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DELLA
SOCIETÀ ITALIANA
DI SCIENZE NATURALI
E DEL
MUSEO CIVICO
DI STORIA NATURALE
IN MILANO
VOLUME LXX
Fascicolo III-IV
con due tavole
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^ I
MILANO
Dicembre 1931 (X)
CONSIGLIO DIRETTIVO PEL 1931.
Presidente’. De Marchi Dofcfc. Cornili. Marco, Via Borgonuovo 23
(1930-31).
Brizi Prof. Comm. Ugo, Viale Romagna 33.
Vice-Presidenti : ^ (1931-32).
j Mariani Prof. Comm. Ernesto, Via Tadi-
\ no 4i (1930-31).
Segretario : Moltoni Dott. Edgardo, Museo Civico di Storia Nat.
(1930-31).
«
Vice-Segretario : Desio Prof. Cav. Ardito, Museo Civ.di Storia Nat.
(1931-32).
Archivista : Mauro Ino-, Gr. Uff. On. Francesco, Piazza S. Am¬
brogio 14 (1930 31).
Airaghi Prof. Carlo, Via Podgora 7.
Micheli Dott. Lucio, Via Carlo Goldoni , 32.
| Parisi Dott. Bruno, Museo Civico di Storia I V-
Naturale. 2
i / t ! i /j ■ i • j • l
Pugliese Prof. Angelo, Via Enrico Besana 18 i
Supino Prof. Cav. Felice, Via Ariosto 20
Turati Conte Comm. Emilio, Piazza S. Ales¬
sandro 6.
Consiglieri :
Cassiere : Dott. Ing. Federico Bazzi, Viale V. Veneto 4 (1931).
Bibliotecario : Dora Setti. /
ELENCO DELLE MEMORIE DELLA SOCIETÀ
Voi
. 1.
Fase.
1-10 ;
a.inio
1805.
n
II.
ii
1-10;
ii
1865-67.
11
III.
ii
1-5 ;
ii
1867-73.
11
IV.
ii
1-3-5;
ami o
1868-71.
11
V.
ii
i;
armo
1895 (Volume
completo).
ii
VI.
ii
1-3;
ii
1897-98-910.
ii -
VII.
ii
1 ;
ii
1910 (Volume
completo).
ii
Vili.
ii
1-3; ^
ri
1915-917.
ii
IX.
ii
1-3;
ii
1918-1927.
ii
X.
ii
i;
n
1929.
PAVIA
premiata tipografia successori fratelli fusi
%
Via L. Spallanzani, 11.
Dott. Giuseppe Scortecci
Conservatore del Museo Civico di Storia Nat. di Milano
TERZO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA
DEI RETTILI DELLA SOMALIA ITALIANA
(0 F I Di)
Boidae.
Eryx thebaicus Reuss.
No. 2062. 2 es. Dintorni di Mogadiscio. — Luppi 1. v. 1930.
No. 2063. 1 es. Vili. Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d. II 1930.
Colubridae.
Aglipha.
Boaedon lineatus Durn. e Bibr.
No. 2064. 2 iuv. (A-B) Vili. Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d.
II 1930.
No. 2065. 5 es. (C D, E, F, G juv.) Dintorni di Mogadiscio. —
Luppi 1. v.
Lung. tot.
in mm.
Lung. coda
in mm.
Squame
ventrali
Squame
sub-caudali
Serie
di squame
a metà corpo
A juv.
260
36
204
50
29
B »
260
45
219
75
29
C 9
560
105
194
67
29
D juv.
300
37
216
55
29
E »
310
40
193
65
29
F »
295
48
212
50
29
Gr »
245
33
209
57
29
14
204
G. SCORTECCI
Frequentemente si osserva in questi esemplari la presenza
di squame sub -caudali semplici, frammiste a quelle disposte nor¬
malmente in due serie. Cosi l7 esemplare D ha 52 squame doppie
e le tre ultime semplici ; 1’ esemplare E le ha dalla prima all* ot¬
tava compresa, doppie, dalla nona alla ventesima compresa sem¬
plici, dalla ventunesima alla sessantacinquesima doppie ; l’ esem¬
plare G le ha dalla prima alla quarta compresa doppie, dalla
quinta all7 ottava compresa semplici, dalla nona alla cinquanta-
settesima dojopie.
Lycophidium capense (Smith).
No. 2066. 1 juv. (A), 1 (B). Dintorni di Mogadiscio. — Luppi
1. v. 1930.
No. 2067. 1 cT (C) VII 1930, 1 $ (D) Vili 1930. Villaggio Duca
Abruzzi. — U. Fiechter 1. d.
L7 esemplare A misura in lunghezza totale mm. 180 dei quali
18 spettano alla coda, ha le squame in 17 serie a metà corpo,
182 ventrali, 33 subcaudali; l'esemplare B misura in lunghezza
totale mm. 337 dei quali 43 spettano alla coda, ha le squame in
17 serie a metà corpo, 163 ventrali, 35 subcaudali; l’esemplare
C misura in lunghezza totale 302 mm., dei quali 45 spettano alla
coda, ha le squame in 17 serie a metà corpo, 167 ventrali, 40
subcaudali; l’esemplare D misura in lunghezza totale mm. 460,
dei quali 46 spettano alla coda, ha le squame in 17 serie a metà
corpo, 185 ventrali, 30 subcaudali.
Nell7 esemplare A il colore delle parti superiori è bruno ros¬
sastro quasi uniforme ; negli altri tre è bruno rossastro con nu¬
merose macchiette puntiformi biancastre su ciascuna squama del
dorso, bruno uniforme nelle parti ventrali. Ai lati del corpo sono
presenti due strisce biancastre che interessano le parti estreme
delle squame ventrali e una fila di squame dorsali. Queste strisele,
che non hanno limiti ben definiti specie nella parte che guarda
il dorso, sono più evidenti nell7 esemplare B.
Zamenis boschisì Scortecci.
No. 2068. 2 es. (A-B) Gardò Migiurtinia. — Ten. L. Boschis 1. d.
V 1930.
Come è stato detto nella descrizione preliminare (Q l7 esem¬
plare A misura mm. 450 dei quali 110 spettano alla coda, ha
(1) Atti Soc. ltal. Se. Nat. Voi. LXIX 1930, pag. 321.
TERZO CONTRIBUTO ECO.
205
179 ventrali, 79 subcaudali; l’esemplare B misura min. 323 dei
quali 82 spettano alla coda, ha 166 ventrali, 83 subcaudali. In
ambedue gli esemplari le serie di squame intorno alla metà del
corpo sono 17 e la squama anale è divisa.
Per quanto riguarda le placche del capo è necessario descri¬
vere separatamente i due esemplari A. Rostrale un po' più larga
che alta, ben visibile dal di sopra, internasali un po’ più brevi
delle pre frontali, frontale lungo quanto la distanza che lo separa
dalla estremità del muso, • più breve delle parietali, più largo
delle sovraoculari. Prenaie un po’ più lunga che alta. Preoculari
2, la superiore ben separata dal frontale. Sub oculare uno, incu¬
neato fra la 4a e 5 l labiali superiori. Labiali superiori 9 delle
quali 5a e 6a in contatto con 1’ occhio. Temporali 2 — 2. Sinfi-
siale triangolare ; 4 labiali inferiori* dal lato sinistro e 5 dal destro
in contatto con il primo paio di mentali. Queste sono all’ incirca
eguali al secondo paio che sono strettissime e separate l' una
dall’altra da due serie di squame. B. Rostrale, • internasali e pre¬
frontali come nell’ esemplare A. Prontale un po’ più largo delle
sovra oculari, più breve delle parietali, un po' più lungo della
distanza che lo separa dalla estremità del muso. Frenale un po
più lunga che alta ; pre oculare una, non in contatto col fron¬
tale ; suboculare una. Labiali superiori 9 delle quali 5a e 6l in
contatto con 1’ occhio. Temporali 1 -j- 2. Il sinfisiale è triangolare ;
le prime 5 labiali superiori sono in contatto con il primo paio
di mentali che sono un po’ più lunghe del secondo paio e strette
e separate l’una dall’altra come nell’esemplare A.
iSTell ’ esemplare A il colore è giallo grigiastro uniforme sulle
parti superiori e bianco giallastro nelle inferiori. L- esemplare B
è simile al precedente solo che nella parte anteriore del dorso
ha delle minuscole macchie brune alla base e ai lati delle squame.
La nuova specie è molto vicina a Zamenis variabilis Blgr
dell'Arabia Q) che ha le squame in 16 serie a metà del corpo
155-169 ventrali, 80-90 sub caudali, 2 + 3 o 2 + 2 temporali,
1 preoculari, 1 suboculare, 2 postoculari, 8 labiali superiori, 4 o
5 labiali inferiori in contatto con il primo paio di mentali. Credo
che i due esemplari della Somalia possano ritenersi ben distinti
da if. variabilis per un complesso di caratteri : presenza di 9
(1) Am. Mag. U. H. (7) voi. 16 1905 pag. 178.
206
G. SCORTECCI
labiali superiori, preoculare superiore non in contatto col frontale,
primo paio di mentali uguali o più lunghe del secondo paio, ro¬
strale più largo che alto. L’es. A inoltre differisce da Z. varia¬
bili per un numero più alto di ventrali per la presenza di 2
preoculari; 1’ es. B per la presenza di 1 — j— 2 temporali.
Non credo il caso di addurre come carattere distintivo il
colore poiché i 10 esemplari dell’Arabia presentano 7 tipi diversi
di colorazione ed i due esemplari della Somalia sono, come è stato
detto differenti l’uno dall’altro.
Philothamnus semivariegatus Smith.
No. 2069. 1 cf5* Dintorni di Mogadiscio. — Luppi 1. v. 1930.
Ha nelle parti superiori colore azzurro (probabilmente verde
in vita) con macchiette nere irregolari.
? Coronella semiornata Peters.
No. 2070. 1 (A) 1 juv. (B) IX 1929, 1 juv. (C) IX 1930. Vili.
Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d.
L’ esemplare A misura in lunghezza totale 720 mm. dei quali
152 spettano alla coda che in piccola parte è mancante, ha le
squame a metà corpo in 21 serie, 192 ventrali, 68 subcaudali.
Sono presenti 8 labiali superiori, delle quali 4a e 5a in contatto
con l’ occhio, 1 preoculare non in contatto col frontale, 2 — {— B
temporali.
Il colore delle parti superiori è grigiastro marrone e ciascuna
squama presenta alcune macchiette brune più o meno marcate. La
testa ha ugual colore del dorso. Le labbra sono bianco giallastre.
Innanzi e dietro 1’ occhio vi sono due strisciette biancastre. Egual
colore hanno la gola il mento e le squame ventrali nella parte
centrale; ai lati invece sono brune.
L’ es. B misura in lunghezza totale mm. 259 dei quali 63
spettano alla coda, ha 209 ventrali, 93 subcaudali. Per gli altri
caratteri delle squame corrisponde all’ es. A solo che il frontale
è più lungo della distanza che lo separa dalla estremità del muso.
L’es. C misura in lunghezza totale mm. 235 dei quali 60
Slattano alla coda, ha 200 ventrali, 93 subcaudali. Per gli altri
TERZO CONTRIBUTO ECC. 207
caratteri delle squame corrisponde all’esemplare precedente solo
che le temporali sono 2 -|- 2.
La colorazione dei due ultimi esemplari è uguale e quella di
un altro giovine catturato nell' ottobre 1928 al Villaggio Duca
degli Abruzzi (f) con la sola differenza che in questo sono pre¬
senti sulle squame ventrali delle linee brune trasversali mancanti
invece negli es. B e C.
E notevole in ambedue i giovani (dell’ adulto non si può
tener conto perchè mutilato) il numero delle subcaudali (93) che
normalmente invece oscillano da 63 a 88 (Boulenger. Cat. Sn. II
195) o da 66 a 88 (Werner Zool. Jarhb. Bd. 57 1929 pag. 125;
ed anche la colorazione della testa che somiglia molto da vicino
a quella di C. coronata (Jan. Icon. Gen. Liv. 15 pi. Ili fig. 1).
Notevoli sono anche le dimensioni dell’ esemplare adulto nono¬
stante ]a mancanza di piccola parte della coda.
Nell’ attribuire gli esemplari alla specie semiornata sono
stato lungamente in dubbio per le seguenti ragioni.
La specie scheffleri Stenfeld (Sitzungberichter Ges. Naturf.
Ereunde 1908 N. 4-5 pag. 93 e Mitt. Zool. Mus. Berlin 1908 Band
IV Heft. 1 pag. 243 fig.) ha 21 serie di squame a metà corpo,
191 ventrali, 8 labiali superiori delle quali 4;i e 5;l in contatto
con 1’ occhio, 2 postoculari, 2 — 3 temporali, 5 labiali inferiori in
contatto col primo paio di mentali, caratteri questi a comune con
C. semiornata. Differisce da questa per l’alto numero delle sub¬
caudali (91) per il rostrale così largo come alto, per la preoculare
che non raggiunge il frontale. Ora di questi caratteri distintivi
alcuni, come il più alto numero delle subcaudali, la preoculare
che non raggiunge il frontale, sono comuni con gli esemplari
della Somalia mentre il rostrale è sempre in questi più largo che
alto come in C. semiornata. E da notarsi inoltre che il non con¬
giungimento della preoculare con il frontale non è un carattere
proprio di C. scheffleri ; nel catalogo del Boulenger si legge in¬
fatti « one preocular reaching or nearly reaching thè fronta.1 ».
Rimarrebbero dunque come caratteri distintivi fra le due specie
l’altezza del rostrale e il maggior numero delle subcaudali.
In linea generale mi sembra che questi caratteri non si pos¬
sano ritenere sufficienti alla separazione di una nuova specie (della
(1) Scortecci. Atti Soc. Ital. Se. Nat. Voi. LXV1II, 1929, pag. 271-272.
208
G-. SCORTECCI
quale inoltre, almeno da quanto mi consta, sono conosciuti 2 soli
esemplari, il tipo ed un altro rammentati da Loverdige (*)). Dal-
tronde C. scheffieri e C. semiornata dati i caratteri degli esem¬
plari della Somalia, mi sembrano strettissimamente collegate l’una
con 1’ altra.
Sull’ argomento spero di poter tornare poiché il Signor Fiecli-
ter del villaggio Duca degli Abruzzi continua ad inviarmi abbon¬
dante materiale.
Dasipeltis scaber (Lin.),
No. 2071. I (f' Vili. Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d. IX, 1930.
Opistoglipha.
Leptodira hotamboeia (Laur).
No. 2073. 2 § (A-B) 1 juv. (C). Dintorni di Mogadiscio. — Luppi
1. v. 1930.
No. 2074. 5 juv, (D-E-F-G-H) 1 O (I) IX 1929 2 juv (L-M) X 1930.
3 9 (N-O-P) XI 1929. Villaggio Duca Abruzzi. — U. Fiechter l. d.
Tutti gli esemplari hanno nelle parti superiori colore plumbeo
più o meno intenso con quasi sempre una striscia scura non ben
definita che parte dall’ occhio o dalla estremità del muso e giunge
oltre il collo.
La femmina 2073 B ha sei uova lunghe circa mm. 31 e larghe
mm. 12.
Il grande numero degli esemplari catturati (vedi anche Primo
contributo alla conoscenza dei rettili della Somalia, Atti Soc. Ital.
Se. Nat. Voi. LXVIII 1929 pag. 275-276). mostra come questa
specie sia una delle piu comuni, se non la più comune, della zona
Vili. Duca Abruzzi, Mogadiscio.
Nell’annessa tabella sono espresse alcune misurazioni e al¬
cuni caratteri delle squame.
(1) P.Z.S. Londra 1923 pag. 880.
Leptodira hotamboeia (Laur.)
TERZO CONTRIBUTO ECC. 209
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210
G. SCORTECCI
Hemirhaggeris kel Ieri (Boettg.)
No. 2072. 1 $ Vili. Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d. II 1930.
L’ esemplare misura in lunghezza totale mm. 350 dei quali
85 spettano alla coda, ha 17 serie di squame intorno alla metà
del corpo, 2 anali, 152 ventrali, 65 subcaudali.
Psammophis punctulatus Dum. e Bibr.
No. 2075. 1 $ Vili. Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d. II 1930.
L’ esemplare misura in lunghezza totale mm. 1013 dei quali
383 spettano alla coda, ha 17 serie di squame intorno alla metà
del corpo, 152 ventrali, 2 anali, 66 subcaudali. Il colore delle
parti superiori è giallo grigiastro con le tre caratteristiche strisce
nere ; queste però si perdono all’ altezza del collo e la testa è
marrone verdastra chiara uniforme. Le labiali superiori e inferiori
e la gola sono biancastre. Le parti inferiori sono bianco azzur¬
rastre chiarissime e le squame ventrali e le dorso laterali pre¬
sentano, le prime sul margine posteriore, le seconde al centro,
punteggiature nerastre.
Psammophis biseriatus Peters.
No. 2076. 1 juv. Gardó Migiurtinia. — Ten. L. Boschis 1. d. V
1930.
No. 2077. 1 9* Dintorni di Mogadiscio. — Luppi 1. v. 1930.
Il giovine misura in lunghezza totale mm. 605, dei quali 210
spettano alla coda, ha le squame in 15 serie 150 ventrali, 2 anali,
103 subcaudali. La femmina misura dalla estremità del muso alla
fessura anale mm. 455 ; la coda è in parte mancante. Le squame
intorno alla metà del corpo sono in 15 serie, le ventrali . 138, le
anali 2.
Micrelaps boettgeri Boulenger.
No. 2078. 2 es. (A-B). Dintorni di Mogadiscio. — Luppi 1. v. 1930.
L’esemplare A misura in lunghezza totale mm. 285 dei quali
21 spettano alla coda, ha le squame intorno alla metà del corpo in
15 serie, 208 ventrali, 2 anali, 24 sub caudali. L’esemplare B mi¬
sura in lunghezza totale mm. 445 dei quali 21 spettano alla coda
ha le squame intorno alla metà del corpo in 15 serie, 245 ven-
TERZO CONTRIBUTO ECC.
211
trali, 2 anali, 20 subcaudali. Ambedue gli esemplari hanno i ca¬
ratteri indicati dal Boulenger per le squame se non che l’esem¬
plare B presenta un numero assai più alto di ventrali e ambedue
un numero assai più piccolo di subcaudali. Inoltre nell’ esemplare
B la 5 l labiale superiore non tocca la parietale ma ne è separata
dalla prima temporale che è in contatto con la postoculare.
Il colore delle parti superiori corrisponde a quello indicato
dal Boulenger. Le squame ventrali invece sono nell’ esemplare A
brunicce e ciascuna ha una striscia trasversale bianca ; nell’ esem¬
plare B sono chiarissime senza strisce nella parte anteriore del
corpo. Nella seconda metà invece e sulle squame subcaudali, vi
sono delle strisele brune trasversali sempre più cupe procedendo
verso 1’ estremità della coda.
Della specie, secondo quanto mi risulta, era conosciuto fino
ad oggi solo il tipo raccolto a Dolo e descritto dal Boulenger f’ 1 j .
Brachiophis revoili Mocq.
No. 2079. 1 juv. Obbia IX 1930. — Ten. L. Boschis 1. d.
No. 2080. 1 ad. Dintorni di Mogadiscio. — Luppi 1. v. 1930.
Ambedue gli esemplari sono in pessimo stato di conserva¬
zione ; il giovine è stato raccolto disseccato su di un sentiero,
1’ adulto è stato spezzato durante la cattura.
Il giovine ha 15 serie di squame intorno alla metà del corpo,
105 ventrali, 12 subcaudali, 1 pre e 2 postoculari, 7 labiali su¬
periori delle quali solo la 4:l in contatto con 1‘ occhio ; la 3a è in
contatto col prefrontale, la 5a è separata dall’ occhio dalla post¬
oculare inferiore, la 6:l e 7;1 sono in contatto con le parietali.
L’adulto ha 15 serie di squame intorno alla metà del corpo,
123 ? ventrali, 12 subcaudali, 7 labiali superiori, alle quali la
3il in contatto col prefrontale, la 4a in contatto con 1’ occhio, la
5a separata dall’occhio come nell’esemplare precedente, 6a e 7a in
contatto con le parietali.
Il colore di quest’ultimo esemplare è gialliccio con fasce tra¬
sversali irregolari nere. Le parti ventrali sono giallicce e le
squame ventrali e subcaudali hanno larghe strisele trasversali
nere che le occupano quasi completamente.
Dell’ esemplare giovine poco si può dire dato lo stato di con-
servazione. E evidente però che le fasce nere dorsali sono ridot¬
tissime. Le ventrali sono bruno nere uniformi.
(1) Ann. Mus. Civ. Genova. 1896-1897 Serie 2, Voi. XVII, pag. 13.
212
G. SCORTECCI
Aparallactus concolor boulengeri Subsp. n.
No. 2081. 1 (j71. Vili. Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d. Il 1930.
No. 2082. 1 $. Dintorni di Mogadiscio. — Luppi 1. v. 1930.
Il maschio misura in lunghezza totale mm. 314, dei quali 62
spettano alla coda; ha le squame intorno alla metà del corpo in
15 serie, 167 ventrali, 1 anale, 55 subcaudali. Il rostrale nella
parte visibile dal disopra misura appena un terzo della distanza
che lo separa dal frontale. Questo è più corto delle parietali. Il
nasale è intiero ed in contatto largamente con la preoculare. La
postoculare dal lato destro del capo è in contatto con la tempo¬
rale di prima fila, quella del lato sinistro invece ne è separata
dalla 5a labiale superiore che è in contatto col parietale. Le tem¬
porali sono 1 — 1 ; le labiali superiori sono 6 (dal lato destro)
delle quali 2fl e 3:l sono in contatto con l'occhio; dal lato sinistro
sono 7, delle quali 3a e 4:l sono in contatto con l'occhio. La se¬
conda labiale superiore, dato il congiungimento della preoculare
col nasale non è in contatto col prefrontale. Le mentali sono due
paia presso che uguali e il primo paio è in contatto con tre sole
labiali.
Tutti gli altri caratteri delle squame corrispondono ad A.
concolor ,
Il colore nelle parti superiori è bruno lillastro uniforme ; la
testa e la prima parte del collo sono bruno nere anche inferior¬
mente. Le squame ventrali sono gialliccie grigie con qualche
macchietta bruno lillastra.
La femmina misura in lunghezza totale mm. 455 dei quali
98 spettano alla coda, ha le 'squame intorno alla metà del corpo
in 15 serie, 156 ventrali, 1 anale, 62 subcaudali. Il nasale del
lato sinistro è ridottissimo e fa parte del margine labiale ; la
narice à scavata anteriormente alla linea di contatto col rostrale.
Posteriormente tocca V oculare. Trattasi evidentemente di una ano¬
malia perchè dal lato destro è perfettamente conformato ed in¬
tiero. Anche questo tocca la preocnlare. Il rostrale misura nella
parte visibile dal di sopra, da una metà a un terzo della distanza
che lo separa dal frontale; questo è lungo come le parietali, le
labiali superiori sono 6 dal lato destro (non contando la nasale)
delle quali 2;l e 3:l sono in contatto con 1’ occhio, 7 dal lato si¬
nistro delle quali 3:l e 4:l in contatto con l’occhio. La postoculare
TERZO CONTRIBUTO ECC.
213
è separata dalla prima temporale a sinistra dalla 5:i e a destra
dalla 4a labiale che toccano i parietali. Le mentali sono due paia;
il primo è più breve del secondo ed in contatto con quattro labiali
superiori.
Tutti gli altri caratteri delle squame e anche il colore cor¬
rispondono a quelli dell’esemplare precedente, soltanto la testa e
il collo sono di egual colore delle parti dorsali e il mento e la
gola sono poco più scuri delle squame ventrali. Queste sono senza
macchie.
Già il Boulenger, al quale dedico la sottospecie, aveva, de¬
scrivendo un esemplare di A. conco lor della Somalia (*) fatto
notare che esistevano caratteri sufficienti per la separazione non
solo di una sottospecie ma di una specie. Questi caratteri erano;
il numero più alto delle ventrali (165) e il numero più basso
delle sub-caudali (48), il nasale in contatto con la preoculare.,
la postoculare in contatto con la prima temporale ed anche il
colore. Se non che alcuni di questi caratteri come il numero delle
squame ventrali e subcaudali, la postoculare in contatto con la
temporale di prima fila, si presentano incostanti, tali da non
dare troppo affidamento. Infatti Calabresi (~) studiando degli esem¬
plari di A. concolor trovò che in un ^ le ventrali erano 133
ed in due femmine 146 e 150 e gli esemplari del Villaggio Duca
degli Abruzzi e di Mogadiscio hanno rispettivamente 167 e 156
ventrali e 55 e 62 subcaudali. Anche il colore degli esemplari
studiati da Calabresi e dal Boulenger differisce da quello indicato
tipicamente per la specie e nelle stesse condizioni si trovano i
due esemplari oggetto della presente descrizione.
Altro carattere non sicuro è, almeno a mio parere, la post¬
oculare in contatto con la temporale di prima fila. S’ è visto come
esso carattere appaia in individuo anomalo e da un solo lato.
Bimane dunque come carattere distintivo sicuro la preoculare
in contatto col nasale e in via subordinata anche il numero delle
ventrali (165 nell’esemplare studiato dal Boulenger, 167 e 156
negli esemplari oggetto della presente descrizione) più alto in
media del normale (145-158).
(1) Ann. Mus. Civ. Genova. 1S96-1897, 2 serie, voi. XVII, pag. 21.
(2) Atti Soc. Ital. Se. Nat. Milano 1927, voi. LXVI, pag. 33-34.
214
G. SCORTECCI
Viperidae.
Causus resimus (Peters).
No. 2083. 2 + (A-B) 1 9 (D) IX 1929, 1 + (C) IX 1930. Villaggio
Duca Abruzzi. — U. Fiechter 1. d.
No. 2084. 1 + (E). Dintorni di Mogadiscio. — Luppi 1. v. 1930.
Tutti gli esemplari sono azzurri nelle parti superiori (verdi
smeraldini in vita) e biancastri nelle inferiori.
Nella seguente tabella sono riassunte alcune misurazioni ed
alcuni caratteri salienti.
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24
21
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2 d. 1 s.
6 d. 7 s.
2 + 4
C
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313
30
139
23
21
2
2
7
2 + 3 s.
H -j- 3 d.
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9
547
56
139
24
21
2
2 d. 3 s.
6
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+
E
c?
543
■
59
138
25 (2)
21
2
1
7
2 + 3
Atractaspis leucomelas Boulenger.
No. 2085. 1 9* Gardó Migiurtinia. — Ten. L. Boschis 1. d. V
1930.
Di questa interessante specie di viperide era conosciuto, se¬
condo quanto è a mia conoscenza, un solo esemplare raccolto nel-
l’ Ogaden dal Cap. Bottego e descritto dal Boulenger (3). Esi¬
stono però forti differenze fra l’esemplare rammentato e quello
di Gardò. Questo è lungo circa (dico circa perchè è spezzato)
(1) Dalla i§ alla 22 comprese intiere.
(2) Dalla 24 alla 25 comprese intiere.
(3) Ann. Mus. Civico Genova. 1925, 2 serie, XV voi. pag. 16.
TERZO CONTRIBUTO ECC.
215
min. 670 dei quali 57 spettano alla coda, ha le squame in 25
serie intorno alla metà del corpo, 230? ventrali, l’anale semplice,
30 subcaudali. La sutura fra le internasali è uguale o all' incirca
eguale a quella formata dalle prefrontali (metà di quella fra le
prefrontali nel tipo) le temporali sono 1 -f 2 e la prima è molto
grande (2 -(- 3 e simili a scaglie nel tipo) il frontale è assai più
lungo delle parietali (eguale nel tipo). Una sola delle 6 labiali
superiori, la 4H , tocca l’occhio (3fl e 4a nel tipo).
Il colore corrisponde a quello dell’ esemplare dell’ Ogaden
soltanto manca la striscia bianca del dorso.
Le differenze sono, come è evidente, grandissime, tali forse
da creare una nuova specie. Preferisco però attendere nella deci¬
sione, con la speranza di avere altri esemplari.
Milano, Maggio 1931.
Sunto. — Osservazioni sopra vari ofidi della Somalia italiana, al¬
cuni dei quali molto rari, descrizione di una nuova sottospecie di co-
lubride opistoglifo: Aparallactus concolor boulengeri.
ISTITUTO DI ZOOLOGIA DELLA REGIA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
DIRETTO DAL PROF. ALESSANDRO GHIGI
Dino Brighenti
REVISIONE SISTEMATICA ED ECOLOGICA
DEI CULICINI ITALIANI
Per completare le ricerche da me già eseguite sulla distri¬
buzione geografica degli Anòfelini italiani, mi è parso utile di
raccogliere anche le scarse notizie ecologiche che si hanno sulle
forme nostrane di Culicini, per poter portare a termine la revi¬
sione sistematica ed ecologica delle specie italiane della famiglia
Culicidae.
Purtroppo le citazioni che si hanno intorno alla presenza di
specie di Culicini in Italia sono di gran lunga inferiori a quelle
degli Anofelini, nonostante che proprio in Italia si siano avuti i
primi ricercatori e studiosi di Culicidi, come il Rondani, il Fi-
calbi, il Grassi. Tale scarsità di notizie è — d'altra parte —
da imputarsi alla minore importanza che hanno assunto i Culicini
rispetto agli Anofelini, specialmente nei rapporti epidemiologici,
dato l' enorme interesse che gli Anopheìes hanno assunto come
trasmettitori della malaria umana.
Le prime esatte notizie sulle specie nostrane di Culicini ce
le fornisce il Roxdani (1872) che ne cita appena 12 e precisa-
mente : Culex domesticus Ger., C. pipiens L., C. nemorosus Mg.,
C. articuìatus Rd., C. albopunetatus Rd., C. peniciUarìs Rd.,
C. calopus Hoffm., C. puìcripalpis Rd., C. pulcritarsis Rd.,
C. rusticus Rossi (dorsalis Mg.) C. annulatus Mg., C. spathi-
palpis Rd. Il Rondani non dà nessun cenno sulla distribuzione
geografica delle specie da lui citate, limitandosi ad accennare
che si trovano in Italia. Occorre dai lavori di Rondani, giungere
a quelli di Eicalbi per avere ulteriori notizie sui Culicidi italiani :
i primi contributi del Ficalbi sui Culicidi appaiono nel 1884 e si
REVISIONE SISTEMATICA ECC. . 217
conchiudono colle due opere maggiori : « Revisione sistematica
della famiglia delle Culicidae europee » e « Venti specie di Zan¬
zare italiane » pubblicate rispettivamente nel 1896 e nel 1899.
Ficalbi (1899) cita- come specie italiane le seguenti:
Culex penicillaris Rl>. 1872
» ornatus Mg. 1818
» cantans Mg. 1818
» vexans Mg. 1830
» nemorosus Mg. 1818
» pulchritarsis Rn. 1872
» albopunctatus Rn. 1872
» annulatus Sck. 1776
» pulchripalpis Rd. 1872
» glaphyropterus Schin. 1864
» spatliìpalpis Rd. 1872
» rìchiardii Fc. 1889
» elegans Fc. 1889
» pipiens L. 1758
» modestus Fc. 1884
» impudicus Fc. 1890
» hortensis Fc. 1889.
Tutte le forme italiane descritte dal Ficalbi appartengono
— come si vede — al solo genere Culex : infatti questo Autore
riserba al genere affine Aèdes solo due specie ( Aèdes cinereus
Mg. 1818 e A. rufus Gimmerthal 1845) cbe dice non presenti
in Italia.
Dopo questi lavori — i primi veramente importanti per la
sistematica e la biologia dei Culicidi — i contributi di Grassi e
di Noè (1896-1900) accrescono di poco le nostre conoscenze intorno
a questi interessanti Ditteri ; occorre giungere alle opere tasso¬
nomiche e biologiche di Theobald (1901-04) e di Blanchard (1905)
nei primi anni del secolo e a quelle molto più moderne di Mar¬
tini (1920), Dyar (1922), Edwards (1921) e Séguy (1925) per
trovare altri dati cbe interessino anche forme nostrane. Per di
più questi ultimi Autori ci presentano una sistematica del tutto
rimodernata della famiglia Culicidae , rispetto a quella di Fi-
calbi ed il numero delle specie trovate in Italia è andato sempre
vieppiù aumentando. Così come vedremo in seguito molte delle
specie cbe nei lavori di Ficalbi e di Grassi venivano comprese
218
D. BRIGHENTI
nel solo genere Culex , sono passate più propriamente al vastis¬
simo genere Aèdes o a generi di nuova creazione.
In questa breve revisione sistematica ed ecologica delle specie
italiane appartenenti alla sottofamiglia Culicinae , seguirò come
ho già fatto per le Anoplielinae il sistema di classificazione e di
nomenclatura di Edwards, limitandomi poi a rilevare le notizie
sulla distribuzione geografica di ogni singola specie nelle varie
parti d'Italia in rapporto colla distribuzione generale della specie
stessa e dandone quindi i caratteri etologici più importanti.
Subfam. Culicinae.
Gen. Uranotaenia Arribal. 1899.
Uranotaenia unguieulata Edwards 1918. — Specie scarsa¬
mente diffusa nella regione mediterranea : più abbondante nella
parte orientale del bacino mediterraneo (Siria, Palestina, Mesopo-
tamia). Per P Italia se ne ha una sola citazione da Heargreaves
(1918) che 1J ha trovata abbastanza frequente nel Tarantino. Non
presenta nessuna importanza dal punto di vista patologico e pa¬
rassitologico.
Gen. Theobaldia Nev. Lem. 1902.
Theobaldia {Allo theobaldia) longiareolata Macq. 1888. —
E il Culex spathipalpis di Rondane E abbondante in tutta la
regione mediterranea ed è anche la specie di Culicino più carat¬
teristica delle località • desertiche (Edwards). In Italia è stata
trovata abbastanza frequentemente e con una distribuzione che
comprende quasi tutta la penisola. Infatti Eicalbi la dice comune
in tutta Italia : Coggi e Ceccherelli la trovano a Siena, Romanin-
Jacur nel Padovano ed io la ho frequentemente notata nella re¬
gione emiliana (Eerrarese, Bolognese e Ravennate). Secondo Ei¬
calbi sarebbe una specie ematofaga, ma le successive ricerche di
Blanchard ed altri AA. tendono ad escluderlo, ritenendo che si
nutra di succhi vegetali. Io non ho potuto mai constatare che
punga l’uomo o gii animali domestici. Secondo Sergent Pd//o-
thebaldia longiareolata può essere P ospite intermedio del Plas-
modium danilewski.
Theobaldia ( Theobaldia ) glaphyroptera Schin. 1864. — Si
tratta di una specie esclusivamente nordica, diffusa dalla Lap-
REVISIONE SISTEMATICA ECC.
219
ponia alle Alpi germaniche e che Schiner ha trovato anche in
Dalmazia. La larva a differenza delle due specie precedenti si
trova nei torrenti montani (Martini).
Theobaldia (Theobaldia) annidata Schr. 1770. — Specie
comune in tutta Europa : anche le citazioni italiane sono assai
numerose; Ficalbi la ha trovata in tutta l’Italia peninsulare, in
Sardegna e in Sicilia, Leach la descrisse per il Nizzardo col nome
di Cidex niceensis ; altre notizie si hanno per il Senese (Coggi)
per la Valtellina (Galli-Valerio), per il Padovano (Romanin-Ja-
cur), per le Paludi Pontine e il Novarese (Falleroni). Io pure
l’ho trovata presente sia nel Vercellese che nel Ferrarese. La
Theobaldia annidata è una forma domestica serotina e notturna
che punge volentieri uomini ed animali.
Theobaldia (Culicella) fumipennis Steph. 1825. — Specie
nettamente europea ed anche abbastanza frequente in molte re¬
gioni. Per l’Italia invece non si hanno che le notizie isolate di
Noè che la descrisse col nome di Culex ficalbii per alcuni esem¬
plari di Maccarese e Porto. E questa una specie nettamente do¬
mestica e a nutrizione sanguigna : probabilmente più accurate
ricerche ce ne mostreranno una diffusione italiana assai più larga
che non quella attuale.
Gen. Ortopodomyia Theob. 1904.
Ortopodomyia pulchripalpis Rondani 1872. — E una interes¬
santissima specie conosciuta solo attraverso un numero assai limi¬
tato di esemplari : infatti fino a non molti anni fa le sole forme
conosciute di questa specie erano quelle di Rondani e Ficalbi :
successivamente nel 1919 Mac Gregor descriveva per la Gran
Brettagna un Culicide col nome di Ortopodomyia albionensis, che
in seguito è risultato la stessa specie che Rondani nel 1872 aveva
già descritto come Culex pulcripalpis. Qualche altra notizia se
ne è avuta in questi ultimi anni anche per la Francia settentrio¬
nale e — sempre però da esemplari ottenuti in laboratorio —
anche in varie località inglesi. Le notizie italiane però restano
sempre limitate a quelle su riportate di Rondani e Ficalbi.
Gen. Taeniorhynchus Arribalzaga 1899.
Taeniorhynchus (Coquillettidia) richiardii Ficalbi 1889. —
Specie abbastanza comune nelle zone centro-meridionali d'Europa :
per l’Italia si hanno abbondanti citazioni: Ficalbi ne cita esem-
15
220
D. BRIGHENTI
plari di Romagna (pineta di Ravenna e valli di Comacchio), di
Toscana (Tombolo e Pisa) e di Sicilia (Ortira in provincia di Mes¬
sina). Pure in Sicilia (Lentini) la trova il Grassi che ne dà no¬
tizia anche per la Lombardia (Levico). Corti la cita fra i Dit-
teri del Pavese e Romanin-Jacur per la città di Padova. Io ne
ho visto varii esemplari in numerose località vallive del Ferra¬
rese e della Venezia (delta del Po).
Gen. Aèdes Meigen 1815.
Aèdes (Ochlerotatus) caspius Pallas 1771. — Specie a- di¬
stribuzione larghissima attraverso tutta la regione paleartica, dalle
coste mongole all’ Europa centrale e al bacino del Mediterraneo.
Le citazioni nostrane sono numerose : Robineau-Desvoidy la de¬
scrive col nome di Culex siculus per la Sicilia e Rondani pure
lo dice comune in Italia ( Culex penicillaris). Ficalbi lo ha tro¬
vato nel Ravennate, nel Ferrarese, in Maremma (Gavarrano) nelle
paludi di Pesto, in Calabria, in Sicilia e in Sardegna. Grassi ne
dà notizia per la Lombardia (Rovellasca), per il Lazio e la Sicilia.
Mann (citato da Edwards) la trova a Livorno e in Dalmazia
(Spalato), Eoe in Basilicata (Grassano), Romanin-Jacur a Padova.
Notizie più recenti si hanno da Moltoni (1926) per Cagliari, da
Falleroni per il Novarese, le Paludi Pontine, la Maremma e
Pian d’Alma in Toscana e da Loitsch per la Carniola. Io ho tro¬
vato abbastanza frequente V Ochlerotatus caspius in varie località
del Bolognese, del Ravennate, del Ferrarese e della provincia di
Vercelli. L’ 0. caspius è una specie nettamente domestica ed ha
la peculiare caratteristica che le larve crescono bene solo in acque
salmastre o salate (Ficalbi 1896, Moltoni 1926).
Aèdes ( Ochlerotatus ) dorsalis Mg. 1880. — Forma larga¬
mente diffusa in tutta la regione paleartica, ma non molto fre¬
quente: per 1‘ Italia se ne ha una sola citazione di Corti per la
provincia di Pavia.
Aèdes ( Ochlerotatus ) zammitii Theob. 1908. — E stata fin
ora descritta con sicurezza per alcune isole mediterranee (Baleari,
Malta, Dodecanneso) : è dubbio che si sia ritrovata anche nella
Francia meridionale. Le sole citazioni geograficamente italiane
sono quelle di Malta date dal Theobald. Sono pure interessanti
per noi quelle di Rodi citate dal Bezzi e confermate dal Gaspe-
rini e dal Poggi.
Aècles ( Ochlerotatus ) pulchritarsis Rondani 1872. — Non
molto frequente nella parte orientale del bacino del Mediterraneo
REVISIONE SISTEMATICA ECC.
221
(Macedonia, Palestina, Siria, Iraq) : Ficalbi lo ha trovato nella
Maremma toscana e a Viareggio ; Bezzi lo cita per Macerata,
Gatti per Teramo, Noè lo trova abbastanza comune nelle Paludi
Pontine, a Maccarese e in Roma stessa. Heargreaves ne indica
la presenza per Faenza e dintorni. SÉguy ha recentemente (1923)
descritto una varietà del 0. pulchritarsis col nome di A. (0.)
pulchritarsis preateritus SÉguy 1923, trovata sino ad ora nella
regione del Varo (Alpi marittime).
Aèdes (Ochlerotatus) maculatus Mg. 1804. — Culicide a di¬
stribuzione nettamente settentrionale (dalla Finlandia alla Francia
del nord), ma di cui si ha anche qualche cenno per P Italia :
Ficalbi lo cita per il Mantovano (Culex cantans Mg.,), Bezzi per
Torino e Clero per il Varo. SÉguy (1925) ne indica anche cat¬
ture fatte in Sicilia e a Malta, senza specificarne la località.
Aèdes ( Ochlerotatus ) rusticus Rossi 1790. — Specie dell’Eu¬
ropa centrale e meridionale. Rossi lo descrive nella sua « Fauna
etnisca » per Pisa ed altre citazioni si hanno da Rondani, da
Leach (Culex musìcus) per Nizza, da Heargreaves per Taranto
e da Mann per Livorno.
Aèdes ( Ochlerotatus ) detritus Halid. 1833. — Specie dei-
fi Europa del Nord e del bacino mediterraneo. Ficalbi ne dà no¬
tizia per fi Italia col nome di Culex salinus , in quanto la larva
si sviluppa in pozze salate del litorale, specialmente della Sar¬
degna. Anche Noè lo ha trovato nella stessa isola.
Aèdes ( Ochlerotatus ) stìcticus Mg. 1818. — Abbastanza fre¬
quente in tutta Europa : Edwards ritiene che si possano riferire
a tale specie gli esemplari descritti da Rondani col nome di Culex
albopunctatus , che anche Ficalbi ha trovato abbastanza comuni
in Italia (Pian d’Alma, Gavarrano, Tombolo e Firenze in Toscana)
e che Noè ha pure trovato nel Ticino, nella Campagna romana,
a Roma stessa, nelle Paludi Pontine ed in Calabria e Corti a
Pavia.
Aèdes ( Ochlerotatus punctor Kirby 1829. — Specie olartica,
ma peculiare alle regioni settentrionali ‘(dal Canadà all’ Europa
del nord) : per fi Italia si ha una sola citazione, quella di Mann
per L andrò (Alto Adige).
Aèdes ( Ochlerotatus ) communis De Geer 1776. — Specie a
distribuzione paleartica. In Italia è abbastanza frequente : infatti
Ficalbi col nome di Culex nemorosus lo cita per numerose loca¬
lità della penisola ; Bezzi lo ha trovato a Pavia, Noè nella Lom-
222
D. BRIGHENTI
bardia, nel Ravennate, nella Canrpagna romana, a Maccarese, nelle
Paludi Pontine, a Sibari e Metaponto : è stato anche trovato in
Valtellina da Galli-Valerio e più recentemente nelle Paludi
Pontine e nel Novarese da Falleroni. Io ne ho visto alcuni
esemplari nel Bolognese e nel Ferrarese* ma sempre poco fre-
quenti. E una specie poco domestica, svernante in boschi e foreste.
Aèdes ( Ochlerotatus ) pullatus Coqu. 1904 var. jugorum Vil-
leneuve 1919. — Specie largamente diffusa nella regione palear¬
tica, ma solo sulle montagne. Le poche notizie italiane sono quelle
di Galli-Valerio che lo trova in Valtellina, di Bezzi che lo cita
per Scais (Lombardia) e di Dyar che ne dà notizia per P Alta
<
Italia, senza specificare la località. E probabile che tale specie si
possa ritrovare anche diffusa negli Appennini centrali e nella Sila.
Aèdes ( Finlayia ) geniculatus Oliv. 1791. — Specie assai
diffusa per tutta Europa : le notizie italiane però non son molte,
chè Ficalbi ne ha visto esemplari in Toscana (Tombolo, S. Ros¬
sore, Bocche d’Arno), Corti a Pavia e Séguy e Yverbury lo ci¬
tano per la Corsica. Anche per questa specie si può asserire che
certo la sua distribuzione in Italia può essere più larga.
Aèdes (Aèdimorphus) vexans Mg. 1830. — Culicide a distri¬
buzione cosmopolita ; con formazione di numerose sottospecie o
razze locali ; in tal modo, secondo Edwards e Séguy, la specie
*
europea sarebbe da attribuirsi all’ Aèdes vexans vexans. In Italia
è largamente diffusa : Ficalbi la trova in molte località nostre,
specialmente palustri (Calabria, Pesto, Maremma, Viareggio, Ra¬
vennate), Rondani col nome di Culex articulatus lo cita pure tra
le forme italiane. Bezzi lo cita per Susa, Torino, Chivasso, Son¬
drio, Pavia e Macerata ; Noe per i boschi del Ticino, per la Cam¬
pagna romana, le Paludi Pontine, la Basilicata, la Calabria, la
Sicilia e la Sardegna; Galli-Valerio perla Valtellina. Io ne ho
trovato esemplari nel Novarese e nel Ferrarese.
Aèdes (Aèdes) cinereus Mg. 1818. — Specie diffusa nell'Eu¬
ropa centrale (in Austria, Ungheria, ecc.) : Séguy la dice presente
e comune anche in Italia, per quanto di notizie sicure non se
ne abbia che una di Bezzi per Sondrio.
Aèdes (Stegomyia) argenteus Poiret 1787. — Specie cosmo¬
polita, per quanto in Italia poco abbondante : Ficalbi col nome di
Culex elegans la trova comune in tutta Italia (Sicilia, Sardegna,
Calabria, Napoli, Firenze, Pisa, Livorno e Spezia) ; Fermi la cita
per il Sassarese. Io ne ho trovato scarsi esemplari in provincia di
REVISIONE SISTEMATICA ECC.
223
Ferrara. Più conosciuta sotto il nome sinonimico di Stegomyia
fasciata , V Aèdes argenteus presenta nelle regioni tropicali altis¬
sima importanza come trasmettitore della Leptospira icteroides
Noguchi, agente della « febbre gialla ».
Aèdes ( Stegomyia ) vittatus Bigot 1861. — Si tratta di una
specie esclusivamente etiopica : Bigot la descrive per la Corsica
nel 1861 e dopo tale citazione non si trova più alcuna notizia,
non solo italiana, ma neppure europea.
Gen. Culex Linn. 1758.
Culex (Barraudius) modestus Ficalbi 1890. — Frequente
nel bacino del Mediterraneo ed in [particolare nella parte orien¬
tale (Palestina, Iraq, Macedonia, Ungheria). Ficalbi lo descrisse
per le risaie e le valli del Ravennate, poi lo menziona anche per
Tombolo in Toscana, nonché per Gioja del Tauro e Lentini in
Sicilia. Io lo ho trovato con una certa abbondanza nel Bosco
Eliseo di Comacchio e nel Ravennate.
Culex ( Culiciomyia ) impudicus Ficalbi 1890. — Edwards
10 ritiene molto affine al Culex ( Culiciomyia ) nebulosus d’ Africa:
infatti le sole citazioni europee sono quelle di Ficalbi per la Sar¬
degna (Sassari) e la Sicilia (Spadafora, Folioni e Ortiri). Anche
per quanto riguarda P habitat larvale vi è stretta affinità fra
11 Culex impudicus e il nebulosus : infatti le larve in ambedue
le specie preferiscono pozze molto ricche di vegetazione. Anche
nelle zone non europee del bacino del Mediterraneo questa specie
non si trova o è scarsissima.
Culex (Culex) hortensis Ficalbi 1889. — Specie abbastanza
comune nell’Europa centrale e meridionale: per l’Italia se ne
hanno notizie da Ficalbi che lo cita per Pisa, Firenze, Siena, per
la Calabria, per la Sicilia (Messina e Spadafora) e per la Sar¬
degna ; da Grassi che lo trova ad Olgiate, da Coggi e Cecche-
relli che lo rimenzionano per Siena ed infine da Moltoni per la
Sardegna (Cagliari) e da Mann per la Corsica.
Culex (Culex) mimeticus Noè 1899. — Culicide abbastanza
diffuso nelle regioni montane del bacino orientale del Mediter¬
raneo (Macedonia, Palestina, Cipro) ; per l’ Italia se ne hanno
scarse notizie da Noè che lo descrisse su esemplari raccolti in
Basilicata (Grassano) e in Calabria (Sezze), poi da Coggi e Cec-
cherelli che lo trovano a Siena.
Culex (Culex) laticinctus Edw. 1913. — Specie peculiare
della regione mediterranea meridionale (Francia e Spagna merid.,
224
D. BRIGHENTI
Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Arabia e Siria) : in Italia invece
è stato rinvenuto una sola volta da Heargreaves a Taranto, e in
qualche località vicina. Anche per tale specie è ovvio che ricerche
più accurate ce ne dimostreranno una distribuzione assai più larga.
Culex (Culex) univitlatus Theob. 1901. — Si tratta di una
specie nettamente etiopica, che per la vallata del Nilo ha rag¬
giunto il Mediterraneo : se ne sono trovati esemplari in Palestina,
Egitto e Algeria ed Heargreaves lo ha catturato in varie loca¬
lità dell’ Italia meridionale.
Culex (Culex) pipiens L. 1759. — Specie comunissima in
tutta la regione paleartica dall’Amur all’ Inghilterra. E quindi
anche la specie più frequente da noi, se ne hanno notizie nume¬
rosissime : Leach la nomina per la fauna nizzarda, Eicalbi la dice
comune nell’ Italia peninsulare e in Dalmazia, Noè la trova a
Grassano, Coggi e Ceccherelli a Siena, Galli-Valerio in Vai-
tellina, Romanìn-Jacur a Padova, Ealleroni nel] e Paludi Pontine
e nel Novarese, La Pace a Pisa e nella Campagna Romana. Io
ho trovato frequentissimo il Culex pipiens sia nel Bolognese che
in varie località ferraresi : un po’ meno abbondante ma sempre
presente nella zona veneto -emiliana del delta del Po, nel Raven¬
nate, nel Vercellese ed in Basilicata.
* *
Passate così in rapida rassegna le forme italiane di Culicini
vediamo come dalle sole 12 specie di Rondani (1872) e dalle 17
di Eicalbi (1899) si sia giunti ad annoverarne un numero ben
maggiore : infatti su 10 generi con 91 specie appartenenti alla
fauna paleartica (Edwards), ben 6 generi con 30 specie sono pre¬
senti fino ad oggi in Italia. Gli altri 4 generi non rappresentati
nella fauna italiana ( Megarhinus Rob. Des. ; Rachionotomyia
Edw. ; Armigeres Theob. e Lutzia Theob.), che hanno qualche
specie in Giappone o nella regione dell’Amur, debbono essere
considerati come generi nettamente appartenenti alla regione orien¬
tale, di cui alcune specie hanno migrato a nord. Per questo si
può dunque ritenere con certezza che in Italia sono rappresentati
con maggiore o minor ricchezza di specie, tutti i 6 generi di
Culicini esclusivi della regione paleartica ( Uranotaenici Arribal. ;
Theobalclia Nev. Lem. ; Taeniorhynchus Arribal. ; Ortliopodo-
myia Theob.; Aèdes Meigen e Culex L.).
REVISIONE SISTEMATICA ECC.
225
Fra le specie sopra accennate tre sole (Cui ex pipiens, Aèdes
vexcins e Aèdes argenteus ) sono a larghissima distribuzione geo¬
grafica, si da potersi ritenere quasi cosmopolite.
Altre cinque ( Aèdes caspius, Aèdes dorsali s , Aèdes com-
munis, Aèdes funestus var. jugorum, Aèdes cinereus ) sono specie
nettamente paleartiche e largamente diffuse in tutta l’Europa e
l’Asia settentrionale: un’altra specie invece pure a diffusione
paleartica e frequente in paesi a noi contigui, manca alla fauna
italiana ed è Culex (Culex) apicalis Adams 1903. Molte delle
specie su citate sono comuni all’Europa settentrionale e centrale,
ma ben altre 14 specie largamente distribuite nell’ Europa centro¬
meridionale non sono giunte ancora a noi ; tale fatto presenta
interesse anche in quanto alcune di queste specie sono discese
per la penisola balcanica dove sono frequenti e lungo la Francia
fino a raggiungere in qualche caso la penisola iberica. Io credo
che 1’ ostacolo che si è opposto al passaggio di tali specie in
Italia sia rappresentato principalmente dalla catena alpina, che
ha costituito una barriera insormontabile, sia nei rapporti alti-
metrici, che nei rapporti climatici (infatti il Bezzi nella sua
« Ditterofauna nivale » cita due sole specie di Culicidi e un
solo Culicino: Culex mimeticus Noè, trovato a 2000 m.). Le prin¬
cipali di queste specie che non raggiungono la nostra penisola
- sono rappresentate da alcune Theobalclia ( Th . annulata var. su-
bochrea Edw. 1921, Th. morsitans Theob. 1901) e da alcuni
Aèdes (Aèdes annuii pes Mg. 1830, A. lutescehs E. 1784). Di
specie comuni a tutta la regione mediterranea troviamo la Theo¬
baldia longiareolata , V Aèdes pulchritarsis e tre specie di Culex
(C. modestus , C. hortensis , C. laticinctus ) : strettamente mediter¬
raneo si può anche ritenere V Aèdes z animi tii , la zanzara pecu¬
liare alle isole del Mediterraneo : infatti questo Aèdes rappresenta
i Culilini a Malta, ^a Rodi ecc. mancando (ad eccezione del C. pi¬
piens) altre specie vicine. Due delle specie menzionate per l’Italia
sono poi caratteristiche per la parte orientale del bacino del Me¬
diterraneo e precisamente 1’ TJranotaenia unguicolata e il Culex
mimeticus. Cóme per le specie centro-europee anche per quelle
mediterranee vi è da notare che alcune a larga diffusione in tutta
questa regione zoogeografica mancano fra i rappresentanti della
fauna culicina italiana : così V Aèdes (0.) mariae Sergent 1903
della Francia meridionale, V Aèdes ( F .) echinus Edwards 1920,
il Culex theileri Theob. 1903 e il Culex fatigans Wied. 1828,
non presentano citazione alcuna per la nostra penisola. Come già
226
D. BRIGHENTI
sopra ho ripetutamente osservato non è difficile che un complesso
di ricerche più accurate nelle varie regioni italiane e particolar¬
mente nell* Italia insulare e meridionale possano dimostrarci la
presenza di molte di tali specie fino a oggi non ancora trovate.
Infine per terminare questo breve riassunto della distribuzione
delle forme italiane di Culicini, è interessante osservare come due
specie nettamente africane e cioè il Culex impudicus e il Culex
univittatus , appartenenti una ad un sottogenere ( Culiciomyid )
nettamente etiopico e 1’ altra pure diffusa nell’ Africa centrale, si
siano trovate in Italia : ho già indicato quale sia la strada che
ha permesso con tutta probabilità l’ ingresso di tali specie esotiche
nella nostra fauna, fatto che ha d’ altra parte riscontro in nume¬
rose altre specie animali passate anch’ esse o seguendo la linea
dei grandi fiumi o quella del mare, dalle zone etiopiche originarie
al Mediterraneo. Ultima specie cui resta da accennare è VAèdes
vittatus menzionato solo per la Corsica ed appartenente esso pure
a gruppi di Culicini esotici (particolarmente delle regioni orientali).
Così in linea di massima si può ben ritenere che per i Cu¬
licini si abbia nella nostra penisola una distribuzione geografica
analoga a quella degli Anofelini in quanto anche per le specie
di anofeli la nostra penisola presenta specie a diffusione eminen¬
temente nordica, altre prettamente mediterranee ed in fine alcune
peculiari della sola parte orientale del bacino del Mediterraneo
stesso. Talché se eccettuiamo le specie che si possono trovare più
o meno frequenti nell7 Italia settentrionale e che almeno in parte
presentano i medesimi caratteri di quelle abitanti le zone centro-
settentrionali d’Europa, tutta la fauna di Culicidi dell’Italia pe¬
ninsulare e delle isole si manifesta nettamente ed esclusivamente
mediterranea : la presenza poi àe\V Anopheles sacharovi , àeìTAno-
pheìes superpictus nonché dell’ Uranotaenia unguiculata e del
Culex mimeticus , accentua nella nostra fauna la somiglianza con
quella della Macedonia, dell’ Asia minore, della Siria e della •
Palestina.
Dal punto di vista dell’ importanza che le specie italiane di
Culicini presentano sotto l’ aspetto parassitologico, è da notarsi
che delle due specie che direttamente interessano la patologia
umana ( Stegomyia argenteus e Culex fatigans) la prima per
quanto presente — e come si è visto anche abbastanza larga¬
mente — non trasmette da noi la febbre gialla e la seconda che
ha acquistato importanza come trasmettitrice del dengue non è
REVISIONE SISTEMATICA ECC.
227
stata finora citata per l’Italia. E però d'alta importanza che anche
gli studi intorno a queste specie di Culicini che oggi interessano
anche la parassitologia umana, vengano intensificati anche da noi,
in quanto la conoscenza dell’ area di diffusione di un insetto tra¬
smettitore ci può sempre essere di sicura guida per combattere
o prevenire le possibilità di estensione della malattia che esso
può trasmettere.
BIBLIOGRAFIA
Bezzi M. — Contribuzione alla fauna ditterologica della 'provincia di
Pavia. Bull. Soc. Eut. Ital., XXIV, Firenze 1892.
— Ditteri del Giglio. Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, L, Genova 1925.
Coggi A. e Ceccherelli G. — Note biologiche su alcune zanzare del
Senese. Bull. Soc. Ent. Ital., XXXVI, Firenze 1904.
Corti E. — Aggiunte alla fauna ditterologica della provincia di Pavia.
Bull. Soc. Ent. Ital., XXXVIII, Firenze 1906,
Edwards F. W. — A revision of thè Mosquitos of thè palaearctical re¬
gioni. Bull. Ent. Res., XII, London 1921.
Ficalbi E. — Notizie sulle zanzare italiane. Note 1-9. Bull. Soc. Ent.
Italiana. XXI, XXII, XXVIII, Firenze 1889-90-96.
— Pevisione sistematica della famiglia delle Culicidae europee. Bull.
Soc. Ent. Ital., XXVIII, Firenze 1896.
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renze 1899.
Grassi B. — Rapporti tra malaria e peculiari insetti. — Rend. R. Acc.
Naz. Lincei (5), VII, Roma 1898.
Noè G. — Contribuzione allo studio dei Culicidi. Bull. Soc. Ent. Ital.,
XXXI, Firenze 1899.
— Una nuova specie cti zanzara ( Culex mimeticus). Bull. Soc. Ent. Ital.,
XXXII, Firenze 1900.
Rondani C. — Sulle specie italiane del genere Culex Limi. Bull. Soc.
Ent. Ital., IV, Firenze 1872.
Seguy E. — Moustiques de V Afrique mineure , de V Egypte et de la
Sgrie. Lechevalier, Paris 1925.
ISTITUTO DI ZOOLOGIA GENERALE DEL R. ISTITUTO SUPERIORE AGRARIO DI MILANO
(DIRETTO DAL PROF. F. SUPINO)
Dott. Bruno Schreiber
DUE CASI DI ANOMALIA NEGLI OSSICINI DI WEBER
Per chiarire il significato morfologico di un organo o di un
sistema, noi ricorriamo come è noto a due metodi fondamentali :
quello anatomo-comparativo e quello embriologico : essi ci permet¬
tono di studiare i rapporti delle parti in questione con gli organi
con i quali supponiamo abbiano un qualche nesso genetico, con
1’ osservazione da un lato delle modificazioni subite dalle stesse
nel corso dell5 evoluzione organica, dall’ altro nel corso dello svi¬
luppo embrionale.
Un terzo metodo permette a volte di chiarire questi problemi,
ed è lo studio di casi teratologici.
Una deviazione del tipo normale di sviluppo ontogenetico,
può far apparire dei caratteri ancestrali i quali non lascino dubbi
nella interpretazione dei rapporti di sviluppo che si vanno cercando
e possono pertanto far decidere a favore dell' una o dell’ altra
ipotesi, avanzate sulla base dei metodi precedenti i cui portati si
erano dimostrati insufficienti o di dubbia interpretazione.
Nel caso dell’apparato di Weber, mentre il metodo anatomo-
comparativo ha dato luogo a interpretazioni svariate almeno per
certi particolari, sul cui significato tutt’ ora si discute, con l’ana¬
lisi embriologica soltanto recentemente si sono avuti dei dati
nuovi, che sembrano indirizzare Y interpretazione del significato
morfologico di questo apparato osseo per una via alquanto diversa
da quella finora battuta.
Nessun caso teratologico, che potesse gettare qualche luce
su questo problema, è stato, invece, a quanto mi consta mai
precedentemente descritto sull’apparato Weber.
Ora, avendo avuto occasione di osservare in un lavoro che
ho tutt’ ora in corso su questo apparato, gli ossicini di un rile¬
vante numero di individui di Ciprinidi, mi è stato dato di osser-
DUE CASI DI ANOMALIE ECC.
229
vare due casi di anomalie in uno di tali ossicini, il malleus. Su
di essi credo interessante riferire brevemente anzitutto l’origina¬
lità del reperto e secondariamente perchè uno di questi, in parti¬
colare, mi da occasione di portare un contributo al problema,
tutt’ ora discusso dai rapporti ontogenetici di tale osso con le
vertebre con le quali si trova a contatto, e in appoggio alle nuove
vedute embriologiche prima accennate.
•<C
* *
Si sa come nei rappresentanti di un gruppo dei Teleostei,
gli Ostariofisi, le tre prime vertebre, profondamente modificate,
siano accompagnate da una catena bilaterale, costituita da quattro
articoli ossei distinti, che dal nome del loro scopritore sono stati
chiamati Ossicini di Weber.
Procedendo in senso antero-posteriore essi sono: il claustro, f1)
fisso e saldato al resto dell’arco neurale della prima vertebra, la
staffa, il primo degli ossicini mobili, articolata alla prima vertebra,
l’ incudine articolato alla seconda vertebra, e il martello, il più
grosso di tutti, articolato sul corpo formato dalla terza e quarta
vertebra fuse assieme.
Il sistema costituisce un vero ponte mobile fra la vescica
natatoria e due diverticoli della perilinfa del labirinto che si aprono
in due sacche laterali alla prima vertebra patria sinus imparis).
Queste sono limitate verso l’ esterno dalla conca della staffa e
verso l’interno e superiormente dal claustro.
L’ultimo degli ossicini, sul quale mi preme fermarmi in
particolare, si presenta di forma molto caratteristica, arcuato con
convessità esterna e vi si possono distinguere un « corpo » formato
per la massima parte \lalla spina arcuata esterna, un « processo
anteriore » che lo unisce mediante un breve legamento tendineo
all’ incudine, una « apofisi articolare » colla quale si articola sulla
terza vertebra, e infine un « processo posteriore » sottile e che
mostra una forma diversa in rapporto alla costituzione della ve¬
scica natatoria.
Tale processo si allunga, nei casi di vesciche non ossificate,
in un uncino, piegato verso la linea mediana e verso il basso, e
(1) Uso qui la nomenclatura originaria del Weber, adottata salvo poche ecce’
zioni da tutti gli AA. moderni.
230
B. SCHREIBER
al quale si è anche voluto assegnare un particolare significato
funzionale (trans forma tor mallei).
La forma generale di questo osso può essere anche rappre¬
sentata da un tetraedro irregolare, di cui un lato, maggiore degli
altri, forma la costola arcuata esterna, e il lato ad esso perpendi¬
colare costituisce la base della apofisi articolare.
Il malleus giace lateralmente al corpo formato dalla terza e
quarta vertebra fuse assieme, leggermente inclinato, con il processo
anteriore in alto in modo da passare con questo al di sopra della
apofisi trasversa della seconda vertebra, e con il processo poste¬
riore sotto a quella della quarta vertebra.
Tutto il sistema, poi, si trova racchiuso entro ad una sacca
linfatica laterale alle vertebre e che si estende dalla base cranica
fino al limite anteriore della vescica natatoria (fossa iveberiana).
Questa, a grandi linee, l’anatomia di tale apparato osseo,
sulla cui funzione, come è noto si discute ancora e sulla quale
nulla possediamo di positivamente accertato.
*
Ora il primo caso di malleus anomalo che ho trovato, si rife¬
risce ad un individuo di Carassius auratus di medie dimensioni
il quale era stato operato di asportazione di questo ossicino il
22-4-31.
Non mi fermo qui sui particolari della tecnica operatoria che
verranno dati in seguito nel sudetto lavoro in corso.
Accenno qui soltanto come questi ossicini possono essere
asportati con la massima facilità, e ciò mi preme far notare,
specialmente rispetto al secondo caso che intendo qui descrivere,
per il quale si potrebbe supporre una lesione conseguente a diffi¬
coltà nella estrazione.
Nel caso in questione, il malleus destro, mentre si mostrava
del tutto normale per ciò che riguarda la forma generale e i rap¬
porti fra le varie parti, presentava sul lato ventrale del margine
esterno dell’osso, alquanto più avanti dell’ apofisi articolare, una
appendice ossea, leggermente arcuata e diretta verso il basso, che
andava ad innestarsi esattamente alla base del processo trasverso
della seconda vertebra.
Le fig. 3 e 4, in particolare valgono ad illustrare i rapporti
fra questa appendice del tutto anomala col resto dell1 osso.
DUE CASI DI ANOMALIE ECC.
231
Dalla fig. 4, nella quale l’osso è rappresentato poggiante sul
piano orizzontale mediante l’apofìsi articolare e il proc. anteriore,
appare evidente come questa appendice si stacchi in continuazione
della spina arcuata dell’osso e presenti essa pure un margine
ispessito mentre il rimanente sembra fogliaceo e a bordi irregolari.
lato superiore. Dis. al binoculare. Camera chiara. 9.5 diam.
Fig-. 2. — Id. visto dal lato inferiore.
Fig’. 3. — Id visto lateralmente. L’ osso poggia sul piano oriz. mediante
1’ apofìsi articolare e il proc. posteriore.
Fig. 4. — Id. l’osso poggia sull’ apof. artic. e il proc. anteriore.
La posizione anteriore di tale margine ispessito e 1‘ inclina¬
zione del bordo fogliaceo, fanno pensare quasi che originariamente
quest’ ultimo dovesse continuarsi con la superficie ossea formante
la faccia inferiore del malleus.
232
B. SCHREIBER
La fig. 5, mostra 1’ osso in posizione naturale sul gruppo delle
vertebre. L’attacco alla base della seconda apofisi trasversa (qui
vista dal di sotto) mediante una leggera espansione è pure chia¬
ramente visibile.
Non mi è stato possibile, per il modo col quale l' osso è
stato asportato, e dato che tale particolare non mi era apparso
nel campo operatorio, di vedere quale valore potesse avere questa
appendice anomala dal lato funzionale.
II apofi3i
trasv.
Fig. 5. — Malleus destro anomalo di Carassius aur. (I caso) «in situ».
Dis. al binoculare. Camera chiara. 9.5 diam.
v
Certamente questo ligamento osseo del processo anteriore del
malleus al corpo vertebrale, deve aver costituito una condizione
di impossibilità alla normale rotazione del malleus attorno alla
sua apofisi articolare, almeno per le ampiezze considerevoli che si
possono rilevare muovendo artificialmente la catena.
Nessun particolare degno di nota ho potuto riscontrare nel
malleus sinistro dello stesso individuo, per quanto abbia espres¬
samente osservato poi all’ autopsia. Pure normali, ho trovato gli
incudini e staffe.
DUE CASI DI ANOMALIE ECC.
233
*
Il secondo caso di malleus anomalo, fu rinvenuto in un indi¬
viduo che dai caratteri sistematici mi risulta essere un incrocio
fra Carpa e Carassio, e che dimostrava alcuni caratteri anormali
anche nella morfologia esterna, quali ad es. una forma alquanto
strozzata della regione che fa passaggio tra tronco e coda e una
forte riduzione nella lunghezza della pinna dorsale.
Fig. 6. — Malleus sinistro anomalo di Carassio X Carpa (II caso) visto
dal lato superiore. Dis. al binoculare. Camera chiara. 11.5 diam.
Fig. 7. — Id. Malleus destro.
L’individuo fu operato di asportazione del malleus il 15-7-31.
In tale caso tutti e due gli ossicini, a destra e a sinistra si
presentavano anormali, e di un tipo del tutto diverso da quello
precedentemente descritto, in quanto è proprio nella complessione
generale dell1 osso che si scostavano dal tipo comune.
Alquanto più lunghi del solito, questi due ossi presentavano
la spina per circa 2/3 della lunghezza nettamente staccata dalla
apofisi articolare.
E questo precisamente il particolare di maggiore rilievo e,
che come vedremo da adito ad una interpretazione del fatto di
una certa importanza.
234
B. SCHREIBER
L’ apofisi articolare si mostra molto bene individualizzata un
2)0* più piccola del normale rispetto a tutto Posso, ed è unita alla
costola esterna per circa la metà della lunghezza del suo lato
esterno.
Questo, sembra essere quasi allogato in una doccia appena
accennata dalla spina esterna dell’osso, la quale presenta anche
un leggero rigonfiamento in corrispondenza del punto nel quale
l’estremo posteriore della apofisi articolare avrebbe dovuto inne¬
starsi alla spina stessa.
Le fig. 6 e 7 fanno vedere tale particolare con suffi.cente
chiarezza. Per costituzione, la apofisi articolare, è spugnosa all’in¬
terno, con margini bene delimitati e ingrossati, mentre la spina
esterna presenta una struttura perfettamente compatta.
Si noti pure la riduzione del processo anteriore dell'osso, per
cui il ligamento incudo — malleolare si innesta sulla spina esat¬
tamente a livello del margine anteriore del processo articolare.
Negli esemplari normali di questo ossicino al contrario (vedi
per questo particolare il caso precedente e (si confronti anche per
tutto il complesso dei caratteri la fig. 7 con la fig. 1) per quanto
non siano chiaramente distinguibili i limiti delle singole parti,
presentano una sagoma alquanto più allungata in avanti.
In questi due esemplari, pertanto è possibile distinguere,
nettamente, e in maniera da non lasciare dubbi sulla individualità
delle varie ragioni dell’ osso, una « apofisi articolare » tipicamente
tetraedrica, a corpo spugnoso, da una « spina arcuata esterna »
a struttura ossea compatta, la quale unisce direttamente la ve¬
scica natatoria all’ incudine.
Queste due regioni dell’ osso, considerate tali dal punto di
vista puramente anatomico, possono quindi, in certi casi presen¬
tarsi come parti quasi assolutamente indipendenti.
Come ho già accennato, la posizione cosi staccata, del blocco
delh apofisi articolare dal resto dell'osso, e la presenza di quella
lieve sporgenza nella spina a livello della estremità posteriore
della apofisi articolare stessa, potrebbe far sorgere il dubbio che
questa fessurazione dell' osso fosse una conseguenza di uno strappo
subito all’ atto della sua estrazione dalla sua normale giacitura.
Per varie ragioni, prima fra le quali la facilità con la quale
tale osso può venire . asportato, e per la rarità del reperto, questa
ipotesi è assolutamente da scartarsi.
DUE CASI DI ANOMALIE ECC.
235
Si tratta qui effettivamente di una malformazione di sviluppo,
per la quale due parti normalmente confuse in un complesso unico
sono rimaste parzialmente staccate.
* *
Circa l’origine di questo apparato osseo e i rapporti con le
parti delle vertebre che mancano in tutti i rappresentanti di que¬
sto gruppo di teleostei, regna come è noto almeno j)er alcuni
problemi, molta confusione:
Risultata erronea la primitiva concezione di Weber, sulla
omologia di questi ossicini con quelli uditivi dei vertebrati supe¬
riori, essi sono stati posti, da tutti gli A. A. che di tale problema
si sono occupati, in rapporto con le parti mancanti alle tre prime
vertebre sulle quali si articolano ; e precisamente con gli archi
superiori, le apofìsi trasverse e le coste.
Secondo Nusbaum ( 1) infatti la prima vertebra, il cui corpo è
molto ridotto, darebbe origine con la sua apofìsi spinosa al clau-
stro, e con l’ arco neurale alle staffe ; mentre la seconda vertebra
il cui corpo è in parte concresciuto con la terza originerebbe
soltanto l' incudine col suo arco neurale.
Il malleus sarebbe dovuto a trasformazione delle coste della
quarta vertebra.
Su questo punto non tutti gli AA. sono d'accordo, Grassi (2) ad
es. ammette che siano invece gli archi inferiori ad originare questo
osso, e Chranilov, (3-4) recentissimamente ammette che tutte e
due queste formazioni concorrano alla sua costituzione.
Però, già alcuni autori antichi avevano supposto, che alla
formazione di questi articoli ossei partecipassero, oltre alle parti
mancanti alle tre prime vertebre anche porzioni di connettivo
ossificate del tutto estranee alle vertebre stessa, e il Matveief, (5)
in un suo recentissimo lavoro sulla embriologia della regione cer¬
vicale dello Scardinius erithropthalmus avrebbe confermato in
maniera molto esauriente queste antiche vedute.
Egli infatti pur confermando la partecipazione vertebrale per
ciò che riguarda 1' origine delle porzioni prossimali di questi ossi¬
cini, porta un contributo del tutto nuovo al problema con la dimo¬
strazione che l’ abbozzo precoce di tutto l’ apparato è assolutamente
indipendente.
115
236
B. SCHREIBER
Esisterebbe in questa specie, uno stadio (11 inni.) in cui,
mentre gii abbozzi cartilaginei delle prime vertebre sono ancora
del tutto normali, si dimostra già 1’ esistenza di un abbozzo del
sistema weberiano sotto forma di una serie di ligamenti connet-
tivali esterni agli archi e formanti un tutto continuo dalla vescica
natatoria alla zona in cui si apriranno poi le due « citrici sinus
impar is ».
Solo più tardi si stabiliscono dei rapporti fra questi abbozzi
autonomi e le vertebre, in modo da dare origini alle apofisi arti¬
colari di tutti e tre gli ossicini mobili del sistema.
In particolare l’ abbozzo autonomo connettivale della staffa,
(i concila stapedis ) fondendosi con l'abbozzo cartilaginoso degli
archi superiori della prima vertebra, formerebbe « 1’ apofisi arti¬
colare » e il cosidetto « processo ascendente » di questo osso, nel
mentre la stessa cosa accade per l’incudine e la seconda vertebra.
Il malleus risulterebbe poi da questi studi, come prodotto
dalla fusione di un ligamento connettivale esterno alla terza e
quarta vertebra (che avrebbe il valore di abbozzo comune dei pro¬
cessi anteriore e posteriore di tale ossicino, fusi in un complesso
unico) con l’ apofisi trasversa cartilaginea della III vertebra, tra-
sformantesi poi nella apofisi art. dell’osso definitivo.
L’importanza di questo nuovo contributo al problema appare
veramente notevole, in quanto mentre da un lato si confermano,
pur con una certa restrizione le nozioni precedentemente acquisite
dalle vecchie ricerche embriologiche e anatomo comparative, risulta,
(per quanto già intravista da alcuni autori precedenti), una nuova
interpretazione del significato morfologico di questo apparecchio
osseo, la quale può non essere priva d’ importanza anche nel pro¬
blema ancora oscuro della sua filogenesi.
*
* &
Ora, mentre con una ricerca che ho tutt’ ora in corso mi è
stato possibile confermare, nello sviluppo embrionale della Carpa
e della Alborella, la presenza delle fasi descritte dal Matvejef
nella ontogenesi dell’apparato di Weber, mi sembra che il secondo
caso di anomalie nel malleus che ho descritto in questa breve
nota, si adatti ad una interpretazione pienamente consone a questi
ultimi portati embriologici
DUE CASI DI ANOMALIE ECC.
237
Effettivamente siamo in presenza di un malleus in cui appa¬
iono nettamente distinte due porzioni, 1 una esterna e costituita
di sostanza ossea compatta il quale forma un tutto continuo che
unisce la vescica notatoria con l’incudine, e una parte prossimale
alla vertebra bene individualizzata, oltre che per forma anche per
la diversa costituzione ossea.
E questo anzi uno dei caratteri su cui si basa anche recen¬
temente il Cbranilov per sostenere l' origine vertebrale di tale
porzione del malleus.
Le apofisi trasverse, della IV vertebra, che con questa parte
sarebbero omodinamiche, sono precisamente conformate allo stesso
modo, a larghe trabecole, particolarmente alla loro base. (Vedi
anche fig. 5).
Su questo punto sono concordi anche le citate ricerche em¬
briologiche : si tratterebbe quindi, per ciò che riguarda l’ apofisi
articolare del malleus, dell’ apofisi trasversa della III v. che stac¬
catasi dalla sua originaria connessione cól corpo vertebrale si
sarebbe fusa con l’ abbozzo connettivale autonomo dei proc. ante¬
riore e posteriore dell’ osso.
La spina arcuata esterna, ben distinta dal resto nel caso in
questione rappresenterebbe perciò questo primitivo ligamento esterno
al corpo vertebrale il quale si sarebbe qui saldato solo incomple¬
tamente alla porzione basale dell’ apofisi trasversa.
Eorse una primitiva totale saldatura delle due parti, sarebbe
anche in questo caso avvenuta, e di essa resta una lieve traccia
nella sporgenza della spina a livello della estremità caudale della
apofisi articolare : il distacco sarebbe avvenuto in un secondo
tempo e per ragioni meccaniche.
A me sembra pertanto che una simile interpretazione di que¬
sto caso anomalo, mentre da un lato rende sufficentemente ragione
della individualità con cui si presentano le due regioni dell" osso,
possa costituire una conferma, in via teratologica, di queste nuove
vedute sulla embriogenesi dell’Apparato di Weber. (1).
(1) Chranilov, ribattendo in una sua nota le ipotesi antiche contro la teoria
dualistica del Matvejef, porta a conferma delle sue vedute il caso del Malleus di
Serrasalmo Pyraia formato da due pezzi distinti e susseguentisi in senso cranio
caudale. Secondo l’A. la parte anteriore a contatto con l’ incudine rappresenterebbe
la apof. trasv. III, mentre la parte posteriore, comprendente 1’ apofisi artic. e il
proc. post, di tale osso non sarebbe che la costa III, eccezionalmente espansa. A
me però non sembra che questo caso sia sufficiente a dimostrare 1’ asserto e ad ogni
238
B. SCHRE1BER
%
❖ #
Meno chiaro è comunque meno importante mi sembra il primo
caso qui descritto.
Nel lavoro del Matvejef (p. 486 e fig. 23 Tav. 14) troviamo
pure accennato ad una produzione connettivale che si stacca dallo
estremo anteriore dell’ abbozzo primitivo del malleus e che si
protende verso 1’ esterno e il basso, la quale perciò potrebbe pre¬
sentare qualche analogia con 1‘ apofìsi anomala in questione!
Tale produzione, che più tardi si fonde col malleus e sparisce
del tutto, viene dall’ A. interpretata come 1‘ abbozzo della seconda
costa che nelle specie studiate sì svilupperebbe del tutto indipen¬
dentemente dal processo trasverso della vertebra corrispondente.
Abbozzi del tutto simili a questi si hanno pure sulla III e IV
parapofisi, ed io stesso ho potuto confermare questi dati, senza
però potermi ancora pronunciare sul vero valore di tali formazioni.
Va notato incidentemente, come questi cosidetti «processi tra¬
sversi » della I e II vertebra dei Ciprinidi, in realtà non sono
omologhi con quelli delle vertebre successive alla IV, ma sono for¬
mazioni « sui generis » come già autori antichi avevano supposto
(Sòrensen, Bloch), non corrispondendo alle vere parapofisi, nè per
origine (connettivale) nè per posizione.
Borse, come dicevo, l’appendice anomala del malleus che ho
qui descritto potrebbe identificarsi con uno di questi abbozzi de¬
scritti dal Matvejef e nel caso in questione anormalmente non
regredito. Tale interpretazione però non è per nulla sicura, e po¬
trebbe anche trattarsi di tutt’ altra cosa.
Su di essa perciò non mi fermo. Mi basta, qui, di aver rife¬
rito su due anomalie negli ossicini di Weber, finora non note, e
delle quali una in particolare porta un contributo a favore della
teoria dualistica nell’ origine di questo sistema.
modo non sia generalizzabile non sapendo d’altronde come vadano le cose nello
sviluppo di questa forma.
Certamente ciò sarebbe interessante data la maggiore primitività filogenetica
dei Caraeinidi.
DUE CASI DI ANOMALIE ECC.
239
BIBLIOGRAFIA
1) J. Inusbaum. Entwicklungsgeschichle und morphol. Beurleilung der
Occipitalregion des Schddels und der Weber' schen Knochelchen bei
cleri Knochenfischen Cyprinus Carpio . Anat. Anz. Voi. 32, 1908.
2) B. Grassi. Beitrdge zur ndhcren Kenntnis der Entwicklung der
Wirbensàule der TelerstierS Morph. Jahrb. Voi. 8, 1883.
3) N. 8. Chranilov. Beitrdge zur Kenntnis des Weber schen Apparates
der Ostariophysi 1. Cypriniformes. Zoologiscbe Jahrbucher B. 49,
1927.
4) 1d. Ber Weber sche Apparat bei Ber rasalmo Piraya. Trav. d. 1. Soc.
Naturai. Leningrad. T. L1X, F. 1, 1930.
5) B. Matveiep. Die Entwicklung der vorderen Wirbel und des Weber-
schen Apparates bei Cyprinidae. Zoologiscbe Jahrbucher. B. 51,
1929, p. 463.
Prof. Carlo Airaghi
FOSSILI DELLA SCAGLIA CRETACEA DEL TRENTINO
Dalla cortesia del Direttore del Museo di Storia Naturale .
della Venezia Tridentina, Ckiar. Prof. Trener, al quale porgo i
miei più vivi ringraziamenti, mi venne spedita in istudio una
raccolta di fossili della scaglia cretacea del Trentino.
La maggior parte del materiale è stato raccolto dal Cliiar.
Prof. Dott. D. C. Dallabrida, come mi scrive il Prof. Trener, in
una sola località nelle vicinanze di Trento, a Castel Aquila, in
una piccola cava, dove, caso raro, la scaglia è rappresentata da
marne chiare simili al biancone, mentre sopra e sotto si mostra
col tipico suo colore rosato.
La raccolta è, costituita di più di 200 esemplari: da numerosi
echimidi abbastanza bene conservati, e da pochi molluschi che
invece, come quasi sempre si verifica pei molluschi che si rinven¬
gono nella scaglia, sono molto deformati e spesso frantumati, tanto
da non permettere, quasi sempre, la loro determinazione specifica.
Le specie determinate complessivamente sono poche, ma alcune
sono rappresentate da diverse diecine di esemplari. Sono tutte
specie già note, alcune anzi già riscontrate in qualche località del
Trentino, tutte poi sono comuni nella scaglia cretacea del Veneto.
Non v’ ha dubbio quindi che la scaglia cretacea del Trentino
sia una formazione del neocretaceo coeva a quella del Veneto.
Balanocrinus sp. ind.
Numerosi frammenti di peduncoli simili a quelli che si rin¬
vengono frequentemente anche nella scaglia cretacea Veneta.
Sono frammenti formati da articoli rotondi dal diametro da
9 a 10 mm., alti da 3,5 a 4 mm., colla faccia legamentare divisa
in cinque settori limitati da granulazioni omogenee, ed esternamente'
ornati da piccoli e regolari granuli, caratteri, in complesso, che se
permettono una determinazione generica, credo siano insufficienti
per arrivare ad una determinazione specifica.
Località: Castel Aquila (Martignano) ; M. Coppolo (Valsugana).
FOSSILI DELLA SCAGLIA CRETACEA ECC.
241
Echinocorys ovatus Leske
1878. Echinocorytes ovatus Leske, Addii, ad, Kleinii disp. Echi-
noci., pag. 178, tav. LUI, fin. 8.
1903. Echinocorys ovatus Lambert, Descript, des Echin. crei,
de la Belyique (Mem. du mus. royal d’ Hist. nat. de Bel-
gique) pag. 69, tav. IV, fig. 6-7, tav. V, fig. 1-2.
1903. Echinocorys vulgaris var. ovata , Airagki, Echin. della
scaglia cret. veneta (Mem. R. Accad. Scienze, Torino)
pag. 319.
*
Un solo esemplare e per di più alquanto mal conservato. E
lungo rum. 76, largo mm. 66, e alto mm. 54. La faccia superiore
è alta, colla sommità subcentrale e carenata posteriormente ; i
fianchi sono subconvessi e i margini arrotondati ; la faccia infe¬
riore è pressoché piana. Ambulacri stretti, colla parte petaloidea
lunga, composta da pori trasversali molto serrati tra di loro. Peri-
stoma reniforme, trasverso, assai sviluppato, lontano dal margine,
posto in una marcata depressione. Periprocto ovale, all’ estremità
di una leggera sporgenza del piastrone.
«
E una specie che per molto tempo venne considerata come
una varietà dell' E. vulgaris Breyn., e che spesse volte venne
confusa con altre specie affini, ma come ha messo bene in evidenza
il Lambert nella sua monografia sul genere Echinocorys , essa si
distingue da tutte le altre più che per un determinato carattere,
per P insieme di alcuni caratteri che le conferiscono una fisionomia
tutta sua particolare.
Località : Castel Aquila (Martignano).
Stenonaster tuberculatus Defranc.
1816. Ananchytes tubercolata , Defrance, Dici.- de se. nat., pag.
41, n. 3.
1903. Stenonia tuberculata, Airaghi, Echin. della scaglia cret.
veneta (1. c.) pag. 320.
1924. Stenonaster tuberculatus , Lambert, Thiery, Ess. de nomen.
rais, des echin. pag. 426.
Come nella scaglia veneta, così anche nella scaglia trentina
è una specie comunissima. Ho in esame uua quarantina di esem¬
plari, alcuni dei quali veramente bene conservati.
242
C. AIRAGHI
Sono di forma sub conica, privi assolutamente di solco ante¬
riore, con ambulacri subpetaloidei, omogenei, a petali aperti, com¬
posti di pori ad accento circonflesso ; peristoma subpentagonale ;
assule alte, larghe convesse. Sono tutti caratteri che distinguono
molto facilmente questa specie dalle altre.
Località : Castel Aquila (Martignano).
Ovulaster zignoanus d7 Orb.
1854. Cardiaster zignoanus, d’ Orbigny, Ecliin. cret. (Pai. Frane.)
pag. 145, tav. 832.
1903. Ovulaster zignoanus Airagbi, Ecliin. della scaglia cret.
veneta (1. c.) pag. 326.
1924. Ovulaster Zignoanus Lambert, Thiery, Ess. de nomen. rais,
des ecliin ., pag. 429.
Di questa specie ho in esame un centinaio di esemplari rac¬
colti quasi tutti insieme in una sola località, in un sol nido, a
Castel Aquila.
Il più piccolo è lungo mm. 13, largo mm. 10, alto rum. 11 ;
il più grande è lungo mm. 34, largo mm. 28, alto mm. 28. Come
già ho potuto riscontrare negli esemplari trovati nella scaglia
cretacea veneta, presentano grandi diversità nella forma.
La maggior parte di essi sono allungati, larghi all' avanti
ristretti e talvolta perfino appuntiti all' indietro, colla faccia supe¬
riore percorsa da una carena che va dall5 apice ambulacrale fino al
periprocto, leggermente arcuata, cosi che la maggior altezza si
trova dopo l7 apice ambulacrale, coi margini rotondeggianti, e
infine colla faccia posteriore fortemente inclinata all7 indietro e
quella inferiore convessa. Diversi altri esemplari invece sono meno
slanciati, meno allungati, più tozzi, più larghi, meno alti, colla
faccia superiore quasi uniformemente convessa, priva di carena, e
quella inferiore piana.
Apice ambulacrale spostato all’ avanti, posto quasi sempre in
una leggera depressione. L7 ambulacro impari, posto in un largo
solco che vicino al margine diventa alquanto profondo, con pori
piccoli posti alla base delle assule.
Ambulacri pari anteriori lunghi leggermente arcuati all'avanti,
coi pori piccoli, rotondi e vicini ; ambulacri posteriori pure lunghi
e arcuati con pori pure piccoli e rotondi. Peristoma piccolo, posto
FOSSILI DELLA SCAGLIA CRETACEA ECC. 243
in una marcata depressione vicino al margine anteriore. Periprocto
posto sulla faccia posteriore appena sotto la carena superiore.
Località; Castel Aquila (Martignano) Monte Avena (Forzano).
Rispolia subtrigonata Cat. sp.
1827. Nucleolites subtrigonatus, Catullo, Saggio di Zoologia foss.
pag. 226, tav. II, fig. 8.
1903. Cardiaster subtrigonatus , Airaghi, Ecliin. della scaglia
crei, veneta (1. c.), pag. 323, tav. II, fig. 3.
1924. Rispolia subtrigonata , Lambert, Thiery, E ss. de nomen.
rais, des Ecliin. pag. 413.
Anche di questa specie ho in esame numerosi esemplari al¬
quanto diversi tra di loro e nelle dimensioni e nella forma.
Vi sono esemplari più lunghi che larghi, altri più larghi che
lunghi, colla faccia superiore talora quasi perfettamente conica,
tal’ altra quasi uniformemente convessa coi margini più rotondeg¬
gianti ; ma in tutti è uguale la conformazione degli ambulacri,
egualmente sviluppato il solco anteriore, eguale la posizione del
periprocto e del peristoma in modo tale da non lasciar dubbio
alcuno che si tratta sempre della stessa specie e non di specie
diverse come talora supposero alcuni autori.
Località : Castel Aquila (Martignano) Revò (Val di Non).
Inoceramus sp. ind.
Nella scaglia cretacea del Trentino si rinvengono numerosi
frammenti di Inoceramus , alcuni dei quali dovevano raggiungere
grandi dimensioni, ma in uno stato di conservazione veramente
pessimo.
Alcuni richiamano alla mente, per le loro pieghe di accresci¬
mento P I. Lamarcki var. Cuvieri Sovv., altri 1' I. humboldti
Eich., ma il loro stato di conservazione è talmente cattivo che
una determinazione specifica sarebbe troppo dubbia.
Località : Castel -Aquila (Martignano).
Hippurites sp. ind.
Un frammemto di valva inferiore di un grande esemplare,
schiacciato e mal conservato, arcuato alla base e fornito di lunghe
e larghe coste.
244
C. A1RAGHI - FOSSILI DELLA SCAGLIA CRETACEA ECC.
Questo frammento di valva arcuata alla base ricorda l'abito
caratteristico del tipico H. cor nu vacci num ; ma, per la cattiva
conservazione, non presentando tutti g-li altri caratteri, una deter¬
minazione specifica mi sembra troppo azzardata.
Località : Castel Aquila (Martignano).
D urania a usti nensis R.oem. sp.
1 852.
1904.
1926.
Radiolites austi/iensis, Roemer, Die Kreid . von Texas ,
pag. 77, tav. VI, tìg. 1, a, d.
Biradiolites Mortoci , Parona, Una rii dista detta scaglia
veneta (Acead. R. delle Se. di Torino) pag. 2, tav. I.
Da rada austi/iensis , Parona, Ricerche sulle R udiste del
crei. sup. del Carso Goriziano (Mem. Ist. geol. R. Univer¬
sità, Padova) pag. 88.
Ho in esame tre frammenti di tre diversi individui che si
completano fra di loro.
Sono parti di valve inferiori, dalle quali si può stabilire che
la conchiglia è a sezione subcircolare, lunga quanto larga, colla
cavità interna subovale. 11 guscio è grosso, formato da lamine
larghe e sottili percorse da ben marcate impressioni di vasi che
si biforcano specialmente verso il margine esterno. La struttura
a cellette irregolarmente pentagonale è molto evidente.
Esternamente il guscio è percorso da numerose coste, disu¬
guali, semplici o appaiate, diritte, con qualche strozzatura trasver¬
sale. Faceie corrispondenti ai seni a costicine diritte molto fitte.
Sono quindi frammenti di esemplari che corrispondono esat¬
tamente agli esemplari figurati dal Parona trovati nella scaglia
cretacea veneta al M. Magre e a Novale.
Località : Castel Aquila (Martignano).
Sunto. — E una revisione dei fo
della creta superiore del Trentino,
forme, per la maggior parte echinidi
scaglia cretacea del Veneto.
ssili fin' ora trovati nella scaglia
E una fauna costituita da poche
, già tutte quante riscontrate nella
Dott. Carlo Felice Capello
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE
ESEGUITE IN VALLE D’AYAS NELL’ESTATE 1931.
Durante un prolungato mio soggiorno a Brusson in Valle
cl’Ayas (gruppo del M. Rosa), ebbi modo di fare, a complemento
di altre ricerche, alcune osservazioni meteorologiche, che sono
h oggetto della presente nota. Esse riflettono essenzialmente le
condizioni del periodo compreso tra il 15 giugno ed il 31 lu¬
glio 1931. Vennero fatti rilievi diurni periodici della tempera¬
tura, della pressione, dello stato del cielo e delle precipitazioni,
ed i dati ottenuti furono opportunamente confrontati. Non m’ il¬
ludo d’ aver fatto uno studio completo del fenomeno meteorologico
in tale sito ed in tale periodo e ciò sopratutto in dipendenza della
mancanza di strumenti registratori : credo per altro che queste
sia pur brevi ricerche siano un modesto contributo alla conoscenza
del clima delle regioni alpine.
Temperatura.
Ho raccolto nelle tabelle n. 1 e n. 2 tutti i dati trovati e
calcolati che si riferiscono al periodo di tempo già indicato. Oltre
ai dati raccolti a Brusson ho voluto pure aggiungere i valori delle
temperature massime e minime rilevate alla diga del bacino di
presa idrica della Sip-Breda sul torrente Evancon, con un termo¬
metro opportunamente confrontato con quelli usati per le osserva¬
zioni a Brusson-centro (]). Per quanto le due stazioni di osserva¬
zione non differiscano che di 41 metri in altitudine (essendo
infatti la quota di Brusson di m. 1831 e quella del termometro
(1) I dati furono raccolti dietro miei consigli dal guardiano della diga Sig. Giu¬
seppe Ganis, che pubblicamente ringrazio.
246
C. F. CAPELLO
Tabella N. 1
a
b
c
a
e
f
0
Ti
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K
l
m
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Giorno del mese
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tra i massimi
e i minimi
delle
due stazioni
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1
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sima
mini¬
ma
escur¬
sione
media
(1)
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sima ma sione
1 1
(valore diurno)
9
15
21
(valore diurno)
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| -
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22
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24
16.5
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1.5
4.5
16
16
23
17
23.5
13
10.5
17.3
20.5
11
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17
18.5
23.5
19.5
24.5
15.5
9
19.5
20
10
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4.5
5.5
18
14
20.5
14.5
20.5
14
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10
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4
19
9.5
20.5
19.5
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9
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20.5
12.5
20.5
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21
14.5
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16.5
22.5
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16.5
21
16.5
21.5
11.5
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16.5
18.5
6
12.5
3
5.5
23
16.5
20.5
17.2
22.5
13.7
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17.4
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8
8
6.5
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18
13.7
21
13
8
16.3
17
7
10
4
6
25
15.5
19
14
19
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8.5
14.7
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6
9.5
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4.5
26
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20.5
16.5
22.5
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16.2
18.5
5
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3
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28
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1.5
2.7
9 li + 21 li -f m -f M
(1) La media diurna fu calcolata con la formola
4
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ECC.
247
Tabella N. 2
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b
c
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27
18
18.5
20
21.2
10
11.2
17.3
19
7
12
2.2
3
28
16
17
15
18
11
7
15
17
8
9
1
3
29
12.5
17.5
16
19
7
12
13.6
17
2.5
14.5
2
4.5
30
14.8
17.5
16
19
10
9
14.9
17
5
12
9
h+i
5
81
15
18
17
21
14
7
16.7
—
7
—
—
7
248
C. F. CAPELLO
alla diga di m. 1200) tuttavia si ebbero delle marcatissime diffe¬
renze nei valori trovati, differenze che non dipendono dal variare
della temperatura coll’altezza ma unicamente dalla posizione delle
due stazioni rispetto al talweg. Basti infatti per ora pensare che
mentre in generale la temperatura diminuisce coll’ aumentare del-
1* altezza, alla diga — che è a quota più bassa di Brusson
essa si è sempre mantenuta inferiore a quella osservata in questa
ultima stazione. Vedremo in seguito con particolareggiati confronti
quale sia il divario fra i dati delle due stazioni.
Occorre tener subito presente che tutte le temperature sono
positive (cioè al disopra di 0°) e che sono state trovate con una
coppia di termometri a massima e minima, opportunamente con¬
trollati e disposti in modo da evitare ogni causa d’ errore. Furono
fatte, durante il periodo considerato, tre letture dirette giornaliere
alle 9 alle 15 ed alle 21 e le letture dei valori estremi diurni.
Dai dati riportati si può dedurre che l’ oscillazione diurna è sem¬
plice. Al mattino prima delle 9 si ha il minimo giornaliero, poi
la temperatura cresce gradatamente sino alle 18-14 : dopo si inizia
il periodo di discesa. La temperatura delle ore 9 può essere su¬
periore od inferiore a quella delle ore 21, ma entrambe sono infe¬
riori a quella delle 15. Tuttavia si possono osservare delle ano¬
malie. Esaminando la tabella N. 2 si può infatti notare che al 6
ed al 15 luglio si ebbero oscillazioni diurne inverse : le tempera¬
ture delle ore 9, 15, 21 si susseguono con entità decrescente,' in
conseguenza di abbondanti precipitazioni e di venti freddi di S-0
e N-O. L’ampiezza della oscillazione diurna fu assai mutevole e
raggiunse nel mese di giugno un valor medio di 9°, 5 ed in lu¬
glio di 10°, 2.
Considerando ora l’ andamento generale della temperatura in
tutto il periodo, deducendola dalle singole medie diurne, osser¬
viamo che si hanno due distinte fasi : la prima di temperature
abbastanza uniformi ed alte che va dal 15- VI al 6- VII, la seconda
con temperature alquanto inferiori e con oscillazioni più ampie
e marcate dal 7-VII al 31-VII. I valori medii decadici delle medie
diurne indicano anche assai bene tale diminuzione del valore as¬
soluto di esse. Si susseguono infatti con quest’ ordine (dal 20- VI) :
16°. 2, 15°. 6, 15°. 8, 14°. 4. Dal 15 giugno al 31 luglio la tempera¬
tura media decrebbe quindi di circa due gradi.
Speciale interesse hanno le osservazioni che si riferiscono,
come già dissi, alle due stazioni considerate contemporaneamente.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ECC.
240
Lo scopo essenziale eli tale analisi differenziale è il rilievo delle
divergenze dei dati che si ottengono da misure eseguite in due
punti poco distanti fra loro, ma differentemente disposti rispetto
all’asse vallivo. La stazione della diga è posta sull asse fluviale
dell’Evancon quindi sul punto orograficamente più esposto alle
correnti d’ aria periodiche diurne da monte e da valle ^brezze) ed
a quelle fredde aperodiche nord-occidentali. La stazione di Brus-
son invece non risente in modo brusco l’influsso di tali correnti
trovandosi a valle di una grande conoide detritico-morenica che
scende dai fianchi meridionali del M. Palon (m. 2789). Essa quindi
si trova in condizioni favorevoli per essere riparata sia dalle
brezze periodiche sia dalle raffiche e dai venti temporaleschi. Che
ciò effettivamente avvenga lo si scorge analizzando i dati delle
tabelle n. 1 e n. 2 e più facilmente ancora da quelli delle tabelle
n. 3 e n. 4 nelle quali ho riassunto i dati principali che interes¬
sano le nostre osservazioni.
Tabella N. 3
1
valore medio
GIUGNO
LUGLIO
Br as¬
soli
Diga
Diffe¬
renza
Brus¬
son
Diga
Diffe¬
renza
delle temperature massime
21°, 9
180,5
30,4
190,9
16°, 9
3°
» » minime
12 ,3
7 ,8
4 ,5
9 ,6
6 ,8
3 ,3
della escursione diurna
9 ,5
10 ,7
(-)l ,2
10 ,2
9 ,9
0 ,3
delle temperature medie
16 ,5
—
15 ,1
—
—
Nella prima ho raccolto i valori medi delle temperature mas¬
sime, minime, medie e dell’ escursione diurna delle due stazioni
nei due mesi. Si nota che tanto nel mese di giugno quanto nel
seguente le medie delle temperature massime e minime sono
sempre maggiori a Brusson che alla diga : la differenza maggiore
riguarda la media delle temperature minime in giugno (4°. 5),
le altre differiscono per decimi di grado. I valori delle escursioni
diurne invece del mese di giugno fu maggiore alla diga ed in
luglio a Brusson. Nulla posso dire invece sulla differenza della
media delle medie temperature perchè alla diga non furono lette
250
C. F. CAPELLO
le temperature alle 9 e alle 21, dati, questi, che si richiedono per
il calcolo della media diurna.
Nella tabella N. 4 ho riuniti i valori estremi delle tempe¬
rature diurne massime, minime, e delle escursione diurne mas¬
sime e minime nonché i valori della escursione assoluta. Da essa si
deduce : 1) tutti i valori trovati alla stazione di Brusson sono
superiori a quelli dell’ altra stazione esclusa 1' escursione diurna
massima nel mese di giugno che fu superiore in quest’ ultima
stazione ; 2) la differenza tra le temperature massime assolute
delle due stazioni (in tutto il periodo è di mezzo grado, quella
fra le minime è invece di 4n,3) la escursione assoluta fu maggiore
alla diga (22°) e minore a Brusson (18", 5) da ciò si deduce come
Tabella N. 4
VALORI LIMITI
GIUGNO
LUGLIO
TUTTO IL PERIODO
Brus¬
son
Diga
Brus¬
son
Diga
Brus¬
son
Diga
Diffe¬
renza
della temperatura massima
2D,5
220,5
24°, 5
240
24°, 5
24°
0°,5
» » minima
9 ,5
5
6
2
6
2
4
» escursione massima
12 ,8
14
18 ,5
17 ,5
18 ,5
17 ,5
_1
y> escursione minima
6 ,5
6 ,5
4,5
2
4 ,5
2
2 ,5
Escursione assoluta
—
—
—
18 ,5
22
( — )3 ,5
i punti più prossimi al taìweg risentano più intensamente degli
altri l'influsso delle brezze diurne periodiche, mentre non sono in
special modo sensibile a fenomeno dell’insolazione. Quest’ultimo
si manifestò più energicamente a Brusson per le ragioni topogra¬
fiche già dette : alla diga invece, dopo il calar del sole, sia per
la diminuita energia calorifera raggiante, sia per il giuoco della
brezza di monte più vivo che a Brusson, sia per la corrente aerea
indotta trascinata dal filone acqueo dell’Evancon si produsse una
più rapida e notevole caduta di temperatura.
La temperatura massima limite fu registrata a Brusson il
17 - VI ed il 13 - VII (24°, 5), la minima limite (2°) alla diga il 22
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ECC.
251
luglio. Degno di speciale nota è un unico caso anormale riscon¬
trato il 24 luglio: in tal giorno la temperatura minima a Brusson
(6°) fu di due gradi inferiore a quella riscontrata alla Diga (8").
Pressione.
Le osservazioni sulla pressione atmosferica furono eseguite me¬
diante un barometro aneroide compensato Macker - Barcker. La
tabella N. 5 riporta i dati ottenuti. Da essi è facile dedurre come
dal 15 giugno al 31 luglio la pressione subì oscillazioni di una
certa ampiezza. Pur tuttavia in ciascun dei due mesi, considerati
separatamente non si ebbero che variazioni assai piccole per lo
più non superiori al millimetro. Infatti le medie in tale intervallo
di tempo sono le seguenti:
Ore 9 Ore 15 Ore 21 Media diurna
dal 15 -VI al 30 - VI 653.25 652.65 653.21 652,95
dal 1 - VII al 31 - VII 649.53 648.46 648.83 648.71
Si osserva dunque, come già notammo per la temperatura, un
periodo di pressioni più elevate in giugno al quale ne sussegue
un altro di pressioni minori e più oscillanti. I due periodi sono
nettamente distinti. La massima pressione osservata fu in giugno
di min. 657.5, la minore in luglio di min. 642.5: lo scarto asso¬
luto osservato è quindi di min. 15. Nulla posso aggiungere circa
l’andamento diurno della oscillazione, non possedendo diagrammi
forniti da apparati registratori.
Precipitazioni.
Le determinazioni delle precipitazioni furono eseguite con i
i due pluviometri dell' Ufficio Idrografico del Po che sono disposti
uno in Brusson centro e 1’ altro alla diga sull’ Evancon. I dati
ottenuti con i due collettori non differiscono sensibilmente per
quanto questi non fossero in posizioni simili. Essi sono riportati nella
tabella n. 6. Da essa si rileva che nella seconda metà di giugno
si ebbero sette giorni piovosi, però solo per due di essi la pre¬
cipitazione fu calcolabile (totale 10 millimetri) : negli altri essa fu
17
252
C. F. CAPELLO
Tabella N. 5
Data
ORE
Media
Data
ORE
Media
9
15
21
9
15
21
15-V1
655
654
655.5
654.8
8- VII
647
648.5
650
648.4
16
656
655
655.5
655.5
9
650
650
652
650.6
17
655
654
652.5
653.8
10
653
653
653.5
653.1
18
648.5
649
649
648.8
11
653.5
653
653.5
653.3
J9
649
649
650
649.3
12
653
653
652.5
652.8
20
651.5
651.5
654
652.3
13-
651
650
648
649
21
654
653.5
654
653.8
14
646.5
646.5
646
646.3
22
655
653.5
653.5
654
15
644
644.5
647
645.1
23
652.5
652
651
651.8
16
649.5
650.5
651
650.3
24
650.5
648.5
650
649.6
17
653
653
653
653
25
648.5
649.5
652
650
18
651.5
651
650
650.8
26
653.5
654
655
654.1
19
650
647
644
647
27
657.5
657
657
657. 1
20
643
642.5
644
,643.1
28
657.5
657
656
656.8
21
646.5
647.5
648
647.3
90
h*/
655
653.5
653.5
654
22
651
650
651
650.6
30
653
652.5
653
652.8
23
651
651
651
651
24
649
648
647
648
1- VII
653
651.5
651.5
652
" 25
646
646
647
646.6
o
651 .5
651.5
652.5
651.8
26
649
648
648
648.3
3
651.5
651.5
650
651
27
647
616
645
646
4
647.5
648
648
647.8
28
644.5
645
647
645.5
5
648.5
648
648.5
648 3
29
648
648
648
648
6
647.5
647
646
646.8
30
648
647
648
647.6
7
644
•
645
646
645
31
647
647
647 (?)
647
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ECO.
inferiore al millimetro. In luglio si ebbero 8 giorni piovosi (totale
mm. 44.5): in due di essi la precipitazione non fu misurabile, in
tutto il periodo considerato si ebbero perciò quindici giorni pio¬
vosi, con un totale di precipitazione di 54.5 mm. Questa non si
verificò mai sotto forma di neve ma sempre di pioggia ed il 13
luglio anche di grandine. Il giorno con maggiore precipitazione
fu il 6 - VII nel quale essa raggiunse mm. 13.5.
Tabella N. 6
Mese
G I
O R
N O
ì > e e
M E
S E
Totali
1
6
7
13
15
18
20
22
23
24
25
27
28
Giugno
cS
Td
òr
o
_
_
4.5
5.5
2
2
2
2
2
10
Luglio
Q,
#r3
7.5
13.5
7
2.5
11.5
__
—
—
2
2.5
2
—
44.5
Millim
54.5
Stato dell’ atmosfera (nubi e venti).
Nella tabella n. 7 ho raccolte le osservazioni dettagliate che
si riferiscono allo stato del cielo a Brusson e quindi alla nebulo¬
sità ed alla direzione del vento.
Su 47 giorni di osservazione si ebbero soltanto nove giorni
completamente sereni, quindi un quinto circa della totalità. La
maggioranza dei giorni (22) invece presenta uno stato del cielo
variabile con certa regolarità e cioè il giorno s: inizia con cielo
sereno, in seguito si formano le prime nubi (in genere nubi di
vetta e piccoli cumoli) che aumentano in tutto il pomeriggio per
diminuire e scomparire talvolta interamente nelle ore più fredde
della notte. Si ebbero anche alcuni casi di andamento inverso,
ma ciò in conseguenza di venti forti sopravvenuti dalle alte re¬
gioni nel corso della giornata.
Nella tabella riportai per ciascun giorno i vari tipi di nube
osservate ed anche il tipo prevalente. Da essa è facile rilevare
che il tipo predominante è il cumolo. I nembi, i cumoli di vetta
Tabella N. 7
Forma
Direzione
del vento
Data
STATO DEL CIELO
prevalente
a
terra
in
alto
delle nubi
15- VI
Mattino : sereno. Pomeriggio : i/ 4 coperto, nubi sui
Zerbion e verso Champoluc .....
cumoli di vetta
—
—
16
M. : sereno. P. : 1/4 coperto, nubi di vetta che spari-
-
scono al calar del giorno .....
cumoli di vetta
—
—
17
M, : V4 coperto. P. : i/2 coperto, le nubi spariscono
alla sera .........
cumoli
18
M.: 1/2 coperto, piove nelle prime ore. P. : sereno .
nembi
fracto-cumoli
N-0
0
19
M. : sereno. P. : l/2 coperto, cumoli sul Zerbion, Torcné
strato-cumoli
—
_
20
M. : sereno. P. : 3/4 coperto, nubi e nembi crescenti,
piove alle 20 . , . . . .
cumoli, nembi
—
—
21
M. : sereno. P. : sereno, pochi nubi altissime .
(alto-strati)
—
—
22
M. : sereno. P. : si rannuvola poco a poco, piove alle 18
nembi, cumoli
—
(0)
23
M. : tutto coperto. P. : si rasserena e si ricopre, piove
alle 22 ........
nembi, cumoli
(N-O)
0
24
M.: l/2 coperto. P. : 3/4 coperto, nebbie basse e nembi
verso Challant. Piove alle 17 ed alle 21
fracto-cumoli
0
0
25
M. : 3/4 coperto. P. : sereno ......
cumoli
— ■
26
M.: sereno. P. : lj0 coperto, nubi sui monti Zerbion,
Torché ecc. ........
nubi di vetta
—
—
27
M. : sereno. P, : 3/4 coperto. Piove dopo le 22 .
nembi, cumoli
—
28
3/4 coperto, nebbie basse e nubi di vetta. Piove dopo le 18
nembi, cumoli
—
S-0
29
M. : sereno, piccoli alto-strati all’orizzote. P. : 3/4 cop.
cumoli
S-0
30
M. : sereno. P. : verso sera 3/4 coperto
strato-cumoli
-
1-V11
Tutto coperto, nebbie di fondo-valle, piove alle 16
ed alle 19 ........
nembi, cumoli
—
- 1
2
M.: sereno. P.: i/4 coperto ......
cirri-strati
—
3
M. : 3/4 coperto. P. : 3/4 coperto .....
cumoli
—
0, S-C
4
M. : l/i coperto. P. : 3/4 coperto, alle 21 si rasserena
cumoli
N-0
0
Segue Tabella N. 7
Data
Forma
prevalente
delle nubi
Direzione
del vento
STATO DEL CIELO
a
terra
in
alto
5- VII
Sereno, piccole nubi di vetta .....
—
—
—
6
M. : i/3 coperto. F\: tutto coperto, piove .
nembi, cumoli
S
S
7
Tutto coperto, piove ad intermittenza. Nebbie di
fondovalle ........
id. id.
S
S
8
Sereno .
—
N-0
N-0
9
3/i coperto, cumoli, nembi e nubi di vetta
cumoli
—
—
10
Sereno ..........
—
—
—
11
Sereno: pochi cirri-strati ......
cirri
—
—
12
Idem ..........
cirri
—
—
13
M. : sereno. P.: 3/4 coperto, nella notte piove e grandina
nembi, cumoli
—
—
14
M. : sereno. P.: l/i coperto, cumoli, cumoli-strati
cumoli
—
—
15
M.‘. tutto coperto, piove. Alle sedici si rasserena
nembi
0
0
16
Sereno .
—
—
0
17
M. : sereno. P.: i/2 coperto. .....
cumoli
—
—
18
l/i coperto, cirri, cirri-strati, cumoli, cumoli di vetta
cirri
—
—
19
M. : sereno. P. : 1/4 coperto, nebbie di fondovalle
cumoli
—
—
20
M. : sereno. P, : i/2 coperto ......
cumoli
—
N-0,0
21
M. : sereno. P. : 3/4 coperto, cumoli, fracto-cumoli.
strato-cumoli ....... ,
cumoli
NO
0
22-23
Sereno, pochi cirri .......
—
—
(23)0
24-25
Tutto coperto, piove, nebbie di fondovalle
nembi, cumoli
—
—
26-27
Tutto coperto, piove il 27 .
cumoli
0
N, N-0
28
x/4 coperto : cumoli strati, nubi di vetta .
cumoli-strati
0 .
0
29-30
M. : sereno. P. : 1/4 coperto, cirri, cirri-strati, cumoli
cirri
—
—
31
*/4 coperto: cumoli e nubi di vetta ....
cumoli
—
—
C. F. CAPELLO - OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE ECC.
e di nembo-cumoli prevalgono sempre nei giorni piovosi ed è in¬
fatti da essi che si originano le precipitazioni. La presenza di nn
tipo o di un altro di nubi è in rapporto con la presenza, l’ inten¬
sità e la direzione dei venti.
Questi ultimi meritano un cenno particolare. Furono osservati
nel periodo detto a Brusson otto giorni con venti a terra sensibili
predominanti quelli da Ovest. Della loro velocità nulla posso dire
dire non avendo avuto a mia disposizione un'apparato registratore.
Dei venti delle regioni superiori fu possibile osservare la loro
presenza in diciannove giorni. La direzione predominante di essi
è di Owest e Nord-Ovest. Non mancano tanto nei venti di terra
come in quelli superiori anche altre direzioni : tipica la direzione
estrema da sud che coincise con un periodo di maltempo abba¬
stanza stabile e di forti precipitazioni (6, 7- VII). Le nebbie basse
di fondovalle furono presenti in sei giorni, e più precisamente il
24 e il 28 giugno e l’I, 7, 19, 24 luglio.
Dr. Paola Manfredi
TERZO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA
DEI MIRIAPOPI CAVERNICOLI ITALIANI
Esaminando materiale raccolto da alcuni speleologi, e inviato
al nostro Museo, ho rilevato la presenza di due varietà che mi
risultano nuove.
La prima appartiene alla famiglia dei Polydesmidi, e preci¬
samente alla sp. Polydes/nus longicornis Silv ., la seconda alla
famiglia dei Craspedosomidi, specie Polymicrodon Latzeìi Verli.
Polydesmus longicornis Silv. Chiesai mihi.
Nell’ aspetto esterno la varietà non differisce dal tipo altro
che per le dimensioni, un poco superiori, e per la forma delle
carene laterali, le quali sono alquanto ripiegate verso P alto, co¬
sicché la superfi.ee dorsale risulta sensibilmente concava. Per il
resto (ornamentazione dei tergiti, spinulazione delle carene, colore
bianco-giallastro, ecc.), la specie e la varietà si rassomigliano
strettamente.
Come nel tipo descritto da Silvestri, e ridescritto da ine, in
questi stessi Atti (voi. 69 — 1930), le antenne sono assai lunghe
(il doppio della larghezza del corpo nei c^cT1, e poco meno nelle
9 9)? le zampe lunghe e sottili, nei $ più che nelle 9 9 ?
le zampe dei rf mancano di vescicole tarsali.
Le dimensioni, come ho detto sopra, superano di poco quelle
del Polyd. longicornis. I maschi sono lunghi 15 -min. e larghi 2
mm. , con antenne di 4 mm.; le femmine raggiungono i 16 o 17
mm. di lunghezza per 2,5 di larghezza ; con antenne di mm. 3,5 - 3,8.
Differenze assai più sensibili — in base alle quali ho stabilito
la varietà — si riscontrano negli organi copulativi. —
258
P. MANFREDI
I gonopodi (fig. 1 e 2) sono foggiati sul tipo medesimo di quelli
di Polyd. longicornis , ma sono alquanto più tozzi e massicci.
II femore molto robusto, ha il margine interno {ni) molto
marcato e sporgente, ed è nettamente limitato, rispetto alla tibia,
dall’angolo n e dalla strozzatura che ad esso sovrasta.
La tibia, che per la forma ovoidale somiglia a quella del tipo,
è ornata di una sorta di cresta dentata o spinulata che nasce, con
un grosso dente uncinato {d) sul lato esterno dell'organo, all' al¬
tezza della vescicola seminale, e decorre coll’andamento di una 1 /2
spirale sulla faccia anteriore (adorale! della tibia stessa fino al
suo margine distale interno, ossia alla base del tarso (o ramo
Fig. 1 Fig. 2
secondario). Questo è lievemente strozzato nella porzione basale,
con un dente ottuso a metà del margine concavo; l’ apice appare
semplice. Il solenomerite o prolungamento tibiale .(ramo termi¬
nale) è assai più massiccio e un poco più breve che nel tipo. La
doccia seminale ha andamento alquanto più tortuoso che in Polid.
longicornis , come risulta evidente dal confronto delle figure.
Differenze sensibili si rilevano anche nei cifopodi (fig. 3),
giacche 1’ opercolo è fortemente rigettato in avanti, e divaricato dalla
borsa, per il notevole sviluppo della porzione terminale dell'ovidutto,
che sporge fra borsa e opercolo con due grossissime labbra. In tale
modo i cifopodi appaiono molto più grossi che non in Polydesmus
TERZO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ECC.
259
ÌOìKjicornis. (Questo carattere l’ho riscontrato in tutte le 9 9
che ho avuto in esame, provenienti da raccolte fatte in tempi
diversi (settembre e novembre) ; sembra quindi probabile che sia
questa la struttura normale: e non uno stato di particolare e tem¬
poranea distensione dell’organo). Altra deviazione notevole dal tipo
è la disuguaglianza delle due valve, di cui l’interna è più svilup¬
pata dell esterna. Le altre strutture dei cifopodi (cimiero, gorgiera,
canale apodematico, ecc). non presentano nulla di caratteristico.
Gli esemplari da me esaminati furono raccolti nel settembre
e nel novembre di questo anno dal signor Cesare Chiesa, nella
Grotta di A^al d’Adda, N. 1044 Lo, in Val Imagna (Bergamo).
Mi è gradito dedicare la nuova varietà a questo attivo racco¬
glitore di animali cavernicoli, poiché già gli sono debitrice di
parecchio materiale interessante.
Tipi e cotipi di questa nuova varietà sono conservati nel
Museo Civico di Storia Naturale in Milano.
Pure il sig. Chiesa mi recò alcuni Iulidi della Gr. Buco del
Frate N. 1 Lo (Monte Paitone, Brescia) nei quali riconobbi il
260
P. MANFREDI
Trogloiulus mirus Manfr. da me descritto in questi stessi Atti
(voi. 70, 1931).
Altro materiale della medesima grotta mi fu inviato dal sig.
F. Caffi, raccolto in una esplorazione ivi compiuta alcuni anni or
sono (30 - XII - 1928). Vi rinvenni, oltre airiulide suddetto, anche
una nuova varietà di Craspedosomida, che descrivo qui appresso:
Polymicrodon Latzeli Verh. italicum mihi.
1 <3* adulto e 1 individuo immaturo.
371 lunghezza min. 15; larghezza, in corrispondenza dell’ 8
tergile, mm. 1,9.
(Poiché questa nuova varietà è molto somigliante alla varietà
Poìym. Latzeli gallicum Verh. di cui Pibaut ha dato un’ ottima
e minuziosa descrizione in Ascospermophora, Arch. Zool. Exper.
T. 10 - 1912 - 13, per comodità di confronti seguirò il medesimo
schema di questo A).
La testa del $ ha vertice bruno e faccia chiara. Le zampe
sono macchiate di bruno sugli articoli terminali : i prozoniti sono
bruni: i metazoniti più chiari, con una macchia oscura centrale
e due laterali; tutti sono percorsi da nn solco longitudinale chiaro.
Il solco trasversale dei metazoniti è poco evidente, situato all’indie-
tro delle spine mediane, quindi considerevolmente allontanato dal
prozonite. Il bordo posteriore del metazonite, compreso fra le due
espansioni laterali, è largo e chiaro.
Le espansioni laterali hanno forma del tutto somigliante a
quella della var. gallicum. Verh. ; e lo stesso dicasi per la dispo¬
sizione delle spine, che sono corte e press’ a poco uguali fra loro.
In corrispondenza dell’ ottavo ter gite, la larghezza di una espan¬
sione laterale è uguale a 8/10 della larghezza del bordo posteriore
del metazonite, compreso fra le due espansioni laterali. La distanza
fra le due spine, mediane è uguale ai 9/10, la distanza fra la spina
laterale anteriore e la posteriore di ogni lato è uguale ai 3/10
della larghezza suddetta.
Le antenne, lunghette e sottili, raggiungono appena il mar¬
gine anteriore del 7. segmento.
Gli occhi, una trentina all’ incirca, sono disposti in file lieve¬
mente convesse all’ innanzi, in numero decrescente da 7 a 1, in
modo da formare un triangolo quasi regolare.
TERZO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ECC. 261
Organi copulativi maschili :
Nei gonopodi anteriori il sincoxite (fig. 4 e 5) è grosso, più
largo che lungo, di forma molto complessa. La sporgenza longitu¬
dinale mediana della faccia adorale (fìg. 4) si divide, appena sopra
la base del sincoxite, in due porzioni laterali, le quali, a livello
dell' inserzione delle lamine frangiate, danno origine ai due rami
anteriori fa) che si piegano poi bruscamente, ad angolo retto,
indietro e in fuori. I rami posteriori fbj sono molto sviluppati,
lunghi e forti, guarniti sul margine poste¬
riore di una fitta serie di lunghe lacinie.
Le lamine laciniate fcj sono sviluppa¬
tissime, alte e larghe, con molte lacinie ri¬
volte all' indietro, sul margine posteriore¬
esterno, mentre altre lacinie, inserite verso
il centro della faccia posteriore, sono dirette
in fuori.
I lobi basali fd) sono mediocremente svi¬
luppati, ma 1! incavatura che li separa dalla
porzione distale (in particolare dalle braccia
posteriori) è nettamente segnata.
II prolungamento endoscheletrico fzj è
poco più corto della parte esterna del sinco¬
xite; un poco più ingrossato alla base, e poi
di larghezza uniforme per tutta la lunghezza.
I cheiliti (fig. 6) sono più alti del sincoxite ; hanno la faccia
anteriore convessa senza ornamenti, la faccia posteriore concava,
Fig. 6
262
P. MANFREDI
con alcune ornamentazioni. Nell’angolo distale esterno si nota un
grosso dente flij ripiegato verso il basso; presso il margine late¬
rale esterno una lamella fKJ di forma subtriangolare, a margine
liscio e superficie lievemente striata; essa nasce subito sotto il
Fig. 7
dente h e si continua fino alla base del cheirite. La porzione femo¬
rale di questo si ripiega caudalmente con una lamina, guarnita di
una spina fSJ che viene a congiungersi ai lobi basali nel sinco-
xite, nel punto X come è segnato da un lato della fig. 5. Nulla
posso dire della forma delle tasche tracheali, che, a quanto mi
sembra, sono andate distrutte nella preparazione.
Gonopodi posteriori (fig. 7 e 8). Differiscono in modo notevole
da quelli della var. cjallicum (Rispetto a quelli della specie non
posso pronunciarmi, non avendo potuto consultare il lavoro di
Verhoeff. On thè occurrence of Brachycliaeteuma , Titanosoma
TERZO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ECC. 263
and Poìymicrodon in England f Trans of thè nat. hi si. soc.
of Northumherland, Burli am aud, Neiocastle — upon Tyne
voi. IV, 1 9 1 2). Dalla faccia adorale (fig. 7) si osserva una lamina
trasversa fittamente verrucosa che appartiene allo sterilite. Il pro¬
lungamento mediano consta di 3, anziché di due rami ; uno co¬
nico, anteriore, verrucoso alla base, e fessurato fin quasi all’ apice,
che sembra appartenere alla lamina verrucosa summenzionata ; e
due più lunghi posteriori paralleli e strettamente accollati fra
loro e al ramo anteriore. I due rami posteriori si continuano ai
lati direttamente, senza la minima traccia di saldatura nè di
articolazione, nelle zampe fPJ robuste e munite di molte lunghe
setole. Nel solo esemplare che ho avuto in esame mancano
almeno apparentemente — i lobi esterni dello sternite, (che sono
cosi sviluppati in Polym. Latzeli gallicum , ed in altre specie
dello stesso genere). Non posso però escludere che non si siano
spezzati durante la preparazione (come una delle zampe). Le tasche
tracheali sono lunghette, con stigma molto evivente.
La 9 è sconosciuta.
Tipo nel Museo Civ. di St. Naturale di Milano.
Da quanto riferiscono gli A. A. a proposito della specie e della
var. gallica è lecito dedurre che la nuova varietà sia forma solo
occasionalmente cavernicola. Poìymicrodon Ladzeli e Polym.
Latzeli gallicum provengono rispettivamente da stazioni epigee
inglesi e da stazioni epigee ed ipogee francesi. Altre specie (Po-
lymicroclon lignivorum, hercegovinense ecc.) sono state raccolte
in Bosnia ed Herzegovina, nel terriccio ed anche in una pro¬
fonda dolina.
In Italia il genere non era ancora stato osservato (almeno per
quanto mi consta).
Il reperto merita dunque di esser segnalato, non solo perchè
si tratta di una varietà nuova, ma anche perchè viene ad intro¬
durre un nuovo genere nella fauna italiana, ed allarga le nostre
conoscenze intorno alla distribuzione geografica di queste forme
poco comuni.
Acquario Civico — - Milano , 1931.
Sunto. — - L'A. descrive due nuove varietà di Miriapodi Diplopodi :
Polydesmus longicornis Silv. Chiesai Manfr. ; e Poìymicrodon Latzeli
Verh. italicum Manfr., raccolti in grotte lombarde.
COMMEMORAZIONE
del
Conte Comm. Dott. ERCOLE TURATI
Fondatore della Collezione ornitologica Turati
letta dal Dott. EDGARDO MOLTONI
nell’adunanza del 15 novembre 1931
Egregi Consoci ,
Mi è grato ricordare in occasione del 50° anniversario della
morte, la nobile figura del Conte Ercole Turati, il più grande,
senza dubbio, degli Ornitologi Collezionisti Italiani.
Eu uno dei primi Soci effettivi della nostra Società essendovi
entrato a far parte già fin dal 6 gennaio 1858, quando la Società
era ai primi anni di vita.
Era nato il 10 luglio 1829 a Busto Arsizio dal Conte Fran¬
cesco e da Angela Pigna, ed il 30 luglio 1881 mancò all* affetto
dei suoi cari, ed ai suoi studi prediletti.
Già fin dal 1844, appena quindicenne, innamorato degli studi
naturalistici cbe ricolmavano di gioia la sua appassionata mente
non paga della vita consueta, gettò le prime basi della Raccolta
Ornitologica, quella raccolta cbe doveva assurgere poi a fama
mondiale e che ora è conosciuta da tutti gli studiosi col nome del
suo fondatore: Collezione Ornitologica Turati.
Il giovane studioso radunò i primi esemplari di uccelli natu¬
ralizzati, italiani, frutto di cacce personali, in non ampi scaffali
nella Villa della Ghisolfa, che a poco a poco si dimostrò inca¬
pace di contenere quanto raccoglieva, non più V imberbe giovi¬
netto, ma il maturo studioso che tutto il tempo disponibile dedi¬
cava agli studi di Ornitologia e alla sua raccolta, orinai ricca di
inestimabili tesori ornitici.
Conte Comm. Dr. ERCOLE TURATI.
Fondatore del Museo Turati di Ornitologia
conservato nel Museo di Storia Naturale di Milano.
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COMMEMORAZIONE DEE CONTE ERCOLE TURATI
26o
Quando la pregevole collezione cessò di accrescersi con ritmo
accelerato per la morte del suo fondatore, era già da molti anni
trasportata in sede più degna e precisamente in Milano nel Pa¬
lazzo Turati di Via Meravigli, ove occupava una quarantina di
locali ed a essa era addetto, oltre ad altro personale, anche un
curatore stabile, il signor Ernesto Pelitti.
Le cifre meglio delle parole faranno conoscere quanto studio,
quanta cura ed anche quanto denaro il Conte Ercole Turati pro¬
fuse in essa.
L'ultimo uccello della Raccolta catalogato porta il numero
20661 e fu registrato postumo, e cioè quando venne riunito anche
il materiale che lo studioso aveva inviato agli altri ornitologi per
la classificazione esatta od era in sospeso od in viaggio quando
Egli mancò.
I 20661 esemplari appartenevano a un di presso a 7200 specie
ed a circa 2300 generi.
L' importanza di quanto radunò il benemerito Conte è palese
se ricordiamo che alla fine del 1881 la Raccolta degli uccelli del
Civico Museo di Milano si componeva di soli 3766 esemplari,
e quella del Museo della R. L^niversità di Torino, per citarne
un’ altra importantissima, diretta dal più grande ornitologo che
Italia abbia avuto, il Conte Tommaso Salvadori, non ne possedeva
che 10000.
Non è da credere che quanto il Conte Turati radunava fosse
imponente soltanto per numero di esemplari. Tutto il materiale
era raccolto con criterio prettamente scientifico, e direi quasi che
esso precorreva i tempi, non essendosi limitato, da vero studioso
quale era, a riunire solo alcuni esemplari appartenenti alle diverse
specie, ma bensì serie di esemplari della stessa specie, che rap¬
presentavano le variazioni geografiche, gli svariati abiti stagionali
o dipendenti dai sessi o dall’ età ; e siccome ciò non bastava a
ben conoscere gli uccelli, così si iniziarono ricche serie di indi-
vidui anomali per colorito : albinismi, melanismi, isabellismi ecc.
A complemento di quanto sopra, e parte integrativa della
Collezione, furono riuniti ben 700 scheletri e 3000 uova, oltre si
intende una magnifica ed aggiornata biblioteca, ricca di pregevoli
e rare opere sugli uccelli.
Un complesso quindi di materiale ornitologico che non aveva
rivali tra noi, e che portava nel campo delfi Ornitologia il nome
266
ED. MOLTONI
dell’ Italia a pari di quello delle altre nazioni più ricche e più
progredite di quanto non fosse la nostra diletta patria, tanto più
che il Conte Ercole non ammetteva nella sua collezione che esem¬
plari perfetti da lui stesso inviati per la naturalizzazione ai più
celebri preparatori di tutto il mondo.
Il generoso studioso era in rapporto coi migliori ornitologi
italiani ed esteri, nonché coi più noti esploratori dell’epoca ; e per
citarne alcuni ricorderò il Salvadori, il Doria. il D; Albertis. il
Beccari, l’ Antinori, il Giglioli, lo Sclater, il Pelzeln, il Reiche-
now, il Verreaux, il Welch, il Meyer, il Finsch, il Cabanis ecc.
Il Conte Ercole colla speranza di avere nuovo materiale antici¬
pava spesso i denari per gli acquisti onde alleviare le spese delle
esplorazioni o promuoverle.
Per accrescere fama e prestigio alla sua collezione acquistò
anche i tipi d’ uccelli descritti, dimostrando già fin d5 allora di
apprezzare col giusto valore, 1’ importanza massima dei primi esem¬
plari su cui si erano basati gli studiosi per descrivere le nuove
specie, tanto che, alla sua morte, erano ben 185, numero non di-
sprezzabile in quei tempi fin cui non era ancora iu uso frazionare
le specie in numerose sottospecie o razze geografiche.
Pure gli uccelli estinti furono zelantemente raccolti e tra
quelli avuti citerò V Alca impennis (L.) con un ottimo esemplare,
il Nestor productus , Cfould, con un esemplare, V Ectopistes mi-
gratorius (L.) ed il Conuropsis carolinensis (L.), con più esem¬
plari. Il Conte Ercole radunò poi una ricca serie di specie rare
o in via di estinzione, se pur non estinte, come Heteralocha acu-
tirostris , Gould, Boiodleria ( Sphenoeacus ) rufescens (Bull.), Miro
traversi , Buller, Miro albifrons (Gm.), Coturnix nov ae zelan¬
do ae^ Quoy et Gaim., Tympanuchus cupido (L.), Rliamphocinclus
brachyurus (Vieill.), Sceloglaux albifacies (Gray), Clitonyx al¬
bicala (Less.), Pogonornis ciucia (Dubus), Nesochen sandvi-
censis (Vig.), Pareudiastes pacifìcus , H. et F., Campophilus
principalis (L.), Turnag ra crassirostris (Gm.), Anthornis me-
lanura (Sparrm.), Xenicus longipes, Gray, Acanthidositta chlo-
ris (Sparrm.), Serresius galeatus Bp. ecc. ecc.
Esistevano in Raccolta specie conosciute solo per pochi indi¬
vidui catturati od unici, che obbligavano gli studiosi di tutti i .
paesi a ricorrere alla ben nota cortesia del Conte Ercole per po¬
terli osservare, studiare, citare ecc. Tra gli esemplari a quei tempi
COMMEMORAZIONE DEL CONTE ERCOLE TURATI 267
unici ricorderemo solo il Chalcopsitlacus insir/nis , Oust., della
Nuova Guinea ed il Ptilopus huttoni , Filiseli ; quest’ ultimo è una
specie di colombo proveniente dall’Isola Rapa nell’Oceano Paci¬
fico ed inviato al Finscli nel 1873, o poco tempo prima, e rimasto
unico fino al 1921-22, epoca nella quale questa specie fu ritrovata
nella suddetta isola dalla spedizione Whitney (10 e 10 Q ) e
ristudiata dal Dott. R. Cushman Murphy del Museo di New Jork,
il quale anzi ascrisse questa specie ad un nuovo genere da lui
creato : Thyliphaps.
I principali generi di uccelli conosciuti erano rappresentati
da tutte le specie allora note, in modo tale che la Collezione si
presentava armonica in tutte le sue parti.
Certi gruppi però, sia per fortunate combinazioni, sia per
espresso volere dell’ organizzatore e studioso, erano preponderanti
rispetto agli altri : così vi erano 2150 Uccelli mosca o Colibrì con
circa 350 specie rappresentate ed 11 tipi, 1200 Picchi apparte¬
nenti a 265 specie con almeno 7 tipi, oltre 1000 Pappagalli ap¬
partenenti a 350 specie con 17 tipi ed almeno due specie estinte,
251 Caprimulgidi, 480 Alcedinidi, 890 Rapaci diurni, 350 Rapaci
notturni, 27 Struzionidi, ed una ricca serie di Paradisee di circa
300 esemplari, ecc. ecc., oltre gli scheletri e le uova.
Benché il Conte Ercole fosse di una modestia senza pari, e
per natura non amante della compagnia, la sua fama di scienziato
naturalista e di scrupoloso ed attento studioso, si sparse ben presto
traigli scienziati, tanto che a Lui spesso ricorrevano i diversi spe¬
cialisti per consultarlo e per avere materiale utile per le loro
monografie illustrate o per i loro studi speciali ; di guisa che il
nostro studioso era in continui scambi di idee, materiale, libri
ecc. con gli ornitologi più noti.
Le collezioni radunate furono poi classificate da Lui stesso
(descrisse anche in collaborazione col Salvadori una nuova specie
di Trogonide il Pliaromacrus xantliogaster e un nuovo Musci-
capide la Rhipidura vidim) e dagli specialisti dei singoli gruppi,
e perciò acquistarono un valore scientifico di primissimo ordine ;
tanto più che le determinazioni originarie di ogni singolo esem¬
plare furono opportunamente conservate ed, ove era il caso corre¬
date da citazioni bibliografiche utilissime.
Per testimoniare la riconoscenza al Conte o per esternare
l’ ammirazione e l’ alta stima in cui lo tenevano, alcuni ornitologi
18
268
ED. MOLTONI
legarono il suo nome a nuove specie di uccelli descritte, così il
Dasyrhamplius Herculis fu a Lui dedicato dall’ ornitologo Otto
Filiseli di Brema, il Dryoscopus Turatii dal Verreaux di Parigi,
ed il Dendrocopus Turati, specie di Picchio, fu così denominato
dal Malherbe in onore del Conte Ercole e del fratello Ernesto
pur esso insigne cultore di Ornitologia. Il Conte Ercole non era
il solo studioso di Scienze Naturali della nobile famiglia Turati,
ed oltre il succitato fratello Ernesto, pure benemerito del nostro
Museo, avendo donato nel 1903 la celebre Collezione dei nidi lom¬
bardi, degnamente illustrata in due splendidi volumi dal Bettoni,
pubblicati però a spese e con i dati forniti dai due fratelli, e che
ora trovasi riunita in una sola sala del Museo.
Lo stesso fratello Ernesto si occupò di coleotteri paleartici
radunando una raccolta importantissima ora assicurata al Museo
per merito dell5 attuale direttore Dott. Parisi.
La tradizione naturalistica della famiglia Turati è continuata
degnamente dai figli Conti Emilio e Vittorio : il primo distinto
lepidotterologo con una produzione scientifica di più di 52 pubbli¬
cazioni faunistiche e biologiche sui lepidotteri, e possessore a sua
volta di una ricca collezione con tutti i tipi delle più di 300 specie
da lui descritte e relativa biblioteca ; il secondo appassionato cul¬
tore di studi geologici e paleontologici, con una bella collezione
di fossili comprendente un centinaio di grandi cefalopodi, alcuni
giganteschi uccelli fossili, un enorme uovo di Aepyornis. e. più
di centomila foraminiferi da lui estratti dalle argille terziarie.
Ritornando al Conte Ercole ricorderò che ebbe la perspicacia
di assicurare alla sua collezione famose raccolte di esimi ornito¬
logi quali sono quella dei Picidae del Malherbe, dopo che aveva
servito a quest.5 ultimo per compilare la splendida monografìa con
magnifiche tavole a colori di sì curioso gruppo di uccelli, e quella
degli Uccelli Mosca dei Verreaux di Parigi, e quella degli uccelli
dell" Algeria del Loche che fu pure illustrata nei volumi della
Exploration de V Algerie dal Loche stesso.
Delle raccolte minori non dirò, ma ricorderò come molto ma¬
teriale dei naturalisti- esploratori e dei raccoglitori e studiosi ita¬
liani di quell5 epoca faceva capo alla Collezione Turati, e perciò
studiando gli esemplari in essa contenuti si hanno sempre sott’oc-
chio i loro nomi, nomi che ci ricordano quanto fosse più radicato
che adesso, almeno in Italia, il culto delle Scienze Naturali :
Doria, D’Albertis, Beccavi, Salvadori, Fea, Beretta, De-Negri ecc..
COMMEMORAZIONE DEI, CONTE ERCOLE TI RATI
260
Il Conte Ercole, dotato di animo gentile e generoso, non rara¬
mente aiutava le altre collezioni italiane con doni di duplicati,
tanto che il Conte Tommaso Salvadori nelle «Notizie sto¬
riche intorno alla Collezione Ornitologica del Mu¬
seo di Torino» ( Mem . R. Acc. Se. di Torino , Serie II, voi.
LXY, n. 5, p. 30), proprio alla data del 1881 così si esprimeva :
« Il Conte Ercole Turati di Milano, possessore di una splendida
collezione di uccelli, fece frequentissimi cambi col Museo di To¬
rino ed anche non pochi doni di uccelli ». Il Museo di Milano
pure, che lo ebbe come membro del Collegio dei Conservatori,
ricevette spesso graditi doni, tra essi ne ricordo uno di una certa
importanza : si tratta di una Collezione di uova composta di 253
esemplari, appartenenti a 177 specie diverse, donata nell’aprile
del 1879.
L‘ enorme vantaggio che ebbe poi il nostro Museo, però dopo
la morte dell’ illustre studioso, fu quello dovuto all’ intelligente
generosità dei figli Conti Emilio e Vittorio che vollero onorare
la memoria del loro caro genitore assicurando l’ intera Collezione
Ornitologica al Museo cittadino e legando il nome di Ercole Tu¬
rati a quello del glorioso Istituto, per mezzo di una convenzione
stipulata il 24 marzo 1884 tra gli eredi ed il Sindaco di Milano,
Conte Giulio Belinzaghi. In base a questa convenzione il Muni¬
cipio, accettato il munifico dono, si obbligava ad edificare locali
adatti per contenerla ed ad aumentare il personale scientifico del
Museo di un nuovo Aggiunto al Direttore.
Il primo Aggiunto addetto alla Collezione Turati, col titolo
di Direttore, fu il Prof. Giacinto Martorelli, mio predecessore,
che ebbe come aggregato il curatore signor Ernesto Pelitti. già in
tale carica in casa Turati ed ora in pensione, ma non ancora so¬
stituito.
Per merito della donazione Turati il nostro Museo venne in
possesso di una raccolta ornitologica di primo ordine e senza ri¬
vali in Italia ; ebbe pure il vantaggio di essere trasportato nel 1893
in questa degna sede, appositamente costruita, ove la splendida
Collezione viene, insieme alle altre, conservata, studiata ed esposta
al pubblico.
Le benemerenze ornitologiche del Conte Ercole Turati furono
ricordate ai posteri, oltre che dalle belle commemorazioni del
Barone Cornalia, del Conte Salvadori, del Rosemberg, del Ma-
270 ED. MOLTONI - COMMEMORAZIONE DEL CONTE ERCOLE TURATI
lherbe, dello Sclater, del Martorelli e di molti altri, anche a
mezzo di nn busto in bronzo, eretto all5 ingresso delle sale che
ospitano la sua magnifica collezione e che porta scolpita sul pie¬
destallo la semplice epigrafe che trascrivo come chiusa :
al CONTE ERCOLE TURATI
FONDATORE
DELLA COLLEZIONE ORNITOLOGICA TURATI
LA CITTÀ DI MILANO
Museo Civico di Storia Naturale , 30 luglio 1931.
Maria De-Angelis
EMILIO REPOSSI
CENNI COMMEMORATIVI
Per la terza volta in pochi anni, un lutto grave è venuto a
colpire la schiera dei Cultori della Mineralogia. Lutto tristissimo
e doloroso invero, poiché non è soltanto l’Uomo, il Maestro, ma
il Padre, P Amico buono e generoso, che la Morte, ingiusta e
crudele, improvvisamente ha tolto ai Pigli, agli Amici, agli
Allievi ; improvvisamente, mentre insieme ai Suoi Assistenti che
Lo adoravano, con la consueta fiducia e con l’ innato entusiasmo
faceva progetti di studio e di lavoro per il nuovo Anno Scolastico.
Non certo questo compito doloroso mi aspettavo quando, alla
fine di settembre, con Lui, la signorina Gennaro, Suo Aiuto, e
alcuni amici ci trovavamo sulle colline di Brunate, della sua
Brunate, in una di quelle gite che riposano l’ animo e coltivano
l’intelligenza! Sorridente, sempre giovane, simpaticissimo col suo
arguto spirito lombardo, con le sue pittoriche espressioni dialet¬
tali che non abbandonava mai nei momenti di tranquillità e di
benessere, era Lui che teneva desta la compagnia, che dispensava
quasi il buon umore, pur non dimenticando il Sinemuriano ed
indicandoci continuamente le particolarità del paesaggio che man
mano si apriva ai nostri sguardi.
£
& &
Emilio Pepossi, nacque a Milano il 19 Giugno 1876, studiò
all’Università di Pavia e si laureò nel 1900 sotto la guida di un
nostro grande Geologo: Torquato Taramelli; due anni dopo, già
praticante nel nostro Museo, fu dal Proi. Ettore Artini invitato
ad occupare il posto di Professore Aggiunto, presso la Sezione di
Mineralogia. Due grandi Maestri dunque, che Egli sempre ricor¬
dava con venerazione e riconoscenza : Torquato Taramelli ed Ettore
272
M. DE ANGELIS
Artini e di Essi volle essere insuperabile Allievo e come Essi
seppe essere grande Maestro. E fu Maestro: ma fu anche Amico!
tutti quanti a Lui vollero ricorrere, Lo trovarono sempre generoso
di consiglio e di aiuto. Eu sommamente buono, conosceva il dolore,
ma non il rancore e la superbia, dava con gioia senza umiliare
mai, incoraggiando sempre ; era indulgente con gli altri, quanto
rigoroso ed austero con se stesso.
Eu il vero « Maestro occogliente » come lo chiamò il Prof.
Parona nel dargli l'estremo commoventissimo saluto dell: L'univer¬
sità di Torino.
Moltissimi furono i giovani che ebbero la fortuna di frequen¬
tarne le lezioni e il Laboratorio, poiché relativamente lunga e
sopratuttto varia fu la Sua carriera didattica. Durante i vent’ anni
che restò presso il nostro Museo, fu per circa diciotto professore
ordinario di Storia Naturale all’ Istituto Tecnico Carlo Cattaneo,
per quasi altrettanti Assistente al Corso di Mineralogia e Mate¬
riali da Costruzione del R. Politecnico, presso il quale sin dal
1908 aveva ottenuta la libera docenza.
Vincitore di concorso, nel 1921 lasciò la Sua Milano, per
recarsi a Cagliari, chiamato ad occupare le Cattedre di Minera¬
logia e Geologia di quella Università. Tre anni dopo P Ateneo di
Torino Lo volle fra i suoi professori offrendogli oltre al corso
ordinario di Mineralogia anche l'incarico della Geografia fisica;
a questi due insegnamenti ne aggiunse, non molto dopo, un terzo,
quello della Mineralogia per il Politecnico, in seguito alla morte
del Prof. Roccati.
L'entusiasmo, l’ammirazione, l’affetto che seppe destare in¬
torno a Sè ovunque, ma sopra tutto a Torino ce lo dice l’ immenso
numero dei carissimi xLmici, di affezzionatissimi Allievi, ce lo
dicono le numerose cariche ed onorificenze che aveva ottenuto.
Socio della Società Geologica dal 1900, della Nostra Società dal
1901, già Socio Corrispondente sin dal 1923 del R. Istituto
Lombardo di Scienze e Lettere, fu tosto creato Socio Nazionale
Residente delle due R. Accademie di Torino: dell’Agricoltura
(1924) e delle Scienze (1925) ; i Suoi continui lavori Lo rendevano
degno intanto di essere eletto Socio Corrispondente della R. Acca¬
demia dei Lincei, mentre la stima e la fiducia dei Colleghi, Lo
nominavano Direttore reggente dell’Istituto di Geologia e Paleon¬
tologia.
EMILIO RKPOSS1
273
Una breve scorsa all’elenco qui unito delle Sue pubblicazioni
ci dice della copiosa produzione scientifica, ci dice quanto Egli
abbia lavorato e ci fa j)ensare a quanto avrebbe ancora potuto
lavorare se la Morte cieca e ingiusta, e in questo caso anche
crudele, non 1’ avesse strappato alla Famiglia, al Laboratorio, alla
Scuola. Egli passa fra i Mineralogisti, ma era nato Geologo, e
Geologo lo troviamo infatti nei Suoi studi giovanili ; primo fra
tutti la dissertazione di laurea: « Osservazioni geologiche sulla
Val d’Intelvi: la Valsolda e la Val Menaggio ». Fu questo lavoro
una vera rivelazione: scrupoloso, prudentissimo, estremamente
preciso nelle Sue osservazioni ritardò la pubblicazione di questo
studio, per quanto già finita sin dal 1900, per due anni, dopo
« ancora numerose gite e studi di controllo » come dice Egli
stesso. Notevoli infatti furono le modificazioni da Lui portate sulle
conoscenze precedenti : Egli stabilì, sopra tutto, la precisa distri¬
buzione della Dolomia principale, ed estese il Lias inferiore « non
solo a quasi tutta la regione Sud del Lago di Lugano, della
Val di Fortezza e della Tremezzinci, ma anche a buona 'parte
della Val Solda » restringendo di conseguenza le formazioni
del Letico, della Dolomia a Conchodon e del Raibl. Quasi con-
»
teulporaneamente a Lui la stessa zona veniva studiata dal geo¬
logo tedesco Bistram, ma pochissime e di nessuna entità furono
le modificazioni e le aggiunte che questi nel suo lavoro, pubbli¬
cato posteriormente, portò alle osservazioni del Bepossi.
Due anni dopo, comparve un altro lavoro geologico-petrogra-
fico pubblicato anche questo come già il precedente negli Atti
della nostra Società, in parte legato al primo, sui dintorni di
Musso nel quale Egli conclude « che nessuna relazione di età
esiste fra il lembo di Dolomia sovrastante appartenente al Trias
superiore e il calcare di Musso, calcare saccaroide sottostante,
sicuramente Pretriasico, probabilmente Arcaico.
Anche fra gli ultimi, per soffermarci solo sui maggiori noi
troviamo lavori geologicamente importantissimi, così lo studio de
« La tettonica dei terreni secondari fra Como ed Erba » e « Il
rilevamento della parte orientale dell'Alta Brianza » quest’ultimo,
affidatogli dal R. Ufficio Geologico, portò al completamento ed
alla correzione dei rilevamenti antecedenti e, fra le altre conclu-
274
M. DE ANGELIS
sioni, «al riconoscimento che entrambi i rami meridionali del
Lario sono Valli di erosione , 'preordinate da particolari dispo¬
sizioni tettoniche ».
Non posso non ricordare fra le ultimissime Sue produzioni il
rilevamento del foglio di Como, foglio 32 della carta Geologica
d’ Italia.
Numerosissimi furono contemporaneamente i Suoi studi di
Mineralogia, sran ben presto sorti nel Suo Animo 1? amore e
1’ entusiamo anche per questa scienza. Comparvero infatti da prin¬
cipio lavori di cristallografìa pura: Studi su fumarati e composti
del benzolo ; di mineralogia descrittiva e di giaciture poi con le
Note sui minerali della Gaeta (lago di Como), di Guggiate, del
granito di S. Eedelino, minerali questi ultimi che ad altri sareb¬
bero forse passati inosservati, non a Lui, cristallini piccoli e rari,
impiantati in spaccature molto sottili, di quarzo, calcite, titanite,
epidoto, prehnite, muscovite, clorite, laumontite ; associazioni ben
più somiglianti a quelle che si trovano nei litoclasi dei gneiss
alpini, che non nelle druse dei graniti. Con numerosi labori illu¬
strò i filoni pegmatitici di Olgiasca e descrisse i minerali che in
essi vi si trovano.
Camminatore instancabile, osservatore, scrutatore d’ eccezione,
faceva frequentissime gite, nelle quali a gara si cercava di accorn-
pagnarLo poiché si era certi di vedere, d’ imparare sempre qualche
cosa di nuovo. Egli conosceva molto bene, direi quasi passo a
passo buona parte della Lombardia, del Piemonte, ed anche della
Liguria e della Sardegna, e di numerose località e valli di queste
regioni lascia descrizioni cosi precise, così chiare, perfette, che,
per quanto esaurite da tempo, queste Sue pubblicazioni sono ricer¬
catissime e da studiosi e da dilettanti. Chi non conosce per non
citarne che alcune, la descrizione della Valle della Gavà, della
Val d’Aia, vere guide per i « pacia sass », così chiamava i racco¬
glitori di sassi ?
Voglio anche fare un cenno ai suoi accuratissimi studi sulla
regione degli scisti bituminosi di Besano, incominciati sin dal
1902 con la descrizione del Mixosauro, e qui noi troviamo, e non
lo fu in questo caso soltanto, il Prof. Repossi vero Paleontologo.
Avevano questi studi un profondo scopo industriale, ed Egli che
ne era stato incaricato in seguito alla ripresa della lavorazione di
detto materiale, per l’estrazione dell’Ittiolo, affermò le relazioni
e la quasi identica composizione degli scisti di Besano con quelli
EMILIO IiEPOSSI 275
di Seefeld, nel Tirolo, i quali venivano utilizzati sin dal 1883 a
tale scopo.
Per la Sua grande serietà ed onestà di lavoro, per la asso¬
luta fiducia che in tutti sapeva ispirare, era stato in questi ultimi
anni, incaricato di studi di mineralogia su terreni agrari del
Piemonte, della Liguria e della Sardegna.
Molti ancora sono i Suoi scritti, ma non aggiungerò che al¬
cune parole per ricordare il Petrografia e Lo ricorderò nell’ impor¬
tante lavoro « Sulla bassa Valle della Mera » nel quale portò a
compimento le sue osservazioni sul granito di S. Fedelino e di
tutti i possibili fenomeni di contatto con le formazioni adiacenti,
osservazioni che si estesero poi anche alle regioni finitime e spe¬
cialmente a tutto P alto Lago di Como. In questo lavoro corredato
da profili, da rilievi, da fotografìe, Egli conclude con lo stabilire
che « la diorite del Bassetta, ritenuta dai più come la conti¬
nuazione della zona basica di Ivrea , non può con <[uesta venire
neppure paragonata , data V uniformità e la semplicità che essa
presenta, in confronto a quella, oltremodo varia e complessa »;
con tutta probabilità lo sarebbe invece la zona dioritica di Ver-
ceia - S. Cassiano, continuazione verso oriente dei gneiss-Strona e
di conseguenza della Zona di Ivrea.
LTna visita anche rapida alle sale d‘ esposizione del Nostro
Museo e il nome Suo, che si ripete con tanta frequenza, dirà, più
di quanto non sappiali dire le mie parole, di una ancora delle
tante qualità del Naturalista: la passione per le raccolte. Colle¬
zionista squisito sapeva sciegliere e disporre con arte i suoi cam¬
pioni, mai dimenticò le nostre raccolte che lo avevano attratto
sin dagli anni giovanili, e da vicino e da lontano i Suoi doni
giungevano frequenti e numerosi.
Non mi dilungherò a dir di Lui come Insegnante, ripeterò
soltanto poche frasi sentite da alcuni dei suoi primi allievi: tale
era nella scuola come Lo si imparava poi a conoscere nella vita ;
giusto nella Sua bontà, severo e preciso nella Sua dolcezza, osse¬
quente, ligio verso il proprio dovere.
*
* *
Da quasi due mesi Egli riposa ormai nel Cimitero di Brunate,
accanto alla Sua diletta Consorte ; ma noi non riusciamo a con¬
vincerci che non ci sia più, che non sia più là nel Suo Laboratorio,
276
M. DE ANGELIS
pronto a venirci incontro, incoraggiante col Suo consueto sorriso,
col Suo consiglio e col Suo aiuto.
Sappiano i giovani Figli, se ciò può ad Essi riuscir di con¬
forto in tanta sciagura, che il Loro dolore è profondamente condi¬
viso da tutti, indistintamente quanti conobbero il Loro Padre :
amici, discepoli, ammiratori! Sappiano che tutti porteremo impe¬
rituro il ricordo di Lui e cercheremo d‘ imitarne la rettitudine e
la modestia; sappiano ancora che sempre riverenti ci inchiniamo
e ci inchineremo davanti alla memoria dell’ Uomo che -seppe,
essere grande, senza farsi Grande.
ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DI EMILIO REPOSSI
1. — Osservazioni geologiche sulla Val d’ Intelvi, la Valsolda e la
Val Menaggio — Atti Soc. 1 tal. di Scienze Naturali, 1902.
2. — - Il Mixosauro degli strati triasici di Besano in Lombardia —
Atti Soc. Ital. Scienze Naturali, 1902.
3. — Studio cristallografico di due fumarati — Rendic. R. Accademia
dei Lincei, 1904.
4. — - Appunti mineralogici sulla pegmatite di Olgiasca (Lago di
Como) — Rendic. Accademia dei Lincei, 1904.
5. — Osservazioni geologiche e petrografiche sui dintorni di Musso
(Lago di Como) — Atti Soc. Ital. Se. Nat., 1904.
6. — Su alcuni minerali della Gaeta (Lago di Como) — Atti Soc. Ital.
Se. Nat., 1904.
7. — Il quarzo di Ruggiate (Lago di Como) — Atti Soc. Ital. Se.
Nat. 1905.
8. — Su alcuni minerali del granito di S. Fedelino (Lago di Como) —
Rendic. R. Acc. dei Lincei, 1906.
9. — Sulla forma cristallina di alcuni derivati del benzolo. I. —
Rendic. R. Istituto Lombardo, 1907.
10. — Il crisoberillo nella pegmatite di Olgiasca (Lago di Como) —
Atti Congresso Naturalisti Italiani Milano, 1907.
IL — Osservazioni su alcuni minerali di Besano. — Atti Soc. Ital.
Se. Nat., 1908.
12. — Gli stisti bituminosi di Besano in Lombardia. — Rendic. R.
Acc. dei Lincei, 1909.
13. — Gli scisti bituminosi di Besano in Lombardia — Atti Soc. Ital.
Se. Nat., 1909.
EMILIO REPOSSJ
14. — L’andalusite di Musso (Lago di Como) — Rend. R. Acc. Lincei,
1910.
15. — Gli scisti bituminosi di Besano e la loro utilizzazione industriale. —
Rivista «Natura», 1911.
16. — Sulla forma cristallina di alcuni derivati del benzolo. IL —
Rend. R. Istituto Lombardo, 1912.
17. — La « Pietra Papale » — Rivista « Natura », 1912.
18. — Gita in Valsassina. Relazione — Boll. Soc. Geol. I tal . , 1912.
19. — Sul Mottarone — Rivista « Natura », 1912.
20. — I massi erratici della regione dei tre laghi — Rivista «Natura»,
1904.
21. — Osservazioni geologiche e petrografiche sulla bassa valle della
Mera (Alpi Lombarde). Nota preliminare — Atti Soc. I tal . Se. Nat.,
1914.
22. — I filoni pegmatici di Olgiasca. Rinvenimento in essi di minerali
di uranio — Atti Soc. I tal . Se. Nat., 1914.
23. — Il caolino di Oleggio Castello presso Arona — Atti Soc. I tal .
Se. Nat., 1915.
24. — La bassa valle della Mera. Studi petrografìci e geologici. I. —
Memorie Soc. Ita 1 . Se. 1915.
25. — La bassa valle della Mera. Studi petrografìci e gelogici. II. —
Memorie Soc. I tal. Se. Nat. 1916,
26. — I minerali della valle della Gava nel gruppo di Voltri. Una
nuova varietà di talco — Atti Soc. Ital. Se. Nat., 1918.
27. — La vai d’Aia ed i suoi Minerali — Rivista «Natura», 1919.
28. Ritrovamento di fossili nella dolomia del M. Gazzo presso Sestri
Ponente — Rend. R. Acc. dei Lincei, 1919.
29. — Il corindone nelle granatiti del « gruppo di Voltri » — Atti
Soc. Ital. Se. Nat. 1921.
30. — Galena e blenda nella dolomia di Bisuschio (Varese) — Rivista
« Natura », 1922.
31. — Il Museo Mineralogico e Paleontologico dell' Università di Ca¬
gliari — Boll. Soc. Geol. Ital., 1922.
32. — Le piramidi d’erosione di Rezzago in Vallassina — Rivista
« Natura », 1923.
33. — ■ La wolframite in un giacimento di molibdenite sardo — Rend.
R. Acc. Lincei, 1923.
34. — Il conglomerato di Como (note 1 e 2) — Rendic. R. Acc. Lincei
1922.
35. — II conglomerato di Como — Atti Soc. Ital. Se. Nat. 1922.
36. — Il giacimento caolinico di Furtei in Sardegna — Rivista «Na¬
tura », 1923.
37. — Azzurrite e malachite della Miniera di Campopisano (Iglesias) —
Memorie R. Acc. dei Lincei 1923.
278 M. DE ANGELIS - EMILIO REPOSSI
38. — Vesuvianite di S. Ambrogio (Val. di Susa) — Atti R. Acc. Se.
Nat. Torino, 1923.
39. — Guida alle escursioni della XXXVIII riunione della Secietà Geo¬
logica Italiana (Escursioni in Valganna ed a Meride. Escursione
Erba-Bellagio) — Fusi, Pavia, 1925.
40. — E. Repossi e V. Gennaro. I minerali delle serpentine di Pios-
sasco ('Piemonte) Rende. R. Acc. Lincei 1926.
41. — La teetonica dei terreni secondari tra Como ed Erba — Boll.
R. Uff. Geol. d' Italia, 1926.
42. — Campagna di rilevamento nell' alta Brianza. Estate 1926. Boll,
R. Uff Geol. d'Italia, 1927.
43. — ■ Gustavo Tschermak — Paolo von Grotk — Ettore Artini. Com¬
memorazione fatta alla R. Accademia delle Scienze di Torino nella
seduta del 25 Marzo 1928 — Atti R. Acc. Se. Torino, 1928.
44. — - Osservazioni mineralogiche sopra alcune sabbie del sottosuolo
della pianura presso Novara — Atti R. Acc. Se. Torino, 1928.
45. — Ettore Artini — Le rocce — Seconda edizione aumentata a cura
di E. Repossi — ■ Hoepli, Milano, 1929.
46. — Studio mineralogico dei terreni agrari del Vercellese — Atti
R. Acc. Se. Torino, 1929.
47. — Il rilevanento della parte orientale dell’alta Brianza — Boll. R.
Uff Geol. d'Italia, 1929.
48. — Illustrazione delle rocce raccolte dalla spedizione del Duca degli
Abruzzi all’ Uebi Scebeli — (In corso di pubblicazione nel volume
relazione).
49. — Foglio di Como (32) della carta geologica d'Italia — R. Ufficio
Geologico d’ Italia (Inedita).
50. — Collaborazione per la parte mineralogica e litologica nello studio
chimico-agrario dei terreni del Piemonte. (In corso di pubblica¬
zione da parte della Stazione Chimica Agraria Sperimentale di
Torino).
Vari articoli di argomento mineralogico e pirografico nella Enciclo¬
pedia Italiana (Istituto Treccani).
Parecchi articoli divulgativi di argomento geologico e mineralogico
sulla rivista « La Sorgente » (1918-1924) (A).
(1) Esiste del Prof. Repossi anche un volumetto su L' origine della Terra rac¬
colta di otto lezioni tenute all’Università popolare, e da questa pubblicate. Esso è
però da tempo esaurito e per quante ricerche io abbia fatte, non sono riuscita a
conoscere 1’ anno di pubblicazione.
Maria Cengia Sambo
ECOLOGIA DEI LICHENI
Parte II.
I licheni umicoli dei passi alpini erbosi
Elenco Sistematico
Aleatoria ochroleuca Nyl.
Loc. : Passo del P. S. Bernardo e di Fedaja
Bacidia (sect. Weitenwebera) triseptatula Zahl.
Loc. : al P. S. Bernardo nella conca sotto Chanousia.
Baeomi/ces roseus Pers.
Loc. : P. S. Bernardo.
Baeomyces rufus Hds.
Loc. : Passo di M. Croce Com., P. Falzarego e P. Bolle su
__ resti di Parmelia e di muschi.
Buellia (sect. Diploicia) cacuminum Mass. (Syn. B. epigea (Pers.)
Tuck. var. cacuminum (Mass.) Jatta).
Oss. I. E specie comune a tutti i passi e caratteristica della
r tundra.
Oss. II. Nella conca del L. Yerney (P. S. Bernardo) è asso¬
ciata con Thamnolia vermicularis e Cetraria cuculiata.
Buellia canescens (Deks) De Not. Frani, p. 197.
Loc.: in terra umosa nella conca sotto Chanousia al P. S.
Bernardo.
Blastenia tetraspora (Ach.) Th. Fr.
Loc. : Passo Falzarego.
Catillaria (sect. Eucatillaria) prasina Th. Fr. f. prasino-leuca Zahl
Loc. : al P. S. Bernardo nella conca sotto Chanousia.
Catillaria (sect. Biatorina) micrococca (Krb.) Th. Fr.
Loc. : al P. S. Bernardo nella conca sotto Chanousia su resti
di muschio.
280 M. CENGIA SAMBO
Catillaria (sect. Biatorina) rubicola Cronau.
Loc. : c. s.
Cetraria crispa (Adi.) Xyl.
Loc. : al P. S. Bernardo.
Cetraria cuculiala (Bell.) Ach.
Loc. : al P. S. Bernardo nella conca del L. Verney e al Passo
di Feda j a.
Cetraria islandica Adi.
Oss. E specie comune a tutti i passi e alla tundra.
— forma platyna Adi.
Loc. : P. S. Bernardo conca del L. Verney.
— f. platismoides n. form. Ceng. Sambo.
Loc. : c. s.
Phallus testaceus, cartilagineus, foliaceus, valde dilata tus,
late lobatus, laciniatus, laciniis dichotome-divisis, circin-
natis, parce spinulosis, subtus ochraceus, cyphellatus, cy-
phellis albis.
Ad sectionem platysma accedit thallo late dilatato et com¬
presso et lacinulis circinnatis. Sterilis.
— var. subtubulosa Fries.
Loc. : P. S. Bernardo, conca L. Verney.
— var. gracilis Cumm. apud Howe, Torreya XV.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
— var. nuda Wainio, Lidi. p. Pitlekaj in Arck. f. Bot. Vili X. 4.
Loc. : Forcella Staulanza in terra.
— var. pallida n. var. Ceng. Sambo.
Loc. : Passo Falzarego.
A specie ditte rt thallo pallide-testaceo, laciniis parcissime
spinulosis, subtus pallide-ochroleucus. Sterilis.
— var. spinuloso-rufescens n. var. Ceng. Sambo.
Loc.: P. S. Bernardo, conca L. Verney.
Thallus testaceo-rufus vel fusco-rufus, nitens usque 4 cm.
altus, laciniis linearibus, apicem versimi densissime diclio-
tome-divisis, incurvatis et intricatis, subtubulosis, interdum
dilatatis et cariosis, margine constanter revoluto. Spinulae
densae, longae.
Ad var. sidjtubulosa Fries accedit laciniis subtubulosis et .
nitentibus, sed ditfert colore thalli rufescente et spinulis
densissimis et lacinis apicem versimi densissimis. Sterilis.
ECOLOGIA DEI LICHENI
281
Cetraria islandica var. spi nuloso-ruf esce ns f. nana n. f. Ceng.
Sambo.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Laciniae angustissimae, ramosissimae, intricatae, rufo-f'nscae,
nanae (nsque 2,5 cm. altae). Sterilis.
— var. tenui f olia Wainio.
Loc. : P. S. Bernardo, Fedaja, S. Croce di Com.
Cetraria (sect. PI a ty sma) juniperina (L.) Ach. var. terrestri s
Scliaer.
Loc- : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Cetraria nigricans Xyl.
Loc. : c. s.
Cetraria nivalis (L.) Ach.
Loc.: P. S. Bernardo, Pedaja.
Cladonia alpestris (L.) Rabh.
Loc. : comune a tutti i passi.
Cladonia amaurocraea (Plk) Schaer.
Loc.: P. S. Bernardo, conca del L. Yerney.
Cladonia apolepta (Ach.) Wainio.
Loc.: P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Cladonia bacillaris Ach.
Loc. : Passo di Pedaja, P. di Staulanza.
— f. clavata Wainio.
Loc. : Passo di Staulanza, conca Palughet, ai piedi degli abeti.
Cladonia beilidi flora (Ach.) Schaer.
Loc.: Passo di Pedaja, S. Osvaldo (nella varietà coccocepliala).
Cladonia botrytes Hag.
Loc. : Forcella Staulanza, ai piedi degli abeti.
Cladonia caespititia (Pers.) Flk.
Loc.: Forcella Staulanza, conca Palughet; Fedaja, P. S. Ber¬
nardo.
Cladonia eenotea (Ach.) Schaer.
Loc. : Forcella Staulanza ai piedi degli abeti.
Cladonia chlorophaea Sprgl.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia e P. Falzarego su
muschi morti.
Cladonia coccifera (L.) Will. (Syn. Cl. cornucopioides).
— var. stemmatina Ach.
Loc. : P. S. Bernardo, Fedaja, Staulanza, Rolle, Falzarego.
\
Oss. E specie caratteristica della tundra.
282 M. CENGIA SAMBO
Cladonia cornuta (L.) Schaer.
Loc. : Passo di Fedaja, P. S. Bernardo.
Cladonia deformi s Hoffm.
Loc.: P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Cladonia degenerane Flk.
Loc. : Forcella Staulanza.
Cladonia digitata (L.) Schaer.
Loc. : Forcella Staulanza.
— var. monstrosa (Ach.) Wain.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Cladonia dilacerata Schaer. (Syn. Cl. crispata var. decorticata).
Loc. : Passo di Fedaja, presso le trincee austriache ; F. Stau¬
lanza.
Cladonia fimbriata (L.) var. cornuto radiata Coern.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia, Fedaja, Bolle,
S. Osvaldo, Pordoi.
— var. minor (Hag.) Wain.
Loc. : Passo di Rolle su terreno molto torboso e P. S. Ber¬
nardo conca sotto Chanousia.
— var. simplex (Weiss.) Flot.
Loc. : Passo di M. Croce di Comelico e P. S. Bernardo, P.
Falzarego, P. S. Osvaldo, P. Pordoi.
— var. subulata f. abortiva Harm.
Loc. : c. s., su terreno poco umoso, F. Staulanza (v. subulata).
— var. tubae formi s Hftìn.
Loc. : Passo di Fedaja, presso le trincee austriache.
— var. radiata Fr.
Loc. : c. s.
Cladonia foliacea (Hds.) Schaer.
Loc. : Piccolo S. Bernardo.
Cladonia furcata var. pinnata (Floerk) Wainio.
Loc.: Piccolo S. Bernardo, Fedaja.
— var. squamulosa Oliv. (Syn. Cl. furcata v. scabriuscula f.
squamulosa Oliv.).
Loc. : Forcella Staulanza, P. S. Osvaldo.
Cladonia glauca Floerk.
Loc. : P. S. Bernardo, F.edaja.
Cladonia gracilis Wild. var. cliordalis (Flk.) Schaer.
Loc. : Comune a tutti i passi e caratteristica della tundra.
— f. Chanousiae n. for. Ceng. Sambo.
ECOLOGIA DEI LICHENI
283
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Tallus primarius fere nullus. Podetia magna, crassa (circiter
1 cm.j, ramoso-coryinbosa, saepe compressa, elongata (cir¬
citer 8 cm.), tenuiter scypliosa, ascypha, sterilia, subulata,
cortice continuo, esorediata, interdum parce squamulosa,
glauco-testacea, apice fuscescentia.
Cladonia gracilis f. fdiformis (Duby) Oliv.
Loc.: Forcella Staulanza, conca Palughet, ai piedi degli abeti.
— var. dilacerata (Flk.) Kòrb.
— var. macroceras (Flk.) Tk. Fr.
— var. turbinata f. p ro 1 i fero -dilacera t a Sandst.
Loc. : Passo di Fedaja presso il lago, P. S. Bernardo*
Cladonia impexa Harm
Loc. : Piccolo S. Bernardo.
Cladonia macilenta Ehrk.
Loc. : Passo di Fedaja, F. Staulanza conca Palughet.
Cladonia pgxidata var. Poccillum (Acb.) Flot.
— var. neglecta (Flk.) Korb.
— var. costata Flk.
Loc. : sono varietà comuni a tutti i passi alpini e la var. ne¬
glecta è caratteristica della tundra.
Cladonia rangiferina (L.) Hoffm.
Loc. : è specie comune a tutti i passi e caratteristica della
tundra.
— f. tenuior Wainio.
Loc.: Passo di Fedaja.
— var. vulgaris Schaer.
Loc. : P. di M. Croce di Comelico.
Cladonia rang i formi s Hffin.
Loc. : Passo di Bólle su terreno molto torboso.
Cladonia squamosa var. denticollis (Hffm.) Flk.
Loc. : Passo di Fedaja presso le trincee austriache nella forma
squamosissima Flk., e alla Forc. Staulanza.
Cladonia sub rang iformis Sandst.
Loc.: Passo P. S. Bernardo.
Cladonia sglvatica (L.) Hffm.
Loc. : è specie comune a tutti i passi ed è caratteristica
della tundra.
— var. portentosa Schaer. f. erinacea Desm.
Loc. : P. di M. Croce Coni.
19
284 M. CENGIA SAMBO
Cladonia sylvatica f. sylvestris Oed.
Loc.: P. di Fedaja.
— var. tenuior Mass.
Log.: Passo del P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Cladonia turgida (Ehrk.) Hffm.
Loc. : Passo del P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Cladonia uncialis (L.) Hffm. f. biuncialis Scliaer.
Loc.: Passo del P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia fra
gli sfagni non irrorati.
Cornicuiaria aculeata Ack.
Loc. : è specie comune a tutti i passi ed è caratteristica
della tundra.
— var. alpina Schaer.
— var. minima Berdau.
— var. obtusata Schaer.
Loc.: P. S. Bernardo, . conca sotto Chanousia.
Dermatocarpon aquaticum Zahl.
Loc.: su roccie inondate al P. S. Bernardo, conca sotto
Chanousia.
Dermatocarpon (Sect. Catopyrenium) cinereum (Pers.) Zahl.
Loc. : su terra umosa al P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Oss. : è specie propria delle alte montagne di Europa e d’Asia.
Dermatocarpon fluviatile (Weis.) Th. Er.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanonsia, P. Falzarego,
su massi sporgenti.
Dermatocarpon intestiniforme Krb.
Loc. : P. di M. Croce, Passo P. S. Bernardo, conca sotto
Chanousia su sassi sporgenti dal terreno umoso.
Dermatocarpon miniatimi Ach. var. complicatum (Sw.) Schaer.
Loc. : comune a tutti i passi su roccie sporgenti dal terreno
umoso.
Dermatocarpon polyphyllum Schaer.
Loc. : P. di M. Croce Coni, su sassi sporgenti dal terreno.
Endocarpon cartilagineum Zahl.
Loc.: P. del P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia su terra
limosa.
Endocarpon pusillum Hedw. (Syn. End. Hednigii Schaer.).
Loc. : P. del P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia su scisto
nero.
ECOLOGIA DEI LICHENI
*285
Endocarpon trachyticum Garov.
Loc. : P. del P. S. Bernardo, concasotto Chanousia su terra
(tallo incipiente).
Diploscliisles scruposum Adi.
Loc. : su tallo morto di Cladonia pyxidata al P. di S. Osvaldo.
Gyrophora cylindrica (L.) Ach.
Loc. : P. di Fedaja su sassi calcarei minuti.
— var. nudiuscuìa Fw.
Loc. : P. Fedaja con la specie e al P. S. Bernardo, conca
sotto Chanousia.
Gyrophora lvyperborea (Hff.).
Loc.: P. Fedaja su sassi calcarei minuti, P. di Pordoi.
Gyrophora polyrhyza (L.) Krb.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia su sasso.
Gyrophora tornata Ach.
Loc.: c. s.
Icmadophila ericetorum Ach.
Loc.: P. di Fedaja, presso le trincee austriache.
Lecidea (Eulecidea) arctica Smrf. (Syn. L. sabuletorum var.
geochroa Wallr.).
Loc. : P. del P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia, P. di
Pordoi.
Lecidea (Eulecidea) borealis (Krb.) Hepp. (Syn. L. sabuletorum
var. alpestris Fr. et L. limosa Ach.).
Loc.: P. di Fedaja, di Eolie, del P. S. Bernardo, di Pordoi.
Lecidea (Psora) decipiens (Ehrh.) Ach.
Loc. : è specie comune a tutti i passi e alle terre di tundra.
Lecidea (Psora) demissa (Putstr.) Ach.
Loc. : P. di M. Croce di Comelico, di Falzarego, di Polle,
di Staulanza.
Lèciclea (Eulecidea) sabuletorum Flk.
Loc. : P. S. Bernardo.
Lecidea (Psora) globi fera Ach.
Loc.: P. S. Bernardo.
Lecidea (Psora) lurida Sw.
Loc. : comune a tutti i passi.
Lecidea (Biatora) uliginosa (Schrav.) Ach.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Lecidea (Eulecidea) Sommerfeltii Lynge.
Loc.: P. S. Bernardo.
286 M. CENGIA SAMBO
Lecidea (Psora) testacea Ach.
Loc. : c. s. e passo Fedaja.
Leprolorna lanuginosum Ach. (?)
Loc. : P. S. Bernardo.
Leptogium (Euleptogium) lacerum (Ach.) var. Sendtneri Muli.
Loc. : M. Croce di Comelico.
Normandina viridis Lojk.
Loc.: P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Ochrolechia tartarea var. frigida Kòrb.
Loc. : P. S. Bernardo e P. di Bolle.
Parmelia encausta (Sm.) Ach. v. intestini f or mis (Will.) Th. Fr.
Loc. : P. S. Bernardo, conca del L. Yerney, passo di Fedaja,
di Staulanza, di Bolle, di Pordoi.
— var. atrofuscescens (Wainio) Zahl.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Oss. : Le due varietà crescono su schegge di schisto intra¬
mezzate alla terra.
Parmelia olivacea Ach. var. imbricata Mass.
Loc. : Forcella Staulanza, su frustolo di abete nel terriccio.
Parmeliopis ambigua (Ach.) Nyl.
Parmeliopsis hyperopta (Ach.) Ani.
Loc. : su abeti imputriditi alla F. Staulanza.
Peltigera aphthosa (L.) Hoifm.
Loc.: è specie comune a tutti i passi e caratteristica della
tundra.
Peltigera canina (L.) Hoffm.
Loc. : c. s.
Peltigera canina var. leucorrhiza (Flk.) Schaer.
Loc.: P. di M. Croce Coni.
Peltigera malacea (Ach.) Th. Fr.
Loc. : P. S. Bernardo, P. Fedaja, P. Bolle.
Peltigera polydactyla (Neck) Hffm.
Loc. : è specie comune a tutti i passi e caratteristica della
tundra.
Peltigera rufescens (Sm.) Hffm.
Loc. : c. s.
Peltigera venosa (L.) Hffm.
Loc. : P. di Bolle, di M. Croce Coni., P. S. Bernardo.
Peltigera liorizonihalis (L.) Hffm.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
ECOLOGIA DEI LICHENI
Pertusaria glomerata Schaer.
Loc. : Passo Falzarego.
Oss. E specie muscicola d7 alta montagna.
Phyxia ascendens Oliv.
Loc.: P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia, tallo assai de¬
teriorato.
Phyxia pmlverulenta var. muscigena Nyl. (Syn. Ph. muscigena
(Whlbg.) Nyl.
Loc. : P. S. Bernardo, conca del L. Verney ; F. Staulanza,
P. di Bolle, P. di Pordoi.
>
Oss. E specie caratteristica della tundra e dei climi polari.
Placidiopsis Cunstnani (Mass.) Kòrb.
Loc. : su schegge di scbisto fra il terriccio al P. S. Ber¬
nardo, conca sotto Chanousia.
Pìacidiopsis tremniacense (Mass.) Zabl.
Loc. : c. s.
Rinodina turfacea (Wnbg.) Th. Fr. var. nuda Kòrb.
Loc.: P. del P. S. Bernardo, P. M. Croce Com., F. Stau¬
lanza, P. Rolle, P. Pordoi.
— var. roscidO; (Somrf.) Tb. Fr. (Syn. Rin. roscida Lynge).
Loc.: P. del P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Oss. Questa specie nelle due suddette varietà è caratteristica
della tundra.
Rliizocarpon chionophyllum Fr.
Loc.: P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Solorina crocea (L.) Acb.
Loc. : P. S. Bernardo, P. Pordoi, P. Falzarego, P. Fedaja.
Solorina saccata (L.) Acb.
Loc. : è specie comune a tutti i passi e alla tundra.
Solorina spongiosa (Sm.) Nyl.
Loc. : P. Pordoi, P. Falzarego, Passo P. S. Bernardo.
Stereocaulon acaulon Nyl.
Loc. : Passo P. S. Bernardo.
Stereocaulon alpinum Laur.
Loc. : P. S. Bernardo, conca lago Verney, P. Rolle, P. Fedaja.
— var. gracilentum (Tb. Fr.) Magli, et f. pulvinarium Sav.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto Chanousia.
Stereocaulon paschale (L.) Acb.
Loc.: P. S. Bernardo, conca L. Verney, P. Rolle, P. S. Osvaldo.
288 M. CENGIA SAMBO
Stereocaulon rivulorum Magli.
Loc. : P. S. Bernardo, conca L. Verney.
— f. nana n. for. Ceng. Sambo.
Loc. : P. S. Bernardo, conca sotto. Chanonsia.
Podetia usque 1,5 cm. longa. Sterilis.
Tamnolia vermicularis (L.) Schaer.
Loc. : specie comune a tutti i passi e alla tundra.
— var. subuliformis Schaer.
Loc.: P. S. Bernardo, conca L. Verney.
— for. glebosa Schaer.
Loc. : P. di Pedaia.
Toninia (Sect. Thalloedema) candida Th. Fr.
Loc. : P. di Falzarego, P. P. S. Bernardo, conca sotto Cha-
nousia.
Toninia (Sec. Thalloedema) candida var. caulescens Lettau.
Loc. : c. s.
Varicellaria rliodocarpa Fr.
Loc. : P. di Fedaja.
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CONSIGLIO DIRETTIVO pel 1931
Presidente: De Marchi Dott. Comm. Marco, Via Borgonuovo 23
(1930-31).
Brizi Prof. Comm. Ugo, Viale Romagna 33.
(1931-32).
Mariani Prof. Comm. Ernesto, Via Tadi¬
no 41 (1930-31).
Segretario : Moltoni Dott. Edgardo, Museo Civico di Storia Nat.
(1930-31).
Vice-Segretario : Desio Prof. Cav. Ardito, Museo Civ.di Storia Nat.
(1931-32).
Archivista: Mauro Ing. Gr. Uff. On. Francesco, Piazza S. Am¬
brogio 14 (1930 31).
Vie e- Pi 'es iden t i
Consiglieri :
I Airaghi Prof. Carlo, Via Podgora 7.
Micheli Dott. Lucio, Via Carlo Goldoni , 32.
Parisi Dott. Bruno, Museo Civico di Storia
Naturale.
j
Pugliese Prof. Angelo, Via Enrico Besana 18 1
Supino Prof. Cav. Felice, Via Ariosto 20 '
Turati Conte Comm. Emilio, Piazza S. Ales¬
sandro 6.
Cassiere: Dott. Ing. Federico Bazzi, Viale V. Veneto 4 (1931),
Bibliotecario : Dora Setti.
(1930-31)
ADUNANZE SOCIALI
Seduta del 14 dicembre 1930
Presiede il Presidente Dott. M. De Marchi.
Aperta la seduta alle ore 15, viene letto ed approvato il ver¬
bale della precedente adunanza, indi avuta la parola, il sig. Guido
Tedeschi presenta il suo lavoro dal titolo « Contributo alla co¬
noscenza della Fauna del Lago eli Varese. Brevi note intorno
ad alcune Cladocere ».
Terminata la lettura si passa alla votazione dei due Revisori
del Bilancio Consuntivo 1930. Riescono eletti il prof. L. Nange-
roni ed il sig. Claudio Barilozzi.
Il Presidente comunica che il Socio effettivo sig. Luigi Ma¬
gistretti ha chiesto al passaggio a Socio perpetuo ed indice la vo¬
tazione per la nomina a Socio effettivo del sig. Pietro Brambilla
(Milano), proposto da Ed. Moltoni e C. Chiesa, che viene eletto.
Il Presidente, dopo aver comunicato che il prof. A. Ghigi
ha accettato l’ incarico di rappresentare la Società alle onoranze
indette in occasione del secondo centenario della morte di Luigi
Ferdinando Marsili, toglie la seduta alle ore 16.
Il Segretario : Ed. Moltoni
Seduta dell’ 8 febbraio 1931
Presiede il Presidente Dott. M. De Marchi.
La seduta è aperta alle ore 15 e dopo che fu letto ed appro¬
vato l’ultimo verbale il Presidente commemora brevemente i Soci
defunti : l’ ing. Leopoldo Frigerio e prof. L. Cognetti de Martiis.
Passando alle letture il dott. Lucio Micheli illustra le sue
note biologiche e morfologiche su alcuni Imenotteri; il dott. S.
ADUNANZE SOCIALI DELL? ANNO 1931 295
E. Fioridia fa alcune osservazioni geologiche sul Monte Inice
(Trapani); il prof. Vialli presenta, in mancanza dell’autore, la
nota del dott. Oscar Panzera sulla fine struttura del corpo rosso
nella vescica natatoria.
Accettate per la pubblicazione le letture presentate il Presi¬
dente illustra il Bilancio Consuntivo del 1930 e lo mette in vo¬
tazione. Il Bilancio Consuntivo del 1930 viene approvato con un
voto speciale di plauso al Presidente dott. M. De Marchi.
La votazione della nomina di un Vice-Presidente, del Vice-
Segretario e del Cassiere dà i. seguenti risultati :
Vice-Presidente : Prof. IL Brizi.
Vice- Segretario : Prof. A. Desio.
Cassiere : Ing. F. Bazzi.
Il Presidente, dopo aver comunicato che i Soci effettivi proff.
U. Brizi, M. De Angelis e L. Nangeroni hanno chiesto il pas¬
saggio a Socio Perpetuo , rende noto che i seguenti signori sono
stati eletti Soci effettivi: dott. Bruno Schreiber (Milano) pro¬
posto da F. Supino e Ed. Moltoni ; sig. Giovanni Galletti (Milano)
proposto da Ed. Moltoni e Gr. B. Fioridia; sig. Leandro De Mo i-
gistris (Milano) proposto da Ed. Moltoni e F. Bazzi; Direzione
Liceo Civico Pareggiato di Varese, proposta da L. Nangeroni e
Ed. Moltoni.
La seduta è chiusa alle ore 16.
P Segretario : Ed. Moltoni
Seduta del 22 marzo 1931
Presiede il Vice-Presidente Prof. E. Mariani.
Letto e approvato il verbate dell’ ultima seduta il Presidente
prega il Segretario di leggere i sunti delle letture inviati dagli
autori assenti :
Prof. M. Cengia Sambo : Licheni dei passi alpini e loro pa¬
rallelismo con quelli delle Tundre.
Dott. A. Brian : Determinazine di un nuovo materiale di
Isopocli cavernicoli raccolto nel corso delle esplorazioni del
Gruppo Grotte di Cremona.
Dott. I. Sciacchitano : Alcune osservazioni nelle dicotomie
del sistema secondo V Ologenesi.
296
ADUNANZE SOCIALI DELL5 ANNO 1931
Dott. L. Facciola: Di alcune 'particolarità organiche del
Chauliodus Sloanei f Pisce s J.
Finite le letture il Presidente da la parola alla dott, G. Luz-
zatto che presenta il suo Contributo alla Flora del Lautaret
( Hautes AlpesJ.
Il dott. G. Scortecci, avuta la parola, presenta il Secondo
contributo alla conoscenza, dei rettili della Somalia Italiana.
Le letture vengono accetate per la stampa indi il Presidente
illustra e mette in discussione il Bilancio Preventivo 1931 che
viene approvato ad unanimità.
Tiene pure indetta la votazione per la nomina a Socio effettivo
che dà il seguente risultato: prof. Carlo Foà (Milano), proposto
da M. De Marchi e L. Gianferrari; Biblioteca R. Liceo Scien¬
tifico « Carlo Sauna » (Cagliari) proposta da G. Fadda e Ed.
Moltoni ; signorina Laura Laudi (Milano), proposta da A. Desio
e Ed. Moltoni; rag. Luigi Rusca (Milano), proposto da G. Scaini
e C. Chiesa.
La seduta è chiusa alla ore 15,30.
Il Segretario : Ed. Moltoni
Seduta del 10 maggio 1931
Presiede il Presidente Dott. M. De Marchi.
La seduta è aperta alle ore 14,30 colla lettura ed appro¬
vazione del verbale dell’ ultima adunanza, indi il Presidente dà
notizia della morte del Socio dott. Anna Martinotti che viene
commemorato dal Vice-Presidente prof. E. Mariani, che. ricorda
pure i principali suoi scritti.
Finita la commemorazione, il Presidente rende noto di aver
incaricato il Socio prof. Famiro Fabiani di rappresentare la So¬
cietà ai festeggiamenti del Primo cinquantenario della Società
Geologica Italiana avvenuto in Palermo il 30 aprile 1931.
Passati alle letture, la dott. T. Stolz fa alcune Osservazioni
morfologiche su alcuni Coregoni del Lago di Ledro.
La lettura del dott. G. Scortecci, Terzo contributo alla- co¬
noscenza dei rettili della Somalia italiana , in mancanza dell'Au¬
tore, è rimandata alla prossima seduta.
ADUNANZE SOCIALI DELL5 ANNO 1931
297
La votazione per la nomina dei Soci effettivi dà il seguente
risultato: prof. cav. uff. Ariberto Ma rendi, (Firenze j proposto
da M. De Marchi e S. De Capitani; doli. comm. Augusto Ago-
stoni (Roma), proposto da S. De Capitani e Ed. Moltoni ; doti.
Savina Fumagalli (Torino), proposta da C. F. Parona e G. Marro ;
sig. Gian Paolo Moretti (Milano), proposto da F. Supino e Ed.
Moltoni; sigma Alda Agnesotti (Milano), proposta da Ed. Moltoni
e P. Manfredi; sigma Carmen Sanvisenli (Mlano), proposta da
Ed. Moltoni e A. Desio.
La seduta è chiusa alle ore 15,30.
Il Segretario : Ed. Moltoni
Seduta del 21 giugno 1931
Presiede il Presidente Dott. M. Le Marchi.
Il Presidente dichiarata aperta la seduta prega il Segretario
di leggere il verbale dell' ultima adunanza, che viene approvato,
ed il sunto della lettura del dott. G. Scortecci, assente perchè in
missione scientifica in Somalia, dal titolo « Terzo contributo
alla conoscenza dei rettili della Somalia Italiana ».
La dott. P. Manfredi illustra un nuovo Miriapodo cavernicolo
italiano cieco che è stato ascritto al nuovo genere Trogloiulus.
Il dott. Moltoni rende noto altre catture in territorio italiano
del_ Rondone pallido, prendendo spunto da ulteriori catture di
questa specie in Piemonte, indi cita un caso di nidificazione della
Peppola in Italia.
Il dott. Moretti, presenta il suo lavoro sulla morfologia e bio¬
logia della forma larvale e ninfale del chironomide Tanytarsus
Genuinus-inermipes. Il Segretario in mancanza degli Autori
legge i sunti dei seguenti lavori : dott. Pina Perotti Sviluppo
delle squamine del Coregono del Lago di Como: Silvia Colla,
Sulle micorizze di Lryas octopetala ; Osservazioni sulla bio¬
logia del Triplica gmium echinatum ; Relazioni tra alcuni ba-
sidiomiceti e le radici di alberi ed arbusti di foreste.
La votazione per la nomina a Socio effettivo dà i seguenti
risultati: dott. prof. Domenico Brentana (Parma) proposto da
A. Desio e C. Chiesa ; Emilio Ninni (Fiera di Treviso), proposto
298
ADUNANZE SOCIALI DELL’ANNO 1931
da B. Parisi e Ed. Moltoni; dott. prof. Adolfo Ferrari (Milano)
proposto da A. Desio e C. Chiesa.
Il presente verbale viene letto seduta stante ed apjirovato.
Il Segretario : Ed. Moltoni
Seduta del 15 novembre 1931
Presiede il Presidente Doti. M. De Marchi.
Aperta la seduta alle ore 15,30 il Presidente ricorda la do¬
lorosa perdita del nostro Consocio prof. Emilio Pepossi, ne fa ri¬
levare pure i grandi meriti scientifici che lo resero noto sia in
patria che all5 estero colle seguenti parole : « Il 25 ottobre Emilio
« Repossi poco più che cinquantenne moriva improvvisamente a
« Torino ove copriva la cattedra e dirigeva 1" Istituto di Minera-
« logia della R. Università, perdita dolorosa e grave per la scienza
« e per la famiglia naturalistica nella quale contava numerosi e
« affezionati amici parecchi dei quali, e chi ve ne parla è fra
« questi, fin dai banchi dell’Università di Pavia ne avevano ap-
« prezzato le doti del carattere e dell’ ingegno. Laureatosi infatti
« brillantemente in Geologia col prof. Taramelli egli si inscrisse
« tosto nel 1901 fra i nostri Soci e le sue pubblicazioni geologiche
« sulle prealpi Varesine, sui monti del Lago di Como e di Yal-
« tellina mostrarono subito come egli avesse saputo assimilare dal-
« l5 illustre Suo Maestro l5 accuratezza scrupolosa nello studio e la
« sicurezza nell5 interpretazione dei fenomeni geologici. Assunto
« poi al posto di aggiunto di Mineralogia nel nostro Museo, che
« tenne per parecchi anni, dedicandosi ad essa sotto la scorta del-
« l5 illustre prof. Artini, di cui divenne l’ allievo prediletto, tosto
« crebbe in fama pei suoi lavori di mineralgia, cristallografia e
« petrografìa che gli meritavano in breve la cattedra universitaria,
« per un breve periodo a Cagliari, di là chiamato a coprire la
« cattedra dell’Università Torinese ove in mezzo all’ affetto e alla
« stima di colleghi e allievi lo raggiunse immatura morte.
« Un collega ed amico di questi giorni nello scrivermene lo
« rimpiangeva come « la vera perla della Facoltà di Scienze ». E
« per vero le alte qualità dell' ingegno e della mente così nelle
« lezioni come negli scritti, dei quali non pochi fregiarono i nostri
ADUNANZE SOCIALI DELL’ANNO 1931
299
« Atti e Natura, ben rivelavano l'obiettiva serenità del giudizio,
«la lucidità dell’intuizione, la chiarezza e l’ordine, della esposi-
« zione. Doti che rendevano giustamente apprezzata la sua opera
« scientifica del pari che quella dell’ insegnante ed efficace quella
« che gli fu cara di volgarizzazione della scienza.
« Alle belle qualità della mente altrettante ne corrispondevano
« fra quelle dell' animo, sereno pur nello strazio di una sventura
« che troppo presto lo privò della fida compagna, buono di una
« bontà fattiva che tutta si rivelò nelle tenerezze e nelle cure
« onde circondò con affetto paterno e materno insieme i figli suoi
« di cui il maggiore testé conseguiva con grande suo compiaci-
« mento la laurea d'ingegnere, gentile, mite con tutti per spon-
« tanea modestia che, sempre più rara, anziché sminuirlo lo
« circondava di un' atmosfera profonda di simpatia che gli conqui-
« stava e serbava larghe e fedeli amicizie. Della sua opera scien-
« tifica sarà detto con competenza in una prossima seduta ed io
« ringrazio la prof. De Angelis di aver accettato l' incarico di
« degnamente commemorarlo.
« Io oggi ho voluto esprimere sopratutto e anche in nome
« vostro la stima e 1' affetto che portavamo al compianto nostro
« socio ed amico, la gratitudine per quanto egli ha operato per la
« Società nostra quale Vice Segretario e Segretario nel periodo
« dal 1909 al 1912 e come collaboratore di Natura e costante
« amico della Società, il profondo rimpianto per la sua improvvisa
« dipartita che tanto vuoto lascia nell’ animo nostro e nella disci-
« piina da Lui con altezza d’ ingegno professata alla quale è ve-
« nuto a mancare ancora nel fiore delle forze e quando tanto bi-
« sogno d’ uomini come Lui hanno le scienze nostre.
« Alla sua memoria vada 1‘ affettuoso omaggio e il doloroso
« compianto di noi tutti ».
Prega poi ufficialmente la prof. De Angelis di volerne prepa¬
rare la commemorazione scientifica per la prossima seduta. Inca¬
rico che è da Lei accettato di buon grado.
Viene comunicata pure la morte del prof. Giuseppe Altobello
di Campobasso valente studioso della fauna Abruzzese e nostro
Socio da diversi anni.
Il dott. Edgardo Moltoni commemora, in occasione del 50° an¬
niversario della morte, il Conte Ercole Turati. Fondatore- illustre
della preziosa collezione ornitologica Turati conservata nel Civico
Musèo di Milano. Della collezione ornitologica vengono ricordate
/
20
300
ADUNANZE SOCIALI DELL’ANNO 1931
le rarità e le ricche serie ciré il Conte Turati degnamente studiò
lui stesso, o fece studiare all’ estero dagli specialisti dei suoi
tempi, con grande vantaggio della collezione che assurse così a
fama mondiale tanto da essere considerata come una delle più
ricche, tra quelle allora esistenti.
Il Conte Emilio Turati, figlio dell’illustre estinto, avuta la
parola, ringrazia vivamente anche a nome del fratello Conte Vit¬
torio, il dott. Moltoni che volle rievocare ai presenti le doti scien¬
tifiche del suo genitore che consacrò tutta la vita allo studio
dell’ornitologia ed all’ incremento della sua raccolta, da loro poi
donata al Museo.
Il Conte Turati fa presente che vede con soddisfazione come
il dott. Moltoni si occupi degnamente della Raccolta Turati, da
lui diretta, e che è lieto di cogliere l’occasione per dichiarare in
pubblico di essere orgoglioso e contento che la collezione di suo
padre sia conservata nel Civico Museo di Storia Naturale di Mi¬
lano, saggiamente diretto dall’ attuale Direttore dott. Parisi, e sia
sotto le assidue cure del dott. Moltoni che la studia e l’accresce.
Il dott. Marco De Marchi si associa a quanto ha detto il
Conte Emilio Turati rallegrandosene, e si unisce ai presenti nel-
l’ onorare la memoria del Conte Ercole Turati in occasione del
50° anniversario della morte.
Passati alle letture il dott. Br. Schreiber rende note le sue
osservazioni sulle Anomalie di alcun: ossicini di Weber riscon¬
trate in individui di Pesce dorato.
Il Segretario, in mancanza dell’ Autore, presenta il lavoro
del dott. D. Brighenti dal titolo: Revisione sistematica ed eco¬
logia dei Culicini italiani.
Le Osservazioni meteorologiche eseguite in Valle d' Ayas,
nell' estate 1931 dal dott. C. E. Capello, vengono presentate,
in mancanza dell’ Autore dal prof. Nangeroni.
Finite le letture il Presidente presenta le opere giunte in
omaggio indi indice le elezioni dei nuovi Soci. Riescono eletti
Soci effettivi i seguenti signori: dott. Dino Brighenti (Bologna),
proposto da Ed. Moltoni e G. B. Fioridia; sig. Edo Balma (Mi¬
lano), proposto da Ed. Castelli e Ed. Moltoni.
La seduta è chiusa alle ore 16,40.
// Segretario : Ed. Moltoni
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
AFRICA
1. South African Museum — Cape Town (1898 Annals , 1903
Report).
2. Durban Museum — Durban (1914 Annals).
3. Natal Museum — Pietermaritzburg (1906 Annals , 1906 Re¬
port).
4. Transvaal Museum — Pretoria (1909 Annals).
5. Société entomologique d’ Egypte — Cairo (1908 Bulle tin ,
1908 Mèmoires).
6. Société d’Histoire naturelle de l’Afrique du Nord — Alger
(1924 Bulletin).
AMERICA DEL NORD
CANADA
7. Dominion of Canada. Department of Agriculture, Entomo-
logical Branch (1918 Circular).
8. Nova Scotian Institute of Science — Halifax (1870 Procee-
dings).
9; Geologica! and Naturai Histor}r Survey of Canada — Ot¬
tawa (1879 Rapport annuel , 1883 Catalog. Canadian Ptants ,
1885 Contr. canad. Palaeontology e altre pubblicazioni).
10. Canadian Institute — Toronto (1885 Proceedings , 1890
Iransactions).
MESSICO
11. Instituto geologico de Mèxico — México (1898 Boletin, 1903
Parergones , cont. col titolo Anales).
12. Sociedad mexicana de Biologia (1920 Revista),
13. Instituto de Biologia — Mexico (1930 Anales).
STATI UNITI
14. The Michigan Academy of Science — Ann. Arbor (1904
302 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
Annual Report , 1918 Miscellaneous Publications , 1917-18
Occasionai Paper s of thè Museum of Zoology, 1923
Paper s of thè Michigan Academy etc. ).
15. Maryland Geologica! Sarvey — Baltimore 1897 Reports .
16. University of California — Berkeley, California (1902 Pu¬
blications).
17. American Academy of Arts and Sciences — Boston (1868
Proceedings).
18. Boston Society of Naturai Historjr — Boston (1862 Procee-
dings , 1866 Memoirs , 1869 Occasionai Papers).
19. Buffalo Society of Naturai Sciences — Buffalo N. Y. (1886
Bulle tin).
20. Museum of Comparative Zoòlogy at Harvard College —
Cambridge, Mass. (1863 Bulletin , 1864 Memoirs ).
21. Field Museum of Naturai History — Chicago (1895 Publi¬
cations).
22. Davenport Academy of Naturai Sciences — Davenport,
Iowa (1876 Proceedings).
23. Iowa Geological Survey — Des Moines, Iowa (1893 Annual
Report).
24. Indiana Academy of Science — Indianapolis, Indiana (1895
Proceedings).
25. Cornell University, Agricultural Experiment. Station —
Ith aca, New York (1915 Annual Report , 1917 Bulletin.
1917 Memoirs).
26. Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters — Ma¬
dison (1895 Transactions, 1898 Bulletin).
27. University of Montana — Missoula (1901 Bulletin).
28. Connecticut Academy of Arts and Sciences — New-Haven
(1866 Transactions).
29. Binngham Oceanographic Collection — New-Haven (1927
Bulletin, 1929 Occasionai Papers).
30. American Museum of Naturai History — New-York (1887
Bulletin. 1893 Memoirs , 1907 Anthropological Papers , 1920
Naturai History, 1924 A. M. Novitates).
31. Academy of Naturai Sciences — Philadelphia (1878 Pro¬
ceedings, 1884 Journal).
32. American Philosopkical Society — Philadelphia (1899 Pro¬
ceedings).
33. Geological Society of America — Rochester, N. Y. (1890
Bulletin).
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
303
34. California Academy of Sciences — San Francisco 1854
Proceedings , 1868 Memoirs, 1880 Occasionai Papers, 1884
Bulletin).
35. The Missouri Botanical Garden — St. Louis Mo. (1898
Annual Reperì').
36. Washington University — St. Louis, Mo. 1913 Publi-
cations).
37. Roosevelth Wild Life — Syracuse (1925 Bulletin , 1926
Annals).
38. Kansas Academy of Science — Topeka, Kansas (1883
Transactions).
39. Tufts College — Tufc, Mass. (1908 Studies).
40. University of Illinois — Urbana, 111. (1916 Monographs).
41. United States Geological Survey — Washington (1872
Annual Repor t , 1873 Report , 1874 Bulletin , 1883 Mi¬
nerai Resources , 1890 Monographs , 1902 Profess . Papers ,
1902 Water Supplì/ and Irrigation Paper).
42. Smithsonian Institution — Washington (1855 Arm. Report ,
1910 Miscellaneous Collections).
43. United States National Museum — Washington (1884 A'H-
letin , 1888 Proceedings , 1889 Annual Report , 1892 Special
Bulletin , 1905 Contributions from thè U. S. N. Herbarium).
44. National Academy of Sciences of thè U. S. of America —
Washington, Publication Office Easton (1915 Proceedings ).
45. Carnegie Institution of Washington — Washington (1905).
46. Marine Biological Laboratory — Wood Hole, Mass. (1926
Biological Bulletin).
ISOLE HAWAII
47. Bernice Pauahi Bishop Museum — Honolulu (1899 Memoirs ,
1900 Occasionai Papers , 1922 Bulletin).
AMERICA DEL SUD
ARGENTINA
48. Academia Nacional de Ciencias en Cordoba (1884 Boletin).
49. Museo Nacional de Buenos Aires — Buenos Aires (1867
Anales).
304 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
50. Sociedad Physis para el cultivo v difusiòn de las ciencias
naturales en la Argentina. — Buenos Aires 1912 Boletin).
51. Sociedad Cientifica Argentina — Buenos Aires (1921 Anales).
52. Universidad Nacional de Tucuman — Tucuman (Pubblica¬
zioni diverse).
BRASILE
53. Instituto Oswaldo Cruz — Rio de Janeiro - Manguinhos
(1909 Memorias).
54. Museu Paulista — San Paulo (1895 Revista).
55. Eolia Clinica et Biologica — S. Paulo (dal 1929).
56. Museu Nacional de Rio de Janeiro (1876 Archivos , poi Re¬
vista).
57. Escola sup. de Agricultura e Medicina Veterinaria —
Nictheroy (1918 Archivos).
URUGUAY
58. Museo de Historia Naturai — Montevideo (1894 Annales).
ASIA
BORNEO
59. The Sarawak Museum — Sarawak (1911 Journal).
GIAPPONE
60. Imperiai University of Tóhoku, Sendai (1912 Reports).
61. Experimental Station of Eorestry — Taihoku (1911 Icones
Plantarum Formo s aliar um) .
62. Kyoto Imperiai University — Kyoto (1924 Memoirs of thè
College of Science ).
63. Imperiai University of Japan — Tokyo (1860 Calendar ,
1898 Journal).
64. Zoological Institute, College of Science, Imperiai Universit}’'
of Tokyo (1903 Contribution from thè Zoological Institute).
65. National Research Council of Japan, Department of Edu-
cation ( 1922 Japanese Journal of Botany, Geology and
Geography).
66. Academy Ueno Park — Tokyo (1926 Proceeding of thè
Imperiai Academy).
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
305
INDIA
67. Geological Survey of India — Calcutta (1858-59 Memoirs ,
1861 Memoirs : Palaeontologia indica , 1868 Record s, 1898
General Report).
68. Asiatic Society of Bengal — Calcutta (1913 Journal and
Proceedings , 1913 Memoirs).
69. Zoological Survey of India, Indian Museum — Calcutta
(1877 Annual Report , 1903 Memoirs , 1909 Recor ds).
70. Agricultural Research Institute and Principal of thè Agri-
cultural College — Posa Bengal (1906 Memoirs , Botanical
Series and Eutomological Series, 1910 Report , 1906 Re¬
port on thè Progress).
71. Colombo Museum — Colombo, Cevlon (1913 Spolia Zey-
lanica).
ISOLE FILIPPINE
72. Bureau of Science of thè Government of thè Philippine
Islands — Manila (1916 The Philippine Journal of
Science).
SIAM
73. Siam Society — (1927 Journal)
AUSTRALIA
74. Royal Society of South Australia — Adelaide (1891 Tran -
sanctions and Proceedings , 1901 Memoirs).
75. Royal Society of Tasmania, The Tasmanian Museum —
Hob art (1913 Paper s and Proceedings).
76. Royal Society of New South Wales — Sydney (1876 Jour¬
nal and Proceedings).
77. Australian Museum — Sydney (1882 Report , 1890 Records).
78. Queensland Museum — Brisbane (1892 Annals, 1913 Memoirs).
EUROPA
AUSTRIA
79. Naturwissenschaftlicher Verein flir Steiermark — Graz
(1906 Mitteilungen).
306 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
80. Naturwissenchaftl. medizinischer Verein zu Innsbruck <1870
Berieht).
81. Anthropologische Gesellschaft — Wien 1870 Mit telluri gerì).
82. Geologiche Staatsanstalt — Wien (1850 Jahrbuch , 1852
Abhandlungen, 187 1 f7 erhandlung en ).
83. Naturhistorisch.es Museum — Wien (1886 Annalen).
84. Zoologisch-hotanische Gesellschaft — Wien (1853 Verhand-
lungen).
BELGIO
85. Académie Royale de Belgique — Bruxelles (1865 Annuaire
et Bulletìn, 1870 Mémoires).
86. Musée Boy. d’ Histoire nat. de Belgique — Bruxelles (1877
Annales, 1882 Bulletin , 1903 Mémoires).
87. Société Belge de géologie, de paléontologie et d?hydrologie
— Bruxelles (1888 Bulletìn).
88. Société entomologique de Belgique — Bruxelles (1857 An¬
nales, 1892 Mémoires).
89. Société Royale zoologique et malacologique — Bruxelles
(1863 Annales, 1872 Pvocès-verbaux des Sécinces).
90. Société Royale de botanique de Belgique — Ixelles-les-
Bruxelles (1862 Bulletins).
91. Société entomologique namuroise — Nainur (1923 Revue
mensuelle).
92. Musée du Congo Belge — Tervueren (Pubblicazioni diverse).
BULGARIA
93. Institutions Royales d’ Histoire Naturelle — Sophia (1928
Bulle ttin).
CECOSLOVACHIA
94. Société des Sciences de Bohème — Praga (1910 Jahresbe-
richt , ora Resumé du compie rendu , 1890 Sitzungsbe-
richte, ora Mémoires).
95. Académie des Sciences ; Ceske Akademie ved. u Umeni
Prague (1908 Bulletìn et Rozpravy).
96. Club Mycologique Tckecoslovaque à Prague — Praga
(1924 Mykologia Bulletìn).
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
307
DANZICA
97. Naturforschende Gresellscliaft — Danzig (1881 Schrifterì).
98. Westpreussich. botanisch-zoulogisclier Verein-Danzig 1908
Bericht).
FINLANDIA
99. Societas prò fauna et flora fennica — Helsingsfors (1848
Notiser , 1875 Acta, 1876 Meddelanden).
100. Acta forestalin fennica. — Helsingsfors (1913).
101. Societas Zool - botanicae fennicae — Helsingsfors 1923
Annciles).
FRANCIA
102. Société Fiorimontane — Annecv (1860 Revue).
103. Société des Sciences physiques et naturelles de Bordeaux
(1867 Mèmoires , 1895 Procès verbaux).
104. Société Linnéenne de Bordeaux — Bordeaux (1838 Actes).
105. Académie des Sciences, belles-lettres et arts de Savoie —
Chambéry (1851 Mèmoires , 1879 Documenta).
106. Société nationale des Sciences naturelles et matbémati-
ques de Cherbourg (1855 Mèmoires).
107. Société d’ Agriculture, Sciences et industries — Lyon (1867
Annales).
108. Université de Lyon (1891 Annales ).
109. Institut de Zoologie de 1’ Université de Montpellier et
Station Zoologique de Cette (1885 Travaux , 1905 Mè¬
moires, 1903 Sèrie mixte : Mèmoires).
110. Muséurn d’ Histoire Naturelle de Marseille (1901 Annales).
111. Société des Sciences naturelles de l’Ouest de la France
— Nantes (1908 Bidletin).
112. Annales des Sciences naturelles, zoologie et paléontologie
etc. — Paris ( 1905 Annales).
113. Muséurn d’Histoire Naturelle — Paris (1878 Nouvelles Ar-
chives , 1895 Bidletin).
114. Société d’Anthropologie de Paris — Paris (1894 Bidletin).
115. Société géologique de France — Paris (1872 Bidletin).
116. Société zoologique de France — Paris (1920 Bulletin).
308
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
117. Università de Rennes. — Rennes (1902 Travaux scienti fiqv.es).
118. Académie des Sciences, arts et lettres — Rouen (1877
Précis analytique etc.).
119. Société libre d’ émulation, du commerce et de l’ industrie
de la Seme Inférieure — Rouen (1873 Bulletin).
120. Société d’histoire naturelle — Toulouse (1867 Bulletin).
121. Société d’Histoire Naturelle de Colmar — Colmar (1925
Bulletin).
GERMANIA
122. Naturhistorischer Verein -- Augsburg (1855 Bericht).
123. Botanischer Verein der Provinz Brandenburg — Berlin
(1859 Verhandlungen).
124. Gesellschaft naturforschender Freunde in Berlin — Ber¬
lin (1895 SUzungsberichte , 1908 Archiv fur Biontologie).
125. Schlesische Gesellschaft fur vaterlàndische Cultur — Bre-
slau (1857 Jahresberichl , 1923 Jahrbucher).
126. Verein fiir Naturkunde zu Cassel — Cassel (1880 Be¬
richt, 1897 Abhandlungen und Bericlit).
127. Naturwissenschaftlicher Verein — Karlsruhe (1922 Ver¬
handlungen).
128. Naturwissenschaftliche Gesellschaft Isis — Dresden (1862
Sitzungsberichte und Abhandlungen).
129. Physikalisch-medicinische Societàt — Erlaugen (1865 Sit¬
zungsberichte).
130. Seukenbergische naturforschende Gesellschaft — Frank¬
furt am Main (1871 Bericht , 1896 Abhandlungen).
131. Naturforschende Gesellschaft — Freiburg i. Baden (1890
Bericht).
132. Zoologisches Museum. Hamburgische Universitàt — Ham¬
burg (1887 Mitteilungen).
133. Naturwissenschaftlicher Verein — Hamburg (1846 Ab¬
handlungen , 1877 Verhandlungen).
134. Bayerische Akademie der Wissenschaften — Miinchen
(1832 Abhandlungen , 1860 Sitzungsberichte).
135. Ornithologische Gesellschaft in Bayern — Miinchen (1899
Verhandlungen).
136. Miinchener Entomologische Gesellschaft — Miinchen (1924
Mitteilungen).
137. Nassauischer Verein fiir Naturkunde — Wiesbaden (1856
Jahrbucher).
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
309
INGHILTERRA
138. Carditi Naturalista Society — Carditi (1917 Transactions).
139. Dove Marine Laboratory — Cullercoats, Northumberland
(1912 Report).
140. Rovai Physical Society — Edinburgh (1858 Proceedings ).
141. Geological Society of Glasgow (1865 Transactions).
142. Liverpool Geological Society — Liverpool (1922 Procee¬
dings).
143. Geological Society ol London — London (1911 The Quar-
terly Journal).
144. Royal Society — London (1860 Phil. Transactions , 1862
Proceedings).
145. Zoological Society — London (1833 Transactions , 1848
Proceedings).
146. British Museum ol Naturai History — London (1895 Ca¬
taloghi e pubblicazioni varie).
147. Literary and philosophical Societ}' — Manchester (1855
Memoirs, 1862 Proceedings).
148. Marine Biological Association ol thè United Kingdom.
The Plymouth Laboratory — Plymouth (1893 Journal).
IRLANDA
149. Royal Irish Academy — Dublin (1877 Transactions , 1884
Proceeding).
150. Royal Dublin Society — Dublin (1877 The Scientifie Pro¬
ceedings and Transactions).
151. Department ol Agriculture and 'Technical rnstructions for
Ireland (Eisheries Brandi) — Dublin ( 1902 Report).
ITALIA
152. R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli Zelanti —
Acireale (1889 Rendiconti e Memorie).
153. Société de la Flore Yaldòtaine — Aosta (1909 Bulletin).
154. Ateneo di scienze, lettere ed arti — Bergamo (1875 Atti).
155. Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna (1856
Memorie , 1858 Rendiconti).
156. Laboratorio di Entomologia del R. Istituto Agrario di
Bologna (1928 Bollettino).
310
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
157. Ateneo di Brescia — Brescia (1845 Commentari).
158. Accademia Gioenia di Scienze Naturali — Catania (1834
Atti, 1888 Bullettinó).
159. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze — Firenze (1886
Bullettinó).
160. « Redia r Giornale di entomologia, pubblicato dalla
R. Stazione di entomologia agraria in Firenze (1903).
161. R. Istituto Botanico di Firenze — Firenze (1922 Pubbli¬
cazioni).
162/ Società botanica italiana — Firenze (1872 Nuovo Giornale
botanico , Memorie, 1892 B allettino).
163. Società entomologica italiana — Genova (1869 Bullettinó ,
1922 Memorie).
164. Società Ligustica di Scienze naturali e geografiche — Ge¬
nova (1890 Atti).
165. Biblioteca Nazionale di Brera — Milano,
166. Le Grotte d’ Italia — Milano (dal 1927).
167. Società Lombarda per la pesca e l’Acquicoltura — Milano
(1899 Bollettino).
168. Touring Club Italiano. — Milano (1922 Le vie d’Italia ,
Le vie d’Italia e dell’America latina).
169. R. Istituto Lombardo di scienze e lettere — Milano (1858
Atti, 1859 Memorie , 1864 Rendiconti).
170. R. Società italiana d’igiene — Milano (1897 Giornale).
171. Società dei Naturalisti — Modena (1866 Annuario, 1883
Atti).
172. Istituto Zoologico, R. Università di Napoli (1904 Annuario).
173. Società di Naturalisti — Napoli (1887 Bollettino) .
174. Società Reale di Napoli. Accademia delle scienze fisiche
e matematiche — Napoli (1862 Rendiconto , 1863 Atti).
175. Orto Botanico della R. Università di Napoli 1903 (Ballet¬
tino).
176. Accademia Scientifica Veneto-Trentino-Istriana — Padova
(1872 Atti, 1879 Bullettinó).
177. R. Accademia palermitana di scienze, lettere ed arti
Palermo (1845 Atti, 1885 Bollettino).
178. R. Istituto ed Orto Botanico di Palermo (1904 Bollettino).
179. Il Naturalista Siciliano — Palermo (dal 1896 con inter¬
ruzioni).
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI 311
180. Società di scienze naturali ed economiche — Palermo
(1865 Giornale , 1869 Bullettino).
181. Società toscana di scienze naturali — Pisa '1875 Atti e
Memorie, 1878 Processi verbali).
182. R. Scuola Sup. d’Agricoltura in Portici. — (1907 Bollettino
del Laboratorio di Zoologia generale e agraria).
183. Reale Accademia Medica, Policlinico Umberto I. — Roma
(1883 Atti. 1886 Bullettino).
184. R. Accademia dei Lincei — Roma (1876 Transunti e Ren¬
diconti, 1904 Memorie).
185. R. Comitato geologico d’Italia — Roma (1870 Bollettino).
186. Reale Società Geografica italiana Roma (1870 Bollettino).
187. Società italiana delle scienze detta dei Quaranta — Roma
(1862 Memorie).
188. Società zoologica italiana. Museo Zoologico della Regia
Università — Roma (1892 Bollettino).
189. R. Accademia Roveretana — Rovereto (1861 Atti).
190. R. Accademia di Agricoltura — Torino (1871 Annali).
191. R. Accademia delle Scienze — Torino (1865 Atti, 1871
Memorie).
192. Musei di zoologia ed anatomia comparata della R. Univer¬
sità di Torino — <1886 Bollettino).
193. Museo civico di storia naturale — Trieste (1877 Bollettino
della Società Adriatica).
194. Ateneo Veneto — Venezia (1864 Atti , 1881 Rivista).
195. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti — Venezia
(1860 Atti).
196. Accademia di agricoltura, commercio ed arti — Verona
(1862 Atti e Memorie).
197. « Scientia ». Rivista internazionale di sintesi scientifica.
(1926).
198. Studi Trentini — Rivista della Società per gli Studi tren¬
tini. Trento (dal 1926).
LITUANIA
199. .Faculté des Sciences de l’Universitó de Lithuanie —
Kaunas (1926 Mémoires).
LETTONIA
200. Société de Biologie de Lettonie —
Riga (1929 Bullettin).
312
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
NORVEGIA
201. Bergens Museum — Bergen (1911 Aarbok e Aarsberetnings).
202. Bibliothèque de 1’ Université R. de Norvège — Cristiania
(1880 Archiv).
203. Société des Sciences de Cristiania (1859 Forhand Unger),
204. Stavanger Museum — Stavanger (1892 Aarsberetning).
PAESI BASSI
205. Musée Teyler — Harlem (1866 Archives).
206. Société Hollandaise des Sciences à Harlem (1880 Archives
nèerlandaises).
207. Geologisch Bureau wor het Nederlandsche Miyngebied te
Heerlen — Heerlen (1928 Yaarverslag).
POLONIA
208. Service géologique de Pologne — Varsavia (1921-22 Bul-
letin).
209. Institi! M. Nenki — Varsovie (1921 Trcivaux).
210. Société Polonaise des Naturalistes — Lwòw ni Dlugosza
(1925 Kosmos).
PORTOGALLO
211. Academia Polytechnica do Porto — Coimbra (1906 Annaes
scienti fico s).
212. Eolia Anatomica Universitatis Conibrigensis — Coimbra
(dal 1926).
213. Direccao dos Servicos Geologicos — Lisboa (1885 Comuni-
cacòes).
214. Instituto de Anatomia, Eaculdade de Mèdicina da Univer-
sidade de Lisboa (1914 Archino).
ROMANIA
215. Société des Sciences de Cluj — Oluj (1921 Bulletin )
216. Siebenburgischer Verein fùr Naturwissenschaften — Her-
mannstadt (1857 Verhandlungen).
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
313
RUSSIA
217. Académie des Sciences de Russie — Leningrad (1860-1914
poi 1924 Bulletirì).
218. Société des Naturalistes, Università, (Laboratoire de Zoo¬
logie) — Leningrad (1898 Section de Zooloogie, 1897
Sec. de Botanique, 1897 Sec. de Geologie et de Minera¬
logie, 1897 Comptes Rendu ).
219. Société entomologique de Russie (Musée Zoologique de
l’Academie des Sciences) — Leningrad.
220. Institute of Comparative Anatomy of thè First Univer¬
sity Moscow — (1924 Revue zoologique russe).
221. Comité géologique, Académie des Sciences de Russie —
Leningrad (1925 Travaux).
222. Institute de recherches biologique à l’Universitè de Perm
— Perm, Zaimka (1926 Bulletin).
223. Biolog. Wolga Station — Saratow (1925 Arbeiten).
SPAGNA
224. Junta de Ciencias Naturales de Barcelona — (Pubblicazioni
varie dal 1917).
225. Sociedad Iberica (già Aragonesa de Ciencias Naturales)
— Zaragoza (1902 Boletin).
226. Reai Sociedad Espahola de Historia Naturai — Madrid
(1897 Actas Anales , 1901 Boletin , 1903 Memorias).
227. Broteria , Revista Luso- Braxileira, Colegio del Pasaje. La
Guardia (Pontevedra) (dal 1902).
228. Instituto Espanol de Oceanografìa — Madrid (1916 Me¬
morias, 1924 Notas y resumenes ).
SVEZIA
229. Universitas Lundensis — Lund (1883 Acta).
230. Académie Royale suèdoise des Sciences — Stockholm (1864
Handlingar, 1865 Fòrhandlingar , 1872 Bihang , 1903 Arkiv).
231. Kongl. Vitterhets Historie och Antiquitets Akademiens —
Stockholm (1864 Antiquarisk-Tidskrift , 1872 Mdnadsblad).
232. Bibliothèque de 1’ Université d’Upsala (Institution géolo¬
gique) — Upsala 1891 Meddelanden, v1894 Bulletiii).
314
ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI
SVIZZERA
233. Naturforschende Gesellschaft — Basel ( lSòAVerhandlungen] ).
234. Naturforsoheude Gesellschaft — Bern (1855 Alittheilungen) .
235. Société helvétique des Sciences naturelles — Bern (1834-47
Actes o Verliandlungen , 1860 Nouveaux Alèmoires).
236. Naturforschende Gesellschaft — Chur (1854 Jahresbericht).
237. Institut national genevois — Genève (1861 Bulletin, 1863
Mèmoires).
238. Société de physique et d’ histoire naturelle — Genève
(1859 Mèmoires , 1885 Compte Renclu des Sèances).
239. Società Ticinese di Scienze Naturali — Lugano (1904
Bollettino).
240. Société Vaudoise des Sciences naturelles — Lausanne
(1853 Bulletin , 1922 Memoires).
241. Société des Sciences naturelles — Neuchàtel (1836 Mè¬
moires, 1846 Bulletin).
242. Zurcher naturforschende Gesellschaft — Ziirich (1856
i
Vierteljahrsschrift , 1901 Nenjahrsblatt).
243. Commission géologique suisse (Société helvétique des
Sciences naturelles) — Ziirich (1862 Matèriaux polir la
Carte géologique de la Suisse).
UNGHERIA
244. Bureau Central Ornithologique Hongrois — Budapest (1896
Aquila, Zeitschrift filr Omitholcgie).
245. Ungarisch-geologischer Anstalt — Budapest (1863 Fold-
tani , 1872 Mitteilungen , 1883 Jahresbericht).
246. Museo nazionale ungherese. — Budapest (1897 Annales).
ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI
RICEVUTE IN DONO DALLA SOCIETÀ
1) La la spedizione Italiana attraverso i Pamiri — 1929
Roma 1930.
2) Menozzi Carlo : Insetti dannosi alla barbabietola — Genova
1930.
3) Pampanini R. : Prodromo della flora Cirenaica — Porli 1931.
4) Lontana Mario: Memoria de la escursion cientilica a Nneva
Paimira — Montevideo 1930.
5) Barsali E.; La vegetazione del litorale toscano fra TArno e
il Calabrone — Firenze 1928.
6) Barsali E. : Una visita al Passo del Furio nel mese di
maggio — Urbino 1930.
7) Barsali E. : Prodromo della Flora umbra — Firenze 1930.
8) Parsali E. : Catalogo dei periodici scientifici posseduti dalle
Biblioteche ed Istituti di Padova — Padova 1931.
9) Ameghino Florentino : Los mamiferos fosiles de la Republica
Argentina : Homalodontes — La Piata 1918.
10) Allegra Ettore: L’amianto — Liège 1931.
11) Janet Charles: Concordance de F arrangement quantique de
base, des électrons planetaires des atomes, avec la classi-
fìcation scalariforme, hélicoidale, des l’ éléments chimiques
— Beauvais 1930.
12) Janet Charles : Considérations sur la structure du noyau de
l’ atome — Beauvais 1929.
13) De Michelis G. : Una migliore distribuzione della popolazione
della terra e dei capitali — Roma 1931.
14) Dampf Alfonso : Los simulidos transmisores de la Onchocer-
cosis en los Estados de Oaxaca y Chiapas — Mexico 1931.
15) J. M. Dusmet y Alonso : Algunos eumenidos y masaridos
der Uorte de Africa — Madrid 1928.
16) J. M. Dusmet y Alonso: Sobra la difìcultad que bay en
escoger los caracteres preferibles para la classificacion de
los himenópteros — Madrid 1929.
ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI ECC.
316
17) J. M. Dusmet y Alonso: Noticia de lo pubblicado en 1915
sobre entomologia de Espana y sns colonias — Madrid
' . 1916.
18) J. M. Dusmet y Alonso: Himenópteros de la India inglesa
— Madrid 1930.
19) J. M. Dusmet y Alonso : Algnnas Eucera y Tetralonia del
ISTorte de Africa — Madrid 1928.
20) J. M. Dusmet y Alonso : Los àpidos de Espana — Madrid
1923.
21) J. M. Dusmet y Alonso : Véspidos Enménidos y Masàridos
de Marruecos — Madrid 1917.
22) J. M. Dusmet y Alonso : Algnnos apidos y Eumenidos de
Cirenaica — Madrid 1927.
23) Monastero Salvatore: I ISTemertini della spiaggia di Pa¬
lermo — Palermo 1930.
INDICE
Airaghi C., Fossili della scaglia cretacea del Trentino
Brian A., Determinazione di un nuovo materiale di Iso-
podi cavernicoli, raccolto nel corso delle esplora¬
zioni del gruppo Grotte Cremona (C.A.I. di Cre¬
mona) .........
Brighenti D., Revisione sistematica ed ecologica dei
Culicini italiani .......
Capello C. F., Osservazioni meteorologiche eseguite ni
valle d’Ayas nell’ estate 1931 . . . .
Cengia Sambo M., Ecologia dei licheni
Cengia Sambo M., Ecologia dei licheni. Parte II.
Colla S., Sulle Micorizze di Bryas octopetata L.
(Nota preventiva) .......
Colla S., Osservazioni sulla biologia del Triphrag-
mium echinatum Lev. ......
Colla S., Relazioni tra alcuni basidiomiceti e le radici
di alcuni alberi ed arbusti di foreste (Nota prev.)
De Angelis M., Emilio Repossi .
Facciolà L., Di alcune particolarità organiche del Chau-
ìiodus sloanei Bl. Schn. . . . . .
Luzzatto G., Contributo alla flora del Lautaret (Hautes
Alpes) . .
Manfredi P., Un nuovo miriapodo cavernicolo italiano
Tràgloiulus mirus n. gen. n. sp. . . . .
Manfredi P., Terzo contributo alla conoscenza dei Mi-
riapodi cavernicoli italiani . . . . .
Micheli L., Note biologiche e morfologiche sugli ime¬
notteri .........
Molto ni Ed., Altre catture di Rondone pallido in Pie¬
monte .........
Moltoni Ed., La Peppola - Fringilla montifringilìa ,
Limi. - nidifica regolarmente in Italia ?
gag. 240
66
»
216
» 245
» 45
» 279
» 160
»
162
» 164
» 271
» 120
» 92
» 181
» 257
» 19
» 158
» 190
318
INDICE
Moltoni Ed., Commemorazione del Conte Comm. Dott.
Ercole Turati ....... pag .
Moretti G.. Sulla morfologia e biologia di forma lar¬
vale e ninfale della Sektio Tanytarsus genuinus
inermipes gruppo corrispondente ad un imago del
G. Micropsectra (Kieff) (con 3 tavole) . . »
Panzera O., Sulla fine struttura dei corpi rossi della
vescica natatoria ........
Pe rotti P., Sviluppo delle squamine del Coregono del
lago di Como .........
Sci ac chi ta no L., Alcune osservazioni sulle dicotomie del
sistema secondo Y ologenesi
Scortecci G„, Osservazioni su Rana beccarli Blgr.
(con una tavola) ........
Scortecci G., Secondo contributo alla conoscenza dei
rettili della Somalia italiana (con una tavola) . »
Scortecci G., Terzo contributo alla conoscenza dei ret¬
tili della Somalia italiana (Ofìdi) .... »
Schreiber B., Due casi di anomalia negli ossicini di
Weber ..........
Stolz T., Osservazioni morfologiche su alcuni Coregoni
del lago di Ledro ........
264
168
29
193
79
o
127
203
228
153
/■
Oronaca Sociale
Consiglio direttivo pel 1931 . . . . . . pag . 293
Verbali delle sedute ........ 294
Istituti scientifici corrispondenti ...... 301
Elenco delle pubblicazioni donate . . . » 315
B R !
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T I
f-4
I I
SUNTO DEL REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ
(data di fondazioni*:: 15 gionnaio 185f>)
Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli
studi relativi alle scienze naturali.
I Soci possono essere in numero illimitato: «flettivi, perpetui, bene¬
meriti e onorari.
I Soci effettivi pagano L. 40 all’anno, in una sola volta , nel primo
bimestre dell' anno, e sono vincolati per un triennio. Sono invitati par¬
ticolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d’Italia)
vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuita¬
mente gli Atti e le Memorie della Società e la Rivista Natura.
Olii versa Lire 400 una volta tanto viene dichiarato Socio perpetuo.
Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargi¬
zioni hanno contribuito alia costituzione del capitale sociale.
A Soci onorari possono eleggersi eminenti scienziati che contribui¬
scano coi loro lavori all’incremento della Scienza.
La proposta per V ammissione d'un nuovo Socio effettivo o perpetuo
deve essere fatta e firmata da due soci .mediante lettera diretta al Con¬
siglio Direttivo (secondo l’Art. 20 del Regolamento).
Le rinuncio dei Soci effettivi debbono essere notificate per iscritto
al Consiglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 8° anno di
obbligo o di ogni altro successivo.
La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza.
Tutti i Soci possono approfittare dei libri della biblioteca sociale,
purché li domandino a qualcuno dei membri del Consiglio Direttivo o
al Bibliotecario, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d’uso
volute dal Regolamento.
Gli Autori che ne fanno domanda ricevono gratuitamente cinquanta
copie a parte, con copertina stampata, dei lavori pubblicati negli Atti
e nelle Memorie , e di quelli stampati nella Rivista Natura.
Per la tiratura degli estratti, oltre le dette 50 copie gli Autori
dovranno rivolgersi alla Tipografia sia per l’ordinazione che per il
pagamento. La spedizione degli estratti si farà in assegno.
INDICE DEL FASCICOLO IIHV
V></
GL Scortecci, Terzo contributo alla conoscenza dei ret¬
tili della Somalia italiana (Ofìdi) .
D. Brighenti, Revisione sistematica ed ecologica dei
Culicini italiani .......
B. Schreiber, Due casi di anomalia negli ossicini di
Weber . . . .
C. Airaghi, Fossili della scaglia cretacea del Trentino
C. F. Capello, Osservazioni meteorologiche eseguite
in valle d'Ayas nell’ estate 193 1. . . . .
P. Manfredi, Terzo contributo alla conoscenza dei Mi-
riapodi cavernicoli italiani . . . . .
Ed. Moltoni, Commemorazione del Conte Comm. Dott.
Ercole Turati .......
M. De Angelis, Emilio Repossi. Cenni commemorativi
M. Cengia Sambo, Ecologia dei licheni. Parte II
Consiglio Direttivo .......
Verbali delle sedute .......
Istituti scientifici corrispondenti .
Elenco delle pubblicazioni donate
>ag
. 203
»
216
»
228
»
240
»
245
»
257
»
264
»
271
»
279
»
293
»
294
»
301
»
315
Nel licenziare le bozze i Signori Autori sono pregati di notifi¬
care alle i Tipografia il numero degli estratti che deside¬
rano, oltre le 50 copie concesse gratuitamente dalla Società.
Il listino dei prezzi per gli estratti degli Atti da pubblica rsi
nel 1031 è il seguente:
COPIE
25
50
75
100
Pag. 4
L.
8.-
L. 12.—
L. 17.—
L. 22.—
57 8
77
13.--
77 18.—
77 24.—
77 31.—
77 12
77
16.—
77 24.—
77 31.—
7, 39.—
7, 16 /
r>
18.—
co
<71
77 37. —
77 50.—
NB. - La coperta stampata viene considerata come un 1 / 4 di foglio.
Per deliberazione del Consiglio Direttivo , le pagine concesse
gratis a ciascun Socio sono ridotte a 12 per ogni volume degli
Atti e a 8 per ogni volume di Natura, che vengono portate a
10 se il lavoro ha delle figure.
Nel caso che il lavoro da stampare richiedesse un maggior
numero di pagine, queste saranno a carico dell’ Autore { L . 25
per ogni pagina degli u Atti v e di u Natura n). La spesa delle
illustrazioni è a, carico degli Autori.
I vaglia in pagamento di Natura , e delle quote sociali devono es¬
sere diretti esclusivamente al Dott. Edgardo Moltoni, Museo Civico
di Storia Naturale , Corso Venezia, Milano (113ì.
V