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ATTI
DELLA
SOCIETÀ LIGURE
DI
STORIA PATRIA
ATTI
DELLA
SOCIETÀ LIGURE
DI
STORIA PATRIA
VOLUME XXXVII
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GENOVA
R. STABILIMENTO TIPOGRAFICO L. SAMBOLINO e FIGLIO
Piazza S. Bernardo, N. 1.
MCMV ^
Proprietà Letteraria.
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EMILIO PANDIANI
UN ANNO
DI
STORIA GENOVESE
(Giugno 1506 — 1507)
CON DIARIO E DOCUMENTI INEDITI
AI MIEI CARI (;HN1T0RI
CHE MI OFFRONO
MIRABILE ESEMPIO DI OPEROSITÀ
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^l Lettore
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Studiando gli Annali di Bartolomeo Se?iarega (') />(?r
prepararne una nuova edizione {^\ avvertii che queir ottimo,
cronista, sempre chiaro, preciso ed eqtianime nelV esposizione
deiJatti,gitinto al 1^06, alla descrizione cioè dei torbidi popo-
lari che per un anno inte^^o tennero Geiiova agitata, sia
che rargomento fosse troppo denso di fatti, o che egli,
come accenna 7iel suo sciatto, per carità di patria ne
parlasse a malincuore ('), non si trattiene a lungo su que-
gli avvenimenti pur tanto importanti e li descrive con fret-
ta studiata. Gli è perciò, che pei' avere piti ampie notizie,
mi rivolsi alle carte dell' Archivio di Stato, e^ conosciuta
l'esistenza d'un DiaìHo manoscritto che riguardava per
r appunto codesto turbinoso periodo ('^), lo esaminai e mi
(1) Commentarium de rebus genuensibus^ ab a. i48S ad. a. i5i4, in
L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XXIV.
(2) Nuova edizione dei RR. II. SS. a cura di Vittorio Fiorini.
(3) B. Senarega, op. cit., col. 58 1, dice: « Sed quam vellem sine culpa
« gesta islorum temporum liceret sine annotatione praHerire ! ».
(4) Questo diario è citato da A. Manno in Bibliografìa storica degli
Stati della monarchia di Savoia, Voi. VI, pag. 95, n. 22622.
XII
accorsi della stia grande importanza; poiclic quelle pagi ne,
pur essendo scritte in rozzo italiano , 7'ispecchiano fedel-
mente e chiaramente il confuso agitarsi di quei tempi.
Della veridicità dei fatti 7iarrati nel Diario, mi sono
accertato ricorrendo alla ptira ponte dei documenti
ed ho tratto da questi tale copia dì notizie da poter ?'iem-
pire le lacune lasciate dalVanonitno diarista e raccoglie7-e
altri particolari sulle fortunose vicende di questo periodo.
Mi parve quindi non imitile fatica illustrare quell'anno
di storia genovese^ pur avendo Tome guida il Diario, che
presento insieme col mio lavoro, facendolo pi'ecedere da
U7t celino critico e seguire dai documenti che mi parcero
più importanti.
Nel porre termine a questa bi'eve introdnzione credo
mio dovere di rivolgere i pili vivi ringraziamenti al nostro
Presidente Marchese Cesare Imperiale di S. Angelo, ed
al Consiglio Direttivo che aderirono con squisita gen-
tilezza a che venisse pubblicato negli Atti della Società
questo mio lavoro e di attestare la jnia riconoscenza al
prof. Achille Neri pei saggi consigli datimi nel corso
de ir opera.
Genova, io aprile igo^.
Emilio Pandiani
CAPITOLO PRIMO
La sollevazione popolare
SOMMAEIO
Discordie tra nobili e popolari — Violenze dei nobili — Primi
torbidi — Sommossa popolare e concessione della legfge dei
« due ferzi » — Fuga di G. L. Fieschi — Elezione dei
nuovi Anziani e dei « pacificatori » — 11 Fieschi ed i no-
bili iiu )vamente cacciati dalla città. — Ambascerie a Luigi
XII, a Filippo di Cleves e a Carlo di Chaumont — Secon-
da ambasceria al Cleves in Asti — Il Cleves arriva a Genova
— Il Fieschi rientra in città — Sollevazione della plebe e
terza cacciata del Fieschi — Si eleggono i nuovi Anziani
— Politica del Cleves — Consiglio in S. Maria di Ca-
stello - Popolo grasso e popolo minuto — La Riviera di
Levante tolta al Fieschi — Altonso del Carretto riacquista
il Finale — Ferdinando il Cattolico a Genova e a Portofino
— La plebe potente e prepotente — Riforme nelle eie? ioni
e adunanza del l6 ottobre — Il Re di Francia esige la
restituzione della Riveradi Levante — Elezione di otto tri-
buni — Il Cleves abbandona Genova — Editto contro i
nobili — Ambascerie a Luigi XII e a papa Giulio II. —
Nuove elezioni.
Anno l5o6
Passa r istoria , operatrice eterna ,
tela tessendo di sventure e glorie :
Carducci : Bicocca di S. Giacomo.
RA appena cessata la peste che da due anni
infieriva su Genova (1504- 1505) e la città pa-
reva ritornare alle pacifiche e lucrose occupazioni del
commercio, quando un morbo assai peggiore scoppiò
entro le sue mura. Le antiche discordie fra nobili e popo-
lari, che hanno sempre formato la storia della vita interna
di ogni grande città, si acuirono a tal punto in Genova
da spingere la plebe a tumulti, a incendi, a saccheggi,
e costringere infine il partito dei nobili a prendere la via
dell'esilio.
Discordie tra nobili e I'Opolari.
Queste dissensioni fra le due parti erano sorte
da quando,' per le migliorate condizioni economiche
del popolo, alcune famiglie, essendosi acquistate per
ricchezze accumulate, favore e potenza nella cerchia dei
loro concittadini, incominciarono a gareggiare colle an-
tiche famiglie nobili che allora tenevano il governo
della città. Così tra i nobili ed i popolari ricchi erano
nate acri invidie e forti inimicizie, che presto si muta-
rono in rivalità minacciose, in odi profondi. I nobili
volevano mantenere il loro predominio sulle cose dello
La sollevazione popolare
Stato, i popolari afvere invece in esso una partecipazione
più larga di quella che sino allora era stata ad essi
consentita. In queste contese e in queste aspirazioni
sono riposte le cause precipue delle civili discordie che
tennero divisa per tanto tempo la città e la trassero
quasi a rovina. Altre, cagioni, sebbene di minore impor-
tanza, concorsero a rinfocolare le ire fra i due partiti. E,
prima tra queste, credo debba essere stata la dominazione
francese, a cui Genova soggiaceva dal 1499. I francesi
infatti, pei quali l'unico scopo della signoria era di
smungere i loro sudditi, sia che ricavassero maggiori
proventi, sia perchè, essendo retti nella loro patria da
un regime aristocratico, si sentissero meglio disposti a
favorire i nobili, certo è che permettevano a costoro di
spadroneggiare. Gli offici civili divisi per metà tra popolari
e nobili, erano in realtà retti da questi soltanto, perchè
essendo più ricchi e più uniti , riuscivano facilmente a
sopraffare gli altri e commettere soprusi e ingiustizie. I
popolari, per contro, non potevano né volevano tollerare
d'essere inviliti e soperchiati, e instavano presso il go-
verno francese che gli offici fossero divisi in tre parti:
vale a dire che un terzo degli officiali pubblici fosse
rappresentato dai nobili, un terzo dai mercanti e un
terzo dagli artefici, e la loro insistenza appoggiavano su
valide ragioni: i . perchè essi erano in più gran numero
dei nobili e pagavano tasse maggiori, 2. per la ragione
storica, che la città era stata governata lunghissimo
tempo dai popolari, 3. perchè volevano che meglio si
amministrasse la giustizia.
4 Anno .'So'D
Violenze dei nobili.
Non parlo di screzi per futili motivi, come quelli che
avvennero per la processione del legno della Croce
della famiglia Zaccaria, abbandonata per molti anni dai
nobili e ripristinata dai popolari nel 1496, non senza
contese tra gli imi e gli altri, ne delle controversie
per questioni più gravi, come quella se si dovesse o
no accettare la signoria di Pisa, sostenuta con gran
calore dai popolari e combattuta aspramente dai nobili,
i quali poi erano riusciti a spuntarla ('); dirò invece
(1) Queste cagioni di ostilità tra le due parti sono ampiamente esposte da:
Bartolomeo Sknarkga , Commentarium de rebus genuensibus ab a. i488
ad a. i5i4, in L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores ^ Tomo
XXIV, col. 58 1 e segg. ; Agostino Giustiniani, Annali della Repubblica di
Genova^ illustrati con note da G. B. Spotorno, 3" Ediz. , Voi. II pag. 609
e segg.; in Jean 1)"'Auton, Chroniques , avec des notes par Paul Jacob biblio-
phile. Paris, Silvestre, i8J5, Voi. Ili, pag. 197 e segg. Il Senarega e il Giusti-
niani aggiungono che i disordini furono fomentati da certi ricchi popolari
i quali, dovendo sborsare grosse somme, speravano che, provocando qualche
torbido, avrebbero potuto pagare di meno; dicono pure che papa Giulio II
Della Rovere , savonese , dette esca alla sollevazione e lo vogliono provare
col fatto che qualche njese innanzi che scoppiassero i torbidi genovesi, quei
di Savona, essendosi recati a lagnarsi da lui, furono confortati a non crucciarsi,
perchè tra poco Genova si sarebbe trovata in tali impicci da aver altri pensieri
che di turbare il commercio dei savonesi. Ora, vero è che il Papa fu favore-
vole alla ribellione dei popolari contro i nobili; ma che fosse anche promotore
dei disordini, non ci consta. Solo il cronista Alessandro Salvago, che fu an-
ch^ esso contemporaneo agli avvenimenti e scrisse in francese una Cronaca di
Genova che va dal 1 100 al 1 507 edita da Cornelio Desimoni in Atti della So-
cietà Ligure di Storia Patria^ Voi. XIII, pag. 340 e segg., discorda dagli
altri ed accusa i popolari di avere colla loro tracotanza offeso i nobili ai quali
si rifiutarono persino di pagare i debiti, e si scaglia contro coloro che, scri-
vendo la storia di quel periodo, sostennero essere la sommossa stata causata
dai nobili. Ma è troppo evidente la sua partigianeria per la fazione nobilesca,
La sollevazione popolare
che esasperava soprammodo gli animi dei popolari la
petulanza di alcuni giovani nobili che avevano formato
una società detta « la compagnia de l'aguo » perchè
teneva nascosto sotto la veste un sottile pugnale, fatto
venire appositamente da Milano e sul cui manico era
inciso il motto: « castiga villani ». Costoro si diverti-
vano a insolentire i popolari, a chiamarli villani e
montanari, a maltrattarli e talvolta anche a ferirli (');
che più ? il 20 giugno osarono, siilla piazza stessa di
Banchi, il luogo più affollato e più centrale di Genova,
alzar le mani e percuotere due popolari che avevano
loro chiesto la restituzione di certe somme. I cittadini
presenti, indignati, se ne risentirono; si chiusero le
botteghe e si fu sul punto di dare di piglio alle armi;
ma r intervento del podestà Obertino Solaro e di altri,,
uomini probi ed onesti, riuscì a calmare gli animi (^).
da prestar fede alle sue asserzioni. È pur vero che i cronisti popolari potreb-
bero lasciar adito al dubbio sulla veridicità dei loro asserti ; ma quando ab-
biamo la testimonianza di Jean d''Auton, cronista di Luigi XII e quindi per
nulla affatto propenso a favorire i popolari, la quale conferma che la spinta
al moto rivoluzionario venne data dai nobili, gli si può credere senza esitanza.
(1) Vedi Senarkga, op. cit., col. 582; Giustiniani, op. cit., pag. 610; Jean
d'' AuTON, op. cit., pag. 201; Michel Giuseppe Canale, Nuova istoria della
Repubblica di Genova., Firenze, Le Monnier, Voi. IV, pag. 3o() e Diario pub-
blicato in Appendice.
(2) Il fatto, secondo il Senarega, loc. cit., (e dopo lui il Giustiniani ed il
Canale loc. cit.) sarebbe accaduto il 1 8 giugno; ma il Diario afferma che esso av-
venne il 20 giugno e ciò é confermato dalle istruzioni agli ambasciatori inviati
più tardi al re, al governatore di Genova ed a quello di Milano, vedi in Appendice,
Doc. VÌI. Il Senarega inoltre e con lui altri cronisti parlano di una sola que-
stione sorta in quel giorno fra un notaio (Manuele (banale) ed un nobile di cui
non si dice il nome, mentre il Diario accenna a due litigi: il primo tra il notaio
2
6 Anno l5o6
Un altro giorno il figlio di Domenico Negrone tentò di
possedere la sposa del notaio Bernardo Raggio, poi,
temendo la giusta pena, fuggì di città, ma vi ritornò
indi a poco, e, venuto a parole con Peregro Leonardi
popolare, lo stese morto. L'azione per se stessa già
grave, divenne gravissima coli' insulto fatto alla Corte,
la quale, recatasi all'abitazione di lui « per fare qual-
che demonstratione de tanto excesso », la trovò cu-
stodita da altri nobili che le impedirono di entrare,
gridando che non era permesso l'accedere in casa di
nobili e che sarebbe incolto male a chi avesse osato
varcarne la soglia ('). Altre violenze si aggiunsero alle
Xiiùsepjìe Dernice e Martino Spinola di Luccoli, il secondo tra Manuele (banale
ed il figlio di Stefano Cigala. Il d''Auton, o/j. cjV., Voi. HI, pag. 201, confuse i
due avvenimenti, facendo questionare Manuele Canale con Martino Spinola.
E d' uopo ricordare che nello stesso giorno, 20 giugno, il governatore di
Genova, Filippo di Cleves, che si trovava allora alla corte di Francia, scriveva
che « vedando che da alchuni iorni in qua sia eresiato in la cita una grande
« licentia et presumptione de baterse Tuno cum Tatro de pugni, mascate et
« f)ercusione de diversa natura e portarsi arme de che ne segue grandi in-
« convenienti » etc. etc, dava ampia libertà al Magnifico Messere Obertino
de Solario, podestà di Genova, di far imprigionare e giustiziare i delinquenti.
(Archivio di Stato in Genova Li7/erar«m Reg. 47., lettera n. 93). Quale dif-
ferenza dair ordine dato cinque giorni avanti (i5 giugno) a tutti i capitani,
vicari, podestà, rettori, officiali ed università della Liguria di fare per tre di
consecutivi « fallodi e fochi in publico, sonar campane, fare processione de
« religiosi accompagniate de voi cum tuti li homini de vostri lochi etc. etc.
« pel mariagio novamenti concluso tra la Ser"" Madonna Claudia figlia di
« Luigi XII e r 111"" Mons. de Angouleme delfino de Pranza » ! (Archivio di
Stato in Genova, Litterarum Reg. 46, lettera n. 191).
(i) Il fatto, narrato dal x? Auton, op. aV., Voi. Ili, pag. 202, è confermato
e meglio lumeggiato nelle istruzioni alPambasciatore diretto al re di Francia.
Vedi in Appendice, Doc. VII.
La sollevazione popolare
già accennate. Essendo stato cacciato da Genova per
le continue spavalderie un certo numero di nobili,
Obertino Solaro voleva proporre, (come si faceva
sempre) che si dessero premi a chi svelasse i nomi di
quelli che non avessero obbedito all' ingiunzione del
bando, correndo voce che alcuni fossero stati visti di
notte per le vie della città. Ora il senato non soltanto
non approvò tale proposta, ma respinse pure la do-
manda dei popolari che venisse informato il re di ciò
che accadeva in Genova, coonestando la decisione presa,
col pretesto che si dovesse attendere che cessasse ogni
clamore prima di accusare qualcuno dinanzi al re (').
Allora il popolo scelse dodici capitani che soste-
nessero le sue ragioni dinanzi al luogotenente ed agli
Anziani, ma i nobili opposero ad essi quattro deputati
che provvedessero allo stato presente di cose, ed altri
che preparassero armi è raccogliessero fanti {^). In tal
modo il fermento cresceva di giorno in giorno e un fatto,
che in se non aveva eccessiva gravità, diede origine ad
un secondo e più grave tumulto.
(i) Bart. Senareg^, op. cit., col. 583; Giustiniani, op. cit., pag. 6ii.
(2) Diario^ 27 giugno. In un « Memoriale de le cose accadute in lasu-
blevacione de li populi de Genes » indirizzato dai nobili a Luigi XII (pubbli-
cato da Leon G. Pélissier, Dociiments poiir Vhistoire de Vétablissement de
la doviination frangaise a Génes. Atti Soc. Ligure di St. Pat., Voi. XXIV,
pag. 534 e segg.) e di cui ci occuperemo più a lungo a suo tempo, si afferma
che il luogotenente Roccabertino consigliò i popolari di ridurre a quattro i
dodici officiali della plebe.
8 Anno l5o6
Primi torbidi.
Il 6 luglio un nobile, Bartolomeo Fieschi, contrat-
tando in piazza S. Lorenzo un canestro di funghi con
un contadino (') di Val di Polcevera e non accordandosi
con lui sul prezzo, si mise a dirgli le più crudeli villanie
ed osò dargli « della mano sul viso ». Alle grida del
percosso, accorse un suo parente, il macellaio Giacomo
Ghiglione, e vivacemente rampognò 1' atto inurbano del
Fieschi. Nel fervore della disputa, ecco sopraggiungere
Gian Giorgio Fieschi ed assalire con un pugnale il
Ghiglione, il quale, alla vista del ferro, si scansò e si
mise a correre per il vico del Filo gridando : « arme,
arme » ; giunto in capo ad esso, essendo riuscito ad
afferrare un coltellaccio, lo brandì e si rivolse contro il
patrizio che lo inseguiva da presso, costringendolo a
ritornare indietro e a cercare rifugio in S. Lorenzo. Al
fatto la città levossi a rumore; molti artigiani impugna-
rono le armi e i Fieschi avrebbero corso un serio pe-
ricolo, se la presenza, l'autorità e la parola del luogo-
tenente Filippo Roccabertino non avessero persuasa la
folla a non trascendere ad atti criminosi (^). Il Luogo-
(i) In verità il Diario (6 luglio) dice che era una contadina, ma è il solo;
gli altri cronisti parlano d'' un uomo, e ciò è confermato da un documento
d'' archivio (vedi istruzioni accennate) che dice: « uno chi vendeva fructi ».
(2) Nei giorni che precedettero questi avvenimenti egli nontrovavasi in città;
erasi recato ad Acqui per curarsi ed è perciò che vedemmo il podestà agire
in vece di lui nella prima sommossa. L'episodio, che abbiamo testé descritto,
viene accennato da tutti i cronisti e narrato per esteso dal Diario (G luglio).
Il d''Auton (op. cit.^ Tomo III, pag. 204-205) espone il fatto con una confu-
sione grande di nomi e di date : egli fa risalire V avvenimento al i 5 giugno;
dice che il compratore era Visconte d' Oria (quegli che venne ucciso piia tardi
La sollevazione popolare
tenente Roccabertino, spagnuolo d'origine, era stato paggio
alla corte di Luigi XI ed aveva seguito Carlo Vili nelle sue
imprese in Italia. Mandato poi a reggere Piacenza era indi
passato a Genova come luogotenente del governatore
Filippo di Cleves di Ravenstein, succedendo a Giacomo
di Fonchexoles mortovi di peste nel 1505 ('). Il Roc-
cabertino, che per le sue doti di mente e di cuore
si era accaparrato in brevissimo tempo le simpatie dei
genovesi , vista la gravità dei fatti, capì che non si do-
veva attendere un solo istante ad agire risolutamente :
pose subito in bando il Fieschi ed il Ghiglione e convocò
un consiglio di sessanta tra i più influenti cittadini, scelti
da ogni ceto, per vedere di comporre il dissidio (^).
nella sollevazione del nj luglio), che il fatto è accaduto nella piazza d^Oria
anziché a S. Lorenzo e che il Ghiglione, avendo contrattato prima del d^Oria
r acquisto dei funghi, voleva portarseli a casa, mentre il d'' Oria li voleva per
sé e che , insorta lite fra i due , si passò repentinamente ai fatti ed il
Ghiglione stesso eccitò e diresse il popolo alla sommossa. Ma cronisti e
documenti d"" archivio (istruz. citata) concordano nella versione accennata e
nella affermazione che la sommossa scoppiò, non in quel giorno, ma il i8
luglio.
(1) Bart. Senarega, op. c/r, col. 58i.
(2) È da avvertire che, mentre avvenivano queste cose, giungeva in
Genova una lettera data da Tours il (j luglio, in cui il re Lui.i XII di-
chiarava di avere avute notizie dei rumori e novità accaduti in città e che
ciò gli era stato molesto « non desiderando al mondo cossa alchuna più che
« la quiete e tranquillità de quelli chi li erano sottoposti » ; ma avendo poi
saputo che la città aveva ripreso il suo solito aspetto, li esortava soltanto a
vivere tranquilli. I Genovesi risposero (16 luglio) con grandi proteste di devo-
zione e di obbedienza (Archivio di Stato ni Genova, Litterartiin Reg. 47,
lettera n. 111). A questo stato di cose accenna il Senarega qua.ido scrive:
« Perunt Regem ad primum nuntium novitatis exorta; graviter f..isse commc-
0 tum sed Rochabertini, Pacitìcatorumquc litteris lenitur » op.cit., col. 585.
10 Anno l5oó
Sommossa popolare - concessione della legge dei « due
TERZI ».
Il mezzo più efficace sarebbe stato di annuire alle do-
mande dei popolari riguardo agli offici, ma il Senarega
dice che il consiglio si tenne sulle generali e nessuno
osò parlare suU' argomento. I nobili naturalmente non
fiatarono, i popolari, non si sa perchè, attendevano che
altri, fuori del loro partito , presentasse la proposta ;
così tutto si risolse in vane ciance. Ma qui è d' uopo
avvertire che v' erano già molti del popolo pei quali
anche l'approvazione di questa nuova legge era passata
in seconda linea, poiché avevano fermamente deciso di
insorgere ad ogni costo, per mutare lo stato delle cose.
È perciò facile ad immaginarsi che, appena si riseppe
(i8 luglio) non essersi concluso nulla di positivo nel
consiglio, la plebe, incitata dai suoi capi, Manuele Ca-
nale e Paolo Battista Giustiniani, andò gridando per
le vie della città : « Francia, viva il popolo /> e quella
che in principio non aveva che l' apparenza di una
semplice dimostrazione, si mutò ben tosto in sommossa.
I popolari armati corsero in lungo e in largo la città
e, nella piazza dei d'Oria, a S. Matteo, vedendosi bef-
feggiati da alcuni che dicevano loro di sembrare una
compagnia di « battuti >, stesero morto Visconte d'Oria
e ferirono Agostino d' Oria entrambi pacifici ed onesti
cittadini ('). In questo mezzo scendeva dal suo palazzo
(i) Senarega, op. cit.^ col. 584; Giustin:ant, 0/7. aV., pag. 6i5; il d^Auton,
op. aV.^ pag. 2o5. aggiunge ai nomi dei due agitatori della plebe anche quello
di Bricio Giustiniano. Il Diario narra un po'' diversamente il fatto, afferma che
mentre i dodici capi erano « in palacio per poner qualche termine amicabil-
La sollevazione popolare 11
di via Lata Gian Luigi Fieschi per domare colla forza
la sollevazione, ma si trovò impotente dinanzi alla
folla minacciosa. Il regio luogotenente Roccabertitiò,
poiché vide che il rumore era grande e non accennava
a sedarsi, uscì per le vie solo, inerme, con un baston-
cello in mano ed affrontò la moltitudine agitata cercando
di persuaderla a deporre le armi.
I popolari gli risposero che avrebbero obbedito
quando fossero loro concessi i due terzi dei seggi in
tutti o^li uffici del comune. Eorli, vedendo che cadeva
la notte e temendo maggiori scandali e pericoli, impen-
sierito dalle loro clamorose istanze, disse di riconoscere
equa la domanda e promise che avrebbe accordato ciò
che desideravano. 1 due cancellieri del comune, Barto-
lomeo Senarega e Raffaele Ponzone, compilarono in
tutta fretta sulla piazza del Palazzo il proclama, in cui
si dava solenne promessa di acconsentire ai desideri dei
popolari ; essi stessi andarono a leggerlo per la città,
indicendo pel mattino seguente una pubblica adunanza
per discutere la proposta ('). I più assennati si ten-
nero contenti della notizia e si ritirarono nelle loro case;
ma il popolo minuto e 1' infima plebe, col favore delle
tenebre, si diedero al più barbaro e completo saccheggio
« mente dal populo alli Gentil Homini, Mons. Giov. Aloise da Fiesco vene in
« palacio con homini ducente con le arme indosso » ed allora era corsa per
la terra la voce che « Io populo era venduto a palacio » e da ciò la solleva-
zione. Ma questa affermazione appare partigiana qusnda si consideri che gli
ahri cronisti dello stesso partito popolare , dicono chiaramente che hi solle-
vazione fu voluta dalla plebe.
(i) Vedi Appendice, Documento I.
12 Anno l5o6
di niolte case patrizie ('), sicché parecchi nobiH furono
costretti a lasciare in gran fretta la città e ritirarsi nelle
ville e nei castelli che avevano nei dintorni di Genova;
altri invece si rifumarono nella ricca e ben munita di-
mora dei Fieschi in via Lata {^).
Fuga di G. L. F^ieschi - Elezione dei nuovi Anziani
E DEI « l'ACIFICATORI ».
Coir alba del 19 luglio la plebe cessò di manomet-
tere e di rubare e, coi popolari, convenne a Palazzo; ma
essendo corsa voce che Gian Luigi Fieschi « commulava
gente » nella sua abitazione, gli vollero imporre di
reca^rsi tosto a Palazzo, e con poca scorta, altrimenti
uscisse senza indugio dalla città. Il P^ieschi fece rispon-
dere che vi sarebbe venuto, accompagnato da quat-
trocento uomini come guardia della sua persona.
Allora la folla impaziente ed irosa si diresse al borgo
di S. Stefano ed a via Lata per far pagar cara al
Pleschi la sua tracotanza; ma egli nel frattempo abban-
donava coi suoi partigiani la città, lasciando ben munita
la porta dell'Arco, per proteggere la sua fuga. I
popolari sopraggiunti si azzuffarono colle guardie del
Fieschi e riuscirono ad occupare la porta ; vi furono
feriti da ambe le parti e un morto, certo Cambialanza
che era tra le guardie ('); indi tutta quella moltitudine
(i) Il Diario dà una lista delle case saccheggiate (18 luglio), ma sono poche
in confronto alle cinquanta e più che i nobili affermarono essere state saccheg-
giate in quella occasione, (cfr. Memoriale etc. pubbl. da L. G. Pklissier.
(2) Intorno al palazzo dei Fieschi in via Lata, cfr. Belgrano, Vitaprivata dei
genovesi^ pag. 23 e J. d'Auton, op. cit., Tom. II, pag. 221,
(3) Cfr. Diario^ 19 luglio.
La sollevazione popolare là
armata ritornò a Palazzo per elegg^ere i nuovi Anziani,
secondo la legge promessa dal luogotenente Rocca-
bertino. Questi aperse la seduta raccomandando ai citta-
dini di conservarsi fedeli al re e dicendo che era sicuro
della loro devozione, dacché il giorno innanzi, percor-
rendo da solo le vie della città, aveva udito gridare da
tutti « viva il re »; per rispetto agli uffici, trovava
giusto che si dessero due terzi dei seggi ai popolari ed
un terzo ai nobili; vedessero poi essi se non fosse
meglio aggiungere agli Anziani, che erano già in carica,
tanti popolari quanti occorressero, o mutarli del tutto.
Apertasi la discussione e interrogato Vincenzo Sauli del
suo parere, questi prima rivolse parole di lode al re e
di encomio al luogotenente per la condotta da lui
tenuta durante il tumulto, indi espose in succinto le
ragioni che credeva favorevoli a concedere ai popolari
due terzi degli offici ; si dichiarò per la pronta elezione
di nuovi Anziani e propose si eleggessero anche nove
o dodici popolari chiamati pacificatori per l' incarico
che avevano di pacificare gli animi. Esortò infine che
si facessero tridui, si celebrassero messe nei monasteri,
si invocasse dagli uomini pii la clemenza di Dio e si
distribuissero cinquecento ducati di elemosina ai poveri
per propiziarsi il cielo.
Approvate con acclamazioni e voci di giubilo le fatte
proposte, Roccabertino si alzò di nuovo per dichiarare che
egli rimetteva ogni pena e perdonava a tutti coloro che
in quegli ultimi giorni si fossero levati in armi e fosse-
14 Anno l5oó
ro trascorsi ad atti di violenza ('). Indi con gli Anziani
che stavano per scadere (^), procedette alla elezione
dei nuovi che furono : Gio. Batta de Franchi Cocarello
priore, Paolo Battista Giustiniani, Battista di Rapallo,
Pietro Sauli, Bernardo Casella, Agostino de Ferrari,
Donato di Marco, Bartolomeo Soffia, Francesco Cattaneo,
Luchino de Marini, Angelo Centurione, Agostino l.o-
mellino di Battista ('). I nuovi Anziani montati a cavallo,
andarono in compagnia del luogotenente per le vie
della città seguiti dal popolo armato e, tra esso, si
notavano circa seicento uomini di Sestri e di Val di Pol-
cevcra, accorsi in Genova al primo cenno della solle-
vazione per dare man forte al partito popolare. Giunti
alla porta di S. Tommaso, gli Anziani congedarono i
Sestresi ed i Polceveraschi, tranne duecento che stabi-
lirono di tenere a stipendio; poscia, tornati a Palazzo,
mandarono una grida che ognuno deponesse le armi e
« in manco di un'hora » dice l'anonimo del diario.
(i) Diversorum Reg. 170, 19 luglio i Sof). Tatti i documenti da me raccolti
e presentati in questo lavoro vennero tratti dalle carte delPARCHivio di Stato
IN Gknova. Credo quindi inutile, dopo questa dichiarazione, di segnare ancora
acconto ad ogni documento il luogo dove esso si trovi.
(2) Non tutti gli Anziani « di vecchio » (come si diceva allora), parteci-
parono a codeste elezioni, che parte dei nobili non osò presentarsi; i votanti
furono : Manfredo de Fornari, Gregorio de Marineto, Peregro di Goano, Stefono
Paravagna, Oberto di Nazario, Stefano Testerà, Gerolamo d' Oria, Benedetto
Pinelli. Cfr. Diversorum Reg. 170. - 19 luglio i5o6.
(3) Come gli Anziani, così tutti gli altri offici vennero di mano in mano
mutati, giusta la decisione presa. Il 3 i luglio, ad esempio, troviamo eletti a
officiali della Mercanzia, due mercanti, due artefici, due nobili; cosi pure, se-
condo il nuovo provvedimento viene creato (i 5 agosto) il nuovo officio di Pisa.
Cfr. Diversorum Reg. 171.
La sollevazione popolare l5
« hanno desmisse tutte l'arme » e provvidero alla ele-
zione dei dodici pacificatori, che furono : Cipriano de
Mari, Domenico de Marini, Teramo di Ballano, Ge-
rolamo di Facio, Francesco Salvago, Antonio SauH,
Gaspare di Goano, Agostino Pelavicino, Stefano Giu-
stiniani (di Moneglia) Gio. Batta di Davagna, Giorgio di
Zoagli, Agostino Foglietta ('). La giornata ebbe lieto
termine, essendo ritornati in città i nobili fuorusciti con
Gian Luigi Fieschi, il quale però dovette venirvi con
pochissima scorta, mentre i popolari continuavano a
occupare la porta dell' Arco.
Il Fieschi ed i nobili nuovamente cacciati dalla città.
La mattina del lunedì 20 luglio 1506 Genova pareva
tornata alla quiete ; si aprivano le botteghe e si espo-
nevano le mercanzie; le vie, le piazze e il mercato fre-
quentatissimi e molti nobili erano a Banchi a trattare i
loro affari, quando incomincia a serpeggiare per la città
un confuso sussurro, un incrociarsi di notizie inquie -
tanti: chi dice essere giunte da Chiavari certe barche
cariche d' armi che vennero scaricate in Sarzano e portate
alla dimora dei Fieschi in via Lata, chi giura d' aver
visto in Castelletto Ambrogio Fieschi discorrere guar-
dingo col castellano ; altri sostiene che in Bisagno era
(i) Cfr. Diversorum Reg. 170^ e Diario, 19 luglio. È d'uopo notare che
il Diario mette al posto di Domenico de Marini, il nome di Acelino (Cattaneo.
Il giorno dopo, 20 luglio, il governatore con alcuni dei senatori e dei dodici
pacificatori, adunatisi nella cappella superiore del palazzo del comune, elessero
Giorgio di Zoagli e Gerolamo di Fazio, massari del detto ufficio, (^fr. Diver-
sorum Reg. 171.
l6 Anno l5o6
giunto Michele Animanegra insieme con un » cappellaccio »
Adorno (') e che in via Lata si radunavano soldati.
Di mano in mano cresceva l' ansia negli animi, la
fantasia ingigantiva i fatti ed ecco darsi da ogni parte
r allarme; ecco il popolo armato gridare per le vie :
vv Francia, popolo e fuori i cappellacci ». Anche questa
volta il luogotenente Roccabertino cercò di arrestare
r impeto tumultuoso della folla, ma vedendo inutile ogni
tentativo, ne seguì il cammino o anche fu trascinato da
quel torrente precipitoso verso via Lata ed assistette
alla fuga del Fieschi e dei suoi partigiani, mentre il
popolo s' impossessava delle loro case e le fortificava.
Il diario aggiunge che il popolo volle in quel giorno
che molti uomini di Sestri, di Polcevera e di Bisagno,
tenuti in prigione per debiti verso lo Stato, venissero
liberati per avere i loro conterranei porto valido aiuto
ai popolari. La plebe, oniai fatta padrona di Genova, vi
commise saccheggi e prepotenze tali che gli Anziani
presero consiglio di frenarne gli impeti, ingiungendo a
tutti i cittadini di deporre le armi e invitandoli a maggior
rispetto della roba altrui; e a ciò essi si adoperarono
con tutte le forze, anche per mostrarsi non indegni del
governo che era nelle loro mani C').
(i) « Cappellaccio » era chiamato in Genova chi apparteneva alle quattro
famiglie popolari: Adorno, Fregoso, Guano, Montaldo, unite in consorteria
politica poco dopo la metà del sec. XIV per opporsi, col favore popolare
alPaltra consorteria delle quattro famiglie nobili: Spinola, Do ria , Grimaldi
e Fieschi. Vedi: G. Rezasco, Dii^ionario del linguaggio Italiano storico ed
amministrativo^ pag, 154. Ricordo però che anche tra le famiglie popolari
esistevano due partiti, uno dei quali sosteneva gli Adorno, Paltro i Fregoso.
(2) Cfr. Diario, 29 luglio. La data del Diario è però errata, mentre la
La sollevazione popolare 17
Ambascerie a Luigi XII, a Filippo di Cleves di
Ravenstein e a Carlo di Chaumont d ' Amboise.
Ma ora bisognava dar notizia al re ed alle autorità
di Francia di quanto era accaduto, cercando di propi-
ziarsele con opportune dichiarazioni di fedeltà ; è per
questo che il 21 luglio inviarono lettere a Luigi XII,
informandolo delle insurrezioni avvenute e sedate, dan-
dogli notizie della ripartizione degli offici e delle ragioni
che r avevano consigliata, lodando l' opera prudente ed
assennata del luogotenente Roccabertino, facendo pro-
teste di devozione, di fedeltà al re stesso annunzian-
dogli che presto avrebbero mandato un ambasciatore
vera è il 20 luglio; il diarista infatti afferma che in questa sommossa il popolo
ottenne che fossero liberati dalle prigioni molti popolari di Sestri e di Polce-
vera che vi si trovavano per debiti verso lo stato e ciò per ricompensa ai loro
compaesani che in quella occasione avevano dato aiuto ai popolari ; ebbene
noi abbiamo trovato sotto la data del 20 luglio la grida del governatore il quale
« havendo visto bona et grande demonstration di fede, reverentia et devotion
« verso la Sacra Maestà del Christianissimo Re de li homini cossi de Sestri
« da l'onente corno de la valle de Pulcevera » rimette e perdona « ogni
« condennatione pecuniaria » e cioè tutti i debiti e le avarie che avevano
verso il comune di Genova, sino alP anno i5o4 incluso. La stessa grida si
rinnova il 21 luglio per gli uomini di vai di Bisagno ( Diversorum Filza,
63). Dunque se que^ "prigionieri erano stati posti in libertà il 20 o il 2 i , non
occorreva liberarli il 29 luglio, nel qual giorno, come nei seguenti, non tro-
viamo alcun atto che accenni a qualche sollevazione.
Inoltre il Diario dice che in quel giorno furono messe a sacco la casa
di Anfreone Usodimare a Banchi e quella di F'rancesco Lomellino a Fassolo,
ora anche nel Memoriale dei nobili al re (Pki.issikr, op. cit.) si ricorda
il sacco della casa di un nobile presso Banchi sotto la data del 20 luglio.
Se si avverte infine che il giorno della settimana segnato nel Diarto
coincide colla nostra supposizione, poiché il 20 luglio di quelFanno cadeva
in lunedi, si può concludere che neiroriginale fosse scr tto 20 e che poi
sia stato male interpretato.
l8 Anno l5o6
per congratularsi delle nozze della principessa Claudia
e per esporgli quali fossero le condizioni interne della
città. Altre lettere erano inviate al governatore di Genova
Filippo di Cleves di Ravenstein, allora assente, raggua-
gliandolo minutamente dei fatti occorsi e delle cause
che li avevano prodotti, assicurandolo che ormai la città
era entrata nella solita calma e le condizioni di essa
non si potevano desiderare migliori; altre erano spedite
a Giorgio d'Amboise, cardinale Rotomagense (di Roano)
legato apostolico in Francia, nelle quali, esposte in breve
le ragioni della sollevazione popolare, lo si pregava di
interporre i suoi buoni offici presso il re; altre ancora a
Milano al Gran Maestro Carlo di Chaumont di Am-
boise^ luogotenente generale del re di Francia « citra
montes » (al di qua delle Alpi) , nelle quali, dategli
succintamente le stesse notizie , lo si pregava di man-
dare 400 fanti per provvedere all' ordine interno (').
11 23 luglio infine gli Anziani e i dodici pacificatori,
a meglio chiarire le loro ragioni ed anche per conoscere
quali fossero le intenzioni e i sentimenti dei francesi
verso le due parti, popolare e nobile, deliberavano, d'ac-
(i) Litterariiin Reg. 47, lettere n. 114, ii5, 116, 117.
La lettera al luogotenente generale pare giungesse a Milano in ritardo
perchè a) d'' Amboise, che aveva chiesto notizie sullo stato della città, si
dovette riscrivere il 2 3 luglio, a un dipresso ciò che era stato scritto nella
prima {ibid. lettera n. 118). Altre lettere vennero dirette (24 luglio) agli
Anziani ed al Gonfaloniere di giustizia di Pisa, ricordando che il mutarsi
degli ordinamenti interni, non avrebbe allentati i legami di buona amicizia
tra Genova e la loro città (Litterarum Reg. 46, lettera n. 23o) ed altre (3o
luglio) a Griulio II descrivendogli con una certa ricercatezza di stile, le origini
della rivolta contro i nobili. (Litterarum Reg. 47, lettera n. 124). Vedi in
Appendice, Dee. II. III. e IV.
La sollevazione popolare IQ
cordo col luogotenente Roccabertino, di inviare Nicolò
Oderico, dottore « in utroque >, ambasciatore al re di
Frància ('). In verità egli non partì subito e, sebbene si
trovino al 31 luglio lettere al re con l'annunzio dell'invio
dell'ambascieria e nel giorno stesso si ordini dagli An-
ziani la sospensione delle cause in cui abbia qualche
parte Nicolò Oderico C), pure si attese fino al 6
agosto a dargli le credenziali e le istruzioni pel suo
officio ('). In questo stesso giorno si consegnavano
lettere di credenza a Bartolomeo di Ceva, oratore in-
viato al governatore Filippo di Cleves di Ravenstein
(^), e al dottore in legge Antonio di Lerici, mandato
(1) Diversorinn Keg. 173.
(2) La lettera si trova in Litterarum Reg. 43, lettera n. 363; la « suspensio
causarum » in Diversorum Reg. 1/3 ed in Divcrsoruvi Filza Gì.
(3) Le credenziali sono in Litterarum Reg. 43, lettera n. 304 *-' 1*^ istru-
zioni in Instructiones et ReLitiones^ i5oo-i 558, u. 2707 e. Il ritardo fu dovuto
probabilmente al volere in quel frattempo riparare ad una accusa che i po-
polari attendevano sarebbe loro fatta e cioè di non avere impediti i saccheggi
alle case dei nobili; perciò il 3 agosto venne emanato Tordine di restituire
entro tre giorni la roba rubata « in li tumulti segui nuovamente in la terra »,
che entro quel termine verrebbe rimessa ogni colpa; oltrepassato, si sarebbe
proceduto colle debite punizioni {Diversorinn, Filza 63). Nicolò Oderico
partì certamente prima deir 8 agosto, trovandosi sotto questa data una deli-
berazione degli Anziani, la quale stabilisce che, essendo partito cpme legato
al re V illustre dottore Nicolò Oderico, uno dei tre sapienti del comune, sia
surrogato fino al suo ritorno dal non meno illustre dottore Giacomo Se-
naroga. Diversorum Reg. 173.
(4) Il Giustiniani op. cit.^ pag. 617, afferma che Bartolomeo di Ceva era
famigliare del Cleves.
Egli fu scelto come legato al governatore di Genova nella stessa seduta
in cui era stato nominato TOderico. Entrambi, se avessero rifiutato PonoriHco
incarico, avrebbero dovuto pagare cinquecento ducati. Diversorum Reg.
173, 2 3 luglio. Le lettere patenti sono in Litterarum Reg. 43 lettera
n. ÌS-j-^ le istruzioni in lustructiones et Relationes, 1 5oo in i558, n. 2707 e.
20 Anno i5oó
a Milano al signor di Chaumont d' Amboise ('). Le
tre istruzioni contenevano gli stessi ordini : gli amba-
sciatori dovevano esporre le cause dei moti popolari,
dovute alle molte prepotenze dei nobili, poi dare ragione
del mutato ordinamento negli offici e vedere anche di
scusare i saccheggi della plebe nelle case dei nobili,
addossandone la colpa a certi banditi entrati in Genova
alle prime novità e confusi con la folla, aggiungendo
che gli « homini da bene » erano riusciti a salvare
molta roba ; per ultimo f^ir capire che la città era in
« bona quiete », così che vi si teneva mercato C) .
Ma intanto i nobili fuorusciti ed il loro capo Gian Luigi
Fieschi, che si era prima ritirato a Quarto e indi nel
suo castello di Montoggio, non istavano inoperosi. Essi
provvidero alle sorti della propria fazione, stringendosi
in lega e, raccoltisi in Gavi, decisero di mandare il nobile
Andrea d'Oria al re, come loro rappresentante e difen-
sore ('). Il d'Oria, seguendo le istruzioni avute, accusò al
(i) Allo Chaumont avevano già mandato una lettera il 4 at^osto nella
quale, contrariamente alle prime dei 21 e 2Ì luglio, dove lo si pregava di
inviare 400 uomini di rinforzo alle truppe di Genova, ora che egli aveva
espresso il pensiero di venire in persona a rimettere V ordine nella città,
con molta premura e con mal dissimulata ansietà, lo si avvertiva che la sua
presenza oramai non sarebbe stata più necessaria, essendo tutto ritornato
alla calma e che da un apposito ambasciatore, che sarebbe partito fra due
giorni, avrebbe ricevuto più ampi particolari. Vedi in Appendice, Doc. VI.
(2) Le tre istruzioni sono simili nel contenuto, tranne qualche leggiera
variante. Le due per Nicolò Oderico e per Antonio da Lerici sono scritte in
latino, quella per Bartolomeo di Ceva in volgare. Presento in Appendice
(Doc. VII) quella per V Oderico, che è la più importante.
(J) Ugo Assereto nella recensione de Gli ultimi giorni della Repubblica
di Genova e la co;««>H7tÌ! J/ A^ov/ per Ant. F"ran. Trucco in Giornale storico
e letterario della Liguria, Anno 1902, pag. 26 j e segg. pubblica un atto del
La sollevazione popolare 21
cospetto dal re il Roccabertino per la sua debolezza
nel sostenere i diritti della nobiltà e ancora più per la
predilezione che dimostrava verso il partito contrario ;
ma il Ravenstein, che era egli pure a corte, « non volse
si parlasse de li cativi comportamenti de dicto Mon-
signor Rochabertin, suo locotenente, dicendo c-he lui
havia ad venire ad Genua e provederia al tuto » (').
Nello stesso tempo il re, ricevute dagli Anziani e dal
luogotenente lettere di ragguaglio sui fatti di Genova,
aveva subito invitato le autorità genovesi a far deporre
le armi ed attendere a rappacificare gli animi, annun-
ziando anche di aver dato ordine al suo luogotenente
generale, Chaumont d' Amboise , di muovere verso
Genova colla sua gente d' arme e con « alcuni sapienti
consiglieri del parlamento di Milano» (^). Gli Anziani
notaio Vesconte de Piatone, cancelliere di Gian Luigi Fieschi, pel quale
ci \iene data notizia che il 3 agosto 1 5o6 si adunarono nel castello di
MontOL'gio i nobili Giov. d''Oria « miles auratus », Cipriano de Mari, Ni-
cola Spinola, Domenico Lercari q. S., Ansaldo Grimaldi, Gio. Batta e Ago-
stino Lomellino deputati da tutta la nobiltà per trovare il modo di rientrare
in Genova; essi stabilirono a ciò una tassa da riscuotersi da ogni famiglia
nobile. Veramente J. n'' A uton, op. cit.^ Tomo III, pag. 206-204 dice che venne
inviato il dottore messer Stefano, nel quale riconosciamo facilmente Stefano
Vivaldi che fu qualche mese più tardi capo d\ma importante ambasceria
di nobili, inviata alla Corte di Francia. Ma il d^ Auton si dovette certo
confondere tra le varie ambascerie mandate a Luigi XII, poiché la notizia
deirinvio di Andrea d'Oria è certissima, essendo data dagli stessi nobili nel
già citato memoriale al re. (Pki.issikr, Docuvients pag. 536).
(i) PÉussrER, Documents etc. pag. 537.
(2) Questa lettera é pubblicata da Charles Gasati in Lettres Royaiix
et lettres missives relatives aux affciires de France et d^ Italie. Paris - Didier
1 877. La lettera è a pag. 16 ed ha questo indirizzo: « A nos chers et bien
3
22 Anno l5oó
ed i Pacificatori, a tale notizia, s' erano affrettati (2
agosto) a rispondergli che la città ornai era tranquilla
e che non faceva d' uopo V intervento del luogotenente
generale ('). Le stesse notizie inviarono al d' Amboise,
che, si comprende chiaramente, non avevano molto
desiderio di vedere (').
Seconda ambasceria al Cleves in Asti.
Mentre erano intenti a questo carteggio, che in
realtà occupava tempo parecchio per la distanza del-
la corte di Francia da Genova, il governatore Fi-
lippo di Cleves, si poneva in cammino verso la città a
lui affidata. Lo accompagnavano mille uomini di scorta
ed alcuni consiglieri : Stefano Oliviero di Vienna, signore
nel parlamento di Grenoble, Falco d'Aurillac e Stefano
di Cernérieu, consigliere di giustizia ('). S'incontrò egli
con altri due ambasciatori inviati dai nobili alla cor-
te di Francia e li persuase a tornare addietro con
lui « imperò havia commissione et ordine ad prò vedere
amez les anciens et ofliciers de la baillye de notre bonne ville et cite de
Gennes. » data Turonibus (Montils les Tours), die dom. 1 5oG — XXVI
juillet.
(i) Littcrcirum Reg. 46, lettera n. 234. Il carteggio tra il re e gli
Anziani si può ricostruire così : questi gli scrissero il 2 1 luglio per infor-
marlo degli ultimi moti, e siccome le lettere da Genova alla corte di Francia
impiegavano da cinque a sette giorni, cosi il re dovette riceverle verso il
26 ; infatti in quel giorno egli rispose mandando gli ordini suddetti. La sua
lettera dovè giungere a Genova tra il 3i luglio ed il i. agosto, e ad essa
fu risposto il 2 agosto. Quest ''ultima lettera trovasi in Appendice, Doc. V.
(2) Litterarum Reg. 46, lettera n. 2 3. Vedi nota 27 e Doc. VI.
(3) J. d''Auton, op. cit., Tomo III, pag. 207 e 208.
La sollevazione popolare 23
al tuto > ('). Giunto egli ad Asti, sia che una leg-
giera indisposizione lo costringesse a fermarsi, o, ed è
più probabile, che desiderasse, prima di entrare in Ge-
nova, di udire le due parti, vi si fermò a lungo e qui
convenne la maggior parte dei nobili colla speranza di
ottenere per mezzo di lui il ritorno alla città ed al
potere; mentre i popolari inviavano prontamente altri tre
cittadini: Demetrio Giustiniani, Vincenzo Sauli e Leonardo
di Facio, i quali, sotto sembianza di essergli stati man-
dati incontro per rendergli omaggio a nome della città
e di accompagnarvelo, dovevano impedire e combattere
le mene del partito avversario ed esporre al governatore
le prove, di recente raccolte, di trame da esso ordite
per turbare la quiete dello stato.
Veramente quelli dei nobili non erano che tentativi
di rientrare nei loro possessi, ma si comprende che i
popolari avessero tutto il loro interesse a raffigurarli
come sovversivi e pericolosi alle vigenti istituzioni C);
perciò, oltre a danneggiare il partito nobilesco, essi do-
vevano altresì difendere le azioni del proprio ; avevano
pure incarico, se mai si fossero incontrati col luogote-
nente generale Chaumont d'Amboise, di sostenere 1' o-
perato dei popolari, difenderli dall'accusa di sperpero
(l) PÉMSSKR, Op. Cit.
(2j Di dati precisi sui « delittuosi maneggi » dei nobili contro Genova,
o, per dir meglio, contro i popolari, se ne riscontra qualcuno nelle istruzioni
ai Tre ambasciatori e cioè: Tessere discesi in Chiavari loo fanti inviativi
certamente dal Fieschi e Pavere il Fieschi stesso ordinato in tutti i luoghi
della Riviera di Levante di stare pronti a prender le armi « et che niuno ciò
fare presuma ad instantia de la cita ».
24 Anno l5o6
di denaro e, se il discorso fosse caduto sulla causa del-
l' arresto del nobile Corso da Mare, eseguito per ordine
dell' officio di S. Giorgio, spiegargli che ciò era stato
fatto, perchè quegli ordiva un tradimento a danno del-
l'officio stesso, che era padrone dell'isola di Corsica,
quindi aveva il diritto di trattenerlo in carcere; « la
qualcosa non debe a loro signorie parere strania, siando
epso officio de la importantia che è, et in vero se pò
dire la anima di questa cita » (').
Inoltre si tracciava ai tre legati il modo di rispon-
dere convenientemente ai quesiti che si sarebbero loro
potuti presentare ; e qui l' istruzione delinea con tratti
così precisi la condizione dei partiti in Genova, che io
credo utile tr iscriverla alla lettera: « Insuper n'è parso
« ancora a proposito dirve che quando parlerete con lo
« Ill.mo Mons. Governatore o sia etiam Monsignor de
« Ihamon de la cosa" de li officii li demonstrate cheli
« popolari non hanno cercata la reformation de quelli per
(i) Questo arresto si deve certamente riferire ad una congiura ordita
dai nobili per far sollevare la Corsica a danno dei popolari; il Senarega ed
il Giustiniani accennano al fatto un po'' vagamente. Il primo scrive « praeterea
« aliae literae Joannis Pauli Lechani corsici interceptae, quibus, ut ajunt,
« facile fuit videre nobiles, indignatione contra plebem, non recusaturos etiam
« incommoda patriae; quae statim dissimulatae compressaeque fuerunt
« Praeterea dominus Capitis - corsi quia et ipse nobilis erat et de familia
« De Mari, factus reus suspicionis, in Castellum Illicis recluditur » [Op. cit.
col. 585). Il Giustiniani dice: « Si intese ancora che per opera de'' nobili, Gioan
« Paolo di Leca era per eccitar tumulto in Corsica.... E perchè Giacobode
« Mari, signor di Capo corso venne in suspizione ai popolari, fu rinchiuso
« nel Castel di Lerice {op. cit. voi. II, pag. 617).! due cronisti non collegano
chiaramente i due fatti per concomitanza di cause, ma questi sono così vicini
nello svolgimento della narrazione da lasciar credere che siano strettamente
La sollevazione popolare 25
« emulare li nobili, con ciò siacosa che non li sia causa
« de emulatione perchè in questa cita quelli chi se ihamano
« Gentilhomini non sono più nobili che multi de quelli se
connessi tra loro, e la notizia che troviamo nella istruzione pare comprovi
il mio asserto. Ecco ora come A. P. Filippini nella sua Storia della Corsica^
Pisa, MDGCGXXII, 2.a ed., Nicolò Gapurro, Voi. Ili, libro V, p. i39esegg.)
narra il fatto : Rinuccio della Rocca, imparentatosi con Giacomo da Mare figlio
del fu Simone e signore di Gapo corso (era di origine genovese) incominciò
nel i5o2 a combattere i genovesi in Gorsica. Gian Paolo da Leca, il cui
figlio Orlando era stato imprigionato a Lerici, d'' onde poi era riuscito a fuggire
nel i5o3,per essere nelP anno susseguente ucciso da certi suoi parenti, è un
altro dei caporali corsi emulo di Rinuccio e suo nemico, che a tratti veniva
in Gorsica a combattere i genovesi, a tratti si rifugiava in Sardegna. Nel
1 5o4 Rinuccio mosse di nuovo guerra ai genovesi comandati da Nicolò d''Oria; ma
fu sconfitto e fuggi in Sardegna. Giacomo da Mare ave /a per possesso oltre
al Gapocorso anche V isola di Gapraia; ma siccome questa era poverissima
e non poteva pagare i balzelli da lui impostile, finì col ribellarsi. Allora egli
si recò per domare la ribellione e vi fece gravissimi danni. In quel tempo
un piovano della Capraia andò a Genova ed offerse alP ufficio di S. Giorgio
r isola a nome dei suoi conterranei. Pel momento V ufficio di San Giorgio
stimò di non accettare, per un riguardo a G-iacobo che allora tro/avasi a
Genova, ma gli dette ordine di levare il campo dalla Capraia e diede incarico
al governatore della Bastia di esaminare da qual parte fosse il torto. Mentre
pendeva il giudizio che tenevasi a Bastia e pare non fosse molto imparziale
e propendesse per Giacobo, questi fece aggredire e ferire il piovano, e, non
contento, lo rinchiuse nel castello di S. Golombano in Gorsica. Il governa-
tore, sdegnato da cotes'to modo di procedere, ordinò si rendesse il piovano
ed informò l'officio di S. Giorgio, il quale mandò alla Gapraia un suo podestà
che ne prese possesso. Giacobo recossi tosto a Genova sperando, mercè Taiuto
dello zio carnale Gian Luigi Fieschi, di riavere risola; ma Genova, che allora
era in mano dei popolari, avendo anche sentore che Giacobo favoriva i gen-
tiluomini, lo prese e lo mandò prigione al castello di Lerici « dove stette
« con gran suo dispiacere molti anni»: poscia, liberato per intercessione del
Fieschi, riebbe il Gapocorso. Sul rigore che esercitavasi nelle carceri di Le
rici e sulla tortura fatta in esse a due compagni di Gian Paolo da Leca,
vedi L. T. Belgrano nella sua me- moria — Un assassÌ7iio politico nel
i49o — (Ranuccio da Leca) Atti Soc. Lio. di St. Pat. Voi. 19, pag. 454
e 455 n, I.
2Ó Anno l5o6
« ihamano populari : ne per antiquità né per sangue né
« etiam per honori o altre dignità conseqnite : né epsi
« populari, mancho nobili cha epsi ihamati Gentilhomini:
« li quali, revera, se possano più tosto appellare tutti mer-
« cadanti : ma questa essere più presto una division de
« colori antiquamenti pervenuta da factione corno é de
« Ghibellini e Guelfi, et variatosi spesso le forme de li
« gradi loro, secundo che sono occursi li regimenti de la
« terra; non diciamo però questo perchè a la vera nobiltà
« non se habia sempre quello debito respecto che si con-
« viene » ('). Infine dettero incarico adessi di avvicinare il
Fieschi nel viaggio verso Asti e di scrutarne i pensieri
e le intenzioni.
Gli Anziani intanto scrivevangli di avere intercettate
certe lettere dalle quali erano informati dei maneggi di lui
e dei suoi partigiani e si lamentavano che egli minac-
ciasse di continuo la pace della città e che, si fosse
allontanato da essa, dove ai nobili, almeno a quei pochi
che erano rimasti, si usava tutto il rispetto loro dovuto
e lo invitavano ad affrettarvi con gli altri il ritorno
C'). Gli ambasciatori poterono raggiungere il Fieschi
diretto egli pure ad Asti, ed avere un primo abbocca-
mento con lui poco lungi dalla città e un altro in essa ed in-
formarono gli Anziani di averlo trovato proclive al nuovo
(i) Queste stesse osservazioni sono ripetute in una « Istrutio nova missa
D. Nicolao Oderico » 8-11 Agosto. Istruzioni e Rela^ioni^ 2707 e.
(2) Litterarum Reg. 46, lettera n. 239, 7-8 agosto i5o6.
La sollevazione popolare 27
governo ('). Ma questi risposero che nutrivano poca
fiducia nelle parole del Fieschi e rinnovavano le racco-
mandazioni di non perderlo di vista, di investigare se
egli int^endesse seguire il governatore a Genova e di
mandare al più presto ed il più segretamente possibile
notizie in proposito C').
Nondimeno ciò che più allora li angustiava era il
timore che il signor di Chaumont non venisse egli
stesso ad insediare i nobili in Genova ; gli è per
questo motivo, come vedemmo, che gli avevano inviata
(4 agosto) una lettera, avvisandolo che la città era
nella massima quiete e che quindi non occorreva che
egli si movesse. Il latore di quella lettera, Paolo Beraldo,
aveva anche il compito di spiare gli intendimenti del
luogotenente generale, di avvisarne gli Anziani e di
attendere a Milano 1' arrivo dell' ambasciatore Antonio
da Lerici ('), il quale sembra abbia adempiuto il suo
officio con tanto senno e prudenza, da soddisfare pie-
namente gli Anziani; poiché questi V 1 1 agosto si
congratulavano vivamente con lui per l' opera prestata
presso lo Chaumont e lo consigliavano, siccome il gran
maestro accennava di andare in Asti, di accompagnar-
velo per unirsi ai cittadini genovesi che là si trovavano;
ma, poco dopo aver scritta quella lettera, giungeva l'av-
viso del Lerici che lo Chaumont, non si sarebbe mosso
(i) Ciò é accennato nella lettera di risposta degli Anziani di cui si parla
subito dopo.
(2) Litterarum Reg. 46, lettera n. 244-13 agosto i5o6.
(i) Franzoni — Istruzioni ad ambasciatori: ms. delPARcmvio nt SrATO
IN Genova n. 652 - 4 agosto i 5o6.
28 Anno l5o6
da Tortona dove già era giunto e così da questo lato
svanirono i loro timori ('). Non scemavano, dall'altro
le inquietudini per le minacce dei nobili, i loro pre-
parativi guerreschi (^) e lo studio di ingraziarsi il
governatore.
Il ricco carteggio tra Genova ed i suoi ambasciatori
ad Asti ne è prova manifesta. Caratteristica è una
lettera (13 agosto) degli Anziani e dei pacificatori a
Filippo di Cleves, nella quale mentre gli dimostrano
il grande piacere che provano per il suo prossimo
arrivo, io avvertono in pari tempo come essi vedano
di mal occhio gli armamenti dei nobili genovesi presso
di lui ed in una lettera dello stesso giorno esortano gli
ambasciatóri ad ottenere dal principe di Ravenstein
che impedisca cotesti preparativi e ad accertarsi se il
temuto Gian Luigi e gli altri nobili verranno o no col
governatore a Genova (').
Il 20 agosto gli Anziani ed i dodici pacificatori
hanno notizie da Filippo di Cleves che li riassicura a
non aver timore degli apparecchi guerreschi in Milano
e in Lombardia; ma essi non se ne mostrano guari
persuasi ; tuttavia, sapendo che il governatore è poco
bene in salute, gli augurano pronta guarigione (*) e
il 2 1 agosto gli scrivono di compiacersi dell' invio della
(i) Litterarum Reg. 43, lettere n. 375 e 377, 11 agosto 1 5o6. Sembra
però che il d' Amboise raggiungesse più tardi il Cleves ad Asti, perchè ciò
é affermato a chiare note nel Memoriale più volte citato: pag. 537.
(2) Litterarum Reg. 43, lettera n. 382, 18 agosto i 5o6.
(3) Litterarum Reg. 46, lettere 25o-25i, 19 agosto i5o6.
(4) Litterarum Reg. 46, lettera n. 253.
La sollevazione popolare
sua gente d'arme e di esser lieti di saperlo convale-
scente e in procinto di partire alla volta di Genova
('). Il 23 gli mandano un'altra lettera complimentosa
poiché sanno esser egli « per montare a cavallo de
hora in hora > e informano gli ambasciatori che ven-
gono 5ipedite le copie di due lettere assai importanti,
intercettate a certi nobili, affinchè le facciano leggere
al principe di Ravenstein ('). Finalmente egli si mise
in viaggio per Genova (') e, procedendo con molta
lentezza, giunse il 28 agosto presso la città, fermandosi
a pernottare (^) a Campi in casa di Stefano d' Oria.
Genova si preparava a ricevere degnamente il suo
governatore .
Il Cleves arriva a Genova.
Il cancelliere Bartolomeo Senarega scriveva un pro-
clama in cui ordinava a tutti i cittadini, « sotto pena
di dieci fiorini di multa », di trovarsi il domani a sera,
sabato (29 agosto), al primo suono dalla campana
grossa, sulla piazza del Palazzo con le loro cavalcature
e le vesti più belle, per andare insieme col luogotenente,
gli Anziani ed i' dodici pacificatori, a ricevere ed accom-
^1) Litterarum Reg, 46, lettera n. 256.
(2) Litterarum Reg. 46, lettere n. 259, 260.
(.3) Dovette partire probabilmente il 26 agosto giacché abbiamo una
lettera scritta il 27 dagli Anziani e dai 12 pacificatori agli oratori, nella quale
si accusa ricevuta di loro lettere scritte durante il cammino verso (ìenova .
Litterarum Reg. 46 lettera n. 262.
(4) Anche nelle lettere del tempo è ricordato che egli venne a Genova
a suo agio. Cfr. Litterarum Reg. 46, lettera n. 265 più innanzi ricordata.
3o Anno l5o5
pagnare 1' illustrissimo signor governatore ('). L' ac-
coglienza che Genova fece al Ravenstein fu certo molto
cordiale; ma non sappiamo di sicuro come vi corrispon-
desse il governatore. Gli Anziani, scrivendone a Nicolò
Oderico, affermavano bensì ch'egli aveva fatto buon
viso alle dimostrazioni del popolo ('); ma quella let-
tera può dar luogo a sospetti sulla veridicità dei fatti,
tanto più che il Senarega, cronista imparziale, riferisce
invece aver il governatore ordinato agli Anziani ed
ai pacificatori, che si erano mossi ad incontrarlo, di pre-
cederlo e questo averli avviliti assai perchè era segno che
non li teneva nel debito onore. Egli poi procedette, separato
da tutti gli altri ed entrò in città con aspetto burbero e
minaccioso alla testa dei suoi mille uomini armati.
(i) Ecco la parte più importante del proclama: « Se comanda a tuti
« quelli citadini li qualli hano vel poteno haveire cavalcature, che domane
« che sera sahato, al primo sono de la campana grossa se debiano statim
H trovare in la piaza de palazio cum dite loro cavalcature et vestimente or-
« nate per andare insieme cum lo Ill.mo Locumtenente et Magnifici Signori
« Antiani ac dicti dodexe pacificatori a recevere et acompagnare lo prefato
« Signore Governatore. » (Diversorum Filza 6J, 28 agosto 1 5oG.)
(2) Si scrive infatti che si ritardò a inviargli lettere (f essendo ciascuno in
« expectacione de la venuta de Mons. de Ravasteno , el quale è tardato in
n haste qualche giorni per la straqua del camino per ripusarse alquanto e de
« hasta qui venuto è poi a bel axio; hieri stete a Campi in casa del quon-
« dam messer Lazaro. E ogii a bore XVIIII è intrato in la terra e li é stato
« facto tanti e si grandi honori che se pò dir in vero non troppo manco de
« quelli che furono facii a la Maestà del Re in la intrata sua. E se può
« ancora dire esser stato retenuto da ogniuno come el messia. E sua excel-
te lentia à facto tanto bona ciera e dimostrato tanta alegreza quanta mai in
« altro tempo habia facto, vedendo tanto e si grande ardore d ogniuno verso
« la Maestà del re e de la excellentia sua. » Litterarum Reg. 46, lettera n.
265, 29 agosto I 5o6. Si ripete anche qui che la città è molto tranquilla ed
è sempre devota al re.
La sollevazione popolare Ai
Il diario non accenna a cotesta fredda acco^ii'lienza
di fronte alle cortesie usate dai genovesi ; ma l'accordo
dei due cronisti nell'informarci che, appena giunto a
Palazzo, fece erigere nella piazza altissime forche ed il
palco della mannaia, ci convince che il Cleves, venuto
col proposito di ristabilire l'ordine, non avesse voluto
dare appiglio ai popolari di credere che egli fosse più
propenso a favorire loro che i nobili (').
Il Fieschi rientra in città.
Il governatore non aveva condotto seco il Fieschi,
come si temeva; egli era venuto solo, senza che alcun
nobile lo accompagnasse e così aveva compiuto un atto di
savia politica, evitando disordini al suo ingresso in città.
Ma non appena vi fu allogato ed ì suoi mille uomini
furono acquartierati e le forche e la mannaia apparvero
a salutare av\ iso dei facinorosi, eccolo invitare il Fieschi
che aveva percorso la valle del Bisagno a rientrare in
Genova e questi infatti, seguito da sessanta nobili, due-
cento fanti ed ottanta cavalli, il 30 agosto, vale a dire il
giorno dopo, era nel suo palazzo di via Lata, (^) dove sua
(1) Diario^ data corrispondente. Il Senarkga (op. cit.^ col. 585), erra il
giorno deiringresso del Ravenstein a Genova, ponendolo al 1 5 agosto, mentre
i documenti ed il Diario accertano essere avvenuto il 29 ; inoltre è incorso
pure in errore nel computo delle forze che il Ravenstein aveva seco. Non
erano infatti soltanto i5o cavalli, ma 2 5o, come afferma il Diario^ i quali,
sommati ai 750 fanti, danno la cifra precisa di mille uomin-, dichiarata dal
r)''AuTON, op. cit.., Tom. Ili, pag. 207-208.
(2) Anche qui il Senarega (op. nV., col. 585-586) e i cronisti posteriori
errano nella data del ritorno di Gian Luigi Fieschi, che non avvenne il .3 1
agosto, ma il 3o, come dice il Diario ; e lo conferma una lettera inviata il
32 Anno l5o6
principal cura fu di portare tosto a settecento il numero
dei fanti, di provvedersi d' armi, di artiglierie e racco-
gliere gentiluomini intorno a sé. « Per la terra era una
grande mormoratone ; lo governatore dava bone pa-
role ». La folla era convinta che il Cleves stesse
pei nobili e che 1' ingresso del loro capo ed i suoi pre-
parativi guerreschi fossero una sfida minacciosa al nuovo
2 settembre dalT officio di Balia « super negotiis pisanis » alF ambasciatore
Antonio da Lerici ed altre spedite il 9 settembre dagli Anziani a Nicolò
Oderico ed al re. Riguardo al numero delle truppe accompagnanti il
Fieschi, è d'uopo avvertire che, nella lettera al re, gli Anziani fanno osser-
vare che « minor compagnia era stato affermato per Mons.el nostro Governatore
« seria per lui conducta » e invero nella lettera alTOderico si diceva che il
governatore aveva promesso che il Fieschi « non haria seco ultra fanti CL
« in duecento e cavali 2 5, o 3o. »
Il Senarega (op. c/f., ibid.J narra semplicemente Tentrata del Fieschi
senza far parola di questo ordine del governatore; il Salvago invece (op.
cit.., pag. 464-465) dice che appena il Ravensteiii fu entrato in Genova « de
€ la mesme heure ordonna que lehan Loys de Flesque fit retour en la ville
« et aìnsi acompaigné d''aulcuns nobles honnestement fut recuylly et receu ».
Ciò è confermato dalle lettere del 9 settembre 1 5o6 air ambasciatore
Oderico: «e iuncto in palacio, assai presto ne fece intendere che voleva el
« dì sequente intrasse Mons. meser Jo. Luyse per ricuperare in qualche parte
« Phonore suo », e da quella dello stesso giorno diretta al re : « el di se-
te quente (3o agosto) parse a sua excellentia fare intrare Monsignore meser
« Jo. Luyse » (Cfr. Doc. X e XI).
Ciò è pure accennato in un'' altra lettera del giorno 2 settembre al
legato Antonio da Lerici, nella quale, dopo avergli notificato il ritorno del
Ravenstein , dice « el signor m. Jo. Luise vene inviolata el di sequente la
« domenica cum qualche poca gente de bona voluntd del prefato lllustr.mo
« Gubernatore ». {Liti. Reg. 46, lettera n. 267). Jean d''Auton [op cit.,
Tomo III, pag. 208) non si pronuncia sulla responsabilità del Cleves; dice
soltanto che Gian Luigi , sapendo che il Ravenstein era entrato in Genova
e stimando orr.ai non pericoloso il recarvisi, vi entrò con cinquecento-
uomini, per pura sicurezza personale.
La sollevazione popolare 33
governo ('); ma è da credere che il Cleves, non avesse
scopo alcuno di favorire o l'uno o l'altro partito e che
avesse ordinato il ritorno dei nobili in città per com-
piere un atto di giustizia verso i fuorusciti e col pro-
posito di rappacificare le due fazioni.
Il primo di settembre dovevano tenersi le elezioni
dei nuovi Anziani e, secondo le norme approvate dallo
stesso luogotenente Roccabertino, si sarebbero dovuti
eleggere due terzi di popolari ed un terzo di nobili; ma
il Ravenstein, vista la terra in gran fermento, i popolari
agitatissimi e minacciosi non meno dei nobili, stimò
prudente consiglio di ritardare i comizi nella speranza
che gli animi si sarebbero andati calmando; sicché il
31 agosto emanò un ordine di proroga dei poteri agli
Anziani ed ai dodici Pacificatori (^); ma con questo
mezzo non riuscì nel suo intento.
(i) Il Salvago {op. cit , pag. 465) afferma che il Ravenstein aveva deli-
berato di sorprendere airimprovviso gli autori dei moti e di punirli ; ma da
alcuni suoi famigliari ne fu impedito ; così lo si credette corrotto dai doni
dei popolari, ciò che non fu; solo il caso volle che egli ne seguisse la corrente.
Queste accuse di corruzione sono presentate con dati molto precisi nel
Memoriale àei nobili al r« (Pélissier, op. cit.., pag. 538); ma noi non
crediamo che al suo primo entrare in Genova egli fosse già compro dai
popolari; vedremo invece, sulla scorta di documenti d^ archivio, che codesto
dubbio può aver ragione più tardi, nelKottobre, quando però i nobili erano
già stati espulsi a furia di popolo dalla città. Ad ogni modo, nel momento
presente, il latto di essere accusato da ambedue i partiti di favorire quello
avversario, é la prova più bella che il governatore non appoggiava realmente
né r uno nò V altro.
(2) Trovasi in Diversormn Filza ()3 e se ne fa pure cenno nella lettera
già citata del 2 settembre, alPambasciatore Antonio da Lerici: «li novi Antiani
« non furono creati per bono respecto. Continuano in magistratu quelli che
34 Anno l5o6
Sollevazione della plebe e terza cacciata del Fieschi.
L'agguerrirsi dei nobili ed il loro numeroso concorso
in via Lata, non lasciavano dormire sonni tranquilli ai
popolari, i quali fremevano per timore di qualche brutta
sorpresa; alla fine non volendo più rimanere in tale
stato d' apprensione e per prevenire le mosse dei loro
nemici, il 4 settembre 1506 si levarono in arme da
un capo all'altro della città gridando: « Pranza, viva
populo, fuora lo gatto » che era l' insegna dei Fieschi.
Elessero quattro cittadini : Lazzaro de Franchi, Bernardo
Castiglione, Stefano Morando e Francesco d' Arquata,
che si recassero a dire al governatore, il popolo non
potere più a lungo tollerare che il Fieschi stesse in via
Lata con tutta (juella gente e che provvedesse a cac-
« li erano ultimamenti e cossi continua Pofficio de' pacilicatori. » Litlera-
rum Reg. 4*), lettera n. 267). Il S„*nare;4a ricorda che alcuni sussurravano
essere il governatore irresoluto nelPindire le elezioni per avidità di denaro, ,
perchè cosi sperava di averne dagli uni e dagli altri; ma di codeste voci sparse
sulla poca onestà del Cleves si dirà in seguito. Colla data del i\ agosto ri-
corderò un importante « instrumentum sindicatus facti in persona di Nicolai
« de Oderico oratoris », il quale era incaricato di prestare a nome e vece del
governatore, degli Anziani e del comune di Genova, giuramento di fedeltà
a Claudia figlia del re Luigi XII, sposala al duca Francesco di Valois, principe
di Angoulème. Sono testimoni a questo istrumento Nicola di Brignole e Bar-
tolomeo Senarega. {Istt'iiponi e Relazioni n. 2707 e). Non è improbabile che
un effetto benefico di queste nozze, sia la grazia di quaranta giorni accor-
data dal governatore a quelli che erano in carcere per debiti privati (Politicoruvi^
Mazzo 3, n. 1649, 3i agosto i 5o6). Del resto già il 3 luglio, i carcerati alla
Malapaga (il nome stesso della prigione indica chi vi fosse rinchiuso) avevano
ottenuto il condono della pena di un mese per il regio matrimonio, condono
che fu prorogato il 3 agosto per un altro mese, e, alla fine di questo, come
vedemmo, rinnovato (I decreti del 3 luglio e J agosto sono nei Diversorum
Reg., 171).
La sollevazione popolare 35
ciarnelo, altrimenti ci avrebbe pensato esso stesso (').
Il Ravenstein a cosiffatta domanda volle rispondere con
alterigia e con minacce; ma i quattro non si lasciarono
intimorire ed insistettero con tale tenacia, che il go-
vernatore fu costretto ad assicurarli che prima di notte
avrebbe provveduto ad allontanarlo. Licenziatili, montò
a cavallo e, con cento dei suoi, cavalcò sino alla porta
di S. Tommaso fingendo di andare a diporto, ma, in
realtà, per vedere in persona quali intenzioni avesse il
popolo minuto. Recatosi dalla porta di S. Tommaso
alla piazza di S. Giorgio, da S. Donato a S. Stefano,
dovunque s' incontrò con gente armata e disposta a
venire alle mani, indi rientrò a Palazzo. Intanto gli
Anziani con gli otto pacificatori (^) e molti cittadini si
erano raccolti in piazza di Marino e, corsa voce che
r« argenterò » del governatore Q) erasi recato a dire
al Fieschi di munirsi e di rafforzarsi, mandarono tosto
a chiamare al molo un figlio di Dorino Cxioardo , va-
(i) Bellissima in ogni sua parte e assai minuziosa nei particolari, è la de-
scrizione di questa memoranda giornata nel Diario.
(2) Propriamente si erano eletti 12 pacificatori; ma i quattro nobili, che
di/e/ano formare il terzo di quegli oiTìciali , non si erano mai presentati;
cosi che in realtà olTìciavano soltanto gli 8 popolari.
(i) Il Afc'tnoriale più volte citato (Pélissier, op. cit.^ pag. 537) ci dà notizia
che questo « argenterò » era fiammingo e si chiamava Gualtero e lo accusa di
avere , insieme col Roccabertino, persuaso il Cleves a favorire i popolari su
promessa di una somma di denaro; « et esso Conterò hebe a dire ad uno
« de nostri nobili : Voi altri gentilhomini, non volete dar niente, et per questo
0 non haverete gli offici ».
35 Anno l5o6
lente maestro di artiglieria, ordinandogli di collocare
certi cannoni sul colle presso i macelli di S. Andrea e
di bombardare via Lata, mentre si raccoglievano forze
per l'assalto. Il governatore, impensierito di codesti
preparativi, mandò il suo cancelliere Francesco da Po-
gliasca a invitare gli Anziani e gli otto di venire da
lui e cercò d' indurli a deporre le armi, promettendo
che, se al dimani il Fieschi non fosse partito, ve lo
avrebbe costretto egli stesso. Gli Anziani si sarebbero
forse rimessi ai voleri del governatore se non avessero
condivisa col popolo l'opinione che egli volesse procra-
stinare per dar tempo al Fieschi di ricevere aiuti; perciò
gli risposero senza ambagi che avrebbero deposte le
armi solo quando il loro nemico giurato fosse uscito di
città. Allora il Ravenstein, visti inutili i suoi tentativi,
acconsentì al loro desiderio e disse che sarebbe andato
in persona ad espellerlo, purché tutti giurassero di non
far danno al Fieschi, alle sue robe e alla sua gente ed
i popolari si ritirassero dal borgo.
I rappresentanti del popolo fecero le promesse e
riferirono la decisione ai cittadini in piazza di Marino.
Ma ecco sopraggiungere il Pbgliasca a chiedere da parte
del governatore che si permettesse almeno che Filippino
Fieschi rimanesse a palazzo con centocinquanta fanti; gli
fu risposto che rincresceva loro assai, ma non volevano
che restasse in Genova neppure uno della famiglia.
Mentre avvenivano queste dispute, i Polceveraschi,
a cui era stato dato al mattino 1' ordine di passare in
vai di Bisagno, erano giunti sulla cima dei monti che
separano 1' una valle dall' altra; ma quei del Castellaccio,
La sollevazione popolare 37
che erano d'intesa coi nobili, appena li ebbero scorti,
ne diedero avviso con due colpi di bombarda e coll'in-
nalzare un segnale; allora soltanto i gentiluomini che
si trovavano in via Lata si mossero. Il governatore ,
montato a cavallo, recossi alla casa del Fieschi ed ac-
compagnò Gian Luigi fuori di città sino al Bisagno,
dove il Fieschi si congedò da lui e, con tutti i suoi, si
diresse verso Quarto (').
L' onda impetuosa della folla si riversò alle porte
per inseguire il fuggitivo, ma queste, chiuse e ben cu-
stodite da soldati, resistettero all' impeto di quella
fiumana che arrestossi urlando e tumultuando presso
le mura. Intanto la po:-ta dell'Arco si aprì a stento per
lasciare adito al governatore che, a gran fatica, potè
passare in mezzo a tutta quella moltitudine di gente
armata e minacciosa e giungere a Palazzo (^).
(i) Il Salvago (loc. cit.) narra il fatto un pò diversamente; dice che i5ooo
popolari andarono ad assalire Gian Luigi Fieschi nella sua casa e che egli
oppose una resistenza così valida, coi pochi uomini che disponeva, da ren-
dere vani i conati dei popolari , i quali certamente sarebbero stati battuti ,
se il Raveastein si fosse unito al Fieschi; invece il governatore, mal consi-
gliato da''suoi tamigliari, ordinò al Fieschi di partire e questi dovette recarsi
a Montoggio. — Gfr. anche il Memoriale (loc. cit.).
(2) Il d''Auton (op. czV., Tomo HI, pag. 211) dopo aver parlato della cac-
ciata del Fieschi, aggiunge subito che nella notte una folla . di 10.000 popolari
cercò di raggiungerlo ad un luogo detto « Carle » (assai probabilmente Quarto)
suo possedimento a sei miglia da Genova; ma invano, che egli era già a Mon-
to;;gio. In verità la folla non lo incalzò la notte stessa che fu espulso , ma
più tardi e precisamente nella notte tra il 6 e il 7 settèmbre e nel giorno
successivo.
4
38 Anno l5o6 ^
Si eleggono i nuovi Anziani.
All'alba del giorno successivo (5 settembre) si sparse
la voce tra gli abitanti del borgo di S. Stefano che
le guardie delle porte di S. Stefano e di S. Andrea,
aventi una sbarra bianca, erano partigiani del Fieschi e
che lo stesso segnale portavano quelle del governa-
tore. Allora essi in gran fretta si armarono ed assa-
lirono la torre di Sant' Andrea , le porle dell' Arco
e di S. Stefano, occupandole senza fatica e ponendovi a
custodia i loro uomini ('). Il governatore, vedendo che
le cose prendevano una cattiva piega, per placare gli ani-
mi esagitati anche dalle notizie che il Fieschi s'era fermato
a Quarto e che gli giungevano rinforzi dalla Lombardia,
permise che nello stesso giorno si effettuassero le elezioni
dei nuovi Anziani, purché ognuno deponesse le armi e
riaprissero le botteghe. Tutti invece rimasero colle armi
celate indosso ed un' altra volta s'imposero a lui che
voleva mandare le cose troppo per le lunghe.
Procedutosi alle elezioni, risultarono eletti anziani :
Lorenzo Grillo , Simone Salvago, Fixi di Camogli,
Gio. Batta Adorno, Ambrogio Lomellino, Giorgio di
Moneglia, Bartolomeo di Rivarolo, Raffaele da Passano,
Pietro Batta di Levanto, Stefano Morando, Leonardo
Calissano.
Essi adunaronsi il mattino seguente (6 settembre),
ma erano assenti tutti i gentiluomini e mancava pure
(i) Per queste ed altre benemerenze fu concesso ai due borghi di S. Stefano
e di S. Andrea il privilegio di avere in perpetuo in ogni elezione di senatori
un loro rappresentante. Cfr. in Appendice Doc. VII.
La sollevazione popolare Sq
Giorgio di Moneglia, il quale fu surrogato da Luigi di
Odone e poi da Vincenzo d'Oliva: quel giorno stesso
fu formato l'ufficio di Balia, che scelse sei capitani col-
l'incarico di raccogliere fanti per guardia della terra e
questi furono: Brizio Giustiniano, Paolo da Novi, Fran
Cesco d'Arquata, Pantaleo Navone, Vincenzo Vinelli, e
Pietro Calizzano (i). Benché il popolo fosse stato sod-
disfatto nei suoi desideri, non si acquetò ; ora voleva
che il Fieschi. il grande nemico dei popolari, lasciasse
Quarto; perciò la domenica a sera fu mandato avviso
ai Polceveraschi, a quei di Sestri, di Voltri, di Arenzano,
di porsi in armi e scendere, durante la notte, in vai di
Bisagno per marciare contro di lui. Gli ordini furono
eseguiti, ma i nobili, che avevano poste le loro spie,
uditi i due colpi di bombarda dal Castellacelo, lasciarono
la notte stessa il paese, e, col Fieschi malato di podagra
e colle famiglie dei gentiluomini, ancorché lentamente,
si diressero alia volta di Recco. Quella turba di gente
armata che, secondo l'anonimo del diario , ascendeva a
circa seimila uomini, li incalzò fino a Recco; ma quando
il Fieschi ebbe passata Ruta e fu nel territorio di RapaUo,
facendosi notte, ritornò sulle proprie orme e si fermò a
dormire fra Quarto e il Bisagno.
(i) Sotto questa data Filippo di Cleves e gli Anziani inviavano una let-
tera patente a tutti i religiosi di Genova, raccomandando loro di pregare per
la salvezza dello Stato. Sul foglio veggonsi le iirnie dei priori e delle madri
Slip .'riore dei monasteri di Genova colle curiose dichiarazioni di aver « presa
visione » della lettera e di pregare per la pace cittadina. Cfr. in Appendice
Doc. IX.
40 Anno l506
Politica del Cleves.
A Genova nel frattempo erano avvenute altre novità;
quella stessa mattina si era intercettata una lettera del
nobile Angelo Ceba, riparato con altri in S. Francesco
d' Albaro, diretta a Savona , nella quale, fatto cenno
della partenza forzata da Genova del Fieschi, si lamen-
tava della mala fede del governatore, che in Asti aveva
assicurato i nobili di rimetterli al potere e dopo era
venuto meno alla promessa, esprimeva il dubbio che
in questo mutamento avesse avuto molta parte il Roc-
cabertino, amico dei popolari, il cjUcde avrebbe con de-
nari fatto mutar pensiero al Ravenstein « perciochè lo
governatore per dinari farla ogni cosa » ('). Con tali
irrefragabili prove della poca onestà del Ravenstein i
popolari non frapposero indugi e si recarono subito dal
governatore ; egli, veduto inutile il negare, dimise ogni
orgoglio e si dichiarò pronto a fare tuttociò che al po-
polo piacesse, aggiungendo proteste di amicizia e offren-
(i) Qualche documento d'' archivio lascierebbe adito a dubitare non in-
giusta Taccusa di quel nobile. Ve n''è uno del 3i agosto i 5o6 nel quale gli
Anziani « videntes dominum Gubernatorem cupere ut perliciatur opus so-
« lacij (?) iam diu inceptum, cupientes in honestis quantum fieri possit gra-
te tiiicari excellentie sue » deliberano « ducatos centumquinquaginta dicto
« operi » ed ordinano a Gaspare di Goano e Francesco di Arquata di regolar
bene le spese. — Il 2 settembre troviamo il mandato di pagamento della
suddetta somma ai due incaricati « super fabrica solacii quod construi facit
« 111. d. GuberuAtor » (Dìuersorum Reg 170.J. Il 25 settembre i 5o6 il gover-
natore domanda « prò quadam sua necesiitate » una anticipazione di 460
scudi sul suo stipendio del gennaio venturo, che gli viene accordata [Diver-
soruin Reg. 170). L"' 8 ottobre lo stesso Cleves domanda che gli si anticipi
la paga del futuro anno o almeno Libre 1600. ( Diversoruni Reg. 170J.
Ora questi ultimi due atti danno motivo a dubitare che Panticipazione non
fosse chiesta per bisogno, ma con la mira di estorcere somme dai popolari.
La sollevazione popolare 4I
dosi persino di presenziare egli stesso un grande consiglio
che dovevasi tenere nel pomeriggio in S. Maria di Castello
perchè i popolari non volevano farlo a Palazzo; ma da
ciò venne dissuaso, dicendogli che bastava la presenza
del suo luogotenente (').
Consiglio in S. Maria di Castello.
Così fu fatto: il Roccabertino aperse l'adunanza
pronunziando alcune parole d'occasione, poi si lesse l'or-
dine del giorno che si può ridurre a questi termini :
poiché le elezioni non si erano potute fare per certi
« travagi » il 31 agosto, il governo aveva prorogato
di qualche giorno il potere degli Anziani di vecchio e
dei dodici pacificatori, ma il sabato 5 settembre, s'erano
improvvisamente eletti i nuovi Anziani; ora si chiedeva
al popolo di sanzianare tutta l'opera dei vecchi Anziani
e dei dodici pacificatori e di confermare la creazione dei
faxori (facitori? elettori?) e la elezione degli Anziani
e degli officiali di Balia; si chiedeva inoltre che ai detti
officiali si concedesse larga e grande balia « tanta quanta
mai ufficio alchuno hagie havuo », e poiché dei dodici
Anziani quattro (1 nobili) non officiavano , si chiedeva
che, degli altri otto, sei bastassero a rendere valide le
deliberazioni. Apertasi la discussione, Raffaele de' Fornari,
prendendo la parola, loda la liberalità del luogotenente,
propone che il consiglio ratifichi e confermi ciò che si
era fatto dal 19 luglio in poi, dichiara che gli Anziani
e gli altri officiali debbano essere sempre eletti secondo
(1) Per maggiori particolari s-jgli ultimi avvenimenti qui descritti,
vedasi Diario 5, G, 7 settembre.
42 Anno l5oó
la riforma ormai approvata dallo stesso g^overnatore,
approva gli ampi poteri dati all'officio di Balia e la sua
durata fino alle calende di febbraio, non accetta però
che sei Anziani soltanto abbiano il potere di discutere
e deliberare, ma solo di surrogare. Messe ai voti le pro-
poste, sono approvate e rese leggi ('). Il Roccabertino,
prima di licenziare l'adunanza, fece noto che il gover-
natore perdonava a tutti coloro che in quello scorcio di
tempo avevano impugnate le armi e a quelli che ave-
vano commessi malefici; ma desiderava che il popolo
giurasse di nuovo fedeltà al re. E qui molti, senza che
si fossero intesi prima sul loro parere, si alzarono dai
loro scanni ammettendo eh' era giusto rinnovare il giu-
ramento; ma i più accorti ingiunsero loro di sedersi,
dicendo che non vi era punto bisogno di giurare fedeltà,
(i) Divcrsorum Fieg. 170. Pel nome << Faxori », benché abbia cercato
tale parola in tutti i dizionari storici e nei glossari medievali liguri non ho
trovato alcun cenno su di essa; mi sembra dal contesto del discorso e dallo
studio della parola che essa debba indicare degli elettori, persone scelte
fra il popolo e aventi diritto a dare il voto; una specie insomma di suffragio
limitato. Credo anche di riconoscerli nei trecento cittadini invitati alPadunanza.
(Cfr. Diversorum Reg. 1 70-An. i 5o6, 7 settembre) «Cum ad conspectum IH. mi
0 domini Philippi de Rcffchabertina Locumtenentis, 111. mi domini Gubernatoris
« et Magnifici Consilii dominorum Antianorum communis Janue, Vocata fuis-
« sent Magnifica et spectabilia Officia Balie, monete et Sancti Georgi que
o in legitimo n.imero convenerunt ordinatinique fuisset trecentum cives ser-
« vatis coloribus iuxta formam nove reformationis citari debere in claustro
« S.te Marie de Castello et aliqui ex ipsis diligenter perquisiti per targietas
« inventi non fuerunt et preter eos magnus in dicto claustro aliorum numerus
« convennisset post aliqua verba habita per prefatum d. Locumtenentem ». etc.
Anche in un atto del io settembre (Diversorum Reg. 171) si legge che gli
Anziani ed il governatore convocano, oltre agli officiali della Balia, della
Moneta e di S. Giorgio, trecento c'ttadini.
La sollevazione popolare 43
poiché alla fede una volta giurata i popolari non erano
mai venuti meno e che, se quello fosse proprio un de-
siderio del governatore, attendesse che i gentiluomini
rientrassero in città e così si giurasse tutti insieme,
perchè essi, essi soli erano i veri ribelli alle leggi e al
re; essendo cosa oramai nota che, a vendicarsi del-
l'onta patita, i nobili avevano promesso ai soldati il sacco
della città, eccettuati quattro monasteri e S. M. di Ca-
stello, per tre giorni, ciò che sarebbe certamente accaduto
se i popolari, specialmente il popolo minuto, non aves-
sero con pronta e provvida decisione, espulso il Fieschi
da Genova. Così ebbe termine in mezzo alla sovreccita-
zione degli animi la tempestosa adunanza (').
L'agire del governatore lasciò adito al sospetto che,
col scendere della notte, egli volesse rifugiarsi in Castel-
letto; perciò, oltre a disporre guardie in ogni luogo, e
sbarrare le vie di S. Domenico e di Piccapietra condu-
centi dal Palazzo al Castelletto, furono suonate a stormo
per ben tre volte durante la notte, le campane per tener
deste le scòlte; sicché « lo governatore con tutta la sua
gente stava con grandissima paura >.
(i) Cosi dice il Diario ma, per riguardo al giuramento, pare che i po-
polari annuissero ai voleri del governatore; nella lettera infatti del 9 settem-
bre a Luigi XII è detto che, sebbene non fosse necessario nuovamente giu-
rare una fedeltà che era sempre stata conservata, pure, perchè fossero me-
glio chiariti i loro sentimenti, avevano ordinato che per la domenica 1 3 set-
tembre, si prestasse un nuovo giuramento, col patto che fosse lecito al po-
polo di prendere le armi ogni qualvolta occorresse e per la difesa della terra
e per P offesa contro i nobili ed altri che volessero turbare la città. (Gir.
Do; X). Non ci è dato appurar.? se q -.esto giuramento fu veramente pre-
stato dal popolo.
44 Anno l5oó
Popolo grasso e tofolo minuto.
A questo punto nasce spontanea la domanda : a
codeste gravi sollevazioni, a codesti violenti moti po-
polari aveva partecipato tutto il popolo senza distinzione?
Negli ultimi torbidi appare evidente che vi ebbe parte
quasi soltanto l'infima plebe; il « popolo grasso » era
ornai sazio di grida di guerra ; contento di aver fatti
valere e vendicati i suoi diritti, si sentiva turbato da
tanto frastuono d'armi ; ora desiderava di vivere in pace,
voleva attendere ai suoi traffichi e conservare le ricchezze
accumulate con tanti stenti ; inoltre doveva a poco a poco
infiltrarsi in esso il timore che, ad una più vigorosa ri-
scossa dei nobili, esacerbati dalle umiliazioni subite e
dalle delusioni provate, la città non venisse di nuovo
turbata e sconvolta e ad essi dovesse toccare la peggio.
Per converso la demagogia imperava; l'infima plebe, che
aveva prestata mano forte ad altri per difendere i comuni
interessi, fatta ardita e procace nei torbidi e nel maneggio
delle armi, ora aspirava ad imprese guerresche; era fiera
di aver rintuzzata la superbia del Fieschi facendolo fug-
gire davanti a sé; era conscia della sua grande forza dacché
aveva visto il burbanzoso e superbo governatore pie-
garsi e cedere ai voleri di lei. Era adunque lei, era la
marmaglia, quell'accozzaglia di gente detta per dispregio
« le cappette » per le sue cappe rappezzate, stinte e
sdruscite, composta di artigiani male in arnese, di cit-
tadini scioperati, non padroni d'altro che di quei miseri
cenci serrati alla vita da una povera cinta, quella che
imperava, ed è appunto da questo tempo che appare
La sollevazione popolare 4")
decisala divisione del popolo minuto dal popolo grasso (').
Non si deve però credere che nei suoi clamorosi suc-
cessi questa folla petulante, riottosa, violenta, agisse da
sola e di sua spontanea volontà, no, essa ebbe i suoi capi
valorosi ed audaci che la spinsero dapprima alla rivolta
poi ad imprese perigliose e dirò anche gloriose.
La Riviera di Levan'ie tolta al Fieschi.
Cacciato il Fieschi da Genova, sorse, quasi come
naturale conseguenza, il desiderio di togliergli anche il
comando della Riviera Orientale, che egli teneva per con-
senso del re. A questo punto è. bene avvertire che le
due Riviere non dipendevano direttamente da Genova.
Nelle città della Riviera di Ponente eravi un capitano,
delegato dal Governo francese, il quale non aveva alcuna
cura del territorio che era sotto la sua giurisdizione, anzi
molto spesso non vi si faceva vedere che al momento
di riscuotere il denaro dovutogli pel suo officio (^).
(i) 11 Sknarega (op. cit.^ col. 586^ descrivendo la cacciata di Gian Luigi
afferma che: « Qui arma sumpserunt soli artifices fuerunt. Nam mercatorum
« maxima pars iam fessa domi se continuit, insolentiasque stolidae et vanae
« plebis ferre amplius non poterant. Quorum mercatorum vitae quotidie mi-
« nitabantur ». E nel documento X si ammette che furono « specialmente
li minuti » a non volere in modo assoluto che il Fieschi rimanesse a Genova.
Infine lo stesso Salvago op. cit. . pag. 467 afferma « Vray est que jà la insol-
« lence du menu peuple estoit despite aux riches principaulx populaires,
« et aucun deulx envys voyoyt ceste nouvelle esmocion à V encontre du dit
« de Flesque ». « Cappetta » dice giustamente G. Rezasco nel suo: Dizionario
del linguaggio italiano storico ed amministrativo, era quello che in Lucca
lo straccione, il ciompo in Firenze, Tuomo senza brache in Bologna, il cu-
cito in Piacenza.
(2) Un importante documento sui capitani della Riviera di Ponente
e sulla incuria di essi, fu da me trovato nei Diversorum Filza G'i (vedi
Appendice, doc. XXIV). Di esso parlerò più ampiamente nel capitolo secondo.
46 Anno i5o6
Quella di Levante invece era nelle mani dei Fieschi.
Perciò i capi-popolo fecero conoscere alla plehe quanto
importasse che Genova ottenesse il comando delle due
Riviere, poiché al vantago^io materiale si sarebbe agi^iunto
quello di togliere ai nobili l'occasione ed i mezzi di ves-
sare il governo del popolo, e così fu deciso, consenten-
dolo il governatore, di inviare quattro commissari nella
Riviera di Levante con mandato di levarne il comando
ai Fieschi.
La mattina dell' 8 settembre due brigantini veleggia-
vano alla volta della Spezia e di Chiavari; su quello che
dirigevasi alla Spezia erano commissari: Agostino de
Ferrari ed Antonio di Albaro; su quello diretto a Chia-
vari : Manuele Canale e Gio. Batta Luxardo. I commis-
sari per la S|)ezia, giunti a S Vito, sbarcarono per rendersi
conto delle condizioni interne della città e per intendersi
coi sindaci di essa clie avevano fatti chiamare; ma le
trattative con loro e col consiglio minacciavano di an-
dare per le lunghe quando, presentatosi Giovanni di
Biassa e proffertosi di prender la città senza colpo ferire,
non trovarono difficoltà a permettergli la prova ; ed egli,
avviatosi con dieci o dodici uomini, entrò senza alcuna
opposizione nella terra, mentre quelli del partito opposto
prendevano la fuga. Così la Spezia passò in potere dei
commissari (9 settembre 1506), i quali provvidero subito
a farsi mandare da Sarzana trenta balestrieri e cinquanta
fanti per la guardia delle fortezze ('). Gli altri due
(i) Nella lettera del 9 settembre, inviata a Nicolò Oderico (cfr. Doc. XI
lo si informa c'ì?, non potendosi più rattenere « lo impeto de' populi » si
era dovuto manàire il giorno prima (8 settembre), con piena conoscenza e
La solicvazione popolare 47
commissari non ebbero egual fortuna; trovarono in Chia-
vari una ^guarnigione di 300 uomini inviati da Gian Luigi
F'ieschi, che allora era a F'ontanabona, sotto il comando
di Anton Maria Fieschi,. il quale non fu per nulla inti-
morito né dall 'arrivo del brigantino, ne dalle lettere che
i commissari gli inviarono, anzi minacciò di impiccare
consentimento del -governatore, quattro commissari nella Riviera di Levante
per toglierla al Fieschi e ridurla sotto il diretto dominio di Genova. Tutto
ciò era scritto bensì nella lettera airambasciatore, ma non in q ella diretta
al re, nella quale si accennava soltanto il vivo desiderio di Genova che^ per
la quiete della città, « la riviera di levante e altri lochi del comune » venis
sero « reduti sotto la signoria de Monsignore il Governatore ». AlPOderico
si diceva che, nel caso il re venisse edotto da altri dell'impresa della Spezia
gli spiegasse che nella lettera direttagli non se n'' era fatto parola, perchè la
strettezza del tempo impediva di ricevere notizie dai commissari inviati nella
Riviera di Levante. In verità non si comprende la ragione di questo sotterfugio
quando gli Anziani sapevano che il governatore stesso mandava egli pure
al re il luogotenente della sua milizia « nominato Monsignore de la Cletta
« per referire a boca a la Regia Maestà tuti li progressi seghuiti ». Forse si
spiega col fatto che gli inviati impiegavano più tempo delle lettere a giungere a
destinazione. L''Oderico infatti, partito il 6 agosto da Genova, non arrivò cer-
tamente a Blois che agli ultimi del mese, poiché la prima sua lettera, inviata
dalla corte di Francia, porta la data del i. settembre.
Anche la scusa del tempo, che impediva di mandare notizie sulla spe-
dizione nella Riviera, è mal trovata, poiché a Genova nella notte del 9
dovevano attendere di minuto in minuto le «prime notizie; e queste dovettero
giungere nel mattino del i o, essendo state spedite il giorno innanzi dai com-
missari, unaairora XVI.a; Taltra alla XlX.a. Nella prima (che è tuttora con-
servata, sebbene in istato miserando, nei Dìversoriim Filza 61) i commii^sari
avvisano di essersi trattenuti a S. Vito, presso la Spezia, avendo inteso « in
« castello e bastita esser da homini quaranta tuti subditi del Signore Jean
« Luise ; nella terra esser da homini cento. » Il resto della lettera è quasi
incomprensibile; manca totalmente il centro del foglio e sopravvanzano
soltanto i due lati. NelFaltra, scritta dalla Spezia tre ore dopo, sonvi le no-
tizie che ho esposto, ed è riportata in Appendice, Doc. XII.
4^ Anno l5oó
il messo se tosto non si fosse tolto dal suo cospetto. Ora
è bene a sapersi che il io settembre si teneva in Genova
un grande consiglio per deliberare suH' aboliz'one della
gabella del grano e sulla diminuzione di quella del vino;
l'incarico di studiare la questione venne affidato a Vincenzo
Sauli, Demetrio Giustiniani, Angelo di Corvara e Ma-
nuele di Canale, i quali dovevano anche rivedere i debiti
di S. Giorgio ( ' ). Durante questo consiglio il gover-
(i) Gfr. Diario, data corrispondente; Senarkg.v op.cit.^ co\. 585 ; la rela-
zione completa di questa seduta si trova in Diversorum Reg. 171. In
questa relazione è detto che il governatore e gli Anz'ani convocarono TulBcio
della Balia, della Moneta e di S. Giorgio, più trecento cittadini e iitti i con-
soli delle arti d^lla città per deliberare i pieni poteri agli olììciali eletti a
diminuire le gabelle sulle vetto vaglie. I nobili, invitati dal priore del Senato,
si erano astenuti dal presentarsi e perciò parlò sulPargomento Gerolamo
Palmario che approvò la proposta di dare piena balia ai detti officiali e così
questa passò come decreto. Il i3 se:tembre tre degli officiali eletti e cioè
Djmetrio Giustiniani, Vincenzo Sauli e Man lele Ganale si presentarono
agli Anziani per fare correggere alcune frasi del decreto predetto, poiché,
senza queste modificazioni, non avrebbero potuto tener concilio in S. (ìiorgio.
E perchè tali correzioni fossero ritenute valide, occorsero le firme di tre
cancellieri: Nicola di Brignole, Bartolomeo Senarega e Benedetto di Porto.
Ma, ritornando alla questione delle vettovaglie, ricorderò che nel Diversorum
Reg. 170, 26 agosto, trovasi Tatto che instituisce questo officio. I nomi degli
officiali eletti sono rimasti in bianco, ma V atto è interessantissimo per la
esposizione delle cause che gli dettero origine.
Vi si dice infatti che il governatore e gli Anziani hanno avute richieste per
la diminuzione di alcune gabelle che gravano sulle vettovaglie e da queste
sulle persone povere « que id quod in dies acquirunt expendunt in victu et
substentatione vite. » È stato loro rammentato « duram esse et crudelem
cabellam marmariorum que non solum exigitur a pauperibus personis sed
ab illis qui per mille labores et mille mortis pericula victum prò se et familiis
querunt; esse aliam cabellam pancogolorum que non solum pauperes sed
miserabiles personas respicit que ad minutum panem, emunt ad fenestras»
Nello stesso re^J^tro e sotto la stessa data vi è un atto pel quale
Filippo di Cleves e gli Anziani^ visto che le caratate durano da un decennio,
La sollevazione popolare 49
natore si dimostrò assai propenso a favorire i popolari
e giunse anche a proporre di inviare persona di sua fiducia,
accompagnata da uno del popolo, a Gian Luigi Fieschi
per intimargli di desistere da ogni impresa a danno di
Genova e di licenziare le sue soldatesche. Ai popolari non
dispiacque la proposta e scelsero a loro rappresentante
Taddeo Pogliasca che partì coli' inviato del governatore
e trovarono il Fieschi a Fontanabona giacente infermo
nella casa di Rosso Leverone. L'inviato del governatore
parlò a lungo e in segreto col capo della parte nobile,
ne ci consta di che cosa discorresse; certo è che il Fieschi,
dopo un pò di tempjo, rispose ad alta voce ad entrambi
che avrebbe rispettati i voleri del governatore.
Quali voleri?, deporre le armi ? cessare da ogni osti-
lità? Gli eventi proveranno il contrario. Il venerdì, 11
settembre 1506, Filippino Fieschi partiva da Chiavari con
venticinque cavalli, trecento fanti e cento uomini di Fon-
tanabona dirigendosi contro la Spezia. Gli Anziani tenta-
rono di scongiurare il pericolo, mandando il 1 3 settembre
una lettera ai due commissari della Spezia per avvisarli
delle mosse dell'avversario e raccomandar loro di resi-
stere ad oltranza e di ricorrere per aiuti al capitano Pietro
Gambacorta pisano, che da Genova doveva andare giusto
allora a Sarzana per assoldar gente ('). Ma era già
volendone fare delle nuove per dare a ciascuno il giusto onere, eleggono un
ofllcio coirincarico di studiare le caratate e finire al più presto. I nomi degli
officiali sono: Luca Gentile, Sisto Lomellino, Benedetto Sai vago q. Giovanni,
Ambrogio di Promontorio, Vincenzo di Oliva, Luca (}iustiniani q. L., (ìio-
Ba'ta da Lerici, (ìiov. Bochino, Leonardo (]alizzano.
(1) Cfr. DiversoruìH^ Filza 6), \i settembre i5o6. A questa lettera ne
era uni'a un^iltra pei sindaci e pel consiglio della Spezia colla esortazione
di resistere al prossimo attacco di Filipp no Fieschi.
v5o Anno l5o6
troppo tardi, che il i 7 giungeva la notizia avere il Fieschi
occupata la Spezia e saccheggiate molte case, e i com-
missari essere stati costretti a ritirarsi a Portovenere (').
Al doloroso annunzio gli animi dei genovesi furono molto
commossi. V'era chi sosteneva che. se i commissari della
.Spezia avessero avuti rinforzi, avrebbero potuto resistere,
e chi riversava la colpa di non avervi provveduto a tempo
su alcuni del popolo grasso e su certi artigiani che non
volevano si eccedesse nelle spese; sembra però che la vera
causa dipendesse dal fatto che le fortezze della Spezia,
erano ancora occupate dalle soldatesche di Gian Luigi (');
comunque in ciò furono tutti d' accordo, che fosse d'uopo
riparare all'onta patita e fu deciso di contrarre un grande
prestito col banco di S. Giorgio per arrolare tremila fanti
fi) Gli Anziani scrivendo nel giorno stesso (17 settembre) alPOderico
gli davano i seguenti particolari della occupazione della Spezia da parte dei
Fieschi : « s"' è avuto lettere da li nostri commissari) de la Specia, ieri scritte
« in Portovenere, per le quale advisano corno aproximato Ms. Philippo al
« diete loco de la Specia cimi assai grande numero de gente, isciteno fora
« de la Specia circa 5oo e li rebutorno al primo; poi crescendo la gente del detto
« Ms. Philippino cum 1' avantagio del loco, furono li nostri rebutati talmenti
« che se mesino in fuga e non fa reparo potere retenere il loco. E li nostri
« si ritraseno a maio salva t iti » [L.'tterc Minisiri Francia^ Mazzo i, n.
gen. 2177).
(2) E'' bene avvertire che gli Anziani nelle lettere alPOderico, aggiun-
gevano che si sarebbe certamente impedita Poccupazione della Spezia se non
avessero promesso al Ravenstein di non ricorrere alla forza per respingere
il Fieschi, prima d^ina risposta dal re. Ed è doveroso P aggiungere che ciò
era stato scritto alP Oderico anche il giorno prima, cioè quando non era per
anco giunta la notizia delPinsuccesso. Genova, scrivevano allora gli Anziani,
non si è mossa, giusta la promessa, contro il Fieschi « ben che se seria
« potuto, usando la forza, farlo retrahere, ma se pur {il Fieschi) vorrà pro-
« cedere avanti, se provederi al bisogno sotto quello meglior modo parirà
« necessario » {Lettere Ministri Francia, Mazzo i, n., gen. 2177). Troppo
tardi s''era pensato ai soccorsi !
La sollevazione popolare ol
forestieri (') e corrispondere ai desideri espressi dai due
commissari a Portovenere, i quali avevano scritto che per
riprendere la Spezia occorrevano buone artig-lierie e
buoni artiglieri. Da Sarzana, dove poi eransi recati, ri-
scrissero informando il comune dei preparativi che colà
si facevano per armare fanti ('). A Genova intanto re-
quisivansi le artiglierie dalle navi ancorate in porto, per
unirle a quelle che si avevano e, una settimana dopo che
la Spezia era caduta in potere del Fieschi, tutto era pronto
per la rivincita. Infatti la sera del 24 settembre parti-
vano a quella volta due galee, una barca da nave carica
di artiglieria e qualche brigantino ('). Sulle galee erano
imbarcati i commissari, Bartolomeo de Franchi Luxardo
e Simone Giovo a cui era stato data una istruzione che
dovex a servire anche per gli altri sei inviati nei giorni
(i) Vedi Diario^ 17 settembre.
(2) Cfr. Diversnruni , lilza 65, 20 settembre i5o(j. Di lanti ne furono
armati i 5oo in quei giorni. Diario, 2 5 settembre.
(]) In questo stesso giorm (24 settembre) usciva una lunL;a grida com-
minante molte pene pei nob-'Ii e pei fautori di nobili. II Diario ne dà un
sunto largo ed accurato ; ma cita soltan'^o alcuni nomi dei banditi. Io ho
rinvenuto nei Diversoriim, Filza 6i^ Toriginale del proclama e da esso tolgo
i venti nomi dei nobili e favoreggiatori di nobili banditi da Genova. « Pro-
clama di bando di nobili o fautori di nobili. Li nomi de li quali Banditi sono:
I. Andrea Garaventa — 2. Berthomé Amandoresi - J. Philippo Aman-
doresi — 4. Simon Scarpa, li altri — 5. Pelegriii Scarpa, li altri 6. Babilan
Serexino — 7. Joannetin da Montobio — 8. Menegolo maraggian — 9. (>ro
ziglia — 10. Beneitin Cangialanza — 11. Ilieronimo Tasorello — 12. Matheus
Mochonexi — i.J. Abraam de Rochataglia - 14. Stevanino de Fontanabona
dicto rosa — i5. Hieronimo de Fontanabona — 16. Menegolo de amiglielo
17. Ihecheto de avancino - 18. Negrin de Montobio — uj. lo figlio C^onte
de Fontanabona — 20. Perrin de Arato.
52 Anno l5o6
precedenti ('). L' istruzione si rivolge subito a questi
dicendo che siccome essi medesimi aveano giudicata non
molto difficile l'impresa della Spezia se si fossero provve-
dute le cose necessarie ; così il comune inviava le due
galee ed il brigantino di Marco Jambone con artiglierie,
polveri ed altri « inzegni a quelle necessari » insieme
col maestro Ambro"io Gioardo valente artio^liere.
Nelle dette galee v'erano pure tre comandanti pisani
di cavalleria leggiera, molto esperti nelle armi e ciascuno
di essi aveva sotto di sé venti soldati. L'istruzione con-
tiene ancora qua e là ripetute esortazioni di usare molta
prudenza e di badare a custodire le artiglierie {tj)'. ma
(i) Istruzioni e relaponi^ 2707 e. Alla fine deiristruzione si ricorda che
sulle galee vennero caricati 100 lancioni , iT) casse di passadori, 800 rolli
di filo da balestre e 70 corazze e che tutto sarà distribuito ai soldati che lo
pagheranno sul loro soldo, — Segue un inventario di tutte le munizioni rac-
colte nelle navi, che credo non inopportuno presentare al lettore, come
esempio d\m armamento del tempo. {Instructiones et Relationes 2707 e. 24
settembre).
die XXIIII dicti
Inventario de diverse munitione mandate a la Spezia cossi cum le galee
corno cum altri vascelli. E primo: Tragioni doi de corda per tirare rartagiaria
carrigati in la barca de nave in peizo cant. IIII n. XXXXIII peci II.
Polvere Barrili X carrigate in la galea Davania nec deducto le tare
cant. X, lib. LXXVII bar. X.
petre LXV per li canoni desgrossiate in la dieta galea Davania pet. LXV.
petre de petra a n. CXV per canoni carrichati in la barcha de la nave,
petre CXV.
Corte a n. XXXXVIII carrigate in la barcha predicta, coti". XXXXVIII.
Lanterne a n. XXIIII carrigate in la dieta barca, pec. XXIIII.
Petre di ferro collate (sic) grosse XXIII carrigate in dieta barca, pet. XXIII.
Badimi XXIIII manichatl carrigati in dieta barca, badili XXIIII.
Sape manichate XI carrigate in dieta barca, sape XI
Picocie manicate carregate in dieta barca, pec. VI
La sollevazione popolare 53
di prudenza e di bellici strumenti non ve ne fu bisogno,
perchè la flotta di Genova giunse alla Spezia (25 set-
tembre) quando già il Fieschi, avuto sentore dei grandi
preparativi fatti a Sarzana ed a Genova, s'era ritirato a
Beverino, lasciando guarniti il castello e la bastia. Il 26
settembre presi anche questi, fu subito deciso di muo-
vere contro Chiavari, l' ultima piazza forte del partito
fieschino che rimanesse ancora nella Riviera Orientale (').
La spedizione fu accòrtamente combinata e Genova vi im-
piegò il maggior contingente di forze che le fosse pos-
sibile Infatti, mentre le milizie raccolte a Sarzana move-
vano dalla Spezia per via di terra alla volta di Chiavari
e le galee le seguivano costeggiando, Genova inviava per
mare Battista Cipollina e Battista Tasistro ad occupare
Sestri Levante con duecento fanti (^); alcuni commis-
Piconi manichati in dieta barca, pec. X.
Pichete per pichare petre in dieta barca pec. VI
Balotole de piombo cum li soi dadi de ferro in dieta barca pec. GCGXVI
Dadi de ferro in dieta barca pec LXXVIII
Brandoni XII de cera carrigati in li leudi de portofìno pec. XIII
Candelle de sepo (sego) mazzi XXXXIIII in uno barrile in dicto leudo
bar. I .
Pali de ferro VI carrigati in dicto leudo pec. VI
Le artegliarie sono canoni IV e eolobrine sexe cum le carrete-e t'-iti li
loro aparati
(1) II 26 settembre 1 5o6 i commissari mandavano dalla Spezia avviso
che sarebbero andati subito contro Chiavari; nello stesso giorno ne spedi-
vano un secondo « ora quarta noetis » in cui correggendo il primo asserto,
annunziavano la partenza per Chiavari la mattina seguente e che alla Spe-
zia sarebbero rimasti i commissari Bartolomeo de Franchi e Simone del
Giogo con 200 soldati e chiedevano rinforzi per questi ultimi. (Diversoruui
Fil:ca 6J, 26 settembre).
(2) Vedi in Appendice, Doc. XIII.
5
54 Anno l5o6
sari poi, che si erano recati già da qualche giorno in
vai di Sturla e in vai di Castiglione per raccogliere fanti,
si tenevano pronti ad accorrere al bisogno. Era un ac-
cerchiamento completo. Prima di venire alle mani la
Repubblica inviava due commissari : Luigi Pentema e
Pantaleone de Franchi a Chiavari per chiedere 1' obbe-
dienza al comune in modo pacifico ('); ma anche qui
i due commissari non trovarono più il nemico (""), che
nella notte precedente Anton Maria Fieschi, con tutte
le sue soldatesche , comprendendo inutile la resistenza,
aveva lasciata la città. Così il 28 settembre Luigi Pentema
e Pantaleone de Franchi potevano scrivere dalla stessa
cittadella di Chiavari al governatore ed agli Anziani che
la città si era sottomessa e che vi avevano posto a pre-
sidio cento fanti dei duecento inviati a Sestri ('). In
tal modo alla fine di settembre il popolo minuto aveva
sottratta completamente la Riviera di Levante a! Fieschi.
(1) Vedi le istruzioni date ai due commissari pubblicale da Arturo Fkk-
RETTO nella « Illustratone Storica della strofa:
Rapallin sottaera ^atti
Sotto e porte di sor datti n ecc. ecc. pag. 12-14.
(Genova Tipografìa Gasamara, 1902).
(2) Essi portavano seco le lettere patenti che incominciavano cosi: « Kssendo
« riducté tutte le Rivere a la obedientia de la Ghristianissima Maestà del Re
« e de lo excelso comune de Genoa: et essendo solo Ghiavari contumace ,
« habiamo electo et per la virtù de la presente elegiamo li prestanti homini
« Lodisio de pentema e Pantaleone de Francis commissarii nostri exhibitori
« de le presente per transferirsi al dicto loco de Chiavari et da voi predicti
« presidenti, conseglio e popolo- rechiedere la obedientia in nome nostro e
« lo dominio et signoria del dicto loco et recevere la detra obedientia)); se-
guono minacce di guerra se non si ubbidirà alla ingiunzione. Poliiicoriim
Mazzo 3 I 1649, 27 settembre i5oG.
(3J Diversorum Filza 63.^ 28 settembre i5o6.
La sollevazione popolare 55
E vero che a Rapallo e a Chiavari restò sempre un
nucleo di partigiani di quella famiglia e che si ebbe di
quando in quando qualche avvisaglia tra questi e i popo-
lari, ma furono fatti di non molta importanza per la
storia generale della Liguria (').
Alfonso del Carretto riacquista il Finale.
A questo fervore di conquista successe una breve
sosta per approntare i festeggiamenti al Re d'Aragona
Ferdinando il Cattolico che, nel suo viaggio verso Napoli,
doveva passare anche per Genova. Si erano eletti dodici
deputati per accoglierlo degnamente (^); ma non erano
riusciti ad avere dalle casse dello stato i denari occor-
renti per le spese, perciò il 28 settembre, nella immi-
nenza dell'arrivo, si dovette ricorrere ad un imprestito dai
banchieri e la obbligazione di questo venne assunta dagli
stessi dodici deputati, come era solito fare l'ufficio della
moneta ed altri in simili frangenti ; veniva inoltre ipote-
cato anche il « diritto della Spagna » ('). L'avvici-
(i) Cfr. Arturo Ferretto, op. cit.
(2) I nomi di questi dodici deputafi sono: Bricio Giustiniano, Lazzaro
Piccinotto, Battista Scalia, Gerolamo Logia, Quilico Cavallo, Lorenzo Cattaneo,
Gerolamo Saali, Teramo Centurione, Francesco Salvago, Gerolamo Giudice,
Raffaele Raggio, Ansaldo Lomellino. Diversorum Reg. 170, 29 settembre.
(}) Cfr. Diversorum Reg. 170. La deliberazione del prestito fu fatta
il 28 settembre, ma Pobbligo che i deputati ai festeggiamenti dovevano ac-
collarsi per debiti fatti pel comune pare non fosse molto accetto a due di essi,
Ansaldo Lom;?riin e Lorenzo Cattaneo, che tentarono esimersene, senonchè
gli Anziani, nella seduta del 29 settembre, decisero che essi pure dovessero
portare Io stesso tributo degli altri e quindi fossero tenuti come obbligati ai
banchieri. Q. lesti banchieri, come vedesi in un altro atto registrato nello stesso
registro Diversorum 170, 29 settembre, erano Anfreone Usodimare, An-
tonio SauH, Gio. Batta Adorno, Pietro Sauli, Andrea Ciceri, Acelino Salvago,
Marco Grimaldi, (Cristoforo Spinola ed i figli del fu Lazzaro d''Oria.
/
56 Anno l5oó
narsi della flotta aragonese a Genova diede occasione
ad Alfonso del Carretto di rioccupare in un modo vera-
mente curioso il suo marchesato di Finale, del quale lo
aveva spodestato il fratello Carlo Domenico, vescovo
d'Angers , innalzato alla porpora cardinalizia da papa
Giulio II.
Il cardinale, dimorando a Roma, aveva lasciato a
Finale il Fratello d. Luigi , il quale appunto in quel
tempo, attendendo di ora in ora il passaggio della flotta
aragonese dinanzi al borgo, vegliava anche la notte in
lieta compagnia, composta specialmente di nobili fuggiti
da Genova, per accogliere onorevolmente e prestare il
dovuto ossequio ai reali di Aragona, se questi fossero
scesi a terra . Pareva quasi certo che essi dovessero
giungere a Finale la domenica 27, invece si ebbe notizia
a Genova che vi sarebbero giunti il lunedì 28. Allora
Alfonso del Carretto che era in città, ove doveva essere
tenuto in grande estimazione, poiché nel 1501 gli era
stato affidato V incariccj di domare i Corsi ribelli al
dominio della Repubblica, pensò di approfittare di questo
ritardo, e della poca vigilanza che vi doveva essere
allora al castello di Finale, e, chiesti aiuti a Genova
dietro promesse di rimanere fedele al governo di essa,
con 400 uomini, imbarcati su diversi lendi e brigan-
tini, si diresse alla volta di Finale. Arrivatovi nel cuor
della notte, egli divise la sua gente in due squadre, delle
quali una marciò verso il borgo, V altra, da lui capita-
nata, salì al castello preceduta da un uomo recante in
mano una torcia accesa. Giunti dinanzi al castello gri-
darono di aprire che vi era il signore. Quelli di dentro,
La sollevazione popolare 57
di nulla sospettando, spalancarono le porte, e così venne
preso il castello ed il borgo da cui fuggì a gran fatica,
d. Luigi « che vegiava in gaudeamus » (').
Ferdinando il Cattolico a Genova e a Portofino.
Il 30 settembre tutta Genova era in festa pel pros-
simo arrivo della flotta aragonese. Giungeva da Napoli
a rendere onore al suo re, il gran capitano Ferdinando
Gonzales che aveva conquistato il reame di Napoli alla
corona di Spagna. Tre dei dodici cittadini deputati pei
festeggiamenti movevano incontro alla flotta per presen-
tare al re le felicitazioni della città e la preghiera di
voler discendere a riposarsi e a ricevere l'omaggio e le
dimostrazioni di gioia dei cittadini (^). Il i. ottobre la
(1) Gfr. Diario: 27 S^LtenibreiIl Guicciardint nella sua Sforza cf Italia
curata da Gio. Resini, Gapolago, Tip. Elvetica, i836, Tom. Ili, pag. 209
dà queste notizie: Il cardinale di Finale si chiamava Carlo Domenico del
Carretto ed era fratello di Fabrizio, gran maestro di Rodi, di Alfonso I, favorito
di Massimiliano imperatore, di Luigi vescovo e conte di Cahors. Negli « Elogi
dei Liguri illustri » Genova, Tip. Ponthenier 1846, si trova anche un Elogio
di Fabrizio del Carretto (Tomo i . pag. 3 1 8)scritto da Antonio Brignole SALE,che
magnifica le virtù ed i fatti gloriosi di questo nobile signore, eletto nel 1 5 1 J
gran maestro della religione di Rodi. Nelle note vi sono copiose notizie
s-.illa amiglia dsl Carretto e da esse ci risulta che Alfonso fu primogenito dei figli
di G-ileotto a cui succedette n^l Marchesato di Finale. Massimiliano!, lo creò
Vicario delP Impero. Ebbe per moglie in prime nozze una milanese di casa
Simonetta; nelle seconde una Cibo, nipote di papa Innocenzo Vili, la quale
sposò, dopo la morte di lui, Andrea d''Oria. Carlo Domenico del Carretto,
più conosciuto sotto il titolo di Cardinale del Finale, servì il re di Francia
Luigi Xll; Giulio II gli diede la porpora nel i5o5; mori nel i5i !.
(2) I tre deputati furono: Lorenzo Cattaneo, Gerolamo Giudice e Lazzaro
l^iccinotto. Le lettere credenziali da consegnare al re, si trovano in Litterarum
Reg. 47[i82Ì; le istruzioni, nelP opera già citata del Franzoni (Archivio di
Stato di Genova, Ms. n. 652, pav. i 170.
58 Anno l50ò
flotta era in vista di Genova ; la città aveva fatti gran
dissimi apparati per accogliere degnamente i reali ; si
erano allestiti sontuosi appartamenti per ospitarli e si era
fatto incetta di molte vettovaglie pel seguito, nel tempo
della loro dimora ('). Tutto il clero e le autorità, av-
viatisi in grande pompa al porto per fare un ricevimento
solenne, attendevano allo sbarco il re e la regina pe*
quali era stato approntato un magnifico baldacchino.
La folla accorsa era tanta che « dalla piazza dello
Molo fino in cima ad esso non saria potuto gittare in
terra una grana di grano »; ma l'attesa fu vana, che i
reali non scesero a terra {^). Lo smacco per i popò-
Lari non poteva essere più grave; essi ebbero motivo a
supporre che i gentiluomini ed il governatore , i quali
erano andati fin sopra Sestri Ponente incontro al re,
lo avessero dissuaso a scendere a terra.
Da parte sua il re doveva avere delle forti ragioni
per non mettere piede in Genova; la città checché ne
dicessero i popolari, non era ne calma né tranquilla.
E vero che quasi cotidianamente gli Anziani man-
davano lettere e messi al re di Francia con proteste di
(i) In Diversorum Filza n. 63, 3o settembre, trovasi P ordine a tutti
i rettori, podestà ecc. delle Riviere di inviare a Genova tutto il pesce che
potranno raccogliere.
(2) Vedi maggiori particolari in Diario^ 3o settembre 1 5o6. Cfr. pure
la cronaca del Salvago, op. cit. , pag. 466. Il Senarega, op. cit., col. 587, dà
la stessa notizia, ma erra la data delPavvenimento. Secondo lui la flotta
aragonese entrò nel porto di Genova « primo die Kalendas Decembris ».
Naturalmente il Giustiniani (op. cit., pag. 621) ripete Terrore, ma i documenti
da me portati provano a esuberanza che la data giusta è quella del Diario.
La sollevazione popolare
fedeltà e di obbedienza e con assicurazioni della più
grande quiete interna, ma i fatti non corrispondevano
alle parole, poiché 1' infima plebe ed il popolo minuto
erano sempre agitati. In tali condizioni Ferdinando il
Cattolico, che, in quel periodo di tempo, era in tregua
con Luigi XII, doveva pensare che sarebbe tornato gra-
dito al re di Francia non accogliere gli omaggi di una
città poco obbediente al suo governo e che altrimenti,
avrebbe forse potuto far nascere il sospetto di volere
approfittare della occasione per allettare ed attrarre a se
gli irrequieti spiriti genovesi (').
Il domani (2 ottobre) lo flotta aragonese volgeva le
prore verso Portofino dove, in causa dei venti contrari,
fu costretta a gettare le ancore e fu là che i genovesi
portarono al re tutte le vettovaglie che avevano prepa-
rate pel suo arrivo e che egli accettò con grato animo (').
I^a sua dimora a Portofino si protrasse più di quello
che egli avesse previsto, anzi fu là che gli pervenne il
5 ottobre la notizia della morte di suo genero Filippo,
re di Castiglia, a cui aveva lasciato la cura del reame
d'Aragona, e l'anonimo diarista ricorda essersi colà re-
(1) Sembra che i genovesi approfittassero realmente della sua venuta
in Genova per offrirgliene la signoria. Non abbiamo documenti per provarlo,
ma è certo che alcuni mesi dopo il re di Napoli affermò agli ambasciatori
di Francia e di Genova che una tale proposta gli era stata fatta. Gfr. Diario
2 e 5 febbraio 1 507.
(2) Non gli fu portato però il ricco baldacchino o pallio che era stato
ordinato pel suo arrivo. Esso fu invece consegnato ai Priori della devozione
di S. (;io. Battista affmchè lo custodissero in nome pubblico per ornare la
cappella del Precursore ed onorare altre reliquie nelle proctssion'. Div-'r-
soriim Reg. 166, 9 novembre 1 5oG.
6o Anno l5o6
cati da Genova « diversi calzolari con drapi neri » e di
averne venduti assai ('). Continuando a soffiare i venti
contrari, gli Anziani inviarono (io ottobre) al re Ferdi-
nando i tre cittadini : Gerolamo Palmaro, Francesco Spi-
nola e Gerolamo Botto per fargli omaggio, offrirgli i
propri servigi, condolersi della morte del genero, e te-
nergli compagnia fino a tanto che Sua Maestà non avesse
dato ordine di levare le ancore ('').
La plebe potente e prepotente.
In Genova le cose andavano ognora più abbuian-
dosi. Il popolo sempre sospettoso e pronto a vedere
(i) Cfr. Diario, 5 ottobre; Cronaca del Salvago, pag. 466; Annali del
Sknvrkga col. 587. L'arciduca Filippo aveva sposata Giovanna figlia di Fer-
dinando e di Isabella la Ca tolica nel 1496, air età di 17 anni. Ambedue
salirrno al trono di Castiglia, ceduto loro da Ferdinando, nel i 504, ma il
giovane re di Castiglia morì in Burgos il 2 5 settembre i5o6. La morte di
Filippo fu da alcuni attribuita a lento veleno, da altri ad altre cagioni. Gio-
vanna, che era già stata attaccata da malattia mentale, perse completamente
la ragione in seguito alla morte prematura dello sposo e non la riacquistò
più mai. Morì nel 1 555. (Cfr. Mariana, Historia de Espana, Lib. 27, cap. 23).
(2) Istruzioni e Relazioni, n. 2707 e. LMstruzione pei tre ambasciatori
incominciava : « Vedendo perseverar li tempi contrari alla partenza del Re,
de Porto Uno più de quel che prima estimavamo ecc. ecc. ». I tre amba-
sciatori dovevano fra le altre cose fargli anche osservare che se si fosse
fermato a Genova sarebbe stato assai meglio che a Portofino. Questa istru-
zione si trova pure ricopiata nel Ms. del Franzoni n. 652, ma vi è errore
nella data, cioè io settembre invece di io ottobre e nel nome Dotto anziché
Botto. Nei Diversorum Reg. 170, adì 29 ottobre i5o6 trovasi un mandato
di pagamento di Lire 12 pei dodici deputati « ad excipiendum Serenissimum
Regem aragonum » per le spese fatte da Gerolamo Botto e Gerolamo Pal-
mario inviati a Portofino « ad visitandum prefatum Serenissinum Regem »
Non si sa di preciso quando il Re Ferdinando abbia lasciato Portofino, ma
è noto che egli giunse a Napoli il 29 ottobre 1 5o6 (Iacopo Nardi - Storia
della città di Firenze, pag. 422).
La sollevazione popolare 6l
in oijiii fatto tradimenti e macchinazioni di nobili, si
faceva più violento e più bestiale nelle sue collere.
L' autorità stessa del governatore era profondamente
scossa, dacché s'era scoperto (ii settembre) aver egli
tenuti sino allora nascosti in S. Domenico quattrocento
e più venturieri mentre si era sempre creduto che
avesse licenziate tutte le truppe mercenarie, ritenendo
solo trecento uomini per guardia della sua persona. Il
popolo minuto fu sul punto di tagliare a pezzi le sol-
datesche e lo stesso governatore, se egli non lo avesse
tosto calmato col far partire i venturieri. Ma correvano
anche voci di trame di certi « cappellacci » Adorno ed
appunto il 4 ottobre si era arrestato un tale Paolo
della Costa, il quale , prmia che arrivassero a carpir-
gliela, aveva ingoiato una lettera che teneva nascosta
sotto il basto di un mulo. Condotto in piazza dei Cigala,
dove i dodici officiavano nella loggia dei setaiuoli,
benché sottoposto alla tortura, non riuscirono a cavargli
una parola di bocca; allora fu deciso di trarlo in via
Lata dove avevano preso alloggio il marchese di Ma-
rassi e Giovanni di Biassa con seicento fanti forestieri,
ma giunse in buon punto un ordine del governatore
di condurlo a Palazzo, che spettava a lui il giudicarlo,
e così fu salvo; non si salvò però dalle furie di una
turba di artigiani il dottor Corrado Soffia che, nella
stessa piazza dei Cigala, fu preso e colpito a morte
perchè veniva da Serravalle Scrivia, luogo degli Adorno.
Da questi segni non dubbi della sfrenata potenza della
plebe si può arguire in quali miserevoli condizioni sì
trovasse l' intera città.
Ó2 Anno l5oó
Il governatore, o volesse salvare ancora un simulacro
di potere, o fosse stato comprato coll'oro, assecondava
le inconsulte e temerarie aspirazioni di essa tentando solo
di frenarne le violenze; e, siccome ebbe sentore che mi-
rasse a togliere al Fieschi anche Montoggio, egli inter-
venne e chiese al comune se avesse diritti da vantare su
quel castello, che egli era pronto a sostenerli e a riven-
dicare tutte le terre usurpate da altri al comune ed a
mandare una grida per costringere i gentiluomini fuo-
rusciti a rientrare in città e, per contro, bandire tutti
quelli che fossero designati dall' ufficio di Balìa. Filippo
di Cleves non faceva certo di suo arbitrio queste pro-
messe, ma spintovi dal minaccioso contegno della mol-
titudine e perciò possiamo spiegarci come il 6 ottobre
siasi tenuto consiglio per eleggere sei cittadini che,
insieme col governatore, stabilissero le misure da pren-
dersi contro il Fieschi che continuava ad agitarsi ed a
tenere agitata la città, mentre nel consiglio stesso si
leggeva una lettera del luogotenente generale signor
di Chaumont in cui si minacciavano guai ai genovesi
se avessero tentato di prendere Montoggio o altri ca-
stelli del Fieschi ('). Nello stesso giorno venivano
eletti quattro capitani cioè : Bricio Giustiniani, Bernardo
di Castiglione, Pietro Calissano, Gregorio da Terrile, a
ciascuno dei quali erano dati cento fanti forestieri [)er
guardia della città, coli' ordine di procedere contro i
delinquenti ed i sediziosi, multarli, metterli in bando,
( I ) Gfr. Diario ai giorni suaccennati. I sei eletti erano : Benedetto
Ronzone, Raffat le di Recco, Paolo de Franchi di Burgar©, Bartolomeo di
Roiiieo, Gerolamo Sauli, Battista Scalia. Z)/ver507-«;7j Reg. 43,6 ottobre i5o6.
La sollevazione popolare 63
confiscarne i beni e mandarli al supplizio ('), E nella
speranza di un migliore assetto di cose, si emanava (7
ottobre) una grida di remissione generale delle colpe
passate, coli' ammonizione però di badare a non fallire
più per r avvenire. L' 8 ottobre i quattro capitani
comparivano colla loro gente ed il 9 entravano già in
funzione , andando a sciogliere un assembramento
di plebei in S. Maria di Castello ; ma anche questo
debole tentativo di restaurazione dell' ordine ebbe breve
durata.
Riforme nelle elezioni — Adunanza del 16 ottobre.
In mezzo a questi dolorosi avvenimenti venivasi matu-
rando l'idea di un mutamento nella forma delle ele-
zioni per gli offici civili e nelle norme per adirvi.
Il progetto delle riforme , elaborato dal 6 al 15
ottobre, fu il 15 stesso presentato dai capi-popolo al
governatore per la sua approvazione. In verità egli non
si mostrò molto disposto ad approvarle e ad accordare
la convocazione di un gran consiglio; ma la tenacia con
cui essi sostennero le loro ragioni, le proteste e le mi-
nacele perchè egli mostravasi ancora titubante, lo co-
strinsero ad approvarle e ad acconsentire. Il grande
consiglio si tenne adunque il 16 ottobre e vi accorse
moltissimo popolo. La commissione, incaricata di riferire
in ordine alla nuova forma di governo popolare, propose
che tutti gli offici civili fossero retti da trentasei cittadini
che avessero raggiunta 1' età di quarantacinque anni e
che tra questi si scegliessero i dodici Anziani, gli officiali
(i) Diario, 6 ottobre; Litterarum Reg. 4J, 6 ottobre i5o6.
04 Anno l5o5
della moneta e gli altri magistrati ; che ogni anno ne
venissero estratti a sorte sei e surrogati da sei altri
nuovi eletti; che la carica durasse sei anni e gli uscenti
non potessero essere rieletti per altrettanti anni ; infine
che tutti gli officiali fossero stipendiati e dovessero
(sembra) restare in permanenza giorno e notte a Pa-
lazzo. Apertasi la discussione, alcuni sostennero che si
dovevano ridurre gli anni di età richiesti per adi^e alle
cariche, altri- volevano più breve la durata dell'officio,
altri ancora discutevano sulle modalità delle elezioni,
sicché la confusione era grandissima e si perdeva il
tempo in vane ciance.
La moltitudine impaziente rumoreggiava sorda-
mente sulla piazza ; ai lazzi di qualche spirito irre-
quieto rispondeva con risa smodate e con alte grida.
Il consiglio stesso era agitato, convulso. Ottenutosi
con molto stento un [)o' di silenzio, il notaio Giovanni
Battista Ferrari propose che si eleggessero subito dal
Senato diciotto cittadini ai quali fossero dati ampi poteri
fino al prossimo gennaio per decidere sui punti più
controversi : la durata cioè delle cariche e l' età per
adire ad esse ; per rispetto poi alla elezione dei futuri
officiali, che si scegliesswo cento cittadini di partito no-
bile, i nomi dei quali venissero posti in un sacchetto;
altri cento nomi di popolari mercanti si ponessero in un
secondo sacchetto ed in un terzo duecento nomi di arte-
fici da ridursi poi a cento colla sorte. La scelta dei nomi
doveva essere fatta dai diciotto ; la sorte a\rebbe deciso
quali cittadini avrebbero coperto le cariche principali
dello stato. Le proposte di Gio. Batta Ferrari vennero
I.a sollevazione popolare 65
accettate a voti unanimi e fu dato ordine al cancelliere
Senarega di formarne un decreto (').
Che cosa pensava di tutto ciò il governatore? L'a-
nonimo diarista non ne fa alcun cenno, ma in un registro
di archivio, dove è riportata per estenso la relazione del
consiglio si legge, dopo le decisioni suddette, che « eodem
instanti » il magnifico sig. Nicolò di Guidobono, dottore
in leggi e vicario dell'ili, mo sig. governatore, volle far
osservare che le deliberazioni prese non avrebbero avuto
valore di legge se non dopo l'autorizzazione regia e col
beneplacito di sua maestà. I senatori invece risposero
che tale osservazione non era da tenersi in conto, poiché
quanto si era stabilito nel grande consiglio era di per
sé valido, essendo fatto su deliberazione del governatore
e dei senatori (^j. Questo ci dimostra come il gover-
natore non fosse punto soddisfatto della piega che pren-
devano le cose, ma che ormai non poteva più opporsi
alla volontà sfrenata della folla prepotente.
Ed ecco il 17 ottobre il consiglio procedere senz'altro
alla nomina dei diciotto cittadini per la riforma degli
offici. I nomi degli eletti furono : Pietro Gentile q. Pietro,
Battista de' Vivaldi, Gerolamo Centurione, Giovanni Ita-
liano q. P., Marco de' Grimaldi, Francesco Salvago q. A.,
Gerolamo Palmario, Bernardo de' Franchi Jula, Giacomo
(i) Cfr. Diario. La relazione della adunanza è in Diversoriun Reg. n. 166.
[z) Cfr. Diversoriun Reg. 166, 16 ottobre. Il Consiglio dovette essere
imponente. In "atti perchè tutti potè, sarò sedere, si ricorse alle panche della
chiesa di S. Domenico ; ciò viene ricordato dal « sub-cancellario Dominichino
Riccio » per le spese fatte « prò solutis camallis qui portaverunt bancas ab
« ecclesia Sancti Dominici in palatium prò Consilio celebrando et deinde
« reportarunt ». Diversoriun. Reg. 166, 19 ottobre iSofJ,
6'5 Anno l5o6
de Sovrani di Andora, Demetrio Giustiniani, Stefano di
Moneglia, Vincenzo Salili, Raffaele di Recco, Ambrogio
de Zerbi, Gio. Batta de Ferrari, Bernardo Gatto, Simone
Navone, Raffaele di Oneto ('). Non si fermarono qui;
nella notte stessa partivano da Genova due galee con
duecento fanti comandati dai commissari : Giacomo Giu-
stiniani e Francesco d'Arquata, con l'ordine di scendere
ad Albenga e muovere contro Pieve di Teco, usurpata
al comune dal nobile Luca Spinola C). Questi duecento
uomini che salpano silenziosi dal porto di Genova per
togliere ad un nobile il dominio di un paese alle pen-
dici delle Alpi liguri non sono che il primo accenno a
maggiori imprese, l'avanguardia di un poderoso spie-
gamento di forze che avrà per iscopo di sottomettere alla
repubblica, dopo la Orientale, anche la Riviera Occidenta-
le. E perciò era duopo di fare le cose possibilmente alla
chetichella e all'insaputa del re Luigi XIL
(i) Diversoniiii Rei;. i(")<"), 1 7 ottobre. (ìerolamo Palmaro era stato eletto
in luogo di Pelegro di Goano, infermo.
(i) Cfr. Diario 17 ottobre. — Albenga é una importante città sulla
Riviera di Pcmentc e dista poco più di 80 kilometri da Genova. Non lungi
da Albenga tra le Alpi liguri apresi un^impia vallata nella quale sorge Pieve
di Teco. Il Giustiniani^ contemporaneo agli avvenimenti che noi narriamo
cosi parla, nei suoi Annali (Voi. I, pagg. 36 e 39), di questi due paesi :
« Albenga, luogo di nobili, è convenzionata con la repubblica ed ha molti
« privilegi e lor medesimi si eleggono il podestà, cittadino Genovese ». « Pieve
« di Teco è cosa d^importanza, murata e silicata (selciata) con una fortezza
« e contiene più di trecento case con belli portici. » Prosegue dicendo
che era go/ernata dalPUfficio di S. Giorgio per autorità di un capitano che
« vi manda ogni anno, quale amministra giustizia al paese circostante » ma
ciò accadde dopo il i5r2, anno in cui, dagli Spinola, passò al suddetto
ufficio. — Giustiniani, ibidem pag. 65o.
La sollevaz'one popolare
Il re di Francia esige la restituzione della Riviera
DI Levante.
Questi, per il bene che nutriva a Genova, aveva
dapprima accolto assai graziosamente l'ambasciatore popo-
lare Nicolò Oderico (') ed aveva ascoltate benigna-
mente le spiegazioni sugli ultimi avvenimenti (^),
sanzionando più tardi con lettere patenti la legge per
la quale ai popolari venivano concessi due terzi dei seggi
negli offici (') ed assicurando il popolo che avrebbe
(i) In una lettera di Nicolò Oderico inviata da Blois il 4 settembre e
pervenuta a Genova solo il 16 ottobre, si legge che, il giorno innanzi, il re
gii aveva da'^o udienza, ascoltandolo con volto sereno e non permettendogli
che parlasse genuflesso. (Lettere Ministri Francia, Mazzo i, n. gen. 2177).
(2) Tra essi non abbiamo ancora accennato ad un interessante episodio:
Ottaviano, Giano ed Alessandro Fregoso che si trovavano a Roma al tempo
della prima cacciata dei nobili (20 luglio), tentarono, pare per istigazione
di questi ultimi, di prendere il mare e recarsi a Genova ove la loro presenza
avrebbe certo provocati seri disordini, ma il Papa, amico dichiarato dei popolari,
aveva mandate le sue navi ad inseguirli e farli ritornare indietro. (Senarkga
op. cit.^ col. 585), I nobili poi dettero a credere al re essere stati i popolari
a invitare Ottaviano di Campofregoso a Genova e perciò Luigi XII se ne
lagnò forte con TOderico, il quale tuttavia riuscì a persuaderlo che erano stati
i nobili a chiamare il Campofregoso « et che a instantia de popolari era
stato revocato et prezo de mandato summi pontificis » come egli stesso
sapeva da lettere giuntegli da Roma; e, per meglio provare che tutti i di-
sordini provenivano dai nobili, V ambasciatore gli aveva presentato la lettera
del F.regosino ; sicché il re parve quietarsi. (Lettere Ministri Francia. Mazzo
I, n. gen. 2177. Lettera inviata da Blois il 17 settembre, giunta a Genova
il iG ottobre.
(i) Lettere Ministri Francia. Mav:zo 4, n. gen. 2177. Lettera inviata
da Blois il 2 ! e giunta a Genova il 29 settembre. Nella lettera testé accen-
nata rOderico assicurava gli Anziani che avrebbe sollecitato Pinvio delle
lettere patenti della regia conferma per gli uffici e gli anziani; ma il 3o
settembre era costretto a riscrivere che malgrado tutte le sue sollecitazioni
non era riuscito a farle spedire prima d''allora. Monsignor Robertet, segretario
68 Anno l5o6
fatto deporre le armi ai nobili ed impedito qualunque
tentativo di perturbamenti ; ma riguardo al desiderio dei
genovesi di unire le Riviere a Genova, sotto il comando
di un solo governatore (desiderio che gli era stato già
espresso chiaramente dagli Anziani nella lettera del nove
settembre e che Nicolò Oderico era stato incaricato più
volte di ricordargli e di ottenere), dichiarò che voleva
meglio ponderare la cosa « per non far preiudicio ad
alcuno » e che gli Anziani « specificassero da qui (chi)
volevano levar tali lochi e che lochi > ('). Ma noi sap-
di Luigi XII, gli aveva detto che al domani le avrebbe mandate alla corte,
che dal 2} settembre era partita per Bourges. L"* Ambasciatore si affrettava
però di mandar subito una copia di quelle lettere, ricavata da una minuta
del segretario. (Lettere Ministri Francia ibid.)
(1) Neir ultima parte della lettera, P Oderico scrive aver cercato di per-
suadere il re della grande utilità della avocazione al governo di Genova
delle due Riviere, ma non gli parve cosa facile convincerlo. Il giorno suc-
cessivo airinvio di questa lettera, TOderico ne ricevette tre altre, una datata
dal 16 e le altre dal \j\ nella prima gli Anziani ritornavano sulPargomento
che stava loro tanto a cuore, dicendo : « siamo certi mai deba pacificare
« la terra se tuta la rivera non sia reduta al Comune sotto la Signoria e
« Governo de Monsignore Ill.mo nostro Governatore». Gli raccomandavano
di tentare ogni via per ind' rre il re a condiscendere a questo loro desiderio
e qualora gli sembrasse tempo propizio facesse capire essere desiderio generale
di occupare tutti gli altri luoghi della Riviera di Ponente. Ciò veniva ripetuto
nella lettera del 1 7 settembre. A codeste richieste T Oderico rispondeva di
non aver potuto parlarne al re, perchè questi era partito il mattino dopo
ricevuta la lettera. Questa lettera veniva mandata per Gio. Batta Bonfante,
r inviato degli Anziani, ma TOderico, avendo nello stesso giorno Foccasione
di scrivere colla posta del re, non volle mancare di inviare anche con questa
un messaggio, pur essendo breve e riferendosi al già scritto. Ripeteva qui
che il re aveva ordinato che le lettere patenti si mandassero con la sua
posta al governatore di Genova e finiva coir assicurare che Luigi XII era
ottimamente disposto verso il Comune. — Vedremo come questa fu Pultima
volta in cai potè scrivere notizie così confortanti. Le due lettere scritte il
giorao 3o settembre giunsero a Genova PS ottobre. (Lettere Ministri Francia
Mazzo I . n. gen. 2 1 77 .
La sollevazione popolare 69
piamo già come i popolari avessero senz' altro incomincia-
to ad impossessarsi della Spezia e di Chiavari. Sicché allor-
quando il re venne a sapere della conquista delle dette
città, rimase indignato e la sua indignazione giunse al
colmo, quando gli venne riferito che il comune rifiuta-
vasi di consegnare quei luoghi al governatore.
Gli Anziani e l'ufficio di Balia in seguito alle lettere
di Oderico, giunte il i6 ottobre e partecipanti l'ira e
lo sdegno regi, il giorno seguente scrivevano al re mo-
strandosi addolorati di aver recato dispiacere a chi vo-
levano sempre onorare e rispettare, gli facevano larghe
proteste di fedeltà, lanciavano contumelie contro coloro
che mettevano male nelle relazioni tra il re stesso e
Genova e finivano coli 'annunziargli che avrebbero presto
mandato un altro ambasciatore ad informarlo delle vere
condizioni della città ; non facendo alcun cenno neppur
lontano della restituzione delle terre conquistate (').
Lettere di egual tenore spedirono all' Oderico (^), il
( I ) Infatti il 1 8 ottobre vennero scelti come oratori al Re, ì due cittadini
Nicola Giustiniani e Agostino Foglietta e nello stesso tempo si elesse Andrea
de Ferrari ambasciatore al gran maestro Chaumont d''Amboise. Il 26 ot-
tobre troviamo il consueto atto « contra pericula » nel quale si promette
agli ambasciatori di risarcirli delle spese e dei danni che potranno incontrare
durante il viaggio, (Divcrr^ornm Reg. 173). Il 27 ottobre se ne annunzia
al re, a Filippo di Gleves ed a Nicolò Oderico la partenza entro quattro
giorni (L'attere Ministri Francia, Mazzo I) j invece il 3 1 ottobre non più
essi, ma altri ambasciatori partivano verso la corte di Francia. Il Foglietta
però fu inviato con un altro cittadino ambasciatore al Papa.
(2) In q leite lettere v''era pure un rimprovero per V Oderico, perchè si
fos;e allontanato qualche giorno dalla corte per andare a Parigi. Gli
Anziani eram venati a conoscenza di ciò da due lettere del re al gover-
natore, nelle quali Luigi XII aveva manifestato il suo malcontento per Tassenza
6
1
70 Anno l5o6
quale, mentre quelle erano in via, ne scrisse una seconda
ripetendo che il re era indignatissinio per la detta oc-
cupazione e che faceva « terribile menatie » e voleva
assolutamente che i luoghi tolti al Fif^schi si rendessero
al governatore, e si deponessero le armi « et questo
« facendo le signorie vostre , resterà Sua Maestà
« tacito et persevererà in la sua solita clementia et afec-
« tione » ; dopo altre notizie ('), l'Oderico finiva rac-
comandando agli Anziani di accontentare il re e di
inviargli schiarimenti sulle condizioni interne di Genova.
Questa lettera giunta in città il 20 ottobre dovette
deirOderico « non parendoli tempo che essendo la città in el grado che la
si trova vi dovesti alontanare ». A codeste lagnanze POderico rispose difen-
dendosi in una lettera del 29 ottobre i 5of>-^ ma essa ha la carta cosi tarlata
e consunta da non potervi raccapezzare quasi nulla. Tuttavia il contenuto di
essa, si pi:ò arguire da rn"' altra del i novembre i SoH; ma la difesa è cosi
debole e di così poco interesse che crediamo non meriti la pena di essere
riportata. Tutto cotesto cartegg'o tra Tambasciatore di Francia e gli Anziani,
si conserva in Lettere Ministri Francia, Mazzo I., n. gen. 2 1 ■j'j.
(i) UOdericD infatti annuncia, tra Paltro, che per chiarir meglio le cose
« S. M. manda a le S. V. Ambasciatore Mons. Domino Michaelo Ritio nea-
« politano agregato al gran consiglio di S. M. el quale è molto prudente
« et docto et de grande autorità apreso S. M. et vene già in questa tera a
« principio de questo felicisimo stato, per consultore del prefato Ill.mo Gu-
« bernatore » e manifesta la speranza che la venuta del Riccio sarà un bene
per la patria; raccomanda di fargli onorevole accoglienza per cattivarsene
r animo. Noi p^rò non abbiamo trovato alcun documento, o cenno qualsiasi
che ci provi che questa ambasceria sia realmente avvenuta. Ci verrà tuttavia
dato d"'incontrare di nuovo il Riccio, quando Luigi XII, riacquistata Genova,
si farà prestare solenne giuramento di fedeltà dal popolo geno vese. La lettera
delPOderico, spedita da Bcurges il i3 ottobre, giunse a Genova il 20 dello
stesso mese, e, come tutte le precedenti, è indirizzata: « Ill.mo et ex. so Regio
« lanuensi Gubernatori, Mag.cis Antianis ac officio (Baylie) ex. si communis
« lanue (Lettere Ministri Francia, Mazzo i.)
La sollevazione popolare 71
certo, insieme colla precedente, fare grande impressione
sulla cittadinanza, poiché era la prima volta che il re
si mostrava così adirato contro i suoi sudditi, e possiamo
credere, senza tema d'ingannarci, che il popolo grasso sia
ricorso a tutti i mezzi per indurre il popolo minuto a
farne consegna, ma indarno. A scuotere maggiormente
gli ottimati del popolo, venne in proposito una lettera
del re stesso diretta al governatore con nuove mi-
nacce di punizioni gravissime se presto non si fosse
ottemperato ai suoi ordini. Che fare? Si tentò un colpo
di mano sulla plebe. La sera del 22 il governatore, gli
Anziani, la Balia, l'Ufficio della moneta di nuovo e di
vecchio e i tre ambasciatori ch'erano stati inviati al Cleves,
quando esso si trovava in Asti ('), si radunarono in
consiglio a Palazzo e, data lettura della missiva regia (^),
presero in esauje la condizione delle cose presenti, che,
da un lato li minacciava il pericolo d'ima rivolta popo-
lare, dall'altro li urgeva l'ira del re : due forze ugual-
mente temibili : sentiti i pareri di tutti, si decise alla
(0 Secondo la relazione delPadunanza (Diversorum Reg. 170), essi era-
no Bartolomeo di Ceva, Demetrio Giustiniani e Vincenzo Sauli. 11 Diario in-
vece dice che erano presenti i quattro ambasciatori che andarono incontro al
governatore in Asti ed avrebbe ragione perché, come vedemmo fu man-
dato prima il Ceva e subito dopo partirono altri tre : Demetrio Giustiniani,
V'ncenzo Sauli e Leonardo di Facio per ossequiare il Cleves ad Asti; sicché
gli ambasciatori erano quattro. Noi però propendiamo a dar maggior fede
al documen'o d''Archivio e credere che il Fazio non fosse tra i presenti.
(2) Dalla relazione surriferita veniamo a sapere che essa fu inviata da
Boirges il 17 ottobre e da una lettera degli Anziani, diretta al re (27 ottobre)
apprendiamo che arrivò a Genova il 21, caso notabile di rapidità di corri-
spondenza, dovuto alla ben organizzata posta regia, poiché di solito le lettere
deirOderico agli Anziani impiegavano non meno di una settimana.
72 Anno l5o6
fine .di consegnare i luoghi tolti al Fieschi nelle mani
del governatore e di dare incarico al cancelliere Bar-
tolomeo Senarega di scrivere ai commissari e ai castel-
lani perchè se ne facesse la consegna ('). In quella
stessa notte si inviava d' urgenza una lettera al re
Luigi XII per notificargli la decisione presa nel con-
siglio ed assicurarlo nello stesso tempo della grande
fedeltà dei suoi sudditi e della somma quiete della cit-
tà (^). Le stesse notizie comunicarono all' Oderico ,
avvisandolo che la consegna si era dovuta differire sino
allora in causa degli umori della plebe semj:)re fissa nel-
l'idea che, allora quando quelle terre fossero restituite al
Governatore, questi le avrebbe subito consegnate al
Fieschi. Gli si faceva inoltre un breve cenno dell'invio
a l^eve di Teco dei coiumissari e di « qualche poca
gente » collo stesso fine delle precedenti spedizioni, ma
col proposito, appena ottenuta la fortezza ed il paese,
di consegnarli del pari al governatore ('). Questi e
(i) L"' atto dice queste testuali parole: « examinata re, cim huic
« revera Maiestatis regie, huic periculum tumultus populi eos valde ageret
« et utraque res multi momenti esse crederetur, deliberaverunt ea loca
« resignari debere dicto Illustri Gubernatori nomine regis ». Div.'rsoruin
Reg. 170, 22 ottobre 1 5o6). Si noti però che nello stesso atto si fa com-
prendere che la consegna delle due città e dei due castelli verrebbe fatta
dapprima ai tre cittadini, ex ambasciatori al Cleves, i quali li avrebbero poi
offerti al governatore.
(2) Lettere Ministri Francia^ Mazzo i. Curioso il modo di accertare
che v"' era quiete nella città : « se tene giuditio e se punisse li delinquenti e
« quasi ogni giorno se fa qualche executione ».
(3) a S"" è poi mandato li commissari a la pieve cum qualche poca
« gente cum quella medesima intentione che di sopra è dieta et qjella ob-
« tenendo, statini e la fortezza e el loco se metterà in posse del prefato
« Gubernatore al nome de la maestà del re, come el conviene ». Lettera
Ministri Francia^ Mazzo i.
La sollevazione popolare 73
g^li officiali della repubblica e il popolo grasso avevano
piena fiducia che la plebe dinanzi al decreto ed al fatto
compiuto non avrebbe da commuoversi e protestare ; ma
troppo presto si convinsero che il popolo minuto non
si adattava facilmente ad accettare una deliberazione
di così grande importanza, presa senza il suo consenso.
Infatti non appena ne venne propalata la notizia per
la città, il popolo si levò minacciando di fare a pezzi i
membri del consiglio, se tosto non venisse revocato
quel decreto : e poiché vide che i consiglieri erano mal
disposti e dubbiosi, la sera del 23 ottobre irato e fur-
ribondo corse a Palazzo e colle armi alla mano costrinse
il consiglio ad annullare la deliberazione ('). Questo
(i) Cfr. Diario, 23 ottobre. Nei Diversorum Reg. 170 si trova Tatto
che annulla il decreto del giorno prima. Esso dice che il governalore, gli
Anziani e la Balìa, vedendo quanto sia stata molesta alla plebe la delibera-
zione dei 22 ottobre di consegnare nelle mani del governatore i castelli d
Spezia e di Chiavari, deliberazione che venne presa per non contravvenire
alla volontà del Re « tam?n volentes consulere saluti patrie et sec ndum
« temporum qiialitatem mutare Consilia, omni iure ecc. ecc. deliberai ionem
« suprascriptam revocaverunt et revocant et annullant et prò non facta de-
« claraat et de dieta revocatione mitti debere per urbem proclama ut melius
« possit ad aures notitiam omni im pervenire ». li una lettera inviata pochi
giorni dopo (27 ott.) dagli Anziani al r-3, essi gli esposero le cause che aveano
spinto la folla a imporre la revoca del decreto. Il popolo era fisso nell'idea
che appena si fossero consegnate le terre della Riviera di Levante al gover-
natore, questi, per la sua grande am'cizia con Gian Luigi Fieschi, gliele
avrebbe restituite e perciò, divulgata la notizia della deliberazone del con-
siglio, mosse grandi proteste contro i magistrati, chiamandoli vend .ti e
traditori. Nel frattempo giunsero dalle Riviere parenti ed amici dei genovesi
a pregare e scongiurare di non permettere che essi .'ossero di nuovo soggetti
alla discrezione di Gian Luigi e dei suoi adepti che li maltrattavano cri dei-
mente. 11 malcontento crebbe udendo che in qi:el mentre il Fieschi era in
cammino verso Arquata, dove congregavasi gran parte di nobili per tenere
74 Anno l5o5
l'ultimo e più grave insuccesso del governatore, il quale
dovette comprendere che la sua presenza in Genova era
ormai inutile, anzi dannosa alla causa del re e perciò
decise la sua partenza. Nelle poche ore che egli passò
ancora nella Superba, vide la marea della plebe salire
più minacciosa e terribile; poiché dopo la revoca del
decreto, essa eleggeva a capo dell'esercito genovese Tar-
latino Tarlatini, famoso capitano di Pisa, e nominava am-
ministratore dell'esercito un altro pisano, Pietro Gamba-
corta, che erano già entrambi al servizio di Genova, da
quando essa aveva iniziato la conquista della Riviera di
Levante (').
Elezione di otto tribuni.
E quasi questo non bastasse il 24 ottobre circa duemila
artigiani si adunavano in S. Maria di Castello per con-
certare come opporsi alle illegalità del governo e deci-
mi consiglio contro la pace di Genova, « sicché a la F.xcellentia del prefato
« Gubernatore e a tuta la bonagente parse manco male soprasedere la dieta
« consignatione a tempo più accomodato ». (Lettere Ministri Francia,
Mazzo 1., n. gen. 2177).
(i) Gfr. in Appendice. Doc. XIII e XIV. Sul Tarlatino, il Canale, A^wova
istoria della Repubblica di Genova, voi. IV., pag. 3 11, 3 12 sa dirci che era
di Città di Castello e che da ignobile gregario era salito ai sommi gradi
della milizia, servendo cosi bene i pisani nelle loro continue guerre coi
fiorentini, da essere eletto capitano generale della loro repubblica. Della sua
potenza in Pisa troviamo cenno in una lettera del 2 settembre 1 5o6 inviata
dagli Anziani e dalPufficio di Balia « super negotiis pisanis » ad Antonio
da Lerici ambasciatore a Pisa, dove, tra le altre cose, si parla di certo « ru-
balizio » comm;)sso da due brigantini pisani sulla nave di Bartolomeo de
Rippa di Sestri Levante, e si fa notare alPambasciatore che, benché si sappia
dove si trovi la merce rubata, p .'.re non la si possa ritirare per certe mene
occulte, p E questo accade per quel che si dice perché li dicti patroni de
« li brigantini, de la roba d'' altri hano facti presenti a chi può comandare
La sollevazione popolare 75
devano di scegliere tra loro otto rappresentanti, due del
Borgo di S. Stefano, due di quello di S. Tomaso e
quattro della città, i quali dovessero risiedere cotidiana-
mente a Palazzo per sindacare l'opera del governo ed
informare il popolo di ciò che avrebbe potuto interes-
sarlo. Questi otto rappresentanti che vedremo presto
« in quella terra. E dicano in particulare che al capitaneo tarlatine tra le
« a'tre cosse li è stato donato un finimento de mula de valuta de ducari
« L.ta ». Litterarum Reg. 4611822, lett. n. 267, Dalla lettera di nomina
del Tarlatino si desume che egli da quasi dieci anni era ai servigi di Pisa
e pur sfrondando in parte i grandi elogi che vi si fanno, dobbiamo però
credere che avesse dato buona prova di sé. I genovesi dunque, desiderosi di
averlo come loro duce nella agognata riconquista delle Riviere, lo avevano
richiesto a Pisa « ubi principatum obtinebat : egre concedentibus pisanis qui
« nudari se magna parte suarum viriun cernebant ». Già nel riacquisto della
Riviera di Levante vedemmo P opera del Tarlatino; lo vedremo tra poco
neir impresa contro Monaco. Il Canale afferma inoltre che il Tarlatino « fu
« fatto venire in Genova, non senza particolari intelligenze tenute prima
« col Pontefice Giulio II, come da qualche iitorico e da documenti si rileva »;
aggiunge che : « sebbene famigliare e corrispondente del Fiesco, si scoprì
« improvvisamente a favore della plebe » e lo fece « considerando che
« avrebbe meglio con ciò vantaggiata la libertà pisana, tradita dalle cupe e
« venderecce macchinazioni dei francesi ». Assicurata al governo popolare
di Genova tutta la Liguria, « potevasi di leggeri soccorrere popolarmente
« Pisa e in tal guisa sottrarla con buona e felice guerra al giogo dei fiorentini
« e alle insidie straniere ». « Queste cose si rilevano dalle carte pisane che
« esistono negli Archivi fiorentini e dai documenti delPArchivio di S. Giorgio
« in Genova », così si esprime il Canale; ma io non ho potuto rinvenire
tali notizie negli atti genovesi. Del resto anche Iacopo Nardi, Storia della
Città di Firen^^e per cura di Lelio Arbib, ristampa di Torino, Società
Editrice del Monitore, i852, voi. I, p. 420;, dice Che Pisa aveva aiutato Ge-
nova inviandovi tutti coloro che facevano il mestiere delle armi perché
« erano stati nutriti di buona speranza che quietato e assettato che avcs-
« sero i Genovesi le cose loro, avessero a pigliare interamente la pro'c-
« zione di Pisa e continuare di difenderla alla scoperta con denari e con
« che altro favore fosse stato di bisogno ».
Io per altro posso aggiungere che com3 i pisani aiutarono in questa oc-
«76 Anno l5oó
salire a nove col nome di « tribuni della plebe » ('):
entrarono subito in carica e fecero sentire la loro autorità
mandando a chiamare i maggiorenti delle famiglie nobili
dei Giustiniani e dei Sauli per informarli dei voleri della
casione i geno esi, così questi già prima li avevano soccorsi e di uomini e di
denari. Infatti il 5 marzo 1 5o6 troviamo (Z)j'yer5or»77j Reg. 1 73) un Decreti m
« de ducatis CGGG ad Pisas tuendas » ; un mese dopo , T 1 1 aprile , il con-
siglio di Balia sugli affari di Pisa, coir intervento dei plenipotenziari di
Lucca e Siena e della Signoria di Pisa delibera un prestito di 3 6.000 du-
cati da raccogliersi dai comuni di Genova, Lucca e Siena in favore della
Signoria di Pisa e da impiegarsi nella difesa di questa città. {Materie Poli-
tiche^ Mazzo I 5 (2734).
Nel maggio i 5o6 evvi un interessante carteggio per una spedizione dei
genovesi in aiuto dei Pisani (L/«<?raru>H Reg. 46, lettere n. 15 7, 1 59, 160 161,
162, i6i, 167. 182, 186, 189, 190) Vi ha molta parte Thedisio di Gamilla
commissario di Genova in Pisa.
(i) Tutti gli storici genovesi riferiscono la elezione a tempo anteriore. Il
Senarkoa, op. cit.^ col. 586, il Giustiniani, o/7.n7., pag. 619-620 ed il Ganai.e,
op. cit. pag. 3 I o la collocano fra la cacciata di Gian Luigi da Genova ed il
suo inseguimento fino a Recco, cioè tra il 4 ed il 7 settembre. Il Bastide :
Storia d'Ala Repubblica di Genova Franchelli, 1795 Tomo II, pag. 177, par-
la della elezione degli otto tribuni poco dopo la venuta del Governatore; il
Casoni: Annali della Repubblica di Genova del Secolo XVI. — Tomo I,
pag. 87 ed il Serra: Storia della Repubblica di Genova: Gravier i836 —
Tomo IV, pag. 212 concordano nel dire che avvenne prima della conquista
della Riviera di Levante. Noi però non possiamo tener buone queste asser-
zioni, in primo luogo perchè il Diario, che si è sempre mostrato d"'accordo
coi docmenti d"'archivio, dice chiaramente che la elezione dei tribuni av-
venne il 24 ottobre; in secondo luogo perchè nelle carte delPArchivio non
trovammo alcuna prova deir esistenza di questi nuovi officiali prima del
giorno 24; mentre subito dopo, il 26 ottobre, è accennata la recente elezione
di S. Maria di Castello in una dichiarazione degli Anziani e del Governatore,
i quali avvisano i cittadini che un certo proclama contro i nobili, su cui
risultavano i loro nomi, fu fatto « petentibus novem electis in Sancta Maria
« de Castello, videllcet Marco de Terrili, Pelegro de Bergamo et sociis »;
da quest"' atto si deducono due fatti e cioè ; che, agli otto eletti il giorno
24, se ne era aggiunto poco di poi un nono e che il titolo di Tribuno
La sollevazione popolare 77
plebe. Si presentarono Gerolamo e Vincenzo Sauli e Deme-
trio Ginstiniani. I due ultimi che avevano preso parte al
consiglio del giorno 22, cercarono di scolparsi, affermando
che avevano creduto di far bene e, quasi a frenare gH
impeti della folla, pensarono di avvisarla che il governatore
era sulle mosse di partire ; ma nessuno dei convenuti ne
mostrò dispiacere . anzi l'anonimo dice che , « ogniuno
rispose se ne andasse in sua mal' hora ».
Il Cleves abfandona Genova.
Il 25 ottobre 1506 il governatore Filippo di Cleves,
abbandonava la città , accompagnato da pochi cittadini
della plebe non era stato riconosciuto dalie autorità superiori. Infatti in un
atto del 27 ottobre vengono scelti per T esecuzione del proclama contro i
nobili « aliquos prestantes cives » che sono poi Marco da l'errile, Paolo da
Novi e colleghi. (Il giorno prima erano soltanto « electi » ora sono già
« prestantes cives »). Il Diario (J i ottobre) fa credere che già il venerdì 3o
ottobre se ne eleggessero dei nuovi « tutti artexani » in S. Maria di Ca-
stello, e di questi abbiamo potuto rintracciare i nomi in un atto dei Litterarum
Reg. 49,27 novembre i5o6. Essi erano: Paolo da Novi, Marco di Terrile,
Nicola Picaluga, Pantaleo Cipollina, Giovanni Scorcino, Battista Rebuffo,
Pietro Marengo, Peregro di Bergamo e Giuseppe di Dernixe. Dai frequenti
errori di data che già avvertimmo qua e là nel Senarkga, si può dedurre
che egli scrisse la cronaca degli avvenimenti del i Sof) ad una certa distanza
da essi, in modo da non ricordare più bene le singole date. In questo
caso, avendo in mente che tra il 5 e il 7 settembre s'' era addivenuto a
varie elezioni, egli vi collocò pure quella dei Tribuni e molto probabilmente
lo trasse in errore il fatto, che il sette settembre vennero eletti sei capitani,
che dovevano assoldare fanti per guardia della terra e fra questi cajùtani si
trovano nomi, come quello di Paolo da Novi, compresi più tardi fra i
tribuni.
78 Anno l5o6
e con duecento fanti di g-uardia ('). Quell'uomo che,
due mesi innanzi era entrato in Genova con tanta burbanza,
accolto con onori regali e fra le acclamazioni della folla,
ora ne usciva scornato e confuso per non aver saputo
imbrigliare la plebe, l'indomita cavalla, a terrore della
quale aveva fatto erigere le forche ed il palco della mannaia
appena si era insediato a Palazzo (^). Filippo Rocca-
bertino e il dottor Stefano di Cernerieu rimasero a Genova
come rappresentanti del governo regio, ma si può facilmente
immaginare quanto fosse menomata la loro autorità. (')
(i) Cfr, Diario, 25 ottobre; Senarkga, op. cit., col. 588; Giustiniani, op.
cit.^ pag. G-zi. Strana coincidenza! Nello stesso giorno Francesco Pandollini,
ambasciatore fiorentino presso la corte di Francia scriveva da Blois al go-
verno dei Dieci riferendo un suo coloquio con Luigi XII e notando fra
r altro che il re, parlando di Genova, aveva detto che tutto vi procedeva bene
e che i Genovesi gli erano sempre fedeli; sarebbe occorso è vero punirne
qualcuno, ma egli ne avrebbe tratto «ad ogni modo qualche danaio». Poi
esclamò: « Io amo più presto e danari che il sangue; Topposito di quello
« che si fa in Italia ». Infine aggiunse che richiamava il Ravenstein per
mandarlo in Fiandra e valersene laggiù. (^Dksiardins Abkl, Negociations di-
plomatiques de la Franco avec la Toscane — Paris — Impr. Imperiale —
i8f)i. Tomo II. pag. 189).
(2) Il Sh.NAREGA (op. cit.., col. 588) ricorda che si ebbe qualche sospetto
che la poco indovinata riuscita della politica (diciamo cosi) del Ravenstein
dipendesse in parte dalle male arti del Roccabertino, il quale, sapendo che il
Cleves era odiatissim-ì dal luogotenente generale Ghaumont d"" Amboise,
governatore della Lombardia, e conoscendo altresì la grande autorità che
questi godeva presso la corte di Francia, per essere nipote del Cardinale
Rotomagense e gran favorito del re, cercò di fare cosa grata allo Ghaumont
avversando, o per lo meno non appoggiando il Ravenstein. Il Casoni, (op.
cit.., Tomo 1, pag. 90), accetta senz'' altro questa spiegazione della ritirata
del Cleves.
(3} Cfr. J. d''A rroN, op. cit., Tomo III, pag. 212.
La sollevazione popolare
Editto contro i nobili.
I nobili, benché sparsi nei castelli e nei borghi vicini alla
città ed alle Riviere, si tenevano sempre uniti informandosi
a vicenda, mediante messaggi , dei casi occorsi in essa
e preparando di comune accordo i mezzi per rientrarvi.
A tale scopo s'erano anche radunati in un grande consiglio
tenuto ad Arquata per raccogliere denari e decidere di
inviare ambasciatori al re, al papa ed al luogotenente
generale ('). I popolari, non ignari di ciò e , sapendo
che il Fieschi s'era abboccato col Cleves a Busalla appena
questi aveva valicato i Giovi, e che molti nobili inten-
devano seguirlo nel suo viaggio in Francia per impetrare
direttamente soccorsi dal re , pensarono di costringere
i nobili a rientrare in Genova per impedire che congiu-
rassero liberamente ai loro danni ; fu perciò che con un
proclama del 26 ottobre, li invitavano a ritornare in
città con tutto il loro seguito entro un limite di tempo
prefisso (^). Questo proclama, voluto unicamente dai
tribuni della plebe, era stato emanato come un ordine
del governatore e degli Anziani ; ma costoro con una
grida dello stesso giorno , fecero sapere che avevano
dovuto dare ad esso il loro consenso « ita suadente tem-
porum condictione », ma ne riversavano tutta la respon-
(i) Questa notizia si trova in una lettera (27 ottobre i Sof)) degli Anziani
e degli officiali di Balìa al re (Lettere Ministri Francia, Mazzo i), e nelle
Istruzioni ai due ambasciatori al re, 12 novembre i5o6. (Istruzioni e Rela-
^ioni^ n. 2707 e).
(2) U originale della grida contro i nobili si trova in Diversorum Filza 63,
8o Anno l5o6
sabilità sui nove eletti in S. M. di Castello (') ; ai
quali il giorno successivo venne data la cura dell'esecuzione
dell'ordine , con la facoltà di punire quei nobili che vi
contravvenissero e di perdonare quelli che si potessero
scusare (^). Il limite di giorni concesso, riconosciuto
(i) Cfr. Diversoruin Reg. 170.
(2J Diversortim Reg. 171. Probabilmente un primo atto di questi inca-
ricati è il « preceptum contra Hieronimum Lomelinum quondam 'i'hobie »
(Divcrsorum Reg. 171, 27 ottobre 1506), nel qviale, per ordine del Gover-
natore e degli Anziani, si ingiunge a quel nobile, che era anche uno degli
officiali della Moneta, di andare ogni giorno nelle ore stabilite al suo olficio,
sotto pena di cento ducati.
In questo stesso giorno (27 ottobre) venivano spedite dagli Anziani e dagli
olTiciali di Balia lettere al re, a Filippo di Cleves ed airoderico.
Nella prima esponevano al Re le ragioni della mancata consegna della
Riviera di Levante (ved. pag. 74, n. 1) e lo avvisavano della partenza
del Governatore. » El quale Monsignore Gubernatore hieri (errato per
r altro ieri) li è parso partire de q li per bisogni de la Maestà vostra
« come ne ha facto intendere e se li é facto tuti li honori convenienti a
« Soa Eccellentia ». Infine gli annunciavano il prossimo invio di due movi
ambasciatori verso la sua corte per riferirgli notizie precise sui comporta-
menti di Gian Luigi e degli altri nobili. Al Cleves scrivevano: « Ill.mo et
« preclar.mo princeps, sV avuto hieri la piccola vostra lettera scripta al
« borgo per la quale s'' è inteso la bona voluntà vostra verso de questa
« cita e tuti noi » di volere cioè porre i suoi buoni offici presso il re per
favorire (ìenova. Di ciò lo ringraziavano e lo avvisavano della lettera spedita
al re e del prossimo invio di altri ambasciatori. Nella lettera a Nicolò Oderico,
gli Anziani ricordavano di avergli spedite lettere il 17 e il 22 ottobre delle
quali non si era ancora ricevuto risposta alcuna. Ora lo informavano di ciò
che era accaduto a Genova dopo il 22 e dei nuovi oratori, pronti a partire;
lo assicuravano infine che la città era quieta e la giustizia procedeva rego-
larmente: « beri publicamenti s''è impicato uno in piacia per delieti ». Sic-
come la lettera scritta al re era pressantissima, inviarono Gio. Batta Bonfante
« per posta volanter » e raccomandarono air Oderico di rimandarlo al più
presto. Il Bonfante, pur non raggiungendo la sveltezza dei corrieri regi, fu
un degno loro emulo, poiché cinque giorni dopo la sua partenza, noi ab-
La sollevazione popolare 8l
poi- troppo breve , per grandi pioggie sopravvenute in
quel tempo , venne dal 3 novembre prorogato fino alli
II. (■)
Dal silenzio serbato dall'anonimo, è facile argomentare
che il proclama non ebbe alcun effetto, fu come lettera
morta I nobili non se ne dettero per intesi, rmiasero
biamo una lettera datata da Bourges il i. novembre, nella quale rOderico
avvisa gli Anziani e la Balia di aver ricevuto le lettere e di averle portate
al re, che si è molto adirato ed ha risposto che aspetterà il governatore
per decidere sul da farsi. Il Bonfante ripartì immediatamente per Genova,
sicché il 7 novembre gli Anziani potevano venire a conoscenza deir ira,
dello sdegno del re; ma il y novembre essi rispondevano alP Oderico che
s'' era dovuto cedere alla plebe per conservare la pace nello Stato. Tutte
queste lettere si trovano in Lettere Ministri Francia^ Mazzo i.
(i) La decisione si trova in Diversoriwi Reg. 171, 3 novembre 1 5o6.
« Pro adventus nobilium ». Il governatore e gli Anziani « cum hodie in
« Senatu comparuissent spectati officiales balie et spectati Raphael de Recho
« et college habitusque fuisset sermo: quod terminus datus nobilibus qui
« in circumstantiis sunt veniendi ad civitatem cum familiis supellectilibus
« rebus et bonis hodie expirat, et quod res inhumana videretur nisi ei pro-
« rogaretur tempus propter ingentem pluviam que, non solum villantii cives
« in propriis laribus continere facit, sed cives qui in civitate sunt a negociis
« suis prohibet » convennero che fosse prorogata fino a tutto il giorno di
S. Martino (11 novembre). Intanto i nobili avevano approfittato delP editto
emanato contro di loro il 26 ottobre, per presentarlo al re sotto le tinte
più fosche. Luigi XII scrisse subito agli Anziani biasimandoli, perchè, secondo
quanto gli era stato riferito, si ingiungesse ai nobili il ritorno in Genova
entro un dato termine, passato il quale i disobbedienti potevano essere uccisi
senza punizione deir uccisore e confiscati i loro beni. Gli Anziani risponde-
vano a lui ed air Oderico (y novembre): che ciò non era punto vero e che
si trattava di calunnie; T editto era stato fatto pel desiderio che i nobili
rientrarsero in città e che vi rimanessero senza timore come del resto ri-
manevano già molti di essi, a cui erasi fiuta buonissima accoglienza, e che
pel tempo piovoso s'era, persino prorogato il termine sino alPi i novembre.
Con queste lettere si spediva anche una copia delP editto per convincere
maggiormente il re. (Lettere Ministri Francia, Mazzo 1.).
82 Anno l5o6
tranquilli nei loro castèlli, aspettando il momento propizio
di rientrare in Genova come padroni e non per impo-
sizione dei loro avversari.
Ambascerie a Luigi XII e a papa Giulio II - Nuove
ELEZIONI.
In mezzo a queste brighe cittadine e lotte incre-
sciose, i popolari provvidero all'invio dell'ambasceria
al re da tanto tempo annunziata e composta di Paolo
de Franchi di Burgaro e Simone Giovo (') e mandarono
anche due legati al Papa nelle persone di Gerolamo
Palmario ed Agostino Foglietta; era stato anche eletto
un oratore Andrea de Ferrari, per andare allo Chaumont,
ma siccome non ne troviamo più altra notizia si può
dubitare che non venisse mandato, forse perchè era noto
il malanimo del gran maestro contro i genovesi dal
giorno che suo padre, il nonno e lo zio erano stati uccisi
sotto le mura di Genova allorché i francesi vi avevano
subita una grave rotta (^). I primi partirono per la
(i) Ricordo che il i8 ottobre erano già stati eletti due oratori
per andare alla corte di Francia e dovevano partire il J i ; ma poi ven-
nero sostituiti dai sunnominati.
(2^ Diversoriim Reg. 17J — 18 ottobre i5o6. Le notizie sulle cause
delPodio del gran maestro contro Geno va sono tratte dal Z)wr/o (12 novembre).
Gli ambasciatori per la corte regia e la papale non furono veramente eletti
nello stesso giorno; quelli per la corte di Francia furono nominati il 3i
ottobre (Diversorum Reg. 173); gli altri per la corte pontifìcia, il 3 no-
vembre (Diversoritm Reg. 170); ma per gli uni e per gli altri fu deciso lo
lo stesso trattamento riguardo al numero di servi, di cavalli e di denari per
le spese. Ciò venne fissato in un atto del 10 novembre (Diversorum Reg.
173) da me pubblicato in « Giornale storico e letterario della Liguria,
Anno V, Fase. 7. 8, pag. 2 52.
La sollevazione popolare 83
corte di Francia il 13 novembre ('); i secondi, avute
le credenziali e le istruzioni fra il 19 e il 20, lasciarono
la città il 21 novembre e mossero alla volta di Bologna,
di recente venuta in potere di Giulio II (^). Così i
genovesi ebbero motivo di inviargli le loro congratulazioni
e comunicargli che in suo onore il consiglio aveva sop-
presso r editto che impediva il commercio tra Genova e
Savona sua patria, pregandolo segretamente di interessarsi
delle sorti di Genova ('). Nell'intervallo tra la partenza
( I ) Non il 1 2 novembre, come afferma il Diario, poiché a questa data
troviamo scritte le loro credenziali al re, al cardinale Giorgio d"' Amboise,
legato apostolico in Gallia, al cancelliere Guidone di Rupeforti, al principe
Filippo di Cleves di Ravenstein, al tesoriere regio e primo segretario Fiori-
mondo Robertet. Tutte queste lettere vennero date agli oratori « ad ipsum
Regem destinatis et die crastina discessuris » (Istruponi e Relazioni n.
2707 e). Il cosideito decreto « contra pericola » era già stato loro concesso
V 1 1 novembre. Diversoriwi Reg. 1 66.
(2) Ebbero il decreto « contra pericula » il 17 novembre (Diverso-
rum Reg. i7J)5 le credenziali del pontefice, il uj novembre {LitterariDii Reg.
46); ed il 20 le istruzioni (Istruponi e Relazioni n. 2707 e). Sulla occupa-
zione di Bologna cfr. Diario, 3 novembre, Pastor, Storia dei Papi., voi.
Ili, pag. 522-527 e De' lARriN;-, op. cit.., Tomo II, lettera 27 novembre.
(3) Ueditto di cui abbiamo parlato era stato emanato qualche mese prima e
pare fosse utile ai commercianti poiché questi si mostrarono molto contrari alla sua
sospensione e protestarono pel danao che ne sarebbe ad essi derivato. Tuttavia,
posposto ogni interesse, si decretò che V editto fosse sospeso, ma, non es-
sendosi d"* accordo sul tempo che doveva durare questa sospensione, se ne
rimise V incarico airufficio di Savona e poiché i commercianti continuavano
a lamentarsi, venne incaricato I' ufficio di Savona e di S. Giorgio « firma
manente sospensione de qua supra fit mentio » di udirli e vedere se si po-
tesse far qualcosa per loro. Non sappiamo cosa si concludesse ; certo é che
« ea die » gli Anziani credettero bene « ad abundantem cautellam » di far
aggiungere alla deliberazione della sospensione, Pavviso che, passato il tempo
prefisso, r editto avrebbe ripreso il suo valere. Il 7 novembre (Diversorum
84 Anno l5o6
•
di entrambi le ambascerie, si tennero le elezioni secondo
le norme decise qualche settimana innanzi. I diciotto
cittadini (') avevano fatto una scelta di cento nobili
ed avevano posti i loro nomi in un sacchetto; lo stesso
avevano fatto j3er cento cittadini del popolo grasso,
badando sempre di sceglierne metà della parte Adorna
e metà della Fregosa; infine avevano posto duecento
nomi di artigiani in un terzo sacchetto. Il 12 novembre,
due frati di Castello e due del Monte vennero incaricati
di estrarre a sorte le schede di cento nomi deofli artipfiani
e queste vennero tosto bruciate; così fu parificato il
numero degli eleggibili e si procedette (13 novembre)
alla estrazione di 1 20 nomi dai quali, in mezzo a forti
lagni, malumori e litigi tra Adorni e Fregosi, vennero
scelti i trentasei che dovevano occupare gli offici e cioè:
gli Anziani, gli officiali della moneta, i sindicatori, gli
addetti ai maestrali, i consoli della ragione ecc. ecc.
Così il 25 novembre giorno di S. Caterina, i 12 Anziani
vennero accettati ed incominciarono ad esercitare la loro
carica C).
Reg. I jo) V ufficio di Savona dichiarò che la sospensione deireditto doveva
durare tre mesi (il meno che si fosse proposto nel consiglio) ed il 17 no-
vembre (Diversoriim Filza 63) il governatore, gli Anziani e V ufficio di
Moneta sanzionavano la proposta deir ufficio di Savona, permettendo cosi
per tre mesi i traffichi colla detta città.
(i) Vincenzo Sauli, uno dei 18 riformatori dei magistrati civili, essendo
partito per Roma, fu eletto in sua vece il fratello Gio. Batta Sauli, Diver
sorum Reg. 166, 9 novembre i 5o6.
(2) Vedi notizie più diffuse in Diario 12, i 3, 14, 20, 21, 2 5 novembre 1 5o6.
CAPITOLO SECONDO
L'assedio di Monaco
SOMMARIO
Condizioni della Riviera di Ponente e disegni dei popolari — Mo-
naco e i Grimaldi — Perche si volle andare contro Monaco
— La spedizione di Pieve di Teco — Preparativi di guerra
contro Monaco — I Grrimaldi e il duca di Savoia — Primo
imbarco di truppe — B. Veneroso alla corte di Torino —
Lettere di N. Oderico ambasciatore alla corte di Francia
— Partenza dell'esercito — Sdegno di Carlo di Savoia —
Ambascerie di nobili e di popolari a Luigi XII — Amba-
sciatori popolari al Pontefice — Mentone e Roccabruna —
— Le forze genovesi a Monaco — Le forze dei monegaschi
— Prime avvisaglie — Lettere dal campo — Le milizie mer-
cenarie — Agostino da Castiglione e Ferro della Pria — I
capitani Tarlatino e Gambacorta — Le milizie in gravi con-
dizioni — Minacce dei nobili fuorusciti — Genova e Savona
— Il principio del nuovo anno l507 — L'assalto del 2 gen-
naio — Il maestro « inzegnero » Merello e l'arresto del
Gioardo — Genova e il duca di Savoia — L' impresa di
Monaco assorbe tutte le forze dello stato — Nuove minacce
dei nobili; Ottaviano Fregoso — Due gride contro i nobili:
gli Adorno — Ritornata la calma, Genova rivolge tutte
7
86 Anno l5oó
le sue cure all' impresa di Monaco — Altre due gride contro
i nobili — Primi acce ini di una spedizione del re di Francia
contro Grenova — I genovesi dichiarati ribelli a Luigi Xll
— Il Salazar in Castelletto — Tentativo fallito di restituire
le Riviere al re - Il colpo di mano del Salazar — Genova
incetta artiglierij per Monaco — Nuove trattative col
duca di Savoia — Tristi condizioni dell'esercito Genovese
— Paolo da Novi com-nissario al campo — Ultimo assalto
contro Monaco - Le forze Genovesi riparano a Ventimiglia
— Fine deh' impresa.
Condizioni della Riviicra di Ponente e disegni dei
popolari.
EDEMMO già i popolari, cacciati i Fieschi da Ge-
nova, decidersi in seguito ad espellerli anche
dai loro castelli e domini della Riviera Orientale per non
essere costretti a vegliare sempre in armi contro un nemico
alle porte della città ; vedemmo pure come riuscissero
con prospera fortuna e con prestezza, nel loro intento;
da ciò si comprende il loro vivo desiderio di fare altret-
tanto con la Riviera Occidentale, di gran lunga più
estesa, più popolata, più ricca della sua consorella, e
che un tempo era stata sotto il diretto dominio di Gè-
L'assedio di Monaco 87
nova, mentre allora vi signoregg"iavano famiglie nobili,
tra le più antiche della città (').
Ai tempi di cui discorriamo il comune esercitava il '
suo potere soltanto sul territorio più vicino a Genova;/
che dividevasi in tre podesterie : del Bisagnò, della
Polcevera e di Voltri e ancora per un tratto che giun-^
geva sino a Savona. Savona stessa che avrebbe do-
vuto essere soggetta a Genova , in realtà non lo era ,
specialmente in quel tempo che a capo di essa eravi
il governatore francese Yves d'Allègre, il quale coi
nobili fuo-p-iaschi ivi raccolti tramavano a danno del
governo popolare. Più oltre Savona eravi il Finalese
dipendente dai del Carretto (^) ; Loano dai Fieschi (');
(1) Il pensiero di sottrarre ai nobili anche la Riviera di Ponente era
nato nei Genovesi dal momento che avevano decisa T impresa contro la
Riviera di Levante. Questo pensiero lo si vede espresso un po'' timidamente
nelle lettere al Re di Francia e più palesemente in quelle alP ambasciatore
Oderico. In una missiva del 9 settembre gli si raccomanda di impetrare
« omni ingenio et industria » da Sua Maestà il consenso « che le rivere
se uniscano a la terra sotto lo imperio del suo solo Gubernatore ». In
un'' altra al re, colla stessa data, gli si accenna che « pare ad ogniuno grande
« utilità che la revera de levante e altri lochi de commune siano reduti
« tutti al detto commune sotto la signoria de Monsignore vostro Guberna-
« tore » poiché « essendo tutto el paese sotto lo imperio del Gubernatore
a de la Maestà Vostra ne seghuiria una grande concordia e pace ». Cfr.
Dee. X e XI. II 16 settembre i5o6, riscrivendosi alP Oderico, gli si racco-
manda di ricercare di persuadere il re ad accondiscendere che la Riviera
di Levante sia « renduta al commune sotto la signoria del Gubernatore » e
gli ordinano, se gli sembri tempo propizio, di far capire che sarebbe desi-
derio generale di occupare tutti gli altri luoghi della Riviera di Ponente.
{Lettere Ministri Francia, Mazzo I., N. gen. 2 i jj).
(2) Cr. Gap. I., pag. 55.
(3) Giustiniani, op. cit.^ Voi. L, pag. 40,
88 Anno l5o5
Pieve di Teco dagli Spinola (') ; la signoria di Oneglia
da donna Pereta, vedova di Gian Domenico d'Oria ("");
infine Mentone e Roccabriina soggetti al duca di Sa-
voia e dati in feudo ai Grimaldi signori di Monaco (').
I luoghi che dipendevano direttamente da Genova
erano : Diano, Porto Maurizio, Taggia, S. Remo (^)
(i) Gfr. Gap. I., pag. 66.
(2) Gian Domenico d"'Oria venne ucciso da ignoti nel i 5o5 ; la moglie^
durante la minorità dei figli Stefano e Gerolamo, tenne il governo di quella
città; essa fece ricostruire il castello smantellato dai milanesi; morì nel i5i2.
G. Andreoli, Oneglia avanti il dominio di Casa ^avo/apag. 7 j. Oneglia —
Ghilini, 1881.
(3) Gfr. Gustave Saige: Documents historiques relati/s a la principaiité
de Monaco^ Tomo II. Introduzione.
(4) Desumo la notizia dal fatto che i sindaci di queste quattro città e quelli
di Ventimiglia inviarono nel dicembre \5o6 [eh. Diversorum Filza 6J-3o8J)
una petizione al governo di Genova per ottenere che fosse tolto loro il
grave onere deir officio del Gapitaneato pel quale doveano pagare un forte
stipendio senza che fosse di alcun utile alla Riviera , e tanto più poi es-
sendo esercitato da un « dominus de Sentallo... adhuc valde adolescens...
« extraneus (forestiero) et a moribus Januensium omnino alienus » , il
quale compariva nella Riviera soltanto quando doveva riscuotere il suo
stipendio. La petizione continuando fa una rapida ma interessantissima storia
della creazione e delle vicende di questo officio nella Riviera e perciò ho
creduto bene pubblicarlo in Appendice. (Doc. XXIII). In calce alla petizione
v''é una breve risposta del governatore e degli Anziani (9 dicembre i5oG),
i quali dichiarano di comprendere V inutilità e P onere di quelP officio e
delegano Raffaele di Recco e Marco Portonario sindaci del comune ad udire
i sunnominati sindaci e studiare assieme al luogotenente come sopprimere
cotesto officio e riferirne al governatore ed al consiglio. Non v'è dubbio
che detto officio fosse soppresso durante il governo popolare, ma, non ap-
pena i Francesi ridivennero padroni di Genova, fu rimesso, e ciò possiamo
dedurlo dalPaver trovato una seconda petizione (Gfr. Z)/Vi'/-5orww Filza G4,
3084) non molto dissimile dalla prima, ma diretta al nuovo governatore
Rodolfo di Lannoy e redatta con espressioni meno vivaci e più umili.
L'assedio di Monaco 89
e Ventimiolia, la quale ultima, dopo essere soggiaciuta
per vari anni (dal 1500) alla signoria dei Grimaldi di
Monaco, era da poco (febbraio 1506) tornata sotto il
naturale suo dominio ('). Ma prima di ricorrere alle armi,
Genova cercò con saggia ed accorta politica di pro-
piziarsi Savona, sospendendo, come vedemmo, per tre
mesi l'editto che vietava il commercio tra le due città e
di accaparrarsi il signore di Finale, aiutandolo a spode-
stare il fratello; infine, conquistata la Riviera di Le-
vante, decise di portare le armi in quella di Ponente
e mosse contro Pieve di Teco, la rocca degli Spinola,
situata nel centro d'una valle alpina presso Albenga.
Monaco e i Grimaldi.
Ma l'azione contro Pieve di Teco nascondeva un
più grande disegno e un più largo movimento ; Genova
si preparava copertamente ad un assalto contro Mo-
naco, la piazza forte dei Grimaldi, situata sur un pro-
(i) Luigi XII con atto del 20 dicembre i5oo aveva nominato governa-
tore di Ventimiglia Giovanni II Grimildi, signore di Monaco; ma la città,
disgustata dai suoi eccessi e dalle sue continue ingiustizie, inviò grandi pro-
teste al governo di Genova. (1 504-1 5o5). La questione fra il governatore ed
i suoi amministrati andò per le lunghe, finché, sopraggiunta T uccisione di
Giovanni II (notte 10-11 ottobre i5o6) per opera del fratello Luciano, il
quale occupò il governo di Monaco usurpandolo alla erede legittima Maria,
figlia di Giovanni, il re ne approfittò per togliere, con atto del i. feb-
braio i5o6, il governo di Ventimiglia al Grimaldi e ridarlo ai governatore
di Genova. Vedi Gerolamo Rossi, Storia della città di Ventimiglia, II. Ediz.
1888, pag. 160-61. Gustave Saige, Tomo II. Introduzione pag. XXIX, XXX,
XXXVI, XXXVII, XXXVIII e XLVII.
Q(j Anno l506
nìontorio roccioso, dirupato, che tuffa nel mare le sue
alte pareti di granito e congiunta al continente da un
breve istmo, valicato il quale ci si trova dinanzi alle
ripide, squallide e minacciose Alpi marittime. Monaco
è come una barriera naturale che segna il confine della
meravigliosa Riviera ligure ; il dominio infatti di Ge-
nova, anticamente, si estendeva da un lato fino a Monaco,
dall' altro fino al capo Corvo, poco oltre la Spezia;
ciò è' confermato dalle antiche tarte e da tutti i cro-
nisti. Monaco è « la chiave de lo nostro paese » dice-
vano allora gli Anziani ('), ed era anche la chiave del
commercio tra Genova e la Provenza. La famiglia dei
Grimaldi, una tra le più illustri casate genovesi, già
da molti anni se lo era infeudato e, nei tempi di cui
imprendiamo a scrivere la storia, vi signoreggiava Lu-
ciano Grimaldi pervenuto al potere togliendo di mezzo
il fratello Giovanni ('). Egli continuava le tradizioni
de' suoi antenati arricchendosi col taglieggiare le navi
veleggiantl nelle sue acque ed i paesi lungo il litorale.
Perchè si volle andare contro ivk^naco.
Ma qui nasce spontanea la domanda : perchè i
genovesi mossero contro Monaco? Vediamo che cosa
ne dicano gli storici.
Il Senarega afferma che l'impresa fu proposta dai
tribuni per sete di maggior dominio sui popolari (');
[ì) Littcrarum Reg. 47 lettera N. 145, (io novembre 1 5o6), diretta
a tutti gli officiali della Riviera di Levante.
(2) Cfr. Gustave Saige, op. cit., Tomo II, Introduzione, cap. I e II.
(3) Commentarium de rebus Geniiensibits ccc.^ col. 587.
L'assedio di Monaco 91
il Giustiniani dice che, con ciò, essi speravano la loro
signoria poter durare più a lungo (') ; il Salvago, che
fu una diversione per stornare i popolari dal marciare
contro il Fieschi C") , mentre il d'Auton crede che si
volesse prendere Monaco perchè era una posizione for-
niidabile atta ad arrestare le milizie francesi inviate
a rimettere i nobili in Genova (') ; il Guicciardini, lon-
tano dai luoghi dove si svolgevano i fatti, ma libero
da passioni di parte, scrive che si devono cercare le
cause che spinsero il popolo genovese a quella spedi-
zione, neir odio comune contro tutti i gentiluomini, nel
desiderio dei genovesi di possedere un luogo di grande
importanza marittima, nella speciale inimicizia contro il
signore del luogo, sempre pronto a predare e a cor-
seggiare, nei diritti del comune di Genova sul possesso
di quel luogo (^) . Queste appunto le ragioni principali
che trovai addotte nei documenti da me compulsati su
codesta spedizione (^) ; ma ve n'è anche qualche altra
(i) Annali di Genova^ Voi. IL, pag. 621.
(2) Cronaca di Genova, pubbl. da Cornelio Desimoni, loc. cit., pag. 472.
(.5) Chroniqiies etc, Tomo III, pag. 21 5.
(4) Francesco Guicciardini, Della istoria d'' Italia. Milano — Silvestri,
18J8, Voi. IL, pag. 425.
(5) Specialmente nelle lettere alPambasciatore Oderico {Lettere Ministri
Francia.^ Mazzo L, 9 novembre i5o6) e nelle istruzioni ai due oratori che
dove/ano raggiungerlo, {Istruf. e Rela^. n. 2707 e, 12 novembre 1 5o6)
sono esposte dettagliatamente le ragioni che spingevano i genovesi a muo-
vere guerra a Monaco: in primo luogo le rapine del Grimaldi sui sudditi
del re di Spagna, del Portogallo e della repubblica di Venezia ; poi lo
aver imprigionati molti prelati « in contumelia de la chiesia Romana » e
alcuni « provinciali » (provenzali) sudditi del re di Francia perchè con ciò
92 Anno l5o6
non priva d' importanza. I popolari, movendo contro
Monaco, avevano fiducia di non essere biasimati dal
re di Francia ; sapevano che, per certe recenti ruberie,
commesse da Luciano Grimaldi su alcuni spagnuoli.
Luigi XII aveva mandato ordine al governatore di
Genova di citare il Grimaldi e, qualora non fosse com-
parso, di procedere contro di lui « cum brasso forte »
e di valersi « de la gente d'arme de sua Maestà e de
« li homini de le nostre rivere e de tutte le forse nostre (' )» .
aveva procurato a Genova « grandiss'mi carrichi e impedimenti »; anzi per
i danni infarti dal Grimaldi a certi spngnuoli, v'' erano già stafe in Spagna
delle rappresaglie contro i genovesi. Oltre a ciò aveva fatto « infiniti dani »
ai liguri delle Riviere e riscuoteva « in facie nostra » (cioè in faccia ai
genovesi) la tassa del due per cento che diveniva poi del quattro per le
sue continue prepotenze; Monaco infine apparteneva ab antico ai genovesi
ed era stata occupata ingiustamente dalla famiglia Grimaldi. Trovansi pure
accenni in lettere del i novembre agli officiali delle Riviere (Littcrarum
Reg. 47, lettere n. 145-146) e nella istruzione (12 novembre 1 5o6) ai
commissari genovesi mandati nella Riviera Orientale per la spedizione di
Monaco {Diversoriim Filza n. 63, pubblicata da Giuseppe Calligaris: Carlo
di Savoia e i torbidi genovesi del iSoO-oj)^ in Atti Soc. Lig. St. Patria
Voi. XXIII pag. 63 1.
(i) Si riferisce certo a questo fatto un proclama (18 febbraio i 5o6) contro
Luciano e gli uomini di Monaco, inibente ai genovesi di comperare cosa
alcuna di una preda fatta dal signore di Monaco su certi sudditi del re di
Spagna. (Calligaris, op. cit., pag. 63 1, n. 3) ed una lettera (20 febbraio
'i5o6) di Luciano Grimaldi al Ravenstein. (Vedi Lettere Principi alla Re-
pubblica di Genova^ Mazzo 11, n. 2787), nella quale non si parla degli Spa-
gnuoli, ma di una'altra impresa del Grimaldi stesso. In questa lettera egli
dichiara al Ravenstein di aver rilasciato libero un galeone da lui catturato;
ma siccome i genovesi affermavano che il carico di allume che vi si tro-
vava apparteneva a loro, mentre il proprietario del galeone aveva dichiarato
appartenere ai Fiorentini, così egli invia Matteo Grimaldi a Genova per ve-
dere se i genovesi dicano il vero e dar loro soddisfazione; ma « ultra
L'assedio di Monaco 93
Veramente il governatore non aveva avuto il tempo
di far ciò, così i popolari potevano dare all' impresa
il carattere di una esecuzione dei regi voleri giungendo
persino a sperare che egli, il re, 1' avrebbe aiutata
e favorita ('). Essi inoltre dovevan pensare che, caduta
Monaco e domata con tanto vigore una delle famiglie
nobili più potenti, tutte le altre che spadroneggiavano
sulla riviera, avrebbero senz' altro ceduto. Il desiderio
adunque di abbattere la prepotenza dei Grimaldi, oc-
cuparne la rocca ed il fortissimo baluardo, incutere ri-
spetto e terrore agli altri nobili, acquistare onore e
stima presso la corte di Francia, riaffermare la po-
tenza del governo popolare e avvantaggiare la repub-
blica nei suoi commerci, erano i motivi che spingevano
questo », scriveva : « intendo sonno facte querele assai che la galera nostra
« fa danni ad gente assay , dico Genoesi , de il che resto in verità cum
« admiratione ; non nego già che qualche volta non habiàno preyso qualche
« vino et altre cose molto legiere tochando victualie sed quanto hano preyso,
« per pocha roba sia stata, el scrivano de la gallea ne ha semper facto
« podicia a li patroni de li vaxeli, quali quando sonno stati chi a Monaco
« ho semper acceptato omni podicia et sotisfactala ben apieno et a bona
« giera et questo è vero corno lo evangelio, ne altramenti ritroverano quando
« volerano intendere el proprio. Et quando a casu li siano persone sia pa-
ci troni a li quali havesseno facti danni de li quali non habia noticia, ve-
« gnando da me, me ofifero satisfarli per fin ad uno denaro » e finiva col
dire che in avvenire avrebbe ordinato al capitano, patroni ed altri officiali
di non prendere neppure « uno veyro d''aqua su qual vaxello de la nactione
« li habia capitare a le mane ». Pur tenendo debito conto delle difese del
Grimaldi, noi troviamo in questa lettera una prova esplicita delle angherie
commesse sulle navi che frequentavano i dintorni di Monaco.
(i) Questa vana speranza è accennata nelle istruzioni ai due nuovi am-
basciatori diretti alla corte di P'rancia, 1 2 novembre 1 5o(>. Vedi in Appen-
dice, Doc. XIX.
94 Anno l5oó
alla grande impresa. Impresa veramente ardita, che
riassume lo sforzo supremo della plebe contro il partito
dei nobili, quasi una sfida audace lanciata da essa ai
superbi gentiluomini che la sprezzavano; una prova di
che cosa fossero capaci, a quali impeti bellicosi potes-
sero giungere quelle « cappettc » che i nobili credevano
ignave. La costanza nel sacrifizio di vite e di denaro,
nella fede di raggiungere la méta tanto agognata, di-
mostrò ancora una volta la forte tempra e la tenacia
dei liguri. L'assedio di Monaco segna il periodo più
glorioso del governo del popolo; dopo, le forze esauste
piegano dinanzi alle rinascenti energie dei nobili.
La spedizione di Pieve di Teco.
Venendo alla narrazione degli avvenimenti dirò
subito essere mio avviso che, prima ancora di muo-
vere contro Pieve di Teco, Genova pensasse già a
Monaco e giungo anzi ad affermare, come ho accen-
nato testò, che quella piccola spedizione fu fatta ad
arte, a fine di mascherare i grandi preparativi per
r altra. Vedemmo, nella notte del i 7 ottobre, imbarcarsi
per Albenga duecento fanti, comandati da Giacomo
Giustiniani e Francesco d'Arquatn, diretti contro Pieve
di Teco, usurpata al comune dal nobile Luca Spinola,
e dove gli abitanti si erano già sollevati ('); il 26 par-
tivano pure a quelli volta altri 400 uomini coman-
dati dal capitano Pietro Gambacorta per dar mano
(i) Vedi pag. 66.
L'dssedio di Monaco 95
air impresa « perchè abenchè li popoli fusseno in
« nostro favor , lo castello se teniva forte » e il
q-iorno dopo (27 ottobre), tornate a Genova le galee,
si caricavano su di esse « sette pezi de canoni g-rossi
« de nietalo et altri minuti, per mandar in detto loco
« della Pieve, abenchè in detto loco non fosse di bi-
« sogno tanta artegliaria (') ». Questa osservazione
dell' anonimo diarista, congiunta colla notizia arrivata
pii^i tardi che 1' artiglieria non venne affatto usata per
la espugnazione del castello e che alla Pieve vennero
soltanto trasportati due cannoni grossi e qualche pezzo
di artiglieria di minor calibro (^), avvalora la nostra
opinione che, contemporaneamente alla spedizione di
Pieve di Teco. si pensasse all' altra contro Monaco (').
(1) Cfr. Diario^ 26-27 ottobre i 5o6. Abbiamo nnche una lettera spedita il
giorno stesso (27 ottobre) dalla Balia ai commissari della Pieve, annunziante
la partenza delle artiglierie e degli uomini addetti ad esse, con munizioni e
denaro, ed esortante a dar presto fine a quella impresa. Cfr. Doc.
XVIII.
(2) Codeste notizie si trovano in una lettera (7 novembre 1 Sof)) ad Am-
brogio Gioardo del qiale si farà cenno più innanzi; la lettera è pubblicata
da G. Saigk op. cit.^ Tomo II, pag. 48.
(3) Documento indiscutibile che i genovesi pensassero a Monaco prima
ancora di muovere contro Pieve di Teco, sarebbe una istruzione data a due
commissari il giorno io ottobre i 5o6 di recarsi a raccogliere truppe e de-
nari nella Riviera di Ponente per V impresa contro Monaco ; ma questa
istruzione che trovasi fra quelle raccolte dal Franzoni (Arch. St. in Gknova
ms. 652) ebbe certo errata la data che si deve correggere col io novembre;
altri errori di data si riscontrano in questa raccolta, ad es., Fistruzione ai tre in-
viati al re di Aragona, che era a Portofino, che neiroriginale è del io ottobre
viene assegnata dal Franzoni al io settembre; aggiungasi pel caso presente che
mentre alla data i o ottobre non troviamo alcun documento che ii riferisca
0 Anno l5o6
Così, senza che i Grimaldi se ne accorgessero, si era
raccolto ad Albenga , vale a dire a mezza via dalla
rocca dei Grimaldi, un nerbo di truppe ed un deposito
di artiglierie destinate a formare il primo corpo di
attacco. Il castello della Pieve, pochi giorni dopo, ce-
dette agli assalti delle truppe genovesi (') e i valligiani
che le avevano accolte con entusiasmo (''), e che poco
prima avevano osato rispondere fieramente ed un po'
ironicamente ad una lettera del Trivulzio, minacciante
gravi punizioni se la valle avesse rifiutata obbedienza
« al magnifico Ms. Lucha Spinola infeudato da quel
« ducato e dominio regio » prestarono con giubilo
il giuramento di fedeltà a la « excelsa comunità » di
Genova come ai loro « veri signori (') ».
a qiiesto invio, vi è invece una lettera del io novembre (Litterarinn Reg.
n. 47) in cui si parla di mandare in quel giorno due commissari (e sono
gli stessi della istruzione) per la Riviera di Ponente e altri due per quella
di Levante; inoltre P originale della istruzione che viene data il 12 novembre
a questi ultimi (pubbl. dal Cam.igaris, op. cit., pag. 6J i) è identica a quella
del Franzoni. Sicché non v'' ha dubbio che la data sia errata.
(1) La notizia giunse in Genova il 4 novembre. Cfr. Diario^ data corri-
spondente.
(2) In una lettera del 27 ottobre la Balia, notificando alPOderico la presa
della Pieve, aggiunge che furono « recevuti li commissari per noi mandati
« cum tanta espectatione festa e iubillo che V è una cosa incredibile, per
« esser stato come dicano quelli popoli molto male tractati da chi li gover-
« nava »; ma confessa che « le fortesse non se erano ancora date e per quelle
« avere se li è facto leoportune provisione ». (Cfr. Lettere Ministri Francia^
Mazzo I. N. 2177).
(3) La lettera del Trivulzio e quella del comune di Pieve di Teco
sono da me pubblicate in Appendice. Doc. XVI e XVII. - Quella del Tri-
vulzio è piena di burbanza; ricorda agli uomini della Pieve i loro doveri verso
lo Spinola e ingiunge loro di starsene cheti che, quando avvenisse il contrario,
cosa che egli non crede possibile , provvederebbe a dar loro una tale
L'assedio di Monaco 97
Preparativi di guerra contro Monaco.
Occupata la Pieve, Genova volse tosto le sue mire
più lontano. Il 7 novembre scriveva al maestro Ambrogio
lezione da accorgersi di essere caduti in grave errore. Quei di Teco gli ri-
sposero fieramente di essere innanzi tutto sudditi « de lo excelso comune
di Genoa » il quale aveva voluto che la valle delPArroscia ed il paese della
Pieve tornassero sotto il suo diretto dominio ed essi avevano « deliberata-
mente, cum Consilio, facto quelo al che il debito loro stringeva ». In seguito
si leggono queste parole : « humilmente se ricomandemo a le Signorie
« vostre », ma poi, come troppo rispettose, furono cancellate. Quelle parole
cassate sono la nota caratteristica di questa lettera; direi quasi che esse volessero
significare che si tirava un frego alla autorità fino allora forzatamente rispettata.
Si avverta che la lettera di cui parlo non è una copia; essa fu evidentemente pre-
parata per essere spedita, essendo su carta piegata a modo di missiva colPindi-
rizzo a sno luogo e coi segni del sigillo; la cancellatura di quella frase
obbligò certo a ricopiarla perché fosse spedita al Trivulzio. E qui credo
opportuno ricordare che i nobili, nel loro più volte citato Memoriale (pag. 5 )8)
al re, sostennero essere stato il Ra/en>tein la causa della perdita di Pieve
di Teco, perchè avendo Luca Spinola chiesto aiuti a Milano « fu scrito per
« dicto Monsignor de Ravasteno che non durassero fatica ad mandare,
« impero per nullo modo (?' Genovesi) non li manderevano aldi no ad
« prenderla, e sotto talle fraude s'' è perduta ». Non ci è però dato di ap-
purare la verità di cotesta accusa, S i la Pieve ricorderò per ultimo che nei
Diversoruin F'ilza 6 >, v''è un doc imento che ci fa noto come tra il 1 6 e 1 7 dicem-
bre I 5ofi vennero stabiliti, in 16 articoli, i patti pei quali la Pieve e la valle del-
TArroscia ritornavano sotto il comune di Genova dopo una captività di quasi
settantasette anni durante i q.ialia/evano patite gravezze intollerabili, iatture
ed estorsioni terribili. Intine, si decideva tra 1 Sindaci di Pieve di Teco e di
Cas^ellania: < Primum ad extinguendum et abolendum execrandum nomen
« factionis guelfe et gibeline nemo deinceps utatur eo nomine : videlicet
« tues tallis et tallis factionis. Insuper quod electio consulum et consiliari-
« orum de cetero non fiat per factiones guelfe nec gibeline, sed ad quarteria
« et capiantur illi homines et eligantur qui credebuntur esse sufììcientiores. Item
« eligantur duodecim iuxta modum suprascriptum qui rixas que orirentur
« inter homines totius vallis occaxione factionis suprascripte guelfe et gi-
« beline studeant componore et pacificare ».
98 Anno l5o6
Gioardo, che già era ad Albenga dove aveva accom-
pagnate le artiglierie ('), incaricandolo di studiare un
piano per la espugnazione di Monaco, fare il calcolo in-
sieme col capitano Gambacorta, di quanta artiglieria e
fanteria fosse di bisogno ed inviare il progetto a Ge-
nova che avrebbe provveduto ; avesse però presenti le
artiglierie e le munizioni già inviate ad Albenga ed alla
Pieve e non adoperate, e curasse che non avessero a
patire danni ; trattenesse la fanteria alla Pieve fino a
nuovo ordine e mantenesse su ciò un rigoroso segreto (').
II 9 novembre si avvisava l'ambasciatore Oderico che
era stata decisa la guerra contro Monaco e gli si espo-
nevano tutte le ragioni che avevano spinto a questo passo;
ma non se ne faceva alcun cenno in una lettera di-
retta lo stesso giorno al re ('). Il io mandavansi lettere
patenti a tutti gli officiali delle due riviere annunziando
che (,( l'è piaxuto al nostro Signor Dio dal qualle pro-
« cede ogni bona inspiratione de disponergli animi nostri
« poi molti anni, de recuperare il nostro loco de Monaco
« lo qualle iniustamenti ne he stato occupato da questi
« de Grimaldo e iniustamenti posseduto e de levarsi tal
« ignominia da dosso e danno e recuperare le chiave de
« lo nostro paese (^) », « Per dare forma alle cose >) il 12
novembre si inviavano nella Riviera di Livante i due
(1) (]i è dato saperlo da una lettera scritta, il 27 ottobre i 5o6, ai com-
missari alla Pieve. Cfr. Appendice : Doc. XVIII.
(2) Questa lettera è pubblicata da G. S^cge, op. cit., Tomo II, pag. 48.
(J) L''una e Paltra sono in Lettere Ministri Francia^ Mazzo I., n. gen. 2 177.
(4) Cfr. Litterarum Reg. 47; le lettere portano i nn. 145, 146.
L'assedio di Monaco 99
commissari Battista di Pino e Gio. Batta di Portofino
ed in quella di Ponente Bartolomeo Prezenda e Raffaele
della Torre colla missione di esporre ai popoli le cause
della guerra e di farli persuasi che essa fosse di grande
e diretta utilità per tutti poiché, distruggendo quel covo
di pirati, si sarebbe riattivato il piccolo commercio tra
i vari paesi ed il traffico colla vicina Provenza. In tal
modo si dovevano allettare i rivieraschi a favorire con
tutti i loro mezzi l'impresa ('), e colla stessa data del
I 2 novembre si scrivono lettere ai singoli luoghi della
Riviera di Ponente, chiedendo il loro appoggio; cosi
agli Anziani di Savona ed al signore di Finale si
domandano aiuti e s'invitano i podestà di Varazze e di
Stella a mandare qualche loro concittadino a Genova
per conferire sulla grande spedizione (^). 11 giorno dopo
(13 novembre) erano inviati i due nuovi ambasciatori
al re di Francia con istruzioni assai precise sul modo
di contenersi circa la questione di Monaco ('). Nello
stesso tempo si requisivano tutte le artiglierie delle
(1) L'' istruzione ai commissari mandati nella Riviera di Levante
è pubblicata da G. (]ai,ligar[s, op. cit., pagina 6J1. In quella
per la Riviera di Ponente, di cui già parlammo a pagina (j.S, N. 3, gli
Anziani li avvisavano di incominciare il loro officio da Savona, che
pel territorio tra Savona e Genova s'' era già dato ordine ai sindaci di
venire in città. Essi dovevano dunque entrare innanzi tutto in Savona a chie-
dere aiuti, benché la sapessero poco benevola verso Genova, poi proseg: ire
per la Riviera di Ponente; dal Marchese di Finale, che probabilmente non
avrebbe potuto dar denari per la povertà degli abitanti e per essere da
poco rientrato in possesso del suo dominio, accettassero soldati, specialmente
balestrieri.
(2) Litterarum Reg. 47, le lettere portano i nn. 147, 148, i5o.
(3) Cfr. pag. yi, n. 4.
100 Anno l5o6
navi promettendo di renderle o di pagarle, se avariate,
dopo l'impresa ('), e si spedivano (15 novembre) let-
tere a Bartolomeo de Franchi-Luxardo commissario della
Spezia, a Bertono di Ortesieto e Battista di Solario,
commissari di Levanto, a Luigi di Pentema e Panta-
lone de Franchi a Chiavari, ordinando che da cia-
scuna di quelle città venissero staccati cinquanta fanti
« de li più apti alla guerra e più galiardi » ed inviati
a Genova ove si darebbe loro la paga e (( se man-
derano in loco dove ultra la paga poterano far qualche
goadagno » (^). I commissari di Pieve di Teco per
contro scrivevano (12 novembre] che gli uomini assol-
(1) La Balìa di Genova, con atto del 14 novembre i 5of), dà a Peregro
di l^ortofino pieni poteri sulle città di {Rapallo, Santa Margherita e Portofino,
ed egli, munito di tale autorità si reca a ritirare dalla nave di RafTiiele
I.omellino, ancorata a Rapallo, una colubrina grossa con le relative munizioni;
ma in un atto del 19 novembre Peregro riferisce che non gli si volle con-
segnare la colubrina (Cfr. Diversorum^ Reg. n. ìj3). In altro atto del 2.3
novembre 1 5o6 troviamo V ordine di restituire a Tomaso Lercari una
colubrina del peso di io cantari ed un cannone di metallo di 3 i; deiquali la
prima fu consegnata ai patroni delle galee , il secondo mandato a Monaco
(Diversorum Filza, C)3].
(2) Le lettere si trovano tutte in uno stesso foglio in Diversorum Filza
63, e sono alP incirca dello stesso tenore. Sembra però che col togliere cin-
quanta fanti a Levanto, si togliesse tutta la guarnigione, poiché nella lettera
è scritto che si ha bisogno « de quelli cinquanta fanti che haveti lì cum
voi ». Credo debba attribuirsi alla partenza di questi fanti un mandato
di pagamonto di L. i5o, a Francesco di Sarzana, connestabile, « infra solu-
« tionem stipendii peditum octuaginta per eum Januam conducendorum
« tam ex Levanto quam aliunde ». (Diversorum, Filza 63, 26 novembre).
Ricordo dì passaggio che qualche giorno prima (12 novembre 1 5o6) si era
inviato alla Spezia il nuovo castellano della bastita della Spezia, Pantaleone
di Taxistro , che veniva a sostituire Gregorio di Fexino. [Diversorum
Filza, 63).
L'assedio di Monaco lol
dati si lagnavano per le paghe e non si potevano più
trattenere e volevano andarsene alla scadenza del loro
impegno che finiva il 22 novembre ('). Probabilmente
ad essi non era per anco nota la nuova spedizione
decisa dal comune, ma già il 14 novembre il loro
capitano Pietro Gambacorta, che aveva nel frattempo
ricevute lettere dal capitano Tarlatino, scriveva agli
Anziani che attendendo ordini dalle loro signorie non si
muoveva dalla Pieve ; mandava però il suo segretario
a Genova perchè gli fosse saldata la paga C') . Infatti
il 18 novembre Genova inviava ai commissari della
Pieve i seguenti ordini tassativi : dessero la paga ai
soldati, e, subito dopo, il Gambacorta alla testa dei
suoi fanti partisse per Albenga ; non lasciassero alcuna
guarnigione a Pieve di Teco, provvedessero alla custodia
del castello come a loro sarebbe parso meglio ( anche
questo è indiscutibile argomento che la mossa contro
la Pieve era stata soltanto una finzione) e da Albenga
il Gambacorta, coi fanti e coli' artiglieria, movesse verso
Ventimiglia e vi attendesse il resto delle truppe col
capitano Tarlatino, comandante generale dell'esercito
genovese ; i commissari prendessero col Gambacorta le
opportune cautele perchè nessuno dei fanti o dei loro
capi potesse fuggire e, al caso, dessero una buona
(i) In questa lettera Giacomo Giustiniani e Francesco d'' Arquata
annunziano anche di mandare V inventario del castello di La Rocha. {Divcr-
sorum Filza 63).
(2) La lettera é alquanto sgrammaticata; si vede che V autore sapeva usar
meglio la spada della penna. Benché non sia di molto valore, la pubblico
8
102 Anno l5o6
punizione per infrenare gli altri ; Gian Maria di Pegli
prendesse nota del numero dei fanti e la spedisse a
Luigi di Bervey, scrivano del comune, nominato prov-
veditore della spedizione (') . E qui è degno di men-
zione un fatto abbastanza singolare perchè, mentre questi
ordini erano in via, i commissari stessi dalla Pieve scri-
vevano (19 novembre 1506) una lunga lettera agli
Anziani dissuadendoli dalla rischiosa impresa a cui si
erano accinti, poiché il Gambacorta ed altre persone
pratiche di Monaco avevano unanimamente dichiarato
doversi respingere l'idea di codesta spedizione, la ([uale
sarebbe costata assai e non avrebbe mai avuto un lieto
fine, specialmente in quella stagione poco propizia ; che,
se il comune era proprio d'avviso di lanciarsi a tale
avventura, attendesse almeno la primavera, che nel frat-
tempo si sarebbero potute fare altre conquiste di mi-
nore importanza, con minore dispendio di forze e mag-
qui integralmente, perchè è V unico documento che ci rimane di questo
importante personaggio: « Magnifici domini observandissimi. Avendo per
« lettere dal Capitano Tarlatino [a) istimare che al prexente io non mi debba
« trasferire di costà per bisogni di V. S. e cossi dalli commessarij, per tal
« cagione m''è necessario mandare questo aportatore, Giovanni mio cance-
« liere, da V. S. per alcune ocorrentie, maxime per saldare la mia provi-
« xione; pregho quelle gli dieno fede come a me proprio. E ci quanto V. S.
« faranno col dicto Giovanni ne sarò contentissimo, alle quali di continuo me
« offero e recomando. A di 14 di novembre i5o6, da la Pieve. Servitor
« Petrus de Gambactrtis, excelsi Comunis Janue gubernator Armorum ».
(Diversorum, Filza 65, 14 novembre).
(i) Nei Diversorum Filze 6J-64 si trovano appunto i ruolini di questi
fanti. La lettera di cui abbiamo ora parlato, è nella Filza 6i 5 veramente
essa non ha V indirizzo, ma dal contesto si capisce agevolmente che è diretta
L'assedio di Monaco 103
giore certezza di riuscita ('). Non sappiamo se e come
rispondessero gli officiali della Balia; certo è che della
lettera non se ne fece mai alcun cenno.
I Grimaldi e il duca di Savoia.
A Monaco intanto non erano rimasti inoperosi.
Già dall' 1 1 novembre il Grimaldi aveva scritto una
lettera urgente al Governatore di Nizza , pregan-
dolo di volere accogliere nel porto di Villafranca, più
sicuro di quello di Monaco, le galee monegasche, av-
visandolo pure che spediva un corriere a spron battuto
al duca di Savoia per chiedergli soccorsi (''), e ciò po-
teva e doveva fare perchè egli era vassallo del duca
per undici parti di Mentone e Roccabruna (') , era
quindi naturale che si rivolgesse a lui prima che ad altri.
Nelle lettere al duca datate dal 1 2 novembre, lo stesso
ai commissari di Pieve di Teco. Tra le istruzioni v"'è anche quella di cercare
di raccogliere nella valle della Pieve buon numero di balestrieri per Timpresa
« et maxime a loro speize comò farano tuti li altri loci de la riparia; ordi-
te nando che stagheno parati et in ordine ad ogni nostra petitione ; .
(i) Ed i commissari ne suggerivano una: la Signoria di Oneglia, tenuta
da donna Pereta d'' Oria , era minacciata dalle mene del conte di Tenda
e di Renato « gran bastardo >> di Savoia, signore di Pietralata, i quali cerca-
vano di impadronirsene. Genova doveva evitare che vicini tanto pericolosi
si insediassero nella Riviera, perciò il comune poteva aiutare donna Pereta
a cacciarli mentre più tardi avrebbe potuto impossessarsi della signoria dei
d''Oria. Cfr. Appendice, Doc. XX.
(2) Cfr. E. Cais de Pieri.as : Documents inédits sur Ics Grimaldi et
Monaco et leiirs relations avec les ducs de Savoie. Turin, Bocca, i885,
pag. 94; ripubbl. dal Saige : op. cit.^ T. IL, Doc. GCCXXXI, pag. 49.
(3) Cfr. Calijgaris, op. cit., pag. 53 j e Gustavo Saige, op. cit., Introduction.
104 Anno l5o6
giorno cioè in cui i genovesi dichiaravano apertamente
la guerra, si scorge che il Grimaldi cercava di convin-
cerlo che se gli avesse inviato qualche aiuto, sarebbe tor-
nato di reciproca utilità; Mentone e Roccabruna infatti,
assai vicine a Monaco, correvano serio pericolo di es-
sere occupate dai genovesi con grave danno del duca
il quale, se aveva fino allora fornito Mentone del sale
della sua gabella di Nizza, non lo avrebbe potuto per
l'avvenire colla occupazione della terra da parte dei
genovesi ; invece se Monaco fosse stata opportuna-
mente soccorsa, non ne avrebbe risentito alcun danno (').
E per essere più sicuro dell'effetto della sua lettera, il
Grimaldi mandò alla corte di Savoia il proprio fratello,
vescovo di Grasse, a sollecitare gli aiuti (""). Il duca
s'interessò subito della cosa, mandò a Genova (20 no-
vembre) il suo scudiero Bartolomeo Usillione ad am-
monire gli Anziani che non tentassero alcuna novità
circa a Mentone e Roccabruna « li quali doi loci
tiene al presente il signor Luciano de Grimaldis a
ragione di homagio et feudo »; gli Anziani gli fecero
rispondere che essi non avevano mai avuto alcun pen-
siero di venir meno di rispetto al duca, o di recargli
(1) Questa lettera al duca di Savoia, unita a quella, che, per avere mag-
giore appoggio, il Grimaldi spedi nello stesso giorno al grande scudiero di
Carlo II, Giano di Duyn, signore della Val dlsère, sono pubblicate da E.
Gais de Pierlas, op. cit., pag. 94-97, e studiate in ogni parte da G. Calli-
GARis, op. cit., pag. 537-541.
(2) Cais de Pierlas, op. cit., doc. pag. 95-98.
L'assedio di Monaco lo^
danno; che i loro sforzi erano diretti contro Monaco,
che i loro antenati avevano fabbricato e a lungo pos-
seduto e su cui vantavano diritti ratificati da impera-
tori, mentre allora era governato da un uomo da tutti
odiato, per avere a tutti nociuto e recato gravissimi
danni. Per ciò essi speravano di non averlo contràrio
in quell'impresa. Volendo venire anche a trattative, chie-
sero airUsillione se avesse avuto il permesso di entrare
in negoziati, ma avendo questi risposto di no e di non
volerlo neppure richiedere, gli dichiararono che presto
avrebbero mandato un loro ambasciatore al duca; così
lo scudiero « re infecta » ritornò alla corte (26 no-
vembre) (').
Primo imbarco di truppe.
Gli Anziani, come non erano rimasti turbati dalla
lettera dei commissari della Pieve, così non lo furono
da un' altra del 26 novembre, ricevuta da Albenga,
con la notizia che il Ganìbacorta coi suoi non era ancora
partito per Ventimiglia in causa della mancanza di de-
nari ('); essi erano ancora tutti intenti ai preparativi
della grande spedizione (*), avevano già eletti tome
loro commissari, cioè rappresentanti del governo del
comune fra le milizie, i cittadini Paolo Battista Giustiniani,
(i) Tutto ciò è esposto nella istruzione al Veneroso (29 novembre i5o6)
pubb. da G. Galugaris, op. cit., pag* Gii.
(2) Diversoriim, Filza 63.
(J) Il 25 novembre i5o6 gli Anziani avvisavano il comune di Veltri della
prossima venuta del commissario Battista di Monteverde, incaricato di
provvedere alla spedizione di Monaco. {Litterjruw.,Rcg. 47, lettera n. i 53).
106 Anno l5o6
Manuele Canale, Agostino Castiglione e Antonio Si-
vori (') ed il 27 novembre incominciavano ad inviare
un primo nucleo di fanti, comandati dal Castiglione e
dal Canale, alla volta di Ventimiglia (^). I óua com-
missari avevano una succinta istruzione sulle cose da
farsi in quei giorni : innanzi tutto si ricordava loro che
la celerità di azione è il primo requisito della guerra,
e tanto più lo era in quel caso che la breve durata di
essa avrebbe portato un risparmio nelle paghe dei sol-
dati, poi si veniva ai particolari: durante il viaggio per
Ventimiglia, uno dei commissari doveva prendere terra
ad Albenga portando seco 500 ducati ; abboccarsi con
Francesco d'Arquata e sentire a quanto salisse il pre-
stito da lui contratto per le paghe ai fanti assoldati,
stendere colla più grande diligenza i ruolini delle truppe
affinchè non vi fossero inganni sul numero e distribuire
il resto della paga; Francesco d'Arquata tornasse dopo
alla Pieve, e il commissario proseguisse con le truppe
per Ventimiglia, dove si sarebbe raccolta giorno per
giorno nuova fanteria sotto gli ordini del Gambacorta
e, quando fosse giunto il comandante generale Tarla-
tino, si cominciasse la guerra. Si dovevano dapprima
e presto occupare, o con patti, o con la forza i due
castelli di Mentone e di Roccabruna, perchè il duca di
(1) Le patenti dì nomina (27 novembre) sono pubblicate da G. Saigr^ op.
cit., pag. 57-58. Si deve però correggere la indicazione del Registro Littera-
rum in cui si trovano ; invece di n. 48 è n. 46, e la lettera è a n. 278.
(2) Cfr. Diario^ data corrispondente.
L'asseiio di Monaco 107
Savoia aveva mandato a dire per mezzo dell' Usillione
che i due paesi spettavano a lui « iure jetidi > e,
benché gli si fosse data adeguata risposta pel suo in-
viato, e al domani si facesse conto di mandare Bernardo
Veneroso a giustificare il loro operato, pure era meglio
accelerare, affinchè il duca non frapponesse ostacoli;
raccomandavano in ultimo di impedire alle soldatesche
di recare danni nel territorio della repubblica e nem-
meno a Mentone e Roccabruna, se questi si fossero
resi (').
B. Veneroso a [.la corte di Torino.
Il 29 novembre Bernardo Veneroso partiva per
Torino con le istruzioni in proposito : in esse, riassunta
la questione sulle terre di Mentone e Roccabruna, si
incaricava l'ambasciatore di ottenere la concessione di
occupare temporaneamente quei die luoghi, poiché,
essendo vicinissimi a Monaco e sulla via che vi conduce,
non si poteva prendere questo senza esser padroni di
quelli ; il Veneroso doveva dare al duca tutte le assi-
curazioni che i castelli gli sarebbero restituiti nelle
stesse condizioni in cui verrebbero occupati e guar-
darsi bene dal far cenno dei diritti che Genova poteva
vantare su di essi affine di togliere anche la parvenza di
dubbi sulle oneste intenzioni dei genovesi ; se poi non
avesse potuto raggiungere il suo scopo colle buone,
presentasse una dignitosa protesta, ricordando il diritto
fi) Gfr. FuANzoNi, Ms. cit., istruzione 27 novembre i5o6.
108 Anno l5o6
dei genovesi di entrare in quei luoghi che erano nel di-
stretto e nella giurisdizione loro « come loci che sono
intra Corvum et Monachum » ('). Ora dalle istruzioni
date ai commissari contro Monaco il 27 novembre, cioè
due giorni prima di c[uesta ambasceria, possiamo agevol-
mente arguire che il Veneroso era mandato senza che
si avesse fondata speranza sulla riuscita dei suoi ne-
goziati, ma più che altro per trattenere il duca mentre
le truppe avrebbero al più presto e in qualunque modo
occupati i castelli di Mentone e Roccabruna.
A Genova continuavano con alacrità gli armamenti;
tutti gli atti degli ultimi giorni di novembre e dei
primi di dicembre parlano della fiera lotta contro
Monaco. Il comune non si curava è vero di pagare i
soldati di guarnigione a Chiavari C), ma deliberava che
si destinassero 25000 lire per le spese della grande spe-
dizione ('); faceva molte agevolezze alle navi che aves-
(i) Istruzioni pubbl. da G. Calligaris, op. cit.^ pag. 633. Forse quei due
castelli non erano assolutamente necessari per prendere Monaco, ma è chiaro
che i Genovesi non potevano stare tranquilli col continuo timore di essere
assaliti alle spalle da coloro che vi si sarebbero potuti raccogliere, se essi
stessi non se ne fossero impadroniti.
(_2) Ecco un biglietto dei commissari di Chiavari al comune di Genova:
« Magnifici et prestantissimi domini, li fanti cridano et diceno che non po-
« deno così stare non obstante le libre trcxento pagate chome per le nostre
« precedenti vi habiamo scripto ; pregamo ergo V. S. si dignano provedere
« a li dicti fanti de lo resto de la paga perchè altramenti seria dubioso
« non restasemo sensa quelli; non alia nisi che ad solitum si ricomandiamo
« a le S. V. Clavaro, 3o novembre 1 5o6. (firmato) Lodixius Pentema —
« Pantaleo de Francis ». {Diversorum Filza 63).
(3) Cfr. Diversorum Reg. 173, 3o novembre 1 5o6, « De inveniendis
« L. 25.000 et eas expendendis (per la spedi^^ione di Monaco).
L'assedio di Monaco 109
sero trasportato grano, farina e legumi al porto di Genova
('); imponeva a tutte le città rivierasche una tassa per le
spese dell'assedio (') e all'antivigilia della partenza (2
dicembre) assegnava al capitano generale Tarlatino ed
ai quattro commissari le loro mansioni, i loro diritti, i
limiti di comando Q); eleggeva (3 dicembre) Ambrogio
Gioardo ingegnere della impresa (^) e Luigi di
Bervey « provveditore del comune al campo » (^).
Lettere di N. Oderico ambasciatore alla corte di
Francia.
In mezzo a questa ansia, a questa febbre di prepa-
rativi di guerra C^), giungeva agli Anziani una lettera
(i) Cfr. Litterarum Reg. 47, lettera n. 165, 3o novembre 1506.
(2) Pubbl. da G. Saigr, op. cit., II, pag. 59, 1-6 dicembre 1 Sofj.
(3) Cfr. G. Saige, op. cit.^ pag. 63.
(4) L^atto della elezione di Ambrogio Gioardo fu pubblicato da G-. Saige,
op. cit., pag. 58-59. È da avvertire però che nella indicazione del Rag. v'' é
un errore di stampa ; invece di Litterarum 48, si legga Litterarum 46. Il
testo poi è incompleto poiché il Saige non avverti che esso non era stato
finito di trascrivere dalP amanuense e che nel registro rimaneva il foglietto
della minuta col resto deiratto, e siccome la parte non pubblicata contiene
qualche particolare curioso e la data precisa delPatto, credo non inopportuno
ripubblicarlo. Cfr. Appendice, i)oc. XXII.
(5) Il Bervey era stato sino allora pubblico scriba « et executore de li
« negocii do'l Magnifico O.Ticio de balia »; nella sua nuova carica doveva
aver cura delle munizioni, del \ ettovagliamento e delle paghe alle truppe.
« Per sua mercede, aggiunge il documento, può ritenere li capi soldi cossi
« de la gente sino a qui a nostro stipendio conducta, corno de ogni altra
« che de qui avanti se conducesse ».(/)iver5or«»j Filza 6 5,3 dicembre i5o6).
(6] Pubblico qui una breve missiva scritta in questo tempo (2 dicembre)
dal Tarlatino ad un magnifico Ms. Aluyse, nel quale credo riconoscere
110 Anno l5o6
deirOderico (scritta tra il 20 ed il 22 novembre 1506),
nella quale descriveva a lungo la cattiva impressione avu-
tasi alla corte, di Francia dalle ultime notizie. Il re era
ognora più adirato per la mancata restituzione delle città
della Spezia e di Chiavari, già tante volte invano richieste
('); anche Giorgio d'Amboise, legato pontificio presso
detta corte, era indignatissimo del procedere dei geno-
vesi e a lui, Oderico, che, appena ricevuta la lettera
inviata da Genova il 9 novembre, erasi recato a fargli
osservare quanto fossero calunniose le notizie sparse
dai nobili sulla grida del 26 ottobre per il loro ritorno
in città C"), aveva parlato « con tanta indignatone
Li.r^i (Alnlse) di Bervey; è Tunica lettera che abbia trovato scritta dal Tar-
lalÌQO, essa getta uno sprazzo di luce sugli affrettati preparativi della spe-
dizione contro Monaco. « M.co Ms. Aluyse, Vi mando per el Rosso presente
« latore el ricordo che mi restò hiersera et anco vi fo intender che quelli
« fanti forestieri sono stati qua questa matina per intender quello che hanno
« a far; sì che a me pareria non si dovessino lassare partire: pure, di tucto
« me rimeto in v. m. perchè non li posso dar più parole. Ceterum vi prego
« mi mandiate per ricordo quello eh"' o a fare questa mattina, o venir giù
« o far altro. Ex violata, die i decembris, MDVI, (firmato) Vester Tarlati-
« nus Capitaneus ». Diversorum Filza Gì.
(i) Al Pandolhni che gli era venuto a riferire certe mene dei genovesi
con Pisa, egli aveva risposto di lasciarli fare, che darebbe loro « una ba-
stonata » e li concerebbe cosi bene che avrebbe avuto a meravigliarsene.
(Desjardins : Negociations etc. Tomo li, lettera 24 novembre i5o6).
(2) I nobili infatti asserivano che quella grida imponeva loro di ritornare
in città sotto pena che, passato il termine concesso, « possiano esser morti
« senza punitione e confiscato loro beni » e perciò avevano mandato a
corte Andrea Spinola per impetrare la revocazione della grida (lettera di N.
Oderico, 22 novembre; Cfr. Lett. Min. Francia^ Mazzo 1); ma gli Anziani
avevano subito rettificata la notizia, mandando al re (9 novembre) una copia
deir editto e prò estando contro le voci calunniose {Lettere Ministri Francia,
Mazzo I).
L'assedio di Monaco 1 1 1
« quanta si posa dire, parlando ad alta voce et audien-
« tibus id alquanti del consiglio et altri generali et se-
« cretarii principali de la corte, dicendo Inter alia quod
« deridebamus S. M.tem. et che eremo rebelli et quod
« nichil boni aserebamus nisi verba et che Mons. lo
« Ill.nio Locumtenente era sforzato a far quello che le
« S, V, volevano et che de questo era ben avizato da
« persone che avia mandato costì ad intendere et che
« la Maestà del re li veneria in persona ad intendere
« la verità et che farla cognoscere che non patirla
« essere desorrato ». A questa sfuriatacela l'oratore ge-
novese affermava di avere risposto con molta fermezza
e dignità, difendendo i popolari ed affermando che essi
avevano sempre dimostrato grande riverenza al governo
del re; ma pare che anche Luigi XII prestasse poca
fede alla devozione genovese, poiché nell'udienza del
20 novembre, oltre alle reiterate minacce se non gli
consegnassero le città della Riviera di Levante, aveva
aggiunto che l'esercito mandato dai popolari contro
Monaco si sarebbe trovato di fronte anche ai suoi sol-
dati, avendo già dato ordini in proposito al gran maestro
CJ. L'Oderico capì che aduggiavansi nubi minacciose
sopra la sua città e, venuto a sapere dell'imminente
arrivo del governatore di Genova a Blois, (21 novembre)
(i) In realtà, Bernardo Venerosn, durante il viaggio di ritorno da una
sua ambasceria a Torino (1 1 dicembre), incontrò ad Annone astese ottanta
fanti « chi se dicevano esser per Monache » e Toste del castellano gli disse
pure che lo Chaumont vi avrebbe inviati alcuni arcieri. Cfr. lettera ai
112 Anno l5o6
gli mosse incontro per due leghe e, lungo la via, si
studiò di persuaderlo ad aiutare 1 suoi concittadini ('),
Il Cleves, avuto il giorno stesso un lungo colloquio
col re, cenò la sera col legato pontificio, ed il mattino
seguente (22 no\embre) potè riferire all'Oderico di aver
trovato egli pure il re molto risentito contro i geno-
vesi tanto che aveva già scritto al gran maestro « che
« dovese componere maior exercito per venire a ca-
« stigare questo populo » C'); ma che egli era riuscito
commissari 12 dicembre, in Saige, op. cit.^ Tomo II, pag. GG. La mossa
dei Genovesi contro Monaco aveva provocato una reazione nella corte di
Francia rispetto ai rapporti con Luciano Grimaldi. Infatti, mentre dopo Tuc-
cisione del fratello gli era stato tolto il feudo di Ventimiglia, ora, che veniva
assalito dai popolari, egli rientrava in grazia e riceveva (28 novembre) il
grado di ciambellano del re. (Cfr. G. Saigk, op. c/f.,Infrod. pag. XLVII, XLIX).
(i) Il Ravenstein che aveva lasciata Genova il 25 ottobre avrebbe dovuto
già da tempo trovarsi alla corte di Francia ; ma per una « indispositione »
« sopravenutagli anti la gionta a Lione » era stato costretto a procrasti-
nare il suo arrivo. (Cfr. lettera dell Oderico citata a pag. iio, n. 2).
(2) Tale ordine era già risaputo dai nobili fuorusciti i quali ne gioivano,
sperando di potere in breve rientrare in città. Fra le carte d"' Archivio trovai
una lettera spedita in quei giorni al marchese Gerolamo Malaspina dal co-
gnato marchese di Mulazzo, la quale accenna appunto a codeste speranze:
« Al magnifico messer Hieronimo Marchexe Malaspina da Mulazio cognato
« honorandissimo. Magnifico cognato: Ve advisso comò chi se tene per certo
« che la Maestà de re volle meter in casse li Gentilhomini de genua et
« comò li signori franzessi cum grande exercito veneno a la vota de genua
« per fare questo efì'ecto, et questo so de bono loco, et questo procede per
« la defensione qualle è stato tra li signori Francessi et lo papa per Bologna.
« Sì che non serebe fora de propoxito de stare atento et dare havisso unde
« è necessario et bisogna. Dateme havisso del successo de le cosse per lo
« presente messo. Ad V. S. me offro et ricomando ». Die 24 de novembris
« i3o6. El cordialle cognato » (Diversoriun, Filza Gì).
L'dss'>;dio di Monaco li3
a calmarlo ed a convincerlo di mandargli un contr'or-
dine. (')
Partenza dell'esercito.
Tuttavia non le regie ' minacce, né le proteste del
duca di Savoia rimossero i genovesi dai loro propositi;
il diario infatti dice : « s'è deliberato che se il re e
« tutto il mondo insieme ne volesse contradire alla
« impreza, che per niente non se desiste » ed il 4
dicembre veniva senz'altro imbarcata tutta la fanteria
alla volta di Monaco (^). L'accompagnavano due com-
missari del comune con istruzioni più particolareggiate
di quelle che già avevano avute i due colleghi partiti
qualche giorno prima per Ventimiglia. In queste era
riconfermata ai commissari ampia podestà su tutte le
milizie e su tuttala Riviera di Ponente, ma erano consi
gliati di lasciare al capitano Tarlatino assoluta libertà;
ad essi pure si raccomandava grande celerità nell'azione;
non disgiunta da una certa cautela e prudenza: « la
« celerità al presente la indichiamo necessaria principal-
« menti per la admonitione quasi in forma di protesto a
« noi facta per lo Ill.mo duca di Savoia, a voi nota ». E
« per questa stessa ragione era necessario « tenere modo
« di occupare Mentone e Roccabruna o per via de
«e compositione e quieta, o per forza, come in altra
(i) Notizie desunte da una lunga lettera delPOderico agli Anziani, scritta
parte il 20 e parte il 22 novembre ed inviata da Blois. (^fr. Lett. Ministri
Francia^ Mazzo I, n. gen. 2 1 -j-j.
(2) Gfr. Diario : 3-4 dicembre.
114 Anno l5o6
« instructione si contiene »; badassero a tener difesa
l'artiglieria « cum grande sicurtà e cautella e quella
non exponere a periculo alcuno », e -prendessero con-
siglio col maestro Ambrogio Gioardo e col capitano
Tarlatino « dove la si bavera a descarrichare e pian-
tare »; replicando che « per l'amore de Dio se li abbia
extrema advertentia »; mandassero infine esploratori per
notizie e, appena giunti a Ventimiglia. facessero « le
mostre » di tutte le compagnie. Si ricordava ancora
che « in questa cavalcata >^ era parso meglio che le
Riviere pagassero il loro tributo in contanti piuttosto
che in soldati, tranne Ventimiglia che erasi offerta ed
obbligata di dare 300 uomini a sue spese sino al ter-
mine della guerra. L' istruzione finiva con le seguenti
parole, che rispecchiano le rosee speranze dei geno-
vesi: « in la oppugnatione de Monache, quando occur-
« resse o occurrerà de dare la bataglia vogliamo ha -
« biate arbitrio balia et promettere e pagare, de poi
« la opera, sino a la summa de ducati cinquecento a
«. quelli de li primi che intrerano dentro per forza,
« cioè al primo uno tanto, al secondo e al terzo sue-
« cessi ve sicondo che parirà al capitaneo e sicondo le
« forme che se sono solite tenere in bataglia in tali pe-
« riculosi assalti » (').
(1) Gfr. Politicoriim. Mazxo III, n. 46. Q teste istruzioni vennero consegnate
il 2 dicembre. Colla partenza dell'armata contro Monaco si collega un atto
abbastanza interessante del governo, il quale, avendo udito esservi chi offriva
di consegnare ai genovesi entro ventidue giorni la rocca dei Grimaldi,
purché gli fossero consegnati, ad opera compiuta, mille ducati e che,
non riuscendovi, ne avrebbe egli stesso sborsati duecento, pare avesse
L'assedio di Monaco Ìl5
Nel dì stesso che partiva la flotta, giungeva a
Genova la notizia che a Recco era sorta una grave
contesa fra Adorni e Fregosi con un morto e alcuni
feriti, e pare che le cose volgessero in peggio perchè
fu necessaria una grida del governatore per vietare a
accettata la proposta. L''atto è così concepito: « Illustris et excelsus
« dominus Regius Januensis Gubernator etc. et Magnilìcum Consi-
« lium dominorum Antianorum Communis Janue in legitimo numero
« cong egatum. Auditis prestantibus viris Manfredo de Furnariis et Georgio
« J.idice, duobus ex quattuor deputatis supra expeditionem adversus Mona-
<' chum, exponentibus esse quemdam, quem nominare non liceat, qui otlerat
« intra dies viginti duos dedere arcem et seu oppidum Monaci in potestatem
« excelsi communis Janue; si re peracta, solvantur ei ducati mille, ea etiam
« condictione, ut si ipse promissum non servaret, teneatur solvere ducato;
« ducentos, re examinata, considerantes quam parvo precio res tam ardua
« et tam dilTicilis expediri possit, et cupientes, quantum in se esset, ut ad
« effectum perducatur, onmi iure ac via, quibus melius et validius potucrunt,
« statuerunt ac decreverunt in sententiam suprascriptam, remittentes totani
« curam eius rei suprascriptis quattuor deputatis, qui promittere possunt
« dictos ducatos mille ac solvere nomine comunis, opere perfocto, et reliqia
a omnia tacere in predictis que fieri possunt per ipsum Magnilìcum Se-
« natum de sua plenitudine potestatis». {Divcrsorum Reg. 17,'?, 4 dicembre
1 306;. Credo di avere modo di riconoscere in cotesto innominato un Antonio
Lanteri di Ventimiglia, prima molto devoto ai Grimaldi poi avverso. F-gli,
dura'i'e la loro d').'nina':ione in Veitimiglia, aveva difeso gli interessi
della sua città, come rappresentante di essa, nelle liti coi Grimaldi, liti che
discLitevansi in Genova. (Cfr. G. Saige, op. cit.^ Tom. II, Introd. pagg. XXI
e XXXVI; G. Rossi, Storia della città di Ventimiglia ed. 1888 pag. 160).
Ora in una lettera inviata il 12 dicembre dalla Balia ai commissari al
campo (Saigk op. cit., T. IL pagg. 66-67) si trova : « S' è inteso ancora
« le pratiche movute per el Lanterio, le quale quando haveeno fondamento
« non se hano a desprexiare e quando ve fusse porto tale pratica quale
« vi dovesse dare lo effecto e che non patisse dimora, al nome de Dio la
<c poterete exequire. Ma quando la fusse d''altra sorte vo'anter nedaretiaviso
'< per le poste, quale debano esser messe e subito ne barati la risposta ».
Il6 Anno l5oó
quei del Bisagno e dintorni di accorrere a Recco (').
Provveduto a ciò, gli Anziani, senza dare alcuna im-
portanza ad altre lettere minaci del re, adunarono un
consiglio che studiasse il modo di raccogliere denari
per la spedizione, e fu deliberato di procurarne con
qualunque mezzo, dandone incarico ad una speciale
commissione. C")
Intanto 1' 1 1 giungevano da Pisa tre brigantini ed
una saettia nella quale v' erano due magnifici pezzi di
artiglieria, mandati dai pisani per l'assedio di Monaco
e che ripartirono il giorno successivo con Luigi di Ber-
vey, nominato, come è noto, provveditore delle milizie
e che recavasi a raggiungere il suo posto, dopo aver
anch' egli ricevute le debite istruzioni in cui è rinno-
U Saige deduce da queste parole che « Antoine Lanteri servait égalment
« avec activité la cause de Monaco par ses démarches dans toute la Rivière »
(op cit., Introduci, pag. LUI). Io, per contro, crederei di riconoscere nelle
oscure frasi della lettera la prova del mio asserto. Ricorderò che, sebbene
il I.anteri fosse e prima e dopo V assedio scelto dai Grimaldi per missioni
fiduciali, pure quando Luciano Grimaldi fu assassinato (22 agosto i 523) egli
tenne una condotta molto equivoca, avendo aiutato a fuggire da Monaco
gli assassini : Bartolomeo d'Oria, signore di Dolceaqua, Gio. Batta Barraban
di San Remo ed altri partigiani dei d"'Oria (cfr. G. Saige, pag. CXV e 83 1).
(i) Diversorum Filza 63, 4 dicembre. La grida incomincia: « siando
« stato qualche controversie de arme a Recho et circumstantie tra li abitanti
« di dicto locho et circumstantie per raxone de parte, et intendando che
a in Besagno et in li burgi de la cita et altri loci se mete in ordine gente
« in arme per andar in dicto loco... » si proibisce a costoro di partire e
a chi fosse già in cammino, si ordina di tornare indietro.
(2) Cfr. Diario, 407 dicembre e vedi pure la deliberazione del Banco
di S. Giorgio per T impresa di Monaco, 12 e j 3 dicembre 1 5o6, pubblicata
da G. Saige, op. cit.^ pagg. 67-72.
L'assedio di Monaco 117
vata la raccomandazione di fare grandi economie (').
Nel dì stesso (12 dicembre) partiva una lettera ai quat-
tro commissari, dalla quale ci è dato arguire che già
si fossero occupati Mentone e Roccabruna, poiché in
essa il comune, lodandoli del fatto compiuto, li rimpro-
verava tuttavia dello sperpero delle munizioni dei due
castelli, delle quali si sarebbe in seguito forse dovuto
rendere conto al duca, nel caso di un probabile accor-
do, e annunziava loro il ritorno di Bernardo Veneroso
da Torino. ("").
Sdegno di Carlo di Savoia.
L'ambasciatore genovese era giunto infatti con un
inviato del duca ('), il signor di Chatillon, e pare
avesse assicurati gli Anziani che Carlo II acconsentiva alla
richiesta dei genovesi per la temporanea cessione dei due
castelli, purché glifossero resi nelle condizioni primitive,
dopo la presa di Monaco. Ma è assai strano il fatto che lo
Chatillon smentì completamente le asserzioni del Veneroso,
dicendo che il suo signore non solo non dava alcun
consenso alle richieste dei genovesi, ma voleva ad ogni
(i) Cfr. Diarto, 11-12 dicembre. L"' istruzione (9 dicembre) è pubblicata
da G. Gallio ARIS, op. cit.^ T. II, pag. 6J6.
(2) Questa lettera è pubblicata dal Saige, op. cit., T. II, pag. 65.
(3) Sono in dubbio sulla data precisa, perchè G. Galligaris, {op. cit..,
pag. 549, nota i .) con un calcolo accurato verrebbe a stabilire T arrivo a
Genova fra il i o e T 1 1 dicembre, mentre nel Diario da me pubblicato la
notizia è data in modo da esser incerti per Ti i o pel 12 dicembre. Io pro-
penderei per r 1 1 dicembre ; ciò concorderebbe coi calcoli del Galligaris.
9
/
Il8 Anno l5o6
costo che essi desistessero dall' impresa ('). Ora io sono
di parere, come già il Calligaris, ("") che dapprima il
duca fosse propenso a patteggiare e ne avesse fatto
cenno al Veneroso, ma poi, dopo la partenza dei due
legati, essendo giunta a Torino la notizia che i geno-
vesi avevano già occupati i suoi due castelli senza
attenderne il chiesto assenso, avesse inviato un corriere
a raggiungere lo Chatillon, con ordini contrari ai pre-
cedenti. Certo si è che Carlo di Savoia ruppe le re-
lazioni diplomatiche con Genova, si vendicò dell' auda-
ce conquista di Mentone e Roccabruna arrestando tut-
ti i genovesi che passavano pel Piemonte e impadronendosi
delle loro robe, e raccolse milizie per mandarle in aiuto di
Monaco ('). Il comune cercò di placarne l' ira e, fin-
gendo di ignorare le rappresaglie e i bellicosi propositi
di lui e di credere che le cose stessero jome le aveva annun-
ziate il Veneroso, gli spedì una lettera (15 dicembre) noti-
(i) Questo curioso incidente è narrato nella istruzione del 17 dicembre
a Bernardo Veneroso (cfr. G. Caix'gafìis, op. cit., pagg. 640-642) ed è pure
accennato nel Diario^ 1 1 dicembre.
(2) Op. cit.^ pag. 552 e nota.
(3) Il 12 dicembre i5o6 Bartolomeo Usillione partiva da Torino per
Avigliana e Susa a « detenir et prendre les Genevoys et leurs marchandisses .
« passant par les pays de mondict seigneur, pour ce que les dicts Genevoys
« faysoient guerre au seigneur de Monigue » ed avevano occupato « Menthon
« et Roquebrune, terres et iurisdictions de mondict seigneur ». (Cr. Gr. Cal-
LiGARis, op. cit., pag. 565, nota i.). Queste notizie venivano comunicate ai
commissari a Monaco nella lettera del 14 dicembre pubbl. dal Saige, op. cit.,
pag. 72. La stessa notizia è riferita dal Diario (16 dicembre), il quale ag-
giunge che il duca raccoglieva due mila fanti per mandare a soccorrere
Monaco.
L'assedio di Monaco II9
ficandogli il rinvio dell' ambasciatore per meglio sentile
quale fosse la sua volontà ('). È davvero curiosa, come
osserva lo stesso Calligaris, la clausola aggiunta all'i-
struzione , che se mai il Veneroso mentre era in cam-
mino, avesse inteso che Monaco fosse caduta, ritornasse
indietro (""). L.a salda convinzione dei Genovesi nella
facile oppugnazione della rocca non ci deve però destare
grande meraviglia, poiché le rapide conquiste dei mesi
precedenti dovevano aver fatto nascere nei popolari
una così straordinaria fiducia nelle loro forze, da spe-
rare che l'impresa contro Monaco fosse affare di poco
momento e si dovesse ridurre ad un vigoroso assalto
della fortezza ; tanto è vero che, come vedemmo, essi
avevano già parlato di ricompense da distribuirsi ai
primi che mettessero piede sulle mura e, pochi giorni
dopo, scrivendo ai commissari, raccomandavano loro di
fare presto e di dire ?1 Tarlatino che lo avrebbero ade-
guatamente compensato se avesse condotto a termine
con celerità l'impresa ('). Pur troppo vedremo che, di-
nanzi alla fiera, ostinata resistenza del Grimaldi, essi
dovettero ricredersi della loro prima opinione e subirne
i danni.
(i) La lettera al duca, le credenziali e T istruzione al Veneroso, sono
pubbl, dal Calligaris, op. cit., pagg. 639-642.
(2) « E se per camino intendeste che Moniche fosse preso da li nostri,
« ve ne tornerete indereto ». Trovasi nelPistruzione al Veneroso, ora citata.
(3) lettera 14 dicembre ai commissari presso Monaco. Cfr. G, Saige,
op. cit., pag 72.
120 Anno l5oó
Ambascerie di nobili e di popolari a Luigi XII.
Accennammo come gli Anziani, tutti assorti in questa
lotta, accogliessero con una certa indifferenza e noncu-
ranza le lettere minacciose del re (4 dicembre) ; ma
quelle dell'Oderico, giunte il 12 ed il 17 dicembre, por-
tavano nuove tanto sinistre e gravi che non poterono
a meno di esserne impensieriti. Dalla prima (spedita il
2 dicembre) erano informati che il giorno innanzi erano
arrivati alla corte di Francia « li quatro mandati da
li nobili, con cavali XXV e V muli da careagii, asay
bene con ordine, tra li eguali è Euzobio secretarlo
de lo M.co d. Io. Lodisio » ('), e che perciò 1' O-
derico si era affrettato a chiedere udienza al re e sup-
plicarlo a non voler prestare fede alle parole dei no-
bili senza che avesse udito anche gli oratori popolari
che dovevano arrivare tra pochi giorni, e che il re gli
aveva risposto che non avrebbe ammessi alla sua pre-
senza gli ambasciatori dell'attuale governo, se prima
non si fossero resi Chiavari e la Spezia (^); nell'altra
annunziava che il 4 dicembre i legati dei nobili erano
stati ricevuti con grandi onori, « siandose levata S.
Maestà et stando in pede » e che Stefano Vivaldi
aveva pronunciata una orazione contro la « sediziosa
plebe > accusandola di avere inferto danni gravissimi
alla nobiltà e, tessendo la storia degli avvenimenti,
(1) I quattro ambasciatori dei nobili erano : Antonio Spinola, Lorenzo
Lomellino, il giureconsulto Stefano Vivaldi e Gian Giacomo d'' Oria. Cfr.
Senarega, op. cit.^ col 588.
(2) Cfr. Lettere Ministri Francia^ Mazzo i., n. gen. i.\'j']-
L'assedio di Monaco 121
aveva ricordato come due ambasciatori inviati preceden-
temente dai nobili alla corte, fossero stati persuasi a
ritornare in patria col governatore che avrebbe ri-
messo r ordine nella città; invece le cose erano an-
date molto diversamente e perciò ora presentavansi
altri quattro per supplicare la Maestà Sua a voler pu-
nire i colpevoli ('); l'Oderico aggiungeva che il cancel-
liere regio, lodatili della loro inalterata (góg verso il re,
li aveva assicurati che sarebbero uditi un'altra volta
con maggiore considerazione e non sarebbe mancata la
soddisfazione ad essi dovuta. Egli allora, perchè non
rimanesse nei presenti l'impressione dolorosa delle pa-
role del Vivaldi, supplicò il re che, essendosi pubblica-
mente offeso l'eccelso senato ed il popolo genovese,
gli fosse concesso di pubblicamente giustificarlo; ciò
che ottenne. Qui ci dispiace di non poter riferire per
intero la prima parte dell'orazione pronunziata dall'Ode-
rico, poiché il documento che la contiene è più degli
altri di questa interessante raccolta di lettere, ridotto
in brandelli e riesce impossibile decifrarlo. In seguito
si scorge che egli difese con molto calore ed accortezza i
popolari, dimostrando che fra essi vi erano stati e
v'erano tuttora grandi uomini e spettabili famiglie che
per gloria, antichità ed anche per nobiltà eguagliavano
(i) Fu certamente questa ambasceria che presentò ni re P interessante
Memoriale da noi più volte citato. (L. G. Pkussikr, Dociiments etc, pag.
534). Lo deduciamo dal fatto che vi si parla già della presa di Pieve di
Teco, mentre si accenna appena alF inizio del blocco di Monaco. Da altri
cenni si viene alla persuasione che il Memoriale fu scritto alla corte di
Luigi XII e presentato da questa ambasceria.
122 Anno l5oó
non solo ma superavano quelle del cosidetto partito
dei nobili i quali, in vero, non erano che una fazione
separatasi per dissensioni dalle altre famig^lie nobili ;
discusse poi le lagnanze da essi mosse per le ingiurie
e i danni sofferti e dimostrò che erano stati piuttosto
i nobili ad offendere continuamente i popolari, essi che
coi loro frequenti ed atroci insulti avevano provocata
la sollevazione nella quale alla fin fine non vi era
stato che un morto e, se erano avvenute ruberie, di
tutto si era fatto ammenda restituendo ogni cosa. Que-
sta lettera, scritta il 5 dicembre, ha un post-scriptum
del 9 in cui l'Oderico dà notizia che la sera precedente
erano giunti gli ambasciatori popolari, e che al mattino
del 9 egli aveva domandato udienza per essi, ma non
eragli stato possibile ottenerla ('). Questa relazione
giunse a Genova quando già i^li Anziani avevano pre-
parata una lettera per l'Oderico e pei due nuovi le-
gati alla corte, avvisando questi ultimi di non aver ri-
cevuto da essi che una sola missiva da Lione, ma
che però, da lettere pervenute al luogotenente, erano
informati del loro arrivo alla corte di Francia, del-
l'accoglienza fatta dal re ai nobili e della difficoltà che
essi incontravano ad ottenerne udienza; colla stessa osti-
nazione ripetevano di persuadere il re a non aversela
a male se le castella non fossero peranco state conse-
gnate, che ciò non era stato possibile per le condizioni
interne della città, che per converso Genova era sempre
affezionata a lui e che tutto il potere, tutta l'autorità, era
(1) Lettere Ministri Francia, Mazzo 1, n. gen. 2177.
L'assedio di Monaco 123
ridotta nelle mani del luogotenente « e più giorni pas-
« sati s'è annullato li capitani e non resta in la cita
« se non quelli de la piacia, chi sono sotto sua si-
« gnoria ». In un post-scriptum poi del 2 i dicembre da-
vano a conoscere di aver ricevuto la lettera dell'Ode-
rico recante le notizie sulla critica condizione dei nuovi
ambasciatori popolari e avvertivano che il comune
avrebbe cercato di smuovere il re dal suo proposito;
lodavano infine la risposta « molto accomodata » del-
rOderico all'orazione di Stefano Vivaldi, consigliandolo
anche, ove mai i nobili avessero avuto a lagnarsi di
non poter tornare alle loro case, di protestare che ciò
era falso, poiché il comune non solo aveva concesso
loro ogni agevolezza, ma con pubbliche gride li aveva
esortati a rientrare in città, ed invitavano inoltre l'Ode-
rico a voler pregare il re di fare in modo che essi
ritornassero alle loro dimore, poiché restavano fuori
soltanto per macchinare continuamente contro la quiete
dei cittadini (').
Ambasciatori popolari al Pontefice.
Mentre il governo popolare di Genova riceveva
aspri rabbuffi e minacce dalle due corti di Savoia e
di Francia, i suoi ambasciatori avevano assai benevola
accoglienza presso il papa; il io dicembre infatti essi
scrivevano di essere stati benignamente accolti e che
(i) Ibid. Nel giorno stesso (21 dicembre) scrivevnno al re, al governa-
tore di Cìenova ed al legato apostolico raccomandando loro vivamente che
i nuovi ambasciatori venissero ascoltati e promettendo che in avvenire
avrebbero fatta la regolare consegna delle fortezze.
124 Anno l5o6
il pontefice offriva loro aiuti e dava consigli per il bene
della repubblica ; anzi il 17 il papa stesso scriveva ai
genovesi confortandoli a star bene uniti, a non avere
timore di nessuno, che, se fosse sorta qualche contesa
fra essi ed il re, avrebbe egli accomodata ogni cosa (').
I fatti che seguirono diranno che molti furono gli in-
coraggiamenti, ma pochi in verità gli appoggi dati
dal papa ai genovesi, i quali, troppo fiduciosi nell' aiu-
to di lui, non usarono spesso di quella prudente politica
che era loro tanto necessaria (''). Un altro fedele amico
ed alleato i genovesi l'avevano in Alfonso del Carretto,
che, come è noto, mercè il loro concorso aveva riacqui-
stato il suo feudo; egli approvava l'impresa contro Mo-
naco, aveva dato qualche buon consiglio in propo-
(1) Cfr. Diario, 17 dicembre e lettera del 21 dicembre ai tre ambascia-
tori presso la corte di P" rancia , in cui oltre la detta notizia, si aggiunt^e che
per gratitudine verso Sua Santità si è prorogata la sospensione delP editto
contro i Savonesi per tutto Tanno i5oy (Lett. Ministri Francia^ Mazzo 1,
n. gen. 2177).
(i) Anche il Senarega (op. cit., col. 589) osser'va che il pontefice fece
molte promesse che poi non seppe mantenere. Il Salvago (op. cit.., pag. 47 1 )
va più oltre; dice che Giulio li sostenne i popolari per odio verso 1 nobili,
poiché egli era di oscuri natali, e pel piacere di vedere (ìenova in mézzo
a sedizioni e ruine , venendo egli da quella Savona che era sempre
stata invidiosa della prosperità di Genova. Queste però sono accuse dettate
da odio di parte. È bensì vero che il papa fece poco, ma non potè far di
più di fronte alle minacce di Luigi XII. A mezzo febbraio 1 507 il re di
Francia diceva alPambasciatore fiorentino Frane. Pandolfini : « Ho fatto
« sapere al papa, che ov'' egli prenda le parti dei Genovesi , immantinente
« ricondurrei a Bologna Giovanni Bentivoglio. Mi basta una mia sola let-
te tera ed il Bentivoglio mi doverà per giunta 100.000 ducati. In verità il
« papa Rovere vien da una razza di contadini; bisogna pressarlo alle spalle
« col bastone ». (desjardins, op. cit., II. pag. 220).
L'assedio di Monaco i 25
sito, era stato solerte nell'avvisarli dei preparativi guer-
reschi del duca di Savoia, ma era troppo debole aiuto
contro le forze coalizzate di Francia e di Savoia (').
Mentone e Rocc abruna.
Tornando alla spedizione che sciolse le vele per Mo-
naco il 4 dicembre, dirò subito che non abbiamo notizie
molto precise del suo arrivo a Ventimiglia; tuttavia,
considerata la gravezza del carico che aveva seco e il
tempo impiegato dalle spedizioni successive, si può a
un dipresso stabilirlo fra il giorno 7 e l'S. Pervenuta
che essa fu a Ventimiglia, ebbe per suo primo obbietto
la conquista dei castelli di Mentone e di Roccabruna,
il primo dei quali doveva avere maggiore importanza
dell'altro, avendone il predecessore di Luciano, Gio-
vanni II, nel 1504, restaurate le fortificazioni e reso,
a testimonianza d'un contemporaneo: « bellissimo, ben
parato di tapissarie et mobili che in ^?/^//<? parte non era
il simile » C'), testimonianza comprovata dallo stesso
Luigi di Bervey, il quale deve senza dubbio accennare
a Mentone allorché parlando della resa, dice essergli
stato riferito che « non era castello meglio né più
(i) Cfr. in Appendice Doc. XXV.
(2) G. Saige, op. cit. pubblica un contratto (6 marzo i5o3) fra Giovanni
Grimaldi ed un muratore, pel prolungamento d^un bastione di quel castello,
(l'omo II, pag. Jo). I lavori furono terminati nel i5o4 come annunziava
una bella iscrizione in versi latini posta al disopra della gran porta delP e-
dificio e pubblicata da Gerolamo Rossi nella sua Storia della città di Ven-
timiglia 2. a Ediz. pagi 46 j, Le parole citate nel testo si trovano nel « Libro
de la progenie et vita de li illustrissimi segnori de Monaco » pubbl. da
G. Saige, op. cit., Tomo II, pag. 824.
126 Anno l5o6
ornatamente munito » ('). Ora né l'uno né l'altro ave-
vano forze sufficienti da resistere all'esercito invasore;
cosi, quando esso, senza alcun rispetto alle bandiere sa-
baude sventolanti sulle torri {^), chiese che si rendessero,
gli abitanti non indugiarono un istante a consegnarne le
chiavi. Allora le truppe genovesi, non frenate da alcuna
restrizione dei loro duci, la cui debolezza fu assai bia-
simata dagli ottimati, si abbandonarono al saccheggio,
al bottino di arredi, di armi e di artiglierie e a fare
tale scempio delle vettovaglie che la piccola guarni-
gione, più tardi collocatavi, ebbe a soffrire penuria di
viveri e delle cose più necessarie (^).
Avvenuta l'occupazione, si mandò Gasparo Giudice
(i) Cfr. in Appendice Doc. XXVIII.
(2) Cfr. Istruzioni a Bernardo Veneroso pubhl. da (). CAi.i.iOAKrs, ojp. c/V,
pag. 653.
(5) Manuele di Canale, uno dei commissari, in una sua lettera del i5
dicembre ai quattro officiali deputati in Genova air assedio di Monaco, li
avvisava che, venendo verso San Remo, aveva trovato a Roccabruna
la guarnigione di 12 uomini comandata da Luchetto Canale priva di ogni
cosa « comò sereiva vitualie e artagiane e cossi de uno bombarderò e doi
« o trei balestrieri » e Taveva provvista di qualche poco di vettovaglie, che
lo stesso aveva fatto pei dieci uomini comandati da Ambrogio di San Sal-
vatore che guardavano il caste^o di Mentone « in lo quale non era se non
« le mure cum qualche poche bombarde »; li esortava quindi a mandare
rinforzi di uomini e di vettovaglie, poiché le guardie vi stavano mal vo-
lentieri, forse per timore di essere maltrattate dagli abitanti « perochè quelli
« de Mentone e Rochabruna sono molto afectionati a dicto signore di
Monicho ». Cfr. in Appendice Doc. XXtV. Altre notizie sui due castelli,
insieme con molti lagni sulla imprevidenza dei comandanti genovesi tro-
vansi in Appendice. Doc. XX\l e XXV"I e in G. Saigk, op. cit., Tomo II,
pag. 65-66. Nella stessi opera (pag. Ln) il Saige, seguendo una relazione
inedita delPas^.cd'o, afferma che i genovesi incendiarono Roccabruna, ma ciò
non è provato da alcun documento genovese.
L'assedio di Monaco ij'
al orovernatore di Nizza per avvisamelo ed assicurarlo
che, L^iusta i patti che si sarebbero conclusi fra il du-
ca di Savoia e Genova, i due castelli verrebbero re-
stituiti non appena Monaco fosse espugnata. Le
notizie dell'inviato irritarono il governatore, il quale uscì
in parole gravi e in propositi minacciosi, ma alle prote-
ste del Giudice che Genova intendeva rimanere in pace
col duca e che non l'avrebbe mai rotta, se non co-
strettavi dalla forza, parve acquetarsi; disse però che entro
due giorni si sarebbe recato alla Turbia ed avrebbe
fatto conoscere i suoi intendimenti (').
Le forze genovesi a Monaco.
11 IO dicembre l'esercito genovese era sotto le mura
di Monaco [^). Vediamo ora di quale contingente di
forze disponessero entrambi gli eserciti. Jean d'Auton
ci dice che quello genovese doveva avere da 12 a
14 mila uomini cosi distribuiti: tre o quattro mila sol-
dati di ventura, la maggior parte di Pisa e Lucca ,
pochi di Alessandria, Piacenza e dintorni ; circa tre mila
genovesi, ed ottomila paesani delle riviere ; ma egli
sbaglia di grosso. Noi sappiamo da documenti attendi-
bilissimi che Genova aveva approntato un esercito di
soli quattro mila uomini e cioè : mille fanti forestieri,
mille cinquecento della città e altrettanti della Riviera
(i) Cfr. in Appendice Doc. XXIV.
(2) Qicsto giorno viene riferito nella relazione inedita di cui si servì il
Saige per la sua introduzione (pag. IJI) e nel * Libro de la progenie et
vita de li illustrissimi signori di Monaco » pubbl. nello stesso volume del
Saige, pag. 825.
128 • Anno l5o6
di Ponente ('). L'artiglieria constava di due cannoni
pisani, di cui già tenemmo parola e che eran designati
coi nomi di Bufalo e Drago ('); di 22 pezzi di grosso
calibro che lanciavano palle di ferro a forza di smeri-
glioni e di molt' altra artiglieria minuta ('). Capitano
generale della spedizione era il Tarlatino che aveva per
luogotenente il Gambacorta; di pari grado erano i
quattro commissari del comune. Il d'Anton riporta
pure alcuni nomi di capitani delle varie schiere come
un Jean de Las, basco, un Manuele del Castellacelo,
lombardo, un marchese di casa Sforza, parente del
signore Ludovico ed un Renato Guyton di Tours. In-
vero io ho trovato un lanoto Basso, Ispano, che potrebbe
identificarsi col primo nominato dal d'Anton ed un
conte Bergamino che, nelle storie fiorentine del Ma-
chiavelli, e detto condottiere del duca di Milano, e cosi
(i) Gfr. in Appendice Doc. XX. Vedremo che 'più tardi essi giiinsero ad
un massimo di 6000, che dirò assai poco,
(2) Veramente Jean d'Auton (op. cit., Tomo III pag. 217) che elamico
a darne notizia, li chiama francesemente: Budle e Lizard. BuHle é presto
tradotto in Bufalo , Lizard invece non si incontra nel dizionario francese ;
credo però di riconoscerlo nel moderno Lézard , lucertola , ramarro. Ma il
nome d''un si modesto animale non si confa ad un grosso cannone che aveva
un compagno dal nome così fiero ; perciò ho tradotto con Drago, che, come
tutti sanno, era creduto dagli antichi una enorme lucertola eruttante fuoco
ed il nome venne dato assai spesso alle prime artiglierie.
(3) Gfr. Jean d'Auton, op. cit., Tomo III pag. 2 1 9. Di questa artiglieria era co-
mandante Ambrogio Gioardo ed aveva sotto di sé : 2 5 bombardieri, io
maestri d''ascia, io scarpellini per far palle di pietra, 5o addetti al traino
delle artiglierie, sotto il comando di due prefetti; 10 uomini a guardia del
Gioardo e delle munizioni ed un maestro Terrario o fabbro. Per chi fosse
curioso di conoscere le loro paghe, veda in Appendice Doc. XXI.
L'assedio di Monaco l 20
pure ho trovato una compagnia del Castellacelo, ma
oltre ad essi devo ricordare che v'erano come capitani
di truppe, un Grego e un Greghetto Giustiniani, un Laz-
zaro Bacigalupo genovese e Gasparo Giudice ventimi-
gliese ('). A cotesto apparato di forze di terra doveva
necessariamente non andare disgiunta una flotta pel
rapido trasporto di uomini e muniziojii da Genova al
campo. Il d'Auton afferma a quest'uopo che si arma-
rono una caracca, due galee, due grosse barche e cinque
brigantini con molte altre piccole imbarcazioni, ma
anche qui egli pecca per eccesso, perchè nell'istruzione
data ai commissari prima di partire per Monaco è ricor-
dato che essi avranno ai loro ordini due galee e tre bri-
gantini (^).
Le forze dei monegaschi.
Il Grimaldi per contro aveva con molta cura e di-
ligenza vettovagliato e fortificato la sisa rocca, nella
quale, se non aveva da contrapporre ai nemici ugual
(i) J. d''Auton (ibidem) erra quando dice che il Tarlatine ed il Gamba-
corta comandavano i pisani, mentre i quattro commissari guidavano i geno-
vesi. Noi vedemmo chiaramente come il Tarlatine tosse stato eletto duce
supremo, mentre i commissari ne erano i consiglieri, ma con pari autorità.
Così pure erra di grosso quando afferma che in questo periodo di tempo
sia avvenuta reiezione a Doge di Paolo da Novi. I nomi dei capitani delle
truppe genovesi si trovano nei documenti XXVI-XXVII-XXVIII e XXXVIII.
Il Bergamino è ricordato dal Mach avelli , Istorie fiorentine , libro Vili,
cap. XXXV.
(2) Gfr. Istruzione del 2 dicembre 1 5o6^ in Politicoruni, Mazzo 3, n. 46.
Ve però da aggiungere un quarto brigantino di Pisa che il comune aveva
preso a servizio per compiacere il capitano Tarlatine, (^r. lettera 12 dicem-
bre pubbl. da G. Saige, op. cit., Tomo II, pag. 65.
l3o Anno l5o6
numero di fanti, disponeva però di maggior numero di
potenti artiglierie. V'erano infatti, secondo il d'Anton, cir-
ca 600 uomini, dei quali 200 erano suoi e 250 erano sol-
dati originari di Francia, Spagna, Piemonte, Lombardia
e Toscana; Carlo d' Amboise, luogotenente generale
del re di Francia « citra montes » a cui il Grimaldi
s'era rivolto per aiuto, aveva ordinato al governatore
di Savona Yves d'Allègre di inviare dieci uomini d'arme
e venti arcieri sotto il comando del luogotenente Jean
de Sainte-Colombe e dell'alfiere Arigoys, basco ; Gian
Giacomo Trivulzio ne aveva egli pure mandati dieci;
v'erano poi molti gentiluomini, parenti ed amici del
signore di Monaco, accorsi a difenderlo. Ma ciò che
formava la più salda difesa del paese era la roccia
su cui esso ergevasi e la potentissima artiglieria, 22
grossi pezzi « toutes à roues » e altri 318 di medio
e piccolo calibro ai quali erano addetti trentadue can-
nonieri e sessanta archibugieri. « Ainsi étoit » conclude
il d'Auton, « la place de Monigue gamie, et si trés-
« forte, que pour y entrer n'y avoit qu'une passée
«( d'étroite avenue, Dont des quatre parts d'icelle, éto-
« ient les trois environnées de mer, et l'autre ceinte de
« haute rocher encis d'amont jusques en bas; la quelle
v( attendoit en cette manière la venne du siege désdits
« géncvois » ('). Il comandante supremo della piazza
era Bartolomeo Grimaldi fratello di Luciano.
(i) J. d''Auton, op. cit., l'omo III, pag. 220-221.
L'Assedio di Monaco l3l
Prime avvisaglie.
All'apparire delle truppe genovesi, egli volle tentare
di prenderle in un agguato: mandò fuori delle mura un
centinaio d'uomini quasi volessero attaccare battaglia, ed
intanto fece preparare molti pezzi di artiglieria per col-
pire i nemici se si fossero avanzati. I genovesi attac-
carono con impeto le soldatesche monegasche, le quali
indietreggiarono per attirarli sotto il tiro delle arti-
glierie ; ma quelli, accortisi in tempo delle miccie acce-
se, si arrestarono evitando la strage. Prima di porre
in opera l'assedio, essi intimarono al Grimaldi di arren-
dersi e questi rispose arditamente che avrebbe saputo
difendere la sua piazza in modo « que jà vilain par
force n'y mettroit le pied dedans » ; dopo ciò i geno-
vesi mandarono un araldo il quale, a suon di tromba
davanti alla fortezza, promise un premio di 3000 scudi
a chi avesse ucciso il signore di Monaco, ed un se-
condo di cinquecento a chi avesse messo fuoco alla
polveriera della fortezza ('). Cosi incominciò l'assedio
di Monaco (*). L'esercito genovese, posto il suo accani-
li) idem^ ibid. pag. ■ìiì-i2j^.
(2) Per la descrizione di questo assedio mi sono valso quasi unicamente
di documenti di Archivio ed in ispecie delle lettere inviate dai commissari
al comune. Il Diario mi servi per annodare i vari fatti. Consultai anche la
cronaca del d''Auton che, pur esponendo una narrazione veritiera dei fatti,
non va esente da alcune inesattezze. Trovai un valido aiuto nel lavoro più
volte citato del Saige per la copiosa raccolta di documenti genovesi rife-
rentisi ai tempi di cui discorre e per una rapida , ma precisa descrizione
dell'assedio, che Fautore fa f'Inircd. al Temo li pag. XLIX-I.V) e che dice
d'avere desunta da una Relazione su di esso che si trova negli Archivi di
quel Principato {\. 23. n. 8) e che egli non potè puhblicare cogli altri do-
cumenti perche fu ritrovata troppo tardi. Il Saige però avverte in una nota
l32 Anno l5oó
pamento di fronte alla rocca, sul lato orientale del
porto, precisamente sul poggio che ora è allietato dai
superbi villini di Monte Carlo ('), ben presto si accorse
che non doveva soltanto fronteggiare le forze degli
oppidani ma difendersi alle spalle da quattrocento uomini
occupanti il poggio della Turbia (^), appartenente alla
contea di Nizza, i quali, pur non avendo ancora dimo-
strato un atteggiamento ostile, davano a divedere di
parteggiare apertamente coi monegaschi, poiché, notte-
tempo, dalle alture impendenti su Monaco, li avvisa-
vano, con alte voci, dell'arrivo di truppe sabaude e
francesi in loro aiuto. Non era neppure ignoto al
(pag. L, ilota 2) che questo relazione è una trascrizione in lingua più mo-
derna (come dice lo stesso trascrittore) di una relazione più antica e forse
di poco posteriore alTassedio. Essa ha molti punti di contatto colla descri-
zione del d''Auton, ma in qualche particolare è più completa, in qualche
altro meno; il Saige conclude che non sembra che T una sia stata copiata
sulP altra, ma che procedano entrambe da una medesima fonte. Desiderando
di farmi anch'" io un"" idea di questa relazione scrissi al signor Saige, che è
conservatore degli archivi del palazzo di Monaco, pregandolo di volermi
dare qualche ragguaglio su quella relazione e dirmi se era bene forne trarre
una copia. Il signor Saige gentilmente mi rispose (2 5 novembre 1904)
che questa relazione non è che un discorso ditirambico pieno di retorica,
scritto probabilmente al principio del secolo XVII e che non ha per sé
stesso alcun carattere d^ autenticità, ma fu redatto su documenti che dove-
vano esistere allora. Il signor Saige aggiunge : « J"' en ai tire tout ce qui
« me paraissait avoir une valeur précise »; il resto é « entierement vide de
« faits précis ». Perciò egli mi consigliava di non darmi ad ulteriori inutili
ricerche ed io mi sono attenuto al suo consiglio.
(i) Cfr. G. Saige, op. cit.^ Tomo II, Introd., pag. LII.
(2) La Turbia é ricordata dalPAlighieri nel Purgatorio, Canto IH.
Tra Lerici e Turbia, la più deserta,
La più rotta mina é una scala,
Verso di quella, agevole ed aperta.
L'assedio di Monaco l33
campo che i parenti dei Grimaldi raccoglievano milizie
a Tenda e che al soccorso di Monaco erano diretti anche
cinquecento guasconi che, per deludere il nemico, face-
vano correr voce di muovere contro Penna. Così l'im-
presa dal suo inizio appariva più aspra e difficile di
quello che se lo fossero immaginato i genovesi; i quali
troppo fidenti nella loro fortuna o piuttosto, ignari della
saldezza della rocca, non avevano pensato di provve-
dere il loro esercito di tutto il necessario; perciò, dopo
qualche giorno, si dovette inviare Manuele di Canale
a fare incetta di viveri e raccogliere reclute fra i rivie-
raschi, anche sapendo che erano « homini che uno
soldato ne valerla dexc ». Questo era ancora poco in
confronto al grave problema delle paghe, che alcune
compagnie, le quali al quindici dovevano riscuotere i
loro stipendi non erano state soddisfatte, e il Bervey
era tuttora in viaggio; non doveva però essere lontano
da Monaco se il Canale, il 15 dicembre, scriveva da
S. Remo di aver scorto alcuni brigantini che veleggia-
vano verso ponente sui quali pensava vi fosse il prov-
veditore delle milizie e mostravasi pieno di buona
speranza che, pagate le soldatesche, cesserebbero i malu-
mori e si sarebbe tosto dato l'assalto alla rocca ('). Ma
furono vane speranze, che lunga, triste e difficile fu la
preparazione a codesto assalto e un'eco dolorosa delle
molte e gravi difficoltà incontrate ci è giunta dalle
lettere spedite dai commissari. Queste lettere che quat-
(i) Cfr. in Appendice. Doc, XXIV.
IO
l34 Anno l5o6
trocent'anni or sono partivano dal campo genovese tra il
confuso agitarsi d-^lle truppe e il rombo delle artiglierie
e recavano a Genova, ansiosa della vittoria, entusiasmi
e sconforti speranze e delusioni, notizie di scontri
favorevoli e di malumori tra le file, di minacce e
diserzioni, ci offrono ora il mezzo di lumeggiare d'una
luce tutta nuova questa spedizione che costò alla città
tanti sacrifici.
Lettere dal campo.
Luigi di Bervey arrivò dunque al campo, come
accennò il Canale, la sera del i6 dicembre, dopo una
traversata lunga e penosa pel tempo incostante e per
la difficoltà di rimorchiare la barca che trasportava l'ar-
tiglieria; giuntovi di notte non potè presentarsi subito
ai commissari ed al capitano, ma gli riuscì di vedere il
maestro bombardiere, il quale gli parlò non senza gravi
lamentele, del numero insufficiente di bombardieri e del-
l'indisciplina dei suoi dipsndenti, e ciò tanto dispiacque al
Bervey che gliene mosse rimprovero. Codeste notizie egli
comunicava il giorno dopo agli officiali della Balia in-
siemealla relazione di ciò che aveva fatto nel giorno 17.
Al mattino egli si era recato agli alloggiamenti del
capitano e dei commissari, dove aveva trovato solo Paolo
Battista Giustiniani ; Agostino da Castiglione era par-
tito per Genova e Manuele Canale, come vedemmo, era
nella riviera; D, Ambrogio (di S. Salvat'^re), che era di
guardia a Mentone e Roccabruna giunse ben tosto;
visitato il campo, egli non era stato punto soddisfatto
del posto occupato dalla artiglieria, che gli pareva troppo
L'assedio di Monaco l35
discosta dalle mura; adunatis», poi tutti nel padiglione
aveva fatto palese la proposta della Repubblica di pro-
rogare sino al primo di gennaio la distribuzione degli sti-
pendi alle truppe, mai capitani ed i soldati non ne vollero
assolutamente sapere; quindi egli invitava la Balia ad
affrettare l'invio di denari poiché colla somma affidata-
gli poteva soltanto soddisfare coloro ai quali il termine
della paga era già scaduto al 15, mentre con altri
mille scudi avrebbe accontentato le compagnie che
dovevano riscuotere il 24 dicembre; per le altre poi si
sarebbe potuto aspettare fino a gennaio. Ma siccome
si voleva dar presto battaglia, era savio consiglio
che il 24 si desse la paga anche a queste, che « mal
se potereivamo valeire de dicti soldati in tal effecto »
essendo essi « molto fredi et resteivi ad non metersi a
nissuno periculo dubitando non ghe correse la paga. »
E questa loro freddezza impensieriva il Bervey per tema
che disertassero, come lo impensieriva la notizia che
quello stesso giorno erano giunti alla Turbia cinque-
cento francesi, detti « guasconi », miserabili venturieri,
non meno degli altri pericolosi alle forze genovesi mi-
nacciate pure dal governatore di Nizza ('). E' ben vero
(1) Il Saige (op. cit.^ Tomo II, pag. LII) seguendo la citata Relazione,
afferma che i genovesi s'' erano impadroniti della Turbia, ma ne furono
sloggiati colla venuta fi 8 dicembre) delle truppe del d"'Allègre. Ciò però è
contrario alle notizie date dai nostri documenti. In quanto alle forze fran-
cesi il Saige parla di 700 fanti, il d"'Aaton {op. cit., T. Ili, pag. 22 5) di 600,
ed il Diario afferma (18 dicembre) che a Genova era giunta la notizia che
se ne raccogliessero milleduecento. Ma questa cifra è certo effetto delle voci
popolari: le prime due sono piìi sicure e si accordano colla cifra data qui
dal Bervey e quella di 600 fanti che si trova nel Doc. XXX.
l36 Anno l5o6
che si era saputo da alcuni nizzardi che essi vole^^ano
rimanere neutraH, ma ciò non bastava a renderli tran-
quilli, che c'era anche il duca di Savoia che faceva
preparativi guerreschi, perciò si chiedevano munizioni e
uomini, e questi ultimi piuttosto forestieri che del paese,
poiché i soldati genovesi eran.o indisciplinati, petulanti,
inetti ad ogni bisogna e, quando non se ne trovassero
di forestieri, scegliessero almeno quelli delle tre pode-
sterie. Il Bervey avvisava inoltre che al campo eransi
arruolate una compagnia di pisani ed un' altra coman-
data da certo lanoto Basso (Basco?) spagnuolo, perchè
« se non fosseno alcune lancie spesate de simile na-
< tura, le quale sono quelli se metono ad ogni bersagio
« et fano animo a li altri, le cose anderiano male ».
Riguardo alle munizioni poi, egli aveva riscontrato
con grande sua meraviglia che, pure non essendovi
stato alcun combattimento, si era fatto un gran sciupio
di verrettoni e di filo da balestre tanto che di 36
casse ne erano rimaste sette soltanto e « de lo car-
ratello de lo filo da balestre non glie ne resta più
niente » cosicché si era costretti a negarne a coloro
che ne facevano domanda. Il maestro bombardiere chie-
deva un gran rifornimento di polvere che sarebbe stata
assai necessaria quando si fosse dovuta usare tutta
l'artiglieria, ma anche 1' artiglieria dava gran pensiero
per collocarla convenevolmente; si era scelto un giar-
dino presso il castello dove eransi costrutti i ripari op-
portuni ('), ma bisognava portarla su barche nottetempo,
(i) Questo giardino si doveva estendere assai probabilmente nella conca
esistente tra il castello di Monaco ed il poggio di Montecarlo e verrebbe
L'assedio di Monaco iSy
forse per evitare le offese dell'inimico, e la notte del i6
non era stato possibile il farlo per l'improvviso arrivo
dei guasconi, e neppure nella successiva, poiché, come
scriveva il Bervey (i 8 dicembre), la barca, per il peso,
non si era potuta accostare alla spiaggia ed era con-
venuto spingerla indietro, trascinare le artiglierie nelle
ore del mattino al campo, per tentare di tirarle poi sul-
l'imbrunire '< quamvis cum maior difficultà » al luogo
donde avrebbero potuto appoggiare l'assalto della rocca;
ed anche quando si fossero collocate a posto, il Bervey
temeva di non poter dare subito 1' assalto perchè la
fanteria non si sarebbe voluta esporre a pericoli senza
la riscossione degli stipendi; bisognava quindi distri-
buire a tutti la paga « perciò che ne starla cum mi-
gliore animo et mancheria lo suspecto de la diffidentia
de non averla ». Il povero Bervey che da tre giorni
si affannava a provvedere a tutto, e scriveva che dal
momento che era giunto al campo non aveva avuto
tempo di spogliarsi, come poteva accontentare tutti se
gli mancavano undicimila cinquecento ducati per le
paghe, non computando gli stipendi dovuti al Tarla-
tino, al Gambacorta, al Gioardo e ai loro uomini ?
Questo stato di cose pernicioso al buon ordine, alla di-
sciplina delle truppe avide di denaro, lo angustiava assai;
ma ciò che più lo corrucciava era il contegno poco cor-
così a trovarsi nella località segnata dal Saioe, il quale , seguendo la rela-
zione inedita, dice che i genovesi « construisirent une route pour dc-
« scendre leur artilleric dans la plaine de la Condamine, au <bnd du port,
•( d"'où ils ouvrirent un feu violent sur la place ». (op. cit., Inlrod. pag. LI!)
l38 Anno l5oó
retto dei suoi concittadini; « li nostrali et presertim li
marcheixi et altri de quelle parte » gli davano le mag-
giori noie ; essi già due volte s'erano levati a rumore
protestando fieramente che, se entro il lunedì (21 di-
cembre) non avessero riscossa la paga intera, avrebbero
lasciati i loro posti di guardia alla artiglieria; per col-
mo di sventura, l'artiglieria non era per anco stata
messa a suo posto per l'inabilità e l'imprevidenza del
« magnifico ingegnerò > Ambrogio Gioardo, a cui
mancavano e gli uomini dell'arte e gli arnesi ad essa
necessari; fortunatamente tra i pisani venuti all'assedio
v'era il provetto « maestro lusto bombarderò » il quale,
insieme con altri suoi concittadini avevano prestato
l'opera loro e si sperava nella notte successiva dì col-
locarla a debita distanza dalle mura. Ma anche qui c'era
un guaio: era occorso dare a lui ed ai suoi un lauto
stipendio e si era pure dovuto pagare quel lanotto ed
i suoi uomini d'arme e tener presente che, se egli
avesse condotte a fine certe pratiche, di cui si farà
cenno in appresso, sarebbe stato necessario dargli un
giusto compenso.
Le milizie mercenarie.
Tutto questo sciupio di denaro dava la febbre al
buon Bervey il quale esclamava: « Mi crepa lo core
« de convegnere fare tante speize, sed seando conducti
« seria male non regere questa impreiza e supportare
« ogni cosa, et Dio voglia mi possia regere cum tanti
« affanni supporto, perciochè né dì né nocte mai posso »
{jposo). Pure in mezzo a tanti pensieri, a tante ansie
L'assedio di Monaco iSg
per le spese eccessive, anch'egli era d'accordo coi suoi
colleghi che era d'uopo far sacrifici e sobbarcarsi a
spese più ingenti per guadagnare alla propria causa
un forte nucleo di mercenari che dicevano di essere
stati mandati per soccorrere Monaco. Costoro erano
quei quattrocento che il popolo, come è noto, aveva
fatti espellere da Genova quando si accorse che il
governatore li teneva nascosti in S. Domenico, ed i
nobili li avevano assoldati per mandarli in soccorso di
Monaco, dando a ciascuno un ducato col patto che,
poco lungi da Monaco, avrebbero avuta la paga; invece
quando essi giunsero presso il campo genovese offersero
ai popolari, col pretesto di non essere per anco stati pagati
dai nobili, di entrare nel loro esercito. Il capitano lanoto
Basso aveva aperte le trattative che erano poi state
continuate del commissario Paolo Battista Giustiniani
il quale, avuto un abboccamento col Famiglio, capo ciei
detti avventurieri, aveva pattuito l'ingaggio con uno
stipendio di 150 ducati per lui e da otto a dieci
per ognuno dei suoi uomini; e pel desiderio e bisogno
di concludere presto l'arruolamento, i genovesi si erano
persino indotti a dare un acconto di 300 scudi al
« sub-capitaneo » di detta compagnia, come pegno della
somma che si sarebbe sborsata in seguito. Il Bervey,
che aveva dovuto consegnare la somma, non se ne
lagnava e neppure era malcontento degli obblighi con-
tratti sperando di vedere indebolite le forze dei nemici
e conturbati i piani del Grimaldi, ma troppo presto si
accorse di aver commesso un « risico » nel dare
denari a gente poco sicura e a. traditori, poiché il capitano
140 Anno l5o6
Famiglio ed i suoi non si attennero ai patti e passa-
rono ai servigi del figlio del governatore di Savona,
signore d'Allègre, giunto allora allora alla 7\irbia (').
Mentre il Bervey spediva queste notizie, Paolo Battista
Giustiniani la sera stessa (20 dicembre) a tre ore di notte
comunicava con dolorosa sorpresa agli officiali deputati
per l'impresa di Monaco (^) che poco prima eransi
presentati al capitano ed ai commissari tutti i capi
della fanteria protestando di non volere che si trainasse
l'artiglieria nel giardino, altrimenti se ne « anderano
con Dio »; se era singolare la pretesa lo era di più la
ragione che li moveva e cioè la paura dei nemici. Co-
desti mercenari, pei quali la guerra era un mezzo di
vivere, esponendo al minor rischio possibile la propria
vita , incominciavano ora ad essere in ansia, poi-
ché le soldatesche della Turbia facevano correre voce
di aspettare altre fanterie inviate dal signor de
Sérenon dalla Provenza (') ed alcuni « piemonteixi »
del duca di Savoia ('); i loro capi e specialmente il
(\) Tutte queste notizie sono tratte dalle lettere del Bervey pubblicate
in Appendice. Doc. XXVI-XXVII-X XVIII e dal Diario alla data 2 i dicembre.
(2) Era stato formato un apposito officio per Timpresa di Monaco, i cui
deputati erano : Battista di Cavo, Giorgio Giudice, Manfredo Pomari e Si-
mone Amandola (Cfr. Saige, op. cit.. Tomo II, Doc. CCCXXXVI pag. 59).
(3^ Signore di Sérenon era Luigi di Villeneuve, marchese di Trans.
(4) I rinforzi infatti vennero: il d'Auton fop. cit.^ T. III, pag. 2 2 5)
ricorda che presso la Turbia, un pò"* al di sopra, v^era una salda torre del
duca di Savoia, dove si trovava una forte guarnigione di piemontesi, i quali
dettero anclV essi molto filo da torcere ai genovesi. Anche il Gioffredo :
Storia delle Alpi Marittime (Moti. Hist. Pai. SS. col. 1207) rammenta
che il duca di Savoia aveva inviato « buon numero di soldatesche » alla
Turbia ove « aiutava delle necessarie provvisioni gli assediati ed incomodava
« in molti modi gli assalitori ».
L'assedio di Monaco 141
fiolio del signore d'Allègre propalavano di aver lettere
del re Luigi XII e del duca di vSavoia in cui proibi-
vano a tutti i loro sudditi di dare aiuto o di favorire
in modo alcuno i genovesi. In verità egli stesso, il Giusti-
niani, non annetteva molta importanza a codeste voci,
perchè sino a quel momento le spie genovesi sparse
nei dintorni non avevano riferita alcuna notizia allar-
mante, ma se ne fidava poco e pregava le signorie di
Genova a volersi informare dalle persone di fiducia
che avevano presso le corti di Savoia e di Milano,
come stessero le cose e che facesse Gian Giacomo
Trivulzi. In ultimo riferiva agli Anziani una notizia
giunta poco prima e che confermava le minacce del
d'Allègre; infatti le galee genovesi recavano in quell'istante
da Villafranca la nuova che il governatore di Nizza
aveva dichiarato di voler essere in guerra col comune
di Genova.
Agostino da Castiglione e Ferro della Pria.
Occorrevano dunque pronte misure da parte di
Genova per opporsi a tanto pericolo ed i commissari
supplicavano il comune d'inviare al più presto denaro,
truppe da opporre a quelle già venute ed alle venienti
e vettovaglie in gran copia perchè i francesi della
Turbia avevano ormai chiuso il passo a quelle dell'in-
terno ('). Tutte queste notizie non giunsero certamente
inaspettate a Genova, dove già il 18 dicembre era
venuta la nuova che il signore d'Allègre apparecchiava
(1) Cfr. in Appendice, Doc. XXIX.
142 Anno l5o6
una spedizione in soccorso di Monaco e, per contrap-
posto, s'erano subito fatti imbarcare loo fanti e delibe-
rato di assoldare 500 balestrieri da inviare al campo ;
ma l'arrivo del commissario Agostino da Castiglione,
che recava strane notizie, aveva messo a rumore e com-
mossa la città e pel momento distratta l'attenzione da
Monaco. Egli conduceva seco un tale, chiamato « Ferro
della Pria » (Nicola Ferrarlo di Pietra Ligure), il quale
era venuto al campo, mandatovi dal signore di Finale,
con una lettera di credenza e varie altre indirizzate a
due dei commissari: Paolo Battista Giustiniani e Manuele
da Canale, al patrono d'una galea Gasparo di Goano,
ad un tal Greghetto Giustiniani che aveva 400 fanti ed
un'ultima diretta a San Remo. Ora tutte queste lettere con-
tenevano cose sospette ed erano inviate a persone di
parte Adorno ('). Pare che il Castiglione esagerasse
l'importanza di cotesti scritti perchè Matmele Canale,
uno dei commissari, avuto sentore che egli recavasi a
Genova per accusarlo, si affrettò a scrivere agli Anziani
che egli non aveva neppure viste le lettere incriminate
e che supponeva fossero in risposta ad una sua, scritta
quattro o cinque giorni prima al signore di Finale,
nella quale, avendo saputo che il suo territorio era mi-
nacciato da un esercito di nobili — quello stesso che
si preparava per Monaco — lo confortava a stare di
buon animo che, appena la milizie genovesi fossero
riuscite ad espugnare Monaco, sarebbero accorse ad
aiutarlo. Annunziava agli Anziani di averla scritta perchè
'1) Diario, 18 dicembre.
L'assedio di Monaco 148
era venuto a sapere dal messo, che a Genova erasi
deliberato, nel caso che davvero i nobili marciassero
contro Finale, di « serrare le buttege e andarge per
dexe o doxe iorni a dare soccorso » e finiva, non
senza una certa punta d'ironia, dicendo che il Casti-
glione aveva preso il pretesto di quelle lettere per
lasciare il campo, pieno di disagi e di pericoli, e tornar-
sene in città; pur tuttavia appariva dal complesso che
il Canale aveva timore dell' accusa di voler aiutare i
«cappellacci >\ molti dei quali eransi allora rifugiati a
Finale ('). La lettera del signor di Finale non doveva in
realtà contener nulla di grave; il Bervey infatti, scrivendo di
aver incontrato sopra S. Remo il Castiglione, affermava
che questi gliela aveva fatta leggere ed a lui era parso
che « per quella non si avessi a partire » C'). Ciò
non pertanto nella città sorsero contese e grida par-
tigiane; il Ferro fu sottoposto a torture per indurlo a
palesare i segreti che doveva conoscere, ma egli
disse soltanto che erasi colà recato per comprare due
colubrine ed altri arnesi di guerra nel caso che la cit-
tadella di Monaco fosse caduta. A salvarlo da più
gravi tormenti giunse in buon punto una provvidenziale
lettera del suo signore, nella quale eranvi tali prove
della affezione di lui alle vigenti istituzioni che il senato
decretò, sull'innocenza del padrone, di usare qualche
riguardo al suo servo e di giudicarlo in bono modo (')
(i) Cfr. in Appendice, Doc. XXIV.
(2) Cfr. in AppendiccT Doc. XXVI.
(3) La lettera del signor di Finale è pubblicata in Appendice, Doc. XXV
il nome del servo che in dialetto era Ferro de la Pria (Pietra Ligure) viene
144 Anno l5o6
Malgrado tutte codeste prove , fu deliberato nello
stesso giorno di sostituire i commissari sospetti con
due nuovi cittadini, Giorgio di Zoagli e Benedetto Cere-
sa; ma neppure essi soddisfecero alla maggioranza perchè,
sebbene scelti, come di legge, uno dai Fregoso e
l'altro dagli Adorno, non si equivalevano nella attività
politica : il Zoagli, Fregoso, era troppo tepido, mentre
il Ceresa era un partigiano troppo arrabbiato degli Ador-
no; perciò il giorno dopo (19 dicembre) furono eletti
in loro vece Teramo di Baliano e Bernardo Castiglione
('), scelti tra gli officiali della Balia. Costoro andavano
a Monaco non come colleghi di quelli che già vi si
trovavano, ma come supremi comandanti, con autorità
di dimettere subito dal loro officio gli altri commissari
o di adibirli per quel mese in ciò che loro paresse
meglio; dovevano lasciare al capitano Tarlatino amiiio
potere sui soldati e sulle cose pertinenti al suo officio,
anzi erano pregati di fargli sempre buon viso e di
trattarlo con tutti i riguardi ed assicurarlo che, se le cose
sarebbero andate bene , la repubblica avrebbe saputo
dimostrargli la sua riconoscenza ; lo sollecitassero a pro-
cedere « con più celerità e cautella sia possibile » per
non andare incontro a nuove spese, poiché le presenti
erano già gravissime; si dava ai commissari ampia fa-
coltà di far pratiche per ottenere col denaro la consegna
di Monaco, pur badando a non interrompere nel frat-
mutato nella lingua dotta curiale in Nicolaus Ferrarius come si legge nella
nota del senato posta in calce alla lettera del signor di Finale.
(i) Cfr. Diario, iS, 19 dicembre.
L'asse Jio di Monaco 140
tempo l'opera di espugnazione del castello a fine di
non rimanere poi colle mani vuote; si avvertivano che
Giorgio di Zoagli avrebbe loro consegnati, prima della
partenza, i denari per la nuova paga d'un mese alle
truppe; si raccomandava in ultimo di tenere a segno
quelle genovesi e le rivierasche che sarebbero venute
tra poco ad aumentarne il numero. Queste le istruzioni
date a loro il 20 dicembre, da cui emerge chiaramente
quanto stesse a cuore ai genovesi la buona riuscita
della impresa nella quale erano impegnati la loro
reputazione e il loro onore ('). Essi avevano infatti
deliberato di « fare tanta gente quanta si poteva » e
avevano mandata una grida che « ogniuno chi volesse
toccar dinari, ne venisse a prender » (in altre parole,
assoldavano milizie); avevano pure ordinato a tutti
i banchieri di tenere aperti i loro banchi « con li loro
cassieri e scrivere e pagare fino alla terza festa di
Natale, festa o non festa, sotto pena di ducati cento
applicati all' officio di Monaco » (^) ; inviavano nella
Riviera di Ponente i commissari Gaspare de Franchi e
Raffaele della Torre, i quali, cominciando da Pietra Li-
gure, andassero di paese in paese e convincessero quelle
popolazioni a dare aiuti di tutte le specie; avevano
pieni poteri di cambiare, là dove credessero bene, il tri-
buto pecunario in tanti uomini atti alle armi purché si
obbligassero di stare al campo sino a guerra finita e
di sostenere tutte le spese; se invece ai due commis-
(i) Queste istruzioni vennero pubblicate da G. Cam-ioaris, op. c/7., pag. G^i.
{2) Cfr. Diario, kj dicembre.
146 Anno l5o6
sari paresse meglio di esigere le tasse dalle diverse
comunità ed assoldare coi denari ricavati un certo nu-
mero di uomini (la paga per ognuno di questi non do-
veva però sorpassare le Lib. 8), (') facessero a loro talento;
In questo mentre i genovesi mandavano senza indu-
gi munizioni e vettovaglie al campo. Era una gara,
dice il diarista, tra i cittadini, nell'offrire denari e milizie;
popolo minuto e popolo grasso, tutti s'interessavano alla
buona riuscita della guerra ed ogni giorno partivano
navi cariche di grano, di farina e persino di pane già cotto,
alla volta dell'estrema Riviera (^). Ma la concordia era
solo apparente; v'era sempre 1' animosità di parte che
lacerava internamente la città e ne divideva le forze.
Quante volte si era tentato di porre fine alle contese fra
gli Adorno e i Fregoso, altrettante esse erano risorte; nel
giorno stesso in cui il diarista rileva con piacere il
comune interesse dei cittadini per l'assedio di Monaco,
deve far notare che nella città il partito Fregoso ha
voluto mutare i cancellieri di Palazzo e quelli di San
Giorgio perchè erano tutti di parte Adorno, così furono
scelti quattro cittadini dell'uno e quattro dell' altro
partito per « regolare li offici » ('), segno non dubbio
che i Fregoso in quel momento erano prevalenti. Il 2 i
dicembre Teramo di Ballano e Bernardo Castiglione
(i) Cfr.- Diversoriim Filza 63. Le lettere patenti vennero loro date il 19
dicembre; Pistruzione il 20. Oltre al provvedere denari e fanti per Timpresa,
ì due commissari dovevano anche aver cura di rassicurare le popolazioni
della Riyiera che, preso Monaco, non si sarebbero imposte altre tasse.
(2) Cfr. Diario^ 20-21 dicembre.
( j) Ved. in Diario, 2 i dicembre, i nomi degli otto eletti.
L'assedio di Monaco 147
partivano per Monaco preceduti da una lettera della
Balia al Tarlatino ed agli altri commissari, annunzian-
te il loro arrivo e l'ordine che tutti avrebbero dovuto
obbedire ad essi (') ; il 22 ne arrivava una scritta
da Paolo Battista Giustiniani, in cui dopo molte circon-
locuzioni e lunghe considerazioni riusciva a dire che ad
espugnare la rocca di Monaco, sarebbe occorsa una
forza di molto superiore a quella che disponevano;
che i capitani Tarlatino e Pietro Gambacorta, radunati
a consiglio, con tutti i commissari, con Gaspare di
Goano e Luigi di Bervey, e interrogati se fossero in
grado, con gli aiuti che stavano per giungere, di con-
durre a termine l'impresa, avevano risposto facendo
osservare in quali condizioni si trovavano, che, oltre ad
assediare la città, dovevano ormai tener fronte agli
avventurieri accampati alla Turbia, quindi erano neces-
sari altrettanti soldati da contrapporre ; se poi si vole-
va stringere da vicino la fortezza, bisognava collocare
l'artiglieria « al luoco deputato » (probabilmente in quel
giardino di cui già si è fatto menzione) e allora faceva
d'uopo difenderla con certo numero di fanti dalla parte
di Ponente, vale a dire dalla parte di Nizza e sulle
montagne vicine per impedire qualche irruzione improv-
visa; ma, dividendosi le forze, scemava la potenzialità del
campo che aveva invece bisogno di un forte contin-
gente di truppe per la difesa dell'artiglieria minuta ed
in special modo per dar battaglia a tempo opportuno;
perciò, tutto considerato, credevano abbisognassero tre
(1) Lettera del 20 dicembre pubbl. da G. Saigk, op. cit.^ T. II. pag. yi.
148 Anno l5oó
mila fanti, coi quali si poteva sperare « con lo aiuto
de Dio » di fare bene e presto, altrimenti c'era da te-
mere che le cose andassero in lungo e volgessero in
peggio. La lettera raccomandava agli officiali della Balia
di essere solleciti, che, come avevano detto gli stessi
Anziani, « il tempo potria parturir molte cosse le cjuali
sariano contrarie » ('); nella scelta dei fanti ricorda-
vano di preferire i forestieri e, se non fosse stato pos-
sibile trovarne al momento, ricorressero anche a (|uelli
delle podesterie purché fossero buoni e disciplinati, e
non bravacci e partigiani arrabbiati come alcuni che
già si trovavano al campo; in fine scegliessero il meno
male possibile e celermente; fatta poi domanda di un
nuovo approvigionamento di polvere, perchè molta se
ne era consumata nei tiri dei giorni precedenti, e così
pure di una nuova provvista di passatori per i bale-
strieri che erano cresciuti di numero, di tavole e tavo-
loni da porsi sotto alle artiglierie e di altro legno per
aggiustarne le ruote, poiché alcune, essendo state co-
struite per artiglierie da nave, erano molto fragili e
si erano spezzate; il Giustiniani nella sua lettera accen-
na pure ad un fatto d'armi di una certa importanza
e dice che il giorno innanzi, nelle ore del pomeriggio,
i fanti della Turbia avevano assalito i genovesi e che
l'attacco era stato fatto unicam(Mite per distrarli dal-
(i) Tali parole erano infatti state scritte in una lettera del 14 dicembre
ai commissari. Gli Anziani raccomandavano in essa « de uzare ogni diligentia
« per mettere fine a P impreza perochè il tempo po'' partorire de molte
« cosse non buone ». G. Saige, op. cit., Tomo II, pag. 72.
L'Assedio di Monaco 149
l'arrivo contemporaneo di certi aiuti e cioè di « fanti
L perfino in LX homini tutti yhopetieri et balestrieri »
che, venendo da Nizza, entravano indisturbati in Mo-
naco. Erano milizie che, per quanto s' era inteso,
inviava Gian Giacomo Trivulzio per ordine degli ami-
ci di Ansaldo Grimaldi (') e con esse erano entrati
in Monaco anche il signore della Motta e Manuele di
Gattières C); aggiungeva che l'anima di tutto questo
movimento in favore dei monegaschi era il fratello di
Luciano Grimaldi, Agostino, vescovo di Grasse, il quale
era sempre a Nizza o alla Turbia (') ed aveva dato
ai sessanta teste accennati il resto della paga e pare
avesse pure pagato gli avventurieri della Turbia con due
scudi ciascuno (probabilmente per l'aiuto prestato al-
l'entrata delle soldatesche in Monaco ), ma molti di
essi non li avevano neanche voluti e gridavano e mi-
nacciavano, forse perchè a loro sembrava troppo esigua
la ricompensa ; dopo questi avvenimenti, continuava il
(1) Ansaldo apparteneva alla famiglia dei Grimaldi di Genova ed aveva
sposato la figlia di Luca Grimaldi d"'Antibes. Per maggiori notizie, cfr. G.
Saige, op. c/V., Indice dei nomi.
(2) Il della Motta era stato a Genova col governatore (Cfr. Diario, 24
dicembre). Manuele di Gattières era certamente un Grimaldi poiché un ramo
di questa famiglia era signore di quel luogo. Nel Doc. XXIV è nominato
un « Jacheto de Grimaldo dicto de Gatera » che è poi il Francesco Gri-
maldi di Gattières al quale è diretta una lettera pubbl. dal Saigb op. cit.
T. II, pag. 41. Vedi anche errata-corrige in fondo al detto Tomo.
(3) Anche il Saige, (op cit., Introd. pag. LUI) attingendo alla Relapone
citata, ricorda che Agostino, vescovo di Grasse, si mise da Nizza in rela-
zione cogli ofiìciali reali della Provenza, mentre sua sorella Francesca aveva
fatto di Dolceacqua il centro delle informazioni che venivano dal milanese.
II
150 Anno l5o6
Giustiniani, i commissari genovesi avevano presa una
decisione che poteva parere inconsulta; avevano cioè
fatta ricaricare tutta l'artiglieria di grosso calibro e
molta parte di quella piccola sulle barche, lasciandone
al loro posto soltanto sei pezzi, e le ragioni di ciò
erano due : prima, che l'artiglieria non era al suo
posto poiché si sarebbe dovuto collocarla nel giardino
presso la mura; secondariamente perchè, essendovi con-
tinuo pericolo di scaramucce coi fanti della Turbia,
era meglio levarla per valersi della truppa che doveva
restare a ditenderla ('), In verità, sebbene non siano
soverchiamente importanti le ragioni addotte, chiunque
le accetterebbe per buone, ma il diario ci informa che
tutt'altra era stata la causa di quell' imbarco: proprio il
dì stesso che il Giustiniani scrixeva la sua lettera (22
dicembre) erasi sparsa pel campo la voce che in Genova
i partiti si erano levati in armi e venuti alle mani, e così
il capitano per maggiore sicurezza aveva fatto caricare
l'artiglieria sulle barche; ma alla sera, essendo giunte
munizioni da guerra e con esse probabilmente notizie
rassicuranti, la si era di nuovo scaricata (^).
Le milizie in gravi condizioni. •
Questo fatto basterebbe da solo a darci un idea
delle continue apprensioni in cui doveva essere l'eser-
(i) Cfr. in Appendice, Doc. XXX.
(2) La voce delle lotte intestine di Genova doveva però essere stata
molto insistente se qualche giorno dopo era giunta a Genova la notizia
che il capitano aveva fatto impiccare uno spagnuolo che voleva entrare in
Monaco per avvisare gli assediati delle condizioni interne di Genova. Cfr.
Diario, 26 dicembre.
L'assedio di Monaco l5l
cito genovese; venuto per assediare Monaco, si era
trovato invece chiuso fra le mura della valida fortezza
ed il campo della Turbia e minacciato dal governa-
tore di Nizza; le comunicazioni con Genova poco sicure
per terra, poiché si passava per territori infeudati a
nobili, avversi ai popolari ed alla impresa da essi ten-
tata , non dovevano neppure essere molto sicure per
mare, essendovi sempre da temere qualche mossa im-
provvisa delle galee del Grimaldi, che eransi ritirate
a Nizza ('); l'insieme stesso delle milizie non denotava
alcuna compattezza; le mercenarie pensavano a far de-
naro e tener cara la loro vita, le altre, composte di uo-
mini raccolti in città e nelle Riviere, che formavano il
contingente maggiore e che avrebbero dovuto essere
più disciplinate ed interessate al buon esito di co-
desta lotta, erano invece agitate e turbolente. I com-
missari hanno spesso da lagnarsi che i loro concitta-
dini portino l'odio di parte, causa 'di disordini e di liti
fin sotto le mura di Monaco. I rivieraschi poi, molto
probabilmente tutti poveri contadini poco atti alle ar-
mi, appena giunti al campo, col favore della notte,
prendevano la via dei monti e non si facevano più
vivi, o se restavano tra le file s' impaurivano talmente
appena udivano un colpo di bombarda, che non era
(i) In una lettera ai commissari (12 dicembre) Tufficio di Balia li avvisa
che « se intende una delle galee de messer Luciano esser stata tirata in
« Villafranca. Il perchè vi se dice che cum ogni industria vediate se possi-
« bile fusse prenderle tutte doa o bruxarle perchè seria grandementi
« al proposito ». (Cfr Saige, op. cit., pag. Ci6). Il desiderio di Genova non
fu però soddisfatto.
l52 Anno iSo^
possibile adibirli ad alcun servizio, così soltanto pochi
di loro erano stati mt^ssi come scolte sui monti vicini (').
Almeno i capi fossero stati lodevoli !, ma neppure essi
mostravansi degni delFalto officio che coprivano. Il solo
fatto d'essersi posti in una impresa così ardua senza misu-
rarne le difficoltà e colla persuasione di potere in breve
ora aver ragione di una fortezza munita dalla natura
del luogo e validamente difesa, ci dà indizio di una
completa assenza di pratica militare; se poi si ag-
giunge che molti commissari erano stati tolti dai
loro traffici lucrosi per andare a tenere in obbedienza
una soldatesca turbolenta, infida, traditrice, alla quale
occorrevano invece uomini esperti dalla mano di ferro,
era più che previdibile una disastrosa fine. Gli stessi
officiali che ora diremmo di contabilità e di sussistenza
non conoscevano bene le loro mansioni; Luioi di Bervev
cancelliere dell'officio di S. Giorgio, divenuto d'un tratto
provveditore degli stipendi alle truppe e di tutte le
altre spese adempiva, è vero, le sue nuove attribuzioni
con tanto zelo da meritarsi le lodi dei commissari, ma
era già vecchio e quindi incapace di sostenere le fatiche
del campo (''); un certo Battista di Chiavari, che non
si era mai occupato di farine e di forni, lo dice egli
stesso in una sua lettera, era mandato a Ventimiglia
per cuocere il pane alle truppe, poiché la signoria erasi
finalmente accorta essere faticoso e mal sicuro inviarlo
(i) Cfr. in Appendice, Doc. XXX.
(2) In una lettera (4 genn. i boj) dei due supremi commissari leggesi che
« Lodisio (de Bervey) fa bene e dilligentementi lo officio suo cum grande
« fatiche et travagi, maxime attesa la età soa ». Cfr. Appendice Doc. XXXIV.
L'assedio di Monaco i53
ogni giorno da Genova ('); e non basta, anche l'illustre
ingegnere Ambrogio Gioardo, a cui era stata affidata
la direzione di tutta l'artiglieria, dava segni non dubbi
di essere impari alla sua missione, e, per coronare l'opera,
c'era l'eterno antagonismo tra gli Adorno e i Fregoso
pel continuo timore che un partito prendesse sull'altro
troppa autorità.
Minacce dei nobili fuorusciti; Genova k Savona.
Tutto questo al campo; in Genova grande ansia
per le notizie poco liete, fuori di Genova i nobili che
ordivano congiure a danno del nuovo governo ed aiu-
tavano i nemici pur di potere tornare padroni della re-
pubblica. I popolari infatti sapevano che i gentiluomini
raccolti in gran numero a Savona avevano assoldati a
difesa di essa, 700 fanti e i 50 cavalli (^) e cercavano di soc-
correre in tutti modi i Grimaldi di Monaco; ed è senza
dubbio a questo armeggio che si riferisce una lettera,
mirabile per finezza non disgiunta da una certa ironia,
che il comune di Genova (27 dicembre) scrisse al go-
vernatore signore d'Allègre. In essa si rilevava il fatto
che in Savona molti nobili cercavano di porre ostacoli
all'impresa di Monaco « tanto insta et honesta et tan-
to desiderata se potria dire da tutto el mondo >^ e inco-
minciata « con saputa del Christianissimo Re nostro
(i) La lettera è del i. gennaio i5o7 (Diversorum Filza 64) e tra Taltre
dà questa notizia : « et perchè siate advizati ad compimento, se fa ogni
« iorno da mine cinquanta in sessanta de pane ». Si raccomanda di man-
dare presto « da ducento in trecento mine de grano a ciò che non man-
« chasse v'ctoalia a lo campo ».
(2) Cfr. Diario. 2 1 dicembre.
l54 Anno l5o6
Signore e del suo qui Locumtenente » (si noti la de-
strezza della frase, era vero che il re ne era informato,
ma non si dice che egli la disapprovasse). Ma oltre a
.ciò era noto agli Anziani che il signor d'Allègre ave-
va manifestato al Roccabertino il timore che dopo la
presa di Monaco i genovesi intendessero di volgere le
armi contro Savona, e di questa vana paura essi face-
vano le più alte meraviglie, esclamando parere loio
assai strano che si potesse credere che essi volessero
assalire luoghi soggetti a Genova ed alla maestà del re
« de lo quale noi siamo subiecti e vogliamo essere >
e con fine ironia lo consigliavano che, se avesse dato
principio a qualche spesa per la difesa di Savona con-
tro i genovesi, tralasciasse pure di continuarla. Poi la
lettera muta tenore e ammonisce il d'Allègre a voler
impedire le macchinazioni dei nobili contro la quiete
di Genova, poiché, se non si asterranno, vi si saprà
porre rimedio, ma nel post-scriptum ritorna l'ironia: gli
Anziani, avendo saputo che un uomo del d'Allègre
aveva trovato difficoltà ad acquistare in Genova due
dozzine di lancioni, avevano tosto ordinato che ne fos-
sero caricate tre dozzine sulla prima barca libera e di
quelle facevano « uno piccolo presente » al governa-
tore aggiungendo che se sua Signoria avesse avuto
bisogno d'altro, li avrebbe sempre trovati pronti a ser-
virlo ('). Questa lettera ci offre il mezzo di argomen-
(i) Cfr. Appendice, Doc. XXXI. A questa lettera ne andava unita un^altra
per gli Anziani di Savona in cui essi ripetevano rammonizione di impedire
le macchinazioni dei nobili, ricordavano i favori resi a Savona in onore di
papa Giulio II e li esortavano a deporre le « fantaxie » di un assalto ge-
novese.
L'assedio di Moniaco l55
tare come Savona fosse realmente intimorita dai rapi-
di progressi dei popolari e come essi sapessero bravare
i superbi gentiluomini riparati non soltanto a Savona
ma alle corti dal duca di Savoia (') e a quella dd re di
Francia C), per impetrare da quei signori, aiuti per ri-
tornare in Genova ; due Grimaldi, óua d'Oria e un
Pleschi operavano più apertamente a danno della loro
patria, portando alla Turbia denari per le truppe che eransi
colà raccolte in soccorso dei monegaschi (^). In questo scor-
cio di dicembre anche il duca di Savoia mostravasi avver-
so ai genovesi: il 27 egli inviava al suo governatore di Niz-
za l'ordine di preparare milzie in quel contado e te-
nerle pronte per la chiamata alle armi (^). Bernardo
Veneroso, arrivato il 26 da Torino, confermava che il
duca erasi risolutamente schierato con i nemici di Ge-
nova e cercava danari per assoldar gente in aiuto di
(1) Vedi patenti di salvaguardia a favore del nobile Battista de Marini
genovese, esule dalla patria per aver seguito le parti del re di Francia, in
Galligaris, op. cit., pag. 661.
(2) Da una lettera (24 dicembre) di Paolo de Franchi e Simone del
Giogo, ambasciatori popolari alla corte di Luigi XII, veniamo a sapere che
mentre essi non avevano potuto mai ottenere udienza dal re, Gian Luigi
Fieschi, giunto a Blois il 18 (il Pandolfini in una lettera del 14 dicembre
ai Dieci li avvisava che il Fieschi, imbarcatosi a Roma, sarebbe giunto a
Blois « per la fiumana » entro due giorni. Gfr. Desjardins, op. cit., T. III.)
aveva ottenuto una udienza particolare dal re il 19 ed una seconda il 20
con Stefano Vivaldi e gli altri ambasciatori nobili. Cfr. Diversorum Filza 63.
(3) Gfr. Diario^ 26 dicembre. Nei primi giorni di gennaio un brigantino
pisano catturò presso Monaco due nobili: Francesco Fieschi, fratello del
cardinale e Giofredo Lomellino, i quali dichiararono di esser diretti verso
la Provenza 5 molti però opinavano che andassero a Monaco colla paga da
dare ai soldati. CAv. Diario, 8 gennaio.
(4) Gfr. Galugaris, op. cit.^ Doc. X, pag. 645.
l56 Anno l507
Monaco ('). Tuttavia gli Anziani, sperando di mitigar-
ne lo sdegno, rinviarono il loro fido ambasciatore a
Torino (28'dicembre) dandogli ampi poter' di venire ad
un accordo e concedendogli di spendere in ricchi doni
e presenti per propiziarsi l'animo» dei consiglieri del
duca {').
Il principio del nuovo anno 1507; l'assalto del 2
GENNAIO.
Così ebbe fine in Geno\a il 1506; il principio del
nuovo anno portava con se molte ansie, molte appren-
sioni. Le fiere inimicizie coi nobili fuorusciti, le conte-
se colla corte sabauda e con quella di Francia davano
molto da pensare ai reggitori dello stato. L'impresa di
Monaco assorbiva forze preziose e denari moltissimi
senza un accenno a sortire un lieto fine e sì che nel
gennaio si era ancora in un periodo di grandi illusioni
sulla facile oppugnazione della rocca! Basti ricordare che i
due supremi commissari erano partiti con l'ordine di
bandire, appena giunti al campo, che conquistato Mo-
naco, se ne permetterebbe ai soldati il sacco (eccettua-
tane l'artiglieria) e si sarebbe dato ad ognuno il doppio
della paga; invece nelle loro prime lettere agli officiali
della Balia, essi dovevano riconoscere la mirabile difesa
(i) Diario^ 26 dicembre.
(2) Diario, 28 dicembre. A questa data è pure riferita la notizia à.\m abboc-
camento avvenuto pochi giorni prima tra i commissari genovesi al campo ed il
governatore di Nizza, Claudio de Pallud, conte di Petite Pierre, barone di
Varambon per tentare un accordo col duca di Savoia, riguardo alla presa
di Monaco. I patti proposti dal Pallud si possono leggere nel Diario] ma é
certo che essi non furono accettati.
L'assedio di Monaco 157
del castello, esprimere dubbi sulla brevità dell'assedio
e descriverne una giornata disastrosa. Infatti il due
gennaio l'artiglieria, collocata finalmente presso le mura
e difesa da appositi ripari, aveva incominciato sui pri-
mi albori e tuonare contro le mura e gli spaldi, apren-
dovi, dopo una trentina di colpi, una larga breccia; ma
le artiglierie della fortezza, messesi a tirare con vee-
menza e rapidità al traverso dei pezzi genovesi ne ro-
vinarono gli affusti e, oltrepassando i ripari, colpirono a
morte alcuni bombardieri e recarono tale scompiglio
fra essi e gli uomini addetti ai cannoni, da costringerli-
a sospendere il fuoco e a ritrarsi. I commissari ricono-
scevano che i ripari erano stati mal costrutti, ma non si
era potuto fare di meglio per la scarsità dei cosidetti« gua-
statori » e per la poca valentia e mala disposizione dei
soldati delle compagnie, i quali rifiutavansi di fare quei
lavori, dicendo di essere soldati e non zappatori: questi,
scrivevano tristemente i commissari, erano gli aiuti dei
rivieraschi che colla loro venuta avevano fatto cre-
dere sufficiente il numero degli armati, mentre non
erano che d' impiccio e senza di loro si sarebbe potu-
to provvedere altrimenti. Notificavano che nella pros-
sima notte avrebbero rafforzati i ripari e aggiustate le
artiglierie, avendo fatto grande ricerca di guasta-
tori, ma. confessavano altresì apertamente che l'im-
presa sarebbe stata piìi lunga e più ardua di quello
che si fosse prima immaginato, non potendo mantenere
intorno a Monaco un blocco così serrato da impe-
dire l'ingresso al castello di milizie ausiliarie e ciò spe-
cialmente dalla parte del mare, perchè le galee ed i brigan-
1.58 Anno l507
tini genovesi che avrebbero dovuto meglio vigilare, si
rifugiavano troppo spesso nel porto di Villafranca non
appena spuntava, durante la crociera, il pericolo di
qualche burrasca. La lettera passa indi alla grave que-
stione delle paghe. Erano trascorsi pochi giorni dac-
ché si era portato una forte somma per le mercedi
che scadevano alla fine del mese e già si doveva pen-
sare a chiedere altri fondi per le compagnie il cui con-
tratto scadeva ai quindici poiché, come sempre, avreb-
bero chiesto qualche tempo prima se si rinnoverebbe
la ferma, e siccome si sarebbe dovuto riconfermarle,
era d'uopo accontentarle; ma, dando le paghe a loro, an-
che gli altri soldati le avrebbero volute; ccisì i padri
del comune dovevano provvedere in tempo « perchè
li soldati non voleno parole ».
Tristi e dolorose condizioni de' tempi ! ; si doveva
dipendere da una miserabile genia di banditi che di-
voravano colle loro pretese le risorse d'uno stato e, al
momento di mostrare il proprio coraggio, ricusavano
di battersi o passavano al campo avversario o si ar-
rendevano al primo urto: questa stessa lettera ci offre
pure notizie interessantissime sui vari personaggi che
erano al campo: il capitano Tarlatino e Pietro Gamba-
corta erano degni dì gran lode, mentre il maestro
Ambrogio Gioardo, il famoso bombardiere a cui Ge-
nova aveva concesse tante prerogative nominandolo
« inzegnero > delle artiglierie, era impari al suo grado;
anzi i due commissari sarebbero stati per prendere
qualche provvedimento energico se la sua grande im-
perizia avesse recato danno alla impresa, ma siccome
L'assedio di Monaco iSg
v'erano al campo altri artiglieri pratici e ben di-
sposti, che facevano anche la parte di lui, così aveva-
no pensato di passarvi sopra. Intanto era d'uopo prov-
vedere a supplire gli artiglieri morti e feriti, ed i com-
missari suggerivano di mandare quello di Castelletto ed
un maestro Andrea Merello da Sestri; infine chiedeva-
no con grande istanza che inviassero altre persone
per aiutarli nel disbrigo delle varie e molteplici facen-
del campo ('). Nel tempo stesso Luigi di Bervey informa
l'officio addetto all'impresa di Monaco degli avvenimenti
della giornata, ripetendo su per giù le cose dette dai
commissari: anch'egli esprime la sua meraviglia e lo
stupore di aver trovato il nemico assai più forte di
quanto si era dapprima creduto, dà ordini pel riforni-
mento delle munizioni, si raccomanda d' inviare buo-
ni artiglieri per riparare alla nu'lità di Ambrogio Gio-
ardo e de' suoi compagni, loda invece 1' opera dei
commissari, del capitano Tarlatino, di Pietro Gam-
bacorta e di Domenico Greco, e propone agli of-
ficiali della Balia di inviare a tutti costoro una parola
di encomio ('). I danni arrecati dalle artiglierie mone-
gasche non si poterono riparare con tanta prestezza
come i commissari avevano creduto e la causa del
ritardo fu la grande penuria di guastatori che furono
ricercati dappertutto; mentre Manuele Canale era in-
viato a tal uopo per la Riviera, i commissari scrivevano
(i) Cfr. in Appendice, Doc. XXXII.
(2) Cfr. in Appendice, Doc. XXXIII.
l6o Anno l507
a Gaspare de Franchi e a Raffaele della Torre, che, co-
me vedemmo, raccoglievano danari e milizie nella Ri-
viera di Ponente (20 dicembre), raccomandando ad essi
ed a Gerolamo Alsate, commissario ad Albenga, di re-
clutarne senza badare a spese; ne fecero richiesta per-
sino a Genova perchè se ne radunassero da duecento
a trecento e li inviassero « cum loro sape et badili »
al campo e pregavano che si facesse presto perchè le
artiglierie genovesi tacevano e dal momento che i ri-
pari erano « quasi discoperti » avevano dovuto retro-
spingerle per evitare che venissero smontate e rovinate
dal tiro dei nemici, ciò che pare fosse avvenuto di qualche
cannone, perchè i due commissari av\ isavano di essere
« quasi certo » che « lo peso de Piza e la nostra colum-
« brina non barano malie et poterano andare apreso
« a far loro debito semper che serano misi al suo loco ».
Nel frattempo erasi cercato di impedire, o almeno di
rendere più difficili e pericolose le comunicazioni colla
città assediata, facendo occupare da alcune truppe i
monti dominanti le posizioni di Monaco; ma anche per
questi soldati occorrevano armi e munizioni; si chiede-
vano perciò 60 archibugi con un grosso munizionamento
di pallottole ('). Malgrado tali precauzioni il campo
(i) Cfr. in Appendice, Doc. XXXIV. Questa notizia viene riferita anche
dal Saigf, che dice : Il fallait reconnaitre le necessitò d'' un investissement
« plus rigoureux. Tarlatine établit des retranchements sur les hauteurs
« des Moneghetti et celles a P ouest de ce plateau avec de fortes batteries
« destinées à hattre ce coté de la place dit de Serravalle que les assiégés
« croyaient avoir suffisamment défendu par Pescarpement et une contremine
L'assedio di Monaco l6l
era di frequente messo a rumore dall' irrompere dei
fanti della Turbia che attaccavano scaramucce, nelle
quali pur troppo c'era sempre da lamentare qualche
perdita ('). Il 5 gennaio poi vi era stata una vera
azione combinata fra quei della Turbia e gli assediati.
Verso il meriggio i primi piombarono improvvisamente
sul campo mentre i monegaschi irrompevano con una
furiosa sortita contro le artiglierierie genovesi, riusciva-
no ad inchiodare quattro bombarde e avrebbero fatto
di peggio se non fossero accorsi i genovesi e non li
avessero costretti a ritirarsi C). Il Saige, accennando a
questo fatto d'armi, aggiunge che se i soldati di Gia-
como d'Allègre non fossero stati colti da panico, quella
sortita sarebbe forse bastata a far desistere i genove-
si dall'assedio; ora se è vero che i nemici abbiano
ottenuto un vantaggio, poiché i cannoni inchiodati rima-
sero inservibili per un mese ('), è fuor di dubbio altre-
sì che Genova preparava con ardore e in gran fretta
soccorsi al suo esercito e non avrebbe così facilmente
deposte le armi.
« placós en avant de la muraille ». G. Sa gè. Op. c;7.,Tomo li. Introduzione
pag. LUI.
(i^ Ad esempio, in una scaramuccia del J gennaio veniva ucciso un
certo Pietro Francesco <f speciario » che apparteneva alla « compagnia de
« li speciari ». Cfr. in Appendice, Doc. XXXIV
(2) Cfr. Diario, 8 gennaio.
({) Cfr. G. Saige, op. cit.^ T. II, Introd. pag. LUI. Il d'Auton pure (op.
cit.^ Tomo III, pag. 226) parla di questo avvenimento ma erra nel segnarlo
al due gennaio. Probabilmente chi gli espose gli avvenimenti di Monaco
confuse il giorno in cui le artiglierie genovesi furono smontate dal fuoco
dei nemici, con quello nel quale vennero inchiodate le quattro bombarde.
102 Anno l507
Il maestro « inzegnero » Merello e l'arresto del
GlOARDO.
Infatti Battista Tasistro e Battista Cipollina, inviati
ad arruolare soldati in Lunigiana ed altrove, erano tor-
nati ai primi di gennaio con 400 uomini, alcuni dei
quali partirono il 4, altri il 6; con questi fu pure spe-
dita grande copia di sacchi di lana che servissero a
proteggere le artiglierie; partiva pure il maestro « inze-
gnero » Andrea Merello (') che, giunto a Monaco
1*8 gennaio, consegnò ai due commissari le lettere del
comune nelle quali doveva esservi senza dubbio l'ordi-
ne d'arresto del Gio?irdo perchè, appena le ebbero let-
te, lo fecero salire sulla galea del Goano^ mentre si
mandava per un brigantino che era presso Ventimiglia,
affinchè lo trasportasse a Genova (^). Il Merello intan-
to procedeva ad una specie di inventario del mate-
riale e prendeva nota di ciò che gli occorreva; da
questa operazione risultò che egli chiedeva cose già
date al suo predecessore, il cpiale più volte aveva di-
chiarato di avere tutto in ordine mentre in realtà ap-
(0 Cfr. Diario, 5 gennaio, e nota relativa in cui dimostro che la par-
tenza avvenne il 6.
(2) In Litterarum Reg. 5o, sotto la data — 6 gennaio 1 507 — trovasi
un ordine del comune a tutti i patroni di galee, brigantini, ecc. ecc. di ub-
bidire ai due supremi commissari per P impresa di Monaco; molto proba-
bilmente fu recato al campo dallo stesso Merello e servì per dare autorità
ai commissari di emanare gli ordini opportuni alla flotta, come quello di
portare a Genova il Gioardo e di esercitare maggiore sorveglianza nella
crociera. Leggiamo infatti in una lettera deir 8 gennaio che i commissari
fanno « ogni instantia a li capitani de le galee e brigantini a fare lor de-
« bito e talmente che non entrano alchuni in Monacho ». Cfr. in Appendice,
Doc. XXXVI.
L'assedio di Monaco l63
pariva dall'inventario che ne mancavano molte. Man-
dando a Genova la richies^^a delle munizioni necessa-
rie, i commissari accennavano pure ad altre ruberie
del Gioardo, il quale aveva fatti pagare per conto suo,
in procinto di partire per Monaco, molti uomini che
poi non si erano trovati al servizio (') e finivano col
dire che per insipienza, o per paura, o per deliberato
proposito il Gioardo aveva sempre voluto procrastinare
ad eseguire gli ordini che gli venivano dati, e, benché
si fosse ricorso a promesse e a minacce, non si era
ottenuto mai nulla da lui. Questo riferivano i due
supremi commissari e noi, a maggiore conoscenza delle
vicende di questo illustre bombardiere . aggiunge-
remo subito che egli fu mandato a Genova sul bri-
gantino di un certo Benedetto e insieme con lui ,
dice il diario , furono inviati due gentiluomini, nei
quali crediamo di riconoscere un Pasquale Lomellino
ed un Luigi d'Oria, arrestati per sospetti a S, Remo
dai commissari della Riviera di Ponente ; essi giun-
sero il 13 gennaio a Genoxa, donde furono poi tra-
dotti nelle carceri del castello di Lerici (^). Il Gioardo
in verità non scompare dalla scena dei nostri avveni-
menti; lo vedremo più tardi, negli ultimi giorni del go-
verno popolare, uscire dalle carceri di Lerici, chiamato
dal doge Paolo da Novi a prestare la sua opera per
(i) Cfr. in Appendice, Doc. XXI, la lista degli uomini addetti ^lle arti-
glierie, che il Gioardo presentava il 29 novembre, cioè prima di partire per
Monaco.
(2) Cfr. Diario^ i3 gennaio e in Appendice Doc. XXXVI.
104 Anno l507
la difesa della città ('). Ritornando all'assedio di Mo-
naco, diremo che l'S gennaio non si era per anco po-
tuto raccogliere un numero sufficiente di guastatori per
ricostrurre i ripari delle artiglierie, ma si sperava di aver-
ne il giorno seguente da 150 a 200 raccolti con gran-
dissima fatica e pagati a prezzi assai alti e a questi
si sarebbero aggiunti i soldati delle compagnie arrivate
poco prima, i capi delle quali avevano accettato di ve-
nire « cum loro gente cum la sapa in mano a fare
comò i guastadori » a condizione s'intende d'un equo
compenso; con tali aiuti si sperava di rial/are una
buona volta i ripari nella notte del 9 (^),
Genova e il duca di Savoia.
I fanti della Turbia continuavano le loro incursioni
e scaramucce coi genovesi , talora infliggendo perdite,
tal'altra avendone la peggio, come nello scontro del-
l'S gennaio nel quale, se dobbiamo prestar fede alle
parole dei commissari, 30 rimasero feriti mentre dei ge-
(i) Per nonzie sulla famiglia dei Gioardo e specialmente su Ambrogio,
Cfr. Fei). Alize^t, Notizie dd Professori del disegno in Liguria^ voi. VI,
Scultura^ pag. 404-420 dove si troverà pure qualche notizia interessante su
Pantaleo Merello, altro fonditore di bombarde (pag. 409).
(2) Arrivando questi rinforzi, era cresciuto il contingente delle truppe
gemvesi. Infatti il Diario (8 gennaio) dice : « Si estima siano della nostra
« gente a soldo appresso a cinque miJlia ». Dunque i quattro mila fanti
deirinizio della spedizione erano aumentati di in migliaio; ma era sempre un
numero troppo esiguo in confronto ai tremila che chiedeva il Tarlatino per
la buona riuscita delP impresa !
L'assed'o di Monaco i65
novesi non se ne ebbe che uno solo ('); a proposito della
Turbia si era risaputo che il 6 gennaio il governatore
di Nizza aveva emanata una pubblica grida che tutti
gli uomini di età fra i 1 7 ed i 70 anni dovessero pren-
dere le armi e recarsi a difenderla ; ma i Nizzardi
non avevano voluto ottemperare all'ordine, dicendo di
non voler marciare contro i genovesi, se non per co-
mando del loro duca C). In verità gli Anziani, per
non farsi troppi nemici e per non dare al duca di
Savoia alcun pretesto di indire la guerra sino allora
soltanto minacciata, si mostravano molto circospetti.
Così quando nel porto di Villafranca, seguendo forse gli
(i) A questo Fatto probabilmente si riferisce il d"' Auton, quando narra
che, essendosi Giacomo d''Allègre recato per certi suoi att'ari a Nizza,
lasciando alla Turbia una guardia agli accampamenti, i genovesi, venuti a
conoscenza di ciò, avevano assalita la Turbia « et combien que bien fùt
a par les gens dudit seigneur de Millau défendue, si fut-elle emportée, et
« les gardes prises et mises à sac » fop. cit.^ Tomo III, pag. 227). Il Saige,
seguendo sempre la sua Relapont\ accenna allo stesso avvenimento e dice
che € pendant une absence de Jacques d''Allègre les Génois avaient enlevé
« la Turbie et passe au fil de Tépée les cente trente hommes qui y étaient
« restés ». (op. cit.^ Tomo II, Introd. pag. LIV). In verità i genovesi non
parlano di una vittoria così importante e questo fatto unito air altro che
il d''AuTON e il Saige, pur non esprimendosi con precisione, sembra vogliano
farla succedere verso la fine di febbraio o i primi di marzo, fa nascere il
dubbio che non vi sia una sicura corrispondenza fra V avvenimento nar-
rato da essi e quello accennato dalla lettera deirS gennaio. Perciò faccio le
mie riserve, parendomi strano che un fatto di tanta importanza, come quello
della presa della Turbia, non sia neppure lontanamente accennato nel Diario.
(2) Questa grida era stata ordinata dal duca di Savoia, il quale, visti
inutili gli ordini precedentemente dati al governatore Claudio de Pallud di
mobilitare T esercito generale in tutta la contea di Nizza, perchè anche al-
lora i cittadini avevano ricusato di assoggettarsi ad un dovere tanto gravoso,
12
/
l66 Anno l507
ordini ducali emanati in quei giorni (') di non som-
ministrare vettovaglie, ne prestare aiiito in qualsiasi
modo ai genovesi, anzi di arrestare quelli che fossero
trovati sul territorio ducale « una cum bonis suis >,
furono sequestrate sopra una nave che proveniva dalla
Spagna e scaricate le merci del genovese Filippo di
Facio, essi, scrivendone al duca di Savoia, trattarono
dell'affare nei termini più cordiali, affettando di crede-
re che il re fosse sempre loro amico ed augurando
di veder presto restituita la roba al genovese ; non
fecero alcun cenno di rappresaglie, come si usava sempre
allora, anzi gli mostrarono che il comune di Genova
si studiava di evitare che fossero danneggiati i sud-
diti di lui e perciò avevano ordinato a certi genovesi
che avevano trattenute le pecore di alcuni" uomini «de
Monte regali » (Mondovì) come vendetta delle merci
sequestrate a Villafranca, di consegnarle tosto ai loro
riscrisse al governatore di raccogliere Tesercito, rilasciandogli lettere patenti
di tale incarico e dandogli pieni poteri. (Cfr. lettera inviata da Torino il
27 dicembre i 5o6, pubbl. da G. Calligaris, op. cit.^ Doc. X, pag. 645}. Non
essendo però indicato in quella lettera che Tesercito dovesse marciare contro
i genovesi, i nizzardi potevano a buon diritto protestare di non volere
far guerra ai genovesi se non per ordine del duca; ecco perchè il duca riscrisse
altre lettere al suo governatore di Nizza , ordinandogli di volersi opporre
ai genovesi per le violenze commesse da essi « inimico impetu et obscenis
« manuum conatibus in certa loca, nonnullos quoque subditos nostros pre-
« mencionate patrie nostre Nycie », ma nel tempo stesso diminuendo le sue
pretese sulle forze da approntarsi dai nizzardi e accontentandosi che si ar-
massero ottocento uomini « qui quidem numerus... videtur convenire ad
« necessariam diete patrie nostre defensionem ». (Galligaris, op. cit.^ Doc.
XI, pag. 646).
(i) Cfr. G. Calugaris, op. cit., Doc. XII, pag. 648.
L'assedio di Monaco 167
padroni ('); un'altra volta furono i commissari a dimo-
strare la loro prudente ed accorta politica: il 7 gennaio,
essendosi recato al campo un certo Ceva di Bozolo
che aveva l'appalto pel trasporto del sale da Mentone,
al ducato di Savoia e avendo chiesto ad essi un sal-
vocondotto per poter scaricare a Mentone due vascelli
provenienti da Nizza e un altro per i mulattieri che
dalla Savoia venivano a caricare il sale a Mentone,
gli risposero che non essendo in guerra col duca non
faceva d'uopo di salvocondotto, che tuttavia, affinchè
egli fosse più sicuro, davano la loro parola d'onore
che sarebbe libero nel suo traffico e perciò non crede-
vano necessario rilasciargli uno scritto (*). I genovesi
infatti potevano senza scrupolo dire che non erano
in guerra col duca, perchè, sebbene egli avesse inviate
milizie alla Turbia per danneggiarli nella loro impresa
contro Monaco e avesse ingiunto al governatore di
Nizza di radunare truppe, pure le relazioni non erano
rotte ('); anzi essi speravano ancora che le trattative
del Veneroso sarebbero riuscite a buon fine e verreb-
bero ritirate le milizie dalla Turbia. I commissari stessi
chiedevano continuamente come procedessero i nego-
ziati, per essere liberi una buona volta dalle mo-
lestie delle truppe ducali, ma, come vedremo, essi du-
(1) Cfr. in Appendice, i:)oc. XXXV.
(2) Cfr. in Appendice, Doc. XXXVI.
(3) In questo la corte di Savoia inìitava la politica che Genova aveva
consigliata dianzi ai suoi commissari al campo, cioè di tentare degli accordi,
ma non intralasciare T opera delle armi.
l68 Anno l507
rarono a lungo e per tutto il tempo dell'assedio senza
alcun buon risultato pei genovesi.
Il 5 gennaio Bernardo Veneroso, tornando dalla
sua missione, comunicava agli Anziani i seguenti patti:
i.° il duca di Savoia voleva una cauzione di cento mila
ducati perchè gli fossero ritornati « in pristino » i
castelli di Mentone e Roccabruna; 2° prendere il sale
come lo aveva prima dal signore di Monaco; 3." un
presente di diecimila ducati. Codeste notizie ce le for-
nisce il Diario, ma da una lettera scritta poco dopo al
gran cancelliere ducale si viene anche sapere che Car-
lo II aveva negata udienza all' ambasciatore genovese
e che i consiglieri della corte lo avevano trattato cosi
poco onorevolmente da indurre il governo della Re-
pubblica a ritirare il suo rappresentante e inviare
invece un messo con una lettera al gran cancelliere
chiedendogli se persistesse ancora nell' opinione mani-
festata al Veneroso. Non abbiamo modo di conoscere
quale fosse questa opinione, ma se badiamo ai patti
esposti dal Veneroso non v'ha dubbio a crederli dettati
dallo stesso gran cancelliere. Ora da tutto ciò appa-
risce evidente che quantunque il duca avesse troncate
le relazioni coi genovesi, spintovi dal re di Francia
('), non ricusava tuttavia dal patteggiare con essi per
avere una buona somma di denaro; i genovesi che
capivano dove tendessero le mire del duca. <^ prò bono
(i) Marin Sanudo, nei Diari, trae da lettere giunte il 29 dicembre a
Venezia da Blois, la notizia che re Luigi XII non ha ancora udito i quattro
oratori genovesi del partito dei nobili; « immo a scrito in Savoia, volendo
« Zenovesi molestar il Signor di Monaco, lo aiutino » (Voi. VI, col. 517).
L'assedio di Monaco log
pacis » si mostravano inchinevoli a codesti patti, pur
sapendo che se avessero dovuto versare le forti som-
me richieste, si sarebbero trovati in oravi impicci.
L'Impresa di Monaco assorbe tutte le forze dello
STATO.
L'impresa di Monaco assorbiva tutte le forze dello
stato; vedemmo come si fosse ricorso ad una tassa
imposta ad ogni paese delle Riviere, ma anche quel
denaro, che del resto era difficile a riscuotersi date le
condizioni dei luoghi e dei tempi, non bastava, ne
bastavano le ingenti somme che nel volgere di poche
settimane aveva sborsate il g^rande istituto di ere-
dito, il Banco di San Giorgio. I commissari scrivevano
che, distribuite tutte le paghe, erano rimasti senza
denari e costretti a far debiti ('). Il conìune prometteva
che presto avrebbe inviato Antonio di Bervey con
1 200 scudi e intanto indicava alcuni agenti dai quali
avrebbero potuto avere berte somme, ma i commissari
rispondevano che su costoro vi era poco da sperare.
Gio. Batta da Chiavari non poteva mandar nulla da
Ventimiglia e Gerolamo di Alzate aveva sborsata parte
dei 350 ducati di Albenga a Gaspare de Franchi per
pagare i guastatori {^^) ; per colmo di sventura Genova
(i) Cfr. in Appendice, Doc. XXXII-XXXIII-XXXIV. Molti mesi dopo la
fine deir assedio di Monaco vennero a galla i debiti allora contratti. Nel
luglio 1 507 Luigi di Bervey chiedeva con instanza che fosse estinto con
pubblico denaro un prestito di 100 scudi da lui contratto quando era com-
missario al campo per soddisfare alle paghe. (Cfr. Calligaris, op. cit., Doc.
V, pag. 6J8).
(2) Cfr. in Appendice Doc. XXXVI.
170 Anno iSo"
stessa attraversava una crisi che poteva essere esiziale
al suo governo se non l'avesse scampata la concordia
dei cittadini.
Nuove minacce dei nobili ; Ottaviano Fregoso.
I nobili rifugiati a Savona che avevano visti riuscire
vani tutti i loro tentativi di rientrare in città colla forza
ed erano esasperati dai facili trionfi dei popolari sulle
Riviere e dal prolungato assedio di Monaco , avevano
deciso, per consiglio di Andrea d'Oria, di provocare
dei gravi disordini nell'interno della città e, sapendo
che nulla avrebbe destato in essa maggiore com-
mozione che l'arrivo di uno dei capi delle due parti,
avevano inviato Andrea d'Oria a Bologna per indurre
Ottaviano Fregoso a porsi a capo del moto sovversi-
vo ('). Egli non esitò ad accettare e preparò buon
numero di fanti e di cavalli per l'audace tentativo.
(i) Lorenzo Capelloni, (Vita del Prencipe Andrea d^Oria^ Venezia
Gabriele Giolito de Ferrari, i565, pag. i8), racconta che i nobili, desiderando
di soccorrere Monaco, chiesero ad Andrea d''Oria di aiutarli coi suoi consigli
e con la sua esperienza. Andrea che era stato a Nizza ed aveva constatato
che Monaco era attaccata da forze importanti, propose tre mezzi per togliere
il blocco alla città : i . chiedere aiuti ai Francesi, ma V aiuto dei Francesi era
« lento e freddo »; 2. raccogliere milizie e inviarle contro gli assedianti che
avrebbero certamente sgombrato senza combattere; 3. cercare di introdurre
a Genova un capo partito, Ottaviano Fregoso ; la sua fazione si solleve-
rebbe e scoppierebbero contese fra Adorni e Fregosi. I nobili accettarono
quest"' ultimo mezzo. Il Salvago pure (op. cit., pag. 472) dice che durante
Passedio di Monaco « les nobles exillez, pour mectre de plus en plus trouble
« entra les dits populaires menerent praticques avec Octavien Fregoze de
« faire esmocion en la ville; et sur ce le faict fut concìvz». Il Senarega
(op. cit., col. 589) dice solo che Ottaviano e Giano Fregoso vennero a
Genova « paucorum nobilium suasu ».
L'assedio di Monaco 171
Genova non tardò a scoprire le mene dei nobili intercet-
tando alcune lettere di Tommaso Borgaro a Giovanni
d'Oria e perchè il governo popolare, conquistato con
tante lotte, con tanti sacrifizi, non avesse per dissen-
zioni intestine a cadere, tutti, incominciando dagli officiali
dello stato fino agli umili gregari delle arti, si riconci-
liarono solennemente e decisero di restare uniti nel
comune pericolo ('). Il Fregoso intanto, lasciata Bologna
contro il volere del pontefice che ne aveva avvisati i
genovesi raccomandando loro la concordia (*), si diresse
alla volta della Spezia. L'8 gennaio infatti il commis-
sario Bartolomeo de Franchi Luxardo scriveva agli
Anziani che Ottaviano e Gian Maria Fregoso erano
giunti a Borghetto di Vara con fanti e cavalli. Allora gli
Anziani deliberarono d'inviare tosto Bernardo Veneroso
e Stefano Morando quali commissari con pieni poteri
nella Riviera di Levante , di avvisare nel tempo
stesso quelli della Spezia e tutti gli officiali della detta
Riviera del pericolo imminente, ed infine intimare ai due
capi-partito ed a Giovanni di Biassadi uscire senza indugio
dal territorio (') e convocarono un consiglio (9 gennaio)
per vedere come trovare denaro e per la impresa di Monaco
e per « lo mantegnimento di questo felicissimo stato y> .
(i) Diario, 3-4 gennaio iSoj.
(2) Diario, 9 gennaio. Il papa era riuscito una prima volta ad impedire
ai Fregoso di venire a Genova e di ciò si parlò a pag. 67, n. 2; ma questa volta
pare che gli sia stato impossibile trattenerli. Accenni a precedenti tentativi
dei nobili per mettere a Genova un « capelazo » si trovano in Diano, 31
ottobre.
(3) Cfr. Litterarum Reg. 47, lettere n. 179, 180, 181, 182. Esse sono
tutte datate dalPS gennaio, perciò il diarista erra nel collocarle al 9.
172 Anno l507
Datone incarico all'officio di Balia, furono eletti Raf-
faele Fornari, Stefano di Moneglia, Angelo Corvara e
Raffaele Raggio che, insieme col luogotenente, si assu-
messero per tre mesi l'obbligo di spendere e provvedere
acche nessun detrimento venisse alla repubblica (').
Nella notte giungeva la risposta dei due Fregoso. Essi
annunziavano di venire per far del bene alla loro pa-
tria, per mantenere la sacra Maestà del Re e che tra poco
avrebbero date in persona più ampie spiegazioni.
Due gride contro i nobili; gli Adorno.
Non ci è dato sapere con precisione se fu in se-
guito al consiglio tenutosi o all'arrivo di questa lettera
che vennero emanate 1' 8 gennaio 1507 due gride
che lumeggiano a meraviglia lo stato degli animi;
certo si è che una di esse notificando che chiunque
« mova contro el presente regime e contro la impreisa
« che fa questa inclita repubblica contra Mons. Lu-
« ciano de Grimaldo occupatore de Monaco caze in
« pena de rebelione e confiscatione de tuti li soi beni »
mirava a colpire il Fregoso ed i suoi seguaci, che
venivano appunto a turbare il regime popolare e di-
storlo dalla impresa (^); seguiva una deliberazione del
giorno stesso che affidava ai tribuni di ricercare e seque-
strare i beni di Luciano Grimaldi posseduti in Genova
('), quasi ad affermare in modo lampante che i popolari
(1) Cfr. Diario, 9 gennaio e B. Senarega, op. cit.^ col. 589.
(2) Diversorum Filza 64, 9 gennaio 1507. In calce alla grida si legge:
« in actis Raphaelis Ponzoni cancellarii ».
(3) Questa deliberazione trovasi in Diversorum Reg. 175,9 gennaio i 507
ed é cosi concepita: « Balia data sp. Marco de Terrili et sociis contra bona
L'assedio di Monaco 173
perseveravano nei loro propositi di abbattere gli
usurpatori di Monaco. L'altra grida vietava ai geno-
vesi di recarsi a Savona « sensa lo bolentino (sic) de
« li sp.li Marco da Terrile et compagni, sotto pena de
« ducati L.ta e chi non podesse pagare dieta pena da
« esser tormentato sino in trei tracti de corda » (')
e tendeva a colpire la città che era rifugio dei nobili
fuorusciti e donde era partita l'idea di mandare i Pre-
goso. Il governatore di Savona rispose tosto con uua
forte rappresaglia. Il io gennaio infatti giungeva no-
tizia che diverse barche partite il giorno innanzi per
d. Luciani de Grimaldis occupatoris Monaci. — IH. et ex.sus d. Philippus
de Cleves et Regius Admiratus et Genuensis Gubernator et Magnific m
Consilium d. Antianorum communis Genue in legitimo numero con-
gregatum, cum certiores facti fuissent d. Lucianum de Grimaldis
occupatorem loci nostri Monaci habere pecunias res et bona ac
debitores in presenti civitate , videntesqve eum noie relaxare buie
reipublice dictum locum Monaci eidem reipublice nostre spectantem et rem-
publicam istam prò recuperando dicto loco multas pecuniarum summas
impendisse et impendere, itaque commiserunt spectatis viris Marco de Ter-
rili, Paulo de Novis et sociis deputatis etc. ut diligenter studeant inquirere
omnia bona quomodocumque spcctan'ia et pertinentia dicto d. Luciano
eaque restringant ac debitores exigant et dieta loca et pecunias deponant
penes e. Baptistam RebufTum et Stephanum Cazellam duos ex ipsis deputatis.
Deinde ipse Magnificus senatus decernet quod ex ipsis bonis disponere
volet ».
(i) Diversorum Filza 63, 9 gennaio iSoj. Il Diario cita queste due
gride al io gennaio e le pone in modo da far quasi parere che esse siano
come una conseguenza delle notizie giunte nello stesso giorno: ma noi
abbiamo visto segnata sugli originali delle gride la data del 9 ed a questa
dobbiamo attenerci benché le gride parrebbero più spiegabili là dove le
pose il diarista. Si potrebbe anche mettere d' accordo le due date suppo-
nendo che le gride siano state scritte la sera del nove e bandite il giorno
dopo. Notiamo il lieve errore delPAnonimo che aumenta di uno i tratti di
corda pei contraffattori alla seconda grida.
174 Anno l5oó
Monaco con 600 fanti e munizioni, avendo dovuto
riparare in causa del mal tempo a Noli a Vado ed
a Savona, il signore d'Allègre aveva tosto alleggerita
delle munizioni la barca ancoratasi a Savona (') (che
però restituì il dì seguente « perchè tutti Saonesi erano
malcontenti ») e, disarmati i fanti, aveva pubblicato un
bando che nessuno trattasse con essi e uscissero subito
dal territorio (')
Un'altra notizia assai più grave giungeva la stessa
mattina; i due commissari Bernardo Veneroso e Stefano
Morando scrivevano da Chiavari che i Fregoso erano
giunti il giorno innanzi (9 gennaio) a Sestri Le-
vante con 400 fanti in circa e che a quattro ore di
notte Ottaviano, imbarcatosi, era partito per ignota desti-
nazione. Gli annalisti affermano concordemente che egli
entrò celatamente in Genova e vi si tenne nascosto; il
Diario invece asserisce che passò la domenica ( i o gennaio)
a Sampierdarena, dove raccolti i suoi partigiani, tentò
di persuaderli a prendere le armi, e porre ostacoli alla
(i) Le munizioni prese dal Governatore di Savona consistevano (dice il
Diario^ IO gennaio) in grandi ruote per artiglierie, in provviste di polvere,
archibugi, zappe e badili ; proprio tutto quello che avevano chiesto i com-
missari ; è appunto per questa perdita che si dette nel giorno stesso inca-
rico ai tribuni di vedere se certe ruote di bombarde che si trovavano nel
palazzo di Vialata, potessero servire al bisogno ; « quod si cognoverint eas
« facere ad propositum nostrum eas capere possint et Monacum mittere
(' prò dieta expugnatione ». (Diversorum Reg. 175 - io gennaio 1 507). Dalla
frequenza di questi incarichi ai tribuni si può facilmente arguire che essi
fossero i principali e più costanti sostenitori della impresa di Monaco.
(2) Diario, i o - 1 1 gennaio.
L'assedio di Monaco 175
impresa di Monaco, ma si dovette accorgere che i più erano
favorevoli ad essa e non volevano turbare la città in
tali frangenti, sicché, imbarcatosi di bel nuovo nella not-
te fra il IO e l' 1 1 , si diresse verso Sestri Levante ('),
ma all'altezza del promontorio di Portofino il vento e
il mare agitato gli impedirono di doppiare quel capo
pericoloso ; fu costretto a riparare a Camogli, dove,
sconosciuto, abbandonò il suo leudo ed alcune armi, e
stimò gran fortuna aver salva la vita. Nella notte
stessa (il gennaio) i suoi fanti, lasciata Sestri Levante,
movevano alla volta di Borghetto di Vara (*) e gli
Anziani ordinavano a tutti i pubblici officiali della Rivie-
(i) Alessandro Salvago (op. cit., pag. 472) racconta la cosa un po'' diversfl-
mente: « Et secretement entra icelluy Octovien dedans la dite ville avecques
« certain petit nombre de gens, où puis qifil fut, craignant de sa vie, nV^sa
<< mectre a execucion ce qui avoit esté concluz et deliberò et ainsi se partit
« sans aucune chose faire ». Il Senarkga [op. a7., col. 589) espone in brevi
parole tutto V episodio e dice che « Octavianum et Janum Fregosos, pau-
« corum nobilium suasu, in Orientalem oram pervenisse et collectis aliquot
u suae factionis hominibus, apud Burgettum consedisse, indeque occulte ur-
« bem intrasse, sed cognita plebis constantia, quinto die abiisse ». Questi
cinque giorni comprendono tutto il periodo di tempo in cui i Fregoso erano
rimasti nel territorio genovese, ed il Senarega stesso, poco dopo, fa capire che i
due capi-partito erano stati un sol giorno a Genova. Il Capelloni, (op. cit..^
pag, 19) dice che Ottaviano cercò di vedere i suoi pajtigiani, di far loro
capire che, coir aiuto dei nobili, otterrebbe vittoria, ma i suoi amici «turati
« gli orecchi, non fecero dimostrazione alcuna, ma non vollero pur vederlo»-
Ottaviano dimorò tre giorni a Genova, poi, vedendo inutile la sua presenza,
ripartì per Bologna. Ricordiamo che in realtà il Fregoso si fermò un sol
giorno, e neppure a Genova, a quanto sembra, ma a S. Pier d''Arena.
(2) In una lettera (14 gennaio i.Soy) del comune ai due commissari
Luigi di Pentema e Phntaleone de Franchi si annunzia loro che « a li XI
« li Fregosi pasavano Sarzana male in ordine et cum pocha gente ». (Lit-
terarum Reg. 47, lettera n. 190).
176 Anno l507
ra Orientale di mandare una grida promettendo 500
ducati a chi avesse fatto prigione Ottaviano Fregoso,
altrettanti a chi avesse arrestato Gian Maria e 200 per
Giovanni di Biassa «echi prenderà alcuno di quelli hano
« levato arme in soa compagnia li sera facto bono
« beveraggio e tractamento » e sembra mandassero anche
un'altra grida proclamando ribelli del re coloro che
avessero preso le armi coi detti Ottaviano e Gian Maria
Fregoso ('). A Sestri Levante poi, dove si sup-
poneva vi fossero dei loro partigiani, scrivevano (14
gennaio) che « vogliando dar forma a lo pacifico de
quello loco » erano inviati due commissari « Cosma
della Murta e Vincenzo di Ripairolo, borghesi di
Clavari », ai quali gli abitanti dovevano prestare in
tutto e per tutto obbedienza ('). Il tentativo dei
Fregoso, benché fosse fallito, aveva lasciato degli stra-
scichi ('); i capi-parte degli Adorno, Girolamo della
Torre, Cristoforo Bertolotto e Ambrogio del Connio,
non appena ebbero sentore della loro venuta, erano accorsi
da Finale con buon nerbo di seguaci per non lasciarsi
sopraffare dagli avversari; i Fregoso per contro, che
avevano visto fallire il tentativo dei loro capi, non
(1) Litterarum Reg. 47, lettera n. 186.
(2) Litterarum Reg. 47, lettera n. 191.
(3) E molto probabile che a questo tentativo dei Fregoso sia dovuta la
lettera mandata (12 gennaio i 507) ai monaci di S. Benigno, nella quale si
notifica di aver udito che nel convento si tengono adunanze di secolari che
sono contrari al comune ed al re, e perciò vengono proibite. La stessa
lettera venne mandata ai frati di S. Teodoro, della Consolazione, della
Certosa, ecc. ecc. Cfr. Litterarum Reg. 49, lettera n. 6.
L'assedio di Monaco 177
/ /
vollero neppure che gli Adorno tenessero tanta gente
armata presso Genova e recassero armi in casa di
Domenico Adorno; per questo erano venuti a parole e
sarebbero passati anche ai fatti se non fosse intervenuto il
luogotenente, il quale ingiunse ai capi della parte Ador
no di lasciare tosto la città. Essi , poiché il mare era
in burrasca e non osavano tornare a Finale per via
di terra, si ritirarono a Sampierdarena. La città non
riniase per ciò quieta. In questo me/.zo il vecchio
Baldassarre Lomellino della parte fregosa, arrestato e
messo alla tortura, avendo svelati gli intrighi e i nomi
di vari amici di Ottaviano a Sampierdarena e a Genova
rimise in agitazione la città; vi furono altri arrestati
che poi, per le insistenti pressioni dei Fregoso, furono
rimessi in libertà (').
Ritornata le calma, Genova rivolge tutte le sue
CURE all'impresa DI MoNACO.
Ritornata la calma, gli Anziani rivolsero tutte le
loro cure all'impresa di Monaco. Essi avevano ottenuto
(li gennaio) che il banco di S. Giorgio « fa-cesse fede
in li banchi » di L. 80000 per la spedizione e cosi
avevano assicurata la paga ai soldati ('); il 14 scrive-
vano ai due supremi commissari che, giusta il desiderio
(r) Cfr, Diario, dal io al 14 gennaio. Il Sknarega" (op.cit., col 589) parla
anch' egli deir arresto del nobile Baldassarre Lomellino e dice che questi
non negò di essersi trovato con Ottaviano Fregoso « die, qua urbem in-
« gressus est » e confessò altre cose che furono dal Roccabertino denun-
ziate al re.
(2) Diario. Data corrispondente.
178 Anno l507
da essi manifestato, avevano eletti altri sei commissari
due dei quali Simone di Promontorio e Gerolamo di
Salvo, sarebbero senza indugio partiti portando con sé
L. 9000 ('); il 15 gennaio infatti essi salpavano alla
volta di Monaco, dove trovarono le artiglierie pronte e
in buon ordine ma con gran penuria di polvere; a ciò
fu provveduto il 20 gennaio (^) e col carico partì pure
una lettera dell'officio di Monaco e dei Tribuni, tra i
quali era nominato per primo Paolo da Novi (') in
cui si movevano fiere rampogne ai capi delle società
di artefici genovesi che erano all' assedio, perchè si
lamentavano insistentemente di non essere pagati, dando
così un brutto esempio ai soldati mercenari (^); il 21
scrivevano che si approntava altro denaro e che altri
due commissari, Raffaele di Recco e Demetrio Sauli,
avrebbero portate altre loooo lire ('); essi infatti par-
tirono il 23 con un brigantino e due leudi di Camogli
(^). Intanto ritornava in Genova (22 gennaio) Gerolamo
(1) Cfr. G. Saige, op. cit.^ Tomo H, pag. j'S. Nello stesso giorno (i4gen-
naio 1 507) i tribuni inviavano essi pure una lettera ai commissari lodan-
done r opera e avvisandoli deir invio dei due nuovi commissari, di muni-
zioni e di denari e in un postscriptum raccomandavano il collega Battista
Cipollina {Litterarum Reg 49).
(•2) Cfr. Diario, 1 5, 18, 20 gennaio.
(3) Noto il particolare, perché è la prima volta che troviamo Paolo da
Novi nominato primo* fra i tribuni, posto sempre occupato da Marco
Terrile ; e questo può ritenersi come un indizio che Paolo da Novi era
tenuto in maggiore stima tra gli altri colleghi.
(4) Cfr. G. Saige, op. cit., Tomo II, pag. 74-75,
(5) Cfr. Litterarum Reg. 5o, lettera n. 5.
(6) Cfr. Diario, data corrispondente.
L'assedio di Monaco l/Q
di Salvo, uno dei commissari partiti il 15, né ci è dato
sapere la ragione del ritorno; il diarista, come accade
sempre quando le cose non vanno come si vorrebbe,
esprime il dubbio che vi sia sotto qualche tranello ;
tutto è in ordine laggiù, l'artiglieria pronta, i ripari soli-
dissimi, i cinque o seimila fanti pagati ; che si sta
dunque ad aspettare? (') Anche a noi riesce alquanto
difficile chiarire questo fatto, poiché tra le carte d'archivio
non trovammo nulla in proposito; tuttavia potremo un
po' più innanzi esporre la nostra opinione; ora volgiamo
il nostro sguardo alle condizioni esterne della repub-
blica. Dalla corte di Francia giungevano (18 gennaio)
notizie sconfortanti : gli ambasciatori genovesi an-
nunziavano che, mentre ad essi non era stata accorda-
ta udienza dal re, gli oratori dei gentiluomini l'avevano
ottenuta ed avevano offerto a Luigi xii centomila du-
cati perchè mandasse un esercito contro la città e che
il re aveva dichiarato di esserne disposto; intanto in
Lombardia si proibiva di portar grano a Genova ed
anzi a Serravalle si erano fatti scaricare i muli avviati
in Liguria (^).
Altre due gride contro i nobili.
Il governo popolare, inasprito da codeste notizie,
lanciò contro i nobili altre due gride: la prima (22
(gennaio) citava Ottaviano e Giano Campofregoso, Do-
(i) Cfr. Diario, data corrispondente.
(2) (>fr. Diario, 18-22 gennaio. La notizia della proibizione di portar
grano a Genova è data anche da B. Senarega, op. cit., col 58y.
l8o Anno l5o6
menico Lomellino (') e Giofrino Cattaneo a comparire
personalmente, entro sei giorni, dinanzi al Vicario du-
cale ed al giudice dei malefici, sotto pena di ribellione
e confisca dei loro beni (^); la seconda del 23 ingiun-
geva a tutti i nobili di rientrare in città colle loro
< masnate » entro quattro giorni, protraeva il termi-
ne fino a dieci giorni per coloro che distavano dalla
città almeno cinquanta miglia ; ordinava inoltre ai
nobili residenti in Genova di non allontanarsi né man-
dare via cosa alcuna senza licenza di Marco Terrile e
compagni, vale a dire senza il permesso dei tribuni
del popolo (« li quali sono otto tutti artigiani » com-
menta l'anonimo) e finiva col proibire qualsiasi parola
di sprezzo contro il partito dei nobili, per evitare ogni
dimostrazione ostile verso quelli che sarebbero rien-
trati ('), Ma a dir vero non vi fu bisogno di tali precau-
zioni perchè le ingiunzioni non ebbero alcun efi^etto,
anzi direi contrario; infatti certi gentiluomini, special-
mente della casa Spinola, che erano a Quarto, pare
lasciassero quella terra proprio in quel tempo (25 gen-
naio). Il governatore di Savona ne contrappose natu-
ralmente un'altra minacciando pene gravissime a tutti i
nobili rifugiati in Savona se avessero lasciata la città (^).
(i) Subito dopo la partenza da Genova di Ottaviano Fregoso (notte io
gennaio), Domenico Lomellino si era affrettato a raggiungerlo per pregarlo
a rimanere nelle vicinanze perchè stavano per arrivare i capi del partito
Adorno (Cfr. deposizione di Baldassarre Lomellino in Diario^ 1 gennaio).
(2) Cfr. Diario, data corrispondente.
(3) Cfr. Diversoriun Filza 64; Diario 23 gennaio. Il Diario ha qualche
lieve inesattezza nel numero dei giorni concessi pel ritorno dei nobili.
(4) Cfr. Diario, 2 5 gennaio.
L'assedio di Monaco i8l
Primi accenni di una spedizione del re di frangia
CONTRO Genova.
Mentre accadevano questi fatti in Genova, in Fran-
cia si stava apprestando una spedizione contro i sud-
diti ribelli. Luigi xii, punto soddisfatto del modo di
comportarsi del Ravenstein, aveva deciso di muovere
egli stesso, in marzo, a punire i genovesi, o, come tratto
tratto ripeteva, a dar loro « una gran mazzata ». Con
un esercito di loooo fanti, con tutti i suoi gentiluo-
mini e con l'aiuto che gli avrebbe prestato la fortezza di
Castelletto, occupata dalle truppe francesi, egli sperava di
raggiungere il suo scopo e riuscire vittorioso, sicché al-
l'ambasciatore fiorentino Pandolfini che gli chiedeva
se avrebbe fatto pagare ai genovesi le spese per le
truppe assoldate, egli, sorridendo, rispondeva : « loro ne
pagheranno maggiore parte che voi non credete, che
sono ricchi ed io, fatto che avrò le mie preparazioni
e la spesa, non sono per perdonare ioro perchè cosi è
conveniente ». Più tardi (ii gennaio) parendogli che
affrettare il giorno della partenza sarebbe stata savia
risoluzione, assicurò lo stesso Pandolfini che sarebbe
disceso in Italia il giorno dopo la Candelaia (e cioè
il 3 febbraio). Intanto aveva ordinato che quattro galee
si recassero a Villafranca, ove si sarebbero unite colle
due del Grimaldi ('). Ora se il popolo minuto di Ge-
(i) Tutte queste notizie sono tratte daHe lettere che il Pandolfini, am-
basciatore fiorentino presso la corte di Francia, inviava ai Dieci. Cfr. Dksjar-
rjiNS, Nc^. dipi, de la France avec la Toscane, Tomo II, lettere del 14,
21, 3o dicembre i5o6; 2, 11 gennaio 1507.
i3
/
l82 Anno l507
nova non ebbe che molto tardi notizia di cotesti pre-
parativi, le autorità certo non ne dovevano essere igna-
re: la grida che ordinava (19 gennaio) a tutti i cala-
fati e maestri d'ascia di non lasciare la città senza li-
cenza dei Tribuni, l'ingiunzione a quelli che erano fuo-
ri di ritornarvi entro quindici giorni, 1' ordine del 23
gennaio ai podestà, rettori, ecc. della Riviera di Ponen-
te di non permettere che si asportasse dai singoli luo-
ghi qualsiasi sorta di legname ('), sono prove convin-
centi che esse volevano parare il colpo alla chetichella,
per evitare paure intempestive e tumulti in città. In-
fatti quando il 25 gennaio si venne a sapere da cor-
rispondenze dal campo che a Villafranca si armavano
« due barrichie » per recare soccorso a Monaco « per
la terra ci fu grande mormoratone » e si volevano per con-
trapposto far salpare subito due navi ; ma alcuni del po-
polo grasso non trovavano la cosa tanto urgente ; si
tenne però un gran consiglio a Palazzo per concerta-
re come trovare il denaro occorrente alle spese per
difendere la città e per armare alcune galee. Paolo da
Novi, interrogato allora del suo parere, dichiarò ch'era
necessario opporsi con tutte le forze agli inimici della
repubblica ed esortò l'officio di Balìa a trovare da
100 a 150 mila ducati per allestire 25 galee {^). In
(i) Ambedue i documenti si trovano in Diversorimi Filza 64.
(2j Cfr. Diario, 2 5 gennaio; la relazione del consiglio si trova anche in Di-
versorum Reg. 175; in essa è detto che Paolo da Novi propose pure di
dare incarico al senato di ringraziare il pontefice pel suo interessamento
alle sorti di Genova. Il papa invero aveva mandato , per mezzo degli
ambasciatori genovesi, una sua lettera al comune esortando tutti a stare
L'assedio di Monaco l83
ogni parte ferve il lavoro pei soccorsi a Monaco; il dì
stesso parte un brigantino con due commissari che
portano denari al campo ed è armata la grossa nave di
Nicolò d'Oria che salpa la notte successiva (26 gen-
naio), avendo a bordo i commissari Nicolò Cico-
gna e Giovanni Monteborgo ('). Le notizie da Mona-
co giunsero il 30, ma non soddisfecero punto; benché
le bombarde grosse avessero tirato 600 colpi e rotto
buon tratto delle mura, i commissari si mostravano an-
cora indecisi a dare l'assalto alla fortezza ; si può quindi
facilmente immaginare l'impressione dolorosa prodotta da
questo ritardo, dopo tanto affannarsi, dopo tanta fatica,
uniti ed a « prendere quello che era loro » [Diario, 22 maggio); e poco
dopo giungeva un altro suo breve nel quale ripeteva ai genovesi di
star tranquilli e uniti e di non temere di nulla, che egli aveva scritto al
suo legato in Francia. (Diario, 24 gennaio). Lo stesso Paolo da Novi scrisse
poco dopo (27 gennaio) a nome dei suoi colleghi, al capitano Tarlatino^
esortandolo vivamente a dar battaglia poiché la città desiderava con ardore
il fine della guerra. (Cfr. G. Saige, op. cit., Tomo II, pag. 75-76). Dai fatti
precedentemente accennati si viene a concludere che ormai il potere era nelle
mani dei tribuni, tra i quali prim.eggiava Paolo da Novi. Essi però non seppero
tenere in ireno alcuni capi-popolo, come Paolo Battista Giustiniani , Ma-
nuele Canale e Giacomo Ghiglione, che commisero soprusi, prepotenze e
saccheggi, senza che fossero molestati. (Cfr. Diario, 27-28 gennaio).
(1) Diario 26 gennaio. Al patrono della stessa nave si era mandato Ti i
gennaio Perdine di spiegare immediatamente le vele (non sappiamo da
quale luogo) per Genova e condurre seco i due vascelli che erano colla
stessa nave. {Litterariim Reg. 49; lettera n. 5). Quest'' ordine, dato Tii gen-
naio, viene a confermare il mio asserto che a Genova già da tempo si sa-
pesse che cosa si preparava a Villafranca e si cercasse di ripararvi.
L' elezione dei due commissari sulla nave di Nicolò d"* Oria trovasi in Lit-
terarum Reg. 49, lettera n. i5, ^S gennaio 1507, IJinvio di questa nave è
accennato anche in un post-scriptum della lettera di Paolo da Novi al Tar-
latino già ricordata.
184 Anno l507
mentre si sperava di cogliere ormai il frutto tanto so-
spirato !
L'anonimo dice che «la caosa del ritardo non si può
intendere»; mala dovevano certo sapere gli Anziani, i
quali il giorno seguente scrivevano a Gaspare de Fran-
chi e a Raffaele della Torre, commissari nella Riviera di
Ponente, lamentandosi fortemente delle diserzioni dal
campo di intere compagnie, la maggior parte di geno-
vesi, e ordinavano loro le più vituperose e severe puni-
zioni per quei disertori che avessero potuto prendere,
in special modo se fossero stati di Genova ; gli stessi
ordini impartivano a tutti i pubblici officiali dei singoli
luoghi della riviera (').
Era dunque la defezione dei soldati che faceva dif-
ferire l'assalto (*). Quasi ciò non bastasse a turbare
le menti e gli animi, gli ambasciatori alla corte di
Francia scrivevano da Lione che erano stati licenziati
senza avere ottenuta udienza e mettevano in t^uardia
i loro concittadini che al signor di Chaumont era stata
affidata la cura delle cose in Genova, e che vi sarebbe
venuto a capo di un grande esercito (').
I GENOVESI DICHIARATI RIBELLI A LuiGI XII ; IL SaLAZAR
IN Castelletto.
Di giorno in giorno, le notizie divenivano più gravi.
II 2 febbraio una lettera del pontefice li informava di
(i) Cfr. Doc. XXXVII. La lettera degli Anziani ai rettori dei paesi della
Riviera di Ponente trovasi in Litterarum Reg. 47, lettera n. 206.
(2) Anche nel Diario si accenna a questo fatto, ma un po' più tardi
(2 febbraio).
(3) La lettera giunse a Genova il 3o gennaio (Cfr. Diario).
L'dssedio di Monaco i85
aver saputo dal legato alla corte di Francia che il re
era stato edotto dal suo ambasciatore a Napoli che il
popolo genovese, aveva offerto a Ferdinando il Cattolico,
passando per Genova, il rlominio della città e questi
l'aveva rifiutato ; aggiungeva che il re, alla notizia, « era
(( intrato in tanta amaritudine che non era nisuno li
« potesse parlare di questa terra »; il 5 un'altra let-
tera di Franco de Ingiberti (che gli oratori genovesi,
partendo dalla corte papale, avevano lasciato quale
« solicitator ») confermava la stessa notizia con l'ag-
giunta che il re aveva mandato un suo fido al campo
coir ordine di levare l'assedio e che i genovesi non
solo non avevano obbedito, ma avevano persino minac-
ciato di ammazzare il regio inviato ('). Per queste
ragioni e per quella precipua che essi non avevano
mai voluto restituirgli le riviere, il re era fermamente
deciso a dichiarare i genovesi ribelli. Tale decisione
era pure confermata da lettere venute da Milano, e,
come minaccioso annunzio di questo nuovo stato di
cose, ecco Gerolamo Fieschi, tìglio di Gian Luigi, se-
guito e difeso da buon nerbo di fanti e cavalli, rientrare
nei suoi possessi di Montoggio dove, appena giunto,
chiama certi mulattieri, che si erano recati a Casella
ed a Croce e dintorni a fare incetta di grani, e
li ammonisce di non arrischiarsi più a venire in quei
(i) Cfr. Diario, date corrispondenti. Il diarista riferisce queste notizie
senza confutarle, perciò noi potremmo ritenerle per vere. Si noti però che
in una lettera (8 marzo) ad Andrea Ciceri i genovesi tentarono difendersi
da tali accuse. Cfr. Dee. XXXVI.
l8ó Anno l507
luoghi, poiché sarebbero fatti prigionieri e verrebbero
sequestrate le robe loro (').
Ma un'altra minaccia più grave assai sovrastava
alla repubblica entro le stesse sue mura ; la fortezza
di Castelletto, mirabile opera eli arte militare che si
elevava proprio nel centro della città e la dominava
colle sue salde ed alte mufaglie C) era rimasta in
potere di una guarnigione francese sotto il comando di
Pietro di Salazar, e mentre fino ai tempi di cui discor-
riamo non aveva mai dato occasione di occuparsi di
essa, ora incominciava ad impensierire i genovesi. Da
qualche giorno si notava che si riforniva di munizioni,
di vettovaglie e di legnami per ripari (') , poi si
venne a sapere che vi entrava anche molta gente ;
il 30 gennaio , arrestati due villani uscenti dalla for-
tezza e interrogatili, risposero \enire da Montoggio ed
avere accompagnati undici uomini che, a quanto ave-
vano inteso, erano lombardi e ingegneri. La cosa destò
rumore e questo crebbe pochi giorni dopo (4 feb-
braio) perchè una compagnia di 40 uomini era entrata
nel Castellacelo , altra solida fortezza posta sulla
stessa falda su cui sorgeva il Castelletto, ma alquanto
più in alto, e per l'arresto avvenuto in Bisagno di dieci
francesi intenti a raggiungere il forte. Qualcuno, serven-
dosi della sovraeccitazione degli animi, cercò di spingere
(i) Ch. Diario, 2 febbraio.
(2) In J. n''AuTON, op. cit., Tomo III, pag. 2 53, evvi una bella descrizione
del forte di Castelletto.
(i) Cfr. Diario, 22 gennaio.
L'assedio di Monaco 187
il popolo alle armi, ma non vi riuscì. I Tribuni non
stettero inerti ; mandarono subito in Val di Polcevera
ed in Val di Bisao;no ad avvisare (>11 abitanti che se
mai venisse presa altra gente consimile, la spogliassero
e danneggiassero. Ed ecco, subito il giorno dopo (5 feb-
braio), i Polceveraschi intercettare quattro some di fa-
rine e tre di pane dirette al Castellaccio, mentre i
Bisagnini arrestavano presso San Gottardo, Quilico
di Negro, Luchino de Marino Castagna e Antonio
Fieschi diretti a Montoggio. I Tribuni, forse per sal-
varli dal furore della plebe, li condussero in casa di
Anfreone Usodimare a Banchi, e poiché Luchino era
uno degli officiali di S. Giorgio ed ivi si doveva de-
liberare per certa somma di denaro, vollero che vi si
recasse anch'egli, ma, rimandato il consiglio al domani,
i tre gentiluomini, data sicurtà, furono rilasciati (i).
Tentativo fallito di restituire le Riviere al re.
Tutto questo agitarsi minaccioso alle porte di Ge-
nova, tutte queste notizie incalzanti d'ora in ora, se da
un lato eccitavano la plebe bellicosa a rimanere sempre
più ferma nei suoi propositi di lotta, dall' altro dove-
vano suonare come ammonimento severo alle orecchie
dei cittadini di più elevata condizione e di più larghe
vedute , sulla gravità del momento. L perciò che
approfittando di una lettera in cui il papa stesso con-
sigliava la restituzione delle Riviere assicurando che,
(i) Cfr. Diario, 3o gennaio, 4-5 febbraio.
l88 Anno l507
egli avrebbe fatto in modo di ottenere dal re che il
Ravenstein ed il Freschi non venissero a Genova, la
sera del 5 febbraio, in una grande adunanza a Palazzo,
alla quale erano convenuti tutti gli offici ed una nume
rosa « compagnia », formatasi il 13 gennaio in S. Siro
e composta di artigiani di tutte le arti, senza distin-
zione di colori, « tutti homini da bene » aggiunge 1' a-
nonimo, e detta la « Compagnia di Jesus » ('), si
presentò la proposta di restituire le Riviere al re per
tentare di placarlo. Chiestone il parere a quelli della
compagnia, dissero che, essendo artigiani di varie arti,
dovevano prima conferire coi loro consoli e soltanto dopo
che ogni arte avesse votata la proposta, avrebbero potuto
rispondere. Ma il dimani, appena fu noto ciò che era
stato proposto, tutto il popolo si levò a rumore ed
esasperato pure dall'annunzio che un manipolo di circa
200 uomini, la maggior parte liguri, tornando da Mo-
naco, era stato assalito presso Savona dai soldati del
d'Allègre i quali ne avevano uccisi e depredati parecchi,
fu lì lì per dar di piglio alle armi, ma tornò alla calma
probabilmente quando apprese che la sera si sarebbe
domandato al Banco di S. Giorgio un prestito di cin-
quanta mila ducati per l'impresa di Monaco (*). Il giorno
( I ) In quei tempi s'' erano formate parecchie compagnie : Il Diario ri-
corda oltre a questa, la compagnia della Trinità; Bartolomeo Senarega ne
cita altre: quella di S. Giovanni Battista, quella della Vergine Maria, della
Pace, della Concordia, etc. (op. n>., col 587).
(2) Cfr. Diario, 6 febbraio. La deliberazione di quella sera del Banco di S.
Giorgio é pubblicata da G. Saige, op. cit.., Tomo II, pag. 77-79.
L'assedio di Monaco 1S9
seguente, che era la domenica 7 febbraio, una gran folla
di artigiani si raccolse in S. Maria di Castello per de-
cidere sulle Riviere e sulla elezione dei Tribuni. Il risul-
tato era da prevedersi : furono riconfermati gli stessi e;
fu stabilito che le Riviere non si riconsegnassero finche
Monaco non fosse caduta , perciò si proseguisse 1' as-
sedio con la più grande alacrità ; inoltre, fu deliberato
consenziente in tutto la Compagnia di Gesù adunatasi
nella « casaccia » di S. Maria di Castello, di rimettere
nelle mani del Pontefice ogni questione interessante la
città, affinchè egli decidesse a suo talento.
Ir. COLPO DI MANO DEL SaLAZAR.
Suir imbrunire dello stesso giorno accadde un caso
veramente inaudito : mentre una folla di devoti era
raccolta nella chiesa di S. Francesco di Castelletto per
udire i vespri, il castellano aveva fatto circondare la
chiesa dai suoi soldati, dichiarando prigionieri tutti
quelli in essa convenuti ; incii, lasciate libere le donne,
aveva condotti gli uomini in fortezza. Al dimani rimise
in libertà i nobili eccetto dodici, che trattenne insieme
con quarantasei popolari, obbligandoli a girare #na ma-
cina da mulino a forza di braccia e nutrendoli di pane
ed acqua ('). I popolari, indignati di questa mala azione
(1) Cfr. Diario, 7-8 febbraio; Bart. Srnarega, op. citi, col. 589; J. d'Au-
toNt op. cit.., Tomo IH, pag. 238-240. Quet^ultimo erra il giorno dclP avve-
nimento poiché lo fa accadere PS invece che il 7 febbraio. Marin Sanudo
{Diari, Voi. VI, col. 55o), traendo la notizia di questo fatto da una lettera
da Milano (20 febbraio) dice che Roccabertino, avendo inteso i genovesi
aver tolti certi carriaggi ad alcuni francesi, «ha ritenuto alcuni in Castelletto».
igo Anno .'507
del castellano e più ancora della ingente somma che
egli chiedeva per il riscatto, si recarono tumultuando
dal governatore e lo indussero a interporre i suoi buoni
offici presso il Salazar. Egli infatti mandò subito a Ca-
stelletto due Anziani, con due della Balìa ed il suo scu-
diero Giannotto per chiedere spiegazioni al Salazar, ma
questi rispose averlo fatto per rappresaglia perchè
alcuni villani avevano derubato sei uomini diretti al
castello per la via dei monti ; allora gli inviati osser-
varongli che se gli uomini e le munizioni avessero
percorso la via solita e non quella di Montoggio ,
e non fossero stati condotti da gente fìeschina, ciò
non sarebbe accaduto ; nondimeno si offersero a ri-
sarcirne i danni purché rimettesse in libertà i pri-
gionieri; ma il Salazar non volle intendere ne patti né
ragioni, sicché furono costretti a mandare al Chaumont
il loro concittadino Lorenzo Gioardo « speciaro » per
chiedergli giustizia ('). K molto facile arguire che non
fosse soltanto quella la causa perchè il castellano aveva
fatti prigionieri quei popolari ; il d'Auton infatti ci in-
forma avere il Salazar risposto al Roccabertino che
egli a^va diritto di presa sui genovesi, essendo stati
essi i primi a far la guerra ed occupare i possedimenti
^ del re, perciò non li avrebbe resi che per ordine espresso
del suo re (^). Ma queste ragioni non era bene che
(i) Cfr. Istruponi e Relazioni Politiche^ n. 2707 C^ 8 febbraio 1507.
(2) Op. cit.^ Tomo III, pag. 240. Si potrebbe anche dare che il Salazar
avesse atteso T ultimo responso del popolo alla domanda di restituire le Ri-
viere ed appena conosciutone P esito negativo, si fosse affrettato a punire i
genovesi della loro disobbedienza al re.
L'assedio di Monaco igi
fossero dette dai genovesi, mentre con quella data si
poteva spiegare il loro modo di agire come un legit-
timo sdegno contro il Salazar, che faceva condurre mu-
nizioni e uomini di nascosto dal paese dei Fieschi. Con
tutto ciò anche 1' ambasceria al Chaumont riuscì a nulla
e il castellano ritenne presso di se quei miseri fino a
che la città non ricadde sotto la dominazione francese.
Genova incetta artiglierie per Monaco.
Tutta questa lotta e tante paurose minacce tene-
vano desti gli animi ed erano quasi uno sprone al
popolo minuto per raggiungere 1' agognata mèta del
possesso di Monaco. Vedemmo il sei febbraio nell'adu-
nanza in S. Giorgio essersi deliberati cinquanta mila
ducati per la fatale impresa ; ebbene, due giorni dopo
(8 febbraio) si mandava Alerame di Bozolo sur un
leudo di Camogli con denari, polvere ed altre provviste (');
m scriveva a Pisa chiedendo che fossero vendute a Ge-
nova le munizioni da guerra che la città aveva in serbo
e venisse dato in prestito « uno cannone ferrerò » (*),
si dava pure incombenza al tribuno Battista di Solano
di recarsi sulla nave Negrona per vedere ^ illos cano-
« nes, petras ferreas et pulverem aliasque munitiones »
che avrebbero potuto servire alla spedizione di Monaco
('). Era un affaccendarsi meraviglioso per provvedere ai
bisogni del campo, dal quale l'otto febbraio era arri-
vata la notizia che « uno camerero dello duca di
(i) Gfr. Diario, data corrispondente.
(2) Gfr. Litterarum Reg. 5o, lettera n. 9.
(}) Gfr. Litterarum Reg. 48.
192 Anno l507
Savoia » aveva licenziati tutti gli avventurieri che si
trovavano alla Turbia e a Villafranca, ordinando loro
di non mai più tornare ; invece il io correva voce
in Genova che gli stessi venturieri , calati alla volta
di Monegheto per impossessarsi dell' artiglieria ge-
novese, erano stati vigorosamente respinti con gravi
perdite. Questa notizia era la vera ; V anonimo che
afferma essersi fatti in quella mischia circa duecento
prigionieri, riferisce una cifra poco esatta, probabilmente
esagerata nel passare di bocca in bocca ; in verità i
prigionieri presi nella fortunata fazione, erano solo 63,
che i commissari deliberarono di mandare a Genova
come glorioso segno di vittoria. Al momento però dello
imbarco, accadde una scena abbastanza curiosa: molti
capi di compagnie e soldati si posero sulla traversia della
nave gridando e protestando che non volevano che
i prigionieri partissero, forse perchè speravano, tenen-
doli presso di sé, di ricavarne qualche somma pel riscatto;
allora i commissari, ad evitare questioni, ne trattennero
dieci che sembravano di miglior casato ed avvisarono
gli officiali di Balìa che inviavano gli altri 53 sotto
la responsabilità di Battista Magnano ('); al quale
però venne più tardi dato l'ordine di- calarli a Savona,
avendo la plebe di Genova manifestato il tristo propo-
sito di volerne fare scempio e di tagliarli a pezzi (^).
Questo piccolo fatto d' armi alimentò la speranza nel-
(i) Cfr. G. CALLfGARis, op. cìt.^ Doc. XVf, pag. 652.
(2; Cfr. Diari), 14 febbraio.
L'assedio di Monaco iqS
l'animo dei genovesi, i quali, affascinati dal lontano
miraggio d' una vittoria decisiva, continuarono a far
incetta di armi e di armati ('). In questo mezzo dob-
biamo ricordare un ultimo conato del governatore di
piegare i genovesi a restituire le Riviere al re ma fu
tale la furia della plebe urlante sotto le finestre del
palazzo che non si dovevano rendere se non per ordine
del papa, a cui era stata deferita ogni quistione ritiet-
tentc il bene della repubblica, che né quel giorno fi6
febbraio), né il successivo, si potò tenere consiglio. Il
17 però assistiamo ad un fatto nuovo: trecento arti-
giani, visti gli eccessi a cui correvano alcuni dei loro
compagni, si radunarono nella cappella degli Scrivani
in S. Lorenzo e dec.sero di scegliere tra loro alcuni
volenterosi che si prendessero la cura di pacificare gli
animi e subito ne elessero dodici ; altrettanti ne scel-
sero i mercanti dopo essersi raccolti (18 febbraio) nella
medesima cappella, insieme coi dodici artigiani già
eletti {').
Nuove trattative col duca di Savoia.
E qui torna opportuno riprendere la parola sulle
relazioni di Genova col duca di Savoia. Ricordiamo
(1) Gfr. Diario, iS febbraio. Dello stesso giorno è un ordine a StefonoNe-
grone di consegnare ai commissari Ludovico di Pentema e Pantaleone Tonso
tutte le artiglierie e le munizioni della sua nave. Ai commissari si dà Por-
dine di prendere la detta artiglieria sulla nave che si trova a Portofino e
di farla caricare si una o due barche per Genova. Litteraruni Reg. 49,
lettj^re n. 3 i-32.
(i) Cfr. Diario, 16, 17. 18 febbraio.
194 Anno l507
che in una lettera scritta dai genovesi l'ii gennaio
1507 al vescovo di Mondovì, gran cancelliere ducale,
pur lamentando il modo poco cortese usato verso il
loro ambasciatore, e dichiarando che appunto per ciò non
credevano decoroso inviarlo di nuovo, essi facevano
capire che non sarebbe riuscito loro discaro di rianno-
dare le trattative bruscamente interrotte. Sembra che
anche Carlo II di Savoia avesse desiderio di non
romperla coi genovesi, poiché, prima ancora che per-
venisse la lettera accennata, inviava il io gennaio il
suo scudiero Bartolomeo Usillione ad essi a prendere
« qualche composicione » ('), ma non si sa di preciso
quali accordi siansi presi ; certo è che le cose si appia-
narono, poiché il 19 gli Anziani mandavano una let-
tera assai cortese e deferente al duca, annunziandogli
che tra poco sarebbe partito per Torino il Veneroso,
non appena si fosse rimesso dalla malattia che l'aveva
colto di ritorno da una missione in Riviera (""). Questa
lettera fu probabilmente portata dallo stesso Usillione,
che lasciò Genova il 20 ; ma il Veneroso non potè
partire così presto come gli Anziani speravano ; la
sua malattia durò parecchio tempo, sicché il con-
siglio credette opportuno avvertire il duca della cagione
(i) Cfr. G. Calligaris, op. cit., pag. 566 e Diario, 14 gennaio, in cui si
anninzia che due giorni prima (12 gennaio) era giunto un ambasciatore
del duca.
(2) La lettera è pubblicata dal Calligahfs, op. cit., Doc. XIV, pag. 65o.
Il Veneroso, come vedemmo, era stato inviato nella Riviera di Levante j)er
opporsi alle mene di Ottaviano e Giano Fregoso,
L'assedio di Monaco igS
di così lungo ritardo, dicendogli che non se ne man-
dava un altro, perchè il Veneroso conosceva bene quei
negoziati, mentre ad un nuovo legato sarebbe occorsa
una lunga istruzione ('). Finalmente il 1 7 febbraio egli
era in viaggio per Torino (^), con mandato di appia-
nare le diverse cagioni di contesa e in primo luogo di
sapere quale somma Genova dovesse sborsare perchè
il duca s'impegnasse a proibire che dai suoi possessi,
e specialmente dalla Turbia e da Nizza, non si man-
dasse alcun aiuto a Monaco, assegnando come limite
massimo sei mila scudi, dei quali duemila sarebbero
pagati a vista, gli altri dopo la presa della fortezza.
Riguardo a Mentone e Roccabruiia, l'ambasciatore do-
veva assicurarlo che i genovesi non volevano vantare
alcuna ragione su di essi e che avrebbero volentieri
riparata l'offesa recata alle bandiere ducali, facendovele
rimettere ; e siccome il duca dava molta importanza ai
due castelli per gli utili che ne ritraeva per la gabella
(i) Cfr. lettera al duca di Savoia, ''1. febbraio i 507), pubbl. dal (^\i.m-
GARis, Dee. XV, pag. 65 1.
(2) L'' anonimo diarista afferma che il Veneroso parti il 19 febbraio, ma
noi crediamo che egli sia partito il 17: sono infatti del 17 le commenda-
tizie (pubbl. dal Caijjgaris, op. cit., pag. 656) ed il decreto « contra peri-
cula » (in Diversorum FUza 64). Inoltre abbiamo una lettera del 1 7 febbraio
scritta dagli Anziani ai due ambasciatori Nicolò Oderico e Simone di Giovo
in cui si dice « l)isc«ssit hodie a nobis e. Bernardus Venerosus quem de-
« stinavimus prò causis publicis ad prefatum Illustrissimum dominum ducem
« inique commisimus ut procuret dictum salvum conductum impetrare ».
I d'ie ambasciatori che tornavano dalla corte di Francia avevano infatti
scritto da Saluzzo (i3 febbraio) di esserci ivi trattenuti per non avere an-
cora ricevuto il salvocondotto dal duca di Savoia. {Littcrarum Reg. 49,
lettera n. ìj).
igó Anno l507
del sale, così il Veneroso doveva in segreto cercare di
convincerlo che se la riscossione di detta gabella fosse
affidata all'ufficio di S. Giorgio, egli ne avrebbe goduti
maggiori vantaggi ('). Come procedessero e si svolges-
sero queste trattative , non ci è dato conoscere, ma
è certo che neppure esse raggiunsero il loro scopo. In
questo tempo giungevano (23 febbraioj a Genova le
risposte del pontefice ai quesiti propostigli : egli, esor-
tati innanzi tutto i popolari ad essere concordi, li con-
sigliava ad armare galee e raccogliere fanti per l'impresa
di Monaco e li confortava a non temere di nulla e per ri-
guardo alle Riviere non pigliassero alcuna risoluzione
finche egli non avesse ricevuto risposta dal re (^).
Tristi condizioni dell'esercito genovese.
Era proprio quello che più si conformava ai desi-
deri dei popolari. E' vero che il campo era rimasto
per qualche giorno sprovvisto di polvere, tanto da non
potersi usare le grosse bombarde, e ognora più dimi-
nuiva il numero dei soldati, sia per le frequenti diser-
zioni , sia perchè qualche compagnia ligure , termi-
(i) G. Calijgaris, op. cit., pag. 569, n. 4, osserva che in questa isti-u-
zione é accennato essere la quarta che viene data al Veneroso, mentre,
pei documenti a lui noti, sarebbe risultata la terza. Infatti egli non cono-
sceva delle precedenti ambascerie che quella del 29 novembre e quella
del 19 dicembre. Noi possiamo aggiungere, sulla scorta del Diario, che il
Veneroso, tornato il 26 dicembre dalla seconda ambasceria, ripartì una
terza volta per Torino il 28 dicembre e ritornò a Genova il 5 gennaio.
U ambasceria del 17 febbraio è dunque precisamente la quarta.
(2) Cfr. Diario, 2 3 febbraio.
L'assedio di Monaco 197
nato il suo periodo di servizio, ritornava in città, ma i
genovesi eransi dati con nuova alacrità a raccogliere
gente, e preparare munizioni, ed appena il mare, da
parecchio tempo agitato, volse a bonaccia, spedirono
(24 febbraio) polvere, artiglieria e circa mille fanti. Essi
però non avevano un'idea chiara e precisa dei bisogni
e delle miserrime condizioni del campo ; ma a renderli
persuasi giungeva una lettera dei commissari (25 feb-
braio) nella quale si lamentavano che proprio i genovesi
fossero quelli che offrivano al campo il tristo esempio
della defezione e citavano tra questi un Lazzaro Baci-
galupo che , avendo a torto ferito il conte Berga-
mino, se ne era andato con tutti i suoi e con trecento
soldati di altre compagnie ; la compagnia del Castel-
laccio poi, malgrado avesse promesso di rimanere sino
al 26, se ne era ita nella notte del 21, traendo seco
quasi tutti i militi di Lombardia e Monferrato ; la com-
pagnia del Greco era più che decimata , i suoi fanti
da trecento erano ridotti a c^uaranta ; erano inoltre
partite coi loro capi le compagnie dei Lombardi e così
il campo era giunto ad un numero tanto esiguo di uomini
che i commissari non ardivano neppure di notificarlo ai
loro concittadini ; rimaneva una sola speranza nel pronto
arrivo delle « sequelle » (') , non essendo sino allora
venuta al campo che una compagnia di Ventimiglia,
forte di 185 uomini, condotti da Gaspare Giudice e
(i) Erari) i rinforzi che dovevano mandare i pa.'si rivieraschi in aiuto
dell' esercito gen')vese e che in questo momento dovevano sostituire
quelli già partiti.
14
IqS Anno l507
pag'ati a sue spese per dieci giorni di assedio ('); perciò i
commissari attendevano con grande impazienza i soccorsi,
che, se fossero tardati d'un sol giorno, stimavano impos-
sibile il potersi più a lungo sostenere, « e quando hodie »,
così scrivevano « non foseno hic conducti per mare aut
« per terra corno habiamo ordinato, se indicamo quasi
« desperati totaliter da ogni remedio ». La lettera con-
tinua con queste commoventi parole : « a noi bisogna
« cum le lacrime a li oyhij tuto notificare a le magni-
« ficencie vostre e per parte nostra, id est de noi Ra-
« faelo de Recco, Alarame di Bozolo in compagnia di
« Lodisio e cum noi dicto D. Gasparo se farà tuto
« quello sera in facultà nostra poter fare in regersi,
€ cum metere etiam le vite nostre ad ogni periculo » ;
lodavano il coraggio e l'abnegazione del Tarlatino e di
Pietro Gambacorta, i (piali non solo combattevano da
valorosi colle loro truppe ed esponevano a gravi peri-
coli la loro vita, ma avevano persino sborsati per l'im-
presa i denari che eran loro rimasti, e i commissari ave-
vano ragione di dire: « in loro resta quella poca spe-
ranza la quale anchora ne tene vivi ». Annunziavano
pure di aver scritto ai capitani delle galee di venire a
Monaco per potere consigliarsi anche con essi sulla
gravissima situazione e di aver deciso, su proposta del
(j) Il i8 febbraio i 307, il governatore e gli Anziani, uditi dal conimis-
sario Teramo di Ballano ritornato dal campo sotto Monaco, gli atti di va-
lore e di devozione compiuti dal ventimigliese Gasparo Giudice, gli decre-
tavano la cittadinanza genovese, estensibile ai suoi discendenti {Lilterarum
Reg. 5o, lettera n. i i).
L'assedio di Monaco 19Q
capitano e di messer Pietro, di mandare a Genova
Alarame di Bozolo perchè chiarisse meglio a voce il
vero stato delle cose e sollecitasse ciò che occorreva.
Ebbene, questa lettera che rivela colla depressione
d'animo dei commissari, direi quasi lo sfacelo, la rovina
dell'impresa, ha in calce un post-scriptum che, come
un raggio di luce fra le tenebre, fa dimenticare tutto
il male accennato dianzi ; il nemico ha tentato una im-
provvisa sortita ed è corso all'assalto delle artiglierie
genovesi, ma ha trovato una resistenza sì forte da esser
costretto a ritirarsi, lasciando cinque prigionieri ('). Nel
laconico annunzio scritto di tutta fretta, appena avve-
nuto lo scontro, si sente palpitare la gioia di quei
prodi genovesi (^) ; ma queste erano fortune effimere,
non cangiavano punto la condizione delle cose e forse
la lasciavano più triste e desolata pel timore e quasi
la certezza d'una prossima grave sconfitta ; infatti pochi
dì poi gli stessi commissari facevano sapere che al
campo non si trovavano più di 700 fanti ; « vero è »,
aggiunge il diarista , « che la provixione ultimamente
« mandatoli non era ancora gionta » (') , ma è altresì
(i) Il Diario. 2 5 febbraio, dice che in quella sortita « fumo lò da morti
« e prexi queli di Monaco ». Probabilmente il d'Auton accenna a questa
sortita nel Voi. IH, pag. 228 della sua cronaca e la fa succedere ai primi
di marzo, ma quando si badi alla grande somiglianza tra le due descrizioni
ed al numero eguale di prigionieri, si può anche sorvolare al lieve divario
tra gli ultimi di febbraio ed i primi di marzo.
(2) \jA lettera è pubblicata in Appendice, Dee. XXXVIII.
(.5) Cfr. Diario, 27 febbraio. La lettera giunta in quel giorno a Genova
doveva essere stata inviata da Monaco il 2 5 febbraio, poiché, come sappiamo
200 Anno l507
vero che mille uomini non erano sufficienti ad avvan-
taggiare di molto le condizioni dell'esercito.
Paolo da Novi commissario al campo.
Oramai si era alla fine del dramma. E qui i docu-
menti d'Archivio, che certo dovevano essere molti e im-
portantissimi, sono in grande parte scomparsi. Forse una
mano gelosa o pietosa li sottrasse alla nostra curiosità
perchè non rivelassero gli ultimi aneliti d'una spedizione
che era costata tanto cara ai genovesi e che aveva for-
mato l'orgoglio del governo popolare. Possiamo però
affermare che realmente Paolo da Novi e Silvestro Giu-
stiniani vennero inviati in quell'ultimo periodo commis-
sari al campo e che vi rimasero sino a che fu levato
l'assedio dalla fortezza inespugnata. Iiìfatti il 4 marzo
troviamo una decisione del comune che sospende le
cause nelle quali ha qualche parte Paolo da Novi, che
si trova già sotto a Monaco insieme con Silvestro
Giustiniani (') ed il 15 dello stesso mese è inviata
ci volevano due giorni per compiere il tragitto fra i due luoghi e perciò
non potevano essere giunti i rinforzi genovesi i quali, essendo partiti il 24
da Genova, dovevano arrivare a Monaco il 26.
(i) Benché il documento sia per sé stesso di poca importanza, lo pub-
blico per intero, in riguardo al personaggio. {Diversoritiìi Reg. 174, 4
marzo 1 So-): « Pro Paulo de Novis IH. et excelsus dominus Philippus de
« Cleves Ravasteni dominus Regius admiratus et Januensis Gubernator et
« Magnitìcum Consilium dominorum Antianorum communis Janue in legi-
« timo numero congregatum, scientes elegisse Paulum de Novis et Silves-
« trum Justinianum commissarios profectos in castra contra Monacum et
« censentes equum esse ut cause dicti Pauli suspendantur id circo eas sus-
« penderunt, tam de q ibus actor est, quam reus usque ad cius reditum et
« deinde per dies tres. Ita tamen quod incipiant ea die qua Janua recessit ».
L'assedio di Monaco 201
una lettera a lui ed ai suoi colleglli coll'ordine di ri-
mandare a Genova certe artiglierie di Benedetto dell'Isola,
padrone di un brigantino ('). E' assai probabile che
queste artiglierie non fossero spedite subito, poiché si
era nei momenti più perigliosi dell'oppugnazione e si
doveva certamente avere avuto sentore ólì preparativi
di un esercito che sarebbe marciato a levare l'assedio
a Monaco. Infatti il 12 marzo l'officio di Ralìa scriveva
al Tarlatino, il quale aveva cercato in lettere precedenti
(6 marzo) di giustificare le lungaggini dell'assedio, assi-
curandolo che egli godeva tutta la stima del comune ;
cercasse soltanto di sollecitare in ogni modo la fine
dell'impresa per calmare l'impazienza dt-lla plebe a stento
(1) Pubblico anche la seguente lettera per la ragione già detta e
perchè nella lettera si parla delle artiglierie collocate a Moneghetto.
« Antiani Communis Genue, Spectatis viris Paulo de Novis et sociis
< commissariis nostris-Spectati viri per che senio speso instò da Bene-
« dicto de Lisora {dell' Isola) ^ patrono de lo brigantino, che gè facemo
« consignà la so altagliaria la quale lui dice essere stata missa sopra
« monegeto, per tanto ve cometemo che visto la presente lettera mandati
<( cum lo primo passagio la dieta altagliaria la quale lui dice che ne bizo-
« gna grandemente per li facti de lo suo brigantino, et perchè noinonsemo
« se lui gè ha altagliaria alcuna, parlati cum Io. Bapt.a de Davania a lo
c« quale epso Benedicto dice haver consignata dieta altagliaria e se pur co-
« gnosceti la dieta altagliaria de epso benedicto esser necessaria in li facti
« nostri scrivetine quanti peci sono et quanto a vostro estimo pono valere
« e avizatine e se non ne bisognasi cum grande necessità omnino reman-
« dati dieta altagliaria perchè non è onesto che uno povero ioveno chi ha
« servito Io comune nostro, a Io quale in questo se gè a debito, gè sia re-
fe tenuto le sue cosse sensa le quale lui non pò fare li facti soi. Data Genue
0 die XIII Martii MDVII ». Litterarum Reg. 48.
202 Anno l507
fino allora repressa e per evitare anche il pericolo di
qualche complicazione col sopra^g-iungere di aiuti agli
assediati , e in tutto il resto della lettera gli ripetevano
di « volere una volta fare l'ultimo conato » che a Genova
v'era bisogno di lui e de' suoi soldati ('). Il 15 marzo
poi si raccomandava ai commissari della Riviera di Po-
nente che, essendosi dato ordine al campo per l'assalto
definitivo della fortezza, si inviasse a quella volta quanta
più gente fosse possibile, ma nel medesimo tempo stessero
apparecchiati a prendere le armi contro chiunque ve-
nisse a turbare « li facti nostri » (^). K l'annunzio della
bufera vicina. Ma donde veniva e chi guidava codesti
nemici? L'esercito era stato formato ad Asti, con 4000
fanti e 100 cavalieri, comandati da Yves d'Allègre, il
governatore di Savona che, proprio il giorno 15, an-
dava ad assumerne il comando e il giorno 17. era già
in marcia su Monaco. Da Genova intanto si man-
dava in gran fretta l'ordine di dare l'estremo assalto
alla fortezza e, quando questo non fosse riuscito, di im-
barcare tosto le artiglierie (^).
Ultimo assaito contro Monaco.
In verità in questi ultimi momenti gli assedianti mo-
strarono un coraggio degno del più grande encomio ; le
loro artiglierie, concentrati i fuochi contro un sol punto,
lanciarono per tre giorni e tre notti tale grandine di
(i) Cfr. Saige, op. cit.^ Tomo II, pag. 79-80.
(2) Id. ibìd. pag. 81-82.
(j) Cfr. Diario, 1G-17 marzo.
L'assedio di Monaco 2o3
proiettili da atterrare più di cento tese della muraglia
ed aprirvi una lariii'a breccia. Preparata così la via, le
truppe, ri'^illa notte fra il 19 ed il 20 marzo, si lancia-
rono furiosamente all'assalto ; ma i moneg^aschi sosten-
nero l'impeto eroico difendendosi mirabilmente e dispe-
ratamente, e sebbene i genovesi giungessero a piantare
tre bandiere sulle mura , dopo cinque ore di lotta
corpo a corpo, dovettero ripiegare. Miglior sorte non
ebbe l'assalto tentato dalla parte del mare, affine di di-
strarre le forze monegasche dall'attacco principale, poiché
la piccola armata, composta di barche coperte, brigan-
tini ed altri battelli (il d' Anton dice che erano 20),
sbarcò i suoi uomini all'entrata del porto, presso una
torre detta « lo Sperone », ed essi si accinsero subito
alla scalata, ma gli assediati li ributtarono e, con colpi
di artiglieria ben diretti, colarono a fondo le loro im-
barcazioni. Così, trovatisi tra il mare e le mura, senza
alcuna via di scampo, si ritrassero al riparo dietro una
grossa torre, dove, dopo la sconfitta delle forze di terra,
furono orribilmente massacrati. Questo episodio narrato
dal d'Anton, è meglio chiarito dal Diarista, il quale
afferma che mentre le galee rimorchiavano una nave
(certamente carica di soldati) per accostarla al castello,
il commissario Giovanni da Monteborgo, forse per sal-
vare quelle dai colpi delle artiglierie nemiche, aveva
tagliato con una piccozza la gomena di rimorchio, sicché
la nave era rimasta in balìa delle onde e dei nemici:
questo improvviso ritirarsi delle galee dal combattimento,
aveva, secondo i genovesi, impedito che arridesse loro
204 Anno l507
la vittoria ('). Ciò spiega lo . scoppio d' indignazione
della plebe, appena ebbe notizia che il Monteborgo ed
il suo collega Nicolò Cicogna erano giunti da Monaco
e sbarcati nella Darsena (23 marzo); essa accorse fu-
ribonda per vendicare su di loro l'onta della sconfitta e,
trovate chiuse le porte incominciò a « scarenare » le
mura, ma giunse in buon punto un forte drappello di
armati che li salvò dal furore popolare e li condusse a
Palazzo in mezzo alle grida minacciose del popolaccio.
Le forze genovesi riparano a Ventimiglia.
Da Monaco intanto scrivevano che alla Turbia era
giunta così gran moltitudine di gente che non si po-
teva rimanere più a lungo sotto le mura della città
(') , che l'artiglieria era già in salvo sulle imbarca-
zioni e nella notte della domenica, 2 i marzo, l'esercito si
sarebbe ritirato a Ventimiglia; il comune perciò avvisasse
cosa si dovesse fare in seguito. Genova rispondeva ai
commissari ed al capitano di non partirsi assolutamente
da Ventimiglia e di scegliere quel partito a loro paresse
migliore , di fortificare i castelli di Mentone e di
Roccabruna, o di abbatterli. Per riguardo a Monaco poi
(i) Per maggiori particolari siiir assalto di Monaco, si può leggere la
splendida descrizione che ne fa il ly Auton, op. cit., Voi. Ili, pag. 2.32-2'57;
anche G. Saige, op. cit.. Tomo II, Introd. pag. LIV ci dà qualche partico-
lare traendolo dalla Relat^ione più volte accennata. In quanto alla data del
combattimento, il Saige lo assegna alla notte tra il 19 ed il 20 marzo e
noi siamo d'' accordo con lui, poiché il Diario alla data 22 marzo annunzia
che sabato (20 marzo) fu data battaglia a Monaco.
(2) Erano gli aiuti che il duca di Savoia mandava alP esercito di Yves
d^ Allègre. Cfr. G. Calligaris, op. cit., pag. 577-578.
L'assedio di Monaco 205
tentassero di « tenere tutto queirassedio che a loro sem-
brasse^ ». Queste ultime parole sarebbero di colore oscuro
se non ci fosse noto che nello stesso consiglio, in cui si
concertava la risposta da darsi ai commissari, si delibe-
rava anche di mandare a chiedere allo Chaumontun salvo-
condotto per potergli inviare due ambasciatori da Genova
a presentargli quattro proposte e cioè: di continuare
l'assedio di Monaco, di impedire a Gian Luigi F"ieschi
di abitare nel genovesato, di mantenere gli offici come
allora erano composti ed infine di concedere ai cittadini
genovesi gli offici delle Riviere. Il Diarista non lo dice,
ma io credo che sotto queste domande, le quali hanno
molta apparenza di proposte, si offrisse la consegna delle
Riviere al re di Francia. Certo è che appena il popolo
ebbe sentore (24 marzo) che si voleva inviare amba-
sciatori allo Chaumont, o perchè vi vedesse un tenta-
tivo subdolo di cedere agli ordini del re, o ricordasse
l'affronto che il d' Amboise aveva fatto ad un'altra
ambasceria, rimandandola senza riceverla, o desiderasse
di romperla una buona volta col prepotente governa-
tore, non volle assolutamente saperne e costrinse il
consiglio a revocare la presa deliberazione. Anzi, il giorno
seguente (25 marzo) fu pubblicata una grida proibendo
a qualunque arte di mandare ambasciatori allo Chaumont
perchè s'era deliberato « di fare bona guerra alli ini-
mici » ('), Ma che cosa si pensava di fare per Mo-
naco e per l'esercito accampato a Ventimiglia? L'idea,
(1) Cfr. Diario, 2J, 24, 2 5 marzo.
206 Anno l507
il proposito di continuare l'assedio erano ormai stati
messi da parte e di fronte all'esercito del d'Allègre non
c'era che da prendere una risoluzione: salvare la Rivie-
ra; perciò la Balìa il 25 marzo scriveva a Paolo da Novi e
a Silvestro Giustiniani, che si trovavano ancora coi soldati
genovesi a Ventimiglia, dando loro facoltà di fortificare o
minare Mentone, raccomandando però di munire bene
Ventimiglia e poi di tornare al più presto a Genova, dove
erano attesi con vivo desiderio ; si recassero nel viaggio
ad Albenga per punire i riottosi partigiani dei nobili
e vi lasciassero, se a loro sembrasse, una guarnigione,
ma non molto numerosa, perchè Genova aveva gran biso-
gno di truppe; d'altronde Albenga era vicina alla Pieve,
che aveva un forte presidio (') ; in ultimo vedessero
se convenisse aiutare i Toiranesi che volevano assaltare
certi castelli dei nobili C).
Fine dell'impresa.
E poiché qui ha fine la impresa contro Monaco,
aggiungeremo che le forze del d'Allègre, liberata Mo-
naco, ritornarono sulle orme dell'esercito genovese ;
Mentone, dove era rimasto come castellano Gregorio
(i) Forse v"' erano ancora 5oo uomini mandativi il i8 marzo^ quando si
dubitava che Yves d''Allègre andasse contro Pieve invece che contro Monaco.
Gfr. Diario, data corrispondente.
(2) Cfr. Litterarum Reg. 49, lettera n. 100. Per la storia di Toirano ri-
cordiamo che il 3 1 marzo i Soj si scriveva da Genova ai comuni di Pietra
e di Giustenice raccomandando di prestare man forte a quei di Toirano,
verso i quali la Repubblica nutriva molta affezione, perchè fedelissimi. [Lit-
terarum Reg. 4f)).
L'Assedio di Monaco 207
Serveto con 34 uomini provvisti di artiglieria e muni-
zioni, si arrese senza colpo ferire a patto d'aver salve
le robe e le persone ; ma pare che la condizione non
fosse poi mantenuta e che tutta la guarnigione fosse
spogliata ; a Ventimiglia invece i resti delle milizie geno-
vesi (circa 800 uomini) comandati dal capitano e dai
commissari resistettero valorosamente , malgrado la
grande disparità di numero, all'attacco dell'esercito fran-
cese e così la città rimase ai geno\'esi. (') L' esercito
del governatore di Savona passò oltre, e vedremo
come conquistasse passo passo tutta la Riviera e
si arrestasse poi a Savona, Il 29 marzo entravano nel
porto di Genova le navi cariche delle artiglierie man-
date contro Monaco, e il 3 1 giungevano due galee da
Ventimiglia sulle quali molto probabilmente ritornavano
Paolo da Novi e Silvestro Giustiniani (^), Così ha fine
l'impresa di Monaco che segna il periodo più laborioso
della rivoluzione di Genova e che tenne per quasi cinque
mesi a se rivolti gli animi dei cittadini. L'impresa fallì
col fallire dei moti popolari ; la ritirata delle truppe
genovesi dal campo precede di un mese il ritorno della
città sotto il dominio dei francesi e dei nobili.
(1) Queste notizie, riferite dal Diario al 29 marzo, giunsero probabil-
mente colle navi che riportavano Tartiglieria dal campo ; sicché, sempre
secondo il calcolo già altre volte usato sulla durata del percorso, la difesa
di Ventimiglia avvenne senza dubbio prima del 27 marzo.
(2) Diario, date corrispondenti.
CAPITOLO TERZO
Fine del governo popolare
(Paolo da Nov^i e Luigi Xli)
SOMMARIO
Nuove forme di sgoverno; il Roccabertino lascia Genova — Un'am-
basceria allo Chaumont d'Amboise — La città dopo la partenza
del Roccabertino — Il Salazar incrudelisce contro i prigioni
nel Castelletto. — Persecuzioni contro i nobili — Prime avvi-
saglie contro il Castelletto — Dichiarazione di ^^ucrra alla
Francia — Vigoroso assalto al Castelletto — Condizioni della
Riviera di Ponente — Paolo da Novi eletto doge — Carat-
tere di Paolo da Novi — Dimostrazione navale del Pregent
— Il d'Allègre e la Riviera di Ponente — L'esercito francese
ai confini della repubblica — Grenova si prepara alla difesa
— La Riviera di Levante e i Fieschi — L'esercito francese in
vai di Polcevera — Jacques la Palice inizia la battaglia —
Sconfìtta dei genovesi — Ambasciatori genovesi al campo
nemico — Gerolamo Corso e i genovesi alla riscossa — Notte
di terrore e di fuga — Solenne ingresso del re di Francia
- Licenziamento delle truppe — Predominio dei nobili;
arresti e supplizi di popolari — Il giuramento solenne —
Demetrio Giustiniani condannato a morte — Luigi XII lascia
Genova — Nuove prepotenze del Salazar — Ambasciatori
al re di Francia — Atrocità dei nobili — Arresto di Paolo
da Novi — Morte di Paolo da Novi.
210
Anno l507
Nuove forme ])i governo; il Roccabertino lascia Genova.
\(;ij avvenimenti esterni, dalle imprese gloriose
ma poco fortunate, nelle quali erasi gettato con
tutta la veemenza del suo animo gagliardo il popolo ge-
novese, passiamo a studiare le condizioni interne della
città, il succedersi di nuove forme di governo, gli ultimi
eroici conati d'una rivoluzione che doveva cedere alla forza
delle armi, ma che gittava il seme di future rivendicazioni.
Vedemmo che il 9 gennaio si era creato un altro uf-
ficio, in sostituzione a quello di Balìa, composto di c[uattro
cittadini che dovevano esercitare la carica per quattro mesi
e provvedere insieme col luogotenente alle spese della
città (') ; ebbene il i." febbraio, neppure a un mese
di distanza, codesto ufficio era abolito e veniva nuova-
mente incombenzato il vecchio ufficio di Balìa a cercare
denari e provvedere a tutto ciò che era necessario (^) ;
pochi dì poi, il 28 febbraio, si sentì il desiderio di ri-
mutare e si procedette alla elezione di i 2 popolari de-
(i) Cfr. Diario, data corrispondente e Sknarega, op. cit.^ col. 589.
(2) Cfr. Diario, data corrispondente.
Fine del governo popolare 211
nominati « seniori » ('); ma un mutamento più grave
doveva accadere in quei giorni nel governo. Il luogo-
tenente Roccabertino che aveva saputo con tanta sag-
gezza reggersi e governare in mezzo a quel continuo
succedersi di tumulti e lotte partigiane tra popolari
e nobili, egli che aveva tentata ogni via per tenerli con-
cordi e uniti alla casa di Francia alla quale aveva sempre
fatto vedere, che, almeno apparentemente, la città era li-
gia al governo da lui rappresentato (^), omai stanco di tutti
quei dissidi , di tutte quelle lotte, aveva deciso di riti-
rarsi da Genova, Secondo il d'Auton la cosa sarebbe
proceduta nel modo seguente: Luigi XII, per cooperare
alla difesa del Castelletto , aveva mandato a Genova un
« usciere di camera », Allabre de Saule, il quale, giusta
(i) Cfr. in Diario, 28 febbraio, i nomi dei seniori.
(2) Fu certo ispirata da lui la grida che ordina di non ^ridare che « Fran-
cia. PYancia » e se si vuol gridare « Viva il popolo » bisogna che si faccia pre-
cedere la parola « P'rancia » (Diversorum Filza ()4).
« MDVII die XV febbrarij — Precona preco comunis efc. Parte Illu. et
« ex.si d. Philippi de Cleves etc, Regii Admirati et genuensium guberna-
« toris et Magnifici Consilii d. Antianorum communis Genue. Se comanda
« che non sea persona alcuna de che stato grado et condition se sia che
« de qui inanti non ose ni presume de cridare cossi de di comò di nocte
« salvo: fransa, fransa, et chi vole dire: Viva populo debia prima dire: fransa
« e viva populo, sotto pena de pagare dexe ducati de oro applicati a le
« speise de Monaco et chi non porà pagare denari debia aveire doi tracti
« de corda per ciascaduno et ciascaduna volta che sarà contrafacto, et se
« sarà garsono de haveire XXV paté et a la pena pecuniaria sia obligato
« lo padre per lo figlio et lo maistro per lo fante ». In Actis Raphaelis
« Polloni Cancellarii. dieea Antonius de panexio retulit se hodie proclamasse
« et publicasse suprascriptum preconium cum tubicinibus in locis consuetis
« civitatis ».
2 1 2
lo Stesso d' Auton, avrebbe usate tutte le precauzioni per
non essere scoperto ma il diarista, non appena l'Allabre
arriva (27 febbraio), è pronto a darci notizia che un
inviato del re è giunto per « revedere le fortezze come
stavano fornite ». Egli adunque, presentatosi al Rocca-
bertino , gli fece vedere l'ordine regio di consegnargli
le guardie del Palazzo ( circa 300 ) e di partire im-
mediatamente per Milano. Il luogotenente gli fece osser-
vare che non gli era possibile eseguire sull' istante
cotesti ordini che, se mai le guardie avessero lasciato il
Palazzo , i genovesi avrebbero potuto credere che il re
diffidasse e volesse troncare ogni rapporto con essi ed
allora egli, Roccabertino, e quanti francesi erano in città
avrebbero corso serio pericolo della vita. L'Allabre non
volle sentir ragioni ; disse che non v'era tempo da per-
dere, che era mestieri condurre le guardie al Castelletto
prima che fosse dichiarata apertamente la guerra tra fran-
cesi e genovesi, ed aggiunse che il re riteneva che il Roc-
cabertino colla sua gente si fosse di già quivi rifugiato
come gli era stato ingiunto. Questi allora pregò l'Allabre
di concedergli almeno due o tre giorni per trovare modo
di uscire dalla città e salvarsi dal furore popolare ; ma
egli fu irremovibile. Recatosi indi in Castelletto, mostrò
al Salazar il regio decreto che lo nominava capitano di
S. Francesco, cioè del convento de' Francescani che er-
gevasi proprio ai piedi della cittadella, donde potevasi pre-
star man forte al castello; i due capitani, dopo breve consi-
glio decisero di chiamare presso di loro il Roccabertino
per trattare con lui dei comuni interessi; ma egli non ot-
t<?mperò all' invito. Allora, per timore di provocare le ire
P'ine del governo popolare 2l3
della plebe, gli ordinarono di mandare senza indugio le
guardie al castello, ed egli rispose che non lo avrebbe
fatto se non quattro giorni dopo.
Un'ambasceria allo Chaumont u'Amboise.
In questo mentre fece la proposta ai popolari d'in-
viare ambasciatori a Chaumont d'Amboise, promettendo
che egli stesso ve li avrebbe accompagnati; essi accet-
tarono e, dopo quattro giorni (2 marzo), il Roccabertino
e gli ambasciatori lasciavano Genova diretti a Milano. Ma,
continua il d'Auton, il Roccabertino prima di muoversi
aveva spedito una lettera al luogotenente generale an-
nunziandogli che partiva conducendo seco gli ambasciatori
genovesi ; e quegli a volta di corriere rispondeva di
non avere alcun ordine né facoltà di trattare, ne tampoco
di udire gli ambasciatori; perciò, udita la risposta, essi
ritornarono sui loro passi, e il Roccabertino proseguì indi-
sturbato la sua via ('). Questa l'opinione del d'Auton,
ma dallo spoglio di alcuni documenti possiamo dare una
versione alquanto diversa su codesta ambasceria ed illu-
strare alcuni fatti che la precedettero. L'ambasceria par-
tita col Roccabertino il 2 marzo era stata decisa fin dal
30 gennaio, non appena cioè era giunta la notizia che
lo Chaumont d'Amboise avrebbe mosso contro Genova a
capo di un forte esercito, e, a prendervi parte, erano stati
eletti: Gio. Batta Lazania, Giuseppe Dernixe, Gio. Batta
Cocarello e Lazzaro Pichenotto, gli stessi (tranne il Co-
(i) Cfr. J. d'Auton, op. cit., Tomo III, cap. XII, pag. 2J8 e segg.
i5
214 Anno l507
carello, rimasto a Genova) che partirono poi col Rocca-
bertino (').
Ma perchè si era atteso tanto tempo^ La ragione la tro-
viamo in una lettera del comune al cittadino Andrea Ci-
cero, che aveva accompagnato il Roccabertino a Mi-
lano C"). Noi sappiamo che in seguito al doloroso fatto
del 7 febbraio commesso dal Salazar, era stato mandato
al d'Amboise Lorenzo Gioardo , e che contemporanea-
mente il luogotenente inviava il suo scudiero Giannotto;
ora questi ritornò colla risposta del governatore che ordi-
nava al Roccabertino di tenersi pronto a partire non appe-
na gliene fosse giunto l'avviso, e con lui sarebbero andati
gli ambasciatori genovesi. I popolari però non si erano
acquetati alla lettera del governatore, e desiderosi di co-
noscere bene i suoi intendimenti e giustificarsi del loro
operato, avevano mandato una staffetta a Milano perchè il
d'Amboise meglio spiegasse il suo pensiero ('). La ri-
sposta si fece attendere un po', e quando giunse era
così (( strecta e sì consulta » che chiunque avrebbe ( più
(il Cfr. Diario, data corrispondente.
(2) Cfr. in Appendice Doc. XXXIX e si noti che la lettera equivaleva
ad una istruzione per q lesto cittadino che aveva V incarico di parlare allo
Chaumont ; ma essa lettera acquista maggior valore anche pel fatto, che,
pur essendo diretta al Cicero, era stata indirizzata allo stesso Chaumont
colla preghiera di conse^^nargliela. S illa famiglia Cicero vedansi le interes-
santi notizie raccolte da Francesco Podestà'' nel suo lavoro: « La pesca del
corallo in Africa » eie. Genova, Sordo-Muti. 1 897.
(5) Fu prob.ibilmente quando si mandò questa staffetta che si scrissero
le lettere commendatizie pei quattro oratori. Esse sono del 17 febbraio ed
è dello stesso giorno il « decretum contra pericula » per gli stessi. Cfr. Lit-
terarum Reg. 48, lettera n. 17 e Diversorum Filza 64.
Fine del governo popolare 2l5
presto differito de mandare che altramenti )) ; molto
probabilmente essa conteneva l'ordine al Roccabertino
di partire e agli ambasciatori genovesi di accompagnarlo
('); gli è per ciò, dicono gli Anziani, che «havutala com-
modità de la compagnia del... Locumtenente » mandaro-
no gli ambasciatori. Ma. arrivati questi a Serravalle, essi
non osarono proseguire più oltre ed entrare nel territorio
lombardo, ancorché fossero col Roccabertino; non v'è
dubbio che nel viaggio fosse giunta loro notizia che il
d'Amboise aveva arrestati tutti i popolari genovesi resi-
denti a Milano, che s'era fatto dare sicurtà di 4000 ducati
e di (( parere mandatis » (''). Era quindi poco prudente,
anche per gli ambasciatori, avventurarsi in territorio così
mal sicuro ai loro concittadini ; fermatisi pertanto a Ser-
ravalle, mandarongli a chiedere, per mezzo del Roccaber-
(i) Il Salvago {op. cit., pag. 472) afferma che il Roccabertino per non
aver noie nel lasciare Genova si fece mandare una lettera dallo Chaumont
con r ordine di recarsi a Vienna e di condurre seco una ambascieria Ge-
novese per trattare degli interessi della città. I Genovesi accettarono e par-
tirono col Roccabertino ma quando fu giunto in paese sicuro, scoperse loro il
gioco e cosi gli ambasciatori ritornarono sui loro passi.
(2) Questa notizia riportata in Diario il 5 marzo, è comprovata dal
S)»NUDO ^Dt'ari, libro VII, col. 2 5) il quale al 4 marzo riferisce la notizia ri-
cevuta da Milano dal segretario Nicolò Stella che « è sta a Milan publicà
« un bando che niun non ardisca soto gran pene portar oro ni arzento a
« Genoa et è sta trovato uno cavalaro con ducati 4000 qualli erano di ze-
« noesi e li portavano a Zenoa; li sou stati tolti et batuto il cavalaro » e
non finirono qui le misure prese in Milano contro i popolari Genovesi ; lo
stesso Sanudo riporta in data 8 marzo (ibid.^ col. 27) che « A Milano
« si é fatta una grida : chi aveva roba o denari di Genovesi popolari si
« venisse a presentare e dare in nota » ed erano venuti a porsi in nota
« per circa ducati 5o.ooo.
2l6 Anno l507
tino, se potevano procedere oltre senza affanni ('); ma
non ebbero il tempo di attendere la risposta, perchè, mo-
lestati quivi da alcuni giovani nobili genovesi, dovettero
andarsene alla volta di Novi, dove furono così male ac-
colti dalla ^ compagnia » del signor d'Allègre, che furono
costretti a far ritorno (7 marzo), per la via di Gavi, in
città (') L'8 marzo veniva spedita ad Andrea Cicero la
lettera dalla quale traemmo le notizie sulla poco fortunata
ambasceria genovese; in essa lo si pregava di voler chie-
dere scusa al d'Amboise se gli ambasciatori erano stati
obbligati a ritornare a Genova prima che giungesse la
sua risposta e di vedere se si pc^tesse venire ad un ac-
comodamento, giacché, malgrado le continue vessazioni
da parte dei ministri francesi che divenivano ogni dì più
provocanti, la città si manteneva sempre fedele e devota
al suo re. Eppure, con tanta fedeltà, il comune doveva con
stupore e con dolore far notare che lo stesso d'Am.boise
permetteva tante molestie e non porgeva ascolto che ai
nemici di Genova, tanto che a corte non solo si era creduto
per qualche tempo che il tentativo dei Fregoso fosse opera
dei popolari, ma avevan prestato fede alle voci corse di
proposte fatte a Ferdinando il Cattolico di cedergli il
dominio della città, mentre più tardi si era visto che
tutto ciò non era conforme al vero. In ultimo la lettera
(i) Gfr. Diario 5 marzo. Anche il Sanudo (ibid., col. 3i-32) riferisce
da lettere spedite da Milano il 9 marzo la notizia che gli oratori genovesi
avevano cercato di ottenere un salvacondotto dal Gran Maestro ma, avutolo,
non si erano presentati ; e la lettera aggiungeva che probabilmente avevano
mutato di proposito, ma vedremo invece che furono costretti a mutarlo.
(2) Gfr. Diario., 6-j marzo.
Fine del {governo popolare 217
accenna a minacciosi preparativi che si facevano da ogni
banda contro Genova, preparativi che essa attribuiva
soltanto ai nobili, e ciò per potere ammonire indiretta-
mente il luogotenente regio che Genova si preparava a
ricacciare gli invasori, sempre s'intende, « per poterse
mantegnire sotto il felice stato regio » (').
La città dopo la partenza del Roccaiìektino.
La lettera, non si può negare, era ben pensata e
studiata, ma non fece alcuna breccia sull'animo dello
Chaumont, tutt'altro che disposto ad essere benigno.
Partito il Roccabertino, le guardie del Palazzo ebbero
l'ordine di ritirarsi in Castelletto. Nella notte infatti del
2 al 3 marzo, centoventisette di esse ubbidirono; le altre,
(circa duecento), preferirono restare col capitano Averluch
(un tedesco che portava le insegne del Ravenstein) , al
soldo ed al servizio dei genovesi. Quelle che erano salite
al castello passarono sotto il comando dell' Allabre, il
quale prese possesso del convento di S. Francesco, espel-
lendone tutti i frati, tranne sei pei servizi divini, e vi si
fortificò ('). Grande fu la sorpresa dei cittadini quando,
alla dimane (3 marzo), appresero la notizia che a Palazzo
non vi erano più guardie e che si erano ritirate a ca-
stello, e pare che molti, impensieriti assai da codeste
novità, si preparassero ad abbandonare la città, perchè
(i) Cfr. in Afff)endice, Doc. XXXIX. L'ultima parte della lettera tratta an-
che delle male azioni del castellano di Castelletto, ma di queste parleremo
più innanzi.
(2) Cfr. Diario, 3 marzo ; Sknarkga, (op. cit., col. Sqo) e J. rj''AuTON,
{pp. cit., Tomo III, pag. 247-249).
2l8 Anno l507
la mattina stessa esciva una grida che vietava a chiunque
di lasciare Genova, o di portar via cosa di qualunque
genere senza il permesso degli Anziani , ed esortava
tutti i cittadini a non temere di nulla per quello che
era avvenuto « de qualche pochi soldati franciosi, li quali
« per vano timore hanno lasciato el palatio », avendo
la città tuttora il suo luogotenente regio con tutte
le sue prerogative, stessero quindi di buon animo e perse-
verassero nella « devotion regia et prompteza al manteni-
« mento et conservation del stato suo felicissimo » (') La
grida non era bugiarda circa al luogotenente ; il Roc-
cabertino infatti aveva ceduto il comando al dottore Ste-
fano Cernerieu, il quale però non tenne molto a lungo
(i) Ecco il testo della grida: « MDVII die III Marti). Preconate vos
a preco communis etc. Per parte de li M.ci S. Locotenente regio et segnoi
« Antiani de lo comune de Zenoa. Se comanda che non sea persona alcuna
« habitante in la Gitae borgi et sotteborgi de Zenoa, de che grado stado et
« condiction se sia, chi olse ne presume da la dieta citae et borgi partirse
« ne etiam trar fora di quella robbe de che generation si voglia senza expressa
« licentia de li prefati M.ci segnoi Antiani sotto pena de perdere tutti li
« beni loro confiscati et applicati ex nunc al M.co officio de la balia de lo
« dicto Comun de Zenoa. Et perchè questa matina è seguita la novità
« che ogniun intende de qualche pochi soldati franciosi^ li quali per vano
« timore hanno lasciato el palatio: se dice et notifica a ciascun che per
« questo non se ha da prendere alcuno invaghimento, ne manco partirse da
« la solita devotion del Christianissimo Re Signor nostro : perchè in palatio
« non se manca di Locotente regio con bona forma de poter fare iusticia
« et adoperare la auctorità sua, seandosi etiam data opportuna provision a
« tutte le cosse necessarie. Siche ogniun staga de bono animo et persevere
« con tutta diligentia ne la d'età devotion regia et prompYeza al manteni-
« mento et conservation del stato suo felicissimo. Per Benedictum de portu
a Cancellarium - MDVII die III Martii Antonius de panexio cintracus comunis
« retulit proclamasse per loca publica et consueta civitatis cum tubicinibus ».
[Diversorum, Filza 64).
Fine del governo popolare 219
l'onorifico incarico, poiché, intimorito nel vedersi così
solo, risolse di andarsene e la notte seguente partì
anch'egli per Milano (').
Entriamo così in un periodo di incertezza nel quale
i genovesi non si dichiarano ancora apertamente contro
la dominazione francese, ma si sente che il popolo è
stanco persino di quella parvenza di rispetto e di osse-
quio pel governo regio, e si scorge che ogni ora, ogni
(i) Cfr. J. d' AuTON, op. cit., Tomo III, pag. 248. — Il Srnarega (ojp. a7.,
col. 590) osserva che i Genovesi man'enevano sempre una certa reverenza
verso il re poiché, quando tutti gli ufficiali regi lasciarono Genova, essi
« ludicem ad maleficia deputatum (nam solus ipse remanserat) praetorem
« L'rbis constituerunt » e in questo giudice ci vien fatto di riconoscere il
Cernerieu che era sta'o consigliere di giustizia a Scine e di là condotto a
Genova dal Cleves, probabilmente colle stesse mansioni. — Ma nelle nostre
ricerche d^Archivio abbiamo trovato anche un altro regio luogotenente suc-
cessore del Roccabertino. Infatti in un atto del 18 marzo i 507 (Litterarum
Reg. 48, lettera n. 3 1 ) possiamo leggere la seguente intestazione : « Hiero-
« nimus de Anguisolis de Placentia, legum doctor, Regius Locumtenens et
« consilium Antianorum comunis Genue »; la stessa si può leggere in un
altro atto dello stesso giorno (loc. cit., lettera n. Ì2); ma poco dopo, il 20
marzo, troviamo una lettera {loc. cit.^ lettera n. 34) in cui gli Anziani, « cum
« spectabilis dominus Ilieronimus de Anguisolis legum doctor, vicarius
a tribunalis sale superioris, ad patriam suam iturus et inde ad nos, ut a^■-
seruit, reversurus sit » pregano i Genoati e gli amici di essi a concedergli
libero passaggio « et alia comoda ». Da questi documenti si potrebbe infe*
rire che dopo il Cernerieu si volle eleggere un nuovo regio luogotenente
nella persona di questo vicario di tribunale, il quale dovette presto accor-
gersi della poca sicurezza della sua posizione se chiese di andarsene dando
affidamento però che sarebbe tosto ritornato; ma non temiamo di errare,
credendo che, liberatosi da quella pericolosa situazione, si sia guardato bene
di recarsi nuovamente a Genova. Ritornando al Senarcga, benché vi possa
essere, come si vede, qualche incertezza fra le due persone, noi crediamo
che egli si riferisca al Cernerieu, poiché nel periodo citato accenna mani-
festamente ad ufficiali regi ed il Cernerieu, più che il dottore di Piacenza,
meritava tale titolo.
220 Anno l507
giorno, ogni nuovo avvenimento portano inevitabilmente
alla guerra contro la Francia. Il partito popolare aveva
fino all'ultimo cercato di persuadere il re ed i suoi mi-
nistri che esso non sentiva alcuna animosità contro di
loro, ma solo contro i nobili; invece e re e ministri ave-
vano sempre prestato poca fede alle loro iterate proteste
di devozione, e in verità non avevano tutti i torti ; come
potevano credere alla devozione di chi per mesi e mesi
rifiutavasi di restituire le riviere al suo re ? h vero che
il popolo non voleva consegnargliele pel timore che egli
le cedesse di nuovo ai nobili, ma il re, da parte sua, non
poteva accontentare i popolari e inimicarsi i nobili che
pur rappresentavano la parte più ricca e più potente di
Genova ! Se egli li avesse abbandonati, sarebbe andato
incontro a pericoli più seri per riprendere la città perchè
i nobili gli avrebbero saputo opporre troppi ostacoli e,
mentre ora offri vangli una forte somma di denaro per
rientrare nei loro diritti, avrebbero potuto, se egli si fosse
rifiutato ad aiutarli, ricorrere a Ferdinando il Cattolico.
1 popolari invece avevano prese le cose un po' troppo
alla leggiera; essi si erano sempre illusi di poter guada-
gnare l'animo di Luigi XII, ma gli ultimi avvenimenti
avevano dato il tracollo alle loro speranze. Genova in-
tanto era in mano della plebaglia sfrenata, prepotente,
rissosa, ladra, sanguinaria ; di giorno in giorno crescevano
i tumulti, i saccheggi, gli eccidi; i pochi nobili rimasti nei
dintorni erano perseguitati, malmenati, le loro case messe
a ruba; ieri un Pantalino di Bruges, bravo degli Adorno,
assaliva e tentava di uccidere Teramo Centurione, oggi
cinque miserabili, accusati di favorire i Fieschi, venivano
Fine del governo popolare 221
impiccati a Palazzo ('); col favore della notte si perpe-
travano delitti e furti audacissimi ; i cittadini ne erano
atterriti.
II. SaLAZAR incrudelisce contro I PRIGIONI NEL CASTELLETTO
A tanti mali si aq-giung"eva V opera nefanda del
Salazar. Il 24 febbraio egli aveva incominciato a bom-
bardare la città lanciando su essa cinque o sei colpi
di artiglieria, e lo stesso aveva fatto nella notte del 5
e nel mattino del 6 marzo. Provocava così l' indigna-
zione di tutta la cittadinanza, indignazione che aumentò
rs marzo quando, avendo mandato un salvocondotto a
Raffaele di Montaldo e ad un altro cittadino, perchè si
recassero a visitare i loro parenti, li fece loro vedere
« tutti reposti in fondo de una turre, carcere acerbis-
« simo » nel quale v'erano « homini de hanni octanta
« et septanta et uno con doi figlioli » e disse loro che,
se entro il domani gli facevano fede di 6000 scudi, li
avrebbe tolti dal fondo della torre e rimessi in luocro mi-
gliore, altrimenti li avrebbe impiccati. La città era oltre-
modo indignata contro quest'uomo crudele, inumano che
si compiaceva di chiamarsi « el principe de li diavoli »,
mentre, per converso, nutriva una certa simpatia per
Allabre de Saule, che mostrava di disapprovare le pre-
potenze del Salazar, e di volerlo rimuovere dalle sue
azioni crudeli e disumane, ma era inutile C'). Dopo tre
(i) Cfr. Diario^ 27-28 gennaio, 6-7 marzo. — B. Senarkga (op. cit.^ col.
590) afferma che essi furono gettati dalie linestre del Palazzo.
(2) Cfr. Diario 24 febbraio; 5, 6 marzo e Doc. XXXIX.
222 Anno l507
giorni il castellano osò ripetere le stesse richieste e al-
lora gli fu risposto adeguatamente che impiccasse pure
i suoi prigionieri, che i genovesi non gli avrebbero
dato denaro alcuno finché non li avesse rilasciati liberi.
Quegli ricominciò a tirar colpi e non furono pochi come
per lo passato, anzi durarono tutto il giorno fino a notte,
e danneggiarono nel porto diversi galeoni e ne man-
darono a fondo due, mentre gli altri furono salvi traen-
doli a ridosso del ponte Spinola ('). Il danno e la pioggia
dei colpi spinsero il comune a scrivere in fretta al bom-
bardiere Gregorio Gioardo per invitarlo ad accelerare la
costruzione delle artiglierie che gli erano state ordinate
e a inviargli un messer lacobo Pegorella di Brescia a
prendere la forma dei proiettili per fabbricarne ("); la
(i) Cfr. Diario, ii marzo 1 507. Anche B. Senarega (op. cit.^ col.
589-5S0) ricorda le pretese del Salazar pel riscarto dei prigionieri e le sue
crudeltà ed aggiunge che « nullum otFensionis genus intentatum reliquit,
« nec aliud magis querere visus est, quam ut in ultimam desperationem
« induceret; constansque opinio honorum omnium fuit, ipsum in causa fuisse,
« ne cum Rege compositae res fuerint, fessis maxime omnihus ».
(2) Siccome la lettera ha qualche interesse storico, credo opportuno pub-
blicarla per intero. Essa trovasi in Litterarum , Reg. 49, lettera n. 71 :
— « Egregio viro Gregorio Joardo concivi nostro amantissimo. Egregie
« concivis nohis amantissime, Noi hamo deliberato scrivirvi la presente let-
« tera et farvi grandissima instantia che quanto più presto podeti accelerate
« de finire la artalaria quale haveti a fare poiché noi se trovemo solicitati
« da lo castellano de castelleto lo qoale hodie ha incomensato a trahere et
« è necessario che vui vi dimostrati bon genuese e fati officio bono e
« presto da vero genuese et vi instemo ne advisati in che tempo essa ar-
ce tileria sarà in ordine : propterea vi mandamo messer Jacobo Pegorella
<( de brexano lo quale vene a prehendere la forma de le ballotole per fa-
te bricarle et vi faciamo instantia etiam ne advisati dove se possiamo va-
« lere de ferro jsao peroche nen ometteremo cosa alcuna et supra tuto
Fine del governo popolare 2 23
plebe poi, esacerbata dalle rovine prodotte dalle bom-
barde, il I 2 marzo levossi a rumore e si diresse al Castel-
laccio, lo assaltò e lo prese senza molta fatica, fece scempio
dei venti soldati che eranvi a difesa e di tre donne in esso
ricoverate ('). Il Castellaccio venne così occupato dai geno-
vesi che vi posero due commissari : Pantaleone Semino
e Gerolamo Bosio , sostituiti subito dopo da Galeotto
de Ferrari e Sebastiano Cicheri con 50 soldati, con l'or-
dine di non allontanarsi mai dalla fortezza, eccetto dieci
« iterum ve instemf) et exhortemo tanto quanto possiamo che in nomine
« domini finite più presto sia possibile epsa arteliaria ; si datine adviso se
« in genua è maistri da fabricare epse ballotole anco in altre parte che se
« ne possiamo valere. Dote Janna die XI Martii i5o7 )>. Lo stesso giorno
usciva una curiosa grida che proibiva di portare calze del colore di qual-
che partito. « MDVII die XI Marti). De mandato 111. d.ni regii Januen.
M guh.ris et M.ci consilj D. Antianorum communis Janue. Se commanda ex-
« pressamenti ad ogni persona de che grado, stado, o conditione se sia che
« non olse ni presume portare calse in piede de che capellatio se voglia o
« de chi iecesse o far volesse olFicio de capellatio, sotto pena de trei tratti
« de corda usque ad ultimum supplicium inclusive. Item sub simili pene
« se comanda a tuti li casolari de la cita de Genoa et ad ogni persona
a chi havesse facultà de poter fabricar calse che non olse ni presume fare
. « de diete calse comò de sopra s''è dicto. In cancellaria Paul! de Gabella ».
Diversorum Filza 64.
(2) Il n''AuTON, degno di fede poiché dice di aver raccolte le notizie del
fatto dair unico superstite del massacro « Nicola deNoyers, Laonnois », narra
r avvenimento con qualche particolare di più e con qualche lieve dille-
renza. Secondo questi, i genovesi stettero tutto il giorno a trarre colle ar-
tiglierie sul Castellaccio. I pochi difensori sotto gli ordni del capitano Re-
gnault de Nouaille non poterono resistere a lungo, perchè mal vettovagliati
e mal muniti, per ciò si arresero a patto di avere salva la vita e gli averi. I
genovesi acconsentirono, ma quando li ebbero nelle mani li tagliarono a
pezzi. Sono orribili i particolari di questo massacro descritti dal d'' Auton
(op. cit.. Tomo III, pag. 25 1-252).
224 Anno l507
uomini per i bisogni della guarnigione, e che tutti doves-
sero rientrare la notte ('). Indi a poco, non so se per spa-
valderia o per minaccia, si mandò un fante allo Chaumont
per « farli intendere lo trare del Castello e la preza del
« Castelazo », ma quegli, appena ebbe scorsa la lettera,
la buttò in mezzo alla sala « corno indiavolato » e licenziò
il corriere senza dargli risposta alcuna (""). Nello stesso
giorno che si dava l'assalto al Castellacelo, Giovanni e
Lazzarino Bacigalupo erano inviati a prendere il castello
di Portofino, e, due giorni dopo (14 marzo) se ne man-
davano altri due, probabilmente Anfreone de Francis e
Oberto Canale, per la stessa impresa, la quale, per verità,
non fu né lunga ne difficile, perchè il 16 giungeva la
nuova che il castello si era reso a discrezione ('); esso
era di poi consegnato a Luca di Pietra ('•), e quasi nello
stesso tempo si arrendeva a patti il castello di Venti-
miglia (').
Persecuzioni contro i nobili.
La plebe ora cercava armi, artiglierie, uomini, denari
per difendere la sua terra natia, la sua città minacciata
da tutti e, più specialmente, da' suoi stessi concittadini,
dai nobili, dei quali pochi erano rimasti entro le sue
mura, e su quei pochi essa riversò tutto il suo livore
e tutta la sua animosità.
(i) Litterarum Reg. 49, lettere n. 72, yì^ i3 marzo iSoj.
(2) Diario, 14 marzo.
(3) Diario, date corrispondenti.
(4) Litterarum Reg. 48, lettera n. 35, 2 3 marzo 1 507.
(5) Diario^ jq marzo.
Fine del governo popolare 225
Il IO marzo, una grida affidava ai due tribuni, Bat-
tista de Solaris e Giuseppe Dernixe, il compito di ricer-
care e requisire tutte le armi che si trovassero nelle case
ed ordinava ai nobili di darle in nota ad essi ('); il diario
ci apprende che moltissime ne vennero trovate nelle di-
more dei gentiluomini e presso Giovanni Ceba; il i 2 un'al-
tra grida intimava a tutti quelli che sapevano dove fossero
armi di nobili, di notificarlo entro due giorni e di darne
l'inventario a quattro deputati (^); sei altri dovevano fare
una lista dei nobili dimoranti in città e nelle vicinanze,
e imporre a ciascuno di essi una cauzione in denaro,
che avrebbero perduta se si fossero allontanati ; inoltre
dovevano chiudere e custodire in luogo sicuro coloro che
non potessero pagare , dichiarare ribelli e confiscare i
beni di coloro che fossero fuggiti e promettere cento ducati
a chi fosse riuscito a prenderli ('). A pochi giorni di di-
stanza, (19 marzo) ecco un altro editto che costringeva
molti nobili sparsi nei dintorni a rientrare in città, e dava
ordine ai pubblici officiali delle due Riviere che entro
tre giorni, bandissero tutti i nobili genovesi che si tro-
vassero nei singoli paesi. Questa volta, cosa degna di
nota, le pene inflitte per disobbedienza non venivano mi-
nacciate ai nobili, bensì ai pubblici officiali (^), perchè non
è inverisimile che il comune temesse che i capitani, po-
(i) Diversorum Filza 64.
(2) Diario, 12 marzo. Cfr. ivi i nomi dei quattro deputati.
(3) L''atto si trova in Diversorum Reg. 174, 12 marzo. I sei eletti erano:
Battista di Solario, Giuseppe Dernixe, Leonardo Calizzano, Cristoforo Ca-
sana, Vincenzo Nigrino, Lorenzo Gioardo.
(4) Cfr. in Appendice Doc. XL.
226 Anno l507
desta, vicari, rettori, ecc., rivieraschi tenessero mano di
nascosto ai nobili, ed è perciò, io credo, che in questi
giorni assistiamo al frequente invio di uomini fidati nella
Riviera di Levante che, come è noto, non era mai stata
molto favorevole al governo popolare. L' 1 1 marzo, Leo-
nardo Merello e Gio. Batta di Portofino sono eletti com-
missari alla podesteria di Rapallo e Fontanabona; Opizzino
di Vernazza è mandato a Castiglione; il 15, Galeotto
de Ferrari e Marco da Passano a Recco; Gio. Agostino
Carrega e Francesco Daniele a Moneglia ; Paolo Ber-
nardo e Gregorio d' Arena a Sestri ('). Intanto arri-
vavano a Genova soldati e munizioni; erano giunti
« uno caporale dignissimo in arme » chiamato Gio. Andrea
Corso, con più di 300 fanti, e poi altri 500 dalla Corsica;
da Roma forti provviste di salnitro, di polveri, di mu-
nizioni e di armi ; in città si requisiva tutta l'artiglieria
che si poteva trovare (^). Il 13 marzo si pubblicava una
grida che nessuno « senza expressa licentia del Magnifico
« Senato, sotto pena della forca », osasse parlamentare
col castellano, il quale aveva chiesto, il giorno prima,
un colloquio con qualcuno che sapesse parlare in francese;
non si mandassero lettere, ne si pagassero denari, né
dessero sovvenzioni di alcuna sorta a quelli di Castel-
letto ('). I genovesi non volevano più assolutaiuente trat-
(1) Litterarum Reg. 48; lettere n. 24, 25; 28, 3o, 33.
(2) Diario, i3, 18, 22 marzo.
(j) Il Diario riferisce questa grida al 1 ] marzo ed infatti essa venne
pubblicata in quel giorno; ma daiP originale rileviamo che venne redatta il
giorno prima, e cioè nel giorno stesso in cui era stato assaltato e preso il
Fine del governo popolare 227
tare col Salazar, che si era mostrato così perfido e così
crudele ; per contro avendo Allabre de Saule chiesta,
poco dopo, la stessa cosa, gli risposero con una lettera
assai garbata, che si era cercato chi volesse salire al ca-
stello, ma « attento li portamenti del castellano » non
si era trovato chi si fidasse di recarvisi, perciò propo-
nevano che scendesse egli, o mandasse un uomo di sua
fiducia, assicurandone la più assoluta incolumità perso-
nale ('). Pare che non si riuscisse a nulla e che le relazioni
Castellacelo. « MDVII die XII Martii. Preconate vos preco comunis. De man-
« dato Magnilicorum dominorum Antianorum et prestantissimi olficii balie
« excelsi comunis Janue , se fa publica crida et commandamento ad ogni
« persona de che grado, stado et condition se sia che non olse ni presume
« haver parlamento cum quelli de castelleto ni mandare ambasiade sive
« lettere ni etiam pagar denari aut subvenirli de quavis sia cossa sensa ex-
« pressa licentia del M.co Senato sotto pena de la forcha. — Die XIII dicti
« martii, Franciscus de Solario preco publicus communis retulit se hodie pro-
« clamasse per loca publica civitatis in omnibus contratis sonitu tubarum
« alta et intelligibili voce ». Diversoriim Filza 64.
(1) « Al Magnifico Monsignor Alabre de Saules. Magnifico Monsegnor,
« noi non havemo facta più presto resposta a la vostra lettera perchè spe-
« ravamo poterve mandare qualche persona a parlarvi comò ne rechedevi :
« ma, attento li portamenti del castellano, non s"" è trovata persona chi se
« fide de venirli et per questo ve dicemo che se voi o altro per voi vole
« descendere fora del castello et venire in loco dove li nostri possino com-
« parere senza suspecto né timore, che siamo presti a mandare a parlare
« con vostra Magnificentia o con qualcuno altro mandereti, offrendovi de
« assicurarve cossa per scriptura et lettere de bono et ampio salvocondutto,
« corno etiam de compagnia de gente, benché la Magnificentia vostra et
« ogni altra persona chi representasse signo del Christianissimo Re signore
« nostro sia sempre in questa cita et per tutto lo Genoese securissima. Et
« cossi per virtù de la presente assecuremo la persona vostra o sia de quello
« o quelli mandereti, dando a voi o a chi vegnirà pieno e ampio salvocon-
« ducto di poter venire et retornare al Castelleto salvo et securo senza im-
« pedimento ne molestia alcuna. Datis .lanue die XV Martii MDVII. Antiani
« excelsi communis Janue ». Litterarmn Reg. 5o, lettera n. 17.
228 Anno l507
col Salazar si andassero peggiorando, poiché si giunse
persino a proibire a tutti di passare per le contrade attigue
a Castelletto dopo 1' « Ave Maria », avendo le guardie
l'ordine , dopo quell' ora , di uccidere chi vi ponesse
piede (').
Prime avvisaglie contro il Castelletto.
Il 19 marzo incominciamo a sentire il prin.o rumor
d'armi intorno alle mura del Castelletto : le guardie dei
popolari si azzuffano con quelle poste a difesa di S. Fran-
cesco, le incalzano ed arrivano a dar fuoco a « lo re-
stello >^ cioè alla palizzata difensiva posta innanzi alla
porta della fortezza (*). Il lieve scontro era costato soltanto
un morto ad ambe le parti, ma spronava i cittadini a
prepararsi ad altri e più gravi cimenti. Si ordinava infatti
ai conestabili di passare in rivista i loro uomini e di
riferirne il numero ai loro gonfalonieri e che tutti stessero
pronti in armi ('); il giorno stesso fu emanata una grida,
ripetuta il 23 marzo, ordinando pel 26, e poi per la fine
del mese, a tutti gli abitanti delle tre podesterie , del
Bisagno, della Polcevera e di Voltri, di venire a Genova
con le loro famiglie e con ciò che avevano: « arnexi,
robe, strame, farine, biave, vino et ogni altra vituaria »,
(i) Diversorum Filza 64, i5 marzo 1 507.
(2) Cr. A. Guglielmotti: Vocabolario Marino e Militare^ alla voce
« Restello » o Rastello.
(J) Diario^ 19 marzo. I conestabili erano capi di una «contrada » la quale
era una sezione della « Compagna ». Per maggiori schiarimenti cfr. G. Rezasco :
Diponario storico ed amministrativo.
Fine del governo popolare 229
sotto pena di cadere in disgrazia degli Anziani ('); nei
giorni seguenti si ingiungeva a tutti gli officiali delle
terre della Riviera di Levante di mandare in città
tutte le navi cariche di grano che approdassero ai loro
porti e lo stesso ripetevano ai patroni e nocchieri
di dette navi C). Mentre il comune volgeva il pensiero
alle vettovaglie, non dimenticava le munizioni da
guerra. Sollecitava Matteo de Porta ad apparecchiare
le «e pietre ferree » che gli erano state commesse per
le artiglierie e gli ordinava di mandarne 25 ogni volta
che fossero pronte ('), si raccomandava anche per la fab-
brica di certi cannoni, e inviava a Voltri il maestro Jacobo
di Brescia « fabricator de ferramenti », per avere da
quelle ferriere ferro, rame e carbone (^).
Dichiarazione di guerra alla Francia.
Si era in quel periodo di tempo di cui parlammo già
sul finire del capitolo precedente, durante il quale i po-
polari « arrabbiati », oppostisi all'invio di ambasciatori allo
Chaumont, avevano fatto uscire, il 25 marzo, quella grida
(1) Gli originali delle due gride si trovano in Diversorum^ Filza 64. La
prima notifica che Leonardo di Fazio e Matteo di Burgaro provvederanno
le stanze; è pure interessante per la relazione del banditore il quale enu-
mera i paesi dove lesse la grida. Il venerdì 19 marzo la proclamò « in loco
« Vegerij, Pontedesimo, Morigalo, Bulsaneto, Riparolio superiori et inferiori,
" Corniliano, Sancto petro arene »; il sabato, 20 marzo, « in Bisanne et
« eius burgis .... Vernatia, ad Robur, Plano Quinti, Nervi) et in loco Sexti
« videlicet in duobus burgis ipsius ».
(2) Litterarum Reg. 48, lettere n. 39, 40; 24 marzo.
(J) Litterarum Reg. 49, lettera n. 9?; 21 marzo 1507.
(4) Ibidem, lettere n. 98, 99; 2 5 marzo.
16
230 Anno l507
ordinante che non se ne dovesse più parlare, poiché il
Magnifico Senato, l'ufficio di Balìa ed i Tribuni avevano
deliberato di bandire la guerra ai loro nemici. Ma la fiera
decisione non fu presa che tre giorni dopo, quando i
genovesi erano ormai esasperati dal lungo e terribile
bombardamento del Salazar e dalle notizie che il re muo-
veva contro Genova a capo del suo esercito ed il d'Al-
lègre ricuperava la Riviera di Ponente. Il 28 marzo
adunque si tenne un gran consiglio a Castello (si badi :
non a Palazzo, ma a S. Maria di Castello, luogo dove
predominava l'elemento popolare e dove si erano sempre
prese le deliberazioni più gravi) e veniva stabilito di fare
buona guerra al re e di prendere in. ogni modo il Ca-
stelletto. A ciò furono eletti sei capitani : Matteo Borgaro,
Vincenzo Pellissone, Antonio di Corniglia, Paolo Giudice,
Andrea Giustiniani e Simone Navone, deputati a dirigere
i lavori di approccio e di offesa al castello; fu data loro
ampia libertà di comandare quanti uomini volessero, di
requisire cavalli e legname, di imporre anche gravami,
quando loro sembrasse utile ('). L'anonimo non accenna
come sia stata accolta dal popolo grasso e dalla parte
meno coraggiosa dei popolari la fiera risoluzione , ma lo
si arguisce facilmente da quello che segue nel Diario :
« al doppo disnare fu una grandissima moltitudine di
<( gente a palacio , con deliberatione di tagliare a pezi
(i) Cfr. Diario, data corrispondente e Politicorum Mazzo III. Nel Diario
invece di Andrea Giustiniani e Simone Navone troviamo Simone Giusti-
niani e Pantaleo Navone : naturalmente io ho preferito quelli desunti dalla
pura fonte delF originale.
Fine del governo popolare 23 1
K una frotta di populo i^rasso con alcuni artegiani ade-
« renti a loro ». Era dunque la prepotenza e la forza
bruta della plebe che inìperava, che si imponeva alla
assennatezza di pochi. Così quella sera venne sancito a
Palazzo ciò che si era deliberato a Castello, ed uscì la
grida che dichiarava solennemente la guerra al re di
Francia, l'assedio del Castelletto e la distruzione di tutte
le insegne della sovranità regia a Genova. Le cause
principali perchè si indiceva la guerra erano : i. non aver
voluto il re dare udienza agli ambasciatori del popolo;
2. aver fatto bandire i genovesi come ribelli e confiscati
i loro beni ; 3. aver dato soccorso a Monaco ('). È in-
descrivibile con quanto ardore la città provvedesse ora
alla propria salvezza ! Per aver denari ordinò a tutti i
cittadini di portare i loro argenti alla zecca, dove Pelegro
di Goano ed ?ltri deputati li avrebbero ricevuti (^); per
raccogliere milizie mandò una grida che tutti dovessero
star pronti in armi ed obbedire ad ogni richiesta dei loro
conestabili e dei loro gonfalonieri ; alle artiglierie prov-
(1) Diario, 28 marzo; nello stesso giorno si spediva ai commissari della
Spezia ed a quelli di Chiavari T ordine di abbattere al più presto tutti i
castelli di q ielle città e dintorni per evitare il pericolo che cadessero in
mano dei nemici. Era inviato alP uopo in ambidue i luoghi Giov. Antonio
di Chiavari. Il 5 aprile si ripeteva a Giov. Pìcaluga e Leonardo de Franchi,
commissari di Chiavari, V ordine di abbattere il castello « atteso che basta
« a noi li chori de tuti » (Litteraruni Reg. 49, lettere n. io5, 106, i 18).
(2) Di consimili ordini se n'erano dati prima e ne vennero dati dopo. Il
17 febbraio se ne trova uno di portare tutti gli ori ed argenti lavorati in
zecca, dove verranno pagati soddisfacentemente, e viene ripetuto il 2 aprile.
L"' uno e T altro si trovano in Diversorum Filza 64 ed è nel secondo dove
si parla di Pelegro di Goano.
232 Anno i507
vide scaricando senza indugi quelle che erano giunte da
Monaco ('). Contro le truppe del d'Allègre, che minac-
ciavano tutta la Riviera Occidentale, inviò (30 marzo) un
castellano a Ventimiglia ed un commissario, Antonio
Trucco, a S. Remo ; il primo aprile mandò due galee
con 300 uomini ad Albenga avvisando Gerolamo di
Alsate che presto ne sarebbero partiti altri 200 C"). Co-
municò la decisione di questa spedizione a tutti i com-
missari sparsi per la Riviera, perchè stessero di buon
animo, ed allo stesso fine li avvisò che, per lettere giunte
da Roma e notizie pervenute da altre parti, v'era a cre-
dere che non vi fosse alcun pericolo di complicazioni,
■< perocché la Maestà Regia non gè vole spendere uno
« dinaro e tutto quello che s'è facto fino chi. sono dinari
« di nobili et per conclusione, debellato quello campo
« chi è in Rivera, non est dubitandum et questo per
« adviso et conforto vostro (') ». Ma occorrevano ben
(i) Diario, 29 e 3o marzo.
(2) La lettera alPAlsate si trova in Litterariim Rag. 49 , 2 aprile. Nello
stesso Registro e alla stessa data si trovano le patenti di elezione di
Gaspare de Franchi e Raffaele della Torrea capi di quei fanti e si esorlano
ad inanimare i ri velerà schi perchè perseverino nella devozione a Genova.
Proprio due giorni prima (3i marzo) era stato condotto a Genova un tale di
Villanova di Albenga, colto mentre da Dolceacqua portava lettere di Luca
Spinola, Gio. d'Oria e di altri gentiluomini cittadini di Albenga; queste let-
tere contenevano cose segrete ; forse davano notizie delF avvicinarsi delT e-
sercito francese e incitavano alla rivolta contro i popolari ; il misero mes-
saggiero fu impiccato nella notte al balcone del podestà. Gfr. Diario, data
corrispondente.
(3) Una di codeste lettere fu inviata a Luigi di Bervey, commissario a
Ventimiglia ; in essa, oltre alla notizia suaccennata, lo si avvisava che eransi
caricate provvigioni e munizioni per Ventimiglia ed erano stati eletti due
F'ne de! gfovcrno popolare 233
altre milizie che quei miseri 500 fanti e questa lettera
di conforto contro un esercito invasore !
Vigoroso assalto al Castelletto.
Mentre il comune pensava di tener fronte a tante mi-
nacce , fervevano i preparativi per dare l'assalto al Ca-
stelletto, assalto che era della più grande importanza per
la sicurezza della città. Benché la fortezza da qualche
armo sia stata rasa al suolo, basta osservare il luogo
dove si ergeva per convincersi della sua straordinaria
potenza ; esso torreggia proprio sul cuore della città che
si stende ai suoi piedi, ed è facile capire quale pericolo
sovrastasse allora su Genova. La cittadella era difesa al-
l' intorno da bastiglie e bastioni, muniti di buona arti-
glieria; l'uscita principale era dirimpetto alla porta della
chiesa di S. Francesco, separata da essa soltanto per una
breve china, molto in pendenza e disagevole; anche la
chiesa e l'attiguo convento erano in ottima posizione,
ben fabbricati e sorretti da grosse, forti e salde mura.
I francesi, come accennammo, avevano saputo approfit-
tarne, fortificandoli e rifornendoli di artiglierie e soldati.
I genovesi per contro avevano chiuse e sbarrate tutte
le vie e i vicoli conducenti al castello; avevano fortificato
alcune case intorno al convento ed aperte comunicazioni
nuovi commissari ; un"* altra consimile fu spedita a Giacomo Giustiniani e
a Pantaleone di Arquata con l'aggiunta che avrebbero potuto, al caso, ser-
virsi anch'" essi delle forze mandate ad Albenga; una terza a Giov. Picaluga
e Leonardo de Franchi commissari di Chiavari ( Litterarum Reg. 49,
2 aprile iSoj).
234 Anno l507
tra esse per poter giungere al coperto sotto le mura
di quello, e avevano poste in vari jninti della ciltà le
loro artiglierie per convergere i fuochi sul castello. Dalla
parte del Bisagno infatti, in una località detta « Pavia »
erasi costruito un riparo, dietro il quale fu collocato il
famoso Drago ; Bufalo, 1' altro grosso canncnie pisano
che aveva già servito all'assedio di Monac(\ fu trainato
verso S. Rocco, in un luogo dove anticamente esisteva
un castello (') e quando tutto fu a posto, riusciti vani alcuni
tentativi di dar fuoco al Castelletto o di farlo saltare con
mine sotterranee, s'incominciò la giostra , dei cannoni,
dapprima debolmente, poi a mano a mano crescendo, fin-
che il 4 aprile 1507, giorno di Pasqua, ebbe principio il
vero duello fra le artiglierie. I grossi cannoni dei popolari
non lasciarono un istante di pace alle milizie del Salazar,
anzi un proiettile, entrato in una torre ove si trovava il
capitano Allabre, lo ferì insieme con tre de' suoi. Il can-
noneggiamento durò intensissimo per tutto il lunedì di
Pasqua e produsse effetti disastrosi : le torri, il con-
vento e la chiesa di S. Francesco, donde i francesi tira-
vano attraverso a fori praticati nelle muraglie, furono in
gran parte smantellati e abbattuti, e la « casaccia » di
S. Francesco fu messa in fiamme ed abbandonata dai
soldati, forse perchè non la potevano più difendere C").
Mentre ferveva questa lotta accanita, entravano in Ge-
nova i soldati delle tre podesterie a dare mano forte ai
cittadini : erano uno stuolo numeroso, da cui furono scelti
(i) Cfr. J. D^ AuTON, op. cit., Tomo III, cap. XIV, pag. 2 53.
(2) Id. ibid. cap. XVII pag. 275.
Fine del governo popolare 235
600 tra balestrieri e schioppettieri con qualche « imbra-
satore »; orli altri ebbero licenza di tornare alle loro case.
La mattina del 7, al clang^ore delle trombe ed al rullo
dei tamburi sonanti all'assalto, una gran turba di gente
si lanciò contro le mura del convento di S. Francesco
e per le molte breccie penetrò nel primo giardino e vi
rizzò centinaia di scale per fare impeto nel ridotto. Ma
se l'assalto fu vigoroso, la resistenza fu forte e risoluta,
sicché, dopo una mischia sanguinosa durata fino a notte,
i genovesi furono costretti a ritirarsi subendo gravissime
perdite, specialmente per le fogate costrutte dai francesi,
i quali, a quanto afferma il diarista, si erano valsi delle
tombe per empirle di polvere e far saltare in aria quelli
che vi passavano sopra (').
Il giorno successivo ricominciò più gagliardo il bom-
bardamento della fortezza e presto se ne videro gli ef-
fetti, che il 9 aprile i francesi dovevano ritirarsi anche
dal convento, dandolo alle fiamme (").
(1) Id. ibid. cap. XVIII. pag. 280. Cfr. Diario, 5, 6, 7 aprile. A questo
assalto sono collegate due gride: la prima del 7 aprile che ingiunge a tutti
i cittadini aventi le loro case « senza le loro masnó le debiano dentro da
« vespero fare dispaihare et dentro da dieta ora de vespro debiano presenta
« le ihave de diete caze in cancelleria de Raphael Pongono cancellerò ....
« altramente se gè intrerà perchè bisogna che se alogie li homini de tre
« poistarie, et se haverano damno sarà colpa loro per soa desobedientia ».
La seconda, dell' 8 aprile, dice « cuni ciò sia cossa che a le orecchie de li
« prefati Magnifici Signori (Anziani) sia pervenuto corno heri sera a la fine
« de la bataglia siano stati svalixati alchuni forestieri et cossi Genoesi da
« alcuni tristi, la qual cossa è stata a tuti molesta », volendo severamente
punirli si comanda a chi sappia chi essi siano di denunciarli entro 24 ore.
(Entrambe le gride sono in Diversorum Filza 64).
(2) Diario^ data corrispondente.
236 Anno l507
Condizione della Riviera di Ponente.
Mentre Genova lottava strenuamente dentro le sue
mura, altri nemici più temibili la minacciavano di fuori ;
tutta la Riviera di Ponente nei primi di aprile era ca-
duta a poco a poco in mano del g"overnatore di Sa-
vona. Il 4 aprile giungeva la notizia che S. Remo e
Taggia avevano aperto le porte all' esercito invasore ;
il 7 che Porto Maurizio si era resa e le era stata im-
posta una taglia di 8ooo scudi ed i francesi avevano
impiccato Gasparo de Paranchi, uno dei commissari (').
Allora fu d'uopo opporsi in Albenga all'avanzarsi delle
forze nemiche, e Genova incaricò (8 aprile) i due com-
missari : Raffaele della Torre e Gerolamo di Albaro di
dirigere la difesa e incorare i cittadini ad aver fiducia,
che sarebbero dal comune risarciti dei danni sofferti (*);
ma fu inutile ogni tentativo, che il 9 aprile i nemici erano
già in Albenga. A questo pericolo di per sé grave ag-
giungevasi l'arrivo della flotta francese, comandata dal
Pregent, la quale, dopo essere apparsa dinanzi a Mo-
naco, quando già il campo genovese aveva levate le
tende, veleggiava verso Genova per unirsi alle quattro
galee e alle due fuste, inviate in aiuto dal re di Napoli,
e che già avevano dato segno di essere in via e non
lontane, avendo catturato presso monte Argentaro una
fusta genovese Q). E non basta; in Lombardia un grande
(1) Diario^ data corrispondente.
(2) Litterarum Rag. 48, lettera n. 41.
(3) Diario^ 'i -^i 9 aprile. Il io giungeva la notizia che le due flotte si
erano riunite.
Fine d(>l sgoverno popolare 287
esercito era pronto ormai a marciare contro Genova ; il
re stesso era sulle mosse per scenderti in Italia a pu-
nire i ribelli ('), e, per colmo di sventura, il 3 aprile
Gian Luio^i F"ieschi era partito con 4000 uomini da Mi-
lano, per riacquistare i suoi possessi nella Riviera di Le-
vante C).
Genova si trovava in mezzo ad un cerchio di ferro;
non restava che una via di scampo aperta ai suoi pru-
denti ed assennati cittadini : venire cioè amiti consigli,
ad una pronta sottomissione ai voleri del re di Francia.
Il Senarega afferma che, appunto in questo frangente,
giunse in città un nunzio, mandato dal cardinale del Car-
retto, per consigliare i genovesi a sottomettersi al re, il
quale li avrebbe perdonati, ma la plebe ed i tribuni fu-
rono irremovibili ('). Ora mentre la questione tra le due
parti si discuteva e s' incaloriva e minacciava di farsi
tanto seria che dalle parole vibrate e pungenti si era lì
lì per venire alle mani e snudare i pugnali (io aprile),
« cum maxima omnium admiratione » ecco alcuni cit-
tadini sollevare in mezzo alla calca un vecchio popolano
e gridare : « Viva il Doge ! Viva Paolo da Novi ! ». (^) La
(1) Il 3o marzo, (Gfr. Diario) Carlo de Fornari, genovese, residente a
Milano, portava a Genova la notizia che in Lombardia si preparavano 20 mila
uomini per muovere alla volta di Genova. I /ambasciatore fiorentino Pandollini
scriveva (2 aprile) da Grenoble, dove Luigi XII era arrivato nel suo viaggio
verso r Italia, che il re pensava sopra ogni altra cosa air impresa di Ge-
nova. (A. Dksjardns — Negociations diploin. etc. Tomo II, pag. 2 32.
(2) Diario, G aprile.
(3) B. Senarkga, op. cit., col. 590-591.
(4) Id. ibid. e Diario, io aprile.
238 Anno l507
folla attonita, dapprima guarda e tace, poi, ricordando
le gloriose gesta dei primi dogi popolari e sperando che
potessero rinnovarsi insieme colla insigne magistratura,
acclama unanime.
Paolo da Novi dogje.
Paolo da Novi non è a noi sconosciuto : lo vedemmo
già nella sommossa popolare del 7 settembre, quando
con altri cinque capitani fu scelto ad arrolare fanti per
la difesa della repubblica; lo vedemmo il 24 ottobre nel
novero dei tribuni a poco a poco segnalarsi mostrandosi
ardito sostenitore del popolo, succedendo a Marco Ter-
rile nella autorità di capo lista dei Tribuni stessi ; lo ve-
demmo commissario al campo di Monaco nel momento
più critico dell'assedio: indiscutibile prova della graiìde
fiducia che egli godeva presso i suoi concittadini; ed
infatti, nell'ultimo assalto di Monaco, si comportò così
magnanimamente da meritare gli encomi del cronista
d'Auton, avverso ai popolari ('); ma più che l'aureola
di gloria, fu 1' indubbia sua violenza di partigiano che
spinse la plebe a designarlo all'alta carica ; così il vecchio
popolano, tintore di seta, il 10 aprile 1507 venne accla-
mato Doge della repubblica di Genova. Gli storici del
tempo, forse per dar maggiore risalto a.iravvenimento,
aggiungono parole curiose : il Senarega dice : « qui modo
« unguibus immundis inter vilissimos versabatur, pur-
« pura et serico circumdatus, potius quam ornatus, iura
« populo dabat »; ed il Sai vago: « qui jà soulloit servir
(0 Op. cit., pag. 274.
Fine del tj^overno popolare 23r)
« l^our meccanique à chascun maindre Gennevoys de la
« citc de Gennes (fut) creé seigneur due et maistrc (') ».
Gli studiosi moderni hanno invece modificata in gran
parte l'opinione che Paolo da Novi fosse un povero tin-
tore di seta : alcuni documenti attestano che egli fosse
di condizione agiata e possedesse varie case e « luoghi »
nelle compere di S. Giorgio, che però fosse così illette-
rato da non essere capace di fare la sua firma ('').Egli era
oriundo dalla famiglia dei Cattanei di Novi ed era figlio
di Giacomo tintore d' indaco e di Giorgetta Novi, sua
seconda moglie. Pare che questi avesse più figliuoli
tra i quali: Paolo e Giovanni, essi pure tintori in
seta. Paolo nel 1464 si uni con Bianchina Terrile del
fu Marino ed ebbe da essa tre figli : due maschi, An-
tonio e Domenico, ed una femmina, Francesca, che andò
sposa con Battista Carmagnola, negoziante in seterie.
Non è ben noto l'anno di nascita di Paolo da Novi : il
Salvago afferma che egli toccasse i sessanta quando venne
acclamato doge ('), perciò potrebbe essere nato verso il
(1) Op. cit., pag. 476.
(2) Cfr. su Paolo da Novi e sulla sua parentela lo studio di Pasquale Ant.
Sbkrtoij : « Cenni sul Doge Paolo da Novi in rettifica'^ ione degli errori
« degli istorici genovesi », pubblicato in « Giornale degli studiosi» anno
1871, 7 gennaio; ed il lavoro più recente di Marckllo Staglieno: « Intorno
« al Doge Paolo da Novi e alla sua famiglia y, in Atti della Soc. Lig. di
St. Pat.^ Voi. XIII, pag 489. Francesco Podestà nel suo volume sul Colle
di S. Andrea^ (Atti cit., Voi. XXXIII, pag. 99) cita un atto dal quale appare
che Paolo da Novi aveva in affitto una bottega « sub palatio archiepiscopale )..
(3j Op. cit., pag. 476. Il n''AuT0N lo chiama in più luoghi, vecchio, anziano,
« vegliardo » ma non gli dà mai una età precisa. Lo Sbertoij, op. cit.,
afferma eh'' egli avesse ottanta anni ; ma non ci dice da qual fonte abbia
attinto la notizia, che a noi sembra poco attendibile.
240 Anno 150/
1447; ma allora l'anno delle sue nozze, che fu-
rono celebrate nel 1464, coinciderebbe col diciassette-
simo di sua età, ciò che mi sembra alquanto improbabile;
se invece supponiamo che egli si sia sposato verso i
venti anni, avremo nel 1444 l'anno della nascita; perciò
venendo ad una media, potremo stabilire che sia nato
fra il 1440 ed il 1445 , ed io sarei più propenso a
scegliere quest'ultima cifra, che ci darebbe Paolo da Novi
doge ad una età meno grave e quindi più confacente
a sopportare il peso d'una carica così elevata.
Carattere di Paolo da Novi.
Le qualità morali dell'uomo risultano dall'atto della
sua elezione; egli viene lodato come « virum gravem,
« integrum et timentem Deum » ; e più innanzi si os-
serva che per la sua « virtute, prudentia, ac probitate,
« facit ut ab omnibus ametur et observetur » ; a queste
sue doti noi potremmo aggiungere che, malgrado gli
anni, doveva essere ancora forte, attivo, intraprendente.
È bensì vero che non bisogna mai fidarsi troppo delle
eccellenti virtù che si riscontrano in un uomo quando
esso sale ad alti onori, ma è pure innegabile che egli
non le smentì durante il suo breve dogato. Convocatosi
adunque un gran consiglio « in salam magnam Palatii »
dove intervennero 4000 popolari, a ore 16, « ante pran-
« dium », venne acclamato doge Paolo da Novi; poi, se-
guito dal popolo minuto, fece a cavallo il giro della città
e per le vie e le piazze di Genova , il popolo « magna
« ovatione et pieno ore » confermava la scelta fatta a
Palazzo. Intanto eransi convocati il Senato, l'officio di
Fine del governo popolare 241
Balìa, i Tribuni ed altri cittadini « quorum sententiae,
« cum discussae fuissent, una voce omnes dixerunt a Dee
« omnipotenti et misericordi concessum nobis fuiss^hunc
* Pastorem et ideo ad dignitatem Ducatus eum promo-
« vendum esse ». Indi Giacomo da Castiglione, priore
del Senato, disse la consueta orazione inaugurale al nuovo
doge, raccomandandogli di render giustizia a tutti i citta-
dini colla massima rettitudine, di osservare i capitoli e le
consuetudini degli Artefici di Genova e di cercare di
aumentarli e migliorarli, infine di far distruggere, non
appena il popolo l'avesse presa, la fortezza del Castel-
letto. Paolo da Novi giurò di far tutto questo, ed allora
insieme con la spada gli furono consegnati tutti gli offici:
i cittadini presenti gli promisero fedeltà ('). Ora vedia-
molo all'opera.
Nello stesso giorno egli pubblicò una grida che ad
ogni angolo di « carrogio » fosse messa una catena assai
robusta e munita di tre chiavi. Le catene dovevano bar-
rare le vie, forse per porre ostacolo all'irrompere di
truppe nemiche ed impedire le cariche della cavalleria (^);
rinviò a Chiavari Leonardo de Franchi, commissario, il
quale era forse venuto a Genova a riferire sulle poco felici
(i) U istrumento della elezione del nuovo doge, da cui traemmo parte
delle notizie accennate trovasi in Diversorum Reg. 174, 10 aprile e fu
già pubblicato da Michki.-Giusepf'k Canale nella sua « Nuova istoria della
Repubblica di Genova >\ Voi. IV, pag. 3 19.
(2) Il Diarista ascrive questa grida air 1 i marzo; in realtà, secondo ri-
sulta dall'originale (Diversorum Filza 64), essa fu redatta il 10 aprile;
forse fu proclamata il giorno dopo.
242 Anno ?507
condizioni della città che reggeva ('), e probabilmente gli
affidò una lettera pei due commissari di Sestri Levante:
Paolo* Bernardo e Gregorio di Arena, con l'ordine che
gli dessero aiuto con la loro fanteria (^); scrisse agli abi-
tanti di Portovenere, i (juali sempre, attraverso i secoli,
si erano mantenuti fedeli a Genova, qualunque governo
vi fosse in essa ('), offrendosi di mandare a loro ciò che
avrebbero chiesto a difesa del paese e incaricandoli di
assicurare quelli della Spezia che Genova avrebbe pagati
tutti i danni che avrebbero potuto soffrire dai nemici della
patria f^). Una lettera infatti spedita il dì stesso e diretta
a tutti i popoli rivieraschi prometteva che « se a le case
« et possessione loro, prò defensione del popolo genueise,
« fosse facto alcuno danno da nostri inimici » sarebbero
risarciti in tutto e per tutto, e affinchè potessero « star
« de bono animo faciando quella guerra chi se convene
« contra nostri nemici » li invitava a condurre a Genova
le loro mogli, i figli e i loro beni « et cossi ne fareti
(i) Ciò si deduce dalla lettera inviata dal doge al comune di Camogli:
« Egregi viri nostri dilectissimi. Lo spettabile Leonardo de Francis, commis-
" sario nostro de Clavaro, a' nostro nome vi requirera che per securtà sua
« lo accompagnate fino a Sancta Margarita. Noi vi commettemo comò a
« fìgioli obedienti faciate quello ve requirera e lo accomodate de una caval-
« catura peroche se transferre a dicto loco de Clavaro per cosa importante.
« Data Janue die X Aprilis 007 ». (Litterarum Reg. 49, lettera n. 126).
(2) IbiJ.^ lettera n. 127.
(3) Cfr. il mio lavoro : « Gli statuti di Portovenere » Tip. Sordo-Muti,
Genova 1901.
(4) Litterariiiii Reg. 49, lettera n. 12S. Nel poscritto, dato Fii aprile, i
Portoveneresi erano avvisati che si mandava loro un barile di polvere e
tre casse di verrettoni per loro difesa e si incitavano di nuovo a perseverare
nella loro devozione.
Fine del governo popolare 248
«. piacere ad acceptare quello vi offerimo de bono core »(').
Provveduto che ebbe alle cose esterne, Paolo da Novi
rivolse il suo pensiero più specialmente alla città. Innanzi
tutto ordinò che tutti i nobili che erano in essa senza le
loro (( masnade », abbandonassero le case e le lasciassero
libere per potervi alloggiare le famiglie che dalle tre
podesterie sarebbero venute a rifugiarsi a Genova , essi
poi riparassero in due case per ogni piazza C'); compiè
quindi un atto di molta avvedutezza, rilasciando in libertà
tutti i prigionieri politici ('), tra i quali troviamo il can-
noniere Ambrogio Gioardo, che, appena liberato, rice-
vette l'ordine di recarsi incontanente da Lerici a Genova,
perchè, col fratello Gregorio, provvedesse alla difesa della
città (^) ; infine chiese per sé una guardia di 500 fanti
per metà cittadini e per l'altra di forestieri ; ma il Con-
(\) Litterarum Reg. 49, io aprile.
(2) Diario^ i i aprile ; V originale della grida è in Diversorum Filza C)^
e porta la data del 12 aprile.
(3) Diario ; 1 1 aprile.
(4) « Paulus de Novis, dei gratia dux Januensium populique defensor,
« consilium Antianorum et Officium balie comunis Janue spectato viro Bap-
« tiste de Clavaro castellano Illicis nobis amantissimo. Spectate vir nobis
« amantissime. Siando piasuto a dio de elevarmi a questo ducato, de che
« dio per sua misericordia console tuti li genueisi, pertanto , siando
(( usanza che in tal felicità se concede gratie a gente prexonere, per tanto
« noi Pa'ilo, Antiani et Officio de balia liberemo Messer Ambroxio Joardo
« da le carcere vostre, ita che lui sia in sua liberta, imponendoli da parte
« nostra et cossi a maistro gregorio suo fratelo che incontinente visis pre-
« sentibus se transferrano da noi per cosse importantissime perochè a nostri
« bisogni se adopereremo de la sua opera. Datis Janue die XII Aprilis 1507».
Litti'rarum Reg. 49; lettera n. i3i; la lettera che segue (n. i32) ordina a
tutti i capi dei paesi rivieraschi di concedere libero passaggio ad Ambrogio
e Gregorio Gioardo.
244 Anno l507
sigilo credette più opportuno che fossero tutti forestieri,
forse per impedire al grande agitatore del popolo mi-
nuto, Emanuele Canale, nominato dal doge capitano della
piazza, di fare, come egli avrebbe voluto, la scelta dei
fanti genovesi. Ma il Canale pensò di vendicarsi di questo
affronto e, dopo il Consiglio, appena annottò, lasciato il
Palazzo e seguito da un manipolo di ribaldi, andò per
la città gridando : « Canale e ventura » colla speranza
di esser nominato capo dei venturieri; ma non ci consta
se riuscisse nel suo intento (').
Dimostrazione navale del Pre(;ent.
La mattina del 13 aprile l'ufficio di Balìa e c[uello
di S. Giorgio, convocati per deliberare la spesa di 5000
ducati per la guerra, ricevettero la nuova che la squadra
franco-spagnuola, composta di 8 galee, 2 fuste e 3 bri-
gantini, era giunta a Cornigliano ed aveva sbarcati alcuni
uomini i quali avevano bruciata una barca e ne avevano
tirata in mare un'altra carica d'olio. Poco dopo infatti
l'armata comparve dinanzi al porto di Genova e vi entrò
a insegne spiegate ; anzi il Pregent, colle sue galee, osò
spingersi fino alla darsena, dirimpetto alla chiesa di S.
Giovanni. Si può immaginare quale subbuglio destò tanto
ardimento ! Subito parte delle artiglierie puntate verso
il Castelletto, furono rimosse per dirigerle invece contro
l'audace, e, se dobbiamo prestar fede all'anonimo, pare
che le galee nemiche « furono bene visitate d'artiglieria »,
ma io credo che i cannoni genovesi siano appena giunti
(i) Diario, i i aprile.
Fine del governo popolare 246
in tempo a tirare qualche colpo, perchè il Pregent, fatta
la sua dimostrazione navale, e battute colle sue artiglierie
le case dinanzi al porto, e fatti forse anche, come ac-
cenna il Sai vago, colle sue galee tre giri lungo il porto,
si diresse verso levante ('). I genovesi nìandarono allora
avviso del pericolo imminente ai commissari di Rapallo e
di Portofino, ed ebbero il conforto di sapere che già il
giorno prima (i 2 aprile) essi avevano impedito uno sbarco
dei nemici sul territorio di Rapallo ; perciò il comune
mandava loro una lettera di lode C). Il Pregent colla sua
flotta entrò invece nel golfo della Spezia e il 16 aprile
compì uno sbarco presso Marola ; ma non vi stette gran
tempo, perchè, accorso tosto il Biassa, marchese di Goano,
lo respinse e fece prigioni il marchese di Bollano ,
Gerolamo de Riso e undici uomini (^). K probabile che
con questi sbarchi il Pregent volesse risvegliare il
partito dei nobili e più specialmente quello dei Fieschi;
ma il Biassa aveva saputo rendere vano ogni tentativo.
(1) /)Ù7r/o, data corrispondente ; B. SENAUtx.ATO/'. cit., col 591; A. Salvago,
op. cit., pag. 475.
(2) Litterarum Reg. 49, lettere n. 136, 139, 140; i3 e 14 aprile.
(i) Diario, 17 aprile. Nello stesso giorno veniva inviata ai commissari
della Spezia Bartolomeo de Franchi Luxardo e Andrea de Ferrari una lettera
in risposta alla loro del giorno innanzi annunziante ciò che riferimmo nel
testo e chiedente se i prigionieri si dovessero impiccare. Il comune rispon-
deva che decidessero come a loro sembrasse più opportuno ; ma in un''altra,
scritta lo stesso giorno, ordinava loro, su preghiera delF Officio di San
Gi;)^^io, di salvare la vita al marchese e mandarlo prigioniero al castello
di l^'rici. e gli altri fossero impiccati tutti o in parte, come a loro paresse.
(Litterarum Reg. 49, lettere n. 142-143).
•7
/
246 Anno l507
Il d'Allègre e la Riviera di Ponente.
Cessato il pericolo dalla parte del mare, ne sorgeva
tosto un altro dalla parte di terra ; nella Riviera di Po-
nente, il d'Allègre proseguiva la sua marcia vittoriosa
e v'era a temere che, conquistate le città rivierasche, ri-
volgesse le sue mire contro Genova. Perciò il doge, gli
Anziani e la Balìa scrivevano l'ii aprile agli abitanti di
Stella esortandoli ad opporre ai nemici la più gagliarda
resistenza, promettendo ad essi e a quelli di Varazze, se
avessero sostenuto vittoriosamente il loro impeto, << casu
« quo volesseno intrarli », l'esenzione in perpetuo da
ogni tassa pubblica ('). Pare che in realtà il d'Allègre
facesse un tentativo di forzare quel passo verso Genova
e lo trovasse validamente difeso, perchè il doge e gli
Anziani, il 13 aprile, scrivevano all'università di Stella,
Albissola, Quiliano e Vado, lodandone la fedeltà e l'animo
« generoso et magnanimo » che « ni menasse, ni impeto
« de li adversari » li aveva potuti far « prevaricare » ;
di ciò li ringraziavano e permettevano a loro di « podere
« asaltare li adversari nostri cossi nobili corno franzoxi
« et loro exercito et ogni gente chi è cum loro et pren-
« derli per prexoni et in preda cossi le loro persone comò
« le arme robe loro ». Il 16 aprile poi, giusta la pro-
messa fatta, concedevano agli uomini di Stella l'immu-
nità dalle « avarie » (tasse) verso il comune di Genova ('').
Da questi documenti si può desumere che il d'Allèt'Te
non desistette dall' impresa appena giunto a Savona,
(i) Littcrarum Reg. 49, lettera n, i3o.
{2) Litterarum Eeg. 48, lettere nn. 46 e 5o.
Fine del governo {cpolare 247
come accenna il d'Anton che dice rimandò « ses gents,
< chacun à sa garnison > ('); anzi tentò, senza riuscirvi,
di proseguire la sua conquista su Genova, dove le
condizioni interne erano sempre poco felici.
La dimostrazipne navale del Pregent aveva scossi gli
animi già eccitati del popolino, che vedeva da ogni parte
nemici e traditori; la borghesia, atterrita da questa folla
violenta e sfrenata, non osava più uscire di casa e tanto
meno di andare agli offici pubblici. La sera del 13 aprile,
data dolorosa dell'affronto fatto alla città dalla flotta
franco-spagnuola, la plebe volle in qualche modo ven-
dicarsi dello smacco avuto e, poiché gli uomini del Pre-
gent avevano bruciata, come testé vedemmo, una barca
a Cornigliano, essa volle per rappresaglia bruciarvi la
casa del nobile Francesco Spinola e danneggiare tutte
le dimore e possedimenti dei nobili in quei dintorni.
L'esercito francese ai confini della repubblica.
In (quella stessa sera tutta la artiglieria che trova-
vasi a S. Rocco e parte di quella che era situata a
Luccoli e nel vico della Maddalena, venne portata a
Palazzo e messa indi a poco a guernire le fortificazioni
che si stavano preparando in gran fretta sui monti
verso la |)arte donde si attendeva il nemico, giacché
l'esercito raccolto dallo Chaumont a Milano si avvici-
nava a gran passi ai confini della Repubblica. I pol-
ceveraschi la mattina del 14 erano già partiti verso
(1) Op. cit.. Tomo IH, pag. lìy. >*
/
248 Anno l507
l'alto della vallata ed avevano devastato il territorio di
Savignone e quello di Busalla incendiando e rovinando
ogni cosa, affinchè il nemico, avanzandosi, non avesse
a trovare ripari e vettovaglie, È strano però il fatto
che fino alla sera del 15, in Genova ^i ignorasse l'ar-
rivo del re Luigi XII in Piemonte; la grave notizia
fu portata da certo Pantalino da Meran, il quale riferì
che martedì, (13 aprile), il re era giunto a Torino
con « tutta la baronia di Pranza » e « che tutti h si-
« gnori d'Italia cavalcavano in Aste e che già la fcUi-
« teria era aviagiata alla volta di Fraschetta », Il doge
rimase così sorpreso da questo inaspettato annunzio
che, a prima giunta, non volle prestar fede alle parole
di Pantalino, anzi ordinò che il disgraziato messaggiero
fosse rinchiuso nella Grimaldina, volendo appurare se
le notizie fossero vere o inventate per intimidire i ge-
novesi (') ; ma indi a poco gli tolse ogni dubbio, un
corriere venuto da Asti , con una lettera dell'amba-
sciatore del re di Spagna, il quale, insieme col legato
pontificio, esortava i genovesi a recedere dai loro belli-
cosi propositi e a mandare rappresentanti in Asti, che
il re li avrebbe accolti volentieri e si sarebbe mostrato
misericordioso ; l'ambasciatore stesso si offriva a inter-
porre i suoi buoni offici perche si addivenisse ad una
(1) Diario^ i3, 14, i5 aprile. Il Senarega (op. cit., col. 591), dopo aver
accennato alla scorreria dei polceveraschi su Savignone e Busalla dice : « lam
« Rex Astam pervenerat, nec qiiisquam publice id affirmare audebat, tantus
erat metus a capettis ». Cosi verrebbe spiegato perchè soltanto il i 5 aprile il
Z)i(a!r/o accenni alFarrivo del re in Piemonte e meglio sarebbe dimostrato il
motivo della collefà di Paolo da Novi
Fine del p^ovcrno popolare ^4(5
conciliazione ('). La proposta invece indignò il doge,
il quale, presentatosi al Senato, dichiarò che se mai
alcuno avesse osato fare un cenno solo di prendere
accordi col re di Francia, lo avrebbe fatto ammazzare.
Il Senato alla minaccia allibì; rna quando il doge aggiunse
che non voleva neppure si rispondesse alla lettera, riuscì
a persuaderlo che era doveroso il farlo e che si sareb-
bero soltanto giustificati gli atti del governo genovese,
costretto dagli eccessi del re e dei ministri di Francia,
a prendere le armi {^). Il giorno stesso Paolo da Novi,
che ricordammo nell'atto della sua elezione a doge essere
stato lodato come uomo « timentem Deum » e che in
molte sue lettere aveva dato prova di questo suo sen-
timento religioso, ordinava che, ad impetrare da Dio la
vittoria delle armi genovesi, si facessero tre processioni
in tre giorni consecutivi cioè: la domenica, i8 aprile,
quella del Battista; il lunedì, della S. Croce, alla quale
dovevano partecipare solo le vergini da dieci anni in su;
il martedì infine quella di Nostra Signora « la quale
« sia ancora accompagnata da diete garsone vergine » ,
oltre a ciò si facesse il digiuno di tre venerdì quaresi-
mali. Queste disposizioni erano approvate dal vicario
arcivescovile che dava altresì quaranta giorni d' indul-
genza a quelli che avrebbero mandato a processione le
loro figlie e a quelli che avrebbero digiunato ('].
(i( Diarto, i5 aprile; anche il Salvago (op. cit., pag. 477) parla di
questa lettera e afferma che fu lo stesso re di Francia che la fece scrivere.
(2) Diario, i5 aprile; la lettera di risposta alP ambasciatore di Spagna
fu inviata, come afferma il Diario^ il iT) aprile.
(J) Diversorum Filza 64, i5 aprile.
25o Anno l507
Genova si prepara alla difesa.
Ma non si pensava solamente all' anima ; quel dì
stesso (15 aprile) erano confermati in S. Giorgio i 50.000
ducati richiesti per la guerra e partiva alla volta di Civita-
vecchia la nave di Rorgaro ed un galeone di Bardella
per imbarcarvi fanti e munizioni (') e di ciò si faceva
cenno in una lettera ai commissari di Chiavari : •< ex
« Roma habiamo prompto grande presidio de fanti dua
<( milia con multe altre cosse che se elezeno tacere >- .
Mentre però si taceva di queste, si parlava di altre
speranze, di altri aiuti prossimi a venire: « ex Vinti-
« milio expectamo fanti mille cum Tarlatino, messer
« Petro, et capi gente electissime perchè per li venuti
« de Vintimilia n* è facto intendere bastare in quello
« loco fanti ducentocinquanta perochè non resteno de
« inimici in quelle parte e la plebe (Pieve di Teco)
« resta bene goarnita. In brevi haveremo galee in fa-
« vore nostro le quale inseme cum le nostre assecu-
« rerano lo paise nostro (')» ,
Povero governo popolare ! Quante rosee speranze
in quei soccorsi che dovevano giungere di ora in ora
da ogni parte, mentre o non vennero mai. o giunsero
in quantità quasi irrisoria. Gli aiuti del papa si ridus-
sero a poche centinaia di fanti guidati da un << caporale
Romano inimico di francesi » che fu probabilmente un
(i) Diario, data corrispondente.
(2) Litterarum 49, lèttera n. 141, i5 aprile 1507.
Fine del governo popolare 25 1
Giulio Guaini, di cui parla il Sanudo nei suoi Diarì ('),
e il Tarlatino, che era colle sue truppe a Ventimiglia,
non potè g-iun^ere in tempo poiché Silvestro Giusti-
niani, il quale era stato incaricato ( i i aprile) di salpare
colla sua nave verso Ventimig-lia con 5000 ducati per
le pag'he e di ricondurre le milizie a Genova , non si
mosse dalla città, nò ci consta se realmente il tempo
sfavorevole glielo abbia impedito, come accenna il Sai-
vago, o se sia rimasto a casa preferendo, di tenere per
se il denaro (^). Certo si è che, in quei supremi momenti,
(i) Il Salvago in due punti della sua cronaca (op. cit.^ pag. 476, 477)
accenna che il papa aveva promesso grandi aiuti, ma non giunsero che
cento fanti. 11 Sanudo {Diarii^ Voi. VII, col. 47, 48, alla data 16 aprile) da
lettere inviate da Roma riferisce che « Giulio Guaim havia dato principio
« a far fanti per andar contro Pranza in aiuto di Zenoa ; el papa ha fato
« uno edito, niun non asoldi zente lì a Roma contro Pranza ». E più oltre
(col. 54, 24 aprile) aggiunge che il papa ha fatto replicare V editto che
ninno assoldi lì gente per andare in favor di Genova contro il re. Giulio II,
con tali editti voleva mostrarsi neutrale nella lotta tra Prancia e Genova,
ma essendoci noti i dissapori esistenti fra il re ed il pontefice ed il grande
affetto del papa per Genova, è facile capire che egli aiutava sottomano
r invio di aiuti ai genovesi, ma in tal guisa poco poteva loro giovare. Il re
di Prancia aveva preveduto tutto ciò, quando, al Pandolfini che presenta-
tavagli copia di lettere del papa ai genovesi, intercettate dai Piorentini, ri-
spondeva: « lo sono certo che il papa non darà ai genovesi alcuno favore
« alla scoperta, perché sarebhe con troppo suo danno, ed ogni occulto fa-
«! vore che possa fare a loro, sarà di poco momento. (A. Desjardins», A^6'-
gociations^ etc. Tomo II, pag. 227).
(2) Diario^ 1 1 e 26 aprile. Sai.vago, op. cit. pag. 475 h da ricordare che
Genova mandò a ingaggiare fanti anche in Corsica. Cinquecento ne giunsero,
come vedemmo, nel marzo, ma da una lettera speditali 1 4 aprile dal gover-
natore Pranc. Giustiniani air officio di S. Giorgio, si viene a conoscere che
r cilicio aveva raccomandato al governatore di aiutare Damiano Canatio a
raccogliere almeno un migliaio di uomini. Il Giustiniani scriveva che assai più
252 Anno l507
il comune non potè disporre dei suoi mioliori capitani;
li attese invano fino all'ultimo , e poi fu costretto ad
affidare ad altri la difesa della città. I^iolo da Novi
in tali frangenti doveva certamente trovarsi molto a
disagio , e benché si fosse pensato di porgli accanto
dodici cittadini che gli servissero da consiglieri, lo sol-
levassero nelle sue molteplici mansioni, e forse anche
ne frenassero la soverchia vivacità nelle relazioni diplo-
matiche ('), pure questo non mutava lo stalo delle cose
che si faceva ogni dì più grave e più difficile.
La Riviera di Levantiì e i Fiesciii.
La Riviera Occidentale era ormai perduta ; l'Orien-
tale minacciata dalle milizie dei Fieschi, comandate da
Girolamo, figlio di Gian Luigi, che aveva occupato
Rapallo ; il re già dal 1 5 aprile era ad Asti deciso di
marciare su Genova C). La sua avanguardia si era
di mille fanti si sarebbero potuti avere in Corsica se i nobili ed i prelati
deir isola non avessero usato ogni arte per impedire tale effetto, spargendo
voce che gli arruolati sarebbero impiccati o messi alle galere ; il Giustiniani
diceva che avrebbe potuto far di più se il posto che egli occupava non gli
avesse impedito di palesare che favoriva T impresa. Questa lettera é pubbl.
da Ugo Assereto Cfr. rccens. cit. in Giornale cit: pag. 275.
(i) Cfr. i nomi di questi dodici « capitanei » in Diario^ 17 aprile.
(2) Diavio^ 17 aprile. Anche il Pandolfini dà Pannunzio delP arrivo di
Luigi XII ad Asti, il i5 aprile. (Desjardins, op. cit.^ Tomo II, pag. 2JJ);
G. Cai.mgaris, (op. cit., pagg. 586-587) appoggiandosi alle notizie dei Diari
del Sanudo e ad un suo calcolo fondato sur una asserzione del d^ Auton,
crede che si debba fissare quella entrata al 1 6 aprile ; ora, per ciò che
spetta al Sanudo non posso dir nulla ; ma riguardo alla asserzione del
d''Auton posso ricordare che molto spesso il cronista francese erra nelle
date. Ne vedemmo già vari esempi nel corso delP opera e ne vedremo
altri tra poco. Il Pandolfini invece risultò sempre in tutte le nostre ricerche
esattissimo.
Fine del ^'overno popolare 253
spinta fino a Voltaggio, e contro di essa era partito da
Genova un nucleo di armati, i quali, dopo avere avuto
un leggiero combattimento con le prime truppe, che
agevolmente respinsero, non osarono incalzarle e ritorna-
rono alle loro case ('); molto più valorosamente invece si
comportarono le forze mandate contro il F'ieschi, che si
era già spinto fino a Ruta; esse, favorite da una violenta
bufera e dalle tenebre, le assalirono, le sconfissero eie
dispersero. Il Senarega aggiunge che Rolandino, nipote
dì Gian Luigi, con una mossa avvolgente girando per
Uscio, si era spinto coi suoi fino a Recco, dove, avuto
sentore della recente sconfitta, dopo breve urto, si era
dato a fuga precipitosa; ma le truppe genovesi unitesi a
quelle di Chiavari, che avevano per capitano « strenuum
virum Angelum Corbinellum florentinum » lo inseguirono
e fecero moltissimi prigioni; così il fatto d'armi ebbe un
esito felice e finì col saccheggio delle case dei rapai-
lesi, favorevoli al Fieschi (^). Codesta fortunata scara-
(i) Diario, 17, 18 aprile.
(2) Cfr. Diario, 19 aprile; B. Senarkga, (op. cit., col. 591) dopo aver
parlato del vano tentativo dei Fieschi esclama che sarebbe stato assai me-
glio che essi fossero riusciti nel loro intento, pensando forse che ciò avrebbe
provocato il crollo del governo popolare ed impedito così le infelici e san-
g linose giornate del 2 5 e 26 aprile. Il Corvinelli era stato eletto capitano
degli 800 fanti forestieri di presidio a ChiavariT pochi giorni prima, il 16
aprile (Litterarum Reg. 48, lettera n. 49) Genova reclamò tutto il bottino,
preso in questo fatto d'' armi, colla seguente ordinanza : « Paulus etc, et
« olTìcium balie etc. (]onsiliariis et universitatibus et omnibus et singulis
« hominibus Rechi, Rapali, Gamulij et locorum circumstantium salutem. Ve
« cometemo che visto le presenti lettere abiati conducere et consignare
« chi a Genua davanti a noi, tuti li prexoni. cavali e artagiarie le quali
« haveti priso in la ruptura de lo exercito de li adversari nostri, sotto pena
254 Anno l507
miiccia toglieva il pericolo di una invasione nella Ri-
viera e sollevava un pochino gli animi dei genovesi
sempre intenti a raccogliere armi e denari per la guerra
inmiinente ('), che l'esercito regio minacciava di entrare
in vai di Polcevera e già in una scorreria aveva in-
cendiate due case sui Giovi e la villa di Paveran. Ge-
nova allora scrisse ai valligiani esortandoli a difendersi
strenuamente, mandò loro aiuti insienìe ai commissari
Battista di Solario e Giuseppe Dernice C), e nello stesso
tempo guernì di artiglierie e di fanti le bastie di Pino
e di Premontoro, sulle montagne che fiancheggiano ad
oriente la valle di Polcevera e la dividono dalla città
posta alle loro spalle , e sembra abbia anche costrutti
agguati e trincee lungo la vallata per porre ostacoli
all' avanzarsi del nemico, accampato a Husalla.
L'esercito francese in valle di Polcevera.
Il 2 1 aprile, dopo aver incendiati i Giovi , Me-
garena e Noxiano , due compagnie di fanteria e
cavalleria si azzuffavano coi genovesi , e poi su-
« de rebelione et indignatione nostra et de qualuncha altra a nostro arbitrio
« e sapiati che de epse cosse sareti pienamente satisfacti attento che noi de
« epse ne bizognamo per le occurentie et ahramenti facendo se farà dili-
« gente inquisitione de quelli serano stati disobedienti et serano sensa re-
fi missione puniti. In quorum etc. Data Genue die X Villi Aprilis MDVII ».
(Litterariim Reg. 48, lettera n. 61).
(i) Il 19 aprile, siccome v'' era grande scarsezza di denari ed i cittadini
non portavano che pochissimo argento alla zecca, venne deciso di ordinare
loro di portarvi tutti gli ori e imporre ad ognuno una tassa secondo le sue
sostanze. (Cfr. Diario). Il 20 aprile uscì una grida che ingiungeva di conse-
gnare qualunque specie di armi al comune. (Diversorum Filza 64).
(2) Diario, mj aprile e Litterarum Reg. 49, lettera n. 145, 19 aprile.
Fine del governo poi)olare 255
bito si ritiravano (') ; il 22 l'esercito francese levava
il campo da Busalla, scendeva in vai di Polcevera
senza colpo ferire, che i 500 soldati posti a difesa del
passo si erano ritirati di fronte a forze di ^^^ran luncra
superiori, e si spingeva sino a S. Francesco della Chiap-
petta devastando tutto e incendiando Magnerri, Serra, San
Cipriano, Morigallo e la vallata della Polcevera Secca. A
Genova intanto s' invocava l'aiuto di Dio e si facevano
le imponenti processioni, che stabilite pel 18, 19 e 20
erano poi state trasportate al 21, 22 e 23 di aprile C").
(i) In questo stesso giorno il Doge, gli Anziani e la Balia inviavano a
tutti i podestà, rettori, consigli e comuni della Riviera di Ponente « et
« presertim commissariis nostris : lacobo lustiniano et Pantaleone de Ar-
'( quata, Consilio, hominibus et universitati Plebis » una lettera sui più re-
centi avvenimenti di Genova. Dopo un ampolloso preambolo in cui si
paragonano i tentativi dei nemici di Genova per trarre dalla loro i sud-
diti del comune alle tentazioni del diavolo e dopo aver ripetuto più volte
« che è impossibile vivano le membra senza il suo capo e più tosto morire
« cum quello che rebelarsi cum vituperio e danno » la lettera annunzia
che » è piasuto a la divina bontà che seando venuto li inimici nostri cum
« multitudine de cavalli et genti fino a Rapalo, tuti li loci de Rivera li
« hano circondati in li monti, et mandatoge de qui favore, sono stati epsi
tt inimici rupti prehisi expoliati et fracassati , prehisi et cavalli et homini
" per la persona, li quali sono dedicati a la servitù de le galee nostre.
« Preterea le galee de inimici sono state meze fracassate da li homini de
« la Speza et Port uvenere, ita che de loro è morto grande numero. Ab
« alia noi ve advisemo anchora chomo li homini de valle Scrivia, Burberia
<< ( Barbera, torrente che si versa nella Scrivia) et loci circonstanti li quali
« non sono nostri subditi se sono messi in arme contro Io exercito de fran-
« zexi per le loro cative continentie, habiando temptato maxime de violargi
« garzone, la qual cosa non se poMire tanto detestabile quanto re vera ».
Finisce raccomandando di conservarsi fedeli e annunziando che « presto
presto » arriveranno aiuti. (Litterarum Reg. 49, lettera n. 149).
(2) Diario, date corrispondenti.
256 Anno l507
Mentre le vergini biancovestite salmodiavano nella città,
il popolo lavorava con indicibile solerzia a terminare le
fortificazioni sulle montagne. Il comune (23 aprile) aveva
ingiunto a tutti di obbedire agli ordini di Gerolamo
Fontana « per provveder a le munitione de le bastite
« barri ed altre cose necessarie » e nello stesso tempo
inviava Giovanni Luxardo a requisire dai conventi del
Boschetto e della Certosa, in vai di Polcevera, tutti
« quelli vini et victualie » che vi si trovassero, che do-
vevano servire all'esercito genovese e perchè il nemico
non potesse usufruirne('), infine eleggeva Francesco Capedo
e Pantaleone di Bruges coll'incarico di fortificare le località
di S. Benigno, e comandava agli abitanti di quei dintorni
(i) Pubblico qui i due brevi documenti che sono fra gli ultimi del do-
gato di Paolo da Novi : « Paulus de Novis Dux et consilium Antianorum
« ac olBcium balie comunis Genue et Stephanus de Capriata et socii Hit. or
« deputati etc, omnibus et singulis mercatorihus et artificibus ad quos he
« nostre exhibite fuerint salutem. Habiamo electo lo ex. Jeronimo Fontana
<c per proveder a le munitione de le bastite, barri et altre cosse necessarie
« a lo nostro campo 5 per tanto ogni munitione de che qualità se sia che
« dicto .leronimo vi requerira, fatigelo, facendovelo scrivere e noi ve pro-
ti metemo per vigor de la presente che lo satisferemo e se alcuno fosse
(I chi recusasse vogliamo che dito Jeronimo ve lo posse prendere de facto
(( et ciascaduna persona a chi requerirà aiuto dicto Jeronimo gè lo debia
« dare a pena de fiorini quatro. In quorum etc. Data Genue die XXIII
« Aprilis MDVII ». Litterarum Reg. 48, lettera n. Gì).
« Paulus etc, Consilium etc, Venerabilibus monachis Boscheti et Chartusie
« venerabilem salutem. Mandemo Johane Luxardo a lo quale dati quelli
« vini et victualie haveti, chi sono vostri et noi ve li pageremo et se non
« fossino vestri etiam datigeli perchè bisogna che se ne servino per lo
» campo de lo exercito nostro et perchè li inimici non lo pigeno. In quo-
« rum etc. Data Genue die XXIII aprilis MDVII.o ». Litterarum Eeg. 48,
lettera n. 64.
Fine del governo popolare 267
di porger loro aiuto ('). Il 23 tutto il popolo e le mi-
lizie venute dalla Liguria e da Roma erano alle bastite
sulle alture prospicienti vai di Polcevera ad attendere
il nemico, che però non si fece vedere. La sera, essen-
dosi fatti certi segnali da Castelletto, a cui pare rispon-
dessero dal campo avversario, il vigilare si fece più
intenso ; tuttavia la notte passò tranquilla e il giorno
appresso non vi fu che un piccolo scontro ; tra geno-
vesi ed una squadra di cavalleria, spintasi in ricogni-
zione (^). Che faceva dunque l'esercito francese ?
Carlo di Chaumont d'Amboise, luogotenente del-
l'esercito regio, prima di muovere contro Genova, do-
veva attendere a due cose : rendersi conto esatto delle
forze e dei mezzi di difesa di cui disponeva la città, e,
a tal uopo, aveva inviato parecchie pattuglie in esplo-
razione ; poi voleva attendere 1' arrivo del re , che
era desideroso di partecipare in persona alla guerra
contro i ribelli al suo governo. Egli infatti aveva lasciato
Asti il 2 1 aprile e si era fermato a pernottare a Feliz-
zano; il 22 era entrato con gran pompa e festosa ac-
coglienza in Alessandria e il 23 si era diretto verso la
chiostra degli Appennini, la sola barriera che lo sepa-
rasse dalla turbolenta Genova. Erano con lui molti
principi e signori recatisi a presentargli omaggio ed
offrirgli le loro spade e i loro aiuti pel riacquisto di
Genova ; vi erano : Carlo, duca di Borbone, Antonio
di Lorena, duca di Calabria ; Francesco d' Orleans,
(1) Litterarum Reg. 49, lettera n i52, 24 aprile 1507,
(2) Diario, date corrispondenti.
258 Anno l507
duca di Longueville; Alfonso d' Este, duca di Ferrara;
Carlo di Cleves, conte di Nevers ; Francesco, monsi-
gnore di Lussembourg ; Francesco Gonzaga, marchese
di Mantova; Gian Guglielmo, marchese di Monferrato;
Gian Giordano degli Orsini, in fine un Alessandro Benti-
voglio e molti altri. Dopo aver pernottato con tutto il
suo seguito a Bosco (Marengo), il 24 proseguì il cam-
mino e giunse a Busalla (').
Jac(^ues la Palice inizia la battaglia.
Il dì stesso lo Chaumont raccoglieva a consiglio i
capi dell'esercito a Pontedecimo e decideva che al
domani un forte nerbo di trupjje andasse a riconoscere
le posizioni del nemico, tentasse di guadagnare le al-
ture e di occuparne le fortificazioni, affine di permet-
tere al grosso dell'esercito di avanzare, senza timore
che la retroguardia e le retrovie venissero danneggiate
dai nemici C"). L' incarico di questa prima mossa venne
fi) Cfr. J. r)''AuTON, op. cit., Tomo III, pagg. 285-294 e 3o3-J04; Sanudo^
Diaria Voi. VII, 12-16-20-24-29 aprile; Pandolkini, lettera da Rivarolo del
27 aprile in op. cit., Tomo II, pag. 2J8-240.
(2) Delle forze delP esercito regio forniscono qualche notizia il Panhol-
FiNi ed il d''Auton. Il primo (op. cit.. Tomo II, pag. 216) in data 8 febbraio
scriveva alla Signoria di P'irenze che il re aveva ordinato si raccogl lessero
3.000 svizzeri e 3. 000 fanti del Deltìnato; in Lombardia intanto si raduna-
vano da 2 a 3.000 venturieri francesi e qualche fante lombardo e da 5 a
6.000 fanti pagati dai gentiluomini genovesi. Il ij''Auton (op. cit., Tomo HI,
pag. 291) ci parla invece di 9.500 Alemanni ed accenna alle loro continue
tergiversazioni. Esso dedica un intero capitolo della sua cronaca (Tomo IV,
cap. XXIV) alla descrizione accurata delPartiglieria, delle sue munizioni, e
degli uomini addettivi. Altre notizie sulle truppe regie si trovano qua e là,
dal cap. XIX al cap. XXV. Degli Svizzeri ingaggiati nelP esercito regio
parla anche Ch. Kohlkr: Les Suisses dans Ics guerres d'' Italie de iSoOa
/5/ 2, Genève, JuUien 1897.
Fine del governo popolare 269
affidato a Jacques de Chabannes signore di La Palice ;
egli lasciò Pontedecimo la mattina del 25 ('), con ordine
di esaminare per dove fosse più agevole la salita alle
alture e dare l'assalto alle case fortificate che fossero alle
falde della montagna e che opponessero resistenza al
passaggio delle truppe, infine di non arrischiarsi troppo.
Il La Palice co' suoi soldati potè giungere indi-
sturbato fino a Rivarolo, borgo poco distante da Sam-
pierdarena e di qui osservare bene le posizioni dei ge-
novesi, le difese e le artiglierie e farsi un' idea delle
forze occupanti le alture verso Genova. Un forte riparo
o bastigliene elevavasi sulla cima della montagna, a ca-
valiere di due strade che dal fondo della valle salivano
di conserva a poca distanza 1' una dall' altra e condu-
cevano alla sommità ; codeste strade erano però sbar-
rate e munite da case fortificate e, per compiere la di-
fesa, buon nerbo di truppe occupava le alture di rim-
(i) Il d"' AuTON (op. cit.^ Tomo III, pag. 304 afferma che egli partì per la
spedizione « un dimanche vingt et quatrième jour du mois d''avril ». ()ui
v''è certamente un errore, perchè la Domenica ricorreva al 25 e non al 24
aprile. Sicché o é errato il giorno della settimana, oppure quello del mese;
ma noi abbiamo prove in difesa della data 2 5. Il d''Auton stesso dice che
il consiglio del d''Amboise, che precedette d''un giorno rinvio del La Palice,
fu tenuto in sabato e ciò è affermato due volte e in due maniere diverse.
Il d''AuTON a pa^. 299 la prima volta dice che T esercito, partito da Busalla
il venerdì 2 3 aprile e giunto a Pontedecimo, vi si fermò anche il domani
(24) perchè il d''Amboise volle tenere consiglio; la seconda, a pag. 3o4, af-
ferma che il re arrivò a Busalla in sabato^ giorno in cui il luogotenente
generale aveva tenuto il consiglio. Sicché concludiamo pel 2 5 domenica
tanto più che il Pandolkini stesso nella lettera già citata nella nota prece-
dente afferma che « Domenica che fummo a dì XXV » Fesercito francese
prese un forte bastione che era sulla vetta dei monti fra Rivarolo e Sam-
pierdarena.
26o Anno l507
petto. Mentre il La Palice pensava da qual parte fosse
meglio tentare la salita, avuto notizia che il grosso del-
l'esercito comandato dallo Chaumont gli era quasi alle
spalle, mosse all'assalto della prima casa fortificata, che
resistette mirabilmente anche ai colpi di quattro falconi
fatti salire dal D'Amboise sulla china, per batterla di
traverso ; ma sopraggiunti tre mila tedeschi con altre
truppe francesi e ai falconi essendosi uniti i colpi della
grossa artiglieria, la difesa non fu più possibile ; i ge-
novesi dovettero ritirarsi difesi da un ben nutrito fuoco di
artiglieria « qu' il tomboit menu comme gouttes de
pluie » dai soldati che erano sulla cresta del monte. I
francesi, sotto quella tempesta di colpi che decimava le
loro file, impresero coraggiosamente a guadagnare l'erta
della montagna, e benché il loro capitano La Palice,
colpito da una freccia alla gola, fosse costretto a cedere
il comando e ritirarsi, tuttavia i suoi proseguirono intrepidi
a salire sotto la guida del duca di Albania. Pervenuti
ad un ripiano, ebbero un primo scontro con cinque-
cento genovesi, che strenuamente e a lungo combatte-
rono, ma poi dinanzi a nuove forze sopraggiungenti si
ritirarono e vedendo che i nemici, occupate ormai tutte le
barriere e le case fortificate che li avevano sino allora
trattenuti, correvano da ogni parte all'assalto ed erano
vicini al bastiglione, dato fuoco alle polveri, l'abbando-
narono. Giacomo d'Allègre fu il primo ad entrare nella
trincea ancora invasa dalle fiamme e dal fumo e a pian-
tarvi lo stendardo francese. I tedeschi inseguirono per
breve tratto i fuggenti, mentre altre truppe erano lanciate
alla conquista delle posizioni occupate a destra della
Fine del governo popolare 2ól
valle dai Polceveraschi, e, dopo una breve lotta, riusci-
vano ad avere il sopravvento.
Sconfitta dei genovesi.
Il giorno finiva con la ritirata completa delle truppe
i^enovesi. Il d'Amboise non si arrischiò ad incalzarle e
lasciato un forte manipolo di soldati sulle montagne e
collocata la sua avanguardia a Sampierdarena, pernottò
col grosso dell'esercito a Rivarolo in attesa del domani
e dell'arrivo del re (').
Vediamo ora che cosa fosse accaduto e che acca-
desse dentro le mura di Genova. Mentre i genovesi
combattevano fieramente dalle montagne contro le mi-
lizie regie, quei del Castelletto bombardavano la città
e ne accrescevano lo scompiglio ; quando poi videro
apparire sulle alture lo stendardo francese, la gioia più
frenetica li invase e avrebbero fatto impeto fuori delle
mura, come già avevano tentato la sera innanzi recando
grave danno ai cittadini della Maddalena, se il Salazar,
che aveva osservato l'esercito francese fermarsi sulle
montagne, non avesse trattenuto i bellicosi spiriti di quel
manipolo di prodi. Calata la notte, Giacomo Corso, uno
dei capitani di milizie che si trovavano allora in Ge-
nova, venuto sulla piazza della Maddalena per disporre
le guardie attorno al Castelletto, si fermò a ragionare
coi suoi dei casi avvenuti durante la giornata ; si lagnò
forte del poco coraggio dimostrato dal tessitore di seta
Leonardo Costaguta, messo a guardia del bastione di
(i) .1. d'Auton, op. cit., Tomo III, cap. XXII, pag. 304; Diario, 2 5 aprile.
18
202 Anno l507
Promontorio, luogo fortissimo e miinitissimo. Costui
aveva abbandonato il suo posto prima che sopraggiun-
gessero i nemici; così quella posizione importantissima,
impendente sul porto e sulla città, era stata occupata
dai nemici senza opposizione alcuna. Il Corso stesso
aveva poi da lamentare 1' indisciplina di Giacomo Ghi-
glione, che era sotto i suoi ordini a difesa del Garbo
e della Turbella, Il Ghiglione aveva pii^i volte cercato
di persuaderlo ad attaccar battaglia, mentre egli non
credeva che fosse giunto il momento propizio e perciò
avevagli ordinato di non muoversi ; poi, a sua insa-
puta, era venuto alle mani coi nemici e gli eri toccata
la peggio, provocando così la fuga di tutti gli altri.
In questi parlari, arrivarono dalla bastìa di Pino un
prete e un contadino a chiedere che cosa dovessero
fare ; il Corso disse loro che tenessero salda la posi-
zione durante la notte, che al mattino si sarebbe prov-
veduto in qualche modo; ma essi, che forse avevano
dianzi udito far cenno del Ghiglione, credettero bene,
prima di partire, d'informare il Corso che lo stesso Ghi-
glione sul tardi ei'a stato alla bastìa, l'aveva osservata
con molta cura, poi, sceso in paese, si era fatto prestare
una « gavardina », ed era scomparso nella boscaglia; ag-
giunsero che questo strano modo di agire aveva messi
in maggior sospetto quelli della bastìa, poiché correva
voce che il Ghiglione ed un suo compagno avessero
diverse volte parlamentato coi nemici e si dubitava che
egli avesse concluso segrete trattative con essi. Queste
notizie propalatesi, misero in grande ansia i cittadini già
costernati dall'insuccesso delle armi nel giorno prece-
Fine del sgoverno popolare 263
dente e atterriti all'idea di altri guai più seri e di un
non lontano saccheggio.
Ambasciatori genovesi al campo nemico.
Stando così le cose, venne dal comune deliberato
di mandare tosto Agostino Senestraro con un trom-
bétta a chiedere al signore di Chaumont se volesse
ricevere due ambasciatori, e nella notte stessa furono
scelti due cospicui popolari: Battista di Rapallo e Ste-
fano Giustiniani, con pieni poteri di trattare gli accordi
e di comporr-:! la pac^i ('). Il Senestraro, che era partito
a quattro ore di notte, ritornò all'alba del 26 aprile,
riferendo che il luogotenente avrebbe visto volentieri
gli ambasciatori : questi allora montarono tosto sulle
loro cavalcature, e, preceduti dal trombetta, in breve
furono dallo Chaumont. Egli, uditi i loro mandati, di-
chiarò che pel momento non poteva discorrere di ac-
cordi con essi, che era d'uopo attendere il re in pro-
cinto di giungere a Rivarolo. Luigi XII arrivò infatti
al campo francese verso le nove del mattino e prese
stanza in un convento di S. Benedetto chiamato la badia
del Boschetto, posto ai piedi delle colline che fiancheg-
giano a ponente la valle della Polcevera ; ivi accolse il
luogotenente che gli annunziava 1' arrivo degli amba-
sciatori genovesi. Il Re non volle né vederli, né udire
i loro messaggi e li mandò dal cardinale d'Amboise che
(ì) Diario^ 2 5 aprile. L^atto della eiezione dei due ambasciatori che è
r ;;ltim() di Paolo da Novi e del governo popolare è pubblicato in Appen-
dice. Doc. XLI.
204 Anno i507
li ricevette e con lui incominciarono a discutere i patti
della resa.
Ma ecco d'un tratto sollevarsi un grido d'allarme e
ricominciare la zuffa. Il d'Anton afferma essere stati i ge-
novesi i primi ad attaccare i francesi che erano dalla parte
della Lanterna ; il diarista per contro scrive che « al-
l' hora del disnare in circa » era corsa voce per la
città che i francesi si dirigevano verso il Castellaccio
e che la loro cavalleria si era spinta fino alla porta
di S. Tommaso ; così si era venuto alle mani. Chi il
vero responsabile ? Forse la colpa non fu ne degli
uni ne degli altri. Le milizie belligeranti erano a tale
contatto presso la Lanterna, dove trovavasi la cavalle-
ria francese e sulle alture dove i francesi erano poco
lungi dal Castellaccio e dalla bastìa di Fino occuj)ata
da' genovesi, che non è strano supporre che un |)ic-
colo urto abbia riacceso il conflitto.
Giacomo Corso v: i genovesi alla riscossa.
I genovesi che fino allora non avevano provveduto ad
eleggere un vero e proprio comandante in ca|)0, lo
scelsero nella persona di Giacomo Corso, il quale, git-
tate un gran ponte alla Chiappella, con grande impeto e
furia riprese le posizioni di Capo di Faro e di S. Benigno;
altre milizie salendo sull'erta, riguadagnarono i gioghi e
ancora una volta le insegne della repubblica apparvero
minacciose sulle creste delle montagne dinanzi al nemico.
Soltanto il gran bastione era rimasto in potere dei fran-
cesi, mentre da un lato e dall'altro tutta la dorsale della
catena era di nuovo occupata dalle forze genovesi, distese
Fine del governo popolare 265
in tre linee. Sebbene fosse già trascorsa buona parte del
giorno, il re decise di attaccare subito ; i suoi soldati
presero a guadagnare 1' erta dal lato che si stendeva
sotto il bastione. I genovesi, a loro volta, intenti a
impedire che le forze si unissero, avanzarono contro
quelli che salivano e si azzuffarono; vista la cavalleria
Albanese lanciata sul fianco loro, la assalirono ; ma que-
sta dopo una leggiera carica finse di cedere, di ritirarsi
e attrasse i genovesi in una imboscata, che fu ad essi
veramente disastrosa. I pochi superstiti lasciarono libero
il passo alle truppe vittoriose che incalzavano da ogni
parte. 11 nemico grosso e disciplinato prevaleva sul
valore e sull'impeto disordinato del popolo (').
« Stando in questa Scaramuzza » dice 1' anonimo dia-
rista, rientravano in Genova, accompagnati da un
(i) Diario^ 26 aprile, J. d^Auton, op. cit.^ Tomo III, cap. XXIII, pag. J29
e segg. Anche qui il cI'Auton, affermando che il re giunse a Rivarolo il
mattino del 2 5 aprile, è in errore e ciò in consegienza di aver fissato il
giorno della partenza delPesercito da Pontedecimo il 24 (Cfr. nota p. 259}.
11 Senarega invece erra di un giorno in più, facendo cadere la seconda gior-
nata di combattimento il 27 anziché il 26 aprile. Noi, pigliando le mosse
dalle notizie del Diario e dalla testimonianza d'' un documento d"' archivio
che conferma rinvio degli ambasciatori al campo francese nella notte del
25, stiamo per la data del 26 aprile; in ciò siamo appoggiati dalla lettera
che più volte citammo del Pandolfini, inviata il 27 aprile, in cui si legge:
« Ieri che fummo a di XXVI, dopo lo arrivare del Re e di poi mio, in sul
« mezzogiorno si scoperseno per e poggi e per il colle che andava al ba-
« stione otto o diecimila fanti genovesi e con la loro bandiera si condus-
« sero un quarto di miglio lontano dal bastione e, scaramucciando con li
« Francesi per più di tre ore, tennero ciascuno ben forniti i suoi poggetti.
« E genovesi, spinti da Francesi si ritrassero air ultimo senza alcuna loro
« vergogna e si ridussero al Castellacelo con perdita d"' alcuni uomini da
a ciascuna delle bande ». (Dksjardins, op. cit.., Tomo II, pag. 240J.
266 Anno l507
araldo del re, gli ambasciatori popolari, i quali annun-
ziarono che Luigi XII metteva a condizione della resa
che si mandasse fuori di città tutta la fanteria mercenaria,
si restituisse il Castellaccio e si andasse a chiedergli mi-
sericordia. Le dure condizioni vennero accettate « quan-
te tunque fossero molti tristi che non volevano > .
Notte di terrore e di fuga.
La notte scendeva sulla città, la quale, per tema
che da un momento all'altro le truppe francesi entras-
sero al saccheggio e alla distruzione, era piena di
paura e di terrore. 7\itti i cronisti ci descrivono con
parole compassionevoli questa notte di ansia e di spa-
vento. Le donne fuggivano nei monasteri, gli uomini
nei conventi portando seco le loro robe ; lamenti e
strida risuonavano dovunque ; per le vie passavano
frotte di fuggiaschi, i quali, stimandosi poco sicuri
entro la città, si ritiravano nelle borgate vicine a Ge-
nova o si dirigevano verso luoghi più lontani. Le
milizie mercenarie, abbandonate le insegne, partivano
in fretta e in furia ; tutti i capi del partito popolare,
anziché provvedere alla quiete de' cittadini e al minor
danno della Repubblica, si dileguavano dinanzi al ne-
mico ; « non se potria estimare », dice il diarista,
« tutta quella notte e la matina, la moltitudine delle
« gente andorno via, che circa la terra è restata sola,
« intro r andare fora e ascondersi nelli monasteri ».
Nel disastro fu gran fortuna per la città se non venne
data al saccheggio delle soldatesche, poiché il re con
atto di somma clemenza, visti domati i ribelli, fatta
Fine del froverno popolare 267
cessare la piicrna e fatte occupare le alture dalle sue
truppe, aveva proibito agli svizzeri ed ai venturieri di
scendere in città ('). Il martedì mattina, 27 aprile, Ge-
nova inviò al re di Francia che era rimasto al Bo-
schetto, quattro ambasciatori : Battista di Rapallo,
Stefano Giustiniani, Antonio Sauli e Raffaele Fornari ;
neanche questa volta volle udirli e li rimandò al cardi-
nale Giorgio d'Amboise ed al signor di Chaumont
i quali erano a Campi, in casa di Lazzaro d'Oria, dove
accoltili, non vi fu d'uopo di discutere a lungo i patti,
che furono costretti a rendere la città a discrezione (*).
La resa di una città come Genova, giudicata assai valida
e forte, destò la più grande meraviglia ne' contemporanei
e tutti vollero dire la loro : 1' ambasciatore fiorentino
Pandolfini esclamò in una sua lettera: « e così è lutera-
ne mente terminata 1' impresa di Genova con grandis-
« sima viltà dei genovesi ed onore estremo del Cristia-
« nissimo ; » il d'Auton ci dà notizia del grande stupore
del papa e del re di Aragona; il Sanudo, dei veneziani (').
(i) Diario^ 26 aprile ; Bart. Senarega, op. cit., col 592; J. d''Auton,
op. cit., Tomo III, pag. 343 e Tomo IV, pag. 8.
(2) Su questa data del 27 aprile si accordano il d''AuTON che pone l'ar-
rivo della seconda ambasceria al « mardì au matin » e cioè al 27 aprile,
ed il Pandolfini che afferma che in quel giorno ritornarono gli ambasciatori
genovesi « rimettendosi liberamente nella discrezione di questa maestà ».
Il diarista, alla notizia deir invio degli ambasciatori, pone la data del iG
aprile, ma questo non è che un lapsus calami dovuto al fatto che, nella
foga del narrare, pone T una data dietro P altra senza badarvi. Il Senarega,
{loc. cit.) perseverando nelPerrore pone il giorno della resa di Genova al
28 aprile.
(3) Pandolfini , lettera citata; J. d''AuTON {np. cit.., Tomo III, pag. 345)
Sanudo : Diarii.^ Voi. VII, 3o aprile.
268 Anno l507
In Francia, all'improvvisa e inattesa vittoria si ebbero
esplosioni di irrefrenabile gioia e i poeti andarono a gara
a celebrarla e a renderla più illustre presso la poste-
rità ('). Il dì stesso della dedizione della città vi
entravano alcuni inviati del re, i quali, vedendo quei di
Castelletto manomettere le case vicine alla fortezza, vol-
lero impedire che facessero danni maggiori ; ma pare,
secondo l'anonimo, che quelli non se ne curassero, come
non tralasciarono dal fare rimostranze a colpi di arti-
glieria fino a che non fu tolto lo stendardo del comune
che sventolava accanto al regio sopra la torre del Pa-
lazzo (''). Essi dettero ordine di rifare tutte le inse-
gne regie cancellate e distrutte allorché venne bandita
la guerra ; fecero murare tutte le porte e i portelli
della città tranne quelli di S. Andrea e di S. Tom-
maso, perchè i venturieri e i ladri non saccheggiassero
le case dei cittadini e incominciarono ad assegnar gli
alloggi alle truppe in procinto di entrare. Il 28 aprile
una prima grida comandò che ognuno portasse senza
timore le sue robe a ca^a, si aprissero le botteghe e che
(i) Ricordiamo che il d''Auton stesso scrisse una poesia suiravvenimento
{op cit., Tomo IV, pagg. 54-58); molte altre pubblicazioni consimili vennero
fatte in quei tempi; ad alcune di esse accenna Cornelio dk Simonf nella
prefazione alla sua edizione della cronaca di Alessandro Sai.vxgo {pap,.3y3-3yGy^
altre sono ricordate nel Brunet agli articoli Conqueste et lettres^ Tomo II,
pag. 226, III, io3o. Molte di queste manifestazioni poetiche della presa di
Genova vennero da me ricercate e compulsate e tra poco pubblicherò il ri-
sultato de^ miei studi.
(2) Diario, 27 aprile. Il fatto dello stendardo genovese é narrato anche
dal d'' AutOn, ma in modo un po'" diverso ed ò posto al tempo delP assalto
al bastiglione genovese. (Cfr. d''Auton, op. cit.^ Tomo HI, pag. 322).
Fine del governo popolare 26q
i soldati non osassero far danni ; poi una seconda che
si tenesse mercato e che tutti pagassero quanto fosse
il costo della merce (') ; si notificò in pari tempo a
tutti gli officiali ed ai popoli della Riviera di Levante
che la città « si era riconciliata » col re di PVancia,
il quale l'aveva ricevuta « a la sua bona gracia ». e
siccome era prossimo l'ingresso del re e di tutto il suo
seguito in Genova, si comandava di portarvi al più
presto ogni genere di vettovaglie, che tutto sarebbe
stato pagato « cortesementi al suo prexio » (^).
Solenne ingresso del re di Francia.
Quando parve che a tutto si fosse provvisto,
disposta in luoghi opportuni 1' artiglieria , accantonata
la cavalleria sulla strada da porta S. Andrea a Pa-
lazzo, Luigi XII, sicuro del dominio della città, il 29
aprile fece il solenne suo ingresso ('). Il magistrato
fi) Nel Diario queste gride, per la stessa svista accennata, sono poste
sotto la data 27 aprile. Gli originali delle due fride che trovansi in Poli-
ticorum Mazzo III , portano la data del 28 aprile; inoltre nel documento
di cui parliamo nella nota che segue e che è anch'' esso del 28 aprile, si
accenna alle dette gride come mandate nella mattina stessa.
(2) Cfr. in Appendice, Doc. XLII. Questo ordine non hastò a soddisfare
alle richieste della corte e deiresercito francese, che il 3o aprile Carlo dWm-
boise dovette inviarne un secondo raccomandando di portare mercanzie,
vettovaglie e specialmente vino a Genova. Diversorum Filza 64.
(3) In questa data concordano il Diario (data corrispondente), il Skna-
REGA (op. cit.^ col. 5y2) ed il Pandoi.fini (Dksjardins, op. cit.. Tomo li,
pag. 341). II d''AuTON {op. cit., Tomo IV, pag. 4) scrive che il solenne in-
gresso avvenne il giovedì 28 aprile; ma il giovedì in queir anno corrispon-
deva al 29. Quindi, pur sbagliando il giorno del mese, egli concorda cogli
altri. Il Saj.vago {op. cit., pag. 479) pone T avvenimento al 27 aprile; ma lo
stesso Desimoni riconosce in nota che si tratta certamente d'' un errore.
270 Anno l507
degli Anziani e 40 dei più ragguardevoli cittadini gli mos-
sero incontro fino alla chiesa di S. Teodoro; erano tutti
vestiti di nero, col capo scoperto ed i capelli rasi ; ap-
pena furono al cospetto del re, s'inginocchiarono e gri-
darono : misericordia ! poi lo precedettero fino alla porta.
Il corteo era così formato: precedevano 100 svizzeri, ve-
niva appresso il numeroso stuolo dei signori francesi ed
italiani ; dopo, i deputati genovesi, il gran scudiere, i
tamburi e le trombe , che suonavano allegramente ,
indi il re armato di tutto punto e dietro a lui cinque
cardinali (i), poi Carlo d'Amboise, il capitano vincitore,
con in pugno la spada, seguito da 200 gentiluomini della
casa del re ed infine una grande caterva di fanti armati.
Quando il lungo corteo ebbe passata la Lanterna e si
trovò dinanzi a Genova, le artiglierie del Castelletto e
quelle della flotta franjo-spagnola, ancorata nelle acque
del porto, spararono colpi di salve, e qui l'anonimo af-
ferma, ed il Canale ripete , che Luigi XII giunto alla
porta di S. Tommaso « arrancò lo stoco e l'à datto in
« la porta e dice : superba Genova, te ho guadagnato
^< con l'arme in mano ». Una cavalcata di cento gentiluo-
mini con a capo Luigi e Filippino Fieschi, gli fece onorata
accoglienza in piazza Banchi donde poi si diresse alla
chiesa di S. Lorenzo ove un numeroso stuolo di vergini
biancovestite, piangendo gli chiesero ad alta voce mi-
(i) Il D^'AuTON {op. cit.^ Tomo IV, pag. 7) ne dà soltanto quattro; il
Diario (loc. cit.) cinque; il Sai.vago {op. cit.^ pag. 480) sette; ma il Diario
é nel giusto poiché nelPatto del giuramento di fedeltà dei genovesi (11
maggio) che leggesi in Appendice (Doc. XLV) si parla appunto di cinque
cardinali.
Fine del go\erno popolare 27 1
sericordia, sicché il re parve profondamente commosso ;
uscito di chiesa, andò a Palazzo. Nel meriggio, deposta
l'armatura, recossi cavalcando a diporto sul molo e forse
allora ebbe agio di osservar meglio il luogo dove da
tempo aveva deciso di far costrurre una fortezza che te-
nesse a freno gli spiriti turbolenti de' genovesi ('). In-
tanto in vari luoghi della città rizzavansi le forche ed
usciva una grida che intimava a tutti i cittadini di con-
segnare, entro otto giorni, le loro armi, delle quali fu così
pronta e copiosa la consegna che, dopo un grande bottino
fattone dai francesi e dai tedeschi, fu opportuno, con
un' altra grida . invitarli a presentare soltanto una
lista delle armi che ciascuno tenesse presso di se, e a
far portare in Castelletto le artiglierie grosse e piccole.
Nel giorno stesso si chiedevano al comune 30.000 ducati
per licenziare gli svizzeri, ma la città era tanto disse-
stata e dissanguata che per racimolarli fu necessario
imporre a molti cittadini una tassa di 50 ducati e
()) La descrizione di questo solenne ingresso é in parecchi autori; Cfr.
J. d''Auton, op. cit., Tomo IV, cap. XXV, pag. 4; B. Sknarkga, op. cit.^
col. 592; A. Sai.vago, op. cit.^i pag. 479-480; Pandolkini, Desjardins etc.
Tomo II pag. 241 esegg. Già dalle lettere del PANnoLFiNi, scritte nel febbraio,
emerge V intenzione del re di erigere un nuovo castello in Genova e
si scorge anche Torigine del nome che gli venne dato in seguito. Infatti, in data
8 febbraio, il Pandolfini scrive alla Signoria che i francesi « entreranno in Ge-
« nova (di che non fanno alcun dubbio) e imbriglieranno i ribelli » in modo da
impedire altre rivolte; il Robertet ha parlato di « non so che nuova fortezza
« senza specificare dove ». In altra lettera del 16 febbraio, Io stesso amba-
sciatore scriveva che il re aveva intenzione di sopprimere il banco di San
Giorgio e di « fare un buon castello ove al presente è il Fanale ». A. Dksiar-
DtNS, Neg. dipi.., etc. Tomo II, pag. 216-221. Il nuovo castello fu infatti
eretto presso il "aro e prese il nome di Briglia, perché (Io asserisce anche
il Senarega) doveva imbrigliare la plebe turbolenta.
272 Anno l507
più ('). Messi così in libertà gli svizzeri, venne la
volta delle truppe tedesche, le quali, sebbene per la
loro indole rapace fossero state trattenute fuori delle
mura urbane , tuttavia misero sossopra e rubarono
a man salva nelle tre podesterie e partirono condu-
cendo seco muletti stracarichi di roba; ma al passo dei
Giovi le attendevano diversi montanari, i quali le assa-
lirono e depredarono di quanto avevano seco; i su-
perstiti però, giacché qualcuno di essi era caduto, si ven-
dicarono poi incendiando quei pochi villaggi che ancora
non erano stati bruciati all' inizio della guerra (^).
Anche i francesi, malgrado il regio divieto, dilapida-
vano i cittadini e quei di Castelletto facevano di peggio,
li arrestavano per chiedere forti somme per il riscatto;
cosicché il governo, il io maggio, fu obbligato a man-
dare una grida invitando i soldati a pagare ciò che
compravano e a non danneggiare la roba altrui, minac-
ciando la pena di morte a quelli che osassero uscire dagli
alloggiamenti dopo il tramonto del sole ; per contro
ordinava ai cittadini di non uscire di casa appena annot-
tasse, che, se alcuno fosse stato derubato o malmenato
non gli sarebbe stata resa giustizia (').
Predominio dei nobili; arresti e supplizi di roroi.ARi.
I nobili rientravano nei loro antichi privilegi, ria-
vevano la maggioranza nei pubblici offici e ricomin-
ciavano a comandare. A prova di ciò basti leggere i
(i) Diario, i e 5 maggio; J. d'Auton, op. cit., Tomo IV, pag. 14-15.
(2) Diario, :>, 4. maggio e n''AuroN, loc. cit., pag. i5-i6.
(J) Diario, 5, G, io maggio.
Fine del governo popolare 273
nomi dei componenti la Balìa e gli Anziani, essi sono
gli Spinola, i Fieschi, i Lomellini, i d'Oria, i Grimaldi,
i Negrone, i Marini, i Cattaneo, ecc., che stanno accanto
ai nomi popolari dei Battista di Rapallo, Battista Botto,
Raffaele de Fornari, Lazzaro Pichenotto e qualche altro.
Lo stesso è degli altri offici a cui , è bene avvertire,
se n' era aggiunto uno nuovo: « l'officio delle Ruberie »
avente 1' incarico di far restituire quanto era stato
rubato durante la sollevazione popolare ('). Questi i
prodromi di rappresaglie non lontane : correvano già
voci di arresti, di liste di proscrizione compilate, sembra,
dai gentiluomini : Batino d' Oria, Battista Spinola,
Giacomo Centurione e Giacomo Lomellino ; erano già
stati presi ed imprigionati: Gerolamo Buzalino, Andrea
e Giacomo Carbone e Luigi di Bervey, il noto provve-
ditore delle truppe ; le forche e le mannaie giustiziavano
i malvagi e quelli che avevano infierito contro i soldati
francesi alla presa del Castellacelo ; si faceva scemi)io
dei loro corpi, che spaccati a mezzo e lacerati erano
ajjpesi ed esposti nei luoghi più centrali e più fre-
quentati, sulle piazze, sui canti delle vie e presso le
porte della città, ad ammonimento ed a ludibrio ('').
Il, (ilURAMENTO SOLENNE.
Il IO maggio usciva un' altra grida : ordinava a
tutti i genovesi, dai 1 7 ai 70 anni, di trovarsi il do-
mani a Palazzo per giurare fedeltà al re , e faceva
(I) Diario, 4, 6, 7 magf^io.
(2J Diario. S inat;t^i(). .1. nMinoN, op. cit., Tonio IV, pag. 24.
274 Anno l507
nello stesso tempo note le imposizioni regie per punirli
della ribellione al suo governo; dovevano cioè: i° sbor-
sare 200.000 scudi per le spese di guerra e 40.000 per
la costruzione di un nuovo castello presso la Lanterna ;
2° pagare tutte le spese per la residenza di una
guarnigione di 200 fanti, oltre ai 200 che già grava-
vano sul bilancio dello stato ; 3" impegnarsi infine di
tenere armate tre galee a spese di Genova e delle
Riviere ('), L'ii maggio adunque fu fatto il solenne
giuramento ; sulla piazza del Palazzo era stato costrutto
un gran tavolato sul quale ergevasi un palco col trono
coperto da un ricco baldacchino. I cronisti magnificano
la sontuosità dei drappi e dei panneggiamenti su cui
campeggiavano in ogni parte i gigli d'oro, l'insegna della
casa di Francia. Il re sedette sul trono e tutto intorno
gli facevano corolla i signori e i cardinali ; sulla gran
(i) Diario, io maggio.. L'' atto che contiene la promessa dei genovesi di
pagare 200.000 scudi al re di Francia fu pubblicato da Michkl-Giuseppk Canale
nella Nuova istoria della repubblica di Genova, Vo\. IV, pag. i òo.W Diario
(loc. cit ) afferma che oltre a questi varano le Riviere che ne dovevano versare
60.000. Abbiamo trovato nei Diversorum Filza 64, un atto del \i maggio
pel quale un certo numero di cittadini, di cui vengono fatti i nomi, si ob-
bliga di versare una somma ivi indicata, diversa, a seconda dei mezzi di cui
ognuno di essi dispone, per sopperire alla tassa di guerra imposta da
Luigi XII. L'' atto nel quale vengono promessi i denari pel nuovo castello,
per la guarnigione e per le galee è da me pubblicato in Appendice.
Doc. XLIV. Per le spese di fabbrica del nuovo castello a capo di Faro essi
obbligavansi di pagare quarantamila scudi. Promettevano anche di dare ad
ogni uomo della guarnigione la paga di franchi cinque (id est librarum octo
Januinorum) al mese. Perciò, siccome la guarnigione era di 400 uomini, il
comune doveva pagare ogni mese franchi 2000 e cioè lib. 3.200. La spesa
per ogni galea era di scudi Joo mensili, da ripartirsi tra Genova e le Ri-
viere. Il capitano delle tre navi era tenuto ad esigere dalle Riviere la parte
di denaro che esse dovevano sborsare.
Fine del governo popolare 275
piazza era affollata la gente tenuta a segno dai soldati
regi. Un re d'armi, «de par le roi », impose silenzio
ed allora si avanzò al cospetto di Luigi XII l'ora-
tore del popolo Giovanni da Lerici che, gettatosi in gi-
nocchio e ringraziato ad alta voce il re a nome della
cittadinanza di aver liberata Genova dalle gravi perturba-
zioni del dominio della plebe, gli chiese quattro grazie:
di perdonare al popolo genovese i suoi trascorsi ; di
rimettere la multa di loo.ooo ducati inflitta alla città
per gli errori commessi, di confermarle i privilegi,
grazie , esenzioni , già prima goduti ; di liberare i
cittadini rimasti prigioni in Castelletto e di dare un
sa<!"^io <*"overnatore alla città , affinchè avessero di
nuovo sviluppo e incremento i commerci e le industrie
e pacificamente si trattassero gli interessi del comune.
L' oratore finì la sua orazione citando il detto del
salmista : « Cor contritum et humiliatum, rex, ne
« despicias ; amen ». A nome del re parlò il najjolc-
tano messer Michele Riccio, scagliandosi da prima
con grande veemenza contro i genovesi ribelli, ram-
mentando loro che il re li aveva sempre beneficati ed
essi avevano invece corrisposto colla ingratitudine e
colla ribellione ; indi, magnificando la bontà e la po-
tenza regie, rispose alle domande dell'oratore : il re
perdonava a tutti i genovesi i delitti di lesa maestà
e gli altri commessi sino a quel giorno; erano compresi
nella grazia anche coloro che si erano allontanati da
Genova, purché vi ritornassero entro un mese e com-
parissero dinanzi al governatore per giurare nelle sue
mani fedeltà ; ne tirano invece esclusi quelli che in
27^ Anno l507
seguito sarebbero nominati ; era condonata a Genova
la multa di loo.ooo scudi ; rispetto ai privilegi sua
maestà voleva fossero laceri e bruciati; però dopo aver
prestato giuramento si sarebbero letti quelli che il re
avrebbe di nuovo concessi : riguardo ai prigionieri di
Castelletto, il Riccio rispondeva che sua maestà avrebbe
dato incarico ad alcune persone dì vedere se fossero o no
prigioni di buona guerra e assicurava in ogni caso che
sarebbero trattati bene. Finito il discorso, si lessero i
nomi di coloro — erano settantasei — che, non com-
presi nel perdono generale, venivano dichiarati rei di
lesa maestà, ribelli, disubbidienti al re e si ordinava che
fossero confiscati i loro beni ('). Indi cancellati, lacerati
e bruciati i libri dei vecchi privilegi ne furono concessi
altri che in qualche parte sono simili ai precedenti, ma
in molti punti hanno subito delle gravi modificazioni ed
aggiunte (^) ; per ultimo messer Riccio annunziò che il re
aveva scelto per governatore di Genova Rodolfo de
(i) I nomi di questi settantasei t)anditi possono leggersi in Canalk, <>p. cit.
Voi. IV, pag. 3J2; nel Diario, 14 maggio; e nel Doc. XLIII pubblicato
in Appendice.
(2) I privilegi che vennero bruciati in quel giorno erano stati concessi
dal re nHF ottobre del 1499 quando Genova accettò il governo di Luigi XII
e sono pubblicati in Appendice al lavoro del Belgrano : /)c'//a dedizione dei
Genovesi a Luigi XII re di Francia. [Miscellanea di Storia Italiana, Vol.I.)
nonché nella raccolta dei Doctitnents pour Vhistoire deVétablisseinent de la do-
mination frangaise à Génes( 1 498 ■ 1 5 00)^ pubblicata da Leon G. PÉLisstEu negli
Atti della Soc. Lig. di St. Pat.., Voi. XXIV, pag. 483, Io pubblico in Appen-
dice (Doc. XLV) questi nuovi privilegi che, pur conservando qualche ti-
tolo di capitolo simile agli antichi, sono per gran parte rimaneggiati o com-
pletamente mutati nel testo. Alcuni capiioli poi vennero tolti, altri ag-
giunti di sana pianta.
Fine del governo popolare 277
Lannoy, baili vo d'Amiens. Egli subito dopo, messe
le mani sugli evangeli, giurò di essere fedele al re e
di essere imparziale nel rendere giustizia ; dopo lui,
saliti sul palco i 40 officiali del comune (12 Anziani,
12 della Balìa, 8 della Moneta, 8 di S. Giorgio) giu-
rarono anche essi, e tutto il popolo di Genova alzò le
mani gridando : Francia, Francia! (').
Demetrio Giustiniani condannato a morte.
Nello stesso giorno giungevano due brigantini col
Grimaldi , signore di Monaco (^) , e dalla Lombardia
gran numero di guastatori per la costruzione del nuovo
(i) Questa cerimonia del giuramento viene descritta con maggiore o
minore ampiezza da tutti cronisti da noi conosciuti. Primo fra tutti, il
d^AuTON ci riporta persino il testo dei discorsi di Giovanni di Lerici e di
Michele Riccio {op. cit., Tomo IV, cap. XX VII, pag. 2 5) poi il Diario^ 11
maggio; B. Sknarega, op. cit.., col. 5(^3; A. Salvago, op. cit., pag. 480;
G. PÉLissiER, nella sua raccolta di documenti già citata, pubblica a pag. 541
un atto deir 1 1 maggio, che intitola erroneamente « Ade de fidélité de la
Banque de Saint Georges ». Esso è invece la ratificazione scritta della pro-
messa di fedeltà fatta al re da tutti gli olTici di Genova e cioè dagli Anziani,
dalla Balia, dalla Moneta e da S. Giorgio, a nome del popolo genovese. Il
PÉLISSIER trasse questo documento dalla Biblioteca Brera di Milano, ma di
esso trovansi anche copie in un ms. della Biblioteca Berio di Genova
(n. 169) e neir Archivio di Stato di Genova (n. 118). L^itto del perdono
concesso nello stesso giorno dal re di Francia ai Genovesi è pubblicato dal
Canale op. cit.., Voi. IV, pag. 331, e trovasi in Politicoriim Mazzo 3,
n. 5 1 ; ma esso venne estratto « ex volumine concessionum et privilegiorum
« per Christianissimam maiestatem Regiam comuni Janue concessorum »
« e siccome è appunto il primo capitolo dei nuovi privilegi, cosi viene
da me ripubblicato insieme ad essi.
(2) Riguardo alle traversie che attendevano Luciano Grimaldi da quel
momento presso la corte del re di F-'rancia, vedasi G. Saige, op. cit.., T. II,
Introduci.., pag. LVI e segg.
»9
278 Anno l507
castello presso la Lanterna e incominciavano le rappre-
saglie. Si dava alle fiamme e si abbatteva in Portoria
la casa di Paolo da Novi, trovandovi in un ripostiglio
gioie e denari del valsente di oltre duemila ducati ('j;
veniva arrestato Demetrio Giustiniani, uno dei settan-
tasei banditi e, dopo breve giudizio, condannato alla
pena del capo. Il giorno dopo tutto era pronto per la
sua decapitazione e gran folla di popolo si trovava
raccolta sulla piazza del Molo per assistere al doloroso
spettacolo, quando giunse la nuova che 1' esecuzione
era rimandata; allora corse voce che il Giustiniani, uomo
assai facoltoso, fosse riuscito a riscattare la sua vita,
ed invero egli tentò di offrire a Luigi XII la somma
di 40.000 ducati, ma il re fu irremovibile ; il i 3 maggio,
giorno dell' Ascensione, il Giustiniani veniva condotto
al palco ferale ; il misero capo, mozzo dalla mannaia,
fu infisso sulla punta di una lancia che venne piantata
sulla torre del Molo (^). Luigi XII intanto riceveva
le più festose accoglienze dai nobili, ai quali dimostrò
il suo affetto, la sua amicizia, sedendo persino a mensa
in casa di alcuni di essi (^); visitava le fortezze della
(i) Diario, data corrisp. ; B. Senarega, op. cit., col 59?.
(2) Diario^ 12, i 3 maggio; B. Senarega, op. cit., col. 59 J; J. n' AuTON,Ojf.a7.,
Tomo IV, p. 55-56. Noto come curiosità che per Pesecuzione del Giustiniani non
fu usata la scure, ma una vera e propria ghigliottina che viene descritta
assai minutamente dal d^AuTON. Ugo Assereto (recens. cit. in Giornale cit.,
pag. 275) afferma che molti popolari condannati a morte si riscattarono con
denari. Fra questi ultimi fu un Parentuccelli di Sarzana della famiglia papale.
(3) Il 12 maggio era andato a banchetto dai Fieschi e qualche giorno prima
(8 maggio) a cena da Battina, vedova di Giovanni Geba Grimaldi dove era
stato servito da giovani gentiluomini vestiti colla divisa del re. (Gfr. Diario^
date corrispondenti).
Fine del governo popolare 279
città, vedeva sorgere dalle fondamenta quel castello
che da lui stesso era stato ideato (M ; poi, dopo aver
rinnovato V ordine ai cittadini di consegnare a Palazzo
tutte le armi che avessero, veduta la città queta e tran-
quilla, pensò bene di lasciarla, ingiungendo che lo se-
guissero a Milano quattordici cittadini del popolo grasso
e artigiano che avevano avuto qualche parte nella
sollevazione popolare; tra essi furono: Luigi di Bervey,
Teramo Baliano, Bernardo di Castiglione, Pelegro di
Goano, Gio. Batta de Ferrari, persone a noi note C).
Luigi XII lascia Genova.
Air alba del 14 maggio il re col suo seguito mo-
veva da Genova alla volta di Milano ; 1' accompagnò
fino a Busalla una pioggia così torrenziale che in
breve la Polcevera e la Scrivia ingrossarono minaccio-
samente e strariparono inondando le valli e travol-
gendo nelle loro acque vorticose alcuni uomini della
scorta reale e molte cavalcature ('). Due giorni dopo,
(i) Per innalzare questa nuova fortezza si minacciò persino di abbattere
la Lanterna e pare che si incominciasse a scalzarla , ma poi venne sospeso
r insano proposito {Diario^ i3 maggio).
{2) I nomi dei quattordici cittadini si possono leggere nei Canale, op. cit.^
Voi. IV, pag. 33 j, nel Diario i3 maggio e nel Doc. XLIII che contiene
r ordine mandato il 1 3 maggio ad essi di accompagnare al domani il re a
Milano, ma subito dopo viene la concessione di prorogare la loro partenza
da Geno /a fino al 17 maggio. Infatti il Diario segna la loro partenza da
Genova alla mattina del 18 maggio e ricorda anche che Giacomo d^ A ndora
(uno dei quattordici) potè rimanere a Genova, avendo i suoi creditori otte-
nuto che egli non partisse.
(J) Diario^ data corrispondente. Qui il diarista fa osservare (e lo aveva
già notato il 2Ì marzo) che invece si era passato un inverno dolcissimo con
tutti gli alberi fioriti ed una quasi totale siccità:» è mep di io che non è
28o Anno l507
i6 maggio, anche il luogotenente generale Chaiimont
d'Amboise con la maggior parte delle sue milizie la-
sciava la città e per evitare che vi si fermassero ven-
turieri e soldati di rapina, mandava una grida inti-
mando ad essi di uscire dalle mura entro tre ore,
pena la forca ('). Genova così rientrò nel suo stato
normale. I nobili imperavano e , sotto V egida del
governatore francese, incominciarono un' accurata ri-
cerca dei popolari sbanditi; si mandarono gride con l'or-
dine di svelarne, sotto pena di ribellione, i nascondigli, e
si fecero indagini sulle loro sostanze per confiscarle;
furono sequestrati i pennoni e le bandiere fatte « al
tempo de viva populo » , e non si permise alcun as-
sembramento superiore a quattro persone (^). A po-
destà venne rieletto Obertino Solario astese; a vica-
rio, Bernardino Guacio di Valenza, e tutti gli altri offici
della città e delle riviere furono distribuiti a gentiluomini
e a chi li serviva ('). Il cardinale di Finale riprendeva
al fratello il dominio del finalese (^), il figlio di Luca
vuto vinti volte » . J. d"' Auton descrivendo la partenza del re da (ìenova
{op. cit., Voi. IV, pag, 59 e 60) parla anch'' egli della pioggia torrenziale
caduta quella mattina e dei danni recati non solo alle salmerie, ma anche
agli uomini che accompagnavano il re. L"' autore stesso confessa di non
aver mai avuto maggiore paura « car j'' en vis plusieurs, par où me falloit
« passer, étant à la merci des vagues et entre autres^ un nommé maitre
«e Pierre Charron, des secretaires da roi, le quel fut noyé entre Busale et
« Boarg ».
( I ) Diario, data corrispondente.
(2) Diario, 14, 22, 2«j maggio.
(3) Diario^ 17, 18, ly maggio. In Diversorum Reg. 175, 17 maggio v"'è
il giuramento del podestà e del vice-governatore.
(4) Diario^ 19 maggio.
Fine del g[Overno popolare 281
Spinola rioccupava, presentando regie lettere, la Pieve,
senza che il capitano Tarlatino che ancora vi si trovava,
tentasse di opporglisi colle poche sue milizie (') ; due
signori, Antonio Pallavicino e il figlio di Gian Luigi
Fiesclìi, si contendevano il territorio della Spezia; il
il primo r aveva occupato dopo il riacquisto di Genova
da parte del re (3 maggio) ; il secondo glielo aveva tolto
(19 maggio) con l'appoggio dei Bertolotti, mettendolo
a sacco; ma indi a poco doveva anch'egli cedere dinanzi
alle forze di Galeazzo Pallavicino sostenute dal Biassa
e ritirarsi a Portovenere. Entrambi i pretendenti, affer-
mando di aver ricevuto l' investitura, per così dire,
della città dal re di Francia, accendevano odi, fomen-
tavano liti che, per fortuna di quei luoghi, il 22 maggio
si assopirono mercè l'intervento di due commissari fran-
cesi, i quali, recatisi alla Spezia, riuscirono ad accomodare
le cose in modo che nessuno dei due avesse a lamen-
tarsi, e « questo hanno fatto per potere più a compi-
mento scodere la taglia » aggiunge non senza malizia
il diarista C).
Nuove prepotenze del Salazar ; ambasciatori al re di
Francia.
Il castellano di Castelletto, co' suoi sgherani, pro-
seguiva le scellerate sue gesta : alle ruberie, alle arsioni
delle case attorno alla fortezza, alle angherie usate ai
prigionieri tenuti per tanto tempo chiusi in orride
(i) Diario, ìG maggio.
(2) Diario, date corrispondenti.
282 Anno l507 .
carceri eg^li ora aggiungeva l' empietà. Recatosi col
governatore Rodolfo di Lannoy, ad accompagnare l'am-
basciatore del pontefice, Gio. Giordano Orsini, in S.
Lorenzo per vedere la famosa « scodella » o piatto in
cui vuoisi sia stata posta la testa del Battista, essendo
entrati nello stanzino delle reliquie , il custode si per-
mise di osservare che ciò non era lecito. Allora 1' am-
basciatore e il governatore « gratiosamente » si ritras-
sero subito; non così il Salazar, che uscì « dicendo de
« grandissime minaccie e parole ingiuriose e dice che
< farla ancora portare via detta scodella » e se ne
andò irato e furibondo ('). Ma oltre all' empietà,
furono le .sue prepotenze che misero al colmo 1' indi-
gnazione dei cittadini co.sì da costringerli a inviare Gio.
Batta de Francis, Gio, Pio de Marini dottore in utro-
que ambasciatori al re. Essi dovevano parlargli in-
nanzi tutto del « minare de le case che sono circum-
« stante el castello » poiché il castellano, non contento
di abbattere « quelle case de la prima ruga incomin-
« ciando dal principio, da la chiesia de Santo Francisco
« de longo fino al loco commune, quale ruina faceva
« tanta e si ampia piazza che a iudicio de ogniuno la
« fortezza del Castelletto ne restava securissima », ne
abbatteva altre « e andando apresso comò l'ha comin-
< ciato ne anderia per terra una bona parte de la
« città », e dirgli che, lagnatisi col Salazar di tanta di-
struzione, avevano avuto per risposta che egli ciò faceva
per ordine del re ; quindi lo pregassero di segnare un
(i) Diario, 21 giugno.
Fine del j^overno popolare 283
limite a questi abbattimenti e di risarcire con un estimo
onesto quelli che ne erano stati danneggiati. Avvertivano
poi che alcuni cittadini s'erano presentati al comune asse-
rendo che i ministri del Salazar avevano consìMiati i
proprietari delle case minacciate ad unirsi in società e a
costruirne una a loro spese da donarsi al castellano
« che mediante quella » avrebbe cessato le ruine; ma
i padri del comune fingevano di non volere prestar
fede a coteste insinuazioni. Gli oratori poi dovevano
presentare al re .le lagnanze degli abitanti il villaggio
delle Chiappe, molestati dagli uomini di Castelletto, e di
quelli di Capo di Faro, per le prepotenze che usavano gli
addetti alla costruzione della nuova fortezza, la quale
sembra procedesse con grande alacrità, essendo salito a
più di mille il numero di guastatori ed arrivando ogni
giorno dalla Provenza barche cariche di materiali e
di vettovaglie (') ; fargli inoltre rimostranze circa il
modo di comportarsi del fiero castellano, il quale aveva
sempre tergiversato alle frequenti e instanti domande
dei proprietari di navi di restituire le artiglierie che,
per ottemperare alle gride, avevano portate a Castel-
letto e di cui ora avevano assoluto bisogno per riatti-
vare i commerci, non potendo le navi, senza l' aiuto •
di forti artiglierie, attentare di percorrere i mari infestati
da navi corsare ; lo informassero altresì che dopo tanto
tempo, dopo tante trattative e suppliche, soltanto il 29
maggio si era ottenuta la scarcerazione di quei miseri
e innocenti cittadini, arrestati 1' 8 febbraio in S. Fran-
(i) Diario, 18, 19, 29 maggio e 5 giugno.
284 Anno l507
Cesco ; ma che per ottenerne la libertà, avevano dovuto
sborsare 6000 ducati con la promessa di pagarne altri
4000 entro un mese ('), chiedessero perciò che fosse
almeno condonata la somma che rimaneva da pagarsi;
impetrassero la rimozione di Giovanni d' Oria dal go-
verno di Albenga, avendolo egli ottenuto contro i
privilegi della città stessa, e infine ottenessero la con-
cessione di aprire trattative col duca di Savoia per il
commercio fra i due stati ('). L' anonimo diarista
accenna alla partenza dell'ambasceria, avvenuta il 4
giugno, ma non ci dà altra notizia in proposito, ed è
gran fortuna per noi che qui ci venga in soccorso un
documento d'Archivio, dal quale possiamo argomentare
il risultato di essa. Su questo foglio le domande degli
ambasciatori, scritte calligraficamente, sono disposte
una sotto 1' altra in modo che tra esse vi sia un certo
intervallo, ed è appunto in questi spazi vuoti che furono
scritte da altra mano « currenti calamo » le risposte
del re. Noi non vorremmo presumere troppo, ma cre-
diamo di riconoscere in questo documento, il foglio stesso
che fu portato al cospetto del re e sul quale vennero stese
affrettatamente le risposte brevi e concise da lui date.
■Per ciò che riguarda adunque alla prima domanda : di
segnare un limite all'abbattimento delle case, o lasciarlo
determinare dal governatore si risponde : « Fiat » ;
pel compenso da darsi a quelli che ne erano stati
danneggiati : « Fiat existimacio, qua facta, gubernator
(i) Diario^ data corrispondente.
(2) Questo documento si trova in Istruzioni e Relazioni, n. 2707, C, e
porta la data del 2 giugno 1507.
Fine del governo popolare 285
« faci ai fieri satisfacionem diciis pcrsofiis » ; per la
punizione dei malfattori di Castelletto e di Capo Faro:
€ Scribatur do^nino Gubernafori el domino d'Espy » (');
per la restituzione delle artiglierie ai sinq^oli proprietari:
« Scribatur Gubernatori gtiod providea t iitxta concordata
< in articnlis factis Genite » ; per il permesso di com-
mercio coirli stati del duca di Savoia : <- Concordent
Clini Domino Dtice Sabandie qnc de ipsis conqueritur »(^);
per la remissione dei 4000 ducati da pagarsi pel com-
pleto riscatto dei prigionieri di Castelletto: « Nihil »;
infine per la rimozione del d' Oria : « Nihil » (').
11 re adunque non concedeva il condono della rima-
nente somma da pagarsi e negava la rimozione di
Giovanni d' Oria da Albenga ; accettava invece tutte
le altre preghiere ; sgraziatamente , come si vide in
seguito, le rimostranze fatte furono inutili, e vane le
promesse del re. Infatti il 28 giugno gli Anziani scri-
vevano agli stessi ambasciatori tuttora presso il re
d' informarlo che « non obstante la ordinatione Regia »
il Salazar, forse approfittando dell' assenza del gover-
natore, recatosi a Savona per fare omaggio al re che
eravi giunto da poco pel famoso convegno col re di
Spagna (^) , continuava nelle sue prodezze e aveva
(i) Il Signore di Rspy era Paul de Beusserailhe, maestro artigliere fran-
cese che era stato preposto alla costruzione e fortificazione del nuovo
castello. (J. n''AuTON, op. cit , Tomo IV, pag. 5.5).
(2) Per le trattative fra Genova ed il Piemonte, ved. CAi.LtGARis, op. cit.,
pag. r.07 e segg.
(3) I ■'atto si trova in Istruzioni e Relazioni n. 2707 C, ed ha la data
del 22 giugno i5o7.
(4) Cfr. Abate, Cronache Savonesi, Savona, Rertolotto iS(j7, p. 22 e segg.
286 Anno lóoy
ordinato di porre mano a rovinare cinque o sei case
nella contrada della Maddalena ('); e pare non avesse
per anco sfogato tutto il suo odio contro i genovesi ,
se il 20 luglio i proprietari di navi movevano forti
lamentele perchè non venivano loro restituite le artiglierie.
Invano l' ufficio di Balìa ordinò a Marco Portunario, a
Carlo Spinola e ai quattro deputati ad esigere i debiti
del comune di udire i lagni dei cittadini, di investigare
e dare il loro parere C'); invano si sparsero lacrime,
si fecero rimostranze e querele ; la prepotenza francese
non aveva orecchie per sentire, né occhi per vedere.
Atrocità dei nobili. Arresto di Paolo da Novi.
I nobili gareggiavano in ferocia. Oggi appiccano
un giovinetto non ancora ventenne, per aver sottratto
da un naviglio di Gian Ambrogio Fieschi tanta roba
pel valore di 20 soldi ; un altro giorno viene giustiziato il
giovine Giovanni Maria di Turrio che teneva in Genova
il gioco della palla, denunziato dalla vedova di Domenico
d' Oria, signora di Oneglia, poiché, come bandito,
erasi rifugiato colà nella speranza che gli amici dei
d' Oria lo avrebbero protetto (') ; altre , altre vittime
(i) Litterariim Reg. 5o, lettera n. 27. Lettere dello stesso tenore ven-
nero inviate anche al governatore Rodolfo di Launay « apiid Saonam ».
{ibid.; lettera n. 28).
(2) Diversoritm Filza 64.
(ì) Diario^ 12 giugno. Tra P altro ci si racconta pure una curiosa libe-
razione: un cavaliere aveva arrestato « in lo carrogio de Pera » un
certo Giov. Maria di Pentema e, probabilmente per non scendere da ca-
vallo, lo aveva afferrato pei capelli e lo voleva condurre alla volta di Vialata;
ma giunto dietro la chiesa dei Servi, vicino ad un pozzo, alcune donne che
Fine del governo popolare 2S7
cadevano sotto la mannaia del carnefice per l'odio dei
nobili contro i popolari! Tuttavia pareva non potessero
essere soddisfatti che colla morte di Paolo da Novi.
Il dog-e popolare fu ricercato per mare e per terra ; il
1° giugno finalmente, eccolo prigioniero a Genova. Non
ci consta di preciso ne come, né dove, né quando sia
stato arrestato ; di certo vi è soltanto questo, che egli
fu tradito da un certo Corsetto ; ma intorno al modo
i cronisti discordano tra loro. Vi e chi dice che il
Corsetto, abitante in Pisa, presosi l' incarico di tra-
sportare sur un suo brigantino il doge a Roma, l'abbia
per 800 ducati venduto ai francesi, che lo tradussero
a Genova ('); altri afferma che Paolo da Novi, fug-
gendo a Roma sopra un piccolo naviglio, sia stato
preso da un pirata corso, detto Corsetto e consegnato
al capitano dell'armata francese Pregent per la somma
già detta ('') ; altri invece narrano che il doge po-
polare si sia rifugiato in Corsica e che per il tradi-
mento di un corso, che percepì dal Pregent 200 scudi,
sia stato a lui consegnato ('); altri infine racconta
che il doge, direttosi dapprima verso Bologna, abbia
poi per vani timori raggiunto Pisa, e di lì navigando
si trovavano li presso s'erano lanciate per liberare V arrostato ed ma, più
pronta delle altre, aveva tagliato colle forbici i capelli di Giov. Maria, il
quale si era subito dato alla fuga, mentre « li cappelli (sic) restorno in
mano del cavalero ». La burla però non ebbe lieto fine perché il Pentema
venne bandito, e tre di quelle donne vennero messe in prigione. Questo
fatto accadde il 14 giugno. ^
(1) Diario, 1. giugno.
(2) B. Senarega, op. cit., col. 593.
M) J. D^AuTON, op. cit,, Tomo IV, pag. y(ì.
288 Anno l507
verso Roma sia stato catturato da un corso chiamato
Corsetto già suo soldato, e sia stato venduto da costui
ai francesi ('). Questa mi sembra la interpretazione
che più si avvicini alla verità. La sua fuga in Cor-
sica accennata dal d'Auton è poco verosimile; un
uomo accorto, prudente e previdente come Paolo da
Novi, non doveva rifugiarsi in una piccola isola, sog-
getta al governo di Genova, in continui rapporti con
essa, facile ad essere sorvegliata dalle galee francesi,
e minuziosamente visitata dalle loro pattuglie ; non
è però difficile spiegare 1' errore del d'Auton; egli deve
aver appresa la notìzia un po' alterata per la lonta-
nanza del luogo dove avvenne 1' arresto e, pensando
che il traditore era un corso, o almeno si chiamava
Corsetti^, abbia creduto che 1' arresto fosse avvenuto in
Corsica ("*). L'ultima versione è invece più verosimile
poiché era giusto che il grande popolare cercasse rifugio
a Bologna, città soggetta al papa, il quale si era sem-
pre dimostrato amico del partito del popolo ; quando poi
cambiò proposito per ragioni che non possiamo indo-
vinare, r unica via che gli rimanesse sicura era quella
di Pisa, la fedele alleata dei genovesi ; ma qui lo atten-
deva il tradimento di un Corsetto da Pisa, (') un famoso
(i) Giustiniani^ Annali etc^ Voi. 11^ pag. 635.
(2) Potrebbe anche darsi che avendo avuto notizia d'' una spedizione del
Pregent in Corsica che sappiamo esservi stato inviato per trattare con Ra-
nuccio da Leca, ribelle al comune di Genova, (cfr. Diario 3 maggio e nota)
abbia fuso i due avvenimenti, supponendo che fossero tra loro connessi
come causa ad effetto.
(3) Ugo Assereto (recens. cit. in Giorn. cit. pag. 273) ci dà molte inte-
ressanti notizie su questo Corsetto patrono di un brigantino e tristamente
famoso per le SLie gesta.
Fine del governo popolare 28q
pirata spadronet^giante nel mare tra la Corsica e la
Toscana, il quale lo consegnò ai francesi.
Morte di Paolo da Novi.
Il i6 giugno fu il giorno fatale della decapitazione di
Paolo da Novi ('). Il palco fu innalzato dinanzi al Palazzo
e fu preparato il ceppo e la mannaia. Paolo da Novi
circondato da una fitta siepe di armati , coperto da
una misera veste vecchia e sdruscita, con le mani legate
dietro le terga, fu condotto dalle carceri del Castello
al Palazzo, dove gli venne letto il « processo ». Egli
era dichiarato ribelle della sacra maestà del re e reo
del delitto di lesa maestà: i.° per aver condotto le
truppe contro Monaco e causata la morte di molti ;
2.° per aver eccitato il popolo a non rappacificarsi col re;
3.° per aver combattuto contro le truppe regie e aver
procurato così la morte ad altre molte persone. Egli
era perciò condannato al taglio della testa ; il suo
corpo squartato doveva essere appeso sulla porta del-
l'Arco, sulla torre del molo, sulla porta di S. Tommaseo
e su quella dell' Acquasola ; la t€.'sta, confitta su di una
(i) I.a descrizione della morto di Paolo da Novi può leggersi in B. Se-
NAHKGA, op. cit.^ col. 5y3, 594 e in d^Auton, op, cit.^ Tomo IV, pag. 76-80.
Pare che quest"'ultimo assegni la esecuzione di Paolo da Novi al 5 giugno,
ma rAssKKETO, {op. cit.^ pag. i-jG) propone un mutamento di punteggiatura
pel quale il periodo verrebbe a significare che il Doge fu decapitato il
quinto giorno dopo la promulgazione della sentenza (Aprés la sentence par
la justice donnée, le cinquième jour, du mois de juin). Chi narra mirabil-
mente quella triste scena é il nostro diarista. — Michel-Giuseppe Canale che
non aveva mai in precedenza dato segno di conoscere il Diario, copia in
questo punto alla lettera la suddetta narrazione.
290 Anno l507
lancia, sulla torre del Palazzo. Udita la terribile con-
danna, il vecchio doge fu fatto salire sul palco, e qui
l'anonimo diarista ci descrive come si presentasse la
piazza agli occhi del condannato. Tutto lo spazio libero
era stipato di nobili , di popolo , di artigiani e di
gente armata. A quel mare di teste e a quella immensa
folla, tra cui si trovavano coloro che lo avevano
creato doge e portato in trionfo, e quelli che lo ave-
vano bandito e ora lo traevano a morte , il grande
e securo spirito popolare rivolse la sua parola, i suoi
ultimi consigli. Chiese dapprima perdono se avesse
recato ad alcuno qualche dolore e invitò tutti a pregare
per r anima sua ; poi raccomandò alla plebe di restare
sèmpre unita, di ubbidire al re e di non fidarsi troppo
ne dei nobili, nò del popolo grasso, pel quale egli si
trovava a quegli estremi; indi rivoltosi al carnefice gli
disse che facesse presto il suo ufficio ; s' inginocchiò,
mise il capo sul ceppo ed in un istante passò all'eternità.
Delle sue membra si fece orribile scempio, come im-
poneva la condanna. Il capo, lasciato per due giorni sul
palco, fu poi infisso su un'asta sulla torre del Palazzo (').
Così finiva Paolo da Novi, il più attivo, il più fervido,
il più intelligente dei popolari durante la lotta contro i
nobili. Il popolo, nominandolo doge, volle premiare la
tenacia di lui nel dirigerlo e nel difenderlo ; caduto il
dominio popolare, doveva piegarsi e cadere altresì la sua
(i) Marcello Staglieno nel suo studio intorno al Doge Paolo da Novi
op. cit., pag. 492 ha esumato dal registro d"' un cancelliere la nota della
spesa per la esecuzione di Paolo da Novi, che fu di lire sette e soldi dieci.
Fine del governo popolare 2gi
bandiera. Ora, mentre le misere carni del doi^e, idolatrato
dal popolo, imputridivano in quattro parti della città e la
fiera testa dominava dalla cima della torre Genova tutta,
Genova sua, il popolo indifferente tornava agli usati lavori
e si allietava delle accoglienze che si sarebbero fatte tra
pochi giorni al re di Spagna, che moveva verso Savona
per abboccarsi col re di Francia ('). Il sangue sparso
dai martiri della libertà, del pensiero e dell' azione fu
sempre fecondo; forse quello di Paolo da Novi, gridando
vendetta, spinse di nuovo alla riscossa il ]3opolo
genovese, allorché cinque anni dopo sorgeva minaccioso
e si scoteva di dosso la dominazione straniera.
fi) Diario, 26-28 giugno 1 507.
APPENDICE
Cenni critici
sul Diario degli anni 1506-07.
qualche dotto studioso di cose genovesi non
fu ignota l'esistenza del presente Diario; Cor-
nelio de Simoni infatti, nella sua edizione della « Cronaca
di Genova » di Alessandro Salvago, lo cita sovente per
correggere gli errori di data in cui il Salvago stesso è incor-
so; Giuseppe Calligaris, riferendosi al de Simoni. ne fa cen-
no in una nota al suo lavoro su « Carlo di Savoia e i torbidi
genovesi del 1506-07 »; Arturo Ferretto nella « Illu-
strazione storica "della strofa: Rapallin sottaera gqtti
etc. » ne dà anch' egli qualche notizia, ma tutti e tre
questi autori attinsero dalla medesima copia del Diario, da
quella cioè esistente nella biblioteca Beriana, mentre in
(ienova ve ne sono altre due migliori, una all'Archivio
di Stato e l'altra a quello Civico municipale. Antonio
Manno nella sua « Bibliografia degli stati della Monar-
29'3 Cenni critici
chia di Savoia » (') accenna pure ad una copia esi-
stente neir Archivio di Stato di Torino; ma benché si
sieno fatte le più diligenti ricerche, non si potè ritro-
varla C). Venendo ora a discorrere di ciascuno dei
tre manoscritti, dirò che quello dell' Archivio di Stato
appartiene al fondo Federici ed è contrassegnato dal
n. II 8; ha una rilegatura moderna in cartone e misura
mm. 295x431- Il manoscritto cartaceo è difeso da una
carta di guardia ed è di pag. 22 numerate danna sola
parte, tutte benissimo conservate, tranne le prime un
po' sciupate ai margini dall' umidità e dai tarli. La
scrittura sembra della fine del 500, è un corsivo poco
curato e talvolta non facile a interpretarsi. Le pagine
hanno un largo margine superiore ed inferiore e anche sul
lato sinistro dove, accanto al testo, leggonsi i sommari
molto accurati dell'argomento che vi si tratta, sommari
che però non continuano oltre la carta 4 verso. La nar-
razione prosegue senza alcun « a capo » sino alla fine
della carta 19 verso, nella quale il Diario ha termine.
Nella carta seguente (20 recto) è trascritto il giura-
mento di fedeltà prestato dai genovesi al doge Pietro
Campofregoso (eletto nel 1450). con le promesse da
lui fatte al popolo ('), indi un « Registrum Cronicarum
(i) Voi. VI, pag. 95, n. 22622.
(2) Recatomi a Torino per collazionare il testo del Diario colla copia ivi
esistente non fu possibile rinvenirla. La indicazione del catalogo che si ri-
feriva al Diario è stata cancellata con un tratto di penna e furono infrut-
tuose le ricerche fatte dalPegregio signor cav. Sforza, capo archivista, il quale
anche poco tempo fa, gentilmente mi scriveva non essergli stato possibile
ritrovare il manoscritto.
(3) Gfr. in Appendice, Doc. XLVIII.
sul Diario degli anni l5oó-07 29/
di Genova » (sic) in cui sono narrati in ordine cronologico
un po' sconnesso i fatti della storia genovese dal i loo
al 1449 che parvero all'autore più degni di memoria
('). Questo « Registrum » finisce a carta 22 recto. Tra
il verso di questa e il recto della carta di guardia, ven-
nero inserite 14 pagine (^) di minor formato e nume-
rate da una sola parte, che, sino alla carta io r. con-
tengono i privilegi concessi dal re Luigi XII a Geno-
va nel maggio del 1507 ('). Sul verso della carta io
sta scritto: « Capitoli fatti col Re Christianissimo l'an-
« no 1507 quando prese la cita per forza, cavati da
« una copia antica appresso il M.co Giuseppe Marti-
« gnone » e sotto: « notande » La e. 11. è tutta occu-
pata da due lunghe colonne di nomi dei « Mercadanti
o sia populo grasso » e degli « Artefici e populo mi-
« nuto che furono di fattione li anni de 1506 e 1507
« che fu il viva populo di Genova » ('). La e. 12. con-
tiene la trascrizione di un lungo passo del diario (13-
14 maggio) che riporta i nomi dei banditi da Genova;
la e. 13. un altro passo (18-19 maggio) e, subito dopo,
la notizia dell'arresto (i giugno) di Paolo da Novi e
del suo supplizio (15 giugno); dopo (]uesta, una lista
delle famiglie nobili elette durante il governo popolare
(ì) Cfr. in Appendice Doc. XLIX.
(2) Sono 14 e non 18 come afferma il Federici nel catalogo delle opero
consegnate in eredità al comune di Genova e come ripete nelPangolo supe-
riore a sinistra della prim.a facciata.
(3) Cfr. in Appendice Doc. XLV.
(4) Cfr. in Appendice Doc. XI.Vf.
2Q8 Cenni critici
per un terzo degli offici ai quali, come è noto, non
parteciparono essendo fuori di città. (')
Il manoscritto, dell'Archivio Civico di Genova ap-
partiene al fondo Pallavicini e porta il n. 881-1152; è
legato in pergamena n misura mm. 353x243- Sul dor-
so è scritta la vecchia segnatura A- io e poi il titolo
« Narratione delli anni 1506 e 1507. Seguita... », il
resto è coperto dalla scheda che reca la nuova indica-
zione del catalogo; sul lato superiore della copertina,
in alto, altre antiche indicazioni: «Se 7. a, e. 3, n. 17 ».
Aprendo il ms. troviamo una carta di guardia, indi
un' altra sul cui recto si leggono le seguenti parole:
« In nomine Domini ac I). M. V. e P. C. Gio, Patt.
« 1597 a 25 di agosto, in Genova a Fasciolo. Histo-
« ria del successo de anni de j 506, e i 507 a Genovesi
« trascritto fedelmente da una copia che mi fu datta
« da un Gentilhorao Genovese per mezzo del Sig. Giu-
« lio Pasqua quon. Alessandro, nella quale si vede molti
« e vari accidenti occorsi a quei tempi alla nostra Re-
« pubblica, amaestramento a posteri di schiffare tutti quei
« mali e altri che si possono credere che debbono av-
« venire quando la Plebe prende ardire di dominare
« con tanta ignoranza le città, perchè non ne può riu-
« scire se non rovine morti e sachegiamenti che tra-
« boccano in maggiore servitù e giogho più tirannico
« come è sempre seguito. Di Giulio Pallavicino q. A-
« gostino q. Francesco q. Tobia scrisse ».
(i) Cfr. in Appendice Doc. XLVII.
sul Diario depfli anni ]5oó-07 2QQ
Sul recto della pagina seguente è scritta questa
lettera : « AH' illustre signor il sign. Giulio Pasqua ,
<( mio signore osservandissimo. Con l'opra e mezzo di
« V. S. ebbi da quel Gentilhomo, la quale desiderava
« assai, la relazione del successo occorso 1' anno del
« 1506 e 1507 alla nostra Repubblica, la quale sebbe-
« ne in parte havea visto e per historia e stampati e
«. a mano, con tutto questo ninna di esse mi ha così
« compitamente soddisfatto come questo, havendo egli
*. nello scriverla tenuto minutissimo conto di quanto se-
« guiva di giorno in giorno e de hora in bora, cosa
« che porgie a chi la leggiera grandissimo piacere, come
« ho sentito io nel copiarla e leggerla, havendo ciò
< fatto più di una volta; ringrazio donque V. S, e le
« ne terrò quel perpetuo obligo che per me si potrà
« maggiore. Tra tanto gli la mando. V. S. la legga e
« insieme mi tenga per suo come sono; le bacio le
« mani, che N. S. la conservi nella sua santa gratia.
« Di Fasciole alli 20 di Agosto 1597. Di V. S. 111. ma
« aff.mo et obb.mo Giulio Pallavicino q. Agostino ».
Dopo altre due carte incomincia il Diario col titolo
< L'anno 1506 »; esso occupa 35 carte non numerate
alla fine delle quali sono scritte queste parole: « Laus
« Deo ac D. Marie Virginis et P. S.to Io. Baptiste,
* ^597^ ^ 5 <iì Agosto 1597 in Genova. Io, Giulio Pal-
« lavicino, ho trascritto » e più sotto: « detto Giulio
« Pallavicino q. Agostino q. Francesco q. Tobia. »
Il volume finisce con 5 fogli in bianco; la scrittura
accurata ed uniforme è tutta di una mano.
La copia della biblioteca Beriana è in un volu-
300 Cenni critici
me di « Miscellanea di cose riguardanti la storia di
« Genova » (D bis 3. 8. 14); il volume, oltre al
diario, contiene altri documenti interessanti il periodo
di storia da noi studiato e dei quali non ci sembra
inutile dare notizia.
Il 1° documento che si incontra nella miscellanea
è l'istruzione data (30 settembre 1506) a Lorenzo Cat-
taneo, Gerolamo Giudice e Lazzaro Piccinotto inca-
ricati di recarsi incontro al serenissimo re d' Ara-
gona. Il 2." documento non tratta di cose inerenti al
nostro argomento; il 3.° è l'atto col quale Genova (io
maggio) promette di pagare duecentomila scudi al re di
Francia, per ottenere il perdono da lui concesso 1' 1 1
maggio. Alla fine, la mano stessa che copiò il docu-
mento scrive: « )^ Benedictus Dominus Deus patruum
« nostrorum qui eripuit nos de manu Gallorum et ab
« insidiis eorum Ligures liberare dignetur per infinita
« secula seculorum. Amen, Amen ». Il 4." documento
contiene la prima metà del diario, e più precisamente
la narrazione degli avvenimenti del 1506 e dei primi
giorni del 1507, che è interrotta al sabato (9 gennaio)
alle parole: « lo tenore della resposta era che haveva-
« no visto la sua lettera, alia quale non davano re-
« sposta altrimenti loro erano ivi in favor del stato. »
Dopo due fogli bianchi numerati, troviamo il docu-
mento 5.° che ci dà il resto del diario; la calligrafia
però è di altra mano assai più recente , inoltre la
narrazione non prosegue dal 9, ma si ripiglia dal i.°
gennaio, ed ha per titolo « Anno 1507 ». Questa se-
conda parte è di 60 pagine numerate soltanto sul recto,
sul Diario degli anni l5oó 07 3oi
aventi largo margine verso l'esterno, con scrittura a
lettere orrandi ed in riofhe distanti l'iina dall'altra. Il
6," ha sulla carta di guardia la data: « 1507, 31 mag-
gio » e contiene un bell'esemplare dei privilegi con-
cessi dal re Luigi XII dopo la riconquista di Genova;
consta di 48 pagine non numerate; le intestazioni dei
capitoli ed il loro numero d' ordine sono scritti in in-
chiostro rosso, il testo in nero ed in fine v'è l'indice o
« Tabula Privilegiorum per Regiani Maiestatem Civitati
« Janue concessorum ».
Il documento 7.° ci offre un'altra copia dei privile-
gi, è di 22 carte non numerate, la scrittura è chiara
e corretta, i capitoli si succedono senza titolo e nu-
merazione.
Passando ora allo studio critico dei tre manoscritti,
dirò subito che quello della I3eriana è senza dubbio
una copia del ms. dell'Archivio di Stato. Ce lo prova
il fatto che in tutti i punti dove le pagine di questo
sono mutile per lacerazione, il ms. della Beriana pre-
senta pure una lacuna. A conferma di ciò potrei ci-
tare moltissimi esempi, ma mi contenterò di pochi sol-
tanto.
Nel ms. della Beriana è scritto (6 luglio) « con un
« pugnale lo p... » e questa lacuna corrisponde ad una
piccola mutilazione nella prima pagina del ms. dell'Ar-
chivio di Stato; così la lacuna della Beriana (18 luglio)
« Ira li altri fu... Vesconte d' Oria », quella del 30
agosto « diece milia cantara... presa », del 4 settembre
« non li ossavano... e che lo governatore » ed altre
coincidono perfettamente con lacerazioni del ms. dell'Ar-
302 Cenni critici
chivio di Stato. La prima metà del diario contenuto
nella Miscellanea è dunque una copia esattissima di
detto manoscritto; chi invece ricopiò l'altra metà, pur
se(T^uendo costantemente l'argomento del diario, ne mo-
dificò il testo, usando parole, frasi e costrutti moderni
e forse ebbe dinanzi a sé una copia del Diario diversa
dalla precedente perchè, dopo aver seguito il diario fino
all' ultimo, si ferma a narrare sommariamente le vicende
dell ' incontro del re di Francia con quello di Spagna
in Savona; fa commenti sulla breve durata dell'amicizia
fra i due re, muove accuse a quei di Savona per aver
cercato di mettere in cattiva luce i genovesi al cospet-
to di re Luigi XII, per ottenere da lui nuovi privilegi,
accenna brevemente all' abbattimento delle case fatto
dal Salazar attorno a Castelletto ed all' audace furto
del Sudario e termina rivolgendo grandi lodi al gover-
natore Lannoy, di cui rimpiange la partenza ed accen-
na al suo successore, il signor della Rochechuart.
Queste notizie, che non si riscontrano nelle altre
due copie, devono essere state aggiunte da chi era
contemporaneo ai fatti, poiché l'ultimo copista, essendo
vissuto in tempi molto posteriori all' epoca del Diario,
non aveva ragione alcuna di scrivere le lodi del Lannoy.
In verità io non stimai doveroso di ricopiare quelle
poche notizie aggiunte, avendo constatato che sono già
riportate colla stessa abbondanza di particolari, dagli
annalisti del tempo, Senarega e Giustiniani. Le altre
due copie del Diario , benché presentino qua e là
qualche differenza , sono tra loro tanto somiglianti,
da poter dire che entrambi hanno attinto dalla stessa
sul Diario degli anni i5o6-07 3o3
fonte. Però il ms. dell' Archivio di Stato sembra scritto
da un amanuense scorretto e indotto mentre quello
dell' Archivio Civico è assai più accurato ; il fatto
poi che molte lacune del ms. dell'Archivio di Stato sono
chiarite dal ms. del Civico e viceversa, è prova evidente che
uno non è copia dell'altro. Si avverta inoltre che, quan-
tunque il ms. del Civico abbia omesso parecchie parole,
ciò non lede in nessun modo il senso del periodo, anzi
lo rende più agile e più intelligibile; si devono però rim-
proverare ripetute omissioni di due o tre righe, che
sono certo dovute alla distrazione del copista perchè han-
no sempre per causa il ritorno a breve distanza
di parole o frasi identiche come: « A dì detto..., banco
« di S. Giorgio, etc. ». Del resto, prove indiscutibili
che i due ms. derivino da una stessa fonte sono gli er-
rori e le lacune comuni. Entrambi i copisti sbagliano nel-
lo scrivere 29 luglio, invece di 20, come doveva essere
nell'originale; scrivono che il governatore era venuto con
« Vra e trionfo » (25 Ottobre 1506) ricopiando e imitando
graficamente una parola che essi stessi, senza dubbio, non
capivano ; 1' uno e l' altro lasciano lacunoso il periodo
(6 aprile): « S'è ordinato che quelli de Bezagno fornizeno
« la bastia de... »; e l'altro (23 aprile): « etiam è venuto
« un caporale romano, inimico di francesi quale ha
« nome .... ».
Volendo ora discorrere delle qualità intrinseche del
Diario, dirò a chi voglia sentire il profumo delle cose anti-
che: imprenda a leggere quelle pagine. Esse sono un ritratto
fedele dei tempi, degli avvenimenti e degli uomini che vi
presero parte. Le lotte cittadine, gli odi dei partiti, le incon-
304 Cenni critici
sulte deliberazioni della plebe sediziosa, audace e prepoten-
te, ma inesperta così dell'arte di governare come di guer-
reggiare , i sacrifizi di vile e di denaro fatti dalla
grande e superba città per raggiungere i suoi fini, sono
descritti con mirabile vivezza da un uomo del popolo.
I suoi scatti, r indignazione che sente per le male azioni
dei capi-parte (27 gennaio), i suoi dubbi atroci « dubito
«non li sia de' grandi traitori » (22 gennaio 1507)
perchè ritardavasi l'assalto a Monaco; lo scetticismo per
la pacificazione dei Fregoso e degli Adorno che pre-
vede effimera; l'esclamazione (31 ottobre 1506): « e
« meschina questa terra ! » alla notizia che i nobili
mandino un « capelazo >^ a Genova ; « Dio voglia che
« avvenga bene, di che ne dubito assai » (4 novembre
1506); « Dio voglia si li possa perseverare, quod non
« credo » (20 novembre 1506), provano a esuberanza
che r anonimo diarista è un fervente partigiano del
popolo. Se poi vogliamo indagare quando 1' anonimo
si sia accinto a scrivere il suo Din.rio , dobbiamo pre-
supporre che egli abbia dovuto innanzi tutto conoscere,
lo svolgersi dei primi fatti e l'importanza della solle-
vazione per decidersi poi a prenderne nota, e perciò egli
non dovette scrivere subito appena scoppiò la sommossa,
ma sibbene qualche mese più tardi e ne abbiamo una
prova nel fatto che, mentre descrive con molta accura-
tezza le prime giornate della sollevazione come quelle
che erano rimaste più impresse nella sua mente, non
ha che poche linee pei fatti successivi dell' agosto e
pare si affretti per giungere ai primi di settembre. Sembra
appunto che ai primi di settembre egli abbia incomin-
sul Diario degli anni l5o6-07 3o5
ciato a stendere regolarmente il suo diario , perchè di
qui la narrazione procede più sicura ed esente da la-
cune di tempo. V'è solo da notare qua e là qualche
ritardo nel segnare gli avvenimenti, ma a volte è neces
sario per vedere come riuscissero gli eventi. Dal 12
al 16 dicembre evvi un cenno di rilassatezza; così
pure ai primi di gennaio d^l 1507 sembra che l'ano-
nimo abbia ripreso il filo della sua narrazione il sette
o r otto gennaio, che parla troppo spesso di fatti
avvenuti 1' « indomani » ; ma eccettuate queste brevi
soste , si scorge chiaramente che egli segue giorno
per giorno a notare come si svolgano gli avvenimenti :
i suoi timori, le sue ansie, le apprensioni per fatti che
non avvennero o non ebbero alcuna grave conseguenza,
ne sono indizio manifesto. Talvolta, nel precipitare degli
eventi, come nel periodo dell'ultimo assalto a Monaco,
neir elezione di Paolo da Novi, e nella presa della città,
gli ordini, le gride, gli avvenimenti si susseguono a sì
breve intervallo da costringerlo a darci notizie alla rin-
fusa, e allora se non ci venissero in soccorso i do-
cumenti, alcune potrebbero farci cadere in qualche
sbaglio , specialmente per rispetto ai giorni a cui
i fatti si riferiscono. E' naturale poi che il diarista
si fermi più a lungo sulle vicende cittadine e de-
scriva con accuratezza i molti concili tenutisi in quel
volgere di tempo, ai quali certo deve avere anche
egli partecipato , perchè non ha mai errato né frain-
teso e le sue relazioni sono in perfetto accordo con quelle
tramandateci dai notari; qualche volta s'indugia su cu-
riosi particolari, come l'accenno alla gran copia di gam-
3o6 Cenni critici
beri bianchi raccolti presso il ponte degli Spinola, o
all'inverno assai mite del 1507, mentre per contro
si mostra troppo parco o quasi digiuno di notizie
nei rapporti tra Genova e le corti di Francia e di Sa-
voia, così da aver bisogno delle fonti di Archivio, per es-
serne meglio informati; ma, ripetiamo, egli è esauriente
nella relazione degli avvenimenti interni. E' per merito
dell' anonimo se questa sollevazione popolare, quasi sco-
nosciuta o soltanto accennata per la grande e bella
figura di Paolo da Novi, il doge popolare che sostenne
con superba audacia la causa del popolo, e difese la
repubblica nella sua legittima e intera libertà, assu-
me un'importanza indiscutibile per conoscere a fondo
la storia ligure. Poiché, fatta eccezione dello splen-
dido episodio del dogato popolare, pochi avevano
notizia di cotesti moti civili, che preludono e pre-
parano a breve distanza 1' eroica sollevazione che ri-
caccerà per sempre i francesi da Genova ; pochissimi
conoscevano l'infausto ma non inglorioso assedio di Mo-
naco. Chi infatti se ne è occupato sul serio ? Solo il
d'Anton contemporaneo agli avvenimenti e il Saige dei
tempi nostri, lo hanno studiato con intelletto d'amore. Essi
trattarono bensì con ampiezza di particolari questo in-
teressante periodo storico, ma conobbero soltanto le
gesta degli assediati e queste posero in evidenza; degli
assedianti e delle loro vicende poco dissero perchè poco era
loro dato di sapere. Del resto anche i cronisti genovesi
ne parlarono per sommi capi, e forse non ne fecero
parola per proposito, perchè l'impresa non aveva avuto
un esito felice per i loro concittadini : ma ai giorni
sul Diario degli anni l5o6-07 307
nostri la storia non ammette nej^ligenze o trascuranze
per patrio sentimento: la storia è la scienza delle azioni,
è la maestra della vita; ogni sventura toccata ai nostri
padri è ammaestramento e scuola per noi : la ricerca
del vero sta sopra ad ogni preconcetto, ad ogni pie-
toso silenzio ; la storia non è tanto utile per contenere
il passato quanto perchè vi si legge 1' avvenire.
Lo stile del Diario non è buono, né pretende di
esserlo; è prettamente popolare, è rozzo, gli manca af-
fatto il lenocinio della frase; qualche volta la narrazio-
ne difetta di precisione e di chiarezza perchè l'anonimo,
contemporaneo agli avvenimenti, crede di essersi suffi-
cientemente spiegato, tace o sorvola su particolari che
gli paiono inutili, mentre a noi sarebbero necessarissimi.
La grammatica pure è poco rispettata e i periodi in-
formi; basti leggere questo: « Costoro li parlorno molto
largo e stimono poco le sue minace, dove che in ul-
timo li respose » e l'altro del 7 settembre 1506; ma
bisogna tener presente che chi scrive è un uomo del
popolo; così qua e colà incontrasi qualche vocabolo
difficile a spiegarsi, ma questo è dovuto alla lonta-
nanza dei tempi; neppure si deve ascrivere a colpa
all'autore se ignaro delle cose di corte fa sì che il re
di Spagna (2 ottobre 1506) risponda come un semplice
borghesuccio ai legati genovesi recatisi a Portofino per
complimentarlo; se alla notizia che il Cleves lascia Ge-
nova, fa dire ai popolani che « se ne andasse pure
in sua malora »; lo stile è l'uomo. L'anonimo non è solo
un popolare (7-8 settembre 1506), ma uno del popolo
minuto, che vede poco volentieri il governo e il governatore
3o8 Cenni critici
francese (3 dicembre 1506, 27 marzo, 11 maggio 1507);
è imo che odia i nobili « li quali vorriano che li populi mi-
« nuti stesseno male insieme e se tagliassero a pezi
« l'uno con l'altro » (17 marzo 1507) e vorrebbe ta-
gliare a pezzi il popolo grasso (i 7 settembre 1506); anzi
è un « arrabbiato » perchè sopprimerebbe anche qualcu-
no del popolo minuto (11 settembre 1506).
Dicemmo testé che egli è minuzioso nelle notizie
che si riferiscono all' ambiente in cui vive e che è scarso
in quelle di fatti che succedono fuori di Genova, e ciò è
spiegabilissimo; egli espone soltanto ciò che sa per aver
udito a dire; nessuna notìzia di carattere segreto; an-
che quando parla delle artiglierie mandate a Pieve di
Te-co, non fa cenno alcuno alla possibilità che dovesse-
ro servire ad altro fine; una volta sola egli scrive (il 5 di-
cembre 1507) «è venuto nova e io habio havuto le let-
« tere comò in Aste li populi levati in armi, ecc. » ma
non fu cosa d' importanza ed è pure incerto se fosse
vera. Benché sia un popolare ed un « arrabbiato » pure
è amantissimo della patria e della religione (3 1 otto-
bre, 4 e 20 novembre 1506); deplora i saccheggi, le
violenze di qualche plebeo (27 getmaio, 6 e io marzo,
I I e 1 3 aprile), e quando si avvede che ogni speranza
di resistere alle truppe francesi è vana, chiama tristi
coloro che vogliono un inutile spargimento di sangue
(26 aprile 1 507); ma non è sempre imparziale. Da uno stu-
dio accurato sul diario apparisce che, per quanto egli
procuri di non manifestarlo, più d' una volta si rivela
partigiano dei Fregoso. Egli cerca sempre di metterli
in bella luce, fa notare che sono i più forti e nello
sul Diario degli anni l5oó-07 309
stesso tempo i più devoti alle leggi ed all'ordine (20
nov. e 4 die. 1506). Dell' audace e inonesto tentativo
dei Fregoso (i i gennaio 1507) parla poco e senza alcun
malevolo commento, dice anzi che Ottaviano Fregoso
< con ingegno e pericolo » scampò dai camogliesi; dice
che /\ntonio Sivori è del « colore Fregoso > ed è « homo
che è bene voluto da'homini » (22 marzo 1507); il notaro
F'rancesco de Camogli è « la magior testa di popolo
avesseno li Fregosi » calunniato sempre da quelli
dell'altro « colore » ed « è venuto a scolparsi a Palazzo
« con una bellissima compagnia d'amici de' Fregosi ».
(i I genn. 1507). Non basta; egli narra che per indagare
sul tentativo dei Fregoso ormai fallito, fu imprigionato
Baldassarre Lomellino (i 2 gennaio) « e lo misseno perfino
alla corda, quantunque fosse omo antiquo » e questi
(13 gennaio) « per uscir de tormenti » palesò gl'intendi-
menti di Ottaviano Fregoso ma, ^< mentiva per la golia. »
Per contro non può celare la sua animosità ogni qual-
volta parla degli Adorno (2 i die. 1 506); dice che a questo
partito sono affigliati in maggior numero quelli che ap-
partengono al popolo grasso; quando Agostino Casti-
glione viene da Monaco a Genova per denunziare le
presunte trame degli Adorno e del signore di Finale,
tace della lettera del Carretto che prova la sua inno-
cenza; se parla dei capi parte degli Adorno, non si rat-
tiene dal dire che essi sono « con una compagnia di
tristi » tutti banditi ed armati sino ai denti, perciò i
Fregoso ricorrono al governatore per farli « sloggiare ».
Mi pare (juin li che non sia imprudente l'asseverare che
l'anonimo fosse del partito Fregoso. E il nome del dia-
3lO Conni critici
rista? Noi non possiamo precisarlo, crediamo però
che siano da escludersi i due cronisti di quei tempi: Bar-
tolomeo Senarega e Antonio Gallo perchè erano troppo
illustri latinisti per non saper usare in modo più garbato
la lingua italiana ; inoltre non sarebbero stati così ar-
denti partigiani del popolo minuto. La questione insoluta
del nome non esclude l'importanza intrinseca del Diario,
r esposizione chiara e veritiera dei moti civili del 1506
e 1507; e come io feci tesoro del Diario per studiare
le vicende della sollevazione popolare, così altri po-
tranno trovare in esso ampia materia di studi filologici
e toponomastici, notizie intorno alla storia del costume
e del giure. Nella pubblicazione del Diario ho seguito la via
segnatami dai più dotti di me, e ho scelto fra le due co-
pie dell' Archivio di Stato e dell'Archivio Civico la le-
zione che mi parve migliore, prendendo dall'una e dal-
l'altra la notizia storica più corretta e più sicura, non
dimenticando di esporre in nota le varianti di qual-
che importanza che mutavano un fatto o un nome. Ho
curato pure che il testo conservasse intatto il sapore dell'an-
tichità, ritoccando soltanto la punteggiatura e l'ortografia
per renderne più facile e più spedita la lezione, e l'ho
corredato di alcune annotazioni dove mi parve oppor-
tuno spiegare qualche costrutto un po' difficile e cor-
reggere qualche errore di data. I documenti che se-
guono il diario sono scelti tra quelli che mi parvero
più utili a chiarire qualche importante avvenimento, o
a recare contributo di notizie interessanti sui punti più
salienti della storia di quell'anno, come ad es. l'assedio
di Monaco. In ultimo vengono i privilegi concessi ai
sul Diario degli anni l5o6-07 3ll
genovesi da Luigi XII nel maggio 1507, i quali, seb-
bene neir intestazione dei vari capitoli sembrino iden-
tici a quelli da lui elargiti nel «499 e pubblicati già
da L. T. Belgrano e dal Pélissier, pure nella sostanza
si allontanano e non di poco dai precedenti.
Nel porre fine al mio lavoro, prego il lettore di usar-
mi un poco di indulgenza per gli errori che mi fossero
sfuggiti nella faticosa trascrizione dei documenti, pen-
sando al grave compito che mi sono assunto nella
ricerca di tali notizie, sì che potrei appropriarmi senza
ostentazione la divisa: sudavi et ahi.
rLj%n-n.n_n n.-n.n-ó. n-n.n-n.njn. nn, o-t j-ruLn^o. gxi. o^o o o 0^:1 n n.n.n- n-n.njrj n_rl n-fi no.»
¥ * '4 '^ '^ '^ '4 '4 4 4 '4 4 4^^ 4 4 4 4 4 4 4 4
Diario degli anni 1506-1507. (')
In lo nome de Cristo, in l'anno de 1506 in lo
tempo dil Christianissimp re di Paranza, del detto anno
lo populo della nostra città, obprobiato dalli nostri gen-
tilhomini per tale modo che non era nisuno del populo
chi presumesse contrastar con loro e già anni fa non
era nisuno del populo chi havesse litigio avanti d'al-
cuno magistrato con gentilhomini che potesse haver ra-
gione, in questo anno fu fatto una compagnia de gio-
vani gentilhomini la quale compagnia haveano preso
nome « la Compagnia de l'Aguo » tutti portavano un
pugnale longo de doi palmi in circa fatto a modo d'uno
ago ; se li havevano fatto condure da Milano ; in lo
manico haveano uno motto che dicea : castiga villani.
Non era homo di populo chi avesse da contratare
niente con alcuno gentilhomo, lo minor dispregio che li
diceva era : villano, e li havevano la mano sopra il viso.
A di 20 de Zugno del presente anno in Banchi
Gioseppe da Dernixe notaro demandando certi denari
a Martino Spinola de Lucuri, lo detto Martino li disse
diversi dispregi e li menò uno calzo; un altro genti-
(1) Tutte le parole che in questo Diario si troveranno chiuse tra paren-
tesi quadre furono da me aggiunte per precisare date o spiegare parole di
non facile interpretazione.
3l4 Anno l5oó
Ihomo diede uno buffetto a Giovanni Vorrella (') de
doi giorni avanti. Quello giorno medesmo ch'era alli
20 in sabbato , Manuele de Canale in Ban(ìhi , doman-
dando certi denari al figlio del q. Stefano Cigala ,
lo quale li disse diverse villanie e disprt^i^i e li menò
un buffetto, per le quali cose il populo s' è risentito
e fecino serrar botteghe, e ne andò una grande molti-
tudine a palacio dove uno locotenente de Mons. F'i-
lippo de Revasten, chi era governatore, che si chiamava
Rochabertino , che era Novarese (^) , homo scortissimo,
ha fatto prendere detto Cigala e ponere in prigione
dove le cose se scoteranno e ha bandito detto Cigala,
doi giovani Cattanei e un altro Giuria , che tutti
haveano dati schiaffi e le cose se acquetorno.
Altro sabbato vegnando , che fu alli 27 [Giugno] fu
datto da altri gentilhomini delli schiaffi a certi altri
del populo, per tale modo che lo populo s è resentito
grandissimamente, e grandi e piccoli, e perchè era gran-
dissima divisione et odio in lo populo da Adorni e
Fregosi s' è quietato 1' odio e la parcialità e se con-
gregò grande moltitudine de homini in la piazza delli
Giustiniani e ivi fecino conseglio e feceno XII capitani
de populo che fosseno con lo locotenente e Antiani e
vedesono di prendere qualche termine che lo populo
non fosse così sofocato e dispregiato dalli gentilhomini:
Il nome de' capitani sono questi : Antonio Sauli, Stef-
fano Giustiniano, Francesco de Camugli , Domenico
Adorno, Theramo Baliano, Bartolomeo da Ceva, Si-
mon da Mandora, Giacomo Dernise, Stefano de Ca-
priata, Rafaele de Fornari, Antonio d'Albaria. Li gen-
(0 II ms. deirArch. Civico ha: Bonella.
(2) Errato per: Navarese. Cfr. in proposito pag. 9.
Diario 3i5
tilhomini, inteso qiiesto, hano fatto quatro capitani che
possino spendere e fare quello che parrà a loro ; il
nome loro sono questi : Luca Spinola de S.to Luca,
Gio. d' Oria, Gio. Ambrog^io da Piesco, Angelo Ceba;
poi hanno fatto certi altri deputati de fare provigione
de somma d' arme e retenire loro amici.
L' altro sabbato vegnando a di 6 di Luglio, essendo
una donna di Poncevera in S.to Lorenzo che vendeva
uno cavagno de fonzi, uno Bartolomeo da Fiesco li
volse comprare ; non possandose acordare, li disse molti
dispregi, poi li ha dato della mano nel viso. Uno che
se chiamava Giacomo Gigione maxelaro, uxito di Pon-
cevera, li disse non la dovesse battere, che li era sua
parente ; alhora è uscito fuora Giovan Georgio da
Fiesco e asaltò detto Giacomo con un pugnale ; lo
quale Giacomo è fugito per fino in lo capo della strada
del fiUo, cridando : arme arme ; poi ha arrancato uno
pugnale e s' è volto verso detto Gio. Georgio lo quale
è fugito in la chiesa di Santo Lorenzo e subito molti
artexani hanno prexo l'arme in mano: con gran fatica
le cose se aquetorno.
A di 18 [Luglio] in sabato, essendo li dodeci capi in
palacio per poner qualche termine amicabilmente dal
populo alli gentilhomini. Monsignor Gio. Aloise da
Fiesco vene in palacio con homini ducento con le arme
indosso ; la nova è andata per la terra che lo populo
era venduto a palacio. Subito lo populo s' è levato in
arme , tanta moltitudine e sì presto che pareva una
meraviglia, cridando: P>anza, viva populo; dove quella
cera [j^r^] fu ferito diversi gentilhomini; tra li altri fu
morto Vesconte d' Oria da diversi tristi, e ferito Ago-
stino d'Oria, li quali erano homini più presto pacifichi
che altro. Li gentilhomini, chi è andato fuora, chi se
316 Anno l5oó
ascose ; la notte, stando la terra in arme, fu posta a
sacho tutta la casa di Ansaldo de Grimaldo , tutta la
casa de Cataneo Gentile, figliolo del quondam Petro
Falamonica, tutta la casa del q. Nicolò Lomelino de
Banchi, tutta la casa di Michaele Imperiale, tutta la
casa di Giofro Cataneo, tutta la casa di Agostino Cn-
taneo, a Genova e in villa , e diverse altre ne furono
arrobate qualche parte ; lo giorno è venuto adosso e
se quietò lo rubare.
La domenica mattina [19 Luglio] sono andati in Pa-
lazo e hanno ordinato di dare provigione alli officij e
regulare la terra acioche se deponesse 1' arme. E ve-
nuto nova che Mons. Giovan Loise da Fiesco commulava
gente in violato ; lo locotenente de lo governatore e li
capitani li mandorno a dire che volesse venire a pa-
lacio con sei o otto, o vero andasse fuori della terra ;
non facendo questo, anderiamo con le armi in mano a
scasarlo fu ora ; ha mandato a responde re venirebbe a
palacio, ma voleva 400 homini per guardia della sua
persona. Questa cosa si è divulgata per la terra ; su-
bito lo populo, la maggior parte, se aviaggiò alla volta
del borgo di Santo Stefano e de Violato. Detto Mons.
Giovan Loise con certi gentilhomini, che la note sono
retirati in Violato , sono andati fuora e hanno lasciato
la porta del Ercho ben fornita, dove lo populo gè ar-
rivato e per forza d' arme lo presero. Li furono diversi
feriti ; è morto uno Cambialanza che era in detta porta,
poi hanno fornito detta porta con tutte l'altre e violato.
In Palazo se comulò grandissima moltitudine de citta-
dini de populo con le robe in dosso e fu fatto Consilio
dove hanno deliberato de far eletione nova de Antiani,
li quali fosseno quatro gentilhomini, quatro mercadanti
e quattro artexani e cosi hanno fatto tutti l'altri offitii
Diario 31/
de novo, che andasseno per terzo, e così hanno passato
per quella domenica mattina hanno li Antiani, li nomi
de quali sono: Sorleono Lomellino, Francesco Cattaneo,
Angelo Centuriono, Luchino Castanea de Marino, Donato
de Marco, Gio. Batta Cocarello, Petro Sauli, Paulo Banca
Giustiniano, Batta de Rappallo, Bernardo Cazella, Au-
gustino de P'errarì, Bartolomeo Soffia ('). Da poi che
hanno fatto questi antiani in far de quali è intervenuto
Geronimo d'Oria e Benedetto e Gio. Pinello (*), li quali
erano Antiani de vegio, li detti Antiani de novo sono
montati a cavalo con lo locotenente in compagnia e
andorno con tutto il populo armato, con una grande
parte delli homini de Sestri e della valle di Poncevera,
li quali senza indugione alcuna come hanno inteso la
terra essere in arme, sono venuti da sescento con le
armi in dosso in favor del populo ofìerendose da dis-
sette sino in settanta [anni~\ prendere 1' armi e scorsero
la terra perfino alla porta di Santo Tommaso e ivi
hanno dato licenza a quelli di Sestri e di Poncevera.
Ordinorno alli loro campioni che ne ritengano ducento
per la terra, alli quali hanno datto stipendio; poi man-
domo una crida che ogniuno dovesse deponer le arme
salvo li deputati e in manco di un'hora hanno desmisso
tutte r arme ; poiché sono retornati a Palazo hanno
fatto dodeci conservatori; li nomi loro sono: Angustino
Pallavicino q. Petri, Cipriano de Mari, Francesco Sai-
vago, Acelino Cattaneo, Stefano de Monella, Antonio
(i) NelPatto originale di questa elezione (cfr. Diversorum Reg. 170) in
luogo di Sorleono è scritto il nome di Agostino Lomellino e invece di
Paulo Banca Giustiniano, quello di Paolg Battista Giustiniani. La lista
esatta di questi Anziani si trova a pag. 14.
(2) Altri Anziani « di vecchio » presero parte a queste elezioni ed i loro
nomi sono citati a pag. 14, n. 2. Manca però quello di Giov. Pinelli.
3l8 Anno l5o6
Sauli, Gasparo de Goano, Georgio de Zoalio, Giero-
nimo de Facio, Angustino Fogliata, Theramo de Ba-
liano e Gio. Batta Davagna ('). Dopo se mandò a
dire a Ms. Gio. Aloise se voleva entrare dentro con
poca gente, o quello voleva fare ; s'è contentato venire
con poca gente, perfino quella sera è tornato dentro
e li rezeno la porta de l'Erco.
L' altro giorno che fu lune a di 29 [20 Luglio] (')
se posse banchi e molti gentilhomini sono retornati e
venuti a Banchi; dopo in l'hora de banchi s' è mormo-
rato per la terra corno alla mattina, per tempo, erano
venuti de verso Chiavari e quelle parti certe barche
carrighe d' arme, le quale hanno discarrigato a Sar-
zano e condute in Violato ; ancora era stato visto andar
quella mattina Ms. Giovan Ambrosio Fiesco in Castel-
letto con certi gentilhomini a parlar al castelano ; in
Besagno era gionto Michaele Animanegra (') con un
capelacio Adorno; in Violato se cummulava gente. In
un punto s'è butato una voce: viva populo, arme
arme. In manco d'una bora fu tutta la terra in arme
e molto magiormente che non fu la prima; non era
homo de populo che non fosse armato o poco o assai,
vecchij e giovani cridando : Franza, populo e fora ca-
pelazi. Non se potria estimare la gente che s' è armata
quello giorno , e andorno una gran parte con lo lo-
(i) 11 documento originale delFelezione non li chiama conservatori ma
pacificatori e nella lista differisce per un nome da questa del Diario. Cfr.
pag. i5, n. 1.
(2) La data 29 luglio è errata. Cfr. pagg. 16-17 ^ ^•
(5) Si chiamava propriamente Michele Cichero, ed era macellaio. Fran-
cesco Podestà nel suo studio : // colle di S. Andrea in Genova lo no-
mina a pag. 209-210 perchè fu il primo che chiese nel 1498 alla Signoria
il permesso di costruire una bottega sotto la porta di S. Andrea. Nei docu-
menti è onorato del titolo di « strenuo » per aver militato in servizio del
Comune. — Pel significato della parola « capelacio » cfr. pag. 16, n. i .
Diario 3lQ
cotenente alla volta di Violato e casorno fora Ms. Gio.
Aloise; fornirono Violato e la porta de l'arco, la casa
di Giovani Ambrosio da Fiesco, quella di Domenico
de Marino e certe altre case de Carignano. Quel giorno
ha liberato diversi eh' erano in prigione , per la vita
etiamdio, perchè li homini di Sestri e di Poncevera,
li quali haveano grandissime condemnacioni e ancor
doveano dar dinari assai per le loro avarie de vechio,
per le quali erano ogni giorno stradati, perchè s' e-
rano passati bene per lo populo furono assoluti e
liberati da 1' avarie di vechio e condemnacioni. Quel
giorno sono intrati assai di queli di Bisagno in favor
del populo. Quella mattina fu misso a sacho a Banchi
la casa di Ms. Anfreono Uzo di mare, la casa di Ms.
Francesco Lomelino de Fassolo. Al dopodisnare man-
dorrto la crida che ogniuno dovesse deponere 1' arme,
salvo li deputati. In uno punto ogniuno le desmisse,
per modo non pareva che non se fosse mai manezato
arme ; Ms. Gio. Aloise se n' è andato a Quarto, nel
qual loco erano diversi gentilhomini, specialmente della
casa Spinola; da poi fra quatro o cinque giorni se n'è
andato a Montobio con diversi gentilhomini e ivi
sono stati diece giorni e di poi se aviorno parte alla
volta de Milano dove era Mons.r de Giamon , quale
è locotenente de qua da monti della sacra maestà del
re di Pranza ; Ms. Giovan Aloise è andato a Cartona.
In la terra il populo ha deliberato diversi ambasciatori:
in prima il spettabile Ms. Nicolò de Oderigo che è
andato alla sacra maestà del re ; il sp. Ms. Antonio
de Lerexo è andato a Milano davanti a Monsignor de
Giamon. Fu deliberato Vincenzo Sauli, Dimitrio Giu-
stiniano; Bartolomeo di Ceva, Leonardo de Facio che
andorno da Mons.r de Ravasten, lo quale è intrato
320 Anno l5o6
alli 29 di Agosto, il giorno di S. Giovani degolacio
\_decollato f] in sabato dentro da Genova con 250 ho-
mini d'arme da cavalo e da 750 fanti. Tutta la terra
li sono andati incontro con le robe in dosso e perchè
ha dormito la sera avanti a Campi, in casa de Stefano
d'Oria, li Antiani li andorno incontro fino a l'acqua di
Poncevera. Li era una gran compagnia d'hominì a ca-
valo, molto abiggè [abbigliati], tutti vestiti a una livrea,
uno farso di tafetale stretto alla francese: gentilhomo ni-
suno non li è andato incontro. In quel giorno s'è pian-
tato in Palacio uno grande par de forche, con uno zeppo e
una manera \ntanuaia\:QMQ:sto giorno è venuto nova d'uno
corsaro Turcho, chiamato Jamali, con due galere e tre
fuste ha investito una nave venetiana ch'era partita
dal nostro porto perchè uno Gio. Francesco Palavicino
r haveva presa in Levante con una sua barcha, la quale
era de porto \J)07'iata~\ de diece millia cantara; l'ha presa in
canale di Piombino e li ha tagliati tutti a pezzi salvo
doi che sono scampati a nodo; da poi l'abruzò.
La domenica alli 30 [Agosto ] è intrato Ms. Gio. Aloise
con 60 cavali e fanti 150; da poi che fu in Violato
incominciò a farsi forte moltiplicar de gente, condure
in detto loco assai artigliarie, grandissima provigione
d' arme, multiplicar de gentilhomini, con tutavia dar
denari a gente. Per la terra era una grande mormora-
cione ; lo governatore dava bone parole.
E lo lunedì l'ultimo del mese [31 Agosto] che se dovea
far li Antiani, lo governatore non volse che se faces-
seno e refermò la Bailia al beneplacito a queli ch'erano
fatti. Per la terra era una grandissima mormoratione,
sia per lo far delli Antiani, sia per lo fortificar del
Violato, sia per li gentilhomini ch'erano fuori e le loro
donne butavano parole molto sanguinenti.
Diario 321
Lo venere mattina 4 di Settembre, a bore i6, miraculo-
samente in un punto, senza che li fosse ordine alcuno,
la terra s' è levata in arme; in un punto tutto aseme,
da un capo al altro, tutto lo populo fu con le arme
indosso, tutti gridavano : Pranza e viva populo, fuora
lo gatto. (') E perchè se haveva qualche sospetto in li
otto del populo che regevano, li quatro gentilhomini
non volseno mai officiare né venire alla terra. Elegerno
quatro che andasseno a parlar al governatore e farli
intendere che lo populo non voleva che in alcuno modo
stesse in Violato con quella gente e se non lo cacciava
via, che lo cacierebono loro con le arme in dosso, li
quali quatro furono questi : Ms. Lazaro de Franchi,
Ms. Bernardo de Castiliono, Ms. Stefano Morando,
Ms. Francesco d'Arquata. Li quali andorno a proferire
tale parole al governatore ; a li quali respose parole
brusche, che li dicesse, dicevano che ogni cosa anderà
bene nonostante che parlasse bruscamente, come fa-
ceva alli 8 non li ossavano respondere e che lo
governatore voleva far quello voleva il populo (e
tutto era il contrario) che li menasasse e non se
incalavano dir niente. Costoro li parlorno molto largo
e stimano poco le sue minacie, dove che in ultimo li
respose che, prima che fosse notte, darla termine a
ogni cosa, che lo farla partire; e lui, montato a cavalo
con qualche cento delli suoi è andato perfino alla porta
di Santo Tomaso, mostrando di andare amicabilmente
per la terra e a quello s' è potuto poi comprehendere
era andato per vedere come era in ordine il populo,
(i) Il grido (< fuora lo gatto » voleva dire: Fuori i Fieschi, perchè essi
portavano quelPemblema sul cimiero deirelmo. (]fr. O. Foglietta , DelP I-
storie di Genova, trad. da Frane. Serdonati, Genova 1617, pag. 597.
322 Anno l5o6
dove trovò da palacio sino alla porta di Santo Tomaso
le strade ben piene de giovani ben in ordine d' arme
e ben disposti ; di ritorno ritrovò la medesima gente
lo doppio moltiplicata ; ha trovato in la piaza de Santo
Georgio la compagnia del molo, che erano da 600 in
circa, tutti bene in ordine, con le loro bandiere ; li ha
fatti destendere e passar di longo ; è andato poi in
Santo Donato dove ha trovato ì)enissimo fornito con
bellissima gente ; è andato poi al borgo di Santo Ste-
fano, dove trovò da s»^i milia homini bène in ordine,
con uno b<^llisimo penone destesso a mezo borgo che
havevano fatto di novo in mezo Santo Stefano , da
una banda 1' arme del re e da 1' altro 1' arme di Ra-
vasten , se n' è ritornato a Palacio; e da poi è venuto
in la piaza de Marino dove erano reduti li Antiani con
li otto e molti cittadini uno che dice haver visto l' ar-
genterò del governatore haver mandato a dir a Ms.
Gio. Aloise che se facesse forte; subito s' è mandato a
chiamar al molo uno figliuolo di maestro d'armi Gioardo,
lo quale è dignissimo maestro d'artegliaria e li fu datto
ordine di poner certi canoni in ordine e tirare 1' arti-
gliaria alla cola \_/a Colla\ (') sopra li maxelli di S.to
Andrea e de quivi bombardare il Violato e poner in
ordine la gente e darli la batalia. Lo governatore ha
mandato subito Francesco da Pigliasca, suo cancellere,
in piazza de Marino, che andasseno perfino a palazzo li
Antiani e ii otto, che lui voleva ad ogni modo mandar
via Ms. Gio. Aloise. Li sono andati li Antiani e li richiese
che ogniuno desmettesse 1' arme, che li prometteva che
(i) FRANCESCO PoDKsrA' liei suo libro 11 colle di S. Andrea, parìa anche
di quasto luogo.
Diario 323
l'undomani matina, se non fosse andato via, che lui in
persona anderebbe a caciarlo e questo dava longe \Jem-
pareggiava^ solamente perchè fosse arrivato tutta la loro
gente, per poter far lo loro fatto ordinato. Li fu risposo
che lo populo per niente non voleva deponere Tarme,
perfino che questo non fusse fuora; in ultimo de diverse
parole, disse che era contento di montar a cavalo e an-
dar lui a mandarlo fuora ; ma voleva che tutti loro le
dessero la i&à& che non si sarebe fato danno a lui, ne
a sue cose e gente e che facessero retirare la gente
di borgo. Li promi ssono che se lo mandava via quel
giorno, che non li fariano male alcuno e ritornorno in
la piaza de Marino e referseno dette parole. Assai
presto gionse Pigliasca, suo cancelliere , e richiese per
parte del governatore che Ms. Filipino da Fiesco re-
stasse in palazo con 1 50 fanti ; li fu resposo che li
rincrescevano assai, di quelli ch'erano, non volevano
che restasse dentro della terra alcuno di loro. In quel
medesmo vene la nova che li ponceveraschi^ alli quali
fu mandato a dire perfino della mattina dovesseno passar
alla volta di Bisagno, erano gionti in li monti ; quelli
di Violato havevano ordine con queli del Castelazo che,
se vedevano li ponceveraschi, che li facesseno segnale.
Lo Castelazo ha tirato doi colpi de bombarda, ha posto
una vela ; subito li gentilhomini, che erano in Violato,
se ne andorno via. Lo governatore è montato a ca-
valo, è andato alla volta di Violato e ha accompagnato
Ms. Gio. Aloise sino in Besagno, lo quale se aviagiò
con tutta la sua gente e alogiò a Quarto; esso havea
da 50 cavali, da 600 a 700 fanti boni. La furia della
gente è andata grandissima alla volta delle porte per
andarli appresso ; ma le porte erano bene fornite, ser-
rate con assai chi li restalavano non uscisseno fora ; lo
324 Anno l5o6
governatore tornò dentro e con fatica poteva passare
dalla porta de l'Arco per fino a Palazo, per la molti-
tudine della gente bene armata, eh' era comulata ; so-
pravenne la notte dove se fece le bone guardie.
Al sabato mattina [5 Settembre] fu detto a quelli del
borgo che coloro che erano in la porta di Santo An-
drea, in la porta de l'Arco, Santo Stefano, che erano
appresso 300, erano a peticione del gatto, perchè tutti
quelli del gatto haveano una sbarra bianca e tutti
quelli del governatore il simile. Tutti quelli del borgo,
senza far altrimenti intendere alla terra, se posero
in arme e assalirono la torre di . Santo Andrea ,
la porta de l'Arco e Santo Stefano ; subito le han-
no prese e le fornirono. La nova è venuta per la
terra ; subito ogniuno s' è posto in arme; lo governa-
tore mandò a dire che voleva dire questo ; diceno che
la terra stava interdetta non essendo Antiani , né of-
ficii e che costui era a Quarto e che intendevano che
tutavia de verso Lombardia li venivano gente e che
non volevano star in questo; al hora dice eh' egli era
contento de fare li Antiani ; che se andasseno a pa-
lazzo che se fariano e che ogniuno deponesse l'arme e
se aprissero le botteghe. Fu deliberato aprire le bot-
teghe e ogniuno stava con le sue arme sotto robe e
parevono de lo niente. L' Antiani andorno a palazzo
per far lifaxori ('); lo governatore dava tutte quelle longe
fosse possibile poter dare, digando che per fare le cose
giuridiche voleva li fusse 200 cittadini delli megliori,
(1) Sulla voce « fascori » ved, pag. 41 e 42 n. i. Rileggendo ora at-
tentamente le linee che seguono nel Diario vedo di non aver errato nella
mia supposizione poiché anche qui si parla di scegliere un certo numero di
probi cittadini e più sotto si legge che furono essi che ^elessero gli An-
ziani.
Diario 325
così gentilhoinini corno d'altri, ch'era del parlar impossi-
bile, con altre longe. La nova s'è spantegata per la terra;
subito datto fu l'arme in mano a ogniuno. Inteso lo
governatore questo, ha lasciato far li faxori ; fatto li
faxori, subito prima che partiseno de quivi feceno. li
Antiani, li nomi de quali sono : Laurenzo Grillo, Tixi
de Camogli, Ambrogio Lomelino, Simon Salvago, Gio.
Batta Adorno, Gieronimo de Moneglia, ma poiché in-
teseno che era partito dalla terra con la sua famiglia,
hanno ordinato se sorroge uno in suo loco : ms. Lo-
dixio de Odono. Bartolomeo di Riparolio, Pietro Batta
de Levanto, Leonardo Cari::ano , Rafaele da Passano,
Stefano Morando; perfino de quella sera hanno lasciato
tornare a fornire le porte e le poste al governatore; niente
di manco l'ordine è grande per tutta la terra, con bone
guardie.
La domenica matina [6 Settembre] sonato la campana
grossa, e li Antiani andorno a sedere ; li mancava li
gentilhomini e Gieronimo de Moneglia e sorrogorno in
suo loco Vincenzo d'Oliva ; avanti che se partisseno de
radazzo, hanno fatto 1' officio della Balia , ma li genti-
lhomini non sono com|)arsi , li quali dies dexie l' un-
dimano che fu lo limesdì [7 Settembre] hanno fatto sei
capitanei , che dovessero far alcuni fanti per guardia
della terra, li nomi delli quali sono : ms. Brizio Giu-
stiniano, ms. Paulo da Nove, ms. Francesco d'Arqua,
ms. Pantaleo Navon , ms. Vincenzo Vinelli e Petro
Calisano , et hanno fatto provigione per le guardie.
Alla domenica sera se mandò alla valle de Ponce-
vera che se |)onessero quella notte in arme e passas-
sero alla volta del Bizagno ; il simile hanno mandato
n .Sestri e Voltri. Li ponce veraschi per fino di quella
notte passorno più de doa millia alla volta de Besagno.
326 Anno i5o6
ms. Gio. Aloise che haveva le sue spie al Castellacio,
che se li ponceveraschi passavano li dovessino far cignale
(segjiale), lo Castellazo ha tirato doi colpi de bombarda;
ms. Gio. Loise s' è levato a quatro hore di notte con
tutto lo suo campo e se aviagiò alla volta di Recco e
perchè lui era molto travagliato quel giorno dalla ma-
grania e dalla podagra etiamdio li erano in compagnia
certi gentilhomini con le loro donne, non facevano troppo
camino.
Alla mattina che fu lo lunedi [7 Settembre] vigilia di
nostra Donna di Settembre, per tempo, li ponceveraschi
si trovorno in Bisagno in lo quale loco s' è comulato
grandissima moltitudine de gente e se aviorno appresso a
ms. Gio. Aloise ; tuto quelo giorno capitato una grandis-
sima moltitudine da Arensen in qua, e tutti s' aviorno
appresso, per forma che se trovavano ijiù de sei millia
homini. Dalla terra li fu mandato grandissima })rovi-
gione di vituarie appresso a detta gente, li (|ua]i se-
guitorno ms, (iio. Loise fino a Recho. Lui con la sua
gente ha passato Rua e, perchè li sopraveniva la notte
adosso, retornò la nostra gente e vennero alogiare fra
Quarto e Bisagno. Quella medesma notte, perchè in la
terra se dubitava che lo governatore non se tirasse in
Castelletto, s'ordinò de grandissime guardie e fecceno de
molti sbarri, maxime per le strade de dove se andava
da palazo verso lo Castelletto, e • specialmente ])er la
strada de Picapria e de Santo Domenico. Quella notte
per tre volte hanno sonato la stromia per tutta la terra
e se poseno in arme solamente per far star la gente
in ordine e svegliata. Lo governatore con tutta la sua
gente stava con grandissima paura ; la mattina per
tempo s'è preso una lettera del nobile Angelo Ceba
eh' era in Santo Francesco , in lo quale loco s' erano
Diario 327
retirati diversi gentilhomini , lo quale Angelo scriveva
a suo figlio eh' era a Savona e 1* avisava come al ve-
nerdì, a hore i6, il populo s' è levato con grande tu-
multo e de giorno e hore de quelo era seguito lo
avisava distintamente e specialmenti eh' erano statti
molto inganati e abatuti dalla partenza di ms. Gio.
Aloise de Viorato e eh' erano restati inganati as-
sai, che, (|uando lo governatore fu venuto, non li ha-
vesse tornati in pristino delli offici, come erano restati
d' acordo in Aste e non havesseno fatto l'executioni
che li havevano promisso ; dubitavano che non fusse
contaminato da denari, atento che Rochabertin, chi era
suo locotenente, era savio e cativo e che manteneva lo
populo ; é quelo era statto qui [c/ie] li aveva fatto pren-
dere altra opinione per dinari , perciochè lo governa-
tore per dinari faria ogni cosa e, se li avesse voluto
attendere le promisse, lo haveria potuto fare con quela
gente che esso haveva e quele di ms. Gio. Aloise, per-
chè si era ditto largamente in lo viso al governatore.
Non se dubitano d' altro, salvo che lui ne tradisse,
conio era la verità, e per diverse lettere presse de gen-
tilhomini e per dare a tuttavia li gentilhomini dinari
iti Lombardia e in Aste, se conosceva veramente ne
tradiva. Se li fu portato detta littera e se li fu detto
che, se dubitava fosse cosa fiticia, che si aveva colui
che r havea scritta in Santo Francesco ; mandasse per
lui e se chiarirà a compimento. Alhora , vedendo che
era scoperto, con parole alla paleze, non so alla secreta,
prese la volta, che lo vedeva la bona disposicione che
haveva il populo verso dil re , e che se deliberava di
fare tutto quello voleva il populo e che voleva mandar
via tutta la gente d' arme e fantaria, non tenire salvo
(|uelo voleva il populo, e de perseguitare ms, Gio. Aloise,
328 Anno ]5o6
secondo pareva al populo, e perchè dopo disnare era
ordinato di fare consiglio generale in Santa Maria di
castello , perchè non se contentavano di farlo in pa-
lazzo, veniria lui in persona a castello con quatro o
sei servitori famigli, come vorranno loro. Li risposeno
che già era dito a ogniuno che se trovassino in detto
loco e che bastava a sua signoria che mandasse il
suo locotenente. Lo dopodisnare s'è fatto detto consi-
glio, dove era grandissima moltitudine de capi de casa;
quivi è venuto Rochabertino, dove espose de belle ra-
gioni e grande offerte per parte del governatore: che
sua signoria se contentava et affermava tutto quello
era fatto per lo populo e refermava li Anciani [tassati
e li dodece. tutto quello havevano fatto ; refermava li
faxori e li Anciani novi e 1' officio della Bailia e a loro
dava e rafermava la bailia secondo il costume della
terra e se offeriva far tutto quell'lionor e favor del po-
pulo, perdonando a ogniuno chi havesse preso arme
in questa felice impresa, e a ogni maleficio fatto da-
poichè che si era levato 1' arme, e ha richiesto li fosse
giurato di novo la fedeltà. Alchun senza pensamento.
Pietro Batta Giustiniano e certi altri, senza essere chia-
mati , sono levati in piede e disseno che era ben fatto
e volleno andar per giurare. Li fu risposto che stessero
a sedere e lasciassero respondere a chi voleva parlare;
fu resposo per alcuni che non era bisogno giurare fe-
deltà, atteso che li era statta giurata una volta e che
non "erano mai stati rebelli del re, ma che pareva cosa
honesta che la dovessemo giurare tutti ; aspettar che
li gentilhomini fossero tornati alla terra, li quali erano
stati ribelli del re e tutti insieme giurassero detta fe-
deltà, avisando ogni persona che ii gentilhomini. per
vendicarse, s' erano contentati di dar lo sacco per tre
Diario 32C;
giorni alli soldati e gente d' arme, non excliidevano
salvo qiiatro monasteri de monache e Santa Maria di
castello. Una parte del populo lo grasso havea noticia
di (jiiesto caso, era atterriti e, parte haveano preso par-
tito, parte stavano in c[ualche pratiche e chi ne ha
liberato è statto la volontà di Dio, che ha inspirato lo
populo menuto che, contra la volontà del populo grasso,
hanno preso 1' arme e con tanto amore e velocità che
non è persona al mondo che lo potesse credere. Per-
fino di quella sera, vigilia di nostra Donna, s'è butato
una gallerà in mare; quello giorno s'è murato tutti li
portelli, così delle ville, come de altri lochi in Carignano.
Lo martedì mattina , alli 8 di Settembre, s' è man-
dato uno bregantino con ms. Agostino de Ferrari e
Antonio d'Albaro commissari] in la Riviera di Levante
per parte del governatore e Anciani a levar 1' obe-
dienza a ms. Gio. Aloise , li quali andorno alla Speza
e subito la levorno. Lo figliolo di ms. Baldassaro
da Biassa li è entrato dentro con moltitudine di gente.
Un altro bregantino con Manuele da Canale e Gio.
Batta Luxardo mandorno a Rappallo e Chiavari e
perchè ms. Gio. Aloise, corno fu a Rapallo, s' è reti-
rato in Fontanabona e ivi ha fatto testa e ha man-
dato a Chiavari Antonio Maria da Fiesco con 300
fanti, quelli commissarii hanno mandato uno a Chiavari
con la lettera del governatore e Anciani ; presseno
quelo con grande minasse de volerlo apicar e lo man-
dorno via. Tornato che fu li bregantini, s' è butato
r altra galera in mare e hanno ordinato uno conseglio
in Palazo per lo Zobìa alli IO [Settembre] a hore 22, dove
s'è regiuto di dare queste due galere e, perchè erano molti
che pare meritarle de haver queste due galere, fu qual-
che contencione e non se detteno. S' è regiuto di levar
33o Anno l5o6
la cabella di grano e diminuire la gabella del vino, la
quale non s' era venduta per la interdicione de la terra
e fu datto cura a ms, Vincenzo Sauli, ms. Dimitri
Giustiniano, ms. Angelo de Crovara drapero, ms. Ma-
nuele Canale notaro a riveder li desbiti di S. Georgio
e levare delle gabelle più o manco comò parrà a loro ;
in quelo consiglio è intervenuto il governatore , lo
quale disse de bellissime parole con la bocca, ma a
mio giudicio, credo che in lo cuore fusse tutto il con-
trario. Esso dice che lui in persona voleva essere in tutto
quello fosse honore e utilità del populo, con molte altre
parole a tale proposito e dice che voleva mandare uno
delli suoi a ms. Gio. Loise e commeterli volesse desi-
stere dalla impresa e dare licenza a soldati e gente
d' arme, e voleva che andasse uno della terra con lo
suo. Se li è mandato Thadeo de Pigliasca, li quali tro-
vorno ms. Gio. Loise in Fontanabona malato in letto,
in casa ciel Rosso de Leverone. Quel del governatore
li ha parlato assai in segreto e quelo che se può in-
tendere fu che dice forte che farla tutto quello vorrà
lo governatore.
Il venerdì [Il Settembre] passato mezo giorno, è capi-
tato qui, sopra lo porto, tre galere e due fuste bene
in ordine, che venivano da verso Cicilia, da quale non
se hebbe troppo parlamento, che ebono a dire che an-
davano a cercare re di Spagna, che passava a Napoli
e perchè, se così fosse, non bisognava che venisseno
qui, furono prese assai a sospetto e più che se intrato
uno poco di marino e subito se levorno e se posseno
a proezare e se ne andorno a Portofino. Alla notte se
n' è fugito un sottocomito che era de Nervi e dette
aviso che quelle galere haveano più de 80 homini per
galera de superfluo e che erano asoldati di dinari de
Diario 33 1
oentilhomini. Ne fu grandissima mormoracione ; ben-
ché ogni notte se facessero le guardie bonissime , tut-
ta volta se radopiorno ; I' altre restorno in Portofino.
Quel giorno s' è discoperto che in Santo Dornenico
che lo governatore, quando è venuto, lo ha fornito, e
si pensavano per !a terra havesse mandato via tutti,
salvo 300 per la guardia, ne era ancora in detto loco
400 e più che erano de ventureri, che erano venuti
per lo sacho. Lo populo minuto fu per andare a ta-
gliarli a pezzi ; ma furono aquietati da diversi, digando
non era bene scandalizzarse con lo governatore, lo
quale, per ogni modo, l' altro giorno li vuoleva man-
dar via ; niente di manco ogniuno de populo minuto
desiderava tornassero sull' arme, per tagliare a pezzi
detto governatore; quello sabato \Ì2 Settembre] se sono
datte dette due galere, l'una a Gasparo da Goano,
r altra a Gio. Batta Davagna.
La domenica mattina per tempo [13 Settembre] sono
andati una gran parte di detta gente. A dì lune 14 [Set-
tembre] se fece consiglio in Santo Georgio e hanno de-
liberato levar la cabella delli marinari ; lo grano che
pagava cinque soldi e tre dinari per mina, redurlo a
doi soldi ; lo vino forestero e de Rivera che pagava
lira una e soldi tre per mezarola, redurlo a soldi quin-
deci "; quello delle ville e lombardo , che pagava sol.
14, redurlo a sol. io.
A dì 17 [Settembre] è venuto nova, comò F"ilippifìo
da Fiesco haveva asaltato la Speza, gera intrato dentro
e haveva sachegiato diverse case. Li commissari] che
r erano andati fora alla Speza a Porto Venere , e
con effetto se avessero havuto modo di far 500
fanti haveriano preso lo castello e F"ilippino de Fie-
sco non li saria intrato. Gionto che fu la nova di
.y
332 Anno i5o6
detta perdita, fu una grande mornìorata per la terra e
fu per ponersi in arme, o tagliar a pezi alcuni di po-
pulo grasso, che, a mio giudicio, saria stato di neces-
sità con sei o otto artexani, che oviavano ogni giorno
il spendere in quello faceva di grande necessità. Visto
la necessità del spendere, andorno in S.to Giorgio, lo
quale ha fornito 1' officio della Bailia de lochi 1500 e
l'officio de 44 ne ha comprato mille a L. 55 per loco
e s' è deliberato di fare tre millia fanti forastieri.
A dì domenica [20 Settembre] s' è mandato a pren-
dere sopra la nave de Lercaro, sopra la nave di Sai-
vago, sopra la nave di Lomellino, sopra la nave de
Franceschi, che erano nel porto, artiglieria di metalo,
pezi a numero 16, tra canoni e farconi; etiamdio have-
vano dell' altra assai.
A dì giove [24 Settembre] mandorno una crida e
hanno bandito per nome Gierolamo Tassorello, Scarpa
Amandoresi, Menegolo Maragiano, Gorsigia Feresino,
in somma erano vinti uno, per nome, e ogniuno chi
prendesse uno di costoro vivo guadagneva ducati 25,
e morto 10 : etiam ogniuno che havesse tocco dinari
da ms. Gio. Aloise da Fiesco, chi avesse preso arme
contra la sacra maestà del re di Franza et lo populo
di Genova, intra doi giorni dovesse haver spedito il
paese di Genova sotto la medesma pena; etiamdio che
non fosse alcuno chi portasse arme, né divise de cape-
làzzi ; etiamdio nominare, né praticare con capelazzi,
sotto la pena de quatro tratti di corda e ogni altra
pena corporale e pecuniale in arbitrio delli dodece, li
quali se potevano dire otto perché li quatro gentilho-
mini non officiano ; e chi manifestereva tali, guadagnava
ducati diece e sariano tenuti secreti. Quella sera a hore
doe di notte sono partite le due galere con una barca
Diano 33 ^
da nave, in la quale era de molta arteglieria e cincjue
bergantini e andorno alla volta della Speza, in lo quale
luoco arrivorno 1' undomani a mattina.
A dì 25 [Settembre] è venuta la nova come in Sar-
zana s' erano fatti 1 500 fanti, pagati per lo populo.
Ms. Filippo da Fiesco quale era in la Speza con fanti 500
pagati, inteso questo, ha fornito bene lo castello e la
bastita e abandonato la terra , e s' è retirato a Beve-
rino.
A dì domenica 27 [Settembre] è venuto la nova comò
haveano preso lo castello e la bastita della Speza ;
quel giorno, a bore 4 di notte, ms. Antonio Maria da
Fiesco, che era a Chiavari con homini 400, ha aban-
donato detto loco et è andato in montagna. Re di
Spagna che haveva maritato la figliola in 1' arciduca .
figliolo dell' imperatore, che lasciò lo reame di Spagna,
passava in lo reame di Napoli con velie 46 fra nave
e galere in le quali aveva tre navi grosse di Genova, cioè
la nave de Negro d' Oria, Imperiale e de Fumarii.
Quel giorno domenica [<?] venuto nova comò dette galere
doveano arrivare a Finaro con lo re et la regina, d.
Alfonso del Caretto , signore de Finaro, lo quale mons.
d. Carlo Domenico suo fratello, arcivescovo d'Angers
(poi papa Giulio 1' ha fatto cardinale quando re di
Franza hebbe lo stato di Lombardia Genoa e lo reame
de Napoli) detto d. Carlo Domenico ha levato di stato
detto d. Alfonso e si è fatto lui signore. D. Carlo
Domenico era a Roma e haveva lasciato d. Aloisio
suo fratello a F'inaro. Alfonso era qui a Genova, Ha-
biamo nova che detto re e regina che al lunedì ?lle
24 doveano arrivare a Finale e che suo fratello d.
Aloisio ogni sera'vegiava in borgo con gentilhomini e
gentildonne erano partiti di questa terra. Detto d.
334 Anno l5oó
Alfonso ha pensata di fare uno tratto ; è andato a tro-
vare li dodece e li dice se li volevano dare agiuto a
intrare in stato, che li voleva giurar fedeltà con molte
altre offerte. Li dodeci hanno accettato la sua ofierta
e li doneranno homini 400. S' è partito con diversi
leudi e bregantini a 4 hore di notte , e, arrivato alla
plagia di F'inale, smontorno in terra e ha fatto doe
squadre ; 1' una ha mandato alla volta della terra, l'al-
tra ha menato seco alla volta del castello con una
faxella avanti e se ne andato al castello e diceno :
apri che è qui lo signore. Senz' altro pensamento
aprirno la porta e saltorno dentro. D. Aloise eh' era
in borgo che vegiava in gaudeamus, con fatica se n'è
fu gito".
Alli 30 [Settembre] è arrivato de verso Napoli Gon ■
zales Ferrando, lo quale havea aquistato lo reame di
Napoli a nome de re de Spagna con galere 4 e fuste
3, in le quali galere li erano doe de Battista e Ga-
leazzo Giustiniani e venivano incontro a detto re e
regina. A dì primo d'Ottobre, a hore 23 in circa, e arri-
vato detto re e regina con galere 27 e fuste cinque ;
in Genova hanno fatto grandissimi apparegi per rece-
verli e hanno ordinato dovesse alogiare in Violato in
le case de Sauli e altre stanze. Dalla piazza dello
molo fino in cima , non saria potuto gittare in terra
una grana di grano ; li era tutta la chierexia con cit-
tadini de populo assai e li dodeci tutti in ordine per
riceverli con un bellissimo pario \_pallio\ fatto di novo,
dove entrare sotto. Non volse descendere ; fu stimato
fosse stato subornato da gentilhomini e lo governatore
che li è andato incontra con una barca di nave armata,
perfino sopra Sestri.
Diario 333
L'uno domattina (') se n'è partito alll due | Ottobre |
è andato alla volta di Portofino e. perchè avevano or-
dinato pernixe, caponi, quatro cantara di cera bianca
e altre cose , s' è deliberato mandargele appresso ;
V hanno carrigate sopra le due galere armate per lo
poinilo e le trovorno ancora a Portofino e lo apresen-
torno, che lo re le dice tali parole che lui non haveva
fatto cosa alcuna alla nostra comunità che lo dovessero
apresentare ; tuttavolta le accadesse capitare a Napoli
e bisognare de lui ne fareva conoscere che ne amava e
ne vole bene, con molte altre belle parole.
A dì 4 [Ottobre] Domenica se scoperse alquanti, quali
tratavano con capelazi Adorni ; fu preso Paulo della
Costa, lo quale per tempo de Adorni era loro coletrale,
al quale fu trovato una lettera che li mandava e l'ha-
veva ascosa in lo basto d' uno mulo. Come ha visto
eh* era scoperto, ha datto di mano a detta lettera e la
pose in bocca e la giasciò ; fu menato in la piazza de
Cigala dove li dodeci officiavano in la logia delli sea-
teri e li furono datti certi tormenti. Non ha confessato
niente ; lo volevano menare in Violato dove era alo-
giato lo marchese de Marazo e Giovani de Biassa con
600 fanti forastieri ; parte erano fatti in Lunizana ('')
e lo resto , Soo , erano restati con Gambacorta ca-
pitano in guardia a Chiavari, Quando menavano detto
Paulo in Violato lo governatore ha mandato a dire
se li dovesse menare in Palacio , attesoché erano
trame contra lo stato, che lo voleva fare tormentare.
Gè lo menomo ; a mio giudicio credo non voleva se
(1) 11 ms. deirArch. Civico ha lunedi, ma e errato perchè facendo i
calcoli dovuti ci consta che era invece venerdì.
(2) Il ms. delPArch. di Stato ha : in lo Brexiana.
336 Anno i5o6
intendesse dette trame e scamparlo. Etiamdio quel
giorno li fu menato lo sp. dottore Conrado Soffia ,
lo quale s' è inteso la sera avanti essere venuto
da Serravale Servano, loco de Adorni. Quando è arri-
vato in detta piassa de Cigala, la quale era piena de
artegiani, fu assalito da detti artegiani e datoli diverse
ferite, in le quali n'haveva doe mortale in la testa; se
riscose in una volta di seta; dopo, i fra lo scuro, lo
Palazo r ha mandato a levare e lo feceno portare in
casa sua. In questo s' è alargato il sp. ms. Rafaele
Morando, lo sp. ms. Gio. de Negro, lo Morina e suo
fratello, figli del q. Giuliano de Magnerri, lo quale
Morina liaveva i6 ducati il mese e fanti 60 dal po-
pulo e sono alargati diversi altri.
AUi 5 [Ottobre] è venuto nova come l'arciduca, ge-
nero del re di Spagna, al quale haveva lasciato il
reame era morto e perchè detto re era ancora a Por-
tofino, per lo tempo, li andorno de qui diversi caso-
lari con drapi negri e venderno assai de drappi negri.
Perchè era ordinato di prendere Montobbio e altre ca
stelle de d. Gio. Loise, tutavolta se Montobio perteneva
al comune o a domino Gio. Loise, lo governatore ha
fatto questa offerta all' officio della Bailia e alli dodece,
che non se volessero dare fatica alle castella di d. Gio.
Aloise ; tutavolta, se Montobio perteneva al comune,
se mostrasse per qual ragione; esso si offeriva di far
dare sigortà bona all' officio della Balia de tutto quello
vorranno ; che esso non anderebbe contra lo populo
e che lui andarebbe a Milano, in Pranza, o dove ordi-
neranno, oltra le cautioni obligarle (') 7, o 800 lochi
(1) Il ms. dclPArch. di Stato ha: obligarette.
Diario 337
quelo ha in Santo Geòrgie per caiitione all' officio
della Bailia ; facendo questo, detto g-overnatore si of-
feriva di dare ogni agiuto e favore a prendere tutte
le terre del comune occupato per altri etiamdio di
mandar una grida che infra tanti giorni tutti li genti-
Ihomini fusseno alla terra con le loro robe e famiglie,
sotto pena di rebellione e altre pene, e bandirebbe tutti
coloro che per V officio della Balia fosse ordinato ; se
deliberò de fare 1' undomani |6 Ottobre] consiglio in
la logia delli seateri e ivi se exposeno dette offerte
del governatore e se legette una lettera de lamon,
lo quale menazava, se andavano a Montobio, o al-
tro castello di detto d. Gio. Aloise, che a lui era
di necessità mandare gente d' arme e donarli ogni
favore. S' è restretto in consiglio di vedere che cau-
tione voleva dare et sotto che forma. Etiamdio fu
ordinato quatro capitani che dovessero essere alla
guardia della terra con homini cento forastieri per
uno. lo nome de quali sono : Brizio Giustiniano , Ber-
nardo de Castiglione , Petro Calixano , Grigorio de
Terrili.
A dì 7 I Ottobre I s'è mandato una crida per parte
del governatore e officio della Balia che se perdonava
a ogniuno che avesse levato 1' arme et ad ogni aroba-
mento et homicidii fosseno statti fatti et de cetero che
ogniuno se dovesse guardare a non fallire.
A tlì 8 I Ottobre] detti capitani hanno fatto la mostra
per la terra con la loro gente.
A dì 9 I Ottobre! love, perchè a Castello era cumulato
diversi di popolo minuto e ivi volevano regere per in-
tendere quello faceva l'officio della Balia con li XII
tutti di populo ordinati alla cosa del governo, andorno
detti (juatro caj^itani con la loro gente in detto loco
338 ' Anno l^O'S
di Castello e desconsorno detto scortino, (') dove ne fu
una grande mormoracione per la terra.
A dì IO [Ottobre I Venere, li dodece fecceno citare per
quel giorno al doppo disnare, de ogni arte da sei per-
fino a otto, e diversi altri primati mercadanti de po-
pulo, in lo loco di Santa Maria di castello a conseglio.
S'è congregato grandissima moltitudine de gente e ivi
exsposseno come haveano pensato di dar uno bond
governo alla nostra terra, poiché Idio ne haveva acceso
li animi, e ivi haveano pensato di far dodeci cittadini
un governo, li quali fossero salariati e dovesseno stare
\_dt] giorno e di notte in Palazzo, li quali stesseno tanto in
Palazo quanto se ordinavano; solo volevano intendere
li animi delle persone se si contentavano de taje go-
verno, con bellissime parole a tale i)r()j)osito, e se se
contentavano che lui voleva intendere o vero accordare
in che modo se doveano far e reger e per ([uanto
tempo, andasseiìo alla logia de seateri che odivano vo-
lentieri ogniuno argumentar. Ogniuno ha refermato
dette parole e che era ben fatto ordinare tale governo.
A dì II I Ottobre I, s'è mandato una crida che tutti li
sbanditi, infra bore 24, dovessero bavere spachiato la
terra e chi aveva salvoconduto lo dovesse mostrare.
Alli 15 [Ottobre! furono li Antiani e li XII con diversi
altri cittadini, tutti de populo, per ordinare lo conse-
glio grande e prendere la deliberacione dal governa-
tore, lo quale tornava a contradire a tale governo, e
stetteno molto tardi sopra tale contendere, talmente che
per la terra era grande mormoracione, e furono a pren-
dere r arme ; ultimamenti per alcun fu parlato molto
(1) La frase vuol dire che: disconciaronn quello scrutinio, cioè fecero
togliere radunanza.
Diario 33o
largo al g^overnatore, dicendoli che lui aveva arecordato
tale governo e che loro 1' havevano esposo al popiilo
e che se ne contentavano e che adesso pareva che
per lui non se potesse far più una cosa, salvo con
r arme in dosso, e che la fariano intendere al popolo
minuto, che non mancava, salvo per lo governatore, e
che lasseriano poi fare a loro. Lo governatore, inteso
questo, dice che era contento.
A dì 18 [Ottobre] è andato una crida, che a hore 20
dovesseno andare in 'palacio tutti li cavi de casa a de-
liberare tale conseglio. Non se potria estimare la mol-
titudine de gente s' è cumulata a tale conseglio, in lo
quale fu fatto de grande contencione, cioè detti X doves-
sero esser eletti a balotoi o a voce e da cui dovessero
esser elett» e per qual tempo ; dove fu grandissima
confuxione, j^er tal forma che era già circa notte e ikmi
s' era concluso niente. La moltitudine s' è incomcnsato
a levare con mala intencione ; è tornato a montar so-
pra Joannes P)aptista de Ferra rijs, notaro (p Roh'ntli e ha
recordato che a hii pareva far 400 insachetati, li (piali
fosseno fatti per li XIL sei agionti per li Anciani ; cioè
100 mercadanti, 100 gentilhomini, 200 artexi, perchè
sono j)ÌLi numero, li eguali se del)ano polisare (') e ponerii
in sachetti ; poi siano tirati sopra per uno garzone pi-
colo, e a cui Dio tiara la sorte colui resterà; lo tempo
non possa passare sei armi e manco se parrà a (questi
XVIII li quali lo debano assotigliare ; infra questo mezo
faranno l' insachetati secondo le loro coscienze. Lo po-
pulo tuto unanimiter, ninno contradicente, dice che era
ben fatto, che e' stava bene e che se facesse uno de-
(1) Credo che significhi: poli'^jarc e cioè scrivere in polizze.
340 Anno l5o6
creto e così fu fatto per man di Bartolomeo Senarega:
lo popolo se partì bene contento.
A dì 17 I Ottobre] a bore 2 di notte se partirno le
galere che portano fanti 200 con doi commissarii
domino Giacomo Giustiniano e F^rancesco d' Arquata
che doveano descenderli in Albenga per andare alla
Pieve perchè lo nob. Luca Spinola la teneva uzurpata
al comune e già li popoli erano solevati,
A dì 19 [Ottobre] fu fatto conseglio in Santo Georgio
ad instanza dell' officio della Balia per trovar lochi
1600 per li loro bizogni in defensione della terra, e
fu deliberato di darli.
A dì 22 d'Ottobre, a hore 4 di notte in circa, li Anciani,
lo officio della Moneta di novo e di vecchio, con li 4 amba-
sciatori, che andorno incontro al governatore in Aste, (')
erano insieme in conseglio a Palacio che hanno fatto
uno decreto senza farne noticia al populo e deliberorno
di dare le Riparie in posanza del governatore.
A dì 23 I Ottobre! venere, questa cosa fu intesa per
la terra, dove fu menazato alcuni di detti officiali d'es
ser tagliati a pezi, dove al dopodisnare tornorno a Pa-
lacio dove s' è congregato in sala grandissima moltitu-
dine di artegiani, li quali, vedendo che a hore 23 so-
nate non se prendeva restretto nisuno, a furia in sino
da Palacio, cridando : viva populo, e ogniuno ha preso
r armi in mano. Coloro chi erano in conseglio, inteso
questo, revocorno detto decreto e ne hanno fatto un
altro che tutte le Rivere restassero in mano del populo
e subito ne mandorno una crida per tutta la terra. A
quello modo aquietorno lo populo, lo quale già una
parte haveva l'arme indosso. Quella sera di notte s'è
(i) Sul numero degli ambasciatori presenti ved. pag. 71, n, 1.
Diario 341
congregato in la logia del borgo di Santo Stefano più
de 200 borghesi , li quali tutti giurorno sopra lo croce-
fisso e nostra Donna di non parlare di parte alcuna e
tutti esser per centra a cui parlasse de capelazi e s' è
ordinato per l'undomani di fare uno consiglio a Santa
Maria di Castello, tutto d'artexani,
A dì 24 [Ottobre], sabbatO la mattina s'è congregato
più de doamilia artexani in chiostra a Castello e tutti
erano malissimo contenti della ordinacione fatta lo giobia
sera. In fine de molti argomenti s'è deliberato otto, ar-
texani tutti : doi del borgo di Santo Stefano, doi di
Santo Tomaxo, quatro della città, li quali ogni giorno
dovessero essere a Palacio con costoro che haveano lo
governo e dovesseno intendere tutto quello seguiva alla
giornata, e, se li era alcuna cosa che importasse che la
dovessero fare intendere universalmente alla brigata, a
([uali ponessino nome tribuni plebei. Deliberato questo,
s'è mandato a chiamare alcuno de' Sauli e Giustiniani,
delli quali è venuto Vincenzo Sauli che fu uno delli
imbasciatori al governatore, e Gierolamo Sauli, Dimitri
Giustiniano savio cativo che fu un altro ambasciator
con sei o otto e se li referseno quello se li era deliberato
e tutti ne restorno contenti. Dimitri ha fatto de gran-
dissime scuze quello bave vano fatto a bon fine e la co-
loriva con belle parole e ragione, e a mio giudicio non
ne accettavano alcuna e dice detto Dimitrio che lo go-
vernatore haveva detto volesse partir ; quelo ne paria
a tutti loro ; ogniuno rispose se ne andasse in sua ma-
l'hora. A mio giudicio tanto quanto le cose fusseno statte
in combugio (') haveria voluto fosse statto qui perchè li
era quemadomdum in prigione.
( I ) forse =^ in combutta; in confusione.
23
v^42 Anno i5o6
A dì 25 [Ottobre] domenica per tempo, detto gover-
natore s'è partito con qualche vinti cavalcature de cit-
tadini e qualche 200 fanti che lo compagnorno; et era
venuto con ura [uj^rà] (') e trionfo e s'è partito tanto
più da tristo corno e' et meritava. Quando fu arrivato
sopra Zovi, d, Aloisio arrivò a Buzala.
A dì 26 [Oltobre] lune se mandò una crida per parte
del governatore e tribuni plebei che tutti li gentilho-
mini, ch'erano dentro delle tre podestarie, dovessino esser
venuti alla terra con le loro masnate fra sei giorni, e
queli erano larghi infra 50 miglia dovesseno esser infra
giorni diece con le loro masnate alla terra, sotto pena
de ducati 200. Item se comandava che non fosse nissuno
sotto pena de ducati 200 che ossasse contratar ; né cui
li dovesse dar pagar, ne scrivano de banco scrivere al-
cuna partita de gentilhomini che non hanno le loro ma-
snate alla terra. A dì detto, a hore 2 di notte, s'è partito
lo capitano Gambacurta pizano lo quale era capitaneo
de tutta la fantaria; è andato con 400 fanti alla volta
della Pieve ; montorno sopra tre barche e andorno a
descendere a Albenga perchè abenchè li populi fusseno
in nostro favor lo castelo se teniva forte,
A dì 27 [Ottobre] venuto le nostre galere e in le quali
de subito s'è carrigato sette pezi de canoni grossi de
metalo ed altri minuti per mandar in detto loco della
Pieve, a benché in detto loco non fosse di bisogno tanta
artegliaria.
A dì 31 [Ottobre] sabato, a hore 16 in circa, è andato
una crida per parte del governatore e Anciani e li nov^
(i) Tatti i tre ms. hanno qui una parola alquanto indecisa: Ura o Vra^
Io credo di poter interpretare questa parola col noto motto urrà, grido
di trionfo comune anche allora alle soldatesche di ventura.
Diario 348
fatti quel venerdì a dì 30 del presente in Santa Maria
de Castello, tutti artexani, alli quali haveano posto nome
tribuni della plebe, che non fosse alcuno del color no-
bile che osasse trare sua niercancla né robe di qual ra-
g'ione si voglia, sotto expressa licenza delli tribuni, sotto
pena di perder detta roba e ogni altra pena in arbitrio
loro; etiamdio comandano che non fosse alcuno de color
de populo, mercadante, artigiano, marinaro, né di qual
grado si voglia, che, sotto suo colore, cavava alcuna
cosa del color nobile, sotto pena de scutì 25 e ogni altra
in arbitrio loro e, perché lo termine delli nobili ch'erano
dentro delle tre podestarie passava, lo prorogorno per-
fino a martedì per tutto lo giorno a dì 3 novembre e
li altri fino alli X, incomensando dal dì che é andato
detta crida e,' passato lo detto termine, fariano diligente
cerca e procederiano all'esecutione di quello haveranno
noticia. Li gentilhomini havevano fatto grande conse-
glio a Arquata e havevano datto ricapito a dinari e
havevano ordinato di mandare ambasciatori al re e a
mons. de Jamon, lo quale era con tutta la gente d'arme
e fantarie in Piaxentina, lo quale [andava^ alla volta di
Bologna, in favore del papa che li era a campo. Etiam-
dio mandorno ambasciatori al papa e tutto facevano per
ponere qui uno capelazo e, a giudicio mio, credo che
non mancherà, e meschina questa terra.
A dì 3 di Novembre, venuto l'ordinario di Milano ,
e per le lettere di Milano avizano come lo papa haveva
liavuto Bologna, in questa forma cioè: che li venetiani,
li quali havevano tutta la loro gente d'arme alle frontere,
havevano consentito alla detta impresa, con questo che
lo papa non doveva procedere più avanti de Bologna,
d. Ioannes Bentivoglio, con tutti li suoi, usciva fuori,
salvato li beni e persone ; etiamdio avizano che lo papa
344 Anno l5o6
haveva confermato la legataria di Pranza a mons. di
Roano per anni cinque e faceva doi cardinali francesi
e un altro a instanza de mons. de lamon. (')
A dì 4 [Noveinbre] questa mattina è venuto nova
comò la nostra gente erano alla Pieve, haveano havuto
lo castello e perfino a qui in la terra non li è ancora
ordine alcuno di governo, grandissima confusione in far
li XII e li offici] . Dio voglia che avenga bene, di che
ne dubito assai.
Alli 12 [Novembre] sono partiti doi ambasciatori per
Pranza, d. Paulo Borgaro e Simone de Ingo. Li gen-
tilhomini havevano mandato un ambascieria al re, li
quali ambasciatori se partirono da Savona; un'altra al
papa, costoro sono partiti da Arquata, e Gierolamo
d'Oria e Battista Spinola a mons. de Jamon, lo quale
è nostro inimico perfido, attento che alias, a la rota de
Pranza, lo padre e avo con uno suo barba di detto
mons. de Jamon, li furono morti e sepolti a S. Benigno.
Questo giorno è venuto nova comò d. Gio. Aloize era
cittato in Pranza. Mons. de Ravasten governatore, ch'era
partito, era andato de longa alla volta de Paranza. A
dì detto, li XII della logia, disnati con li sei agionti,
andorno in senato con li Anciani di compagnia, presono
r insachetati cioè cento gentilhomini e la metà della
volta fregosa e la metà della volta adorna ; cento de
populo grasso similmente acoloriti e ducento artegiani,
perchè sono più numero e intervenendo doi frati di Ca-
stello e doi del Monte, li quali hanno tirato sopra cento
polise delli insachetati artegiani e, senza vedere quali
fossero, li bruxorno; dipoi alogorno detti sachetti in una
cassetta e li frati portoni o le chiave.
(i) Cfr. a tale proposito Pastor, Storia dei papi, Voi. Ili, pag. 524.
Diario 345
A dì 13 [Novembre] retornorno insieme e li detti
frati hanno tirato sopra i 20 coloriti, li quali hanno fatto
72 li citati e subito mandorno a citare detto numero ;
comò hebeno 60 coloriti li detti 60 restorno soli a far
gli officii. Li altri 1 2 restorno alla rescoza perchè, per-
fino al numero de 120, s'erano tirati per polise a sorte;
lo resto hanno fatto a balotorl e li 1 2 restorno alla
rescosa, perchè, se se abalotorava alcuno che fosse apar-
tenuto ad alcuno che fosse delli 60 fino in 3" grado,
poter sorogare ; e quella sera, mostrando l'animi più par-
ciali che mai se fosse visto^ hanno fatto dodeci Anciani,
li nomi dei quali sono : Joannes Jacomo Spinola, Lau-
rentio Cataneo, Gierolamo de Negro Lerexei, Domenico
Calvo, Luca Giustiniano de Moneglia, Bartolomeo de
Varixìo, Gerolamo Sauli, Petro de Prementorio, Giacomo
de Castiliono drapero, Pelegro de Bergamo , Joannes
de Vultabio, Bernardo Ragio notaro.
A dì 14 [Novembre] hanno fatto l'officio della Moneta
che havesse cura dell'officio di Mare e delle Virtute, cioè
Agostino Lomelino q. D., Lazaro d'Albaro e Lazaro de
Camogli ; li padri del comune ch'avessero cura delli Me-
strali, cioè Antonio de Serra, Simon Vigna e Gio. Batta
de Leonardi: li sindacatori Barnaba Cigala, Antonio
d'Oliva e Pantaleo Tontinis.
A dì 20 [ Novembre! perchè le parte se accendevano
per li contegni [c/ie\ usavano queli del color adorno e
de populo grasso, per che la magior parte sono di questo
color, li animi se accendevano in le parte e quelli del
color fregoso se incomenzavano a resentire, lo color
adorno ebe afano e quello giorno fu fatto un conseglio
a Castello e ivi ha giurato ogniuno de lassar le parte
de Adorni e Fregozi e Guelfi e Ghibellini e ogniuno
346 Anno l5oó
tirar a un voler, che Dio voglia se li possa perseverare,
quod non credo.
A dì 21 [Novembre] sono partiti li ambasiatori per
andar al papa. A dì detto s'è compito de dar l'ofFicii
li consoli della Ragione, l'officio de Banchi che supliva
l'officio delle Monete, e l'officio delli Rotti, l'officio della
Mercancia, che supliva alla Gazaria.
A dì 25 [Novembre] giorno di Santa Catarina, li XII
sono acettati e incomenzano a officiar; li mancava per
gentilhomo Domenico Calvo,
A dì 27 |Nove.Tìbre] s' è incomenzato a inviare la
fantaria alla volta di Monaco per prenderlo; s'è man-
dato doi bergantini a Piza per prendere certi canoni de
artegliaria.
A dì 3 di Dicembre s'è fatto uno scortino a palazo
de diversi cittadini e s'è letto una lettera de d. Nicolò
de Oderigo, che avìzava corno re non voleva se pren-
desse Monaco e, se se li mandava, converria li fosse
datto soccorso. Etiamdio il duca de Savoia havea man-
dato uno ambasciatore, digando che Mentono e Rocha-
bruna, che teniva il s.' de Monaco erano soi e non vo-
leva se prendesseno. S'è deliberato che se il re e tutto
il mondo insieme ne volesse contradire alla impreza,
che per niente non se desiste e se deliberò Bernardo
Venerozo che l'indomani se partisse con lettere al duca
di Savoia; etiamdio che l'undomani se desseno dinari e
se compisseno perfino in somma de tre millia fanti fo-
rastieri. A dì detto è venuto nova comò d. Aloisio era
partito accompagnato da gentilhomini assai, eh' erano
andati in Pranza.
A dì 4 di Dicembre venere sono partite le galere con
tutta la fantaria e sono andati alla volta di Monaco. A
dì detto era ordinato di far consiglio a Palacio, per le-
biario ^47
g-ere certe lettere del re che scriveva se dovesse dare
le Rivere e le fortezze in mano del governatore ; non
li fu numero e se ordinato per lo lunedì. A dì detto
una questione che s'era apiziata in diversi parenti se li era
mandato doi conimissarij: d. Simon Bigna e Francesco
da Recho, li quali sono andati quivi a Reco ; haveano
de già acordato quelli della parte fregosa e fatoli di-
smettere (') l'arme e quando furno per praticar l'acordio
con quelli d'Axereto, per parte Adorno, uscirono fuora
tutti bene a ordine con baléstre e spingarde e altre arta-
gliarie e amazorno Batta de Marentia e ferirno diversi
altri.
A di 5 [Dicembre I sabato è venuto nova, e io ne habio
havute le lettere, comò in Aste li populi levati in arme
contro de francesi e li erano stati feriti molti francesi.
A dì 7 I Dicembre] lunedì s'è fatto consìglio e la posta
fu che, per esser l'impresa di Monaco di importanza
comò è, e dubitando che la paga (latta non suplisse,
pareva bene de dare ordine a dinari, acciochè per simile
impresa per dinari non vene a manco. S'è deliberato a
ogni modo di dar ricapito a dinari e che li Antiani la
commettessono a cui pareva a loro per quelli modi che
fosse possibile se dovesse dar recapito a dinari. A dì
detto è venuto nova che lo campo andava a Finaro,
cioè li frattelli del signore che erano fora. Li amici de
Adorni misseno una gran fuga per la terra in voler
andar a dar soccorso, dagandoli tremoglia, che quella
gente era fatta di dinari de gentilhomini e che, prezo
Finale, anderiano a desconzare [scontia7'-c , rovtna7-e'\
l'impresa de Monaco. Li fu resposto, se lo signore de
Finale haveva paura di perdere la signoria consignasse
(i) Il ms. dcll'Arch. di Stato ha : desmontare.
348 Anno lóoó
le fortezze a San Georgio che li farla bono partito e se
prendereva l'impresa. Inteso questo hanno cambiato pa-
role e tramavano infra loro darli socorso e questo face-
vano perchè quello loco era stato sempre lo refugio loro,
perchè quelli che sono fora sono con la santità di nostro
signore, li pare siano sopra l'altra volta (').
A dì I I |DÌcenibre| sono venuti tre bergantini da
Piza con una barca o seatia, in la quale erano pecij doi
d'artigliarla bellissima che tiravano petre da ferro l'uno
parmi i8, l'altro parmi 19.
L'undómani mattina [12 Dicembre] li mandorno alla
volta di Monaco. A dì detto Bernardo Veneroso, ch'era
andato al duca di Savoia, è venuto quel giorno con un
personagio del detto duca , Io quale duca li ha datto
bellissime parole (^) de non impachiarse delle cose di
Monaco, attesoché detto signor di Monaco haveva morto
suo fratello signore e haveva l'altro fratello minor (')
l'havea murato in muro e non haveva salvo tanta luce
quanto potesse prendere lo mangiar; etiamdio arobava
ogniuno che potesse arobare ; lo suo che ha mandato
in senato expose lo contrario: che lo signor voleva in-
tender questa differentla e farebbe restituire quello avesse
arobato e per niente non voleva consentire che si pren-
desse ('*).
A dì 16 [Dicembre] è venuto lettere de Pranza, comò
re non voleva se prendesse Monaco, etiamdio voleva
che le Ri vere tornassero in mano del governatore ; per
(i) Il ms. deirArch. di Stato ha: vita.
(2) È sottinteso : dicendo esso duca di non volersi... etc.
(3) Il ms. delPArch. di Stato ha : Taltro fratello magior minor.... etc.
(4) L"'anonimo non è molto chiaro in questo lungo periodo ] per la spie-
gazione di esso rimando il lettore a pag. 11 7-1 18.
Diario 340
la terra li era grandissima mormoracione ; etiamdio è
venuto nova corno lo duca di Savoia haveva astalato (')
tutti li niercadanti nostri e loro robe e mercancie e fa-
ceva dua millia fanti per mandare a soccorrere Monaco.
A dì 17 [Dicembre I lo suo homo che haveva mandato
s'è partito e è tornato in sua compagnia Bernardo Vene-
roso ; etiamdio quello giorno sono venute lettere del papa
che ne confortava che stessimo ben insieme e che non
havessimo affano de nisuno ; stando bene insieme e
se fosse alcuna differentia fra noi e il re, che lui acco-
moderebbe oofni cosa. A dì detto Rochebertin ha fatto
de grandi protesti, se non le daveno le Rivere. A dì
detto s'è fatto conseglio in Santo Georgio e hanno
deliberato lochi i 700.
A dì 19 |I8 Dicembre] (') s'è fatto l'officio de Santo
Georgio, cioè Batta Cigala, Lichino de Marino, Castanea,
Simon Salvago, Benedetto Giambono, Antonio Giocia,
Johanne de l^assano, Simon de Amandora, J',>hanne Batta
de Illice, Francesco de Rocha. A dì detto fu una grande
mormoratione per la terra delle cose delle Rivere, e tutti
li minuti deliberorno più presto tornar sopra le arme che
dare le Rivere in mano di Ravasten. Etiamdio quel giorno
venuto nova erano in ordine i 200 fanti e se ne facevano
delli altri a instanza de mons. d'Alegro per andar a soc-
correre Monaco ; subito hanno fatto imbarcare fanti 100
che erano pagati, che li mandorno ; e s'è deliberato per
(1) II ms. deirArch. Civico ha: «assaltato»^ io però preferisco il verbo
« astalare », perchè più usato nel Diario e, in questo caso, piia proprio. Esso
non si trova nei lessici di lingue medio-evali ; in genovese significa « domare »;
nel Diario poi ha sempre il significato di arrestare, catturare, sequestrare.
(2) Ambo i manoscritti incorrono nelferrore della data 19 invece di
18, errore più strano del precedente {2<j luglio) poiché qui la vera data 19
segue immediatamente nel Diario.
35o Anno i5oó
l'undomani dare dinari perfino in 500 balestreri e man-
dargeli ('). A dì detto, Agostino de Castigliono, ch'era
uno delli commissari] ch'era a Monaco, è venuto a Genova
e ha menato con lui uno che haveva nome lo Ferro
della Pria, homo ricco, savio e cativo, lo quale era man-
dato dal signor di Finale in campo a Monaco e haveva
una lettera di credenza con cinque altre lettere, una a
Petro Battista Giustiniano, un'altra a Manuele de Canale,
ch'erano doi delli commissarij ; un'altra a Gaspero de
Goano, patrone d'una galera, un'altra a uno che dicono
lo Gregetto Giustiniano, che haveva fanti 400, e un'altra
che andava a Santo Romulo, le quali lettere contenivano
cose sospettosissime, attesoché a tutti quelli haveano
scritto erano sopra la volta adorna e alli altri commis-
sarij non haveva scritto niente ; etiamdio per la lettera
di credenza non si poteva pensar altro, salvo li fusse
de grande trame. Per la terra ne fu grande mormora-
cione e contese e li detteno della corda ; ma fu bene
instrutOi perciò non ha confessato altro, salvo che era
andato per comprare doe colombrine, balestre, sanitrio,
rodelle e altre artegliarie se se prendeva Monaco. Inter-
rogato che denari haveva per comprare dette cose, ha-
veva scuti 37 che non bastavano alle spese. Pu deliberato
quel giorno di cambiare detti commissarij de Monaco
e deliberarno Giorgio de Zoagli e Benedetto Cerexa ;
ne fu grande mormora per la terra, perchè Benedetto
Cerexa era partexano arabiato de Adorni e Giorgio de
Zoaglio era huomo pacifico, quantunque fosse sulla volta
Fregosa.
A dì 19 [Dicembre] sabbatO fn circa per mettersi la
(i) Il ms. d?1"'Arch. Civico ha omesso tutta la parte del Diario compresa
fra il primo « A di detto » ed il secondo.
Diario 35 1
terra su l'arme; tutavolta Idio ne ha agiutato; s'è de-
liberato cambiar detti commissari] eletti e s'è deliberato
Theramo Ha Baliano e Bernardo da Castigliono , com-
missarij a Monaco; lo spettabile d, Gaspare de Franchi
e Rafaele della Torre commissarij per tutta la Ri vera
di Ponente. S'è mandato una crida che ogniuno chi vo-
lesse tocar dinari, ne venisse a prendere; s'è deliberato
fare tanta gente quanto se j)oteva ; etiamdio s'è mandato
una crida per parte delli Anciani e officio di Monaco,
che tutti li bancheri dovessero tenire li loro banchi con
li loro casseri e scrivere e pagare fino alla 3* festa di
Natale, festa e non festa, sotto pena de ducati cento,
aplicato air officio di Monaco. Questo giorno è venuto
lettere delli nostri ambasciatori ch'erano in Pranza, comò
re non haveva voluto dare udienza alli nostri amba-
sciatori, perchè non havevano consignato le Rivere al
governatore e che haveva dato audienza alli gentilho-
mini ch'erano andati nell' audienza ; a caso se li trovò
lo sp. d. Nicolò Oderigo nostro primo ambasciador, lo
quale ha fatto lo debito suo honorevolmente e reprobò
tutte le loro parole, taliter che restorno tutti confusi e
la sua contradicione fu accetata da tutta la corte.
A dì 20 [Dicembre] domenica s'è mandato artagliarie
assai, cioè prie di ferro e seitami, mine 400 di grani
e fantarie alla volta di Monaco.
A dì 21 [Dicembre], lune, lo giorno di Santo Tomaso
non se potria estimare l'unione, amor se mostravano con
effetti in tutto lo populo e specialmente in li minuti ; tutte
arte se offerseno chi de dinari, chi de fantaria, alla im-
presa de Monaco e tutti davano dinari; il simile quelli
di populo grasso davano dinari. S'è carigato quelo giorno
grandissima somma de farina e pane fatto, e mandorno
tuto alla volta di Monaco ; quelo giorno se sono partiti
352 Anno l5o6
li doi commissarij, fatti di novo, per Monaco, con gran-
sima somma de dinari per renovar la paga alli soldati
e comissione de mandar uno bando in campo corno da-
vano lo sacco di Monaco alli soldati, excliiso l'artigliaria,
e una paga servita, comò l'haveano presso. A dì detto,
perchè li canceleri di Palazo erano tutti su la parte
Adorna, il simile canceleri e scrivani in Santo Georgio ;
etiamdio a molti altri offitij non era salvo adorneschi,
per lo favor haveano havuto li anni passati, s'è delibe-
rato far 8, cioè quattro per parte, che havesseno a re-
golare li offici ; s'è congregato in Santa Maria de Ca-
stello grandissima moltitudine su la volta Adorna e
deliberorno Bricio Giustiniano, Ambrosio de Promontorio,
Stefano Morando de Capriata e Leonardo Merello. In
Santo Domenico, s'è congregato grandissima moltitudine
su la volta Fregosa e deliberorno per la loro parte Gio.
Batta de Franchi Cocarello, Benedetto Giambono, Gri-
gorio de 'Ferrile e Agostino de Ferrari notaio. Etiamdio
è venuto nova che li gentilhomini, chi sono la magior
parte a Savona, hanno fatto 700 fanti e 150 cavali
per la goardia di Savona. Quelli ventureri ch'erano in
Santo Domenico, 400 de loro haveano tocato uno ducato
per uno, per andar a dare soccorso a Monaco con con-
dicione, che, quando fossino nelle confine di Monaco, di
donarli la paga. Quando fumo alle confine finzeno, a
modo de traditori, come sono, de acordarse con lo no-
stro capitaneo, atteso che non li era dato la paga pro-
missa ; lo capitaneo con li commissarij li accordorno e
li dettono uno scuto per homo perfino che la paga fosse
giustrata da Genova. Lo nostro capitaneo li volse com-
partire in diverse compagnie, perchè non se ne fidava ;
alla notte se ne fugiteno e andorno alla Turbia, che è
dello duca di Savoia.
Diario 353
A dì 24 [Dicembre] venuto nova dalli n(jstri di Mo-
naco, conio sono stati alle mani con quelli ch'erano alla
Turbia e non hanno potuto deviare che non fosse in-
trato in Monaco uno mons. della Motta francese,
che stava qui in la piaza, con lo oovernatore; è
intrato con qualche homini, sessanta in circa e questo
fu Martedì alli 22 [Oìcembre] ; etiamdio fu butato una
voce in lo nostro campo, comò in Genova erano in arme
da parte a parte. Lo nostro capitaneo, per più sicurtà,
ha fatto carrigar l 'artaorliaria in barca. Alla sera le arrivò
uno mandato con saitami e pietre di bombarde e, se li
avanzava della provixione, se li mandava ; tornorno a
descaregar l'artagliaria. In campo erano 1200 homini e
haveano pagato, s'è datto li denari per 2300 infra Lo-
disio de Brevei che li era cancelere e altri comò li hanno
arobato li denari, A dì detto uno Pantalino da Semino
ha dalto, da nostra Donna delli Locoli, uno pugno a
Gazale da Gamilla e per la terra ne fu grandissima mor-
moracione ; taliter, se non fusse statto le nove erano ve-
nute da Monaco, sarebbe statto qualche garbuglio \Hir
la terra,
A dì 26 [Dicombre] alla mattina è venuto uno bre-
gantino de verso Monaco delli 24 a hore 23 delli nostri
commissarij e rafermano lo detto di sopra con gionta
che lo nostro capitaneo haveva apicato uno spagnolo,
che voleva fugire a Monaco a avizarli corno a Genova
erano da parte a parte; etiam avizavano come alla Turbia
erano cinque gentilhomini di Genova, cioè doi della casa
Grimalda, doi della casa d'Oria et uno da Fiesco, che
davano dinari per socorrere Monaco. Lo nostro capitaneo
haveva fatto uno borgo de legnami e ivi non mancavano
d'ogni refrescamento e vituarie. A dì .detto è venuto
Bernardo Veneroso, mandato al duca di Savoia, lo quale
354 Anno i5có
per ogni modo se mostrava nostro inimico e haveva ri-
chiesto certa somma de fiorini ali; suoi populi per fare
gente per socorrere Monaco.
A dì 28 [Dicembre] sono venute lettere delli nostri
commissari] , corno lo governatore de Niza haveva ri-
chiesto parlamento con li nostri commissarii e là era
andato una galera Bernardo de Castegliono e Petro Bat-
tista Giustiniano, lo quale go\ernatore li ha richiesto
che Monaco se debba spianare e non mai [nù riedifi-
carlo, ne che se debbia mai piij scodere dritto alcuno
e che Mentono e Roccabruna restono dello governa-
tore sotto le forme che haveva il signore di Monaco;
etiamdio lo duca di Savoia possa prendere lo sale sotto
la forma prendeva e per sua fatica li fosse fatto presente
d'una gioia; esso se offeriva de fare che lo duca non
impedirebbe l'impresa di Monaco ; non se li dete resposta
altrimente ; etiamdio avizavano comò la nostra gente
erano statte alle mani con quelli venturieri, che haveano
morto una frotta. Quello giorno s'è tornato a mandare
Bernardo Veneroso al duca di Savoia, con ampia bailia
della comunità, per acordarse con cjuelli patti che a lui
parrà e donare alcuni presenti a certi suoi princi})ali,
secondo a lui parrà. Per la nostra terra la parte è gran-
demente accesa alla paleza e alla secreta e ogni giorno
si fanno dei grandi scortini.
A dì 3 di Gennaro 1507, questi giorni passati era stato
mandato Batesto Tasistro in Lunixiniano (') per fare 200
fanti e Batesto Sepolino per fare altri 200 fanti. Quel
giorno a di 3 detto Battista Sepolina è venuto con fanti
600 e si dice venivano l'undomani perfino in 1200. Tutti
erano homini delle castelle delli Spinola e dello Bosco
(i) Il ms delPArch. di Stato ha: Luxiniano,
Diario 355
e quele langhe, dove per la terra ne fu grande mormo-
rarione e geloxia delle parte, per forma che volse esser
g-rande rovina in la terra; ma Dio ne ha agiutato. S'è
mandato via parte di quella gente ; lo resto se imbar-
corno l'undomani e se mandorno a Monaco. Quella sera
se prese una lettera che scriveva Tomaxo Borgaro a
d. Joanne d'Oria e incolpava diversi che non sapevano
niente e li avisava dovessino venire ad ogni modo con
uno capelazo Fregozo ; per quel respetto l'undomani mat-
tina die lune 4 [Gennaio] se fece congregaccione in Se-
nato de diversi cittadini privati con tutti li altri oTfici
e se tornò a reconciliare li animi e disposeno di star
tutti bene insieme ; il simile fecceno tutte le arti. In quelo
giorno sono venute lettere di Monaco comò lo castelo
haveva desparato de grande artegliaria e guastato tutti
li nostri ripari e danneggiato diverse persone. L'undo-
mani [5 Gennaio] H mandorno di molti sacchi di lane con
altra fantaria e un altro maestro inzegnero ('). Ouelo
giorno sono venute lettere dalli nostri ambasciatori che
sono dalla santità di nostro signore, che avisavano come
sua santità ne confortava stessemo uniti insieme e che
prendessimo lo nostro e che non avessemo affano de
niente; che lui acordereva ogni cosa con re. Delle cose
da noi a savonesi ne confortava le accordassimo infra
noi e loro.
A dì 5 [Gennaio] è venuto Bernardo Veneroso dal
duca de Savoia, lo quale requere cautione bone de cento
millia ducati, di tornare in pristino Mentone e Rocca-
bruna comò li era , etiandio di prendere lo sale comò
(i) Le truppe coll'ingegnere non partirono il 5 gennaio, ma il 6. Infatti
in una lettera dei commissari delP 8 gennaio (CCr. l)oc. XXXVI) si accusa
ricevuta della lettera portata dal nuovo maestro ingegnere Merello e scritta
dal comune il 6 gennaio.
356 Anno l507
lo haveva con lo signore di Monaco e uno presente dì
diecemillia ducati.
Die 6 [Gennaio] è venuto Battista Tasistro solum
con fanti 200 come era la sua compagnia ; se ne havesse
voluto in Lurixiana (') migliara, li harebbe avuti.
A dì venere 8 [Gennaio] sono venute lettere delli no-
stri comiiiissarij di Monaco, come quelli di Monaco, mar-
tedì, di mezo giorno, erano usciti fora e scorzeno per-
fino alle nostre bombarde e ne inchiodorno quattro e in
quello ponto quelli della Turbia se calorno e furono alle
mani con la nostra gente. Si estima siano della nostra
gente a soldo appresso a cinque millia ; etiamdio haveano
presocon lo bregantino de Piza sopra Monaco ["") Francesco
de Fiesco, fratello del cardinale da Frigus (') e Giofredo
Lomellino, che fa fare una nave a Santo Petro d'Arena
s'erano partiti giorni quatro da S. Pier d' Arena,
con uno leudeto per andare in Provenza ; niente di manco
alcuni dicono che andavano a Monaco con la paga da
dare alli soldati. Etiamdio questo giorno è venuto nova
comò d. Ottaviano de Campofregoso era venuto al Bor-
geto \Dorohetto di Fara] con moltitudine di gente e
cavali; alcuni dicono che vene per l'impresa di Genova ;
altri dicono che va a prendere Suvori [S2wero\ con
certe altre castelle che li apartengono.
A dì 9 [Gennaio] sabato s' è fatto conseglio in Pa-
lacio perchè zobia die 7 se fece conseglio in Palazo per
(1) Il ms. delPArch Civico ha : Luxuriana.
(2) II ms. delFArch. di Stato ha : « sopramano » in luogo di «sopra Monaco ».
(5) Il ms. delPArch. di Stato ha: cardinale d\Agliges o Aglignj. In questa
parola sembra essere la radice delPaltro vescovato che reggeva Nicolò Fieschi.
Sappiamo infatti da Angelo Remondini : Cardinali Liguri, pag. 14, che
Nicolò Fieschi fu vescovo di Agde e di Frejus in Francia. Alessandro VI lo
innalzò alPonor della porpora presbiterale nel i5oJ. Morì nel 1524.
Diario 357
dar ricapito a dinari per l'impresa di Monaco e s'è deli-
berato che in lo consiglio parimente se legesse uno breve
della santità di nostro signore come havevo inteso dalli
nostri ambasciatori: d. Ottaviano da Campofregoso d'es-
serse partito con gente per venire a Genova e che
l'haveva fatto contro sua volontà e ne confortava stes-
semo bene insieme. Il simile n' avizavano li nostri am-
basciatori ; poi la posta del conseglio fu che l' altro
giorno lo conseglio che se fecce per trovare dinari per
l'impresa di Monaco, adesso per le cose che occorreno
era di neccesità trovare dinari e potriano occorrere alla
terra. S'è deliberato che l'officio della Balia havesse la
cura di trovare denari per 1' impresa di Monaco e per
la provigione della terra e che li Antiani con lo loco-
tenente e li offici, prima che se partisseno de sieme,
deponesseno quelli cittadini che fosseno officio per tre
mesi li quali havesseno cura in compagnia del locotenente
de spendere e dare provigione in tutte quelle cose che
pareva a loro di neccesità. Perfino di quella sera si de-
liberorno Rafaelo de Fornarij, Stefano de Moneglia, An-
gelo Crovara, Rafaelo Ragio ; li doi in la volta Adorna
li sono ben disposi ; li altri doi sono homini piani che
non se conoscono bene che colore se tengano. Quel
giorno s'è mandato doi commissari] in la Rivera di Le-
vante per la venuta che haveva fatto d. Ottaviano e
Janus de Campofregozo. Etiamdio li Antiani e lo loco-
tenente mandorno una tragietta a detti capelazi e li
scrisseno che, vista la presente, dovesseno espedire il
paese genovese ('). A 5 hore di notte lo locotenente
hebbe nova resposta di detta lettera ; lo tenore della
(1) Queste lettere si trovano in Litterarum^ Rcf?. n. 47, 1823, e portano
la data delPH gennaio: qui dunque il diarista ha errato di un giorno.
24
358 Anno l507
resposta era : che havevano visto la sua lettera, alla
quale non davano resposta, altrimenti loro erano ivi in
favore del stato e mantenere la sacra maestà del re ed
in breve veneranno qui de presentia e conferiranno ogni
cosa a bocca più a compimento.
A dì IO [Gennaio] domenica sono venute nova come
certe barche che partirne hieri con fanti 600, su una
barca erano certe rode grande dacavate (') per artegliaria
grossa, sei tartei polvere, baili, sape, archibugi e altre
municioni, dette barche, per lo tempo, erano andate in
Voe [Vado], alcuna a Nori [A^<9//]; quella della municione
con da 20 fanti in circa, era andata a Savona, e che mons.
d'Alegro, che è governatore di Savona, haveva presso detta
municione ; etiamdio alli fanti haveva spoliato le arme
e mandato lo bando che nisun non dovesse dar recapito
alcuno a' fanti che avessero toccati denari dalla comu-
nità di Genova, e che subito dovessero jexpedire il paese.
Etiamdio questa mattina erano venute lettere delli nostri
commissari, chi erano a Chiavari, corno detti capelazi
erano venuti a Sestri di Levante con fanti da 400 in
circa e a 4 ore di notte, d. Ottaviano era imbarcato e
non sapevano per dove. Alcuni dicono essere secreto in
questa terra. Questo giorno è andato una crida che non
sia nisuno che ossasse dar alcun favore a Luciano de
Grimaldo, lo quale tene occupato Monaco al comune ;
etiamdio non sia nisuno chi volesse andare contra alla
sacra maestà del re e del populo, sotto pena di rebelion ;
etiamdio non fosse nisuno chi osasse andar a Savona,
senza lo boletino delli tribuni, sotto pena de ducati 50
e quatro trati de corda (^).
(i) Il ms. deir Arch. Civico ha: rodelle grande decaxate.
(2) Neir originale delle due gride la data è segnata al 9, non al 10; a
questo proposito vedi pag. 173, n. i.
Diario 359
A dì II [Gennaio] lune è venuto nova corno mons. d'Ale-
gro aveya relaxato (') le municione, che aveva preso, per-
chè tutti Saonesi erano malcontenti ; etiandio è venuto
nova coma detti capelazi e gente, che erano venuti a
Sestri de Levante quella mattina se partirono e retornorno
alla volta del Borgetto ; d. Ottaviano quale era venuto
in la terra secreto, visto l'animo delli suoi amici, che la
maggior parte erano disposti in prender Monaco e star
bene insieme, questa notte s'imbarcò. Quando fu sopra
lo Codemonte \_Portofino~\, lo vento e lo mare li ha
datto contrario per modo li fu necessità di andar a Ca-
mogli. In lo quale loco li fu levato il leudo con certe
rodelle, doe balestre de martinetto e certe partexane che
aveva. Lui, con ingegno e pericolo, scapò, non essendo
conosciuto. Etiandio questa notte fu preso uno vilano,
lo quale diceva che andava per parte di Gerolamo figlio
(h d. Giovanni Aloise a parlare a Francesco de Camogli,
notaro, lo quale era la magior testa di populo avessero
li Fregosi, era molto odiato da l'altro colore, erano giorni
fa ogni giorno lo calumniavano di qualche cosa.
Questa niatina detto Francesco è venuto a palazo
con una. bellissima compagnia d'amici de' Fregosi, e lui
volle apurare la verità. Cercorno d'avoltarla e la vol-
torno di andare a casa di Paulo de Fiesco.
Questa sera s'è fatto consiglio in Santo Georgio;
l'officio della Balìa ha requesto che l'ofiìcio di Santo
Georgio li facesse fede in li banchi de L. 80 mila per
l'impresa di Monaco e se li deliberorno.
A dì 12 [Gennaio] fu preso Baldasar Lomelino e lo
misseno j3erfino alla corda, quantunque fosse omo an-
tiquo. Ha confessato d. Ottaviano essere statto dome-
(1) Il ms. delPArch. di Stato ha: relocato.
360 Anno 1597
menica a S. Petro d'Arena e aver fatto parlamento
con diversi partegiani ; li aveano detto che per niente
non voleano prender l'armi e che se n' era tornato ;
etiam che Domenico Lomelino s' era partito e anda-
toli appresso con bona somma de dinari per far non
se partisse dal paese, perchè ieri è arrivato de verso
Finale, Gierolamo della Torre, uno Christoffino Berto-
rotto, uno Ambrosino del Connio , tutti cavi de parte
Adorna, con una compagnia de tristi, li quali tutto in-
sieme portavano le arme. Fu preso per l'altra parte
grande sospetto e amiracione atteso che erano tutti ban-
diti e venuti con sì grande compagnia in la terra, tutti
con l'arme, e poiché in casa de Domenico Adorno, que-
sto giorno se li portorno sei casse di veretoni fatti, de
partexane e altr'arme, l'altra parte s'è resentita e furono
in prendere le arme ; tuttavolta deliberorno de farlo in-
tendere prima al governatore, cioè al locotenente, lo
quale li ha mandati a chiamare e li commise dovessino
partire. Li c[uali disseno che, per terra, non se incala-
vano andare ; ma, corno fosse bon tempo in mare, che
se partiriano e andorno alogiar a S. Petro d'Arena ;
niente di manco li sospetti erano grandi.
A dì mercordl 13 [Gennaio] tornorno a dar della corda
a detto Baldasar, lo quale era già vechio, e li diceno
che volevano che confessasse se detto d. Ottaviano haveva
havuto pratica con alcuno de populo e in casa de cui
era statto esso. Per uscir de tormento dice che aveva
avuto pratica con grandissima quantità d'amici e delli
migliori e che era desceso in una casa al molo e se
mentiva per la golia. A ore 4 di notte ha mandato a
domandar Petro Marengo e lo ha fatto detenire in Pa-
lazzo. L'undomani matina ha mandato a domandare An-
tonio Ferro ed un altro, tutti amici de Fregosi, e che
Diario 36 1
stavano in lo molo e li ha fatti cletenire in Palacio.
Quel giorno s'è congregato grandissima moltitudine
d'artegiani, la compagnia de Jesus in Santo Siro e hanno
fatto tutti insieme, così d'uno color come dell'altro, e se
chiamava la compagnia de Jesus. Quel giorno è venuto
uno bregantino dal nostro campo di Monaco e ha portato
quello maestro Ambrosio bombarderò con doi gentili
nomini, li quali mandorno tutto insieme in lo castello
di Lerixe.
A dì 14 [Gennaio] tutti l'amici de Fregoxi erano in-
diavolati per lo restalar (') de quelli a palacio, dove alla
sera li ha relasato e li ha fatto dar sicurtà de « parere
mandatis ». Era venuto doi giorni fa uno ambasciator
dal ducca di Savoia che voleva prendere qualche com-
posicione.
A dì 15 [Gennaio] s'è partito uno bregantino con doi
altri commissari, cioè : Gerolamo de Salvo e Simone de
Premontorio, che sono andati al nostro campo con somma
di denari per dar la paga. A dì detto fu citato Stefano
Spinola di S. Luca per parte delli tribuni, lo quale era
a Corniofliano; è homo savio e cativo. Como fu a Palaso
lo hanno restalato e li hanno fatto dar sicurtà de L. 2000
de « parere mandatis » ; etiamdio hanno fatto dare si-
gurtà a Vincenzo Bolasca de scudi 200 de « parere
mandatis », lo quale pareva che la voleva prendere per
lo detto Stefano.
(i) La voce : restalare o rastalare ha nel Diario il signilicato di : arre-
stare, imprigionare. Credo venga dilla frase : chiudere in restelli o rastelli
(cancelli). W GaoMKLMOTTt, nel suo Vocabolario Marino e A/iV/'/arcclassilica un
verbo Rastrellare, che dice significare in senso ligurao : Pigliar checchessia
alPingrosso, saccheggiare ; questo verbo ha la s'essa origine del nostro, ma
noi crediamo che « restalare » sia da interpretarsi come abbiamo già detto.
3Ó2 Anno l507
Alli 18 [Gennaio] sono venute lettere dalli nostri am-
basciatori di Pranza, come non haveano potuto haver
audìenza e che li orentilliomini havevano havuto bona
audienza e che haveano offerto cento millia ducati al re,
che mandassi qui uno exercito e lo re era contento
mandargelo ; etiamdio sono venute lettere da Monaco
come tutta l'artegliaria era in ordine d'oo^ni cosa , ma
che li mancava la polvere ; non havevano salvo X barili
di polvere. Ma poiché hanno cercato meglio ne hanno
trovato ancora 20 ; non manca mai ladri e traditori.
Adì 19 [Gennaio] s'è mandato una crida, che tutti li
calafatti, e maxime d'assia, non se dovessero partire de
casa loro per andar fuora del paese, sotto pena de
scudi 100, e ogni altra pena in arbitrio dello offitio (')
deputato; etiamdio tutti quelli erano fuora, infra 15 giorni,
poi che hanno havuto noticia della detta crida, fosseno
retornati a casa loro.
Adì 20 [Gennaio] s'è mandato una saetia carrega de
polvere e altre municioni al nostro campo. A dì detto
s'è partito uno ambasciatore del duca di Savoia che
havea mandato qui.
A dì venere 22 [Gennaio] s'è mandata una crida a sono
di tromba per parte del vicario ducale e giudice di
male officio, deputati dal locotenente, li quali citano
d. Ottaviano e d. lanus de Campofregoso, Domenico
Lomelino e Jofrino Cattaneo che, intra giorni sei, com-
pareno inanzi d'elo personalmente e non per procuratore,
sotto pena di rebellione e confiscatione de' loro beni.
Etiamdio li citano per l'indomani, in tertiis, passati li
sei giorni, a dar la loro sentenza. A dì detto è venuto
(i) Il ms. delPArch. di Stato ha : del fìsco.
Diario 363
Gerolamo de Salvo, che è uno delli commissarij ; non
si è ancora potuto intendere quello sia venuto a fare ;
dubito che non li sia de grandi traitori, attento che
l'artegliaria è tutta in ordine e li ripari fortissimi, da 5
in 6 millia fanti pagati e non se sa che lavoro se faci.
A dì detto sono venuti li nostri ambasciatori dalla san-
tità di nostro signore, con sue lettere, lo quale ne con-
forta che stiamo bene uniti insieme e che prendemo
quello che è nostro e che non habbiamo affano de cosa
alcuna, che sua santità non ne abandonereva. De Lom-
bardia è venuto nova, cc)me ne hanno serrato le trate
del grano e a Sarra vale (') hanno fatto descarigare li
muli che venivano. In Castelletto se fa de grande mo-
nicioni de farina, risei, vini, carne salate e altre muni-
cioni e legnami per far ripari.
A dì 23 [Gennaio] è andato una crida, che infra sei
giorni che tutti li gentilhomoni, quali sono dentro delle
tre podistarie debano venire a Genova con le loro ma-
snate e quelli chi son fora, infra 15 giorni, sotto pena
de ducati 200 aplicati all'opera di Monaco ; etiam che
che non sia nisuno del colore nobile che vadi fora di
Genova, ne cavare cosa nisuna senza licentia delli tri-
buni, li quali sono otto, tutti artigiani, sotto la mede-
sima pena e di perder dette robe ; etiamdio che non
sia nisuno che presuma de dire parola alcuna in di-
spregio ad alcuno del colore nobile, sotto pena de scuti
diece e quatro irati de corda; lo padre sia obligato per
lo figliolo, lo maestro per lo fante (''). A dì detto s' è
h) Il ms. delFArch. di Stato ha: Sarrana le etc.
(2) NelPoriginale della a,r'nid {Diversorum Filza n. 64) si parla di 4 f^iorni
invece che di 6 pei nobili vicini a fìenova, e di io invece che di i5 per quelli
distanti da Genova 5o miglia.
3Ó4 Anno 1007
partito uno bergantino con doi leudi di Camogli, chi
hanno portato doi altri commissarij al nostro campo,
cioè : Dimitrio Sauli e Rafaelo da Recho con lo resto
della paga da dar alli soldati. Non se potria estimare
l'abondanza delle vitiialie a bono mercato sono in lo
detto campo; lo vino moscatello a io dinari la pinta;
altri vini dignissimi, a cinque denari, di Provenza ottimi,
A dì 24- [Gennaio] è venuto uno breve dalla santità
di nostro signore che ne confortava che dovessimo star
boni e insieme e non avessimo affanno di cosa alcuna
e che sua santità aveva scritto al suo legato, che è in
Pranza, il bisogno e che ne fosse con la sacra maestà
di re.
A dì 25 [Sennaio] se dice certi gentilhomini, e spe-
cialmente della casa Spinola, che erano a Quarto, s'erano
partiti e andati via ; e a dì detto è venuto lettere da
Monaco e avizano come a Villafranca se armano doe
barrichie per andare a socorrere Monaco. Per la terra ci
fu grande mormoracione e volevano spedire una o due
barrichie. Alcuni de populo grasso lo reprovavano. A dì
detto se fece consiglio a Palazo : la posta fu sia per l'im-
presa di Monaco, che importava quanto ogniuno vedeva,
o sia per provigione della terra, era di neccesità di dar
ricatto a dinari, etiamdio per congratular la santità del
nostro signore, delle differenze di Savona mettere qual-
che termine e, audito li pareri de diverse persone, fu
concluso sopra il parere di d. Paulo da Nove, uno delli
tribuni della plebe, lo quale dice che li pareva di dar
recapito a 150 mila ducati per fare 25 gallere, e, per
ogni modo, l'officio della balìa trovasse detti denari ;
etiamdio per fino a quella notte s'è expedito una nave
per mandar a Monaco. A dì detto s'è partito un altro
bergantino con doi altri, che hanno portato dinari al
Diario _ 365
campo. A dì detto s'è inteso che a, Savona, dove è la
ma^ior parte delli gentilhomini, era andato una crida,
che tutti h gentilhomini che erano a Savona, non si
dovessero partire sotto gravissime pene. Etiamdio in
detto loco, era arrivato lo governatore d'Aste; la causa
non se intendeva.
A dì 26 [Gennaio] è partito a ore 3 di note una nave
d'Oria de porto de 20 mila cantara, e andata alla volta
di Monaco per goardia.
A dì 27 [Gennaio], meroore,- Paolo Battista Giustiniano
e Manuele de Canale , non contenti de quello hano
fatto dal principio di questa impresa perfino al presente
giorno, vedendo che non hano più credito in ii homini
da bene hanno cumulato una notabile compagnia
de tristi, così d'uno colore come de l'altro, e questo
giorno andorno da 40 in circa e disnorno in Bezagno,
in una taverna che è in lo pie del ponte di S. Agata,
dove è uno olmo grande. Dapoi che sono disnati an-
dorno a armarse e ivi intrano in casa de diversi genti-
Ihomini , rompeno porte, balconi e prezero galine e ca-
poni, etiam hanno fatto de grandissime desolacioni, per
la qual cosa ne fu una grandissima mormoratione; etiam-
dio la note vegnando Giacomo Ghigione con certi suoi
compagni preseno Francesco Spinola, detto lo moro, a
Cornegiano in casa soa e lo stralatavano a Rivarolo.
A dì 28 [Gennaio] essendo il vicario della sala d'alto
per dare una sentenza, è venuto detto Paulo Batta che
li disse diverse parole ingiuriose e menade per farlo
removere de far giusticia ; tutta volta se li trovorno de
homini da bene che li feceno animo e non ha mancato
de dar la sua sentenza.
A dì sabbatO 30 [Gennaio] è venuto nova da Monaco
comò le bombarde grosse haveano tirato 600 corpi e
3Ó6 Anno l507
hanno roto uno pezzo di muraglia; tutta volta non se
elegevano di dar la bataglia, la caosa non se può in-
tendere. A dì detto è venuto lettere de Lione, corno
li nostri ambasciatori erano statti licentiati senza bavere
havuto audienza e mons. de Jamon venirla per gover-
natore con grande exercito ; etiam è venuta nova comò
mons. d'Alegro, governatore de Savona, haveva fatto
dare sicurtà a certi de « parere mandatis >>. A dì 30
de matina per tempo, certi chi stavano in le Chiape
hanno visto uscire tre vilani della porta del Castelletto;
li aspettorno e ne presero doi, li quali menomo in Pa-
lazo, lo terzo è fugito ; quelli doi confessorno bavere
acompagmato XI homini da Montobio in Castelleto, li
quali,aquelo haveano inteso, erano forestieri, tutti lombardi
e ingegneri, e quelli doi erano vilani de Montobio lo
terzo era uno chiamato Menigheto de Senarega che sta
a Stagien; quello è fugito; per la terra lì era grandissima mor-
moratione ; lo castello de pochi giorni in qua l'hanno be-
nissimo fornito de municione ; etiam hanno deliberato
Gierolamo Parmaro e Agostino Foglieta remandarli alla
santità di nostro signore ; etiam hanno deliberato quatro
ambasciatori a mons. de Jamon cioè: sp. m. Gio. Batta
Lazania, Josefe Dernixe, Jo. Batta Cocarello, Lazaro
Pichenoto; tutto s'è scritto alla santità de nostro si-
gnore e non se manderà ambascieria alcuna che non se
habi resposta da soa santità.
A dì lune, primo dì Febraìo, s'è fato conseglio a Pa-
lazo e hanno deliberato di desmettere l'officio delli quatro:
Rafaelo de Fornari e compagni, e hanno datto possanza
all'officio della Balìa de vecliio dovessino trovar dinari,
per quella via parrà a loro ; etiam dovessero dare prin-
cipio provigione a tutto quello era di necessità.
A dì 2 [Febbraio] è venuto nova comò beri è arrivato
Diario 3ó7
detto Gieronimo figlio di d. Gio. Aloize a Montobio ,
lo quale era venuto de Pranza con diverse gente e ca-
vali ; etianì che li mulateri che di lune, primo di febraro,
erano andati alla Cazella e Croxe e altre langhe per
grani, li era stato dato comissione che non andassero
più. che sariano prezi e arrobati ; etiam quel giorno è
venuto un breve dalla santità di nostro signore che
ne scriveva, corno era avizato dal suo legato de Pranza,
che l'ambasciatore del re, qual era a Napoli, haveva
, parlato con re e li aveva detto come, quando era qui,
lo populo li aveva voluto donare questa terra, ma che
lui non l'haveva voluta acetare ; dove re era entrato
in tanta amaritudine che non era nisuno li potesse par-
lare di questa terra ; etiam sono venute altre lettere de
diverse persone di Milano, che rafermano che a Milano
si diceva che ne doveano cridare rebelli del re, ne con-
fortava che clovessimo stare uniti insieme; per la terra
ne fu una grandissima mormorata e s'è fatto uno scortino
in la piasa de Marino e s'è ordinato poner uno per cen-
tenaro sopra tutta la mercancia , acciocché se potesse
trovare dinari presti ; etiam questo giorno è venuto nova
di Monaco, comò tutti li genovesi se ne venivano lì ,
restavano soli li forastieri e che le cose andavano come
Dio voleva, erano in posanza de ladri e traditori.
A dì 4 [Febbraio], alla matina, la terra se volse pò-
nere in arme et erano alcuni particolari di quelli ch'erano
cagione di questa tribulatione che infogavano la brigata
e questo per da 40 ch'erano intrati in lo Castelazo ;
etiam quelli di Bizagno, passato mezzogiorno, hanno
preso X altri francesi che volevano intrare in detto Ca-
stelazo e li menomo a Genova, dove Roccabertin li ha
mandati via ; poi li tribuni mandorno in Pulcifera e
ili Bezagno a farli intendere se vegnivano gente di
3óS Anno l507
sopra che li davano licentia, li arrobassero e dannegias-
seno.
A di 5 [Febbraio] venere quelli di Poncevera hanno
preso 7 some, cioè : quattro di farina, tre di pane, che
andavano al Castelazo ; quelli di Bizagno hanno prezò
alla matina per tempo da Santo Gotardo , d. Quilico
de Negro , Luchino de Marino Castanea e Antonio
da Fiesco , li quali andavano alla volta di Montobio
e li hanno menati a Genova, dove li tribuni li hanno
conduti a Banchi, in casa de Anfrono Usodimare e
perchè Luchino era dell' ufficio di Santo Georgio et
erano per trovare dinari, lo condurno in S. Georgio,
e ivi s'è deliberato di fare conseglio per l'endomani ;
poi hanno relaxato detti tre gentilhomini con sigortà.
Quel giorno è venuto un messo, che haveano mandato
alla santità di nostro signore e ha portato una lettera de
Franco de Ingiberti, lo quale, quando li nostri ambascia-
tori sono partiti, l'hanno lasciato « solicitator », lo quale
avisava, come era stato con la santità di nostro signore,
lo quale li avea ditto come lo suo legato li avizava
corno re per ogni modo ne voleva per ribelli suoi, per
non bavere voluto darli le Ri vere , etiam per quello era
avizato dal suo ambasciatore che è a Napoli, che li avi-
zava conio re de Napoli li aveva dito, quando egli era
qui lo populo li voleva dare questa terra ; etiam che
aveva mandato uno suo a Monaco a commettere che
levassero lo campo perchè voleva Monaco per lui, che
non l'haveano voluto fare più presto ; haveano mena-
zato di amazare lo suo homo e ne haveva fede di scri-
vano e testimoni] e per questi respetti ne voleva per
ribelli ; etiam avizava che pareva lo meglio alla santità
de nostro signore che se li dovessino dare dete Rivere,
che lui vedjria di fare con re che Ravasten né tlon
Diario 36r)
Jo. Loize non veneriano a Genova ; per dove alla sera
s'è fatto uno scortino in Palacio de tutti l'officij, conci-
tadini privati e feccino citare una compagnia che s'era
fatta d'uno grande numero d'artegiani e diverse arte,
tutti lìomini da bene, che se chiamava la compagnia de
Jesus e ivi esposero se pareva lo meglio dare dette Ri-
vere al re per mitigarlo. Quando domandorno -a quelli
della compagnia , resposero che loro erano artexani di
diverse arte, che loro la scortoneriano con li loro consoli
delle loro arte e per quelli li saria dato resposta.
E alli 6 [Febbraio], perchè alla sera fu esposo quella
posta de dar le Rivere, alla matina se spantegò la nova,
dove tutto quello giorno non so chi fosse, salvo opera
divina, che retegnisse non se prendesse l'arme in mano,
e j)iù che vegnandosene da Monaco una certa compagnia
da circa 200, essendo a Savona, appresso lo castello
dello Sperone, furono assaliti da homini de mons. d'Alegro
e fumo morti alquanti e desvaligiati. La magior parte
erano homini nostrati et per tutti questi respetti fu la
terra per prendere l'arme, A dì detto, alla sera, si fecce
<:onsiglio in Santo Georgio, e s'è deliberato 50 miliia
ducati per l'impreza di Monaco, la quale Dio sa conio
l'è stata manegiata per mano di ladri e traditori.
Adì 7 [Febbraio], domenica, se fecce uno scortino a
Castello, dove era grandissima moltitudine de artegiani
e ivi se refersono tutti a confermare li tribuni e de non
dare le Rivere perfino che non fosse preso Monaco e
per niente non desmetere quella impreza ;.etiam remettere
le nostre cose in la santità de nostro signore che li pone
qualche termine. Il simile, quella compagnia di Jesus,
che sono grandissimo numero d'artegiani, che ivi feceno
scortino in la cazaza di'Sanlfa Maria de Castello, e sono
concorsi in simile opinione de remettere le nostre cose
370 Anno 150/
in la santità di nostro signore. A dì detto, lo castellano
di Castelletto ha fatto serrare li sbarri di S. Francesco
e retenuto tutti coloro che erano in S. Francesco ; di
poi, mandato abasso tutte le donne, li homini li ha fatti
andare in Castelletto.
A dì 8 [Febbraio], lo castellano ha lasciato andare la
magior parte delli gentilhomini ch'erano 62, e retenuto
12; quell del populo, che erano da 46 in circa, li ha
retenuti tutti. Quello giorno se è spedito Laurentio Gio-
vardo speciaro e se è mandato con lettere avvizare di
questo caso a mons. de Jamon ; a Savona sono stati in
arme et è uscito fuora da Saona circa 300, così d'uno
colore come de l'altro, perchè lo governatore di Savona
si voleva far dare sigortà de « parere mandatis ». A dì
detto sono venute lettere delli nostri commissari] che
sono a Monaco, comò era capitato uno camerero dello
duca di Savoia, che aveva fatto partire li ventureri
ch'erano alla Turbia et a Villafranca, con bando la forca
non dovesseno tornare ; etiam quella barca che haveva
carregato refrescamente per andare a Monaco, la face-
vano descarrigare e che lo governatore de Niza haveva
requesto parlare con li commissarij. Quella sera se li
mandorno uno leudo de Camogli con Alarame di Bozolo,
che li ha portato denari, polvere et altra provigione.
A dì IO [Febbraio], è venuto nova, e fu vera, che li
ventureri se calavano alla volta di Monegeto per pren-
dere quella artagliaria che gli era ; dove la nostra
gente si sono posti all'opposito e li ronipirno e ama-
zorno parechi e prezeno appresso 200. A dì detto la
terra fu in grandissimo travaglio, perchè era venuto
Paolo Borgaro ch'era uno dell'ambasciatori ch'erano an-
dati a re, lo quale dice che mons. de Jamon e d. Gio.
Aloizo erano gionti in corte e haveano trovati genti-
Diario 871
Ihomini assai che andavano alla volta d'Aste, con altre
cose pai'ticiilari. Per lo qiial tutta la terra stava con
grande malinconia e se cercava per dare provigione a
fantaria e mandare delle altre provigione a Monaco. Lo
castelano di Castelletto teniva ancora tutti quelli di po-
pulo havea prezo domenica.
Alli II [Febbraio] s'è comulato a Rivarolo più de 200
canioni (') di Poncevera, de Sestri e Voltri e de Hezagno
e ivi disnorno insieme e deliberorno tutti de venire a
morire con lo populo e ordinorno una bandiera, e
ogni])otestaria hebbe la sua, in la quale hanno dipinto
la Trinità; etiam ordinorno C) di deputar 12 per
potestaria, che ogni giorno debano venire 6, cioè doi
per potestaria, a Palacio a intendere quello si faceva.
A dì 13 [Febbraio] è venuto nova corno mons. de
Jamon era a Gazale di Monferrato e d. Gio. Aloize e
ivi se congregavano tutti li gentilhomini.
A dì 14 [Febbraio] è venuto uno bergantino da Mo-
naco e dicevano che erano io giorni che le nostre bom-
barde grosse non haveano tirato per necessità di polvere,
etiam che mandavano qui li ventureri, che haveano prezo
e. perchè intezero che li popoli minuti erano disposti,
se venivano qui, de tagliarli a pezi, mandorno a com-
metere fossero calati a Savona.
A dì 15 [Febbraio] è venuto nova che Francesco de
Pigliasca, canzelero de Ravansten, era andato de qui a
Saona per uno servicio di detto governatore e che mon-
(1) Così scrivono P uno e Taltro m<, , la parola potrebbe spiegarsi come
« cagnoni » che ancor ora si nsa per « bravacci » gente risoluta; io però
propenderei per crederla una errata interpretazione del nome « campioni »
che abbiamo già trovato il i<j luglio e che ci sembra debba indicare:
caporioni popolari.
(2) Il ms. delFArch. di Stato ha: deputorno, ordinorno di deputar.
3/2 Anno l507
signor d'Alegro l'haveva fatto ponerc in castello ; etiam
quello giorno s'è mandato Simon Caniacio e Nicolò
Picaluga a Bologna a fare fanti per mandare a Monaco,
e qui etiam si è scritto a Luca e a Piza. A dì detto è
arrivato uno bregantino da Piza con 200 petre de ferro
de bombarda, con provigione de polvere; etiam qui se
ne lavorò alle feste e di lavoro.
A dì I 6 [Febbraio] lo governatore ha fatto citare diversi
cittadini per fare uno scortino ; etiam haveva fatto citare
una quantità di bravi ; e s'è spantegato una voce per
la terra che voleva le Rivere , etiam voleva confinare
detti bravi. Quella matina andorno grandissima moltitu-
dine di gente a palazo, con grandissime parole mena-
zorie, digando non volevano se desseno le Ri vere, salvo
con ordine della santità di nostro signore ; né etiamdio
non volevano al presente fusse confinato nisuno, e lo
conseglio s' è retardato per detta comulatione ; etiamdio
si è deliberato fare otto galere, e perfino quello giorno
hanno datto dinari.
Adì 17 [Febbraio], mercordi. s'è tornato davanti al
locotenente quelli eh' erano citati per le cose delle Ri-
vere ; si è tornato a comulare in Palacio grandissima
moltitudine de populo minuto e grandissime minacie de
tagliare a pezi chi parlava di dare le Ri vere al gover-
natore ; per onde detto consiglio non s' è fatto. A dì
detto, alla matina, s'è comulato in Domo, in la capella
de li scrivani , appresso da 300, tutti artegiani e cavi
di casa, così de l'uno colore come de l'altro, e ivi or-
dinorono 12, cioè 6 per colore, che avessero cura de
pacificare la terra, li nomi de' quali sono Gieronimo de
Honeto, Gieronimo Delfino, Giacomo de Rapallo, Gio.
Batta de Illice, Agostino de Ferrari, Petro Marengo,
Andrea Buzalino, Pantaleo Navone, Stefano Morando,
Diario S'jS
Leonardo de Facio, Manuel de Canale e Laurentio de
Garibaldo.
A dì 18 [Febbraio] s'è comulato in la capella delli scri-
vani certa somma de mercadanti con li 1 2 artegfiani e
ivi esposeno che li pareva bene ellegere altri tanti mer-
cadanti in compagnia loro, aciochè non paresse volere
partir l'ongia dalla carne e la carne da l'ongia ; sono
contentati et elegerono Tomaso Giudice, Stefano de Mo-
neglia, Bernardo de Franchi, Bartolomeo de Zoalio,
Oberto de Lazario, Giovani de Passano, Stefano Giu-
stiniano, Pelegro de Goano, Ambrosio de Promontorio,
Rafael de Furnarij, Antonio Sauli e Gabrielo Adorno;
etiam s è deputato 4 alla seca (') a recevere argenti per
fare batere moneta e ogniuno cheli consegnava argenti, li
ne facevano lochi (azioni -di banca) e li ragionavano L. 46
l'uno. Se n'è portato ogni giorno assai ; li nomi delli depu-
tati a ricevere argenti sono Dimitrio Giustiniano, Oberto
de Lazario, Lodisio de Bagnasco, Bartolomeo del Cavo.
A dì 19 [Febbraio] s'è tornato a mandar Bernardo
Veneroso al duca di Savoia, con dinari. A dì detto s'è
mandato 300 fanti a Chiavari (^).
A dì 23 [Febbraio] sono venute lettere dalla santità
di nostro signore che ne conforta che stiamo bene uniti
insieme e che andiamo appresso a quello che habbiamo
inconmenzato, cioè de fare le galere e de fare fantaria
e prendere Monaco e non habbiamo affano di cosa
alcuna ; della cosa delle Rivere non ne facciamo altro
perfino che la santità habia resposta da re. t. in
ordine bona provegione de polvere, de pietre de
(i) Il ms. delFArch. di Stato, errando, ha interpretato invece di «4 alla
seca », « e alla sera ».
2) Il Veneroso non parti il nj ma il 17 febbraio come dimostrammo a
pai^. i()5 n. i.
25
374 Anno l507
ferro e de dinari e fantaria per mandare a reforsare
lo campo di Monaco, né se aspeta salvo bontempo in
mare. È venuto nova comò uno castello in Lombardia,
chi è alle confine de' Tedeschi e de' Venetiani, s'è ribel-
lato contra de' Francesi e si erano renduti bona somma
de gentilhomini milanesi, chi erano fuora usciti e che
se ordina di fare certi pezzi di artagliaria grossa; è ve-
nuto da verso Niza la nave de Giustiniano e di Bor-
garo, carreghe di sale, ma per dubio del castello, le
hanno mandate in Golfo.
A dì 24 [Febbraio] giorno di Santo Mathia, lo tempo
s'è fatto bono, e s'è carrigato in una barca la polvere
e artegliaria con fanti icoo, in circa, e la mandorno alla
volta di Monaco. A dì detto sono partiti doi ambascia-
tori e andati alla santità di nostro signc>re : cioè Do-
menico Adorno e Agostino Foglietta. A dì detto, l'or-
dinario che veniva da Venetia e da Milano è statto
restalato a Cartona con le lettere e dinari che portava.
Lo castelanp ha tirato 5, o 6 colpi d'altagliaria con le
petre e ha dato una in Morsento, in casa d'uno tesitore,
e in Violato e in altri lochi ; se non fosse la cosa di
Monaco, il populo harebhe fatto stranie novità, ma tutto
se comporta per l'impresa di Monaco ; monsignor de
Jamon ne ha fatto bandire in tutta la Lombardia per
ribelli-
A dì 25 [Febbraio] è venuto nova da Monaco, comò
quelli di Monaco erano usciti fuora per inchiodare le
bombarde ; li nostri si sono aveduti e furonno alle mani
e fumo 1 6 da morti e prexi queli di Monaco. A dì
detto s'è stracato da S. Marco perfino al ponte delli
Catanei grandissima quantità de gambari bianchi morti.
A dì 27 [Febbraio] è venuto qui uno de re, ch'era
andato oer la Lombardia a revedere le fortezze come
Diario 375
stavano fornite; etiam era venuto a revedere qui; etiam
la matina la compagnia de Jesus , con tutti li consoli
dell'arte , havevano fatto scortino a castello e ordinato
a uno conseglio, che se dovea fare al doppo disnare
a Palacio, fusse cambiato l'officio della Balìa; al doppo
disnare non fu numero a Palacio e non s'è fatto lo con-
seglio, peronde ne fu una grandissima' mormoracione nej
populo minuto. A dì detto è venuto nova da Monaco,
come non se trovavano più de fanti 700 ; vero è che
la provixione ultimamente mandatoli non era ancora
gionta.
A dì 28 [Febbraio], domenica s' è fatto conseglio a
Palazo e s'è cambiato l'officio della Bailìa e s'è fatò dodeci
ceniori [sejiiori] del populo, li nomi de'quali sono: d. Lau-
rentio Grillo, Federico Imperiale, Anselmo (') Cattaneo,
Lodixio Cibo, Gio. Batta Cocarello, Dimitri Giustiniano,
Oberto da Lazaro, Gio. Batta Sauli, Francesco d'Arquata,
Lodixio da Bagfnasco, Vincenzo Currero, Bernardo Gallo.
A dì detto Roccabertino ha mandato una crida che tutti
quelli che dovessero bavere da lui, se andassero a pa-
gare, che voleva andare a Milano.
A dì 2 di Marzo Roccabertino s'è partito ; è andato
in soa compagnia tre ambasciatori a mons. de Jamon,
cioè lo sp. m. Gio. Batta Lazania , Lazaro Pichenotto
e Giosepe Dernixe, uno delli tribuni. A dì detto è ve-
nuto nova, comò la santità di nostro signore era partito
da Bologna e andato alla volta di Roma. Quella notte
a bore X in circa , poiché fu partito Roccabertino ,
tutta la gente chi era in palacio sono partiti e andati
in Castelleto. L'endomani a mattina s'è mandato per la
Rivera di Levante, per tutti li cavi de parte, che ven-
(1) Il ms. deIl''Arch. C^ivico ha: Acoelino.
376 Anno l507
gano alla terra; è venuto nova corno la santità di nostro
signore haveva lasciato governatore a Bologna mon-
signor d. Laurentio da Fiesco.
A dì 5 I Marzo] è venuto nova, come mons. de Jamon
ha fatto astalare tutti quelli di populo che erano a Mi-
lano, e li haveano prezo li loro liberi e li haveano fatto
dare sicurtà de 4 millia ducati de « parere mandatis » ;
etiam è venuto nova, comò li nostri ambasciatori erano
ancora a Saravale; haveano mandato a mons. de Jamon,
se poteano andare securi. Quella notte, a hore 6, Ca-
stelletto ha tirato doi mortaretti; l'uno ha datto appresso
Banchi, in casa di Serra, l'altro in la piassa de Squar-
ciafici, ■ in lo canto de Paris de Fiesco; etiam ha tirato 6
colpi d'artaglierie ; hanno datto in S. Catarina e a S. Siro.
L'endomani mattina, alli 6 [Marzo], hanno deruato (')
in porta nova dallo bagno certe caze ; lo populo li
voleva fare opposito , ma per le cose di Monaco ,
comportava ogni cosa. A dì detto s'è fatto franco
la podestaria de Voltri e quella di l^oncevera e de
Bezagno ; è venuto nova come li ambasciatori erano
partiti da Serravale e andati a Nove. A dì detto fu
preso uno prette di S. Laurentio, che mandava una
lettera a Savignone a Gio. Gieronimo da Fiesco, e
l'haveva posta in corpo a uno pezo, la quale lettera con-
teneva de quanti avizi seguivano alla terra e li confor
fortava dovessino venire presto, attentochè alla terra non
li era polvere, né fantarie e, se stavano troppo, che sa-
rebono provisti dalla santità di nostro signore, di pol-
vere e fantaria ; etiam l'avizava de molte altre cose. S'è
mandato la copia della lettera alla santità di nostro
signore ; etiam s'è mandato Gregorio da Bozolo in la
I
i) II ms. delPArch. di Stato ha: derrivato. Il verbo significa: abbattere.
Diario 877
Rivera da Ponente, a cordare diversi galloni. Uno Pan-
tali n Bruges, chi era bravo, amico de Adorni, ha asaltato
Theramo Centuriono e li ha menato d'uno ronchono;
esso cadette e non l'ha afferrato salvo del asta.
A dì 7 [Vlarzo] domenica, quelli di Bezagno hanno
prezo uno Menighetto de Senarega che stava a Stagien
et era una gran spia di d. Gio. Aloize ; etiam hanno
prezo uno detto Gorzigia, un altro Monconexi ('), un altro
Davancino e un altro da Caorsi, tutti della famiglia di
d. Gio. Aloize ; corno furono a palazo, subito tutti
cinque, senza confessare, li hanno apichati. A dì detto
li ambasciatori, che andavano a Janion, se ne sono retor-
nati in pressa, perchè dubitavano di non essere restalati.
A dì 8 [Marzo] fu fatto uno officio: cioè d. Bricio
Giustiniano, Gio. Batta de Leonardi, Agostino de Fer-
rari, notaro, e Stefano de Capriata ; questo a cura di
acordare le quistioni delli homini delle Rivere, potestarie
e della terra, e spendere dinari, e dare a cui pareva loro.
A dì IO [Marzo] hanno fatto fare treguadaGio.de
Biassa alli Bertorotti per doi mezi, acordano de molte
differenza. Questa notte fu arrobato doe botteghe sotto
la Riva ; de quelo per la terra ne fu grande mormora-
tione, attentochè perfino a qui, a benché (^) siamo con
l'arme in mano, niente di manco, quanto per arrobare e
amazare, è parsuto essere in una religione. A dì detto,
hanno prezo arme assaissime in casa di diversi
gentilhomini, e specialmente in casa de sig. Gio. Ceba,
li prezeno grandissima somma ; etiam s'è fatto conseglio
in S. Georgio e deliberorno 50 mila ducati.
(1) Il ms. delFArch. Civico ha: Moconexi.
(2) Il ms. delPArch, di Stato, invece di « a benché » scrive << a banchi »
ma questa interpretazione è da respingersi senz''altro.
378 Anno 1507
A dì II [Marzo], love, lo castellano ha fatto fare re-
scatto a quelli di populo che haveva in castello e a
ciascuno ha fato la sua tag'lia; erano insomma doa millia
scuti ; ma non li voleva relaxare, salvo che li prometteva
farli bona compac^nia ; se li è fatto risposta che li api-
chasse e facesse quello li piacesse, che se non li relasava
non li volevano dare uno dinaro, e lo doppo disnare
incominciò a tirare artagliaria in quantitate e mortaretti
e bombarde perfino a notte ; detteno in diverse parte
della terra, hanno tirato molti colpi in lo porto dove
erano diversi gralioni e ne hanno butato in fondo doi ;
l'altri hebbeno bono socorso, sono retirati a redosso
a ponte delli Spinola ; etiam s'è fatto franco la Rivera
di Ponente per anni io. Tutta quella notte lo castello
ha tirato molti colpi di mortaretto e bombarde, per la
quale cosa tutta la terra ha prezo de ^^rande desdeg'no.
A dì 12 [Marzol è andato grandissima moltitudine di
gente al Castelacio, così della terra comò di quelli di
fora, e per forza hanno prezo detto Castellazo, in lo quale
loco erano 23 homini bonni e donne quattro, e li hanno
tagliati tutti a pezi. A dì detto, s'è mandato a prendere
lo castello di Portofino ; Castelletto quel giorno non ha
tirato mortaretti, ha tirato certi pochi colpi d'artagliaria.
A dì detto, è andato una crida per parte delli Anciani,
che tutti quelli che sapevano dove fosseno arme del
colore nobile, sotto pena di scuti 25, infra doi giorni,
le dovessero bavere manifestato e datte per inventario
a Thomaso Giustiniano, Lanzarotto Berraxi, Petro Gui-
zano, Batta Merello e Nicolò Schiavina per suo notaro,
deputato a ricevere dette arme.
A dì 13 [Marzo] lo castelano ha requesto di bavere
parlamento con qualcheduno che sapia parlare franceze ;
li fu resposto che lui non haveva fede e non se trovava
Diario 379
nisiino che se volesse fidare de lui ; se mandato una
crida, non fosse nisuno chi presumisse di parlare con al-
cuno di Castello. A dì detto è arrivato uno caporale,
dii^nissimo in arme, chiamato Gio. Andrea Corso, con
più de 300 boni fanti.
A dì 14 [Marzo] s'è partito doi conimissarij e andati
a Portofino, in ^ quale loco, perfino a venerdì sera, se
li era mandato Giovani e Lazarino Bacigalupo con
certa fantaria per rendere lo castello. A dì detto è
venuto uno fante, lo quale s' è mandato venerdì sera
a mons. de Jamon a farli intendere lo trare del ca-
stello e la preza del Castelazo , lo quale mons. , le-
giiito che hebbe la lettera, l'à butata a meza sala, corno
indiavolato ; ha mandato via detto correrò senza re-
sposta. In lo palacio de Milano non se partivano giorno
e note li 8 gentilhomini nostri deputati alla guerra.
A dì 15 [MarzoJ s'è mandato una crida, che ogniuno
che haveva artagliaria, o sapesse dove ne fosse, la do-
vesse manifestare, sotto pena di perdere dette arta-
glierie, e in ogni altra pena, in arbitrio delli deputati.
A di i6 [Marzo] s'è trovato artagliaria de metalo in
quantità, ascoza ; a dì detto è venuto nova, comò lo
castello de Portofino s'era reso a patti; etiam è venuto
nova, comò nìons. de Alegro (era governatore a Savona)
s'è partito hieri e andato in Aste, per andare capitano
della gente che mandano per disconsciare l' impreza di
Monaco. De qui s' è rpandato a batando a Monaco e
datoli comissione che per ogni modo questa settimana
facessino quella forza possino fare e, se non lo potranno
prendere, sercano per ogni modo di carrigare l' arta-
gliaria in barca. A dì detto, s' è cambiato li tribuni e
ne hanno fatto delli altri de novo.
A dì 17 [Marzo] è venuto nova de verso Roma, corno
380 Anno 150/
veniva uno capitano, etiam che veniva fantaria, polvere
e sanitrij ; etiam è venuto nova che s'era partito da Aste
quatro millia fanti e cento homini d'arme, per andare a
dare soccorso a Monaco.
A dì 18 [Marzo] s'è mandato 500 fanti alla Pieve,
perchè se dubitava che quella gente, che se dice che
vanno a Monaco, non andasseno alla Pieve ; etiam quello
giorno sono venuti doi bergantini e una barca da Roma
con cantara 350 de sanitrij.
A dì 19 [Marzo] è venuto nova, corno la nostra gente
haveva prezo lo castello di Ventimiglia a patti. A dì
detto fu apichato uno giovane de Camogli e, perchè era
di bona gente, l'apicorno in prigione ; c'erario una com-
pagnia de giovani più de 20, de boni parentadi, che
arrobavano, e questo li ha manifestati ; s'è trovato scale
grandissime, paferri \^pali ferrei\, leve, scopelli, grimal-
delli e altri ingegni assai. Quello giorno, quelli chi erano
alle guardie, si sono apizati con quelli di S. Francesco e
li saltorno perfino alle mura e li bruxorno lo restello (')
e morto d'una parte e l'altra ; etiam s'è ordinato che tutti
li connestagij dovessino rivedere tutti li homini delle
loro connestagiarie e riferirli alli loro confalonieri depu-
tati; etiam che ogniuno dovesse star prompto a ubedire
con le sue arme alli loro confalonieri; etiam s'è mandato
per le Rivere chi dovessino bandire tutti li gentilhomini
chi erano in dette Rivere.
A dì 22 [Marzo], sabbato è venuto nova (^) come hanno
dato bataglia a Monaco e che montorno tre bandiere
I
(i) Per la voce « restello » cfr. pag. 228.
(2) La parola « sabbato » non va riferita al 22 aprile, perchè questo giorno
del mese corrispondeva quelPanno ad un lunedi: deve invece intendersi unita
alla notizia che viene subito dopo e costruirsi così : È venuto nova come
sabbato etc.
Diario 38 1
su le mura ; ma perchè l'armata di mare non s'è aco-
stata, fu di necessità tornare in dietro. A dì detto è ve-
nuto uno gal ione di Corsica con fanti 500 ; etiamdio è
venuto de verso Roma doi bergantini, uno carrigo de
polvere, l'altro con diverse balle di ferro e arme bianche.
A dì detto uno predicator, de l'ordine delli servi, induto
da alcuni, per quello se può comprehendere, li quali
vorriano che li populi minuti stesseno male insieme e se
tagliasseno a pezi l'uno con l'altro, hanno fatto che detto
preilicatore dice in lo bergamo \perga7no\ quella mattina,
che s'era fatto una compagnia de più de 500, la quale
era una compagnia del diavolo; li quali haveano tocato
soma de dinari da (jentilhomini e che doveano taeliare
a pezzi diversi de populo. Così comò alcuna somma de
artegiani havean fatto una compagnia che si chiamava
la compagnia de Jesus, certi altri haveano principiato
ufi'altra della Trinità, e questo è una chi era quella del
diavolo ; e questo faccevano, perchè volevano ponere in
gelosia l'uno con l'altro; dapoi di detta predica li An-
ciani e officio di Balìa hanno fatto serrare le porte della
terra e fato prendere da 8 chi erano di detta compa-
gnia, e li hanno fatto ponere in restretto ; etiam man-
dorno a citare Antonio da Sivori, lo quale è del colore
Fregoso et è homo che è bene voluto da homini assai
del detto colore e volseno intendere se era di detta com-
pagnia ; poi l'hanno licenziato; il simile hanno fatto a
diversi altri amici de Fregozi,
A dì 23 [Marzo] è venute lettere da Monaco, come
era arrivato gente assai alla Turbia, per modo che lo
nostro campo ne se ellegeva di stare più a Monaco e che
haveano tirato l'altagliaria in salvamento e che domenica
notte (^') vaniranno a Vintimillia e li avizaseno cpiello
(1) Il ms. delFArch. Civico ha: mattina.
3S2 Anno l507
volevano che facessero ; etiam mandato li doi commissari
delle navi : 1' uno havea nome Gio. de Monteborgo ,
l'altro Nicolò Cicogna; quelo Gio. de Monteborgo, dicono
qiielo giorno hanno datto la bataglia a Monaco, le ga-
lere remorcavano la nave per acostarla al Castello ,
lui con uno picocino ha tagliato lo remorco e, per quello,
hanno perduto Monaco. Come furono gionti , si sbar-
corno nel darzenale e ivi li hanno tenuti perfino pas-
satto mezo giorno; se incomenzato intendere per la terra,
s'è comulato grandissima gente e incomenzavano a scha-
rinare le mura del darzenale per tagliarli a pezi ; lo Pa-
lacio r ha inteso, e mandorno una gran compagnia de
armati e li hanno fatti condure in Palacio. Non è homo,
per vechio chi sia, che se ricordi bavere mai visto uno
inverno sì bello, ne più dolce, quanto è statto questo;
non s'è conosciuto fredo, ne manco tristo tempo; tutto
questo inverno sono statti arbori fioriti. Etiam questo
giorno s'è fatto conseglio a Palacio e s'è deliberato di
scrivere alli commissarii e capitaneo, che per niente non
se parteno da Vintimiglia, e se a loro pare di fornire
Mentono e Rochabruna, o de minarla, la remettono a
loro, e che per Monaco tengano tutta quella obsidione
parrà a loro ; etiam s'è deliberato di mandare a pren-
dere uno salvo condutto per mandare li ambasciatori a
Jamon , li quali ambasciatori havessero questa instru-
cione, che noi vogliamo che li offici] restasseno come
sono, etiam che potessero preseverare in la obsidione
di Monaco, etiam che d. Gio. Aloize non dovesse ha-
bitare in lo genovese e che li officii non se dovessino
vendere, che li officii delle Rivere li dovessino dare a
cittadini.
A dì 24 [Marzo] in la terra fu grandissima mormora-
cione e fu j)er metterse in le arme, per la deliberatione
Diario 383
di mandare li ambasciatori a Janion ; visto questo, re-
vocorno la detta deliberatione di mandare li ambasciatori
a Jamon ; alla sera a liore doe di notte lo castello ha
incomenzato a tirare mortaretti molto grossi e perfino
a 4 bore di notte in circa, pareva òhe havessero lo tempo
scarso a tirare sempre de longo.
A dì 25 [Marzo] s'è mandato una crida, corno non se
mandava più ambasciatori e che ogniuno stesse in ordine
e che s'era deliberato di fare bona guerra alli inimici.
A dì 26 [Marzo] a bore tre di notte in circa, lo ca-
stello ha tornato a tirare mortaretti, comò la sera avanti
e con l'agiuto de Dio, quantunque babbi fatto gran
darmagio, non s'è fatto male a persona alcuna.
A dì 27 [Marzo] al giorno tirorno diversi colpi d'ar-
tagliaria ; lo populo tutto , maxime lo minuto, era in
grandissima ira e solicitavano di ponere l'artagliarie
contra il castello ; li traditori che hanno principiato
questi travagli, sono in lavoro a marcire (') \corrompe7'e\
questo e quello altro per prendere qualche compo-
sicione e lasciare lo castello inteofro.
A dì 28 [Marzo], sabbatO. alla matina s'è fatto uno
conseglio a Castello, e ivi s'è deliberato de fare bona
guerra con re, e di prendere ad ogni modo lo castello (')
e s'è fatto 6 capitanei, deputati a prendere lo castello;
far fare ripari e dare ordine a Tartagliane e fare tutta
(ij II ms. deirArch. Civico ha questo ver-bo, mentre quello delPArch. di
Stato ha una parola quasi incomprensibile che si potrebbe con molto stento
spiegare col verbo : convertire. Io preferisco la prima versione perchè più
sicura e avvalorata anche dal fatto che ancora oggi si dice in genovese
« oeggia marsa » per dire persona corrotta.
(i) A scanso di confusione tra i due significati che il nome « castello »
ha in questo Diario ho deciso di scriverlo colla iniziale minuscola qi:ando
indica Castelletto, colla maiuscola quando indica la località su cui sorge S.
Maria di Castello.
384 Anno l507
quella provegione e solicitudine a far detta deliberatione ;
li nomi de quali sono : Simon Giustiniano, Mathia Bor-
garo, Paulo Giudex, Pantaleo Navone, Vincentio Peli-
sono e Antonio de Corniglia ('); al doppo disnare fu
una grandissima moltitudine di gente a Palacio con de-
liberatione di tagliare a pezi una frotta di populo grasso
con alcuni artegiani aderenti a loro ; ma subito fu man-
dato fora una crida di questo tenore : a nome di Dio
e di sua Madre e del glorioso Batesto e del cavalero
Santo Georgio e tutti l'altri benedetti Santi, per parte
delli Anciani e officio della Balìa del comune, se fa ma-
nifesto a ogni persona, comò per non bavere voluto re
dare audienza alli nostri ambasciatori, etiam per haverne
fatto Gridare in li soi paesi per rebelli e prendere li nostri
beni, etiam per haver dato socorso a Monaco e per
molte altre giustificationi, che se potrebeno dire, s'è de-
liberato bavere guerra bandita contra di sua maestà e
di debelare lo castello e scazare tutte le sue arme dove
saranno ; etiam s'è mandato doi delli tribuni a fare ve-
nire la nave con tutta l'artagliaria ch'era a Monaco.
A dì 29 [Marzo] è venuto nova, come quella gente
ch'erano andati a dare socorso a Monaco, erano venuti
a Mentono, in lo quale loco era restato castelano uno
Gregorio Serveto, con homini 34, con debita provigione
de artagliaria e munitione ; subito come quella gente fu-
rono ivi, hanno havuto parlamento e, senza colpo, se
sono renduti, salvo le robe e le persone ; si dice di poi
li hanno arrobati tutti ; etiam detto campo è andato alla
volta di Ventimillia, in lo quale loco era lo nostro ca-
pitaneo [e\ li commissari] che erano a Monaco con fanti
800 in circa ; quantunque detto campo fosseno quatro
(1) Sui non'ii dei sei capitani \edi pag. 23o, n. i,
Diario 385
mìllia e cavali assai, detti nostri uscirono fori alle mani
con loro, e ne amazorno io e prezeno 6 con uno capi-
taneo franceze, al quale haveano tagliato una gamba, e
li trovorno adosso scuti 800, e fatto ancora recato d'al-
tretanti ; a dì detto sono venute le navi de Monaco,
hanno conduto l'artagliaria, subito comò furono sorte,
incomenzorono a descarigarla; etiam è andato una crida
per parte delli Anciani e officio di Balìa, che tutti quelli
che portavano argenti in secha di marco, li sariano pa-
gati a ragione di s. 43 l'oncia e li dariano lochi scritti
a L. 45 ; lo logo con la paga di magio, cui voleva page
li darebbeno di questo anno a soldi 1 5 la libra, cui vo-
leva scrita di banco li prenderiano li argenti a soldi 47
l'oncia
A dì 30 [WarzoJ è andato una crida, che tutti li con-
faloneri e connestagi dovesseno andare al doppo disnare
a Palacio, e li fu datto comissione che tutti dovesseno
obedire al capitaneo ; etiam s'è mandato uno castelano
a Vintimiglia con farine e provigioni (') e victuarie ; etiam
s'è mandato uno commissario a San Remo, Antonio lo
Trucho. A dì detto, alla sera tardi, è venuto Carlo delli
Fornè, che tene casa a Milano per Andrea Cesaro, Raf-
faello de Fornarij e Stefano Giustiniano, lo quale è ve-
nuto con lo salvocondotto di Jamon e dice che li nostri
ambasciatori andasseno che sariano visti volontieri ; etiam
se diceva che a Milano si faceva provigione de più de
20 millia homini per venire qui e confortava non se do-
vesse andar così rigidamente con tra re ; che se prendesse
qualche partito.
A dì 31 [Marzo] fu menato a Genova uno chi era
de V^ellanove d'Albenga, lo quale veniva da Dolceaciua
(i) Il ms. delPArch. di Stato ha: con far altre provigioni.
386 Anno l507
e haveva diverse lettere di Luca Spinola e Gio. d'Oria
e altri gentilhomini, adrizati a diversi cittadini di Albenga
e 1 avizano de molte cose che importavano detti homini
di Albenga in secretto ; sono sempre statti in secretto
alla devocione de gentilhomini. Detto homo preso, Tapi-
corno alla notte al balcone dei podestà.
A dì primo d'Aprile è andato una crida che non fosse
nisuno così terrero come altro, che presumisse uscire fora
di Genova, ne mandare robe senza licentia, sotto pena
di rebelione e di perdere dette robe, e chi li trovasse
di fora, li posia amazare o robare e non incorrere in
pena alcuna. La cagione è statta perchè Theramo de
Ballano e alcuni altri del popolo richi, sercavano d'an-
darsene via alla secreta. A dì detto, s' è datto galere
otto : una a Batta Giustiniano, un'altra a Matteo Borgaro,
Petro Ambrosio Boccio ('), Marco Giambon, Francesco
d'Arquata, Paulo Gaio, Bartolomeo del Cavo e Gieronimo
Ricio ; li capitanei di dette galere sono : Gieronimo Sauli
e Rafaelo Ragio; in l'officio della balia sono compartite
tutte queste galere. A dì detto sono venute le nostre
doe galere da Ventimiglia e fino di quella sera se ri-
mandorno in Rivera con galloni tre e li misseno sopra
fanti 400 boni e li mandorno in la Rivera di Ponente.
Etiam è venuto nova che le galere armate a Marseglia
erano arrivate a Monaco.
A dì 3 [Aprile] è venuto nova, una fusta grossa
che era armata a Napoli haveva prezo in monte Argen-
taro una nostra fusta che andava a Roma patron izata
per uno della Bocua che sta in borgo San Stefano.
A dì detto è venuto nova comò era giustrato a
Portovenere lo gallone di Bardella, chi veniva da Roma
i) Il ms. delPArch. Civico ha: Petro Antonio Boccio.
Diario 3Sj
e ha ve va 350 prie di ferro, polvere, sanitrj e altri arma-
menti. A dì detto s'è mandato una crida, che ogniuno
dovesse esser in ordine con le sue armi alla requista
delli loro connestagij e che dovessero seguire li loro con-
faloneri, a pena de scuti 25.
A dì domenica, giorno di Pasqua, all'hora di vespro,
che fu alli 4 ri' aprile, l'artigliaria ha incomenzato a tirare
intorno a Santo Francesco e cittadella. A dì detto è
venuto nova, comò San Remo e Tabia havevano dato
audienza a mons. de Jamon, e li gentilhomini che sono
con quella gente, che ha datto socorso a Monaco,
A dì 5 [Aprile] li Francesi caciorno foco in la casaza
di vSanto Francesco e la bruxorno tutta ; la nostra arta-
gliaria quello giorno ha tratto molto forte e derruato
tutto uno torrione che era in l'horto di Santo F"rancesco,
tutto uno torracone ch'era arrembato alla casaza di
Santo Francesco butato sopra uno tetto d'una cappella
e diverse guardie e camere e bombardato una parte
della chiesa ; è venuto bellissima compagnia delle tre
podesterie, e assai.
A dì 6 [Aprile] s'è cernuto in balestreri e schiupcteri
con qualche imbrasatore 600 delle podesterie e alli altri
hanno datto licentia ; e perchè è venuto nova che d. Jo.
Loize era partito sabbato da Milano con homini 4000,
s'è ordinato che quelli de Bizagno fornizeno la bastia
de . . , \Pznof\e che quelli della Ponc^vera stesseno attenti
se sentivano carrigo in loco alcuno, che subito li doves-
seno andare.
A dì 7 I Aprile I a hore 23 in circa, s'è datto la bat-
taglia in Santo Francesco, dove saltorno nell'horto pri-
mier(3 di Santo Francesco ; quando furono per intrare
dentro, quelli haveano aperto tutti li monumenti e li
haveano coperti tutti de brischie tutte piene di polvere;
388 Anno l507
quando la notte li prezeno, se ritirarno ; etiam è venuto
nova corno quello campo de Ravasten è andato al Porto,
(Maui^izio) lo quale loco se rendette a patti ('). Poiché
furono dentro, hanno fatto de molti danni e li hanno
fatti recatare 8 millia ducati e apicorno lo sp. d.
Gasparo de Franchi chi era commissario in tutta la
Rivera; quella notte s' è varato una galera.
A dì 8 [Aprile] sono arrivati doi canoni grossi di
quelli che sono fatti a Lerice e fattoli descarigare al
ponte delli Calvi.
A dì 9 [Aprile] è venuto nova come li nostri inimici
haveano havuto Albenga e le galere di prette Jan
{Fregeni) haveano presi certi galloni. A hore 1 2 quelli
di castello mizero foco in lo convento di Santo Francesco
e brusò tutto, dallo teto della chiesa in fora.
A dì IO [Aprile] sabbatO è venuto nova come era
arrivato galere 4 e fuste due de re de Napoli in favore
delli gentilhomini ; etiamdio è venuto nova comò lo car-
dinale di Voa era arrivato in Aste. Ancora al detto
sabbato, s'è andato a Palacio, in consiglio, grande mol-
titudine di cittadini per vedere di prendere qualche
adrizo in le nostre cose, attento che se haveva li inimici
appresso e non havevamo socorso da banda alcuna.
Oualcheduno ha argumentato di fare venire li capelazi
dentro ; fu levato gran romore per la terra. Finalmente
a hore 16 incirca, per alcuni particulari, fu solevato
d. Paulo da Nove, che era tintore di seta ; l'hanno
fatto duce e, con grande seguito di populo minuto, ha
cavalcato per tutta la terra; poi, retornato a Palacio, è
andato in senato con tutti li offitii, e li detteno sacra-
mento, che. prezo che fusse Castelletto, lo dovesse der-
(i) Queir esercito non era comandato dal Ravenstein ma dal d'' Allègre.
Diario 389
ruvare ; poi ha incomenzato a mandare le sue cride
come illustre duce.
A dì 11 [Aprile] dette galere passorono alla volta di
Savona ; etiam è venuto nova , comò quelli di Casti-
glione haveano fatto tre bastie nK^lto forte a Pria Coxera
Senaco, l'Arpe (') etiam haveano fatto liga insieme : Ca-
stigione, Lagorara, Sestrij, Goano e diversi altri lochi. Lo
nostro duce ha deliberato tutti li prigioni ch'erano a Ge-
nova e quelli che erano a Lerice, traditori della impreza
di Monaco ; etiam s' è fatto conseglio e s' è deliberato
50 millia ducati per la impreza della guerra ; lo duce
ha requesto 500 fanti per la sua guardia, la meità della
terra, l'altra meità forastieri ; s'è deliberato fosseno tutti
forastieri ; etiam s'è mandato la nave de' Giustiniani a
Vintimiglia a levare Tarlatino, chi era capitano all' im-
preza di Monaco, con quella fantaria era in quello loco,
solum bastava lasciarlo ben fornito. Etiam è andato una
crida, che tutti li nobili chi haveano le loro masnate
fora, se dovessero restringere in doe caze per piaza e
tutti quelli chi haveano prezo casa, dovezeno lasciare le
porte aperte perchè haveva da venire grandissima mol-
titudine di gente ; etiam s'è deliberato di far che ogni
canto di carrogio havesse una catena che per ogni panno
pezasse libre tre, e restorno d'acordio con li maestri a
dinari io per lira e mandorno una crida che tutti li
connestagij dovessero fare le loro tasse e chi stava a
pigione la ponesse su la pigione della casa. Alla sera,
vedendo Manuele de Canale, lo quale il duce l' havea
fatto capitaneo della piassa, che non havea potuto otte-
nere di fare la meità delli fanti genovesi, s'è partito da
(1) Il ms. deirArch. di Stato in luogo di PArpe ha una parola che mi
pari' si possa decifrare così : la opa o saopa.
26
Sgo Anno i507
Palacio acompagnato da alcuni tristi, andando Gridando:
Canale e ventura ; se voleva fare capo de ventureri.
Quella sera l'officio della Balìa è andato all'officio di
Santo Georgio per contratare li 50 millia ducati deliberati
in conseglio e non s'è potuto passare. S'è ordinato un
altro conseglio per l'endomani a matina.
A dì 13 [Aprile], facendose lo conseglio, è venuto
nova corno 8 galere de inimici, fuste doe, bergantini tre,
haveano posto scala a Cornigliano e varato una barca
carriga de oleo e ne bruzorno un' altra. Assai presto
dette galere comparseno nel porto ; è venuto una aj)-
presso a San Giovanni, e tutta la terra fu in moto e
non s'è potuto fare lo conseglio. Furono l)ene visitate
d'artagliarie, se partirono e sono andate a Levanto ; lo
conseglio s' è fatto al doppo disnare e s' è deliberato
detti ducati 50 millia. Fu grande contencione che li of-
fici! non se incalavano officiare, né cittadino andare più
per la terra per menaze li erano fatte da tristi, di-
cendo che ogniuno era traditore e dicevano al duce, se
non li dava remedio e punisse alcuni di questi tristi,
saria di necessità provederli per altra via. Alla sera se
retirò l'artagliaria chi era a Santo Rocho, parte de quella
de Lucuri. parte di quella ch'era in lo carrogio della
Magdalena s'è retirato a Palazo. Perchè dette galere ha-
veano bruxato appresso quelle barche a Cornigiano ,
tutti coloro se misseno in arme e bruxorno una casseta
di Francesco Spinola, etiam introrno in tutte quelle altre
caze de gentilhomini, facendo danno in le caze e pos
sessioni.
A dì 14 [Aprile] inanzi giorno sono partiti tutti li
ponceveraschi con le arme e andorno a Savignone, dove
hanno fatto diversi danni , poi andorno a Buzala, dove
trovorno da mille mine in circa de biave e grani, delli
Diario Sgi
quali hanno prezo quanto hanno potuto; lo resto li ca-
ciorno fuoco, e feceno dell'altri danni assai; brusciorno
tutti li strami che trovorno ; alla sera tornorno in casa.
Alla sera a dì 15 [Aprile] è venuto un Pantalino da
Meran de Genova, chi ha moglie in Aste e dice che re
era arrivato martedì a Turino e haveva seco tutta la
baronia di Pranza e che tutti li signori d'Italia cavalca-
vano in Aste, e che già la fantaria era aviagiata alla volta
di PVaschetto \presso Busalla\^ onde lo duce lo ha fatto
ponere in la Grimaldina e voleva intendere s'era la verità
quello che diceva, e chi l'ha induto a venire qui. A dì
detto, è venuto uno correrò d'Aste con una lettera dell'am-
basciatore del re di Spagna, ch'era con lo legato, che con-
fortava dovessimo mandare qualche persone in Aste che
sariamo auditi volontiera, e che re era misericordioso e
che ne prenderla a mersè e che lui se intermeteria a
pacificarne e prendere qualche termine. Lo duce l' ha
inteso ; è venuto in senato e dice se gli era alcuno che
presumisse parlare di prendere compositione con Pranza,
lo farebbe astocare e non voleva dare risposta a essa
lettera ; tuttavolta fu deliberato di dare risposta ; soia-
menti di farli intendere le nostre giustificationi, che, tam-
quam coacti, habiamo prezo le armi contro della Pranza.
Questa sera s'è fatto conseglio in Santo Georgio e s'è
refermato la delibeiatione delli 50 millia ducati ; etìam
s'è mandato la nave di Borgaro, uno gallione di Bar-
della con una barcha a Civitavecliia a levare certa fan-
taria e altre municioni.
Alli 16 [Aprile] messer lo duce e li Anciani hanno
fatto franco d' avaria de vechio e per l' avenire li
homini di Sestri. A dì detto s'è datto resposta alla let-
tera dell'ambasciatore di re di Spagna e li feceno inten-
dere li calivi contegni, di haverne mancato la fede, della
392 Anno l507
poca ragione e delli periculi grandi dove siamo statti
posti per la sacra maestà del re di Pranza ; per la qual
cosa ne è statto forza grandissima prendere lo tosico per
medicina.
E a dì 17 [Aprile], sabbato, fu fatto dodici capitanei
li quali dovessero essere ogni giorno con lo duce a con-
sigliarlo bene della terra, lo nome de' quali sono: Lazaro
de Franchi, Stefano Giustiniano, Antonio Sauli, Batta
Scaglia, Ambrosio de Promontorio, Benedetto de Casti-
gliono, Theramo de Ballano, Batta de Rappallo, Pantaleo
Navone, Napolion Richeme. A dì detto è venuto nova
come le galere di Paranza e quelle di Napoli erano an-
date a Marora in lo golfo della Speza, in lo quale loco
era calato lo marcheze di Goano Biascia; è, uscito fuora,
e preze detto marcheze e l'ha darmegiato assai. È ve-
nuto Domenico di Santo Petro d'Arena chi s'è partito
hieri d'Aste e dice che zobia, a bore i6, e re intrato
dentro d'Aste e haveva ardito dire ch'era venuto in Italia
per .debelare li suoi inimici, maxime lo populo di Ge-
nova. Questa notte passata sono partiti assai di Genova,
di Poncevera, di Sestri e eli Bizagno , andati alla volta
di Vultabio, dove era arrivato gente e artagliaria ; è ve-
nuto nova questa matina per tempo arrivano in Trasto,
dove erano già delli francesi, li quali fugirono alla volta
di Votaggio e l'artagliaria, che haveano cavato fora, la
torno a tirare dentro; li nostri erano a Flacone \presso
Voltaggio\ ; etiam è venuto nova che lo figliolo di d.
Gio. Aloize era intrato con gente dentro da Rappallo.
A dì 18 [Aprile] la nostra gente, chi era andata alla
volta di Votagio, è tornata indietro.
A dì 19 [Aprile] s'è fatto uno decretto, che tutti quelli
così gentilhomini come de populo, etiam tutte le robe
che fosseno dentro delli monasterii, la dovesseno cavare
Diario 3q3
fora, sotto pena dì rebelione ; etiam che a tutti li pon-
ceveraschi, a chi fusse brusciato la casa, li sariano pa-
gata. A dì detto s'è fatto uno scortino de cittadini in
chiostro di S. Laurenzo; la posta si fu che habiando lo
campo appresso, corno è, l'ofticio della Balìa se trovò
poca provicrione di denari e che in secha si portano po-
chissimi argenti ; coloro chi ne hanno, se sprezurano ;
fu deliberato de fare portare de l'oro e ponere bono precio,
etiam far ponere sopra ogniuno tassa, secondo lo loro
grado, e donare li loci, o page, o scritta di banco, se-
condo se contenteranno ; etiam s'è partito da 40 fanti
forastieri, con assai terreri e tutti li bravi con de quelli
della podesteria di Bizagno, e andorno alla volta di Ra-
pallo, in lo quale loco era lo conte d. Gieronimo, figlio
di d. Gio. Aloize, con homini più de 4000. Quando ari-
vorno a Sori, hanno prezo uno chi se chiamava lo Ne-
grino di Montobio, e l'apicorno a Recho ; fu uno di Rap-
pallo chi volse dire: scampa l'homo, subito fu astocato da
uno bravo nominato lo Mazon. A dì detto, alla matina
per tempo, inanzi giorno, è venuto lo nostro campo, lo
quale era statto a Recho alle mane con l'inimici venuti
tutti a botto volere (su) ; lo campo dell'inimici se misse in
rotta e alla casa di Rua.dove si dice Bavano ('), lasciorno
li cavali e arme in quantitate ; quelli di Camogli e qualche
de 200 fanti in circa forastieri delli nostri, chi erano re-
tirati, alla mattina per tempo montorno sopra la colla
de Ruta e videno coloro in rotta; se li misseno appresso
e prezeno cavalli, arme, pregioni in quantità ; etiam quelli
di Chiavari, in lo quale loco erano fanti forastieri 800,
(i) Il ms. delPArch. Civica ha: «cava» invece di «casa», «Hacano»
invece di « Bavano ».
394 . Anno iSoy
con Vadesturla, Casti liono, Lagorara e tutte quelle
lange, se li misseno appresso e non ne scampò homo
che non fosse prezo : poi se calorno a Rappallo e mi-
zero a saco tutti coloro che li erano statti favoriti. Lo
campo chi è a Votagio, ne è venuto una frotta perfmo
sopra li Zovi de Poncevera, e hanno bruxato doe caze;
etiam bruxorno una villa che se chiama Paveran ; s' è
mandato artagliaria e fanti forastieri alla bastia de Pin
e quella di Premonterò.
A dì 21 [Aprile] s'è fatto una processione del Batisto
con tutte vergine da io anni in giù, tutte vestite di bianco ;
non fu mai visto tanta devocione. A dì detto lo campo
chi era a Buzalla, se calorno doe squadre di fantarie
e cavali e hanno bruxato tutto Zovvo, Megarena e Noxian
(Nociano). Furorno alle manecon li nostri e amazorno
doi di Porcevera, uno de Caneva, l'altro Barioxo e ferirno
uno di Santo Petro d'Arena; li nostri li amazorno 8 e uno
cavalo bianco e ferirorno assai ; se havessero havuto
una testa, li haveriano fatto del danno assai ; non era
ordine, ne cavo alcuno, con poca provigione d'ogni cosa.
A dì 22 [Aprile], love, su le montagne non se trovava
500 della nostra gente ; il campo di Buzalla s'è posto
in arme e s'è calato alla volta de Porcevera ; non tro-
vorno scontro ; scorzeno perfino a Santo Francesco della
Chiapetta e fatto dello danno assai e misseno fogo in
tutto Magnerri e Serra Morigallo e San Cipriano, bruxo-
rono tutta la Porcevera Secha. A dì detto s'è fatto la
processione della Croce verace, tutta acompagnata da
vergine, da io anni sopra, con la testa coperta, tutte
vestite di bianco, con qualche altre vergini più grandi ;
non fu mai vista tanta devocione e tenereza ; quando se
partivano da Santo Laurenzo, in chiesa tutte cridavano :
misericordia.
Diario BqS
A dì 23 [Aprile] s e fatto una simile processione della
nostra Donna ; s'è estimato fosseno ogni giorno, de ver-
gine, più de ottomilia ; ne fu numerato più de sei millia.
Alla matina per tempo s'è detto che lo campo delli ini
mici se calava alla bastia de Pino ; non se potria esti-
mare la moltitudine de gente chi andorno su per Bi-
zagno alla volta delle montagne e ogniuno bene disposto.
Alla matina, per tempo, sono intrati fanti 600 forastieri,
400 de quelli chi erano a Chiavari, 240 de quelli erano
venuti de verso Roma ; etiam è venuto uno caporale
Romano, inimico di Francesi, quale ha nome
K venuto da Chiavari, Rappallo, Vadesturla, Castiglione,
numero in quantità di gente. Perchè lo castello di San
Francesco ha fatto alla sera grandissimi fuochi, e lo campo
dell' inimici tutto sopra la Porcevera, s' è dubitato che
questa nottQ [azjr^eòòero] socorso al castello ; tutta la gente
della terra sono andati in li monti ; solamente sono re-
state le porte fornite.
A dì 24 [Aprile] tutto questo giorno e la notte pas-
sata è statto tutto lo populo in li monti e, al giorno,
lo campo de' nemici ha fatto scorrarie ; li nostri se ado-
mesticorno con li cavali che li aspetavano alla pianura
senza paura alcuna, per modo che hanno fatto retirare li
cavali, ne ferirno e amazorno uno. Quelli di castello sono
calati alla Magdalena ; quelli chi erano in le caze stavano
a giocare li asaltorno, ne prezono doi e ne amazorno tre.
A dì 25 [Aprile] fu menato doi cavali, 13 francesi,
li quali furono prezi da certi di Porcevera de Serranixi
\Ceranesi\ e andati alla traversa alla montagna per
trovare li bestiami, li deruvorno la casa ; e in un loco
che se chiamava Orcexi [0/cese\ preseno quelli doi
cavali e francesi. A dì detto lo nostro campo è andato
in le montagne numero grandissimo de gente. Giacobo
30 Anno l507
Giglione, quale era alla goardia del Garbo e Turbella
con bellissima compagnia, s' è incomenzato apizare
con li inimici, contro la volontà del capitaneo ; subito s'è
lassato rompere. Uno Leonardo de Monteaguto, tesitor
di seta, era castellano della bastia di Promontoro, loco
fortissimo e bene fornito di artigliarla ; prima che li
inimici li arrivasseno, l'ha abandonato. La nostra gente
s'è missa in fuga e sono venuti tutti ; niente di
manco all' inimici non li è bastato l'animo spontare
più avanti ; forniron la bastia di Promontoro [ e sono j
tornati allogiare a Riparolo. Li nostri abandonorono
S, Benigno e Codefa \Capodifaro\ in li quali lochi era assai
municione e artagliarie ; quella sera è andato Giacomo
Corso in la piassa della Magdalena, in lo quale loco era
venuto per dare ordine alle guardie del castello ; dice che
Giacomo Giglione l'havea tentato quel giorno più di
quatro volte, che lui voleva apizare la Scaramuzza ; le
respose sempre non voleva, stesse poi alla sua posta
e che lasciasse fare a lui; dapoi, senza sua saputa, l'ha
apizata e subito s'è lasciato rompere, poi li altri se mis-
seno in fuga. Stando in queste parole (era hore doe di
notte in circa) è venuto uno prette con uno villano de
Pino e diceno allo capitaneo, queli erano in la bastia de
Pino dicevano li mandasse a dire quello haveano de
fare. Li respose stesseno forte per quella note, che alla
matina li darla recapito ; all'hora li diceno che quelli
della bastia haveano preso grande admiratione che Gia-
como Giglione era statto in lo tardi alla bastia e l'haveva
bene revisitata ; poi se era calato per quelle caze erano
abasso della bastia e se haveva fatto prestare una ga-
vardina \veste da casa\ e poi preze la boscaglia; etiam fu
detto che lui e uno suo compagno havevano diverse volte
parlamento con l'inimici e per ogni coniecture se giudicava
Diario 397
havesse fatto tratato ; la terra ha prezo qualche invagi-
mento; se misseno diversi citadini insieme edeliberorno di
mandare Agostino Senestraro con uno trombetta a parlare
a mons, de Jamon, lo quale era a Riparolo, e farli inten-
dere se si contentava li mandasseno doi ambasciatori a
parlarli, li quali ellegerno perfino quella notte: Stefano
Giustiniano e Batta de Rapallo. S'è partito detto Agostino
e trombetta a hore quatro di notte in circa. Alla matina
[26 Aprile] (') tornorno con uno trombetta e sposeno che
monsignor vederla volontieri li nostri ambasciatori ; subito
montorno a cavalo e uscirno fora con detto trombetta.
Essendo fora li ambasciatori, all'hora del disnare in circa,
s'è butato una voce che lo campo dell' inimici andava
alla volta del Castelacio e li cavali erano venuti perfino
alla porta di S. Tomaxo ; subito la terra s' è posta in
arme con quelli forastieri che li erano, che potevano
essere da mille in circa. Li Anciani e officio della Balìa,
vedendo che in la terra non era regimento, né obeclienza,
per non esserli il capitano Tarlatino ch'era a Vintimiglia
con fanti mille boni (non è venuto mai ; se li era man-
dato Silvestro Giustiniano con la sua nave e portatoli
cinquemillia ducati per darli la paga e non li è andato
mai, né portato detti denari), hanno deliberato Giacomo
Corso per capitano e feceno decreto e fatto andare le
sue cride ; lo quale è uscito fora et ordinato le sue
squadre, hanno fatto uno grande ponte alla Chiappella;
prezeno certi cavali e amazorno diversi homini ; andorno
alla torre de Codefa e la prezeno ; prezeno Santo Be-
nigno ; delli altri assai andorno alla volta delli monti,
(i) Il diarista si dimenticò di segnare questa data e non se ne acA)rse
neppure più tardi, sicché nella foga della narrazione diede la data del 26 al
giorno 27.
3gS Anno l507
dove fu una grande zuffa; li è restato assai dall' una
parte e dall'altra ; fu conduto alla terra più de 40 ca-
vali. Stando in questa Scaramuzza, vennero l'ambascia-
tori con uno arrado de re e diceva che re era arrivato
allo Boschetto, con grandissimo exercito e infiniti signori;
re voleva se mandasse fora tutta la fantaria, se li resti-
tuisse lo Castellacio e se li andasse a domandare mise-
ricordia, che manderebbe via lo campo. S' è deliberato
de farlo, quantunque fosseno molto tristi che non vole-
vano; tutti li forastieri se misseno in fuga con grandis-
sima moltitudine della terra. Non se potria estimare,
tutta quella notte e la matina, la moltitudine delle gente
andorno via, che circa la terra è restata sola intro l'an-
dare fora e ascondersi nelli monasteri.
A dì 26 [27 Aprile] (') è andato Antonio Sauli, Rafaelo
de Fornarii con li doi ambasciatori e qualche altri a
visitar la sacra maestà del re, lo quale era a Boschetto ;
non li hanno potuto parlare, parlorno con lo legato e
mons. de Jamon, li quali erano alogiati a Campi in casa
de q. Lazaro d'Oria. Venuto quello giorno d. Antonio
Maria Palavicino e mons. de Penis in Palazo, e perchè
quelli di castello arobavano e facevano de danni assai
alle contrade della Magdalena, hanno fatto comandamento
al castellano, per parte de re, che non lasciasse fare
danno alcuno ; niente di manco non lasciarono di fare
danni. Alla matina se tirorno in la torre di Palacio li
stendardi ; primo tirorno quel del re, poi tirorno quello
della comunità, la croce rossa; subito lo castelano li fecce
tirare diversi colpi d'artagliaria per modo fu di necesità
(1) Non 26, ma' 27 aprile doveva segnare il diarista che, come già
dicemmo, incorse in tale errore per non aver segnato a suo luogo la data 26.
Diario 399
non alzare quello della comunità. Quelli doi signori se
ne tornorno in campo, la terra restò disguarnita, non
se trovava chi aguardasse le porte; se mandò al castel-
lano che mande alquanti delli suoi, li quali se comparteno
per ogni porta con qualche pochi genovezi della terra;
apena si trovò chi li volesse andare ; se tornò a fare
l'arme scazate [/e insegne francesi canceUate\ ; alla sera
vegniro 8 galere e fusta una, cioè 4 de Francesi e
quatro de Napoli ch'erano a loro petitione.
A dì 27 [28 Aprile] (') sono intrati diversi personagii e
feccino murare tutte le porte e portelli della terra, escluso
l'Ercho e Santo Tomaxo, e questo dicevano che facevano
per li ventureri e tristi, che non intrassero dentro ; in-
comenzorono assignare li allogiamenti per la gente che
haveva da intrare ; fatto andare una crida per parte della
sacra maestà del re, che ogniimo dovesse portare la roba
a casa sua e aprire le sue boteghe e vendere a ogniuno
chi voleva accatare.al solito vendere, e che non sia ni-
suno chi presuma fare danno ad alcuno, pena la vita ;
etiam mandorno una crida che ogniuno chi havesse volte
le dovesse despachiare, altrimente li saria butate Te cose
in piaza ; questo era per alogiare li cavali.
Al dì [28 Aprile] hanno fatto despachiare tutte le
volte e buteghe erano dalla porta di S.to Andrea a
Palacio, per metere cavali, e ogni casa di S.to Andrea
a palazo facevano aparechiare un letto e più, secondo
la sua facoltà.
A dì love 29 d'Aprile a bore 13 è intrata la sacra
maestà del re. Quando fu alla porta di S.to Tomaso
arrancò lo stoco e l'ha datto in la porta e dice : super-
(i) [.■'errore di segnare 27 invece che 28 aprile dipende dalle sviste
precedenti.
400 Anno 150/
ba Genova, te ho guadagnato con 1' arme in mano.
Era armato con 1' ermetto in testa, haveva alzato la
bavera e haveva grandissima moltitudine di gentilho-
mini francesi e italiani, stradioti e gente d'arme Suissi
[Svùzeri] argieri e labardieri; non fu mai visto tanta bella
gente : li era lo duca di Ferrara, marchezé di Mantua,
duca d' Urbino e tanti altri notabili signori ; restorno
pochi baroni e signori in Pranza; li erano 5 cardinali;
desceze in Palazo. Quando intrò, era d. Gio. Loize e
Filipino da Fiesco, con più di cento gentilhomini a ca-
valo in Banchi ; prima che andasse a Palazo, è intrato
a S.to Lorenzo e, perchè haveva intezo la processione
delle vergine, le volse tutte vedere. Le haveano fatte
andare tutte a S.to Lorenzo, tutte vestite di bianco ;
come re è intrato in chieza, se misero tutte a cri-
dare : misericordia, circa che re s'è atenerito. Al
doppo disnare ha fatto piantare in diversi lochi della
terra, forche ; etiam ha fatto mandare una crida , che
ogniuno chi avesse arme , de qual natura se fosse ,
picole o grande , o se sapesse dove ne fosse, a pena
la forcha e confiscatione de tutti li suoi beni , infra
giorni, le debba apresentare in la piassa di Palazo alli
deputati ; etiam che non sia nisuno forastiero che ossa
dire, ne fare cosa alcuna in dispiacere delle persone
della terra, e chi lo farà sarà ben punito; a bore 22 in
circa, re cavalcò desarmato- su lo molo.
A dì primo di Magio fu requesto per parte del re
alla comunità ducati trenta millia per mandare via li
Suisseri ; fu apicato uno sagurato forastero al molo,
perchè haveva arobato. Alla sera tardi re andò a Co-
defa per devizare dove voleva fare uno castello ; etiam
quello giorno ordinò mons.r de Mons per governatore,
homo de 60 anni in più, e perchè 1' arme che erano
Diario 401
portate a Palacio erano strepate dalli soldati, andò
una crida che nisiino non portasse più arme a Palazo,
ma ogniuno portasse per scritto tutto quello havea ; fu
per li gentilhomini ordinato XII , che avesseno a par-
lare per tutti li altri ; lo populo ordinò sei che doves-
seno parlare per tutti li altri, li quali fumo : Stefano
Giustiniano, Rafaelo de Fornarii, Antonio Sauli, The-
ramo Ballano, Simon dall' Amandola, Gio. Batta de
Ferarii notarlo, li quali etiam haveano cura di trovare
detti scutti trenta millia, li quali hanno fatto una tassa
ad alcuni particulari da cinquanta ducati in su per
homo, e gli davano una scritta de meixi sei, sopra del
banco de Leixano e de Sauli.
A dì 3 [Maggio] alla matina, per tempo, s'è partito
lo duca di F"errara e molti altri signori; etiam s' è in-
comenzato a inviare li Tedeschi ; è venuto nova che
d. Antonio Palavicino milaneze ha fornito la Speza de
commissarii de re; le donne delli prigioni che sono in
Castelleto dettero hieri una suplica al re. Questo giorno
è andato in Castelleto, da poi è andato perfino al Ca-
stelazo ; è venuto nova come Ranugio è saltato in
Corsica. Questa matina tutti li officii se redusseno in
S.to Giorgio e deliberorno mandare li fanti con qualche
stradioti. Pre Jan \Pregent\ capitaneo delle galere di
Franza, lasciò due sue galere vechie e ha prezo quella
de Davania e de Goano (').
A dì 4 [Maggio] alla matina per tempo s'è jjartito
lo marchese di Mantua ; etiam s' è partito grandissima
quantità de Thedeschi ; non se potria estimare li be-
(i) Ranugio o Rinuccio fu uno dei corsi più arditi che eccitarono più volte
i loro concittadini a liberarsi dal giogo genovese. Sulle s'e vicende e su
quelle di questa incruenta spedizione vedi Ant. Piktro Filippini, Storia della
Corsica. 2 .a Ed. pag. 190 e seg.
402 Anno l507
stiami, muli carrighi di roba, che tutto haveano arro-
bato de verso Porcevera e Sestri e dentro Bizagno e
l'hanno menato con loro; la supplicacione che haveano
datto le donne delli prigioni che sono in castello, re
r ha remisa a mons.r de Jamon, che vede se sono statti
presi giuridicamente ; al doppo disnare se fecce consi-
glio a Palacio e li Antìani, chi erano quando la terra
era in arme, fumo cjuelH chi fecero citare. F'u doman-
dato per lo primo d. Io. d' Auria, lo quale disse li
parria di lasciare andare quello era fatto e fare libro
de novo ; li paria bene de anulare tutti li officii erano
statti fatti da meixi diece in qua, e fare uno officio de
Balìa delli più prestanti della terra, che avessino balia
grandissima de trovare denari, per tutte quelle vie li
parrà a loro, e dare provvigione a tutte quele cose che
saranno di neccesità e che havessero a officiare, perfin a
caren [ca/eu(ile\ di genaro; etiam che se facesse di novo
tutti li altri officii. Lo suo parere passò,'nemine discrepante;
subito fecceno 1' ufficio della balia ; li nomi loro sono :
Gio. Batta de Grimaldo, Lucas Spinola , Joannes de
Auria, Gio. Ambrosio da Fiesco, Francesco Lomelino,
Melchio de Negron, Stefano Giustiniano, Antonio Sauli,
Rafael de Fumarii, Francisco de Camogi ('), Batta de
Rappallo, Batta Botto ; da poi subito si fecceno li fa-
xori, li quali, senza indugio, fecino li Anciani. Li nomi
delli Anciani : Nicolò Spinola q. Francisci , Francesco
da Fiesco, Domenico de Marini, Pantaleo Interiano,
Petro P>ancisco Cattaneo, Ambrosio Lomelino, Georgio
de Zoaglio, Luca 'Giustiniano, Stefano de Moneglia,
Angustino delli Ferrari, notaro, PVancesco d' Arqua e
Lazaro Pichenotto.
(i) 11 ms. delPArch. di Staio ha (damilo invece di Camngi.
Diario 403
A dì 5 [Maggio] re fecce disfare le forche di Co-
defà e butare a basso, per principiare lo castello; etiam
fecce portare 1' artagliaria di Piza, quella che fu fatta a
Lerici e tutta quella ch<^ era a Genova grossa e picola
in castello ; quelli di castello- ogni giorno pigliono
gente e le reducono in castello, poi li fanno rescatare.
A dì 6 [MaggioJ si fecce r officio (Iella Moneta, l'of-
ficio delli Mestre, li Padri del comune, 1' officio della
Misericordia ; etiam se fecce uno officio che non fu
mai fatto, che se chiamava l' officio della Arrobaria, a
dare recapito sopra quello fu arrobato quando la terra
se levò in arme. A dì detto andò una crida per parte
de Luixe re di Pranza, duca di Milano e signor di
Genova, come haveva mandato una crida che non fusse
nisuno che ossasse prendere né fare alcuno danno a
persona alcuna di Genova, ville e Rivera ; per tanto,
se a ninno fosse statto fatto danno, prezo prigione, in
bestiami e in qualonque altra cosa, se vada a lamen-
tare alli tleputati e li sarà fatto restituire. A dì detto
se fecce conseglio in S.to Georgio ; la posta si (u di
dare balia a l' officio che era quando s' è levato le
arme, che fosse licito e facino officio di S. Georgio di
novo, al cjuale officio danno balia ; poscia dare fede
allo officio della Balìa per li ducati 200 millia ha bavere
re, e sotigliare le cose, come meglio parrà a loro, e
che le L. 150 millia che sono ancora in essere delli de-
nari trovati questi giorni per le guerre, servano a que-
sta partita ; etiam che debbano regulare li officij alla
usanza.
A dì 7 [Maggio] s'è fatto l'officio di S.to Georgio;
Gio. Batta Sjjinola de Lucolo, Georgio de Grimaldo,
Petro Gentile, Bartolomeo de Negro, Francesco de Ro-
cha. Giovani de Passano, Simone de 1' Amandola, e
404 Anno l507
Giacomo de Rappallo. Questo giorno s' è partito le
quatro galere de lo re di Napoli e due del re di
Pranza, che hanno portato uno cardinale ambasciatore
del re al papa. Questa matina s'è mostrato la schoela
al duca di Borbone e a diversi altri signori.
A dì 8 [Maggio] è venuto nova, corno la santità
di nostro signore haveva datto 1' arcivescovado di Sa-
lerno a d. Federico, figliolo di d. Angustino di Cam-
pofregoso. A dì detto fu prezo per lo Palacio Giero-
lamo Buzalino, Andrea e Giacomo Carbone, con diversi
altri ; alla notte prezeno in S.ta Brigida Loize de Bre-
vei, quello chi è statto sempre canzelero a Monaco ;
s' è detto che Batin Doria, Battista Spinola, Giacomo
Centurione e Giacomo Lomelino haveano la cura di
far prendere e confinare, e le liste le fanno in Viorà,
in Banchi.
Questo giorno fu qualche contencione inter alcuni
di populo grasso : Anfrono Sauli, Mathia Borgaro
con lo figliolo de Agostino Cataneo e certi altri
,gentilhomini e glie intervene qualche arteze, se disseno
de molte parole maleditte per homini da bene, fu-
rono acetate ; è venuto nova che Tarlatino, chi era a
Vintimisflia, si era retirato alla Pieve con fanti 6oo
boni ; etiam che a Piza haveano fatto la mostra fanti
otto millia boni, in li quali gli ne erano 2500 geno-
vesi ; etiam che Antonio Giuria hebbe parole grossis-
sime con lo figfliolo di Angelo Ceba ; a fiore 22 in
circa fu apicato in Banchi un giovane Firipino Armano
e alla porta di S.to Andrea uno chiamato Andriano
lorvano de anni 22, in circa, con 1' arma in mano
non trovavano paro ('). Quella sera, a hore 23, re andò
(i) Il ms. delPArch. di Stato ha: Armeno in luogo di Armano e lornarno
in luogo di lorvano.
Diario 405
a uno banchetto che fecce Batina, che fu mogHe del
s'ig. Gio. Ceba ; lì era diversi giovani gentilhomini a
servire detto banchetto, tutti vestiti di seta alla diviza
di re ; da poi gli requerì li volesse fare della sua fa-
meglia; li fecce potessino portare arme e non possono
essere astretti in ragione.
Alli IO [Maggio] è andato una crida che, a penala
forca, non sia nisuno soldato di re, sia a piedi, sia a
cavalo, che, come il sole è sotto, oza uscire fora del
suo alogiamento, né che ozino fare danno ad alcuno,
e che tutto quello che accatano, debano pagare ; etiam
che non sia nesuno altro, corno è note, debba uscire
di casa sua, e se alcuno ne uscirà e che sia arobato
e fatoli alcuno danno, non se ne farà giusticia ; etiam
è andato un'altra crida a pena fiorini dece, ogniuno de
17 sino in 70 [anm\, domani, al sono della campana
grossa, debba andare a palacio e giurare la fideltà.
Questo giorno ha refermato le nostre convencione e
capitoli ad beneplacito ; etiam s' è restato d' acordio
donarli 240 millia ducati in quatro fere ; li 40 milia
vano per lo castello \c/ie] vole fare a Codefà e questo
se li danno oltra li 30 milia se sono dati alli ventu-
reri, senza lo grande sacco hanno fatto de fora su le
podestarie e dentro della terra, che non se potria esti-
mare e lo logiare delli soldati e voleno se li facci le
speze ; etiam hanno condenato le Rivere e potestarie
ducati 60 millia ; etiam vole se li tengano due galere
alle nostre speze armate.
A dì I I [Maggio] a bore 18 in circa, se andò a giu-
rare la fideltà e il re li era in persona con tutta la
baronia, erano sopra uno tavolare molto grande che
s' ora fatto in la piaza de Palazo appresso li 7 scalini
vegnando verso lo castello, alto da terra palmi cinque
406 Anno i507
in circa, tutto ornato alle spalle e di sopra di bellis-
sime tapassiarie e alcune di velluto, tutte piene de zigi
d' oro. La piaza era tutta piena di populo e de sol-
dati. Se apresentò inanzi alla sacra maestà del re, a
nome de tutto il populo , lo sp. d. m. Joannes de
Illice, lo quale fece uno bellissimo sermone, fecce qua-
tro richiezi alla sacra maestà del re : la prima che ne
volesse liberare dalla pena de ducati cento millia erano
incorsi per li capitoli haveamo insieme ; item volesse
refermare li nostri privilegii e capitoli; item volesse per-
donare ad ogniuno che avesse fallito e prezo arme in
questa disgradata impreza; item volesse liberare li prigioni
di castello. Fu resposto per uno d. Michael Ricio napolitano
in nome del re ; la pena de ducati cento millia erano
incorsi per li capitoli haveamo insieme , sua maestà li
rimetteva e perdonava ; alla parte delli capitoli volesse
refermare, respose per essere statti noi rebelli , infideli
e inimici di sua maestà e disse di molti altri opprobrii
e parole stupende, non meritamo ne fosseno refermati
e^ per essere intrato la sacra maestà con le arme in-
dosso, meritamo d' esser missi a fogo e a sangue e
saco e in bordello e per questo voleva che li nostri
capitoli , che haveamo con sua maestà, fosseno stra-
dati e bruxiati ; prezeno detti capitoli e li tagliorno
per mezo, poi prezeno fogo e stoppa e li bruxorono.
Da poi dice, per essere la maestà del re benigna e
misericordiosa e clemente, ne refermava tutti li nostri
capitoli e decreti che haveamo con sua maestà ; con
alcune conditione agionte refermava li privilegii di S.to
Georgio e ghe donava Sarzana e Sarzanello e la Cor-
sega, la quale pretendeva essere sua, per essere intra-
to coT arme in dosso e prezone a discretione. Alla
parte volesse perdonare a ogniuno chi havesse falito e
Diario 407
prezo arme , respose che sua maestà perdonava a
ogniimo, exluso quc^lli nominarla per nome, reser-
vando le rao"ioni del terso, cioè robarie e homicidij,
che se potesse procedere alla ragione civile e crimi-
nale e tutti quelli che se erano alargati, escluso
quelli per nome, infra uno meze, potevano venire alla
terra e li sea perdonato come li altri e passato il meze
restino in bando, come quelli per nome. Alla parte vo-
lesse liberare li pregioni de castello, non dette respo-
sta alcuna : la sacra maestà del Re fecce giurare al
governatore, che non venderebbe officio alcuno , né
che prenderebbe mangiarie, né presenti per offitii, né
sententie, né altre cose. Vole che se cambie le
stampe alle monete e se leve il nome Coradus Rex
Romanorum, etiam che siamo amici de 1' amico e ini-
mici dell' inimico.
A dì II [ Maggio ] è venuto doe fuste da Napoli ,
quella che pigliò la fusta di Bona ; etiam é venuto doi
bergantini chi hanno portato lo signore di Monaco ; é
venuto de Lombardia una gran somma de guastatori ;
hanno brugiato e poi incomenzato a derruvare a Por-
toria la casa de d. Paulo da Nove, in la quale hanno
trovato, in una scondalia, Inter gioie e oro e argento
e denari per più de doa millia ducati. Questo giorno
hanno prezo Dimitrio Giustiniano.
A dì 12 [Maggio] fu fatto uno grandissimo appare-
chio d' uno sepo e manara e 1' hanno misso in uno ta-
volaro molto alto, che hanno fatto su la piassa del
molo, e se diceva che volevano tagliare la testa a Di-
mitrio Giustiniano, e de già era acomulato grandissima
moltitudine di gente e specialmenti soldati in quantità;
l>')i se dice che haveano prolongato tale giusticia.
Re é andato a uno banchetto in Viorà ; etiam é andato
408 Anno l507
una crida che per tutto domani ogniuno debba portare
le sue arme a Palacio. Onesta sera s'è fatto conseLi'lio
in S.to Georgio e s'è datto balia all'officio novo di S.to
Georgio ; etiam che possi dare recapito, comò a loro
parrà il meglio , alli ducati 40 millia per fare lo
castello de Codefà ; hoggi hanno apicato uno in lo Fos-
sello, chiamato Fritolo e al'hora è andato una crida,
che, per tutto domani, ogniuno debba portare le sue
arme a Palacio.
A dì 13 [Maggio] a hore 14 in circa, hanno tagliato
la testa a Dimitrio Giustiniano al molo e ghe hanno
sonato questa matina la campana della giusticia ; la
testa r hanno missa in cima della torre del molo; etiam
hanno fatto spianare la bastia di Premontò ; la torre de
Codefà la vogliono spianare e già s' era incomenzato a
desfare la Lanterna ; 1' hanno fatta desmettere de de-
sfare. Quello vorranno se face, non se sa. Questo
giorno, il re ha fatto citare 14 de populo grasso e
artexani e vole che vadino con sua maestà. Li nomi
sono : Manfredo delli Pomari, Petro Sauli, Silvestro
Giustiniano, Pelegro di Goano, Batta Scaglia, Gabriel
Adurno. Gregorio de Bozolo, Jacob de Sopranis, Ber-
nardo de Castigliono, Theramo Ballano, Acorso Borla-
sca, Lodixio da Brevei e Gio. Batta delli Ferrari.
A dì 14 [Maggio] venere, re s'è partito de hore
doe inanti giorno e pioveva molto forte ; è mezi io
che non è piovuto vinti volte, non fu mai visto tale
inverno senza freddo, né acque. Questo giorno vanno
alle caze di coloro che hanno bandito, a sercando li
loro beni ; li nomi delli banditi [so7io] : Paolo Batta Giu-
stiniano-Silvestro Giustiniano - Gio. Giustiniano e Eliano
Giustiniano - Dimitri Giustiniano - Pantaleo Giustiniano
q. Batta - Dominicus Adorno - Paulo da Nove con doi
Diario 409
fii^lioli - Lodixius de Pentema - Leonardo de Facio -
Hieroniniiis de Facio - Francisco Petrariigia - Manuel
de Canale - Ratta de Canale - Benedetto Ponzono -
Paulo di Cabella, canzelero - Rafael Ponzonus, canze-
lero - Paulo, detto Mazon, et Thomas eius frater - Pan-
taleo di Bruges, et eius frater - Loixe de Bagnasco -
Agostino Foglietta - Giosepe de Dernixe - Pantaleo
Sepolina - Gieronimo Buzalino - Gieronimo di Collonne
- Simon Martello - Perin Stagnaro - Francesco Pipo -
Giacomo Giglion - Gieronimo Fantagiuzo (' j - Bernardino
de Senarega - Bartolomeo da Ceva - Marco de Ter-
rile et filius - lo Rosso Carrega - I^ernardo Bolasco,
detto lo Stradioto(') - Antonio Maria della giostra (') -
Paulo Giudex - Pantaleo delli P>rrarij - Bartolomeo.de
Rome - Rafaele de Torre - Stefano Morando - Antonio de
Albaro - Benedetto Giambono - Nicolao de Nove -
Bernardus de Goano - Thomas de Goano, con duobus
fratribus - Anton ìus de Vegetti - Lazarino de Pino -
Joannes Scorcinus - Simon de Bavari - Antonio Ca-
nello - Pantaleo de Semin - Vincentio de Cazà - Do-
menico Veneroso - Batta de Solario - Agostino Rico-
bono - Batelo barbe (^) - Brasso crudele - lo Rosso de
Gravi - Stefano de P\irnarijs - lo Buschetto rato (') - Batta
Picaluga - Batta Trinche - Benedetto de Insula, detto
lo Cativo - Alexandro da Votagio - Pantaleo Maxenna
(1) Il ms. deir Arch. Civico ha Giorgio Fantaegrasso.
(2) Il Doc. XLIII ha: lo stradioto impinctorc.
(3) Kra Anton Maria de Turio che teneva « Ij chiostra » per giocar^'
alla palla. La triste fine di lui è narrata al 12 giugno.
(4) Il Doc. cit. ha Bertolus barherius; i'. ms. delPArch. Civico, Ratesto.
(5) II Hoc. cit. ha: lo biscayno rato. La lista del Doc. XLIII presenta
altre leggiere modificazioni di questi nomi e mentre non contiene alcuni
di quelli qui citati, ne pone altri che qui non si trovano.
410 Anno l507
- Marco lambono, sono in tutto a n. 76 (') ; è andato
una crida, chi ha o sa che habbia delH beni di coloro
che sono banditi, infra tre idiomi, li debbano manife-
stare, altrimente cascheranno nella medesima pena, che
son contra li banditi ; etiam che non sia ni su no chi
ardischi t^uastare le forche sono per Genova, eccetto
quele de Banchi a pena della forcha.
A dì 16 [Maggio] e venuto nova corno Tarlatino era
ancora dentro dalla Pieve con mille fanti boni e che
haveva lasciato intrare lo fig"liolo di Luca Spinola den-
tro, perchè li haveva presentato una lettera del re.
Questa matina s' è partito mons.r de Jamon con gran-
dissima gente e fatto andare una crida, a pena la forca,
che tutti li ventureri, dentro da tre hore, debano spa-
chiare la terra ; s' è intezo che sono statti nove che
manezavano la destrucione della nostra terra, che ha-
veano prezo uno salvoconduto da re per salvare le
loro robe e persone e li hanno datto nove millia du-
cati e li hanno niissi su le speze della terra ; hanno
scritto item prò diversis 9 millia ducati, s'è inteso que-
sto e haveranno pagato del suo.
J\ dì 17 [Maggia] s' è congregato al doppo disnare,
in la camera del governatore d. Gio. Aloise, 4 del'of-
ficio della balia e 4 delli Anciani e incomenzorno a
dare li offìtii ; refermono uno podestà astexano che era
qui quando la terra si levò in arme ; feceno vicario
uno di Valenza di Lombardia, feceno uno canzelero di
d. Gio. Aloise canzelero del governatore , nominato
Izobio ; feceno uno de d. Gio. Aloize, nominato Balon,
cavalero dello podestà; deno le balote, poi desmissono
e ordinorno per 1' endomani di dare li altri offìcii.
(i) In verità sono soltanto 75; probabilmente venne dimenticato qualche
fratello o figlio che doveva seguire la sorte del parente bandito.
Diario 41 1
A dì 18 [Maggio] li 14 che re Ila comandato che
vadiiio a Milano, questa matina se ne sono partiti 1 3
per Milano ; Giacomo de Andora non è partito perchè
li suoi creditori hanno havuto modo di farlo restare.
Li orentilhomini sono quelli che fanno tutto, li altri
sono tratati pegio che giudei ; lo castclano fa minare
una gran frotta de caze alla Maddalena, a Codefà, è
più de mille guastatori che fanno lo fondamento del
castello.
A dì 19 [j^aggìo] s' è datto tutti r officii. così della
terra come delle Rivere, e non ne ha havuto salvo gen-
tilomini e chi era loro schiavo; se ha gran delito \tÌ7noref\
della peste; è venuto quattro barche carrighe de biscoti
farine e vini e grande somma de prie di ferro, di bom-
barde ; etian è venuto nova che lo figliolo di d. Gio.
Aloixe è intrato in la Speza con li Bertoroti e l'ha missa
quasi tutta a sacco ; etiam lo cardinale di Finaro ha
tornato a fornire Finaro.
A dì 20 [Maggio] è venuto nova come Galeazo Pa-
lavicino milaneze era intrato per forza dentro della
Speza con lo bracio de Biasia , e che Antonio Maria
da Fiesco era fugito a Portovenere ; d. Galeacio dice
che re gè 1' avea data. ìl simile dice che d. Gio.
Aloize ; me pare che vada da chi può far, facia.
A dì 22 [Maggio] è andato una crida che ogniuno
chi ha penoni o bandiere , fatte al tempo de viva po-
pulo, o chi sa chi ne habbia, infra hore 24 le debba
manifestare e apresentare, sotto pena de rebelione e
confiscatione de' loro beni ; etiam n' è andato un'altra:
chi sapesse dove fosse alcuno bandito e de suoi beni
mobili e immobili e debitori, che, infra hore 24, se
debbano manifestare, altramenti incorreranno in la me-
desma pena , nò sia nisuno che ardischi praticare né
412 Anno l507
dare alcuno subsidio a detti banditi, sotto pena di re-
belione ; etiam s' è inconienzato a spendere testoni da
soldi i6 l'uno, che se incomenzava a fare nella nostra
secha; la stampa è tre zigli con lettere: Ludovicus Rex
Francorum et Genue Dominus ; da 1' altra banda uno
^riffo e a canto una croxie le lettere: Comunitas lanue.
È venuto nova come sono andati doi comissarii alla
Speza, francesi, e hanno fatto che ogniuno possia stare
dentro della Speza e questo hanno fatto per potere più
a compimento scodere la taglia.
A dì 28 [Maggio] ÌOVis, a hore 20, è arrivato il car-
dinale Antoniotto Pravexino \PallavicÌ7io\ con due galere
della santità di nostro signore benissimo in ordine; erano
patronizate per uno che ha nome: lo Mutin di Moneglia;
detto cardinale è legato di sua santità , mandato alla
maestà del re; se gli è fatto grandissimo honore (').
E a dì 29 [Maggio] è andato una crida che non sia
nisuno chi ossa giocare alli pugni e che non sia nisu-
no chi ossa di parlare più de 4 insieme; a hore doe
di note in circa, sono usciti fuora de castello li prigio-
ni che furono presi e hanno pagato ducati sei milia de
numerato e ducati quatro milia dentro da uno mese,
con sigortà de banco \^y, etiam è venuto una barca de
(i) Sigismondo nE''CoNTi uà Foligno ne le storie dc^suoi tempi dal i4y5^
al i5io (IL pag. 375) dice che il cardinale Antonio Pallavicino fu inviato
in legazione a Luigi XII collo scopo di persuadere il re ad usare la possi-
bile mitezza verso i Genovesi; il Pastor^ Storia dei Papi (Voi. Ili, Appen-
dice , pag. 790) dà un regesto di un breve di Giulio II a Luigi XII scritto
da Roma il 20 Maggio 1 507 nel quale il Papa ricorda di avere da poco
tempo ringraziato con sue lettere Luigi XII « prò clementia qua in civita-
tem lanuensem usa est. Patrie enim caritas facit ut eam incolumem esse cu-
pimus ». Termina raccomandandogli la famiglia de Saulis devota alla corona
di Francia. (Conc. Lib. brev. 2 5. fol. 242 Archivio segreto pontificio). Se
confrontiamo la data della lettera con quella delfarrivo a Genova del Palla-
vicino possiamo concludere che la lettera venne affidata a lui.
(2) Nel Doc. L si possono leggere i nomi di alcuni di questi prigionieri
di Castelletto.
■
Diario 41 3
verso Provenza carriga de calcina, che ha descarigato
a Codefà; etiam hanno preso tre francesi ventureri e
uno fante d'uno tavernaro, che sta fora della porta di
S.to Tomaso , lo quale è genovese e lo haveva mo-
strato la porta d' una poveretta, che haveva una sua
figliola fora della porta di S.to Tomaso e ghe introrno
per forza, la tegnino tutta la notte, alla matina se n'è
fu gita.
A dì 31 [Maggio] hanno preso doi Francezi di queli
ventureri e li hanno apicati l'uno alle forche della porta
delli Vacca, l'altro alla porta di S.to Tomaxo; lo terzo
(') suo compagno, perchè era di bono parentado, lo
miseno in galera ; lo fante del tavernaro perchè era
genovese, preze per moglie quella garzona.
A dì primo di Giugno è stato conduto d. Paulo da
Nove per prigione a Genova, lo quale hanno misso in
castello ; uno corseto habitato in Piza, con uno suo
bergantino lo dovea portare a Roma , da poi ha toc-
cato 800 ducati per condurlo qui.
A dì 3 [Giugno] s'è partito il cardinale Paravexino
legato della santità di nostro signore et è andato a
Milano.
A dì 4 [Giugno] s'è partito doi ambasciatori: lo sp.
d. Gio. de Marini e Gio. Batta Cocarello, e sono an-
dati dalla sacra maestà del re.
A dì 5 [Giugno] è venuto de verso Provenza barche
doe, carighe de vituarie, paferri, sappe, baili, piconi
e martelli, con grandissima provixione de municione, e
dicono che Provenza era aparecchiato, intra vituarie e
municione, da carrigare ancora barchie sei, che aspeta-
vano per mandare qui.
(1) Il ms. delPArch. di Stato ha: « lo dito » in luogo di « lo terzo ».
_^i_^ Anno l507
A dì 12 [Giugno] se sono partiti qiiatro cittadini:
Melchio de Nig^ron, Gio. Ambrosio da Fiesco, Nicolò
Giustiniano e Cosmo delli Zerbi e sono andati a Por-
to venere in contro al re di Spao^na, lo quale se aspetta
bora per bora, lo quale vene de verso Napoli ('); s' è
fatto de g-randi aparechii per riceverlo; ea die (^) è statto
menato a Genova uno giovane nominato Antonio Ma-
ria de Turio, lo quale teneva la cbiostra da giocare
alla balla; era delli banditi e, percbè era bon amico
de casa d'Oria, s'era fidato andare a Oneg'ia, onde ma-
dama de Onegia, chi fu moglie del qm. Domenico d'O-
ria, ne \/ia] avisato qui li d'Oria a Genova, li quali li
scrisseno lo dovesse restalare e così fece; di poi il Pa-
lacio li mandò de qui uno leudo di Camoglì, con certi
francesi, che l'hanno condotto qui'^air hora'^di vespero.
Hieri apicorno alla porta delli Vacca un giovane delli
Saulo ('), lo quale l'ha fatto apicare Joanne Ambrosio da
Fiesco. perchè haveva arobato in uno suo navilio, che
era in fondo in la darsena, tante cose che valevano
da soldi 15 in circa; era giovaneto che non haveva
ancora anni 20.
A dì 13 [Giugno] è venuto nova comò la sacra
maestà del re haveva fatto mettere in lo castello di
Milano, il signor di Monaco.
A dì 14 [Giugno] andò uno cavaliero in lo carrogio
de Pera e prese uno Gio. Maria de Pentema, lo ha-
(i) Il giorno precedente (5 Giugno i5oj) Rodolfo de Lannoy aveva in-
viato lettere patenti agli officiali delle due Riviere avvertendoli che a giorni
sarebbe passata la flotta che portava il re di Aragona da Napoli in Ispagna
e ordinando che dovunque essa facesse scalo, fosse ricevuta con liete acco-
glienze {Diverrorum Filza 64},
(2) Il ms. deTArch. di Stato ha: « e odie ».
(3) Il ms. deirArch. Civico ha: Suchè.
Diario 4l5
ve va per li cappelli e lo menò perfino in lo carrogio
che va alla volta de Viorà, da presso a uno pozzo, che
è alle spalle della chiesa delli Servi, e se li lanzorno
certe donne per agiutarlo, onde una che haveva uno
paro di forfexe e tag'liò li cappelli al detto Gio. Maria,
lo quale subito è fuo^ito via e li cappelli restorno in
mano del cavaliere, lo quale poi è andato a Palazo e
s' è lamentato; fu bandito il detto Gio. Maria e mis-
seno tre di quelle donne in prigione.
A di 15 [Giugno] martedì, a hore i6 in circa, me-
nomo d. Paolo da Nove, de castello in Palacio, in lo
quale loco quella mattina haveano fatto piantare la be-
trescha, sepo e manara, che era al molo; lo compagnor
no con grandissima gente armata; haveva una {veste)
vechia in dosso, con le mane ligate dietro ; quando
fu in Palacio, li legerno il processo : per essere rebello
della sacra maestà del re è caduto in crimine lese
maiestatis; etiam per essere andato a Monaco e statto
cagione di fare morire gente assai; etiam haveva so-
bronato li populi che non se volesseno asestare (') con la
maestà del re ; etiam era andato su li monti e per
lui era morto tanta moltitudine di gente e per molte
altre ocisioni era condenato a esserli tagliato la testa ;
de poi fatto quatro quarti: 1' uno misso alla porta del-
l' Arco, un altro su la torre del molo, un altro su la
porta di S, Tomaso, un altro su la porta dell' Acqua -
sola, la testa, in cima di una lancia, in cima dalla tor-
re di Palacio; da poi lo feceno montare su la betresca;
era tutta la piassa e li corridori pieni de nobili, de po-
pulo, artegiani e gente armate. Al hora dice che pre-
gava ogniuno a chi avesse fatto despiacere li volesse
(i) il ms. deirArch. di Stato ha-, accostare.
4l6 Anno l507
perdonare e pregare per l'anima sua; edam pregav^a li
minuti volessino stare tutti insieme e stare bene con
la maestà del re , e non fidarsi de' nobili , né di po-
pulo grasso, ne de altri ; che per fidarse, era conduto
a quel termine; poi se voltò al boia e li dice che
quello voleva fare, lo facesse presto; poi s' è ingeno-
chiato e misso la testa su lo ceppo e in un colpo
gliela tagliò, da poi ne feceno quatro quarti e li miseno
dove haveva giudicato lo processo.
A dì 19 [Giugnol alla matina s' è partito d. Gio.
Aloize e suo figliolo, li quali sono andati a Montobio
e de lì, se dice che vanno in Aste, dove se trova la
sacra maestà di re, la quale, alcuni dicono che va
in Pranza, altri dicono che viene a Savona per retro-
varse con re di Spagna. Questo giorno è venuto nova
per lettere di F'irenza, comò detto re era gionto a
Piombino.
A dì 21 [Giugno] hanno apicato al molo quelo gio-
vane chiamato Antonio Maria de Turio, che teneva la
chiostra per giocare alla balla. Ea die s' è mostrato la
schella a Gio. Giordano Ursino, lo quale ha per mo-
glie la figliola della santità di nostro signore ('), lo quale
l'havea mandato dalla sacra maestà di re per alcune cose
secrete; etiam lì richiesse per parte di sua santità
volesse perdonare a Domenico Adorno e Agostino Fo-
glietta, eh' erano statti mandati ambasciatori a sua san-
tità; etiam clonarli salvo conduto che possiano venire
a casa loro; soa maestà non ne volse fare niente. Mo-
strandose la schella a detto Gio. Giordano, li era pre-
Ci) Papa Giulio II aveva avuto in gioventù una figlia di nome Felice.
Dando questa in matrimonio a Gio. Giordano Orsini e maritando sua nipote
Lucrezia in casa Colonna , potè pacificare le due grandi famiglie rivali.
Cfr. MoRONi, Di^^'.onario di eruditone.
Diario 417
sente lo governatore, lo castelano del Castelletto e uno
presidente chi ha mandato qui il re (') ; erano tutti tre
in lo gagiolo (^); fu requesto al i^overnatore che fosse da
loro piacer*,' fuora dello gagiolo perchè era de co-
stume, quando se mostrava detta schella, non siano
nisuno in lo gagiolo; lo governatore e presidente uscir-
no fuo.ra gratiosamente; lo castelano uscì fora dicendo
de grandissime minacele e parole ingiuriose e dice che
farla ancora portare via detta scodella e se ne uscì
(ora de secrestia; etiam è venuto nova come il re di
Spagna era arrivato a Portovenere.
A dì 22 [Giugno] li gentilhomini hanno presentato
lo castellano del Castelletto e li hanno donato uno
bacile, stagnerà, refrescatorio, tasse, doi bozelli d' ar-
gento ('); una roba de cremexi alla moglie e altri pre-
senti allo figliolo, e una peza de zentunile al capitaneo
de citadella; se dice che li hanno apresentato per 500
(1) Era il presidente della giustizia e si chiamava Pietro di S. Andrei,
egli si trovava da poco in Genova poiché le sue patenti di nomina sono
del 9 giugno iSoy. Politicorum Mazzo 3.
(2) Cornelio Desimoni nella sua edizione dello Statuto dei padri del
Comune della Repubblica Genovese, i'agano, Genova 1886 pone nel Glos-
sario a pag. XI.IX la voce gaggiolo e spiega che doveva essere un muro,
argine, parapetto, etc. per impedire Pentrata di terra, etc. Qui si capisce
che doveva essere una specie di ringhiera o balaustra per trattenere i vi-
sitatori.
( )) A"' di nostri « bozelli » sono carrucole infisse in una specie di casa
di legno, usate per lo più sulle navi e pare siano cosi chiamate perchè
f-itte di legno di bosso; nel caso nostro credo che siano « borsette » e dico
ciò non per alfmità di suono tra bozelli e borselli, ma perchè leggo nel (ìlos-
sario del Desimoni apposto al termine della sua pubblicazione dei « (Amti
deW ambasciata al Chan di Persia » Atti Soc. Lig. di St. Pat. Voi. XllI
pag. 682 la voce Bau gè de coreo spiegata come Bolgetta di cuoio per ri-
porvi argenti. Non potrebbe essere bozelli un dimmutivo di bougo?
11 ms. della Ribl. Beriana in luogo della parola bozelli pone « bacili »
ma questa interpretazione non ci pare giusta poiché poco prima si parlò
di « uno bacile » e questi due avrebbero allora dovuto far numero con esso.
4l8 Anno iSoy
scuti. Se dice che la maestà del nostro re è gionta a
Savona ; la magior parte delli nostri nobili li sono an-
dati ; il re di Spagna è ancora a Portofino per lo ca-
tivo tempo.
A dì 23 [Giugno] è andato una crida che tutti co-
loro chi non hanno portato le arn:e a Palacio, le deb-
bano portare e chi 1' havesse mandate in Rivera, infra
otto giorni se debbano apresentare ; etiam quelli delle
tre podesterie, infra 8 giorni, tutti le debbano apresen-
tare, sotto pena de rebelione ; se dice che l' imperatore
prepara grandissimo exercito e per ogni modo vole
passare in Italia.
A dì 26 fGiujno] a hore 14 è arrivato nel nostro
porto la maestà del re di Spagna e la regina che vene
de verso Napoli con galere 16 e quatro de pre Johanni
\rrege7it\ francese, cheli era andato incontra e li haveva
portato mons.r de Fois chi è fratello della regina e
figliolo d' una sorel'a del nostro re ('); detto re di Spa-
gna haveva con sua maestà Gonsalvo Ferrando, lo
quale li aquistò lo reame de Napoli, con akri assaissi-
mi baroni e sig.ri molto sontuosi de catene d'oro gros-
sissime e de gioie ; dapoi è calato in terra mons.r de
Fois ; lo nostro governatore e T ambasciadore del re
di Spagna, chi era qui accompagnorno detto Fois aio-
giare in Banchi, in casa di d. Anfrono Usodimare ,
dove era alogiato un' altra volta.
Quando furono in Banchi, li famigli erano alla por-
(i) Ms. di Fois si mise certamente in viaggio verso il i5 giugno 1 507
poiché in quel giorno Rodolfo di Lannoy avvisava gli olìiciali ed i popoli
della Riviera di Levante che sarebbe passato per essa « Pill.mo Mons.r de
Foes, nepote del re cristianissimo » andando incontro al « catolico re de
Aragone ». Ordinava perciò di riceverlo con tutti gli onori. ( Diversorum
Filza 64).
Diario 419
ta con li fereri e picorno uno gran pezo ; alla fine non
li volseno aprire né recevere ; potette pensare quanto
sdes^no lo haveno ; se trovò in Banchi d. F-'asquale de
Fornarii, lo quale le offerse la sua casa, 1' acetorno e
li andorno e se trovorno meglio alogiati e con più
piacere che in casa di detto d. Anfrono.
Al doppo disnare li Anciani andorno in galea a
visitare la maestà del re, la quale fu apresentata dalla
nostra comunità molto honorevolmente e abondantissi-
mamente d' ogni cosa per refrescamenti, come meritava
sua maestà ; li presenti passano più de 600 ducati.
Alla sera, a hora una di note, sua maestà e la regi-
na calorno in terra ; lo governatore e Anciani con
molti cittadini li feceno compagnia ; passorno per la
piassa delli Giustiniani e andorno al Batesto e viderno
la schella, poi se ne tornorno per lo carrogio del Filo,
e andorno alla volta del molo ; si dice che la santità
di nostro signore fece fare a Hostia de orandissimi
aparechii e provixione e aspettava più de 14 giorni la
maestà di detto re di Spagna, lo quale è passato di
longo e non li volse parlare.
A dì 28 di Giugno 1507, d' una hora avanti giorno,
la maestà del re di Spagna s' è partito dal nostro
porto ; hieri matina è calato in terra e ha odito mesa
in S. Marco; da poi è montato su lo schiffo della ga-
lera ; haveva in compagnia Gonzaluvo Ferrando e un
altro barone ; è andato a revedendo tutto il porto ; è
andato in la darzena e darzenale, da poi tornato in
galera.
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DOCUMENTI
f 7»/// i docuìiicnti qui trascritti appartengono aW Archivio di Stato in Genova)
L
Il lìio^olenciite Filippo di Roccahcrlino concede i dm txr^i degli ojfici
pubblici ai popolari.
Genova, 18 luglio 1 5o6.
MDV'I die XVIII^ lulii, Sabbati, bora vigesima tcrtia, in platea
Palatii.
Illu. et ex.sus d, Philippus de Cleves Ravasteni dominus, regius
Admiratus et lanuensis Gubernator et seu Magniiicus et prestan-
tissimus d. Ph lippus de Rochaberthino in lanua locuntenens regius
prò pretalo Illu. d. Philippe de Cleves, ex omni potestate, omnimoda
et etiani absoluta balia, et tamquam regius officialis in lanua,
dat et libere concedit populo lanue seu hominibus de populo
lanue et vult quod de cetero habeant duas tertias partes in omni-
bus officiis et ex nunc dat illis et concedit liberam et effectua-
lem ac realem possessionem dictarum duarum tertiarum partium
dictorum officiorum. Et qui prefatus Magnificus d. Philippus de
Rochaberlino locumtenens mandavit in Bartholomeo de Senarega
et Kaphaeli Ponsono cancellariis ut presentem deliberacionem et
coiicesiionem scriberemus et notificaremus per Civitatem.
28
422 Anno l5o6
ea die et hora paulo post
Nos Bartholomeus de Senarega et Raphael Ponsonus, cancellarii
comunis lanue, notificavimus suprascriptam deliberationem alta
voce et intelligibili per civitatem.
Diversorum Cancelleriae Reg. 172.
II.
Lettera a Luigi XII, che Io ragguaglia dei fatti avvenuti in Genova
e lo assicura della fedeltà dei cittadini al suo governo.
Genova, 2 1 luglio 1 5o6.
Serenissimo et Christianissimo Domino Ludovico Franchorum
etc. Regi, Duci Mediolani ac Janue Domino nostro nobis colen-
dissimo.
Sire, tantb humilmenti che fare possiamo, se ricom mandiamo
a la Maestà vostra Crhistianissima. Pochi di fa havemo scripto a
Vostra Maestà a risposta de soe lettere, e facto intendere, che
per la motion seguita in la cita a H XX del mese passato tuto
restava in quiete. Da poi ultimamenti fu da uno nobile batuto
uno de li habitanti propinqui a la cita sensa alchuna caxone et
sopra quello seguite nove indignatione. sono facti novi rumori
a di XVIIII de questo, per sedatione de li quaUi comò per lo
Illustre nostro Locumtenente fu sentito, non li parse più presto,
nò più utile remedio, quanto a satisfare ogniuno circa la divi
sione de li officii civih, essendo la cita sotto Irei ordeni, soè no-
bili mercadanti e artexani, lì quaUi mercadanti e artexani comu-
niter si domandano populo, et dove per lo passato dicti officii
se dividevano per meità, una meza parte a li nobili, l'altra meza
a mercadanti e artexani , de cetero se divideno prò lercio a
nobili, mercadanti e artexani. La qual tal divisione è stata ordi-
nata cum justificatione de più raxone et maxim.e che secondo
lo numero, li mercadanti e artexani sono molto più de li doi
tercii, h qualli per utiUtà e honore de la cita etiam non man-
Documenti 423
ebano secondo la loro ratta, fare il debito. Et sapia Vostra Mae-
stà che, facta talle ordinatione, tuta la cita è restata in grande
tranquilità. Sapia anchora quella, che in niguno movimento né
quallecunque acto, mai fo facta cossa alchuna se non cum ogni
hon re reverentia e fede de la Maestà Vostra e de lo lUu. Lo-
cumtenente nostro, lo qualle cavalchò più fiate per la cita sensa
arme, et a lui se he semper facta et si fa ogni obedientia e re-
verentia debita. Et perchè per caxone de qualche tristi, licet de
o populo, persone qualle per la più parte erano state bannite, e
intrate in la dieta motione, sono stati facti alchuni pochi danni
di roba, per questo preghiamo non prenda la Maestà Vostra al-
chuna malia contenterà, ne dubite che per lo Locumtenente, a li
tempi debiti, se ne farà inquisitione e punitione. Noi, Sire, ha-
biamo infiniti et inmortaH debiti a Vostra Maestà per molti be-
neficii et honori per lo passato recevuti, ma molto più per
quanto in la predicta caxone habiamo experimentato e experi-
mentcmo lo cordiale e paterno amore uzato e qualle uza con
tinue verso noi lo dicto nostro Locumtenente, che in vero tanto
non farla nò mai crediamo habia facto per questa cita alchuno
nostro citadino, del che primo re^ratiando Dio maximo, deinde
la Maestà vostra e lo Ill.mo Governatore nostro, e la bontà de
lo dicto nostro Locumtenente, non semo mai per dementicarsi
tanti bcncfkii, li qualli ne obligano, non solum a perseverare in
lo debito nostro de mantenere la fede data, ma ad exponerc
insino al sangue e li fìgioh proprii ad ogni commodo di vostra
Maestà. E vogia questo Dio onnipotente che cum utilità e ho-
nore de quella proceda caxone per la qualle. lo animo e debito
nostro po^siano essere experimentati. Noi, Sire, ad ogni modo
volevamo mandare Ambasiatoie a Vostra Maestà per congratu-
larsi del mariagio di la excellentissima madona Claudia. La
qualle cossa tanto più vederemo de accelerare, perchè dicto no-
stro Ambassatore possa viva voce satisfare a Vostra Maestà de
le cosse occorse di sopra. La quaìle humilimenti preghiamo de
424 Anno l5o6
diete cosse non si prendia alchuna malia contentesa, perchè,
corno habiamo dicto, per la gratia de Dio e per la bona opera
de dicto nostro Locunritenente, ogni cossa resta pacifica, ad ho-
nore e gloria de la Maestà Vostra, cossi non dubitamo doveire
procedere, corno anchora crediamo intendereti da dicto nostro
Locumtenente. Pregando Dio done longa e felice vita a Vostra
Maestà. Datum lanue die XXP iulii l5o6. Maiestatis Vestre
fidelissimi servitores Philippus et consilium.
Litterarum Reg. 47, lettera n. 114.
III.
Lettera a Filippo di Cleves di Ravenstein , governatore di Genova ,
sui primi moti popolari e sidla legge dei « due ter^i ».
Genova, 21 luglio i5o6.
Illustrissimo et excellentissimo domino Philipp© de Cleves
Ravasteni domino, regio Admirato, Gubernatori nostro Colen-
dissimo.
IH. me princeps et excellentissime domine colendissime. Siando
conveniente cossa che tuto quello che occorre di qualche impor-
tantia, ne faciamo notitia a vostra excellentia comò a nostra
testa et nostro padre, però facemo intendere a quella che siando
a li di passati cresciuto una grande licentia de alchuni de quelli
chi se yhamano gentilhomini, de ferir e dar mascate e pugni
per la cita, e qualche volta in loci più degni de la terra, e
siando admoniti abstenerse de simile cosse, e non desistendo, se
vegne a li di passati che fo a li XX de zugno, a qualche ru-
more, ma per conforto e interpositione de molti homini da
bene non fo altro; poi assai tosto se ritornò in li inconvenienti,
siando di novo stato batuto da uno nobile uno homo habitante
vicino ala cita, sensa caxone alchuna. Unde a li XVIIII del pre-
sente s è rinovato lo tumulto, renovandose la indignatione; et
Documenti 425
considerato queste presumptione uzate procede da quelli li qualli
in li officii civili hano più parte che non li vene et che non hano
li altri per haveire molto sotlomisso la brigata, accadendo a
molti bizognare ogni iorno de dicti Officii civili, ritrovandosi lo
sig.r Locumtcìiente nostro in tal tumulto, né più presto nò più
utile remedio sapiando quanto satisfare ad ogniuno circa la di-
visione de dicti officii, congregato uno grande consegio in Pa-
latio, se he decretato sumdicti officii, e per fare che non se
habia a vegnire più in simile inconvenienti e sapiando corno
sono divisi li or leni de li citadini de la cita, soè nobili, mer-
canti ed artoxani de la cita corno dò bene intendere vostra ex-
ccllentia per haverne qui tanto tempo governato, s' è decretato
per tal mezo, che dicti officii civili se daghano per tercio, soè
lo lercio a li nobili, lo tercio a li mercanti e lo tercio a li artexani,
chi è a dire doi tercii ai populo, el tercio a la nobilita, a fi quaUi
populari tanta parte li convene per la rata soa, faciando non
mancho utilità per le parte che li vene che li altri, et attento,
monsignore, la qualità e numero de epsi populari, et cossi facta
questa deliberatione statim pacificò la terra et cossi resta quieta
e pacifica, et speremo sera a perpetua gloria de la Maestà de
Re et extinctione de ogni malia opera che potesse seguire. E
benché poi siano intervenuti qualche pochi dezordeni e qualche
poche robarie, non v é da maravegiare in simile caxo, perochè
in una terra grande comò è questa, non mancha mai qualche
tristo. Pò stare de bona mente vostra excellentia che tuto sta
bene et per lo Illustrissimo Locumtenente nostro se farà grande
dilligentia e bona iustitia in trovare e punire li calivi. Noi, mon-
signore, non dureremo tropo faticha in farve intendere la fede
nostra a la Maestà de Re, perchè l'avete vista e provata e la
vogliamo mantenere finché la vita ne durerà, et crescere più de
iorno in iorno et de bene in meglio, comò credemo farà inten-
dere a la vostra eccllentia lo nostro Locumtenente lo qualle in
questa civil novità s'è deportato tanto bene et tanto amorosa-
42Ó Anno l5oó
menti, che più non porria dire, habiando uzalo tuti li termini
chi se conveneno ad uno degno Locumtenente et più, et etiam
non se podia far più se ben fosse stato de nostro sangue, unde
ogniuno gè resta obligatissimo ; rcstamo etiam obHgatissimi
a la Maestà de Re, restarne etiam obligati alla Illustris-
sima Signoria vostra de tallo rectore che ne haveic dato. A
presso, habendo in animo de mandare Ambassada. za dì fa, a la
Maestà de Re per cum quella congratularsi del mariagio de la
excellenlissima madona Claudia, siando occorso quello che è,
presto la faremo ajcelerare ; dexiramo che la Maestà de Re sia
de tuto ben aj/izata. Questo e quello, monsignore, chi he acca-
duto in questa cosa, pregandovi a non prendervi alchuna altera-
tione, perchè. Dio giatia, intercedente l'opera del prefato Illustre
Locumtenente et bone persone, tuto è quieto e pacifico comò
da epso sereti avizato più a longo, pregando etiam vostra
signoria adoperarse cum la Maestà de Re, che non se prenda
alchuna malia vogia de li facti nostri, nò alteratione alchuna
siando la cossa, conio dicto havemo, quieta semper a laude e
gloria de Soa Maestà. Datum lanue die XXI lulii MDVI.
Consilium Antianorum.
Litterarum Reg. 47, lettera n. 117.
IV.
Lettera a papa Giulio li. sui moli popolari, sulle loro cause e sui
provvedimenti presi.
3o luglio i5o6.
Sanctissimo et beatissimo patri Domino lulio pape secundo,
domino nostro Colendissimo.
Credimus iam pervenisse ad aurcs vestras, Sanctissime et
Beatissime pater et Domine noster Colendissime, motus illos qui
paulo ante hic exsuscitati sunt. Credimus etiam eodem fere tem-
pore nunciatam extinctionem, nam nec tam graves fuerunt, nec
Documenti 427
eo odio incensi ut non brevi tempore componi potuerint. Novit
Summa Sapientia vestra que multa vidit , multa audivit , la-
nuenscs in civilibus dissensionibus , sanguine nec rapinis unquam
oblectatos, sed si quando ad discordias deventum est, quoniam
nulle cause nutriendi odij superfuisscnt, statim, rebus compositis,
omnia ad naturam rediisse, el ut intelligat eorum originem Bea-
titudo vestra, exitumque, breviter ut facta sunt narrabimus, sed
sciat prius quieta esse hic omnia. — Creverat. pater sancte, ab
aliquo tempore citra, inter aliquos nobiles, quedam licentia ce-
dendi ferro et pugnis, ut non amplius lingua in publicis et pii-
vatis eorum actionibus, sed manu agendum honorificum pu-
tarent. Dehonestabat etiam magis facinus hoc, quod in foro
mercatorio, quod nos Bancos appailamus, ut celebrior esset in-
iuria, quandoque ista fìebant; moniti continere, obaudiverunt. Res
ad indignationem versa eo processit ut iam scandalum immi-
neret, et esset in dolore quod timeremus. Renovata eadem li-
centia et cum forte unius cesi pugno partes ex plebe homines
qui tunc aderant sumpsissent, ceperunt recandescere vulnera que,
multorum monitione, fuerant paulo ante compressa et sic res
tandem erupit et in primo, furentis populi ardore, unicus tantum
nobilis infeliciter oesus est. Conversi statim ad sedandos populi
clamores, tantum unusquisque fecit quantum vires et auctoritas
suppctebant et in primis noster locumtenens, vir prudens et
nostre quietis studiosus, nuUum remedium utilius nec magis pre-
sentandum invenit quam si, ut sunt ordines civium in tres partes
divisi: nobiles, mercatores et artifices, ita tripartito civilia officia
dividerentur, que prius inter nobiles et eos quos de popullo ap-
pellamus per dimidia conferebantur. Quod remedium aliis tem-
poribus, turbatis rebus, factum fuisse cognitum est, id ipsumque
salutare. Quo facto mox arma deposita sunt, inducta quies, factc
sunt in ipso populi saevientis concursu rapine, nec multe quidem,
ab aliquibus exulibus et sceleralis hominibus, qui ad notitiam
commotc civitatis vcncrant. Dabitur forma nunc, quietis rebus,
428 Anno l5oó
restitutioni et dalur in dics , et si forte aliquis Beatitudini vestrc
retulerit partem nobilium urbe secessisse, potuit hoc facile licri,
non minus fortasse indignatone quam metu. Sed nihil est ti-
mendum; tutuni est omnibus nunc venire, stare prò arbitrio et
tam secure ut nihil securius indignationem mitescet dies. Habet
Bcatitudo vestra initium huius motus quousque processcrit, in-
tellexit remedium , dicant alij quicquid dicere vohierint. Que
ideo voluimus iUi nota facere, prò illa veneratione qua eam col-
Umus, ut omni tempore nostras actiones intelligat, et referle
aliunde quam a nobis certior facta, aliqua amaritudine affici
posset, ut faciunt parentes de fìHorum actionibus. Quod reHquum
est commendamus nos et civitatem hanc, nunc et omni tempore,
Beatitudini vestre nosque ut fihorum loco habere dignelur pre-
camur, qui semper ut nostrum parentem et coluimus et obscrva-
vimus. Data lanue die XXX lulij MDVI.to
Svmctitatis vestre devotissimi cultores Philippus et
consilium et Duodecim pacifìcatorcs.
Litterarum Reg. 47, lettera n. 124.
V.
Lettera a re Luigi XII per accertarlo della tranquillità di Genova
e ringraziarlo della sua buona disposi::Jonc verso i popolari.
2 agosto 1 5o6.
Regi christianissimo, Domino nostro.
Sire, tanto humelmenti quanto possiamo, se arricomandiamo
a la vostra bona gratia. Sire, hieri scritto habiamo a la Maestà
vostra come apresso le prime nostre littere, semper in quosta
vostra cita s'è perseverato in bono riposso e tranquilità, né mai
poi è seghuito rumore né disordine alcuno, sia per la grande
providentia de lo lUu. Monsignore nostro locuntenente, el quale
in tuto merita ogni laude e comendatione, sia per universale
Documenti 42Q
deliberatione e bono proposito de li citadini vostri boni subiecli,
(pali mai hano pensato nò pendano si non fare tute quelle coss e
che tendano a gloria de la Maestà vostra e a conservationc del
stato suo e a bene e utilità de questa vostra Fidelisima cita.
Siro, s'è poi havuto questa matina le lettere de la Maestà
vostra scritto a dì XXVI. -^ del passato, per la quale neomforta
a far deponerc le arme e attendere de pacificare la cita. K ben-
ché li conforti de la Maestà vostra, come conviene a boni e liali
subiecli, a noi siano comandamenti, nondimanco questi conforti
non erano necessari], perchè, come è detto di sopra, tufo de su-
bito s'è reducto a grande tranquilità, in gloria de la Maestà vo-
stra. E perchè scrive vostra Maestà haver ordinato a
Mons.r ci grammaeslru chi se aproxime a le nostre parte cum
la gente d'arme, acompagniato de alcuni sapienti conseglieri del
vostro parlamento di Milano, sapia la Maestà vostra queste pro-
visione non esser più necessarie. E, per quanto loca a la gente
d'arme, faciamo intendere a la Maestà vostra corno in tuta Lom-
bardia e ancora in tuta Francia la Maestà vostra non à ne me-
glior gente d'arme nò più fedele nò più viscerata come sono li
vostri boni subiecti de questa vostra cita, e bene in tuto lo hano
dimostrato, E non solamenti qui, a mantenimento e conserva-
tione del felice stato de la Maestà vostra, sono presti a expo -
nere la vita el sangue e le facultà, ma etiam in ogni loco
unde ne debba resultar gloria a la Maestà vostra, come più am-
plamenti intenderà dal nostro Ambasiatore, el quale, a Dio pia-
cendo, infra dui o tre giorni metteremo a camino, sperando che
poi che lo haverà oldito, resterà de noi e de tuta questa cita la
Maestà vostra ben satisfacta.
Sire, per el nostro lUu, locuntenente n'c stato Icgiuto le ultime
lettere per vostra Maestà a lui scripte a di XXVIII, per le quale
s è veduto cum quanta clementia la Maestà vostra inteso de tuto
la verità de noi e de tuta la cita è restata bem contenta e sa-
tisfacta. Del che singularmenti dieta vostra clementia ringra-
430 Anno l5o6
tiamo. E veramenti queste lettere de la Maestà Vostra hano
tanto inanimato e facto bom chore ad ogniuno che non se po-
terla per lettere explicare, corno più largamenti crediamo s?rà
avisala la Maestà vostra dal predetto lUu. nostro locuntencnte,
el quale in ogni cossa à tanta cara de lo honore e gloria de
la Maestà vostra a bene e utilità de questa vostra fedelissima
cita , quanta sino a qui in tuli li effecti s è dimostrato e più am-
plamenti speriamo ancora se dimostrerà in lo advenire. Pre-
gando nostro Signore Dio conserve la Maestà vostra in bona
prosperità cossi comò luti desideriamo e preghiamo. Data lanue
Die Il.a Augusii MdVI.to.
Maestatis vestre humiles servitores et obsequentissimi
Antiani et officium duodecim pacificatorum comunis
lanue.
Litterarum Reg. 4(\ lettera n. 2J4.
VI.
Lcltera al principe Carlo d' Anihoisc per assicurarlo della tranquillità
di Genova e persuaderlo a non muovere verso di essa.
4 agosto 1 5 06.
lU.mo et preclarissimo principi Domino Carlo de Ambosia
Regio locuntenenti generali citra montes, Magno Magistrato et
Marexallo Francie dignissimo.
Ili, me et preclarissime princeps nobis plurimum hono-
randum. Siamo avisati corno la excellentia vostra cum la gente
d'arme se va aproximando a le porte nostre, e benché cre-
diamo se sia movuta e se mova sopra la prima opinione
de pacitìcare le turbatione e movimenti qui occorsi, e cossi
habiamo inteso per le letere a noi scripte per la Maestà
Cristianissima del nostro Re, nondimanco n' è parso a vostra
Excellentia fa e questi pochi versi per certificarla che se el suo
Documenti 481
aproximare al nostro paese è per pacifica rse come è detto, al
presente, e cossi molto avanti, mancha simile respecto e non è
più necessario nò à più loco alcuno, perchè, per Dio gratia, tuto
è riduto in bona quiete e riposso. E possiamo certificare e ase-
curare vostra excellentia questa quiete e riposso a modo alcuno
più non poterse alterare, salvo se di fori da noi se designasse
qualche movimento contrario a la quiete de qui. El che non
poteriamo credere. E per malore nostra satisfactione mandiamo
a vostra Excellentia el portatore de queste, al quale piacerà darli
la risposta, e in questo mezo manderemo a quella el nostro Am-
basiatore el quale partirà infra dui giorni e a boca satisferà e
a questo e ad ogni altro bisognio. Offerendo noi e tuto quel
che possiamo in gloria de vostra excellentia. Data lanue die
IlII.ta Augusti MdVI.to.
Litterarum Reg. 46, lettera n. 2 35.
VII.
Istruzione a Nicolò Oderico invialo ambasciatore a Litici XII. —
{Congratulaponi pel tnatrimonio della principessa Claudia — Relapone
sui moti genovesi e difesa dei popolari — Invito a far rientrare i nobili
in città — Incarichi diversi).
6 agosto 1 5o6.
Philippus de Cleves etc. regius in Janna Gubernator ; Consilium
Antianorum et duodecim Pacificatores comunis Janue.
Hec sunt que in mandatis damus vobis claro iuris utriusque
doctori domino Nicolao de Oderico oratori ad Christiani.ssimum
Dominum nostrum, nostro nomine profecturo.
Si apud hominem ignote virtutis verba facturi essernus, longiori
fortasse nobis oratione utendum foret in his que prudentie vestre
mandaturi sumus, sed quoniam sepe alias experti fuimus inge-
nium, doctrinam, fidem ceterasgue virtutes vestras, erimus bre-
432 Anno l5o6
viores , et ea tantum altini^emus que ex necessitate oniitti non
possunt.
Causa potissima vestre legationis est, ut Christianissimum
Dominum nostrum, de orio^ine, progressu et cxitu eorum mo-
tuum qui nuper in civitate nostra excitati fuerunt, reddamus
cumulatissime verissimcque certiorem, sed ante omnia, hoc est
prius quod ad novitatum explanationem descendatis, volumus
ut cum ad reofium conspectum deveneritis, redditis primum illius
Maiestati litteris nostris ere lentialibus, factoque parte nostra et
totius civitatis debite ac humillime commendalionis officio, ape-
riatis ci leticiam ingentem qua omnes atfecti fuimus de conubio
III, me D. Ciaudie unice filie sue in excellentissimum principem
Dominum de Anguilleme ; propter quod actas fuisse dicetis a
nobis in triduum publicas supplicaciones omnipotenti Deo, facta-
que et alia multa ieticic signa, tam per sonitus campanarum
quam luminum fallodiorumque incendia, non modo in urbe tota
sed etiam in universa ditione Januensi, orantes precantesque
Deum optimum maximumque ut connubium ipsum felix fau-
stumque faciat ad votum regie Maiestatis, honorem et gloriam
sacratissimc corone Francie, pacem et tranquillitatem regni,
commodumque et beneficium omnium populorum illi subditorum.
Kt quia Christianissimus Dominus noster cupere videtur ut omnes
subditi sui iuramentum quoddam subeant prò ipso connubio
conservando , si forte id ipsum a vobis nostro nomine, require-
retur, sumus contenti promissioneni faciatis cum iuramento de
manutenendo toto posse nostro dictum matrimoniun seu sponsalia
et propter hoc exponere bona et corpora.
Cum autem in hac parte gratulationis et promissionis predicte
satisfeceritis, volumus descendatis ad causam propter quam pre-
cipue missus estis, et in primis exponetis regie Maiestati ori-
ginem tumultus et novitatis secute in hac civitate fuisse : quod
cum mens:! us superioribus non solum juvenes t[uidam ex po-
pulo a diversi s nobiUbus vario tempore varijs percussionibus et
Documenti 433
contùmelijs affecti fuissent, sed etiam tentate in egregias mu-
lieres ex populo violationes essent per duos nobiles, quorum
unus, paulo post tentatum huiusmoii violationis facinus, civem
etiam quendam populaiem, urbe media, clara luce, quatuor
acerbissimis vulneribus percussit, et misso a pretore militi ut
executionem in ipsius delinquentis domum faceret, minatum ab
alijs nobilibus fuisset ac responsum non debere militem domus
nobilium ingredi, quod si faceret male sibi consultum foret, et
in dies magis ac magis insolentie crescerent, suspictio maioris
mali simul et indignatio subire popularium animos incepit, nec
illorum modo quibus illata esset iniuria, sed aliorum etiam qui
has nobilium insolentias ad totius populi contumeliam referebant ;
ex eo secutum est quod XX" e die Junij predicti factis in platea
Bancorum nonnuUis verbis contentiosis inter quendam popularem
et quendam nobilem, accedentibusque multis ut sit ad partium
favorem , adeo bine inde furor exarsit, ut evaginatis gladiis qui-
busdam, paulum abfuerit quin magnum aliquod scandalum suces-
serit; sed viri boni et graves hec moleste ferentes, ad Palatium
profecti, multa coram officialibus regijs atque senatu de inso-
lentijs juvenum conquesti fuerunt, et statuta exilj pena, tam eis
qui iniuriam fecerant, quam ceteris qui postmodum deliquissent,
credi tum fuit omnes esse quieturos, sed non multos post dies,
cum alius quidam nobilis hominem ex propinquo rure in foro
vendentem, pugno percussisset, et quidam ratione propinquitatis
in auxilium percussi venisset, rixa quedam facta est, tamen
sine uUo sanguine aut damno cuiuscumque, et cum de punitione
commissi criminis ageretur, iamque plebis animi tumescerent odio
et indignatione , tandem XVIIIJ'^ Julija die resipsa prorupit. Nani
minimi quidam ex ipsa plebe, abiecta patientia, et furoris calore
incensi, sumptis armis, per civitatem discurrere ceperunt; qui ut
in magno populo accidere solet, adeo brevis spacio crevere ({uod
in multis partibus civitatis arma senciebantur. In eo autem
inipetu atque furore nobilis unus Vescontes Auria infeliciter occisus
434 Anno l5o6
est, et pauci quidam vulnerati. Qua perturbatione visa, cives
omnes boni merito contristati luerunt et sedare tumultum quoad
potuere conati sunt , stalimque ad palatium profecti et consuita-
tione habita simui cum Illustr ssimo domino Locumtenente, qui
strenue ac prudenter in co sicut in rebus ceteris se gcssit, dimissis
in platea palati] militibus suis, uni^ersam urbem sine armis circum
iverunt hortando simul et iubendo quod arma deponerentur. In
quo quidem, sicut ipse Illu. dominus Locumtenens testis est, ma-
gna obedientia maximaquedcvolio fides et revcrentia erga Christia-
nissimum Dominum n istrum et eius fel!cissimum statum cognita
et inventa fuit. Semper enim Francie nomen ab omnibus et
ubique acclamatum est, nec ulla alia vox buie nomini contraria
unquam audita fuit. Verum, ita furente iam prope universa plebe
contra nobilitate m et petente reformari particionem offìciorum
civilium in quibus se male tractari dicebat, co quod nobiles me-
dietatem illorum habentes, universum populum sibi subiectum
faciebant, I!lu. dominus Locumtenens respondit se libentcr esse
facturum quod iusticie conveniret ; qua responsione plebs ipsa
minime contenta, acrius instabat ut requisitioni sue annuere vellet :
q^ii tandem, ad exstinguendum tumultum , poUicitus fuit se die
sequenti eam offìciorum reformationem per generale consilium
esse facturum. At cum nox superveniret reparari tantum non
potuit quin alique prede in domibus nobilium ea nocte facte sint,
que tamen non multe fuerunt. Posterà die, convocato per Jllu.
dominum Locumtenentem generali Consilio omnium colorum, et
proposito themate sub ea conclusione quod officia civilia de estero
conferri deberent prò tercio nobilibus, mercatoribus, et artifkibus,
sicut civitas hec per ipsos tres ordines distinguitur , auditisque
pluribus civibus iussis suam sentenliam et opinionem dicere ,
demum sancitum et deliberatum fuit ut ipsa officia, tripartito modo
preJicto, de cetero conferanur. Quibus omnibus per vos Maiestati
regie sic expositis, poteritis tanquam ex vobis dicere quod licet
ea deliberatio videatur originaliter processisse a flucluatione minute
et infime plebis ; tamen si recte diligenterque considcrctur,
Documenti 435
apparebit honestatem et utilitatem in se haberc ex tribus
precipue rationibus , prima quia numerps popularium quibus
duo tertij dantur , multo maior est quam sunt duo tertij
omnium reliquorum civium ipsius civitatis, et prò ea rata non
solum confert beneficia et alias utilitates ipsi civitati et onera
substinet sed etiam prò maiori; alia ratio est quia iusticia magis
eque administrabitur, que res non est parvi momenti, nam cum
ipsi nobiles pauci numero sint, erat eis facile habere inter se
unionem et intelligentiam, proul semper et cum effectu habuerunt,
adeo quod nemo licet iusticiam haberet illam consequi poterat, nisi
prò ipsorum arbitrio, quia habentes ipsi medietatem vocum in
officijs, aut obtinebant quicquid volebant, aut obviabant. adeo
quod, non solum in huiusmodi causis civilem iusticiam concernen-
tibus, sed etiam In ceteris omnibus, reliquos subiectos tenebant ;
presertim quod sicut sors permittit prò rata numeri eorum opu-
lentiores ac ditiores ceteris sunt, que divitie addunt etiam ipsis
favorem et superiorem gradum, ita quod licet modo habere
debeant in dictis officijs solum tertiam partem, exlimari tamen
potest quod semper erunt in ipsis officijs prò rata diete partis
ceteris omnibus eminentiores et favorabiliores; tertia vero ratio
est quod per longissimum tempus civitas Janue a populaiibus
tantum gubernata fuit et nunquam ab ipsis nobilibus. Possent for-
sitan alie rationes adduci in hoc propositum, sed tres suprascripte
non minoris importantie quam honestatis et equitatis esse viden-
tur : que ut diximus studebitis quod appareant a vobis exisse, et
non aliquo iussu prolate : dicere tamen poterilis rationes ipsas in
civitate tota satis esse notorias ac vulgatas, et ob eas consilium
supradictum ita fuisse conclusum et obtentum, non minus quam
prò satisfactione plebis commote , quoniam de ipsa commotione
plebis cives omnes boni, tam mercatores quam artifices, plun'mum
afque plurimum doluerunt, qui iusticiam suam in dictis officijs
per talem viam nullo modo experiri voluissent , quin polius
si aliciuam de sublevatione armorum noticiam habuissent, illis
maluisset subcumbere et in subiectione qua erant permanere,
436 Anno l5o6
quam simili via armorum aut quavis alia preter quam civili pro-
cedere. Fuit, ut credi potest, volunlas Dei, quod sic res ipsa tran-
sierit : licei si de novo transire deberet, nun(iuam profecto ex Con-
silio nostro fieri permitteretur. Verum tamen in his malis ununn
bonum contigit civibus ipsis quibus res predicte molestissime fue-
runt , quod etsi satis bene cognoscerentur animi omnium in af-
fectum et devotionem regie Maicstatis, tamen que in ipsis animis
abscondita et obstrusa erant, nunc omnibus apertissime patefacta
sunt. Ideo quantum diximus affirmabitis quod nullo casu, nullo tem^-
pore, et in nulla persona cuiusvis conditionis, magne, mediocris. aut
minime, ac in tanto motu tantaque liberiate loquendi, aliud quic-
quam visam, dictum, ostensum, vel auditum est, nisi omnes gene-
raliler uno ore, corde, et opere inclinatissimos esse ad servandam
Christianissimo Regi Domino nostro fidem quam prestitimus et eius
Maicstati in quibuscunque rebus promptis animis obsequendum.
Que res, sicut nus in tanta mesticia recreat , et Maiestatis eius
turbationem, quam de motibus huius sue civitatis suscepisse cre-
dimus, eripere aut mitigare debebit. Cui Maiestati regie etiam su-
biungetis quemadmodum, diebus aliquot post exactas commo-
tiones, opifices omnes civitatis se se iureiurando astrinserunt et
magnis promissionibus obligaverunt quod si Capellacij cuiusvis ge-
neris, ipsorum quemquam tentarent aut ad aliud requirerent, con-
stantissimi semper erunt et fidelissimi erga regiam maiestatcm et
eius felicissimum statum ac prò eo bona qaecumiuc et tllios ac
vitam ipsam exponere parati erunt. Referetis deinde quod pe^
ractis omnibus supradictis, civitas universa pacata erat et omnia
ad quietem reducta ; verum, die sequenti, dum reformandis rebus
intenderetur, rumor quidam repente subortus est, qui tamen ve-
rus non fuit, accumular! scilicet magnum hominum numerum in
edibus Magn.ci domini Ioannis Ludovici Flisci apud Jnviohitam,
et vulgari iactarique suspictionem de Capellacijs ; plebs ipsa, na-
tura mobilis et credula, arreptis statini armis, non considerala su-
spictionis falsitate, sed ruentibus omnibus clamantibusque una voce
vivat Rex et moriantur Capellacij, tendere ad Inviolatam et rursus
Documenti 487
per urbem discurrere ccpil: coque furore, cum banniti quidam et
facinorosi iiomines ad nuncium prime novitat s urbem ingressi
fuissenl , mixti inter armatam plebem ac prede cupidi, impetum
fecorunt in domum cuiusdam nobilis, ex qua diversa abstulerunt,
licet eliam per viros bonos qui ad obstandum se opposueranl
plurima servata fuerint, multaque deinde, civium opera, recuperata
atque restituta, adeo quod in parva summa damnum illius domus
remanebit. Dicetis insuper quod, studio ac diligentia Illu. domini.
Locumtenentis ac civium opera et virtute, antequam nox super-
venisset, aima deposila sunt , et udliibitis per civitatem custodijs
nox reliqua sine ullo scandalo transacta est. Magnificus dominus
Joanncs Ludovicus, nuUis omnino tentatis viribus, sed, ut est vi
prudfns, cons'ìium prò tempore capiens, urbe secessit, primo ad
quartum lapidem, deinde ad castrum Montobij se contulit. Ab eo
tempore cilra, quictam seni per civitatem fuisse et nunc quoque
Dei gratia esse; factas etiam provisiones opportunas et assidue
fieri tam per Illu. dominum Locuntenentem ([uam per nos ipsos,
ut omncs quiete ac pacifice vivere possint; Bancos apertos esse;
iura a Magistratibus reddi; et omnia ad naturam suam redivisse:
datam insuper esse formam inveniendarum rerum, que in armo-
rum tumultu depredate fuerunt, quarum iam pars magna reperta
est: nuUam denique omitti diligentiam quin res civitatis ex omni
parte com[)onantur. Verum superest, ad firmandam quietem civi-
tatis, ut Christianissimo Domino nostro supplicetis mandare velit
oflìrialibus suis in bis partibus, quod si quis aliquid tentarci aut
molirctur contra pacem et quietem ipsius civitatis, velint eis aucto-
ritate regia obviare persuadereque ut quisque in patriam redeat
et pacifice vivat, nec occasionem aliquam scandali prebeat; quia,
sic faciendo, nulli dubium esse potest quod civitas deinceps quie-
tura sit et omnes sua peragere negocia pacifice poterunt. Cum
autem hec omnia Christianiss'mo domino nostro exposaeritis ,
dicetis nos arbitrari Maiestatem suam prò bis non mediocrem mo-
Icstiani suscepisse, quoniam scimus ab ea nos et hanc suam civi-
tatem pccu'iaritcr amari, et tamen quin nihil omnino in hac tur-
29
438 Anno l5oó
batlone rerum honori regio derogatum sit, ut superius dictum
est, quin potius multo magis perspccta et cognita fuit omnium
fides ac devotio erga statum Maieslatis sue Christianissime; sup-
plicabitis nostro nomine ut be.iignitas eius, omni deposita amari-
tudine, quam de motibus ipsis suscepisset, dignetur beo que gesta
sunt eque regioque animo accipefe, sibique certo persuadere per
ea statum huius sue civitatis nulla ex parte imbeciliorem aut in-
firmiorem reddi, sed stabiliorem potius firmioremque futurum, et
nos ita pronos ac promptos esse ac semper fore in omne decus
obsequium et gloriam Maiestatis sue, ut omnes facultates ac vires
nostras, filios quoque et vitam, prò conservanda fide quam illi pre-
stitimus conservandoque statu suo felicissimo, effundere parati
simus. Si vero Christianissimus Dominus noster vobis diceret, velie
se ut hec melius et maturius cognoscantur aut in regia curia aut
in hac sua civitate, et quod super iuribus partium iudicium fìat,
poteritis respondere equum esse ac debitum ut ab omnibus volun-
tati sue acquiescatur , nosque paratos esse iussis Maiestatis eius
obtemperare. Deinde statim nos certiores facietis per litteras ve-
stras de omnibus, utsecunduin exigentiam rerum consulere valea-
mus, quod a nobis faciendum sit ; et presertim si Maiestas sua
diceret velie ut hec in curia cognoscerentur, et sub quibus modis
et formis, ut rebus nostris consilium et remedium adhibere pos-
simus, et si vcUet ea in partibus ipsis cognosci, nobis etiam deno-
tabitis sub quibus modis et formis hoc facere decreverit,
Scitis elegisse nos alium oratorem, egregium Bartholomeum de
Ceva ad lilustrissimum Dominum Ravasteni Gubernatorem no-
strum, qui absens erat a regia Curia. Verum, quia fieri posset ut
ante vestrum illuc appulsum in curiam redivisset, volumus vobis-
que iubemus ut si excellentiam suam in curia reperietis, quod
illam ante omnes adeatis, et redditis ei Utteris quas vobis ad eam
dedimus, omnia comunicetis ac ductu et Consilio Domine sue JUu-
strissime peragatis, instando rogandoque plurimum ut res nostras,
ea protectione suscipiat ac tueatur quemadmodum ingens devotio
Documenti 489
et obscrvantia erga se nostra meretur , et eam prò sua in nos
benivolentia facturam speramus.
Volumus insuper quod adeatis Reverendissimum Dominum
Icgatum, et illi quoque, redditis litteris nostris, aperiatis que vobis
iniunximus Christianissimo Domino nostro referenda, rogetisque
ut vos suo prudentissimo Consilio dirigat, rebus nostris faveat et
assista! , expeditionemque vestram prò sua benignitate et prò ut
nos optamus accoleret , offerendo nos et nostra quecunque in
omnem amplitudinem et dignitatem sue D. Reverendissime semper
esse paratissima.
Quia, sicut omnibus notum est, ita semper se habuit Illu. do-
minus Locumtcnens noster, in administratione hic sua. quod ab
omnibus iure merito laudari potest, idque maxime ostendit in hac
civifatis novitate, in qua dici non potest quanta prudentia magna-
nimitate industria et equitale ac modestia cum omnibus usus sit.
nihil enim videtur aliud agere aut cogitare, quam quomodo glorie
Cbristianissimi Regis inservire possit et patrie nostre benefacere
prò (juo volumus ut regie Maiestati ac etiam lUu.mo Domino
Ravasteni. nostro nomine gratias agatis quod hunc rectorem nobis
dederint, cuius virtutes ac laudes ita perspicue sunt, ut ubique et
ab omnibus predicari mereantur.
Nola vobis est interceptio navis venete non longe a Cipro ;
notissimus eius prede auctor Joannes Bapta Pallavicinus et vobis
ac ceteris civibus satis constat quam. fuerit preda ipsa omnibus
molesta , ad quam recuperandam, ad primum cius rei nuncium,
adversus ipsum Jo. Baptam naves sponte nostra instructe sunt,
et cum primo, adversantibus ventis, illum assequi non potuerint,
iterum novam classem contra ilium immissimus, per quam, dimissa
nave cum maiore parte prede, ipse cum navi sua arripuit fugam,
et veneta navis in portum revccta est. Intcrea, post rem per nos
gestam , scripsit Rex prò sua cum Venetis amicicia ac vinculo
etiam federis, omni conatu curaremus preda recuperare ac Venetis
rcstituere, et tamcn quamquam per nos acta omnia sint que dixi-
mus et prò amicis venetis ea egerimus que prò nobis ipsis maiore
440 x\nno l5o6
conatu atque impensa facere non potuissemus, tamen Veneti ipsi
bona nostrorum antea inlerdicta in terris suis hactenus non libera-
veruni nec desistimus intcrea in recuperationem reliquarum mer-.
cium, que ex nave ipsa veneta exonuste fuerant, laborare prò vi-
ribus. Ex quo Maiestatem suam orare poteritis, curet cum legato
veneto ita scribat IIlu."'° Duci suo, ne liberationem ultra bonorum
nostrorum differat et meritum nostrum manifesta gratitudine re-
compenset. Dabitisque insuper operam ut ipse quoque Rex quam
efficaciter poterit in eam sententiam Venetis scribat.
Reliquum est ut nos de omnibus rebus faciatis assidue dili-
genterque certiores, nec ex ea curia discedetis, donec aliud vobis
per nos fuerit iniunctum, super omnia accelerate iter vestrum ad
Regem quantum per vos fieri possit, quem comitetur Dominus.
Datum Janue die VL^ Augusti M. D. sexto.
Istruzioni e relazioni politiche n. gen. 2707 C, anni i 5oo in i5 58.
Vili.
Privilegio ai borghi di S. Stefano e di S. Tomaso di avere in per-
petuo due rappresentanti in ogni ele:^ione di senatori.
Genova^ 6 settembre 1 5 06.
Privilegium prò burgo S, Stephani et S. Thome.
Philippus de Cleves Ravasteni Dominus etc et Consilium An-
tianorum etc, Considerantes burgum Sancti Stephani et eius circum-
stantias, nec non burgum sancti Thome et eius quoque circumstan-
tias esse duas potissimas partes populi civitatis et in turbinibus ac
armorum motibus ita civitatem preteritis seculis et nuper prote-
xisse , ut apud omnes ingentem laudem et gloriam acquisiverint
et merito digni censeantur , ut qui onera reipublice toUerarunt,
eiusque fideles naute in ipsis fluctibus et proceUis inventi sunt ,
speciale privilegium habeant, ut duo ex dictis burgis in qua-
cumque creatione senatorie dignilatis aggregentur, idcirco, re
mature examinata, et omni iure, via, modo, et forma quibus melius
Documenti 44 1
potueruut et possunt , hoc solemni decreto perpetuis temporibus
valiluro in testimonium et fidem tanti accepti beneficii, sanxe-
runt et dccreverunt, sanciunt et dccernunt quod de cetero in
creatione quacumque senatus futura éligantur duo , unus scilicct
ex burjTQ sancti Stephani sivc ex circumstantiis suis et alter ex
buro^.j sa.icti Thome si ve ex suis circumstantiis.
Diversorum Cancelleriae, Reg. 171.
IX.
Invito ai relicioai di Genova di pregare per la pace della città.
Genova, 6 settembre 1 5 06
Philippus de Cleves, Ravasteni dominus, Regius admiratus et
genuensis gubernator et consilium Antianorum comunis Genue,
quibusque religiosis utriusque sexus, ad quos he nostre exhibite
fuerint. silutem. In quantis verscmur turbinibus vobis notum esse
crcdimus, quantum misericordia domini nostri lesu Christi hacte-
nus super nos fuerit et non nostra peccata sed suam respiciens
infinitam pictatem piis oculis patriam nostram aspexerit, et vos
scitis et civitas sensit. Qua in re, preccs vcstras nos maxime iu-
visse credimus ; de quo eius Maiestati gratias agimus. Itaque, ut
tempestas cito cesset et tranquillitas cito redeat, orate benignita-
tem eiusdem domini nostri lesu Christi, ut nobis, civitatique et
genuensibus omnibus propicius esse velit, et nos ad facienJum
que eius voluntati placita sunt, dirigere dignetur. Cui sit honor
laus et gloria per omnia et infinita secula.
Data Genue, die VI septembris MD sexto. Raphael.
Ego frater Thcophylus Justinianus prior Castelli, parte omnium
fratrum, promitto nos effecturos ut supra per Dominationes vcstras
suplicatur, licet continue preces assiJuas et sine intermissione ad
Deum et sanctos èffundamus et precipue ad Beatàm Virginem.
Ego Magister Augustinus de Gentilibùs, vicarius conventus
S. Dominici, parte et nomine omnium fratrum dicti conventus,
442 Anno l5o6
offero et promitto omnia et singula suprascripla obsorvare
quamvis circa eadem semper fuerimus de preterito juxta
humanam possibilitatem inlenti et soliciti, etc.
Ego frater Antonius, prior ordinis carceratorum conventus
Genue, una cum toto conventu, offero me ad prcdictam oratoriam.
Ego Magister Paulus Gavotus, prior Sancii Augustini, una
cum toto conventu offero ut supra.
Ego frater Guilielmus de Alesandria, fratrum scrvorum vicarius
indignus, conventus nostri lanuensis.
Ego frater Laurencius de Spirito, ordinis minorum obs^r-
vantie ac loci Anunciate Guardianus , prò inclita civitate preccs
fundimus omnipotenti Deo, prò pace et immunitate prefacte
civitatis et sic promitto me et fratres meos perseverare et non de-
fìcere donec a domino sit reddita tranquillitas.
Similiter ego frater Bernardinus eiusdem ordinis et Guar-
dianus Sante Marie de Monle et omnes fratres mei rogavimus et
non deficiemus.
Ego frater Bernardinus, ordinis minorum Sancte Marie Pacis
guardianus indignus, offero et promitto omnia suprascripla.
Ego frater Seraphinus Justinianus, vicarius generalis Sancte
Marie de Consolatione, licei semper insitamus (sic) aput salva-
toris clemenliam apulque eius misericordiam. llcrum promitto
eliam nomine omnium fratrum non defìcere sed semper in oracio-
nibus perseverare. ^
Sor Magdalena priora indegna de lo monaslerio de Madona
de gralia, cum recomendacione.
Silvestra nostras orationes fundere prò causis
suprascriptis.
Sor Katerina, abbalessa de lo monaslerio de Santa Brigida,
cum le nostre sore, faremo oratione secundo che he sopra scrito.
Sor Catarina ministra de Franchi de S. Marta promito ut supra.
Ego frater Albertus guardianus Sancii Francisci de A] bario
ordinis minorum offero me in omnibus mandatis v^^stris semper
paratissimus obedire. .
Documenti 448
Sor Silvestra de Marcho, priora de le povere done de sanato
Silvestro.
Sor Geronima, priora indegna dolo monasterio de Io corpus
domini de Sanato Silvestro offero et promito omnia suprascripta.
Sor Colunbina Italiana, priora indegna del Monasteri© di San-
ato Sebastiano.
Sor Angeleta, priora indegna de lo Monasterio de Sanato Jacobo
et Philipo offero et proaiito omnia suprascripta.
Sor Maria Magdalena Spi nula, abbadissa de Sanato Paulo
de Janua me offero et afìrmo omnia suprascripta.
Diversorum Gommunis lanue Filza 63.
X.
Lettera a Nicolò Oderico, ambasciatore alla corte di Francia, con ac-
cenni agli uìtimi avvenimenti di Genova ed istni:(ioni in proposito.
Genova, 9 settembre i5o6.
Philippus età. Consilium et officium Balie excelsi Communis
lanue, Illustri viro Domino Nicolao de Oderico insigni oratori
nostro apud RegemChristianissimum.
Spectate et insignis orator noster carissime, poi la partenza
vostra da noi, prima habiamo havuto lettere da Lione, e in apresso,
avanti hieri, un altri da Bles scripta a dì primo de questo, e poi
hieri un altra pur scripta al di primo, bem che habiamo com-
preso sia stata scripta a dì dui. Per la prima s' è inteso ci fungere
vostro in corte, e le visitacione facte a quelli Signori chi hano
cura de le expedictione. Pv-T la seconda siamo facti certi de la
audientia grata a voi data per la Maestà del Re in longo spacio
e cum bona ciera e ricolta, e tuto sta bene. Da noi non vi è stato
scripto ancora si non una fiata, expectando prima lettere da voi
e ancora per poterne più ampiamente e più al certo darve aviso
de le cosse soghuite e ordinarvi quel che sopra quelle a noi oc-
444 Anno l5o6
curresse. El che se farà al presente e in vulgare, a ciò che ancora
voi, per più commodità de ogniuno, ne respondiate in \u!gare.
E per esser più brievi, ve mandiamo inclusa la copia de la
lettera scripta per noi a la Maestà del Re, per la quale non so-
lamenti intendereti tuto el seghuito. ma etiam quel che da sua
Maestà desideriamo ne sia consentito, quale, mediante lo ingenio
e industria v:)stra, non dubitamo poter impetrare.
E prima a voi è noto el desiderio grande de tuta la cita havuto
de la venuta de Monsignore Illustrissimo nostro Gubernatore, spe-
rando che in la iuncta sua, sia per la auctorità, sia per la bona
disposicione, ne dovesse seghuire pacifico generale. E a questo ef-
fecto a voi è noto qranto se siamo studiati honorare sua excellentia
in camino, mandatoli a l'incontro sino di là da la Montagna li nostri
oratori, quali semper li hano facto honorata compagnia, e, non con-
tenti de questo, a la intiata sua, chi fu sabato a li XXVIIII del passa-
lo, li fu facto quelli honori come quasi a la persona propria del Re.
E iuncto in palacio, assai presto ne fece intendere che voleva el dì
seguente intrassc Monsignore meser Jo. Luise per ricuperare in
qualche parte l'honore suo, e che non haria seco ultra fanti CL in
duecento, e cavalli 25 o 3o. E benché questo ad ogniuno fusse gran-
dementi molesto, dubitando de quel che poi è seghuito, nondimanco
per quiete de la terra non parse contravenire a la voluntà stia.
Quel che poi ne sia seghuito lo vedereti per la copia inclusa, e
bem che se vedesse manifesti segni , etiam alcuno de li nobili
cum le arme in mano in violata, e sentendo da ogni canto la
mala voluntà, quando la forza fusse riuscita, che tuto non se ele-
giamo de scrivere, nondimanco fu grande difficultà a removerlo
de violata, non volendo H populf, e specialmenti li minuti, a modo
alcuno sufFerire restare expositi a sì manifesto et extremo periculo.
E raduto al tandem a Quarto, e quivi accampato, se vide che per
questo non se mancava de crescere de gente e de andare apresso
al cominciato proposito. E se fece de novo instantia a Monsignore
che lo facesse retirare a Montobio, o al paese suo. El che con-
sentito, e vedendose venire grande furia de gente a le spale, se
Documenti 445
rcdussi avanti hieri a Rapallo, perseghuito de innumerabile gente
cum le arme sino a Recho. K per li ad visi de beri ad bore XXII,
se era reduto a Fontanabona, largo miglia cinque da Rapallo. In
questo mczo, sabato a di V de questo, de bona voluntà e con-
sentimento de Monsignor el Gubernatore, s'è facto li novi Antiani
juxta la ultima reformacione. E ultra de questo, per quelle
prorogatione de la iurisdictione de li precedenti Antiani e pacifica-
tori e per altri necessari] rcspecd, per generale conseglio avanti
bieri facto in claustro Castelli, e stato ratificato tute le proroga-
cione et electione facte et omnia gesta per li sopradicti magistrati,
presente Monsignore el locumtenente e consentiente. E percbc,
corno in la copia inclusa se dice, in questo ultimo levare de le ar-
me, chi è stato facto per li populi e per quelli de fori, sia per cogno-
scere el manifesto periculo, sia per conservacione del Regio stato,
mai fu veduto una tanta unione e fermo proposito de mantenere
el detto stato, come s'è veduto, pier modo cbe Monsignore ci Gu-
bernatore, senza arme, cum li soi famiglij è andato p'^r tuto la
terra, e a lui è stato facto quelli honori che rechiedeva la per-
sona sua, bemchè fusse stato preso de lui qualche suspictione per
li andamenti de meser Jo. Luise e nobili cum lui, per le cause a
la Regia Maestà declarate. Le cosse sono redutc qui, e lo nostro
desiderio è che per la Maestà del Re sia ratificato per sue lettere
patente, in forma valida e auctcntica sicondo lo modo de Francia,
de lo quale bcm ve informaretì, questa reformacione cossi de li
Antiani come de li altri magistrati e la remissione e perdono facti
per Monsignore ci Gubernatore; itcm che per magior fermeza del
stato suo e quiete e tranquillità de la terra et perchè manche ogni
suspictione, consenta sua Maestà che le rivcre se uniscano a la
terra sotto lo imperio del suo solo Gubernatore, del che, ultra le
grandissime utilità, ne resulterà gloria e honore. a la Regia Maestà.
Il perchè curabitia omni ingenio et industria questo da sua Maestà
impetrare sotto quel modo che iudicareti esser megliore, quella
supplicando voglia comandare che né per meser Jo. Luise né per
li nobili se facia più alcuna preparativa, né de gente né de arme,
44^ Anno l5o6
perchè, quando lo facesj>ino, siamo certi che non saria sufferto, e
che forsi ne poteria seghuire molto più mali de quel che sino a
qui sono seghuiti. Se renoverà domenica, a di XIII de questo, el
juramento de la fidelità, bem che non sia necessario e bem che
chiaramenti Monsignor el Gubernatore habia declarato per questi
movimenti non essersi contravenuto al primo juramento. Nondi-
manco, sotto la condictione scripta a la Maestà del Re è parso
bene compiacere a la excellentia sua. a ciò che manifestamenti
sia cognosciuto el fermo proposito nostro al mantenimento del
Regio stato. E, per adviso vostro, non s'è potuto retenirc lo im-
peto de popuH; è bisogniato, de bona scientia e consentimento de
monsignore el gubernatore, mandare in rivera di levante IIIJ com-
missarij, hieri partiti per fare la executione di sopra dieta. E perchè
poteria esser che la Maestà del Re già ne seria advisata, essendo cosi,
quando sua Maestà ve lo dicesse, li fareti intendere questo per noi
non esser stato scripto a sua Maestà per non patire el tempo a po-
tere bavere risposta da li dicti commissarij di quel che sia seghuito.
Justifìcareti questo nostro desiderio de unire le rivere cum la cita e
per le raxone predicte per )e concessione a noi facte per sua
Maestà in li nostri capituli, la copia de lì quali vi mandiamo inclusa.
Per la copia alligata de una lettera a noi scripta per la Si-
gnoria de Luca, vedereti la loro richiesta, quale vogliamo che cum
quella affecticne che potereti, vi ferete da la Regia Maestà impe-
trare, sotto quello meglior modo che a la causa vi parirà acco-
modato. E perchè crediamo detti Signori Luchesi haver chosti el
suo" mantenimento, potereti cum lui questo conferire, per più ac-
commodarvi al suo desiderio.
Monsignore nostro Illustrissimo Gubernatore manda el suo
locuntenente de la sua gente d'arme, nominato Monsignore de la
eletta, per refferire a boca a la Regia Maestà tuti li progressi
seghuiti. si che cum lui vi trovareti e insieme communicareti
quel che vi parirà al proposito, a ciò che ve possiate conformare
de quel che a la prefata Maestà havereti a riferire. Data^Janue
die VllIP scptembris MdVI, bora V^ noctis.
Politicorum Mazzo 3, fascicolo 43.
Documenti 447
XI.
Lettera a Lul^i XII per informarlo dell' ingresso del governatore in
Genova e degli avvenimenti che seguirono e pregarlo di volere
confermare le riforme concesse dal Ravenstein.
Genova, 9 settembre i5o6.
Regi Christianissimo Domino nostro.
Sire, quanto più humilementi possiamo a la bona gratia de la
Maestà vostra se ricomandiamo. Sire, poi queste ultime novità
seghuite in questa vostra devotissima cita, non habiamo scritto
a la Maestà vostra, per potere scrivere cossa ferma e certa come
è semper de nostra costuma, el che al presente ne pare meglio
potere fare. Sire, crediamo la Maestà vostra essere stata advisata
da la Excellentia del nostro Gubernatore de la expectatione grande
e desiderio che haveva tuta questa vostra cita de la venuta sua.
Et in executione de questo e per farne quella dimostracione che
meritava la Excellentia sua , se li è mandato in contra oratori per
farli reverentia e per accompagniarlo cum quella più honorancia
che s' è potuto. E in apresso a la intrata sua, in declaratione del
desiderio commune de tuta la cita, se h è facto tuti quelli honori
che a noi sono stati possibili, non già tanto quanto meritava sua
Excellentia, tenendo el loco de la Maestà vostra e per essere el
personagio quale lui è, ma quanto la condicione del tempo à
portato è intrato in la cita. El di seguente parse a sua Excellentia
fare intrare Monsignore meser Jo. Luise bcm che la venuta sua
al populo e maxime a la plebe minuta fusse molto molesta , du-
bitando che causasse e suspictione e scandali assai. E cossi de verso
Bisagnio vene in Violata, acompagniato da nobiH LX in circa e
fanti ce e cavalli LXXX, bem che minor compagnia era stato
affìrmato per Monsignor el nostro Gubernatore seria per lui con-
ducta. Juncto che fu in Violata, e ontinuamcnti è andato crescendo
de nova gente sino al numero de fanti DCC , del che facto la-
menta a Monsignore el Gubernatore per la grande murmuratione
44'^ Anno l5oó
de li populi e maxime minuti, fu resposo che non se dubitasse,
clic tute se faceva de sua scientia. E nondimanco apresso, vedendo
farsi forte de artcgliaria e dare denari in Violata per el deto incser
Jo. Luise e gentilhomini, per fare nova gente, e sentendo le me-
nac'c grande che facevano li detti nobili e vedendo a la scoperta
farsi preparative de fare forza e violentia contra de la cita, fu
rechiesto cum instantia a Monsignore che, per quiete de la cita,
volesse licenz are ci detto meser Jo. Luise, perchè li populi, e
maxime minuti, non volevano patire li venisse forza a le spalc,
o vero che a li dicti populi fnsse dato licentia de mandarlo fori
de Violata [)er forza, per potere senza suspccto meglio conservare
lo pacifico de la cita e el stato quieto de la Maestà vostra. E de
poi molte pratiche, al tandem per sua Excellentìa fu licentiato.
K raduto che fo fori, se e acampato a Quarto, largo da la cita
una legua. E vedendo poi in lo dicto loco de Quarto che de novo
cercava de crescere de gente per quietare li grandi movimenti de
li populi, a li quali pareva che, essendo cum gente apresso la cita
e cum molti de li nobili adversarij loro, che ad ogni hora e ad
ogni tempo potesse turbare la cita , fu di novo rechiesto a Mon-
signore el Gubernatore eh' el volesse farlo retirare a le sue castelle.
E cossi, a presso alcune pratiche, è seghuito avanti hieri; vedendose
venire a le spale grande numero de gente cum arme, s' è ritirato
verso Rapallo perseghuito da dicti populi e caciato e subito è
reduto la cita in bona quiete e tranquillità. E bem che in tuti
questi tractamenti se sia per li populi tenuto le arme in mano,
nondimanco ne in parole, nò in facti, nò in alcuno segno mai s'è
demostrato si non vera forma e constante devocione verso de la
Maestà vostra e bona reverentia verso de la Excellentia del nostro
Gubernatore, el quale, quanto sia stato più arme in mano de populi,
è andato solo per tuta la terra cum li soi famigli] e per tuto li
è stato facto quella revercncia che meritava la persona sua, cossi
come siamo certi deba bavere scripto a la Maestà vostra. Si che,
cognosciuto nnnifestamenti la fede e devocione de ogniuno verso
de la Maestà /ostra, e intendendo che tuto quel chi s'è facto, è
Documenti 44Q
stato facto per conservacione del stato de la Maestà vostra e quiete
de la cita, è stato contento che se facia le ellectione de novi An-
tiani secondo la ultima deliberatione, e cossi la confermatione de
tuli li altri magistrati de la cita reformati, e in apresso à facto
generale perdono per el levare de le arme e altre cosse seghuite,
e havendo rechiesto che sia renovato la fidelità verso de la Maestà
vostra, bem che ogniuno intenda non esser necessario per essersi
semper conservata, nondimanco, perchè meglio e in Italia e fori
de Italia se intenda el bono animo de tuta la cita, s'è ordinato
se facia dieta fidelità domenica a di XIII de questo mese, cum
questa condicione, che per diffensione de la terra, quando supra-
venisse alcuna forza, sia licito prendere le arme per defcnsione
e offensione, cossi centra nobih conio contra altri chi volesse tur-
bare, e non se intenda contra venire al jui amento.
E perchè in tuto se possia stare cum l'animo quieto, e che
de qui avanti non se possia dubitare che per alcuno se possia
turbare la cita, pare ad ogniuno grande utilità che la rivera de
levante e altri lochi de commune siano reduti tuti al detto com-
mune sotto la signoria de Monsignore vostro Tiubernatore, perchè
governandosse comò è stata gubernata sino a qui, seria causa de
vivere semper in suspecto, e ne seghuiria mille mali. E a questo
modo, essendo tuto el paese sotto lo imperio del Gubernatore de
la Maestà vostra, ne seghuiria una grande concordia e pace e
una grande gloria a la Maestà vostra, etiam questo ne à consentito
per li capituli nostri.
La quale humilementi supplicamo, per sue lettere patente se
degne confermare questa reformacione de li offici], e questa unione
de tuti li lochi predicti a la cita e el perdono facto per Monsignore
Gubernatore, a ciò che, coniuncto tuti fi membri cum el corpo, se
facia ci corpo più forte a mantenimento del stato de la Maestà
vostra , e in gloria et exaltacione de quella e pacifico de questa
sua cita comò più amplamenti el nostro Ambasciatore referirà a
la M'iestà vostra, quale ringratiamo somamenti de la grata au-
dientia a lui data, supplicando vostra clementia voglia comandare
45o Anno l5o6
al detto meser lohanne Luise e a li nobili a non fare de qui avanti
alcune preparative de gente né de arme, a ciò che questa vostra
fidelissima e devotissima cita possia perseverare in bona tranquillità,
a honore de Dio omnipotente, gloria de la Maestà vostra, e be-
neficio de la dieta vostra cita. Pregando la trinità voglia conser-
vare la vostra Maestà in longa vita e prosperità. Data lanue die
Villi septembris l5o6.
Maiestitis vestre, servitores devotissimi
Antiani et officium Balie Comunis Januc.
Politicorum Mazzo 3, fascicolo n. 4.Ì.
XII.
/ due commissari inviati a prendere la Spe:{ia annnn^iauo il felice
esito dell'impresa.
Spezia, 9 settembre 1 5 06.
Magnificis ac Prestantissimis Dominis Officialibus Baylie excelsi
communis Janue etc. (Indiri:(^{0 a tergo).
Magnifici ac Prestantissimi domini honorandi : Per un altra
nostra di hogi, a le XVI bore, le S. V. haveranno inteso la
compositione in che restassimo coi sindici. Per questa avisiamo
come dicti sindici el consiglio et el vicario, vennero asai presto
e sono stati molto restiti in darci 1' obedientia , allegando qual-
che loro periculi cum loro raxoni, benché per miglior nostro
confutate, nondimeno cerchavano tempo e dillatione che erano
contro la mente nostra per el periculo che se persuadiamo
de reforzo de gente^ che da parte s'intendeva da convicini do-
mandavano ; dove, per asicurarsine, venuto Johane de Biassa
a proferirsi de prendere la terra in pacifico , 1' habiamo per-
messo e lassatosi da noi cum diece o dodeci' ha facto cjuesto
effecto. Intrato in la terra a le bore XVllI in circa e tuti quelli
fi erano, senza colpo fugiti , lassate da alchuni le arme per la
Documenti 45 1
frcta, senza far male a persona. Poi li sindici col Consii^lio ne
sono venuti a l'incontro et accettati asai di bona voglia, tuti in-
sieme cridando franza e viva populo. Visto poi che importa per
la guardia de le forteze, habiamo mandato al capitaneo de Sar-
zana ne mandi trenta balestrieri vi sono pisani e cinquanta fanti.
C'è parso darne aviso a le S. V. aciochè siano del tuto avisate
e cosi faremo del succedente, pregando quelle vogliano el simille
fare a noi de le occurrentie di là. Questa gente solderemo per
mancho tempo si poterà fin a laviso di V. S. quale è al propo-
sito anchora de le cose di là. Facto l'effecto perchè siamo stati
mandati, non si partiremo perciò fin a nova deliberatione di V.S.;
tuta volta se contemteriamo bene li provedessero di persone più
experte su le cose d'arme, havendo ancho a far per nostri par-
tioulari bisogni, pregando quelle voglino far dare a li portatori,
per lor mercede di questo servitio e altri a noi facti qui. ducati
tre perchè li meritano e cum loro si contenterano avisarci di
novo. A le quali di continuo se recomandiamo. Spedie VIIIJ
Septembris l5o6, hora XVIIIJ.
E. D. V. Antonius de Alburo et
Augustus de Ferraris Comissarii.
Diversorum Communis lanue, tilza 63.
XIII
Istruzioni a due commissari inviati a Sestri Levante per cooperare
alla presa di Chiavari.
Genova, 27 settembre 1 5o6.
Officium Balie excelsi communis Janue ,
Questo è quello che comettiamo et diamo in mandatis a voi
pgregij et dilccti citadini nostri Baptista de Tasistro et Baptista
Sepolina commissari per noi electi e capi e conductori de fanti
ducenti. Quali fanti, imbarcati che li hareti , navigereti a la via
de Sestri et con quella compagnia occupereti l'izola del dicto loco
452 Anno l5o6
de Sestri et in quella vi fortifìchereli tahnenli che non. possiate
dubitare che siati offesi o de la dieta izola levati. Et perchè, corno
sapeti, el capitaneo et nostri commissarij con lo exercilo hogij
dovevano partire da la Specia per venire a la volta de Chiavari
et crediamo debano domane trovarsi a Sestri o in la circumstantie,
per questo, subito che de loro hareti novella, li mandereti a no •
tificare con quanta gente vi trovate in la dieta izola,*et da loro
inlendereti quello che hareti a fare, exequendo in tutto quello che
per li dicti capitaneo e commissarij vi sarà ordinato e comandato.
Vi se notifica ancora come iì cjuesto puncto mandiamo doi no-
stri coinmissarii cioè Lidisio Pentema et Pantaleone de Franchi
Toso a domandare la obedientia de Chiavari et el Dominio el
quale obtenendo, vi ne furano noticia; ma per questo non vi mo-
verete si non tamen quanto vi sarà ordinato e commandato per
li predicti capitaneo et commissarij venienti da la Spezia. Et de
quelo che fareti hora per hora ne dareti adviso.
Politicorum Mazzo 3.
XIV.
Lettere di nomina del capitano generale dell'e'iercito genovese.
Genova, 23 ottobre i5o6.
Litlcre magnifice {sic) Capitaneatus Tarlatini.
Officium Balie excelsi communis lanue : Cum ad bellum ex
finibus nostris et excelsi Communis lanue propulsandum compri-
mendosque contumaces et ad tuendam quoque urbem nostram
necessarius nobis esset egregius aliquis dux et capitaneus bellice
rei perilus, et per Italiam circumspexerimus quem potissimura
ex ''.mini nostri sententia conducere et bello gerendo preficere
possemus, qui rei militaris gloria et rebus preclare gestis ma-
xime excelleret, inclinavimus tandem ad clarum et Magnitìcum
dominum Tarlatinum de Tarlatinis, cuius eximia virtus non fama
tantum, que plerunque fallax est, sed rebus strenue et preclare
Documenti 453
gestis ac vera s jlidaque militari disciplina in tuenda presertim et
conserVanda civitate pisana prope per decennium vel maxime
cnituit, ut non tantum in propulsando sed inferendo etiam bello
cum paucitate suorum adversus validos excrcitus quandoque
terrori maximo hostibus fuerit. hunc igitur tam egregium vi-
rum ex Pisis evocatum, ubi principatum obtinebat, egre con-
cedentibus pisanis qui nudari se magna parte suarum virium
cernebant, stipendio nostro conduximus, illumque Capitaneum
nostrum ac excelsi Communis lanue elegimus, et harum litte-
rarum nostrarum auctoritate sollemniter eligimus et constituimus,
cum stipendio honorifico, de quo cum eo conventum est, et
cum dignitatibus, honoribus, prerogativis capitaneatus huiusmodi
officio debitis et consuctis, proficientcs illum quibuscumque equi-
tibus et peditibus stipendio nostro conductis et de cetero con
ducendis. In quos quidem equites et pedites eorumque prefectos
et commestabiles, virtute presentium volumus habeat ius am-
plissimamque et generalissimam auctoritatem et potestatem, qua-
lem reliqui capitane! habere solent, et speciatim iubendi, mul-
tandi, conJemnandi pecuniarie et corporaliter, cum mero et
mixto imperio et gladij potestatem usque ad ultimum supplicium
inclusive, enixe mandantes prcfectis et comestabilibus predictis,
equilibusquj ac peditibus suprascriptis, quibuscumque, ut preno-
minato Magnifico capitaneo prompte pareant et obediant sine
detrectatione aut contradictione aliqua, duraturis presentibus
inostris ad beneplacitum. In quorum fidem illas fieri et registrari
ussimus, nostrique sigilli impressione muniri. Data Janue die
XXIII Octobris MDVI.to
Litterarum Reg. 46, lettera n. 271.
3o
454 Anno l5o6
XV.
Lettere di nomina del governatore dell'esercito.
Genova , 23 ottobre 1 5o6.
Littere gubernatorie (sic) exercitus.
Officium Balie excelsi communis Janue: Cum paulo ante ele-
gerimus Capitaneum nostrum et ipsius excelsi communis ciarum
ac Magnlficum virum et egregium belli ductorem d. Tarlatinum
de Tarlatinis, illumque prefccerimus universis equitibus ac pedi-
tibus stipendio nostro conductis, eorumque prefectis , et neces-
sarium insuper esse iudicemus alium quoque belli adrainistrato-
rem ac Gubernatorem habere, quem mittere ad quemcunque
locum possimus : ubi vi atque armis uti necessarium fuerit ,
exploratam habentes eximiam in bello virtutem Magnifici et Ge-
nerosi equitis d. Petri Gambacurte pisani eiusque animi et cor-
poris robur ac discipline militaris non modicam peritiam, abipsa
infantia multis inde experimentis perspectam, ideo omni iure ac
via, quibus melius et validius possumus, et harum nostrarum lit-
terarum auctoritate eimdem magnificum. d, Petrum elegimus et
constiluimus administratorcm belli et exercitus nostri Guberna-
torem peditumque atque equitum quoruncumque stipendio nostro
conductorum et conducendorum, cum honoribus, dignitatibus,
prerogativis et commodis quibuscumque, que iure belli et con-
suetudinibus huiusmodi administratoribus et Gubernatoribus ut-
cumque debentur et cum stipendio cum eo convento. Mandantes
ecc., ecc. (IsLel resto è simile a quella del Tar latino).
Litterarum Reg. 46, lettera n. 272.
Documenti 455
XVI.
Gitili Ghtconw TrivHl^io esorta gli uomini di Pieve di Teco a serbare
fedi Ita alla signoria di Luca Spinola.
Milano, 19 ottobre i5o6.
llominibus Dilectis nostiis Conn. et hominibus Piebis et vilia-
luiii Tcicij. {Indirii:(o a tergo).
Diletti nostri : havemo inteso che questi de Genoa voleno
mandare da voi per tirarvi a la obedientia loro, et perchè voi
havitc prestato la obediencia al Magnifico Ms. Lucha Spinola
infeudato da questo ducato dominio regio, n' è parso volervi
exortare et comandare che per alcuno modo non debiate inno-
vare cosa alcuna contro el prefato Ms. Lucha senza partici-
pacione di questo stato regio , perchè quando lo facesteni, che
non credemo , se renderesemo molto malcontenti di voi, et ne
scria necessario farli tale provisione che cognosceresteni haver
errato et ne haveresteni da portare dampno et pena. Mediolani
die 19 oclobris l5o6.
Johannes Jacobus Triulcius
Diversorum (>>mmunis lanue, Filza 6J.
XVII.
Risposta degli uomini di 'Pieve di Teco alla lettera del Triviil{io.
Pieve di Teco, 26 ottobre 1 5o6.
Illustri et excelso domino Johanni Jacobo Trivulsio, Corniti
regio armorum etc. ac Viglevani domino nobis colendissimo.
( Indir ii:(^o a tergo).
lUustris et excelse domine : havemo riceputo letere da V. S.
date IVlediolani die 19 octobris a le quale sotto brevità faremo
humile risposta. Noi, Illustris domine, siamo subdicti de Io excelso
456 Anno l5o6
comune di Genoa, li quali ad noi, proximis dicbus, hano mandato
doi comissarij cum gente per bavere la fidelità di questa valle
corno membro suo, a li quali ad ogni modo daxeimo obedientia
de superiorità comò il debito importava, non paghando nexuna
avaria sensa le lettere del Mag.co officio de la moneta di quela
excelsa comunità, la quale habiando voluto adesso quelo che
iustamenti è suo, havemo deliberatamente, cum Consilio, facto
quelo al che il debito ne stringeva, ciohè datoghe la possessione
de la terra et de la valle cum la fidelità et chi altro vole da
noi domande da queii chi sono nostri veri Signori. La lettera
de la S. V mandiamo a Genoa a li Signori nostri, li quali più
pienamenti a V. S. darano risposta, ad la quale al continuo se
ricomandiamo. Kxplete die XXVI Octobris l5o6.
E. M. D. V. Consules homines et universitas Plebis Teyci
et tocius vallis Arocie cum recomandacione
Diversorum Communis lanue, Filza 63.
XVIII.
Lettera del Comune ai commissari alla Pieve.
Genova, 27 ottobre i5o6.
Officium balie excelsi comunis Janue, Commissari 's in Plebe.
Spectati viri nobis dilectissimi, beri vi mandamo lo M.co d. Petro
Gambacurta cum li fanti CCC per voi riquesti ; nunc se partirà
Maestro Ambrogio bombarderò cum li canoni et altra artagiaria
per voi etiam riquesta et cum tuti li homini, apparati, et provisione
a loro operare de quella necessarie. Preterea vi mandamo cum le
galee, per provisione de quello exercito, capse otto de veretoni ac
barrile uno de polvere per serbatana, le quale operereti farve con-
signare et adoperale in li bizogni; preterea vi mandiamo etiam
scuti (JL auri solis, li quali vi serano mandati per lo spettabile
Gaspare da Guano, capitano de una de le doe galee, de li quali
etiam vi servireti in le speize necessarie et se bisognerà vi faremo
Documenti 457
provisione più larga de ogni cosa. Resta che in dei nomine, viri-
liter, solicite, attendiate cum ogni prestesa a la expugnatione de
quella fortesa, non ommetendo in tal effecto cosa alcuna, et sopra
tuto tegnetini semper ben advisati de quello fareti et sperate de
fare, advertiando che de canto alcuno non vi possia essere facto
insulto facese damno a quella impreiza. Ex Janua, die XXVII" oc-
tobiis, bora prima noctis l5o6.
Diversorum Communis lanue, Filza 63.
XIX.
Islru^ione ni due nuovi ambasciatori inviati alla corte di Francia.
{Gli oratori dovranno dare notizie delV ingresso del Ravenstein e del
Fieschi in Genova, della cacciata del Fieschi e della sua prepotente
condotta — chiedce che per la quiete della città egli sia espulso anche
dai suoi castelli — spiegare le cause del ritardo a consegnare le for-
te^^e conquistate dal popolo — seguire una determinata linea di con-
dotta nei rapporti cogli oratori dei nobili — opporsi alla nomina di
un « cappellaccio » per governatore — difendere l'editto per il ritorno
dei nobili — esporre le ragioni della guerra contro Monaco — scru-
tare i sentimenti del re verso Pisa e Firenze — trattare alcune que-
stioni dei castelli e spiegare le ri/orme di governo proposte in Genova.
Ssguono altri minori incarichi).
Genova, 1 2 novembre 1 5o6.
MDVI die XII novembris. Instructio data prestantibus viris
Paulo de Francis Burgaro et Simoni de Jugo oratoribus ad
Christianissimum Regem Dominum nostrum destinatis. {a tergo).
Antiani et officium Balie excelsi Communis lanue.
Hec sunt que commiltimus et in mandatis damus vobis spec-
tatis et prestantibus viris Paulo de Francis Burgaro et Simoni
de Jugo oratoribus nostris ad Christianissimum Regem dominum
nostrum destinatis.
Cognosciuto da ogniuno la necessità e importantia grande de
mandare di novo a la prefata Regia maestà oratori quali vo-
458 Anno l5o6
gliano e possiano a tutte le cosse occurse bem satisfare, e havuto
bona consideratione chi a questo bisognio potesse esser accom-
modato, è stato cognosciuto essere in voi tute quelle condicione
che a questa opera possiano pienamenti satisfare. E per (questo,
cum bona contenteza de ogniuno, per noi e altri magistrati seti
stati electi. cum ferma speranza che de la opera vostra ne pos
siamo expectare el desiderato fructo.
Siche aduncha, sforciandove de qui spaciare al più presto pos-
sibile sia, al nome de Dio, vi metereti in camino e cum quella
maior celerità che potereti, cossi rechiedendo la grande necessità,
vi Iransferircti in la Regia corte, in la quale trovareti el spec-
tato oratore meser Nicolao Oderico. E da lui preso le instruc-
tione necessarie, cossi de tuto ci passato come etiam del modo
chi parirà per voi se debba tenire de presenti, sotto quella
forma che a lui occurrerà, fareti noticia de voi, e rechiedereti
da la Regia Maestà audientia, qua impetrata, sera presente cum
voi el detto meser Nicolò come tercio nostro oratore, ma per
voi se farà la expositione in la sententia, quale in tute le parte
diremo di sotto. El quale meser Nicolò harà arrestare cum voi
in la medesima dignità de legatione eh' el si trova, per spacio de
giorni XV proximi a la gionta vostra , a ciò che in questo
tempo per sua instructione e ricordi possiate bavere de tuto
bona experientia.
E conducti che seretì davanti la prefata Regia Maestà, facte
le solite comendatione cossi de la cita come de li magistrati e
tuto el populo, cum quella reverentia a si grande presentia ac-
commodata, descendereti a fare intendere a sua maestà quanto
sia stata la fede, devocione, e ardore verso de quella de tuto
questo populo, quale de giorno in giorno continuamenti è ma-
gior , e bem che sia intervenuti H primi movimenti e tumulti ,
sono perciò proceduti da iuste e legitime cause , cossi come sua
Maestà è stata informata da meser Nicolò nostro oratore. Ma
in tuti li movimenti scghuiti, mai s'è facto dimostratione alcuna
nò in facti, nò in parole, nò pur in segno alcuno in contrario.
Docunienti 469
Del che, ultra molte altre prove, cominciando da la venuta de
lo lU.mo nostro Gubernatore, se ne fece grande experimento; el
quale, dire non se poteria cum quanta expectatione fu recevuto
e cum quante honorancie fu da ogni ordine celebrato e hono-
rato, e non molto manco come la presentia de sua maestà, quale
sua excellcntia represcntava; e non se hebbe rispecto alcuno che
lo intrasse cum gente d'arme e fantaria e tanta quanta a lui piaque,
e fo permesso che quella allogiasse in diversi lochi de la terra e li
più forti, prende ndosse tuto in bona parte senza alcuno suspecto,
accommodandosse ogniuno a la sua voluntà, comò pareva debito.
E se andato se fusse apresso a tale tenore e ateso al pacifico de
la cita , veramenti non seria poi seguito alcuna novità. Ma parse
a sua excellencia el megho, contra la commune opinione, de
fare intrare meser Io. Luise, e in arme, e prima cum dire eh' el
intrarìa cum fanti CL." o circa e qualche pochi cavali per sua
honorantia, e che non se passarla più ultra. E nondimanco, bem
che in la gionta sua inviolata, per conforto de sua excellcntia
fusse visitato, andò perciò ogni hora crescendo de gente in com-
pagnia de molti nobili , da li quali fu seghuito in dicto loco de
inviolata, per modo che in brieve da fanti CL.t» accumula in
dicto loco più de D0.*°, facendosse forte cum artegliaria cum
rombere le mure de la terra per potere fare intrare tanta gente
quanta a lui piaceva , dando denari publicamenti de nobili, chi
ancora loro erano in arme, e se intese che volevano correre la
terra per forza, in modo che alcuni de nobili mandono a dire
dentro ad alcuni loro amici che si levassino de la terra per non
incorrere in periculo de loro vite e loro done, e de essere robati.
E che non manco importava, tuta la loro gente se messene la
croce bianca, e cossi in piacia. Del che tuto essendone facto la-
menta a sua excellencia, respose che tuto era de sua scientia, e
che de meser Io. Luise non se poteva dubitare, e eh' el voleva
esser forte. E cognosciuto el periculo grande, non fo in pos-
sanza de astalare li tumulti, e apresso se prese le arme. E per
rispecto de sua Maestà, portando semper reverentia a sua excel-
460 Anno i5o6
lentia, domandano licentia de levare el detto meser Io. Luise e
nobili de inviolata. E a questo modo foreno per sua cxcellentia
liccntiati e mandati fori, e se redusseno a Quarto, bein che fosse
im possansa de li populi de prenderlo per la persona e lui e
li soi, ma non se fece perciò offcnsione ad alcuno , nò poi ces-
sando perciò de machinare insieme cum dicti nobili contra la
quiete e pacifico de la cita, fu necessario ancora rimoverlo più
ultra, e se redusse a Chiavari. In el quale loco, vedendo che pur
se andava apresso a le opere solite, e retencre le fantarie e li
cavali, e che la cita bisognava stare in continua suspictione e timore,
e che tute le rivcre erano in tumultu, fu bisogno per universale
pacifico cercare de unire tute le diete rivere a la cita, perchè al-
tramenti mai se seria potuto quietare E cossi fu levato de pos-
sessione de le ri vere, e fu necessitato rcdursi a Montobio. Da
io quale non à perciò cessato de inquietare le diete rivere e
anche la cita, venendo li soi banditi qualche fiate furtin fino a
le porte a fare molti maleficij, e cossi Antonio Maria suo ne-
pote, a Rapallo e in altri lochi, cum arme, cridando gatto netto
etc, per modo che semper se vive in continua suspictione e tale
che né quelli de le rivere, né etiam dio la cita po' a modo al-
cuno riposare. In modo che se cognosce manifestamenti esser
de extrema necessità levarlo da le nostre confine, maxime ricor-
dandose ogniuno come per avanti el s'è governato, che in vero
lui solo é stato causa e origine de ogni inconveniente per il
passato seghuito, tenendo modo per sua industria e per sua
ambitione de tenire semper la cita divissa in dua parte, per au-
gumentare per simile via el grado suo. E ultra à facto tanto
eh' el se haveva reducto tuto l' imperio de la rivera de levante
sotto de si, dando lui futi li offi:cij e governando tuto a suo modo,
senza ricognoscere alcuno superiore, in maniera che dire se
poteva che la Regia maestà non fusse né cognosciuta né nomi-
nata in la metà de la jurisdictione Genuese,- dando salviconducti
a suo piacere e governandola come da segnore. E pur almanco
havesselo tractato queli de rivera comò conveniva , ma poi che
Documenti 461
de quella è stato levato, e mancato la servitù de li dicti de ri-
vare, e che hano potuto liberamente parlare, s'è inteso bene ba-
ve vano justa causa de lamentarsi per li mali comportamenti e
dani a loro facti per lui e soi officiali. E ultra de questo, se
qualche fiata è accaduto alcuno delinquente in la cita, passando
in la sua jurisdictione de là da l'aqua de Bisagno l'havevano come
per franchisia. De tute queste cosse è seghuito verso de lui tanta
indignatione, che li populi volevano andare ad ogni modo ad
expugnare le castelle, e in vero se serieno expugnate, ma in-
teso che sua Maestà non ne era contenta , per reverentia de
quella, cum grande faticha, si sono ritrati^da tale impresa. E cia-
scuno è riduto a questa conclusione che sia de extrema neces-
sità, corno e detto, che la Regia Maestà lo rimova da le diete
castelle, che altramenti mai poterla questa sua cita e populo
quietare; e ultra le raxone di sopra diete lì fareti intendere, dette
castelle, per esser tanto propinque a la cita e sopra el capo a le
rivere, che sono riceptacolo de capcllacij, donde procede ut
plurimum la mutacione de li stati a Genua, e infiniti altri mali,
dovendo stare semper in continua suspictione e timore per la
vicinità. Si che suplicareti a sua ciementia che la considere quale
sia el meglio, o che la golde questa sua fidelissima cita in bona
tranquilità, o che volendo pur substenire meser Io. Luise, ne
seghirà tanta mala contenteza universale de ogniuno , adgiun-
gendo a sua Maestà che noi in le diete castelle habiamo tale
rasone, che intendiamo quelle a noi spectare, pregando humil-
menti e strictamenti quella che la vogha tcnire modo, cum la
sua auctorità e brizo che pervengano in noi, perchè a questo
modo, ultra el debito de la justicia, resterà questa sua cita per-
petuo quieta, e se excluderà ogni occasione de novità e pertur-
bacione che possia esser facta. E quando per sua Maestà a
questo modo non paresse de inclinare, almanco prendi in le sue
mano le diete castelle, a ciò che a questo modo e sua Maestà e
noi possiamo esser beni sicuri de perpetua tranquilità e pace. E
poi, havuta per sua Maestà la possessione de quelle, ordinerà che
se facia justicia a le parte.
462 Anno l5o6
Exposo per voi circa questo articulo quel che necessario ju*
dicareti, se sua Maestà o altri chi per quella vi rispondesse, fusse
disccsso a l'altro articulo de le fortesse de le riverc non consi-
gnate, del che pare per queste ultime lettere de mcser Nicolò
del primo del presente, che sua maestà ne habia preso mala
contenteza, e che per le parole del detto mcser Nicolò non ne
sia stata satisfacta, li potercti reiterare che la nostra opinione
e deliberatione veramenti è semper stata, rcduti li lochi de le
rivere al commune, de darli insieme cum le forteze al suo Gu-
bernatore o al locumtenente, cossi come a sua Maestà fu scritto,
e cossi come ultimamenti fu deliberato. E bemchè se judicasse non
esser ancora bem ci tempo accommodato a fare dieta consigna-
tione, non dimanco, desiderosi de optemperarc a la voluntà de
sua Maestà, fu facto la suprascripta deliberatione, quale poi non
è seghuita, per H respecti a voi notissimi, chi a tuto seti stati
presenti, e specialmenti per la opinione universale de tufi li
populi, cossi de la cita comò de tute le rivere , che consignato
che fusse li dicti loci a Monsignore Grubernatore. subito di novo
dovessino pervenire in meser Io. Luise, o palesementi o occul-
tamenti, e questo per ci grande amore per sua excellentia sem-
per dimostrato al detto meser Io. Luise e la inclinatione a soi
favori. E quelli de le rivere, chi se erano descoperti contra el
detto meser lo. Luise, dubitando tornare sotto el dominio suo,
havendo infiniti parenti in la cita, se sono venuti cum despera-
cione e lachrime a lamentarse, volendo più presto morire cha
tornare sotto simile subiectione, essendo certi che seria minato
non solo loro, ma tuti lì loro beni , del che ne seghuitò le
grande turbacione che sapeti, per modo che, per non incorrere
in alcuno periculo, e per tenere in pacifico cossi la cita come
tute le rivere, è stato necessario differire la dieta consignatione,
stando perciò fermi in el proposito che a tempo accomodato se
debba exequire el Regio comandamento. E poi che sua maestà
s'è contentata li ani passati, li dicti lochi esser in mano de meser
Io. Luise e d'altri, considerata la fede e divotione nostra, noi;..
Documenti 463
deve fare questa differentia che per qualche giorni stiano in el
modo che sono, per qualche satisfactione de quelli chi se mo-
vano cum le rasone predicte, E iu questo cum ogni industria
vostra vi studiarete che sua Maestà si degne aquietarsc.
A voi è noto cosi come è a noi, in la partenza del nostro
Gubernatore, le grande offerte facte per sua excellentia a utile e
a beneficio de questa cita, e quanto sua excellencia para dispo-
sila favorire le cosse nostre apresso la maestà de Re. El che
ancora à confermato per tute le sue letere scritte de camino, il
perchè speriamo, specialmenti circa lo articulo supra scritto de
la consignatione de le rivere, debba iustificare la cita, si che hareti
precippua cura de intendere se sua excellentia harà servato la
promessa. E cognoscendo quella bavere facto bono officio, cossi
comò siamo certi, la ringraciarcti e confortareti a perseverare in
tale proposito, che cossi facendo obligherà infinitamente tuta la
cita. E cossi in apresso usareti del suo patrocinio e adrizo in tute
quelle cosse dove judicareti esser necessario.
Sapeti ancora el consegfio ultimamenti facto in Arquata per
nobili, del quale n'c reuscito, p^r quel che se intende, la electione
de quattro di loro oratori a la Regia Maestà cioè meser Stephano
de Vivaldo, Antonio Spinola, Laurencio Lomellino e lohanne
lacobo de Auria, quali siamo certi trovareti in corte. E perchè
ancora non se intende le commissione a loro date, nò quel che
se habiano a procurare, vi bisognierà cum la prudentia vostra
adaptare le riposte sicondo le proposte loro. Quale non cre-
diamo perciò se debano fare da facia a facia, ma più presto
per qualche personagio da la Maestà del re interposito. Pur se
si parlasse de, la prima reformacione de li officij de terzo a dua
tercij, la riposta è prompta e facile, né più bisognia de disputa
alcuna, essendo stato approbato la dieta reformalione per lettere
patente del Re, né si pò dubitare che sua maestà debba volere,
per alcuna persuasione, a diete lettere contravenire. E non pare
a noi se habia questa causo più a mettere in nova disputa. E
nondin;ariCo, a voi è noto che per le rcgule de la cita, per il
464 Anno l5o6
mezo de li nostri grandi consegiij circa le cosse pertinente al
governo de la terra, possiamo fare ogni rcformatione e deli-
beiatione che tenda ad utile de la cita. Nò questo a noi è in-
tenJicto ne denegato per alcuno de li capituli che habiamo cum
la Maestà del re. La copia de quelli chi fano a questo proposito
liareti alligata, e cossi la deliberatione del grande conscglio sopra
questa materia facto. E ultra de questo ne trovarite meser Ni-
colò de tuto questo tractato benissimo instructo, concludendovi
che per voi se à ad evitare ogni disputa, e non metere più que-
sto articulo in alcuna dubitacione. E per questo, altro non ve ne
diremo per non fare sì longa scriptura. E perchè è stato detto
per questi oratori de nobili, doversi requtrire al re ch'el voglia
mettere qui uno capellacio per Gubernatore suo per ani quattro,
cum sicurtà de ducati CC, se intendesti questo si mettesse a
campo, ve li contraponareti cum ogni forzo e industria, affer-
mando franchamenti, questo populo a modo alcuno non volere
capellacio che sia, e tuto à iurato sopra el crucifìxo de non con-
sentire a stato de capellacij, e per quel chi s' e veduto per li
experimenti passati, a tale pensamento se gli è tagliato le radice,
e s'è veduto manifestamenti che quando è stato suspecto che
alcuno privato habia havuto pensamento de tale sorte, se li è
andato a la vita a tagliarlo a pecij. E perchè circa questo arti-
culo haveti largo campo per la universale dispositione de ogniuno,
altro non ve ne diremo. Bem supplicareti la Regia Maestà a
confortare dicti nobili oramai a lasciare simili et altri pensamenti
e machinatione contra el pacifico, e ritornare tuti a casa loro,
dove possiano stare sicuri e senza alcuno timore, cossi corno
tuti li altri già venati de ogni albergo, a li quali s'è facto bona
ciera e sono stati ricolti e tractati sicondo el grado loro. E in
questo fareti ogni opera possibile, a ciò che la cita del tuto
possia bem quietare. E fareti intendere a Sua Maestà come, per
quel che siamo avisati, hano ancora mandato ambasiatori al pon-
tefice, e in q' leste nostre circonstantie hano tentato capellacij de
parte e de 1' altra, in compagnia de meser Io. Luise, e non ad
Documenti 465
altro fine si non per debilitare el slato qui de sua Maestà e fare
uno stato qui secondo li appetiti loro, el che non debe volere
patire sua maestà, sia per l'honore e utilità sua, sia per la no-
stra s'ncera fede conservata scmpcr e mantenuta verso de sua
Maestà. E perchè ultimamenti sua Maestà à scripto esser mal
contenta de lo edicto facto che si debiano ridurre a la cita,
bemchè el riporto li sia stato facto contrario a la verità, comò a
longo habianjo scritto a meser Nicolò, al quale ancora s'è man-
dato la copia de lo edicto, e bemchè se siamo movuti princi-
palmenti per lo inquerno {sic) e pacifico de la terra , ancora
ne à movuto e move che tanto quanto e starano fori. ìnseme
cum meser Io. Luise, mai cesscrano de fare novità centra el
dicto pacifico, e tute contrarie a là conservatione del stato de
sua Maestà. Il perchè ancora in questo fareti per modo che sua
Maestà reste satisfacta.
Come sapeti, poi la recuperata de la Pieve e de le fortcsse,
trovandosse in quelle bande bona compagnia de fanti e artegliaria
e altre cosse a expugnatione necessarie, e cognosciando ogniuno
la mala condicione de meser Luciano Grimaldo, occupatore de
Monacho , el quale, ultra le manifeste robarie facte a subditi del
catolicho Re de Spagna e subditi de Signori Venetiani e a li
subditi del Ser."'° re de Portogallo , presi e tenuti ancora molti
prelati in contumelia de la chiesia Romana et etiam Provinciali
proprij subditi de la Maestà del Re , de le quali pessime opere
la cita ne à havuto grandissimi carrichi e impedimenti comò
sapeti , e per dani facti a Spagnoli già è stato facto represaglie
cuntra de nostri in Spagna, e ultra havendo facto infiniti dani
a nostri subditi de le rivere, per li quali è in odio a Dio e al
mondo, e cogliendone contra ogni debito in facie nostra el diicto
de dua cento, quali sono più de quatro, fi le forze che fa con-
tinuamenti ad ogniuno, s'è deliberato, havendo al presente que-
sta occasione, de non perderla, e cercare debellarlo, e tanto più
quanto el loco è nostro e del commune, come consta per antique
scripture, ma tenuto a noi forzato per le condictione de li tempi.
466 Anno l5o6
De questa deliberacione n'è parso darne aviso al nostro meser
Nicolò, e lasciato al iudicio suo de parlarne a la Maestà del
Re, o vero tacere, sicondo che più utile judicherà, e se pur ne
fusse introducto mentione, che l'habia prompto che respondere,
si che in la gionta vostra inlendereti da lui quel che sera sc-
ghuito circa questo articuio, e lo governareti in compagnia sua,
secondo che meglio a tuti voi parirà. E se intendesti Monsignore
el nostro Gubernatore forsi fusse a questa impresa contrario, vi
sfortiate sotto quel megli or modo a voi parirà, pregarlo e strin-
gerlo che non voglia distorbare tale impresa tanto utile e neces-
saria a questa cita chi è a sua excellentia tanto inclinila. E
perchè siate de ogni cosa avisato. quando ultimamenti fo dal
predetto meser Luciano robato li Spagnoli, la Maestà del Re
mandaa una lettera patente a la excellentia del Governatore, per
la quale li commisse eh' el citasse el detto meser Luciano, e non
comparendo, procedesse contra de lui cuin brasso forte, e in
questo se valesse oc la gente d'arme de sua Maestà e de li ho-
mini de le nostre rivere, e de tute le forse nostre. E restano
queste patente qui in monsignore suo locumtenente. E se per-
suadiamo che la prefata Regia Maestà debia inclinare e consen-
tire a questa nostra deliberatione, sia per la mala qualità di tale
homo, sia per honore de sua Maestà, chi in h lochi donda la co-
manda non se faccia de qui avanti simiM malefici , sia etiamdio
per compiacere al nostro honesto desiderio, e che ultra de que-
sto ne debba forsi offerire lo suo adiuto e favore. E cossi cum
ogni industria procurareti.
E perchè poteria accadere in lì tractamenti de le cosse con-
tente in questa instructione a voi occurresse o ve fusse confor-
tato fare qualche largitione per meglio poter redurre le cosse a
perfectione, per questo, occurrendo tale necessità prima da voi
bem considerata, subito subito ne dareti aviso, e- cum celerità
grande da noi hareti la risposta.
A voi è noto quanto toca le cosse de Pisa, quale sino a qui
cuqii grande spesa e affanni s'è mantenuta, E comò sapeti el de-
Documenti 467
siderio comune è de passare più avanti, e perchè meglio in tuto
se procede quando se è bem avisato, per questo vogliamo che
più occultamenti e dexteramenti che potereti, cercati de intendere
in che modo e sotto che pacti restano ligati fiorentini col Re,
e più ultra se de le cosse de Pisa in corte più se parla, e in
che modo, e come el re sia sopra tale materia disposito, e tuto
bene explorato, ma cautamenti e occultamenti, al più presto che
potereti ne dareti aviso, a ciò che sapiamo come governarsi.
E l'è comparso davanti da noi alcuni nostri citadini, e fatone
intendere come meser Piero Maria de Axereto, nostro citadino
pare habia obtenuto sententia o sententie dal conscglio de la
regia maestà contra de mcser Johanne Spinula sopra el loco de
Serravalle, e requirendo executione de le diete '•ententie da pre-
fata Maestà, pare a quella sia stato dato ad intendere che fa-
cendo tale executione seria contra el desiderio e voluntà de la
cita, el che se cognoscie non esser vero, e per questo, compito
che havereti le opere publice, siamo contenti che faciati intendere
a la prefata Maestà che noi siamo non solo contenti, ma dexide-
riamo che la iusticia se facia a ciascuno corno conviene, perchè
abiumo equale ogni nostro citadino, dando favore a questo ar-
ticulo de fare la ius*icia, sotto quel megHor modo che a voi pa-
rirà, salvo in tuto la equalità e lo nostro honore.
La conclusione de tuta questa nostra instructione, poi che la
Maestà del Re à scritto ultimamenti che se H facia intendere
tuti li nostri bisogni, e de le parte de quella più importante si
è fare intendere a sua Maestà in che reputatione in la cita
si trova al presente meser Jo. Luise, e quale sono state fino a
qui le opere sue e quanto impossibile sia, stando a le castelle e
in le nostre confinie, che le rivere e la cita mai posslano quietare,
e per questo tenereti tute le forme possibile che non solum sia
removuto da le parte nostre, ma che etiamdio li sia levato le diete
castelle, come di sopra in la dieta instructione se contene.
El secondo si è che ve industriate talmenti persuadere la
Maestà del re, ch'el voglia cum bona sua mente esser contenta
468 Anno l5o6
che li lochi de le riverc se possiano retenire in el grado che
sono, a nome de sua Maestà, sino a tanto che sia del predicto
meser Jo. Luise e le castelle, seghuito quel che di sopra è dicto,
per le rasone declarate in lo articulo a questa materia pertinente,
perchè altramenti ne poteria seghuire che sua Maestà e noi re-
stariamo male contenti.
El tercio è che sotto e! mcglior modo che a voi parirà
etiam persuadiate a sua Maestà che cum la sua auctorità si
tenga modo che li nobili tornano a casa loro, perchè se a sua
maestà è molesto e li tumulti e le arme, pò esser certa che
tanto quanto starano fori, maxime in compagnia de meser Jo
Luise, mai cesserano de perturbare e machinare, e da le loro
machinatione nasce poi li tumulti e le arme, né perseverare si
pò in el desiderato pacifico, cossi come più a longo di sopra se
dice in lo articulo de questa materia.
Circa lo articulo de transferire in noi le castelle suprascripte, s'è
detto quel che di sopra veduto haveti, e lo desiderio nostro per li
respecti dicti è che vengano in noi o ad extremum in sua Maestà,
el che se afferma. Ma se pur vedesti perduto la speranza che in noi
dovessino pervenire, vi notifichiamo corno questi fratelli, meser Ga-
leacio e meser Antonio Maria Pillavicini, pretendeno le diete castelle
spedare a loro, hereditario nomine del quond. meser Carolo dal
Fiesco, e per questo, per quel chi se intende, partirà presto per
corte pi detto meser Gaieacio, si che in el caxo predicto se ve-
desti la cossa desperata per noi, vogliamo che sotto quell modi
che a le prudentie vostre parirano più accommodati, diate a loro
ogni favore possibile cum grande destreza, come è detto, tuto
facendo perciò senza preiudicio de le nostre rasone, e quando
vi paresse bisognio in tale caxo ancora ne fareti qualche pro-
testacione. E questo vi se dice che non pervenendo in noi, né
in la Maestà del re, pare a noi sia manco male se metteno in
loro mano, per che manchariamo de ogni suspictione e pertur-
batione e novità. E poi el tempo à gran forza. E forsi che la
maestà del re, essendo loro soi subditi e tanto inclinati al stato
Documenti 469
suo, comò sapeti, non se renderà tanto dificile a levarle da meser
Jo. Luise.
In tuti li tractamenti e ragionamenti che hareti a fare cum
la sua Maestà, accomodareti questa parte che di sotto diremo, a
quel loco e tempo che meglio vi parirà, e direti a sua Maestà
che bem che questa sua cita h sia semper stata divotissima, ta-
mcn che la si pò presupponere che sotto questo regimento se
debba molto più de quella contentarse e accoinmodarsene a tuti
li soi bisogni. E per che meglio la possia cognoscere questo
nostro bono proposito e voluiità, vi fareti quadrare (sic) che corno
sa sua Maestà le force de questa sua cita sono per la maxima
parte in mart. e per questo, quando accadesse 0 accaderà a sua
Maestà fare armata per mare o contra de infedeli o contra de altri,
che, secondo la grande/a e quahtà de l'armata, li offeriamo tanti
corpi de navi e galee a no-;tre spese, quanto fia la nostra possi-
bilità, el chj adornereti cum quelle parole, che debano più exci-
tare la gracia e lo amore de sua Maestà verso de noi.
1-e la reformacione de li officij civili sopra le pratiche trac-
tate per lo passato, se ne era scritto a longhe parole al spedato
nìeser Nicolò, e a lui se era mandato tute le scripture a que-
sta materia necessarie. Poi examinato paregli giorni tuti li trac-
tamenti è passati e chi de presente sono occursi, per conclusione,
vedendo inclinato la excellentia del nostro Gubernatore a la
brevità del tempo, e che la jurisdictione cossi de Antiani come
de tuti li altri magistrati non passasse ci termino de uno ano, a
nome de Dio, s' è facto ferma conclusione de questo tempo, cum
bona voluntà e consentimento de lo Illu. monsignor el locum-
tenente e de tuti li ordini de la terra, et etiam senza salario o
saltem cum povo premio, come a presso se determinerà , e se
sta fermo in fare numero de XXXVI, li quali se debiano repar-
tiie in li .-Vntiani e li altri oflicij de la cita , e che la metà se
cambie de sei in sei mesi , e la eleclione se facia pei el modo
e forma già scritti al detto meser Nicolò , si che vedeti el tem-
peramento quale s'è preso. Del quale accommodandove al loco e
3i
470 Anno l5o6
al tempo, ne fareti noticia a la Maestà del re sotto quelle pa-
role che più vi parirano a sua Maestà potere satisfare. Et cossi
etiam referireti a la Excellentia del nostro gubernatore e ne da-
reti aviso come questa nostra deliberatione sera stata gustata.
Vi daremo ancora la copia de le scripture faciente al proposito,
de le quale scripture un altra copia a meser Nicolò questi giorni
passati è stata mandata.
Da li nostri mercadanti da Venexia haretti qui alligato uno
memoriale per loro formato, il perchè per remedio de la libe-
ratione de li loro beni arrestati vi adoperareti secondo li loro
ricordi senza nova repplicatione.
Haretti etiam qui alligate lettere de credenza in el re e in
el nostro gubernatore e Monsignore el legato e cancellerò, e
ultra in Monsignor el thesaurero Roberteto , de le quale vi ac-
commodareti in le visitacione che fareti. Data Janue die Xll'no-
vembris MDVI.to.
Istruzioni e relazioni politiche, n. gen. 2707 C, anni i5oo in i558.
XX.
Lettera dei commissari alla Pieve in cui si dissuade riijjicio di Balìa
dal muovere guerra a Monaco e si consigliano altre meno difficili
imprese.
Pieve di Teco, 19 novembre i5o6.
Magnificis ac prestantissimis viris dominis officii Balie cxcelsi
comunis Janue. {Indiri:(^io a tergo).
Magnifici domini ; habiamo scripto heri a le M. V. a suiicientia
per uno nontio mandato, et più per la importunità ne fano questi
soldati CCCV conducti per d. Petro Gambacurta, che per altra
raxone. Poi he venuto in questo locho Baldasare Conte quale dice
essere partito de costi venardi pasato che fo a li XIII p. m., da
lo quale a bocha habiamo inteizo V. M. bavere pensamento et
quaxi comò deliberato de atendere a la impreiza de Monicho et
Documenti 471
per tale caxone dice le M. V. preparare fancti fioresteri {sic) a
numero M et terreri a numero Md in più, con ordine che in questa
rivera se debiano levare altri homini Md, et per dieta impreza, de
la quale impreza sono jà jorni Vm, per homini vegnivano de costi
se diceva dovere per V. M. fare tale efecto che certo non cre-
devamo. Tamen, et prò bono respecto, havemo qualche volta raxo-
p.ato de tale cossa con il dicto d. Petro capitaneo et con qualche
altre persone de questo locho, pratiche de quelo paize, et da tute,
nemine descrepante, n'è stato referto non essere cossa da pensare
maxime in questi tempi de inverno, et pertanto a noi he parsuto
debito nostro, in observatione maxime de la instrutione per le M. V.
a noi facta, darve avizo de quelo se dice de sopra, non essere bono
Consilio, imo totaliter reprobandus, intrare in simile impreza con
opinione et quasi fermessa de non podere bavere vitoria et con
tanta speiza quanto bizognaria in quela ; et per tanto vogliamo
pensare le M. V. non habiano pensamento a lo presente in simile
cosòe.
Vero he, recorderemo a le M. V. quelo ne occorre quanto a
lo presente, che sarano cosse secure et facile con poca speza et
forzi, non mancho utile de dieta impreza de Monicho la quale
impreza de Monicho a noi pare sarà più a propoxito questa pa-
Sfjua et con bona et quaxi ferma opinione de obtenire.
Quelo vogliamo arecordare a lo presente a le M. V. si è che
in lo locho de lo Marro si retrova messer lo bastardo de Savoya
inscme con lo conte de Tenda, quali, per quelo intendiamo qui,
hano bono animo et grande voluntà, con alcune pratiche, de vidire
se potesscno metere lo stacho in lo castelo de Onelia, habiando
parte de U homini de la vale con loro, et di novo serchano de
comperare alcune parte non spectante a D. Pereta de Auria et con
tal via fase signor de dieta vale et castelo, quale cossa se seguisse,
che Idio non la voglia, considerano le M. V. come staria questa
rivera, però che non saria possibile piùadiutarsi de niguno et questa
vale de la Pieve saria in grande periculo et que admodum se porla
reinitare per perducta, siche vogliamo suplicare a le M. V. vo-
472 Anno l5oó
gliano bavere bona consideratione in tale cauza, notificando le
M. V. cbe iudichemo per quelo sentimo li homini de vale dieta
cossi de alto come da basso, haveriano dexiderio havessero tale pen-
samento le M. V. et mandeseno quelo ad executione, siche pono
diete M. V. intendere che facile mente se veria ad executione de
tale impreheza. Et perchè forza diete M. V. ne poriano respondere
non essere cossa spectante, al somme che non sapiamo niente de
Monico et per non incorrere in tanto pcriculo come saria capitare
in le mano de sopra dicti, saperiamo arecordare a le M. V. che
saria a bono propoxilo fare a dieta D. Pereta qualche subventione,
quale in tuto ho in parte volentera pageriano li homini de dieta
vale et ultra non dubitemo saria a propoxito de dieta D. Pereta
quale, per quela intendemo, non habiando altro adiuto, non porà
substenirse, ecc., ecc. {continuano col propugnare la tesi che si
debba prima occupare saldamente la valle di Oneglia per potere pili
tardi, nel buontempo, andare all'assedio di Monaco).
Data in castro Plebis. Die XVI III novembris MDVI.
Vestri Jacobus Justinianus et
Franciscus de Arquata, comissari.
Diversorum communis Janue, Filza 54.
XXI.
Nota delle mercedi dovute agli addetti alle artiglierie.
«* MDVI die XXVIIII" novembris.
De mandato Sp. D. Baptiste de Cavo et sociorum preposi-
torum rebus Monaci comunis Janue, vos e. Lodisi «le Bervey
solvite magistro Ambrosio Joardo bombarderio, prò bombarderiis
viginti quinque ad ducatos sex prò singulo in mense, videlicet prò
mense uno cum dimidio, ducatos ducentos vigintiquinque ad ratio-
nem librarum trium singulo sive . . Libre DCLXXV
Item prò decem magistris de asia, ad rationem ducatorum
quinque prò singulo in mense, videhcet prò mense uno ducatos
quinquaginta sive ..... Ducati L
Documenti 473
Itcm prò scarpelinis sive picapetris deccm ad ducatos quin-
que prò sinjrulo in mense, prò mense uno ducatos quinquaginta
sive ....... Ducati L
Itcm prò hominibus quinquaginta deputatis ad conducendam
retro et antea artclariam ad ducatos tres prò singulo in mense, prò
mense uno ducatos centum quinquaginta sive Libre CCCCL
Item prò duobus prefectis si^e capitibus dictorum hommum
ad ducatos sex prò singulo in mense, prò mense uno ducatoe duo-
dccim sive Libre XXXVI
Item prò custodia dicti magistri Ambrosii et munitionis homi-
num deceni a'I ducatos quatuor prò singulo in mense, prò mense
uno ducato^ quadraginta sive . . . Libre CXX
Item prò magistro ferrario ad ducatos sex singulo mense, vi-
delicct prò mense uno sive . . . Libre XVIII
Paulus de Gabella, cancellarius.
Diversorum Communis Janue, Filza 63.
XXII.
Lettere di nomina dell' ingegnere del Comune.
Genova, 3 dicembre i5o6.
Aniiani excelsi Communis lanue.
Essendone notissimo e! grande amore che ha verso de la patria
sua lo Egregio Maestro Ambrosio Ioardo Inzegniero e la grande
industria in tute le cosse pertinente al detto mesterò , e ultra de
qùe:5to lo animo generoso in ogni experimento per lui dimostrato
in el mesterò ancora de la guerra, e desiderando farli bono
animo che de qui avanti in tute le virtù predicte non solum possia
perseverare ma quelle augumentare, per questo lo elegiamo per
virtù de queste nostre lettere patente nostro inzegniero cum sa-
lario de Ducati vinticinque ogni mcise dal di che l'ha cominciato
a servire, e cum tute le honorantie, prerogative, iurisditione,
utilità et emolumenti debiti al dicto officio de inzegniero e con-
474 Anno l")OÓ
sueti e specialmenti a lui assignando, per debito de lo honorato
officio suo, la artegliaria rotta che si troverà in le fortece che si
prenderano e più la quarta parte de le victualie si trovcrano in
le diete fortece per munitione de quelle e più la campana per el
sono de la quale se chiama a le arme, comandando a tuti li nostri
Capilanei e commissarij e altri officialij che debano obscrvarc in
tute queste nostre lettere e da fare ogniuno, per quel chi tochcrà
a loro, farle inviolabilcmenti observare. In quorum fidem fieri illas
iussimus, nostrique sigilli impressione muniri. Data lanuc die tercia
decembris l5o6.
Litterarum Reg. 46 — minuta staccata.
XXIII.
Supplica di vari sindici della Riviera Occidentale perchè sia abolito
l'officio del capitaneato.
Genova, 9 dicembre 1 5o6.
Supplicacio sindicorum divcrsorum locorum Ripparie occiden-
talis in causa tollendi Capitinei.
MDVI die Villi decembris.
Illustrissimo et preclarissimo principi Domino Philippo de Cleves,
Regio Janucnsi Gubernatori, et Magnifico consiho Dominorum An-
tianorum excelsi Communis Janue, humihter exponitur parte sin-
dicorum Ripparie -"'estre oceidentalis subditorum dcvotissimorum
vestrorum, videlicet Gasparis ludicis et Pantaleonis Galiani sindi-
corum Vintimilij, Tobie, Ballarani; Gasparis Lercarij et Christoferi
Garibi sindicorum Portus Mauricij; Francisci Pasque sindici Thabie,
Perroti Sapie et Antonij Margoti ac Antonij Merli sindicorum Sancti
Romuli; Nicolai Qualie sindici Diani. quomodo superioribus annis
ab initio huius felicissimi regii status gravati semper fuerunt novo
et insolito officio capitancatus, prò quo coacti semper sunt solvere
intollerabile salarium sine uUo beneficio vel fructu dicti capitane!,
Documenti 475
adnullum ripparic LiSLim dictum officium cxercentis et contra for-
mam conycntionum omnium locorum diete ripparie vestre, et quod
etiam magis alienum est ab utilitate ipsius ripparie habuit semper
dictum officium Dominus de Sentallo, qui, ut e<tnotum, extraneus est
et amoribuslanuensium omnino alienus, contra tenorem privilegio-
rum per rcgiam maiestatem buie inclite civitati concessorum. Per
que privilegia disponitur quod omnia quecunque officia civibus
lanuc conferri debeant, tamquam moribus et institutis lanuensium
accommodatis, et qui vinculo nativitatis et sanguinis vero amore
et caritdtc, humaniter et recte officia eis collata gerere et admi-
nistrarc solcnt, cum ex adverso alienigene ad pecunias tantum
et ad qualecunque lucrum oculos atque animum semper intendanl,
obliti plerunque Dei omnipotentis et lusticie, quodque ut verius
cognosci possit satis apud omnesconstat quod prenominatus d. de
Sentallo qui adhuc valde adolescens est, nunquam in ripparia
comparet ncque officium capitaneatus exercct nisi co tempore
ferme quo salarium petere aut exigere debet. Et iste est fructus
capitaneatus et tam gravis impense, que humeris pauperum subdi-
torum vestrorum imponitur. Verum est quod emit aliquando vi-
cariatum Portus Mauricij et tunc cogitur ex necessitate in eodem
loco morari, atque ita officium capitaneatus ostendit et non exercet.
Quo quideni officium Fregosi primum instituerunt atque id vio-
lenter et cum non possent ex eorum gente et familia tot quot erant
alere. Misserunt primo d. Thomaxinum et subinde alios usque ad
statum Reverendissimi Domini Cardinalis Frigosi, qui ab onere
dicti capitaneatus eos liberavit.
Pobtea vero Adurni denuo idem exemplum induxerunt, licet
iniuste et violenter, ut dictum est. Tempore vero status lUustrissi-
morum Ducum Mediolani nunquam capitaneos habuerunt nec
antea saltem cum salario, sed aliquando ducales commissarios
tantum, quibus nullum salarium solvebant.
Que cum ita sint et satis constet capitaneos in ripparia vestra
nullo usui esse, imo ad onus gravissimum et intolerabilc, et quod
deterius est, si Dominationes Vestre bene omnia explorare vo-
476 Anno i5o6
luerint, coi^nosccnt capitaneuin ipsum ultra antiquas factioncs, novas
insuper discordias serere, ex quibus mille mala et scandala na-
scantur. Ideo, parte supra nominatorum sindicorum humiliter et
devotissime supplicalur ut buie tanto et tam gravi malo dignentur
dominati ìnes vestre remedium salubre adhibcre, et sua singulari
sapieniia formam invenire per quam hoc iugum intolerabile ex
e-)rum cervicibus detrahatur, atque ita decernere ut a tanta ser-
vitute tandem liberentur, prcsertim in hoc felici principio tanti
senatus ad communem omnium utilitatem nunc consliiuti. Cui quan-
tum maxime humiliter possunt se se et suos omncs commendant (l).
Diversorum Communis lamie, Filza G.ì.
XXIV.
Letlera del couimissario Manuele di Canale agli officiali deputali
per l'impresa di DiConaco.
{Notijie dei primi avvenimenti — condiìfioni di Montone e Roccabruna
•— La Turbia e Piece di Teco— difesa contro le accuse di Agostino
Castiglione).
S. Remo, i 5 dicembre i SoG.
Magnilìcis Dominis Baptistc de Cavo, Manfredo de Furnarijs,
Georgio (Giudice) et Simoni de Amigdola deputatis super prexia
loci Monaci. {Indiri:{io a tergo).
Magnifici et prestantissimi domini. Vegliando io Manuele per
la rivera solicitando vagono homini e victualie in campo, habio
contralo in lo locho de Sancto Romulo doi cum lettere delle M. V.
unius tenoris e, lexuto che le ho havote, cum uno de dicti homini
(i) Segue nello stesso foglio e sotto la data « (^ MdVI, die Mercuri) Villi
decembris » la nota che il governatore e gli Anziani, letta la soprascritta sup-
plica e comprendendo che Pufficio del capitaneato non solo è inutile, ma one-
rosissimo a tutti i cittadini della Riviera di Ponente, delegano Raffaele di
Recco e Marco Portonario, sindici del comune, perché odano i prenominati
sindici e vedano, insieme col luogotenente, come si possa togliere queirofficio
e ne riferiscano al governatore ed al consiglio.
Documenli 477
mandalolc subito in campo a li compagni, a le quale se farà per
questa risposta, habiando qui Pendio, uno de dicti doi, quale vole
tornare indrieto. Habio visto quello ne scriveti di Monsignore di
Alcgro,quale s'era movuto cum certa fantavia per dare sooorsoa Mo-
ntco e comoM, Io. lacob 1 [Trìviiì-w) gè havevia mandato certi inze-
gncri, al che se risponde noi non haverne noticia et che est cre-
dendum de dicti inzegneri perochò pocho se tra per quelli de la
terra.
Noi qui non sentimo altro se non che a Tenda se trovano
lacheto de Grimaldo dicto de Gatera cum lacobo Borrigione e
Augustino de Grimaldo vicario in lo locho de Suspe, cum homeni
da D a DC di quelli de lo campo di Bologna (1); dixeno voleire an-
dare a la Pena;judichcmo benissimo non sieno facti se non per so-
correre dicto locho di Monacho e di questo se n'à piena advi-
zacione in campo per il che dì e nocte se fa bonissime goardie e
bixognando goardare trei lochi in ogniuno de li quali bixogna
haveire tanti homini chi sieno sufficienti per dicti homi D a DC,
quelli che sieno, mi sono misso a vegnire per la rivera per apren-
dere da essi lochi de la riviera tanti homini ne poere debere ba-
stare a podeire goardare li monti quali habiamo atorno e, anchora
che dicti homini de la rivera sieno dificurtoxisimi, non mancherà
che cum bone parole e comandamenti asperi se ne bavera a sufi-
ciencia. Hogi ne habio mandato D e domane ne manderò altre-
tanti e tanto vegnirò avanti che ne troverò sino in lo numero
de MD quali basterano. licet sieno homini che uno soldato ne
Valeria dexe. E havoto che haremo questo socorso in campo, dentro
dal qual tempo eramo serti dovesse vegnire d. Lòdixio cum denari
per dare nova paga, perochò sensa quela li soldati non voleno asal-
tare la terra, habiamo deliberato fare de lo nostro resto e tanto
magis che cum haveire piantato grande parte de l'artegiaria nostra
(1) Krano evidentemente le truppe francesi che avevano dato aiuto a
Giulio II nella presa di Bologna.
478 Anno l5o6
la quale non mancherà da qualche banda fracherà le mure corno
ha già incomensalo di fare. Lo quale Lodixio, gratia Dio, credo
sie so[)ra li brcgantini quali a mezojorno andavano in zuzo cum
bono tempo, lo quale domane porrà fare contento li soldati e poi
domane cheharemo tuto Io compimento di nostro bixogno, piaxando
a Dio, sono serto deberemo dare batagia a la terra. Il che seguirà
cum megiore animo per haverne scripto de li inzegneri, de li quali
se pò cognoscere dicto signore havcrnc manchamento perochè pocho
l'averà cum l'artegiaria corno cum fare ripari. Per parte nostra non
se mancha lavorare cum le spide ; vero è ne habiamo mancha-
mento perochè non gè homini tropo de qui se possemo fidare,
perochè quelli de Mentone e Rochabruna sono molto afectionati
a dicto signore di Monicho, ultra che fino a qui le nostre cride
non hano adoperato sieno vegnuti a la terra ; li altri de nostre
rivere non gè anderiano per niente, perochè dubitano in ogni locho
non gè fosse dato de mano e per tanto staghiamo più vigilanti.
Como per altre nostre habiamo scripto, pteizo che ebemo Mentone
e Rochabruna, mandiamo signor Gasparo Judice a lo governatore
de Nicia a farge intendere de dieta preiza e corno per parte nostra,
semper che haremo preizo lo locho di Monacho, dei dicti doi lochi
se farà quello è stato dicto per parte de le S. V. a lo ambascia-
tore de lo signor ducha e poi confermatogc per lo ambasciatore
.nostro a lo dicto signore mandato; e questo si fé a ciò che non
gè paresse prendessemo superbia de la preiza de essi lochi. Al
che, prima facie, per dicto governatore fo rispozo cum grande
minacie ; fo rispozo che farciva e bregereiva e, visto che dicto
Oa.sparo, quale haveiva menato con seigo uno scrivano, gè voleiva
protestare che noi intendeymo haveire bona paxe cum lo prefacto
signor ducha e che per noi non mancheria quella mantegnire,
salvo se per lei manchasse, statim si mittigò e disse corno per
parte de lo signor ducha e soa non se voleiva fare altramenti,
unde non se danifichasse lo loro paeyze, e che lo secondo di se-
guente vegnireiva a la Torbia e che se chalereiva tanto basso che
uno di noi porreiva andarge a parlare e che ne farciva cogno-
Documenti 479
score quello s'è dicto di sopra. Il che fino a qui non eseguito,
però che quello di piove da la matina fino a la sera; lo di se-
guente me parli : porrian essere gè sereiva andato, che yo non
lo so ; di quello sera seguito sono serto per li compagni ve ne
sera dato avizo cum lo messo quale ogi è andato a lo campo
cum diete vostre lettere. Fino qui per parie de lo signor ducha non
s' è facto cossa chi ne facie cognoscere altramenti di quello s' è
dicto; vero è che a la Torbia sono homini CCCC in pm(venuti) giorni
fa, li quali dixeno stare 11 per goardia de lo locho. Li riguardemo
per inimisi, da ofenderli in fora, parendone non bixogne tegneno
li tanti homini e tanto magis che le nostre goardie ne hano dicto
comò quatro nocte fa, uno de dicti homini, de sopra lo monte, ha
parlato cum uno de la terra e dictoge stageno de bono animo che
sera socorsi, il quale parlare non se gè pò deviare, però che dicto
monte de che sono segnori è tanto propinquo a la terra che parlando
forte se oldono ; gamo raxone lamentarsene cum dicto governatore
per vedere quello responderà, lo quale è tuto in anima e in corpo
de dicto de Monicho, e semo serti dexidere grandementi quello
non s'è concesso fino a qui per lo signor ducha poder fare.
Di vegnuta, sono stato a Rochabruna in lo quale e istelo se
est misso per tuti noi quattro, per castelano cum XII homini Lu-
chelo de Canali ; bixogna de ogni cossa comò sereiva vitualie e
artagiarie e cossi de uno bombarderò e doi o trei balestreri ; gè
habio misso sexe mine de farina cum doe mezanne de carne sa-
lata, e doe mine de lenti et sessi in quello de Mentone in lo quale
non era se non le mure cum qualche poche bombarde, quale è
goardato per Ambroxio de Sancto Salvatore cum dexe compagni ;
m'c parsuto a propoxito darvene avizo a ciò che le M. V. sacno
quello se dageno provixione dever Genoa, cossi de homini comò
de vitualie, però che qui non è homini chi se vogieno stare, dico
quelli de chi se porreymo fidare, ni se gè trova vitualie, de le
quale fino a qui semo stati habundanti ; non so comò se faremo in
l'avegnire ; habio havoto mine pento di grani da questo locho di
Sancto Romulo, quali statim se sono mandati a Vintimigia in lo
480 Anno l5o6
quale locho non ne era se non L mine, facto la cerchia ; vero è
che Johan da la Gabella mi ha dato speransa farmene havcirc
mine CL da li homini del Porto, in lo quale locho lui se t'-ova
capilanco, se non ne trovasse a Tagia in lo quale locho anderò
damatina ; stareymo male se ne bexognasse stare jyocri acampati
a dicto locho de Monicho però che ogni jorno vogicmo da 40
in L mine de grani però che manchiamo di ogjji altro rcfrescha-
mento, si che sera bene V. M. ne mandeno qualche barchata.
Lo locho de la Pieve est desguarnito de fantaria comò m'è
stato facto intendere da Gasparo Sartore de dicto locho, amigo
nostro, quale habio trovato chi. Sono serto ve sera scripto per
d. lacobo lustiniano e Francesco de Arquata è a proposito tegnire
goarnito per tuto, fino a tanto habiamo preizo dicto locho de Mo-
nicho, perochc ogni locho chi ne fosse preizo a le spale ne n e-
tereiva creto; gc manderò stamatina de ver Tagia cu ni dicto Ga-
spare, homini XXV quali dicti d. lacobo e Francesco porrano tegnire
quah.he jorni se parrà a loro bixognarnc, corno sono certo; li
quaU serano homini de dicto locho de Tagia e non soldati ; per
avizo se stava bene quello capitaneo Rayneri quale se era cum
XII compagni, al mancho perche è varentomo e homo da bene
per avizo.
Stamatina est vegnuto Angustino di Castiglione, compagno no-
stro a Vintemigia, e par<^ndomi malcontento gè habio spiato quello
haveiva; me rispoxe che haveiva havoto lettere comò soa raogiera
era malata e che per questo se ne voleiva vegnire fino a Genoa
e, pregandolo non se volesse partire, Francesco da Quarto mi
dice che la caxone non era se non per haveire visto una lettera
scripta per lo signor di Finale a Paulo Baptista e yo, qualle gè
haveiva dato suspecto; lo tenore de la quale yo non la so perchè
non habio veduta ; penso debie essere risposta de una lettera gè
scripsi yo quattro o cinque jorni fa de ver Ventimigia, in lo quale
locho foi per goastadori e victualie, quale contegniva corno ha-
vcimo preizo Mentone e Rochabruna e che fra pochi jorni speramo
prendere Mon .ho perochè già gè eramo acampati e che, preizo
m
Documenti 481
che liaremo dicto loco, gè andereymo cuni luto Io campo a dare
socorso se bixognasse, però che per chamino havi una lettera da
li M. Anciani e officio de balia, per la quale, iiiter le altre cosse, ne
scriveiva comò andava campo adosso a dicto signor de Finale cum
intromissione de gent ilhomini e che cerchasseno de fare presto; e più
che dioto tragieta me disse a bocha comò a Genoa se era deliberato,
semper che dicto campo gè vegnisse adosso, serrare le buttege e
andarge per dexe o doxe jorni a dare socorso. E per questo mi
parse a propoxito scriverge quanto s' è dicto di sopra, sia per suo
conforto, sia che de dieta lettera se servisse inver li soi subditi, li
quali stesseno fermi a mantegnirlo in stado, saltem tanto quanto noi
steysemo acampati a Monicho, parendomi ne importe tanto a dieta
nostra impreiza, quanto importava lo prendere di Monicho e Ro-
chabruna. Si che, judicando che dicto Augustino quale junio se
pò dire steise qui, sia per li dexaxi del vivere e del dormire, sia
per lo reizego de la artegiaria se corre, se debie scuzare che dieta
lettera sia stata quella chi l' abie facto vegnire, m' è parsuto a pro-
poxito scrivervene qualche cossa a ciò che non se pigiasse um-
braxe de quello non bixogna, licet sie certo posse pareire ad ogni
uno sie una de quelle persone in lo mondo, chi mancho habie pas-
sione a capelassi e chi più junio visse per mutacione de lo pre-
sente felicissimo stato a lo quale Augustino, inteizo che ebi questa
essere la caxone, disti che, avanti la soa andata, sereiva a propoxito
cerchasse di vedere dieta lettera, quale manderei va a prendere cum
uno de soi homini a dicto signor de Finale e che, vista che l'harebe,
savereiva megio quello doverebe fare per suo honore e debito, al
che non fo rimedio volesse restare, per prexère se habio facto ;
parendome la soa vergogna, comò mia, essendo stati mandati in-
sieme a la presente impreiza, in la quale non mancheremo fare
lo debito nostro, corno ogniuno se pò persuadere, perochc pigeria
più presto per parte mia pacto di morire cha non haverge honore.
Non altr,) mi achade de dire per risposta de le vostre Magnifì-
centic per parte mia, salvo a ricomandarme a V. M. e cossi a
482 Anno l5o6
quella de li Magnifici d. Anciani et officio de balia a li quali questa
sie lettera.
Data in S:mcto Romulo die XV decembris l5o6, bora IIII noctis.
E. D. V.
Manuel de Canali comissarius vester cum recomendacione.
Diversorum Communis lanue, Filza 63.
XXV.
Lettera di tAlfonso del Carrello al governo di Genova circa la spedi-
:(ione del duca di Savoia in soccorso di Monaco — Decreto del Senato
che raccomanda di usare clemenza ad un servo del siimore di Fi-
nale arrestato per sospetti.
Finale, 1 7 dicembre 1 5o6.
Quoddam testimonium innocentie D. Alpbonsi de Carreto. etc.
Magnifìcis ac Generosis Dominis meis tamquam patribus colen-
dissimis. dominis Antianis inclite civitatis Janue. [Indirino a tergo).
Magnifici Domini mei tamquam patres collendissimi. Do ad-
viso a S. V. chomo 400 ventureri sono destinati al secorso de
Monicbo cum uno commisario de Savoya, quali ad tardius sab-
bdto veniente (/^ dicembre) doviano passare per Tenda et calarsi
a le circunstantie de Vintimilia a ciò S. V. li diano provisione
et presta. Lo adviso lo hebi beri sero ad bore 23. Le lettere
berano de l5 a bore 23 da persona digna de ogni fede et de
questo vi dò adviso. Sono certificalo per le scortbe babio bine
indj per le cosse mie; quale credo prò nunc non sarano trava-
gliate di sorte mi possano molto dannificare. Se per parte mia
per S. V. li ha da far cossa alcuna in vostro benefficio, cbomo
per altre mie si be dicto, comandando sareti obedite. Vi persua-
do a fare ogni sforzo, poi bavcti cominciato, a mantenere la
impreisa, sia per lo utile, sia per la reputatione, sia per non ba-
vere spenduto in vano, et tuto quello volete fare farlo presto
et tuto insieme, percbè darà più terrore a lo inimico e le forze
Documenti 483
sono più robuste. La posta non he ancora comparuta, che asai
mi maraveglio, abenchè heri sia advisato per lettere de l5 da
verso Diano in "fcneraU le cosse de Monicho anderano bene, che
questo non basta ad i ntendere. Ben mi persuado, o non vi sia
cossu ancora di momento né prò né contra, o vero in camino
le poste siam restalate, che in altro loco non potria essere salvo
o a Honeglia o di sopra, che mal posso persuadermi. A la gra-
tia de S. V. mi ricomando. Ex Finario, die 17 decembris a
hoire l3.
Alfonso de Carreto.
Genova, 19 novembre i5oG.
l5o6 die X Villi decembris.
Magnificus Senatus, lectis hodie suprascriptis htteris, receptis a
dicto D. Alphonso, cognoscens sanam mentern ipsius erga patriam,
quia captus fuit Nicolaus Ferrarius eius servitor propter suspicio-
nem quarundam litterarum scriptarum per ipsum dominum com-
missariis et considerans nuUam inesse fraudem sive suspicionem
in dicto homine, laudavit quod illi non dentur tormenta corporis
sed bono modo examinetur et it i iussu ipsius senatus estendi su-
prascriptas litteras Sp. officialibus Monaci ecc , ecc.
Politicoruni Mazzo j, Fascicolo n. 47.
XXVI. •
Lettera di Luigi di Bervey alla Balta di Genova.
[Condizioni del campo genovese — Grave questione delle paghe — Ar-
rivo di 5oo venturieri francesi alla Turbia — Richiesta di munizioni
e di uomini — Nuovi reclutamenti di truppe — Notipe varie).
Dal campo presso Monaco, 17 dicembre i5o6.
Magnifìcis et prestantissirfiis dominis officialibus Balie excelsi
comunis lanue dominis meis observandissimis. (Indiri:(:io a teri^oj.
Magnifici et prestantissimi domini observandissimi ; cum con-
traiietà de tempo et difficultà de conducere la barcha de la
484 Anno l5o6
artagliaria, la quale non mi habio volsuto lassiare drieto, tandem
iunsi beri in sero, bora li-'' noctis, in questo loco et per quella
seira non podeli essere cum le magnificentie de lo capitaneo et
commissari et solum parlai a lo maestro bombarderò da lo qualle
non restai niente salisfacto de lo affare suo, in specie clie mi
disse non baveiva lo numero de bombarderi ordinato et die non
haveiva bona obedientia da li altri soi ministri, circa il che glie
dissi quello mi parse in repreiienderlo et questa matina in aurora
,mi sono transferlo a lo alogiamento de lo capitaneo et de com-
missarij de li quali gbe trovai solum domino Paulo Baptista,
perciocbè domino Augustino se era partito per Genua , domino
Manuele era andato per dare ordine a la provisione de le
victuabe et sequelle ac guastadori, d. Ambrosio era a la guardia
de Mentone et Rocbabruna, lo quale asai tosto iunse in eodem
loco ; et depoi cbe bebi visto io ordine de lo campo dove
baveivano posti alcuni pecij de artagliaria picbola , li quali
erano molto distanti da lo loco de Monacbo, et che bebi visto
et considerato lo sito de lo loco, restai asai invaghito et mai
contento perciocbè mi credeiva trovare le cose in altro essere ;
et hoc facto se reducemo tuti inseme ih lo paviglione et m
parole ghe dissi pur essere restato invaghito de baver trovato le
cose in altro essere non espectava ; fumo adiunte undique molte
excusatione, le quali seria longo a scriverle ; postea gbe dissi
quello haveiva in mandatis da le S. V. et in specie de lo reve-
deire de li soldati et de aiu^tare li tempi cbe la pagha corrcse
usque a lo primo de Jennario ; a il che mi fue respozo che seria
difficultà a fare che tuti li soldati rest^seno contenti de tal
effecto, perciocbè tuti aspectavano de baver la sua paga integra.
Et per intendere presto la loro dispositione li feci statim con-
gregare, idest loro capi, im presentia de lo capitaneo ac domino
Petro ; gbe dissi quello se era ordinato et cìie usque tunc
era presto ad cxbursare lo supplemento de dieta paga cum
persuadeghe et permeterghe cbe statim et ante terminum de doi
Documenti 485
iorni se ghe da ria la paga integra, a la quale se haveiva bona
et certa provisione; s'è preizo inter loro rispecto de conferire
cum le compagnie ; tandem assai presto tuti inseme ritornano et
absolute rispozeno che non volevano scapesoni de paglia et che
aspecteriano lo termine de li loro tempi, a li quali se non li sera
data, provederano al facto loro ; non valse parole né persua-
sione de capitanei. né de commissari], né mie, il quale ghe dissi
assai, che non se voleseno rimovere da la loro opinione ; quo
visto, parse il meglio de acceptare lo loro voleire per il meglio,
sopra il quale ghe dissi et affermai che se dària principio a
contentare li primi e che de poi se anderia appresso secundo
che correi vano li tempi ; et per questo est necessario che le
Signorie Vostre daghe tal provisione che presto se habia lo com-
pimento de la paga integra et che se habie ad tardius hic a li
XXIII del presente, perciochè aUter dubito se meteria in ruina
tuto questo campo. Io provederò a la paga de alcuni, lo tempo
de li quali è finito usque a li XV del presente, perciochè glie
habio da supplire ; ulterius, se le Signorie Vostre manderano an-
chora mille scuti, bavero da dare la paga a le altre compagnie,
lo tempo de le quale finisse a lì XXIIII del presente. Tuto il resto
vano a lo primo de Jennario, tra lo quale tempo Vostre Signorie
poterano cum più loro commodità dare provisione a lo compi-
mento de ipsa paga et io più distentamenti le advizerò de quanto
sera il bizogno de dicto componimento. Sed havendosi a dare ba-
taglia a la terra et castello seria a proposito che, saltem a li XXIIII,
se deise la sua paga a li altri, perciochè ahtcr mal se potereivamo
valeire de dicti soldati in tal effecto et usque nunc tuti dicti sol-
dati molto stano fredi et resteivi ad non metersi a nissuno periculo,
dubitando non ghe correse la paga ; tute queste cose mi dano mo-
lestia et invaghimento; scando maxime hodie sopravenuti li cin-
quecento guaschoni, li quali iam se erano calati de verso la Turbia
et se non se li fosse facto resistentia era dubio non intrasseno
dentro, ettalcaxone etiam (/;a) astallato che la artagliaria non se sia
questa nocte mandata comò se era ordinato ; sono stato cum lo
32
486 Anno l5o6
custode deputato per le Magnificentie de li quattro deputati, per
intendere in che essere erano le munitione mandate per ipsi quatro,
de le quale habio portato lo inventario et summarie me ha dialo
che de le capse XXXVI de veretoni mandato non ghe ne resta
più che capse septem, item che de lo carratello de lo filo da ba-
lestre non ghe ne resta più niente et che non ha possuto prove-
deire ad alcuni pe requiriano; a queste doe cose, id est veretoni
et filo de balestre, est necessario Vostre Magnificentie presto fa-
ciano provisione saitem de uno carratelleto de filo et de capse
viginti de veretoni, anchora che me sia parsuto molto absurdo
che non seandosi anchora facto fato de arme siano consumpti
tanti veretoni et filo. Lo custode se scuza che le ha consignate
cum polise de li commissarij et credo che sia stato havuto pocho
ordine, lo quale mi sforserò, quanto poterò, adrisare et corre-
ghere. Lo bombarderò dice etiam che bizogna le S. V. faciano
anchora provisione de cantara quinquaginta de polvere, perciochè
dice se ne bavera de bizogno, maxime adoperando tuta la arta-
liaria ; la quale se rimandò la, non obstante la vegnuta de li gua-
schoni, se est deliberato de piantare in lo ihardino presso lo ca-
stello ; in questo punto expedisco la barcha cum trei canoni de li
nostri e li soi feramenti e domani se manderano quelli de Piza
cum el resto, maxime che non pare se possia estimare la vegnuta
de ipsi guaschoni, li quali, se dice, sono gente de vii condictione
e aho non apparente; speremo de conducere le cose a bono ter-
mino, e anchora che lo governatore de Nicla habia beri uzato
molte parole minatorie, corno più diffusamente de tuto le Signorie
Vostre serano advizate, pare che hodie alcuni altri de Nicla ha-
biano dicto che starano neutrali e che per loro non sarà dato
impedimento a le cosse nostre K se manchasseno le prò visioni
se dice se preparano per lo duca de Savoia, se può sperare non
debia manchare se debia presto vegnire a lo intento nostro. Kt
in omnem eventum, estimando, secundo dice lo capitanio, che
debiano manchare de li fanti mandati, lauderia Vostre Magnifi-
centie^ possando presto haverne qualche numero de boni, che
■
Documenti 487
presto li expediseno, li quali laudo più presto siano forestieri
quam terreri, perciò che de terreri non se può haveire né obe-
dientia né timore e questo se experimenta in li fanti facti per li
Magnifici commissarij, de li quali, per quello sento, mal si può
provedeire ad alcuno bisogno ; non esprimo lo numero, perciochè
a una simile impreiza non può essere tropo grande, anchora che
mi grave la speza. Mi est dispiaciuto la vegnuta di d. Auguslino
de CastiUione, cum lo quale sopra Santo Romulo parlai e molto
se doleiva de qualche termine uzate per alcuni de soi compagni
et in specie de la lettera scripta per lo signore de Finaro, la quale
mi monstrò et per quella non mi pareiva se havesse a partire.
Ben mi est despiaciuto lo termine tegnuto in la preiza de Mentone
e Rochabruna maxime in lo . . . {sperpero?) delle cosse ghe erano
dentro de la quale ne est seguito quello vostre Magnificentie hano
sentito e vere havendo havuto la possessione de ipsa fortesa pacifice,
est pur stato cativo ordine che tante cose siano andate a male.
Le Signorie Vostre sono prudente e a tuto darano quello remedio
ghe parerà. Io spero che domatina commincierò a revedere le
compagnie e presto intenderò lo numero de fanti Testa et quelli
manchano, et de tuto semper darò adviso a le Signorie Vostre.
Et perciochè in la partensa de lo capitanio se imbarchò uno
capo nominato Janoto Basso hispano cumpreisi XXIII tuti homini
de avantilio, a lo qualle solo se exborsò per d. Vincentio de Ma-
rino due. quinquaginta e se gh'ò promesso de dare la sua paga
iuncto fusse qui, sotto la declarazione de lo stipendio paresse a
la Magnificentia de lo Capitanio, seando tuti homini da ogni afare,
ne dago adviso a le Signorie Vostre aciochè intendeno tuto. II
simile dirò de decem aut duodecim pizani, tuti homini da fare
onni facto, et presertim uno inzegneio lo quale asai habio volen-
teri veduto, perciochè, per mio iudicio, non vale mancho de Mae-
stro Ambrogio e forse che est de qualche evantalio ; e quando
se imbarchano, domino Baptista del Cavo era presente e cosi do-
mino Lazzaro ac dicti Vincentio de Marino, li quali tuti diseno
488 Anno l5oó
che ad ogni modo se conduceseno, a li quali similiter convegnerà
provedeire de la loro paga, secundo lo iudicio de ipso capitaneo,
non obstante fare uno debito in diminuire loro stipendio quanto
e poterò; et vere, se non fosseno alcune lancie spesate de simile
natura, le quale sono quelli se metono ad ogni bersagio et fano
animo a li altri, le cose anderiano male. Voglio che le Magnifi-
centie Vostre siano de tute advisate, a le quali semper mi arri-
comando. Ex castris Monaci, die XVII decembris, hora II* noctis,
Md. VI.
E. D. V. Servitor fidelis Lodisius
de Bervey cum rccomandatione.
Per non haveire anchora in-
teizo le speize facte et fano li
Magnifici Commissari, non pos-
so de quelle dire niente ; mi sfor-
serò de intendere tuto et dare
adviso le cose non vadano a
male.
Diversorum Gommunis Janue, Filza 63.
XXVII.
Lettera di Luigi di 'Beruey alla Bilia di Genova
(Tentativo fallito di avvicinare l'artiglieria alle mura — Istau'^e per
l'invio di denaro — Cenni di trattative coi venturieri francesi — Ri-
chiesta di muniponi e di uomini.)
Dal campo di Monaco, i8 dicembre i5o6.
Magnificis et prestantissimis dominis offìcialibus Balie excclsi
communis lanue dominis meis observandissimis - resevuto die sa-
bati a hore XXIIIJ — resete die sabati ora sesta noctis, XIIIJ
decembris in Portu Mauritio — recete die Dominicha 20 pre-
senti, ora l6 in circa in Andora; in Albenga 20 decembris, hora
21 de dominicha {lndirì;(_{0 e segni di controllo a tergo).
Documenti 489
Magnifici et prestantissimi domini observandissimi. L' altro
iorrio scripsi a le S. V. et distincte le advisai de quello era se-
guito de poi la vegnuta mia; postea non habio scripto, deside-
rando de dare adviso de qualche cosa più avanti de quello era
usque tunc seguito, maxime in lo piantare de la artagliaria in
lo ihardino presso lo castello et loco de Monaco; il che anchora
non ha possuto sortire effecto, perciochè, habiando facto li rip-
pari opportuni et mandato beri in nocte lo doi pecij de Piza
cum la barcha in la qualle erano carrigati tuti li soi apparati et
dato cosi a la custodia comò a lo resto le provisione opportune,
la sorte ha pe.misso che, per essere carica la barcha, non se
podete acostare tanto che se podese dieta artagliaria discarri-
gare et fue necessario ritornarla indrieto, Questa matina se est
discarrigata et conducta in lo campo presso la altra minuta,
tira verso lo loco et castello e questa seira speremo, deo adiu-
tore, tirarla a lo dicto loco, quamvis cum maior difficultà; et
cosi seguendo se può sperare che presto farà tal operatione che
si poterà dare la bataglia; sed me preme lo animo una dificultà et
pagora, che convegniando^ facta la operatione cum la artagliaria,
statim dare la bataglia, che la fantaria non si voglia exponere a
tal effecto se prius non tochano la paga, la quale non est pos-
sibile poter dare, non havendo lo compimento de li denari;
perciochè bizogneria fosse universale. Et in questa difficultà sera
necessario cum distribuire li denari sono in me et tuti quelli se po-
terano ricogliere et cum quelli prometerghe se darà effectualiter
dieta paga, tirarli a voleire, cum bono animo, a fare tale ef-
fecto. Et iam habiamo dato principio a dare la page a quelli è
finito lo tempo a li di XV del presente et cosi anderemo ap-
presso de tempo in tempo, secundo che finirà et che in me se-
rano denari; ben prego e conforto V. S. che, cum quella celle-
rità poterano, mandeno lu compimento de dieta paga, perciochè
ad ogni modo est necessario haverla tuta , e dio volese la po-
tescmo dare avanti lo dare de la bataglia, perciochè ne staria
490 Anno l5o6
cum megliore animo et mancheria lo suspecto de la diffidentia
de non haverla, lo quale mi dà affano asai e, debiando dare
dieta paga compita, bizogna haveire anchora due. XI mila cinque-
cento in parte, non computata la paga del capitanio et de do-
mino Petro ac de la compagnia solita del capitanio, cum bale-
streri a cavalo e altri soliti evantali ac la paga de XI compagni,
la quale tuta inseme ascenderà a la summa de due. M. in più et
etiam non computata la paga de lo bombarderò e sua comitiva,
de la quale, come habio scripto, manchano asai corno meglio
dicerneno, facto quello est nunc in procinto de fare. Et per es-
sere tuti li fanti et altri asai impediti in la preparatione de dieta
artagliaria, non est anchora stato possibile poteire revedeire le
compagnie, il che non mancherò de fare in lo dare dieta paga,
se avanti non lo potesse fare, advisando V. S. che sono iorni
trei che non mi sono spogliato per solicitare e attendere a li bi-
zogni occorreno, per li quali certo ne sono qualche cosa indi-
sposto. Non mi voglio extendere in notificare a quelle le prati-
che se tracteno cum li guasconi per mezo de lanoto spagnolo,
e altre se tracteno per lo magnifico capitaneo, pcrciochè per li
magnifici commissarij Vostre Magnifìcentie ne sera piene advi-
zate, et quando la pratica de dicto lanoto potese sortire effecto,
reputeria le cose nostre fora de periculo; questa sera aut do-
matina se aspecta la risposta, de la quale V. S. serano advisate.
Utcunque sit, laudo ad ogni modo la vinuta de qualche fanti fo-
resteri se si può, sin minus de la valle Pulcifera et Bizagno, aut
Sestri. Aricordo pariter lo mandare de polvere, veretoni, candelle,
asai et qualche brandoni, {grossi ceri) pcrciochè ne li servitij nocturni
asai se ne consumano; de quello seguirà semper ne tegnirò advizate
vostre Magnifìcentie, a le quali semper mi arricomando. Ex ca-
stris Monaci die XVIII decembris bora XXIIP, M d VI.
E. M. V. servitor fidelis
Lodisius de Bcrvey.
Diversorum Communis lànue Filza 63.
Documenti 491
XXVIII.
Lettera di Luigi di Bervey alla Balìa di Genova.
(Esito delle trattative coi venturieri francesi — Sperante su di esse
riposte — Notizie sulle artiglierie e gli artiglieri — Spese fj ite e da
farsi — Mentane e Roccabruna.)
Dal campo di Monaco, 20 dicembre 1 5oó.
Magnifìcis et prestantissimis, dominis officialibus Balie excelsi
communis lanue, dominis meis observandissimis. {Indirino a tergo)
Magnifici et prestantissimi domini observandissimi. Heri scripsi
a le Signorie vostre e li feci instantie de lo mandare del com-
pimento de la paga et li scripsi la summa era necessaria per
compimento de ipsa, e perciochè scripsi de la praticha se tracta-
va per lanoto guaschone cum lo capitanio Familia, capitani©
de li D.*" ventureri venuti hic per intrare dentro da Mona-
che, de la qual praticha mi rifersi a quello scrivevano li Ma-
gnifici commissarii, advizo vostre Signorie comò in questa bora
est ritornato don Paulo Baptista, lo quale questa matina, sub
lo ordine tractato per dicto lanoto, era andato per trovarsi cum
dicto capitane© et demum, secundo ipso Paulo Baptista ha ri-
ferto, ipso capitane© est restato de acordio sub Io stipendio in-
frascript©, videlicet de dare due. CL. per la sua persona, e 1©
rest© de li fanti conducerà, li quali estima da quatrocento,
pagarli al l©r© s©hto stipendi©, l© quale iudic© essere Due.
Vili © X prò singulo, perci©chè c©si se li pagava a lenua, et
isto mod© V. S. pu©n© calc©lare quello ne porta la sua paga,
cum lo evantaiio de 1© su© subcapitane©, lo quale à mandato
cum dict© d. Paul© Baptista per prendere scuti CCC in s©lutio-
nem diete paghe, li quali, de commissione de ipsi commissarij,
ghe habio numerat© et cum quelli se est partit© cum ©rdine de
essere d©matina in queste parte a prendere 1© resto de ipsa paga,
e cosi venendo se ghe pagherà. Est convegnuto 'prendere simile
rixic©, per 1© quale ips© lanoto est restato seco per conducerlo
domatina. I© habi© etiam approvato dieta praticha et convcgnu-
492 Anno lóoó
to in prendere dicto rexico, perciochè, habiando effecto, corno
mi pare essere certo, io reputo le cose de questa impreiza in
bono termino, perciocché oltra lo invaghimento ne prenderà lo
signore de Monaco e che se disconcia tuti li disegni ne davano
grande affano, io lo reputo quasi desperato de ogni subsidio. Sed
quod peius erat, tuti li capi de questo campo e presertim li no-
strati et presertim li marcheixi et altri de quelle parte, se erano
iam bis missi in motu et dicto che, se dentro da lune {21 di-
cembre) non haveivano la paga integra, protestavano levarsi da
la guardia de la artagliaria, la quale, sotto molte diffìcultade et
quasi impossibilitate, se doveiva questa nocte metere in loco, et
tanta longhesa est causata per il cativo ordine e cativa provi-
sione date per lo maestro Inzegnero nostro, a lo quale mancha-
vano tuti li provedimenti, cosi de homini et bombarderi de-
ve! va conducere, corno de legnami e altri apparati per quella
necessarii. Et se non fosse stata la vegnuta de uno pipano inze-
gnero, lo quale est de li principali se possia troverare {sic) in
questo mesterò, cioè de Maestro lusto bombarderò, etiam de
diversi pizani vegnuti cum noi cum li brigantini, homini tuti de
evantilio e da regere ogni impreiza, io iudicava non potersi va-
leire de ipsa artagliaria et maxime in li loci neccssarij e spero
che questa nocte, sub lo ordine dato, si dcbia metere a loco,
il che dio voglia. A lo dicto pizano inzegniero e convegnuto
pagare una paga a raxone de due. XX lo meize, cinque de li
altri a raxone de due. X per ciascuno, e lo resto, usque in lo
numero de viginti doi, a raxone de ducati, alcuni sei, alcuni
cinque et altri quatro; et questo se est facto de ordine de li
commissarij; preterea se est pagato Io compimento de la sua
paga a quello lanoto per compagni XXXI, ipso comprehenso,
in la quale ghc sono octo a li quali se sono pagati due. XVI
prò singulo, lo resto a raxone de due. Vili prò sinu'ulo e, per
la qualità de li homini, mi pare se sia asai posto a segno. Sed
per essere conductore de la praticha antedicta, bizognerà larghe
Documenti 493
beneficio perciochè certo mi pare lo merite. Habio preterea pa-
gati tuti quelli haveivano finita la loro paga a XV del presente,
ita che iam habio exbursato, comprehixi li scuti CCC mandati ad
ipso capitaneo de guaschoni, da due. MDCCC et pagato lo re-
sto de ipsa paga al dicto capitaneo; convegnirà distribuire lo re-
sto in subventione de li altri capi e dio voglia se possano con-
tentare, maxime se se dovese dare bataglia. Mi crepa lo core de
convegnire fare tante speize, sed seando conducti seria male
non regere questa impreiza et supportare ogni cosa, et dio vo-
glia mi possia regere cum tanti affani supporto, perciochè nò di
ne nocte mai posso (poso) e per provedeire a le cose necessarie,
per lo mctere in ordine la artagliaria ac altre provisione, non
est stato possibile fare la resegna a li fanti, la quale ad ogni
modo farò avanti daghe denari et la dieta paga, la quale est ne-
cessario V. S. omnino presto la mandeno; et se mandasene
in loco de d. Augustino, se non dovesse ritornare, qualche homo
de autorità, assai lo lauderia, perciochè servirla a molti propo-
xiti. Aricordo lo mandare de polvere, veietoni, candelle e bran-
doni scripta, et laudo V. S. mandeno qualche persona a la guar-
dia de Mentone, perciochè mi pare a bono propoxito, perciochè
j)er Io cativo ordine dato in la preiza de ipso loco, sono state
arrobate tutte le robe et munitione erano in ipso loco et lo loco
de Rochabruna, ita che l'uno castello e l'altro non est restato
né robe, le quale ereno non pauci valoris, né arme, né arta-
gliaria, nò alcuna munitione de viveri, ita che sia stato neces-
sario mandarghe qualche mine de farina e altre victualic,
sed quod peius est se sono consumpte, secundo habio intcizo,
una grande quantità de bote de vino, de lo quale lo campo por-
terà oltre lo beneficio se ne sera cavato, grande dexaxio. Que-
sto est produto per poco provedimento de chi li doveiva dare
ordine et maxime habiando havuto le ihave de 1' urio castello
et l'altro pacifice, et secundo mi est stato referto non era castello
meglio nò più ornatamenti munito. Le V. S. sono prudente et a
494 Anno l5o6
tempo t'arano il debito loro, a le quale semper mi arricomando.
Ex castris Monaci die XX decembris bora IIP, noctis l5oó.
E. M. V. Servitor fìdelis
Lodisius de Bervey.
Perciochè non habio la copia
de la monstra t'acta per li commis-
missarii de la Plebe, prego V. S.
la faciano assignare ad Antonio
mio fìlio, se l'ano mandato, et pre-
sto me la mandeno.
J)iversorum Communis lanue, Filza 63.
XXIX.
Lellera da commissari al campo ai deputati per l'impresa di Monaco.
( Tradimento del capitano Fannglia — Minacce gravi dalla Turbia —
Indisciplina nelle truppe genovesi - Richiesta di viveri).
Dal campo presso Monaco, 20 dicembre 1 5o6.
Magnificis et generosis d. Baptiste de Cavo et sociis deputa-
tis etc. (Indiriiio a tergo).
Magnifici et generosi domini, ogi ad bore XXI in circha con le
poste se è scripto il bisogno a le M. V. le quale havemo avi-
sato de quello ne ha fato il Capitanio Famiglio con la sua gente,
le quale non solamente ne sono vinuti a servire corno ne ha-
vivano promisso, ma sono vinuti chi a la Turbia con il filiolo di
monsignor d' Alegre. Facta qualche dimostratione per voleire in-
Irare in Monacho, il che non è sequito, la causa non la sapemo
se sii non se siano alegiuti per padura di nostri, li quali
pure se sono dimostrati de obviarlo, o che non habiano ordine
de intrare et che stagando chi a la Turbia ne debiano tenire
sotto maior timore, la qual cossa poria pur esser et precipue
s'el fusse vero quello che dicano che aspetano altre fantarie, le
quale dicano lij habi a mandar monsignor di Scranno verso
Documenti 4Q5
Provenza, ultra alchuni piemonteixi lij à da mandare la excellentia
del ducha, le quale cosse se fussano vere sarebano da estimare;
pur sino a quhi. per quelle spie havemo atorno, non intendemo
cessa alchuna di fermo; et per questo, corno havemo scripto,
haveriamo accaro V, M. volessano haver modo intendere e ne
le corte cossi de Sabaudia,de Milano et anche in quella del signor
lohanni lacobo da Triulsi quello si fa, et dami avviso solicita-
mente de tutto quello sij sente, o vero ordinare a quelH glij
sono per voi, ne diano aviso et noi per parte nostra se darremo
luoco di continuar più le spie quanto poteremo; tamen troviamo
male persone se non per queste circonstantie. Per la qual cossa
non dubitate che la brigata nostra è ristata molto invagita e
questa seira tutti questi capi de le fanterie sono vinuti a trovar
il signor Capitanio et noi, a protestami che non volano tirasimo
la ritaliaria nel zardino, dove havivamo deliberato di metterla, e
mettandogela se anderano con dio. Guardate donde siamo, et per
certo, se questa benedeta paga non se gli dà comò per gli al-
tri se è data, non faciano qualche inconveniente; per tanto sup-
plichamo a quello vogliano far questa provisione più presto si
potè et ancora mandarne li fanti ordinati et più numero o manclio
secondo intenderete sarano queli ne hano ad venire in contro,
li quali fanti sono chi a la Turbia, cioè li capi loro et precipue
il tìliolo de monsignor de Alegro fano gran minasate digando
hanno lettere da la Xristianissima Maiestà del re nostro che ni-
guno subdito suo, sotto pena de soi beni, non presuma dami
adiuto ni favore alchuno et cossi altre lettere del Duca di Sa-
baudia per li soi subditi. Le quale parole fano butar voluntieri
per far padura a h soldati nostri. Le M. V. comò avisate et
prudente providano quello gli pare et noi per parte nostra fa-
remo quello poteremo e sarete avisati. - Et perche essendo
de inverno et li tempi cossi per mare comò per terra se po-
triano facilmente goastar e venirni a manchare le victualie et
precipue pane, voriamo aricordar ne facistini provisione di can-
tara ducento di bischetto chi sia bone e qualche carne salata
496 Anno l5o6
de queste fresche, perchè de detta carne habiamo grande ne-
cessitade, essendosi quasi serrato il cammino di queste monta-
gne, donde pur ne capitava qualche poche; ancora barrili XX
aut XXX da vino chi siano bone perchè havemo dificultà far
conduccre diete vino dal luoco dove stano le barche per fino
al campo dove sono circha miliara doa et ultra vorriamo sachi
cinquanta grande per mettere lo pane et conducerlo da le barche al
campo, etiam qualche dozenne di coffe perchè non gè n'è più,
mandando tutte le predicte cosse per una barcha con la quale
vi piaquirà mandami una persona fidata chi ne habii cura spe-
ciale, non altro. Le galere le quali sono ogi venute verso le
circostantie di Villa Francha li patroni ne hano dicto come il
gobernator di Nicia gli ha facto dire liberalmente che intende
haveir guerra con noi si che da ogni banda sona gran suspi-
tione. Siamo a li comandi de le S, V. prestantissime. Data ex
castro nostro contra Monachum die XX decembris l5oó, bora III
noctis in circha.
Mandiamo a posta per queste lettere con la presente barcha
di Camoglij, con la quale piaquirà a dami risposta expediendolo
pili presto sera possibile.
D M V fideles
Paulus Baptista lustinianus et socii
commissarii excelsi communis lanue.
XXX.
Leltera dei commissari al campo agli ufficiali della 'Balia.
(Consiglio generale al campo — Domande di munizioni, vettovaglie,
materiale ed uomini — / Monegaschi e le truppe della Turbia con
un'a^jfione combinata permettono l'ingresso di rin/orji in Monaco —
Inettitudiue delle tnilijie rivierasche).
Dal campo contro Monaco, 22 dicembre i5o6.
Magnificis et prestantissimis dominis officialibus baylie excelsi
comunis G-enuo. — Via terrestri. {Indirino a tergo).
Documenti 497
Magnifici et excelsi domini nobis collendissimi ; hieri seira ad
bore ini di note se è habiuto per via de le poste una de le M.
V., cioè de d. Baptista et compagni, factaa di XVIIIJ di questo,
bora prima noctis et una altra in questo ponto havuta da le
S. V. per mare, facta a di XX, a le quale brevemente di sotto
se farà risposta al bisogno et se manderano duplicate, ciò è una
per le poste, l'altra per la via di mare a ciò non mancbe le S.
V. lij babiano presto. Siamo con gran admirazione a quello
tempo non siano capitate le lettere nostre con sit cbe per noi
ogni jorno, al mancbo una volta, se scrive e da zorni IIII in qua
havemo mandato doi leudi a posta, parendoni il tempo del
mare ad aptato, ultra quello se vi è scripto pe le poste, a le
quale non sij è mai mancbato comò se dice di sopra. Noi dal
canto nostro circba questa parte non possiamo far più de quello
faciamo se non scriver per ordinario una volta il zorno et
quando fusse il bisogno più, et mandarli per le vie ordinate per
le S. V.
E' vero cbe questi zorni scrissemo a quelle ne providessano
ancora de fanti cinquecento a li quali bavemo visto la prò visione
data , poi ogi siamo stati con il signor Capitanio, il Magnifico d. Pie-
tro Gambacurta et con noi era d. Gasparo de Ogoano (sic) et
Lodixio de Belvey e' fatolij notticia di questa nova provisione de
questi fanti cinquecento et d'ogni altra cossa cbe sii stala per
noi richesta subiungendoli cbe, se bisogna far altra cossa per noi
per parte de le S. V., se dica ybaro et presto, ad ciò cbe in la
vinuta de questi fanti se possa virilmente exequirne questa im-
preisa per la qual siamo venuti. Et tracorso ogni cosa tra noi,
considerando essere cbi (qui) a la Turbia da fanti seicento avan-
tureri ultro questo luoco de Monaco, volendolo stringere ad ciò
la aretaliaria (sic) nostra sij possi meter al luoco deputato è ne-
cessario metter qualche fantaria da la banda di là da ponente,
etiam qualcbe altre tenirfi sopra questi monti, a ciò che de li
non si possano calare et dami impedimento. Ultra bisogna pur
che chi al Campo ne sia maior numero, sij per goardia de la
498 Anno l5o6
aretaliaria, sij etiam per dar la batalia quando sarà il bisogno. Per
la qual cosa, omnibus consideratis, a loro ò parsuto et anche a
tutti noi, donde chi a lo in contro non capita altra gente de
questi seicento aut settecento capitati, volendo haveire honore
di prendere tjuesto luoco, ne bisogna haveir fanti tre milia pa-
gati, con li quali questi signori sperano, con lo aiuto de dio, do-
vere fare bono et presto fruto ; che, facendo altra mencte, dubitano
non sij cossa longa et speixa perduta, et poi le cosse se anno a
far, è inelio far presto in uno trato quello s'à ad affare, et
non aspita»"e nò induxiar più perchè corno le S. V. dicano il
tempo potria parturir molte cosse le quali sariano contrarie ; et
per questo rispecto havemo voluto avisare le S. V. de quello
occorso tra noi, le quale corno prudente providerano a quello li
parirà di bisogno, ricordandovi sopra tutto, crediamo non sij
necessario che quello sij a affar sia presto facendo tutto a tro-
vare qualchi fanti frosteri se è possibile, ma non trovandone
et per non dar induxia a la cagione, siano de nostrali, ciò e de
le podestarie, pregando le S. V, vogliano advcrtir de prendere
homini chi siano boni et che stiano ad obedientia et sopra tutto
fugir questi bravi et tanto passionato di parte, cossi di 1' una
conio di l'altra et per conclusione si facia al manclio male si
pò, non essendolij molesto dinotami quello haverano deliberato
di fare.
Le cosse ne haveti mandate con il presente laudo se farano
recevier a quelli ne haverano cura et di quello a li iornata, se
bisognerà ve ne daremo aviso, ricjrdanlo non manche la summa
di polvere ricordala non obstante quella havemo havuto perchè
se ne è consumato asai al tirar di queste bonbarde, et di pa-
satori non manche la soma ricordata et anche più et maxime
crescendo il numero di balistreri cresciuto et per crescere.
Di nuovo si afferma le S. V. ne faciano provisione de le
victualie ordinate et non manche più tosto più soma che man-
cho et più presto che si pò, con le quale voriamo da tavole
cento da ponte et pessi cinquanta di tavoloni per mettere sotto
Documenti 409
a Ui artalaria, de quale ne havemo facto cerchar a Ventimiglia
et a questi loci circonstanti et non ne havemo trovato; p-^r tan-
to é necessario le S. V. ne faciano provedeire et anche se fusse
possibile de qualche boni pessi di legno per fare cosse a le rot-
te de la arctaliaria perchè se n' è pur rotto qualchcduna, che
queste sono fatte per la aretalaria di nave sono molto fragile.
H^'eri , passato mexo iorno , questi fanti chi sono chi
a la Turbia feceno dimostratione di voleirsi calare et vc-
ncrono sino chi presso, et per li nostri glij fu facto resistentia,
facta uno poco di scharamussa tum non se asbasarono molto et
infra questo mezo, verso la via da ponente chi vene da Nicia in-
trareno nel dicto luoco di Monacho da fanti L.'» per fino in LX
homini tuli yhopetieri et balistreri mandati, per quello havemo
inteixo, per il signor lohanni lacobo da Triulsi, pagati in Milano
et circostantie per salineri comò factoeri di domino Ansaldo de
Grimaldo, con li quali etiam è intrato monsignor da la Motta
et Manuel di Gatera, li quali hanno havuto poi chi il resto de
la loro paga dal veschovo di Grassa il qual non si parte da Nicia
et da la Torbia. Il qual veschovo anchora à dato a questi fanti av-
vatureri schuti II per homo.
FJ vero, per quello intendiamo, molto di loro non lij anno
voluti, ansi intendiamo cridano et minasino et di quello sequite-
rà le S. V. serano sempre avisato ; per la qual cossa al signor
Capitanio et a tutti questi Caporali et contestabili del campo è par-
so, et ancora noi, de levar una parte di questa arctaliaria et pre-
cipue la grossa et ricarrigarla nel barche, lassato al luoco solito
pessi VI de la più picola. La qual cossa se é facta a doi dise-
gni: il primo perchè quello non era il luoco dove dovesse sta-
re; ansi bisogna materia ne! zardino a presso a la terra ; il se-
condo che avendo affare scharamussa con questi fanti ogni zor-
no, corno crediamo, non havendo tanto a goardar, se potremo
meglio valeire de la brigata quando fusse il bisogno,
Havemo havulo piaceire la deliberatione de la venuta di d.
Theramo di Baiano et Bernardo Castilione li quali aspitemo con
5oo Anno l5o6
gran desiderio precipue per questa benedecta paga senza la quale,
corno per le altre se é dicto, non è possibile fare alcuna cossa
bona et poco vaieno promissione per noi si facesscno che ad
uno modo o 1' altro dieta paga se lij darà quando bene si pren-
desse il luoco et per conclusione bisogna si faccia tal effecto.
La vinuta di d. Gasparo de Franchis et E-aphaello de Turri
è stata necessaria precipue per le victualie et etiam per le gente
de le rivere, de le quale siamo molto male serviti et ancora ne
habiamo mandato qualche soma da loro; se serviamo poco, per-
chè, corno sono giunti chi, sopravenendo la nocte, se fugiano
per via di questi monti, et quelli che lij restano, corno sentano
tirare uno corpo di bonbarda, restano talmente pauritti che non
è possibile metere a fare alchuno servitio. E' vero che de qual-
che pochi con le arme se siamo serviti, a li quali habiamo missi
a le goardie a questi monti et per ciò che di sopra habiamo
aricordato el mandare di là alchune provisione per la aretaliaria
a ciò che meglio sapiano quello anno a mandare. — Mandiamo
inclusa la copia de la lista a noi data per U ingenieri, pregando
a le S. V. che a le cosse richerano se lij facia presta provisio-
ne. Insuper cossi cossi {si:} corno havemo ordinato li dinari per
la paga, la quale sij universale etiam compreixa quella del M.co
Capitanio et de Petro ; laudiamo etiam et confortiamo che
faciano bona prov'sione de dinari per provisione del campo, per
ciò che continue occorreno de le speixc asai, per le quale siamo
in debito comò il sopradicto d. Lodixio claramente intende, et
non altro. A le S. V. se aricomandiamo et etiam il signor Capi-
tanio. XXII decembris l5o6, hora XXIII in circha, ex Castris
nostris contra Monachum.
E. D. V.
humiles servitores
Paulus Baptista lustinianus et socij commissarij.
Diversorum Communis lanue, Filza 63.
Documenti 501
XXXI.
Lptlera degli An:(iaiti dì Genova al governatore di Savona.
(Gravi lagnante per r agitarsi dei nobili contro r impresa di Monaco.
I Genovesi non hanno alcuna intensione di muovere contro Savona —
Dono di tre do^pne di lancioni)
Genova, 27 dicembre i5o6.
A Monsignore Illustrissimo de Alegre,
Monsignor Illustrissimo, Vidiamo esser congregati a Saona grande
numero de nobili e per quel che intendiamo a la giornata, per loro
se va facendo de le opere contrarie a lo pacifico del stato de
la Maestà del Re e la quiete de questa cita e sono de sorta che
tengano suspeso li animi a la cita, quale la prefata Maestà desi-
dera si reduta in bono riposo e quiete, e, quando dicti nobili an-
cora loro volesino questa quiete, veniriano a casa loro, cossi corno
sono stati confortati e inducti. E tra le altre cosse siamo certi-
ficati che cercano de dare ogni adiuto e favore a lo occupatore
del loco nostro de Monaco e impedire quanto possano questa nostra
impresa centra il dicto loco, tanto iusta et honesta et tanto desiderata
se poterla dire da tutto el mondo, per noi facta con saputa del
Christianissimo Re nostro Signore e del suo qui Locumtenente. E
ultra di questo pare che la Signoria vostra habia scripto al dicto
nostro Locumtenente la nostra intentione essere,recuperato che sia
lo dicto Monaco,de voltare el campo contra de Saona, el che è tanto
alieno da la verità quanto el celo da la terra e se maravegliamo
che sia in'ellecto alcuno chi possia bavere simile opinione chi è
contra ogni rasone, che noi debiamo oppugnare loci subiecti no-
stri e a la Maestà del Re, de la quale noi siamo subiecti e voglia-
mo essere e ultra, comò intende vostra signoria, s'è facto tale de-
moslratione novamente verso saonesi a contemplatione del no-
stro Santo Padre che tale pensamento saria a quella tropo con-
trario e tanto più avendo apresso sua santità li nostri ora-
tori e se per tale opinione, chi è vana comò vedeti, la S.ria V.
havesse facto qualche spesa, confortiamo quella a non andarli
3ì
502 Anno l5o6
apresso supra la fede nostra. Ancora confortiamo a tener modo
con la prudentia vostra che dicti nobili se vogliano abstenire da
queste loro machinatione tutte contrarie al pacifico de questa
cita devotissima del Re suo signore, et che facendo, farà cossa
chi piacerà multo a sua Maestà e a noi sarà multo grata. E quando
pur non si volessino abstenire da simili opere, saremo strccti a
dare remedio contra de loro e loro cosse quel che indicheremo
essere più accomodato. Data lanue die XXVII Decembris l5o6.
E poi n'è stato referito che a uno homo vostro ostata facta
difficultà al levare de qui due dozene de lansoni. el che inteso,
subito abiamo ordinato ne sia carricato in la prima barca tre
dozene, de le quale vi se ne fa uno picolo presente, e se vo-
stra signoria altro bisognia, o per munitione de le castelle, o per
suo commodo particulare ne troverà semper a ogni sua compla-
centia aparechiati.
E a quella piacerà far dare la nostra lettera a li antiani di
Saona, dando aviso.
Diversorum Communis lanue, Filza 63.
XXXII.
Lettera dei due supremi commissari agli «olimi officiali della 'Balìa.
(Primo bombardamento di Monaco e furiosa difesa degli assediati — /
genovesi impensieriti chiedono muniporii, guastatori e bombardieri).
Dal campo di Monaco, 2 gennaio i 507.
Magnificis et prestantissimis dominis Lazaro de Franchis et so-
ciis olim officialibus Balie nobis observandissimsi. (/w^/r/^^o a tergo).
Magnifici et prestantissimi Domini. Per le ultime nostre, quale
credemo al presente le Signorie Vostre barano havute, havemo
scripto a quelle ad plenum ogni cossa si era facto et quel che
speravamo di fare, comò credemo hareti veduto. Heri a mezo iorno
hebemo lettere vostre de XXX preteriti et visto quanto ne haveti
scripto ne he piasuto molto intendere maxime la caldesa de tuta
la terra a questa impreza et altre cosse in epse lettere se conte-
Documenti 5o3
neno. Havendovi scripto quel che alora vi scripsemo, adeso vi di-
remo che havendo noi facto fare li ripari al piano et havendo
piantato la artagliaria apreso le mure, questa matina de hore tre
o quatro anti iorno ha cominciato a fare bene suo debito, taliter
che facendo grande processo dava grande alegresa a tuti, et tirato
che ha avuto da XXV perfino in XXX corpi de lì quali niente
ne andava a malie, queUi de la terra chi sono bene forniti anchora
loro de artagharia hano tirato quella al traverso de la nostra et
comminciato a fare ogni loro possibile, per il che, passando li ri-
pari nostri et per la prestesa et copiosità de loro tracti, hano pur
morto et ferito qualche bombarderi et altre persone quale erano
deputate sopra la nostra artagliaria, taliter che nò bombarderi né
altri hano più havuto ardire di stare ne U dicti repari, et ulterius
hano rupto doe rote de le carrete nostre. Li repari sono stati
mancho forti che ne pensamo ; questo ha cauzato lo manchamento
de li goastadori, de li qualli niente se semo potuti servire et quasi
de dicti repari et tirare de la nostra artagliaria he stato facto per
li soldati et aUri de le compagnie vegnute da Genoa a li quali,
per mancho malie et havendo noi grande necessità, è stato bizogno
fare qualche subventione et con grande faticha perchè diceno essere
soldati e non sapadori, siche vedeti la commodità ne ha facto la
riviera nostra quale più presto ne ha cauzati ogni malie, attento
che venendo loro non duravamo faticha a fare altra provisione,
parendone loro sufficienti. Trovandosi adeso dove si trovemo, dexi-
remo si facia nocte per podar fortificare dicti repari et aptare
diete rote, et cognoscendo noi ne lo periculo si trovemo, havemo
dato ordine a tuti quelli goastadori he stato possibile per li nostri
denari, et ultra havemo dicto al magnifico capitanio che, trovando
qualcuno de li soldati qual voglia questa nocte servire per goa-
stadore circa dicti repari, noi li pageremo bene, et se li he offerto
uno testone (l) per ogniuno; ne ha dato opinione di trovarne, tamen
(i) Il testone era una moneta d''argento che in quei tempi aveva il
valore di odierne L.it. 2,65.
504 Anno l507
ne costerano bene ; in questo non bisogna agoardare a dinari, es-
sendogi la necessità Per undc, magnifici domini, dubitamo gran-
demente che la cossa non sia più longa che non pensavamo; an-
deremo a preso et in niente per parte nostra si mancherà. Lo
loco he forte e bene (in) ordine, molto più che non extimavamo
et non si po' asediare che non si entrano e escano gente maxime
de verso lo porto, stagando le nostre galee e brigantini per maiori
parte a Villafrancha, attento che de qui se levano per ogni pocha
suspicione de tempo. Li brigantini ne fano tanto quanto se non
li fosseno.
Noi, comò già vi havemo dicto, havendo dato la paga a li
soldati non havemo più denari ; provediate attento che ne he ne-
cessario fare di continuo diverse speze et cognoscendo noi, per le
cosse diete di sopra, questa imprcza essere più longa che non pen-
savamo comò voi ancora podeti judicare, consideremo che sono
qualche compagnie de questi soldati, la paga de li quaU finise a
\i XV del presente, quali forsa anci trei o quatro iorni de la fine
de la loro paga vorrano l'altra, il che non se li poterà manchare
et dandola a loro scmo certi li altri ancora loro la vorranno et
per il bisogno si trovemo forsa ; sera necessario etiam dargela a
loro : ve ne avertimo aciochè bizognando la possiate haveire in
ordine perchè li soldati non voleno parole et al presente non man-
che ne mandiate per le speze diete di sopra havemo facto e fa-
cemo di continuo. Item facti fare presto quatro o sei rote
bone e ben chiavate. Item non si può fahre a far fare perfino in
cento balotole de ferro, perchè, non adoperandosi, se poterà sem-
pre rendere a quelli de Pisa; item mandiate barile XV perfino
in XX de polvere; item capsie trenta o quaranta de veretoni,
attento che havemo assai balestreri quali sono malie in ordine
de corde et saitame, a li quali bizogna provedeire. et etiam man-
date del filo da balestra et questo quanto presto sia possibile a
ciò che lo manchamento de diete cosse non fosse causa di farne
differire in cossa alchuna, de le quale cosse d. Lodisio de Beveri
vi scriverà opportune. Noi uzemo et uzeremo ogni dilligentia et
Documenti 5o5
celerità possibile cum conseglio del magnifico capitaneo et mons.
Petro Gambacurta, qualli, corno già scripto vi havemo, in le
nostre cosse se deportano tanto bene quanto dir si potesse.
Maistro Ambrosio Gioardo, come etiam vi havemo scripto, se passa
molto fredo ; non sapiamo s' el facia aut per non sapeire , aut
per vilità de animo ; ghe havemo dicto et dicemo quel ne he
parso al proposto ; haverevamo facto altro, ma vedendo che ha-
vemo de li altri in questo campo chi sono sufficienti et experti
in quelo epso maeistro Ambrogio doveria fare, et per altri re-
specti quali ne moveno, et vedando che non si mancha di far
lavore, la pasemo cossi. Bisogna aduncha ne provediate de qual-
che boni bombarderi et non manche, perchè ne bizogncno. at-
tento che tra morti e feriti sono sei, de li quali niente se pos-
semo valéire ; se se potese haveire quelo de castelleto et etiam
maestro Andrea Merelo de Sestri, saria a nostro grande propo-
sito attento che, secondo intendemo, sono sufficienti, et per avizo
de le Signorie vostre vi faremo intendere che ultra li CCCL scuti
havemo prezo in presto, ne semo in debito de più de quatro
cento, per unde, comò dicto vi havemo di sopra, bizogna ne
provediate de più summa sia possibile et teneti in ordine la paga
aciochè bizognando reiterare dieta paga la sia qui de quatro o
sei iorni avante et per questo non si habia a diferire. Et perchè
cognoscemo l'impreza essere grande et li bizogna fare et ordi-
nare cosse assai, ne avertimo le Signorie vostre aciochè paren-
doni al proposto ne possiate provedeirc de qualche altre persone,
che siano in nostra compagnia, cossi cerca lo auxiho, comò lo
consegio, et de questo vi ne faremo grande instantia. Havendovi
scripto per diete nostre che speravamo di haver celere Victoria
semper che la artagliaria lavorasse, lo havemo facto per la bona
opinione ni dava lo magnifico capitaneo , maestro Ambrogio et
altri maistri de artagliaria.
Pur lo successo per fino a qui he stato et è, corno dicto vi
havemo, tamen havemo speransa ; questa nocte fortificheremo li
repari et la nostra artagliaria sera sicura e poterà fare opera-
5o6 Anno 1607
tione. De li denari de Vintimiglia, cioè del processo de li grani
et farine sono apreso de Io. Bapta de Ihavari , non bizogna se
ne faciamo concepto alchuno al presente, attento che avanti che
siano retracti ghe vole tempo assai. De quelo semensa ne haveti
avertito cercheremo de intendere il vero et li daremo la provi-
sione opportuna. Per li continui bizogni de li feriti vi preghemo
ne mandiate le cosse se conteneno in la lista qui inclusa. lero-
nimo de Ola varo se est partito de qui, non però cum nostra li-
centia et non ha saldato le partite cum domino Lodisio de Bervei,
lo qualle trova errore de più de libre CCCC, perciò facte ogni
modo eh' el mande le partite scripte di mano d'epso d. Lodisio.
S'el non si scrivesse cosi ordinatamenti, habiate respecto a le
grande pene et travagi nostri. A le Signorie vostre si ricomman-
diamo. Ex castris centra Monacum, die IJ lanuarij l507, bora
IJ noctis.
Theramus de Baliano et
Bernardus de Castillione
Diversorum Communis lanue, Filza 64.
XXXIII
Lettera di Luigi di Bervey agli officiali deputali alVimpresa di Monaco
{Cenni sulla infausta giornata del due gennaio — Gravi cure per le paghe
— Richieste di denari, muniifioni ed uomini).
Dal campo di Monaco, 2 gennaio i 507.
Magnificis et prestantissimis dominis officialibus Balie consti-
tute super rebus Monaci dominis meis obscrvandissimis. (Iudirì:;^io
a tergo).
Magnifici et prestantissimi domini observandissimi: Anchora che
creda le Magnifìcentie vostre debiano essere da li Magnifici commis-
sari advisatc de tuto quello est usque in hanc horam seguilo, et
etiam io per le ultime lettere mie ghe abia dato advizo de quello
se era seguito, per essere de poi subseguito qualche novitade inc-
spcctate, darò de quelle et de quello est seguito, qualche advizo,
Docunienti 507
semper rcportandomi a quello scriverano dicti Magnifici commissarii.
Heri in noctc, Magnifici domini, se tirò a loco tuta la artaliaria
cum tuti li apparati necessari] et etiam furono facti li rcpari pare-
vano opportuni et questa matina cominciorono a tirare e faceva
grande processo, ita che, se non seguiva lo impedimento dato a li
ripari, sperava in breve tempo se poteva intrare in pensamento de
ordinare la bataglia. Sed hahiando preparato quelli de la terra la
loro artaliaria a lo opposito de la nostra e de ripari . contra li
quali hano tirato e continuamente^ tirano per haveire trovato li
ripari debili, ghe hano facto grande disconcio e amasato quatro
bombarderi e altri ministri, ita che est stato necessario desmetere
de tirare e aspectare la nocte per poteire rifare e fortifichare
dicti repari. Tal incommodo est seguito perciochè estimando de
potersi valeire de grande numero de guastatori, se siamo trovati
cum pochi e fere nissuno, ita che fue necessario conducere de
li soldati de lo campo, cum dare ad ogniuno doi cavalloti, et per
essere pocho numero non potemo fare quello scria stato neces-
sario. Il simile convene fare questa nocte , perciochè , non pos-
sando haveire guastatori, est necessario questi Magnifici commis-
sarij habiano promisso uno quar'o de ducato (l) a tuti quelli se
vorrano exponere a tal bisogno.
Et spero pur se debia questa nocte provedeire a la refectione
de dicti rippari. talmenti che la nostra artaliaria lavorerà et non
seguitando novo impedimento, debia presto fare bona opera sed,
Magnifici domini, per li incommodi seguiti et quelli potcriano se-
guire, et per essere questa impresa più difficile e dura non esti-
mava, dubito non sia più ionga, et per conseguenza che bisogna
anticipare lo tempo et preparare le provisione necessarie , de le
quale facio particulare menlione, quamvis se habia a questi Ma-
(i) Il ducato era una moneta d''oro del valore di odierne L.it. 12, 147;
il quarto di ducato doveva dunque valere alFincirca L.it. 3. Perciò v'è poca
differenza fra il testone che i commissari avevano offerto ed il quarto di
ducato che il Bervey dice essersi stato promesso.
5o8 Anno l507
gnifici commissarij mennorate. Et in primis, Magnifici domini, indico
essere necessario le S. V. habiano parato li denari per dare una
paga a questi soldati, perciochè considero che a li XV del pre-
sente finirà la paga ad alcuni de loro, a li XXV a la maior parte,
e io resto a la fine; sed. Magnifici domini , se sono factc molte
speise et continue se ne tanno assai , in le quali se consumano
denari assai, perciochè a tute conviene provedeire cum la puncta
del denaro et bisogna, in simile tempi, stare subiecti in molte
cose etiam indebite a lo voleire de soldati , li quali tuti se esti-
mano e voleno additione ita che est una morte; e non prendeno
a male simile arricordo, perciochè, vogliando V, S. metere a fine
questa impreiza, la quale est de la importantia V. S. intendeno,
bisogna antivedeire et preparare quelle provisione pareno neces-
sarie, tra le quale lo denaro est la potissima; preterea . comò habio
scripto a V. S. et a li Magnifici quatro deputati, a li quali que-
sta supplirà, de la quantità de le polvere conducte et mandate
per questa impreiza, se ne est consumpta una grande parte e se
lo tirare de la artaharia dovesse essere longo, de che pur dubito
per essere lo loco in grande fortesa , per questo indico essere
necessario fare maiore provisione de polvere, de le quale, quando
V. S. ne provedeseno de cantara quadraginta, non la iudicharia
excessiva. Il simile dico de veretoni de li quali li Magnifici quatro
ne hano mandato capse viginti , sed considero che est a propo-
sito haverne semper qualche capsie per respecto ; se est facta la
revisione de le balle de ferro restano e trovemo ghe ne poteno
restare da tirare usque in lo numero de CCXXX grosse e de XXV
usque in XXX de picholc et continuando lo tirare se ne con-
sumerano asai e per questo laudo vostre Magnificentie quam ci-
tius ne faciano preparare cento , le quale ad ogni modo suppu-
rano a la reslitucione de quelle de Piza. De quelle de pelra se
ne ha provisione et li scopelini cuntinue ne fabrichano ; etiam
est bene mandeno anchora una barrile de filo , perciochè li ba-
lestreri sono grande numero et seando vignuti cum le corde ca-
tive, bizogna quasi a tuti rifarle, quam vis se uze in la distribu-
Documenti ÓOQ
tione ogni streiteza et parsimonia; sed superomnia V. S. faciano
provisione de qualche bombarderi, perciochò, seando finito qua-
tro de li megliori et feriti, bizogna farne bona provisione , ma-
xime che de quelli conducti per Maestro Ambrogio non se pos-
semo valeire, aut de pochi e quando ne potesemo avere qual-
chuno de evantiiio, laudo le Magnificentie Vostre lo conduchano.
Questi magnifici commissari non omcteno cosa alcuna a Ja exe-
culione de questa impreiza e di e nocte se exponeno in le cose
necessarie, non perdonando a pericoli né a fatiche. Il simile fano
il magnifico capitanio et domino Petro , a li quale laudo V. S.
scriveno qualche bona lettera et cosi a Dominico Greco lo quale
vere fa suo debito et se expone a grandi periculi. Per bavere
la artaliaria de Monacho rote doe rote sera necessario V. S.
ne mandeno doe aut tre paria de le più forte poterano trovare:
A le quale semper mi arricomando. Ex castris Monachi, die li
Januarij l507, bora II noctis.
E. M. V. Servitor fidelis
Lodisius de Bervey
Diversorum Communis lanue, Filza 64.
XXXIV.
Lettera dei due supremi commissari agli « olini » officiali della Balia.
(Le artiglierie sono rimosse dalle loro posizioni — Incetta di guastatori
per ricostrurre i ripari — Truppe genovesi occupano i monti sopra
Monaco — Scaramucce coi soldati della Turbia).
Dal campo di Monaco, 4 gennaio i 507.
Magnificis et prestantissimis Dominis Lazaro de Franchis et
sociis olim officialibus Balie nobis observandissimis — prima
posta — Janue — expedita bora IIIJ* noctis. {Indiri^^o e indi-
ca:(i(yni a tergo).
A die VI Januarij l507 ex castris a commissarijs IIIJ
[nota a tergo del giorno in cui la lettera arrivò a Genova).
5lO Anno l507
Magnifici et prestantissimi domini nobis observandissimi. Que-
sta matina havemo havuto la posta cum lettere de le Signorie
Vostre del primo prescntis, qual ne hano dato grandissima con-
solatione maxime intezo la cita essere in bona quiete e tran-
quilla e cum bona unione et etiam tuta la auctorità esser reducta
in monsignor nostro locuntemente et etiam attento che speremo
che, rnediante tal ordine, la nostra terra se reducerà al ben vi-
vere, et etiam intezo de le compagnie ne mandiate e altre cosse
per epse ne haveti scripto. Noi havemo scripto l'altra seira ordi-
natamenti per la posta del successo de Timpreza nostra, maxime
de lo darmaglio havia facto la nostra artagliaria in le mure de
Monaco e de lo damno poi facto per li inimici a li nostri re-
pari, artagliaria e bombardcri, e altre cosse distincte, corno per
diete nostre hareti intezo. Poi, per cautione de la nostra arta-
gliaria, a ciò non fosse goasta per dicti inimici cum loro arta-
gliaria, essendo nostri repari quasi discoperti, quella havemo
facto tirare e reduccre in uno loco li preso, nel quale loco sta
secura e havemo quasi certo lo peso de Pisa e la nostra colum-
brina non barano malie e poterano andare apreso a far loro de-
bito, semper che serano misi al suo loco, e per far questo ne he
bizognato condur persone del campo a uno quarto de ducato
per homo, per quella noctè, attento che de niuno chi sia venuto
de questa rivera, se semo potuti aiutare, nò per goastadori, ne
per gente armata, attento che erano cum uno lansoto tanto et
poi passati trei o quattro iorni da la soa venuta, se sono par-
titi. Questo he lo auxilio e favore ne hano dato ; noi non pos-
semo fare cossa alchuna sensa goastatori, attento che per epsi
bizogna si faciano e fortificano dicti rcpari talmenti che la no-
stra artagliaria posa batere le mure.
Havemo mandato a Vintimiglia et ville per asoldarne sotto bono
stipendio et etiam a iornata cum farli boni partiti ; non he pos-
sibile ne possiamo haveire e credemo eh' el proceda per esserne
stato morto e feriti alchuni, quando si faceva li primi repari.
Havemo etiam mandato per la rivera messer Manuele de Canale
Documenti 5ll
e scripto a messer Gasparo de Franchls et compagno comrais-
sarij, per farne provisione de talli goastadori perfino a lo nuaiero
de CCCCXX et ditoli che non agoardeno a denari né faticha et
bizognando che vengano perfino a Saona e più ultra ; no sapemo
quello farano ; preghemo le Signorie vostre vogliano vedeire se
li, in quelli loci circonstanti, se ne potesse trovare perfino in
ce o eco cum loro sape et badili tanto, e non goardare al spen-
dere, e subito mandarli, perchè non ne possemo a mancho, né
fare cossa alchuna, cossi circa li repari comò altri diversi lavo-
rerij bizognano in uno campo ; se messer Manuelo e domino
Gasparo et compagno commissarij ne farano qualche provisione,
se adopererano e s'el no se poterà far tanto lavore , se ne
farà mancho et in tuto quello poteremo e saperemo non perde-
remo una bora de tempo. Il simile havemo scriplo a Jeronimo
de Alsate, commissario in Albenga, et ditoh cossi a messer
Manuelo comò domino Gasparo et compagno et etiam domino
Jeronimo che, possendone haveire la dieta somma, dagano avizo
a vostre Magnificentie ; tamen quelle non ponno falire in darghi
qualche provisione, perchè non se ne pò haveire tropo. Havemo
facto fornire li monti che restano sopra il loco de Monaco, quali
segnorezano toto lo loco e de qui avanti speremo non li enlre-
rano tropo gente, né usirano, e se pur intraseno aut usiseno, noi
farano sensa grande dificultà e periculo, il che non seguiva
avanti. Per lo fornimento de quali monti bizogna le Magnificencie
Vostre mandeno quanto più presto podeti LX archibuxi forniti
et etiam mandati tute quelle munitione de le qualle vi havemo
scripto, il che etiam se est scripto per domino Lodisio de Bervei
a messer Baptista de Cavo e compagni, qual Lodisio fa bene e
diUigentementi lo officio suo, cum grande fatiche e travagi,
maxime attesa la età soa. Per tute le nostre vi havemo dicto
che ne faciate bona provisione de danari, attese le continue et
grande speze sono di bizogno fare ; per le doe vostre ultime
non ne facte mentione alchuna, del che molto se semo marave-
gliati; per unde vi diremo che già semo in debito de ducati
512 Anno 1507
Mille e più, quali havemo prezo hinc et inde in presto et di
continuo bizogna spendere. Siche bizogna ne faciale provisione
buona et celere, altramenti iudichemo non poter sostenire questa
impreza. Havemo tentato et temptemo de haveire anchora qualche
bombarderi de verso Nicia e Villa francha et speremo di ha-
verli, indicando quelli essere necessarissimi a questa impreza at-
teso che, comò vi havemo scripto, del numero havevamo tra
morti e feriti sono sei, de li qualli niente se posscmo aiutare.
Dicti archibuxi in loro fornimento, habiano balotole assai ; aspe-
ctemo cum dexiderio intendere il Venerozo haver conclusa) cum
lo 111,"'" Duca de Savoya quelo perchè he stato mandato, a ciò
che de verso la Turbia possiamo quietare, avizando vostre si-
gnorie che alchune volte se calano a la scalamusa cum li nostri,
il che heri seguite et de la compagnia de li speciari fo morto
uno nominato Petro Francesco speciario et altri feriti cosài de
loro, corno de li nostri, nò per questo intendemo poter prendere
alchuna fede de loro e bizogna stare cum li oyhi aperti.
Noi, comò vi havemo scripto, judichemo l'impreza essere più
longa che non speravamo, tamen lo fine essere bono. Non si
manche le provisione requeste cossi de li denari comò de tegnire
la paga aparegiata. Non diremo altro per non essere prolixi ; a
la iornata de quello occorrerà se vi darà avizo, cosi preghemo
quelle vogliano fare cossi de la quieta de la terra comò de quello
barano da li nostri oratori, cossi de Pranza comò de Roma; a le
Magnificencie vostre si ricomandiamo Ex castris contra Monacum,
die IIIJ" Januarij i507.
Teramus de Balliano et
Bernardus de Castiglione commissarii
Diversorum Communis lanue, Filza 64.
Documenti 5l3
XXXV.
Il 'co mime chiede al duca di Savoia la reslilu{ione delle merci folte
in Villaf ranca ad un genovese e gli dà prova che Genova desi-
dera di rimanere in buon accordo con lui.
Genova, 5 gennaio 1 507.
lUu. principi d. Carolo Duci Sabaudie nobis honorandissimo.
IH. princeps nobis honorandissimo (sic). Per quosdam cives
nostros nobis expositum fuit, cum superioribus diebus quedam
navis ex Hispania veniens in portum vestrum Vilefranche diver-
tissct, eam dctcntam fuisse et ex ea capta et in terram exoncrata
fuisse quedam bona et merces Philippo de Facio civi nostro spec-
tantes, et cun interroguremus ipsos cives nostros qua de causa
Nicienses subditi excellentie vestre cum t^ua bonam amicitiam et
pacem habemus, res civium nostrorum detiuerint, responderunt
nullam esse causam et ob id remedium a nobis petierunt, Nos
autem, bis auditis, facile existimavimus hec preter excellentie ve-
stre mentem perpetrata fuisse, que prò iusticia et bonitate sua
vult ut in dicione sua mercatores et maxime genuenses libere
venire et negociari possint. Quo circa rogamus lU.mam D. V.
ut prò mutua amicicia et pace qua coniuncti sumus iubere ve-
lit ut bona ipsa ipsius Philippi ei ocius relaxentur et restituan-
tur; qua in re longo sermone cum 111. ma D. V. non agemus
quia scimus eam mutue pacis et amicicia observantissimam esse
et noie ut genuensibus in dicione sua iniuria inferatur et nos quo-
que studemus ne cuipiam subditorum vestrorum hic iniuria infe-
ratur et hodie cum intellexissemus quedam pecora quorundam
subditorum excellentie vestre de Monte Regali detenta fuisse, ad
instantiam quorundam subditorum nostrorum conquerentium quas-
dam merces suas Vilefrance impeditas fuisse, iussimus ut relaxen-
tur et liberentur et ab omni impedimento hodie liberata fuere.
Date die V.ta lanuarii. Philippus etc.
Consilium etc.
Litterarum Reg. 48, lettera n. 2.
5l4 Anno l507
XXXVI.
Lettera dei due supremi commissari agli officiali delia Balìa.
{Arresto del maestro bombardiere Ambrogio Gioardo a cui viene sostituito
Andrea Merello — Colpe del Gioardo — Arresto di due nobili a S.
Remo — La questione del sale da scaricarsi a Mentone — / guastatori.
Dal campo di Monaco ^ 8 gennaio 1907.
Magnificis et prestantissimis Dominis Lazaro de Francis et
sociis officialibus Balie , nobis obscrvandissimis - Janue. (Indì-
rino a tergo).
Magnifici et prestantissimi Domini nobis observandi. Questa
matina se s )no recevute le vostre per Maestro Andrea Merello
de VI presentis, qualle ne sono state di grande consolatione e
volentera havemo veduto epso Maestro Andria, e subito, havute
diete vostre, bono modo, havemo posto Maestro Ambrogio Gio-
ardo su la gale» de Goano e subito mandato a ihamare lo bri-
gantino de Beneitino lo cativo, quale è andato a Vintimiglia,
sopra lo quale havemo poi miso epso maestro Ambrosio e con
quello vel mandemo , attento che ne he parso più seguro che
mandarlo sopra lo leudo e havemo miso al loco dicto maestro
Andrea Havemo visto quanto ne haveti scripto circa la provi-
sione de le balle cento de ferro , quale attenderemo e speremo
serano in tempo e etiam attenderemo dicto Maestro Gregorio e
interim non se perderà tempo alchuno e vi haveremo a caro la
venuta de li comissarij ne diceti de mandare.
Circa la provisione de li denari havemo visto quello ne ha-
veti scripto primum, aspecteremo cum grande desiderio Antonio
de Bervei cum li scuti MCC quali serano a tempo. Da Io. Bapta
de Ihavari non ce he potuto haveire niente perchè non ha an-
cora retracto denari alchuni. Havemo lettere da leronimo de Al-
sate per le quale ne dice che brevi harà h ducati CC<^L da la
comunità de Albenga e ne li manderà, et già ne scrive haverne
pagato parte a domino Gasparo de Franchis, uno de li commis-
sarij vostri de la rivera, per dare a li guastadori. Circa la paga,
Documenti 5l5
corno già vi havemo per altre nostre scripto, lenitila aparegiata.
attento che dubitemo bisognerà darla, e liceret si potcse fare
qualche cosa avanti; tamen non voriamo dare la bataglia sensa
paga; questo dicemo per iudicio nostro, attente le parole audimo.
Circa li fanti havuti e queli vegnirano, da d. Lodisio de Bervei
le Magnificentie vostre serano distinctamenti avizate, al quale se
referimo. Noi faccmo ogni instantia a li capitanei de le galee e
brigantini a fare lor debito e talnaentc che non entrano alchuni
in Monache; pur vegnando li Beneitino lo cativo li potereti uzare
le parole vi parerano al proposto.
Havemo intezo quel ne haveti scripto del Venerozo e ch'el
se resta perciò su le pratiche; havercmo a caro de quello se-
guirà ne diate avizo; havemo etiam havuto a piaceire de la bona
mente del ponlefice verso la cita nostra e de quelo procura di
fare per noi cum la sacra Maestà del Re nostro , la quale il
summo dio mande ad boni effecti. De quello seguirà, simiiiter vi
preghamo a dare avizo. - Questo per risposta de diete vostre.
Quelli de la Turbia ogni iorno sono a le mane cum li nostri
e hogi se sono feriti da XXX in circa, (de li nostri gè ne he
stato uno tanto), quali, per quelo havemo potuto intendere, hanno
havuto la paga da nobili. Simiiiter havemo intezo che avanti
beri lo Gubernatore de Nicia ha facto fare una pubblica crida che
ciaschuno da XVII per fino in LXX {anni) dovesse prendere le arme
in mano e vegnire a la Turbia per defensione de quel loco ;
tamen li voleva per offensione nostra ; li quali non lo hano
voluto obedire dicendo che non voleno guerra con noi, salvo
con comandamento del Duca loro.
Vi mandemo qui inclusa una memoria di tuto quello l)izogna
maestro Andrea.
Vi preghemo che cum quella celerità possibile, ne dati forma
de bavere presto quel che in epsa se contene, attento che se ne
bizogna grandemente et sensa quelle, male se poteria adoperare
la artagliaria. Maestro Ambrogio, molte volte da noi recerchato
e quasi dal primo iorno per fino al presente, semper dice\'a
5l6 Anno l507
haver ogfni cossa in ordine de le cosse se requere in la memoria,
Credemo epso Maestro Ambrogio haverne havuto bona provi-
sione al suo partire : le Magnificencie vostre potcrano intendere
quel ne ha facto e de quelle farne dare bono conto e similiter
de tuto quello ha havuto in governo, maxime che forono pa-
gati' li nel suo partire molli homini quali poi a li servici] non
se sono trovati, corno de ogni cosa sera distinctamenti avizato
lo Sp. officio di Monaco cioè M. Baptista de Cavo e compagni
da dicto d. Lodisio. Li comportamenti de lo quale maestro Am-
brosio mai ne sono piaxuti. e pareva che li facti e parole soe,
quasi tuto tendesc a diferire, et considerando noi quanto bizo-
gnavanio de prestesa e l'opera soa, se inzcgnavamo cum preghi
e promisione che, facendo il debito suo. sereva ben remunerato
e vedendo alchuna volta niente giovare, gè uzavamo de le parole
minatorie e tamen nihil ; qual sia stata la cagione noi posemo
sapeire, aut procedese per non sapeire, aut per timore, aut per
non voleire.
Mogi havemo havuto goastadori alchuni et speremo domane
ne haremo per lo compimento de CL perfino in CC, quali ha-
vemo con grandissime fatiche e quodam modo excessivi paga-
menti. Havemo facto ihaniare qualche capi de le compagnie ul-
timamene vegnute, a li quali havemo facto intendere il bisogno de
l'opera nostra, maxime circa li repari. Se sono ofTerti loro cum
loro gente vegnire cum la sapa in mano a fare comò li goastadori,
mediante qualche subventione a loro promisa, de forma che
domane a la nocte speremo, cum auxilio de Dio, de dare prin-
cipio a li repari e fare cum tal celerità che presto haveremo
dicti repari, quali vogliamo far talmente forti che ne faciano
honore.
Vi ricordamo a mandare li archibuxi forniti con le balote et
altre cosse per noi et d, Lodisio commisse.
Havemo havuto doe lettere da li vostri commissari] de rivera
quali diceno essere capitati a Sancto Romulo Pasquale Lomel-
lino et Lodisio de Auria, quali, per le suspictione havute, hano
Documenti 5iy
facti astalare. Noi li havemo scripto che li tengano II perfino
che le M'ignifi'^entie vostre ordinerano quel se doverà fare. Vi
mandemo diete lettere aciò intendiate ogni cossa et poi quelle
poterano ordinare quelo vorrano se ne facia e interim starano
li cossi detenuti.
Le cosse per lo barderò (sic) vi requerimo l'altro iorno per
la lista mandata, vi preghemo mandiate perchè ne havemo con-
tinui bizogni per li feriti et cossi un fìascho de siropo violato
per dicti feriti e amalati, e sera cura de li Sp. ms. Baptista de
Cavo e compagni.
Heri he venuto qui Ceva de Bozolo qual ha lo governo del
sale de Mentone e qual se conduce su lo ducato de Savoya , e
ne ha requesto vogliamo dare salvoconducto a li mulateri chi
vegnirano a Mentone a carregare dicto sale e similiter a doi
vaseli, quali sono a Nicia carregati de sale per poter descirre-
gare a Mentone. Noi )i havemo respozo che, non havendo guerra
cum lo duca de Savoya, non bizogna s^lvo conducto, tamen che
sopra la fede nostra facia vegnire li mulateri a carregare e fare
lo trafego solito, e similiter li dicti doi vaseli a descarregare
dicto sale, e che non li sera facto danno nò nocumento alchuno,
e de ciò non li havemo voluto fare scriptura alchuna. Le Ma-
gnificencie vostre ordineno e faciano quello circa tal requesta li
pare al proposito e ne dageno avizo de quello voleno se facia ;
nec alia. A le Magnificencie vostre si ricommandiamo. Date in
Castris, die Vili Januarij iSoy.
Magnificenciarum vestrarum
Theramus de Ballano et Bernard us
de Castiliono commissari]
Divcrsorum Communis lanue, Filza 64.
34
5l8 Anno l507
XXXVII.
Lettera ai commissari della Riviera di Tonente con crdiìie di severis-
sime pene pei disertori dal campo di Monaco.
Genova, 3 1 gennaio i So/.
Philippus et Consilium, Spectatis viris d. Gaspare de Francis
Vi{tro) <\{ne) d(oc1ori) et Raphaeli de Turri Commissariis nostris
Amantissiniis.
Spectati viri nobis charissimi. Nói havemo inteiso cum de-
spiaceire grande de quelle compagnie che si sono partite di campo
centra ogni iusticia et consuetudine de guerra, et tanto più ne
despiace quanto questo desordene et presumptione sia la più
parte facta per nostri genoexi, li quali per ogni ragione dovriano
stare più a la riga; unde ne restiamo cuni tanta amaritudine che
dire facilmente non lo porriamo cum animo de dargli quelli re-
medii che merita la cossa, sia per punire chi ha contrafacto, sia
etiam per dare exempio a li altri. Per questo havemo scripto una
lettera patente a tuti li officiali de la rivera che, capitando gente
che ritornano da campo sensa licencia in soriptis , svalixano et
mitteno in camisa et li possiano procedere a dosso usque ad ul-
timum supplicium; et però che, quanto sia necessario la disciplina
millitare et maxime la obediencia et timore in uno campo corno
è lo nostro, a voi debe esser assai notto, et stringemo et incar-
regamo quanto sia possibile che avertiate se podeti dare di mano
a qualchaduno de quelli che siano partiti, o partirano sensa li-
cencia , della sorte che di sopra havemo dicto et tunc vogiamo
et vi imponamo: primum li spoliati ei lassiate nudi prendendogli
quanto habiano, et quum voi ne apichate qualchuno per la gola,
farete a noi cosa chara et cosi ve imponemo faciatc per quanto
desiderati grattifìcarne; però che non vedemo remedio altro me-
gliore a tanta licentia e presumptione, né vogiamo che gordate {sic),
che sia genoeze aut forestero, et più caro ne sarà uno nostro ge-
novese che altramenti, per bavere più falUto che li altri. Noi vi
Documenti 5l9
confortamo a fare da homini corno vi reputemo, e per uno prin-
cipale remedio ad inquernare (sic) quello campo non se n' è il
megliore, advisandone de quello che farete.
Data lanue die XXXI lanuarij l507,
Litterarum Reg. 47, lettera n. 207.
XXXVIII.
/ commissari al campo danno noti:^ia delle trì<;tissime condi:(ioni del-
Vesercito e di una scaramuccia con quei della Turbia.
Dal campo di Monaco^ 22 febbraio 1507.
Magnificis et prestantissimis Dominis Lazaro de Franchis et
socijs olim officialibus Balìe observandissimis. (Indiri:!^:(o a tergo).
Magnifici et prestantissimi Domini observandissimi. Vedando
de hora in hora succedere de le cose impensate e tale che quasi
habiamo perduto el consiUo. vedando subseguire tante traditione
conlra ogni raxone movute, et presertim da li nostri genoesi,
perciò che habiando quello Lazaro Bacigalupo facto el primo
errore de ferire el conte Bergamino cum tanto suo torto e car-
richo, se est posto in fuga cum tuta la soa compagnia et redu-
ctosi in Monacheto, de lo qual loco non he bastato solum an-
darsene lui con dieta soa compagnia, ma se ha etiam tirato a
preso da homini CCC de quelle compagnie, ita che cossi corno
credevamo che quella compagnia del Castellalo dovese fermarse
fin a lì XXVI, comò havia promiso, etiam loro questa nocte,
spreta promisione, «e sono partiti cum tuta loro compagnia senza
farne moto, e apreso se hano tirato quasi tuti li lombardi e de
Monteferrato erano ia questo compagnia del Greco, la quale
erano circa 30o, più non gè ne resta XXXX ; tute le altre com-
pagnie de lombardi se sono partite cum lor capi; et demum in-
tendiamo restare si pocho numero de homini in questo campo,
che non lo ardimo di scrivere e solum ne resta qualche pocha
speranza in lo vegnire de le sequelle cum tanta instantia requeste,
520 Anno l507
de le qualle huc usquc non sono venuti in campo, salvo homini
CLXXXV de Vinti miglia conducti per d. Gasparo Indice per
iorni X et de li soi denari pagati ; noi aspectiamo che hodie vegna
lo numero de epse sequelle per noi requesto e per noi se est
facto la instantia con più lettere a noi possibile et tamen non
habiamo però altra provisione salvo che li commissari] compagni
nostri e cossi d. Gasparo e compagno, scriveno in hoc bavere
uzato ogni diUigcntia e se lamentano che quelli de Tabia sono
totaliter renitenti a tal requesta, e quando la vegnuta da epse
sequelle più tardase e non foseno qui hodie, cognosciamo per
certo convegnire prendere altro partito, perciò che iudichemo
nullo pacto potersi regere e convegnire luto abandonare. Est
etiam subseguito che anchora non habiamo havuto li denari
mandati con li quali se scriamo pur sforzati intertegnire qualche
parte de quelli sono partiti, e quando hodie non foseno hic con-
ducti per mare aut per terra, comò habiamo ordinato, se indi-
camo quasi deòperati totaliter da ogni remedio. A noi bizogna
cum le lacrime a li oyhij tuto notificare a la Magnilìcencie vo-
stre e per parte nostra, id est de noi Rafaclo d^ Techo e Alarame
de Bozolo, in compagnia di Lodisio e cum noi dicto D. Gasparo,
se farà tuto quello sera in facultà nostra poter fare in regersi,
cum mettere etiam le vite nostre ad ogni periculo. Similiter
la Magnificencia del capitaneo e domino Petro cum le lor com-
pagnie animosamente, quanto he in loro , provedeno a tuto
quello est a lor possibile, exponendo non solum le lor vite, ma
etiam hano exborsato tuti quelli denari in loro restavano , e in
loro resta quella pocha speranza la quale anchora ne tene vivi.
Habiamo scripto a li capitanei de le galee vengan > qui per poter
megho con loro queste cose consegiare e adrizare ; resta che le
Magniticencie vostre, cum quella celerità sera possibile, provedeno
a le necessitate nostre e volanter ne dagano avizo de quello H
pare per noi se habie a fare, a le quale semper se ricomandiamo. —
Poi in questo instanti, per consegUo del Magnifico capitaneo,
messer Petro e domino Gasparo, habiamo deHbcrato de mandare
Documenti 521
messer Alarame de Bozolo, nostro compagno, qual a bocha etiam
supplirà tuto quello è acaduto e bizogna, e Dio voglia luto sia
in tempo. Ex castris die XXII Febrari, hora XVI, i5o7.
D. Vestrarum Commissarii in exercitu
contra Monacum
Post scriptum. In questo puncto
sono usiti fora molti de Monaco e
sono venuti asaltare la nostra artaglia-
ria, contra de li quali per li nostri se
he facto grande resistentia e subito li
hano facti reti rare dentro e de epsi ne
sono restati prexoni V et morti al-
quanti, corno più largamenti da dicto
messer Alarame intendereti.
{La lettera è scritta di pugno del Bervry)
. Diversorum Communis lanue, Filza 64.
XXXIX
Lettera indiri:{^ata al signor di Chaumont da consegnarsi ad Andrea
Cicero affinchè questi faccia conoscere alle autorità Francesi le cause
della mancata ambasceria genovese, presenti le proteste delia città
per gli eccessi del castellano di Castelletto, procuri di persuadere
il Gran Maestro della fedeltà del popolo di Genova alla casa di
Francia.
Genova, 8 marzo i Soy.
Antiani et olTicium Balie comunis lanue, Spectato viro An-
drea Cicero ci vi nostro nobis carissimo.
Spetate vir noster carissime: havemo inteso voi esser andato
a Mons. de Chiamone Ill.mo inseme cum lo Illu. nostro Locum-
tenente e ne havemo havuto piacere, perchè, per la vostra pru-
dentia e amore verso la patria, potereti cum verità apresso de
epso Mons. IH.^o defendere molte obiectione, le quale crediamo
522 Anno l507
ne siano facte contra el dovere. In primis voi sapeti che, statim
inteso lo arbitrio de le cosse nostre esser in mano de sua excel-
lentia, se allegrassimo assai, cognosccndo la virtù et prudentia
sua e subito fecemo electione de quatro citadini per mandare a
sua excellentia in Aste. Seguito il caxo del castello (l), si mandò
Laurentio loardo, et Mons. el nostro Locumtenente mandò la-
noto con el quale fu scripto che esso Locumtenente andasse a
Milana quando per epso Mons. Ill.mo fusse ordinato e con seco
venisseno li Ambasciatori, e noi, desiderosi de visitare sua excel-
lentia e gravandone ogni induxia de iustificare le cosse nostre,
poiché non eramo stati olditi in Francia, mandiamo a sua excel-
lentia uno stafeta per meglio intendere la volontà sua. Voi sa-
peti che fu differta la risposta e poi venuta sì strecta e si con-
sulta (studiata) che ogni altri che noi haria piìi presto differito
de mandare cha altramenti. Pur perseverando el nostro deside-
rio de essere intese le nostre iustificatione, havuta la comniodità
de la compagnia del nostro Locumtenente, mandassimo dicti
Ambassatori, li quali, essendo a Serravalle, feceno, comò sapeti,
intendere essere li, dove expectavano nova risposta da esso
Mons. Ill.mo da poi el vostro giongere. Ma le parole et li acti
de alcuni nostri giovenastri del colore nobili che hanno usato e
facto usare, H ha movuti a non tardare più in Serravalle; imo
per più sicuranza se retirano a Nove dove etiam ghe fu posto
affano per la compagnia di Mons. de Alegra che sta a Pozolo,
e per questo, per via de Gavi, sono tornati qui. Del che n' e
parso darvi aviso per questa, a ciò che possiate, come avisato,
excusare la ritornata de epsi nostri Ambasiatori senza expectare
la risposta de chosti, e se se ha da fare una cossa più come
un altra in mandare chosti per qualche bono fructo, ne faciali
(i) Il testo dice « cavallo » in luogo di « castello » ma siccome è una
copia di cancelleria può credersi un errore di trascrizione tanto più che la
versione « cavallo » è insostenibile mentre qui si capisce chiaramente che
si tratta del caso del castello (y febbraio).
Documenti 523
avisato perchè non costante che da poi el partire vostro sia
stato facto molte cosse ad obbiecto de mettere questo populo
in desperatione, primum de essersi tirati tutti li franciosi in ca-
stello de nocte, simulato metu, et haverne lasciato ei palatio
et la terra senza adrizo (adviio) alcuno, item havere tirato que-
sto castellano, senza alcuna causa, molti colpi de bombarde et
mortareti a meza nocte, cossa certo etiam contro li propri ini-
mici prohibita, item seguito el destrasio de li nostri mcrcadanti
a Milano et molti altri comportamenti usati per ministri regii
verso de noi, cossi del grande excesso de li nostri presi in San-
to Francesco, come de molli altri qui et fora de qui, de che
voi haveti bona noticia, tamen semper siamo stati et siamo et
seremo, fino che la vita e'I spirito ne durerà , in la fede et de-
votione del re nostro Christianissimo et hayemo date le debite
provisione a mantenimento del felice stato regio. Ben ne pare
molto stranio che la Excellentia de Mons. 111.'"" habia permesso
et permetta che siano usati tali modi verso questo populo cossi
fidele e che ancor non habia voluto intendere cossa alcuna de
le occurrentie nostre, salvo da quelli li quali li hanno referto le
cosse aliene da la verità, comò fu facto de le cosse del E-e
Ferrando le quale se sono bene apurate comò voi sapeti; et
cossi de la calunnia ne era data de la venuta de li Fregosi; il
che s' è da poi bene inteso e iharito esser tutto el contrario.
Per questi respecti et molti altri, comò s' è dicto, havemo pia-
cere vi troviate de là, confortandovi et stringendovi che, de tutte
queste verità chi ve sono note et de la bona dispositione de
questo popolo, vogliate ben advertire et imprimere la excpUentia
de Monsignore el gran maestro perchè dubitiamo assai che li
nostri citadini, li quali ogni iorno li sono a le orechie, non li
habiano posto in testa qualche sinistra opinione, la quale siamo
certi Gambiera, se bene intenderà le nostre iustificatione.
Noi si troviamo in anxietà vedendo che li nostri superiori
per la Regia Maestà ne hanno abandonato, e che da ogni banda
siamo menaciati farsi grande preparatione contra de noi, procu-
524 Anno l507
randola quelli li quali doverian procurar la salute et concordia
de la patria sua, a la quale, bem vedemo, mostrano poco amo-
re. Et per questo, dubitando de qualche sinistro, havemo ordi-
nato in più parte haver provisione da poder propulsare le iniu-
rie, se epsi nostri persevereranno in la loro opinione e per po-
terse mantegnire sotto il felice stato regio, con farne intendere
tutta la cita esser molto unita et concorde in questo, se mai per
alcun tempo li fu.
Non poresti credere li mali modi et le inhumane parole che
usa questo castellano contro de la cita et in ogni suo parlar e
ne apella rebelli et tradictori.
Hogi ha mandato uno salvo conducto a Messer Raphaele
de Montaldo et a un altro de quelli chi hanno li parenti soi in
castello et gli ha facti vederli tutti reposti in fondo de una tur-
re, carcere acerbissimo, et comò sapeti gè sono homini de hanni
octanta et septanta et uno con doi figlioli et gè ha facto intendere
che se gè farano fede per tutto domani de scuti VI mila, che
leverà dicti nostri citadini de fondo de la turre et li remetterà en
la camera dove erano, aliter che domane li impicherà. Et an-
cora che crediamo non debia far comettere tale excesso, pur le
parole sono triste et procedono da iniquo animo, comò tutte le
parole sue, perochè lui medesimo ha dicto esser el principe de
li diavoh et altre parole molte impertinente, le quale ne grava
assai oldire et nemanco scriverle. El magnifico regio usciere
(^llabre de Sanie) ne dimostra grande despiacere et sapiamo
che ha cercato rimoverlo de questi soi acti et parole, et siamo
etiam certi che a mons. el gran maestro debiano gravare assai.
A la excellentia del quale fareti noticia de tutte queste cose
requirendoge che dia a questi comportamenti quel remedio chi
parrà opportuno a sua excellentia, a la quale in tutto semper
ne offerireti et recomandereti. Dats lanue die Vili Martii MDVII.
111.'"" principi Domino de Ihamon ctc.
Ul.mo Monsignore. Per non dare fastidio a la excellentia vo-
stra de legere, scrivemo a lo egregio nostro citadino Andrea
Documenli 525
Cexero alcune cose che bavera da conferire con quella per no-
stra parte, et a finché le lettere habieno bono recapito, le diri-
zamo a vostra III.™ Signoria pregando quella se degni targele
dare; a la bona ^ratia de la quale sempre se recomandiamo,
Datis lanue die Vili Martii iSoy.
Litterarum Reg. 5o, lettere n. i3 e 14.
XL.
Ordine ai pubblici officiali della Riviera orientale di espellere tutti i
nobili in essa residenti.
Genova, 1 9 marzo 1 507.
Littere Patentes contra nobiles.
Regius in lanua locumtenens et consihum Antianorum et offi-
cium balie comunis lanue, universis et singulis capitaneis pote-
slatibus vicarijs rectoribus consilijs et consiliarijs, universitatibus
populis et locis in nostra orientali riparia constitutis, dilectis no-
stris salutem. Adciochò intendeti è necessario in questo tempo
molto aprir l'occhio e levare da li pedi ogni spina chi podesse
pongere, noi advertimo essere a proposito che niùno nobile
della cita de Genua stiano in le rivere nostre ; ne sensa causa
parlemo, perochò, stando li, fano officio de susurroni e, se vo-
lesseno consegiar lo bene, vegniriano in la propria patria. Id
circo, per tenor de le presente lettere, vi commandiamo et im-
ponemo expressamenti che ad epsi nobili residenti in li vostri
loci, dati licentia se partine dentro da jorni trei ab exhibitione
presentium proxime numerandos ; et adciochò intendiate la vo-.
luntà nostra essere cossi, noi ve commandiamo questo sotto pena
de cinquecento ducati per loco, in la qual pena sera obbligato
ogniuno per la sua communità, se tale executione non facessi.
Prcterea in lo partire de epsi nobili cum sui beni, noi gè diamo
ampio et libero salvoconducto cossi a soi beni comò a loro et
la lede nostra volemo gi sia observata ed cossi volemo faciatc
526 Anno l507
sotto le prediate pene. In quorum testimonium presente^ litteras
fieri et registrar! iussimus sigillique nostri impressione rnuniri.
Date lanue die XVIIII Martij l507.
Paulus.
Politicorum Mazzo 3, Fase. n. 48.
XLI.
Ulìimo documento dei dogato di Paolo da 1>Lovi. Decisione di inviare
ambasciatori al campo francese per trattare un accordo.
Genova, 2 5 aprile iSoy.
Illa, et ex.sus dominus Paulus de Novis dei gratia dux Genuen-
sium et populi defensor, Magnificum consilium dominorum Antia-
norum, officium Balie, tribuni et multi alii cives in palatio comunis
congregati, videlicet in camera ubi Senatus convenire solet, con-
siderantes condicionem temporis et volentes saluti reipublice con-
sulere, utile l'ore duxerunt ad coUoquium de venire per medium
aliquorum proborum civium cum Ill.mis ductoribus sive capitaneis
regii exercitus, vel si expedierit cum Christianissima regia Maiestate.
Ideo, confisi prudentia, probitate et amore singulari erga patriam
prestantium virorum Baptiste de Rapalo et Stephani lustiniani,
omni iure via modo et forma quibus melius et validius potuerunt
et possunt, elegerunt eos oratores suos et excelsi comunis Geoue
ad eundum et se presentandum coram prefatis Illustrissimis dominis
Capitaneis regiis et sive coram presentia et conspectu regie
Maieslatis, cum auctoritate et balia tractandi et praticandi com-
positionem et concordiam cum prefatis dominis capitaneis et suo
Christianissimo domino Rege , nomine et vice prefati comunis
• Janue, sub illis modis viis et formis que ipsis oratoribus magis
utiles et convenientiores videbuntur. Preterea ut oratores ipsi,
bono animo , curam sibi demandatam exequi et adimplere
possint, promiserunt prefati lUustris Dux , consilium et Officium
Balie eos conservare indemnes ab omni molestia damno et
impedimento reali et personali quod eis vel alteri eorum, eundo,
stando, vel re leundo, durante presenti legatione, accideret, quod
Documenti 527
absit, suscipientes in se, nomine prefati comunis, onus satisfaciendi
ipsis oratoribus quicquid piopterea passi fuissent.
Litterarum Reg. 48, lettera n. 65.
XLII.
Si notifica agli officiali ed ai popoli delia Riviera orientale il ritorno
di Genova sotto la signoria del re di Francia e si comanda di
portare in città molte vettovaglie.
Genova, 28 aprile iSoj.
Antiani et Officium Balie communis Janue, Univcrsis et sin-
gulis Officialibus universitatibus et populis universis ripparie orien-
talis, Dilectis nostris salutem , se notifica ad os^niuno comò, per
clementia e benignità del R« Chrystianissimo nostro segnore, siamo
reconciliati cum sua sacratissima Maiestà, quale clementissima-
menti ne ha recevuti a la sua bona gracia, e perchè intrerà in
la cita cum tuta la sua corte e serano grande numero de segnori
gentilhomini e cortexani, li quali desyderiamo siano bem honorati
e tractati, per questo se comanda expressamenti ad ogniuno che,
visto le nostre lettere pres'^nte, cum ogni possibile prestessa por-
tano a la cita carne, caponi, galline, polli, ove, frumenti, farine,
vino, feno, paglia, biave et ogni natura victualie, e li serano pa-
gate cortesementi el suo prexio. E perchè ciascuno cum meglior
animo possia venire e condurre diete victuahe, se manda, cum
questo nostro tarchieta (tnesso), la copia de la crida mandata questa
matina de comandamento de sua X.""^ Maiestà e de Mons. Ili,"'" el
Grammaestro, per la quale ogniuno poterà veder quanto sicura-
mente possiano venire e vendere le loro cosse. In quorum fidem
presenles fieri et registrari iussimus, nostrique sigilli impressione
muniri. Data Janue Die XXVIIl Aprilis MdVII'"". E poi s'è mandato
una nova crida per la Maiestà del Re. ancora più importante cha
la prima corno vedereti. Nicolaus.
Diversorum Communis lanue, Filza 64.
528 Anno i507
XLIII.
Elenco delle persone che dovettero seguire il re a Milano e di quelle
escluse dal perdono generale.
Genova, i3 maggio 1507.
Nomina iilorum qui secuntur Regem, Mcdiolanum :
Petrus Sauli, — Silvester luslinianus. — Manfredus de Fur-
nariis, in eius loco Benedictinus filius, — Baptista Scalia. —
Theramus de Baliano. — Bernardus de Castiliono. — lacobus de
Sopranis, in eius loco Paulus de Francis, — Gabriel Adurnus.
— Peregrus de Goano. — lohannes Baptista de Ferraris. —
Acursius de Borlasca. — Gregorius de Bozo)o. — Lodisius de
Bervei et Simon lustinianus.
MDVIl die XIII maij.
Spectati domini, de ordine et mandato Illu. d. Regij Gubcr-
natoris, denuntiatur vobis quod X.""" Rex dominus noster
mandavit ut vos et omnes suprascripti illum sequamini usque
Mediolanum in comitati! suo et expresse declaravit quod nulla
ratione timendum vobis est ncque in persona ncque in bonis :
ratificando ed affirmando generalem absolutioncm factam pe^
ipsum X."""" regem in prcsentia magnificorum d. Antianorum
offitii balie et monete. Ex quo convenite hodie simul et consti-
tuite unum de vobis qui habeat curam providendi alogiamentis
vestris ed eritis tractati tam apud regem X.""""' quam apud
R/"" D. Legatura tamquam ex eorum familiis. Ideo properate
equitaturas vestras et reliqua vobis necessaria ut die crastina de
mane presti esse possitis , atque iter ingredi cura prefato X.*""
Rege et predicta observate ad penam rebellionis.
Die ea.
III. D. Regius lanuensis Gubernator etc. De asscnsu atque
ordine R."'' D. Legati prorogavit terminum constitutum prenomi-
natis quattuoidecim ad discedendum usque ad diem lune pro-
xime venturi, m. (77 maggio).
Documenti
52Q
Nomina exceptoram a suprascripta generali gratia hec sunt.
Seu SLiivent ceulx que le Roy a reserve et qui ne sont comprins
a la gratia generale.
Paulus Baptista lustinianus
Elianus lustinianus
Manuel de Canali
lacobus Ghuiglionus
Franciscus Pipus
Lazarus de Linario
Pantaleo de Bruges
Tomas de Bruges
Alexander de Vultabio
Pantaleo de Semino
Thomas et fratres duos de Bona
(Goano)
Pantaleo Cepulina
Ratfael de Turri
Joseph de Dernixe
Rubeus Carrega
Pantaleo de Ferrarijs
Simon Martellus
Tomas lo Manzo e lo fratello suo Scorcinus de Votagio
Lo stradioto impinctore
Pantaleo Maxenna
Gobin Huglio
Paulus de No vis et filiis
Nicolaus de Novis Guiliermi
Bernardinus de bona Pandulfi
Simonetus de Baveri
Lodisius de Pentema
Benedictus et
Marcus Jamboni
Baptista Picaluca
lo biscayno rato
Bertolus barberi us
Johannes lustinianus q. Pauli
lo Chiersi de Pulcifera
Franciscus de Petra rubea
Antonius Maria de la giostra
Vincentus de Casali
Benedictus de Insula lo cativo
Baptista Trincherius
Dominicus Venerosus
Antonius Canellus
Petrus stagnarius
Marinus de Terrili
Bartholomeus de Ceva
Benedictus Ponzonus
Raffael Ponzonus cancellarius
Paulus de Cabella cancellarius
Rubeus de crani
Lo bracio crudele de Fontana bona
Baptista de Canali
Antonius de Albario
q. Demetrius lustinianus
Marcus de Terrili
Bartholomeus de Romeo
Antonius de li Vegieti
Hi eronymus Buzalinus quale è in Paulus Judex
carcere Lodisius de Bagnasco
53o Anno l507
Hieronimus de le colime Dominicus Adurnus
Hieronimus et Leonardus de Facio Augustinus Folieta
Stephanus Morandus Pantaleo lustinianus
Slephanus (de F/<)rnarijs Augustinus de Richobono
Le roy n' entend que Ics dessus nommez ne s' entendent
estre exceplcz de la generale abolicion, qu'ilz soient
pource condempnes ac banniz. Mays pouzzent, si ben leur semble,
comparistre par davant le govcrneur et eulx iustiffice au quel go-
verneur le Roy a ordonnc !cur faire lustice.
Politicorum Mazzo 3, Fascicolo n. 5i.
XLIV.
Allo col quale i genovesi prometton ' di sborsare una somma prestabi-
lità per la costru:(ione del nuovo castello a Capo di Faro, per la guar-
nigione e per le galee imposte dal re di Francia.
Genova, 1 3 magqio i 507.
Promissio de fortilicio, peditibus et galeis.
In nomine domini, Amen. lUu. et ex.'"' d. Roduiphus de Lannoy
bailivus Ambianensis, regius in Janua Gubernator. Magnificum
consilium dominorum Antianorum. Magnifica et Spcctabilia officia
Balie et monete commun's Janue. Quorum dominorum Antiano-
rum nomina sunt hec :
Nicolaus Spinula prior — Lucas Justinianus q. L. — Stephanus
de Monella — Pantaleo Italianus — Georgius de Zoalio — Petrus
Franciscus Cattaneus — Franciscus de Arquata — Dominicus de
Marinis — Franciscus de Flisco - Augustinus de Ferrariis —
Abstentibus [sic): Lazaro Pichenoto — Baptista Lomelino.
Balie sunt hec :
D Lucas Spinula — D. Joannes de Auria - Joannes Bnptista
de Grimaldis — Franciscus Lomelinus — Baptista de Rappallo
Franciscus de Camulio — Melchion de Nigrono — Joannes Am-
Documenti 53 1
brosius de Flisco — Raphael de Furnariis — Stephanus Justi-
nianus — Antonius Sauli — Baptista Bottus.
Monete sunt hec :
Simon Bigna — Joannes Baptista de Facio — Bernardus de
Franchis lula — Antonius de Sena — Dominicus Calvus —
Ioannes lacobus de Auria — Absentibus; Ioannes Baptista Sauli (l),
Cum sit quod propter adventum in hanc civitatem christianis-
simi et invictissimi. D. domini Ludovici Franchorum regis, domini
nostri supremi, Inter cetera ordinaverit Maiestas sua, prò malori
quiete civitatis et districtus : primum quod fieri debeat castellum
unum si ve fortilicium in capite fari sumptibus et expensis comunis
lanue, ideo volentes obtemperare ordinationi maiestatis sue, omni
iure via modo et forma quibus melius potuerunt et possunt, pro-
misserunt et promittunt mihi notarlo et cancellarlo infrascripto,
tamquam persone publice officio publico sfipulanti et recipienfi
nomine prefate regie Maiestatis, solvere, prefate Maiestati sue et
seu illi vel illis cui vel quibus sua maiestas ordinaverit, expensam
prò dlcto castello sive fortilicio faciendo. exbursando pecuniam
ad iornatam secundum quod fieri continget : que tamen expensa
excedere non possit summam scutorum quadraginta millium, Item
cum prefata regia maiestas ordinaverit augeri debere numerum
pcditum platee palatij, videlicet quod numero ordinario et con-
sueto addantur pedites ducenti , etiam sumptibus et expensis dicti
communis lanue, propter ea volentes obsequi mandatis sue maie-
statis promisserunt et promittunt mihi notano et cancellarlo infra-
scripto stipulanti et recipienti ut supra, solvere impensam dictorum
duccntorum peditum, ultra alios ducentos ordinarios ad rationem
franchorum quinque : idest librarum octo lanuinorum prò singulo
homine in singulum mensem.
(i) Oltre al Sauli mancava anche Bartolomeo di Negro la cui assenza
non fu qui segnata, mentre è segnalata nelP altro atto del i3 maggio
che contiene la promessa di pagare 200.000 scudi al re di Francia , e che
fu p e bblicato dal Canale, Nuova istoria etc, Voi. IV, pag. 33o.
532 Anno l507
Ite:Ti quia prefata Maiestas sua ordinavit ut teneantur armate
galee tres etiam sumptibus dicti communis Janue, dividendo im-
pensam inter civitatem et ripparias, idcirco volentes obsequi iussis
sue maiestatis, omne iure via modo et forma quibus melius po-
tuerunt et possunt, promisserunt et promittunt mihi notario et
(^ancellario stipulanti ut supra, solvere partem impense dictarum
triremium que spectabit civitati ad rationem DCCC prò singula
galea in singulum mensem. Et ille qui capitaneus erit dictarum
trium galearum, teneatur exigere ab ripparijs eam partem que
illis spectabit de dictis DCCC. Que impensa peditum et sic ga-
learum fieri debeat prò eo tempore quod sue maiestati videbitur.
Promittcntes omnia et singula supradicta attendere et compiere et
obscrvare et contra ea non Tacere vel venire sub pena dupli etc.
sub obligaticine omnium bonorum communis Janue, presentium
et futurorum qui iuraverunt predicta omnia et singula observare.
Actum Janue in salla minori palatij, in qua, estatis tempore,
haberi senatus consuevit, anno dominice Nativitatis Millesimo Quin-
gentesimo septimo indicione nona, secundum cursum Janue, die
iovis tercia decima maij, bora circiter XIIIl, presentibus testibus:
Benedicto de Portu notario et cancellario comunis Janue et Petro
Baptista Mainerio, civibus Janue vocati et rogati.
Diversorum Communis lanue, Filza 64.
■
Documenti 533
XLV
Solenne giuramento di fedeltà al Re — amnistia generale e nuovi
privilegi concessi da Luigi XII ai genovesi.
Genova, 1 1 maggio 1 507.
Milesimo quingentesimo septimo — die undecima Maij. (l)
Dum post seditiones in civitate ortas et perturbationes in-
gentes inde secutas, tandem Christianissimus Rex Dominus no-
ster, devictis et pulsis seditionum auctoribus et facinorosis atque
iniquissimis hominibus, Civitatem ipsam et populum lannensem,
auctoritate sua ac viribus, inius ac ditionem sue maiestatis rede-
gcrit ac subinle, prò sua incredibili benignitate et clementia,
regio elatoque animo, devictis pepercerit, pauculis exceptis, man-
daveritque in gloriam suam et. ut Populus ipse lanuensis, novo
quoqe vinculo obstringatur ut iuramentum fìdelitatis renovetur,
id circo Nos Antiani, Oftìjium Balie, Offìcium Monete et Offi-
cium S. Georgii Communis lanue constituti in presentia Christla-
nissime et invictissime Majestatis sue, sedentis in regali trono
ac sede constructa in platea Palatij, circumstantibus atque assi-
stentibus circa Maiestatem suam reverendissimo domino Cardi-
nale Rothomagensi et quattuor aliis reverendissimis cardinalibus,
plurimisque principibus et magno dominorum procerum numero,
maximo populi concursu repleto ferme Palatio tote, elevatis ma-
nibus, juramentum infrascriptum affirmantes tam in nostro nomine
privato et particulari quam nomine totius populi predicti lanuen-
sis et quorum ex magistratibus superius nominatis, qui interfuimus
et juravimus nomina sunt hec:
( I ) La copia di questo documento che si trova nel ms. 118 ha « die
ultima Maij » e la stessa data si legge in una delle due copie esistenti alla
Beriana, mentre Faltra ha « dieundecimo Mai) ». Io credo sia più giusta quest ''ul-
tima data, poiché fu in quel giorno che venne prestato il giuramento e fu-
rono elargiti i nuovi privilegi.
35
534 Anno l507
Et primo Nos, Prior Antianorum Nicolaus Spinala q. Francisci,
Lucas lustinianus, Stephanus de Moncglia, Franciscus de Arquata,
Dominicus de Marinis, Franciscus de Flisco, Pantaleus Italianus,
Georgius de Zoalio, Petrus Franciscus Cattaneus, Lazarus Pichi-
notus Augustinus de P'errariis notarius et Baptista Lomellinus,
Offitiales Bailie eiusdem civitatis et communis: d. Lucas Spi-
nula miles, d, Ioannes de Auria iniles, lohanncs Baptista de Gri
maldo, Franciscus Lomellinus, Baptista de Rapallo, Franciscus
de Camulio, Melchior de Nigrono, Johannes Ambrosius de Fli-
sco, Raphael de Furnariis, Stephanus lustinianus, Antonius Sauli
et Baptista Bottus.
Officiales Monete: Simon Bigna, Bernardus de Francis, Johan-
nes Baptista de Facio, Antonius de Serra, Dominicus Calvus,
Bartholomeus de Nigro, Johannes lacobus de Auria et Johannes
Baptista Sauli.
Officiales Sancti Greorgii: Johannes Baptista Spinula q, S.,
Franciscus de Rocha, Georgius de G-rimaldis q. Fr., Petrus Gen •
tilis Ritius, Simon de Amigdula, lacobus de Rapallo, Johannes
de Passano et Bartholomeus de Nigro q. Franciscus Et nos
omnes hic presentes de populo Januensi ut superius recogno-
scentes Vos Serenissimum Principem et Christianissimum Regem
Francie verum naturalem et indubitatum dominum lanue et to-
tius districtus Januensis, iurantes ad Sancta Dei Evangelia in ma-
nibus vestris prò Vobis, filiis masculis et feminis et successoribus
vestris in perpetuum, quod Nos, fìhi et successores nostri, etiam
in perpetuum erimus boni fideies et sinceri homine-, et subditi
Maiestatis vestre et filiorum utriusque sexus atque succcssorum
vestrorum et nullum alium viventem seu naturalera vivere pe-
tentem, vel moriturum cuiuscumque status, dignitatis preeminentie
et gradus, existat etiam, si de eo necesse fuerit, specia'.em tacere
mentionem et alias intelligeretur et christianissimum ex:lusus. I^eco-
gnoscemus in Dominum nisi vos Serenissum et Cristianissimum Re-
gem nostrum et filios utri usque sexus et successores ve>tros predictos.
Jtem quod numquam erimus in aliquo tractatu, alloquio, ma-
Documenti 535
chinatione, opere seu facto in quo aliquid tractetur contra vos
prefatum Christianissimum Regem nostrum, filios et successores
vestros in persona, honore, statu vel bonis, neque in quo trac-
tetur sive fiat quod perdatis personam, vel membrum, vel aliquod
aliud de bonis, que tenetis vel tenebitis vel lesionem aliquam in
re, vel persona patiamini. Et signanter quod perdatis civitatem
vel dominium lanue, in toto vel in parte, videlicet quod aliqua
inobedientia, vel rebellio fiat contra maiestatem vestram, filios
masculos et feminas et successores vestros, vel Gubernatores,
seu Locumtenentes, aut alios vestros officiales. Quin imo si ali -
quid presenserimus, prò posse obviabimus et notificabimus vobis
vel Locumlenentibus vestris, aut Gubernatoribus lanue. Item si
contingat vos Serenissimum Regem Dominum nostrum lanue,
filius utriusque sexus et successores vestros aliquid perdere de
bis que tenetis vel tenebitis in futurum, illud, toto posse, recu-
perar! luvabimus; vel si contingat aliquam oppressionem, iniuriam
et damnum vobis fieri vel inferri, vos prò toto posse, iuvabimus
contra quoscunique qui possunt vivere et mori sine aliqua excep-
tione. Ite:n iuranius quod si a nobis aliquod consilium peteretur,
per vos vel locumtenentes vestros illud fideliter dabimus et con-
suiemus, quod secundum Deum et conscientiam videbitur nobis
melius expedire. Item iuramus quod secreta per vos, Serenissi-
mum Regem Dominum nostrum, filios et successores vestros,
seu Locumtenentes ei Gubernatores nobis, vel aliquibus ex no-
stris communicabuntur vel committentur, illa nemini pandemus
nec faciemus aliquid propter quod pandentur vel revelentur,
sine vestra vel Locotenentium vestrorum expressa licentia. Item
iuramus quod reliqua omnia et singula faciemus que quilibet fi-
deles subditi facere tenentur et debent in omnibus et per omnia
in forma Capitulorum uiriusque veteris et nove fidelitatis, bona
fide, sine fraude sed cum omni diligenti studio ac pura et sin-
cera mente.
Ludovicus Dei gratia Francorum Rex , Dux Mediolani , la-
nucque dominus.
536 Anno 1607
Cum Populus Tanuensis, contra propriam fidem et juramentum
quibus ad fidelitatem et obedientiam quamdam prestandamque
nobis, noslrisque successoribus in Reg-no Francie tam veris et na-
turalibus Dominis, se abstrinxerat et prestiterat immcmor quoque
quod diu sub Dominio Regum Francorum feliciter vixerat, quoque
Nos pluribus Populum ipsum gratiis donaveramus et prosecuti
fueremus, sugeslione at impressione nonnullorum filiorum iniqui-
tatis a fide nobis prestita deviaverit , multaque crimina ex-
cessus contra nos, statum et decus nostrum comiserit Nobiles ab
ipsa urbe eiciendo, pluribus afficiendo damnis et iniuriis , et a
Dominio nostro se subtrahere ac in temerariam liberlatem procla-
mare ausus fuerit, arma hostiliter contra nos, nomenque nostrum
et nostros milites ac prefectos nostros Arcium et Urbium assump-
serit, obque merito penas, prò crimine lese maiestatis, indictas incur-
rerit, fueritque, ipso facto ipsoque iure, privatus omnibus ipsis gratiis
prerogativis, privilegiis, concessionibus et deinde armis ac potentia
favente Deo a nobis victus et ad debitam obedientiam fuerit com-
pulsus, volentes Regiam Maiestatem legum auctoritate tueri , ipsa
privilegia, concessiones et gratias scindi, lacerari, cancellari et de-
mum igne comburi iussimus. Et nihilominus nostra natura ad
pietatem et clementiam inclinati , compatientes urbi et subditis
nostris atque volentes statum ipsius urbis et totius Dominij la -
nuensis, servare et in dies, auctore Deo, reddere meliorem, con-
fisi quod, in memoriam tante clementie et pietatis atque benelì-
ciorum, studebit Populus ipse nobis, filiis nostris, utriusque sexus,
et successoribus Dominij lanue se fidelem exhibere atque obse-
quenter eidem Civitati lanuensi, Civibus ei Incolis ac omnibus
aliis Urbibus, Oppidis ac Villis de Dominio lanuensi et per-
tinentiis ex plenitudine gratie et pietatis atque clementie , ad
bene beateque vivendum bonamque fidem servandam nobis. filiis
et successoribus nostris prefatis ex certa scientia consult > atque
deliberato Regia et domina potestate indulgemus, concedimus et
elargimur gratias, concessiones et privilegia et statuimus que infra
sequuntur.
Documenti 537
De generali remissione Christianissimi Domini Regis,
Capitulum Primum.
In primis indulgemus , parcimus et remittimus ac generaliter
abolemus civibus , incolis et habitatoribus civitatis lamie et Di-
strictus omnia et quecumque crimina, excessus et dclicta , etiam
criminis lese Maiestatis in primo vel in secando capite et cuius-
cumque alterius , quocumque nomine censeri possit, etiamsi de
eo opporteret specialem mentionem facere quandocumque et qua-
litercumque et ex quacumque causa hactenus, et usquc in pre-
sentem diem date presentium commissa, gesta et perpetrata por
ipsos cives, seu incolas et distrectuales super iilisque perpetuum
silentium officialibus nostris imponimns, inhibentes quod uUo tem-
pore molestari vel inquietari possent salvo tamen jure tertij. scu
partium, quod prossequi possint civiliter et criminaliter .prout vo-
luerint et aliquibus particulariter presenti die, coram nobis nomi-
natis, quos in presenti gratia et geneiali remissione ex causa no-
lumus includi et sinc preiuditio iuris alicui quieti durante bello,
ipsosque cives et incolas et districtuales , reservatis exceptis , ad
Patriam , honores et bona, ex plenitudine potestatis , prò bono
pacis, restituimus et reintegramus volumusque quod absentes a
propriis domiciliis, reservatis exceptis, fruantur ed gaudeant pre-
senti nostra gratia , dummodo infra mensem, a die date presen-
tium, compareant coram G-ubernatore lanue Locumtenente nostro,
sacramentum fìdelitatis prestaturi prò nobis, filiis nostris utriusque
sexus et successoribus; non comparentes autem et non prestantes
dictum sacramentum fìdelitatis ab huiusmodi gratia et generali
indulgentia exclusos decernimus et declaramus et prò rebellibus
nostris haberi volumus ac bona ipso»>'m nobis et fisco nostro con-
fiscata.
De Gubernatore et eius officio
ac iuramento per eum prestando,
Capitulum Secundum.
Item quia super omnia expedit ad bonum regimen Urbium
et Provinciarum perficere et deputare in illis viros probos et iu-
538 Anno l507
stitie zelatores , ideo intendimus eisdem lanuensibus deputare in
Gubernatorem , virum prudentem et virtutibus clarum , qui sit
ultramontanus et quantum fieri possit, conformis moribus eorum
et cum Consilio Antianorum iuxta solitum in civitate lanue eli-
gendorum reget et gubernet Civitatem lanue , cum territorio ,
ditione et pertinentiis omnibus ad dominium lanue spectanti-
sbus, ad laudem et gloriam Dei nostri, filiorum nostrorum utrius-
que sexus et successorum nostrorum et utilitatem ipsius Civita-
tis secundum statuta, regulas, decreta et ordinamenta ipsius, sine
cuius Gubernatoris presentia , vel sui Vicarii , ipsi Antiani n.hil
statuere vel deliberare possint vel dcbeant. Qui Gubernator in
ingressu officii iurabit ad Sancta Dei Evangelia servare infra-
scriptas ordinationes , nostras, gratias, concessiones et privilegia
ac statuta..
De Potestate et aliis Officialibus.
Capitulum Tertium.
Item statuimus et intendimus Potcstates futuri et sui Officia-
les non erunt lanuenses, vel Districtuales origine aut habitatio-
ne et omnibus indistincte, absque alia particulari affectione ius
reddere possint et habebunt a Commune lanuesalarium ordinatum
et consuf.tum et administrabunt ius et iustitiam lam Potcstates quam
quicumque alii ludices Officiales et Magistratus lanue, secundum
formam Capitulorum Decretorum et Ordinamentorum ipsius Ci-
vitatis conditorum et condendorum per Gubernatorem et An-
tianos et illis deficientibus secundum iura communia et prout esse
solitum fieri in Civitate lanue et dicti Potcstates et Officiales sin-
dicabuntur annuatim secundum formam dictorunj Statutorum et
ordinamentorum Civitatis lanue.
De iuramento fidelitatis per Cives,
Capitulum Quartum.
Item statuimus quod universi cives lanue seu sindici, habcn-
tcs potestatem ab Universitate, prestent et prostare debcant prout
tenentur debitum iuramentum fidelitatis nobis et filiis nostris
utriusque sexus , et succcssoribus in Regno Francie tamquam
Documenti 539
veris naturalibus et indubitatis dominis lanue et iurabunt omnia
quae in forma fidelitatis antiqua et nova veniunt et sunt com-
prehensa, quod iuramentum renovabunt semper et quandocum-
que fuerint per nos, fìlios et successores nostros in Regno
Franciae requisiti.
De iuramento fidelitatis per Vassallos.
Capitulum Quintum.
Item quod Vassali, Feudalarij et conventionati Communis
lanue prestabunt sacramentum fidelitatis et facient homggium
Gubernatori et Antianis , qui prò tempore fuerint rccipientibus
nomine nostro ac ipsius communis lanue , vel deputandis ab
ipsis Gubernatore et Antianis in forma solita ampia et anlea con-
sueta, reservata in omnibus superioritate nostra.
De reverentia et obedientia prestanda
d. Gubernatori et Locumtenenti Regio.
Capitulam Sextum.
Item quod Cives et Districtuales lanue et alii subditi de do-
minio lanuensi teneantur et debeant prestare Regio Locumte-
nenti et Gubernatori ipsius Civitatis omnimodam reverentiam et
obedientiam et habebit in ipsis iurisdictionem et cohertionem
omnimodam prout alii Priores Locumtenentes lanue habere con-
sueverunt, salva semper auctoritate et superioritate nostra ut
supra.
De defendenda Civitate, Districtu et aliis.
Capitulum Septimum.
Item volumus et intendimus prò nobis , filiis utriusque sexus
et successoribus nostris in Regno Francie, Civitatem et di^tric-
tum atque dominium nostrurti lanue et quoscumque lanuenscs
et districtuales, tam mari quam terra tueri et deffendere a qui-
buscumque iniuriis, violentiis, rapinis et oppressionibus et bona
fide et prò po.sse servare et manutenere universos luanuenses et
Districtuales, subditos et fideles nostros, ptout bonum Principem
decet, et qua maxima cura nobis est servare arces et fortelicia
nostri dominii lanuensis, volumus et ordinainus quod castellani
540 Anno l507
deputandi per Officium Santi Georgii iurent in manibus noslris
vel Gubernatoris lanue, nomine nostro, fidelitatem in forma hic
inserenda.
luramentum Castellanorum et Officii S. Georgii.
Nous tei etc, Capitaine de Serezano et Serezanelle jure et
promette a Dieu nostre Createur sur le dampnement de nostre
ame, les mayns touchees sur les Evangiles, que durant le temps
nous serons Capitaines de dit Serzane et Serzancile et que nous
aurons la charge et grade, nous serons bons et loials serviteurs
du Roy Seigneur de Gènes et en deffaut de lui de ses successe urs
maules et femelles sans faire ne souffrir faire des dictes places de
Serzane et Serezanelle aucune delivrance et aucuns eiinemis, re-
belles du dit Seigneur et de ses dicts successeurs maules et fe-
melles comme dit est, mais en ferons bonne scure et loyale
garde et ij metrons fort et foibles toutes et quantes fois que
besoing sera pour le bien du Roy, seurretc de son Etat et conser-
vation de l'Office de Saint George, le Gouvernateur de Gènes
son Lieutenent ou autres qu' il y envoyera pour y étre amis et
pour lei temps qu'il sera necessaire et par le dit Seigneur ou ses
dicts successeurs maules et femelles nous sera ordonnè et com-
mandò et s' il advenit qu' il venit a nostre cognoissance que au-
chune chose se machinast praticquast ou feise au preiudice du
dit Seigneur, de son Estat de Genes, ou autres ses terres et Sei-
gnories en Italie, ou de sesdits successeurs maules et femelles
comme dit est, nous ben advertirons ou ferons advertir son dit
Gouverneur de Gènes pour le luy faire entendre, et en toutes
choses nous conduyrons et porterons comme ung bon subgect
serviteur et Chastellan doit faire , non obstant quelques autres
sermens et promisses que avons faits et pourrions faire cy appres,
au contraire les quels nous ne voulons ne entendons avoir lieu
quant a ce. En tesmong de ce nous avons signè ce present
escript de nostre main et fet sceller du scel de nos armes. Fait
a Genes le douzieme jour du may 1' an mil cinqcent sept.
Documenti 541
De non alienanda Civitate et aliis.
Capitulum Octavum.
lam prò nobis, filiis nostris ulriusque sexus et successoribus no-
stris in Regno declaramus quod non intendimus alienare nec in
alium (ransfcrre quovis modo sive titulo dictam Civitatem lanne
et Districtum,/ Territorium et pertinentias ciusdem nec aliquam
partem. Dominium vel possesioncm sou quasi civitatem Castrorum,
Villarum et locorum dividere vel separare ab eodem Dominio
nostro.
De non imponendis oneribus.
Capitulum Nonum.
Item declaramus prò nobis , filiis nostris masculis et feminis
et successoribus nostris in Regno noUe imponere vel imponi facere
per nos vel alios aliquam avariam, mutuum, vel collectam , nec
aliquam exationem realem, personalem, vel mixtam, angarias, per-
angarias , nec aliquam cabellam ; vel aliquod onus quocumque
nomine censeatur communi lanue, vel civibus diete civitatis nec
in dieta civitate et districtu nisi in causa necessitatis et prò cu-
stodia Civitatis , Castrorum factorum et faciendorum et eorum
rcparatione locorum et terrarum Dominij lanuensis, prò conscr-
vatione Status nostri in nostro Dominio lanuensi de Consilio An-
tianorum qui prò tempore fuerint.
De mulctis et condemnationibus et resser vatione
trium casuum.
Capitulum Decimum.
Item volumus et ordinamus quod mulete, condemnationes et
emolumenta jurisdictionum Civitatis lanue et aliorum locorum de
Dominio, applicentur illis ad quos spectant et pcrtinent , vigore
ordinamentorum ipsius civitatis lanue et non alteri cuiuscumquc
status vel dignitatis existat , reservatis nobis casibus heresis , lese
maiestatis, seditionis, false monete et homicidii et non intendimus
imo expresse inhibemus ad cohercenda deiicta, quod in aliis ca-
sibus fiat commutati© pene corporalis in pecuniariam sine m.igna
causa.
542 Anno l507
De uniendis locis si que recuperarentur ab infidelibus.
Capitulum Decimumprimum.
Item si contingat, auctore Deo, a manibus infedelium per
nos vel filios nostros masculos et feminas et successores nostros
in Regno Francie aliqua loca vel bona recuperari que fuerunt
de dominio lanuensi, intendimus illa unire eidem dominio nostro
lanuensi, provi so quod lanuenses, prò posse et facultatibus suis,
ad ipsa 7oca et bona recuperanda conveniens ferrent auxilium.
De conferendis Officiis per Gubernatorcm gratis.
Capitulum Decimum secundum.
Item intendimus providere Officiis in Civitate et Districtu Ja-
nuensi, prout nobis, filiis utriusque sexus et successoribus in Regno
nostrisque Locumtenentibus et Gubernatoribus videbitur expe-
dire prò bono pubblico nostri Domini] lanuensis et habebimus ra-
ti; )nem civium lanucnsium benemeritorum subditorum nostrorum
et non intendimus quod castellani vel Gubernatores civitatum et lo-
corum districtus lanuensis possint vel debeant deputare Potestates
in locis et terris in quibus sunt Castellani, vel Gubernatores, sed
debeant deputari viri idonei per Gubernatorcm nostrum gencralem
Janue adeo ut insti tia reddatur unicuique absque aliqua affectione.
Volumusque et ordinamus quod officia supradicta nullo modo ven-
dantur, sed gratis conferantur.
De moneta fabricanda.
Capitulum Decimum tertium.
Item intendimus, quod de cetero fiat, moneta in Civitate lanue
sub nova impressione cum insignibus ncstris et communitatis et
quod inscribatur nomen Regii domini lanue tantum et propterea
volumus quod tìanl novi cunei et antiqui rumpantur.
Quod lanuenses non trahantur in jus extra
Civitatem et Districtum.
Capitulum Decimum quartum.
Item volumus decrevimus, quod in concernentibus iustitiam
non trahantur lanuenses et districtuales extra Civitatem et Distrie-
tum et quod serventur statuta Civitatis tam in causis principalibus
Documenti 548
quam in causis appellationum. In causis vero que ad Statum pcr-
tinent, cum casus occurrerit, opportune providebimus.
Quod lanuenses possinl cum omnibus negoliari.
Capitulum Decimum quintum.
Item permittimus lanuensibus et districtualibus liberum com-
mercium cum omnibus nationibus etiam infidelibus. atque possint
et liceat eis frui et gaudere eisdem privilegiis, libertatibus, fran-
chisijs et immun^tatibus in dictis locis subditis nostris ad presens
et in futurum, quibus uluntur, fruuntur gaudent alii subditi nostri.
Intendimus tamen quod ipsi lanuenses faciant bellum vel pacem
cum omnibus, cum quibus nos, fìlli nostri utriusque sexus et suc-
cessores ordinabimus et totiens quotiens fuerit ordinatum et non
facient bellum vel pacem nisi de expressa ordinatione nostra et
successorum nostrorum , quo casu super eorum commerciis
opportune providebimus prò temporis qualitate, prout bonus prin-
ceps, prò suis subditis, facere debet ad evitandum incommoda et
damna prefatorum lanuensium subditorum nostrorum.
De Vexillis.
Capitulum Decimum sextum.
Item intendimus quod lanuenses in eorum navibus et galeis
ceterisque navigiis deferant vexillum plenum armis nostris et suc-
cessorum nostrorum in loco honorabiliori et aliud vexillum cum
armis communis lanue in secundo loco.
De Sigillo.
Capitulum Decimum septimum.
Item permittimus et concedimus lanuensibus et Antianis quod
possint uti sigillo Communis in eorum agendis ut solitum est.
De non concedendo in preiudicium Communis
et comperarum S. Georgii.
Capitulum Decimum Octavum.
Item non intendimus aliquid concedere cuicumque persone
communitati vel Collegio in preiuditium vel derrogationem jurium
Communis lanue vel comperarum Sancti Georgii, aut aliarum
comperarum.
544 Anno l507
Quod Gubernator non concedal salvos conductus.
Capitulum Declmum nonum.
Item non intcndimus quod Locumtenens noster et Guber-
nator in civitate lanue concedat aliquòs salvos conductus prò de-
bitis publicis vel prìvatis, sine Consilio et consensu Antianorum et
decernimus irritum et inane si secus factum fuerit.
Quod lanuenses comprehendantur in pace esse.
Capitulum Vigesimum
Item volumus et declaramus quod in omnibus tractatibus
pacis et tregue per nos et successores nostros fiendis, compre-
hendantur lanuenses tamquam subditi nostri.
De scribendis litteris et miltendis oratoribus.
Capitulum Vigesimum primum.
Item permittimus quod Antiani possint scribere et destinare
Oratorcs atque Nuntios ad nos, filios nostros utriusque sexus et
successores nostros super querellis si qua habebunt, contra Guber-
natorem, inscio domino gubernatore , Caveant tamen ne iniuste,
et contra veritatem gubernatorem accusent. Super aliis vero
nihil tractare, concludere vel determinare audeant, aut oratores
destinare, vel nuntios, seu litteras scribere, absque auCtoritate
et consensu Gubernatoris, ad obviandum seditionibus que sub ob-
tentu tractandi negotia Communis fieri possent.
Quod expense ordinane non excedant summam consuetam.
Capitulum Vigeximum secundum.
Item concedimus quod expense ordinane fiende per dictam com-
munilatem non excedant summam consuetam nisi prout in pre-
cedentibus articulis continetur et salva auctoritate nostra si aliud
ex urgenti causa prò statu nostro lanuensi et utilitate ipsorum
lanuensium subditorum nostrorum fierentur, decrevimus de Consi-
lio tamen Antianorum ut supra.
Quod Regia Maiestas non concedet salvos conductus
nec impediet [exactiones).
Capitulum Vigeximum tertium.
Item non intendimus concedere aliquos salvos conductus alicui
Documenti 545
Givi, Districtuali vel Forensi prò debitis privatis vel publicis, Ca-
bellarum et comperarum S. Greorgii, nec inhobedientibus S. Georgii,
nec impedire quo minus debitores Communis lanue tam de pre-
senti quam de preterito et futuro et tam in lanua quam in Ripariis
et Potestatiis exigaatur, sed volumus id fieri quod iustitia suadebit
secundum ordinamenta Communitatis lanue.
De benefitiis ecclesiasticis.
Capitulum Vigeximum quartum.
Item ad hoc ut provideatur in beneficiis Ecclesiasticis in Ci-
vitate et Dominio lanuensi fidelibus, volumus quod provisio-
nes Archiepiscopatus lanuensis Episcopatuum et Monasteriorum
tam in Civitate quam in Districtu et Dominio lanuensi exi-
stentium fiant ad intercessionem et supplicationem nostram, cum
suplicare intendimus prò benemeritis atque dignis et fidelibus el in
reliquis benefitiis valoris Centum Ducatorum et ultra ad evictan-
dum pcrturbationem Status nullus possit uti litteris Apostolicis nisi
illas prius presentet Gubernatori, qui prò tempore fuerit et ab eo
litt£ras placitatorias obtineat.
De rebus Saonensibus.
Capitulum Vigeximum quintum.
Item super differentiis inter lanuenses e Saonenses intendimus
opportune providere ut utilitati utriusque et iuri ipsarum parlium
noverimus expedire ad evictandum dissentiones et contentiones et
quod unanimes et concordes ad fidelitatem nostram, filiorum nos-
trorum utriusque sexus et successorum nostrorum studere possint
omnibus particularibus contentionibus postpositis, prò communi
bono et utilitate eorum nec non concessimus, vel concedere in-
tendimus aliquid alteri parti ex ipsis lanuensibus vel Saonensibus
in preiudicium alterius.
De hospitiis domorum preparandis.
Capitulum Vegesimum sextum.
Item super hospitiis preparandis in adventu nostro ad Urbem
lanuensem vel successorum nostrorum aut aliorum principum
amicorum, vel confederatorum nostrorum vel aliorum et deputando
546 Anno i507
rum a nobis permittimus quod hospitia deputentur et ordinentur
per Gubernatorem et Antianos deputandos ab eh.
De evictandis acclamationibus factionum.
Capitulum Vigeximum septimum,
Item volumus et intendimus ad evictandum tumultus et sedi-
tiones ex quibus civitas ipsa lanuensis vix a totali eversione per
nos nuper erepta fuit, quod nulli liceat cuiuscunque status con-
ditionis vel gradus existat prò quacumque causa invocare et ac-
clamare Adorno o Fregoso o Populo ncque aliam quamcumquo
invocationem preterquam nomen nostrum Regium et Francie et
ita inhibemus omnibus et quibuscumque. sub pena mortis naturalis
et confiscationis omnium bonorum, (|uam volumus et mandamus
ab omnibus irremissibiliter exigi.
De non eligendis consulibus Artium nec facienda
congregatione sine licentia.
Capitulum Vigeximum octavam.
Item prò bono pacis et tranquillitate civium lanuensium sub-
ditorum nostrorum ad obviandum >candalis et seditionibus.volurrtus
statuimus decernimus et ordinamus quod de cetero non eligantur
Consules et Rectorcs artium sine expressa licentia Gubernatoris
vel L'ius vicarii, et postquam fuerint electi, non audeant aliquam
congregationem facere ex quacumque causa et sub quovis quesito
colore, in locis publicis vel privatis, in, urbe vel ( xtra urbem, sine
expressa licentia et consensu dicti Gubernatoris, vel sui Vicarii in
eius absentia; contrdfacientes autem, penam morlis naturalis et con-
fiscationis omnium bonorum volumus ipso facto incurrere ab bis
irremissibiliter exigendam.
Confirmatio Privilegiorum Officii S. Georgii.
Capitulum Vigeximum nonum.
Item per la conservationeet augumento dell'Officio de S. Georgio
Compere, dritti, giurisdictione, dominii e proprietè sue, le quale
intendiamo per lo bene de la Cita et augumento de quelle et del
nostro dominio genovese conservare et amplificare, aprobamo et
ratificamo tutte le declaratione, concessione, privilegi!, indulti, de-
Documenti 547
creti, giurisditione, raxone, ccnvencione et gracie cosi delli Dorninii
dell'Insula di Corsica et de ogni altii lochi ubique posili, come de
le gabelle e del sale, ac decreti, sententie, liberiate, consue-
tudine et.ogn'altre raxone date e concesse, cosi per via di lettere,
come per altre scritture et quomodocumque et qualitercumque a lo
Officio de S. Georgio et compere et a li Protectori seu agenti de
quelle. Cossi de li agenti d'essa Communità comò da ogni Signoria,
la quale abbie avuto governo e dominio ac protetione, sive pos-
sessione quandolibet della detta Communità per lo tempo passato
usque al presente giorno, le quale tutte cose ad cautelam faciamo
e concediamo de novo per più ampia magior fermezza in la forma
e maniera che hanno usato per il tempo passato, e usano de
presenti.
Pro Officio S. (leorgii.
Capitulum Trigesimum.
Ittm confirmiamo et aprobamo tutte le ordinacione e con-
cessione e declaratione quandocumque et quomodocumque facte
per favore delle dette compere per qual cagione si voglia, cosi per
via de lettere et instrumenti et altre scritture, come per ogni altro
modo usque al presente giorno e cosi per li prcdicti agenti d'essa
communità come per ogni altro signore , li quali habiauo avuto
dominio e governo ac protettione , seu possessione quandolibet
d'essa città, considerando etiam ad cautelam ogni dominio, pos-
sessione seu tenuta, aut giurisdicione acquistate, seu acquistate
quomodolibet per li detti agenti di dette compere ubilibet et a
quibusvis personis usque in presentem diem et precipue l'insula
di Corsica, Sarzana et Sarzanello, la Melia, lUice et altri lochi con
le sue pertinentie et le quali tutte ad cautelam concedemo et fa-
ciamo de novo per più ampia e magior fermezza ut supra.
Pro Officio S. Georgii.
Capitulum Trigeximum primum.
Item declaramo che se in alcuna parte delle predette cose con-
cesse ui supra aliquo modo directe, vel per indirectum, tacite vel
expresse fusse stato per tempo alcuno derrogate vel non obser-
548 Anno l507
vate, quello se contene in essi privilegi ac concessione et decla-
vatione, in tutto vel in parte, come di sopra se dice per lo tempo
passato, s'intenda esser nullo et nullius valoris tutto quello che
fosse slato derrogato et non ut supra obscrvato. Imo che le pre-
dette cose ut sopra declarate se intendano restare in suo robore
et in viridi observanzia e siano in quello grado comò se fussino
stati sempre observati, non obstante alcuna consuetudine seu ob-
servantia in contrario, le quale tutte cose ad cautelam concedemo
ut supra.
Pro ofiìcio S. Georgii.
Capitulum Trigeximum sccundum.
Item commetemo et ordinemo che le presenti cose siano
inviolabilmente observate da nostri Officiali che sono e saranno
per tempo deputati per noi al governo e regimento della città
de Genua e suo distretto ed ogni altro loco et siano obligati
detti Rettori e ciascuno de loro observare e fare observare ogni
cosa predetta per virtù de' detti capitoli, sempre che saranno
requesti dalli Agenti di dette compere et ad quelli dare ogni
auxilio et favore et prestare loro brasso contra ogniuno contra-
dicente sub pena de nostra indi<»'natione et qualibot alia graviore,
quale tutte cose commettiamo siano observate ut supra.
Quod supradicte concessioncs valeant, permanentibus
Januensibus in fide.
Capitulum Trigesimum tertium.
Item volemo et intendemo che li privileggi {Dcr noi concessi
e gracie, tanto alla comunità quanto all'officio de S. Giorgio se
intendano durare in loro efficacia, observando loro la fedeltà et
quello ne hanno promesso, et mancando se intendano nulli et
de nullo effetto, valore et efficacia.
Quas quidem ordinationes, indulta, gratias et concessioncs et
omnia et singula in eis contenta ex nostra certa scientia, et
Regie polestatis plenitudine, tenore presentium observari volumus
et iubemus, mandantes propterea Locumtenenti nostro in dieta
Civitate lanue et eius districtu et ceteris offìcialibus nostris pre-
Documenti 549
sentibus et futuris ad quos spectat seu spectare poterit quomodo-
libet in futurum, quod omnia supradicta et earum singula obser-
vent et faciant per quos decet observari sine contradicticne
aliqua ; quoniam sic fieri volumus et ut predieta firma et stabilia
perpetuo perseverentur, sigillum nostrum his presentibus iussimus
apponendum.
Datum in palatio civitatis nostre lanue in mense maij, anno
Domini millesimo quingentesimo seplimo et Regni nostri decimo.
Visa
Per Regem Dominum lanue Dominis Cardinalibus de Ambosia
legato Regni Francie, de Sancto Severino, de Finario, de Prie et
Albien, Ducibus Borbonensi, Calabrie et de Longavilla et Archie-
piscopis Senovense et Arelatense, Episcopis Ludonense Parisiense
Vabrense Tornacense et Testaricense, Magistro Michaele Riccio
magistro requestarum hospilii et aliis presentibus.
Robertet
Tabula Privilegiorum per Regiam Maiestatem
Civitati lanue concessorum.
1. — Et primo de generali remissione Cristianissimi Regis.
2. — De Gubernatore et eius officio et iuramento per eum
prestando.
3. - De Potestate et aliis Officialibus.
4. — De iuramento fidelitatis per cives.
5. — De iuramento fidelitatis per Vassallos.
6. - De reverentia et obedientia prestanda Domino Guberna-
tori et locumtenenti Regio.
7. — De defendeuda Civitate, Districtu et aliis.
Juramentum Castellanorum Officii S. Georgii.
8. — De non alienanda Civitate et aliis.
9. — De non imponendis oneribus.
10. — De mulctis et condemnationibus et reservatio trium ca-
suum.
11. - De uniendis locis, si que recuperabuntur ab infidelibus.
:ì6
55o Anno l507
12. - De conferendis Officiis per Gubernatorem gratis
13. — De moneta fabricanda.
14. — Quod lanuenses non trahantur in ius extra Civitatem et
districtum.
15. — Quod lanuenses possint j^um omnibus negotiari.
16. — De Vexillis.
17. — De Sigillo.
18. — De non concedendo in preiudicium communis et com-
perarum S. Georgii.
19. — Quod Gubernator non concedat salvos conduetus.
20. — Quod lanuenses comprehendantur in pace ecc.
21. — De scribendis litteris et mittendis Oratoribus.
22. — Quod expensc ordinarie non excedant ad summam con-
suetam.
23. — Quod Regia Maiestas non concedet salvos conduetus, nec
impediet (exactiones).
24. — De beneficiis Ecclesiasticis,
25. — De rebus Saonensibus.
26. — De Hospitiis domorum preparandis.
27. — De evictandis acclamationibus factionum.
28. — De non elligendis consulibus artium ecc.
29. — Confirmatio Privilegiorum Officii S. Georgii.
So. — Pro Officio S. Georgii.
31. — Pro Officio S. Georgii.
32. — Pro Officio S. Georgii.
33. — Quod supradicte concessiones valeant permanentibus'
lanuensibus in fide.
Manoscritto 1 1 8, carte aggiunte.
Documenti
551
XLVI.
Nomi di quelli cittadini che furono de fati ione li anni de ijo6 e 1^07
che fu il viva populo di Genova.
Mercadanti, o sia populo grasso Artefici, o populo minuto
Antonio Sauli
Steffano Giustiniano
Donnenico Adorno
Antonio de Albaro
RalTaello de Fornari
Donato de Marco
Gio. Batta de Franchi
Pietro Sauli
Paulo B/ Giustiniani
Steffano Moneglia
Gasparo de Guano
Georgio di Zoaglio
Vincentio Sauli
Demetrio Giustiniani
Lizaro de Franchi
Bernardo de Castiglione
Gio. Batta Adorno
Gerolamo Moneglia
Ludovico d'Odone
Bartholomeo Rivarola
Vincentio d'Oliva
Britio Giustiniano
Gio. Batta de Franchi Luxardo
Raffaelo Montaldo
Giuliano Magnerri
Giacomo Giustignano
Paulo de Franchi Borgaro
Theramo Ballano
Bartholomeo Ceva
Simon dall'Amandola
Giacomo Pernice
Steffano de Capriata
Batta de Rapallo
Bernardo Cazella
Agostino de Ferraro
Bartholomeo Soffia
Gerolamo de Facio
Agostino Foglietta
Gio. Batta Davagna
Nicolò Oderico
Antonio da Lerice
Leonardo de Facio
Francesco d'Arquata
Pietro Batta Levanto
Leonardo Calizano
Raffaello da Passano
Paulo Vincenzo, tribuno della
plebe e poi duce
Pantaleo Navone
Vincenzo de Vinelli
Pietro Calizano
Manuello da Canale
Angelo dalla Crovara
Currado Soffia
552
Anno l507
Luca Giustiniano de Moneglia
Bartolomeo de Varisio
Gerolamo Sauli
Pietro de Prementorio
Lazaro de Albaro
Simon Pigna
Antonio de Oliva
Antonio Chioccia
Gio. de Delfino da Passano
Agostino da Castiglione
Il Greghetto Giustiniano
M.*"" Gasparo de Franchi
Ambrogio de Prementorio
Benedetto Giambono
Thomaso de Franchi Bolgaro
Simon de Prementorio
Demetrio Sauli
Gerolamo Palmaro
Lazaro Pichenotto
Thomaso Giudice
Bernardo de Franchi
Bartholomeo de Zoaglio
Oberto de Lazaro
Pelegro de Guano
Gabrielo Adorno
Gio Batta SauU
Gio. Batta de Leonardi
Simon Giustiniano
Mattheo de Franchi Bolgaro
Paulo Giudice
Carlo de Fornari
Andrea Cicero
Batta Giustiniano
Pietro Ambrogio Boccio
Gregorio Terrile
Gio. Batta de Ferrari
Bartholomeo Senarega
Simon Dazerio
Giacobo Castiglione drapiero
Pelegro de Guano de Bergamo
Gio. de Vultagio
Bernardo Raggio
Lazaro da Canale
Panthaleo de Tossinis
Bernardo Veneroso
Francesco de Recco
Sp. Gio. de Lcrice
Benedetto Cerexia
Rafaelo de la Torre
Leonardo Merelio
Luiggi de Brevey
Battista Tassi stro
Battista Cepolina
Raffaello Raggio
Francesco de Camoglio
Gerolamo de Salvo
Raffaello Recco
Gio. Batta Lazagna
Giuseppe Dernixio, trib. plebeo
Alarame da Bozolo
Francesco de Pigliasca
Gerolamo de Honeto
Gerolamo Delfino
Giacomo da Rapallo
Gio. Batta Lerice
Pietro Marengo
Andrea Buzalino
Lorenzo Garibaldo
Documenti
553
Marco Giambono
Battista Scaglia
Benedetto de Castiglione
Luca Giustiniano
Francesco della Rocca
Antonio de Franchi Juria
Manfredo de Fornari
Silvestro Giustiniano
Giacom de Sopranis
Nicolò Giustiniano
Ludovico Bagnasco
Bartholomeo dal Cavo
Vincenzio Gurlero
Bernardo Gallo
Gregorio da Bozolo
Vincentio Pelissonc
Antonio C'ornigia
Antonio Tovelio
Paulo Gallo
Gerolamo Bricio
Battista Gropallo
Napolion Richeme
Agostino Senestraro
Battista Botto
Accorso Borlasca
Cosmo de Zerbi
Manoscritto 1 1 8, carte aggiunte.
XLVIL
Famiglie nobili che governavano alla città il medesmo tempo
per 1/3 che li altri 2/3 governava la fattion populare, destinta in
mercadanti et artefici per li ordini de sopra ; perhò li nobili non
gli intervènero perchè erano fuori della città, e le famiglie sono
queste :
Piccamcgli — Cattanei — Carmandini — Spinoli — Mari —
Usudemari — Marocclli — Negro — D'(^ria — Guisolfi — Venti
— Cigala - Marini — Serra — Grimaldi — Lercari — Negroni
— Panzani — Lcccavella — Pallavicini — Grilli — Calvi —
Cibo — Vivaldi — Squarciafichi — Fieschi — Salvaighi — Gentili
— Lomellini — Pinelli — Centurioni — Interiani — Imperiali
Gualteri — Camila.
Manoscritto 1 1 8, carte aggiunte.
554 Anno l507
XLVIII.
Convcntioni del popuìo di Genova con il signor T*etro di Campofregoso ( l ).
Noi infrascritti, cittadini arteixi della città di Genova, a nome
nostro e de tutti l'altri cittadini arteixi della detta città, per li
quali promettiamo de rato sotto obligo nostro e fede nostra e
dalli beni nostri, considerando li periculi e affari della città no-
stra e specialiter quelli che al presente occorreno, cosi del le-
vante corno della guerra del Re d' Aragono, in appresso cono-
scendo noi varii disordini e divisioni, li quali sono nella città nostra,
per le quale molte volte se lascia de fare quelle cose che con-
tengono l'honore e utiUtà di tutta la Republica nostra, volendo
con ogni studio e cura e conseglio nostro oviare ogni male e dare
agiuto e favore al bene di questa citià, havendo fra noi più volte
havuto maturo pensamento e ferma deliberacione e assai discorso
tutto quello che se intendesse potere essere utile e bene della città
nostra, e per oviare che questa città non capite sotto signoria
forastiera, e per bavere uno duce e protetore, al quale basti l'animo
a diffendere noi e questa città da ogni oppressione, e per vigore
della presente scrittura e per ogni etc , spontaneamente e non per
altro errore, inganno e forza etc , alli nomi predetti promettiamo
all'Illustre Signor M. Pietro de Campofregoso, per la Dio gratia
duce delli Genovesi e nostro, da qui avanti, con ogni cura e agiu-
torio nostro e conseglio e con la spada e arme in mano, sempre
che bisognerà, o vero che da lui saremo chiamati per lo sono
della campana grossa, o in qualonque forma a lui paresse de di
(i) Pietro Campofregoso fu eletto doge TS dicembre 1450. Questo e
Taltro documento che segue si trovano nelle ultime pagine del ms. 1 1 8
dove è contenuto, come dicemmo, il nostro diario, e, benché non facciano
parte del periodo storico da noi studiato, credemmo opportuno di pubbli-
carli per integrare la pubblicazione del nostro manoscritto e per recare un
piccolo contributo alla storia genovese.
Documenti 555
edd uotte, a^iutirlo, favorirlo e mantenerlo, conservarlo e defen-
derlo in questo statto perpetuamenti contra ogni persona, Signoria,
o Signorie, sian chi si voglian e contra ogni genovese, o corpo-
racione d'alcuno genoveze, dal quale, o li quali fosse lo statto
suo in qualonque modo offeso, ir^^uietato, o perturbato palese-
menti, o secretamenti dirretto, o per indirretto e circa ciò fare et
obeJire ogni sua volontà e comandamento, remota ogni excetione,
cavilatione, a bona e sincera fede e puro intelleto, in tutte quelle
cose, le quale a Sua Signoria piacerano e che la Sua Signoria
l'anderà e conforterà, che faciamo per lo bene, mantenimento e
acrescimento e favore del suo statto e de questa republica, e tutte
queste cose giuriamo de fare et osservare interamente, sopra lo
benedetto crocefìxo de Nostro Signore Jesu Christo, lo quale vo-
gliamo sia in dannacione e perdicione dell'anime nostre e delU
nostri corpi e nostri figlioli, in caso che noi mancassimo e con-
trave.nissemo alla promessa, la quale esprcsamente intendiamo es-
sere lo bene e utile de tutta questa città, e specialmente perchè
la non venga in mano de signori forastieri, la qual cosa total-
mente et per expressum recusiamo e repudiammo e protestiamo non
volere in alcun modo, anzi contra questo specialmente vogliamo
e dichiariamo essere obligati a ponere le persone e la vita e li
beni e non promettere né recusare di fare alcuna cosa, la quale
ne sia comandata e commissa da esso Illustre M. lo duxe , così
per questo, come per lo mantenimento del suo statto sotto lo giu-
ramento e forma predetta. E converso noi, Pctro da Campofre-
goso, etc, duce suprascritto, intesa la promessa a noi fatta come
sopra, considerato il bonanimo loro e la honesta ragione, la quale
a questo li ha spontaneamente condotti e movati, volendo verso
loro uzare reciproco amore, fede e liberalità, promettiamo e se
obligamo alh sopradetti cittadini chi sono àrteixi, alli nomi pre-
detti, sotto fede di leal cavalero e sotto il reciproco sacramento,
protesto agiutarc, favorizare e defendere li detti arteixi da ogni
danno, forza e molestia, la quale generalmenti o specialmente li
fosse fatta da alcuno Signore, o Signo.ria, comunità, o persone
55Ó Anno l507
private, siano crii si vogliano e specialiter da alcuno altro geno-
vese, cosi in genere come in specie, e queli conservarli e man-
tenerli in ogni loro honorata preminenza e grado, quale habiamo
mai havuto per alcun tempo in questa città, e specialmente have-
ranno la quarta parte de tutti li offìcii della comunità di Genova,
li quali in qualonque modo o per qualonque offìcii che se da-
gheno, cosi di S. Georgio, come de altri, e quelli nò alcuno de
loro non lasseremo ingiuriare, ne sforzare in alcuna cosa iuxta
la possanza nostra, ctiam fino venire alle armi insieme con loro,
quando fosse di bisogno e fosscno requesti dalli loro Capitanci,
contra ogni Signore e persona forastiera o genoveze, la quale
fosse contra questo ordine nostro e promessa nostra. Item pro-
mettiamo e siamo contenti che tutti li arteixi di Genova, siano
de che colore se vogliano, li quali se trovano confinati al pre-
sente, per cose pertinenti al statto, che possiano tornare a casa
e stare e fare li fatti suoi, senza alcuno risguardo, promettendo
con loro giuramento di fare come s' è detto di sopra, s' è pro-
misso per li altri in l'avenire non confinare alcuno de loro, se
prima non haveremo conferto e havuto consentimento con li ca-
pitanei delli detti arteixi, li quali se troveranno. Item conside-
rando noi quanto sia pernicioso ogni imposicione de dritti e ca-
belle e speciale alle vituaglie, la qual cosa non è salvo a excidio
delli poveri, non consentiremo; promettiamo che deceterodirrectum
per indirectum non lasseremo imponere, nò consentiremo che se im •
ponga alcuna cabella, o dritto, o carrigo sopra le vituarie;anzi cure-
remo, per quanto ne sarà possibile, che quelle che ci sono se diminui-
scono, le quali tutte cose faciamo d'acordio e tutti insieme per lo
bene, quieto, pace, concordia e mantenimento della republica di
Genova e promettiamo l'uno a l'altro bavere ogni pensamento
nostro e conseglio e ancora bona fede in tutte le predette cose,
bona e sincera fede l'uno a l'altro, sotto fi sacramenti predetti.
Non se intenda però per la presente scrittura derrogato da alcuni
capitoH fatti, overo concessioni, le quali siano fra esso Illustre
messer lo duxe e lo M.^" Gio. Filipo da Fiesco, ne li detti oblighi,
Documenti 557
se intendano fatti per alcuna delle dette parti, centra M." messer
Gio. Filippo.
Manoscritto ii8, carta 20 r. e v.
XLIX.
In ChrisH nomine Registrum Cronicarum di Genova, (l)
1087 — fu portato e condutto lo corpo di S. Gio. Batta.
1100 — fu edificata la chiesa di S. Laurenzo e lo suo portale.
noi — fu portato e condutto la S.ta Scudella in S.to Lorenzo.
1213 {errato per 111 }) fu edificato Portovenere,
1257 — fu fatto primo capitaneo domino Gulielmo Boccanegra;
regnavit annos sex.
1260 ~ fu impozo le casace de disciplinanti, il principio fu a
Peroza e Dartona.
1 263 — li Gentil homini de Grimaldo sono statti fatti Signori
de Genova e hanno regnato anni sette.
1270 - Oberto Spinola e Oberto Doria sono statti ellctti capi-
tanei e regnarono perfine l'anno de l3l4 , cioè per
anni 44.
1279 — fu fabricata la campana grossa di palacio.
1295 — fu fabricato lo conduto de l'acqua chi vene a Genova.
l300 — a di 7 di dicembre, la città di Genova preze l'arme e
furono eletti quatro aiteixi per consoli, quali governa-
vano la terra con bailia, comò se fossero duci; li nomi
loro son questi: Rafael di San Pier di Arena untore ,
Federico Parrisola tavernaro , Felice Cavalorto for-
magiaro , Antonio Paravagna naxellà ; regnorno per
mese uno.
(i) Per maggior comodità del lettore credetti opportuno di porre in or-
dine cronologico queste notizie che prima non lo erano, come avvertii nei
cenni critici sul Diario, (pag. 297).
558 Anno l507
l3l4 — li Guerfi cittadini teniroao lo dominio di Genova in fino
a l' anno de l334.
1334 — Galeotto Spinola e Rafaelo Doria sono statti eletti ca-
pitanci e regnorno anni cinque.
1339 — D. Simon Bocanegra fu elletto duce di Genova e regnò
per anni sei, mesi 3 e giorni doi, e fu lo primo duce.
1345 — die 25 decembris , Gio. della Morta, quale di Gentil-
homo guelfo se fece de populo gibelino, fu elletto duce
e regnò anni cinque.
1378 — die 24 junij, D, Nicolò de Guarco fu elletto duce quale
hebbe molte guerre con Bernardo Vesconte duca di Mi-
lano, con Venetiani , fiorentini, con catalani, e Carra-
tini , e per il suo tempo vene uno grande exercito
contra Bczagno e fu rotto da detto Nicolò de Guarco
e questo Nicolò fu quello che redusse li gentil homini
alli officii a metà con lo populo.
1383 — Leonardo de Montaldo scrivano, quale poi se fecce dot-
tore di legge, fu fatto Duce; stette anni uno, mczi doi
e giorno uno.
1384 — die 16 junii, d. Antonioto Adorno, morto che fu detto
Leonardo, fu fatto duce; regnò anni sei e mezi doi.
1390 — die 3.* augusti , Domino Jacobo de Gampofregozo fu
elletto duce , havendo Antonioto Adorno lasciato la
città; regnò per mexi otto e giorni doi.
1396 — D. Antonioto Adorno a di 18 di novembre, mutò titolo
e se fece chiamare governatore per la Maestà del Re
di Pranza {Carlo VI), al quale dette lo dominio e stette
per mexi quatro.
1397 — die 18 martij D. Giacomo Oonte Sanpolo {Valer andò di
Lussemburgo , conte di Ligny e di S. Paolo) intrò in lo
governo per la Maestà del Re di Franza e ne levò d.
Antonioto Adorno e governò meisi tre e giorni nove,
1398 — a di X di magio, lo populo di Genova preze l'arme
dicen lo: viva populo, e fecero XII Antiani tutti di po-
^
Documenti 559
pulo al governo del'a terra e governorno mesi sette e
giorni sei.
1398 — die 29 junij D. Antonioto de Montaldo, etiam Antonio
de Guarco , con certi altri , introrno in Genova con
molta gente, volendo fare statto di populo e vedendo
questo li gentili homini gebelini misseno la città da
parte a parte , da guerfì e gibelini regnò meisi 2 e
giorni 4.
1398 — die 23 septembris, D. Carlo de Calavila (Co/ZrtrJo ^/ C^/-
levilla) intrò G-overnatore per la Maestà di Re di Pranza,
regnò mezi 7 e giorni 27.
1400 — die 16 januari, Rafael Carpinetto de populo, intrò con
una gran gente armata in Genova , e fu elletto capi-
taneo Batta Bocanegra cavalero speron d' oro . regnò
mezi doi e giorni quatro.
1400 — die 22 martii (l) D. Batta Luxardo, detto delli Franchi,
fu elletto capitaneo e stette in officio fino aUi l3 d'a-
prile, poi fu acompagnato a casa sua e la città stette
senza regimento perfino al primo giorno di magio.
1400 — die prima maij d. Rinaldus de Alentengaìus {2\ venendo
de Lombardia, fu constituito Locotenenle per lo Cri-
stianissimo Re di Pranza e governò per mesi cinque e
giorni tredeci.
1400 — die l3 ottobre , la città tornò su le arme per certi di
Porcevera e di Bizagno , che introrno in la città ; fu
elletto d. Batta de Franchi Luxardo , capitaneo al go-
verno della terra, governò XI mezi.
1401 — a di 23 di septembre, li capelazi populari se conijre-
gorno nella chiexa delle Vigne con le arme in dosso e
elegerno otto cittadini allo governo della città con am-
plissima bailia.
(i) Il Giustiniani, Annali ecc. Voi II, 2i3 dà questa notizia al 26 marzo,
(2) Il Gn;sTiNiANi, op. cit. Voi. II, 214 ha Rinaldo d'Olivar.
56o Anno l507
1^01 — die 23 settembre, li sopradetti 8 officiarii levorno D. Batta
Luxardo de capitaneato e elezerno D. Antonio Giusti-
stìniano e D. Georgio Adorno, quali erano delli 8 elletti.
1401 — die 21 ottobre, D. Giovani Lemenge detto busciardo,
manescarcho de Pranza (Giovanni le Meingre detto T^ou-
cicault) intrò governatore per la Maestà di Re di Pranza
e die 2 di novembre, lo detto busciardo fecce tagliare la
testa a D. Batta Boccanegra e volendo fare il simile a
D. Batta Luxardo, se ne fugl e, in suo cambio, fecce
tagliare la testa al suo cavalero della guardia.
1409 — die 3o junij lo sopradetto boisiardo se partì molto po-
tente e andò in Lombardia e lasciò governatore in suo
loco uno che se chiamava Chiarlatone (C7^() di Alvernia
di Choktton), francese, lo quale fu tagliato a pezzi a 9
di (sellembre) (l).
1409 — die 3l augusti, lo marcheze Theodoro (Pt7/go/nf^o) di Mon-
ferrà con Facino Cane e con certi cittadini eh' erano
usciti fora, intrano in Genova con lo detto marcheze e
regnò per anni quatro.
1413 — die 20 martii, la città vene in le arme, essendo Loco-
tenente per lo segnor marchese D. Corrado dello Car-
retto, e in quelo tempo era in Saona capitano D. Giorgio
Adorno e lo sopradetto marcheze, essendo la città in
arme, vene a Saona, e mandò lo detto D. Giorgio a
Genova.
1413 — die 17 maij, D. Giorgio Adorno fu elletto duce e regnò
un anno e meixi sette.
1414 — die 5 decembris, D. Batta de Montaldo preze l'arme con
tutti li suoi seguaci contro di D. Georgio e la terra stette
divisa dalli 5 di dicembre perfino alli 23 di marso, la
quale guerra fu pessima, dorò meixi doi e giorni 18 e
(1) II Giustiniani, op. cit., II, 2 5o, afferma il giorno delP uccisione essere
stato il 3 settembre.
Documenti 5ói
se chiama la guerra di mezo e usque in secula se può
chiamare.
1415 — die 23 martii, D. Thoma de Campofregozo e D. Giacomo
Giustiniano forno elletti capitani al governo per lo po-
pulo e governò mexi 2.
1415 — a dì 25 di marzo, D. Barnaba da Goano, dottore di
lege fu elletto duce di Genova, regnò mexi trei e giorni
nove.
1415 — die 8 julij (1) D. Thomas de Campofregozo, con forza d'ar-
me cassa fora detto D. Barnaba de Goano, e detto D. To-
maso fu elletto duce e regnò anni sei e meixi quatro.
1421 — die 2.=" novembris,(2) lo Duca de Milano FilipoMaria,ha-
vendo asediato Genova con molti cittadini forausciti,
lo detto D. Thomaxo dette terra al detto ducca sotto
quelli patti e modi eh' ella fu datta alla Maestà del Re
di Pranza e lo detto duca non H osservò li patti. E
lo sopradetto anno e giorno D. Franceschetto Vesconte
de Castronovo detto Conte Cramagnola , [Carmagnola)
Capitaneo Generale del detto ducca, fu fatto Gover-
natore e fu ottimo Governatore per uno anno, mexi
doi e giorni l5.
1422 — die 3l martij, 17 Januarii, D. Urbano di Santo Arexio
(Alessio) sucedette al sopradetto conte e governò mexi
doi e giorni l5.
1422 — a dì 3 1 di marzo, d. Petro Vesconte de Novara {Pefro
de Zor^i, vescovo di Novara) e lo capitaneo Gitorello
(Guidone Torello) e Prancesco de Castronovo (Castiglione)
e D. Sperone de Petrasanta, tutti questi quatro succe-
detero al governo per lo sopradetto Urbano di S.to Arexio
per meixi sei.
(li II GIUSTINIANI op. cit, II, 2/5, ha la data 3 luglio.
{■2.) Secondo il Giustiniani, op. cit. II, 297 il fatto accadde il 2 dicembre
562 Anno 150/
l422 — a di 5 d'ottobre, D. Vesconte Francesco del Cramagnola
tornò governatore e fu ottimo governatore per anni doi.
1424 — adi 5 d'ottobre, D. Francesco Vesconte se partì da Genoa
e andò a Mila ìo e lasciò in suo loco detto Urbano di
S.to Alexio, lo quale governò per uno meze e giorni 10.
1425 — a di 1 5 di novembre, D. Giacomo de Solani {Isolani)
de Bologna Cardinale intrò per governatore, governò
4 anni, 3 meixi e l5 giorni.
1428 — a di 28 difebraio, D. Bartolomeo della Capra de Milano
succedette al sopradetto cardinale, governa per anni
tre e mezi sei
1431 - a di 28 di agosto (l) D. Francesco Spinola, armiraglio
de molte galere, fu prezo da Venetiani e havea in Co
de Monte e haveva XIIII galere e certe foste. In lo
sopradetto anno Oldra de Lampugnano succedette lo
sopradetto arcivescovo, governò anni cinque, meixi
quatro ; dapoi Marco Francesco Barbavara succedette
Oldra de Lampugnano, Oldra poi tornò a succedere il
detto Francesco Loize Grotto, chiamato presidente,
succedette poi in Governo il detto lo sopradetto Oldra.
143Ó — fu fatto uno Governo de otto cittadini alli 27 decembre
che se chiamavano liberte, {difensori della libertà) li
nomi delli quali sono questi : Francesco Spinola, An-
driolo Doria, Matheo Lomehno, Andrea de Mari, Ni-
colò Giustiniano, Gio. Navono, Petro Bondinaro, Marco
de Cassina (2) e governorno per meixi trei.
1437 a di 27 dicembre, D. Francesco da Trevixi intrò gover-
natore per lo sopradetto Duca e intrando in Genova,
essendo Loize Grotto e Opizino de Aza andati incontra
al detto, erano d. Francesco Spinola con molti citta-
dini, ordinatamenti misseno la terra in le arme e ama-
(1) Il Giustiniani, op. cit. II, 317 ha la data 2 3 settembre.
(2) Il Giustiniani, op. cit. II, 352 ha Pietro de Cassina.
Documenti 563
zorno lo detto Opizino de Aza, e lo detto Araxino
fugi in Casteleto, in lo quale loco fu prezo per pri-
gione e levorno di stado il Duca di Milano.
1437 - a di 28 di marso, D. Isnardo de Guarco fu elletto duce
in la chiesa di Santo Siro, presenti tutti li capelazi
senza arme; regnò giorni sette.
1437 — item in detto anno de 1437 a di 5 d'aprile, D. Tho-
maxo de Campofregozo fu elletto duce in casa de Is-
nardo de Guarco con le arme; stette un anno in si-
gnoria et essendo il giorno de ramorina alla messa in
S. Laurenzo, (l) D Batta suo fratello misse la terra in
arme e levò de duxegho D. Thomaxo suo fratello;
visto questo, D. Thomaso fecce levare fora della torre de
Codefa D. Rafaelo Adorno, quale era in detta torre pre-
gione, e detto D. Thomaso e Rafaelo caciorno fora
detto D. Batta, quale se no fugi per la porta de 1' Er-
cho e se ne andò a Gavi, quale Batta stette duce doi
giorni e poi il detto D. Thomaso stette duce anni sei
e meixi otto,
1442 — a di 18 dicembre, D. Gio. Antonio da Fiesco cavalero
speron d'oro vene con certi leudi di notte e misso la
terra in arme e fu eletto duce D. Rafael Adorno e
prezeno pregione D. Thomaso de Campofregozo e lo
mizeno nella torre de Codefà. Item in detto anno de
1442 fu elletto 8 cittadini allo governo della città,
quale se chiamano capitane! della libertà, con amplis-
sima balia per lo comune. Il nome de quali : Gio. An-
tonio da Fiesco, Rafaelo Adorno , Batta Spinola D.
Gregorij, Meliadus Salvago, Andalono Marrufo, Lamba
Doria, Domenico {Riccio) di Bargaglio, Paolo d'Albaro
e stetteno un anno e uno meze in stato.
(i) II Giustiniani, op. cit. II, 359 segna il giorno 24 marzo e la chiesa
di S. Domenico.
504 Anno l507
1443 — a di 18 di gennaro, (1) D. Rafael Adorno fu eletto duce
e regnò anni tre e mexi trei.
1449 — a dì X di magio, il populo di Genova preze l'arme
cridando : viva populo; fu elletto l5 cittadini tutti di
populo al governo e stetterno meixi sette e giorni sette.
Manoscritto 118 — cane 20, 21, 22.
L.
Nofiii di alcimi dei prigionieri tralleiitili dai Saìaiar in Casleìletto.
24 luglio (//o/). Promessa di restituiie all'ufficio di Balia
lire seimila per quelli che erano carcerati in Castelletto, fra li quali:
Sentino da Castiglione copertero — Piacentino da Castiglione
pelisaro Antonio Valdctaro copertero — Giacomo Mongiardino
— Francesco Parisoia — Albano da Novara — Agostino Bor-
lasca — Luigi Presenda — Paolo Re — Domenico Re — Do-
menico Moneglia — P'rancesco da Lavaggi — Tomaso Monsa
seatero — Tomaso Alciprando — Gio. Romero — Nicolò da
Casana - Vincenzo Borlasca — Gio. Francesco de Salvo in
nome di Alessandro suo fratello — Raffaele de Fasaggi — Battista
da Casale per Vincenzo suo fratello - Pietro Cassano — Ago-
stino Fantinanti — Tomaso Rosso (2).
(i) Il Giustiniani, op. cit. II, ij'i ha 28 gennaio.
(2) Quest'' ultimo documento fu da me raccolto in un volume manoscritto
(loJ C. 5) della biblioteca Brignole-Sale^ intitolato erroneamente: « Conven-
zioni coi paesi della Riviera di Ponente > , che contiene una serie di spogli,
molto aridi ma sempre utili , di documenti del principio del secolo XVI.
Tra i regesti dei documenti del i5o6 e i 507 che già conosceva per averne
letti gli originali tra le carte deir Archivio di Stato , mi parve nuova e
degna di essere pubblicata la presente lista. Ricordo al lettore che veramente
furono cinquantotto i cittadini trattenuti dal Salazar in Castelletto (Cfr.
Diario^ 8 febbraio i So/), mentre qui non sono riportati che ventitre nomi.
INDICI
37
AVVERTENZE
PER L INDICE ALFABETICO DEI NOMI E DELLE MATERIE
Data una notizia, i numeri che seguono indicano che la notizia stessa è ripetuta
in due o piij luoghi 5 di regola il primo numero segna la pagina del testo,
il secondo e i successivi le pagine del documento o dei documenti dai
quali la notizia fu tratta.
L"'abbreviazione rie. che precede uno o più numeri, avverte che nelle pagine é
ricordato il nome che si cerca.
La consonante n. accenna che la notizia è in nota. Il numero dopo la n. è
quello della nota ; se manca, vuol dire che la notizia è in una nota inco-
minciata nella pagina precedente e che finisce in quella indicata.
La mancanza del segno dMnterpunzione fra il numero della pagina e quello
della nota significa che il nome o la notizia sono soltanto nella nota ; se vi
è la virgola allora il nome è citato cosi nel testo come nelle note.
I nomi dei iSanti sono registrati sotto Tindicazione : Santo.
Accanto a ciascun nome ridotto alla forma italiana più comune nelPuso moderno,
vi sono tra parentesi in corsivo le altre forme diverse dalla prescelta, che
si riscontrano nei documenti. Di queste diverse forme figurano al loro posto
allabetico, con richiamo alla forma italiana preferita, solo quelle che
nelle prime quattro lettere hanno qualche variante dalla forma prescelta.
II disordine nella indicazione delle pagine è conseguenza della cura di mantenere
nella esposizione delle notizie Pordine cronologico.
INDICE ALFABETICO
Abate, Cronache savonesi^ Savona,
Bertolotto iSijj, 285, n. 4.
Abramo di Roccatai;liata fAbraam de
Rochatitgliaj, bandito da Genova
perchè fautore dei nobili^ 5i n. 3.
Acquasola (porta deir), v. Genova
(Porte).
Acqui , vi si reca Filippo Roccabertino ,
regio luogotenente in Genova, per
curarsi, 8 n. 2.
Adorno Antoniotto, eletto doge (anno
1384), 558, cede il governo di Ge-
nova al redi Francia (anno 1396),
558.
Adorno, (capi partito), (cappellacci^
capela^i), rie. 16, n. i, 3 18 ; si sco-
prono alcuni che trattano con essi,
61, 335; accorrono da Finale a
Genova alla notizia delFarrivo dei
F'regoso, 176, 36o; siccome mi-
nacciano la pace di Genova, é loro
ordinato di lasciar tosto la città,
177, 3 60 ; rie. i'8o n. i.
Adorno Domenico, eletto capitano del
popolo, 3 1 4 ; si raccolgono armi
nella sua casa , 177, 36o ; è inviato
ambasciatore al pontefice, 374; é
bandito da Genova, reo di lesa
maestà, 408, 53o ; il papa impetra
invano da Luigi XII il perdono
per esso, 416 ; è annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 55 1.
Adorno (famiglia), appartiene al par-
tito dei popolari, 16 n. i.
Adorno Gabriele, scelto dai mercanti
per pacificare gli animi dei citta-
dini, 3~3 ; deve seguire il re a
Milano, 408, 528 ; è annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare ,
552.
Adorno Gio. Batta, eletto anziano,
38, 325; è banchiere, 55 n. 3 ; è
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 55 1.
Adorno Giorgio, eletto capitano di Ge-
nova (anno 1401), 56o; capitano di
Savona pel marchese di Monferrato
é inviato da lui a Genova ove è elet-
to doge, (an. 141 3), 5 60; guerreg-
gia con Battista di Montaldo (an.
1414), 56o, 56 1.
Adorno (partito), partito popolare in
opposizione a quello dei Fregoso,
si unisce momentaneamente con
questo per opporsi ai nobili, 314;
568
Indice Alfabetico
sono scelti da esso metà degli offi-
ciali civili, 84, 344; liti col partito
Fregoso, 84, 1 1 5; tenta invano di
far inviare aiuti a Finale minaccia-
to da un esercito di nobili, 347,
348; é sospetto per P impresa di
Monaco, 142, 35o; i cancellieri di
Palazzo e di S. Giorgio vengono
mutati perchè di partito A., 146,
352; rie. i53; 170 n. 15 si por-
tano armi in casa di Domenico
Adorno, 177; ristabilisce Tufficiodei
capitani delle riviere, 475; il grido:
« Adorno » è proibito nei nuovi
privilegi concessi dal re di Francia,
546; animosità del diarista contro
di esso, 309, 3 1 o; rie. 3o4, 345, 347.
Adorno Raffaele, aiuta Tommaso Gam-
pofregoso a cacciare da Genova il
fratello Battista (an. 1437), 563;
eletto « capitano della libertà »
(an. 1442), 563; indi doge (an. 1443),
564. i
Agde (vescovo di), v. Fieschi Nicolò .
Albanese (cavalleria) , usata dai fran-
cesi contro i genovesi, 265.
Albania (duca di), prende il posto del
capitano La Palice ferito nelPassal-
to contro i genovesi e conduce le
truppe francesi alla vittoria, 260.
Albano da Novara, prigioniero in Ga-
stelletto, 564.
Albaro (d'' ) San Francesco, v. San
Francesco d''Albaro.
Albaro (di), v. Antonio d''A., Gerolamo
d^A., Lazzaro d''A., Paolo d''A.
Albenga, vi sbarcano i fanti inviati
contro Pieve di Teco, 66, 340,
342 ; notizie su Albenga, 66 n. 2 ;
rie. 89 ; base di operazione per la
impresa contro Pieve di Teco, 94 ;
e per quella contro Monaco, 96 ;
vi si raccolgono artiglierie e mu-
nizioni, 98; rie. 101 ; vi si trat-
tengono le forze dirette a Venti-
miglia, io5 ; vi deve sbarcare uno
dei commissari per le milizie contro
Monaco, 106 ; deve pagare 35o du-
cati per rimpresa di Monaco, 169,
5 1 4 ; si ordina ai commissari di
ritorno dall'assedio di Monaco, di
punirvi i partigiani dei nobili, 206 ;
vi sono inviate due galee con 3oo
uomini per opporsi air esercito
francese del d^ Allègre, 232 ; sono
intercettate lettere dirette da alcuni
nobili di Dolceacqua a diversi cit-
tadini d''Albenga, 2^2 n. 2, 386;
rie. 233 n. ; si arrende alPesercito
francese, 236, 388 ; vi è posto a
governatore Giovanni d'Oria, 284,
285 ; rie. 488 ; 5 1 1 .
Albenga (commissario di), v. Alsate
Gerolamo.
Alberto, frate dell' ordine dei Minori
e guardiano di S. Francesco di
Albaro, promette di pregare per
la salvezza di Genova, 442.
Albissola, il doge di Genova scrive
air «università» di A., lodandone
la fedeltà ed il coraggio contro i
nemici di Genova e permettendo
di assaltarli e derubarli, 246.
A Iciprando ^Tomaso, prigioniero in
Castelletto, 564.
Alemanni, v. Tedeschi.
Aleritengalus Rinaldus, v. Olivar Ri-
naldo.
Alessandro VI papa, rie. 356 n. 3.
Alessandro di Voltaggio, bandito da
Indice Alfabetico
5Ó9
Genova reo di lesa maestà, 409,
529.
Alessandro Salvo, v. Salvo Gian
Francesco.
Alessandria, rie. 127; vie accolto festo-
samente Luigi XII nel viaggio per
Genova, 257.
Alessandria (di), v. Guglielmo di A.
Alighieri Dantk, Divina Comedia^
rie. 1J2 n. 2.
Alizer! Federico. Notizie dei pro-
fessori di disegno in Liguria ,
rie. 164 n. I.
Allabre de Saule, v. Saule (de) Alla-
bre.
Alby (cardinale di), è testimone alla
concessione dei nuovi privilegi
dati dal re di Francia ai genovesi,
549-
Alegra (de), v. Allègre (d^) Yves.
Alerame di Bozolo, inviato con de-
nari e munizioni a Monaco, 191 ,
370; invoca pronti soccorsi pel
campo di Monaco, 198, 520; è in-
viato a Genova per sollecitarvi
aiuti, 199, 52 i; deve seguire il re
a Milano, 408, 528; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare ,
552.
Allègre (d^) Giacomo, signore di Mil-
lau comanda le truppe inviate dal
padre Yves governatore di Savona,
alla Turbia, 140, 141, 494, 495;
pare che i suoi soldati siano colti
da panico durante un assalto con-
tro i genovesi, 161 ; si reca a
Nizza, i65 n. 1 ; nelPassalto dato
a Genova dalFesercito francese è
il primo ad entrare nelle fortifi-
cazioni genovesi e a piantarvi lo
stendardo francese, 260.
Allègre (d^) Yves (d^Alegre, d^Alegro,
de Alegra), governatore di Savona,
87 ; invia truppe al signore di Mo-
naco, i3o, 349, 477; rie. i35 n. i;
che sono comandate da suo tiglio
Giacomo, 140; rie. 141; gli Anzia-
ni di Genova gli inviano le loro
lagnanze per Tagitarsi dei nobili
in Savona, i53, 5oi; sue rappre-
saglie contro la grida che proibisce
ai genovesi di recarsi a Savona,
173, 174, n. I, 358, 359; alla gri-
da per il ritorno dei nobili in Ge-
nova ne contrappone un"'altra, pro-
ibendo a quelli in Savona di muo-
versi, 180, 365 ; rie. 366; i suoi
soldati assaltano e derubano una
compagnia di fanti in gran parte
liguri ritornanti da Monaco, 188,
369 ; arresta Francesco di Piglia-
sca cancelliere del Ravenstein in-
viato a Savona, 371, 372 ; assume
il comando delfesercito francese
mandato a salvare Monaco, 20i,
379 ; rie. 204 n. 2 ; 206 ; la « com-
pagnia » del d''A. accoglie mala-
mente in Novi gli ambasciatori
popolari diretti a Carlo d''Amboise,
216, 3jG^ 522 ; toglie tutta la Ri-
viera di Ponente ai genovesi, 207,
23o, 236, 384; tenta di avanzare
verso Genova, ma non vi riesce,
246.
Aloise Gio., v. Fieschi Gian Luigi.
Aloize Gio., V. Fieschi Cìian Luigi.
Alpe(r), ('/'Ar/>e;, quelli di Castiglione
vi costruiscono una bastia, 389.
Alpi, 18; alpi liguri, GG^ n. 2; alpi
570
Indice Alfabetico
marittime di fronte a Monaco, 90.
Alsate leronimo, v. Alzate Gerolamo.
Alzate (AjaJ Opizzino, ucciso dai ge-
novesi (an. 1436), 562, 56 J.
Alzate Gerolamo, (leronimo de Alsate)
commissario ad Albenga, è pre-
gato dai commissari al campo di
Monaco di raccogliere guastatori,
1 60, 5 1 1 ; e inviare denari, 1 69,
5145 viene avvisato delP invio ad
Albenga di 3 00 uomini da oppor-
si alfesercito francese del d'' Allé-
gre, 232, n. I.
Alvernia (di), v. Ugo di A.
Amandola Simone, {Simon da Mande-
rà, Simon de Amigdula) eletto ca-
pitano del popolo, 3 1 4 ; eletto offi-
ciale di S. Giorgio, 349-; deputato
alFofficio per Timpresa di Monaco,
1 40 n. 2, 476 ; scelto dai popolari
come loro difensore, 401 ; è nuo-
vamente eletto officiale di S. Gior-
gio, 403, 534; è annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 5 5 1 .
Amandolesi Bartolomeo (Amandoresi),
bandito da Genova perchè fautore
dei nobili, 5i n. 3, 332.
Amandolesi Filippo, bandito da Ge-
nova, perchè fautore dei nobili,
5i n. 3, 332.
Ambasciatori , v. Firenze (Amba-
sciatori), Francia (Ambasciatore),
Genova (Ambasciatori) , Spagna
(Ambasciatore).
Amboise (d'') Carlo, signore di Chau-
mont , luogotenente generale del
re di Francia in Italia {Carlus de
Ambosia, Regius locumtenens ge-
neralis citra montes, Magnus Ma-
gistratus et Marexallus Francie
— Chiamane , Giawon , Gram-
maestro^ lamon, lhamon\ i popo-
lari gP inviano lettere con notizie
sui fatti di Genova e preghiera di
mandarvi 400 fanti . 1 8 , n. i ; il
re gli ordina di muovere verso Ge-
nova con la sua gente, 21 , 429 5
ma gli anziani di Genova lo avvi-
sano che è ritornata la calma e
non v"'è più bisogno di lui, 20 n.
1 , 430, 43 1 ; gli inviano come am-
basciatore Antonio da Lerici, 19,
20, 3 19; istruzioni date agli am-
basciatori inviati al governatore di
Genova e riguardanti a lui, 23,24;
Antonio da Lerici avvisa che VA..
non si muoverà da Tortona , 27 ,
28 ; ma pare che egli abbia rag-
giunto il Gleves ad Asti, 28 n. 1 ;
minaccia guai ai genovesi se an-
dranno contro i castelli dei Fie-
schi, 62, Hj-^ nemico al Gleves,
78 n. 2; i nobili decidono d'' inviar-
gli ambasciatori, 79; egli si trova,
nel piacentino per favorire P im-
presa del papa contro Bologna,
343; suo malanimo contro i geno-
vesi, 82, 344 ; invia arcieri in soc-
corso di Monaco, in n. 1, i3o;
riceve ordine dal re di Francia di
raccogliere un esercito contro i ge-
novesi , 1 1 2 , n. 2 ; r ordine pare
sia stato poi annullato, 11 3; gli è
affidata la cura delle cose in Ge-
nova ed è annunziato il suo ar-
rivo a capo di un grande esercito,
184, 366:, i popolari di Genova de-
cidono d'' inviargli quattro amba-
Indice Alfabetico
571
sciatori, 366^ 522 \ gli mandano
Lorenzo Gioardo per chiedergli di
intervenire per T arresto di popo-
lari fatto dal castellano di Castel-
letto nella chiesa di S. Francesco,
190, J70, 522; rie. 191; arriva a
Gasale Monferrato, 3/1 ; fa ban-
dire per tutta la Lombardia i ge-
novesi come ribelli, ^74; i geno-
vesi gli inviano tre ambasciatori ,
3j'^^ 522; i quali, per le notizie de-
gli arresti da lui ordinati di geno-
vesi dimoranti a Milano, non osano
entrare in Lombardia, 3j6^ ^77 -^
522; gli viene inviata una lettera
per spiegare la loro ritirata ,214
n. 2, 52 1, 524; il consiglio di Ge-
nova vorrebbe inviargli una'amba-
sceria per chiedere alcuni favori
in cambio della resa delle riviere
ma la plebe vi si oppone, 2o5
382 , 383 ; cenni di una tentata
ambasceria genovese alTA., 2i3
214, n. 2; 2i5 n. i; 216; T A. fa
arrestare i popolari genoresi resi-
denti a Milano, li rilascia su cau-
zione, 2 I 5 ; rie. 2 1 6 n. i ; 2 1 7 ; é
avvisato dai genovesi del bombar-
damento di Genova da parte del
Salazar e della presa dei Castel-
laccio, 224, 379; rie. 229; 247;
essendo luogotenente regio nel-
l'esercito francese contro Genova
attende il re prima di dar Tassalto,
257; tenutosi consiglio a Pontede-
cimo, invia una avanguardia a sco-
prire le forze dei genovesi, 2 58;
259; rie. 259 n. I ; la segue indi
a poco col grosso deiresercito; scon-
tro coi genovesi e loro ritirata, 260;
non osa inseguirli e pernotta coi
suoi a Rivarolo , 261, 397; il co-
mune gPinvia un messo per chie-
dergli se voglia ricevere un'amba-
sceria genovese, egli annuisce , ma
non può ricevere i due ambascia-
tori perchè deve recarsi incontro
al re, 263, 397; riceve col fratello
Cìiorgio r ambasceria genovese di-
retta al re per stabilire i patti della
resa ed esige che la città si renda
a discrezione, 267, 398; ordina di
portare vettovaglie e specialmente
vino a Genova, 269 n. 2 ; prende
parte al corteo pel solenne ingresso
del re di Francia in Genova, 270:
rie. 402; lascia Genova con la mag-
gior parte delle sue milizie , 280,
410 ; rie. 527.
Amboise (d') Giorgio cardinale Roto-
magense (di Roano), legato aposto-
lico in Francia, gli sono inviati dai
popolari lettere di ragguaglio sui
fatti occorsi in Genova, 18; rie. 4J9;
78 n. 2; il papa gli riconterma
la legataria di Francia, 344; let-
tere credenziali degli ambasciatori
popolari, 83 n. i , 470 ; sua indi-
gnazione per la condotta dei
genovesi, 110, 111; rie. 112; gli
Anziani di G. gli raccomandano i
nuovi ambasciatori popolari, i23
n. I ; lettere inviategli da Giulio
II, i83 n., 364; informa il papa sulle
disposizioni della corte di Francia
verso i genovesi, i85; esorta i ge-
novesi a cedere al re di Plancia ,
248, 391; riceve per ordine del re
gli ambasciatori popolari genovesi
per stabilire i patti della resa, ma
572
Indice Alfabetico
la conferenza è interrotta da un
nuovo scontro fra le milizie fran-
cesi e genovesi, 263, 264; riceve
una nuova ambasceria genovese di-
retta al re ed esige che la città si
renda a discrezione, 267, 3985 rie.
528; assiste al solenne giuramento
dei genovesi al Re, 533 ; ed é
testimone alla concessione dei
privilegi, 549.
Ambosia(de) Carlus, v, Amboise (d'')
Carlo.
Ameglia {Amelia^ Melia) paese pr. la
Macra, dipende dairofficio di San
Giorgio, 547.
Amichetto Menegollo (Atnigheto)^
bandito da Genova perché fautore
dei nobili, 5i n. 3.
Amiens (bailivo dì), v. Lannoy Ro-
dolfo.
Amigdula, v. Amandola.
Amigheto, v. Amichetto.
Andora, paese della Riviera di Po-
nente, rie. 488.
Andora (di), v. Sopranis Giacomo d''A.
Andreoi.i G., Oneglia avanti il domi-
nio di casa Savoia, Oneglia, Ghi-
lini, 1881, 88 n. 2.
Angeletta , priora del monastero di
S. Giacomo e Filippo promette di
pregare per la salvezza di Genova,
443.
Angers (vescovo di), v. Carretto (del)
Carlo Domenico.
Angoulème (signore di), v. Francesco
d'' Orleans conte d"' Angoulème.
Anguilleme (de) dominus, v. Angou-
lème (signore di).
Anguisolis Gerolamo , da Piacenza ,
dottore in legg^ , vicario del tri-
bunale eletto luogotenente regio,
lascia poco dopo tale carica,
219 n. I.
Animanegra Michele, v. Cichero Mi-
chele.
Annone, paese pr. Asti , rie. i 1 1 n. i .
Annunziata, v. Genova (Chiese)
Anton Maria di Turio {Antonio Ma-
ria della giostra\ tiene in Ge-
nova il giuoco della palla; è com-
preso nei settantasei dichiarati rei
di lesa maestà, 409, 529; arrestato
per denuncia della signora di
Oneglia, viene appiccato, 286, 414,
416.
Antonio d'' Albaro (<i' Albana)^ eletto
capitano del popolo, 3 1 4; commis-
sario alla Spezia , 46 , 329 , 45 1 ;
bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 5295 è annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 1 .
Antonio di Corniglia, deputato alla
presa del Castelletto, 23o, 3845
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione
popolare, 553.
Antonio di Lorena, duca di Calabria,
è al seguito di I>uigi XII nelP im-
presa contro Genova, 257; è testi-
mone alla concessione dei privile-
gi dati da Luigi XII ai genovesi,
549.
Antonio Maria della giostra, v. Anton
Maria di Turio.
Antonio, priore delPordine dei Carce-
rati, promette di pregare per la
salvezza di Genova, 442.
Anziani, v. Genova (Anziani), Pisa (An-
ziani), Savona (Anziani).
Indice Alfabetico
573
Aragona (re d''), rie. 554, v. anche
Ferdinando il Cattolico.
Aragona (reali di), si trattengono un
giorno nel porto di Genova, 58,
334, 418, 419.
Aragona (regno di), lasciato in cura
al re di Castiglia, 5().
Aragonese (flotta), 56, 5/, 3i}; giunge
a Genova, 58, n. 2; si reca a Por-
toflno^ 5(j; ritorna a Genova, 418..
Arato Pietrino {Perrin de Arato\
bandito da Genova perchè fautore
dei nobili, 5i n. 3.
Araxino ( forse Erasmo ? Erasmo
Trivul^i governatore di Genova)
fugge in Castelletto (an. 1436, non
1437 come dice il testo), 563.
Archivi, V. Firenze (Archivi), Genova
(Archivi), Torino (Archivi).
Arcivescovado di Genova, v. Genova
(Arcivescovado).
Arco (porta dell'"), v. Genova (Porte).
Arelatensis archiepiscopus, v. Ferrier
Giovanni.
Arena (d"") Gregorio, inviato commis-
sario a Sestri Levante, 226; il do-
ge Paolo da Novi gli ordina di
portar soccorso a Leonardo de
Franchi commissario a Chiavari,
242.
Arenzano [Arensen), gli uomini di
A. vengono in aiuto dei popolari
di Genova per inseguire i Fieschi,
39, 32Ó.
Argentaro (monte), presso di esso una
fusta napoletana ne cattura una
genovese, 2 36, 386.
Arigoys, basco, alfiere delle truppe
inviate dal governatore di Savona
in aiuto del Signore di Monaco, 1 3o.
Arles (arcivescovo di), v. Ferrier
Giovanni.
Armano Filippino (Armeno)^ viene
impiccato a Banchi, 404.
Arpe (F), v. Alpe.
Arquata, vi si aduna un consiglio di
nobili, j3 n. i, 463; 79, 343; par-
tono da essa gli ambasciatori dei
nobili genovesi al papa, 344.
Arquata (d"'), v. Francesco d''A., Pan-
taleo ne d''A.
Arroscia (valle delP), rie. 456; patti
coi quali ritorna sotto il comune
di Genova, 97 n.
Arsenale di (ìenova, v. Genova (Ar-
senale),
Artefici di Genova, v. Genova (Artefici)
Artigiani di Genova, v. (ìenova (Arte-
fici).
Ascensione, nel giorno Meli"' A, (i3
maggio 1 507) viene decapitato De-
metrio Giustiniani, 278, 408.
Assereto, famiglia di Recco di partito
Adorno, sue lotte coi F"regoso, 347.
Assereto Pier Maria, pare che in certe
questioni con Giovanni hpinola ri-
spetto al luogo di Serravalle abbia
ottenuto sentenza favorevole dal
consiglio regio, 467 .
AssERKTO Ugo, in recensione al vo-
lume di A. F. Trucco su Novi in
Giornale Storico e letterario della
Liguria, presenta documenti ine-
diti sui moti genovesi del 1 5o6-
i5o7; 20 n. 3; 252 n.; 278 n 2; dà
notizie su Corsetto da Pisa, 288
n. 3; difende un passo delle Cro-
nache di .lean d"" Anton, 289 n. i.
Asti (Hastc) , vi si trattiene a lungo
Filippo di Gleves di Ravenstein
574
Indice Alfabetico
nel suo viaggio verso Genova e
gli sono inviati ivi da Genova tre
nuovi ambasciatori, 23; rie. 26;
27; 28; pare che Carlo d"'Amboise
vi raggiunga il Cleves ,28 n. 15
rie. 3o n. 2; 40, 327 ; 71 . n. i ;
giungono notizie in Genova di una
sollevazione in A. contro i Fran-
cesi, 347 ; vi si recano molti no-
bili, 371; è raccolto in A. un eser-
cito per muovere contro i geno-
vesi sotto Monaco, 202, 379; V e-
sercito lascia A. 3 80; accorrono i
signori dTtalia per incontrarvi il
re di Francia, 248 , 391; V amba-
sciatore di Spagna invia da Asti un
corriere a Genova per esortare i
genovesi a cedere al re di Francia,
248, n. I. 391 ; vi giunge il re di
Francia, 2 52, 392; ne parte, 257;
vi ritorna per recarsi a Savona,
416; rie. 522.
Asti (di), V. Obertino Solario di A.
Asti (Governatore di) , si reca a Sa-
vona, 365.
Angustino, v. Castiglione Agostino.
A uria (de), v. Oria (d^).
Aurillac (d"') Falco , accompagna
Filippo di Cleves di Ravenstein a
Genova, 22.
AuTON (d'') Jean, Chroniques avec des
notes par Paul Jacob , Paris, Sil-
vestre, ì835, notizie deir A. sulle
cause delle ostilità fra nobili e po-
polari in Genova, 4. n. 1 ; 5. n.,
n. i; 6 n., n. i; errori di nomi e di
date, 8 n. 2; rie. lon. i; 12 n. 2;
• 2 1 n. ; 22 n. 3; notizie sulP in-
gresso di Gi,M Luigi Fieschi in
Genova, 32 n. sulP inseguimento
di G. L riescili dopo la sua cac-
ciata da Genova, 37 n. 2; 78 n. 3;
giudizio delPA sulle cause deirim-
presa dei genovesi contro Monaco,
9 1 ; enumerazione delle /orze ge-
novesi e monegasche, 127, 128,
n. 2, n. 3; 129, n. i ; i3o, n. i ;
i3i n. 2; rie. i32 n.; i35 n. 1;
guarnigione di piemontesi alla Tur-
bia, 1 40 n. 4 ; errore nella data
della sortita dei monegaschi, 161
n. 3; rie. i65 , n. i ; e del colpo
di mano del Salazar , 189 n. 1;
rie. .190 ; accenna alla sortita dei
monegaschi (25 febbraio) ma la fa
succedere ai primi di marzo, 199
n. I ; notizie sulPultimo assalto di
Monaco, 2o3, 204 n. i; sulF invio
di un '( usciere di camera » dalla
corte di Francia a Genova per co-
operare alla difesa di Castelletto
e far partire il Roccabertino da
Genova, 211, 212, rie. 219 n. i ;
sulla presa del Castellacelo operata
dai genovesi, 22 3 n. 2 ; rie. 238 ;
su Paolo da Novi, 239 n. 3; rie.
247 ; sulParrivo di Luigi XII ad Asti,
2 52 n. 2; rie. 2 58 n 1, n. 2; erra
nel determinare il giorno della bat-
taglia dei francesi coi genovesi , 259
n. I ; notizie sul secondo scontro delle
truppe francesi e genovesi , 264 ;
erra la data delP arrivo del re a
Rivarolo;265 n. i; notizie sullo
stupore del papa e del re d'' Ara-
gona per la presa di Genova, 267;
rie. 267 n. I , n. 2 , n. 3 ; scrive
una poesia suir avvenimento, 268
n. i; rie. 268 n. 2; erra nella data
deiringresso del re in Genova, 269
Indice Alfabetico
575
n. 3-, rie. 270 n. i; 271 n. i 5273
n. 2; notizie sul solenne giuramento
dei genovesi a Luigi XII, 277 n. i;
rie. 278 n. 2 ; sulla partenza del
re da Genova ,280 n. ; sua ver-
sione sulla fuga e sulF arresto di
Paolo da Novi che appare poeo
verosimile, 287, n. 3, 288; errore
nella data della decapitazione di
Paolo da Novi e difesa fattane da
Ugo Assereto, 289 n. i ; rie. 3o6.
Avaneino Cecchetto {Davancino), ban-
dito da Genova perchè fautore dei
nobili, 5i n. 3; viene arrestato da
quei di Bisagno e impiccato a
Palazzo, ì'/'j.
Averluch, capitano delle guardie del
Palazzo passa con 200 di esse al
soldo dei genovesi, 2 1 7.
Avigliana , vi è inviato Bartolomeo
Usillione per arrestare i genovesi
passanti pel ducato di Savoia, 1 18,
n. 3.
Aza, V. Alzate Opizzino.
B
Bacigalupo Giovanni, inviato a pren-
dere il castello di Portofino, 224,
379-
Bacigalupo Lazzaro (Laj'jarino) capi-
tano di truppe air assedio di Mo-
naco, 1 295 avendo a torto ferito il
conte Bergamino, lascia con la sua
compagnia il campo di Monaco ,
197, 519; inviato a prendere il
castello di Portofino, 224, 379.
Bagnasco (de) Luigi [Lodisio , Ludo-
vico) , deputato a ricevere argenti
per farne battere moneta , 373 ;
eletto seniore del popolo , 375 ,•
bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 529; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 553.
Balia (olFicio di), v. Genova (olFici).
Baliano Teramo , eletto capitano del
popolo, 3 14; eletto pacificatore,
i5, 3 18; eletto con Bernardo Ca-
stiglione supremo commissario al
campo di Monaco, 1 44, 3 5 1 , 499;
parte per Monaco, 146, 147,351,
352, 5o6, 5 12, 517 ; tenta allon-
tanarsi da Genova , 386 ; eletto
consigliere del doge, 392 ; scelto
dai popolari per loro difensore ,
401; deve seguire il re a Milano,
279 , 408 , 528 ; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
Ballarano , paese nella Riviera di
Ponente, 474
Balon , partigiano di Gian Luigi Fie-
schi, eletto cavaliere del podestà ,
410.
Banchi (officio dei), v. Genova (Offici).
Banchi (piazza dei), v. Genova (Piazze).
Banco di S. Giorgio, v. Genova (banco
di S. Giorgio).
Barbavara Marco Francesco , gover-
natore di Genova, (an. 1431), 562.
Bardella (galeone di), giunge da Roma
a Portovenere con un carico di
munizioni da guerra, 386 , 387 ,•
inviato a Civitavecchia, 2 5o, 391.
Bargagli (di), v. Riccio Domenico di B.
Barioxo, un uomo di B. viene ucciso
in uno scontro con le truppe fran-
cesi, 394.
Barraban Gio. Batta di S. Remo, uc-
576
Indice Alfabetico
cisore di Luciano Grimaldi (anno
I 523), 1 16 n.
Bartolomeo di Ceva, eletto capitano
del popolo, 314; ambasciatore al
governatore Filippo di Ravenstein,
19, n. 4, 319, 438,- istruzioni im-
partitegli, 20. n. 2; partecipa al
consiglio del 22 ottobre 1 5o6, 71
n. i; bandito da (ìenova reo di
lesa maestà, 409, 529; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 1
Barlolomeo di Rivarolo [B^artolomeo
de Riparolio) eletto anziano, 38,
32 5 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alia fa-
zione popolare, 55 1.
Bartolomeo di Varisio {Bartolomeo
de Varixió) eletto anziano, 345;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Bartolomeo di Zoagli [de Zoalio)^
scelto dai mercanti per pacificare
gli animi dei cittadini, 3^3-^ anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popola-
re, 552.
Basso lanoto, spagnolo, capitano di
schiere nelPesercito contro Monaco
128; la sua compagnia è assoldata
per Passedio di Monaco, 136,487;
rie. i38; apre trattative coi ventu-
rieri mandati in soccorso di Monaco
atllnchè passino al campo genovese,
139, 490, 491, 492.
Bastia, il governatore di B. é incari-
cato di giudicare una quistione
fra Giacomo de Marie gli abitanti
della Caprai;;, 2 5 n.
Bastide, Storia della Repubblica di
Genova, Franchelli, 1795, 76 n. i.
Batelo barbe, v. Battista Barbiere.
Batesto barbe, v. Battista Barbiere.
Batina, vedova di Giovanni Ceba, offre
un banchetto al re di Francia, 278
n. 3., 404, 4o5.
Battista barbiere {Batelo barbe, Ba-
testo barbè^ Bertolus barberius)
bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 529.
Battista da Casale s''mipegna di pa-
gare certa somma per il fratello
Vincenzo prigione in Castelletto,
5(34.
Battista di Chiavari, incaricato di prov-
vedere il pane alP esercito contro
Monaco^ i52; richiesto di fornire
denari alPesercito, 169, 506, 514;
in qualità di castellano del Ca-
stello di Lerici riceve ordine dal
doge di porre in libertà Ambrogio
Gioardo, 243 n. 4.
Battista di Pino commissario nella
Riviera di Levante, 99.
Battista di Rapallo eletto anziano, 14,
3 1 7; eletto consigliere del doge,
392; inviato ambasciatore a Carlo
d'' Amboise per trattare accordi
intorno alla resa di Genova, 263,
397, 526; inviato per la stessa
causa al re di Francia, 267^ 398;
eletto officiale della Balia, 273,
402, 53o, 534; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 5 5 i .
Battista Giovanni (San), v. San Gio-
vanni Battista.
Bavano (località presso Ruta), le trup-
pe dei Fieschi messe in rotta dai
Indice Alfabetico
577
popolari vi lasciano grande bottino,
Bavari (di), v. Simone di B.
Bei.grano Luigi Tommaso, Della de-
dizione dei genovesi a Luigi XII
re di Francia in Miscellanea di
Storia Ital. Voi. 1 , rie. 276 n.2, 3 11 .
— Della vita privata dei genovesi^
Genova, Sordo-Muti, 1875, 12 n.2.
— Un assassinio politico nel i49o
{Ranuccio da Leca), Atti Società
Ligure di St. Patria Voi. XIX,
rie. 2 5 n.
Benedettino il cattivo {Bencitino lo
cativo)^ padrone di un brigantino
su cui viene imbarcato Ambro-
gio Gioardo e due gentiluomini
arrestati per essere condotti a
Genova, i63, 5 14, 5i5.
Benedetto di Porto (Benedictus de
portu [Maurilio y) cancelliere, con-
valida colla sua firma alcune mo-
dificazioni ad un decreto, 48 n. i ;
rie. 218 ; è testimone in un atto,
532.
Beneitino lo cativo, v. Benedettino il
cattivo.
Bentivoglio Alessandro, è al seguito
di Luigi XII neir impresa contro
Genova, 2 58.
Bentivoglio Giovanni, signore di Bo-
logna, spodestato dal papa, 343;
Luigi XII minaccia il papa di ri-
metterlo al potere, 124 n. 2.
Beraldo Paolo, reca una lettera degli
Anziani di Genova a Carlo di Chau-
mont d' An.boise ed ha pure il
compito di spiare gli intendimenti
di esso e di avvisare gli anziani, 27.
Bergamino (conte), capitano di schiere
neir esercito genovese contro Mo-
naco, 128, i2y n. i; ferito da
Lazzaro Bacigalupo, 197, 519.
Bergamo (di), v. Goano Pelegro
di B.
Beriana (Biblioteca), v. Cìenova (Bi-
blioteche).
Bernardino, frate dell'" ordine dei Mi-
nori di osservanza e guardiano di
S. Maria del Monte promette di
pregare per la salvezza di Geno-
va, 442.
Bernardino, frate delPordine dei Mi-
nori e g. ardiano di S. Maria della
Pace promette di pregare per la
salvezza di Genova, 442.
Bernardo Paolo, inviato commissario
a Sestri Levante, 226 ; il doge
Paolo da Novi gli ordina di por-
tar soccorso a Leonardo de F" ran-
chi commissario di (>hiavari, 242.
BerrasiLanzarotto (Berraxi\ deputato
a raccogliere armi di nobili, 378.
Bertolotti, (famiglia della Spezia) strin-
gono una tregua di due mesi con
Giovanni di Biassa, 'ò-j ; aiutano
Anton Maria Fieschi neir acquisto
della Spezia, 281, 41 1.
Bertolotto Cristoforo, capo partito
Adorno, 176, 36o.
Bertolus barberius, v. Battista barbiere.
Bertone di Ortesieto, commissario a
Levanto, 100.
Bervey (di) Antonio figlio di Luigi ,
inviato a Monaco, 169, 494, 514.
Bervey (di) Luigi, scrivano del comune,
nominato provveditore della spe-
dizione contro Monaco, 102, 109,
n. 5; lettera scrittagli dal cap. Tar-
latine, 109 n. 6, iion.; parte con
578
Indice Alfabetico
artiglierie per il campo, 1 1 6; istru-
zioni impartitegli, i 1 7 , n. i ; rie.
125 ; è atteso al campo per dare
le paghe , 477 ; il passaggio dei
suoi brigantini è segnalato a San
Remo, i33, 478; arriva al campo
genovese, 1 34; scrive alla Balia in-
formandola delle condizioni di esso
e delle gravi quistioni delle paghe,
134, i35, n. I, i36, 137, i38, i J9,
140, n. 1548 3 -488-491; suo parere
sulle accuse di Ag. Castiglione, 1 4 J,
487; rie. 353; 488; partecipa ad
un consiglio di guerra al campo
di Monaco, 147, ^97; rie. 1 52, n. 2;
informa Tofficio delPimpresa di M.
degli avvenimenti del 2 gennaio ,
1 59, 5o6; fa debiti per soddisfare
alle paghe, 169 n. i; è lodato
dai supremi commissari, 5 1 1 ; in
voca insieme ai commissari pronti
soccorsi pel campo di Monaco, 198,
520; commissario a Ventimiglia ri-
ceve lettere dagli anziani che lo
avvisano di munizioni caricate per
Ventimiglia, 232 n. 3; viene arre-
stato in Santa Brigida, 273, 404;
deve seguire il re di Francia a Mi-
lano, 279, 408, 528; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 552;
rie. 472; 5oo; 504; 5o6; 5 11; 514;
5i6.
Beusserailhe (de), v. Paolo de B.
Beverino, vi si ritira dalla Spezia
Filippino Fiaschi, 53, 333.
Biasia, v. Biassa Giovanni.
Biassa Baldassarre, v. il figlio di esso
Giovanni.
Biassa Giovanni {Biasia G.\ marchese
di Goano, aiuta ipopolari di Genova
a togliere la Spezia ai F"ieschi, 46,
329, 45o; alloggiato in via Lata,
61, 335; rie. 171; è posta una
taglia per il suo arresto, 176;
Genova a stringere una tregua di
due mesi fra esso e i Bertolotti,
3~y] respinge uno sbarco della
flotta franco-spagnola a Marola,
245, 392; sostiene le forze di
Galeazzo Pallavicino per ritogliere
la Spezia ai Fieschi, 281, 411.
Biblioteche, v. Genova (Biblioteche),
Milano (Biblioteca).
Bigna Simone, è inviato quale com-
missario a Recco per sedare alcu-
ni disordini fra partiti, 347; eletto
olficiale della moneta, 53 1; 534;
annoverato nella lista dei citta-
dini che parteciparono alla fazione
popolare, 552.
Bisagno (fiume pr. Genova), si parla
del ponte di S. Agata sul B., 365;
i delinquenti che da Genova pas-
savano al di là del B., erano liberi
poiché di li cominciava la giuri-
sdizione dei Fieschi sulla Riviera
di Levante, 461.
Bisagno (podesteria di), v. Genova
(Podesterie).
Bisagno (uomini di), accorrono in fa-
vore dei popolari di Genova, 319;
quelli prigioni per debiti verso lo
stato vengono liberati dai popo-
lari,! 6 , 1 7 n. ; arrestano i o francesi
che tentavano di raggiungere il
Castellacelo, 186, 36 j -^ i tribuni
concedono loro di derubare quelli
che venissero dal di fuori, 1 87 ,
367, 368; arrestano tre nobili di-
Indice Alfabetico
579
retti a Montoggio, 368; i «canioni»
della valle si raccolgono in Rivarolo
con quelli di Sestn , Voltri e Pol-
cevera per deliberare di aiutare i
popolari di Genova e ordinanp una
bandiera per ogni podesteria sulla
quale sia dipinta la Triniti, 371;
arrestano molti partigiani dei Fie-
schi, 377; vien loro ordinato di
fornire una bastia, 387 ,• muovono
con altri dei dintorni contro Vol-
taggio ove é giunta P avanguardia
francese , 3q2; muovono insieme a
truppe genovesi contro G:'rolamo
Fieschi, 39^; entrano in Genova e
vi provocano tumulti (an. 1400),
559.
Bisagno {Bejagno Bisamne) (valle del),
rie. 1 5 , 3 1 8 ; Gian Luigi Fieschi
rientra per essa in Genova ,31,
447; i genovesi ordinano ai polce-
veraschi di valicare i monti e scen-
dere in detta valle contro i Fieschi,
36, 32 3; il governatore di Genova
vi accompagna G. L. Fieschi cac-
ciato dai popolari, 37, 32 3; vi si
raduna una gran moltitudine di
popolari di Genova, vai Polcevera,
Sestri, Voltri, Arenzano per mar-
ciare contro i Fieschi ritiratisi a
Quarto, 39, 325, 326; dopo averli
inseguiti fino a Recco ritornano a
pernottare fra Quarto e il B., 39,
326; rie. 116, n. I ; il banditore
del comune annunzia di aver pro-
clamata una grida « in Bisanne et
eius burgis », 229 n. 1; gran folla
di genovesi risale la valle per op-
porsi dalle alture alle truppe fran-
cesi di vai Polcevera, 395; le truppe
tedesche lasciate fuori di Genova
da Luigi XII mettono a ruba detta
valle, 402; rie. 490.
Biscayno (lo) Rato , v. Rato il bisca-
glino.
Blois, residenza temporanea della corte
di Francia, vi giunge Tambasciatore
dei popolari di Gf'nova, N. Oderico,
47 n., 443; che invia da B. lettere
a Geno/a, C)j n. i, n. 2, n. 3; 1 13,
n. i; vi giunge il governatore di
Genova, Filippo di Cleves di Ra-
venstein, 1 1 i ; vi giungono gli am-
basciatori dei nobili genovesi, 1 20;
e qielli dei popolari, 122; vi ar-
riva Gian Luigi Fieschi, i55 n. 2;
lettere inviate da B. a Venezia con
notizie sui genovesi, 168 n. 1.
Boccanegra Battista, cavaliere speron
d''oro, viene eletto capitano di Ge-
nova (an. 1400), 559; è fatto de-
capitare dal governatore Boucicault
(an. 1401), 56o.
Boccanegra Guglielmo, primo capitano
p3polare (an. 1257), 557.
Boccanegra Simone , eletto doge di
Genova (an. i3J9), 358.
Boccio Pietro Ambrogio {Petra Am-
brosio Boccio)^ riceve il comando
di una galera, 386, n. 1 ; annove-
rato nella lista dei cittadini che par-
teciparono alla fazione popolare ,
552.
(A p. 552 fu stampato erroneamente Pietro Am-
brogio Boccio).
Boceio, errato per Boccio Pietro Am-
brogio.
Bochino Giovanni, eletto per la revi-
sione delle « caratate », 49 n.
Bocua errato per Bona.
580
Indice Alfabetico
Bolasco Bernardo, detto « lo stradioto
impinctore » , bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 52(j.
Bolasco Vincenzo, rie. 36 1.
Bollano (marchese di), è fatto prigio-
niero in uno sbarco della fiotta
franco-spagnola a Marola; gli vien
salvata la vita per intercessione del-
rOfficio di S. Giorgio, 245, n. J;
si accenna ad esso a p. 392.
Bologna, rie. 45 n. 15 passa in potere di
Giulio II, 8} , n. 2, 343 ; rie. i 12
n. 2; vi si reca Andrea d''Oria per
indurre Ottaviano Fregoso a re-
carsi a Genova, 170; ne parte Ot-
taviano Fregoso , 171; vi ritorna,
175 n. i; vi sono mandati da Ge-
nova due incaricati a far fanti per
rimpresa di Monaco, 372 ; Giulio
II, lascia B. e si reca a Roma, 375;
vi rimane come governatore Lo-
renzo Fieschi, 3j6] sembra che
Paolo da Novi fuggendo da Ge-
nova si sia diretto verso di essa ,
ma poi , pentitosene , abbia rag-
giunto Pisa, 287, 288; rie. 477;
562.
Bolzaneto {Bulsancto\ rie. 229 n. 1.
Bombarderò (lo), v. Gioardo Ambrogio.
Bona, uno della B. è patrono di una
fusta, 386, rie. 407; 529.
(Nel testj fu stampato erratamente liociia)
Bondinaro Pietro , eletto « difensore
della libertà.) (an. 1436), 562.
Bonella Giovanni, v. Vorrella.
Bonfante Gio. Batta, inviato dagli an-
ziani airambasciatore N. Oderico,
68 n. I ; 80 n. 2 5 ritorna a
Genova, 81 n.
Borbera {Burberia) (valle della), gli
uomini di essa si mettono in arme
contro Tesercito francese, 2 55 n. i.
Borbone (duca di), v. Carlo duca di B.
Borgaro (famiglia), v. Franchi (de) Bor-
garo.
Borgaro (nave di) , giunge a Genova
da Nizza con un carico di sale ,
374; inviata a Civitavecchia a pren-
dere fanti e armi, 25o, 391.
Borghetto di Vara {Borgeto , Bur-
gettus) , vi giungono con fanti e
eavalli Ottaviano e Gian Maria Fre-
goso, 171, 356; rie. 175, 359.
Borghi di Genova, v. Genova (Borghi).
Borlasca Acorso {Acitrsius de Bor-
lasca), deve seguire il re a Milano,
408, 528 ] annoverato nella lista
dei eiltadini che parteciparono alla
fazione popolare, 553.
Borlasca Agostino , prigioniero in
Castelletto, 564.
Borlasca Vincenzo , prigioniero in
Castelletto, 564.
Borrigione Giacomo , è a Tenda per
raccogliere aiuti pel signore di
Monaco, 477.
Boschetto, (convento di S. Benedetto
in vai di Poleevera), vi è mandato
Giovanni Luxardo a requisire tutti
i vini e le vettovaglie che vi si
trovano, 2 56 , n. i ; vi prende
stanza Luigi XII, 263, 398.
Bosco, (località della Lunigiana?), 354.
Bosco (Marengo^, vi pernotta Luigi
XII in viaggio verso Genova, 2 58.
Bosio Gerolamo , commissario al
Castellaceio, 223.
Botto Battista , eletto officiale della
Balia, 273, 402, 53 1 , 534 ; anno-
verato nella lista dei cittadini che
Indice Alfabetico
581
parteciparono alla fazione popo-
lare, 553.
Botto Gerolamo, ambasciatore al re
d''Aragona, 60, n. 2.
Boucicault, V. Meingre (le) Giovanni.
Bourges, vi si reca la corte di Francia
(settembre 1 5o6), 68 n ; T amba-
sciatore genovese Oderico invia da
B. lettere a Genova, 70 n i ; 81 n;
altre ne invia il re, 71 n. 2.
Bozolo (di), V. Alerame di B., Ceva
di B., Gregorio di B.
Braccio {Briisso} crudele di Fontana-
bona, bandito da Genova reo di
lesa maestà, 409, 52y.
Brasso crudele, v. Braccio crudele.
Brera (biblioteca di), v, Milano (Biblio-
teca).
Brescia (di), v. Pegorella Giacomo.
Bricio Gerolamo, annoverato nella li-
sta dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55J.
Briglia, V. Genova (Fortezze).
Brignole (di) Nicola, testimone in un
istrumento inviato a Nicolò Ode-
rico, 34 n.; rende valide colla sua
firma alcune m.odificazioni ad un
decreto, 48 n. i; rie. 527.
Brignolfc-Sale Antonio , Elogio di
Fabrizio del Carretto, 57 n. i.
Brignole-Sale (Biblioteca), v. Genova
(Biblioteche).
Bruges (di), v. Pantaleone di B., Pan-
talino di B, Tomaso di B.
Brunet J. Ch. , Manuel dii libraire
et de V amateur des livres , rie.
2C8 n. I.
Bufalo, grosso cannone pisano usato
alFassedio di Monaco, 128, n. 2;
riportato a Genova e puntato con-
tro il (castelletto, 234.
Bulsaneto, v. Bolzancto.
Burberia, v. Borbera.
Burgaro, v. Franchi (de) Borgaro.
Burgettus, v. Borghetto di Vara.
Burgos, vi muore F'ilippo di Gastiglia,
60 n. I.
Busalla (fi«ja/a), Gian Luigi Fieschi
vi ha un abboccamento con Fi-
lippo di Cleves, 79, 342; i polce-
veraschi devastano il territorio di
B. per porre ostacolo alPavanzata
deir esercito francese , 248 , n. i ,
390,391; vi si accampa V esercito
francese, 255, 394; vi giunge Luigi
XII, 258; rie. 259 n. 1; nel viag-
gio di ritorno da Genova lo ac-
compagna sino a B. una pioggia
torrenziale , 279 ; presso ad essa
muore affogato uno dei segretari
del re, 280 n.
Busallino Andrea {Bu^alino A.\ scelto
dagli artigiani per pacificare gli
animi dei cittadini, 372; annove-
rato nella lista dei. cittadini che
parteciparono alla tazione popo-
lare, 552.
Busallino Gerolamo, (Bmjalino C),
viene arrestato e tradotto a Palazzo,
273, 404; dichiarato reo di lesa
maestà, 409, 529.
Buschetto (lo) Rato, v. Rato il Bisca-
glino.
Bussone Francesco detto il Carma-
gnola, {Franceschetto Vesconie de
Castronovo , detto Conte Crama-
gnola), governatore di Genova pel
duca di Milano (an. 1421 - 1424),
56i, 562.
38
582
Indice Alfabetico
Buzala, v. Busalla.
Buzalino, v. Busallino.
c
Gabella Giovanni, [lohan da la Ca-
tella)^ capitano di Portomaurizio,
480.
Gabella Paolo, cancelliere {Paulus de
Catella cancellarius, Paiilus). rie.
223 n,; 473; 526; bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà, 409, 529.
Gagnaccio Damiano, [Canatio Z).),
inviato in Gorsica a raccogliere
fanti in aiuto di Genova, 25 1 n. 2,
Gagnaccio Simone, [Caniacio S.j, in-
viato a Bologna a raccoglier fanti
per r esercito contro Monaco, 372.
Gahors (conte di), v. Garretto (del)
Luigi,
(Calabria (duca di), v. Antonio di
Lorena.
Galavila (Garlo de) , v. Goliardo di
Gallevilla.
Galizzano Leonardo, {Calijano^ Cari-
xano L.), anziano, 3 8,32 5; eletto per
la revisione delle caratate^ 49 n.;
incaricato di provvedere che i no-
bili dimoranti in Genova o nelle
vicinanze non se ne allontanino,
22 5, n. 3 ; annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
Ca\\zzanoPìeX.To{Calisano^Calixano P .\
eletto capitano per raccogliere fanti
a guardia di Genova, 39,325; 62,
337; annoverato nella lista dei cit-
tadini che parteciparono alla fa-
zione popolare, 55 1; ed in quella
dei prigionieri in Gastelletto, 564;
GALLtGARis Giuseppe , Carlo di Sa-
voia e i torbidi Genovesi del i5o6^
iSo-j; rie. 92 n., n. i; 96 n.; 99
n. 1; io3 n. 3; 104 n. i; io5 n. i;
108 n. i; 1 17 n. 3; 1 18 n. i, n. 3;
1 19, n. 1; 126 n. 2; 145 n. 1; i 55
n. I, n. 4; i66n., n. i; 169 n. 1;
192 n. 2; 194 n. i,n. 2; 195 n. i,
n. 2; sua osservazione sul numero
delle ambascerie inviate al duca
di Savoia, 196 n. i., 204 n, 2; suo
parere sul giorno delP arrivo in
Asti di Luigi XII, 252 n. 2; 285
n. 2; rie. 295.
Gal vi Domenico {Calvo D.), nobile
eletto anziano, 345 ; non si presenta
ad officiare, 346; eletto officiale
della moneta, 53 1, 5J4.
Gal vi (famiglia) chiamata a parteci-
pare al governo della città durante
la fazione popolare, 553.
Galvi (ponte dei), v. Genova (Ponti
del porto).
Galvo, V. Galvi Domenico.
Gambialanza Benedetto {Cangialan^a
Beneitin\ bandito da Genova per-
chè fautore dei nobili, 5i n. 3.
Gambialanza , guardia del Fieschi
uccisa alla porta di S. Andrea in
uno scontro coi popolari, 12, 3 16.
Gamilla Gasale , viene percosso da
Pantalino Semino, 353.
Gamilla (famiglia), chiamata a parte-
cipare al governo della città du-
rante la fazione popolare, 553.
Gamilla Thedisio , commissario di
Genova in Pisa, jG n.
Camogli, vi deve riparare in causa del
maltempo Ottaviano Fregoso, 175,
Indice Alfabetico
583
3595 leudi di C, 178, 364; leudo
di C, lyi, 370,414; barca di C,
4<)6; è impiccato a (ìenova un
giovane di C, 38o ; il doge invia
lettere al comune di C. pregan-
dolo di aiutare Leonardo de Fran-
chi diretto a Chiavari, 242 n. 1 ; gli
uomini di G. inseguono le truppe
dei Fieschi rotte dai popolari, 3g3;
ordine al comune di C. di conse-
gnare a Genova il bottino fatto
nella battaglia di Ruta, 2 53 n. 2.
(^amogli (di). V. Francesco di G.,
Lazzaro di G., Tixi di G.
Campi, (località in vai Polcevera), vi
pernotta Filippo di Ravenstein in
viaggio per Genova, 29 , 3o n. 2,
320; vi sorge la casa di Lazzaro
d'Oria, 267, 398.
Campofregoso, v. Fregoso.
Canale Battista, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Canale Lazzaro, annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Canale Luchetto , comandante della
guarnigione genovese di Rocca-
bruna, 126 n. 3, 479.
Canale Manuele, notaio , viene insul-
tato da un nobile a Banchi, 5 n. 2,
6 n., 314; dirige la sollevazione
dei popolari contro i nobili (18 lu-
glio 1 5o6), I o; eletto commissario
a Chiavari, 46, 329; incaricato di
studiare la diminuzione di alcune
gabelle e rivedere i debiti di San
Giorgio, 48, n. i , 33o; commissario
per le milizie contro Monaco, 106;
scrive agli olTìciali deputati in Ge-
nova airimpresa di Monaco, e li in-
forma dei primi avvenimenti, 126
n. 3, 4765 è inviato nella Riviera
di l'onente a fare incetta di viveri
e raccogliere uomini, 133,477;
segnala a CJìenova di avere visti i
brigantini del Bervey ,134, 478-
lettere inviategli dal signore di Fi-
nale, 142, 35o, 480; sua difesa con-
tro le accuse mossegli da Agostino
Castiglione, 142, 143, 481; rie. 484;
rimandato nella Riviera di l'onente
per assoldare guastatori, 159, 5 io,
5 1 1 ;commette soprusi eprepotenze
in Genova, i83 n., 365 ; è scelto
dagli artigiani per pacificare gli
animi dei cittadini, 3y3 ] è nomi-
nato dal doge, capitano di Genova,
ma non ottenendo di formare con
fanti genovesi metà della guardia
del doge, tenta di essere eletto
capo dei venturieri, 244, 389, 390;
bandito da Genova reo di lesa mae-
stà , 409 , 529; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
CANALE MrCHEL G.'USEPI'E, Nuovu isto-
ria della repubblica di Genova^ rie.
5 n. I, n. 2; 75 n.; jQ n. i; 241
n. i; 270; 274 n. 1; 276 n. i; 277
n. 1 ; 279 n. 2; 289 n. i ; 53 i n. i ,
Canale Oberto, inviato a prendere il
castello di Portofino, 224.
Canatio, v. Cagnaccio Damiano.
Candelaia (festa della), (3 febbraio), il
re di Francia annunzia che partirà
il giorno dopo quella festa per la
Italia, 181.
Cane P'acino, v. Facino C.
Canello A ntonio, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409,529.
584
Indice Alfabetico
Ganepa (paese), un uomo di esso è
ucciso in uno scontro con le truppe
francesi, 394.
Cangialanza, v. Cambialanza.
Caniacio, v. Cagnaccio Simone.
Caorsi (da), un uomo da C. viene arre-
stato da quei di Bisagno perchè
partigiano dei Fieschi; è impiccato
a Palazzo, 'ij'].
Capedo Francesco, incaricato di forti-
ficare la località di San Benigno,
256.
Capelloni Lorenzo, Vita del Prencipe
Andrea d' Oria, Venezia, G. Giolito,
i565, 170 n. 1 ; 175 n. i.
Capitani della plebe, delle arti ecc.,
V. Genova (Capitani).
Capitano (lo), v. Tarlatini Tarlatino.
Capo-Corso (signore di), v. Mari (de)
Giacomo.
Cappellacci, v. Genova (Cappellacci).
Cappotte, V. Genova (Cappette).
Capra (della) Bartolomeo, di Milano,
governatore di Genova (an. 1428),
562.
Capraia, dominio di (Giacomo de Mari,
passa poi nelle mani dell' officio di
San Giorgio, 2 5 n..
Capriata (di), v. Morando Stefano di C.
Capriata (di) Stefano, v. Morando
Stefano di C.
Carbone Andrea e Giacomo, vengono
arrestati dal gov. francese, 27J,
404.
Carcerati (ordinereligiosodei), rie. 442.
Cardinale Rotomagense, v. Amboise
(d*') Giorgio.
Carignano, v. Genova (Carignano).
Carixano, v. Calizzano Leonardo.
Carlo II, duca di Savoia; Luciano Gri-
maldi gli scrive chiedendogli soc-
corsi contro i genovesi, loj; invia
a Genova uno scudiero con Pordine
ai genovesi di non tentare nulla
contro Mentone e Roccabruna, 1 04^
107, J46; i genovesi gli mandano
ambasciatore, Bernardo Veneroso,
1 07, 346; rie. 1 1 3 ; che ritorna a
Genova con un secondo messo du-
cale, 117; contraddizione dei die
ambasciatori nel riferire i suoi
intendimenti, 1 1 7, 348; pareri su
di essi, 1 1 8; per la presa di Men-
tone e Roccabri na ordina rappre-
saglie sui genovesi passanti pel Pie-
monte, 118, -n. 3, 349; raccoglie
milizie in aiuto di Monaco, 118,
n. 3, 125, i36, 140, 482, 486; le
invia a fortificare una torre presso
la Turbia, 140 n. 4, 352, 495; proi-
bisce ai suoi sudditi di dare aiuto
ai genovesi, 141; invia al governa-
tore di Nizza Tordine di preparare
milizie, i55; rie. i56 n. 2; 354;
gli è inviato di nuovo B. Veneroso,
I 56, 354; politica pacifica dei geno-
vesi verso di lui, i65, n. 2, 166, n.
5i3; 167, 517; propone patti per
un accordo coi genovesi, 168,
355, 356; nega udienza a B. Ve-
neroso, 1 68; corre voce in Genova
che un « camerero » del duca ab-
bia licenziati gli avventurieri della
Turbia e di Villafranca, ma é falsa,
192, 370; apre nuove trattative con
Genova, 193, 194, 36 1, 362; che
gli invia ancora il Veneroso, 195,
JjJ-^ manda rinforzi alP esercito del
d'' Allègre accorso a salvare Monaco,
I
Indice Alfabetico
585
204 n. 2; i genovesi chiedono ed
ottengono dal re di Francia di
aprire trattative col duca di Savoia
per il commercio fra i due stati,
284, 285; rie. 5 12. 5i5.
Carlo VI, re di Francia,diviene signore
di Genova (an. 1 Ì96), 558.
Carlo Vili, re di Francia, rie. 9.
Carlo di Cleves conte di Nevers, é al
seguito di l ui;4Ì XII neìV impresa
contro Genova, 2 58.
Carlo di Hautbois, vescovo di Tour-
nay (episcopiis Tornacensis) , è
testimone alla concessione dei
privilegi dati dal re di Francia ai
genovesi, 549.
Carlo di Lussemburgo, vescovo di
Laon (episcopus Liidonensis) , è
testimone alla concessione dei pri-
vilegi dati dal re di Francia ai
genovesi, 549.
Carlo duca di Borbone, è al seguito
di Luigi XII neir impresa contro
Genova, 2 5/; rie. 404; è testimone
alla concessione dei privilegi dati
da Luigi XII ai genovesi, 549.
Carmagnola Battista, negoziante in
seterie, sposo di Francesca figlia
di Paolo da Novi, 239.
Carmagnola (Cramagnola) (conte di),
V. Bussone Francesco.
Carmandino (famiglia), è chiamata a
partecipare al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Carpinetto Raffaele, di parte popolare,
entra con armati in Genova, (anno
1400), 559.
Carratini (Carrettini? del Carretto?),
in guerra con Genova (an. 1378),
558.
Carrega Gio. Agostino, inviato ccm-
missario a Moneglia, 226.
Carrega Rosso (Rubens), bandito da
Genova reo di lesa maestà, 409,
529.
(Carretto (del) Alfonso, riacquista il
Finale toltogli dal fratello Carlo
Domenico, 56, 333, 334; notizie
biografiche, bj n. i; rie. 89, 347;
lettere direttegli dal comune di
Genova per la spedizione contro
Monaco, 9Q; istruzioni riguardo ad
esso date ai commissari della Ri-
viera di Ponente, 99 n. i; ricor-
dato come amico dei genovesi, 1 24,
12 5; sospetto di tradimento 142,
35o, 480, 481; che una sua lettera
riesce a sventare, 143, n. 3, 482,
483; rie. 487; il fratello Carlo Do-
menico gli ritoglie il F'inale, 280,
411.
Carretto (del) Carlo Domenico, vesco-
vo d''Angers, e poi cardinale, toglie
al fratello Alfonso il marchesato
del Finale, ma quest\iltimo glielo
riprende, 56, 57 n. i, 334; invia
un nunzio ai genovesi per consi-
gliarli a sottomettersi al re, 237;
riprende al fratello il dominio del
Finale, 280,411; è testimone alla
concessione dei nuovi privilegi dati
da Luigi XII ai genovesi, 549.
Carretto (del) Corrado, luogotenente
in Genova del marchese di Mon-
ferrato (an. 1413), 5 60.
Carretto (del) Fabrizio, gran maestro
della religione di Rodi, 57 n. i.
Carretto (famiglia), signora del mar-
chesato di Finale, 57 n. 1; 87.
586
Indice Alfabetico
Carretto (del) Galeotto, marchese di
Finale, 5 7 n. i.
Carretto (del) Luigi, vescovo e conte
di Cahors, posto dal fratello (]arlo
Domenico a custodia del Finale
contro Taltro fratello Alfonso, deve
cederlo a quest"" ultimo, 56, 57,
n. I, 333, 334..
Casale (da), v. Battista da C. , Vincen-
zo da C.
Casale Monferrato, {Cabale di Mon-
ferrato)^ vi si raccolgono Carlo di
Chaumont d''Amboise, Gian Luigi
Fieschi ed i nobili genovesi, 371.
Casana Cristoforo, incaricato di curare
che i nobili dimoranti in Genova
o nelle vicinanze non se ne allon-
tanino, 22 5, n. 3.
Casana Nicolò, prigioniero in Castel-
letto, 564.
Casati Charles, Lettres Royaux et
lettres missives relatives aux af-
faires de France et i' Italie. Paris,
Didier, 1877, 21 n. 2.
Casella Bernardo, eletto anziano, 14,
317; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 1.
Casella {Catella) (paese) , sono
cacciati da esso alcuni mulattieri
genovesi che facevano incetta di
grani, i85, 36'j.
Casella Stefano, tribuno, incaricato di
custodire con Battista Rebuffo i
denari ottenuti dal sequestro dei
beni di Luciano Grimaldi in
Genova, 173 n.
Casoni, Annali della repubblica di
Genova del secolo XVI, -/G n. i;
78 n. 2.
(]assina Marco (Pietro, secondo il Giu-
stiniani), eletto « difensore della
libertà » (an. 1436), 562.
Castellacelo, v. Genova (Fortezze).
Castellacelo (del) Manuele, lombardo,
capitano di schiere assoldate dai
genovesi per Pimpresa di Monaco,
128.
Castellania (sindaci di), rie. 97 n.
Castellano di Castelletto , v. Sahizar
Galeazzo.
Castelletto, v. (ìenova (Fortezze).
Castello (S. Maria di), v. Genova
(Chiese).
Castiglia (re di), v. Filippo re di C.
Castiglione Agostino {Angustino de
Castillioue), commissario per le mi-
lizie contro Monaco, 106; ritorna
0 (ìenova, 1 34, 480; e conduce seco
un tale « P\^rro della Pria » so-
spetto di mene col partito Adorno;
accusa alcuni maggiorenti dello
stesso partito, 142, 35o; contro ac-
cuse mossegli da Manuele di Ca-
nale, 143, 481; rie. 484, 487.49^;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione
popolare, 552.
Castiglione Benedetto , eletto consi-
gliere del doge , 392 , annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 553.
Castiglione Bernardo , scelto dal
popolo per chiedere al governatore
di cacciare Gian L-jigi Fieschi da
Genova, 34, 32 1; eletto capitano a
guardia della città, 62, 3375 eletto
con Teramo di Ballano supremo
commissario al campo di Monaco,
144, 35 1, 499; parte per Monaco
Indice Alfabetico
587
146, 147, J5i, j52; rie. J 54; 5o6;
5 1 2; 517; deve seguire il re a Mi-
lano , :^9, 408, 528 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 i.
Castiglione (borgo), vi è inviato com-
missario Opizzino di Vernazza,226,
V. Castiglione (uomini di).
Castiglione Francese ) (Francesco de
Castronovo) , governatore di Ge-
nova pel duca di Milano (an. 1 422).
56i.
Castiglione (Jiacomo, drappiere, (Gia-
como de Castil{otio,drapero), eletto
anziano, 345; come priore del se-
nato rivolge a Paolo da Novi eletto
doge r orazione inaugurale, 241;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione
popolare, 552.
Castiglione Piacentino , pellicciaio ,
prigioniero in Castelletto , 564.
Castiglione Semino , « copertero » ,
prigioniero in Castelletto, 564.
Castiglione (uomini dij, quelli di C.
costruiscono tre bastie a Pietra
Cossera , Senaco , PAlpe e fanno
lega con diversi paesi vicini, 389;
inseguono le truppe dei Fieschi
rotte dai popolari, 394; buon nu-
mero di essi accorre in aiuto di
Genova contro Tesercito francese,
395.
Castiglione (vai di) , vi si raccolgono
fanti per i popolari di Genova, 54.
Castronovo (di) Francesco , v. Casti-
glione Francesco.
Castronovo (visconte di), v. Bussone
Francesco.
Catalani, in guerra con Genova (anno
1378), 558.
Caterina (CatarÌ7ia), ministra de 1- ran-
chi di S. Marta, promette di pre-
gare per la salvezza di Genova ,
. 442.
Caterina (Katerina) , abbadessa del
monastero di S. Brigida, promette
di pregare per la salvezza di
Genova, 442.
Cattane! di Novi; Paolo da Novi era
oriundo di detta famiglia, 239.
Cattanei (ponte dei), v. Genova (Ponti
del porto).
Cattaneo Acelino, eletto pacificatore (?),
1 5 n. 1,317; eletto seniore del po-
polo, 3/5.
Cattaneo Agostino, la sua casa di
Genova e la sua villa vengono
saccheggiate dalla plebe, 3 16;
vienea contesa con alcuni del popolo
grasso 404.
Cattaneo Anselmo, (è forse da identi-
ficarsi in Cattaneo Acelino) eletto
seniore del popolo, 375.
Cattaneo (famiglia) , due giovani di
detta famiglia sono banditi da Ge-
nova per le loro prepotenze, 3 1 4;
rie. 273; è chiamata a partecipare
al governo della città durante la
fazione popolare, 553.
Cattaneo Francesco, eletto anziano, 1 4,
.Uy.
Cattaneo Gentile, tìglio di Pietro Fa-
lamoniea , la sua casa è saccheg-
giata dalla plebe, 3 1 6.
Cattaneo Giofro (Gio/r{ttoj,la sua casa
è saccheggiata dalla plebe , 3 1 6 ;
citato a comparire in giudizio, 1 80,
362.
588
Indice Alfabetico
Cattaneo Lorenzo, deputato ai festeg-
giamenti pel re d^ Aragona, 55 n. 2,
n. 3 ; muove incontro al re, 5j
n. 2; rie. 3oo; eletto anziano,
345.
Cattaneo Pietro Francesco, eletto an-
ziano, 402, 53o, 5J4.
Cavallo Quilico, deputato ai festeggia-
menti pel re d^Aragona, 55 n. 2.
Cavalorto Felice, formaggiaio, eletto
console di Genova (an. i3oo), 557.
Cavo Bartolomeo, deputato a ricevere
argenti per farne battere moneta,
3j3] gli è affidato il comando di
una galera, 386; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 553.
Cavo Battista, deputato alPofficio per
rimpresa di Monaco, 140 n. 2, 472,
476; rie. 487; 494Ì497; 5ii; 5 16;
517.
Cazìi, V. Casale Cda).
Cazella, v. Casella.
Ceba Angelo, eletto capitano dei no-
bili, 3 ! 5; ripara in S. Francesco
d''Albaro; viene intercettata una sua
lettera diretta al figlio a Savona
con lagnanze sulla politica del
Ravenstein, 40, 326, 327 ; suo
figlio viene a contesa con Antonio
Giuria, 404.
Ceba Giovanni, nobile , nella casa di
esso vengono requisite moltissime
armi, 22 5, 3jy ^ v. Batina vedova
di G. C.
Centurione Angelo, eletto anziano, 14,
■■^•7;
Centurione (famiglia), è chiamata a
partecipare al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Centurione Gerolamo , eletto per la
riforma degli offici, 65.
Centurione Giacomo, corre voce che
insieme ad altri nobili stenda liste di
proscrizione pei popolari, 27 }, 404.
Centurione Teramo , deputato ai fe-
steggiamenti pel re d'Aragona, 55
n. 2; un bravo degli Adorno tenta
di ucciderlo, 220, 3yy.
Cepolina , v. Cipollina.
Cepulina , v. Cipollina.
Ceranesi {Serranixi) (paese in vai di
Polcevera), gli uomini di esso cat-
turano alcuni francesi , 3q5.
Ceresa Benedetto, (Cerexia i5.), scelto
dal partito Adorno quale commis-
sario al campo di Monaco, ma non
inviatovi, 144, 35o ; annoverato
nella lista dei cittadini che parteci-
parono alla fazione popolare, 552.
Ceresino Babilan {Serexino R.\ ban-
dito da Genova perchè fautore dei
nobili, 5i n. 3, 332.
(In qiiest'ultÌMia pagina fu staiipato erroneaii^ente:
l'erexiiio).
Cernerieu Stefano, consigliere di giu-
stizia, accompagna Filippo di Cle-
ves di Ravenstein a Genova, 22;
partito il governatore, rappresenta
col Roccabertino il governo regio
in Genova, 78; è lasciato dal Rocca-
bertino a reggere Genova, 218; ma
intimorito nel vedersi solo, parte
poco dopo per Milano, 219, n. i .
Certosa ( convento in vai di Polceve-
ra ), vi si proibiscono adunanze di
secolari , 1 76 n. 3 ; vi è man-
dato Giovanni Luxardo a requi-
sire tutti i vini e le vettovaglie
che vi si trovano, 2 56, n. i.
Indice Alfabetico
589
Cesaro Andrea, v. Cicero A.
Geva di Bozolo, ha Tappalto pel
trasporto del sale da Mentone al
ducato di Savoia, 1G7, 517.
Ceva (di), v. Bartolomeo di C.
Gexero Andrea, v. Cicero A.
Ghabannes (signore di), v. Jacques de C.
Charron Pietro , segretario del re di
Francia , muore affogato nei vor-
tici della Scrivia, 280 n.
Chatillon (signore di), ambasciatore
del duca di Savoia a Genova, 1 17,
riferisce notizie contradditorie a
quelle date da B. Veneroso, 1 1 7,
1 18; sua partenza da Genova, 349.
Ghaumont (signore di) , v. Amboise
(d') Carlo.
Ghiamone, v. Amboise ( d'' ) Carlo ,
signore di Ghaumont.
Chiappe, v. Genova (Chiappe).
Chiappella, v. Genova (Ghiappella).
Chiarlatone, v. Ugo di Alvernia.
Chiavari (Clavaro)^ corre voce in Ge-
nova che sieno giunte da esso armi
in favore dei nobili, i5, 3 18; vi si
ritira Gian Luigi Fieschi cacciato
da Genova, 460 ; vi sono inviati
100 fanti dai Fieschi, 23 n. 2 ; il
governo popolare di Genova in-
via due commissari per toglierlo
al dominio dei Fieschi, 46 , 329 ;
ma una guarnigione di 3oo uo-
mini inviativi da Gian Luigi, im-
pedisce tale tentativo , 47 , 329 ;
Filippino Fieschi parte da C. con
un esercito dirigendosi contro la
Spezia, 49; i popolari muovono
contro C, 53, n. i , 333 , 452 ; e
lo prendono senza alcuna resi-
stenza, 54, 33 3-^ rie. 54 n. 2; vi
rimane un nucleo di partigiani dei
Fieschi, 55] Genova vi pone 800
fanti di guarnigione, 335; rie. 69
j3 n. I ; guarnigione di C, 100
rie. 108, n. 2; no; 120; 174; 358
borghesi di C, 1 76 ; vi è rinviato
da Genova Leonardo de Franchi,
241, 242 n. i; le truppe di C. in-
seguono le milizie dei Fieschi, 2 53,
393 ; quattrocento uomini della
guarnigione di C. e diversi cittadini
vengono in Genova a prestare aiuto
contro l'esercito francese, 395.
Chiavari (commissari di), v. Genova
(Commissari).
Chiavari (di), v. Battista di C. , Gian
Antonio di C, Gerolamo di C.
Chiersi (lo) di Polcevera, bandito da
Genova reo di lesa maestà, 529.
Chioccia Antonio (Ciocia A.), eletto
officiale di S. Giorgio, 3495 annove-
rato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Choletton (signore di^, v. Ugo di
Alvernia.
Cibo (famiglia), è chiamata a parteci-
pare al governo della città durante
la fazione popolare, 553 ; una don-
na dei C. va sposa ad Alfonso del
Garretto, 57 n. i.
Cibo Luigi ( Lodixio ) , eletto seniore
del popolo, 375
Ciceri Andrea, v. Cicero A.
Cicero Andrea (Cexero A.)^ banchiere,
55 n. 3; rie. i85 n. i; accompagna
il Roecabertino a Milano ; il go-
verno di Genova gli invia lettere
con istruzioni perchè voglia difen-
dere i genovesi presso Carlo d"'Am-
Sgo
Indice Alfabetico
bolse, 214, n. 2, 2 1 5 , 216, 52 1 ,
525; rie. J<S5; annoverato nella li-
sta dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Cicheri Sebastiano , commissario al
Castellacelo, 22 3.
Cichero Michele, detto Animanegra, è
visto in Bisagno con un cappellac-
cio Adorno, iT), 3 18, n. 3.
Cicogna Nicolò, commissario al campo
di Monaco, 18 3; compagno di Gio-
vanni Monteborgo nel comando
delle navi alPassalto di Monaco è
coinvolto con esso nelP indigna-
zione della plebe genovese per
rinettitudine dimostrata, 204, 382.
Cigala Barnaba , eletto sindacatore ,
345.
Cigala Battista , eletto officiale di S.
Giorgio, 349.
Cigala (famiglia) , chiamata a parteci-
pare al governo della città durante
la fazione popolare, 553.
Cigala (piazza deij , v. Genova (Piazze).
Cigala Stefano, suo figlio insu'lta Ema-
nuele Canale , 6 n. , 3 1 4 ; viene
posto in prigione e poi bandito ,
3 14.
Cipollina Battista, (Cepolina^ Sepolina
B.) inviato a Sestri Levante per
aiutare Pimpresa contro Chiavari,
53, 45 1 ; mandato ad arruolare
soldati in Lunigiana ne ritorna
con 400 uomini, 1 62, 354; tribuno
al campo di Monaco, 178 n. 1 ;
annoverato nella lista dei citta-
dini che parteciparono alla fazione
popolare, 552.
Cipollina Pantaleo , {Cepulina^ Sepo-
lina P.) tribuno della plebe, jj
n.; bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 529.
Cipro, presso C. viene catturata da
Gian Battista Pallavicino una nave
veneta, 4 5().
Città di Castello, patria di Tarlatini
Tarlatino, 74 n. i.
Civitavecchia , vi sono inviate alcune
navi da (ienova per imbarcarvi
fanti e munizioni, 2 5o, 391.
Claudia, figlia di Luigi XII, feste or-
dinate in tutta la Liguria pel suo
matrimonio con Francesco d'' Or-
léans, conte d"' Angoulème , 6 n. ;
invio di un ambasciatore genovese
alla corte di Francia per congra-
tularsi delle sue nozze , 17, 18,
423,426,432; Tambasciatore Nicolò
Oderico viene incaricato di pre-
starle a nome di Genova giura-
mento di fedeltà, 34 n.
eletta (signore de la), luogotenente
delle truppe del Cleves, inviato alla
corte di Francia, 47 n, 446.
Cleves (di) Filippo, conte di Ravenstein,
{Philippus de Cleves, Ravasteni
dominus — Filippo de Revasten^
Ravasteno) governatore di Genova,
si trova alla Corte di Francia allo
scoppiare dei primi moti in Geno-
va; ordina al podestà Obertino di
Solario di imprigionare e giusti-
ziare i delinquenti, 6 n.; rie. 314;
i popolari lo ragguagliano sui fatti
occorsi in Genova e lo assicurano
tutto essere tornato in calma, 18
424; gli inviano ambasciatore Bar-
tolomeo di Ceva, 19, n. 4, 319,
438; il Clev^es difende il suo luo-
gotente Roceabertino dalle accuse
Indice Alfabetico
5g\
mossegli dai nobili, 2 1 ; si pone in
cammino verso Genova e incon-
tratosi con due ambasciatori dei
nobili diretti alla corte di Francia
li invita a ritornare con lui, 22; si
trattiene a lungo in Asti egli so-
no inviati ivi da Genova tre nuovi
ambasciatori, 2 >, 444, 447; rie. 24;
suo carteggio con gli anziani ed i
pacificatori di Genova, 28, 29 ; suo
viaggio per Genova, 29, n. 3 ; suo
ingresso in essa 3o, n. 2,3i, n. 1,
320, 444, 447, 459; fa piantare le
forche ed il palco della mannaia,
3 1 , 320 ; invita Gian Luigi Fieschi a
rientrare in Genova, 3 1 , 444, 447,
459; malumori dei popolari contro
il Cleves per tale invito, 32, 444,447;
rimanda i comizi per reiezione dei
nuovi anziani e proroga i poteri
agli anziani ed ai dodici pacifica-
tori uscenti, 33, 320 ; i nobili cre-
dono che sia stato corrotto dai
popolari, 33 n. i, 34 n.; riceve una
deputazione di popolari che gli
chiedono di cacciare G. L. Fie-
schi da Genova e li assicura che
saranno accontentati; sua ispezione
per le vie della città, 35, 32 1, 322,
445, 448; impensierito per i prepara-
tivi dei popolari, cerca indurli a de-
porre le armi, ma è costretto, dopo
altri inutili tentativi di conciliazione
a cacciare nel giorno stesso il Fieschi
da Geuova, 36^ 37 n. i, 322,323,
448, 460; per placare i popolari
permette reiezione di nuovi an-
ziani, 38, 324, 445, 449 ; rie. 446;
e per bocca del luogotenente con-
cede un generale perdono chie-
dendo però che si rinnovi il giu-
ramento al re di Francia, 42,446,
449 ; invita i religiosi di Genova
a pregare per la pace cittadina,
39 n. 1, 441 ; i nobili lo accusano
di averli traditi per denaro, 40,
327 ; documenti che potrebbero
dar ragione a q vesta accusa, 40
n. I, si dichiara amico dei popo-
lari, 40, 41, 327; 42 n. 1; 43;
rie. 44 ; col permesso di lui i po-
polari tentano di togliere la Ri-
viera di Levante al comando dei
Fieschi, 46, 446 ; invia il luogo-
tenente della sua milizia alla cor-
te di Francia, 47 n.,446; convoca
gli uffici di Genova per delibe-
rare sulla diminuzione di alcune
gabelle, 48 n. 1, 33o; propone
d''inviare due legati a G. L. Fie-
schi per intimargli di desistere da
ogni impresa a danno di Genova,
49, 33o ; ottiene dai popolari di
non muovere contro i Fieschi pri-
ma di una risposta del re, 5o
n. 2 ; rie. 54; la sua autorità è
scossa, 61, 3 3 1 ; strappa alle ire
popolari Paolo della Costa, 61,
335; cede alle istanze dei popolari,
62, 336, 337; e alle loro minacce,
63, 65, 338, 339 ; riceve lettere dal
re di Francia, 68 n. i ; 71, n. 2;
raccoglie un consiglio segreto per
decidere la restituzione delle ri-
viere, 71 ; rie. 71 n. i ; cenni
della poca fiducia della plebe ver-
so il governatore, 72, n. 1 ; rie. 72
n. 3 ; è sospetto al popolo per
Tamicizia con G. L. Fieschi, 73
n. I, 462; decide di lasciar Geno-
592
Indice Alfabetico
va, 74, 463 ; rie. 74 n ; la plebe
è indifferente alla sua partenza, j']^
341, 342 ; il re dichiara di averlo
richiamato per mandarlo in Fian-
dra, 78 n. I ; giudizi del Senare-
ga circa la sua politica, 78 n. 2 ;
si abb xca con G. L. Fieschi a
Busalla, 79, 342; muove verso la
Francia, 344; rie. 349; gli sono in-
viate lettere dagli anziani e dalla
Balia per ringraziarlo delle sue
buone intenzioni verso i popolari.
80 n. 2; rie. 81 n. i; 463; sembra
contrario alFimpresa contro Mo-
naco, 466; riceve lettere creden-
ziali degli ambasciatori popolari,
83 n. I, 470; rie. 84 n.; 92; lettera
dal Grimaldi, 92 n. i ; accusato dai
nobili d'' aver cagionato la perdita
di Pieve di Teco, 97 n; giunge a
Blois, 112, n. i; rie 11 5; gli an-
ziani di G. gli raccomandano i
nuovi ambasciatori popolari, i23
n. i; rie. 154; 173; 181; 188; 369;
200 n. I ; 2 1 I n. 2; 2 1 7; 2 1 8 n. I ;
219 n. i; 223 n.; 388; 421; 423;
43 1; 440; 441; 469 ; 470; 474;
476 n. I.
Gocarello Gio. Batta, v. Franchi (de)
Goearello G. B.
Codefà, V. Genova (Capo di Faro),
(Lanterna).
Codemonte, v. Portofino (promonto-
rio).
Colime (Gerolamo de le), v. Colonne G.
Collardo di Callevilla (Carlo de Ca-
lavìla)^ governatore in Genova per
il re di Francia (an. 1398), 559.
Colombina Itali ria, priora del mona-
stero di S. Sebastiano, promette
di pregare per la salvezza di
Genova. 443.
Colonna (famiglia), è sposata in essa
una nipote di Giulio II, 416 n. i.
Colonne Gerolamo, (Gieronimo di
Collonne^ Hieronimits de le colime)
bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 53o.
Commissari di Genova, v. Genova
(Commissari).
Compagna di Genova . v. Genova
(Compagna).
Compagnie di Genova, \. Genova
(Compagnie).
Condamine, località che si estende
tra Monaco e Montecarlo, i37 n.
Condotto delPacqua di Genova, v.
Genova (Condotto delPacqua).
Conestabili di Genova, v. Genova
(Conestabili).
Connestagii, v. Genova (Conestabili).
Connio (del) Ambrogio, capo partito
Adorno, 176, 3 60.
Consiglio del comune di Genova, v.
Genova (Consiglio del comune).
Consolazione (convento della), v.
Genova (Conventi).
Consoli della ragione, v. Genova
(Consoli della ragione).
Consoli delle arti di Genova, v. Ge-
nova (Consoli delle arti).
Conte Baldassarre, rie. 470.
Conventi di Genova, v. Genova (Con-
venti).
Corbinellus, v. Corvinelli Angelo.
Cornigia, v. Corniglia.
Corniglia (di), v. Antonio di Corniglia.
Cornigliano, rie. 2-29 n. i; 36i; 365;
la flotta franco-spagnola vi brucia
una barca e ne tira in mare un''al-
Indice Alfabetico
593
tra, 244, J90; la plebe vi incendia
la casa di Francesco Spinola, 247,
J90.
Corsetto, abitnnte in Pisa, padrone di
un brigantino , tradisce Paolo da
Novi consegnandolo ai francesi,
287, 41 3, 288, n. 3; sembra che
si possa identilicare con un pirata
dello stosso nome, spadroneggiarne
nel mare tra la Corsica e la To-
scana, 288, n. 3; 289.
Corsi, essendosi ribellati al dominio
di Genova, è inviato contro di essi
Alfonso del (Carretto, 56.
Corsica, posseduta dalP officio di S.
Giorgio, 24; i nobili tentano una
congiura per farla sollevare a
danno del governo popolare, 24
n. i; notizie sulle condizioni della
C. , 2 5 n.; partono da essa 5oo fan-
ti in aiuto di Genova, 226, 38 1;
25 1 n. 2; il governatore della C.
notifica che se ne sarebbero potuti
avere di più se i nobili e i preti
deir isola non vi avessero posto
ostacoli, 25 1 n, 2, 252 n; ritorna
in C. Ranuccio da Leca ribelle al
comune di Genova, 401; il d^Au-
ton riferisce che vi si rifugiò Paolo
da Novi, 287; ma ciò è poco vero-
simile, 288, n. 2; rie. 289; 406;
547.
Corsiglia {Cropglia^ Gorsigia), ban-
dito da Genova perché partigiano
dei Fieschi, 5i n. 3, 3J2; arrestato
da quei di Bisagno viene impiccato
a Palazzo, 377.
Corso Giacomo, capitano di milizie
in Genova, 261, 39r); si lagna del-
rindisciplina di Giacomo Ghiglio-
ne, 262, 396; ordina a quei di Pi-
no di tener salda la posizione, 262,
396; eletto comandante in capo*
delle truppe genovesi, 264, 397.
("orso Gian Andrea, capitano di 3oo
fanti, viene in soccorso di Genova,
226, 379.
Corvara Angelo {Angelo dalla Cro-
vara)^ drappiere, incaricato di stu-
diare la diminuzione di alcune
gabelle e rivedere i debiti di
S. Giorgio, 48, 33o; eletto per tre
mesi alla amministrazione del co-
mune, 172, 357; deve abbandonare
con Raffaele Fornari e gli altri
detto officio, 366; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
Gorvinelli Angelo (Angelus Corhi-
nelhis\ fiorentino, capinino delle
truppe di Chiavari, 25 {, n. 2.
Corvo (capo), confine orien^^ale della
Liguria, 90; rie. 108.
Costa (della) Paolo, arrestato perchè
partigiano degJ.i Adorno, 61, 335.
Costaguta Leonardo, errato per Mon-
teaguto L.
Cramagnola, v. Carmagnola.
Crani, v. Gravi.
Croce (Croxe)^ ne sono cacciati alcuni
mulattieri che facevano incetta di
grano per Genova, i85, 36y.
Ootto Francesco Luigi, presidente di
Genova (an. i43i), 562.
Oovara, v. Corvara Angelo.
Croziglia, v. Corsiglia.
Currero Vincenzo, eletto seniore del
popolo, 375.
594
Indice Alfabetico
D
Daniele Francesco, inviato commissa-
rio a Moneglia, 226.
Darsena di Genova, v. Genova (Dar-
sena).
Dartona, v. Tortona
Darzenale, v. Genova (Arsenale).
Davagna Gio, Batta (Davama\ eìello
pacificatore, i5, 3 18; glie affidato
il comando di una galea, 3Ji; com-
missario al campo di Monaco, 201
n. i; il capitano della flotta fran-
cese Pregent gli toglie il comando
della galea, 401; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
Davancino, v. Avancino Cecchetto.
Davania, v. Davagna Gio. Batta.
Dazerio Simone, annoverato nella li-
sta dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Delfinato, fanti di esso ingaggiati nel-
Tesercito Francese, 2 58 n. 2.
Delfino Gerolamo , scelto dagli arti-
giani per pacificare gli animi dei
cittadini, 372; annoverato nella li-
sta dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Dernice Giacomo (Gzacomo Dernise)^
eletto capitano del popolo , 3 1 4 ;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 55 1 . (In questa lista è scritto
Pernice, ma è certo errore delP a-
manuense.)
Dernice Giuseppe {Joseph de Dernixe,
Dernixio), notaio, viene percosso
da un nobile, 6 n., 3 1 3; eletto tri-
buno della plebe, jy n.; eletto am-
basciatore Carlo d'' Amboise, 2 1 3,
366; parte per detta ambasceria
21 5, 3j5; incaricato di requisire
tutte le armi che si trovano nelle
case dei nobili , 225 ; e di curare
che i nobili dimoranti in Genova
o nelle vicinanze non se ne allon-
tanino, 225, n. 3; inviato con aiuti
in vai di Polcevera per sostenere
i polceveraschi contro V esercito
francese, 254; bandito da Genova
reo di lesa maesà, 409, 529; an-
noverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Desimoni Cornelio, Cronaca di Genova,
in Atti Soc. Lig. St. Pat. 4 n. i ;
91 n. 2 ; 268 n. i ; 269 n. 3.
— Statuto dei padri del connine del-
la repubblica genovese , Pagano ,
Genova, 417 n. 2.
— Conti deW ambasciata al Chan di
Persia, 417 n. 3.
Desjardins Abel, Negociations diplo-
matiques de la France avec la
7o5caM(^,Paris,imp. Imperiale, 1 86 1 ,
78 n. I ; rie. 83 n. 2 ; non. i ;
124 n. 2; i55 n. 2; 181 n. ì',23y
n. i; 25i n. i;252 n. 2; 265 n. i;
269 n. 3; 271 n. i.
Diano, dipende da Genova, 88; il sin-
daco di essa e quelli di altre città
della Riviera chiedono P aboli-
zione delPofficio del capitaneato,
88 n. 4, 474, rie. 483.
Diario genovese degli anni i5o6-oy^
rie. XI , XII , e passim ; copie di
esso, 295 ; copia deir Archivio di
Stato di Torino, 296, n. 2; copia
deir Archivio di Stato di Genova,
■
Indice Alfabetico
595
•296, 297 ; copia delP Archivio Ci-
vico di Genova , 298 , 299 ; copia
della Biblioteca Beriana, 299, 3oo,
3oi; studio critico di esse, Joi ,
3o2, JoJ; qualità intrinseche del
D, JoJ, 3o4 , S-iir autore di esso,
V. Diarista.
Diarista anonimo, autore del Diario
Genovese degli anni i5o6-oj^ rie.
XII; 17 n.; J9; anonimo ma certa-
mente partigiano del popolo, 304;
quando principiò il suo Diario, 304;
modo con cui lo condusse, 3o5 ,
3o6; stile del D. 307; qualità
del D. ; il Diarista appartiene al
popolo minuto, odia i nobili , è a-
mantissimo della patria e della re-
ligione, appartiene al partito Fre-
goso, io8, 309; rie. 14; 17 n. ; Ì9,
59; 65; 81 ; erra nella data della
partenza degli ambasciatori popo-
lari per la corte di Francia, Sì n. i ;
rie. 146; erra nella data: 8 gen-
naio, in lettere inviate invece il 9,
171 n. 3 ; altro errore consimile,
17] n. i; rie. 179; 184; i85,n. ;
erra nel numero de"' mercenari
fatti prigioni dai genovesi, 192,
370 ; erra nel giorno della par-
tenza di B. Veneroso da Genova,
195 n. 2, 373; chiarisce F episodio
di un assalto dei genovesi alle mura
di Monaco dalla parte del mare, de-
scritto dal d"' Anton, 2o3, 381, 382;
rie. 2o5; 2305241; sue notizie sul
secondo scontro tra francesi e ge-
novesi, 264; rie. 205; sulla mitezza
delPin verno, 279 n. 3; sulla deca-
pitazione di Paolo da Novi, 290 ,
415, 416.
Dolceacqua, dominio di Bartolomeo
d''Oria , 116 n.; Francesca Grimaldi
soccorre da D. il fratello Luciano,
149 n. 3; rie. 232 n. 2; 385.
Domenico (chiesa di S.), v. Genova
(Chiese).
Domenico di Moneglia, prigioniero in
Castelletto, 564.
Domenico di Sampierdarena, reca da
Asti la notizia delParrivo del re
di Francia, 392.
Drago, grosso cannone pisano usato
air assedio di Monaco, 128, n. 2;
riportato a Genova e puntato
contro il Castelletto, 234.
Duyn (di) Giano, signore della vai
d'Isére, grande scudiero del duca
di Savoia, 104.
Elogi dei liguri illustri, Genova ,
Ponthenier, 184Ó, 5/ n. i.
Espy (signore di), v. Paolo de Beus-
serailhe.
Este (d'') Afonso, duca di Ferrara , é
al seguito di Luigi XII nelPimpresa
contro Genova, 258; prende parte
al solenne ingresso del re di Fran-
cia in Genova, 400; lascia Genova,
401.
Eusebio (Eu:^obio, Ijobio), segretario
di Gian Luigi Fieschi, 120; è fatto
cancelliere del governatore di
Genova, 410.
Euzobio, V. Eusebio.
596
Indice Alfabetico
Facino Cane, entra in Genova col
marchese di Monferrato, (an. 1 409),
56o.
Facio Filippo, alcune merci di esso sono
sequestrate nel porto di Villafrancci,
166, 5i3.
Facio Gerolamo (Faf/o G.), eletto paci-
ficatore, I 5 , 3 1 8 ; e massaro dei
pacificatori , 1 5 n. 1 ; bandito da
Genova reo di lesa maestà , 40() ,
53o; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 1.
Facio Gio. Batta, officiale della mo-
neta, 53 1, 534.
Facio Leonardo, ambasciatore al Cle-
ves, rie. 23, 319; 71 ; scelto dagli
artigiani per pacificare gli animi
dei cittadini , SjS ; incaricato di
provvedere le stanze per i rivie-
raschi chiamati dal comune in
Genova, 229 n. 1; bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà, 409, 5 3o;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 55 1.
Falamonica Pietro, v. Cattaneo Gen-
tile.
Famiglia (Famiglio), capo dei ventu-
rieri guasconi mandati dai nobili
al soccorso di Monaco, 139 ; per
estorcere danari dai popolari finge
di passare al campo genovese, 139,
140, 491, 493, 494.
Fanteagrasso Gerolamo, v. Fantagiuzo
Gerolamo.
Fantagiuzo Gerolamo, [Fantae gras-
so G.), bandito da Genova reo di
lesa maestà, 409.
Fantinanti Agostino , prigioniero in
Castelletto, 564.
Fassolo (Fasciolo) , vi è saccheggiata
dalla plebe la casa di Francesco
Lomellini , ijn., 3 19 ; rie, 298;
299-
F'axori, v. Genova (F"axori).
Fazio, v. Facio.
FEDERicr, opere possedute da esso e
lasciate in eredità al comune di
Genova, 296, 297 n. 2.
Fegino (di), v. Gregorio di Fegino.
Felizzano, (paese presso Alessandria),
vi pernotta L igi XII in viaggio
per Genova, 257.
Ferdinando iK]attolico {Ferrando\vc
d^ Aragona, 33o ; nel suo viaggio
verso Napoli tocca Genova, 55 ,
57, Mi, 334; è dissuaso dal fer-
marsi a Genova, 58 , 59 , 3 J4 ; si
trattiene a Portofino ove riceve la
notizia della morte di Filippo re di
Castiglia, 59, 336 ; aff'erma esser-
gli stata offerta la signoria di Ge-
nova, 59 n. I ; riceve a Portofino
un'ambasceria genovese, 60 ; in-
certezza sulla data della partenza,
arrivo a Napoli, 60 n. 2; suoi pre-
tesi rapporti con Genova, 1 85 ;
difesa dei popolari, 216, 523 : rie.
220; invia una flotta di quattro
galee e due fuste in aiuto della
flotta francese, 2 36, 388; riceve let-
tere dal comune di Genova colle
ragioni della guerra contro il re
di Francia, 391,392; suo stupore
«
Indice Alfabetico
597
per la presa di Genova , ^(^'J ;
muove al convegno col re di
Francia in Savona, 291 , 414,
416, 418, 419 ; rie. 3o2; giunge
a Portovenere, 417; a Portofino,
418; a Genova, 418; breve perma-
nenza, partenza da Genova, 419.
Feresino, v. Geresino.
Ferrando, v. Ferdinando il Cattolico.
Ferrara (duca di), v. Este (d'') Alfonso.
Ferrari Agostino notaio, eletto anziano,
14, 317; commissario alla Spezia,
46, J29, 45 1 ; deputato dal partito
Fregoso a regolare gli offici, 352;
scelto dagli artigiani per pacificare
gli animi dei cittadini, 372; gli si
affidano le questioni colle riviere,
'i'/j '-, viene eletto anziano, 402 ,
5 3o, 534; annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 1.
Ferrari Andrea, eletto ambasciatore
a Carlo d'Amboise, 69 n. i ; 82 ;
commissario alla Spezia, annun-
zia lo sbarco tentato dalla flotta
franco-spagnola nel golfo della Spe-
zia, ma non riescito, 245 n. 3.
Ferrari Galeotto, commissario al Ca-
stellaccio,22 3: inviato commissario
a Recco, 226.
F'errari Gio. Batta, notaio, propone mo-
dificazioni alle riforme per la ele-
zione degli offici, 64, 339; eletto
per la riforma degli offici, 66 ;
scelto dai popolari come loro di-
fensore, 401; deve seguire il re a
Milano, 279, 408, 528; annove-
rato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Ferrari Pantaleo, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
t'errarlo Nicola (Ferrarius Nicolaus^
Ferro della Pria), di Pietra
Ligure, mandato dal signore di
Finale al campo di Monaco ed
arrestato da Agostino di Castiglione
come sospetto di tradimento, 142,
35o; condotto a Genova e posto
alla tortura è salvato da una let-
tera del suo signore, 143 , n. 3,
144 n., 33o, 483.
Ferrktto Arturo , Illnstrajioite sto-
rica della strofa: Rapallin sot-
taera gatti ecc.^ 54 n. i, 55 n. 1;
rie. 295.
Ferrier Giovanni, arcivescovo di Arles,
{archiepiscopus Arelatensis)^ è te-
stimone alla concessione di nuovi
privilegi da parte di Luigi XII a
Genova, 549.
Ferro Antonio, arrestato per accusa
di complicità nel tentativo dei
Fregoso, 3 60.
Ferro della Pria, v. Ferrarlo Nicola
di Pietra.
Fexino, v. Fegino.
Flacone (paese) , le milizie genovesi
inviate contro V avanguardia del-
l'" esercito francese giungono sino
ad esso, 392.
Fieschi Antonio, arrestato dai bisa-
gnini è tradotto in Genova, indi
rilasciato in libertà, 187, 368.
Fieschi Anton Maria, nipote di Gian
Luigi, occupa Chiavari con 3oo
uomini impedendo ai popolari di
Genova di occuparlo^ 47, 329; si
ritira da Chiavari, 54, 333-^ conti-
nua a molestare i popolari a Rapallo
39
598
Indice Alfabetico
ed in altri luoghi della riviera, 460;
toglie la Spezia ad Anton Maria
Pallavicino ma Galeazzo Pallavici-
no gliela riprende, due commissari
francesi riescono a porre pace fra
i contendenti, 281, 411, 412.
Fieschi Bartolomeo, percuote un po-
polare e da ciò ne nasce una
sommossa, 8, 3 1 5 ; viene bandito
da Genova, 9.
Fieschi Carlo, rie. 468.
Fieechi (famiglia), ire dei popolari
contro di essa, 8; appartiene al
partito dei nobili, 16 n.; ha per
emblema un gatto, 34, 32 1; 46;
86; signora di Loano, 87; un Fie-
schi porta alla Turbia denari per
le truppe, i55, 353; due nobili di
essa sono elevati alla carica di
anziano e di ufficiale della Balia
dopo r ingresso del re di Francia
in Genova, 273, 402; il re va a
banchetto con essi in via Lata,
278, 407; è chiamata a partecipare
al governo della città durante la
fazione popolare, 553.
Fieschi Filippino, tenta invano di ot-
tenere dai popolari di rimanere
in Genova con i 5o fanti, 36^ 323;
da Chiavari muove contro la Spezia
e la toglie ai popolari, 49,5o,33i,
rie. 5o n. i, n. 2; avuto sentore
dei grandi preparativi di essi, ab-
bandona la Spezia e si ritira a
Beverino, 53, 333] è presente con
più di 1 00 gentiluomini al solenne
ingresso di Luigi XII in Genova,
270, 400.
Fieschi Francesco, fratello del cardi-
nale Nicolò viene arrestato dai
popolari presso Monaco, i55 n. 3;
356-^ viene eletto anziano, 402 ,
53o, 534.
Fieschi Gerolamo, figlio di Gian Luigi,
359; rientra con truppe in Montog-
gio, i85, 36y\ riprende Rapallo,
252, 392, 393; si spinge sino a
Ruta ma vi è sconfitto, 2 53; lascia
Genova e ritorna col padre a Mon-
toggio, 416.
Fieschi Gian Ambrogio, eletto capitano
dei nobili, 3 i 5; corre voce sia an-
dato in Castelletto a parlare col
castellano, i5, 3 18; la sua casa in
Carignano viene occupata e for-
tificata dai popolari, 16, 3 19; viene
eletto officiale della Balia, 402, 53o,
53 I, 534; è inviato a Portovenere
incontro al Re di Spagna, 414; fa
appiccare un giovanetto per un
lieve furto commesso in un suo
naviglio, 286, 414.
Fieschi Gian Antonio, toglie il dogato
a Tommaso Fregoso, viene eletto
«capitano della libertà» (an. 1442),
563.
Fieschi Gian Filippo, rie. 556, 557.
Fieschi Gian Gerolamo, si trova a
Savignone, 3^6.
Fieschi Gian Giorgio, prende le difese
di Bartolomeo Fieschi contro il
macellaio Giacomo Ghiglione, 8,
3i5.
Fieschi Gian Luigi, {Gio. Aloise da
Ficsco^ Gio. Loise, Jo. Loi^e., Jo.
Luise), tenta invano di domare
con la forza la sollevazione popo-
lare scoppiata in Genova ( 1 8 Lu-
glio i5o6), ii,3i5; rie. 11 n. ;
Indice Alfabetico
599
è costretto ad abbandonare Geno-
va, 12, ■>!(); i popolari gli permet-
tono nella stessa sera di ritornarvi,
i5, 3 18; è cacciato nuovamente
da (ìenova (20 Luglio i5o()), 16,
Jiy, 4J7; si ritira a Quarto, indi
a Montoggio e di lì muove a
Tortona. 20, 3 19, 437; invia 100
fanti a Chiavari ed ordina a tutti
i luoghi della Riviera di Levante
di star pronti in armi e di non
obbedire agli ordini di Genova, 23
n. 2; rie. 2 5 n. ; gli anziani lo
invitano a ritornare in città; si
abbocca con gli ambasciatori po-
polari inviati al Gleves, 26, 27; i
popolari temono che egli rientri
in Genova col governatore, 28; il
Gleves infatti subito dopo il suo
ingresso lo richiama in città ed
egli vi ritorna per la valle del
Bisagno, 3i, 32o, 444, 447, 459;
3i, n. 2, 32 n; e si fortifica nella
sua casa in via Lata, 32, 448, 459;
corre voce che il governatore gli
abbia mandato a dire di munirsi
e rafforzarsi contro i popolari,
33^ 322; tentativi del governatore
di persuadere i popolari a non
muovere contro di esso, 36^
322, 323; sua terza cacciata da
Genova, ripara a Quarto, 3y^ n. i
323, 444; rie. 445, 448, 460; corre
voce che gli giungano soccorsi dalla
Lombardia, 38, 324; siccome i
popolari gli muovono contro, la-
scia Quarto e, per Recco, giunge
a Rapallo, 39,-326, 445; rie. 40,
327; 43; 44; è accertato che fu in
particolar modo il popolo minuto
a non volere che egli rimanesse in
Genova, 45, n. i, 444, 447, 448;
rie. 450; si ritira a Fontanabona,
47, n., 329, 445; gli sono inviati da
Genova due ambasciatori per in-
timargli di desistere da ogni im-
presa a danno di Genova, 49, 33o;
rie. 5o; 5i, 332; 53; 54; accuse
contro il suo mal governo nella
Riv. di Levante, 460, 461; i po-
polari vorrebbero togliergli Mon-
toggio ed altri castelli, ma ne sono
trattenuti dal governatore e dal re,
62, ,336, 461; loro continua preoc-
cupazione è di abbattere la potenza
del F. , 467, 468; luoghi tolti al
F. , 72; il F. amico al governatore,
73 n. I, 462; rie. 464; si avvia
verso Arquata, y3. n. 1; pare fosse
in relazione col cap. Tarlatino,
75 n; rie. 76 n. i; si abbocca col
Gleves a Busalla, 79; è chiamato
alla corte di Francia, 344; parte per
essa accompagnato da molti gen-
tiluomini, 346; rie. 120; giunge a
Blois ove ottiene dal re di Francia
benigna accoglienza, i55 n. 2; rie.
1 88; 369; notizia del suo arrivo alla
corte di Francia, 370; raccoglie
tutti i nobili in Gasale Monferrato,
371; rie. 3j~; il consiglio di Ge-
nova propone che si offra allo
Ghaumont la consegna delle ri-
viere a patto che si proibisca al
F"ieschi di abitare nel genovesato,
2o5 , 382 , 383; il F. parte da
Milano con 4000 uomini per ria-
cquistare la Riviera di Levante, 237,
387; è presente con più di 100
gentiluomini al solenne ingresso
6oo
Indice Alfabetico
di Luigi XII in Genova, 270,400;
molti dei suoi partigiani ottengono
gli offici del comune, 410; da
Genova ritorna a Montoggio, 416.
Fieschi Lorenzo, governatore di Bolo-
gna pel pontefice Giulio II, 3^6.
Fieschi Nicolò, cardinale del Frejus
e vescovo di Agde, rie. 356, n. 3.
Fieschi (palazzo), rie. 12, n. 2; 1 5;
v. anche Genova, (via Lata).
Fieschi Paolo, rie. SSg.
Fieschi Paride, la sua casa in piazza
Squarciafichi è colpita dai tiri del-
l'" artiglieria di Castelletto, jyG.
Fieschi (partigiani dei), tengono for-
tificate le porte di S. Stefano e
di S. Andrea, ma vengono assaliti
dai popolari che le tolgono a loro,
38, 324; alcuni di essi sono impic-
cati a Palazzo, 220,221 , n 1, ìyy^
partito dei F. rie. 245.
Fieschi Rolandino, nipote di Gian
Luigi, cerca di aggirare le milizie
popolari presso Recco ma essendo
sconfitto il grosso delle truppe
tìeschine deve anch'" esso ritirarsi,
253.
Fiesco (da), v. Fieschi.
Fieseo Gio. Aloise, v. Fieschi Gian
Luigi.
Filippini a. p., Storia della Corsica,
rie. 2 5 n.
Filippo, re di Castiglia , notizia della
morte di lui, 59 , 3i6\ cenni bio-
grafici, 60 n. I .
Filo (vico del), v. Genova (Vie).
Finale (borgo), vi dimora Luigi del
Carretto, 56^ ìiì-^ ma ne deve fug-
gire per r arrivo del fratello Al-
fonso, 5j ^ 334; deliberazione di
Genova di soccorrere F. in caso di
assalto da parte dei nobili , 1 42 ,
1 43, 48 1 ; accorrono da F. a Genova
i capi partito Adorno , alla notizia
della venuta dei Fregoso, 176,
177, 483.
Finale (cardinale di), v. Carretto (del)
Carlo Domenico.
Finale ( castello di), vi entra con uno
stratagemma Alfonso del Carretto
togliendolo ai fratelli usurpatori ,
56, 57, 334.
Finale (marchesato di), riacquistato dal
legittimo signore Alfonso del Car-
retto ai fratelli Carlo Domenico e
Luigi che lo avevano spodestato ,
56, 334; rie. 87; pare che i fra-
telli muovano con un esercito con-
tro di esso, 347; Carlo Domenico
riprende al fratello il dominio del
F., 280 , 41 1.
Finale (signore di) , v. Carretto (del)
Alfonso.
Finalese, v. Finale (marchesato!.
Fiorentini, rie. 74 n. i ; nemici ai pi-
sani, 75 n.; rie. 92 n. 1; in guerra
con Genova (an. 1378), 558.
Fiorini Vittorio, rie. XI n. 2.
Firenze, rie. 45 n. i; 2 58 n. 2; giun-
gono da essa a Genova notizie
delParrivo di Ferdinando il Catto-
lico a Piombino, 416.
Firenze (ambasciatori di), alla corte
di Francia, 467.
Firenze (archivi di), carte pisane ivi
esistenti, 75 n.
Fixi di Camogli, v. Tixi di C.
Flisco (de), V. Fieschi.
Foglietta Agostino, eletto pacificatore,
i5, 3 18; scelto come ambasciatore
Indice Alfabetico
ÓOl
al re di Francia , viene invece in-
viato al pipi, <)_> n. I ; 82; ritor-
nato a Genova, si delibera di rin-
viarlo alla corte pontificia , ^ìGG ;
parte per essa , ij4 ; bandito da
Genova reo di lesa maestà , 409 .
5Jo; il papa impetra invano da
Luigi XHil perdono per esso, 416:
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare. 5 5 1 .
Fois (signore di), muove incontro a
Ferdinand) il Cattolico per accom-
pagnarlo al convegno di Savona
e nel viaggio si trattiene con esso
a Genova, 418, n. i ; pernotta in
casa di Pasquale de Fornari, 419.
Fonchexoles (di) Giacomo , governa-
tore di Genova mortovi di peste
nel I 5o5, 9.
Fontana Gerolamo, incaricato di mu-
nire le bastie ed altre opere di
fortificazione contro Tese re ito tVan-
cese^ 2 56, n. i.
Fontanabona, vi si ritira Gian Luigi
Fieschi, 47, 329, 445; gli vengono
ivi inviati due ambasciatori da Ge-
nova, 49, 3Jo; cento uomini di F.
partono con Filippino Fieschi con-
tro la Spezia , 49 ; alla podesteria
di Rapallo e F. sono preposti Leo-
nardo Merello e Gio. Batta di Por-
tofino, 226.
Fontanabona (conte di) , suo figlio é
bandito da Genova perché fautore
dei nobili, 5i n. 3.
Fontanabona (di), v. Braccio crudele
di F., Gerolamo di F., Stefanino
detto Rosa di F.
Fornari Benedettino , figlio di Man-
fredo , riceve V avviso che dovrà
far le veci del padre se questi non
potrà seguire, come gli fu ingiunto,
il re di Francia a Milano , 528.
Fornari Carlo , {Carlo delli Fonte ),
genovese residente a Milano, porta
a Genova la notizia dei preparativi
francesi in Lombardia contro di
essa, 237 n. 1 , 385; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare ,
552.
Fornari (famiglia), la nave di essa ac-
compagna la fiotta spagnuola, 333.
Fornari Manfredo, eletto anziano, 14
n, 2 ; deputato alP ufficio per la
spedizione contro Monaco, 1 15 n.;
rie. 140 n. 2, 476; gli è ordinato
di seguire il re a Milano e in suo
luogo potrà andare il figlio Bene-
dettino, 408, 528; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 553.
Fornari Pasquale , nella casa di esso
pernotta il signore di Fois, 419.
Fornari Raffaele {Raphael de Furna-
riisj, eletto capitano del popolo ,
3 1 4; sue proposte in un consiglio
in. S. Maria di Castello, 41 ; inca-
ricato per tre mesi della ammini-
strazione del comune, 172 , 357 ;
deve abbandonare detto officio ,
366; scelto dai mercanti per paci-
ficare gli animi dei cittadini, 3j3:,
rie . 385 ; inviato ambasciatore al
re di Francia per la resa di Ge-
nova, 267, 398; scelto dai popolari
come loro difensore , 40 1 ; eletto
officiale della Balia, 273, 402, 53 1,
534; annoverato nella lista dei cit-
602
Indice Alfabetico
ladini che parteciparono alla fa-
zione popolare, 55 1.
Fornari Stefano , bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 5Jo.
Forné, v. Fornari.
Fossatello (piazza del) , v. Genova
(Piazze).
Franceschi (famiglia) , sulla nave di
essa sono requisite le artiglierie
per rimpresa della Spezia, 332.
Francesco di Arquata, scelto dai popo-
lari per chiedere al governatore
di cacciare Gian Luigi Fieschi da
Genova, 34, 32 1 ; eletto capitano
per raccogliere fanti a guardia di
Genova, 39, 32 5; rie. 40 n. i; com-
missario per la spedizione contro
Pieve di Teco, 66^ 94, 340; com-
missario a P. di T. loi n. i; 106;
472; 480; eletto seniore del popolo,
3y5 -^ gli vien dato il comando di
una galera, 385 ; viene eletto an-
ziano, 402; 53o; 534 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 1 .
Francesco di Camogli, {Franciscus de
Camiilio), notaro eletto capitano
del popolo, 3 1 4; appartiene al par-
tito Fregoso e sembra amico dei
Fieschi, 359; viene eletto officiale
della Balia, 402, 53o, 534; anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Francesco di Lavaggi, prigioniero in
Castelletto, 564.
Francesco di Orléans, conte d''Angou-
lème, delfino di Francia; feste or-
dinate in Liguria pel suo matri-
monio con la figlia di Luigi XII,
6 n.; rie. 34 n., 432.
Francesco di Orléans, duca di Longue-
ville, è al seguito di Luigi XII nel-
Pimpresa contro Genova, 257, 2 58;
é testimone allo concessione dei
privilegi dati da Luigi XII ai ge-
novesi, 549.
Francesco di Quarto, rie. 480.
Francesco di Recco, è inviato come
commissario a Recco per sedare
alcuni disordini fra partiti . 347 ;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Francesco di Sarzana, connestabile ,
100 n. 2.
Francesco di Trevixi, governatore i.i
Genova pel duca di Milano, (anno
1436), 562.
Francesco, signore di Lussemburgo, è
al seguito di Luigi XII nelPimpresa
contro Genova, 2 58.
Francese (esercito), inviato contro (ìe-
nova; accampato a Voltaggio, mi-
naccia di entrare in vai Polcevera
e brucia alcune case sui Giovi, 254,
394; dal campo di Busalla scende
in vai di Polcevera e v''incendia e
saccheggia molti paesi, 2 55, 394;
rie. 2 55 n. i ; attacca le milizie ge-
novesi che si devono ritirare, 260;
pernotta a Rivarolo , 261 ; ma si
mantiene a contatto con le forze
genovesi, 264; riaccesa la pugna,
sconfigge i genovesi, 2G5, n. i; le
truppe francesi fanno bottino delle
armi consegnate dai vinti,, 271 ;
commettono ruberie, 272 , 403 ,
4o5; due soldati francesi sono im-
Indice Alfabetico
6o3
piccati per avere oltraggiato una
genovese, 413.
Francese (flotta), appare dinanzi a Mo-
naco, 236, 386; veleggia verso Ge-
nova per unirsi a quattro galee e
due fuste inviate in soccorso dal
re di Napoli, 2 36 , 386; si unisce
ad esse, 2 36 n. 3; 388; compare
a Savona, 389; indi a Cornigliano
e poco dopo entra nel porto di
Genova, 244, 390 ; bombarda per
breve tempo la città e poi si di-
rige al golfo della Spezia; vi tenta
uno sbarco che viene respinto dal
marchese di Goano, 245; 392; en-
tra nel porto di Genova dopo la
resa della città al re di Francia,
399; spara a salve pel solenne in-
gresso del re in Genova , 270,
Francese (governo) in Genova, favo-
risce i nobili a scapito dei popo-
lari, 3 , rie. 4.5.
Francese (guarnigione) in Castelletto,
si difende strenuamente dagli as-
salti dei genovesi, 234, 235 , 387,
338.
Francesi, rie. 75 n. ; 88 n. 4; un ca-
stello in Lombardia si ribella ad
essi, 374; rie. 189 n. i.
Francesi (aiuti) per il castello di Mo-
naco assediato dai genovesi, 170
n. I,
Francesi (signori), rie. 112, n. 2.
Franchi (de) Anfreone, {Anfreone de
Francis) , é mandato a prendere
il castello di Portofino, 224.
Franchi (de) Bartolomeo, commissario
alla Spezia, 53 n. i.
Franchi (de) Borgaro Matteo, [Mathia
BorgaroJ, incaricato di provvedere
le stanze pei rivieraschi chiamati
dal comune in Genova, 229 n. i;
deputato alla presa del Castelletto,
2 3o, 384; riceve il comando di una
galera , 386 ; viene a contesa con
alcuni nobili, 404; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 552.
Franchi (de) Borgaro Paolo , eletto
per procedere contro i Fieschi, 62
n. I ; ambasciatore alla corte di
Francia, 82, 344; istruzioni impar-
titegli, 457; sue notizie sulla corte
e sui preparativi dei nobili, 370 ,
371; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 5 5 1 .
Franchi (de) Borgaro Tommaso , in-
via lettere a Giovanni d''Oria, 171,
355; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Franchi (de) CocarelloGio. Batta, priore
degli anziani, 14, 3 17; deputato dal
partito Fregoso a regolare gli of-
fici, 352; scelto come ambasciatore
aCarlo d"'Amboise, 21 3, 366; eletto
seniore del popolo, 375 ; inviato
ambasciatore al re di Francia per
chiedere un limite airabbattimento
di certe case ordinato dal Salazar,
la punizione di molti malfattori,
la restituzione delle artiglierie ecc.
ecc., 282, 283, 284, 41 3; si trova
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolale, 55 i .
Franchi (de) Gaspare , commissario
nella Riviera di Ponente, 145, 35 1,
5oo; i commissari al campo di Mo-
naco gli inviano lettere, 1 60, 5 1 1 ;
604
Indice Alfabetico
raccoglie guastatori per V esercito,
169, 514 ; rie. 184, 5i8 ; eletto
capo di 3 00 fanti, mandati contro
r esercito francese del d'' Allégre ,
2 32 n. 2; impiccato dai francesi a
Porto Maurizio, 236, 388 ; anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Franchi (de) Giuria Antonio, {Antonio
de Franchi Juria)^ viene a contesa
col figlio di Angelo Geba , 404 ;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 553.
Franchi (de) Jula Bernardo, eletto
per la riforma degli offici , 65^
scelto dai mercanti per pacificare
gli animi dei cittadini, 3/3; eletto
officiale della moneta , 53 i , 534;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Franchi (de) Lazzaro , scelto dal po-
polo per chiedere al governatore
di cacciare Gian Luigi Fieschi da
Genova, 34, 32 1 ; officiale della
Balia, 5o2, 514, 519 ; eletto consi-
gliere del doge, 392 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 5 5 1 .
Franchi (de) Leonardo , commissario
di Chiavari, riceve Pordine di ab-
battere il castello di C., 23 1 n. i;
lettere inviategli dal comune di
Genova, 233 n.; da Genova è rin-
viato a Chiavari, 241, 242, n. i.
Franchi (de) Luxardo Bartolomeo ,
inviato commissario alla Spezia, 5 1 ;
lettere inviategli dal comune di
Genova, 100; avvisa gli anziani
delPavvicinarsi di Ottaviano e Gian
Maria Fregoso, 171; annrnzia Fin-
felice esito dello sbarco della flotta
franco-spagnola nel golfo della Spe-
zia, e chiede se i prigionieri si
debbano impiccare, 245 n. 3.
Fianchi (de) Luxardo Battista, eletto
capitano di Genova, 559; indispo-
destato, 559; sfugge al pericolo di
essere decapitato (an. 1401), 56o.
Franchi (de) Luxardo Gio. Batta, eletto
commissario a Chiavari, 46, 329;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 55 1.
Franchi (de) Luxardo Giovanni , in-
viato a requisire i vini e le vetto-
vaglie che si trovano nei conventi
del Boschetto e della Certosa ,
2 56, n. I.
Franchi (de) Paolo, ambasciatore po-
polare alla corte di Francia, i55,
n. 2 ; riceve P avviso che dovrà
far le veci di Giacomo de Sopra-
nis se questi non potrà seguire,
come gli fu ingiunto , il re a Mi-
lano, 528.
Franchi (de) Toso Pantaleone, com-
missario a Chiavari, 54, n. 2, 452;
rie. 100; 108 n. 2; 175 n. 2,
Francia {Fran:^a\ grido dei popolari
nelle sommosse contro i nobili,
IO, 315; 16, 3i8, 434; 34, 32i ;
gridato dai sindici della Spezia
passando sotto il governo popo-
lare, 45 1 ; viene emanato un bando
che ordina di gridare soltanto :
Francia, Francia, e se si vuol gri-
dare : evviva il popolo, bisogna che
Indice Alfabetico
6o5
sia preceduto dalla parola « Fran-
cia » 21 1 n. 2; è il solo grido per-
messo dai nuovi privilegi del re
di Francia, 546; vi si prepara una
spedizione contro Genova, 181 ; i
genovesi sono trascinati alla guerra
colla F. 2•^o 5 rie. 25 1 n. 1 ; leti-
zia in F. per la vittoria delle armi
francesi s.i Genova, 268 ; ne ri-
torna Gerolamo Fieschi, 36y^ rie.
336^ 41 G, 429.
Francia (ambasciatore di), a Napoli ,
59 n. I ; sue notizie sui rapporti
di Genova con Ferdinando il Cat-
tolico, i85, 36j.
Francia (corte di), rie. 6 n. ; 2 i n. ;
carteggio tra essa e Genova , 22 ,
n. I ; due ambasciatori nobili di-
retti ad essa sono trattenuti dal
governatore di Genova , 22 ; vi
giunge Pambasciatore dei popolari
genovesi N. Oderico ,47 n. ; rie.
93; rapporti della corte con Lu-
ciano Grimaldi, 112 n. ; vi giun-
gono gli ambasciatori nobili geno-
vesi, 120; e quelli popolari, 122 ;
rie. 121 n. I ; 122 ; i23 ; vi ripa-
rano nobili genovesi, i55 , n. 2 ;
rie. i56; giungono da essa noti-
zie sconfortanti dagli ambasciatori
genovesi , 1 79 ; la « baronia » di
F. entra col re in Torino , 248 ,
391; rie. 3o6; si ordina a Gian
Luigi Heschi di venire ad essa ,
344; il Fieschi vi si dirige accom-
pagnato da molti gentiluomini,
346; rie. 522. V. anche Bourges ;
Blois; Genova (Ambasciatori nobili),
(Ambasciatori popolari).
Francia (delfino di), v. Francesco d'Or-
léans, conte d"'Angoulème.
Francia (forze di), rie. 12 5.
Francia (soldati di), rie. i3o.
Franzoni, Istruzioni ad Ambasciatori^
27 n. 3; 57 n. 2; 60 n. 2; errori
di date, 95 n. 3; 96 n.; 107 n. i.
Fraschette , la fanteria francese si
avvia alla volta di F., 248, 391.
Fregosino, rie. Gj n. 2.
Fregoso Agostino, padre di Federico,
v. Fregoso F.
Fregoso Alessandro, alla notizia della
sollevazione popolare in Genova
tenta di lasciare Roma per rag-
giungere la patria, ma il papa glielo
impedisce, G-j n. 2.
Fregoso Battista, tenta invano di to-
gliere il dogato al fratello, (an.
1437), 563.
• Fregoso (capi - partito, cappellacci ),
Giano e Ottaviano tentano entrare
in Genova, 170, 35~\ giungono a
Borghetto di Vara, il comune in-
tima loro di uscire dal territorio
genovese, 171, 357; rispondono
essere venuti per il bene della
patria, 172, 358; arrivano a Sestri
Levante, 174, 358; entrano in Ge-
nova,i74; 175 n. i ; rie. 17G n. 3;
il loro tentativo contro Genova è
creduto per qualche tempo alla
corte di Francia come opera dei
popolari, 216, 523; si parla di un
cappellaccio Fregoso, 355.
Fregoso (cardinale) , abolisce V officio
dei capitani delle riviere, 475.
Fregoso {Campofregoso) (famiglia),
appartiene al partito dei popolari,
16 n. I.
6o6
Indice Alfabetico
Fregoso Federico, figlio di Agostino,
ènominatoda Giulio H arcivescovo
di Salerno, 404.
Fregoso Giacomo, (Jacobo de Cam-
pofrego^o)^ eletto doge (an. 1390),
558.
Fregoso Giano (Maria), alla notizia
della sollevazione popolare in
Genova, tenta di lasciare Roma
per raggiungere la patria, ma il
papa glielo impedisce, 6'j n. 2 ;
rie. 170 n. I ; muove col fratello
Ottaviano da Bologna verso Ge-
nova, 171, 357 ; pare sia entrato
con esso in Genova, 175 n. ; è
posta una taglia per il suo arresto,
! 76 ; citato a comparire in giu-
dizio, 179, 180, 372 ; rie. 194
n. 2.
Fregoso Ottaviano, alla notizia della
sollevazione popolare in Genova
tenta di lasciare Roma per rag-
giungere la patria, ma il papa
glielo impedisce, 67 n. 2 ; è indotto
da Andrea d''Oria a recarvisi, 1 70,
n. I ; lasciata Bologna, si dirige
alla Spezia, è segnalato a Borghetto
di Vara, 171,356,357; sMmbarca
a Sestri Levante per ignota desti-
nazione ; pare sia sbarcato a Sam-
pierdarena o a Genova, 174,358;
viste inutili le esortazioni ai suoi
partigiani di levarsi in armi , si
ritira ; a Camogli abbandona il
leudo e le armi per aver salva la
vita, 175, 359 ; 175 n. i ; è posta
una taglia per il suo arresto, i jG ;
rie. 177, n. 1, 359,360; citato a
comparire in -.iudizio, 179, 180,
n. I, 362 ; ri:. 194 n. 2.
Fregoso ("partito), in opposizione a
quello degli Adorno, si unisce per
poco con questo per opporsi ai
nobili, 314; metà degli officiali
civili sono scelti da esso, 84, 344;
liti col partito Adorno, 84. 1 1 5 ;
impone il mutamento dei cancel-
lieri di Palazzo e di S. Giorgio
perchè di parte Adorno, 146;
rie. 1 53 ; 170 n. i ; si risente della
venuta in Genova dei capi partito
Adorno, 177 ; appartiene ad esso
P autore del Diario degli anni
i5o6-oj; 3o8, 309 ; rie. 304 ; 345;
347; 359; 36 1 ; 38 1 ; è ricordato
come quello che istituì per primo
Tofficio dei capitani delle riviere,
475 ; il grido : Fregoso, è proibito
nei nuovi privilegi concessi dal re
di Francia, 546.
Fregoso Pietro , doge di Genova
(an. 1450), 296 ; sue convenzioni
col popolo di Genova, 554, ^ '•
Fregoso Tommaso f^T'/iomajro Campo-
fregolo) , capitano popolare in
Genova,spodesta Barnaba da Goano
e viene eletto doge (an. 141 5); cede
Genova a Filippo Maria Visconti,
(an. 1421), 56 1 ; è rieletto doge,
(an. 1437), 563; viene spodestato
e imprigionato da Gian Antonio
Fieschi (an. 1442), 563.
Fregoso Tommasino , copre per il
primo la carica di capitano delle
riviere, 475.
Frejus (cardinale di), v. Fieschi
Nicolò.
Fritolo, è impiccato in Fossatello, 408.
Furnari, v. Fornari.
Indice Alfabetico
607
Galiano Pantaleone, sindaco di Venti-
miglia, 474.
Gallo Antonio , cronista genovese ,
rie. 3 I o.
Gallo Bernardo , eletto seniore del
popolo, 375; annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 553.
Gallo Paolo, {Paulo Galó)^ gli vien
dato il comando di una galera ,
386 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 553.
Gambacorta Pietro, (Pefro Gamba-
curta) , capitano pisano ai servizi
di Genova , è inviato a Sarzana
per assoldare fanti per Genova, 49;
è a capo della guarnigione di Chia-
vari, 335 ; eletto governatore del-
Tesercito genovese, 74, 454; parte
per la spedizione di Pieve di Teco,
94, 342, 456; incaricato di studiare
un piano per la espugnazione di
Monaco , 98 ; scrive agli anziani ,
loi, n. 2; riceve ordine dipartire
per Ventimiglia, 101; non approva
la spedizione contro Monaco, 102,
470, 471 ; rie. 102 n. ; trattenuto
con le truppe ad Albenga , i o5 ;
parte poi per Ventimiglia , i of) ,
128, rie. 129 n. i; 137; stima
opportuni grandi rinforzi per po-
ter prendere Monaco, 147, 497; è
lodato dai commissari, 1 58 , 5o5 ;
198, 520; e da Luigi di Bervey ,
1 59, 509; propone che s'' invii a
Genova Alarame di Bozolo per
annunziare lo stato miserando del
campo e chiedere soccorsi, 199,
520 ; dopo lo sfortunato assalto
alla rocca di Monaco si ritira con
r esercito a Ventimiglia, donde i
genovesi attendono invano che esso
accorra a Genova, 2 5o; rie. 484;
490; 5oo; 5o5.
Garaventa Andrea, bandito da Genova
perchè fautore dei nobili, 5 i n. 3.
Garbo, località in] valle di Polcevera,
difesa dai genovesi contro i francesi,
262, 396.
Garibaldi Ijovenzo^ [Laurentio de Ga-
ribaldo\ scelto dagli artigiani per
pacificare gli animi dei cittadini ,
373 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Garibo Cristoforo, sindico di Porto
Maurizio, 474.
Gattières (di), v. Grimaldi Francesco
di G., Grimaldi Manuele di G.
Gattières , dominio di un ramo della
famiglia Grimaldi, 149 n. 2.
Gatto Bernardo, eletto per la riforma
degli offici, 66.
Gatto, insegna dei Fieschi, 34, 460.
Gavi, vi si raccolgono i nobili fuggiti
da Genova e decidono di mandare
Andrea d"' Oria al re come loro
difensore, 20; gli ambasciatori po-
polari a Carlo d''Amboise ritornano
per la via di Gavi a Genova ,
216 , 522; rie. 563.
Gavoto Paolo , [Pauliis Gavotus)^
priore di S. Agostino, promette
di pregare per la salvezza di
Genova , 442.
Gazarla (officio della), v. Genova (Of-
fici).
6o8
Indice Alfabetico
Genova (Ambasciatori) di G. a
Napoli, 59 n. I, incontro a Ferdi-
nando il Cattolico a Portovenere,
414.
— (Ambasciatori nobili) a
Giulio II papa, 79, 344, 464; a
Luigi, XII, re di Francia, 20; 22;
giungono alla corte e ricevono
onorevole accoglienza dal re, 120,
12 1 ; presentano un memoriale,
121 n. I ; il re concede loro una
nuova udienza, i55 n. 2; rie. 168
n. \ ; offrono al re centomila ducati
perchè mandi un esercito contro
Genova, 179, 362.
— (Ambasciatori popolari)
a Carlo di Chaumont d''Amboise,
5 n. 2; 20; 27; nuovi amba-
sciatori al medesimo, 366^ 522;
accompagnano il Roccabertino
nella sua partenza da Genova,
21 3, 375, 522; notizie retrospettive
su detta ambasceria, 21 3, 214,
n. 3; giunti a Serra valle non osano
proseguire, 21 5, n. i, 376, 522;
molestati dai nobili vanno sino a
Novi e di qui pure debbono partir-
sene per le insolenze dei francesi
e ritornare a Genova, 216, 3j6^
3']j\ si eleggono due ambasciatori
al d'' A. accampato sotto Genova,
per trattare accordi con esso, 2 63,
397. — a Ferdinando il Cattolico,
()0, n. 2; rie. 95 n. 3. — a Filippo
di Cleves di Ravensteih, 5 n. 2;
19, 319; istruzioni loro impartite,
23, 24; si abboccano con Gian
Luigi Fieschi ^ scrivono di averlo
trovato proclive al nuovo governo;
26, 27, 28, 29; fan parte del con-
siglio del 22 ottobre i 5o6, 71, n.
I, 340; ricevono le città tolte al
Fieschi per consegnarle al gover
natore, 72 n. 1. — a Giulio II,
loro elezione, 82, n. 2; e loro par-
tenza, 83, n. 2, 346; sono accolti
benignamente dal pontefice, i23,
124, 355; loro ritorno a Genova,
182 n. 2, i83 n., 3(S3\ si decide di
rinviarli alla corte pontificia, 36(5;
partono per essa, 374; rie. 5oi.
— a Luigi XII re di Francia, 5
n. 2; rie. 6 n. i; 19; 79,- prossimo
loro invio, 80 n. 2; giorno della loro
elezione, 82 n.- 2; e loro partenza
83, n. i; istruzioni loro impartite,
91 n. 5, 93 n. 1,99, 4^7; "c. 120;
loro arrivo alla corte, dove non
ottengono udienza, 122; gli anzia-
ni danno loro notizie e istruzioni,
122, 123, 124 n. i; scrivono al
comune di non avere ottenuta
udienza dal re, i55 n. 2, 179, 362;
scrivono da Lione di essere stati
licenziati dal re e annunziano lo
invio di Carlo di Chaumont con-
tro Genova, 184, 366; nuovi am-
basciatori al re accampato col suo
esercito sotto Genova per stabilire
i patti della resa; non sono rice-
vuti e vengono mandati al cardi-
nale d"' Amboise, 267, 398; discus-
sione sul giorno del loro invio,
267 n. 2; nuovi ambasciatori al
re per far segnare un limite air ab-
battimento delle case ordinato dal
Salazar , per la punizione dei
malfattori di Castelletto e di
capo Faro qzz.^ 282, 283^ 284,
Indice Alfabetico
609
41 3; risposta dei detti ambascia-
tori, 284, 285, rie. 5 12.
Genova (Anziani), i popolari per
sostenere le proprie ragioni dinanzi
agli A. eleggono dodici capitani; i
nobili per la stessa causa ne eleggono
quattro, 7, 3 14; avendo ottenuta
la legge dei due terzi degli uffici,
i popolari procedono alla elezione
di nuovi A. i3, 14, n. 2, 3 16, 317;
i nuovi Anziani cavalcano per la
città, licenziano i sestresi e i pol-
ceveraschi accorsi in Genova in
aiuto dei popolari ; mandano una
grida che tutti depongano le armi,
14, 317; ripetono detta grida, 1 6,
319; deliberano d'' inviare Nicolò
Oderico al re di Francia, Antonio
di Lerici a Carlo d'Amboise, Bar-
tolomeo di Ceva a Filippo di Cle-
ves, 18, 19, 3 19 ; ordinano la so-
spensione delle cause in cui abbia
parte Nicolò Oderico, 19, n. 2; ri-
cevono dal re ordine di far deporre
le armi e avviso delP invio a Ge-
nova di Carlo d''Amboise,- si affret-
tano a rispondergli che la città è
tranquilla e non fa d^iopo delPin-
tervento del luogotenente generale,
■21, 22, 428, 430; 22 n. ; rie 43 1 ;
ricostruzione del carteggio fra gli
Anziani e il re, 22 n. 1; lettere a
Gian Luigi F'ieschi in cui lo invi-
tano a ritornare in città, 26 ; racco-
mandazioni agli ambasciatori presso
il Cleves di non perderlo di vista,
i']\ letf ere allo Chaumont avvisan-
dolo che la città è quieta e non
occorre quindi che egli venga a
Genova, 27, 430, 431 ; lettere al-
l'' ambasciatore Antonio da Lerici
lodando il suo operato presso lo
Chaumont, 27, n. i; carteggio con
gli ambasciatori e col Ravens<:ein
ad Asti, 28 , 29 , n. 3 ; vanno in-
contro al governatore di Genova,
29, 3o, 320; in lettere scritte a Ni-
colò Oderico gli danno nuove del-
Farrivo del governatore e di Gian
Luigi Fieschi a Genova, 3o, n. 1,
n. 2; lettere al re sullo stesso ar-
gomento , 32 n. ; i comizi per le
elezioni di nuovi A. vengono ri-
mandati per ordine del governa-
tore che proroga i poteri agli A.
uscenti, ii-, 320; rie. 33 n. 2 , 34 n.;
loro adunanza in piazza de Ma-
rino per prendere provvedimenti
contro i Fieschi, 35, 322; vani ten-
tativi di accordo tra essi e il go-
vernatore circa Gian Luigi Fieschi,
iO)^ 322, 32 i; elezione di nuovi A.
(5 settembre 1 5o6), 38, 324, n. i,
32 5, 445; invitano i religiosi di
Genova a pregare per la pace cit-
tadina, 39 n. 1, 441; rie. 40 n. 1;
viene sanzionata dal popolo in un
grande consiglio a S. Maria di Ca-
stello Topera dei vecchi A. e Te-
lezione dei nuovi, 41 , 328 , 445 ;
rie. 42, n. i; lettere a N. Oderico
sugli ultimi avvenimenti di Genova
ed istruzioni in proposito , 47 n.,
443; lettere al re per informarlo
degli ultimi avvenimenti, 447; con-
vocano gli uffici di Genova per
deliberare sulla diminuzione di al-
cune gabelle, 48 n. i ; avvisano i
commissari della Spezia delle mosse
dei Fieschi, 49; esortano i sindaci
6io
Indice Alfabetico
ed il consiglio della Spezia a re-
sistere a Filippino Fieschi , 49 n. i ;
annunziano alP Oderico P occupa-
zione della Spezia da parte dei
Fieschi, 5o n. 1, n. 2; ricevono no-
tizia della presa di Chiavari da
parte delle truppe genove5Ì , 54 ;
aiutano Alfonso del Carretto a ri-
togliere il marchesato del Finale
ai fratelli usurpatori, 56^ 3J4; in-
viano ambasciatori al re di Ara-
gona a Portofino, 60; proposte di
riforme nella loro elezione , G i ,
3 38, 469; incaricano Fambasciatore
N. Oderico di ottenere che le
riviere sieno unite sotto il gover-
natore di Genova, 68; tentano
di calmare con lettere ossequien-
tissime lo sdegno del re di Fran-
cia per la conquista della Spezia
e di Chiavari, 69; spediscono let-
tere airOderico per rimproverarlo
di essersi allontanato qualche giorno
dalla corte, 69 n. 2; ricevono let-
tere deirOderico da Bourges , 70
n. 1 ; raccolti in consiglio col go-
vernatore , la Balia etc. decidono
la consegna delle riviere al re, 71,
340; 72; inviano lettere al re, 71
n. 2; 73 n. i; 79 n. 1; dichiarano
di aver ceduto al volere dei tri-
buni circa Teditto contro i nobili,
79; lettere al re, a Filippo di Cle-
ves e a N, Oderico, 80 n. 25 Ode-
rico li avvisa di aver consegnato
la lettera al re , 8 1 n. ; venuti a
conoscenza dello sdegno del re
per la non avvenuta consegna, ri-
spondono di aver dovuto cedere
alla prepotenza della plebe, 81 n.;
prorogano il tempo per il ritorno
dei nobili, 81 n. 1,342, 343; sono
biasimati dal re per Teditto contro
i nobili, rispondono difendendo il
loro operato, 81 n. i , 465 ; rie.
110, n. 2; emanano un avviso
circa la sospensione di un editto
contro Savona ,83 n. 3 , 84 n. ;
loro elezione secondo la nuova
riforma, 84, 344, 345, 346; rie. 99
n. 1; istruzioni ai due nuovi am-
basciatori inviati a Luigi XII, 457;
ammoniti dal duca di Savoia di
non muovere contro Mentone e
Roccabruna, 104, 346; gli rispon-
dono che le loro mire son rivolte
soltanto contro Monaco , i o5 ; rie.
347; i commissari della Pieve li
dissuadono dalPimpresa contro Mo-
naco, 102, io5; e li avvisano della
mancata partenza delle truppe da
Albenga per Ventimiglia , io5 ,
n. 3; ricevono lettere da N. Ode-
rico sullo sdegno del re di Plan-
cia, 109, 110, ii3 n. i; stringono
patti con un ignoto che assicura
di prendere Monaco in 22 giorni,
114 n. 1 , 1 1 5 n; adunano un con-
siglio per raccogliere danari per
la spedizione di Monaco, 116; ri-
cevono dai due ambasciatori ve-
nuti da Torino notizie contradit-
torie circa gP intendimenti del duca
di Savoia su Monaco, 1 1 7; N. Ode-
rico li informa delP arrivo degli
ambasciatori nobili alla corte di
Francia, delPudienza loro concessa,
della condotta da lui tenuta, del-
P arrivo dei nuovi ambasciatori
popolari, 120, 121, 122; scrivono
Indice Alfabetico
61 1
a N. Oderico che non possono
consegnare al re i castelli da lui
richiesti, 122; lodano N. Oderico
per la risposta alle accuse dei no-
bili e gli danno nuove istruzioni,
12 3; inviano lettere al re, al go-
vernatore di Genova ed al legato
apostolico raccomandando gli am-
basciatori che sono alla corte, iz'i
n. i; ricevono lettere da Alfonso
del Carretto , 482 ; grida ai ban-
chieri , 145,351; lettera ai com-
missari al campo di Monaco, 148,
n. i; al signore d''Allégre lagnan-
dosi dei nobili di Savona, i53, 5oi;
e meravigliandosi che egli tema
un assalto dei gen. contro di essa,
1 54 ; rinviano B. Veneroso a To-
rino per tentare un accordo col
duca di Savoia, i56; loro politica
pacifica verso il duca, i65 , 166 ,
167; rie. 357 ; per il minacciato
arrivo dei capi partito Fregoso
inviano due commissari nella
Riviera di Levante, 171, J57 ;
rie. 17J n.; avvisano i supremi
commissari di avere eletto altri sei
colleghi, 178; mandano ordini ai
commissari ed agli officiali della
Riviera di Ponente di punire seve-
ramente i disertori del campo di
Monaco, 184 n. 1; due anziani
recansi invano a Castelletto a
pregare il Salazar di restituire i
prigionieri fatti nella chiesa di S.
Francesco, 1 90; annunziano al duca
di Savoia che B. Veneroso partirà
per Torino non appena rimesso
in salute, 194; scrivono a Nicolò
Oderico e Simone di Giovo che
ritornano dalla Corte di Francia
e sono trattenuti a Saluzzo per
non aver ricevuto il salvo-condotto
dal duca di Savoia , che il Vene-
roso procurerà di ottenerlo da
Carlo n, 195 n. 2 ; decretano a
Gaspare Giudice di Ventimiglia la
cittadinanza genovese per atti di
valore e di devozione compiuti
sotto Monaco, 198 n. 1; ordinano
di sospendere le cause in cui è
implicato Paolo da Novi, essendo
questi andato come commissario
al campo di Monaco, 200 n. 1 ;
ordinano a Paolo da Novi e agli
altri commissari di Monaco di ri-
mandare le artiglierie tolte a Be-
nedetto deir Isola, 201 , n. i ;
ingiungono di non gridare che
« Francia » e se si vuol gridare
« viva il popolo » si faccia precedere
dalla parola Francia, 2 1 i n. 2; invia-
no lettere ad Andrea Cicero affinché
li difenda presso Carlo d'Amboise,
214 n, 2, 21 5, 52 1; senza il loro
permesso nessuno può lasciare Ge-
nova, 218, n. i; proibiscono di
portare calze del colore di qualche
partito, 22 3 n. ; ordinano di con-
segnare le armi appartenenti ai
nobili, 378 ; ordinano che non si
parlamenti con quelli di Castelletto,
né si diano loro sovvenzioni, 227
n.; concedono ad Allabre de Saule
unsalvocondotto per venire ad un
parlamento , 227 n. i , rie. 38 1 ;
ordine agli abitanti delle tre pode-
sterie di venire con le loro fami-
glie e con le loro robe a Genova,
228, 229 n. i; decisa la guerra a
6l2
Indice Alfabetico
re di Francia, ordinano a tutti i
cittadini di portare i loro argenti
alla zecca, 23 1 : emanano gride per
far preparare alloggi alle truppe
venienti dalle tre podesterie e con-
tro certi malfattori che avevano
derubato alcuni forestieri e geno-
vesi, 235 n. i; rie. 243 n. 4; scri-
vono col doge agli officiali della
Riviera di Ponente informandoli
degli avvenimenti di Genova, 2 55
n. i; 256 n. i; decidono di inviare
ambasciatori al campo francese ,
526 ; muovono incontro al re di
Francia, 270; elezioni di nuovi A.,
273, 402; prestano giuramento di
fedeltà al re, 277 , n. i , 533, 5J4;
rie. 410; scrivono agli ambasciatori
presso il re che il Salazar , mal-
grado gli ordini regi, continua a
'ar abbattere case alla Maddalena,
285, 286 ; vanno a presentare gli
omaggi della città ai reali di Spa-
gna giunti per mare a Genova ,
419; rie 440; 441; 473: 474; 476
n. i^ 481 ; 525 ;• 527 ; 528 ; 53o ;
538; 541 ; 54^ : diritti degli A.,
544, 546; A. popolari (an. 1398),
558, 559.
Gknova (Archivi) , Civico , possiede
una copia del Diario genovese degli
anni iSoG-O'j appartenente al fondo
Pallavicini, 295, 298; rie. 3o3 ;
3 10; - di S. Giorgio, rie. 75 n. ;
- di Stato, rie. XI ; 6 n.; 9 n. 2 ;
14 n, I ; 76 n. I ; i3i n. 2 ; 277
n 1 ; 284 ; possiede una copia
del Diario genovese degli anni
iSoó-oy appartenente al 'ondo
Federici, 295, 296; rie, 3oi ; 3o3;
3 io; tutti i documenti qui pub-
blicati appartengono ad esso, 42 1 ;
rie. 564, n. 2.
Genova (A rcivescovato) , rie. 545.
— (Arsenale), (dar^enale), è vi-
sitato dal re di Spagna Ferdinando
il Cattolico, 419.
— ( A r t e fi e i ) , (artigiani 0 popolo
minuto)^ ottengono coi mercanti
(kie terzi degli offici civili, 422,
42 5 ; rappresentano la parte più
accesa del popolo di Genova e
dominano nelle deliberazioni del
governo popolare, 44,. 329; 45,
n. I ; qualche artigiano vorrebbe
opporsi alle spese eccessive, 5o,
332 ; adunanze della plebe in Santa
Maria di Castello, ìij^ 338 ; ele-
zione dei tribuni della plebe, 341,
343 ; le compagnie delle arti of-
frono denari e fanterie per T im-
presa di Monaco, 35 1 ; rie. 404;
si raccomanda al doge Paolo da
Novi di osservare i capitoli e le
consuetudini degli Artefici e cer-
care di migliorarli, 241 ; lista degli
Artefici che furono di fazione po-
polare, 55i ; rie. 554; 555; 556.
— (Banco di San Giorgio),
vengono e'etti quattro deputati a
rivederne i debiti, 48, n. i ; il
Comune contrae un prestito con
esso per arruolare 3ooo fanti, 5o,
332; rie. 337; deliberazione per
r impresa di Monaco, 116 n. 2,
3 59 ; somme sborsate, 1 69 ; 1 77 ;
339 ; nuovo prestito per V impresa
di Monaco, 188, 369; rie. 188 n. 2 ;
191 ; 377 ; nelle compere di S. G.
Paolo da Novi possedeva vari
n
Indice Alfabetico
6l3
luoghi^ 23() ; il re di Francia ha
intenzione di sopprimere detto
banco, 271 n. i ^ ma riconferma
poi i privilegi di esso, 40(5.
Genova (Biblioteche), Beriana,
rie. 277 n. I ; ha una copia del Dia-
rio genovese degli anni iSoO-O'j,
295, 2<jy, 3oo ; che fu tratta da
quella delFArch. di Stato in Ge-
nova, 3oi ; rie. 417 n. 3; 533
n. 1 ; — Brignole-Sale, rie. 564 n. 2.
— ( B o r g h i ) , di S. Stefano, i popo-
lari muovono verso di esso per
assalire le case dei Fieschi, 12,
3 1 6 ; il governatore lo attraversa
in un giro d'' ispezione della città,
35, 322 ; gli uomini del borgo
assaltano e tolgono al Fieschi la
porta delPArco, di S. Stefano e
la torre di S. Andrea, 38, 324;
privilegio loro concesso, 3§ n. \,
440, 4^ I ; hanno due rappresen-
tanti fra i tribuni della plebe, ^5^
341 ; rie. 3S6 ; — di S. Tommaso,
privilegio concesso a detto borgo
440, 441 ; ha due rappresentanti
fra i tribuni della plebe, 75,341 ;
— sottoborghi, rie. 218, n. 1.
— (Capitani), sono tutti annullati
tranne quelli « de la piacia », i23 ;
— cap. a guardia di G. , eletti
il 6 Ottobre i5o6, 62, 337 ; sciol-
gono un assembramento di plebei
in S. Maria di Castello, 63, 33y^
338 ; — cap. d. arti, v. consoli delle
arti ; — cap. d. popolo, eletti dai
popolari per sostenere le loro ra-
gioni contro i nobili presso il
luogotenente e gli anziani, rie. 7,
n. 2, 314; IO n. i,3i5, 3i6; —
cap. d. riviera, se ne chiede V abo-
lizione , cenni sulla loro creazione
e sulle vicende di questo ufficio,
88, n. 4, 474; — cap. per racco-
gliere fanti, 3().
Gknova (Capo di Faro), (Code/à),
estremità occidentale del porto di
(jenova, è abbandonata dai geno-
vesi di fronte air esercito francese,
3y6 , viene ritolta ai francesi dalle
milizie genovesi, 264, 397 ; vi si
reca il re di Francia per stabilire
il luogo ove costrurre un nuovo
castello, 400 ; vi sono abbattute
le forche per principiare la costru-
zione del castello, 403 ; rie. 405 ;
i genovesi devono pagare 40.000
dixati per la costruzione del ca-
stello a C, 408, 53 I ; gli abitanti
di quella località si lagnano delle
prepotenze degli addotti alla co-
struzione della nuova fortezza,
283, 41 1 ; rie. 285 ; vi è sbarcato
molto materiale proveniente dalla
Provenza pel nuovo castello, 413 ;
nella torre di C. è rinchiuso
Raffaele Adorno e Tommaso Cam-
pofregoso (an. 1437), 563; v. anche
Genova (Fortezze).
(Cappellacci), (Cappellata)^
capi dei partiti Adorno e Fregoso ;
i popolari si obbligano con grandi
promesse di non obbedire più ad
essi, 436, 464 ; per sospetti contro
di essi il popolo li caccia dalla città,
16, n. I, 3 18, 4^6 ; ordine di non
portare armi, nò divise di e, né pra-
ticare con essi, 332 ; molti cittadini
giurano di non voler più i e, 341 ;
rie. 143; 223 n.; 388; 461 ; v.
40
6l4
Indice, Alfabetico
anche Adorno (capi-partito), Fre-
goso (capi-partito).
Genova (Cappellacci popolari),
eleggono otto cittadini al governo
della città (an. 1401), 55g ; sono
presenti alF elezione a doge di
Isnardo de Guarco (an. 1437), 56 j.
— (Cappette), nome dato alle
persone delFintima plebe genovese.
44, 45 n. I ; rie. 94 ; 248 n. 1 .
— (Carignano), i popolari s''im-
possessano delle case dei nobili
ivi esistenti, 3 19 ; vi murano tutti
i portelli, J29.
— (Chiappe), località tra il Ca-
stelletto e il Castellacelo, gli abi-
tanti di essa arrestano due uomini
sospetti usciti dal Castelletto, 366 ;
si lagnano della prepotenza degli
uomini di Castelletto, 28 j.
— (Chi appella), località presso
il laro di Genova ; i genovesi
gettano un gran ponte in quella
località per battere le milizie
francesi, 264, 397.
— (Chiese), Annunziata, 442 ; —
Maddalena, gli abitanti dei dintorni
sono danneggiati da una sortita
dei francesi di Castelletto, 261,
395 ; nuove manomissioni delle
truppe di Castelletto in quei din-
torni, 268, 398 ; V. anche Genova
(Piazze) ; — S. Agata, in vai di
Bisagno ; presso ad essa vi era un
ponte sul B., 365 ; — S. Agostino,
442 ; — S. Brigida , vi viene
arrestato Luigi di Bervey, 2/3,
404 ; rie. 442 ; — S. Caterina, vi
cadono alcune bombe tirate da
Castelletto, ^76 ; — S. Domenico,
4i ; vi si trovano rinchiusi 400
venturieri, 61 ; 33 1 ; sono usate
le panche di essa per un grande
consiglio, 65 n. 2 ; rie. 139; vi
si raccolgono molti cittadini del
partito Piegoso per eleggere quat-
tro deputati a regolare gli offici,
352 ; — S. Donato, il Cleves
in un giro d'' ispezione per la città
vi trova buon numero d"" armati,
35, 322 ; — S. Francesco di Castel-
letto, i fedeli raccoltivi per udire
i vespri vengono tutti fatti pri-
gionieri dal castellano di Castel-
letto, 189, 370, 523 ; V. anche
Genova (Conventi) ; — S. Giovanni
di Pre, la flotta franco-spagnuola
si spinge sin presso ad essa, 244,
390 j — S. Lorenzo, vi si rifugia G.
Giorgio Fieschi per scampare al-
l'* inseguimento di Giacomo Ghi-
glione, 8, 3 1 5 ; nella cappella degli
scrivani si adunano 3 00 artigiani
e scelgono dodici cittadini per porre
pace in G., 193, J72 ; il giorno
dopo nello stesso luogo fanno al-
trettanto i mercanti, 193, 3yS ; ar-
resto di un prete di S. L. sorpreso
ad inviare lettere ai Fieschi, 3^6 ;
nel chiostro di S. L. si raccoglie
un consiglio per provvedere al
denaro necessario alla guerra e si
delibera di ordinare ai cittadini
di portare i loro ori alla zecca e
d'' imporre tasse, 393; rie. 394;
vi è raccolto un numeroso stuolo
di vergini che chiedono miseri-
cordia al re entrato da trionfatore
in Genova, 270, 400 ; si recano a
vedervi la famosa « scod tlki >■, il
I
Indice Alfabetico
6l5
governatore di Genova, V amba-
sciatore del pontefice e il castel-
lano di Castelletto, ìS-ì, 416, 417 ;
sua costruzione (an. 1100), 557;
rie. 56)-^ — S. Marco, ^74; il
re di Spagna, Ferdinando il Cat-
tolico, vi ode la messa, 419 ; - S.
Maria d. Castello, vi si tiene un
grande consiglio per sanzionare
r opera dei vecchi anziani e dei
12 pacificatori e confermare la
creazione dei w faxori )),dei nuovi
anziani e degli ufTìciali di Balia,
41, 328, 445; rie. 42 n. 1;
43, 329 ; assembramento di plebei
sciolto da quattro capitani, 63^
33y, 338 ; nuovo consiglio adu-
natosi in essa, 338 ; vi si adunano
2000 artigiani ed eleggono otto
tribuni della plebe, 74, 341, 343 ;
75; j6, n. 1 ; nuove elezioni di
tribuni, 77 n. ; due frati di quel
convento estraggono gli eleggibili
agli offici civili, 84, 344, 345 ; i
popolari ivi adunati giurano di
lasciare i partiti, 345 ; vi si rac-
colgono molti cittadini del partito
Adorno per eleggere quattro de-
putati a regolare gli offici, 352 ;
vi si aduna la compagnia di Gesù
e tutti i consoli delle arti per
deliberare che si cambi V officio
di Balia, 375 ; nella medesima
chiesa e nella « casaccia » vicina
si adunano molti artigiani con la
compagnia di Gesù e decidono di
non consegnare le riviere al re e
di mantenere i tribuni uscenti,
189, 36(j ; vi si tiene un gran
consiglio ove si stabilisce di far
guerra al re di F"rancia e di pren-
dere il Castelletto, 23o, 383 ; rie.
23 1 ; — S. Maria d. Consolazione,
442 ; — S. Maria d. Grazie {Mad. de
gratta), 442 ; — S. Maria d. Lue-
coli, 353 -^ — S. Maria d. Monte,
due frati di essa estraggono a sorte
gli eleggibili agli offici civili, 84,
344, 345 ; rie. 442 ; — S. Maria d.
Pace, 442 ; — S. Maria d. Servi, 286
n. 3, 415 ; — S. Maria d. Vigne, vi
si adunano i capi-partito popolari
per eleggere otto cittadini al go-
verno di Genova, 559 ; — S. Marta,
442 ; — S. Matteo, io; — S. Paolo
di Genova, 44J ; — S. Rocco, lì
presso viene trainato il grosso
cannone Bufalo e puntato contro il
Castelletto, 234; ne viene tolta
Partiglieria e portata a Palazzo, 247,
390 ; — S. Sebastiano, 443 ; — SS.
Giacomo e Filippo, 443; — S. Sil-
vestro, 443 ; — S. Siro, vi è fondata
la compagnia di Gesù, 36 1 ; vi
cadono alcuni colpi delle artiglierie
di Castelletto, 3j6] vi è eletto
doge Isnardo de G uarco (an. 1 4 3 7),
563 ; — S. Teodoro, gli anziani e
quaranta ragguardevoli cittadini
muovono sino ad essa incontro
al re di Francia nel suo solenne
ingresso a Genova, 270.
Genova (Città e Comune), condi-
zioni interne, 2, 3i3; soggetta al
dominio francese, 3, 3i3; i nobili
vi commettono violenze contro i
popolari, 5, 6, 7, 3i3, 3 14; ha
per governatore Filippo di Cleves
■ di Ravenstein e per luogotenente
P^ilippo Roccabertino, 9 ; ne viene
6i6
Indice Alfabetico
cacciato Gian Luigi Fieschi, 12,
J 1 6 ; vi accorrono in aiuto dei
popolari 600 uomini di Sestri e
di vai di Polcevera, 14, 3 1 7 ; i
popolari cacciano di nuovo i
F'ieschi ed i nobili , 16, J 1 9 ;
carteggio tra G. e la corte di
Francia, 22, n. 1 ; tra G. e i suoi
ambasciatori ad Asti, 28 ; giunge
a G. il governatore francese Fi-
lippo di Cleves, 29, n. 3, n. 4,
J20 ; accoglienza fattagli, jo ; vi
rientra G. L. Fieschi, 3ì, 320 ; i
popolari non vogliono che neppure
uno dei Fieschi rimanga in G.,
36, 323 ; terza cacciata dei Fieschi,
Sj^ 323 ; vi si tiene in gran con-
siglio sulla abolizione della gabella
del grano e sulla diminuzione di
quella del vino, 48 ; vi si requi-
siscono artiglierie per riprendere
la Spezia, 5i, 332; grida contro
i nobili ed i fautori di essi, 5i
n. 3, 332 ; conquista la Spezia
e Chiavari, 53, 54; prepara
festeggiamenti pel passaggio del
re d'' Aragona, 55, 57; ma il re,
entrato con la sua fiotta nel porto,
non scende a terra, 58, 334 ; rie.
333 -^ gravi condizioni della città,
60, 6 1 , 66 n. 2 ; vi giungono let-
tere di N. Oderico, 67 n. i, n. 2,
n. 3 ; 68 n. I ; 70 n. 1 ; e lettere
dal re, 71 n. 2 ; rie. 74 ; 76 n. i ;
vede con inditferenza la partenza
del governatore, yy^ 341 ; notizie
sulle sue condizioni, 80 n. 2 ; vi
ritorna G, B. Bonfante con lettere
di N. Oderico, 81 n., 82 ; rie. 83 ;
86 ; territorio posseduto dal co-
mune, 87, 88, n. 4, 89 ; antichi
confini del suo dominio, 90 ; vi
tornano le galere della spedizione
contro Pieve di Teco, 95 ; rie. 97 ;
dà r incarico ad Ambrogio Gioardo
e al capitano Gambacorta ài stu-
diare un piano per P espugnazione
di Monaco, 98 ; ordina al capitano
Gambacorta di marciare contro
Ventimiglia, 101 ; rie. io!) n. i ;
vi giunge Bartolomeo Usilione ,
inviato dal duca di Savoia, 104;
vi proseguono gli armamenti per
la presa di Monaco, 1 08 ; rie. 1 08
n. 2 ; I I o ; 112 n. 2 ; vi giunge
notizia di gravi contese fra Adorno
e Fregoso a Recco, 1 i 5 ; rie. 1 1 5 n.,
347 ; riceve da Pisa aiuti di arti-
glierie che invia contro Monaco,
116, 348; arrivano da Torino, B.
Veneroso ed un inviato del duca
di Savoia, 1 1 7, 348 5 cenno sul
giorno del loro arrivo, 117 n. 3 ;
il duca di Savoia, in seguito alla
presa di Mentone e Roccabruna,
rompe le relazioni diplomatiche
con G., 1 18, 349 ; che gli rimanda
il proprio ambasciatore, 118, 119;
si dichiara sempre affezionata al
re di Francia, 122, i23; notizie
sul suo esercito contro Monaco,
127, i35; rie. i35 n. i ; é in-
formata di una spedizione del
signore d'' Allégre in soccorso di
Monaco, 141, 142 ; vi giunge Ago-
stino Castiglione dal campo di
Monaco con accuse contro il si-
gnore di F'inale e contro la parte
Adorno, 142, 35o; notizie dal
campo, i5o n. 2, i5i ; rie. i5i,
Indice Alfabetico
Ó17
n. I ; i5 5 ; i commissari al campo
chiedono T invio di guastatori, 1 60 :
rie. 161 ; 162 ; giungono dal campo
Ambrogio Gioardo e di-.e gentiluo-
mini arrestati per sospetti, 16);
studia di evitare conflitti col duca
di Savoia, 166, 167 n. 3 ; è mi-
nacciata della venuta dei capi-
partito Fregoso, 171, 356; pare
che Ottaviano Fregoso vi sia ri-
masto nascosto per un giorno, 1 74,
175 n. I ; e benché sia tosto ri-
partito, la città rimane agitata,
1 ']'j ; ritorna Gerolamo Salvo, com-
missario al campo di Monaco, e
non se ne conosce la causa, 178,
"ifìì ', in Lombardia si proibisce di
portarvi grano, 179, 'ì>(^ì \ il papa
s'' interessa delle sue sorti, 182
n. 2, '}>()'') \ i83 n. ; rie. i83, n. i ;
184, n. 3 ; vi sono tradotti io
francesi che volevano entrare in
Castellaccio, 'Kij ; vi corrono voci
contraddittorie sul campo di Mo-
naco e infine la notizia di una
vittoria dei genovesi, 192, 370;
scrive a Lucca e a Pisa per avere
aiuti contro Monaco, 372 ; rie. 193
n. I ; è disposta a sborsare una
somma purché il duca di Savoia
cessi dair aiutare Monaco, igS;
é consigliata da Giulio TI a conti-
nuare r assedio e a non rendere
le Riviere finché egli non abbia
ricevuta risposta dal re, 196, iji ;
rie. 196 n. I ; 199 n. 3 ; 200 n.;
201, n. I ; air annunzio che un
esercito guidato dal d"" Allégre muo-
ve in soccorso di Monaco, ordina
di dare V estremo assalto alla for-
tezza, e, quando non riuscisse, di
imbarcare tosto le artiglierie, 202,
379 ; riuscito vano T assalto a Mo-
naco, ordina che T esercito geno-
vese si fermi a Ventimiglia, 204 ;
382 ; invita i commissari a forti-
ficarla ed a ritornare poscia a G.,
206 ; rie. 207 ; Luigi XII manda
a G. un suo usciere di camera
per cooperare alla difesa del Ca-
stelletto, 211, 212, 374, 375; rie.
21 5 n. I, n. 2; il Roecabertino
lascia la città, tutti i francesi S'i
ritirano in Castelletto, molti cit-
tadini si preparano a fuggire da
essa, ma ne sono impediti da una
grida, 217, 2 1 8, n. i ; G. é in
mano della plebe più sfrenata,
220, 365 ; il Salazar la bombarda,
221, 374, 'ij^'i nuovo bombarda-
mento, 222, 378 ; vi é emanata
una grida che proibisce di portare
calze del colore di partito, 223, n. 5
gride contro i nobili, 225 ; vi giun-
gono soldati e munizioni dalla
Corsica e da Roma, 226; si vieta
di parlamentare col castellano di
Castelletto, 226 n. 3, 227 n., 379 ;
ordine agli abitanti delle tre pode-
sterie : Bisagno, Polcevera e Voltri
di venire a G. con le loro famiglie,
228 ; é di nuovo bombardata dal
Salazar, 38 J ; decisa la guerra al
re di Francia, vi sono distrutte
tutte le insegne regie, 23 1, 384;
un grande esercito formatosi in
Lombardia é pronto a marciare
contro di essa, 237, n. 1, 385 ; vi
é eletto doge Paolo da Novi, 2 38,
3885 rie. 240, 243 n. 4; 248,
6i8
Indice Alfabetico
25 1 n. I ; un nucleo di armati
parte da G. contro V avanguardia
francese, 253, 392 ; e contro i
Fieschi, 253, 393; rie. 254 n. ; vi
si fanno tre imponenti processioni,
255, 394, 395 ; rie. 256, n. i ;
notte di terrore e di fuga nella
città dopo la sconfìtta delP eser-
cito genovese, 266, 398 ; invio di
ambasciatori al re per la resa
della città, 2G7, 398 ; tutte le porte
e i portelli di essa vengono mu-
rati tranne quelli di S. Andrea e
S. Tommaso, 268, 399 ; parole
pronunciate da Luigi XII neir en-
trare in essa, 270, 399, 400 ; im-
posizioni del re di Francia, 274,
n. I , 405, 53 I, 532 ; solenne giu-
ramento prestato da G. al re di
Francia, 273-277, 405, 406, 533 ;
i privilegi concessi da Luigi XII
alla città vengono lacerati, ma
subito dopo ne vengono concessi
dei nuovi, 276, n. 2 , 406, 53y ;
il re Luigi XII lascia G., 279 ,
408 ; quattordici cittadini popolari
devono lasciarla per raggiungere
il re a Milano, 279 n. 2, 408,
411, 528; parte da essa il luogo-
tenente generale Chaumont d''Am-
boise, 280, 410; vi è posta in
circolazione la nuova moneta di
I uigi XII, 412 ; vi è condotto
prigioniero Paolo da Novi, 287,
41 3 ; vi giunge Ferdinando il Cat-
tolico, 4185 ne parte dopo breve
permanenza, 419; rie. 421; v.
anche Genova (Anziani) , (Com-
missari) e Genovesi (Nobili), (Po-
polari).
Genova ( C 1 e r o ), va incontro ai reali
di Aragona, 58.
— (Commissari), a Chiavari, man-
dati dai popolari per toglierla al
dominio dei Fieschi, 46, 329 ; ne
sono impediti dalle forze dei Fie-
schi, 47, 329 ; nuovi commissari
la occupano facilmente, 54, 452 5
100; 108; hanno dal comune no-
tizie sulla ritirata dei Fregoso, 175
n. 2 ; ricevono F ordine di abbat-
tere tutti i castelli della città e
dintorni, 23 1 n. i ; altre lettere
dal comune, 233 n. ; nuove let-
tere con notizie sugli aiuti attesi
da Roma e da Ventimiglia, 2 5o;
— a Levanto; 100; — a Pieve
di Teco, la tolgono al nobile Luca
Spinola, 66, 340; rie. 94, 95; let-
tere degli officiali della Balia ai e,
95 n. 1, 456; rie. 96, n. 2; 98
n. I : lettere dei e. al comune,
ìoo; lettera del comune ai e,
I o 1 , 1 02 n. I , I o3 n. ; lettera dei
e. agli anziani in cui li dissua-
dono dair impresa contro Monaco,
102, io5, 470, 471 ; lettera del
doge e degli anziani ai e. con
notizie sugli ultimi scontri coi
Fieschi e coi francesi, 255 n. i ;
rie. 494; — a Portofino, sono
avvisati della prossima venuta della
flotta franco-spagnuola, inviano let-
tere in risposta, 245; — a Ra-
pallo, sono avvisati della prossima
venuta della flotta franco-spa-
gnuola, inviano lettere in risposta,
245; — a Sestri Levante, inviati
per rimettervi la quiete, 176; il
doge Paolo da Novi ordina loro
Indice Alfabetico
619
di aiutare Leonardo de Franchi,
commissario di (Chiavari, 242; —
a Voltri, io5 n. j; — al campo
di Monaco, io5 ; istruzioni ai primi
partenti, 106, 107; rie. 108; man-
sioni dei quattro commissari, 109 ;
nuove istruzioni, i i i, i 14, n. i;
il comune li loda per la presa di
Mentone e Roccabruna, 117; li
informa delle rappresaglie del duca
di Savoia, 118 n. .> ; raccomanda
loro di terminare presto T im-
presa con'ro Monaco, 1 19, n. 3 ;
lettere dei e. ai deputati per T im-
presa ed air ulRcio di Balia sulle
condizioni del campo genovese,
'40, '47) 494, 49<j; dopo una
scaramuccia coi' fanti della Turbia,
decidono di caricare V artiglieria
sulle navi, ma poi la scaricano,
1 5o, 499 ; rie. i 5 1 ; P ufficio di
Balia scrive di prendere e bruciare
le galee del Grimaldi in Villa-
franca, I 5 1 , n. I ; abboccamento
dei e. col governatore di Nizza
per tentare un accordo col duca
di Savoia, i56 n. 2, 354; ^1^'
zione di supremi com., 144, 35 1 ;
istruzioni loro impartite, 145 ; in
viaggio per Monaco, 146, 147,
352 ; inviano agli ufficiali della
Balia lettere dubbiose sulla bre-
vità deir assedio, notificando che
le artiglierie genovesi vennero
smontate dai tiri dei monegaschi,
1 56, 1 57, 5o3 ; sono lodati da
L. Bervey, 1 59, 509 ; chiedono
agli officiali della Balia V invio di
guastatori, 1 59, . i6o, 509, 5 10,
5 1 1 ; ricevono dal comune V or-
dine di arrestare V ingegnere Am-
brogio Gioardo, 162, 514; rie. ifÌ2
n. 2 ; rispondono informando del-
l'* arresto di esso e di due gentiluo-
mini, i6j, 514; loro condotta con
r appaltatore per il trasporto del
sale nel ducato di Savoia, 167,
5 1 7 ; rie. I jy ; sono lodati dai
tribuni, 178 n. i ; si lamentano
delle continue defezioni di milizie
genovesi, 197, 519; chiedono sol-
leciti rinforzi, 198. 5205 inviano
a G., Alarame di Bozolo per chia-
rire meglio lo stato delle cose,
199, 52 1 ; annunziano uno scontro
con i monegaschi, riuscito favore-
vole ai genovesi, 199, 52 1 ; an-
nunziano che al campo non si
trovano più che 700 fanti, 199,
375 • Paolo da Novi e gli altri
e. ricevono V ordine di riman-
dare le artiglierie tolte a Bene-
detto deir Isola, 201, n. 1; di
dare V estremo assalto alla for-
tezza, 202 ; riuscito vano P assalto,
di trattenersi a Ventimiglia, 2045
di fortificarla e tornare poscia a
Genova, 206 ; rie. 484 ; 488 ; 490 ;
492; — alla Spezia, mandati dai
popolari per toglierla al dominio
dei Fieschi, vi riescono con poca
difficoltà, 46, 329 ; loro lettere al
comune di Genova, 47, n., 450 ;
sono avvisati dagli anziani delle
mosse dei Fieschi contro la Spezia,
49; devono cedere a Filippino
Fieschi e ritirarsi a Portovenere,
5o, n. 1, 33 1 ; loro lettere a G.
con notizie sulla presa della' Spe-
zia, 5o n. 1 ; e con raccomanda-
Indice Alfabetico
620
zioni di raccogliere buone arti-
glierie ; da Portovenere vanno a
Sarzana per armare fanti, 5 1 ; due
nuovi e. sono inviati al riacquisto
di essa, 5i ; istruzioni ai nuovi e
ai vecchi commissari, 52, n. i ;
occupano la Spezia senza alcuna
resistenza, 53 ; rie. 100; 175; hanno
r ordine di abbattere tutti i ca-
stelli della città e dintorni, 23 1
n. 1 ; danno notizie dello sbarco
della Hotta franco-spagnuola nel
golfo della Spezia, e chiedono se
i prigionieri si debbano impiccare ;
G. li lascia arbitri sul da farsi,
ma ordina di salvare la vita al
marchese di Bollano, 245 n. 3 ;
dopo il ritorno del governo fran-
cese in Genova vi sono inviati
due commissari francesi per com-
porre le contese fra i Pallavicini
e i Fieschi, 281 , 412; — nella
Riviera di Levante, inviativi per
toglierla al Fieschi e ridurla sotto
il dominio di Genova, 47 n. ; per
la spedizione contro Monaco, 92 n.,
96 n., 98, 99, n. 1 ; per impedire
r avanzata dei capi-partito Fre-
goso, 171, 357; lettere dei e.
danno notizie dei Fregoso, 174,
358; — nella Riviera di Ponente
per r impresa contro Monaco, 95
n. 3, 96 n. ; vi sono inviati Bar-
tolomeo Prezenda e Raffaele della
Torre, 99 ; istruzioni loro impar-
tite, 99 n. I ; al Prezenda è sosti-
tuito (Gaspare de Franchi ; nuove
istruzioni, 145, 146, n. i ; i e. al
campo di Monaco li pregano di
reclutare guastatori, iCo; arre-
stano a S. Remo due gentiluo-
mini, i63, 5 16, 517; ricevono
r ordine di punire severamente i
disertori dal campo di Monaco,
1 84, 5 1 8 ; si raccomanda ad essi
d^ inviare al campo di Monaco
quanta più gente è possibile per
r assalto alla fortezza, 202.
Gknova (Compagna), rie. 228 n. 3.
— (Compagni e), d. Castellacelo,
partecipa alPassedio di Monaco, 1 29;
lascia il campo prima del tempo sta-
bilito traendo seco quasi tutti i mi-
liti di Lombardia e Monferrato, 1 97,
5 I () ; — d. Gesù (de Jesus), for-
matasi il i3 Gennaio i 5o7 in San
Siro, 3C)ì ; composta di artigiani
di tutte le arti ; chiamata a par-
tecipare ad un consiglio per re-
stituire le riviere al re, rifiuta di
decidere in proposito, 188, 3%;
in una successiva adunanza decide
di non riconsegnare le riviere finché
Monaco non sia caduta e di ri-
mettere ogni questione al ponte-
fice, 1 89, 369,370; impone, insieme
coi popolari, il mutamento delP of-
ficio di Balia, 375; rie. 38 1;
— d. Concordia, rie. i88n. 1 ; —
d. Molo, passata in rivista dal go-
vernatore di Genova, 322; — d.
Pace, rie. 188 n. i; — d. S. Gio-
vanni I^attista, rie. 188 n. i ; —
d. Speziali (de li speciari),nc. 161
n. 1 , 5 12 ; - d.' Trinità, formata
di artigiani, accusata da un frate
deir ordine dei Servi, 188, 38 1;
d. Vergine, rie. 1 88 n. i .
— (Condotto delP acqua),
sua costruzione (an. 1295), ^Sj.
Indice Alfabetico
621
Gknova (Conestabili), {Conne-
stagii)^ capi di una contrada, rice-
vono r ordine di passare in rivista
i loro uomini, 228, n. 3, 38o; rie.
23 I ; 385; 387.
— (Consiglio del Comune),
tiene una grande adunanza per
deliberare le riforme nelle elezioni
degli offici civili, 6Ì, 64, 339 ;
decide di consegnare al re i luoghi
tolti al Fiaschi, 71, 340; scrive
in proposito al re e a N. Oderico,
72 ; è costretto ad annullare la
deliberazione presa, 73, n. 1 ; sta-
bilisce somme di dahari per la
spedizione di Monaco, 1 1 6, 347 ;
e per la difesa della città, 171,
357; 182, 364; si aduna per con-
certare circa la restituzione delle
riviere al re, 188, 369; per chiedere
allo Chaumont un salvo condotto
per un'' ambasceria, 2o5, 382 ; deve
revocare la presa deliberazione,
2o5, 383 : decide che la guardia
del doge sia formata unicamente
di fanti forestieri, 243, 244, 389.
— (Consoli), d. Arti, chiamati a
deliberare sulla diminuzione di al-
cune gabelle, 48 n. i ; unitisi a
consiglio in S. Maria di Castello
con la compagnia di Gesù deci-
dono che sia cambiato Y ufficio
della Balia, 375; rie. 188, 369;
nei nuovi privilegi concessi dal re
di Francia si proibisce che siano
eletti senza licenza del governa-
tore e si vieta pure che indicano
adunanze senza il detto permesso,
546 ; capitani d. arti, rie. 556 ; —
d. ragione, eletti secondo la nuova
riforma, 84, 346.
Genova (Conventi), d. ("arce-
rati , 442 ; — d. Minori di
osservanza delT Annunziata, 442 ;
id. id. di Santa Maria del Monte,
442 ; id. id. di Santa Maria della
Pace, 442 ; — d. Sant'' Agosti-
no, 442 ; — d. S. Benigno, vi
si proibiscono adunanze di seco-
lari, 17G n. 3 ; vi furono sepolti il
padre, il nonno e lo zio di Carlo di
Chaumont, 344 ; — d. San Dome-
nico, 441 ; — di S. Francesco di
Castelletto, Luigi XII nomina Al-
labre de Saule capitano di detto
convento per proteggere il Castel-
letto, 212; r Allabre vi si for-
tifica, 217; primi assalti dei geno-
vesi contro di esso, 228, 38o ;
posizione di esso, 233 ; per V at-
tivo bombardamento dei genovesi
la casaccia di esso è data alle
fiamme, 234, 387 ; vigoroso as-
salto alle sue mura, respinto dopo
una mischia sanguinosa, 235, 387 ;
i francesi sgombrano da esso dan-
dolo alle fiamme, 235, 388; rie.
395 ; si comincia da esso V abbat-
timento delle case intorno a Ca-
stelletto, 282 ; rie. 283, 284, v.
anche Genova (Chiese) ; — d.
S. Maria di Castello, v. Genova
(Chiese); — d. S. Maria d. Con-
solazione, vi si proibisono adunanze
di secolari, 176 n. 3 ; 442 ; — d.
S. Teodoro, vi si proibiscono adu-
nanze di secolari, 176 n. 3. -
d. Servi, 442. .
— (Darsena), {dar^ena\ vi sbar-
Ó22
Indice Alfabetico
cano (jiovanni Monteborgo e Ni-
colò Cicogna, commissari al campo
di Monaco ; la plebe tenta entrarvi
per trarre vendetta su essi degli
errori commessi alP assalto di Mo-
naco, 204, 382; rie. 244; è visi-
tata da Ferdinando il Cattolico, 4 1 9.
Gknova ( Esercito contro Monaco ) ,
parte da Genova, 1 13, 346 ; muove
contro Mentone e Roccabruna, i2 5;
che si arrendono e sono saccheg-
giati, 126; giunge sotto le mura
di Monaco, 127; suo contingente
di forze, 127, 128, 129; si ac-
campa sul poggio di Montecarlo
e trova la Turbia occupata dai
nemici, i32; rifiuta le proposte
del comune di prorogare a gen-
naio la distribuzione delle paghe,
i35, 485; indisciplina e malumori
nel campo, 135, i36, 137, i38,
485, 489, 492, 495; sono inviati
al campo due supremi commis-
sari, 144, 35 1; consiglio di guerra
suir espugnazione di Monaco, 1 47,
497; gravi condizioni delP es. per
r avidità delle truppe mercenarie,
r indisciplina e V inettitudine di
quelle liguri, V inesperienza dei
capi, i5i, i52, 492, 495; vano
tentativo di bombardare Monaco;
i ripari per le artiglierie sono
deboli ; mancanza di zappatori per
ripararle, 157, 355, 5o3, 5o4, 5o5,
507; i brigantini non sorvegliano
sufficientemente il blocco di Mo-
naco, i58, 504; alcune truppe oc-
cupano i monti che ne dominano
le posizion", 160^ 5ii; sortita dei
monegaschi eh 2 inchiodano quattro
bombarde, 161, 35G; ritardo e
spese nel raccogliere guastatori,
1 64; giungono rinforzi, 1 64 n. 2 ;
navi inviate al campo riparano per
il maltempo a Noli, Vado e Sa-
vona, 174, 358; penuria di pol-
vere per le artiglierie, 178, 362;
si calcolano circa 6000 fanti nel-
r esercito, 36 i; abbondanza di vet-
tovaglie al campo, J64; rampogne
agli artefici che si lagnano di non
essere pagati, 178; le artiglierie
abbattono buon tratto delle mura
di Monaco, 18J; disastrose diser-
zioni di milizie dal campo, 184,
5 1 8 ; una compagnia di soldati
tornando da Monaco è assalita
presso Savona dagli uomini del
d^ Allègre, 188, 3%; è respinto
con gravi perdite un assalto dei
venturieri della Turbia contro le
artiglierie gen., 192, 370; le mi-
lizie \ orrebbero opporsi alP im-
barco dei prigionieri per Genova,
192; penuria di polvere per le ar-
tiglierie, 196, 371 ; Genova invia
munizioni e fanti, 197, 374; scontro
favorevole coi monegaschi, 199,
n. I, 374; 52 1 ; air annunzio che
il d'' Allègre con un esercito muove
in aiuto di M., il comune ordina
di dare V estremo assalto alla for-
tezza, 202, 379 ; con un energico
bombardamento durato tre giorni,
aperta una breccia, le milizie si
slanciano alP assalto, ma, dopo
grandi prove di valore, devono ri-
tirarsi, 2o3, 38o, 38 1 ; imbarcate
le artiglierie, V esercito si ritira a
Ventimiglia, 204, 38 1; difende va-
Indice Alfabetico
623
lorosamente la città dagli attacchi
delPesercito francese, 207,384,385.
Gknova (F a X o r i) , probiviri scelti per
reiezione degli anziani, 41, 42
n. I, 324, 325 ; 402.
— (Fortezze), Briglia, nuova for-
tezza fatta costruire da Luigi XII
presso il faro di Genova, 271 n. 1;
i gen. sono obbligati a pagarne
le spese, 274, n. i, 4o5, 53 1 ;
giungono dalla Lombardia molti
guastatori per la costruzione di
essa, 277, 278, 407; per innalzarla
si minaccia di abbattere la Lan-
terna, 279, n. 1, 408; i lavori in-
torno ad essa procedono con grande
alacrità, 283 ; v. anche Genova
(Capo di faro); — Castellaccio
[Castelacio - Castela:fo - Castel-
lammo) vengono fatti da esso
segnali ai nobili per avvisarli
della calata dei polceveraschi
in Bisagno , 36^ 3y ^ 323; si
ripete lo stesso avviso per la
stessa causa il 7 settembre i5o6,
39, 326 ; vi entra una guarnigione
di 40 uomini , i popolari arrestano
dieci francesi che vi volevano en-
trare, 186, 36j ] intercettano vi-
veri direttivi, 187, 368; lo assai-
tono e Io prendono, 223, 378 ;
vi pongono una guarnigione di
5o uomini, 223, 224 ; ne inviano
la notizia allo Chaumont, 224,
379 ; rie. 227 ; V esercito francese
si dirige verso di esso, 264, 397 ;
i genovesi si riducono in esso,
265 n. I ; nei patti della resa di
Genova è compresa la restituzione
del C., 266, 398 ; il re si reca a
visitarlo, 401 ; vengono giustiziati
coloro che avevano fatto scempio
dei soldati francesi di guarnigione
al C., 27 )', 404 ; — Castelletto,
occupato da truppe francesi, 1 5,
3 1 8 ; i popolari temono che per
i disordini della città il governa-
tore vi si voglia ritirare, 43, 326;
i commissari al campo di Monaco
chiedono V invio del bombardiere
di C, 159, 5o5 ; rie. 181 ; il ca-
stellano Galeazzo di Salazar (nel
testo è scritto erroneamente Pietro
di S.) lo rifornisce di munizioni
e di legnami per ripari, 186, 363;
vi entrano truppe, 186, 187, 366,
367, 368 ; G. Salazar vi traduce
molti popolari fatti prigionieri men-
tre assistevano al vespro in San
Francesco, 189, 370; rie. 189
n. I ; il re di Francia invia un
suo usciere di camera per coope-
rare alla difesa del C, 2 1 1 ; e
lo nomina capitano di S. Fran-
cesco di C, 212; le guardie del
Palazzo passano nel C, 217, 375,
523 ; bombarda Genova, 374, 3j6-^
i prigionieri genovesi sono incar-
cerati in fondo ad una torre, 221,
524 ; viene mandata una grida
che proibisce di dare sovvenzioni
a quelli del C, 226, n. 3, 227 n.,
379 ; rie. 227 n. i ; è proibito il
passaggio per le vie attigue al C
dopo PAve Maria, 228 ; bombarda
nuovamente Genova, 383; si eleg-
gono sei capitani deputati a diri-
gere la presa del C, 2 3o, 383 ;
23i, 384; sua posizione, 233;
primi tentativi contro di esso ,
624
Indice Alfabetico
234; si comincia a bombardarlo,
234, 387; il doge Paolo da Novi
giura che appena preso il C. lo
farà distruggere, 241, 388; parte
deir artiglieria puntata verso il G.
è rimossa e ritirata in Palazzo,
244, 390; dal C. si fanno segnali
all'esercito francese, 257, 51)5; e
si bombarda Genova durante la
battaglia coi francesi, 261 , i sol-
dati del C. manomettono le case
della Maddalena e ciò vien loro
proibito dagli inviati del re, 268,
398; salve delle artiglierie del C.
per il solenne ingresso del re di
Francia in Genova, 270 ; viene
visitato dal re di Francia; le donne
dei prigionieri nel C. gli presentano
una supplica, 401 ; che viene ri-
messa a Carlo di Ghaumont, 402;
si ordina di portarvi tutte le arti-
glierie tolte ai genovesi, 271, 403 ;
i soldati di esso fanno ogni giorno
prigionieri per esigere poi il ri-
scatto, 272, 4o3 ; si chiede al re
la liberazione dei cittadini rimasti
prigionieri nel G., 275, 406 ; ri-
sposta confortante di Michele Riccio
a nome del re, 276, 406 ; si abbat-
tono molte case attorno al G. per
renderlo più sicuro, 282 ; rie. 3o2 ;
le artiglierie private portate al G.
non sono restituite, 283 ; i prigio-
nieri genovesi vengono lasciati in
libertà in cambio di una forte
somma, 283, 284, 412, n. i ; rie.
285 ; vi è tenuto prigione Paolo da
Novi, 289, 41 5; rie. 5G3-^ nomi di
alcuni dei p-':^ionieri nel G., 564,
Genova, (Giudice dei malefici),
sono citati dinanzi ad esso alcuni
nobili, 180.
— (Gonfalonieri), {confalonieri),
i cittadini ricevono T ordine di ubbi-
dire ad essi, 228, 38o; rie. 23 i, 385.
— (Governatore regio), nor-
me per la sua elezione, suoi di-
ritti e suoi doveri, 537, 538, 539,
540, 542, 544, 545, 546; V. anche
(]leves (di) Filippo.
— (Lanterna), {torre di Codefà\
(faro del porto di Genova), presso
di essa si attacca il combattimento
tra francesi e genovesi, 264, 397;
rie. 270 ; il re di Francia decide
di farvi costruire una fortezza che
avrà il nome di Briglia, 271 n. i ;
ed obbliga i genovesi a pagarne
le spese, 274, 405 ; rie. 278 ; per
innalzare il nuovo castello si mi-
naccia di abbattere la L., ma poi
si recede da tale proposito, 279,
n. I, 408.
- (L oggi e), d. borgo di S. Ste-
fano, vi si radunano molti citta-
dini e vi giurano di abbandonare
ogni partito e di non volere i
cappellacci, 341 ; — d. Setaioli
{Seateri)^ in piazza dei Gigala , vi
officiano i 12 anziani, 61, 335;
vi si tengono vari consigli, ìij^ìZ?).
— (Luogotenente regio),
norme delP obbedienza da pre-
stare ad esso, 539, ^4^5 "C- H^l
suoi doveri, 544, 548; v. anche
Roceabertino Filippo.
— (Macelli) di S. Andrea, i popo-
lari ordinano al maestro d'' armi
Gioardo di collocarvi certi cannoni
Indice Alfabetico
625
per bombardare via Lata , 36 ,
322.
Genova (Mercanti), ( popiilo
grasso ) , ottengono cogli artefici
due terzi degli offici civili, 422,
425 ; loro diversità di propo-
siti dal popolo minuto, 44, 329;
45, n. I ; 5o , 332; sperano
che la plebe accetti la proposta di
consegnare le riviere al re , yì :,
chiamati a consiglio in S. Maria di
Castello, 338; offrono denari per
rimpresa di Monaco, 35 i; rie. 364;
devono cedere alla prepotenza del
popolo minuto, 23o, 23 1 , 384;
alcuni ricchi popolari tentano al-
lontanarsi da Genova, 386; rie. 404;
lista dei mercanti che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
— (Mei o), si manda a chiamare ad
esso un tiglio del maestro d''armi
Gioardo per puntare certi cannoni
contro via Lata , 35 , 322 ; vi ac-
corre gran folla per assistere al-
l'* arrivo dei reali di Spagna , 58 ,
334 ; si parla di una casa al M. ,
36o ; il re Luigi XII vi si reca a
diporto, 270, 400,; V. anche Ge-
nova (Compagnie).
— (Monasteri"), rie. 545 ; — d.
Corpus Domini di S. Silvestro, 44^^;
— d. Madonna delle Grazie, 442;
— d. povere donne di S. Silvesti'o,
443; — d. S. Brigida, 442; — d.
S. Paolo di Genova , 443 ; — d.
S. Sebastiano, 443; - d. SS. Gia-
como e Filippo, 443.
— (M o r e e n t o), {Morsento\ (località
in G.) , una casa in M. è colpita
dalle artiglierie di Castelletto, 374.
Genova (Offici), civili, sono divisi
P-T metà tra nobili e popolari, 3;
i popolari ottengono di averne
i due terzi, 11, 317, 422, 425,427;
4 )4; proposte di riforme nelle ele-
zioni, 64, ìnj^ 469; nuove elezioni
84, 344, 345; restaurato il governo
francese tutti gli offici vengono
dati ai nobili e ai loro partigiani, 411;
— d. Balia, rie. 22 n.; elezione di
nuovi officiali, 39, 325; che viene
sanzionata dal popolo in un grande
consiglio a S. Maria di Castello ,
41 , 328 ; ampi poteri concessigli,
42 ; rio. 42 n. i ; invia lettere al
re, 447; ne riceve dai commissari
inviati alla Spezia, 45o ; è convo-
cato per deliberare sulla diminu-
zione di alcune gabelle, 48 n. i ;
il governatore offre il suo aiuto
a detto officio, 62, 336, iì^'^
chiede alPofficio di S. Giorgio un
prestito per la difesa di Genova ,
340 ; scrive al re di Francia ten-
tando di placarne lo sde^mo per
la conquista della Spezia e di Chia-
vari, 69; riceve lettere da N. Ode-
rico, 70 n. I ; si raccoglie in con-
siglio col governatore, gli anziani,
etc. e decide la consegna delle Ri-
viere al re, 71, 72; elegge Tarla-
tine Tarlatini capitano generale e
Pietro Gambacorta governatore del-
Tesercito genovese, 74, 452, 454;
rie. 74 n. I ; informa il re del con-
siglio tenutosi dai nobili ad Arquata,
79, n. I ; gli spiega la ragione della
mancata consegna della Riviera di
Levante e gli partecipa la partenza
del governatore; scrive a Filippo di
626
Indice Alfabetico
Cleves ringraziandolo dei buoni of-
fici verso Genova e lo informa del-
rinvio di altri ambasciatori; scrive
airOderico dei fatti accaduti in Ge-
nova , 80 n. 2 ; Oderico informa
r officio d'' aver consegnate le let-
tere al re, 8 1 n.; proroga il tempo
per il ritorno dei nobili in città ,
81 n. 1 ; annunzia ai commissari
della Pieve la partenza di artiglie-
rie, 95 n. 1 , 456; notifica alPOderico
la presa della Pie/e, 96 n. 2; dà
istruzioni ai due nuovi ambasciatori
a Luigi XII, 457; dà pieni poteri a
Peregro di Portofino su Rapallo, S.
Margherita e Portofino, 1 00 n. 1 ; rie.
loi; scrive ai commissari al campo
riguardo alle « pratiche movute
per il Lanterio », 1 1 5 n. ; riceve
lettere dal Bervey sulle condizioni
del campo e sulle gravi quistioni
delle paghe, 1J4, 48]; 488; 491;
è invitato ad affrettare rinvio dei
denari, i35, 485, 489, 491: notifica
al Tarlatino e ai commissari lo
invio di due supremi commis-
sari; 147; lettere da Paolo Batta
Giustiniani sulle condizioni del
campo di Monaco, 147, 496; scrive
ai commissari al campo di pren-
dere e bruciare le galee del Gri-
maldi a Villafranca, 1 5 1 n. i ; lettere
dai supremi commissari al campo
di Monaco notificano che le arti-
glierie genovesi vennero smontate,
i56, 157, 5o2, 5oj ; e chiedono
si inviino rinforzi, i 59, 509; ordina
che si arresti A. Gioardo, 162, 514;
lettere dai commissari al campo ,
514, 519; è incaricato di racco-
gliere danaro per Timpresa di Mo-
naco e per la salvezza di G., 1 72,
357; chiede ed ottiene dalPotf. di
S. Giorgio di fargli fede presso i
banchi di L. 80.000 per Pimpresa
di Monaco, 359; rie. 182, 364;
due officiali d. B. recansi invano
a Castelletto a pregare il Salazar
di restituire i prigionieri fatti nella
chiesa di S. Francesco, 190; è av-
visato che s' inviano a G. 63 pri-
gionieri delle truppe della Turbia,
192; scrive al Tarlatino sollecitan-
dolo a por fine all' impresa di
Monaco, 201, 202; il 9 gennaio è
abolito e sostituito da un officio
di quattro cittadini delegati ad
amministrare per tre mesi la cosa
pubblica, 210, 357; il primo feb-
braio viene reintegrato, 210, 366;
il 28 febbraio gli si sostituiscono
1 2 seniori del popolo, 210, 211;
375 ; rie. 218 n, i ; 2;^o; 38i; 385;
386; è convocato a Palazzo per
sancire reiezione a doge di Paolo
da Novi, 241 ; 243 n. 4; chiede
all'officio di S. Giorgio 5o.ooo
ducati per le spese di guerra contro
il re di Francia, 244, 390; scrive
insieme col doge agli officiali
della Riviera di Ponente riferendo
notizie sugli avvenimenti di Ge-
nova, 2 55 n. I, 2 56 n. 1; è sprov-
visto di denari per la guerra, 393;
elezione di nuovi officiali, 273, 402;
richiede denaro alP officio di S.
Giorgio, 4o3; gli officiali prestano
giuramento di fedeltà al re, 277,
n. 1, 533, 534; rie. 286; 410;
443 ; 481 ; 52 1 ,• 525 ; 526 ;
%
Indice Alfabetico
627
527; 5-28; 5jo ; 534; — d.
Banchi , 346 ; — d. Gazarla ,
346 ; — d. Maestrali (Mestre), for-
mato secondo la nuova riforma,
84, 345 ; mutato secondo T antica
legge della metà delle cariche ai
nobili, 403 ; — d. Mare, 345 ; -
d. Mercanzia, formato secondo la
nuova legge, 14 n. 3; rie. 346; —
d. Misericordia, 4o3 ; — d. Mo-
naco (li quattro deputati per la
spedizione contro Monaco) 1 1 5 n.,
126 n. 3 5 grida per i banchieri,
145, 35 1 ; riceve lettere da Ma-
nuele Canale, 476 ; da Paolo Bat-
tista Giustiniani, 140, 494 ; da
L. Bervey sugli avvenimenti del-
l'' assedio di Monaco, 1 59, 5o6 ;
rampogna gli artefici al campo di
Monaco per le loro lagnanze sulle
paghe, 178; rie. 472 ; 48 3; 486 ;
5o8 ; 5i I , ^iT) ; 317. — (i. Mo-
neta, chiamato a consiglio in S.
Maria di Castello, 42 n. 1 ; chia-
mato a deliberare sulla diminu-
zione di alcune gabelle, 48 n. 1 ;
proposte di riforme nella elezione
degli officiali, 64; partecipa al con-
siglio per la consegna delle riviere
al re, 71, 340; rie, 80 n. 2; ele-
zione degli officiali secondo la nuova
riforma, 84, 345 ; nuove elezioni
secondo T antica legge, 403 ; gli
officiali prestano giuramento di fe-
deltà al re, 277, n. 1, 533, 534;
rie. 456; 528; 53o; 53 1; 534; —
d. Monete, 346 ; — d. Padri del
comune, 4o3; — d. Pisa (cioè: per
gli affari con i\), elezione di nuovi
officiali secondo la legge dei due
terzi, 14 n. 3 ,• rie. 32; n. ; scrive
air ambasciatore genovese a Pisa,
74 n. I ; delibera di raccogliere
somme in difesa di P., -jè n.; —
d. Rotti, 346 ; — d. Ruberie {della
Arrotarla)^ nuovo officio mcaricato
di far restituire quanto era stato
rubato nella sollevazione popolare,
273, 4o3 ; — d. San Giorgio, 24;
è rie. quale possessore delF isola
di Capraia, 2 5 n. ; è chiamato a
consiglio in S. Maria di Castello,
42 n. I ; partecipa ad un consi-
glio tenuto per dare i pieni poteri
agli o'.Ficiali eletti per diminuire
le gabelle sulle vettovaglie, 48 n. i ;
si decide presso detto officio di
togliere la gabella dei marinai e
ridurre quella del grano e del vino,
3 Ji ; delibera di dare alPoff. della
Balia 1600 luoghi per la difesa di
G., 340; rie. quale signore di Pieve
di Teco (an. i5i2), 66 n. 2; in-
caricato di trattare coi commer-
c'anti per la sospensione di un
editto contro Savona, 8J n. 3 ; rie
348 ; elezione di nuovi officiali,
349 ,• i cancellieri delPoff. vengono
mutati perchè di partito Adorno,
146, 352 ; si rende garante per
To'", della Balia di L. 80.000 per
P impresa di Monaco, 359; Luchi-
no de Marini Castagna è ricordato
come officiale di S. G. , 1 87,
368; rie. 196; è richiesto dalP off. di
Balia di un prestito di 5 0.000
ducati (non 5.ooo come è stampato
erroneamente nel testo) 244, 390;
intercede perchè si salvi la vita al
marchese di Bollano fatto prigio-
628
Indice Alfabetico
niero in uno sbarco della flotta
franco-spagnola, 245 n. 3; approva
r emissione di 5 0.000 ducati psr
la guerra, 2 50, 391 ; raccomanda
al governatore della Corsica di
aiutare il reclutameato di fanti in
aiuto di G., 25 1 n. 2; delibera
d'' inviare fanti e cavalli in Corsica
per domare Ranuccio da Leca, 40 1 ;
nuova elezione degli officiali e
nuovo prestito air off. di Balia,
4o3 ; i nuovi eletti entrano in fun-
zione, 408 ; prestano giuramento
di fedeltà al re, 277, n. i , 5 5 5,
534; i castellani delP officio di
S. G. hanno T obbligo di prestare
giuramento di fedeltà al re o al
governatore, 540 5 compere e ga-
belle di S. G., rie 543, 545; il re
di Francia conferma nei nuovi
privilegi le concessioni date in pre-
cedenza air off., 546, 547, 548 ;
rie 556-^ v. anche Genova (Protet-
* tori deir off. di S. G.), — d. Savona,
è incaricato di trattare coi com-
mercianti genovesi per la sospen-
sione di un editto contro Savona,
83 n. 3; determina la durata di
detta sospensione, 84 n.,- — d.
Virtù, 345 ; — per la revisione
delle gabelle (caratate), 48 n. i,
49 n;
Genova (Officiali delle Riviere)
hanno V ordine d'' inviare in Genova
tutto il pesce che potranno racco-
gliere, 58 n. I ; rie. 92 n; il comune
di Genova annunzia loro la deci-
sione di muovere guerra a Monaco
98; — d. Riviera di Levante, avvi-
sati deir avanzarsi dei capi par-
tito Fregoso, 171; ricevono ordine
di mandare una grida contro i detti
. capi partito, 175, 176; e di ban-
dire i nobili dimoranti nella Rivie-
ra, 225, 525 ; si ordina loro di
mandare a Genova tutte le navi
cariche di grano che approdino
ai loro porti, 229; si notifica loro
il ritorno di Genova sotto la si-
gnoria del re di Francia, 527 ; —
d. Riviera di Ponente, devono proi-
bire che si asporti dai singoli luo-
ghi della R. qualsiasi sorte di le-
gname, 182; ricevono T ordine di
punire severamente i disertori dal
campo di Monaco, 184, n. ,5 18;
vengono loro inviate notizie degli
ultimi scontri coi F"ieschi e coi fran-
cesi, 255 n. 1 ; v. anche Genova
(Commissari).
Genova (Paci ficat ori ), rie. 9 n. 2 ;
eletti per pacificare le contese fra
nobili e popolari, i3, i5, n. 1,
317, 3 18 ; deliberano cogli anziani
ed il Roccabertino d'' inviare am-
basciatori al re di Francia, a Carlo
di (]haumont e a F'ilippo di Ra-
venstein, 18, 19, 319; loro car-
teggio con Giulio II e Luigi XII,
22, 428, 430, 4)1 ; con gli amba-
sciatori e col Ravenstein ad Asti,
28, 29, n. 3 ; vanno incontro al
governatore di Genova, 29, 3o
n. 1 ; la loro carica è prorogata dal
governatore, 33 ; rie. 34 n ; loro
adunanza in piazza de Marini per
prendere provvedimenti contro i
Fieschi, 35, n. 2; 322; vani tenta-
tivi di accordo tra essi e il gover-
natore circa il Fieschi, 36^ 32 2,
Indice Alfabetico
629
323 ; la loro carica scade col 7
settembre 1 5o6, 41, 3i8.
Gknova (Palazzo) (pjla:jio), residenza
del governo ; vi si recano i citta-
dini per protestare contro le vio-
lenze dei nobili, 433; rie 4^4; vi
con\iene gran numero di popolari
perchè si mandi in vigore la
legge dei due terzi e si ordina
che vi venga anche Gian Luigi
Fieschi, \2, 3 16, 425; pretendendo
questi di venirvi con 400 uomini
di guardia, viene cacciato dalla
città; i popolari tornati a P. vi
eleggono nuovi anziani secondo
la legge dei due terzi e 12 pacifi-
catori per rimettere la calma in
città, i3, 14, 1 5, 3 16, 317; i nuovi
anziani mandano da esso la grida
di deporre le armi, 14, 317; vi
entra il governatore di Genova ,
3i; rie. 35, 322 ; 3^^ ^24; vi si
eleggono gli anziani e la Balia,
32 5; i popolari temono che il go-
vernatore voglia fuggire da esso
per riparare al Castelletto , 43,
326 ; esigono che un grande con-
siglio sia tenuto a S. Maria di Ca-
stello invece che a P., 41, 328; vi
si conduce Paolo della Costa, 6 1 ,
335, 336; secondo una nuova ri-
forma ventilata, gli officiali vi do-
vrebbero restare in permanenza,
64, 338 ; vi si adunano in consi-
glio segreto gli anziani, la Balia ,
r officio della moneta ecc.^ 71,
340 ; il popolo irrompe a P. e ob-
bliga il consiglio ad annullare la
deliberazione presa^ 73^ 340 ; vi
pone come rappresentanti otto tri-
buni della plebe, y5 . 341 ; vi si
dovrebbe tenere un consiglio per
rendere le riviere al governatore
ma va deserto, 347; rie. 78; i can-
cellieri vengono mutati, perchè
tutti di parte Adorno, 146, 3 52;
vi si aduna un grande consiglio
per trovare denaro per V impresa
di Monaco e la difesa della città,
171, 356, 357; nuovo consiglio
allo stesso fine, 182, 364; rie 3 60;
36 1; 366] grande consiglio per la
restituzione delle Riviere al re, 188,
369 ; vi si dovrebbe tenere un
nuovo consiglio per lo stesso sco-
po, ma va deserto per due volte
consecutive tanta è la furia della
plebe, 193, 372 ; vi si elegge un
nuovo officio della Balia, 3y5] sono
inviate da esso milizie in soccorso
dei commissari assediati dalla ple-
be nella Darsena, 204, 382 ; vi si
tiene un consiglio per inviare una
ambasceria allo Chaumont, 2o5,
382 ; il re di Francia ordina che
le guardie del P. passino al Ca-
stelletto, 212, 2i3; poche di esse
obbediscono, molte restano al soldo
dei genovesi, 217, 3j5^ 523, vi sono
impiccati 5 fautori del Fieschi,
220, 221 n. I, 3y'/] vi è decisa la
guerra contro il re di Francia,
23 1, 384; rie. 385; vi è procla-
mata relezione a doge di Paolo
da Novi, 240, 388; parte da esso
una dimostrazione organizzata da
E'manuele Canale, per farsi eleg-
gere duce dei venturieri di guar-
dia al doge, 244, 389, 390; viene
ritirata in esso tutta V artiglieria
41
630
Indice Alfabetico
di S. Rocco, parte di quella di
Luccoli e della Maddalena, 247,
3<jo ; nella sala ove si aduna il
Senato si decide di inviare amba-
sciatori al campo francese, 526 ;
dopo la resa dei genovesi al re
di Francia vi sono inviati A ntonio
Maria Pallavicino e Mons. de Pe-
nis, 398; sulla via da S. Andrea
a P. è accantonata la cavalleria
francese, 269, ^99; il re entrato
in Genova va a dimorare a P.,
271, 400; rie. 401; vi si decide in
un t^rande consiglio di annullare
tutti gli uffici fatti durante il go-
verno popolare, 402; nella sala mi-
nore di esso è steso Tatto con cui
i genovesi promettono di obbe-
dire alle imposizioni del re, 532 ;
ordine di portare tutte le armi a
P., 40S; rie. 414; 418; 533; 549:
è rie. la campana grossa di P.
(an. 1279), 557; — V. anche Ge-
nova (Piazze), (Torri).
Genova (Piazze), d. Banchi, vi sono
percossi dai nobili due popolari.
5, 3i3, 314, 427, 433; rie. 3i6;
vi si riprendono, ma per poco, gli
affari, t5, 3 18; vi è saccheggiata
dalla plebe la casa di Anfreone
IJsodimare, 17 n., 319; rie. 418,-
vi è colpita dalle artiglierie di Ca-
stelletto la casa dei Serra, 3-6 ;
vi si trovano raccolti molti genti-
luomini genovesi pel solenne in-
gresso di Luigi XII in (Jenova,
270, 400; vi è impiccato Filip-
pino Armano, 404 ; vi sono tolte
le forche, 410; — d. Gigala,
nella loggia dei Setaioli ivi esi-
stente officiano gli anziani ; vi é
tratto per sospetti di trame Paolo
della Costa; vi è ucciso Corrado
Soffia, 61, 335, 336- — d. d'O-
ria, 9 n ; vi sono feriti dai popo-
lari in tumulto due nobili della
famiglia cC Oria, io. — d. Fossa-
tello, vi è impiccato un tal Fritolo,
408 ; — d. Giustiniani, si racco-
glie in essa gran moltitudine
di popolari che eleggono dodici
capitani del popolo, 314; passano
per essa i reali di Spagna, 419; —
d. de Marini (Marino), vi si aduna-
no gli anziani, i pacificatori e molti
cittadini per prendere provvedi-
menti contro i Fieschi, 35, 32 2 ;
vi giunge da parte del governa-
tore un cancelliere che invita gH
anziani ed i pacificatori a salire a
Palazzo, 36, 322, 323; vi si tiene
una adunanza e si decide di porre
la tassa delP 1 ojo su ogni mer-
canzia per le spese occorrenti alla
città, 367; — d. Maddalena, vi si
radunano alcuni cittadini dopo lo
scontro coi francesi, 261, 396; —
d. Molo, vi accorre gran folla per
assistere alP arrivo dei reali di
Spagna, 58, 334; vi si prepara il
palco per giustiziare Demetrio Giu-
stiniani, 407; il giorno dopo vi è
giustiziato, 278, 408 ; — d. Pa-
lazzo, vi è in tutta fretta compi-
lato e letto da due cancellieri del
comune il proclama che concede
ai popolari i due terzi degli
offici civili, 1 1 , 42 I ; si ordina a
tutti i cittadini di Genova di con-
venirvi per andare incontro al go-
Indice Alfabetico
631
vernatore, 29, 3o n. i ; il gover-
natore di Genova vi fa piantare
le forche e il palco della mannaia,
3i, 320 ; il re di Francia ordina
ai genovesi di portarvi tutte le
loro armi, 400 ; i genovesi vi pre-
stano solenne giuramento al re di
Francia, 273, 274, 275, 405, 406,
5 3 '5 ; vi è innalzato il palco per la
decapitazione di Paolo da Novi,
289, 4i5; sua morte, 290,416, —
d. S. Giorgio, vi si reca il gover-
natore di Genova e vi passa in
rivista la compagnia del molo, 35,
322 ; — d. S. Lorenzo, vi sorge
una fiera contesa fra un nobile e
un contadino, 8, 3 1 5 ; rie. 9 n. ;
— d. Sarzano, corre voce che vi
siano state sbarcale armi per i no-
bili, \5, 3 1 8; — d. Squarciafichi,
vi è lanciato un proiettile dalla
artiglieria di Castelletto che cade
air angolo della casa di Paride
Fieschi, SjG.
Genova (Podestà), al balcone della
sua casa è impiccato un tale di
Villanova d'' Albenga sorpreso a
portar lettere di nobili a diversi
cittadini d''Albenga, 232 n. 2, 386;
norme per la sua elezione, sue
mansioni e suoi diritti, 538, 542;
v. anche Solario Obertino.
— (Podesterie), di Bisagno, di
Polcevera, di Voltri, sMngiunge ai
nobili abitanti nelle tre pod. di
ritornare a Genova entro un limite
di tempo prefisso, 79, 342 ; il li-
mite viene prorogato, 80, 81, 3435
rie. 87, j6ì-^ i « canioni » di esse
deliberano di mandare ogni giorno
sei deputati al Palazzo di Genova
per informazioni, 371; le tre p. sono
dichiarate franche (libere da tasse),
iyb; ordine agli abitanti delle tre
p. di venire a Genova con le loro
famiglie e le loro robe, 2285 i sol-
dati delle tre p. vengono a soccor-
rere i genovesi per P assalto al
Castelletto, 234, 235, 387 ; il ter-
ritorio delle tre p. è messo a sacco
dai tedeschi costretti a rimanere
fuori di Genova, 272, 402; si
ordina alle tre p. di consegnare
tutte le armi a Palazzo, 418.
Genova (Ponti del Porto), ponte
d. Calvi, vi sono scaricati due grossi
cannoni, 388; — d. Cattanei, si
raccolgono presso di esso molti
gamberi bianchi morti, 374; — d.
Spinola, alcuni galeoni vengono
tratti a ridosso di esso e salvati
così dal bombardamento di Castel-
letto, 222 , 378 ; si raccolgono
presso di esso molti gamberi bian-
chi, 3o6, 374.
— (Porte), d. Acquasola, su essa
è confitta una parte del corpo
squartato di Paolo da Novi, 289,
41 5; — d. S. Andrea o delFArco
(ErcoJ, è munita fortemente dai
nobili per proteggere la loro fuga;
viene presa dai popolari, 12, 3 16;
ma resa nella sera stessa al Fie-
schi, i5, 3 18; rie. 3 18 n. 3; viene
rioccupata dai popolari, 3 19; rien-
tra per essa il governatore dopo
aver accompagnato G. L. Fieschi
fuori di città, 3y^ ^24; viene as-
salita dai borghigiani di S. Stefano
e di S. Andrea e tolta ai Fieschi,
632
Indice Alfabetico
J8, 324; i francesi fanno murare
tutte le porte e i portelli di Ge-
nova tranne quelli di S. A. e di
San Tommaso, 268, 399; sulla via
da essa a Palazzo viene accanto-
nata la cavalleria francese, 269,
.)99; vi è impiccato un certo
Andriano lorvano , 404; vi é
confitta una parte del corpo squar-
tato di Paolo da Novi, 289, 41 5;
rie. 563, V. Genova (Torri); d.
S. Stefano, viene assalita dai bor-
ghigiani di S. Stefano e di S. An-
drea e tolta ai Fieschi, 38, 324 ;
v. Genova (Borghi) ; — • d. S. Tom-
maso, i nuovi anziani nella caval-
cata attraverso la città giungono
sino ad essa ed ivi congedano i
sestresi e i polceveraschi accorsi
in aiuto dei popolari, 14, 3175
giunge sino ad essa il governatore
di Genova in un giro d' ispezione
per la città, 35, 32 1; la cavalleria
deir esercito francese contro Ge-
nova si spinge tino ad essa, 264,
3()/; i francesi fanno murare tutte
le porte e i portelli di Genova
tranne quelli di S. T. e di S. An-
drea, 368, 399; atto di Luigi XII
contro di essa e parole pronun-
ciate nel passarvi, 270; 399; vi è
impiccato un francese per aver
oltraggiato una genovese, 41 3/ su
essa è confìtta una parte del
corpo , squartato di Paolo da Novi,
289, 41 5; — d. Vacca, vi è impic-
cato un francese che aveva oltrag-
giato una genovese, 41 3; vi è
impiccato un giovane dei Saulo,
414; — Nuova, alcune case presso
il bagno e vicine alla porta sono
colpite dalle artiglierie di Castel-
letto, 376.
Genova (P o r t o), si fermano presso di
esso tre galere e due fuste che
dicono di andare verso il re di
Spagna; poco dopo partono e si
viene a sapere che erano cariche
di soldati per i gentiluomini, 33o,
33 1; sulle navi ancorate in esso
vengono requisite tutte le artiglie-
rie per r impresa della Spezia,
332; vi entra la flotta aragonese,
58 n. 2; 334; salpa da esso la spe-
dizione contro Pieve di Teco, 66^
340; si '.anno agevolezze alle navi
che vi porteranno grano farina
ecc., 109; vi entrano le navi ca-
riche delle artiglierie usate contro
Monaco e due galee da Ventimi-
glia, 207, 385, 386; diverse galee
ancorate in esso sono danneggiate
o affondate dal bombardamento
del Castelletto, 222; 378; la fiotta
franco-spagnola vi entra a insegne
spiegate e dopo breve cannoneg-
giamento ne esce dirigendosi verso
levante, 244, 245, 390; vi entrano
due fuste di Napoli, 407; vi arriva
la flotta spagnuola che porta i
reali di Spagna, 418: il redi Spa-
gna lo visita minutamente, 419.
— (Promontorio) (Premontoro)^
collina che chiude a ponente il
porto di Genova ; una bastia su
essa viene fornita di artiglieria e
di fanti contro Pesercito francese,
254, 394 ; viene abbandonata dai
genovesi prima che sopraggiun-
gano i nemici, 262, 3()6; i quali
Indice Alfabetico
633
se ne impadron'scono, 3g6; la ba-
stia è fatta spianare, 408 ; v. an-
che Genova (San Benigno).
Genova ( Protettori delT officio
di S. Giorgio), rie. 547.
— (Riformatori), dei magi-
strati civili, 65, 66, 84.
— (Riva) (sotto }a), località corri-
spondente air odierna « sotto Ri-
pa », 3jj.
— (San Benigno), località pres-
so il faro di Genova, viene forti-
ficata contro le truppe francesi,
2 56; è abbandonata dai genovesi
dinnanzi alPesercito francese, 396;
viene poi ripresa dai genovesi, 264,
397; v. anche Genova (Conventi),
(Promontorio).
— (Sapienti del comune),
officio composto di tre membri ;
essendo uno di essi Nicolò Oderico
inviato al re di Francia, viene sur-
rogato da Giacomo Senarega, iq
n. 3.
— {S e n a t o), riceve le proteste dei
popolari contro le prepotenze dei
nobili, 43 j; respinge le proposte
del pod. Obertino Solaro e dei po-
polari circa le misure contro i no-
bili, 7; il priore di esso invita in-
vano i nobili a presentarsi ad un
consiglio, 48 n. i ; rie. 64; 81 n. i ;
si procede in S. alle nuove elezioni
degli offici civili, 344; rie. 1 1 5 n;
121; riconosciuta P innocenza di
Alfonso del Carretto ordina che
un servitore di esso, arrestato per
sospetti, non sia torturato, 14'^,
483; si adunano in S. molti citta-
dini e decidono una generale ri-
conciliazione, 3555 rie. 173 n.; è
incaricato di ringraziare il papa
per il suo interessamento alle
sorti di Genova, 182 n. 2; proibisce
di parlamentare col castellano di
Castelletto, 226, n. 3; 227 n.; rie.
2 3o; è convocato a palazzo per san-
cire r elezione a doge di Paolo da
Novi, 240, 241, 388; il priore del
senato rivolge al doge la orazione
inaugurale, 241 ; alla notizia di pro-
poste di conciliazione con il re di
Francia il doge dichiara in S. che
farà ammazzare chi osi trattarle,
249, 391; nella sala del Palazzo
ove si aduna il S. si decide di in-
viare ambasciatori al campo fran-
cese, 526; nella sala minore del
Palazzo ove, d"" estate, si raduna
il S. è steso Patto per cui i geno-
vesi promettono di obbedire alle
imposizioni del re, 532.
Genova (Senatori), rie. i 5 n. i : due
di essi devono, per privilegio, appar-
tenere ai borghi di S. Stefano e di
S. Tomaso, 38 n. 1, 441; rispon-
dono alle osservazioni del vicario
del governatore, 65.
— (Sestieri), Portoria, vi è abbat-
tuta la casa di Paolo da Novi, 278,
407.
— (S indicatori), eletti secondo
la nuova riforma, 84, 345.
— (S i n d i e i del comune), rie.
88, n. 4; debbono giurare fedeltà
al re di Francia in nome di tutti
i cittadini, 538, 539.
— (Torri), d. Codefà, v. Genova
(Lanterna); — d. Molo, è infisso
su essa il capo di Demetrio Giù-
634
Indice Alfabetico
stiniani, 278, 408; vi è pure con-
fìtta una parte del corpo squartato
di Paolo da Novi, 289 , 4i5 ; —
d. Palazzo, dopo la resa dei ge-
novesi vi è innalzato Io stendardo
del re, 268, 398; vi è confitta su
di una lancia la testa di Paolo da
Novi, 289, 290, 41 5; — d. S.An-
drea, è assalita dai popolari e tolta
ai Fieschi, 38, 3 24.
Genova (Tribuni d e 1 1 a p 1 e b e), e-
letti il 24 ottobre 1 5o6, 75, 341 ; ^6]
errori degli storici precedenti nella
data del giorno della elezione, ^6
n. i; il numero dei T. viene por-
tato da otto a nove, 76 n, i, 343;
da prima non ebbero tale nome,
jj n.; impongono un editto con-
tro i nobili, 79, 342; gli anziani
ne riversano la responsabilità su
essi, 80; e li incaricano della esecu-
zione, 80, 343; deputati a proce-
dere contro i beni posseduti da
Luciano Grimaldi in (ìenova, 172,
173 n.; 358; a requisire certe ruo-
te di bombarde del palazzo di via
Lata, 174 n. i; rie. 36 1; muovono
fiere rampogne agli artefici del
campo di Monaco perchè si la-
gnano del ritardo delle paghe,
178; inviano lettere ai commissari
lodandone Popera, 178 n. i; sono
esecutori di una grida per il ri-
torno dei nobili in città, 180, 3 G3;
di un^ altra sui calafati e maestri
d''ascia, 182; Paolo da Novi esorta a
nome loro il cap. Tarlatino di porre
termine alP assedio di Monaco ,
i83 n.; concedono agli uomini di
Polcevera e di Bisagno di spogliare
e derubare coloro che venissero
di fuori, 187, 36'j^ 368; in una
nuova elezione essi vengono tutti
riconfermati, 189, 369; il 16 marzo
vengono cambiati e sostituiti da
altri, 379; ric2Jo; 238; sono con-
vocati a l^alazzo per sancire rele-
zione a doge di Paolo da Novi,
241, rie 526.
Genova (Vescovati), rie. 545.
— (Vicario ducale), sono citati
dinanzi ad esso alcuni nobili, 1 80.
— ( V i e ), d. Filo, inseguimento avve-
nuto in esso tra Giacomo Ghiglione
e Gian Giorgio F"ieschi, 8, 3 1 5; pas-
sano per esso i reali di Spagna,
419; — d. Luccoli (Liicwr/), è tolta
da essa una parte delP artiglieria
che ivi si trovava ed è portata
a Palazzo , 247 , 390 ; — d. Madda-
lena (carro^/o della Magdalena),
è tolta da essa una parte
delPartiglieria ivi posta contro il
Castelletto ed è portata a Palazzo,
247, 390; vi fanno incursione le
truppe di Castelletto, 395; il Salazar
vi fa abbattere un gran numero
di case, 282, 411; 285, 287; — d.
Pera, rie. 286 n. 3, 414; — d.
l^iccapietra {Picapria\ viene sbar-
rata dai popolari pel sospetto che
il governatore voglia fuggire da
Palazzo e riparare per essa a Ca-
stelletto, 43, 326; — d. San Do-
menico, id. id. - Lata (molto spesso
indica la casa di Gian Luigi Fieschi
che si trovava in essa), scende da
essa G. L. Fieschi per domare la
sollevazione dei popolari, ii,3i5;
vi si rifugiano molti nobili, il Fie-
Indice Alfabetico
635
sebi vi raccoglie milizie, ma i po-
polari muovono verso di essa ob-
bligandolo a lasciare la città, 12,
3 1 6; corre voce che vi sieno state
raccolte armi per i nobili, i5,
J18; e vi si radunino soldati, 16,
j 1 8 ; i popolari muovono verso
di essa e s''impadroniscono delle
case dei nobili, lO, J19, 436; Gian
Luigi Fieschi rientrato in Genova
provvede tosto il suo palazzo in
detta via di armi, di artiglierie e di
uomini, Ji, J2, J20, 444, 447,
448, 459; rie. J4; i popolari fanno
puntare contro di essa alcuni can-
noni, 36, J22; viene abbandonata
dai nobili che lasciano Genova,
J7, J2J, 444, 448, 460; rie. 327;
nelle case dei Sauli ivi esistenti si
preparano gli alloggi per il re di
Aragona, 334, rie. 404; vi hanno
alloggio il marchese di Marassi e
Giovanni di Biassa, 61, 335: e
fors\anche il cap. Tarlatine, iion;
una casa in essa viene colpita
dalle artiglierie di Castelletto, 374;
rie; 286, 41 5; nelle case dei no-
bili ivi esistenti è dato un ban-
chetto a Luigi XII, 407; rie. 41 5.
Genovesi {Genoati, Zenovesi) , ri-
spondono con grandi proteste di
obbedienza al re di Francia che
li esortava ad essere tranquilli,
9 n. 2 ; inviano doni ed amba-
sciatori al re d'' Aragona a Porto-
tino, 59, 335; offrono la signoria
al re d'' Aragona (0, ^9 n. i ; chie-
dono a Pisa il capitano Tarlatino,
75 n; ricevono aiuti dai pisani,
75 n; notizie su un carteggio per
una spedizione dei genovesi in
aiuto dei pisani, 76 n; giudizio
del re Luigi XII su essi, 78 n. r;
invisi a Carlo tf Amboise , 82;
comunicano al papa di aver
soppresso in suo onore un editto
contro Savona, 83 n. 3; rie. 92
n i; 108 n i; 112 n; inviano un
esercito contro Monaco, 11 3; con
speranza di una sollecita conquista,
1 1 4, n. 1 ; occupano Mentone e
Roccabruna, 1 1 7; rie. 1 1 8; rappre-
saglie del duca di Savoia per detta
occupazione, 118 n. 3; sono con-
vinti della facilità della conquista^
119; rie. !2i; il papa promette
loro aiuti, 124: prime avvisaglie
contro Monaco, 1 3 i ; prime diffi-
coltà, i32, 137; sforzi per la buona
riuscita delP impresa, 145, 146;
i nizzardi si rifiutano di muovere
contro i gen. 1 65; politica pacifica
dei gen. verso il duca di Savoia, i G6^
n.; rie. 168 n. i; il re di Francia
decide di punirli della loro disob-
bedienza, 181; il papa li informa
della disposizione d"" animo del re
di Francia verso loro, i85; dichia-
rati ribelli dal re di Francia, i85,
374; continuano Tassedio di Mo-
naco con varia fortuna, 191; 192;
193; artigiani e mercanti scelgono
alcuni cittadini per porre pace in
città, 193, 372, 3^3] tentano un
accordo col duca di Savoia, 193,
194, 195; rie. 2o3; alcuni cittadini
vorrebbero abbandonare G., ma
ne sono impediti, 217, 218; rie.
2i(), n i; indignati per le cru-
deltà del Salazar, 221, 222, 378;
636
Indice Alfabetico
assaltano e prendono il Castel-
laccio, 22J n. 2; decidono di muo-
vere guerra al re, 23o, 383; rie. 233
'234; raccolgono armi e denari per
la guerra contro il re di Francia,
254, n. i; 393; prestano solenne
giuramento di fedeltà al re, 533,
534; molti gen. si trovano nelPe-
sercito di Pisa, 404; il papa impe-
tra da Luigi XII clemenza per essi,
412 n. I.
Genovesi (Nobili), spalleggiati dal go v .
francese s"* impongono ai popolari,
3; hanno gli offici civili divisi a
metà coi popolari, ma in realtà
sono essi che comandano, 3, 3i3,
435; loro violenze contro i popo-
lari, 4, 422; sono difesi dal cronista
Alessandro Salvago, 4 n i; la« com-
pagnia de Taguo », 5, 3i3; com-
mettono nuove violenze contro i
popolari, 5, 6, 3i3, 3 14, 424,
427, 433; non obbediscono agli
ordini del pod.; eleggono quattro
deputati per provvedere alla loro
difesa, 7, 3i5; non volendo scen-
dere a transazioni coi popolari
provocano una sollevazione (18
luglio i5o6), IO, 3i5; alcuni fug-
gono da Genova, altri si rifugiano
nella casa di Gian Luigi Fieschi,
12, 3i5, 3 16; una nuova solleva-
zione popolare (20 luglio 1 5oG) li
caccia da Genova, 16, 3 18, 319,
428; le loro case sono prese e
saccheggiate, 16, 319, 437; rac-
coltisi in Gavi decidono d'' inviare
Andrea d'' Oria al re per difendere
la loro causa, 20; i loro rappre-
sentanti raccoltisi nel castello di
Montoggio stabiliscono di imporre
una tassa ad ogni famiglia nobile
per trovare i mezzi onde rientrare
in Genova, 21 n.; rie. 2 3, n. 2;
notizie sul loro partito, 2 5, 26;
timore dei popolari per i loro
armamenti, 28; rientrano con G. L.
Fieschi in Genova dopo Pingresso
del governatore in essa (3o Agosto
I 5o6), 3i, 32, 320, 459; accusano
il Ravenstein di essere stato cor-
rotto dai popolari 33, n. i; sono cac-
ciati di nuovo dai popolari, (4 Set-
tembre i5o6), Zj^ 323, 444, 448,
460; si lagnano della mala fede
del governatore di Genova, 40,
327; sono accusati dai popolari di
aver promesso ai loro soldati il
saccheggio della città , 43 , 328 ,
329; si astengono dal parteci-
pare ai consigli tenuti in essa,
48 n. i; loro armamenti, 33o, 33 i;
alcuni di essi si rifugiano nel mar-
chesato di Finale, 56, '}>yi\ dissua-
dono il re d'' Aragona dallo scen-
dere a Genova, 58; si adunano
ad Arquata, 73 n. i, 463; deci-
dono d'' inviare ambasciatori al re
diFrancia, al papa ed a Carlod''Am-
boise,79, 343; alcuni seguono il Cle-
ves in Francia per chiedere diretta-
mente soccorsi al re, 79; editto
dei popolari contro di essi, 79,
n. 2, 342; rie. 80; fanno rimo-
stranze al re per F editto , 8 1
n. i; rie. iio, n. 2; non ottem-
perano air editto, 81, 82; si rifu-
giano in Savona, 87; rie. 94; ac-
cusano Filippo di Ravenstein di
aver cagionata la perdita di Pieve
Indice Alfabetico
637
di Teco, 97 n; sperano in un
pronto soccorso delle armi tran-
cesi, 112 n. 2 ^ inviano ambascia-
tori a Luigi XII che li accoglie
benignamente, 120; 121; rie. 122;
mandano quattrocento venturieri
in soccorso di Monaco, i3g; i N.
raccolti in Savona assoldano truppe
in difesa della città, i5J, 352; gli
anziani di G. si lagnano col go-
vernatore di Savona delle loro
mene, 5oi , 5o2 ; gride dei popo-
lari contro di essi, 172, 358; of-
frono cento mila ducati al re di
Francia perchè mandi un esercito
contro Genova, 179, 362; altre
due gride contro di essi, 179,
180,362, 363; il governatore di
Savona li obbliga a restare in
essa, 365; alcune case di essi
in Genova vengono saccheggiate
da una compagnia di tristi, 365;
alcuni N. arrestati dal castellano
di Castelletto coi popolari raccolti
nella chiesa di S. Francesco, sono
rimessi in libertà, 189,370; molti
si dirigono ad Asti, 371 ; si uni-
scono a G. L. Fieschi e Carlo d^Am-
boise a Casale Monferrato, 3^ i ; mo-
lestano gli ambasciatori popolari a
Serravalle, 216, 522; ragioni per
cui [Vennero appoggiati dal re di
Francia, 220; alcuni di essi, abitando
presso Genova, sono perseguitati
dai popolari, 220; 224; sono requi-
site tutte le armi che si. trovano
nelle loro case, 225, 3jy, 3jS ; è
loro vietato di allontanarsi da Ge-
nova e s"'impone a quelli dimoranti
nelle Riviere di rientrare in città ,
225, 525; il doge ingiunge a quelli
dimoranti in (ì. senza le loro ma-
snade di restringersi in due case
per piazza per dare alloggio alle
famiglie accorrenti in Genova, 243,
389; i N. pagano seimila fanti che
si uniscono alP esercito francese
contro Genova, 2 58; gran numero
di N. è presente al solenne ingresso
di Luigi XII in Genova, 270, 400;
riprendono il loro antico predomi-
nio, 273, 402, 403 ; corre voce pre-
parino liste di proscrizione , 273 ,
404 ; festose accoglienze al re di
Francia, 278, n. 3, 405, 407; per-
secuzioni contro i popolari, 280,
410, 411, 412; sono presenti alla
decapitazione di Paolo da Novi,
290, 41 5 ; offrono ricchi doni al
castellano di Castelletto e alla sua
famiglia, 417; molti di essi si re-
cano a Savona pel famoso incontro
di Ferdinando il Cattolico con Luigi
XII, 418.
Genovesi (Popolari), le condizioni
economiche migliorate permettono
loro di gareggiare coi nobili, 2; e di
pretendere una più larga partecipa-
zione al governo, 3; hanno gli of-
fici civili divisi a metà coi nobili
ma chiedono che siano dati per due
terzi a loro; ragioni di tale pretesa,
3; angariati dai nobili, 4, n. i; 5,
6, 7, 3 1 3, 314; scelgono dodici ca-
pitani che sostengano le loro ra-
gioni dinanzi al luogotenente e agli
anziani, 7, 314; levatisi in armi
per le prepotenze dei Fieschi, ven-
gono con gran fatica acquetati, 8,
3i5: riuscite vane le trattative di
638
Indice Alfabetico
pacificazione coi nobili, si solle^'ano,
(iS luglio \ 5oC)) , io,3i5t4JJ;
ottengono cosi la concessione di
due terzi degli offici civili, i i , 42 i ,
422, 425, 427, 434; la plebaglia
saccheggia nella notte molte case
di nobili, II, 12, 3 16, 423, 425,
427, 4J4; adunatisi a Palazzo vo-
gliono che Gian I-uigi Fieschi vi
venga con poca scorta e poiché
risponde arrogantemente gli muo-
vono incontro costringendolo ad
abbandonare la città (19 luglio
I 5o6), 1 2, 3 I (1; ritornati a Palazzo
eleggono nuovi anziani secondo la
legge dei due terzi, e 12 pacifica-
tori per rimettere la calma in città,
i3, 14, I 5, 3 16, 317; si sollevano
di nuovo in armi (20 luglio i5o6),
e cacciano i nobili da Genova, 16,
3 18, 436; liberano molti uomini
di Sesfri, Polcevera e Bisagno Te-
nuti prigioni per debiti verso lo
stato; commettono saccheggi e pre-
potenze, 1 6, 3 19, 437; inviano am-
basciatori al re di Francia, al luo-
gotenente generale del re in Italia ed
al governatore di Genova, 19, n. 3;
23, 319; loro timori per gli arma-
menti dei nobili, 28; malumori per
il ritorno di G. L. Fieschi in Ge-
nova, 32, 444, 447; nuova solleva-
zione contro i nobili (4 settembre
i5o6), 34, 32 1; invio di una depu-
tazione al governatore perchè cacci
G. L. Fieschi da Genova, 34, 32 1;
cacciata dei nobili da Genova, 3y^
32 3,444; ottengono la elezione di
nuovi anzian-, )8, 325, 445; inse-
guono inolili, 39,325, 326,
445, 448; scoprono la politica am-
bigua del governatore, 40, 327;
tengono vin grande consiglio a S.
Maria di Castello per sanzionare
Topera dei vecchi anziani e rele-
zione dei nuovi; rifiutano di giu-
rare di movo fedeltà al re, 41, 42,
43, 32S ; sembra che più tardi vi
annuiscano, 43 n. i ; divisione di
idee e di propositi fra popolo grasso
e popolo minuto, 44, 329; delusi
nella speranza di accogliere i reali
d'Aragona, 58; inviano doni e am-
basciatori a Ferdinando il Catto-
lico a Portofino, 59, 60, 335; si
impongono al governatore, 61, 62;
3M\ Siy- presentano un progetto
di riforme per adire ai pubblici of-
fici, 6). 64, 338, 339 , 469 ; eleg-
gono 1 8 cittadini per attuare dette
riforme, 65, 66; inviano truppe alla
conquista di Pieve di Teco, 66^ 340,
456; aspirano air unione delle ri-
viere sotto il comando del gover-
natore di Genova , G8 ; decidono
yT inviare ambasciatori al re per
placarne lo sdegno per P occupa-
pazione della Spezia e di Chiavari,
(mj; si oppongono alla deliberazione
presa di consegnare le riviere al re.
71, 72, y3^ 340, 462; vedono con
indifferenza la partenza del gover-
natore, 341; editto contro i nobili,
79 , 342 ; si proroga il limite del
loro ritorno in città, 80, 81, 343;
inviano un' ambasceria al re, una
al papa e forse una a Carlo d'Am-
boise, 82, 344; sopprimono in onore
del papa un editto contro Savona,
83, n. 3; fanno nuove elezioni di
Indice Alfabetico
630
tutti gli olllci pubblici secondo le
ultime riforme, 84, ;)45; raccoltisi
in S. Maria di ("astello giurano di
dimenticare i partiti, j45; ragioni
che li spingono a muovere guerra a
Monaco, 91, n. 5, 4(^5; loro spe-
ranza nella condiscendenza del re a
detta impresa, 92, gì, 466; quali
conseguenze attendono dalla ca-
duta di Monaco, 93; la spedizione
contro Pieve di Teco nasconde i
preparativi contro Monaco, 94, ()5,
n. 3- primo imbarco di truppe per
Ventimiglia, io5, loG, 346; man-
dano Bernardo Veneroso alla corte
di Torino, 107, 346; notizie sullo
sdegno del re di Francia e del le-
gato pontificio per la mancata ces-
sione della Riviera di Levante e
per rimpresa di Monaco, no, in,
n 2 , 346 ; partenza deir esercito
contro Monaco, 1 13, 346; sono di-
fesi alla corte di Francia da N.
Oderico contro le accuse dei nobili,
121, 122; i loro ambasciatori sono
accolti benignamente dal pontefice
che promette aiuti, 1 24; le truppe
occupano Mentone e Roccabruna ,
12 fi; prime avvisaglie contro Mo-
naco, i3i; difficoltà delP impresa,
I 32 - I jj; eleggono nuovi commis-
sari, 144; si adoprano atutt''uomo
per là buona riuscita delPimpresa,
145 , 146 ; difficoltà che vi si op-
pongono, i5o, i5i, i52; si sfor-
zano di tenere una politica paci-
fica col duca di Savoia, 1 65, 1 66^
5 1 3 ; 1 67, 5 1 7; 1 68; mirabile unione
dei partiti contro le minacele dei
capi partito Fregoso, 1 7 1 , 3 55 ; pub-
blicano gride contro i nobili, 172,
173, 358; 179, 180, 362, 363; sono
dichiarati ribelli dal re di F" rancia,
i85, 374; non vogliono restituire
le Riviere al re, 189, 369 ; alcuni
di e;si raccolti nella chiesa di S.
Francesco di Castelletto per udire
i vespri sono fatti prigioni dal Sa-
lazar e tradotti in (Castelletto, 189,
370; vani tentativi di liberarli, 190;
il Roccabertino tenta d" indurli a
restituire le Riviere al re, ma essi
si oppongono, dicendo che non si
debbano rendere se non per or-
dine del papa, 193, 372; artigiani
e mercanti eleggono 12 cittadini
per porre pace in G. , 193 , ^72,
3j3 ; risposta del pontefice in fa-
vore dei popolari, 196; triste con-
dizione deir esercito dei popolari
sotto Monaco, 196; inviano Paolo
da Novi commissario al campo ,
200; sono stanchi d'ogni parvenza
di rispetto verso il governo regio,
219; considerazioni sulla loro po-
litica col re di Francia , 220 ; as-
saltano e prendono il Castellaccio,
22 3, n. 2; perseguitano i nobili,
22 5; dichiarano guerra al re, 2 3o,
383 ; bombardano il Castelletto ,
234, 387; assaltano le mura del
convento di S. Francesco, 235,
387; eleggono Paolo da Novi doge,
238,388; neir imminenza della
guerra con il re di Francia atten-
dono aiuti da ogni parte, ma que-
sti giungono in quantità irrisoria,
2 5o ; sconfiggono le truppe del
Fieschi spintesi sino a Ruta, 2 53,
393; devono ritirarsi dinanzi alFe-
640
Indice Alfabetico
sercito francese, 260, 396; inviano
due ambasciatori al campo fran-
cese per trattare accordi sulla resa,
263 , 397 ; ma poco dopo si riac-
cende la battaglia che finisce con
una nuova sconfitta dei popolari ,
264, 265, 397 , 398 ; viene decisa
la resa; notte di terrore e di fuga,
266, 398; eleggono sei loro difen-
sori, 401; arresti e supplizi dei P, ,
272 , 273 ; settantasei di essi ven-
gono dichiarati ribelli al re e rei
di lesa maestà, 276, 407; persecu-
zioni contro di essi da parte dei
nobili, 280, 410, 411, 412; lista
dei popolari che parteciparono ai
moti ed al governo popolare del
1 506-07, 55 1 ; V. anche Genova
(Artefici), (Mercanti).
Gentile Agostino, (Augiistmus de Gen
tilibus), vicario del convento di
S. Domenico, promette di pre-
gare per la salvezza di Genova,
441, 442.
Gentile (famiglia), chiamata a parte-
cipare al governo della città du-
rante la fazione popolare, 553.
Gentile Luca, eletto per la revisione
delle « caratate », 49 n.
Gentile Pietro, v. Riccio Pier Gentile.
Gerolamo d''Albaro, incaricato di di-
rigere la difesa di Albenga, 2 36.
Gerolamo di Chiavari, abbandona il
campo genovese presso Monaco
lasciando un debito a Luigi di
Bervey, 5o6.
Gerolamo di Fontanabona, bandito
da Genova, perché fautore dei no-
bili, 5i n. 3.
Gerolamo di Moneglia, viene eletto
anziano, ma essendo fuori di Ge-
nova è surrogato da Vincenzo di
Oliva, 38, 39, 325; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 1 .
(nel testo a p. 38, 39 è chiamato per errore
Giorgio ei 0 pur.' errato che venisse surro-
gato anche da Luii^i Xì Olone, v. Aggiunte
e correzioni)
Geronima, priora del monastero del
Corpus Domini di S. Silvestro, pro-
mette di pregare per la salvezza
di Genova, 443
Ghibellini, rie. 26.
Ghibellini nobili, {gentili homini ge-
belini) destano scissure in Genova,
(an. 1398), 559.
Ghiglione Giacomo, {Giacomo Ghi-
gione^ Gigione, Giglione^ Giiilione
lacobus Ghuiglionus) , macellaio,
oriundo di Polcevera, prende le di-
fese di un suo parente contadino
contro un Fieschi, 8, 3 1 5 ; viene
bandito da Genova, 9, n.; com-
mette soprusi e prepotenze in vai
di Polcevera, i83 n,, 365; non
obbedisce agli ordini del cap. Gia-
como Corso, attacca battaglia e
viene sconfitto ; sue mene miste-
riose, 262, 396 ; bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà, 409, 529.
Ghisolfi (Gidsolfì) (famiglia), chiamata
a partecipare al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Giacomo di Rapallo, scelto dagli ar-
tigiani per pacificare gli animi dei
cittadini, 372 ; viene eletto offi-
ciale di S. Giorgio, 404, 534; an-
noverato nella lista dei cittadini
Indice Alfabetico
641
che parteciparono alla "azione po-
polare, 552.
Giambono Benedetto {Benedictus
Iamboni\ eletto officiale di San
Giorgio, 349; deputato dal partito
Fregoso a regolare gli offici, 352;
bandito da Genova reo di lesa
maestèi, 409, 529; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Giambono Marco {Marcus lamboni)^
un suo brigantin-) viene inviato
con artiglierie e munizioni al ri-
acquisto della Spezia 52, n. i; gli
é affidato il comando di una ga-
lera, 386; bandito da Genova reo
di lesa maestà, 410, 529: annove-
rato nella lista dei cittadini che
parteciparono . alla fazione popo-
lare, m.
Giamon, V. Amboise(d\) Carlo, signore
di Chaumont.
Gian Antonio di Chiavari, inviato a
Spezia ed a Chiavari per farne ab-
battere i castelli, 2JI n. 1.
Gian Guglielmo (VUI) marchese di
Monferrato, è al seguito di Luigi
XII air impresa contro Genova,
258.
Gian Maria di Pegli, rie. 102.
Gian Maria di Pentema, arrestato e
tradotto in via Lata, viene libe-
rato da alcune donne, 286 n. 3,
287 n., 414, 415.
Gian Paolo da Leca (Lechanus)^ capo
partito corso, s''intercettano sue
lettere per le quali si scopre che
i nobili lo eccitano a sollevare la
Corsica contro il governo popo-
lare, 24 n. i; rie. 2 5 n.
Giannotto, scudiero del Roccabertino
è mandato al Salazar per chieder-
gli spiegazioni sulParresto dei po-
polari nella chiesa di S. Francesco,
190; inviato per la stessa ragione
a Carlo d''Amboise, 214, 522.
Gigione, v. Ghiglione.
Giglione, v. Ghiglione.
Gioardo Ambrogio, artigliere {inge-
gnerò^ maestro bombarderò), è in-
viato con artiglieria a riprendere
la Spezia, 52; rie. 95 n. 2; inviato
con artiglierie ad Albenga, 456;
ed incaricato di studiare un piano
per Tespugnazione di Monaco, 98;
mandato di pagamento per le sue
mansioni, 472 ; eletto ingegnere
deirimpresa, 109, n. 4, 473; rie.
1 14; comandante delle artiglierie,
128 n. 3; si lagna dei suoi dipen-
denti, i34, 484; chiede riforni-
menti di polvere, i )6 486 ; rie.
1 37, 487; è inetto al comando
delle artiglierie, i j8 ; rie. i53; é
biasimato in lettere dei commis-
sari, I 58, 5o5; e di Luigi di Bervey,
159, 492, 509; viene arrestato,
162, n. 2, 514; sue colpe, i63,
5i5, 5 16; inviato a Genova e indi
al castello di Lerici, 1 6j, 36 1; rie.
i63 n. I ; 164 n. i ^ rimesso in
libertà con F ordine di recarsi to-
sto a Genova per provvedere col
fratello Gregorio alla difesa di essa,
243, n, 4; rie. 490.
Gioardo (famiglia), rie. 164 n. 1.
Gioardo Gregorio , bombardiere , in-
vitato dal comune ad accelerare
la costruzione delle artiglierie, 222,
n. 2; incaricato di provvedere col
Ó42
Indice Alfabetico
fratello Ambrogio alla difesa di
Genova, 24 j, n. 4.
Gioardo Lorenzo, speziale, inviato a
Carlo d''Amboise per chiedergli giu-
stizia per r arresto dei popolari
operato dal Salazar nella chiesa di
S. Francesco di Castelletto, 1 i^^o,
370, 522; rie. 214; incaricato di
provvedere che i nobili dimoranti
in Genova o nelle vicinanze non
se ne allontanino, 225, n. 3.
Gioardo, maestro d''armi, un tìglio di
esso e incaricato di piazzare certi
cannoni contro via Lata per bom-
bardarla, 35, 36, 32 2.
Gio. Batta di Portofino, commissario
nella Riviera di Levante, 99; com-
missario alla podesteria di Rapallo
e Fontanabona, 226.
G'ocia, v. Chioccia Antonio.
GiOFFREDO, Storia delle Alpi marit-
time ; Mon. Hist. Pat. SS., 140
n. 4.
(jiorgio di Moneglia (errato nel testo
p. 38 per Gerolamo), v. Gerolamo
di M.
Giorgio di Zoagli (de Zoalio\ eletto
pacificatore, i5, 3 18; e massaro
dei pacitìcatori, i 5 n. i ; scelto dal
partito Fregoso come commissario
al campo di Monaco, ma non in-
viatovi, 144, 35o; incaricato di
consegnare ai supremi commissari
i denari per le paghe alle truppe,
145 ; viene eletto anziano, 402,
5Jo, 5J4; annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 1.
Giovanna d''Aragona e di Castiglia,
cenni biogratìci, 60.
Giovannettino di Montoggio, bandito
da Genova perchè fautore dei
nobili, 5i n. 3.
Giovanni, cancelliere del capitano
Gambacorta, rie. 102 n.
Giovi, sono valicati dal governatore
di Genova nel lasciare questa città,
79, 342; Pesercito francese incen-
dia due case su di esso, 254, 394;
e lo incendia tutto una seconda
volta, 254, 394; i montanari dei
G. assalgono le milizie tedesche
partenti con un ricco bottino ,
ma i tedeschi incendiano i villaggi
vicini, 272.
Giovo Simone (Simone de Ingo), in-
viato commissario alla Spezia, 5 1 ;
53 n. I ; ambasciatore al re di
P'rancia, 82, 344; istruzioni impar-
titegli, 457; rie. i55 n. 2 ; di ri-
torno dalla corte di Francia deve
attendere a Sai uzzo il salvo con-
dotto dal duca di Savoia, 195
n. 2.
Gitorello, v. Torello Guidone.
Giudice dei maletìci, v. Genova (Giu-
dice dei malefici).
Giudice Gasparo (Gasparo Indice ,
Gaspariis Index), sindico di Ven-
timiglia, 474; inviato al governa-
tore di Nizza per avvisarlo della
presa di Mentone e di Roccabruna,
126, 127, 478; capitano di truppe
airassedio di Monaco, 1 29 ; porta
al campo di Monaco una com-
pagnia di Venti miglia di cento
ottantacinque uomini pagati a sue
spese per dieci giorni d"' assedio,
197, 198, 520; invoca insieme ai
commissari pronti soccorsi pel «am-
Indice Alfabetico
643
pò, 198, 320; gli viene decretata
la cittadinanza genovese estensi-
bile ai suoi discendenti, i y8 n. 1 .
Giudice Gerolamo, deputato ai festeg-
giamenti pel re d^ Aragona, 55 n. 2;
muove incontro ad esso, 5/ n. 2;
rie. 3oo.
Giudice Giorgio, deputato ali" officio
per la spedizione contro Monaco,
1 1 5 n; rie. 140 n. 2; 476.
Giudice Paolo, deputato alla presa
del Castelletto, 2 3o, 384; bandito
da Genova reo di lesa maestà,
409, 529 ; annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Giudice Tomaso, scelto dai mercanti
per pacificare gli animi dei citta-
dini, 3j3 ; annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Giuliano di Magnerri, i tigli di esso,
uno dei quali si chiama Morina e
Paltro è innominato, abbandonano
Genova, 3 36; annoverato nella li-
sta dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
Giulio n (della Rovere), papa, favo-
revole ai popolari, 4 n. 1; lettere
da Genova Io ragguagliano intorno
alla sollevazione contro i nobili,
18 u. i, 426; rie. 56, 5j n. i ;
trattiene i capi partito Fregoso in
Roma, 67 n. 2; pare abbia consi-
gliato rinvio del cap. Tarlatino a
(jenova, j> n ; prende Bologna,
343; conferma la legataria di Fran-
cia a Giorgio d^Amboise, 344 ; i
nobili decidono d'' inviargli amba-
sciatori, 79 ; che partono da Ar-
quata, 344; sono rie. 464; i popo-
lari gli inviano due legati per
congratularsi della presa di Bolo-
gna, comunicargli la soppressione
in suo onore di un editto contro
Savona e raccomandargli le sorti
di Genova, 82, 83 n. 3 ; rie. i rr
n. 2 ; conforta i genovesi a stare
uniti e a sperare nel suo aiuto,
124, 349, 355; in suo onore i ge-
novesi prorogano la sospensione
delPeditto contro quei di Savona,
124 n. i; ragioni per le quali so-
stenne i popo'ari, 124 n. 2; i Fre-
goso lasciano Bologna e muovono
verso Genova .contro il volere di
lui, 171, n, 2, 357; si interessa
delle sorti di Genova, che gli è
riconoscente, 182 n. 2; 18) n, 363,
364; e gli invia una nuova amba-
sceria, 366 ; consiglia i genovesi
di restituire le riviere al re e as-
sicura che indurrà il re di Fran-
cia a non far rientrare il Raven-
stein e G. Luig' Fieschi in Genova,
187, 188, 368, 369; i popolari di
(Jenova decidono di rimettere nelle
sue mani ogni quistione inerente
alla città, 189, 369, 370; rie. 19!;
372; ai quesiti propostigli risponde
di armare galere e raccogliere fanti
per Tarmata di Monaco e di non
prendere alcuna risoluzione per le
Riviere tinche non abbia ricevute
risposte dal re di Francia, 196,
373; ritorna da Bologna a Roma,
375; rie. 3'/6; scarsi aiuti inviati
da esso ai genovesi, 25o, 25 1 ;
cause di detta scarsezza, 25 i n. 1:
il re di P'rancia gli invia un car-
644
Indice Alfabetico
dinaie come ambasciatore, 404; suo
stupore per la presa di Genova,
267; invia il cardinale Antoniotto
Pallavicino a Luigi XII per indurlo
ad essere mite verso i genovesi,
specialmente verso la famiglia Sauli,
412 n. i; invia un secondo amba-
sciatore Gian Giordano Orsini a
Luigi XII per chiedergli di perdo-
nare Domenico Adorno e Ago-
stino Foglietta inviatigli da Genova
durante il governo popolare, 416;
rie. 416 n. i; si parla della vana
attesa che egli fece ad Ostia per
il passaggio del re di Spagna, 4195
rie. 477 n. i; 5oi; 5 15.
Giuria Antonio, v. Franchi (de) Giu-
ria A.
Giuria (famiglia), un giovane di detta
famiglia è bandito da Genova per
le sue prepotenze, 3 1 4.
Giustenice, quei di G. sono pregati dal
governo di Genova di aiutare i
Toiranesi, 206 n. 2.
Giustiniani Agostino, Annali della re-
pubblica di Genova con note di
G. B. Spotorno, rie. 4 n. i ; 5 n. i ,
n. 2; 7 n, i^ IO n. i; 19 n. 4; 24
n. I ; 58 n. 2 ; 66 n. 2; 76 n. i;
78 n. I ; 87 n. 3 ; giudizio sulle
cause delFimpresa contro Monaco
91, n. i; notizie sulla fuga e sul-
r arresto di Paolo da Novi, 288
n. I.
Giustiniani Andrea , deputato alla
presa del Castelletto, 23o, n. i , 384.
Giustiniani Antonio, eletto capitano
di Genova (an. 1401), 5 60.
Giustiniani Battista, la sua galera è ai
servizi di Ferdinando Gonzales ,
334; Genova gli affida il comando
di una galera, 386 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 552.
Giustiniani Bricio (Bripo)^ dirige la
sollevazione dei popolari contro i
nobili (18 luglio i5o6), io n. i ;
eletto capitano per raccogliere
fanti a guardia di Genova, 39,
32 55 deputato pei festeggiamenti
al re d'' Aragona, 55 n. 2; capitano
a guardia della città di Genova,
62, 33y] scelto dal partito Adorno
per regolare gli offici, 352.; inca-
ricato di trattare le quistioni con
le Riviere, 377; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 5 5 1 .
Giustiniani Demetrio, ambasciatore a
Filippo di Gleves, 2 3, 319; inca-
ricato di studiare la diminuzione
di alcune gabelle e rivedere i de-
biti di S. Giorgio, 48, n. i, 33o;
eletto per la riforma degli offici,
66 ; partecipa al consiglio del 22
ottobre i5o6, 71, n. 1. 340; di-
fende dinanzi ai tribuni il suo ope-
rato, yj, 341; deputato a ricevere
argenti per farne battere moneta,
373; eletto seniore del popolo, 375;
arrestato come reo di lesa mae-
stà e condannato a morte cerca
invano di riscattare la sua vita ;
viene giustiziato, 278, n. 2, 407,
408; rie. 529 ; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 55 1.
Giustiniani Eliano, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 408, 529.
Giustiniani Francesco, governatore di
Indice Alfabetico
645
Corsica, dà notizie alPofficio di S.
Giorgio sul reclutamento di fanti in
aiuto di Genova, 25 1 n. 2; 252 n.
Giustiniani Galeazzo, la sua galera è
ai servizi di Ferdinando Gonza-
les, 334.
Giustiniani Giacomo, capitano popo-
lare in Genova (an. 141 5), 56 1.
Giustiniani Giacomo, commissario per
la spedizione contro Pieve di Teco,
66, 340; (j4; indi commissario alla
Pieve, 101, n. i, 472, 480; riceve
lettere dagli anziani, 233 n.; e dal
doge con notizie sugli ultimi scon-
tri coi Fieschi e coi francesi^ 2 55
n. 1 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla fa-
zione popolare, 5 5 1 .
Giustiniani Giovanni, q. Paolo, ban-
dito da Genova reo di lesa mae-
stà, 408, 529.
Giustiniani Greghetto , capitano di
truppe genovesi alPassedio di Mo-
naco, 1 29 ; lettere inviategli dal
signore di Finale, 142, 35o; anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Giustiniani Luca di Moneglia, eletto
anziano, 345 ; eletto nuovamente
anziano, 402; annoverato nella li-
sta dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Giustiniani Luca q. L., eletto per la
revisione delle « caratate », 49 n;
eletto anziano, 53o, 534 ; anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 553.
Giustiniani (maggiorenti), sono chia-
mati al cospetto dei tribuni della
plebe, j6.
Giustiniani (nave dei), giunge a Ge-
nova da Nizza con un carico di
sale, 374,
Giustiniani Nicola, è scelto come am-
basciatore al re di Francia ma
non vi è mandato , 69 n. i ;
inviato a Portovenere incontro al
re di Spagna, 414 ; annoverato
nella lista dei cittadini che par-
teciparono alla fazione popolare,
553.
Giustiniani Nicolò, eletto <■<■ difensore
della libertà «, (an. 1436), 562.
Giustiniani Pantaleo, q. Battista, ban-
dito da Genova reo di lesa maestà,
408, 53o.
Giustiniani Paolo Battista {Banca ."),
dirige la sollevazione popolare
contro i nobili (18 luglio 1 5o6),
io; viene eletto anziano, 14, 317,
n. I ; commissario nelP esercito
mandato contro Monaco, io5; rie.
134, 484; tratta coi venturieri
mandati dai nobili in soccorso di
Monaco atfmchè passino al campo
genovese, 139, 352; 491; riferisce
agli officiali delP impresa di Mo-
naco il tradimento di detti ventu-
rieri e le pretese dei fanti geno-
vesi e chiede informazioni sulle
corti di Savoia e di Milano e su
Gian Giacomo Trivulzi, 140, 141,
494; gli. sono indirizzate lettere
dal signore di Finale, 142, 35o,
480; scrive agli officiali della Balia
sulle condizioni del campo e sulla
necessità di grandi rinforzi, 147,
496, 497, 498 ; dà notizie di un
42
646
Ia<'':ce Alfabetico
fatto d^armi coi fanti della Turbia,
1 48, 499 ; deir entrata di milizie
ausiliarie in Monaco, 149, 1 5o ,
499; commette soprusi e prepo-
tenze in Genova, 18 5 n. . 365:
bandito da Genova reo di lesa
maestà, 408, 529; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 55:.
Giustiniani (piazza), v. Genova (Piazze).
Giustiniani Pier Battista, rie. J28,
J5o, J54.
Giustiniani Seratino, vicario di S. Ma-
ria della Consolazione, promette
di pregare per la salvezza di
Genova, 442.
Giustiniani Silvestro, commissario
neir esercito genovese presso Mo-
naco , 200 , n. 1 ; si ritira col-
Pesercito a Ventimiglia ; riceve
istruzioni per il viaggio di ritorno
a Genova, 206 ; rie. 207 ; incari-
cato di andare ad imbarcare le
milizie del Tarlatino a Ventimiglia
per ricondurle a Genova, non ob-
bedisce e si trattiene in città, 2 5 1 ,
389, 397 ; deve seguire il re a
Milano, 408, 528; bandito da Ge-
nova, 408 ; annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono
alla azione popolare, 553.
Giustiniani Simone, rie. 23o n. 1 ;
deve seguire il re a Milano, 528;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione
popolare, 532.
Giustiniani Stefano di Moneglia, eletto
capitano del popolo, 3 14; pacifi-
catore, i5, 317; scelto dai mer-
canti per pacificare gli animi dei
cittadini, 373; rie. 385, eletto con-
sigliere del doge, 392 ; inviato a
Carlo d''Amboise per trattare ac-
cordi sulla resa di Genova, 2 63,
'3qj, 5265 inviato per la stessa
causa al re di Francia, 267,398 ;
scelto dai popolari come loro di-
fensore, 401; viene eletto officiale
della Balia, 402, 53 1, 534; anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 55 1.
Giustiniani Teofilo, priore di S. Ma-
ria di Castello, promette di pre-
gare per la salvezza di Genova, 441 .
Giustiniani Tomaso, deputato a rac-
cogliere armi di nobili, 378.
Giustiniano, v. Giustiniani.
Goano Barnaba, eletto doge, viene
spodestato da Tomaso Campo-
fregoso (an. 141 5), 56 1.
Goano Bernardo, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Goano {Guano), famiglia appartenente
al partito dei popolari, 16 n. i.
Goano Gaspare, eletto pacificatore,
i5, 3 18; rie. 40 n. i ; gli è affi-
dato il comando di una galea, '^31,
456; lettere inviategli dal signore
di Finale, 142, 35o; prende parte
ad un consiglio di guerra al campo
di Monaco, 147, 497; sulla sua
galea è imbarcato Ambrogio Gio-
ardo, 162, 514; il capitano della
flotta francese Pregent gli toglie
il comando della galea, 401 ; an-
noverato nella lis^a dei cittadini
che parteciparono alla fazione
popolare, 5 5 1 .
Indice Alfabetico
647
Goano (paese), si stringe in lega con
diversi paesi vicini, 389.
Goano l'elegro {Percgro de Goano)^
anziano, 14 n. 2; eletto per le ri-
forme degli offici non vi partecipa
perchè infermo, 66 n. i; è scelto
dai mercanti per pacificare gli
animi dei cittadini, 3y3 ; viene de-
putato a ricevere gli argenti alla
zecca, 2)1, n. 2; deve seguire il re
a Milano, 279, 408, 528; è annove-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Goano Pelegro di Bergamo (spesso
soltanto: Peregro di Bergamo)^
tribuno della plebe, yG n. i , j'j n;
eletto anziano, 345 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parteci-
parono alla fazione popolare, 552.
Goano Tomaso, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Gonfalonieri di Genova, v. Genova
(Gonfalonieri).
Gontero, v. Gualtero.
Gonzaga F'rancesco, marchese di Man-
tova, è al seguito di Luigi XII
nell'impresa contro Genova, 2 58;
prende parte al solenne ingresso
del re di Francia in Genova, 400;
parte da Genova, 401.
Gonzales Ferdinando (Gonsalvo Fer-
rando), viene a Genova incontro
al re d'Aragona, 57, 3J4; accom-
pagna i reali d'Aragona nel loro
viaggio a Savona, 418, 419.
Gorsigia, v. Corsiglia.
Governatore regio in Genova, v. Cle-
ves (di) Filippo, e Genova (Gover-
natore).
Grammaestro, v. Amboise (d') Carlo.
Grego Domenico (Greco/).), capitano
di truppe all'assedio di Monaco, 129;
lodato da Luigi Bervey, 159, 509;
la sua compagnia è più che de-
cimata dalla defezione dei soldati,
Gregorio di Bozolo, è inviato nella
Riviera di Ponente per raccogliere
galeoni, 3j6^ 3yy] annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 553.
Gregorio di Fegino (Fexino)^ castel-
lano della bastita della Spezia, loo
11. 2.
Gregorio maestro (d'armi), rie. 514.
Grenoble, nel parlamento di G. è
signore Stefano Oliviero di Vienna,
22; vi giunge Luigi XII nel suo
viaggio verso l'Italia, 237 n. i.
Grillo (famiglia), è chiamata a parte-
cipare al governo . della città
durante la fazione popolare, 553.
Grillo Lorenzo, eletto anziano, 38,
32 5; eletto seniore del popolo, 3'j5.
Grimaldi Agostino, vescovo di Grasse,
inviato dal fratello Luciano alla
corte di Savoia, 1 04; è l'anima di
tutto il movimento in favore dei
monegaschi a Nizza e alla Turbia,
149, n. 3, 499; rie. 477.
Grimaldi Ansaldo, la sua casa viene
saccheggiata dalla plebe, 3 16; è
^ incaricato dai nobili di studiare il
modo per rientrare in Genova,
2 I n.; aiuta con milizie il signore
di Monaco, 149 n. i, 499.
Grimaldi Bartolomeo, fratello di Lu-
ciano, è comandante supremo della
648
Indice Alfabetico
rocca di Monaco, i3o; tende un
agguato ai genovesi, 1 3 i .
Grimaldi (famiglia), diviene signora di
Genova (an. 126J), 55/, appar-
tiene al partito dei nobili, 16 n. i;
due Gr. portano alla Turbia de-
nari per le truppe, i55, 353; rie.
149 n. 1; 273; è chiamata a par-
tecipare al governo della citta
durante la fazione popolare, 553.
Grimaldi Francesca , sorella di Lu-
ciano, lo aiuta da Dolceacqua, 140
n. 3.
Grimaldi Francesco di Gattières (la-
cheto de Grimaldo dicto de Galera)^
rie. 149 n. 2 ; si trova a Tenda
per raccogliere soccorsi in aiuto
di Monaco, 477.
Grimaldi (galere dei), una di esse ta-
glieggia le navi genovesi, 9 3; due
galere sono inviate nel porto di
Villafranca , 1 o3 ; si ritirano a
Nizza, 1 5 1 , n. 1 ; le due galere si
uniscono a quelle del re di Fran-
cia, 181.
Grimaldi Gio. Batta, viene eletto offi-
ciale della Balia, 402, 53o, 534,
Grimaldi Giorgio q. Fr., viene eletto
officiale di S. Giorgio, 403, 534.
Grimaldi Giovanni II, signore di Mo-
naco, ucciso dal fratello Luciano,
(an. i5o6), 89 n. i; rie. per i re-
stauri al castello diMentone, 125,
n. 2. ^
Grimaldi Luca di Antibes ; sua figlia
è sposa a Grimaldi Ansaldo, 149
n. I.
Grimaldi Luciano signore di Monaco,
suo avvento al potere, 89 n, 1,
90; accuse dei genovesi per le ra-
pine da esso commesse, 91 n. 5,
465 ; ordine di Luigi XII di pro-
cedere contro di lui, 92, 466;
rie. 92 n., n. i ; lettera al Raven-
stein relativa ad un galeone cat-
turato, 92 n. 1 ; lettera al gover-
natore di Nizza perchè accolga
nel porto di. Villafranca le galere
monegasche, io3 ; al duca di Sa-
voia per chiedergli aiuti contro i
genovesi, io3, 104, n. i ; invia
alla corte di Savoia il fratello ve-
scovo di Grasse, 1 04 ; lettere a
Giano di Duyn grande scudiero di
Carlo II di Savoia, 104 n. 1; rap-
porti migliorati con la corte di
Francia, 112 n; si ricordano le sue
crudeltà, 348; rie. 116 n. ; 118
n. 3 ; 1 19 ; i25 ; suoi preparativi
contro i genovesi, 1 29 ; soccorsi
ricevuti, i3o; risponde arditamente
air intimazione dei genovesi di
arrendersi, i3i ; i genovesi met-
tono una taglia sulla sua testa,
i3i ; rie. 168, n. 1 ; ordinano il
sequestro dei beni posseduti da
esso in Genova, 172, n. 3, 173 n,
358; giunge a Genova da Monaco,
277, n. 2, 407; è tatto rinchiudere
nel castello di Milano da Luigi XII,
414; rie. 492, 5oi.
Grimaldi Manuele di Gattières, en-
tra in Monaco con milizie ausi-
liarie, 149, n. 2, 499.
Grimaldi Marco, banchiere, 55 n. 3;
eletto per la riforma degli offi-
ci, 65,
Grimaldi Maria, figlia di Giovanni II,
erede della signoria di Monaco ne
Indice Alfabetico
Ó49
viene spogliata dallo zio Luciano,
89 n. I,
Grimaldi Matteo, inviato a Genova
da laudano G., g2 n. i.
Grimaldi (parenti dei), raccolgono a
Tenda milizie al soccorso di Mo-
naco, i33, 477.
Grimaldi (rocca dei), v. Monaco.
Grimaldi, signori di Monaco, hanno
in feudo dal duca di Savoia Men-
tone e Roccabruna, 88; sono per
qualche anno signori di Ventimi-
glia, 89 ; i genovesi si preparano
ad assalire il loro dominio di Mo-
naco, 89 ; notizie sui signori di
M., 89 n. I ; 90; speranze dei ge-
novesi di abbatterne la potenza,
93; rie. 96; n5 n. ; 116 n. ; 139;
vengono soccorsi dai nobili ge-
novesi, i53; V. anche Grimaldi
Luciano.
Grimaldina (torre?), viene rinchiuso
in essa Pantalino da Meran, 248,
391.
Gropallo Battista, annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 553.
Grullero Vincenzo (Gurlero V.), anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 553.
Guacio Bernardino di Valenza, eletto
vicario di Genova, 280, n. 3,410.
Guaim Giulio, è forse in lui che si
può identificare il « caporale ro-
mano » inviato da Giulio II in
aiuto dei genovesi, 2 5 1, n. i.
Gualteri (famiglia), è chiamata a par-
tecipare al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Gualtero {Conterò)^ ^ argenterò » del
Cleves, 35, n. 3.
Guano, v. Goano.
Guarco Antonio, tenta invano di far
sollevare il popolo (an. 1398), 55().
Guarco Isnardo, eletto doge di Ge-
nova, (an. 1437), 563.
Guarco Nicolò, eletto doge (an. 1378),
558; obbliga i gentiluomini a ce-
dere metà degli offici al popolo,
558.
Guasconi, venturieri francesi che oc-
cupavano la Turbia, i 35; rie. 137.
Guelfi {Giwrfì), rie. 26; loro dominio
in Genova (an. i3i4), 558.
Guglielmo di Alessandria (Gtiilichmis
de Alcsandriaj , vicario dei frati
dei Servi, promette di pregare per
la salvezza di Genova, 442.
Guglielmotti A. , Vocabolario ma-
ì'ino e militare, rie. 228 n. 2 :
36i n. 1.
Guicciardini Francesco, della Istoria
d'' Italia., notizie sulla famiglia del
Carretto, 57 n, 1 ; giudizio sulle
cause delPimpresa contro Monaco,
91, n. 4.
Guidobono Nicolò, dottore in legge
e vicario del governatore, presenta
alcune osservazioni sulle riforme
nella elezione degli officiali, Gb.
Guilione, v. Ghiglione.
Guisolfi, V. Ghisolfi (famiglia).
Guizano Pietro , deputato a racco-
gliere armi di nobili, 378.
Gurlero, v. Grullero Vincenzo.
650
Indice Alfabetico
H
Haste, V. Asti.
Hautbois (di), v. Carlo di H.
Honeglia, v. Oneglia.
Honeto, v. Oneto.
Huglio Gobin, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 529.
I J
Jacob Paul, bibliophile, rie. 4 n. i.
lacobodi Brescia, v. Pegorella Giacomo
di B.
Jacques de Chabannes, signore della
Palice, muove con Tavanguardia
delPesercito francese contro le mi-
lizie genovesi, 259, n. i; ferito alla
gola cede il comando al duca di
Albania, 260.
Jamali, corsaro turco, sMmpadronisce
di una nave veneziana catturata
da un genovese e la brucia, j'20.
Jambone, v. Giambono.
lamon, v. Amboise (d^) Carlo, signore
di Chaumont.
lanoto Basso, v. Basso lanoto.
Ihamon, v. Amboise (d"') Carlo, signore
di Chaumont.
Iliice, v. Iberici.
Imperiale Cesare di S. Angelo,
rie. XII.
Imperiale (famiglia), una nave di essa
accompagna la flotta spagnuola,
333; è chiamata a partecipare al
governo della città durante la
fazione popolare, 553.
Imperiale Federico, eletto seniore del
popolo, 3y5.
Imperiale Michele, la sua casa viene
saccheggiata dalla plebe, J16.
Ingiberti (de) Franco, lasciato dagli
oratori genovesi quale « solicitator »
alla corte papale, i85.
Interiano (famiglia), è chiamata a par-
tecipare al governo della città du-
rante la fazione popolare, 55 J.
Interiano Pantaleo, viene eletto an-
ziano, 402.
Ioardo, v. Gioardo.
lorvano Adriano [lorvarno /!.), viene
impiccato alla porta di S. Andrea,
404.
Isère (signore della vai d''), v. Duyn
(di) Giano.
Isola (deir) Benedetto, detto « lo ca-
tiv'o », padrone di un brigantino
a cui vennero tolte alcune arti-
glierie per mandarle a Monaco,
201; bandito da Genova reo di
lesa maestà, 409, 529.
Isolani Giacomo (Solani C), di Bo-
logna, governatore di Genova (an.
1425), 562.
Italia, rie. 9; giudizio del re Luigi XII
suiritalia, 78 n. i ; il re di Francia
decide di partire per essa, 181; è
sulle mosse per scendere in l., 237,
n. I ; i signori d''l. muovono in-
contro al re di Francia, 248,391;
Luigi XII dice di esservi venuto
per debellare i suoi nemici e spe-
cialmente il popolo di Genova,
392; corre voce che V imperatore
voglia venirvi con un grande eser-
cito, 418;, rie. 449; 452.
Italiana Colombina, v. Colombina I.
Italiano Giovanni, q. Pietro, eletto
per la riforma degli offici, 65.
Indice Alfabetico
65 1
Italiano Pantaleo, eletto anziano, 5 io,
534-
Index, V. Giudice.
Ingo, V. Giovo.
lilla, V. Franchi (de) lula Bernardo,
luria, V. Franchi (de) Giuria Antonio,
lustinianus, v. Giustiniani.
Insto, maestro bombardiere pisano,
viene assoldato nelle artiglierie
alPassedio di Monaco, i38; 487;
492.
Izobio, V. Eusebio.
K
Katerina, v. Caterina.
KoHLER Cu., Les Siiisses dmis Ics
guerres d'' Italie de i5o6 a /5/2,
Genève, Jullien, 1897; 258 n. 2.
Lagorara (paese), si stringe in lega
con diversi paesi vicini, 3 89; gli
uomini di L. inseguono le truppe
dei Fieschi rotte dai popolari, 394.
Lampugnano (di), v. Oldrado di L.
Lannoy Rodolfo, bailivo d"'Amiens,
rie, 88, n. 4; eletto governatore
di Genova, 276, 277, 407 ; presta
giuramento di fedeltà al re, 277,
407; si reca coirambasciatore del
pontefice a visitare la famosa
« scodella » o sacro catino di S.
Lorenzo, 282, 417; rie. 284, 285;
ordina ai popoli della Riviera di
Levante di ricevere con tutti gli
. onori il signore di Fois, 418 ; gli si
fa onorevole accoglienza in Genova,
418; cosi pure ai reali di Spagna,
419; si reca a Savona per rendere
omaggio al re di Francia giuntovi
per il famoso convegno col re di
Spagna, 285; rie. 286 n. 1 ; lodi
del suo governo, 3o2, rie. 53o.
Lanteri Antonio {Lanterio) di Venti-
miglia, è forse Tignoto che assicurò
di prendere Monaco in 22 giorni,
I I 5 n.; r 1 6 n.
Lanterna di Genova, v. Genova (Lan-
terna).
Laon (vescovo di), v. Carlo di Lus-
semburgo.
Las (de) Jean, capitano di schiere as-
soldate dai genovesi per Fimpresa
di Monaco, 128.
Lasagna Gio. Batta (La^anùi), eletto am-
basciatore a (Jarlo d''Amboise, 21 3,
3fi6; parte per detta ambasceria,
ma torna indietro poco dopo coi
suoi compagni «re infeeta», 3j5,
3';'6^ Sjy, annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Lata (via), v. Genova (Vie).
Lavaggi (da), v. Francesco da L.
Lazania, v. Lasagna.
Lazaro (di), v. Oberto di Lazzaro.
Lazaro, v. Lazzaro.
Lazzarino di Pino, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409.
Lazzaro di Albaro, ollìciale della
moneta, 345; è annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Lazzaro di Camogli, officiale della
moneta, 345.
Lazzaro di Linario, bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà, 529.
Lazzaro (domino), rie. 487.
652
Indice Alfabetico
Leca (da) , v, Gian Paolo da L. ,
Orlando da L., Ranuccio da L.
Leccavela ( famiglia ) , chiamata a
partecipare al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Leixano (banco di), rie. 401.
Lemenge Giovanni, v. Meingre (le)
Giovanni.
Leonardi Gio. Batta, eletto padre del
comune, 345; deputato a trattare
le quistioni con le Riviere, 377 ;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione
popolare, 552.
Leonardi Perego, popolare, ucciso da
Domenico Negrone, 6.
Lercari Domenico q. S., incaricato
dai nobili di studiare il modo per
rientrare in città, 2 i n.
Lercari (famiglia), sulla nave di essa
sono requisite le artiglierie per la
impresa contro la Spezia, 332, chia-
mata a partecipare al governo
della città durante la fazione popo-
lare, 553.
Lercari Gasparo, sindico di Porto
Maurizio, 474.
Lercari Tommaso, rie. 1 00 n. i .
Lerici (Illice^ Lerexe\ i32 n. 2; rie.
243, n. 4; giungono a Genova due
grossi cannoni fabbricati a L., 388;
vengono fatti portare in Castel-
letto, 4o3; dipende dalPofif. di S.
(jiorgio, 547.
Lerici (Castello di) [Castellum Illicis),
rie. 2 5 n,- vi è rinchiuso Giacomo
de Mari di Capo-Corso, 24 n. i;
vi fu prigione Orlando tiglio di Gian
Paolo da Leca, ma riuscì a fuggire,
2 5 n., rigore esercitato in quelle car-
ceri, 2 5 n.; vi sono rinchiusi Am-
brogio Gioardo e due gentiluomini
arrestati per sospetti, 16J, jGi; il
castellano riceve Perdine di porre
in libertà Ambrogio Gioardo, 243
n. 4; il comune ordina che vi sia in-
carcerato il marchese di Rollano,
245 n. 3.
Lerici (di) Antonio, ambasciatore a
Carlo d''Amboise, 19, 20, 319;
istruzioni impartitegli, 20, n. 2 ;
risultato della sua ambasceria, 27;
lettere inviategli dalPolIìeio di Pisa,
32 n. ; 33 n. 2; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 55 1.
Lerici (di) Gio. Batta, (Gio. Batta de
Illice), eletto per la revisione delle
« caratate », 49 n. ; eletto officiale
di S. Giorgio, 349 ; scelto dagli ar-
tigiani per paciticare gli animi dei
cittadini, 372; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Lerici (di) Giovanni {Joannes de 11-
Iice\ pronunzia dinanzi al re di
Francia un'' orazione per chiedergli
perdono a nome del popolo ge-
novese e domandargli altre grazie,
275, 406; il suo discorso è ripor-
tato per intiero dal iMuton, 277
n. I ; è annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552,
Levante (Riviera di), v. Riviera di
Levante.
Levanto, sono tolti da esso i 5o fanti
di guarnigione, 100, n. 2; vi giunge
la flotta franco spagnuola, 390.
Indice Alfabetico
653
Levante (commissari di), v. Genova
(Commissari).
Levanto (di), v. Pietro Batta di L.
Leverone Rosso, nella casa di esso a
Fontanabona giace infermo G. L.
Fieschi, 49, 33o.
Ligny (conte di), v. Valerando di
Lussemburgo.
Liguria, il governo francese ordina
di farvi grandi feste per il matri-
monio della figlia di Luigi XII, 6
n.; rie. 55; 179; milizie venute
in Genova dalla L., 257, 395.
Linario (di), v. Lazzaro di L.
Lione, rie. 112; 122; Pambasciatore N.
Oderico inviato alla corte di Francia
spedisce da L. lettere a Genova,
443 ; anche i nuovi ambasciatori
alla corte di F"rancia inviano da
L. lettere a Genova, 184, 366
Loano, dipende dai Fieschi, 87.
Lodisius de Pentema, v. Luigi di P.
Loggie di Genova, v. Genova (Loggie).
Logia Gerolamo, deputato ai festeg-
giamenti pel re d"'Aragona , 55
n. 2.
Loise Gio., V. Fieschi Gian Luigi.
Loize Jo, V. Fieschi Gian Luigi.
Lombardi, alcuni ingegneri 1. vengono
a rafforzare la guarnigione del Ca-
stelletto in Genova, 186, 366; com-
pagnie di 1. abbandonano coi loro
capi il campo di Monaco, 197,
5.9.
Lombardia, corre voce che i nobili
genovesi vi preparino milizie con-
tro Genova, 28; che G. L. Fie-
schi le faccia venire a Quarto, 38,
324; rie. 327; 333] è governata
da Carlo d''Amboise, 78 n. 2 ; sol-
dati di L., 130; si ordina in L. di
non portar grano a Genova, 179,
363 ; un castello in L. si ribella ai
francesi, 374; Carlo di Chaumont
fa bandire per tutta la L. i geno-
vesi come ribelli al governo del re
di Francia, 374; vi è pronto un
grande esercito per marciare con-
tro Genova; rie. 236; 2J7, n. i;
385; 2 58 n. 2; giungono a Ge-
nova dalla L. molti guastatori per
la costruzione del nuovo castello,
'^77-^ 278, 407; rie. 409.
Lomellini Agostino di Battista, {Lo-
mellino)^ eletto anziano, 14, 317
n. i; incaricato dai nobili di stu-
diare il modo per rientrare in
città, 2 I n.
Lomellini Agostino q. D., officiale
della moneta, 345.
Lomellini Ambrogio, eletto anziano,
38, 325; eletto nuovamente an-
ziano, 402.
Lomellini Ansaldo, deputato ai festeg-
giamenti pel re d"'Aragona, 55 n. 2,
n. 3.
Lomellini Baldassarre, di parte fre-
gosa, viene arrestato e svela i nomi
di vari amici di Ottaviano Fregoso,
177, n. I, 180 n. I, 359, 36o.
Lomellini Domenico, avendo seguito
la parte di Ottaviano Fregoso, è
citato a comparire in giudizio, 180,
n. I, 36o, 362.
Lomellini (famiglia), sulla nave di
essa sono requisite le artiglierie
per rimpresa contro la Spezia, 332;
due nobili di essa sono elevati alla
carica di anziano e di officiale della
Balia dopo V ingresso del re di
654
Indice Alfabetico
Francia in Genova 273, 402; è
chiamata a partecipare al governo
della città durante la fazione
popolare, 553.
Lomellini Francesco, la sua casa a
Fassolo viene saccheggiata dalla
plebe, 17 n., 3 1 9 ; viene eletto of-
ficiale della Balia, 402, 53o, 5)4.
Lomellini Gerolamo (Hieronimu?. Lo-
melinus) q. Tobia, riceve Pingiun-
zione di attendere alPufificio .della
moneta, 80.
Lomellini Giacomo, corre voce che
insieme con altri nobili stenda liste
di proscrizione pei popolari, 273,
404.
Lomellini Gio. Ba^a, è incaricato dai
nobili di studiare il modo di rien-
trare in G., 21 n.; eletto anziano,
53o, 534.
Lomellini Gioffredo , arrestato dai
popolari presso Monaco, i55 n. 3,
356.
Lomellini Lorenzo, ambasciatore dei
nobili genovesi al re di Francia,
120 n. 1, 463.
Lomellini Matteo, {Lomelino Matheo\
eletto «difensore della libertà»,
(an. 1436), 562.
Lomellini Nicolò di Banchi, la sua
casa viene saccheggiata dalla plebe,
3 16.
Lomellini Pasquale , arrestato per
sospetti a S. Remo e tradotto al
castello di Lerici, i63, 5 16.
Lomellini Raffaele, si parla della sua
nave, 100 n. i.
Lomellini Sisto, eletto per la re\'i-
sione delle « caratate », 49 n.
Lomellini Sorleono, eletto anziano,
317 n. I.
Lomellino, v. Lomellini.
Longaville, v. Longueville.
Longueville (duca di), v. Francesco
d''Orleans.
Lorenzo di Spirito, {Laurenciiis de
Spirito), frate delPordine dei Mi-
nori di osservanza e guardiano
della chiesa del P Annunziata, pro-
mette di pregare per la salvezza
di Genova, 442.
Luca di Pietra, (Ligure? Cossera?),
eletto castellano del castello di
Portofino, 224.
Lucca, rie. 45 n. i ; concorre con
Genova e Siena a raccogliere som-
me in favore di Pisa, j6 n. ; rie.
127; Genova chiede a L. milizie
per r impresa di Monaco , 372 ;
Signoria di 1,., 446.
Luccoli {Liicuri), (via di), v. Genova
(Vie).
Ludonensis episcopus , v. Carlo di
Lussemburgo.
Luigi XI, re di Francia, rie. 9.
Luigi XII (corte di) , v. Francia
(corte di).
Luigi XIF, re di Francia, e signore
di Genova, 3i3; rie. 5 n ; 6 n.; i
popolari vorrebbero ragguagliarlo
delle angherie dei nobili, ma il
Senato respinge la proposta, 75
avendo avuto notizia dei moti di
Genova esorta i genovesi alla tran-
quillità, 9 n. 2 5 i popolari gP in-
viano lettere informandolo delle
novità accadute e protestandosi
fedeli al suo governo, 17, 422; rie.
17 n. ; 425, 426; viene avvisato
Indice Alfabetico
655
dai genovesi delPinvio di un am-
basciatore, 19, 319, 423, 426; che
parte poco dopo, 19; colla rac-
comandazione di persuadere il re
che Genova gli è 'edelissima e che é
tranquillissima, 434, 436, 438; i
nobili gli inviano Andrea d"' Oria
come loro rappresentante e difen-
sore, 20; il re invita i genovesi a
deporre le armi e annunzia rin-
vio del suo luogotenente generale
Carlo d''Amboise, 21; rie. 429; ri-
costruzione del carteggio tra il re
e gli anziani, 22 n. i 5 rie. 3o n. 2 ;
43 n. I ; il governatore di Ge-
nova gr invia il luogotenente della
sua milizia, signore della Cletta,
per riferirgli notizie su G., 47 n.;
446; rie. 332; 54 n, 2; 333; rie.
57 n. I ; riceve lettere dagli an-
ziani di Genova con grandi assi-
curazioni di fedeltà ed obbedienza
58, 59, 447, 448 ; suoi rapporti
con Ferdinando il C., 59, 66 ; ac-
coglie graziosamente 1' ambascia-
tore popolare Nicolò Oderico, Gj^
443; le spiegazioni date da esso
sugli ultimi avvenimenti in Genova,
67 n. 2 ; sanziona la legge dei
«due terzi», 6^-^ ma non approva
le richieste dei popolari di unire
le riviere sotto il comando del
governatore di Genova, 68 ; rie.
445, 449; sua indignazione per la
presa della Spezia e di Chiavari, 69;
gli viene annunziato rinvio di due
ambasciatori, 69 n. i ; in una let-
tera agli anziani si lagna per la
assenza delP Oderico, 69 n. 2 ;
scrive al governatore di Genova
minacciando i popolari se non gli
obbediranno, 71, n. 2; gli anziani
scrivono a L. di aver decretato la
restituzione delle Riviere, 72, n. i,
n. 3 ; rie. 73 n. i ; ma poco dopo
lo avvisano di aver dovuto revocare
il decreto, 7] n. 1 ; rie. 74; so
giudizio sui genovesi, 78 n. 1 ; i
nobili decidono d''inviargli amba-
sciatori, 79 ; gli anziani gli annun-
ziano la partenza del governatore,
il prossimo invio di due nuovi am-
basciatori e gli danno ragione
della mancata consegna della Ri-
viera di Levante, 80 n. 2 ; riceve
lettere da Oderico, 8 1 n. ; biasima
gli anziani per T editto contro i
nobili, gli anziani si difendono e
gli inviano una copia delFeditto,
81 n. i^ 465 ; lettere credenziali
dei nuovi ambasciatori popolari
diretti al re, 83 n. i, 470; istru-
zioni loro impartite, 457 ; loro
mira principale è di abbattere la
potenza di G. L. Fieschi, 467, 468;
lettere del comune in cui si ac-
cenna al desiderio dei popolari di
conquistare la Riviera di Ponente,
87 n. i; suoi rapporti con Gio-
vanni Grimaldi e con Luciano
signore di Monaco, 89 n. 1, 92;
rie. 91 n. 5; i genovesi sperano
• che egli accondiscenda alPimpresa di
Monaco, 93, 466 ; non gliene fanno
però cenno nelle lettere a lui dirette,
98; rie. 99 ; suo sdegno per la man-
cata restituzione della Riviera di Le-
vante, 1 1 1 ; sue minaceie per Pim-
presa di Monaco, iii, 346, 348;
ordina a Carlo d''Amboise di rac-
656
Indice Alfabetico
cogliere un esercito contro i ge-
novesi, 112, n. 2; Tordine viene
revocato, 1 1 3 ; accoglie onorevol-
mente gli ambasciatori nobili ge-
novesi, che lo supplicano di punire
i popolari, 120, 121; N. Oderico
ottiene da lui di difendere i po-
polari dalle accuse dei nobili, 121;
rie. 122; riceve lettere dagli an-
ziani che gli raccomandano i nuovi
ambasciatori, 12 5 n. i; 470; s.ia
opinione sulla politica del papa, 1 24
n. 2; proibisce a tutti i suoi sud-
diri di dare aiuto ai genovesi, 141;
rie. 154; i55 n. i ; mentre
non dà udienza agli ambasciatori
popolari la concede a G. L. Fie-
schi e agli ambasciatori nobili, 1 5 5
n. 2 ; induce il duca di Savoia ad
aiutare il signore di Monaco, 168
n. I ; rie. 1 77 n. i ; i nobili geno-
vesi gli offrono centomila ducati
perchè mandi un esercito contro
i popolari ed egli accetta, 1 79 ;
prepara una spedizione contro Ge-
nova, 181 ; sue male disposizioni
d^ìnimo verso i genovesi, i85;
dà ordine ai genovesi sotto Mo-
naco di togliere Tassedio e ne ri-
ceve un rifiuto e minaccie, i85,
368; decide di dichiarare ribelli i
genovesi, i85, 36j- il Roccaber-
tino cerca d''indurre i genovesi' a
restituirgli le Riviere ma non vi
riesce 193, 372; rie. 2o5; manda
un suo « usciere di camera » a Ge-
nova per far partire il Roccaber-
tino e cooperare alla difesa del Ca-
stelletto, 211, 212; rie. 218 n. i;
considerazioni sulla sua politica coi
popolari, 220; rie. 222 n. i; 227
n. i; alla notizia che egli muove
contro Genova, i genovesi stabi-
liscono di fargli guerra, 2 3o, 2 3 1;
383, 384; da Roma invece scri-
vono che il re non marcierà con-
tro. Genova, 2 32, è sulle mosse di
scendere in Italia, 237, n. i; giunge
in Piemonte, si dirige verso Asti,
248, 391, vi giunge, 248 n. 1,252
392; Pambasciatore di Spagna pro-
pone ai genovesi di accordarsi col
re, 249, 391, 392; rapporti di L.
col pontefice, sua opinione sugli
aiuti del papa verso i genovesi, 25 1
n. I ; lascia Asti e per Alessandria e
Bosco Marengo giunge a Busalla,
257, 258; rie. 258 n. 2; 259 n. i;
raggiunge Tesercito francese a Riva-
rolo, prende stanza nella badia del
Boschetto, 263, 398; rifiuta di ve-
dere gli ambasciatori dei popolari
e li manda al cardinale d''Amboise,
2()3; essendosi riaccesa la pugna
decide di attaccare subito i geno-
vesi, 265, n. i; condizioni impo-
ste per la resa, 266, 398; cura
che le milizie mercenarie non en-
trino a saccheggiare la città, 266,
267; rifiuta di ricevere una nuova
ambasceria genovese inviata per
stabilire i patti della resa e la
manda al cardinale d''Amboise, 267,
398; suo solenne ingresso in Ge-
nova, 269, 399; sue parole alPen-
trare in Genova, 270, 399; prime
gride emanatevi, 271, 400; dise-
gna di erigere un nuovo castello
in Genova, che verrà poi detto la
Briglia, 271 n. 1, 400, 4o3; invia
Indice Alfabetico
657
un cardinale come ambasciatore
al papa, 404; sua imposizione ai
genovesi, 274, 405, 33i, 5 J2 ; ri-
ceve da essi il solenne giuramento
di fedeltà, 275, 276, 277, 405,
406, 5J3, 5J4; concede un gene-
rale perdono tranne a jG popolari
che sono dichiarati rei di lesa
maestà, conferma i privilegi con-
cessi altra volta alla città, ordina
che si muti il conio delle monete,
275, 276, n. 2, 406, 407, 5J5,
5J6, 5J7 e segg. ; rie. 277 n. 1 ;
Demetrio Giustiniani condannato
a morte tenta di riscattare da lui
la, vita, ma non ottiene grazia, 278;
il re si reca a festini nelle case dei
nobili, 278, n. 3, 4o5, 407; ordina
ai genovesi di consegnare tutte le
loro armi e ingiunge a quattordici
cittadini popolari di seguirlo a Mi-
lano; sua partenza da Genova, 279,
n. 2, 408, 41 I, 528; rie. 410, 412;
riceve lettere ed ambasciatori dal
papa esortanti ad essere mite verso
i genovesi, 412 n. i; gli è inv ata
un^ ambasceria genovese per chie-
dergli di segnare un limite alPab-
battimento delle case ordinato dal
Salazar, di far punire certi malfat-
tori, etc. etc, 282, 283, 284,413,
risposte date da esso, 285 ; fa rin-
chiudere nel castello di Milano il
signore di Monaco, 414; rifiuta a
Giulio II il perdono chiesto da
esso per Domenico Adorno e Ago-
stino F'oglietta, ambasciatori dei
popolari di Genova, 416; rie. 417;
si reca a Savona per il famoso
convegno col re di Spagna, 285,
29 1 ; copie dei privilegi concessi
ai genovesi, 297, 3oi, 3 io, 3 11;
giunge a Savona, 418; rie. 3oo;
3 02; 495; 5oi ; 5o2 ; 5i5; 523;
526; 527; 53o.
Luigi di Narbona, vescovo di Vabres,
( Vabrensis episcopus), è testimone
alla concessione dei privilegi dati
dal re di Francia ai genovesi, 549.
Luigi di Pentema [Lodisius de Pen-
tenia)^ commissario a Chiavari. 54,
n. 2, 452; 100; 108 n. 2; 175 n. 2;
incaricato di requisire le artiglierie
e le munizioni della nave di Ste-
fano Negrone a Portofino, 1 93 n. i ;
bandito da Genova, reo di lesa
maestà, 409, 52().
Luigi di Villeneu e, marchese di Trans,
signore di Sérenon, raccoglie in
Provenza fanti in ai to di Monaco,
140, n. 3, 494.
Luise Jo., V. Fieschi Gian Luigi.
Lunigiana {Lunixiniano, Liirixiana)
una parte dei fanti assoldati da
Genova provienedallaL., i62,335,
354, 356.
Lunixiniano (?), v. Lunigiana.
Luogotenente del governatore in
(jenova, v. Roccabertino Filippo.
Lurixiana, v. Lunigiana.
Lussemburgo ( di ) , v. Francesco
signore di L., Carlo veseovo'di L.,
Valerando di L.
Luxardo, v. Franchi (de) Luxardo.
658
Indice Alfabetico
M
Macelli di Genova, v. Genova (Ma-
celli).
Machiavelli Nicolò, Istorie fioreti-
tine^ rie. 128, 129 n. 1.
Maddalena (Magdalena\ priora del
monastero della Madonna delle
Cìrazie, promette di pregare per
la salvezza di Genova, 442.
Maddalena (via della], v. Genova (Vie).
Maestrali (officio dei), v. Genova
(Ofiici).
Magnano Battista, incaricato di con-
durre a Genova alcuni prigionieri
delle truppe Turbiasche, 192.
Magnerri (di), v. Giuliano di M.
Magnerri, paese in vai di Polcevera
incendiato e saccheggiato dalle
truppe francesi, 255, 394.
Maineri Pier Battista, rie. come testi-
monio in u.i atto, 532.
Malapaga, prigione per i debitori, i
prigionieri di essa ottengono molte
riduzioni di pene, J4 n.
Malaspina Gerolamo, marchese di Mu-
lazzo, riceve lettere dal cognato,
112 n. 2,
Maluccelli (Marocelli) (famiglia), chia-
mata a partecipare al governo
della città durante la fazione
popolare, 55j. •
Mandora (da), v. Amandola Simone.
Manno Antonio, Bibliografia degli
stati d.'lla Monarchia di Savoia^
rie. XI n. 4; 295; 296.
Mantova (marchese di), v. Gonzaga
Francesco.
Manzo, v. Paolo detto lo M,, Tomaso
detto lo M.
Maragliano Menegollo, {Maraggian
A/.), bandito da Genova perchè
fautore dei nobili, 5i n 3, 332.
Marassi (marchese di), alloggiato in
via Lata, 61, 3 Ì5.
Marco (di) Donato, eletto anziano, 1 4,
3iy ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 i.
Marco (di) Silvestra, priora delle po-
vere donne di S. Silvestro, pro-
mette di pregare per la salvezza
di Genova, 44).
Mare (da) Corso , v. Mari ( de )
Giacomo.
Mare (da) Giacomo, v. Mari (de)
Giacomo.
Mare (officio del), v. Genova (Offici).
Marengo Pietro, tribuno della plebe,
j~ n.; arrestato per accusa di com-
plicità nel tentativo dei Fregoso,
36o; scelto dagli artigiani per pa-
c'tìcare gli animi dei cittadini, J72;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla finzione
popolare, 552.
Marenzia (de) Battista, {Marentia\
viene ucciso in Receo per lotte
fra partiti, 347.
Margoto Antonio, sindieo di S. Remo,
474-
Mari (de) Andrea, eletto « difensore
della libertà» (an. 1436), 562.
Mari (de) Cipriano, eletto pacificatore,
i5, 317; incaricato dai nobili di
trovare il modo di rientrare in
Genova, 2 1 n.
Mari (de) Giacomo, figlio di Simone,
signore di Capo-Corso, è fatto ar-
restare dairofflcio di San Giorgio
Indice Alfabetico
659
per sospetti di tradimento riguardo
airisola di (Corsica, 24, n. 1 ; no-
tìzie della sua condotta prima
delParresto, 2 5 n.
Mari (famiglia), è chiamata a parteci-
pare al governo della città durante
la fazione popolare, 555.
Maria Vergine {Nostra Signora), il
doge ordina una solenne proces-
sione di vergini in onore di essa,
249.
Mariana , Historia de Espana., rie.
60 n. I.
Marinetto Gregorio (G.de Marineto\
anziano, 14 n. 2.
Marini (de) Battista, nobile, esule da
Genova, 1 55, n. 1.
Marini (de) Castagna Luchino, eletto
anziano, 14, 3 1 7 ; eletto officiale
di S. Giorgio, ^49; arrestato dai
bisagnini mentre si dirigeva a Mon-
toggio e tradotto in Genova, 187,
368.
Marini (de) Domenico, eletto t pacifi-
catore, i5, n. 1; la sua casa in
Carignano viene occupata e forti-
ficata dai popolari, ^19; viene
eletto anziano, 402, 5Jo, 5J4.
Marini (de) Giovanni Pio, dottore in
utroque, inviato ambasciatore al
re di Francia per chiedergli di
far cessare le persecuzioni del
Salazar, 282, 28 J, 284, 41 J.
Marini (de; piazza, v. Genova (Piazze).
Marini (de) Vincenzo, assolda un
capitano spagnolo e alcuni pisani
per rimpresa di Monaco, 487.
Marini (famiglia), rie. 27J ; è chia-
mata a partecipare al governo
della città durante la fazione po-
polare, 55 J.
Marocelli, v. Maluccelli.
Marcia {Marora\ paese presso la
Spezia, ove la flotta franco-spa-
gnola tenta uno sbarco che non
ha buon esito, 245, J92.
Marro , località in cui si trovano
Renato di Savoia ed il conte di
Tenda, 471.
Marrufo Andalone, eletto « capitano
della libertà » (an. 1442), 56J.
Marsiglia, vi sono armate le galee
del re di PYancia, 386.
Martello Simone, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409; 529.
Martignone Giuseppe, possiede una
copia dei privilegi concessi da
Luigi XII ai genovesi nel maggio
i5o7, 297.
Massimiliano I , imperatore , rie. 57
n. I ; corre voce che prepari un
grande esercito e voglia venire in
Italia, 418.
Maxenna Pantaleo, bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà, 409, 529.
Mazon, v. Paolo detto M., Tomaso
detto M.
Megarena, paese in \al di Polcevera
incendiato dalle truppe francesi,
^54, 394.
Meingre (Le) Giovanni detto Bouci-
cault {Giovanni Lemenge detto
busciardo — boisiardo), governa-
tore in Genova per il re di Fran-
cia (an. 1401), 56o.
Melia, V. Ameglia.
Mentono, dominio del duca di Savoia
dato in feudo ai Grimaldi di Mo-
naco, 88, io3, 104, 346; Genova
660
Indice Alfabetico
ordina ai suoi commissari di oc-
cuparlo, 106; istruzioni in propo-
sito, 1 07 ; B. Veneroso ambascia-
tore al duca di Savoia deve per-
suaderlo che gli sarà restituito,
o altrimenti fare valere i diritti di
Genova, 107; rie. 108, n. 1 ;
II 3; é conquistato dai genovesi,
117, 1 1 7 n. 3 ; restauri fatti pre-
cedentemente al casello, 12 5-
particolari sulla presa di M., 126,
n. 3, 478, 479, 480, 487, 4y3; gli
abitanti di M. nutrono affetto al
signore di Monaco, 126 n. 3,
478 ; rie. 1 34 ; da M. si tra-
sportava il sale al ducato di Savoia,
166, 354, 517; il duca di Savoia
chiede che gli sia ritornato « in
pristino», 168, 355; nuove istru-
zioni intorno ad esso date a B.
Veneroso. 195, 196,- si dà facoltà
ai commissari delP esercito geno-
vese ritiratosi da Monaco a Ven-
timiglia, di fortificare M. o di
abbatterlo, 204, 382: 206; vi vien
posto a difesa un castellano con
34 uomini che si arrendono allo
esercito del d^ Allègre, 206, 207^
384; rie. 484.
Meran (da), v. Pantalino di M.
Mercanti di Genova, v. Genova, (Mer-
canti).
Mercanzia (officio della), v. Genova
(Offici)-
Merello Andrea da Sestri, maestro di
artiglierie , i supremi commissari
chiedono che sia inviato al campo
di Monaco, 159, 505; vi giunge e
vi sostituisce Ambrogio Gioardo,
ib2, n. 2, 514, 5i5,
Merello Battista, deputato a racco-
gliere armi di nobili, 378.
Merello Leonardo, deputato al par-
tito Adorno a regolare gli offici,
352; eletto commissario alla po-
desteria di Rapallo e Fontanabona,
226; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Merello Pantaleo, fonditore di bom-
barde, 1 64 n. 1 .
Merlo Antonio, sindico di San Remo,
474.
Milanesi, nobili fuorusciti, rie. 374.
Milano, i nobili di Genova fanno
venire da M. sottili pjgnali, 5, 3 1 J;
rie. 18, n. I ; vi è inviato da Ge-
nova un ambasciatore a Carlo di
Chaumont d'Amboise, 20, 319;
alcuni consiglieri del parlamento
di M. hanno l'ordine di seguire il
d''Amboise a Genova, 21, 429; vi
si recano da Genova Paolo Be-
raldo latore di una lettera degli
anziani e Antonio da Lerici am-
basciatore allo Chaumont , 27 ;
voci di apparecchi guerreschi in
M. contro Genova, 28; rie. 455;
partono da M. milizie in soccorso
di Monaco, 499; lettere da M.
confermano che il re vuole di-
chiarare ribelli i genovesi, i85,
36y ; lettere inviate da M. a Ve-
nezia con notizie sul colpo di
mano del Salazar, 189 n. i ; or-
dine al Roccabertino di recarvisi
immediatamente, 212, 522; vi sono
arrestati tutti i popolari genovesi
e rilasciati poi dietro cauzione,
21 5, 3y6, 523; altre rigorose mi-
Indice Alfabetico
661
sure contro i genovesi residenti
in M. , 2 1 5 n. i\ vi si reca il
Roccabertino, 2ij', 3/5; lo rag-
giunge ivi Stefano di Gernerieii,
2i(); nel Palazzo di M. si trovano
in permanenza otto gentiluomini
genovesi deputati alla guerra, Jjy,
52-^ ; vi sono raccolti 20.000 uo-
mini per marciare contro Genova,
237 n. I, 385; Gian Luigi Fieschi
parte da esso con un forte eser-
cito per riconquistare la Riviera
di Levan'e, 237, 387; rie. 247;
3)6; si parla del messaggero or-
dinario che veniva da M. a Ge-
nova, 374; vi tien casa Garlo de''
Fornari, 385; Luigi XII parte da
Genova per M., 279, n. 2, 408 ;
lo ragg' ungono ivi quattordici cit-
tadini genovesi che ebbero ordine
da lui di seguirlo, 279, n. 2,411,
528; vi si reca il cardinale Anto-
niotto Pallavicino inviato da Giu-
lio II a Luigi XII, 41 3 ; vi torna
da Genova Francesco Bussone di
Carmagnola (an. 1424^ 562.
Milano (Biblioteca), Brera, rie. 277 n. i .
— (Castello), vi è rinchiuso per
ordine di Luigi XII Luciano
Grimaldi signore di Monaco, 414.
— (Corte), rie. 141, 495.
— (Duchi), rie. 128; 475; perdono il
governo di (ìenova (an, 1437J,
563.
Millau (signore di), v. Allègre (d^j
Giacomo.
Minori di osserv^anza, ordine religioso,
rie. ^42,
Misericordia (officio della), v. Genova
(Offici).
Moconexi Matteo (Mochonexi Ma-
theits^ Monconexi M.), bandito da
Genova perchè partigiano dei no-
bili, 5 1 n. 3 ; viene arrestato da
quei di Bisagno e impiccato a
Palazzo, 'òjj.
Molo di Genova, v. Genova (Molo).
Molo (piazza del), v. Genova (Piazze).
Molo (torre del), v. Genova (Torri).
Monaeheto, v. Moneghetti.
Monaco {Maniglie) , rie. 75 ; do-
minio dei Grimaldi, 88; i genovesi
si preparano ad assediarlo, 89 ;
cenni su Giovanni II Grimaldi e
su Luciano, signori di M., 89
n. i; ubicazione di Monaco, chiave
del commercio tra Genova e la
Provenza , 90 ; giudizi di vari
autori sulle eause che spinsero i
genovesi ad assalire M. , 90 , 9 1 ;
ragioni esposte dal governo di
Genova riguardo P impresa, 91,
n. 5, 92^ n. 466; proclama contro
gli uomini di M., 92 n. i ; navi
taglieggiate dalle galere dei signori
di M., 9] n. ; importanza delPim-
presa contro M., 94; i preparativi
sono mascherati dalla spedizione
contro Pieve di Teco, 94, 95,
n. 3, 96, 98; la spedizione contro
M. viene annunziata agli olRciali
delle Riviere, 98; rie. 99; loon. i;
r impresa viene giudicata rischiosa
da alcuni cittadini, 102, 470; pre-
parativi di M., io3 ; rie. 104; di-
ritti dei genovesi su M., io5 ; è
ricordato come confine del terri-
torio genovese, io8; rie. iio n.;
il re di Francia annunzia che
manderà suoi soldati in aiuto di
43
662
Indice Alfabetico
M., I 1 1 , n. I ; primo invio di
truppe genovesi alla volta di Mo-
naco, 346; parte da Genova Peser-
cito diretto contro M. 11 3, 346;
speranze dei genovesi di presto
conquistarlo, 114, n. i; un ignoto
assicura di prenderlo entro venti-
due giorni, 1 1 5 n. ; rie. 1 1 6, n ;
il duca di Savoia raccoglie milizie
in aiuto di M., 118, 3495 lo stesso
fa il governatore di Savona, 349;
i genovesi sono sempre convinti
della facile espugnazione di M. ,
119^ ragioni di tale convinzione,
I 19, n. 2 ; rie. 121 n. i, i25 ;
Tesercito genovese giunge sotto
le mura di M., 127; rie. 129; forte
posizione di M., i3o; fonti sulla
storia delFassedio, i3i n. 2; i32 n.;
i33 primi dubbi sulla riuscita
deirimpresa, 480; difficoltà di col-
locare Tartiglieria presso le mura,
i35, i36, 484, 48.61 489) 495 ; i
nobili inviano milizie in aiuto di
M., 1^9; rie. 142, 35(); rie. 143 ;
i supremi commissari genovesi
hanno facoltà di tentarne la resa
col denaro, 1 44 ; rie. 1 46, n. i ;
35 1; consiglio tenuto al campo
per Fespugnazione di M., 147, 497;
entrano in M., rinforzi di milizie,
149, 353, 499; rie, i5o n. 2; i5i;
i53; 154; i55 n. 3; i56, n. 2; 353;
354; 356; i genovesi tentano di
bombardarlo ma le loro artiglierie
sono smontate dai tiri dei mone-
gaschi, i57, 355, 5o3, 507; truppe
genovesi occupano posizioni do-
minanti Monaco, 1 60, 5 i 1 ; rie. 1 6 1
n. 3 ; 1 62 n. 2 ; i 67 ; 1 69, n. 1 ;
170, n. 1; spese per Pimpresa, 171,
357; rie. 172 ; 173 n., 358; 174,
n. 1 ; 1 75 ; si contraggono nuovi
prestiti per P impresa di M., i j'j^
359; a Villafranea si armano due
barche in soccorso di M., 182,364,
365: le bombarde genovesi rom-
pono buon tratto delle mura, i83,
'i^5^ :)^^\ rie. 188, 369; si decide
di proseguire P assedio a qualun-
que costo, 189, 369; 191; 370; rie.
200 n., ò-jx^ 374, 375 ; sentori
di preparativi di un esercito
in aiuto di M., 201; bombarda-
mento e fiero assalto dei genovesi
valorosamente respinto, 2o3, 3 80,
38 1; ritirata dei genovesi da M. a
Ventimiglia, 204, 38 1; si vorrebbe
mandare a chiedere a Carlo d"'Am-
boise il permesso di continuar
Passedio, ma la plebe proibisce
Pambasceria, 2o5, 382, 383; M. è
liberata dalP esercito francese del
d''Allègre, 206; rie. 207; 211 n. 2;
una delle cause per cui i genovesi
dichiarano di muover guerra al re di
Francia, è quella che egli aveva
dato soccorso a M., 23 i, 384; le
artiglierie usate contro M. sono
sbarcate in (ienova, 232 , 385;
rie. 2 )4; vi giunge la flotta francese;
236, 386; 2)8; uno dei capi d^ac-
cusa contro Paolo da Novi da parte
del governo francese è di aver
condotte le truppe contro M., 289,
41 5; rie. 304; 3o5; 3o6; 477; 5 10;
5i5; V. anche Monegaschi.
— (Archivi del palazzo), rie. i32 n.
— (Officio per la spedizione contro
M.), V. Genova (Offici).
Indice Alfabetico
663
Monaco (Porto), rie. io3.
Monasteri di Genova, rie. 4) ; v. an-
che Genova (Monasteri).
Mondovì (Mons regalis), alcuni ge-
novesi sequestrano le pecore di
certi uomini di M., 166, 5i3.
— (Vescovo di), gran cancelliere del
duca di Savoia, i genovesi si lagnano
con lui per le scortesie usate verso
B. Veneroso alla corte del duca e
accennano a voler riannodare trat-
tative, 194.
Monegasche (galee), v. Grimaldi (ga-
lee).
Monegaschi, avvisati dagli uomini della
Turbia delP arrivo di soccorsi
sabaudi e francesi, i32; in una
furiosa sortita inchiodano quattro
bombarde genovesi, 161 , 356;
tentano con una seconda sortita
d^ inchiodare le artiglierie genovesi
ma sono respinti, 199, n. i, 52 1;
V. anche Monaco.
Moneghetti {Monacheto^ Monegeto)^
alture presso Monaco fortificate
dai genovesi, 1 60 n. 1 ; i ventu-
rieri della Turbia calano sulle
artiglierie ivi collocate , ma sono
respinti con gravi perdite, 192,
370; rie. 201 n. 1; 519.
Moneglia, vi sono inviati commissari
Agostino Carrega e Francesco
Daniele; 226.
Moneglia (di), v. Domenico di M., Ge-
rolamo dì M., Giorgio di M.^ Giu-
stiniani Luca di M., Giustiniani
Stefano di M., Mutino di M., Ste-
fano di M.
Moneta (officio della), v. Genova (Of-
fici).
Monete (officio delle), v. Genova (Of-
fici).
Monferrato, soldati di M. partecipano
alPassedio di Monaco, 197, 519.
Monferrato (marchese di), v. Gian
Guglielmo e; Paleologo Teodoro.
Mongiardino Giacomo, prigioniero in
Castelletto, 564.
Mons, il signore di M. é per qualche
giorno governatore di Genova, 400.
Mons Regalis, v. Mondovì.
Monsa Tomaso , setaiolo (seatero) ,
prigioniero in Castelletto, 564.
Montaldo Antoniotto, tenta invano
una sollevazione popolare (anno
1398), 559.
Montaldo Battista, guerreggia a lungo
coi seguaci di Giorgio Adorno
(an. 1414), 56o.
Montaldo (famiglia) , appartiene al
partito dei popolari, 16 n. i.
Montaldo Leonardo , eletto doge
(an. i383), 558.
Montaldo Raffaele, invitato dal Sala-
zar a vedere un suo parente rin-
chiuso nel fondo di una torre del
Castelletto, 221, 524; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 1 .
Monteaguto Leonardo , tessitore di
seta, preposto al bastione di Pro-
montorio lo abbandona prima che
sopraggiungano i nemici, 261, 396.
(nel testo a p. 261 fu stampato per errore
Costaguta per Monteaguto).
Monteborgo Giovanni, commissario al
campo di Monaco, i83 ; pare che
Passalto a Monaco sia fallito per
una sua falsa manovra, 2o3, 382;
suo ritorno a Genova e indigna-
664
Indice Alfabetico
zione della plebe verso di lui,
204, JÌ82.
Montecarlo, vi accampa Pesercito ge-
novese, i32; rie. i36 n. i.
Monteverde (di) Battista, commissario
a Voltri, io5 n. 3.
Montoggio ( Montobbio ) , paese dei
P'ieschi, vi si ritirare i Fieschi
cacciati da Genova, 20, 3ig, 437;
rie. 444; 460; vi si adunano i rap-
presentanti dei nobili fuggiti da
Genova per trovare il modo di
rientrare in essa, 21 n. ; rie. ì-j
n. 1 , n. 2 ; i popolari vorrebbero
toglierlo ai Fieschi ma il gover-
natore li trattiene chiedendo quali
diritti abbiano su di esso, 62^i'i6\
e il luogotenente generale minac-
cia loro guai se tenteranno di
prenderlo, 62, ìì'j ; aggiuntesi le
minaccie del re i popolari si
ritraggono dair impresa , 461 ; vi
rientra Gerolamo Fieschi, i85 ;
3C)~\ ne partono molti uomini per
rinforzare la guarnigione del Ca-
stelletto in Genova, 186; 36r); sono
arrestati in vai di Bisagno tre no-
bili diretti a M., 187, 368; rie. lyo:
1 9 1 ; vi ritornano da Genova Gian
Luigi Fieschi e suo figlio, 416.
Montoggio (di), V. Giovannettino di
M., Negrino di M.
Morando Raffaele , abbandona (Ge-
nova, 336.
Morando Stefano di Capriata (a volte
solo Stefano di Capriata), eletto
capitano del popolo, 314; scelto
dal popolo per chiedere al gover-
natore di cacciare Gian Luigi Fie-
schi da Genova, 34, 32 1 ; eletto
anziano, 38, 32 5 ; deputato dal
partito Adorno a regolare gli of-
tici, 352; inviato commissario con
pieni poteri nella Riviera di Le-
vante, 171; rie. 174; scelto dagli
artigiani per pacificare gli animi
dei cittadini, 372 ; incaricato di
trattare le questioni colle Riviere,
'i'/j -^ rie. 256 n. i; bandito da
Genova reo di lesa maestà, 409,
53o ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 1.
Morcento, v. Genova (Morcento).
Morigallo {Morigalo\ rie. 229 n. 1 ;
incendiato e saccheggiato dalle
truppe francesi, 255, 394.
Morina (lo), figlio di Giuliano di
Magnerri, abbandona Genova, 336,
MoRONi , Dizionario di erudizione ,
rie. 416 n. 1.
Morta (della) Giovanni, eletto doge
(an. i345), 558.
Motta, il signore della M. entra con
milizie ausiliarie in Monaco, 149,
n. 2, 353, 499.
Mulazzo (Alulajio) (marchese di), v.
Malaspina Gerolamo,
Muratori L. A., Rerum Italicarum
Scriptores^ rie. XI n, i, 4 n. i.
Murta (della) Cosma, commissario a
Sestri Levante, 176.
Mutino di Moneglia, é patrono di due
galee di Giulio II, 412.
N
Napoli, rie. 33o; Ferdinando il Catto-
lico nel suo viaggio verso N. tocca
anche Genova, 55^ 333; giunge da
Indice Alfabetico
665
N. a Genova il gran capitano
Ferdinando Gonzales per rendere
omaggio al suo re, 5-, 334; amba-
sciatori di Genova e di Francia
in N., 59 n. i; rie. 335; una fasta
armata a N. ne cattura una ge-
novese, 386; giungono a Genova
due faste da N., 407; il re di Spa-
gna parte da N. per muovere
verso Savona, 414; rie. 418.
Napoli (re di), v. Ferdinando il Cat-
tolico.
Narbona (di), v. L.iigi di N.
Nardi Iacopo, Storia della città di
Firenze, per cura di Lelio Arbib,
Torino, i852, rie. 60 n. 2 ; y5 n.
Navone Giovanni (Navono G.), eletto
« difensore della libertà » (anno
1436), 562.
Navone Pantaleo, eletto capitano per
raccogliere fanti a guardia di Ge-
nova, 39, 32 5 ; scelto dagli arti-
giani per pacificare gli animi dei
cittadini, 372; rie. 2 3o n. i; eletto
consigliere del doge, 392; annove-
rato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 55 1.
Navone Simone, eletto per la riforma
degli offici, 6G-^ deputato alla presa
del Castelletto, 2 3o, n. i, 384.
Nazario (di), v. Oberto di N.
Negrino di Montoggio, bandito da
Genova perchè fautore dei nobili,
5 1 n. 3 ; viene arrestato a Sori
dalle milizie genovesi inviate con-
tro i Fieschi e impiccato a Recco,
393.
Negrino Vincenzo, incaricato di prov-
vedere che i nobili dimoranti in
Genova o nelle vicinanze non se
ne allontanino, 22 5, n. 3.
Negro Bartolomeo q. Francesco, viene
eletto officiale di S. Giorgio, 40 J,
534.
Negro Bartolomeo , eletto officiale
della moneta, 53 1 n. i, 534.
Negro (famiglia), chiamata a parte-
cipare al governo della città du-
rante la fezione popolare, 553.
Negro Giovanni, abbandona (ìenova.
Me.
Negro Lerexei Gerolamo, eletto
anziano, 345.
Negro (^uilico, arrestato dai bisagnini
è tradotto in Genova, indi rila-
sciato in libertà, 187,368.
Negrona (nave), se ne requisiscono
le artiglierie e le munizion', 191,
Negrone Domenico, il figlio di esso
commette prepotenze contro i po-
polari, 6.
Negrone (famiglia), rie. 273; chiamata
a partecipare al governo della città
d'-irante la fazione popolare, 55Ì.
Negrone Melchiorre {Melchior de Ni-
grono\ viene eletto officiale della
Balia, 402, 53o, 534; inviato a
Portovenere incontro al re di Spa-
gna, 414.
Negrone Stefano, ha Pordine di con-
segnare ai commissari del comune
le artiglierie e le munizioni della
sua nave, 193 n. i.
Neri Achili.r, rie. XII.
Nervi ( di ) , un sottocomito di N.
dà avviso di alcuni preparativi
guerreschi dei nobili, 33o.
Nervi (piano di), rie. 229 n. i.
Nevers (conte di), v. Carlo di Cleves.
666
Indice Alfabetico
Nicolaus, V. Brignole Nicola.
Nigrino, v. Negrino.
Nigrono, v. Negrone.
Nizza (Nicia.\ partono da essa rin-
forzi per Monaco, 149, 499; vi si
reca Giacomo d''Allègre, i65 n. i;
rie. 166 n. ; parte da essa il sale
per il ducato di Savoia, 167, 5 17;
vi si reca Andrea d"' Oria, 170
n, i; giungono da essa a Genova
due navi cariche di sale, 374; si
cerca di ottenere dal duca di Sa-
voia la proibizione di mandare
aiuti da Nizza a Monaco, igS; rie.
5i2;
— (Contea), il suo dominio si estende-
va al poggio della Turbia, 1 32; rie.
147; il duca di Savoia ordina di
reclutare un esercito in detta con-
tea, i65 n. 2, 166 n.
— (Gabella del sale), rie. 104.
— (Governatore), il Grimaldi lo prega
di accogliere nel porto di Villa-
franca le galere di Monaco, io3; i
genovesi gli inviano un legato per
avvisarlo della presa di Mentone
e Roecabruna; sua indignazione e
minacele, 127, 478, 479; 1 3 5, 486
dichiara guerra a Genova, 141 , 496
rie. i5i; il duca di Savoia gli
ordina di preparare le milizie, 1 5 5
si abbocca eoi commissari geno
vesi per un accordo col duca di
Savoia, i56 n. 2, 354; ordina a
tutti gli uomini della contea di
recarsi a difendere la Turbia, ma
i nizzardi si rifiutano, i65, 5i5;
rie. i65 n. 2 ; 166 n. ; 167 ;
chiede di parlare coi commissari,
370.
Nizzardi (Nicienses) , dichiarano di
volere rimanere neutrali nella lotta
fra Genova e Monaco, i36, 486;
rifiutano di recarsi a difendere la
Turbia per non combattere contro
i genovesi, i65, 166 n., 5i5: rie.
5i3.
Nobili di Genova, v. Genovesi (Nobili).
Nociano (Noxìano)^ paese in Val di
Polcevera incendiato dalle truppe
francesi, 254, 394.
Noli (Nori), vi riparano per il mal
tempo alcune navi dirette a Mo-
naco, 174, 358.
Nouaille Regnault , capitano della
guarnigione del Castellaecio massa-
crata dai genovesi, 223 n. 2.
Novara (da), v. Albano da N.
Novara (vescovo di), v. Zorzi Petro.
Novi, gli ambasciatori dei popolari
di Genova diretti a Milano devono
abbandonare N. per le insolenze
dei francesi, 216, 3j6, 522.
Novi (da) Antonio, figlio di Paolo da
Novi, rie. 239.
Novi (da) Cattanei, v. Cattanei di
Novi.
Novi (da) Domenico, figlio di Paolo
da Novi, rie. 239.
Novi (da) Francesca, figlia di Paolo
da Novi, sposa a Battista Carma-
gnola, rie. 239.
Novi (da) Giacomo, tintore dMndaco,
padre di Paolo, rie. 239.
Novi (da) Giorgetta, seconda moglie
di Giacomo e madre di Paolo ,
rie. 239.
Novi (da) Giovanni, figlio di Giacomo
e Giorgetta da Novi e fratello di
Paolo, rie. 239.
Indice Alfabetico
6Ó7
Novi (da) Paolo, {Paulo Vincenzo),
eletto capitano per raccogliere
fanti a guardia di Cienova, 39^
3-25 ; tribuno della plebe, 77 n.;
rie. 120 n. 1; 1(1)': \j.] n.; 178:
il suo nome è il primo fra i tribuni,
178 n. 3; propone nel consiglio
del comune di raccogliere forti
somme per allestire una flotta e
di ringraziare il pontefice per il
suo interessamento alle sorti di
Genova, 182, n. 2, 364; esorta a
nome dei tribuni il cap. Tarlatino
di porre termine alPassedio di
Monaco, 18) n., n. i; è inviato
commissario al campo di Monaco,
200, n. i; rie. 201 n. i; valore
dimostrato alPassalto di M., 238 5
ritiratosi colPesercito a Ventimiglia,
riceve istruzioni da Genova per
il ritorno, 206; rie. 207; eletto
doge, 237, 2 38, 388; cenni sul suo
passato, 23S ; osservazioni degli
storici sulla sua elezione, 2 38, 239 ;
notizie biograliche, 239, n. 2,n. 3;
carattere di lui, 240; la sua ele-
^ zione è confermata a Palazzo ,
240; presta giuramento; prime gride
uscite per suo ordine, 241; scrive
ai rivieraschi promettendo loro di
risarcirli dei danni che potranno
subire dai nemici e invitandoli a
ritirarsi in Genova con le famiglie
e coi beni, 242, n. i ; ingiunge ai
nobili che sono in città senza « ma-
snade » di lasciar libere le loro
case e restringersi in due case per
piazza a "fine di dare alloggio alle
famiglie accorrenti in Genova, 243,
389 ; rilascia in libertà tutti i pri-
gionieri politici, 243, n. 4, 38q;
chiede per sé una guardia di 5oo
flìnti, 24), 244, 389; fa imprigio-
nare Pantalino da Meran non pre-
stando fede alle notizie da esso
recate delParrivo del re di Francia in
Piemonte, 248, n. i, 391; dichiara
che fora ammazzare chiunque osi
far proposte di conciliazione con
il re di Francia, 249, 391: ordina
che si facciano tre solenni proces-
sioni per impetrare da Dio la
vittoria delle armi genovesi, 249 ;
gli viene posto accanto un con-
siglio di dodici cittadini, 252, 392;
ordina che il bottino preso nel
fatto d'' armi di Ruta sia conse-
gnato al comune di (ìenova, 2 53
n. 2; invia lettere agli officiali
della Riviera di Ponente riferendo
la sconfitta dei Fieschi a Ruta,
r insuccesso della flotta francese
alla Spezia ed i primi scontri
con r esercito francese, 2 55 n. i;
rie. 2 56 n. i ; decide di inviare
ambasciatori al campo francese
526; dopo la sua fuga viene ab-
battuta la casa di lui in Portoria,
278, 407; bandito da Genova con due
tìgli come reo di lesa maestà, 408,
529; suo arresto, versioni sul modo
del suo arresto, è accertato che
venne tradito da un (borsetto di Pisa,
287, 288, 41 3; cause per cui gli
venne decretata la pena di morte,
289, n. 1, 41 5; esecuzione della
condanna, 290, n, i, 416; rie. 297;
3o5, 3o6; annoverato sotto il nome
di Paolo Vincenzo tra i cittadini
partecipanti alla fazione pop., 55 1,
668
Indice Alfabetico
Novi Nicolò di Guglielmo, bandito da
Geno, 'a reo di lesa maestà, 409,
529.
Noxiano, v. Nociano,
Noyers Nicola, Laonnese, unico su-
perstite della guarnigione del (>a-
stellaccio, 22 3 n. 2.
Nycia, V. Nizza.
Nuova (porta), v. Genova (Porte).
o
Oberto di Lazzaro (Oberto de La-
baro, La:;arw\ scelto dai mercanti
per pacificare gli animi dei citta-
dini, 3/3; deputato a ricevere ar-
genti per farne battere moneta,
3/3; eletto seniore del popolo, 3/5;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Oberto di Nazario, anziano, 14 n, 2.
Oderico Nicolò, eletto ambasciatore
al re di Francia, 19, 319; ritarda
la sua partenza; cause del ritardo,
19, n. 3, n. 4; istruzioni imparti-
tegli, 20, n. 2, 4h, 440; rie. 26
n. i; riceve notizie dagli anziani
delPingresso del go/ernarore e di
Gian Luigi Fieschi in Genova, 3o,
n. 2, 32 n.; è incaricato di pre-
stare a nome di Genova giuramento
di fedeltà a Claudia figlia di Luigi
XII unita in nozze a Francesco
d''Angoulème, 34 n., 4^2 ; lettere
inviategli (9 settembre 1 5o6) con
notizie sugli ultimi avvenimenti
di Genova, 46 n. i, 47 n., 443;
suo arrivo alla corte di Francia,
47 n. ; 5o n. i, n. 2; è accolto
gentilmente dal re, Gj^ n. i ; di-
fende i popolari dalle accuse dei
nobili, Gj n. 2 ; sollecita V invio
della regia conferma per le riforme
dei popolari, Gj n. 3; è incaricato
di ottenere dal re la unione delle
Riviere sotto i! governo di fìe-
nova, 6S ; scrive non parergli fa-
cile convincerne il re, 68 n. i ;
riceve nuove raccomandazioni da-
gli anziani, 68 n. i; invia notizie
sullo sdegno del re di Plancia per
la conquista della Spezia e di
Chiavari, 69 ; riceve avviso dello
invio di due nuovi ambasciatori
alla corte di Francia, 69 n. 1; e
rimproveri per essersi allontanato
qualche giorno dalla corte , 69
n. 2 ; si difende da tali accuse,
70 n. ; riferisce le minacele del re
e raccomanda di accontentarlo, 70;
annunzia V invio di Michele Riccio
a Genova, 70 n. i, rie. 71 n. 2;
riceve lettere circa la consegna
delle Riviere, 72 ; gli anziani e la
Balia lo informano degli avveni-
menti di Genova e delT invio ,^i
nuovi ambasciatori. So n. 2; istru-
zioni riguardo ad esso date ai due
nuovi ambasciatori, 458, 464; Ode-
rico risponde di aver consegnate
lettere al re; 8i n. ; gli anziani
gli scrivono difendendo V editto
contro i nobili, 81 n. i, 465 ; gli
raccomandano di impetrare il con-
senso per r unione delle Riviere a
Genova, 87 n. 1 ; gli espongono
le ragioni delPimpresa contro Mo-
naco, 91 n. 5, 466, 98; egli scrive
agli anziani confermando lo sde-
Indice Alfabetico
669
gno del re e del legato pontificio per
la mancata restituzione della Ri-
viera di Levante, 109, no, n. 2,
III, 346; e i tentativi fatti presso
Filippo di Gleves, iii, iii, 11 3,
n. i; annunzia agli anziani Par-
rivo degli ambasciatori nobili alla
corte di Francia, T udienza loro
concessa, la condotta da lui te-
nuta, 120, 121, 122, 35 1; Parrivo
dei nuovi ambasciatori popolari,
122, 33 1; gli anziani gli dichia-
rano di non poter consegnare i
castelli richiesti dal re, 122 ; lo
lodano della risposta alle accuse
dei nobili e gli danno nuove
istruzioni, i23 ; di ritorno dalla
corte di Francia deve attendere a
Saluzzo il salvo condotto dal duca
di Savoia, 195 n. 2; rie. 469, 470;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 55 1.
Odone Luigi (Lodovico)^ eletto an-
ziano, 39, 32 5 ; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare , 5 5 1 ;
(nel testo si errò afferman.lo eh' egli surrogò
(Jerola-.no di Mone-jiia, v. Aigiiinte e corre-
zioni).
Offici di Genova, v. Genova (Offici).
Olcese (Orcexi\ paese in vai di Pol-
cevera ove sono catturati alcuni
francesi, 395.
Oldrado di Lampugnano, governa-
tore di Genova (an. i43i), 562.
Oliva Antonio, eletto sindacatore, 345;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Oliva Vincenzo, eletto anziano in sur-
rogazione di Gerolamo di Mone-
glia, 39, 32 5; eletto per la revi-
sione delle « caratate », 49 n ;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione
popolare, 5 5 1 ,
Olivar Rinaldo, (Rinaldiis de Aleri-
tengalus)^ luogotenente in Genova
del re di Francia (an. 1400), 559.
Oliviero Stefano di Vienna, signore
nel parlamento di Grenoble, ac-
compagna Filippo di Gle^es di
Ravenstein a Genova, 22.
Oneglia (Honeglia), dominio dei
d"" Oria, 88; minacciata dalle mene
di Renato di Savoia e del conte
di Tenda, io3 n. i, 471; vi si
rifugia Giovanni Maria di Turio
bandito dal governo francese, nella
speranza di essere protetto dai
d'' Oria, ma viene denunziato ar-
restato e tradotto a Genova, 286,
414; rie. 483.
Oneto Gerolamo {Gieronimo de Ho-
neto), scelto dagli artigiani per
pacificare gli animi dei cittadini,
372 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Oneto Raffaele, eletto per la riforma
degli offici, 66.
Opizzino di Alzate, v. Alzate {A'^a)
Opizzino.
Opizzino di Vernazza, è inviato com-
missario a Castiglione, 226.
Oria (d'') Agostino, viene ferito dai
popolari in tumulto, io, 3i5.
Oria (d') Andrea, è inviato dai nobili
al re di Francia per difendere la
Ó70
Indice Alfabetico
loro causa, 20; rie. 2 1 n.; sposa una
donna di casa Cibo vedova di
Alfonso del Garretto, S-j n. i ;
consiglia ai nobili di bavona i
mezzi per soccorrere Monaco, 1 70,
n. I.
Oria ( d' ) Andieolo, eletto « difen-
sore della libertà » (anno 14^6)1
562.
Oria (d^) Bartolomeo , signore di
Dolceacqua, uccisore di Luciano
Grimaldi (an. i523), 116 n.
Oria (d'') Batino, corre voce che con
altri nobili stenda liste di pro-
scrizione pei popolari, 27^, 404.
Oria (d^) famiglia, appartiene al par-
tito dei nobili, 1 6 n. i ; due d''Oria
portano denaro per le truppe alla
Turbia, i55; 353; rie. 273, 414;
partecipa al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Oria (d'') Gerolamo, anziano, 14 n. 2,
3 1 7; ambasciatore dei nobili ge-
novesi a Carlo di Ghaumont, 344.
Oria (d"') Gerolamo, figlio di donna
Pereta d"'Oria, rie. 88 n. 2.
Oria (d'') Gian Domenico, signore di
Oneglia, ucciso nel i5o5,88, n. 2;
rie. 286, 414.
Oria (d'') Gian Giacomo, ambasciatore
dei nobili genovesi al re di Fran-
cia, I20 n. I, 463; v. Genova
(Ambasciatori nobili); eletto offi-
ciale della moneta, 5 3i, 534.
Oria (d'') Giovanni, « miles auratus»,
eletto capitano dei nobili, 3 1 5 ; è
inóarieato da essi di trovare il mo-
do di rientrare in Genova, 2 i n. ;
vengono in*fr:ettate lettere indi-
rizzate a lui, 171, 355; invia lettere
ai cittadini di Albenga, 232 n. 2,
386; nel consiglio tenuto a Genova
dopo r ingresso del re di Francia
propone di annullare tutti gli of-
fici del governo popolare e dare
pieni poteri al nuovo off. di Balia
per trovar denari; le sue proposte
vengono accettate, 402; viene eletto
governatore d^Albenga; i genovesi
ne chiedono invano la rimozione,
284, 285: viene eletto officiale della
Balia. 402, 53o, 534.
Oria (d') Lamha , eletto » capitano
della libertà » (an. 1442), 563.
Oria (d'') Lazzaro, i figli del fu L.
prestano denari ai dodici deputati
per i festeggiamenti al re d^ Ara-
gona, 55 n. 3 ; nella sua casa a
Campi (in vai di Polcevera), passata
in eredità a Stefano d''Oria, dimo-
rano molti notabili personaggi fran-
cesi prima di entrare in Genova ;
V. Oria (d') Stefano.
Oria (d') Luigi (Lodisio)^ arrestato per
sospetti e tradotto nel castello di
Lerici, i63, 5 16.
Oria (d^) nave, v. Oria (d^) Nicolò.
Oria (d'') Negro, la nave di esso ac-
compagna la flotta spagnola, 333.
Oria (d'') Nicolò, sconfigge Rinuccio
della Rocca che aveva tentato di
sollevare la Corsica contro il do-
minio genovese, 2 5 n.; viene armata
una sua nave in soccorso del campo
di Monaco, i83, n. i, 365.
Oria (d"*) Oberto, eletto capitano di
Genova ^an. 1270), 557.
Oria (d^) (partigiani dei), rie. 1 1 6 n.
Oria (d'') Pereta, signora di Oneglia,
88 n. 2 ; è minacciata nel suo
Indice Alfabetico
671
dominio dalle mene del gran ba-
stardo di Savoia e del conte di
Tenda, io? n. i, 471, 472; de-
nunzia al governo francese Gio-
vanni Maria di Turio rifugiatosi in
Oneglia, 286, 414.
Oria (d') (piazza), v. Genova (Piazze).
Oria (d') Raffaele, eletto capitano di
Genova, 558.
Oria (d'') Stefano, figlio di donna
Pereta d'Oria, 88 n. 2.
Oria (d"") Stefano del q. Lazzaro, nella
sua casa a Campi appartenuta già
a Lazzaro d'O. pernotta Filippo
di Ravenstein in viaggio per Ge-
nova, 29, 3o n. 2, 320; nella stessa
casa prendono alloggio più tardi
Carlo e Giorgio d'Amboise, 267,
398.
Oria (d') Visconte, rie. 8 n. 2; 9 n. ;
viene ucciso dai popolari in un
tumulto, IO, il 5, 427. 433.
Orlando da Leca, figlio di Gian Paolo;
cenni biografici, 2 5 n.
Orsini Gian Giordano {Ursino), è al
seguito di L ligi XII nelP impresa
contro Genova, 2 58 ; è ambascia-
tore del pontefice al re e visita
col governatore di Genova la fa-
mosa « scodella » o sacro catino
in S. Lorenzo, 282, 416, n. 1,417.
Ortesieto (di), v. Bertone di O.
Ostia {Hostia\ Giulio II vi attende
invano Tarrivo del re di Spagna,
419.
Pacificatori, v. Genova (Pacificatori).
Padri del comune, v. Genova (Offici).
Palazzo del comime, v. Genova (Pa-
lazzo).
Palazzo(piazza del), v. Genova (Piazze).
Palazzo (torre del), v. Genova (Torri).
Paleologo Teodoro marchese di Mon-
ferrato, entra in Genova, 5 60.
Palice (signore di La), v. Jacques de
Chabannes, signore di L. P.
Pallavicino Agostino (Pelavicino A),
q. Pietro, eletto pacificatore, i5,
317.
Pallavicino Antoniotto(Prave.rmOi4.),
cardinale, inviato da Giulio II a
Luigi XII passa per Genova, 412,
n. I • parte da essa per recarsi a
Milano, 41 3.
Pallavicino Anton Maria (Palavicino
A. M.\ è inviato da Luigi XII a
Palazzo in Genova, 398 ] occupa
il territorio della Spezia che gli
viene però conteso dal figlio di
Gian Luigi Fiaschi, 281,401,411;
accampa pretese sui castelli pos-
seduti da Gian Luigi Fieschi, 468.
Pallavicino (fiimiglia), partecipa al
governo della città durante la fa-
zione popolare, 553.
Pallavicino Galeazzo (Pillavicini G.^,
toglie la Spezia ad Anton Maria
Fieschi; la questione sortane viene
risolta da due commissari francesi,
281, 411, 412,- accampa pretese
sui castelli posseduti da Gian Ljigi
Fieschi, 468.
Pallavicino Gian Battista, cattura una
nave veneta presso Cipro, ma la
preda gli vien tolta dal governo
di Genova, 439.
Pallavicino Gian Francesco, una nave
veneziana presa da esso in Levante
67:
Indice Alfabetico
viene catturata e bruciata dal cor-
saro turco Jamali, J20.
Pallavicino Giulio q. Agostino, tra-
scrive il Diario genovese degli
anni i5o6-oj^ 298, 299.
Pallud Claudio, conte di Petite Pierre,
barone di Varambon, governatore
di Nizza; v. Nizza (Governatore),
i^almaro Gerolamo {Palmario G.) ,
prende la parola in un consiglio
tenuto per diminuire alcune ga-
belle, 48 n. » ; eletto ambasciatore
al re d''Aragona, 60, n. 2; scelto per
la riforma degli offici, 65^ 66 n. i ;
eletto ambasciatore al papa, 82,
366; in sua vece parte Domenico
Adorno, 374; è annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Pandiani Emilio, Gli statuti di Porto-
venere, Genova, Sordo-Muti, 1 90 1 ,
242 n. 3.
Pandolfi Bernardino di Bona, bandito
da Genova reo di lesa maestà,
529.
PandolHni Francesco , ambasciatore
fiorentino presso la corte di Fran-
cia, riferisce al governo dei Dieci
un discorso di Luigi XII sui geno-
vesi, 78 n. 1 ; I IO n. I ; sulla politica
del papa, 124 n. 2; dà notizie
sulParrivo di Gian Luigi Fieschi
a Blois, i55 n. 2 ; sui preparativi
del re contro Genova, 181, n. i ;
237 n. i; sui giudizi di Luigi XII,
intorno alla politica di Giulio II,
25 1 n. i; suir arrivo del re in
Asti, 252 n. 2; rie. 258 n. i, n. 2;
sul giorno do' la battaglia dei fran-
cesi coi genovesi, 259 n. i ; sul
giorno delParrivo del re al campo
francese e del secondo scontro coi
genovesi, 265 n. i ; sua opinione
sulla presa di Genova, 267 ; dà
notizia della seconda ambasceria
genovese al re di Francia, 267
n. 2, n. 3; rie. 269 n. 3; 271 n. i.
Panexio Antonio, cintraco del comune,
211 n. 2; 2 1 8 n. I .
Pantaleone d''Arquata, commissario a
Pieve di Teco, gli sono inviate
lettere dagli anziani, 233 n.; let-
tere dal doge con notizie degli
ultimi scontri coi Fieschi e coi
francesi, 2 55 n. i.
Pantaleone di Bruges, incaricato di
fortificare la località di S. Benigno,
256; bandito da Genova reo di
lesa maestà, 409, 529.
Pantalino di Br. ges , bravo degli
Adorno, tenta di uccidere Teramo
Centurione, 220, Syj.
Pantalino di Meran, reca in Genova
la notizia dell'" arrivo del re di
Francia a Torino e per tale notizia
è fatto imprigionare, 248, 391,
Panzani (famiglia), chiamata a parte-
cipare al governo della città du-
rante la fazione popolare, 553.
Paolo d"'Albaro, eletto « capitano della
libertà » (an. 1442), 563.
Paolo da Novi, v. Novi (da) Paolo.
Paolo de Beusserailhe, signore di Espy,
maestro artigliere francese pre-
posto alla costruzione del nuovo
castello a Capo di Faro, 285, n. i.
Paolo detto lo Mazon o lo Manzo,
uccide un uomo di Rapallo, 393;
è bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 529.
I
Indice Alfabetico
673
Paravagna Antonio, macellaio, eletto
console di Genova (an. i3oo), 557.
Paravagna Stefano , eletto anziano,
14 n. 2.
Parentuccelli (famiglia di Sarzana),
un P. condannato a morte dal
governo francese in Genova riscatta
la vita con danaro, 278 n. 2.
Parigi (vescovo di), v. Stefano di
Poncher.
Parisiensis episcopus (vescovo di Pa-
rigi), V. Stefano di Poncher.
Parisola Francesco , prigioniero in
Castelletto, 564..
Parrisola Federico, tavernaro, eletto
console di Genova (an. 1 Joo), 557.
Pasaggi Raffaele, prigioniero in Castel-
letto, 564.
Pasqua Francesco, sindico di Taggia,
474-
Pasqua (giorno di) i5o7, i genovesi
incominciano in quel giorno a bom-
bardare il Castelletto, 2J4, 387.
Pasqua Giulio q. Alessandro, procura
una copia del Diario genovese
degli anni i5oO'-oj^ a Giulio Palla-
vicino, 298, 2[)(J.
Passano (da) Giovanni, di Delfino,
scelto dai mercanti per pacilicare
gli animi dei cittadini, J7J; eletto
officiale di S. Giorgio, ^49; é nuo-
vamente eletto officiale di S. Gior-
gio, 403, 534; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 552.
Passano (da) Marco, inviato commis-
sario a Recco, 226.
Passano (da) Raffaele, eletto anziano,
J8, 32 5; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 i.
P^sTOR, Storia dei papi ^ rie. 344
n. i; 412 n. i.
Paulo Vincenzo, v. Novi (da) Paolo.
Paulus, v. Gabella Paolo.
Paverano (Paveran)^ villa presso i
Giovi incendiata dalPesercito fran-
cese, 254, 394.
Pavia, località presso vai di Bisagno
ove il grosso cannone Drago fu
puntato contro il (Castelletto, 234.
Pegli (di), v. Gian Maria di Pegli.
Pegorella Giacomo di Brescia, [Jacopo
Pegorella de Brexano), inviato a
Gregorio (ìioardo per prendere la
forma di proiettili e fabbricare
artiglierie, 222, n. 2 ; inviato a
Voltri per avere da quelle ferriere,
ferro, rame e carbone, 229.
Pelavicino, v. Pallavicino.
Pelegro (Peregro) di Bergamo, v.
Goano Pelegro di Bergamo.
PÉLissiKR LEON G., Docunients pour
r histoire de P établissement de la
dominaiion fran(;aise à Génes ,
rie. 7 n. 2; 12 n. 1; 17 n.; 21 n.,
n. I ; 23 n. I ; 33 n. I ; 35 n. 3 ;
121 n. I ; 276 n. 2; 277 n. i; 3 1 1.
Pellissone Vincenzo (Pelissone V.),
deputato alla presa del Castelletto,
23o, 384; annoverato nella listai»
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 553.
Penello, messo del governo popolare
agli officiali addetti alFimpresa di
Monaco, 477.
Penis (Mons. de), inviato da Luigi XII
a Palazzo in Genova, 398.
Penna , milizie mercenarie raccolte
6/4
Indice Alfabetico
pel soccorso di Monaco, spargono
voce, per ingannare i genovesi, di
muovere contro P., i33, 477.
Pentema (di), v. Gian Maria di P.,
Luigi di P.
Pera (\ia di), v. Genova (Vie).
Peregro di Portofino, rie. 100 n. i.
Perin Stagnaro, v. Pietro Stagnaro.
Pernice Giacomo , errato per Der-
nice G.
Peroza, v. Perugia.
Perugia (Peroja), vi sono istituite
le casaccie dei disciplinanti (an.
1260), 557.
Petite Pierre (conte di), v. Pallud
Claudio.
Petra Rubea (de) , v. Pietra Rugia (di)
Francesco.
Petro (domino), v. Gambacorta Pietro.
Petrjp Vesconte de Novara, errato per
Zorzi Petro vescovo di Novara.
Piacenza, retta da Filippo Roccaber-
tino, 9; rie. 45 n. i; 127.
Piacenza (contado) {Piaxentina), vi
si trova Carlo d'Amboise per fa-
vorire rimpresa del papa Giulio II
contro Bologna, J43.
Piacenza (di), v. Anguisolis Gerolamo.
Piaxentina, v. l^iaeenza (contado).
Piazze di Genova, v. Genova (Piazze).
^Piccaluga Battista, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Piccai uga Giovanni {Pìcaluga G.),
commissario di Chiavari, ha Por-
dine di far abbattere il castello,
iU n. I ; lettere inviategli dagli
anziani, 2 33 n
Piccai uga Nicola {Pìcaluga N.), tri-
buno della plebe, jj n.; inviato a
Bologna a raccogliere fanti per
rimpresa di Monaco, 372.
Piccamegli (famiglia), chiamata a par-
tecipare al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Piccapietra (via di), v. Genova (Vie).
Piccinotto Lazzaro {Pichenotto L.\
deputato ai festeggiamenti pel re
d'' Aragona, 55 n. 2; muove incon-
tro al re, 57 n. 2; rie. 3oo; eletto
ambasciatore a Carlo d^Amboise,
2 1 3, 3 66; parte per detta ambasceria
ma ritorna poco dopo coi suoi
compagni « re infeeta », 375, 3j6^
'i'/j-^ eletto anziano, 27 j, 402, 53o,
534; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Pichenotto Lazzaro, v. Piccinotto L.
Piemonte, vi sono arrestati i genovesi
passanti per esso, 118; soldati di
P., i3o; vi giunge Luigi XII, 248,
n. I ; trattative di Genova col P.,
285 n. 2.
Piemontesi {Piemonteixi). inviati dal
duca di Savoia alla Turbia, 495.
PiERLAS (Cais de), Documents inédits
sur les Grimaldi et Monaco et
leurs relations avec les ducs de
Savoie, Turin, Bocca i885; rie.
io3 n. 2; 104 n. I, n. 2.
Pietra Cossera (Pria Coxera\ quelli
di Castiglione vi costruiscono una
bastia, 389.
Pietra Lata , dominio di Renato di
Savoia, io3 n. i.
Pietra Ligure, i commissari per la
Riviera di Ponente debbono inco-
minciare il loro compito da P. L.,
145; Genova raccomanda a quei
Indice Alfabetico
Ó75
di Pietra di aiutare i Toiranesi,
206 n. 2.
Pietra Ligure (di), v. Ferrarlo Nicola
di P., Luca di P.
Pietra Rugia (di) Francesco {Franci-
sciis de Petra rubea\ bandito da
Genova reo di lesa maestà, 409, 529.
Pietrasanta (di), v. Sperone di P.
Pietro Batta di Levanto, eletto anziano,
38, 325; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 55 1.
Pietro Francesco, speziale (speciarió),
Lxciso in una scaramuccia coi
fanti della Turbia, 161 n. i, 5 12.
Pietro Stagnaro {Perìn Stagnaro ,
Petrus Stagnarius), bandito da
Genova reo di lesa maestà, 409,
529.
Pieve di Teco, sua ubicazione, 66
n. 2 : dipende dal nobile Luca
Spinola ] i popolari inviano com-
missari e fanti per toglierlo ad
esso, 66^ -j-i, n. 3, ^o» -'4- '■> "c
88 ; 89 ; la spedizione a P. di T.
cela i preparativi per Pimpresa di
Monaco, 94; Genova invia arti-
glierie a Pieve , 95 , 342 , 436 ;
rie. 97: ardita risposta del comune
di Pieve alle minaccie di G. Gia-
como Trivulzio, 97 n., 455; 456;
patti coi quali ritorna sotto il
comune di Genova, 97 n.; rie. 98;
ne viene toltala guarnigione, 101,
480; rie. 102; io3; 121 n. i;465;
vi è posto un forte presidio, 206,
n. I, ')8o; rie. 25o; lettera del doge
e degli anziani agli uomini di P.
sugli ultimi scontri coi Fieschi e
coi francesi, 255 n. i; vi si ritira
da Ventimiglia il cap. Tarlatino
404; e non oppone resistenza alla
rioccupazione di esso da parte del
tìglio di Luca Spinola, 281, 410;
rie. 471, 472.
Pieve di Teco (Castello), detto la Ro-
cha, resiste alle truppe genovesi,
94, 342; viene conquistato, 96, n. i ,
343 ; se ne invia V inventario a
Genova, 101 n. i.
— (Commissari a), v. Genova (Com-
missari).
— (di), V. Sartore Gaspare di P.
— (Sindaci di), rie. 97 n.
— (Uomini di), ricevono lettere mina-
torie da Gian Giacomo Trivulzio
e rispondono ad esse, 96, n. 3 ;
97 n. ; prestano giuramento di
fedeltà a Genova, 96.
Pigliasca Francesco, cancelliere del
Cleves , inviato dal governatore
agli anziani di Genova, 36^ 322,
32 3; mandato a Savona vi è arre-
stato da Yves d\'Mlègrej 371, 372;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552 (nel testo si errò sjriveiido
Pogliasca).
Pigliasca Taddeo, inviato dai popo-
lari a (ìian Luigi Fieschi, 49, 3 3o.
Pillavicini, v. Pallavicino (Jaleazzo.
Pinelli Benedetto, anziano, 14 n. 2,
Pinelli (famiglia), chiamata a parte-
cipare al governo della città du-
rante la fazione popolare, 553.
Pinelli Giovanni, anziane, 317, n. 2.
Pino, rie. 387 ; i genovesi forniscono
di artiglieria e di fanti la bastia
di P. per Tarrivo delFesercito fran-
Ó7Ó
Indice Alfabetico
cese, 254, 3y4; corre voce che lo
esercito francese muova verso di
esso, 3(j5 ; dopo il primo scontro
tra genovesi e francesi, quelli della
bastia inviano a chiedere cosa
debbano fare; si risponde loro di
tenere salda la posizione , 262 ,
3()6-^ rie. 264.
Pino (di), V. Battista di P., Lazzarino
di P.
Piombino, il corsaro turco Jamali
cattura e brucia nel canale una
nave veneta presa da Gian Fr m-
cesco Pallavicino in Levante, j'20;
vi passa Ferdinando il Cattolico
nel suo viaggio verso Savona, 416.
Pipo Francesco, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Pisa, offre la signoria a Genova, 4 ;
cede a questa il capitano Tarlatino,
74 n. 1, j5 n., 453; spera nei
soccorsi genovesi contro i fioren-
tini, j5 n. ; invia milizie in aiuto
di Genova, j5 n.; dalla quale era
stata precedentemente aiutata ,
j6 n.; gli ambasciatori inviati dai
popolari di Genova alla corte di
Francia hanno V incarico di stu-
diarvi le intenzioni del re verso P.
e le manovre dei legati fiorentini,
466, 467; spedisce a Genova arti-
glierie per r assedio di Monaco,
I 16, 346, 348; rie. 127; i genovesi
chiedono a P. di vendere le
munizioni di guerra, 191, 372 ;
preparativi in P. di un forte eser-
cito, 404; vi abita un tal Corsetto
padrone di un brigantino, che tra-
disce Paolo da No.i rifugiatosi in
P. ed affidatosi a lui, 287, 288,
41 3; rie. 504; 5o8.
Pisa (Anziani) , lettere degli anziani
popolari di Genova li assicurano
deir immutata amicizia verso P.,
18 n. 1.
— (Artiglieria) inviata a Genova per
r assedio di Monaco, 1 iG, 160, 346,
348 ; rie. 486 ; 489 ; 5 io ; è fatta
trasportare in Castelletto , 403 ;
v. anche Bufalo e Drago.
— (Brigantini), rie. 74 n. 1; 129 n. 2;
i55 n. 3; 356.
— (Gonfaloniere di giustizia), lettere
degli anziani di Genova lo assicu-
rano deirimmutata amicizia verso
Pisa, 1 8 n. 1 .
— (Officio di), V. Genova (Offici).
Pisane (carte), esistenti negli archivi
fiorentini, 75 n.
Pisani, rie. 74 n. 1 ; notizie di un
carteggio per una spedizione dei
genovesi in aiuto dei pisani, j6 n.;
rie. J29 n. I ; compagnia di P.
assoldata per l'assedio di Monaco,
i36, 487, 492.
Platono Vesconte, notaio, cancelliere
di Gian Luigi Fieschi, 2 1 n.
Podestà di Genova, v. Solario Ober-
tino e Genova (Podestà).
Podestà di Stella, v. Stella (Podestà).
Podestà di Varazze, v. Varazze (Po-
destà).
Podestà Francesco , La pesca del
corallo in Africa, 214 n. 2.
— // colle di Sanf Andrea in Genova,
23() n. 2; 3 18 n. 3.
Podesterie di Genova , v. Genova
(Podesterie).
Pogliasca, V. Pigliasca.
I
Indice Alfabetico
677
Polcevera (di), v. Chiersi (lo) di Fol-
ce vera.
Polcevera (fiume), gli anziani muo-
vono incontro a Filippo di Raven-
stein fino alP acqi^a di P., 320 ;
ingrossatosi improvvisamente per
una pioggia torrenziale travolge
alcuni uomini del seguito di Luigi
XII, 279.
Polcevera (podesteria di), v. Genova
(Podesterie).
Polcevera ( Poncevera , Porcevera )
(valle della), P esercito francese
minaccia di scendervi, 254, 3()3 ;
vi discende, 255, 394; i genovesi
lo attendono sulle alture della valle,
257 ; vi giunge il re Luigi XII e
prende stanza alla badia del Bo-
schetto, 263, 398; le truppe tede-
sche lasciate fuori di Genova da
Luigi XII mettono a ruba detta
valle, 402; rie. 490.
Polcevera Secca {Porcevera Secha),
la vallata della P. S. è messa a
ferro e a fuoco dalle truppe fran-
cesi, 2 55, 394.
Polceveraschi, un contadino P. viene
percosso da Bartolomeo Fieschi, 8,
3 1 5; molti P. accorrono in Genova
per aiutare i popolari ma sono con-
gedati, 14, 3 1 7 ; i P. prigionieri
per debiti verso lo stato vengono
liberati dai popolari, 16,319, ' 7 i^- !
molti P. accorrono in aiuto dei
popolari genovesi contro i Fieschi,
36^ 32 3 ; e con essi li inseguono
sino a Recco, 39, 32 5, 32 6; inter-
cettano vettovaglie inviate al Ca-
stellaccio; i tribuni concedono loro
di derubare quelli che venissero
dal di fuori, 187, 36^^ 368; i
« canioni » della valle si raccol-
gono in Rivarolo con quelli di
Sestri, Voltri e Bisagno e delibe-
rano di aiutare i popolari di Ge-
nova, 371; rie. 387; devastano i
territori di Savignone e di BusaHa
per porre ostacolo alP avanzata
deir esercito francese, 248, n. i,
390, 391 ; muovono con altri dei
dintorni contro Voltaggio ove è
giunta l'avanguardia francese, 392;
Genova li esorta a difendersi e
invia aiuti, 254, 393; sono battuti
dalle truppe francesi, 261; entrano
in Genova e provocano tumulti
(an. 1400), 559.
Poncevera, v. Polcevera.
Ponchef (di), v. Stefano di P.
Ponente (Riviera di), v. Riviera di
Ponente.
Pontedecimo, rie. 229 n. i ; Carlo
d^Amboise di Chaumont, luogo-
tenente regio delPesercito francese,
vi tiene consiglio per P avanzata
contro Genova, 2 58; Pavanguardia
delP esercito francese parte da P.
verso Genova, 259; rie. 259 n. i ;
265 n. I.
Ponzone Benedetto, scelto per pro-
cedere contro Gian Luigi Fieschi,
62 n. I ; bandito da Genova reo
di lesa maestà, 409, 529.
Ponzone Raffaele {Potf^onus Raphael),
cancelliere del comune, stende il
proclama col quale si concedono
ai popolari i due terzi degli offici
civili, II, 421, 422; rie. 172 n. 2;
211 n. 2; 235 n. i; 441 ; bandito
da Genova reo di lesa maestà,
409, 529.
44
678
Indice Alfabetico
Popolari di Genova , v. Genovesi
(Popolari).
Popolo grasso, v. Genova (Mercanti).
Popolo minuto, v. Genova (Artefici).
Popolo (viva il) [viva populó)^ grido
dei popolari, io, 3 i 5 ; 1 6, 3 1 8 ;
434; 34, 32 1, 45 1 ; si ordina che
venga preceduto dalla parola Fran-
cia, 211 n. 2; è proibito nei nuovi
privilegi concesai dal re di Francia,
546; rie. 55 1.
Porcevera, v. Polcevera.
Porta Matteo, viene sollecitato ad
inviare le munizioni ordinategli,
229.
i^orte di Genova, v, Genova (Porte).
Porto (di), V. Benedetto di Porto.
l^orto di Genova, v. Genova (Porto).
Portofino (castello), viene occupato
dai popolari genovesi, 3/8, 379;
vi è posto a castellano Luca di
Pietra, 224.
Portofino (di), v. Gio. Batta di P.,
Peregro di P.
Portofino (paese), vi si ancorano tre
galere e due fuste cariche di sol-
dati per i gentiluomini, 33o, 33 1;
certi leudi di P. partecipano alla
spedizione dei popolari genovesi
contro la Spezia, 53 n. ; vi si
ferma il re d'' Aragona con la sua
fiotta nel viaggio verso Napoli, 59,
335, 336-^ vi si reca una amba-
sceria genovese ad ossequiarlo, 60,
n, 2; rie. 95 n. 3; 100 n. i; vi é
ancorata la nave di Stefano Ne-
grone, 193 n. i ; vi si trattiene
nuovamente il re d' Aragona nel
suo viaggio verso Savona, 418.
Portofino (promontorio) (Co eie Mo??f(?),
rie. 1/5; 359; 562.
Portogallo (sudditi del re di), taglieg-
giati dal signore di Monaco, 91
n. 5, 465.
Portomaurizio, dipende da Genova,
88; i sindiei di esso con quelli di
altre città della I^iviera chiedono
l^ibolizione deiroffieio del capita-
neato, 88 n. 4, 474; rie. 475; vie
capitano (jiovanni della Gabella,
• 480; si arrende a patti alP eser-
cito francese, 236, 388; rie. 488.
Portonario Marco, sindaco del comune
di Genova, delegato a studiare la
soppressione delP officio dei capi-
tani della Riviera- 88 n, 4, 476 ;
incaricato dalP otUcio di Balia di
udire le lagnanze dei cittadini e
consigliare i rimedi opportuni, 28().
Portoria, v. Genova (Sestieri).
Portovenere, sua fondazione (an. i 1 13),
557; vi si ritirano i commissari
della Spezia cacciati da Filippino
Fieschi, 5o, n. i, 33 1 ; partono
da essa per recarsi a Sarzana, 5 i ;
vi giunge da Roma una galea
carica di munizioni, 386, 387 ; il
doge scrive agli abitanti di P.
offrendo loro aiuti e inviando mu-
nizioni per loro difesa, 242, n. 4;
rie. 2 55 n. i ; vi si ritira Anton
Maria Fieschi cacciato dalla Spezia,
281, 411; vi si recano quattro cit-
tadini genovesi incontro al re di
Spagna, 414; vi arriva Ferdinando
il Cattolico, 417.
l^ravexino Antoniotto, v. Pallavicino
Antoniotto.
l^recursore, v. S. (Jiovanni Battista.
I
Indice Alfabetico
679
Pregent (prette Jan) , comandante
della flotta francese, 236; rie. 388;
fatta una dimostrazione navale nel
porto di Genova, dirige la flotta al
golfo della Spezia, ove le sue
truppe tentano uno sbarco ma
devono ritirarsi, 244, 245 , 390,
392; rie. 247; sostituisce due vec-
chie galee con quelle dei popolari,
401 ; pare che ad esso sia stato
consegnato Paolo da Novi in com-
penso di una certa somma , 287 ,
288 n. 2; rie. 418.
Prelati, imprigionati dal signore di
Monaco, 91 n. 5.
Presenda, v. Prezenda.
Prette Jan, v. Pregent.
Prezenda Bartolomeo , commissario
nella Riviera di Ponente, 99.
Prezenda Luigi, prigioniero in Castel-
letto, 564.
Pria Coxera, v. Pietra Cossera.
Priori della devozione di S. Giovanni
Battista, V. San Giovanni Battista
(Priori della devozione).
Prye (cardinale di), testimone alla
concessione dei nuovi privilegi dati
dal re di Francia ai genovesi, 549.
Promontorio Ambrogio , incaricato
della revisione delle « caratate »,
49 n.; deputato dal partito Adorno
a regolare gli offici, 352 ; scelto
dai mercanti per pacificare gli animi
dei cittadini, 373; eletto consigliere
del doge, 392 ; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 552.
Promontorio di Genova, v. Genova
(Promontorio).
Promontorio Pietro, eletto anziano,
345 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Promontorio Simone, commissario al
campo di Monaco, 178, 36 1 ; an-
noverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Prottettori delP officio di S. Giorgio,
V. Genova (Protettori delP Officio
di S. G.).
Provenza, si parla del commercio con
essa, 99; vi si raccolgono fanti in
aiuto di Monaco, 140, 495 ; 149
n. 3 ; si dirigono verso di essa
alcuni nobili genovesi, i55 n. 3,
356-^ vino di P,, 364; giungono da
essa a Genova molte barche ca-
riche di materiali e vettovaglie
per la nuova fortezza, 2 83, 41 3.
Provenzali , imprigionati dal signore
di Monaco, 91 n. 5, 465.
o
Qualia Nicolò, sindico di Diano, 474.
Quarto, vi abitano diversi gentiluo-
mini della casa Spinola; G. Luigi
Fieschi cacciato da Genova vi si
trattiene per qualche giorno, 20,
319, 437; cacciato di nuovo da
Genova ritorna a trattenervisi, 3'/^
323, 444, 448, 460; rie. 37 n. 2;
3S<^ 324; ne deve partire insieme
ad altri nobili perchè inseguito dai
popolari, 39, 325, 326, 444, 448;
i quali dopo averlo inseguito fino
a Receo, vengono a pernottare fra
Q. e il Bisagno, 39, 326 ; alcuni
nobili della casa Spinola in esso
dimorantilo abbandonano, 1 80,364.
680
Indice Alfabetico
Quarto (da), v. Francesco da Quarto.
Quiliano, il doge scrive air « univer-
sità » di Q. lodandone la fedeltà
ed il coraggio contro i nemici di
Genova e permettendo di assal-
tarli e derubarli, 246.
Quinto (piano di), rie. 229 n. 1.
R
Raffaele (Raphael), v. Ponzone Raf-
faele).
Raffaele di Recco, scelto per proce-
dere contro Gian Luigi Fieschi,
62 n. i; eletto per la riforma degli
offici, 66; rie. 8 1 n. i ; sindaco del
comune di Genova delegato a stu-
diare la soppressione delP olficio
dei capitani della Riviera, 88 n. 4,
476; eletto commissario al campo
di Monaco, 178, 364; invoca pronti
soccorsi per T esercito, 198, 52o;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Raffaele di Sampierdarena, untore,
eletto console di Genova (an. ijoo),
557.
Raggio Bernardo, notaio, la sua sposa
è insultata da Domenico Negrone,
6 ; viene eletto anziano , 345 ;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Raggio Raffaele, deputato ai festeg-
giamenti pel re d"'Aragona, 55 n. 2;
incaricato deiramministrazione del
comune, 172, 357; capitano delle
galere genovesi, 386; annoverato
nella lista dei cittadini che parteci-
parono alla fazione popolare, 552.
Raineri, capitano di milizie, 480.
Ranuccio da Leca (Ranugio), còrso
ribelle al governo di Genova, 288
n. 2, 401.
Ranugio, v. Ranuccio da Leca.
Rapallo, vi passa Gian Luigi Fieschi
ritirandosi da Quarto, 3 9, 445, 448;
vi rimane un nucleo di partigiani
dei Fieschi , agitati spesso dalle
incursioni di Anton Maria Fie-
schi, 55, 460; rie. 100 n. i ; alla
podesteria di esso sono preposti
Leonardo Merello e Gio. Batta di
PortoHno, 226; viene rioccupato da
Gerolamo Fieschij252, 392, 393;
vi sono saccheggiate dalle milizie
popolari le case dei partigiani dei
Fieschi, 2 53, 394; ordine al comune
di R. di consegnare a Genova il
bottino fatto nella battaglia di Ruta,
253 n. 2; rie. 255 n. i, buon nu-
mero di cittadini di R. accorre in
aiuto di Genova contro P esercito
francese, 395.
Rapallo (di), v. Battista di R., Gia-
como di R.
Rato il biscaglino (lo Bitschetto rato,
lo Bìscayno rato\ bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà , 409 , 529.
Ravasteno, v. Cleves (di) Filippo.
Ravenstein, v. Cleves (di) Filippo.
Re Domenico, prigioniero in Castel-
letto, 564.
Re Paolo, prigioniero in Castelletto,
564.
Rebuffo Battista, tribuno della plebe,
jj n. ; incaricato con Stefano Ca-
zella di custodire i denari ottenuti
dal sequestro dei beni di Luciano
Grimaldi in Genova, 173 n.
Indice Alfabetico
Ó8l
Rerco {Recho), vi passa G. L. Fieschi
con i suoi partigiani incalzati dai
popolari, 3g, 3-2 6, 445; rie. 76 n. i;
vi scoppiano contese fra Adorno
e Fregoso^ 11 5; 116, n. i, 347; vi
sono inviati commissari Galeotto
de Ferrari e Marco da Passano,
226 ; vi è impiccato Negrino di
Montoggio partigiano dei Fieschi,
3g3; Rolandino Fieschi si spinge
con alcune milizie sin presso R.
tentando di avvolgere le forze dei
popolari inviate contro i Fieschi,
ma deve ritirarsi per la sconfitta
delle truppe fieschine a Ruta, 253^
ordine al comune di R. di conse-
gnare a Genova il bottino fatto
nella battaglia di Ruta, 2 53 n. 2.
Recco (di), v. Francesco di R., Raf-
faele di R.
Remondini Angelo, Cardinali Liguri,
rie. 356 n. 3.
Renato di Savoia, deno il gran ba-
stardo, signore di Petralata, cerca
di impadronirsi di Oneglia, io3
n. I, 471.
Renato Guyton di Tours, capitano
di schiere nelPesercito genovese
contro Monaco, 128.
Revasten, v. Cleves (di) Filippo.
Revisione delle gabelle (officio della),
V. Genova (Offici).
Rkzasco G. , Diponario storico ed
amministrativo^ rie. 16 n. i ; 45
n. i; 228 n. 3.
Riccio Domenichino, sub-cancelliere,
65 n. 2.
Riccio Domenico di Bargagli {Dome-
nico di Bargaglio\ eletto « capi-
tano della libertà » lan. 1442), 563.
Riccio Gerolamo , gli vien dato il
comando di una galera, 386.
Riccio Michele {Michael Ritius\ na-
poletano , è annunziato il suo
invio a Genova dalla corte di
Francia, ma pare che Pambasceria
non sia avvenuta, 70 n. i ; risponde
a nome del re di Francia a Gio-
vanni da Lerici oratore dei po-
polari di Genova, 275, 276, 406;
il suo discorso è riportato per
intero dal d^'Auton, 277 n. i ;
è testimone alla concessione dei
privilegi dati da Luigi XII ai ge-
novesi, 549.
Riccio Pier Gentile q. Pietro, scelto
per la riforma degli offici, 65 ;
eletto officiale di S. Giorgio, 403,
534.
Richeme Napoleone , eletto consi-
gliere del doge, 392 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare,
553.
Ricobono Agostino, bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà, 409, 53o.
Riformatori dei magistrati civili, v.
Genova (Riformatori).
Ripairolo, v. Rivarolo.
Riparolio, v. Rivarolo.
Rippa Bartolomeo di Sestri Levante,
padrone di una nave, 74 n. i.
Riso Gerolamo, è fatto prigioniero in
uno sbarco della flotta franco-spa-
gnola a Marola, 245.
Ritius Michael, v. Riccio Michele.
Riva (sotto la), v. Genova (Riva).
Rivarolo {Ripairolo, Riparolio)^ alcuni
tristi vi conducono Francesco Spi-
nola detto il Moro, togliendolo
682
Indice Alfabetico
dalla sua casa in Cornigliano, 365;
vi si adunano 200 « canioni » di
Polcevera, Sestri, Veltri, Bisagno
e deliberano di aiutare i popolari
di Genova, Syi ; il banditore di
Genova ricorda di aver procla-
mato una grida in Rivarolo supe-
riore e inferiore^ 229 n. 1 ; vi
giunge r avanguardia delP esercito
francese e attacca le forze genovesi
schierate sui monti, 259, n. 1 ; vi
pernotta il grosso dell'" esercito
francese dopo lo scontro coi geno-
vesi, 261 , 397 ; vi giunge il re
Luigi XII e prende stanza alla
badia del Boschetto , 263 , 398 ;
rie, 265 n. I.
Rivarolo (di)^ v. Bartolomeo di R.,
Vincenzo di R.
Riviera di Levante {Orientalis ora\
Gian Luigi Fieschi ordina a tutti
gli uomini di essa di stare pronti
in armi e di non obbedire agli
ordini di Genova, 2 3 n. 2 ; i po-
polari deliberano di toglierla alla
signoria dei Fieschi, 45, 46, 446 ;
vi inviano air uopo commissari,
47 n. ; rie. 53, 449 ; e riescono
neir intento, 54; come veniva go-
vernata dai Fieschi, 460, 461 ;
rie. 66] 73 n. i; 74; 75 n.; 76 n. 1;
86; 87 n. i; 89; 90 n. i; vi sono
inviati due commissari per la spe-
dizione di Monaco, 92 n. ; 99 ; vi
sono mandati due supremi com-
missari contro Ottaviano e Gian
Maria Fregoso, 171, 357; rie. 175
n. i; nei vari paesi di essa sono
inviati nuovi commissari, 226;
Gian Luigi Fieschi muove da Mi-
lano con un forte esercito per
riacquistarla, 237, 387; ordine ai
paesi della R. di lasciare libero
passaggio ad Ambrogio e Gregorio
Gioardo, 243 h. 4; la R. è minac-
ciata dalle milizie dei Fieschi, 252;
che però vi restano sconfitte, 2 53,
254; dopo la presa di Genova da
parte dei francesi vi è mandato un
proclama che notifica il ritorno di
Genova sotto la Francia e comanda
di portarvi buon numero di vet-
tovaglie, 269.
Riviera di Levante (officiali della), v.
Genova (Officiali delle Riviere).
Riviera di Ponente (Occidentale), sua
condizione sotto i capitani fran-
cesi, 45, n. 2; 66^ n. 2; 86; desi-
derio dei popolari di averne il
possesso, 87, n. i ; i sindaci di vari
luoghi della R. chiedono V aboli-
zione deir officio del capitaneato,
88 n. 4; 89, 474. 476 n. i ; vi
sono inviati commissari e lettere
per la spedizione di Monaco, 99,
n. I ; rie. io3 n. i ; i commissari
deiresercito contro Monaco hanno
piena autorità su essa, 1 1 3 ; rie.
116 n.; soldatesche fornite da essa
air esercito contro Monaco, 1 27,
128; dal campo di Monaco si
manda nella R., Manuele Canale
per fare incetta di viveri e racco-
gliere uomini, i33, 477; rie. i'jj'j
invio di nuovi commissari nella
R., 145, 146, n. i; rie. 160; la R.
di P. è fatta franca (libera da
tasse) per dieci anni, 378; si tenta
di salvarla dair esercito del d'' Al-
lègre, 206; rie, 23o ; 232; 386;
Indice Alfabetico
683
V esercito francese entra in San
Remo, Taglia, Portomaurizio, Al-
benga, 236, 3 87, 3<S8: rie. 2 52;
255 n. i; 564 n. 2.
Riviera di Ponente folfìciali della), v,
Genova (Officiali delle Riviere).
Riviera Ligure, rie. 90.
Rivierasche (città), tassa imposta ad
esse per le spese delP impresa di
Monaco, 109; rie. 1145 '%: ^i
attendono da esse pronti soccorsi
pel campo di Monaco, 197, n. i.
Rivieraschi, poco atti alle armi, i 5 i ;
incoraggiati a perseverare nella
devozione a Genova, 2 32 n. 2; il
doge promette loro di risarcirli
dei danni che potranno soffrire
dai nemici di Genova e li invita a
ritirarsi in Genova con le famiglie
e i beni, 242.
Riviere (le due) , notizie su di esse ,
45, 46, 54 n. 2 ; hanno V ordine
d"'inviare a Genova tutto il pesce,
58 n. I ; desiderio dei popolari di
unirle sotto il comando ' del go-
vernatore di Genova, fiS, 445, 446;
87 n. I ; il governatore e gli anziani
vorrebbero restituirle al re di Fran-
cia ma i popolari lo impediscono,
340; genti delle Riviere vengono
a Genova per scongiurare che si
impedisca il loro ritorno sotto il
dominio dei Fieschi, yS n. 1.462;
rie. '^5 n.; molti nobili si tratten-
gono nelle R., 79; danni inferti dal
Grimaldi ai liguri delle R., 92 n.,
465; vi sono inviati commissari
per la spedizione di Monaco, 99 ;
è imposta loro una tassa per detta
spedizione , 1 1 4; il re di Francia
ordina che vengano consegnate al
governatore, 347, 348 ; il popolo
vi si oppone risolutamente , 349;
non essendogli consegnate le Ri-
viere il re rifiuta di dare udienza
agli ambasciatori popolari, 35 1 ;
rie. i5i; 170; il papa consiglia di
restituirle al re di Francia , 187 ,
368; si tiene un consiglio per de-
cidere in proposito , 188 , 369 ; i
popolari decidono che non si
debbano consegnare, 189 ; 369 ;
nuovo tentativo del Roccabertino
di farle restituire al re , e nuove
ripulse della plebe, 193, 372; Giu-
lio li interrogato dai popolari su
ciò che si debba fare , risponde
che non prendano alcuna risolu-
zione finché non abbia ricevuta
risposta dal re, 196, 3y3-^ pare che
il consiglio di Genova ne voglia
offrire la consegna a Carlo di
Chaumont dietro speciali condi-
zioni, ma la plebe proibisce Pam-
basceria, 2o5, 382, 383 ; rie. 220;
restaurato il governo francese le
R. debbono contribuire alle spese
per Parmamento di tre galee, 274,
n. I, 405, 532; tutti gli offici
delle R. sono dati ai nobili ed ai
loro partigiani, 411; rie. 5oo.
Riviere (officiali delle), v. Genova (Of-
ffciali delle Riviere).
Robertet Florimondo, tesoriere e primo
segretario del re di Francia, rie.
67, 68; riceve lettere credenziali
per gli ambasciatori popolari, 83
n. I, 470; rie. 271 n. i; redige i
nuovi privilegi concessi dal re ai
genovesi, 549.
684
Indice Alfabetico
Robur, V. Rovere.
Rocca (della) Francesco {F. de Rocha\
eletto officiale di S. Giorgio, 349;
nuovamente eletto officiale di S.
Giorgio , 403, 534 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 553.
Rocca (della) Rinuccio , combatte i
genovesi in Corsica, 2 5 n.
Roccabertino Filippo (/?oc^a/»erf?no F.)^
luogotenente del governatore in
Genova, oriundo Navarrese, ban-
disce alcuni nobili prepotenti, 3 1 4;
i popolari per sostenere dinanzi
ad esso le loro ragioni eleggono
dodici capitani ; i nobili per la
stessa ragione ne eleggono quat-
tro, 7, 314; il luogotenente con-
siglia i popolari di ridurre a quat-
tro i dodici capitani, 7 n. 2; riesce
a calmare i popolari adirati con-
tro i Fieschi, 8, n. 2 ; cenni bio-
grafici su esso, 9; bandisce da Ge-
nova Giacomo Ghiglione e Gian
Giorgio Fieschi , 9 ; assicura il re
che Genova è tornata in quiete ,
9 n. 2; tenta di sedare una nuova
sollevazione popolare (18 luglio
i5o6), 434; e vi riesce solo dopo
aver promessi i due terzi degli
offici civili ai popolari , 1 1 , 42 1 ,
422,425, 427,434; parole rivolte da
esso ai popolari nel consiglio te-
nuto a Palazzo per P elezione di
nuovi anziani, 1 3; cavalca coi nuovi
anziani per la città, 14, 3 1 7; muove
coi popolari a cacciare Gian I.uigi
Fieschi da Genova, 16,319; i PO"
polari ne lodano Popera prudente
e assennata, 17, 423, 424, 425, 426,
428; 43o; rie. 437 , 439; partecipa
alla decisione degli anziani e dei
pacificatori d^inviare ambasc"atori
al re di Francia , al luogotenente
generale del re in Italia e al go-
vernatore di Genova , 19; viene
accusato dai nobili di debolezza e
di favoritismo pei popolari , 21;
muove incontro al governatore di
Genova, 29, 3o n. i; rie. 33; è ac-
cusato dai nobili di avere per-
suaso il governatore a favorire i
popolari su promessa di danaro,
35 n. 3; 40, 327; partecipa come
rappresentante del governatore ad
un grande consiglio in S. Maria
di Castello, 41, 328, 445; vi fa
larghe concessioni a nome del go-
vernatore ma chiede che il po-
polo giuri di nuovo fedeltà al re,
42, n. I, 328, 446,449; partito il
governatore, rappresenta il governo
regio in Genova, 78, accuse del
Senarega sulla sua condotta ri-
spetto al Ravenstein, 78 n. 2 ; è
incaricato di studiare la soppres-
sione dei capitani delle Riviere ,
88 n. 4; rie. iii ; 122 ; pro-
testa perchè non gli vengono con-
segnate le Riviere, 349; ogni auto-
rità è ridotta nelle sue mani (?) ,
123; rie. 154; denunzia al re di
Francia le mene dei capi-partito
Fregoso, 177 n. i; rie. 357, ^^'^'1
caccia dieci francesi venuti per en-
trare nel Castellacelo, 36^', rie. 189
n. i; manda invano ambasciatori
al Salazar per chiedergli la libe-
razione dei popolari fatti prigio-
nieri in San Francesco di Castel-
I
Indice Alfabetico
685
letto 1 90; manda per la stessa ra-
gione un legato a Carlo di Chau-
mont, 5-22; tenta nuovamente di
di far restituire le Riviere al re,
ma la plebe infuriata glielo impe-
disce, 193, 372; decide di partire
da Genova, 211, 3-5; da che proce-
dette tale decisione, 212; titu-
banze del R., 212 ; parte per Mi-
lano accompagnato da ambascia-
tori genovesi che si fermano però
a Serravalle, 2i3, 214, 2i5, 375,
'i'J&'i rie. 217; 219 n. i; 466; 5oi;
522; 525.
Roccabruna, dominio del duca di Sa-
voia dato in feudo ai Grimaldi di
Monaco, 88, io3, 104, 346 ; i po-
polari di Genova inviano commis-
sari ad occuparla, 106; istruzioni
in proposito, 1 07 ; altre istruzioni
a B. Veneroso , ambasciatore alla
corte di Savoia, 1 07; rie. 1 08, n. i ;
II 3; viene occupata dalle truppe
genovesi, 117, 118 n. 3; partico-
lari della occupazione, 126, n. 3,
4781 479 1 480, 487, 493 ; incen-
diata?, 126 n. 3; affetto degli abi-
tanti di R. per il signore di Mo-
naco, 126 n. 3, 478; rie. 134,354;
il duca di Savoia chiede che gli
sia ritornata « in pristino », 168,
355 ; nuove istruzioni intorno ad
essa date a B. Veneroso, 195, 196,
i commissari delPesercito genovese
ritiratosi da Monaco a Ventimiglia
hanno facoltà di fortificarla o di
abbatterla, 204, 382; rie. 481, 484.
Roecatagliala (di), v. Abramo di R.
Rocha (de), v. Rocca (della) Francesco.
Rocheehuart (di) , il signore di R. è
governatore di Genova, rie. 3o2.
Rodi (gran maestro di), v. Carretto
(del) Fabrizio.
Roma , vi dimora il cardinale di Fi-
nale, Carlo Domenico del Carretto,
56, 3i3; Ottaviano, Giano ed Ales-
sandro Piegoso tentano di fuggire
da R. per recarsi a Genova , ma
sono trattenuti dal papa. Gj n. 2;
vi si reca Vincenzo Sauli, 84 n. i;
ne parte Gian Luigi Fieschi , i55
n. 2; vi ritorna da Bologna il papa
Giulio li, 3y5; sono inviati da essa
forti provviste di munizioni in
aiuto di Genova, 226, 379, 38o,
38 1; ne giungono notizie ottimiste
sulPazione del re contro Genova,
232; i genovesi attendono grandi
aiuti da essa , 2 5o ; rie. 386 ; mi-
lizie venute in Genova da essa ,
257, 395; Paolo da Novi profugo
da Genova s'' imbarca per R. , ma
viene tradito dal padrone del bri-
gantino e consegnato ai francesi ,
287, 288, 413, rie. 5 12.
Romana (chiesa), molti prelati di essa
sono presi e imprigionati dal si-
gnore di Monaco, 91 n. 5, 465.
Romeo (di) Bartolomeo^', scelto per
procedere contro Gian Luigi Fie-
schi, 62 n. i; bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Romero Giovanni, prigioniero in Ca-
stelletto, 564.
Rossi Gerolamo, Storia della città di
Ventimiglia, 1888, 89 n. i ; ii5
n. ; 125 n. 2.
Rosso, latore di lettere del capitano
Tarlatino a Genova, iio n.
Rosso di Gravi {Rubens de Gravi) ,
686
Indice Alfabetico
bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 529.
Rosso Tomaso^ prigioniero in Castel-
letto, 564.
Rotomagense cardinale , v. Amboise
(d"') (Giorgio.
Rotti (officio dei), v. Genova (Offici).
Rovere (Robur)^ località nella Riviera
di Levante, rie- 229 n. 1.
Rovere (della) Felice, figlia di Giulio
II, sposa a Giordano Orsini, 4 1 6 n. i .
Ruberie (officio delle), v. Genova (Offici).
Rupeforte (di) Guido, riceve lettere
credenziali degli ambasciatori po-
polari 83 n. I.
Ruta, vi passa Gian Luigi Fieschi con
molti gentiluomini inseguiti dai
popolari di Genova , 39 , 326 ; le
milizie dei Fieschi vi sono battute
dai popolari, 253, 393.
Saigr Gusta vk , Documents histori-
ques relatifs a la principaiitè de
Monaco, 88 n. 3, 89 n. i;9on. 2;
95 n. 2; 98 n. 2; io3 n. 2, n. 3;
106 n. i; 109 n. 2, n 3, n. 4;
1 12 n.; 1 1 5 n.; 116 n, n. 2; 1 17 n. 2;
118 n. 3 ; 119 n. 3; i25 , 126
n. 3; 129 n. 2; i3i n. 2; i32 n.,
n. 1; i35 n. i; 13/ n.; 140 n. 2,
147 n. I, 148 n. i; 149 n. 2, n. 3;
i5i n. I , 160 n. I ; 161 , n.,
n. 3 , i65 n. I ; 178 n. 1 , n. 4 ;
i83 n.; 188 n. 2 ; 204 n. i ; 277
n. 2; rie. 3o6.
Sainte Colombe (de) Jean, coman-
dante delle truppe inviate dal go-
vernatore di Savona in aiuto del
signore di Monaco, i3o.
Salazar Galeazzo, castellano del (Ca-
stelletto, è d'accordo coi nobili, i 5,
3 1 8 ; rie. 1 86 (nel testo fu stam-
pato erroneamente Pietro invece
di Galeazzo Salazar), fa prigioni
i devoti raccolti nella chiesa di
S. Francesco di Castelletto, 189,
370; vane trattative con esso per
la loro liberazione, 190, 370,371;
rie. 190, n. 2; 1 9 1 ; gli si presenta
AUabre de Saule « usciere » del
re di Francia col decreto che lo
nomina capitano di S. Francesco
di Castelletto, 212; rie. 214; 217
n. i; bombarda la città, 221, 374,
'SjG^ 523; e maltratta i prigionieri
genovesi, 221, 524; esige che gli si
diano 6 mila scudi per trattarli
meglio, 221, 378, 524; bombarda
di nuovo la città, 222, 378; rie.
222 n. !, n. 2 ; chiede di avere
un colloquio con qualcuno che
sappia parlare francese, ma ciò
gli viene negato, 226, 378 ; rie.
227, n. I ; 228; bombarda di nuovo
Genova, 23o, 383; le sue milizie
sono tormentate dal bombarda-
mento dei genovesi, 234, 387; rie.
261; impedisce che sulla torre del
Palazzo sia innalzato lo stendardo
del comune accanto a quello del
re, 268, 398; rie. 399 ; suoi modi
scorretti in una visita al tesoro di
S. Lorenzo, 282, 417; riceve doni
dai nobili, 417; ordina di abbattere
un gran numero di case intorno
al Castelletto, 282, 411; sua diso-
nestà accennata dai padri del co-
Indice Alfabetico
687
mune, 28) ; malgrado gli ordini
regi continua a far abbattere case,
285. 286; 3o2; rie. 564, n. 2.
Salazar Stefano Tristano, arcivescovo
di Sens, (archiepiscopus Senonen-
sis\ è testimone alla concessione
dei privilegi dati dal re di Fran-
cia ai genovesi, 549.
Salerno, Farci vescovado di S. è dato
a Federico di Campo regoso da
Giulio II , 204.
Saluzzo, vi si trattengono Nicolò Ode-
rico e Simone di Giovo ambascia-
tori genovesi di ritorno dalla corte
di Francia, attendendo il salvo-
condotto dal duca di Savoia, 195 n. 2.
Salvago Acelino, banchiere, rie. 55
n. 3.
Salvago Alessandro, Cronaca di Ge-
nova^ edita da Cornelio de Simoni,
Atti Soc. Lig. di St. Pat., voi. XIII;
discordando da tutti gli altri cro-
nisti accusa i popolari di avere
con la loro tracotanza offeso i no-
bili, 4 n. I ; sue notizie sulPingresso
di Filippo di Ravenstein e di Gian
Luigi Fieschi in Genova, 32 n.5
sulla politica del Ravenstein, 33
n. 1 ; sulla terza cacciata di G. L.
Fieschi da Genova; 37 n. i ; sulla
fermezza della plebe nel volere il
Fieschi fuori di Genova, 45 n. i ;
rie. 58 n. 2 ; 60 n. i ; quali fu-
rono secondo il S. le cause del-
rimpresa contro Monaco, 91, n. 2;
. e quelle per cui Giulio II so-,
stenne i popolari, 124 n. 2; 170
n. I ; sua versione sul tentativo
dei Fregoso, 175 n. i ; e sulla
partenza del Roccabertino da Ge-
nova, 2i5 n. i; notizie sulla ele-
zione di Paolo da Novi, 2 38, 239;
sulla sua età, 239; sulla dimostra-
zione navale del Pregent, 245, n. i;
249 n. I ; sulle cause perché
Silvestro Giustiniani non si recò
a Ventimiglia, come gli era stato
ordinato, per imbarcare Fesercito
genovese, 25 1, n. 2 ; sui scarsi
aiuti inviati dal papa a Genova,
25 1 n. I ; erra nella data delFin-
gresso del re in Genova 269 n. 3;
rie. 270 n. I ; 271 n. i; 277 n. i;
295.
Salvago Benedetto q. Giovanni, eletto
per la revisione delle « caratate »,
49 n.
Salvago (famiglia), sulla nave di essa
sono requisite le artiglierie perPim-
presa della Spezia, 332; è chiamata
a partecipare aP governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Salvago Francesco, eletto pacificatore,
i5, 317; deputato ai festeggia-
menti pel re d''Aragona, 55 n. 2;
eletto per la riforma degli olEci, 65.
Salvago Meliado, (Meliadus Salva go\
eletto « capitano della libertà » ,
(an. 1442), 563.
Salvago Simone, eletto anziano, 38,
32 5; eletto officiale di S. Giorgio,
349-
Salvo Alessandro, prigioniero in Ca-
stelletto, 564.
Salvo Gian Francesco, è mallevadore
pel pagamento di certa somma per
il fratello Alessandro, 564.
Salvo Gerolamo , commissario al
campo di Monaco, 36 1; ritorna
a Genova ; non se ne conosce la
cagione, 178, 179, 363:, annove-
rato nella lista dei cittadini che
688
Indice Alfabetico
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Sampierdarena, partono da essa al-
cuni nobili genovesi diretti in Pro-
venza, 356 ; vi giunge e vi si tiene
nascosto Ottaviano Fregoso, 174;
ne parte 175, n. i, J59, 36o ; vi
si trattengono i capi partito Adorno,
177, 36o; rie. 229 n. i; 259, n. i;
un uomo di S. è ferito in uno
scontro colle truppe francesi, 394.
Sampierdarena (di), v. Domenico di S.,
Raffaele di S.
San Benigno, v. Genova (Conventi) e
(San Benigno).
San Cipriano, paese in vai di Polce-
vera incendiato e saccheggiato dalle
truppe francesi, 2 55, 394.
San Colombano, castello in Corsica,
25 n.
San Domenico, v. Genova (Chiese),
(Conventi), (Vie).
San Donato, v. Genova (Chiese).
San Filippo, v. Genova (Chiese), (Mo-
nasteri).
San Francesco d''Albaro (convento di),
rie. 442.
San Francesco d'' Albaro (paese), vi
sono rifugiati molti gentiluomini
genovesi, 40, 326, 327.
San Francesco della Chiappetta in
vai di Polcevera, devastato dalle
truppe francesi, 2 55 ; 394.
San Francesco di Castelletto, v. Ge-
nova (Chiese), (Conventi).
San Giacomo, v. Genova (Chiese),
(Monasteri).
San Giorgio, v. Genova , (Banco di
S. G.), (Chiesj), (Offici), (Piazze).
San Giovanni Battisto, il doge ordina
una solenne processione in suo
onore, 249 ; il corpo del santo
venne portato a Genova V anno
1087, 557.
— (Cappella di), vi è riposto il bal-
dacchino preparato per il re di
Aragona, 59 n. 2; rie. 419.
— (Priori della devozione di), rice-
vono in consegna il baldacchino
preparato per Tarrivo del re óW-
ragona, 59 n. 2.
San Giovanni decollato, nel giorno
ad esso dedicato, Filippo di Cleves
di Ravenstein entra in Genova,
320.
San Giovanni di Pre, v. Genova (Chiese).
San Gottardo (paese in vai di Bisagno),
vi sono arrestati tre nobili diretti
a Montoggio, 187, 368.
San Lorenzo , v. Genova (Chiese) ,
(Piazze).
San Luca, v. Spinola Luca di S. L.
San Marco, v. Genova (Chiese).
San Matteo, v. Genova (Chiese).
San Paolo (conte di), v. Valerando di
Lussemburgo.
San Paolo di Genova, v. Genova (Chie-
se), (Monasteri).
San Pier d'' Arena, v. Sampierdarena.
Sanpolo (conte di), v. Valerando di
Lussemburgo.
San Remo {Santo Romulo), dipende
da Genova , 88 ; i sindici di esso
con quelli di altre città della Ri-
viera chiedono Pabolizione delPof-
ticio del capitaneato, 88 n. 4, 474;
rie. 126 n. 3; Manuele Canale in-
via da S. R. lettere al comune ,
i33, 476; lettere del signore di
1
•I
Indice Alfabetico
Ó89
Finale a S. R., 142, 35o; rie i43;
vi sono arrestati due gentiluomini,
i6J, 5 16; vi è mandato commis-
sario Antonio Trucco, 232 , 385;
apre le porte alPesercito francese,
236, 387; rie. 479; 487.
San Remo (di), v. Barraban Gio. Batta
di S. R.
San Rocco, v. Genova (Chiese).
San Salvatore (di) Ambrogio, coman-
dante la guarnigione genovese a
Mentone, 126 n. 3, 479; rie. i34,
484.
San Sebastiano, v. Genova (Chiese) ,
(Monasteri).
San Severino (cardinale di), è testi-
mone alla concessione dei privi-
legi dati dal re di Francia ai ge-
novesi, 549.
San Silvestro, v. Genova (Chiese) ,
(Monasteri).
San Siro, v. Genova (Chiese).
San Stefano , v. Genova (Borghi) ,
(Chiese), (Porte).
San Teodoro , v. (ìenova (Chiese) ,
(Conventi).
San Tomaso, v. Genova ( Borghi ),
(Porte).
San Vito (borgo), vi sbarcano i com-
missari mandati dai popolari ge-
novesi per togliere la Spezia ai
Fieschi, 46; rie. 47 n.
Sant''Agata, v. Genova (Chiese).
Sant'' Agostino, v. Genova (Chiese) ,
(Conventi).
Sant''Alessio (di) Urbano, {Urbano di
Santo Arexio) governatore in Ge-
nova pel duca di Milano (an. 1422,
1424), 56i, 5Ó2.
Sant'Andrea , v. Genova (Borghi) ,
(Macelli), (Porte).
Sant' Andrei (di) Pietro , presidente
della giustizia in Genova, 417,
n. I.
Santa Brigida , v. Genova (Chiese) ,
(Monasteri).
Santa Caterina, v. Genova fChiese).
Santa Croce, il doge ordina una so-
lenne processione di vergini in suo
onore, 249.
Santa Margherita {Sancta Margarita),
città della Riviera di Levante, rie.
100 n. I ; 242 n. i.
Santa Maria d. Castello, v. Genova
(Chiese).
Santa Maria d. Consolazione , v. Ge-
nova (Chiese), (Conventi).
Santa Maria d. Grazie, {Madonna delle
Grafie), v. Genova (Chiese), (Mo-
nasteri).
Santa Maria d. Luccoli , v. Genova
(Chiese).
Santa Maria d. Monte , v. Genova
(Chiese).
Santa Maria d. Pace, v. Genova (Chiese).
Santa Maria d. Servi , v. Genova ,
(Chiese).
Santa Maria d. Vigne , v. Genova
(Chiese).
Santa Marta, v. Genova (Chiese).
Santo Arexio, v. Sant'Alessio.
Santo Romulo, v. San Remo.
Sanudo Marino, Diaria rie. 1 68 n. i ;
189 n. 1; dà notizie sulle misure
prese contro i genovesi a Milano ,
2 1 5 n. 2; sulla mancata ambasce-
ria dei popolari allo Chaumont ,
216; sugi' aiuti del papa ai geno-
vesi, 25 1, n. i; sull'arrivo di Luigi
690
Indice Alfabetico
Xn in Asti, 252 n. 2; rie. 258 n. 1;
sullo stupore dei veneziani per
la presa di Genova, 267, n. 3.
Sapia Perroto, sindico di San Remo,
474.
Sapienti del comune di Genova, v. Ge-
nova (Sapienti del comune^.
Sardegna, rie. 25.
Sartore Gaspare di Pieve di 1 eco, gli
sono affidate alcune truppe per
guarnire Pieve di Teco , 480.
Sarzana^ i commissarii alla Spezia si
fanno inviare da S. rinforzi di
truppe, 46, 451; vi è mandato da
Genova il capitano Pietro Gamba-
corta per assoldare gente , 49 ; vi
si recano i commissari della Spe-
zia per assistere air armamento
dei fanti, 5i; vi sono pronti i5oo
fanti pel comune di Genova, 53 ,
333; vi passano in rotta i Fregosi,
175 n 2; rie. 406; il capitano di
S. ha Pobbligo di prestare giura-
mento di fedeltà al re o al gover-
natore di Francia, 540, rie. 547.
Sarzana (di), v. Francesco di S. , Pa-
rentuccelli, famiglia di S.
Sarzanello, appartiene al Banco di S.
Giorgio, 406; il capitano di S. ha
Pobbligo di prestare giuramento
di fedeltà al re o al governatore
di Francia, 540; rie. 547.
Sarzano (piazza di), v. Genova (Piazze).
Saule (Saules) (dej Allabre, « usciere
di camera » del re Luigi XII in-
viato a Genova per cooperare alla
difesa del Castelletto, 211 , 212 ;
notizia del suo arrivo, 212, 374,
375; presenta al Salazar il decreto
del re che lo nomina capitano del
convento di S. Francesco presso
il Castelletto, 212; prende il co-
mando delle guardie del Palazzo
venute al Castelletto, 2 1 7; simpa-
tia dei genovesi per esso, 22 i , 524;
cortese lettera dei genovesi in ri-
sposta ad una sua che chiedeva
un colloquio, 227, n. i; viene fe-
rito durante il bombardamento dei
genovesi, 234.
Sauli Anfrono , appartiene al popolo
grasso, viene a contesa con alcuni
nobili, 404.
Sauli Antonio, eletto capitano del po-
polo, 314; eletto pacificatore, i5,
3 1 7, 3 1 8; è banchiere, 55 n. 3 ; scelto
dai mercanti per tranquillare gli
animi dei cittadini, 'ij3\ nominato
consigliere del doge, 392 ; inviato
ambasciatore al re di Francia per
la resa di Genova, 267, 398; scelto
dai popolari per loro difensore ,
401; viene eletto officiale della
Balia, 402, 53 1, 534; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare ,
55i.
Sauli (banco dei), rie. 401.
Sauli Demetrio , inviato commissario
al campo di Monaco, 178, 364;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Sauli (famiglia), i maggiorenti di essa
sono chiamati al cospetto dei tri-
buni della plebe, y^; il papa Giu-
lio II raccomanda detta famiglia
alla clemenza di Luigi XII , 412
Indice Alfabetico
691
Sauli Gerolamo , deputato ai festeg-
giamenti pel re d'^Aragona, 53 n. 2:
scelto per procedere contro Gian
Luigi Fieschi, 62 n. i;si presenta
ai tribuni della plebe, 'jj ^ J41 ;
eletto anziano, J45; capitano delle
galere genovesi, 386; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare ,
552.
Sauli Gio. Batta, sostituisce il fratello
Vincenzo nelP ofificio di riforma-
tore dei magistrati civili, 84 n. i ;
eletto seniore del popolo, 'i~^\
officiale della moneta, 53 i , 534;
annoverato nella lista dei cittadini
che parteciparono alla fazione po-
polare, 552.
Sauli Pietro, anziano, 14, 3]-; ban-
chiere, 55 n. 3; deve seguire il re
a Milano, 408 , 528 ; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 1 .
Sauli Vincenzo, nel consiglio tenuto
dai popolari per la elezione dei
nuovi anziani propone che si eleg-
gano anche dodici pacificatori per
tranquillare gli animi, i3; inviato
ambasciatore al Cleves, 23, 319 ;
incaricato di studiare la diminu-
zione di certe gabelle , 48 n. i ,
33o; eletto per la riforma degli
offici, ^~)b-^ partecipa al consiglio del
22 ottobre i5o6, 71 , n. i , 340 ;
difende dinanzi ai tribuni il suo
operato, j-j^ 341; essendo partito
per Roma viene sostituito nelPof-
ficio di riformatore dei magistrati
civili dal fratello Gio. Batta , 84
n. I ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla fa-
zione popolare, 55 1.
Saulo, un giovane dei S. per un leg-
gero furto è impiccato alla porta
dei Vacca, 414.
Sa\ ignone, vi si trova Gian Gerolamo
Fieschi, :>-j^\ i polceveraschi ne
devastano il territorio per porre
ostacolo air avanzata delP esercito
francese, 248, n. i, 390, 391.
Savoia (bastardo di), v. Renato di Sa-
voia.
— (Corte di), Agostino Grimaldi ve-
scovo di (}rasse vi chiede aiuti per
il fratello Luciano. 104; rie. i23;
141; vi riparano nobili genovesi,
i55, n. i; rie. 1565 politica di essa,
167 n. 3; rie. 3o6, 495, v. anche
Torino.
— (Duca di), V. Carlo li duca di
Savoia.
— (Ducato di), rie. 167; 168 n. 1.
— (Forze di), rie. i25.
Savona, rie. 40, 327; partono da essa
gli ambasciatori dei nobili geno-
vesi al re , 344 ; in onore di
Giulio II, Genova sospende per tre
mesi un editto contro S., 83,n. 3;
rie. 89; è governata da Yves d'' Al-
légre, 87; rie. 99 n. i; per grati-
tudine verso Giulio II P editto é
sospeso a tutto Tanno 1 507, 124
n. 1; S. è invidiosa di Genova, 124
n. 2; molti nobili genovesi rifugiati
in essa, temendo dei popolari di
Genova, raccolgono soldati in di-
fesa di S. i53, 154, 352, 5oi ;
rie. i55; eccitano Ottaviano Fre-
goso ad entrare in Genova, 1 70; i
692
Indice Alfabetico
tribuni di Genova impongono ai
cittadini di non recarsi a S. senza
il loro permesso, 173, 358; vi
ripara per il maltempo una barca
genovese carica di munizioni per
Monaco; viene sequestrata, ma più
tardi restituita, 174, 358; rie. 364;
' il governatore di S. proibisce ai
nobili profughi in essa di allonta-
narsi, 180, 365-^ una compagnia
di 200 liguri, di ritorno da Monaco,
passando presso il castello dello
Sperone è assalita dagli uomini
del d'Allègre, 188, 369; notizie di
disordini in Savona, 370; vi sono
sbarcati per ordine del comune di
Genova 53 prigionieri delle truppe
turbiasche , temendosi che por-
tandoli a Genova la plebe ne faccia
scempio, 192, 371 ; vi appare la
flotta franco-spagnola, 389; rie. 207;
246; vi si reca il re di Francia
pel famoso convegno col re di
Spagna, 285, 416; per tale occa-
sione vi si reca pure il governatore
di Genova, 285; rie. 286 n. i;29i;
3 02; 5ii ; vi è capitano Giorgio
Adorno (an. 141 3), 56o.
Savona (Anziani di), gli anziani geno-
vesi inviano ad essi richieste di
soccorsi per F impresa di Monaco,
99; li ammoniscono con altre
lettere di impedire le macchinazioni
dei nobili e deporre le « fantaxie »
di un assalto genovese, 1 54 n. i ;
rie. 5o2.
— (Governatore di), v. Allègre (d'')
Yves.
— (Officio di), V. Genova (Offici)
Savonesi, si recano da papa Giulio II
a lagnarsi dei genovesi, 4 n. i ;
rie. 355; 174, 359; ^4^1
Sbertou Pasquale Antonio, Cenni
sul doge Paolo da Novi^ in Gior-
nale degli studiosi^ '871,7 gennaio;
rie. 239 n. 2, n. 3.
Scaglia Battista [B. Scalia), deputato
ai festeggiamenti pel re d''Aragona,
55 n. 2; scelto per procedere
contro Gian Luigi Fieschi, 62 n. 1;
eletto consigliere del doge , 392 ;
deve seguire il re a Milano, 408,
528 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 553.
Scalia, V. Scaglia Battista.
Scarpa Pellegrino, bandito da Genova
perchè fautore dei nobili, 5i n. 3,
332.
Scarpa Simone, bandito da Genova
perchè fautore dei nobili, 5i n. 3,
332.
Schella v. Scodella.
Schiavina Nicolò, deputato a racco-
gliere armi di nobili, 378.
Scodella (Schella)^ sacro catino preso
dai genovesi a Cesarea Pan. iioi,
rie. 282, 416, 417; 419; 557
(a p. 282 si errò dicenJo che in esso fu posta la
testa del Battista; vuoisi inve.;e clie Gesù
abbia mangi.ito in esso l'agnello nei' ultima
cena degli azimi. — V. Aggiunte e correzioni).
Scorcino Giovanni di Voltaggio, tri-
buno della plebe , yj n. ; eletto
anziano, 345 ; bandito da Geno. a
reo di lesa maestà, 409, 529; anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 552.
Scrivia (fiume), ingrossatosi per una
pioggia torrenziale travolge alcuni
Indice Alfabetico
693
uomini del seguito di Luigi XII,
279.
Scrivici (valle della), gli uomini di essa
si mettono in arme contro Teser-
cito francese, 2 55 n. i.
Seine, vi era consigliere di giustizia
Stefano di Gernerieu, 219 n. 1.
Semino Pantaleone, commissario al
Gastellaccio, 22 3 ; bandito da Ge-
nova reo di lesa maestà, 409, 529.
Semino Pantalino, percuote Gasale da
Gamilla, 353.
Senaco, quelli di Gastiglione vi co-
struiscono una bastia, 389.
Senarega Bartolomeo (in qualità di
cronista) nel Commentarium de
rebus genuensibus ab a. i488 ad
a. i5i4, RR. II. SS., Tomo XXIV,
rie. XI, n. 3; dà notizie sulle cause
delle ostilità fra nobili e popolari,
4 n. i; 5 n. i; erra la data della
prima sommossa contro i nobili,
5 n. 2 ; rie. 7 n. i ; 9 n. i, n. 2 ;
dà notizie sui tentativi di pacifica-
zione tra nobili e popolari, i o, n. i ;
rie. 24 n. I ; suiringresso del go-
vernatore in Genova, 3o ; erra la
data deiringresso di lui e di Gian
Luigi Fieschi in Genova, 3 1 n. i ,
n. 2; 32 n.; raccoglie le voci sulla
avidità di denaro del governatore,
34 n, ; notizie sulPopera degli ar-
tefici e dei mercanti nella cacciata
di G. L. Fieschi, 45 n. i ; rie. 48
n. I ; erra la data delP arrivo di
Ferdinando il Gattolico a Genova,
58 n. 2; rie. jG n. i; 77 n; 78 n. i;
giudizi sulla politica del Ravenstein,
78 n. 2; sulle imprese contro Mo-
naco, 90, n. 3; rie. 120 n. i; 124
n. 2; 170 n. i; 172 n. 1; 175 n.;
177 n. 1; 179 n. 2; 189 n. i, 219
n. i; 222 n. i ; notizie sulla elezione
di Paolo da Novi, 237, n. 3; 238;
rie. 245 n. i; 248 n. i; sulla scon-
fitta delle truppe del Fieschi a
Ruta, 233, n. 2; erra la data del
secondo giorno di combattimento
fra genovesi e francesi, 265 n. 1;
rie. 267 n. I ; erra la data del
giorno della resa di Genova, 267
n. 2; rie. 269 n. 3; 271 n. i; 277
n. I ; 278 n. I, n. 2 ; 287 n. 2 ;
289 n. i; 3o2; 3 IO.
— (in qualità di cancelliere del Co-
mune) stende il proclama che
promette ai popolari i due terzi
degli offici civili, 11, 421, 422;
redige un grida che ingiunge a
tutti i cittadini di recarsi incontro
al governatore, 29, 3o, n. i ; è
testimone in un istrumento inviato
a Nicolò Oderico, 34 n.; convalida
colla sua firma alcune modificazioni
ad un decreto, 48 n. 1; stende il
decreto per le riforme nelle ele-
zioni degli officiali del comune,
65, 340; scrive ai commissari e ai
castellani per la consegna delle
Riviere, 72 ; è annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 552.
Senarega Bernardino , bandito da
Genova reo di lesa maestà, 409.
Senarega Giacomo, 19 n. 3; fa le veci
di Nicolò Oderico come sapiente
del comune, 19 n. 3.
Senarega Menichetto, guida in Castel-
letto alcuni uomini venuti da Mon-
toggio, ì^ì^-^ viene arrestato ed
45
694
Indice Alfabetico
impiccato a Palazzo come spia dei
Fieschi, 'Syy. .
Senato di Genova, v. Genova (Senato).
Senatori di Genova, v. Genova (Se-
natori).
Senestraro Agostino, è inviato a Carlo
di Chaumont per chiedergli se
voglia ricevere due ambasciatori
genovesi, 26J, ^97; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 J.
Senonensis archiepiscopus, v. Salazar
Stefano Tristano.
Senovensis archiepiscopus, errato per
Senonensis.
Sens (arcivescovo di), v. Salazar Ste-
fano Tristano.
Sentallo (dominus de), capitano della
Riviera di Ponente. 88 n. 4, 475.
Sepolina, v. Cipollina.
Seranno (Monsignor di), v. Sèrenon
(signore di).
Sèrenon (signore di), v. Luigi di
Villeneuve.
Serexino, v. Ceresino.
Serra Antonio, eletto padre del co-
mune, 345 ; eletto officiale della
moneta, 53 i, 534.
Serra (casa), presso Banchi, è colpita
dalPartiglieria di Castelletto, 3y6.
Serra (famiglia), è chiamata a parte-
cipare al governo della città durante
la fazione popolare, 553.
Serra, paese in valle di Polcevera in-
cendiato e saccheggiato dalle truppe
francesi, 2 55, 394,
Serra, Storia della Repubblica di
Genova^ Gravier, i836, rie. ^6
n. 1.
Serra valle, località presso Monaco,
160 n. 1.
Serravalle Scrivia, luogo degli Adorno,
61; vi è trattenuto il grano inviato
in Liguria, 179, 363; vi si fermano
gli ambasciatori popolari diretti a
Carlo d''Amboise e mandano a
chiedere un salvocondotto, ma de-
vono partirne per le molestie di
alcuni nobili genovesi, 21 5, 216,
iy^)-, 522; rie. 467.
Serravalle Servano (Silvano ?), luogo
degli Adorno, 336.
Serveto Gregorio, preposto con 34
uomini alla difesa di Mentone, si
arrende air esercito francese del
d^Allègre, 206, 207, 384.
Servi (ordine dei), un predicatore di
detto ordine biasima la compagnia
della Trinità formatasi in quei
tempi. 38 1; rie. 442.
Sestieri di Genova, v, Genova (Se-
stieri).
Sesto {Sextus\ località nella Riviera
di Levante, rie. 229 n. 1.
Sestri (da), v. Merello Andrea da S.
Sestri Levante, vi sono inviati 200
fanti per aiutare T impresa contro
Chiavari, S3^ 451, 452; riuscita
rimpresa, 100 di essi lasciano S.
per andare a guernire Chiavari, 54;
vi giungono i capi partito Fregoso,
174, 358; ne partono i fanti assol-
dati dai Fregoso, 175, 359; '^i
sono mandati da Genova due
commissari per rimettervi la quiete,
176; invio di due nuovi commis-
sari, 226 ; si stringe in lega con
diversi paesi vicini, 389,
Indice Alfabetico
693
Sestri Levante (da), v. Bartolomeo de
Rippa da S.
Sestri Ponente, rie. 14; i nobili e il
governatore di Genova muovono
sino a S. P. incontro al re di
Spagna, 58, 33^; le truppe tedesche
lasciate fuori di Genova da Luigi XII
mettono a ruba il territorio di S. P.,
402; rie. 490.
Sestri Ponente (uomini di), accorrono
in Genova per aiutare i popolari
ma vengono congedati, 14, 3i7;i
prigionieri per debiti verso lo stato
vengono liberati dai popolari, 16,
319; 17 n. ; vengono in aiuto dei
popolari di Genova per inseguire
i Fieschi, 39, 325, 326; i « canioni »
di esso si raccolgono in Rivarolo
con quelli di Voltri, Bisagno e Pol-
cevera per deliberare di aiutare i
popolari di Genova, 371 ; gli uo-
mini di S. sono dichiarati immuni
da ogni tassa, 391; muovono con
altri dei dintorni contro Voltaggio
ove è giunta V avanguardia fran-
cese, 392.
Sextus, V. Sesto.
Sforza Giovanni, capo archivista del-
l'" Archivio di Stato in Torino ,
296 n. 2.
Sforza Ludovico, è ricordato un mar-
chese suo parente , capitano di
schiere nelPesercito genovese con-
tro Monaco, 128.
Sicilia (Cicilia), rie. 33o.
Siena, concorre con Genova e Lucca
a raccogliere somme in favore di
Pisa, j6 n.
Sigismondo dei Conti di Foligno, Storia
dei suoi tempi dal i4j5 al i5io,
rie. 412 n. i.
Signoria di Pisa, v. Pisa (Signoria di).
Silvestra (priora di qualche mona-
stero), rie. 442.
Simone di Bavari, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Simonetta (casa), una donna di essa
va in sposa ad Alfonso del Car-
retto, 57 n. i.
Sindicatori di Genova, v. Genova (Sin-
dicatori).
Sindici del comune di Genova, v.
Genova (Sindici).
Sivori Antonio , commissario delle
milizie contro Monaco, 106; gli
anziani lo chiamano per sapere se
appartenga alla compagnia della
Trinità, 38 1.
Soffia Bartolomeo , eletto anziano ,
14, 317; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 5 5 1 .
Soffia Corrado, dottore, ucciso dai
popolari, 61, 336; annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 55 1.
Solani, V. Isolani.
Solario Battista {Battista de Solaris),
commissario a Levanto, 1 00 ; tri-
buno, incaricato di requisire le
artiglierie e le munizioni della
nave Negrona , 191; incaricato
nuovamente di requisire tutte le
armi che si trovano nelle case dei
nobili, 225; e di provveder^ che i
nobili dimoranti in Genova o
presso di essa non si allontanino,
22 5, n. 3 ; inviato con milizie in
69Ó
Indice Alfabetico
vai di Polcevera per sostenere i
polceveraschi contro Pesercito fran-
cese, 254; bandito da Genova reo
di lesa maestà, 409.
Solario Francesco, pubblico banditore,
227 n.
Solario Obertino {Solavo O.) di Asti,
podestà di Genova, riesce a calmare
per poco i popolari adirati contro
i nobili, 5; il governatore di Ge-
nova gli invia lettere dalla corte di
Francia dandogli facoltà d"' impri-
gionare e giustiziare i faziosi, 6 n.;
le sue misure contro i nobili ven-
gono respinte dal Senato, 7; rie. 8
n. 2; ritornati i nobili in città
viene rimesso in carica, 280 n. 3,
410.
Solaris (de), v. Solario Battista.
Sopranis Giacomo di Andora (lacobus
de Sopranis^ Giacomo de Andora\
eletto per la riforma degli offici,
66-^ riceve Tordine di seguire il re
a Milano, 408 ; colP avviso che
potrà essere sostituito da Paolo de
Franchi , 528 ; i suoi creditori
ottengono che egli non si muova
da Genova, 279 n. 2, 411 ; anno-
verato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popo-
lare, 553.
(iial testo a p. 66 si tradusse erroneamente
Sopranis in Sovrani).
Sori, le truppe genovesi inviate contro
il Fieschi vi arrestano un Negrino
di Montoggio, 393.
Sovrani Giacomo, errato per Sopranis
Giacomo.
Spagna (ambasciatore del re di), invia
da Asti un messo ai genovesi per
esortarli a cedere al re di Francia,
248, 391; rie. 249 n. i; i genovesi
gli espongono le ragioni della
guerra col re di Francia, 391,392;
rie. 418.
Spagna (Corona di), 57;
— (Diritto di), 55;
— (Nave di), 166, 5i3.
— (Re di), V. Ferdinando il Cattolico.
— (Soldati di), i3o.
Spagnola (flotta), inviata da Ferdi-
nando il Cattolico in aiuto della
flotta francese, 236, 388; cattura
presso monte Argentare una fasta
genovese, 236, 386; si unisce alla
flotta francese, 236 n. 3, 388;
parte da Genova, 404.
Spagnoli {sudditi del re di Spagna),
taglieggiati dal signore di Monaco,
91 n. 5, 465, 466; commettono rap-
presaglie contro i genovesi, 92 n.,
465.
Sperone, castello presso Savona, 369.
Sperone, torre delle mura di Monaco
presso alla quale avvenne una
fiera mischia tra genovesi e mo-
negaschi, 2o3.
Sperone di Pietrasanta, governatore
di Genova per il duca di Milano
(an. 1422), 56 1.
Spezia, i commissari del governo po-
polare di Genova la tolgono al
dominio dei Fieschi, 46, 329, 45o,
45 1; rie. 47 n. ; Filippino Fieschi
la ritoglie ai popolari, 49, 5o, n. i,
33 1 ; pare che Fimpresa gli sia
riuscita facile perchè il castello
della Spezia era ancora occupato
dalle milizie dei Fieschi, 5o, 33 1 ;
preparativi di Genova per ripren-
Indice Alfabetico
697
derla ai Fieschi, 5i, 332, 333] 52
n. I ; viene ripresa senza resistenza,
53, 333; ne sono conquistati anche
il castello e la bastia, 53, 333; le
truppe genovesi muovono dalla
S. contro Chiavari, 53, n. i, 452;
69 ; ~3 n. I ; guarnigione della S.
100; castellano della bastita, 100
n. 2; rie. 110; 1 20; Ottaviano Fre-
goso si dirige alla volta di essa,
171 ; il doge ordina ai porto vene-
resi di assicurare gli abitanti della
S. che saranno risarciti dei danni
che potranno soffrire dai nemici
di Genova, 242 ; dopo il ritorno
del governo francese in Genova,
viene occupata da Antonio Palla-
vicino; Anton Maria Fieschi ne lo
caccia ma deve poi cedere a Galeazzo
Pallavicino; la questione viene ri-
solta da due commissari francesi,
281, 401, 41 \, 412.
Spezia (Commissari alla), v. Genova
(Commissari).
— fGolfo), vi entra la flotta franco-
spagnola e tenta uno sbarco presso
Marola, 245, 392 ; rie. 255 n. i ;
da Genova si mandano « al golfo »
(di Spezia?) due navi cariche di
sale, 374.
— (Sindici e Consiglio), accettano
volentieri il dominio dei popolari^
45o, 45 1.
Spinola Andrea, inviato dai nobili
genovesi al re di Francia, 1 10 n. 2,
Spinola Antonio , ambasciatore dei
nobili genovesi al re di Francia,
120 n. I, 463.
Spinola Battista di Gregorio, eletto «ca-
pitano della libertà» (an. 1442), 563.
Spinola Battista di Luccoli q. S., am-
basciatore dei nobili genovesi a
Carlo di Chaumont, 344 ; eletto
officiale di S. Giorgio, 403, 534 i
corre voce che insieme ad altri
nobili stenda liste di proscrizione
dei popolari, 273, 404.
Spinola Carlo, incaricato dalP officio
di Balia di udire le lagnanze dei
cittadini e consigliare i rimedi
opportuni, 286.
Spinola Cristoforo, banchiere, rie. 55
n. 3.
Spinola (famiglia), appartiene al par-
tito dei nobili, 16 n. i ; alcuni
membri di essa abitano a Quarto,
319; cede Pieve di Teco alPofficio
di S. Giorgio (an. i5i2), 66 n. 2;
rie. 88; 89; gli Sp. abitanti a Quarto
lo abbandonano, 180, 364; alcuni
membri della famiglia sono elevati
alla carica di anziano e di officiale
della Balia dopo Pingresso del re
di Francia in Genova, 273, 402;
possiede castelli in Lunigiana, 354;
è chiamata a partecipare al go-
verno della città durante la fazione
popolare, 553.
Spinola Francesco detto il Moro, am-
basciatore al re d'' Aragona, 60 ;
possiede una casa in Cornigliano,
viene arrestato da certi tristi plebei
e tradotto a Rivarolo, 365; la sua
casa è bruciata dalla plebe, 247.
Spinola Francesco, ammiraglio geno-
vese fatto prigioniero dai veneziani
(an. 1431J, 562; eletto « difensore
della libertà» (an. 1436), 562.
Spinola Galeotto, eletto capitano di
Genova (an. i334), 588.
Ó98
Indice Alfabetico
Spinola Gian Giacomo, eletto anziano,
345.
Spinola Giovanni, é in lite con Pier
Maria Assereto riguardo al luogo
di Serravalle e pare riceva sen-
tenza contraria dal consiglio regio,
467.
Spinola Luca di S. Luca, eletto capi-
tano dei nobili, 3i5; è signore di
Pieve di Teco, 66, 340; rie. 94;
Gian Giacomo Trivulzio ne prende
le difese contro i popolari, 96 n. 3,
455; lo Sp. aveva chiesto aiuto a
Milano, 97 n. ; lettere inviate da
esso ai cittadini da Albenga, 232
n. 2, 386 ; viene eletto officiale
della Balia, 402, 53o, 534 ì suo
figlio rioccupa Pieve di Teco, 281,
410.
Spinola Maria Maddalena, abbadessa
di S. Paolo di Genova, promette
di pregare per la salvezza di Ge-
nova, 443.
Spinola Martino di Luccoli, insulta il
notaio Giuseppe Dernice, 6 n.,
3i3.
Spinola Nicola, q. Francesco, è inca-
ricato dai nobili di studiare il
modo per rientrare in città, 2 1 n.;
viene eletto anziano, 402 , 53o,
534.
Spinola Oberto, eletto capitano di
Genova (an. 1270J, 557.
Spinola (ponte degli), v. Genova (Ponti
del porto).
Spinola Stefano di S. Luca, si trova
a Cornigliano ed è citato a com-
parire dinanzi ai tribuni, 36 1.
Spirito (di), V. Lorenzo di Spirito.
Squarciafichi (famiglia), è chiamata a
far parte del governo della cittcà
durante la fazione popolare, 553,
Squarciafichi (piazza dei), v, Genova
(Piazze).
Staglieno, vi abita Senarega Meni-
chetto, 366-^ rie. 3yy.
Staglieno Marcello, Intorno al doge
Paolo da Novi e alla sua famiglia^
in Atti Soc. Lig. di St. Pat. Voi. XIII,
rie. 239 n. 2; 290 n. i.
Stefanino di Fontanabona detto Rosa,
bandito da Genova perchè fautore
dei nobili, 5 1 n. 3 .
Stefano di Moneglia, eletto per la
riforma degli offici, 6()-^ incaricato
per tre mesi delFamministrazione
del comune, 172, 357; detto of-
ficio viene abolito, 366; scelto dai
mercanti per pacificare gli animi
dei cittadini, 3^3 ; viene eletto
anziano, 402, 53o, 534; annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 55 i .
Stefano di Poncher, vescovo di Parigi
{Parisiensis episcopus), è testimone
alla concessione dei privilegi dati
dal re di Francia ai genovesi, 549.
Stella, il podestà di S. é invitato a
venire a Genova, 99; il doge esorta
gli abitanti di S. ad opporre ga-
gliarda resistenza ai nemici, 246 ;
li loda per F opera compiuta e li
fa esenti da ogni tassa, 246.
Stella Nicolò, segretario della repub-
blica veneta a Milano, dà notizia
delle severe misure prese contro
i popolari genovesi, 2i5 n. 2.
Stradioto impinctore, v. Bolasco Ber-
nardo.
Sturla (valle di), {Vadestiirla\ vi si
I
Indice Alfabetico
ógg
raccolgono fanti per i popolari di
Genova, 54 ; gli uomini di essa
inseguono le truppe dei Fieschi
rotte dai popolari, 394 ; molti di
essi accorrono in aiuto di Genova
contro Pesercito francese, 3g5.
Sudario, furto di esso, 3 02.
Suisseri, v. Svizzeri.
Suissi, v. Svizzeri.
Susa, vi è inviato Bartolomeo Usil-
lione per arrestare i genovesi pas-
santi pel ducato di Savoia, 1 1 8
n. 3.
Suspe, località nella Riviera di Ponente,
rie. 477.
Suvero (Siivori)^ castello appartenente
ai Fregoso, 356.
Suvori, v. Suvero.
Svizzeri (Suissi^ Suisseri), assoldati
neir esercito francese, 2 58 n. 2;
cento di essi prendono parte al
corteo pel solenne ingresso del re
di Francia in Genova, 270, 400 ;
si chiedono al comune 3 0.000
ducati per licenziarli, 271, 400;
rie. 272.
T
Taggia ( Thabia\ dipende da Genova,
88; il sindico di T. con quelli di
altre città della Riviera chiedono
Pabolizione delP officio del capita-
neato, 88 n. 4, 474; apre le porte
alPesercito francese, 2 36, 387; rie.
480, 520.
Tarlatini Tarlatino, (molto spesso è
chiamato semplicemente Tarlatino
o anche: lo capitanò), capitano di
Pisa, eletto a capo delPesercito
genovese, 74, 452, 453; rie. 454;
cenni biografici, 74 n. i, 75 n. :
rie. loi ; 102 n. ; 106; sue man-
sioni, 109; scrive a Luigi di Bervey
circa i fanti forestieri, 109 n. 6,
1 1 o n. ; assume il comando dello
esercito inviato contro Monaco,
ii3, 114; i commissari gli racco-
mandano di terminare presto la
impresa, 119; rie. 128; 129 n. i,
n. 2 ; i37; dei riguardi da usarsi
verso di lui dai supremi commis-
sari, 144; rie. 147; erede necessari
grandi rinforzi per poter prendere
Monaco, 147, 497; rie. 1 5o n. 2,
353; lodato dai commissari, i58,
5o5; e da Luigi di Bervey, 159,
5o9 ; fortifica le alture di Mone-
ghetti , 1 60 n. I ; rie. 1 64 n. 2 :
viene esortato dai tribuni a porre
termine alPassedio di Monaco, 1 83
n., n. I ; lodato dai commissari
per il suo coraggio e la sua abne-
gazione, 198, 520; propone di
inviare a Genova Alarame di Bo-
zolo per annunziarvi lo stato mi-
serando del campo e chiedere
soccorsi, 199, 520: riceve lettere
dalla Balia con sollecitazioni di
por fine alP impresa, per timore
di complicazioni e perchè a Genova
si ha bisogno di lui, 201, 202 ;
dopo lo sfortunato assalto alla
rocca di Monaco si ritira con Peser-
cito a Ventimiglia, donde i geno-
vesi attendono invano che esso
accorra a Genova, 25o, 25 1, 397;
da Ventimiglia si ritira a Pieve di
Teco, 404; ove non osa resistere
al figlio di Luca Spinola presen-
700
Indice Alfabetico
tatosi con lettere regie, 281, 410;
rie. 484, 486, 487, 490, 495, 499,
5oo, 5o5.
Tasistro Battista, inviato commissario
a Lestri Levante, 53,45i; mandato
ad arruolare soldati in Lunigiana
ne ritorna con 400 uomini, 162,
354, 356] annoverato nella lista
dei cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Tasistro Pantaleone, castellano della
bastita della Spezia, 100 n. 2.
Tassorello Gerolamo {G. Tasorello),
bandito da Genova perché fautore
dei nobili, 5i n. 3, 332.
Tedeschi {Alemanni\ rie. 374; ingag-
giati neir esercito francese contro
Genova, 258 n, 2; prendono parte
al primo scontro coi genovesi, 260;
fanno bottino delle armi conse-
gnate dai genovesi, 271; sono licen-
ziati, hanno un breve scontro coi
montanari dei Giovi e ne incen-
diano i villaggi, 272, 401, 402.
Tenda, vi si raccolgono milizie al
soccorso di Monaco, i33, 477,
482.
Tenda (conte di), sue mene per im-
padronirsi di Oneglia, io3 n. i,
471.
Terrile Bianchina, figlia di Marino, si
unisce in matrimonio a Paolo da
Novi, 239.
Terrile Gregorio, eletto capitano a
guardia della città di Genova, 62,
33'j; deputato dal partito Fregoso
a regolare gli offici, 352; annove-
rato nella lista dei cittadini che
parteciparono alla fazione popolare,
552.
Terrile Marco, tribuno della plebe,
yG n. 1, '/'j n.; rie. 172 n. 3; 173,
n. ; il suo nome occupa il primo
posto fra quelli dei tribuni, ma
viene poi sostituito da quello di
Paolo da Novi, 178 n. 3; rie. 180;
238 ; bandito da Genova reo di
lesa maestà, 409, 529.
Terrile Marino, padre di Bianchina
sposa a Paolo da Novi, 239; ban-
dito da Genova reo di lesa maestà,
409, 529.
Testarincensis episcopus, è testimone
alla concessione dei privilegi dati
dal re di Francia ai genovesi, 549.
Testerà Stefano, anziano, 14 n. 2.
Thabia, v. Taggia.
Tixi di Camogli, eletto anziano, 38, 325.
(nel testo è chiamato erroneamente Fixi).
Tobia (paese nella Riviera di Ponente),
rie. 474.
Toirano, Genova scrive ai commissari
contro Monaco di aiutare quei di
T. e lo stesso raccomanda ai co-
muni di Pietra e Giustenice, 206,
n. 2.
Tomaso detto lo Mazon o lo Manzo,
bandito da Genova reo di lesa
maestà, 409, 529.
Tomaso di Bruges, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Tonso Pantaleone, incaricato di requi-
sire le artiglierie e le munizioni
della nave di Stefano Negrone a
Portofino, 193 n. i.
Tontinis, errato per Tossinis.
Torello Guidone {Gi torello)^ governa-
tore di Genova pel duca di Milano
fan. 1422), 56 1.
Indice Alfabetico
701
Torino (Archivio di Stato), rie. 296.
Torino ( Turino)^ Tambasciatore geno-
vese Bernardo Veneroso parte alla
volta di T., 107; ritorna a Genova,
III n. i; 1 17 ; rie 1 18, n. 3 ; è
rimandato a T., i56; rie. 166 n.;
ritorna una terza volta a T., igS;
rie. 196 n. 1 ; vi giunge il re
Luigi XII, 248; 391; rie. 296 n. 2.
Tornacensis episeopus (veseovo di
Tournay), v. Carlo di Hautbois.
Torre (della) Gerolamo, capo partito
Adorno, 176, 3 60.
Torre (della) Raffaele^ commissario
nella Riviera di Ponente, 99, 145,
35 1, 5oo ; lettere inviategli dai
commissari al campo di Monaco,
1 60; rie. 1 84, 5 1 8; eletto capitano
di 3 00 fanti mandati contro Feser-
eito francese del d'' Allègre, 232
n. 2 ; incaricato di dirigere la
difesa di Albenga, 2 36; bandito da
Genova reo di lesa maestà, 409,
529 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552.
Torri di Genova, v. Genova (Torri).
Tortona {Dartona\ vi si reca Gian
Luigi Fieschi, 3 1 9 ; vi si trattiene
Carlo di Chaumont d''Amboise, 27,
28 ; vi è arrestato P « ordinario »
proveniente da Venezia e diretto
a Genova, 374 ; è tra le prime
città che ebbero le casaece dei
disciplinanti (an. 1260), 557.
Toscana, rie. 289.
Toscana (soldati di), rie. i3o.
Toso, V. Franchi (de) Pantaleone.
Tossinis Pantaleo, eletto sindicatore.
345 ; annoverato nella lista dei
cittadini che parteciparono alla
fazione popolare, 552
(a pag. 345 fu stampato per errore Tontiiiis per
Tossinis).
Tournay (vescovo di), v. Carlo di
Hautbois,
Tours (di), V. Renato Guyton.
Tours (Montils les) (Turones)^ I-^iigi
XII invia da T. lettere a Genova,
9 n. 2; 22 n.
Tovelio Antonio, annoverato nella
lista dei cittadini che parteciparono
alla fazione popolare, 553.
Trasto,le milizie genovesi v''ineontrano
quelle francesi che si ritirano, 392.
Trevixi (di), v. Francesco di Trevixi.
Tribuni della plebe in Genova, v.
Genova (Tribuni).
Trincherò Battista (B. Trinche)^ ban-
dito da Genova reo di lesa maestà,
409, 529.
Triulcius, V. Trivulzio Gian Giacomo.
Triulsi, V. Trivulzio Gian Giacomo.
Trivulzio Gian Giacomo {lohannes
lacobiis Triulcius - lohanni lacobo
da Triulsi], scrive ai valligiani di
Pieve di Teco esortandoli a serbar
fede a Luca Spinola, 96, n. 3 ;
455; e ne riceve un^ardita risposta,
96, 97 n., 455, 456; invia truppe
in soccorso del signore di Monaco,
i3o, 477; si chiedono notizie sulla
sua corte, 141, 495; le sue milizie
riescono ad entrare in Monaco,
149. 499-
Trucco Antonio (Antonio lo Trucho),
inviato commissario a S. Remo,
232, 385.
Trucco Ant. Franc, Gli ultimi giorni
702
Indice Alfabetico
della repubblica di Genova e la
comunità di Novi, rie 20, n. 3.
Turbella, località in vai di Polcevera
difesa dai genovesi contro i fran-
cesi, 262, 396.
Turbia, rie. 127, 478; occupata da
truppe mercenarie nemiche dei
genovesi, i32, 479; rie. i32 n. 2;
vi giungono cinquecento venturieri
francesi, i35 ; rie. i35 n. i, 352,
485; ed il figlio del governatore di
Savona, 1 40, 494; vi è pure inviata
dal duca di Savoia una forre guar-
nigione di piemontesi, 140 n. 4,
495; rie. 141; preoccupazione dei
genovesi, 1 47, 497 ; scontro fra i
genovesi e i fanti della T., 148,
499: che proteggono V entrata in
Monaco di milizie ausiliarie, 149,
353, 499; rie. 1 5o; i5i; alcuni
nobili genovesi vi portano denari
per le truppe, i55, 353; i fanti
della T. sono in continue seara-
mueeie eoi genovesi, 161, 5 1 2 ;
loro azione combinata colle truppe
di Monaco, 161, 356; hanno la
peggio in una scaramuccia coi
genovesi, 164, 5i5; rie. i65, 5i5;
essendosene allontanato Giacomo
d"'Allègre viene assalita e pre&a (?)
dai genovesi, i65 n. i ; rie. 167;
corre voce che il duca di Savoia
abbia licenziato da essa i venturieri,
la notizia è falsa poiché poco dopo
essi calano sulle artiglierie genovesi
ma ne sono respinti con gravi
perdite, 192, 370; si cerca di otte-
nere dal duca di Savoia la proibi-
zione di mandare aiuti dalla T. a
Monaco, 195; vi giunge una gran
moltitudine di armati, 204, 38 1.
Turrio (di), v. Anton Maria di Turio.
u
Ugo di Alvernia, signore di Choletton,
[Chi ari afone), governatore di Ge-
nova per il re di Francia (an. 1 409),
5 60.
Urbino (duca di), partecipa al solenne
ingresso del re di Francia in Ge-
nova, 400.
Ursino, V. Orsini Gian Giordano.
Uscio (paese presso Recco), vi passa
Rolandino Fieschi tentando di av-
volgere le truppe popolari in Recco,
253.
Usillione Bartolomeo, scudiero del
duca di Savoia inviato a Genova
per ingiungere ai genovesi di non
muovere contro Mentone e Rocca-
bruna, 104, io5, 1 07; mandato ad
Aviglianaea Susa per arrestare i
genovesi passanti pel ducato di
Savoia, 118 n. 3 ; inviato nuova-
mente a Genova per riprendere
trattative coi genovesi , ritorna
poco dopo a Torino, 194, 36 1,
362.
Usodimare Anfreone, la sua casa a
Banchi è saccheggiata dalla plebe,
17 n., 3 1 9 ; rie. come banchiere,
55 n. 3 ; sono inviati nella sua
casa a Banchi tre nobili arrestati
dai bisagnini, 187, 368; la sua casa
e scelta per alloggiare il signore
di Fois , ma viene trovata chiusa,
418, 419.
Usodimare (famiglia), è chiamata a
partecipare al governo della città
durante la fazione popolare, 553.
Indice Alfabetico
703
V
Vabrensis episcopus (vescovo di Va-
bres), V. Luigi di Narbona.
Vabres (vescovo di), v. Luigi di Nar-
bona.
Vacca (porta dei), v. Genova (Porte).
Vadesturla, v. Sturla (valle di).
Vado ( Voe\ vi riparano per il mal
tempo alcune navi dirette a Monaco,
174, 358; il doge scrive air « uni-
versità » di V. lodandone la fedeltà
ed il coraggio contro i nemici di
Genova e permettendo di assal-
tarli e derubarli, 246.
Vado ( Voa) (cardinale di), arriva in
Asti, 388.
Valdetaro Antonio, « copertero» pri-
gioniero in Castelletto, 564.
Valenza (di), v. Guacio Bernardino.
Valerando di Lussemburgo, conte di
Ligny e di S. Paolo, (Giacomo
conte Sanpolo), governatore in
Genova per il re di Francia (anno
1397), 558.
Valois Francesco, v. Francesco d'Or-
leans, conte d''Angouléme, delfino
di Francia.
Vara (di), v. Borghetto di Vara.
Varambon (barone di), v. Pallud
Claudio.
Varazze, il podestà di V., è invitato
a recarsi a Genova, 99 ; il doge
di Genova esorta gli abitanti di V.
ad opporre una gagliarda resistenza
ai nemici, 246,
Varixio (de), v. Bartolomeo de Varisio.
Vegerii, località presso Genova, rie.
229 n. I.
Vegetti Antonio, bandito da Genova
reo di lesa maestà, 409, 529.
Vellanove, v. Villanova di Albenga.
Veneroso Bernardo, inviato ambascia-
tore alla corte di Savoia, 107,346;
istruzioni impartitegli, io5 n. i,
107; rie. 108; dà notizia di certi
soccorsi mandati a Monaco , 1 1 1
n. I ; ritorna a Genova con un
inviato del duca; contraddizioni
tra i due ambasciatori, 117, 1 1 8 n.,
348; pareri su di esse, 118; è
rinviato a Torino, 119, n. i,n. 2,
349; rie. 126 n. 2; ritorna e con-
ferma che il duca vuol essere
nemico dei genovesi, i55, 353 ; è
rimandato a Torino con ampi
poteri per un accordo, i56, 354;
speranze dei genovesi nella buona
riuscita di esso, 167, 5 12, 5i5;
ritorna a Genova e comunica i
patti, 168, 355; pare non sia stato
ricevuto dal duca di Savoia, 168;
è mandato commissario con pieni
poteri nella Riviera di Levante,
171; rie. 174; ritorna ammalato ed
il comune sperando in una pronta
guarigione, lo sceglie per mandarlo
come ambasciatore a Torino, 194;
dopo lunga malattia parte per la
corte di Savoia, 195, n. 2, 373;
istruzioni impartitegli, 195, 196,
n. 1 ; bandito da Genova reo di
lesa maestà, 409, 529: annoverato
nella lista dei cittadini che parte-
ciparono alla fazione popolare, 552.
Venezia, rie. 168 n. i; si parla dello
« ordinario » che veniva da V. a
Genova, 374; i mercanti genovesi
a V. avendo i loro beni seque-
strati mandano a Genova un me-
moriale. 470; V. anche Veneziani.
704
Indice Alfabetico
Veneziani, avendo il genovese Gio.
Batta Pallavicino catturata una
loro nave, interdicono nelle loro
terre i beni dei genovesi; il governo
di Genova, tolta la nave al Palla-
vicino si dichiara pronto a resti-
tuirla purché i V. liberino i beni
dei genovesi, 439, 440, 470; accordi
dei V. con Giulio II per la presa
di Bologna, 343; rie. 374; taglieg-
giati dal signore di Monaco, 91
n. 5, 465; loro stupore per la presa
di Genova, 267 ; in guerra con
Genova (an. 1378), 558; fanno
prigioniero Pammiraglio genovese
Francesco Spinola (an. 143 1), 562.
Ventimiglia, i sindaci di essa con
quelli di altre città della Riviera
chiedono V abolizione delP officio
del capitaneato , 88 n, 4, 474 ;
ritorna sotto il dominio di Genova
dopo qualche anno di governo
dei Grimaldi di Monaco, 89, n. i;
rie. 112 n.; le truppe di Pieve di
Teco ricevono Tordine di marciare
verso V., loi ; ma si trattengono
ad Albenga, io5; invio del primo
nucleo di fanti con due commis-
sari a V., 1 06 ; rie. 1 1 3 ; la città
di V. si obbliga di dare 3oo fanti
per rimpresa di Monaco, 1 1 4; arrivo
delPesercito genovese a V., i2 5;
vi sono stabiliti i forni per la
cottura del pane per T esercito
contro Monaco, 1 52; rie. 162, 169;
giunge al campo di Monaco una
compagnia di V. condotta da Ga-
spare Giudice, 197, 52o; Tesercito
genovese as ediante Monaco si
ritira in buon ordine a V., 204,
38 1; Genova raccomanda ai com-
missari di non lasciare quella città,
204, 382; rie. 2o5 ; e di munirla
opportunamente, 206 ; valorosa
resistenza della città alP attacco
delPesercito francese, 207, n. i, 384;
385; invio di munizioni e di nuovi
commissari, 232 n. 3, 233 n., 385;
rie. 386; (ìenova attende da V. i
fanti con il Tarlatino per la pro-
pria difesa, 2 5o; ma Silvestro Giu-
stiniani incaricato di portarli a
Genova non vi si reca, 25 1, 389,
397; il Tarlatino si ritira da V. a
Pieve di Teco, 404; rie. 479,480,
482, 499, 5o6, 5 IO, 514.
Ventimiglia (Castello di), si arrende
ai popolari genovesi , 224 , 38o;
vi è inviato un castellano, 232.
— (di), V. Lanteri Antonio di V.
— (Sindici di), V. Giudice Gasparo e
Galiano Pantaleone.
Vento (famiglia), è chiamata a parte-
cipare al governo della città durante
la fazione popolare, 553.
Vernazza, rie. 229 n. i .
Vernazza (di), v. Opizzino di V.
Vescovati di Genova, v. Genova (Ve-
scovati).
Vicario ducale di Genova, v. Genova
(Vicario ducale).
Vienna, rie. 2 1 5 n. i ; è err9to per
Milano.
Vienna (di), v. Oliviero Stefano di V.
Vigevano (signore di), v. Trivulzio
Gian Giacomo.
Vigna Simone, eletto padre del co-
mune, 345.
Villa ranca (porto), rie. io3; galee ge-
novesi recano da V. al campo di
Indice Alfabetico
705
Monaco la notizia che il governa-
tore di Nizza vuole aver guerra
coi genovesi, 141 , 496 ; rie. iSi,
i brigantini genovesi posti al blocco
di Monaco vi si rifugiano nei tempi
burrascosi, 1 58, 504; vi sono se-
questrate le merci di un genovese,
i65, 166, 5i3; il re di Francia or-
dina che vi si rechino quattro ga-
lee, 181; vi si armano due barche
in soccorso di Monaco, 182, 364;
rie. i83 n. i; corre voce in Ge-
nova che il duca di Savoia abbia
licenziato da essa i venturieri, ma
la notizia è falsa, 192, 370; rie. 5i2.
Villanova ( Vellanove) di Albenga, rie.
232 n. 2, 385.
Vincenzo da Gasale ( Vincentio de Cajà
Vincentius de Casali), bandito da
Genova reo di lesa maestà, 409, 529.
Vincenzo di Rivarolo (Ripairolo) com-
missario a Sestri Levante , i y6.
Vinelli Vincenzo, eletto capitano per
raccogliere fanti a guardia di Ge-
nova, 39, 32 5 ; annoverato nella
lista dei cittadini che partecipa-
rono alla fazione popolare, 55 1.
Virtìi (otfieio delle), v. Genova (Offici).
Visconti Bernardo (B. Vescoiite) duca
di Milano (an. 1378;, 558.
Visconti Filippo Maria, conquista Ge-
nova (an. 1421), 56 1.
Vivaldi Battista, eletto per la riforma
degli offici, 65.
Vivaldi (famiglia), chiamata a parteci-
cipare al governo della città du-
rante la fazione popolare, 553.
Vivaldi Stefano , giureconsulto , rie.
21 n.; oratore degli ambasciatori
nobili genovesi al re Luigi XII, 120,
n. I, 463; rie. 121; 123; i55 n. 2.
Voe, V. Vado,
Voltaggio ( Vultabio) , vi giunge V a-
vanguardia dell' esercito francese ,
2 53, 392; milizie genovesi inviate
alla volta di V. s* ritirano senza
colpo ferire, 392; rie. 394.
Voltaggio (di), V. Alessandro di V.,
Scorcino Giovanni di V.
Voltri, quei di V. vengono in aiuto
dei popolari di Genova per inse-
guire i Fieschi, 39, 32 5, 326. rie.
io5; vi è inviato Giacomo Pego-
rella di Brescia per avere da quelle
ferriere , ferro , rame e carbone,
229, i « canioni » di V. si raccol-
gono in Rivarolo con quelli di
Sestri , Bisagno e Polcevera per
deliberare di aiutare i popolari di
Genova, 371.
— (Commissari a), v. Genova (Com-
missari).
— (Podesteria) v. Cìenova (Podesterie).
Vorrella {Bonella ?) Giovanni , è in-
sultato da un nobile, 3 1 4.
Vultabio, V. Voltaggio.
Y.
Yves di Allégre, v. Allègre (d'') Yves.
z.
Zaccaria (famiglia), si parla della Croce
di detta famiglia, 4.
Zerbi (de) Ambrogio, eletto per la ri-
forma degli offici, 66.
Zerbi (de) Cosimo, inviato a Porto-
venere incontro al re di Spagna,
414; annoverato nella lista dei cit-
tadini che parteciparono alla fa-
zione popolare, 553.
Zoagli (di), V. Bartolomeo di Z., Gior-
gio di Z.
Zoalio V. Zoagli.
Zorzi Petro, (Petra Vesconte de No-
vara) vescovo di Novara, gover-
natore di Genova per il duca di
Milano (an. 1422), 56 1.
INDICE GENERALE
CAPITOLO PRIMO
La Sollevazione Popolare
SOMMARIO
Discordie tra nobili e popolari , p. 2 — Violenze dei nobili , p. 4 — Primi
torbidi, p. 8 — Sommossa popolare e concessione della legge dei « due
terzi », p. IO — Fuga di G. L. Fieschi, p. 12 — Elezione dei nuovi an-
ziani e dei « pacificatori » , p. 12 — Il Fieschi e i nobili nuovamente
cacciati dalla città, p. 1 5 — Ambascerie a Luigi XII, a Filippo di Gleves
e a Carlo di Chaumont, p. 1 7 — Seconda ambasceria al Gleves in Asti,
p. 22 — Il f]leves arriva a Genova , p. 29 — Il Fieschi rientra in città,
p. 3i — Sollevazione della plebe e terza cacciata del Fieschi, p. 34 —
Si eleggono i nuovi anziani, p. 38 — Politica del Gleves, p. 40 — Gon-
siglio in S. Maria di Castello, p. 41 — Popolo grasso e popolo minuto,
p. 44 — La Riviera di Levante tolta al Fieschi, p. 45 — Alfonso del Gar-
retto riacquista il Finale, p. 55 — Ferdinando il Gattolico a Genova e a
Portofino, p. 57 — La plebe potente e prepotente, p. 60 - Riforme nelle
elezioni e adunanza del 1 6 ottobre, p. 63 — Il Re di Francia esige la resti-
tuzione della Riviera di Levante, p. 6j — Elezione di otto tribuni, p, 74
— Il Gleves abbandona Genova , p. 77 — Editto contro i nobili , p. 79 —
Ambascerie a Luigi XII e a papa Giulio II, p. 82 — Nuove elezioni, p. 82.
CAPITOLO SECONDO
L'Assedio di Monaco
SOMMARIO
Condizioni della Riviera di Ponente e disegni dei popolari, p. 86 — Monaco
e 1 Grimaldi, p. 89 — Perchè si volle andare contro Monaco , p. 90 —
La spedizione di Pieve di Teco , p. 94 — Preparativi di guerra contro
Monaco, p. 97 — I Grimaldi e il duca di Savoia, p. i o3 — Primo imbarco
di truppe, p. io5 — B. Veneroso alla corte di Torino, p. 107 — Lettere
di N. Oderico ambasciatore alla corte di Francia, p. 1 09 — Partenza del-
Pesercito, p, 1 1 3 — Sdegno di Garlo di Savoia, p. 117 — Ambascerie di
nobili e di popolari a Luigi XII, p. 120 — Ambasciatori popolari al Pon-
tefice, p. 123 — Mentone e Roccabruna , p. i25 — Le forze genovesi a
Monaco, p. 127 — Le forze dei monegaschi, p. 129 — Prime avvisaglie,
p. i3i — Lettere dal campo, p. 134 — Le milizie mercenarie, p. i38
— Agostino da Castiglione e Ferro della Pria, p. 141 — I capitani Tar-
latine e Gambacorta, p. 147 — Le milizie in gravi condizioni, p. i5o —
Minacele dei nobili fuorusciti, p. i53 -- Genova e Savona, p. i53 — II
708 Indice Generale
principio del nuovo anno i 507, p. i 56 — L''assalto del 2 gennaio, p. i 56
— Il maestro « inzegnero » Merello e T arresto del Gioardo , p. 162 —
Genova e il duca di Savoia, p. 1 64 - L''impresa di Monaco assorbe tutte
le forze dello stato, p. 1 69 — Nuove minacele dei nobili; Ottaviano Fre-
goso, p. 170 — Due gride contro i nobili; gli Adorno, p. 172 — Ritor-
nata la calma, Genova rivolge tutte le sue cure air impresa di Monaco,
p. 177 — Altre due gride contro i nobili, p. 179 — Primi accenni di
una spedizione del re di Francia contro Genova, p. iSi — I genovesi
dichiarati ribelli 1 Luigi XII, p. 1 84 — Il Salazar in Castelletto , p. 1 84
— Tentativo fallito di restituire le riviere al re , p. 1 87 — Il colpo di
mano del Salazar. p. 1 89 — Genova incetta artiglierie per Monaco, p. 191
— Nuove trattative col duca di Savoia, p. kjS — Tristi condizioni del-
Tesercito Genovese, p. 1 96 — Paolo da Novi commissario al campo, p. 200
— Ultimo assalto contro Monaco, p. 202 — Le forze Genovesi riparano
a Ventimiglia, p. 204 — Fine deir impresa, p. 206.
CAPITOLO TERZO
Fine del Governo Popolane
(Paolo da Novi e Luigi XII)
SOMMARIO
Nuove forme di governo; il Roccabertino lascia Genova , p. 210 — Un' amba-
scerà allo Chaumont d''Amboise, p. 2 1 3 — La città dopo la partenza
del Roccabertino, p. 217 — Il Salazar incrudelisce contro i prigionieri
nel Castelletto, p. 221 — Persecuzioni contro i nobili, p. 224 — Prime
avvisaglie contro il Castelletto, p. 228 — Dichiarazione di guerra alla
Francia, p. 229 — Vigoroso assalto al Castelletto, p. 233 — Condizioni
della Riviera di Ponente, p. 236 — Paolo da Novi eletto doge, p. 238
— Carattere di l^aolo da Novi, p. 240 — Dimostrazione navale del Pre-
gent, p. 244 — Il d''Allègre e la Riviera di Ponente, p. 246 — L''esercito
francese ai confini della repubblica , p. 247 — Genova si prepara alla
difesa p. 2 5o — La Riviera di Levante e i Fieschi, p. 252 — L''esercito
francese in vai di Polcevera , p. 254 — Jacques la Palice inizia la bat-
taglia, p. 258 — Sconfitta dei genovesi, p. 261 —Ambasciatori genovesi
al campo nemico, p. 263 — Giacomo Corso e i genovesi alla riscossa,
p, 264 — Notte di terrore e di fuga, p. 266 — Solenne ingresso del re
di Francia, p. 269 — Licenziamento delle truppe, p. 271 — Predominio
dei nobili; arresti e supplizi di popolari, p. 272 — Il giuramento solenne,
p. 273 — Demetrio Giustiniani condannato a morte , p. 277 — Luigi
.XII lascia Genova, p. 279 — Nuove prepotenze del Salazar, p. 281 —
Ambasciatori al re di Francia, p. 281 — Atrocità dei nobili, p. 286 —
Arresto di Paolo da Novi, p. 286 — Morte di Paolo da Novi, p. 289.
Indice Generale 709
APPENDICE
Cenni critici sul Diario degli anni i 506-07 ^^S- ^9^
Diario degli anni i 506-07 » 3i3
Documenti :
1 — 11 luogotenente Filippo di Roccabertino concede i due
terzi degli otfici pubblici ai popolari . . . » 421
II — Lettera a Luigi XII , che lo ragguaglia dei fatti avve-
nuti in Genova e lo assicura della fedeltà dei cit-
tadini al suo governo » 422
III — Lettera a Filippo di Gleves di Ravenstein, governatore
di Genova, sui primi moti popolari e sulla legge
dei « due terzi » . »^ 424
IV — Lettera a papa Giulio II sui moti popolari , sulle loro
cause e sui provvedimenti presi . . . . » 426
V — Lettera al re Luigi XII per accertarlo della tranquil-
lità di Genova e ringraziarlo della sua buona dispo-
sizione verso i popolari » 428
VI — Lettera al principe Carlo d''Amboise per assicurarlo della
tranquillità di Genova e persuaderlo a non muo-
vere verso di essa » 43o
VII — Istruzioni a Nicolò Oderico inviato ambasciatore a
Luigi XII. — (Congratulazioni pel matrimonio della
principessa Claudia — Relazione sui moti genovesi
e difesa dei popolari — Invito a far rientrare i
nobili in città — Incarichi diversi) . . . » 43 1
Vili — Privilegio ai borghi di S. Stefano e di S. Tomaso di
avere in perpetuo due rappresentanti in ogni ele-
zione di senatori » 440
IX — Invito ai religiosi di Genova di pregare per la pace
della città » 441
X - Lettera a Nicolò Oderico, ambasciatore alla corte di
Francia , con accenni agli ultimi avvenimenti di
Genova ed istruzioni in proposito. ...» 443
XI — Lettera a Luigi XII per informarlo delP ingresso del
governatore in Genova e degli avvenimenti che
seguirono, e pregarlo di volere confermare le ri-
forme concesse dal Ravenstein .... » 447
XII — I due commissari inviati a prendere la Spezia annun-
ziano il felice esito delPimpresa .... » 450
XIII — Istruzioni a due commissari inviati a Sestri Levante
per cooperare alla presa di Chiavari . . . » 451
46
710 Indice Generale
XIV — Lettere di nomina del capitano generale deiresercito
genovese Pag. 452
XV — Lettere di nomina del governatore delP esercito . » 454
XVI — Gian Giacomo Trivulzio esorta gli uomini di Pieve
di Teco a serbare fedeltà alla signoria di Luca
Spinola » '455
XVII — Risposta degli uomini di Pieve di Teco alla lettera
del Trivulzio » 455
XVIII — Lettere del Comune ai commissari alla Pieve . . » 456
XIX — Istruzioni ai due nuovi ambasciatori inviati alla corte
di Francia. — (Gli oratori dovramio dare notizie
delPingresso del Ravenstein e del Fieschi in Genova,
della cacciata del Fieschi e della sua prepotente
condotta — chiedere che per la quiete della città
egli sia espulso anche dai suoi castelli — spiegare
le cause del ritardo a consegnare le fortezze con-
quistate dal popolo — seguire una determinata
linea di condotta nei rapporti cogli oratori dei no-
bili — opporsi alla nomina di un « cappellaccio »
per governatore — difendere Peditto per il ritorno
dei nobili — esporre le ragioni della guerra contro
Monaco — scrutare i sentimenti del re verso Pisa
e Firenze — trattare alcune questioni dei castelli
e spiegare le riforme di governo proposte in Ge-
nova. — Seguono altri minori incarichi) . . » 457
XX — Lettera dei commissari alla Pieve in cui si dissuade
Tufficio di Balia dal muovere guerra a Monaco e
si consigliano altre meno difficili imprese . . » 470
XXI — Nota delle mercedi dovute agli addetti alle artiglierie » 472
XXII — Lettere di nomina delPingegnere del Comune . . » 473
XXIII -- Supplica di vari sindici della Riviera Occidentale per-
chè sia abolito Tofficio del capitaneato. . . » 474
XXIV — Lettera del commissario Manuele Canale agli officiali
deputati per Pimpresa di Monaco. - (Notizie dei
primi avvenimenti — Condizioni di Mentone e
Roccabruna — La Turbia e Pieve di Teco — Di-
fesa contro le accuse di Agostino Castiglione) ,. » 476
XXV — Lettera di Alfonso del Carretto al governo di Genova
circa la spedizione del duca di Savoia in soccorso
Indice Generale 7II
di Monaco — Decreto del Senato che raccomanda
di usare clemenza ad un servo del signore di Fi-
nale arrestato per sospetti Pag. 482
XXVI — Lettera di Luigi di Bervey alla Balia di Genova. —
(Condizioni del campo genovese — Grave que-
stione delle paghe — Arrivo di 5oo venturieri fran-
cesi alla Turbia - Richiesta di munizioni e di
uomini — Nuovi reclutamenti di truppe — No-
tizie varie) » 483
XXVII — Lettera di Luigi di Bervey alla Balia di Genova. —
(Tentativo fallito di avvicinare V artiglieria alle
mura — Istanze per invio di danaro — Cenni di
trattative coi venturieri francesi — Richiesta di
munizioni e di uomini) » 48S
XXVIII — Lettera di Luigi di Bervey alla Balia di Genova. —
(Esito delle trattative coi venturieri francesi —
Speranze su di esse riposte - Notizie sulle arti-
glierie e gli artiglieri - Spese fatte e da farsi —
Mentone e Roccabruna) « 49 1
XXIX — Lettera dei commissari al campo, ai deputati per Pim-
presa di Monaco. — (Tradimento del capitano Fa-
miglia — Minacele gravi dalla Turbia. — Indisci-
plina nelle truppe genovesi — Richiesta di viveri) » 494
XXX - - Lettera dei commissari al campo agli ufficiali della
Balia. — (Consiglio generale al campo — Domande
di munizioni, vettovaglie, materiali ed uomini —
I monegaschi e le truppe della Turbia con una
azione combinata permettono P ingresso di rin-
forzi in Monaco — Inettitudine delle milizie rivie-
rasche) » 496
XXXI — Lettera degli Anziani di Genova al governatore di
Savona. — (Gravi lagnanze per 1' agitarsi dei no-
bili contro Pimpresa di Monaco — I genovesi non
hanno alcuna intenzione di muovere contro Savona
— Dono di tre dozzine di lancioni) . . . » 5oi
XXXII — Lettera dei due supremi commissari agli ■( olim »
officiali della Balia. — (Primo bombardamento di
Monaco e furiosa difesa degli assediati — I geno-
vesi impensieriti chiedono munizioni, guastatori e
bombardieri) » 5o2
712 Indice Generale
XXXIII — Lettera di Luigi di Bervey agli officiali deputati al-
Fimpresa di Monaco. — (Cenni sulPinfausta gior-
nata del due gennaio — Gravi cure per le paghe
— Richieste di denari, munizioni ed uomini) . Pag. 5 06
XXXIV — Lettera dei due supremi commissari agli « olim » of-
ficiali della Balia. — :Le artiglierie sono rimosse
dalle loro posizioni — Incetta di guastatori per
ricostrurre i ripari — Truppe genovesi occupano
i monti sopra Monaco — Scaramucce coi soldati
della Turbia) . » 509
XXXV — Il Comune chiede al duca di Savoia la restituzione
delle merci tolte in Villafranca ad un genovese e
gli dà prova che Genova desidera di rimanere in
buon accordo con lui » 5 1 3
XXXVI — Lettera dei due supremi commissari agli officiali della
Balia. — (Arresto del- maestro bombardiere Am-
brogio Gioardo a cui viene sostituito Andrea Me-
rello — Colpe del Gioardo — Arresto di due no-
bili a S. Remo — La questione del sale da sca-
ricarsi a Mentone — I guastatori) . . . » 5 1 4
XXXVII — Lettera ai commissari della Riviera di Ponente con
ordine di severissime pene per i disertori dal campo
di Monaco » 5 18
XXXVIII — I commissari al campo danno notizia delle tristissime
condizioni delPesercito e di una scaramuccia con
quei della Turbia » 5 19
XXXIX — Lettera indirizzata al signore di Chaumont da conse-
gnarsi ad Andrea Cicero affinchè questi faccia co-
noscere alle autorità francesi le cause della mancata
ambasceria genovese, presenti le proteste della città
per gli eccessi del castellano di Castelletto, pro-
curi di persuadere il Gran Maestro della fedeltà
del popolo di Genova alla casa di Francia . . » 52 1
XL — Ordine ai pubblici officiali della Riviera Orientale di
espellere tutti i nobili in essa residenti. . . » 52 5
XLI — Ultimo documento del dogato di Paolo da Novi. De-
cisione di inviare ambasciatori al campo francese
per trattare un accordo » 526
Indice Generale 718
XLII — Si notifica agli officiali ed ai popoli della Riviera
Orientale il ritorno di Genova sotto la signoria del
re di Francia e si comanda di portare in città molte
vettovaglie . . Pag. 527
. XLIII — Elenco delle persone che dovettero seguire il re a
Milano e di quelle escluse dal perdono generale. » 528
XLIV — Atto col quale i genovesi promettono di sborsare una
somma prestabilita per la costruzione del nuovo
castello a Capo di Faro, per la guarnigione e per
le galee imposte dal re di Francia . . . » 53o
XLV — Solenne giuramento di fedeltà al Re — Amnistia
generale e nuovi privilegi concessi da Luigi XII ai
genovesi » 533
XLVI — « Nomi di quelli cittadini che furono de fattione li
anni de 1 5o6 e 1 5oj che fu il viva populo di
Genova » « 55i
XLVII — Famiglie nobili che governarono la città durante la
fazione popolare . » 553
XLVIII — « Conventione del populo di Genova con il signor
Petro di Campofregoso » » 554
XLIX — Cronologia degli avvenimenti più rilevanti accaduti
in Genova dal 1087 al 1449 » 557
L — Nomi di alcuni dei prigionieri trattenuti dal Salazar
in Castelletto » 564
Indici.
Avvertenze per Pindice alfabetico dei nomi e delle materie . . » 566
Indice alfabetico . . ■ » 567
Indice generale » 707
Vedansi retro le aggiunte e correzioni.
AGCxIUNTE E CORREZIONI
^ Durante il dogato di Paolo da Novi fa coniato un « Testone » d''argento
che ha sul dritto V impronta di un castello in otto archetti doppi con rose
alle punte e la leggenda: Libertas : Populi : Ianve; sul rovescio P impronta
di una croce in otto archetti doppi con rose e la leggenda : Conrad — Rex
ROMANOR — I e
(dalle: Tavole descrittive delle monete della jecca di Genova dal 1 139
al i8i4, di CoRNELto Desimoni in Atti Soc. Lig. di St. Pat., Voi. XXII).
ì^ Oltre alle opere citate che trattano della spedizione di Luigi XII contro
Genova é utile ricordare una « Cronaca di Genova » pubblicata in Parigi
nei primi anni del sec. XVI e riprodotta da Vincenzo Promis negli Atti della
Società Ligure di Storia Patria, voi. X, nella quale V"' è un capitolo (a pag.
263) intitolato « Du roy loys de France douziesme de ce nom » che tratta
della spedizione del re contro Genova, ma non v"'è nulla di nuovo. A pag.
264, 265, 266 si parla de « Lordonnance et police faicte par le roy en la
diete ville de Gennes » ove si racconta la cerimonia del giuramento dei ge-
novesi, si fa cenno dei discorsi pronunziati e si loda grandemente la cle-
menza del re, ma anche qui v' è poco di interessante.
Xf Rileggendo la copia del Diario Genovese degli anni r5o6-oj che si
trova alla Biblioteca Beriana nella « Miscellanea di cose riguardanti la storia
di Genova » segnata D bis 3. 8. 14, di cui già parlai a p. 299, 3oo e segg.
ho trovato la fonte delle notizie date dal Giustiniani (Annali, p. 634) sulla
fuga di Paolo da Novi e sul suo arresto. Infatti a p. 5) v., 54 r. della detta
copia si leggono le seguenti righe: « Fugito come s'' è detto Paolo da Nove,
« s'' incaminò verso Bologna con Paolo Battista Giustiniano, ma alla distanza
« di poche miglia il Da Nove per frivoli motivi non volle prosseguire ed
« entrare in quella. Ritrocesse e si recò a Pisa ove indi prese imbarco so-
« pra il brigantino d'' un corso detto il Corsetto, stato già di kii soldato,
« affinchè lo -tragittasse a Roma. Sedotto costui da"' nobili, né volendo smen-
« tire il carattere corso, mediante ottocento scudi lo vendette a Petigioan,
« capitano delle galere di Francia ». Raffrontando queste linee con quelle
del Giustiniani scorgiamo chiaramente che quest'' ultimo attinse dal Diario.
V è però una lieve differenza poiché in queste è detto che Paolo s''imbarcò
sul brigantino di Corsetto, mentre il Giustiniani afferma che il Da Novi fu
catturato dal pirata corso, durante il viaggio.
Ag'gfivinte e Correzioni
7l5
si legga : i popolari resero la porta
deir Arco.
si legga: vedi pag. 20 n. i.
si legga: Claudia figlia del re Luigi
XII, sposata a Francesco d''Orleans
conte di Angoulème
si legga: un figlio del maestro d''armi
Gioardo
si legga: Tixi di Camogli
p. j8, 39 invece di: Giorgio di Moneglia si legga: Gerolamo di Moneglia e si
noti ancora che Gerolamo di Moneglia non fu surrogato da Luigi di
Odone e poi da Vincenzo d'Oliva ma solo da quest'ultimo. Luigi di Odone
è il dodicesimo anziano che manca nella lista degli anziani a p. 38.
p. 38 n. I invece di : borghi di S
Stefano e di S. Andrea
45 n. 2 invece di: doc. XXIV
p. 1 5 invece di : i popolari conti-
nuavano a occupare la porta del-
r Arco
p. 22 n. 2, invece di: vedi nota 27
p. 34 n. invece di : Claudia figlia
del re Luigi XII, sposata al duca
Francesco di Valois, principe di
Angoulème
p. 35 invece di: un figlio di Dorino
Gioardo
p. 38 invece di: Fixi di Camogli
n. 2 invece
48 n. 1 invece di: marmariorum
52 invece di : le artiglierie {'j']^
56 invece di: lendi
97 n. invece di: tues tallis et tal-
lis factionis
p. 112 n. 2 invece di: una lettera
spedita in quei giorni al marchese
Gerolamo Malaspina dal cognato
marchese di Mulazzo
p. 141 invece di: In ultimo riferiva
agli Anziani una notizia
p. 174 invece di: Ancoratasi a Sa-
vona (')
e invece di: uscissero subito dal ter-
ritorio (i)
p. i83 n. invece di: {Diario^ 22
maggio)
p. 186 invece di: Pietro di Salazar
p. 2 I 5 n. I invece di: con l'ordine
di recarsi a Vienna
p. 217 n. 2 invece di : Cfr. Diario
3 marzo
p. 2 32 n. 2 invece di : e di altri
gentiluomini cittadini di Albenga
p. 241 n. 2 invece di : Il Diarista
ascrive questa grida all' i i marzo
p. 244 invece di: convocati per de-
liberare la spesa di 5ooo ducati
si legga : borghi di S. Stefano e di
S. Tomaso
si legga: doc. XXIII
si legga : marinariorum
si legga: le artiglierie
si legga: leudi
si legga : tu es tallis et tallis factionis
si legga: una lettera spedita in quei
giorni a Gerolamo Malaspina, mar-
chese di Mulazzo, da un suo co-
gnato.
si legga : In ultimo riferiva agli offi-
ciali deputati all' impresa di Mo-
naco una notizia.
si legga: ancoratasi a Savona (i)
si legga : uscissero sabito dal territo-
rio (2)
si legga: (Diario, 22 gennaio)
si legga : Galeazzo di Salazar
si legga : con l' ordine di recarsi a
Milano
si legga: cfr. Diario 2 marzo
si legga: e di altri gentiluomini a cit-
tadini di Albenga
si legga : Il Diarista ascrive questa
grida all'i i aprile
si legga : convocati per deliberare la
spesa di 5o.ooo ducati
7i6
Ag"giunte e Correzioni
a p. 261 invece di: Leonardo Costa-
guta
a p. 279 n. 3 invece di: « è mezi di
IO che non è etc »
a p. 282 invece di : « Scodella » o
piatto in cui vuoisi sia stata posta
la testa del Battista
a p. 286 invece di : Giovanni Maria
di Turrio
a p. 288 n. I invece di: Giustiniani,
Annali, voi. II, p. 635
a p. 3o6 invece di : ponte degli Spi-
nola
a p. 324 n. I invece di : « fascori »
a p, 345 invece di : Pantaleo Tontinis
si legga: Leonardo Monjeaguto
si legga: « è mezi 1 o che non è etc. »
si legga : « scodella » o sacro catino
in cui vuoisi che Gesù abhia man-
giato Tagnello nelPultima cena de-
gli azimi
si legga: Anton Maria di Turrio
si legga: Giustiniani, Annali, voi. II,
p. 634
si legga: ponte dei Cattanei
si legga: « faxori »
si legga : Pantaleo Tossinis
a p. 371 n. I : Dissi che la voce « canioni » contenuta nel testo si usa
anche ora per « bravacci , » ma aggiunsi che preferivo interpretarla come
« campioni » caporioni popolari. Rileggendo il Diario ho notato che
subito dopo a p. 372 si parla di « bravi » e dal contesto appare che
siano proprio i « canioni » prenominati. Perciò credo sia meglio attenersi
alla prima interpretazione.
a p. 375 invece di : ha ve vano fatto
scortino a castello.
a p. 433 invece di: accedentibusque
multis ut sit ad partium favorem.
a. p. 493 invece di: mandati ad ipso
capitaneo de guaschoni da due.
MDCCC et pagato lo resto de ipsa
paga al dicto capitaneo ; conve-
gnirà distribuire etc.
a p. 498 invece di: et di quello a laiorna-
ta, se bisognerà ve ne daremo aviso.
a p. 5 02 invece di: quel che indiche-
remo essere più accomodato.
a p. 520 invece di: Rafaelo de Techo
a p. 549 invece di : Archiepiscopis
Senovense et Arelatense
a p. 552 invece di: P. Ambr. Boceio
si legga: havevano fatto scortino a Ca-
stello.
si legga : accedentibusque multis ut
fit ad partium favorem
si legga: mandati ad ipso capitaneo
de guasconi da due. MDCCC ; et
pagato lo resto de ipsa paga al
dicto capitaneo, convegnirà distri-
buire etc.
si legga: et di quello a la iornata se
bisognerà , ve ne daremo aviso.
si legga: quel che iudicheremo essere
più accomodato
si legga: Rafaelo de Recho
si legga: Archiepiscopis Senonense et
Arelatense
si legga: Pietro Ambrogio Boccio
a p. 562 : la data 1437 è errata e si deve sostituire con 1436
In questa lista non ho segnato che gli errori più importanti ; il benevolo
lettore saprà correggere e perdonare quelli più lievi o più evidenti che
non credetti necessario notare.
DG
631
S6
V.37
Società ligure di storia
patria
v.37
PLEASE DO NOT REMOVE
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