4 
Aderisce  sugli  scogli  de'  bassi  fondi  2 
Ivi  2 
Ivi  3 
Sopra  le  pietre  e  le  testuggini  8 
Ivi  » 
Nei  recinti  fangosi  dei  littorali  e  su- 
gli scogli  6 
Aderente  alle  scogliere  » 
Ivi  8 
Ivi  25 
Ivi  20 
Sopra  il  corallo  nei  pelaghi  80 
Sulle  conchiglie  e  le  pietre  20 
Ivi  lo 
Presso  le  spiagge  su  i  bandii  di  sab- 
bia. 10 
Ivi  15 


—  773  — 


GENERI 

80  Bulla ,  L. 

81  Gastropteron,  Meckel. 

82  Aplysia,  !.. 

83  Nolarelius,  Cuv- 

84  Elicia .  Risso. 

8o  Onchidium,  ISuchan. 

86  Auricula,  Lamk. 

87  Rissoa,  Freni. 

88  Truncalella  ,  Riss. 

89  Eulima,  Risso. 

90  Cliemnizia ,  d'Orbigny. 

91  Ncrita ,  L. 

92  Natica ,  Brug. 

93  Jantina ,  Lamli. 

94  Coriocella,  BIaìnv. 

95  Sigaretus,  Lamk. 

96  llaliotis,  L. 

97  Stoniatella  ,  Lamk. 

98  Vermetus,  Adans. 

99  Siliquaria,  Brug. 

100  Scalarla,  Lamk. 

101  Orbis,  Lea. 

102  Dclfinula,  Limk. 

103  Fossarum,  Philip. 


SITI  PnOFONDIT.V 

Piedi 

Presso  le  spiagge  sui  bandii  di  sabbia  lU 

Ivi  7 

Ivi  6 

Ivi  » 

Ivi  » 

Ivi  » 
Nell'arena  e  nell'acqua  fangosa  del 

littorale  1J> 

Ivi  10 

Ivi  » 

Ivi  12 

Ivi  » 
Nell'arena  e  nell'acqua  fangosa  del 

littorale  8 

Ivi  » 

Galleggia  nei  mari  profondi  80 
Nell'arena  ed  acqua  fangosa  de'lil- 

torali  20 

Ivi  6 

Aderisce  sugli  scogli  dei  littorali  » 

Bassi  fondi  arenosi  8 
Nella  sabbia ,  sopra  le  pietre ,  ed  i 

coralli  12 
Bassi  fondi  sulle  spugne  7 
Recinti  sabbionosi  10 
Nelle  pietre  poco  profonde  5 
Sulle  rocce  bagnate  e  negli  inter- 
stizi delle  madrepore  5 
Sulle  pietre  appena  bagnate  dall'ac- 
qua 4 
98 


—  7"i  — 

GENERI 

SITI                        PnOFONDlTA' 

JOl  Solarium,  l.aink. 

l'iedi 

Nei  ricinli  sabbiosi                              20 

105  Tioclius,  L. 

Ilecinti  sabbionosi  e  .sopì  a  lo  pietre       8 

lOG  Moiuxloiita,  Lnmk. 

Ivi                                                        >. 

107  IMiasiancila ,  Lanik 

Keciiili  sabbionosi  poco  profondi          G 

108  Turbo ,  L. 

Sopra  le  roeee  e  nelle  alghe                 4 

109  Scissurclla,  d'Oibi^jiiy 

Kceinti  sabbionosi                              10 

110  Turitella,  Lanik. 

Ivi                                                       12 

J 1 1  Cfritliiuui ,  Mruf!. 

Ivi                                                      15 

112  IMcunitcìnia,  Lamk. 

Ivi                                                       16 

113  Canccllaria ,  Lanik. 

Ivi                                                      28 

114  Fasciolaria  ,  I.anik. 

Ivi                                                       10 

Ho  Fusus,  Lanik. 

Ivi                                                       12 

liti  Pgrula,  Lamk. 

Ivi                                                               » 

117  Slurex,  L.  Lanik. 

Ivi                                                          14 

118  Ranella,  Lamk. 

Ivi                                                            » 

119  Tritonium,  Lamk 

Ivi                                                               » 

120  Chenopus,  Philip. 

Ivi                                                      20 

121  Cassidaria,  Lamk. 

Ivi                                                               » 

122  Cassis,  Lamk. 

hi                                                       20 

123  Purpura,  Lamk. 

Ivi                                                      30 

124  Dolium,  Lamk. 

Ivi                                                                   ). 

123  Buccinum,  L. 

lieeinti  sabbionosi  vicino  ai  littorali    10 

126  Tcrebra,  Brug. 

Ivi                                                        » 

127  CoUimbella,  LaniL. 

hi                                                      IC 

128  Mitra,  Lamk. 

Ivi                                                            " 

129  Margiiiolla,  Lamk. 

Nella  sabbia                                               8 

130  Ringicula,  Dodo. 

Ivi                                                               » 

131  Ovula,  Brug. 

Sili  profondi  sui  coralli  e  le  alyibe      1 00 

132  Cypraca,  L. 

Ivi                                                         80 

133  Conus,  L. 

Recinti  sabbionosi                               !<» 

—  775  — 


(ìENKRI 

134  Argonauta,  I.aniU. 

13o  Eledon,  Leacli. 
13C  Loligo,  LiDik. 

137  Sepiola,  Lcacli. 

138  Sepia,  L. 

130  Carinaria,  Lamk. 
liO  l'kTotraclica ,  Forsh. 

141  l'iiyllirlioa,  Peron. 

142  Atlanta,  Lesucur. 

143  Dcntaliuin,  L. 

144  lialanus,  Brug. 

145  Acasta  ,  Lcacli. 
liG  Clitliamalus,  Raii/. 

147  Oclilliosia,  Ranz. 

148  Pyrgoma,  Ranz. 

149  Coronula,  Lamk. 
li)0  Anatifa,  Brug. 

151  Pollicipcs,  Lamk. 

152  Malacollo,  Stiiium. 

153  ScnoJita,  Scliium. 

154  Aiepas,  Rang. 


SITI  PROFONDITÀ 

Piedi 

Recinti  sabl)iono$i  e  galleggia  sul- 
l'acqua 1" 
Recinti  sabbionosi  e  su  le  pietre  » 
hi  )' 
hi  » 
hi  » 
Presso  le  rivo  8 
Ivi  » 
Recinti  sabbionosi  presso  il  littorale  » 
Ivi  12 
Ivi  6 
Su  le  pietre  dei  littorali  e  sul  corallo  3 
Dentro  i  pori  delle  spugne  5 
Su  le  pietre  dei  littorali  2 
Sul  coiallo  100 
Sul  corallo  e  le  concliiglic  25 
Su  le  testuggini  14 
Su  le  pietre  ed  i  corpi  galleggianti  5 
hi  » 
hi  3 
Ivi  >> 
Sugli  aculei  delle  Cidariti  10 


Il  vice-Presidente  Costa,  cbc  fin  dal  1830  aveva  fiitlo  quasi  il  consimile  nel 
suo  Catalogo  dei  Molluscbi  di  Taranto  inserito  negli  Atti  dell'Accademia  delle 
scienze  ,  oppone  die  le  profondità  non  possono  esattamente  determinarsi  ,  e 
che  in  ogni  conto  conviene  distinguere  tra  specie  e  specie.  Cosi,  a  cagion  d'e- 
sempio, la  Folade  che  il  signor  Calcara  dice  abitar  nella  sabbia,  egli  la  osser- 
vò nella  creta;  la  Pholas  (iarlytiis  trovarsi  specialmente  sulla  creta,  e  l'altra  spe- 
cie sul  legno.  Sostiene  che  la  Gaslrochaena  trovasi  a  lìor  d'acqua ,  non  a  grande 


—  77C  — 

prufuuditù;  In  Coi  buia  nelle  spundc  dei  fìuiiii  in  mezzo  ai  fucili.  Concliiude  che 
non  possa  slabiliisi  una  legge  generale.  Risponde  il  Calcara,  che  quanlo  egli  ha 
presentalo  si  riferisce  per  ora  alle  osservazioni  di  fatto  intorno  a'  Molluschi  Si- 
ciliani, de' quali  ha  voluto  far  conoscere  la  dislrihuziouc  geografica. 

Il  |)rof.  Cocco  legge  una  sua  lunga  memoria,  che  modoslaiiiente  intitola  — 
(JuaUlie  pensUro  sulla  lltiuluijiu — della  quale  ecco  il  sunto  da  lui  slesso  fatto. — 
Meditando  d' onde  derivasse  la  soverchia  moltiplicilà  delle  specie  dei  pesci  fino 
qui  conosciuti,  mi  è  sorto  wi  pensiero  che  in  ultimo  non  sicn  tutti  veramente 
tali ,  malgrado  le  diflerenze  organiche  apparenti,  le  quali  però  riduconsi  a  va- 
rietà nelle  dimensioni,  proporzioni  di  parti,  e  nel  colorito.  Rilletica  io  intanto 
che  ove  fosse  vero  che  il  tipo  specifico,  come  pensa\a  il  celebre  Cu>ier,  per 
virtù  propria  si  serbasse,  sempre  e  per  lutto,  il  medesimo,  coleste  differenze 
avrebbero  a  tenersi  veramente  per  ispecifiche.  Nondimeno  parcami  meglio  con- 
sentaneo alle  leggi  delle  evoluzioni  organiche  il  risguardare  lo  sviluppo  ,  e  lo 
accrescimento  d'un  essere  organizzato  come  il  prodotto  di  due  fattori,  l'uno 
/■  elemento  orgauko,  l'altro  /<■  inllueitze  esterne,  in  mezzo  alle  quali  esso  s>iUip- 
pasi  e  cresce  :  era  dun()ue  naturale  inferirne,  che  cangialo  l'uno  e  l'altro  dei 
due ,  cangerebbesi  pure  il  prodotto. 

lo  dicliiara\a  però  che  la  potenza  delle  esterne  cose  non  era  già  assoluta, 
sicché  l'elemento  organico  dovesse  ad  essa  passivamente  ubbidire,  ed  anzi  fosse 
sempre  un  solo  :  e  che  col  variare  di  esse  influenze  no  venissero  fuori  tutte  le 
svariate  forme  della  serie  Zoologica. 

Venivami  anzi  nel  pensiero  che  vi  sieno  tanti  tipi  specifici  primitivi  capaci  di 
essere  parzialmente  modificati  per  opera  delle  infiuenzc  ambienti  ,  non  tanto 
però  che  una  delle  forme  della  serie  Zoologica  in  un'altra  all'atto  differente  si 
trasformasse;  d'onde  ne  viene,  che  il  Cane,  ed  il  Cavallo,  che  possono  andare 
svariati  nelle  forme,  non  possono  però  cangiarsi  in  Elefante  od  in  Avvollojo. 

D' appresso  a  (jueste  generali  considerazioni  ,  a  confortare  il  mio  argomento 
con  esempi,  alcuni  ne  Iraea  dall'i/is/oire  Naturelle  des  Poissms  derivandoli  da  ge- 
neri Perca,  Denlex,Canlharus,  Boops,  eie.  facendomi  a  dimostrare, che  tra  la  Per- 
ca fluviatUis  d'Kuropa,  e  dell'.Vsia,  e  la  P.  flavescens  dell'America  settentriona- 
le, (ra  il  Denlex  ndgaris  del  Mediterraneo,  ed  il  D.  rupeslris  del  Capo  di  liuona 


—  777  — 

Sjìer.'iiiza  ,  (ra  il  Cantharus  vulgaris,  e  il  C.  orliicularìii  del  Mediterraneo,  ed  il 
C.  Smeyaletisis  della  Corea,  tra  il  lioops  Sal/ìu  d'Europa,  il  li.  Coreeiisis  della  Co- 
rea, ed  il  Jl.  mrpoides  delle  Indie,  le  dilTerenze  consistono,  in  un  pin  o  meno 
(le'earatteri  che  sono  a  tutti  comuni,  per  mudo  che  non  si  vede  in  tutti  che 
niodifica/ioni  d'una  cosa  medesima;  proponea  io  quindi  di  nominare  la  ferra 
d'  Kuropa  e  d'Asia  Perca  fìuvialilis  eiiropiuv-duialaa,  e  <|uella  dell'America  Perca 
lluvialilis americana;  il  Dentice  del  Mediterraneo,  Denlex  vulijaris  medilerrunens 
e  quel  del  Capo  It.  fu/yart'.s  cajw'nsis;  de' tre  Cantari,  i  due  del  Mediterraneo, 
\' uno  CaiUhanis  viifgaris  medilerraneus,  l'altro  C.  orlUcularis  medilerranetts ,  e 
<|uel  della  Corea  C.  vidgaris  coreensis;  la  Salpa  did  Mediterraneo  Jloops  snlpa  me- 
dilcrranca:  e  delle  altre  due  l'una  Ji.  salpa  coreensis,  e  l'altra  H.  salpa  anldlia- 
na.  Per  giun^'ere  poi  a  dare  alcun  fondamento  al  mio  pensiero  faceami  a  cen- 
nare  quali  e  quante  fossero  le  potenze  esterne,  che  valessero  a  modificare  l'or- 
ganismo de'I'esci,  e  senza  dir  di  tutto  ad  una  ad  una,  m'interteneva  alcun  poco 
più  suH'inlluenza  della  temperatura  e  della  luce.  Addimostrava  come  nelle  rc- 
(lioni,  nelle  i|nali  la  temperatura  è  assai  elevata,  e  la  luce  in  grandissima  co- 
[lia,  ([uivi  gli  organismi  tutti  fon  più  hella  mostra  di  se  andando  più  svariati  nel- 
le forme,  ed  ornandosi  di  più  vivi  e  splendidi  colori,  senza  che  gli  abitatori  della 
terra  la  \  incessero  su  quei  delle  acque.  E  perché  meglio  si  valutasse  il  potere 
(Iella  temperatura  su  l'organismo  de'Pesci,  proponea  i  seguenti  problemi ,  che 
commellea  al  giudizio  dei  chiarissimi  Soci,  perché  venissero  risoluti  :  1."  Lo 
s\  iluppn  organico  de'  l'esci ,  a  cose  eguali,  siegue  sempre  le  condizioni  della  lati- 
tudine de"  Mari  ed  é  ()iù  perfetto  nelle  calde,  che  nelle  fredde  regioni?  2."  Le 
forme  de'Pesci  sono  più  svariale  ,  e  moltiplicaosi  maggiormente  nelle  regioni 
e(|uatoriali ,  che  nelle  polari ,  e  le  intermedie?  3."  I  caratteri,  che  son  comuni 
ad  una  famiglia,  ad  un  genere,  ad  una  specie,  di  Pesci  che  vive  in  mari  etero- 
tcrniici ,  sono  sempre  più  sviluppati  ed  apparenti  in  quelli  della  regione,  in  cui 
la  temperatura  é  |iiu  ('le\ala,o  viceversa?  i.  I  l'esci  che  NÌ>onc»  in  mari  isotermi- 
ci, ma  sotto  diversi  paralleli,  sono  sempre  tra  se  somiglianti?  3."  Nelle  regioni 
situale  sotto  gli  stessi  paralleli,  che  abhian  i>eró  una  temperatura  differente,  le 
sviluppo  organico  de'Pesci  segue  sempre  la  ragione  di  essa?  6."  L'  inOuen») 
di  111  temperatura  sullo  sviluppo  organico  degli  animali  terrestri  clic  abitano  le 


—  778  — 

Zone  medesime  ,  in  che  vivono  i  Pesci,  è  la  medesima  pure  per  essi?  7."  Da 
quanto  conoscesi  dell'influenza  della  temperatura  sui  Crostacei  può  desumersi 
ciò  che  per  essa  avviene  ne'Pesci  viventi  sotto  i  medesimi  paralleli?  Dichiarava 
però  che  lo  studio  della  influenza  della  temperatura  sui  Pesci  non  potea  andare 
scompagnato  da  quello  di  tutte  le  altre  influenze,  e  che  dietro  questo  la  Ittiolo- 
gia poteva  assumere  una  forma  veramente  scientilica. 

lu  mancanza  poi  di  materiali  che  valessero  a  stabilire  una  Classifìcazionc  ve- 
ramente scientiGca,  mettendo  ciascuna  specie  in  relazione  con  tutte  le  speciali 
influenze  esteriori  delle  diITcrenli  regioni,  io  proponea,  che  aspettando  tempo 
che  quei  materiali  si  moltiplicassero,  i  Pesci  si  ordinassero  in  modo,  che  alme- 
no si  ragguagliassero  con  le  differenti  regioni  idrograflclie  nelle  quali  essi  vivo- 
no; di  modo  che  pria  di  determinare  la  famìglia,  l'ordine,  il  genere,  le  specie, 
si  possa  stabilire  appartenere  a  tale,  o  tal'altra  regione.  A  far  ciò  io  invitava 
quegl'Itliologi  che  posseggono  ricche  collezioni  di  Pesci  di  tutt"  i  mari ,  a  stu- 
diare cosi  in  complesso  l'aspetto  comune,  o  quello  che  direbbesi  meglio  facies 
khlhìjoloijka.  Facea  riflettere  quindi  che  come  alla  moltiplieità  delle  forme  ,  ed 
al  brillante  del  colorilo  non  confonderebbesi  un  Uccello  delle  regioni  intertro- 
picali con  alcun  di  quei  d'Europa ,  cosi  avveniva  pure  de' Pesci.  1  quali  io  di- 
stinguo iu  quei  a  tipo  topico,  che  non  rinvengonsi  che  in  un  mare  esclusivamen- 
te, ed  in  quei  a  tipo  modificalo,  che  hanno  i  loro  analoghi  ne'  mari  diversi. 

Per  dare  poi  una  plausibile  ragione  del  come  un  Pesce  vivente  in  un  dato 
mare,  avesse  potuto,  passando  in  altri  esser  costretto  a  rimanervi,  e  quindi  con 
lo  scorrere  di  molti  secoli  modiflcarsi  in  alcun  modo,  io  ricorrea  a' cataclismi , 
che  certo  in  epoche  differenti  han  dovuto  aver  luogo  nel  profondo  de'mari  can- 
giandone le  geologiche  condizioni;  sicché  a' Pesci  venisse  interdetto  il  ritorno 
là  d'onde  partirono.  Confortava  questa  ipotesi  con  l'osservazione  del  Celti  in- 
torno al  cangiamento  di  direzione  nel  cammino  de'Tonni,  avvenuto  dopo  il 
terremoto  di  Lisbona  nel  ÌTÒ'ò.  Ed  ammettendo  poi  che  l'Istmo  di  Suez  a  ca- 
gion  d'esempio,  ab  iinmemorahili messe  intercettata  la  comunicazione  del  golfo 
arabico  col  mediterraneo ,  che  una  volta  forse  ci  era  ;  non  è  fuori  credenza  che 
i  Pesci  rimasti  o  nell'uno,  o  nell'altro,  per  le  condizioni  differenti  de'due  mari, 
io  Gne  si  fossero  modiGcati  in  alcun  modo  nelle  forme. 


—  779  — 

Cbiusi  in  ulliino  il  mio  Pemiere  inanimando  i  naturalisti  a  seguitare  il  siste- 
ma doìy associazione ,  Icnpiido  sempre  per  ■»ero  che  se  la  divisione  del  latore  lo 
immeglia  ,  e  n'estende  i  confini,  l'associazione  di  coloro  che  vi  cospirano  lo 
condure  a  buon  termine  e  lo  perfeziona. 

Voglio  sperare  adunque  non  essermi  male  apposto  quando  io  strivea  che 
«  nelle  ricerche  ittiologiche  falle  ne'mari  diversi  conviensi  nieltcrvi  opera,  non 
«  solo  l'Ittiologo,  ma  il  l'isico,  il  Chimico,  il  Geologo,  il  Botanico,  lo  Zoolo- 
«  go ,  aflìne  che  ciascuno  dal  canto  suo  ne  illustri  le  condizioni  in  che  i  Pesci 
«  si  vivono. 

Non  tralascia  il  vice-rresidcnle  nel!' approdare  l'opinione  del  Cocco,  ren- 
derla comune  a  se  stesso  ,  e  rivendicarla  anzi  alla  sua  Fauna  del  Regno ,  ove 
parlò  de'Pesci  di  acqua  dolce. 

Il  signor  Fridiani  si  accinge  a  leggere  un  suo  sunto  degli  Annali  delle  scienze 
naturali ,  e  nuovo  sistema  analitico  delle  idee  e  cognizioni  di  Zoologia,  Anato- 
mia comparata,  e  Fisiologia.  Il  vice-Presidente  incarica  i  signori  Briganti  e 
Bizza  di  esaminarlo  ,  e  di  renderne  conto. 

11  dottor  de  Martino  legge  le  sue  osservazioni  sullo  sviluppo  de' Follicoli  di 
Graaf,  e  delle  uova  nelle  Baje;  in  proposilo  delle  quali,  quantunque  encomile 
osservazioni,  e  le  tavole  del  Calamai,  tuttavia  dice  che  avendo  trovato  curioso, 
e  sorprendente  il  fatto  annunziato  da  quel  diligentissimo  anatomico  fiorentino 
circa  l'esistenza  di  un  foramelto  net  segmento  libero  di  ogni  follicolo,  il  quale 
sin  da  principio  preparerebbe  con  la  sua  graduale  dilatazione  l'uscita  all'uovo 
maturo,  ha  voluto  ripetere  le  ricerche,  e  non  gli  è  venuto  fallo  d'incontrare 
in  verun  follicolo  cotale  apertura  e  foramelto. 

Il  signor  Calamai  confessa  di  non  aver  introdotto  lo  specillo  ne'forami  per  te- 
ma di  lacerazione;  non  crede  però  di  aver  preso  abbaglio;  ma  tuttavia  pro- 
mette occuparsi  di  nuove  osservazioni  per  assicurarsi  meglio  della  realtà  del 
fatto,  o  discendere  all'avviso  del  dottor  de  Martino. 

U  principe  Bonapartc  ammirandola  reciproca  modestia  de'dialogizzanli,  esalta 
con  bella  occasione  gli  speciali  vantaggi  de'nostri  Congressi,  mercé  dc'quali  le  di- 
scordanti opinioni  si  ra\  vicinano  con  fratellevoli  parole  per  raggiungere  la  verità. 

Il  vice-Prcsidente  Costa  comunica  da  prima  la  notizia  di  un  nuovo  genere  ili 


—  7S0^ 

Pesce  a/)oif(', prossimo nnliO/ì.odi,  pescalo  nel  maro  iliNapoli  nel  dccombre  1843, 
i!  (la  lui  chiamalo  Ojnoiioiìiicii!^,  ilei  nualc  presenta  il  cranio.  Mostrasi  in  esso  un 
apparalo  <lentario  sulla  parie  anteriore  del  voniero,  mollo  singolare,  e  di  cui 
dice  il  prof.  Owen  averne  veduto  soltanto  uno  consimile  in  una  Murama  pro- 
>enientc  dalle  Indie  Orientali,  la  quale,  secondo  clic  opina  il  principe  ISona- 
j)arle  ,  formerà  una  seconda  specie  del  nuovo  genere  del  Costa. 

Passa  quindi  il  iirof.  suddetto  a  leggere  la  profazione  della  sua  Paleontolo- 
gia del  Regno  di  .Napoli,  e  fa  notare  come  due  Sommi  Ponlelici  fossero  i  primi 
promotori  di  questo  studio  in  Italia,  ove  anche  la  Paleontologia  ebbe  la  culla; 
e  vi  discorre  di  alcuni  denti  fossili  da  lui  creduti  prima  spettanti  a  Tapiro  ,  so- 
pra de'quali  non  ottenne  finora  illustrazione  alcuna  precisa  da  Zoologi  che  al- 
l'uopo  ebbe  consultati,  comunque  diverse  ne  siano  le  oi)inioni.  Blainville  di 
falli  avvisava  appartenersi  a  Foche;  altri  Zoologi  li  riferivano  ad  altri  animali. 
Il  principe  Bonaparte  vi  riconosce  denti  di  Pesci  non  più  esistenti  ;  ma  il  Costa 
persiste  nella  opinione  che  sian  di  Mammiferi ,  quantunque  non  determini  di 
quale.  Si  rimettono  i  denti  modellali  al  prof.  Gene  per  il  Museo  di  Torino. 

Adduce  similmente  le  ragioni  per  le  quali  egli  ritiene  spettare  a  Corna  di  Cer- 
vo que'fossili  da  lui  ilichiarali  per  tali  nella  Fauna  del  Regno  di  Napoli,  e  nella 
sua  corrispondenza  zoologica.  Discorre  dei  Pesci  fossili  di  Castellammare  ,  dei 
quali  dice  esistere  la  descrizione  e  le  figure  datene  dal  Cavolini  in  una  Lettera 
impressa  e  non  pubblicata,  diretta  al  Conte  Zurlo,  quando  questi  sedea  Mini- 
stro degli  alTari  interni  nel  1809,  poco  prima  cioè  della  morte  di  Cavolini.  Tra- 
scorre da  poi  le  moltiplici  materie  raccolte  nel  suo  lavoro,  che  viene  accom- 
pagnalo da  un  aliante  ricco  di  tavole  ;  e  si  restringe  finalmente  a  dire  delle  Ip- 
purìli,  Orioceraliti,  Amplessi,  Hadiolili  eie.  spettanti  alla  Majella,  e  che  egli  fer- 
man»enle  crede  appartenere  al  regno  vegetale,  non  all'animale  ,  persuaso  per 
fino  che  possono  ravvicinaisi  alle  Ombrellifere — Vorrebbe  da  ultimo,  che  Filo- 
logi e  Zoologi  si  imissero  ad  esaminare  gli  oggetti  reali  per  decidere  definitiva- 
mente una  tal  questione. 

Il  Presidente  propone  che  un  ricco  estratto  di  questo  lavoro  s'inserisca  negli 
Alti  :  e  la  Sezione  lo  approva  ,  incaricandone  lo  stesso  autore ,  e  rimettendosi 
per  le  tavole  alla  splendidezza  del  Ministro  Presidente  generale  (  Vedi  in  f.ne]. 


—  781  — 

Il  sig.  Pnnviiii  presenta  un  bello  esemplare  dell'  Unthrelh  medilerranea  ,  di- 
t'hinrando  che  dopo  essere  esposta  allo  sguardo  della  Sezione,  fosse  depositata 
nel  Miisef)  del  prof.  Costa. 

La  società  olandese  delie  sciente  in  Ilarlem  raccomanda  per  mezzo  del  socio 
onorario  principe  Bonaparte  il  sno  pro^'ranima  per  l'anno  corrente  ;  nel  quale 
vengono  dalla  sezione  specialmente  presi  in  considerazione  i  seguenti  quesiti  da 
sciogliersi  prima  del  gennaio  1847. 

«  Quesiln  quarto ,  Ira  quelli  già  latti  nello  scorso  anno  ».  La  società  conside- 
rando gl'immensi  prof»rossi  elicla  ZMi)|n;;ia  lia  fatto  dopo  la  pubblicazione  della 
Tal/Illa  (iffiiiilaliim  wùmaliuDi  di  Ik'rriiann  nel  1783,  dietro  i  quali  parecchie  delle 
considerazioni  che  fanno  la  base  del  sistema  di  quell'illustre  autore,  non  sono 
più  ammissibili,  dimanda  un  (|uadro  istorico,  zoologico,  e  anatomico  delle  for- 
me organiche  ,  mediante  le  quali  le  Classi,  gli  Ordini ,  le  specie  degli  animali 
vertebrati  passano  le  une  nelle  altre,  e  si  combinano  fra  loro.  Essa  società  ri- 
chiede sopra  tutto  se  vi  sieno  forme  di  transizioni  jiarticolari  appo  gli  animali 
vertebrali  ;  e  nel  caso  affermativo,  quale  specie  di  legame  ne  risulti ,  e  come 
appresso  queste  forme  di  transizione  debba  essere  modificata  la  clnssazione  dei 
Vertebrati. 

L'autore  della  memoria  che  risponderà  alle  presenti  dimande  dovrà  appog- 
i^iarne  le  sue  opinioni  sopra  ricerche  anatomiche  molto  esatte. 

Quesito  primu  de'nuo\i.  La  società  dimanda  un  esame  microscopico  delle  glan- 
dolo surrenali ,  illustrato  da  figure  esatte. 

Quesito  secondo.  Esistono  libre  muscolari  nelle  tuniche  delle  arterie?  Or\ero 
li)  contrattilità  loro  dipende  unicamente  dalla  azione  di  un  tessuto  elastico? 
Questa  ricerca  dovrà  essere  esaurita  per  via  di  studi  microscopici  e  chimici. 

Quesiti)  terzo.  Gli  animaletti  spermatici  appartengono  essi  realmente  al  regno 
animale?  Ovvero  dovremnoi  considerarli  come  cellule  lunghissime  munite  di 
ciglia  vibratili? 

Quesito  quarto.  Li  società  desidera  conoscere  bene  qual  sia  il  grado  di  salsedi- 
ne che  diversi  animali  viventi  nelle  acque  salmastre  possono  sopportare.  Di- 
manda quali  siano  i  pesci ,  e  gli  animali  invertelirati  che  si  trovano  nelle  acque 
del  Zuiderzee,  del  golfo  1"  Y,  e  del  lago  di  Harlem?  Desidera  che  sia  special- 

99 


—  782  — 

incute  notato  il  grado  di  salsedine  nelle  acque,  in  cui  vivono  questi  animali;  e 
che  si  paragonino  i  risultanicnti  ottenuti  con  quello  che  è  stalo  publicato  all'og- 
getto da  Nìisson  perii  mare  baltico,  e  da  Nordmann  e  Ratlike  per  il  mare  nero. 

(Juesilo  decimoseslo.  La  Società  dimanda  la  descrizione  esatta  illustrata  da  buo- 
ne figure  degli  organi  tanto  feniinei ,  che  maschili  della  generazione  di  una  spe- 
cie Europea  di  Ragno. 

Qutsilo  (lecimoncllimo.  La  socicti  dimandala  descrizione  possibilmente  più  com- 
piuta de'resti  di  Rettili  trovati  in  diversi  paesi  di  Europa  nel  calcare  conchiliare 
(Muschelkak). 

QìiesUo  vigesimosecondo.  Richiede  un'  esposizione  fisiologica  esatta  e  succinta 
di  quanto  concerne  la  organizzazione  degli  animali  riniarrhovoli  conosciuti  sotto 
i  nomi  di  Sircn,  Protetis,  Amphiuma,  Itleìtolnamliiun,  Mcnopoma,  e  Lepidofiren. 

Quesito  vigesimoterzo.  La  società  considerando  che  la  forma ,  la  composizione, 
e  la  disposizione  degli  organi  della  digestione  de' Cetacei  non  è  che  imperfetta- 
mente conosciuta ,  dimanda  una  esposizione  critica  di  quanto  si  conosce  su  que- 
sto soggetto ,  nou  che  osservazioni  ulteriori  su  tutti  questi  punti  di  anatomia 
comparata. 

Quesilo  vigesimoquarto.  La  società  domanda  una  lista,  quanto  possibile  esatta 
dei  pesci ,  e  dei  Molluschi  che  si  trovano  tanto  nel  mare  presso  le  rive,  quanto 
nei  fiumi ,  e  nei  laghi  di  acqua  dolce  delle  possessioni  olandesi  sulle  coste  del- 
l'Africa  occidentale  con  una  specifica  esatta  de' loro  caratteri  distintivi.  Una  me- 
moria ornata  de'  disegni  delle  specie  le  più  rare  sarebbe  preferita ,  ma  la  società 
desidererebbe  soprattutto  ricevere  gli  oggetti  materiali ,  e  principalmente  i  più 
rari  conservati  nello  spirito  di  vino.  Essa  aggiudicherebbe  in  questo  caso  non 
solo  la  sua  medaglia  d'oro,  ma  accorderebbe  inoltre  una  ricompensa  proporzio- 
nata al  merito  dell'invio. 

Quesilo  vigesiinollavo.  La  fosforescenza  delle  acque  del  mare  su  le  coste  dei 
Paesi  Bassi  dipende  forse  dalla  presenza  di  animalelti?  Ed  in  tal  caso  a  quale 
specie  appartengono  essi?  La  società  desidera  che  questi  animaletti  siano  esatta- 
mente descritti  e  figurati ,  quando  ciò  non  siasi  eseguito  altrove  ;  e  soprattutto 
che  il  modo,  in  cui  spandono  la  luce  sia  bene  esaminato. 

Quesito  trigesimo.  La  dimanda  che  i  Direttori  della  Società  avcano  diretto  ai 


—  783  — 

Protettori  (lolle  scienze,  e  ai  naturalisti,  di  procurar  loro  un  esemplare  com- 
piuto (lei  Nautilo  fiammeggiato  (  Naulilus  pompiìius)  avea  ottenuto  pieno  succes- 
so per  l'invio  di  due  esemplari  di  questo  interessante  Mollusco,  il  primo  dei 
quali  è  dovuto  alla  generosa  benevolenza  del  Governator  generale  delle  Isole 
Mollucche  signor  Serriere  —  La  Direzione  lia  preso  la  risoluzione  di  mostrare 
il  suo  desiderio  di  poter  paragonare  questo  animale  a  quello  del  Nautilo  umbi- 
licato  (\aulihis  iimbilicatux].  Essa  promette  la  somma  di  iJOO  fiorini  a  colui  che 
gliene  procurerà  il  primo  esemplare  ,  e  di  :i()0  fiorini  per  il  secondo,  a  condi- 
zione che  essi  siano  in  buono  stato ,  e  conservati  nello  spirito  di  vino  ,  e  che 
essa  li  riceva  prima  del  1  gennaio  1847. 

Quesito  trigesimo  primo.  Visto  che  l'animale  della  Spirola  {Spinila  Peronii]  non 
è  conosciuto  che  per  il  disegno,  cliePcron  ne  ha  dato  nell'Atlante  del  suo  viag- 
gio alle  terre  australi ,  figura  la  di  cui  esattezza  è  contrastata ,  che  dopo  l'eron , 
i  viaggiatori  olandesi ,  ed  altri  non  iianno  riuscito  che  a  procacciarsi  dei  fram- 
menti di  questo  mollusco,  e  che  sarebbe  molto  importante  di  poterlo  parago- 
nare con  qualche  Cefalopode  fossile  ;  la  Direzione  promette  300  fiorini  a  colui 
che  gliene  procurerà  il  primo  esemplare,  e  100  per  il  secondo  ;  a  condizione  che 
essi  siano  in  buono  stato  e  conservati  nello  spirilo  di  vino ,  e  che  essa  li  ricc^  a 
pria  del  1  gennaro  1847.  La  direzione  non  ignora  che  un  esemplare  sufficiente- 
niente  compiuto  di  un  animale  del  genere  Spirola  è  stato  testé  portato  in  Lon- 
dra ,  e  che  esso  vedesi  figurato  negli  Af»nals  and  Magazine  of  Naturai  Uisionj 
per  aprile  1845.  Essa  giudica  necessario  d'  annunziare  che  ciò  non  cambia  in 
nulla  la  domanda  da  lei  fatta  ai  naturalisti ,  e  che  anzi  ora  ripete.  Essa  promette 
sempre  la  stessa  somma ,  a  coloro  che  le  procureranno  esemplari  di  questo  ani- 
male si  poco  conosciuto  fiu'ora. 

11  Presidente  profitta  assai  volentieri  di  alcuni  momenti  che  avanzano  alla  adu- 
nanza per  dare  lettura  di  una  lettera  del  signor  RalTaele  Maghiani,  che  quantun- 
que diretta  a  lui  personalmente,  e  volgente  ad  uno  scopo  disgraziatamente  diffi- 
cilissimo ad  ottenersi,  che  potrebbe  quasi  dirsi  una  Utopia  ,  pure  egli  crede  de- 
gna d'occupare  la  Sezione,  che  non  può  mancare  di  ascoltarla  con  diletto. 

Onorandissimo  signor  Principe. 

Ho  divisato  di  sottoporle ,  onde  vegga  se  siano  meritevoli  di  lettura  alla  pros- 


—  784  — 

sima  riunione  dogli  Scienziati  in  questa  città,  alcuni  miei  pensieri  intorno  a  ((nel- 
lo che  mi  pare  attuai  vuoto  e  bisogno  di  una  scienza  tanto  importante. 

Mettendo  in  relazione  la  natura  del  soggetto  di  ima  scienza  con  la  capacità 
dell'umano  intendimento ,  scorgosi  elio  allora  essa  ó  perfolla,  quando  diviene 
una  sistematica  e  generalo  espressione  degli  oggetti  iiarlitameule  esposti  e  con 
metodo;  clièa  questo  modo  si  ha  >irlualmoiite  ,  ed  in  una  l'orma  ristretta  ed 
ordinata  tutto  il  suo  tenore  conoseihile ,  e  tutto  il  progresso  ond'  è  capace  di  es- 
sere aggrandita.  Questa  fu  detta  l'universal  metaQsica  delle  scienze  ed  è  come 
il  centro  da  cui  partono  ,  ed  in  cui  si  riuniscono  le  fila  innumerevoli  delle  di- 
verse discipline;  e  lo  parti  speciali  di  ciascmia.  Il  perché  ,  il  fermarsi  su  rami 
particolari  ed  accessori ,  trascurando  (jnel  punto  in  cui  sta  la  vita ,  e  l'essere  del- 
la Scienza,  e  volere  alla  distruzione  del  tutto  sostituire  l'inutile  avanzo  di  una 
parte  :  onde  avviene  che  al  tempo  stesso  in  cui  la  scienza  pare  siasi  inoltrata  nel 
maggior  suo  progresso ,  ella  perde  di  vigore  e  tocca  la  sua  decadenza. 

Epperò  accuratamente  6  stalo  osservato  che  la  moderna  filosofia  cede  per 
rohustezza,  e  per  nerbo  all' antica;  in  cui  alla  maravigliosa  unità  ed  univer- 
salità dell' idea  filosofica  (li  l'Ialnne  e  di  Aristotele,  si  è  appena  sostituita  una 
qualche  parte  accessoria,  e  subordinata  di  quella  sublime  idea.  —  Or  questo 
è  avvenuto  parimente  delle  scienze  naturali,  ed  in  ispezialità  della  Zoologia.  Un 
numero  immenso  di  volumi  sono  destinati  a  trattarne  i  varii  rami,  moltiplicati 
e  cambiati  i  vocaboli  ;  nuovi  generi  creali ,  ed  accresciuti  ;  rivolto  ogni  studio  a 
meschine ,  e  talvolta  puerili  sottigliezze ,  in  discapito  della  parte  vera  e  fonda- 
mentale, cosi  obbliando  la  filosofia  ed  il  sistema  della  Scienza.  In  tanto  numero 
di  volumi ,  dov'  è  un  libro  solo  che  abbia  il  pregio  di  comprender  tutto  ,  di 
esporre  concisamente  i  caratteri  essenziali  per  il  riconoscimento  degli  esseri ,  di 
trattare  dei  principii  e  del  metodo  della  Zoologia,  di  evitar  massimamente  quel- 
la grandissima  confusione  di  vocaboli  por  la  ((uale  questa  regina  delle  scienze 
n<aturalL  ridotta  ad  un  puro  meccanismo  di  parole  non  ii  forse  lontana  dal  per- 
dere fino  la  forma  ed  il  titolo  di  scienza?  Ora  a  tanto  e  si  gran  male  non  è  egli 
possibile  di  arrecar  qualche  compenso?  E  degna  opera  dei  dotti  non  e  lo  stu- 
diarsi di  arrecarlo? 
Tra  le  glorie  scientìfiche  d'Europa  è  d' annoverar  certamente  il  Sysiema  AVi- 


—  785  — 

tura  di  Linneo.  Questo  libro  era  appunto  ordinato  ad  un  fine  cosi  generale  ed 
ampio,  e  con  esso  solo  ,  e  si  polivi  allora  ,  e  si  potrclihe  oir^ji  pssor  dotto  dei 
principii  della  scienza  della  Storia  Naturale.   Dappoidiè  tutte  le  scoperte,  ed  i 
profiressi  posteriori ,  o  risguardan  conoscenze  di  Anatomia  comparata ,  ovvero 
il  discoprimento  di  nuovi  esseri.  Or  nell'un  caso  ben  si  può  trasferire  la  specie 
meglio  osservata  da  quel  genere  in  clic  si  ritrovava  in  quello  ciie  più  propria- 
mente le  appartiene ,  ovvero  allogiU"  per  la  medesima  cagione  in  un  nuovo  or- 
dine (|uel  genere  die  in  altro  diverso  ordine  era  stato  allogato  :  e  nel  secondo" 
caso  nulla  non  è  più  agevole  die  il  porre  ed  aggiugnere  i  nuovi  esseri  in  «luel- 
l'ordine  in  quel  genere  già  stabilito  da  IJnneo,   a  cui  per  caratteri  naturali  si 
vedrà  ebe  appartengono.  E  dall'alfra  parte  ben  si  può  ancora  ampliare  e  correg- 
gere questi  stessi  caratteri  in  quella  specie  poco  bene  osservata  ,  o  semplice- 
mente indicata.  Un  lavoro  di  tal  fatta  ,  di  cui  ,  il  meglio  die  potè  ci  dette 
esempio  lo  Gmelin,  dovrebbe  essere  aflidato  alle  cure  operose  di  un'Accademia 
di  dotti  Naturalisti  deputati  ad  aggregare  ed  incorporare  all'opera  di  Linneo  tutti 
gli  utili  discoprimenti ,  che  da  lui  inlino  ai  nostri  giorni  si  sono  fatti.  A  questo 
modo  U  Sysiema  Naturai  sarebbe  come  un  quadro  abbozzato,  di  cui ,  restando 
sempre  inalterato  il  disegno,  sì  perfeziona  iirogressivamente  il  dipinto,  o  s'in- 
grandiscono le  proporzioni:  che  certo  nulla  est  ars  quae  siiKjulari  conswnmala  sii 
ingenio.  Ed  un  tal  libro  potrebbe  divenir  cosi  perfetto  ed  autore>ole  in  tutti  i 
tempi ,  come  era  in  quello  che  apparve  la  prima  volta  ;  e  sarebbe  non  altrimenti 
considerato ,  che  come  il  centro  immutabile  intorno  al  quale  ogni  progresso  ,  e 
\arietà,  se  non  vuol  degenerare  in  confusione  decsi  strettamente  rannodare,  e 
coordinare.  L'uno  nel  vario,  ed  il  moltijilice  nell'uno  è  il  principio  della  squi- 
sita eccellenza  delle  arti,  e  della  sovrana  perfi-zione  delle  scienze.  Onde  il  col- 
tivare le  parti  accessorie  di  una  disciplina  allora  è  utile,   quando  non  si  faccia 
in  discapito  della  sua  unità,  e  del  suo  sistema;  e  quando  il  progresso  delle  va- 
rie parti  coordinato  col  tutto  non  lo  distrugge ,  ma  lo  perfeziona  senza  toglier 
punto  l'unità  del  principio,  e  fa  che  un  maggior  numero  di  fila  vadano  in  quello 
armonicamente  a  riunirsi.  Il  naturalista  mwwjrafu  dee  concorrere  con  1'  opera 
sua,  e  porgere  ajuto  al  naturalista  filosofo:  altrinieiiti  le  sue  Muiiofjra/ie  separa- 
te dal  corpo  della  scienza  potranno  solo  essere  accomodate  ad  apiwgare  l'oziosa 


—  786  — 

ruriosità  d"  oziosi  osservatori.  Per  la  qual  cosa  ci  pare  che  il  Sysiema  NiUurae, 
di  cui  è  lo  scheletro  nell'opera  di  Linneo,  potrebbe  divenir  come  il  codice  della 
Scienza.  Esso  ne  racchiuderebbe  non  pur  la  parte  fdosoOca  die  è  immutabile  ed 
eterna,  ma  ancora  le  scoverte,  i  mutamenti ,  i  progressi,  che  si  debbono  agli 
sforzi  operosi  di  coloro  che  si  fanno  a  studiare  le  parti  speciali.  Se  questi  mu- 
tamenti siano  da  accettare ,  o  da  rigettare  il  giudi/io  ben  ne  sarebbe  afTidato  a 
quel  medesimo  senato  custode  e  conservatore  dell'integrità  della  scienza,  simile 
al  supremo  Tribimale  che  invigila  sulle  cose  della  favella.  Di  frivole  e  stolte 
scoperte  niuno  si  vanterebbe,  che  le  scoverte  non  si  avrebbero  per  legittime  se 
non  quando  approvate,  siano  passate  a  far  parte  del  corpo  della  scienza  a  quel 
medesimo  modo  che  un  vocabolo  inventato  non  si  reputa  appartenere  al  teso- 
ro della  lingua,  se  non  (piando  ha  ricevuto  il  marchio  d'italiano  da  quell'Acca- 
demia che  a  questo  One  fu  ordinata  dalla  sa])ienza  de'  nostri  maggiori.  E  si  può 
ben  ripetere  delle  scienze  quello  che  fu  detto  delle  lingue,  le  quali  furon  para- 
gonate a  fiumi  che  dipartendosi  dalla  pura  loro  sorgente  si  vanno  nel  corso  via 
via  ingrossando  :  ma  mollo  egli  è  da  por  mente  che  in  luogo  di  raccoglier  lim- 
pide e  pure  acque  non  degenerino  talvolta  in  torbidi  ed  impuri  torrenti. 

Ancora  con  ([uesto  istesso  modo  si  può  arrecar  compenso  a  queir  altra  non 
minor  confusione  in  che  la  Zoologia  a  questi  nostri  giorni  è  venuta.  La  quale 
procede  dall' inCnito  numero  di  vocaboli  differenti  adoperati  per  indicar  lo  stes- 
so oggetto  da  ciascun  Zoologo  ;  in  modo  che  se  grandissima  parte  di  ogni  scien- 
za ha  il  suo  vocabolario,  or  si  può  dire,  che  essendo  questi  cosi  diversi  come 
gli  scrittori,  la  Zoologia  non  ha  più  vocabolario.  E  questo  ci  rende  vie  più  certi 
che  l'unità  della  scienza  distrutta  nel  linguaggio,  è  quasi  spenta  ancora  nell'idea; 
ed  una  scienza  che  non  ha  lingua  certa  e  da  tutti  riconosciuta,  cessa  per  questo 
stesso  di  essere  scienza.  Laonde  ognun  vede  di  quanta  utilità  potrebbe  essere  il 
procurar  di  stabilire  un  linguaggio  certo  e  costante  per  tutti ,  il  che  di  leg- 
gieri si  conseguirebbe  per  opera  di  quella  medesima  Accademia  detta  avanti. 

Dappoiché  ,  quanto  a  progressi  già  falli  da  Linneo  insino  a  Noi,  se  risguar^ 
dan  l'anatomia  comparata,  ella  traslocherebbe  le  specie  di  uno  iu  altro  genere, 
il  genere  da  uno  in  altro  ordine ,  mantenendo  sempre  la  denominazione  adope- 
rata da  quel  sommo;  se  risguardano  scoperte  di  esseri  da  lui  non  descritti,  ac- 


—  787  — 

cetterebbe  il  nome  specifico  del  suo  scopritore  adattandolo  al  genere  di  Linneo, 
a  cui  si  vedrebbe  appartenere;  se  siano  ancor  nuovi  i  caratteri  del  genere,  do- 
po il  più  rigoroso  esame  si  accoglierebbe  per  aggregarlo  al  corpo  del  Sijstema 
Nalurae  anclie  il  nome  nuovo  del  genere  adoperato  da  chi  il  primo  lo  descris- 
se ;  ed  in  fine  si  accoglierà  pure  il  nome  di  un  nuovo  ordine  nel  caso  rarissimo 
di  un  essere  i  cui  caratteri  non  rispondono  pimlo,a  quelli  generali  degli  ordini 
stabiliti  da  Linneo. 

Cosi  non  si  accclterebber  nuovi  nomi  che  solo  nel  caso  che  si  debba  indicar 
nuovi  esseri,  ed  essendo  tutti  gli  esseri  ben  compresi  e  riconosciuti  nel  corpo  di 
quest'opera,  e  dovendo  ella  per  la  sua  grande  autorità,  ed  utilità  esser  per  le 
mani  di  lutti,  assai  facilmente  ne  potrebbe  divenir  certo  e  da  tutti  riconosciuto 
il  linguaggio.  E  sfuggendo  la  confusione  della  Sinonimia,  qualunque  siasi  dal- 
l'altra parte  la  scovcrla  ed  il  progresso,  la  vigile  operosa  autorità  dell'Accade- 
mia non  tarderebbe  ad  arricchirne  tante  successive  edizioni  del  Linneo,  quan- 
te richiederanno  i  bisogni  della  scienza.  Se  ogni  disciplina  ha  mestieri  delle  sue 
leggi,  e  di  un  codice  che  le  formoli  esattamente  ,  e  le  comprenda  ,  il  Codice 
della  Zoologia  potrà  dunque  essere  il  Syslema  Naturae  di  cui  innanzi  si  è  ragio- 
nato. Esso  è  universale  nel  metodo,  perché  capace  di  abbracciar  tutto  il  pro- 
gresso della  scienza  ;  e  semplice  e  preciso  nelle  parti ,  e  ne'  vocaboli ,  perchè 
evita  la  doppia  confusione  delle  inutili  scoverte  ,  le  quali  usurpano  il  luogo  alle 
sode  e  vere  conoscenze  ,  e  de'  sinonimi ,  che  nuocendo  alla  cliiarezza  nuocono 
al  vero  desiderabile  progresso;  ha  finalmente  autorità  quasi  legislativa,  conte- 
nendo i  principi!  immutabili  ed  il  metodo  che  non  si  polrebber  cambiare  essen- 
zialmente ,  senza  alterare  e  distruggere  la  scienza.  Per  conseguir  tutto  questo 
basterà  che  dal  coi-so  pel  quale  la  Zoologia  si  è  sviata,  si  ritragga,  come  di  un'al- 
tra disciplina  diceva  il  Marchiavelli,  inverso  gli  antichi  principii  suoi. 

Sono  certo  che  ella,  chiarissimo  sig.  Principe,  per  l'amore  grande  che  porta 
alla  scienza,  e  per  la  grandissima  bontà ec.  Um."  Devot."  Servo — Raffaele  Ma- 
ghiani.  Di  Napoli  21  luglio  184-'i. 

Il  vice-Presidente  Costa  fa  ridettere  che  l'idea  del  sig.  Maghiani  non  è  nuo- 
va ,  aggiungendo  che  il  desiderio  espresso  dallo  Autore  sia  un  desiderio  pue- 
rile ;  non  potersi  fare  analogia  fra  l'accademia  della  Crusca,  e  quella  che  vorriasi 


—  788  — 

all' oggetto  (li'l  preopinante  ;  alla  Crusca  stossa  in  materia  tanto  piii  leggiera  esse- 
re stato  gìh  spezzato  lo  scettro,  e  loGmeliu  essere  stato  dall'autore  della  lettera 
Impropriamente  recato  ad  esempio  (1). 

Il  Presidente  ammettendo  che  il  nome  dello  Gmelin  chiamato  a  ragione  Cao- 
tico non  debba  esser  mai  i)ronimziato  con  lode  dagli  studiosi  della  Natura ,  per- 
che la  sua  material  fotica ,  se  non  fece  retrocedere ,  tratletme  almeno  per  molti 
anni  il  corso  progicssivo  della  scienza  ;  ed  osservando  insieme  che  finalmente  il 
Maghiani  altro  non  fece  che  indicare  in  quello  un  naturalista  che  non  seppe  né 
potè  fare  quanto  è  necessario  aflìdare  a  molti  e  migliori  di  esso  ;  conchiude  che 
al  gigantesco  desiderio  della  lettera  possono  unicamente  concorrere  i  Congressi 
scientifici  dei  vari  paesi  di  Europa,  i  quali  potrebbero  concertarsi  su  la  scelta 
di  un  comitato  a  tal  uopo ,  del  quale  non  si  potrebbe  porre  mai  in  dubbio  la 
utilità  (2). 

1  congregati  col  plauso  in  mezzo  al  (juale  disciolsero  la  adunanza,  fecero  ba- 
stantemente conoscere  che  gradivano  la  pubblicazione  della  lettera  suddetta. 

Il  Presidente — Carlo  Puincipe  Boxapakte 


(  CoiiRADO  Politi 
I  Segretari  < 

(  Anastasio  Cocco 


(  0  Vedi  Voto  di  un  Naturalista  alle  Jlccad.  e  Scienz.  di  Europa. 
(i)  Tanto  sta  detto  nel  sopraccitato  foto. 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  1845 


-oH*- 


IjETTO  ed  approvato  il  verbale  dell'antecedente  adunanza  ,  il  dottor  Capelli 
legge  a  nome  della  commessione  il  seguente  rapporto  intorno  alla  memoria  del 
sig.  prof.  Direttore  Ferdinando  de  Nanzio  sopra  il  concepimento  ,  e  la  figliatura 
di   una  Mula. 

La  memoria  del  distintissimo  sig.  prof,  de  Nanzio  può  dirsi  costituita  da  due 
parti,  l'una  contenente  la  storia  del  fatto,  che  l'autore  della  memoria,  per  l'a- 
more delle  scienze  che  si  lodevolmente  coltiva,  volle  veriflcare  un  anno  circa 
dopo  avvenuto ,  e  la  seconda ,  nella  quale  vengono  esposte  importantissime  os- 
serva/ioni anatomiche. 

Allìdandoci  intieramente  alla  osservazione  riferila  dal  sig.  prof,  accotliamo  il 
fatto  come  positivo ,  sebbene  l' aspetto  del  doppio  ritratto  in  matita  della  mula,  e 
del  muletto  che  essa  diede  alla  luce ,  possa  forse  risvegliare  qualche  dubbio  sul- 
r  ibridila  della  madre ,  non  vedendone  in  essa  benissimo  pronunciati  i  caratteri, 
che  sono  quelli  che  il  bastardo  nella  specie  da  noi  contemplata  eredita  dal  pa- 
dre ,  e  che  nel  nostro  modo  di  pensare,  anziché  secondari!  li  abbiamo  come  i 
principali.  Nel  muletto,  infatti  vediam  già  scomparsa  la  più  importante  forse  di 

100 


—  700  — 

queste  note  car.itleristiclie,  la  di  lui  coda  presentaiidosi  tulta ,  come  dice  l'auto- 
re «  fornita  di  crini  lunghi  e  ricciuti.  »  E  sappiamo  inoltre  come  sian  poco  pro- 
nunciati i  caratteri  della  specie  negli  animali  di  cui  trattasi,  e  come  in  conse- 
guenza possan  trovarsi  sbiaditi  al  punto  in  alcuni  bastardi  da  tenerci  dubbiosi  su 
la  loro  provenienza. 

I,a  Commissione  dunque  pone  (lucsto  fallo  di  pregnezza  e  figliatura  d'una  mu- 
la nel  numero  di  (juei  pochi  che  la  vera  storia  della  scienza  ha  già  registrati , 
diritto  che  a  questo  fatto  essa  tanto  più  volentieri  accorda,  in  quanto  che  ven- 
ne come  si  disse,  verificato  da  persona  si  competente. 

Per  ciò  che  riguarda  la  seconda  parte  della  memoria  noi  non  sapremmo  abba- 
stanza porger  lodi  al  distintissimo  prof,  per  lo  osservazioni  anatomiche  ordina- 
lissime, e  precise  che  vi  sono  esposte.  E  questo  infatti  il  punto  da  cui  vuoisi 
dipartire,  onde  togliere  ogni  dubbio  sulla  possibile  reciproca  fecondabilità  dei 
bastardi ,  di  cui  parliamo,  e  sebbene  a  vero  dire  sia  opinione  al  presente  più  ge- 
neralmente emessa  ,  non  esser  questi  ibridi  difettosi  negli  organi  di  generazio- 
ne, e  non  partire  da  ciò  una  fecondabilità  si  rara,  ciò  non  pertanto  vantaggio- 
sissima riesce  alla  scienza  la  conferma  che  in  tale  o|)inione  vi  portano  le  belle 
osservazioni  anatomiche  dell'  autore.  Tutte  le  indagini  che  il  signor  prof,  volle 
praticare  sulla  costruzione  delle  ovaje,  e  delle  vescichette  del  Graaf,  su  la  natu- 
ra del  seme  .  in  una  parola  di  tutte  le  parti  genitali  maschili,  e  femminili,  so- 
no in  accordo  con  quelle  fatte  da'  più  moderni ,  e  le  più  esatte;  e  se  per  quanto 
spetta  al  lato  fisiologico ,  trovansi  nella  memoria  di  cui  parliamo  alcune  diman- 
de  cui  non  è  dato  risposta,  non  si  è  questa  già  mancanza  dell'  autore,  ma  della 
scienza  che  non  potè  finora  trovare  sibilla  da  tanto. 

Il  ritrovato  di  que' corpi  ovali  nei  legamenti  è  allatto  nuovo. 

Importa  moltissimo alTermarnc  la  costante  presenza,  e  rilevarne  il  fine.  Come 
questo  possa  ardentemente  bramarsi  dalla  commessione,  non  e  duopo  dirlo,  ed 
essa  l'attende  dall'illustre  professore. 

La  Commessione  porge  ringraziamenti  anticipati  al  sig.  Direttore  perle  ulte- 
riori osservazioni ,  ed  esper  ienze  che  promette  ;  e  conchiude  col  desiderio  utilis- 
simo alla  scienza  di  voler  non  solo  continuare  gli  accoppiamenti  sulla  mula  in 
quistione  ,  ma  ancora  sulle  fcmine,  che  da  ulterioii  connubi  polransi  avere,  on- 


—  Tol- 
de veriDcare  se  la  fecondità  da  essa  presenlal.i  si  andrà  ne'  discendonli  manlt'- 
nenilo. 

Vista  l'importanza  della  memoria  di  cui  tratta  il  presente  rapporto ,  opina  la 
Commissione  die  essa  meriti  venga  posta  negli  alti  di  questo  Congresso. 
Napoli  addi  3  ottobre  1845. 

Prof.  Panuza. 

Prof.  AvroMo  Ci  pelli. 

r  Presidente  fa  leifjjere  una  lettera  del  Marchese  d'  Andrea ,  il  quale  insieme 
con  altra  lettera  del  cavalier  Taranto  Hosso  di  Calt^iKirone  reca  in  dono  alla  .Se- 
zione per  parte  di  esso  cavaliere  un  bull'  eseini)lare  stampato  del  Catalogo  del 
Gabinetto  di  storia  naturale  e  di  Archeologia  in  Caltagironc  da  lui  fondato.  Rin- 
graziando le  gentili  espressioni  dell'uno,  e  dell'altro  scritto,  il  Presidente  fa  no- 
tare con  quanto  impegno  si  coltivano  nella  Sicilia  le  naturali  discipline;  ma  non 
potendosi  imiuesto  ultimo  giorno  del  settimo  congresso  premiere  adeguata  no- 
tizia del  libretto,  propone  farne  un  presente  al  prof.  Gene,  il  quale  non  solo  po- 
trà riceverne  ajuto  all'opera  altre  volte  annunciata  del  Dizionario  di  Ornitologia 
Italiana,  al  quale  intende;  ma  riferirne  ancora  al  prossimo  Congrosso  di  Ge- 
nova quelle  singolarità  che  gli  sembrerà  raccbiuclorsi  nell'Opera  donata.  A  cosi 
utili  condizioni  la  sezione  applaudisce  e  conviene. 

Il  professor  Gene  si  fa  quindi  a  leggere  il  seguente  rapporto. 

«  Nell'adunanza  del  giorno  23  di  settembre  io  ricevetti  dal  Presidente  della 
Sezione  l' incarico  di  esaminare  due  nieniorie  di  entomologia  state  presentate 
nell'adunanza  suddetta. 

Li  prima  del  Cav.  prof.  Agatino  F.ongo  di  Catania,  è  una  nota  sulla  Scoìopcn- 
dra  morstitam  ,  l.inn;  la  seconda  del  sig.  Mariano  Zuccarello  Palli  ugualmente 
di  Catania,  contiene  col  titolo  di  Scoperte  entomologiche  in  Sicilia  la  descrizione 
di  cinque  Lepidotteri ,  che  egli  crede  o  nuovi ,  od  allrimente  importanti  per  la 
Fauna  di  quell'Isola. 

10  dirò  poche  parole  sull'uno,  e  sull'altro  di  c|uesli  lavori. 

11  cav.  prof.  Agatino  Longo  ha  creduto  di  scoprire  a  Catania  un  animale  eso- 
tico rinvenendovi  la  Scoloi)eiìdra  mornitans  Linn.  o  sia  la  Lilhobia  morsitans  dei 


—  792  — 

naoderni  classilìcalori ,  e  su  quosl'  unico  fallo  si  aggira  la  sua  scrittura  :  ma  tutti 
coloro  che  hanno  qualcho  pratica  di  cose  enloniolofjitlie  sanno  die  ((ucslo  (;iii- 
lopodo  è  coinuuissiuio  sotto  le  pietre ,  e  nei  sili  oscuri  e  solTocali ,  lungo  tutto  il 
bacino  del  mediterraneo,  e  specialmente  nelle  sue  isole.  L'autore  fu  indotto  ad 
esagerare!' importanza  ditale  ritrovamento  dalle  false  indicazioni  di  patria  ,  e 
dalla  viziosa  sinonimia  che  accompagnano  la  descrizione  di  questo  Miriapodo 
nelle  poche  opere  che  egli  potè  consultare  :  il  che  se  da  un  lato  può  servirgli  di 
scusa,  non  lascia  dall'altro  d'esser  per  tulli  un  avviso,  che  1'  entomologia,  al 
punto  cui  oggidì  trovasi  condotta ,  non  può  né  deve  essere  trattala ,  se  non  da  co 
loro  che  da  lunghi  anni  vi  spesero  intorno  speciali,  e  costantissimi  studii. 

Il  prof.  Znccarello  Patti  alla  memoria  del  quale fo  ora  passaggio,  descrive  una 
Zigena ,  che  egli  crede ,  e  che  rcalmonle  pare  esser  diversa  dalla  Zjjdama  cornea 
di  Rambur:  una  Caradrina  {Charadrina  sicuìa)  aflìnissima  alla  Charadrina  pijq- 
mafo  dello  stesso  signor  Rambur,  e  WChilo  coìonnellus  del  prof,  f losla,  non islato 
flnora  trovato  che  in  Terra  di  Otranto ,  e  negli  Abruzzi.  Da  ultimo  porge  alcune 
notizie  sulla  Dicranura  erminca,  specie  mollo  rara  che  abita  i  terreni  elevali  del- 
la Sicilia,  e  la  di  cui  farfalla  si  schiude  in  maggio,  e  giugno.  L' A. avverte  che  a 
giudicarne  dalle  descrizioni  degli  Entomologi ,  gì'  individui  siciliani  formereb- 
bero in  confronto  degli  individui  dell'  Austria ,  della  Francia ,  e  della  penisola 
Italica  una  distinta  varietà  contrassegnala  dal  colore  del  petto  che  è  giallastro  , 
senza  essere  macchiato ,  e  dall'  addomine  che  e  cenericcio. 

Delle  quali  specie  nuove,  e  delle  quali  osservazioni  vuoisi  lasciare  tutta  la  re- 
sponsabilità all'autore,  riuscendo  per  noi  impossibile  ogni  maniera  di  giudizio 
per  la  mancanza  d'esemplari  tipici ,  o  di  disegni  che  vi  suppliscano  ». 

G.  Geisé. 

L'abate  Pesce  avendo  esaminato  dal  Iato  che  riguarda  gli  Americani ,  e  la  sua 
tesi  della  quale  si  fece  parola  in  altra  adunanza  ,  l'opera  del  D'Omalius  d'Halloy 
intitolata  —  Delle  Razze  umane  ,  ed  Elementi  di  Elìwfjrapa ,  discorre  cosi. 

"  Sul  proposilo  degli  Americani  del  tempo  della  scoperta  essendoci  noi  di- 
chiarati contro  i  naturalisti  seguaci  de'sistcmi  assoluti  ed  esclusivi,  l'onorevole 
signor  Penlland  ha  avuto  la  bontà  di  comunicarci  intorno  all'  ordine  con  cui  si 


—  793  — 

svolgono  In  faroKà  mentali  di  qiic<,'li  iintipodi ,  le  osservazioni  fatte  dn  lui  in 
dieci  anni  di  dimora  in  America,  roiitrarie  a  quello  che  noi  aldìiamo  addotte  di 
lllloa;  e  l' illustre  nostro  Presidente  con  yran  discernimeuto  ci  ha  riassunte  le 
dottrine  che  dividono  gli  etnografi  ,  come  altresì  ci  ha  proposti  a  consultire  le 
opere  di  Prichard ,  del  sig.  D'Onialius  d'IIalloy ,  e  quelle  puhblicate  in  America 
su  le  tribù  selvagge  del  nuovo  Mondo. 

Di  tali  libri  noi  non  abbiamo  potuto  avere  che  quello  del  signor  D' Omalius 
d'IIalloy,  il  quale  ci  ha  degnati  della  presentazione  del  suo  lavoro  messo  a  stam- 
pa nel  corrente  anno.  Piccola  di  mole,  ma  grande  per  la  copia  delle  cose,  que- 
sta opera  merita  ben  di  passare  nella  nostra  lingua,  e  sarà  un  preziose»  acquisto 
per  la  nostra  letteratura.  Spiace  qui  di  non  poter  darne  che  la  notizia  indiretta  di 
una  scarsa  sua  parte  ,  che  tuttavia  potrebbe  far  conoscere  il  resto  come  l' unghia 
il  Leone.  Il  nostro  Etnografo  è  indeciso  sul  numero  singolare ,  o  duale  delle 
razze  o  de' prototipi  degli  autoctoni  dell'emisfero  inferiore;  e  non  è  gran  fatto 
favorevole  ad  essi  in  conto  dell'attitudine  all'incivilimento.  Fondasi  principal- 
mente sull'arresto  ,  ossia  stato  stazionario  degli  Americani ,  quando  dai  missio- 
narii  Europei  vengono  abbandonati  in  balia  di  se  stessi ,  e  ripete  dalla  mistione 
del  sangue  europeo  coll'americano  gli  avvanzamenti  fatti  da  alcune  tribù  nella 
carriera  del  perfezionamento.  Ma  simile  Tesi  si  è  pur  da  noi  cercato  di  provare 
su  gli  Americani  del  tempo  della  scovcrta  ;  e  abbiamo  assunto  ancora  di  confer- 
marla su  quelli  delle  missioni  del  Paraguaiin  apposito  ulteriore  discorso,  che 
per  altro  troppo  statistico,  e  soverchiamente  diffuso  ci  ha  consigliato  a  non  leg- 
gere, come  ci  eravamo  proposti  in  questa  sezione.  Comprendiamo  in  esso  quan- 
to il  Desmoulin  ha  trattato  con  metodo  storica  critico  sull'argomento  delle  raz- 
ze umane,  e  quanto  dalla  natura  della  cosa  ci  si  richiegga. 

Non  manchiamo  di  esaminare  tra  le  quistioni  di  antropologia  americana  l'in- 
fluenza fisica ,  e  morale  die  la  popolazione  del  mondo  antico  su  quella  del  nuo- 
vo ha  esercitata. 

Non  conosciamo  per  altro  tutti  gli  indigeni  Americani ,  né  ci  sembra  provato 
che  le  loro  facoltà  si  svolgano  sino  al  loro  ultimo  termine,  né  che  le  condizioni 
e  le  circostanze  esterne  sieno  a  ciò  propizie.  L'uomo  .Vmericano  presenta  certa- 
mente dal  lato  morale  varietà ,  contrasti ,  e  gradazioni  ;  esso  è  perfettibile ,  co- 


me  pcrvcrlibilc ,  senza  che  si  possa  presumere  che  la  perfetlibilità  sia  il  retaggio 
e  la  doto  della  sola  razza  bianca,  e  le  colorate  siano  maledette  a  questo  riguardo. 
Non  escludendo  poi  l'azione  subita  e  violenta  delle  cause  geologiche,  o  straor- 
dinarie sul  genere  umano,  noi  ammettiamo  altresì  le  non  geologiche  ed  ordi- 
narie ,  materiali ,  ed  immateriali ,  che  agiscono  in  modo  lento  graduale  ed  ef- 
licace.  Jla  comunque  però  fosse  che  si  cangiasse  il  tisico  degli  uomini  nella  ul- 
tima rivoluzione  del  globo ,  questo  cangiamento  non  porta  seco  un  degrada- 
mento  morale  fatale,  ed  insuperabile.  Riserbandoci  d'investigare  sugli  ostacoli 
che  si  oppongono  al  piogresso  degli  aborigeni  americani ,  noi  ci  rimettiamo 
intanto  a  quel  che  sino  dal  1836  abbiamo  professato  nella  nostra  opera  ideolo- 
gica, e  fisiologica  sui  Neri  ». 

il  signor  Achille  Costa  dù  relazione  di  quanto  osservò,  e  discopri  in  fatto  di 
Zoologia  in  un  suo  viaggio  eseguito  nei  monti ,  e  lago  Matese.  Dopo  aver  par- 
lalo delle  condizioni  del  suolo  ,  egli  passa  a  notare  tutte  le  specie  di  animali 
che  colà  vivono.  Fra  gli  Anfibi  descrive  una  Rana  che  chiama  ambigua,  e  crede 
varietà  della  /{.  temporaria  ;  fra  Croslacei  una  specie  affine  n' Gammarus  ;  fra  gli 
insetti  Coleotteri  iìPercusi  brunneipmiiis ,  i  Rhynosiiniis  Spinolaec  Geiiei;  fra  Ne- 
vrotteri  la  Plirij(janea  maculala,  la  Uydropsijche  Picteli  che  dovrà  costituire  un  sot- 
to genere  particolare  etc. 
Le  nuove  specie  descritte  sono  accompagnate  da  esatte  figure. 
Non  avendo  potuto  radunarsi  la  Commissione  proposta  all'esame  del  lavoro 
del  prof.  Frodiani,  la  Sezione  fa  voto  di  esserne  notiziata  nel  Congresso  di  Genova. 
Cosi  a  quel  Congresso  il  sig.  Verany  promette  che  darà  un  catalogo  di  alcu- 
ni Polpi  importanti,  ed  in  saggio  fa  mostra  della  figura  AeWOclopus  Cocco  de- 
dicato all'ittiologo  Siciliano. 

Il  presidente,  avendo  in  mano  gli  originali  di  parecchie  lettere  scientifiche  a 
lui  dirette,  ne  comunica  all'assemblea  i  seguenti  estratti. 

Il  signor  Strickland  si  scusa  dell'aver  trascurato  alquanto  isuoi  studi,  per  la 
grande  opera  Sijnonimia  Avium,  con  le  ragioni,  che  espone.  l.-Per  le  straor- 
dinarie occupazioni  cagionategli  dal  trasportare  da  un  luogo  ad  uu  altro  e  rior- 
dinare le  migliaja  di  oggetti  geologici,  conchiliologici ,  e  ornitologici ,  che  com- 
pongono il  suo  Museo  :  2."  per  aver  doluto  preparare  il  suo  rapporto  su  lo  sta- 


—  705  — 

(0  presente  della  Ornilolosia  per  il  congresso  Brillannico;  .l."  per  essersi  appli- 
cato a  rivedere  le  pagine  relative  alle  classi  degli  Uccelli,  e  de'  Mollusclii  per  il 
Nommdalore  Zouloijico  di  Agassiz ,  aggiungendo  alcune  centinaja  di  nomi  ge- 
nerici. 

Si  duole  quindi  della  difTicoltà  che  si  pruova  in  Inghilterra  ad  ottenere  le  o- 
pere  scientifiche  italiane  ;  e  ne  porta  in  esempio  il  non  aver  potuto  per  anco 
vedere  gli  atti  di  Milano,  che  tanto  gì' importano  a  riguardo  del  codice  di  No- 
menclatura. 

Fa  poi  voti  che  molti  italiani  si  portino  al  Congresso  Inglese ,  ed  annunzia  di 
aver  ricevuto  una  importante  collezione  di  uccelli  di  Siberia  e  del  Nord  Owest 
di  America  dal  prof.  Brandt  di  Pietroburgo,  tra  quali  \a  Slrobiìopluiga  cauca~ 
sica,  che  ha  lo  stessissimo  ordine  di  colori  ed  abito  della  S.  enuckalor;  onde  con- 
clude che  allo  stesso  genere  onninamente  appartenga ,  benché  abbia  il  becco 
men  tumido ,  e  più  da  Fringuello.  Nella  stessa  raccolta  vedesi  altresì  un  uccel- 
lo della  California,  mediante  il  quale  si  accertò  che  il  Cyanocorax  vUramarinus 
figurato  da  Audubon,  non  l'originale  uUramarimis  Bp.  {Gamilits  sordidus,  Swa- 
inson ,  Pica  Sieberi ,  Wagler  )  era  una  specie  molto  distinta ,  che  egli  con  troppa 
fretta  chiamò  supcrciììosa,  e  quindi  trovò  che  il  Vigors  aveva  descritta  sotto  il 
nome  di  Garrulus  californicus  (^edi  gli  Annali  di  Storia  naturale  di  Londra  per 
aprile  e  maggio  del  18-45).  In  questa  occasione  propone  di  separare  i  Garruli 
torchiai  da'  Corvi  torchini  (  Cyanocorax  ]  sotto  i!  nonio  di  Cyanocitla ,  distinti 
ambedue  da  Calocida,  Gray ,  sinonimo  di  Cyanunis  ,  Bonaparte. 

Parlando  di  SlroMlophaga,  egli  vorrebbe  che  qiiel  genere  fosse  chiamato  Pi- 
nicola  come  chiamollo  Vieillot  fin  d^il  1807,  sostenendo  sempre  che  non  è  leci- 
to ad  un  autore  cambiare  i  nomi ,  benché  da  lui  stesso  dati ,  senza  una  ragione 
sufficiente;  e  si  maraviglia  che  il  Gray  conceda  un  tal  privilegio  a  Vieillot, 
Swainson ,  e  Temmink ,  mentre  lo  nega  ad  Ilodgson. 

Annunzia  aver  tradotto  per  la  società  Rayana  il  Rapporto  del  Bonaparte  sullo 
stato  della  Zoologia  letto  a  Firenze  ,  e  fa  voti  perché  sia  continuato  negli  altri 
Congressi  ;  non  senza  godere  che  quella  Società  conti  già  700  membri  zelantis- 
simi dell'utile  suo  scopo,  avendo  già  in  corso  di  stampa  varie  opere  importan- 
ti ,  ed  essendovi  fondate  speranze  di  un  accomodamento  con  Agassiz  per  pub- 


—  796  — 

blicarr  a  spese  di  essa  Socielà  la  di  lui  elaborala  Biblioprafia  Zoologica,  avendo 
già  lo  Stricklaiid  ricevuto  l'incarico  <li  esserne  l'editore;  e  d'incorporarvi  i  titoli 
di  molte  opere  e  memorie  inglesi  non  conosciute  dall' Agassiz. 

Rinunziando  alla  Ortografia  inglese  Charadriadae ,  e  iMniadar,  propone  però 
die  scrivasi  Charwlnidnc  e  LauHdae  piuttosto  che  Charadridac  e  Lanidae  per  far 
vedere  che  non  derivano  da  Ckaradrus  e  Lanits,  ma  da  Charadrius  e  Lanius. 

Dimanda  se  Falco  gyrofalco ,  candkans,  ìanarius ,  mcer  ,  e  feldcggi  siano  vera- 
mente cinque  specie  distinte;  ed  in  tal  caso  vorriane  una  sinonimia  esatta.  So- 
spetta che  il  Falco  chcì'mg  di  Gray  delle  Indie  sia  il  vero  F.  ìanarius,  del  quale 
gli  duole  che  non  vi  sia  verun  esemplare  in  Londra  aspettandone  di  Russia  dal 
Brandt  per  paragonarlo.  (Osserva  però  il  Presidente  slesso  che  tutti  questi  que- 
siti trovansi  risoluti  nella  impareggiabile  opera  dello  Schlegel  sopra  la  Falco- 
neria). 

Narra  che  il  signor  Blylh  fa  progressi  meravigliosi  quanto  alla  Zoologia  delle 
Indie  ,  e  come  il  Giornale  della  società  asiatica  del  Bengala  sia  pieno  delle  sue 
importantissime  memorie.  Parla  quindi  del  sig.  Jerdon  che  sta  pubblicando  in 
)Iadras  le  sue  Illustrazioni  della  Ornitologia  indiana,  delle  quali  egli  ha  già  fatto 
rivista  in  uno  de' più  recenti  numeri  degli  annali  dì  Storia  Naturale.  Ed  aggiun- 
ge che  quello  stesso  naturalista  ha  mandato  in  Londra  circa  700  esemplari  di 
Uccelli  e  Mammiferi  dall'India  meridionale,  a' quali  badato  egli  stesso i  nomi, 
e  questi  all'oggetto  di  venderli,  ed  investirne  il  danaro  nell'acquisto  delle P/nn- 
rhes  coloriécs  di  Temmink,  ed  altri  libri  di  Storia  Naturale  da  mandarglisi  nelle 
Indie,  che  di  tai  libri  scarseggiano. 

Termina  la  sua  lettera  con  gli  auguri!  che  fa  a' Congressi  italiani  il  sig.  Gu- 
glielmo Jardìnc  suo  futuro  suocero,  il  quale  cortesemente  desidera  mostrare  il 
proprio  museo  a  quanti  de'  nostri  vorranno  osservarlo. 

Legge  il  Presidente  altra  lettera  in  cui  il  celebre  ittiologo  lleckel  si  compiace 
di  vedere  inserito  negli  Atti  di  Milano  il  Sistema  ittiologico ,  e  il  Catalogo  de'Ci- 
prinidi  del  principe  Bonaparte  ;  per  la  qual  cosa  cambierà  volentieri  la  sua  intro- 
duzione ,  e  profitterà  del  tempo  per  ampliare  anco  più  la  base  del  suo  metodo , 
non  accettando  altra  guida  che  la  natura  stessa ,  e  facendosene  scudo  contro  gli 
errori  di  alcuni  autori ,  senza  ricambiarli  di  animosità  od  arroganza.  Ben  lungi 


—  797  — 

egli  dal  pentirsi  di  aver  troppo  moltiplicate  le  specie,  teme  al  contrario  di  non 
averne  distinte  al)l)astanza.  Senibragii  che  la  noi[ra  Choiidroslomimoella  sia  sog- 
jjetta  ad  una  variazione  ai)part'nlemente  troppo  frequente  nel  numero  de' denti 
farin{;ei  ;  cosa  che  non  si  osserva  giammai  in  ninna  altra  specie  sotto  qualunque 
clima.  La  Chondrosloma  viennese,  come  quella  di  tutta  l'Europa  settentrionale, 
offre  costantemente  6  denti  dall'  una  ,  6  dall'altra  parte  (abnormità  accidentali 
sono  rarissime  ).  La  italiana  (dice  egli)  ne  ha  7  dall'una  parte,  fi  dall'altra;  ma 
nel  caso  che  se  ne  prendessero  molte  con  7  e  7 ,  come  dee  credere  dalle  notizie 
avute  dal  de  Filippi,  e  dallo  istesso  catalogo  del  principe  Bonaparte  ,  dimanda 
se  sia  impossibile  che  appartengano  a  due  specie  diverse  ;  altrimenti  non  vede 
per  qual  ragione  possa  variare  cosi  frequentemente  quel  numero  nella  sola  spe- 
cie del  Pò;  mentre  i  denti  mantengonsi  sempre  nello  stesso  numero  in  tutti  gli 
altri  Ciprini  del  mondo.  Richiama  nuovamente  l'attenzione  sopra  questo  Cipri- 
nide.  Udo  Filippi  però  ed  il  Presidente  assicurano  che  non  e  quella  la  sola  spe- 
cie in  cui  varii  il  numero  de' denti. 

U Alborella  avuta  dal  de  Filippi,  è  secondo  1'  Heckel  più  che  certamente  di- 
versa da  un'altra  che  egli  ha  ricevuta  da' contorni  di  Venezia,  la  quale  perciò 
crede  identica  con  la  \  l'neta  del  Bonaparte.  Confessa  di  esser  caduto  in  errore 
quando  credette  d'appresso  alle  frasi  descrittive  del  de  Filippi  che  il  Gobio  vcna- 
iHS  Bp.  fosse  lo  stesso  del  C  vuìgaris  di  Germania;  ed  avendone  ricevuti  altri 
individui  da  poi ,  sospetta  per  fino  che  i  quattro  esemplari  mandatigli  da  esso 
do  Filippi  appartengono  a  due  specie  diverse.  Questi  Gobio  italiani  si  distinguo- 
no da'tedeschi  non  già  per  la  situazione  della  dorsale,  o  per  la  lunghezza  del- 
la pettorale  ma  bensi  per  il  minor  numero  di  squame  lungo  la  linea  laterale , 
cioè  sole  36  o  .38,  mentre  i  tedeschi  ne  mostrano  40,  42  ,  e  43.  Une  esemplari 
avevano  il  capo  foggiato  come  quello  del  suo  vuìgaris,  ma  con  cirri  molto  più 
erti  e  pili  lunghi  ;  oltre  ciò  il  colore  del  dorso  era  tutt' altro,  e  riconosce  in  que- 
sti il  venadis  Bp.,  tolto  soltanto  che  le  pettorali  non  giungono  alla  lunghezza  ad 
essa  specie  assegnala ,  ma  non  sarebbe  la  prima  volta  eh'  egli  ha  osservato  non 
aver  sempre  i  Ciprinidi  le  pettorali  delle  proporzioni  stesse.  I  due  altri  esempla- 
ri hanno  il  capo  più  corto,  il  muso  più  rigonfio,  ma  il  colore  ci  cirri  somiglia- 
no onninamente  al  Gobio  i-iilgaris  ;  sicché  sono  senza  dubbio  il  Gobiolulescem  del 

tot 


—  708  — 

de  Filippi.  Trovansi  però  anco  fra  i  Gobii  volgari  di  Germania  esemplari  con 
fronte  turgida  ,  che  non  si  possono  distinguere  dal  ìutescem ,  se  non  che  pel  nu- 
mero delle  squame,  e  l'IIeckcl  neppure  è  sicuro  che  questi  esemplari  a  fronte 
turgida ,  e  piuttosto  rari ,  chiamali  dal  Valenciennes  Gobio  oblusirostris  siano  ef- 
fettivamente distinti  come  specie  dai  vulgaris,  ma  spera  esser  su  la  strada  per  ve- 
nirne presto  al  chiaro. 

Risponderebbe  volentieri  a  molli  quisiti,  che  lo  lusingano,  ma  per  ora  non 
vuol  distrarsi  dallo  studio  de'Ciprini,  mercè  del  quale  spera  incontrare  la  uni- 
versale sodisfiizione.  Raccomanda  il  Natlercr  figlio ,  chimico  distinto,  che  più 
fortunato  di  lui  scrivente,  e  del  l"i(zinger  farà  parte  del  nostro  Congresso. 

Il  principe  de  Wied  dà  alcuni  ulteriori  dettagli  circa  il  suo  viaggio  al  Missou- 
ri superiore  ,  e  circa  le  nuove  edizioni  che  se  ne  sono  fatte;  ed  offre  due  specie 
nuove  di  Uccelli  da  lui  scoperte  in  quelle  regioni ,  perchè  possiam  farle  rappre- 
sentare ne'  colori  nativi  da  Pittori  buoni ,  de'quali  son  privi  colà. 

In  quanto  alla  più  volte  ricliicstagli  lista  degli  Uccelli  dell'  America  meridio- 
nale ,  risponde  non  aver  animo  da  comporla ,  essendo  un  mare  troppo  vasto  ; 
ed  esser  necessario  di  percorrere  prima  tutti  i  Musei  per  desumerne  e  parago- 
narne gl'individui,  dequali  sian  ricchi.  Nella  senile  età,  in  cui  egli  trovasi, 
crede  non  poter  affrontare  con  buon  esito  lo  studio  ormai  cambiato  della  Orni- 
tologia, ed  esigente  una  memoria  assai  più  felice  di  quella  che  lo  assiste  ,  mol- 
to più  che  sente  disgusto  della  moltìplicità  de' nomi  soverchiamente  introdotti. 
Parla  quindi  della  Synopsis  Avium,  di  cui  si  occupa  il  dott.  Schinz  di  Zurigo,  e 
ci  rende  noto  che  il  sig.  Boie  di  Kiel  è  occupato  anch' egli  di  un'opera  sugli 
Uccelli,  della  quale  però  ignora  il  particolare  argomento.  Dà  quindi  notizie  del- 
la preziosa  salute  del  sig.  Schlegel  di  Leyden,  lodando  la  sua  recentissima  opera 
io  tedesco  e  fraucese  sugli  Uccelli  di  Europa,  e  il  secondo  fascicolo  delle  sueos- 
siTvazioni  di  Anatomia  comparata.  Annunzia  che  la  grande  opera  olandese  su- 
gli animali  dell' arcipel;igo  indiano  tocca  al  suo  termine,  non  restando  più  a 
continuarsi  che  la  parte  EtnograGca. 

Promette  dettagli  sopra  una  collezione  di  uccelli  di  Calcutta ,  e  dice  aver  ri- 
cevuto dalla  Groenlandia,  con  la  quale  mantiene  continua  corrispondenza ,  buon 
numero  di  Tctraoni  bianchi  di  ambo  i  sessi  e  di  tutte  le  stagioni ,  utilissimi  a 
schiarirne  la  Storia,  e  che  oDre  auco  in  cambio  di  altri  oggetti. 


—  799  — 

Piirl.1  quindi  doi  nidi  drll'Ono/us  e  del  Titrdita  iaxalilis  che  nidifica  nelle  sco- 
gliere del  lleno  ;  e  niaravit;liasi  ^'landenieute  che  lo  Swainson  sciìm  non  aver 
mai  potuto  ottenere  il  nido  dell'  Oriolus  che  pure  è  tanto  abbondante  ne'  suoi 
stessi  poderi. 

Duolsi  in  fine  di  aver  canìbiato  in  Gymnokilla  il  suo  Gymnorhinus  già  dal  Bo- 
naparle  cangiato  in  Cynnnrrpliuliis. 

Desidera  ardentemente  che  (|ualche  Zoolojio  Italiano  pongasi  in  relazione  con 
lui  per  cambiare  gli  animali  del  nostro  bel  paese  con  quelli  della  Groenlandia  , 
offrendo  a  nostri  musei  il  Tarando,  le  Foche,  e  gli  Uccelli  eh' egli  annualmente 
riceve  da  quelle  contrade. 

Il  signor  Parreys  di  Vienna  manda  un  Catalogo  di  [tettili  vendibili  presso  lui 
stesso  co'rispettivi  prezzi;  e  il  Presidente  fa  rilevare  la  rarità  e  l'importanza  di 
molte  tra  le  s|)ecie  ivi  notate  cosi  dell'Europa,  come  delle  più  lontane  parti  del 
mondo,  che  Tormerebbero  la  delizia  di  molti  Musei  d'Italia. 

11  celeberrimo  Mùller  di  Berlino  annunzia  la  quinta  ed  ultima  parte  dell' ana- 
tomia comparata  de' JUi/xinoidi,  la  quale  tratta  de' visceri. Compariranno  in  breve 
i  due  fascicoli  delle  Uoraeichlhyologicae  contenenti  i  Characini  con  undici  tavole, 
e  fin  da  ora  l'estratto  di  una  memoria  da  lui  letta  all'accademia  di  Berlino  circa 
le  diversità  essenziali  del  laringe  nelle  diverse  famiglie  e  generi  di  Passeracei  ; 
osservazioni ,  dalle  quali  la  Zoologia  potrà  ottenere  qualche  profitto  per  la  cono- 
scenza delle  famiglie  veramente  naturali,  e  de' loro  limiti.  L'uniformità  del  la- 
ringe ne' Passeracei  dell'antico  continente  è  notevolissima  in  contraposto  delle 
diversità  pronunziate  di  quest'organo  che  Irovansi  ne' Passeracei  dell'  America, 
e  che  sono  fondamentali  in  parecchie  famiglie.  Ila  sezionato  esso  Mùller  fino  ad 
un  centinajo  di  generi  di  passeracei,  molti  de' quali  dell'America.  Parecchi  an- 
cor glie  ne  mancano,  come  sarebbero  Phytotoma,  l'tcroptochus ,  Psaris,  Pachyr- 
hynchus,  Gymuoderus ,  Terniiia,  Querula,  Anahales,  Xettops,  Syiudlaxis,  Dcrulro- 
eolaples.  Chi  ne  abbia  nello  spirito  di  vino  e  richiesto  di  mandarglieli  nell'  uti- 
htà  della  scienza ,  perché  tutti  i  peneri ,  ed  anco  molte  specie  giova  che  siano 
esaminati  in  quanto  al  laringe;  altrimenti  non  si  potrebbe  esser  sicuri  del  posto 
che  a  ciascun  uccello  si  conviene  nel  sistema  naturale. 

Riguardo  alle  dimnnde  Ittiologiche  fattegli  dal  principe  Bonaparte  ,  originate 


—  800  — 

dalla  classificazione  contenuta  nella  momoria  su  i  Ganoidi  dì  Miìllcr  inedc- 
simo,  dice  che  le  spie$;azioni  necessarie  sarebbero  apparse  dalia  sua  stessa  me- 
moria, quando  fosse  stata  in  miglior  modo  tradotta.  Confessa  die  sarebbe  meglio 
sostituire  ai  nomi  I.ahwidH  njcloUlei,  e  l.ahrohki  rtcìwidci,  (nielli  di  Lahroidei  e 
l'omaieiìlridae  ;  e  dice  Labroidei  piuttosto  die  Labrhkw ,  peicbr  ris|)etlii  il  nome 
come  fu  pronunziato  la  prima  Aolta.  Uipete  la  sua  ben  conosciuta  upiniune  cbe 
non  dee  concederai  importanza  alcuna  alle  distinzioni  prese  dalle  siiunme.  Egli 
le  aveva  combattute  nel  delinirc  gli  ordini  de'Pesci ,  ed  è  pronto  a  farne  astra- 
zione anclie  per  le  due  sole  famiglie,  in  cui  questa  distinzione  sembrava  cbe  a- 
vessc  tutta\  ia  qualdie  \alore  ,  sempre  precario.  Per  mancanza  di  materiali  non 
può  decidere  se  gli  Amblyopsis  e  gli  Aphredodni  jiossauo  essere  riuniti  in  una  fa- 
miglia. Aspetta  con  impazienza  esemplari  di  Aphredoderi.  Asserisce  che  i  Pìec- 
fognati  non  differiscono  dagli  altri  pesci  ossei  più  che  un  Ciprino  da  una  Perca  ; 
ed  è  lo  stesso  de' Lofobranchii ,  le  branchie  de' quali  non  differiscono  che  per  dif- 
ferenze relative ,  non  già  essenziali.  I  Nictilanti  essendo  una  famiglia  ben  pro- 
nunziata contengono  certamente  parecchie  sottofamiglie  di  Squali  ;  ma  quanto 
a'  Rhinodonti  non  saprebbe  dire  esattamente  se  deggiono  formare  una  famiglia. 
Questa  questione  dipende  da  cognizioni  che  ancor  non  abbiamo  circa  la  genera- 
zione dei  Bhinodon  ;  converrà  sapere ,  se  facciano  uova  come  i  ScuìUni ,  ovvero 
se  sono  vivipari  come  le  altre  famiglie:  se  sono  vivipari,  dovranno  costituire  una 
famiglia  da  se,  se  partoriscono  uova,  dovranno  essere  riuniti  con  gli  Scyllini. 
Parla  quindi  del  nostro  carissimo  collega  Cavalier  de  Schmid  accollo  amorevol- 
mente dall'Humboldt ,  anche  nella  qualità  di  membro  de'nostri  Congressi.  Ter- 
mina coir  esprimere  il  grave  suo  dispiacere  di  non  trovarsi  a  Napoli  co' celebri 
anatomisti  italiani,  e  specialmente  per  poter  ragionare  con  profitto  in  materia 
di  uccelli  sopr.ittutto  Americani ,  che  tanto  attualmente  richiamano  la  sua  at- 
tenzione. 

Il  zelantissimo  nostro  Collega  sig.  Edm.  de  Selys  Longchamps  manda  la  se- 
guente sua  memoria  ,  la  quale  giunge  ben  a  proposito  per  coronare  i  nostri  la- 
vori. 


—  801  — 

hidicazione  di  qualche  Ibrido  osservato  nella  famiijHa  delle  Aniire,  proveniente 
dalle  specie  seguenti. 

1 ."  Ojgnus  olor  [^)  et  Cygnus  immtUabilis  ($)  da  me  veduto  nel  giardino 
Zoologico  di  Dublino  in  Irlanda. 

2."  Bermela  leucopsis  ((? ?)  et  Vernicia  canadenàs  ($  ?)  esaminato  da  me  nel 
giardino  zoologico  di  Anversa  nel  Beljjio. 

3."  Bermela  leucopsis  (</'?)  et  Anser  Cinereus  ($!)  che  io  posseggo  pervenu- 
tomi dalle  vicinanze  di  Tongrcs  nel  Belgio. 

4."  Anser  albifrons  (</?)  et  Bermela  lettcopsis  ($?)  da  me  veduto  nel  giardino 
zoologico  di  Londra. 

6."  Bermela  canadensis  (j>?)  et  Anser  cimreus  ($)  che  il  signor  De  Lamolte 
mi  ha  mandato  da  Ahbevillc  di  Trancia. 

6."  Anser  cinereus  (</')  et  Bermela  canadensis  ($)  che  il  cavalier  Sinclair  mi 
ha  detto  aver  allevato  nelle  vicinanze  di  Belfast  in  Irlanda. 

7."  Anser  cygnoìdes  [^)  et  Bermela  canadensis  ($)  ottenuto  dal  Biiron  Lafres- 
naye  nel  suo  parco  di  Falaise  in  Francia ,  e  descritto  da  lui  nella  Rivi.sta  zoolo- 
gica ,  il  quale  me  ne  ha  mandato  un  esemplare.  Ed  altri  ne  ho  veduti  nel  giar- 
dino zoologico  di  Dublino. 

8.°  Anser  cygnoides  (<f  )  et  anser  cinereus  ($),  che  io  spesso  allevai  in  casa  mia 
ed  esiste  in  molte  altre  contrade.  Pallas  e  Buffon  già  lo  indicarono. 

9.°  Anser  cinereus  (^)  et  Anser  ajgnoides  ($)  il  cui  prodotto  mi  è  stato  segna- 
lato da  molte  persone. 

10."  Anser  cygnoides  ((f)  et  Chenahpex  aegyptiams  i$)  ottenuto  al  giardino 
zoologico  dì  Dublino  (indicazione  Tavoritami  dal  signor  Roberto  Ball.  ) 

11."  Cairina  moschata  (e?)  et  Anasboschas  ($)  osservata  qua  e  là,  e  nello  sta- 
to selvaggio  eziandio  ,  per  molte  regioni  di  Europa.  Questo  è  l'uccello  descritto 
dal  sig.  Schinz  sotto  il  nome  Amis  purpureo-viridis ,  e  che  io  riprodussi  egual- 
mente sotto  tal  nome  nella  Fauna  Belgica. 

12."  Alias  boschas  (J")  et  Cairina  moschata  t$j.  Ilo  visto  nel  giardino  zoologi- 
co di  DubUno  qualche  bastardo  che  fui  assicurato  provenire  da  questo  incrocia- 
mento. 

13."  Chenalopex  aegyptiacus,  et  Anas  boschas  ( var.  immanis,  Pinguinduck  degli 


—  802  — 

inglesi  ).  Ne  ho  veduti  nel  giardino  zoologico  di  Londra,  cui  furono  regalati 
dal  principe  Bonaparte. 

14.°  Tadorna  vulpamer  ((^)  et  Anas  boschas  ($).  Trovasi  descritta  in  Buffon 
una  femmina  nata  presso  il  si{r.  Baillon  padre,  in  Abbeville  di  Francia.  Il  Ca- 
vai. Sinclair  a  Belfast  in  Irlanda  ne  ottenne  pareccliie  anch' egli. 

15.°  Anas  aciUa  (<?)  et  Anas  bosehm  ($)  Più  bastardi  se  ne  ottennero  nel 
giardino  zoologico  di  Londra,  e  li  ho  esaminati. 

16.°  Anas  boschas  (J")  ci  Anas  acuta  ($)  nato  nel  giardino  zoologico  di  Du- 
blino. 

17."  Alias  qucrqiieiliila  et  liliynchaspis  dijpcala.  Ilo  esaminato  nel  museo 
della  Società  zoologica  di  Londra  lo  .specimen  indicato  dal  sig.  Yarrell. 

18.°  Mergus  aìbellus  et  Fuligula  clangula.  Osservato  nello  stato  selvaggio 
nel  nord  della  Germania,  e  descritta  nell'opera  del  pastore  Brchm  sotto  il  no- 
me di  Mergus  anatinus. 

19.°  Anassponsa  (J")  et  fuligula  crislala  ($1  nato  nel  giardino  delle  Piante  di 
Parigi. 
Potrebbero  aggiungersi,  come  incerti ,  gl'ibridi  seguenti. 

20.°  Pleciropterus  gambensis  ((?)  et  Ckenalopex  wgyptiactts  ($)  generato  nel 
giardino  zoologico  di  Dublino  giusta  Roberto  Ball  ;  le  uova  però  furono  infrante 
innanzi  che  si  aprissero. 

21." ^«ser  cinereus  et  Anas  boschas;  indicato  da  Buffon  d'appresso  un'ope- 
ra sulle  colonie  francesi. 

22.°  Anser  cinereus  et  Cygnus  musicus;  avrebbe  esistito  nel  giardino  delle 
piante  a  Parigi,  giusta  la  corrispondenza  del  sig.  Baillon. 

La  maggior  parte  di  questi  Ibridi  non  essendo  stati  descritti,  e  neppur  men- 
zionati, io  mi  propongo  di  farli  conoscere  al  più  presto,  somministrando  prin- 
cipalmente alcuni  particolari  sulla  fecondità  o  sterilità  loro,  e  sopra  la  maggio- 
re o  minore  somiglianza,  sia  col  padre ,  sia  con  la  madre.  Invito  finalmente  i 
naturalisti  a  volermi  comunicare  gli  altri  prodotti  di  tal  sorta,  ch'essi  abbiano 
avuto  l'occasione  di  osservare. 

Liegi  16  settembre  18i'j.  —  Edm.  de  Selys  Longchamps. 

Accompagnava  questa  memoria  il  dotto  Belga  con  le  sue  scuse  per  l'assenza  da 


—  803  — 

questo  Congresso,  cui  però  è  presente  con  la  mente,  e  col  cuore,  avendo  Tisi- 
lato  in  questo  frattempo  la  Inghilterra,  la  Scozia,  e  l'Irlanda  con  lo  scopo  prin- 
cipale di  raccoglicn!  materiali  per  compiere  la  rivista  de'  lAhellulidi  europei ,  dei 
quali  ha  perciò  differito  la  puhliea/iune;  non  trascurando  per  altro  l'esame  dei 
piccoli  mammiferi ,  e  degli  uccelli  di  Europa.  A  Newcastlc  ha  esaminato  presso 
ilsig.  Ilanckock  il  Regulus  modestus  ucciso  con  l'archibuso  nelle  vicinanze  di 
quella  cittù,  egli  sembrò  essere  veramente  quella  specie,  non  già  un  giovine  di 
una  delle  altre  due.  Vide  in  Dublino  un'  Alca  impcnnis  presa  in  Irlanda  sotto 
abito  invernile,  il  quale  abito,  finora  incognito,  corrisponde  onninamente  alla 
idea  che  l'Ornitologo  se  ne  potea  fare  a  priori.  Ila  riveduto  nel  museo  della 
Società  zoologica  la  Scolopax  sabini,  e  sospetta  che  possa  essere  un  melanismo 
straordinario  della  5ro/opar  gaìUnago,  o  della  major;  non  permettendo  il  catti- 
vo stato  dell'esemplare  l'affermare  l'una ,  o l'altra  di  queste  ipotesi  con  un  esa- 
me di  breve  ora.  Spicgherebbesi  cosi  l'eccessiva  rarità  di  questa  supposta  spe- 
cie. Non  emette  alcuna  opinione  propria  circa  la  Glanuìa  nordmanni,  limitan- 
dosi ad  avvisarci  che  il  conte  Keyzerling  non  più  la  riguarda  ora  per  distinta 
dalla  pratincola.  11  Lepus  hybernicus  è  certamente  lo  stesso  che  il  variaìtilis  di  Sco- 
zia ;  la  quale  osservazione  potrebbe  singolarmente  confortare  la  opinione  dello 
Schlegel ,  il  quale  non  considera  il  Teirao  scolicua  se  non  come  una  livrea  ,  o 
razza  meridionale  del  Tetrao  albus  [saliceli) .  Ne  ha  viste  eziandio  varietà  acciden- 
tali variegate  di  bianco.  Parla  quindi  della  seconda  edizione  che  il  signor  Yarell 
sta  pubblicando  dc'suoi  uccelli  brittannici,  e  la  predica  eccellente.  Termina  col 
promettere  le  sue  preziose  osservazioni  sopra  i  cataloghi  de' Mammiferi ,  e  dei 
Ciprinidi  di  Europa  del  principe  Bonaparte,  limitandosi  per  ora  a  dire  aver  tro- 
vato giustissime  le  di  Ini  osservazioni  circa  il  volume  17  del  prof.  Valenciennes, 
ed  aggiunge  non  aver  nulla  a  cambiare  su  quanto  nell'  argomento  egli  scrisse 
nella  rivista  Cuvieriana. 

11  doli,  de  Martino,  per  disimpegnare  l'onorevole  incarico  affidatogli  dal  prof. 
C4V.  Panizza,  comunica  verbalmente  alla  Sezione  le  recentissime  ricerche  ana- 
tomiche comparative  di  esso  illustre  notomista  d'Italia  su  i  vasi  linfatici  dell'ute- 
ro de'Ruminanti,  de'  Rosicatori,  e  de' Carnivori,  e  su  i  rapporti  di-Ila  circola- 
zioDC  dc'cotiluduui  uterini  dc'ltumiuanti  con  quella  dc'Pcnicilli  della  placenta 


—  804  — 

fetalo.  Questo  ricerche  illuslra(e  da  masniOche  tavole  risolvono  due  importan- 
tissime eluttora  discusse  questioni  di  Osiologia.  Esse  dimostrano  fino  all'evi- 
denza, 1.°  che  una  diretta  comunicazione  non  esiste  tra  i  vasi  sanguigni  de'coti- 
ledoni  ed  i  vasellini  de'penicilli  fetali;  2."  che  questa  comunicazione  non  si  fa 
neppure  per  mezzo  de' vasi  linfatici  dell'utero,  i  quali  terminano  ovunque  con 
reti  continiir  o  comunicaiUi. 

In  secondo  luogo  lo  stesso  de  Martino  annuncia  che  il  prof  cav.  Panizza  tra 
le  due  lamine  sierose  del  legamento  largo  dell'utero  de' Ruminanti  ha  scoperto 
e  descritto  un  tessuto  di  Ohre  ,  che  cominciano  dalla  base  del  legamento ,  e  di- 
sponendosi a  ventaglio  ,  terminano  arcuate ,  abbracciando  l' utero  e  le  corna 
di  questo  in  ogni  senso.  Queste  stesse  fibre  tro\ansi  ancora  nel  piccolo  lega- 
mento tra  la  tromba  e  la  base  della  ovaia.  La  loro  natura  è  analoga  a  quella  del- 
le fibre  muscolari  organiche.  Il  prof.  Panizza  con  gli  stimoli  meccanici  ha  pro- 
vocato la  contrazione  di  queste  fibre,  le  quali  hanno  certamente  una  grande  im- 
portanza fisiologica  nel  mettere  in  rapporto  il  padiglione  della  tromba  colla  o- 
vaja,  nel  contribuire  alla  elevazione  dell'utero  ne' primi  mesi  della  gestazione 
(la  quale  è  un  fatto  contro  l'opinione  comune  )  e  nella  meccanica  del  parto. 

In  terzo  luogo  lo  stesso  dottor  de  Martino  dite  che  lo  spirito  di  osservazione 
ammirabile  in  tutti  i  lavori  del  Notomista  d'Italia ,  come  in  questo,  è  tale  da  non 
reclamare  conferma  dei  fatti;  ed  aggiunge  che  le  osservazioni  del  direttor  de 
Nanzio  e  le  sue  sopra  i  legamenti  larghi  dell'utero  della  giumenta,  della  mula,  e 
dell'  asina  estendono  le  osservazioni  del  prof.  Panizza  sulla  esistenza  di  un  tessu- 
to fibroso  intermedio  alle  due  lamine  del  peritoneo  anche  all'ordine  dei  Solipedi. 

In  ordine  alle  dotte  osservazioni  del  prof.  Weber  circa  1'  assorbimento  del 
chilo  dalle  villosità  intestinali  dell'uomo  e  del  castoro,  il  dottor  de  Martino  ri- 
corda che  il  prof.  Panizza  nelle  sue  lezioni  avea  pubblicato,  che  i  vasi  linfatici 
dell'  intestino  terminano  sempre  con  una  rete  continua  al  di  sotto  degli  strati  delle 
cellule  dell'epitelio  delle  villosità;  e  che  le  recentissime  osservazioni  dell'anato- 
mico di  Lipsia  confermano  quelle  del  notomista  <ritalia. 

Lo  stesso  dott.  de  Martino  comunica  le  seguenti  Osservazioni  anatomiche  dd 
doli.  Casilli  sull'ordine  di  situazione  de' forami  acustici  delta  Coclea  e  del  Vestibolo,  il 
qucde  ordine  é  causa  di  quello  della  distribuzione  dei  filamenti  del  nervo  acustico. 


—  805  — 

1 ."  Il  nervo  acustico,  penetrato  che  sia  nel  foro  auditivo  interno  non  se|?ue 
la  lesse  ili  dislribuzionc  dt'sii  altri  nervi  motori,  o  lattili,  ma  sihhcne  la  Icfjge, 
elio  presiede  alla  distribuzione  deirollico,  e  dell'olfattorio;  e  per  essa  è  che, 
giunto  il  tronco  del  nervo  acustico  sul  fondo  del  foro  uditorio,  si  scioglie  subito 
in  pili  migliaja  di  sottilissimi  filamenti,  nello  stesso  modo  che  il  nervo  ottico  si 
scioglie  nelle  fibre  della  retina,  ed  il  nervo  dell'odorato  nei  filamenti  olfattorii. 
2."  A  noi  pare  che,  se  la  perfezione  di  questa  legge  è  indice  del  grado  di 
perfezione  della  rispettiva  facoltà  de' nervi  sensorii,  l'acustico  debba  riguardarsi 
come  nervo  più  perfetto  dell'olfattorio,  per  l'ordine,  secondo  il  quale  le  fibre 
si  distribuiscono  alla  coclea  ed  al  vestibolo  ;  dappoiché  i  filamenti  olfattorii ,  in 
cui  si  scioglie  il  nervo  dell'odorato,  attraversano  alla  rinfusa  la  lamina  cribrosa 
dell'etmoide,  mentre  il  nervo  acustico  si  scioglie  in  due  ordini  di  filamenti,  l'uno 
pel  vestibolo  e  per  le  ampolle  de' canali  semicircolari,  l'altro  per  la  coclea. 

3.  ■  Affine  di  ben  comprendere  la  distribuzione  de' filamenti  del  nervo  acu- 
stico, è  da  premetlersi,  che  il  fondo  del  foro  acustico  irregolarmente  circolare, 
nel  senso  traversale  è  diviso  in  duo  da  una  cresta;  nel  segmento  superiore  si  veg- 
gono due  forami,  uno  anteriore ,  can.  diFalloppio,  l'altro  posteriore,  canaletto 
arterioso:  il  segmento  inferiore  è  destinato  a  dar  passaggio  ai  filamenti  acustici. 
Intanto  nella  lamina  che  lo  costituisce  possono  distinguersi  due  parti ,  un  disco 
ed  un'  elica.  11  disco  è  una  lamina  ossea  ellittica,  nel  cui  campo  si  osserva  una 
moltitudine  di  forami  sparsi  senza  ordine,  come  nella  lamina  cribrosa  dello  et- 
moide: esso  corrisponde  al  vestitolo,  e  per  li  suoi  forami  penetra  l'ordine  di  fi- 
lamenti nervosi  che  si  distribuisce  al  sacco  del  vestibolo  ed  alle  ampolle  mem- 
branose dei  canali  seniicirrolari.  VFUcti  è  ima  lamina  cribrosa  contornata  a  spi- 
ra superiormente  rientrante,  la  quale  è  costituita  da  una  doppia  linea  di  forami, 
l' una  t's/cnia  ed  inferiore,  l'altra  inlenia  e  superiore  :  le  quali  due  serie  di  fo- 
rami vanno  a  congiungersi  nel  fondo  o  infundibolo  dell'elica.  La  linea  cur\a  c- 
sterna ,  è  da  4  in  5  volte  più  lunga  della  interna. 

4.  '  Per  li  forami  dell'elica  penetra  l'ordine  di  filamenti  nervosi  della  coclea, 
disposti  in  modo  però  che  le  serie  di  quelli  che  penetrano  per  la  curva  estenia  , 
vanno  a  spandersi  sulla  faccia  inferiore  del  setto  della  coclea ,  e  1'  altra  che  pe- 
netra per  la  linea  intema,  si  spande  sulla  faccia  supcriore  del  setto  medesimo. 

102 


—  806  — 

5."  Lun."»  e  l' altra  serie  di  filamenti  nervosi,  prima  di  uscire  sulle  facce 
del  setto,  attraversa  una  diploe  ossea,  che  si  trova  nella  base  di  esso. 

Dopo  ciò  il  de  Martino  comunica  i  risullamenti  di  una  serie  di  esperienze 
proprie  fatte  all'oggetto  d'illustrare  l'inBuenza  del  cervello,  de' lobi  ottici ,  della 
midolla  allungala,  e  della  spinale,  e  la  influenza  del  gran  sinipalico  sui  movi- 
menti de'cuori  liufalici,  scialici  ed  ascellari  delie  Rane,  scoperti  da' professori 
Miillcre  Panizza,  ed  illustrati  dai  prof.  Valentin  e  Weber. 

In  ultimo  lo  stesso  de  Martino  dà  notizia  alla  Sezione  di  un  importante  risul- 
tamento  delle  sue  siierienze  circa  le  dilTorenze  degli  effetti  di  paralisi  dell'  arto 
inferiore,  indolii  dalla  recisione  del  corrispondente  cordone  della  midolla  spi- 
nale in  basso  o  in  allo. 

Il  sig.  Cannizzaro  accenna  alcuni  fatti  patologici,  e  molte  sperienze  fatte  dal 
Fodera  sin  dal  1823,  le  quali  insieme  a  quelle  fatte  dal  de  Martino  lo  portano 
alla  induzione ,  che  del  midollo  spinale  dei  vertebrati ,  tutti  i  punti  conducono 
egualmente  la  sensibilità  e  la  motilità  ,  e  che  non  siavi  quella  pretesa  conti- 
nuazione delie  azioni  molili,  e  sensìbili,  come  si  evoluto  dimostrare  dal  Lon- 
get.  Dichiara  che  ([ueslo  risullamenlo  dimostra  il  sospetto  da  lui  emesso  nel 
propome  i  quesiti  sul  sistema  nervoso  centrale  ,  e  periferico. 

Il  dolt.  Giuseppe  M."  Pignatari  legge  uno  scritto  di  alcune  esperienze  ed  os- 
servazioni suir  assorbimento  interno. 

Tocca  principalmcnle  la  opinione  che  ha  divisi  i  tisiologi  italiani  e  stranieri 
nel  concedere  la  facoltà  assorbente  o  ai  soli  liufalici ,  o  alle  sole  vene.  Di  que- 
ste si  fa  con  parecchi  altri  sostenitore  caldissimo  il  Magendie  levatosi  a  com- 
battere Giovanni  Iluntei-,  il  quale  provò  che  si  operava  l'assorbimento  dai  vasi 
linfatici.  Il  doti.  Pignatari  volendo  ripetere  alcune  sperienze  di  Hunter  aperse 
il  basso  ventre  ad  alcuni  conìgli  e  ad  un  cane  digiuni  da  più  giorni.  Introdusse 
tiepido  latte  in  un  apprestalo  pezzo  d'infestino  tenue,  e  dopo  mezz'ora  esami- 
nati i  linfatici  del  mesenterio  li  trovò  vuoli  e  trasparenti  come  prima  della  in- 
iezione. Questo  risullamenlo  ben  si  conviene  con  quello  del  Flandrin,  ma  dif- 
ferenti sono  le  ragioni  con  che  venne  da  loro  spiegato.  Iniettò  quindi  per  una  si- 
ringa di  gomma  elastica  quattro  once  di  decotto  di  rabarbaro  nello  stomaco  di 
un  cane:  aperto  il  petto  tre  ore  dopo  raccolse  la  linfa  del  condotto  toracico  la 


—  807  — 

quale  cimentata  con  poca  soluzione  di  potassa  lasciò  tinto  in  rossigno  l' assor- 
bito rabarbaro.  Nello  esofago  di  un  cane  intromise  canfora  disrioita  iu  alc(»l 
mescolata  con  acqua  ,  e  la  linfa  del  dutto  toracico  ne  ri>  ciò  certissimo  indizio. 
Altra  volta  vi  ritrovò  l'indaco  iniettato ,  siccome  pure  ad  Alberto  Uallcr  avven- 
ne. Una  soluzione  di  cloruro  di  ferro  gli  discoperse  il  prussiato  di  potassa  in- 
iettato nello  stomaco  di  un  cane. 

Il  dott.  Pignatari  si  argomenta  che  al  Magendie  non  venne  fatto  di  riconosce- 
re r  assorbimento  dei  linfatici,  perchè  troppo  preslamenle  toglicvasi  ad  esami- 
nare la  linfa  ;  noto  pure  essendo  che  lente  lente  passano  le  sostanze  dallo  sto- 
maco al  duodeno  ,  ove  si  eflettua  l' assorbimento.  Altre  osservazioni  fatte  nei 
vasi  linfatici  e  nelle  glandole  inguinali,  ove  rinvenne  mercurio  metallico,  pas- 
satoci dagli  archi  plantari,  lo  confermarono  nelle  predette  sperienze.  Cita  pure 
in  sostegno  le  osservazioni  del  Mascagni ,  Desgenetles ,  Soemmering  ,  Dupuy- 
tren,  e  tace  per  brevità  di  altri  moltissimi.  A  coloro  che  nicgano  l'assorbimen- 
to dei  linfatici ,  perchè  lo  si  elTettua  da  quegli  animali  eziandio  che  hanno  sola- 
mente vasi  sanguigni,  risponde  che  già  le  scoperte  del  Viviani,  del  delle  Chiaje, 
e  di  più  altri  dimostrano  giornalmente  la  esistenza  di  tronchi  linfatici  là  ove  non 
si  sospettarono  affatto.  Per  contrario  poi ,  si  risponde  esservi  animali  provvisti 
di  vasi  sanguigni,  come  gli  entozoi ,  le  meduse,  i  polipi,  e  tuttavolta  non  può 
dirsi  logicamente  che  le  vene  sieno  private  d'assorbimento. 

L"  Autore  non  trova  calzante  ragione  nella  esperienza  del  prof.  Panizza  ,  il 
quale  vide  che  tolti  via  i  linfatici ,  e  rimaste  pervie  le  vene  di  un  cac  allo,  restò 
esso  avvelenato  dal  prussiato  di  ferro,  e  quando  le  vene  furono  legate  l'acTele- 
namonto  non  accadea.  Spiega  il  primo  caso  con  l'effetto  dell'azione  veneflca  sui 
nervi  intestinali;  e  il  secondo  dalla  mancanza  d'innervazione  sopra  i  vasi  linfa- 
tici prodotta  dalla  privazione  del  sangue  venoso.  Ribalte  ancora  l'argomento  del 
-Magendie  suU'  avvelenamento  del  cane  con  1'  upas  applicato  alla  ferita  di  una 
zampa,  dicendo  che  il  veleno  s'introdusse  per  meccanica  iniezione  nei  vasi  mi- 
nori. L'assa  fetida  data  dal  Flandrin  ad  un  cavallo,  e  trovata  sedici  ore  dopo 
nelle  vene  dello  stomaco  e  dogi'  intestini  non  convalida  affatto  le  sperienze  del 
Magendie:  poiché  in  quel  tratto  di  tempo  potè  benissimo  dai  linfatici  trapassar 
nelle  vene. 


—  808  — 

Sostenuto  clic  lia  il  ilott.  Pignalari  l'assorbimento  linfatico,  nondicliiara  me- 
no di  riconoscere  ancor  nelle  vene  questa  facoltà ,  tanto  per  molte  osservazioni 
proprie  quanto  per  quelle  ripetute  dal  Tiedman,  dal  Gnielin,  dal  Franchini. 

Termina  quindi  lo  scritto  suo  deducendo  in  corollario ,  che  l'assorbimento  si 
ripartisce  tra  due  ordini  di  vasi ,  è  comune  cioè  ai  linfatici  ed  alle  vene. 

Il  sig.  Cappello  dichiara  che  l'assorbimento  nel  tubo  digestivo  si  effettuò  per 
opera  della  svapora/.ione  de'  fluidi.  Hiferisce  alcuni  sperimenti  per  provare  il 
suo  assunto;  e  per  tal  modo  spiega  la  sollecitudine  ,  colla  quale  le  sostanze  in- 
trodotte nello  stomaco  giungono  fino  a' reni. 

Il  sig.  Cannizzaro  osserva  che  da  moltissimo  tempo  le  esperienze  di  Fodera 
hanno  dimostrato  che  lutti  i  tessuti  assorbono  per  imbibizione  ,  e  che  la  diffe- 
renza non  è  che  nella  quantità  de'  liquidi  assorbiti  ,  e  del  tempo  impiegato  ;  e 
che  le  esperienze  del  sig.  Pignataro,  e  quelle  del  Cappello  non  fanno  che  con- 
fermare quella  verità  già  vecchia  ;  ma  fa  tuttavia  riflettere  che  queste  riprove 
valgono  meno  delle  prime  prove  che  non  lasciano  alcun  dubbio  affatto. 

Il  Presidente  chiude  la  adunanza,  ed  i  lavori  della  Sezione  colle  seguenti  pa- 
role: 

■(  Ecco  giunto,  o  Compagni  dilettissimi,  quel  momento  di  separazione  clierin- 
nuova  tra  noi  il  dolore  già  sei  volte  in  eguale  occasione  provato.  A  tutti  quelli 
che  largirono  decoro  ed  utile  alla  Sezione  per  riguardevoli  memorie  e  comuni- 
cazioni ,  io  rendo  grazie  iterate.  E  primamente  all'  Owen  ,  al  Weber  ,  e  più  al 
Calamai  di  Firenze  ,  il  (|uale  per  importantissimi  lavori  a  sé  onore,  e  vantaggi 
alla  scienza  recò.  Dai  nostri  più  operosi  Colleglli  della  superior  parte  d'Italia  non 
siamo  stati  ,  in  questo  anno  ,  sotto  tale  comoda  dolcezza  di  cielo,  appagati  nel 
desiderio  di  alcuno  scritto.  E  questo  è  da  dire  ,  perché  il  silenzio  degl'  ingegni 
sapienti  torna  sempre  sconfortevole  e  gra\e.  Interrogate  le  altre  otto  Sezioni , 
e  ne  avrete  ugualmente  che  nessuna  ebbe  a  comportare  povertà  di  lavori  e  tie- 
pidezza di  studi.  .Si  ,  o  Signori ,  la  Riunione  bellissima  di  Napoli  non  permette 
fermarsi  sopra  alcune  lievissime  mende  inevitabili  in  città  cosi  popolosa  ed  in 
tanto  numero  di  congregati:  ed  è  forza  di  giustizia  e  di  riconoscenza  asseverare 
che  abbiamo  disteso  gran  passo  per  entro  la  morale  opinione  degli  uomini  ,  e 
acquistato  fede  di  utilità  incontrastabile  a  questa  scientiflca  IsliliuioDC.  A  ciò 


.  —  809  — 

valsero  potentomente  la  protezione  Sovrana  coslante  e  larghissima  ;  la  dignità 
con  che  senti  alto  la  carica  sua  il  l'rcsideiitc  ;'('ni'ralo  Ministro  .Santangelo  ,  il 
che  vi  fu  cliiaro  dall' aver  messo  tutto  il  jn-nsicro  e  l'opera  all'esito  della  Kiu- 
nione  conseguito  «luanto  mai  splendido  e  grande  ,  e  dal  suo  presiedere  impar- 
ziale e  sagace,  come  lodaste,  le  Ire  generali  Assemblee;  e  la  sollecitudine  del  mar- 
chese Delcarretlo  che  nella  Gazzetta  Officiale ,  onde  ci  faceva  dono  cortese  ,  ha 
dato  divulgamento  valido  ed  ampio  ai  lavori  del  Congresso,  riportando  sempre 
intiero  il  Diario,  e  vi  scrivoiido  eziandio  articoli  che  dell'estrinseco  andamento 
ragguagliassero. 

E  per  altro  lato  credo  che  possiamo  tenerci  paghi  della  concordia  e  zelo,  on- 
de fra  noi  si  compiè  il  periodo  breve  di  siffatto  vivere  dilettevolissimo.  Abbia- 
mo sentito  meglio  nel  cuore  quanto  inducono  a  prosperità  le  associate  eserci- 
tazioni ,  e  quanto  nello  scientifico  e  civile  contegno  sia  debitamente  da  lodare 
qualunque  imprenda  con  mano  franca  ed  amica  a  discoprire  le  occulte  piaghe 
de' propri  connazionali  per  medicarle  e  sanarle;  e  quanto  per  contrario  sien  da 
vituperare  coloro  che  per  astio  o  sconsigliatezza  le  svelano  a  tirarvi  sopra  lo 
sprezzo  o  la  irridente  compassione  dello  straniero.  Noi  però  nel  concetto  di  ave- 
re passato  questi  giorni  amichevolmente  riuniti ,  piglieremo  conforto  alla  sepa- 
razione ,  ricordo  durevole  della  forza  intellettuale  e  dell'  amore  che  periodica- 
mente ci  ricongiungono ,  e  sicurezza  che  le  pagine  della  storia  racconteranno 
come  la  Istituzione  dei  Congressi  scientifici  sorgesse  appunto  a  manifestare  tra 
i  divisi  Italiani  il  bisogno,  il  carattere,  la  provvidenza  delle  rifiorenti  condizio- 
ni dei  tempi.  E  voi,  o  miei  Colleghi  diletti,  e  voi  tutti  che  onoraste  la  Sezione 
nostra  del  continuo  venire ,  abbiatevi  accetta  la  mia  gratitudine  e  la  mia  incan- 
cellabile ricordanza  «. 

Il  Presidente  —  Caiii.o  Principe  Bo.napakte 


(  Corra 
Segretari  \ 

(  .V.NAST.I 


no  Poi.m 
.vsio  Cocco 


INTORNO 

AL  CONCEPIMENTO  ED  ALLA  FIGLIATURA 

DIUNAMULA 

MEMORIA 
Del    Professore   FERDINANDO   DE   NANZIO 

Direttore  del  R ,  Stabilimento  Veterinario  di  Napoli,  ec.  ec.  ec. 


Obscrvatum,  e  duobus  diversis  gcneribus  nata  tertii 
generis  fieri,  et  neutri  parenlum  esse  similia;  eaque 
ìpsa,  quae  sunt  ita  nata,  non  gìgncre  in  omnì  ant- 
malium  genere;  idcirco  mulas  non  parere.  Est  in 
annalibus  nostris  peperisse  saepe  :  verum  prodigìi 
loco  liabìtum. 

Vutì.  Sec,  Hist.  nat.  Uh.  FUI.  t .  éy. 

Nam  milii  contucnti  se  persuasit  rerum  natura,  nibil 
incredibile  existimare  de  ea. 

IDEM  lib,  II  cap.  tf. 


E 


OPIMOJTE  che  i  muli  ed  i  bardolli  con  loro  femmine  rispettive ,  generalmente 
parlando ,  sono  incapaci  a  riprodursi  da  sé  stessi  e  a  formare  successione.  Questa 
sentenza  conicclk'  n(jn  fosse  assoluta,  nulla  di  meno  per  tale  si  è  voluta  consi- 
derare da  alcuni ,  i  quali  forse  ignorando  quanto  si  è  in  contrario  riferito,  sono 
venuti  con  loro  ragionamenti  a  notare  assai  cose  intorno  alla  natura  di  cosi 
fatti  animali,  dicendo  ancora  essere  i  muli  e  le  mule  per  istruttura  viziata  del- 
l'apparato genito-orinario  incapaci  a  riprodursi.  Tali  ragionamenti,  in  quanto 


—  811  — 

importa  concepi mento,  noi  non  vogliamo  confutare  e  manco  dire  «li  quale  e 
«liiaiita  importanza  si  sicno  ;  impcrciocciic  non  sapendosi  nulla  sopra  ciò ,  po- 
tremmo nostro  mal  volentieri  cadere  in  errore.  Ma  gli  è  certo  che  non  possiamo 
aggiustarvi  molta  fede ,  leggendo  nelle  storie  scritte  da  celebri  uomini  molti 
latti  intorno  alla  figliatura  di  mule,  e  più  ancora  considerando  quello  a  noi  è 
capitato  di  vedere  in  provincia  di  Capitanata ,  dove  una  mula  figliò  un  bellissimo 
muletto.  Onde  volendo  sopra  questo  particolare  dire  qualche  cosa,  ci  è  paruto 
conveniente  riandare  i  fatti  medesimi  ;  dire  le  opinioni  di  coloro  affermano 
essere  le  mute  incapaci  a  riprodursi;  e  di  poi  notare  alcune  nostre  particolari 
ricerche  anatomiche ,  che  forse  potranno  riuscire  di  qualche  vantaggio  alla 
scienza. 

In  generale  addimandasi  mulo  quell'animale  che  proviene  dal  commercio  di 
due  individui  di  diversa  specie;  cosi  sono,  a  modo  di  esempio  tra  gli  uccelli, 
le  produzioni  che  nascono  dal  congiungimento  della  canarina  col  caldcnigio, 
e  tra  i  quadrupedi,  quelle  che  derivano  dal  ciuco  con  la  cavalla,  o  dal  cavallo 
congiunto  con  l'asina.  In  questo  caso  si  ha  due  sorte  di  generazioni,  alle  quali 
non  si  è  dato  indistintamente  il  nome  di  mulo;  ma  bene  si  è  distinto  con  tal 
nome  la  produzione  che  nasce  dal  commercio  del  ciuco  con  la  ca\'alla ,  dicen- 
dosi l'altra  bardotto.  Le  quali  distinzioni  era  mestieri  a  fare,  perché  cosi  fatti 
animali  sono  tra  loro  mollo  dissimigllanli,  tanto  se  si  considerano  nella  parte 
esteriore,  quanto  in  quella  importa  forza  e  vigoria.  Dappoiché  il  mulo  è  assai 
più  alto  e  grosso  del  bardotto  ,  ha  il  collo  lungo ,  tarchiato ,  le  costole  ritonda- 
If,  la  groppa  piena  e  carnosa,  le  anche  non  basse.  È  desso  un  animale  assai 
forte,  sicuro,  sostiene  lunga  fatiga,  si  accontenta  di  poco  ed  ordinario  cibo , 
ed  è  poco  soggetto  ad  infermarsi.  Gli  antichi  si  valevano  più  di  questi  animali 
che  dei  cavalli,  massime  ne'lunghi  e  diffìcili  viaggi;  il  che  di  presente  occorre 
ancora  in  molti  paesi  di  Europa,  e  specialmente  per  alcuni  particolari  servi- 
gi. Il  bardotto  poi  è  molto  più  basso  e  piccolo  del  mulo;  il  collo  ha  sottile, 
corto,  la  schiena  più  tagliente,  più  appuntata  la  gi-oppa,  le  anche  avvallate  ec. 
Si  che  volendo  paragonare  tra  loro  tulle  (jucslc  qualità,  pare,  secondo  oj)inione 
di  BulTon,  che  le  femmine  formino  l'unità  della  spezie;  e  nel  caso  presente  si 
può  dire  che  la  cavalla  influisca  su  le  qualità  del  mulo,  e  l'asina  su  quelle  del 


—  812  — 

barilolti).  Ma  ci  ha  pure  altri  sogni  e  pocite  allre  coso,  tuHocliè  secondario,  clic 
si  appartengono  al  padre.  Tarò  il  ragghiare  del  mulo,  le  orecchie  sue  grandi, 
In  testa  grande ,  la  coda  fornita  nella  parto  bassa ,  io  estremità  asciutte ,  lo  unghie 
allungato,  e  strolle:  il  nitrire  del  bardotto,  la  sua  testa  piccola,  le  orecchie 
corte,  la  coda  tutta  fornita ,  le  gambe  grosso.  Onde  sopra  tal  particolare  Aristo- 
tile parlando  de' muli  disse:  maanididinc  corporis,  specie  et  virihns,  magis  fonni- 
nae  qitam  mari  simile  cvadii  quod  nascitur  (1).  E  Columclla  sopra  lo  slesso  pro- 
posito scrisse:  qui  ex  equo  et  asina  concepii,  generantur,  quamvis  a  paire  nomen 
Iraxerini,  matrì  per  omnia  magis  similes  sunt  (2). 

Ripigliando  ora  il  falto  nostro,  troviamo  scritto  in  Aristotile  che  una  mula 
divenne  gravida,  ma  la  prole  non  fu  perfetta,  né  la  dotto  alla  luco.  K  dice  al- 
trove che  la  mula  (pialclio  volta  partorì  gemelli;  il  che  secondo  credenza  di 
quei  tempi ,  dovevasi  riputare  come  a  portento  od  annunzio  di  terribili  sciagu- 
re. Ed  ancora  si  dice  che  Dario  assediando  Babilonia,  i  babilonesi  non  cura- 
rono punto  l'assedio;  che  anzi  saliti  su  i  baluardi ,  tripudiavano,  ed  uno  di 
loro  cosi  disse  :  a  che  state  qui  a  perdere  il  tempo  o  Persiani ,  e  piuttosto  non 
andate  via,  che  allora  sarete  per  espugnarci  e  vincere  quando  Cglieranno  le 
mule.  Dopo  un  anno  e  sette  mesi  di  assedio,  intervenne  a  Zapiro,  figliuolo  di 
Macabizo  questo  falto,  cioè,  che  una  delle  mule  che  portavano  il  frumento, 
parlori.  Erodoto  scrive  che  partendo  Serse  verso  la  Grecia  e  traghettando  nel- 
l'Ellesponlo  col  suo  esercito,  una  mula  figliò  un  muletto  ermafrodito  co' geni- 
tali maschili  al  di  sopra  dei  femminei.  Riferisce  puro  che  alcuno  volto  si  figliano 
le  mule  ne' paesi  molto  caldi,  ne'quali  il  calore  cstorioro  tempora  la  frigidità 
interiore  degli  asini.  Varroue  scrive  che  in  Roma  si  figliò  una  mula.  Magone  e 
Dionigi  riferiscono  che  la  mula  e  la  cavalla,  quando  avevano  concepito,  si  figlia- 
vano nel  dodicesimo  mese  (3). 

Giulio  Ossequente  scrisse  che  la  guerra  sorta  tra  Cesare  e  Pompeo  fu  indi- 
cata dal  parto  di  una  mula.  Narra  Pietro  Valeriano  essersi  una  mula  figliala  in 


(i)  Hist.  animai,  lib.  VI.  cap.  XXIII. 
(i)  De  re  rust.  lib.  VI.  cap.  XXXVII. 
(3)  Corradi  Gesncri.  Hist.  animai.  lib.  i .  De  quadrupedis  viviparis. 


—  813  — 

Roma,  l'anno  I0I8,  il  quale  anno  fu  colclìic  \wv  l'apostasia  di  Lutero.  Scaligero 
nel  suo  eonienlo  di  Aristotile  dite  elie  una  mula  si  tii,'lii)  due  volte.  Cosi  pure 
il  celebre  Guicciardino,  dicendo  dei  grandi  portenti  accaduti  non  molto  tempo 
innanzi  del  sacco  di  Roma  del  l.'J27  siguilicanti  la  rovina  grande  e  vicina  di 
essa,  nota  il  iiarioriiv  iti  una  multi  iivl  palazzo  della  Cancelleria  (1).  Il  Fontano 
riporta  la  figliatura  di  una  mula  generando  un  cavallo,  del  quale  descrive  le 
fattezze  ^2;.  E  liufTon  pone  il  caso  di  una  mula  che  dette  alla  luce  un  muletto, 
più  siniigliante  all'asino  che  alia  niadre,  nell'isola  di  S.  Domingo  a'  li  di  mag- 
gio 1769  (3). 

Il  signor  Carlo  Bonnet  nella  1*  edizione  della  sua  opera:  Considerations  sur 
les  corps  organisés,  scrisse  che  i  muli  non  generavano;  ma  nell'altra  edizione  ei 
fu  di  contraria  opinione ,  e  notò  Ire  storie  di  mule  gravide ,  la  prima  delle 
quali  è  quella  stessa  da  noi  testé  citata,  e  riportata  da  liulTon. 

Questo  sincero  ed  anunirevolc  disdire  del  lionnel  die  motivo  al  sig.  Leopoldo 
Caldani  di  mettere  per  le  stampe  un  lavoro  che  ha  per  titolo  :  Esame  di  alcune 
storie  spellami  alla  gravidanza  delle  mule.  In  questa  scrittura  il  Caldani  cerca  di- 
mostrare che  i  fatti  citati  dal  Bonnet  non  sono  esatti ,  perché  mancano  di  par- 
ticolari necessari,  e  concliiude  con  altre  relazioni  in  contrario  essere  le  mule 
sterili,  ma  non  doversi  lo  stesso  dire  dei  muli. 

Il  Bonnet  non  aggiustando  fede  alle  ragioni  ed  alle  osservazioni  del  Caldani, 
scrivevagli  «  che  se  vi  fosse  un  solo  esempio  ben  circonstanziato  che  un  mulo 
«  o  una  mula  sia  stala  feconda,  questo  solo  basterebbe  a  distruggere  l'opinione 
«  della  loro  sterilità  ))  E  più  appresso  dice  «  e  perciò  persisto  nel  desiderio 
«  che  alcuni  abili  soggetti  replichino  l'esperienze  intorno  a  questo  accoppia- 
le mento  e  ricorrano  puranche  alle  fecondazioni  artiliciali.  » 

Nella  citata  scrittura  del  sig.  Caldani  è  trascritta  una  lettera  indirittagli  dalla 
moglie  del  signor  Duca  di  Termoli  Cavallerizzo  Maggiore  del  Re  di  Napoli, 
nella  quale  gli  narra  il  fatto  avvenuto,  circa  l'anno  17o0,  nelle  scuderie  del 


(1)  Guicciardino.  Il  Sacco  di  Roma  1758. 

(i)  De  bello  ncapolitauo.  Lib.  1. 

{?>)  BufTuu,  Sup|ilement  à  l'iiiitaire  naturelle.  Tuns.  V. 

103 


—  SJ/i  — 

Re  di  Napoli  «  ove  una  mula  si  figliò  ili  un  cavallo;  elie  la  delta  mula  forse  fu 
«  coperta  da  un  cavallo  padre  che  stava  nella  slessa  scuderia ,  e  che  il  mulo  ge- 
«  neralo  da  tale  congiunnimento  a  tre  anni  si  mise  nella  cavallerizza,  riuscì 
Il  hastanteniente  buono,  >isse  molti  anni  e  mori  molto  vecchio;  che  la  madre 
«  mula  non  usci  mai  più  gravida  per  (pianto  possibili  diligenze  si  fossero  usate.  » 

(Questo  fallo  henchè  al  sig.  Caldani  sembrasse  assai  partieolarizzato  ,  pure 
gli  parve  di  avere  tutta  l'apparenza  di  favola. 

Finalmente  dopo  avere  io  stesso  autore  notato  molte  cose  intorno  a  tal  par- 
ticolare egh  non  dà  alcun  giudizio,  e  ragionando  intorno  all'opinione  di  Buffon 
su  la  fecondità  maggiore  degli  animali  piccoli  in  confronto  dei  grandi con- 
chiude «  Questa  riflessione  però  sarebbe  da  ligcltarsi  ogni  rpial  volta  si  avesse 
«  un  caso  senza  eccezione  della  fecondità  dei  muli  ;  caso  il  quale  se  accadesse 
«  farebbe  certamente  che  io  unitamente  ad  altri  non  pochi ,  prestassi  tutta  la 
«  fede  alle  storie  poco  esatte  che  Iio  esaminato.  » 

I  fatti  testé  notati,  ai  quali  or  ora  aggiugneremo  il  nostro,  pruovano  che  le 
mule  in  diversi  tempi  si  sono  figliate;  ma,  a  dir  vero,  gli  autori  che  hanno  ciò 
riferito,  non  hanno  mai  scritto  di  tale  avvenimento  storia  esatta  e  compiuta. 

Nel  comune  di  Anzano,  provincia  di  Capitanata,  si  figliò,  nel  lo  luglio  1814 
una  mula  appartenente  a  Francesco  Mastrangelo.  La  novità  di  questo  caso  stupì 
le  genti  di  quella  provincia,  ed  il  signor  Intendente  v'inviava  il  veterinario 
provinciale,  il  quale  con  suo  rapporto  fece  conoscere  la  verità  del  fatto,  no- 
tando ancora  sopra  ciò  l'opinione  sua.  Solleciti  anche  noi  di  saperne  qualche 
cosa ,  mo\emmo  in  provincia  di  Capitanata  sul  finire  dello  scorso  mese  di  mag- 
gio e  poscia  in  Anzano ,  dove  vedemmo  la  mula  in  quistione  figliata  di  un  mu- 
letto. 

E  dessa  la  mula  di  manto  baioscuro ,  alla  palmi  cinque  ed  once  otto  napoli- 
lani,  dell'età  circa  anni  quattro,  di  buone  fattezze,  e  marchiata  nella  spalla 
sinistra  con  lettere  B.  A.  iTav.  1"  fig.  1  )  Notammo  ancora  essere  la  madre  mollo 
affezionala  al  figlio,  cui,  secondo  ci  fu  detto,  aveva  fatto  assai  volentieri  suc- 
chiare il  latte,  alzando  or  l'una  or  l'altra  coscia.  Il  muletto  è  pur  esso  di  manto 
baioscuro,  alto  palmi  cinque,  e  nacque  con  i  quattro  denti  picozzi.  Nel  tempo 
che  lo  visitammo  si  era  di  undeci  mesi ,  ed  aveva  otto  denti  incisivi,  quattro  ma- 


—  815  — 

scollari,  e  comìiiriavano  ail  ap|)arii'c  aiiclK;  i  caiiloiii.  La  sua  testa  è  piccola, 
|p  orecchie  luii;.'lie  e  bei»  |iìaiitale,  ciiill'o  piccolo,  fronte  un  po'Iarga,  promi- 
nente o  gibbosa  nella  parte  sii|(eriore,  naso  e  narici  stretti ,  collo  corto,  criniera 
piccola,  petto  giusto,  unghia  dei  piedi  anteriori  da  mulo,  dorso  e  reni  da  ca- 
vallo, groppa  ritonda,  coda  fornita  di  crini  lunghi,  (itti  e  riuniti,  unghie  po- 
steriori da  cavallo.  Si  che  considerando  bene  tutt'esse  queste  parti,  pare  clic 
il  muletto  si  avesse  le  parti  posteriori  conrormate  alle  fattezze  di  cavallo,  e 
quelle  anteriori  a  ino' delle  fattezze  di  mulo.  ,  Tav.  1'  lìg.  2  ) 

E  volendo  più  esattamente  conoscere  i  particolari  di  questa  mula  ,  sapemmo 
ch'essa  fu  venduta  al  sopraddetto  Mastrangelo  da  un  tal  llencdetto  Silvestri  da 
Roccaraso  per  ducati  So  ,  ed  era  stata  coperta  da  un  puledro  di  due  anni.  Ma 
siccome  si  era  molto  scarna  e  di  tenera  età ,  si  stimò  conveniente  mandarla 
a'pascoli.  In  questo  la  pancia  comparve  molto  grande  ,  e  fece  credere  che  la 
patisse  idropisia  ,  cosi  che  il  padrone  si  pensò  di  condurla  nella  liera  alla  .Mad- 
dalena, che  si  celebrava  in  un  paese  poco  discosto  da  Anzano,  ed  ivi  rivenderla. 
Onde  entrato  egli  nella  stalla  la  mattina  dei  lo  luglio,  per  effettuare  (pianto 
aveva  in  animo,  vide  con  moltissima  sorpresa  che  la  mula  si  era  ligliata.  Crc- 
desi  che  il  tempo  della  gestazione  fosse  durato  circa  un  anno.  Questa  mula  nello 
scorso  mese  di  maggio  è  staUi  mouliita  da  un  cavallo  morello  ,  e  noi  con  altra 
scrittura  c'impromcttiamo  di  farne  conoscere  i  risultati  (1). 

Ora  bene  considerando  (pianto  iniiiio  a  ()ui  abbiamo  notato ,  si  può  certa- 
mente iisserirc  che  se  le  mule  hanno  una  volta  ligliato,  potranno  Ggliare ancora 
in  .seguito ,  e  non  debbonsi  cosi  di  leggieri  considerare  come  assolutamente 
sterili.  E  jicrò  non  vale  a  nulla  il  parere  di  Plinio  che  dice:  che  gli  animali 
nati  da  due  generi  divei-si ,  diventano  di  un  terzo  genere  ,  e  sono  dissimili  dai 
loro  parenti  e  non  possono  partorire.  Ed  egualmente  sono  da  estimarsi  poco  i 


(i)  Nel  luunicutu  che  puliblichidiiiu  (jucsio  nostro  lavoro  (Giugno  i8^6)  abliiarao  sapulo  che  il 
mulo  nato  dalla  sopradetta  mula  è  grande,  di  belle  l'orme,  e  ben  i>asciuto  ;  che  la  mula,  beaché latta 
montare  nell'  anno  scorso ,  nou  e  gravida .  Ala  intorno  a  dò  è  da  notare  eh'  essa  nel  passato  anno  fu 
fatta  covrire  per  munta  rosi  detta  a  mano,  e  da  un  cavallo  non  giovine.  Ognuno  sa  la  difCcoltà  di  con- 
cepire che  ipebsu  s' incontra  nella  munta  a  mano  anche  Ira  giumente  e  cavalli. 


—  811)  — 

Ciiidi/ì  (li  qui'jili  altri  scrillori,  clip  forse  apiii^iiiandosi  al  niodcsimo  iiarcrc  di 
l'iinio,  dicono  le  inule  non  potersi  figliare. 

Alcmeone  discepolo  di  Pitlagora  scrive  i  muli  maschi  essere  sterili  per  ca- 
{;ione  del  seme  che  in  loro  è  leggiero  ossia  freddo  ,  e  le  femmine  essere  anche 
sterili,  perocché  i  loro  uteri  sono  chiusi.  Empedocle  nota  ch'essendo  l'utero 
troppo  piccolo  ed  ancora  basso  ed  angusto,  e  situato  obbliquamentc  al  ventre, 
avviene  che  il  seme  non  vi  può  essere  dirittamente  fittalo,  ed  ancorché  av- 
venisse, nondimeno  questo  non  sarebbe  rattcnuto.  All'opinione  di  costui  si 
accorda  Diocle ,  il  quale  scrive  aver  egli  spesso  veduto  nelle  dissezioni  l' utero 
delle  mule,  ed  essere  verisimile  che  la  stessa  cagione  produca  sterilità  ancora 
nelle  donne  (1).  Aristotile  confutando  l'idea  di  questi  due  autori  si  attiene 
presso  a  poco  all'istesso  parere  di  Alcmeone,  poggiando  sua  opinione  su  la 
natura  fredda  dello  sperma  dell'asino  ;  ed  aggiugne  che  per  temperare  cotal 
frigidità,  e  perchè  il  cavallo  non  corrompe  la  semenza  dell'asino,  gli  è  mestieri 
far  accoppiare  un  animale  freddo,  com'è  l'asino,  con  la  cavalla  eh' è  di  natura 
più  calda  ,  oppure  il  cavallo  con  l'asina.  Dice  pure  ciò  non  intervenire  nella 
l)roduzione  de'muli  che  ne  nascono,  i  quali  sono  infecondi  (21. 

Cosi  fiitlo  ragionamento  di  Aristotile  fu  interanieule  abbracciato  da  Buffon, 
il  quale  conghiettura  che  la  copula  del  mulo  con  la  bardotta ,  e  del  bardotto  con 
la  mula  riuscirebbe  sterile ,  come  pure  quella  de'  muli  e  dei  bardotti  tra  loro, 
perché  da  due  nature  già  lese  per  la  getierazione,  e  che  da  si  fatte  copule,  aspettar 
non  si  dovrebbe  che  una  produzione  viziata  ed  assolutamente  nulla  ;  ma  crede 
che  il  mulo  ed  il  bardotto  accoppiali  con  la  giumenta  o  con  l'asina  potrebbero 
generare,  e  il  mulo  genererebbe  con  più  sicurezza  con  la  cavalla  che  con  l'a- 
sina ;  ed  il  bardotto  all'  opposto  con  più  sicurezza  con  l' asina  che  con  la  giu- 
menta.—  Parimente  il  cavallo  e  l'asino  potrebbero  forse  generare  con  le  due 
mule,  nial'asino  con  più  sicurezza  che  il  cavallo,  poiché  si  è  osservato,  egli  di- 


(0  Corradi  Gesneri.  Op.  cit. 

(i)  Claudio  Eliaiio  riporta  il  parere  di  Democrito  e  scrive  :  Mulas  idem  non  parere  aìt  :  nec  enim 
ximiles  alits  luUas  animalibus  habere,  sed  forma  diversas  minime cvnciperc  <juire  ec.  De  animalium 
natura. 


—  817  — 

ce,  che  l'asino  ba  maggior  potere  del  cavallo  per  generare  anche  con  la  giumenta, 
perchè  II  primo  corrompe  e  dislriigg»;  la  generazione  di  (|iicst'iiUimu.  Imper- 
tanlo  esorta  i  naturalisti  a  fare  di  tali  esperienze  ,  |ier  Siiperc  quali  possono 
essere  le  cagioni  che  rendono  i  muli  e  le  mule  infeconde  ,  sapendosi  di  certo 
che  non  sono  assolutamente  sterili  (1). 

Laonde  per  le  cose  dette  apparisce  che  in  tutti  i  tempi  si  è  ricerchila  la  ca- 
gione dell' infecondità  delle  femmine  dei  manimiferì  bastardi,  e  principalmente 
della  nmla.  E  tal  cagione,  volendo  alcuni  andar  pel  sottile,  si  è  credula  tro- 
vare nelle  dilTerenze  anatomiche  dell'apparecchio  genitale  della  mula  mede- 
sima ,  ovvero  in  altre  insignificanti  particolarità  di  relazione  tra  l' apparecchio 
urinario  ed  il  genitale.  Cosi  il  sig.  Hebenstrail  (2) ,  nel  pretendere  che  le  mule 
sieno  assolutamente  infeconde ,  dice  che  questa  infecondità  proviene  dall'  essere 
il  seme  del  mulo  sfornilo  di  vermicelli  spermatici  ;  dall'apertura  dell'uretra  nel- 
r  interno  della  vagina,  donde  nell'urinare  vien  trailo  fuora  il  seme;  dall'essere 
r  utero  tenue  e  trasparente  rispetto  a  quello  degli  altri  animali  ;  e  perciò  inca- 
pace di  sostenere  il  peso  di  un  embrione  ;  dal  non  contenere  le  ovaia  alcuna 
delle  vescichette  trasparenti,  die  soglionsi  addimandare  uova,  e  per  essere  le 
trombe  falloppiane  strette. 

Queste  ragioni  sebbene  sieno  stolte  con  molta  sagacia  confutate  dal  sig.  Gru- 
gnone ,  il  quale  dice  che  le  parti  genitali  esterne  del  mulo  non  fanno  vedere 
alcuna  imperfezione,  che  le  vescichette  spermatiche  hanno  abbondante  seme 
fornito  di  spermatozoi  agili  e  semoventi  come  quelli  del  cavallo;  che  l'apertu- 
ra dell'uretra  nella  mula  non  è  dissimigliante  da  quella  degli  altri  solipedi , 
pure  abbiamo  noi  voluto  fare  delle  ricerche  sopra  queste  parti ,  e  massima- 
mente sopra  quelle  della  mula ,  e  considerare  la  faccenda  in  diverso  modo  , 
pensandoci  che  la  mula  per  essere  infeconda ,  dovrebbe  avere  rilevanti  imper- 
fezioni 1 ."  o  negli  organi  produttori  delle  uova  ;  2.°  o  ne'canali  destinati  a  con- 
durre le  uova  negli  organi  della  gestazione;  3."oin  qualche  imperfezione  che 
fosse  nella  matrice. 


(i)  Briignuiie.  Trattato  delle  Razze. 
(5)  Brugnone.  Op.  cit. 


—  Sl8_ 

l'.iiMSonando  piiinanionte  le  ovaùi  della  mula  con  <iuolle  delia  eavalla  non 
ei  ahliianii)  trovato  dilTerenza  di  sort'  aleiina.  Il  diametro  magt;iore  di  iiiiovaia 
di  mula  di  media  statura,  è  di  circa  un  pollice  e  mezzo,  e'I  diametro  minore, 
di  circa  un  pollice.  Ogni  ovaia  è  coperta  dal  peritoneo  ;  ed  è  fatta  di  sustan/a 
rossognola  glandulare,  detto  stroma,  rinchiusa  in  una  tunica  fibrosa  corticale. 
Il  quale  stroma  nella  slessa  guisa  che  nell'  ovaia  della  cavalla  e  dell'  asina  pro- 
duce considerabile  numero  di  vcsciclielle  di  Graall,  le  quali  s' ingrandiscono  a 
poco  a  poco,  e  si  portano  verso  la  superlìcie,  dove,  la  membrana  fibrosa  corticale 
assottigliandosi ,  esse  rilevano.  Le  vescichette  giunte  a  maturità  uguagliano  la 
grandezza  <li  un  jìiccolo  cece,  e  sono  trasparenti  nel  loro  segmento  libero;  e  al 
di  sotto  della  membrana  sierosa  che  le  ricopre  e  sopra  la  loro  faccia ,  si  hanno 
csilissimi  vasellini  capillari  che  le  percorrono  e  vi  si  ramificano.  Vogliamo  os- 
servare che  nella  mula  b^  vescichette  di  (jraaff  compariscono  verso  la  parie  con- 
cava dell'ovaia  che  risponde  al  padiglione  della  tromba  :  nel  quale  sito  con  fa- 
cilità si  possono  togliere  dal  sottoposto  stroma.  So|)ra  ogni  ovaia  di  mula  tra 
i  17  a  18  anni  ne  abbiamo  contato  da  (5  a  10;  e  si  deve  credere  essere  tali  ve- 
scichette in  maggior  numero  nella  ovaia  di  mule  giovani  (  Tav.  Il  fig.  1  )  (1). 

(i)  Balle  osservazioni  che  tuttogiorno  si  possono  verificare  si  rileva  die  le  ovaie  della  mula  non 
sono  organi  sterili ,  ma  die  per  l' opposto  producono  un  considerabile  numero  di  vescichette ,  le  quali 
normalmente  si  crescono  tanto  che  diventano  perrettamente  mature.  E  questa  attività  di  produzione 
e  di  crescenza  è  così  insita  alle  ovaie  medesime  ,  che  talora  la  loro  sustanza  per  malattia  si  altera  e  si 
distrugge,  senza  che  menomamente  ne  vengano  a  soBèrire  le  vescichette  ch'eransi  prima  formate  e 
cacciate  nella  superficie.  Tale  assertiva  è  dimostrata  da  una  bella  osservazione  che  ci  è  caduto  in  accon- 
cio di  fare  sopra  un'  ovaia  idropica  di  mula,  i  cui  particolari  per  l'importanza  che  possono  avere  nella 
teoria  della  fisiologia  e  dell' anatomia  patologica  degli  organi  formatori  del  germe,  stimiamo  non 
inutile  di  scrivere  in  questa  nota. 

Nel  ricercare  sopra  una  mula  gli  organi  interni  dell'  apparecchio  della  generazione  incontrammo 
1  ovaia  sinistra  grossa  quanto  un  uovo  di  oca,  diventata  per  intero  una  ciste  idropica.  La  quale, 
esaminata  anatomicamente,  era  fatta  dalla  membrana  fibrosa  dell' ovaia  ,  distesa  ed  assottigliata,  ed 
era  nell  interno  piena  di  un  siero  color  citrino  leggermente  untuoso  al  tatto  che  all'osservazione  mi- 
croscopica vedemmo  sparso  di  cellette  o  globettini.  Lo  stroma  era  totalmente  distrutto,  in  guisa  che 
di  tutta  la  sustanza  dell'ovaia  non  rimaneva  altro  che  la  tunica  fibrosa  distesa  in  un  sacco  pienodi 
siero.  Ma  la  nostra  maraviglia  fu  grande  quando  vedemmo  su  lo  spazio  della  superficie  di  questo  sacio 
che  corrispondeva  al  padiglione  della  tromba,  un  gruppo  di  quattro  vescichette  di  GraafT,  delle 


—  819  — 

Mii  lii  l'iccrra  pili  importante  si  è  senza  ilnbiiio  (iiielhi  rlie  ris'^'uarda  la  strut- 
tura propria  della  vestielietta,  come  jmre  l'esistenza  e  la  struttura  dell'uovo  nella 
cavità  sua.  Dappoiché  potrebbe  slare  che  nell'ovaia  si  formasse  la  vescichetta  di 
(iraalT,  ma  che  da  questa  non  si  Tormassc  l'uovo,  o  che  l'uovo  non  si  potesse 
mai  distaccare  dall'ovaia  per  mancanza  di  certe  funzioni  ciie  ca^'ionano  lo  scop- 
pio della  corrispondente  vescichetta  e  la  caduta  di  esso;  o  linalinentc  che  l'uo- 
vo non  avesse  la  debita  composizione  e  struttura  sua  per  essere  dal  seme  fecon- 
dato e  poscia  svilupparsi.  Citi  è  vero  che  per  ora  non  possiamo  con  convinci- 
mento rispondere  ad  alcuni  di  tali  quesiti ,  non  avendo  potuto  fare  nostre  ri- 
cerche che  sopra  ovaie  di  mule  a>anzate  in  età,  i  cui  risultamcnti  fedelmente 
riportiamo  ;  ma  gli  è  vero  pure  che  nel  caso  presente  della  (ìjiliatura  della  mula, 
.sono  essi  i  detti  quesiti  bone  e  compiutamente  sciolti  ;  dappoiché  .se  cosi  non 
fosse,  la  mula  non  avrebbe  potuto  concepire. 

U(,'ni  vescichetta  di  Graalf  nella  mula  parimente  che  quella  delle  femmine  di 
tutti  ^li  altri  mammiferi ,  é  fatta  da  due  foglietti  dalla  membrana  follicolare 
[iropriamente  detta  e  dalla  membrana  granulosa.  Quella  é  una  tunica  fitta,  tra- 
sparente, fornita  di  finissima  rete  sanguigna  secretoria;  e  questa  é  uno  strato 
di  cellule  ritonde,  fornita  di  nucleo  e  riveste  l'interna  faccia  della  prima.  Ix) 

quali  tre  si  avevano,  con  leggiera  diflcrenza  l'un  dall' altra ,  la  grandezza  di  un  pisello,  l'altra, 
quella  di  una  piccola  avellana.  E  l'arteria  ovarica  distribuiva  le  sue  ramificazioni  al  sacco  idropico  ed 
alte  veacichctte  die  stavano  alla  supcrricic.  Queste  erano  pure  ripiene  del  proprio  siero,  il  quale  ap- 
pariva di  color  citrino  più  carico  nella  vescichetta  morbosamente  cresciuta.  Ora  in  tutte  le  dette  ve- 
scichette di  GraafT  noi  ritrovammo  lo  strato  o  membrana  granulosa ,  la  quale  erasi  fatta  sottilissima 
nella  vescichetta  idropica  ,  e  di  essa  niuna  traccia  appariva  nella  ciste  principale,  eccetto  i  globetti 
dispersi  per  dentro  il  siero.  E  fu  precisamente  in  una  delle  vescichette  ch'erano  alla  superficie  di 
questa  idropica  ovaia  ,  che  incontrammo  un  uovicino. 

Da' quali  fatti  rilevasi,  i.°  che  probabilmente  l'idropisia  di  questa  ovaia  dipendeva  dal  morl>oso 
sviluppo  di  una  vescichetta  diGraalT,  la  quale  divenuta  idropica,  era  di  tanto  cresciuta  da  distruggere 
tutta  la  sostanza  produttiva  dei  grumi  e  da  ridurre  l'ovaia  ad  una  ciste: 

3."  che  i  grumi ,  ossia  le  vescichette  ,  le  quali  trovavansi  già  pervenute  alla  superficie  dell'  ovaia  , 
non  furono  tocche  dal  morboso  sviluppo  della  vescichetta  che  per  idropisia  smodatamente  si  accre- 
sceva. 

3."  che  finalmente  l' esistenza  dell'  uovo  nelle  vescichette  giunte  alla  superficie,  neppure  fu  toc- 
i(V.  T.  116g.  a). 


—  S20  — 

strato  granuloso  ili  una  vescichetta  ovarica  ù  sottilissimo  in  maniera  ch'essendo 
in  principio  sfuggito  all'osservazione,  eravamo  stafindotli  a  non  animetlerlo  : 
esso  è  foi-se  pili  sottile  di  lincilo  della  giumenta  e  dell'asina.  I.a  vescichetta  è 
inoltre  piena  e  distesa  dal  solito  siero  tenue  e  limpido. 

IVr  qnanl'altcnzione  avessimo  posta  nell' osservare  per  trasparenza  se  nella 
vesi'iclu'lla  di  (;raalT  delle  vecchie  mule  ,  che  alibìaniu  potuto  esaminare,  fosse 
contenuto  un  uovicino,  non  ci  è  venuto  fatto  di  scorgerlo;  nò  nel  liquido, 
tenuto  fuori  da  una  decina  di  vescichette  che  abbiamo  incise  con  ogni  diligen- 
za, ci  era  slato  dato  il  ranisarlo,  sia  ad  occhio  nudo  ,  sia  con  lenti  ed  anche 
col  microscopio;  ma  avendo  reiterate  le  ricerche  sopra  due  vescichette  di  altra 
mula  ,  le  quali  avevamo  per  qualche  giorno  tenuto  nello  si)irito  di  vino ,  ne 
abbiamo  per  mezzo  dell  incisione  ,  tratto  col  siero  ,  un  corpicciuolo  minutis- 
simo e  sferico,  della  grandezza  circa  un  ventesimo  di  linea,  il  quale  posto  al 
microscopio  ci  è  sembralo  un  uo^o  alterato;  ed  era  circondato  dal  suo  disco 
proligero  (Tav.  II  Cig.  3  ). 

In  quanto  agli  ovidutti  ossi  non  hanno  diCTerenza  di  struttura,  né  di  lunghezza 
da  quelli  della  cavalla.  Il  loro  largo  padiglione  fimbriato  nell'orlo,  di  torma 
conica,  è  congiunto  all'ovaia  corrispondente  la  mercè  una  lamina  del  peritoneo  : 
nel  fondo  del  quale  cono  si  nota  l'apertura  del  tortuoso  canale  dell'ovidutto 
fatto  dalle  solite  tre  tuniche,  sierosa  esteriore,  muscolare  media  e  mocciosa  in- 
tema. Ouest'ultima  si  conforma  in  pieghe  piccole  e  numerosissime,  disposte 
secondo  lunghezza  dell'ovidutto,  e  sono  più  fitte  verso  la  metà  od  il  terzo  su- 
periore. Ora  l'ovidutto  che  ha  lulizio  di  prender  l'uovo  che  si  distacca  dall'o- 
vaia e  menarlo  nell'utero,  per  due  imperfezioni  potrebbe  a  ciò  mancare,  1."  o 
perché  sfornito  di  forze  motrici,  2.°  o  perchè  impervio.  Le  forze,  che  fanno 
discendere  l'uovo  lunghesso  il  canale  dell'ovidutto,  sono,  oltre  la  gravità  di  que- 
sto, la  contrazione  vermicolare  dell'ovidutto,  ed  il  movimento  vibratile  della 


(  I  )  Continuando  le  nostre  osservazioni  sopra  le  vescichette  di  Graaff  in  unione  del  prof,  de  Mar- 
tino abbiamo  rinvenuto  in  una  mula  di  anni  quattro  un  ©vicino  con  tutte  le  sue  parti ,  cioè  col  disco 
proligero ,  cou  la  zona  trasparente ,  col  vitello  ,  con  la  vescichetta  e  macchia  germinativa ,  come  si 
rileva  nella  Tav.  II  Kg.  4. 


—  821  — 

mucosa.  Ma  noi  abbiamo  veduto  che  non  manca  negli  ovidutti  della  mutane  l'una 
e  nò  l'altra  cosa;  perciocché  in  essi  ci  lia  lo  strato  niusculare;  e  la  membrana 
mocciosa  in  tutta  la  sua  estensione  e  fornita  di  un  epitelio  vibratile  (  fìp.  'ò 
Tav.  II  a  aj  ,i  cui  cortissimi  cigli  vibrano  nella  solita  direzione  dalle  ovaie  alla 
matrice,  ed  inOno  al  corpo  di  questa,  dove  si  continua  l'epitelio.  In  ciò  che 
spelta  al  canale  dell'  ovidutto  ,  sappiamo  por  le  iniezioni  che  vi  abbiamo  fatto, 
(ir  esso  si  apre  liberamente  in  una  papilla ,  la  quale  sia  nel  fondo  del  corri- 
spondente corno  della  matrice.  Si  che  ci  pare  di  niun  conto  fasserliva  di  colo- 
ro ,  i  quali  hanno  preteso  che  l"  ovidutto  delle  mule  fosse  impervio  ,  o  cosi 
stretto  che  l'uovo  potesse  passare  alla  matrice. 

Ma  se  le  uova  si  formano  nelle  vescichette  di  Graaff  della  mula ,  cadono  esse 
poi  con  ogual  facilità  in  dati  tempi  come  cadono  presso  le  cavalle  e  l'asine  , 
ovvero  per  certe  condizioni  delle  ovaie  o  per  altro  difetto  organico,  le  uova 
della  mula  non  possono  mai  uscire  dai  loro  follicoli?  Dietro  gl'importanti  e 
belli  lavori  del  sig.  BischoiT ,  rifermati  e  rischiarati  dal  nostro  egregio  e  dotto 
amico  signor  Antonio  de  Martino  (1)  ,  oggi  è  generalmente  conosciuto  che 
presso  le  femmine  di  tutt'  i  mammiferi  ,  il  tempo  del  calore ,  è  caratterizzato 
dallo  scoppio  spontaneo  di  una  o  più  vescichette  ovariche  mature;  dalla  caduta 
delle  corrispondenti  uova  e  dalla  formazione  di  altrettanti  corpi  gialli.  Ed  egual- 
mente si  sa  che  la  mula  al  pari  della  cavalla  e  dell'  asina  ,  va  in  caldo  ogni  an- 
no nella  stagione  di  primavera  ;  il  che  si  nota  dai  movimenti  della  ìiilva,  dal- 
l'ippomane  che  vi  cola,  dalla  positura  che  prende  l'animale  nell'orìnarc,  nella 
quale  la  mula  o  non  orina  o  orina  poco  ;  dal  tenere  la  coda  innalzata,  da  uu  tal 
quale  ragghiare,  dalla  sollecitudine  nel  ricercare  animali  maschi  solipedi.  Oltre 
a  ciò  il  sig.  Brugnone  è  stato  il  primo  a  notare  e  a  descriverei  cor^i  gialli  nelle 
ovaie  di  mule  non  mai  state  montate.  E  noi  pure  nel  dissezionare  un'ovaia  di 
mula,  tra  i  parecchi  corpi  gialli  più  o  meno  antichi,  ch'eransi  ritirati  nell'in- 
terno dello  stroma,  ne  abbiamo  osservato  uno  più  recente  ,  il  quale  si  stava 
tuttora  alla  superficie  dell'ovaia  (Tav.  II  fig.  6),  rilevato  a  simiglianza  di  tuber- 


(i)  OnerTazioni  di  deposizione  sponUnea  delle  tiora  della  donna  Tergine.  Hemorii  iiuerita  nel  Rcn'- 
dicanto  dell'  Accademia  delle  acienze.  Marzo  ed  aprile,  1845. 

lOi 


—  822  — 

colo  grosso  quanto  un  piscilo ,  e  si  aveva  alla  superficie  una  cicatrice  alquanto 
rugosa,  che  dinotava  il  già  avvenuto  scoppio  delia  vescichetta.  Aperto  il  fol- 
licolo ,  abbiamo  cacciato  dalla  cavità  sua  il  piccolo  grumetto  di  sangue  ,  duro 
nel  centro,  e  nella  periferia  ancor  tenero  (  fig.  7.].  Il  quale  secondo  la  sua 
consistenza  si  aveva  pure  differenza  di  colorito,  j)erciotché  il  nucleo  era  giallo 
e  gli  strati  corticali  di  colore  rosso-scuro.  Era  liliero  nella  cavità  del  follicolo, 
e  lo  strato  granuloso  poco  o  niente  sviluppato  ((ig.  8\  Onde  ci  pensiamo  che 
nelle  ovaie  della  mula  i  corpi  lutei  antichi  tolgono  il  loro  colorito  giallo  pro- 
babilmente dai  nuclei  dei  grumelli  contratti  e  avvizziti. 

Qui  cadrebbe  in  acconcio  di  discutere  se  le  uova  della  mula  abbiano  vera- 
mente capacità  ad  essere  fecondate,  ovvero  s'egli  fosse  il  seme  del  mulo  che  non 
avesse  virtù  di  fecondare?  Ma  queste  sono  cose  che  non  si  possono  con  facilità  e 
sicurezza  decidere  ;  perciocché  ci  vogliono  lunghi  e  delicati  sperimenti  i  quali 
comunque  fossero  bene  ed  acconciamente  fatti,  pure,  ci  pensiamo,  non  ci  por- 
gerebbero mai  il  destro  di  decidere  con  sicurezza  le  proposte  quistioni.  Daji- 
poichè  da  una  parte  abbiamo  il  caso  presente  della  figliatura  della  mula  ,  che 
indica  le  uova  capaci  ad  essere  fecondate;  dall'altra  si  nota  che  le  nude  figliano 
assai  radamente  ,  benché  per  le  ricerche  anatomiche  ,  che  andiamo  sjìonendo  , 
abbiano  gli  organi  della  riproduzione  bene  e  convenientemente  fatti.  Da  ultimo 
ci  sono  certe  cose  che  potrebbero  essere  cagione  di  sterilità  nelle  mule:  ma  che 
non  si  possono  verificare  nò  per  istudì  anatomici  e  manco  per  analisi  chimica , 
come  a  mo'  di  esempio,  sarebbe  la  costituzione  organico-chimica  dell'  enibrio- 
Irofo  e  particolarmente  quella  dello  strato  proligero  di  esso. 

Intorno  alla  seconda  quistione ,  cioè,  se  il  seme  del  mulo  abbia  virtù  di  fe- 
condare, noi  non  possiamo  nemmeno  notare  alcuna  cosa,  non  avendo  sul  seme 
di  questo  animale  fatto  alcuna  diligenza  ,  sebbene  avesse  il  mulo  le  parti  ge- 
nitali perfette  ;  ed  il  sig.  Brugnone,  come  abbiamo  detto  di  sopra  ,  avesse  tro- 
vato nel  seme  gli  spermatozoi,  agili  e  semoventi ,  a  simiglianza  di  quelli  si  tro- 
vano nel  seme  del  cavallo;  il  che  negano  il  Dumas  ed  il  Prevosl. 

Inoltre  per  fecondare  la  mula  sono  più  atti  il  cavallo  e  l'asino,  ovvero  il  mu- 
lo? Si  fatta  quistione  la  quale  sembra  rischiarata  dal  caso  in  esame ,  che  ci  pre- 
senta una  mula  fecondala  da  un  cavallo ,  richiederebbe  molti  sperimenti ,  per 


—  823  — 

ossore  compiuUniontc  sciolla:  i  quali  abbiamo  in  animo  di  fare  quando  il  tempo 
sarà  propizio. 

L'utero  bicorno  dulia  mula  non  ha  alcuna  importante  particolarità,  notando- 
visi  la  medesima  forma  e  la  stessa  struttura  dell'  utero  della  giumenta  ;  se  non 
che  il  muso  di  tinca  è  più  sporto  nella  vagina,  ed  è  ricoperto  da  una  membra- 
na mucosa  rilassata  che  forma  intorno  a  lui  un  corpo  pampinlformc.  Salvo  non 
questa  particolarità  provenisse  dall'età  avanzata  delie  mule  (Tav.  Il  Cf;.  9.  e). 

Abbiamo  inoltre  osservato  agli  estremi  dei  due  ligamenli  piccoli  ed  anteriori 
dell'utero,  due  corpi  ovali,  della  figura  e  grandezza  di  due  mandorle,  rivestili 
dal  peritoneo  e  perfettamente  liberi,  i  quali  non  troviamo  descritti  da  altri  ana- 
tomisti (  fig.  9.  &  6  ).  In  un'altra  mula  più  in  basso  di  questi  due  corpi  e  su 
gli  esterni  lembi  dei  delti  ligamenli ,  i  quali  con  una  senqilice  piega  vanno  a 
perdersi  nella  lamina  del  peritoneo,  che  veste  i  muscoli  iliaci  interni,  abbiamo 
da  ciascuna  banda  osservato  due  altri  mammelloni  più  piccoli,  successivamen- 
te posti  e  della  medesima  figura.  Questi  corpi  sono  fatti  dal  cordone  stesso  del 
ligamento  ,  ripiegato  ad  ansa  ,  e  ne"  due  capi  rigonfiato  a  modo  di  un  ganglio. 
L' ansa  del  cordone  è  prima  involta  in  uno  strato  di  tessuto  cellulare  e  poscia 
tutto  il  corpo  da  una  veste  del  peritoneo. 

Tanto  lo  strato  celluioso  che  tutta  la  sostanza  di  questi  corpi  è  più  o  meno 
piena  di  cellule  pigmentarie ,  nncleate ,  delle  quali  alcune  sono  separate ,  altre 
prolungale  in  filamenti ,  che,  mettendosi  in  serie,  formano  di  lunghi  lubolini 
pigmentari,  varicosi  ne'punti  centrali  delle  cellule  medesime.  E  questi  vasi  pro- 
vegnenti dalle  cellule  si  ramificano,  in  taluni  punti  disponendosi  in  fasci,  in  al- 
tri formano  reti  niente  dissimili  da  quelle  ordinarie  vascolari  sanguigne.  I  cui 
lubolini ,  massime  ne'punti  varicosi,  contengono  una  sostanza  granellosa,  mi- 
nutissima ,  di  colore  giallo  scuro;  della  quale  ogni  granello  è  un  otricolo  più 
piccolo,  ossia  un  globelto  pigmentico  (  fig.  10.  ).  Le  fibre  muscolari  del  liga- 
mento largo  dell'utero  sono  dell'  ordine  di  quelle  della  vita  organica  ;  dappoi- 
ché son  fascelli  di  filamenti  senza  strie  trasversali,  e  spesso  anastomizzate  Ira  es- 
si. Sopra  ogni  ligamento  largo  ,  in  vicinanza  di  ciascuna  ovaia  si  trova  un  gan- 
glio ner^oso  piccolo  quanto  una  lenlicchia  ;  il  quale  distribuisce  i  rametti  suoi 
ai  vasi  dell'ovaia,  all'ovidutto,  ed  alle  fibre  muscolari  del  ligamento  largo. 


—  824  — 

Da  ultimo  abbiamo  notato  che  la  mucosa  del  corpo  dell'  utero  della  mula  fa 
pieghe  numerose,  ed  ha  abbondante  copia  di  piccoli  follicoli:  cosi  che  essendo 
acconcia  a  formare  la  membrana  caduca  ,  può  in  caso  di  fecondazione  ricevere 
e  contenere  l' uovo  che  vi  giugno  dall'  ovidutto.  Ed  ancora  il  corpo  dell'  utero 
ha  tale  copia  di  vasi  da  provvedere  corrispondentemente  alla  crescenza  dell'uovo 
ed  al  nutrimento  del  nuovo  essere  (1). 


(i)  Arenda  avuto  occasione  di  far  covrire  più  volte  da  un  cavallo  morvoso  una  mula  di  circa  an- 
ni 10,  che  soffriva  morva  e  farcino,  per  le  quali  malattie  morì  nel  giorno  i3  Gennajo  del  corrente 
anno  1846  ;  ecco  quanto  abbiamo  rinvenuto  nella  dissezione. 

1 ."  La  vagina  dilatata  con  pareti  sottili ,  e  le  pieghe  della  mucosa  scomparse. 

2.'  Il  muso  di  tinca  dell*  utero  leggermente  tumido ,  e  con  congestione  sanguigna  su  le  pieghe 
increspate  della  sua  apertura.  La  quale  congestione  della  membrana  mucosa  continuava  su  tuttala 
faccia  interna  dell'  utero  insino  al  fondo  di  ciascun  corno. 

3."  Gli  ovidutti  presentavano  i  loro  canali  molto  ristretti.  Nella  membrana  mucosa  de' medesimi 
non  era  congestione  alcuna  ;  e  principalmente  la  mucosa  del  morsus  diaboli]  aveva  il  color  naturale 
come  nello  stato  d' infecondità. 

4.°  Sopra  le  due  ovaje  non  era  alcun  corpo  giallo  recente,  che  avesse  indicato  lo  scoppio  di  qual- 
che vescichetta  matura  ;  sebbene  nella  sostanza  delle  due  ovaje  erano  molti  corpi  gialli  più  o  meno 
antichi. 

5."  Ciò  non  ostante  quantunque  la  mula  per  le  dette  malattie  fosse  morta  diciassette  ore  dopo 
r  ultima  copula ,  pure  con  lo  stesso  prof,  de  Martino  abbiamo  ritrovati  pochi  spermatozoi  nel  muco 
raccolto  sul  morsus  diaboli,  ed  in  quello  degli  ovidutti  e  dell'utero. 


SPIEGAZIONE 


DELLE    TAVOLE    DELLA    MEJIORLV    IKTORNO     AL    CONCEPIMENTO 
E  FIGLIATUBA  DI  TWA  MULA. 


Tav.  I,  Fig.    1.  Si  rappresenta  la  Mula. 

Fig.    2.  Muletto  figlio  della  suddetta  mula. 
Tav.  JJ,  Fig.    1.  Ovaja  di  mula  con  vescichette  di  Graaff  verso  la  sua  parte 
concava  rispondente  al  padiglione  della  tromba. 

Fig.    2.  Ovaja  idropica  con  vescichette  di  GraaiT. 

jFig.    3.  Uovo  di  mula. 

Fig.  4.  Uovo  rinvenuto  in  una  mula  giovine  con  tutte  le  sue  parti , 
cioè  disco  proligero ,  zona  trasparente ,  vitello ,  vescichetta 
e  macchia  germinativa. 

Fig.    5.  Epitelio  vibratile  della  mucosa  dell'ovidutto. 

Fig.  6.  Corpo  giallo  recente  rilevalo  a  guisa  di  tubercolo,  della  gran- 
dezza d'un  pisello. 

Fig.    7.  Gnimetto  di  sangue  cavato  dal  sopraddetto  corpo  giallo. 

Fig.    8.  Strato  granuloso  della  cavità  del  corpo  giallo  poco  sviluppato. 

jFig.  9.  Utero  -  o,o  -  ovaja  -  a,a  -  ovidutti  -  6,6  corpi  ovali  trovati  al- 
l'estremità dei  due  ligamenti  piccoli,  ed  anteriori  all'utero  - 
e -muso  di  tinca. 

Fig.  10.  Cellule  pigmentarie,  e  lubolini  pigmentarii  rinvenuti  nello 
strato  celluioso,  e  nella  sostanza  de' detti  corpi  ovali. 


ESTRATTO 

DELLA     PALEONTOLOGIA 

DEL   REGNO   DI    NAPOLI 

pel  Prof.  O.-G.  COSTA 


\im  dicesse  che  la  Paleontologia  fosse  fra  noi  messa  in  ohblio,  ben  niosfre- 
robbe  ignorare  le  cose  della  casa  propria  ,  come  avvenir  suole  sovente.  Se  lo 
studio  degli  avanzi  organici  fossili  è  tanto  innoltrato  là  ove  sembra  riconcen- 
trala ogni  sorta  di  studio,  ciò  non  avviene  per  altro  se  non  per  quel  grado  di 
moto  accelerato  che  a  se  richiama  la  confluenza,  e  si  fa  centro  ad  un  tempo  di 
irradiazione  pronta  e  veemente.  Ma  l'Italia  non  è  certo  seconda  in  cosiffatti 
studi;  che  anzi  a  noi  sembra  aver  essa  ancor  preceduto  in  questo  arringo  ogni 


—  827  — 

illira  nazione.  Non  ancora  si  era  altrove  destalo  il  pensiero  di  svolgere  dal  suolo 
che  si  t'olpesla  le  rolii|(ii('  alihandonalc  dal  tempo,  ijuando  le  nienti  itnllnnc  vi 
ponevano  sollecita  cura.  Né  fa  mestieri  clic  io  vada  (|ui  ricordando  i  nomi  di 
(pieì  valentuomini  die  applicarono  la  mente  u  cotesti  studi ,  dojKi  che  il  chiaro 
autore  della  Concliiolofjia  fossile  sul>appennina  à  si  ben  chiarito  (|uesto  storico  ar- 
{(onicnto.  Ci  è  grato  solo  ricordare  ,  e  non  sarà  mai  ripetuto  vanamente  ,  in 
onore  de'ministri  del  .Santuario,  come  assai  prima  che  il  Giardino  delle  piante 
di  l'aripì,  il  Valicano  rafiunava  preziosi  documenti  intorno  alle  geolopiche  vi- 
cissitudini delle  terre  italiane;  e  due  sommi  l'onlelici,  Sisto  V  e  Clemente  XI, 
ne  diffusero  il  genio,  e  ne  favorirono  lo  studio. 

In  mezzo  al  hel  numero  degl'italiani  ingegni  ebbe  i  suoi  propri  cultori  il 
regno  di  Napoli  ;  che  anzi  dir  si  può  senza  jattanza  incominciar  da  questo  estre- 
mo del  continenle  italiano  lo  studio  della  paleonlologia  e  de' sistemi  geologici. 
Imperciocché  il  primo  che  avesse  di  proposilo  menzionate  le  conchiglie  fossili 
della  Calabria  fu  Alessandro  degli  Alessandri,  ed  a  questi  devesi  il  tema  pro- 
posto intorno  al  modo  come  esse  colà  si  trovassero  (1).  Successero  a  questo  i 
due  Imperato,  il  Colonna  ,  lo  Scilla,  e  direm  pure  il  Cupani ,  ed  il  Boccone^ 
come  nostri  congiunti. 

Ne' tempi  a  noi  i)iù  propimpii  il  Cavolini  imprese  di  proposito  ad  illustrare 
le  impronte  de' pesci  sjiettanti  a" monti  del  nostro  regno;  e  meditava  discorrere 
delle  fisiche  rivoluzioni  del  globo  (21. 

La  fedeltà  della  narrazione  richiede  ricordare  in  (|uesto  luogo  aver  ancor 
noi  porta  la  mente  a  questa  branca  di  naturali  ricerche  ,  e  ne  fan  fede,  oltre  la 
teslimonian2a  lasciatane  dal  Urocclii  ,  le  diverse  memorie  inserite  negli  atti 
della  Reale  Accademia  delle  scienze  ,  e  gli  articoli  della  nostra  Corrispondenza 
Zoologica. 

Egli  è  i»eró  \ero  che  cotesti  sparsi  frammenti  sono  ben  loiiUnii  dal  darci 
chiara  e  completa  notizia  di  ciò  che  sepolto  si  trova  ne' nostri  terreni  per  epo- 
che e  per  natura  diversissimi.  A  fare  scomparire,  per  (luanto  dal  canto  nostro 


(i)  Vedi  Dids geniaUs  :  lib,  V,  ca|^  g. 

(ij  Vedi  h  Kputulj  direna  a  Giui.  Zuri>lij  ec. 


—  828  — 

dipende ,  siflatla  lacuna ,  ci  facciamo  un  dovere  rassegnare  a  questo  dotto  con- 
sesso in  un  raccolti  i  materiali  della  nostra  Paleontologia.  Lavoro  che  non  è 
già  una  compilazione  di  notizie  frugate  nelle  opere  altrui  ;  ma  solo  n  quanto 
por  noi  è  stato  raccolto  e  studiato ,  si  è  pure  aggiunto  e  scrupolosamente  con- 
servato quanto  per  altri  è  stato  precedentemente  discoperto  e  messo  a  stampa. 
Laonde  dichiariamo  non  esservi  alcuna  cosa  di  quelle  di  cui  discorriamo ,  del- 
la quale  non  si  avessero  |>ronti  i  documcuti  e  le  pruove.  Né  ommctteremo  far 
menzione  di  quelle  cose  slate  rinvenute  per  altri ,  e  di  cui  non  abbiam  potuto 
di  per  noi  stessi  renderci  certi ,  registrandole  là  dove  l'ordine  naturale  il  ri- 
ciiiedc. 

Per  ultimo  ci  si  permetterà  dire ,  che  se  lenti  ci  mostrammo  in  questa  parte 
di  ricerche  delle  cose  naturali  del  suolo  nativo  non  fu  colpa  nostra.  Che  anzi 
portammo  troppo  di  buon'ora  l'attenzione  ai  fossili  del  regno  ,  studiando  quelli 
della  provìncia  di  Terra  d'Otranto;  e  possiamo  rivocarne  in  comprova  la  te- 
stimonianza lasciatane  dal  Brocchi.  Ma  quante  altre  cure ,  quante  distrazioni 
moleste  anno  operato  per  rallentarne  non  solo  ma  per  interromperne  dilTmiti- 
>  amente  il  lavoro  ?  E  confessiamo  che  ancor  molto  avanza  da  ricercare  e  da 
discoprire.  Ci  rallegra  nel  tempo  stesso  il  vedere  che  i  germi  sparsi  anche  per  noi 
pullulano  rigogliosamente:  e  questo  medesimo  Congresso  ne  sarà  testimone. 

Che  se  a  lunghi  intervalli  le  naturali  scienze  balenarono  tra  noi ,  non  dire- 
mo con  un  giudizioso  patrio  scrittore  esserne  stata  l'insipienza  cagione,  la  quale 
a  vece  di  cinger  le  tempie  allo  scienziato  con  la  corona  civica ,  gli  appressa  al  labbro  la 
coppa  della  cicuta  :  ma  meglio  e  più  sicuri  ripeteremo  con  lo  Scopoli  :  sic  enim 
cmstitutum  est  genus  humanum,  ulplerisque  scientias  augendi  voluntas,  quibusdam 
vero  occasio  desìi,  nec  semper  traciare  queant  fabrilia  faber  (1). 


E  però  facendoci  a  dire  in  questo  luogo  sommariamente  di  quanto  si  racchiu- 
de ncir  opera  che  ora  si  presenta  ;  tralasciando  le  caverne  ossifere,  discorriamo 
metodicamente  degli  avanzi  organici  spettanti  a  Mammiferi ,  come  de' denti 

(i) Scapoli,  Entora.  Cam.  ptacf.  p.  4e  5. 


—  829  — 

il' Ippopotamo,  delle  difese  di  Elefanti ,  delle  corna  di  Cen'o  (1),  di  un  dente 

(t)  Koi  abbiamo  indicato  come  spettanti  a  corna  di  questo  genere  di  mammali  alcuni  corpi  fossili 
die  trovansi  abbondantemente  in  Pietraroia ,  appendice  del  Malese ,  e  nelle  falde  dell'Aspromonte. 

11  criterio  che  ci  à  guidati  in  questo  giudizio  parte  dalle  seguenti  incontrastabili  condizioni  di  tali  corpi, 

I."  La  figura;  costantemente  conica,  essendo  ciascun  pe;uo  un  tronco  cunicu,  e  trovandosene  di 
tutte  le  dimensioni ,  decrescenti  in  diametro,  e  perfino  le  punte  estreme  ritondate  ottuse  e  più  o  meno 
stiacciate:  di  talché  si  può  con  essi  ben  comporre  un  corno  intiero ,  comunque  non  siano  le  vere  e  na- 
turali sue  parti.  Tutti  i  peiEzi  sono  un  poco  compressi  in  due  lati  opposti,  e  le  compressioni  crescono 
a  misura  che  dalla  base  si  va  verso  l'apice  ;  naturale  andamento  come  ognun  sa  delle  corna  di  Cervo. 
Per  la  presenza  di  tali  compressioui  si  rileva  inoltre  il  di  loro  accrescimento  tendente  alla  spirale , 
essendo  costantemente  tortuose. 

2,°  La  superficie  ;  costantemente  coperta  di  tubercoli  di  figura  ovato-allungata ,  tutti  simili  e  simil- 
mente disposti  sopra  le  facce  omologhe  di  ciascun  pezzo  ,  variabili  solo  secondo  che  variano  le  con-* 
torsioni ,  delle  quali  seguono  essi  le  norme  e  la  grandezza  :  come  per  la  regnlarìtà  ed  aggruppamento 
son  pure  rimarchevoli. 

3.*^  Ne' grossi  tronchi,  ch'evidentemente  spettano  alla  base  o  radice,  si  trovano  ben  rilevanti  ri- 
salti a  foggia  di  cordoni ,  e  questi  quasi  regolarmente  disposti ,  costituendo  in  una  delle  facce  an- 
goli curvilinei,  il  cui  apice  occupa  sempre  la  linea  mediana  della  faccia  piana  ed  incurvata.  £J  os- 
servati pur  questi  cordoni  con  occhio  armato  di  lente,  vi  si  trova  la  medesima  granulazione  del  resto 
della  superficie. 

4.°  Ramificazioni  j  non  mancano  esemplari  in  cui  chiarissimi  e  non  dubbi  indizi  di  ramificazioni  si 
osservano  :  ed  il  sig.  La  Cava  assicura  averne  veduto  un  esemplare  presso  ila  Farmacista  della  Ca- 
labria Ulteriore  con  rami  potentissimi.  Tr.i  i  moltissimi  esempi  che  noi  possediamo  taluno  è  tale  che 
non  lascia  dubitare  esservi  stata  una  escrescenza  laterale.  Ma  ciò  è  un  dippiù,  mentre  non  tutte  le  spe- 
cie anno  corna  ramificate ,  tra  quelle  che  vivono  al  presente ,  nò  sarebbe  un  assurda  che  ne' prischi 
tempi  avessero  esistite  specie  di  tal  natura. 

5.°  Da  ultimo  la  base  o  radice  dUatata ,  dalla  qusle  sorge  obbliquamente  e  ritorto  il  tronco  prin- 
cipale ;  dicchè  possetliamo  due  belli  esempi. 

Or  se  tutte  coleste  condizioni  trovar  si  possano  cosi  costanti  in  concrezioni  eventuali,  lo  aiTermi  chi 
vuole  ;  per  noi  sta  esser  queste  condizioni  de'  soli  corpi  organici ,  e  de'  minerali  cristalizzati. 

Sorgeva  perciò  l'idea  al  eh.  Owen  ,  eh'  esser  potrebbero  tronchi  di  vegetabili,  appellandosene  però 
ad  ulteriore  studio  :  e  noi  ne  attenderemo  il  risultamento,  parendoci  nondimeno  ancor  poco  probabile. 

Che  se  poi  si  volesse  desumere  la  loro  natura  dalla  9u:>tanza  di  cui  sono  formali  ;  allora  dovremmo 
considerare  come  carbonato  calcare,  come  quarzo,  come  solfato  di  calce  idrata ,  come  ferro  carbonato, 
come  rame  ferro  solforato  ec. ,  tutti  i  nuclei  di  chiocciole  die  ne  porgono  i  diversi  terreni ,  secondari 
e  terziari ,  sol  perchè  la  forma  lasciata  dalle  loro  spoglie  distrutte  fu  ripiena  da  una  di  tali  sostanze. 

Altra  gravissima  difficolti  parve  a  tdluuo  ij  trovarsi  tali  corpi  si  abboodcvolmente  raccolti  iji  un  sul 

105 


—  830  — 

di  ilubhia  natura,  da  noi  riferilo  a  Tapiro  (1),  di  verlebrc  e  coslole  di  CeUcei  (2). 

punto  del  nostro  suolo.  Eppure  questa  che  sembra  dlflìcoltà  mostraci  un  fatto  che  viene  a  rafforzare  i 
nostri  ragionamenti.  Innanzi  lutto  ricorcìcrcmo  non  essere  un  solo,  ma  due  ,  e  troppo  dlsslti  Ira  loro, 
i  luoghi  in  cui  tali  fossili  abbondano:  ed  entrambi  in  condizioni  simili  e  prcssocliò  uguali.  Ma  quando  si 
sa  che  i  Cerri  sono  animali  naturalmente  gregari ,  che  le  loro  conia  sono  caduche  ,  clic  la  sostanza  dì 
queste  è  meno  corruttìbile  delle  ossa  ;  non  sarà  difficile  rendere  ragione  della  loro  abbondanza  in  op- 
posizione della  mancanza  di  altri  avanzi  scheletrici  di  questi  animali,  Nulladìmcno  dobbiamo  confes- 
sare non  essersi  fatte  ricerche  convenevoli  per  poter  dire  con  franchezza  mancare  assolutamente  docu- 
menti di  tal  fatta.  Le  sole  coma  trascinate  dai  torrenti  in  una  vallata  a  fondo  cretaceo ,  e  crediamo 
esser  cretaceo  nel  senso  vero  della  parola  ,  si  sono  mostrate  a  nudo  a  quegli  abitanti,  dai  quali  sono 
state  indicate  a  noi  sotto  nome  di  Jc/w5ctf//e;  nome  equivalente  a  carraia.  Noi  abbiamo  fatto  esplo- 
rare il  sito  proprio  d'onde  vengono  traghettate  dalle  alluvioni;  ed  ilslg.  Achille  Costa  che  lo  à  esa- 
minato, assicura  giacere  alla  superficie  di  un  deposito  cretaceo  alle  falde  di  un  monte  a  circa  un  mi- 
glio discosto  da  Pictraroia,  luogo  detto  Fucina. 

Se  a  fronte  di  tutte  queste  ragioni  altri  trovasse  argomenti  da  chiarire  tale  questiono  ,  dimostran- 
do che  essi  non  siano  punto  resti  organici  penetrati  da  sostanza  minerale  ,  o  questa  stessa  modellata 
entro  la  cavità  da  quelli  lasciata  ,  noi  saremo  i  primi  a  deporre  la  emessa  opinione ,  non  cercando  che 
lo  scoprimento  del  vero. 

(i)  Al  genere  Tapiro  riferimmo  due  incìsivi  trovati  nel  travertino  in  vicinanza  di  Cosenza.  Nel  de- 
finirli noi  non  cbbimo  altra  guida  che  le  forme  dentarie  datene  da  Cuvier  nel  suo  Trattato  des  den- 
lesfossiles.  Alle  forme  tulle  ravvicinando  l'esemplare  iutiero,  non  trovammo  che  gì' incisivi  del  Ta- 
piro che  simigliassero  a  questo. 

Tuttavia  noi  abbiamo  cercato  di  meglio  chiarirci ,  sia  sottoponendolo  alla  ricognizione  di  dotti  cul- 
tori di  anatomia  comparata,  sìa  comparandolo  noi  medesimi  ai  denti  di  mammifen  della  ricca  colle- 
zione del  giardino  delle  piante  a  Parigi. 

Opinava  il  sig.LaurllIard,  che  appartenessero  a  pesci,  ed  anche  Owon  inchina  a  crederli  tali.  Noi  siamo 
poco  persuasi  di  queste  opinioni ,  perdio  la  radice  troppo  lunga  e  distinta  dal  corpo  non  ò  consueta  dei 
denti  di  tal  classe  ;  e  perchè  pure  la  forma  e  lo  smalto  del  corpo  non  han  pari  esempì  nei  pesci  attuali. 

Ilsig.  de  Blainville  ci  assicurava  essersi  trovato  un  slmile  dente  dal  sig.  Agassìz,  il  quale  lo  riferisce 
al  genere  Foca  :  alla  quale  opinione  dichiarava  non  potere  aderire ,  senza  pronunziarsi  però  a  qual  ge- 
nere egli  lo  riferisse  ,  rimettendosi  al  suo  classico  lavoro  di  osteologia  comparata. 

Noi  abbiam  latto  modellare  ì  due  esemplari  di  tal  dente  ,  uno  mancante  della  radice,  l'altro  diviso 
per  Io  lungo,  conservando  corona  collare  e  radice,  afHcliò  si  possa  per  molti  esaminare,  tenendolo  pre- 
sente. Qual  migliore  occasione  di  questa  per  decifcrare  siffatta  quislione? 

(a)  Numerosi  sono  gli  esempi  di  Cetacei  fossili ,  non  però  intieri ,  ma  brani  di  essi ,  come  scapole  , 
vertebre ,  coslole  ce. 

Nella  marna  compatta  di  Lecce  noi  abbiam  trovalo  vertebre  di  cetacei  di  grossa  mole,  di  cui  con- 


—  831  — 

La  classo  de' Volatili  non  porpo  alcun  veslijziu  della  sua  csislonza  ne* nostri  tor- 
roni: 0  neppure  quella  dcllellili,  se  n'ercellui  l'unico  esempio  di  <liie  denti 
spettanti  a  Coccodrillo  (1,. 


I  Pesci  per  lo  contrario  sono  più  nbbondevoli  di  quello  che  fìnora  è  stato 
rredulo.  L'Agassiz  ne  menziona  Ire  specie  solamente,  una  del  genere  Pijfjnodm 
e  due  del  ^^enere  Notagngus,  propri  del  calcare  di  Castellammare:  quelli  mede- 
simi elio  fm  dal  1800  il  Carolini  figurava  e  denominava,  riferendo  il  primo  al 
genere  3/mj/i7o o  Gobius  (2),  ed  i  secondi  al  genere  5/)are/s  del  Linneo.  Nondimeno 


serviamo  talune  semìrossilizzatc.  Una  fra  le  ultrc  e  si  ben  conservata ,  che  lascia  farsi  riconoscere  per 
l'Atlante  (li  un  Delfino  ,  col  suo  epistrofco  qua&i  intiero.  Unito  a  queste  abbiam  trovate  le  costole  , 
che  però  in  frammenti  si  sono  potute  distaccar  dalla  roccia.  Di  costole  abbiamo  eziandio  un  esemplare 
di  tre  porzioui  normalmente  incastrate  in  una  marna  un  poco  più  compatta. 

Ci  si  presentava  dal  sig.  Amary  un  moncone  di  costola  di  grande  Cetaceo  trovato  presso  il  Comu- 
ne di  Morrò,  luogo  detto  S.  Maria  a  Propezzano ,  distante  da  Teramo  miglia  12,  e  dal  mare  4  Ma 
questo  non  porta  alcun  segno  di  fossilizzazione  ;  e  piuttosto  è  un  avanzo  di  tanti  Cetacei  periti  sulle 
coste  dell'Adriatico  e  rigettati  dal  medesimo  mare  su  quelle  sponde^  e  dagli  uomini  traghettate  allo 
interno.  Dì  fatti ,  i  bifolchi  tenevanlc  per  legna,  le  bruciavano  come  tali,  e  vennero  avvertiti  dello 
errore  per  la  difUcollù  di  ardere. 

(1)  Tra  Cannolc  e  Bagnolo ,  in  una  profondità  di  20  pai.  furono  scavati  alcuni  avanzi  organici  spet- 
tanti a  generi  ed  anche  a  classi  diverse  ;  come  vertebre  di  Cetacei  e  di  Pesci ,  Conchiglie  ,  e  due 
denti  che  parvecì  non  potere  appartenere  che  a  Coccodrillo.  A  questa  nostra  opinione  concorreva 
quella  dcU'itlustre  Brocchi,  a  cui  li  mostrammo  qttando  nel  1819  onorava  di  sua  visita  le  nostre  raccol- 
te zoologiche  in  Lecce.  Questi  denti  sono  ora  posseduti  dal  sig.  conte  ^Volkolf,  che  gentilmente  ce  li 
chiedeva.  Uno  di  essi  aveva  la  lunghezza  di  uu  pollice  ed  8  linee ,  eoa  un  diametro  di  7  lince  nella  ra- 
dice '■  r  altro  era  minore. 

Notisi  pure  che  tra  ì  vari  oggetti  scavati  da  quel  luogo  meritano  particolar  menzione  alcuni  cor- 
pi ,  che  scmbran  formati  da  un  disco  crasso  arrotolato  sopra  se  stesso ,  e  costituente  un  solido  cilin- 
draceo ,  compresso  alquanto  in  due  opposti  lati ,  e  piìi  angusto  negli  estremi.  Non  può  che  apparte* 
nere  a  mollusco  ,  come  Planaria  ,  o  esser  opera  della  mano  dell'  uomo  ! 

(2)  Veramente  in  tal  dilemma  il  Cavolini  mostrò  poca  perizia  ,  essendo  assai  lontani  tra  loro  il  ge- 
nere Mugil  dal  g.  Gobius  ,  e  per  la  forma  e  per  la  struttura  \  e  nel  tempo  stesso  l' impronta  dì  quel 
pesce  eh'  egli  teneva  «otto  gli  occhi  si  dilunga  dall'  uno  e  più  ancora  dall'  altro  de*  due  generi  ai  qupli 
li  riferiva. 


—  832  — 

noi  ne  possediamo  assai  altri.  In  Castcllaniare ,  olire  le  Ire  menzionate  specie, 
una  quarta  \e  ne  abbiamo  discoperta,  che  per  essere  assai  adìnc  al  Pygnodus, 
provvisoriamente  la  distinguiamo  col  nome  appellativo  di  enjlltrolepis. 

Sei  specie  finora  abbiam  potute  distinguerne  tra  i  pesci  del  calcare  di  Pie- 
Iraroja,  siieltanli  forsi  a  5  distinti  generi:  due  specie  cioè  al  genere  Sarginilef, 
Kob.;  una  potrebbe  rientrare  nel  genere  iS'oimjnrjm ,  non  avendone  che  l'appa- 
rato dentario  assai  ben  conservato  ;  uno ,  del  quale  si  trova  la  maggior  parte  del 
rostro,  cioè  la  mascella  intiera  armata  di  denti  acuti,  e  gran  parte  degl'in- 
termascellari  col  frontale,  da' quali  appare  doverei  riferire  agli  Esocidei,  e  star 
potrebbe  dappresso  al  Blochius  rongìroslris  di  Volta  ;  un  quarto ,  analogo  al  Pa- 
ìi/moiwis  quimiiiarius  della  Ittiologia  veronese  ;  ed  il  quinto  finalmente  spet- 
tante ai  Sclerodermi,  possedendone  però  la  sola  coda.  Da  questo  avanzo  e  da 
taluni  frammenti  sparsi  del  corpo  siamo  condotti  a  giudicarlo  prossimo  ai  Ba- 
ìistidi. 

Lo  scisto  carbonifero  di  GilToni  (1)  porla  frequentemente  Itliolili.  Le  ricerche 
per  noi  fatte  finora  anno  permesso  soltanto  riconoscervi  nitidamente  una  sola 
specie,  che  sta  dappresso  ai  Cenlronoli-  L'esemplare  migliore  che  possediamo 
nella  nostra  collezione  è  lungo  lo  pollici,  con  una  altezza  di  pollici  4  ,  4.  Esso 
à  le  mascelle  armale  da  una  serie  di  denti  delicati  dritti  ed  a  punta  ottusa,  e 
di  molti  molari  piccolissimi  e  ritondati.  Una  seconda  specie  à  l'apparenza  di 
Blennio,  e  diresti  essere  un  feto  del  B.  gattoruginc.  Per  lo  che  lo  segnammo  col 
nome  di  Bknuomodes  cjciguus.  Esso  è  piccolissimo  e  frequente.  Una  terza  spe- 
cie, di  cui  abbiam  potuto  ottenere  brani  soltanto,  non  è  possibile  per  ora  né 
definirla  né  adombrarla. 

Anche  il  Gargano  porge  qualche  raro  esempio  d'Itliolile. 

Nelle  più  recenti  formazioni  de'  terreni  terziari  tro\iamo  eziandio  non  di 
rado  ittioliti  ;  e  tra  questi  uno  ne  à  discoperto  G.  Costa  nella  marna  calcare  di 
I.ecce,  che  sembra  appartenere  alla  famiglia  de'  Gaffi.  Esso  è  di  circa  pollici  18 
di  lungo,  ma  è  si  disordinato  il  suo  scheletro,  che  per  altro  é  tutto  conservato, 
da  non  potersi  ben  definire. 

(')  Giace  in  un  altissimo  monte  ditto  il  Pilline, 


—  833  — 

In  questa  medesima  marna  calcare  s'incontrano  frequenti  e  vertebre  e  denti, 
specialmente  di  Sciaclii,  ed  altre  parti  sclioiotriclu' di  pesci. 

De' denti  di  selaclii  congeneri  a  quelli  cui  spellano  i  |)receden temente  nomi- 
nali ,  cioè  di  Curcarias  si  trovano  pure  alle  basse  falde  della  Maiella ,  come  alla 
Lama,  a  Manoppello,  ed  a  Caramanico.  Quivi  ancora  s' incontrano  denti  molari 
e  palatini  di  pesci,  emisferici,  del  diametro  di  lin.  3  a  -i,  e  di  colore  altri  neri 
altri  bianchi  :  ed  anche  ossetti  aculeati  di  Razze. 

Ne'terreni  di  alluvione,  come  quello  dellWmato,  sono  frequenti  le  vertebre 
spine  otoliti  (1)  ed  altri  avanzi  schelelrici  di  questa  classe. 

La  grande  divisione  degli  Articolati  non  offre  altri  esempi  di  avanzi  fossili, 
eccetto  che  frammenti  di  Crostacei ,  e  spezialmente  chele  ;  senza  alcuno  esem- 
pio, almeno  linora  ,  d'individui  intieri  più  o  meno  conservati.  La  calcare  di 
Capri  ne  racchiude  articoli  e  gambe.  Se  ne  trovano  in  maggiore  abbondanza  nei 
terreni  di  alluvione  dell'Amato  ;  e  frequentissimi  son  poi  in  quel  banco  con- 
chiglifero  di  Cannitello  altrove  menzionato. 

Forsi  a  questa  classe  deve  riferirsi  un  micocropico ,  di  cui  abbiam  costituito 
il  genere  Eringia. 

Ninno  esempio  di  Entomatì.  Né  ciò  può  attribuirsi  a  poca  cura  messa  in  si- 
mili ricerche,  come  crede  il  dotto  Bassi:  che  anzi  in  altri  tempi  abbiamo  cre- 
dulo intravedere  di  simili  impronte  nel  calcare  appennino  della  Terra  d'Otran- 
to, ma  ci  siamo  poscia  convinti  che  quelle  erano  illusioni. 

Le  spoglie  di  Molluschi  testacei  altronde  sono  cosi  abbonde\oli  che  non  vi 
<■  angolo  in  cui  non  siavi  almeno  un  esempio;  se  n'eccettui  le  formazioni  pri- 
mitive della  (Calabria  estrema.  Ed  a  cominciar  dai  Cefalopodi  contiamo  Ira  gli 
Ammoniti  il  talricus  Vinsignis  con  una  bellissima  sua  varietà  ed  il /!m&ria(u.<i  nel 
giurese  del  gran  Sasso  d'Italia:  un  saggio  ben  rimarchevole  della  Majella ,  al 
quale  non  è  possibile  imporre  alcun  nome  ,  essendo  in  rottami  poco  chiari  : 
senza  ammetter  come  tali  talune  pelrifìcazioni ,  che  con  la  forma  spirale  si 

(i)  Vedi  Ani  della  R.  taad.  delle  sciente  voi.  VI. 


—  834  — 

associano  le  concamerazioni ,  e  che  non  pertanto  spettano  a  quella  medesima 
genia  di  esseri  organici,  alla  quale  riferiamo  le  Ippurtti,  gli  Amplem  ec. 

h' Ammoniles  dainmoniensis  trovasi  nel  Gargano,  e  di  esso  un  bello  esemplare 
si  conserva  nel  Museo  Mineralogico  della  nostra  R.  Università. 

A  Capri  ugualmente  che  nel  Gran  Sasso  d'Italia  trovasi  una  specie  di  Bacti- 
lites  (1). 

E  da  queste  grandi  spoglie  passando  alle  minutissime  ed  alle  microscopiche, 
abbiamo  i  seguenti  generi  e  specie  : 


Miliola  saxorum 

cor  anguinwn 

planulata 

Textularia  sagiUida 
ReimUna. . . 
NummuUies 
Oibìcuìina 
Placcnlula 
Vorlicalis 

Orlhocera  raphanus 
Nodosaria  radicula 
Liluola  nauliloides 
SpiruUna  cyliudracea 


S.  depressa 
Linlhuris  cassis 
Scaphies 
NautHus. . . 

PoìijslomeUa  coslulata,  n. 
Lenticulina  plamdala 

cullrala 

carhuita,  n. 

Amigdalites  ccdabra.  n. 
Cibicides  laevigala ,  n. 
Placentula  splendens,  n. 
Vorlicalis  craliculala 
Lenticulina  rolulata 
Lobularia  vesiculosa,  n. 


(i)  Non  è  senza  grave  difficoltà  che  noi  riferiamo  al  genere  Bacolìte  il  fossile  rappresentato  nella 
nostra  TaT.  IV.  Imperciocché ,  avendone  esso  la  forma ,  manca  di  chiari  indizi  esteriori  di  sepimenti; 
ed  allo  interno  ,  essendo  intieramente  ostruito  da  spato  calcolare  cristallizzato  ,  non  lascia  vedere  al- 
cuna traccia  di  dia&amma . 

Fer  r  opposto ,  esaminando  l' intima  struttura  della  conchiglia,  chiaro  si  scorge  esser  ibrmata  da  se- 
crezioni di  organi  di  singoiar  natura,  e  ben  diversi  dall'apparato  cutaneo  de'Molluschi  e  degli  Anellidi, 
per  potersi  riferire  al  genere  Dentalium  p^ermelus  o  Serpula. 

Olfatto ,  essendo  la  sopraffaccia  esteriore  un  poco  erosa,  lo  interno  ci  presenta  nodositii  l' una  all'al- 
tra contìgua  ;  e  queste  formate  da  strati  concentrici.  Forsi  potrà  rif<;rirsi  al  genere  Sulostatut. 


—  835  — 

Noi  abitiamo  soUralto  da  questa  serie  gli  Oiloccratili ,  pi'  Ippuriti ,  pli  Am- 
plessi, le  Sferuliti,  romecliù  pensiamo,  e  crediamo  aver  dimostrato,  appartenere 
al  regno  vegetale,  tranne  taluni  Ippuriti  che  spettano  a  Zoofiti.  Vedi  in  seguito. 

Alla  numerosa  serie  di  testacei ,  che  non  essendo  suscettiva  di  compendio  si 
tralascia,  abbiamo  aggiunto  le  seguenti  specie,  o  come  nuove ,  o  come  che  per 
altri  non  menzionate  tra  i  testacei  fossili  del  suolo  napoletano. 
CanUiim  pcclinoideum,  nob.  — Gargano. 

Testa  transversa ,  latmbus  expansis  pìaiudatifiine  ;  loiujiludinaliler  sidcala ,  sul- 
ctó32. 

Questa  conchiglia  ,  che  meglio  che  Pettine  sembraci  un  Cardio ,  à  stretta 
analogia  col  C.  clodiense  di  Ranieri  (Brocchi,  pag.  300.  n."  2);  del  quale  sol- 
tanto difTerisce  pel  numero  de' solchi,  volendosene  in  questo  22.  Nella  nostra 
specie  se  ne  coniano  32,  oltre  taluno  che  rimane  occultato  dalla  roccia  mede- 
sima entro  la  quale  è  incastralo,  e  proprio  di  quelli  del  lato  sinistro. 
Hippagus  acuticostatus ,  Phil.  —  Amato. 

Filippi  dcfini>  a  questa  specie  sopra  due  sole  valvole  sinistre  :  noi  abbiamo  in- 
contrato eziandio  la  destra  ;  e  dallo  esame  loro  abbiamo  rilevato  che  il  numero 
delle  costole  varia  da  13  a  lo,  facendosi  ancor  più  lamellose  e  meno  granolose 
nella  superficie  in  quella  che  à  13  costole. 

Una  seconda  specie  ne  abbiamo  discoperta  nel  medesimo  luogo  assai  ben  di- 
stinta dalla  prima,  la  quale  vicn  descritta  e  figurata.  In  essa  in  luogo  di  costole 
o  lamine  longitudinali  à  strie  trasversali  flessuose  ed  angolose,  ed  una  piccola 
espansione  nella  faccia  interna  della  natica ,  come  prolungamento  del  lato  ven- 
trale. L'abbiamo  distinta  col  nome  HippcKjits  rudis. 

Macrodonta  spinosa,  nob.  Gen.  e  spec.  nuova  —  dell'Amato. 

Contrassegniamo  con  tal  nome  una  conchiglia,  di  cui  possediamo  valvole  in- 
complete, e  per  lo  più  la  parte  cardinale.  Presenta  essa  un  dente  apicale  som- 
mamente grosso,  d'onde  il  suo  generico  nome.  L-i  interna  sostanza  è  margari- 
tacea,  e  la  sopralliiccìa  esterna  è  guernila  di  minute  spine  disposte  sopra  linee 
longitudinali  poco  rilevate.  Trovasi  con  la  precedente. 
lUytilus  inlìalus,  n. 

La  figura  di  questo  Mitilo  molto  si  accosta  a  quella  dell' unguicuUUui ,  ma  i 


—  836  — 

caralleri  che  ne  la  separano  sono  nioUu  rilevanti.  La  destra  valvola  è  costante- 
mente più  gibt>osa  della  sinistra  nella  prossimità  della  natica ,  e  In  sinistra  è 
più  elevata  verso  i  due  terzi  della  sua  lunghezza;  sono  poi  obbliquamentc  ac- 
coppiate. Il  lato  ventrale  è  appianato  ;  il  dorsale  inarcato  e  quasi  gibboso  ;  gli 
npici  delle  natiche  ben  pronunziati  e  un  poco  spirali  ;  i  margini  nel  lato  ven- 
trale molto  disgiunti  nel  mezzo,  e  quindi  la  conchiglia  è  sbadiglianle  assai  più 
di  quello  che  osservasi  d'ordinario  nelle  Modioìe;  il  margine  posteriore  èriton- 
dato;  la  superfìcie  6  trasversalmente  rugosa  ,  e  le  rughe  disuguali  ma  molto 
profonde.  La  sostanza  interna  è  margaritacea.  Sulla  parte  posteriore  delle  nati- 
che, oppostamente  agli  apici  spirali,  si  eleva  una  punta  molto  sensibile  che 
mostra  esservi  dalla  parte  interna  una  fossetta  profonda.  Non  possiamo  dir  cosa 
alcuna  della  sopraffaccia  interna,  sendo  tutta  ripiena  di  argilla,  e  la  conchiglia 
calcinata  (1). 

Plkalula  auriculata ,  n.  —  .\riano. 
Discostasi  dalla  myiilacea  per  l' espansione  che  a  foggia  di  orechiette  à  ne'  lati 
dell'  apice. 

Terebraluta  pcctiuala,  nob.  —  Gran  Sasso  d' Italia, 

IrUobata,  n.  —  Amato 

dorsalo-radiala ,  n.  —  Gargano 

ampulla. 

Ben  dieci  distinte  specie  di  Terebratoìe  troviamo  nel  suolo  napolitano ,  e  la 
maggior  parte  nella  Calabria  Ulteriore:  tra  le  quali  crediamo  essere  ben  di- 
stinte e  non  ancora  avvertite  per  altri  le  qui  sopra  nominale.  E  però ,  diflìcili  a 
riconoscersi  senza  lo  aiuto  della  figura ,  crediamo  inopportuna  ogni  altra  com- 
pendiata descrizione ,  rimettendoci  al  lavoro  originale. 


(i)  Dobbiamo  alla  gentilezza  del  sig.  Marchese  Tacconi  la  conoscenza  (li  questa  bivalfc  ,  che  disco- 
priva in  Monteleone  alla  profondità  di  20  piedi.  Analoga  a  questo  noi  trovammo  in  Caramanico  ,  alle 
falde  della  Maiella,  altro  Mitilo  incastrato  iu  una  marna  assai  dura ,  sìccIh-  non  lascia  vederne  che  una 
sola  valvola.  Iu  questa  però  gli  umboni  non  appaiono  cos'i  tumidi.  Anche  dalla  Sicilia  abbiamo  rice- 
vuto un  esemplare  molto  simile  ai  precedenti ,  di  cui  ignoriamo  la  località ,  es»endoci  «tata  porta  da 
mano  imperita. 


—  837  — 

Heìix  cannala,  n.  —  l'k'tr;iroja 

iiemoralis.  Monti  linitiiiii  del  resrno  ne;;!!  Ahnizzi. 

Vmnedis  infidìililnilitin.  —  Amalo. 

Solarium ?  —  Gran  Sasso  d'Italia. 

Trovhm  iiìsiijnis,  n.  —  l'asso  del  Gallo  in  (jil.iliria  Tltra  presso  Monte- 

It'OIlf. 

T.  lesta  (irbiculata-coiioidea ,  iii»ce  olilma ,  hasi  (lilatata  ;  anfrarlilnL'i  parnm  ron- 
cai'is  graiiulnliii ,  ultimo  ad  pcniiliniam  tricarinalo,  caniia  inedia  i-riijua:  apertura 
valde  oliliqua;  coliimella  plaiiulata,  callosa,  lanùijata;  labro  coluinrllari  Iridenlalo. 
Tav.  IV  (Ig.  i. 

Nerinea  elomjula,  n. —  Majulla 

alata,  n. —  i\i 


Né  1  mari  altiiali  ,  né  i  Icrreni  terziari  porgono  esempio  di  ^Willep.  Il  solo 
calcare  giurassico  racchiude  nuclei,  ne'quali  più  o  meno  m.mifestamenle  si  veg- 
gono i  caratteri  assegnati  ad  un  tal  genere.  Diflìcile  e  poi  pronunziare  intorno 
alle  ilifferenze  speeilìclie ,  tra  perchè  mancano  i  caratteri  propri  della  conchi- 
gha,  tra  percliè  non  si  ottengono  dallo  stato  fossile  die  monconi  più  o  meno" 
grandi  dello  interno  nocciuolo,  che  rappresenta  la  ca>  ita  di  ((nella.  Se  noi  dun- 
que ne  indichiamo  Ire  specie,  protestiamo  nondimeno  far  ciò  con  molta  dul>- 
biezza.  Non  conosciamo  poi  le  cinque  specie  che  il  pr.  Pilla  menziona  in  un  suo 
lavoro  geologico  inserito  negli  alti  del  Congresso  pisano  ;  ma  per  quello  che  i 
nostri  studi  e  le  nostre  ricerche  ci  anno  esibito  finora,  crediamo  a  tre  specie  si 
possano  riferire  i  nuclei  di  questo  genere  trovali  nel  regno.  Noi  abbiamo  asse- 
gnato il  nome  di  elomiaia  all'una  ,  comeché  sopra  un  moncone  di  pollici  2  ,  e 
lin.7,,-^si  contano  sei  anrrattì.  I  diametri  de'duc  estremi  essondo  <'ome  108:  108 
ci  daranno  un  cono  di  poli,  o,  ti  di  altezza;  quindi  una  conchiglia  molto  svelta, 
e  da  ciò  il  suo  specifico  nome. 

L'altra  specie,  presentandoci  l'apice  quasi  completo,  sopra  una  base  di  linee 
(>,  ,'  '.  in  diametro,  con  un  altezza  di  lin.  11 ,  ;  "  comprendendo  7  in  8  anfratti; 
è  chiaro  che  la  conchiglia  a  una  forma  mollo  dilatala.  Tr.i  loro  poi  dilferiscono 
eziandio  per  la  forma  e  la  proporzione  de'duplici  anfratti.  Vedi  f.  1  e2 dellaT. 4. 

106 


—  838  — 

l'iin  terza  specie  e  ruiiiiata  sul  modu  come  si  comportano  i  sopimenti  residuali 
dell'asse.  Vedi  fig.  3  della  Tav.  citala. 
lìiiUa  ampulla ,  —  Majclla 
Patella  cupuloidea,  —  ii.  .\inato. 
Testa  conoidea,  vertice  aniio ,  panim  venirvalo,  r.ireniriro;  superficie  laevigata, 
apertura  ovali. 

La  forma  e  la  grandezza  di  questa  conchiglia  è  simile  perfettamente  a  (]uella 
deir.'ldri/fitó  fluviatilis ,  ma  la  sua  soliditù  è  di  gi'an  lunga  maggiore.  La  superfi- 
cie levigata  la  distingue  eminentemente  della  P.  goleata  e  dalla  pedinata,  alla 
quale  potrebbe  riferirsi  per  la  figura.  Distinta  è  pure  dalla  P.  pellucida,  Lin.  co- 
me è  facile  accorgersi  dalle  rispettive  frasi. 

Niso  (vel  Pyramidella)  eburnea,  —  Ischia. 
Testa  conico-turrita ,  suber forata ,  laevi ,  alba ,  anfraetilms  planiusctilis ,  ultimo 
rotunduto;  columellauniplicata,  labro  intus  striato-sulcato . 

Conchiglia  quasi  conica,  alta  Un.  3  ^,  larga  1  j ,  composta  di  dieci  giri  al- 
quanto appianati,  l'ultimo  dei  quali  assai  più  convesso  degli  altri.  Il  labbro  co- 
lumellarc  lascia  una  angusta  apertura,  nondimeno  chiarissima  :  allo  interno  in- 
genera esso  una  piega  molto  elevata  (I);  il  labbro  esterno  è  acuto  nel  margine, 
internamente  solcato  con  7  solchi  molto  apparenti  quando  lo  si  guarda  con  oc- 
chio armato;  l'apertura  è  semiovale. 
Fossile  nella  creta  di  Casamicciola  in  Ischia. 
Mitra  striata,  n.  — Taranto 
Cypraea  spurca,  n.  —  Ischia 
Diadema  diluvianum  ,  nob.  —  Amato. 
Dell' /Iscidia  rwtica  si  trovano  esempi  nel  calcare  del  Gargano;  Tav.  II, 
fig.  4,  6. 


(i)  Generalmente  le  PiramidelU  anno  tre  pieghe  nel  labbro  columellare ,  delle  quali  la  suprema  e 
maggiore ,  le  due  seguenti  poco  elevate.  Nel  nostro  esemplare  la  prima  è  ben  grande  in  ragion  della 
condiJglia ,  e  le  due  altre  o  sono  scancellate  o  sdrucite  ,  vedendosene  appena  i  vestigi.  In  ogni  caso, 
quando  anche  mancassero  affatto  ,  ciò  mostrerebbe  un  gradualo  passaggio  ,  non  un  mutamento  essen- 
ziale di  organiuazione ,  capace  a  dar  fondamenta  ad  un  nuovo  genere. 


—  S39  — 

Nella  grande  divisione  de'  Zoofiti ,  si  notano  fra  i  Radiar)  il  Qypeaster  alttis 
o  roaareus  il  Cidarites  communio  il),  V Echinus  escuitnius,  miliario,  ed  un'altra 
specie  non  ancora  ben  detcrminata.  Un  franimenlo  di  aculeo  che  dubbiamente 
rirerianio  air.4fra/us ,  o  a  specie  affìne;  ìàFibularia  Tarenlina  e  la  F.arUiqua,  n. 

Knrriniti  si  trovano  a  Capri  ed  a  Massa. 

Fra  i  Madrcporiti ,  oltre  le  Caryophilleae  e  le  TwbinoUae,  notasi  una  piccola 
specie  (li  I''itmjia  provvenienle  daH'.Vmato,  oltre  quella  stata  descritta  della  cal- 
care di  Capri  e  di  Massa;  V.icelabulahn  diluviana,  gen.  e  specie  nuovi,  ancora 
dell'Amato;  e  poscia  una  lunga  serie  di  Ornere  Ntdlipore  Flusire  Relepore  Mil- 
lepore,  ec. 

Da  ultimo  si  accennano  taluni  cor|ii  organici  di  dubbia  natura,  altri  prov- 
venienti  dagli  .Appennini  di  Terra  di  Otranto,  altri  racchiusi  nel  calcare  di  Pie- 
traroja  ,  altri  in  <|U('llo  del  Gran  .Sasso  d'Italia.  Tra  i  primi  si  noverano  alcuni 
corpi,  come  dischi  arrotolati ,  che  si  potrebbero  riferire  a  Planarie;  ma  de' se- 
condi e  terzi  non  si  ai-dìsce  dare  alcuno  giudizio ,  ccccttochc  la  certezza  che 
siano  stati  corpi  molli ,  e  plausibilmente  Sifoncoli,  Fascolosoma  o  PolicUni. 

E  qui  si  compie  la  serie  de'  resti  organici  spettanti  al  regno  animale. 

Seguono  i  Vegetabili:  tra  (piali  si  ripongono  come  fu  detto  ^Vlppurili,  gli 
Amplessi,  gli  (hloeeratili ,  gli  Sfendili;  ed  a  provare  la  loro  natura  vegetale  si  ('■ 
ricorso  all'oracolo  della  nolomia  de' tessuti,  mercè  la  quale  vien  dimostrato  che 
essi  son  propri  di  vegetabili  vascolari.  Mostrasi  come  i  scpunenti  non  siano  pun- 
to prodotto  di  secrezione  animale ,  ma  parte  continua  dello  stesso  tessuto  ve- 
getale, come  quelli  de'colmi  listolosi  con  internodi  o  senza  ec.  ;  ravvicinandosi 
colesti  vegetabili  fossili  all'or^'anismo  delle  ombrellifere  ,  come  Finocchio,  Ap- 
pio, Ferula,  Tapsia.  A  dimostrare  meglio  le  analogie  si  sono  istituiti  appositi 
confronti  descrittivi,  e  rappresentativi  della  composizione  anatomica  e  de" tes- 
suti di  tali  piante,  e  di  quelli  che  ne  lasciano  tuttora  vedere  con  chiarezza  i 
fossili  in  questione. 

(i)Si  citano  |iii  esso  ancora  certi  aculei,  trovati  nel  calcjre  di  Cipri,  assai  più  turgidi  di  quelU 
che  lo  sono  uella  specie  tutt'ora  TÌicnte,  rappresentati  pure  dall' Inipcratu  nella  pag.  671. 


—  SIO  — 

IVisuasi  come  siami)  tifile  coiitroersle  die  susciterà  queslii  luisda  iiiiiiiiern 
(li  vedere,  la  quale  urta  di  IVuntu  contro  quella  di  tanti  Iniiiosi  zouloj^i  ,  quanti 
se  ne  contano  da  IMcot  de  la  Peyrouse  in  (ino  ad  o^'gi,  quasi  per  lo  spazio  di  un 
secolo:  noi  vediamo  la  necessità  di  eslrarre  taluni  lirani  delle  nostre  conside- 
razioni, onde  lasciar  meno  tliittnaiiti  le  cose  asserite. 

IppiHiTi.Con  (|uesto  nome  vennero  indienti  alcuni  petrel'alli  dì  li^nira  conica, 
striati  per  lo  lun^o  .  quasi  fossero  composti  da  crini  slrellamenle  liuiiiti  in  fa- 
scetto,  terminato  in  punta  spesse  fiate  incurvata.  Dopoché  l.aiiiaick  t;li  ebhe  re- 
gistrati fra  i  ('ff(iU>\)iuiì ,  ne  M'une  discussa  la  loro  natura  da  l'erussac,  Desayes, 
Des  Moulins,  Delamctherie,  d'Orbigny  ec.  Lasciando  da  banda  le  considerazioni 
sulle  di  costoro  opinioni ,  certo  e  die  sotto  il  nome  d"  Ippiiiiti  vt^nnero  eonqtresi 
esseri  ben  diversi  tra  loro ,  e  die  non  anno  di  comune  che  le  strie  esteriori  :  e 
questi  medesimi  lodatissimi  scrittor  iessendosene  avveduti,  scomposero  il  genere 
per  crearne  a  sue  spese  più  altri.  Entrò  in  questo  arringo  eziandio  un  famoso 
italiano,  il  prof.  Catullo,  e  distìnse  negl"  Ippurìti  de' più  recenti  da.ssatori  quelli 
il  cui  modello  essendo  di  mmujior  mote  è  ricoperto  di  cordoni  tonijiiiidiiutti  motto 
rilevali,  disijiiinli  Ira  loro  per  mezzo  di  solekim.  dagli  altri  ne'qualì  il  inodetlo  matica 
di  cordoni  loìKjilìidiìMli,  e  si  mosira  (ijfntto  liscio;  tatìdove  il  (jnscio,  in  camino  di 
essei'  liscio,  si  palesa  rùjalo  per  hi  lumjo  da  coste  e  probalnlmenle  disianii  l' iiìin  dai- 
faltra  (1). 


(i)  Per  i[u;inta  sia  vero  l'asserto  del  pr.  P,uloviino  ,  altrettanto  i:  illiisori,i  la  distinziuue  di  gMcio 
e  di  modello,  llguscio  non  è  che  Io  stesso  modellu  nelK»  stato  d'integrità,  ed  il  nwdello  striato  e  (jiiel 
guscio  stesso  d!  cui  è  consumata  la  esterna  tunica  :  e  quando  questa  esiste  tuttavia  ,  e  se  ne  stacca  ,  ciò 
si  Fa  separandosi  alternalivamcutc  le  lamine  interne. 

Noi  abbiamo  esempi  d' Ippurìti  ne'tjuali  allo  interno  di  un  modello  a  superficie  striata  trovasi  l'al- 
tro a  superlicie  liscia ,  contrariamente  a  quello  cioè  clic  stabilisce  il  lodatissiino  pr.  Catullo.  K  d'altro 
lato  nella  Tav.  U  fig.  7  si  veggono  i  piccali  ippuriti  con  superficie  li.-^cia ,  nr-' quali  pero  si  scuopre  la 
sottoposta  superficie  striata  ,  per  essersi  consumata  1'  epidermide  :  ed  in  .r  della  stc-sa  figura  si  scorge 
come  i  due  individui  nascenti  siano  ugualmente  striati  allo  esterno,  e  come  si  contorcono  in  varie 
guise. 

La  più  chiara  dimostrazione  la  porge  l' ippurito  rapprcscnlato  nella  stessa  tav.  fig.  6,  ove  il  vo- 
luto modello  liscio,  e  quindi  coperto  dal  guscio,  secondo  il  pr.  Catullo,  è  inviluppato  da  nu  altro  a 


—  811  — 

Noi  riconosciamo  due  niai)iprcMl7;«]j»M7i  hcn  disdnlo  tra  loro,  e  per  la  forma, 
e  per  la  natura;  1'  una  appartiene  a  Zoofiti ,  ed  a  genere  prossimo  alle  Cariolillr 
ud  alle  Tiirhiiiolic:  <|uiiiili  d.i  ritenersi  nel  ri^^no  animali'.  Tali  sono  quelle  t'Iie 
abbiamo  rappresentale  nella  Tav.  Il  ,  Q^.  7.  Ksse  appartenj^ono  propriamente 
al  ^vncTP  Ippiirite  nel  senso  stretto  della  rtimoloj^ia  del  nome.  L'altra  maniera 
che  raecliiude  specie  abusivamente  eon-sideral»-  del  medesimo  ({euere,  per  la 
forma  conica  e  per  le  strie  lont^itudinali  esterne,  noi  intendiamo  essere  assolu- 
tamente vegetali.  Ksse  propriamente!  sono  false  iieinme  o  pulloni  rmlicnli.  Nella 
stessa  Tav.  II,  (i^;.  (>,  noi  abbiamo  elTi^iato  uno  di  tali  Ippurìli,  identico  a  quel- 
lo, che  il  sifj.  Calullo  denomina  llipimvitef,  contoiliis  ;ed  un  altro  nella  Tav.  I  , 
lig.  i  che  è  identico  a  quello  rappresentalo  dal  medesimo  a.  nella  Tavola  VII  , 
(ig.  a  e  della  sua  Zoologia  fossile.  Noi  lo  abbiamo  consumato  per  metà,  onde  di- 
mostrare com'esso  sia  composto  d'uno  strato  esteriore  corticale,  risultante  da 
un  tessuto  vascolare  e  reticolare  a  \,  dalla  sostimza  interna  midollare  e  cel- 
lulosa con  grandi  cavernosità  bb:  e  queste  non  communiomti  tra  loro  per  al- 
cim  modo  ,  non  attraversate  da  sifone  ,  e  di  forma  e  disposizione  irregolare. 
Aprasi  una  grossa  radice  dì  appio,  (|uando  sia  prossimo  alla  fioritura,  o  i  primi 
artìcoli  prossimi  alla  radice  di  un  finocchio ,  e  si  riconoscerà  la  identica  di  loro 
struttura. 

Seguendo  ora  l'analisi  di  tali  petrificati,  che  si  presentano  sotto  forme  diver- 
se, si  troverà  sempre  in  essi  la  struttura  reticolare  dello  strato  esteriore,  or 
con  liscio  cpiderme,  ora  striato;  le  nervature  persistenti  de' polloni  che  menti- 


superficie  striata  allo  caterno  e  liscia  allo  interno.  Si  domanda,  qualde'due  rappresenla  l'animale,  e 
quale  il  suo  guscio  ?  sarebbero  essi  forse  animale  entro  animale  ,  o  guscio  entro  guscio  ? 

Ed  in  quanto  agli  accrescimenti  successivi ,  essi  sì  trovano  svariatamente  ne' grandi  e  ne'  piccoli  in- 
dividui. Anzi  sono  essi  sensibili  tanto  nella  parte  radicale  che  verso  l'apice,  siccome  si  ippresentano  ne- 
gli esemplari  effigiati  sotto  i  numeri  s,5 ,  scnia  numerar  l'esempio  di  altri  che  si  presentano  nel  mei- 
zo  di  essi. 

Nel  n.  10°  della  nostra  collezione  redcsi  un  bellissimo  esempio  di  gemma  radicale  che  su  al  punto 
di  pullolare  entro  l'incavo  lasciato  dogli  più  esterni  inviluppi  distrutti:  e  di  tali  esempi  molti  altri 
se  ne  veggono  per  tutto  quel  medesimo  masso. 


—  842  — 

SCODO  lamino  o  Sirio,  con  tiilta  la  serio  del  di  loro  sviluppo,  dello  atlacco  radi- 
cale, dello  svolginienlo  de'germi,  dolio  accrescinienlo  dello  stelo,  e  quanto 
altro  può  ricercarsi  nel  progressivo  sviluppo  d' una  pianta  ombrellifera. 

Lo  studio  che  noi  abbiamo  latto  sopra  innumerevoli  esemplari  tratti  dalla 
Majolla  dal  Malese  dapli  Alburni  dal  Gargano,  ec.  ci  à  condotti  a  questi  risulta- 
menti.  Noi  abbiamo  rappresentale  (ulto  le  forino  caratteristiche  ,  e  tutti  i  pas- 
saggi meglio  evidenti,  de' quali  abbiamo  scollo  taluni  solamente,  ondo  som- 
raettorli  allo  sguardo  do'  sapienti  contemplatori  della  natura  :  e  sopra  di  essi 
passiamo  ad  indicare  le  più  notevoli  condizioni  loro. 

Nella  Tav.  !  la  fig.  5,  a  h  rappresenta  un  germe  nel  pieno  suo  sviluppo,  di- 
viso nelle  due  metà.  Vedesi  in  esso  lo  strato  esteriore  degl'involucri  foliacci, 
del  tessuto  reticolare  a  n,  le  foglie  interno  b  b  ripiegate  e  raddossate,  lasciando 
li  vani  come  grandi  cavità,  od  i  polloni  e  e  e  di  età  diverse,  clic  sorgono  dal 
piede  e  dal  perimetro  del  ceppo  principale. 

La  fig.  1  della  medesima  tavola  rappresenta  la  cavila  abbandonala  da  altro 
pollone  più  avauzalo  in  età  (1). 

Ui  tali  fossili  è  dovizioso  il  calcare  della  Majella  ,  della  Meta,  del  Malese, 
degli  Alburni  o  del  Gargano. 

Notasi  in  questo  ultimo  luogo  eziandio  trovarsi  radici  come  di  grandi  gra- 
minacee, lapidefatte  da  c<-ilcare  siliceo,  e  reputate  Orlocemtid,  di  cui  un  bello 
esemplare  n'esiste  nel  Museo  mineralogico  della  R.  Università,  ed  un  altro  se 
ne  vede  rappresentalo  nella  nostra  Tav.  II,  fig.  4.  Simile  per  la  struttura  è 
quello  che  vedesi  oflìgialo  solto  il  n."  'ò,  il  quale  proviene  dalla  Majella,  ed  un 
esemplare  possediamo,  che  ripiegato  ad  angolo  retto  mostra  essere  stato  da  ca- 
gioni esteriori  cosi  incurvato  (2). 

(i)  Ntlia  stessa  Tav.  11,  fig.  6  ,  si  trova  rappresentato  un  ILppuriles  lurricula  ,  Cat.,  e  due  aferu- 
lìtì,  che  satebbero specie  assai  diverse  da  quelle  riportate  dal  suUodato  Catullo  nella  sua  Memoria 
geognoJlico~zooi-j0Ìca  ,  senza  che  perciò  fossero  di  natura  diversa.  Ma  i  limiti  di  questo  estratto  non 
permettono  di  entrare  nelle  minute  analisi  loro. 

(i)  Nella  figara  2  e  5  della  Tav.  I  vedesi  un  pezzo  di  tali  esterne  invoglio  d'una  sijigolarc  struttura 
e  la  lorma  vascolare  a  reticolo  pontagonale  dallu  parte  del  taglio  trasversale.  Simile  analisi  trovasi 
fatta  delle  sferuliti  rappresentate  nella  Tav.  IH,  una  delle  cjuali  è  quasi  identica  alla  Sf.  Da  Riu. 


—  843  — 

Semi,  come  di  Riso,  riempiscono  uno  strato  di  calcaro  <ìc\  medesimo  pro- 
montorio Gargano. 

Se  per  dimostrare  completamente  la  natura  vegetale  de^l' ippuriti ,  Ortoce- 
ratiti ec.  mancasse  solo  l'indicazione  del  genere  di  piante  a  cui  si  possono  rife- 
rire,  noi  risponderemmo: 

1-°  Che  i  nostri  sludi  botanici  non  si  estendono  tant'oltre  da  conoscere  si  be- 
ne l'intima  struttura  d'ogni  genere  e  di  ogni  famiglia  di  vegetabili,  sicché  si 
possa  istituire  un  confronto  esatto  ,  come  si  richiederà  in  tali  giudizi.  Codesto 
ravvicinamento  è  da  ripetersi  da  coloro  che  professano  filotomia.  Né  se  costoro 
ignorassero  la  esistenza  di  piante  ,  la  cui  organizzazione  fosse  identica  a  questa 
de' fossili ,  sarebbe  argomento  bastevole  per  dire  che  non  debbono  perciò  appar- 
tenere al  regno  vegetale.  Abbiamo  moltissimi  altri  esempi  di  simil  fatta  tra  le 
piante  e  tra  gli  animali. 

2.'  Ch'essendoci  nondimeno  studiati  a  trovare  un  ravvicinamento  a  qualche 
genere  di  piante  conosciuto,  ci  è  sembrato  intravedere  nelle  ombrellifere ,  e  pro- 
prio tra  gli  appi  {Apium]  le  Ferule  le  Tapsie  ec.  la  struttura  delle  piante  fossili 
di  cui  ragionammo. 

Di  fatti,  quei  tronchi  centrali  a  6  fig.4,  Tav.  I,  solcati  e  striati  longitudinal- 
mente allo  esterno,  e  divisi  allo  interno  da  scpìmenti  trasversali,  son  propri 
degli  steli  di  tali  piante.  E  quei  tramezzi  che  si  trovano  nelle  pretese  Ippuriti ,  si 
somigliano  perfettamente  a  quelli  della  loro  parte  radicale  ec.  ec. 

Che  se  non  si  trova  corrispondere  strettamente  ed  appuntino  ogni  parte  dei 
nostri  vegetabili  fossili  a  quella  de'generi  cui  gli  abbiamo  riferiti  o  ravvicinati  ; 
spezialmente  per  quel  che  spetta  alle  interne  cavitai  degli  steli  o  stipiti ,  e  delle 
foglie  ;  non  sarà  strano  il  supporre  che  talune  di  queste  parti  più  molli  e  più  al- 
terabili siansi  permutate  o  scomposte  in  passando  allo  stato  di  lapidescenza. 

Innoltre  è  da  tenersi  presente  la  naturale  mutabilità  nelle  diverse  epoche  della 
vita  vegetativa.  Di  fatto  nello  stato  di  crescenza  si  trovano  pieni  di  succhi  e  di 
sostanza  midollare  ;  questa  comincia  a  scomparire  nel  disporsì  la  pianta  alla  fio- 
ritura ;  e  rimangono  per,  lo  più  affatto  vuote  nell'epoca  della  completa  fruttifi- 
cazione. Tutto  ciò  è  facile  osservarsi  ne" generi  Fenicuium ,  Ferula,  Tapsia, 
Apium,  ec. 


—  844  — 

3.^  Rispoiuiereiuo  da  ultimo,  che  la  Flora  sotto-marina  racchiude  ancora  ge- 
neri e  specie  poco  o  malamente  studiate,  e  forsi  sconosciute  afTatto:  e  trattasi 
nientemeno  di  esseri  lutt'ora  viventi.  Qual  meraviglia  se  non  si  può  definiri'  il 
genere  a  cui  appartennero  piante  giù  scomparse  dalla  vegetazione  attuale?  Noi 
possiamo  addurre  in  mezzo  esempi  (li  M-gcIali  marini,  di  cui  s'ignora  l'organiz- 
zazione ;  fruttilicazioni  che  non  si  saprebbero  riferire  a  genere  di  pianta  cono- 
sciuta; eppure  esse  derivano  da  piante  vegetanti  nel  fondo  de'nostri  mari. 

Potrebbesi  elevare  la  seguente  questione ,  dopo  aver  fermalo ,  che  gli  Orloce- 
ratili  gVIppurili  ec.  son  vegetali  :  il  terreno  che  gli  racchiude  era  fondo  di  mare 
o  di  paludi'? 

Veramente  non  ri  semlira  cosa  facile  a  rispondere  a  cotesta  dimanda.  Se 
nonché,  la  profondità  nella  quale  si  trovano  persuade  a  credere  essere  stato  un 
mare.  E  quantunque  non  fosse  assolutamente  contradicente  la  mescolanza  di 
testacei  marini  con  tali  piante,  quando  esse  fossero  palustri,  pure  la  loro  fre- 
quenza concorre  a  rafforzare  la  maggiore  plausibilità  di  esser  fondo  di  acqua 
salata. 

Più,  in  quello  esemplare  di  ortoceratite  proveniente  dal  Gargano,  e  da  noi 
rappresentato  nella  Tav.  II,  fìg.  -i,  vedesi  la  coesistenza  di  un  Ascidiu  e  di  (lu- 
stre ;  X  quali  al  certo  sono  assoluti  abitatori  del  mare. 


ATTI   VERBALI 


DELLA  SEZIONE 


DI  BOTANICA  E  FISIOLOGIA  VEGETABILE 


-»»o«-»-HHlOlf}M  e***»- 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  22  SETTEMBRE  1845 


-^«c 


Il  Presidente  prof.  Cav.  Michele  Tenore,  dopo  avere  scelto  a  suo  vice-Presi- 
dente il  prof.  Meneghini,  ed  a  Segretari  il  doti.  Luifti  Masi ,  e  prof.  Gugliel- 
mo Gasparrini ,  apre  le  adunanze  con  ragionamento  scientiGco  intorno  ad  un 
suo  Catalogo  ,  recentemente  stampato,  delle  piante  che  si  coltivano  nel  R.  Orto 
Botanico  di  N.npoli.  Ei  si  profisse  a  primo  scopo  della  sua  pubblicazione  rivol- 
gere la  niente  dei  Colleglli  Botanici  sopra  le  specie ,  di  che  questo  giardino  è  do- 
viziosamente provveduto.  Per  aver  guadagno  di  tempo  ed  agevolezza  di  studio, 
egli  fa  dono  di  esso  Catalogo  corredato  di  copiose  illustrazioni,  che  in  forma  di 
note  rischiarano  quelle  piante ,  che  sono  non  abbastanza  o  mal  defluite.  E  be- 
ne avvisa  l'autore  che  lo  scopo  principale  ed  il  vantaggio  dei  Congressi  scienti- 
fici è  da  riporre  in  quelle  discussioni  suscitate  tra  professanti  una  scienza  me- 
desima ,  della  quale  si  possono  cosi  dileguare  meglio  gli  errori ,  e  ridurre  a  cer- 

107 


—  846  — 

tczza  i  dubbiosi  concelti.  Significaiulo  quanCo  gii  sia  per  tornare  a  grado  la  con- 
tinua perlustrazione  del  suo  giardino  botanico,  olTre  a  tutto  volere  della  Sezione 
la  Biblioteca  proi)ria,  l'erbario  e  gli  originali  disegni.  Termina  il  suo  discorso 
dicendo ,  che  presenterà  alla  Sezione  un  lavoro  costituito  di  alcune  osservazioni 
sopra  diverse  specie  di  Opunzie. 

Il  signor  Francesco  Saverio  Sorda  legge  una  memoria  sul  quesito  fatto  dai 
Dotanici  del  Congiesso  di  Lucca.  Delerminarc  per  via  di  esperienze  qual  parie 
prenda  l'aria  nel  gennoijliamcnto  de'  semi,  su  quali  sostanze  del  seme  porli  essa  la  sua 
azione,  e  quali  cangiamenti  induca  nelle  medesime.  L'autore  in  un  breve  Proemio 
ricorda  di  avere  pubblicato  nel  1840  un  saggio  di  ricerche  intorno  al  nascere 
de' semi,  sul  quale  avendo  ragionato  il  prof.  Puccinelli,  e  manifestato  che  non 
bastavano  alla  spiegazione  del  fenomeno  le  ipotesi  del  signor  Sorda ,  questi  si  è 
fatto  ad  istituirvi  nuove  osservazioni  ed  esperienze  che  riferisce  nella  memoria 
in  discorso. 

Parte  prima.  L'autore  dimostra  che  a  scomporre  l'acqua  vi  vogliono  le  due 
virtù  elettriche  diverse  che  operino  l' una  sull'ossigeno,  l'altra  sull'idrogeno  — 
Acqua  scomposta  da  due  metalli  —  Acqua  scomposta  da  un  metallo  e  da  un  os- 
sido metallico  — .\cqua  scomposta  da  un  metallo,  e  da  un  metalloide  solido  — 
Acqua  scomposta  da  un  metallo  e  da  un  metalloide  in  forma  di  gas.  —  Acqua 
scomposta  da  un  ossido  metallico  e  da  un  metalloide. — Acqua  scomposta  da  un 
metallo  e  da  un  acido  solo  o  unito  ad  un  ossido  riducibile  dal  gas  idrogeno  — 
Acqua  scomposta  da  due  metalloidi  —  Acqua  scomposta  probabilmente  dagli  a- 
cidi  solforoso  e  nitroso  e  dagli  acidi  nitrico  e  nitroso  —  Si  discorrono  i  casi 
ne'quali  l'acqua  è  scomposta  da  solo  un  corpo  e  dal  calore,  e  si  dimostra  che  il 
calore  opera  anche  insieme  col  corpo  per  virtù  elettrica. 

Acqua  scomposta  da  solo  un  corpo  e  dal  calore  —  Si  dimostra  che  il  calore 
opera  con  virtù  elettrica — Si  discorrono  i  casi  ne'  quali  l'acqua  è  scomposta  da 
solo  un  corpo  e  dalla  luce ,  e  si  dimostra  che  la  luce  anche  opera  insieme  al  cor- 
po per  virtù  elettrica  —  Acqua  scomposta  da  solo  un  corpo  e  dalla  luce. 

Si  dimostra  che  la  luce  opera  con  virtù  elettrica. 

Parte  seconda.  I  semi  cooperano  a  scomporre  l'acqua  con  loro  virtù  elettrica 
a  modo  degli  altri  corpi,  e  che  appunto  cooperano  con  la  virtù  dell'ossigeno 


—  847  — 

dell'aria  a  scomporre  l'acqua  necessaria  ond'essi  nascano  —  Semi  che  insieme 
col  ferro  scompongono  l'acqua  operando  essi  con  virtù  elettro  negativa,  il  ferro 
con  virtù  positiva ,  e  la  virtù  di  essi  semi  «'■  nella  buccia. 

1."  Ha  posto  l'A.  semi  di  pisello,  di  formento,  di  formentone,  edi  cece  tra 
la  limatura  di  ferro  intrisa  di  acqua  e  contenuta  da  un  bicchicro,  ed  ha  coperta 
tutta  la  limatura  con  l'argento  vivo;  sicché  l'acqua  con  la  quale  è  stata  intrisa  la 
limatura  é  venuta  a  stare  tra  semi  e  ferro,  e  per  l'argento  vivo  difesa  dall'aria. 

La  temperie  del  luogo  dove  ha  fatto  l'esperienza  6  stala  sempre  tra  +  10  e  19 
gradi  del  termometro  del  Reaumur.  In  capo  di  dicci  giorni,  tolto  l'argento  vivo, 
ha  trovato  la  limatura  tutta  arruginila  dove  è  stata  in  contatto  dell'argento  vi- 
vo e  dei  semi,  e  l'altra  fuori  di  detto  contatto  niente  alterata.  I  semi  tutti  chi 
più  chi  meno  ingrossati  ed  umidi  si  nei  cotiledoni  e  si  nei  germi,  ma  nessuno 
nato ,  né  con  segni  di  poter  nascere  :  le  bucce  o  membrane  proprie  colorate 
del  rosso  delia  ruggine,  massimamente  quelle  di  piselli  ;  alcuni  semi  de'  quali , 
essendo  bucata  dal  tarlo  sino  al  germe  la  parte  interna  del  cotiledone  che  sta 
attorno  al  germe  ,  l' ha  trovata  come  ridotta  ad  una  specie  di  mucilagine  e  di 
color  quasi  nero. 

Saggiato  col  cianuro  ferroso  di  potassa  la  buccia,  i  cotiledoni  ed  i  germi  di 
lutti  i  semi  tagliati  per  ogni  verso ,  solo  nelle  bucce  il  detto  color  rosso  si  é  mu- 
tato subito  in  azzurro,  e  nei  cotiledoni  e  nei  germi  non  si  è  alterato  punto  il 
lor  colore  naturale,  se  già  non  fosse  la  delta  parte  interna  del  cotiledone  de'se- 
nii  di  pisello  bucali  ridotta  a  mucilagine,  nella  quale  il  colore  quasi  nero  si  è 
pure  subito  mutalo  in  azzurro. 

2."  Ripetendo  l'esperienza  per  osservarci  semi  ogni  giorno,  onde  vedere 
quando  comincia  nella  buccia  il  color  di  ruggine ,  ha  trovato  che  in  tutti  i  semi 
comincia  sin  dal  primo  giorno  della  sperienza  ;  e  co!  colore  di  ruggine  il  cia- 
nuro ferroso  di  potassa  comincia  anche  a  produrvi  l'azzurro. 

E  come  succede  nelle  bucce,  succede  ancora  nella  parie  interna  del  cotiledo- 
ne dei  semi  bucati  di  pisello.  Se  non  che  il  color  di  ruggine  e  l'effetto  del  cia- 
nuro di  potassa  non  sono  gl'istessi  nello  bucce  di  tulle  le  specie  de' semi:  in 
quelle  del  pisello  sono  maggiori ,  poi  vengono  quelli  del  frumento  ,  poi  quelle 
del  cece,  e  minori  di  lutti  sono  in  quelle  del  formentone. 


—  848  — 

Inoltre  ha  osservato  che  i  semi  i  quali  insieme  con  gli  ossidi  metallici  scom- 
pongono l'aciniii,  operano  con  \irtu  elettro-positiva,  e  gli  ossidi  con  virtù  ne- 
i:ati\a.  Quindi 

1."  Essendo  la  virtù  elettrica  degli  ossidi  l'opposto  di  quella  dei  metalli ,  ha 
voluto  osservare  quello  che  succede  ponendo  l'acqua  fra  i  semi  e  l'ossido  di  fer- 
ro, l'ero  distemperalo  con  l'.icqua  una  ({uanlità  di  ossido  fenico  vi  ha  posti  al- 
quanti semi  della  stessa  specie  adoperata  n(dla  spericnza  antecedente;  in  modo 
che  l'acqua  è  M-iuita  a  stare  Ira  i  semi  e  l'ossido,  inqiedito  all'aria  dalla  mol- 
t'ae(|ua  di  poter  penetrare  al  contatto  dei  semi;  ha  fatto  poi  che  l'ossido  fosse 
sempre  con  la  stessa  quantità  d'acqua  tutto  il  tempo  della  sperienza,  durante  la 
quale  la  temperie  dell'aria  è  siala  tra  i  gradi  lo  e  18  del  termometro,  e  dopo 
cinque  giorni  è  cominciata  a  spuntare  la  radichclta  di  un  seme  di  pisello,  e  poi 
sono  cominciati  a  nascere  un  dopo  l'altro  anche  lutti  gli  altri  scnn  di  piselli  tra 
altri  cinque  giorni.  Gli  altri  semi  però  delle  altre  specie  sono  ingrossati  si,  ed 
in  alcuni  di  formentone  è  spuntata  anche  un  poco  della  radichetta,  ma  non  so- 
no punto  nati  nel  tempo  che  fossero  stati  in  esperienze.  Né  i  semi  di  pisello  co- 
minciali a  nasccie  hanno  proseguilo  come  sogliono  quelli  posti  in  terra  umida, 
si  bene  il  becchetto  o  radichetta  uscito  fuori  della  buccia  è  cresciuto  a  due 
millimetri,  e  poi  arrestato  dal  progredire.  Osservati  tutti  i  semi  dopo  essere  stati 
venti  giorni  tra  l'ossido,  ha  trovato  il  cotiledone  ed  i  germi  solamente  pieni  di 
umori,  ma  senza  nessuna  alterazione,  ed  il  color  loro  è  rimasto  naturale;  le  buc- 
ce però  tutte  colorate  in  bruno  rossiccio,  massimamente  quelle  de'  semi  di  pi- 
sello ,  alcuni  dei  quali  essendo  bucati  dal  tarlo  ,  la  parie  più  interna  del  cotile- 
done di  questi  semi  è  di  venula  come  una  densa  nmcilagine  di  colore  anche  esso 
bruno  rossiccio  come  quello  della  buccia. 

Saggiato  col  cianuro  ferroso  di  potassa  la  buccia,  la  sostanza  dei  cotiledoni  e 
dei  germi,  e  la  parte  guasta  dei  semi  di  pisello  bucati ,  in  nessuno  si  è  formato 
il  colore  azzurro:  ma  lasciando  stare  prima  con  un  poco  di  acido  idroclorico  al- 
lungato di  acqua  ciascheduna  di  esse  parli ,  e  poi  saggiandolo  col  detto  cianu- 
ro nei  cotiledoni  e  nei  germi ,  non  è  succeduto  nessun  mutamento ,  e  nelle 
bucce  e  nella  parte  guasta  dei  semi  bucati,  subito  il  color  bruno  rossiccio  si  è 
mutato  in  azzurro.  Fatti  asciuttare  alcuni  semi  con  tutto  l'ossido  attorno,  ed  os- 


—  849  — 

servato  quest'ossido,  le  particelle  proprie  atlaecate  alle  bucce  dei  semi  non  si 
sono  trovate  di  color  rosso  come  tulio  il  rinuuienle  di  esso  ossido,  ma  si  del 
bruno  rossiccio,  come  quello  delle  bucce  ;  ed  inoltre  le  lia  attratte  la  calamita. 
E  saggiate  queste  particelle  brune  rossicce  col  solito  cianuro  di  potassa,  non  si 
e  mutato  menomamente  il  loro  colore  in  azzurro,  se  non  quando  si  son  prima 
poste  con  gocce  di  acido  idroclorico  allungato. 

2."  Ila  ripetuto  l'espcrien/a  mettendo  i  semi  nell'ossido  di  zinco  stempe- 
rato pure  nell'acqua.  Ed  anche  qui  solo  i  semi  di  pisello  sono  cominciati  a  na- 
scere e  più  presto  die  nell'ossido  di  ferro,  essendo  già  idl'ottavo  giorno  spunta- 
to in  tutti  il  becchetto  ;  ma  questo  beccheltu  dopo  essere  cresciuto  per  due  mil- 
limetri, si  è  pure  arrestato  nel  progredire.  Fatti  asciuttare  i  semi  con  tutto  l'os- 
sido, ed  osservato  l'ossido,  si  sono  trovate  le  sue  particelle  fortemente  unite  alla 
superficie  esterna  delle  bucce  ;  e  queste  particelle  cosi  unite  avere  il  colore  bi- 
gio ,  e  non  il  bianco  di  tutto  l'altro  ossido:  ancora  posta  una  quantità  dì  queste 
particelle  bigie  con  un  poco  di  acido  solforico  allungato ,  sono  state  tutte  di- 
sciolte, ma  con  un  poco  di  elTervesccnza. 

Narra  poi  de' semi  che  insieme  ai  sali  di  base  metallica,  facile  ad  essere  ri- 
dotta, scompongono  l'acqua  operando  essi  con  virtù  elettropositiva,  il  sale  con 
virtù  negativa. 

1.'  Ha  disciolto  l'A.  un  grammo  di  cloruro  di  argento  in  venti  grammi  di 
acqua,  ed  ha  tenuto  sempre  immerso  in  quest'acqua  alquanti  semi  di  piselli , 
come  quelli  cLe  sono  più  facili  e  presti  a  nascere.  La  temperie  dell'aria  dove  ha 
fatti  questa  sperienza  è  stata  tra  i  gradi  +  18  e  20  del  termometro.  In  capo  di  24 
ore  ha  trovalo  separata  al  fondo  del  liquido  una  polvere  bigia  tendente  al  nero, 
ed  i  semi  solo  ingrossati  l'orse  un  quarto  della  loro  naturai  mole,  con  solo  la 
buccia  tutta  colorata  in  bigio  come  la  detta  polvere.  Col  tempo  è  venuta  cre- 
scendo la  quantità  della  polvere  bigia  facendosi  più  carico  il  colore  della  buccia, 
ma  la  grandezza  de'semi  è  più  aumentata  ;  si  che  dopo  tre  giorni  sono  spunta- 
ti un  poco  i  becchetti  i  quali  cresciuti  appena  di  due  millimetri  si  sono  arrestati 
dal  crescere. 

1  cotiledoni  ed  i  germi  quantunque  non  avessero  mai  perduto  il  colore  loro 
naturale,  esposti  alla  luce  del  sole,  pure  quelli  stati  un  giorno  solo  in  espe- 


—  850  — 

rionza  sono  subito  tlivenlali  di  color  bifjlo  tondt'tilc  al  nero.  Ed  essendo  tra' se- 
mi alcuni  bucali  dal  tarlo,  in  questi  la  parte  interna  del  cotiledone  si  è  trovala 
sin  dal  primo  giorno  parte  disparita,  e  parte  ridotta  a  mucilaginc;  e  questa  mu- 
cilagine  colorata  in  i)igio  come  la  buccia. 

2.°  Adoperando  in  vece  di  cloruro  il  nitrato  di  argento,  gli  effetti  sono  stati 
tali  e  quali  quelli  del  cloruro,  si  quanto  alla  polvere  bigia  che  si  è  separata  nel 
liquido,  si  quanto  al  crescere  e  al  nascere  de'serai ,  ed  al  colore  delle  loro  parli. 

3.°  Adoperando  in  vece  di  sali  di  argento ,  il  cloruro  di  oro,  in  capo  delle 
25  ore  il  liquido  di  giallctto  che  era,  si  è  lro\alo  di  colore  violaceo  anche  esso  ; 
i  semi  cresciuti  di  mole  ma  non  nati ,  e  solo  la  loro  buccia  tutta  di  color  viola- 
ceo come  quello  della  polvere.  Nei  giorni  seguenti  la  quantità  della  polvere  vio- 
lacea è  cresciuta  in  proporzione  del  tempo,  ed  il  colore  delle  bucce  è  diventa- 
to lucido  come  se  fosse  di  un  metallo  ;  ma  i  semi  non  sono  mai  nati  né  più  cre- 
sciuti. Nei  cotiledoni  e  nei  germi  non  si  è  mutato  mai  il  loro  colore  naturale  , 
né  pure  quando  furono  esposti  alla  luce  del  sole.  Si  bene  nei  semi  bucati  dal 
tarlo  la  parte  interna  del  cotiledone  anche  qui  si  é  ritrovata  parte  disparita  e 
parte  ridotta  a  niucilagine ,  e  questa  mucilagine  colorata  come  la  buccia. 

Discorre  seguitando  1'  A.  de'  semi  che  col  cloro  o  col  solfo  scompongono  l'ac- 
qua operando  essi  con  virtù  elettro-positiva,  ed  i  metalloidi  con  virtù  negativa. 

1.°  Posti  in  una  boccia  di  vetro  i  soliti  semi  di  pisello,  di  formento,  di  for- 
mentone e  di  ceci,  li  ha  coperti  di  acqua,  e  poi  con  un  cannello  curvo  vi  ha 
introdotto  destramente  il  cloro ,  in  guisa  che  questo  per  la  sua  gravità  mag- 
giore cacciato  fuora  dalla  boccia  quasi  tutta  l'aria  ne  ha  occupalo  il  posto;  quia- 
di  chiusa  ermeticamente  l'apertura  della  boccia,  l'acqua  é  venuta  a  restarvi  tra  i 
semi  ed  il  cloro.  Ha  tenuta  questa  boccia  in  luogo  sempre  oscuro  dove  la  tem- 
perie dell'aria  è  stata  tra  i  gradi  IG  e  18.  Tra  dieci  giorni  l' acqua  é  entrata  in 
massima  parte  nei  semi,  i  quali  l'A.ha  spesso  dimenati  acciò  fossero  di  continuo 
bagnati  dall'acqua  rimasta.  Malgrado  ciò  i  semi  quantunque  ingrossati  molto, 
non  sono  nati  uè  fra  delti  dieci  giorni ,  né  fra  altri  50  giorni  seguenti;  se  già 
non  fosse  solo  un  seme  di  pisello  da  cui  dopo  sei  giorni  é  spuntalo  il  becchetto, 
che  però  cresciuto  appena  di  un  millimetro  circa,  si  e  rimasto  dal  crescere. 
Quindi  aperta  la  boccia  e  cavatine  i  semi  e  l' acqua,  si  é  trovala  quesl"  acqua  di 


—  851  — 

sapore  acidetto  ed  ha  fatto  rossa  la  tintura  di  lacca-mufla,  e  col  nitrato  di  ar- 
gento si  è  fatta  un  poco  latticinosa,  e  poi  se  ne  separata  molla  polvere  bianca, 
che  alla  luce  del  sole  è  diventata  bruna ,  e  coli"  ammoniaca  ed  un  pezzetto  di  ra- 
me ha  i)reso  color  turchino:  onde  vi  ha  l'acido  ìdroclorico  in  buona  quantità. 
Il  quale  acido  al  sapore,  all'arrossare  la  lacca-muffa  ,  ed  al  saggio  del  nitrato 
di  argento,  e  dell'ammoniaca  col  rame,  si  ù  trovato  penetrato  nelle  bucce,  ed 
anche  nei  cotiledoni ,  e  nei  germi  di  tutti  i  semi;  se  non  che  avendo  l'A.  ripetu- 
to l'esperienza  onde  vedere  gli  effetti  dei  semi  in  tempi  diversi,  sino  al  terzo 
giorno  dell'  esperienza  l'acido  è  solo  nelle  bucce. 

2.° Coprendo  i  semi  di  acqua  con  la  quale  l'A.  ha  prima  mescolato  un  quarto 
del  suo  peso  di  fior  di  zolfo,  sono  essi  cominciali  a  nascere,  ed  in  capo  a  cinque 
giorni  soli  ;  dei  quali  semi  però  solo  uno  è  nato  compiutamente ,  e  la  sua  pian- 
tolina  in  dodici  giorni  si  è  fatta  lunga  im  centimetro  e  due  millimetri,  e  tutti  gli 
altri  becchetti  spuntati,  cresciuti  per  tre  millimetri  si  sono  restati  dal  crescere. 
L'acqua  è  cominciata  a  puzzare  di  gas  solfldo-idrico  fin  dal  secondo  giorno  del- 
l'esperienza ,  ed  il  pezzo  è  cresciuto  col  tempo  ;  ed  in  fine  stillatevi  gocce  di  ace- 
lato di  piombo  liquido  si  è  separata  molta  polvere  bruna.  Osservati  i  semi  dopo 
finita  la  sperienza  si  son  trovati  puzzare  del  solfido-idrico  non  solo  nelle  bucce, 
ma  anche  ne' cotiledoni  e  ne' germi  ;  ma  osservandoli  ogni  giorno  durante 
l'esperienza  fino  al  quinto  giorno  puzzano  del  solfido-idrico  solo  le  bucce. 

Passa  in  fine  1"  Autore  a  discorrere  i  semi  che  con  l'ossigeno  dell'  aria  scom- 
pongono l'acqua,  operando  essi  con  virtù  elettro-positiva  e  l'ossigeno  con  vir- 
tù negativa. 

I.a  sperienza  che  qui  dichiara  è  un'  aggiunta  a  quelle  esposte  nel  suo  saggio 
di  ricerche  sul  nascere  de' semi,  per  le  quali  è  dimostrato  l'acqua  essere  scompo- 
sta dai  semi ,  ed  il  suo  ossigeno  tolto  da  ossi.  Egli  l'ha  falla  con  lo  intendimenlo 
di  vedere  se,  mentre  i  semi  tolgono  l'ossigeno  dell'aria  senza  del  quale  i  semi 
non  nascono,  ne  tolgano  l'idrogeno.  Però  ha  posto  sotto  un  gran  bicchiero  capo- 
volto sul  mercurio  due  bicchieriui ,  dei  quali  uno  con  quattro  grammi  di  semi 
di  piselli ,  e  quattro  gramnù  di  acqua,  e  l'altro  con  tre  grammi  di  cloruro  di 
calcio  asciuttissimo  ;  ed  ha  posto  altresì  sotto  un  gran  bicchiere  capovolto  pure 
sul  mercurio ,  un  altro  bicchierino  con  pure  tre  grammi  di  cloruro  di  calcio. 


—  852  — 

I  duo  bicchieri  grandi  li  ha  scelti  uguali ,  od  immorsi  noi  mcrcnrio  in  modo 
che  in  entrambi  restasse  compresa  egual  ijuantità  di  aria ,  la  quale  è  stata  in 
ciascuno  di  centimetri  cubici  643  circa.  Il  bicchierino  coi  semi  è  stato  di  fon- 
do largo,  acciò  i  semi  vi  restassero  nell'acqua  non  sommersi. 

Nel  luogo  dove  ha  fatta  l'esperienza  la  temperie  dell'aria  è  variata  tra  i  gra- 
di +  17  e  20  del  term. 

Nel  primo  e  nel  secondo  giorno  i  semi  sono  cresciuti  assai  di  mole,  e  l'acqua 
è  diminuita,  e  tra  il  terzo  e  quarto  giorno  tutti  i  semi  sono  nati  e  l'acqua  è 
proseguita  a  diminuire. 

Dopo  sei  altri  giorni  l'acqua  si  è  trovata  tutta  disparita,  ed  i  germi  cresciuti 
forse  quatli'o  voile  su  quel  che  erano  nel  nascere.  E  continuando  l'esperienza 
venti  altri  giorni,  le  piantoline  dopo  essere  cresciute  un  altro  poco,  sono  prima 
ingiallite  e  poi  marcite ,  e  sono  altresì  impiccioliti  ed  inariditi  i  cotiledoni  tutto- 
ra attaccati  alle  piantoline  ;  sicché  son  tornati  a  quel  che  erano  quando  si  son  po- 
sti all'esperienza.  Allora  tolto  da  sotto  i  bicchieri  l'uno  e  l'altro  cloruro  di  cal- 
cio ,  quello  stato  solo  è  pesato  grammi  tre  e  sei  decigrammi,  e  quello  stato  coi 
semi ,  diventato  già  tutto  liquido  come  acqua ,  è  pesato  grammi  cinque  e  deci- 
grammi tre  e  mezzo. 

Finita  la  lettura  ,  il  Presidente  dispone  che  per  esaminare  questo  nuovo  la- 
voro del  signor  Sorda ,  si  uniscano  in  Commissione  i  Professori  Piria,  Gaspar- 
rini.  Parlatore  e  Meneghini,  e  ne  riferiscano  alla  Sezione. 

L'adunanza,  dopo  ciò ,  si  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Cav.  M.  Tenore 
DoTT.  L.  Masi 


\Pb 


1  Segretari 

Trof.  G.  Gasparrim 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTEMBRE  184.J 


-«H«- 


't  processo  verbale  dell'adunanza  precedente  rimane  approvato. 

Il  prof.  Tornabene  legge  l'annunciata  Memoria  —  Sagfjio  di  Geografìa  Bota- 
nica per  la  Sivilia.  (Ved.  in  fine  di  questa  Sezione  ) 

Dopo  la  lettura  il  prof.  Parlatore  manifesta  alcune  sue  riflessioni  ed  osser- 
vazioni sullo  scritto  del  prof.  Tornabene,  e  pria  di  tutto  rileva  non  potersi 
uniformare  all'opinione  di  costui  nel  non  credere  di  molta  importanza  l'occu- 
parsi nel  saggio  delle  piante  dei  mari  che  bagnano  la  Sicilia  ;  poiché  quantun- 
que in  generale  non  ci  abbia  grande  differenza  nella  vegetazione  dei  mari  di- 
versi attesa  la  quasi  costante  temperatura  di  essi  ad  una  certa  profondità ,  pure 
egli  crede  utilissimo  di  notare  quali  generi  e  quali  tribù  sopralutto  di  alghe  vi 
predominino;  ciò  che  'può  contribuire  non  solo  alla  conoscenza  della  distribu- 
zione geografica  delle  alghe ,  ma  eziandio  ad  istituire  dei  paragoni  con  le  piante 
marine  fossili  de' terreni  antichi.  E  passando  dalle  stazioni  marine  alle  acquati- 
che rifletteva  il  prof.  Parlatore  essere  importante  il  notare  la  scarsezza  delle 
nostre  carex  nei  fiumi  e  nelle  paludi  a  differenza  del  Nord  di  Europa  e  di  .\me- 
rica;  il  che  conferma  quanto  si  sa  sulla  distribuzione  di  queste  piante,  e  il  pre- 
dominio giù  in  parte  conosciuto  dei  [ciperi,  tra  i  quali  si  mostra  il  lussureggiante 

108 


—  854  _ 

Papiro,  che  per  la  maestà  del  suo  portameDto  e  per  l'altezza  cui  giunge  di  quasi 
tre  volte  maggiore  a  quella  dell'uomo,  ben  ci  trasporta  col  pensiero  allo  sviluppo 
di  alcune  piante  proprie  dei  climi  tropicali.  Aggiungeva  non  essere  da  trascu- 
rarsi a  questo  proposito  il  saccharum  acgypliacum  che  nasce  lungo  le  sponde  del 
fiume  Greto ,  e  la  canna  indica,  la  quale  forse  portata  fuori  da  qualche  giardino 
particolare,  oggi  spontaneamente  propagasi  lungo  le  acque  di  S.  Cosinano  presso 
Mililli.  Desiderava  inoltre  il  prof.  Parlatore  che  si  notasse  come  ben  caratteri- 
stico della  parte  meridionale  del  bacino  del  Mediterraneo  il  Nerium  Olcander . 
che  segna  per  cosi  dire  in  Sicilia  il  corso  de'torrenti  e  de' fiumi.  Non  è  d'accordo 
col  prof.  Tornabene  nel  reputare  come  regione  alpina  soltanto  in  Sicilia  quella 
dell"  Etna ,  credendo  esser  tale  ancora  la  regione  delle  Madonie ,  superiore  alla 
boschiva  ;  o  a  meglio  dire  alla  regione  del  faggio  e  dei  pini  ;  e  avvertiva  a  que- 
sto proposito  un  fatto  importante  di  Geografia  Botanica ,  cioè  che  mentre  la  re- 
gione alpina  dei  Pirenei,  delle  Alpi,  e  degli  Appennini  è  caratterizzata  dalle 
specie  diverse  di  sassifraghe,  di  piccoli  j«ncus,  di  a'ocifire,  di  potcnliìle,  di  gen- 
ziane, clie  sono  le  medesime  specie  d'ordinario  in  tutte  queste  montagne,  scar- 
seggiano al  contrario  le  sassifraghe  nelle  Madonie ,  mancano  del  tutto  i  juncus 
piccoli ,  e  le  genziane ,  e  le  crucifere  offrono  specie  diverse  come  ancora  le  poten- 
tine. Osserva  per  quanto  ricorda  al  momento ,  essere  la  sola  Poa  alpina  la  pianta 
che  le  Madonie  offrono  in  questa  regione  in  comune  colle  Alpi  e  cogli  Appen- 
nini ,  quantunque  la  pianta  Siciliana  presenti  dei  caratteri  alquanto  differenti  e 
ne  costituisca  almeno  una  varietà.  Nota  puro  il  professor  Parlatore  non  essere 
secondo  le  sue  osservazioni  il  brmnus  tcclorum  cosi  diffuso  in  Sicilia  siccome 
scrive  il  profes.  Tornabene,  ma  limitato  piuttosto  a  pochi  punti  cosi  alle  Mado- 
nie ,  come  al  monte  dei  Cani  presso  Altavilla ,  e  nell'  Etna  ;  ed  in  fine  manifesta  il 
suo  desiderio  di  precisare  quali  tribù  di  una  famiglia  predominino  in  Sicilia  ;  cosa 
secondo  lui  importantissima,  senza  la  quale  non  si  avrà  mai  un'idea  esatta  della 
vegetazione  delle  isole,  poiché  si  sa  come,  per  esempio,  talune  tribù,  e  \epanice« 
Ira  le  graminacee,  le  dalbergee  tra  le  leguminose  o  mancan  quasi  del  tutto  o  sono 
rappresentate  da  poche  specie  :  ciò  che  indica  la  vegetazione  Sicula  non  esser 
già  la  subtropicale ,  ma  che  pure  comincia  a  offrire  qualche  cosa ,  che  vi  si  av- 
vicina. A  questo  proposito  non  può  fare  a  meno  di  far  conoscere  la  sua  viva 


—  855  — 

brama  di  vedere  la  Gcografin  Botanica  Sicula  trattata  in  un  modo  comparativo 
con  le  t<;rre  vicine.  Concliiudc  tiibiitando i  più  gnindi  elogi  all'Autore  del  Saggio, 
per  avere  il  primo  tentalo  una  geogralia  botanica  di  Sicilia,  che  il  Parlatore  stesso 
ha  già  promesso  di  dare  alla  line  della  sua  Mora  Palermitana. 

11  Presidente  nomina  la  Commissione  composta  de' signori  Meneghini,  Par- 
latore e  Gasparrini  per  l'esame  della  memoria  del  prof.  Toruabene. 

Il  professore  Parlatore  (juindi  legge  una  esattissima  relazione  sull'Erbario  cen- 
trale Itahauo  commeudatissimo.  E  prima  ricorda  egli  come  fln  da  quattro  anni 
ne  cominciasse  l'esistenza  per  frutto  dei  Congressi  ScientiQci,  e  per  il  muuiOco 
favore  che  gli  largì  il  Granduca  di  Toscana,  a  cui  si  debbe  dei  Congressi  l'acco- 
glienza e  la  protezione  efTicacissima.  E  dell'esser  chiamato  a  dirigerlo  rende 
il  prof.  Parlatore  manifesta  gratitudme  a  quel  Principe.  Non  tace  quanto  a  farlo 
prosperar  largamente  valcsser  le  cure  del  Cav.  Vincenzo  Antinori,  a  cui  rende 
grazie  ed  al  Conte  della  Gherardesca.  Ridice  con  riconoscenza  il  nome  di  tutti 
quegli  italiani  e  Stranieri  che  generosamente  adoperano  in  assidui  doni ,  cosi 
che  l'Erbario  centrale  Italiano  ha  un  tesoro  omai  di  quasi  cinquantanove  mila 
specie  di  piante.  Accenna  le  lodi  fattene  dalla  stampa  straniera,  e  quei  botanici 
illustri  che  il  venner  visitando  per  ragion  di  studiarvi.  Entrando  poi  a  nove- 
rare le  spedizioni  delle  piante  ,  questo  fa  scientiDcamente  per  ordine  delle  dif- 
ferenti regioni  della  terra.  L'Europa  ha  quasi  compiutamente  contribuito  co' ve- 
getabili suoi.  Della  Lapponia,  Svezia  ,  Norvegia,  e  Danimarca  donò  collezione 
larga  e  ordinatissima  il  Sonder:  e  ne  die  pure  il  Dott.  Diamante.  Furono  per  le 
isole  Britanniche  generosi  il  Baie,  ed  il  Babington.  La  Flora  Francese  manca 
di  poche  piante  per  doni  di  Montagne,  Durando,  Des  Elangs,  Gay.  De  Lex,  Gi- 
rard, Heldreich,  Maire,  Maille,  deCandolle,  Bul)ani,  e  Fée;  come  tutte  quelle 
del  proprio  Erbario  e  da  lui  raccolte  in  Francia  donò  il  prof.  Parlatore.  Delle 
contrade  di  Europa  e  della  nostra  Italia  novera  egli  tutti  i  nomi  dei  Botanici, 
che  in  questa  floritissima  parte  sono  più  che  in  ogni  altra ,  al  dire  del  chiarissimo 
Bob.  Brown.  Quindi  ei  vien  notindo  quelle  cose  che  alla  Scienza  possono  dar 
lume,  quanto  alla  provenienza  delle  specie.  Dal  Tauscli  si  acquistarono  tra  le 
altre  piante  della  Boemia,  le  specie  di  Salix  e  llieracium  da  lui  illustrato.  Il  prof. 
Meneghini  è  larghissimo  donatore  di  tutta  intera  la  sua  collezione  di  alghe  in  uu- 


—  856  — 

mero  di  2400;  importnnlissiina  oltre  questa  ricchezza  per  le  osservazioni  annes- 
sevi dall'autore  medesimo. 

Venendo  all'Asia,  noia  il  Parlatore  come  abbia  essa  cincfuc  vegetazioni  carat- 
teristiche di  cui  solo  taluna  si  avvicina  a  ({ualche  altra  di  Europa,  cioè  quella 
dell'Asia  centrale  considerata  come  la  prima:  e  quindi  le  altre  quattro,  cioè 
2.'  delia  Siberia  :  3."  delle  Indie  orientali  ;  1.'  della  China  ;  II."  delle  terre  in  vici- 
nanza del  Caspio ,  die  da  ima  parte  ha  una  vegetazione  simile  alla  mediterranea , 
dall'altra  quasi  eguale  a  quella  dell'Egitto  e  della  Nubiao  dell'Africa,  di  cui  ha 
tiinte  piante  che  pochi  Erharii  raggiungono  questa  dovizia  :  e  cosi  dell'America 
e  dell'Oceania  viene  dicendo,  e  come  da  quest' ultima  sia  bisogno  procacciarsi 
maggiore  raccolta  di  quei  vegetabili  svariatissimi. 

Conchiudc  il  suo  rapporto  notificando  il  nuovo  acquisto  di  due  Erharii  del 
Cesalpino,  e  del  Micheli.  Quello  appartenente  alla  Biblioteca  del  Granduca  fu  da 
costui  regalato  all'Erbario  centrale:  l'altro  del  Micheli  fu  acquistato  dal  Gran- 
duca medesimo  unitamente  a  67  grandi  volumi  manoscritti ,  e  autografi  dello 
istesso  illustre  Botanico.  Termina  significando  che  la  Storia  delle  scienze  del  se- 
colo XIX  avrà  una  bella  pagina  nel  regno  di  Leopoldo  II. 

Il  Presidente  profes.  Tenore,  lodando  altamente  questa  istituzione,  dice  che 
ormai  non  avrem  mestieri  andare  peregrinando  per  chiarire  le  dubbiezze  che 
lutto  giorno  ne  insorgono  intorno  alle  caratteristiclie  autentiche  delle  nuove 
piante  che  si  van  descrivendo,  poiché  come  in  casa  j)ropria  abbiamo  nella  ospi- 
tale Firenze  tanto  che  basti  ad  ogni  scientifica  ricerca.  Di  che  gratitudine  pe- 
renne si  debbo  a  quel  Principe,  del  quale  ricorda  che  nulla  omettendo  a  confor- 
tare gli  studii,  ha  fatto  coniare  apposita  Medaglia  d'incoraggiamento  per  gui- 
derdone ai  donatori  dell'Erbario  centrale.  Laonde  oltre  la  singolare  ricono- 
scenza dovutagli ,  propone  che  una  solenne  testimonianza  gli  sia  votata  dalla 
Sezione  la  quale  vi  assente  con  unanime  applauso. 

Ciò  fatto,  l'adunanza  si  scioglie. 

11  Presidente  —  Cav.  M.  Tenore 


f  DoTT.  L.  BIasi 


I  Segretari  ,  „ 

j  PuoF.  Gaspaiuu.m 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  2i  SETTEMBRE  18io 


»««- 


1.L  processo  verbale  dell.i  precedente  adunanza  è  approvalo. 

Il  professore  Gasparrini  legge  la  sua  Memoria  embriologica. 

Vedi  in  fine  di  questa  Sezione. 

Il  Presidente  nomina  la  Commessione  composta  de'Signori  Meneghini,  Vi- 
siani,  Brown,  e  Link,  aflrmciic  verificili  le  cose  esposte  nella  memoria  del 
dottor  Gasparrini  e  ne  faccia  rapporto  alla  Sezione. 

Il  prof.  Tomabene  legge  una  memoria  intorno  alcuni  vegetabili  che  trovaosi 
nella  formazione  dell'argilla  blu  presso  Catania.  Dice  prima  della  situazione  geo- 
logica di  questa  città  fabbricata  parte  su  terreno  vulcanico ,  e  parte  su  rocce  di 
calcare  ed  arenaria.  Elevasi  l'Etna  su  questa  formazione,  come  può  di  leggieri 
osservarsi  in  varii  luoghi  ove  le  correnti  hanno  lasciato  discoperti  i  siti  del 
terreno  primiti>o  alla  formazione  del  Vulcano.  Quivi  in  mezzo  sorge  l' argilla 


—  858  — 

blu,  che  spesso  presentasi  in  piccole  elevazioni  di  poggi,  e  prccisamenle  in 
quello  dello  Licalia  porta  essa  in  profondili  e  in  superficie  impronte  di  foglie,  e 
sotto  escavando  son  radici  di  vegetabili  alterati  cosi  da  parer  fossili.  Le  foglie 
sembrano  essere  del  Quercus  Uex.  V'ha  tronchi  e  radici  della  vitis  vinifera  nella 
creta  di  trasporlo  della  Licalia.  Bruciando  alcun  tronco  svolgesi  odore  bitumi- 
noso. Spiega  come  la  foglia  della  quercia ,  seiido  più  consistente  abbia  resistilo 
a  fermare  una  impronta,  intanto  che  della  vite  solo  i  tronchi  e  le  radici  rimase- 
ro. Al>bondano  su  i  poggi  Cifali ,  Acquicella ,  Fossa  della  creta ,  legniti  in  pezzi 
di  varia  grandezza,  a  profondità  di  poche  canne.  Esaminati  i  pezzi,  giudicò  ri- 
spondere ad  una  salix  nova  cui  chiama  Salicites  Cutanea.  Descrive  lo  slato  di 
queste  legnili  con  particolarità.  Rende  ragione  delle  cause  che  gli  fecero  porre 
questi  legnili  nel  genere  salix. 

Invitato  il  prof.  Link  a  comunicare  le  sue  osservazioni  sul  suo Pinus  rolundala 
confrontato  col  P.  pumilio  dice  considerarlo  piuttosto  qual  varietà  del  P.  Syl- 
vestiis,  perocché  il  P.  pumilio  ordinariamente  è  basso  con  foglie  lunghe,  strobili 
piccole.  Il  Presidente  ne  legge  perciò  la  seguente  nota. 

Il  prof.  Schouw  ha  fatto  inserire  negli  Annali  delle  scienze  Naluraii  che  si 
pubblicano  a  Parigi  (  Aprile  1845  pag.  231  )  un  Saggio  sulle  Conifere  d' Italia, 
considerate  relativamente  alla  Geografìa  ed  alla  storia.  In  questa  dotta  ed  erudita 
scrittura  ha  egli  raccolto  le  proprie  osservazioni  su  le  piante  di  questa  impor- 
tante famiglia  ,  non  che  quelle  di  altri  botanici  che  hanno  lavoralo  sulla  Flora 
italiana.  Or  siccome  alcune  cose  da  lui  riferite  potrebbero  non  trovarsi  d'ac- 
cordo colle  notizie  che  se  ne  leggono  nella  Flora  NapoUlana  (1)  e  nel  Saggio  di 
Geografia  fisica  e  botanica  (2j  del  regno  di  Napoli ,  e  che  anche  alcune  cose  ne 
ba  egli  medesimo  lasciale  in  dubbio  ,  attendendone  chiarimenti  dai  botanici 
locali,  perciò  mi  sono  avvisato  di  farne  il  soggetto  della  presente  nota. 

In  testa  all'  enunciazione  delle  Conifere  italiane  il  professore  di  Coppenaga 
colloca  il  Pinus  sylcestris  L.  sotto  del  quale  riferisce  egli  come  sinonimi  il  Pt- 
nus  undnaia  Ramond  ed  il  Pinus  rotundata  Link  ;  quindi  toccando  brevemente 


(i)  Tom.  5.  in  fol.  e  i  atlanti  di  i5a  tavole,  Mapuli  iSi  i— 1836. 
(1)  lo  8.°  Napoli  1827. 


—  859  — 

del  PiìiM  pumilio  Hncnkc,  passa  egli  sollo  l'art.  3.*  a  descrivere  il  pino  della 
Mnjclla  che  propone  elevare  in  ispccie  propria  col  nome  di  Pinus  magcUensis. 
Coloro  che  al  pari  di  me  conoscono  con  quanta  attenzione  il  dottor  Schouw 
abbia  perlustrato  i  nostri  monti  d'Abruzzo,  e  quanto  senta  egli  addentro  nelle 
cose  botaniche,  avran  dovuto  prendere  in  seria  considerazione  le  avvertenze 
da  esso  lui  messe  innanzi  intorno  alla  classiGcazionc  di  questi  Pini.  Scrivendo 
egli  nel  1845,  vai  quanto  dire  molti  anni  più  tardi  de' suoi  elTettuati  viaggi  in 
Italia,  ed  allorquando  in  non  poche  opere  botaniche  le  differenze  delle  succen- 
nate  piante  Irovavansi  solidamente  stabilite ,  avrà  dovuto  aver  egli  delle  buone 
ragioni  per  riunire  il  Pinus  rotundata  al  P.  fijkestris,  e  per  separarne  il  Pino 
della  Majella.  Confesserò  di  buon  grado  di  aver  anch'  io  nel  cennato  Saggio 
geografico  riferito  il  Pino  della  Majella  al  Pinus  sijlveslris ,  ma  in  questo  inter- 
vallo e  propriamente  nella  Syllogc  in  primo  luogo  ,  pubblicata  nel  1821 ,  e  poi 
nel  5.°  tomo  della  Mora  napolitana,  ne  veniva  io  dichiarando  doversi  piuttosto 
il  Pino  della  Majella  riferire  al  Pinus  pumilio  di  Ilaenke,  cui  quale  varietà  ri- 
portavasi il  Pinus  rolundala  Link.  Ed  in  vero  in  una  lunga  nota  ne  descriveva 
le  differenze.  Frattanto  il  dottor  Schouw  vien  proponendo  qual  nuova  specie 
un  Pinus  magcUensis,  cita  precisamente  il  tomo  5."  della  Flora  napolitana,  e  si 
limita  a  dire  seccamente  :  non  esservi  alcun  dubbio  che  sia  desso  il  Pinus  pumiHo 
Tcn.  K  mestieri  perciò  che  io  ne  riferisca  le  precise  parole  che  se  ne  leggono 
nella  mia  Flora;  tom.  5."  alla  pag.  278.  EIssc  sono  del  tenor  seguente.  «  Pinus 
pumilio,  var.  6  strobilis  subrolundis  basi  rolundalis.  f Pinus  rolundaia  Ten.  SyUogt 
pag.  417). 

«  Piccolo  albero  senza  preciso  tronco  ;  ma  con  molti  rami  tortuosi  che  na- 
«  scono  presso  la  radice  e  si  spandono  per  terra  » . 

«  Osservazione — Dal  confronto  fattone  cogli  esemplari  del  Pinus  pumilio  au- 
striaco ,  mi  son  convinto  che  il  nostro  ne  differisce  essenzialmente  ,  e  giusta 
quanto  me  ne  suggeriva  alcuni  anni  fa  il  prof.  Link,  va  questo  pino  riferito 
alla  specie  da  lui  osservata  nelle  Alpi  del  Tirolo ,  e  descritta  col  nome  di  Pinm 
rotundata  ». 

Dopo  tali  dichiarazioni  pareva  che  il  dottor  Schouw  non  dovesse  passar  sotto 
silenzio  ciò  che  da  me  venivasi  proponendo  intorno  al  pino  della  Majella  ;  tut- 


—  860  — 

ta\ia  in  discarico  di  tale  omissione,  uopo  è  soggiungere  che  siccome  il  lodalo 
dottor  Link  in  altra  sua  più  recente  scrittura  (1)  opinando  potersi  ritenere  il 
suo  Pinus  rotundala  quale  insigne  varietà  del  P.  sylveslris  ,  cosi  anche  il  pro- 
fessor Danese  avrà  potuto  definitivamente  considerarli  riuniti.  Ma  in  questo  se- 
condo caso  sarebbe  slato  opportuno  il  dimostrare  per  (juali  caratteri  il  Pinus 
viagellensis,  sia  come  specie,  sia  come  varietà  del  P.  ai/ìveslris,  differir  potesse 
dal  Pinus  rotundala;  perocché  adottando  l'ultima  opinione  del  Link,  e  non  di- 
mostrando il  P.  imgellmsis  diverso  dal  /'.  rutuiulaia  ,  ne  seguirebbe  che  i  con- 
fini geografici  del  P.  sylveslris  dallo  Schouw  circoscritti  alle  sole  Alpi ,  o  tuli' al 
più  agli  Appennini  più  settentrionali ,  estender  converrebbe  fino  alla  regione 
abitata  dal  P.  rotundala,  vai  quanto  dire  sino  agli  appennini  meridionali  come 
sono  quelli  di  Abruzzo. 

Non  è  mio  pensiero  di  venire  investigando  le  ragioni  che  avranno  potuto 
persuadere  al  dottor  Link  di  riformare  il  suo  P.  rotundala  per  unirlo  al  P.  syl- 
veslris, e  perché  nel  ripudiare  quella  sua  specie  non  l'abbia  riunita  piuttosto  al 
P.  pumiìio  Haenke  ;  ma  non  posso  tralasciare  di  fermarmi  alquanto  a  dimostrare 
che  il  P.  mageltcnsis  ad  interim  dello  Schouw,  lungi  dal  potersi  considerare, 
come  egli  dice,  qual  forma  alpina  del  P.  laricio,  o  piuttosto  come  una  specie 
che  sta  al  P.  laricio,  come  il  P.  pumilio  al  P.  sylveslris ,  debba  con  più  ragione 
tenersi  identico  al  P.  rotundala  Link.  Per  questa  dimostrazione  non  a\Tò  biso- 
gno di  dire  molte  parole,  bastando  riferirne  le  caratteristiche  avvertite  dallo  stes- 
so professore,  e  lo  studio  che  potrà  farsene  sugl'individui  vegetanti  di  tutte  que- 
ste specie  che  ne  coltiviamo  nel  nostro  orlo  botanico:  il  quale  studio,  anche  pro- 
ficuo riuscir  potrebbe  più  di  quello  che  potesse  farsene  sugli  esemplari  che  ne 
conservo  nell'erbario ,  e  che  ho  mostrato  alla  Sezione. 

«  Nella  regione  superiore  del  Monte  amaro  «  sono  parole  dello  Schouw  »  parte 
«  più  alta  della  Maiella  ,  cresce  un  pino  sotto  forma  di  arbusto  che  sembra  di- 
«  verso  dal  Pinus  pumilio  delle  Alpi.  Egli  ha  come  questo  ultimo  i  rami  curvi 
«  e  sparsi  per  terra ,  le  foglie  rigide  incurve  ed  affollate  ;  il  cono  è  anche  più 
«  piccolo  che  nel  P.  pumilio  e  globoso;  talvolta  ha  egli  tre  foglie  in  ogni  guai- 

(i)  Mietinae  Horiì  Regii BeroUnensis.  Berolini  t84'- 


—  861  — 

«  na,  e  dìppiù  i  tegumenti  delle  geniniu  assai  lunghi  e  membranosi  ».  Or  co- 
loro che  vorranno  darsi  la  pena  di  riscontrare  la  descrizione  del  /'.  rolundala  , 
non  potranno  astenersi  dal  riconoscervi  le  stesse  caratteristiche.  I  coni  globosi 
lunghi  quanto  le  foglie,  le  squame  piatte  e  non  giù  munite  di  tubercoli  uncinati, 
sono  le  più  essenziali  caratteristiche,  che  se  da  un  lato  consigliano  separare  il 
P.  rolundala  dal  P.  sylveslris  no  persuadono  dall' altro  a  riunirlo  al  P.  marjel- 
lensis. 

Ritornando  all'altra  anche  più  singolare  idea  del  dottor  Schouw  .  nel  voler 
egli  cioè  considerare  questo  pino  qual  forma  alpina  del  /'.  Ijiririo ,  e  mestieri 
osservare  che  siccome  egli  stesso  lo  ha  opportunamente  definito,  il  Pino  della 
Maiella  è  un  pino  arbusto ,  vai  quanto  dire  affatto  privo  di  tronco  :  laddove  il 
P.  Lancio  forma  alberi  altissimi.  Che  se  poi  si  vogliono  confrontare  le  foglie,  i 
coni  e  tutto  il  resto  delle  due  piante,  si  stenterà  a  concepire  come  abbia  egli  po- 
tuto sospettare  che  potessero  riferirsi  alla  stessa  specie. 

In  quanto  al  Piims  uncinala ,  che  il  dottor  Schouw  ritener  vorrebbe  qual  va- 
rietà del  P.  sylveslris ,  debbo  supporre  non  esseme  stata  da  lui  studiata  la  vera 
pianta ,  comechè  dal  Pinus  sylveslris  diversissima,  lo  non  mi  vi  fermerò  altri- 
menti onde  non  uscire  dal  soggetto  in  questa  nota  propostomi ,  e  che  riguarda  i 
soli  pini  italiani  ;  che  perciò  riassumendo  ,  conchiuderò  doversi  escludere  il  Pi- 
nus sylveslris  da'pini  italiani  ,  doversi  ritenere  il  Pino  della  Alaiolla  quale  insi- 
gne varietà  del  P.  pumilio  di  Ilaenke,  o  come  specie  propria  ritenendola  identi- 
ca al  P.  rolundala  del  Link  ,  escludendone  ogni  rapporto  col  Pinus  sylveslris  L. 
In  quanto  al  Pino  della  valle  di  Orfenta  della  stessa  Maiella,  ed  a  quello  del 
Pollino,  che  il  dottor  Schouw  anche  al  P.  Laricio  riferir  vorrebbe,  raccomandan- 
do ai  boLinici  del  paese  di  meglio  studiare  se  ad  una  delle  due  presunte  forme, 
cioè  a  quella  del  P.  immitiu  ,  o  del  /'.  magellensis  possano  riferirsi  ,  dovrò  per- 
mettermi di  osservare  che  entrambi  questi  pini ,  che  ho  raccolto  sopra  luogo , 
nella  Flora  napolitana  trovausi  riferiti  al  Pinus  nigricans  dell' Host.  Il  sig.  Schouw 
s'inganna  allorché  dice  che  al  P.  Laricio  riferir  convenga  il  /'.  syhcslris  della 
Flora  napolitana   prod.l  ed  il  /'.  nigricans  della  Flora  napolitana  tomo  .'j.  Ilo  di- 
chiarato disopra  che  il  primo  di  questi  miei  pini  è  precis;imente  il  /*.  rolundala, 

o magellensis,  che  dirsi  voglia;  ed  in  quanto  al  secondo  sembrami  non  andare 

109 


—  862  — 

erralo  allorihù  vi  riferisco  i  pini  delle  due  sunnominate  localiCù.ll  dotlorScliouw 
sì  conlenta  di  dire  die  gli  esenijilari  de' suoi  supposti  Pitii  Larkio  della  Maiel- 
la e  del  Pollino  hanno  le  foglie  più  corte  e  più  rigide ,  e  vanno  perciò  a  collo- 
carsi tra  il  Pimis  Lancio  ed  il  Pinus  nigricans  Hosl  ;  quindi  per  colmo  d' imbaraz- 
zo soggiunge  che  il  P.  nigricans  ed  il  P.  Pallasiana  si  avvicinano  molto  al  P.  La- 
ricio  e  non  fanno  forse  elio  una  sola  specie  con  esso.  Per  verità  tante  incertezze 
e  tante  auibiguilà  monorehhero  a  ritenere  non  ben  fermate  le  idee  del  Professo- 
re danese  intorno  alle  piante  di  cui  tieu  discorso;  che  perciò  non  esiterò  a  prof- 
ferire che  basterà  guardarle  nella  collezione  delle  Conifere  del  R.  Orto  per  ri- 
conoscerne le  loro  diversità.  Il  P.  nigricans  è  quasi  tanto  lontano  dal  P.  Lancio 
quanto  n'é  lo  stesso  P.  sylveslris  ;  e  siccome  a  niuno  potrebbe  cadere  in  mente 
di  riunire  quest'  ultimo  col  P.  Lancio  ,  cosi  per  cgual  ragione  non  potrebbe  a 
questo  riferirsi  il  P.  nigricans.  Sul  proposito  di  queste  due  specie  soggiugnerò, 
che  laddove  il  P.  Lancio  forma  immense  foreste  che  ricuoprono  i  monti  delle 
Sile  in  Calabria ,  del  P.  nigricans  non  si  veggono  che  pochi  individui  isolati 
nella  valle  di  Orfenta  e  sul  piano  detto  del  Trabucco  presso  il  Dolcedormc ,  parte 
più  elevata  del  Pollino.  Tuttavia  per  non  escluderlo  dalle  Conifere  italiane  gio- 
verà rammentare  ciò  che  ho  fatto  avvertire  nei  miei  viaggi  ;  cioè  che  il  P.  ni- 
gricans il  quale  insieme  al  P.  sylveslris  riveste  i  monti  della  Stiria,  lo  accompa- 
gna nel  Friuli ,  e  quindi  rimasto  solo,  si  propaga  nelle  altre  Provincie  venete , 
scende  a  formare  considerevoli  pineli  tra  Osopo  e  S.  Agnello  :  che  perciò  viene 
egli  nell'Italia  a  supplire  il  difetto  del  Pinus  sylveslris,  il  quale,  come  lo  ha  giu- 
diziosamente avvertito  il  dottor  Schouw,  manca  affatto  all'Italia  media  e  meri- 
dionale (1). 

Ritornando  al  Pinus  Laricio,  e  considerar  volendo  il  lato  utile  che  propor  ci 
dobbiamo  in  queste  nostre  ricerche ,  importa  far  conoscere  come  la  varietà  per 
me  chiamata  Calabra  abbia  dato  occasione  al  dottor  Schouw  di  dichiarare ,  che 
dal  confronto  fattone  con  gli  esemplari  che  ne  ha  riportati  dal  nostro  Orto  bo- 


(  0  Viaggioin  Francia ,  Italia  ec .  Tom.  ^.  [lag.  26  Napoli  1S27.  Nel  notato  luogo  t:  accennato  col 
Dome  di  F.  sjr Ivcstris  col  quale  il  P.  nigricans  veniva  generalmente  confuso. 


—  803  — 

lanico  l'alihin  trovato  corrispondere  perfettamente  cosi  alla  figura  del  P.  Ijtricio 
del  Duliauiel  clic  al  (,'raiido  albero  di  questa  specie  che  se  ne  osserva  nel  Giar- 
dino delle  piante  di  Parigi.  Noi  concediamo  di  buon  grado  al  lodato  professo- 
re che  queste  avvertenze  saltano  agli  occhi  di  tutti;  ma  siccome  trattasi  di  alberi 
di  grande  utilità,  riteniamo  doversene  considerare  i  caratteri  speciOci  non  solo  , 
ma  quelli  benanco  ciie  si  riferiscono  alle  varietà  che  ne  riconoscono  i  forestali , 
e  che  possono  riguardare  la  diversità  del  legno  ,  quella  del  loro  modo  di  cre- 
scere, della  convenienza  del  suolo  e  tutt"  altro.  Noi  insistiamo  aflìnché  la  grave 
autorità  del  professore  di  Coppenaga  non  abbia  a  far  torlo  alla  diversità  che  re- 
gna tra  il  pino  delle  Sile  di  Calabria  e  quello  che  nasce  in  Corsica,  e  che  preci- 
samente vuoisi  riferire  alle  qualità  che  ne  riguardano  la  facile  crescenza  e  gli 
usi.  Noi  coltiviamo  nell'Orlo  Botanico  il  Pino  Laricio  di  Corsica  provvedutoci 
dagli  orticoltori  francesi ,  gì'  individui  del  quale ,  comunque  ricevuti  adulti  e 
piantati  alcuni  anni  prima  che  ne  avessimo  affidato  al  terreno  i  semi  dell'  albero 
calabrese,  tuttavia  in  2o  anni ,  rimasi  ne  sono  per  metà  più  bassi  di  questi  ulti- 
mi. In  conferma  della  preferenza  che  nel  propagare  questa  utilissima  specie  di 
pino  uopo  sia  dare  alla  varietà  calabrese,  gioverà  riferire  che  1  signori  Vilmo- 
rin  ed  Andrieux,  antichi  e  reputali  orticoltori  e  semonzisti  francesi,  laddove 
per  le  loro  industrie  potrebbero  a  miglior  ragione  e  più  facilmente  provvedersi 
de' semi  del  pino  di  Corsica,  ne  ricercano  quelli  del  nostro  ;  ed  è  tanta  la  pre- 
mura che  mettono  nel  riceverne  annualmente  la  maggior  quantità  possibile  , 
che  me  ne  hanno  dato  illimitati  facoltà.  Analogamente  a  tali  riconosciuti  pre- 
gi del  pino  laricio  calabrese  ,  in  tutti  i  cataloghi  de'  commercianti  di  piante  , 
trovasi  esso  specialmente  indicato  e  raccomandato  in  preferenza  di  quello  di 
Corsica,  le  cui  piante  vi  sono  sempre  notate  a  prezzi  assai  più  bassi. 

Un'  ultima  notizia  credo  non  dover  trasandare  ,  e  questa  riguarda  il  Piints 
pinea.  Il  signor  Schouw  nel  designare  i  conGni  geograOci  di  questa  specie,  du- 
bita potere  dcssa  nascere  spontanea  nella  Contea  di  Nizza,  come  lo  asseriva  l'Al- 
lioni.  Io  per  verità  traversando  quel  paese  ,  non  vi  ho  veduto  che  il  Pinus  pi- 
naster;  ma  nel  limitrofo  diparliniento  del  Varo  sul  territorio  francese,  e  preci- 
samente presso  Dragbignano,  ho  veduto  nascere  con  questo  anche  il  Pinus  pinea. 
Tutte  le  colline  al  Nord  della  strada  che  si  traversa  fra  Trans,  ed  .\ntibo  scor- 


—  864  — 

gonsi  rivestili  di  boschi  di  pini ,  ed  in  mezzo  alle  nere  masse  del  Pinus  Pimsier , 
che  presenta  la  forma  piramidale,  vcggonsi  spiccare  le  ben  diffìnite  verdeggianti 
ombrelle  del  Pimis  pinea ,  le  cui  |)0C0  considerevoli  dimensioni ,  proprie  delle 
piante  selvagge  che  crescono  a  bosco ,  identiche  si  trovano  a  ((uelle  dello  stesso 
pino  che  in  Toscana  rivestono  i  colli  che  fiancheggiami  il  lato  sinistro  della 
strada  tra  Firenze  e  Pisa. 

Dopo  questa  applaudila  lettura,  l'adunanza  si  scioglie. 

11  Presidente  —  C\v.  M.  Tenore 

DoTT.  L,  Masi 
I  Segretari  {  ^  ^ 

Prof.  G.  Gasparrini 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  25  SETTEMBRE  1845 


-»«•- 


M  ER  cortese  invito  del  Presidente  prof.  Cav.  Tenore,  la  Sezione  spese  gran  parte 
di  questa  mattina  a  visitare  l'ampio  Orto  botanico  fornitissimo.  S'intrattenne 
lungamente  ad  osservare  le  collezioni  di  piante  arboree  ordinatamente  disposte 
nel  cosi  detto  Albereto,  dove,  col  favore  del  clima,  presso  le  conpeneri  specie 
del  suolo  napolitano  ed  europeo  veggonsi  in  gigantesche  forme  i  più  belli  e  sva- 
riati alberi  delbi  nuova  Olanda  del  Capo  di  Buona  speranza  dell'  .\mprica  e  del- 
l'Asia.  Quindi  ne  perlustrò  tutte  le  altre  coltivazioni.  N  enne  dipoi  accolta  nel- 
la gran  sala  del  medesimo  addetta  alle  pubbliche  lezioni,  dove  il  Presidente  mo- 
strò la  ligura  di  una  pianta  da  lui  avuta  con  i  nomi  di  luattullna  auratUiaca . 
e  di  BurgitMiisia  fìoribunda.  Non  trovando  però  che  ad  alcuna  di  esse  si  possa 
rapportare,  propone  farne  un  genere  nuovo  che  chiama  Poilaen.  Discutendone  i 
caratteri  i  signori  Link  e  Hrown  sospettano  che  anche  nella  luamilloa  rappre- 
sentata da  Ruiz  e  Pav(m  abbiavi  un  disco,  benché  intero  e  non  descritto  da  essi, 
lua  che  potrebbe  corrispondere  a  quello  quimiuelobo ,  su  la  cui  presenza  il  Te- 


—  866  — 

noro  fonda  uno  dei  caratleri  distintivi  del  suo  genere  Portea.  Il  prof.  Tenore 
medesimo,  permeglio  dimostrare  la  validità  di  questo  nuovo  genere,  fa  osser- 
vare ch'egli  non  insiste  sul  nettario,  ma  benvcro  sulle  altre  non  meno  essenziali 
i-aratterisliclie.  L'Endlieher  ripetendo  ciò  che  scrivevano  Ruiz  e  l'avon  ,  e  fa- 
condo osservare  esser  loro  soltanto  noto,  assegna  alla  IiuiiiuUoa  la  corolla  con 
la  bocca  ristretta  (  ore  cons(riclo  )  gibbosa  da  un  lato,  ed  il  lembo  minimo  di- 
viso in  5  lacinie  patenti  e  rotondate.  Dice  dippiu  esser  essa  un  frutice  paras- 
sito. La  Portea  al  contrario  ha  la  corolla  con  la  bocca  aperta ,  il  tubo  non  gib- 
boso ed  il  lembo  ripiegato  in  fuori  con  '6  lacinie  triangolari  acute  —  In  quanto 
al  nettario  fa  avvertire  che  i  sudd.  Ruiz  e  Pavon  avendo  fatto  gran  caso  di  un 
l)icrolissimo  nettario  nel  genere  l'eripìirafimos  disegnato  nella  stessa  tavola,  non 
avrebbero  al  certo  passato  sotto  silenzio  il  bellissimo  nettario  carnoso  a  foggia 
di  stella  con  5  raggi  quasi  come  nella  Cobaea,  dal  quale  trasuda  un  umore  par- 
ticolare che  si  raccoglie  nel  fondo  del  fiore.  Né  quel  disco  messo  su  la  figura  al 
di  sotto  del  germe  della  luanuUoa,  avrebbe  potuto  tenere  luogo  di  un  nettario 
cosi  ben  pronunciato.  Anche  nell'ovario  avvertiva  delle  differenze,  mancan- 
dovi le  vestigia  delle  placente  aduatc  al  sepimento  e  moltiplicate,  ed  essendovi 
un  semplice  trofospermo,  ed  in  giro  5  ovoli  da  un  lato  e  cinque  dall'altro  ap- 
punto come  due  semicerchi. 

Lo  stesso  prof.  Tenore  discorre  sopra  le  figure  di  alcune  specie  di  Opunzie 
lenendo  certe  e  ben  diflìnìtc  ì'Opnntia  horrida-e  0.  DiUenmi  e  due  incerte.  Una 
dì  queste  è  creduta  dal  Link  VO.  decumana;  ma  esclusa  dal  Tenore  riceve  piut- 
tosto il  nome  di  O.  amhUjua;  l'altra  avuta  col  nome  di  0.  virem  dall'orto  ro- 
mano crede  esser  la  vera,  0.  Tana  L.  e  DC.  Mostra  poi  la  figura  dell' 0.  Hci«.s 
indica,  con  questo  nome  da  Parigi  ricevuto,  e  che  il  Tenore  suppone  essere  \'0. 
elala  dell'Orlo  di  Berlino. 

Il  Prof.  Tenore  dispensa  i  saporiti  e  profumati  frutti  dell'uva  Americana  (  Vi- 
lis  Labrusca  Michaux  j  e  della  Musa  sapicntum  maturati  nel  giardino,  e  fa  ve- 
dere un  fusto  di  speciale  struttura  appartenente  alla  Cecropia  peltala  ;  che  per 
l'apparente  analogia  con  i  fusti  delle  piante  monocotiledoni ,  crede  potersi  me- 
ritare l'attenzione  de' botanici,  e  ne  raccomanda  perciò  l'esame  al  professore 
Meneghini  cedendogliene  un  pezzo.  Ringrazia  la  Sezione  del  diletto  a  lui  prò- 


—  807  — 

caccialo  in  qucslo  giorno  che  luni^aiiiciile  tcnà  ricordo  ndl' animo  suo.  E  la 
Sezione  rende  a  lui  ^'razie  ('  essere  stala  cosi  ospilalinenle  accolla.  Il  vice- 
l'residente  prof.  Meneghini,  nominata  che  ebbe  una  Commissione  per  riferire 
intorno  a  questo  giardino  botanico  nei  professori  IJnk,  de  Visiani.c  Parlatore 
sciolse  l'Adunanza. 

Il  Vice  -  Presidente  —  Prof.  Me.\egbim 


tari  < 


Dorr.  L.  Masi. 
I  Segretari  < 

Pkof.  G.  Gasp.vbiii.m 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  26  SETTEMBRE  1845 


Il  processo  verbale  della  precedente  Adunanza  e  approvalo. 

Il  sig.  Prestandrea  legge  una  nota  illustrativa  su  la  speciale  ramificazione  di 
un  indinduo  della  Yucca  aloifolia  Lin.  Osserva  come  è  da  tutti  i  Botanici  cono- 
sciuto non  essere  nuova  la  dicotomia  nel  genere  Yucca,  e  che  il  prof.  Mene- 
ghini eziandio  è  convenuto  nella  rarità  del  caso,  dicendo  esservi  notevole  la  co- 
stanza e  regolare  ripetizione  delle  dicotomie ,  mentre  d'ordinario  in  dette  piante 
sono  irregolari.  Dice  trovarsi  d'accordo  col  professor  Meneghini  quanto  al  pen- 
sare che  la  dicotomia  delle  Yucche  non  può  né  deve  in  niun  conto  entrare  nella 
categoria  delle  vere,  o  false,  sì  bene  descritte  o  figurate  dal  prof,  de  Saint-Hi- 
laire.  Non  crede  potersi  spiegare  un  tal  caso  con  la  legge  dei  compensi,  o  col- 
l'equilibrio  organico,  e  conchiude  che  la  costanza  e  regolarità  del  fenomeno 
lo  traggono  fuori  d'ogni  legge,  che  abbia  una  formola  conosciuta.  Dalla  discus- 
sione tra  i  professori  Meneghini ,  Parlatore  e  Link  risulta  bastare  le  leggi  or- 
dinarie alla  spiegazione  del  fenomeno;  non  tacendo  però  il  prof.  Meneghini , 
che  tal  fatto  è  da  tenere  in  conto. 


—  809  — 

Il  Capitano  Brar(  ritorna  con  un  suo  scritto  sulla  proposta  fattoi  in  Padova 
nel  1842  per  la  istituzione  di  una  Società  per  lo  cambio  di  piante  nazionali  ita- 
liane. Nel  Congresso  di  Lucca  inviò  il  piano  degli  Statuti  per  questa  società,  com- 
pilato su  la  base  di  quelle  consimili  stabilite  da  2G  anni  in  Germania,  da  7 
ili  Iscozia,  da  G  in  Francia  ;  i  quali  statuti  dal  signor  Braci  Turono  già  pubbli- 
cati nel  giornale  botanico  del  professor  Parlatore.  Questa  pubblicazione  piacque 
a  molti  illustri  botanici  compatriottì  del  signor  Braci ,  tra  quali  un  Rabenliorst, 
un  Bcictienibacb,  un  Scliullz  Bipontino,  un  Salio  Marsclilins,  ed  altri  con  molte 
lettere  dimandarono  a  lui  conto  sull'andamento  della  proposta ,  desiderando 
con  impazienza  la  sua  attivazione ,  ed  oflrendosi  quai  socii  che  molta  parte  vi 
prenderebbero.  Bicliiama  un  articolo  del  giornale  botanico  ove  il  chiarissimo 
professore  Savi  fa  sapere  di  aver  disposto  delle  centurie  di  piante  per  cambio 
o  vendita:  altri  avvisi  su  la  vendita  di  piante  Piemontesi,  Toscane  e  Liguri  pub- 
blicati non  ha  guari ,  danno  prova  che  la  proposta  destò  l' interesse  de'  Bo- 
tanici, che  si  sente  bisogno  delle  vicendevoli  comunicazioni,  e  che  accresce 
vita  botanica  nella  Penìsola.  Il  sig.  Braci  non  può  credere  che  in  Italia  ove  tante 
istituzioni  scientifiche  e  dilTiciii  allignarono  nou  abbia  da  trovare  fondamento 
questa  già  da  tre  altre  nazioni  vantata.  Si  raccomanda  quindi  alla  Presidenza 
Botanica  del  settimo  Congresso  perchè  nomini  una  Commissione  ad  oggetto  di 
stabilire  il  come  il  dove  sia  da  porre  in  attività  la  società  di  cambio  proposta,  e 
riferire  a  questo,  oal  futuro  Congresso  Genovese  il  risultamento  dell'opera  sua. 
Se  fosse  tale  la  proposta  quale  dal  sig.  Bract  è  ardentemente  bramata  per  mol- 
te ragioni  utili  ed  onorevoli  all'Italia,  egli  verrebbe  ad  appoggiarla  con  fatti 
mandando  10,000  esemplari  di  piante  Lombardo- Venete  ,  e  Tedesche ,   che 
sarebbe  un  bel  fondo  da  far  fronte  al  cambio  con  altri  botanici.  Alla  lettura  del 
sig.  Bract  rispondendo  alcuni  membri  della  Sezione  fanno  sentire ,  che  oltre  agli 
ostacoli  per  la  esecuzione  di  tal  progetto ,  poco  utile  esso  darebbe ,  perocché 
tulli  i  botanici  sogliono  tenere  particolarmente  corrispondenze  al  cambio  delle 
piante.  Il  Presidente  non  nomina  quindi  alcuna  Commissione  a  ciò,  ma  rivol- 
gcsi  al  prof.  Parlatore  il  quale  come  Direttore  dell'Erbario  centrale  italiano  e 
del  giornale  botanico  può  in  proposito  meglio  rispondere  e  prov\edere.  Il  prof. 

Parlatore  soggiunge  che  le  sue  molte  occupazioni  e  per  l'Erbario  e  pel  Giornale 

110 


—  svo- 
gli tolgono  il  (enipo  da  speuderc  comunque  in  questo  nuovo  progetto  d'istitu- 
zione. Egli  però  rende  molta  lode  al  sig.  Bract  per  questo  suo  nobile  zelo  e  per 
aver  cooperato  tanto  alla  fondazione  del  giornale  botanico  italiano. 

Presa  nota  delle  letture  della  vegnente  tornata ,  il  Presidente  dichiara  sciolta 
la  presente. 

Il  Presidente  — Cav.  M.  TENonE 

(  Dorr.  L.  Masi 
1  Segretari  { 

V  Prof.  Gaspariuni 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  27  SETTE3IBRE  1843 


-»H«- 


Ir.  verbale  della  precedente  adunanza  è  letto  ed  approvato. 

Il  Presidente  comincia  coll'esporrele  scuse  del  marchese  Cosimo  Ridolfi  per 
non  essere  intervenuto  al  7."  Congresso  trovandosi  a  conii)iere  il  grave  uflìcio 
diAjo  dei  Principe  ereditario  di  Toscana.  Presenta  quindi  molti  pacchetti  di 
semi ,  che  egli  destina  per  dono  a  quei  Botanici  forestieri  che  dirigono  giardini 
botanici. 

Il  Barone  d'IIombres  Firmas  legge  una  memoria  sul  noce  e  sugli  elTetti  della 
sua  ombra.  Questo  albero  è  si  comune  in  Francia  che  vi  sembra  quasi  origina- 
rio, coiifacendosi  a  tutti  i  climi,  e  a  tutte  le  esposizioni;  serve  a  molti  usi,  tanto 
per  la  bontà  del  legno,  quanto  per  la  eccellenza  dei  frutti,  dai  quali  si  cava  molta 
quantità  di  olio.  Ce  n'  ha  parecchie  varietà  a  frutti  lunghi,  «  fruiti  ovali  a  gu- 
scio tenero,  ed  altre  tali.  Egli  è  antica  opinione  che  l'ombra  del  noce  sia  nociva 
si  all'uomo,  come  agli  animali  ed  alle  piante  che  gli  crescono  intorno;  e  questa 
opinione  è  ripetuta  da  certi  (isiologisti  ,  e  generalmente  creduta  dal  volgo  ,  il 
quale  in  ciò  si  conferma  perché  \  ede  spesso  coloro  che  per  avventura  si  addor- 
mentano sotto  un  noce  presi  da  gravezza  di  lesta  o  da  voglia  a  vomitare.  L'au- 


—  872  — 

ture  sospettò  che  tai  malefici  eflctti  provenissero  da  esalanienlo  di  acido  carbo- 
nico che  si  concentrasse  al  pedale  dell'  albero  ;  ma  un  buon  numero  di  esperien- 
ze eudionielriche  gli  hanno  comprovato  non  esservi  alcuna  diOerenza  di  compo- 
sizione tra  l'aria  raccolta  sotto  al  noce,  e  quella  raccolta  altrove.  Convinto  che 
questa  non  sia  la  ragione  dell' influenza  inalelica  del  noce  ,  egli  l'attribuì  all'azio- 
ne degli  effluvi  die  si  emanano  da  questa  pianta  annoverali  da  F.inneo  nella  clas- 
se degli  effluvi  soporiferi.  E  qui  l'autore  parla  della  natura  degli  odori ,  della 
costituzione  dell'organo  olfattivo  destinato  a  sentirli ,  della  comunicazione  che 
è  tra  i  nervi  olfattivi  ed  il  gran  simpatico;  onde  si  spiega  come  avvenga  Io  star- 
nuto ,  la  sincope,  le  convulsioni  ec.  per  l'azione  degli  odori.  Dice  come  lo  stes- 
so odore  produca  taholla  ima  sensazione  di\ersa ,  ed  anche  contraria  ;  e  come 
la  lìnezza  dell'  odorato  difl'erisca  nelle  varie  persone;  di  tal  che  da  certe  impres- 
sioni odorose  ne  provengono  effetti  disparatissimi.  Quanto  poi  agli  effetti  nocivi 
dell'ombra  del  noce  su  le  piante  sottoposte,  sono  essi  da  addebitare  all'impedi- 
mento che  fanno  i  rami  e  le  foglie  alla  luce,  e  non  mica,  come  alcuni  hanno 
creduto,  ad  una  materia  speciale  che  venisse  sili  dalle  foglie  disciolla  e  traspor- 
tata dall'acqua  piovana  ;  poiché  1'  autore  ha  infuso  nell'acqua  le  foglie  del  noce, 
con  essa  ha  inadìato  certe  piante  ,  ed  ha  veduto  che  né  punto  né  poco  ne  pati- 
vano. Finalmente  non  si  vuol  credere  che  il  noce  abbia  virtù  di  sperdere  gì'  in- 
setCi  che  fanno  sugli  animali  e  sulle  piante  ;  dappoiché  annidano  nella  sua  cor- 
teccia alcune  specie  di  CeranMx  e  Lucanus,  e  la  rodono  si  che  talora  ne  produ- 
cono la  carie. 

Il  Presidente  prof.  Cav.  Tenore  accenna  come  nel  Keal  Orto  botanico  di  Na- 
poli si  trovino  molti  vetusti  alberi  di  noce ,  che  spandono  largamente  i  rami  lo- 
ro: e  nondimeno  le  piante  che  sotto  vi  si  coltivano  vengono  prospere  né  sono 
punto  aduggiate.  Confermano  il  detto  del  Presidente  i  signoii  Sorda,  Biasolelto, 
eTornabene. 

Il  signor  Briganti  presenta  .sci  tavole  in  cui  sono  figurale  le  varie  parti  di  un 
frutto  di  liomhua:  pyramidatis  i  (Hiroma  Lagopus  Swartz  j  a  lui  donato  dal  fu 
.\ntonio  Savarese.  Egli  opina  la  bambagia  di  questo  fruito  esser  molto  buona  a 
farne  tessuti  ;  né  opiK)rsi  la  brevità  dei  Tdamenti  alla  sua  manipolazione.  I  castori 
dell'  Inghilterra ,  secondo  il  Desporles,  sono  più  morbidi  per  avere  nel  tessuto  loro 


—  873  — 

mosrolata  la  banibni^ia  di  questa  spccìo.  Laundc  egli  stima  che  questo  frutto  sia 
da  annoverare  tra  quelli  che  più  meritano  di  essere  propagati  in  quei  paesi  dove 
facilmente  alligna. 

il  dottor  Zanardini  legge  una  memoria  sulle  Calitamniee  ,  e  sopra  alcune 
nuove  specie  del  genere  CaUilhamnion.  Prese  in  rivista  le  opposte  opinioni  del 
cb.  Agardh,  e  Kùtbzing  intorno  alla  divisione  delle  Ccramiec  in  due  famiglie  di- 
stinte, si  dirliiara  a  favore  dell'  opinione  di  quest'  ultimo  che  ammette  distìnta  la 
famiglia  delle  (lalilaniniee,  con  \arie  muililicaxioni  però  ;  badando  più  che  alla 
coudizione  interna  od  esterna  delle  sferospore,  alla  loro  provenienza  morfologi- 
ca in  assoluta  dipendenza  della  diversa  struttura  che  bene  dislingue  le  Ceramiee 
dalle  Calitamniee.  Dopo  ciò  dimostra  l'insussistenza  dei  limiti  assegnati  dalKiith- 
zing  alle  due  famiglie,  e  concliiude  che  fra  le  due  Ceramiee  sarebbero  da  collo- 
carsi i  generi  PtiloUi  .Ag.  liuUiii  llaw;  Microdadia,  la  stessa  Helrrocladia  del  De- 
caisne  ;  mentre  le  Calilamnie  sarebbero  per  ora  composte  dei  generi  (ìhffìlhfia 
Ag.  CallithamnioH  Lyngli,  e  ChaiUransia  Desc.  Passa  quindi  ad  illustrare  il  genere 
ùtllilhamnion  accennando  i  particolari  caratteri  offerti  da  una  nuova  specie  che 
egli  intitola  C.  clatlodermum.  Riguardo  agli  organi  della  riproduzione,  dichiara 
inesatte  le  denominazioni  date  dai  diversi  autori  di  sferosperrai,  sferospore,  te- 
traspore,  tetracocarpi,  tetracocci,  tetragoni  ec:  perchè  tali  denominazioni  allu- 
dono a  caratteri  di  forma  e  di  struttura  non  costante,  né  esclusiva  di  questi  or- 
gani soltanto  ,  ovvero  danno  una  falsa  idea  della  loro  significazione  organogra- 
lica.  Crede  egli  doversi  piuttosto  adottare  per  essi  la  denominazione  di  Otricelli 
sporiferi,  stante  la  loro  perfetta  corrispondenza  ed  analogia  cogli  otricelli  spori- 
feri delle  fucoidee.  Sopra  questo  proposito  si  fa  ad  esporre  qualche  cenno  sugli 
attuali  suoi  poiisaiuenti  intorno  alla  classificazione  delle  .Vlghe,  e  ciò  nel  modo 
seguente. 

L' intera  classe  delle  alghe  sembra,  egli  dice,  potersi  dividere  in  due  ordini  di- 
stinti ;  cioè  in  alghe  sporigene ,  ed  alghe  aporidigrne.  l.e  prime  comprendono  le 
lloridee  e  le /"ufoirfce  degli  autori,  le  seconde  si  riferirebbero  alle  zooapmnee  del 
eh.  G.  Agardh.  Nelle  alghe  sporigene  solLinto,  come  il  nome  lo  indica,  trovasi 
la  vera  S])ora,  organo  riproduttore  clic  si  organizza  in  un  utricello,  o  cellula  fino 
da  principio  distinta,  la  un  gruppo  particolare  distintissimo  di  quest'ordine  nelle 


—  874  — 

Floridee  degli  autori,  le  spore  si  organizzano  tanto  nelle  cellule  appartenenti  al 
tessuto  più  interno  od  assile,  quanto  al  più  esterno  o  corticale  della  fronda.  Nel- 
r  altro  gruppo  (fucoidee)  le  spore  coslantemeiUe  jìrovengono  dalle  cellule  peri- 
feriche soltanto,  l'na  però  ed  identica  risulta  in  ogni  caso  la  significazione  or- 
ganogralica ,  o  morfologica  di  (piegli  organi  ;  la  dilVerenza  sta  in  ciò  clic  nelle 
niorfoidee  il  processo  morfologico  si  manifesta  anche  nel  tessuto  od  apparato 
interno,  mentre  nelle  fucoidee  esso  risulta  limitato  all'esterno  soltanto.  Nelle 
floridee  prevale  quindi  lo  sviluppo  degli  organi  della  riproduzione,  nelle  fucoi- 
dee quello  degli  organi  della  vegetazione;  e  perciò  appunto  queste  ultime,  quan- 
tunque inferiori  per  dignità  orgauografica ,  riguardo  al  frutto  spesso  assumono 
forme  più  elevate  e  gigantesche. 

Amhedue  questi  gruppi  (floridee  e  fucoidee  )  costituiscono  due  serie  parallele 
aventi  alcuni  gruppi  secondari,  che  egregiamente  corrispondono  fra  loro.  Tale 
corrispondenza  però  riguarda  la  forma,  struttura ,  collocazione  e  rapporti  degli 
organi  riproduttori  più  esterni ,  in  quanto  che  quelli  provenienti  dal  tessuto  ad 
apparato  assile  sono  esclusivamente  propri  delle  floridee.  Tali  cenni  vengono 
poscia  dall'  autore  illustrati  con  opportuni  esempi  e  relative  osservazioni.  Per 
ciò  che  riguarda  allo  stesso  genere  di  frutlificazioue  Ca//i7ftamnion,  conosciuta 
sotto  il  nome  di  favella ,  accenna  alcuni  fatti  dietro  i  quali  crede  egli  di  aver  bene 
rilevata  la  formazione  di  una  tal  forma  di  fi'utlo.  Nel  CalUlhamnion  versicoìor  vi- 
de egli  talvolta  uno  degli  articoli  dei  rami  secondari  alquanto  più  pallido.  L'eii- 
docromo  in  tal  caso  ben  presto  si  separa  in  \ari  sogmeuli  o  granelli ,  dei  quali 
il  centrale  resta  indiviso,  e  col  successivo  sviluppo  costituisce  l'articolo  norma- 
le che  rimane  in  serie  cogli  altri  ;  mentre  con  la  continua  divisione  e  suddivisio- 
ne dei  granelli  laterali,  la  membrana  comune  che  li  racchiude  protubera  e  si  ri- 
solve in  due  appendici  laterali  al  ramo  sempre  più  scolpite  e  distinte  ;  le  quali 
da  prima  bislunghe  e  poscia  sferiche,  terminano  col  convertirsi  in  vere /"awHc , 
le  di  cui  spore  interne  risultano  sempre  più  intensamente  colorate.  Dietro  ciò 
si  spiega  facilmente  perchè  le  favelle  in  questo  genere  trovinsi  per  lo  più  binale 
e  sessili  sul  ramo  che  le  porta.  Da  ultimo  passa  l'autore  a  presentare  gli  auten- 
tici esemplari  delle  nuove  specie  di  CalUlhamnion  da  lui  descritte  ,  le  cui  frasi 
specifiche  vengono  qui  riportate. 


—  875  — 

1.°  Callilhamnion  cladodermum. 
C.  fiUs  basi  setaceis  decompofite  ramosis,  ramidis  opposilis  pinnulalis,  pinnulisin- 
ferioriìms  siirsum  dcomim  ih/7cjis  ,  stupir  railwlem  replanlihtts  ramosi$?iinis;  ar(i- 
ciUis  diami'lro  {-pai.  lonijiorihus  ad  Imsim  iiilhitis  ampullartis  in  piiwulis  replanti- 
bus  diametro  ses<iuilonfjiorihus —  Dalmalia  inter  corallos  inhabilans. 
2."  Callilhamnion  hirleltum. 
C.  fìlis  capillaribus  parce  ramosis  caespilosis  pinnalis  versus  apicem  corymbose  fa- 
stiyiatis,pinnis  alternis  suhjlexuosis,  ardculis  primariis  diametro  3  4— pio  loiujioribus, 
ullimis  diametro  iphi  lancjiorilms;  articuUs  sporiferis  creberrimis  ad  latus  inlernum 
piniudarum  seatiukilis  —  Ad  oras  Daimatiae  legil  Sandri. 
3.°  Callilhamnion  rigescetìs. 
C.  filis  ramosissimis  lanosis  rigidiusculis  basi  selaceis  fihris  deatrrentibus  veslitis  api- 
ce lenuissimis,  saepe  piliferis  divaricato-fastigialis  sub  corymbosis;  articulis  diametro 
sub  4plo  longioribus —  Veneliis  ad  littus  rejeclum. 
4."  Callilhami)inn  (ìagellarc. 
C.  filis  ultra  capiUarihus  distincle  ramosis,  ramis  ramulisque  allernis  ultimis  sub- 
simplicibus  lìagclliformibus  ;  articulis  primariis  diametro  multo  tres  longioribus  — 
Ad  oras  DaUnatiae  legit  Sandrì. 
5.°  CalUlhamnion  elomjellum. 
C.  filis  capillarihus  faseiculalo-ramosis,  ramis  ramulisque  altcrnalo-secundalis  sim- 
plicihus  elongatis  articulis  diametro  muUoties  longioribus  —  Ad  oras  Dalmatiac  legit 
Saiulri. 

G."  Callilhamnion  unilaterale. 
C.  filis  basi  idtra  capdlaribus  repenlibtts  ramis  ramulisque  unilateralibus  erecto-ad- 
pressis  ultimis  tenuissimis  fastigialis ,  articulis  diametro  A-Splo  longioribits  :  utricu- 
lis  sporiferis  nwnerosissimis  subraremosis  —  Dalmalia  ad  algas  perrepens. 
7."  C(dlithamnion  inordiuatum. 
C.  filis  capillo  tenuioribus  inlricalis  huc  illuc  arcualo-recurcatis  irregutariter  ra-  • 
mosis  ramis  ramulisfiue  palenlissimis ,  articidis  longitudine  varia  ;  otriculis  sporiferis 
breviter  pedunculalis  ramis  plerumque  oppositis  —  Ad  oras  Dalmatiae  legit  Sandri. 
8.'  Callitltamnion  pallens. 
C.  filis  tenuissimis  erectis  cacspitoso-fastigialis  parum  ramosis  ,  ramulis  serumlis 


—  876  — 

elongalis  artiatUs  diamelro  Iriqtiadmplo  langioribus  geniculù  levilcr  ronlractis;  olri- 
culis  sporiferis  sessiìibus,  eìlipsoideis  ad  latus  internum  ramulorum  infime  strts  — Ad 
oras  Datmatiae  legil  Sandri. 

9.°  Callithamnion  Posidoniae. 

C.  filis  brevi^iimis  fastigiads  simpUciusculis  supra  medium  vcslids,  ulrimìis  i^porife- 
ris  adquodque  geniculum  egredicniibiis  sesuililnis  vcl  brevitcr  pedunadalis;  articulis 
diamelro  5-4plo  longioribus  geniculis  parum  contractis  —  Ad  oras  Dalmaliae  legil 
Sandri. 

10."  Grilfihm  ?  londosa. 

G.  filis  iniricalis  vage  ramosis  ramis  ramulisquc  conformibus  divaricalis  obttisis  ar- 
lindiK  doliiformibiis  diamelro  5-ipìo  longioribus,  geniculis  valde  contraclis.  —  Ad 
oras  Dalmaliae  legil  Sandri. 

È  sciolta  l'adunanza. 

Il  Presidente —  Cav.  M.  Tenore 

{DoTT.  L.  Masi 
Prof.  G.  Gaspaerini 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  29  SETTE5IBRE  1845 


-•«*- 


I 


L  verbale  della  precedente  adunanza  è  letto  ed  approvalo. 
Il  prof.  Link  legge  alcune  sue  osservazioni  sul  genere  Erica  e  sopra  alcune 
sue  specie.  Dice  come  esso  genere  sia  singolare  per  lo  numero  quadernario  co- 
stante delle  parti  del  fiore  e  del  frutto ,  e  come  la  costanza  de'  caratteri  valga  a 
far  ben  distinguere  le  sue  specie  per  quanta  grande  ne  sia  il  numero.  Oppugna 
al  de  Candollc  la  riunione  delle  due  specie  Erica  herhacea,  ed  E.  mediterranea. 
Delle  quali  la  prima  è  comune  nella  Germania  montuosa  ed  australe ,  ha  il 
caule  prostrato,  e  le  corolle  coniche,  e  1'  altra  si  tro\a  solamente  in  Portogallo 
e  nella  Spagna  ,  ed  ha  il  caule  eretto  e  le  corolle  ovali.  La  specie  piti  vicina  al- 
l'È, mediterranea  è  VE.  mulliflora  tutta  propria  dell'Italia  ,  e  che  dall'  altra  dif- 
ferisce pei  peduncoli  più  lunghi  e  le  antere  appendlcolate.  L"  E.  vagans  è  stata 
cosi  dimandata  da  Linneo  perché  si  trova  nella  parte  orientale  ed  occidentale  di 
Europa;  e  differisce  dall' /:.  mullilìora  per  i  peduncoli  più  corti,  le  foglie  del  ca- 

111 


—  878  — 

lice  nu'iio  acuto  soii/a  nervo  priiiinrio,  e  la  forma  dello  corolle  non  perfelta- 
niente  ovali ,  ma  con  apertura  pili  larga  —  In  Dalmazia  è  una  specie  di  Erici 
molto  simile  all'/i.  vagans,  ma  ne  dilTeriscc  per  la  grandezza  maggiore  di  tutte 
le  parli.  I.'  autore  la  ritiene,  come  una  insigne  varietà  di  quella  e  gli  appone  il 
nome  di  (jiaiKlilìora.  Oltre  a  questa  cresce  pure  in  Dalmazia  una  specie  di  Erica 
che  all' autore  sembra  affatto  nuova.  Egli  la  cliiama  K.  nnlliurm'  la  descrive 
con  la  seguente  frase  specilica. 

Cauìis  erectm  4pelalis  et  ultra,  ramis  strialis  glaberrimis,  corticc  albescenle.  Folla 
alterna ,  interdum  opponila  ani  lernatim  approximala  [2-5  Un.  lomjal  filiformia 
ohtusa  siipra plana,  subltis  carina  oblusa  ijlaberrima.  Flores  in  exiremitate  ramorum 
axillarex  appro.rimali, ila  ut  anlhwum  ìonfìumconftiluanl.peduncuìiiifoliis brerioribus 
unilaleratikis  r>iJtenlibus,  bracleis hasihirihus  qnaliwr  brevibus  ohlmis  lolnralix.  Phyl- 
la  fahjrina  corolla  mtdlo  breviora  colorala  ohtusa  enervia.  Corolla  inverse  SMftcom- 
ca  paniììì  iiliru  lin.Umga  laciniis  rotundalis  caerulescenti-rubeniibus.  Fìlamenta basi 
antherarum  inserta ,  non  iranseuniia,  antherw  exerlm  muticae.  Sli/lus  ìonge  exertus. 
Differì  ab  E.  vagante  grandiflora  ramis  striatis  in  exlremitatibus ,  foliis  et  florilms 
in  racemum  longum  denswn  approximalis,  pedunndis  oninibiis  nìitaiitibiis,  corollif^ 
minoribus,  anlheris  minus  exertis. 

Aggiunge  il  signor  Link  di  aver  trovata  in  Grecia  una  specie  di  Erica  die  pa- 
re sia  r  E.  verticillata  descritta  da  Foiskal,  ma  il  breve  cenno  che  questi  ne  dà 
non  basta  a  farne  pronunciare  definitivo  giudizio,  e  quindi  la  detta  specie  rima- 
ne ancora  indeterminata. 

Lo  slesso  sig.  Link  dà  pure  una  breve  notizia  sopra  il  Juniperus  marrocarpa;  il 
quale  per  la  descrizione  degli  scrittoli  Italiani  e  Tedeschi  vien  confuso  col  /.  oxy- 
cedrtis  di  Linneo.  Laonde  egli  a  distinguere  le  due  specie,  propone  di  chiamare  il 
secondo  J.  mfescens.  Descrive  un'  altra  specie  <li  Ginepro  trovato  in  Istria  pres- 
so Dignano  verso  il  mare,  dal  dottor  Biasoletto,  e  che  differisce  dal  J.  rtifescens 
e  dal  marrocarpa  per  le  bacche  non  più  grandi  delle  foglie,  ma  uguali;  e  princi- 
palmente per  la  mancanza  di  quella  piccola  si)ina  clit!  e  in  punta  dalle  foglie  del 
J.  rufescens.  Egli  chiama  questa  specie  dal  nome  dell'inventore./.  Hiusolelti. 

Il  ilottor  Biasoletti  medesimo  ringrazia  il  signor  Link  per  la  cortesia  usatagli 
d' intitolare  dal  suo  nome  quella  specie  nuova  di  Ginepro.  Il  Presidente  prof. 


—  879  — 

Tenore  sospetta  che  il  J.  liiasoìeili  del  Link  sia  identico  a  quella  sorte  di  Gi- 
nepro che  cresce  ahboudante  presso  la  S|(iaf;f;ia  del  mare  al  l'usaro ,  la  quale  da 
lui  era  tenuto  per  J.  macrocarpa  ;  ma  poi  coltivata  al  giardino  botanico  lia  per- 
duto via  via  i  suoi  caratteri  e  si  è  fatto  tanto  simile  al  J.  oxycedrus,  che  facil- 
mente vi  si  scambia.  Itingrazia  quindi  il  cav.  Link  delle  importanti  comunica- 
zioni fatte  alla  Sezione. 

Il  si),'ni)r  Prestandroa  lepjie  una  nota  sul  valore  morfologico  delle  spine  dello 
XaiUhium  spinosum,  L.  Venendo  quindi  a  trattare  più  da  vicino  della  natura 
delle  spine  dello  Xanthium,  avverte  che  le  si  trotano  di  lato  alle  ascelle  delle  fo- 
glie e  non  sopra  ;  il  che  fa  credere  che  non  siano  trasformazioni  di  gemme  o  di 
rami ,  né  aborti  di  stipulc ,  ma  sibbene  trasformazioni  di  un'  altra  foglia  ,  la 
(|uaU'  per  lo  grande  «vvijinamento  dei  merilalli  send)ra  geminata  con  l'opposta. 
Fa  da  ultimo  notare  fliò  il  posto  relativo  degli  organi  della  pianta  non  sempre 
sia  sufficiente  a  mostrarne  la  natura ,  come  è  appunto  il  caso  dello  Xanlhium  di 
sopra  descritto. 

Il  prof.  Parlatore,  considerando  che  non  si  può  ammettere  la  presenza  di  sti- 
pule  in  una  pianta  composta ,  che  la  forma  e  disposizione  delle  spine  dello  Xan- 
lhium non  sono  riferibili  che  a  formazione  fogliare  ,  porta  opinione  che  osse 
presentino  i  lobi  laterali  come  nella  Smilaci  ;  e  confrontando  questo  caso  con 
(luello  delle  flerberis,  avverte  che  in  questo  secondo  la' trasformazione  è  compiu 
ta,e  quindi  la  spina  trifida  riesce  inferiore  al  ramo.  Circa  la  natura  delle  spine  del- 
lo Xaiuhinm,  avuto  riguardo  al  |K)sto  che  occupano,  opina  potersi  ritenere  come 
produzioni  dei  lobi  laterali  dejle  fogjie ,  appunto  quali  sono  i  cirri  delle  Smilaci. 

Il  signor  Brown  interrogato  su  di  ciò,  dice  essere  restato  sorpreso  dalla  somi- 
glianza delle  spine  dello  Xaii^iium  con  quelle  del  lierberis ,  ed  essere  quindi 
inclinato  a  riguardare  anche  quelle  di  origine  fogliare,  come  è  universalmenle 
ammesso  per  le  seconde.  Il  signor  Gasparrini  dice  come  essendovi  nelle  piante 
due  maniere  di  accrescimento  l'ano  verticale  l'altro  trasversale,  egli  non  vedeva 
perche  dovendosi  spiegare  la  natura  di  queste  produzioni  laterali ,  come  le  spi- 
ne dello  Xaiilliiiim,  quelle  della  GMisia  ed  altre  tali ,  si  ricorresse  alle  trasfor- 
mazioni di  altri  organi,  e  non  piuttosto  all'accrescimento  trasversale  delle  parti 
della  pianta. 


—  880  — 

n  prof.  Parlatore  comunica  in  seguito  i  risultanicuti  delle  sue  ricerche  su  la 
disposizione  de' vasi  delle  piante  acquatiche,  della  cui  anatomia  egli  si  è  occupa- 
to da  qualche  tempo,  avendo  giù  fatto  riconoscere  al  Congresso  di  Milano  e  per 
vie  di  parziali  pubblicazioni  talune  delle  sue  osservazioni  su  questo  soggetto.  E 
per  meglio  far  comprendere  la  disposizione  de'  vasi  nelle  piante  acquatiche  stes- 
se, richiama  l'attenzione  dei  membri  presenti  su  quanto  riguarda  le  disposizioni 
delle  lacune,  perché  a  seconda  di  questa ,  varia  la  distribuzione  de'vasi.  Cosi  am- 
mettendo egli,  come  è  nolo,  quattro  principali  disposizioni  di  lacune,  1 ."  la  longi- 
tudinale, 2."  la  longitudinale  con  setti  trasversi,  3."  la  rettiforme,  i."  la  ruotiforme; 
espone  come  nella  prima,  che  è  quella  propria  delle  ninfeacee,  cosi  delle  ìiinfee, 
dei  nu farti,  dei  itelumbìum  Irovansi  i  vasi  e  sono  delle  vere  trachee  disperse 
col  tessuto  celluioso  che  divide  le  lacune;  nota  perù  che  nei  nelumbium  trovasi 
nel  centro  una  specie  di  asse  con  quattro  grandi  lacune  principali ,  nel  quale 
asse  osservansi  delle  trachee  complesse  con  quattro  o  sei  filetti  spirali  ;  trachee 
complesse  che  veggonsi  anche  nella  circonferenza  ove  sono  pure  de'  vasi  lati- 
ciferi. La  seconda  forma  delle  lacune,  ossia  la  longitudinale  con  setti  tras\ersi, 
la  quale  si  osserva  in  alcune  specie  di  pontcdcria ,  presenta  i  vasi  disposti  nella 
circonferenza  :  ivi  in  fatti  si  osservano  delle  trachee  semplici. 

Nella  disposizione  rettiforme,  la  più  comune  nelle  piante  acquatiche,  i  vasi  co- 
stituiscono insieme  al  tessuto  cellulare  allungalo  dei  cordoni ,  di  cui  talvolta  un 
solo  occupa  il  centro  del  picciuolo,  o  del  pedunculo  come  nella  Jrflprt  natans,  nel- 
la Limnochaiìs  Uumboldii,  nel  Pulamogelon  peclinatum  ec.  Ora  questi  cordoni  o 
assi  son  molti,  e  se  ne  coniano  sino  a  li  o  Itì  sparsi  irregolarmente  in  mezzo  al 
tessuto  celluioso  che  forma  le  pareti  delle  lacune,  come  nel  Buloimis  umbellalus 
nella  Sagitlaria  sagitlaefolia,  nel  Cyperus  Papinis  ecc.  o  regolarmente  distribui- 
ti ,  in  modo  che  facendo  un  taglio  traversale  del  picciuolo  ci  si  mostrano  in  for- 
me di  croce ,  come  nella  Smjidaria  lancifolia  ;  in  forme  dì  cerchio  come  nella 
Àlisma  rammculoides  ec.  ec.  1  vasi  che  entrano  nella  formazione  di  questi  assi  o 
cordoni  sono  d'ordinario  le  false  trachee  e  le  vere  trachee,  siano  semplici  o  com- 
plesse. Ed  in  quanto  alle  false  trachee  è  da  notare  un  fatto  che  le  strie  o  righe 
che  le  caratterizzano  non  sempre  si  mostrano  tali ,  ma  talvolta  in  forma  di  punti 
in  guisa  che  im  vaso  nel  suo  corso  offre  l'apparenza  di  una  falsa  trachea  e 


—  881  — 

più  in  là  quella  di  un  vaso  puntato,  siccome  è  toccato  al  prof.  Parlatore  osser- 
vare neir.4/isma  ranunculoides ,  ne\Bit(omus  nmheììalus,  nel  Puiaimgedun  pecd- 
natum  ecc.  Ginmnini  però  ha  visto  siccome  ha  preteso  il  Jlirhel  che  le  vere  tra- 
chee anche  nel  liutomus  umhellalus  stesso,  dove  crede  il  Mirhcl  di  averlo  osser- 
vato, si  convertano  più  tardi  in  false  trachee  e  in  vasi  puntati;  per  cui  il  Parla- 
tore rigetta  del  tutto  i  pretesi  vasi  misti  di  questo  Botanico.  Le  trachee  comples- 
se non  sono  rare  nelle  piante  acquatiche  ;  ed  il  prof.  Parlatore  ha  potuto  osser- 
varle oltre  dei  yeliimbitim  ancora  in  varie  altre  ;  cosi  nel  Bittomus  umbetìatus  nella 
Ponledcrea  crassipes  ec. 

Per  l'ultima  disposizione  della  lacuna  che  è  la  moltiforme  limitata  a  poche 
piante  acquatiche  i  vasi  son  disposti  come  nel  caso  precedente,  cioè  in  modo  da 
formar  queste  insieme  alle  cellule  allungate  una  specie  di  cilindro  o  asse  centrale. 

In  fine  il  prof.  Parlatore  nota  un  fatto  assai  importante  della  mancanza  asso- 
luta di  \asi  nelle  piante  che  stavano  totalmente  sommerse  ncll' acqua ,  come  nel 
Ceralophijllum  demersumcc.  malgrado  che  queste  piante  spettino  alle  superiori  va- 
scolari. Intende  con  questo  dimostrare  che  la  mancanza  di  vasi  in  tali  piante  , 
lungi  di  considerarsi  come  un  segno  d'inferiorità  loro  nella  serie, deve,  giusta  le 
idee  da  lui  stabilite  in  anatomia  comparata  delle  piante,  riguardarsi  come  una 
particolarità  o  anomalia  dovuta  al  mezzo  in  cui  queste  piante  vivono;  e  da  que- 
sto deduce  delle  importanti  considerazioni  per  assegnare  alle  Characee  ,  ad  onta 
della  mancanza  in  esse  de' vasi,  un  posto  superiore  alle  alghe  nella  serie  vege- 
tabile ,  avendo  i  loro  organi  riproduttori  assai  più  complicati  e  benissimo  distinti 
i  maschili  dai  femminili.  Promette  in  flne  continuare  in  seguito  la  esposizione 
di  altri  fatti  riguardanti  l'anatomia  delle  piante  acquatiche  medesime. 

Il  signor  Niccolò  HiJolfi  dà  lettura  di  una  Nola  su  la  fruttificazione  dell'. l/aii- 
caria  Ilidvtfiana.  Ritorna  brevemente  su  la  storia  di  (jucsta  pianta  già  discussa 
nel  3.°  S."  e  6.°  Ck)ngresso,  e  dice  come  nel  1810  soli  cinque  semi  si  ottennero 
da  diciotto  coni  maturi  ;  come  nei  successivi  anni  nessun  seme  fecondo  si  cavò 
da  molti  frutti  maturi  fino  al  1843  in  cui  da  87  coni  si  ebbero  120  semi.  Ciò 
avvenne  lìcrchù  nell'  anno  avanti  apparvero  sulla  pianta  otto  amenti  maschili 
che  prima  giammai  si  erano  veduti.  È  da  credere  die  crescendo  il  numero  degli 
amenti  maschili  cresca  altresì  il  uuiuero  de' semi  fecondi.  I  quali  semi  conten- 


—  882  — 

gono  nialcria  amilacea  e  niente  di  niaterin  oleosa  ;  come  potè  rilevare  il  Ridoin 
dai  pochi  saggi  da  lui  itttti.  Se  questa  specie  di  Araucaria  si  nioltiplica  in  nblKm- 
ilan/a ,  l'utile  che  se  ne  trarrà  si  per  i  semi  mangerecci  come  per  l' uso  di  tutta 
lì  pianta ,  sarà  poco  o  nulla  minore  del  proQtto  che  ricaviamo  dal  pino  comu- 
ne. Né  questa  moltiplicazione  è  didìcile,  imperocché  la  pianta  dell'Orto  di  Bi- 
biani  vegeta  maravigliosamente  e  cresce  circa  un  braccio  all'  anno.  Il  terreno 
che  le  si  conviene  è  quello  in  cui  allignano  le  altre  conifere  ,  ed  i  rigori  più 
forti  dell'  inverno  di  Toscana  non  le  nuocciono  punto. 

Il  Presidente  prof.  Tenore  ricorda  come  V Araucaria  Ridolfiana  fosse  nel  3."  e 
S.°  Congresso  dal  prof.  Savi,  che  primola  descrisse,  ravvicinata  all'.'traKrario  fcra- 
siliensìs,  come  a  quella  che  pei  suoi  caratteri  più  le  stava  dappresso.  Nel  6.  "(Con- 
gresso i  botanici  per  contrario  sostennero  che  r.4.  Ridol/iana  pili  si  accostasse 
all'i!,  imbricala  che  aWa  brasiliensis.  Egli  mostra  le  tìgure  di  queste  due  piante 
che  sono  nell'opera  di  Leunbert  sui  pini,  e  le  pone  a  confronto  con  la  figura  che 
della  sua  Araucaria  dà  il  Ridolfi  nell'Album  del  Giardino  di  Bibiani.  Tutti  con- 
vengono che  stando  all'abito  delle  due  piante  espresso  nelle  ligure  debba  esclu- 
dersi affatto  l'.'l.  imbricata  dal  confronto  coll'^.  Ridolfiana,  e  ritenerne  la  relazio- 
ne con  la  brasiliensis. 

Il  Presidente  fa  osservare  che  gli  sfuggevoli  cenni  dati  all'Orto  botanico  sopra 
i  disegni  di  alcune  Opunzie  di  oscura  denominazione  richiedendo  di  esser  me- 
glio chiariti  ,  egli  ne  vien  mostrando  le  piante  in  natura ,  fattene  espressamente 
trasportare  dall'Orto  botanico ,  e  ne  legge  la  seguente  nota. 

La  famiglia  delle  Cactee,  egli  dice,  che  nel  Prodromo  del  de  Candolle  figurar 
vedesi  per  loO  specie,  in  seguito  de'considerevoli  accrescimenti  ricevuti  fra  quin- 
dici anni,  nell'ultima  enumerazione  fattane  dallo  Pfeilfer  trovasi  portata  alla  e- 
sorbitante  cifra  di  700  !  Non  tacerò  frattanto  che  queste  piante  non  potendosi 
studiare  altrimenti  che  sugli  individui  vegetanti,  molte  delle  proposte  novità  ne 
rimangono  tuttora  dubbie  e  mal  definite;  cosicclȏ  ,  a  malgrado  de' lavori  del 
<salni  Dick  ,  dello  stesso  Pfeiffer  e  di  oltri  non  pochi  valorosi  Botanici,  siccome 
opportunamente  ha  osservato  il  Walpers,  assai  difiìcil  cosa  ella  sarebbe  sceverar- 
ne le  vere  dalle  false  specie,  e  fissare  il  giusto  valore  dalla  inestricabile  massa 
de' sinonimi. 


—  883  — 

Nefjl'  Orti  botanici  meglio  die  altrove  istituir  potendosene  i  confronti ,  non  ho 
tralascialo  ,  ej,'li  dice  ,  di  sliidiariic  alcune,  e  ne  ho  prescelto  le  Opunzie  ,  come 
<|uelle  che  più  generalmente  collivausi  ;  e  che  le  specie  di  lai  famiglia  compren- 
dono di  maggiore  utilità  per  l'universale. 

Senza  tornare  suH'Opi/zi/ia  ilalica,  e  saWO.Ainyclea,  che  meritar  non  mi  sem- 
brano altre  dichiarazioni,  (1)  io  su  di  un  gruppo  di  Opunzie  intenderò  richiama- 
re l'attenzione  vostra.  Esse  si  riferiscono  all'O.  Tuna,  ed  alle  specie  ad  essa  af- 
fini o  con  essa  confuse. 

Riscontrando  il  Prodromo  e  le  Pianle  crasse  del  de  Candolle,  chiaro  ne  appa- 
rirà (rovarvisi  poco  ben  dilfmite  alcune  specie  che  a  quel  gruppo  appartengono. 
Col  fine  di  chiarirne  le  dubbiezze,  mi  fermerò  ad  esaminarne  le  seguenti. 
1.°  Opiiniia  Tuna  Lin. 

2.°  0.  horrida  Saim  Dick;  cui  il  de  Candolle  aggiunge  la  nota  ;  in  /lor/iN 
saepe  occurrit  sub  nomiiw  U.  l'unae. 

',i.°  O.  Ditlenii  UC-  che  per  molti  anni  anche  con  1'  0.  Tuna  ne  rimaneva 
confusa. 

4.°  O.  Pseudo-Tuna  Haw;  cui  lo  stesso  De  Candolle  appone  la  nota  mede- 
sima :  in  liorlis  occurrit  sub  nonìine  O.  Tunae. 

Fermandomi  a  studiare  le  piante  che  ne  coltiviamo  nel  nostro  Orto  batanico, 
ho  potuto  farvi  le  seguenti  osservazioni. 

Adottando  il  metodo  della  eliminazione,  ho  cominciato  dal  distaccare  le  due 
specie  sulle  quali  non  par  che  possa  cader  dubbiezza  veruna.  Queste  sono  le  due 
seguenti. 


(i)  A  coloro  che  VOpuntìa  italica  riferir  vorrebbero  .tII'O.  vulgaris  gioverà  rammentare  che  qué- 
sta va  registrata  tra  le  specie  inermi,  comechè  provvista  di  corti  aculei  setacei  non  piti  lunghi  de' ciuffi 
di  peli  grigi  delle  sue  O.  areole.  1/0,  italica  al  contrario  è  provvista  di  spine  solitarie  lunghe  da  una 
a  due  pollici.  Anche  affatto  inerme  ò  VO.  inttnnedia  Salm  Dick,  cui  per  le  località  appostevi  dell'Eu- 
ropa Australe,  e  della  Dalmazia,  parrebbe  potersi  riferire  VO.  italica.  Benveru  ducbc  gli  articoli  del- 
l' O.  intermedia  son  alquanto  diversi  da  quelli  della  mia  specie ,  perchè  bislunghi  e  non  ovali  o  quasi 
rotondi  :  del  cesto  anche  ritener  volendole  identiche ,  ne  rimane  confermata  la  stabilità  della  nuova 
specie  e  la  prioriLì  delle  scoperta  in  mio  favore.  L'  Opuntia  amyclea  trovasi  illustrata  negli  atti 
della  B,  Accademia  delle  Science  tom.  IV  ,  e  nella  Flora  Nnpolitana  tom.  V. 


—  SS'i  — 

1.  0.  Di'HcmiHaw.  et  DC.  Cactus  Dillenii  Boi.  Reff.  T.  2o5.  Tum  major 
npinis  vaìidis  lìavicanlibus,  flore  sulphureo  Dil.  Eltli.  f.  380. 

Prima  dell'avvertenza  portatavi  dall'Hawort,  questa  Opunzia  era  generalmente 
ritenuta  pel  Cactus  Tuna  L.  Cosi  definita  l'ho  anch'  io  osservata ,  e  ricevuta  da 
diversi  giardini. 

Nelle  figure  de'  sullodati  autori  il  frutto  e  afTatto  diverso  dal  vero.  Forse  per- 
chè immaturo  e  mal  disegnalo ,  o  perché  ritratto  da  individui  coltivati  nelle 
stufe.  Prosperando  presso  noi  in  pien'  aria,  dove  fiorisce  e  fruttifica  perfetta- 
mente, ho  potuto  farne  dal  sig.  Bracco  condurre  il  disegno  che  ebhi  l'onore  di 
presentarvi  all'  Orto  botanico;  ma  ora  qui  ne  vedete  le  piante  istessc  con  i  loro 
frutti  belli  e  maturi  ;  essi  sono  angolosi  non  ovati ,  rotondati ,  come  nelle  Ogure 
de'succennati  autori. 

2.  Op.  horrida  Salm  Dich  et  D.  C.  Pr.  pag.  472. 

Comunque  di  questa  specie  non  si  trovasse  figura  alcuna  ,  tuttavia  dalle  de- 
scrizioni degli  autori  sembrami  potervisi  riferire  la  pianta  che  no  ritengo  cosi 
difTmita.  Insieme  colla  precedente  ed  altre  bellissime  ,  vegeta  questa  opunzia  , 
addo.ssataad  un  muro  rivolto  a  mezzodì ,  dove  sfidando  i  rigori  dell'inverno  si 
carica  di  fiori  e  di  fruiti.  Egli  è  perciò  che  per  la  prima  volta  altra  compiuta  fi- 
gura dallo  slesso  artista  disegnata  potei  moslrarvene ,  ed  ora  preferisco  mostrar- 
vene  la  pianta  fruttificata. 

3.  Delle  specie  dubbie  ,  dapprima  ragionerò  di  quella  che  sembrami  più  delle 
altre  prossima,  se  non  identica  al  Cactus  Tuna  del  Linneo  e  del  Dillenio. 

Sono  già  diversi  anni  che  l'Orto  romano  ne  inviava  un'Opunzia,  cui  era  ap- 
posto lo  specifico  nome  di  vuens.  Se  di  tal  nome  traccia  veruna  non  mi  avve- 
ni>a  trovarne  negli  autori  di  quel  tempo,  bene  avrebbe  potuto  essere  registrata 
in  alcuna  delle  opere  moderne,  come  in  quella  del  Salm  Dick  e  dello  Pfeiffer  ; 
tuttavia  in  quelle  non  meno  che  nello  stesso  Nomenclnlnr  dello  Steudel  o  nel 
Repertorio  del  Walpers,  di  una  Op.  lireiis  non  avviene  trovare  neppure  il  nome. 
Per  meglio  istituirne  il  confronto  coll'Op.  Tuna  vera,  cui  sembrami  vicina,  gio- 
verà dettarne  la  seguente  frase  diagnostica. 

O.  virens.  Eretta;  laete  virens.  Artimiìis  magnis  cUiplicis  compressis  pìanis;  aculeo- 
rum  difformium  fulvorum  fasciculis  approximalis;  minoribussetaceis,  majorihussu- 


—  885  — 

hulnlif  .T-ff,  Irihus  vriliflidriliuii  rlomialh  incwrvis  f5-i0  Un.  long.  ]  ;  lana  brevi  fuho- 
nigiicante  immersia;  lloribtis  ijìUìk;  fruclibus  njlindraceo-pijriformibu.s  ej:tiis  inluìuiue 
sanguineis,  carne  minime  eduli  farriis. 

Per  lo  cennnto  color  de' fiori,  e  per  $;li  uKri  generali  ^cimiteri,  la  nostra  pianta 
conviene  coirOp.  Tuna,  e  se  ne  allontana  pe'frutli  che  potirbliero  essere  mal 
disegnali  nella  figura  del  Dillenio  ;  ma  più  se  ne  discosta  per  le  spine  incurve  di 
color  giallo-carico  e  nerastro.  Mancano  poi  afrallu  in  essa  gli  articoli  inferiori 
eslreniamonte  lunghi,  né  la  forma  dc'supcriori  con\ione  con  quelli  del  Dille- 
nio ;  né  con  la  qualitù  di  essere  ovato-bislunghi  che  loro  assegna  il  de  Candolle. 
Nella  nostra  pianta  essi  sono  perfettamente  ellittici  e  schiacciati  più  che  in  ogni 
altra  Opunzia. 

L'altra  specie  che  avvicinar  potrebbesi  all'Op.  cirens  dell'Orto  romano,  si  è 
VOpunlia  pseudo-luna  \ar.  spinosior  del  Sala»  Dick,  cui  viene  anche  apposta  la 
qualìti'i  di  laele  virem;  ma  la  nostra  pianta  non  ha  gli  articoli  crassi  e  turgidi , 
ed  invece  di  una  sola  spina  robusta,  ne  ha  in  tal  numero  che  va  classificata  tra 
le  spinosissime  ,  e  ben  dappresso  all'Op.  horrida. 

4.  Se  la  nostra  quarta  opunzia  fosse  spinosa  ed  avesse  i  fiori  gilvi ,  dir  si 
potrebbe  meglio  della  precedente  convenire  colla  vera  ()p.  Tana:  e  ciò  per  la 
forma  degli  articoli  non  meno  che  per  i  fruiti  piccioli  e  perfettamente  pirifor- 
mi, come  vengono  eflìgiali  nell' Op.  Tuna;  ma  questa  nostra  pianta  manca  del 
principal  carattere  dell' O.  Tuna,  cioè  delle  grandi  spine,  dovendo  riferirsi  alla 
Sezione  delle  Opunliae  parvi-spinosac ,  alle  quali  il  de  Candulle  appone  anche  i 
caratteri  di  .icuhi  uniformi  piliformi  brevi. 

Tra  le  specie  di  questa  sezione  ho  ritenuto  la  nostra  pianta  per  1'  Up.  pseudo- 
luna.  Frattanto  nella  frase  specifica  che  se  ne  legge  negli  autori ,  in  manifesta 
opposizione  a'succennati  caratteri  messi  in  testa  alla  sezione,  si  attribuisce  a\- 
y  Op.  pseudo  luna  ,  una  spina  lesìniformc  robusta  ,  che  dovrebbe  emergere  dal 
fascetto  di  aculei  piliformi.  Questa  grossa  spina  manca  affatto  nella  pianta  no- 
stra ;  né  potrà  supporsi  caduca  ,  dapoiché  nelle  numerose  ccppaje  che  ne  colti- 
viamo in  picn'aria,  giammai,  né  a  me,  né  ai  miei  giardinieri  e  avvenuto  rin- 
venirvi traccia  alcuna  di  spina. 

Ritenendola  (ad  itUerim)  per  specie  distinta  ne  adotto  il  nome  suggeritome- 

112 


—  886  — 

ne  dal  celebre  prof.  Link;  e  la  chiamo  0.  ambigua  con  la  seguente  frase.  Op. 
Eretta,  gìabminMlaele  vi  rem;  arlicidin  maximis  obovatis  compressis,  areolis  re- 
molissimis  lonieiUosis,  subtubercolalis  ;  setarum  fasciculis  brexnssinm;  lìoribus  fam; 
fruclibus.  ralione  planlae,  panis  { t  -,  poìì.  long.  I.  pai.  lai.  )  obovalis  tnelibus; 
e.ilus  ptirpureis,  inlus  puìpa  sanguinea  minimf  eduli  faretis. 

Non  potendo  il  prof.  Gasparrini  per  le  sue  occupazioni  attendere  all'  officio 
di  Segretario  ,  U  Presidente  destina  Segretario  aggiunto  il  sig.  Dottor  Vincenzo 
Tenore. 

È  sciolta  l'adunanza. 

11  Presidente  —  Cav.  M.  Tknouk 

(  DoTT.  L.  Masi 
I  Segretari  \ 

I  Prof.  Gasparrixi 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  30  SETTEMBRE  1845 


»««- 


iai  dà  lettura  del  processo  verbale  dell'adunanza  precedente  ed  é  approvato.  Il 
Prof.  Jlencgliini  dimostra  a  nome  di  Sir  Robert  Brown ,  due  preparazioni  di 
un  fossile  agatizzato,  appartenente  ad  una  pianta  crittogama,  che  non  si  saprebbe 
riferire  con  certezza  ad  alcuna  delle  famiglie  conosciute,  benché  più  che  ad  ogni 
altra  si  avvicini  a  quella  delle  Licopodiaccc. 

Questo  fossile  esisteva  in  un  Jluseo  privato  a  Parigi ,  dove  rimase  sconosciuto 
per  ben  trenta  anni.  Due  anni  or  sono  fu  venduto  a  Londra,  ed  ivi  tagliato  in 
maniera  da  poterne  studiare  l'interna  struttura  al  microscopio;  e  sono  appunto 
due  di  codeste  sezioni,  una  trasversale,  e  l'altra  verticale,  che  il  sig.  Brown 
mostra  alla  Sezione,  riservandosi  di  pubblicarne  la  descrizione  accompagnata  da 
accurate  Ggure. 

Si  runa  come  l'altra  delle  due  sezioni  appartiene  alla  metà  superiore  dello 
strobilo  ad  infiorescenza  o  fruttificazione  che  dir  si  voglia  della  ignota  pianta, 
sicché  la  trasversale  ha  figura  scmiorbicolare  e  la  verticale  scmiclitlica.  L'asse 


—  888  — 

è  cilindrico  e  va  leggermente  assottigliandosi  verso  la  sommila.  Col  microscopio 
vi  si  rilevano  i  fasci  fibrosi  isolati ,  e  disposti  in  due  circoli  concentrici.  1  vasi 
dai  quali  essi  risultano,  sono  unicamente  di  quella  specie  che  dicesi  scalarifor- 
me.  Su  questo  asse  sono  inserite  numerose  squamme  o  brattee,  ciascuna  delle 
quali  è  di  forma  cuneata  alla  baso,  ovoidea  alla  sommità,  e  piegala  ad  angolo 
leggermenlc  ottuso  poco  sotto  alla  sua  regione  più  larga.  Sono  quindi  presso- 
ché orizzontali  nella  porzione  loro  inferiore,  e  verticali  nella  superiore.  Nes- 
suna di  esse  cade  perfettamente  sul  medesimo  piano  trasversale  di  un'altra,  dal 
che  si  rileva  dover  essere  le  squamme  slesse  disposte  a  spira  intorno  all'asse. 
E  da  ciò  pure  proviene  che  la  sezione  orizzontale  cogliendo  alcuna  di  esse  presso 
alla  base,  alcun'altra  presso  all'apice,  e  molle  nelle  parti  intermedie,  presenti 
cosi  il  tipo  delle  varie  loro  sezioni ,  e  ne  manifesti  la  collocazione  embriciata. 
Nella  sezione  verticale  accade  egualmente  che  esse  squamme  sieno  colle  in  se- 
zioni diflerenli,  ma  quando  lo  sono  nell'asse  vedonsi  in  quello  percorse  da  un 
fascio  vascolare  anch'esso  unicamente  costituito  di  vasi  scalariformi . 

All'ascella  di  ognuna  di  esse  squamme  sta  un  corpo  di  forma  cilindroidea  ad 
estremità  rotondale  o  meglio  ellissoidea-allungata  ;  il  quale  perciò  tanto  nella 
sezione  trasversale ,  quanto  nella  longitudinale  dà  una  figura  di  lunga  ellisse. 
Esso  occupa  pressoché  tutto  lo  spazio  esistente  fra  l'asse,  e  la  porzione  ascen- 
dente della  squamma  ,  aderendo  con  la  sua  faccia  inferiore  alla  porzione  oriz- 
zontale della  squamma  slessa.  Il  microscopio  manifesta  la  parete  di  questo  corpo 
costituita  di  più  strati  di  cellule  stipate.  L'inlcruo  è  occupato  da  grandissimo 
numero  di  granellini  i  quali  il  più  delle  volle  si  presentano  regolarmente  ag- 
gruppati a  tre  a  tre.  In  alcuno  di  quei  corpi  si  trova  tuttora  sussistente  qualche 
resto  di  tessuto  cellulare  sui  cui  olricelli  sembrano  doversi  avere  originati  quei 
granelli,  mentre  la  maggior  parie  di  esso  era  già  stata  riassorbita. 

Sir  Hol).  Crown  denomina  sporangio  quel  corpo,  e  spore  i  granelli,  dalla 
cui  disposizione  ternaria  trac  il  nome  die  provvisoriamente  propone  di  Triplo- 
fporoliles. 

\  dimostrare  poi  che  non  si  tratta  di  pianta  dicotiledone ,  come  sarebbe  p.  e., 
Io  strobilo  di  una  pianta  conifera ,  né  di  una  felce  arborea ,  lo  stesso  prof.  Me- 
neghini presenta  a  nome  di  Sir  Rob.  Brown  preparati  e  dell'uno  e  dell'altro, 


—  889  — 

e(;ualmente  agatizzati  due  pozzi ,  nei  quali  i  caratlcri  particolari  delle  relative  fa- 
miglie evidentemente  si  discernono. 

Il  prof,  (iaspnnini  fa  vedere  alla  Sezione  con  un  microscopio  di  Chevalier  la 
descritta  struttura  del  prezioso  oggetto.  Il  prof.  Parlatore  ,  ricordando  quanto 
fu  recentemente  pubblicato  dal  lirogniart  sui  Lcpidostrobì ,  trova  sussistere  suf- 
ficicute  analogia  tra  questo  nuovo  fossile  e  le  altre  Licopodiacee  conosciute. 

Il  Presidente  facendosi  interprete  della  Sezione  dirige  al  Brown  vivi  ringra- 
ziamenti per  la  importante  conmnicnzione,  e  la  Sezione  esprime  la  sua  adesione 
con  generali  ap|ilausi. 

Il  prof.  Tornabenc  presenta  la  sua  opera  intitolata  Lkhenografia  sicuia ,  della 
quale  non  e  che  la  sola  prima  parte.  L'autore  nella  Prefazione  latina  richiama 
l'attenzione  dei  botanici  sullo  studio  dei  licheni  siccome  utile  al  compimento 
delle  Flore  meridionali  dì  Europa:  dimostra  come  queste  crittogame  sono  nu- 
merose in  Sicilia  ,  e  varie  per  le  diverse  stazioni ,  e  altresì  considerevoli  perché 
presso  noi  si  veggono  specie  indigene  a  lontane  regioni.  Egli  dispone  i  generi 
secondo  le  vedute  del  sig.  Endiicher  Gen.  pi.  Viiidob.  18.36-10 ,  riforma  la 
frase  diagnostica 'generica ,  e  presenta  una  ricca  sinonimia  di  antichi  e  recenti 
autori.  Passando  alle  specie  rispetta  il  nome  dei  più  recenti  scrittori;  ma  pre- 
sentate le  sinonimie  ne  dà  una  frase  diagnostica  propria  ;  indi  assegna  il  tempo 
della  fruttificazione,  l'abitazione,  la  stazione;  poi  una  lunga  descrizione  della 
pianta,  non  omettendo  per  ultimo  darla  spesso  egli  medesimo  colorata  secondo 
l'abito  della  pianta,  con  gli  organi  della  fruttificazione  ingranditi  al  microsco- 
pio, ed  altre  parti  del  tallo;  figura  che  rappresenta  qualche  volta  le  differenti 
età  della  pianta.  In  ogni  specie  pone  gli  usi  medici  ed  economici  ai  quali  desti- 
nasi. Molte  specie  trova  nuove  delle  quali  daremo  le  frasi  da  lui  riferite  con 
r  elenco  di  tutte  le  altre ,  che  egli  ha  presentato  in  quel  suo  lavoro  alla  sezione 
botanica. 


—  890  — 


1    rMfilLICAttU 


1  puslulata 


2  polyrrliizos 


2  EM>OCAaPON 


1  Guepinii 

2  miniatum 


3  deustum 


1  communìs 


1  nigrescens 


3   PERTDSAaU 


4  COIXEUA 


5   LECIDEA 


1  immersa 

2  calcarea 


3  Santangeli  Tarn. 


Crusta  effusa  irregularis  plana  laetc  sulphurea  ante  saxo  adhwrem,  primum  sub- 
contigua glabra,  deinde  rimosa  tessellata  sm6  lente  tuberculosa,  tesselis  trapesoida- 
tibus.  subtus  oc  intus  albido-calcarea  evanesccns.  Siratum  subalbidum,  lin^o  subsi- 
nuato  glabro.  Scutcllae  immersae  forma  variae,  ovales  triangulares ,  quadrangula- 
res ,  raro  orbiculala! ,  quandoque  duo  tresve  confluentes  ac  mcandriformes  ,  areola 
marginali  seu  margine  proprio  donatae,  crustae  conformes ,  areola  a  crusta  et  disco 
per  lineolam  distincta.  Discum  primo  concamim  flavum  deinde  planum  et  flavescen- 
tem,  denique  polyedntm  et  apice  convexum,  laete  sulphureum  crustae  conforme. 

AprUi,  Maio 


—  891  — 

lem  nostra 
Ad  arida  saxa  vulcanica  vetusta,  tam  plaiiae  quam  eìatae  regionis  jEinae  ad  meri- 
dicìn  versa.  Catania,  Paterno. 

Pianta  sicca  cliartam  aul  pennam  sulphure  tinxit. 


i  conduons 
5  vcsicularis 


6  gco^apliica. 


G  CLADONIA 


1  pyxidala 
6.  staphylea 
e.  tubacrormis 
d.  simplex 


2  verticillata 

3  cornuta 

4  cinerea 

5  xtncnsis  Torn. 


Thallus  dius  cauliformis  ramosus  subdicothomus  lenuis  fratjilis  imperforatus  albo 
firidi-pusHdalus,  sicco  cinerrus:  ramuli  numerosi  apice  bi-trifidi;  alius  folioms 
sparsus  a  basi  ad  apicem ,  medio  confertus ,  3-o  fidus  ;  lobis  rotundalis ,  sinua- 
tis,  subtus  aWidus  cancscens,  superne  viridis.  Rcceptacida  apice  ramorum  sita,  bi- 
triparlita,  turbinala,  ovaio-acuminata,  ovalo-rolundata  et  [ungi [or mia ,  pellata 
spadicea. 


Decembri,  Januario,  Februario. 


Icon  nostra 


Ad  umida  loca,  ad  parieles:  Catania  a  la  barriera  Gravina ,  Masc^lucia,  Ni- 
colosi,  Zaflarana,  Bongiardo,f<  m  cdiis  Aetna: locis;  Messina- 

CcuUs  fisluiosus  fragilis  basi  dilatatus  cdbus,  puslidis  viridibus  conspersus,  termina- 
liler  acuminatus  ereclus  imperforatus  sesque  atil  polUcem  longus,  sub  letUepunctis  ni- 
gi'is  aspersus  et  granulìs  squamwfurmibus ,  conferlis  lucidis  rcsinosis,  ramosissimus  , 
ramis  subdicolhomis ,  in  [radura  lorum  cjchibentibus,  apice  et  basi  saepe  aphijUus, 
medio  [oliosus.  Foliota  5-o  [ida  lobis  rotundalis,  lobo  terminali  majore,  subcreim- 
tis,  subtus  (Ubo~canescetUia ,  suptme  viridia.  Radix  nulla.  Receptacula  termina- 


—  892  — 

Ha  siìadireo-fusea  fiingiformia  iimbilicala ,  attale  varia  in  uno  eodenique  ejcem- 
piari  solitaria  aiit  l>i-(ripartila  ,  bi-irifida;  primo  turbinata,  dvirnh  ovato-acttmi- 
nata ,  poslea  ovato-rotunilala ,  dmique  fumjiformia  peltata  glaln'a  luBmispIterica. 
Piantala  respitulosa  einerra  ramosa. 

6  raiigiferina 
6.  tenuior 

7  STEREOCAtn.ON 

1  Vfsuvianum 

8  parmelijv 


1  ferruginea 

2  vitcllinn 
'.i  parella 

4  subfusca 

0  atra 

6  crassa 

7  saxicola 

8  varia 

9  candclaria 
10  ciliaris 


11  slellaris 

12  pulverulenta 

13  pytirea 

14  tiliacea 

b.  scorie» 

15  parietina 

16  caperata 

b.  |)u$tula(a 

17  olivacea 

18  acetabuluin 


1  pulmonacea 


9  STICTA 


10   PEI.TIGERA 


1  polydactyla 


2  canina 


—  893  — 

11    CETRARIA 

1   tristis  2  Gussoiiuiiu  Tom. 

Tluiltus  caespitostts  intricatus  rUjidus  glaber  ftifco-caslaneus,  lered-fompressus , 
aiìgulosus,  rnmis  mmulisque  divarìcalis  irregtdariier  disposiiis  apice  fimbrialis,  fi- 
brillis  denlaio-spinulosia ,  crasmsctdis  simplicibiis  atit  ramosis,  inlus  albidis.  Rece- 
placula  pellata  lirniinnlia  fiisro-rastanea ,  convexa,  margine  stdìdenlalo  reflex^. 

Maja  —  Junio  Icon  nulla 

Ad  loca  elala  super  saxa  silicea,  ffraniiica:  Bronte,  Messina,  monte  Scuderi, 
Caronia. 

12  ROCCELL.V 

1  tinctoria 

13  RAMALIMA 

1  fraxinea 
b.  steroceres 

14  EVBRNIA 


/ 


1  jiibati  3  prunastri 

"2  furfuracea 

15  (JS.tEA 

1    liarbata  2  liirb 


Il  sig.  Paolillu  moslri  un  Q)uadro  di  piante  secche  nel  quale  sono  disposti  al- 
tri esseri  del  Regno  animale  in  modo  acconcio  ed  elegante.  A  dichiarare  con 

113 


—  394  — 

qualinelodo  egli  consegua  il  disseccamento  delle  pianto,  legge  uno  sciiKo  di- 
viso in  tre  capitoli.  Nel  primo  distendesi  in  quelle  pratiche  più  o  meno  note  ai 
botanici.  A  disseccare  le  piante  crasse  si  valse  con  successo  del  sale  comune. 
Provò  la  soluzione  di  altri  sali  alcalini  e  con  risullamento  eguale.  Tentò  il  dis- 
seccamento nel  gelo,  aia  nini  sempre  felicemente.  L'alcool  meglio  risp<ise  al 
line.  Nel  secondo  capitolo  discorre  su  la  conservazione  delle  piaute  da  lui  pur 
conseguita  con  una  soluzione  alcoolica  di  sublimato ,  aggiuntovi  sale  ammonia- 
co ,  assa  fetida  e  poche  gocce  di  tintura  di  canfora.  Nel  terzo  insegna  la  forma- 
zione del  quadro  che  è  semplicemente  composto  di  una  lastra  di  cristallo  incor- 
niciata ,  e  nana  con  particolarità  il  modo  di  stendervi  su  e  tìssarvi  le  piante. 

Il  prof.  Tenore  inferma  alquanto  la  conservazione  dei  colori  sotto  l'uso  della 
soluzione  del  sublimato;  la  sostiene  il  prof.  Parlatore,  e  il  priucipe  lionaparte 
soggiunge  che  Watherton  prepara  gli  uccelli  tuffando  in  una  soluzione  di  subli- 
mato le  piume  delicate  e  variopinte  senza  che  loro  venga  manco  la  leggiadria 
del  colore;  il  Presidente  replica  ch'egli  ha  inteso  parlare  delle  piante  non  già 
degli  uccelli.  La  Sezione  ha  notato  la  scoperta  del  Sali/riiim  cpipodium  L.  fatta 
dal  sig.  Paolino  nei  monti  del  Malese. 

Il  prof.  Meneghini  legge  il  rapporto  della  Commissione  su  la  memoria  em- 
briologica del  prof.  Gasparrìni,  costituita  del  Meneghini  medesimo,  del  Brown 
e  del  de  Visiani.  Verificò  primieramente  la  esistenza  dell'embrione  apicilare  nel 
seme  albuminoso  del  citino,  nuovo  argomeuto  per  ritenere  appartenente  quel 
genere  alla  famiglia  delle  Ralllcsiacee.  Vide  pure  alcuni  dei  fili  descritti  dall'A. 
penetranti  nel  micropilo  dell'ovulo  dello  stesso  citino  e  aderente  all'embrione, 
senza  poter  decidere  cosa  alcuna  intorno  air'origine  loro.  Vide  nei  semi  del 
l'arancio  la  pluralità  e  la  direzione  anche  diametralmente  opposta  degli  embrio- 
ni. Verificò  nel  fico  domestico  l'assoluta  mancanza  de'fiori  maschili,  e  trovò 
in  anfauti ,  il  cui  foro  era  stato  dall'A.  gran  tempo  prima  otturalo ,  semi  fecon- 
dati ed  abboniti.  Perla  grande  importanza  de' fatti,  l'interesse  dell'argomento, 
e  l'autorità  del  eh.  Autore  crede  la  Commissione  si  debba  stampare  intiera  ne- 
gli Atti  la  memoria  del  prof.  GasparrinL  Tutta  la  Sezione  plaudendo  il  con- 
ferma. 

Uopo  di  ciò,  il  sig.  Meneghini  legge  altro  rapporto  su  la  memoria  del  dott. 


—  895  — 

Sorda  concernente  il  ccrniogliaincnlo  de' semi,  in  risposta  al  quesito  proposto 
dal  Congresso  di  Lucca. 

A  sciosiiere  1' enunciato  quesito  l' A.  adduce  una  serio  di  esperimenti  ,  dai 
quali  crede  di  jìoter  conchiiiderc  che  «  l'opera  dell'aria  ne' semi  che  nascono 
è  un  cooperare  con  la  virtù  elettro-negativa  de' semi.  » 

La  serie  degli  addotti  esperimenti  6  divisa  in  due  parti,  intesa  la  prima  a  di- 
mostrare che  a  scomporre  l'acqua  ci  vogliono  le  due  virtù  elettriche  diverse 
che  operino  1'  una  sull'ossigeno  l' altra  sull'idrogeno;  diretta  la  seconda  a  pro- 
vare che  i  semi  cooperano  a  scomporre  l'acqua  necessaria  onde  essi  nascano. 

I  fatti  risultanti  dagli  esperimenti  della  prima  serie  sono  tutti  già  da  gran 
tempo  nel  dominio  della  scienza,  ed  i  ragionamenti  su  di  essi  istituiti  sono  ap- 
punto (|uelli  che  dai  sostenitori  della  teoria  elettro-chimica  universalmente  si  ad- 
ducono. La  Commissione  è  quindi  di  parere  che  sia  sufTicicnte  allo  scopo  pro- 
postosi dall'  autore. 

In  quanto  agli  esperimenti  della  seconda  serie,  come  instiluiti  con  somma 
esattezza  e  diretti  ad  illustrare  uno  dei  più  importanti  argomenti  di  Fisiologia 
vegetale  ,  la  Conimessione  è  di  parere  che  la  loro  pubblicazione  possa  essere 
vantaggiosa. 

Ma  per  ciò  che  spetta  ai  ragionamenti  dell'A.  e  alla  soluzione  ch'egli  intende 
di  dare  al  proposto  quesito ,  la  Commessione  crede  che  sullo  stato  attuale  della 
.Scienza ,  la  Sezione  non  possa  convenire  con  l' A.  medesimo.  E  ciò  per  i  se- 
guenti motivi. 

«  1 .  Tutti  i  ragionamenti  del  signor  Sorda  e  la  nuova  teoria  da  esso  propo- 
sta, essendo  appoggiati  intieramente  ed  esclusivamente  alla  teoria  elettro-chimi- 
ca del  regno  inorganico  non  può  esser  questa  applicala  alla  spiegazione  dei  fe- 
nomeni chimici  del  regno  organico. 

2.  Anche  se  si  ammettesse  la  teoria  elettro-chimica,  essa  dovrebbe  applicarsi 
ai  principi  inmiediati  del  seme,  non  al  seme  stesso ,  o  alle  varie  sue  parti ,  o  ai 
tessuti  che  lo  costituiscono  ,  o  agii  elementi  remoti  dei  quali  risultino. 

3.  L'A.  non  si  fa  carico  del  Nitrogene  che  sempre  si  trova  nei  semi. 

4.  Gli  esperimenti  dall'. V.  addotti ,  punto  non  dimostrano  che  1'  ossigeno 
•mpiegalo  alla  formazione  dell'  acido  carbonico  che  si  sviluppa  nella  germina- 


—  89€  — 

zionc  tulio  provenga  dalia  scomposiziono  dell'acqua  ;  mostrano  solo  che  in  da- 
te circostanze  anche  1"  acqua  può  essere  scomposta ,  senza  che  per  ciò  venga 
minimamente  conlradclto  ciò  che  da  tanti  altri  fatti  è  dimostrato ,  impiegarsi 
tutto  l'ossigeno  tolto  all'aria  nella  formazione  del  gas  acido  carbonico. 

o.  Non  tenersi  dall'A.  alcun  conio  dei  molti  falliche  attualmente  si  cono- 
scono intorno  alla  germinazione  ». 
Dopo  ciò  r  adunanza  si  è  sciolta. 

11   Presidente  —  Cav.  M.  Tenore 


(  DoTT.  L.  Masi. 
1  Segretari  { 

l  Don.  Vjnc.°  Tenore 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  1."  OTTOBRE  1845 


Al  processo  verbale  della  precedente  adunanza  è  approvato. 

Il  signor  l'restandrca  legge  uno  scritto  in  cui  si  discorre  la  necessità  di  una  rac- 
colta centrale  di  piante  medicinali  indigene ,  e  di  alcuni  necessari  provvedi- 
menti per  gli  studi  della  Botanica  medica.  Ei  prende  a  dimostrare  che  ogni  co- 
noscenza umana  se  rimanesse  soltanto  entro  la  sfera  di  speculazione,  sarebbe  di 
vano  diletto  ;  ma  che  di  necessità  ù  che  discenda  alia  pratica  applicazione  perchè 
i  risuitnmcnti  suoi  tornino  utili  ai  bisogni  dell'  uomo  ,  signifìcando  che  fra  le 
moltipUci  applicazioni  che  l'Agronomia  e  la  industria  portan  fra  noi,  la  più  bella  e 
fruttuosa  a  un  tempo  è  quella  scienza  che  studia  le  sostanze  vegetabili  nell'azione 
che  esercitano  suH'vcunomia  animale,  non  in  via  di  alimento  ma  nell'opera  loro 
di  virtù  mcdicatrice.  Lamenta  la  ignoranza  assoluta  degli  Erbolai,  dalla  «jualc 
derivano  spesso  ingannevoli  e  perniciose  sostituzioni  di  piante  ;  e  per  riparare 
a  ciò  propone  la  formazione  di  un  Erbario  ove  i  semplicisti  dopo  essersi  diroz- 
zati con  elementari  cognizioni  di  studi,  si  facessero  ad  istruirsi  nella  pratica  del 
loro  mestiere  quanto  alla  nozione  del  vegetabile,  non  che  al  modo  di  seccarne  e 
conservarne  la  specie:  e  prima  di  essere  autorizzati  ad  esercitare  il  mestiere  far 
subire  ad  essi  un  esame.  Considerando  che  le  piante  tutte  e  con  esse  le  medici- 
nali di  uu  dato  paese  sono  descritte  in  forma  intelligibile  sollaulo  ai  prof,  della 


—  898  — 

Sficnza,  diro  utile  clic  se  ne  fiuria  doscrizioiu-  piana  e  precisa  in  lingua  italiana , 
onde  il  semplicista  jKissa  apprenderla  agevolmente. 

Il  dottor  Biasoletlo  muove  la  discussione  su  la  proposta  del  sii;nor  Preslan- 
drea  trovandola  utilissima ,  nin  stimando  più  convenevole,  clic  i  semplicisti  non 
abbiano  solamente  a  studiare  un  Erbario  di  piante  esclusivamente  mediche,  pen- 
sa bensì  a  stabilire  tale  raccolta  ove  tutti  i  vegetabili  di  un  dato  luogo  sieno 
ordinatamente  disposti. 

Il  pror.  Parlatore,  quanto  alla  Botanica  medica,  dice  che  questa  è  ornai  bene 
distinta  e  studiata,  si  che  quasi  comprende  lo  studio  della  Botanica  generale;  trova 
più  utile  coltivare  le  piante  medicinali  in  una  parte  dei  Giardini  per  la  istruzio- 
ne degli  Krbolai ,  anziché  le  collezioni  degli  Erbari  medici.  Va  notando  pei-ò  che 
in  Palermo  gli  Erbolai  sono  obbligati  a  seguire  corsi  di  Botanica,  e  subire  esami 
e  tenere  nell'offìcina  piante  scientificamente  nominale.  Il  Presidente  fa  sentire 
il  desiderio  che  le  scuole  per  gli  Erbolai  sieno  anche  in  Napoli  islituile  ;  ricorda 
avere  le  provincie  Orti  in  cui  si  ammaestrano  gli  Erbolai ,  e  cita  quello  del- 
l'Abruzzo l'iteriore  in  Teramo  del  quale  ha  dato  il  Catalogo  il  prof.  Bozzi. 

Il  signor  cavalier  Sollazzo  legge  una  memoria  .sopra  alcune  piante  dei  contorni 
di  Corigliano  in  Calabria.  Si  parla  delle  piante  che  sono  in  Corigliano  e  se  ne 
numerano  le  più  rare  ed  imporUinti  come  la  FritiUaria  Mcssanensis ,  V  Euphor- 
bia  Apios  e  higlandulosa,  ì'Arabis  verna  e  collina,  var:  rosea,  VOrchis  longe-bracleata 
ce.  ec.  e  più;  l.-Si  mostra  un  saggio  AeWIIedysarum  coronarìum,  ma  che  diffe- 
risce dal  tipo  per  molti  caratteri,  e  quindi  si  crede  o  una  varietà  insigne,  o  una 
specie  distinta;  '2."  Si  parla  di  un  Ali/ssum  che  porta  le  siliquclte  totalmente 
diverse  dall'. 4/(iisum  orientale:  si  conchiude  che  spesso  nelle  famiglie  naturalissime 
i  generi  di  troppo  divisi  forse  vengono  a  leggerissimi  caratteri ,  e  spesso  di  niun 
conto;  3.°  Si  presenta  inoltre  una  forma  particolare  dell' An//ìj/mn«m  Oronlium 
mollo  più  alta  ramosa  glabra  colle  foglie  lucide  ed  il  calice  che  uguaglia  la  co- 
rolla ,  ed  una  Vicia  alTme  alla  cassubica,  ma  che  ne  differisce  per  moltissimi  ca- 
ratteri e  che  si  crede  una  specie  nuova;  4.''  Si  mostra  la  vera  Specularia  specu- 
ìum  ,  e  la  Specularia  flirta  credutane  una  leggerissima  varietà  ,  ma  che  esamina- 
ta attentamente  fa  fede  della  giusta  opinione  del  Tenore  che  l'ha  considerata 
come  specie  diflcrenle;  5.°  Si  presentano  due  saggi  della  PMomis  Herbaventi , 


—  S99  — 

r  si  desidera  che  si  esaminasse  bene  qual' è  quella  che  il  Linneo  distinse  con  l;il 
nome  ,  e  die  l'altra  sia  considerata  come  una  spezio  nuova  ;  (>."  l'or  dimostrare 
le  grandi  attenenze  che  la  Flora  di  Calabria  ha  con  quella  di  liarbcria  u  di  Si- 
cilia si  fan  vedere  de' saggi  del  Trifotium  Gusmmi,  che  finora  non  si  è  trovato 
clic  in  Sicilia,  e  nell'Aspromonte;  7."  Si  fa  vedere  inoltre  quella  che  fu  creduta 
la  varietà  villosa  dell'  Onoiiis  olijgfyphylla,  ma  che  si  crede  piuttosto  la  (hwnis  vil- 
losissima del  de  Fontaincs  pianta  nuova  della  Flora  Napoletana  :  e  per  quan- 
to sappiamo  ancora  in  quella  di  Europa  :  S. "  Finalmente  si  mostra  una  varie- 
tà singolarissima,  o  meglio  una  mostruosità  del  Muscaris  comoswn  descritta  da 
Fabio  Colonna,  con  la  rachide  più  volte  diramata ,  i  peduncoli  coperti  di  brattee 
i  stami  ed  il  pistillo  aboliti  ,  rimanendo  solo  il  perigonio  in  parte  disformato. 

Si  fa  notare  che  i  prof.  Link  e  Biasoletti  han  confermato  l' idee  che  sien  nuo- 
ve la  voluta  Phiomis  Ilerbavcnli ,  la  Vida,  e  l'Z/w/y.wnoH  ,  e  che  il  saggio  mo- 
strato per  r  (hìonis  villosissima  appartenga  veramente  a  questa  specie. 

Il  Presidente  prof.  Tenore  riprende  parola  sulla  Purità  ,  nuovo  genere  nella 
famìglie  delle  Solanacee,  e  ne  dichiara  le  caratteristiche.  Il  sig.  Link  spiega  l' o- 
pinione  del  eh.  K.  Brown  sulla  Poriea.  Egli  dice  il  Brown  non  infirmare  i  ca- 
ratteri che  hanno  indotto  il  Presidente  a  formare  il  nuovo  genere  (1). 

Il  dottor  Zanardini  legge  una  memoria  intorno  agli  studi  da  lui  rivolti  alla 
Desmaresiia  /iliformis  di  Giacobbe  Agardh  ,  e  parla  eziandio  delle  Chordariee  in 
generale,  dietro  cui  conctiiude;  la  Desmareslia  filiformisdìG.  Agardh  non  essere 
una  Desmareslia  nò  uno  Si>herochnus ,  e  nemmeno  poter  appartenere  alle  tribù 
cui  questi  generi  si  riferiscono.  Sia  che  si  consideri  il  colore  e  la  struttura  della 
fronda  come  pure  la  collocazione  e  forma  degli  organi  riproduttori  indubbia- 
mente appartiene  la  specie  alla  famiglia  delle  Chordariee.  Istituiti  i  confronti  con 
tulli  i  generi  componenti  questa  famìglia,  chiaro  ne  emerge  costituire  la  specie 
da  per  se  slessa  un  tipo ,  per  la  scarsa  muscosità  del  tessuto  ,  e  più  di  tutto  per 
la  maggiore  conq)osizione  degli  elementi  ;  sicché  va  a  collocarsi  in  cima  di  tutte 
le  altre  Chordariee  donde  fu  tratto  il  nome  di  A'eroo  la  di  cui  frase  generica  re- 
sta così  stabilita. 

t>)  Vedi  Diariu  pog.  io3  e  la  ilcscrizione  qu\  jppresjo  pag.  901. 


—  900  — 

Frons  filiformis  comoso-peniaìligem  ;  uwia  filiformi;  interno  longittulinaliter  eje- 
anrente ,  filis  periphericis  brevissimis  ab  ejclremilalibits  arcualis  filonim  internmtttn 
arctissime  irradiantibus.  V(riatU  sporiferi  basi  vel  lalei-e  filonim  periphericorum  insi- 
denlei.  La  Neieia  /f/i/ornii's  unica  specie  fin  qui  conosciuta  vegeta  nell'Adriatico 
nel  Mediterraneo  e  tino  nel  mare  Atlantico  per  Io  più  sopra  altre  specie.  La 
circostanza  di  tale  sorta  di  parasitisnio  concorre  a  comprovare  sempre  più  che  il 
genere  appartiene  alla  suddetta  famiglia  delle  Chordiarec,  le  quali  come  furo- 
no fin  qui  dagli  autori  descritte  danno  luogo  a  molte  dubbiezze,  ed  ammet- 
tono novelle  rettificazioni  in  riguardo  alla  sussistenza  e  disposizione  dei  generi 
che  la  compongono.  La  scoperta  relativa  alla  coesistenza  degli  otricelli  sporiferi 
ed  anteridii  nel  medesimo  individuo  valse  meglio  a  precisarne  i  caratteri ,  ed  a 
stabilire  con  maggior  fondamento  l'istituzione  de'  tipi  veramente  distinti.  Die- 
tro tale  scoperta  i  generi  Helminlhodadia  Haw.  e  Liebmannia  Ag.  caddero  del 
tutto;  e  ì'Egyra  ¥ rìes ,  Myriotrichia  Haw.,  Mijriocladia  Ag.,  Mijrionema  Grew., 
Cladosyphon  e  Myriaslis  del  Kùctzing  ammettono  molti  dubbi  e  richiedono  no- 
velle illustrazioni.  I  generi  che  nello  stato  attuale  della  scienza  costituiscono  la 
suddetta  famiglia  delle  Chordarice  più  positivamente  sono  i  seguenti  :  Nereia  Za- 
nard,  MesogloiaAg.,  Chordaria  Ag.,  Liebrnannia Menogh :  non  Ag.  TìioreaBory, 
Centrospora  Aresch.,  Elachyssia  Duby,  Lealhesia  Gray,  ed  Asterolrichia  Zanard. 
La  famiglia  cosi  composta  non  male  potrebbesi  suddividere  in  due  Sezioni ,  se- 
condo che  la  fronda  è  cilindrica  più  o  meno  ramosa,  ovvero  sferica  semplicissi- 
ma ,  emisferica  ed  appianata.  Finalmente  nella  prima  Sezione  si  collocherebbero 
i  generi  Nerria,  Chordaria,  Liebmannia,  Mesoyloia,  e  Tliurea;  nella  seconda  i  ge- 
neri Centrospora,  Elachysia  ,  Lealhesia,  ed  Asterolrichia. 

(.'adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente— Cav.  M.  Tenore 

ÌDoTT.  L.  Masi 
DoTT.  ViNC."  Tenore 


DESCRIZIONE  DELLA  PORT/EA  AURANTL\CA. 


Sotto  il  (Itiplicp  nomo  di  lìuramamia  florilmmìa  e  di  Juannuìloa  aiiraiuiaca  per- 
veniva al  nostro  Orlo  botanico  una  |Manliri>llu  legnosa ,  alla  poco  più  d'un  pie- 
de, rivestila  di  larghe  foglie  ovali  e  rotondate  alterne  intatte  pelosetle  ,  e  che 
non  tardava  a  caricarsi  di  \'aghi  fiori  di  bel  color  rancio.  Sul  primo  ravvisarla 
sarebbcsi  detto  convenirle  assai  bene  il  nome  di  floribunda  per  la  copia  de'fiori, 
non  meno  che  quello  di  auraiuiaca  pel  colore  di  essi.  Ma  era  questa  una  Burg- 
mansia  ovvero  una  Juannuìloa'!  Ecco  ciò  che  fiiccva  mestieri  di  ricercare ,  ed  io 
messomi  a  studiarla  ,  non  esitava  a  giudicuia  di  genere  affatto  diversa  si  del- 
l'una che  dell'altra.  In  quanto  alla  Bwgmansia  non  accadeva  fcrmarvisi  altri- 
menti ;  perocché  al  primo  sguardo  poteva  giudicarsi  di  non  avervi  nulla  di  co- 
mune. Più  accurato  esame  era  mestieri  portare  su!  genere  Juannuìloa  ,  tanto 
più  che  al  primo  sogguardarne  la  figura,  che  ne  dà  la  Flora  Peruviana  de' signori 
Ruiz  e  Pavon ,  per  la  somiglianza  del  calice  e  pel  color  del  fiore  si  sarebbe  detto 
potcrvisi  riferire.  Tuttavia  se  vi  farete  a  studiarne  la  descrizione  ed  a  meglio 
considerarne  la  figura  istessanon  tarderete  a  riconoscerne  la  differenza.  La  Juan- 
nuìloa parasitica,  unica  specie  di  tal  genere  fondato  da'  sullodati  autori  è  frutice 
parassitico,  che  l'Endlicher  non  esita  a  dichiarare  solisRuiz  et  Pavon  nolus.  Esso 
ha  foglie  bislunghe  aguzze  e  racemi  dicotomi  e  pendenti  -  Per  esserne  diversa  ed 
appena  nota  la  prima  specie,  potrebbe  non  pertanto  il  nostro  alberello  conve- 
nirvi nel  genere  ;  gioverà  perciò  passarne  a  rassegna  le  caratteristiche  generiche. 

La  Juanmdloa  iia  la  corolla  tubulosa  rigonfia  più  da  un  lato  al  disotto  della 
gola  che  mirasi  ristretta  e  chiusa  non  che  munita  di  picciolissimo  lembo  [Fauce 
coarc  lata,  posi  ice  gihba,  limbo  minimo)  ;  i  filamenti  sono  cortissimi  e  stanno  inse- 
riti alla  metà  del  tubo;  le  antere  sono  più  lunghe  de' filamenti  stessi  ;  lo  stimma 
è  lineare;  il  frutto,  comunque bilocularc,  presenta  una  bacca  piena  affatto  di 

numerosi  semi ,  raccolti  in  un  sol  corpo  come  nella  Physalis  e  disposti  in  mol- 

114 


—  902  — 

te  serie  concentriche.  In  questo  fiore  manca  affatto  alcun  nettario  glanduloso 
sottoposto  all'  OTario ,  essendo  questo  impiantato  su  di  un  piccolo  ingrossamen- 
to del  peduncolo. 

La  nostra  pianta  ha  una  corolla  imbutiforme  che  si  slarga  in  bocca  aperta  h- 
bera  o  prolungasi  in  lembo  lìatcnte,  (faiicc  hìante);  i  fdamcnti  si  attaccano  al 
fondo  di  essa  e  sono  tre  volle  pili  lunghi  delle  antere  ,  lo  stimma  è  elavato,  e  si 
impianta  su  di  un  nettario  carnoso ,  composto  di  cinque  glandole  riunite  in  una 
stella  come  nella  Cobaea,  dal  quale  trasuda  un  liquido  denso  vischioso  giallastro 
che  si  raccoglie  nel  fondo  del  fiore,  e  dove  questo  sia  pendente  mirasi  gocciolar- 
ne. Il  frutto  comunque  non  abbia  potuto  vederlo  maturare,  dallo  abbozzo  che 
ne  presenta  l'ovario,  sembra  doversi  riferire  piuttosto  ad  una  capsula:  tale  es- 
sendo la  disposizione  degli  ovicini  che  si  mirano  nicchiati  in  semplici  serie  tra- 
mezzate dal  trofosperma. 

Tanta  divergenza  di  caratteri,  indipendentemente  dall'  abito,  e  dalla  famiglia 
(  per  la  quale  in  quanto  alla  Juannulloa,  l'Endlicher  nel  registrarla  tra  le  So- 
lanaceevi  aggiunge  l'altra  sua  nota  lix  hujusloci)  ne  fanno  aperta  la  diversità 
generica  della  nostra  pianta;  cosicché  nella  famiglia  delle  solaimcee  e  nella  classe 
peniaiidria,  ordine  monoginia,  ne  ho  fondatoli  mio  genere  che  intitolo  al  nostro 
concittadino,  precursore  del  Galileo  e  del  Newton,  all'immortale  Giovambattisla 
della  Porla. 

PORTAEA. 

Gj/yx  coloratus,  ovato-pentagonus  indatus  ad  medium  ultra  quinquefìdus. 
Corolla  hypogyna,  infundibulìformìs  angulata,  fauce  patula  in  libum  quinquefi- 
dum  cxjìansa.  Slamina  inclusa  ,  corollac  basi  inserta,  filamenta  basi  villosa,  an- 
tlieris  triplo  lougiora.  Atilherae  'ó  Siigiltatac  longiludiualilerdohiscentes.  Stigma 
clavatuni ,  ovarium  biloculare,  nectario  superimposilum.  Neclarimn  carnosuni 
o-glandulosum.  Fructus.  Capsula?  bilocularis,  semina  pauca. 

Arbuscula  sempervirens,  semperflores  ;  foliis  petiolatis  allernis  ovalibus  rotun- 
datis  integerrimis ,  floribus  ceniuis  longe  pedunculatis  ,  pedunculis  oppositifoliis 
pcdiccllìs  subcymosis. 


—  903  — 

POnTAEA  AIKANTIACA 

Arbuscida  in  olla  eulta  ;  ramis  alternis  teietilms  villosiusculis.  Folla  alterna 
petlolnta  ovalia  vel  suborbicularia  ,  apice  rotundnta  (2  ì  —  3  j  poi .  long. 
2  —  2^  Int.)  integerrima  viliosiuscula  percnnantia.  Pedunculi  oppositifolii 
plerumquc  foliis  longiores  (2-3  poli.  long.  )  apice  floribus  subcymosis  (2-3) 
onusti,  pedicelli  incurvi  (i-'j  lin.  long.  ) 

l^/orMlierniapliroditi.  Ca/i/x  monopliyilus  ovatus  pentagonus  luteo-rufescens 
(12-15  lin.  long.  )  us<iue  ad  basim  fere  ijpartìtus ,  laciniis  lanceolatis  acutis. 
Corolla  monopetala  liypogina  inTundibuliformis  calyce  longior,  rubro-aurantia- 
ca;  tubo  angulato,  faucc  ampliata  liiantc,  limbo  quinquepartito  laciniis  ovato- 
trianguiaribus  revolulis.  Slainina  S  ad  basim  corollae  tubi  inserta  ejusdem  orem 
attingentia ; /i/flmeii^a  terelia  (12  lin.  long.  )  basi  villosa;  an//iffae  basi  sagittatae 
longitudinalitcr  dehiscenles  fìlamentis  triplo  breviores.  Pistillum  unicum.  Stylus 
simplex  longitudine  staminum ; «fiV^ia  clavatum  glandulosum  flavescens;  ovarium 
conicum  biloculare;  ovula  biserialia  ad  scpimenti  mediani  latera  adfìxa.  Necla- 
rium  virescens  ,  ex  glandulis  5  ad  basim  ovarii  coronam  quinqueradiatam  effi- 
cicntibus ,  conflatum. 

Capsula'}  bilocularis.  Spminfl  .... 

Classispentandria.  Orda  ìlonogyiiia  Lin.  —  Familia solanaceanim . 

Floretper  totum  annum.  Hibernat  in  calidario. 

Patria  ignota.  In  horlis  colitur  sub  nomine  Burgmansiae  florilnindae,  vel  Juan- 
mdlae  aurantiacae. 

TABULAE  EXPLICATIO 

A.  Porteae aurantiacae  ramulus  flori-  e  Ovarium,  idfin. 

fenis.  f.  Idem  transverse  scctum. 

a.  Corolla  integra.  g.  Pollen  sub  lente  inspectum. 

b.  Calyx  longitudinaliter  sectus.  h.  Floris  diagramma. 
e.  Corolla,  idem. 

d.  Pistillum  cum  neclario ,  magoitu- 
dine  auctum. 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  18i5 


-»H«- 


Alla  lettura  del  processo  verbale  seguita  la  reltiQcazione  del  signor  Briganti 
che  dice  sia  posta  la  notizia  da  lui  data  dell'Erbario  medico  esistente  in  questo 
gabinetto  di  materia  medica.  In  questo  proposito  il  Presidente  generale  Mini- 
stro di  Stato  che  onora  la  Sezione  di  sua  presenza  prende  la  parola  per  mani- 
festare apertamente  che  il  prelodato  Erbario  non  è  certo  fornito  al  bisogno  ;  e 
che  non  si  deve  tacere  tuttociò  che  fa  mestieri  a  cose  d' insegnamento  ;  altri- 
menti non  vi  si  potrà  mai  provvedere.  Ricorda  pure  come  il  Giardino  botanico 
difetti  ancora  di  un  compiuto  Erbario,  e  quindi  tanto  per  l'aumento  di  questo, 
quanto  per  migliorare  quello  del  Gabinetto  medico  raccomanda  al  prof.  Tenore 
di  richiedergli  quanto  a  ciò  faccia  d'uopo;  perché  nella  sua  carica  provvedere  a 
tutto  e  di  voglioso  animo. 

Il  sig.  Briganti  dà  la  figura  e  i  caratteri  di  un  nuovo  fungo  mangereccio  cui 
trovò  in  mercato  nell'autunno  del  1814.  Lo  chiama: 


—  905  — 

AGARICUS  PISTILLII'ORMIS. 

Agar,  solitarius  mcdiocris  totus  latcritìus;  pilco  carnoso  sublicuiisplixricOjdein 
valde  concavo,  margine  crccto  undulato  ,  liinc  iudc  non  raro  Gsso  ;  lamellis  e 
pilei  substan(ia  dccurrcntibus  ;  stipite  longo  basi  crasso  solido. 

Habitat  scro  autiimno  in  sylvis  ad  tcrrani ,  et  hoc  tempore  in  nostris  foris  cum 
nonnullis  cdulibus  vcnditur.  Caro  alba  ac  valde  tenera  sapida  inodora. 

Obs.  Pileus  '2  une.  et  ultra  latus.  —  Stipes  ad  instar  pistilli,  unde  hujus  speciei 
nomen,3  une.  lungus  ,  versus  apicem  sensim  attenuatus,  basin  vero  tumidus. 
Lamellae  ventricosae  inaequales ,  fragiles ,  postice  acuminatae  —  Sporidla  laete 
rubent. 

Il  prof.  Tornabene  desideroso  che  gli  studi  sopra  l' Algologia  italiana  si  con- 
ducano sollecitamente  a  quella  perfezione  per  cui  s'avviò  tanto  innanzi  il  eh. 
prof.  Meneghini,  propone  che  i  botanici  della  Penisola,  mandino  a  questo  al- 
gologo  raccolte  di  alghe,  promettendo  egli  quelle  di  Sicilia  e  di  Malta.  Il  prof. 
Meneghini  lo  ringrazia  della  generosa  proposta,  dicendo  che  assai  coraggio  al- 
l'opera e  contento  a\Tebbe  di  arricchire  vie  più  la  sua  collezione  ,  da  esso  do- 
nata all'Erbario  centrale  italiano.  Prega  quindi  gli  sieno  fornite  le  crittogame  e 
specialmente  le  alghe.  Il  sig.  Preslandrea  promette  quelle  di  Messina  ,  e  altre  ne 
promette  il  prof.  Tenore. 

Il  Prestandrea  medesimo  riferisce  alcuni  suoi  sperimenti  sul  modo  di  rendere 
di  consistenza  lapidea  gli  organi  delle  piante  col  metodo  proposto  dal  prof.  Bal- 
dacconi,  e  dal  risultamento  negativo  che  n'ebbe,  crede  stabilire  che  la  prepara- 
zione raccomandata  per  pietrificare  gli  animali  non  sia  valevole  per  le  piante.  Il 
Presidente  aggiunge  che  altre  simili  osservazioni  sono  state  fatte  in  altro  tempo  , 
e  fa  plauso  alle  parole  del  Prestandrea  per  aver  dato  nuove  prove  a  conferma  di 
un  tal  fatto  ,  in  opposizione  a  quanto  credeva  il  prof.  Baldacconi. 

Il  dottore  Zanardini  legge  un  suo  scritto  che  ha  per  oggetto  d'indagare  il  ve- 
ro posto  che  alle  Galaxaure  si  compete  nelle  serie  dei  vegetabili  marini.  Prende 
egli  in  esame  le  osservazioni  pubblicale  dai  eh.  Philippi  di  Cassel  ,  Kiitzing  , 
Decaisne,  e  discute  intorno  al  posto  da  questi  ultimi  assegnalo  alle  Galaxaure. 
Descrive  minutamente  la  struttura  della  fronda  non  che  gli  organi  della  ripro- 


—  906  — 

duzionc ,  e  fa  conoscere  che  la  fiutlificazione  più  frequente  consiste  in  un  fa- 
vellidio  che  per  la  sua  struttura  e  collocazione  ricorda  perfettamente  quello  pro- 
prio del  j;enere  Ginannia  Montg.  Le  varie  specie  dichiarategli  dal  eh.  De- 
oaisnc  appartenenti  alla  ricchissima  collezione  del  Museo  di  Parigi,  gli  diedero 
agio  di  rilevarne  più  minutamente  i  caratteri  generici  e  specifici,  ed  un  esem- 
plare da  ultimo  inviatogli  dal  eh.  Diesing  di  Vienna  sotto  il  nome  Ai Dicholomo- 
ria  spccies  inquirenda  di  Porto  Natal  gli  offri  occasione  di  scoprire  una  seconda 
forma  del  frutto  fin  qui  ignoto  della  Galaxaure.  Dietro  ciò  passò  ad  estendere  e 
rettificare  la  frase  del  genere  nel  modo  seguente.  Frons  rijlindracca  vd  cijlindrico- 
comprcssa  ramosa,  ramis  pìcrumciiic  dicholomis,  plus  mimisquc  ad  basini  regulariter 
consiriclis  apice  oblusis ,  e  fdis  longiludinalibus  arliadalis  periphcriam  versus  arcua- 
tis  tandem  dichotomo-ramosis  moniliformibus  composita,  articulis  exterioribus  super- 
pciem  frondis  constituenlibus  arctissime  coalitis  membranam  ceìMosam  mentientihts, 
celluUs pentagoiìis  serpe  in  fila  arliculata  seda  simpUcissimainordinalaprodtictis.  Fa- 
villidia  immersa  per  lotam  frondem  sparsa  e  filis  teniiissimis  ramosissimis  e  centro  co- 
mune irradiantibus  conslilula.  Ulriculi  sporiferi  e  fronde  parum  prominentes  in  poros 
maadaeformes  aggregali,  sporis  cruciatim  (?)  divisis. 

Algae  marinae  primum  purpureae  demum  viridescentes  plus  minusgue  fragiles  vel 
coriaceae. 

Quanto  alla  specie  più  sopra  menzionata,  ritenendola  l'autore  alquanto  distin- 
ta da  quelle  (inora  conosciute  e  descritte,  piacqucgli  intitolarla  al  eh.  donatore 
sotto  il  nome  di  Galaxaura  diesingiana  fissandone  la  frase  in  questi  termini.  G. 
fronde  laxe  dichotoma  flabelliformi,  calce  carbonica  levissime  suffusa ,  segmentis  elate 
compressis,  subcontinuis  obtusissimis;  poris  mandaeformibus  in  medium  frmdis  lon- 
giiitdinaliter  seriatis. 

Da  ultimo  conchiuse  che  le  Galaxaure  appartengono  indubbiamente  alle  Flo- 
ridee  come  a\c\a  egli  in  altro  luogo  dichiarato  ,  e  che  per  la  forma  e  struttura 
dei  favellidì,  mostrando  esse  grandi  rapporti  di  afiinità  col  genere  Ginannia  dei 
eh.  Montagne,  il  posto  che  loro  definitivamente  si  compete  nella  serie  delle  Flo- 
ridee  deve  essere  assai  prossimo  a  quello  occupato  dalle  nalymeniee,  o  Gaste- 
rocarpe  degli  autori . 

Il  prof.  Meneghini  fa  osservare  che  avendo  il  eh.  Heriog  descritto  nell'  ulti- 


—  907  — 

nio  suo  lavoro  molte  specie  del  Porto  Natal ,  si  deve  verificare  se  fra  (|uelle  fos- 
se compresa  la  presento  specie  di  Galaxaurn  ;  prima  d'imporle  un  nome  nuovo 
che  sarebbe  tanto  più  dispiacente  dover  cancellare,  inquanto  che  è  dedicalo  a 
persona  tanto  benemerila  dell'  Algologia. 

Il  dottor  Zanardini  risponde  che  non  essendo  presumibile  che  fosse  sfuggila 
In  frutliGcazione  tanto  evidente  di  questa  specie  ad  un  osservatore  cosi  oculato 
quale  fu  rilering,  e  poiché  non  fu  mai  parlato  di  tale  importante  scoperta,  è 
probabile  non  gli  sia  caduta  solt'  occhio  questa  specie,  ed  essa  resti  lutlavia  a 
denominare. 

Il  vice-Presidente  prof.  Meneghini  fa  conoscere  alla  Sezione  come  si  per  la 
partenza  già  seguita  di  alcuni  professori,  e  si  per  la  strettezza  del  tempo,  la  Com- 
missione da  essolui  nominata  per  riferire  intorno  all'Orto  botanico,  trattandosi 
di  un  si  ampio  terreno  e  di  si  numerose  collezioni  quali  si  veggono  registrate 
nel  catalogo  messo  a  stampa,  sia  slata  inabilitata  ad  occuparsene  allrinienli;  ma 
che  tale  omissione  viene  largamente  compensata  dal  plauso  dei  componenti  tut- 
ti la  Sezione  non  solo  ,  ma  di  buon  numero  d' Italiani  e  stranieri  che  hanno 
visitato  quel  Reale  Stabilimento  ,  non  che  dalla  meritata  riputazione  che  gode 
in  Europa. 

Il  Presidente  prof.  Tenore  chiude  la  Sezione  con  parole  di  conimialo  che 
riassumono  le  cose  trattale  nel  corso  delle  adunanze ,  lodando  dei  membri  lo 
zelo,  l'attività,  la  dottrina;  ond'è  che  se  la  Sezione  botanica  non  superò  le  altre, 
certo  che  ad  esse  non  andò  seconda.  Ciascun  ramo  della  Botanica  fruttificò.  .\l 
Gasparrini  dà  lode  di  aver  dato  una  bella  e  distesa  memoria  di  Fisiologia  vege- 
tale ;  e  di  nnalomia  vegetale  al  Parlatore.  Di  Filografia  al  Link  ,  al  Sollazzi ,  al 
Tornabene.  Rammemora  di  aver  egli  col  suo  imovo  genere  Portea  renduto  o- 
maggio  a  quel  della  Porla  ,  che  precursore  di  Galileo  e  di  Newton  ,  non  ebbe 
ancor  monumento  degno  e  meritato.  Del  Tornabene  loda  il  saggio  di  Geografia 
botanica.  Del  Zanardini  i  lavori  algologici.  Del  Meneghini  le  discussioni  dotte  e 
importanti.  Agli  ufficiali  della  Sezione  che  operosamente  adoperaronsi  volge  pa- 
role di  ringraziamento.  Lamenta  la  \icinaora  del  separarsi,  a  cui  conforto  deb- 
be  valere  la  stretta  amicizia ,  la  quale  se  per  jioco  or  si  rallenta  tornerà  nuova 
a  rifaisi  più  tenace  nella  patria  del  grande  Navigatore,  il  quale  se  dai  contem- 


—  908  — 

poranei  non  altro  guiderdone  si  ebbe  che  catene  ed  abbandono,  i  conipatriotti 
di  questo  tempo  rendono  a  lui  la  nicgata  mercede  delle  magnanime  imprese 
innalzandogli  durevole  e  glorioso  monumento.  E  con  augurio  di  prospero  e  ri- 
posato vivere  discioglie  l'ultima  adunanza,  che  ad  esso  applaude  con  animo  af- 
fettuoso e  concorde. 

Dopo  tali  affettuose  e  sentite  parole  l' adunanza  Anale  si  è  sciolta. 

Il  Presidente— Cav.  M.  Tenore 

(  DoTT.  L.  Masi 
1  Segretari  \  ^       ,r      t 

V  Dott.Vjnc.  Tenore 


SAGGIO 
DI   GEOGRAFIA    BOTANICA 

PER    LA    SICILIA 

DEL 

P.    D.    FRAXCESCO    TORNABEXE 

BE^EDETTl«0  f.lSS/.YfSf 
PaOFESSOKB  DI  BOTÀNICA  NELLA  R.  PNIVERSITa'  DEGLI  STUDII  IN  CATANIA 


Mappae  vegetantes  confìciendx  sunt,  ubique  regionem, 
clima,  et  terram  indicante^,  usus  ex  prxdictU  re- 
suUaret  de  natura  tellurio  siimmus  —  Li.n. 


PRENOZIONI  MATEMATICHE 

L  ISOLA  di  Sicilia  è  sita  al  36°37-38"  lat.  N.  e  10'o'-13"20  long.  E.  dal  me- 
ridiano di  Parigi;  appartiene  al  sesto  clima  astronomico:  il  massimo  giorno  in 
tutta  l'isola  è  li  'i3'.'i",  ed  il  minimo  9  '30'll  '.  Presenta  una  forma  triango- 
lare, per  cui  venne  appellata  Trinacria,  Triquetra,  ed  ebbe  i  nomi  di  Sicanìa 
e  Sicilia  da'Sicani,  e  Siculi  popoli  primi  ad  abitarla.  Sta  alla  base  della  Peni- 
sola Italiana  ,  da  cui  è  separata  da  uno  stretto  appellato  Faro  di  Messina  a  SO 
largo  circa  3,000  metri;  dista  dair.Vfrlca  per  il  capo  Iktn  con  una  retta  di  25 

115 


—  910  — 

leghe  in  larghezza  ;  Lipari  piccola  isola  dista  dalla  Sicilia  20  miglia  circa  italia- 
ne, e  106  miglia  l'isolctta  di  Lampedusa  scosta  dal  Capo  Licata  nella  spiag- 
gia meridionale  di  Sicilia. 

Tre  angoli,  che  presenta  l'isola  formano  tre  capi  principali;  cosi  all'O.  capo 
Boeo,  a  SE  capo  Passero,  a  NE  capo  Faro.  I  lati  del  triangolo  sono  bene  cono- 
sciuti nella  loro  lunghezza  ;  cosi  dal  lato  Settentrionale  la  Sicilia  conta  70  leghe, 
dal  lato  rivolto  all'È  conta  44  leghe,  e  dal  lato  SO  65  leghe.  La  superficie  di 
essa  calcolata  dagli  elementi  di  tre  lati  forma  1,392  leghe  quadrate. 

Li  Sicilia  è  la  più  grande  Isola  nel  Mediterraneo,  ma  le  acque  che  la  bagna- 
no hanno  di\  ersi  nomi  ;  così  il  mare  che  la  bagna  al  Nord  è  detto  Tirreno ,  al 
Sud  Africano  ,  all'  Est  Jonio. 

PARTE  GEOGNOSTICA 

La  Geografia  botanica  speciale  riguarda  il  sito  delle  piante  di  una  determi- 
nata abitazione ,  cioè  di  un  segnato  limite  della  terra  ;  con  tale  studio  si  osser- 
va quali  piante  vivono  oggi  in  quel  luogo ,  e  come  stanno  in  relazione  con 
quelle  di  altre  abitazioni;  allora  si  rilevano  le  specie  endemiche,  dalle  spora- 
diche, le  endemiche  aborigeni,  e  le  endemiche  acclimate,  quelle  d'area  estesa, 
e  quelle  d' area  ristretta. 

Più  importante  ricerca  di  questa  dee  farsi  dallo  scrittore  di  geografia  bota- 
nica ,  neir  indagare  la  natura  del  suolo  che  serve  di  stazione  o  di  mezzo  alle 
piante  di  quella  significata  abitazione. 

Da  ciò  mi  è  parso  con>enevole  considerare  la  parte  geognostica  topografica 
di  Sicilia  come  necessaria  ad  esporsi  in  piccoli  quadri ,  e  questa  sotto  circo- 
stanze fisiche  diverse.  Cosi,  bene  conoscendo  come  i  lidi,  le  pianure,  i  rialti,  le 
colline  i  monti  avessero  nella  medesima  abitazione  piante  diCTerenti  per  le  va- 
rie circostanze  climatologichc  e  chimiche,  le  quali  occorrono  in  tali  stazioni, 
ho  giudicato  conveniente  descrivere  la  gcognoslica  formazione  di  tali  luogiii. 

Gii  scrittori  di  Geografia  botanica  generale  volendo  riunire  la  somma  delle 
circostanze  uguali  in  tulle  le  diverse  stazioni  della  superficie  terrestre  l'anno 
divisa  in  varie  parli  che  appellano  regioni  ;  in  tal  maniera  Schow  vedendo  le 


—  Otl  — 

famiglie  naturali  delle  piante  che  dominano  in  alcuni  paesi  con  maggior  pro- 
porzione d'altrove  ,  assegna  a  queste  famiglie  il  nome  di  regioni  ed  ivi  com- 
prende quei  paesi  ove  si  rinvengono.  Cosi  nddininndasi  regione  de'  muschi 
quella  parte  di  Europa  ,  e  d'Asia  vicina  al  cerchio  artico;  regione  delle  ombel- 
lifere,  e  cruciate  la  Europa  centrale,  e  la  Siberia  meridionale:  regione  delle 
labiate  e  cariofillee  le  coste  del  Mediterraneo  ec. 

De  Candollc  considerando  la  diversità  delle  piante  da  un  paese  all'altro,  e  la 
diifìcoltii  a  passare  i  semi  da  una  porle  all'  altra  ove  i  limili  fisici  vi  si  oppon- 
gono, ed  i  climi  sono  differenti ,  ha  diviso  la  terra  in  liO  regioni,  delle  quali 
13  neir  emisfero  boreale  stanno  tra  il  polo,  ed  il  tropico  del  Cancro  ,  30  in- 
tropicali, e  7  neir  Emisfero  australe  fuori  de' tropici  ;  ogni  regione  riceve  un 
nome  suo  proprio,  come  1*  Regione  Artica  ;  2'  Regione  l' Europa  ;  3'  il  Medi- 
terraneo ec. 

Però  osservando  che  la  Sicilia  per  la  poc^n  estensione  occupa  un  punto  nelle 
vaste  regioni  botaniche  stabilite  da  illustri  autori,  sicché  apparterrebbe  ad 
un  limitato  spazio  nella  regione  delle  labiate,  e  delle  carioflllee  di  Schow,  ola 
3'  regione  del  Mediterraneo  di  de  Candolle ,  non  ho  voluto  dividerla  in  regioni, 
ma  ho  rivolto  il  pensiero  alle  stazioni  diverse  che  presenta  la  sua  superficie 
nella  parte  geognostica ,  nella  idrografica ,  ed  aerografica ,  e  tanto  ne  ho  detto 
quanto  può  interessare  il  Botanico,  giovandomi  della  Carlii  geologica  di  Sicilia 
foggiata  dal  chiarissimo  F.  HotTman  ;  poi  venendo  alla  parte  fitognostica  ho  mo- 
strato come  le  varie  stazioni  formate  dagli  elementi  antecedenti  influiscono  sulla 
vita  degli  esseri  vegetali,  e  cosi  ho  dato  una  rivista  alle  piante  che  ivi  precipua- 
mente si  veggono,  non  mancando  di  riguardare  sotto  varii  rapporti  l'insieme 
della  vegetazione  in  Sicilia.  Vivo  sicuro  che  le  minute  osservazioni  sulle  abitazio- 
ni botaniche  prestauo  grandi  aiuti  alle  generali  ricerche  della  geografia  Fisica(r. 

(i)  G.  B.  Fruì  nella  prefazione  alla  sua  Flora  Sicula  ha  deUo  due  parole  sulla  geografia  Iwtanica 
di  Sicilia  che  ha  diviso  in  sette  regioni  colle  corrispondcatì  altezze  in  piedi  parigini;  ma  rispettando 
il  nume  del  chiaro  autore  ,  non  troviamo  sempre  le  sue  idee  consentanee  a'  liitti  :  cosi  abbiamo  allon- 
tanato la  divisione  per  regioni,  e  ci  siamo  soffermati  a  quella  per  stazioni ,  senza  attaccarà  rigorosa- 
mente al  grado  di  altezza  in  ogni  stazione  :  solo  nella  stazione  subalpina ,  ed  alpina  abbiamo  notate  le 
massime  altezze  alle  quali  pervengono  varii  vegetabili 


—  912  — 

§.  I.  LIDI. 

I  punti  principali  tra  i  lidi  di  Sicilia  sono;  dal  capo  Faro  al  capo  Boeo  ,  il 
capo  Rosocolmo,  il  golfo  di  Mciazzo  donde  non  molto  discostano  le  isole  Eolie, 
i  capi  Bùinco,  Catara,  Orlando,  ZafTarano ,  il  seno  di  Ccfalù  ;  i  golfi  di  Termini 
e  Palermo,  i  capi  Gallo,  Rama,  il  golfo  di  Castellammare,  il  capo  S.  Vito,  il 
porto  di  Trapani ,  e  quivi  veggonsi  prossimane  le  isole  Egades  ;  tra  il  capo  Boeo 
e  Passero  si  presentano  i  capi  Feto ,  il  golfo  di  Mazzara ,  la  punta  di  Sorretto , 
la  foce  di  Belice,  il  golfo  di  Sciacca,  ove  nel  1831  surse  dal  mare  un'isola 
vulcanica  alla  latitudine  N.  3711'  e  long.  E.  10°24'  della  Ncritù  :  né  si  dilun- 
ga assai  r  isola  Pantelleria  ;  seguendo  la  costa  si  osservano  le  foci  di  Caltabel- 
lora ,  e  Platani ,  il  porto  di  Girgenti ,  la  foce  di  Naro ,  i  golfi  di  Licata  Terra- 
nova, la  foce  del  Dorillo,  la  rada  di  Vittoria,  Scoglilti,  il  capo  Palo;  tra  il  capo 
Passero,  e  Faro  veggonsi  la  punta  di  Pachino,  la  foce  dell'Abiso,  il  capo  Muso 
di  porco,  il  porto  di  Siracusa,  il  capo  di  S.  Ponagia,  il  porto  d'Agosta,  il  capo 
S.  Croce,  la  foce  del  Giarretta,  il  golfo  di  Catania ,  il  capo  Mulini,  la  rada  di 
Acireale,  il  capo  Taormina,  il  porto  di  Messina. 

Cominciando  dal  capo  Peloro  diremo  che  buona  parte  della  costa  è  composta 
di  banchi  di  sabbia,  o  di  una  roccia  calcarea;  al  capo  S.  Alessio,  e  S.  Andrea 
si  mostrano  delle  rupi  di  calcano  grigio,  come  ancora  alla  punta  di  Pietragala 
dalla  imboccatura  del  fiume  Cantaro ,  sino  al  capo  S.  Croce  troviamo  delle  roc- 
ce vulcaniche  antiche,  o  moderne,  e  dc'banchi  di  sabbia  nella  parte  più  piana. 

Da  Agosta  sino  alla  punta  del  Braccetto  questi  stessi  banchi  di  sabbia  sono 
spesso  interrotti  dalle  rupi  di  calcarlo  terziario  teucro.  Proseguendo  verso  Ter- 
ranova troviamo  sul  littorale  i  più  estesi  banchi  di  sabbia  che  spesso  si  adden- 
trano verso  le  colline;  e  lo  stesso  ancora  si  osserva  sotto  Girgenti.  Da  Terra- 
nova proseguendo  il  corso  del  littorale  fino  a  Trapani  trovansi  parimenti  questi 
banchi  di  sabbia  meno  estesi,  interrotti  da  rupi  di  argilla,  e  marna  argillosa. 
Al  monte  S.  Giuliano  girando  pel  capo  S.  Vito  fino  a  Castellamare ,  ed  indi  dal 
fiume  S.  Cataldo  sino  a  Termini  le  rupi  sul  mare  sono  tutte  di  calcarlo  grigio; 
bisogna  solamente  escluderne  il  littorale  sotto  Partenico,  ove  anche  vi  sono 


-  913  — 

estesi  banchi  di  sabbia,  e  quelli  di  Palermo  alla  Baglicria,  e  del  piccolo  polf" 
di  Solanto  ove  si  veggono  de' depositi  di  arenaria  concliiglifera:  da  Termini 
sino  al  capo  d'Orlando  solamente  a  Ccralii  riconìparisce  lo  stesso  calcariu  gri- 
gio ,  e  tutto  il  resto  della  costa  ù  interrotto  da  una  pietra  calcarla  bianca  più  o 
meno  compatta.  Da  capo  d'Orlando  sino  ad  Olivieri  Irovansi  sul  mare  altre 
rocce  di  gneis,  scisto-micaceo,  e  scisto  argilloso;  da  questo  punto  sino  a  Melazzo, 
eccettuato  il  capo  dello  stesso  nome  formato  da  una  roccia  tutta  particolare, 
quasi  sino  a  torre  di  Faro  lungo  il  littorale  non  si  trovano  cbe  banchi  di  sab- 
bia. Finalmente  le  trefìne  o  lave  vulcaniche  eruttate  dall'  Etna  si  vedono  nei 
lidi  di  Catania. 

§.  II.  I.E  PI.\MRE. 

i.e  pianure  di  Sicilia  non  sono  assai  vaste  :  le  pili  estese  sono  quelle  di  Me- 
la/zo  e  Catania  al  NE.  dell'isola  di  Siracusa,  al  SE.  di  Terranova,  al  S.  restano 
inferiori  a  queste  quelle  di  Girgenli,  Castelvetrano ,  Trapani,  Partenico,  Pa- 
lermo. 

Queste  pianure  essendo  circondate  da  monti,  da  colline  e  da  rialti,  o  pros- 
sime al  mare,  la  loro  natura  varia  come  varia  la  costituzione  geologica  degli 
anzidetti  siti;  cosi  nelle  pianure  di  Melazzo  circondate  di  rocce  primitive  pre- 
domina la  silice,  e  lo  stesso  si  avvera  in  quelle  di  Terranova  ,  le  quali  sono 
circondate  da  gres.  In  quelle  di  Palermo,  e  di  Partenico  predomina  l'argilla 
mista  al  carbonato  calcare.  In  quelle  di  Trapani,  di  Castelvetrano  e  di  Siracusa 
il  calcano  predomina  sull'argilla;  linalmcute  nelle  pianure  di  Catania  col  cal- 
cario,  e  coU'argilla  si  trovano  misti  i  prodotti  vulcanici  da'quali  essa  ripete  la 
sua  grande  fertilità ,  e  la  sua  natura  particolare  molto  diversa  dalle  altre  enun- 
ciate. Questa  pianura  prende  diversi  nomi  secondo  i  paesi  cui  per  divisione  ci- 
\ile  si  appartiene,  come  pianura  di  Caltagirone,  Mineo  e  simili.  Molte  estensioni 
di  terreno  vengono  in  Sicilia  appellate  pianure;  ma  questo  termine  è  impro- 
prio perché  sono  piuttosto  delle  valli  più  o  meno  estese  circondate  da  rialti ,  e 
da  coUine:  tali  sarebbero  l'agro  Icontino  ,  le  pianure  di  Aidone,  Piazza,  Ber- 
rafranca,  e  simili. 


—  914  — 

§.    ni.    RIALTI. 

La  supprficie  della  Sicilia  siccome  oltre  una  catena  di  montatane  e  di  vallate, 
cosi  ci  siamo  a^^isati  distinguere  le  elevazioni  in  rialti,  colline  e  monti.  Col  no- 
me di  rialti  intendiamo  que'luoghi  che  si  elevano  da  30-100  tese  sul  livello  del 
mare  ;  col  nome  di  colline  quelle  che  sono  da  100-200  tese  sul  detto  livello,  e 
presentano  convessità  alla  cima  ;  monti  alla  fine  diconsi  quelli  che  superano  le 
200  tese,  ed  anno  una  base  considerevole,  de  versanti,  e  delle  cime  più  o 
meno  acute. 

l  rialti  di  Sicilia  sono  formati  da  poche  rocce.  Un  gres  secondario  friabile 
stritolato,  ridotto  ad  arenaria  misto  ad  argilla  e  terriccio,  feracissimo  di  belle  e 
preziose  derrate,  fra  le  quali  biade,  cotoni,  ulivi,  frutti,  presentansi  nelle  alture 
di  Carcaci,  Miraglia  ,  Spanò  ,  Adernò,  Biancavilla,  Licodia,  Gagliano,  foresta 
di  Troina  e  della  Placa.  Dal  detrito  di  questa  roccia  una  quantità  di  ciottoli  si 
viene  formando  che  dalla  contrada  di  Carcaci  sembra  discendere  sino  a  Pater- 
nò  come  un  suolo  alluviale:  vi  si  uniscono  cioltolini  di  quarzo  lattiginoso,  ed 
una  pudinga  color  giallognolo.  L'arenaria  con  fucoidi  costituisce  le  alture  di 
Gansi,  Francavilla,  Malvagna:  e  l'argilla,  e  la  marna  argillosa  quelle  di  S.'  Ca- 
tarina. 

§.  IV.  COLLDiB. 

Dando  un  guardo  alle  rocce  che  predominano  nella  topografia  di  Sicilia  veg- 
giamo  nelle  tre  valli  principali  che  la  dividono,  cioè  nel  vai  di  Noto,  Mazzara 
e  Demone,  alcune  che  vi  spesseggiano;  cosi  nella  prima  è  frequente  il  calcareo  . 
nel  secondo  l'argilla,  nel  terzo  la  formazione  giurassica;  ma  l'argilla  trovasi 
cotanto  sparsa  in  tutte  e  tre  le  valli,  quanto  può  dirsi  costituire  metà  della  to- 
pografia dell'Isola.  Il  calcano  di  Siracusa  e  vai  di  Noto  forma  le  colline  di 
Rosso  d'uovo  presso  Sortino,  e  la  buona  parte  delle  colline  nel  vallo  sopra 
indicato  ;  il  qual  calcareo  presentasi  tenero,  e  bianco  alia  superficie ,  più  duro 
neir  interno  ,  ma  sempre  di  struttura  granosa ,  coperto  dal  Thi/mm  capitatui 
HutTman . 


—  915  — 

Molte  colline  nel  vnl  di  Mazzara  da  Favarc  a  Girgenti  sono  di  ai';,'illa  e  mar- 
na argillosa;  e  1'  arenaria  soprastà  al  calcarlo,  ed  all'ar^'ilhi  nelle  colline  di  Piaz- 
za, Aidone,  S.  FilipiK)  d' Ardirò,  Nicosia,  Sperlinga,  Cerami  :  ivi  si  mescola 
all'argilla,  e  tanto  nelle  elevazioni  quanto  nel  basso  terreno  diventa  un  suolo 
ferace,  ed  utile  all'agricoltura;  sotto  tale  formazione  le  colline  di  Cìfali ,  e  Ter- 
reforli  presso  Catania  diventano  incantevoli  per  la  cultura. 

L'argilla  blu  si  vede  in  molte  colline  da  cui  sorge  il  gesso,  come  in  quelle 
vicino  Sutera,  Cattolica,  Centorbi;  ivi  lo  Zolfo,  la  Legnile  trovansi  in  banchi 
come  nelle  colline  vicino  Caltanissetta ,  Piazzi ,  Vizziui,  Saleni,  Castrogiovan- 
ni ,  Centorbi. 

§.  V.  MONTI. 

Se  la  superficie  della  Sicilia  può  dirsi  formata  di  alto  terreno,  pare  che  la  co- 
noscenza geognostica  di  questa  tisica  posizione  altamente  interessi  al  Botanico. 

Le  montagne  di  S.  Giuliano  a  Calascibetta,  quella  Sambucino  n  Capo  d'Arso, 
quella  di  Castrogiovanni ,  Calascibetta,  Assaro,  Tavi,  Argirò  sono  formate  dal- 
l'argilla, e  marna  argillosa. 

Un  calcarlo  grigio  costituisce  il  gruppo  delle  Madonie,  o  monti  Nettunii;  e 
questa  roccia  forma  i  monti  di  Taormina,  di  S.  Calogero  ,  Sciacca,  Cammara- 
ta,  S.  Giuliano,  Cofano,  monte  Cuccio  ,  monte  Pellegrino,  monte  Grifone, 
Caccamo,  Caltauluro,  .\rtesio,  Mezzojuso,  monte  Vergini  ed  altri.  L'arenaria 
con  fucoidi  forma  i  monti  Erei  o  di  Caronia,  distinti  peri  boschi  folli  e  densi. 
Le  montagne  Dinnamniare  e  Scuderi  presso  Messina  appartengono  alla  pneis, 
come  dalle  loro  velie  discoprcsi. 

Il  micascisto  comparisce  alla  superficie  del  suolo  siciliano  ,  e  forma  le  mon- 
tagne di  Ali,  e  tutte  quelle  del  Distretto  di  Castroreale  sino  a  Patti;  mentre  lo 
scisto  argilloso  forma  le  montagne  di  Scaletta  a  Mili ,  e  lo  gneis  l'angolo  del 
Peloro  per  attaccarsi  alle  mont.igiie  di  Calabria. 

Passando  a  considerare  le  montagne  vulcaniche,  osserviamo  solo  1'  Etna  ar- 
dente in  Sicilia.  La  base  di  questa  montagna  si  conta  di  93  migUa  siciliane  circa 
in  circonferenza,  e  l'altezza  di  due  miglia  e  mezzo  circa  ;  per  Settentrione  e  Po- 


—  916  — 

nonio  ha  una  catena  di  montagne  secondario  della  formazione  giurassica;  a 
Mezzogiorno  giace  sul  terreno  allu viale,  detto  piana  di  Catania;  e  per  Oriente 
e  bagnati  dal  mare  .Ionio. 

Due  sistonii ,  il  feispatico  ed  il  pirossenico  costituiscono  la  natura  di  tulle 
lo  lavo  vulcaniciio  doli' Etna  :  il  primo  ó  anteriore  al  secondo.  L'Etna  può  dirsi 
un  gruppo  di  monti  ordinariauicnlc  di  forma  conica ,  che  ci  danno  frequente- 
mente a  vedere  il  cratere  di  una  estinta  eruzione. 

1.0  masse  delle  montagne  sono  di  solida  lava  coperta  da  scorie,  e  lapillo:  le 
vallate  interposte  tra  queste  monl.ignc  sono  di  orride  lave  a  correnti,  a  grandi 
masse  staccate  ora  con  scorie  ,  ora  con  lapillo.  Lo  stosse  lave  si  presentano 
sotto  diversi  aspetli  nelle  correnti;  mentre  la  parte  inferiore  è  solida  compatta, 
la  superiore  scoriforme,  ruvida,  ondeggiante,  continua,  qualche  volta  in  la- 
stroni o  in  pezzi,  ed  ora  in  grandi  masse  sollevate,  che  lasciano  caverne,  grotte, 
cunìcoli ,  avvallamenti ,  o  elevazioni  a  punte  prismatiche. 

ìji  lava  contiene  minerali  diversi ,  e  sebbene  inferiori  nel  numero  a  quelle 
del  Vesuvio  in  Napoli,  tuttavia  sono  interessanti  per  il  Vulcanologista ,  e  per  il 
Minerologo. 

Or  tanto  i  monti  quanto  le  valli  dell'  Etna  sebbene  si  presentano  orridi  al 
guardo  ed  infecondi  ne'  primi  anni ,  dopo  il  lasso  di  alquanti  si  alterano  nella 
superficie;  ricevendo  il  terriccio  vegetale  si  veggono  coperti  da  folti  boschi, 
verdi  vigneti,  rigogliosi  pometi  ,  e  variopinti  fiori.  Così  mentre  il  materiale 
vulcanico  rcndesi  utile  all'arte  edificatoria,  diventa  utilissimo  all'agricoltore  ed 
al  botanico  per  la  influenza  del  suolo  sulla  vegetazione. 

A  considerare  la  oreografia  di  Sicilia,  vediamo  tutti  i  suoi  monti  diretti  da 
Levante  a  Ponente,  vediamo  altresì  gli  Appennini,  i  quah  traggono  origine 
dal  golfo  della  Spezia  nella  loro  parte  meridionale,  dividersi  in  varie  branche, 
delle  quali  una  diretta  al  Sud  giunge  sino  al  capo  delle  Armi  nell'estremità  delle 
Calabrie,  e  di  essa  sono  una  concatenazione  i  monti  Nettuni  della  Sicilia  ;  i  quali 
al  Settentrione  dell'Isola  divisi  in  tre  gruppi  si  dirigono  verso  i  tre  capi  della 
stessa;  l'Etna  entra  al  Sud  nel  sistema  di  essi,  e  forma  poi  im  gruppo  isolato 
all'Est  dell'Isola,  e  cosi  tutte  le  nostre  montagne  formano  l'estremità  degli  Ap- 
pennini. 


—  917  — 

Ecro  pertanto  alcune  prinripali  aìlvno  dell'Isola  ,  tanto  per  monti  ,  quanto 
per  paesi  in  pieili  pari;;iui. 


i.roi;iii 

V  DM  1 

ALTEZZE 

ove  si  trovano 

ossEiiy.izi'/yf 

Etna 

102:J0p 

sull'Etna 

Le  altezze  diverse  osservate 

Torre  del  Filosofo 

91)00 

i<l. 

sull'Etna  sono  cstratlc  dalla 
Bibl.  Univers.  de  Genève  t.  XII 

l'iano  del  la^o 

S(ii)0 

i:l. 

Mctercolocia  pag.  34.  notizie 
del  sig.  Schow  da  Danimarca, 

riin|)a  del  Itarìle 

79i8 

id. 

Tiiiipa  dell' Albaiiello 

7800 

id. 

e  dalla  di  Ini  op<*ra  Clima  ti'I- 
/a/m.  voi.  1  Copenaghen  1841. 

(ierrita 

0820 

id. 

L'Etna  si  prfsenta  bicorne, 

Triroslietlo 

GODO 

id. 

dal  punto  più  basso  del  detto 
la  montagna  si  eleva  djl  mare 
10171  secondo  le  reiterate  os- 

JIomU- Avoltojo 

6200 

id. 

Serrapiz/uta  (lalvarina 

.'Ji'iOO 

id. 

servazioni  del   Barone    Wal- 

llolli    di   Zafarana  ,   e 

tliersausen. 

L'altezza  dell'Etna  è  varia- 

S.  (jiaeotno 

.'il  00 

id. 

bileognìannu:  sicura  e  costan- 

Piano della  Kuttara 

uOOO 

id. 

te  è  la  Torre  del  Filosofo. 

Vinazzi 

4300 

id. 

Alcune  altezze  dell'  Etna  ci 

sono  state  donate  dal  Barone 

Monte  Lauro 

22;jg 

pres.Bucclierini 

Waltcrshausen  ,  il  quale  con 

IMonle  S.  Venera 

2373 

id. 

molta  diligenza  ha  formau  una 
carta   topogralica   della    detta 
montagna  :  ivi  sarà  per  dare  le 

Uinnaiiiarc 

2920 

nelle  Madonic 

.Monte  Scuderi 

299i 

1-/. 

elevazioni  di  400  e  più  monti 

Itaganna 
Sarro 

3000 
3000 

sull'Etna 
id. 

clic  formano  il  complei>so  del 
vulcano. 
Molto  ci  ha  giovato  per  le 

Monti-Rossi 

2931 

id. 

medesimealtezze  l'opera  di  Fe- 

Monte  l'ellegrino 

19(i3 

presso  Palermo 

dcricolIoirm;in.,4n:AiV/u/-  3fi- 
nemh^ie^Geogitosic,  Berghau 

Monto  Cuccio 

3257 

id. 

unii  H'Ulten-kunilc  ,  Berlin 

Fasano 

672 

sull'Etna 

,S3s. 

trifali 

222 

presso  Catania 

Castagno  di  cento-ca- 

valli 

21 46 

s\dr  Etna 

(irotta  delle  capre 

5107 

id. 

Valledellìove  inciiua) 

8808 

id. 

Rocca  di  Musarra 

•4672 

id. 

Monte  Sarnpieri 

33oo 

vicino  Callauturo 

Monte  ISusainbra 

4839 

nelle  Cladonie 

Pollina 

2382 

vicino  Cefalu 

Pizzo  di  Puleriuo 

o936 

nelle  MadQuie 

116 


—  918  — 


C.ONTHAIIA 

ABITAZIONE 

ALTEZZE 

a  cui  rispondono 

OSSERVAZIOM 

Casa  degli  IngU-si 

902,8 

all'Ksl  sidrmna 

La  caso  degl*  Infìlcsi  non  e 

Milo 

3()()() 

/(/. 

the  tiimcomodaabìtazìone  per 

r.allauturo 

3:Vi8 

i(ì. 

ì  viag^ìutori  i  quali  si  portano 
a  visitare  il  Cratere  tlelT  lìt- 

ZatVarana 

1850 

al  Sud  sull'Etna 

iia  ;  ma  ivi   multi  anni  s>niu 

S.  Nicola 

2()Ì1 

ili. 

stiito  a  dimorare  un  mese   e 
gitimi  sen^'.'alenn  tletrimeuto. 

Polizzi 

-2&n 

ili. 

S.    Nieola  6   nti  casamento 

Nii'olosi 

■iVMì 

id. 

ove  abitano  molte  persone.  Le 

Tro  castagni 

ICHO 

id. 

elevatezze  ili  (jnestc  due  abit.t- 
zioni  ci  sono   state  date   dal 

Torre  di  Grifo 

IGOO 

ili. 

Bar.  Waltherhausin. 

Mascaluci 

132;ì 

ili. 

Girgcnli 

2103 

Etna 

Caslrogiovauui 

1881 

id. 

Broiite 

2.j40 

id. 

Malcllo 

3285 

id. 

Raiidazzo 

25.ÌO 

id. 

Lingua  grossa 

1G19 

id. 

Piedimonte 

1108 

id. 

Mola 

1187 

id. 

PARTE  IDROGRAFICA 

§.   I.   M.VRI. 

La  distribuzione  geografica  de'niari  stabilita  da  llory  deSaint-Vinceut  fa  cono- 
scere come  la  Sicilia  fosse  bagnata  dal  Medilei'raneo  propriamente  detto ,  e  stia 
in  quella  parte,  o  in  quel  tratto  di  mare  die  separa  l'Europa  dall'Africa. 

Ad  un  geografo  botanico  poco  interessa  lo  studio  dell'alto  mare  nella  sua 
regione  ;  ciò  s' addice  a  colui  che  considera  la  geografia  fisica  in  tutti  i  suoi 
rapporti.  Poi  il  Mediterraneo  è  stato  appena  studiato  sotto  i  rapporti  fisici ,  e 
naturali:  solo  qualche  costa  è  stata  visitata  da' Zoologi,  e  qualcuna  da' Botani- 
ci [1).  Dico  solo  che  ii  triplice  mare  di  Sicilia  non  essendo  lontano  per  ogni 


(i)  ./ilgae  maris  Medilerranei ,  et  adriatici  Porisiis.  i8i!.  Auct.  2.  5.  Agor 


■dli. 


—  919  — 

parte  dalle  terre,  cosi  quest'Isola  si  trova  nel  caso  d'esibire  varie  piante  delle 
roste  d'Africa  ,  e  delle  due  rive  delia  penisola  italiana.  Basta  ad  esempio  che 
sotto  le  acque  delle  nostre  coste  sono  frequenti  la  Caulinia  oceanica ,  la  Fuca- 
grostis  major ,  la  Zostera  nodosa,  il  Sargassum  bacciferum,  la  Furcellaria  ìumbri- 
calis,  il  Qramium  rupestre  ,  ec.  ec. 

L'attrazione  planetaria  su  i  mari  di  Sicilia  può  vedersi  ben  chiara  ne'golG 
aperti  conte  in  quello  di  Catania,  o  dove  la  influenza  de' due  mari  obbliga  le  due 
correnti  a  spingersi  le  une  contro  le  altre,  come  nel  Faro  di  Messina. 

Vari  golQ  e  diverse  rade  di  Sicilia  sono  pericolosi  per  l'azione  impetuosa  dei 
venti,  ma  le  correnti  costanti,  periodiche,  o  accidentali  quali  possono  far  mu- 
tare la  Gsionomia  a' mari  secondo  Lecoq  (1),  veggonsi  poco  influire  su  i  nostri, 
poiché  i  flumi,  le  sorgenti  perenni,  le  alluvioni,  stante  la  piccolezza  della  su- 
perficie terrestre  dell'Isola,  ed  i  medesimi  ritiramenti  delle  acque,  interessano 
per  poco  le  nostre  rive. 

§.    U.    FIUMI. 

Abbenché  la  superficie  della  Sicilia  possa  dirsi  un  alto  terreno,  ed  i  fiumi  do- 
vrebbero trovarsi  a  grandi  volumi  nel  basso  terreno  ;  tuttavia  la  poca  ele\  azione 
delle  montagne,  il  grande  numero  de' loro  gruppi  rende  le  acque  superficiali, 
e  diramate:  quindi  la  massa  delle  acque  in  Sicilia  è  considerevole  nell'assie- 
me, e  di  poco  conto  nelle  divisioni.  11  fiume  che  sbocca  nel  mare  Tirreno  vi- 
cino Termini ,  il  Salso  che  sbocca  nel  mare  Africano  vicino  Alleala  sono  i  più 
grandi  dell'  Isola  ,  l'uno  e  l'altro  traggono  origine  dalle  Mndonie.  Il  Simeto  o 
Giarretta,  l'Abiso,  Aci  nella  costa  Orientale;  ilBelice,  Platani,  Caltabellora , 
Naro  ,  Dirillo  nella  costa  SO;  ed  il  fiume  Oreto ,  e  Pollina  nella  costa  Setten- 
trionale. 

Ognuno  di  questi  nelle  piene  cosi  dette,  cioè  nell'ingrossamento  prodotto  o 
da  scioglimento  di  nevi ,  o  da  copiose  [liogge  reca  spesso  strage,  e  devasta- 
mento; e  ciò  principalmente  in  quei  luoghi  dove  le  montagne  sboscate,  le  terre 

(i)  Elemtnis  de  Geologie,  et  Ifydrognphie  rol.  i°  in  4°  pag.  4C  Bruxelles  1839. 


—  920  — 

dissodate  danno  più  libero  coi"So  alle  acque.  Esse  (cngono  sciolti  buona  parte 
de' principi,  che  compongono  il  suolo  delle  loro  sponde. 

I.a  vegetazione  entro  queste  acque  è  da  per  tulio  (piasi  la  slessa,  nicnlrc  le 
specie  finora  conosciute  sono  poche,  ed  in  vari  siti  uniformi.  Celebri  ncll'anti- 
rliità,  e  bene  studiati  da'nolanici  sono  il  tìunx?  Ciane,  e  l'Anapo  famoso  per  la 
vegetazione  del  Papynts  antiqiwrum  presso  Siracusa. 

§    111.    PVI.IDI. 

Se  la  vegetazione  ne' fiumi  di  Sicilia  non  è  variata,  quella  de' luoghi  padulosi 
poi  trovasi  molto  ricca  di  generi ,  e  specie  ;  poiché  la  differente  natura  gcpgno- 
stica,  e  l'umidità  servono  di  favorevole  stazione  a  vari  vegetabili. 

Le  paludi  sono  frequenti ,  ma  piccole  ;  e  possiamo  dire  che  presso  alle  sponde 
di  ogni  rivo  perenne,  o  temporario ,  che  nella  stagione  piovosa  ingrossato  riuni- 
sccsi  all'alveo  di  un  fiume,  si  veggono  paduli;  per  tal  motivo  l'aere  di  Sicilia 
puro  secco,  trovasi  magagnato  in  certi  punti. 

Le  paduli  di  maggiore  estensione  sono  i  pantani  presso  Catania,  (|U('III  presso 
Terranova,  Spaccaforno,  le  pantanelle  vicino  Siracusa,  il  Gurgo  di  Carcaci 
presso  Lercara,  e  le  paduli  di  Vallelunga ,  Colomba.  Progredendo  1"  agricoltura 
saranno  disseccate  con  raccorrò  le  acque  ad  un  centro ,  per  inalTiarc  terreni  utili 
alla  prosperosa  agricoltura. 

Tutti  gli  stagni  con  acque  placide  sono  coperti  dalla  Lemma  gibba,  e  Lemma 
trisulca ,  piante  che  appartengono  a  tutte  le  acque  stagnanti  della  Zona  tem- 
perata. 

§  IV.    LAGHI. 

I  laghi  di  Sicilia  sono  piccoli  siccome  i  fiumi,  ed  i  più  grandi  sono  il  Bi- 
viere  di  Lentini,  il  Pergusa  di  Castrogiovanni ,  il  Naftia  presso  Patagonia  con 
acque  solforose;  quello  di  Camerana  presso  santa  (Iroce,  di  Catellaro  presso 
Mineo. 

Le  acque  di  questi  laghi ,  ))rincipalmente  quelle  del  Bivierc  si  veggono  dimi- 


—  9-21  — 

nuire;  legge  osservata  da  Ix>coq  nel  lago  di  Neucliatel ,  di  Annecy,  di  Oc  (1) 
perché  derivano  dalie  montagne  clic  seco  nello  scolo  trasportano  materiali ,  e 
producono  interramenti. 

La  vegetazione  de'Iaghi  è  quasi  uniforme  a  quella  delle  paludi.  La  pianta  vol- 
gare ne'Iaghi,  e  nelle  acque  che  fluiscono  placide  ù  la  Zannichellia  palustris. 

§  V.    >EVI. 

Le  ghiacciaje  che  veggonsi  sopra  le  alte  montagne  delle  Alpi ,  e  degli  Apen- 
nini ,  non  si  trovano  su  i  monti  della  Sicilia ,  e  solo  le  nevi  si  conservano  an- 
che nell'està  nelle  grandi  fenditure  della  regione  elevata  dell'  Etna  ,  e  delle  Ma- 
donie. 

-Nulla  possiamo  dire  de' vegetabili  esclusivi  di  questa  stazione,  non  essendosi 
mostrata  veruna  specie  a' Botanici  che  ivi  gettasse  le  radici. 

PARTE  AEROGRAFICA 

Le  osservazioni  numerose  e  costanti ,  le  quali  possono  farci  conoscere  il  clima 
d'un  luogo  con  precisione,  si  posseggono  per  le  sole  città  di  Palermo  e  Cata- 
nia, mentre  per  Messina  ed  altri  luoghi  sono  poche;  tuttavia  ci  daranno  ap- 
prossimativamente r  idea  del  clima  siciliano. 

—  Il  cielo  dell'isola  è  incantevole:  i  giorni  lucidi  e  belli  sono  più  numerosi 
di  quelli  piovosi,  per  cui  fu  delta  .Sicilia  isola  cM  sole. 

—  Le  piogge  non  sono  copiose,  ma  quanto  bastano  a  rendere  fecondi  i  cam- 
pi ,  la  di  cui  geognosia  ha  mostrato  essere  formata  di  rocce  che  trattengono  a 
lungo  l'umidità. 

—  Le  piogge  non  hanno  lunga  durata ,  ma  a  brevi  intervalli  spesseggiano 
nell'iinerno,  diminuiscono  in  primavera,  cessano  quasi  del  tutto  in  està,  rico- 
minciano con  frequenza  nell'autunno.  I  giorni  piovosi,  per  i  calcoli  eseguiti 
dal  signor  Schouw  sul  Clima  d' Ilenia,  sono  in  Sicilia  in  ogni  anno  0,03 — 0,06. 

(i)  Op.dt.  (aj.  4i.  i. 


—  922  — 

—  Il  vento  di  SE  pare  essere  prcdominanle  nell'isola,  il  quale  si  accompa- 
gna all'umido,  e  ne' mesi  estivi  ed  in  quelli  invernali  diventa  assai  incommo- 
do.  Pure  questo  ^enlo  non  6  il  più  molesto  a  tutl'i  paesi.  Cosi  il  vento  di  E. 
travaglia  nella  stagione  estiva  la  città  di  Trapani ,  quello  di  O.  Catania ,  e  quello 
di  SE  Palermo. 

Le  osservazioni  meteorologiche  in  Palermo  sono  state  eseguite  nel  R.  Osser- 
vatorio astronomico,  la  di  cui  altezza  sul  livello  del  mare  è  72,  73  metri  (1).  In 
una  tavola  presentiamo  il  medio  di  43  anni  d'osservazioni  costanti  eseguite  in 
due  serie:  la  1"  comincia  dal  1796—  1825,  la  2*  dal  1826  —  1811. 

Palermo  è  sita  alla  lat.  num.  38'  6'  44"  ed  alla  long.  6"  31"  1'  0"  dal  meri- 
diano dell'isola  Ferro;  il  suo  massimo  giorno  è  14'' 46',  il  minimo g""  27';  l'ago 
magnetico  declina  15°  0,  la  media  annua  temperatura  è  13'  8  R.  ma  riferita 
questa  al  centro  della  città  colle  correzioni  eseguite  dal  sig.  Scbouw  è  17°  30, 
nell'inverno  è  11,  4,  in  primavera  15,  0,  in  està  23,  6.  L'altezza  media  del  Ba- 
rometro in  ogni  anno  è  735 ,  51  millimetri.  La  media  annua  quantità  d' acqua 
ottenuta  dalle  piogge  è  28,  71  pollici  inglesi,  e  secondo  Schouw  71 ,  42  poli, 
francesi,  nell'inverno  la  massima  è  12  ,  38,  la  minima  4,  CO  ;  nell'està  la  mas- 
sima 2,  68,  la  minima  0,  04.  I  giorni  piovosi  nell'inverno  0,  37,  in  prima- 
vera 0,  22,  in  està  0,  06,  in  autunno  0,  35;  la  massa  media  annua  delle  nuvole 
33.  vedi  tav.  1." 

Le  osservazioni  meteorologiche  per  il  clima  di  Catania  sono  state  eseguite  dal 
1817  —  1826  nella  privata  abitazione  del  sig.  E.  Gemellaro  (2),  ed  indi  dai 
Direttori  dell'Osservatorio  Meteorologico  nella  R.  Università  degli  studii  in  Ca- 
tania ;  userò  de'  risultati  ottenuti  nel  decennio  sopra  indicalo ,  esponendo  in 
una  tavola  il  massimo  medio  e  minimo  della  temperatura  e  della  pressione  at- 
mosferica, la  direzione  de' venti,  il  numero  de'giorni  piovosi  e  sereni. 

Catania  giace  alla  latitudine  num.  37'  30'  15',  5  e  longitudine  E.  32"  46' 
0"  dell'isola  Ferro.  11  suo  massimo  giorno  è  14''  42'  3  ed  il  minimo  9'"  31'  0. 
L'ago  magnetico  declina  13°  17',  15  millimetri,  inclina  54"  14'  43  '.  11  vento 

(i)  Annuario  del  R.  Osservatorio  di  Palermo  per  l'anno  iS^S  in  12,  pag.  184. 
(1)  Atti  dell'  Accademia  Gioenia  di  Catania  voi.  VI  pag.  i35  j  dima  di  Catania. 


—  923  — 

NO  ù  il  più  dominante  e  sereno  nell'inverno,  quello  di  NE  tempera  i  calori 
estivi,  quello  di  E  e  SO  recano  piogge;  il  vento  di  N.  riufresca  le  notti  di  està; 
quello  di  O  è  il  vento  di  primavera  ;  ed  il  SE  caliginoso  umido  annoja  gli  uo- 
mini, nuoce  alle  piante.  L'ovest  nell'estri  è  caldissimo,  travaglia  la  vegetazio- 
ne, 0.  mostra  alla  città  quanto  è  vicina  all'Africa.  La  temperatura  media  e  lti° 
27  R.  secondo  Gcmcllaro,  i  signori  W'allliorsausen  e  Peters  li.-iniio  trovato 
essere  18'  1  R;  il  sig.  Scliouw  mettendo  in  opera  le  necessarie  correzioni  porla 
la  temperatura  media  annua  10'  73,  nell'inverno  ad  11 '4,  in  primavera  a  lo' 
e  in  està  23°  6,  in  autunno  19°,  1  ;  e  la  differenza  tra  l'està  e  l'inverno  12°  2. 
La  quantità  di  pioggia  media  in  ogni  anno  21c ,  42,  e  nell'inverno  la  massima 
è  121' ,  38,  la  minima  4i'  CO;  nell'està  la  massima  21"  ,  08,  la  mìnima  Di'  ,  01.  I 
giorni  piovosi  nell'inverno  sono  0,37,  in  primavera  0,22,  in  està  0,00,  in  autun- 
no 0,  3o,  ed  il  medio  de' giorni  sereni  nell'anno  è  174,  quello  de'piovosi  03. 
L'altezza  media  del  Barometro  secondo  Gemellaro  è  29  e  83  pollici  inglesi , 
e  secondo  i  signori  Walthersausen  e  Peters  762,  32  millimetri.  Vedi  tav.  2.' 

Poche  osservazioni  sono  state  eseguite  in  Messina  dal  signor  Gioachino  Ar- 
rosto nella  privata  sua  casa  elevata  dal  mare  20  piedi  parigini.  Messina  e  sita 
al  38",  1  lat.  N.  e  33'  41'  long.  E  dal  meridiano  dell'isola  Ferro;  la  media  an- 
nua temperatura  è  18°  20,  nell'inverno  13',  0,  in  primavera  16°,  1 ,  in  està 
18',  4  ,  in  autunno  20,  3  ;  la  differenza  tra  l'està  e  l'inverno  è  10',  4.  I  gior- 
ni piovosi  nell'inverno  sono  0,ol ,  in  primavera  0,20,  in  està  0  ,  00  in  au- 
tunno 0,  17. 

Alcune  osservazioni  meteorologiche  sono  state  eseguite  in  Nicolosi  dai  fratelli 
Gemellaro.  Nicolosi  piccolo  villaggio  dell'Etna  silo  alla  latitudine  N.  37'  31' 
longitudine  E.  32°  45'  dal  meridiano  dell'Isola  Ferro,  conta  per  annua  media 
temperatura  18",  01,  nell'inverno  8",  37,  nella  primavera  lo°,89,  nell'està 
27",  8.'i,  nell'autunno  19',  04.  La  media  quantità  annua  di  pioggia  caduta  è 
14''  ,  J)0.  I  giorni  piovosi  nell'inverno  sono  0,  41,  in  primavera  0,  29,  nell'està 
0,03,  nell'autunno  0,  27. 

Poche  osservazioni  furono  eseguite  nel  1811  dal  signor  Mario  Gemellaro 
alla  Casa  degli  Inglesi,  la  quale  è  una  comoda  abitazione  sull'Etna  alta  sul  livello 
del  mare  9,  202  piedi  parigini,  e  secondo  altri  9028  piedi.  Essa  e  situati  alla  la- 


—  924  — 

litudine  N.  37',  32  e  longitudine  K.  32",  ili'  dell'isola  Ferro.  La  media  annua 
temperatura  è  —  1'  30;  nell'inverno  —  8",  60;  —  2,"  72  nella  primavera  ; 
-f  6",  CI  nell'i'slA; —  0,"  Gi  nell'autunno. 

Il  signor  Scliouw  mettendo  a  paragone  le  poche  osservazioni  indicate  con 
quelle  d'altri  luoghi  d'Italia  ne  inferisce,  che  tre  linee  isotermiche  orizzontali 
passano  per  Sicilia.  La  prima  a  17"  tra  Napoli  e  Messina  presso  a  poco  a  40°  4 
latitudine,  lasciando  Palermo  come  una  eccezione  locale.  I>a  seconda  passa  a 
18'  al  nord  di  Messina  presso  a  poco  a  38"  6'  latitudine.  La  terza  a  19°  nella 
parte  meridionale  di  Sicilia  un  poco  al  N.  alla  latitudine  37". 

11  medesimo  Scliouw  osserva,  che  le  linee  isotermiche  verticali  che  possono 
dcdursi  dalle  osservazioni  fatte  contemporaneamente  tra  l'Etna  e  Catania,  tra  Pa- 
lermo ed  i  monti  Ncbrodi,  e  precisamente  colla  montagna  detta  Pizzo  delle  case, 
sono:  per  i  primi  ad  ogni  436  piedi  un  grado  centigrado  pari  a  19",  5  R;  e  per 
i  secondi  ad  ogni  491  piedi  un  grado  centigrado.  E  coraechè  queste  linee  do- 
vrebbero portare  l'uguale  lunghezza  al  medesimo  grado  centigrado,  ci  ne  in- 
ferisce poter  ciò  derivare  da  varie  cause  dipendenti  dagli  strumenti  coi  quali  si 
è  osservato,  dal  luogo  dell'osservazione,  e  dal  numero  delle  date  necessarie  a 
stabilire  tutto  ciò;  cosi  opina  che  per  il  clima  d'Italia,  di  cui  forma  parte  Sici- 
lia, doversi  stabilire  ad  ogni  '620  piedi  1"  G. 


925 


PARTE    BOTANICA 
CAPO    PRIMO 

DELLE     STAZIONI 

Il  cliiiw  (li'lla  Sicilia  (la  quanto  si  osserva  è  assai  bello,  e  piacevole;  i  giorni 
lucidi  superano  nel  numero  i  nuvolosi,  gli  asciuUi  gli  umidi,  i  temperati  i  cal- 
di ed  i  freddi. 

In  tale  stato  la  vegetazione  deve  trovarsi  favorita  dalla  natura ,  e  le  stazioni 
de>on(>  abbondare  di  vari  flori,  e  differenti  alberi. 

Ecco  pertanto  le  principali  piante  di  ogni  stazione  formata,  siccome  si  disse, 
dagli  elementi  dianzi  accennati. 


STAZIONE  MARITTIilA 

Al  paragrafo  lidi  osservammo  le  coste  della  Sicilia  formate  di  poche  rocce 
pertinenti  a'  terreni  moderni  terziari,  e  vulcanici;  ora  vediamo  come  esse  ven- 
gano coperte  da  numerose  famiglie  vegetali,  che  ivi  godono  rigogliosa  vegeta- 
zione (1). 

(  I  )  TroTansi  nelle  acijue  del  mare  che  bagna  le  coste  di  SicUia  le  seguenti  Alghe 

Fhridtac. 

Laurencia  papillosa.  Link.  L.  obiusa.  Lana.  L.  cyanospecma.  Lamx.  Rytiplilaca  piaastroides.  J. 
jigh.  Spiridia  l'ilacientosa.  Ilarv.  Peyssorctia  squamarla.  Dtcais.  Wormskioldia  squamarla.  Men. 
Acauthophora  Delilei.  Lamx.  Diclomcnia  volubili».  Gnw.  Phjilophora  nervosa.  Crtw.  Graleloupia 
filicina,  ^gh.  G.  vermiculosa.  Duby.  Irldca  Dubisii.  Gnw.  Chrysimenia  uvaria.  /.  jlgh.  Corallina 
olficinalis.  Lia.  Wtangelia  penìcillau.  Jgh.  lania  rubern.  Lamx.  Digenca  simplex.  y^gA. Gracilaria 

117 


—  926 


Piante  erbacef. 

<(  Salicornia  amploxicaulis  —  Sai.  hrrbacea —  Slntirc  Sinithii  —  S.  Limo- 
«  uium  — S.  cordala  —  Seduin  Liloroum —  Critlimuni  maritiniuni  —  Glauciuin 
«  liiloiini  —  Atiiplox  Toriiabcni  —  A.  proslrata  —  Ambrosia  maritiiua —  An- 
«  thciuis  secundiranioa  —  Inula  crithmoides  —  Biipiithalmum  niarilimiini  — 
«  Juncus  niarUiiuus  —  Sclioeuus  mucronalus  —  Bronius  lenuis  —  Dactylis  li- 
ce loralis — D.  ropens  — Piantalo  niaritiina  — Eryngiuni  iiiaritimum — Mesem- 
«  briantlioinuni  cristalinum  — M.  nodiDorum. 

dura  Gkw.  G.  conipres.<)a.  Grew,  G.  confervoides.  Giv.m*',  G.  arcuata.  Grew.  Gigartina  acicularij, 
Gkw.  G.  Tedii  Gnw.  Cypellon  muUipartitus.  Men.  C.  Heredina.  Men,  Rliodymenia  bifida.  Grew. 
Gelidiumcapilaceum.iamx.Hypneamusciformls.  £am.v.  Sphaerococcus  coronopifulius.  jigh.  Ry- 
tiphlaea  tiuctoria.  .i4gh.  Polyòiphonia  fruticolosa.  Spr.  P.  elongala.  Greu>.  Dasya  elegons.  /.  j4gh. 
Liagora  dìstenta.  £am.v.  L.  ceranuides.  i7or^.  Alsidiuni  corallinum.  ^gh.  Ploclamium  coccìneuni. 
Lyngi. 

Fucoideae, 

Cystosira  abrolanifolia  y/g-A.  C.discors.  v/g/i.  C.amentacea.  Bore.  C.  ericoides.   ylgh.  Spliacelaria 
scoparia.  Sargassum  vulgare.  yigh.  S.  salicifoiiuui.  ylgh.  S.  Hornschucliii.  ^gh.  S,  linitblium  jigh. 

Sìphoneae, 

Flabellaria  Desfontaiiiiii.  Lamx.  Bryopsis  Gasparriuii.  lilengh.  C.  balbisiaiia.   .'Igh.  Codium  tu- 
meiitosum.  j^gh.  Olivia  aiidrosacea.  Bcrtol.  llaliincdea  Tuna.  Lamx. 

Dicltoteae, 

Dictynta  dichotoma.  Larrui.  D.  linearis.  /.  ^Igh.  D.  Fasciola.   Lamx,  D.  atomaria.  Lamx.  Clior- 
da  lomcutaria.  Grew.  Encoelium  siuuusum.  Lamx.  Halyscris  polypodioides.  ylgh. 

Zoo.ipermcae. 

Cladophora  catenata  JTuz.  Ulva  compressa.  Guill.  1.  iutcstinalis.   Outll.  Phicoseris  crispata.  htz- 
Porpliyria  vulgarìs.  Agh.  Ulva  lati&sìaia.  Lin.  Conferva  aerea.  Liit.  C.  Liiium.  Lin. 


—  927  — 

Suljyittin. 

«  Salicomia  fnitieosa —  Atriplox  portulacoidcs  —  A.  Bocconi  —  Salicornia 
«  Macrostachya  —  l'olygonum  mariti  inum. 

Frutici  ed  Atbeii. 

«  Solanumsodomoum  —  Lycium  europaeum —  Pistacia  IcDtiscus —  Jiinipcrus 
«  phoi-nlcea —  J. turbinata  —  Epiiedra  fragilis — E.dislachya — E.sicula,  nelle 
«.  rupi  presso  al  mare  —  Junipcrus  Lobelii  —  Junìpenis  macrocarpa  —  Myr- 
«  lus  communis  — Quercus  coccifera  —  Chamaerops  huniilis — C.  macrocarpa. 


STAZIONE  FLUVIATILB. 

1  fiumi  come  abbiamo  esposto  sono  molti,  ma  di  poco  conto:  contengono  pian- 
te aquatili,  ed  aquatiche,  con  generi,  e  specie  d'arca llinitatu.  Riporteremo  le 
principali  siccome  importanti  alla  scienza  che  trattiamo  ,  e  che  trovansi  nel 
margine  de'  fiumi ,  e  nel  fondo  delle  loro  acque. 

Bisogna  notare,  come  quelle  ramificazioni  de' fiumi  che  rivi  perenni  si  di- 
cono portano  spesso  te  piante  del  fiume  da  cui  dipendono,  ed  i  laghi  anno  delle 
piante  aquatili  tutto  afTatto  simili  a  quelle  de'liumi. 

Piante  erbacee . 

«  Veronica  Beccabunga  —  Cyperus  intermedius  —  (",.  longus  —  Cyp.  papy- 
«  rus  —  Glyceria  ocliroleuca  —  G.  fluit.ins  —  l'otamogeton  tluitans  —  I'.  den- 
«  sum  —  P.  pectinatum  —  P.  luberculatum  —  Hydrocotyle  natans  —  Sium 
«  angustirolium  —  Carcx  Kuckiana  —  C.  riparia. 


—  928  — 


Frutici  ed  Alberi. 


«  Tamarix  africana  —  Platanns  orientalis — Nerium  oleander  —  Salix  alba- 
«  S.  purpiiroa  —  Populus  alba. 


111. 


STAZIOXE  PALUDOSA. 

La  vegetazione  delle  paludi  è  quasi  la  stessa  di  quella  de'laglii ,  mentrechè  le 
piante  di  tale  stazione  sono  tutte  le  aquatiche ,  cioè  quelle  che  amano  di  avere  le 
radici  nelle  acque  ;  le  aquatili  poi  trovansi  ne'  laghi  ne' fiumi  negli  stagni,  entro 
i  rivi  ne' quali  le  acque  fluiscono  lentamente.  Cosi  noi  accenneremo  le  piante 
che  si  trovano  in  Sicilia  nelle  paludi  continue,  nelle  melme  temporarie,  sui  mar 
gini  de' rivi  perenni  e  temporanei,  attorno  i  laghi  negli  stagni  ;  in  generale  ove 
le  acque  sono  stagnanti. 

Piante  erbacee. 

<(  Myriophyllum  alternifolium  —  M.  siculura  — Ceratopliylluui  submersum 
«  eldemersum  — Colocasia  antiquorum — Carex  hispida —  Carex  distans — C. 
«  maxima  —  Coix  Lacrima  —  Sparganium  ramosum  —  Typha  latifolia  —  T. 
«  angustifolia  —  Ruppia  maritima  —  Ranunculus  coenosus —  R.  (ripartitus  — 
•  «  R.  (luviatilis  —  R.  lingua —  R.  sceleratus  —  R.  repens  —  R.  angulatus  — 
«  Mentila  aquatica  —  Nasturtiuni  aquaticum  — Xantliium  strumaliuni  —  Orcliis 
«  mediterranea  —  O.  laxiflora  —  Lythrum  Presili  —  Ruppia  drepanensis  — 
«  Juncus  multidorus  —  Callitriche  verna  —  C.  stagnalis  —  C  autumnalis  — 
«  Mentha  maerostachya  — M.  pyramidalis  —  (1). 


(  i)  N.  B.  Molte  di  queste  specie  vegetano  pure  ne'  siti  uliginosi. 


—  929  — 

Frulici ,  ed  Alberi. 
«  Vilex  agnus-castus  —  Alous  glutinosa. 

IV. 

STAZIONE  ARIDA 

Molte  sono  le  piante  che  fanno  ne' luoghi  aridi,  Im  I»'  quali  sono  ammirevoli 
le  due  spezie  di  palme  indigene. 

l'Ulule  erbacee. 

«  Andraclme  lelepliioidcs  —  Amaranllius  albus  —  Capparis  rupeslris  —  C 
«  spinosa  —  Ajuga  iva  —  A.  chia  —  Nepeta  tuberosa  —  Ballota  saxatilis  — 
«  Moluecella  spinosa —  Linaria  rupestris  — Anthirrinum  majus — .\-  siculum  — 
«  $>siiul)riuni  Irio  —  S.  Sopliia  —  Poterium  spinosuni. 

* 

Suffrutici 

«  Lavandula  Sthoecas  —  L.  nuiitifula  —  Satureja  consenlina  —  S.  graeca. 

ì-'nilici ,  ed  Alberi. 

«  Osyris  alba  — Cytisus  candicaus  —  Genista  ephedrioidcs —  G.  Cupani  — 
u  Anthyllis  barba-jovis  —  .V.  hernianniae  —  Amygdalus  communis  —  Rhus 
«  Coriaria  —  R.  pentaphyiluni  —  Olea  europea  oleasler  —  Cislus  villosus  — 
«  C.  crispus  — (J.  saMfolius  — Cbamaerops  bumiUs  — C  niacroiarpa. 


—  930 


STAZIONE  VTLCAmCA. 

Gli  alberi  annosi  in  tali  siti  vengono  in  terreni  asciutti,  e  l'erbe  s'impiantano 
sulle  nude  scorie ,  o  sopra  il  ruvido  rapii  lo. 

In  altro  mio  lavoro  accennava,  come  il  suolo  vulcanico  acquista  fertilità ,  co- 
rno vi  si  generi  il  terriccio  necessario  alla  vita  delle  piante  ;  e  diceva  come  Io 
Slereocaulon  vosuvianum,  poi  il  Runiex  mulliQdus,  R.  scutatus  ed  altre  pian- 
tarelle  sieno  le  prime  a  comparire  sulle  Icfrine  etnee,  le  quali  decomposte  alla 
superGcie  dalla  influenza  meteorologica  dopo  50  anni  sono  più  o  meno  acconce 
alla  cultura  (1). 

La  flora  dell'  Etna  presenta  un  numero  considerevole  di  generi  e  specie,  delle 
quali  citeremo  le  meno  comuni. 

Euphrasia  linifolia  —  Lactuca  virosa  —  Tanacetum  vulgare  —  Robertia  ta- 
raxacoidus —  Urtica  sicula  —  ecc.  e  molti  sulTrutici  frutici  ed  alberi.  Però  i  ve- 
getabili più  comuni  di  questa  stazione  crediamo  essere  pochi  e  precipuamente 
quelli  che  segneremo. 

Piante  erbacee. 

«  Rumex  multifidus  — R.aetnensis — Lupinus  Cosentini — Senecio  aetnensis 
«  —  Anthemis  aetnensis  —  Saponaria  depressa . 

Suffrutici ,  ed  Aìberi . 

«  Adenocarpus  Bivonii — Astragalus  siculus  —  Cineraria  ambigua  —  Genista 
«  aetnensis  —  Berberis  vulgaris  aetnensii.  — Juniperus  hemisphaerica  —  Pinus 
«  Lancio  —  Betula  alba. 

(i)  Comesi  rendono  coltivabili  le  lave  dell' Etuj.  Reodic.  dell' Aa.  R.  di  Napoli  O.  6.  184? 
pag.  435. 


yai  — 


VI. 


STAZIONE  BOSCOSA 


I^  Stazione  de'boschi  sarA  da  noi  considprata  laiilo  per  rispetto  agli  alberi,  co- 
me alle  piante  orbali  elie  all'umbra  di  quelli  vi\ono. 

Pochi  alberi  si  trovano  nei  nostri  boselii ,  e  sono  alrunc  specie  tra  le  cupuli- 
fere,  Amentaccc,  Acerince,  Taxinee,  l'omacec. 

I  boschi  dell'  Etna  famosi  nelle  storie  vetuste  contano  nella  contrada  detta  de' 
Zappini  alberi  annosi;  come  l'inus  Laricio;  Qiicrcus  ilex;  Q.  appennina,  Q.  con- 
gesta; ma  l'albero  che  meglio  ci  vegeta  è  il  castagno;  e  di  esso  tre  individui  so- 
no già  famosi  ;  il  (lastagno  de'cento  cavalli,  nella  contrada  di  Carpinelo,  c(m  un 
diametro  di  60  piedi  è  forse  il  più  vecchio  vegetabile  della  terra,  sebbene  voglio- 
no alcuni  che  fosse  una  ceppaja  dalla  quale  siano  usciti  cinque  tronchi  annosi , 
e  questi  poi  si  sieno  uniti.  Il  castagno  della  nave  conta  un  diametro  di  20  piedi, 
ed  è  un  albero  bollo  intero,  e  maestoso;  viene  in  seguito  quello  di  S.  .\gata.  Que- 
sti alberi  danno  chiaro  a  vedere  che  da  più  migliaja  di  anni  sull'Elua  la  vegeta- 
zione era  rigogliosa. 

Piante  erbacee. 

«  Vicia  c^-issubbira  —  Neotlia  nidusavis —  Epipactis  niicroph)lla  —  E.  lali- 
«  folla  — Cephalaiithera  rubra  —  C.  pallons —  Iragaria  vesca  —  Euphorbia  co- 
»  ralloides  —  .Vremonia  agrimonoides  —  Saxifraga  rotundifolia.  —  Nectaro- 
«  scordium  siculum  —  llcracleum  cordatum  —  Mercurialis  perennis.  Alliura 
«  l'rsinum  —  Convallaria  Broteri — Festuca  heteroph)  Ila. —  Limodorum  aborli- 
((  vum. 

Alberi,  e  Frutici. 

«  Rubus  idaeus  —  R.  .\cheruntinus  —  R.  Cupanianus  —  Daphne  laureola  — 
«  Cytisus  triOorus  —  Erica  arborea  —  Mederà  |H>etarum  —  Acer  pseudoplata- 


—  932  — 

«  ntis  —  A.  olilusa(um  —  Ao.  Campestre  —  A.  Monspessiilannm — Taxiisbac- 
«  cala  —  Fagiis  sylvalica  —  Quercus  ile\.  Q.  suIkt  —  Q.  liivoniana  —  Q. 
«  Kontanesii  —  Q.  austriaca  —  Q.  Appeiinina  —  Q.  congesta  —  Q.  leptol)ala- 
,(  „a — Pyrus  communis — 1*. acerba  —  P.  cryostyla  —  Mespilus  germanica  — 
«  M.  monogyna  —  Crataegus  azaroius  —  Arbutus  unedo  —  Berberis  vulgaris 
«  —  Qir|)inus  Duinensis. 

VII. 

STAZIONE  DELLE  PIANURE. 

Dando  uno  sguardo  alla  vegetazione  delle  pianure  Siciliane,  si  trova  molto  si- 
mile a  quella  della  stazione  delle  colline.  Cosi  i  vegetabili  die  rapporteremo  sa- 
ranno quelli  clic  Irovansi  più  spesso  ne'bosclii  piani,  nelle  vallate,  ed  in  quelle 
regioni  elevate  da  38-100  tese  sul  mare. 

Ma  quello  che  di  notabile  trovasi  in  tale  slazione  è  il  numero  de' vegetabili 
Ira  indigeni  ed  esotici  che  si  coltivano  per  diversi  usi  come  cereali,  civaji;,  or- 
t.iggi,  alberi  fruttiferi  d'  ogni  maniera;  ed  inoltre  —  Oryza  sativa  —  Zea  Mays 
—  Saccharum  olTicinaruni  —  Gossypium  siamense;  diverse  spezie  di  Citrus  — 
Vitis  vinifera  — .\si)aragus  horridus —  Scolymus  grandiflorus — Ficus  carica — 
Pistacia  vera  —  Hedysarum  coronarium  —  Opuntia  amyclea  —  O.  Ficus  indi- 
ca. —  Morus  nigra  —  M.  alba  —  Glycyrrhiza  glabra  — etc.  Oltreché  in  molti 
giardini  vediamo  in  ottima  vegetazione  a  piena  aria  la  Phoenix  dactylifera  — 
Sterlitzia  Regiuae  —  Jucca  aloifolia  —  Stapeliae  variae  —  Mesembryantbe- 
inuni  —  PassiDora  coerulea  —  Erythrina  corallo-deudron  —  Bignonia  slans  — 
B.  scandens  —  Cacaliae  variae  —  Euphorbiae  variae — Mimosae  variae  —  Psy- 
dium  pyriferum  —  P.  pomiferum  —  Annona  trii)etala  —  ed  altri  che  lungo  sa- 
rebbe riferire.  Ecco  pertanto  le  piante  spontanee  della  citala  stazione. 

l'Uwle  erbacce. 

«  Croton  tinclorium  —  Ecbalium  Elaterium  —  Mandragora  olficinarum  — 
«  Aruni  teuuifolium  —  Amaranthus  prostratus  —  A.  relrollexus  —  Urtica  meni- 


—  933  — 

«  branacea  — Serapias  cordi^'ora —  Viria  atropurpiiroa  —  Ecliiuni  calycinuni 
'(  —  Coiiutlic  aspcra  —  Gladiolus  segotuin  —  Eiipliorhia  piiioa  —  Foeniculum 
«  pìpcratuui  —  Foeniculum  vulgarc. 

Frutici,  ed  Alberi. 

«  Smilax  aspcra  —  lledeia  lielix  —  Daphne  Gnidiiim  —  Clenialis  vitalba  — 
«  Rosa  seuipervircns  —  U.  canina  —  Atriplc\  halinius — Ficus  carica  —  Quer- 
«  cus  Cupaniana  —  Ceratonia  Siliqua — l'runus  ccrasus  — l'unica  granaluni  — ^ 
«  Amygdalus  comniunis  —  Opunlia  ficus  indica  —  O.  amjclaea  —  O.  Dillenii  — 
<(  Ccrcis  siliquastruui. 

Vili. 

STAZIONE  DELLE  COLLLVE. 

Le  piante  di  questa  stazione  amano  sopra  le  altre  aria  ventilata  e  secca. 

Erbe. 

«  Poterium  glaucescens  —  Serapias  longipetala  —  Ophrjs  oxjTliincos  —  O. 
«  Bertolonii  —  O.  scolopax  —  Erytliraea  grandiflora  — E.Centaurium  —  Ille- 
«  cebrum  cchinalum  —  CynoglossUni  chcirifolium  —  Crucianella  anguslifolia — 
a  Eupliurhia  Cupani  —  Reseda  fruticulosa. 

Frutici,  ed  Alberi. 

<(  Prunus  cerasus —  Cistus  villosus — C.monspeliensis — Erica  multidora  — 
«  Fraxiniis  ornus  —  Sorbus  domestica  —  Pinus  pinea  culla  —  Cupressus  sem- 
«  pervirens  culla. 


118 


—  934  — 


IX. 


STAZIONE  ALPINA,  E  SUBALPINA. 


Per  regione  Alpina  iulendiamo  quella  che  si  eleva  dal  mare  sopra  6000  piedi 
parigini,  dove  la  vegetazione  ó  stentata  e  l'aspetto  delle  piante  si  presenta  umile 
e'  basso.  Questa  non  si  trova  in  Sicilia  che  alla  sonimit;'i  dell'  Etna,  ove  per  es- 
sere la  uadu'a  del  terreno  arenosa,  non  ci  ha  piante  di  veri  siti  alpini,  e  la  ve- 
getazione oe  è  limitata  a  poclie  specie  che  noteremo ,  alcune  delle  quali  scen- 
dono sino  alle  falde  del  monte. 

La  regione  subalpina  che  meglio  si  potrebbe ,  per  rispetto  al  nostro  clima  , 
chiamare  montana ,  cioè  quella  che  da  1000  piedi  parigini  arriva  sino  a  GOOO 
è  fertile  dì  molte  piante ,  e  di  queste  l' esame  ci  farà  conoscere  l' influenza  delie 
linee  isotermiche  su  la  vegetazione  di  famiglie,  e  specie  determinate;  cosi  il  Fa- 
gus,  il  Quercus,  la  Castanea  quali  appresso  noi ,  abbisognano  di  una  considere- 
vole elevazione ,  nei  paesi  o  nelle  abitazioni  dove  la  bassa  temperatura  trovasi 
alle  rive,  i\ i  \eggonsi  rigogliosi  e  nei  piani.  Per  silTatta  ragione,  volendo  mette- 
re un  esempio,  la  Sajci fraga  australis,  che  alle  falde  della  Majella  cresce  all'altez- 
za di  2300  p.  circa,  sulle  Madonie  non  si  trova  che  a  .'5936  p.  circa. 

Per  dire  qualche  cosa  particolare  delle  regioni  dell'Etna,  essendo  questa  la  più 
alta  montagna  di  Sicilia,  fa  d'uopo  notare  che  essa  dividesi  in  tre  zone,  o  regioni 
dette:  1°  Piedimontana,  la  quale  termina  a  2800  p. ,  2°  Nemorosa  la  quale  finisce  a 
5400 p.,  3°  Sterile,  e  mette  fine  al  cratere  dell'Etna;  ma  queste  divisioni  sono 
comprese  in  parte  in  quelle  due  dianzi  da  noi  stabilite.  Alla  cima  dell'  Etna  la 
temperatura  media  in  Luglio  è  38"  Far.,  in  agosto  36  alla  casa  degli  Inglesi  il  ter- 
mometro si  eleva  da  4  a  6  gradi  a  dippiu  in  Catania,  il  medio  in  luglio  è  83°  2,  in 
agosto  86'  4. 

Il  signor  Lecoq  nel  quadro  delle  variazioni  della  temperatura  secondo  le  al- 
tezze osserva  che  alla  cima  dell'  Etna,  segnando  il  termometro  -f.  4° ,  4  ,  in  Ca- 
tania si  conta  23°,  la  differenza  è  allora  28°  7;  notava  altresì  che  l'altezza  verti- 


—  935  — 

cale  delle  due  stazioni  essendo  di  3237  metri,  in  o<;ni  178  mclri  la  temperatu- 
ra al)!)ass,i  di  un  ;.'r,'iil(i  cciiliiJirado  ;r. 

In  questa  stazione  sul)al|)ina  elic  noi  cunfondianiucon  (|uella  dei  monti,  molte 
piante  si  coltivano  ad  usi  domestici ,  ed  economici.  Tali  precipuamente  il  Co- 
rylus  avellana  —  .Mespilus  azalorus  —  Sorbus  domestica  —  Castanea  vesca  — 
Celtis  australis  —  Secale  cereale — Solanum  luberosum  — Juglans  regia  —  l'>- 
rus  malus  —  P.  communis  —  l'runus  cerasiis. 

Ecco  alcune  piante  die  sono  proprie  della  re^^ione  subalpina. 

Piante  erbacee. 

«  llimanto^lossum  liircinum  — Orcliis  aetncnsis — Onosma  montana  — Cy- 
«  no{;lossiim  appeiiiiiiHim  —  ("..  nebrodensc  — IVsluia  duriuseula  —  Triticum 
«  caninuni  —  Daphne  glandulosu. 


Alberi. 


u  Mespilus  laciniata  —  M.  Iriioba  —  Prunus  malialeb  —  Pyrus  Aria  et  ne- 
«  brodensis. 

In  quadro  poi  di  alcune  piante  che  nelle  due  regioni  alpina  e  subalpina  cre- 
scono spontaneamente  site  giusta  la  loro  massima  altezza  a  cui  possono  vegetare 
in  Sicilia,  ci  sembra  utile,  e  convenevole  allo  scopo  dell'opera  nostra. 


(i)  Elcmdits  de  G«>gra|>liie  ph3fsiqup,  et  de  Meteorologìe.  Voi.  in  4.  p»(j.  i83.  Brux.-lln  1840. 


—  936  — 
PIANTE  ERBACEE  E  FRUTICI 


NOMI  DEIXK  PIANTE 

ALTEZZA 

AUITAZIONE 

OSSElìVAZIOM 

■  Robcriia-tainxacoidcs 

0028 

Etna 

Col  segno  *  Jliioti;imo 

1  ■  Soni'cio  aelncnsis 

« 

id. 

le  pianto  della  stazione  al- 
pina. Qnelle  mancanti  eli 

I  ■  Rumo\  actnciisis 

« 

id. 

tal  segno  appartengono  :illa 

■  Aiilhoiuis  o'Inciisis 

8600 

id. 

subalpina. 

Aslragaliis  siciiliis 

70i8 

id. 

Col  segno  «  notiamo  le 
óliczze,  eil  abitazioni  ante- 

Sa])()nnria depressa 

« 

id. 

cedenti.  Inoltre   abbiamo 

(À'|iliulantliera  rubra 

G820 

id. 

tralasciato  di  noverare  le 
piante    che   dalle  regioni 
bas=c  salgono  ai  luoghi  più 

Sloiiibeiijia  luloa 

« 

id. 

(ialanthus  iiivalis 

3'iOO 

Madonic 

alti  della  regione  montana. 

1     Sa\iri-a;,'a  alistralis 

(( 

id. 

C('i)halanthcra-i)allens 

3000 

Etna  Madonic 

Fosliica  pffiforiuis 

« 

id. 

Rerberis  vulgaris 

79-18 

Etna 

ALBERI 


NOME  DELLE  PLVNTE 

ALTEZZA 

ABITAZIONE 

OSSERY.l7.lnyi 

Bctula  alba 

lunìporus    hemis- 
pherica 

Pinus  laricio 

Fagus  sylvatica 

Acer    pscudo-pla- 
tauus 

7800 

7500 
3521 

C820 

oioO 

•iOOO 

Etna 

id. 
Madonie 

Etna 

id. 

id. 

La  settima  ed  nltima  regione  della 
Flora  Sicula  di  Presi  appellata  Regio 
liclienum  rievala  da  1)000-9200  piedi 
parigini  non  vede  spontaneo  che  lo 
Sti'rcovaulon  vesuvianum  ,  e  qnalclie 
altro  liclieno  da  lui  crednto  S.pa.icalCf 
ma  questo  lichene  resta  molto  infcrio- 
ic  a  tali  altezze; e  poi, siccome  rilevasi 
dalla  nostra  tavola,  sino  all'altezza  di 
tjo?8  piedi  abbiamo  vegctaliili  diversi. 

Ottimo  lavoro  ha  scritto  su'conile- 
ri  d'Italia  sotto  il  rapporto  Geografi- 
co e  Storico  il  T.F.  Schow  negli  Ann. 
des  selene,  natnr.  troisleme  serie  Pa- 
ris 1S45  pag.  25o  Avril.  »  Ivi  egli  os- 
servache  il  PinnsLariciodiventa  un  al- 
bero all'altezza  di  4000  a  Gooo  p.; 
che  il  Pinus pinca  culto  appo  noi  for- 
ma un  albero  all'altezzadi  i.'jooe  2000 
p.  ;  del  Cuprcssussempervirens  culto 
in  Sicilia  la  parola,  cdiiei  lie  vegeta  si- 
no a  2000  0  2600  p.  sopra  il  livello  del 
mare;  parlando  del  luniperus  hemi- 
sitherica  lo  colloca  tra  ^coo  a  7000  p. 

—  937  — 

CiPO  SECONDO 
INFLUENZA  DEL  CLIMA  SO  LA  VARIETÀ"  DE'\'EGETAniI.I. 

Il  numero  o  la  varietà  delle  spezie  in  una  contrada  sono  tanto  nia{;siori  quan- 
to dilTercnli  e  numerosi  sono  i  luoplii  per  la  vegetazione;  ed  inoltre  nei  paesi 
vicini  sogliono  faro  molte  piante  simili. 

I.a  Sicilia  con  una  superficie  di  1302  leghe  ed  una  altezza  massima  di  10239 
piedi,  sparsa  di  monti,  colline,  e  rialti,  né  scarsa  di  pianure  ,  liagnala  da  varj 
mari ,  da  fiumi,  laghi  ;  un'isola  in  somma  che  per  essere  separati  dal  continente 
solo  per  uno  stretto,  e  circondata  da  altre  isole,  vicina  alla  Grecia  ed  all'Africa 
si  porge  acconcia  a  molta  varietà  di  vegetazione.  Cosi  troviamo  la  Notlioclae- 
na  lanuginosa  —  la  Clieilanthes  odora  —  la  Cjslopteris  frngilis  —  l'Aspidium 
pallidum  —  in  diversi  punti  di  Sicilia;  mentre  sono  queste  piante  proprie  di 
lontane  regioni  diverse  per  latitudine  e  linea  isotermica. 

La  Pteris  longifolia  ,  la  Pteris  eretica  ,  l'Erigeron  canadense  ,  la  Taniarix  A- 
fricana,  il  Cyclamcn  Noapolilanum,  il  Cyperus  papyrus  ,  r.\ster  Iripolium,  1'  O- 
puntia  Dillenii ,  la  Kalbfussia  Mulleri  ,  l'.Vnagjris  ncapolilana,  il  Xerìumolcan- 
der  ed  altri  sono  vegetabili,  che  dalle  terre  prossimane  hanno  potuto  passare 
neir  isola.  Jla  se  queste,  ed  altre  specie  venute  in  Sicilia  per  mezzi  incogniti  si 
giudicano  indigene  della  Sicilia,  troviamo  il  nostro  clima  anco  adatto  a  rigogliosa 
vegetazione  di  varie  piante  portate  dall'  industre  mano  dell'  agricoltore,  dal  fio- 
rista ,  e  dal  botanico  studioso. 

Considerando  intanto  il  numero  de' vegetabili  fanerogami  siccome  quelli  che 
sono  stati  studiati  con  maggiore  esattezza  ,  e  che  troviamo  consegnati  nella  pre- 
ziosa Sijuopsis  fìorae  Siculae  dalcav.  Gussonc  (1)  si  vede  come  i  principi  stabi- 
liti sin' oggi  nella  Geografia  botanica  universale  sono  comprovati  nella  vegeta- 
zione in  Sicilia. 


(i)  N«HH)li ,  Typii  Tramater  1841  —  45  rol.  3. 


—  938  — 

I .  '  Il  numero  de' vegetabili  dicotiledoni  si  accresce  quanto  più  da'  poli  ci  ac- 
costiamo all'equatore  ;  cosi  abbiamo  nella  Sicilia,  come  rilevasi  dalia  Tavola  111. 
che  il  numero  di  tulli'  le  specie  Dicotiledoni  e  1810  diviso  in  Ì7S  generi. 

11."  Il  numero  de' vegetabili  monocotiledoni  va  diminuendo  da' poli  all'equa- 
tore :  cosi  in  Sicilia  il  numero  delle  specie  nionocotili  resta  inferiore  a  quello 
delle  dicotili,  avendocene  delle  prime  491  specie  diNisein  126  generi. 

Ili  ."Nelle  zone  temperate  cosi  le  piante  erbacee,  o  monocarpiche  annue  ,  e 
biennic ,  come  le  vivaci  policarpiche  sono  più  numerose  de'  suffrutici ,  frutici , 
ed  alberi  ;  ed  i  suffrutici  contano  più  specie  degli  alberi  ;  cosi  in  fatti  abbiamo 
Erbe  19tì0,  SulTrutici  -Hìi,  Frutici  ed  alberi  139.  Il  numero  totale  de' faneroga- 
mi presenta  per  rispetto  della  limitata  superlìcie  una  cifra  considerevole  di  spe- 
cie, ammontando  a  2310;  cioè  de' dicotiledoni,  Erbe  l.'i86,  Suffrutici  186,  Alb. 
e  Frut.  128  :  e  de' monocotiledoni  ,  Erbe  483  ,  Suffrutici  6,  Alberi  2. 

Alle  tre  leggi  stabilite  dianzi  potrebbe  aggiungersi  la  quarta  che  i  Crittogami 
accrescono  come  i  monocotiledoni  dall'equatore  a' poli  ;  ma  i  lavori  sulla  crit- 
togamia sono  ancora  limitati,  e  sulla  classe  delle  felci  giusta  il  sistema  di  Linneo 
Ila  scritto  il  Gussone  ;  e  sopra  i  licheni  veggonsi  solo  i  miei  lavori.  Perù  queste 
poche  cose  non  mi  fanno  ardito  cotanto  a  stabilire  una  legge  generale. 

Tuttavia  si  contano  nello  stato  presente  34  felci  ;  nella  famiglia  delle  Equisc- 
taceedue  specie.  Licopodiaccc  una,  Ophioglossee  una,  Osmundacee  una,  Polj- 
podiacee  venlinove,  e  de'licheni  si  contano  fin'oggi  !J3  specie  da  me  descritte. 


CAPO    TERZO 


INFl.riìSZA  DBI.  CLIMA  SUI  I.  AllHA  DE  nE.NERl  E  DELLE  SPECIE 


1  botanici  vogliono  che  si  appelli  area  lo  spazio  occupato  da  un  genere  ,  da 
una  specie  o  famiglia  in  una  data  estensione  terrestre  o abitazione ,  ed  a  tale  ri- 
guardo sono  venuti  a  capo  di  vedere  come  alcune  famiglie  abbiano  un'  area 
maggiore  delle  allre.  In  tale  modo  osservasi  che  alcune  famiglio  di  piante  sono 


—  939  — 

più  numeroso  in  penori  e  specie  a  preferenza  delle  altre  zone  temperate;  cosi 
per  Sicilia  in  491  specie  monocotili  sì  hanno  Graminacee  118  specie,  Liliacee 
tì7,  Orchidee  .'ili,  Cyperoidee  iiO;  nelle  specie  de'diculili,  de'qiiali  il  numero  am- 
monta a  1810  diviso  in  475  generi ,  le  famiglie  le  più  numerose  sodo  le  Com- 
posite con  2GG  specie,  le  Leguminose  2o3,  l'ndiellifere  107,  Cruciale  103 ,  La- 
biate 97,  Cariophylleae  7o,  Ranunculacee  iJO,  Asperifolie  45,  Solanec  28,  Mal- 
vacee  25,  Verbenacee  41,  Crassulacee  23.  Or  tutte  le  sopraccennate,  ed  altre 
famiglie  mentre  hanno  un'arca  estesa  su  tutti  i  vegetabili  in  Sicilia  contimo  poi 
de' generi,  e  delle  specie  di  area  ancora  estesissima ,  come  si  può  vedere  nella 
tavola  VI. 

Ma  se  vivono  de'vegetabili  d'area  estesa,  non  mancano  poi  quelli  al  contra- 
rio d'area  ristretta  e  limitata  ;  come  si  vede  alla  tav.  V.  dove  le  specie  coi  loro 
generi  sono  ordinate  in  modo ,  che  ognuno  può  conoscere  l' abitazione,  o  il  luo- 
go in  cui  fin'  oggi  sono  state  trovate  in  Sicilia. 

Oltre  di  ciò  bisogna  distinguere  con  Meyer  Schow  Fenzl  de-Candolle  le  spe- 
cie Endemiche  dalle  Sporadiche.  Con  tali  nomi  applicati  alle  piante  dell'Isola, 
appelliamo  endemiche  le  specie  trovate  finora  proprie  della  Sicilia,  e  sporadi- 
che quelle,  che  comuni  a  varii  punti  dell'  Isola  sono  sparse  in  altri  paesi. 

Tutte  le  specie  d'  area  limitata  devono  dividei-si  in  due  gruppi,  il  primo  è  for- 
mato da  quei  vegetabili  propri  del  sito  o  stazione  dove  si  trovano,  il  secondo  di 
({uelli  che  sono  venuti  appo  noi  per  vie  ignote ,  ma  sono  abbondevoli  in  altri 
luoghi  più  o  meno  da  noi  distanti.  Con  tali  idee  la  Fritillaria  Messanensis  in 
Messina,  la  Centaurea  Tauromenitaua  presso  Taormina ,  il  Convolvulus  Siculus 
in  Sicilia;  mentre  il  Glinus  lotoides  che  trovasi  solo  in  Catania  ed  all'Orcio,  la 
Canna  indica  i)ropria  della  stazione  di  S.Cosimano  presso  Agosta,  esimili,  sono 
specie  endemiche  per  la  Sicilia,  e  d'arca  hniitata  ,  la  quale  è  estesa  per  altri 
paesi;  ma  quest'arca  si  estenderà  col  tempo  come  accaderà  all'  Astralagus  sicu- 
lus ed  A.  plumosus  che  trovansi  ora  nelle  regioni  subalpine  dell'Etna,  e  delle 
Madonie. 

Non  tutte  le  specie  però  clic  diconsi  endemiche  d'  una  abitazione  come  della 
Sicilia  debbonsi  giudicare  tali  per  la  scienza  geografica.  Cosi  la  Veronica  panor- 
mitana,  l'Astragalus  siculus,  la  Fritdlaria  Messanensis  ,  il  Convolvulus  siculus 


—  940  — 

che  crcdevansi  endemiche  della  Sicilia,  non  sono  lali,  perché  posteriormente  tro- 
vate nel  Regno  di  Napoli  ;  e  lo  stesso  potrebbe  avverarsi  per  altre  specie  che 
nascono  presso  le  rive  del  mare  ,  o  nelle  pianure  pronte  a  ricevere  da' venti  i 
piccoli  semi  dalle  coste  della  Grecia,  dell'Africa,  o  del  continente  ,  regioni  poco 
esplorale  da' Botanici. 

Le  specie  veramente  endemiche  sono  quelle  che  son  proprie  dei  luoghi  in 
cui  sono  state  trovate. 

A  tale  riguardo  opino  che  l'Anlhemisaetnensis,  il  Senecio  aetnensis,  la  Poa  ae- 
tnensis  ,  l'Erica  Sicula  ,  la  Cineraria  ncbrodensis.  In  Petagnia  saniculaefolia  ed 
altre  poche  sono  le  sole  specie  endemiche  della  Sicilia  ;  poiché  queste  specie  sem- 
brano dei  luoghi  dove  oggi  si  raccolgono.  Il  Senecio  non  é  slato  veduto  in  qua- 
lunque altro  luogo,  quantunque  diligenti  ricerche  sulle  composte  abbiano  fatto 
valenti  botanici  :  l'Anthcmis  si  è  veduta  sull'Etna  abbondante  ,  e  sulla  monta- 
gna Camerata  neir  Isola  medesima;  la  Poa  non  è  stata  ancor  trovata  in  altro  sito. 
Lo  stesso  può  dirsi  della  Cineraria,  dell'Erica  e  della  Pelagnia.  Dippiù  i  suddetti 
vegetabili  possono  \ivere,  e  prosperare  siccome  nelle  alte  regioni  dell'Etna  an- 
cora in  vari  siti  diversi  nella  altezza  ,  dilTcrcnti  nella  temperatura:  e  pure  1'  An- 
themis,  il  Senecio,  la  Poa,  la  Genist^i  non  hanno  abbandonate  le  alte  stazioni 
ove  li  troviamo.  Laonde  se  fossero  portati  da' venti,  siccome  endemiche  di 
altri  luoghi ,  prima  dovrebbero  vedersi  nelle  basse,  e  poi  nelle  alte  regioni  del- 
l'Etna, ed  altri  punii  dell'Isola;  se  trasportali  dagli  augelli,  o  d'altri  animali 
perché  non  diObudersi  i  semi ,  e  propagarsi  in  tutti  i  sili  dell'Isola?  Bisogna  con- 
chiudere  che  abbiamo  molte  ragioni  a  crederli  aborigeni  della  stazione  ove  si 
veggono  nascere,  ed  opino,  che  siccome  nel  globo  abbiamo  delle  specie  ende- 
miche aborigeni  di  pochi  paesi,  come  la  Prìmula  farinosa  delle  Alpi,  cosi  tra 
queste  possiamo  contare  le  sette  specie  dell'Etna.  Tra  lo  aborigeni  nelle  vicine 
Isole  della  Sicilia  troviamo  il  Cylisus  acolicus,  l'Apterantcs  Gussoniana,  trova- 
le dal  cav.  Gussone,  il  primo  nell'Isola  Vulcano  e  Stromboli,  e  l'altra  nell'Isola 
Lampedusa;  sebbene  quest'ultima  in  Algeria  vicino  ad  Oran  dal  Munby,  e  dal 
Wcbb  al  promontorio  Gela  nell'Andalusia  ed  in  Almeria  tra  le  SaUne  fu  dopo 
del  1832  ,  epoca  della  sua  scoperta,  osservata;  ma  le  vicinanze  di  queste  terre 
possono  farci  opinare  d'essere  la  specie  aborigena  di  tutte  le  accennate  contra- 


—  941  — 

de.  Più  appresso  si  presenta  il  quadro  di  questi  pochi  vegetabili  colle  loro  par- 
ticolari stazioni. 

CAPO  QfAUTO 

INFLl'ENZA  DEI.  CLIMA  Sl'I.I-E  EPOCIfE  DELLA  ^■E(;ETAZI0^■E. 

Sotto  la  Zona  temperata,  dovendo  passare  gli  esseri  organici  perquattro  distin- 
te stagioni,  e  toccando  in  ognuna  di  esse  estremi  di  temperatura  massima  e  mi- 
nima, gli  organi  loro  devono  soffrire  svariate  e  differenti  mutazioni.  Questi  cam- 
biamenti sono  quelli  che  nei  vegetabili  costituiscono  le  fasi  della  vegetazione 
che  sono  la  Germinazione,  la  Frondescenza ,  la  Fioritura  ,  la  Fruttificazione ,  e 
lo  Sfrondamento. 

Come  la  temperatura  diversa  dia  luogo  a  diverse  fasi  sotto  la  slessa  altezza 
polare  e  quasi  nella  medesima  longitudine  ,  basta  osservarlo  nella  vegetazione 
delle  pianure  di  Catania  ,  e  Nicolosi,  villaggio  sull'Etna  elevato  di  2136  piedi. 
La  vile  nelle  pianure  di  Catania  germoglia  nel  marzo ,  fiorisce  nel  maggio,  ma- 
tura in  agosto:  mentre  in  Nicolosi  germoglia  in  aprile,  fiorisce  in  giugno,  matu- 
ra in  ottobre  :  la  stessa  legge  regna  per  la  vite  piantata  in  Saganna,  Linera  ,  ed 
altri  punti  elevati  dell'Etna;  il  rilardo  della  maturazione  per  la  vite  deriva  dal- 
l'abbassamento di  temperatura  considerevole  dalla  metà  di  Settembre  in  poi.  La 
Plumbago  europea  in  Catania  termina  la  sua  vegetazione  nel  settembre,  in  Nico- 
losi neir  ottobre ,  e  quanto  più  si  vien  salendo  suU'  Etna ,  tanto  più  tardi  si  av- 
verano i  primi  periodi  della  vegetazione.  La  Genista  actnensis  fiorisce  nel  pae- 
se Misterbiauco  prossimo  a  Catania  il  lo  maggio,  e  termina  in  agosto  ;  poi  sul- 
l'Etna a  Nicolosi  comincia  nel  lii  giugno  ,  per  terminare  in  Settembre. 

Dietro  diche  il  grande  Linneo  relativamente  al  clima  di  Upsal,  il  Lamarck  , 
lo  Chavassieux  ed  altri  al  clima  di  Parigi,  Tenore  al  clima  di  Napoli  hanno  re- 
datto chi  il  Calendario,  chi  l'Orologio  di  flora;  mostrando  in  tutti  i  mesi  dell'an- 
no, in  tutte  Icore  del  giorno  approssimativamente  la  fioritura  dì  \arie  piante  . 
ed  altre  fasi  della  vegelazione. 

Rapporterò  qualche  mia  osservazione  latU  sulle  piante  di  Sicilia,  e  principal- 

11!) 


—  942  — 

mente  pel  clima  di  Catania,  e  dell'Etna;  notando  bene  clic  le  mie  osservazioni 
toccano  quasi  il  medio  del  tempo  in  cui  si  avverano  tali  mutazioni,  mentre  è 
legge  ben  conosciuta  che  l'evoluzione  delle  gemme,  l'antesi  de'fiori,  la  disartico- 
lazione delle  foglie  anticipa  o  rilarda  in  ogni  vegetabile  alla  ragione  di  un  mese 
secondo  le  varie  circostanze  metereologiche ,  che  elevano ,  o  abbassano  la  tem- 
peratura. 

In  uno  specchietto  darò  un  quadro  comparativo  tra  la  vegetazione  di  Upsal , 
Parigi ,  Napoli,  Catania  e  l'Etna  notando  i  mesi  ne'quali  vengono  in  florcscen- 
za  alcune  piante.  In  questo  saranno  pochi  i  fatti,  ma  bastano  a  farci  conchiude- 
re sulla  legge  generale ,  mentre  gli  esseri  organici  ricevono  tutti  le  mutazioni 
della  temperatura,  e  vi  resistono  uniformemente  secondo  la  particolare  struttu- 
ra e  stazione. 

Gmninazione. 

Nel  clima  di  Catania  varie  Vicie,  la  Sagiua  apetala,  la  Malva  nicacnsis  ed  altre 
piante  germogliano  dopo  le  prime  acciue  di  autunno.  Spuntano  dal  suolo  nel 
febbraro  il  Chenopodium  olidum  ,  l'Amaranthus  prostratus  ;  nel  Marzo  germo- 
gliano la  Portalaca  oleracea,  Ilyppocrepis  multisiliquosa:  Sileno  conica  et  gallica 
vengono  fuori  dal  suolo  nel  maggio  suU' elevata  regione  dell'Etna  mentre,  nel- 
l'aprile fioriscono  in  Catania. 

Frondescenza. 

Il  Sambuco  al  cominciare  di  Febbraro  veslcsi  di  foglie,  il  mandorlo  ed  il  Piop- 
po nella  metà  dello  stesso  mese  sull'Etna,  mentre  nel  clima  di  Catania  è  nel  Gen- 
naro che  ciò  si  avvera:  quivi  la  Vite,  il  Fico  emettono  le  foglie  ne' primi  del 
marzo,  e  nelle  alte  regioni  dell'Etna  a' primi  dell'aprile  ,  l'Ulivo,  il  ciriegio,  il 
Pomo,  il  Pesco,  il  Pruno,  i'Opuntia  si  risentono  verso  la  metà  di  Marzo  e  sul- 
l'alta regione  del  Vulcano  nell'aprile;  dove  il  Noce,  l'Avellano,  la  Quercia,  il 
Faggio  è  nell'aprile  che  cominciano  ad  emettere  le  foglie  dopo  gli  amenti ,  co- 
me altresì  il  Castagno  al  terminare  dell'  aprile  ed  al  cominciare  di  maggio  si  ve- 


—  943  — 

ste  (li  foglie.  Mettono  le  fiondi  il  Morus  nigra ,  e  m.  allia  in  maggio  suU'  Etna , 
ed  in  aprile  nelle  contrade  vicino  a  Catania. 

Dal  clic  si  osserva  come  la  frondescenza  ritarda  di  un  mese  sull'Etna  in  pa- 
ragone di  quella  di  Catania  per  ragione  della  bassa  temperatura. 

Paragonando  alcuni  di  questi  pochi  fatti  con  quelli  osservati  da  Linneo  in 
L'psal,  Cliavassicu  in  Parigi,  Tenore  in  Napoli,  possiamo  concliiudere  ,  che  la 
Frondescenza  nel  Clima  di  Catania  trovasi  uniforme  a  quella  di  Napoli  ;  avanza- 
ta di  un  mese  e  mezzo  su  quelle  di  L'psal;  Qualmente  la  vegetazione  dell'Etna 
accostasi  a' Climi  settentrionali  d' Europa,  e  prossimamente  al  Clima  di  Parigi. 


Fioritura 

I  fatti  osservati  intorno  alla  florcscenza  sul  clima  della  Sicilia  saranno  somma- 
riamente da  noi  mensilmente  disposti  notando  bene  che  da  noi  sarà  segnato  il 
principio  della  florcscenza  anziché  il  medio  di  tutto  il  periodo,  dipendendo  que- 
sto da  varie  cause,  ed  essendo  soggetto  a  diverse  variazioni. 
Gexn.vro. 
«  Orchis  saccata —  0.  longibracteata  —  Corjius  avellana  —  Viola  odorata 
«  —  Veronica  hcderacfolla — V.Cymbalaria  — V.Buxbaumii  —  Tillea  muscosa 
«  —  Linaria  rcflexa  —  Erodium  moschatum. 
Fedbraro. 
«  iVlnus  glutinosa  —  Theligonum  cynocrambe  —  Viola  Iurta  —  Veronica 
«  panormitana  —  Euphorbia  biglandulosa. 
Marzo. 
«Orchis  rubra — Chamerops  humilis — ;\nagallis  arvensis  —  Convohidus 
«  siculus  —  Iasione  montana — Vicia  sicula  —  V.  dasycarpa — V.  ambigua  — 
«  V.  disperma  —  Trifollum  cherleri  — Senccio  fu;niculaceus  —  varie  Pomacex 
«  e  Graminacee. 
Aprile. 
«  Orchis  mediterranea  —  Quercus  ilex  —  Q.  appennina  —  Q.  suber  —  Q. 
«  coccifera  —  Echium  pustulatum  —  Primula  acaulis  —  Campanula  dichot>- 


—  944  — 

«  ma  —  Olea  europea  —  Verouica  beccabunga  —  Rula  l)racteosa — Anthemis 
«  colula  —  Centauiea  nielitensis  — 
Maggio. 
«  Dianthus  prolifer  —  Saponaria  ofTicinalis  —  llelicbrjsum  rupestre  —  Vi- 
«  lis  vinifera  —  Castanea  vesca.  — 

GlCGNO. 

«  Utricularia  vulgaris  —  Lycopus  europaìus —  Saponaria  depressa  —  Zapa- 
«  nia  repeus  —  Tanacctum  vulgare  —  Spartium  junccum  — 

LCGLIO. 

«  Cyperus  papyrus — Datura  stramonium  — Dipsacus  sylvestris — Artemisia 
«  cajnphorata  —  Cineraria  ambigua  —  Genista  aetncnsis  — 
Agosto. 
«  Xantbium  strumarium  — X.  spinosum  —  Amarantlius  albus  —  Alriplex 
«  Halimus — Statice  Limonium  —  Artemisia  variabilis  —  Jnula  viscosa  —  Pas- 
«  serina  pubescens  — 
Settembre. 
«  Atriplex  portulacoides  —  A.  erecta  —  Cyperus  difformis  —  C.  glaber  — 
«  Dactyloctenium  aegyptiacum  —  Cyclamen  neapolitanuin  —  Saccbarum  Ra- 
«  vennae  —  Saccbarum  xgyptiacum  —  Andropogon  angustifolium — 
Ottobre. 
«  Juniperus  turbinata  —  l'anicum  compressum  —  Globuiaria  aiypum  — 
«  Erodium  romanum. 
Novembre. 
«  Urtica  membranacea — Arisarum  vulgare — Juniperus  phaenicea — Iris  scor- 
ie pioidcs  —  Fraxinus  excelsior  —  F.  rostrata  — 
Decemore. 
«  AnibrosLnia  Bassii — Juniperus  macrocarpa  —  J.  Lobelii  —  Brassica  cam- 
«  pestris  —  Calendula  sicula  —  Passerina  Lirsuta  —  Anagyris  foetida  —  A. 
neapolitana  — 


—  045  — 

Fniililirazione 

Osservava  nella  froudesccnza  clic  in  Catania  le  piante  sviluppano  le  foglie 
allo  stesso  mese  che  in  Napoli ,  l'ugual  cosa  si  può  dire  della  floresccnza  di  Si- 
cilia, poiché  mettendo  a  riscontro  le  piante  da  noi  accennate  con  quelle  riferite 
dal  Tenore,  si  veggono  i  due  climi  Napoli,  e  Sicilia  nello  stesso  mese  aver  fio- 
rite le  medesime  specie  ,  o  meglio  nello  stesso  mese  cominciare  1"  antesi  delle 
medesime  specie. 

Lo  stesso  dir  si  potrebbe  della  fruttificazione,  ma  per  metterci  nella  via  de'fatti 
notiamo  le  diflerenzc  tra  Catania,  l'Etna  e  Nn]iolì. 

Le  Ciliege  nel  cominciare  di  maggio  si  mangiano  in  Catania  come  in  Napoli, 
ma  nelle  alte  regioni  dell'Etna  si  hanno  al  cominciare  di  giugno.  11  frumento, 
e  l'orzo  nelle  pianure  di  Catania  si  falciano  in  giugno  come  in  Terra  di  Lavo- 
ro ,  ed  in  Puglia  ;  negli  Abruzzi  in  luglio,  in  Upsal  nell'agosto  ;  come  le  ciriege 
a  Parigi  si  mangiano  al  cadere  del  giugno. 

Nelle  pianure  di  Catania  la  vile  matura  il  fruito  in  agosto,  nell'Etna  a  2136 
piedi  nell'ottobre,  a  -4000  piedi  in  Novembre.  Lo  sparlium  junceum  in  agosto,  la 
Genista  a^lnensis  il  Crategus  azalorus,  ilZizIpbus  vulgaris  nel  settembre,  il  Me- 
spilus  germanica  nell'ottobre,  il  Pyrus  sorbus  nel  novembre  maturano  le  loro 
frutta  sull'Etna  alla  elevazionedi  213C  piedi;  l'Olea  europea  a  1600  piedi  matura 
il  frutto  nel  novembre. 

SfrondametUo 

L'autunno  nelle  zone  temperate  è  l'ordinaria  stagione  della  caduta  delle  fo- 
glie; poiché  le  cause  meccaniche  da  un  canto  che  ne  urlano  le  pagine,  o  espan- 
sioni, e  l'assiderazione  de' succhi  dall'altro  avverano  nelle  foglie  una  soluzione 
di  continuità  alla  base  ;  e  cosi  vediamo  le  Pomacee  lasciar  le  foglie  nella  meta 
di  novembre,  e  qualche  volta  al  cominciare  del  decembre.  La  vile  sfrondasi  in 
Catania  sul  finire  del  dicembre ,  e  sull"  Etna  nel  novembre  al  primo  guazzo. 
L'Avellano,  il  Fico,  il  Pioppo,  il  Castagno  svestirsi  di  foglie  nel  novembre. 


—  946  — 

Questi  pochi  f;itti  comparati  con  quelli  di  Upsal  dove  il  Pioppo  perde  le  fo- 
i;lii'  al  cominciare  di  Autunno,  con  quelli  di  Parigi  dove  il  detto  albero  si  spo- 
glia in  ottobre,  in  Napoli  nel  mese  di  novembre,  ci  convincono  che  il  clima  di 
Catania  si  avvicina  a  quello  ili  Napoli,  e  diflbriscc  dagli  altri  due:  lo  stesso  ci 
profano  il  Melo  il  Fico  che  a  l'arigi  sfrondano  ne' primi  del  novembre,  in  Na- 
poli durano  come  presso  noi  sino  al  dicembre:  e  suU'I'^lna  lo  sfrondamento  de' 
detti  alberi  avviene  nel  cominciare  di  novembre  come  si  osserva  a  Parigi. 

CAPO  QUINTO 

ALCONI  RAPPORTI  TRA  I.A  FLORA  SICULA,  E  LA  NAPOLITANA. 

Il  Regno  di  Napoli  comprese  le  isole  che  ne  dipendono  conta  una  superfìcie 
di  23130  miglia  geografiche.  L'isola  di  Sicilia  comprese  le  isolette  che  ne  di- 
pendono gode  una  superficie  di  7530  miglia  geografiche. 

Il  totale  delle  specie  sinora  conosciute  nella  Flora  Napolitana  delle  tre  classi 
Dicotiledoni,  Monocotiledoni,  ed  Eteogami  giunge  a  3176;  cioè  2543  specie 
dicotiledoni,  589  monocotiledoni  44  eteogami. 

Il  totale  delle  specie  finora  publicate  nella  Flora  Sicula  giungono  a  2399 
specie;  cioè  Dicotiledoni  1818  specie,  monocotiledoni  491 ,  ed  Eteogami  34, 
Licheni  !3o  (1). 

Ecco  pertanto  il  quadro  delle  famiglie  più  numerose  nell'  una  e  nell'altra  flora. 


(i)  Volendo  osservare  le  proporzioni  in  cui  stanno  i  Licheni  alle  Felci,  le  Felci  a'Monocotili  ,  e 
questi  a'dicoteli ,  e  poi  il  rapporto  tra  i  generi  alle  specie  ,  si  vede  the,  i  Licheni  stanno  alle  Felci 
prossimamente  come  i  :  i .  a/3  ;  le  Felci  stanno  ai  Monocotili  prossimamente  come  i  :  i4  ;  che  i  Mo- 
nocotili  atanno  a'  Dicotili  come  i  ;  3.  j/3  j  finalmente  i  generi  stanno  alle  specie  prossimamente  co- 
me i  :  i  2/3. 


—  947  — 
PARAGONE 

THA  LE  PIÙ  MMEIIOSE  FAUIGME  NELLA  FLORA  SICDLA  E  NAPOLITANA 


ISfMEUO 

MMKIIO 

FAMIGLIA 

U  I   SPECIE 
in  >apoli 

I)  1    SPECIE 
in  Sicilia 

o.sstnr  iz/o,\; 

Ranunculareae 

Hi 

:■.(» 

Il  ntimerodei  vegetabili  che 

Oucifoni' 

l.if, 

lo.j 

riguarda  la  Flora  Napolltana 
l'abbiamo  ili-suntodalSjlloge 

Caryopliyllt'jn 

ìHi 

7o 

Plantarum  Vascularum   l'Io- 

Lcfiuniinosir 

2'M) 

233 

r.x  Napolltana:  Auctore  Mi- 

Rosarea'  Juss. 

07 

60 

charle  Tenore.  Ncaiioli  i85i, 
in  8.° 

Inibelliferre 

IGG 

107 

r.oiiiposit.T 

37» 

2iAÌ 

l,al)iat;c 

l.i9 

97 

(;iicno|)()die.T 

57 

44 

Anientacea;  Juss. 

^2 

23 

Coiiifor.'R 

16 

13 

(iiaininaeeae 

2o7 

217 

Orcliideie 

(Ji 

'òò 

Liliacea; 

73 

67 

Cyperacea; 

73 

50 

Palnip;p 

1 

2 

lelices  Juss. 

26 

34 

, 

MASSA 

TERMOMETHO 

BAnOMETRO 

'""'"'           dolio  nuvolo 

Far. 

|lllll.  iiigl- 

ha   —                 Ivi    — 

IO    >-• 

lO      — 

s 

cn    c/>         B       S?    VI 

S       Vi    Vi 

S       ui    u> 

!? 

rara            (5         «     re 

re         re     re 

re         re     re 

a. 

2     3.          o.        S.    S. 

a.       2.   S. 

e.        2.    2. 

s 

re     »            g-        re     re 

g-        re     re 

5'        re     re 

IO   ìi 

^         CI     CI       1 

et 

CI     CT 

IO 

13  ìi 

te 

iC      CI 

^      — 

o 

^> 

wT        w 

\, 

•^      «^ 

-1 

vi        ^1 

Gennaro 

n 

O     CI 

ti 

CI    t^ 

1 

•io 

IO     Ci 

^^ 

X^       i^ 

CT 

CT     Ci 

IO 

to   to 

K3 

K2     IO 

et 

to    o 

— • 

o 

CO     o 

^^ 

3e    e 

— 

U    ei 

^1 

C-.       vi 

Fobbraro 

ZA 

to    ;-> 

30     ii- 

CC'        gì:    te      ' 

— -            »!      w       ■ 

et       et    et     t 

IO 

IO     IO 

IO 

IO     ùl 

CI     o 

CI 

CI     CI 

o 

o    o 

00 

CI     — • 

■  ■ 

^:^ 

c>i    a> 

C! 

C-.    o 

Marzo 

CI    oc 

OC 

O       VI 

1 

1 

ei       —    o     1 

^1 

IO     A^ 

et 

CT     CU 

IO 

IO     IO 

— 

IO     — 

y. 

O      ^1 

M 

--I     ce 

co    o 

oc 

to     CI 

.- 

C".     IO 

n 

C-.     — . 

Aprilo 

IO 

^1     C-. 

et 

IO 

O     IO 

1     IO          IO     CI      1 

o 

m    o 

'i 

IO     IO 

^ 

—    o     1    i= 

CI    et 

CI 

CI     ii- 

o 

co    o 

o 

co!' 

o 

CI     ~J 

^1 

Vi    i! 

Maggio 

C^l 

O     ^1       1 

o 

o    Q 

CI       et    CI 

,     IO 

—    to 

-I 

VI    M 

to 

to     IO 

o 

o    o 

to 

et    o 

IO     — 

«o 

co    to 

05 

a:     05 

CT 

o    © 

vi 

vi       VI 

Giugno 

VI 

CI     IO 

CI 

CI     •»• 

co 

tó-     CI 

_ 

» 

^I 

^1     ^I 

IO     IO 

o 

o    o 

^ 

-1    et 

C5 

C3    et 

o 

co     ~. 

Luglio 

Iw 

IO      IO 

_ 

O     CI 

M 

v|         ^1 

.^ 

=5      CI 

5S 

!Ì!    ^ 

^ 

^ 

^1 

M    <i 

to 

ts  'é 

o 

o    o 

IO 

o    c^ 

c. 

M      CJ 

-o 

1*1 

^  i: 

•c^ 

CI    o 

è! 

^  9 

Agosto 

IO 

—     CI 

,— 

VI    -1 

IO 

IO     IO 

^^i 

—     IO 

-1 

O     C-. 

IO 

CI     IO 

co 

co     CO' 

o 

CI     CI 

^ 

ò    L- 

^1 

M      M 

Seltcnibro 

i      wl 

^     IO 

CI     i^ 

k 

^ 

—     CO 

CI    1     to     ^ 

e;        e:    e: 

IO 

IO     IO 

IO 

IO     CI 

et 

O     IO 

m       C-.    m 

co    co 

Ollobie 

-o 

oc    o 

££■                 O         O 

^1 

vi       VI 

oc    — 

CI 

.u-      IO 

e;   1    o    ii- 

CI 

CI      ^ 

CI    1      Ci     CI 

IO         IO     to 

><i 

IO     IO 

CT       -i- 

o 

<X     ÌD 

50           50     0 

ìt 

e*.     CI 

_ 

00      CT 

^1            C5      vi 

Novembre 

wl 

•_   J-. 

S           =      &■ 

^    1      CI     CT 

C-I 

CI     Ci 

CI     CI 

•^ 

■Ji     o 

Af     *i^ 

:d        c^    « 

IO 

^   = 

^ 

CI    oe 

^1        ^1     ^1 

Dicembre 

«iS- 

Ol        o     w 

' 

O          ^      is- 

Ki 

et 

^. 

IO 

IO 

MEDI   0 

22 

<l 

CI 

•^1 

OC 

auniio 

"  £--•     Sii  5 
n  --5     „s  3 

tj   ^1  era   e  e.  rr. 

■JIIIK 

o' 

3 

w»T  r-  e  n  7  VT 

Sri?     r  2.7 

tn"    5   ?   J"   -■ 

o 


^  1 

CJ 

^ 

Or 

A 

r>t 

O: 

5; 

Ci 

y 

T6 

o 

c 

ìQ 

■L  s. 

Oc  ^ 


a 


4 
I 


•è 


< 

o 
< 


ti 

e 

g3  2--'2^i-i|-5ii,.:=C'  = 

■ 

Olili  (IL* 

IO 

co 

-^ 

6 

n  1  a  3  H 

CI 

a 

l'^ 

1^ 

e 

CM 

«r 

"■ 

l'I    n 

_ 

■ijqiiio.^iQ 

l'I    r- 

-• 

X    o 

• 

^ 

e    ~ 

— 

y     -~* 

- 

X 

.^» 

X. 

1-      TI 

TI 

'"    '" 

'-  1 

^ 

—      t^ 

.>.iqiuoAO\i 

IO      t~           -^ 

—     "        — 

o 

or-.        o 

O     -—           T-. 

,?" 

)■» 

'/T. 

I-:    TI        IO 

O     LO          10 

— 

1^     o 

IO    :*c 

TI             ^     LO          S 

oj(io)io 

y. 

o    r-. 

=         o    00       o 

1- 

—           '-•      Il 

IO     M 

IO             t^     O          1- 

3C     rs 

IO           o    o         -^ 

.i.Kim.inoc; 

o    r-. 

d         IO    —       d 

<r. 

IO      TI 

IO           X     r^         1- 

•"~ 

1 

TI     — 

. 

0)So8v 

^^    - 

o 

ce    d 

1" 

c^i            — 

u 

IO     TI 

IO 

»    oc 

ce 

1  - 

—      IO           «■ 

oiiSni 

(M     O 

e: 

e.     LO 

io'    o 

TI 

d 

IO     TI 

TI 

e:     i- 

X 

IO     <^ 

1 

TI     OC 

o    1     ce    ^ 

1^ 

UUudl^ 

■     1 

o    ^- 

o    1     -^    o 

y: 

Cf 

1' 

■"■ 

lO     TI          IO     1       X      l' 

1- 

"" 

■ST      C5 

oiSdcK 

TI     l- 

d 

■»     IO 

d    IO 

^ 

1^ 

_J 

u: 

IO     T< 

TI 

oc    1» 

t^ 

•" 

O     IO 

5- 

.i|U(lV 

TI      l^ 

-- 

"^     IO 

■~ 

. 

e 

O      * 

^  \    -!£  S 

•=? 

«^ 

IO     TI 

:r 

-" 

1-     IO 

IO 

ozJUK 

TI     O 

LO       O 

i-t 

- 

d    C-. 

—; 

^.     e: 

jr* 

■M 

<r 

IO      TI 

TI 

LO       •?• 

O 

"• 

1-    C-.    1    rj 

ojciqqoj 

IO    o 

C5 

■??     ''C 

'"^. 

e 

d    d 

d 

ce     -^ 

o 

1.* 

M 

«e 

IO     TI 

TI 

LO       ■" 

Lt 

TI     IO 

ujcuudn 

•?"     '^ 

'~    -. 

X 

e 

5      C'- 

d 

1^      1^ 

oc- 

oc 

__ 

r. 

IO      TI 

IO 

(i    ^ 

-ST 

— 

r:                                       rt 

' 

—  ^^ 

■~    '  1 

era                        s      ra 
■  B      B          ra           -Ss          ra 

C  .2 

Z  .£ 

= 

«    -1       ^          S    ■=       :5 

e    S 

il   r 

e  e 

n     .r         u            ra    .S          5, 

e  -= 

S    K        S          S    S        S 

e  = 

"^^    S^^^^^,^                             -^^v     -^    ^^to. 

^ 

— 

-=  e 

czzo)|i;  r"i  ii"i     cjii|im.)<Iiu.i| 

t 

u 

o 

miXiuo\iva         «i  i  oiiiinnuuii 

," 

-*■ 

r 

^ 

-          ' 

120 


? 

E 


IO 
CI 

o 


1 


00 

o 


>-     1/1 

3.    f 


I 

o 
o 

o 

sr 

o 
a 


> 

»i 

e 

ra 

n 

e 

Tot.  fr.  alb.  I.">0 
suff.  202  Erb.  I9G9 


Tot.  di  gcn.Cer.fiOO 
Dub.  23  n»  tot.  025 


IO 

oc 


Cer.475Dub.  22 


Cer.  125  Dub.  U 


S    cr 


n  cA  _    _ 

«    S"  ^   —  s.  -= 


^    re 


c    5    5-  2.  S^  =    = 

_    o 

D 


n;  3    s'  ^   »■   =   3 


=  E.  - 
3 


8 


c^ 


b:  g 

a*  o 
2     F3 


8    E 


^   fis 


B 


ra 


IO    IO    IO    W    *=•    £=■    CT    «^    ^O    O    O     CT    CT    Ci     t-i    o    — 

oi  00  et  C3   —  Ci  o  C(  M   t-i  *a   oi  Ci  o  c(  -a  oo 


•r^  CT>"  o  est"  a  — 


r  B.Z  -n-^  is 

_   r„   o   n    •     -  ^ 

2.E-S  g°S  =1. 

a  w  2  2  =       " 

rr«  IT)  e  —  e  cn 
*^  ^  w  g:  e  :r.  n- 

;  o  '^>  ?^  S  r:  e 


■ssi 


;,  t^'*-  ="  ^  o'  1 

S'Cri,— '■••5 

&•£'«  ai  =-■ 


"  -  =-■  "  s-  3  " 

r*  <?■  2.  :^  3  S        ''- 

o  or? 
23 


_  3  S 

C..C5    D-, 
-■0-". 

o  e  :3. 
=  "  e 


S  Ì.2.E"g  (-■ 


3:  o  n. 


-—  o  or  f*  ft 


")   o    2    >..  Cr-- 

S  c  p  c:<<  *- 

il?|rS. 

C  tì    QJ    rt 
3    =  "      W    3 

1  2^  =  32. 
!•   o  3   w  » 

^  °  2  ó  _ 

j  is  " 


s-s-     =:?: 


p    ™    ir. 
™   -1   (X    "i 

:-:  !^8  3 

C.  ce  9a    -  • 

'-  c  "S  11)  m 
-o.S.g 

f3    e.  1 

n   £" 

2  tr 
^  B" 
"  "  5 


-■  -   2.  «  *3 
e    e?    ^    =    • 


II:      % 


'  cS^^i- 


in 


inumi:  HO 

drllc 

SPECIE 


a       2 
^     2 


MJMKUO 

delle 

SPECIE 


MiMEUO 
dei 

CENERI 


NUMERO 

delle 

SPECIE 


■J,       "^ 

-       o 


> 

ó 


•e 


s-  s 

«e  a 

1  I 

2  I 


—  951  — 


SPECIE  CHE  H,VNNO  UN'AREA  RISTRETTA  IN  SICaiA  E  LUOGHI  OVE  ABITANO. 


Canna  Indica  S.  Cosimano  tra  Siracusa  ed  Agosla  —  Kalbfussia  Mullcri  Cata- 
nia—  Erigeron  canadcnse  Catania,  Etna,  qualche  luogo  nel  Vallo  di  Mozzava 
—  Rhagadiolus  stcllatus  Catania  Paterno  —  Glinus  lotoides  Catania  alle  fosse  , 
Palermo  all'  Oreto  —  Centaurea  tauromenitana  Mola  e  sotto  Taormina  —  Fri- 
tillaria messaneusis  Messina  —  Opunlia  Dillcuii  Messina  —  Cylisus  aeolicus  Vul- 
cano ,   e  Sfromboli  —  Stapelia  europea  Lampedusa  —  Veronica  panormitana 
Palermo,  Caltagirom,  Catania  ed  altri  luoghi  non  molto  di  frerptenle.  —  Cbenopo- 
dium  multifidum  Palermo — Mespilus  Azalorus  £7na  — Sternbergia  excapa  £(»ia 
Madonie.  —  Robertia  taraxacoides  Etna  —  Antliemis  aetnensis ,  EttM  al  piano 
del  lago,  8,000  p —  Senecio  aetnensis  Etna  nella  regione  elevata  —  Poa  aetnensis 
Etna  nelle  arene  2,000  -  4,000  p  —  Genista  aetnensis  Etna  in  tutte  le  regioni  — 
Cyperus  cossyrensis  Pantellaria  —  Poa  Nymanni  Etna  —  Lithospermum  Le- 
hemanni  Mazzara — Statice  drcpanensis  Trapani — parvifolia  Pantellaria — cos- 
syrensis Pantellaria  —  pigmea  Pantellaria  —  Storubergia  sicula  Militello  vai  di 
Noto.  Ornithogalum  nebrodense  Madonie  —  busambarense  Busambra  —  Ma- 
scari Cupanianum  Caltagirotìe  —  Rumex  aetnensis  Etna  —  Colcbicum  Valéry 
presso  Palermo  —  aetnense  Etna  —  Chlora  sicula  Palermo  a  Gallo  —  Seduni 
aetnense  Etna  —  soluntìnum  Solanto  —  Mespilus  Oxyacantlia  Madonie ,  Et- 
na —  Euphrasia  Biancae  Avola  —  Orobanche  Alexandri  Palermo  —  nebro- 
densis  Madonie  —  Sonchus  Nymanni  l'icari  —  Auttiemis  ciavata  Madonie  — 
Centaurea  busambarensis  Busambra  — Orchis  fasciculala  Etna  e  Mistretta  tu' bo- 
schi —  Cephalanthera  comosa  Isnello  alle  falde  delle  Madonie  —  Mara^  igne  Etna 
alla  Cerrita  —  Orchis  panormitana  Palermo  —  Ruppia  drcpanensis  Trapani  — 
(]ucumis  Colocinthis /"aH/fZ/ann —  Acroslicum  septeulrionale  Etna  — Cineraria 
nebrodensis  Madame  —  Erica  sicula  Promontorio  di  Cofani  presso   Trapani  — 
Scabiosa  liuionifolia  Monte  gallo  ,  e  Promontorio  di  Cofani  —  Hieracium  luci- 


—  952  — 

diini  Id,  —  Reaumuria  vermiculata  Marina  di  Trapani  —  Trifolium  Savianum 
Monti  di  Mandanili  —  Pelagnia  Saniculaefolia  Bosco  di  Fìoresta  e  maniaci. 


(i)  Le  ricerche  sull'area  ristretta  delle  specie  Siciliane  sono  state  eseguite  con  diligenza ,  ma  biso- 
gna notare  che  qualche  fiata  in  vari  punti  dell'  Isola  trovansi  delle  specie  che  abbondevoli  si  veggo- 
no in  un  punto  solo  :  tali  sarebbero  l' Erigeron  canadense  la  Veronica  panormitana.  Ciò  non  deroga 
la  legge  generale  stabilita  ,  poiché  dobbiamo  giudicare  area  propria  di  una  specie  quel  sito  della  ter- 
ra ove  abbondevolraentc  si  vede  crescere  spontanea  :  tale  mi  pare  la  Veronica  panormitana  in  Pa- 
lermo ,  la  quale  in  Catania  ,  Caltagìrone ,  Messina  si  raci.og!ie  non  molto  spesso;  Io  stesso  del  Rha- 
gadiolus  stellatus  ,  ed  altre. 

(2)  L'  Etna  è  sita  al  Nord  di  Catania  alla  latitudine  N."  57"  41  e  longitudine  E  02"  46  dall'  Isola 
Ferro;  Le  altezze  principali  rilevansì  datlu  Tavola  delle  primarie  elevazioni  riferite  da  noi  nel  para- 
grafo della  St<]zìoiie  Alpina.  Molte  specie  d*  area  ristretta  potrebbero  entrare  in  questa  descrizione , 
ma  il  loro  sito  fa  sospettare  ,  che  d'  altre  contrade  fossero  stale  trasportale  per  i  venti  ,  0  altro. 

(3)  L'abitazione  delle  Stapelie  trovasi  al  Capo  nelle  Indie:  due  specie  fin  oggi  di  tal  genere  trovansi 
dissociate ,  cioè  la  Stapciia  hirsiita ,  abita  a  Kervan  nel  regno  di  Tunisi  trovata  da  Dest ,  e  l'  altra 
detta  Stapelia  europaca  trovata  dal  cav.  (Giovanni  Gussone  nell'agosto  del  i8:ì8  nell'  Isola  di  Lam- 
pedusa la  quale  scosta  dalla  Sicilia  106  miglia  ilaliane  ,  ed  il  punto  più  vicino  e  il  capo  di  Licata  :  è 
divisa  dall'  Africa  per  79  miglia ,  Ìl  suo  perimetro  e  di  20  miglia ,  1*  altezza  massima  è  di  oiS  piedi, 
giace  alla  lat.  N.  55"  52  ed  in  longit.  da  Parigi  12  56  varia  in  essa  l'ago  magnetico  17",  5o  al  N.  La 
sua  formazione  geognostica  appartiene  al  gruppo  sopracrelacco  di  de-la-Roche  al  Tritoniano  di  Oni. 
Halloy. 


e 
e 

s 
g 
"e 

£ 


I 


"« 

o 


e. 


3 


o 


e 

= 

=  ^ 

-« 

ri    C 

E  = 

-2 

S"^ 

i 

<Z 

E 

1 

5 

(0 

n 

1 

■5  a. 

"i  = 

li 

■S.S 
So 

«  2 

3 

2  g 

2  — 

e  0 

51 

•r  £ 

e 
e 

< 

H  i 

111 

e:     . 

Ti     * 

»v 

D     - 

^ 

a» 
2; 

si 

ri 

— .   re 

E  S 

9 

5; 

il 

3  " 

j2 

1 

1 

o 

O 

o 

«« 

O 

o 

re 

o 

-5 

E 

o 

te 
ti 

re 

re 

s^ 

et 
tx. 
re 

u 

*5 

•^ 

•5 

«* 

•Mi* 

»" 

•A» 

•5 

^^ 

^. 

l.-^ 

-'S 

^-" 

^-( 

£ 

O 

O 

< 

4? 

< 

1^ 

e 
te 

3 

3 

a 

£ 
^ 

e 

O 

1 

3 

— 

o 

b. 

re 

2 

OJ 

o 

S 

bc 

r=f 

JS 

^ 

o 

«5 

B 

u 

re 

re 

s 

#»K 

^^ 

T^ 

IO 

* 

n 

o 

•) 

_a) 

6L 

3 

i5 

C 
te 

3 

5 

x 

s 

N 

ss 

2 

E 

< 

II 

•^ 

^^ 

n 

o 

«J 

li 

■P«. 

^ 

£ 

tu 
re 

te 
re 

^ 

II 

II 

II 

II 

X 

'^ 

•M 

CI 

u 

t/3 

'n 

•< 

3 

a 

9 

3 

cn 

2 

a 

3 

a 

s 

re 

2 

re 

o 

UD 

a 

fi 

S 

8 

3 

'S 

o 

s 

« 

a 

Ss 

3 

"re 

Vi 

_3 

S 
re 

U 

3 

3 

s 

tA 

7 

c 

te 

.2 

s; 

fc- 

1) 

re 

a 

o 

u 

z; 

C:< 

•J 

;j 

^ 

< 

*j; 

O 

RAPPORTO 


se  LA  MEMORIA  DEL  PROF.  TORNABENE. 


*  professori  Meneghini ,  Parlatore,  e  Gasparrini  furono  incaricati  di  esaminare 
un  lavoro  del  prof.  Tornabene  intitolato  Saggio  di  Geografia  Botanica  per  la  Si- 
cilia . 

L"  autore  dopo  aver  detto  del  sito ,  ed  estensione  della  Sicilia  dichiara  che  per 
porgere  una  giusta  idea  della  maniera  come  stanno  associate  le  piante  d' un  pae- 
se ristretto,  come  è  appunto  la  Sicilia,  non  é  da  seguitare  le  regioni  botaniche 
proposte  da  Schow.nè  quelle  del  Decandolle;  poiché  tali  regioni  riguardano  tutta 
la  superficie  terrestre,  ma  in  vece  sia  mestieri  considerare  la  natura  del  suolo,  la 
sua  altezza  sul  mare,  la  quantità  dell'acqua  da  cui  è  bagnato,  ed  il  clima.  Però 
egli  ammette  le  stazioni  differenti  per  la  vegetazione ,  lasciando  l' isola  tra  re- 
gioni botaniche  da  quegli  illustri  autori  proposte.  Quindi  il  lavoro  in  tre  parti 
principali  divide,  in  geognoslica,  idrografica,  ed  aerografica.  Nella  prima  di- 
stingue i  lidi,  le  pianure,  i  rialti,  le  colline,  ed  i  monti  facendone  conoscere  la 
natura  loro.  Nella  seconda  i  mari,  i  fiumi,  le  paludi,  ed  i  laghi.  Nell'ultima  che 
versa  principalmente  sul  clima ,  allega  le  osservazioni  meteorologiche  fatte  in 
Palermo  e  Catania ,  dalle  quali  giudica  approssimativamente  delle  vicissitudini 
atmosferiche  degli  altri  luoghi  dell'isola. 

Dopo  questo  entra  a  ragionare  delle  stazioni  botaniche  propriamente  dette  , 
delle  quali  ne  propone  dieci ,  cioè  mariltima,  fluviatile,  paludosa,  umida,  ari- 
da, vulcanica,  boscosa,  delle  pianure,  delle  colline, eJ  alpina;  notando  in  eia 
scuna  quelle  erbe,  e  que'  suffrutici,  frutici  ed  alberi  che  in  copia  e  meglio  vi  fan 
no;  con  aggiungere  nell'ultima  1'  altezza  sul  livello  del  mare  per  molte  piaule. 


—  955  — 

L'autore  esamina  ancora  l'ioflucnza  del  clima  sulle  varietà  delln  vegetazione 
Siciliana;  e  verifica  in  essa  le  tre  leggi  stabilite du'Botanici geografici,  cioè  1'  che 
il  numero  de' vegetabili  dicotiledoni  cresce  dai  poli  verso  l'equatore;  2'  il  nu- 
mero de' monocotiledoni  diminuisce  dai  poli  all'equatore;  3*  clic  nelle  zone  tem- 
perate le  piante  erbacee  monocarpiche,  e  le  perenni  policarpiche  sopravanza- 
no in  numero  i  suffrutici ,  i  frutici ,  e  gli  alberi ,  cose  tutte  che  egli  dichiara 
con  cifre  in  (avole  comparative. 

E  continuando  a  ragionare  del  clima  dichiara  qual  sia  la  sua  influenza  sullo 
spazio  più  o  meno  esteso  (area)  occupato  da  taluni  generi ,  e  spezie,  quale  sul- 
l'epoche della  vegetazione  ,  germinazione  ,  frondescenza  ,  fioritura  ,  fruttifica- 
zione, e  sfrondamento  :  tutte  cose  poi  che  in  appositi  specchietti  espone  con  ci- 
fre comparative.  Seguita  e  finisce  con  un  brevissimo  cenno  sopra  i  rapporti 
della  Flora  Siciliana,  con  quella  del  Regno  di  Napoli. 

tn  un  lavoro  di  tal  genere  egli  è  diffìcile,  per  non  dire  impossibile,  che  non  ri- 
manga sempre  qualclic  cosa  a  desiderare.  Cosi  per  esempio  dov'egli  tocca  del- 
l'azione chimica  del  suolo  \'ulcanico  sulla  vegetazione  senza  dichiarare  in  che 
cosa  essa  consista  ,  ci  pare  quasi  fuori  i  termini  della  geografia  botanica;  e  quan- 
do dice  che  i  rialti,  le  colline,  ed  i  monti  corrispondono  alle  regioni  pedemon- 
tana ,  subalpina ,  ed  alpina  vorremmo  spiegasse  più  distesamente  le  ragioni  sulle 
quali  fonda  questa  somiglianza,  se  per  l'altezza  sul  pelo  delle  acque  ,  o\Tero 
per  la  vegetazione,  nel  qual  caso  dorrebbe  darci  le  tavole  comparali^e,  come 
ha  fatto  per  altre  cose. 

Finalmente  sulle  piante  proprie  di  alcune  stazioni,  o  di  quelle  credute  di  area 
più  o  meno  estesa  ci  ha  qualche  correzione  a  fare  :  cosi  per  esempio  son  da 
escludere  dalla 

1.'  Stazione  marittima  Cyperus  intermedius 

Samolus  talerandi  tilycfrìa  fìuilans 

Erica  peduuculaiis  Lylhiiim  salicaria 

2.'  Stazione  fluviatile.  Cladium  geriìMiìicum 

Cijperm  leiiuiporus  Tamarix  africana 

Cjfperus  hngm  Salix pedicdlata 


—  956  — 

Populns  alba  5.'  Stazione  de' boschi 

Salix  fragilis  Ruhus  dalmalinu 

3.'  Stazione  paludosa  Rulius  cupanianus 

XaiUium  Klnimnriiwi  Erirn  arhorra 

lìuppid  maritima  6."  Che  nella  staziono  dello  pianure  si 

I  Imus  suherosa  coltiva 

4.'  Stazione  umida.  Gossypium  arboreum 

Dclpbynium  slaphysagiia  Avena  fallax 

l.amium  hifìdiim  Sarrhinwn  o/ficinarwn 

Scrophuiaria  grandìdeiìlala  Scoìi/inus  (frandiporus 

Ihaba  muralis  7."  Stazione  delle  colline. 

Fraa:imis  rostrata  Pifrus  malus. 

E  che  dalle  piante  riportale  come  di  area  estesa  si  vuole  escludere  Bromm 
tectontm,  Carlina  involucrata  ,  Chennpodium  olidum  ,  ed  in  vece  notarvi  Bromus 
(ìussoniiet  mollis.  Daucus  mauritanicus,  et  Carota,  Chenopodium  viride,  Euphorbia 
helioscopia,  ed  altre. 

Ma  a  riscontro  di  queste  leggiere  pecche  nel  lavoro  del  prof.  Tornabene  sono 
molti  pregi  ,  osane  voglia  considerare  il  disegno,  e  la  chiarezza,  o  la  fatica 
durata  in  cercare  con  tanta  diligenza,  e  disporre  acconciamente  i  fatti,  e  le  osser- 
vazioni altrui,  e  proprie  secondo  i  lumi  presenti  della  scienza. 

Lavori  di  questa  fatta  tornano  poi  diHicilissìmi  per  quei  paesi  come  la  Sicilia, 
in  cui  ne'  differenti  luoghi  non  si  siano  ancora  fatte  le  osservazioni  necessarie 
per  ciò  che  spetta  alla  geografla  botanica.  E  lo  stesso  autore  confessa  che  il  suo 
non  si  deve  tenere  come  compiuto ,  e  perfetto  ,  si  bene  come  un  saggio. 

Le  quali  tutte  cose  i  Commissari  pigliando  in  considerazione  son  di  parere, 
che  questo  saggio  di  Geografia  Botanica  per  la  Sicilia,  come  un  primo  lavoro  di 
tal  genere,  speciale  di  queir  isola,  corrette  le  poche  pecche  sopranotate,  sia  per 
intero  pubblicalo  negli  atti  del  Congresso. 

Prof.  G.  Meneghini 
Prof.  I'ii.ippo  Parlatore. 
Prof.  Guglielmo  Gasparrim 


RICERCnE 

SULLA  ORIGINE  DELL'  EMBRIONE   SEMINALE 


IN 


ALCUNE   PIANTE   FANEROGAME 


FATTE 


DA  GUGLIELMO  GASPARRIM 


JUappoiciik  al  tempo  di  Linneo  parve  compiulamenle  dimoslraL-i  la  necessità 
della  fecondazione  nelle  piante  fanerogame,  per  generarsi  l'embrione  seminale, 
molti  annlomit'i  di  poi  e  Fisiologi  attesero  con  diligenza  ad  osservare  le  modi- 
ficazioni e  la  stnittura  di  esso  embrione.  E  quando  si  fatto  esame  è  sembra- 
lo, se  non  compiuto,  almeno  sufQcicnte,  ai  bisogni  della  scienza ,  e  nato  ne' 
dotti  un  desiderio  grandissimo  di  sapere  l'origine  di  questo  embrione.  Nel  qual 
desiderio  si  son  ridestate  le  antiche  controversie  furon  mai  sempre  tra  i  Fisiologi, 
cioè  s'egli  ancora  l'embrione  seminale  sia  generato  dal  pistillo  e  vivificato  sola- 
mente dal  polline ,  o  che  si  generi  nel  polline  e  germogli  nel  pistillo  ;  ovvero 

121 


—  958^ 

se  |noveiii{a  dalla  moscolanza  dello  essenze  di>ersi'  (irodolte  da^li  oifjarii  ses- 
suali, i  quali  sono  raflìgurati  nello  stame  e  nel  pistillo. 

Ai  nostri  tempi  Schleidcn  in  Germania  ha  manifestalo  una  opinione  ,  eLe  ha 
molli  set^uitatori,  ed  è  che  l'cmhrione  si  generi  primitivamente  nel  maschio,  e  lu 
remina  «ili  porf;a  luogo  acconcio  al  primo  accrescimento.  Invero  le  scoperte  de- 
};li  anatomici  moderni  sulla  struttura  e  fatti  del  polline  e  dell'  uovicino  mena- 
no naturalmente  a  si  l'atta  sentenza.  hni)erciocclié  si  s^ipeva  che  mi  ^Tanel  di 
polline  contiene  umore  minutamente  granelloso,  il  ()ualc  in  molte  jiiante  per 
l'umidità  esce  fuora:  e  l'Amici  faceva  conoscere,  già  son  parecchi  aniii,ches|)esso 
detto  umore  vien  fuora  da'  suoi  gusci  non  disciolto  ,  ma  chiuso  in  ima  sottilis- 
sima memhranella  conformata  d'ordinario  a  mo' di  filolino  cilindrico  in  sem- 
bianza di  budello.  K  vide  pure  questo  liloliuo  cacciarsi  nello  stimma,  ed  in  al- 
cune occorrenze  lungo  il  tessuto  conduttore  dello  stilo  giungere  infino  al  mi- 
cropilo, o  bocca  dell'uovicino;  dove  credeva  che  si  aprisse  per  fecondarlo,  ver- 
sandovi r  umore  in  esso  contenuto.  Le  quali  osservazioni  sono  stale  poi  rif(T- 
mate  da  parecchi  anatomici,  sopiattutlo  con  molta  diligenza  dal  lìroiigniart,  ac- 
conciandosi <'gli  in  più  punti  alla  sentenza  dell'Amici.  Ma  d'altra  parte  si  è  os- 
servato coslanteniL'nte  l'embrione  colla  radicclla  volta  al  micmpilo.  E  lo  Schlei- 
den  avendo  veduto  reslreniitù  del  fdolino  pollinico  entrare  per  esso  il  micro- 
pilo, e,  giunto  al  nucleo  dell'uovicino,  sospingere  la  vessichelta  embrionale, 
è  venuto  in  questa  opinione  ,  cioè  ,  che  1'  estremità  del  filolino  colla  fovilla  in 
essa  contenuta  si  trasformi  in  embrione.  Il  quale  embrione  si  sarebbe  generato 
nel  polline,  e  dopo  tanto  cammino  finalmente  nel  nucleo  ,  e  propriamente  in 
una  nicchia  della  vessichelta  embrionale  avrebbe  trovato  luogo  convenevole  al 
primo  accrescimento.  Quella  parte  poi  del  filolino  che  rimane  tra  la  radicella 
ed  il  micropilo  sarebbe  il  filamento  sospensorio  dell'embrione.  Ma  l'Amici, 
cui  r.\nal()mia  e  Fisiologia  delle  piante  debbono  non  [lOco  della  loro  presente 
alle/za  ,  per  sottilissime  ricerche  ultimamente  da  lui  l'alte  sulla  fecondazione 
delle  zucche  confuta  si  fatta  teorica.  1  risultali  cosi  differenti  dalle  osservazioni 
d'uomini  lauto  valorosi  nella  scienza  avendomi  sosi)into  a  vedere  co' propri  oc- 
chi le  cose  da  loro  dette,  tra  le  molte  e  svariate  ricerche  da  me  istituite,  mi  sono 
abbattuto  in  tre  falli  differcntissimi,  degni  di  esser  notati  ;  non  già  che  svelassero 


—  959  — 

essi  coin|iiutamfintP  1'  arcano  della  fecondazione  ,  ma  por  cerio  ci  sforzano  a 
dover  iiiodincare  almeno  alcune  massime  e  teoriche  moderne  intorno  alla  ori- 
gine di'ir embrione.  II  quale  punto  se  intìno  ad  ora  non  si  è  potuto  spiegare  gli 
è, stato,  mi  pare,  cosi  per  essere  di  sua  natura  molto  intralciato  e  riposto,  co- 
me pe'poclii  fatti,  e  spesso  malamente  interpretati ,  sui  quali  sont)  fondate  le  in- 
duzioni generali.  Né  io  sopra  poclie  osservazioni  pretendo  stal)ilire  nuove  Ico- 
l'iclie  ,  o  dimostrar  come  vera  ed  universale  alcuna  delle  opinioni  sopra  men- 
zionate ,  parendomi  che  le  coso  necessarie  per  la  compiuta  spiegazione  del  fe- 
nomeno, nello  slato  presente  della  scienza  ,  non  sieno  ancora  tulle  trovate  e 
pronte. 

Divido  perciò  il  ragionamento  in  (re  parti ,  come  quello  che  risguarda  a  tre 
fatti  diflerenti  ;  cioè: 

1 ."  Che  r  embrione  seminale  si  può  generare  senza  l' opera  del  polline  : 
2."  Che  può  nascere  in  un  punto  lontano  dal  micropilo  nella  parte  interna 
dal  sacco  embrionale ,  standoci  fecondazione  : 

3.°  Che  comparisce  rembrione  come  prima  arriva  alla  vessichetta  embrio- 
nale un  lilamento  iu  forma  di  budello. 

PARTE   PRIMA 

NEL  FICO  SI  GE.NEUA    LEMUKIO.VE   SEMINALE   SENZ' OPERA   DEL  POLLI.NE. 

Si  è  creduto  universalmente  essere  il  fico  albero  |K>ligamo,  cioè  con  indivi- 
dui androgini  ed  unisessuali  ,  che  il  fico  domestico  fosse  la  femina,  ed  il  capri- 
lieo  l'individuo  androgino  e  fecondas.se  il  domestico.  La  sciqierla  degli  organi 
sessuali  fatt<i  da  Cesalpino  nel  princìpio  del  sei-olo  passato  riciii.iinava  mai  più 
I'  attenzione  de'  dotti  ;  molti  dei  quali  (|uantun(pie  atteniless4>ro  a  confermare 
la  necessità  dei  sessi  e  della  fecondazione  per  ottenere  frulli  e  s<-mi  fecondi, 
pure  c'era  chi  ciò  conlradiccs,se ,  allegando  fra  tante  ragioni  che  il  lieo  senza 
fecondazione  produce  ancora  frutti.  .Ma  i  più  scusati  osservatori  notavano  già 
iofmiti  particolari  sulla  fecondazione  de'  vegetabili ,  che  il  dattero  allega  e  ma- 


—  960  — 

tura  suoi  frutti  non  por  mi  corto  insetto  ,  scrondo  narra  Erodoto,  ma  por  la 
polvere  fecondante  delle  antere  ;  e  fra  le  tante  cose  meravigliose  si  conobbe 
ancora  cbc  nei  Dori  diclini  spesso  per  gì'  insetti  succede  la  fecondazione,  come 
quelli  che  da  uno  in  un  altro  volando  sul  pistillo  portano  il  pollino.  Come  pri 
ma  queste  cose  si  conobbero  ,  parve  a  certuni,  principalmente  a  Linneo,  die 
la  caprificazione  servisse  allo  slesso  uffizio.  Imperciocché  questo  sapientissimo 
Botanico  conosceva  che  il  frutto  è  Tovajo  ingrandito,  e  l'anfanto,  domandato 
volgarmente  fruito,  non  essere  l'ovajo  ma  ricotlacolo  contenente  fiori ,  e  che 
esso  potesse  crescere  senza  fecondazione.  E  sapendo  egli ,  per  le  ricerche  del 
Pontedera,  che  il  fico  domestico  contiene  soltanto  fioretti  feminei,  od  i  maschi 
si  trovano  nel  capriflco  ,  e  che  cosi  nell'  uno  come  nell'  altro  ossi  fioretti  son 
chiusi  dentro  un  ricettacolo ,  entrò  in  un  concetto ,  che  la  fecondazione  nel  fico 
non  mai  sarebbe  potuto  avvenire  senza  un  provvedimento  di  natura.  Ed  era 
l'aver  messo  nel  caprifico  un  insetto  di  tal  sorta  ch'essendo  obbligato  a  pa- 
scersi del  fico  domestico  o  femina  gli  arrecasse  cosi  l' umore  fecondante  ; 
pel  quale  generandosi  l'embrione  interveniva  che  la  maggior  parte  degli  au- 
fanti  allogasse  perciò.  E  rispondeva  a  coloro  seguitavano  l'opinione  del  Ca- 
merario che  diceva  «  niente  generarsi  dal  seme  di  fico  »,  ed  a  quelli  alle- 
gavano in  contrario,  che  il  fico  nasce  dai  semi  dei  fichi  dell'  Arcipelago  e  del- 
l' Italia ,  con  far  notare  che  la  osservazione  del  Camerario  stava  bene  per  i 
semi  prodotti  in  Germania  ,  in  Francia  ,  ed  in  Inghilterra  ,  dove  non  ci  aven- 
do caprifichi  di  necessità  dovevano  essere  sterili  ;  e  per  contrario  fecondi  in 
Grecia  ed  in  Italia  ,  dove  per  la  presenza  del  caprifico ,  il  fico  diventava  natu- 
ralmente fecondo.  Parve  si  falla  spiegazione  tanto  giusta  e  ragionevole  che  tulli 
vi  si  acconciarono.  Ma  noi  in  un  lavoro  apposito  sulla  caprificazione  —  {Ricerche 
sidla  natura  del  fico  e  del  caprifico;  e  sulla  caprificazione — Rendiconto  della  R.  Ac- 
cademia delle  scienze  n.°  23.  Napoli  1845);  ed  in  altra  scrittura  pubblicata  l'an- 
no avanti  (Nova  genera  super  nonmdUs  Fici  spccicbus  —  Neap.  1S44  )  ,  abbiamo 
distesamente  dinìoslrato  che  fico  e  caprifico  sono  alberi  molto  fra  loro  diversi. 
£  non  che  fossero  individui  della  stessa  specie ,  ma  specie  tanto  differenti  da 
potersi  considerare  come  due  generi.  La  qual  cosa  ci  ha  obbligato  a  vedere 
come  si  genera  in  essi  l'embrione  seminale  ;  poiché  nelle  scienze  naturali  Inter- 


—  961  — 

viene  spesso  che  un  nuovo  fallo  analomieo,  muti  o  modifichi  qualche  teorica  fi- 
siologica. 

Il  caprifico  molle  tre  sorte  di  frutti  nell'anno,  i  primaticci  o  fioroni  in  prima- 
vera; gli  esiivi ,  clic  gli  agricoltori  greci  dicono  forniti,  sul  principio  deiresta- 
tc  ,  e  gli  autunnali  domandali  da  quelli  col  nome  di  cratiri  sul  finir  dell'  està, 
molti  dei  quali  durano  inOno  a  primavera.  Tutti  questi  anfanti  sono  androgi- 
ni; se  non  che  ne'fioroni  abbondano  fiori  dell'  uno  e  l'altro  sesso,  ne'forniti 
ci  ha  pochi  fiori  masclii ,  pochissimi  ed  imperfetti ,  o  niun  fiore  maschio ,  nei 
cratiri.  Nei  norl  feminci  di  tali  anfanti  vive  e  si  propaga  l'insello  che  da  Lin- 
neo fu  detto  fijiiijìs  l'senc,  il  quale  vi  compie  tre  generazioni  ogni  anno.  I 
cratiri  ed  i  fioroni  non  mai  hanno  semi  fecondi,  contengano  o  no  l'insello: 
ma  ne'forniti  si  trova  pochi  semi  coli' embrione.  Che  i  cratiri  sieno  sterili  non 
è  da  meravigliare ,  poiché  i  fiori  maschi  d'ordinario  mancano,  o  sono  pochissi- 
mi, e  spesso  disformali  ed  abortiti  ;  e  che  i  fioroni  non  mai  abbiano  semi  fe- 
condi né  anche  deve  recar  maraviglia ,  considerando  che  i  fiori  maschi  nasco- 
no un  mese  dopo  i  feminei,  quando  questi  già  punti  dall'insetto  sono  allora 
bacati  o  invecchiati. 

Il  fico  domestico  poi  porta  costantemente  due  spezie  di  anfanti ,  i  fioroni  ed 
i  fichi  autunnali.  Ne'  primi  i  semi  mancano  di  embrione,  e  di  rado  si  trova  qual- 
che fiore  maschio  sotto  la  bocca;  nei  secondi  non  mai  m'è  capitalo  di  vedere 
alcun  fiore  maschio,  ma  abbondano  i  semi  forniti  di  embrione. 

Si  é  cennato  di  sopra  che  per  le  osservazioni  del  Pontedera  come  prima  i 
Botanici  conobbero  che  i  fiori  nelle  diverse  generazioni  del  fico  domestico  son 
sempre  feminei,  cosi  negli  anfanti  primaticci  come  nei  tardivi,  di  comun  con- 
sentimento, senza  cercar  altro  con  esperienze,  si  avvisarono  che  il  caprifico 
solamente  dovesse  fecondarli,  in  ciò  riconoscendo  essi  una  providcnza  di  na- 
tura per  compiere  una  funzione  tanto  importante.  Ed  io  medesimo  nel  certifi- 
care i  fatti  sopranarrali  sulla  struttura  dei  fiori ,  quantunque  vedessi  nel  capri- 
fico non  r  individuo  maschio  del  fico  domestico ,  ma  una  spezie  dilTerentissima, 
tuttavolta  cadeva  spontaneamente  nella  stessa  sentenza.  Ma  in  progresso  di  tempo 
affacciandosi  alla  mente  parecchi  dubbi  applicava  l' animo  a  nuove  ricerche. 

Primamente  parca  impossibile  che  in  ogni  sorla  di  fiorone  né  pure  im  sol 


—  91)2  — 

some  fecondo  si  trovasse,  ancora  quando  c'era  di  Cori  niaschi.  Niente  dimeno 
per  molto  si  fosse  dopo  ricercato,  sempre  s'è  veduto  die  il  fatto  sta  cosi  e  non 
altrimenti.  Il  che  poi  non  deve  recar  meraviglia  quando  si  considera  clic  i 
mosclierini  i  quali  entrano  in  ossi  vengono  dai  cratiri ,  in  cui  non  ci  lia  fio- 
ri miischi  ,  o  sono  in  pochissimo  numero,  e  quasi  sempre  incompiuti.  Che 
Si'  poi  nello  stesso  lìoronc  trovi  qualche  fiore  maschio ,  ([uesto  nasce  lungo 
tempo  dopo  i  fiori  feminei,  né  le  sue  antere  si  aprono  mai:  cosicché  ciascuno 
può  dire  che  s'egli  non  si  trova  semi  fecondi  nei  fioroni,  gli  è  per  difetto  di  fe- 
condazione. La  meraviglia  è  il  fatto  dei  lidi)  tardivi,  nei  qn.ili  si  genera  1'  cm 
brionc,  massime  nei  pedagnuoli  ed  in  luoghi  caldi,  sia  o  no  l'albero  stato  ca- 
prificato.il  fico  albo,  il  dottalo  ed  altri,  cui  i  Napolct^uii  non  danno  il  caprifico, 
portano  in  copia  semi  fecondi  :  come  pure  ne'luoglii  dove  non  si  pratica  capri- 
licazione,  ed  il  caprifico  vi  è  rarissimo,  per  esempio  a'Camaldoli,  in  Ischia  ed 
altrove.  Ma  così  fatte  osservazioni  lasciano  sempre  qualche  dubbio  o  sospetto , 
non  vi  fosse  arrivato  il  moscheriao  d'altronde  ed  operato  nascosamente  la  fecon- 
dazione. Intorno  a  che  è  da  sapere  per  primo,  che  questo  insetto  liscilo  dal  suo 
nido  difficilmente  spicca  un  volo  molto  disteso  :  di  poi  che  dove  sia  entrato  nel- 
ranfanto,in  esso  si  trova  intiero,  o  qualche  sua  parte,  ovvero  il  segno  dell'es- 
serci penetrato  in  una  maccliia  bruna  da  cui  facilmente  appresso  viene  la  corru- 
zione. Ora  in  luoghi  dove  non  sono  caprifichi,  e  non  si  usa  caprificazione  i  semi 
fecondi  ho  trovato  ancora  negli  anfanti  in  cui  non  era  noia  che  potesse  dar  so- 
spetto di  esservi  penetrato  l'insello.  Inoltre  sulla  metà  di  luglio  avendo  fecon- 
dalo artifizialmeule  trenta  anfanti,  sopra  un  ramo  di  fico  lardaro,  con  intro- 
durre nella  loro  bocca  il  jiolline  del  caprifico ,  un  mese  dopo  dieci  di  quelli  ca- 
devano senza  aver  semi  fecondi  ;  i  rimanenti  erano  in  tutto  simili  per  grossez- 
za e  copia  di  semi  fecondi  agli  altri  infiniti  dello  stesso  albero ,  comechè  non 
stati  ne  capri ficatì .  ne  fecondati  per  arte  nel  modo  sopraddetto.  E  tullocció  non 
bastandomi  ho  tallo  in  tre  anni  sussecutivi  un'esperienza  che  mi  pare  più  im- 
portante delle  mentovate  osservazioni.  Avanti  che  dai  fioroni  del  caprifico  co- 
minciassero a  venir  fuora  i  moscherini,  agli  anfanti  allora  piccoli  del  fico  lardaro 
e  sarnese  bo  coperto  la  bocca  con  gomma  arabica  e  creta  insieme  stemperate  per 
impedire  all'insetto,  se  mai  ci  fosse  capitato,  di  potersi  ciicciar  dentro,  con  ri- 


—  963  — 

mettervi  di  quando  a  (ju.nndo  1'  una  o  1"  altra  sostanza  rome  crescevano  gli 
jnfanli.  I  quali  divenuti  grandi  ed  aperti  non  mostravano  alcun  segno  di  es- 
servi penetrato  il  moscherino;  e  contenevano  intanto  semi  coH'enibrione  com- 
piuto e  perfetto.  Se  fate  questo  sperimento  sopra  alberi  ,  cui  poi  concedete  il 
caprifico  ,  gli  e  hello  vedere  il  mosclierino  uscito  dal  suo  nido  cercar  luogo 
alla  prole,  e  giunto  agli  anfanti  coperti  adoperarsi  con  ogni  industria  per  pe- 
netrare dentro ,  intorno  alla  loro  l)occa ,  sforzandola  talvolta ,  quando  fosse  leg- 
germente gommata;  infino  a  che  tornali  inutili  suoi  sforzi  va  via.  Questa  spe- 
rienza  dichiarava  lucidamente  la  niuna  necessità  del  caprifico  per  generar!<i 
l'embrione  del  fico,  non  già  che  non  ci  fosse  mestieri  della  fecondazione  per- 
ciò. lJapi»oicliù  poteva  slare  che  qualclu;  organo  piccolissimo  sotto  strane  forme 
contenesse  il  polline  e  si  trovasse  tra  i  fiori  feminei ,  o  soprannascesse  a  qual- 
che parte  contenuta  nell'anfanto. 

Con  siffatto  intendimento  adunque  ho  esaminato  al  microscopio  colla  miglior 
diligenza  per  me  si  è  potuto  tulle  le  parti  interne  dell' anfanlo  dal  liwo  nascere 
infino  a  conii>iula  grandezza,  le  squame  sotto  la  bocca,  i  peduncoli,  le  bratlK, 
il  perigonio,  il  pistillo  dalla  base  alla  sommità,  e  non  mai  m'èincontrato  di  sco- 
prire tal  cosa  che  contenesse  polline  o  altra  sostanza  di  (|ua$i  analoga  natura, 
che  per  lei  si  fosse  potuto  sospettare  di  fecondazione.  Solamente  ci  ha  questo  . 
che  sullo  stilo  infin  da  (|uaudo  è  giovane,  poco  appresso  ai  cangiamenti  che  suc- 
cedono neir  iiovicìno.o  In  quel  torno,  conq)ariscono  certi  granelli  scuri,  in  cer- 
to modo  simili  a  quelli  del  polline.  I  quali  poi  esaminando  con  attenzione  si  ve- 
de che  sono  i)iccole  ghiandoletle  in  sembianza  di  grumi  formali  di  tessuto  cellu- 
lare ,  e  cosi  come  apparvero  rimangano  mai  sempre.  Se  ne  vede  pure  qualcuno 
sul  perigonio.  Nel  caprifico  occorre  lo  stesso,  ed  anche  in  que' pochi  fichi  esotici 
ilie  Ilo  iNituto  esaminare.  Inolile  nello  stilo  manca  pure  il  tessuto  dello  conduttore 
ilei  pf>lline,  quando  non  si  volesse  credere  per  tale  le  cellule  interni-  alquanto  più 
lunghe  e  sottili  di  (pielle  che  sono  nella  parte  esteriore,  siccome  spesso  accade 
di  vedere  in  qualche  parte  allungata ,  sottile  e  tenera  di  certe  piante  dicotiledo- 
ni. Ma  non  mai  queste  cellule  si  congiungono  con  la  placenta,  né  sjìorgono  in 
qualche  |iarte  dello  stilo  o  dei  suoi  rami  in  ()uellc  papille  costituenti  l'organo 
che  veramente  si  deve  chiamare  stimma, siccome  si  vede  in  tante  piante  fanero 


,*' 


—  964  —  -» 

sanie.  Sicché  ogni  ricerca  è  tornata  inutile  per  iscoprire  lanccessilà  della  so- 
stanza fecondatrice  degli  stami  a  far  nascere  1'  embrione  del  lieo.  E  s' io  non  mi 
sono  ingannato ,  questo  non  sarebbe  un  fatto  isolato  nella  scienza  ,  avendo  già 
il  sig.  G.  Smith  (  Tiansaction  of  the  Linnean  Society  ISiO  )  annunziato,  che  la  fe- 
mina  di  una  pianta  dioica  indigena  della  Nuova  Olanda ,  e  della  famiglia  delle 
euforbiacee,  da  lui  denominata  Cadebocjijne ,  a  Ix)ndra  porta  semi  fecondi,  sen- 
za averci  mai  trovato  un  fiore  maschio ,  senza  un  sospetto  che  fosse  potuto  fe- 
condare con  polline  di  qualche  pianta  affìnc.  Altri  esempì  di  simil  natura  non 
valgono  certamente  questi  due  ;  dappoiché  i  risultati  dell'  esperienze  fatte  in  di- 
versi tempi  dai  dotti  sulle  piante  a  fiori  unisessuali ,  segnatamente  sulla  canape 
e  la  mercorella,  sono  slati  sempremai  controversi  ;  e  quando  dichiarano  che 
alla  generazione  del  loro  embrione  seminale  punto  non  sia  necessario  il  polline, 
pur  non  di  meno  lasciano  sempre  qualche  sospetto,  non  in  tanto  numero  e  pic- 
colezza di  fiori  sopra  molti  rami ,  qualcuno  maschio  od  ermafrodito  non  essen- 
do stato  avvertito,  avesse  operato  la  fecondazione.  E  chi  rispetto  a  quanto  ho 
narrato  del  fico  allegasse  iu  contrario  la  sentenza  del  Linneo,  il  quale  credeva 
che  solo  dove  fa  il  caprifico ,  1'  altro  produca  semi  fecondi ,  ricordisi  costui  quel- 
lo ho  detto  nella  dottrina  del  fico  domestico  (  Ricerche  sulla  natura  del  fico  e  ca- 
prifico, e  sulla  caprificazione  p.  30-51  )  cioè  che  il  clima  e  la  stagione  più  o  me- 
no calda  operano  di  modo  che  i  semi ,  tutti  o  in  parte ,  restano  vacui  ;  e  che 
però  nei  climi  settentrionali  dell'  Europa ,  e  nelle  stufe  i  semi  saranno  forse 
sempre  infecondi.  Come  fa  appresso  noi  il  fico  vernino  negli  anfanti  che  ma- 
turano in  novembre  e  dicembre  all'aria  scoperta;  e  quello  trifero  della  Cava  , 
che  nelle  stanze  matura  talvolta  nel  pieno  inverno.  D'  altra  parte  il  comparire 
dei  fichi  estivi  quando  i  fioroni  del  caprifico  son  già  compiuti  con  gli  stami 
presso  alla  perfezione  e  l' insetto  per  uscire,  dichiarano  in  certo  modo  una  cau- 
sa finale  che  non  potrebbe  essere  altra  fuori  la  fecondazione.  Questo  pensiero 
appunto  mi  ha  sempre  trattenuto  di  manifestare  il  risultato  dell'  esperienze  so- 
pra narrate,  ed  è  stato  cagione  che  ogni  anno  io  le  avessi  rifatte.  Oramai  per 
qual  disegno  di  natura  questa  concordanza  di  cose  sia  stata  ordinata  confesso 
d' ignorare.  Né  col  solo  esempio  del  fico  intendo  combattere  un  fatto  tanto  uni- 
versale com'  è  appunto  1"  importanza  del  polline ,  e  la  fecondazione  per  gene- 


—  f>fi5  — 

rarsi  l' embrione  seminale,  provato  poi  con  infinite  sperienze  di  tanti  uomini 
valorosi  da  un  secolo  in  qua.  Fo  dico  solamente  quello  mi  è  occorso  vedere  in 
tal  pianta,  potendo  essere  che  altri  ili  pili  lino  giudi/io  non  è  il  mio  s>iluppi  il 
nodo  con  discoprire  uno  dei  tanti  arlili/i  die   talliata  adopera  natura   in  talune 
sue  bisogne,  quando  a  compiere  qualche  suo  fine  va  per  vie  segrete  ed  intralcialo 
coprendosi  alia  nostra  vista  con  fogge  e  maniere  strane  fuori  sua  consuetudine, 
ijionde  stando  le  cose  in  questi  termini  conveniva  osservare  tutti  i  mutamen- 
ti che  succedono  nell'  uonìcìuo,  s(!  mai  si  fosse  potuto  vedere  come  si  genera 
r  enil>rione ,  infìno  dal  suo  cominclamento.  .Si  può  in  esso  uovicino  distìnguere 
due  stati ,  neir  uno  tutte  le  sue  parti  son  formate  di  solo  tessuto  cellulare,  nel- 
r  altro  compariscono  le  trachee.  Nel  primo ,  dalia  parte  superiore  del  lato  sti- 
ngerò pende  in  principio  nella  cavità  dell'ovajo  un  ricrescimeuto  di  questo  con 
in  punta  il  nucleo  volto  in  giù  verso  il  fondo  della  cavità  :  appresso  comparisco- 
no i  primordi  della  prima  e  seconda  membrana  in  forma  di  due  anelli  alla  base 
del  nucleo,  il  quale  in  questo  mentre  si  volta  in  su,  e  quan<lo  la  sua  punta  si 
avvicina  all'  ilo  già  è  coperto  dalle  due  membrane ,  appena  vedendosi  l' eso- 
stoma.  Ma  tutto  questo  succede  in  brevissimo  tempo.  Seguita  il  secondo  stato. 
Le  trachee  del  ginoforo  si  biforcano,  un  ramo  si  eleva  infino  all'  ilo,  dove  ri- 
piegandosi raggiunge  la  base  del  nucleo  formando  la  calaza  ;   l"  altro   ramo   pel 
lato  dell'ovajo  di  rincontro  alia  base  dello  stilo,  dopo  una  lunga  \ultata,  per- 
viene finalmente  alla  parte  libera  di  questo,  e  va  su.  Il  nucleo  allora  è  costitui- 
to d' un  grappolino  piramidale  di  otricoli  gradatamente  gr.indi  verso  la  sommi- 
tà. Nel  qual  punto  pochi  di  essi  raccolti  in  un  gruppetto  rimangono  rotondi  e 
pieni  di  sostanza  verdastra,  mentre  gli  altri  diventano  angolosi  e  pallidi.  Com- 
parisce  poi   la  cavità  embrionale,   piena  di   umore  nmcillagginoso,  la  quale 
si  distende  infino  alla  sommità  del  nucleo,  dove  paro  aperta.   Ed  ecco  sparire 
in  (juesta  parte  il  gruppetto  degli  otricoli  verdi  che  \i  era,  e  mostrarsi  il  primor- 
dio dell'  end)rione.  E  poco  di  poi  delle  altre  cellule  del  nucleo  le  esteriori  co- 
stituiscono dilicatis.sima  memhranella  ,  le  intcriori  in  progresso  di  tempo  si  con- 
vertono in  perispermo.  Comparisce  1'  embrione  nella  cavità  embrionale  presso 
la  sommità  del  nucleo  ,  in  principio  come  un  punto  scuro  nella  estremità  del 

filamento  sospensorio  ;  appresso  si  allunga  alquanto ,  poi  comincia  a  curvarsi 

V2-2 


—  96G  — 

inliiu)  a  che  la  sommila  della  piumctta  arriva  alla  calaza  poco  dall'  ilo  dislanle. 
I.a  radicella  dell'  embrione  allora  si  trova  in  diritta  corrispondenza  coli' ilo,  cui 
la  punta  del  nucleo  s' era  già  accostata. 

Si  fatte  trasformazioni  non  mostran  niente  di  singolare  che  in  altre  piante , 
in  cui  la  fecondazione  è  manifesta,  non  si  fosse  osservato.  E  le  ho  dichiarale 
solo  per  soddisfare  alla  curiosità  che  sarebbe  nata  di  saperle  dopo  veduto  che 
senza  jwlline  si  genera  l'embrione.  Il  quale  trae  sua  origine  dalla  parte  in- 
terna della  sommità  del  nucleo.  Intanto  una  modiOcazione  particolare  del  po- 
dospermo  potrebbe  f;ir  credere  che  quest'  essa  propriamente  producesse  l'  em- 
brione. 11  podospcrmo  nell'  uovicino  del  fico  non  e  un  tìlamcnto ,  ma  la  ba- 
se del  ricrescimento  sopradescritlo  dell'  ovajo  ;  del  quale  ricrescimento  la  parte 
esterna  si  distende  in  membrana  detta  prìmina,  che  poi  divien  dura  ristringen- 
dosi alla  base,  quando  il  seme  si  avvicina  alla  maturità.  Allora  manca  affatto  il 
podospernio,  ma  pel  centro  dell'  ilo  passa  un  poco  di  tessuto  cellulare,  e  le  tra- 
chee che  a  certa  distanza  formano  la  calaza.  Ora  questo  tessuto  cellulare  nella 
parte  interna  dell'  ilo  forma  una  caruncola  (  quasi  primordio  di  un  arillo  che  si 
potrebbe  dire  interno) ,  cui  dirittamente  corrisponde  la  radicella  dell'  embrio- 
ne ;  ed  avendo  io  detto  che  la  cavità  embrionale  m'  è  parata  aperta  nella  sooi- 
milà  del  nucleo,  l'apertura  risguardando  allora  la  caruncola  menzionata,  po- 
trebbe sembrare  che  l' embrione  principiando  da  essa  entrasse  poi  in  detta  ca- 
vità. Ma  sopra  ciò  io  non  ardisco  mettere  in  mezzo  un  parere  giudicativo, quan- 
tunque mi  sentissi  più  inchinato  alla  prima  opinione  cioè  che  l'  embrione  se- 
minale del  lieo,  non  ostante  il  fatto  della  trasformazione  delle  cellule  del  podo- 
spermo  in  caruncola  nella  parte  interna  dell'  ilo,  si  generi  nella  parte  interna 
della  sommità  del  nucleo,  e  forse  da  una  cellula  di  quel  gruppetto  di  otricoli  ver- 
di testé  menzionato  ,  e  eh'  io  perciò  addimando  grappolino  embrionico.  La  quale 
opinione  quanto  sia  probabile  apparirà  meglio  dalle  cose  si  diranno  nella  se- 
conda parte  di  questo  ragionamento. 


—  067  — 
PARTE    SECONDA 

USSEaVAZIOM  SntLA  FECONDAZIONE  NEGLI  AGRUMI,  E  SCLLA  ORIGINE 
DELLA  pluralità'  DEGLI  EMBRIONI  NEI  LORO  SEMI  (1). 

In  parecchie  piante  si  è  veduto  che  alcuni  semi  contengono  più  di  un  embrio- 
ne ;  il  che  avviene  negli  afp-umi  srgnalamenle,  ed  è  a  tulli  noto.  Ma  la  spiega- 
zione del  fallo  ù  diflerenlc  negli  autori  che  ne  hanno  parlato.  Il  Richard  crede- 
va che  dipendesse  da  mostruosità ,  e  Dccandolle  nel  suo  libro  suU'  OrganograGa 
dalla  unione  compiuta  di  due  o  più  uovicini  con  le  loro  membrane  congiunte 
insieme  e  confuse  iu  una  ;  in  cui  gli  embrioni  di  tanti  uovicini  sì  sarebbero  poi 
manifestati  al  medesimo  tempo.  Queste  due  opinioni  sono  tanto  lontane  dalla 
verità  eh'  egli  non  monta  di  confutarle.  Ma  la  teorica  dello  Schlcidcn  spiega  il 
fatto  cosi  al  naturale  che  in  esso  a  prima  giunta  apparisce  una  pruova  quasi 
irrefragabile  della  verità  di  quella.  Dappoiché  essendosi  talvolta  veduto  entrare 
più  filolini  pollinici  pel  micropilo  ;  e  credendo  lo  Schleiden  che  l'estremità  lo- 
ro si  trasformino  in  embrioni,  si  dovea  ammettere  che  quello  succede  di  rado 
alla  generalità  delle  ]>iante  fosse  poi  frequente  o  naturale  nei  melaranci. 

Intanto  il  celebre  Roberto  Brown  notava  {On  the  pluralily  and  development  of 
the  embrijos  in  the  seeds  ofConiferae)  in  alcune  piante  conifere  molti  embrioni  nel- 
lo stesso  seme  ,  e  che  questi  si  generano  dentro  l'albume  nella  estremità  di  certi 
filamenti  semplici  o  ramosi  derivanti  dalla  sommità  di  esso  albume,  e  d' altret- 
tanti punti  disposti  in  giro  che  in  tal  parte  si  trovano.  Le  quali  osservazioni , 
veramente  di  grandissima  importanza,  sono  state  poi  verificate  ed  ampliate  dal 
Mirbcl.  Ora  io  ho  voluto  vedere  se  ne' melaranci  e  limoni  un  concetto  cosi  giu- 

(  1  ]  PcUo  tre  partì  componenti  questo  lavoro  s'è  dato  un  renno  nel  Giornale  botanico  italiano  an. 
3.  fase.  i-:i  ;  e  nel  Uusco  di  Scicuze  e  Letteratura ,  che  si  stampa  in  Napoli  anno  HI.  làsc.  3o.  lu  quel 
cenno  dissi  clic  nel  mcLruucio  non  avca  aucora  veduto  il  filuliuo  pollinico  Kondere  pel  tessuto  con- 
duttore dello  stilo  per  cacciarsi  poi  nell'  uovicino.  Ma  le  osservazioni  posteriori  mi  hanno  fatto  .vedere 
chiaramente  un  niulluo  tubul.nto  il  qnale  passando  per  1'  csostoraa  e  1'  endostoma  giunge  certamente 
ìnGno  alla  somm'tà  della  terza  membrana. 


—  968  — 

sto,  come  quello  dello  Sclileidcn,  si  riscontrasse  nel  fatto,  ovvero  che  gli  em- 
brioni si  generassero  come  nelle  piante  conifere.  E  con  tale  intendimento  ho 
preso  ad  esaminare  negli  agrumi  il  polline  ,  le  cose  notevoli  intorno  la  fecon- 
dazione, la  slriilliira  dell' uovicino,  e  la  formazione  in  esso  dogli  embrioni.  Le 
quali  cose  per  maggior  chiarezza  verrò  dichiarando  col  seguente  ordine. 

1.'  Slrullnra  ed  accrescimento  deiruo>icino  avanti  la  fecondazione. 

2."  Struttura  ed  accrescimento  del  polline  prima  della  fecondazione. 

3."  Fatti  notabili  della  fecondazione,  risguardanti  il  polline  ed  il  iiistillo. 

4.°  Cambiamenti  che  succedono  ncll' uovicino  dopo  la  fecondazione. 

&."  in  (}ual  punto  della  vcscichctla  omiuionah!  nascono  gli  embrioni. 

6."  Origine  ed  accrescimento  degli  embrioni. 

1."  Simllura  ed  accrescimento  dell' uovicino  avanti  la  fecondazione. 

Compariscono  gli  uovicini  nei  carpelli  lungo  tempo  prima  della  fecondazione, 
quando  la  boccia  del  fiore  è  sferica.  Tutte  le  parti  allora  sono  imperfette,  ma 
l'accrescimento  loro  procede  da  fuori  in  dentro  ,  cioè  che  il  calice  si  pare  nel- 
l'essere suo  meglio  della  corolla ,  e  questa  più  degli  stami.  Cominciano  in  quel 
tempo  dentro  le  cellette  dell'  ovajo  a  rilevare  certi  punti  come  granelli  sferici , 
senza  prominenze  né  cavità ,  ma  uguali ,  lisci,  e  formati  di  solo  tessuto  cellulare. 
Poi  essi  granelli  si  allungano  alquanto  in  positura  orizzontale,  tenendosi  all'asse 
del  carpello  per  una  estremità  ;  e  come  prima  giungono  a  tale  che  la  luughezza 
avanzi  circa  due  volte  la  grossezza ,  nell'  estremità  libera  alquanto  ingrandita  sì 
comincia  a  scorgere  un  nucleo ,  e  poco  appresso  alla  base  di  questo  due  legge- 
rissimi ricrescimcnti  circolari.  Dipoi  l'uovicino  principia  a  curvarsi  lentamente 
volgendo  verso  la  parte  superiore  dell' ovajo  la  sua  estremità  ;  nella  quale  rile- 
vano  meglio  il  nucleo  come  piccola  gobba  rotonda,  ed  i  ricresciinenli  alla  base 
in  sembianza  di  anelli.  E  continuando  a  crescere  si  curva  senqire  più,  il  nucleo 
sporge  assai ,  di  rotondo  ch'era  si  ristringe  nella  sommità  e  forma  la  punta  di 
esso  uovicino.  La  base  del  quale  è  un  sottil  gambo  o  podospermo  cilindrico  , 
quasi  orizzontale,  mentre  le  tre  parti  nella  sua  estremità,  il  nucleo  con  i  due  ri- 
crescimenti  circolari,  son  volti  verso  la  sommità  del  carpello,  e  paralleli  all'as- 


•—  9f)9  — 

se  dell' ovajo.  In  seguilo  i  due  anelli  crescono  formando  nella  parte  inferiore 
una  gibbosità  versoi!  fondo  dell'ovajo  e  nell'altra  due  uiendirane  in  forma  di 
vcssiche,  l'una  dentro  l'altra  ed  aperte  nella  sommità,  cuoprendo  a  poco  a  poco 
il  nucleo  ;  di  maniera  clie  egli  pare  come  se  questo  si  ritirasse, e  nascondesse  den- 
tro di  quelle.  La  membrana  esterna  è  la  primìna  o  cpìpleura  ,  l' interna  la  se- 
condina o  endopleura  ;  l'apertura  dell'una  si  è  detta  esostoma  o  micropilo,  quel- 
la dell'altra  cndostoma  o  micropilo  interno. 

Le  quali  aperture  si  restringono  a  poco  a  poco,  non  già  che  si  saldassero,  ap- 
prossimandosi sempre  più  all'ilo,  e  la  prima  sporgendo  ancora  un  poco  sopra  di 
esso.  Intanto  la  prima  membrana  essendo  continuazione  della  parte  esteriore  del 
podospermo  comprende  e  cuopre  ancora  questo  ,  il  quale  apparisce  come  una 
linea  oscura  in  tutto  un  lato,  e  sarebbe  il  rafe,  l'estremità  del  quale  su  la  seconda 
membrana  forma  la  calaza  nella  parte  direttamente  opposta  all'endostoma.  L'o- 
vicino  cosi  fatto  sarebbe  di  quelli  detti  anatropi  ,  se  in  luogo  dì  volgersi  alla 
sommità  dell'ovajo  si  piegasse  verso  il  fondo.  Compiuti  i  movimenti  dell' uovici- 
no,  prima  di  aprirsi  le  antere,  intorno  all'ilo  spuntano  dal  trofospermo  molti 
fìlolini  come  budelli  allungati  diafimi  senza  giunture ,  e  contenenti  umore  gra- 
nelloso; i  quali  fdolini  si  distendono  principalmente  suH' esostoma,  che  allora 
è  aperto  coprendolo  oltre  la  sua  circonferenza.  Derivano  essi  dalle  cellule  del 
trofospermo  ,  costituendo  una  guisa  di  slrofiole  ,  e  par  di  scorgere  in  principio 
come  se  si  dovessero  cacciare  per  l' esostoma  nel  ventre  stesso  dell'  uovicino. 
Sul  quale  perciò  avanti  la  fecondazione  si  può  distinguere  cinque  stati ,  comin- 
ciando dal  primordio. 

1."  Quando  esso  è  una  massa  omogenea  di  tessuto  cellulare. 

2."  Comparsa  del  nucleo  e  dei  ricrescimeuti  circolari  alla  base. 

3.°  Movimento  dell'  uovicino  e  trasformazione  degli  anelli  in  membrane. 

4.°  Sparizione  apparente  delle  loro  aperture. 

S.°  Comparsa  dei  fìlolini  trofospermici. 
Gli  uovicini  sterili  o  infecondi  non  mostrano  il  nucleo,  ne  si  muovono  in 
alcuna  maniera. 


—  970  — 

2.°  Della  struttura  ed  accrescimento  del  polline. 

Nelle  bocce  piccolissime  dei  fiori  quaudo  le  sono  poco  più  lunglic  di  una  li- 
nea le  antere  non  si  scorgono  che  per  la  lente.  Queste  allora  contengono  umo- 
re mucillaginoso  finamente  granelloso  ;  il  quale  poco  appresso  si  vede  mesco- 
lato a  granelli  sferici  di  varia  grandezza ,  in  cui  per  un  ingrandimenlo  molto 
forte  apparisce  più  o  meno  chiaramente  una  sorta  di  nucleo  scuro.  Alcuni  di 
questi  granelli  crescendo,  a  mano  a  mano  giungono  a  tale  che  ci  si  vede  un  ci- 
loblaslo,  di  raro  due,  che  forse  è  lo  stesso  nucleo  in  diversa  apparenza,  e  den- 
tro contengono  umore  granelloso  assai  più  fino  e  minuto  di  quello  da  cui  son 
circondati.  11  citoblasto  poi  sparisce,  ed  i  granelli  fatti  più  grandi  sono  vera- 
mente cellule,  non  più  rotonde,  ma  angolose  e  piene  dello  slesso  umore.  Il  quale 
in  breve  1empo  si  addensa  un  poco  nel  centro  della  cellula,  ed  appresso  dividcsi 
in  due ,  tre ,  o  quattro  grumi  informi ,  che  poi  a  poco  a  poco  divengono  roton- 
di ,  ciascuno  cuoprendosi  di  una  membrana  ;  e  sono  come  tanti  otricelli ,  o  ve- 
scichette piene  di  mucillagine ,  ammucchiati  nel  centro  od  in  un  canto  di  una 
grande  cellula  angolosa  ,  diafana  ,  e  liscia.  Questa  allora  osservata  al  microsco- 
pio ed  inumidita  con  aequa  gonfiasi  alquanto  e  scoppia  ,  non  altrimenti  che  se 
fosse  r  cndimcnina  di  un  granello  di  polline  compiuto  e  perfetto  del  cannacoro 
e  di  altra  pianta  ;  e  dall'  apertura  vengono  fuora  i  granelli  sopraddetti ,  ovvero 
l'umore  mucillaginoso,  dove  quelli  non  si  erano  ancora  coperti  di  membrana. 
La  grande  cellula  sparisce  di  poi ,  disciogliendosi  in  muco  ,  ovvero  in  altra 
maniera;  ed  i  granelli  che  conteneva  divenuti  liberi  crescono  alla  volta  lo- 
ro. La  sostanza  mucillaginosa  in  essi  contenuta  si  addensa  pure  in  due  tre  o 
quattro  grumi,  ciascuno  coperto  d'una  particolar  vescichetta  membranosa,  in 
principio  fornita  di  citoblasto.  Ma  la  cellula  grande  in  cui  questi  si  generano  li 
cuopre  da  per  tutto ,  né  mai  sparisce  ;  e  dove  prima  era  liscia ,  crescendo  poi 
produce  nella  parte  esteriore  minute  ghiandolctte  rotonde  inuguali  e  fitte  ;  dal- 
le quali  deriva  una  sorla  di  particolare  umore  di  color  giallo  attaccaticcio,  co- 
me fosse  resinoso.  L'apparenza  intanto  dei  granelli  del  polline  in  crescenza  è 
variabile,  cosi  per  la  grandezza,  che  non  tutti  crescono  a  paro  e  giungono  a 


I 


—  971  — 

perfezione ,  come  per  certe  linee  o  strisce  pallide  che  mostrano  nella  loro  su- 
perficie; il  che  dipende  dal  numero  dei  granellini  in  ciascun  di  essi  contenuti. 
Imperciocché  in  alcuni  ce  n'ha  un  solo,  ed  allora  questo  comparisce  come  un 
nucleo  dentro  una  vescichetta ,  in  altri  due  ,  tre  ,  infino  a  quattro  :  e  variando 
ancora  nella  grandezza  e  conforniaziono ,  son  cagione  delle  tante  e  dilTerenti  e 
uiutahili  apparenze  che  si  scorgono  nella  superficie  del  polline  conipiulo,  quando 
si  riguarda  da  diversi  lati.  Veduto  a  secco  è  piuttosto  allungato,  mostrando  in 
un  lato  due  strisce  bianche  parallele,  ma  nell'acqua  diventa  subitamente  roton- 
do, gonfiandosi  alquanto  e  mostrandosi  di  color  giallo.  La  sostanza  vischiosaond'c 
coperto  non  si  scioglie  nell'acqua,  nella  quale  nuota  divisa  in  globetli;  e  manco 
è  solubile  ncir  acquarzentc  ,  poiché  con  essa  i  granelli  di  polliue  in  luogo  di  se- 
pararsi si  aggruppano  come  fossero  uniti  da  una  spezie  di  viscosità.  Il  jodo  non 
l'altera  punto;  e  m'é  sembrato  ancora  di  scorgere  che  pochissimo  o  niente  sia 
disciolta  dall'  acido  azotico;  il  quale  d'altra  parte  fa  subitamente  uscire  i  budelli 
pollinici  ;  e  da  un  granello  ne  escon  tanti  quanti  granellini  si  contiene,  avendone 
io  veduto  infino  a  quattro.  Ma  l'acqua  non  fa  uscire  i  budelli  sopraddetti  che  do- 
po lunghissimo  tempo,  forse  da  ciò  che  la  materia  vischiosa  onde  sono  involli 
i  granelli,  impedisce  che  la  operi  nelle  parti  interne.  Dappoiché  avendoli  tenuti 
nell'acqua  sotto  un  bicchiere  per  assai  tempo  in  niente  si  mutarono;  ma  a  capo 
di  venti  ore  circa  aveano  messo  fuora  qualche  filolino. 

3."  Cose  iw(aljili  rifguardanti  il  polline  e  lo  stimma  mi  tempo  delta  feeondazione. 

La  fecondazione  comprende  due  fatti ,  i  cambiamenti  che  succedono  al  pol- 
line quando  è  giunto  sullo  stimma  ,  e  l'azion  della  fovilla  nell'uovicino  per- 
chè si  generi  l'embrione  :  e  questo  dicesi  inipregnamento.  Quando  i  petali  co- 
minciano ad  aprirsi,  alcuni  stami  versano  il  loro  polline,  ed  in  brevissimo  teniiw 
tutti  gli  altri  come  prima  il  fiore  si  é  aperto.  E  continuano  per  un  giorno  e  mez- 
zo circa  ,  poi  principiano  a  riseccarsi.  Lo  stimma  intanto  poco  prima,  anzi  un 
giorno  avanti  che  le  antere  si  aprissero ,  cuopresi  di  umore  biancastro ,  attacca- 
ticcio; il  quale  è  secregato  da  tutt'csso  lo  stimma  ,  e  principalmente  vien  fuora 
dal  canale  che  si  trova  nello  stilo,  di  cui  la  parete  è  della  stessa  natura  glan- 


—  972  — 

dolare  di  quello.  Tale  umore  comparisce  al  microscopio  formalo  di  minntissi- 
nie  particelle  rotonde,  poco  si  scioglie  nell'  acqua,  e  riseccasi  quando  gli  stami 
si  appassiscono.  1  granelli  del  polline  trattenuti  da  esso  rigonfìansi  al(|uant(>  e  di- 
ventano sferici. 

Si  è  detto  che  i  granelli  di  questo  polline  sono  attaccaticci,  per  essere  coperti 
di  minuti  globetti  inviscibili coli' acqua,  clic  in  contatto  con  questa  diventano 
rotondi,  mostrando  poi  alcune  gibbosità  ;  e  che  da  idlimo  dopo  lunghissimo 
tempo  mettcvan  fuora  qualche  (ilolino.  Pensando  che  quello  non  mai ,  o  solo 
dopo  mollo  tempo  ,  succede  nell"  acqua  potesse  facilmenle  per  1'  umore  delio 
stimma,  ho  cercato  verificare  se  giustamente  mi  apponeva.  Tante  volte  adun- 
que ho  esaminato  il  polline  che  stava  sullo  stimma ,  e  non  mai  m' è  incontrato 
di  vedere  alcun  fllolino  che  mettesse.  Questo  sì  che  alcuni  granelli  aveano  ri- 
gonfiamenti più  o  meno  rilevali ,  come  per  l' acqua  ,  ed  altri  erano  raggrinziti 
per  aver  cacciato  la  fovilla,  o  il  filolino.  E  sempre  che  poi  io  abbia  risgiiardato 
nelle  lamine  dello  stimma  e  dello  stilo  tagliate  quanto  si  può  soUllmcnle  secon- 
do la  lunghezza,  nel  tempo  e  dopo  la  fecondazione,  né  anche  mi  si  è  appresen- 
tato  alla  vista  cosa  da  parere  un  qualche  Ololino  pollinico  che  scendesse.  Niente- 
dimeno io  non  intendo  affermare  che  il  fatto  stia  veramente  cosi;  anzi  è  da  cre- 
dere piuttosto  che  i  filolini  pollinici  nella  maniera  sopraddetta  di  osservare  non 
si  veggano  per  essere  si  dilicati  che  facilmente  si  disfanno  tagliando  lo  stimma  e 
lo  stilo,  ovvero  per  la  tessitura  fitta  di  tali  parti. 

4."  Camhiammli  che  succedono  neW  uovicino  dopo  la  fecondazione. 

Come  prima  cominciano  gli  stami  a  cadere,  i  pelali  fanno  lo  stesso.  L'  umore 
vischioso  dello  stimma  mescolalo  con  quello  che  cuopriva  il  polline  si  asciuga 
e  lo  stimma  lentamente  principia  a  riseccarsi.  Ma  cresce  l' ovajo  e  con  esso  gli 
uovicini,  ed  i  filamenti  provenienti  dal  trofospermo  e  passano  suU'  esostoma  si 
allungano  di  molto.  In  quel  tempo  quante  volte  io  abbia  esaminato  lo  stilo  nel- 
la parte  in  torna  non  mai  m'è  intervenuto  di  veder  chiaramente  filolini  polli- 
nicci  che  scendessero  ,  rimanendo  sempre  in  dubbio  non  i  filamenti  in  quel- 
la sembianza  fossero  piuttosto  cellule  allungale  del  tessuto  conduttore.  Tau- 


—  973  — 

le  volte  m'é  parso  piin»  di  scorgere  clic  alcuni  filamonlì  del  Irofospcrnio  entras- 
sero per  r  esostonia;  uia  poi  vedeva  clie(iuesto  non  era,  almeno  per  molli  gior- 
ni dopo  la  fecondazione:  e  tale  credenza  sollecita  dipende^a  da  ciò  eh'  egli  non 
sembra\a  naturale  che  passando  essi  in  tanta  copia  per  sopra  l'apertura  niuno 
dentro  non  si  cacciasse,  li  diesi  vede  quando  alcuni  uovicini  in  tante  dissezioni 
ven}.'ono  ta(:liali  per  metà  secondo  In  lun(,'liezza,  ed  ancora  (in.indo  dis^'ìiinti  dal 
Irofospernio  con  esso  i  lilolini  si  ^'uardaiio  lisamente ,  com|>rim('iidoli  a  poco  a 
poco  tra  due  vetri.  Però  io  credo  che  dopo  molti  giorni  che  fu  la  fecondazione, 
e  lo  stilo  si  è  riscccalo ,  ancora  ninna  sorla  di  filamento  entra  per  l'esostonia. 
L'uovicino  intanto  s'ingrandisce  lentissimamente,  ed  esaminandolo  di  giorno  in 
giorno,  forse  che  in  un  mese  non  ci  si  scorge  novità  alcuna.  Poi  il  nucleo  si  mo- 
stra come  un  grappolelto  formato  di  granelli  sferici  {lav.  i  /kj.  40)  gradatamente 
grandi  verso  la  sommità;  ed  allora  si  genera  un  secondo  nucleo  dentro  e  verso  la 
base  (lav. 4  fig.  47  )  del  primo  in  corrispondenza  della  calaza.  lìsso  da  prima  è  ro- 
tondo, poi  ovale,  talvolta  si  allunga  e  ristringe  un  poco  verso  la  sommità  con  di- 
stendersi dalla  calaza  verso  l'endostoma,  accompagnalo  e  coperto  in  tale  allunga- 
mento dalnurleoprimilivo:  il  quale  diventa  sempre  più  sottile  mutandosi  in  mem- 
brana per  r allungamento  delle  sue  cellule;  e  (|uesta  è  la  terza  membrana.  I.'uo- 
vicino  allora  tagliato  lungo  il  mezzo  mostra  quattro  parti,  tre  membrane,  ed  il 
nucleo  generatosi  ultimamente.  Il  quale,  come  l'altro  che  giànbbiam  detto  essersi 
nmtato  in  membrana,  è  pure  formato  di  olricoli  sferici  a  grado  a  grado  grandi  ver- 
so la  sommità.  S'egli  veramente  questo  secondo  nucleo  derivasse  dalla  calaza  ,  io 
non  saprei  se  un  fallo  di  siiiiìl  natura  sarebbe  slato  inlino  ad  ora  usservato  in  al- 
tre piante.  Ma  è  sembralo  a  me  derivare  dallo  slesso  nucleo  primitivo  di\ideiido- 
si  la  sostanza  cellulare  end'  è  costituito  in  parte  esterna  ed  interna.  Le  sue  cellule 
poi,  crescendo  esso,  si  mostrano  di  due  maniere  ;  la  maggior  parte  diventano  gran- 
di ed  angolose;  mentre  poche  nella  sommità  piccole,  rotonde,  conlenenti  un  |K)C0 
di  materia  verdastra,  formano  un  gruppetto  piramidale;  e  questo  io  credo  essere 
le  vere  cellule  embrioniche  [  ed  il  grupiietto  perciò  io  chiamo  (/r(i/);)o/ÌHOfmino- 
nico  )  ,  come  quelle  che ,  secondo  mia  opinione  ,  si  trasformano  in  embrioni  ; 
mentre  le  altre  destinate  a  nutrire  questi  embrioni  nel  primordio  loro  ,  costi- 
tuiscono tutte  insieme  un  corpo  che  perciò  si  può  chiamare  (tai\  4  fig.  48a-<i-a 

123 


—  974  — 

terza  membrana-n-n  atbume-e~grappolo  embrionico  )  albuminoso.  Iinperciocché 
standovi  tanta  diversità  di  grandezza,  e  conformazione,  e  per  la  positura  loro  an- 
cora diflcrcnle,  le  une  e  le  altre  non  possono  certamente  avere  la  medesima  de- 
stinazione. 

Intorno  a  due  mesi  dopo  la  ferondazione  siìor^'e  dall' esostonia  una  corta  ap- 
pendice in  forma  di  Ulamento  tabulato  contenente  umore  muciilajiginoso ,  il 
quale  si  > ede  comprimendo  leggermente  tra  due  \etri  1'  uovicino.  Quest'  uo>  ici- 
uo  (lav.i  fìg.20)  allora  tagliato  lungo  la  metà  mostra  le  seguenti  partì;  la  pri- 
ma e  la  seconda  membrana ,  con  loro  aperture,  formate  di  cellule  grandi  e 
piuttosto  allungale  ;  la  terza  membrana  di  cellule  sottili  ed  allungate  ,  ma  a)»- 
l>licata  immediatamente  sulle  parti  che  cuopre.  Essa  cuo[iriva  il  corpo  albumi- 
noso ed  il  grappolino  embrionico.  Il  lìlolino  pollinico  tubulato  in  cui  l'estre- 
mità rotta  sporgeva  dall' esostoma  entra  per  quest'apertura,  poi  per  l'endosto- 
ma,  e  giunto  alla  terza  membrana,  ne  sospinge  alquanto  innanzi  a  se  la  sommi- 
tà penetrando  iufino  al  grappolino  embrionico.  L'  esostoma  ,  1'  endostoma  e 
la  sommità  della  terza  membrana  son  tra  se  molto  distanti  ;  ed  in  tanto  cam- 
mino il  filolino  pollinico  si  rigonfia  in  qualche  parte  ,  segnatamente  tra  l' eso- 
stoma e  r endostoma,  ed  ancora  prima  di  entrare  per  la  sommità  della  terza 
membrana.  Del  quale  filolino  non  saprei  dire  con  certezza  la  provenienza,  ma 
io  credo  che  derivi  dal  polline,  comechè  non  mai  l'avessi  veduto  lungo  il  tessu- 
to conduttore  dello  stilo  ,  anziché  dalle  strofiole  filamentose  della  placenta  :  e 
mostra  qua  e  là,  massime  dove  si  rigonfia,  contenere  umore  Uno  granelloso, 
cioè  la  fovilla.  Il  contatto  della  fovilla  col  grappolino  embrionico  costituisce 
ciò  che  si  dice  imprcgnamento.  A  tale  funzione  succede  ,  e  forse  che  princi- 
pia nel  tempo  istesso ,  una  di^  isione  nella  sostanza  dell'  albume ,  in  parte  e- 
sterna  fitta  e  cellulare,  e  parte  interna  ,  pure  contenente  (lìij.  IS-lo  )  otri- 
coli ,  circondata  da  sottilissima  membranella  ;  e  questa  parte  interna  è  il  sacco 
embrionale,  poiché  in  esso  appariscono  gli  embrioni.  Il  quale  sacco  è  allunga- 
to ,  con  una  estremità  rivolta  verso  la  calaza  ,  l' altra  giunge  in  principio  fin 
dove  comincia  il  grappoletto  embrionico ,  e  forse  che  in  tal  parte  allora  sarà 
aperto.  Il  grappolino  embrionico  intanto  dopo  l'imprcgnamento  sparisce  come 
si  abbassasse  ;  o  che  lo  stiato  esteriore  dell'  albume  sollevandosi  il  cuopra ,  o  per 


—  975  — 

l'uno  e  l'altro  fatto  insieme.  Ma  questo  poi  ó  certo  che  alla  sparizione  del  grap- 
polo embrionico  (/!</.  43)  succede  il  comparire  degli  embrioni  nella  cavità  del  sac- 
co embrionale. 

5."  In  ({ual  punto  del  sacco  embrionale  nascono  gli  embrioni  ed  in  quanto  tempo. 

Tre  cose  ora  da  vedere  s'apprcscnlano  naturalmente  al  pensiero,  cioè  se  tulli 
sii  embrioni  nascono  al  medesimo  tempo,  ed  in  qual  luogo  del  sacco  embrio- 
nale, e  tutti  abbiano  virtù  di  riproduzione. 

S'è  veduto  in  tante  piante,  tra  le  cose  notabili  rispetto  all'  embrione  seminale 
eh'  esso  quasi  costantemente  si  genera  nella  sommità  del  nucleo  dentro  il  sacco 
embrionale ,  dirigendo  la  radicclla  al  micropilo.  Ma  negli  agrumi  si  vede  gli  em- 
brioni ,  mentre  sono  in  crescenza,  dentro  il  sacco  [fig.  •/J-5)  embrionale  ,  co- 
si verso  la  sommità  di  esso  come  nei  lati,  ed  ancora  in  corrispondenza  della  ca- 
laza  ;  però  sempre  in  gran  copia  nella  sommità  ,  pochi  nei  lati ,  pochissimi ,  e 
d'ordinario  ninno  verso  la  base.  Né  tutti  nascono  al  tempo  medesimo, ma  succes- 
sivamente e  per  tutto  l'inverno.  Questo  fatto  che  a  prima  giunta  pare  di  poco 
conto,  per  contrario  è  di  grande  importanza,  come  appresso  si  >  edrà,  anzi  tale 
che  a  quanto  io  sappia,  non  s'è  notato  in  altre  piante;  e  nel  melarancio  né  meno 
s' era  avvertito.  Imperciocché  si  comincia  a  vedere  gli  embrioni  in  luglio  ,  non 
prima  due  mesi  che  fu  la  fecondazione  ;  ed  in  quale  apparenza  essi  si  mostrano 
e  come  a  mano  a  mano  giungano  a  perfezione  sarà  detto  appresso:  ma  nascendo- 
ne continuamente  in  autunno,  nell'inverno,  e  forse  anche  in  primavera  in  alcune 
varietà  tardi^  e  di  agrumi,  però  se  ne  trova  nello  stesso  seme  di  ogni  grandez- 
za ed  età  ;  pure  di  quelli  si  piccoli  che  non  altrimenti  si  potrebbero  vedere  che 
pel  microscopio;  e  tra  questi  certi  non  mostrano  ancora  segni  di  cotiledoni.  Ed 
è  notabile  ancora  che  i  più  giovani  e  teneri  stanno  sempre  nella  parte  più  pros- 
sima alla  sommità  della  terza  membrana  dove  giunse  il  filolino  pollinico.  Fra 
tanti  semi  da  me  esaminati  rarissimamente  é  capitato  di  trovarne  con  un  solo 
embrione;  e  questo  una  fiata  in  un  seme  di  limone  avea  i  cotiledoni  uguah,  e  la 
radicella  rivolta  ai  microi)ilo:  di  rado  se  ne  trova  due  tre  o  quattro  nello  stesso 
seme;  ma  d'ordinario  molti ,  iuQno  a  venti  e  talvolta  più.  Intanto  per  la  loro 
successiva  generazione  i  primi  hanno  l'agio  di  crescere  per  qualche  tempo  libe- 


—  976  — 

ranicnte  ;  e  nascendo  gli  allri ,  nò  tutti  potendo  capire  nella  stessa  cavità,  final- 
mente s'incontrano;  V  luiio  essendo  d'impedimento  all' altro  si  disformano  per- 
ciò, ed  in  più  guise  agglomerati  molli  rimangono  affogati  dal  rigoglio  dei  primi 
che  nacquero.  Ora  dello  diverse  conforma/ioni  degli  embiioni  nello  stesso  se- 
me,  enei  semi  del  medesimo  frutto,  e   nelle  diverse  maniere  di  melaranci  e 
limoni  noi  ci  passiamo  volontieri  per  essere  tali  e  tante  che  a  parola  non  si  po- 
trebbe descriverle,  e  come  quelle  che  niente  rilevano  allo  scopo  del  presente 
lavoro.  Bene  è  da  por  mente  alla  positura  loro,  tanto  degli  uni  versogli  altri, 
(luanlo  per  rispello  ai  diversi  punti  della  terza  membrana  da  cui  .sono  inimedia- 
lainente  toperli  quando  il  seme  è  compiuto.  Siccome  si  veggono  nel  sacco  em- 
brionale, non  altrimenti  si  trovano  dentro  la  terza  membrana,  (juando  quello  e 
r  albume  (  fig.  2  a  12)  son  già  sparili  ;  cioè  molti  nella  parte  corrispondente 
all' endostoma ,  pochi  nei  lati,  pochissimi  o  ninno  presso  la  calaza:  e  talvolta 
tutti  sebbene  a  diversa  distanza  dalla  sommità  della  membrana  in  corrispon- 
denza del  micropilo,  nientedimeno  a  quella  parie  rivolgon  la  loro  radicella. 
Ma  spesso  ce  n'ha  colla  radicella  rivolta  ai  lati  della  membrana,  di  rado  qualcu- 
no verso  la  calaza.  Inoltre  in  alcuni  semi  due,  tre  o  quattro  embrioni  grandi 
comprendono  tra  essi  o  le  sinuosità  de'Ioro  cotiledoni,  embrioni  piccolissimi,  di 
varia  grandezza,  certi  appassiti  e  raggrinzati;  e  di  questo  ho  detto  già  le  c^igioni. 
Rimane  a  dire  se  tanti  embrioni  nati  nella  stessa  cavità  ed  in  tanto  tempo 
sieno  atti  alla  riproduzione.  Già  s'era  notato  da  qualche  agricoltore  che  dal  se- 
me di  melarancio  spesso  vengon  fuora  più  pianticelle,  e  ciò  è  vero  ;  tranne  che 
non  tutti  gli  embrioni  germogliano,  ma  solo  i  grandi  e  compiuti.  Nientedime- 
no ninno  mai  potrebbe  negare  la  stessa  virtù  agli  altri  quando  .si  fossero  potuto 
ingrandire. 

Queste  cose  principalmente  mi  son  parute  degne  di  esser  notale  sul  fatto 
della  fecondazione  e  degli  embrioni  negli  agrumi;  e  già  s'  è  dichiaralo  nel  prin- 
cipio per  qual  ragione  io  era  entrato  in  somiglianti  ricerche.  Ora  se  la  nar- 
razione è  stata  chiara  ed  ordinata  ,  la  conchiusione  si  appalesa  a  tutti  fa- 
cilmente. Imperciocché  la  teorica  dello  Schleiden  essendo  derivata  dal  vedere 
nelle  altre  piante  l'embrione  in  ])ositura  contraria  al  nucleo,  cioè  colla  base  o 
radicella  rivolta  al  micropilo  da  parere  come  fosse  venuto  d'altronde  a  jierfezio- 


—  977  — 

n.irsi  in  qiipl  luo^o ,  non  Ria  provonionlo  dal  pndospprnio  rome  il  sono  tutte 
If.'  altre  i>arti ,  e  del  (jualc  il  nucleo  sarelihe  la  sommità  ;  per  contrario  nei  me- 
laranci e  limoni  si  mostrano  gli  embrioni  in  diversi  punti  del  sacco  embrionale , 
quantunque  in  più  copia  nella  estremità  rivolta  al  niicropilo,  e  spesso  in  difle- 
renti  positure.  Inoltre  in  dette  piante  non  mai  ho  veduto  l'estremità  del  filo- 
lino  pollinico  trasrorrnarsi  in  embrione.  E  poi  non  più  che  un  solo  filolino, 
raranientu  due,  entra  in  un  uovicino;  ed  intanto  ci  ha  quasi  sempre  parecchi 
o  moltissimi  embrioni  nello  stesso  seme.  E  finalmente  le  osservazioni  di  sopra 
esposte,  se  io  ben  mi  appon^^'o,  porgono  una  pruova  razionale  ancora  con- 
traria alla  stessa  teorica  per  ciò  che  risguarda  la  pluralità  degli  embrioni  negli 
agrumi.  Ed  è  che  questi  embrioni  generandosi  successivamente  in  tempo  si 
lungo,  i  fìlolini  pollinici  dovrebbero  pure  a  grado  a  grado  entrare  per  1'  esosto- 
nia;  quando  non  si  volesse  supporre  ch'essi  entrali  nell' uovicino  non  tutti  ad 
una  volta  si  trasformassero  in  embrioni;  il  che  né  l'osservazione,  né  l'analo- 
gia consentono  di  ammettere. 

6.°  Origine  ed  accrescitnenlo  degli  embrioni  negli  agrumi. 

S'è  veduto  nel  precedente  capitolo  che  il  nucleo  è  costituito  da  due  sorte  di 
cellule ,  alcune  albuminose  nella  parte  inferiore ,  altre  piccole  rotonde  con- 
tenenti un  po' di  sostanza  verdastra  stanno  nella  sommità,  ma  unite  in  un 
grappoletto  da  noi  distinto  coli' epiteto  di  embrionico;  e  s'è  dichiarato  quan- 
do, come  e  di  qual  parte  si  genera  il  sacco  embrionale;  ed  ancora  che  il  filo- 
lino pollinico  giunge  infino  al  suddetto  grappoletto  embrionico.  Ora  dappoiché 
dopo  r  imprcgnamento  sparisce  questo  grappolino  embrionico  ,  e  si  solleva  al- 
quanto l'albume,  ed  intanto  in  diversi  punti  del  sacco  embrionale  comparisce 
qualche  cellula  verdastra  libera ,  la  quale  cresce  e  si  muta  in  embrione  ;  ed  inol- 
tre di  cellule  siffatte  se  ne  vede  in  più  copia  nella  estremità  del  sacco  embrio- 
nale corrispondente  al  punto  dove  stava  il  grappoletto  embrionico;  per  tutte 
così  fatte  ragioni  io  credo  che  le  cellule  di  questo  grappolo  embrionico  dopo 
essere  state  impregnale  dalla  fovilla  scendano  nel  sacco  embrionale ,  ed  in  esso 
germoglino  diventando  embrioni.  Son  molte  le  cellule  costituenti  quell'organo, 


—  978  — 

nò  tutte  della  stessa  grandezza ,  quali  distanti  e  quali  vicine  al  luogo  dove  giunge 
1.1  fovilla.  Laonde  tra  per  la  grandezza  loro  diflercute,  e  per  non  poter  essere 
impregnate  tutte  in  un  tempo,  però  tutte  non  scendono  insieme,  ma  successi- 
Viiiiionto.  Egli  è  per  questo,  io  mi  penso,  die  le  cellule  eiiiltrioniclie  che  si  veg- 
lioni) nella  parte  inferiore  del  sacco  embrionale  son  quasi  sempre  più  grandi , 
anzi  mentre  in  quel  luogo  gli  embrioni  talvolta  già  compiuti  e  perfetti ,  nella 
sommità  sono  ancora  nel  primordio.  Prima  di  conoscere  tanti  particolari  egli 
era  impossibile  trovar  la  spiegazione  di  ciò  che  si  vede  nei  semi  degli  agrumi , 
segnatamente  la  moltitudine  degli  embrioni,  la  loro  differente  positura,  gran- 
dezza ed  età,  e  che  i  più  grandi  e  perfetti  d'ordinario  stanno  lontani  dalla  som- 
mità della  membrana  ri\olta  al  micropilo.  La  quale  varietà  di  fatti  dipende  ap- 
punto dalle  cellule  impregnate,  le  quali  nello  scendere  dentro  il  sacco  embrio- 
nale si  allogano  chi  in  un  punto  e  chi  in  altro,  e  non  tutte  pi  tempo  istesso, 
ma  successivamente ,  e  quelle  vanno  più  giù  si  hanno  agio  e  tempo  a  poter 
crescere  più  liberamente.  Ed  a  misura  che  le  cellule  embrioniche  impregnate 
s'ingrandiscono,  a  poco  a  poco  spariscono  gli  otricoli  pieni  di  umore  contenuti 
nel  sacco  embrionale,  e  tra  cui  crescono  quelle  in  embrioni  :  di  poi  sparisce  la 
stessa  membrana,  ed  ultimamente  ancora  l'albume;  cosi  che  nel  seme  maturo 
e  compiuto  manca  il  perispermo ,  e  gli  embrioni  stanno  dentro  la  terza  mem- 
brana . 

Sull'accrescimento  e  trasformazion  delle  cellule  embrionali  nei  diversi  punti 
del  sacco  embrionale  non  ci  ha  fatto  di  qualche  importanza.  Crescendo  esse 
l'umore  verdastro  ond'eran  piene  si  organizza  in  piccoli  otricelli;  formasi  in 
tal  guisa  una  m.issa  di  tessuto  cellulare  verde ,  dappruna  sferica ,  poi  allungata 
o  irregolare  ;  la  quale  si  assottiglia  un  poco  mentre  cresce ,  nella  parte  rivolta 
in  fuori,  in  un  corto  gambo  pur  esso  formato  di  minute  cellule;  e  sarebbe  que- 
sto il  filamento  detto  sospensore  dell'embrione.  Finalmente  nell'altra  estremità 
cooiiDcia  a  comparire  [fig.  14]  un  seno,  che  appresso  diventando  più  profon- 
do fa  sporgere  due  lobi  o  rami  detti  cotiledoni, differenti  d'ordinario  per  gran- 
dezza e  conformazione.  Il  punto  di  congiungimento  dei  cotiledoni  ristringen- 
dosi forma  la  radicella.  E  crescendo  l'embrione  perde  il  color  verde. 

Di  cosi  fatta  trasformazione  una  tal  quale  similitudine ,  tranne  la  mancanza 


—  970  — 

dei  coliledoiii  e  della  radichila  e  la  permanenza  del  color  verde,  si  riseontra  nella 
maniera  comesi  generano  le  gemme  nella  Lunularia  cruciala  e  .Mwrhanlia  pohj- 
morpha.  Vengono  esse  nell'origoma  eh' è  una  sorla  di  ricellacolo  siK>rgcnte  nella 
parte  superiore  della  fronda.  Nel  fondo  del  quale  manca  l'epidermide,  ma  rileva- 
no moUc  cellule  tra  grandi  e  piccole  soprapposte  al  parenchima  verde.  In  alcu- 
ne di  esse  I'  umore  inverde  prima,  poi  si  organizza  in  otricoli ,  generandosi  una 
massa  cellulare;  la  ([uale  nel  crescere  rislrlngesi  alla  base  in  un  (ilamento  come 
fosse  il  sospensore  di  un  embrione  seminale,  infino  a  che  vien  fuora  compiuta 
e  perfetta  secondo  sua  natura  in  sembianza  di  granellino,  e  germoglia.  E  siccome 
nel  sacco  embrionale  del  melarancio  la  trasformazion  delle  cellule  impregnate  in 
embrioni  si  fa  successivamente  per  tulio  il  tempo  che  il  frutto  cresce  e  si  rii.ilu- 
ra  ,  non  allrinu-nti  dall'orlgoma  delle  menzionate  piante  vciigon  fuora  a  mano  a 
mano  i  detti  granelli  per  tutto  il  tempo  che  la  fronda  si  mantiene  verde  e  viva. 
Nelle  quali  piante  oltre  a  ciò  altre  cellule  in  organo  diflerente  si  hanno  pure  vir- 
tù di  riproduzione,  e  sono  le  spore. 

Oramai  la  narrazione  è  proceduta  tanto  innanzi  che  già  mi  pare  si  sia  destalo 
nel  lettore  il  desiderio  di  sapere  a  che  natura  destinasse  il  polline  e  la  fovilla  e 
r  umore  dello  stimma  ,  a  che  il  meraviglioso  artifizio  per  cui  questo  umore 
dello  stimma  si  dovesse  mescolare  co' granelli  del  polline  avanti  alla  comparsa 
degli  embrioni ,  quando  s'è  mostralo  che  questi  derivano  dalle  cellule  del  grap- 
polino  embrionico?  (')  Ma  qui  sento  le  forze  del  mio  ingegno  molto  inferiori 
all'altezza  del  subbietlo.  Nientedimeno  è  da  notare  primieramente  che  l'umor 
nettareo  si  mescola  co' granelli  del  polline,  non  già  colla  fovilla  fecondatrice,  la 
quale  giunge  all'uovicino  chiusa  in  un  lilolino  lubulato;  e  ch'egli  sembra  più 
naturale  esser  destinato  quell'umor  nettareo  ad  agevolare  l'uscitii  ed  il  cam- 
mino del  filolino  ,  porgendogli  forse  ancora  nutrimento.  E  poi  sarebbe  da  ^e- 
dere  di  quanta  importanza  fosse  il  polline  alla  generazione  dell'embrione ,  o 

(*)  Il  diurissimo  professor  Tenore  nel  suo  laroro  suU'  arancio  fetirero  distingue  siccome  s'è  dellu 
di  sopra  due  atti  nella  rccoiidazione ,  l' uno  risguarda  ai  cambiamenti  che  succedono  al  polline  quando 
K  giunto  sullo  stinima,  l'  altro  all'impregnaraentu  dell' uoTÌcino.  Ejjli  crede  che  la  sostanza  che  deriva 
dalla  mescolanza  dell'  umor  nettareo  dello  stimma  con  la  fuvilla  degli  stami  nella  carità  dell'  oralo  si 
possa  trasrotmare  in  embrioni. 


—  980  — 

per  dir  meglio,  se  senza  di  quello  l'altro  veranienle  non  nasrc.  II  quale  esperimento 
ho  tentato  più  volte  e  senza  un  risultato  ccrlu.  Quando  il  fiore  principia  a  schiu- 
dersi, se  non  tutto,  almeno  molte  antere  si  sono  aperte,  ed  hanno  giù  versalo 
il  polline  sullo  stimma.  I.e  quali  se  vuoi  toijliero  prima  li  sarà  mestieri  sforzare 
i  petali  per  iscoprire  gli  stami.  E  facendo  questo  dove  non  nascessero  gli  em- 
brioni non  sapresti  se  ciò  fosse  derivato  dalla  mancanza  del  polline,  o  dalla 
compressione  delle  parti  del  fiore,  o  dalla  recisione  stessa.  E  veggendosi  che 
essi  talvolta  abortiscono  senza  ragione  apparente,  stando  intiere  e  sane  tutte  le 
parti ,  qual  meraviglia  poi  dove  succedesse  lo  slesso  eITctto  dopo  aver  sforzali  i 
pelali  ,  recisi  gli  slami  ,  maltrattato  insomma  quali  più  e  quali  meno  molte 
parti  del  fiore?  Tale  esperimento  ho  fatto  sopra  un  piede  di  melarancio  coltiva- 
to nella  grasla ,  poiché  in  un  gran  piede  allo  scoperto  non  si  potendo  fare  a 
tutf  i  fiori  la  stessa  operazione,  rimane  sempre  il  dubbio  non  il  polline  di  qual- 
che fiore  non  avvertito  avesse  operato  la  fecondazione.  L'esperienza  da  me  fatta 
non  conduce  ad  alcun  risultalo  giusto,  poiché  si  cadevano  dopo  un  tempo  più 
o  meno  lungo  si  gli  ovai  fecondati,  e  si  quelli,  cui  aveva  tolto  gli  stami  nel 
modo  sopraddetto.  Ma  la  conoscenza  della  natura  e  delle  cagioni  di  molti  feno- 
meni vitali  dipende  da  due  cose  che  non  mai  si  vogliono  scompagnare,  prima- 
mente dall'osservazione  dei  fatti,  poi  dalla  loro  interpretazione;  e  questa  se- 
conda parte  riguarda  segnatamente  le  cause  finali,  cioè  a  dire  dalle  cose  sensi- 
bili in  tale  o  tal  altro  modo  disposte  comprender  ciò  che  di  necessità  ne  deve 
nascere.  Fogniamo  adunque  che  senza  polline,  siccome  non  è  da  dubitare, 
non  mai  nascessero  embrioni  seminali  nel  melarancio  ;  avendo  noi  veduto  che 
un  filolino  pollinico  pieno  di  fovilla  scende  infino  al  grappoletto  embrioni- 
co ,  seguita  naturalmente  eh'  esso  umore  detto  fovilla  debba  operare  la  fe- 
condazione, il  quale  pare  che  di  ciò  non  altrimenle  possa  essere  operativo  che 
porgendo  il  primo  nutrimento  alle  cellule  disposte  a  sentirne  l'azione,  come 
son  quelle  appunto  da  noi  distinte  coH'epileto  di  embrioniche.  E  nel  fatto  della 
nutrizione  ci  sarebbe  ancora  l'eccitamento  alla  vita,  poiché  alcuni  Fisiologi  in 
niente  altro  fanno  consistere  la  fecondazione  che  nella  virtù  della  fovilla  di  po- 
ter suscitare  o  infondere  la  vita. 


—  981  — 
PARTE  TERZA 

DELLA  FECONDAZIONE  E  DELL' EMDniONE  NELL*  IPOCISTIDE  (  CTTISVS  nVPOCISTIS  ). 

Se  noi  ci  siamo  proposti  di  trattare  della  fecondazione  dell'  ipocistide  e  del- 
l' embrione ,  toccando  prima  del  polline,  della  struttura  del  pistillo  e  degli 
uovicini ,  è  stato  perciò  che  tal  pianta  quantunque  esaminata  da  molli  valorosi 
Botanici ,  pure  ci  è  sembrato  che  il  suo  embrione  seminale  fosse  ancora  ignoto. 
Imperciocché  il  Planchon  nel  suo  importante  lavoro  sull'  arillo  nega  che  vi  sia 
fecondazione  ed  embrione  seminale  in  detta  pianta  ,  ed  ancora  la  vessichelta 
embrionale.  Ed  il  celebre  Roberto  Brown  nel  comparare  l'ipocistide  colla  Raf- 
flesia  e  VUydnora  crede  che  quella  dìCTerisca  dagli  altri  due  generi  per  la  man- 
canza dell'albume  ;  ed  inoltre  che  il  nucleo  diventa  embrione ,  e  questo  sia  for- 
mato dì  sostanza  omogenea  cellulare  come  nelle  orchidee. 

1.°  Del  polline  ,  del  pistillo,  e  dell' uovicino. 

Le  antere  nel  principio ,  come  in  tante  altre  piante ,  contengono  mucilagine 
granellosa ,  in  cui  lungo  tempo  innanzi  la  fecondazione  compariscono  cellule 
quasi  sferiche  contenenti  la  stessa  mucilagine  ;  la  quale  rappigliandosi  a  poco  a 
poco  in  quattro  grumi  trasformasi  finalmente  in  altrettante  piccole  cellule. 
Queste  son  piene  pur  esse  della  stossa  sostanza  granellosa  ,  mostrando  ciascu- 
na un  citoblasto  ,  (  lav.  II.  fig.  4-2-3)  che  poi  sparisce.  La  grande  cellula 
(/!g.  4)  in  cui  si  generarono  s' ingrandisce  ancora  sporgendo  in  qualche  lato ,  e 
finalmente  (  fig.  5  )  si  rompe.  Escono  dall'  apertura  quattro  piccole  cellule ,  le 
quali  divenute  libere,  se  non  erano  perfettamente  rotonde,  in  breve  diventan 
tali  yfìg.  6  );  e  sono  i  granelli  del  polline  ,  di  cui  la  superficie  è  liscia.  Allora  la 
grande  cellula  sparisce  alla  volta  sua  ritornando  forse  allo  stalo  primiero  di  mu- 
cilagine ,  od  allrinieuli  assorbita  ;  e  chi  la  riguarda  quando  dal  ventre  suo  mette 
fuora  i  delti  granelli  di  polline  vede  chiaramente  che  l' era  divisa  in  allrellante 

cavità. 

124 


—  982  — 

Lovajo  {fig.  7.)  dell'  ipocislidc  ù  uniloculare  aderente  al  perigonio,  il  qua- 
le per  breve  {fig.  8p)  Iratlo  aderisce  pure  allo  siilo  dividendosi  poi  in  quattro 
lobi.  Ci  ha  in  esso  molli  Irofospcrnii  (I)  longitudinali  o  sulurlali ,  d'  ordinario 
olio,  tanti  quanti  sono  gli  stimmi.  Reridendo  per  traverso  lo  stilo,  sulla  parte 
recisa  si  ri  vede  altrettanti  spazi  disposti  come  [fig.  9-iO)  raggi,  e  propriamente 
in  quella  sembianza  che  i  carpelli  verticillati  formano  colle  pareti  loro  unite  i 
sepimenti  del  frutto.  Il  parenchima  contenuto  nella  parte  interna  (  e  sarebbe 
questo  il  tessuto  conduttore  )  è  fallo  di  otricelli  molto  più  sottili  (  fig.  ^2-c  )  e 
lunghi  di  quelli  della  parete  esteriore,  i  quali  sullo  stimnia  (fiq.li-a)  rilevano  a 
varia  altezza,  quali  grandi  quali  piccoli,  e  tulli  allargati  come  fossero  rigonfiati 
nella  sommila  eontcncndo  umore  granelloso.  A  me  pare  che  tal  pistillo  si  deb- 
ba considerare  formato  di  otto  carpelli ,  che  questi  sieno  piani ,  congiunti  per 
i  margini  nella  parte  inferiore  allargata  che  costituisce  l' ovajo ,  e  placentiferi 
lungo  le  suture  [fig.  H-a);  che  poi  questi  carpelli,  volgendo  ciascuno  i  mar- 
gini in  dentro,  coperti  ed  uniti  da  una  espansione  interna  del  perigonio  insie- 
me uniti  formino  lo  stilo  ,  e  si  disgiungano  finalmente  nella  sommità ,  ossia  lo 
stimma;  e  che  il  tessuto  conduttore  si  unisca  col  Irofospermo. 

Mollo  tempo  prima  della  fecondazione  i  Irofospermi  sono  una  massa  di  tes- 
suto cellulare,  da  cui  come  rami  sorgono  poi  innumerevoli  prominenze  {fig.13) 
allungate  formate  della  stessa  sostanza ,  e  son  esse  i  primordi  degli  uovicini  ;  i 
quali  in  seguito  mostrano  una  sporgenza,  circondata  (fig.  ti]  alla  base  da  un 
rigonfiamento  circolare  come  anello  ;  e  poco  di  poi  sotto  a  questo  altro  somi- 
gliante rilevamento.  La  sporgenza  superiore  (  fig.  43  )  a  mano  a  mano  vien 
coperta  dal  ricrescimento  annulare  che  stava  alla  sua  base.  Dalla  parte  inferio- 
re s' innalza  pure  l' altro  rigonfiamento  annulare ,  ma  questo  rimane  incompiu- 
to in  forma  d' involucro  irregolare.  La  base  intanto  di  cosi  fatto  uovicino  sì 
assottiglia  formando  il  podospermo  ;  di  maniera  che  si  può  dire  altrimenti  che 
il  Irofospermo  diramandosi,  ciascun  ramo  porta  in  cima  l' uovicino.  Però  i  ra- 
muscelli  {fig.  16)  a  diversa  distanza  sono  insieme  uniti,  e  non  mai  ci  si  vede 

(i)GU  autori  dicono  essere  i  trorospcrmi  parietali  nell' ovajo  dell' ipocislide,  e  cosi  yeramente sem- 
brano ;  ma  nel  frutta  si  vede  che  la  sostanza  cellulare  ond'  essi  son  costituiti  aderisce  ai  margini  de' 
carpelli,  e  ti  distende  solamente  sulla  faccia  loro  interna. 


—  983  — 

trachee,  le  (|uali  d' ordinurio  non  mancano  nel   podosperrao  delle  altre  pian- 
te fanerut,'anie   Delle  tre  parti  compunenti  l'uovicino,  quando  è  compiuto, 
r  esterna  sarebbe  l' arillo,  (|uella  che  seguita  la  membrana  del  seme  o  sperrao- 
derma;  e  l' ultima  (/(j.  t6-a-arillo-c-spermoderma-b-nucleo-m-micropilo)  il  nucleo. 
!.' arillo  si  distende  taholta  inlìno  alla  metà  dallo  spernioderma  ;  l'orlo  suo  non 
mai  è  rc;;olare ,  ma  ohbliquo  e  con  sporgenze  come  lobi  o  appendici ,  variabili 
nel  numero  ,  nella  grandezza  e  conformazione;  talvolta  [t(n\  111.  /ig.  8]  esso 
giunge  a  cuoprire  il  scine  maturo.  Lo  spernioderma  dopo  avere  coperto  da  per 
tutto  il  nucleo  si  ristringe  in  una  specie  di  collo,  la  sommità  del  quale  rimane 
sempre  aperta.  Ed  ancora  la  sommità  del  nucleo  talvolta  par  come  che  si  aprisse 
in  seguilo;  ma  questo  è  semplice  apparenza  proveniente  da  ciò  che  il  tessuto  cel- 
lulare in  quella  parie  rigoniiasi,  formandovi  un  gruppetto  di  piccoli  otricelli. 
Kgli  si  potrebbe  dare  alle  due  membrane  altro  valore  senza  inconveniente  di 
sorta,  chiamando  l' arillo  priniina,  e  1'  allra  secondina:  e  ci  avrebbe  allora  l'e- 
sostoma  e  l' endostoma  come  negli  uovicini  di  altre  pianle.  Che  la  prìmina  ri- 
manga incompiuta  non  pare  sia  un  fatto  di  qualche  importanza ,  come  pure  che 
la  secondina  rimanga  aperta  anche  dopo  la  fecondazione.  Dappoiché  nel  seme 
di  melarancio  1'  epispermo  è  aperto,  e  1'  uovicino  lungo  tempo  dopo  la  fecon- 
dazione mostra  pure  l' endostoma ,  la  quale  apertura  forse  che  non  mai  si  salda. 
Tale  uovicino  dell'  ipocistide  è  ortotropo  come  quello  che  non  cambia  mai  sua 
positura.  La  parte  da  noi  disegnata  col  nome  di  nucleo  standocene  alle  parole 
del  Brown  e  dell'  Endiichcr,  s'  è  credulo  l' embrione;  il  che  nega  il  Planchon 
affermando  mancare  in  tal  pianta  la  fecondazione  ,  ed  ancora  1'  embrione  colla 
vessichetla  embrionale.   5la   noi  abbiamo  visto  la  fecondazione  ,  la  vessichetta 
embrionale,  e  l' embrione  medesimo;  e  che  questo.non  è  punto  il  nucleo  co- 
me credevano  i  mentovati  autori. 

2."  bilia  fecondazione. 

Di  poi  alquanti  giorni  che  i  Gori  di  entrambi  i  sessi  sono  aperti  lo  stimma  in- 
tenerisce, imbruna  edappresso  si  fa  nero.  Allora  nell' uovicino  si  vede  più  co- 
se che  prima  non  mai.  Si  rigonfia  esso  e  divien  quasi  rotondo;  la  sommità  di-l 


—  98'i  — 

nucleo  par  che  si  prolunglii  un  poco  nel  collo  dello  spermodorina ,  le  cellule 
«lei  quale,  segualamenle  quelle  intorno  al  micropilo  (  lav.  III.  fig.  7)  si  mo- 
strano pili  turgide  dello  altre  e  piene  di  sostanza  granellosa.  Per  questo  micro- 
pilo  entra  un  filolino  lubulalo,  talvolta  due,  di  raro  (/?;/.  I-Ò  4]  Ire  filolini  :  e 
dalla  parto  supcriore  del  nucleo,  sotto  al  collo  dello  spermoderma,  pende  un 
rigonCamenlo ,  o  cellula  ,  d'  ordinario  piriforme ,  la  quale  io  chiamo  vessi- 
chetta  o  cellula  embrionale.  Imperciocché  l' embrione  seminale  o  si  genera 
nel  ventre  suo,  o  da  una  sua  particolare  trasformazione  per  opera  della  fecon- 
dazione. I  filolini  son  più  o  mono  soKiii ,  presso  al  micropilo  sposso  si  allarga- 
no un  poco  ma  irresolarmonto ,  e  nella  loro  cavità  cilindrica  contengono  gra- 
nellini  minuti  molto  somiglianti  a  quelli  che  costituiscono  la  fovilla.  La  vessi- 
chetta  embrionale  apparisce  di  grandezza  e  conformazion  difleronte,  spesso  so- 
miglia una  borsellina  sospesa  alla  sommftA  del  nucleo  ed  in  una  cavila  di  esso 
allogata,  mostrando  rarissimamente  due  contorni  (/5g.7-a)  come  fossero  due  ve- 
sciclielle  luna  ucll'  altra,  il  che  forse  dipende  dall' esser  ossa  talfiata  un  po'distan- 
te  dalla  parete  della  cavità;  e  non  di  rado  la  è  una  guisa  di  rigonfiamento  irrego- 
lare (/fj.  5-5')  con  due  o  tre  sporgenze  come  fosse  formata  di  altrettante  cellule. 
Contiene  in  principio  umore  mucillaginoso,  che  poi  si  organizza  in  otricoli,  tra  cui 
apparisce  talvolta  un  granello  rotondo  scuro  [fig.  1)  in  sembianza  di  picciol  nu- 
cleo, che  forse  è  un  gran  citol)lasto,  dappoiché  {fig.  2-5)  sugli  otricoli  in  essa 
contenuti  apparisce  sempre  un  punto  opaco  piccolissimo.  Un  fatto,  sebben  ra- 
ro ma  singolare,  dichiara  in  certo  modo  la  natura  di  cosi  liillo  organo.   Ed  è 
che  sul  micropilo  di  qualche  uovicinonon  fecondalo,  mancando  la  vessichetta 
embrionale  ( (au.  ///.  fi.  7'),  in  quella  vece  sporge  talvolta  un  giappolctto  di  cel- 
lule rotonde,  piene  pur  esse  di  umore  muciIaginoso;le  quali  cellule  derivando 
dalla  parte  interna  ed  inferiore  del  micropilo,  e  facilmente  dalla  sommità  del 
nucleo ,  fanno  vedere  che  1'  organo  da  noi  domandato  vcssicliclla  embriona- 
le neir  ipocislido ,  poiché  nel  luogo  suo  si  trova  l'  embrione  quando  il  seme 
e  compiuto,  non  sia  una  particolar  membrana  ,  ma  derivi  piuttosto  da  una  o 
più  cellule  trasformale  della  sommità  del  nucleo;  e  forse  che  tali  cellule  costitui- 
scono il  grappolotlo  embrionico  nella  sommità  dell'albume,  quasi  come  noi  fico 
e  nel  niolaraucio. 


—  985  — 

intanto  non  mai  c'è  toccalo  vedere  il  filoliiio  ch'entra  pel  micropilo  in  tutta 
la  sua  lunghezza  ,  cioè  nascere  dal  grnnel  di  pollino,  introdursi  nello  stimma, 
camminare  pel  tessuto  conduttore  dello  stilo,  ed  entrare  nell'uovicino,  perché 
si  fosse  potuto  alTerniare  esser  desso  veramente  quello  che  si  dice  budello  polli- 
nico. lmpcrrioc('lit>  di  rado  qualche  grand  di  polline  nicllc  fuora  sullo  stimma 
il  suo  lilulino  ,  ma  dove  questo  s'andasse  c'è  sialo  coperto  dalle  papille  slim- 
malicbc;  e  dalle  stesse  cellule  lunghe, sonili,  intricate  del  tessuto  conduttore  in 
tanta  lunghezza  dello  stilo ,  del  quale  perciò  dilTicilmente  si  può  togliere  una 
laminetta  sottile  ed  ugualmente  trasparente. 

Inoltre  il  numero  degli  uovicini ,  come  pure  dei  fìlolini  sopraddetti  è  si 
grande  che  forse  niun'  altra  pinuta  fanerogama  ne  mostra  in  tanta  copia  de- 
gli uni  e  degli  altri  in  un  ovajo  che  fosse  della  grandezza  di  quello  dell' ipoci- 
stide.  Ancora  essendo  i  fiori  unisessuali  il  passaggio  del  polline  al  pistillo  non 
è  si  facile  come  si  pare  ;  però  chi  esamina  lo  stimma  per  tutto  il  tempo  che 
si  manlien  vivo,  o  non  ci  vede  polline,  o  qualche  granello  solamente  ;  e  si  ac- 
corge di  leggieri  che  il  numero  de' filolini  è  sempre  mollo  maggiore  di  quanti 
granelli  ])ollini<'i  potessero  capitare  sullo  stiumia.  Queste  considerazioni  ci 
facevano  entrare  in  un  sospetto,  non  quei  filolini  provenissero  d' altronde  che 
dai  granelli  di  polline  ;  e  ci  pareva  possibile  che  il  tessuto  conduttore  allim- 
gandosi  si  cacciasse  in  fino  al  nucleo  pel  micropilo;  o  che  la  sostanza  gommosa 
la  quale  riempie  la  cavitù  dell'ovajo  si  organizzasse  in  filamenti,  ed  ancora  che 
il  nucleo  avrebbe  potuto  forse  mandar  fuora  di  somiglianti  prolungamenti. 
Quesf  ultimo  sospetto  nasceva  dal  vedere  la  sommità  di  esso  nucleo  sollevarsi 
alquanto  nel  tempo  della  fecondazione  perfino  olire  la  metà  del  collo  della  mem- 
brana ond'è  coperto.  Ma  esaminando  le  trasformazioni  tulle  dell'uovicino,  prima 
e  nel  tempo  della  fecondazione,  non  solo  che  niente  si  scopre  in  ripruova  di 
t.TJp  ipotesi, ma  talvolta,  benché  rarissimamente,  si  vede  qualche  cosa  afTallo  con- 
(faria.Kd  è,  che  quando  la  sommità  del  nucleo  tanto  s'innalza  da  sporger  fuori 
l^aportura  della  membrana  (  Un\  IH.  jUj.  G  ]  sopraddetta  ,  e'  entra  niente  di 
meno  il  filamento,  come  se  l'uno  si  volesse  distendere  verso  l'altro,  .\llora  il 
filamento  sta  di  lato  alla  sommila  del  nucleo,  nella  stessa  guisa  che  ilMayen  >  ide 
nella  CnpsMa  bwsa  pastoris. 


—  9F()  — 

Per  rispetto  poi  alla  sostanza  gonimosa  niiin  indizio  della  sua  Irasfortnaziono 
in  lìiainenti;  se  non  che  nel  tempo  delia  fecondazione  n'é  tutta  piena  di  (|uelli 
che  scendono  dalla  parte  superiore . 

Rimane  a  > edere  se  mai  i  Qlamenli  provengano  dall'  allunc;amonto  delle  cel- 
lule fusilormi  del  tessuto  conduttore,  ovvero  dai  yraneliini  pollinici.  L'ipoci- 
slide  essendo  monoico  ci  avvisanuuo  che  se  si  fosse  potuto  coltivare  lontano  dal 
luo^o  nativo ,  togliendone  poi  i  Gori  maschi ,  forse  che  si  sarebhe  osservato  qual- 
che cosa  di  meglio  fra  tante  dubbiezze.  Adunque  nell'  inverno  del  passato  anno 
molle  pianle  del  Cinltis  s^alvifolins ,  e  moììi^peUensis  furono  svelte  con  diligenza 
in  contradadi  l'orlici,  poste  nelle  grasle  e  trasportate  alla  Città.  Nella  primavera 
che  venne  sette  di  quelle  piante  produssero  l'ipocistide;  cui  toglieva  i  lìori  ma- 
schi molto  tempo  prima  che  si  fossero  aperti.  Il  che  riesce  piuttosto  facile,  tro- 
vandosi quelli  nella  sommità  e  conoscendosi  dalla  mancanza  dell' ovajo.  I  fiori 
feminei  poi  si  aprivano,  ma  nel  crescere  non  si  mostravano  cosi  rigogliosi  come 
gli  altri  provenienti  all'  aperta  campagna  ;  di  ohe  forse  eran  cagione  le  ferite 
nella  parte  superiore  per  averne  tolto  i  fiori  maschi,  o  le  piante  slesse  del  cisto 
maltrattate  un  poco  nelle  radici,  o  l'una  e  l'altra  cosa  insieme.  La  maggior 
parte  degli  uovicini  né  anche  cresceva  come  nelle  piante  spontanee  ;  lo  stimma 
si  nianteneva  vivo  più  lungo  tempo;  e  quando  principiava  ad  annerirsi  i  fila- 
menti o  non  scendevano,  o  pochi  se  ne  vedeva  nella  parte  superiore  dell' ova- 
jo, dei  quali  raramente  qualcuno  entrava  pel  micropilo.  La  vessicchelta  enj- 
brionale  intanto  si  mostrava  in  tutti  gli  uovicini  come  all'ordinario,  ma  sem- 
pre con  un  sol  contorno;  e  1'  umore  in  essa  non  pareva  si  organizzasse  cel- 
lule. Intanto  nel  luogo  nativo  del  cisto  avea  tolto  i  floii  maschi  a  due  pian- 
te d'ipocistide  lontane  dall'  altre;  crebbero  i  Dori  feminei  con  rigoglio  ,  ma  lo 
stimma  si  mantenne  vivo  lungo  tempo ,  e  quando  imbruniva  gli  uovicini  erano 
turgidi;  molti  filamenti  calandosi  dalla  parte  superiore  si  cacciavano  in  essi  ;  i 
quali  filamenti  quantunque  in  più  copia  fossero  che  nell'  altro  esperimento , 
pure  non  mai  tanto  quanto  nelle  piante  fecondate.  Questa  esperienza  in  vero 
potrebbe  esser  ripresa ,  come  quella  che  fa  dubitare  non  qualche  insetto ,  o 
l'aria  avesse  apportato  ai  fiori  feminei  il  polline  d'altronde.  Finahnenle  delle 
piante  d'ipocistide  coltivate  nell'orto  una,  cui  avea  reciso  i  fiori  maschi,  ed  i  fé- 


—  087  — 

miuei  erano  schiusi  da  multi  giorni,  fecondai  con  un  podi  polline  portato  dalla 
campagna.  Due  giorni  dopo  gli  stimmi  si  annerivano,  e  nel  quarto  o  quinto 
giorno  molli  filamenti  pendevano  nella  cavità  dell'ovajo,  dei  quali  alcuni  si 
cacciavano  nella  bocca  degli  uovicini.  Nella  primavera  di  questo  anno  si  son  ri- 
ralle  le  stesse  spcrienze  sopra  vecchie  e  nuove  jiiaiite,  ed  i  risultamenti  sono  slati 
parte  simili  a  quelli  dell'altro  anno,  parte  un  poco  diflerenti.  In  tulle  le  piante  cui 
s'era  tolto  i  fiori  maschi  gli  uovicini  avevano  la  vescichetta  embrionale  semprecon 
un  sol  contorno,  in  cui  qualche  volta  l'umore  mostrava  segni  di  organizzazione, 
cioè  granelli  come  piccole  cellule  ed  un  piccol  nucleo  in  sembianza  di  punto  scuro. 
Lo  stimma  si  manteneva  vivo  e  fresco  lungo  tempo,  per  quasi  due;  settimane;  le  cel- 
lule del  tessuto  conduttore  di  fusiformi  diventavano  cilindriche,  non  già  che  si  mu- 
tassero in  filamenti  :  nella  cavità  dell'ovaio  niun  filolino.  Le  cellule  poi  intorno 
al  micropilo,  turgide  e  grandi ,  contenevano  sostanza  granellosa;  e  talfiata  dal 
diritto  mezzo  dell'  apertura  sporgeva  un  grappoletto  di  cellule  quasi  simili  a 
quelle  del  micropilo.  Ora  in  si  fatti  uovicini  mancava  costantemente  la  vessichet- 
ta  embrionale.  .Sullo  slimnia  di  parecchi  fiori  posi  il  polline  doli' Oroifl/iWic  Ga- 
lii  et  Uederac,  e  della  Diìis  jaculifolia  solo  ed  inumidito  con  acqua,  o  coli'  umore 
nettareo  della  Salvia  triloba  e  Ccrinlhe  gi/nmandra;  di  alcuni  fiori  unsi  lo  stimma 
con  solo  l'umor  nettareo  sopraddetto,  di  altri  il  bagnai  leggermente  con  acqua 
inagrita  di  acido  azotico,  o  di  tintura  di  jodo.  Il  polline  e  l'umor  nettareo  niente 
operarono,  mantenendosi  lo  stimma  vivo  per  lungo  tempo,  né  scesero  filolini 
nella  cavità  dell'ovajo;  lo  stimma  non  mai  inteneri,  ma  si  fé  duro  e  bruno  sol- 
lecitamente doiK)  essersi  mantenuto  vivo  per  molti  giorni  ;  e  successe  lo  stes- 
so a  certe  piante  cui  avea  lasciato  i  fiori  maschi  ed  ancora  fecondato  artifizial- 
mente,  cioè  che  lo  stimma  non  inteneri  diventando  bruno  e  molle,  ma  riseccos- 
si  in  brevissimo  tempo  facendosi  duro,  ed  i  filolini  non  scesero.  Intanto  in  altre 
piante  fecondate  per  arte  lo  stimma  diventava  in  due  giorni  bruno  tenero  e  mol- 
le, e  gran  numero  di  filolini  si  calava  allora  nell'ovajo  lunghesso  il  tessuto  con- 
duttore. 

Nelle  piante  non  fecondate  gli  uovicini  d'ordinario  non  s'ingrandiscono  ne 
diventano  turgidi;  e  la  membrana  che  seguita  all'arillo  non  s' indurisce  né  di- 
venta bruna  cuoprendosi  di  ghiandole  e  prominenze ,  ma  rimangono  bianchi 


—  088  — 

tenori  si  che  facilmente  si  disciolgano  ne' loro  otricoli  di  cui  son  formati  me- 
scolandosi alla  sostanza  gommosa  ;  e  quelli  che  al  microscopio  si  veggono  in- 
tieri, rimuovendoli  solo  colla  punta  dell'ago,  o  col  mettervi  sopra  un  vetro  si 
risolvono  subitamente  nelle  loro  cellule.  Di  raro  si  scorge  tra  essi  qualche  uo- 
vicino  cresciuto  turgido,  oscuro,  come  quelli  fecondati ,  ma  esso  si  rompe  e 
discioglie  solo  che  si  comprima  un  poco  tra  due  vetri ,  e  non  mai  ha  l'em- 
brione. 

Da  questi  sperimenti  si  vede  come  il  polline  intenerisce  e  mortifica  sollecita- 
mente lo  stimma,  il  quale  senza  quello  si  maiitien  vivo  per  lungo  tempo.  Tal 
mauiera  di  operare  del  polline  fu  giù  notata  dallo  Schclwer,  secondo  che  il  De- 
candolle  alferma  nella  Fisiologia.  E  quando  me  ne  accorsi  mi  venne  subito  de- 
siderio di  vedere  ciò  che  sarebbe  succeduto  dove  si  fosse  alterato  lo  stimma 
con  diverse  sostanze  ,  e  coperto  di  polline  di  piante  diCTerenti.  Sopra  che  ho 
già  esposto  le  poche  sperionze  da  me  fatte ,  da  cui  si  scorge  clie  queir  organo 
punto  non  s'è  risentito  del  polline  delle  Orobanclic  e  della  Bvlis  jaculifvlia ,  e 
manco  dell'umor  nettareo  della  Salvia  e  della  Cerinlhe.  Ma  si  fatti  risultamenti 
non  si  debbono  tenere  ,  io  credo  ,  come  costanti ,  potendo  essere  che  noi  igno- 
riamo le  condizioni  necessarie  perchè  il  polline  delle  piante  alTuii  all'ipocistidc 
operi  sul  suo  stimma  non  altrimenti  che  il  suo  proprio.  Veramente  si  sarebbe 
dovuto  adoperare  quello  delle  Balanofore,  o  delle  Rafllesie,  come  piante  più 
afTmi ,  se  si  fosse  potuto  ;  e  tra  le  piante  indigene  ho  preferito  le  Orobanche  alle 
Orchidee  risguardando  alla  natura  del  polline. 

L' intenerimento  e  mortificazion  dello  stimma  per  azione  del  polline  della 
stessa  ipocistìde  è  un  fatto  da  tenere  in  gran  conto,  parendo  che  perciò  le  cel- 
lule del  tessuto  conduttore  dello  stilo  allungandosi  si  trasmutano  in  filolini  e 
scendano  nella  cavità  dell' ovajo.  Imperciocché  s'è  detto  di  sopra  che  togliendo 
i  fiori  maschi  le  cellule  di  quel  tessuto  se  non  si  mutano  in  filamenti,  si  allun- 
gano nientedimeno  un  poco;  e  talfiata  qualcuna  scende  infino  all' ovajo.  Ma  so- 
prattutto è  da  considerare  il  numero  dei  filolinì ,  fuori  dubbio  di  gran  lunga 
maggiore  ai  granelli  di  polline  che  voi  mettete  sullo  stimma  o  vi  capitano  na- 
turalmente. Di  maniera  che  nell'ipocistide,  i  filolini  creduli  pollinici  pare  che 
sieno  piuttosto  le  cellule  allungate  del  tessuto  conduttore,  pera/.iondcl  polline 


—  989  — 

sullo  stimma.  Nella  quale  opinione  entrava  pure  spontaneamente  il  celebre  Ro- 
berto Bro\^n,  cui  si  fatti  mici  pensamenti  ed  esperienze  io  esponeva,  ricor- 
dandosi in  tal  congiuntura  iner  egli  ancora  veduto  che  in  certe  piante  orchi- 
dee per  [bellissimo  polline  nascevano  moltissimi  (ilamcnli.  Itimane  adunque  a 
verificare  sulla  fecondazione  dell' ipocistide  se  veramente  le  cellule  del  tessuto 
conduttore,  dopo  aver  assorbito  la  fovilla,  sicn  desse  che  si  allungano  in  (ila- 
menti  :  ovvero  se  questi  derivano  dai  granelli  del  polline. 

3.°  Dell'embrione. 

I  mutamenti  che  succedono  nella  vcssichetta  embrionale,  dopo  essere  i  giunto 
il  lilolino  lubulato ,  non  si  son  potuti  osservare,  perché  lo  spcrmoderma  cuo- 
prendosi  di  prominenze  rotonde  come  piccolissime  ghiandolelte ,  di  breve  di- 
venta opaco.  Ma  bene  in  molti  semi  compiuti  inteneriti  prima  coll'acido  azoti- 
co allungato,  stiacciandoli  tra  due  vetri,  abbiam  visto  nella  sommità  del  nu- 
cleo un  cgrpicciulo  rotondo  scuro  della  grandezza  di  un  grosso  pisello  per 
un  ingrandimento  lineare  di  circa  dugento  volte.  Ora  qiiest'  esso  deve  esse- 
re certamente  l'embrione;  poiché  s'è  generato  dov'era  la  vessichetta  embrio- 
nale ,  e  per  opera  della  fecondazione  come  si  è  dichiarato  di  sopra  ;  ed  inol- 
tre le  cellule  di  cui  è  fatto  son  molto  più  piccole  di  quelle  che  costituivano 
il  nucleo,  il  quale  essendo  rimasto  e  cresciuto  alquanto  dopo  la  fecondazione, 
nel  seme  maturo  deve  considerarsi  non  allrimcnli  che  albume,  non  giù  em- 
brione secondo  il  Brown  e  l'Endlicher.  Ma  quello  che  importa  sjtpere  oltre  a 
ciò  si  è,  che  cercando  in  si  fatta  maniera  di  separare  l'embrione  dall'albume 
(cui  quello  aderisce  fortemente,  anzi  n'é  coperto  in  parte)  incontra  di  vedere 
embrioni  ancora  aderenti  a' loro  filolini. 

Questo  embrione  suol  variare  in  gi-andczza  e  forma  ;  e  si  trova  lalvolt;i  nella 
sommità  dell'albume,  tal'altra  più  dentro;  e  potrebbe  ancora  stare  nel  mezzo 
(li  esso,  poiché  abbiamo  veduto  la  vescichetta  embrionale  prolungarsi  più  o 
meno  in  giù.  Un  fatto  di  qualche  importanza  a  parer  mio  si  é,  che  talvolta  nel 
lomprimere  l'embrione  tra  due  vetri  dividesi  esso  in  tre  grumi,  sembrando  forma- 
to di  tre  embrioni quant' erano  forse  le  sporgenze  della  vessichetta  embrionale.  Il 

125 


—  990  — 

some  pi)i  h.i  <luo  membrane,  l' esterna  incompiuta  che  rimane  aderenlo  al  po- 
(Iosp«rino,  e  sarebbe  l'arillo,  l'altra  cuoprc  da  per  lutto  l'albume  con  esso  l'em- 
brione, il  quale  embrione  è  fallo  di  solo  cellule  sen/a  nioslrare  proniinon/e 
elio  (lessero  indizio  di  cotilodoui  ,  di  pi\imetta  e  di  radiiella;  se  non  clic  se- 
;;uilando  l'analogia  la  radicclla  deve  corrispondere  in  quel  lato  per  dove  è  ve- 
nuto il  molino  dalla  parte  del  micropilo.  La  struttura  del  seme  maturo  delle 
Orobanclic  non  ci  pare  in  essenza  dilTcrenle  clic  noll'ipocistide,  rispetto  alla 
presenza  dtll'albume,  ed  alla  struttura  dell' embrione;  ch'è  rotondo  e  somi{.'lian- 
temente  formalo  di  sole  cellule  senza  mostrare  cotiledoni,  né  clic  la  radicella  e 
la  piuinclta  si  conoscessero  a  qiialclie  segno. 

l'inalmente  l'aver  trovato  l'embrione  nell' ipocistide  dimostra  lucidamente 
quello  che  già  aveva  sospettato  il  Brown,  cioè  che  tal  pianta  si  dovesse  allo- 
gare presso  i  generi  Rafflesiae  Hydnora,  comechè  a  lui  fosse  parulo  mancare 
l'albume,  e  l'embrione  di  ben  altra  natura. 

4."  Della  origine  dell'  etnbrioiie. 

Quantunque  io  avessi  fatto  molle  ricerche  per  vedere  in  qual  maniera  si  ge- 
nera r  embrione  nell'  ipocistide,  segnatamente  s'  egli  deriva  dalla  cellula  o  vcs- 
sichella  embrionale  nudrita  o  vivificata  dalla  fovilla ,  ovvero  dalla  estremità  del 
filolino  eh'  entra  pel  micropilo  ;  tultavolta  niente  di  certo  ho  potuto  scuoprire. 
Io  dissi  già  (Giorn.  Bot.  Hai.  an.  i.""  fase.  i-2°  p.  8)  quello  ne  pensassero  i  chia- 
rissimi Roberto  Brown,  Link,  Meneghini,  Visiani  e  gli  altri.  Cioè  che  i  risul- 
tati delle  mie  ricerche  erano  di  tal  sorta  che  non  senza  pericolo  di  errore  si  po- 
teva risolulamente  seguitar  1'  una  o  1'  altra  opinione.  Ed  io  credeva  che  s'  egli 
s'avesse  dovuto  abbracciarne  una,  quella  dello Sclileiden,  per  rispetto  all'ipoci- 
stide,  sembrava  più  probabile.  Imperciocché  oltre  il  fatto  del  doppio  contorno 
della  cellula  o  vessichctta  embrionale,  e  dell'  embrione  aderente  al  filolino  pol- 
linico nel  seme  maturo ,  e'  era  ancora  che  negli  uovicini  non  fecondati  non  a- 
vendo  potuto  infino  allora  veder  chiaramente  umore  di  sorta  nella  cellula 
embrionale,  pareva  che  questo  dovcs.s' essere  la  fovilla  della  estremità  del  fi- 
lolino sopraddetto  negli  uovicini  fecondati.  Intanto  nel  maggior  numero  delle 


-.  091  — 

osservazioni  6  sembrato  eh'  esso  molino  non  camminasse  oltre  la  sommità 
Jel  nucleo  dove  roniincia  la  cellula  embrionale  ;  ed  il  doppio  contorno   clie 
questa  talvolta  mostra  potrebbe  dipendere  da  una  certa  distanza  tra  essa  e 
la   cavità  embrionale  del  nucleo.  Le  osservazioni  poi  ed  esperienze  ripetute 
in  questo  anno,  con  impedire  la  fecondazione,  mi  han  fatto  conoscere ,  die 
spesso  nella  cellula  embrionale  degli  uovicini  non   fecondali  ci  ha  pure  umo- 
re e  nella  slessa   apparenza   che   in  quelli  cui  penetra   un  lilolino  per  effetto 
della  fecondazione;  cioè  die  diventa  a  poco  a  poco  granelloso ,  organizzan- 
dosi in  piccole  cellule,  e  mostra  pure  quel  tale  punto  scuro  creduto  un  gran 
citoblasto.  l'inalmente  se  nel  melarancio  io  mi  son  bene  avvisato  distinguendo 
nel  nucItH)  il  corpo  albuminoso  dal  grappolo  embrionico,  e  nel  credere  che  le 
cellule  di  questo  dopo  essere  state  fecondate  dalla  fovilla  scendano  nel  sacco 
embrionale  ,  allora  nel  nucleo  dell' ijMJcistide  avremmo  ancora  il  corpo  albumi- 
noso ,  ed  il  grappoletto  embrionico  costituito  da  poche  cellule,  d' ordinario  da 
una  sola  toste  denominata  embrionica  o  vessichetta  embrionale  :  ed  essa  nutrita 
o  vivificata  dalla  fovilla  si  trasformerebbe  in  embrione.  Ma  per  tutte  cosi  fatte 
cose  ncm  vorrei  esser  preso  in  parola ,  dichiarando  che  dove  prima  io  avea  l'a- 
iiimo  alquanto  inchinato  a  credere  che  l' estremità  del  iilolino  si  trasmutasse  iu 
embrione  proprio  nel  ventre  della  cellula  embrionale,  di  presente  lascio  la  qui- 
stionc  in  bilico  sul  generarsi  di  questo  embrione  nell'  uno  o  nell'  altro  modo  ; 
ovvero  in  una  terza  guisa ,  cioè  dalla  mescolanza  della  fonila  coli'  umore  con- 
tenuto nella  cellula  embrionale.  Ad  ogni  modo  il  filamento  sospensore  è  sempre 
il  lilolino  eh"  entra  pel  micropilo. 

Cvndusione . 

Le  cose  di  cui  ho  distesamente  ragionato,  se  io  ho  bene  esaminate  ed  inter- 
pretate, all' oscuro  e  controverso  subhietto  della  origine  dell'embrione  semi- 
nale, intorno  al  quale  la  mente  dei  Fisiologi  ora  più  che  mai  è  rivolta,  manda- 
no soltanto  un  po'  di  luce ,  non  già  che  fossero  bastevoli  a  comporre  le  liti  to- 
gliendo di  mezzo  tutte  le  dubbiezze.  Anzi  rai  reputerei  largamente  rimeritato 
della  mia  fatica  solo  che  si  fatte  ricerche  valessero  come  materiali  da  servire  a 


—  992  — 

coloro,  cui  sarA  conceduto  di  scuoprirc  luti'  i  particolari  della  fecondazione.  E 
dappoiché  i  fatti  testò  narrati,  son  tra  loro  tanto  difTcrenti ,  mi  par  necessario 
metterli  a  riscontro  per  vederne  i  rapporti ,  e  le  deduzioni  se  ne  possono  trarre. 
Stando  il  fatto  clic  in  tinte  piante  il  lìlolino  il  (|uale  entra  pel  micropilo  pro- 
viene certanioiite  dal  jjranel  di  polline,  ciò  non  lodile  die  in  alcune  non  possa 
derivare  dal  tessuto  conduttore  dello  stilo,  siccome  succede  l'orse  nell'ipocisti- 
dc.  Quando  si  consideri  che  le  cellule  di  esso  tessuto  da  una  parte  si  congiun- 
gono colla  placenta,  ilalT altra  sporgono  formando  le  papille  stimmaliche  piene 
di  umore  ,  sopra  cui  cadono  i  granelli  del  polline;  che  questi  granelli  talvolta 
versano  soltanto  la  fovilla ,  egli  può  stare  che  quelle  cellule  assorhano  la  parte 
più  tenue  della  fovilla,  ed  allungandosi  poscia  la  portino  all' uovicino. 

Se  nel  melarancio  s'  è  veduto  che  talvolta  alcuni  emhrioni  stanno  colla  radi- 
cetta  lontana  dal  micropilo,  o  nella  parte  opposta,  rimane  ciò  nondimeno  ch'es- 
sa radicclta,  almeno  in  quelli  posti  immediatamente  sotto  alla  membrana,  è 
sempre  rivolta  alla  parte  esterna  ;  il  quale  fatto  costituisce  una  differenza  rileva- 
tissima  Ira  gemma  ed  embrione  seminale. 

Intanto  se  la  vista  non  mi  ha  ingannato  in  farmi  credere  che  nel  melarancio 
le  cellule  del  grappoletto  embrionico  dopo  l' intpregnamento  ,  in  diversi  punti 
del  sacco  embrionale,  diventano  embrioni;  io  son  quasi  certo  allora  che  l'em- 
brione del  flco  ha  somigliante  origine.  Dappoiché  in  tal  pianta  il  nucleo  in  prin- 
cipio è  pure  formato  di  cellule  disposte  come  in  grappolo  piramidale ,  e  grada- 
tamente grandi  verso  la  parte  superiore.  Quando  le  due  membrane  lo  hanno 
coperto,  e  l'embrione  ancora  non  apparisce,  poche  cellule  rotonde  nella  som- 
mità, piene  di  umore  verdastro  ,  formano  il  grappoletto  embrionico;  le  rima- 
nenti angolose  e  jiallide  il  corpo  albuminoso.  Essendo  cosi,  io  non  so  concedere 
all'  une  ed  all'altre  il  medesimo  ulTizio,  la  medesima  destinazione.  Ora  nella  som- 
mità del  nucleo  appunto  si  genera  l' embrione  ;  e  come  prima  apparisce  ,  ecco 
sparire  le  sopraddetto  cellule  rotonde  e  verdi  della  sommità,  cioè  a  dire  tult' es- 
so il  grappoletto  embrionico;  delle  rimanenti  l' esteriori  si  mutano  in  sottilissi- 
ma merabranclla  ,  le  altre  in  albume.  Non  tutti  gli  uovicini  nello  stesso  an- 
fanto  del  Oco  mostrano  il  grappoletto  embrionico  nella  sonunità  del  corpo  al- 
buminoso; e  non  tutti  gli  uovicini  son  fecondi. 


1 


—  993  — 

Ver  tanti  nmtamnnti  hi  vita  va  ad  un  fine,  a  produrre  il  germe  della  futura 
generazione.  L  le  palli  a  ciò  destinale  Natura  non  solo  custodiva  con  maravi- 
glioso  artifizio,  ma  volle  ancora  sopra  modo  multiplicarc.  Ha  conceduto  a  cia- 
scun flore  gran  copia  di  polline  mentre  pochissimo  ne  bisogna  alla  fecondazio- 
ne ;  ad  alcuni  pistilli  assai  uoviciui ,  quando  pochi ,  od  un  solo ,  vengono  a  per- 
fezione. E  somigliante  alle  cellule  del  grappoletto  embrionico  la  virtù  di  con- 
vertirsi in  embrioni;  inenti-e  che  una  solamente,  e  forse  che  sarà  1'  ultima  po- 
sta in  cima  a  tutte  ,  viene  a  bone.  Intanto  ninno  può  negare  alle  altre  d' intor- 
no, le  quali  abortiscono,  la  possibilità  almeno  di  poter  divenire,  quando  che 
fosse,  embrioni  ancora.  E  giù  in  parecchie  piante  8*  è  notato  che  talvolta,  seb- 
bene raramente ,  qualche  seme  ha  due  embrioni  in  luogo  di  uno  :  il  che  ho  ve- 
duto più  fiate  nel  mandorlo,  e  due  nel  caprifico  per  tacermi  di  altri  esempi.  E 
nello  stesso  mandorlo  più  volle  ho  veduto  ancora  la  radicella  dell'  embrione 
molto  distante  dal  micropilo,  forse  per  la  medesima  cagione  che  negli  agrumi , 
per  essere  cioè  la  cellula  embrionica  dopo  l' imprcgnamento  discesa  nel  sacco 
embrionale,  in  luogo  di  rimanere  alla  sommità.  Tal  fiata,  tra  le  tante  apparen- 
ze dell'  uovicino  del  melarancio  dopo  l' impregnamento ,  mi  è  parso  vedere 
qualche  cellula  embrionica  già  fecondata  ed  in  crescenza  non  compresa  nel  sac- 
co emijrionale,  ma  tra  questo  e  l'albume.  Il  che  spiegherebbe  quello  già  osser- 
vato dal  signor  Brongniart  nel  CeralophyUum  demersum,  cioè  la  generazione  del- 
l' embrione  fuori  il  sacco  embrionale. 

Adunque  solo  rìsguardando  alle  cause  finali  questo  eh'  io  dico  in  teorica  non 
deve  parere  strano  ;  ma  poi  1'  osservazione  ce'l  dimostra  quasi  con  certezza,  do- 
ve s'  e  veduto  che  nel  melarancio  molte  cellule  del  grappolo  embrionico  ,  se- 
gnatamente verso  la  parte  superiore,  si  mostrano  turgide  e  verdi  giusta  nel 
tempo  dell' impregnamento ,  eh' è  quando  alla  sommità  della  terza  membra- 
na giunge  il  filolino  pollinico.  E  dopo,  quando  sparito  il  grappoletto  embrio- 
nico, dalla  sommità  del  sacco  embrionale  scendono  parecchie  cellule,  le  quali 
in  diversi  punti  nella  cavità  di  queir  organo  crescono  in  embrioni.  E  finalmen- 
te nel  seme  maturo ,  in  cui  spesse  volte  tutto  ciò  eh'  è  contenuto  dentro  la  ter- 
za membrana  è  un  gruppo  di  embrioni ,  diflerenti  di  età  ,  grandezza ,  conforma- 
zione e  positura;  gli  esteriori  colla  radlcetta  rivolta  alla  parete  della  membrana. 


—  994  — 

Ora  il  sacco  embrionale  non  contiene  umore  libero,  ma  cellule;  ad  esso  non 
giunge  che  un  solo  filolino  ]>ollinico,   e  gli  embrioni  non  .i]>i>ariscono  tutti  al 
tempo  medesimo,  ma  successivamente  dalla  metà  della  state  por  tutto  l' inver- 
no. Onesti  embrioni  perciò  non  possono  derivare  d'altrettanti  filolini  pollinici; 
ne  dalle  cellule  rotonde  piene  di  umor  diarano,  contenute  nel  sacco  embriona- 
le, lo  quali  olire  di  essere  differenti  in  grandezza  ,  conformazione  e  colore  da 
quelle  elio  vengono  dalla  parte  superiore ,  non  mai  mostrano  alcun  cambiamen- 
to ,  né  si  >  eggono  crescere ,  ma  si  bene  a  poco  a  poco  sparire.  Però  io  non 
veggo  come  gli  embrioni  nel  melarancio  si  potessero  altrimenti  generare  che 
dalla  trasformazione  successiva  delle  cellule  del  grappolo  embrionico.   Laonde 
se  in  questo  io  mi  appongo  al  vero,  ciascuna  cellula  del  grajipolo  embrionico 
sarebbe  meramente  un  uovo  vegetabile  ;   e  dappoiché  le  parole  sorgono  a  si- 
gnificar le  cose,  egli  si  vede  bene  come  il  nome  di  ovaio  spetterebbe  all'  orga- 
no chiamato  comunemente  uovicino,  anzi  che  alta  parte  inferiore  del  pistillo. 
E  noli'  ipocistide  è  paruto  pure  di  scorgere  or  una  cellula  della  sommità 
del  nucleo  ,  or  due  o  tre  più  grandi  delle  altre  distendersi  verso  la  base  dolio 
stesso  nucleo  (  non  altrimente  che  in  tante  pianto  1'  uovicino  s' indirige  dalla 
sommità  verso  la  base  dell'  ovaio  )  costituire  la  vessiehotta  o  cellula  embrioni- 
ca, e  r  umore  in  essa  contenuto  organizzarsi  in  piccole  cellule  e  diventare  em- 
brione. Il  quale  talvolta  si  mostra  come  formato  di  due  o  tre  grumi  cellulari 
fittanionto  insieme  congiunti,  l'orse  da  ciò  che  le  tre  collule  costituenti  la  vos- 
sichetta  embrionale  ,  od  altrimenti  il  grappolo  embrionico  ,  trasformandosi  in 
altrettanti  embrioni ,  questi  poi  si  uniscano;  l'embrione  allora  nella  sommità 
dell'  albume  in  apparenza  semplice  sarebbe  formato  di  tre. 

Ma  se  la  conversione  evidente  delle  cellule  del  grappolo  embrionico  del  me- 
larancio in  embrioni  dichiara  ,  almeno  con  molta  probabilità,  l'origine  del- 
l' embrione  seminale  del  fico,  e  forse  che  nell'ipocistide  ancora,  rimane  ciò  non 
di  manco  una  grande  diversità  tra  queste  piante,  ed  è  che  al  melarancio  fa  me- 
stieri della  fovilla  arrecatavi  dal  filolino  pollinico  per  si  fatta  trasformazione  , 
quando  nel  fico  s'  è  veduto  nascere  l' embrione  senza  fecondazione. 

Niente  mi  par  tanto  contrario  alla  interpretazione  di  certi  fenomeni  naturali 
qu.into  il  protoiidoio,  che  Natura  a  qualctio  suo  Dr:e  non  possa  giungere  che 


I 


—  995  — 

solo  per  un  modo ,  e  come  si  vede  fare  in  molte  ,  cosi  debba  essere  in  lulle  le 
|)ianlc.  Le  regole  tratte  da  moltissime  osservazioni  certamente  si  vogliono  ri- 
spettare, ma  spesso  alcuni  fatti  in  essenza  od  in  apparenza  si  mostrano  ad  esse 
contrarie.  I  semi  germogliano  all'ombra  ed  in  contatto  della  umidilù  ,  segnat.i- 
mente  del  terreno;  ed  alcuni  intanto  fanno  (|uesto  allo  scoperto  senza  essere 
bagnati,  come  (|uelli  dell' .l»ini////is  Belladonna,  volendo  mettere  un  esem 
pio ,  solo  per  effello  di'Wi  umidità  loro  uaturalc;  nei  quali  semi  oltre  a  ciò  la 
piumelta  fa  la  fiuizion  di  radice  con  assorbire  1'  umore  del  perisperma.  Il  fusto 
nel  maggior  numero  degli  alberi  mette  radici  nel  terreno  all'  ombra  ed  in  con- 
tatto della  umidità;  mentre  che  dal  fusto  e  rami  di  parecchie  piante  escono  i;i 
copia  di  quelle  radici  dette  aeree  senza  punto  temere  la  luce ,  né  la  secchezza 
dell'  aria.  Se  noi  adunque  non  veggiamo  ordine  o  modo  costante  in  tutt'  i  vege 
labili  per  rispetto  alle  funzioni  ed  organi  sensibili,  con  qual  ragiono  poi  pre- 
tendiamo uniformità  negli  organi  e  funzioni  nascoste  alla  vista  ? 

Stando  cosi  le  cose,  per  quanto  dai  fatti  sensibili  è  lecito  giudicare  dei  ripo- 
sti ed  oscuri ,  nel  melarancio  il  passaggio  della  cellula  del  grappolo  embrionico 
in  embrione  è  il  primo  atto  della  germinazione,  cui  fa  mestieri  un  umore  ,  e 
questo  si  e  la  fovilla;  non  altrimenti  clic  per  nascere  le  radici  ilai  piantoni  di 
molti  alberi  bisogna  1'  ombra  e  1'  umidità.  Nel  fico  le  cellule  embrioniche  o  son 
chiamate  alla  vita  da  qualche  umore  analogo  alla  fovilla  e  prodotto  da  qualche 
parte  circostante,  ovvero  punto  non  hanno  mestieri  della  fovilla  per  trasformar- 
si in  embrioni,  come  si  vede  le  radici  aeree  non  aver  bisogno  di  umido  né  di 
ombra  per  generarsi.  Ora  la  umidità  del  suolo  fa  nascere  le  radici  al  pì.intone, 
e  la  radicella  dell'  embrione  d'ordinario  è  rivolta  verso  quella  parte  donde  vie- 
ne r  umor  prolifico. 

Intanto  niuno  si  pensi  eh'  io  sia  disposto  a  voler  generalizzare  i  fatti  della  fe- 
condazione notati  nelle  tre  menzionate  piante,  segnatamente  quelli  del  mela- 
rancio, e  le  conseguenze  se  ne  son  cavate  ,  alle  altre  piante  fanerogame.  Im- 
perciocché sopra  tale  materia  le  osservazioni  da  me  esposte,  essendo  tra  loro  in 
più  punti  contrarie,  porgono  una  pruova  e>identissima  che  l' importanza  della 
fecondazione,  d'origine  dell' embrione  seminale,  furon  sempremai  soggetti 
di  controversia  perciò  principalmente  che  mai  sempre  s' è  voluto  da  uno  o  pò- 


—  996  — 

olii  falli  trarre  nonne,  massime  e  teoriche  generali  a  tutta  la  moltitudine  de' ve- 
getabili. Ma  r  umano  potere  è  troppo  debole  a  petto  delle  forze  della  Natura. 
Vergiamo  spesseliate  in  un  gran  uiunero  di  piante  un  disejnio.  un  ordinamen- 
to primitivo  di  cose,  tutte  disposte  ed  intose,  standocene  alla  sola  apparenza, 
ad  una  funzione;  e  ciò  non  di  manco  in  alcune  (piosta  funzione  si  adempie  nel 
fatto  ben  altrimenti  che  con  i  mezzi  innanzi  apparecchiati.  Come  quando  il  fu- 
sto esegue  la  funziou  delle  foglie  abortive  o  caduche  pigliando  l' abito  e  struttu- 
ra loro;  poiché  tanto  la  foglia  importa  alla  vita  che  mancando  essa  per  provvi- 
denza di  Natura  un'altra  parte  viene  a  rimpiazzarla. 

Questo  che  succede  in  grande  e  sensibilmente  non  so  intendere  perchè  non 
si  debba  ammettere  nelle  cose  piccole  e  fuori  il  potere  naturale  de'  sensi  ;  e  so- 
prattutto non  sia  lecito  applicarlo  ai  fatti  della  fecondazione  e  dell'  embrione  , 
quando  la  vista  solo  che  si  aiuti  im  poco  ci  fa  conoscere  tra  tante  cose  poca  o 
niuna  differenza,  tranne  la  grandezza  e  conformazione.  Qna\  meraviglia  adun- 
que se  nel  fico  l'embrione  si  genera  senza  fecondazione,  ancora  che  il  compa- 
rire dei  fichi  estivi  quando  i  fioroni  del  caprifico  sono  già  maturi  e  gli  stami  in 
essi  quasi  perfetti ,  paresse  a  taluno  non  fortuito  fatto  ma  concordanza  di  cose 
ad  un  disegno  di  natura? 

Siccome  veggiamo  nelle  opunzie  il  fusto  rimpiazzare  nella  funzione  le  foglie 
abortive  o  caduche,  forse  che  in  alcune  piante  abortisce  ancora  l'embrione  vero 
e  primitivo  rimpiazzandolo  altra  parte  cui  diamo  lo  stesso  nome,  poiché  serve 
allo  stesso  uffìzio.  Nel  visco  (  Viscum  album)  lungo  tempo  dopo  la  fecondazione 
comparisce  nel  nucleo  un  organo  formato  di  più  cellule  disposte  in  serie,  le 
quali  verso  la  parte  inferiore  gradatamente  s'impiccioliscono.  Esso  distendesi 
dalla  sommità  alla  base  del  nucleo;  anzi  pare  come  da  quella  derivasse;  il  che 
non  saprei  afTermare  con  certezza  per  questo  principalmente  che  le  cellule  in- 
feriori sono  assottigliate,  diafane ,  non  contengono  materia  verde ,  e  sembrano 
più  giovani  di  quelle  della  parte  superiore,  le  quali  oltre  alla  sostanza  verde  hanno 
pure  ciascuna  un  citoblasto  molto  grande.  L'ultima  cellula,  posta  nella  sommità, 
più  grande  di  tutte  tiene  ai  nucleo  per  un  suo  prolungamento  in  forma  di  gambo 
come  fosse  un  filamento  sospensorio.  Organo  cosi  fatto  sarebbe  l'embrione  secon- 
do parecchi  autori  :  e  spesso  nello  stesso  nucleo  ce  n'ha  du«  o  tre,  i  quali  poi  si 


i 


—  1005  — 

Fig.  9.  Seme  spogliatu  deli'arillo  e  di  una  parte  dello  spcrmoderma  a.  Il 
nucleo  b  s'è  mutato  In  pcrispcrmo  ,  il  quale  nella  sommità  mostra  l'embrione 
e.  dov'era  la  vessichetta  embrionale. 

Fig.  W.  Perisperma  ed  embrione;  questa  figura  serve  a  dinotare  che  tante 
volte  m'é  parso  come  se  l'embrione  fosse  coperto  da  una  sottile  lamina  del  pe- 
rispermo,  per  cui  esso  embrione  sarebbe  allora  quasi  interno,  e  non  apicilare. 

Fig.  /2.  Altra  apparenza  dello  stesso  fatto  ritratto  nella  fig.  10  con  questo  di 
più  che  il  filolino  tubulalo  aderiva  all'embrione  6. 

Fig.  13.  Embrione  aderente  a  dueliloliui. 

Fig.  11.  Embrione  separalo  dall'  albume  ,  il  quale  embrione  in  forma  di  grap- 
poletto  pende  nella  estremità  del  fìlolìno. 


127 


RAPPORTO 


SULLA  MEMORIA  DEL  PROFESSORE  UASPARRLM. 


JLa  Commissione  raccoltasi  ripeliilamenle  lanto  presso  l'A.  quanto  presso  uno 
(Ic'suoi  Membri  potò  verificare  col  microscopio  molti  de' più  importanti  l'atti 
scoperti  dall'A.  stesso  e  in  questa  memoria  descritti. 

Verificò  primieramente  la  esistenza  dell'embrione  apicilare  nel  seme  albu- 
minoso del  Citino,  nuovo  argomento  per  ritenere  aii|)artenente  quel  genere  alla 
famiglia  delle  Rafilesiacee. 

Vide  pure  alcuno  dei  fili  descritti  dall'A.  penetranti  pel  micropilo  dell'ovulo 
dello  stesso  Citino  e  aderenti  all'embrione  ,  senza  imtcr  decidere  cosa  alcuna 
intorno  all'origine  loro. 

Nei  semi  dell'arancio  vide  la  pluralità,  e  la  direzione  anche  diametralmente 
opposta  degli  embrioni. 

Nel  fico  domestico  verificò  l'assoluta  mancanza  di  fiori  maschili,  e  trovò  in 
ani'anti,  il  cui  foro  era  stato  dall'A.  gran  tempo  prima  otturato,  semi  fecondali 
ed  abboniti. 


I 


—  1007  — 

Vista  la  grande  importanza  di  questi  fatti,  e  ["interesse  die  desta  tutto  ciò 
che  è  relativo  alla  grande  quistione  della  fecondazione ,  e  considerato  il  pregio 
delle  osservazioni  di  un  Autore  tanto  meritevole  di  fiducia  per  la  grande  espe- 
rienza nell'arte  dell'osservare,  e  per  la  cauta  moderazione  delle  deduzioni ,  la 
Commissione  crede  che  si  debba  per  l'interesse  della  scienza  e  pel  decoro  del 
Congresso  stampare  per  intero,  con  tutte  le  fìgure  relative,  la  memoria  del  Ga- 
sparrini  negli  Atti  del  Congresso  stesso. 

Robert  Brown 

RODERTO  DE  VlSIAM 

Meneohim 
Link 

ToR>ABE>E 


ATTI   VERBALI 


DELLA  SEZIONE 


DI    FISICA    E    MATEMATICA 


■»<>o-o-|«WO«l^  C-oo*«- 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  22  SETTEMBRE  1845 


-»««— 


Apre  il  Presidente  prof.  Orioli  questa  prima  adunanza  con  una  breve  allo- 
cuzione, in  cui  rende  grazie  alla  Sezione  dello  averlo  eletto  a  suo  Preside ,  non 
per  riconosciuta  superiorit.'i  di  lumi,  ma  per  l'abitudine  da  esso  contralta  di  pre- 
siedere a  simili  associazioni  :  e  fra  l'altre  idee  da  esso  esposte  relative  al  migliore 
possibile  regolamento  delle  medesime,  insiste  sul  bisogno  d'evitare  lunghe  let- 
ture per  dar  tempo  alle  discussioni ,  a  favor  delle  quali  i  nostri  Congressi  sono 
precipuamente  istituiti. 

Letta  da  uno  de' Segretari  la  nota  dei  libri  presentali  alla  Sezione ,  ed  un  in- 
vito dell'Accademia  Pontaniana  ad  una  sua  tornata  straordinaria,  il  Presidente 
annunzia  che  essendosi  degnata  la  Maestà  del  Re  di  permettere  ad  una  Commis- 
sione la  ripetizione  degli  esperimenti  istituiti  sul  Ginnoto  elettrico  dal  prof.  Pa- 
ci, dal  sig.  De  Miranda,  e  dal  prof.  Prudente,  si  riserbava  di  nominarla  in  al- 
tra tornata. 


I 


-  1009  — 

Indi  (lA  la  parola  al  Segretario  prof.  Paci  per  leggere  la  .Memoria  a  Ule  ogget- 
to da  esso  compilata.  Esposti  in  questa  dall'autore  alcuni  fatti  che  lo  inducono 
ad  ammettere  nell'  animale  un  senso  occulto ,  in  virtù  del  (piale  esso  non  da  la 
scossa  quando  è  isolata  la  vasca  che  lo  contiene,  o  l'individuo  che  lo  tocca  ; 
opina  il  prof.  Palmieri ,  che  gli  esposti  fatti  lungi  dal  rendere  necessaria  l' esi- 
stenza d'un  senso  intimo  nell'animale,  possono  spiegarsi  coi  principi  ricevuti 
dell'elettricità  ordinaria,  che  non  si  scarica  in  un  circuito  imperfetto. 

Risponde  il  Presidente,  che  varie  ragioni  lo  determinano  ad  inclinare  piutto- 
sto all'avviso  del  prof.  Paci  che  a  quello  del  prof.  Palmieri  :  a>endo  egli  osser- 
vato casi  di  perfetto  circuito  in  cui  non  si  ha  la  scossa,  anche  stuzzicando  l'ani- 
male per  cinque,  sci ,  e  sino  ad  otto  minuti  ;  il  che  mostra  chiaramente  che  qual- 
che cosa  di  volontario  lo  determina  a  dare  o  non  dare  la  scossa.  Osserva  inol- 
tre non  esser  hen  fondala  la  rii)Ugnanza  ad  ammettere  un  senso  particolare  ,  il 
quale  avverta  il  Ginnoto  dell'  opportunità  della  scarica ,  presentando  eziandio  al- 
tri animali  numerosi  esempì  di  sensi  intimi  in  relazione  ai  loro  bisogni  ed  ap- 
parecchi. Risalendo  poscia  alla  dottrina  non  ancora  bene  stabilita  per  ìspiega- 
re  il  mistero  dei  fenomeni  di  questi  pesci ,  egli  riduce  a  tre  le  principali  condi- 
zioni della  produzione  loro:  1.'  ad  un  organo  secretore  della  elettricità  risie- 
dente in  un  ganglio,  come  si  è  già  osservato  nella  Torpedine  :  2."  ad  un  orga- 
no che  dir  si  potrebbe  collettore,  rinforzatore ,  od  acceleratore  ,  a  cui  giungen- 
do per  molti  fili  una  carica  che  sarebbe  insulTìciente ,  diviene  capace  di  scuote- 
re: 3." alla  potenza  che  sembra  possedere  l'animale  di  rompere  in  due  punti 
del  proprio  corpo  scelti  ad  arbitrio  il  circolo  chiuso  formato  dai  fili  interiori  , 
perlocché  la  corrente  scaturendo  in  una  data  direzione  involge  gli  animali  o  i 
corpi  conduttori  su  cui  la  scarica  è  spinta.  Riflettendo  in  (ine  che  il  Ginnoto 
non  sarebbe  abitualmente  carico  d'elettricità ,  ma  nascerebbe  la  caiica  nel  mo- 
mento stesso  della  scarica  per  sparire  da  un  dato  ganglio  e  tornarvi  ;  conchiude 
che  la  dottrina  dei  pesci  elettrici,  lasciando  ancora  delle  incertezze,  abbisogna 
di  studi  ulteriori. 

Il  prof.  cn\.  Bollo,  a  conciliare  le  due  opinioni,  osserva  che  il  senso  occulto 
ammesso  dal  prof.  Paci  può  consistere  nella  facoltà  d' accorgersi  e  presentire  se 
la  circolazione  elettrica  possa  o  no  realizzarsi. 


—  1010  — 

Appoggia  il  sig.  Canizzaro  il  concetto  del  preopinante  ,  desumendo  dall'esi- 
stenza d'un  novello  organo  cerebrale  ne' pesci  elettrici  l'accorgimento,  o  secon- 
di) lui  la  coscienza  di  potere  o  no  dare  la  scossa. 

Conoliiutle  il  Presidente  coll'osservarc  che  simili  rapporti  fra  gli  organi  cerr- 
liraii  e  r  acTorj;imenl()  porterebbero  a  discussioni  delicate  ,  diIBcili,  ed  affatto 
estranee  alla  Sezione. 

Legge  il  prof.  Palmieri  una  sua  Proposta  di  alcuni  mtovi  mezzi  per  misurare  le 
iniensiià  del  magnetismo  teireslre.  Dopo  aver  toccato  brevemente  il  progresso  del 
telluro-ek'ttricismo  in  questi  ultimi  anni ,  soffermandosi  un  poco  sul  nuovo 
appavcccliio  d'indu/ìonc  tellurica,  indica  l'autore  alcune  moditicazioni  atte  a 
renderlo  un  apparcccbio  a  corrente  continua.  Partendo  poi  dal  principio ,  che 
devono  gli  effetti  essere  proporzionali  alle  cagioni ,  mostra  alcuni  mezzi  di  mi- 
surare r  efficacia  delle  correnti  indotte  dal  magnetismo  terrestre  per  misurare 
in  pari  tempo  quella  della  causa  che  le  produce.  Tendendo  tutti  questi  mezzi  a 
raggiungere  lo  scopo  senza  mai  fare  uso  di  aghi  calamitati ,  in  questa  circostan- 
za ripone  il  merito  delle  nuove  misure  ,  e  nell'  altra  forse  non  meno  importante 
d'essere  cioè  comparabili  tra  di  loro. 

l  nuovi  metodi  all'  uopo  proposti  si  distinguono  in  statici  e  dinamici  ;  quattro 
sono  i  primi,  e  due  i  secondi.  1.°  Facendo  uso  dell'apparecchio,  detto  dal  Pal- 
mieri a  corrente  coiuiima  ,  può  misurarsi  la  forza  delle  correnti  con  uno  stru- 
mento perfettamente  simile  alla  bilancia  di  torsione  del  Coulomb,  salvo  alcune 
modificazioni  per  renderla  atta  al  conseguimento  dello  scopo.  2.°  Si  può  all'uo- 
po anche  adoperare  la  bilancia  elettrica  del  Becquerel  modificata  dal  Jacobi , 
purché  la  giacitura  verticale  dei  cilindretti  di  ferro  dolce  non  sia  causa  d'errori 
sensibili.  3.°  Un  pendolino  lungo  e  sottile  gentilmente  sospeso  ,  portante  nel- 
l'estremo un  cilindretto  di  ferro  dolce  ,  a  cui  di  rincontro  sia  collocata  a  certa 
distanza  una  piccola  calamita  tcmporarin  animata  da  una  sola  delle  quattro  cor- 
renti che  si  hanno  in  ogni  rivoluzione  di  un'elica  sotto  l'azione  della  terra  , 
sarebbe  un  altro  strumento  tendente  allo  stesso  fine  dando  un'  espressione  del- 
la forza  in  funzione  dell'arco  di  deviamento.  4."  L'ultimo  dei  mezzi  statici  è 
r  uso  del  voltaimetro. 

Proponendo  poi  i  due  mezzi  dinamici  per  misurare  l'efficacia  delle  correnti 


—  1011  — 

rol  numero  delle  oscillazioni  di  piccole  masse  di  ferro  dolce  sottoposte  all'azio- 
ne di  ralaniile  tcniporarie ,  entra  in  un  breve  esame  del  modo  d'ordinare  le  spi- 
rali semplici  e  composte,  a  filo  cioè  continuo  e  a  filo  interrotto;  e  concliiude  il 
suo  discorso  «  pregando  gli  esimi  cultori  di  questi  studi  ad  essergli  cortesi  dei 
«  loro  consigli ,  aftinché  dopo  un  ultimo  lavoro  teorico  che  non  ancora  ha  rc- 
«  cato  al  suo  termine,  e  dopo  aver  preso  in  disamina  le  esposte  idee  ,  possa  egli 
«  abbandonare  le  induzioni  telluriche  colla  certezz;i  d'avere  esaurito  l'argo- 
«  mento  ,  almeno  secondo  le  condizioni  jìresenti  della  scienza ,  in  modo  cioè  che 
«  il  telluro-elettricismo  vada  di  pari  passo  col  niagneto-elettricismo  ;  certezza 
«  che  può  sola  in  lui  generarsi  col  loro  autorevole  e  sapiente  suffragio ,  sola  ri- 
«  compensa  che  ha  semj)re  desiderato  ». 

Descrive  in  proposito  dell'argomento  il  dott.  IVtei-s  l'apparato  da  lui  osserva- 
to nel  1836  nell' Università  di  Gottinga,  clic  sebbene  diretto  alio  stesso  scopo 
non  è  indipendente  dal  magnetismo  dell'ago  ,  che  egli  crede  potei-si  benissimo 
eliminare  per  mezzo  del  calcolo. 

Riflette  su  di  ciò  il  prof.  Palmieri ,  che  il  suo  congegno  è  appunto  destinato  a 
schivare  l'uso  degli  aghi  calamitati,  come  il  mezzo  più  sicuro  dell' l'iiminazifuie 
del  loro  magnetismo  ;  e  invita  i  membri  della  Sezione  a  vedere  1'  apparato ,  ed 
a  suggerirgli  all'  uopo  le  loro  sagge  idee. 

Dà  indi  comunicazione  il  prof.  OrioH  di  un  fatto  accaduto  in  Zante  nel  no- 
vembre 1836,  ed  osservato  dal  dott.  Pasquale  Uicojmlo.  Le  sue  più  notevoli 
particolarità  sono  le  seguenti:  un  uomo  ucciso  dal  fulmine  avea  quasi  nel  cen- 
tro della  spalla  destra  sei  segni  rotondi  vicinissimi  Ira  loro  ,  e  (iiiasi  l'uno  al- 
l'altro attaccati,  da  ciò  distinti  che  la  cute  interiore  ai  segni  circolai'i  mostrava  i 
caratteri  naturali,  mentre  l'esteriore  era  tutta  maltrattata  dal  fuoco  celeste.  Il 
numero  e  la  grandezza  di  detti  segui  circolari  corrispondevano  esattamente  al 
numero  e  alla  grandezza  di  sei  monete  d' oro ,  che  si  trovarono  dallo  stesso  lato 
fasciate  da  una  carta,  e  dentro  una  cintura  di  tela  avvolta  ai  fianchi  del  cada- 
vere. A  spiegare  il  fenomeno  di  tali  macchie,  egli  suppone  che  possano  aver 
relazione  colle  monete  in  quantoché  investendole  l'eletlricilà  nel  suo  passag- 
gio ,  quasi  s'informò  delle  medesime  portandosi  i)rincipalmente  verso  il  contor- 
no di  esse  e  configurandovisi ,  seguitò  cosi  configurata  il  suo  tragitto  nel  cor- 


—  1012  — 

IH)  dell'ucciso  ,  e  contrastampù  l' impronta  delle  monete  nel  suo  egresso  sulle 
spalle. 

Mostrandosi  il  prof.  cav.  Lungo  poco  disposto  ad  ammettere  siflatta  spiega- 
zione, attesa  l' imponderabilità  dell'elettrico,  l'attribuisce  invece  al  trasporto  di 
materia  attenuala  tolta  dalle  an/idelle  monete,  operato  dalla  scarica  dell'elet- 
trico. 

Appoggia  l'avviso  del  Presidente  il  prof.  Galano,  osservando  che  l'elettricità 
prende  la  forma  stessa  dei  conduttori:  e  il  prof.  Orioli  accenna  altri  due  fatti 
analogbi  al  precedente. 

lutine  il  prof.  l'almieri  narra  come  il  sig.  Baudieri  nel  fcjrniarc  col  processo 
galvano-plastico  una  statuetta  del  Re  ,  osservò  galleggiante  nella  superficie  del 
liquido  ov' era  immersa,  un'esatta  Immagine  della  medesima;  fenomeno  che 
sebbene  non  del  tutto  simile  ai  precedenti ,  gli  sembra  avvalorare  la  spiegazione 
del  prof.  Orioli. 

indi  si  scioglie  l'iidunanza. 

Il  Presidente  —  Francesco  Orioli 


Ì  Giovanni  Maria  Lavagna 
Giacomo  Maria  Paci 
Federico  Napoli 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  23  SETTEMBRE  184.) 


-»H»- 


ilPPROvATO  il  processo  verbale  della  precedente  tornata  ,  il  cav.  prof.  Melloni 
ravvicina  i  fenomeni  del  fulmine  narrati  dal  prof.  Orioli  alla  proprietà  del  Gin- 
noto  d'  emettere  1'  elettrico  in  una  determinata  direzione,  come  risulla  dalle  os- 
servazioni riferite  dal  prof.  Paci  ;  il  che  prova  non  essere  necessario  che  1'  elet- 
trico investa  in  ogni  caso  la  superficie  o  la  massa  intera  del  corpo  che  invade. 

Seguiti  poi  la  discussione  sul  riferito  fenomeno  del  fulmine  tra  i  professori 
Vismara,  cav.  Longo,  ed  Orioli,  il  primo  de"  quali  citando  ancora  alcuni  feno- 
meni da  lui  medesimo  e  dal  prof.  Majocchi  esposti  al  Congresso  di  Milano,  a- 
dolta  l'opinione  che  si  producano  le  macchie  dalla  materia  delle  monete  traspor- 
tata dal  torrente  elettrico.  Crede  che  in  simili  casi  attraversando  l' elettrico  la 
persona  del  paziente  ne  oflcnda  i  precordi  od  il  cuore  ;  onde  desidera  che  i  ca- 
daveri dei  fulminati  subiscano  il  più  diligente  esame. 

Ammettendo  il  prof.  Orioli  il  trasporto  di  materia  sotlile  ,  operato  anche  a 
grandi  distanze,  come  ha  fatto  notare  nei  precedenti  Congressi ,  opina  tuttavia 
che  potendo  spiegarsi  il  citato  fenomeno  colla  sola  azione  dell'  elettrico  senza 
ricorrere  ad  altra  cagione,  sia  da  escludersi  1'  allegato  trasporto  ;  tanto  più  che 

128 


—  !014  — 

le  monete  non  mostravano  traccia  d'alterazione,  la  carta  e  la  fascia  di  tela  clic 
II'  contenevano  erano  illese,  ed  il  corpo  umano  di  sua  natura  capace  d'  essere 
carbonizzato,  o  in  varie  guise  alterato  dalla  sola  azione  dell'elettrico.  S'uni- 
l'ornia  poi  al  voto  del  preopinante  intorno  all'esame  dei  corpi  fulminali,  quan- 
tun(|ue  non  creda  che  avvenga  la  morte  per  lesione  dei  i>recordì  o  del  cuore,  a 
ciò  solo  bastando  il  passaggio  dell'  elettricità  a  traverso  il  sistema  nervoso. 

.\ggiungc  il  prof.  cav.  Longo  altre  riflessioni  per  avvalorare  la  sua  opinione 
appoggiata  al  fatto  in  altri  casi  riconosciuto  del  trasporlo  di  materia  sottile. 

Presenta  in  seguilo  il  prof.  Belli  un  suo  l'sicromelro  ,  che  è  un  perfeziona- 
mento di  quello  da  luì  inventalo  ed  esposto  al  Congresso  di  Padova.  Con- 
sta principalmente  l' istrumenlo  di  due  tubi  di  ottone  separabili  dall'  insieme 
dell'apparato,  ne' quali  sono  i  bulbi  di  due  termometri.  I''  rivestito  inlerna- 
niente  un  tubo  di  stolta  di  lana,  onde  impedire  l'irradiazione  dei  <'orpi  circo- 
stanti per  mezzo  del  tubo  sul  termometro.  L' interno  dell'  altro  tubo,  ed  il  bul- 
1)0  del  relativo  Icrmomelro  sono  entrambi  rivestiti  di  tela.  All'  apparato  che 
porla  i  due  tubi  è  riunito  inferiormente  un  tubo  ricurvo  di  vetro;  e  comunica 
r  insieme  con  un  doppio  soffietto.  Staccando  1'  osservatore  questo  apparato  dal 
corpo  dell'  istrumenlo,  aspira  opportunamente  un  poco  d'  aci|ua  per  bagnare  il 
sacchetto  di  tela  che  riveste  uno  dei  bulbi  ed  il  tubo  che  lo  contiene.  Indi  1'  u- 
L'sce  con  una  vite  all'  istrumenlo,  e  lo  allontana  dalle  persone  per  sottrarlo  al- 
l' umidità  della  respirazione:  fa  poscia  agire  il  sollielto  per  circa  due  minuti,  e 
ii  termometro  bagnato  scende  prima  con  grande  rapidità  ,  poi  sempre  più  len- 
tamente sino  a  rendersi  stazionario  ;  nel  qual  punto  ne  legge  l' indicazione  che 
gli  dà  la  temperatura  da  introdursi  nella  formula  d' August  per  determinare  lo 
stato  igrometrico  dell'aria  esplorata.  Segna  poi  l'altro  termometro  la  tempera- 
tura dell'  aria  esterna  indi|)endente  dall'  irradiazione  dei  corpi  circumambieuli, 
chiamala  nel  relativo  lubo  dall'azione  del  sollìetto.  L'inventore  osserva  che 
questo  strumento  per  la  sua  rapida  azione  va  esente  dagli  inconvenienti  degli 
altri  Psicrometri ,  ove  per  la  lentezza  con  cui  scende  il  termometro  una  parte  di 
calore  può  rendersi  allo  strumento  dall'  irradiazione.  Serve  inline  il  lubo  ricur- 
vo a  ricevere  l'acqua  aspirata,  e  segnare  ad  un  tempo  la  differenza  di  pressio- 
ne fra  r  aria  interna  ed  esterna  dello  strumento. 


( 


—  1015  — 

DomantLi  il  pror.  Palmieri ,  se  i  resultali  ron  questa  ottenuti  ui)ir<irn)aDì<i  a 
quelli  ricavati  dall'  igruinetro  ad  appannamento  descritto  dallo  stesso  jirol'.  iieili 
nel  suo  trattato  di  Fisica. 

Itisponile  affermativamente  il  prof.  Belli ,  nialgrado  il  difetto  della  formula 
d' August,  r  inesattezza  cioè  nella  misura  della  tensione  del  vapore  aqueo,  e 
nel  coefliiienle  della  diiVcren/.a  delle  temperature.  Questo  accordo  d'altronde 
dimostra  che  }{li  errori  derivanti  da^li  accennali  elementi  si  com])ensano  o  la- 
sciano iK'n  poco  residuo  ;  sicure  credendo  egli  le  indicazioni  del  proprio  stru- 
mento, perché  conformi  a  quelle  dell'  igrometro  ad  appannamento  ,  con  cui  le 
più  notevoli  dilVerenze  giungono  a])|iena  ad  un  decimo  di  grado. 

Soggiunge  il  prof.  Palmieri ,  doversi  trovare  una  differenza  tra  le  indicazioni 
ottenute  colla  fornmia  d' August,  perché  relative  ad  osservazioni  in  aria  tran- 
quilla, e  (pielle  dell'  islrumento  del  belli ,  ove  1'  aria  é  in  continuo  movimento. 
L' inventore ,  non  negando  siffatta  differenza ,  fa  sentire  come  serva  anzi  a  to- 
gliere secondo  lui  una  inesattezza  dell'indicazioni  dell' August  ,  in  cui  l' irra- 
diazione restituisce  una  parte  del  calore  perduto  per  1'  evaporazioiu-. 

Tra  r  altre  osscTvazioni  avverte  il  prof.  cav.  Lungo,  die  il  sorfreganienln  di'l- 
1'  aria  ne'  due  tubi  può  non  solo  render  parie  del  calore  tolto  dall'  evaporazio- 
ne ,  ma  per  le  varie  circostanze  di  essi  perturbare  le  indicazioni. 

Risponde  il  prof.  Palmieri,  che  cadono  tali  dubbi  attesa  la  perfetta  corrispon- 
denza delle  indicazioni  dello  strumento  del  prof.  Belli  con  quelle  dell'  igrome- 
tro a  condensazione. 

Avendo  inleso  il  cav.  Cliretien  che  sono  slate  consultale  dal  prof,  lìelli  tela- 
tole d'  Angust,  indipendenti  dalla  pressione  ,  desidera  che  1'  in\entore  istitui- 
sca degli  esperimenti  a  diverse  pressioni,  valendosi  delle  recenti  tavole  diKaemtz. 
Dopo  ciò  il  prof.  Majocciii  descrive  alcuni  suoi  esperimenti ,  che  si  propone 
di  ripetere  innanzi  ad  una  Commissione ,  per  provare  necessario  il  concorso  di 
due  forze  alla  produzione  della  corrente  elettrica  ,  una  chimica  atta  a  svolgere 
r  elettrico  dagli  atomi  o  dalle  molecole  ponderabili  ;  1'  altra  elettro-motrice  per 
.spingerlo  in  un  dato  verso,  e  metterlo  in  circolazione. 

Opinando  il  maggiore  Salvatore  d' Ayala  in  favore  dell'  azione  elettro-chimi- 
ca pura,  sostiene  non  potersi  sviluppare  elettrico  senza  alterazione  dei  metalli: 


—  lOH)  — 

e  considerando  il  Presidente  doversi  molte  cose  discutere  l'igunrdo  agli  accen- 
nati esperimenti,  crede  opportuno  di  serbare  questa  discussione  pel  tempo  in  cui 
avrà  terminalo  lo  sperimentatore  di  esporre  luti'  i  fatti  da  esso  osservati. 
Indi  l'adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Francesco  Orioli 

GiovANisi  Maria  Lavagna 
iiACOMO  Maria  V 
t'ederico  Napoli 


y 

I  Segretari  \  Giacomo  Marl\  Paci 
Ife 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  21  SETTEMBRE  1845. 


Ì1.PPR0VAT0  il  verbale  della  precedente  adunanza  si  dà  lettura  d'  un  indirizzo 
del  sìg.  Duran  a  S.  Maestà  per  impetrare  che  una  Commissione  di  Fisici  del- 
l' attuale  Congresso  prenda  in  esame  alcune  sue  idee  generali  sulla  scienza  del- 
la natura  :  e  S.  E.  il  Presidente  generale  presente  all'adunanza ,  dichiara  esser 
mente  di  S.  Maestà ,  clic  la  Sezione  si  ritenga  affatto  libera  di  accoKlierc  o  no 
r  allegata  domanda.  Udito  ciò  il  Presidente  prof.  Orioli  depula  i  due  vice-Pre- 
sidenti cav.  Melloni,  cav.  Mossotti,  e  gli  astronomi  Capocci  e  Nobile  ,  |)er  ri- 
ferire se  debba  la  Sezione  ulteriormente  occuparsi  del  surriferito  argomento. 

Indi  l'ingegn.  prof.  V.  A.  Rossi  comunica  una  sua  proposta  per  l'avanzamento 
della  scienza  idraulica,  e  delle  sue  applic^izioni  ai  grandi  bisogni  sociali.  Crede 
egli  che  per  1'  allegato  scopo,  attesa  1'  attuale  imperfezione  delle  teoriche  mate- 
matiche dell' Idraulica,  e  le  restrizioni  e  le  ipolesi  di  cui  bisogna  far  uso  per 
applicarle,  giovi  meglio,  finché  i  Geometri  indugiano  a  torre  siffatte  imperfe- 
zioni ,  r  insistere  per  ora  a  determinare  i  canoni  di  detta  scienza  per  le  vie  in- 


—  1018  — 

luiiiM"  iraciiale  dai  più  grandi  uomini  che  trattarono  del  moto  deli'  acque,  co- 
me mostra  essersi  felicemente  eseguito  in  vari  casi.  Ma  siccome  idonei  partico- 
lari esperimenti  sarebbero  di  rado  possibili ,  o  riescirebbero  insuflicienti  per  la 
l)icoola  scala  su  cui  venissero  fatti,  vuol  che  servano  all'oggetto  le  opere  della 
natura,  e  quelle  che  poi  bisogni  della  società  s'eseguiscono,  delle  quali  per  spe- 
ri nientare  con  certezza  gli  effetti  spesso  fa  d'uopo  d'una  lunga  serie  di  anni.  Per- 
ciò vorrebbe  che  si  formasse ,  coni'  egli  dice ,  un  codice ,  una  collezione  di  fat- 
ti,  da  cui  trarre  le  induzioni ,  ricavati  a  preferenza  dal  seno  d'Italia,  come 
quelli  che  devono  essere  evidentenieule  meglio  adattali  ai  nostri  bisogni.  Per 
formare  I'  allegato  Codice,   egli  propone  che  la  Sezione  di  Fisica  e  Matemati- 
ca elegga  dal  suo  seno  alcuni  commissari ,  i  quali  scelgano  dalle   Raccolte  de- 
gli Autoii  del  moto  delle  acque  le  più  importanti  o  controverse  proposte  che 
stimassero  preferibili  per  dedurne  conseguenze  importanti  per  la  scienza  e  per  le 
sue  applicazioni  agli  attuali  bisogni  della  Società  Italiana.  La  fatta  scelta  dovreb- 
be esser  proposta  alla  Sezione  per  l'  approvazione  o  l'  emenda.  Quindi  il  Presi- 
dente della  medesima  chiederebbe  alla  Presidenza  generale  di  voler  pregare  le 
Società  ScientiCiche  poste  nelle  Città  cui  si  riferisce  ciascuna  proposta  prescelta 
a  proseguire  le  investigazioni  sul  soggetto  per  sapere 
1 ."  Se  la  cosa  proposta  fu  messa  in  esecuzione  ; 
2."  Se  messa  in  esecuzione,  con  quali  modificazioni,: 
3.'  Se  il  risultamcnto  fu  conforme  all'  aspettativa,  od  in  che  ne  fu  diverso; 
4."  Se  in  quest'  ultimo  caso  vi  furono  novelle  proposte  ; 
o."  in  ordine  a  queste,  il  medesimo  che  per  la  primitiva; 
6."  Lo  stato  attuale  delle  cose  relative. 
A  tali  investigazioni  vorrebbe  che  per  l' organo  medesimo  si  pregassero  di  coo- 
perare le  persone  influenti  o  costituite  in  posto  elevalo.   Nelt'  anno  seguente 
poi,  almeno  un  mese  prima  del  nuovo  Congresso,  i  fatti  lavori  si  dovrebbero 
rimettere  dalle  dette  Società  Scienlitiche  e  dalle  persone  pregatfe  ad  una  delle 
Società  Scientifiche  residenti  nel  paese  prescelto  pel  Congresso  medesimo  ,  af- 
fiiictiè  ne  facesse  un  ragionato  rapporto  alla  riunione. 

Il  IVesidente  prof.  Orioli  esita  ad  accordare  la  dimandata  Commissione  per 
iutiik'  oslacoh  che  si  oppongono  alla  buona  riuscita  dei  lavori  da  farsi  in  co- 


1 


—  1019  — 

munc  da  più  individui  occupati  o  distratti  durante  il  Congresso,  e  poco  in  caso 
d'occuparsene  quando  si  trovano  separali  dopo  il  medesimo.  Trae  eziandio  qual- 
che dubbio  dall'  intervento  che  si  richiederebbe  delle  Società  Scientiliche  ,  che 
r  esperienza  dimostra  non  guari  idonee  a  simili  imprese.  A  quest'ultima  osser- 
vazione risponde  l' ing.  Rossi ,  che  se  poco  zelo  o  mancanza  di  tempo  doves- 
sero impedire  le  .Societ;»  Scientifiche  d'assumere  o  di  perseverare  ncll'  incarico, 
egli  appunto  sottopone  le  sue  ideo  alla  Sezione  ,  affinchè  suggerisca  i  mezzi  più 
opportuni  per  raggiungere  sicuramente  lo  scopo  proposto.  Il  prof.  Napoli  fa  os- 
servare che  se  si  creasse  una  Commissione,  gioverebbe  che  essa  specialmente 
s' occupasse  a  formare  un  programma  delle  esperienze  che  più  sarebbe  utile  di 
istituire  nello  stato  attuale  della  scienza  idraulica.  Il  Presidente  mostra  come 
tornerebbe  meglio  che  il  prof.  Rossi  si  .is.sociasse  con  altri  di  sua  fiducia  per  con- 
venire de' mezzi  più  idonei  a  raggiungere  il  proprio  intento,  la  cui  importanza 
niuno  può  contrastare. 

Chiude  la  discussione  S.  E.  il  Presidente  generale  convenendo  c<jl  prof.  Orioli 
sulla  poca  utilità  delle  Commissioni  ;  e  distinguendo  tra  i  fatti  di  cui  si  voglia 
diiedere  notìzia  ed  i  problemi  da  sciogliersi ,  osserva  come  i  secondi  sia  d'  uo- 
po proporli  o  chiederli  ai  Matematici  ;  mentre  pel  primo  scopo  basta  rivolgersi 
al  Regio  Coveruo  ,  che  potrà  sempre  procurarsi  le  notizie  opportune  intorno 
ai  dati  ed  ai  risultati  delle  esperienze  idrauliche  eseguite  nelle  altre  contrade 
d'Italia. 

Sorge  poscia  il  prof.  Padula  a  leggere  una  sua  Ì^Icmoria  contenente  alcune 
osservazioni  SiiW  ordinarie  etiuazioni  (jenerali  relative  iil  molo  (ìeUipiidi. 

Comincia  1'  Autore  dall'  esaminare  il  moto  d'  un  velo  fluido  limitalo  da  due 
rette  che  per  maggior  semplicità  suppone  egualmente  inclinale  alla  verticale.  In 
questo  caso  già  trattato  dai  signori  Venturoli,  Tadini,  e  Piota  resulta  dall'equa- 
zioni dinamiche,  che  le  molecole  si  muovono  secondo  rette  concorrenti  colle 
due  che  rappresentano  le  pareli.  Intanto  cercando  il  luogo  georni'trico  ove  de- 
vono trovarsi  alla  line  d'  un  dato  tempo  tutte  le  molecole  che  al  principio  del 
moto  erano  alla  superficie  superiore  ,  si  giunge  ad  una  curva  ne'  vari  punti  del- 
la (juale  la  pressione  non  è  costante,  e  quindi  è  d'uopo  conchiuderc  col  Piota, 
clic  le  molecole  le  quali  al  principio  del  moto  trovavansi  alla  superficie  non 


_  1020  _ 

vi  persistono  durante  il  medesimo.  Notata  In  conti'adizioiie  dì  questi  risultnmcn- 
ti ,  non  sa  spicjj;are  come  avvenir  possa  che  silTatte  molecole  passino  dopo  un 
certo  tempo  nell'  intorno  della  massa  senz'  ammettere  altra  specie  di  movimenti 
pili  coiiiplii'ati  che  le  equazioni  diuamielie  non  sono  alte  a  rappresentare.   A 
schiarimento  di  ciO)  propone  d' istiliiire  certe  opportune  esperienze  per  esami- 
nare ,  se  elTettivanienle  le  molecole  del  liquido  si  muovano  per  rette  convcr- 
{;enti  in  uno  slesso  punto  colle  pareti ,  e  quali  movimenti  prendano  quelle  del- 
la superfìcie  superiore.  Stimando  egli  che  si  possa  dnhilare  della  suflìcieuza  del- 
le equazioni  ordinarie  a  determinare  i  movimenti  particolari  delle  singole  mo- 
lecole, ha  cercato  di  stahilire  le  equazioni  che  possono  convenire  all'  intera  mas- 
sa muoventesi  entro  le  pareti  che  la  circoscri>ono  :  partendo  dal  ]u-ìncipio  che 
ad  ogni  istante  debba  esser  sempre  la  stessa  la  quantità  d' acqua  che  passa  per 
ima  data  sezione,  e  che  vi  debba  essere  equilibrio  fra  le  forze  corrispondenti  al- 
le velocità  effettive  rivolte  in  verso  contrario  e  le  forze  impresse.  Per  questa  di- 
versa via  è  desso  giunto  alle  equazioni  medesime  conosciute  sotto  il  nome  d' e- 
quazionc  della  continuitii  ed  equazione  delle  forze  sollecitanti ,  ed  a  risultati  con- 
fórmi a  quelli  del  Piota  desunti  dal  principio  ,  che  le  molecole  a  contatto  delle 
pareti  doblMino  raantenervisi  per  tutta  la  durata  del  moto  ,  la  quale  conformità 
è  da  esso  riguardata  come  uà  bel  fatto  d'  analisi.  Rinviene  eziandio  un  signifi- 
cato fisico  alla  funzione  jR  delle  coordinate  x,  y,  che  egli  è  portato  a  conside- 
rare come  il  Piola  medesimo. 

Per  determinare  poi  le  due  funzioni  arbitrarie  del  tempo  che  s' incontrano 
negli  integrali,  distingue  due  casi  ;  1."  quando  trattasi  d'un  vaso  che  per  l'efilus- 
so  si  vuota;  2."  quando  considerasi  una  massa  determinata  d'  acqua  che  muo- 
vesi  per  uno  spazio  circoscritto  da  pareli  determinale.  Nel  primo  caso  deduce 
le  due  equazioni  necessarie  a  stabilirsi  fra  dette  funzioni,  dalla  condizione  che 
la  pressione  ne'  punti  estremi  della  luce  deve  essere  eguale  alla  pressione  at- 
mosferica: e  dall'  altra  condizione  che  lo  spazio  compreso  tra  le  pareti  e  le  due 
posizioni  della  superficie  superiore  al  principio  del  moto  e  alla  fine  del  tempo  l 
debba  essere  eguale  alla  quantità  d' acqua  che  nello  stesso  tempo  e  passata  per 
una  sezione  qualunque.  Nel  secondo  caso,  iu  cui  manca  la  prima  delle  due  no- 
minate equazioni  di  condizione ,  vi  si  suppUsce  con  quella  derivante  dall'  egua- 


—  1021  — 

glianza  (li'll;i  primitiva  qiianlila  d'acqua  clic  se  messa  in  molo  con  lo  spazio  rom- 
jireso  tra  le  due  pareti  e  le  due  superlicie  superiore  ed  inferiore.  Concliiude  fi- 
nalmente che  fìnclié  non  si  rivocherauno  in  duhhio  le  equazioni  differenziali 
generalmente  ricevute  |)el  moto  de'  fluidi,  gli  sembra  che  le  funzioni  arbitrarie 
introdotte  dall'  integrazione  debbano  essere  detcrminate  per  mezzo  delle  equa- 
zioni da  lui  stabililo. 

Il  prof.  cav.  Mossotti  fa  osservare  che  le  coutradizioni  di  cui  parla  1'  .\utorc 
tra  i  resultati  della  teoria  ed  il  caso  della  natura  quali  s' incontrano  ne'  lavori  del 
Piola  e  d'altri, devono  necessariamente  presentarsi,  attesa  rinsulficienza  delle  or- 
dinarie equazioni  dinamiche,  a  rappresentare  il  moto  de'fluidi  dedotte  dalla  sup- 
posizione della  continuità  ed  incompressibilità  loro  :  tutto  adesso  invece  por- 
tando a  credere  che  dessi  siano  discontinui  e  compressibili,  la  quale  benché  me- 
noma compressibilità  basta  a  sviluppare  forze  sensibili  non  contemplate  nelle 
anzidette  equazioni. 

Dopo  ciò  il  Presidente  dà  la  parola  al  prof.  De  la  Rive  ,  il  quale  comunica  i 
risultati  di  alcune  esperienze  da  lui  fatte  sui  fenomeni  sonori  che  sono  prodotti 
tanto  dalla  calamitazione  discontinua  dei  fili  di  ferro  dolce  ,  quanto  dal  passag- 
gio di  correnti  elettriche  discontinue  a  traverso  questi  fili  medesimi. 

Indica  egli  i  diversi  risultati  che  lin  ottenuto  sull'  influenza  che  esercitano  in 
questi  fenomeni  la  tensione  dei  fili  e  il  numero  più  o  meno  grande  d' interru- 
zioni in  un  tempo  dato  delle  correnti  che  magnetizzano  o  che  percorrono  detti 
fìli.Kntra  in  alcune  particolarità  sul  numero  e  la  natura  de'suoni  simullnneamen- 
te  resi  dallo  stesso  fdo  sottoposto  all'una  o  all'altra  azione,  suoni  tutti  che  sono 
gli  armonici  del  suono  fondamentale ,  senza  che  siano  sempre  prodotti  tutti  e- 
gualmente.  Accenna  i  fatti  i  quali  dimostrano  che  la  disposizione  molecolare  de- 
terminata dalla  calamitazione  in  un  filo  di  ferro  non  è  eguale  a  quella  che  vi 
determina  il  passaggio  d' una  corrente  :  donde  resulta  che  i  moti  vibratori  deter- 
minati dalla  calamitazione  temporaria  non  sono  identici  a  quelli  prodotti  dal 
passaggio  della  corrente  discontinua,  couìo  infalli  l'esperienza  dimostra,  .\ggiunge 
alcune  parole  intorno  alla  influenza  della  temperatura  sui  fenomeni  di  che  si 
tratta,  e  sui  moti  v  ibratorl  che  determina  il  passaggio  delle  correnti  elettriche  di- 
scontinue a  traverso  corpi  diversi  dai  corpi  magnetici.  E  conclude  il  suo  dire 

129 


—  1022  — 

con  «ilcune  considerazioni  sullo  proprietà  particolari  che  manifestano  si  in  que- 
sto che  in  altri  casi  i  corpi  suscettibili  di  magnetismo,  e  sui  rapporti  che  esisto- 
no fra  queste  ed  altre  proprietà  comuni  a  detti  corpi  medesimi. 

Udito  sifTalto  discorso ,  il  Presidente  rende  grazie  a  nome  dell'  Assemblea  al 
prof.  dell'Accademia  di  Ginevra  per  gì'  importanti  fatti  ad  essa  comunicati,  e  per 
l'ingegnose  idee  con  cui  gli  dichiara. 

Indi  dà  egli  stesso  lettura  d'una  nota  partecipala  dal  doti.  Ragazzoni ,  in  cui 
vien  descritto  un  fenomeno  osservato  da  più  persone  nel  di  14  decembre  1844 
consislentc  nel  molo  succussorio  d'una  catena  parafulmine, che  partendo  da  un'a- 
sta di  ferro  infissa  sul  cupolino  coperto  di  piombo  della  cupola  del  Duomo  di 
Novara  va  orizzontalmente  da  levante  verso  ponente  ,  con  picciola  divergenza 
verso  Nord  ,  ad  attaccarsi  ad  un'altr'asta  di  ferro  che  sovrasta  alla  torre  a  destra 
della  facciata  di  detta  chiesa  ;  il  qual  movimento  durò  parecchie  ore ,  mentre  l'a- 
ria era  tranquillissima  e  copiosa  cadeva  la  neve  a  fiocchi  ben  cristallizzati ,  asciut- 
ti, e  svolazzanti  per  l'atmosfera. 

Opina  il  prof.  Galano  che  quel  moto  sia  prodotto  dall'  elettrico  che  si  svilup- 
pa nella  generazione  della  neve,  del  pari  che  l'elettrico  delle  macchine  produce 
il  vento  e  muove  gli  anelli  d'una  catena.  Il  prof.  cav.  Mossotti  dubita  che  pos- 
sa essere  avvenuto  per  effetto  d' attrazioni  e  repulsioni  elettriche  fra  la  catena  non 
ben  comunicante  col  suolo  e  il  tetto  metallico  della  cupola.  Ma  siccome  il  fatto 
non  è  descritto  con  tutte  le  più  minute  particolarità  desiderabili ,  si  conviene 
col  Presidente  non  potersi  raggiungere  veruna  soddisfacente  spiegazione. 

Finalmente  il  prof.  Orioli  per  riempire  il  breve  intervallo  che  rimane  al  ter- 
mine dell'adunanza  partecipa  un  altro  fatto  ,  che  gli  è  stato  di  recente  comuni- 
cato da  persone  degne  di  fede  ,  analogo  a  quelli  da  lui  medesimo  riferiti  nella 
prima  adunanza,  avvenuto  nella  persona  della  signora  Morosa  di  Lugano,  la 
quale  sedendo  presso  una  finestra,  dall'alto  della  quale  pendeva  un  fiore,  fu 
tocca  da  un  fulmine ,  che  le  lasciò  in  una  gamba  per  tutto  il  rimanente  de' suoi 
giorni  la  viva  e  precisa  immagine  del  fiore  medesimo. 

A  proposito  di  simili  fatti  il  prof.  Palmieri  fa  osservare  che  sarebbe  di  grande 
utilità  r  istituire  esperimenti  con  poderose  macchine  elettriche  per  tentare  di 
produrre  fenomeni  che  abbiano  qualche  analogia  coi  surriferiti ,  come  si  è  già 


—  1 023  — 

in  pnrln  pralirato ,  ronsiilorando  <-lio  se  si  potessero  a  voler  nostro  oHencre ,  sa  - 
rcblic  ben  |)iu  facile  analizzarli  ed  intenderli. 
In<ii  cdisciulta  l'adunanza. 

Il  Presidente  —  Francesco  Orioli 

(hovavm  Maria  Lavagna 
I  Segretari  {  Giacomo  Maria  Paq 
Federico  Napoli 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  2o  SETTEMlllJE  1845 

"ii" 


IJETTO  ed  approvato  il  verbale  della  precedente  tornata,  il  prof.  Palmieri  in- 
vila il  prof.  De  la  Rive  ad  esaminare  se  il  fatto  precedentemente  comunicato 
delle  oscillazioni  della  catena  sia  analogo  a  quello  dei  suoni  prodotti  nei  fili  di 
ferro  ,  di  cui  ieri  intratteneva  egli  l'adunanza. 

Il  Presidente  prof.  Orioli  trova  il  fatto  notevole,  non  tanto  per  le  oscillazio- 
ni della  catena  ,  quanto  per  la  durata  di  esse ,  essendosi  osservate  dalle  undici 
del  mattino  fino  a  sera  ;  il  che  porterebbe  a  conchiudere  che  la  terra  ed  il  cielo 
serbato  avessero  lungamente  il  loro  slato  elettrico.  Avendo  risposto  il  prof.  Pal- 
mieri ,  potersi  ciò  attribuire  al  continuo  passaggio  di  nubi  elettrizzate  capaci  di 
scomporre  per  influenza  1'  eleltrico  della  terra,  annuisce  il  Presidente  alla  pos- 
sibilità del  fatto;  ma  osserva  che  in  tal  caso  per  la  grande  antitesi  tra  lo  slato 
elettrico  del  cielo  e  quello  della  terra  avrebbero  dovuto  mostrarsi  altri  effetti. 
Cui  il  primo  risponde  ,  inerendo  a  taluni  fatti  osservati  da  Arago  ,  che  ad  onta 
d' una  forte  corrente  elettrica  passata  a  traverso  un  conduttore ,  non  si  osserva- 
rono scintille  sulla  sua  punta,  uè  s'intesero  crepitazioni. 


—  1025  — 

In  appoggio  di  qucsla  opinione  allri  fatti  apgiuugt?  il  prof.  Visninra  da  lui  os- 
servati su  di  un'alta  torre  in  Cremona,  ove  era  collociilo  uu  conduttore,  la  cui 
catena,  dominando  l'elettrico,  oscillava  e  batteva  contro  il  muro.  Avendo  egli 
cercalo  di  riprodurre  questi  fatti  con  forti  macchine  elettriche,  era  giunto  col- 
lo scoppio  della  scintilla  a  far  fremere  e  avvicinare  al  suo  sostegno  una  catena 
a  trecce.  A  ciò  spiegare  ,  ei  suppone  che  accumulandosi  in  ahhondanza  l' elet- 
trico non  possji  disperdersi  in  un  istante,  talché  caricatasi  la  catena  ad  una  certa 
tensione  dehhano  aver  luogo  attrazioni  e  repulsioni.  Estende  |K)Ì  questa  spie- 
gazione al  fenomeno  di  cui  si  tratta,  facendo  agire  sulla  catena  parafulmine  l'e- 
lettrico di  cui  sou  cariche  le  nevi. 

Non  contrastando  il  Presidente  la  probabilità  di  tale  spiegazione ,  crede  per 
nitro  non  doversi  prolungare  la  discussione  nella  mancanza  di  sicure  notizie 
sull'allegato  fenomeno. 

Legge  indi  l' Ingegnere  Michela  una  sua  Memoria  sull'utilità  di  raccogliere  i 
dati  necessari  alla  compilazione  di  una  regolare  statistica  dei  fiumi  e  torrenti 
della  penisola  italiana.  Propone  all'uopo  l'invito  a  tutti  gli  Ingegneri  della  me- 
desima per  trasmettere  alla  Presidenza  de'  Congressi  i  risultati  de'  loro  studi  su 
qucsla  materia,  alTìncliù  vengano  iwscia  esaminati  da  una  Commissione  d'Idrau- 
lici, e  ne  sia  inserita  la  relazione  negli  .\tti  dei  Congressi.  Presenta  inoltre  il 
(|uadi'0  di  tutte  le  sue  osservazioni  sul  Tanaro  presso  Alessandria  nel  periodo 
di  dieci  anni  dal  1834  al  184i  in  esempio ,  per  indicare  come  facilmente  si  pos- 
.sa  formare  secondo  il  suo  sistema  la  statistica  d'un  fiume,  esponendone  tutte  le 
fasi  avvenute  in  molli  anni. 

Lodando  il  Presidente  il  volo  dell'Oratore ,  non  crede  di  dovere  acconsenti- 
re alla  nomina  di  simili  Commissioni,  e  solo  invitagli  Idraulici  a  mettersi  d'ac- 
cordo tra  di  loro  circa  l' oggetto  proposto  :  trovando  quest'  accordo  spontaneo 
motto  più  efficace  di  qualunque  incarico  conferito  da  un  Presidente  tempora- 
neo delle  nostre  Sezioni. 

Insistendo  l'Ing.  Michela  sull' utilità  della  Commissione  da  lui  richiesta,  il 
prof.  cav.  Jlossotli  propone  l' inserzione  negli  .Viti  del  voto ,  che  gì'  Idraulici 
presentino  ai  successivi  Congressi  i  risultati  dei  loro  studi  sull'allegato  argomento. 

Accolta  quest'idea,  il  Presidente  destina  una  Commissione  per  formulare  pri- 


—  1026  — 

ma  della  fine  del  presente  Congresso  uu  programma  che  indichi  tulli  gli  as- 
sunti ,  oltre  quelli  dell'Ingegnere  Michela,  sui  quali  versar  debbano  le  riter- 
clie  degli  Idraulici.  Non  si  fa  poi  menzione  delle  osservazioni  e  proposte  fatte 
all'  uopo  dagli  Ingegneri  Rossi  e  Rossetti ,  dal  Colonnello  Costa ,  e  dal  cavalier 
de  Lucii,  imperocché  verranno  registrate  Dell'accennalo  Programma  da  redi- 
gersi dalla  Commissione,  di  cui  essi  sono  chiamali  dal  Presidente  a  far  parte. 

Il  doli.  Luigi  de' Marchesi  Ridolfì  dà  comunicazione  de' seguenti  nuovi  teo- 
remi geometrici  di  sua  invenzione.  l."«  Se coslruiscansi  sui  lati  d'un  triangolo 
«  qualunque  tre  triangoli  isosceli  simili,  e  se  dai  loro  vertici  si  conducano  tre  ret- 
«  te  ai  vertici  opposti  del  triangolo  primitivo,  queste  rette  s'incontreranno  tutte 
«  in  un  medesimo  punto.  2.°  Costruiti  sui  lati  d'un  triangolo  qualunque  tre  trian- 
«  goli  simili ,  e  similmente  disposti ,  se  con  altrellante  rette  se  ne  congiungano 
«  1  vertici  tra  di  loro ,  il  centro  di  gravità  del  triangolo  risultante  coinciderà 
«  con  quello  del  triangolo  primitivo  ».  Da  questi  teoremi,  altri  già  noti  ne  de- 
duce come  corollari ,  e  segnatamente  due  dell'  Ingegnere  Sellati  comunicati  al 
Cx>ngresso  di  Milano. 

Sorge  poi  ilDireltore  del R. Osservatorio  diCapodimonte.prof.  Capocci,  a  fare 
una  sua  comunicazione  Sulle  Macchie  del  Sole  e  sulla  costituzione  fisica  del  mede- 
simo. Toccata  l'importanza  dell'argomento,  e  comedi  votolo  stato  presente  delle 
nostre  conoscenze  a  tal  riguardo  ,  passa  a  descrivere  alcuni  particolari  mo- 
vimenti nella  materia  luminosa  da  altri  non  ancora  riconosciuti ,  e  che  per  sue 
ripetute  e  sempre  uniformi  osservazioni  ritiene  come  un  fallo  positivo  e  certis- 
simo. Il  fenomeno  ,  quale  viene  da  lui  descritto  ,  è  il  seguente.  Dalle  punte  pili 
sporgenti  dell'orlo  dei  bassi  fondi  delle  macchie,  che  più  s'avanzano  nell'interna 
apertura  ,  spiccansi  talvolta  correnti  o  rivoli  di  materia  luminosa ,  che  attra- 
versando la  voragine  si  dirigono  a  qualche  altra  punta  del  lato  opposto.  Queste 
correnti  rinnovano  il  loro  gioco  per  ore  e  giorni  interi ,  senza  poter  giungere 
a  stabilire  una  comunicazione  col  lato  opposto ,  essendo  quel  dardo  luminoso 
costretto  a  ritirarsi,  o  a  ripiegarsi  a  lambire  un'  altra  punta  più  vicina  nel  lembo 
adiacente.  Questo  per  altro  avviene  nel  primo  stadio  della  formazione  e  dell'in- 
cremento d'una  macchia,  quando  sembra  che  l'eruzione  d'un  fluido  non  lumi- 
noso dal  suo  fondo  contrasti  e  renda  impotenti  gli  sforzi  del  fluido  lucente.  Sic- 


—  1027  — 

che  qiicsli  slanci  repentini  del  fluido  lucente  delle  suddette  correnti ,  seguiti  da 
immediati  ritiramenti  ed  inflessioni ,  che  sovente  percorrono  le  dicci  e  le  ven- 
timila miglia  in  un  istante  ,  eccedendo  di  tanto  {:li  elTetli  dinamici  della  materia 
ponderabile,  sembrano,  egli  dice,  veramente  prodotti  da  attrazioni  e  repulsioni 
elettriche.  Quando  poi  le  macchie  incominciano  a  volgersi  al  loro  decremento, 
le  correnti  anzidette  pervengono  bentosto  ad  attaccarsi  alle  punte  dell'orlo  oppo- 
sto ,  formando  cosi  un  ponte  luminoso  di  sopra  al  vano  della  sottoposta  apertu- 
ra, e  dividendo  in  tal  guisa  le  macchie  in  più  nuclei  distinti.  Queste  correnti  che 
si  veggono  talvolta  chiaramente  provenire  dalla  parte  superiore  della  voragine, 
superiore  eziandio  al  livello  della  superficie  esterna  del  sole,  sono  una  specie 
di  prolungamento  delle  lunghe  facule  o  catene  sfolgoranti ,  come  le  chiama 
l'Herschcl,  donde  scaturisce  la  materia  luminosa,  che  varcando  la  penombra  e 
la  macchia ,  forma  i  ponti  suddetti.  Da  questi  ponti  in  proseguimento  escono 
lateralmente  altre  punte  acuminate,  donde  si  spiccano  all'opposto  lembo  altre 
minori  correnti  che  finiscono  per  aderirvi ,  suddividono  la  macchia,  e  ne  acce- 
lerano il  riempimento. 

Dopo  ciò  narra  egli  d'essere  pervenuto  a  scoprire  alcuni  determinati  paralleli 
nella  zona  conosciuta  delle  macchie,  ne'  quali  a  preferenza  .sono  sempre  ajtpar- 
se  le  più  grandi  e  le  più  durevoli  tra  esse  ;  come  resulla  da  xm  Catalogo  pre- 
sentato alla  Sezione,  in  cui  ha  raccolto  tutte  le  apparizioni  delle  più  grandi 
macchie  sinora  osservate ,  ordinate  secondo  la  loro  latitudine  eliografica.  Cita 
altri  fenomeni  da  lui  osservati,  che  gli  sembrano  attestare  l'influenza  di  ta- 
luni punii  del  globo  solare  nel  produrre  le  macchie  lungo  il  circuito  del  loro 
parallelo.  Nota  di  quanta  importanza  sarebbe  la  scoperta  bene  accertata  di  que- 
sti punti,  la  quale  si  colleghcrebbe  con  «luella  di  Werwander,  appoggiata  da 
Struve,  di  taluni  i)unti  di  diversa  facoltà  calorifica  sulla  superficie  solare,  ed 
annunzia  come  siasi  da  lui  concepito,  in  unione  al  dott.  Peters,  un  metodo 
più  decisi^■o  per  tentare  di  determinare  tali  variazioni  di  facoltà  ciilorifica  diret- 
tamente col  galvanometro. 

Prima  di  nominare  la  Commissione  desiderala  dal  prof.  Capocci  per  riconosce- 
re gli  allegati  fenomeni ,  il  Presidente  dà  la  parola  al  Dott.  Peters  sul  medesimo 
argomento  delle  macchie  solari. 


—  1028  — 

Dopo  aver  pgli  notalo  quanto  le  ricerche  sullo  ni,.ccliic  del  sole  convcngfano 
al  bel  cielo  A'  Italia ,  indica  il  modo  d'osservazione  da  lui  ado|icrato  ,  ed  espo- 
ne come  crede  che  si  debba  procedere  nel  calcolo  per  ottenere  i  più  sicuri  ri- 
sultali, secondo  il  già  fallo  da  lui  per  le  osserva/ioni  di  febbraio,  marzo,  ed  apri- 
le del  presente  anno.  Ciascuna  ditTcrenza  della  macchia  col  centro  solare  in 
ascensione  retta  e  in  declinazione  osservata ,  ridotta  in  luogo  eliografico,  som- 
ministra finalmente  un' eciuazione  di  condizione  tra  le  correzioni  dei  valori  ap- 
])rossimali  della  longitudine  del  nodo  ascendente  e  della  inclinazione  dell'equa- 
tore solare ,  di  un  cangiamenlo  di  questi  progredienti  col  tempo ,  della  rotazione 
del  sole,  e  delle  quadro  costanti  d'un  molo  proprio  uniforme  della  macchia. 
Tutte  le  incognite  non  si  determinano  che  (juando  lo  spazio  del  tempo  è  bastan- 
temente grande.  Conclude  finalmente  nelle  conseguenze  rimarchevoli  de'  suoi 
calcoli ,  che  verranno  forse  modificali  con  nlleriorì  investigazioni  :  1.°  che  le 
macchie  nascono  più  frequenti  in  certi  punti  della  superficie  solare  :  2.°  che  no- 
tasi nelle  macchie  un  moto  proprio  di  doppia  natura,  l'uno  progressivo  e  quasi 
uniforme,  l'altro  oscillatorio  :  3."  che  le  diverse  macchie  hanno  grande  unl- 
forniitù  nel  loro  corso  d'esistenza,  e  si  distingue  il  rapido  nascimento  loro  ,  la 
vila  stazionaria ,  ed  il  periodo  di  decadenza  e  di  sfacelo  che  comincia  colle  scin- 
tillazioni elettriche.  Infine  accenna  come  la  supposizione  dei  vulcani  affacciata 
pure  dal  Capocci,  spieghi  gran  parte  dei  fenomeni  osservati.  La  loro  prodigiosa 
attività  si  sarebbe  spiegata  nell'anno  presente  sul  parallelo  del  21"  grado  di  la- 
titudine eliografica  boreale. 

Nomina  indi  il  Presidente  la  Commissione  composta  dai  prof.  De  la  Rive, 
cav.  Mossotti ,  cav.  Matteucci,  cav.  Melloni,  cav.  Botto,  Plantamour,  e  Peters, 
per  ripetere  in  unione  agli  Astronomi  della  R.  Specola  le  osservazioni  di  cui  si 
tratta  nella  Memoria  del  Direttore  Capocci. 

L'  Astronomo  prof.  Nobile  osserva  aver  egli  pure  avuto  l' idea  d'impiegare  il 
Icrmo-moltiplicatore  del  cav.  Melloni  alla  misura  della  dilTerenza  di  calore  fra 
le  macchie  ed  il  resto  del  disco  solare,  idea  già  comunicala  allo  stesso  cav.  Mel- 
loni, nella  speranza  che  potesse  a  lui  riuscire  di  raggiungere  lo  scopo.  Risponde 
il  Direttore  Capocci,  che  avendo  egli  pure  conferito  col  cav.  Melloni  su  tale  ar- 
gomento ,  gli  giunge  or  grato  l'incontrarsi  su  di  esso  col  sig.  Nobile  e  col  si- 


—  1029  — 

gnor  Pt'lcrs  ,  sperando  cosi  più  probabile  la  Imuiia  riuscita  del  comuni'  pensiero. 

Ila  fmainiente  la  parola  il  prof.  cav.  Lonyo  per  descrivere  alcune  singolari  ap- 
parenze presentate  da  una  nube  nella  parte  orientale  dell'Etna. 

Dopo  ciò  l'adunanza  è  sciolta. 

Il  Presidente — Fr.\ncesco  Oitioi.i 

Ì  Giova»!  Mauia  Lavagna 
(JlACOMO  .M\HIA   I'aCI 
t'iiUKitic.d  Napoli 


130 


ADUiNANZA 

DEL  GIORNO  2G  SliTTEMBRE  18io 


-^H« 


JLeito  ed  approvalo  il  verbale  della  precedente  tornata,  il  jirof.  De  la  Rive  in 
appoggio  della  spiegazione  data  delle  oscillazioni  della  catena ,  comunica  un  fatto 
che  rafforza  l'opinione  del  prof.  Palmieri,  e  crede  potersi  ravvicinare  al  feno- 
meno de' suoni  prodotti  ne' fili  di  ferro  dal  passa^sio  delle  correnti  elettriche.  Ei 
riferisce  che  da  gran  tempo  in  Alemagna  certi  (ili  di  ferro  lunghissimi,  sospesi 
in  aria  ed  in  comunicazione  col  suolo  per  le  loro  estremità,  tiasmettono  talora 
de' suoni ,  che  una  volgare  opinione  fa  credere  essere  indizio  quasi  sicuro  di  pros- 
simo cangiamento  di  tempo.  Vengono  da  lui  attribuiti  questi  suoni  al  passaggio 
di  conenti  elettriche  ,  le  quali  devono  essere  discontinue  ,  imperocché  essendo 
l'aria  un  cattivo  conduttore,  l'elettrico  non  può  passare  dall' atmosfera  ai  fdi 
che  per  successive  scariche.  Opina  (piindi  che  l'azione  di  nubi  elettiiche  poteva 
produrre  le  oscillazioni  della  catena  ,  ed  il  passaggio  continuo  di  esse  prolungare 
il  fenomeno.  Osserva  inoltre  che  quando  i  due  pezzi  di  carbone  a  traverso  le 
cui  estremità  si  fa  slanciare  la  corrente  elettiica  di  una  batteria  per  produrre  il 
getto  luminoso,  si  fissano  a  due  lamine  elastiche  in  modo  che  i  loro  estremi  sia- 
no in  contatto  e  possano  distaccarsi  per  rcUisticitù  delle  luuiine,  al  passar  della 


—  io:5i  — 

corrento  si  osservano  lo  scintillo  tra  lo  punto  olio  allornativamontesi  distaccano 
o  si  ric<)ngliini;oii()  ,  udendosi  un  niinoro  dovuto  al  distacco  dolio  parlicello 
di  carbone  operato  dall'elettrico;  il  clic  mostra  la  ^ande  potenza  che  esercitano 
le  correnti  elettriche  sulle  molecole  ponderabili  de' corpi. 

Il  Barone  d"  Flonibres  -  Firmas comunica  anch'esso  un  altro  fatto  di  Tili  me- 
tallici non  isolati ,  clic  mandano  suoni  al  passare  dolio  correnti  olollriolio. 

Il  prof.  Majocclii  osserva  doversi  distinfiuore  il  fenoniono  do' suoni  prodotti 
nei  rdi  dallo  oscillazioni  d'una  catena  a  maglie,  e  perciò  discontinua  ;  sapendosi 
che  i  suoni  dipendono  da  moti  parziali  impressi  alle  molecole  dei  corpi ,  e  sono 
quindi  differontissinii  dalle  osservale  oscillazioni. 

Bonché  a  tale  idea  si  associinoi  profossori  cav.  Mossotti,  cav.  Botto,  e  cav. 
Melloni ,  il  prof,  l'alniieri  non  comballondo  la  divorsilà  do'duc  movimenti,  per- 
sisto noi  credere  dio  l'olottiioità  oltre  la  sua  potenza  molooolare  può,  accumu- 
landosi in  grandi  quantità,  ed  operando  sopra  una  catena  discontinua,  produrre 
il  fenomeno  in  quistione. 

Indi  il  prof.  cav.  De  Luca  legge  una  sua  Proposta  d'un  nuovo  sistema  di  studi 
(ìeometrici,  nella  quale  accennando  gl'immensi  vantaggi  derivali  dall'applicazio- 
ne dell'analisi  alle  scienze  fisiche  ed  alla  Meccanica,  espone  (piolli  ohe  no  trar- 
rebbero gli  studi  tecnologici  se  all'insegnamento  geometrico  elementare  se  ne  so- 
stituisse uno  tutto  analitico  semplicissimo  e  rigoroso.  Egli  quindi  opina  che  tuli» 
la  Geometria  eTrigonometria  rettilinea  e  sferica  si  debbanodedurre  da  uno  o  più 
principi  stabiliti  precedentemente  colle  sole  forze  dell'analisi ,  e  per  risolvere  un 
tal  problema  si  propone  di  stabilire  colle  nozioni  elementari  dell'. Mgebra  una 
formula  por  dedurne  col  suo  sviluppo  tutta  la  Geometria  e  Trigonometria  del 
piano  e  della  sfera.  Tra  le  formulo  trigonometriche  quella  che  egli  crede  la  più 
conveniente  a  generare  tutte  le  verità  geometriche  e  trigonometriche  è  la  trino- 
miale  fra  i  cinque  elementi  del  triangolo  rettilineo  i  tre  lati  e  due  angoli,  poiché 
comprende  tutti  gli  elementi  de' triangoli  rettilinei  ed  olTre  dieci  combinazioni, 
che  riduconsi  in  ultimo  a  cinque  dilToronti  por  dotorminare  il  rimanonte  angolo. 
Questa  formula,  por  evitare  una  petizione  di  principio,  nono  da  lui  ricavata  da 
considerazioni  geometriche ,  ma  da  elementi  puramente  analitici  ed  anteriori  a 
qualunque  svolgimento  geometrico.  Egli  infatti  ha  dedo'.to  da  essa  tutti  i  teore- 


—  1032  — 

lui  della  Geometria  rettilinea,  e  della  Trigonometria  i)iana  e  sfeiica ;  e  dichiarasi 
pronto  a  mostrare  a  chiunque  voglia  assicurarsi  col  fatto  dell'  importanza  del  suo 
metodo  ,  con  quale  semplicità  si  deducano  dalla  formula  fondamentale  le  teorie 
geometriche. 

Il  prof.  cav.  Botto,  senza  entrare  nelle  particolarità  del  lavoro,  lo  crede  alta- 
mente commendevole  per  lo  scopo  che  si  prefigge  ;  essendo  oltremodo  utili  i 
metodi  d'abbreviazione  nella  vastità  dell'odierno  sapere. 

Dietro  alcune  osservazioni  fatte  in  proposito ,  riflette  il  prof.  Majocchi ,  che 
dimenticati  ordinariamente  dai  giovani  i  loro  studi  geometrici ,  altro  vantaggio 
non  ne  ritraggono  che  il  metodo  di  ragionamento  logico  e  rigoroso  a  cui  s'abi- 
tuano; vantaggio  che  non  può  ottenersi  quando  le  verità  si  deducono  da  una 
formula  colle  operazioni  di  calcolo.  A  ciò  il  prof.  De  Luca  risponde  ,  ricavarsi 
il  metodo  logico  dallo  studio  della  Filosofia  e  dell'analisi  algcbraica  più  che  del- 
la Geometria  euclidea,  e  di  avere  appreso  dall'esperienza  la  gran  dilTicoltà  che 
trovano  i  giovani  nel  passaggio  dagli  studi  sintetici  agli  analitici  per  avviarsi  alla 
Meccanica  ed  alla  Tecnologia. 

Il  prof.  cav.  Botto  aggiunge  non  esser  niente  dell'  autore  della  proposta  di 
escludere  il  metodo  geometrico  dall'insegnamento ,  ma  di  sostituirvi  l' analitico 
nel  caso  speciale  degli  studi  tecnologici. 

Dà  indi  notizia  il  prof.  Ragona-Scinà  di  tre  sue  memorie  destinate  per  l'ar- 
chivio Meteorologico  Italiano.  Intende  mostrare  in  una  di  esse,  che  vane  riu- 
sciranno le  pubblicazioni  dell' archivio  senza  metodi  esatti  per  la  comparazione 
de' principali  islrumenti  degli  osservatori  d' Italia.  Propone  un  metodo  per  la 
correzione  della  capillarità  indispensabile,  oltre  quella  della  temperatura,  a  ren- 
der comparabili  le  barometriche  indicazioni.  Consiste  questo  metodo  nel  rac- 
chiudere nella  macchina  pneumatica  il  barometro  ed  un  vaso  pieno  d'acqua  con 
entro  un  termometro  molto  sensibile.  Allorché,  fatto  il  vuoto  ,  1'  acqua  mettesi 
in  ebullizione  si  nota  l'altezza  del  barometro,  e  la  temperatura  dell'acqua:  ri- 
scontrando allora  nelle  tavole  di  Dulong  e  Arago  quale  do vrebb' essere  l'altezza 
barometrica,  la  differenza  tra  questa  quantità  e  l'altezza  osservata,  darebbe  la 
misura  della  depressione  capillare  e  delle  altre  particolari  imperfezioni  del  dato 
barometro. 


I 


—  1033  — 

Fa  lifleUei'L'  il  prof.  Aliijocclii  cliu  qualora  si  trovasse  convenienlo  il  proposto 
metodo  non  dovrcbbesi  far  uso  delle  tavole  di  Dulong  e  Arago ,  ma  delle  più 
recenti  ed  esatte  di  Reguault  e  Mngnus. 

Non  crede  ammessibile  il  dott.  Peters  il  metodo  del  prof.  Ragona-Scinà , 
perchè  passando  dal  piccolo  al  grande,  dal  termometro  cioè  al  barometro ,  indur- 
rebbe in  errori  che  trascurabili  nel  primo  strumento ,  sensibili  divengono  nel 
secondo  come  di  maggiore  dimeiisiont!.  Sostiene  con  altri  argomenti  questa  opi- 
nione malgrado  che  osservi  il  prof.  Majocchi  essersi  adoperato  inversamente  lo 
stesso  metodo  da  Regnault.  Giudica  questi  all'  uopo  potersi  ottenere  con  mag- 
giore approssimazione  la  vera  altezza  della  coIoana  mercuriale ,  osservando  la 
freccia  de'  menischi  barometrici ,  e  riflette  che  sarebbe  |)iu  dilTicile  per  la  corre- 
zione de' barometri  portatili  1'  uso  del  metodo  del  sig. Ragona-Scinà,  che  richie- 
de l'impiego  della  macchina  pneumatica. 

Delle  altre  due  memorie ,  l' una  esamina  il  metodo  di  barometrica  compensa- 
zione di  Bravais  e  Martins  ;  presenta  l'altra  l'andamento  del  barometro  in  Pa- 
lermo ricavato  dalle  tavole  di  quell'Osservatorio. 

Continuata  dal  prof.  Majocchi  la  lettura  de' suoi  esperimenti  istituiti  per  di- 
mostrare le  condizioni  necessarie  alla  produzione  della  corrente  voltaica,  desi- 
dera il  cav.  Matteucci  che  siano  essi  separatamente  discussi;  discussione  aggior- 
nata dal  Presidente  alla  fine  della  loro  esposizione. 

Il  prof.  De  la  Rive  finahuente,  non  impugnando  l'esattezza  di  tali  sperimenti, 
di  cui  si  darà  un'  idea  nel  verbale  d' altra  tornata ,  asserisce  che  secondo  la  teo- 
ria elettro-chimira  pura ,  la  direzione  delle  correnti  non  deve  aver  luofio  come 
dal  prof.  Majocchi  s'immagina,  ma  quale  infalli  s'osserva. 

Indi  si  scioglie  l'adunanza. 

11  Presidente  —  Fuancesco  Orioli 

!  Giovanni  Maiua  La\a<;>\ 
Giacomo  .Maiua  Paci 
FbuEKico  Napoli 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  27  SETTEMBRE  1813 


»»•- 


I 


Approvato  il  verbale  della  prece<lente  tornata ,  si  dà  lettura  d' un  biglietto  della 
Presidenza  Generale,  e  d'  un  nitro  del  Sindaco  della  Città  di  Napoli. 

Indi  il  capitano  Ulloa  applaudendo  alla  Proposta  d'un  miovo  metodo  di  studi 
Geometrici  comunicata  dal  cav.  Re  Luca  nella  precedente  adunanza,  crede  che  qui 
o  altrove  sia  meritevole  d'una  mappior  discussione,  e  se  vogliasi  anco  della  no- 
mina d'  una  Commissione  destinata  a  giudicarne,  il  cav.  De  Luca  protestando 
d'onorare  gli  attuali  metodi  d' insegnamento, dichiara  d' esser  pronto  a  dare  tut- 
te le  dilucidazioni  necessarie  a  provare  l'eflicacia  di  quello  da  lui  proposto:  in  se- 
guito di  che ,  il  Can.  Amato  legge  un  suo  scritto  in  ciii  manifesta  l' opinione ,  che 
la  proposta  del  cav.  De  Luca  possa  solo  giovare  nel  caso  speciale  della  istruzione 
tecnologica,  ma  che  non  si  debba  adottare  per  un  corso  scientifico. 

Sorge  poscia  il  prof.  Majocchi  a  dar  termine  alla  sua  memoria:  Delle  condi- 
zioni necessarie  alla  produzione  della  corrente  voltaica;  intorno  alla  quale  intrat- 
tenne la  Sezione  in  altre  due  precedenti  adunanze,  e  di  cui,  come  allora  venne 
annunziato,  si  dà  qui  l'estratto  —  L'autore  divide  il  suo  lavoro  in  cinque  pro- 
posizioni o  paragrafi  :  nel  primo  de' quali  intende  a  dimostrare  che  vi  sono  cir- 


—  103Ó  — 

euiii  diiiposd  in  maniera,  che  si  ha  azione  chimiia  !>empre  egiialmenle  direna  senza 
veruna  produzione  di  corrente  eirltrica.  Tra  le  esperienze  clic  egli  ri|Kjrla  in  pro- 
va della  sua  proposizione  sono  le  due  seguenti. 

1.  Prende  egli  quattro  tazze  di  vetro  di$|>ostc  l'una  in  seguito  all'altra,  nelle 
quali  versa  una  soluzione  di  sai  comune.  In  ciascuna  delle  ultime  tre  colloca  un 
truogolo  di  terra  cotta  non  vetriata  ripieno  d'acqua  fortemente  acidulala.  Piegate 
poi  in  arco  tre  lamine  di  zinco  omogenee  in  tutta  la  loro  lunghezza,  mette  con  una 
di  esse  in  comunicazione  l'acqua  salsa  della  prima  tazza  coll'acido  contenuto  nel 
truogolo  della  seconda;  con  un'altra  lamina  fa  arco  di  congiunzione  fra  1'  acqua 
salsa  della  seconda  tazza  e  l' acido  del  truogolo  di$i)OSto  nella  terza  ;  inline  colla 
terza  lamina  di  zinco  unisce  la  soluzione  salina  della  terza  tazza  coli'  acido  con- 
tenuto nel  truogolo  della  quarta.  Immergendo  due  laniinctte  di  platino  nell'acqua 
salsa  delle  due  tazze  cslrenic,  le  quali  laminette  compiono  il  circuito  col  (ilo  del 
galvanonietro  molti()licalore,  non  si  trova  verun  indizio  di  corrente  all'  ago  di 
questo  strumento,  malgrado  l'azione  energica  che  ha  luogo  tra  l'acqua  acidolata 
dei  tre  truogoli  e  la  jìorzione  di  zinco  immersa. 

2.  Per  togliere  il  sospetto  d' una  reazione  tra  l'acqua  acidolata  dei  truogoli  e 
quella  salata  delle  tazze,  diretta  ad  impedire  la  comparsa  della  corrente,  ha  isti- 
tuito anche  quest'altra  esperienza.  In  una  |)rima  lazza  ha  versalo  ac(|ua  salsa, 
in  una  seconda  ha  messo  ac(iua  carica  d'acido  nitrico  ,  in  una  terza  dell'acqua 
carica  d'acido  solforico  ,  ed  ha  posto  acqua  salsa  nella  quarta  tazza.  Il  liquido 
della  prima  tazza  era  unito  a  quello  della  seconda  con  un  arco  di  platino  ,  (luello 
della  seconda  al  liquido  della  terza  con  un  arco  d'argento,  e  finalmente  1'  acqua 
carica  d'arido  solforico  si  congiungeva  all'acqua  salsa  (lell'ullinia  lazza  con  un 
arco  di  zinco.  (Congiunte  le  due  tazze  estreme  ai  capi  del  (ilo  gahanomelrico 
non  ritrovò  1'  autore  veruna  corrente,  malgrado  che  si  avesse  una  azione  chi- 
mica energica  dall'acido  nitrico  sull'argento  e  dall'acido  solforico  sullo  zinco. 

Nel  secondo  paragrafo  il  prof.  Slajocclii  s'  occupa  di  circuiti  disposti  cotne  pre- 
cedentemente in  riguardo  ail' azione  chimica  svolgente  1' elettrico,  ma  colì'agginnta 
della  fiirza  impellente  per  tradurre  in  corrente  un  tal  (laido.  Fra  le  diverse  esperien- 
ze riportate  dall'autore  in  pro\a  di  questa  seconda  proposizione  fa  vedere  come 
nasca  la  corrente ,  tostoché  nelle  disposizioni  precedenti  sia  levata  una  lamina 


—  1036  — 

del  reoforo  da  una  delle  tazze  estreme ,  e  la  si  porli  a  contatto  con  una  delle  la- 
mine che  patiscono  l'azione  chimica  dei  liquidi  acidolati.  Adegui  cambiamento 
comparisce  la  corrente  secondo  i  principi  conosciuti  del  potere  elettromotore  «lei 
metalli  diversi ,  e  in  una  direzione  inversa  a  quella  clin  si  supporrebbe  dovere 
avvenire  per  l'azione  rliimlca  slessa,  quando  anche  fosse  dotala  di  potere  impel- 
lente. Forma  egli  un  ciriuilo  con  due  (ili  uno  di  ferro  e  l'altro  di  rame  in  con- 
giunzione col  galvanometro,  il  fdo  di  rame  s' immerge  in  acqua  fortemente  acidu 
lata  contenuta  in  un  truogolo  di  terra  cotta,  ed  il  filo  di  ferro  nell'acqua  salsa  po- 
sta nella  tazza  di  vetro  entro  cui  è  collocato  eziandio  il  truogolo.  Ad  onta  dell'azio- 
ne chimica  mollo  viva  fra  l' acido  e  il  rame,  la  corrente  prende  la  direzione  con- 
traria a  quella  che  le  viene  assegnata  dalla  teoria  elettrochimica  :  il  che  lo  porta 
a  concludere  che  l' azione  chimica  ha  solo  ed  unico  uflìcio  di  svolgere  il  fluido 
elettrico  dalle  molecole  della  materia  ponderabile ,  mentre  il  tradurlo  in  corren- 
te appartiene  alla  forza  impellente  nata  dal  contatto  dei  corpi  dissimili. 

Vien  r  autore  nel  terzo  paragrafo  a  parlare  dei  circuili  con  azione  chimica  svol- 
gente eleltrìco  a  forza  imiìeìlenle  prodotto  dal  combaciamento  d'un  mclallo  con  tin  li- 
quido. Incomincia  dal  ranmientare  l' esperienze  dalle  quali  si  riconosce  una  tal 
forza  impellente  diretta  a  disquilibrare  l'elettrico  naturale  nei  corpi,  senza  che 
fra  essi  abbia  luogo  né  azione  chimica  né  variazione  di  temperatura  ;  e  passa  po- 
scia alle  sperienze  riguardanti  la  sua  proposizione ,  tra  le  quali  riferiamo  la  se- 
guente. Due  fili  di  rame  congiunti  col  galvanometro  pescano  uno  in  acqua  for- 
temente acidulala  contenuta  in  un  truogolo  di  terra  colla,  l'altro  nella  soluzione 
di  sai  comune  contenuta  in  una  tazza  di  vetro ,  nella  quale  è  collocato  anche  il 
truogolo.  La  corrente  non  prende  la  direzione ,  osserva  l'autore,  assegnatale  dal- 
la teoria  elettro-chimica  pura ,  ma  quella  bensì  che  le  vien  data  dalla  forza  im- 
pellente del  rame  coH'acqua  salsa. 

Il  quarto  paragrafo  tratta  dei  circuiti  nei  quali  si  varia  il  liquido  intermedio,  e  si 
diapongono  i  metalli  a  generare  una  diversa  forza  elettromotrice.  Parecchie  sono  le 
sperienze  del  prof.  Majocchi  che  si  riferiscono  a  questa  quarta  proposizione  , 
colle  quali  cerca  di  dimostrare  che  ogni  inversione  di  corrente  avvenuta  in  vir- 
tù del  cambiamento  del  liquido  eccitatore  è  prodotta  da  un  pari  cambiamento  che 
succede  nella  forza  impellente. 


I 


—  1037  — 

Chii^de  r  autore  Usuo  lavoro  con  alcune  considerazioni  generali.  Uà  priiiM 
osserva ,  come  la  teorica  delle  due  forze  1'  una  svolgente  l' elettrico ,  e  l' altra 
che  gli  dà  l'impulso,  scioglie  tutte  le  discrepanze  e  spiega  tutti  i  Tatti  contradit- 
tori  che  s'incontrano  considerando  la  corrente  voltaica  secondo  gli  elettro-clii- 
niici ,  o  secondo  i  seguaci  della  teorica  del  contallo  puro.   Egli  aggiunge  altre 
espericM/e  a  quelle  dirette  a  produrre  una  corrente  coli'  azione  chiniira  die  li« 
luogo  tra  due  liquidi.  Infine  rammenta  le  es|>erienzc  da  lui  comunicate  al  Con- 
gresso di  Milano  ,  nelle  quali  si  trattava ,  se  possa  prodursi  una  corrente  elettri- 
ca in  un  circuito  tutto  metallico ,  mediante  un'  azione  chimica  esercitata  in  un 
punto  determinato  del  circuito  medesimo.  Il  prof.  Majocclii  ha  istituito  qualche 
altra  esperienza  di  questo  genere  introducendo  il  mercurio  nel  cirruilo  ,  senza 
.ivere  per  altro  indizio  verum»  di  corrente.  Inline  ha  coniposto  llcirciuto  d'una 
lunga  lista  di  ferro  e  d'  una  lamina  di  platino  congiunte  per  una  loro  estremila 
mediante  una  carta  inzuppata  di  solfuro  di  potassio  ,  e  messe  in  roniuntcazìune 
col  galvanometro.  Quel  liquido  non  esercitando  veruna  azione  chimica  ne  sul 
ferro  ne  sul  platino,  non  s'aveva  verun  indizio  di  corrente  all'ago  dello  stru- 
mento. Applicò  quindi  r  azione  chimica  in   un  sito   della  lamina  di  ferro  con 
acido  idroclorico,  nitrico,  o  simili,  e  trovò  qualche  movimento  nell'ago  non  pe- 
rò ben  determinato.  Nota  infine  come  vi  possa  essere  relazione  tra  l'azione  im- 
pellente dei  diversi  corpi  col  loro  calore  specifico  ,  e  con  altre  proprietà  della 
materia. 

Il  prof.  cav.  Bollo  opina  che  a  dichiarare  i  fenomeni  descritti  dal  prof.  Majoc- 
clii  bastino  i  principi  su  cui  fondasi  la  teorica  elellro-chiraica  bene  intesa  e  bene 
applicata.  £i  richiama  il  principio  già  precedentemente  annunzialo  dal  prof.  Uè 
la  Rive,  doversi  cioè  distinguere  tra  le  diverse  azioni  chimiche  che  possono  aver 
luogo  alle  due  superficie  attive  d'una  coppia ,  l' azione  elettrolitic;i,  come  quella 
che  produce  e  rappresenta  1'  elettricità  messa  in  circolo.  Soggiunge  poi  un  se- 
condo princìpio  di  cui  gli  pare  che  il  prof.  Majocchi  non  abbia  tenuto  conto; 
cioè  che  nel  calcolare  1'  elTetto  liliale  e  galvanometrico  di  più  coppie  cospiranti  o 
contrarie  debbasi  considerare  l'insieme  degli  elementi  che  entrar  possano  nella 
espressione  della  corrente  elettrica;  e  dimostra  in  qual  guisa  l'aggiunta  d'una 
coppia  al  circuito  non  sempre  produca  un'  intensità  galvanometrica  maggiore  , 

131 


—  1038  — 

ma  possa  farla  anco  rimaner»;  stazionaria  o  diminuirla.  Infine  è  d"  av\  iso,  che  il 
prof.  Majocclii  non  abbia  bene  appiiiato  i  suoi  stessi  principi,  coi  quali  vuol  di- 
mostrare l'esistenza  d'una  forza  propulsiva  che  nasce  dal  contatto  dei  nistalli. 
Esaminando  il  prinio  degli  esperimenti  del  Majocchi  mostra  esservi  un  elettn)- 
motore  composto  ,  in  cui  si  sopprime  una  coppia  di  rame  e  zinco  :  nella  qual 
soppressione  è  riposta  la  vera  causa  della  corrente  che  in  seguito  si  manifesta  ; 
siiacché  la  coppia  tolta  bilanciava  gli  effetti  di  un'altra  simile  ed  opposta  che  ri- 
maneva nel  circuito.  Il  Presidente  prof.  Orioli  associandosi  al  desiderio  del  cav. 
Botto  ,  vorrebbe  che  il  Majocchi  mettesse  a  calcolo  tutti  gli  elementi,  i  quali  in- 
tervengono nelle  azioni  chimiche  complesse  che  determinano  le  correnti  ;  opi- 
nando che  possano  allora  spiegarsi  i  fenomeni  esposti  senza  ricorrere  a  novelli 
principi.  Insistendo  il  prof.  Majocchi  nelle  sue  vedute ,  sostiene  che  la  teoria  elet- 
tro-chimica da  un  lato  non  è  atta  a  spiegare  lo  sbilancio  d' elettrico  che  ha  luogo 
pel  semplice  contatto  di  due  corpi  eterogenei ,  e  che  dall'altro  vi  sono  fatti  i  quali 
non  possono  spiegarsi  coli' opposta  dottrina:  ma  che  co' suoi  principi  svaniscono 
gli  ostacoU  ,  e  tutti  spiegansi  i  fenomeni  delle  correnti.  Tornando  poi  ai  partico- 
lari di  alcune  sue  esperienze ,  sostiene  che  le  correnti  vi  cù-colano  in  direzione 
opposta  a  quella  che  sarebbe  assegnata  dai  principi  della  teoria  elettro-chimica. 
Ma  il  prof.  Uè  la  Rive  contrasta  a  questa  sua  opinione,  mostrando  in  qual  guisa 
l'azione  locale  e  la  resistenza  che  le  correnti  incontrano  nell' attraversare  i  liqui- 
di che  fan  parte  del  circuito  ne  determinano  la  direzione  quale  in  fatti  si  osserva. 
Il  prof.  Majocchi  riguardando  ipotetiche  siffatte  idee  invita  ad  una  più  matura  di- 
scussione da  farsi  ne' giornali:  e  il  Presidente  repula  inutile  di  vieppiù  prolungar- 
la in  pubblica  adunanza. 

Dopo  ciò  il  prof.  Padula  dà  comunicazione  d'una  sua  Memoria  Sui  solidi  (f  «- 
guai  resisteitzii ,  e  su  quelli  incastmd  in  ambe  le  cslremità. 

Partendo  egli  da  alcune  generali  considerazioni  sulle  ipotesi  che  si  fanno  dai 
Fisico-Matematici  per  rappresentare  lo  stato  d'  una  quistione ,  quando  l' intima 
costituzione  de'  corpi  non  è  ben  conosciuta,  ovvero  allorehè  riesce  diffìcile  o  im- 
possibile di  trattare  le  equazioni  che  la  rappresentano ,  e  come  le  espressioni  a- 
naliticheche  ne  risullauo  non  debbano  ammettersi  che  fra  certi  limiti;  fa  os- 
servare che  siffatta  regola  si  è  trascurata  nella  determinazione  dei  soUdi  di  cgual 


—  1039  — 

resistenza ,  pei  quali  si  è  concliiuso  che  la  proprietà  caratteristica  sia  l'esser  nulla 
J'area  della  sezione  estrema.  L'Autore  accenna  come  in  un  pozzo  sottoposto  .i 
sforzi  che  tendono  ad  allun;;arne  od  accorciarne  le  fibre,  supponendo  questi  ef- 
fetti picciolissimi ,  le  forze  che  si  sviluppano  in  una  data  sezione  si  riguardano 
proporzionali  alle  distensioni  o  compressioni  ;  e  che  inoltre  in  un  solido  incastra- 
lo orizzonlalmonle  e  caricato  all'altro  estremo  di  un  peso,  nel  coso  d'una  flessif»- 
ne  piccolissima,  si  trascura  la  distensione  prodotta  nelle  fibre  di  una  data  sezio- 
ne dalla  componente  del  peso  secondo  la  tangente  alla  curva  formata  dai  centri 
di  gravità  delle  sezioni  al  punto  che  si  considera.  Fa  notare  eziandio  che  nella 
determinazione  del  solido  d'  egual  resistenza  si  seguita  a  trascurare  quella  com- 
ponente ,  anzi  si  prescinde  alliillo  dalla  llessione  clic  può  prendere  il  pezzo. 
Ad  evitar  i  rìsultamenti  assurdi  derivanti  da  tale  supposizione  ,  che  mostra  pro- 
venire dalla  inesattezza  delle  equazioni  primitive ,  ei  vi  considera  l'accennata 
componente;  e  riguarda  la  sezione  all'estremo  tale,  clic  sia  capace  di  sostenere 
uno  sforzo  uguale  alla  componente  del  peso  secondo  la  tangente  alla  estremità 
libera.  Osserva  inoltre  che  il  solido  dovendo  essere  d'egual  resistenza  dopoché 
si  è  incurvato,  sul  punto  cioè  che  sta  per  rompersi,  non  possono  \i'.  equazioni 
stabilirsi  indipendentemente  dalla  flessione  ;  e  però  ha  posto  in  equazione  il  pro- 
blema considerando  il  caso  generale  di  un  pezzo  curvo  sollecitato  da  forze  qua- 
lunque, e  dà  le  equazioni  finali  a  cui  si  perviene.  Infine  esamina  il  caso  di  uà 
pezzo  incastrato  in  ambe  le  estremità,  ed  espone  le  modificazioni  che  reputa 
doversi  apportare  alla  teorica  dei  solidi  situati  in  tal  modo:  mostra  che  né  l'ipo- 
tesi di  Navier  né  quella  di  Poisson  corrispondono  al  caso  in  esame,  e  che  nel 
render  libera  una  delle  estremità  incastrate  si  deve  sostituire,  oltre  ad  una  forza 
verticale  agente  ad  una  certa  distanza  da  questo  estremo,  una  forza  orizzontale 
applicata  in  detto  punto  e  che  rappresenti  la  tensione  orizzontale  dei  pezzo.  Tal 
nuova  incognita  verrebbe  determinata  dall' eguagliare  la  differenza  tra  la  cur>a 
presa  dal  pezzo  e  l'orizzontale  che  ne  rappresentai  la  posizione  primitiva ,  all'  al- 
lungamento prodotto  nel  solido  dalla  ricevuta  disli-nsione. 

L'Ing.  prof.  Rossi  opina  in  proposito  che  bisognerebbe  distinguere  due  casi: 
uno  in  cui  l'estremità  del  solido  è  invariabilmente  fissata,  nel  quale  reggerebbe 
la  teoria  proposta  ;  l'altro  in  cui  può  essa  uscir  fuori  dell'  incastro ,  ed  allora  crede 


—  1040  — 

clip  la  maggior  lunghezza  della  curva  presa  dal  solido  debba  attribuirsi  alla  par- 
ie uscita  dall'incastro  —  Replica  il  prof.  Padula,  che  nel  caso  in  cui  il  solido 
tonde  ad  uscire  dall'  incastro  dee  sempre  considerarsi  una  tensione  orizzontale 
la  quale,  stabilitosi  l'equilibrio,  esiiaglierebbe  l'attriti)  j>rod(>tlo  sugli  appoggi; 
die  quindi  l'equazioni  d' equilibrio  rimarrebbero  le  stesse ,  ma  che  solo  dovreb- 
be iwrsi  la  dilTerenza  fra  la  curva  e  1'  orizzontale  eguale  all'  allungamento  pro- 
dotto nel  pezzo  dalla  distensione  delle  fibre ,  più  le  parti  uscite  dagli  incastri. 
Opina  inoltre  che  queste  parti  per  la  stabilità  delle  costruzioni  devono  essere 
molto  piccole,  laonde  il  trascurarle  non  indurrebbe  in  errore  sensibile,  e  tor- 
nerebbe d'altronde  in  vantaggio  della  resistenza. 

In  appresso  il  sig..  De  Sanctis  dà  notizia  di  un  metodo  per  misurare  le  di- 
stanze, mercè  una  squadra  graduata,  fondato  sul  principio  trigonometrico,  che 
d' un  triangolo  si  determinano  lutti  gli  elementi ,  conoscendo  due  angoli  ed  un 
Iato.  Sopra  uno  dei  lati  d'una  squadra,  ove  segna  una  graduazione,  stabilisce 
una  linea  mobile  che  converge  all'altro  lato  con  un  angolo  di  (Si)',  òO;  sulle  due 
linee  convergenti  sono  collocate  delle  mire  per  guardare  l' oggetto  di  cui  vuol 
conoscersi  la  distanza  ;  e  dal  maggiore  o  minore  numero  di  di\isioni,  che  la  li- 
nea mobile  deve  percorrere  sulla  graduazione ,  onde  convergere  all'oggetto  col- 
l'altro  lato  della  squadra  ,  crede  potersi  ricavare  la  disianza  richiesta. 

Osserva  l'architetto  signor  Francesco  de  Cesare  ,  che  tale  istrumento  non  è 
applicabile  in  pratica ,  perchè  le  visuali  dirette  dalle  estremità  del  braccio  della 
squadra  verso  l'oggetto  situato  ad  una  data  distanza  costituiscono  un  triangolo 
acutissimo  nel  suo  vertice ,  tanto  che  per  essere  le  linee  molto  convergenti  ad 
una  data  lontananza  si  confondono  in  modo,  che  si  rende  impossibile  di  deter- 
minare il  preciso  punto  matematico  del  vertice  del  triangolo,  ed  è  in  conseguen- 
za incerto  il  risultato. 

K  r  Astronomo  signor  Capocci ,  s' unisce  al  preopinante  ,  riflettendo  esser 
poco  suscettibile  d' esattezza  il  principio  su  cui  fondasi  il  signor  De  Sanctis,  es- 
sendovi in  esso  un  passaggio  dal  piccolo  al  grande ,  che  conduce  naturalmente 
ad  errori  non  trascurabili. 

l'er  ultimo  il  Principe  della  Rocca  Michele  Cito  comunica  taluni  suoi  esperi- 
menti sulla  forza  elettromotrice  di  varie  sostanze ,  dai  quali  desume  un  quadro 


—  1041  — 

comparativo  della  potenza  elettromotrice  che  vart  corpi  possono  sviluppare.  Il 
Presidente  osserva  che  lavori  di  tal  genere  presentano  sempre  utilità. 
Indi  l'adunama  è  sciolta. 

Il  Presidente  —  Francesco  Orioli 


ÌGiovAN-M  Maria  Lavagna 
G1AC0.M0  Maria  Paci 
Federico  Napoli 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  29  SETTEMBRE  1845 


-^♦fc 


Approvato  il  verbale  della  iirecedente  tornata  si  leggono  due  prograniiiii  dei- 
Accademia  delle  Scienze  dell'  Istituto  di  Bologna  pei  concorsi  ai  premi  Aldini , 
l'uno  sugli  incendi  per  l'anno  184G,  e  1'  altro  sul  Galvanismo  pel  1847.  Indi 
nomina  il  Presidente  una  Commissione  composta  dai  professori  De  la  Rive , 
cav.  Matteucci,  Belli,  e  Majocclii  ,  per  ripetere  sul  Ginnoto  elettrico  che  pos- 
siede Sua  Maestà  ,  gli  esperimenti  esposti  dal  prof.  Paci  in  una  delle  precedenti 
tornate  —  Una  seconda  Commissione  composta  del  prof.  ca\ .  Matteucci  ,  del 
Soprintendente  cav.  Tartini ,  dell'  Ingegnere  Ispettore  cav.  Giura ,  e  degli  Archi- 
tetti Lauria  e  Rossi  è  destinata  dallo  stesso  Presidente  a  dar  giudizio  di  una  Me- 
moria sul  miglior  sistema  motore  applicabile  alle  strade  ferrate,  che  concorre  al  pre- 
mio proposto  dal  Marchese  Pallavicino  nel  Congresso  di  Milano. 

Indi  il  prof.  Gaultier  de  Claubry  rende  conto  d' un  processo  elettro-chimico 
da  lui  invenuto  in  unione  al  sig.  Dechaud,  e  comunicato  all'  Accademia  delle 


—  I0'.3  — 

.Scienze  di  Parigi  per  osirarre  il  rame  dalle  sue  piriti  in  tale  sialo  di  chimica 
purezza  da  mettersi  in  rommercio  dopo  la  laminazione. 

Per  la  descrizione  di  questo  processo  già  pubblicato,  rimandiamo  al  Giornale 
l.'Echo  du  Monde  savant  n.°  26  ,  30  giugno  184i). 

Ringraziando  il  Presidente  l' autore  di  questa  interessante  comunicazione  ,  a 
secondare  una  sua  inchiesta  ,  depula  i  professori  cav.  Matteucci,  cav.  Botto  ,  e 
Palmieri  ad  osservare  gli  esperimenti  die  il  medesimo  sig.  Gaultier  de  Claubry 
si  propone  di  ripetere.  Risguardando  bensì  il  cav.  Matteucci  come  inutile  sif- 
fatta Commissione  per  un  processo  approvato  dall'  Accademia  delle  Scienze  di 
Parigi,  dichiara  il  Presidente  non  dover  essa  occuparsi  della  novità,  ma  solo  di 
|irender  contezza  dei  fiitli  allegati. 

Dà  in  seguito  lettura  il  dottor  Peters  dei  resultati  d'alcune  sue  ricerche  in- 
torno all'orbila  più  probabile  della  grande  Cometa  dell'  anno  1843. 

Fatta  menzione  come  alcuni  Astronomi  abbiano  trovato  per  detta  orbita  una 
iperbola ,  mentre  altri  segnalarono  per  periodo  35  anni,  ed  altri  uno  di  soli 
7  anni,  osserva  però  che  questi  periodi  si  fondano  quasi  soltanto  sopra  una  spe- 
cie d'interpolazione,  o  sopra  il  ritorno  di  qualche  somiglianza  nelle  apparenze 
descritte  dagli  storici ,  mentre  il  sistema  degli  elementi  della  cometa  derivati  da 
antiche  osservazioni  molto  erronee  non  può  nulla  insegnare.  Prevale  inOne  l'o- 
pinione ,  dopo  che  si  è  ritrovata  un'antica  carta  della  cometa  del  1668 ,  che  des- 
sa  sia  identica  a  quella  del  1843,  restando  bensì  sempre  incerto  se  il  suo  ri- 
torno al  perieUo  si  compia  in  175  anni,  ovvero  in  una  parte  aliquota  di  detto 
intervallo.  Ora  1'  autore  si  è  proposto  di  risolvere  ogni  diflìcoltà  cercando  se  sia 
possibile  con  i  mezzi  attuali  di  calcolo ,  dì  dedurre  dalla  sola  apparizione  del  1843 
il  vero  periodo.  A  quest'  effetto  si  è  proposto  il  problema  di  determinare  da  tutte 
i|uante  le  osservazioni  che  ha  potuto  raccogliere  gli  elementi  più  probabili  di 
detta  cometa. 

Pertanto  ha  egli  paragonato  ognuna  delle  osservazioni  in  Asc.  Rei.  e  Deci,  cogli 
elementi  parabolici  da  lui  stesso  pubblicati  neir.ls/ra«o»iisf/ie  Nachrkhien  di  Schu- 
macher. Le  differenze  gli  hanno  servito  (dopo  avere  escluso  alcune  osservazioni 
troppo  grossolane)  a  formare  tre  posizioni  normali  che  ridotte  all'  equinozio  me- 
dio del  22  marzo,  e  liberate  dall'aberrazione ,  precessione,  e  nutazione  sono  : 


Tempo  medio  di  Berlino 

1843  Marzo  13,0 
22,0 
31,0 


—  1044  — 

Long.  GeocentrUa 

23°  28'  27",  8 
43  23  28,  9 
06  39  20,    2 


l^itit.  Geocentrica 

—  21»  56'  1",  0 

—  25  4!i  7.    8 

—  26  36  8,    6 


Applicatovi  il  metodo  di  Gauss  esposto  nella  sua  Thewia  Molits  Corporum 
Coelesiiwìì ,  e  indipendente  da  qualunque  ipotesi  sulla  natura  della  sezione  co- 
nica ,  ha  ottenuto  la  seguente  ellisse 


Passaggio  al  Perielio.  1843  Feb.  27,4401404    Tempo  medio  di  Berlino 
Semiasse  mag%  a  =  32,63  log  a  =  1,5136519 

Distanza  nel  perielio  q  =  0,005707  log  q  =  7,7564313 

{ la  cometa  resta  fuori  del  Sole  ) 
Eccentricità  <■  =0.9998231042,  Angsene=<f  =  88";j5'42",232 
Inclinaz.  all'Eclittica  i  =  144°  12'  10", 45 

Long,  del  nodo  ascendente  ii=    0     35    14,811         riferite  air  equinozio  medio 

Long,  del  perielio  *  =  278  33  27,97  )  ^«1  "  Mario 

Moto  medio  diurno  sidereo^  =  19'',  03394 


Ha  egli  fililo  di  nuovo  il  confronto  con  questi  elementi  per  mezzo  di  un  efle- 
nieride  di  tutte  le  allegate  osservazioni  in  Asc.  Ret.  e  Dccìin.  e  ne  ha  dedotto  7 
luoghi  normali.  Indi  applicato  il  metodo  dei  minimi  quadrati  è  finalmente  per- 
venuto ai  seguenti  valori  i  più  probabili  degli  elementi  stessi  riferiti  all'equino- 
zio medio  e  all'  obbliquità  dell'  eclittica  del  22  marzo,  mezzodì  medio  di  Ber- 
lino ;  la  correzione  Ai  del  semiasse  maggioie  essendo  espressa  in  unità  della 
distanza  media  della  terra  dal  Sole. 


( 


—  10i5  — 

Vcdori  finali  degli  elemenli. 

Errori  medj 

T  =  1813  Febb. 27/1528051 31+  0,000 8295  Ao Tempo  mediodiBerlinoO,0005IO'« 

«•  =278 '56' 5" ,21     +   20",755Aa  \  riferite  all' equinozio  medio   l  .  .  lt2'',5S2 

sì=     0  52  <l8,?lG     +  lf)2,  82'IAa  >  e  all' obbliquità  |..  117,  578 

i    =  I4!|  Il  .'17,13     +   29,  ()98Aa  )  di  Marzo  22,0  {..     2,098 

a  =    32,G32GIG55    +   A«  (  log  =  1,5130519) 

q  =     0,0050 1 1 1 985  —  0,00000  76  Ao,  (  log  =  7,7490550  ) 

e   =     0,9998280'»95+  0,000005502  Aa,(  log  (I— e)  =G,235'l039) 

^   =;  88",5G',I'1',853  +  GI,I95  Aa <I",I07 

^  =   I9",033959       —   0,  87'l92  Aa 

Il  risultato  finale  dell'eiiniinazione  fra  le  G  equazioni  clic  danno  le  correzioni 
A»,  A",  Ai,  A-.  A?,  Aa 

restando  indeterminato,  non  ha  potuto  ottenere  che  cinque  fra  le  dette  corre- 
zioni in  funzione  dell'  incognita  Aa.  Supplisce  egli  a  questo  difetto  con  un  ra- 
gionamento che  lo  porta  a  fissare  per  limiti  di  Aa  i  due  valori  +  0,087536  : 
donde  risultano  per  limiti  del  semiasse  maggiore  32,545080,  e  32,720153:  e 
quindi  la  durata  della  rivoluzione  è  compresa  fra  185,6  e  187,2  anni,  cioè  l'an- 
tecedente apparizione  della  cometa  ha  avuto  luogo  tra  il  1656,0  e  1657,6. 

L'anno  1668  s' avvicina  tanto  a  questi  due  limiti  calcolati  che  atteso  il  pic- 
ciolo arco  osservato  non  gli  pare  che  possa  più  dubitarsi  dell'  identità  delle  due 
cometedell668e  18i3. 

Conchiudc  finalmente  che  l'orbita  più  probabile  della  grande  Cometa  del  mar- 
zo 1843  è  un  elissc  descritta  nel  tempo  di  175  anni.  La  sua  distanza  dal  centro 
del  Sole  è  nell'afeUo  circa  due  volte  quella  d'  Urano,  e  nel  perielio  di  0,  0036203 
della  distanza  media  della  terra.  Essa  passa  fuori  del  Sole  ad  una  distanza  eguale 
alla  decima  parte  del  diametro,  cioè  a  147500  Kilomctri,  Ila  12  volte  il  dia- 
metro della  terra.  La  sua  vicinanza  al  Sole,  la  sua  immensa  velocità  nel  perielio, 
che  è  di  576400  metri  per  minuto  secondo ,  la  distinguono  fra  l'altre  comete,  e 
la  renderanno  forse  dopo  secoli  di  grandissima  importanza  nella  scienza.  Fa  egli 

132 


—  1046  — 

notare  eziandio  che  1" etere,  il  mezzo  resistente  svelato  dalla  cometa  d'  Encke , 
che  secondo  le  idee  attuali  è  più  denso  presso  il  Sole  ,  dee  perciò  attesa  la  gran- 
de velocità  (iella  cometa  esercitare  su  di  essa  una  perturbazione  forse  mollo  pre- 
ponderante alle  azioni  dei  pianeti ,  e  potrebbe  forse  additare  la  legge  secondo 
cui  varia  la  densità  dell'  etere  medesimo. 

Dopo  sidìiUa  esposizione  l'Astronomo  signor  Nobile  comunica  un  suo  lavoro 
suir  altezza  delle  Stelle  cadenti.  Rammenta  egli  che  i  fatti  positivi  e  reali  intorno 
a  questo  ramo  dilTicile  della  Fisica  celeste  sono  :  prodigiosa  altezza  delle  stelle 
cadenli  ;  ritorno  costante  in  alcuni  delerminati  giorni  dell'  anno  di  maggiore  o 
minor  copia  di  esse,  secondo  luoghi  e  tcmi>i ,  ma  sempre  maggiore  del  consue- 
to; e  per  ullimo  uniformil;i  di  direzione  massimamente  ne' giorni  periodici.  A- 
vendo  egli  fnio  dal  1838  fatto  servire  le  stelle  cadenti  alla  determinazione  delle 
differenze  di  longitudini  geografiche  ,  ebbe  occasione  di  esaminare  più  d' una  se- 
rie di  contemporanee  osservazioni  fatte  sopra  oggetti  identici  in  luoghi  tra  loro 
molto  distanti,  le  quali  sottoposte  a  calcolo  con  un  metodo  e  mediante  formule, 
che  pubblicherà  nel  Rendiconto  dell'Accademia  delle  Scienze  di  Napoli,  lo  hanno 
portalo  a  determinare  gli  estremi  punii  delle  apparenti  traiettorie  di  molte  fra 
tali  stelle ,  e  per  alcune  eziandio  la  durala  di  loro  apparizione.  Fra  le  molte  stelle 
cadenti  osservate  in  diversi  tempi  da  esso  e  dal  signor  Del  Re  in  Napoli,  e  dall'A- 
stronomo Padre  De  Vico  in  Roma,  8  soltanto  fra  lesole  40  riconosciute  identi- 
che ha  egli  finora  potuto  sottoporre  a  calcolo.  Le  altezze  che  ne  ha  ritratto  sono 
in  generale  mollo  inferiori  a  quelle  resultanti  dalle  osservazioni  fatte  in  Germa- 
nia, mentre  la  più  alta  gli  dà  per  altezza  del  primo  punto  della  traiettoria  osser- 
vato miglia  italiche  57,  50  ,  l'altezza  del  2"  punto  essendo  di  44  ,  38  :  e  la  più 
bassa  gli  offre  per  altezza  del  1°  punto  miglia  italiche  9,  78,  e  per  quella  del  2" 
9,  15.  Le  altezze  dunque  delle  8  stelle  cadenti  determinate  o  non  escono  dai  li- 
miti sensibili  assegnati  all'  atmosfera  dalle  adottate  teoriche ,  o  di  poco  se  ne  al- 
lontanano. 

Dalla  generalizzazione  di  questi  risultali  è  indotto  ad  opinare  che  la  regione 
occupata  dalle  stelle  cadenti  quando  ci  si  rendono  visibili  sia  ristretta  nei  limili 
sensibili  dell 'atmosfera,  e  che  i  resultati  contrari  siano  prodotti  da  inevitabili  er- 
rori d'  osservazione. 


—  1047  — 

n  dot(.  Petcrs  fa  riflettore  essere  difTicilissima  la  determinazione  de'  punti  in 
cui  siffatte  meteore  appariscono  e  si  dileguano,  e  domanda  se  il  signor  Nobile  ab- 
bia tenuto  conto  di  tale  incertezza  che  ha  grandissima  influenza  nel  calcolo  delle 
altezze  per  istabilire  i  limili  possibili  degli  errori  :  cui  risponde  il  signor  Nobile, 
che  difalti  ci  non  prese  ciò  inconsiderazione — Il  prof.  Mossotti  fa  indi  osservare 
che  la  circostanza  del  cominciarsi  a  vedere  le  stelle  cadenti  all'altezza  dell'atmo- 
sfera viene  in  appoggio  dell'  opinione  che  siano  esse  corpi  cosmici ,  i  quali  at- 
tratti s'  accendono  all'entrare  nell'atmosfera  :  come  viceversa  ammessa  quest'  o- 
pinione  si  avrebbe  una  ragione  ed  una  prova  della  bontà  dei  risultamenti  otte- 
nuti dall'astronomo  sig.  Nobile  —  Il  prof.  Belli  ricorda  lo  strumento  di  Litlrow 
per  determinare  i  punti  d' apparizione  e  di  disparizione  ,  col  quale  sono  state 
fatte  osservazioni  a  Vienna  e  nelle  vicinanze,  eh'  ei  desidera  vengano  pure  mes- 
se a  calcolo  —  Sono  rammentate  in  proposito  altre  osservazioni  di  Besscl  dal 
dottor  Peters  ;  e  dal  prof.  Paci  quelle  che  ha  già  intrapreso  il  prof.  Amante  nel- 
l'Osservatorio del  Reale  Ufficio  Topografico  col  suddetto  strumento  di  Littrow. 
Finalmente  il  prof.  Majocchi  dà  notizia  d'  un  altro  strumento  immaginato  da 
Barbanti  ed  approvato  dal  comm.  Plana  :  e  il  Presidente  richiama  l'attenzione  dei 
Fisici  e  degli  Astronomi  non  solo  sulle  meteore  ignite ,  ma  su  quelle  ancora  a 
bassa  temperatura  che  servono  di  nucleo  ai  grani  di  gragnuola ,  onde  rintracciar- 
ne l'origine. 

In  seguilo  l'Architetto  signor  de  Cesare  dà  lettura  d'una  Memoria  sull'Acusti- 
ca applicata  alla  costruzione  d' una  sala  armonica  ed  al  miglioramento  del  Tea- 
tro moderno,  in  cui  giunge  alle  seguenti  conclusioni  •  Per  costruire  una  sala  ar- 
monica conviene  rivestirla  tutta  di  legno  della  stessa  specie,  e  di  fibre  uniformi, 
disponendolo  alquanto  discosto  dal  muro  per  ottenervi  più  energiche  oscilla- 
zioni. Per  un  Teatro  particolarmente  vorrebbe  che  il  proscenio,  il  soffitto,  i  fronti 
dei  plutei  de' palchi  fossero  di  sottili  tavole  affidati  a  solidi  contra  fondi  di  legno 
intramezzati  da  vuoti;  e  conclude  che  tulle  le  superficie  da  cui  s'attende  riOes- 
sione  d'onde  sonore  siano  tutte  costrutte  a  cassa  armonica.  Venendo  poi  ad  esa- 
minare la  figura  che  converrebbe  dare  ad  una  sala  per  ottenerla  armonica ,  in- 
dipendentemente dal  materiale,  conclude  che  debba  ritenersi  la  figura  ellittica 
per  una  sala  d'accademia  filarmonica ,  e  quella  a  ferro  di  cavallo  pel  teatro ,  prò- 


—  1048  — 

lungando  bensì  le  estremità  del  semicerchio  di  questa  curva  verso  il  proscenio 
con  lince  paraboliche.  Vorrebbe  che  i  lati  del  proscenio  non  fossero  traforati  da 
palchi ,  ma  venissero  castrulti  di  pareli  di  legno  lisce  e  a  doppia  fodera;  e  vo- 
lendo ivi  aprire  de'palclii  dovrebbcsi  il  loro  fondo  conformare  ad  emiciclo,  con- 
vertendoli cosi  in  tanti  strumenti  acustici  a  vantagttio dell'armonia.  Suggerisce 
di  fare  i  plutei  dei  palchi  in  continuazione  e  senza  risalti  :  curvilineo  il  soHìlto 
della  platea  e  di  bassa  freccia,  aflìnchc  il  suono  si  rifletta  energico,  anziché  affie- 
volito da  replicati  rimbalzi  nella  volta  :  e  che  questa  venga  corredata  da  una  fa- 
scia nel  giro,  alfiuchè  i  trafori  continuati  dei  palchi  immediatamente  sotto  la 
volta  non  assorbiscano  il  suono  :  e  finalmenlo  che  la  porta  sia  riparata  da  un  pa- 
ravento prolilato  sulla  cur\a  pnjscella  per  la  sala.  Suggerisce  inoltre  che  doven- 
dosi nel  Teatro  fare  agire  i  ventilatori  sia  conveniente  mantenerli  chiusi  duran- 
te la  musica,  e  che  restino  sempre  aperti  quelli  in  fondo  al  palco-scenico,  dalla 
cui  corrente  le  onde  sonore  anderehbcro  spinte  verso  la  platea. 

Per  ultimo  il  signor  Vitelli  dà  notizia  di  una  sala  planetaria  da  lui  inventata 
e  modellata,  colla  quale  si  propone  d'agevolare  per  l'intelligenza  de' giovani  lo 
studio  delle  apparenze  celesti. 

Essendo  trascorsa  l'ora  il  Presidente  scioglie  l'adunanza. 

Il  Presidente  —  Francesco  Orioli 

Giovanni  Maria  Lavagna 
1  Segretari  {  Giacomo  Maria  Paq 
Federico  Napoli 


» 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  30  SETTEMBRE  1845 


Uata  notizia  dei  libri  inviati  in  dono  alla  Sezione ,  e  letto  un  bi|;lietto  della 
Presidenza  generale  risguardante  una  gita  da  farsi  a  Capri  ed  a  Pesto ,  il  Presi- 
dente annunzia  chea  richiesta  del  sig.  Duran,  la  Commissione  incaricata  d'esa- 
minare il  suo  sistema  cosmologico  sarA  scelta  da  tutte  le  Sezioni  del  Congresso  , 
e  vi  deputa  per  quella  di  Fisica  e  Matematica  il  prof.  cav.  Longo. 

Indi  il  prof.  cav.  Mattcucci  espone  un  apparecchio  da  esso  inventato ,  di  cui 
si  è  recentemente  fatto  acquisto  nel  Gabinetto  di  S.  Maestà,  destinato  a  deter- 
minare la  quantità  di  lavoro  meccanico,  che  si  può  ottenere  da  una  certa  quan- 
tità di  elettricità  fatla  passare  per  i  plessi  lombari  d'  una  rana  —  l'na  pinzetta 
d' ottone  fissata  ad  una  colonna  di  legno  tiene  sospesa  una  rana  preparata  alla 
maniera  di  Galvani,  in  modo  cioè  che  restino  a  nudo  i  nervi  crurali  ;  un  ago  di 
rame  che  comunica  con  uno  dei  reofori  d'una  pila  ne  attraversa  il  bacino,  di 
guisa  che  toccando  coli' altro  reoforo  la  pinzetta  verrà  la  corrente  a  percorrere 


—  1050  — 

il  bacino  e  in  conseguenza  i  nervi  lombari.  Un  filo  che  porla  alla  sua  estremità 
un  picciol  peso  è  attaccato  ai  piedi  della  rana  :  esso  s' avvolge  ad  una  carrucola 
che  sta  sull'asse  d'  una  ruota ,  su  cui  un  indice  d'avorio,  mercè  un  meccanismo 
ingegnoso  inmiaginalo  da  Brcguet,  segna  l'altezza  alla  quale  giunge  il  peso  per 
le  contrazioni  dell'animale:  infine  un  altro  congegno  serve  a  dare  il  tempo  pre- 
ciso della  durata  delle  contrazioni.  In  tal  guisa  conoscendosi  il  tempo,  il  peso 
inalzato  ,  e  1'  altezza  cui  giunge,  si  hanno  itre  elementi  coi  quali  si  valuta  una 
data  quantità  di  lavoro.  L'energia  della  corrente  si  misura  col  voltaimetro,  al 
peso  sollevalo  s'aggiunge  il  peso  della  rana ,  e  sebbene  molte  cagioni  si  abbiano 
d'inesattezza  ,  gli  errori  s'accumulano  tutti  nello  stesso  verso  ,  e  tendono  a  di- 
minuire r  efletto  sensibile  della  corrente.  In  siCTatta  specie  d'esperienze  sarebbe 
inutile  di  operare  con  forti  pile  elettriche,  perchè  si  giunge  a  un  limite  oltre  il 
quale  l'elTetto  della  corrente  non  può  aumentarsi  ;  a  questo  limite  il  prof.  Mat- 
teucci  ha  trovato  proporzionalità  tra  la  forza  della  corrente  e  lo  sforzo  meccani- 
co. Infatti  sospendendo  una  seconda  rana  che  sia  press'  a  poco  nelle  stesse  con- 
dizioni della  prima,  se  si  faccia  anche  traversare  nel  bacino  dall'ago,  senza  per 
altro  che  sostenga  veruna  parte  del  peso ,  allorché  passa  la  corrente  il  peso  si 
solleva  a  metà  dell'  altezza.  Ed  in  generale  ha  egli  ricavato  da  un  gran  nu- 
mero di  esperienze,  che  allorquando  la  corrente  è  ridotta  al  limite,  lo  sforzo 
muscolare  si  trova  proporzionale  alla  forza  della  corrente  che  lo  eccita.  Benché 
il  prof.  Matteucci  convenga  che  le  sue  esperienze  sono  mollo  lontane  da  quel 
grado  d'esattezza  che  è  richiesta  in  siffatto  genere  di  ricerche,  ha  egli  presen- 
tato i  seguenti  risultati  numerici  :  3  milligrammi  di  zinco  disciolti  in  una  pila  , 
nel  periodo  di  24  ore  sviluppano  una  corrente  che  produce  uno  sforzo  muscola- 
re espresso  da  una  quantità  di  lavoro  uguale  a  5'"",5419. 

Ravvicinando  questo  risultalo  al  lavoro  che  produrrebbe  la  medesima  quan- 
tità di  zinco  in  una  macchina  elettromagnetica  di  Bollo  o  di  Jacobi ,  e  all'  effet- 
to che  questo  zinco  bruciando,  o  il  suo  equivalente  in  carbone  produrrebbe  in 
una  macchina  a  vapore ,  conclude  che  a  produrre  un  effetto  meccanico  dato  si 
ha  il  massimo  vantaggio  ,  quando  la  forza  che  si  sviluppa  é  relettricità  che  si 
trasforma  in  forza  nervosa. 

Infine  ei  fa  notare  che  la  differenza  trovata  tra  il  calore  prodotto  dalla  respi- 


—  1031  — 

raziono,  e  quello  ubbaudonato  al  caloriiiielro  dairaiiimaU',  si  spiega  supponen- 
do cbe  la  quantità  d'  azione  cbiniica  clic  non  si  manifesta  in  calure  produce 
dell'  elettricità ,  e  che  questa  in  seguito  si  trasforma  in  forza  nervosa  :  il  che  por- 
gerebbe il  destro  di  trovare  la  quantità  di  sforzo  muscolare  che  potrebbe  pro- 
durre l'animale  in  un  giorno. 

Dopo  (li  rio  il  prof.  Padula  dà  comunicazione  di  talune  sue  consider.izioni 
sull'equilibrio  dei  muri  che  sostengono  la  spinta  delle  terre  —  Fra  le  varie  ipo- 
tesi che  si  sono  fatte  per  stabilire  la  resistenza  del  muro  ad  essere  rovesciato , 
esamina  particolarmente  quelle  di  VenturoU  e  di  Navier,  tra  le  quali  dà  la  pre- 
ferenza alla  seconda  per  cui  la  grossezza  della  base  riesce  maggiore  e  si  sfugge 
al  pericolo  d'  una  lesione  obliqua  che  potrebbe  prodursi  ,  e  del  rovesciamento 
elio  potrebbe  avvenire  d'  una  parte  della  costruzione,  stando  alle  formule  della 
prima.  Mostrando  che  in  taluni  casi  le  formole  di  Navier  potrebbero  ossero  in- 
sulTicienti ,  suppone  il  caso  più  svantaggioso,  cioè  che  la  rottura  abbia  luogo  se- 
condo una  linea  spezzata  formata  da  una  linea  obliqua  che  parta  dal  piede  c- 
sterno  del  muro  molto  vicina  alla  faccia  esterna,  e  da  una  orizzontale  che  passi 
per  il  punto  dell'interna  faccia  in  cui  si  manifesta  la  rottura:  od  analizzando  ta- 
le supposizione  mostra  che  sebbene  a  prima  vista  possa  sembrare  troppo  favo- 
revole alla  resistenza ,  tuttavia  essa  rendesi  necessaria  particolarmente  quando 
trattasi  di  un  muro  di  rivestimento  che  abbia  sufTiciente  lunghezza.  I  risulta- 
menti  principali  a  cui  è  pervenuto  sono  i  seguenti  ;  1 .°  Quando  la  faccia  esterna 
è  tagliata  secondo  quella  scarpa  che  permette  di  faro  la  grossezza  superiore  egua- 
le a  zero  ,  la  base  inferiore  prende  una  grossezza  clic  supera  d'  un  quarto  quella 
che  otterrebbesi  dalle  formule  di  Navier;  ma  questa  differenza  diminuisce  al  di- 
minuire dell'  inclinazione  della  scarpa  esterna  ;  2."  quando  la  faccia  esterna  è 
verticale,  il  punto  ove  più  facilmente  si  manifesta  la  rottura  cade  al  quarto  del- 
l' altezza  del  terrapieno,  e  si  abbassa  all'aumentare  della  scarpa  esterna;  3.°  re- 
stando la  stessa  l'inclinazione  della  scarpa  esterna,  la  natura  dello  terre,  e  la  gra- 
vità specifica  della  fabbrica  ,  la  grossezza  inferiore  del  muro  è  proporzionale  al- 
l'altezza.  —  Quest'ultima  proprietà  porge  il  destro  di  formar  delle  tavole,  che 
per  ogni  specie  di  terre  e  di  fabbriche,  al  variare  dell'inclinazione  della  scarpa, 
diano  la  grossezza  inferiore  del  muro  di  rivestimento  per  l' unità  d' altezza  del 


—  1052  — 

terrapieno  :  tavole  che,  poco  estese  nel  puro  caso  pratico ,  ha  egli  voluto  cal- 
colare. 

Il  prof.  Mossotti  rammenta  a  tal  proposito  un  lavoro  di  simil  genere ,  ma  non 
eguale  a  quello  del  Padula ,  pubblicato  dal  prof.  Tr.imontini. 

Sorge  poscia  1'  Astronomo  sig.  Capocci  a  proseguire  la  sua  comunicazione 
intorno  alle  macchie  solari ,  e  propone  un  metodo  per  osservarle.  Queste  mac- 
chie che  veggonsi  apparire  ed  in  brevissim'  ora  giungere  al  loro  massimo,  che 
anzi  sovente  appariscono  istantanee  in  tutta  la  loro  ampiezza ,  richiedono  una 
costante  osservazione  per  essere  seguite  nel  loro  nascimento  e  nelle  loro  subite 
fasi.  Ei  desidera  quindi  per  evitare  una  speculazione  soverchiamente  pertinace 
e  penosa,  che  in  ciascuno  degli  Osservatori  d'Italia  successivamente  s'intendesse 
a  siffatta  esplorazione  in  una  detcrminata  ora  del  giorno ,  al  che  basterebbero 
una  dozzina  d' Osservatori,  poiché  il  tempo  adattato  a  tale  esplorazione  non  do- 
vrebbe discostarsi  di  3  a  4  ore  dal  mezzodì.  In  quanto  al  modo  d' eseguire 
tali  indagini  ei  raccomanda  l'apparecchio  da  lui  fatto  costruire  a  Parigi  secondo 
i  principi  delle  sostanze  diafane  e  adiatcrniichc  del  cav.  Melloni ,  e  crede  che 
sia  anche  opportuno  d'interrompere  l'osservazione  diretta  per  riguardare,  alla 
maniera  del  Galilei,  l'immagine  del  Sole  ricevuta  sopra  un  cartoncino  bianco  a 
Ire  decimetri  dal  fuoco  del  canocchiale,  e  guarentita  da  una  piccola  camera 
oscura  aderente  all' oculare  dello  strumento.  Questa  associazione  astronomica 
italiana  potrebbe  non  solo  gettar  viva  luce  sul  fenomeno  delle  macchie  solari , 
ma  ancora  sopra  altri  argomenti  di  cosmologia  e  di  meteorologia  ;  come  sareb- 
bero gli  enigmatici  globuli  opachi  che  veduti  si  sono  in  questi  ultimi  tempi  pas- 
sare sul  disco  del  Sole ,  e  le  bolidi ,  gli  aereoliti ,  e  le  stelle  cadenti  di  cui  egli 
ampiamente  dimostra  l' importanza. 

H  Presidente  giudica  che  l'inserzione  della  proposta  anzidetta  negli  Atti  del 
Congresso  basterà  per  far  cooperare  tutti  gli  Astronomi  italiani  a  cosi  impor- 
tanti ricerche. 

Indi  il  prof.  cav.  Malteucci  presenta  una  macchinetta,  perfezionamento  di  quella 
che  si  adopra  per  osservare  il  fenomeno  cosi  interessante  del  foro  che  si  forma 
in  una  carta  al  passaggio  dell'elettrico  fra  due  punte  metalliche.  Per  mezzo  d'una 
vite  senza  line  si  svolge  successivamente  una  striscia  di  carta  fra  le  due  punte; 


I 


—  1053  _ 

<•  in  (.il  guisa  si  può  ripplore  l' espprimonto  ron  ppIci'ÌUi  un  {»ran  numero  di  vol- 
te, e  sopra  una  caria  posta  sempre  nelle  stesse  condizioni. 

in  seguito  il  sig.  De  Gasperis  dà  lettura  d'  una  sua  propositi ,  riguardante  una 
tavola  per  trovare  le  radici  delle  equazioni  cubiche  numeriche. 

Ecco  il  principio  di  cui  si  è  servito  per  la  formazione  di  essa.  Dato  l'equa- 
zione 

X^±pa.-,=0  se  si  fa  .=  100 V^,  verrà  v^±^_.^-|_^    =o  ; 

messa  sotto  questa  forma ,  egli  ha  calcolato  i  diversi  valori  di  ri'  +  — - —  da 

y=0,00001  a  !/  =  0,l  variando  la  y  di  un  0,00001  per  volta.  Coll'ajulo  delle 
tavole  di  llutton  tutto  il  calcolo  si  è  ridotto  a  semplici  addizioni  o  sottrazioni. 

I  valori  assunti  dalla  espressione  ìj'  +  7Tr,,TTT,  formano  i  termini  della  tavola  ,  e 

nei  casi  particolari  vengono  dati  dal  valore  del  termine  noto^ '^ —  .   Con 

questa  tavola,  egli  dice,  si  liauno  le  radici  della  ridotta  esatte  fino  alle  cento- 
millesime a  prima  entrata,  e  con  uua  semplice  proporzione,  conoscendo  la  va- 
riazione di  !/  '+  r^^  >  per  un  0,00001  di  variazione  nella  ij,  si  possono  ave- 
re molle  altre  cifre.  Nella  massima  parte  de'  casi  egli  ha  trovalo  che  si  può  con- 
tare per  esalta  almeno  la  quarta.  Finisce  conchiudendo,  che  sebbene  la  lavola 
sia  chiusa  tra  certi  limili ,  questi  abbracciano  i  casi  che  ordinariamente  occor- 
rono, e  col  suo  uso  le  radici  si  hanno  più  speditamente  che  eolle  stesse  note 
forraole  trigonometriche. 


Si  dà  poscia  lettura  d'nn  lavoro  doH'Ing.  Merlin! ,  che  propone  ima  bussola 
insensibile  all'azione  perturbatrice  del  niagnelismo.  Uilenulo  insuflìciente  il  me- 
todo di  correzione  di  Barlow  ,  e  accennati  alcuni  tentativi  infruttuosi  per  otte- 
nere lo  scopo,  si  descrive  l'apparecchio  formato  con  due  lamine  concentriche 

133 


d'oltone  discoste  Ira  loro  d'  una  distanza  non  minore  di  20  millimetri ,  e  riem- 
piti» nel  vano  risultante  di  polvere  di  ferro  impnipniiilc.  1/ autore  assicura  die 
saturandosi  in  tal  guisa  il  magnetismo  dell'  ago ,  esso  diviene  insensibile  a  qua- 
lunque l'orza  prrlurbatrirc. 

l'anno  a  questo  riguardo  alcune  osservazioni  il  prof.  Lcuigo  e  il  (Colonnello  Co- 
sta ,  il  quale  non  crede  inesatto  il  metodo  di  Barlow  ;  e  duhita  il  prof.  lielli  che 
l'apparecchio  possa  non  solo  rendere  insensibile  1'  ago  all'azione  perturbatrice 
ma  ancora  al  magnetismo  della  terra:  infine  1'  Architetto  sig.  Simonetti  assicura 
che  in  Napoli  una  tal  bussola  ù  giii  nota, e  posseduta  dal  RealcrflìcioTopogralico. 

L'  Astronomo  sig.  Capocci  riandando  la  memoria  risguardanic  la  cometa  del 
1843  letta  dal  sig.  Petors  nella  precedente  adunanza  crede  che  il  periodo  di  17!j 
anni  stabilito  per  la  rivoluzione  dell'astro  non  possa  ammettersi  con  certezza  , 
imperocché  le  prime  osservazioni  e  le  ultime  fatte  a  Berlino  sono  poco  sicure  , 
ed  in  quel  calcolo  non  si  è  tenuto  conto  della  resistenza  dell'  etere.  Osserva  che 
altri  Astronomi  avendo  valutato  un  periodo  di  35  anni ,  ed  egli  stesso  di  »o\\  7 
anni  convenga  che  in  tali  epoche  più  prossime  in  cui  è  possibile  il  ritorno  della 
cometa  si  facciano  diligenti  osservazioni  — 11  dott.  Peters  risponde,  giustificando 
il  suo  metodo  di  calcolo  che  lo  ha  condotto  a  detti  risultamenti  ;  riflette  che  la 
resistenza  dell'  etere  dovea  mostrarsi  prima  delle  osservazioni  ;  e  che  da  tutte 
quelle  fatte  lo  ore  dopo  la  sua  apparizione  sino  all'  ultima  non  può  ricavarsi  un 
periodo  minore  di  17o  anni  senza  supporre  errori  tropjio  grandi  nelle  medesime. 
Considera  per  ultimo  il  prof.  Mos.sotli,  che  trattandosi  d'una  cometa,  la  quale 
e  visibile  ad  occhio  nudo  con  un  periodo  si  breve  da  dovere  passare  14  o  lo 
volte  al  perielio  nel  corso  d'  un  secolo,  sembra  poco  probabile  che ,  malgrado 
le  sue  posizioni  poco  favorevoli  alle  osservazioni,  sia  passata  tante  volte  senza 
essere  stata  veduta. 

In  seguito  il  cav.  Jleiloni  comunica  alcune  notizie  sulla  strada  ferrata  atmo- 
sferica costruita  da  Croydon  a  Darmouth  col  sistema  dei  signori  Clegg  e  Sanuda. 
È  dessa  della  lunghezza  di  5  miglia,  e  corre  parallelamente  alla  strada  ferrata 
ordinaria  che  va  da  Londra  a  Brighton.  Il  vuoto  del  tubo  che  sta  nel  centro  del- 
la strada  non  è  mai  minore  di  2  pollici;  si  è  anche  ridotto  talvolta  a  ;  polli- 
ce, e  dura  due  ore  dopo  finito  il  la\oro  delle  macchine.  In  una  prova  il  convo- 


\ 


—  1055  — 

glio  aliiiosforico  lia  sorpassalo  la  vclopìtà  del  con\ot;lio  ordinario;  la  strada  osta- 
ta pcM'forsa  in  U',3()"  con  velocità  variabile  Ira  un  minimo  di  20  niij^lia  l'ora ,  cil 
un  massimo  di  7U. 

infine  il  l'rcsidcnte  continua  l' esposizione  delle  sue  idee  intorno  alla  teoria 
della  pila  di  Volta  semplice  e  composta  e  dei  pesci  scoienti ,  che  avca  comin- 
ciato a  dichiarare  al  Congresso  di  Milano.  La  dottrina  chimica  che  prevale  in 
Euro|>a  sj)iega  la  corrente  coll'azioue  cliiiuica  tra  il  liquido  e  il  metallo  più  attac- 
cabile che  costituiscono  la  vera  coppia ,  mentre  il  secondo  corpo  metallico  non 
interviene  che  come  conduttore  dell'elettricità;  ma  è  da  spiegarsi  tuttavia  in  qual 
modo  abbia  origine  il  movimento  dell'  elettrico  sviluppato.  Crede  il  prof.  Orioli 
che  lai  movimento  si  determini  allorché  si  pone  in  attività  l'induzione  elettro- 
statica, e  considera  un  arco  bimetallico  qualunque  immerso  in  un  liquido  per  es. 
di  zinco  e  rame  immerso  nell'acqua  :  s'  opera  in  tal  caso  la  decomposizione  del- 
l'acqua ,  r  ossigeno  si  unisce  allo  zinco  che  si  ossida,  ed  ha  luogo  una  corrente. 
Osserva  egli,  che  io  zinco  per  decomporre  l'acqua  deve  essere  più  elettroposi- 
tivo dell'idrogeno  che  era  in  combinazione  coli' ossigeno  elettronegativo,  e  che 
nel  loro  avvicinamento  essi  operano  1'  uno  sull'altro  per  induzione,  ed  esagera- 
no il  loro  stalo  elettrico:  i  punti  che  si  ossidano  per  diventare  più  elettropositi- 
vi richiamano  il  fluido  dal  rame,  l'ossigeno  per  diventare  più  elettronegativo 
rigetta  l'elettrico  sull'idrogeno  già  libero  del  primo  strato  d'acqua  ,  il  quale  in  tal 
guisa  diventa  più  elettropositivo  dell'  idrogeno  del  secondo  strato  d'  ac(iua  ,  di 
cui  opera  in  conseguenza  la  decomjiosizione.  In  tal  modo  1'  operazione  si  ripe- 
te in  tutti  gli  strati  del  liquido  iusino  all'ullinio,  il  cui  idrogene  venendo  in 
cjmtatlodel  rame  elettronegativo  viene  ridotto  allo  stillo  naturale:  ma  tali  con- 
dizioni essendo  permanenti ,  l'elettrico  si  riproduce  perennemente  e  ne  nasce 
il  circolare  della  corrente. 

Relativamente  alla  pila  composta,  su  la  quale  l'aggiunta  di  coppie  fa  cresce- 
re l'energia  della  corrente,  eidà  una  spiegazione  diversa  da  quella  del  |irof.  De 
la  |{i>e.  Nel  conlatto  della  superficie  dello  zinco  col  liquido  si  ha  una  data  azio- 
ne chimica  in  un  dato  tempo  che  mette  in  movimento  una  detcrminata  quantità 
d' elettrico ,  la  (juale  deve  esser  presa  dalla  parie  posteriore  ;  se  aggiungesi  una 
seconda  coppia  essa  dee  prendere  tanto  elettrico  quanto  ne  prese  la  prima ,  e  deo 


—  1056  — 

caricarsi  come  per  cascata;  quindi  la  corrente  s'accelera,  perchè  la  corrente  si 
ripete  nel  medesimo  tempo  due  volte  nelle  due  coppie  successive,  e  l'accelera- 
zione produce  un  aumento  d'elTcllo,  un  aumento  di  tensione. 

Nei  fenomeni  dei  pesci  elettrici  ei  fa  intervenire  tre  elementi  diversi:  l.'una 
porzione  di  sistema  gangliare,  e  più  generalmente  di  sistema  nervoso  che  svi- 
lujtpa  l'elettricità;  2.°  un  organo  rinforzatore  che  dà  clfìcaria  alla  debole  corrente 
prodotta  nel  primo  ;  3."  la  facoltà  nell'animale  di  rompere  il  circuito  in  due  punti 
qualunque,  onde  introdurvi  una  parte  del  circuito  esterno,  e  produrre  il  feno- 
meno della  scossa,  e  quindi  una  specie  particolare  d'azione  nell'animale  cui  im- 
propriamente si  dà  il  nome  d'azione  volontaria.  La  deliolo  elettricità  diviene  ef- 
ficace ueir  organo  rinforzatore ,  imperocché  il  ganglio  essendo  simile  alla  pila 
ed  essendovi  circolazione  tra  il  polo  positivo  ed  il  negativo,  tanto  più  energica 
sarà  l'azione  quanto  più  lungo  è  il  circuito:  se  quindi  nell'organo  rinforzatore 
s'hnnno  dei  fili  moltìplicì ,  che  si  ripiegano  per  gran  numero  di  giri,  l'accelera- 
zione che  ne  nasce  produrrà  tale  impulso  da  rendere  molto  sensibile  il  fenome- 
no della  scossa. 

Il  sig.  Abate  Conti  fa  notare  che  il  Volta  avea  dichiarato  le  stesse  idee  intorno 
ai  pesci  scoienti  ;  della  quale  cosa  non  consente  il  prof.  Paci ,  mostrando  come 
esse  invece  erano  differentissime  da  quelle  del  prof-  Orioli  —  Il  prof.  Longo 
promuove  dei  dubbi,  citando  alcuni  casi  in  cui  l'acqua  non  si  decompone:  ma 
il  Presidente  risponde  aver  egli  messo  in  campo  l' acqua  come  un  esempio  par- 
ticolare ,  e  che  in  simili  casi  hanno  luogo  altre  scomposizioni  nascenti  dalla 
stessa  azione  di  forze  elettriche  :  che  solo  potrebbe  ricercarsi  in  qual  modo  vi 
sia  qualche  volta  corrente  senza  elettrolisi ,  ma  crede  che  forse  quando  ciò  av- 
viene, l'elettricità  invece  d'essere  rigettata  indietro  si  attacca  ad  un  altro  corpo. 
Dopo  ciò  si  è  sciolta  l'adunanza. 

Il  Presidente  —  Fra.-vcesco  Orioli 

GiovANM  Maria  Lavagha 
1  Segretari  <  Giacomo  Maria  Paci 
Federico  Napoli 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  1."  OTTOBRE  18i5 


•  H«- 


OEGi'iTA  la  lettura  dei  processi  verbali  delle  due  preeedenli  adunanze,  che  ven- 
nero approvale  dopo  alcune  rettilìcazioni  richieste  dal  Presidente  ,  dal  cav.  Mos- 
sotti ,  dal  dott.  Peters ,  e  dall'  Astronomo  Nobile,  ha  la  parola  il  prof.  De  la  Rive. 

Questo  Fisico  presenta  uno  strunnento  destinato  a  produrre  correnti  d' indu- 
zione ,  in  cui  la  corrente  induttrice  cagionata  da  una  o  pili  coppie  è  resa  di- 
scontinua dalla  calamitazione  che  produce  questa  corrente  slessa.  Ha  egli  im- 
piegato questo  strumento  a  studiare  gli  etTetti  che  risultano  dalla  combina- 
zione delle  correnti  d'induzione  colle  correnti  idroelettriche  prodotte  da  una  o 
più  coppie.  E  pel  medesimo  scopo  ha  usato  eziandio  un  appareccliio ,  nel  quale 
la  corrente  è  resa  discontinua  per  mezzo  di  due  aghi  d' ottone  che  pescano  in 
capsule  ripiene  di  mercurio  ,  e  n'  escono  alternativamente  mediante  la  rotazione 
intorno  ad  un  asse  che  è  loro  impressa  da  un  movimento  d'  orologio. 

Tra  i  molti  fenomeni  che  ha  osservato,  e  la  cui  totalità  dee;  formare  il  soggetto 
di  una  sua  memoria  da  pubblicarsi  in  breve,  qui  ne  citiamo  alcuni,  rimandan- 
do per  ogni  rimanente  al  suo  scritto. 


—  10,-)S  — 

Ila  egli  Irovato  in  primo  luogo  che  la  natura  del  commutatore  influisce  mol- 
to suir  intensità  relativa  delle  due  correnti  contrarie  che  liaiiiio  sempre  luogo 
colla  induzione;  più  è  lireve  il  tempo  durante  il  quale  il  conduttore  resta  conti- 
nuo e  più  sono  pjiuali  le  due  correnti.  Ottiene  eziandio  il  resultato  importan- 
te ,  elle  quando  si  mette  nel  circuito  del  filo  indotto  ima  coppia  perfettamente 
simile  a  quella  che  produce  la  corrente  induttrice,  la  quantità  di  gas  sviluppato 
al  voltaimetro  è  esattamente  eguale  a  quella  svolta  a  un  >'oltaimetro  posto  nel 
circuito  della  coppia  induttrice  traversata  dalla  sua  propria  corrente  indotta.  Nei 
due  casi,  quella  fra  le  due  correnti  indotte  che  è  diretta  in  verso  contrario  alla 
corrente  della  coppia  ,  è  distrutta,  almeno  quando  non  evvi  che  un  voltaimetro 
nel  circuito.  Se  in  luogo  d'un  solo  voltaimetro  se  ne  mettono  due,  tre....  fino 
a  sei ,  allora  le  due  correnti  indotte  attraversano-il  circuito,  il  quale  invece  non 
è  più  percorso  dalla  corrente  dell'una,  delle  due,  delle  tre...  coppie  poste  nel 
medesimo. 

I.'  uso  dei  galvauometri  calorifici  messi  nei  circuiti ,  o  separatamente  o  si- 
multaneamente ai  voltaimetri ,  gli  ha  fornito  pure  dei  risultati  importanti.  Cosi 
la  corrente  d' induzione  che  attraversa  una  coppia  e  dà  al  voltaimetro  una  certa 
quantità  di  gas,  sviluppa  sempre  più  calore  che  quella,  la  quale  provenendo  da 
una  pila  dà  al  voltaimetro  la  stessa  quantità  di  gas,  e  traversa  uno  stesso  galva- 
nometro  calorifico.  Osserva  che  quest'elTelto  può  riferirsi  alla  presenza  delle  due 
correnti  indotte  contrarie:  tuttavia  questa  circostanza  non  basta  per  ispiegare  il 
fenomeno. 

Il  prof.  De  la  Rive  ha  eziandio  stabilito  le  differenze  che  passano  fra  gli  effetti 
delle  semplici  correnti  indotte  senza  ferro  dolce ,  e  quelli  delle  correnti  indotte , 
quando  un  pezzo  di  ferro  dolce  si  trova  nell'  interno  della  matassa.  In  generale 
quest'  ultime  danno  origine  ad  efTctti  più  potenti.  Vi  ha  riscontrato  per  altro 
singolari  anomalie  fra  cui  cita  la  .seguente  —  Se  si  fa  passare  la  corrente  indotta 
nel  ferro  dolce  a  traverso  un  voltaimetro  evvi  meno  gas  sviluppato  e  meno  calore 
nel  circuito,  che  quando  il  ferro  dolce  è  posto  nell'interno  della  matassa;  ma 
la  scmtilla  che  si  produce  al  commutatore  destinalo  a  rendere  discontinua  la  cor- 
rente induttrice  e  mollo  più  forte  nel  primo  caso  che  nel  secondo. 

Concliiude ,  che  in  generale  tutti  i  fenomeni  osservati  sembrano  indicare  che 


—  1059  — 

nello  sUibilimcnto  d' un  circuito  di  natura  quaiun(|ue,  o  puramente  voltaico  o 
misto,  lo  stabilimento  della  corrente  presenta  sempre  alcun  che  di  simultaneo  e 
di  correlativo  alla  natura  dell'azione  cbimica  che  può  aver  luogo  ,  e  alla  resi- 
stenza oOerta  dall'insieme  del  circuito  medesimo. 

Non  taceremo  die  molli  de' fatti  da  esso  esposti  vennero  anche  resi  ostensibili 
colle  opportune  esperienze,  clic  si  compiacque  di  ripetere  a  mano  a  mano  che 
cadevano  in  acconcio  nella  di  lui  comunicazione- 
Alcune  osservazioni  vengono  dirette  dal  sig.  Duran  al  prof.  De  la  Rive;  e  il 
Presidente  esprime  a  qucst'  ultimo  tutta  la  gratitudine  dell'  assemblea  per  la  com- 
piacenza da  esso  avuta  in  esporle  si  belle  esperienze  e  si  importanti  risultamenti. 
Ha  in  seguitola  parola  il  prof.  cav.  Mossotti,  il  quale  presentando  alla  Sezione 
una  sua  Memoria  sopra  l'analisi  dello  spettro  solare  fatto  coi  reticoli  di  Fraun- 
liofer,  trae  da  ciò  occasione  per  comunicare  alcune  sue  riflessioni  sui  vari  punti 
teorici  d'ottica  flsica  e  d' acustica,  trattali  nel  2."  volume  delle  sue  Lezioni  fisico- 
matematiche,  che  ha  visto  la  luce  in  questi  giorni. 

In  primo  luogo  si  fa  a  considerare  la  spiegazione  della  formazione  di  detti 
speltri,  che  seguendo  Babinet ,  si  dà  comunemente  nei  trattati  di  Fisica;  e  mo- 
stra come  essa  sia  iucompleta,  ove  non  si  combini  con  un  altro  principio  già  in- 
dicato dal  Dott.  YouDg,  e  dal  Mossotti  sviluppato. 

Passa  indi  a  parlare  della  dimostrazione  data  da  Newton  pel  valore  della  velo- 
cità di  propagazione  della  luce.  Uopo  aver  citato  le  obiezioni  fatte  dal  Bernoulii, 
«la  Cramer,  da  Ligrangc  a  questa  dimostrazione,  osserva  come  il  Lagrange  ri- 
credutosi in  seguito  generalizzò  la  dimostrazione  di  New  ton,  lasciando  però  sem- 
pre sussistere  qualche  diflìcollà  rispetto  al  modo  di  spiegare  come  il  suono  s'e- 
stingua, tostoché  il  corpo  sonoro  cessa  di  vibrare.  Ed  egli  fa  vedere  come  assu- 
mendo che  i  luoghi  d'una  molecola  vibrante  siano  rappresentati  dalle  proiezioni 
del  punto  generatore  della  cicloide  sulla  direttrice  cade  l' anzidetta  dilTicolta, 
perchè  in  questa  ipotesi  le  velocità  e  le  forze  acccleratrici  alla  line  di  ciascuna 
vibrazione  sono  sempre  nulle.  Qualunque  sia  poi  la  legge  di  vibrazione  del  corpo 
«onoro,  la  dimostrazione  del  prof.  Mossotti  è  sempre  applicabile,  decomponen- 
do il  moto  vibratorio  del  corpo  in  una  serie  di  movimenti  cicloidali. 
La  terza  sua  riflcssiouc  verte  sul  modo  di  spiegare  il  curioso  fenomeno  che 


—  1060  — 

due  porzioni  di  due  raggi  polarizzali  ad  angolo  retto  provenienti  da  una  stessa 
oris(inc  sono  capaci  d' interferire.  Questa  diflìcoltà  è  da  lui  risoluta  introducen- 
do il  principio  d'una  estrema  variabilità  nella  composizione  del  raggio  di  luce  na- 
tiu-ale,  e  quello  della  iuc^npacità  dell'occhio  a  distinguere  discordanze  e  concor- 
danze clic  durano  soltanto  per  tempuscoli  minori  d'  un  lillionesimo  di  secondo. 

L'ultima  di  lui  rillessione  è  illustrativa  d'  un  cenno  dato  dal  Dott.  Young  sulla 
spiegazione  degli  archi  soprantmierari  dell'Iride;  questi  ardii  sono  vere  frange 
che  si  scorgono  ne'  rari  casi ,  in  cui  le  gocce  d' acqua  cadenti  vengono  ad  esser 
tutte  d'uno  stesso  diametro. 

Questa  comunicazione  eseguita  dai  ringraziamenti  del  Presidente. 

Sorge  poscia  il  cav.  Melloni  a  leggere  una  sua  Memoria  che  porta  il  titolo 
«  Ossetxazioni  inlorno  a  cerli  fenomeni  di  direzione  che  si  manifestano  in  ahuni 
«  Vtdcani  a  doppio  recinlo  » . 

Partendo  egli  dal  fatto  dell'esistenza  di  que'vasti  recinti  che  si  scorgono  in- 
torno ad  alcuni  vulcani  in  guisa  d'antiteatri  o  circhi  composti  di  hasalle,  di  tra- 
chile.di  conglomerati,  ed  altre  rocce  dolcemente  inclinate  all'esterno  ed  interna- 
mente ripide  e  scoscese ,  le  quali  accennano  un'origine  di  molto  anteriore  a  quel  - 
la  delle  materie  vulcaniche  eruttate  dal  cono  centrale ,  l'autore  richiama  l'atten- 
zione dei  Fisici  e  dei  Geologi  sullo  slato  più  o  men  perfetto  di  conservazione  di 
questi  grandi  recinti ,  le  cui  pareti  non  variano  solamente  in  altezza  come  nel 
cono  centrale,  ma  sono  interamente  abbattute  e  distrutte  da  un  lato.  l'er  alcu- 
ni che  ve  ne  sono  quasi  perfettamente  interi,  tutti  gli  altri  presentano  la  metà 
o  il  terzo  soltanto  del  loro  perimetro;  e  mentre  nel  primo  caso  l'azione  vulca- 
nica centrale  è  debolissima ,  o  del  tutto  spenta ,  nel  secondo  invece  essa  è  nella 
massima  attività,  ed  offre  soltanto  fasi  o  periodi  più  o  men  lunghi  di  calma  e  di 
somma  violenza. 

L'autore  assegna  per  epoca  ai  succitati  scoscendimenti  uno  di  questi  ultimi 
periodi  di  somma  energia  succeduto  ad  uno  di  calma,  innanzi  al  quale  le  forze 
interne  del  globo  aveano  prodotto  i  grandi  circhi  anzidetti  ;  e  spiega  le  cagioni  e 
il  modo  di  siffatta  ruina  colla  seguente  teoria.  In  detta  epoca  di  massima  atti- 
vità in  cui  pare  evidente  che  siasi  stabilita  una  libera  comunicazione  tra  l'aper- 
tura esterna  ed  il  focolare  delle  azioni  vulcaniche ,  che  tutto  induce  a  credere 


I 


—  IO()l  — 

^i^iellenli  a  gran  |>roft;ndità ,  i  lltiidi  clastici  imI  allri  corpi  parliti  dalle  viscere 
della  terra  ,  ove  la  celerilà  della  rotazione  diurna  è  debole  siiinjieranno  alla  su- 
perficie con  un  movimento  di  traslazione  laterale  minore  di  quello  onde  sono 
animati  gli  orli  del  cratere  :  e  la  parete  che  per  virtù  di  siOalto  movimento  si  va 
accostando  all'asse  vulcanico,  supposto  per  un  istante  immobile  nello  spazio, 
cioè  la  parete  volta  all'occidente  premerà  le  materie  ascendenti  con  la  dill'eren/a 
delle  (lue  velocità,  e  patirà  (|uindi  una  reazione  diretta  dall'  interno  all'esterno, 
che  airivando  a  certi  limiti  produrrà  la  i ovina  del  lato  occidentale  del  cratere. 
Osserva  egli  per  altro  che  sebbene  il  punto  situato  sulla  linea  condotta  dal  cen- 
tro del  vulcano  al  centro  dell'  arco  occidentale  del  cratere  ,  sia  quello  ove  lia 
luogo  la  massima  pressione  o  tendenza  allalterraniento,  non  s(!  ne  dee  perciò 
arguire  che  1'  clletlo  massimo  seguirà  precisamente  questa  direzione,  perché 
siccome  la  resistenza  può  variare  dall'  uno  all'altro  lato  del  cratere,  cosi  l'efli- 
cacia  dello  sforzo,  non  produrrà  sempre  il  massimo  effetto  nel  luogo  di  mas- 
sima pressione. 

Mentre  appoggia  con  i  fatti  la  propria  teorica  ,  trae  egli  partito  dalla  surrife- 
rita osservazione  per  spiegare  le  anomalie  che  parrebbero  presentare  a  siffatta 
legge  alcuni  fra  i  vulcani  esistenti  a  doppio  recinto,  in  cui  la  linea  condotta  dal 
centro  alla  metà  della  breccia  non  e  diretta  all'ovest  rigorosamente.  Le  diver- 
genze poi  maggiori  offerte  dalle  brecce  dell'  Etna  e  del  Picco  di  Teneriffa  sono 
da  lui  attribuite  agli  avTallamcnti  della  corteccia  terrestre  anunessa  da  tutti  i 
Geologi  odierni  segnatamente  presso  le  grandi  montagne  vulcaniche  come  le  suc- 
citate. 

Tra  le  altre  idee  che  espone  l'autore  appoggiate  dai  liitti  in  conferma  della  sua 
legge  generale,  v'ha  il  modo  di  determinare  matematicamente  la  forza,  cui  at- 
tribuisce i  diroccamenti  più  volte  nominati ,  provenienti  dalla  differenza  delle 
velocità  di  rotazione  del  focolare  vulcanico  e  della  superficie  terrestre,  nel  sup- 
posto che  tutti  i  focolari  donde  traggono  origine  le  forze  produttrici  delle  gran- 
dì  eruzioni  vulcaniche  si  trovino  alla  superficie  d'una  sfera  concentrica  alla  su- 
perficie terrestre,  opinione  che  non  manca  di  difensori  fra  i  Geologi.  Ne  desu- 
me la  legge  evidente  di  decrescimento  di  detta  forza  dall'equatore  andando  ver- 
so i  poli;  e  raccomanda  lo  studio  comparato  dei  crateri  vulcanici  conosciuti  a 

134 


—  10C2  — 

tulle  le  diverse  latitudini  non  solo  per  la  verificazione  completa  della  sua  legge 
generale,  quanto  per  quella  dell'opinione  che  i  centri  d'azione  di  tutti  i  vulcani 
siano  alla  mi-desiiiia  distanza  dalia  suporficie  della  (erra. 

Concludo  filialmente  il  suo  lavoro  traendo  argomento  in  favore  del  suo  prin- 
cipio anche  dalla  regolarità  dei  circhi  vulcanici  su  molte  montagne  della  Luna , 
e  dalla  posizione  centrale  de'  loro  crateri  d'eruzione ,  le  quali  circostanze  attesa 
la  somma  lentezza  del  moto  di  rotazione  del  nostro  satellite  confermano  la  teo- 
ria che  difatti  a  tale  lentezza  le  vorrehhe  attribuire. 

Terminata  siDlitta  lettura,  l'Astronomo  signor  Capocci ,  commentando  la  fi- 
nezza delle  osservazioni  e  delle  vedute  del  Cav.  Melloni,  non  concorda  per  altro 
con  lui  suir  indicata  causa  de' guasti  de' recinti  dei  crateri,  citando  esempì  di 
rovine  che  si  veggono  ne'  medesimi  al  Nord  ed  al  Sud.  Egli  per  lo  contrario  gli 
vuole  attribuire  alle  piccole  eruzioni  secondarie,  le  quali  si  fanno  strada  a  tra- 
verso le  fenditure  laterali  e  alle  soluzioni  di  contìnuiti'i  che  si  riscontrano  sul 
dorso  di  molli  vulcani.  E  nemmeno  gli  accorda  la  regolarità  dei  cerchi  dei  cra- 
teri lunari ,  citando  quelli  di  Gassendi  e  di  Maurolico  ,  che  mostrano  segni  di 
guasti  sensibili  dal  Nord  al  Sud  ,  ed  altri  in  queste  o  diverse  direzioni. 

Replica  il  Cav.  Melloni  di  non  negare  la  possibilità  delle  cagioni  allegale  dal 
preopinante,  le  quali  se  in  certi  casi  agiscono,  e  specialmente  nelle  eruzioni  e 
nei  crateri  minori,  sostiene  per  altro  la  preponderanza  della  causa  da  lui  messa 
in  campo  pei  diroccamenti  che  avvengono  nelle  grandi  eruzioni ,  e  nei  crateri 
maggiori. 

Qui  il  Presidente  crede  doversi  sospendere  la  discussione  ,  imperocché  l' a- 
dunanza  già  trascorse  al  suo  fine. 

1!  Presidente  —  Ku\>t.esco  Oiiioi.i 

Giovanni  Maria  Lavagna 
I  Segretari  {  Giacomo  Maria  Paci 
Federico  Napoli 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  2  OTTOBRE  1845 
•«• 


JLbtto  ed  approvato  il  verbale  della  precedente  adunanza  ,  il  sig.  Daxelhofcr 
si  fa  a  leggere  a  nome  del  doli.  Carlo  Jlayor  figlio,  la  descrizione  d'  un  appa- 
rato di  salvamento  pei  naufraghi ,  il  quale  consiste  principalmente  in  un  sacco 
di  tela  impermeabile  da  includervi  le  vesti  e  attaccarsi  al  collo  ,  tenendolo  du- 
rante il  nuoto  sotto  la  persona  ad  oggetto  dì  farla  galleggiare  —  In  questo  appa- 
recchio riscontra  vari  inconvenienti  il  conte  Beffa  :  e  il  sig.  Daxelhofer  richiede 
del  suo  giudizio  una  Commissione,  che  il  Presidente  non  e  disposto  ad  accor- 
dare, se  non  che  per  riferire  se  l'esperimento  veramente  riesca. 

Indi  il  prof.  Bagona-Scinù  presenta  un  apparato  per  eseguire  una  sua  espe- 
rienza ,  nella  quale  s' ottiene  la  rotazione  dell'  ago  magnetico  mediante  1'  elet- 
tricità ordinaria.  Esso  consiste  in  un  zoccolo  circolare  di  legno  posto  su  tre  pie- 
di isolanti,  su  cui  elevasi  un'asta  di  rame  terminata  in  punta  acutissima.  Va 
grosso  filo  cilindrico  di  rame  trovasi  nel  medesimo  piano  orizzontale  dell' estre- 
mo superiore  della  punta  anzidetta,  ed  è  sostenuto  da  tre  piedi  di  rame  pian- 
tati nella  circonferenza  della  base  di  legno.  Un  secondo  filo  di  rame  mette  in 
comunicazione  le  tre  colonnette  metalliche  che  sorreggono  il  circolo  superiore. 


—  1065  — 

Collocando  sulla  punla  centralo  un  ago  d'acciaio  a  losanga  fortemente  magne- 
tizzalo ,  osservasi ,  che  essendo  l' asta  metallica  in  comunicazione  col  condut- 
tore della  macchina  elettrica,  e  il  circoletto  superiore  col  suolo,  girando  velo- 
cemente il  disco  della  macchina  gira  l'ago  celeramente  ;  la  direzione  del  moto 
rotatorio  è  da  nord  ad  ovest  per  1"  estremità  australe  dell'ago.  Invertendo  le  co- 
municazioni ,  mettendo  cioè  il  circoletto  esteriore  in  relazione  col  conduttore 
della  macchina ,  e  l' asta  centrale  col  suolo ,  la  rotazione  dell'  ago  magnetico  av- 
viene in  verso  contrario,  cioè  da  nord  ad  est.  Egli  avea  sulle  prime  collocato 
alcune  punte  nella  circonferenza  interna  del  filo  di  rame  superiore  ;  ma  senza 
le  punte  si  ottiene  un  effetto  maggiore.  11  fenomeno  non  avviene  facendo  uso 
di  aghi  non  magnetici  ;  il  che  prova  come  essa  dipenda  dall'  azione  combinala 
dell'  elettricità  e  del  magnetismo  ,  cosa  d'  altronde  accennala  dal  cambiamento 
di  direzione  nel  moto  rotatorio  per  l' inversione  delle  comunicazioni.  Annun- 
zia inoltre  d'  avere  eseguito  questo  esperimento  nel  Gabinetto  Reale  di  Fisica 
in  presenza  dc'professori  Uè  La  Rive,  IJelli,  Matteucci,  Botto  e  Paci,  e  crede  che 
esso  appartenga  ad  un  nuovo  genere  di  fatti  di  cui  non  sa  dare  la  spiegazione.  Ci- 
ta in  proposito  un  esperimento  del  sig.  de  Miranda  ,  il  quale  ad  un  ago  ma- 
gnetizzato in  equilibrio  su  d'una  punta  isolata  accostando  la  palla  d'una  boccia  di 
Leyden ,  la  cui  interna  armatura  comunicava  col  conduttore  della  macchina 
elettrica  ,  e  l'armatura  esterna  col  suolo,  caricando  la  boccia  ottenne  nell'ago 
un  moto  di  rotazione  da  nord  ad  o\est. 

Indi  il  prof.  Palmieri  conumica  i  primi  saggi  d' alcune  sue  ricerche  tendenti 
a  determinare  la  varia  conducibilità  dei  corpi  peri'  elettrico,  e  a  fornire  i  mez- 
zi per  conoscere  la  purezza  de'  metalli  e  d'  alcune  altre  sostanze  ,  giovandosi 
delle  correnti  indotte  dal  magnetismo  del  globo.  Egli  dopo  aver  brevemente 
ricordati  i  metodi  da  altri  tenuti  per  la  determinazione  delle  conducibilità  ,  fa 
conoscere  come  le  correnti  telluro-elettriche  siano  le  più  costanti  di  tulle  ,  e 
tali  però  da  essere  di  preferenza  adoperate  anche  per  vedere  se  le  correnti 
istantanee  si  comportano  attravei'so  i  cor|)i  nello  stesso  modo  delle  correnti 
continue.  Il  prof.  Palmieri  trova  che  la  conducibilità  d'uno  stesso  filo  varia 
principalmente  per  la  teuiporatina,  jum-  la  tensione  ,  e  per  la  diversa  disposi- 
zione molecolare,  ma  tulle  queste  variazioni  tengonsi  tra  limili  mollo  angusti , 


—  1065  — 

tranne  il  faso  di  temporalurc  molto  alte  non  ancora  soltopostn  a  prova.  So  per 
altro  ad  un  (ilo  per  es.  d'  argento  puro  se  ne  sostituisca  uno  die  ahliìa  pochi 
millesimi  di  lc$(a,  la  conducibilità  tosto  varia  d'una  (piantila  sensibile:  donde 
egli  desume  l' idea  d'  applicare  le  correnti  teiluro-elettriche  per  sagRiarc  i  me- 
talli preziosi  in  modo  molto  spedito.  Finalmente  ricordando  uno  strumento 
idealo  dal  Rousseau  per  dislinpuerc  1"  olio  d'oliva  puro  da  quello  alterato  con 
olio  di  semi,  trova  che  silTatto  strumento,  obliato  per  la  sua  inesattezza,  po- 
trebbe perdere  i  suoi  difetti  e  venire  utilmente  in  uso,  se  invece  d'adoperare 
le  pile  a  secco  si  ricorresse  alle  correnti  d'induzione  della  terra. 

Legge  in  seguito  il  prof.  Matteucci  il  rapporto  della  Commissione  stabilita 
per  giudicare  la  Memoria  che  concorre  al  premio  proposto  dal  sig.  Marchese 
Pallavicino  nel  Congresso  di  Milano  sul  miglior  motore  applicabile  alle  strade 
ferrate,  che  testualmente  si  riferisce  in  seguilo. 

Si  fa  Egli  inoltre  ad  esporre  alcuni  suoi  esperimenti  tentati  onde  spiegare  la 
conducibilità  della  terra,  e  decidere  se  la  terra  conduca  la  corrente  alla  manie- 
ra ordinaria ,  ojjpure  agisca  come  serbatoio  universale.  Le  esperienze  di  cui  par- 
la il  cav.  Matteucci  mirano  a  provare  1'  esistenza  delle  correnti  derivate.  Le 
due  estremità  del  galvanometro  sono  immerse  in  due  pozzi  intermedi  ai  pozzi 
estremi  in  cui  pescano  le  estremità  del  (ilo  percorso  dalla  corrente  principale  : 
ed  ha  trovato  che  l'intensità  delle  correnti  ottenute  col  galvanometro  cresceva, 
crescendo  la  distanza  fra  le  due  lamine  intermedie  :  e  questa  è  appunto  la  legge 
delle  correnti  derivate.  La  dire/ione  poi  di  queste  correnti  è  stata  da  lui  trova- 
la concorde  con  quella  che  s'  attendeva.  Oltre  a  ciò  si  è  proposto  la  quistione  in 
rapporto  della  telegraDa  elettrica ,  se  cioè  sia  possibile  far  comunicare  tra  loro 
due  luoghi ,  tra  quali  sia  interposto  un  lungo  tratto  di  mare  ,  e  sperimentò  nel 
(lume  Arno,  se  la  corrente  passi  per  un  sol  Glo  non  rivestito  di  materie  isolanti 
immerso  nell'onde,  e  n'ebbe  un  risultato  affermativo.  Attesa  la  brevità  del 
tratto  d'acqua  cosi  valicata,  riconosce  e^'li  non  \alere  il  suo  esperimento  d'as- 
soluta prova  rispetto  ai  lunghissimi  tratti  di  mare,  anche  prescindendo  dagli  al- 
tri numerosi  ostacoli  che  sarebbero  a  vincersi  per  sostenere  il  fdo  ec.  ec. 

Il  medesimo  prof.  Matteucci  presenta  una  sua  speciale  modiOcazione  del  tele- 
grafo elettrico  ,  che  ha  cercalo  di  rendere  il  più  semplice  possibile ,  riunendo 


—  1066  — 

in  un  solo  apparecchio  il  telegrafo  propriamente  detto  ,  il  congegno  per  dare 
r  allarme,  e  per  scrivere.  L' apparecchio  agisco  a  circuito  coslantemenlo  cliiiiso 
formalo  da  un  sol  filo  e  dalla  terra.  Il  segnale  ha  luogo  quando  s' interrompe 
il  circuito ,  od  olTre  il  pregio  d'  avvisare  di  detta  interruzione  coli'  allarme  che 
suona. 

Il  prof.  Majocchi  crede  di  scorgere  una  forte  analogia  tra  il  riferito  telegra- 
fo, ed  uno  descritto  in  Inghilterra  e  riportato  ne'  suoi  Annali.  E  il  prof.  Mat- 
teucci  inteso  che  si  trattava  del  telegrafo  di  Bain,  fa  rilevare  tutte  le  differenze 
che  hanno  luogo  tra  questo  ed  il  suo. 

Intorno  poi  alla  prima  esperienza  surriferita  del  cav.  Matleucci,  dubita  il  prof. 
Majocchi  se  dessa  veramente  provi  la  circolazione  dell'  elettrico  attraverso  la 
terra  :  sostenendo  egli  che  la  corrente  riscontrata  nel  galvanometro  interposto 
nel  tratto  di  terra  che  fa  parte  del  circuito  sia  benissimo  spiegabile  colla  secon- 
da ipotesi  che  abbiamo  detto  ;  bastando  il  supporre  che  1'  elettrico  s' irradi  a 
grandi  distanze  tanto  all'  entrare  che  all'  uscire  dal  filo.  Oppone  il  prof.  Mos- 
sotti  che  la  corrente  di  derivazione  è  sicuro  indizio  dell'  esistenza  della  corrente 
principale  :  ed  aggiunge  il  prof.  Matteucci ,  che  siccome  la  corrente  di  cui  si  è 
parlato  avviene  anche  nel  mezzo  del  tratto  di  terra ,  se  la  volessimo  spiegare 
giusta  le  idee  del  prof.  Majocchi,  si  cadrebbe  anche  in  questo  caso  in  una  circo- 
lazione dell'  elettrico  a  traverso  la  terra. 

Dopo  la  breve  discussione  il  prof.  Majocchi  presenta  una  medaglia  indorata 
a  matto  dai  signori  prof.  Giorgi,  Barsocchini  e  Puccetti  di  Lucca  con  un  pro- 
cesso elettro-chimico  da  essi  rettificato. 

n  sig.  Baponsoli  presenta  pure  uno  strumento  di  sua  invenzione,  da  lui  chia- 
mato Telemetro ,  atto  a  misurare  mediante  la  triangolazione  qualunque  distanza 
inaccessibile  da  un  sol  punto  di  stazione  —  Fa  rilletlcre  il  sig.  Pcters  non  po- 
tersi ottenere  con  questo  strumento  che  resultati  approssimativi  ,  perchè  co- 
strutto su  d' una  piccola  scala  —  Ed  il  maggiore  Scarambone  cita  tra  gli  altri 
analoghi  strumenti  il  Telegromelro  del  Capitano  Bifezza  di  recente  invenzione, 
col  quale  si  ottengono  resultati  esattissimi. 

Finalmente  il  prof.  Ricci  leggo  una  Memoria  relativa  ad  un  suo  strumento 
che  presenta  alla  Sezione,  cUiiimato  l'neumalometro ,  celie  vuol  sostituire  al 


—  10C7  — 

barometro  per  la  misura  delle  altezze  de'  monti.  Consiste  esso  in  un  tubo  oriz- 
zontale di  cristallo  chiuso  ermeticamente  negli  estremi  con  due  chiavi  d'acciaio. 
Introdottavi  piccola  quantità  di  mercurio  s' aprono  le  chiavi  nella  più  bassa  sta- 
zione; e  siccome  la  colonna  metallica  resta  egualmente  premuta  da  ambi  i  lati 
il  lii|uido  si  Tn  immobile.  Chiuse  le  chiavi  s'  ascende  al  sito  di  cui  vuoisi  rile- 
vare r  elevazione,  ed  ivi  si  apre  una  sola  chiave.  Or  siccome  1'  aria  più  rarefat- 
ta della  stazione  elevata  sviluppa  nel  braccio  aperto  un'  elasticità  e  quindi  una 
pressione  minore  di  quella  dell'aria  rinchiusa  nel  braccio  opposto,  che  è  appun- 
to r  aria  della  bassa  stazione  ,  la  colonna  mercuriale  dee  muoversi  per  la  diffe- 
renza delle  due  forze  elastiche,  e  di  una  quantità  proporzionale  a  questa  difle- 
renz.T.  Notala  tale  differenza  di  elasticità  e  quindi  di  densitii  e  peso  da  una  scala 
graduata  munita  di  nonio,  se  ne  può  facilmente  desumere  la  richiesta  altezza. 
Osservato  l' istrumento  da  alcuni  membri ,  il  Presidente  dichiara  sciolta  1'  a- 
dunanza. 

Il  vice-Presidente  —  Cav.  Ottaviano  Fabrizio  Mossotti 

GiovAN.M  Maria  Lavao.na 
1  Segretari  {  Giacomo  Maria  Paci 
Federico  Napoli 


ADUNANZA 


DEL  GIORNO  3  OTTOBRE  184o 


Uopo  la  lettura  e  l'approvazione  del  processo  verbale  della  precedente  adunan- 
za l'Astronomo  sig.  Capocci  ricorda  che  sino  dal  1830  lia  egli  costruito  uno 
Scaffandro  in  forma  di  sacco  ad  evitare  i  naufragi ,  per  cui  ottenne  la  medaglia 
d' oro  dalla  Società  Francese  dei  Naufragi  ;  ma  tuttavia  confessa  che  il  suo  conge- 
gno non  soddisfa  in  pratica  pienamente  all'  intento,  come  quello  che  riesce  d'un 
peso  soverchiamente  incomodo,  e  di  spesa  non  lieve — Il  Presidente  osserva 
che  da  gran  tempo  si  è  pensato  a  questo  genere  d'  apparati  di  cui  si  hanno  molte 
e  varie  descrizioni;  ma  che  essi  mal  rispondono  allo  scopo,  perché  non  valgono 
a  resistere  all'impeto  dell'onde;  ed  il  Colonnello  Costa  cita  in  proposito  certe  ma- 
terasse galleggianti  proposte  in  Inghilterra. 

Indi  il  prof,  Vismara  fa  notare  che  l' esperienza  del  signor  Ragona-Scinà , 
di  cui  si  fé  cenno  nella  precedente  adunanza,  era  stata  già  da  esso  eseguita,  senza 
adoperare  un  particolare  apparecchio.  Egli  collocando  sopra  il  conduttore  di  una 
macchina  elettrica  un'asta  metallica  terminata  in  acutissima  punta,  su  cui  posa- 
va un  ago  magnetizzalo ,  stabilite  le  comunicazioni  e  girando  il  disco  della  mac- 


~  lOGO  — 

oliina  ottenne  l.i  rotazione  dell'  ago  ,  che  si  Ti  in  verso  opjiosto  ponenJo  l' asta 
sul  conduttore  die  raccoglie  l'elettricità  negativa. 

Si  dà  in  seguito  lettura  di  alcune  considerazioni  inviate  dal  cav.  Antinori , 
sul  modo  onde  dovrebbero  eseguirsi  le  osservazioni  meteorologiche  in  Italia  , 
adlnclié  si  potessero  dalle  medesime  ritrarre  i  iiiù  utili  risultali.  Vi  si  propone 
la  formazione  d'  una  modula  per  ser\ire  di  guida  a  tulli  gli  Osser\alorì  della  Pe- 
nisola, e  d'  un  vocabolario  meteorologico  per  1'  uniformità  del  linguaggio  —  Il 
Presidente  riguardando  utilissima  la  [iroposta  del  cav.  Antinori,  vorrebbe  che 
i  Meteorologisti  s'  uniformassero  per  (pianto  è  possibile  al  sistema  d'osservazio- 
ni praticato  in  Inghilterra.  Si  rallegra  in  veder  sorgere  Osservatori  meteorolo- 
gici in  Italia  diretti  da  uomini  di  gran  valore,  e  coglie  l' occasione  di  parlare  di 
quello  che  si  sta  ora  edificando  sul  Vesuvio  per  cura  del  cav.  Melloni  —  Insi- 
ste il  Colonnello  Costa  aflinche  i  metodi  sieno  uniformi  e  gli  strumenti  compa- 
rabili :  alla  quale  necessità  ,  osserva  l' Orioli ,  si  è  sempre  pensato  ;  e  rammenta 
come  il  cav.  Carlini  proponesse  al  Congresso  di  Lucca, clic  i  Fisici  si  provvedesse- 
ro di  strumenti  meteorologici  fabbricati  a  Milano,  e  confrontali  cogli  strumenti 
campioni,  che  per  di  lui  cura  si  sarebbero  trovati  neirOsser\alorio  di  Brera. 

L'Astronomo  signor  Capocci  accenna  il  sistema  d'osservazioni  del  Reale  Os- 
servatorio di  Cajiodiinoiile  ,  in  cui  oltre  alle  osservazioni  meteorologiche  e  ma- 
gnetiche ordinarie,  se  ne  fanno  anche  giornalmente  sulle  macchie  solari,  sulle 
stelle  cadenti,  e  sui  corpuscoli  opachi  che  ultimamente  ha  veduto  passare  din- 
nanzi al  Sole.  Gradirebbe  che  simili  osservazioni  si  facessero  pure  in  altri  luo- 
ghi ,  e  che  in  quelli  posti  in  riva  al  mare  si  osservassero  le  variazioni  del  li\ello 
marino,  come  si  pratica  da  altre  Nazioni.  Prende  da  ciò  occasione  di  mostrare 
un  suo  Marcotjrafo,  che  S.  M.  ha  ordinato  doversi  mettere  in  attività  in  tre  punti 
del  Regno,  cioè  in  Napoli,  sul  mare  Jonio,  e  sull'.Vdi'iatico. 

Sorge  poscia  il  prof.  Paci  a  dar  lettura  d'  una  sua  Memoria  intitolala  :  Osser- 
razioni  di  Meteorologia  elclirìca  siilli-  viiìcaniche  esalazioni,  in  cui  espone  le  ricerche 
da  lui  fatte  in  unione  del  sig.  Doineiiiio  de  Miranda  sui  vapori  che  esalano  dal- 
le fumaiolo  delle  stufe  di  S.  (iermaiio,  dalla  sorgente  termo-minerale  del  Tempio 
di  Serapide,  e  dalle  fumaiolo  della  Solfatara  e  del  Vesuvio,  i  quali  esaminati  dili- 
gentemente uoD  hanno  dato  alcuno  indizio  d'elettricità:  mentre  le  ricerche  isti- 

135 


—  1070  — 

luite  sul  gas  acido  carbonico  che  si  svolge  inccssantcnienle  dal  suolo  nella  fa- 
mosa grolla  del  Cane,  e  su  quello  che  si  sviluppa  dalla  Taniosa  rumota  vicina 
alle  stufe  di  S.  Germano,  hanno  dato  evidenti  segni  d'  un  forte  stato  elettri- 
co, poiché  l'elettroscopio  a  foglie  d'oro  ha  serbato  entro  il  gas  una  durevole 
divergenza  anche  privo  della  punta  assorbente. 

Trovandosi  in  detto  scritto  la  quistione  agitala  nel  Congresso  di  Firenze  tra 
il  prof.  Maltcucci  e  il  prof.  Orioli,  quest'  ultimo  si  fa  a  riassumerla  nuovamen- 
te, insìstendo  nella  sua  idea,  che  se  i  vapori  sorgenti  dall'  interno  della  terra  non 
mostrano  clcllricilii,  avviene  perché  ne  sono  stali  spogliati  dagli  strati  conduttori 
che  hanno  attraversalo  —  Spiega  il  caso  del  gas  acido  carbonico  che  si  svolge 
elettrizzalo  per  la  sua  permanenza  nello  slato  di  gas,  maggiore  di  quella  del  gas 
aqueo:  e  relativamente  alla  elettricità  che  accompagna  i  vapori  cita  in  esempio 
la  macchina  d'Armstrong.  —  Il  Dolt.  Peters  rammenta  un  fatto,  accaduto  nel- 
l'eruzione dell'  Etna  del  1843 ,  di  molte  persone  perite  per  effetto  manifesto  del- 
l' elettricit;'!  svolta  dal  vapore  che  si  sviluppò  dall'acqua  d'  un  torrente  in  cui  ir- 
ruppe la  lava  —  Osserva  il  prof.  Majoechi  non  esservi  identità  tra  i  fenomeni 
della  macchina  d'Armstrong,  e  quelli  dei  vapori  che  escono  dalla  terra  :  imperoc- 
ché nei  primi  lo  sviluppo  dell'  clettricii.'i  secondo  Faraday  nasce  dall' allrito  dei 
vapori  contro  i  tubi  della  macchina,  mentre  nei  secondi  é  dovuto  ad  azioni  chi- 
miche. Il  prof.  Orioli  risponde:  1.»  che  non  tutti  convengono  nell'  attribuire  al- 
l'attrito i  fenomeni  d'Armstrong  :  2.°  che  poi  le  differenze  tra  i  falli  Osici  e  chimici 
vanno  sempre  più  a  diminuire  :  che  entrambe  le  categorie  sono  fenomeni  d'azio- 
ne molecolare  ;  e  mentre  per  fatti  assolutamente  chimici  s'intendono  quelli  in  cui 
avviene  un  mutamento  nella  composizione  de'  corpi,  questo  mutamento  può  es- 
sere d' altronde  si  tenue  da  non  potersi  riconoscere,  e  dirsi  fisico  il  fallo;  mentre 
poi  la  benché  menoma  mutazione  avvenuta  può  dare  occasione  a  grande  svolgi- 
mento d'  elettricità  ,  come  facea  osservare  lo  stesso  Faraday  —  Il  Prof.  Palmieri 
assentendo  all'  idee  dell'Orioli ,  distingue  il  caso  in  cui  la  sostanza  gassosa  sia  il 
prodotto  d'un' azione  chimica  determinata,  come  l'acido  carbonico,  nel  qual 
caso  dee  mostrarsi  l' elettrico ,  da  quello  nel  quale  abbiansi  azioni  chimiche  com- 
plesse ,  come  nella  formazione  dei  vapori  vulcanici ,  ove  l' elettricità  può  neu- 
tralizzarsi pel  concorso  delle  azioni  stesse  —  Il  prof.  Zambra  osserva  come  sa- 


1 


—  1071  — 

rebbo  utile  esplorare  lo  stalo  delie  esalazioni  a  vario  distanze  dal  suolo  ,  im- 
perocché può  avvenire  che  quanto  più  s"  innalzano,  tanta  maggior  tensione  ac- 
quisti r  elettrico  alla  loro  supcrlìcie  ;  e  il  prof.  Paci  risponde  che  ciò  fu  fatto 
non  solo  per  lo  stato  elettrico,  ma  ancora  per  la  temperatura. 

Indi  il  sig.  De  Miranda  legge  una  esposizione  delle  osservazioni  meteorologi- 
che e  magnetiche  fatte  nel  Gabinetto  Fisico  di  S.  Maestà  negli  anni  lSi3,  1814, 
di  cui  egli  ha  formate  e  presentalo  le  tavole.  La  notizia  delle  operazioni  esegui- 
te onde  stabilire  la  posizioni;  del  Gabinetto,  del  modo  in  cui  sono  disposte  le  os- 
servazioni, dei  metodi  adoprali  per  lo  stabilimento  dei  magnetometri ,  e  d'  altre 
cose  diverse.  Chiede  in  Qne  ai  fisici  del  Congresso  a  quale  ora  del  giorno  dovreb- 
be darsi  la  preferenza ,  allorché  non  potesse  farsi  che  una  sola  osservazione. 

Da  una  discussione  che  s'agita  a  tal  riguardo  tra  i  signori  Orioli,  Petcrs  ,  Ca- 
pocci ,  Chrctien ,  resulta  non  potersi  additare  un'  ora  del  giorno  che  abbia  la 
medesima  convenienza  per  tulli  gli  strumenti:  e  il  cav.  Melloni  riflette  che  per 
ottenerci  migliori  resultati  sarebbe  necessario  fornirsi  di  termometri,  barome- 
tri ed  igrometri,  quali  si  sono  di  recente  costruiti  in  Inghilterra,  che  seguono 
graficamente  d'ora  in  ora  le  varie  fasi  del  loro  andamento.  Il  prof.  Majocchi 
desidera  che  si  pubblichi  una  modula  di  cui  vorrebbe  affidata  la  composizione 
al  cav.  Melloni;  la  quale  dopoché  sarà  di.scussa  al  Congresso  di  Genova,  dovrà 
servire  di  norma  a  lutti  gli  Osservatori  d'Italia.  Il  Presidente  osserva  che  finora 
si  sono  incaricale  indarno  per  lavori  di  simil  genere  varie  commissioni;  e  cre- 
de che  in  fatto  d"  osservazioni  meteorologiche  dovrebbe  imitarsi  ciò  che  si  fa  in 
Inghilterra.  Annunzia  che  il  sig.  Pentland,  il  quale  viene  da  un  Congresso  in- 
glese, potrebbe  dare  le  più  utili  notizie  sulle  discussioni  che  a  tal  riguardo  han- 
no avuto  luogo  in  quella  riunione  di  dotti;  nulladimeno  accorda  volentieri  che 
il  cav.  Melloni  si  occupi  della  composizione  della  modula  succitata  .  e  ne  spera 
la  migliore  riuscita. 

Indi  il  sig.  Tripaldi  legge  un  suo  scritto  intorno  all'  Atmosferohfjia  :  e  dopo 
lui  il  sig.  Savini  presenta  uno  Scandarjlio  marittimo  per  misurare  la  profondità 
dell'acque.  Lo  strumento  consiste  in  una  palla  vuota  nell'emisfero  su})eriore, 
e  divisa  nell'  inferiore  in  due  parli,  cioè  in  un  segmento  e  in  una  calotta  mobi- 
le, la  cui  faccia  interna  è  convessa  e  tanto  discosta  da  un  diaframma  che  divi- 


—  1072  — 

de  i  due  emisferi  da  potei'  contenere  una  data  quantità  di  mercurio.  La  calotta 
mobile  chiude  perfettamente  la  sfera  che  scende  nell'  acqua  trascinala  dal  jieso 
del  mercurio;  ma  appena  tocca  il  fondo  lascia  fuggire  il  mercurio,  e  la  palla  ri- 
sale :  il  (em|:o  dell'ascensione  serve  a  valutare  la  profondità  deH' ac(iua —  Il 
cav.  Clirelien  e  il  prof.  Majocclii  osservano  che  vi  sono  altri  strumenti  dello 
stesso  genen;  l'ondati  sul  medesimo  princi()io ,  benché  non  alTallo  identici  ;  e 
tra  questi,  il  prof.  Melloni  cita  lo  scandaglio  presentalo  akimi  anni  sono  dal 
sig.  Paolo  Anania  de  Luca  alla  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Napoli. 

Infine  il  si},'nor  Lolaro  legiio  il  sunto  d'una  sua  Memoria  sopra  alcune  osser- 
ìa/ioui  meteorologiche  fatte  In  Ueggio  di  (lalabria  nei  Terremoli  dell'agosto 
1839;  e  trascorsa  l'ora  il  Presidente  scioglie  l'adunanza. 

Il  Presidente — Fiiaxcksco  Oitìoii 

ÌGiovANM  Maiiia  Lava(ì.\a 
Giacomo  .Mauia  Paci 
rEUEKico  Napoli 


\ 


ADUNANZA 

DEL  GIORNO  5  OTTOBRE  1845 


I 


JETTO  ed  npprovato  il  (ìrocesso  verbale  dell' antecedente  adunanza,  rc'lali\  amen- 
te  alla  memoria  letta  nella  medesima  dal  prof.  Paci,  il  cav.  Melloni  propone  di 
estendere  le  esperienze  sulle  mofete  ammoniacali,  su  quelle  dell'  isola  d'Iscliia  , 
e  sui  gas.  Rispetto  poi  alla  discussione  promossa  dal  sig.  De  Miranda,  il  cava- 
lier  Matteucei  propone  il  lermometrografo  di  Breguet ,  e  il  prof.  Majocclii  ag- 
giunge che  il  Gabinetto  di  Fisica  dell'  I.  R.  Liceo  di  S.  Alessandro  in  Milano 
possiede  un  barometro  e  un  termometro  orari  di  recente  inventati  dal  sig.  Kreil 
di  Praga  ,  Direttore  di  queir  Ossenatorio  Astronomico ,  e  in  prima  addetto  alla 
Specola  di  Milano.  Annunzia  inoltre ,  clie  all'  Osservatorio  Meteorologico  del 
luddetlo  Liceo  di  S.  Alessandro  sono  in  atti>ità  da  parecchi  anni  un  anemosco- 
pio  ,  un  anemometro,  ed  un  pluviometro  orarli;  il  primo  e  l'ultimo  de' quali 
danno  con  molta  cs;ittezza  e  precisione  le  loro  indicazioni  per  li  ore  successi- 
ve, durante  l'assenza  dell'osservatore. 

Terminata  la  breve  discussione  che  si  riferisce  alle  materie  trattale  nella  pre- 
cedente adunanza,  il  prof.  cav.  Botto  annunzia  per  organo  del  prof.  Paci  d'aver 
conseguila  una  dimostrazione  sperimentale  della  formula  da  lui  adottata,  espri- 


—  107-1  — 

monlc  r intensiti  galvanometrica  della  corrente  idroelettrica,  considerando  se- 
paratamente ì  diversi  elementi  che  entrano  in  tale  espressione ,  riguardanti  : 
1.°nnnuenza  del  numero  delle  coppie;  2. "quella  delle  superficie;  3."quella  della 
quantiU'i  d'azione  elettrolitica;  4. "infine  ([uella  della  iialiira  di  silTatta  a/.ione.  l'4»li 
trovò  die  a  quesf  ultima  soltanto  corrisponde  un  coefiicieiite  specifico. 

Si  dà  in  seguito  notizia  delle  principali  esperienze  sulla  forza  elettromotrice 
della  terra  eseguite  dal  prof.  Luigi  Magrini  ,  mediante  1'  apparato  fatto  co- 
struire dalla  città  di  Milano  in  occasione  del  sesto  Congresso  Scientifico ,  e  de- 
scritte in  una  Memoria  ,  di  cui  si  omette  l'estratto  perclié  verrà  stampata  per 
intero  in  questi  Atti. 

Poscia  ring.  prof.  V.  A.  Rossi  comunica  sommariamente  alcune  sue  investi- 
gazioni Sulle  super/icie  anulari.  Espone  come  esse  tutte  vanno  classificate  in 
undici  classi  distinte,  secondo  che  variano  di  natura  le  cose  che  dirigono  il  mo- 
vimento della  circonferenza  generatrice  ,  e  quelle  che  ne  determinano  in  ogni 
istante  la  posizione  :  e  sono 

1."  A  rette  direttrici,  e  conoidale determinatrice. 
2."  A  retta  direttrice,  e  piano  determinatore. 

3."  A  cilindro  direttore,  e  superficie  rigata  a  piano  direttore  determina- 
trice. 

4."  A  cilindro  direttore,  e  piano  determinatore. 

5."  A  cono  direttore,  e  superficie  rigata  a  cono  direttore  determinatrice. 
6.°  A  cono  direttore ,  e  superficie  sviluppabile  a  lato  di  regresso  determi- 
natrice. 

7.°  A  cono  direttore,  e  cono  determinatore. 

8."  A  superficie  sviluppabile  a  lato  di  regresso  direttrice ,  e  superficie  riga- 
ta a  cono  direttore  determinatrice. 

9.°  A  superficie  sviluppabile  a  lato  di  regresso  direttrice,  e  superficie  svi- 
luppabile a  lato  di  regresso  determinatrice. 

10."  A  piano  direttore,  e  cilindro  determinatore. 
11."  A  piano  direttore,  e  piano  determinatore. 
Accenna  la  proprietà  comune  a  tutte  le  superficie  anulari ,  che  cioè  qualun- 
que di  esse  è  inviluppo  d'una  superficie  ad  elementi  retti,  ed  anunette  una  se- 


—  1075  — 

conda  criieratricc  Dclla  curva  carattcrislica  dello  inviluppo  :  e  clic  quosta  o  la 
Inviluppata  possono  con  $pcdi(oz7.a  costruirsi  —  Rivoltosi  indi  in  vista  delle  ap- 
plicazioni alla  ricerca  dell'espressione  analitica  di  ciascuna  classe  di  quelle  su- 
perficie ,  e  delle  corrispondenti  caratteristiche,  inviluppale,  e  superAcie  rigate 
ad  elementi  rcspeltivainenle  nonupli  a  quelli  dell' iuvilii|>pata,  perora  non  si  è 
dilun<,'ato  olire  le  superlieie  delle  tre  prime  riassi  —  La  es])ressione  analitica  fi- 
nita delle  superlieie  anulari  di  prima  classe  dà  immediatamente  una  proprietà 
per  cui  si  distinguono  da  tutte  le  altre ,  e  comprende  tre  funzioni  arbitrarie. 
Dalla  natura  delle  quali  si  deduce  essere  esse  di  lauti  generi  di  quante  diverse 
nature  sono  le  conoidali  a  direttrice  verticale  ,  e  generatrici  orizzontali;  quelle 
d'  un  medesimo  genere  essere  di  tante  specie  di  quante  diverse  nature  sono  le 
curve  tracciabili  sulla  conoidale  dcterminatrice  di  ciascun  genere;  e  quelle  d'una 
stessa  specie  essere  di  tante  > ariete  di  quante  diverse  nature  sono  altre  conoidali 
a  direttrice  verticale  e  generatrici  orizzontali,  ma  che  hanno  una  certa  relazio- 
ne con  quella  che  è  determinatricc  di  genere  —  Dalla  espressione  della  invilup- 
pata deduce  che  le  due  conoidali  del  genere  della  varietà  sono  inviluppate  par- 
ticolari della  superfìcie  ;  e  che  questa  ammette  anche  due  cilindri  retti  invilup- 
pati ad  elementi  paralleli  alla  retta  direttrice  della  superficie  ,  e  distanti  da  essa 
per  la  somma  o  la  dilTerenza  di  due  delle  tre  funzioni  arbitrarie  anzidette.  Pari- 
mcute  la  espressione  analitica  delle  superficie  di  seconda  classe  palesa  una  loro 
proprietà  caratteristica  che  le  dislingue  da  tutte  le  altre.  Ma  comprende  due  sole 
funzioni  arbitrarie  ,  dalla  cui  natura  si  deduce  esser  tutte  d'  un  sol  genere ,  ma 
ammettere  più  specie,  e  d'ogni  specie  più  varietà;  dipendenti  le  specie  dalle 
curve  di  diversa  natura  tracciabili  sul  piano  detcrminatore  della  superficie  ,  e 
le  varietà  dalla  diversa  natura  di  conoidali  a  direttrice  verticale  e  generatrici 
orizzontali  —  La  espressione  analitica  delle  superficie  anulari  di  terza  classe  im- 
plica quattro  funzioni  arbitrarie;  e  ne  deduce  una  relazione  tra  le  distanze  dei 
loro  punti  dalla  loro  conoidale  dcterminatrice,  dal  loro  cilindro  determinatore, 
e  da  un  cerfallro  cilindro  dipendente  da  questi ,  il  che  costituisce  una  proprietà 
caratteristica  dì  tutte  le  superficie  di  questa  classe.  Come  dall'esame  della  natu- 
ra delle  quattro  funzioni  arbitrarie  deduce  egli  essere  anche  queste  superficie , 
come  quelle  di  prima  classe ,  di  più  generi ,  quelle  di  ciascun  genere  di  più  spe- 


—  1076  — 

ci(> ,  0  quelle  di  ciascuna  specie  di  più  varietà;  ma  che  tutto  quelle  di  genere 
A  anno  classificate  in  pili  gruppi,  i  quali  sono  tanti  di  quante  varie  nature  sono 
lo  curve  direttrici  d'una  certa  superficie  rigata  generale  a  piano  direttore. 

Itintracriate  pariuienle  le  espressioni  generali  delle  carallcristiclie  per  ciascu- 
na di  quesl"  altre  due  classi ,  delle  rispettive  inviluppate ,  e  delle  superficie  riga- 
te ad  elementi  normali  a  quelli  delle  inviluppale,  ne  deduce  verità  analoghe  alle 
altre  accennate  per  le  superficie  di  prima  classe.  Tratta  inoltre  del  modo  di  de- 
terminare le  funzioni  arliitrario  comprese  nelle  anzidette  espressioni  analitiche  : 
ed  inlìne  rende  conto  de'  principali  resuKanicnli  ollonuli  applican(h)  lo  prece- 
denti generalità  ad  alcune  particolari  superficie  donde  ricava  varie  formule  im- 
portanti per  la  teorica  delle  strade. 

Sorge  quindi  il  capitano  signor  Luigi  Scaramboue  a  leggere  una  sua  Memoria 
Sulle  difese  nian/fiwc ^— Accennata  dall'autore  la  importanza  per  l'Italia  delle 
difese  marittime  atteso  il  grande  sviluppo  delle  sue  coste,  mostra  egli  come  il 
principal  mezzodì  difesa  marittima  siano  le  cast'ìiialle  a  prova.  Discorso  il  modo 
ili  preservarle  dai  tiri  diretti,  da  quelli  dì  cannoniera,  dal  fumo  e  dalla  demo- 
lizione delle  guance,  viene  a  trattare  il  punto  più  dilTicile,  di  determinare  cioè 
qual  configurazione  debba  darsi  alla  volta ,  e  le  dimensioni  più  convenienti  del- 
la medesima  :  e  osserva  che  appoggiandosi  sopra  alcuni  dati  .sperimentali,  la 
quislione  rientra  nel  domìnio  assoluto  delle  scienze  fisico-matematiche.  I  dati  di 
esperienze  raccolti  sono  i  seguenti  :  le  bombe  di  0"',  30  a  0'°,  35  tirate  sotto 
l'angolo  di  40°  alla  distanza  di  700  in  800  metri  fanno  sulla  cappa  della  volta 
un"  impressione  di  18  millimetri.  Una  bomba  di  0"',  60  e  del  peso  di  475  chilo- 
granmii  fa  un'impressione  di  45  millimelri.  Dalle  formule  del  calcolo  delle  pro- 
Iwhililà  ha  dedotto  quanti  punti  d'  una  superficie  saranno  toccati  dalle  bombe 
in  una  scarica  di  un  dato  numero  di  bombe  lanciate  in  una  volta  di  una  data 
superficie,  ta  formula  di  cui  si  è  servito  è  la  seguente 


,,  —  r    ;i  — )-l    ,;)  — )■— '2'...(p  — r— 7  +  1; 
;.  ,//— Jjip— 2) (/)  — f/  +  l) 


in  cui  p  e  la  superficie  battuta  ,  r  il  numero  de'  punti  che  possono  esser  toccati, 


I 


—  1077  — 

(y  il  ininiiTo  di-lle  lionilx'  sc.iiilialc:  la  quale  (.'li  mostra  elio  per  toccare  :}0()0  pic- 
<li  ((uadrati  sopra  una  superlicit»  di  iJiO,  000  piedi  quadrali  con  (iOO  l)onil)e  siiiiul- 
taiieainente  scagliate,  la  probabilità  è  come  /  approssimativamente.  Dimostra  inol- 
tre analiticamente  che  la  forza  assoluta  di  percossa  d'una  bomba  sopra  una  volta 
il  cui  estradosso  è  circolare,  e  tutto  allo  stesso  livello,  sta  alla  forza  relativa  co- 
me il  sono  totale  al  seno  del  complemento  della  differenza  tra  1'  an(,'olo  di  eleva- 
zione del  mortaro,  e  quello  del  punto  da  percuotersi.  Ila  ilimoslrato  inoltre  , 
che  le  forze  respettive  di  percossa  didi\erse  bombe  di  vario  peso,  e  sopra  dif- 
ferenti punti  d'elevazione,  sono  tra  loro  in  ragion  com|K)sla  dei  pesi  delle  bom- 
be e  del  seno  dell'angolo  d'incidenza.  Da  questi  principi  deduce,  cbe  giova  di 
coprire  le  volte  clic  si  vogliono  a  prova  con  un  cor|)o  di  fabbrica  a  due  piani 
inclinati  cbe  facciano  nel  loro  spigolo  un  angolo  di  90."  Considerando  dipoi  co- 
me a  misura  che  le  tangenti  formano  un  angolo  acuto  colle  verticali ,  gli  angoli 
d'incidenza  sono  minori,  passa  ad  esaminare  le  curve  cbe  danno  minor  leva  e 
minori  angoli  d'incidenza  per  indagare  qxielle  cbe  più  resisteranno  all'urto,  e 
gli  è  facile  dedurne  cbe  la  volta  cilindrica  a  pieno  centro  è  da  preferirsi  a  tutte 
l'altn;.  Appoggiandosi  alla  Teoria  delle  volte  ordinarie  qual'è  sviluppala  da  Per- 
cy,  Fleury  ,  e  l'oncelel ,  e  alla  Teoria  del  Navier  sulle  leggi  alle  quali  sono  som- 
messe le  ampiezze  delle  vibrazioni  de' corpi,  considera  prima  la  volta  indipen- 
dente dai  piedritti.  E  dietro  i  dati  d'esperienze  per  cui  si  conosce  la  diminuzio- 
ne successiva  della  volta  a  cagione  degli  strati  cbe  vengono  tolti  dalle  successive 
cadute  delle  bombe;  e  dalla  probabilità  del  numero  di  esse  die  nel  più  accanito 
lionibardamcnto  possono  toccart;  uno  stesso  jmnto  del  coperto,  messo  a  calcolo 
il  tempo  del  bombardamento  medesimo,  ne  deduce  die  la  grossezza  delle  volte 
capaci  -di  resistere  ad  esso  non  può  esser  minore  di  due  metri ,  mentre  si  usa 
tuttora  di  limitarla  a  un  metro  come  praticava  Vauban  circa  due  secoli  Hi  in  cir- 
costanze tanto  diverse.  Finalmente  dalla  grossezza  della  volta  e  dalla  sua  lar- 
ghezza deduce  le  dimensioni  de' piedjitti  per  sorreggerla  av ulo  riguardo  alla 
scossa  dell'urto. 

Terminata  i|uesta  lettura  viene  arsa  pubblicamente  la  scheda  sigillata  conte- 
nente il  nome  dell'autore  della  Memoria  che  ha  concorso  al  premio  proposto  dal 
sig.  Marchese  Pallavicino  Su/  miglior  sistema  di  motore  appìicahile  alle  strade  ferrate. 

130 


—  1078  — 

Legge  in  seguilo  il  sig.  Epaminonda  Abate  una  sua  Memoria  sull' Aeronau- 
tica ;  nella  quale  osserva  come  tulli  i  tentativi  di  coloro  che  lian  cercalo  di  di- 
rigere gli  areostali  per  l'aria  sieuo  riesciti  vani,  perchè  lian  sempre  cercato  di 
applicarvi  i  motori  conosciuti ,  i  quali  por  essere  troppo  pesanti ,  o  di  loro  iia- 
tuiM,  o  per  il  meccanismo  necessario  a  sviluppare  la  loro  potenza,  non  posso- 
no utilmente  apjìlicarsi  alla  locomozione  aerea.  Perciò  essendosi  egli  fatto  a  cer- 
care una  novella  forza  più  leggiera  di  quelle  conosciute,  propone  l'aria  tonan- 
le,  la  quale  fa  rilevare  come  sia  leggierissima,  anzi  più  leggiera  dell'aria  stessa, 
e  di  una  forza  esplosiva  di  grande  energia.  Indi  passando  al  modo  d'ap|ilicnre 
questa  forza  onde  imprimere  all'  areostalo  un  movimento  in  una  data  dir(>zi(me 
progetta  di  fare  esplodere  successivamente  e  poco  alla  volta  quest'aria  tonante 
entro  apposito  recipiente  ;  le  quali  esplosioni  producendo  un  rinculo  nel  reci- 
piente stesso  l'obbligano  a  muoversi  nella  direzione  del  fondo.  Circa  poi  al  mo- 
do di  produrre  cosiffatte  esplosioni  propone  due  mezzi ,  uno  cioè  della  scintilla 
elettrica,  e  l'altro  di  urli  istantanei  e  successivi;  e  tanto  dell' un  modo  che  del- 
l'altro descrive  i  congegni  <;  presenta  gli  analoghi  disegni.  Propone  inoltre  va- 
rie modificazioni  da  f;irsi  alla  figura  dell' areostato,  ed  al  modo  d'unirvi  la  na- 
vicella :  concludendo  che  se  veruno  de'due  modi  da  esso  proposti  per  apjilicare 
il  suo  motore  non  fosse  conducente  allo  scopo  ,  egli  è  pago  bensì  d'avere  indi- 
cato la  forza,  che  a  suo  parere  può  sola  esser  valevole  per  la  na\igazione  aerea. 

Il  prof.  Piccola  Trudi  legge  una  nota  sull'eliminazione  fra  le  equazioni  alge- 
briche eseguita  per  mezzo  della  dilTerenziazione  e  iutegrazione.  A  quest'  elTetto 
proposte  m  equazioni  con  in+ 1  variabili ,  per  ricavarne  una  sola  equazione  fra 
due  sole  variabili,  le  differenzia  tutte  completamente,  e  separando  le  variabili 
ottiene  un'  equazione  differenziale  fra  due  variabili  nel  cui  integrale  completo 
trova  l'eliminata  che  si  cerca.  Annunzia;  1."  d'averne  dedotto  nel  modo  il  piti 
semplice  il  bel  teorema  di  Gauss  sulle  divisioni  del  cerchio  ;  2.  '  di  esser  giun- 
to a  definire  delle  relazioni  che  rendono  risolubili  equazioni  di  grado  superio- 
re al  4.";  3.°  chela  ricerca  stessa  abbia  pur  dato  luogo  ad  una  semplicissima  de- 
duzione della  maggior  parte  dei  difficili  teoremi  del  Poncelet  sui  poligoni  i.scrilli 
e  circoscritti  con  certe  condizioni  alle  sezioni  coniche  ;  4.  '  che  ne  ha  infine 
ricavato  le  relazioni  cercale  dall'  illustre  Jacohi  fra  i  delcrmiuanli  di  due  sezioni 


—  1079  — 

coiiicliL',  l'una  iscrillae  lallra  circoscrilta  a  un  lucdesiuio  poli};ono  irregolare, 
ed  otteouli  dal  prelodalo  analista  pel  solo  caso  «li  duo  cerchi.  Fa  osservare 
infine  !'  autore  che  la  dilTerenziazione  e  l' integrazione  possono  egualmente  aj»- 
pliftirsi  ad  eseguire  l'eliminazione  tra  equazioni  determinale ,  cioè  a  dire  il  ini 
numero  sia  eguale  a  quello  delle  variabili ,  le  quali  non  sono  allora  che  altret- 
tante incognite;  e  che  basta  a  quest'elletlo  <li  renderle  variabili  introducendo  a 
j)iaccre  una  variabile  qualunque ,  o  considerando  variabile  una  (piantila  costan- 
te per  restituire  le  cose  al  pristino  stato  do|)o eseguita  l'integrazione. 

In  seguito  il  cav.  prof.  Mossotti  comunica  una  sua  espressione  del  Termiiif 
generale  dell' eiptazione  del  centro  nel  seguente  articolo,  che  distribuisce  in  lito^ 
grafia  a  parecchi  membri  della  Sezione. 

(chiamando  *  l'anomalia  vera,  m  la  media,  l'espressione  generale  dell'equa- 
zione del  centro  può  mettersi  sotto  la  forma 


,'  =  " 

*■  —  H  :=  i         C,  seii .  qu 


essendo 


.  _.^.'   "  .^^"'»*'  acosiV  tji—"- /rX?-"-" 

'       ...  '■.-o  y. aTTTTTz  •  i . 2. . . . , ,/ - m  +  ;  ) \ij 

r2 (,,+i)\2)     ■  ' 


+  :^      2 


,-.l2 ((—'«)      1. 


Avvertendo  di  sostituire  l'unità  tanto  all'uno  che  all'altro  dei  due  prodotti 
delle  serie  dei  numeri  naturali  contenuti  nei  denominatori  quando  si  riducono 
all'unico  fattore  zero.  In  queste  espressioni  •«•  denota  la  semicirconferenza  ,  e 
l'eccentricità  dell'orbita  del  pianeta,  7  un  multiplo  dell'anomalia,  e  si  ha 


£  =  ì^lV1 


—  lOSd  — 

Se  svilu|)|iìamo  le  somme  indirnlr  con  in.  aHi'sjiressione  di  C,  si  può  dare 
la  forma 


■-1    2cos.>        Ci)     \(-ii\-\^^,^,,^('iì\-^-\e 

^..q        1.2....,        l.-2....(,,+,ì(V-V       ^^^'\ìj 

+  (,+,,- 1  )(,  +  ,,)  (0"'". /:^ +  ...+(/  + 1)(' +-2)....(' +'/)('0  •  A"' 

+  .(/  +  !) (,  +  .,)(0"V'....+2.3...(,+7)('0K'"-+1.2.3...{.+,,)£'* 

_,(!)-.  +  ,,_,),  (0--/.. ±1.2  5 ,(0£'.} 


Le  espressioni  di  C,  che  si  sono  date  finora  sono  serie  ordinate  secondo  le 
potenze  intere  positive  ascendenti  di  p,  e  la  loro  legge  è  assai  complicata. 
L'introduzione  della  quantità  E  ha  servito  a  dare  alla  suddetta  espressione  la 
forma  di  gran  lunga  più  semplice  qui  soprascritta,  la  cui  dimostrazione  si  tro- 
verà in  un  prossimo  volume  delie  Effemeridi  di  Milano. 

Volendo  anche  l' espressione  di  un  termine  (jualunque  del  raggio  vettore 
espresso  in  una  serie  ordinata  pei  coseni  dei  multipli  dell'  anomalia  media , 
si  prenderà 

/■  !■•  /'  =  * 

—  =:1 +   2        -1)  '"* '/" 

Il  '}.  .,  ^ . 


essondo 


-^'-7^2^    ^„. 1.2...., XI. -i.-. •('/  +  ') 


In  queste  formule  a  denota  il  semiasse  maggiore,  ed  al  prodotto  1.2 t  si 

deve  sostituire  l'unità,  quando  i  =  0. 


—  1081  — 

É  uvvìo  pui  l'intendere  i-lie  in  luo^'o  del  limite  infinito  basta  prolungare  la 
serie  lino  ai  valori  di  q  ed  i,  che  rendono  i  valori  di  C,  e  A,  trascurabili. 

Finalmente  il  prof.  cav.  Mattcucci  in  nome  della  Commcssionc  di  cui  fa  parte 
insieme  ai  Prof.  De  la  Rive,  Belli  e  Majoccbi, incaricata  di  verilicare  gli  esperi- 
nicnli  istituiti  sul  Ginnoto  dai  signori  prof.  Paci  e  Uè  Miranda  in  unione  al 
prof.  Prudente  ,  riferisce  come  i  Commissari  ottenessero  la  scintilla  ,  il  magne- 
tismo ,  la  dccomjiosizione  chimica  e  la  scossa  ;  avessero  la  conferma  del  fatto 
osservato  dal  Faraday,  che  i  poli  si  trovano  alle  estremità  dell'animale  cioè  alla 
testa  e  alla  coda  ;  e  paresse  loro  infine  che  il  Ginnoto  possa  scaricarsi  parzial- 
mente. Termina  il  prof.  Matteucci  la  sua  relazione  ,  esponendo  alcune  idee  in- 
torno agli  esperimenti  da  farsi  per  confermare  quesf  ultimo  sospetto. 

Sopraggiunto  il  termine  dell'adunanza  manca  il  tempo  per  la  lettura  delle 
seguenti  Memorie  giù  consegnate  al  Presidente,  il  quale,  in  conformiti!  di  ciò 
che  si  è  praticato  ne'  passati  Congressi,  stabilisce  che  ne  venga  inserito  l'estratto 
nel  presente  processo  verbale. 

I.  Memoria  del  Segretario  Prof.  Giovanni  Maria  Lavagna ,  Sulla  integrazione 
generale  di  gualunque  rgìiazione  a  derivate  parziali  di  primo  ordine  a  quabivogìia 
numero  di  variabili,  dal  medesimo  annunziata  nel  corso  dell'adunanza. 

Sia  u  una  funzione  incognita  di  n  variabili  indipendenti  x,  y,  z / ,  e 

denotino  «,,  u^ ,  u,,  ....?<,  le  sue  derivate  parziali  prime  respettive.  La  forma 
generale  di  un'  equazione  a  derivate  parziali  di  prim' ordine  a  n  +  \  variabili  è 

f"  (  ((  ,  X  ,  y ,    .     .     .     .    f  ,  H, ,  U      .     .     .     .    M,  )  =  0 

essendo  F caratteristica  d'una  funzione  data  qualunque. 

Con  semplici  considerazioni  suggerite  direttamente  tanto  dalla  natura  della 
questione,  che  dal  modo  di  derivazione  di  un'equazione  del  genere  di  F=0 
da  una  equazione  primitiva  cont(fnente  una  funzione  arbitraria  di  n — 1  fun- 
zioni determinate  delle  n+1  variabili,  stabilisce  l'Autore  che  l'integrale  ge- 
nerale della  proposta  pu6  essere  rappresentato  da  n  + 1  equazioni ,  una  delle 
quali  è  F=0,  e  le  altre  n  sono  equivalenti  alle  derivate  parziali  di  prim'  or- 
dine della  primitiva  suddetta:  sistema  d'equazioni  che  dee  contenere  una  fun- 


—  1082  — 

zione  arbitraria  ili  n — I  (|ii.iiUiU'i ,  le  sue  derivate  parziali  rispetto  alle  niede- 
sinie,  e  ti,,  u,,  .  .  .  .  m,  come  quantità  da  eliminarsi  ;  e  che  si  riduce  a  sole  n 
ptjuazioni  tralasciando  la  /•'=(),  dopo  avere  eliminato  col  suo  mezzo  dalle  al- 
tre eipLizioni  del  sistema  una  delle  derivate,  «,,  «,,  ....«,. 

Ora  egli  dimostra  che  siffatte  n  equazioni  incognite  componenti  ("integrale 
generale  sono  quelle  che  si  ottengono  col  seguente  processo. 

1.'  Prende  le  equazioni  derivate  di  primo  ordine 

/•-'   =0  ,   F,  =0  ,  .  .  .  .  /••'  =0 


della  proposta  F=0  ,  nel  concetto  che  u^,  n^ u,  sono  funzioni  di 

u,  X,  y I  determinate  dalle  «  equazioni  derivate  dette  in  principio, 

ed  M  è  funzione  di  x,  y,....t  data  da  F=0  dopo  l'eliminazione  di  w,,  u u,  : 

e  combinandole  colle  n. — - —  cosi  dette  condizioni  d'integrabilità  dell'equa- 
zione diOerenzialc 

(ìli  —  (  1/^  (/;<•  ^  urìy  -1^  .  .  .  .  ,/    ,/t  )  =:  0 

le  riduce  tosto  alla  forma 

. ,.  /  ,IF      HF      \      ffF  ,l„       rlF  d„  fìF  dn         „  di, 

\  ax        du       /       du^  d.c        dii^  ay  dii^  de  du 

/  dF      dF      \       dF  du        dF  du  dF  du         ,du^ 

\dy^du     'J       du^dx^du^dy^  ^du,dl  du 


/dF 


eie. 
dF  du,       dF  du. 


/dF      dF       \_dFdu,       dF  du,  dF  du,  du, 

\  di        du     '  J       du^  dx       du    dy  du,  di  du 


a\  endo  posto  per  brevità 


,.      dF  dF 


dF 

^dir/''- 


—  1083  — 

Osserva  die  le  n  equazioni  [Aj  a  derivale  parziali  lineari  di  priui' ordine,  le 

quali  determinano  u^,  u,,  .  .  .  .  u,,  in  funzione  di  u,  x,  y I,  rientrano 

per  la  loro  forma  visibile  in  una  classe  d'equazioni,  di  cui  ha  dimostrato  l'il- 
lustre signor  Jacobi  che  Y  Integrale  geiìerale  è  costituito  da  «  equazioni  formate 
da  n  funzioni  arbitrarie  eguali  a  zero  di  2ii  funzioni  deleriiiinatu,  clic  sono  i 
valori  delle  costanti  arbitrarie  dati  dagli  integrali  completi  di  2iì  e(|u:izioni  dif- 
ferenziali ordinarie  a  2n  +  l  variabili,  la  cui  fornmia  adattati»  al  caso  attuale 
somministra  la  seguente 


^    -^  ,//••       ,IF 


'/il,         dii^ 

du_  itu 


.Il 

~  dF' 

du 

~  V 

du, 

du, 

~        /dF     <//•■      \  /dF      dF      \~~ —        /dF     dF      \ 

e  nel  sistema  di  2n  equazioni  che  nascimo  da  questa  fornmia  si  trovano  com- 
prese le  equazioni 


<//■■  =  0  ,   du  —  (  u^  dx  +  Il    dv  + Jf  u,di)=.  0. 

■2."  Prende  le  n  equazioni  più  generali  incluse  nell  integrale  generale  delle 
(A) ,  che  coesistono  colle  equazioni 

F  =  0  .   du  —  [  11^  dx  +  Il    ih-  + +»,</(  1  =  0  , 

le  quali  n  equazioni,  combinale  colla  F=()  per  l'eliminazione  di  una  delle 
derivale  di  u  per  esempio  «^ ,  dimostra  essere 

fC;....n.(t.,«,,....*.,.,)=o,n(,.,, ^...)=0 n, (?.,^,. •••?"- .'=0 

ove  n, ,  n n.  sono  caratteristiche  di  funzioni  arbitrarie,  e  », ,  », ....  ?..-. 


—  1081  — 

le  stesse  funzioni  determinale  di  »,  x,  n,  ■  ■  ■  ■  i,  u.  ....  w,  contenute 
nelle  equazioni 

(1^) *,=",•*,  =  ".  1 ?>«-  =  ""•- 

che  rappresentano  gli  integrali  completi,  risoluti  rispetto  alle  roslanti  arliilr.i- 
rie  a,,  a,,  ...  .  a,„.,,  di  2h — 1  equazioni  {B)  da  cui  siasi  eliminata  u,  col 
mezzo  di  F=0. 

3.»  Risulta  dalla  sua  teoria,  che  l'integrale  generale  della  proposta  è  costi- 
tuito dalle  (1  equazioni  più  generali  comprese  nella  forma  (C) ,  le  quali  prese 
insieme  verificano  immediatamente  1"  equazione 

(EJ lìti  —  (  ilrf.r  4-  » ,  ,/v  + +  „,  <//  )  =  0 

ove  W  rappresenta  il  vali  ire  di  »   dedotto  da  F=0. 

Per  trovare  dette  «  equazioni ,  siccome  le  (C)  non  si  prestano  a  dare  i  valori 
di  u ,  «^ ,  i(; ,  .  .  .  .  u,  che  do\  rehhero  essere  sostituiti  nella  (E) ,  fa  uso  del- 
l'artifizio  impiegalo  dal  Lagrange  nel  suo  metodo  relativo  alla  equazione  a  tre 
variabili ,  cui  l'insigne  Geometra  limitò  le  sue  ricerche  (V.  Ccdcul  des  Fonctions, 
Lee.  XX),  cioè  introduce;  nella  equazione  fEI  in  luogo  di  2n — 1  delle  sue  va- 
riabili scelte  ad  arbitrio,  per  esempio  x,  y,  .  .  .  .  I,  u, u,,  le  quantità 

1»,,  ?,.••■  •  ?.■>-■ .  sostituendovi  i  valori  delle  prime,  dati  in  funzione  delle 
ultime  e  di  u  dalle  equazioni 

(fj ?,(".'•. '•  ", ",)  =  ?. 

«1^    (u  ,  .1-  ,    ..../,  H  ^  ,    .    .  .   .   11^]  =  ^ 

...  eie .  .  . 

»i„-.  (",■'" 'i  ", "(  )  ^=  f"-' 

che  sono  le  (D)  colle  costanti  a  mutate  nelle  qu.intilà  ?  corrispondenti  riguar- 
date come  nuove  variabili.  Inili  dimostra  facilmente  l'equazione  identica 

(G) dii  —  (  iif/  r  4-  Il    ilv  4- 4-  „,  r/r  ) 

=  — =i,u)(^.</f.  4-  Ji,<l-t,  + +  li.n..  </?.»-.  ) 


—  1085  — 

nel  cui  secondo  nu-mbro  non  si  trova  il  difTerenzialfi  dii,  perdio  le  (Fj  soddi- 
sf.iiio  alla  (EJ  nell'  ipotesi  di  ^, ,  ^,  ,  .  .  .  .  f,„-.  tosUinli  arbilrarie,  e  la  varia- 
l)ik'  Il  vi  (>  contenuta  unicamente  nel  fattore  5(«),  talché  i  coelTicienli  Z*,  , 
H, /{,„-,  sono  funzioni  delle  sole  ?,  e  la  trasformata  della  (Ej  per  sif- 
fatto cangiamento  di  variabili  si  è  l'equazione  a  2«  —  1  variabili 

(II) V,  (l^,  +  B^di^  +  ■■  .  +  B.„.,  </?,„..  =0 

cioè  contiene  una  variabile  di  meno  della  sua  ori;;inaria  (E}. 

Da  qui  innanzi  il  metodo  succitato  del  Lat,'range,  die  non  conduce  general- 
mente all'espressione  definitiva  dell'integrale  generale  neppure  nel  caso  del- 
l'equazione a  tre  >ariabili,  non  yli  può  somministrane  veruna  analogia.  Ri- 
conosciute le  cagioni  dell'inconveniente  a  cui  si  allude,  la  proprietii  del  se- 
condo membro  della  formula  (G)  di  essere  indipendente  dal  du,  e  di  non  con- 
tenere la  u  che  nel  fatloreS  (uj ,g\\  suggerisce  l'idea  di  nuove  2»i  —  1  quantità , 
funzioni  delle  ?  ,  da  introdursi  in  luogo  di  quest'ultime  nelle  equazioni  (C)  e 
(Hj  per  risolvere  la  questione.  SilTatto  cangiamento  equivale  in  ultima  analisi 
a  far  si  che  le  costanti  arbitrarie,  degli  integrali  completi  delle  2« — 1  equazioni 
contemplate  fra  le  (Bì ,  rappresentino  direttamente  i  valori  particolari 

^"ly'y '%  "/. «r 

delle  2n  —  1  variabili 

^'  y >•  >', ", 

corrispondenti  ad  un  valore  dato  qualunque  m "  della  variabile  u ,  nel  quale  caso 
detti  integrali  completi  prendono  la  forma  dedotta  dalle  (V) . 

(t^J ?.(".-^"0'.- •••'-"/ ",)=*,("'■' ^".J^" '"."/ ",") 

»,(H.a-,y,....  r,  i/^,... .«,)=?.(«",  .1-"./' r,  «/,....  «,") 

eie 

?.n-.(",  -r,/'----  ')  ",!••  ■•  ",;=?.,-.(«",  .r",/, ....  /",  u^",....  I,;). 

137 


— 108G  — 

Ora  (Icuolando  coi  niedesiiui  simboli  ot  y",  ....  t°,  u°, ...  .  u,"  i  valori 
(li  tali  costanti  arbitrarie ,  detcrminati  dalle  precedenti  equazioni  in  funzione 

delle  variabili  u,x,y, t,  tt,,  .  .  .  .  u,  e  della  costante  data  u",  consistono 

in  detti  valori  le  iniove  (|uanlil:\  surriferite,  |ier  cui  il  sistema  clic  jtode  delle 
già  enunciale  iiroprietà  spcltauli  alle  (CJ  prende  la  forma 

....  ctc 

n,(.r°, /,....  r,  «/,....  »,")  =  o 

E  introducendo  nella  (E)  siffatte  2n — 1  quantità  come  nuove  variabili  in  luogo 
di  X,  y,.  .  .  .  l,  u ti,,  col  sostiluirc  i  valori  di  quesf  ultime  detcrmi- 
nati dalle  (K)  in  funzione  delle  prime,  di  u,  e  della  costante  u",  dimostrata  age- 
volmente col  sussidio  della  [G  )  eziandio  la  formula 

,ìu  —  {n.,i.c  +  », ,(,+....+  ;,, di)  =—17^  (av.i"  +  »;•(()•"  + ....  +  »," A"), 

ottiene  per  trasformata  della  (EJ  l'equazione  indipendente  da  u 
(L) a"  dx"  +  «/  (/y°  +  .  .  .  .  +  1/,"  di"  =  0 

a  in —  1  variabili  x",  y",  .  .  .  .  l",  u/, .  .  .  .  u,",  ove  ii'  è  il  valore  di  u^  dato 
dalla  equazione 

F{u",.v".y r,  »;',«/,  —  "/')  =  o. 

Siffatte  quantità  hanno  sulle  ?  il  vantaggio  di  condurre  a  una  trasformata  a  soli 
u  termini  della  forma  rimarchevole  (  LJ ,  e  di  prendere  respelli vamente  i  va- 
lori X,  y  ,  .  .  .  .1,  u,  —  u,,  dato  che  sia  ad  «  il  valore  parlicolaic  u",  talché 


I 


—  1087  — 
l'equazione  u  =  u°  trae  seco  simullanoameHti'  tulle  le  seguenti 

(M) x'  =  x,y°=y, l-'  =  l.  ^"=0.,  «/  =  «r "."=".- 

Ciò  premesso  attribuisce  al  sistema  (I)  la  forma  lecita 

fA'J x'>=*(y°.z°,....<°) 

....  etc 

«"  =  *,.,(/,»»....«'■) 

in  cui  le  n — 1  variabili  if,  z" r  si  riguardano  come  indipendenti,  e 

*,*,,....  *,i-  sono  caratteristiche  di  funzioni  indeterminate.  Ma  sottoposto 
in  virtù  della  teoria  il  sistema  (N)  a  verificare  immediatamente  l'equazione  fL} 
fra  dette  variabili  indipendenti ,  nascono  n  —  1  condizioni  cui  vanno  subordi- 
nate le  *,,*,...  .  *n-,  ;  talché  eliminando  tra  esse  e  le  (NJ  tali  n  —  1  fun- 
zioni, trova  che  le  n  equazioni  più  generali  incluse  nelle  (Ij  ,  le  quali  soddi- 
sfano simultaneamente  alla  trasformata  (LJ  sono 


(tic        u  ^ 

di       K  »       „  di:       „; 

3— +-^=0 — +-^  =  0. 

d:."      ii"  di"      ii 


Tali  sono  le  n  equazioni,  che  espresse  per  le  variabili  primitive  mediante  le 
formule  (Kj,  rappresentano  l'integrale  generale  dell'equazione  f  =0,  con 
una  funzione  rimasta  assolutamente  arbitraria  *•  di  fi — 1  funzioni  determinate 
y,  z",....  i"  di  dette  variabili,  colle  derivale  parziali  della  medesima,  e  con  n — 1 
quantità  u^,  u^,....u,  da  eliminarsi, come  l'Autore  avea  stabilito  fin  da  principio. 

Venendo  alla  determinazione  della  funzione  arbitraria  f ,  riQctle  che  quando 


—  1088  — 

la  condiziono  iniziale  della  questione  Iratlata,  cui  s'appartiene  l'equazione 
F=0  ,  consista  in  una  relazione  data  fra  le  n  variabili  x,  y,  .  .  .  .  i,\a  quale 
abbia  luogo  allorclié  si  dia  un  valore  particolare  assegnato  W  alla  variabile  ti , 
talché  possa  tradiu'si  nelle  due  equazioni  siniultnnce 

il  =  H"  ,  .v:^r  [y ,  z i), 

valendosi  dell'osservazione  già  fatta,  che  alla  equazione  m  =  u" coseguoiio  tulle 
le  equazioni  (M) ,  gli  è  facile  dimostrare  che  semplicemente  coli' attribuire  nelle 
equazioni  (P)  alla  funzione  *  la  forma  data  r,  e  ritenere  die  m°  abbia  il  va- 
lore dato  iniziale  della  m  nelle  espressioni  generali  di  a?",  j/", ....  r,  «/, ....  m,", 
si  ottengono  le  n  equazioni  di  forma  determinata  tra  cui  non  resta  che  ad  elimi- 
nare u, j(,  per  dedurne  l'integrale  fra  le  sole  variabili  n ,  x ,  y , .  .  . .  t  con- 
veniente al  problema.  Segue  da  ciò  che  l'equazione  primitiva  generale  fra  u,  x, 
y t,  quale  s'otterrebbe  eliminando  u^, tt,  fra  le  (P) ,  cui  si  può  sem- 
pre intendere  che  desse  appellino,  sebbene  detta  eliminazione  sia  generalmente 
impraticabile  finché  la  funzione  *  rimane  arbitraria ,  avrebbe  il  doppio  c;irat- 
tere  di  soddisfare  per  tutto  il  corso  delle  n  +  1  variabili  da  essa  colleg.nte  all.i 
equazione  proposta  F=0 ,  e  per  ur=u'  alla  condizione  arbitraria  fra  (t  varii.bili 

■'•  =  *(/.=, 0, 

il  che  vale  iu  riprova  della  piena  generalità  dell'  integrale  ottenuto. 

Osserva  pure  che  il  sistema  (P)  si  può  presentare  sotto  n  diflerenti  forme, 
cangiandovi  successivamente  ir°  in  i/".  z''.  •  •  .  • '°.  e  viceversa,  purché  si  per- 
mutino respettivamente  ii"  in  m,",  u",  .  .  . .  u,°.  Inoltre  siccome  unicamente 
per  fissare  le  idee  ha  fatto  dipendere  da  m  i  valori  di  x,  y, ....  t  dati  dalle  (F), 

se  avesse  scelto  invece  di  «  una  qualunque  delle  variabili  x,  y «per 

esempio  x ,  seguendo  lo  stesso  andamento  sarebbe  stalo  condotto  a  poter  met- 
tere l'integrale  generale  sotto  altre  n  forme,  una  delle  quali  sarebbe 


"  ^  ,      o        o  o^  o  di  „  <ÌÌ  ^  d* 


—  1089  — 

ove  u°,  y°,  z°,  .  .  .  .  1° ,  u,°,  .  .  .  .  ti"  devono  essere  rimpiazzale  dai  loro  va- 
lori dali  dalle  (A')  in  funzione  delle  variabili  priiiiilive  e  della  cosUnle  r .  Qui 
la  natura  della  condizione  iniziale  arbitraria  visibile  nella  forma  si  e 

a.-  =  x°  ,  u  =  *(y,   I,  .   .  .  .  •  0- 

K  può  variare  la  forma  delle  (P)  in  guisa  che  la  condizione  iniziale,  a  cui  direl- 
tamcnle  appella  il  sistema,  consista  in  un'equazione  qualunque  fra  n  variabili, 
che  abbia  luogo  allor(|uando  la  variabile  che  vi  manca  ha  un  valore  particolare 
qualunque. 

Non  seguiremo  l'Autore  nelle  variazioni  del  punto  di  vista  sotto  cui  riguarda 
la  questione  trattata ,  e  negli  ulteriori  svilup|)i  e  conseguenze  della  sua  teoria , 
imperocché  questo  estratto,  in  cui  a  cagione  di  brevità  si  è  dovuto  non  solo 
mutilare,  ma  in  alcuni  luoghi  alterare  a  scapito  della  simmetria  e  della  chia- 
rezza r  esposizione  della  Memoria  ,  è  già  soverchiamente  lungo.  Solo  s' ag- 
giunge come  Ira  le  soluzioni  complete  della  proposta  f"=0,  consistenti  se- 
condo la  deliiiìzionc  del  Lagrange  in  integrali  particolari  con  n  costanti  arbi- 
trarie,  ne  distingua  una  per  la  sua  proprietà,  fra  l'altre  ad  essa  inerenti,  di 
esser  data  direttamente  dalla  teoria  senza  passare  per  l'integrale  generale.  In- 
fatti ridotto  il  sistema  (I)  alla  forma  particolare 

(Q) .•>'  =  ,,,/  =  ,,,..  ..r  =  ., 

ove  X",  y",  .  .  .  .  I'  sono  sempre  deQnite  come  sopra ,  ed  *,,*,....  a^  rap- 
presentano altrettante  costanti  arbitrarie ,  é  chiaro  che  le  n  equazioni  (Q)  prese 
insieme  verificano  immediatamente  la  trasformata  { Lj  ;  e  qii'imU ,  attribuendovi 
ad  «"  un  valore  particolare  qualunque  che  non  introduca  inconvenienti,  som- 
ministreranno, dopo  l'eliminazione  di  », , ti,,  un'equazione  fra  it ,  x ,  y I 

e  le  n  costanti  arbitrarie,  che  sarà  una  soluzione  completa  della  proposta,  da 
cui  si  potrebbe  dedurre ,  colla  variazione  delle  costanti  secondo  il  nolo  metodo 
del  Lagrange,  l'integrale  generale  espresso  da  n  equazioni  con  n — 1  quantità 
da  eliminarsi. 


—  1090  — 

Dichiara  finalmente  l'Autore  che.  condotto  a  termine  il  suo  lavoro  cogli 
unici  sussidi!  sopra  citati,  apprese  da  una  profonda  Memoria  dell'insigne  Geo- 
metra signor  Jacobi ,  riportala  nel  Giornale  del  signor  Liouvillo  T.  Ili ,  com'egli , 
profittando  dei  lavori  di  l'IalTe  di  Hamilton,  era  già  pervenuto  per  vie  diverse 
dalle  succennate  a  trasformare  rc(iuazione  (E)  nella  (L] ,  a  cui  si  soddisfa  po- 
nendo le  n  equazioni 

rf.r°  =  0  ,  fly"  =0 di"  =  0  , 

che  producono  immediatamente  le  (Ql.  Si  trovò  pertanto  prevenuto  dal  signor 
Jacobi  neir  invenzione  di  un  metodo  generale  per  determinare  la  soluzione 
completa  surriferita  di  qualsivoglia  equazione  a  derivate  parziali  di  prim' ordi- 
ne, da  cui  si  deduce  l'integrale  generale  nel  modo  già  detto.  Ed  aggiunge  che 
se  l'ignoranza  dei  bei  lavori  de' prelodati  Geometri  lo  La  indotto  ad  occuparsi 
della  questione ,  si  è  fatto  lecito  di  presentare  la  sua  teoria  dopo  quella  del  ce- 
lebre Geometra  di  Kocnisberga  per  il  diverso  modo  con  cui  ravvisa  e  tratta  il 
problema.  Imperocché  Io  riporta  in  principio  nel  dominio  affine  delle  equa- 
zioni a  derivate  parziali  lineari  di  prim' ordine,  da  cui  passa  naturalmente  in 
quello  delle  equazioni  differenziali  ordinarie  che  determinano  le  quantità,  delle 
()uali  sono  composte  le  n  equazioni  dimostrate  includere  l'integrale  generale, 
la  cui  determinazione  risulta  direttamente  dal  soddisfore  ad  un'ultima  condi- 
zione: ed  in  fine  ha  varii  punti  di  analogia  col  metodo  del  Lagrange  per  l'e- 
quazione a  tre  variabili ,  somministrando  eziandio  il  modo  di  renderlo  com- 
pleto, senza  abbandonare  il  processo  speciale  conveniente  a  questa  eciuazione 
tenuto  dal  sommo  Geometra. 

II.ME.M0RI.V  del  sig.  Enrico  Cerulli Sui  valori  positiii  dell' iijnola  tuli' equazioni 
complete  di  secondo  grado.  L'autore  vi  s'è  proposto  di  provare  colla  discussione 
di  molti  problemi  numerici  di  secondo  grado  le  seguenti  proposizioni.  Allor- 
quando i  due  valori  dell'ignota  in  una  equazione  completa  di  secondo  grado  so- 
no positivi  non  ne  segue  necessariamente  die  soddisfino  entrambi  all'enuncialo: 
ma  alle  volte  vi  soddisfano  entrambi  in  modo  che  il  problema  ha  due  soluzioni 
distinte,  o  vi  soddisfano  in  guisa  che  la  soluzione  è  unica,  o  vi  soddisfa  uno 


1 


—  1091  — 

solo  di  essi,  o  finalmente  il  problema  non  e  soddisfallo  da  vi-riino  dei  due  valo- 
ri, ed  è  assurdo.  Il  primo  caso  avviene  quando  non  è  slata  omessa  veruna  condi- 
zione nel  mettere  il  problema  in  equazione  ;  il  secondo  ,  quando  il  problema 
presenta  due  incognite  legate  da  un  rapporto  eguale  a  quello  die  hanno  tra  lo- 
ro i  due  valori  dell'ignota  di  ogni  equazione  completa  di  secondo  grado  ;  gli  ul- 
timi (ìnalmenle  quando  noU'equazione  siasi  omessa  qualche  condizione  inulilc 
per  la  deterniinazione  dei  valori ,  ma  capace  di  escluderne  alcuno.  L;>onde  (pian- 
do si  ottengono  due  valori  positivi  dell'incognita  bisogna  risalire  al  problema, 
ed  investigare  quale  degli  indicali  casi  sia  quello  che  ha  veramente  luogo.  Os- 
serva finalmente  che  analoghi  distinzioni  si  possono  fare  circa  i  problemi  che 
menano  ad  equazioni  di  grado  superiore  al  secondo ,  o  senii)liccmente  ad  equa- 
zioni di  primo  grado:  se  non  che  per  i  problemi  di  primo  grado  non  possono 
verificarsi  che  due  casi ,  cioè  che  il  valore  dell'incognita  vi  soddisfi  o  no. 

III.  Memoria  del  prof.  cav.  Agatino  Longo  sul  Teorema  del  Taylor  esitile  sue 
diinosl razioni  a  priori.  L'assunto  dell'autore  si  è  di  provare  ><  non  esser  altro  il 
«  teorema  del  Taylor  che  l'espressione  simbolica  d'una  verità  elementare  dell'arit- 
«  melica;  e  siccome  la  verilà  che  essa  esprime  è  necessaria  e  indipendente  da 
«  qualunque  ipotesi  particolare,  cosi  necessario  e  indipendente  da  qualunque 
«  ipotesi  il  pure  il  teorema  enunciato,  e  pertanto  non  si  può  dimostrare.  » 

IV.  Nota  del  medesimo  prof.  cav.  Agatino  Longo  sulla  Scinlillazione  delle  stel- 
le. Avendo  r  autore  giù  pubblicata  questa  nota  nel  giornale  napolitano  il  Lu- 
cifero, si  giudica  superfluo  il  darne  qui  un  sunto. 

V.  Memouia  dell'Ingegnere  sig.  Luigi  Dau  intitolata  Scoperta  igromeiriva  ,  iu 
cui  l'autóre,  appoggiandosi  unicamente  sopra  alcune  considerazioni  teoriche  , 
vorrebbe  «  sostituire  il  barometro  all'igrometro  nella  misura  del  volume  di  va- 
«  pore  acqueo  contenuto  in  qualunque  luogo  accessibile  dell'atmosfera.  » 

VI.  Altra  Memoria  dello  stesso  sig.  Luigi  Dau  denominata  Novella  Teoria  sul- 
l' allimciria  fisiea,  ov'egli  cerca  di  «  dimostrare  una  nuova  formula  matematica 
«  destinata  a  misurare  esattamente  per  mezzo  del  barometro ,  e  colla  sola  corre- 
«  zionc  dovuta  al  condensamento  e  dilatazione  del  mercurio  per  la  differenza  di 
«  temperatura  l' elevazione  di  qualunque  luogo  della  terra  al  disopra  del  li- 
«  vello  del  mare  ». 


—  1092  — 

Il  l'rosidonlc  prof.  Orioli  prima  di  chiudere  l'ultima  adunanza  della  Sezione 
pronunzia  il  seguente  discorso. 


Signori  e  colleglli 

Il  settimo  Congresso  scientiQco  volge  al  suo  termine  ,  senza  che  debba  >  cr- 
gognarsi  al  paragone  degli  altri  die  lo  prccederono,  nò  dal  lato  degli  uomini  né 
delle  cose.  E  infatti  di  che  pali  difetto  ,  se  uomini  di  gran  merito  e  fama  accol- 
se nel  suo  seno,  e  argomenti  degni  di  loro  vi  furono  trattali?  Qui  cadrebbe  in 
acconcio  che  vi  parlassi  di  me  e  della  mia  insuflìcienza  ;  ma  feci  quel  tanto  che 
per  me  si  poteva, e  confido  che  avrete  accettato  almeno  la  buona  intenzione.  Per 
la  qual  cosa  tacendo  delle  persone,  stimo  meglio  parlarvi  del  Congresso  mede- 
simo rispetto  ai  suoi  presenti  e  futuri  interessi:  e  se  l'anno  decorso  mi  conge- 
dai dalla  Sezione  ,  dicendo  ciò  che  i  Congressi  devono  essere  e  quel  che  sono , 
oggi  dirò  liberamente  cosa  i  Congressi  non  debbano  essere. 

Vi  sono  animi  giovanili  e  ardenti  che  molto  desiderano  ,  e  perciò  forte  si  la- 
gnano in  vedere  come  l'effetto  non  risponde  pienamente  al  desiderio  :  indi  que- 
rele, e  parole  inconsiderate,  proposte  imprudenti...  Ciò  che  nuoce  al  vero  pro- 
gresso è  la  soverchia  fretta  di  taluni,  l'eccessivo  amor  proprio  di  certi  altri , 
nelle  utopie  consiste  che  s'insinuano  ed  allignano  facilmente  nell'universale: 
e  molte  cose  le  quali  considerate  in  senso  assoluto  sono  belle  ed  ottime ,  ven- 
gono poi  ad  essere  relativamente  cattive.  Una  lunga  esperienza  mi  ha  convinto 
che  il  pessimismo  è  falso,  e  che  1'  avanzare  dell'umanità  verso  un  migliore  av- 
venire è  fatto  innegabile,  cui  se  v'è  un  ostacolo,  dagli  impazienti  e  dagli  uto- 
pisti deriva. 

L'avvenire  del  nostro  bel  paese  riposa  nei  Congressi,  se  persistono  nella  sa- 
viezza ,  e  conservano  1'  armonia  fra  tutti  gli  ordini  dello  stato  :  contentiamoci 
dunque  di  ciò  che  abbiamo ,  e  schiviamo  con  ogni  scrupolo  di  usare  violente- 
mente i  congegni  di  questa  nostra  istituzione. 

Tali  sono  le  convinzioni  che  una  lunga  e  dolorosa  esperienza  vi  viene  a  co- 
municare: e  terminerò  atfacciandovi  l'  esempio  del  sole ,  che  quando  appare  per 


—  1093  — 

henoOcio  della  natura,  non  si  fa  precederò  dal  luono  e  dal  fulmine,  ma  viene 
sereno  e  tranquillo,  e  comincia  ad  illuminare  le  sommità  delle  montagne,  per 
indi  apportare  nel  piano  e  sino  nelle  profonde  valli  la  bcnig:nità  de'suoi  raggi. 
(  Qui  gli  applausi  avendo  interrotto  il  discorso,  l'Oratore  conclude  dicendo  ) 
Accetto  <(uesli  applausi  non  per  me ,  ma  perchè  diretti  a  idee  che  credo  vere  , 
e  pertanto  arditamente  le  professo. 
Ciò  detto  l'adunanza  e  sciolta. 

Il  Presidente  —  Francesco  Orioi.i 


IGiovAXM  Maria  Lavagna 
GucoMo  JIaria  Paci 
Federico  Napoli 


RAPPORTO 


della  commessione  per  giudicare  la  memoria  al  premio  proposto 

dal  ILVRCBESE  PALLAVICINO. 


Incaricati  dalla  Presidenza  di  questa  Sezione  di  Fisica  e  Matematica  d' esami- 
nare la  memoria  presentata  in  risposta  «il  tema  proposto  dal  Marchese  Palla\  i- 
cino  Sul  mifilior  sislpiim  di  motore  applicahilc  alle  slrndc  ferrate  ,  abbiamo  letto  ed 
esaminato  la  sola  memoria  che  siasi  presentata  al  concorso. 

La  Commcssione  non  ha  esitato  a  decidersi  unanimamente ,  che  l'Autore  del- 
la sola  memoria  presentata  non  ha  in  alcun  modo  soddisfatto  alle  dimande  del 
benemerito  Autore  della  proposizione. 

Cav.  LllGI  GlLRA 

Prof.  Vincenzo  A.vt.  Rossi 
Ercole  Lairia 

Prof.  Cav.  Carlo  JUtteicci  relatore 
138 


RAPPORTO 


LETTO  ALLA  SEZIONE  DI  MEDICINA  E  UIinURGIA  INTORNO  ALL'  OPERA 
DEL  SIC.  DURANO  INTITOLATA  SCIENZA  DELLA  NATURA. 


Ije  opinioni  formulate  dal  Durand  nella  sua  opera  attingono  a  principi  diversi 
da  quelli  ricevuti  nella  repubblica  scientifica  sino  ad  ora;  divergono  poi  sensi- 
bilmente dai  principi  anche  di  recente  proclamati  dalle  Accademie  straniere  e 
specialmente  dall'  Istituto  di  Francia  ;  si  trovano  in  collisione  coi  principi  del- 
l'alternazione svolli  dal  dott.  Lanza  in  una  recente  sua  pubblicazione  la  quale 
sottomessa  da  pochi  giorni  all'universale  giudizio  attende  una  ratifica  opinati>a, 
che  per  la  semplicità  e  chiarezza  con  cui  vengono  ivi  delineati  i  sommi  capi  di 
un  sistema  d'attrazione  e  repulsione  forse  meriteranno  approfondilo  esame  de- 
gli uomini  più  competcnU. 

Laonde  difficilissimo  ed  arduo  dovendosi  reputare  l'esame  attento  d' un  siste- 
ma novello,  cui  si  richiederebbero  lunghi  studi  e  ripetute  esperienze,  la  Com- 
messione  riunita  facendo  plauso  all'  autore  Durand  del  giaiulioso  concepimento 
d'un  sistema  di  Cosmogonia  universale  ,  a  determinare  la  quale  si  richiede  già 
lo  sforzo  di  una  mente  sagace ,  né  volendo  pregiudicare  il  merito  delle  sue  con- 
cezioni, con  osservazioni  e  dubbi  sempre  evitabili  là  dove  il  subbielto  non  può 
essere  studiato  in  tutta  la  sua  latitudine ,  si  limita  a  dichiarare  che  nello  stato 
attuale  delle  conoscenze  scientifiche  non  lice  ad  alcuno  pronunziare  opinioni  so- 
pra sistemi  non  sanzionati  da  esperienze ,  che  in  ogni  modo  le  esperienze  con- 


—  1095  _ 

fermatrici  o dissipatrici  della  verità  d'un  sistema  dovrebbero  essere  eseguite  e 
ripetute  sopra  una  grande  scala  dalla  quale  desumere  le  occorrevoli  osservazio- 
ni ,  e  che  fmalmente  sino  a  che  il  signor  Durand  non  convalida  le  sue  ipotesi 
con  analoghi  .•sp(.rini..nti,  la  prudenza  esige  la  riserva  la  più  assoluta  in  qualsisia 
genere  di  pronunzia, 

Che  è  quanto  ec. 

Dal  Palazzo  Cellamare ,  30  Settembre  1843. 


Blonaiuto  Sangcinetti 
Prof.  FRA^CEsco  Ghibellim 
POMI'tO  La>za 


DISCORSO 

PER  LA  INAUGURAZIONE 
DEL  REALE  OSSERVATORIO  I^IETEOROLOGICO  VESUVLVNO 

moHniiziATO 
DAL  DinETTonE  CAV.  MACEDOMO  MELLOM 


Signori  , 


Jj  essermi  risoluto  a  muovervi  qualche  parola  intorno  a  una  implosa  scientifica, 
clic  per  difetto  di  tempo  è  tuttavia  assai  lontana  dal  suo  compimento  ,  è  la  più 
gran  vittoria  che  mi  sia  dato  riportare  dalla  mia  giusta  modestia.  Avvezzo  da 
miei  più  teneri  anni  ai  rigori  di  uua  scienza  che,  nelle  sue  lente  e  faticose  vie, 
non  patisce  la  più  leggiera  imperfezione,  io  mi  sarei  astenuto  al  tutto  d'intratte- 
nervi d'un  Osservatorio  ancora  sfornito  di  strumenti  ,  se  il  vivo  desiderio  e 
l'obbligo  solenne  d'onorare  in  tutte  le  possibili  guise  il  settimo  Congresso  Ita- 
liano ,  non  avessero  indotta  l'Amministrazione  pubblica  a  congregarvi  in  que- 
sta solitudine ,  divenuta  per  le  sue  provvide  cure  una  delle  più  nobili  speranze 
di  quella  scienza.  Laonde,  quel  che  giustamente  vi  pai'rebbe  immodestia  nelle 
condizioni  ordinarie  delle  cose,  in  questa  straordinaria  e  maestosa  solennità, de- 
gnatevi di  crederlo  obbedienza  ed  ossequio  ud  uua  cosi  nobile  e  prestantissima 
ragunaoza. 


—  1097  — 

Sifjnori,  in  un  secolo  in  cui  l'uomo  intende  cosi  vidoriosamenle  a  strappare 
dal  seno  della  natura  i  suoi  più  riposti  ed  intimi  segreti ,  era  della  più  ^aode 
ed  urgente  importanza  l' erezione  di  un  osservatorio  deputato  particolarmente 
allo  studio  attuale  e  pratico  della  Meteorologia  e  della  Fisica  terrestre.  Le  tre  con- 
dizioni essenziali  di  un  osservatorio  si  fatto  dovevano  essere,  libertà  dell'oriz- 
zonte, vicinanza  delle  nuvole  ,  lontananza  delle  terre  circostanti:  e  quindi  tut- 
te e  tre  si  risolvevano  in  una,  che  era  una  gi-ande  altezza  di  sito.  Ma  niuno  igno- 
ra clic  uno  de'  più  intrinsechi  e,  direi  quasi  de' più  vitali  di  quei  segreti  si  versa 
ne' misteri  delle  eruzioni  vulcaniche:  le  quali,  considerate  ordinariamente  fra  le 
urgenze  e  le  instabililà  del  pericolo,  hanno  più  spesso  somministrate  eloquenti 
pa^jiiie  alla  storia  ed  alla  poesia  ,  che  utili  illazioni  alla  scienza;  come  sarebbe- 
ro indubilabilnienle  i  riscontri  delle  rispettive  niodiGcazioni  che  ne  derivano 
alle  condizioni  dell' atmosfera,  ed  alle  forze  elettriche  e  magnetiche  della  terra. 
Indi  il  fecondo  pensiero  dì  eleggere  un'altezza  vulcanica;  indi  la  maravigliosa 
opportunità  del  sito  ove  ora  sedete  ,  o  Signori  ;  che  levandosi  prossimo  all'estre- 
mo cono  del  Vesuvio,  forma  pure  un  picciol  monte  da  se,  rompe  col  cuneo 
della  sua  base  qualun(|ue  più  s'an  fiume  di  fuoco,  e  dù  sicuro  e  riposato  agio 
all'osservatore  di  conlcniplurne  il  doppio  corso  e  gì' inliniti  fenomeni  che  l'ac- 
compagnano. 

Signori,  noi  abbiamo  rapiti  i  fulmini  al  cielo;  ma  quel  che  è  e  quel  che  se- 
gue a  poca  profondità  sotto  questa  terra  clic  tutti  calpestiamo  e  dove  tutti  ab- 
biamo e  vita  e  morte ,  è  ancora  un  gran  mistero  jier  noi.  Dio  mi  guardi  di 
presumer  tanto  di  me  stesso,  eh"  io  ardisca  promettermi  di  sollevare  questo  gra- 
ve velo,  dove  mani  sterminatamente  più  vigorose  sentirono  pur  troppo  la  loro 
impotenza  1  £  nondimeno,  spesso  la  Providenza  elegge  gli  strumenti  |>iù  umili , 
e  se  ne  giova  a  palesare  le  più  grandi  verità,  come  per  mostrare  che,  nel  fondo. 
Essa  sola  è  la  fonte  di  ogni  vero.  Forse  eh'  Ella  ha  già  eletto  qualche  grande  uo- 
mo che ,  quando  questo  osservatorio  sarà  lentamente  recato  alla  sua  estrema 
perfezione, possa  trarne  alcuna  di  quelle  grandi  verità  che  sogliono,  per  occulti 
e  inopinabili  sentieri,  asciugare  una  qualche  parte  delle  lagrime  onde  ancora  ab- 
bonda la  specie  umana  ;  e  nel  permettere  eh'  io  lo  inauguri  al  vostro  venerando 
cospetto,  e  lo  possa  a  poco  a  poco  condurre  in  un  termine  da  poter  cominciare  a 


—  1098  — 

giovarsene  la  scienza ,  mi  deputa  il  piccolo  onore  d'essere  stato  un  cieco  ordigno 
nella  sua  mano  onnii)otentc  d'avere  spianata  la  via  a  quel  suo  eletto  ,  ch'era 
destinalo  a  correrla  tutta  ed  a  riuscire  a  un  (iraii  fino. 

yui'sli)  lìiecoio  onore  è  pure  smisuratamente  supcriore  al  mio  merito;  e  se  non 
credessi  di  mancare  oramai  a  me  stesso  ed  alla  scienza,  non  avrei  dubitato  punto 
a  ritrarmene.  Ma  poiché  è  tratto  il  dado,  domanderò  alla  scienza  stessa  un 
tjualche  modo  d' implorare  il  vostro  perdono;  e  mi  farò,  non  senza  un  gran  ti- 
more, ad  annunziarvi,  che  prima  che  questa  bella  manifestazione  della  sapien- 
za italiana  sarà  per  concludersi,  io  vi  esporrò  due  |iiccoli  titoli  che  ho  verecon- 
ilaniente  tentato  di  procacciarmi ,  acciocché  voi  degniate  perdonarmi  quel  che 
potesse  o  essere,  o  parere,  di  ardito  nel  non  aver  saputo  sottrarmi  alla  presente 
inaugurazione  ed  al  futuro  reggimento  di  questo  Osservatorio. 

Voi  conoscete  tutti  gì'  inutili  sforzi  onde  si  é  lungamente  tentato  di  trovar 
calore  nella  luce  lunare:  sicché  fu  concluso  universalmente,  che  quella  luce  fosse 
al  tutto  fredda.  Né  parlando  ai  sacerdoti,  quali  voi  siete,  della  scienza,  io  starò  a 
ricapitolarvi  quel  che  voi  già  indovinate  delle  gravi  conseguenze  che  sembrava- 
no derivare  da  questa  teorica.  La  Luna  è  bianca;  e  i  raggi  che  le  vengono  dal 
Sole ,  e  eh'  ella  riverbera,  dovrebbero  ritenere  tutte  le  proprietà  della  luce  ordi- 
naria riverberata  dai  corpi  bianchi;  cioè,  non  solo  la  settemplice  costituzione  lu- 
cida, ma  ancora  l'elemento  calorifico  che  vi  si  trova  iutimamente  congiunto.  Se 
questo  elemento  vi  manca  ,  come  supponcvasi  dai  nostri  predecessori ,  l'agente 
che  produce  i  fenomeni  del  calore  è  affatto  distinto  dall'  agente  cui  dobbiamo  i 
fenomeni  della  luce;  e  il  corpo  lunare  possiede  la  virtù  di  spogliare  nell'atto 
stesso  del  riverbero  l' irradiazione  lucida  della  calorifica  concomitante  :  se  non 
vi  manca,  l'identità  del  calore  e  della  luce,  può  tuttavia,  e  più  vigorosamente, 
sostenersi. 

Ora  (malgrado  la  tenuità  del  mio  ingegno)  i  miei  lenti  e  coscienziosi  studii 
mi  hanno  condotto  in  tali  termini ,  eh'  io  posso  dimostrare  con  facili ,  evidenti  e 
irrefragabili  esperienze,  che  nella  luce  lunare  v'è  calore  ;  e  che,  per  conse- 
guenza, è  possibile,  anzi  al  tutto  probabile,  la  teorica  onde  si  reputa  la  luce 
come  una  determinata  serie  d' irradiazioni  calorifiche  dotate  della  facoltà  d'esser 
percettibili  all'organo  della  vista.  La  quale  teorica,  giustificata  per  cosi  dire 


—  1099  — 

ila  questo  nuovo  fatto,  apparisce  poi  a  mio  creilere  in  un  modo  manil'estissi- 
nio  ed  irrepuj^nahile,  dall'ordinato  complesso  delle  esperienze  ultimamente  isti- 
tuite sulle  irradiazioni  delle  varie  sorgenti  calorifiche  terrestri. 

Io  mi  sono  procacciato  tutte  le  piante  che  è  stato  possihile  dc'vulcani  a  dop- 
pio ricinlo.  Uno  scrupoloso  esame  di  (|ueste  piante  ha  confermalo  le  mie  previ- 
sioni intorno  ad  un  importante  fenomeno  (  sinora  inosservalo)  di  dire/ione,  che  si 
manifesta  nelle  posizioni  correlative  delle  varie  parti  di  quei  vulcani:  emiha  me- 
nato a  poter  fermare  alcuni  sillogismi ,  gravissimi  a  parer  mio,  intorno  alla  pro- 
fondità dove  veramente  risiedono  quelle  forze  vulcaniche  che  costituiscono  le 
cause  delle  grandi  eruzioni.  Questi  sillogismi  semhrano  francheggiare  maraviglio- 
samente le  ipotesi  del  vulcanismo  fondate  sullo  stato  <r  inossidazione  e  d' incan- 
descenza della  parte  intrinseca  del  globo.  E ,  in  somma  ,  se  ci  hasterii,  a  me  la 
parola  e  l'animo  diesporvi  in  un  modo  chiaro  ed  evidente  questi  due  miei  faticosi 
trovati ,  ed  a  voi  la  generosità  e  la  pazienza  di  ascoltarmi  benignamente,  forse 
che  vi  parrò  meno  indegno  della  soma  addossatami ,  e  forse  che  troverò  qual- 
che cagione  di  scusa  e  di  perdono  nei  vostro  immenso  e  indomabile  amore  del- 
la scienza. 

Ecco  quanto  mi  occorreva,  o  Signori ,  di  esporvi,  acciocché  voi  consideraste 
con  giusti  e  pietosi  occhi  1'  ufficio  che  mi  è  stato  imposto  in  questo  giorno  so- 
lenne. Il  pensiero  che  vi  ha  invitati  a  salire  su  questo  monte ,  non  è  stato  Ggliuo- 
lo  di  nessuna  passione  vana  e  non  degna  della  severità  della  scienza.  Surto  dal 
d(!SÌderio  di  os.servarvi  e  di  onorarvi  in  quei  tutti  modi  che  la  qualità  della 
contrada  rendeva  pos.sibili ,  si  crebbe  e  si  fortilicò  della  viva  speranza  che  si  na- 
scondesse fra  voi,  o  Signori,  quell'eletto  che  la  Provvidenza  destinava  a  cogliere 
un  giorno  i  frutti  di  quei  semi  che  noi  ora  tentiamo  di  spargei'e  ;  e  che  prima  da 
Dio,  e  poi  da  quel  fuoco  che  vedete  là  su  quella  sublime  cresta  del  maestoso 
vidcano ,  gli  s'  accendesse  quella  scintilla ,  che  dovrà  poi  illuminare  il  mondo 
d  un  nuovo  ed  inestinguibile  splendore. 


ESPERIEIVZE 

SULLA  FORZA  ELETTROMOTRICE  DELLA  TERRA 

ESEGUITE 

DAL   DOTTOR   LUIGI   MAGRIINI 

PROFESSORE  DI  FISICA  BEL  LICEO  DI  PORTA-KDOTA 

MEDIANTE  h'  APPARATO  FATTO  COSTKIIKE  DALLA  CITTÀ  DI  SIILAXO  IN  OCCASIONE 
DEL  VI  CONGRESSO  SCIENTIFICO,  A  DILVCID.i7.loyE  DI  OCEU.E  GIÀ  INDICATE  NE- 
GLI ATTI  DEL  MEDESIMO  CONGRESSO,  E  N^EL  SFNTO  INSERITO  NEL  TOMO  10."  DEL 
GIORNALE  DELL'  1.  R.  ISTITUTO  LOMBARDO,  E  NEL  FASC.°  41.°  DEL  POLITECNICO, 


1.  Uli  esperimenti  eseguiti  lìn  dal  gennaio  p.  p.  in  concorso  dei  signori  pro- 
fessori Belli  e  Frisiani  con  un  sensibilissimo  galvanometro  di  Gourjon  (  dei 
quali  si  pubblicheranno  i  risultati  in  una  memoria  speciale  )  ,  confermano  che 
r  isolamento  dei  fili  metallici  riusciva  fra  loro  praticamente  perfetto ,  cioè  che 
tra  un  filo  e  l' altro  in  condizioni  atmosferiche  favorevoli  non  esistevano  comu- 
nicazioni secondarie  sensibili  al  galvanometro  per  l' intermedio  dei  pali.  Ma  nel- 
lo stesso  tempo  danno  indizi  che  1'  elettrico  tende  a  trasmettersi  più  facilmente 
per  le  fibre  longitudinali  del  legno  ,  ove  si  erano  inserite  a  forza  le  stecchettc 
metalliche ,  anziché  in  direzione  trasversale  ;  per  cui  si  rendeva  molto  proba- 
bile che  le  correnti  da  me  chiamate  telluriche  si  manifestassero  in  conseguenza 
di  una  circolazione  tra  il  filo  la  terra  e  la  lamina  seppellita ,  appunto  per  mez- 
zo delle  fibre  longitudinali ,  che  tutte  mettendo  capo  nella  terra  potevano  chiu- 
dere con  essa  la  catena  galvanica. 

Se  non  che  ulteriori  sperienze  (  che  verranno  in  seguito  descritte  )  tendono 
a  mostrare  che  questa  circolazione  si  compie  con  grande  malagevolezza ,  e  che 


—  noi  — 

mìnimo  ne  è  l'cfrelto,  por  cui  non  si  polrt-blic  iisscguarlc  che  una  parie  aCfatlo 
se<iinilaria  nelle  correnli  telluriche,  l'are  che  la  loro  spiegazione  domandi  an- 
cora r  intervento  di  altre  cause ,  e  ritorna  possibile  o  che  il  filo  sostenuto  nel- 
r  aria  faccia  l' olTicio  di  s|iigolo  e  dissipi  il  fluido  neh'  atmosfera ,  o  che  il  filo 
serva  di  veicolo  per  propagare  le  onde  elettriche ,  se  si  volesse  ricorrere  al  prin- 
cipio delle  vibrazioni. 

Del  resto  i  fatti  sussistono  indipendentemente  da  qualunque  modo  con  cui 
r  elettrico  possa  trasmettersi  o  dissiparsi.  E  sia  pure  che  vi  abbia  circolazione 
tra  il  filo  sostenuto  nell'aria,  la  terra  e  la  lamina  coli' intermedio  dei  pali, si  ri- 
leverà dal  complesso  dei  fenomeni  che  senza  ammettere  una  forza  elettro-mo- 
trice propria  della  terra  ,  non  avvi  spiegazione  appieno  soddisfacente  ,  si  vedrà 
che  i  risullamonti  delle  mie  osservazioni  non  sono  abbastanza  semplici  né  facili 
a  provedersi  senza  conceder  anche  alla  terra  il  potere  di  smuovere  e  spingere 
l'elettrico  nei  metalli. 

Né  con  ciò  s'intende  proclamare  un  nuovo  principio,  ma  estendere  piutto- 
sto il  principio  stesso  stabilito  dal  Volta.  In  questo  senso  accetto  la  conclusione 
del  sig.  cav.  Maltcucci  (1),  alla  quale  anch'io  era  implicitamente  pervenuto, 
cioè  che  i  risultamentì  delle  mie  osservazioni  sono  conseguenze  naturali  della 
elettricità  voltiana.  Ripeto  che  io  stesso  era  implicitamente  pervenuto  a  silTalta 
conclusione  ,  giacché  le  correnti  da  me  chiamate  telluriche  non  ho  mai  detto 
che  sieno  di  origine  cosmica,  come  quelle  che  dipendono  dalla  circolazione  del- 
la elettricità  che  si  ammette  attorno  il  globo  terrestre  in  direzione  da  levante  a 
ponente,  secondo  le  idee  di  Ampère,  Barlovv,  Nobili  ecc.,  ma  bensì  di  origine 
fisica ,  vale  a  dire  dipendenti  dalle  sue  proprietà  fisiche  e  chimiche ,  e  quindi 
dalla  forza  elettro-motrice  propria  della  terra  ;  ekUro-^movenza  che  può  variare 
secondo  la  natura  dei  componenti  la  terra  stessa ,  secondo  le  acque  di  cui  è  im- 
bevuta, e  secondo  la  natura  delle  lamine  metalliche  in  essa  seppellite. 

2.  Il  circuito  CDMIiG  (Fig.  1  ;  rappresenta  una  catena  tutta  metillica  di 
filoranie,  la  quale  in  questa  serie  di  sperienzc  si  stende  da  Milano  a  Sesto,  e 
costituisce  un  reoforo  avente  la  lunghezza  di  soli  13  mila  metri. 

(i)  Sur  l'cmploì  de  la  terre  commc  conductcur  pour  le  tclL*^ra]ilie  éleclriquci  lettre  de  M.  CI».  Mat- 
tcucci  à  M.  Arago  (  Complesn-ndus  des  Séances  de  l'.icadc  nie  de$  Sciences,  i  j  Hai  i8i5). 

139 


—  1 I 02  — 

Il  galvanometro  si  trova  in  G  isolalo  dal  suolo ,  e  la  sua  spirale  fa  parte  del- 
la l'alena.  R,  Z  indicano  il  polo  rame  e  il  polo  zinco  di  un  reomolorc  alla  Ba- 
{iration  ogunimcnte  isolato. 

PQ,  P'Q'  raffigurano  i  pali  che  in  numero  di  350  sostengono  la  catena  nella 
maniera  già  indicala  sin  dal  principio  di  questo  lavoro. 

Nei  punti  B,  C,  D,  esistono  tre  piccoli  bicchieri  conlenenti  mercurio  ad  og- 
getto di  potervi  stabilire  e  interrompere  rapidamente  e  con  sicurezza  il  conlatto 
metallico  fra  le  varie  parli  del  sistema. 

In  K  trovasi  una  lamina,  talvolta  di  rame,  talvolta  di  zinco,  secondo  i  casi  da 
spiegarsi  a  suo  luogo ,  e  viene  seppellita  nella  terra  umida  ,  o  nell'  acqua  in  co- 
municazione colla  massa  del  globo. 

Aa  è  r  appendice  metallica  destinata  a  formare  la  congiunzione  della  lamina 
colla  catena. 

Si  ebbero  le  maggiori  precauzioni  per  impedire  che  il  filo  metallico  si  met- 
tesse in  contatto  immediato  coi  pali.  Il  filo  stava  sempre  fermato  sopra  stecchet- 
le  coperte  di  taffetlà  gommato  infisse  nei  pali. 

Gli  esperimenti  si  eseguirono  in  giorni  sereni ,  e  dopo  il  mezzodì  affinchè 
per  l'azione  del  sole  i  pali  ed  il  taffetà  potessero  asciugarsi  della  umidità  depo- 
stavi durante  la  notte. 

Le  indicazioni  del  galvanomelro  furono  osservate  non  già  alle  prime  escur- 
sioni dell'  indice ,  ma  dopo  finite  tutte  le  oscillazioni.  Ad  ogni  annotazione  si 
aveva  la  cura  di  lasciare  l'indice  fisso  per  circa  15  minuti  primi.  Nessuna  parte 
dell'  apparato  Irovavasi  in  comunicazione  coll'osservatore.  Si  tenne  anzi  ripa- 
rato il  galvanomelro  dalla  troppa  vicinanza  della  persona ,  affinché  non  si  gene- 
rassero sotto  la  campana  correnti  aeree  atte  a  deviar  l'ago.  La  misura  delle  de- 
viazioni di  cui  si  fa  nota  in  questo  capitolo  è  la  media  di  quattro  osservazioni 
compite  in  quattro  giorni  differenti. 

3.  Esperienza  1.'  Escluso  il  reomotore  alla  Bagration  che  nella  precedente 
figura  è  indicato  con  R-Z,  (Fig.  1.)  congiunti  fra  loro  i  punti  i),(7,  (Fig.  2.)  del- 
la catena  coll'archetlo  metallico  CD,  e  posta  in  C  V  estremità  a  dell'appendice 
Aa  si  ottiene  colla  lastra  Adi  zinco  una  corrente  discendente  per  a  A,  che  pro- 
duce pel  galvanomelro  la  deviazione  di  3°,  5/8. 


—  1103  — 

4.  esperienza  2.'  Rimanendo  a  in  C  ed  aprendo  la  catena  col  levare  l'ar- 
clietto  CD,  la  corrente  discendente  richiamata  tutta  dalla  spirale  galvanome- 
trica fa  deviare  l' ago  per  6",  3/4. 

Si  noti  che  l' estensione  della  superficie  dei  metalli  congiunti  in  coppia  non 
influisce  sulla  direzione  della  corrente. 

!>.  Esperienza  3." Se  alla  lamina  di  zinco  si  sostituisce  una  lamina  di  rame, 
chiudendo  di  nuovo  la  catena  coll'archolto  C  D,  (Fig.  3.),  e  ponendo  l'estremità 
a  in  C,  la  corrente  s'invcrte  ,  cioè  ascende  per  Aa,  e  fa  deviar  l'ago  in  senso 
contrario  per  3",  1/2. 

6.  Esiìerienza  4."  Aprendo  la  catena  col  levare  l' archetto  CD  la  corrente 
ascendente  irrompe  tutta  per  la  spirale  galvanometrica  ,  e  produce  la  devia- 
zione di  6 ,  1/2. 

7.  Se  i  resultati  delle  due  prime  esperienze,  ammessa  la  circolazione  coll'in- 
termedio  dei  pali  possono  avere  una  spiegazione  facile  e  consentanea  ai  princi- 
pii  della  elettricità  metallica,  non  mi  pare  potersi  dire  lo  stesso  dei  risultali  delle 
esperienze  3.'  e  4.'  In  queste  la  direzione  della  corrente  è  sempre  come  se  il  filo 
sostenuto  ncll'  aria  fosse  più  attaccato  della  lamina  immersa  nell'acqua.  Il  fallo 
è  riconosciuto  anche  dal  sig.  Matleucci  ;  ma  il  fisico  pisano  crede  di  poterlo  spie- 
gare ammettendo  che  vi  ahhia  maggior  superficie  di  rame  in  contatto  colla  umi- 
dità dei  pali  nella  somma  dei  punti  del  filo  che  toccano  i  pali  stessi ,  che  non  ve 
ne  abhiano  nella  lamina  immersa  nell'acqua.  Se  ciò  era  possibile  nel  suo  caso  , 
quantunque  egli  impiegasse  un  centinaio  di  pali ,  e  le  sue  lamine  avessero  un 
mezzo  metro  (|uadralo  di  superficie  ,  riusciva  afliitlo  impossibile  nel  caso  mio. 
Imperciocché  il  filo  da  me  usato  non  si  avvolgeva  attorno  il  palo  ma  attorno 
una stecchetta  coperta  di  talFetà  gommato.  E  fosse  pure  inumidito  il  taffetà,  e  il 
filo  toccasse  pur  anche  qualche  palo,  il  contatto  in  causa  della  forma  cilindrica , 
non  poteva  eCTeltuarsi  che  in  pochi  punti  ;  d'altronde  il  filo  facendo  un  solo  gi- 
ro attorno  la  stecchetta  non  vi  era  che  un  solo  centimetro  e  mezzo  di  lunghezza 
di  filo  sul  taffetà.  Accordisi  non  pertanto  che  il  filo  toccasse  tulli  i  pali  e  li  toc- 
casse per  un  altro  mezzo  centimetro  :  si  avranno  due  centimetri  di  lunghezza 
di  filo  in  contatto  colla  umidità  aderente  ad  ogni  sostegno  :  e  avuto  riguardo  al 
diametro  del  filo  non  potendo  effettuarsi  il  contatto  che  per  una  piccola  frazione 


—  1104  — 

di  millimelro  in  larghezza ,  la  superficie  bagnata  da  ogni  sostegno  non  poteva 
essere  clic  di  qualche  millimetro  (juadrato.  Si  conceda  per  esuliuranza  che  il 
contatto  si  estendesse  sopra  un  mozzo  millimetro  ([uadrato  per  ogni  millimelro 
di  lunghezza:  sarebbero  stati  «licci  millimetri  quadrali  per  ogni  sostegno,  e  per- 
ciò la  somma  di  3500  millimetri  quadrati.  Le  mie  lastre  avendo  un  metro  qua- 
dralo di  superficie  presentavano,  mettendo  a  calcolo  le  due  facce,  una  superli- 
cie  attiva  di  due  milioni  di  millimetri  quadrali.  La  spiegazione  del  sig.  Matteucci 
non  è  dunque  applicabile  al  caso  mio.  Duolmi  ch'egli  non  abbia  provalo  a  rad- 
doppiare e  triplicare  la  superficie  della  sua  lastra  per  togliere  di  mezzo  il  dulv- 
bio,  se  la  superlìcie  di  essa  immersa  nell'acqua  fosse  o  no  maggiore  di  quella 
del  filo  in  contatto  co' suoi  pali.  Si  noli  che  l'estensione  della  superficie  dei  me- 
talli congiunti  in  coppia  non  influisce  sulla  direzione  della  corrente. 

8.  Esperienza  o.'  Disposta  la  catena  comcncU'esiwrienza  4.',  sepolta  nella 
terra  una  tinozza  di  legno  contenente  40  boccali  d'acqua  ed  uno  di  acido  sol- 
forico, e  immersavi  la  lastra  di  rame,  la  corrente  si  palesò  come  prima  ascen- 
dente per  Aa,  facendo  deviare  l'ago  di?." 

9.  Esperienza  6.'  In  luogo  di  acqua  acidulata  ponendo  nella  tinozza  una  so- 
luzione satura  di  ammoniaca ,  le  altre  cose  restando  come  nella  esperienza  'ò.'  la 
corrente  fu  ancora  ascendente  per  Aa ,  e  la  de>iazione  di  6",  5/8. 

10.  Nei  casi  delle  due  ultime  esperienze  sopra  descritte,  si  rende  per  sé 
man'^sta  la  insuflìcienza  della  spiegazione  data  dal  sig.  Matteucci ,  giacché  la 
lamina  di  rame  sebbene  più  attaccata  si  comporta  sempre  come  elemento  elet- 
tro-negativo in  conlronto  del  filo  sostenuto  nell'aria. 

11.  Espeìienza  7.'  Introdotta  nella  catena  sciolta  da  qualunque  comunica- 
zione diretta  colla  terra  la  coppia  R-Z  alla  Bagration  (l'ig.  4.)  la  corrente  cir- 
colando per  C  G  B  J/  D  imprime  all'ago  una  forza  atta  a  mantenerlo  fuori  del 
suo  meridiano  per  un  angolo  di  10°,  5/8. 

Esperienza  8.'  Fatta  in  C  (  Fig.  5.  )  la  comunicazione  della  catena  eolla 
terra  mediante  il  congiungimento  dell'appendice  jla  della  lastra  di  rame,  la  de- 
viazione ha  luogo  dalla  slessa  parte  ed  apparisce  di  1 1",  1/8. 

12.  L'aumento  di  un  mezzo  grado  osservato  nell'cfletlo  galvanometricd 
dell'  esperienza  precedente  tende  a  provare  che  fra  la  lamina  ed  i  pali  non  av\  i 


—  1105  — 

rircolazionc  di  elcttricitii  sensibile  al  galvanometro,  e  che  ipali  danno  perciò  un 
isolamento  praticamente  perfetto  per  rapporto  allo  strumento  impiegalo.  Imper- 
ciocché se  i  pali  trasmettessero  l'elettrico  in  quantità  sensibile  allo  stromento 
dovrebbe  la  lamina  costituire  coi  pali  un  arco  di  derivazione;  e  in  tal  caso  la  in- 
tensità della  corrente  parziale  per  la  spirale  galvanometrica  dovrebbe ,  come  è 
noto,  anzi  che  crescere,  diminuire  notevolmente. 

Un  tale  aumento  al  contrario  torna  favorevole  alla  ipotesi,  che  la  corrente 
ascendendo  per  \a  si  dirami ,  ovvero  si  decomponga  in  C  portandosi  parte  ver- 
so il  galvanometro,  parte  verso  il  rcomotore  :  in  modo  però  di  non  dare  all'uno 
precisamente  quanto  toglie  o  distrugge  nell'altro  ;  e  per  conseguenza  pare  che 
la  eletliicità  ascondendo  dai  suolo,  sia  più  lli)era  di  versarsi  nella  spirale  del  gal- 
vanometro, forse  per  la  ragioue  che  essendovi  già  stabilita  in  prossimità  del  no- 
do la  corrente  voltiana,  il  reoforo  resiste  più  fortemente  a  quella  porzione  di  cor- 
rente tellurica  che  tende  a  irromi)ere  in  senso  contrario. 

13.  Esperienza  9.*  Sostituendo  alla  lamina  di  rame  una  lamina  di  zinco 
(Fig.  6.)  la  deviazione  si  riduce  a  2',  1/2  nello  stesso  senso. 

Anche  quest'  ultimo  elVelto  mi  sembra  agevole  a  spiegarsi.  Infatti  la  cor- 
rente tellurica  essendo  discendente  per  aA  ,  il  fluido  viene  richiamalo  dalla 
spirale  galvanometrica  facendo  deviare  l'ago  di  3°,  S/8  (V.  esper.  1."  §  3)  ;  e  vie- 
ne egualmente  richiamalo  dal  rcomotore  R-Z,  scaricandosi  tutto  nel  suolo, per  cui 
la  deviazione  primitiva  prodotta  dal  reomolore  dev'essere  diminuila  di  7  in  8 
gradi.  Ora  a  questa  estrazione  di  circa  8"  aggiuiigentlo  il  residuo  di  2",  1/2,  si  ot- 
tiene appunto  con  suIBcieule  approssimazione  reflcllo  galvanometrico  della  ".' 
esperienza  (  §  11). 

14.  Espeiietìza  10.*  Operala  in  D  la  congiunzione  della  lamina  di  r.mir 
colla  catena  (  Fig.  7.  )  la  de\  iazione  è  misurata  da  17  ",  1/2  ;  il  che  può  indurci 
ad  ammettere  che  la  correnle  tellurica  «iscendenle  vada  cospirando  colla  cor- 
rente voltiana ,  ovvero  eh'  ella  sia  tutla  rìchiauiala  dalla  positi>  ila  del  zinco  fa- 
ciente  parte  della  coppia  alla  Bagration. 

lo.  Quest'  ultimo  risultameuto  preso  isolatamente  potrebbe  considerarsi 
come  un  elTetto  della  corrente  derivala  che  per  avventura  avrebbe  luogo  fra  la 
lamina  ed  i  pali,  supposto  chela  circohuioue  possa  compiersi  appunto  per  l'in- 


—  1106  — 

lermedio  dei  pali  ;  giacché  la  spirale  galvanomelrica  costituirebbe  la  corrente 
principale ,  la  quale,  come  il  sig.  Pouillet  lo  dimostrò  coli' esperienza,  e  il  si- 
gnor Ohm  lo  dedusse  colla  teoria ,  è  maggiore  della  corrente  primitiva,  mag- 
giore cioè  delia  corrente  che  si  otteneva  prima  che  la  derivazione  fosse  effettua- 
ta. Ma  egli  è  il  complesso  dei  fenomeni  e  non  fatti  isolati  che  dobbiamo  spiegare. 
Frattanto  il  risultato  dell'esperienza  9.'  dimostra  che  la  lamina  seppellita  nel 
suolo  fa  un  officio  diverso  da  quello  di  stabilire  un  arco  di  derivazione;  giacché 
per  ottenere  questo  arco  dorrebbe  essere  indifferente  la  natura  dei  metalli ,  al- 
meno entro  i  limiti  della  rispettiva  loro  conduttività  ;  e  non  s' incontrerebbe  quel 
divario  si  grande  che  esiste  tra  l'effetto  dell'esperienza  8."  e  quello  dell' esperien- 
za 9.- (§§  12.  13.) 

Per  conseguenza  è  lecito ,  se  non  necessario  ,  di  supporre  che  una  lamina 
sepolta  nel  suolo  faccia  coppia  con  una  lamina  del  reomotore  voltiano ,  e  che 
nell'apparato  siavi  un  mutamento  di  tensione  ,  ovvero  una  composizione  fra 
le  varie  forze  elettro-motrici  ;  per  cui  si  ottiene  una  risultante  talvolta  uguale 
alla  loro  somma,  talvolta  uguale  alla  loro  differenza,  secondo  la  natura  dei  me- 
talli e  il  luogo  del  loro  congiungimento  colla  catena.  Insomma  la  semplice  cir- 
colazione attraverso  i  pali  non  ispiega  abbastanza!  fatti:  è  d'uopo  ricorrere  ad 
altre  cagioni. 

16.  Esperieìiza  1\.'  Aprendo  in  D  la  catena,  in  maniera  però  che  l'arco  me- 
tallico AaDZ  non  venga  interrotto ,  s' incontra  un  lieve  indebolimento  nella 
corrente  telluro-voltaica  ,  la  deviazione  dell'ago  effettuandosi  per  16",  3/4. 

17.  Da  ciò  si  potrebbe  concbiudere  che  la  corrente  parziale,  quella  cioè  che 
passava  per  la  catena  tutta  metallica  (interrotta  in  quest'  ultima  prova)  avesse 
qualche  parte  ,  benché  piccola  ,  nell'  effetto  galvanometrico  della  precedente 
esperienza. 

E  se  ne  potrebbe  altresì  inferire  che  una  lunghezza  di  13  mila  metri  di  filo 
sostenuto  e  terminato  nell'aria  non  basta  a  scaricare  la  corrente  complessa 
AaDZRBM. 

18.  Esperienza  12."  Fatta  in  B  la  congiunzione  della  lamina  di  rame  colla 
catena  (Fig.  8.)  la  deviazione  comprende  l'angolo  di  9",  1/4. 

19.  Se  la  lamina  formasse  arco  di  derivazione  coi  pali  la  corrente  primipale 


i 


—  1107  — 

7?CGZ?  dovrebbe  risullarc  maggiore  (Il'IIìi  primiliva  (10%  ."1/8  esper.  ".*  §  11  ) 
ma  ella  è  invece  di  9,1/4.  Duuque  la  lumiua  non  costituisce  coi  pali  mia  cor- 
rente derivata. 

Per  la  qua!  cosa  ,  il  galvanometro  essendo  situato  Tra  la  lamina  e  il  reomoto- 
re  alla  Bagration  ,  pare  cbe  l'una  parte  della  corrente  tellurica  s'incammini  per 
BM  \cr so  il  polo  Z  del  reomotorc,  e  l'altra  parte  s'introduca  in  senso  contrario 
nella  spirale  galvanometrica.  Ora  si  comprende  il  perche  in  questo  caso  deve  di- 
minuire la  intensità  della  corrente  RCGIi  (10",  5/8  esper.'  7.")  ingenerata  dalla 
corrente  voltiana. 

Che  se  l'indebolimento  non  apparisce  proporzionato  alla  forza  della  corrente 
tellurica  di  3",  1/2  (esper."  3."  §  i5.),  se  ne  può  attribuire  la  ragione  a  ciò  (co- 
me si  è  detto  nel  §  12)  che  la  corrente  tellurica  ascendente  non  si  dipartisce 
in  parti  eguali  nel  circuito  voltiano,  siccome  av\iene  in  una  catena  libera,  ma 
tende  a  scaricarsi  più  facilmente  nel  senso  della  corrente  eccitata  dalla  coppia 
R-Z. 

20.  Esperienza  13."  Aprendo  la  catena  in  B  senza  che  l'arco  metallico /laC 
resti  interrotto,  si  ottiene  la  deviazione  di  4",  1/2,  prossimamente  uguale  all'  ec- 
cesso della  deviazione  di  10",  5/8  prodotta  dalla  corrente  voltiana,  sopra  la  de- 
viazione di  6°,  1/2  (esper."  4."  §  6.)  che  si  è  trovato  provenire  dalla  corrente 
tellurica. 

21.  Esperieììza  14."  Sostituendo  nell'  esperienza  10."  una  lamina  di  zinco  a 
quella  di  rame  (Fig.O.)  si  presenta  ladc\iazione  di  11. "L'effetto  riesce,  comesi 
vede,  quasi  eguale  a  quello  incontrato  nell'esperienza  8.",  e  si  può  spiegare 
con  ragioni  analoghe  a  quelle  esjìoste  nel  §  12. 

22.  Esperienza  15."  Se  siiiprela  catena  in  D,  ferma  la  lastra  di  zinco,  la 
deviazione  si  riduce  a  4",  1/4,  la  quale  è  dovuta  forse  al  conflitto  della  elettro- 
movenza  tellurica  colla  voltaica  come  nell'esperienza  13.'  §  20,  il  che  sembra 
confermarsi  anche  colla  seguente. 

23.  Esperienza  10.' S' inverta,  rispetto  al  galvanometro  ,  la  situazione  dei 
poli  del  reomolore  voltiano,  e  si  faccia  in  D  la  congiunzione  a  catena  aperta, 
con  una  lamina  di  rame  (Fig.  10.),  si  rileva  una  deviazione  di  4",  1/2  opposta  alla 
precedente ,  cioè  l' effetto  galvanometrico  riesce  presso  a  poco  uguale  in  quan- 


—  1108  — 

tilà  a  quello  della  procedente  esperienza  ma  in  senso  conlrario  per  causa  dell'in- 
vertimcnlo  dei  poli  del  rcomotorc  volliano. 

iì4.  Esperienza  17."  Rimesso  il  rcomotorc  nella  sua  ordinaria  posizione  ri- 
spetto algalvanometro,  e  fatta  in  lì  la  congiunzione  con  una  lamina  di  zinco 
(Fig.  11.).  la  corrente  viene  contrassegnata  dalla  deviazione  di  17",l/i,  manife- 
stando così  una  intensità  pressoché  uguale  a  quella  ottenuta  nell'esperienza 
10.*  §  14,  e  per  quanto  n»i  sembra,  per  la  stessa  cagione;  giacché  la  corrente 
tellurica  discendente  cospira  anche  in  questo  luogo  colla  corrente  voltaica. 

-J5.  hlfperìcnza  18."  Aperta  la  catena  in  H,  senza  che  l'arco  AaD  s'inter- 
rompa ,  la  deviazione  si  riduce  a  16",  1/4,  elTetto  analogo  a  quello  ottenuto  nel- 
l'esperienza ll.'§  16. 

26.  Sono  questi  i  fatti  principali  che  mi  hanno  indotto  ad  ammettere  non 
una  causa  cosmica  ,  ma  una  forza  elettro-motrice  propria  della  terra  dipenden- 
te dalle  sue  proprietà  fi,siche  a  tenore  del  §  1  ;  essi  tendono  altresì  a  provare 
che  la  lamina  sepolta  non  forma  coi  pali  un  arco  di  derivazione  ,  e  che  alla 
circolazione  per  l'intermedio  dei  pali  non  si  può  attribuire  che  una  parte  affatto 
secondaria  nei  fenomeni  di  cui  si  è  favellato. 

D.'  Liir.i  Magrini 

Prof,  di  Fiiica  nell'I.  R.  Liceo  di 
Porla-Nuom  in  Milano. 


FINE  DELLA  PARTE  PRIMA 


]\OTA 


La  rìtardaiiza  con  la  ((iialc  ci  sono  siale  trasmesse  alcune  fra 
le  scritture  da  porsi  a  stampa ,  ne  à  indotti  a  dividere  in  due 
parti  gli  Atti  del  VII  Congresso,  per  non  indugiarne  la  pubbli- 
cazione; anclic  avuto  rispetto  alla  grandezza  del  presente  volume. 

Daremo  nella  seconda  parte,  che  subito  verrà  messa  alla  luce  : 
I  lavori  della  Sezione  di  Geologia,  e  Mineralogia- Il  Catalogo  mc- 
lo<Jico  de'  Pesci  europei  del  chiarissimo  signor  Carlo  L.  Principe 
Bonaparte-La  serie  de' libri  oiferti  o  inviati  in  dono  -  L' elenco 
•Ielle  jxTsone  intervenute  al  Congresso -L'indice  delle  Adunanze 
delle  Sezioni -I  nomi  degli  autori  citati  -  E  la  Tavola  generale 
delle  cose  di  cui  si  ragiona. 


1  DEPUTATI 

SOPRA  LA  PUBBLICAZIOB  DEGLI  ATTI 
DEI.  va  CO>GHESSO. 


l'iO 


INDICE 


DEU.E  SCRITTL'RE  CONTENUTE  IN  QUESTA  PRIMA  PARTE. 


Discorso  del  Premiente  Getwale  Cav.  Niccola  Sanlangelo  letto  nella  solen- 
ne apertura  del  Congresso fac.  i» 

Parole  del  Cav.  N.  Santangelo  delle  nella  tdliina  adunansa  del  Con- 
gresso    »  31 

Rapporto  del  Segretario  Generale  Giacomo  Filioti  letto  nella  ultima  adu- 
nanza il  giorno  5  di  ottobre »  33 

Regolamento  generale  per  le  annuali  riunioni  italiane  de'  cultori  delle  scien- 
ze naturali »  io 

UdiziaU  del  VII  Congresso »  49 

Commissione  destinata  da  S.  M.  a  far  gli  onori  della  riunione.    ...»  oO 

Deputazione  per  V  ammissione  degli  Scienziati »  51 

Deputazioni  scientifiche »  •'54 

Serie  de  Presidenti  Ì'ice-Presidenti  e  Segretari  delle  Sezioni »  67 

Atti  verdali  delle  Sezioni  di 

—  Medicina »  69 

—  Chirurgia  e  Anatomia •     .  »  269 

—  Chimica »  353 

—  Agronomia  e  Tecnologia »  431 

—  Archeologia  e  Geografia »  613 

—  Anatomia  ,  Fisiologia  comparata  e  Zoologia »  674 

—  Botanica  e  Fisiologia  vegetabile »  845 

—  Fisica  e  Matematica »  1008 


k 


J'/O     / 


:i^nr    r/i  tJi,nin//a   r  ./un/mi,i,i 


-•     M,'^- 


.-(«^ 


i 


Tav  n 


Fu/ 


Fuf  ó: 


I 


7^ 


/'/'///■'fi'       /////'t////?//i  /2 


1 


r 


^■y<r„r  ^^,„^;(^ 


v' 


à    Atuu   mènsa  dr/b   „clen 


2.    /nfirnni/ì/t* 


\ 


/////  (òy 


,< 

'2 

o 


r 

lì 

ex. 
la. 


O 

Z 


Ime 


s 

O 

^ 
I- 
|o 


< 


o  _ 


:S^ 


Q 


I 


Fin   2 


7i.     // 


Fu,  3. 


fui  7 

0 


Fu,   5 


I 


Fi^.  JO. 


V 


V 


Fig  J 


\     N^ 


Fio    <■ 


\ 


"'j 


U 


i'jùùf  ti-  Xmnxéa   dif. 


&i».étCa9*  me 


i 


\ 


jui.  /. 


Uo-yjcìmio   ri]  rniT)rioni  Bel  mplaranrio, 


I 


'4^ 


Tal),  lì. 


li- 


I  ' 


M 


V 


km 


7 


~^       BJ 


1    I 


■Oi] 


^\w4 


/àh^"-i 


i 


K 


S.ite  t^^rw    /iw. 


5:riiMiir5i    rt?l   p.i11ÌTir.  r    rl^l    fjorr     r?minc[)     AvW    iporisliilr    /^ ,/A,^,/,  /f^w.-ti/fJ 


Tai-.m 


FfrondazÌDiii-.  spBir,  ed   ennlunDUP    (!pU  ipDtJshde,    ^ y//»aj   /u^'-^t- 


à, 


^ff.'  y 


Tur.  t 


"'(© 


1    iJ  r 


K 


nQ 


M 


cJ^ 


T 


■^^=^^ — eA 


.4 


K 


rO 


M 


Ó!^.J. 


B       \ 


t 


K 


n^ 


"^.. 


_^ 


fl  zO 


^     V. 


la 


A 


^.. 


•S^ktrwA  tmc 


t 


Tav  Jl 


^     li 


K 


L 


-yy. 


nO 


J 


M 


^    £ 


i-J I 


B       r 
^ 


TT — 


J 


M 


R\Z 


K 


f^irur 


■-T- 


'.  7. 


M 


■y^.g. 


C 


^20 


ranu 


nP 


-V 


1^^/.  3. 


Titv.lll 


■     ( 


fì\Z<;r 


ù 


^ 


\P 


ng 


y^.yé^. 


fì-Q- 


J{ 


J_ 


.ìf 


'^^i/.  //. 


.g^"^ 


B     :^ 


/r 


\Q 


M