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Full text of "Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano"

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A  T  T I 


DELLA 


SOCIETÀ  ITALIANA 


DI  SCIENZE  NATURALI 


E  DEL 


MUSEO  CIVICO 


DI  STORIA  NATURALE 


IN  MILANO 


VOLUME  LXX 
Fascicolo  III-IV 


con  due  tavole 


ci 

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^  I 


MILANO 


Dicembre  1931  (X) 


CONSIGLIO  DIRETTIVO  PEL  1931. 


Presidente’.  De  Marchi  Dofcfc.  Cornili.  Marco,  Via  Borgonuovo  23 
(1930-31). 

Brizi  Prof.  Comm.  Ugo,  Viale  Romagna  33. 

Vice-Presidenti :  ^  (1931-32). 

j  Mariani  Prof.  Comm.  Ernesto,  Via  Tadi- 

\  no  4i  (1930-31). 

Segretario  :  Moltoni  Dott.  Edgardo,  Museo  Civico  di  Storia  Nat. 

(1930-31). 

« 

Vice-Segretario  :  Desio  Prof.  Cav.  Ardito,  Museo  Civ.di  Storia  Nat. 
(1931-32). 

Archivista  :  Mauro  Ino-,  Gr.  Uff.  On.  Francesco,  Piazza  S.  Am¬ 
brogio  14  (1930  31). 

Airaghi  Prof.  Carlo,  Via  Podgora  7. 

Micheli  Dott.  Lucio,  Via  Carlo  Goldoni ,  32. 

|  Parisi  Dott.  Bruno,  Museo  Civico  di  Storia  I  V- 
Naturale.  2 

i  /  t  !  i  /j  ■ i  •  j  •  l 

Pugliese  Prof.  Angelo,  Via  Enrico  Besana  18  i 
Supino  Prof.  Cav.  Felice,  Via  Ariosto  20 
Turati  Conte  Comm.  Emilio,  Piazza  S.  Ales¬ 
sandro  6. 


Consiglieri  : 


Cassiere :  Dott.  Ing.  Federico  Bazzi,  Viale  V.  Veneto  4  (1931). 
Bibliotecario  :  Dora  Setti.  / 


ELENCO  DELLE  MEMORIE  DELLA  SOCIETÀ 


Voi 

.  1. 

Fase. 

1-10  ; 

a.inio 

1805. 

n 

II. 

ii 

1-10; 

ii 

1865-67. 

11 

III. 

ii 

1-5  ; 

ii 

1867-73. 

11 

IV. 

ii 

1-3-5; 

ami  o 

1868-71. 

11 

V. 

ii 

i; 

armo 

1895  (Volume 

completo). 

ii 

VI. 

ii 

1-3; 

ii 

1897-98-910. 

ii - 

VII. 

ii 

1  ; 

ii 

1910  (Volume 

completo). 

ii 

Vili. 

ii 

1-3;  ^ 

ri 

1915-917. 

ii 

IX. 

ii 

1-3; 

ii 

1918-1927. 

ii 

X. 

ii 

i; 

n 

1929. 

PAVIA 

premiata  tipografia  successori  fratelli  fusi 

% 

Via  L.  Spallanzani,  11. 


Dott.  Giuseppe  Scortecci 

Conservatore  del  Museo  Civico  di  Storia  Nat.  di  Milano 


TERZO  CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA 
DEI  RETTILI  DELLA  SOMALIA  ITALIANA 

(0  F  I  Di) 


Boidae. 

Eryx  thebaicus  Reuss. 

No.  2062.  2  es.  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi  1.  v.  1930. 

No.  2063.  1  es.  Vili.  Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d.  II  1930. 

Colubridae. 

Aglipha. 

Boaedon  lineatus  Durn.  e  Bibr. 

No.  2064.  2  iuv.  (A-B)  Vili.  Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d. 
II  1930. 

No.  2065.  5  es.  (C  D,  E,  F,  G  juv.)  Dintorni  di  Mogadiscio.  — 
Luppi  1.  v. 


Lung.  tot. 
in  mm. 

Lung.  coda 
in  mm. 

Squame 

ventrali 

Squame 

sub-caudali 

Serie 

di  squame 
a  metà  corpo 

A  juv. 

260 

36 

204 

50 

29 

B  » 

260 

45 

219 

75 

29 

C  9 

560 

105 

194 

67 

29 

D  juv. 

300 

37 

216 

55 

29 

E  » 

310 

40 

193 

65 

29 

F  » 

295 

48 

212 

50 

29 

Gr  » 

245 

33 

209 

57 

29 

14 


204 


G.  SCORTECCI 


Frequentemente  si  osserva  in  questi  esemplari  la  presenza 
di  squame  sub -caudali  semplici,  frammiste  a  quelle  disposte  nor¬ 
malmente  in  due  serie.  Cosi  l7  esemplare  D  ha  52  squame  doppie 
e  le  tre  ultime  semplici  ;  1’  esemplare  E  le  ha  dalla  prima  all*  ot¬ 
tava  compresa,  doppie,  dalla  nona  alla  ventesima  compresa  sem¬ 
plici,  dalla  ventunesima  alla  sessantacinquesima  doppie  ;  l’ esem¬ 
plare  G  le  ha  dalla  prima  alla  quarta  compresa  doppie,  dalla 
quinta  all7  ottava  compresa  semplici,  dalla  nona  alla  cinquanta- 
settesima  dojopie. 

Lycophidium  capense  (Smith). 

No.  2066.  1  juv.  (A),  1  (B).  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi 

1.  v.  1930. 

No.  2067.  1  cT  (C)  VII  1930,  1  $  (D)  Vili  1930.  Villaggio  Duca 
Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d. 

L7  esemplare  A  misura  in  lunghezza  totale  mm.  180  dei  quali 
18  spettano  alla  coda,  ha  le  squame  in  17  serie  a  metà  corpo, 
182  ventrali,  33  subcaudali;  l'esemplare  B  misura  in  lunghezza 
totale  mm.  337  dei  quali  43  spettano  alla  coda,  ha  le  squame  in 
17  serie  a  metà  corpo,  163  ventrali,  35  subcaudali;  l’esemplare 
C  misura  in  lunghezza  totale  302  mm.,  dei  quali  45  spettano  alla 
coda,  ha  le  squame  in  17  serie  a  metà  corpo,  167  ventrali,  40 
subcaudali;  l’esemplare  D  misura  in  lunghezza  totale  mm.  460, 
dei  quali  46  spettano  alla  coda,  ha  le  squame  in  17  serie  a  metà 
corpo,  185  ventrali,  30  subcaudali. 

Nell7  esemplare  A  il  colore  delle  parti  superiori  è  bruno  ros¬ 
sastro  quasi  uniforme  ;  negli  altri  tre  è  bruno  rossastro  con  nu¬ 
merose  macchiette  puntiformi  biancastre  su  ciascuna  squama  del 
dorso,  bruno  uniforme  nelle  parti  ventrali.  Ai  lati  del  corpo  sono 
presenti  due  strisce  biancastre  che  interessano  le  parti  estreme 
delle  squame  ventrali  e  una  fila  di  squame  dorsali.  Queste  strisele, 
che  non  hanno  limiti  ben  definiti  specie  nella  parte  che  guarda 
il  dorso,  sono  più  evidenti  nell7  esemplare  B. 

Zamenis  boschisì  Scortecci. 

No.  2068.  2  es.  (A-B)  Gardò  Migiurtinia.  —  Ten.  L.  Boschis  1.  d. 
V  1930. 

Come  è  stato  detto  nella  descrizione  preliminare  (Q  l7  esem¬ 
plare  A  misura  mm.  450  dei  quali  110  spettano  alla  coda,  ha 


(1)  Atti  Soc.  ltal.  Se.  Nat.  Voi.  LXIX  1930,  pag.  321. 


TERZO  CONTRIBUTO  ECO. 


205 


179  ventrali,  79  subcaudali;  l’esemplare  B  misura  min.  323  dei 
quali  82  spettano  alla  coda,  ha  166  ventrali,  83  subcaudali.  In 
ambedue  gli  esemplari  le  serie  di  squame  intorno  alla  metà  del 
corpo  sono  17  e  la  squama  anale  è  divisa. 

Per  quanto  riguarda  le  placche  del  capo  è  necessario  descri¬ 
vere  separatamente  i  due  esemplari  A.  Rostrale  un  po'  più  larga 
che  alta,  ben  visibile  dal  di  sopra,  internasali  un  po’  più  brevi 
delle  pre  frontali,  frontale  lungo  quanto  la  distanza  che  lo  separa 
dalla  estremità  del  muso,  •  più  breve  delle  parietali,  più  largo 
delle  sovraoculari.  Prenaie  un  po’  più  lunga  che  alta.  Preoculari 
2,  la  superiore  ben  separata  dal  frontale.  Sub  oculare  uno,  incu¬ 
neato  fra  la  4a  e  5  l  labiali  superiori.  Labiali  superiori  9  delle 
quali  5a  e  6a  in  contatto  con  1’  occhio.  Temporali  2  —  2.  Sinfi- 
siale  triangolare  ;  4  labiali  inferiori*  dal  lato  sinistro  e  5  dal  destro 
in  contatto  con  il  primo  paio  di  mentali.  Queste  sono  all’  incirca 
eguali  al  secondo  paio  che  sono  strettissime  e  separate  l' una 
dall’altra  da  due  serie  di  squame.  B.  Rostrale,  •  internasali  e  pre¬ 
frontali  come  nell’  esemplare  A.  Prontale  un  po’  più  largo  delle 
sovra  oculari,  più  breve  delle  parietali,  un  po'  più  lungo  della 
distanza  che  lo  separa  dalla  estremità  del  muso.  Frenale  un  po 
più  lunga  che  alta  ;  pre  oculare  una,  non  in  contatto  col  fron¬ 
tale  ;  suboculare  una.  Labiali  superiori  9  delle  quali  5a  e  6l  in 
contatto  con  1’  occhio.  Temporali  1  -j-  2.  Il  sinfisiale  è  triangolare  ; 
le  prime  5  labiali  superiori  sono  in  contatto  con  il  primo  paio 
di  mentali  che  sono  un  po’  più  lunghe  del  secondo  paio  e  strette 
e  separate  l’una  dall’altra  come  nell’esemplare  A. 

iSTell ’  esemplare  A  il  colore  è  giallo  grigiastro  uniforme  sulle 
parti  superiori  e  bianco  giallastro  nelle  inferiori.  L-  esemplare  B 
è  simile  al  precedente  solo  che  nella  parte  anteriore  del  dorso 
ha  delle  minuscole  macchie  brune  alla  base  e  ai  lati  delle  squame. 

La  nuova  specie  è  molto  vicina  a  Zamenis  variabilis  Blgr 
dell'Arabia  Q)  che  ha  le  squame  in  16  serie  a  metà  del  corpo 
155-169  ventrali,  80-90  sub  caudali,  2  +  3  o  2  +  2  temporali, 
1  preoculari,  1  suboculare,  2  postoculari,  8  labiali  superiori,  4  o 
5  labiali  inferiori  in  contatto  con  il  primo  paio  di  mentali.  Credo 
che  i  due  esemplari  della  Somalia  possano  ritenersi  ben  distinti 
da  if.  variabilis  per  un  complesso  di  caratteri  :  presenza  di  9 


(1)  Am.  Mag.  U.  H.  (7)  voi.  16  1905  pag.  178. 


206 


G.  SCORTECCI 


labiali  superiori,  preoculare  superiore  non  in  contatto  col  frontale, 
primo  paio  di  mentali  uguali  o  più  lunghe  del  secondo  paio,  ro¬ 
strale  più  largo  che  alto.  L’es.  A  inoltre  differisce  da  Z.  varia¬ 
bili  per  un  numero  più  alto  di  ventrali  per  la  presenza  di  2 
preoculari;  1’  es.  B  per  la  presenza  di  1  — j—  2  temporali. 

Non  credo  il  caso  di  addurre  come  carattere  distintivo  il 
colore  poiché  i  10  esemplari  dell’Arabia  presentano  7  tipi  diversi 
di  colorazione  ed  i  due  esemplari  della  Somalia  sono,  come  è  stato 
detto  differenti  l’uno  dall’altro. 

Philothamnus  semivariegatus  Smith. 

No.  2069.  1  cf5*  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi  1.  v.  1930. 

Ha  nelle  parti  superiori  colore  azzurro  (probabilmente  verde 
in  vita)  con  macchiette  nere  irregolari. 

?  Coronella  semiornata  Peters. 

No.  2070.  1  (A)  1  juv.  (B)  IX  1929,  1  juv.  (C)  IX  1930.  Vili. 

Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d. 

L’  esemplare  A  misura  in  lunghezza  totale  720  mm.  dei  quali 
152  spettano  alla  coda  che  in  piccola  parte  è  mancante,  ha  le 
squame  a  metà  corpo  in  21  serie,  192  ventrali,  68  subcaudali. 
Sono  presenti  8  labiali  superiori,  delle  quali  4a  e  5a  in  contatto 
con  l’ occhio,  1  preoculare  non  in  contatto  col  frontale,  2  — {—  B 
temporali. 

Il  colore  delle  parti  superiori  è  grigiastro  marrone  e  ciascuna 
squama  presenta  alcune  macchiette  brune  più  o  meno  marcate.  La 
testa  ha  ugual  colore  del  dorso.  Le  labbra  sono  bianco  giallastre. 
Innanzi  e  dietro  1’  occhio  vi  sono  due  strisciette  biancastre.  Egual 
colore  hanno  la  gola  il  mento  e  le  squame  ventrali  nella  parte 
centrale;  ai  lati  invece  sono  brune. 

L’ es.  B  misura  in  lunghezza  totale  mm.  259  dei  quali  63 
spettano  alla  coda,  ha  209  ventrali,  93  subcaudali.  Per  gli  altri 
caratteri  delle  squame  corrisponde  all’  es.  A  solo  che  il  frontale 
è  più  lungo  della  distanza  che  lo  separa  dalla  estremità  del  muso. 

L’es.  C  misura  in  lunghezza  totale  mm.  235  dei  quali  60 
Slattano  alla  coda,  ha  200  ventrali,  93  subcaudali.  Per  gli  altri 


TERZO  CONTRIBUTO  ECC.  207 

caratteri  delle  squame  corrisponde  all’esemplare  precedente  solo 
che  le  temporali  sono  2  -|-  2. 

La  colorazione  dei  due  ultimi  esemplari  è  uguale  e  quella  di 
un  altro  giovine  catturato  nell' ottobre  1928  al  Villaggio  Duca 
degli  Abruzzi  (f)  con  la  sola  differenza  che  in  questo  sono  pre¬ 
senti  sulle  squame  ventrali  delle  linee  brune  trasversali  mancanti 
invece  negli  es.  B  e  C. 

E  notevole  in  ambedue  i  giovani  (dell’  adulto  non  si  può 
tener  conto  perchè  mutilato)  il  numero  delle  subcaudali  (93)  che 
normalmente  invece  oscillano  da  63  a  88  (Boulenger.  Cat.  Sn.  II 
195)  o  da  66  a  88  (Werner  Zool.  Jarhb.  Bd.  57  1929  pag.  125; 
ed  anche  la  colorazione  della  testa  che  somiglia  molto  da  vicino 
a  quella  di  C.  coronata  (Jan.  Icon.  Gen.  Liv.  15  pi.  Ili  fig.  1). 
Notevoli  sono  anche  le  dimensioni  dell’ esemplare  adulto  nono¬ 
stante  ]a  mancanza  di  piccola  parte  della  coda. 

Nell’  attribuire  gli  esemplari  alla  specie  semiornata  sono 
stato  lungamente  in  dubbio  per  le  seguenti  ragioni. 

La  specie  scheffleri  Stenfeld  (Sitzungberichter  Ges.  Naturf. 
Ereunde  1908  N.  4-5  pag.  93  e  Mitt.  Zool.  Mus.  Berlin  1908  Band 
IV  Heft.  1  pag.  243  fig.)  ha  21  serie  di  squame  a  metà  corpo, 
191  ventrali,  8  labiali  superiori  delle  quali  4;i  e  5;l  in  contatto 
con  1’  occhio,  2  postoculari,  2  —  3  temporali,  5  labiali  inferiori  in 
contatto  col  primo  paio  di  mentali,  caratteri  questi  a  comune  con 
C.  semiornata.  Differisce  da  questa  per  l’alto  numero  delle  sub¬ 
caudali  (91)  per  il  rostrale  così  largo  come  alto,  per  la  preoculare 
che  non  raggiunge  il  frontale.  Ora  di  questi  caratteri  distintivi 
alcuni,  come  il  più  alto  numero  delle  subcaudali,  la  preoculare 
che  non  raggiunge  il  frontale,  sono  comuni  con  gli  esemplari 
della  Somalia  mentre  il  rostrale  è  sempre  in  questi  più  largo  che 
alto  come  in  C.  semiornata.  E  da  notarsi  inoltre  che  il  non  con¬ 
giungimento  della  preoculare  con  il  frontale  non  è  un  carattere 
proprio  di  C.  scheffleri ;  nel  catalogo  del  Boulenger  si  legge  in¬ 
fatti  «  one  preocular  reaching  or  nearly  reaching  thè  fronta.1  ». 
Rimarrebbero  dunque  come  caratteri  distintivi  fra  le  due  specie 
l’altezza  del  rostrale  e  il  maggior  numero  delle  subcaudali. 

In  linea  generale  mi  sembra  che  questi  caratteri  non  si  pos¬ 
sano  ritenere  sufficienti  alla  separazione  di  una  nuova  specie  (della 


(1)  Scortecci.  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Nat.  Voi.  LXV1II,  1929,  pag.  271-272. 


208 


G-.  SCORTECCI 


quale  inoltre,  almeno  da  quanto  mi  consta,  sono  conosciuti  2  soli 
esemplari,  il  tipo  ed  un  altro  rammentati  da  Loverdige  (*)).  Dal- 
tronde  C.  scheffieri  e  C.  semiornata  dati  i  caratteri  degli  esem¬ 
plari  della  Somalia,  mi  sembrano  strettissimamente  collegate  l’una 
con  1’  altra. 

Sull’  argomento  spero  di  poter  tornare  poiché  il  Signor  Fiecli- 
ter  del  villaggio  Duca  degli  Abruzzi  continua  ad  inviarmi  abbon¬ 
dante  materiale. 

Dasipeltis  scaber  (Lin.), 

No.  2071.  I  (f'  Vili.  Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d.  IX,  1930. 


Opistoglipha. 

Leptodira  hotamboeia  (Laur). 

No.  2073.  2  §  (A-B)  1  juv.  (C).  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi 
1.  v.  1930. 

No.  2074.  5  juv,  (D-E-F-G-H)  1  O  (I)  IX  1929  2  juv  (L-M)  X  1930. 
3  9  (N-O-P)  XI  1929.  Villaggio  Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  l.  d. 

Tutti  gli  esemplari  hanno  nelle  parti  superiori  colore  plumbeo 
più  o  meno  intenso  con  quasi  sempre  una  striscia  scura  non  ben 
definita  che  parte  dall’  occhio  o  dalla  estremità  del  muso  e  giunge 
oltre  il  collo. 

La  femmina  2073  B  ha  sei  uova  lunghe  circa  mm.  31  e  larghe 
mm.  12. 

Il  grande  numero  degli  esemplari  catturati  (vedi  anche  Primo 
contributo  alla  conoscenza  dei  rettili  della  Somalia,  Atti  Soc.  Ital. 
Se.  Nat.  Voi.  LXVIII  1929  pag.  275-276).  mostra  come  questa 
specie  sia  una  delle  piu  comuni,  se  non  la  più  comune,  della  zona 
Vili.  Duca  Abruzzi,  Mogadiscio. 

Nell’annessa  tabella  sono  espresse  alcune  misurazioni  e  al¬ 
cuni  caratteri  delle  squame. 


(1)  P.Z.S.  Londra  1923  pag.  880. 


Leptodira  hotamboeia  (Laur.) 


TERZO  CONTRIBUTO  ECC.  209 


1 

03 

03 

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210 


G.  SCORTECCI 


Hemirhaggeris  kel Ieri  (Boettg.) 

No.  2072.  1  $  Vili.  Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d.  II  1930. 

L’ esemplare  misura  in  lunghezza  totale  mm.  350  dei  quali 
85  spettano  alla  coda,  ha  17  serie  di  squame  intorno  alla  metà 
del  corpo,  2  anali,  152  ventrali,  65  subcaudali. 

Psammophis  punctulatus  Dum.  e  Bibr. 

No.  2075.  1  $  Vili.  Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d.  II  1930. 

L’  esemplare  misura  in  lunghezza  totale  mm.  1013  dei  quali 
383  spettano  alla  coda,  ha  17  serie  di  squame  intorno  alla  metà 
del  corpo,  152  ventrali,  2  anali,  66  subcaudali.  Il  colore  delle 
parti  superiori  è  giallo  grigiastro  con  le  tre  caratteristiche  strisce 
nere  ;  queste  però  si  perdono  all’  altezza  del  collo  e  la  testa  è 
marrone  verdastra  chiara  uniforme.  Le  labiali  superiori  e  inferiori 
e  la  gola  sono  biancastre.  Le  parti  inferiori  sono  bianco  azzur¬ 
rastre  chiarissime  e  le  squame  ventrali  e  le  dorso  laterali  pre¬ 
sentano,  le  prime  sul  margine  posteriore,  le  seconde  al  centro, 
punteggiature  nerastre. 

Psammophis  biseriatus  Peters. 

No.  2076.  1  juv.  Gardó  Migiurtinia.  —  Ten.  L.  Boschis  1.  d.  V 
1930. 

No.  2077.  1  9*  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi  1.  v.  1930. 

Il  giovine  misura  in  lunghezza  totale  mm.  605,  dei  quali  210 
spettano  alla  coda,  ha  le  squame  in  15  serie  150  ventrali,  2  anali, 
103  subcaudali.  La  femmina  misura  dalla  estremità  del  muso  alla 
fessura  anale  mm.  455  ;  la  coda  è  in  parte  mancante.  Le  squame 
intorno  alla  metà  del  corpo  sono  in  15  serie,  le  ventrali .  138,  le 
anali  2. 

Micrelaps  boettgeri  Boulenger. 

No.  2078.  2  es.  (A-B).  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi  1.  v.  1930. 

L’esemplare  A  misura  in  lunghezza  totale  mm.  285  dei  quali 
21  spettano  alla  coda,  ha  le  squame  intorno  alla  metà  del  corpo  in 
15  serie,  208  ventrali,  2  anali,  24  sub  caudali.  L’esemplare  B  mi¬ 
sura  in  lunghezza  totale  mm.  445  dei  quali  21  spettano  alla  coda 
ha  le  squame  intorno  alla  metà  del  corpo  in  15  serie,  245  ven- 


TERZO  CONTRIBUTO  ECC. 


211 


trali,  2  anali,  20  subcaudali.  Ambedue  gli  esemplari  hanno  i  ca¬ 
ratteri  indicati  dal  Boulenger  per  le  squame  se  non  che  l’esem¬ 
plare  B  presenta  un  numero  assai  più  alto  di  ventrali  e  ambedue 
un  numero  assai  più  piccolo  di  subcaudali.  Inoltre  nell’  esemplare 
B  la  5  l  labiale  superiore  non  tocca  la  parietale  ma  ne  è  separata 
dalla  prima  temporale  che  è  in  contatto  con  la  postoculare. 

Il  colore  delle  parti  superiori  corrisponde  a  quello  indicato 
dal  Boulenger.  Le  squame  ventrali  invece  sono  nell’ esemplare  A 
brunicce  e  ciascuna  ha  una  striscia  trasversale  bianca  ;  nell’  esem¬ 
plare  B  sono  chiarissime  senza  strisce  nella  parte  anteriore  del 
corpo.  Nella  seconda  metà  invece  e  sulle  squame  subcaudali,  vi 
sono  delle  strisele  brune  trasversali  sempre  più  cupe  procedendo 
verso  1’  estremità  della  coda. 

Della  specie,  secondo  quanto  mi  risulta,  era  conosciuto  fino 
ad  oggi  solo  il  tipo  raccolto  a  Dolo  e  descritto  dal  Boulenger  f’ 1  j . 

Brachiophis  revoili  Mocq. 

No.  2079.  1  juv.  Obbia  IX  1930.  —  Ten.  L.  Boschis  1.  d. 

No.  2080.  1  ad.  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi  1.  v.  1930. 

Ambedue  gli  esemplari  sono  in  pessimo  stato  di  conserva¬ 

zione  ;  il  giovine  è  stato  raccolto  disseccato  su  di  un  sentiero, 
1’  adulto  è  stato  spezzato  durante  la  cattura. 

Il  giovine  ha  15  serie  di  squame  intorno  alla  metà  del  corpo, 
105  ventrali,  12  subcaudali,  1  pre  e  2  postoculari,  7  labiali  su¬ 
periori  delle  quali  solo  la  4:l  in  contatto  con  1‘  occhio  ;  la  3a  è  in 
contatto  col  prefrontale,  la  5a  è  separata  dall’  occhio  dalla  post¬ 
oculare  inferiore,  la  6:l  e  7;1  sono  in  contatto  con  le  parietali. 

L’adulto  ha  15  serie  di  squame  intorno  alla  metà  del  corpo, 
123  ?  ventrali,  12  subcaudali,  7  labiali  superiori,  alle  quali  la 

3il  in  contatto  col  prefrontale,  la  4a  in  contatto  con  1’  occhio,  la 

5a  separata  dall’occhio  come  nell’esemplare  precedente,  6a  e  7a  in 
contatto  con  le  parietali. 

Il  colore  di  quest’ultimo  esemplare  è  gialliccio  con  fasce  tra¬ 
sversali  irregolari  nere.  Le  parti  ventrali  sono  giallicce  e  le 
squame  ventrali  e  subcaudali  hanno  larghe  strisele  trasversali 
nere  che  le  occupano  quasi  completamente. 

Dell’ esemplare  giovine  poco  si  può  dire  dato  lo  stato  di  con- 
servazione.  E  evidente  però  che  le  fasce  nere  dorsali  sono  ridot¬ 
tissime.  Le  ventrali  sono  bruno  nere  uniformi. 


(1)  Ann.  Mus.  Civ.  Genova.  1896-1897  Serie  2,  Voi.  XVII,  pag.  13. 


212 


G.  SCORTECCI 


Aparallactus  concolor  boulengeri  Subsp.  n. 

No.  2081.  1  (j71.  Vili.  Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d.  Il  1930. 

No.  2082.  1  $.  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi  1.  v.  1930. 

Il  maschio  misura  in  lunghezza  totale  mm.  314,  dei  quali  62 
spettano  alla  coda;  ha  le  squame  intorno  alla  metà  del  corpo  in 
15  serie,  167  ventrali,  1  anale,  55  subcaudali.  Il  rostrale  nella 
parte  visibile  dal  disopra  misura  appena  un  terzo  della  distanza 
che  lo  separa  dal  frontale.  Questo  è  più  corto  delle  parietali.  Il 
nasale  è  intiero  ed  in  contatto  largamente  con  la  preoculare.  La 
postoculare  dal  lato  destro  del  capo  è  in  contatto  con  la  tempo¬ 
rale  di  prima  fila,  quella  del  lato  sinistro  invece  ne  è  separata 
dalla  5a  labiale  superiore  che  è  in  contatto  col  parietale.  Le  tem¬ 
porali  sono  1  —  1  ;  le  labiali  superiori  sono  6  (dal  lato  destro) 
delle  quali  2fl  e  3:l  sono  in  contatto  con  l'occhio;  dal  lato  sinistro 
sono  7,  delle  quali  3a  e  4:l  sono  in  contatto  con  l'occhio.  La  se¬ 
conda  labiale  superiore,  dato  il  congiungimento  della  preoculare 
col  nasale  non  è  in  contatto  col  prefrontale.  Le  mentali  sono  due 
paia  presso  che  uguali  e  il  primo  paio  è  in  contatto  con  tre  sole 
labiali. 

Tutti  gli  altri  caratteri  delle  squame  corrispondono  ad  A. 
concolor , 

Il  colore  nelle  parti  superiori  è  bruno  lillastro  uniforme  ;  la 
testa  e  la  prima  parte  del  collo  sono  bruno  nere  anche  inferior¬ 
mente.  Le  squame  ventrali  sono  gialliccie  grigie  con  qualche 
macchietta  bruno  lillastra. 

La  femmina  misura  in  lunghezza  totale  mm.  455  dei  quali 
98  spettano  alla  coda,  ha  le  'squame  intorno  alla  metà  del  corpo 
in  15  serie,  156  ventrali,  1  anale,  62  subcaudali.  Il  nasale  del 
lato  sinistro  è  ridottissimo  e  fa  parte  del  margine  labiale  ;  la 
narice  à  scavata  anteriormente  alla  linea  di  contatto  col  rostrale. 
Posteriormente  tocca  V  oculare.  Trattasi  evidentemente  di  una  ano¬ 
malia  perchè  dal  lato  destro  è  perfettamente  conformato  ed  in¬ 
tiero.  Anche  questo  tocca  la  preocnlare.  Il  rostrale  misura  nella 
parte  visibile  dal  di  sopra,  da  una  metà  a  un  terzo  della  distanza 
che  lo  separa  dal  frontale;  questo  è  lungo  come  le  parietali,  le 
labiali  superiori  sono  6  dal  lato  destro  (non  contando  la  nasale) 
delle  quali  2;l  e  3:l  sono  in  contatto  con  1’  occhio,  7  dal  lato  si¬ 
nistro  delle  quali  3:l  e  4:l  in  contatto  con  l’occhio.  La  postoculare 


TERZO  CONTRIBUTO  ECC. 


213 


è  separata  dalla  prima  temporale  a  sinistra  dalla  5:i  e  a  destra 
dalla  4a  labiale  che  toccano  i  parietali.  Le  mentali  sono  due  paia; 
il  primo  è  più  breve  del  secondo  ed  in  contatto  con  quattro  labiali 
superiori. 

Tutti  gli  altri  caratteri  delle  squame  e  anche  il  colore  cor¬ 
rispondono  a  quelli  dell’esemplare  precedente,  soltanto  la  testa  e 
il  collo  sono  di  egual  colore  delle  parti  dorsali  e  il  mento  e  la 
gola  sono  poco  più  scuri  delle  squame  ventrali.  Queste  sono  senza 
macchie. 

Già  il  Boulenger,  al  quale  dedico  la  sottospecie,  aveva,  de¬ 
scrivendo  un  esemplare  di  A.  conco lor  della  Somalia  (*)  fatto 
notare  che  esistevano  caratteri  sufficienti  per  la  separazione  non 
solo  di  una  sottospecie  ma  di  una  specie.  Questi  caratteri  erano; 
il  numero  più  alto  delle  ventrali  (165)  e  il  numero  più  basso 
delle  sub-caudali  (48),  il  nasale  in  contatto  con  la  preoculare., 
la  postoculare  in  contatto  con  la  prima  temporale  ed  anche  il 
colore.  Se  non  che  alcuni  di  questi  caratteri  come  il  numero  delle 
squame  ventrali  e  subcaudali,  la  postoculare  in  contatto  con  la 
temporale  di  prima  fila,  si  presentano  incostanti,  tali  da  non 
dare  troppo  affidamento.  Infatti  Calabresi  (~)  studiando  degli  esem¬ 
plari  di  A.  concolor  trovò  che  in  un  ^  le  ventrali  erano  133 
ed  in  due  femmine  146  e  150  e  gli  esemplari  del  Villaggio  Duca 
degli  Abruzzi  e  di  Mogadiscio  hanno  rispettivamente  167  e  156 
ventrali  e  55  e  62  subcaudali.  Anche  il  colore  degli  esemplari 
studiati  da  Calabresi  e  dal  Boulenger  differisce  da  quello  indicato 
tipicamente  per  la  specie  e  nelle  stesse  condizioni  si  trovano  i 
due  esemplari  oggetto  della  presente  descrizione. 

Altro  carattere  non  sicuro  è,  almeno  a  mio  parere,  la  post¬ 
oculare  in  contatto  con  la  temporale  di  prima  fila.  S’  è  visto  come 
esso  carattere  appaia  in  individuo  anomalo  e  da  un  solo  lato. 

Bimane  dunque  come  carattere  distintivo  sicuro  la  preoculare 
in  contatto  col  nasale  e  in  via  subordinata  anche  il  numero  delle 
ventrali  (165  nell’esemplare  studiato  dal  Boulenger,  167  e  156 
negli  esemplari  oggetto  della  presente  descrizione)  più  alto  in 
media  del  normale  (145-158). 


(1)  Ann.  Mus.  Civ.  Genova.  1S96-1897,  2  serie,  voi.  XVII,  pag.  21. 

(2)  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Nat.  Milano  1927,  voi.  LXVI,  pag.  33-34. 


214 


G.  SCORTECCI 


Viperidae. 

Causus  resimus  (Peters). 

No.  2083.  2  +  (A-B)  1  9  (D)  IX  1929,  1  +  (C)  IX  1930.  Villaggio 
Duca  Abruzzi.  —  U.  Fiechter  1.  d. 

No.  2084.  1  +  (E).  Dintorni  di  Mogadiscio.  —  Luppi  1.  v.  1930. 

Tutti  gli  esemplari  sono  azzurri  nelle  parti  superiori  (verdi 
smeraldini  in  vita)  e  biancastri  nelle  inferiori. 

Nella  seguente  tabella  sono  riassunte  alcune  misurazioni  ed 
alcuni  caratteri  salienti. 


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No.  2085.  1  9*  Gardó  Migiurtinia.  —  Ten.  L.  Boschis  1.  d.  V 
1930. 

Di  questa  interessante  specie  di  viperide  era  conosciuto,  se¬ 
condo  quanto  è  a  mia  conoscenza,  un  solo  esemplare  raccolto  nel- 
l’ Ogaden  dal  Cap.  Bottego  e  descritto  dal  Boulenger  (3).  Esi¬ 
stono  però  forti  differenze  fra  l’esemplare  rammentato  e  quello 
di  Gardò.  Questo  è  lungo  circa  (dico  circa  perchè  è  spezzato) 


(1)  Dalla  i§  alla  22  comprese  intiere. 

(2)  Dalla  24  alla  25  comprese  intiere. 

(3)  Ann.  Mus.  Civico  Genova.  1925,  2  serie,  XV  voi.  pag.  16. 


TERZO  CONTRIBUTO  ECC. 


215 


min.  670  dei  quali  57  spettano  alla  coda,  ha  le  squame  in  25 
serie  intorno  alla  metà  del  corpo,  230?  ventrali,  l’anale  semplice, 
30  subcaudali.  La  sutura  fra  le  internasali  è  uguale  o  all' incirca 
eguale  a  quella  formata  dalle  prefrontali  (metà  di  quella  fra  le 
prefrontali  nel  tipo)  le  temporali  sono  1  -f  2  e  la  prima  è  molto 
grande  (2  -(-  3  e  simili  a  scaglie  nel  tipo)  il  frontale  è  assai  più 
lungo  delle  parietali  (eguale  nel  tipo).  Una  sola  delle  6  labiali 
superiori,  la  4H  ,  tocca  l’occhio  (3fl  e  4a  nel  tipo). 

Il  colore  corrisponde  a  quello  dell’  esemplare  dell’  Ogaden 
soltanto  manca  la  striscia  bianca  del  dorso. 

Le  differenze  sono,  come  è  evidente,  grandissime,  tali  forse 
da  creare  una  nuova  specie.  Preferisco  però  attendere  nella  deci¬ 
sione,  con  la  speranza  di  avere  altri  esemplari. 

Milano,  Maggio  1931. 


Sunto.  —  Osservazioni  sopra  vari  ofidi  della  Somalia  italiana,  al¬ 
cuni  dei  quali  molto  rari,  descrizione  di  una  nuova  sottospecie  di  co- 
lubride  opistoglifo:  Aparallactus  concolor  boulengeri. 


ISTITUTO  DI  ZOOLOGIA  DELLA  REGIA  UNIVERSITÀ  DI  BOLOGNA 
DIRETTO  DAL  PROF.  ALESSANDRO  GHIGI 


Dino  Brighenti 


REVISIONE  SISTEMATICA  ED  ECOLOGICA 
DEI  CULICINI  ITALIANI 


Per  completare  le  ricerche  da  me  già  eseguite  sulla  distri¬ 
buzione  geografica  degli  Anòfelini  italiani,  mi  è  parso  utile  di 
raccogliere  anche  le  scarse  notizie  ecologiche  che  si  hanno  sulle 
forme  nostrane  di  Culicini,  per  poter  portare  a  termine  la  revi¬ 
sione  sistematica  ed  ecologica  delle  specie  italiane  della  famiglia 
Culicidae. 

Purtroppo  le  citazioni  che  si  hanno  intorno  alla  presenza  di 
specie  di  Culicini  in  Italia  sono  di  gran  lunga  inferiori  a  quelle 
degli  Anofelini,  nonostante  che  proprio  in  Italia  si  siano  avuti  i 
primi  ricercatori  e  studiosi  di  Culicidi,  come  il  Rondani,  il  Fi- 
calbi,  il  Grassi.  Tale  scarsità  di  notizie  è  —  d'altra  parte  — 
da  imputarsi  alla  minore  importanza  che  hanno  assunto  i  Culicini 
rispetto  agli  Anofelini,  specialmente  nei  rapporti  epidemiologici, 
dato  l' enorme  interesse  che  gli  Anopheìes  hanno  assunto  come 
trasmettitori  della  malaria  umana. 

Le  prime  esatte  notizie  sulle  specie  nostrane  di  Culicini  ce 
le  fornisce  il  Roxdani  (1872)  che  ne  cita  appena  12  e  precisa- 
mente  :  Culex  domesticus  Ger.,  C.  pipiens  L.,  C.  nemorosus  Mg., 
C.  articuìatus  Rd.,  C.  albopunetatus  Rd.,  C.  peniciUarìs  Rd., 
C.  calopus  Hoffm.,  C.  puìcripalpis  Rd.,  C.  pulcritarsis  Rd., 
C.  rusticus  Rossi  (dorsalis  Mg.)  C.  annulatus  Mg.,  C.  spathi- 
palpis  Rd.  Il  Rondani  non  dà  nessun  cenno  sulla  distribuzione 
geografica  delle  specie  da  lui  citate,  limitandosi  ad  accennare 
che  si  trovano  in  Italia.  Occorre  dai  lavori  di  Rondani,  giungere 
a  quelli  di  Eicalbi  per  avere  ulteriori  notizie  sui  Culicidi  italiani  : 
i  primi  contributi  del  Ficalbi  sui  Culicidi  appaiono  nel  1884  e  si 


REVISIONE  SISTEMATICA  ECC.  .  217 

conchiudono  colle  due  opere  maggiori  :  «  Revisione  sistematica 
della  famiglia  delle  Culicidae  europee  »  e  «  Venti  specie  di  Zan¬ 
zare  italiane  »  pubblicate  rispettivamente  nel  1896  e  nel  1899. 
Ficalbi  (1899)  cita- come  specie  italiane  le  seguenti: 

Culex  penicillaris  Rl>.  1872 
»  ornatus  Mg.  1818 

»  cantans  Mg.  1818 

»  vexans  Mg.  1830 

»  nemorosus  Mg.  1818 
»  pulchritarsis  Rn.  1872 
»  albopunctatus  Rn.  1872 
»  annulatus  Sck.  1776 
»  pulchripalpis  Rd.  1872 
»  glaphyropterus  Schin.  1864 

»  spatliìpalpis  Rd.  1872 

»  rìchiardii  Fc.  1889 
»  elegans  Fc.  1889 

»  pipiens  L.  1758 

»  modestus  Fc.  1884 
»  impudicus  Fc.  1890 
»  hortensis  Fc.  1889. 

Tutte  le  forme  italiane  descritte  dal  Ficalbi  appartengono 
—  come  si  vede  —  al  solo  genere  Culex  :  infatti  questo  Autore 
riserba  al  genere  affine  Aèdes  solo  due  specie  ( Aèdes  cinereus 
Mg.  1818  e  A.  rufus  Gimmerthal  1845)  cbe  dice  non  presenti 
in  Italia. 

Dopo  questi  lavori  —  i  primi  veramente  importanti  per  la 
sistematica  e  la  biologia  dei  Culicidi  —  i  contributi  di  Grassi  e 
di  Noè  (1896-1900)  accrescono  di  poco  le  nostre  conoscenze  intorno 
a  questi  interessanti  Ditteri  ;  occorre  giungere  alle  opere  tasso¬ 
nomiche  e  biologiche  di  Theobald  (1901-04)  e  di  Blanchard  (1905) 
nei  primi  anni  del  secolo  e  a  quelle  molto  più  moderne  di  Mar¬ 
tini  (1920),  Dyar  (1922),  Edwards  (1921)  e  Séguy  (1925)  per 
trovare  altri  dati  cbe  interessino  anche  forme  nostrane.  Per  di 
più  questi  ultimi  Autori  ci  presentano  una  sistematica  del  tutto 
rimodernata  della  famiglia  Culicidae ,  rispetto  a  quella  di  Fi- 
calbi  ed  il  numero  delle  specie  trovate  in  Italia  è  andato  sempre 
vieppiù  aumentando.  Così  come  vedremo  in  seguito  molte  delle 
specie  cbe  nei  lavori  di  Ficalbi  e  di  Grassi  venivano  comprese 


218 


D.  BRIGHENTI 


nel  solo  genere  Culex ,  sono  passate  più  propriamente  al  vastis¬ 
simo  genere  Aèdes  o  a  generi  di  nuova  creazione. 

In  questa  breve  revisione  sistematica  ed  ecologica  delle  specie 
italiane  appartenenti  alla  sottofamiglia  Culicinae ,  seguirò  come 
ho  già  fatto  per  le  Anoplielinae  il  sistema  di  classificazione  e  di 
nomenclatura  di  Edwards,  limitandomi  poi  a  rilevare  le  notizie 
sulla  distribuzione  geografica  di  ogni  singola  specie  nelle  varie 
parti  d'Italia  in  rapporto  colla  distribuzione  generale  della  specie 
stessa  e  dandone  quindi  i  caratteri  etologici  più  importanti. 

Subfam.  Culicinae. 

Gen.  Uranotaenia  Arribal.  1899. 

Uranotaenia  unguieulata  Edwards  1918.  —  Specie  scarsa¬ 
mente  diffusa  nella  regione  mediterranea  :  più  abbondante  nella 
parte  orientale  del  bacino  mediterraneo  (Siria,  Palestina,  Mesopo- 
tamia).  Per  P Italia  se  ne  ha  una  sola  citazione  da  Heargreaves 
(1918)  che  1J  ha  trovata  abbastanza  frequente  nel  Tarantino.  Non 
presenta  nessuna  importanza  dal  punto  di  vista  patologico  e  pa¬ 
rassitologico. 

Gen.  Theobaldia  Nev.  Lem.  1902. 

Theobaldia  {Allo theobaldia)  longiareolata  Macq.  1888.  — 
E  il  Culex  spathipalpis  di  Rondane  E  abbondante  in  tutta  la 
regione  mediterranea  ed  è  anche  la  specie  di  Culicino  più  carat¬ 
teristica  delle  località  •  desertiche  (Edwards).  In  Italia  è  stata 
trovata  abbastanza  frequentemente  e  con  una  distribuzione  che 
comprende  quasi  tutta  la  penisola.  Infatti  Eicalbi  la  dice  comune 
in  tutta  Italia  :  Coggi  e  Ceccherelli  la  trovano  a  Siena,  Romanin- 
Jacur  nel  Padovano  ed  io  la  ho  frequentemente  notata  nella  re¬ 
gione  emiliana  (Eerrarese,  Bolognese  e  Ravennate).  Secondo  Ei¬ 
calbi  sarebbe  una  specie  ematofaga,  ma  le  successive  ricerche  di 
Blanchard  ed  altri  AA.  tendono  ad  escluderlo,  ritenendo  che  si 
nutra  di  succhi  vegetali.  Io  non  ho  potuto  mai  constatare  che 
punga  l’uomo  o  gii  animali  domestici.  Secondo  Sergent  Pd//o- 
thebaldia  longiareolata  può  essere  P  ospite  intermedio  del  Plas- 
modium  danilewski. 

Theobaldia  ( Theobaldia )  glaphyroptera  Schin.  1864.  —  Si 
tratta  di  una  specie  esclusivamente  nordica,  diffusa  dalla  Lap- 


REVISIONE  SISTEMATICA  ECC. 


219 


ponia  alle  Alpi  germaniche  e  che  Schiner  ha  trovato  anche  in 
Dalmazia.  La  larva  a  differenza  delle  due  specie  precedenti  si 
trova  nei  torrenti  montani  (Martini). 

Theobaldia  (Theobaldia)  annidata  Schr.  1770.  —  Specie 
comune  in  tutta  Europa  :  anche  le  citazioni  italiane  sono  assai 
numerose;  Ficalbi  la  ha  trovata  in  tutta  l’Italia  peninsulare,  in 
Sardegna  e  in  Sicilia,  Leach  la  descrisse  per  il  Nizzardo  col  nome 
di  Cidex  niceensis ;  altre  notizie  si  hanno  per  il  Senese  (Coggi) 
per  la  Valtellina  (Galli-Valerio),  per  il  Padovano  (Romanin-Ja- 
cur),  per  le  Paludi  Pontine  e  il  Novarese  (Falleroni).  Io  pure 
l’ho  trovata  presente  sia  nel  Vercellese  che  nel  Ferrarese.  La 
Theobaldia  annidata  è  una  forma  domestica  serotina  e  notturna 
che  punge  volentieri  uomini  ed  animali. 

Theobaldia  (Culicella)  fumipennis  Steph.  1825.  —  Specie 
nettamente  europea  ed  anche  abbastanza  frequente  in  molte  re¬ 
gioni.  Per  l’Italia  invece  non  si  hanno  che  le  notizie  isolate  di 
Noè  che  la  descrisse  col  nome  di  Culex  ficalbii  per  alcuni  esem¬ 
plari  di  Maccarese  e  Porto.  E  questa  una  specie  nettamente  do¬ 
mestica  e  a  nutrizione  sanguigna  :  probabilmente  più  accurate 
ricerche  ce  ne  mostreranno  una  diffusione  italiana  assai  più  larga 
che  non  quella  attuale. 

Gen.  Ortopodomyia  Theob.  1904. 

Ortopodomyia  pulchripalpis  Rondani  1872.  —  E  una  interes¬ 
santissima  specie  conosciuta  solo  attraverso  un  numero  assai  limi¬ 
tato  di  esemplari  :  infatti  fino  a  non  molti  anni  fa  le  sole  forme 
conosciute  di  questa  specie  erano  quelle  di  Rondani  e  Ficalbi  : 
successivamente  nel  1919  Mac  Gregor  descriveva  per  la  Gran 
Brettagna  un  Culicide  col  nome  di  Ortopodomyia  albionensis,  che 
in  seguito  è  risultato  la  stessa  specie  che  Rondani  nel  1872  aveva 
già  descritto  come  Culex  pulcripalpis.  Qualche  altra  notizia  se 
ne  è  avuta  in  questi  ultimi  anni  anche  per  la  Francia  settentrio¬ 
nale  e  —  sempre  però  da  esemplari  ottenuti  in  laboratorio  — 
anche  in  varie  località  inglesi.  Le  notizie  italiane  però  restano 
sempre  limitate  a  quelle  su  riportate  di  Rondani  e  Ficalbi. 

Gen.  Taeniorhynchus  Arribalzaga  1899. 

Taeniorhynchus  (Coquillettidia)  richiardii  Ficalbi  1889.  — 
Specie  abbastanza  comune  nelle  zone  centro-meridionali  d'Europa  : 
per  l’Italia  si  hanno  abbondanti  citazioni:  Ficalbi  ne  cita  esem- 


15 


220 


D.  BRIGHENTI 


plari  di  Romagna  (pineta  di  Ravenna  e  valli  di  Comacchio),  di 
Toscana  (Tombolo  e  Pisa)  e  di  Sicilia  (Ortira  in  provincia  di  Mes¬ 
sina).  Pure  in  Sicilia  (Lentini)  la  trova  il  Grassi  che  ne  dà  no¬ 
tizia  anche  per  la  Lombardia  (Levico).  Corti  la  cita  fra  i  Dit- 
teri  del  Pavese  e  Romanin-Jacur  per  la  città  di  Padova.  Io  ne 
ho  visto  varii  esemplari  in  numerose  località  vallive  del  Ferra¬ 
rese  e  della  Venezia  (delta  del  Po). 

Gen.  Aèdes  Meigen  1815. 

Aèdes  (Ochlerotatus)  caspius  Pallas  1771.  —  Specie  a-  di¬ 
stribuzione  larghissima  attraverso  tutta  la  regione  paleartica,  dalle 
coste  mongole  all’  Europa  centrale  e  al  bacino  del  Mediterraneo. 
Le  citazioni  nostrane  sono  numerose  :  Robineau-Desvoidy  la  de¬ 
scrive  col  nome  di  Culex  siculus  per  la  Sicilia  e  Rondani  pure 
lo  dice  comune  in  Italia  ( Culex  penicillaris).  Ficalbi  lo  ha  tro¬ 
vato  nel  Ravennate,  nel  Ferrarese,  in  Maremma  (Gavarrano)  nelle 
paludi  di  Pesto,  in  Calabria,  in  Sicilia  e  in  Sardegna.  Grassi  ne 
dà  notizia  per  la  Lombardia  (Rovellasca),  per  il  Lazio  e  la  Sicilia. 
Mann  (citato  da  Edwards)  la  trova  a  Livorno  e  in  Dalmazia 
(Spalato),  Eoe  in  Basilicata  (Grassano),  Romanin-Jacur  a  Padova. 
Notizie  più  recenti  si  hanno  da  Moltoni  (1926)  per  Cagliari,  da 
Falleroni  per  il  Novarese,  le  Paludi  Pontine,  la  Maremma  e 
Pian  d’Alma  in  Toscana  e  da  Loitsch  per  la  Carniola.  Io  ho  tro¬ 
vato  abbastanza  frequente  V Ochlerotatus  caspius  in  varie  località 
del  Bolognese,  del  Ravennate,  del  Ferrarese  e  della  provincia  di 
Vercelli.  L’  0.  caspius  è  una  specie  nettamente  domestica  ed  ha 
la  peculiare  caratteristica  che  le  larve  crescono  bene  solo  in  acque 
salmastre  o  salate  (Ficalbi  1896,  Moltoni  1926). 

Aèdes  ( Ochlerotatus )  dorsalis  Mg.  1880.  —  Forma  larga¬ 
mente  diffusa  in  tutta  la  regione  paleartica,  ma  non  molto  fre¬ 
quente:  per  1‘  Italia  se  ne  ha  una  sola  citazione  di  Corti  per  la 
provincia  di  Pavia. 

Aèdes  ( Ochlerotatus )  zammitii  Theob.  1908.  —  E  stata  fin 
ora  descritta  con  sicurezza  per  alcune  isole  mediterranee  (Baleari, 
Malta,  Dodecanneso)  :  è  dubbio  che  si  sia  ritrovata  anche  nella 
Francia  meridionale.  Le  sole  citazioni  geograficamente  italiane 
sono  quelle  di  Malta  date  dal  Theobald.  Sono  pure  interessanti 
per  noi  quelle  di  Rodi  citate  dal  Bezzi  e  confermate  dal  Gaspe- 
rini  e  dal  Poggi. 

Aècles  ( Ochlerotatus )  pulchritarsis  Rondani  1872.  —  Non 
molto  frequente  nella  parte  orientale  del  bacino  del  Mediterraneo 


REVISIONE  SISTEMATICA  ECC. 


221 


(Macedonia,  Palestina,  Siria,  Iraq)  :  Ficalbi  lo  ha  trovato  nella 
Maremma  toscana  e  a  Viareggio  ;  Bezzi  lo  cita  per  Macerata, 
Gatti  per  Teramo,  Noè  lo  trova  abbastanza  comune  nelle  Paludi 
Pontine,  a  Maccarese  e  in  Roma  stessa.  Heargreaves  ne  indica 
la  presenza  per  Faenza  e  dintorni.  SÉguy  ha  recentemente  (1923) 
descritto  una  varietà  del  0.  pulchritarsis  col  nome  di  A.  (0.) 
pulchritarsis  preateritus  SÉguy  1923,  trovata  sino  ad  ora  nella 
regione  del  Varo  (Alpi  marittime). 

Aèdes  (Ochlerotatus)  maculatus  Mg.  1804.  —  Culicide  a  di¬ 
stribuzione  nettamente  settentrionale  (dalla  Finlandia  alla  Francia 
del  nord),  ma  di  cui  si  ha  anche  qualche  cenno  per  P  Italia  : 
Ficalbi  lo  cita  per  il  Mantovano  (Culex  cantans  Mg.,),  Bezzi  per 
Torino  e  Clero  per  il  Varo.  SÉguy  (1925)  ne  indica  anche  cat¬ 
ture  fatte  in  Sicilia  e  a  Malta,  senza  specificarne  la  località. 

Aèdes  ( Ochlerotatus )  rusticus  Rossi  1790.  —  Specie  dell’Eu¬ 
ropa  centrale  e  meridionale.  Rossi  lo  descrive  nella  sua  «  Fauna 
etnisca  »  per  Pisa  ed  altre  citazioni  si  hanno  da  Rondani,  da 
Leach  (Culex  musìcus)  per  Nizza,  da  Heargreaves  per  Taranto 
e  da  Mann  per  Livorno. 

Aèdes  ( Ochlerotatus )  detritus  Halid.  1833.  —  Specie  dei- 
fi  Europa  del  Nord  e  del  bacino  mediterraneo.  Ficalbi  ne  dà  no¬ 
tizia  per  fi  Italia  col  nome  di  Culex  salinus ,  in  quanto  la  larva 
si  sviluppa  in  pozze  salate  del  litorale,  specialmente  della  Sar¬ 
degna.  Anche  Noè  lo  ha  trovato  nella  stessa  isola. 

Aèdes  ( Ochlerotatus )  stìcticus  Mg.  1818.  —  Abbastanza  fre¬ 
quente  in  tutta  Europa  :  Edwards  ritiene  che  si  possano  riferire 
a  tale  specie  gli  esemplari  descritti  da  Rondani  col  nome  di  Culex 
albopunctatus ,  che  anche  Ficalbi  ha  trovato  abbastanza  comuni 
in  Italia  (Pian  d’Alma,  Gavarrano,  Tombolo  e  Firenze  in  Toscana) 
e  che  Noè  ha  pure  trovato  nel  Ticino,  nella  Campagna  romana, 
a  Roma  stessa,  nelle  Paludi  Pontine  ed  in  Calabria  e  Corti  a 
Pavia. 

Aèdes  ( Ochlerotatus  punctor  Kirby  1829.  —  Specie  olartica, 
ma  peculiare  alle  regioni  settentrionali  ‘(dal  Canadà  all’  Europa 
del  nord)  :  per  fi  Italia  si  ha  una  sola  citazione,  quella  di  Mann 
per  L andrò  (Alto  Adige). 

Aèdes  ( Ochlerotatus )  communis  De  Geer  1776.  —  Specie  a 
distribuzione  paleartica.  In  Italia  è  abbastanza  frequente  :  infatti 
Ficalbi  col  nome  di  Culex  nemorosus  lo  cita  per  numerose  loca¬ 
lità  della  penisola  ;  Bezzi  lo  ha  trovato  a  Pavia,  Noè  nella  Lom- 


222 


D.  BRIGHENTI 


bardia,  nel  Ravennate,  nella  Canrpagna  romana,  a  Maccarese,  nelle 
Paludi  Pontine,  a  Sibari  e  Metaponto  :  è  stato  anche  trovato  in 
Valtellina  da  Galli-Valerio  e  più  recentemente  nelle  Paludi 
Pontine  e  nel  Novarese  da  Falleroni.  Io  ne  ho  visto  alcuni 
esemplari  nel  Bolognese  e  nel  Ferrarese*  ma  sempre  poco  fre- 
quenti.  E  una  specie  poco  domestica,  svernante  in  boschi  e  foreste. 

Aèdes  ( Ochlerotatus )  pullatus  Coqu.  1904  var.  jugorum  Vil- 
leneuve  1919.  —  Specie  largamente  diffusa  nella  regione  palear¬ 
tica,  ma  solo  sulle  montagne.  Le  poche  notizie  italiane  sono  quelle 
di  Galli-Valerio  che  lo  trova  in  Valtellina,  di  Bezzi  che  lo  cita 

per  Scais  (Lombardia)  e  di  Dyar  che  ne  dà  notizia  per  P  Alta 

< 

Italia,  senza  specificare  la  località.  E  probabile  che  tale  specie  si 
possa  ritrovare  anche  diffusa  negli  Appennini  centrali  e  nella  Sila. 

Aèdes  ( Finlayia )  geniculatus  Oliv.  1791.  —  Specie  assai 
diffusa  per  tutta  Europa  :  le  notizie  italiane  però  non  son  molte, 
chè  Ficalbi  ne  ha  visto  esemplari  in  Toscana  (Tombolo,  S.  Ros¬ 
sore,  Bocche  d’Arno),  Corti  a  Pavia  e  Séguy  e  Yverbury  lo  ci¬ 
tano  per  la  Corsica.  Anche  per  questa  specie  si  può  asserire  che 
certo  la  sua  distribuzione  in  Italia  può  essere  più  larga. 

Aèdes  (Aèdimorphus)  vexans  Mg.  1830.  —  Culicide  a  distri¬ 
buzione  cosmopolita  ;  con  formazione  di  numerose  sottospecie  o 

razze  locali  ;  in  tal  modo,  secondo  Edwards  e  Séguy,  la  specie 

* 

europea  sarebbe  da  attribuirsi  all’  Aèdes  vexans  vexans.  In  Italia 
è  largamente  diffusa  :  Ficalbi  la  trova  in  molte  località  nostre, 
specialmente  palustri  (Calabria,  Pesto,  Maremma,  Viareggio,  Ra¬ 
vennate),  Rondani  col  nome  di  Culex  articulatus  lo  cita  pure  tra 
le  forme  italiane.  Bezzi  lo  cita  per  Susa,  Torino,  Chivasso,  Son¬ 
drio,  Pavia  e  Macerata  ;  Noe  per  i  boschi  del  Ticino,  per  la  Cam¬ 
pagna  romana,  le  Paludi  Pontine,  la  Basilicata,  la  Calabria,  la 
Sicilia  e  la  Sardegna;  Galli-Valerio  perla  Valtellina.  Io  ne  ho 
trovato  esemplari  nel  Novarese  e  nel  Ferrarese. 

Aèdes  (Aèdes)  cinereus  Mg.  1818.  —  Specie  diffusa  nell'Eu¬ 
ropa  centrale  (in  Austria,  Ungheria,  ecc.)  :  Séguy  la  dice  presente 
e  comune  anche  in  Italia,  per  quanto  di  notizie  sicure  non  se 
ne  abbia  che  una  di  Bezzi  per  Sondrio. 

Aèdes  (Stegomyia)  argenteus  Poiret  1787.  —  Specie  cosmo¬ 
polita,  per  quanto  in  Italia  poco  abbondante  :  Ficalbi  col  nome  di 
Culex  elegans  la  trova  comune  in  tutta  Italia  (Sicilia,  Sardegna, 
Calabria,  Napoli,  Firenze,  Pisa,  Livorno  e  Spezia)  ;  Fermi  la  cita 
per  il  Sassarese.  Io  ne  ho  trovato  scarsi  esemplari  in  provincia  di 


REVISIONE  SISTEMATICA  ECC. 


223 


Ferrara.  Più  conosciuta  sotto  il  nome  sinonimico  di  Stegomyia 
fasciata ,  V Aèdes  argenteus  presenta  nelle  regioni  tropicali  altis¬ 
sima  importanza  come  trasmettitore  della  Leptospira  icteroides 
Noguchi,  agente  della  «  febbre  gialla  ». 

Aèdes  ( Stegomyia )  vittatus  Bigot  1861.  —  Si  tratta  di  una 
specie  esclusivamente  etiopica  :  Bigot  la  descrive  per  la  Corsica 
nel  1861  e  dopo  tale  citazione  non  si  trova  più  alcuna  notizia, 
non  solo  italiana,  ma  neppure  europea. 

Gen.  Culex  Linn.  1758. 

Culex  (Barraudius)  modestus  Ficalbi  1890.  —  Frequente 
nel  bacino  del  Mediterraneo  ed  in  [particolare  nella  parte  orien¬ 
tale  (Palestina,  Iraq,  Macedonia,  Ungheria).  Ficalbi  lo  descrisse 
per  le  risaie  e  le  valli  del  Ravennate,  poi  lo  menziona  anche  per 
Tombolo  in  Toscana,  nonché  per  Gioja  del  Tauro  e  Lentini  in 
Sicilia.  Io  lo  ho  trovato  con  una  certa  abbondanza  nel  Bosco 
Eliseo  di  Comacchio  e  nel  Ravennate. 

Culex  ( Culiciomyia )  impudicus  Ficalbi  1890.  —  Edwards 

10  ritiene  molto  affine  al  Culex  ( Culiciomyia )  nebulosus  d’ Africa: 
infatti  le  sole  citazioni  europee  sono  quelle  di  Ficalbi  per  la  Sar¬ 
degna  (Sassari)  e  la  Sicilia  (Spadafora,  Folioni  e  Ortiri).  Anche 
per  quanto  riguarda  P  habitat  larvale  vi  è  stretta  affinità  fra 

11  Culex  impudicus  e  il  nebulosus  :  infatti  le  larve  in  ambedue 
le  specie  preferiscono  pozze  molto  ricche  di  vegetazione.  Anche 
nelle  zone  non  europee  del  bacino  del  Mediterraneo  questa  specie 
non  si  trova  o  è  scarsissima. 

Culex  (Culex)  hortensis  Ficalbi  1889.  —  Specie  abbastanza 
comune  nell’Europa  centrale  e  meridionale:  per  l’Italia  se  ne 
hanno  notizie  da  Ficalbi  che  lo  cita  per  Pisa,  Firenze,  Siena,  per 
la  Calabria,  per  la  Sicilia  (Messina  e  Spadafora)  e  per  la  Sar¬ 
degna  ;  da  Grassi  che  lo  trova  ad  Olgiate,  da  Coggi  e  Cecche- 
relli  che  lo  rimenzionano  per  Siena  ed  infine  da  Moltoni  per  la 
Sardegna  (Cagliari)  e  da  Mann  per  la  Corsica. 

Culex  (Culex)  mimeticus  Noè  1899.  —  Culicide  abbastanza 
diffuso  nelle  regioni  montane  del  bacino  orientale  del  Mediter¬ 
raneo  (Macedonia,  Palestina,  Cipro)  ;  per  l’ Italia  se  ne  hanno 
scarse  notizie  da  Noè  che  lo  descrisse  su  esemplari  raccolti  in 
Basilicata  (Grassano)  e  in  Calabria  (Sezze),  poi  da  Coggi  e  Cec- 
cherelli  che  lo  trovano  a  Siena. 

Culex  (Culex)  laticinctus  Edw.  1913.  —  Specie  peculiare 
della  regione  mediterranea  meridionale  (Francia  e  Spagna  merid., 


224 


D.  BRIGHENTI 


Marocco,  Algeria,  Tunisia,  Egitto,  Arabia  e  Siria)  :  in  Italia  invece 
è  stato  rinvenuto  una  sola  volta  da  Heargreaves  a  Taranto,  e  in 
qualche  località  vicina.  Anche  per  tale  specie  è  ovvio  che  ricerche 
più  accurate  ce  ne  dimostreranno  una  distribuzione  assai  più  larga. 

Culex  (Culex)  univitlatus  Theob.  1901.  —  Si  tratta  di  una 
specie  nettamente  etiopica,  che  per  la  vallata  del  Nilo  ha  rag¬ 
giunto  il  Mediterraneo  :  se  ne  sono  trovati  esemplari  in  Palestina, 
Egitto  e  Algeria  ed  Heargreaves  lo  ha  catturato  in  varie  loca¬ 
lità  dell’  Italia  meridionale. 

Culex  (Culex)  pipiens  L.  1759.  —  Specie  comunissima  in 
tutta  la  regione  paleartica  dall’Amur  all’  Inghilterra.  E  quindi 
anche  la  specie  più  frequente  da  noi,  se  ne  hanno  notizie  nume¬ 
rosissime  :  Leach  la  nomina  per  la  fauna  nizzarda,  Eicalbi  la  dice 
comune  nell’  Italia  peninsulare  e  in  Dalmazia,  Noè  la  trova  a 
Grassano,  Coggi  e  Ceccherelli  a  Siena,  Galli-Valerio  in  Vai- 
tellina,  Romanìn-Jacur  a  Padova,  Ealleroni  nel] e  Paludi  Pontine 
e  nel  Novarese,  La  Pace  a  Pisa  e  nella  Campagna  Romana.  Io 
ho  trovato  frequentissimo  il  Culex  pipiens  sia  nel  Bolognese  che 
in  varie  località  ferraresi  :  un  po’  meno  abbondante  ma  sempre 
presente  nella  zona  veneto -emiliana  del  delta  del  Po,  nel  Raven¬ 
nate,  nel  Vercellese  ed  in  Basilicata. 

*  * 

Passate  così  in  rapida  rassegna  le  forme  italiane  di  Culicini 
vediamo  come  dalle  sole  12  specie  di  Rondani  (1872)  e  dalle  17 
di  Eicalbi  (1899)  si  sia  giunti  ad  annoverarne  un  numero  ben 
maggiore  :  infatti  su  10  generi  con  91  specie  appartenenti  alla 
fauna  paleartica  (Edwards),  ben  6  generi  con  30  specie  sono  pre¬ 
senti  fino  ad  oggi  in  Italia.  Gli  altri  4  generi  non  rappresentati 
nella  fauna  italiana  ( Megarhinus  Rob.  Des.  ;  Rachionotomyia 
Edw.  ;  Armigeres  Theob.  e  Lutzia  Theob.),  che  hanno  qualche 
specie  in  Giappone  o  nella  regione  dell’Amur,  debbono  essere 
considerati  come  generi  nettamente  appartenenti  alla  regione  orien¬ 
tale,  di  cui  alcune  specie  hanno  migrato  a  nord.  Per  questo  si 
può  dunque  ritenere  con  certezza  che  in  Italia  sono  rappresentati 
con  maggiore  o  minor  ricchezza  di  specie,  tutti  i  6  generi  di 
Culicini  esclusivi  della  regione  paleartica  ( Uranotaenici  Arribal.  ; 
Theobalclia  Nev.  Lem.  ;  Taeniorhynchus  Arribal.  ;  Ortliopodo- 
myia  Theob.;  Aèdes  Meigen  e  Culex  L.). 


REVISIONE  SISTEMATICA  ECC. 


225 


Fra  le  specie  sopra  accennate  tre  sole  (Cui ex  pipiens,  Aèdes 
vexcins  e  Aèdes  argenteus )  sono  a  larghissima  distribuzione  geo¬ 
grafica,  si  da  potersi  ritenere  quasi  cosmopolite. 

Altre  cinque  ( Aèdes  caspius,  Aèdes  dorsali s ,  Aèdes  com- 
munis,  Aèdes  funestus  var.  jugorum,  Aèdes  cinereus )  sono  specie 
nettamente  paleartiche  e  largamente  diffuse  in  tutta  l’Europa  e 
l’Asia  settentrionale:  un’altra  specie  invece  pure  a  diffusione 
paleartica  e  frequente  in  paesi  a  noi  contigui,  manca  alla  fauna 
italiana  ed  è  Culex  (Culex)  apicalis  Adams  1903.  Molte  delle 
specie  su  citate  sono  comuni  all’Europa  settentrionale  e  centrale, 
ma  ben  altre  14  specie  largamente  distribuite  nell’  Europa  centro¬ 
meridionale  non  sono  giunte  ancora  a  noi  ;  tale  fatto  presenta 
interesse  anche  in  quanto  alcune  di  queste  specie  sono  discese 
per  la  penisola  balcanica  dove  sono  frequenti  e  lungo  la  Francia 
fino  a  raggiungere  in  qualche  caso  la  penisola  iberica.  Io  credo 
che  1’  ostacolo  che  si  è  opposto  al  passaggio  di  tali  specie  in 
Italia  sia  rappresentato  principalmente  dalla  catena  alpina,  che 
ha  costituito  una  barriera  insormontabile,  sia  nei  rapporti  alti- 
metrici,  che  nei  rapporti  climatici  (infatti  il  Bezzi  nella  sua 
«  Ditterofauna  nivale  »  cita  due  sole  specie  di  Culicidi  e  un 
solo  Culicino:  Culex  mimeticus  Noè,  trovato  a  2000  m.).  Le  prin¬ 
cipali  di  queste  specie  che  non  raggiungono  la  nostra  penisola 
-  sono  rappresentate  da  alcune  Theobalclia  ( Th .  annulata  var.  su- 
bochrea  Edw.  1921,  Th.  morsitans  Theob.  1901)  e  da  alcuni 
Aèdes  (Aèdes  annuii pes  Mg.  1830,  A.  lutescehs  E.  1784).  Di 
specie  comuni  a  tutta  la  regione  mediterranea  troviamo  la  Theo¬ 
baldia  longiareolata ,  V Aèdes  pulchritarsis  e  tre  specie  di  Culex 
(C.  modestus ,  C.  hortensis ,  C.  laticinctus )  :  strettamente  mediter¬ 
raneo  si  può  anche  ritenere  V Aèdes  z animi tii ,  la  zanzara  pecu¬ 
liare  alle  isole  del  Mediterraneo  :  infatti  questo  Aèdes  rappresenta 
i  Culilini  a  Malta,  ^a  Rodi  ecc.  mancando  (ad  eccezione  del  C.  pi¬ 
piens)  altre  specie  vicine.  Due  delle  specie  menzionate  per  l’Italia 
sono  poi  caratteristiche  per  la  parte  orientale  del  bacino  del  Me¬ 
diterraneo  e  precisamente  1’  TJranotaenia  unguicolata  e  il  Culex 
mimeticus.  Cóme  per  le  specie  centro-europee  anche  per  quelle 
mediterranee  vi  è  da  notare  che  alcune  a  larga  diffusione  in  tutta 
questa  regione  zoogeografica  mancano  fra  i  rappresentanti  della 
fauna  culicina  italiana  :  così  V Aèdes  (0.)  mariae  Sergent  1903 
della  Francia  meridionale,  V Aèdes  ( F .)  echinus  Edwards  1920, 
il  Culex  theileri  Theob.  1903  e  il  Culex  fatigans  Wied.  1828, 
non  presentano  citazione  alcuna  per  la  nostra  penisola.  Come  già 


226 


D.  BRIGHENTI 


sopra  ho  ripetutamente  osservato  non  è  difficile  che  un  complesso 
di  ricerche  più  accurate  nelle  varie  regioni  italiane  e  particolar¬ 
mente  nell*  Italia  insulare  e  meridionale  possano  dimostrarci  la 
presenza  di  molte  di  tali  specie  fino  a  oggi  non  ancora  trovate. 
Infine  per  terminare  questo  breve  riassunto  della  distribuzione 
delle  forme  italiane  di  Culicini,  è  interessante  osservare  come  due 
specie  nettamente  africane  e  cioè  il  Culex  impudicus  e  il  Culex 
univittatus ,  appartenenti  una  ad  un  sottogenere  ( Culiciomyid ) 
nettamente  etiopico  e  1’  altra  pure  diffusa  nell’  Africa  centrale,  si 
siano  trovate  in  Italia  :  ho  già  indicato  quale  sia  la  strada  che 
ha  permesso  con  tutta  probabilità  l’ ingresso  di  tali  specie  esotiche 
nella  nostra  fauna,  fatto  che  ha  d’  altra  parte  riscontro  in  nume¬ 
rose  altre  specie  animali  passate  anch’  esse  o  seguendo  la  linea 
dei  grandi  fiumi  o  quella  del  mare,  dalle  zone  etiopiche  originarie 
al  Mediterraneo.  Ultima  specie  cui  resta  da  accennare  è  VAèdes 
vittatus  menzionato  solo  per  la  Corsica  ed  appartenente  esso  pure 
a  gruppi  di  Culicini  esotici  (particolarmente  delle  regioni  orientali). 

Così  in  linea  di  massima  si  può  ben  ritenere  che  per  i  Cu¬ 
licini  si  abbia  nella  nostra  penisola  una  distribuzione  geografica 
analoga  a  quella  degli  Anofelini  in  quanto  anche  per  le  specie 
di  anofeli  la  nostra  penisola  presenta  specie  a  diffusione  eminen¬ 
temente  nordica,  altre  prettamente  mediterranee  ed  in  fine  alcune 
peculiari  della  sola  parte  orientale  del  bacino  del  Mediterraneo 
stesso.  Talché  se  eccettuiamo  le  specie  che  si  possono  trovare  più 
o  meno  frequenti  nell7  Italia  settentrionale  e  che  almeno  in  parte 
presentano  i  medesimi  caratteri  di  quelle  abitanti  le  zone  centro- 
settentrionali  d’Europa,  tutta  la  fauna  di  Culicidi  dell’Italia  pe¬ 
ninsulare  e  delle  isole  si  manifesta  nettamente  ed  esclusivamente 
mediterranea  :  la  presenza  poi  àe\V Anopheles  sacharovi ,  àeìTAno- 
pheìes  superpictus  nonché  dell’  Uranotaenia  unguiculata  e  del 
Culex  mimeticus ,  accentua  nella  nostra  fauna  la  somiglianza  con 
quella  della  Macedonia,  dell’  Asia  minore,  della  Siria  e  della  • 
Palestina. 

Dal  punto  di  vista  dell’  importanza  che  le  specie  italiane  di 
Culicini  presentano  sotto  l’ aspetto  parassitologico,  è  da  notarsi 
che  delle  due  specie  che  direttamente  interessano  la  patologia 
umana  ( Stegomyia  argenteus  e  Culex  fatigans)  la  prima  per 
quanto  presente  —  e  come  si  è  visto  anche  abbastanza  larga¬ 
mente  —  non  trasmette  da  noi  la  febbre  gialla  e  la  seconda  che 
ha  acquistato  importanza  come  trasmettitrice  del  dengue  non  è 


REVISIONE  SISTEMATICA  ECC. 


227 


stata  finora  citata  per  l’Italia.  E  però  d'alta  importanza  che  anche 
gli  studi  intorno  a  queste  specie  di  Culicini  che  oggi  interessano 
anche  la  parassitologia  umana,  vengano  intensificati  anche  da  noi, 
in  quanto  la  conoscenza  dell’  area  di  diffusione  di  un  insetto  tra¬ 
smettitore  ci  può  sempre  essere  di  sicura  guida  per  combattere 
o  prevenire  le  possibilità  di  estensione  della  malattia  che  esso 
può  trasmettere. 


BIBLIOGRAFIA 


Bezzi  M.  —  Contribuzione  alla  fauna  ditterologica  della  'provincia  di 
Pavia.  Bull.  Soc.  Eut.  Ital.,  XXIV,  Firenze  1892. 

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Senese.  Bull.  Soc.  Ent.  Ital.,  XXXVI,  Firenze  1904. 

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XXXI,  Firenze  1899. 

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Seguy  E.  —  Moustiques  de  V  Afrique  mineure ,  de  V  Egypte  et  de  la 
Sgrie.  Lechevalier,  Paris  1925. 


ISTITUTO  DI  ZOOLOGIA  GENERALE  DEL  R.  ISTITUTO  SUPERIORE  AGRARIO  DI  MILANO 

(DIRETTO  DAL  PROF.  F.  SUPINO) 


Dott.  Bruno  Schreiber 


DUE  CASI  DI  ANOMALIA  NEGLI  OSSICINI  DI  WEBER 


Per  chiarire  il  significato  morfologico  di  un  organo  o  di  un 
sistema,  noi  ricorriamo  come  è  noto  a  due  metodi  fondamentali  : 
quello  anatomo-comparativo  e  quello  embriologico  :  essi  ci  permet¬ 
tono  di  studiare  i  rapporti  delle  parti  in  questione  con  gli  organi 
con  i  quali  supponiamo  abbiano  un  qualche  nesso  genetico,  con 
1’  osservazione  da  un  lato  delle  modificazioni  subite  dalle  stesse 
nel  corso  dell5  evoluzione  organica,  dall’  altro  nel  corso  dello  svi¬ 
luppo  embrionale. 

Un  terzo  metodo  permette  a  volte  di  chiarire  questi  problemi, 
ed  è  lo  studio  di  casi  teratologici. 

Una  deviazione  del  tipo  normale  di  sviluppo  ontogenetico, 
può  far  apparire  dei  caratteri  ancestrali  i  quali  non  lascino  dubbi 
nella  interpretazione  dei  rapporti  di  sviluppo  che  si  vanno  cercando 
e  possono  pertanto  far  decidere  a  favore  dell'  una  o  dell’  altra 
ipotesi,  avanzate  sulla  base  dei  metodi  precedenti  i  cui  portati  si 
erano  dimostrati  insufficienti  o  di  dubbia  interpretazione. 

Nel  caso  dell’apparato  di  Weber,  mentre  il  metodo  anatomo- 
comparativo  ha  dato  luogo  a  interpretazioni  svariate  almeno  per 
certi  particolari,  sul  cui  significato  tutt’  ora  si  discute,  con  l’ana¬ 
lisi  embriologica  soltanto  recentemente  si  sono  avuti  dei  dati 
nuovi,  che  sembrano  indirizzare  Y  interpretazione  del  significato 
morfologico  di  questo  apparato  osseo  per  una  via  alquanto  diversa 
da  quella  finora  battuta. 

Nessun  caso  teratologico,  che  potesse  gettare  qualche  luce 
su  questo  problema,  è  stato,  invece,  a  quanto  mi  consta  mai 
precedentemente  descritto  sull’apparato  Weber. 

Ora,  avendo  avuto  occasione  di  osservare  in  un  lavoro  che 
ho  tutt’  ora  in  corso  su  questo  apparato,  gli  ossicini  di  un  rile¬ 
vante  numero  di  individui  di  Ciprinidi,  mi  è  stato  dato  di  osser- 


DUE  CASI  DI  ANOMALIE  ECC. 


229 

vare  due  casi  di  anomalie  in  uno  di  tali  ossicini,  il  malleus.  Su 
di  essi  credo  interessante  riferire  brevemente  anzitutto  l’origina¬ 
lità  del  reperto  e  secondariamente  perchè  uno  di  questi,  in  parti¬ 
colare,  mi  da  occasione  di  portare  un  contributo  al  problema, 
tutt’  ora  discusso  dai  rapporti  ontogenetici  di  tale  osso  con  le 
vertebre  con  le  quali  si  trova  a  contatto,  e  in  appoggio  alle  nuove 
vedute  embriologiche  prima  accennate. 

•<C 

*  * 

Si  sa  come  nei  rappresentanti  di  un  gruppo  dei  Teleostei, 
gli  Ostariofisi,  le  tre  prime  vertebre,  profondamente  modificate, 
siano  accompagnate  da  una  catena  bilaterale,  costituita  da  quattro 
articoli  ossei  distinti,  che  dal  nome  del  loro  scopritore  sono  stati 
chiamati  Ossicini  di  Weber. 

Procedendo  in  senso  antero-posteriore  essi  sono:  il  claustro,  f1) 
fisso  e  saldato  al  resto  dell’arco  neurale  della  prima  vertebra,  la 
staffa,  il  primo  degli  ossicini  mobili,  articolata  alla  prima  vertebra, 
l’ incudine  articolato  alla  seconda  vertebra,  e  il  martello,  il  più 
grosso  di  tutti,  articolato  sul  corpo  formato  dalla  terza  e  quarta 
vertebra  fuse  assieme. 

Il  sistema  costituisce  un  vero  ponte  mobile  fra  la  vescica 
natatoria  e  due  diverticoli  della  perilinfa  del  labirinto  che  si  aprono 
in  due  sacche  laterali  alla  prima  vertebra  patria  sinus  imparis). 
Queste  sono  limitate  verso  l’ esterno  dalla  conca  della  staffa  e 
verso  l’interno  e  superiormente  dal  claustro. 

L’ultimo  degli  ossicini,  sul  quale  mi  preme  fermarmi  in 
particolare,  si  presenta  di  forma  molto  caratteristica,  arcuato  con 
convessità  esterna  e  vi  si  possono  distinguere  un  «  corpo  »  formato 
per  la  massima  parte  \lalla  spina  arcuata  esterna,  un  «  processo 
anteriore  »  che  lo  unisce  mediante  un  breve  legamento  tendineo 
all’  incudine,  una  «  apofisi  articolare  »  colla  quale  si  articola  sulla 
terza  vertebra,  e  infine  un  «  processo  posteriore  »  sottile  e  che 
mostra  una  forma  diversa  in  rapporto  alla  costituzione  della  ve¬ 
scica  natatoria. 

Tale  processo  si  allunga,  nei  casi  di  vesciche  non  ossificate, 
in  un  uncino,  piegato  verso  la  linea  mediana  e  verso  il  basso,  e 


(1)  Uso  qui  la  nomenclatura  originaria  del  Weber,  adottata  salvo  poche  ecce’ 
zioni  da  tutti  gli  AA.  moderni. 


230 


B.  SCHREIBER 


al  quale  si  è  anche  voluto  assegnare  un  particolare  significato 
funzionale  (trans forma tor  mallei). 

La  forma  generale  di  questo  osso  può  essere  anche  rappre¬ 
sentata  da  un  tetraedro  irregolare,  di  cui  un  lato,  maggiore  degli 
altri,  forma  la  costola  arcuata  esterna,  e  il  lato  ad  esso  perpendi¬ 
colare  costituisce  la  base  della  apofisi  articolare. 

Il  malleus  giace  lateralmente  al  corpo  formato  dalla  terza  e 
quarta  vertebra  fuse  assieme,  leggermente  inclinato,  con  il  processo 
anteriore  in  alto  in  modo  da  passare  con  questo  al  di  sopra  della 
apofisi  trasversa  della  seconda  vertebra,  e  con  il  processo  poste¬ 
riore  sotto  a  quella  della  quarta  vertebra. 

Tutto  il  sistema,  poi,  si  trova  racchiuso  entro  ad  una  sacca 
linfatica  laterale  alle  vertebre  e  che  si  estende  dalla  base  cranica 
fino  al  limite  anteriore  della  vescica  natatoria  (fossa  iveberiana). 

Questa,  a  grandi  linee,  l’anatomia  di  tale  apparato  osseo, 
sulla  cui  funzione,  come  è  noto  si  discute  ancora  e  sulla  quale 
nulla  possediamo  di  positivamente  accertato. 

* 

Ora  il  primo  caso  di  malleus  anomalo  che  ho  trovato,  si  rife¬ 
risce  ad  un  individuo  di  Carassius  auratus  di  medie  dimensioni 
il  quale  era  stato  operato  di  asportazione  di  questo  ossicino  il 
22-4-31. 

Non  mi  fermo  qui  sui  particolari  della  tecnica  operatoria  che 
verranno  dati  in  seguito  nel  sudetto  lavoro  in  corso. 

Accenno  qui  soltanto  come  questi  ossicini  possono  essere 
asportati  con  la  massima  facilità,  e  ciò  mi  preme  far  notare, 
specialmente  rispetto  al  secondo  caso  che  intendo  qui  descrivere, 
per  il  quale  si  potrebbe  supporre  una  lesione  conseguente  a  diffi¬ 
coltà  nella  estrazione. 

Nel  caso  in  questione,  il  malleus  destro,  mentre  si  mostrava 
del  tutto  normale  per  ciò  che  riguarda  la  forma  generale  e  i  rap¬ 
porti  fra  le  varie  parti,  presentava  sul  lato  ventrale  del  margine 
esterno  dell’osso,  alquanto  più  avanti  dell’ apofisi  articolare,  una 
appendice  ossea,  leggermente  arcuata  e  diretta  verso  il  basso,  che 
andava  ad  innestarsi  esattamente  alla  base  del  processo  trasverso 
della  seconda  vertebra. 

Le  fig.  3  e  4,  in  particolare  valgono  ad  illustrare  i  rapporti 
fra  questa  appendice  del  tutto  anomala  col  resto  dell1  osso. 


DUE  CASI  DI  ANOMALIE  ECC. 


231 


Dalla  fig.  4,  nella  quale  l’osso  è  rappresentato  poggiante  sul 
piano  orizzontale  mediante  l’apofìsi  articolare  e  il  proc.  anteriore, 
appare  evidente  come  questa  appendice  si  stacchi  in  continuazione 
della  spina  arcuata  dell’osso  e  presenti  essa  pure  un  margine 
ispessito  mentre  il  rimanente  sembra  fogliaceo  e  a  bordi  irregolari. 


lato  superiore.  Dis.  al  binoculare.  Camera  chiara.  9.5  diam. 

Fig-.  2.  —  Id.  visto  dal  lato  inferiore. 

Fig’.  3.  —  Id  visto  lateralmente.  L’  osso  poggia  sul  piano  oriz.  mediante 
1’  apofìsi  articolare  e  il  proc.  posteriore. 

Fig.  4.  —  Id.  l’osso  poggia  sull’  apof.  artic.  e  il  proc.  anteriore. 

La  posizione  anteriore  di  tale  margine  ispessito  e  1‘ inclina¬ 
zione  del  bordo  fogliaceo,  fanno  pensare  quasi  che  originariamente 
quest’  ultimo  dovesse  continuarsi  con  la  superficie  ossea  formante 
la  faccia  inferiore  del  malleus. 


232 


B.  SCHREIBER 


La  fig.  5,  mostra  1’  osso  in  posizione  naturale  sul  gruppo  delle 
vertebre.  L’attacco  alla  base  della  seconda  apofisi  trasversa  (qui 
vista  dal  di  sotto)  mediante  una  leggera  espansione  è  pure  chia¬ 
ramente  visibile. 

Non  mi  è  stato  possibile,  per  il  modo  col  quale  l' osso  è 
stato  asportato,  e  dato  che  tale  particolare  non  mi  era  apparso 
nel  campo  operatorio,  di  vedere  quale  valore  potesse  avere  questa 
appendice  anomala  dal  lato  funzionale. 


II  apofi3i 
trasv. 


Fig.  5.  —  Malleus  destro  anomalo  di  Carassius  aur.  (I  caso)  «in  situ». 
Dis.  al  binoculare.  Camera  chiara.  9.5  diam. 


v 


Certamente  questo  ligamento  osseo  del  processo  anteriore  del 
malleus  al  corpo  vertebrale,  deve  aver  costituito  una  condizione 
di  impossibilità  alla  normale  rotazione  del  malleus  attorno  alla 
sua  apofisi  articolare,  almeno  per  le  ampiezze  considerevoli  che  si 
possono  rilevare  muovendo  artificialmente  la  catena. 

Nessun  particolare  degno  di  nota  ho  potuto  riscontrare  nel 
malleus  sinistro  dello  stesso  individuo,  per  quanto  abbia  espres¬ 
samente  osservato  poi  all’  autopsia.  Pure  normali,  ho  trovato  gli 
incudini  e  staffe. 


DUE  CASI  DI  ANOMALIE  ECC. 


233 


* 

Il  secondo  caso  di  malleus  anomalo,  fu  rinvenuto  in  un  indi¬ 
viduo  che  dai  caratteri  sistematici  mi  risulta  essere  un  incrocio 
fra  Carpa  e  Carassio,  e  che  dimostrava  alcuni  caratteri  anormali 
anche  nella  morfologia  esterna,  quali  ad  es.  una  forma  alquanto 
strozzata  della  regione  che  fa  passaggio  tra  tronco  e  coda  e  una 
forte  riduzione  nella  lunghezza  della  pinna  dorsale. 


Fig.  6.  —  Malleus  sinistro  anomalo  di  Carassio  X  Carpa  (II  caso)  visto 
dal  lato  superiore.  Dis.  al  binoculare.  Camera  chiara.  11.5  diam. 

Fig.  7.  —  Id.  Malleus  destro. 

L’individuo  fu  operato  di  asportazione  del  malleus  il  15-7-31. 

In  tale  caso  tutti  e  due  gli  ossicini,  a  destra  e  a  sinistra  si 
presentavano  anormali,  e  di  un  tipo  del  tutto  diverso  da  quello 
precedentemente  descritto,  in  quanto  è  proprio  nella  complessione 
generale  dell1  osso  che  si  scostavano  dal  tipo  comune. 

Alquanto  più  lunghi  del  solito,  questi  due  ossi  presentavano 
la  spina  per  circa  2/3  della  lunghezza  nettamente  staccata  dalla 
apofisi  articolare. 

E  questo  precisamente  il  particolare  di  maggiore  rilievo  e, 
che  come  vedremo  da  adito  ad  una  interpretazione  del  fatto  di 
una  certa  importanza. 


234 


B.  SCHREIBER 


L’ apofisi  articolare  si  mostra  molto  bene  individualizzata  un 
2)0*  più  piccola  del  normale  rispetto  a  tutto  Posso,  ed  è  unita  alla 
costola  esterna  per  circa  la  metà  della  lunghezza  del  suo  lato 
esterno. 

Questo,  sembra  essere  quasi  allogato  in  una  doccia  appena 
accennata  dalla  spina  esterna  dell’osso,  la  quale  presenta  anche 
un  leggero  rigonfiamento  in  corrispondenza  del  punto  nel  quale 
l’estremo  posteriore  della  apofisi  articolare  avrebbe  dovuto  inne¬ 
starsi  alla  spina  stessa. 

Le  fig.  6  e  7  fanno  vedere  tale  particolare  con  suffi.cente 
chiarezza.  Per  costituzione,  la  apofisi  articolare,  è  spugnosa  all’in¬ 
terno,  con  margini  bene  delimitati  e  ingrossati,  mentre  la  spina 
esterna  presenta  una  struttura  perfettamente  compatta. 

Si  noti  pure  la  riduzione  del  processo  anteriore  dell'osso,  per 
cui  il  ligamento  incudo  —  malleolare  si  innesta  sulla  spina  esat¬ 
tamente  a  livello  del  margine  anteriore  del  processo  articolare. 

Negli  esemplari  normali  di  questo  ossicino  al  contrario  (vedi 
per  questo  particolare  il  caso  precedente  e  (si  confronti  anche  per 
tutto  il  complesso  dei  caratteri  la  fig.  7  con  la  fig.  1)  per  quanto 
non  siano  chiaramente  distinguibili  i  limiti  delle  singole  parti, 
presentano  una  sagoma  alquanto  più  allungata  in  avanti. 

In  questi  due  esemplari,  pertanto  è  possibile  distinguere, 
nettamente,  e  in  maniera  da  non  lasciare  dubbi  sulla  individualità 
delle  varie  ragioni  dell’ osso,  una  «  apofisi  articolare  »  tipicamente 
tetraedrica,  a  corpo  spugnoso,  da  una  «  spina  arcuata  esterna  » 
a  struttura  ossea  compatta,  la  quale  unisce  direttamente  la  ve¬ 
scica  natatoria  all’  incudine. 

Queste  due  regioni  dell’  osso,  considerate  tali  dal  punto  di 
vista  puramente  anatomico,  possono  quindi,  in  certi  casi  presen¬ 
tarsi  come  parti  quasi  assolutamente  indipendenti. 

Come  ho  già  accennato,  la  posizione  cosi  staccata,  del  blocco 
delh apofisi  articolare  dal  resto  dell'osso,  e  la  presenza  di  quella 
lieve  sporgenza  nella  spina  a  livello  della  estremità  posteriore 
della  apofisi  articolare  stessa,  potrebbe  far  sorgere  il  dubbio  che 
questa  fessurazione  dell'  osso  fosse  una  conseguenza  di  uno  strappo 
subito  all’  atto  della  sua  estrazione  dalla  sua  normale  giacitura. 

Per  varie  ragioni,  prima  fra  le  quali  la  facilità  con  la  quale 
tale  osso  può  venire .  asportato,  e  per  la  rarità  del  reperto,  questa 
ipotesi  è  assolutamente  da  scartarsi. 


DUE  CASI  DI  ANOMALIE  ECC. 


235 


Si  tratta  qui  effettivamente  di  una  malformazione  di  sviluppo, 
per  la  quale  due  parti  normalmente  confuse  in  un  complesso  unico 
sono  rimaste  parzialmente  staccate. 

*  * 

Circa  l’origine  di  questo  apparato  osseo  e  i  rapporti  con  le 
parti  delle  vertebre  che  mancano  in  tutti  i  rappresentanti  di  que¬ 
sto  gruppo  di  teleostei,  regna  come  è  noto  almeno  j)er  alcuni 
problemi,  molta  confusione: 

Risultata  erronea  la  primitiva  concezione  di  Weber,  sulla 
omologia  di  questi  ossicini  con  quelli  uditivi  dei  vertebrati  supe¬ 
riori,  essi  sono  stati  posti,  da  tutti  gli  A. A.  che  di  tale  problema 
si  sono  occupati,  in  rapporto  con  le  parti  mancanti  alle  tre  prime 
vertebre  sulle  quali  si  articolano  ;  e  precisamente  con  gli  archi 
superiori,  le  apofìsi  trasverse  e  le  coste. 

Secondo  Nusbaum  (  1)  infatti  la  prima  vertebra,  il  cui  corpo  è 
molto  ridotto,  darebbe  origine  con  la  sua  apofìsi  spinosa  al  clau- 
stro,  e  con  l’ arco  neurale  alle  staffe  ;  mentre  la  seconda  vertebra 
il  cui  corpo  è  in  parte  concresciuto  con  la  terza  originerebbe 
soltanto  l' incudine  col  suo  arco  neurale. 

Il  malleus  sarebbe  dovuto  a  trasformazione  delle  coste  della 
quarta  vertebra. 

Su  questo  punto  non  tutti  gli  AA.  sono  d'accordo,  Grassi  (2)  ad 
es.  ammette  che  siano  invece  gli  archi  inferiori  ad  originare  questo 
osso,  e  Chranilov,  (3-4)  recentissimamente  ammette  che  tutte  e 
due  queste  formazioni  concorrano  alla  sua  costituzione. 

Però,  già  alcuni  autori  antichi  avevano  supposto,  che  alla 
formazione  di  questi  articoli  ossei  partecipassero,  oltre  alle  parti 
mancanti  alle  tre  prime  vertebre  anche  porzioni  di  connettivo 
ossificate  del  tutto  estranee  alle  vertebre  stessa,  e  il  Matveief,  (5) 
in  un  suo  recentissimo  lavoro  sulla  embriologia  della  regione  cer¬ 
vicale  dello  Scardinius  erithropthalmus  avrebbe  confermato  in 
maniera  molto  esauriente  queste  antiche  vedute. 

Egli  infatti  pur  confermando  la  partecipazione  vertebrale  per 
ciò  che  riguarda  1'  origine  delle  porzioni  prossimali  di  questi  ossi¬ 
cini,  porta  un  contributo  del  tutto  nuovo  al  problema  con  la  dimo¬ 
strazione  che  l’ abbozzo  precoce  di  tutto  l’ apparato  è  assolutamente 
indipendente. 


115 


236 


B.  SCHREIBER 


Esisterebbe  in  questa  specie,  uno  stadio  (11  inni.)  in  cui, 
mentre  gii  abbozzi  cartilaginei  delle  prime  vertebre  sono  ancora 
del  tutto  normali,  si  dimostra  già  1’  esistenza  di  un  abbozzo  del 
sistema  weberiano  sotto  forma  di  una  serie  di  ligamenti  connet- 
tivali  esterni  agli  archi  e  formanti  un  tutto  continuo  dalla  vescica 
natatoria  alla  zona  in  cui  si  apriranno  poi  le  due  «  citrici  sinus 
impar is  ». 

Solo  più  tardi  si  stabiliscono  dei  rapporti  fra  questi  abbozzi 
autonomi  e  le  vertebre,  in  modo  da  dare  origini  alle  apofisi  arti¬ 
colari  di  tutti  e  tre  gli  ossicini  mobili  del  sistema. 

In  particolare  l’ abbozzo  autonomo  connettivale  della  staffa, 
(i concila  stapedis )  fondendosi  con  l'abbozzo  cartilaginoso  degli 
archi  superiori  della  prima  vertebra,  formerebbe  «  1’  apofisi  arti¬ 
colare  »  e  il  cosidetto  «  processo  ascendente  »  di  questo  osso,  nel 
mentre  la  stessa  cosa  accade  per  l’incudine  e  la  seconda  vertebra. 

Il  malleus  risulterebbe  poi  da  questi  studi,  come  prodotto 
dalla  fusione  di  un  ligamento  connettivale  esterno  alla  terza  e 
quarta  vertebra  (che  avrebbe  il  valore  di  abbozzo  comune  dei  pro¬ 
cessi  anteriore  e  posteriore  di  tale  ossicino,  fusi  in  un  complesso 
unico)  con  l’ apofisi  trasversa  cartilaginea  della  III  vertebra,  tra- 
sformantesi  poi  nella  apofisi  art.  dell’osso  definitivo. 

L’importanza  di  questo  nuovo  contributo  al  problema  appare 
veramente  notevole,  in  quanto  mentre  da  un  lato  si  confermano, 
pur  con  una  certa  restrizione  le  nozioni  precedentemente  acquisite 
dalle  vecchie  ricerche  embriologiche  e  anatomo  comparative,  risulta, 
(per  quanto  già  intravista  da  alcuni  autori  precedenti),  una  nuova 
interpretazione  del  significato  morfologico  di  questo  apparecchio 
osseo,  la  quale  può  non  essere  priva  d’ importanza  anche  nel  pro¬ 
blema  ancora  oscuro  della  sua  filogenesi. 

* 

*  & 

Ora,  mentre  con  una  ricerca  che  ho  tutt’  ora  in  corso  mi  è 
stato  possibile  confermare,  nello  sviluppo  embrionale  della  Carpa 
e  della  Alborella,  la  presenza  delle  fasi  descritte  dal  Matvejef 
nella  ontogenesi  dell’apparato  di  Weber,  mi  sembra  che  il  secondo 
caso  di  anomalie  nel  malleus  che  ho  descritto  in  questa  breve 
nota,  si  adatti  ad  una  interpretazione  pienamente  consone  a  questi 
ultimi  portati  embriologici 


DUE  CASI  DI  ANOMALIE  ECC. 


237 


Effettivamente  siamo  in  presenza  di  un  malleus  in  cui  appa¬ 
iono  nettamente  distinte  due  porzioni,  1  una  esterna  e  costituita 
di  sostanza  ossea  compatta  il  quale  forma  un  tutto  continuo  che 
unisce  la  vescica  notatoria  con  l’incudine,  e  una  parte  prossimale 
alla  vertebra  bene  individualizzata,  oltre  che  per  forma  anche  per 
la  diversa  costituzione  ossea. 

E  questo  anzi  uno  dei  caratteri  su  cui  si  basa  anche  recen¬ 
temente  il  Cbranilov  per  sostenere  l' origine  vertebrale  di  tale 
porzione  del  malleus. 

Le  apofisi  trasverse,  della  IV  vertebra,  che  con  questa  parte 
sarebbero  omodinamiche,  sono  precisamente  conformate  allo  stesso 
modo,  a  larghe  trabecole,  particolarmente  alla  loro  base.  (Vedi 
anche  fig.  5). 

Su  questo  punto  sono  concordi  anche  le  citate  ricerche  em¬ 
briologiche  :  si  tratterebbe  quindi,  per  ciò  che  riguarda  l’ apofisi 
articolare  del  malleus,  dell’ apofisi  trasversa  della  III  v.  che  stac¬ 
catasi  dalla  sua  originaria  connessione  cól  corpo  vertebrale  si 
sarebbe  fusa  con  l’ abbozzo  connettivale  autonomo  dei  proc.  ante¬ 
riore  e  posteriore  dell’  osso. 

La  spina  arcuata  esterna,  ben  distinta  dal  resto  nel  caso  in 
questione  rappresenterebbe  perciò  questo  primitivo  ligamento  esterno 
al  corpo  vertebrale  il  quale  si  sarebbe  qui  saldato  solo  incomple¬ 
tamente  alla  porzione  basale  dell’  apofisi  trasversa. 

Eorse  una  primitiva  totale  saldatura  delle  due  parti,  sarebbe 
anche  in  questo  caso  avvenuta,  e  di  essa  resta  una  lieve  traccia 
nella  sporgenza  della  spina  a  livello  della  estremità  caudale  della 
apofisi  articolare  :  il  distacco  sarebbe  avvenuto  in  un  secondo 
tempo  e  per  ragioni  meccaniche. 

A  me  sembra  pertanto  che  una  simile  interpretazione  di  que¬ 
sto  caso  anomalo,  mentre  da  un  lato  rende  sufficentemente  ragione 
della  individualità  con  cui  si  presentano  le  due  regioni  dell"  osso, 
possa  costituire  una  conferma,  in  via  teratologica,  di  queste  nuove 
vedute  sulla  embriogenesi  dell’Apparato  di  Weber.  (1). 


(1)  Chranilov,  ribattendo  in  una  sua  nota  le  ipotesi  antiche  contro  la  teoria 
dualistica  del  Matvejef,  porta  a  conferma  delle  sue  vedute  il  caso  del  Malleus  di 
Serrasalmo  Pyraia  formato  da  due  pezzi  distinti  e  susseguentisi  in  senso  cranio 
caudale.  Secondo  l’A.  la  parte  anteriore  a  contatto  con  l’ incudine  rappresenterebbe 
la  apof.  trasv.  III,  mentre  la  parte  posteriore,  comprendente  1’  apofisi  artic.  e  il 
proc.  post,  di  tale  osso  non  sarebbe  che  la  costa  III,  eccezionalmente  espansa.  A 
me  però  non  sembra  che  questo  caso  sia  sufficiente  a  dimostrare  1’  asserto  e  ad  ogni 


238 


B.  SCHRE1BER 


% 

❖  # 

Meno  chiaro  è  comunque  meno  importante  mi  sembra  il  primo 
caso  qui  descritto. 

Nel  lavoro  del  Matvejef  (p.  486  e  fig.  23  Tav.  14)  troviamo 
pure  accennato  ad  una  produzione  connettivale  che  si  stacca  dallo 
estremo  anteriore  dell’ abbozzo  primitivo  del  malleus  e  che  si 
protende  verso  1’  esterno  e  il  basso,  la  quale  perciò  potrebbe  pre¬ 
sentare  qualche  analogia  con  1‘  apofìsi  anomala  in  questione! 

Tale  produzione,  che  più  tardi  si  fonde  col  malleus  e  sparisce 
del  tutto,  viene  dall’  A.  interpretata  come  1‘  abbozzo  della  seconda 
costa  che  nelle  specie  studiate  sì  svilupperebbe  del  tutto  indipen¬ 
dentemente  dal  processo  trasverso  della  vertebra  corrispondente. 
Abbozzi  del  tutto  simili  a  questi  si  hanno  pure  sulla  III  e  IV 
parapofisi,  ed  io  stesso  ho  potuto  confermare  questi  dati,  senza 
però  potermi  ancora  pronunciare  sul  vero  valore  di  tali  formazioni. 

Va  notato  incidentemente,  come  questi  cosidetti  «processi  tra¬ 
sversi  »  della  I  e  II  vertebra  dei  Ciprinidi,  in  realtà  non  sono 
omologhi  con  quelli  delle  vertebre  successive  alla  IV,  ma  sono  for¬ 
mazioni  «  sui  generis  »  come  già  autori  antichi  avevano  supposto 
(Sòrensen,  Bloch),  non  corrispondendo  alle  vere  parapofisi,  nè  per 
origine  (connettivale)  nè  per  posizione. 

Borse,  come  dicevo,  l’appendice  anomala  del  malleus  che  ho 
qui  descritto  potrebbe  identificarsi  con  uno  di  questi  abbozzi  de¬ 
scritti  dal  Matvejef  e  nel  caso  in  questione  anormalmente  non 
regredito.  Tale  interpretazione  però  non  è  per  nulla  sicura,  e  po¬ 
trebbe  anche  trattarsi  di  tutt’  altra  cosa. 

Su  di  essa  perciò  non  mi  fermo.  Mi  basta,  qui,  di  aver  rife¬ 
rito  su  due  anomalie  negli  ossicini  di  Weber,  finora  non  note,  e 
delle  quali  una  in  particolare  porta  un  contributo  a  favore  della 
teoria  dualistica  nell’  origine  di  questo  sistema. 


modo  non  sia  generalizzabile  non  sapendo  d’altronde  come  vadano  le  cose  nello 
sviluppo  di  questa  forma. 

Certamente  ciò  sarebbe  interessante  data  la  maggiore  primitività  filogenetica 
dei  Caraeinidi. 


DUE  CASI  DI  ANOMALIE  ECC. 


239 


BIBLIOGRAFIA 


1)  J.  Inusbaum.  Entwicklungsgeschichle  und  morphol.  Beurleilung  der 

Occipitalregion  des  Schddels  und  der  Weber'  schen  Knochelchen  bei 
cleri  Knochenfischen  Cyprinus  Carpio .  Anat.  Anz.  Voi.  32,  1908. 

2)  B.  Grassi.  Beitrdge  zur  ndhcren  Kenntnis  der  Entwicklung  der 

Wirbensàule  der  TelerstierS  Morph.  Jahrb.  Voi.  8,  1883. 

3)  N.  8.  Chranilov.  Beitrdge  zur  Kenntnis  des  Weber  schen  Apparates 

der  Ostariophysi  1.  Cypriniformes.  Zoologiscbe  Jahrbucher  B.  49, 
1927. 

4)  1d.  Ber  Weber  sche  Apparat  bei  Ber  rasalmo  Piraya.  Trav.  d.  1.  Soc. 

Naturai.  Leningrad.  T.  L1X,  F.  1,  1930. 

5)  B.  Matveiep.  Die  Entwicklung  der  vorderen  Wirbel  und  des  Weber- 

schen  Apparates  bei  Cyprinidae.  Zoologiscbe  Jahrbucher.  B.  51, 
1929,  p.  463. 


Prof.  Carlo  Airaghi 


FOSSILI  DELLA  SCAGLIA  CRETACEA  DEL  TRENTINO 


Dalla  cortesia  del  Direttore  del  Museo  di  Storia  Naturale . 
della  Venezia  Tridentina,  Ckiar.  Prof.  Trener,  al  quale  porgo  i 
miei  più  vivi  ringraziamenti,  mi  venne  spedita  in  istudio  una 
raccolta  di  fossili  della  scaglia  cretacea  del  Trentino. 

La  maggior  parte  del  materiale  è  stato  raccolto  dal  Cliiar. 
Prof.  Dott.  D.  C.  Dallabrida,  come  mi  scrive  il  Prof.  Trener,  in 
una  sola  località  nelle  vicinanze  di  Trento,  a  Castel  Aquila,  in 
una  piccola  cava,  dove,  caso  raro,  la  scaglia  è  rappresentata  da 
marne  chiare  simili  al  biancone,  mentre  sopra  e  sotto  si  mostra 
col  tipico  suo  colore  rosato. 

La  raccolta  è,  costituita  di  più  di  200  esemplari:  da  numerosi 
echimidi  abbastanza  bene  conservati,  e  da  pochi  molluschi  che 
invece,  come  quasi  sempre  si  verifica  pei  molluschi  che  si  rinven¬ 
gono  nella  scaglia,  sono  molto  deformati  e  spesso  frantumati,  tanto 
da  non  permettere,  quasi  sempre,  la  loro  determinazione  specifica. 
Le  specie  determinate  complessivamente  sono  poche,  ma  alcune 
sono  rappresentate  da  diverse  diecine  di  esemplari.  Sono  tutte 
specie  già  note,  alcune  anzi  già  riscontrate  in  qualche  località  del 
Trentino,  tutte  poi  sono  comuni  nella  scaglia  cretacea  del  Veneto. 
Non  v’  ha  dubbio  quindi  che  la  scaglia  cretacea  del  Trentino 
sia  una  formazione  del  neocretaceo  coeva  a  quella  del  Veneto. 

Balanocrinus  sp.  ind. 

Numerosi  frammenti  di  peduncoli  simili  a  quelli  che  si  rin¬ 
vengono  frequentemente  anche  nella  scaglia  cretacea  Veneta. 

Sono  frammenti  formati  da  articoli  rotondi  dal  diametro  da 
9  a  10  mm.,  alti  da  3,5  a  4  mm.,  colla  faccia  legamentare  divisa 
in  cinque  settori  limitati  da  granulazioni  omogenee,  ed  esternamente' 
ornati  da  piccoli  e  regolari  granuli,  caratteri,  in  complesso,  che  se 
permettono  una  determinazione  generica,  credo  siano  insufficienti 
per  arrivare  ad  una  determinazione  specifica. 

Località:  Castel  Aquila  (Martignano) ;  M.  Coppolo  (Valsugana). 


FOSSILI  DELLA  SCAGLIA  CRETACEA  ECC. 


241 


Echinocorys  ovatus  Leske 

1878.  Echinocorytes  ovatus  Leske,  Addii,  ad,  Kleinii  disp.  Echi- 
noci.,  pag.  178,  tav.  LUI,  fin.  8. 

1903.  Echinocorys  ovatus  Lambert,  Descript,  des  Echin.  crei, 
de  la  Belyique  (Mem.  du  mus.  royal  d’  Hist.  nat.  de  Bel- 
gique)  pag.  69,  tav.  IV,  fig.  6-7,  tav.  V,  fig.  1-2. 

1903.  Echinocorys  vulgaris  var.  ovata ,  Airagki,  Echin.  della 
scaglia  cret.  veneta  (Mem.  R.  Accad.  Scienze,  Torino) 
pag.  319. 

* 

Un  solo  esemplare  e  per  di  più  alquanto  mal  conservato.  E 
lungo  rum.  76,  largo  mm.  66,  e  alto  mm.  54.  La  faccia  superiore 
è  alta,  colla  sommità  subcentrale  e  carenata  posteriormente  ;  i 
fianchi  sono  subconvessi  e  i  margini  arrotondati  ;  la  faccia  infe¬ 
riore  è  pressoché  piana.  Ambulacri  stretti,  colla  parte  petaloidea 
lunga,  composta  da  pori  trasversali  molto  serrati  tra  di  loro.  Peri- 
stoma  reniforme,  trasverso,  assai  sviluppato,  lontano  dal  margine, 
posto  in  una  marcata  depressione.  Periprocto  ovale,  all’  estremità 

di  una  leggera  sporgenza  del  piastrone. 

« 

E  una  specie  che  per  molto  tempo  venne  considerata  come 
una  varietà  dell'  E.  vulgaris  Breyn.,  e  che  spesse  volte  venne 
confusa  con  altre  specie  affini,  ma  come  ha  messo  bene  in  evidenza 
il  Lambert  nella  sua  monografia  sul  genere  Echinocorys ,  essa  si 
distingue  da  tutte  le  altre  più  che  per  un  determinato  carattere, 
per  P  insieme  di  alcuni  caratteri  che  le  conferiscono  una  fisionomia 
tutta  sua  particolare. 

Località  :  Castel  Aquila  (Martignano). 

Stenonaster  tuberculatus  Defranc. 

1816.  Ananchytes  tubercolata ,  Defrance,  Dici.-  de  se.  nat.,  pag. 
41,  n.  3. 

1903.  Stenonia  tuberculata,  Airaghi,  Echin.  della  scaglia  cret. 
veneta  (1.  c.)  pag.  320. 

1924.  Stenonaster  tuberculatus ,  Lambert,  Thiery,  Ess.  de  nomen. 
rais,  des  echin.  pag.  426. 

Come  nella  scaglia  veneta,  così  anche  nella  scaglia  trentina 
è  una  specie  comunissima.  Ho  in  esame  uua  quarantina  di  esem¬ 
plari,  alcuni  dei  quali  veramente  bene  conservati. 


242 


C.  AIRAGHI 


Sono  di  forma  sub  conica,  privi  assolutamente  di  solco  ante¬ 
riore,  con  ambulacri  subpetaloidei,  omogenei,  a  petali  aperti,  com¬ 
posti  di  pori  ad  accento  circonflesso  ;  peristoma  subpentagonale  ; 
assule  alte,  larghe  convesse.  Sono  tutti  caratteri  che  distinguono 
molto  facilmente  questa  specie  dalle  altre. 

Località  :  Castel  Aquila  (Martignano). 

Ovulaster  zignoanus  d7  Orb. 

1854.  Cardiaster  zignoanus,  d’  Orbigny,  Ecliin.  cret.  (Pai.  Frane.) 
pag.  145,  tav.  832. 

1903.  Ovulaster  zignoanus  Airagbi,  Ecliin.  della  scaglia  cret. 
veneta  (1.  c.)  pag.  326. 

1924.  Ovulaster  Zignoanus  Lambert,  Thiery,  Ess.  de  nomen.  rais, 
des  ecliin .,  pag.  429. 

Di  questa  specie  ho  in  esame  un  centinaio  di  esemplari  rac¬ 
colti  quasi  tutti  insieme  in  una  sola  località,  in  un  sol  nido,  a 
Castel  Aquila. 

Il  più  piccolo  è  lungo  mm.  13,  largo  mm.  10,  alto  rum.  11  ; 
il  più  grande  è  lungo  mm.  34,  largo  mm.  28,  alto  mm.  28.  Come 
già  ho  potuto  riscontrare  negli  esemplari  trovati  nella  scaglia 
cretacea  veneta,  presentano  grandi  diversità  nella  forma. 

La  maggior  parte  di  essi  sono  allungati,  larghi  all'  avanti 
ristretti  e  talvolta  perfino  appuntiti  all'  indietro,  colla  faccia  supe¬ 
riore  percorsa  da  una  carena  che  va  dall5  apice  ambulacrale  fino  al 
periprocto,  leggermente  arcuata,  cosi  che  la  maggior  altezza  si 
trova  dopo  l7  apice  ambulacrale,  coi  margini  rotondeggianti,  e 
infine  colla  faccia  posteriore  fortemente  inclinata  all7  indietro  e 
quella  inferiore  convessa.  Diversi  altri  esemplari  invece  sono  meno 
slanciati,  meno  allungati,  più  tozzi,  più  larghi,  meno  alti,  colla 
faccia  superiore  quasi  uniformemente  convessa,  priva  di  carena,  e 
quella  inferiore  piana. 

Apice  ambulacrale  spostato  all’  avanti,  posto  quasi  sempre  in 
una  leggera  depressione.  L7  ambulacro  impari,  posto  in  un  largo 
solco  che  vicino  al  margine  diventa  alquanto  profondo,  con  pori 
piccoli  posti  alla  base  delle  assule. 

Ambulacri  pari  anteriori  lunghi  leggermente  arcuati  all'avanti, 
coi  pori  piccoli,  rotondi  e  vicini  ;  ambulacri  posteriori  pure  lunghi 
e  arcuati  con  pori  pure  piccoli  e  rotondi.  Peristoma  piccolo,  posto 


FOSSILI  DELLA  SCAGLIA  CRETACEA  ECC.  243 

in  una  marcata  depressione  vicino  al  margine  anteriore.  Periprocto 
posto  sulla  faccia  posteriore  appena  sotto  la  carena  superiore. 

Località;  Castel  Aquila  (Martignano)  Monte  Avena  (Forzano). 

Rispolia  subtrigonata  Cat.  sp. 

1827.  Nucleolites  subtrigonatus,  Catullo,  Saggio  di  Zoologia  foss. 
pag.  226,  tav.  II,  fig.  8. 

1903.  Cardiaster  subtrigonatus ,  Airaghi,  Ecliin.  della  scaglia 
crei,  veneta  (1.  c.),  pag.  323,  tav.  II,  fig.  3. 

1924.  Rispolia  subtrigonata ,  Lambert,  Thiery,  E  ss.  de  nomen. 
rais,  des  Ecliin.  pag.  413. 

Anche  di  questa  specie  ho  in  esame  numerosi  esemplari  al¬ 
quanto  diversi  tra  di  loro  e  nelle  dimensioni  e  nella  forma. 

Vi  sono  esemplari  più  lunghi  che  larghi,  altri  più  larghi  che 
lunghi,  colla  faccia  superiore  talora  quasi  perfettamente  conica, 
tal’  altra  quasi  uniformemente  convessa  coi  margini  più  rotondeg¬ 
gianti  ;  ma  in  tutti  è  uguale  la  conformazione  degli  ambulacri, 
egualmente  sviluppato  il  solco  anteriore,  eguale  la  posizione  del 
periprocto  e  del  peristoma  in  modo  tale  da  non  lasciar  dubbio 
alcuno  che  si  tratta  sempre  della  stessa  specie  e  non  di  specie 
diverse  come  talora  supposero  alcuni  autori. 

Località  :  Castel  Aquila  (Martignano)  Revò  (Val  di  Non). 

Inoceramus  sp.  ind. 

Nella  scaglia  cretacea  del  Trentino  si  rinvengono  numerosi 
frammenti  di  Inoceramus ,  alcuni  dei  quali  dovevano  raggiungere 
grandi  dimensioni,  ma  in  uno  stato  di  conservazione  veramente 
pessimo. 

Alcuni  richiamano  alla  mente,  per  le  loro  pieghe  di  accresci¬ 
mento  P I.  Lamarcki  var.  Cuvieri  Sovv.,  altri  1'  I.  humboldti 
Eich.,  ma  il  loro  stato  di  conservazione  è  talmente  cattivo  che 
una  determinazione  specifica  sarebbe  troppo  dubbia. 

Località  :  Castel  -Aquila  (Martignano). 

Hippurites  sp.  ind. 

Un  frammemto  di  valva  inferiore  di  un  grande  esemplare, 
schiacciato  e  mal  conservato,  arcuato  alla  base  e  fornito  di  lunghe 
e  larghe  coste. 


244 


C.  A1RAGHI  -  FOSSILI  DELLA  SCAGLIA  CRETACEA  ECC. 


Questo  frammento  di  valva  arcuata  alla  base  ricorda  l'abito 
caratteristico  del  tipico  H.  cor  nu  vacci  num  ;  ma,  per  la  cattiva 
conservazione,  non  presentando  tutti  g-li  altri  caratteri,  una  deter¬ 
minazione  specifica  mi  sembra  troppo  azzardata. 

Località  :  Castel  Aquila  (Martignano). 

D  urania  a  usti  nensis  R.oem.  sp. 


1 852. 
1904. 
1926. 


Radiolites  austi/iensis,  Roemer,  Die  Kreid .  von  Texas , 
pag.  77,  tav.  VI,  tìg.  1,  a,  d. 

Biradiolites  Mortoci ,  Parona,  Una  rii  dista  detta  scaglia 
veneta  (Acead.  R.  delle  Se.  di  Torino)  pag.  2,  tav.  I. 

Da  rada  austi/iensis ,  Parona,  Ricerche  sulle  R  udiste  del 
crei.  sup.  del  Carso  Goriziano  (Mem.  Ist.  geol.  R.  Univer¬ 
sità,  Padova)  pag.  88. 


Ho  in  esame  tre  frammenti  di  tre  diversi  individui  che  si 
completano  fra  di  loro. 

Sono  parti  di  valve  inferiori,  dalle  quali  si  può  stabilire  che 
la  conchiglia  è  a  sezione  subcircolare,  lunga  quanto  larga,  colla 
cavità  interna  subovale.  11  guscio  è  grosso,  formato  da  lamine 
larghe  e  sottili  percorse  da  ben  marcate  impressioni  di  vasi  che 
si  biforcano  specialmente  verso  il  margine  esterno.  La  struttura 
a  cellette  irregolarmente  pentagonale  è  molto  evidente. 

Esternamente  il  guscio  è  percorso  da  numerose  coste,  disu¬ 
guali,  semplici  o  appaiate,  diritte,  con  qualche  strozzatura  trasver¬ 
sale.  Faceie  corrispondenti  ai  seni  a  costicine  diritte  molto  fitte. 

Sono  quindi  frammenti  di  esemplari  che  corrispondono  esat¬ 
tamente  agli  esemplari  figurati  dal  Parona  trovati  nella  scaglia 
cretacea  veneta  al  M.  Magre  e  a  Novale. 

Località  :  Castel  Aquila  (Martignano). 


Sunto.  —  E  una  revisione  dei  fo 
della  creta  superiore  del  Trentino, 
forme,  per  la  maggior  parte  echinidi 
scaglia  cretacea  del  Veneto. 


ssili  fin'  ora  trovati  nella  scaglia 
E  una  fauna  costituita  da  poche 
,  già  tutte  quante  riscontrate  nella 


Dott.  Carlo  Felice  Capello 


OSSERVAZIONI  METEOROLOGICHE 
ESEGUITE  IN  VALLE  D’AYAS  NELL’ESTATE  1931. 


Durante  un  prolungato  mio  soggiorno  a  Brusson  in  Valle 
cl’Ayas  (gruppo  del  M.  Rosa),  ebbi  modo  di  fare,  a  complemento 
di  altre  ricerche,  alcune  osservazioni  meteorologiche,  che  sono 
h  oggetto  della  presente  nota.  Esse  riflettono  essenzialmente  le 
condizioni  del  periodo  compreso  tra  il  15  giugno  ed  il  31  lu¬ 
glio  1931.  Vennero  fatti  rilievi  diurni  periodici  della  tempera¬ 
tura,  della  pressione,  dello  stato  del  cielo  e  delle  precipitazioni, 
ed  i  dati  ottenuti  furono  opportunamente  confrontati.  Non  m’ il¬ 
ludo  d’ aver  fatto  uno  studio  completo  del  fenomeno  meteorologico 
in  tale  sito  ed  in  tale  periodo  e  ciò  sopratutto  in  dipendenza  della 
mancanza  di  strumenti  registratori  :  credo  per  altro  che  queste 
sia  pur  brevi  ricerche  siano  un  modesto  contributo  alla  conoscenza 
del  clima  delle  regioni  alpine. 

Temperatura. 

Ho  raccolto  nelle  tabelle  n.  1  e  n.  2  tutti  i  dati  trovati  e 
calcolati  che  si  riferiscono  al  periodo  di  tempo  già  indicato.  Oltre 
ai  dati  raccolti  a  Brusson  ho  voluto  pure  aggiungere  i  valori  delle 
temperature  massime  e  minime  rilevate  alla  diga  del  bacino  di 
presa  idrica  della  Sip-Breda  sul  torrente  Evancon,  con  un  termo¬ 
metro  opportunamente  confrontato  con  quelli  usati  per  le  osserva¬ 
zioni  a  Brusson-centro  (]).  Per  quanto  le  due  stazioni  di  osserva¬ 
zione  non  differiscano  che  di  41  metri  in  altitudine  (essendo 
infatti  la  quota  di  Brusson  di  m.  1831  e  quella  del  termometro 


(1)  I  dati  furono  raccolti  dietro  miei  consigli  dal  guardiano  della  diga  Sig.  Giu¬ 
seppe  Ganis,  che  pubblicamente  ringrazio. 


246 


C.  F.  CAPELLO 


Tabella  N.  1 


a 

b 

c 

a 

e 

f 

0 

Ti 

i 

K 

l 

m 

n 

Giorno  del  mese 

B  R 

u  s  s 

O  N 

Diga  sull’  Evangon 

Differenze 
tra  i  massimi 
e  i  minimi 
delle 

due  stazioni 

Ore 

1 

j  mas¬ 
sima 

mini¬ 

ma 

escur¬ 

sione 

media 

(1) 

mas-  mini-  escur- 

sima  ma  sione 

1  1 

(valore  diurno) 

9 

15 

21 

(valore  diurno) 

e  —  i 

f-n 

|  - 

15- VI 

17 

22 

16.5 

24 

16.5 

7.5 

18.5 

22.5 

12 

10.5 

1.5 

4.5 

16 

16 

23 

17 

23.5 

13 

10.5 

17.3 

20.5 

11 

9.5 

3 

2 

17 

18.5 

23.5 

19.5 

24.5 

15.5 

9 

19.5 

20 

10 

10 

4.5 

5.5 

18 

14 

20.5 

14.5 

20.5 

14 

6.5 

.7.5 

16.5 

10 

6.5 

4 

4 

19 

9.5 

20.5 

19.5 

21.2 

9.5 

11.7 

14.9 

17 

9 

8 

4.2 

0.5 

20 

15 

20.5 

12.5 

20.5 

12 

8.5 

15 

18 

7 

11 

2.5 

ET 

o 

21 

14.5 

21 

16.5 

22.5 

10.5 

12 

16 

21 

5 

16 

1.5 

5.5 

22 

16.5 

21 

16.5 

21.5 

11.5 

10 

16.5 

18.5 

6 

12.5 

3 

5.5 

23 

16.5 

20.5 

17.2 

22.5 

13.7 

8.8 

17.4 

16 

8 

8 

6.5 

5.7 

24 

17.5 

18 

13.7 

21 

13 

8 

16.3 

17 

7 

10 

4 

6 

25 

15.5 

19 

14 

19 

10.5 

8.5 

14.7 

15.5 

6 

9.5 

3.5 

4.5 

26 

15 

20.5 

16.5 

22.5 

11 

11.5 

16.2 

18.5 

5 

13.5 

4 

6 

27 

17.5 

20 

16 

21 

13 

8 

16.8 

18 

7 

il 

3 

6 

28 

15.2 

18.5 

14 

20 

13 

7 

15.5 

• 

17 

8 

9 

3 

5 

29 

14 

21.5 

14 

23 

10.7 

12,3 

15.4 

20 

7 

13 

3 

3.7 

30 

19.5 

22 

16 

23.5 

10.7 

12.8 

17.4 

22 

8 

14 

w 

1.5 

2.7 

9  li  +  21  li  -f  m  -f  M 


(1)  La  media  diurna  fu  calcolata  con  la  formola 


4 


OSSERVAZIONI  METEOROLOGICHE  ECC. 


247 


Tabella  N.  2 


a 

b 

c 

a 

e 

/ 

(J 

n 

i 

li 

l 

m 

n 

<D 

co 

Cù 

s 

B  R  TJ  S  S 

O  N 

Diga  sull’  Evangon 

Differenze 
tra  i  massimi 

o 

Ore 

mas¬ 

sima 

mini¬ 

ma 

escur¬ 

sione 

media 

mas¬ 

sima 

mini¬ 

ma 

escur¬ 

sione 

e  ì  minimi 
delle 

due  stazioni 

Jh 

O 

s 

9 

15 

21 

(valore  diurno) 

(valore  diurno) 

e  —  i 

f-h 

1-YII 

18.2 

22.2 

17 

23 

10.7  ■ 

12.3 

17.2 

20 

8.5 

11.5 

3 

2.2 

2 

18.5 

22.2 

16.5 

23 

11 

12 

17.2 

18.5 

6.5 

12 

4.5 

4.5 

B 

18.2 

19.5 

17.6 

21.2 

14.5 

6.7 

17.9 

15 

9 

6 

6.2 

5.5 

4 

18.5 

20.5 

16 

22 

14.5 

7.5 

17.7 

17 

10 

7 

5 

4.5 

5 

19.7 

21.5 

17 

22.5 

11.7 

10.8 

17.7 

17 

7 

10 

5.5 

4.7 

6 

19.7 

18 

15 

22.5 

14 

8.5 

17.7 

15 

9 

6 

7.5 

5 

7 

14 

16 

12 

18 

10 

8 

13.5 

12 

10 

2 

6 

0 

8 

10,5 

18 

11.5 

16.2 

6 

10.2 

11 

12 

2.5 

9.5 

4.2 

3.5 

9 

10 

15 

14 

15 

7 

8 

11.5 

9 

3 

6 

6 

4 

10 

15.2 

19 

15 

20.5 

7 

13.5 

14.4 

15 

4 

11 

5.5 

3 

11 

19 

20.5 

17 

22.5 

8 

14.5 

.  16.6 

17 

5.5 

11.5 

5.5 

2.5 

12 

20.2 

21.5 

18 

23.5 

7 

16.5 

14.6 

18 

9 

9 

5.5 

2 

13  " 

20.2 

23 

19 

24.5 

6 

18.5 

17.4 

23 

8.5 

14.5 

1.5 

2,5 

14 

17 

20.5 

17.5 

21.5 

10.5 

11.5 

16.6 

19 

7.5 

11.5 

2.5 

3 

15 

15.2 

14 

14 

16 

8.5 

7.5 

13.4 

12 

8 

4 

4 

0.5 

16 

13 

16 

12 

17.5 

8 

9.5 

12.6 

15 

6.5 

8.5 

3.5 

1.5 

17 

15 

18 

12 

18 

8 

10 

13.2 

12 

4 

8 

6 

4 

18 

16 

21 

17 

22.5 

11.2 

11.3 

16.6 

22 

4.5 

17.5 

0.5 

6.7 

19 

18 

21.5 

18 

23.2 

13.5 

9.7 

18.1 

24 

6 

18 

0.8 

7.5 

20 

11.7 

16.2 

14 

18 

13.5 

4.5 

14.3 

17 

7 

10 

1 

6.5 

21 

13,2 

16 

12 

16 

7 

9 

12 

14 

3 

11 

2 

4 

22 

10.5 

18 

11 

18 

6 

12 

11.3 

14 

2 

12 

4 

4 

23 

12 

18 

14 

19 

7 

12 

13 

15 

4 

11 

4 

3 

24 

15.5 

17 

16 

18.5 

6 

12.5 

14 

14 

8 

6 

4.5 

—  2 

25 

15 

16 

16 

17.5 

12 

5.5 

15.1 

14 

9 

5 

3.5 

3 

26 

14.5 

19 

18 

20 

10 

10 

15.6 

18 

5 

13 

2 

5 

27 

18 

18.5 

20 

21.2 

10 

11.2 

17.3 

19 

7 

12 

2.2 

3 

28 

16 

17 

15 

18 

11 

7 

15 

17 

8 

9 

1 

3 

29 

12.5 

17.5 

16 

19 

7 

12 

13.6 

17 

2.5 

14.5 

2 

4.5 

30 

14.8 

17.5 

16 

19 

10 

9 

14.9 

17 

5 

12 

9 

h+i 

5 

81 

15 

18 

17 

21 

14 

7 

16.7 

— 

7 

— 

— 

7 

248 


C.  F.  CAPELLO 


alla  diga  di  m.  1200)  tuttavia  si  ebbero  delle  marcatissime  diffe¬ 
renze  nei  valori  trovati,  differenze  che  non  dipendono  dal  variare 
della  temperatura  coll’altezza  ma  unicamente  dalla  posizione  delle 
due  stazioni  rispetto  al  talweg.  Basti  infatti  per  ora  pensare  che 
mentre  in  generale  la  temperatura  diminuisce  coll’  aumentare  del- 
1*  altezza,  alla  diga  —  che  è  a  quota  più  bassa  di  Brusson 
essa  si  è  sempre  mantenuta  inferiore  a  quella  osservata  in  questa 
ultima  stazione.  Vedremo  in  seguito  con  particolareggiati  confronti 
quale  sia  il  divario  fra  i  dati  delle  due  stazioni. 

Occorre  tener  subito  presente  che  tutte  le  temperature  sono 
positive  (cioè  al  disopra  di  0°)  e  che  sono  state  trovate  con  una 
coppia  di  termometri  a  massima  e  minima,  opportunamente  con¬ 
trollati  e  disposti  in  modo  da  evitare  ogni  causa  d’  errore.  Furono 
fatte,  durante  il  periodo  considerato,  tre  letture  dirette  giornaliere 
alle  9  alle  15  ed  alle  21  e  le  letture  dei  valori  estremi  diurni. 
Dai  dati  riportati  si  può  dedurre  che  l’ oscillazione  diurna  è  sem¬ 
plice.  Al  mattino  prima  delle  9  si  ha  il  minimo  giornaliero,  poi 
la  temperatura  cresce  gradatamente  sino  alle  18-14  :  dopo  si  inizia 
il  periodo  di  discesa.  La  temperatura  delle  ore  9  può  essere  su¬ 
periore  od  inferiore  a  quella  delle  ore  21,  ma  entrambe  sono  infe¬ 
riori  a  quella  delle  15.  Tuttavia  si  possono  osservare  delle  ano¬ 
malie.  Esaminando  la  tabella  N.  2  si  può  infatti  notare  che  al  6 
ed  al  15  luglio  si  ebbero  oscillazioni  diurne  inverse  :  le  tempera¬ 
ture  delle  ore  9,  15,  21  si  susseguono  con  entità  decrescente,'  in 
conseguenza  di  abbondanti  precipitazioni  e  di  venti  freddi  di  S-0 
e  N-O.  L’ampiezza  della  oscillazione  diurna  fu  assai  mutevole  e 
raggiunse  nel  mese  di  giugno  un  valor  medio  di  9°, 5  ed  in  lu¬ 
glio  di  10°, 2. 

Considerando  ora  l’ andamento  generale  della  temperatura  in 
tutto  il  periodo,  deducendola  dalle  singole  medie  diurne,  osser¬ 
viamo  che  si  hanno  due  distinte  fasi  :  la  prima  di  temperature 
abbastanza  uniformi  ed  alte  che  va  dal  15- VI  al  6- VII,  la  seconda 
con  temperature  alquanto  inferiori  e  con  oscillazioni  più  ampie 
e  marcate  dal  7-VII  al  31-VII.  I  valori  medii  decadici  delle  medie 
diurne  indicano  anche  assai  bene  tale  diminuzione  del  valore  as¬ 
soluto  di  esse.  Si  susseguono  infatti  con  quest’  ordine  (dal  20- VI)  : 
16°. 2,  15°. 6,  15°. 8,  14°. 4.  Dal  15  giugno  al  31  luglio  la  tempera¬ 
tura  media  decrebbe  quindi  di  circa  due  gradi. 

Speciale  interesse  hanno  le  osservazioni  che  si  riferiscono, 
come  già  dissi,  alle  due  stazioni  considerate  contemporaneamente. 


OSSERVAZIONI  METEOROLOGICHE  ECC. 


240 


Lo  scopo  essenziale  eli  tale  analisi  differenziale  è  il  rilievo  delle 
divergenze  dei  dati  che  si  ottengono  da  misure  eseguite  in  due 
punti  poco  distanti  fra  loro,  ma  differentemente  disposti  rispetto 
all’asse  vallivo.  La  stazione  della  diga  è  posta  sull  asse  fluviale 
dell’Evancon  quindi  sul  punto  orograficamente  più  esposto  alle 
correnti  d’  aria  periodiche  diurne  da  monte  e  da  valle  ^brezze)  ed 
a  quelle  fredde  aperodiche  nord-occidentali.  La  stazione  di  Brus- 
son  invece  non  risente  in  modo  brusco  l’influsso  di  tali  correnti 
trovandosi  a  valle  di  una  grande  conoide  detritico-morenica  che 
scende  dai  fianchi  meridionali  del  M.  Palon  (m.  2789).  Essa  quindi 
si  trova  in  condizioni  favorevoli  per  essere  riparata  sia  dalle 
brezze  periodiche  sia  dalle  raffiche  e  dai  venti  temporaleschi.  Che 
ciò  effettivamente  avvenga  lo  si  scorge  analizzando  i  dati  delle 
tabelle  n.  1  e  n.  2  e  più  facilmente  ancora  da  quelli  delle  tabelle 
n.  3  e  n.  4  nelle  quali  ho  riassunto  i  dati  principali  che  interes¬ 
sano  le  nostre  osservazioni. 


Tabella  N.  3 


1 

valore  medio 

GIUGNO 

LUGLIO 

Br  as¬ 
soli 

Diga 

Diffe¬ 

renza 

Brus¬ 

son 

Diga 

Diffe¬ 

renza 

delle  temperature  massime 

21°, 9 

180,5 

30,4 

190,9 

16°,  9 

3° 

»  »  minime 

12  ,3 

7  ,8 

4  ,5 

9  ,6 

6  ,8 

3  ,3 

della  escursione  diurna 

9  ,5 

10  ,7 

(-)l  ,2 

10  ,2 

9  ,9 

0  ,3 

delle  temperature  medie 

16  ,5 

— 

15  ,1 

— 

— 

Nella  prima  ho  raccolto  i  valori  medi  delle  temperature  mas¬ 
sime,  minime,  medie  e  dell’  escursione  diurna  delle  due  stazioni 
nei  due  mesi.  Si  nota  che  tanto  nel  mese  di  giugno  quanto  nel 
seguente  le  medie  delle  temperature  massime  e  minime  sono 
sempre  maggiori  a  Brusson  che  alla  diga  :  la  differenza  maggiore 
riguarda  la  media  delle  temperature  minime  in  giugno  (4°. 5), 
le  altre  differiscono  per  decimi  di  grado.  I  valori  delle  escursioni 
diurne  invece  del  mese  di  giugno  fu  maggiore  alla  diga  ed  in 
luglio  a  Brusson.  Nulla  posso  dire  invece  sulla  differenza  della 
media  delle  medie  temperature  perchè  alla  diga  non  furono  lette 


250 


C.  F.  CAPELLO 


le  temperature  alle  9  e  alle  21,  dati,  questi,  che  si  richiedono  per 
il  calcolo  della  media  diurna. 

Nella  tabella  N.  4  ho  riuniti  i  valori  estremi  delle  tempe¬ 
rature  diurne  massime,  minime,  e  delle  escursione  diurne  mas¬ 
sime  e  minime  nonché  i  valori  della  escursione  assoluta.  Da  essa  si 
deduce  :  1)  tutti  i  valori  trovati  alla  stazione  di  Brusson  sono 
superiori  a  quelli  dell’  altra  stazione  esclusa  1'  escursione  diurna 
massima  nel  mese  di  giugno  che  fu  superiore  in  quest’  ultima 
stazione  ;  2)  la  differenza  tra  le  temperature  massime  assolute 
delle  due  stazioni  (in  tutto  il  periodo  è  di  mezzo  grado,  quella 
fra  le  minime  è  invece  di  4n,3)  la  escursione  assoluta  fu  maggiore 
alla  diga  (22°)  e  minore  a  Brusson  (18", 5)  da  ciò  si  deduce  come 


Tabella  N.  4 


VALORI  LIMITI 

GIUGNO 

LUGLIO 

TUTTO  IL  PERIODO 

Brus¬ 

son 

Diga 

Brus¬ 

son 

Diga 

Brus¬ 

son 

Diga 

Diffe¬ 

renza 

della  temperatura  massima 

2D,5 

220,5 

24°,  5 

240 

24°, 5 

24° 

0°,5 

»  »  minima 

9  ,5 

5 

6 

2 

6 

2 

4 

»  escursione  massima 

12  ,8 

14 

18  ,5 

17  ,5 

18  ,5 

17  ,5 

_1 

y>  escursione  minima 

6  ,5 

6  ,5 

4,5 

2 

4  ,5 

2 

2  ,5 

Escursione  assoluta 

— 

— 

— 

18  ,5 

22 

( — )3  ,5 

i  punti  più  prossimi  al  taìweg  risentano  più  intensamente  degli 
altri  l'influsso  delle  brezze  diurne  periodiche,  mentre  non  sono  in 
special  modo  sensibile  a  fenomeno  dell’insolazione.  Quest’ultimo 
si  manifestò  più  energicamente  a  Brusson  per  le  ragioni  topogra¬ 
fiche  già  dette  :  alla  diga  invece,  dopo  il  calar  del  sole,  sia  per 
la  diminuita  energia  calorifera  raggiante,  sia  per  il  giuoco  della 
brezza  di  monte  più  vivo  che  a  Brusson,  sia  per  la  corrente  aerea 
indotta  trascinata  dal  filone  acqueo  dell’Evancon  si  produsse  una 
più  rapida  e  notevole  caduta  di  temperatura. 

La  temperatura  massima  limite  fu  registrata  a  Brusson  il 
17  -  VI  ed  il  13  -  VII  (24°, 5),  la  minima  limite  (2°)  alla  diga  il  22 


OSSERVAZIONI  METEOROLOGICHE  ECC. 


251 


luglio.  Degno  di  speciale  nota  è  un  unico  caso  anormale  riscon¬ 
trato  il  24  luglio:  in  tal  giorno  la  temperatura  minima  a  Brusson 
(6°)  fu  di  due  gradi  inferiore  a  quella  riscontrata  alla  Diga  (8"). 

Pressione. 


Le  osservazioni  sulla  pressione  atmosferica  furono  eseguite  me¬ 
diante  un  barometro  aneroide  compensato  Macker  -  Barcker.  La 
tabella  N.  5  riporta  i  dati  ottenuti.  Da  essi  è  facile  dedurre  come 
dal  15  giugno  al  31  luglio  la  pressione  subì  oscillazioni  di  una 
certa  ampiezza.  Pur  tuttavia  in  ciascun  dei  due  mesi,  considerati 
separatamente  non  si  ebbero  che  variazioni  assai  piccole  per  lo 
più  non  superiori  al  millimetro.  Infatti  le  medie  in  tale  intervallo 
di  tempo  sono  le  seguenti: 


Ore  9  Ore  15  Ore  21  Media  diurna 

dal  15 -VI  al  30  -  VI  653.25  652.65  653.21  652,95 
dal  1  -  VII  al  31  -  VII  649.53  648.46  648.83  648.71 

Si  osserva  dunque,  come  già  notammo  per  la  temperatura,  un 
periodo  di  pressioni  più  elevate  in  giugno  al  quale  ne  sussegue 
un  altro  di  pressioni  minori  e  più  oscillanti.  I  due  periodi  sono 
nettamente  distinti.  La  massima  pressione  osservata  fu  in  giugno 
di  min.  657.5,  la  minore  in  luglio  di  min.  642.5:  lo  scarto  asso¬ 
luto  osservato  è  quindi  di  min.  15.  Nulla  posso  aggiungere  circa 
l’andamento  diurno  della  oscillazione,  non  possedendo  diagrammi 
forniti  da  apparati  registratori. 


Precipitazioni. 

Le  determinazioni  delle  precipitazioni  furono  eseguite  con  i 
i  due  pluviometri  dell' Ufficio  Idrografico  del  Po  che  sono  disposti 
uno  in  Brusson  centro  e  1’  altro  alla  diga  sull’  Evancon.  I  dati 
ottenuti  con  i  due  collettori  non  differiscono  sensibilmente  per 
quanto  questi  non  fossero  in  posizioni  simili.  Essi  sono  riportati  nella 
tabella  n.  6.  Da  essa  si  rileva  che  nella  seconda  metà  di  giugno 
si  ebbero  sette  giorni  piovosi,  però  solo  per  due  di  essi  la  pre¬ 
cipitazione  fu  calcolabile  (totale  10  millimetri)  :  negli  altri  essa  fu 


17 


252 


C.  F.  CAPELLO 


Tabella  N.  5 


Data 

ORE 

Media 

Data 

ORE 

Media 

9 

15 

21 

9 

15 

21 

15-V1 

655 

654 

655.5 

654.8 

8- VII 

647 

648.5 

650 

648.4 

16 

656 

655 

655.5 

655.5 

9 

650 

650 

652 

650.6 

17 

655 

654 

652.5 

653.8 

10 

653 

653 

653.5 

653.1 

18 

648.5 

649 

649 

648.8 

11 

653.5 

653 

653.5 

653.3 

J9 

649 

649 

650 

649.3 

12 

653 

653 

652.5 

652.8 

20 

651.5 

651.5 

654 

652.3 

13- 

651 

650 

648 

649 

21 

654 

653.5 

654 

653.8 

14 

646.5 

646.5 

646 

646.3 

22 

655 

653.5 

653.5 

654 

15 

644 

644.5 

647 

645.1 

23 

652.5 

652 

651 

651.8 

16 

649.5 

650.5 

651 

650.3 

24 

650.5 

648.5 

650 

649.6 

17 

653 

653 

653 

653 

25 

648.5 

649.5 

652 

650 

18 

651.5 

651 

650 

650.8 

26 

653.5 

654 

655 

654.1 

19 

650 

647 

644 

647 

27 

657.5 

657 

657 

657. 1 

20 

643 

642.5 

644 

,643.1 

28 

657.5 

657 

656 

656.8 

21 

646.5 

647.5 

648 

647.3 

90 

h*/ 

655 

653.5 

653.5 

654 

22 

651 

650 

651 

650.6 

30 

653 

652.5 

653 

652.8 

23 

651 

651 

651 

651 

24 

649 

648 

647 

648 

1- VII 

653 

651.5 

651.5 

652 

"  25 

646 

646 

647 

646.6 

o 

651 .5 

651.5 

652.5 

651.8 

26 

649 

648 

648 

648.3 

3 

651.5 

651.5 

650 

651 

27 

647 

616 

645 

646 

4 

647.5 

648 

648 

647.8 

28 

644.5 

645 

647 

645.5 

5 

648.5 

648 

648.5 

648  3 

29 

648 

648 

648 

648 

6 

647.5 

647 

646 

646.8 

30 

648 

647 

648 

647.6 

7 

644 

• 

645 

646 

645 

31 

647 

647 

647  (?) 

647 

OSSERVAZIONI  METEOROLOGICHE  ECO. 


inferiore  al  millimetro.  In  luglio  si  ebbero  8  giorni  piovosi  (totale 
mm.  44.5):  in  due  di  essi  la  precipitazione  non  fu  misurabile,  in 
tutto  il  periodo  considerato  si  ebbero  perciò  quindici  giorni  pio¬ 
vosi,  con  un  totale  di  precipitazione  di  54.5  mm.  Questa  non  si 
verificò  mai  sotto  forma  di  neve  ma  sempre  di  pioggia  ed  il  13 
luglio  anche  di  grandine.  Il  giorno  con  maggiore  precipitazione 
fu  il  6  -  VII  nel  quale  essa  raggiunse  mm.  13.5. 


Tabella  N.  6 


Mese 

G  I 

O  R 

N  O 

ì  >  e  e 

M  E 

S  E 

Totali 

1 

6 

7 

13 

15 

18 

20 

22 

23 

24 

25 

27 

28 

Giugno 

cS 

Td 

òr 

o 

_ 

_ 

4.5 

5.5 

2 

2 

2 

2 

2 

10 

Luglio 

Q, 

#r3 

7.5 

13.5 

7 

2.5 

11.5 

__ 

— 

— 

2 

2.5 

2 

— 

44.5 

Millim 

54.5 

Stato  dell’  atmosfera  (nubi  e  venti). 

Nella  tabella  n.  7  ho  raccolte  le  osservazioni  dettagliate  che 
si  riferiscono  allo  stato  del  cielo  a  Brusson  e  quindi  alla  nebulo¬ 
sità  ed  alla  direzione  del  vento. 

Su  47  giorni  di  osservazione  si  ebbero  soltanto  nove  giorni 
completamente  sereni,  quindi  un  quinto  circa  della  totalità.  La 
maggioranza  dei  giorni  (22)  invece  presenta  uno  stato  del  cielo 
variabile  con  certa  regolarità  e  cioè  il  giorno  s:  inizia  con  cielo 
sereno,  in  seguito  si  formano  le  prime  nubi  (in  genere  nubi  di 
vetta  e  piccoli  cumoli)  che  aumentano  in  tutto  il  pomeriggio  per 
diminuire  e  scomparire  talvolta  interamente  nelle  ore  più  fredde 
della  notte.  Si  ebbero  anche  alcuni  casi  di  andamento  inverso, 
ma  ciò  in  conseguenza  di  venti  forti  sopravvenuti  dalle  alte  re¬ 
gioni  nel  corso  della  giornata. 

Nella  tabella  riportai  per  ciascun  giorno  i  vari  tipi  di  nube 
osservate  ed  anche  il  tipo  prevalente.  Da  essa  è  facile  rilevare 
che  il  tipo  predominante  è  il  cumolo.  I  nembi,  i  cumoli  di  vetta 


Tabella  N.  7 


Forma 

Direzione 
del  vento 

Data 

STATO  DEL  CIELO 

prevalente 

a 

terra 

in 

alto 

delle  nubi 

15- VI 

Mattino  :  sereno.  Pomeriggio  :  i/ 4  coperto,  nubi  sui 

Zerbion  e  verso  Champoluc  ..... 

cumoli  di  vetta 

— 

— 

16 

M.  :  sereno.  P.  :  1/4  coperto,  nubi  di  vetta  che  spari- 

- 

scono  al  calar  del  giorno  ..... 

cumoli  di  vetta 

— 

— 

17 

M,  :  V4  coperto.  P.  :  i/2  coperto,  le  nubi  spariscono 
alla  sera  ......... 

cumoli 

18 

M.:  1/2  coperto,  piove  nelle  prime  ore.  P.  :  sereno  . 

nembi 

fracto-cumoli 

N-0 

0 

19 

M.  :  sereno.  P.  :  l/2  coperto,  cumoli  sul  Zerbion,  Torcné 

strato-cumoli 

— 

_ 

20 

M.  :  sereno.  P.  :  3/4  coperto,  nubi  e  nembi  crescenti, 

piove  alle  20  .  ,  .  .  .  . 

cumoli,  nembi 

— 

— 

21 

M.  :  sereno.  P.  :  sereno,  pochi  nubi  altissime  . 

(alto-strati) 

— 

— 

22 

M.  :  sereno.  P.  :  si  rannuvola  poco  a  poco,  piove  alle  18 

nembi,  cumoli 

— 

(0) 

23 

M.  :  tutto  coperto.  P.  :  si  rasserena  e  si  ricopre,  piove 
alle  22  ........ 

nembi,  cumoli 

(N-O) 

0 

24 

M.:  l/2  coperto.  P.  :  3/4  coperto,  nebbie  basse  e  nembi 
verso  Challant.  Piove  alle  17  ed  alle  21 

fracto-cumoli 

0 

0 

25 

M.  :  3/4  coperto.  P.  :  sereno  ...... 

cumoli 

— ■ 

26 

M.:  sereno.  P.  :  lj0  coperto,  nubi  sui  monti  Zerbion, 

Torché  ecc.  ........ 

nubi  di  vetta 

— 

— 

27 

M.  :  sereno.  P,  :  3/4  coperto.  Piove  dopo  le  22  . 

nembi,  cumoli 

— 

28 

3/4  coperto,  nebbie  basse  e  nubi  di  vetta.  Piove  dopo  le  18 

nembi,  cumoli 

— 

S-0 

29 

M.  :  sereno,  piccoli  alto-strati  all’orizzote.  P.  :  3/4  cop. 

cumoli 

S-0 

30 

M.  :  sereno.  P.  :  verso  sera  3/4  coperto 

strato-cumoli 

- 

1-V11 

Tutto  coperto,  nebbie  di  fondo-valle,  piove  alle  16 

ed  alle  19  ........ 

nembi,  cumoli 

— 

- 1 

2 

M.:  sereno.  P.:  i/4  coperto  ...... 

cirri-strati 

— 

3 

M.  :  3/4  coperto.  P.  :  3/4  coperto  ..... 

cumoli 

— 

0,  S-C 

4 

M.  :  l/i  coperto.  P.  :  3/4  coperto,  alle  21  si  rasserena 

cumoli 

N-0 

0 

Segue  Tabella  N.  7 


Data 

Forma 
prevalente 
delle  nubi 

Direzione 
del  vento 

STATO  DEL  CIELO 

a 

terra 

in 

alto 

5- VII 

Sereno,  piccole  nubi  di  vetta  ..... 

— 

— 

— 

6 

M.  :  i/3  coperto.  F\:  tutto  coperto,  piove  . 

nembi,  cumoli 

S 

S 

7 

Tutto  coperto,  piove  ad  intermittenza.  Nebbie  di 
fondovalle  ........ 

id.  id. 

S 

S 

8 

Sereno  . 

— 

N-0 

N-0 

9 

3/i  coperto,  cumoli,  nembi  e  nubi  di  vetta 

cumoli 

— 

— 

10 

Sereno  .......... 

— 

— 

— 

11 

Sereno:  pochi  cirri-strati  ...... 

cirri 

— 

— 

12 

Idem  .......... 

cirri 

— 

— 

13 

M.  :  sereno.  P.:  3/4  coperto,  nella  notte  piove  e  grandina 

nembi,  cumoli 

— 

— 

14 

M.  :  sereno.  P.:  l/i  coperto,  cumoli,  cumoli-strati 

cumoli 

— 

— 

15 

M.‘.  tutto  coperto,  piove.  Alle  sedici  si  rasserena 

nembi 

0 

0 

16 

Sereno  . 

— 

— 

0 

17 

M.  :  sereno.  P.:  i/2  coperto.  ..... 

cumoli 

— 

— 

18 

l/i  coperto,  cirri,  cirri-strati,  cumoli,  cumoli  di  vetta 

cirri 

— 

— 

19 

M.  :  sereno.  P.  :  1/4  coperto,  nebbie  di  fondovalle 

cumoli 

— 

— 

20 

M.  :  sereno.  P,  :  i/2  coperto  ...... 

cumoli 

— 

N-0,0 

21 

M.  :  sereno.  P.  :  3/4  coperto,  cumoli,  fracto-cumoli. 
strato-cumoli  .......  , 

cumoli 

NO 

0 

22-23 

Sereno,  pochi  cirri  ....... 

— 

— 

(23)0 

24-25 

Tutto  coperto,  piove,  nebbie  di  fondovalle 

nembi,  cumoli 

— 

— 

26-27 

Tutto  coperto,  piove  il  27  . 

cumoli 

0 

N,  N-0 

28 

x/4  coperto  :  cumoli  strati,  nubi  di  vetta  . 

cumoli-strati 

0  . 

0 

29-30 

M.  :  sereno.  P.  :  1/4  coperto,  cirri,  cirri-strati,  cumoli 

cirri 

— 

— 

31 

*/4  coperto:  cumoli  e  nubi  di  vetta  .... 

cumoli 

— 

— 

C.  F.  CAPELLO  -  OSSERVAZIONI  METEOROLOGICHE  ECC. 


e  di  nembo-cumoli  prevalgono  sempre  nei  giorni  piovosi  ed  è  in¬ 
fatti  da  essi  che  si  originano  le  precipitazioni.  La  presenza  di  nn 
tipo  o  di  un  altro  di  nubi  è  in  rapporto  con  la  presenza,  l’ inten¬ 
sità  e  la  direzione  dei  venti. 

Questi  ultimi  meritano  un  cenno  particolare.  Furono  osservati 
nel  periodo  detto  a  Brusson  otto  giorni  con  venti  a  terra  sensibili 
predominanti  quelli  da  Ovest.  Della  loro  velocità  nulla  posso  dire 
dire  non  avendo  avuto  a  mia  disposizione  un'apparato  registratore. 
Dei  venti  delle  regioni  superiori  fu  possibile  osservare  la  loro 
presenza  in  diciannove  giorni.  La  direzione  predominante  di  essi 
è  di  Owest  e  Nord-Ovest.  Non  mancano  tanto  nei  venti  di  terra 
come  in  quelli  superiori  anche  altre  direzioni  :  tipica  la  direzione 
estrema  da  sud  che  coincise  con  un  periodo  di  maltempo  abba¬ 
stanza  stabile  e  di  forti  precipitazioni  (6,  7- VII).  Le  nebbie  basse 
di  fondovalle  furono  presenti  in  sei  giorni,  e  più  precisamente  il 
24  e  il  28  giugno  e  l’I,  7,  19,  24  luglio. 


Dr.  Paola  Manfredi 


TERZO  CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA 
DEI  MIRIAPOPI  CAVERNICOLI  ITALIANI 


Esaminando  materiale  raccolto  da  alcuni  speleologi,  e  inviato 
al  nostro  Museo,  ho  rilevato  la  presenza  di  due  varietà  che  mi 
risultano  nuove. 

La  prima  appartiene  alla  famiglia  dei  Polydesmidi,  e  preci¬ 
samente  alla  sp.  Polydes/nus  longicornis  Silv .,  la  seconda  alla 
famiglia  dei  Craspedosomidi,  specie  Polymicrodon  Latzeìi  Verli. 


Polydesmus  longicornis  Silv.  Chiesai  mihi. 

Nell’  aspetto  esterno  la  varietà  non  differisce  dal  tipo  altro 
che  per  le  dimensioni,  un  poco  superiori,  e  per  la  forma  delle 
carene  laterali,  le  quali  sono  alquanto  ripiegate  verso  P  alto,  co¬ 
sicché  la  superfi.ee  dorsale  risulta  sensibilmente  concava.  Per  il 
resto  (ornamentazione  dei  tergiti,  spinulazione  delle  carene,  colore 
bianco-giallastro,  ecc.),  la  specie  e  la  varietà  si  rassomigliano 
strettamente. 

Come  nel  tipo  descritto  da  Silvestri,  e  ridescritto  da  ine,  in 
questi  stessi  Atti  (voi.  69  —  1930),  le  antenne  sono  assai  lunghe 
(il  doppio  della  larghezza  del  corpo  nei  c^cT1,  e  poco  meno  nelle 
9  9)?  le  zampe  lunghe  e  sottili,  nei  $  più  che  nelle  9  9  ? 
le  zampe  dei  rf  mancano  di  vescicole  tarsali. 

Le  dimensioni,  come  ho  detto  sopra,  superano  di  poco  quelle 
del  Polyd.  longicornis.  I  maschi  sono  lunghi  15 -min.  e  larghi  2 
mm. ,  con  antenne  di  4  mm.;  le  femmine  raggiungono  i  16  o  17 
mm.  di  lunghezza  per  2,5  di  larghezza  ;  con  antenne  di  mm.  3,5  -  3,8. 

Differenze  assai  più  sensibili  —  in  base  alle  quali  ho  stabilito 
la  varietà  —  si  riscontrano  negli  organi  copulativi.  — 


258 


P.  MANFREDI 


I  gonopodi  (fig.  1  e  2)  sono  foggiati  sul  tipo  medesimo  di  quelli 
di  Polyd.  longicornis ,  ma  sono  alquanto  più  tozzi  e  massicci. 

II  femore  molto  robusto,  ha  il  margine  interno  {ni)  molto 
marcato  e  sporgente,  ed  è  nettamente  limitato,  rispetto  alla  tibia, 
dall’angolo  n  e  dalla  strozzatura  che  ad  esso  sovrasta. 

La  tibia,  che  per  la  forma  ovoidale  somiglia  a  quella  del  tipo, 
è  ornata  di  una  sorta  di  cresta  dentata  o  spinulata  che  nasce,  con 
un  grosso  dente  uncinato  {d)  sul  lato  esterno  dell'organo,  all' al¬ 
tezza  della  vescicola  seminale,  e  decorre  coll’andamento  di  una  1  /2 
spirale  sulla  faccia  anteriore  (adorale!  della  tibia  stessa  fino  al 
suo  margine  distale  interno,  ossia  alla  base  del  tarso  (o  ramo 


Fig.  1  Fig.  2 

secondario).  Questo  è  lievemente  strozzato  nella  porzione  basale, 
con  un  dente  ottuso  a  metà  del  margine  concavo;  l’ apice  appare 
semplice.  Il  solenomerite  o  prolungamento  tibiale  .(ramo  termi¬ 
nale)  è  assai  più  massiccio  e  un  poco  più  breve  che  nel  tipo.  La 
doccia  seminale  ha  andamento  alquanto  più  tortuoso  che  in  Polid. 
longicornis ,  come  risulta  evidente  dal  confronto  delle  figure. 

Differenze  sensibili  si  rilevano  anche  nei  cifopodi  (fig.  3), 
giacche  1’  opercolo  è  fortemente  rigettato  in  avanti,  e  divaricato  dalla 
borsa,  per  il  notevole  sviluppo  della  porzione  terminale  dell'ovidutto, 
che  sporge  fra  borsa  e  opercolo  con  due  grossissime  labbra.  In  tale 
modo  i  cifopodi  appaiono  molto  più  grossi  che  non  in  Polydesmus 


TERZO  CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ECC. 


259 


ÌOìKjicornis.  (Questo  carattere  l’ho  riscontrato  in  tutte  le  9  9 
che  ho  avuto  in  esame,  provenienti  da  raccolte  fatte  in  tempi 
diversi  (settembre  e  novembre)  ;  sembra  quindi  probabile  che  sia 
questa  la  struttura  normale:  e  non  uno  stato  di  particolare  e  tem¬ 
poranea  distensione  dell’organo).  Altra  deviazione  notevole  dal  tipo 
è  la  disuguaglianza  delle  due  valve,  di  cui  l’interna  è  più  svilup¬ 
pata  dell  esterna.  Le  altre  strutture  dei  cifopodi  (cimiero,  gorgiera, 
canale  apodematico,  ecc).  non  presentano  nulla  di  caratteristico. 


Gli  esemplari  da  me  esaminati  furono  raccolti  nel  settembre 
e  nel  novembre  di  questo  anno  dal  signor  Cesare  Chiesa,  nella 
Grotta  di  A^al  d’Adda,  N.  1044  Lo,  in  Val  Imagna  (Bergamo). 

Mi  è  gradito  dedicare  la  nuova  varietà  a  questo  attivo  racco¬ 
glitore  di  animali  cavernicoli,  poiché  già  gli  sono  debitrice  di 
parecchio  materiale  interessante. 

Tipi  e  cotipi  di  questa  nuova  varietà  sono  conservati  nel 
Museo  Civico  di  Storia  Naturale  in  Milano. 

Pure  il  sig.  Chiesa  mi  recò  alcuni  Iulidi  della  Gr.  Buco  del 
Frate  N.  1  Lo  (Monte  Paitone,  Brescia)  nei  quali  riconobbi  il 


260 


P.  MANFREDI 


Trogloiulus  mirus  Manfr.  da  me  descritto  in  questi  stessi  Atti 
(voi.  70,  1931). 

Altro  materiale  della  medesima  grotta  mi  fu  inviato  dal  sig. 
F.  Caffi,  raccolto  in  una  esplorazione  ivi  compiuta  alcuni  anni  or 
sono  (30  -  XII  - 1928).  Vi  rinvenni,  oltre  airiulide  suddetto,  anche 
una  nuova  varietà  di  Craspedosomida,  che  descrivo  qui  appresso: 

Polymicrodon  Latzeli  Verh.  italicum  mihi. 

1  <3*  adulto  e  1  individuo  immaturo. 

371  lunghezza  min.  15;  larghezza,  in  corrispondenza  dell’ 8 
tergile,  mm.  1,9. 

(Poiché  questa  nuova  varietà  è  molto  somigliante  alla  varietà 
Poìym.  Latzeli  gallicum  Verh.  di  cui  Pibaut  ha  dato  un’  ottima 
e  minuziosa  descrizione  in  Ascospermophora,  Arch.  Zool.  Exper. 
T.  10  -  1912  -  13,  per  comodità  di  confronti  seguirò  il  medesimo 
schema  di  questo  A). 

La  testa  del  $  ha  vertice  bruno  e  faccia  chiara.  Le  zampe 
sono  macchiate  di  bruno  sugli  articoli  terminali  :  i  prozoniti  sono 
bruni:  i  metazoniti  più  chiari,  con  una  macchia  oscura  centrale 
e  due  laterali;  tutti  sono  percorsi  da  nn  solco  longitudinale  chiaro. 
Il  solco  trasversale  dei  metazoniti  è  poco  evidente,  situato  all’indie- 
tro  delle  spine  mediane,  quindi  considerevolmente  allontanato  dal 
prozonite.  Il  bordo  posteriore  del  metazonite,  compreso  fra  le  due 
espansioni  laterali,  è  largo  e  chiaro. 

Le  espansioni  laterali  hanno  forma  del  tutto  somigliante  a 
quella  della  var.  gallicum.  Verh.  ;  e  lo  stesso  dicasi  per  la  dispo¬ 
sizione  delle  spine,  che  sono  corte  e  press’ a  poco  uguali  fra  loro. 
In  corrispondenza  dell’  ottavo  ter  gite,  la  larghezza  di  una  espan¬ 
sione  laterale  è  uguale  a  8/10  della  larghezza  del  bordo  posteriore 
del  metazonite,  compreso  fra  le  due  espansioni  laterali.  La  distanza 
fra  le  due  spine,  mediane  è  uguale  ai  9/10,  la  distanza  fra  la  spina 
laterale  anteriore  e  la  posteriore  di  ogni  lato  è  uguale  ai  3/10 
della  larghezza  suddetta. 

Le  antenne,  lunghette  e  sottili,  raggiungono  appena  il  mar¬ 
gine  anteriore  del  7.  segmento. 

Gli  occhi,  una  trentina  all’  incirca,  sono  disposti  in  file  lieve¬ 
mente  convesse  all’ innanzi,  in  numero  decrescente  da  7  a  1,  in 
modo  da  formare  un  triangolo  quasi  regolare. 


TERZO  CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ECC.  261 

Organi  copulativi  maschili  : 

Nei  gonopodi  anteriori  il  sincoxite  (fig.  4  e  5)  è  grosso,  più 
largo  che  lungo,  di  forma  molto  complessa.  La  sporgenza  longitu¬ 
dinale  mediana  della  faccia  adorale  (fìg.  4)  si  divide,  appena  sopra 
la  base  del  sincoxite,  in  due  porzioni  laterali,  le  quali,  a  livello 
dell'  inserzione  delle  lamine  frangiate,  danno  origine  ai  due  rami 


anteriori  fa)  che  si  piegano  poi  bruscamente,  ad  angolo  retto, 
indietro  e  in  fuori.  I  rami  posteriori  fbj  sono  molto  sviluppati, 
lunghi  e  forti,  guarniti  sul  margine  poste¬ 
riore  di  una  fitta  serie  di  lunghe  lacinie. 

Le  lamine  laciniate  fcj  sono  sviluppa¬ 
tissime,  alte  e  larghe,  con  molte  lacinie  ri¬ 
volte  all'  indietro,  sul  margine  posteriore¬ 
esterno,  mentre  altre  lacinie,  inserite  verso 
il  centro  della  faccia  posteriore,  sono  dirette 
in  fuori. 

I  lobi  basali  fd)  sono  mediocremente  svi¬ 
luppati,  ma  1!  incavatura  che  li  separa  dalla 
porzione  distale  (in  particolare  dalle  braccia 
posteriori)  è  nettamente  segnata. 

II  prolungamento  endoscheletrico  fzj  è 
poco  più  corto  della  parte  esterna  del  sinco¬ 
xite;  un  poco  più  ingrossato  alla  base,  e  poi 

di  larghezza  uniforme  per  tutta  la  lunghezza. 

I  cheiliti  (fig.  6)  sono  più  alti  del  sincoxite  ;  hanno  la  faccia 
anteriore  convessa  senza  ornamenti,  la  faccia  posteriore  concava, 


Fig.  6 


262 


P.  MANFREDI 


con  alcune  ornamentazioni.  Nell’angolo  distale  esterno  si  nota  un 
grosso  dente  flij  ripiegato  verso  il  basso;  presso  il  margine  late¬ 
rale  esterno  una  lamella  fKJ  di  forma  subtriangolare,  a  margine 
liscio  e  superficie  lievemente  striata;  essa  nasce  subito  sotto  il 


Fig.  7 


dente  h  e  si  continua  fino  alla  base  del  cheirite.  La  porzione  femo¬ 
rale  di  questo  si  ripiega  caudalmente  con  una  lamina,  guarnita  di 
una  spina  fSJ  che  viene  a  congiungersi  ai  lobi  basali  nel  sinco- 
xite,  nel  punto  X  come  è  segnato  da  un  lato  della  fig.  5.  Nulla 


posso  dire  della  forma  delle  tasche  tracheali,  che,  a  quanto  mi 
sembra,  sono  andate  distrutte  nella  preparazione. 

Gonopodi  posteriori  (fig.  7  e  8).  Differiscono  in  modo  notevole 
da  quelli  della  var.  cjallicum  (Rispetto  a  quelli  della  specie  non 
posso  pronunciarmi,  non  avendo  potuto  consultare  il  lavoro  di 
Verhoeff.  On  thè  occurrence  of  Brachycliaeteuma ,  Titanosoma 


TERZO  CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ECC.  263 

and  Poìymicrodon  in  England  f Trans  of  thè  nat.  hi  si.  soc. 
of  Northumherland,  Burli  am  aud,  Neiocastle  —  upon  Tyne 
voi.  IV,  1 9 1 2).  Dalla  faccia  adorale  (fig.  7)  si  osserva  una  lamina 
trasversa  fittamente  verrucosa  che  appartiene  allo  sterilite.  Il  pro¬ 
lungamento  mediano  consta  di  3,  anziché  di  due  rami  ;  uno  co¬ 
nico,  anteriore,  verrucoso  alla  base,  e  fessurato  fin  quasi  all’  apice, 
che  sembra  appartenere  alla  lamina  verrucosa  summenzionata  ;  e 
due  più  lunghi  posteriori  paralleli  e  strettamente  accollati  fra 
loro  e  al  ramo  anteriore.  I  due  rami  posteriori  si  continuano  ai 
lati  direttamente,  senza  la  minima  traccia  di  saldatura  nè  di 
articolazione,  nelle  zampe  fPJ  robuste  e  munite  di  molte  lunghe 
setole.  Nel  solo  esemplare  che  ho  avuto  in  esame  mancano 
almeno  apparentemente  —  i  lobi  esterni  dello  sternite,  (che  sono 
cosi  sviluppati  in  Polym.  Latzeli  gallicum ,  ed  in  altre  specie 
dello  stesso  genere).  Non  posso  però  escludere  che  non  si  siano 
spezzati  durante  la  preparazione  (come  una  delle  zampe).  Le  tasche 
tracheali  sono  lunghette,  con  stigma  molto  evivente. 

La  9  è  sconosciuta. 

Tipo  nel  Museo  Civ.  di  St.  Naturale  di  Milano. 

Da  quanto  riferiscono  gli  A.  A.  a  proposito  della  specie  e  della 
var.  gallica  è  lecito  dedurre  che  la  nuova  varietà  sia  forma  solo 
occasionalmente  cavernicola.  Poìymicrodon  Ladzeli  e  Polym. 
Latzeli  gallicum  provengono  rispettivamente  da  stazioni  epigee 
inglesi  e  da  stazioni  epigee  ed  ipogee  francesi.  Altre  specie  (Po- 
lymicroclon  lignivorum,  hercegovinense  ecc.)  sono  state  raccolte 
in  Bosnia  ed  Herzegovina,  nel  terriccio  ed  anche  in  una  pro¬ 
fonda  dolina. 

In  Italia  il  genere  non  era  ancora  stato  osservato  (almeno  per 
quanto  mi  consta). 

Il  reperto  merita  dunque  di  esser  segnalato,  non  solo  perchè 
si  tratta  di  una  varietà  nuova,  ma  anche  perchè  viene  ad  intro¬ 
durre  un  nuovo  genere  nella  fauna  italiana,  ed  allarga  le  nostre 
conoscenze  intorno  alla  distribuzione  geografica  di  queste  forme 
poco  comuni. 

Acquario  Civico  — -  Milano ,  1931. 

Sunto.  — -  L'A.  descrive  due  nuove  varietà  di  Miriapodi  Diplopodi  : 
Polydesmus  longicornis  Silv.  Chiesai  Manfr.  ;  e  Poìymicrodon  Latzeli 
Verh.  italicum  Manfr.,  raccolti  in  grotte  lombarde. 


COMMEMORAZIONE 


del 

Conte  Comm.  Dott.  ERCOLE  TURATI 

Fondatore  della  Collezione  ornitologica  Turati 
letta  dal  Dott.  EDGARDO  MOLTONI 
nell’adunanza  del  15  novembre  1931 


Egregi  Consoci , 


Mi  è  grato  ricordare  in  occasione  del  50°  anniversario  della 
morte,  la  nobile  figura  del  Conte  Ercole  Turati,  il  più  grande, 
senza  dubbio,  degli  Ornitologi  Collezionisti  Italiani. 

Eu  uno  dei  primi  Soci  effettivi  della  nostra  Società  essendovi 
entrato  a  far  parte  già  fin  dal  6  gennaio  1858,  quando  la  Società 
era  ai  primi  anni  di  vita. 

Era  nato  il  10  luglio  1829  a  Busto  Arsizio  dal  Conte  Fran¬ 
cesco  e  da  Angela  Pigna,  ed  il  30  luglio  1881  mancò  all*  affetto 
dei  suoi  cari,  ed  ai  suoi  studi  prediletti. 

Già  fin  dal  1844,  appena  quindicenne,  innamorato  degli  studi 
naturalistici  cbe  ricolmavano  di  gioia  la  sua  appassionata  mente 
non  paga  della  vita  consueta,  gettò  le  prime  basi  della  Raccolta 
Ornitologica,  quella  raccolta  cbe  doveva  assurgere  poi  a  fama 
mondiale  e  che  ora  è  conosciuta  da  tutti  gli  studiosi  col  nome  del 
suo  fondatore:  Collezione  Ornitologica  Turati. 

Il  giovane  studioso  radunò  i  primi  esemplari  di  uccelli  natu¬ 
ralizzati,  italiani,  frutto  di  cacce  personali,  in  non  ampi  scaffali 
nella  Villa  della  Ghisolfa,  che  a  poco  a  poco  si  dimostrò  inca¬ 
pace  di  contenere  quanto  raccoglieva,  non  più  V  imberbe  giovi¬ 
netto,  ma  il  maturo  studioso  che  tutto  il  tempo  disponibile  dedi¬ 
cava  agli  studi  di  Ornitologia  e  alla  sua  raccolta,  orinai  ricca  di 
inestimabili  tesori  ornitici. 


Conte  Comm.  Dr.  ERCOLE  TURATI. 
Fondatore  del  Museo  Turati  di  Ornitologia 

conservato  nel  Museo  di  Storia  Naturale  di  Milano. 


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COMMEMORAZIONE  DEE  CONTE  ERCOLE  TURATI 


26o 

Quando  la  pregevole  collezione  cessò  di  accrescersi  con  ritmo 
accelerato  per  la  morte  del  suo  fondatore,  era  già  da  molti  anni 
trasportata  in  sede  più  degna  e  precisamente  in  Milano  nel  Pa¬ 
lazzo  Turati  di  Via  Meravigli,  ove  occupava  una  quarantina  di 
locali  ed  a  essa  era  addetto,  oltre  ad  altro  personale,  anche  un 
curatore  stabile,  il  signor  Ernesto  Pelitti. 

Le  cifre  meglio  delle  parole  faranno  conoscere  quanto  studio, 
quanta  cura  ed  anche  quanto  denaro  il  Conte  Ercole  Turati  pro¬ 
fuse  in  essa. 

L'ultimo  uccello  della  Raccolta  catalogato  porta  il  numero 
20661  e  fu  registrato  postumo,  e  cioè  quando  venne  riunito  anche 
il  materiale  che  lo  studioso  aveva  inviato  agli  altri  ornitologi  per 
la  classificazione  esatta  od  era  in  sospeso  od  in  viaggio  quando 
Egli  mancò. 

I  20661  esemplari  appartenevano  a  un  di  presso  a  7200  specie 
ed  a  circa  2300  generi. 

L'  importanza  di  quanto  radunò  il  benemerito  Conte  è  palese 
se  ricordiamo  che  alla  fine  del  1881  la  Raccolta  degli  uccelli  del 
Civico  Museo  di  Milano  si  componeva  di  soli  3766  esemplari, 
e  quella  del  Museo  della  R.  L^niversità  di  Torino,  per  citarne 
un’  altra  importantissima,  diretta  dal  più  grande  ornitologo  che 
Italia  abbia  avuto,  il  Conte  Tommaso  Salvadori,  non  ne  possedeva 
che  10000. 

Non  è  da  credere  che  quanto  il  Conte  Turati  radunava  fosse 
imponente  soltanto  per  numero  di  esemplari.  Tutto  il  materiale 
era  raccolto  con  criterio  prettamente  scientifico,  e  direi  quasi  che 
esso  precorreva  i  tempi,  non  essendosi  limitato,  da  vero  studioso 
quale  era,  a  riunire  solo  alcuni  esemplari  appartenenti  alle  diverse 
specie,  ma  bensì  serie  di  esemplari  della  stessa  specie,  che  rap¬ 
presentavano  le  variazioni  geografiche,  gli  svariati  abiti  stagionali 
o  dipendenti  dai  sessi  o  dall’  età  ;  e  siccome  ciò  non  bastava  a 
ben  conoscere  gli  uccelli,  così  si  iniziarono  ricche  serie  di  indi- 
vidui  anomali  per  colorito  :  albinismi,  melanismi,  isabellismi  ecc. 

A  complemento  di  quanto  sopra,  e  parte  integrativa  della 
Collezione,  furono  riuniti  ben  700  scheletri  e  3000  uova,  oltre  si 
intende  una  magnifica  ed  aggiornata  biblioteca,  ricca  di  pregevoli 
e  rare  opere  sugli  uccelli. 

Un  complesso  quindi  di  materiale  ornitologico  che  non  aveva 
rivali  tra  noi,  e  che  portava  nel  campo  delfi  Ornitologia  il  nome 


266 


ED.  MOLTONI 


dell’  Italia  a  pari  di  quello  delle  altre  nazioni  più  ricche  e  più 
progredite  di  quanto  non  fosse  la  nostra  diletta  patria,  tanto  più 
che  il  Conte  Ercole  non  ammetteva  nella  sua  collezione  che  esem¬ 
plari  perfetti  da  lui  stesso  inviati  per  la  naturalizzazione  ai  più 
celebri  preparatori  di  tutto  il  mondo. 

Il  generoso  studioso  era  in  rapporto  coi  migliori  ornitologi 
italiani  ed  esteri,  nonché  coi  più  noti  esploratori  dell’epoca  ;  e  per 
citarne  alcuni  ricorderò  il  Salvadori,  il  Doria.  il  D;  Albertis.  il 
Beccari,  l’ Antinori,  il  Giglioli,  lo  Sclater,  il  Pelzeln,  il  Reiche- 
now,  il  Verreaux,  il  Welch,  il  Meyer,  il  Finsch,  il  Cabanis  ecc. 
Il  Conte  Ercole  colla  speranza  di  avere  nuovo  materiale  antici¬ 
pava  spesso  i  denari  per  gli  acquisti  onde  alleviare  le  spese  delle 
esplorazioni  o  promuoverle. 

Per  accrescere  fama  e  prestigio  alla  sua  collezione  acquistò 
anche  i  tipi  d’  uccelli  descritti,  dimostrando  già  fin  d5  allora  di 
apprezzare  col  giusto  valore,  1’  importanza  massima  dei  primi  esem¬ 
plari  su  cui  si  erano  basati  gli  studiosi  per  descrivere  le  nuove 
specie,  tanto  che,  alla  sua  morte,  erano  ben  185,  numero  non  di- 
sprezzabile  in  quei  tempi  fin  cui  non  era  ancora  iu  uso  frazionare 
le  specie  in  numerose  sottospecie  o  razze  geografiche. 

Pure  gli  uccelli  estinti  furono  zelantemente  raccolti  e  tra 
quelli  avuti  citerò  V  Alca  impennis  (L.)  con  un  ottimo  esemplare, 
il  Nestor  productus ,  Cfould,  con  un  esemplare,  V  Ectopistes  mi- 
gratorius  (L.)  ed  il  Conuropsis  carolinensis  (L.),  con  più  esem¬ 
plari.  Il  Conte  Ercole  radunò  poi  una  ricca  serie  di  specie  rare 
o  in  via  di  estinzione,  se  pur  non  estinte,  come  Heteralocha  acu- 
tirostris ,  Gould,  Boiodleria  ( Sphenoeacus )  rufescens  (Bull.),  Miro 
traversi ,  Buller,  Miro  albifrons  (Gm.),  Coturnix  nov ae zelan¬ 
do  ae^  Quoy  et  Gaim.,  Tympanuchus  cupido  (L.),  Rliamphocinclus 
brachyurus  (Vieill.),  Sceloglaux  albifacies  (Gray),  Clitonyx  al¬ 
bicala  (Less.),  Pogonornis  ciucia  (Dubus),  Nesochen  sandvi- 
censis  (Vig.),  Pareudiastes  pacifìcus ,  H.  et  F.,  Campophilus 
principalis  (L.),  Turnag ra  crassirostris  (Gm.),  Anthornis  me- 
lanura  (Sparrm.),  Xenicus  longipes,  Gray,  Acanthidositta  chlo- 
ris  (Sparrm.),  Serresius  galeatus  Bp.  ecc.  ecc. 

Esistevano  in  Raccolta  specie  conosciute  solo  per  pochi  indi¬ 
vidui  catturati  od  unici,  che  obbligavano  gli  studiosi  di  tutti  i . 
paesi  a  ricorrere  alla  ben  nota  cortesia  del  Conte  Ercole  per  po¬ 
terli  osservare,  studiare,  citare  ecc.  Tra  gli  esemplari  a  quei  tempi 


COMMEMORAZIONE  DEL  CONTE  ERCOLE  TURATI  267 

unici  ricorderemo  solo  il  Chalcopsitlacus  insir/nis ,  Oust.,  della 
Nuova  Guinea  ed  il  Ptilopus  huttoni ,  Filiseli  ;  quest’  ultimo  è  una 
specie  di  colombo  proveniente  dall’Isola  Rapa  nell’Oceano  Paci¬ 
fico  ed  inviato  al  Finscli  nel  1873,  o  poco  tempo  prima,  e  rimasto 
unico  fino  al  1921-22,  epoca  nella  quale  questa  specie  fu  ritrovata 
nella  suddetta  isola  dalla  spedizione  Whitney  (10  e  10  Q  )  e 
ristudiata  dal  Dott.  R.  Cushman  Murphy  del  Museo  di  New  Jork, 
il  quale  anzi  ascrisse  questa  specie  ad  un  nuovo  genere  da  lui 
creato  :  Thyliphaps. 

I  principali  generi  di  uccelli  conosciuti  erano  rappresentati 
da  tutte  le  specie  allora  note,  in  modo  tale  che  la  Collezione  si 
presentava  armonica  in  tutte  le  sue  parti. 

Certi  gruppi  però,  sia  per  fortunate  combinazioni,  sia  per 
espresso  volere  dell’  organizzatore  e  studioso,  erano  preponderanti 
rispetto  agli  altri  :  così  vi  erano  2150  Uccelli  mosca  o  Colibrì  con 
circa  350  specie  rappresentate  ed  11  tipi,  1200  Picchi  apparte¬ 
nenti  a  265  specie  con  almeno  7  tipi,  oltre  1000  Pappagalli  ap¬ 
partenenti  a  350  specie  con  17  tipi  ed  almeno  due  specie  estinte, 
251  Caprimulgidi,  480  Alcedinidi,  890  Rapaci  diurni,  350  Rapaci 
notturni,  27  Struzionidi,  ed  una  ricca  serie  di  Paradisee  di  circa 
300  esemplari,  ecc.  ecc.,  oltre  gli  scheletri  e  le  uova. 

Benché  il  Conte  Ercole  fosse  di  una  modestia  senza  pari,  e 
per  natura  non  amante  della  compagnia,  la  sua  fama  di  scienziato 
naturalista  e  di  scrupoloso  ed  attento  studioso,  si  sparse  ben  presto 
traigli  scienziati,  tanto  che  a  Lui  spesso  ricorrevano  i  diversi  spe¬ 
cialisti  per  consultarlo  e  per  avere  materiale  utile  per  le  loro 
monografie  illustrate  o  per  i  loro  studi  speciali  ;  di  guisa  che  il 
nostro  studioso  era  in  continui  scambi  di  idee,  materiale,  libri 
ecc.  con  gli  ornitologi  più  noti. 

Le  collezioni  radunate  furono  poi  classificate  da  Lui  stesso 
(descrisse  anche  in  collaborazione  col  Salvadori  una  nuova  specie 
di  Trogonide  il  Pliaromacrus  xantliogaster  e  un  nuovo  Musci- 
capide  la  Rhipidura  vidim)  e  dagli  specialisti  dei  singoli  gruppi, 
e  perciò  acquistarono  un  valore  scientifico  di  primissimo  ordine  ; 
tanto  più  che  le  determinazioni  originarie  di  ogni  singolo  esem¬ 
plare  furono  opportunamente  conservate  ed,  ove  era  il  caso  corre¬ 
date  da  citazioni  bibliografiche  utilissime. 

Per  testimoniare  la  riconoscenza  al  Conte  o  per  esternare 
l’ ammirazione  e  l’ alta  stima  in  cui  lo  tenevano,  alcuni  ornitologi 


18 


268 


ED.  MOLTONI 


legarono  il  suo  nome  a  nuove  specie  di  uccelli  descritte,  così  il 
Dasyrhamplius  Herculis  fu  a  Lui  dedicato  dall’  ornitologo  Otto 
Filiseli  di  Brema,  il  Dryoscopus  Turatii  dal  Verreaux  di  Parigi, 
ed  il  Dendrocopus  Turati,  specie  di  Picchio,  fu  così  denominato 
dal  Malherbe  in  onore  del  Conte  Ercole  e  del  fratello  Ernesto 
pur  esso  insigne  cultore  di  Ornitologia.  Il  Conte  Ercole  non  era 
il  solo  studioso  di  Scienze  Naturali  della  nobile  famiglia  Turati, 
ed  oltre  il  succitato  fratello  Ernesto,  pure  benemerito  del  nostro 
Museo,  avendo  donato  nel  1903  la  celebre  Collezione  dei  nidi  lom¬ 
bardi,  degnamente  illustrata  in  due  splendidi  volumi  dal  Bettoni, 
pubblicati  però  a  spese  e  con  i  dati  forniti  dai  due  fratelli,  e  che 
ora  trovasi  riunita  in  una  sola  sala  del  Museo. 

Lo  stesso  fratello  Ernesto  si  occupò  di  coleotteri  paleartici 
radunando  una  raccolta  importantissima  ora  assicurata  al  Museo 
per  merito  dell5  attuale  direttore  Dott.  Parisi. 

La  tradizione  naturalistica  della  famiglia  Turati  è  continuata 
degnamente  dai  figli  Conti  Emilio  e  Vittorio  :  il  primo  distinto 
lepidotterologo  con  una  produzione  scientifica  di  più  di  52  pubbli¬ 
cazioni  faunistiche  e  biologiche  sui  lepidotteri,  e  possessore  a  sua 
volta  di  una  ricca  collezione  con  tutti  i  tipi  delle  più  di  300  specie 
da  lui  descritte  e  relativa  biblioteca  ;  il  secondo  appassionato  cul¬ 
tore  di  studi  geologici  e  paleontologici,  con  una  bella  collezione 
di  fossili  comprendente  un  centinaio  di  grandi  cefalopodi,  alcuni 
giganteschi  uccelli  fossili,  un  enorme  uovo  di  Aepyornis.  e. più 
di  centomila  foraminiferi  da  lui  estratti  dalle  argille  terziarie. 

Ritornando  al  Conte  Ercole  ricorderò  che  ebbe  la  perspicacia 
di  assicurare  alla  sua  collezione  famose  raccolte  di  esimi  ornito¬ 
logi  quali  sono  quella  dei  Picidae  del  Malherbe,  dopo  che  aveva 
servito  a  quest.5  ultimo  per  compilare  la  splendida  monografìa  con 
magnifiche  tavole  a  colori  di  sì  curioso  gruppo  di  uccelli,  e  quella 
degli  Uccelli  Mosca  dei  Verreaux  di  Parigi,  e  quella  degli  uccelli 
dell"  Algeria  del  Loche  che  fu  pure  illustrata  nei  volumi  della 
Exploration  de  V Algerie  dal  Loche  stesso. 

Delle  raccolte  minori  non  dirò,  ma  ricorderò  come  molto  ma¬ 
teriale  dei  naturalisti- esploratori  e  dei  raccoglitori  e  studiosi  ita¬ 
liani  di  quell5  epoca  faceva  capo  alla  Collezione  Turati,  e  perciò 
studiando  gli  esemplari  in  essa  contenuti  si  hanno  sempre  sott’oc- 
chio  i  loro  nomi,  nomi  che  ci  ricordano  quanto  fosse  più  radicato 
che  adesso,  almeno  in  Italia,  il  culto  delle  Scienze  Naturali  : 
Doria,  D’Albertis,  Beccavi,  Salvadori,  Fea,  Beretta,  De-Negri  ecc.. 


COMMEMORAZIONE  DEI,  CONTE  ERCOLE  TI  RATI 


260 

Il  Conte  Ercole,  dotato  di  animo  gentile  e  generoso,  non  rara¬ 
mente  aiutava  le  altre  collezioni  italiane  con  doni  di  duplicati, 
tanto  che  il  Conte  Tommaso  Salvadori  nelle  «Notizie  sto¬ 
riche  intorno  alla  Collezione  Ornitologica  del  Mu¬ 
seo  di  Torino»  ( Mem .  R.  Acc.  Se.  di  Torino ,  Serie  II,  voi. 
LXY,  n.  5,  p.  30),  proprio  alla  data  del  1881  così  si  esprimeva  : 
«  Il  Conte  Ercole  Turati  di  Milano,  possessore  di  una  splendida 
collezione  di  uccelli,  fece  frequentissimi  cambi  col  Museo  di  To¬ 
rino  ed  anche  non  pochi  doni  di  uccelli  ».  Il  Museo  di  Milano 
pure,  che  lo  ebbe  come  membro  del  Collegio  dei  Conservatori, 
ricevette  spesso  graditi  doni,  tra  essi  ne  ricordo  uno  di  una  certa 
importanza  :  si  tratta  di  una  Collezione  di  uova  composta  di  253 
esemplari,  appartenenti  a  177  specie  diverse,  donata  nell’aprile 
del  1879. 

L‘  enorme  vantaggio  che  ebbe  poi  il  nostro  Museo,  però  dopo 
la  morte  dell’  illustre  studioso,  fu  quello  dovuto  all’  intelligente 
generosità  dei  figli  Conti  Emilio  e  Vittorio  che  vollero  onorare 
la  memoria  del  loro  caro  genitore  assicurando  l’ intera  Collezione 
Ornitologica  al  Museo  cittadino  e  legando  il  nome  di  Ercole  Tu¬ 
rati  a  quello  del  glorioso  Istituto,  per  mezzo  di  una  convenzione 
stipulata  il  24  marzo  1884  tra  gli  eredi  ed  il  Sindaco  di  Milano, 
Conte  Giulio  Belinzaghi.  In  base  a  questa  convenzione  il  Muni¬ 
cipio,  accettato  il  munifico  dono,  si  obbligava  ad  edificare  locali 
adatti  per  contenerla  ed  ad  aumentare  il  personale  scientifico  del 
Museo  di  un  nuovo  Aggiunto  al  Direttore. 

Il  primo  Aggiunto  addetto  alla  Collezione  Turati,  col  titolo 
di  Direttore,  fu  il  Prof.  Giacinto  Martorelli,  mio  predecessore, 
che  ebbe  come  aggregato  il  curatore  signor  Ernesto  Pelitti.  già  in 
tale  carica  in  casa  Turati  ed  ora  in  pensione,  ma  non  ancora  so¬ 
stituito. 

Per  merito  della  donazione  Turati  il  nostro  Museo  venne  in 
possesso  di  una  raccolta  ornitologica  di  primo  ordine  e  senza  ri¬ 
vali  in  Italia  ;  ebbe  pure  il  vantaggio  di  essere  trasportato  nel  1893 
in  questa  degna  sede,  appositamente  costruita,  ove  la  splendida 
Collezione  viene,  insieme  alle  altre,  conservata,  studiata  ed  esposta 
al  pubblico. 

Le  benemerenze  ornitologiche  del  Conte  Ercole  Turati  furono 
ricordate  ai  posteri,  oltre  che  dalle  belle  commemorazioni  del 
Barone  Cornalia,  del  Conte  Salvadori,  del  Rosemberg,  del  Ma- 


270  ED.  MOLTONI  -  COMMEMORAZIONE  DEL  CONTE  ERCOLE  TURATI 

lherbe,  dello  Sclater,  del  Martorelli  e  di  molti  altri,  anche  a 
mezzo  di  nn  busto  in  bronzo,  eretto  all5  ingresso  delle  sale  che 
ospitano  la  sua  magnifica  collezione  e  che  porta  scolpita  sul  pie¬ 
destallo  la  semplice  epigrafe  che  trascrivo  come  chiusa  : 


al  CONTE  ERCOLE  TURATI 

FONDATORE 

DELLA  COLLEZIONE  ORNITOLOGICA  TURATI 
LA  CITTÀ  DI  MILANO 


Museo  Civico  di  Storia  Naturale ,  30  luglio  1931. 


Maria  De-Angelis 

EMILIO  REPOSSI 

CENNI  COMMEMORATIVI 


Per  la  terza  volta  in  pochi  anni,  un  lutto  grave  è  venuto  a 
colpire  la  schiera  dei  Cultori  della  Mineralogia.  Lutto  tristissimo 
e  doloroso  invero,  poiché  non  è  soltanto  l’Uomo,  il  Maestro,  ma 
il  Padre,  P  Amico  buono  e  generoso,  che  la  Morte,  ingiusta  e 
crudele,  improvvisamente  ha  tolto  ai  Pigli,  agli  Amici,  agli 
Allievi  ;  improvvisamente,  mentre  insieme  ai  Suoi  Assistenti  che 
Lo  adoravano,  con  la  consueta  fiducia  e  con  l’ innato  entusiasmo 
faceva  progetti  di  studio  e  di  lavoro  per  il  nuovo  Anno  Scolastico. 

Non  certo  questo  compito  doloroso  mi  aspettavo  quando,  alla 
fine  di  settembre,  con  Lui,  la  signorina  Gennaro,  Suo  Aiuto,  e 
alcuni  amici  ci  trovavamo  sulle  colline  di  Brunate,  della  sua 
Brunate,  in  una  di  quelle  gite  che  riposano  l’ animo  e  coltivano 
l’intelligenza!  Sorridente,  sempre  giovane,  simpaticissimo  col  suo 
arguto  spirito  lombardo,  con  le  sue  pittoriche  espressioni  dialet¬ 
tali  che  non  abbandonava  mai  nei  momenti  di  tranquillità  e  di 
benessere,  era  Lui  che  teneva  desta  la  compagnia,  che  dispensava 
quasi  il  buon  umore,  pur  non  dimenticando  il  Sinemuriano  ed 
indicandoci  continuamente  le  particolarità  del  paesaggio  che  man 
mano  si  apriva  ai  nostri  sguardi. 

£ 

&  & 

Emilio  Pepossi,  nacque  a  Milano  il  19  Giugno  1876,  studiò 
all’Università  di  Pavia  e  si  laureò  nel  1900  sotto  la  guida  di  un 
nostro  grande  Geologo:  Torquato  Taramelli;  due  anni  dopo,  già 
praticante  nel  nostro  Museo,  fu  dal  Proi.  Ettore  Artini  invitato 
ad  occupare  il  posto  di  Professore  Aggiunto,  presso  la  Sezione  di 
Mineralogia.  Due  grandi  Maestri  dunque,  che  Egli  sempre  ricor¬ 
dava  con  venerazione  e  riconoscenza  :  Torquato  Taramelli  ed  Ettore 


272 


M.  DE  ANGELIS 


Artini  e  di  Essi  volle  essere  insuperabile  Allievo  e  come  Essi 
seppe  essere  grande  Maestro.  E  fu  Maestro:  ma  fu  anche  Amico! 
tutti  quanti  a  Lui  vollero  ricorrere,  Lo  trovarono  sempre  generoso 
di  consiglio  e  di  aiuto.  Eu  sommamente  buono,  conosceva  il  dolore, 
ma  non  il  rancore  e  la  superbia,  dava  con  gioia  senza  umiliare 
mai,  incoraggiando  sempre  ;  era  indulgente  con  gli  altri,  quanto 
rigoroso  ed  austero  con  se  stesso. 

Eu  il  vero  «  Maestro  occogliente  »  come  lo  chiamò  il  Prof. 
Parona  nel  dargli  l'estremo  commoventissimo  saluto  dell:  L'univer¬ 
sità  di  Torino. 

Moltissimi  furono  i  giovani  che  ebbero  la  fortuna  di  frequen¬ 
tarne  le  lezioni  e  il  Laboratorio,  poiché  relativamente  lunga  e 
sopratuttto  varia  fu  la  Sua  carriera  didattica.  Durante  i  vent’  anni 
che  restò  presso  il  nostro  Museo,  fu  per  circa  diciotto  professore 
ordinario  di  Storia  Naturale  all’  Istituto  Tecnico  Carlo  Cattaneo, 
per  quasi  altrettanti  Assistente  al  Corso  di  Mineralogia  e  Mate¬ 
riali  da  Costruzione  del  R.  Politecnico,  presso  il  quale  sin  dal 
1908  aveva  ottenuta  la  libera  docenza. 

Vincitore  di  concorso,  nel  1921  lasciò  la  Sua  Milano,  per 
recarsi  a  Cagliari,  chiamato  ad  occupare  le  Cattedre  di  Minera¬ 
logia  e  Geologia  di  quella  Università.  Tre  anni  dopo  P  Ateneo  di 
Torino  Lo  volle  fra  i  suoi  professori  offrendogli  oltre  al  corso 
ordinario  di  Mineralogia  anche  l'incarico  della  Geografia  fisica; 
a  questi  due  insegnamenti  ne  aggiunse,  non  molto  dopo,  un  terzo, 
quello  della  Mineralogia  per  il  Politecnico,  in  seguito  alla  morte 
del  Prof.  Roccati. 

L'entusiasmo,  l’ammirazione,  l’affetto  che  seppe  destare  in¬ 
torno  a  Sè  ovunque,  ma  sopra  tutto  a  Torino  ce  lo  dice  l’ immenso 
numero  dei  carissimi  xLmici,  di  affezzionatissimi  Allievi,  ce  lo 
dicono  le  numerose  cariche  ed  onorificenze  che  aveva  ottenuto. 
Socio  della  Società  Geologica  dal  1900,  della  Nostra  Società  dal 
1901,  già  Socio  Corrispondente  sin  dal  1923  del  R.  Istituto 
Lombardo  di  Scienze  e  Lettere,  fu  tosto  creato  Socio  Nazionale 
Residente  delle  due  R.  Accademie  di  Torino:  dell’Agricoltura 
(1924)  e  delle  Scienze  (1925)  ;  i  Suoi  continui  lavori  Lo  rendevano 
degno  intanto  di  essere  eletto  Socio  Corrispondente  della  R.  Acca¬ 
demia  dei  Lincei,  mentre  la  stima  e  la  fiducia  dei  Colleghi,  Lo 
nominavano  Direttore  reggente  dell’Istituto  di  Geologia  e  Paleon¬ 
tologia. 


EMILIO  RKPOSS1 


273 


Una  breve  scorsa  all’elenco  qui  unito  delle  Sue  pubblicazioni 
ci  dice  della  copiosa  produzione  scientifica,  ci  dice  quanto  Egli 
abbia  lavorato  e  ci  fa  j)ensare  a  quanto  avrebbe  ancora  potuto 
lavorare  se  la  Morte  cieca  e  ingiusta,  e  in  questo  caso  anche 
crudele,  non  1’  avesse  strappato  alla  Famiglia,  al  Laboratorio,  alla 
Scuola.  Egli  passa  fra  i  Mineralogisti,  ma  era  nato  Geologo,  e 
Geologo  lo  troviamo  infatti  nei  Suoi  studi  giovanili  ;  primo  fra 
tutti  la  dissertazione  di  laurea:  «  Osservazioni  geologiche  sulla 
Val  d’Intelvi:  la  Valsolda  e  la  Val  Menaggio  ».  Fu  questo  lavoro 
una  vera  rivelazione:  scrupoloso,  prudentissimo,  estremamente 
preciso  nelle  Sue  osservazioni  ritardò  la  pubblicazione  di  questo 
studio,  per  quanto  già  finita  sin  dal  1900,  per  due  anni,  dopo 
«  ancora  numerose  gite  e  studi  di  controllo  »  come  dice  Egli 
stesso.  Notevoli  infatti  furono  le  modificazioni  da  Lui  portate  sulle 
conoscenze  precedenti  :  Egli  stabilì,  sopra  tutto,  la  precisa  distri¬ 
buzione  della  Dolomia  principale,  ed  estese  il  Lias  inferiore  «  non 
solo  a  quasi  tutta  la  regione  Sud  del  Lago  di  Lugano,  della 
Val  di  Fortezza  e  della  Tremezzinci,  ma  anche  a  buona 'parte 
della  Val  Solda  »  restringendo  di  conseguenza  le  formazioni 

del  Letico,  della  Dolomia  a  Conchodon  e  del  Raibl.  Quasi  con- 

» 

teulporaneamente  a  Lui  la  stessa  zona  veniva  studiata  dal  geo¬ 
logo  tedesco  Bistram,  ma  pochissime  e  di  nessuna  entità  furono 
le  modificazioni  e  le  aggiunte  che  questi  nel  suo  lavoro,  pubbli¬ 
cato  posteriormente,  portò  alle  osservazioni  del  Bepossi. 

Due  anni  dopo,  comparve  un  altro  lavoro  geologico-petrogra- 
fico  pubblicato  anche  questo  come  già  il  precedente  negli  Atti 
della  nostra  Società,  in  parte  legato  al  primo,  sui  dintorni  di 
Musso  nel  quale  Egli  conclude  «  che  nessuna  relazione  di  età 
esiste  fra  il  lembo  di  Dolomia  sovrastante  appartenente  al  Trias 
superiore  e  il  calcare  di  Musso,  calcare  saccaroide  sottostante, 
sicuramente  Pretriasico,  probabilmente  Arcaico. 

Anche  fra  gli  ultimi,  per  soffermarci  solo  sui  maggiori  noi 
troviamo  lavori  geologicamente  importantissimi,  così  lo  studio  de 
«  La  tettonica  dei  terreni  secondari  fra  Como  ed  Erba  »  e  «  Il 
rilevamento  della  parte  orientale  dell'Alta  Brianza  »  quest’ultimo, 
affidatogli  dal  R.  Ufficio  Geologico,  portò  al  completamento  ed 
alla  correzione  dei  rilevamenti  antecedenti  e,  fra  le  altre  conclu- 


274 


M.  DE  ANGELIS 


sioni,  «al  riconoscimento  che  entrambi  i  rami  meridionali  del 
Lario  sono  Valli  di  erosione ,  'preordinate  da  particolari  dispo¬ 
sizioni  tettoniche  ». 

Non  posso  non  ricordare  fra  le  ultimissime  Sue  produzioni  il 
rilevamento  del  foglio  di  Como,  foglio  32  della  carta  Geologica 
d’ Italia. 

Numerosissimi  furono  contemporaneamente  i  Suoi  studi  di 
Mineralogia,  sran  ben  presto  sorti  nel  Suo  Animo  1?  amore  e 
1’  entusiamo  anche  per  questa  scienza.  Comparvero  infatti  da  prin¬ 
cipio  lavori  di  cristallografìa  pura:  Studi  su  fumarati  e  composti 

del  benzolo  ;  di  mineralogia  descrittiva  e  di  giaciture  poi  con  le 

Note  sui  minerali  della  Gaeta  (lago  di  Como),  di  Guggiate,  del 
granito  di  S.  Eedelino,  minerali  questi  ultimi  che  ad  altri  sareb¬ 
bero  forse  passati  inosservati,  non  a  Lui,  cristallini  piccoli  e  rari, 
impiantati  in  spaccature  molto  sottili,  di  quarzo,  calcite,  titanite, 
epidoto,  prehnite,  muscovite,  clorite,  laumontite  ;  associazioni  ben 
più  somiglianti  a  quelle  che  si  trovano  nei  litoclasi  dei  gneiss 

alpini,  che  non  nelle  druse  dei  graniti.  Con  numerosi  labori  illu¬ 

strò  i  filoni  pegmatitici  di  Olgiasca  e  descrisse  i  minerali  che  in 
essi  vi  si  trovano. 

Camminatore  instancabile,  osservatore,  scrutatore  d’  eccezione, 
faceva  frequentissime  gite,  nelle  quali  a  gara  si  cercava  di  accorn- 
pagnarLo  poiché  si  era  certi  di  vedere,  d’ imparare  sempre  qualche 
cosa  di  nuovo.  Egli  conosceva  molto  bene,  direi  quasi  passo  a 
passo  buona  parte  della  Lombardia,  del  Piemonte,  ed  anche  della 
Liguria  e  della  Sardegna,  e  di  numerose  località  e  valli  di  queste 
regioni  lascia  descrizioni  cosi  precise,  così  chiare,  perfette,  che, 
per  quanto  esaurite  da  tempo,  queste  Sue  pubblicazioni  sono  ricer¬ 
catissime  e  da  studiosi  e  da  dilettanti.  Chi  non  conosce  per  non 
citarne  che  alcune,  la  descrizione  della  Valle  della  Gavà,  della 
Val  d’Aia,  vere  guide  per  i  «  pacia  sass  »,  così  chiamava  i  racco¬ 
glitori  di  sassi  ? 

Voglio  anche  fare  un  cenno  ai  suoi  accuratissimi  studi  sulla 
regione  degli  scisti  bituminosi  di  Besano,  incominciati  sin  dal 
1902  con  la  descrizione  del  Mixosauro,  e  qui  noi  troviamo,  e  non 
lo  fu  in  questo  caso  soltanto,  il  Prof.  Repossi  vero  Paleontologo. 
Avevano  questi  studi  un  profondo  scopo  industriale,  ed  Egli  che 
ne  era  stato  incaricato  in  seguito  alla  ripresa  della  lavorazione  di 
detto  materiale,  per  l’estrazione  dell’Ittiolo,  affermò  le  relazioni 
e  la  quasi  identica  composizione  degli  scisti  di  Besano  con  quelli 


EMILIO  IiEPOSSI  275 

di  Seefeld,  nel  Tirolo,  i  quali  venivano  utilizzati  sin  dal  1883  a 
tale  scopo. 

Per  la  Sua  grande  serietà  ed  onestà  di  lavoro,  per  la  asso¬ 
luta  fiducia  che  in  tutti  sapeva  ispirare,  era  stato  in  questi  ultimi 
anni,  incaricato  di  studi  di  mineralogia  su  terreni  agrari  del 
Piemonte,  della  Liguria  e  della  Sardegna. 

Molti  ancora  sono  i  Suoi  scritti,  ma  non  aggiungerò  che  al¬ 
cune  parole  per  ricordare  il  Petrografia  e  Lo  ricorderò  nell’  impor¬ 
tante  lavoro  «  Sulla  bassa  Valle  della  Mera  »  nel  quale  portò  a 
compimento  le  sue  osservazioni  sul  granito  di  S.  Fedelino  e  di 
tutti  i  possibili  fenomeni  di  contatto  con  le  formazioni  adiacenti, 
osservazioni  che  si  estesero  poi  anche  alle  regioni  finitime  e  spe¬ 
cialmente  a  tutto  P  alto  Lago  di  Como.  In  questo  lavoro  corredato 
da  profili,  da  rilievi,  da  fotografìe,  Egli  conclude  con  lo  stabilire 
che  «  la  diorite  del  Bassetta,  ritenuta  dai  più  come  la  conti¬ 
nuazione  della  zona  basica  di  Ivrea ,  non  può  con  <[uesta  venire 
neppure  paragonata ,  data  V  uniformità  e  la  semplicità  che  essa 
presenta,  in  confronto  a  quella,  oltremodo  varia  e  complessa »; 
con  tutta  probabilità  lo  sarebbe  invece  la  zona  dioritica  di  Ver- 
ceia  -  S.  Cassiano,  continuazione  verso  oriente  dei  gneiss-Strona  e 
di  conseguenza  della  Zona  di  Ivrea. 

LTna  visita  anche  rapida  alle  sale  d‘  esposizione  del  Nostro 
Museo  e  il  nome  Suo,  che  si  ripete  con  tanta  frequenza,  dirà,  più 
di  quanto  non  sappiali  dire  le  mie  parole,  di  una  ancora  delle 
tante  qualità  del  Naturalista:  la  passione  per  le  raccolte.  Colle¬ 
zionista  squisito  sapeva  sciegliere  e  disporre  con  arte  i  suoi  cam¬ 
pioni,  mai  dimenticò  le  nostre  raccolte  che  lo  avevano  attratto 
sin  dagli  anni  giovanili,  e  da  vicino  e  da  lontano  i  Suoi  doni 
giungevano  frequenti  e  numerosi. 

Non  mi  dilungherò  a  dir  di  Lui  come  Insegnante,  ripeterò 
soltanto  poche  frasi  sentite  da  alcuni  dei  suoi  primi  allievi:  tale 
era  nella  scuola  come  Lo  si  imparava  poi  a  conoscere  nella  vita  ; 
giusto  nella  Sua  bontà,  severo  e  preciso  nella  Sua  dolcezza,  osse¬ 
quente,  ligio  verso  il  proprio  dovere. 

* 

*  * 

Da  quasi  due  mesi  Egli  riposa  ormai  nel  Cimitero  di  Brunate, 
accanto  alla  Sua  diletta  Consorte  ;  ma  noi  non  riusciamo  a  con¬ 
vincerci  che  non  ci  sia  più,  che  non  sia  più  là  nel  Suo  Laboratorio, 


276 


M.  DE  ANGELIS 


pronto  a  venirci  incontro,  incoraggiante  col  Suo  consueto  sorriso, 
col  Suo  consiglio  e  col  Suo  aiuto. 

Sappiano  i  giovani  Figli,  se  ciò  può  ad  Essi  riuscir  di  con¬ 
forto  in  tanta  sciagura,  che  il  Loro  dolore  è  profondamente  condi¬ 
viso  da  tutti,  indistintamente  quanti  conobbero  il  Loro  Padre  : 
amici,  discepoli,  ammiratori!  Sappiano  che  tutti  porteremo  impe¬ 
rituro  il  ricordo  di  Lui  e  cercheremo  d‘  imitarne  la  rettitudine  e 
la  modestia;  sappiano  ancora  che  sempre  riverenti  ci  inchiniamo 
e  ci  inchineremo  davanti  alla  memoria  dell’ Uomo  che  -seppe, 
essere  grande,  senza  farsi  Grande. 


ELENCO  DELLE  PUBBLICAZIONI  DI  EMILIO  REPOSSI 


1.  —  Osservazioni  geologiche  sulla  Val  d’  Intelvi,  la  Valsolda  e  la 
Val  Menaggio  —  Atti  Soc.  1  tal.  di  Scienze  Naturali,  1902. 

2.  — -  Il  Mixosauro  degli  strati  triasici  di  Besano  in  Lombardia  — 
Atti  Soc.  Ital.  Scienze  Naturali,  1902. 

3.  —  Studio  cristallografico  di  due  fumarati  —  Rendic.  R.  Accademia 
dei  Lincei,  1904. 

4.  — -  Appunti  mineralogici  sulla  pegmatite  di  Olgiasca  (Lago  di 
Como)  —  Rendic.  Accademia  dei  Lincei,  1904. 

5.  —  Osservazioni  geologiche  e  petrografiche  sui  dintorni  di  Musso 
(Lago  di  Como)  —  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Nat.,  1904. 

6.  —  Su  alcuni  minerali  della  Gaeta  (Lago  di  Como)  —  Atti  Soc.  Ital. 
Se.  Nat.,  1904. 

7.  —  Il  quarzo  di  Ruggiate  (Lago  di  Como)  —  Atti  Soc.  Ital.  Se. 
Nat.  1905. 

8.  —  Su  alcuni  minerali  del  granito  di  S.  Fedelino  (Lago  di  Como)  — 
Rendic.  R.  Acc.  dei  Lincei,  1906. 

9.  —  Sulla  forma  cristallina  di  alcuni  derivati  del  benzolo.  I.  — 
Rendic.  R.  Istituto  Lombardo,  1907. 

10.  —  Il  crisoberillo  nella  pegmatite  di  Olgiasca  (Lago  di  Como)  — 
Atti  Congresso  Naturalisti  Italiani  Milano,  1907. 

IL  —  Osservazioni  su  alcuni  minerali  di  Besano.  —  Atti  Soc.  Ital. 
Se.  Nat.,  1908. 

12.  —  Gli  stisti  bituminosi  di  Besano  in  Lombardia.  —  Rendic.  R. 
Acc.  dei  Lincei,  1909. 

13.  —  Gli  scisti  bituminosi  di  Besano  in  Lombardia  —  Atti  Soc.  Ital. 
Se.  Nat.,  1909. 


EMILIO  REPOSSJ 


14.  —  L’andalusite  di  Musso  (Lago  di  Como)  —  Rend.  R.  Acc.  Lincei, 
1910. 

15.  —  Gli  scisti  bituminosi  di  Besano  e  la  loro  utilizzazione  industriale. — 
Rivista  «Natura»,  1911. 

16.  —  Sulla  forma  cristallina  di  alcuni  derivati  del  benzolo.  IL  — 
Rend.  R.  Istituto  Lombardo,  1912. 

17.  —  La  «  Pietra  Papale  »  —  Rivista  «  Natura  »,  1912. 

18.  —  Gita  in  Valsassina.  Relazione  —  Boll.  Soc.  Geol.  I tal . ,  1912. 

19.  —  Sul  Mottarone  —  Rivista  «  Natura  »,  1912. 

20.  —  I  massi  erratici  della  regione  dei  tre  laghi  —  Rivista  «Natura», 
1904. 

21.  —  Osservazioni  geologiche  e  petrografiche  sulla  bassa  valle  della 
Mera  (Alpi  Lombarde).  Nota  preliminare  —  Atti  Soc.  I tal .  Se.  Nat., 
1914. 

22.  —  I  filoni  pegmatici  di  Olgiasca.  Rinvenimento  in  essi  di  minerali 
di  uranio  —  Atti  Soc.  I tal .  Se.  Nat.,  1914. 

23.  —  Il  caolino  di  Oleggio  Castello  presso  Arona  —  Atti  Soc.  I tal . 
Se.  Nat.,  1915. 

24.  —  La  bassa  valle  della  Mera.  Studi  petrografìci  e  geologici.  I.  — 
Memorie  Soc.  Ita  1 .  Se.  1915. 

25.  —  La  bassa  valle  della  Mera.  Studi  petrografìci  e  gelogici.  II.  — 
Memorie  Soc.  I tal.  Se.  Nat.  1916, 

26.  —  I  minerali  della  valle  della  Gava  nel  gruppo  di  Voltri.  Una 
nuova  varietà  di  talco  —  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Nat.,  1918. 

27.  —  La  vai  d’Aia  ed  i  suoi  Minerali  —  Rivista  «Natura»,  1919. 

28.  Ritrovamento  di  fossili  nella  dolomia  del  M.  Gazzo  presso  Sestri 
Ponente  —  Rend.  R.  Acc.  dei  Lincei,  1919. 

29.  —  Il  corindone  nelle  granatiti  del  «  gruppo  di  Voltri  »  —  Atti 
Soc.  Ital.  Se.  Nat.  1921. 

30.  —  Galena  e  blenda  nella  dolomia  di  Bisuschio  (Varese)  —  Rivista 
«  Natura  »,  1922. 

31.  —  Il  Museo  Mineralogico  e  Paleontologico  dell' Università  di  Ca¬ 
gliari  —  Boll.  Soc.  Geol.  Ital.,  1922. 

32.  —  Le  piramidi  d’erosione  di  Rezzago  in  Vallassina  —  Rivista 
«  Natura  »,  1923. 

33.  — ■  La  wolframite  in  un  giacimento  di  molibdenite  sardo  —  Rend. 
R.  Acc.  Lincei,  1923. 

34.  —  Il  conglomerato  di  Como  (note  1  e  2)  —  Rendic.  R.  Acc.  Lincei 

1922. 

35.  —  II  conglomerato  di  Como  —  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Nat.  1922. 

36.  —  Il  giacimento  caolinico  di  Furtei  in  Sardegna  —  Rivista  «Na¬ 
tura  »,  1923. 

37.  —  Azzurrite  e  malachite  della  Miniera  di  Campopisano  (Iglesias)  — 
Memorie  R.  Acc.  dei  Lincei  1923. 


278  M.  DE  ANGELIS  -  EMILIO  REPOSSI 

38.  —  Vesuvianite  di  S.  Ambrogio  (Val.  di  Susa)  —  Atti  R.  Acc.  Se. 
Nat.  Torino,  1923. 

39.  —  Guida  alle  escursioni  della  XXXVIII  riunione  della  Secietà  Geo¬ 
logica  Italiana  (Escursioni  in  Valganna  ed  a  Meride.  Escursione 
Erba-Bellagio)  —  Fusi,  Pavia,  1925. 

40.  —  E.  Repossi  e  V.  Gennaro.  I  minerali  delle  serpentine  di  Pios- 
sasco  ('Piemonte)  Rende.  R.  Acc.  Lincei  1926. 

41.  —  La  teetonica  dei  terreni  secondari  tra  Como  ed  Erba  —  Boll. 
R.  Uff.  Geol.  d'  Italia,  1926. 

42.  —  Campagna  di  rilevamento  nell'  alta  Brianza.  Estate  1926.  Boll, 
R.  Uff  Geol.  d'Italia,  1927. 

43.  — ■  Gustavo  Tschermak  —  Paolo  von  Grotk  —  Ettore  Artini.  Com¬ 
memorazione  fatta  alla  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Torino  nella 
seduta  del  25  Marzo  1928  —  Atti  R.  Acc.  Se.  Torino,  1928. 

44.  — -  Osservazioni  mineralogiche  sopra  alcune  sabbie  del  sottosuolo 
della  pianura  presso  Novara  —  Atti  R.  Acc.  Se.  Torino,  1928. 

45.  —  Ettore  Artini  —  Le  rocce  —  Seconda  edizione  aumentata  a  cura 
di  E.  Repossi  — ■  Hoepli,  Milano,  1929. 

46.  —  Studio  mineralogico  dei  terreni  agrari  del  Vercellese  —  Atti 
R.  Acc.  Se.  Torino,  1929. 

47.  —  Il  rilevanento  della  parte  orientale  dell’alta  Brianza  —  Boll.  R. 
Uff  Geol.  d'Italia,  1929. 

48.  —  Illustrazione  delle  rocce  raccolte  dalla  spedizione  del  Duca  degli 
Abruzzi  all’  Uebi  Scebeli  —  (In  corso  di  pubblicazione  nel  volume 
relazione). 

49.  —  Foglio  di  Como  (32)  della  carta  geologica  d'Italia  —  R.  Ufficio 
Geologico  d’  Italia  (Inedita). 

50.  —  Collaborazione  per  la  parte  mineralogica  e  litologica  nello  studio 
chimico-agrario  dei  terreni  del  Piemonte.  (In  corso  di  pubblica¬ 
zione  da  parte  della  Stazione  Chimica  Agraria  Sperimentale  di 
Torino). 

Vari  articoli  di  argomento  mineralogico  e  pirografico  nella  Enciclo¬ 
pedia  Italiana  (Istituto  Treccani). 

Parecchi  articoli  divulgativi  di  argomento  geologico  e  mineralogico 
sulla  rivista  «  La  Sorgente  »  (1918-1924)  (A). 


(1)  Esiste  del  Prof.  Repossi  anche  un  volumetto  su  L'  origine  della  Terra  rac¬ 
colta  di  otto  lezioni  tenute  all’Università  popolare,  e  da  questa  pubblicate.  Esso  è 
però  da  tempo  esaurito  e  per  quante  ricerche  io  abbia  fatte,  non  sono  riuscita  a 
conoscere  1’  anno  di  pubblicazione. 


Maria  Cengia  Sambo 


ECOLOGIA  DEI  LICHENI 
Parte  II. 


I  licheni  umicoli  dei  passi  alpini  erbosi 

Elenco  Sistematico 

Aleatoria  ochroleuca  Nyl. 

Loc.  :  Passo  del  P.  S.  Bernardo  e  di  Fedaja 
Bacidia  (sect.  Weitenwebera)  triseptatula  Zahl. 

Loc.  :  al  P.  S.  Bernardo  nella  conca  sotto  Chanousia. 
Baeomi/ces  roseus  Pers. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo. 

Baeomyces  rufus  Hds. 

Loc.  :  Passo  di  M.  Croce  Com.,  P.  Falzarego  e  P.  Bolle  su 
__  resti  di  Parmelia  e  di  muschi. 

Buellia  (sect.  Diploicia)  cacuminum  Mass.  (Syn.  B.  epigea  (Pers.) 
Tuck.  var.  cacuminum  (Mass.)  Jatta). 

Oss.  I.  E  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  caratteristica  della 
r  tundra. 

Oss.  II.  Nella  conca  del  L.  Yerney  (P.  S.  Bernardo)  è  asso¬ 
ciata  con  Thamnolia  vermicularis  e  Cetraria  cuculiata. 
Buellia  canescens  (Deks)  De  Not.  Frani,  p.  197. 

Loc.:  in  terra  umosa  nella  conca  sotto  Chanousia  al  P.  S. 
Bernardo. 

Blastenia  tetraspora  (Ach.)  Th.  Fr. 

Loc.  :  Passo  Falzarego. 

Catillaria  (sect.  Eucatillaria)  prasina  Th.  Fr.  f.  prasino-leuca  Zahl 
Loc.  :  al  P.  S.  Bernardo  nella  conca  sotto  Chanousia. 
Catillaria  (sect.  Biatorina)  micrococca  (Krb.)  Th.  Fr. 

Loc.  :  al  P.  S.  Bernardo  nella  conca  sotto  Chanousia  su  resti 
di  muschio. 


280  M.  CENGIA  SAMBO 

Catillaria  (sect.  Biatorina)  rubicola  Cronau. 

Loc.  :  c.  s. 

Cetraria  crispa  (Adi.)  Xyl. 

Loc.  :  al  P.  S.  Bernardo. 

Cetraria  cuculiala  (Bell.)  Ach. 

Loc.  :  al  P.  S.  Bernardo  nella  conca  del  L.  Verney  e  al  Passo 
di  Feda j a. 

Cetraria  islandica  Adi. 

Oss.  E  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  alla  tundra. 

—  forma  platyna  Adi. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo  conca  del  L.  Verney. 

—  f.  platismoides  n.  form.  Ceng.  Sambo. 

Loc.  :  c.  s. 

Phallus  testaceus,  cartilagineus,  foliaceus,  valde  dilata  tus, 
late  lobatus,  laciniatus,  laciniis  dichotome-divisis,  circin- 
natis,  parce  spinulosis,  subtus  ochraceus,  cyphellatus,  cy- 
phellis  albis. 

Ad  sectionem  platysma  accedit  thallo  late  dilatato  et  com¬ 
presso  et  lacinulis  circinnatis.  Sterilis. 

—  var.  subtubulosa  Fries. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  L.  Verney. 

—  var.  gracilis  Cumm.  apud  Howe,  Torreya  XV. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

—  var.  nuda  Wainio,  Lidi.  p.  Pitlekaj  in  Arck.  f.  Bot.  Vili  X.  4. 

Loc.  :  Forcella  Staulanza  in  terra. 

—  var.  pallida  n.  var.  Ceng.  Sambo. 

Loc.  :  Passo  Falzarego. 

A  specie  ditte rt  thallo  pallide-testaceo,  laciniis  parcissime 
spinulosis,  subtus  pallide-ochroleucus.  Sterilis. 

—  var.  spinuloso-rufescens  n.  var.  Ceng.  Sambo. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  L.  Verney. 

Thallus  testaceo-rufus  vel  fusco-rufus,  nitens  usque  4  cm. 
altus,  laciniis  linearibus,  apicem  versimi  densissime  diclio- 
tome-divisis,  incurvatis  et  intricatis,  subtubulosis,  interdum 
dilatatis  et  cariosis,  margine  constanter  revoluto.  Spinulae 
densae,  longae. 

Ad  var.  sidjtubulosa  Fries  accedit  laciniis  subtubulosis  et  . 
nitentibus,  sed  ditfert  colore  thalli  rufescente  et  spinulis 
densissimis  et  lacinis  apicem  versimi  densissimis.  Sterilis. 


ECOLOGIA  DEI  LICHENI 


281 

Cetraria  islandica  var.  spi  nuloso-ruf esce  ns  f.  nana  n.  f.  Ceng. 
Sambo. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Laciniae  angustissimae,  ramosissimae,  intricatae,  rufo-f'nscae, 
nanae  (nsque  2,5  cm.  altae).  Sterilis. 

—  var.  tenui f olia  Wainio. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  Fedaja,  S.  Croce  di  Com. 

Cetraria  (sect.  PI  a  ty  sma)  juniperina  (L.)  Ach.  var.  terrestri s 
Scliaer. 

Loc-  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Cetraria  nigricans  Xyl. 

Loc.  :  c.  s. 

Cetraria  nivalis  (L.)  Ach. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  Pedaja. 

Cladonia  alpestris  (L.)  Rabh. 

Loc.  :  comune  a  tutti  i  passi. 

Cladonia  amaurocraea  (Plk)  Schaer. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  del  L.  Yerney. 

Cladonia  apolepta  (Ach.)  Wainio. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Cladonia  bacillaris  Ach. 

Loc.  :  Passo  di  Pedaja,  P.  di  Staulanza. 

—  f.  clavata  Wainio. 

Loc.  :  Passo  di  Staulanza,  conca  Palughet,  ai  piedi  degli  abeti. 
Cladonia  beilidi  flora  (Ach.)  Schaer. 

Loc.:  Passo  di  Pedaja,  S.  Osvaldo  (nella  varietà  coccocepliala). 
Cladonia  botrytes  Hag. 

Loc.  :  Forcella  Staulanza,  ai  piedi  degli  abeti. 

Cladonia  caespititia  (Pers.)  Flk. 

Loc.:  Forcella  Staulanza,  conca  Palughet;  Fedaja,  P.  S.  Ber¬ 
nardo. 

Cladonia  eenotea  (Ach.)  Schaer. 

Loc.  :  Forcella  Staulanza  ai  piedi  degli  abeti. 

Cladonia  chlorophaea  Sprgl. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia  e  P.  Falzarego  su 
muschi  morti. 

Cladonia  coccifera  (L.)  Will.  (Syn.  Cl.  cornucopioides). 

—  var.  stemmatina  Ach. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  Fedaja,  Staulanza,  Rolle,  Falzarego. 

\ 

Oss.  E  specie  caratteristica  della  tundra. 


282  M.  CENGIA  SAMBO 

Cladonia  cornuta  (L.)  Schaer. 

Loc.  :  Passo  di  Fedaja,  P.  S.  Bernardo. 

Cladonia  deformi s  Hoffm. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Cladonia  degenerane  Flk. 

Loc.  :  Forcella  Staulanza. 

Cladonia  digitata  (L.)  Schaer. 

Loc.  :  Forcella  Staulanza. 

—  var.  monstrosa  (Ach.)  Wain. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Cladonia  dilacerata  Schaer.  (Syn.  Cl.  crispata  var.  decorticata). 
Loc.  :  Passo  di  Fedaja,  presso  le  trincee  austriache  ;  F.  Stau¬ 
lanza. 

Cladonia  fimbriata  (L.)  var.  cornuto  radiata  Coern. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia,  Fedaja,  Bolle, 
S.  Osvaldo,  Pordoi. 

—  var.  minor  (Hag.)  Wain. 

Loc.  :  Passo  di  Rolle  su  terreno  molto  torboso  e  P.  S.  Ber¬ 
nardo  conca  sotto  Chanousia. 

—  var.  simplex  (Weiss.)  Flot. 

Loc.  :  Passo  di  M.  Croce  di  Comelico  e  P.  S.  Bernardo,  P. 
Falzarego,  P.  S.  Osvaldo,  P.  Pordoi. 

—  var.  subulata  f.  abortiva  Harm. 

Loc.  :  c.  s.,  su  terreno  poco  umoso,  F.  Staulanza  (v.  subulata). 

—  var.  tubae formi s  Hftìn. 

Loc.  :  Passo  di  Fedaja,  presso  le  trincee  austriache. 

—  var.  radiata  Fr. 

Loc.  :  c.  s. 

Cladonia  foliacea  (Hds.)  Schaer. 

Loc.  :  Piccolo  S.  Bernardo. 

Cladonia  furcata  var.  pinnata  (Floerk)  Wainio. 

Loc.:  Piccolo  S.  Bernardo,  Fedaja. 

—  var.  squamulosa  Oliv.  (Syn.  Cl.  furcata  v.  scabriuscula  f. 

squamulosa  Oliv.). 

Loc.  :  Forcella  Staulanza,  P.  S.  Osvaldo. 

Cladonia  glauca  Floerk. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  F.edaja. 

Cladonia  gracilis  Wild.  var.  cliordalis  (Flk.)  Schaer. 

Loc.  :  Comune  a  tutti  i  passi  e  caratteristica  della  tundra. 

—  f.  Chanousiae  n.  for.  Ceng.  Sambo. 


ECOLOGIA  DEI  LICHENI 


283 


Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Tallus  primarius  fere  nullus.  Podetia  magna,  crassa  (circiter 
1  cm.j,  ramoso-coryinbosa,  saepe  compressa,  elongata  (cir¬ 
citer  8  cm.),  tenuiter  scypliosa,  ascypha,  sterilia,  subulata, 
cortice  continuo,  esorediata,  interdum  parce  squamulosa, 
glauco-testacea,  apice  fuscescentia. 

Cladonia  gracilis  f.  fdiformis  (Duby)  Oliv. 

Loc.:  Forcella  Staulanza,  conca  Palughet,  ai  piedi  degli  abeti. 

—  var.  dilacerata  (Flk.)  Kòrb. 

—  var.  macroceras  (Flk.)  Tk.  Fr. 

—  var.  turbinata  f.  p ro  1  i fero -dilacera t a  Sandst. 

Loc.  :  Passo  di  Fedaja  presso  il  lago,  P.  S.  Bernardo* 
Cladonia  impexa  Harm 

Loc.  :  Piccolo  S.  Bernardo. 

Cladonia  macilenta  Ehrk. 

Loc.  :  Passo  di  Fedaja,  F.  Staulanza  conca  Palughet. 
Cladonia  pgxidata  var.  Poccillum  (Acb.)  Flot. 

—  var.  neglecta  (Flk.)  Korb. 

—  var.  costata  Flk. 

Loc.  :  sono  varietà  comuni  a  tutti  i  passi  alpini  e  la  var.  ne¬ 
glecta  è  caratteristica  della  tundra. 

Cladonia  rangiferina  (L.)  Hoffm. 

Loc.  :  è  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  caratteristica  della 
tundra. 

—  f.  tenuior  Wainio. 

Loc.:  Passo  di  Fedaja. 

—  var.  vulgaris  Schaer. 

Loc.  :  P.  di  M.  Croce  di  Comelico. 

Cladonia  rang  i  formi  s  Hffin. 

Loc.  :  Passo  di  Bólle  su  terreno  molto  torboso. 

Cladonia  squamosa  var.  denticollis  (Hffm.)  Flk. 

Loc.  :  Passo  di  Fedaja  presso  le  trincee  austriache  nella  forma 
squamosissima  Flk.,  e  alla  Forc.  Staulanza. 

Cladonia  sub  rang  iformis  Sandst. 

Loc.:  Passo  P.  S.  Bernardo. 

Cladonia  sglvatica  (L.)  Hffm. 

Loc.  :  è  specie  comune  a  tutti  i  passi  ed  è  caratteristica 
della  tundra. 

—  var.  portentosa  Schaer.  f.  erinacea  Desm. 

Loc.  :  P.  di  M.  Croce  Coni. 


19 


284  M.  CENGIA  SAMBO 

Cladonia  sylvatica  f.  sylvestris  Oed. 

Loc.:  P.  di  Fedaja. 

—  var.  tenuior  Mass. 

Log.:  Passo  del  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 
Cladonia  turgida  (Ehrk.)  Hffm. 

Loc.  :  Passo  del  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 
Cladonia  uncialis  (L.)  Hffm.  f.  biuncialis  Scliaer. 

Loc.:  Passo  del  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia  fra 
gli  sfagni  non  irrorati. 

Cornicuiaria  aculeata  Ack. 

Loc.  :  è  specie  comune  a  tutti  i  passi  ed  è  caratteristica 
della  tundra. 

—  var.  alpina  Schaer. 

—  var.  minima  Berdau. 

—  var.  obtusata  Schaer. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo, .  conca  sotto  Chanousia. 
Dermatocarpon  aquaticum  Zahl. 

Loc.:  su  roccie  inondate  al  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto 
Chanousia. 

Dermatocarpon  (Sect.  Catopyrenium)  cinereum  (Pers.)  Zahl. 

Loc.  :  su  terra  umosa  al  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 
Oss.  :  è  specie  propria  delle  alte  montagne  di  Europa  e  d’Asia. 
Dermatocarpon  fluviatile  (Weis.)  Th.  Er. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanonsia,  P.  Falzarego, 
su  massi  sporgenti. 

Dermatocarpon  intestiniforme  Krb. 

Loc.  :  P.  di  M.  Croce,  Passo  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto 
Chanousia  su  sassi  sporgenti  dal  terreno  umoso. 
Dermatocarpon  miniatimi  Ach.  var.  complicatum  (Sw.)  Schaer. 
Loc.  :  comune  a  tutti  i  passi  su  roccie  sporgenti  dal  terreno 
umoso. 

Dermatocarpon  polyphyllum  Schaer. 

Loc.  :  P.  di  M.  Croce  Coni,  su  sassi  sporgenti  dal  terreno. 
Endocarpon  cartilagineum  Zahl. 

Loc.:  P.  del  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia  su  terra 
limosa. 

Endocarpon  pusillum  Hedw.  (Syn.  End.  Hednigii  Schaer.). 

Loc.  :  P.  del  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia  su  scisto 


nero. 


ECOLOGIA  DEI  LICHENI 


*285 


Endocarpon  trachyticum  Garov. 

Loc.  :  P.  del  P.  S.  Bernardo,  concasotto  Chanousia  su  terra 
(tallo  incipiente). 

Diploscliisles  scruposum  Adi. 

Loc.  :  su  tallo  morto  di  Cladonia  pyxidata  al  P.  di  S.  Osvaldo. 
Gyrophora  cylindrica  (L.)  Ach. 

Loc.  :  P.  di  Fedaja  su  sassi  calcarei  minuti. 

—  var.  nudiuscuìa  Fw. 

Loc.  :  P.  Fedaja  con  la  specie  e  al  P.  S.  Bernardo,  conca 
sotto  Chanousia. 

Gyrophora  lvyperborea  (Hff.). 

Loc.:  P.  Fedaja  su  sassi  calcarei  minuti,  P.  di  Pordoi. 
Gyrophora  polyrhyza  (L.)  Krb. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia  su  sasso. 
Gyrophora  tornata  Ach. 

Loc.:  c.  s. 

Icmadophila  ericetorum  Ach. 

Loc.:  P.  di  Fedaja,  presso  le  trincee  austriache. 

Lecidea  (Eulecidea)  arctica  Smrf.  (Syn.  L.  sabuletorum  var. 
geochroa  Wallr.). 

Loc.  :  P.  del  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia,  P.  di 
Pordoi. 

Lecidea  (Eulecidea)  borealis  (Krb.)  Hepp.  (Syn.  L.  sabuletorum 
var.  alpestris  Fr.  et  L.  limosa  Ach.). 

Loc.:  P.  di  Fedaja,  di  Eolie,  del  P.  S.  Bernardo,  di  Pordoi. 
Lecidea  (Psora)  decipiens  (Ehrh.)  Ach. 

Loc.  :  è  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  alle  terre  di  tundra. 
Lecidea  (Psora)  demissa  (Putstr.)  Ach. 

Loc.  :  P.  di  M.  Croce  di  Comelico,  di  Falzarego,  di  Polle, 
di  Staulanza. 

Lèciclea  (Eulecidea)  sabuletorum  Flk. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo. 

Lecidea  (Psora)  globi  fera  Ach. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo. 

Lecidea  (Psora)  lurida  Sw. 

Loc.  :  comune  a  tutti  i  passi. 

Lecidea  (Biatora)  uliginosa  (Schrav.)  Ach. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Lecidea  (Eulecidea)  Sommerfeltii  Lynge. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo. 


286  M.  CENGIA  SAMBO 

Lecidea  (Psora)  testacea  Ach. 

Loc.  :  c.  s.  e  passo  Fedaja. 

Leprolorna  lanuginosum  Ach.  (?) 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo. 

Leptogium  (Euleptogium)  lacerum  (Ach.)  var.  Sendtneri  Muli. 

Loc.  :  M.  Croce  di  Comelico. 

Normandina  viridis  Lojk. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Ochrolechia  tartarea  var.  frigida  Kòrb. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo  e  P.  di  Bolle. 

Parmelia  encausta  (Sm.)  Ach.  v.  intestini f or mis  (Will.)  Th.  Fr. 
Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  del  L.  Yerney,  passo  di  Fedaja, 
di  Staulanza,  di  Bolle,  di  Pordoi. 

—  var.  atrofuscescens  (Wainio)  Zahl. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Oss.  :  Le  due  varietà  crescono  su  schegge  di  schisto  intra¬ 
mezzate  alla  terra. 

Parmelia  olivacea  Ach.  var.  imbricata  Mass. 

Loc.  :  Forcella  Staulanza,  su  frustolo  di  abete  nel  terriccio. 
Parmeliopis  ambigua  (Ach.)  Nyl. 

Parmeliopsis  hyperopta  (Ach.)  Ani. 

Loc.  :  su  abeti  imputriditi  alla  F.  Staulanza. 

Peltigera  aphthosa  (L.)  Hoifm. 

Loc.:  è  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  caratteristica  della 
tundra. 

Peltigera  canina  (L.)  Hoffm. 

Loc.  :  c.  s. 

Peltigera  canina  var.  leucorrhiza  (Flk.)  Schaer. 

Loc.:  P.  di  M.  Croce  Coni. 

Peltigera  malacea  (Ach.)  Th.  Fr. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  P.  Fedaja,  P.  Bolle. 

Peltigera  polydactyla  (Neck)  Hffm. 

Loc.  :  è  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  caratteristica  della 
tundra. 

Peltigera  rufescens  (Sm.)  Hffm. 

Loc.  :  c.  s. 

Peltigera  venosa  (L.)  Hffm. 

Loc.  :  P.  di  Bolle,  di  M.  Croce  Coni.,  P.  S.  Bernardo. 
Peltigera  liorizonihalis  (L.)  Hffm. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 


ECOLOGIA  DEI  LICHENI 


Pertusaria  glomerata  Schaer. 

Loc.  :  Passo  Falzarego. 

Oss.  E  specie  muscicola  d7  alta  montagna. 

Phyxia  ascendens  Oliv. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia,  tallo  assai  de¬ 
teriorato. 

Phyxia  pmlverulenta  var.  muscigena  Nyl.  (Syn.  Ph.  muscigena 
(Whlbg.)  Nyl. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  del  L.  Verney  ;  F.  Staulanza, 

P.  di  Bolle,  P.  di  Pordoi. 

> 

Oss.  E  specie  caratteristica  della  tundra  e  dei  climi  polari. 
Placidiopsis  Cunstnani  (Mass.)  Kòrb. 

Loc.  :  su  schegge  di  scbisto  fra  il  terriccio  al  P.  S.  Ber¬ 
nardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Pìacidiopsis  tremniacense  (Mass.)  Zabl. 

Loc.  :  c.  s. 

Rinodina  turfacea  (Wnbg.)  Th.  Fr.  var.  nuda  Kòrb. 

Loc.:  P.  del  P.  S.  Bernardo,  P.  M.  Croce  Com.,  F.  Stau¬ 
lanza,  P.  Rolle,  P.  Pordoi. 

—  var.  roscidO;  (Somrf.)  Tb.  Fr.  (Syn.  Rin.  roscida  Lynge). 

Loc.:  P.  del  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Oss.  Questa  specie  nelle  due  suddette  varietà  è  caratteristica 
della  tundra. 

Rliizocarpon  chionophyllum  Fr. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Solorina  crocea  (L.)  Acb. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  P.  Pordoi,  P.  Falzarego,  P.  Fedaja. 
Solorina  saccata  (L.)  Acb. 

Loc.  :  è  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  alla  tundra. 

Solorina  spongiosa  (Sm.)  Nyl. 

Loc.  :  P.  Pordoi,  P.  Falzarego,  Passo  P.  S.  Bernardo. 
Stereocaulon  acaulon  Nyl. 

Loc.  :  Passo  P.  S.  Bernardo. 

Stereocaulon  alpinum  Laur. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  lago  Verney,  P.  Rolle,  P.  Fedaja. 

—  var.  gracilentum  (Tb.  Fr.)  Magli,  et  f.  pulvinarium  Sav. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Chanousia. 

Stereocaulon  paschale  (L.)  Acb. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  L.  Verney,  P.  Rolle,  P.  S.  Osvaldo. 


288  M.  CENGIA  SAMBO 

Stereocaulon  rivulorum  Magli. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  L.  Verney. 

—  f.  nana  n.  for.  Ceng.  Sambo. 

Loc.  :  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto.  Chanonsia. 

Podetia  usque  1,5  cm.  longa.  Sterilis. 

Tamnolia  vermicularis  (L.)  Schaer. 

Loc.  :  specie  comune  a  tutti  i  passi  e  alla  tundra. 

—  var.  subuliformis  Schaer. 

Loc.:  P.  S.  Bernardo,  conca  L.  Verney. 

—  for.  glebosa  Schaer. 

Loc.  :  P.  di  Pedaia. 

Toninia  (Sect.  Thalloedema)  candida  Th.  Fr. 

Loc.  :  P.  di  Falzarego,  P.  P.  S.  Bernardo,  conca  sotto  Cha- 
nousia. 

Toninia  (Sec.  Thalloedema)  candida  var.  caulescens  Lettau. 
Loc.  :  c.  s. 

Varicellaria  rliodocarpa  Fr. 

Loc.  :  P.  di  Fedaja. 

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expedition  to  Novaya-Zemlya  1921.  N.  44,  Oslo  1928. 


CONSIGLIO  DIRETTIVO  pel  1931 


Presidente:  De  Marchi  Dott.  Comm.  Marco,  Via  Borgonuovo  23 
(1930-31). 

Brizi  Prof.  Comm.  Ugo,  Viale  Romagna  33. 
(1931-32). 

Mariani  Prof.  Comm.  Ernesto,  Via  Tadi¬ 
no  41  (1930-31). 

Segretario  :  Moltoni  Dott.  Edgardo,  Museo  Civico  di  Storia  Nat. 
(1930-31). 

Vice-Segretario  :  Desio  Prof.  Cav.  Ardito,  Museo  Civ.di  Storia  Nat. 
(1931-32). 

Archivista:  Mauro  Ing.  Gr.  Uff.  On.  Francesco,  Piazza  S.  Am¬ 
brogio  14  (1930  31). 


Vie  e- Pi  'es  iden  t  i 


Consiglieri  : 


I  Airaghi  Prof.  Carlo,  Via  Podgora  7. 

Micheli  Dott.  Lucio,  Via  Carlo  Goldoni ,  32. 
Parisi  Dott.  Bruno,  Museo  Civico  di  Storia 
Naturale. 

j 

Pugliese  Prof.  Angelo,  Via  Enrico  Besana  18  1 
Supino  Prof.  Cav.  Felice,  Via  Ariosto  20  ' 

Turati  Conte  Comm.  Emilio,  Piazza  S.  Ales¬ 
sandro  6. 

Cassiere:  Dott.  Ing.  Federico  Bazzi,  Viale  V.  Veneto  4  (1931), 


Bibliotecario  :  Dora  Setti. 


(1930-31) 


ADUNANZE  SOCIALI 


Seduta  del  14  dicembre  1930 

Presiede  il  Presidente  Dott.  M.  De  Marchi. 

Aperta  la  seduta  alle  ore  15,  viene  letto  ed  approvato  il  ver¬ 
bale  della  precedente  adunanza,  indi  avuta  la  parola,  il  sig.  Guido 
Tedeschi  presenta  il  suo  lavoro  dal  titolo  «  Contributo  alla  co¬ 
noscenza  della  Fauna  del  Lago  eli  Varese.  Brevi  note  intorno 
ad  alcune  Cladocere  ». 

Terminata  la  lettura  si  passa  alla  votazione  dei  due  Revisori 
del  Bilancio  Consuntivo  1930.  Riescono  eletti  il  prof.  L.  Nange- 
roni  ed  il  sig.  Claudio  Barilozzi. 

Il  Presidente  comunica  che  il  Socio  effettivo  sig.  Luigi  Ma¬ 
gistretti  ha  chiesto  al  passaggio  a  Socio  perpetuo  ed  indice  la  vo¬ 
tazione  per  la  nomina  a  Socio  effettivo  del  sig.  Pietro  Brambilla 
(Milano),  proposto  da  Ed.  Moltoni  e  C.  Chiesa,  che  viene  eletto. 

Il  Presidente,  dopo  aver  comunicato  che  il  prof.  A.  Ghigi 
ha  accettato  l’ incarico  di  rappresentare  la  Società  alle  onoranze 
indette  in  occasione  del  secondo  centenario  della  morte  di  Luigi 
Ferdinando  Marsili,  toglie  la  seduta  alle  ore  16. 

Il  Segretario  :  Ed.  Moltoni 


Seduta  dell’  8  febbraio  1931 

Presiede  il  Presidente  Dott.  M.  De  Marchi. 

La  seduta  è  aperta  alle  ore  15  e  dopo  che  fu  letto  ed  appro¬ 
vato  l’ultimo  verbale  il  Presidente  commemora  brevemente  i  Soci 
defunti  :  l’ ing.  Leopoldo  Frigerio  e  prof.  L.  Cognetti  de  Martiis. 

Passando  alle  letture  il  dott.  Lucio  Micheli  illustra  le  sue 
note  biologiche  e  morfologiche  su  alcuni  Imenotteri;  il  dott.  S. 


ADUNANZE  SOCIALI  DELL?  ANNO  1931  295 

E.  Fioridia  fa  alcune  osservazioni  geologiche  sul  Monte  Inice 
(Trapani);  il  prof.  Vialli  presenta,  in  mancanza  dell’autore,  la 
nota  del  dott.  Oscar  Panzera  sulla  fine  struttura  del  corpo  rosso 
nella  vescica  natatoria. 

Accettate  per  la  pubblicazione  le  letture  presentate  il  Presi¬ 
dente  illustra  il  Bilancio  Consuntivo  del  1930  e  lo  mette  in  vo¬ 
tazione.  Il  Bilancio  Consuntivo  del  1930  viene  approvato  con  un 
voto  speciale  di  plauso  al  Presidente  dott.  M.  De  Marchi. 

La  votazione  della  nomina  di  un  Vice-Presidente,  del  Vice- 
Segretario  e  del  Cassiere  dà  i.  seguenti  risultati  : 

Vice-Presidente  :  Prof.  IL  Brizi. 

Vice- Segretario  :  Prof.  A.  Desio. 

Cassiere  :  Ing.  F.  Bazzi. 

Il  Presidente,  dopo  aver  comunicato  che  i  Soci  effettivi  proff. 
U.  Brizi,  M.  De  Angelis  e  L.  Nangeroni  hanno  chiesto  il  pas¬ 
saggio  a  Socio  Perpetuo ,  rende  noto  che  i  seguenti  signori  sono 
stati  eletti  Soci  effettivi:  dott.  Bruno  Schreiber  (Milano)  pro¬ 
posto  da  F.  Supino  e  Ed.  Moltoni  ;  sig.  Giovanni  Galletti  (Milano) 
proposto  da  Ed.  Moltoni  e  Gr.  B.  Fioridia;  sig.  Leandro  De  Mo i- 
gistris  (Milano)  proposto  da  Ed.  Moltoni  e  F.  Bazzi;  Direzione 
Liceo  Civico  Pareggiato  di  Varese,  proposta  da  L.  Nangeroni  e 
Ed.  Moltoni. 

La  seduta  è  chiusa  alle  ore  16. 

P  Segretario  :  Ed.  Moltoni 

Seduta  del  22  marzo  1931 

Presiede  il  Vice-Presidente  Prof.  E.  Mariani. 

Letto  e  approvato  il  verbate  dell’  ultima  seduta  il  Presidente 
prega  il  Segretario  di  leggere  i  sunti  delle  letture  inviati  dagli 
autori  assenti  : 

Prof.  M.  Cengia  Sambo  :  Licheni  dei  passi  alpini  e  loro  pa¬ 
rallelismo  con  quelli  delle  Tundre. 

Dott.  A.  Brian  :  Determinazine  di  un  nuovo  materiale  di 
Isopocli  cavernicoli  raccolto  nel  corso  delle  esplorazioni  del 
Gruppo  Grotte  di  Cremona. 

Dott.  I.  Sciacchitano  :  Alcune  osservazioni  nelle  dicotomie 
del  sistema  secondo  V  Ologenesi. 


296 


ADUNANZE  SOCIALI  DELL5  ANNO  1931 


Dott.  L.  Facciola:  Di  alcune  'particolarità  organiche  del 
Chauliodus  Sloanei  f Pisce  s J. 

Finite  le  letture  il  Presidente  da  la  parola  alla  dott,  G.  Luz- 
zatto  che  presenta  il  suo  Contributo  alla  Flora  del  Lautaret 
( Hautes  AlpesJ. 

Il  dott.  G.  Scortecci,  avuta  la  parola,  presenta  il  Secondo 
contributo  alla  conoscenza,  dei  rettili  della  Somalia  Italiana. 

Le  letture  vengono  accetate  per  la  stampa  indi  il  Presidente 
illustra  e  mette  in  discussione  il  Bilancio  Preventivo  1931  che 
viene  approvato  ad  unanimità. 

Tiene  pure  indetta  la  votazione  per  la  nomina  a  Socio  effettivo 
che  dà  il  seguente  risultato:  prof.  Carlo  Foà  (Milano),  proposto 
da  M.  De  Marchi  e  L.  Gianferrari;  Biblioteca  R.  Liceo  Scien¬ 
tifico  «  Carlo  Sauna  »  (Cagliari)  proposta  da  G.  Fadda  e  Ed. 
Moltoni  ;  signorina  Laura  Laudi  (Milano),  proposta  da  A.  Desio 
e  Ed.  Moltoni;  rag.  Luigi  Rusca  (Milano),  proposto  da  G.  Scaini 
e  C.  Chiesa. 

La  seduta  è  chiusa  alla  ore  15,30. 

Il  Segretario  :  Ed.  Moltoni 


Seduta  del  10  maggio  1931 

Presiede  il  Presidente  Dott.  M.  De  Marchi. 

La  seduta  è  aperta  alle  ore  14,30  colla  lettura  ed  appro¬ 
vazione  del  verbale  dell’  ultima  adunanza,  indi  il  Presidente  dà 
notizia  della  morte  del  Socio  dott.  Anna  Martinotti  che  viene 
commemorato  dal  Vice-Presidente  prof.  E.  Mariani,  che.  ricorda 
pure  i  principali  suoi  scritti. 

Finita  la  commemorazione,  il  Presidente  rende  noto  di  aver 
incaricato  il  Socio  prof.  Famiro  Fabiani  di  rappresentare  la  So¬ 
cietà  ai  festeggiamenti  del  Primo  cinquantenario  della  Società 
Geologica  Italiana  avvenuto  in  Palermo  il  30  aprile  1931. 

Passati  alle  letture,  la  dott.  T.  Stolz  fa  alcune  Osservazioni 
morfologiche  su  alcuni  Coregoni  del  Lago  di  Ledro. 

La  lettura  del  dott.  G.  Scortecci,  Terzo  contributo  alla-  co¬ 
noscenza  dei  rettili  della  Somalia  italiana ,  in  mancanza  dell'Au¬ 
tore,  è  rimandata  alla  prossima  seduta. 


ADUNANZE  SOCIALI  DELL5  ANNO  1931 


297 


La  votazione  per  la  nomina  dei  Soci  effettivi  dà  il  seguente 
risultato:  prof.  cav.  uff.  Ariberto  Ma  rendi,  (Firenze  j  proposto 
da  M.  De  Marchi  e  S.  De  Capitani;  doli.  comm.  Augusto  Ago- 
stoni  (Roma),  proposto  da  S.  De  Capitani  e  Ed.  Moltoni  ;  doti. 
Savina  Fumagalli  (Torino),  proposta  da  C.  F.  Parona  e  G.  Marro  ; 
sig.  Gian  Paolo  Moretti  (Milano),  proposto  da  F.  Supino  e  Ed. 
Moltoni;  sigma  Alda  Agnesotti  (Milano),  proposta  da  Ed.  Moltoni 
e  P.  Manfredi;  sigma  Carmen  Sanvisenli  (Mlano),  proposta  da 
Ed.  Moltoni  e  A.  Desio. 

La  seduta  è  chiusa  alle  ore  15,30. 

Il  Segretario  :  Ed.  Moltoni 


Seduta  del  21  giugno  1931 

Presiede  il  Presidente  Dott.  M.  Le  Marchi. 

Il  Presidente  dichiarata  aperta  la  seduta  prega  il  Segretario 
di  leggere  il  verbale  dell' ultima  adunanza,  che  viene  approvato, 
ed  il  sunto  della  lettura  del  dott.  G.  Scortecci,  assente  perchè  in 
missione  scientifica  in  Somalia,  dal  titolo  «  Terzo  contributo 
alla  conoscenza  dei  rettili  della  Somalia  Italiana  ». 

La  dott.  P.  Manfredi  illustra  un  nuovo  Miriapodo  cavernicolo 
italiano  cieco  che  è  stato  ascritto  al  nuovo  genere  Trogloiulus. 

Il  dott.  Moltoni  rende  noto  altre  catture  in  territorio  italiano 
del_  Rondone  pallido,  prendendo  spunto  da  ulteriori  catture  di 
questa  specie  in  Piemonte,  indi  cita  un  caso  di  nidificazione  della 
Peppola  in  Italia. 

Il  dott.  Moretti,  presenta  il  suo  lavoro  sulla  morfologia  e  bio¬ 
logia  della  forma  larvale  e  ninfale  del  chironomide  Tanytarsus 
Genuinus-inermipes.  Il  Segretario  in  mancanza  degli  Autori 
legge  i  sunti  dei  seguenti  lavori  :  dott.  Pina  Perotti  Sviluppo 
delle  squamine  del  Coregono  del  Lago  di  Como:  Silvia  Colla, 
Sulle  micorizze  di  Lryas  octopetala ;  Osservazioni  sulla  bio¬ 
logia  del  Triplica  gmium  echinatum ;  Relazioni  tra  alcuni  ba- 
sidiomiceti  e  le  radici  di  alberi  ed  arbusti  di  foreste. 

La  votazione  per  la  nomina  a  Socio  effettivo  dà  i  seguenti 
risultati:  dott.  prof.  Domenico  Brentana  (Parma)  proposto  da 
A.  Desio  e  C.  Chiesa  ;  Emilio  Ninni  (Fiera  di  Treviso),  proposto 


298 


ADUNANZE  SOCIALI  DELL’ANNO  1931 


da  B.  Parisi  e  Ed.  Moltoni;  dott.  prof.  Adolfo  Ferrari  (Milano) 
proposto  da  A.  Desio  e  C.  Chiesa. 

Il  presente  verbale  viene  letto  seduta  stante  ed  apjirovato. 

Il  Segretario  :  Ed.  Moltoni 


Seduta  del  15  novembre  1931 


Presiede  il  Presidente  Doti.  M.  De  Marchi. 

Aperta  la  seduta  alle  ore  15,30  il  Presidente  ricorda  la  do¬ 
lorosa  perdita  del  nostro  Consocio  prof.  Emilio  Pepossi,  ne  fa  ri¬ 
levare  pure  i  grandi  meriti  scientifici  che  lo  resero  noto  sia  in 
patria  che  all5  estero  colle  seguenti  parole  :  «  Il  25  ottobre  Emilio 
«  Repossi  poco  più  che  cinquantenne  moriva  improvvisamente  a 
«  Torino  ove  copriva  la  cattedra  e  dirigeva  1"  Istituto  di  Minera- 
«  logia  della  R.  Università,  perdita  dolorosa  e  grave  per  la  scienza 
«  e  per  la  famiglia  naturalistica  nella  quale  contava  numerosi  e 
«  affezionati  amici  parecchi  dei  quali,  e  chi  ve  ne  parla  è  fra 
«  questi,  fin  dai  banchi  dell’Università  di  Pavia  ne  avevano  ap- 
«  prezzato  le  doti  del  carattere  e  dell’  ingegno.  Laureatosi  infatti 
«  brillantemente  in  Geologia  col  prof.  Taramelli  egli  si  inscrisse 
«  tosto  nel  1901  fra  i  nostri  Soci  e  le  sue  pubblicazioni  geologiche 
«  sulle  prealpi  Varesine,  sui  monti  del  Lago  di  Como  e  di  Yal- 
«  tellina  mostrarono  subito  come  egli  avesse  saputo  assimilare  dal- 
«  l5  illustre  Suo  Maestro  l5  accuratezza  scrupolosa  nello  studio  e  la 
«  sicurezza  nell5  interpretazione  dei  fenomeni  geologici.  Assunto 
«  poi  al  posto  di  aggiunto  di  Mineralogia  nel  nostro  Museo,  che 
«  tenne  per  parecchi  anni,  dedicandosi  ad  essa  sotto  la  scorta  del- 
«  l5  illustre  prof.  Artini,  di  cui  divenne  l’ allievo  prediletto,  tosto 
«  crebbe  in  fama  pei  suoi  lavori  di  mineralgia,  cristallografia  e 
«  petrografìa  che  gli  meritavano  in  breve  la  cattedra  universitaria, 
«  per  un  breve  periodo  a  Cagliari,  di  là  chiamato  a  coprire  la 
«  cattedra  dell’Università  Torinese  ove  in  mezzo  all’ affetto  e  alla 
«  stima  di  colleghi  e  allievi  lo  raggiunse  immatura  morte. 

«  Un  collega  ed  amico  di  questi  giorni  nello  scrivermene  lo 
«  rimpiangeva  come  «  la  vera  perla  della  Facoltà  di  Scienze  ».  E 
«  per  vero  le  alte  qualità  dell'  ingegno  e  della  mente  così  nelle 
«  lezioni  come  negli  scritti,  dei  quali  non  pochi  fregiarono  i  nostri 


ADUNANZE  SOCIALI  DELL’ANNO  1931 


299 


«  Atti  e  Natura,  ben  rivelavano  l'obiettiva  serenità  del  giudizio, 
«la  lucidità  dell’intuizione,  la  chiarezza  e  l’ordine,  della  esposi- 
«  zione.  Doti  che  rendevano  giustamente  apprezzata  la  sua  opera 
«  scientifica  del  pari  che  quella  dell’  insegnante  ed  efficace  quella 
«  che  gli  fu  cara  di  volgarizzazione  della  scienza. 

«  Alle  belle  qualità  della  mente  altrettante  ne  corrispondevano 
«  fra  quelle  dell'  animo,  sereno  pur  nello  strazio  di  una  sventura 
«  che  troppo  presto  lo  privò  della  fida  compagna,  buono  di  una 
«  bontà  fattiva  che  tutta  si  rivelò  nelle  tenerezze  e  nelle  cure 
«  onde  circondò  con  affetto  paterno  e  materno  insieme  i  figli  suoi 
«  di  cui  il  maggiore  testé  conseguiva  con  grande  suo  compiaci- 
«  mento  la  laurea  d'ingegnere,  gentile,  mite  con  tutti  per  spon- 
«  tanea  modestia  che,  sempre  più  rara,  anziché  sminuirlo  lo 
«  circondava  di  un'  atmosfera  profonda  di  simpatia  che  gli  conqui- 
«  stava  e  serbava  larghe  e  fedeli  amicizie.  Della  sua  opera  scien- 
«  tifica  sarà  detto  con  competenza  in  una  prossima  seduta  ed  io 
«  ringrazio  la  prof.  De  Angelis  di  aver  accettato  l' incarico  di 
«  degnamente  commemorarlo. 

«  Io  oggi  ho  voluto  esprimere  sopratutto  e  anche  in  nome 
«  vostro  la  stima  e  1'  affetto  che  portavamo  al  compianto  nostro 
«  socio  ed  amico,  la  gratitudine  per  quanto  egli  ha  operato  per  la 
«  Società  nostra  quale  Vice  Segretario  e  Segretario  nel  periodo 
«  dal  1909  al  1912  e  come  collaboratore  di  Natura  e  costante 
«  amico  della  Società,  il  profondo  rimpianto  per  la  sua  improvvisa 
«  dipartita  che  tanto  vuoto  lascia  nell’  animo  nostro  e  nella  disci- 
«  piina  da  Lui  con  altezza  d’ ingegno  professata  alla  quale  è  ve- 
«  nuto  a  mancare  ancora  nel  fiore  delle  forze  e  quando  tanto  bi- 
«  sogno  d’  uomini  come  Lui  hanno  le  scienze  nostre. 

«  Alla  sua  memoria  vada  1‘  affettuoso  omaggio  e  il  doloroso 
«  compianto  di  noi  tutti  ». 

Prega  poi  ufficialmente  la  prof.  De  Angelis  di  volerne  prepa¬ 
rare  la  commemorazione  scientifica  per  la  prossima  seduta.  Inca¬ 
rico  che  è  da  Lei  accettato  di  buon  grado. 

Viene  comunicata  pure  la  morte  del  prof.  Giuseppe  Altobello 
di  Campobasso  valente  studioso  della  fauna  Abruzzese  e  nostro 
Socio  da  diversi  anni. 

Il  dott.  Edgardo  Moltoni  commemora,  in  occasione  del  50°  an¬ 
niversario  della  morte,  il  Conte  Ercole  Turati.  Fondatore- illustre 
della  preziosa  collezione  ornitologica  Turati  conservata  nel  Civico 
Musèo  di  Milano.  Della  collezione  ornitologica  vengono  ricordate 


/ 


20 


300 


ADUNANZE  SOCIALI  DELL’ANNO  1931 


le  rarità  e  le  ricche  serie  ciré  il  Conte  Turati  degnamente  studiò 
lui  stesso,  o  fece  studiare  all’  estero  dagli  specialisti  dei  suoi 
tempi,  con  grande  vantaggio  della  collezione  che  assurse  così  a 
fama  mondiale  tanto  da  essere  considerata  come  una  delle  più 
ricche,  tra  quelle  allora  esistenti. 

Il  Conte  Emilio  Turati,  figlio  dell’illustre  estinto,  avuta  la 
parola,  ringrazia  vivamente  anche  a  nome  del  fratello  Conte  Vit¬ 
torio,  il  dott.  Moltoni  che  volle  rievocare  ai  presenti  le  doti  scien¬ 
tifiche  del  suo  genitore  che  consacrò  tutta  la  vita  allo  studio 
dell’ornitologia  ed  all’ incremento  della  sua  raccolta,  da  loro  poi 
donata  al  Museo. 

Il  Conte  Turati  fa  presente  che  vede  con  soddisfazione  come 
il  dott.  Moltoni  si  occupi  degnamente  della  Raccolta  Turati,  da 
lui  diretta,  e  che  è  lieto  di  cogliere  l’occasione  per  dichiarare  in 
pubblico  di  essere  orgoglioso  e  contento  che  la  collezione  di  suo 
padre  sia  conservata  nel  Civico  Museo  di  Storia  Naturale  di  Mi¬ 
lano,  saggiamente  diretto  dall’  attuale  Direttore  dott.  Parisi,  e  sia 
sotto  le  assidue  cure  del  dott.  Moltoni  che  la  studia  e  l’accresce. 

Il  dott.  Marco  De  Marchi  si  associa  a  quanto  ha  detto  il 
Conte  Emilio  Turati  rallegrandosene,  e  si  unisce  ai  presenti  nel- 
l’ onorare  la  memoria  del  Conte  Ercole  Turati  in  occasione  del 
50°  anniversario  della  morte. 

Passati  alle  letture  il  dott.  Br.  Schreiber  rende  note  le  sue 
osservazioni  sulle  Anomalie  di  alcun:  ossicini  di  Weber  riscon¬ 
trate  in  individui  di  Pesce  dorato. 

Il  Segretario,  in  mancanza  dell’  Autore,  presenta  il  lavoro 
del  dott.  D.  Brighenti  dal  titolo:  Revisione  sistematica  ed  eco¬ 
logia  dei  Culicini  italiani. 

Le  Osservazioni  meteorologiche  eseguite  in  Valle  d' Ayas, 
nell'  estate  1931  dal  dott.  C.  E.  Capello,  vengono  presentate, 
in  mancanza  dell’  Autore  dal  prof.  Nangeroni. 

Finite  le  letture  il  Presidente  presenta  le  opere  giunte  in 
omaggio  indi  indice  le  elezioni  dei  nuovi  Soci.  Riescono  eletti 
Soci  effettivi  i  seguenti  signori:  dott.  Dino  Brighenti  (Bologna), 
proposto  da  Ed.  Moltoni  e  G.  B.  Fioridia;  sig.  Edo  Balma  (Mi¬ 
lano),  proposto  da  Ed.  Castelli  e  Ed.  Moltoni. 

La  seduta  è  chiusa  alle  ore  16,40. 

//  Segretario  :  Ed.  Moltoni 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


AFRICA 

1.  South  African  Museum  —  Cape  Town  (1898  Annals ,  1903 

Report). 

2.  Durban  Museum  —  Durban  (1914  Annals). 

3.  Natal  Museum  —  Pietermaritzburg  (1906  Annals ,  1906  Re¬ 

port). 

4.  Transvaal  Museum  —  Pretoria  (1909  Annals). 

5.  Société  entomologique  d’ Egypte  —  Cairo  (1908  Bulle tin , 

1908  Mèmoires). 

6.  Société  d’Histoire  naturelle  de  l’Afrique  du  Nord  —  Alger 

(1924  Bulletin). 

AMERICA  DEL  NORD 

CANADA 

7.  Dominion  of  Canada.  Department  of  Agriculture,  Entomo- 

logical  Branch  (1918  Circular). 

8.  Nova  Scotian  Institute  of  Science  —  Halifax  (1870  Procee- 

dings). 

9;  Geologica!  and  Naturai  Histor}r  Survey  of  Canada  —  Ot¬ 
tawa  (1879  Rapport  annuel ,  1883  Catalog.  Canadian  Ptants , 
1885  Contr.  canad.  Palaeontology  e  altre  pubblicazioni). 
10.  Canadian  Institute  —  Toronto  (1885  Proceedings ,  1890 
Iransactions). 


MESSICO 

11.  Instituto  geologico  de  Mèxico  —  México  (1898  Boletin,  1903 

Parergones ,  cont.  col  titolo  Anales). 

12.  Sociedad  mexicana  de  Biologia  (1920  Revista), 

13.  Instituto  de  Biologia  —  Mexico  (1930  Anales). 

STATI  UNITI 

14.  The  Michigan  Academy  of  Science  —  Ann.  Arbor  (1904 


302  ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 

Annual  Report ,  1918  Miscellaneous  Publications ,  1917-18 
Occasionai  Paper s  of  thè  Museum  of  Zoology,  1923 
Paper s  of  thè  Michigan  Academy  etc.  ). 

15.  Maryland  Geologica!  Sarvey  —  Baltimore  1897  Reports  . 

16.  University  of  California  —  Berkeley,  California  (1902  Pu¬ 

blications). 

17.  American  Academy  of  Arts  and  Sciences  —  Boston  (1868 

Proceedings). 

18.  Boston  Society  of  Naturai  Historjr  —  Boston  (1862  Procee- 

dings ,  1866  Memoirs ,  1869  Occasionai  Papers). 

19.  Buffalo  Society  of  Naturai  Sciences  —  Buffalo  N.  Y.  (1886 

Bulle  tin). 

20.  Museum  of  Comparative  Zoòlogy  at  Harvard  College  — 
Cambridge,  Mass.  (1863  Bulletin ,  1864  Memoirs ). 

21.  Field  Museum  of  Naturai  History  —  Chicago  (1895  Publi¬ 

cations). 

22.  Davenport  Academy  of  Naturai  Sciences  —  Davenport, 
Iowa  (1876  Proceedings). 

23.  Iowa  Geological  Survey  —  Des  Moines,  Iowa  (1893  Annual 

Report). 

24.  Indiana  Academy  of  Science  —  Indianapolis,  Indiana  (1895 

Proceedings). 

25.  Cornell  University,  Agricultural  Experiment.  Station  — 

Ith  aca,  New  York  (1915  Annual  Report ,  1917  Bulletin. 
1917  Memoirs). 

26.  Wisconsin  Academy  of  Sciences,  Arts  and  Letters  —  Ma¬ 

dison  (1895  Transactions,  1898  Bulletin). 

27.  University  of  Montana  —  Missoula  (1901  Bulletin). 

28.  Connecticut  Academy  of  Arts  and  Sciences  —  New-Haven 

(1866  Transactions). 

29.  Binngham  Oceanographic  Collection  —  New-Haven  (1927 

Bulletin,  1929  Occasionai  Papers). 

30.  American  Museum  of  Naturai  History  —  New-York  (1887 

Bulletin.  1893  Memoirs ,  1907  Anthropological  Papers ,  1920 
Naturai  History,  1924  A.  M.  Novitates). 

31.  Academy  of  Naturai  Sciences  —  Philadelphia  (1878  Pro¬ 

ceedings,  1884  Journal). 

32.  American  Philosopkical  Society  —  Philadelphia  (1899  Pro¬ 

ceedings). 

33.  Geological  Society  of  America  —  Rochester,  N.  Y.  (1890 

Bulletin). 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


303 


34.  California  Academy  of  Sciences  —  San  Francisco  1854 

Proceedings ,  1868  Memoirs,  1880  Occasionai  Papers,  1884 
Bulletin). 

35.  The  Missouri  Botanical  Garden  —  St.  Louis  Mo.  (1898 

Annual  Reperì'). 

36.  Washington  University  —  St.  Louis,  Mo.  1913  Publi- 

cations). 

37.  Roosevelth  Wild  Life  —  Syracuse  (1925  Bulletin ,  1926 

Annals). 

38.  Kansas  Academy  of  Science  —  Topeka,  Kansas  (1883 

Transactions). 

39.  Tufts  College  —  Tufc,  Mass.  (1908  Studies). 

40.  University  of  Illinois  —  Urbana,  111.  (1916  Monographs). 

41.  United  States  Geological  Survey  —  Washington  (1872 

Annual  Repor t ,  1873  Report ,  1874  Bulletin ,  1883  Mi¬ 
nerai  Resources ,  1890  Monographs ,  1902  Profess .  Papers , 
1902  Water  Supplì/  and  Irrigation  Paper). 

42.  Smithsonian  Institution  —  Washington  (1855  Arm.  Report , 

1910  Miscellaneous  Collections). 

43.  United  States  National  Museum  —  Washington  (1884  A'H- 

letin ,  1888  Proceedings ,  1889  Annual  Report ,  1892  Special 
Bulletin ,  1905  Contributions  from  thè  U.  S.  N.  Herbarium). 

44.  National  Academy  of  Sciences  of  thè  U.  S.  of  America  — 

Washington,  Publication  Office  Easton  (1915  Proceedings ). 

45.  Carnegie  Institution  of  Washington  —  Washington  (1905). 

46.  Marine  Biological  Laboratory  —  Wood  Hole,  Mass.  (1926 

Biological  Bulletin). 

ISOLE  HAWAII 

47.  Bernice  Pauahi  Bishop  Museum  —  Honolulu  (1899  Memoirs , 

1900  Occasionai  Papers ,  1922  Bulletin). 

AMERICA  DEL  SUD 

ARGENTINA 

48.  Academia  Nacional  de  Ciencias  en  Cordoba  (1884  Boletin). 

49.  Museo  Nacional  de  Buenos  Aires  —  Buenos  Aires  (1867 

Anales). 


304  ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 

50.  Sociedad  Physis  para  el  cultivo  v  difusiòn  de  las  ciencias 

naturales  en  la  Argentina.  —  Buenos  Aires  1912  Boletin). 

51.  Sociedad  Cientifica  Argentina  —  Buenos  Aires  (1921  Anales). 

52.  Universidad  Nacional  de  Tucuman  —  Tucuman  (Pubblica¬ 

zioni  diverse). 

BRASILE 

53.  Instituto  Oswaldo  Cruz  —  Rio  de  Janeiro  -  Manguinhos 

(1909  Memorias). 

54.  Museu  Paulista  —  San  Paulo  (1895  Revista). 

55.  Eolia  Clinica  et  Biologica  —  S.  Paulo  (dal  1929). 

56.  Museu  Nacional  de  Rio  de  Janeiro  (1876  Archivos ,  poi  Re¬ 
vista). 

57.  Escola  sup.  de  Agricultura  e  Medicina  Veterinaria  — 
Nictheroy  (1918  Archivos). 

URUGUAY 

58.  Museo  de  Historia  Naturai  —  Montevideo  (1894  Annales). 

ASIA 

BORNEO 

59.  The  Sarawak  Museum  —  Sarawak  (1911  Journal). 

GIAPPONE 

60.  Imperiai  University  of  Tóhoku,  Sendai  (1912  Reports). 

61.  Experimental  Station  of  Eorestry  —  Taihoku  (1911  Icones 

Plantarum  Formo s aliar um) . 

62.  Kyoto  Imperiai  University  —  Kyoto  (1924  Memoirs  of  thè 

College  of  Science ). 

63.  Imperiai  University  of  Japan  —  Tokyo  (1860  Calendar , 

1898  Journal). 

64.  Zoological  Institute,  College  of  Science,  Imperiai  Universit}’' 

of  Tokyo  (1903  Contribution  from  thè  Zoological  Institute). 

65.  National  Research  Council  of  Japan,  Department  of  Edu- 

cation  (  1922  Japanese  Journal  of  Botany,  Geology  and 
Geography). 

66.  Academy  Ueno  Park  —  Tokyo  (1926  Proceeding  of  thè 

Imperiai  Academy). 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


305 


INDIA 

67.  Geological  Survey  of  India  —  Calcutta  (1858-59  Memoirs , 

1861  Memoirs  :  Palaeontologia  indica ,  1868  Record s,  1898 
General  Report). 

68.  Asiatic  Society  of  Bengal  —  Calcutta  (1913  Journal  and 

Proceedings ,  1913  Memoirs). 

69.  Zoological  Survey  of  India,  Indian  Museum  —  Calcutta 

(1877  Annual  Report ,  1903  Memoirs ,  1909  Recor ds). 

70.  Agricultural  Research  Institute  and  Principal  of  thè  Agri- 

cultural  College  —  Posa  Bengal  (1906  Memoirs ,  Botanical 
Series  and  Eutomological  Series,  1910  Report ,  1906  Re¬ 
port  on  thè  Progress). 

71.  Colombo  Museum  —  Colombo,  Cevlon  (1913  Spolia  Zey- 

lanica). 

ISOLE  FILIPPINE 

72.  Bureau  of  Science  of  thè  Government  of  thè  Philippine 

Islands  —  Manila  (1916  The  Philippine  Journal  of 
Science). 

SIAM 

73.  Siam  Society  —  (1927  Journal) 

AUSTRALIA 

74.  Royal  Society  of  South  Australia  —  Adelaide  (1891  Tran - 

sanctions  and  Proceedings ,  1901  Memoirs). 

75.  Royal  Society  of  Tasmania,  The  Tasmanian  Museum  — 

Hob  art  (1913  Paper s  and  Proceedings). 

76.  Royal  Society  of  New  South  Wales  —  Sydney  (1876  Jour¬ 

nal  and  Proceedings). 

77.  Australian  Museum  —  Sydney  (1882  Report ,  1890  Records). 

78.  Queensland  Museum  —  Brisbane  (1892  Annals,  1913  Memoirs). 

EUROPA 

AUSTRIA 

79.  Naturwissenschaftlicher  Verein  flir  Steiermark  —  Graz 

(1906  Mitteilungen). 


306  ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 

80.  Naturwissenchaftl.  medizinischer  Verein  zu  Innsbruck  <1870 

Berieht). 

81.  Anthropologische  Gesellschaft  —  Wien  1870  Mit  telluri  gerì). 

82.  Geologiche  Staatsanstalt  —  Wien  (1850  Jahrbuch ,  1852 

Abhandlungen,  187 1  f7 erhandlung  en ). 

83.  Naturhistorisch.es  Museum  —  Wien  (1886  Annalen). 

84.  Zoologisch-hotanische  Gesellschaft  —  Wien  (1853  Verhand- 

lungen). 


BELGIO 

85.  Académie  Royale  de  Belgique  —  Bruxelles  (1865  Annuaire 

et  Bulletìn,  1870  Mémoires). 

86.  Musée  Boy.  d’  Histoire  nat.  de  Belgique  —  Bruxelles  (1877 

Annales,  1882  Bulletin ,  1903  Mémoires). 

87.  Société  Belge  de  géologie,  de  paléontologie  et  d?hydrologie 

—  Bruxelles  (1888  Bulletìn). 

88.  Société  entomologique  de  Belgique  —  Bruxelles  (1857  An¬ 

nales,  1892  Mémoires). 

89.  Société  Royale  zoologique  et  malacologique  —  Bruxelles 

(1863  Annales,  1872  Pvocès-verbaux  des  Sécinces). 

90.  Société  Royale  de  botanique  de  Belgique  —  Ixelles-les- 

Bruxelles  (1862  Bulletins). 

91.  Société  entomologique  namuroise  —  Nainur  (1923  Revue 

mensuelle). 

92.  Musée  du  Congo  Belge  —  Tervueren  (Pubblicazioni  diverse). 

BULGARIA 

93.  Institutions  Royales  d’  Histoire  Naturelle  —  Sophia  (1928 

Bulle  ttin). 

CECOSLOVACHIA 

94.  Société  des  Sciences  de  Bohème  —  Praga  (1910  Jahresbe- 

richt ,  ora  Resumé  du  compie  rendu ,  1890  Sitzungsbe- 
richte,  ora  Mémoires). 

95.  Académie  des  Sciences  ;  Ceske  Akademie  ved.  u  Umeni 

Prague  (1908  Bulletìn  et  Rozpravy). 

96.  Club  Mycologique  Tckecoslovaque  à  Prague  —  Praga 

(1924  Mykologia  Bulletìn). 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


307 


DANZICA 

97.  Naturforschende  Gresellscliaft  —  Danzig  (1881  Schrifterì). 

98.  Westpreussich.  botanisch-zoulogisclier  Verein-Danzig  1908 

Bericht). 

FINLANDIA 

99.  Societas  prò  fauna  et  flora  fennica  —  Helsingsfors  (1848 

Notiser ,  1875  Acta,  1876  Meddelanden). 

100.  Acta  forestalin  fennica.  —  Helsingsfors  (1913). 

101.  Societas  Zool - botanicae  fennicae  —  Helsingsfors  1923 

Annciles). 

FRANCIA 

102.  Société  Fiorimontane  —  Annecv  (1860  Revue). 

103.  Société  des  Sciences  physiques  et  naturelles  de  Bordeaux 

(1867  Mèmoires ,  1895  Procès  verbaux). 

104.  Société  Linnéenne  de  Bordeaux  —  Bordeaux  (1838  Actes). 

105.  Académie  des  Sciences,  belles-lettres  et  arts  de  Savoie  — 

Chambéry  (1851  Mèmoires ,  1879  Documenta). 

106.  Société  nationale  des  Sciences  naturelles  et  matbémati- 

ques  de  Cherbourg  (1855  Mèmoires). 

107.  Société  d’ Agriculture,  Sciences  et  industries  —  Lyon  (1867 

Annales). 

108.  Université  de  Lyon  (1891  Annales ). 

109.  Institut  de  Zoologie  de  1’  Université  de  Montpellier  et 

Station  Zoologique  de  Cette  (1885  Travaux ,  1905  Mè¬ 
moires,  1903  Sèrie  mixte  :  Mèmoires). 

110.  Muséurn  d’  Histoire  Naturelle  de  Marseille  (1901  Annales). 

111.  Société  des  Sciences  naturelles  de  l’Ouest  de  la  France 

—  Nantes  (1908  Bidletin). 

112.  Annales  des  Sciences  naturelles,  zoologie  et  paléontologie 

etc.  —  Paris  (  1905  Annales). 

113.  Muséurn  d’Histoire  Naturelle  —  Paris  (1878  Nouvelles  Ar- 

chives ,  1895  Bidletin). 

114.  Société  d’Anthropologie  de  Paris  —  Paris  (1894  Bidletin). 

115.  Société  géologique  de  France  —  Paris  (1872  Bidletin). 

116.  Société  zoologique  de  France  —  Paris  (1920  Bulletin). 


308 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


117.  Università  de  Rennes.  —  Rennes  (1902  Travaux  scienti fiqv.es). 

118.  Académie  des  Sciences,  arts  et  lettres  —  Rouen  (1877 

Précis  analytique  etc.). 

119.  Société  libre  d’  émulation,  du  commerce  et  de  l’ industrie 

de  la  Seme  Inférieure  —  Rouen  (1873  Bulletin). 

120.  Société  d’histoire  naturelle  —  Toulouse  (1867  Bulletin). 

121.  Société  d’Histoire  Naturelle  de  Colmar  —  Colmar  (1925 

Bulletin). 

GERMANIA 

122.  Naturhistorischer  Verein  --  Augsburg  (1855  Bericht). 

123.  Botanischer  Verein  der  Provinz  Brandenburg  —  Berlin 

(1859  Verhandlungen). 

124.  Gesellschaft  naturforschender  Freunde  in  Berlin  —  Ber¬ 

lin  (1895  SUzungsberichte ,  1908  Archiv  fur  Biontologie). 

125.  Schlesische  Gesellschaft  fur  vaterlàndische  Cultur  —  Bre- 

slau  (1857  Jahresberichl ,  1923  Jahrbucher). 

126.  Verein  fiir  Naturkunde  zu  Cassel  —  Cassel  (1880  Be¬ 

richt,  1897  Abhandlungen  und  Bericlit). 

127.  Naturwissenschaftlicher  Verein  —  Karlsruhe  (1922  Ver¬ 

handlungen). 

128.  Naturwissenschaftliche  Gesellschaft  Isis  —  Dresden  (1862 

Sitzungsberichte  und  Abhandlungen). 

129.  Physikalisch-medicinische  Societàt  — Erlaugen  (1865  Sit¬ 

zungsberichte). 

130.  Seukenbergische  naturforschende  Gesellschaft  —  Frank¬ 

furt  am  Main  (1871  Bericht ,  1896  Abhandlungen). 

131.  Naturforschende  Gesellschaft  —  Freiburg  i.  Baden  (1890 

Bericht). 

132.  Zoologisches  Museum.  Hamburgische  Universitàt  —  Ham¬ 

burg  (1887  Mitteilungen). 

133.  Naturwissenschaftlicher  Verein  —  Hamburg  (1846  Ab¬ 

handlungen ,  1877  Verhandlungen). 

134.  Bayerische  Akademie  der  Wissenschaften  —  Miinchen 

(1832  Abhandlungen ,  1860  Sitzungsberichte). 

135.  Ornithologische  Gesellschaft  in  Bayern  —  Miinchen  (1899 

Verhandlungen). 

136.  Miinchener  Entomologische  Gesellschaft  —  Miinchen  (1924 

Mitteilungen). 

137.  Nassauischer  Verein  fiir  Naturkunde  —  Wiesbaden  (1856 

Jahrbucher). 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


309 


INGHILTERRA 

138.  Carditi  Naturalista  Society  —  Carditi  (1917  Transactions). 

139.  Dove  Marine  Laboratory  —  Cullercoats,  Northumberland 

(1912  Report). 

140.  Rovai  Physical  Society  —  Edinburgh  (1858  Proceedings ). 

141.  Geological  Society  of  Glasgow  (1865  Transactions). 

142.  Liverpool  Geological  Society  —  Liverpool  (1922  Procee¬ 

dings). 

143.  Geological  Society  ol  London  —  London  (1911  The  Quar- 

terly  Journal). 

144.  Royal  Society  —  London  (1860  Phil.  Transactions ,  1862 

Proceedings). 

145.  Zoological  Society  —  London  (1833  Transactions ,  1848 

Proceedings). 

146.  British  Museum  ol  Naturai  History  —  London  (1895  Ca¬ 

taloghi  e  pubblicazioni  varie). 

147.  Literary  and  philosophical  Societ}'  —  Manchester  (1855 

Memoirs,  1862  Proceedings). 

148.  Marine  Biological  Association  ol  thè  United  Kingdom. 

The  Plymouth  Laboratory  —  Plymouth  (1893  Journal). 

IRLANDA 

149.  Royal  Irish  Academy  —  Dublin  (1877  Transactions ,  1884 

Proceeding). 

150.  Royal  Dublin  Society  —  Dublin  (1877  The  Scientifie  Pro¬ 

ceedings  and  Transactions). 

151.  Department  ol  Agriculture  and  'Technical  rnstructions  for 

Ireland  (Eisheries  Brandi)  —  Dublin  (  1902  Report). 

ITALIA 

152.  R.  Accademia  di  scienze,  lettere  ed  arti  degli  Zelanti  — 

Acireale  (1889  Rendiconti  e  Memorie). 

153.  Société  de  la  Flore  Yaldòtaine  —  Aosta  (1909  Bulletin). 

154.  Ateneo  di  scienze,  lettere  ed  arti  —  Bergamo  (1875  Atti). 

155.  Accademia  delle  scienze  dell’Istituto  di  Bologna  (1856 

Memorie ,  1858  Rendiconti). 

156.  Laboratorio  di  Entomologia  del  R.  Istituto  Agrario  di 

Bologna  (1928  Bollettino). 


310 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


157.  Ateneo  di  Brescia  —  Brescia  (1845  Commentari). 

158.  Accademia  Gioenia  di  Scienze  Naturali  —  Catania  (1834 

Atti,  1888  Bullettinó). 

159.  Biblioteca  Nazionale  Centrale  di  Firenze  —  Firenze  (1886 

Bullettinó). 

160.  «  Redia  r  Giornale  di  entomologia,  pubblicato  dalla 

R.  Stazione  di  entomologia  agraria  in  Firenze  (1903). 

161.  R.  Istituto  Botanico  di  Firenze  —  Firenze  (1922  Pubbli¬ 

cazioni). 

162/  Società  botanica  italiana  —  Firenze  (1872  Nuovo  Giornale 
botanico ,  Memorie,  1892  B allettino). 

163.  Società  entomologica  italiana  —  Genova  (1869  Bullettinó , 

1922  Memorie). 

164.  Società  Ligustica  di  Scienze  naturali  e  geografiche  —  Ge¬ 

nova  (1890  Atti). 

165.  Biblioteca  Nazionale  di  Brera  —  Milano, 

166.  Le  Grotte  d’ Italia  —  Milano  (dal  1927). 

167.  Società  Lombarda  per  la  pesca  e  l’Acquicoltura  —  Milano 

(1899  Bollettino). 

168.  Touring  Club  Italiano.  —  Milano  (1922  Le  vie  d’Italia , 

Le  vie  d’Italia  e  dell’America  latina). 

169.  R.  Istituto  Lombardo  di  scienze  e  lettere  —  Milano  (1858 

Atti,  1859  Memorie ,  1864  Rendiconti). 

170.  R.  Società  italiana  d’igiene  —  Milano  (1897  Giornale). 

171.  Società  dei  Naturalisti  —  Modena  (1866  Annuario,  1883 

Atti). 

172.  Istituto  Zoologico,  R.  Università  di  Napoli  (1904  Annuario). 

173.  Società  di  Naturalisti  —  Napoli  (1887  Bollettino) . 

174.  Società  Reale  di  Napoli.  Accademia  delle  scienze  fisiche 

e  matematiche  —  Napoli  (1862  Rendiconto ,  1863  Atti). 

175.  Orto  Botanico  della  R.  Università  di  Napoli  1903  (Ballet¬ 

tino). 

176.  Accademia  Scientifica  Veneto-Trentino-Istriana  —  Padova 

(1872  Atti,  1879  Bullettinó). 

177.  R.  Accademia  palermitana  di  scienze,  lettere  ed  arti 

Palermo  (1845  Atti,  1885  Bollettino). 

178.  R.  Istituto  ed  Orto  Botanico  di  Palermo  (1904  Bollettino). 

179.  Il  Naturalista  Siciliano  —  Palermo  (dal  1896  con  inter¬ 

ruzioni). 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI  311 

180.  Società  di  scienze  naturali  ed  economiche  —  Palermo 

(1865  Giornale ,  1869  Bullettino). 

181.  Società  toscana  di  scienze  naturali  —  Pisa  '1875  Atti  e 
Memorie,  1878  Processi  verbali). 

182.  R.  Scuola  Sup.  d’Agricoltura  in  Portici.  —  (1907  Bollettino 
del  Laboratorio  di  Zoologia  generale  e  agraria). 

183.  Reale  Accademia  Medica,  Policlinico  Umberto  I.  —  Roma 

(1883  Atti.  1886  Bullettino). 

184.  R.  Accademia  dei  Lincei  —  Roma  (1876  Transunti  e  Ren¬ 

diconti,  1904  Memorie). 

185.  R.  Comitato  geologico  d’Italia  —  Roma  (1870  Bollettino). 

186.  Reale  Società  Geografica  italiana  Roma  (1870  Bollettino). 

187.  Società  italiana  delle  scienze  detta  dei  Quaranta  —  Roma 

(1862  Memorie). 

188.  Società  zoologica  italiana.  Museo  Zoologico  della  Regia 

Università  —  Roma  (1892  Bollettino). 

189.  R.  Accademia  Roveretana  — Rovereto  (1861  Atti). 

190.  R.  Accademia  di  Agricoltura  —  Torino  (1871  Annali). 

191.  R.  Accademia  delle  Scienze  —  Torino  (1865  Atti,  1871 

Memorie). 

192.  Musei  di  zoologia  ed  anatomia  comparata  della  R.  Univer¬ 

sità  di  Torino  —  <1886  Bollettino). 

193.  Museo  civico  di  storia  naturale  —  Trieste  (1877  Bollettino 

della  Società  Adriatica). 

194.  Ateneo  Veneto  —  Venezia  (1864  Atti ,  1881  Rivista). 

195.  R.  Istituto  Veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti  —  Venezia 

(1860  Atti). 

196.  Accademia  di  agricoltura,  commercio  ed  arti  —  Verona 

(1862  Atti  e  Memorie). 

197.  «  Scientia  ».  Rivista  internazionale  di  sintesi  scientifica. 

(1926). 

198.  Studi  Trentini  —  Rivista  della  Società  per  gli  Studi  tren¬ 
tini.  Trento  (dal  1926). 

LITUANIA 

199.  .Faculté  des  Sciences  de  l’Universitó  de  Lithuanie  — 

Kaunas  (1926  Mémoires). 

LETTONIA 

200.  Société  de  Biologie  de  Lettonie  — 


Riga  (1929  Bullettin). 


312 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


NORVEGIA 

201.  Bergens  Museum  —  Bergen  (1911  Aarbok  e  Aarsberetnings). 

202.  Bibliothèque  de  1’  Université  R.  de  Norvège  —  Cristiania 

(1880  Archiv). 

203.  Société  des  Sciences  de  Cristiania  (1859  Forhand Unger), 

204.  Stavanger  Museum  —  Stavanger  (1892  Aarsberetning). 

PAESI  BASSI 

205.  Musée  Teyler  —  Harlem  (1866  Archives). 

206.  Société  Hollandaise  des  Sciences  à  Harlem  (1880  Archives 

nèerlandaises). 

207.  Geologisch  Bureau  wor  het  Nederlandsche  Miyngebied  te 

Heerlen  —  Heerlen  (1928  Yaarverslag). 

POLONIA 

208.  Service  géologique  de  Pologne  —  Varsavia  (1921-22  Bul- 

letin). 

209.  Institi!  M.  Nenki  —  Varsovie  (1921  Trcivaux). 

210.  Société  Polonaise  des  Naturalistes  —  Lwòw  ni  Dlugosza 

(1925  Kosmos). 


PORTOGALLO 

211.  Academia  Polytechnica  do  Porto  —  Coimbra  (1906  Annaes 

scienti fico  s). 

212.  Eolia  Anatomica  Universitatis  Conibrigensis  —  Coimbra 

(dal  1926). 

213.  Direccao  dos  Servicos  Geologicos  —  Lisboa  (1885  Comuni- 
cacòes). 

214.  Instituto  de  Anatomia,  Eaculdade  de  Mèdicina  da  Univer- 
sidade  de  Lisboa  (1914  Archino). 

ROMANIA 

215.  Société  des  Sciences  de  Cluj  —  Oluj  (1921  Bulletin ) 

216.  Siebenburgischer  Verein  fùr  Naturwissenschaften  —  Her- 

mannstadt  (1857  Verhandlungen). 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


313 


RUSSIA 

217.  Académie  des  Sciences  de  Russie  —  Leningrad  (1860-1914 

poi  1924  Bulletirì). 

218.  Société  des  Naturalistes,  Università,  (Laboratoire  de  Zoo¬ 

logie)  —  Leningrad  (1898  Section  de  Zooloogie,  1897 
Sec.  de  Botanique,  1897  Sec.  de  Geologie  et  de  Minera¬ 
logie,  1897  Comptes  Rendu ). 

219.  Société  entomologique  de  Russie  (Musée  Zoologique  de 

l’Academie  des  Sciences)  —  Leningrad. 

220.  Institute  of  Comparative  Anatomy  of  thè  First  Univer¬ 

sity  Moscow  —  (1924  Revue  zoologique  russe). 

221.  Comité  géologique,  Académie  des  Sciences  de  Russie  — 

Leningrad  (1925  Travaux). 

222.  Institute  de  recherches  biologique  à  l’Universitè  de  Perm 

—  Perm,  Zaimka  (1926  Bulletin). 

223.  Biolog.  Wolga  Station  —  Saratow  (1925  Arbeiten). 

SPAGNA 

224.  Junta  de  Ciencias  Naturales  de  Barcelona  —  (Pubblicazioni 

varie  dal  1917). 

225.  Sociedad  Iberica  (già  Aragonesa  de  Ciencias  Naturales) 

—  Zaragoza  (1902  Boletin). 

226.  Reai  Sociedad  Espahola  de  Historia  Naturai  —  Madrid 

(1897  Actas  Anales ,  1901  Boletin ,  1903  Memorias). 

227.  Broteria ,  Revista  Luso- Braxileira,  Colegio  del  Pasaje.  La 

Guardia  (Pontevedra)  (dal  1902). 

228.  Instituto  Espanol  de  Oceanografìa  —  Madrid  (1916  Me¬ 

morias,  1924  Notas  y  resumenes ). 

SVEZIA 

229.  Universitas  Lundensis  —  Lund  (1883  Acta). 

230.  Académie  Royale  suèdoise  des  Sciences  —  Stockholm  (1864 

Handlingar,  1865  Fòrhandlingar ,  1872  Bihang ,  1903  Arkiv). 

231.  Kongl.  Vitterhets  Historie  och  Antiquitets  Akademiens  — 

Stockholm  (1864  Antiquarisk-Tidskrift ,  1872  Mdnadsblad). 

232.  Bibliothèque  de  1’  Université  d’Upsala  (Institution  géolo¬ 

gique)  —  Upsala  1891  Meddelanden,  v1894  Bulletiii). 


314 


ISTITUTI  SCIENTIFICI  CORRISPONDENTI 


SVIZZERA 

233.  Naturforschende  Gesellschaft  —  Basel  ( lSòAVerhandlungen] ). 

234.  Naturforsoheude  Gesellschaft  —  Bern  (1855  Alittheilungen) . 

235.  Société  helvétique  des  Sciences  naturelles  —  Bern  (1834-47 

Actes  o  Verliandlungen ,  1860  Nouveaux  Alèmoires). 

236.  Naturforschende  Gesellschaft  —  Chur  (1854  Jahresbericht). 

237.  Institut  national  genevois  —  Genève  (1861  Bulletin,  1863 

Mèmoires). 

238.  Société  de  physique  et  d’  histoire  naturelle  —  Genève 

(1859  Mèmoires ,  1885  Compte  Renclu  des  Sèances). 

239.  Società  Ticinese  di  Scienze  Naturali  —  Lugano  (1904 

Bollettino). 

240.  Société  Vaudoise  des  Sciences  naturelles  —  Lausanne 

(1853  Bulletin ,  1922  Memoires). 

241.  Société  des  Sciences  naturelles  —  Neuchàtel  (1836  Mè¬ 

moires,  1846  Bulletin). 

242.  Zurcher  naturforschende  Gesellschaft  —  Ziirich  (1856 

i 

Vierteljahrsschrift ,  1901  Nenjahrsblatt). 

243.  Commission  géologique  suisse  (Société  helvétique  des 

Sciences  naturelles)  —  Ziirich  (1862  Matèriaux  polir  la 
Carte  géologique  de  la  Suisse). 

UNGHERIA 

244.  Bureau  Central  Ornithologique  Hongrois  —  Budapest  (1896 

Aquila,  Zeitschrift  filr  Omitholcgie). 

245.  Ungarisch-geologischer  Anstalt  —  Budapest  (1863  Fold- 

tani ,  1872  Mitteilungen ,  1883  Jahresbericht). 

246.  Museo  nazionale  ungherese.  —  Budapest  (1897  Annales). 


ELENCO  DELLE  PUBBLICAZIONI 


RICEVUTE  IN  DONO  DALLA  SOCIETÀ 


1)  La  la  spedizione  Italiana  attraverso  i  Pamiri  —  1929 

Roma  1930. 

2)  Menozzi  Carlo  :  Insetti  dannosi  alla  barbabietola  —  Genova 

1930. 

3)  Pampanini  R.  :  Prodromo  della  flora  Cirenaica  —  Porli  1931. 

4)  Lontana  Mario:  Memoria  de  la  escursion  cientilica  a  Nneva 

Paimira  —  Montevideo  1930. 

5)  Barsali  E.;  La  vegetazione  del  litorale  toscano  fra  TArno  e 

il  Calabrone  —  Firenze  1928. 

6)  Barsali  E.  :  Una  visita  al  Passo  del  Furio  nel  mese  di 

maggio  —  Urbino  1930. 

7)  Barsali  E.  :  Prodromo  della  Flora  umbra  —  Firenze  1930. 

8)  Parsali  E.  :  Catalogo  dei  periodici  scientifici  posseduti  dalle 

Biblioteche  ed  Istituti  di  Padova  —  Padova  1931. 

9)  Ameghino  Florentino  :  Los  mamiferos  fosiles  de  la  Republica 

Argentina  :  Homalodontes  —  La  Piata  1918. 

10)  Allegra  Ettore:  L’amianto  —  Liège  1931. 

11)  Janet  Charles:  Concordance  de  F  arrangement  quantique  de 

base,  des  électrons  planetaires  des  atomes,  avec  la  classi- 
fìcation  scalariforme,  hélicoidale,  des  l’ éléments  chimiques 
—  Beauvais  1930. 

12)  Janet  Charles  :  Considérations  sur  la  structure  du  noyau  de 

l’ atome  —  Beauvais  1929. 

13)  De  Michelis  G.  :  Una  migliore  distribuzione  della  popolazione 

della  terra  e  dei  capitali  —  Roma  1931. 

14)  Dampf  Alfonso  :  Los  simulidos  transmisores  de  la  Onchocer- 

cosis  en  los  Estados  de  Oaxaca  y  Chiapas  —  Mexico  1931. 

15)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso  :  Algunos  eumenidos  y  masaridos 

der  Uorte  de  Africa  —  Madrid  1928. 

16)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso:  Sobra  la  difìcultad  que  bay  en 

escoger  los  caracteres  preferibles  para  la  classificacion  de 
los  himenópteros  —  Madrid  1929. 


ELENCO  DELLE  PUBBLICAZIONI  ECC. 


316 

17)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso:  Noticia  de  lo  pubblicado  en  1915 

sobre  entomologia  de  Espana  y  sns  colonias  —  Madrid 
'  .  1916. 

18)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso:  Himenópteros  de  la  India  inglesa 

—  Madrid  1930. 

19)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso  :  Algnnas  Eucera  y  Tetralonia  del 

ISTorte  de  Africa  —  Madrid  1928. 

20)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso  :  Los  àpidos  de  Espana  —  Madrid 

1923. 

21)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso  :  Véspidos  Enménidos  y  Masàridos 

de  Marruecos  —  Madrid  1917. 

22)  J.  M.  Dusmet  y  Alonso  :  Algnnos  apidos  y  Eumenidos  de 

Cirenaica  —  Madrid  1927. 

23)  Monastero  Salvatore:  I  ISTemertini  della  spiaggia  di  Pa¬ 

lermo  —  Palermo  1930. 


INDICE 


Airaghi  C.,  Fossili  della  scaglia  cretacea  del  Trentino 

Brian  A.,  Determinazione  di  un  nuovo  materiale  di  Iso- 
podi  cavernicoli,  raccolto  nel  corso  delle  esplora¬ 
zioni  del  gruppo  Grotte  Cremona  (C.A.I.  di  Cre¬ 
mona)  ......... 

Brighenti  D.,  Revisione  sistematica  ed  ecologica  dei 
Culicini  italiani  ....... 

Capello  C.  F.,  Osservazioni  meteorologiche  eseguite  ni 
valle  d’Ayas  nell’  estate  1931  .  .  .  . 

Cengia  Sambo  M.,  Ecologia  dei  licheni 

Cengia  Sambo  M.,  Ecologia  dei  licheni.  Parte  II. 

Colla  S.,  Sulle  Micorizze  di  Bryas  octopetata  L. 
(Nota  preventiva)  ....... 

Colla  S.,  Osservazioni  sulla  biologia  del  Triphrag- 
mium  echinatum  Lev.  ...... 

Colla  S.,  Relazioni  tra  alcuni  basidiomiceti  e  le  radici 
di  alcuni  alberi  ed  arbusti  di  foreste  (Nota  prev.) 

De  Angelis  M.,  Emilio  Repossi  . 

Facciolà  L.,  Di  alcune  particolarità  organiche  del  Chau- 
ìiodus  sloanei  Bl.  Schn.  .  .  .  .  . 

Luzzatto  G.,  Contributo  alla  flora  del  Lautaret  (Hautes 
Alpes)  .  . 

Manfredi  P.,  Un  nuovo  miriapodo  cavernicolo  italiano 
Tràgloiulus  mirus  n.  gen.  n.  sp. .  .  .  . 

Manfredi  P.,  Terzo  contributo  alla  conoscenza  dei  Mi- 
riapodi  cavernicoli  italiani  .  .  .  .  . 

Micheli  L.,  Note  biologiche  e  morfologiche  sugli  ime¬ 
notteri  ......... 

Molto  ni  Ed.,  Altre  catture  di  Rondone  pallido  in  Pie¬ 
monte  ......... 

Moltoni  Ed.,  La  Peppola  -  Fringilla  montifringilìa , 
Limi.  -  nidifica  regolarmente  in  Italia  ? 


gag.  240 


66 


» 


216 


»  245 

»  45 

»  279 


»  160 


» 


162 


»  164 

»  271 


»  120 


»  92 

»  181 
»  257 

»  19 

»  158 

»  190 


318 


INDICE 


Moltoni  Ed.,  Commemorazione  del  Conte  Comm.  Dott. 

Ercole  Turati  .......  pag . 

Moretti  G..  Sulla  morfologia  e  biologia  di  forma  lar¬ 
vale  e  ninfale  della  Sektio  Tanytarsus  genuinus 
inermipes  gruppo  corrispondente  ad  un  imago  del 
G.  Micropsectra  (Kieff)  (con  3  tavole)  .  .  » 

Panzera  O.,  Sulla  fine  struttura  dei  corpi  rossi  della 

vescica  natatoria  ........ 

Pe rotti  P.,  Sviluppo  delle  squamine  del  Coregono  del 

lago  di  Como ......... 

Sci  ac  chi  ta  no  L.,  Alcune  osservazioni  sulle  dicotomie  del 
sistema  secondo  Y  ologenesi 
Scortecci  G„,  Osservazioni  su  Rana  beccarli  Blgr. 

(con  una  tavola)  ........ 

Scortecci  G.,  Secondo  contributo  alla  conoscenza  dei 

rettili  della  Somalia  italiana  (con  una  tavola)  .  » 

Scortecci  G.,  Terzo  contributo  alla  conoscenza  dei  ret¬ 
tili  della  Somalia  italiana  (Ofìdi)  ....  » 

Schreiber  B.,  Due  casi  di  anomalia  negli  ossicini  di 

Weber  .......... 

Stolz  T.,  Osservazioni  morfologiche  su  alcuni  Coregoni 

del  lago  di  Ledro  ........ 


264 


168 

29 

193 

79 


o 


127 


203 


228 

153 

/■ 


Oronaca  Sociale 

Consiglio  direttivo  pel  1931  .  .  .  .  .  .  pag .  293 

Verbali  delle  sedute  ........  294 

Istituti  scientifici  corrispondenti  ......  301 

Elenco  delle  pubblicazioni  donate  .  .  .  »  315 


B  R  ! 

K  >i  V  c 


T  I 


f-4 

I  I 


SUNTO  DEL  REGOLAMENTO  DELLA  SOCIETÀ 

(data  di  fondazioni*::  15  gionnaio  185f>) 


Scopo  della  Società  è  di  promuovere  in  Italia  il  progresso  degli 
studi  relativi  alle  scienze  naturali. 

I  Soci  possono  essere  in  numero  illimitato:  «flettivi,  perpetui,  bene¬ 
meriti  e  onorari. 

I  Soci  effettivi  pagano  L.  40  all’anno,  in  una  sola  volta ,  nel  primo 
bimestre  dell'  anno,  e  sono  vincolati  per  un  triennio.  Sono  invitati  par¬ 
ticolarmente  alle  sedute  (almeno  quelli  dimoranti  nel  Regno  d’Italia) 
vi  presentano  le  loro  Memorie  e  Comunicazioni,  e  ricevono  gratuita¬ 
mente  gli  Atti  e  le  Memorie  della  Società  e  la  Rivista  Natura. 

Olii  versa  Lire  400  una  volta  tanto  viene  dichiarato  Socio  perpetuo. 

Si  dichiarano  Soci  benemeriti  coloro  che  mediante  cospicue  elargi¬ 
zioni  hanno  contribuito  alia  costituzione  del  capitale  sociale. 

A  Soci  onorari  possono  eleggersi  eminenti  scienziati  che  contribui¬ 
scano  coi  loro  lavori  all’incremento  della  Scienza. 

La  proposta  per  V  ammissione  d'un  nuovo  Socio  effettivo  o  perpetuo 
deve  essere  fatta  e  firmata  da  due  soci  .mediante  lettera  diretta  al  Con¬ 
siglio  Direttivo  (secondo  l’Art.  20  del  Regolamento). 

Le  rinuncio  dei  Soci  effettivi  debbono  essere  notificate  per  iscritto 
al  Consiglio  Direttivo  almeno  tre  mesi  prima  della  fine  del  8°  anno  di 
obbligo  o  di  ogni  altro  successivo. 

La  cura  delle  pubblicazioni  spetta  alla  Presidenza. 

Tutti  i  Soci  possono  approfittare  dei  libri  della  biblioteca  sociale, 
purché  li  domandino  a  qualcuno  dei  membri  del  Consiglio  Direttivo  o 
al  Bibliotecario,  rilasciandone  regolare  ricevuta  e  colle  cautele  d’uso 
volute  dal  Regolamento. 

Gli  Autori  che  ne  fanno  domanda  ricevono  gratuitamente  cinquanta 
copie  a  parte,  con  copertina  stampata,  dei  lavori  pubblicati  negli  Atti 
e  nelle  Memorie ,  e  di  quelli  stampati  nella  Rivista  Natura. 

Per  la  tiratura  degli  estratti,  oltre  le  dette  50  copie  gli  Autori 
dovranno  rivolgersi  alla  Tipografia  sia  per  l’ordinazione  che  per  il 
pagamento.  La  spedizione  degli  estratti  si  farà  in  assegno. 


INDICE  DEL  FASCICOLO  IIHV 


V></ 


GL  Scortecci,  Terzo  contributo  alla  conoscenza  dei  ret¬ 
tili  della  Somalia  italiana  (Ofìdi)  . 

D.  Brighenti,  Revisione  sistematica  ed  ecologica  dei 
Culicini  italiani  ....... 

B.  Schreiber,  Due  casi  di  anomalia  negli  ossicini  di 

Weber  .  .  .  . 

C.  Airaghi,  Fossili  della  scaglia  cretacea  del  Trentino 
C.  F.  Capello,  Osservazioni  meteorologiche  eseguite 

in  valle  d'Ayas  nell’ estate  193  1.  .  .  .  . 

P.  Manfredi,  Terzo  contributo  alla  conoscenza  dei  Mi- 
riapodi  cavernicoli  italiani  .  .  .  .  . 

Ed.  Moltoni,  Commemorazione  del  Conte  Comm.  Dott. 
Ercole  Turati  ....... 

M.  De  Angelis,  Emilio  Repossi.  Cenni  commemorativi 
M.  Cengia  Sambo,  Ecologia  dei  licheni.  Parte  II 
Consiglio  Direttivo  ....... 

Verbali  delle  sedute  ....... 

Istituti  scientifici  corrispondenti  . 

Elenco  delle  pubblicazioni  donate 


>ag 

.  203 

» 

216 

» 

228 

» 

240 

» 

245 

» 

257 

» 

264 

» 

271 

» 

279 

» 

293 

» 

294 

» 

301 

» 

315 

Nel  licenziare  le  bozze  i  Signori  Autori  sono  pregati  di  notifi¬ 
care  alle i  Tipografia  il  numero  degli  estratti  che  deside¬ 
rano,  oltre  le  50  copie  concesse  gratuitamente  dalla  Società. 

Il  listino  dei  prezzi  per  gli  estratti  degli  Atti  da  pubblica rsi 
nel  1031  è  il  seguente: 


COPIE 

25 

50 

75 

100 

Pag.  4 

L. 

8.- 

L.  12.— 

L.  17.— 

L.  22.— 

57  8 

77 

13.-- 

77  18.— 

77  24.— 

77  31.— 

77  12 

77 

16.— 

77  24.— 

77  31.— 

7,  39.— 

7,  16  / 

r> 

18.— 

co 

<71 

77  37. — 

77  50.— 

NB.  -  La  coperta  stampata  viene  considerata  come  un  1  / 4  di  foglio. 


Per  deliberazione  del  Consiglio  Direttivo ,  le  pagine  concesse 
gratis  a  ciascun  Socio  sono  ridotte  a  12  per  ogni  volume  degli 
Atti  e  a  8  per  ogni  volume  di  Natura,  che  vengono  portate  a 
10  se  il  lavoro  ha  delle  figure. 

Nel  caso  che  il  lavoro  da  stampare  richiedesse  un  maggior 
numero  di  pagine,  queste  saranno  a  carico  dell’ Autore  { L .  25 
per  ogni  pagina  degli  u  Atti  v  e  di  u  Natura  n).  La  spesa  delle 
illustrazioni  è  a,  carico  degli  Autori. 

I  vaglia  in  pagamento  di  Natura ,  e  delle  quote  sociali  devono  es¬ 
sere  diretti  esclusivamente  al  Dott.  Edgardo  Moltoni,  Museo  Civico 
di  Storia  Naturale ,  Corso  Venezia,  Milano  (113ì. 


V