Skip to main content

Full text of "Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano"

See other formats


ATTI 


DELLA 

SOCIETÀ  ITALIANA 

j 

DI  SCIENZE  NATURALI 

E  DEL 

MUSEO  CIVICO 

DI  STORIA  NATURALE 

TN  MILANO 

VOLUME  LXXIX 
Anno  1940 


Milano  1940  (XVIIl) 


l- 


Pavia  —  Premiata  Tipografia  Succ.  FUSI  -  Via  L.  Spallanzani,  11  —  1940  (XVIII) 


ELENCO  DEI  SOCI  DEL  1940 

Il  millesimo  che  precede  il  nome  è  1’  anno  d’  ammissione  a  Socio. 


1931. 

1931. 

1897. 

1919. 
1934. 
1940. 

1920. 
1925. 

1929. 

1936. 
19  L4. 


1910. 

1939. 

1920. 

1939. 

1937. 


Agnesotti  Dott.  Alda  —  Via  Fiamma  28,  Milano. 

Agostini  Dott.  Gr.  Uff.  Augusto  —  Generale  Coman¬ 
dante  la  Milizia  Naz.  Forestale  presso  il  Ministero 
delFAgricoltura  e  Foreste,  Roma. 

Airaghi  Prof.  Cav.  Uff.  Carlo  {Socio  'perpetuo)  — 
Via  Podgora  7,  Milano  (114). 

Albani  Ing.  Giuseppe  {Socio  pey'petuo)  —  Via  Pas¬ 
sione  3,  Milano  (113) 

Alberici  Dott.  Erminia  —  Via  Privata  Bobbio,  2, 
Milano. 

Altini  Dott.  Giuseppe  —  Via  Mazzini  31,  Bagnoca- 
vallo  (Ravenna). 

Alzona  Dott.  Carlo  —  Via  Fabio  Filzi  7,  Quinto  al 
mare  (Geno va'). 

Amoroso  S.  E.  Cav.  di  Gr.  Croce  Prof.  Dott.  Pietro 
{Socio  'perpetuo)  —  Vico  Gagliani  a  S.  Chiara  2, 
Uapoli. 

Andreini  Dott.  Cav.  Alfredo  —  Monte  S.  Maria  Tibe¬ 
rina,  Lippiano  (Perugia). 

10  Arata  Dott.  Maria  —  Via  Garofalo  44,  Milano. 

Arcangeli  Prof.  Alceste —  Direttore  delP  Istituto  di 
Zoologia  della  R.  Università,  Via  Accademia  Alber¬ 
tina  17,  Torino. 

Astolfi  Alessandro  —  Via  Privata  C.  Mangili  6,  Mi¬ 
lano  (112). 

Bagatti  Avv.  Odoardo  —  Viale  Toschi  15,  Parma. 

Bagnall  Richard  Siddoway  {Socio  perpetuo)  —  Blay- 
don  on  Tyne,  Inghilterra. 

Baldettl  Don  Cristoforo  —  Castelfidardo  (Ancona). 

Baldi  Prof.  Edgardo  —  Istituto  Italiano  di  Idrobio¬ 
logia  Bott.  Marco  De  Marchi^  Pallaif^a  di  Ver- 
bania. 


VI 


EliENCO  DEI  SOCI 


1939. 


1939. 

1929. 
1937.  20 

1930. 

1914. 

1937. 

1915. 

1920. 

1899. 

1929. 


1899. 

1923. 

1931.  30 

1913. 

1904. 

1919. 

1940. 

1934. 

1928. 

1930. 

1896. 


1937. 
1935.  40 
1940. 


Barberis  Avv.  Comm.  Mario  —  Via  Aurelio  Saffi.  7, 
Milano. 

Barboni  Doti.  Ubaldo  —  Cogliate  (Milano). 

Barigozzi  Prof.  Claudio  —  Via  Tazzoli  9,  Milano  (128)- 

Bartolazzi  Dott.  Carla  —  Via  Gustavo  Modena  1, 
Milano. 

Battaini  Ing.  Carlo  —  Via  del  Caravaggio  3,  Mi¬ 
lano  (125). 

Bianchi  Prof.  Angelo  —  Direttore  dell’Istituto  Mi¬ 
neralogico  della  B.  Università,  Padova. 

Bjnaghi  Rag.  Giovanni  —  Via  Ghei-ardini  10,  Milano. 

Boeris  Prof.  Giovanni  (Socio  pe^^petuo)  —  Via  Irne- 
rio  6,  Bologna. 

Boldori  Rag.  Leonida  —  Via  G.  Garibaldi  62  A, 
Cremona. 

Bordini  Branco  {Socio  perpetuo)  —  Piazza  S.  Se¬ 
polcro  1,  Milano  (107). 

Borghi  Dott.  Piero  {Socio  perpetuo)  —  Via  Torchio  4, 
Milano. 

Borromeo  Conte  Dott.  Gian  Carlo  —  Via  Manzoni  41, 
Milano  (lQ2j. 

Bracciani  Coinm.  Luigi  —  Boro  Bonaparte  56,  Mi¬ 
lano  (110). 

Brambilla  Pietro  —  Piazza  Segrino  5,  Milano. 

Brian  Dott.  Alessandro  —  Corso  Birenze  5,  Genova  (6). 

Brizi  Prof.  Comm.  Ugo  [Socio  perpetuo)  —  Largo  Rio 
de  Janeii-o  5,  Milano. 

Broglio  Cav.  Piero  {Socio  perpetuo)  —  Via  Privata 
Cesare  Mangili  6,  Milano. 

Bronzini  Dott.  Ermanno  —  Via  Aterno  12,  Roma. 

Brotti  -  Liveriero  Evelina  —  Villa  Arcissa,  Lucino 
(Como). 

Brunetti  Dott.  Lidio  —  Via  Agostino  Lauro  10,  To¬ 
rino  (126). 

Bugini  Vernando  —  Via  Domodossola  29,  Milano. 

Caffi  Sac.  Prof.  Enrico  —  Via  G.  Garibaldi  19,  Ber¬ 
gamo. 

Cambi  Prof.  Livio  —  Largo  Rio  de  Janeiro  5,  Milano. 

Cantoni  Dott.  Giuseppe  —  V^ia  de  Grassi  7,  Milano. 

Canzanelli  Dott.  Arnaldo  —  Viale  Abruzzi  7,  Milano. 


ELENCO  DEI  SOCI 


VII 


1936.  Capello  Dotfc.  Carlo  Felice  —  Osservatorio  Meteoro¬ 
logico  del  R.  Uff.  Idrografico  del  Po,  Ulzio  (Torino). 
1924.  Capra  Dott.  Felice  —  Museo  Civico  di  Storia  Na¬ 

turale,  Via  Brigata  Liguria,  Grenova  (102). 

1923.  Carbone  Prot*.  Domenico  {Socio  perpetuo).  —  Via 

0.  Tabacclii  3,  Milano  (124). 

1911.  Carnegie  Museum  —  Pittsburgh -(Pennsylvania). 
1938.  Casati  Conte  Alfonso  —  Via  Soncino  2,  Milano. 
1940.  Castellani  Sig.  Omero  —  Borgata  Acilia,  Roma. 

1923.  Cattorini  Dott.  Cav.  Uff.  Pier  Emilio  —  Via  Ar¬ 

naldo  da  Brescia  10,  Milano. 

1929.  Cavallini  Dott.  Francesca  —  Viale  Fiume  2,  Pavia. 
1913.  50  Cavazza  Conte  Dott.  Comm.  Filippo  — Via  Farini  3, 
Bologna. 

1938.  Cavenago  Sig.ra  Speranza  —  Laboratorio  di  controllo 
Pietre  preziose  e  Perle,  Via  Monte  di  Pietà  9, 
Milano. 

1940.  Celioni  Dott.  Giovanni  —  Viale  Carducci  60,  Li¬ 
vorno. 

1918.  Ceresa  Leopoldo  —  Via  Dario  Papa  21,  Milano  (142). 
1913.  Cerruti  Ing.  Comm.  Camillo  —  Via  Luigi  Vitali  2, 
Milano  (113). 

1923.  Chiesa  Dott.  Cesare  —  Museo  Libico  di  Storia  Na¬ 
turale,  Tripoli  (Libia). 

1910.  Chigi  Princijoe  Francesco  —  Ariccia,  Prov.  di  Roma. 

1933.  CiFERRi  Prof.  Raffaele,  Direttore  del  Laboratorio  di 

Botanica,  Facoltà  di  Agraria,  Piazzale  del  Re, 
Firenze. 

1938.  Cinque  Dott.  Fiammetta  —  Via  A.  Stoppani  12,  Milano. 
1905.  Circolo  Filologico  Milanese  (Socio  perpetuo)  —  Via 

Clerici  10,  Milano  (101). 

1939.  60  CiTRAN  Ing.  Andrea  —  Via  A.  De  Luigi  6,  Milano. 

1922.  CiTTERio  Prof.  Vittorio  (Socio  perpetuo)  —  Istituto 

di  Anatomia  Comparata,  Palazzo  Botta,  Pavia. 

1922.  Club  Alpino  Italiano  :  Sezione  di  Milano  (Socio  per¬ 

petuo)  —  Via  Silvio  Pellico  6,  Milano  (102). 

1927.  CocQUio  D  ott.  Gaetano  (Socio  perpetuo)  —  Collegio 
Arcivescovile,  Tradate  (Varese). 

1923.  Colla  Dott.  Silvia  (Socio  perpetuo)  —  Istituto  di  Fi¬ 

siologia  della  R.  Università,  Corso  Raffaello  30, 
Torino. 


vili 


ELENCO  DEI  SOCI 


1921. 


1924. 

1923. 

1901. 


1910. 
1938.  70 
1921. 
1932. 

1925. 


1900. 

1920. 

1919. 


1922. 

1934. 

1939. 
1937.  80 


1925. 


1940. 

1910. 

1920. 


Golosi  Prof.  Griuseppe  —  Direttore  delP  Istituto  di 
Zoologia  e  Anatomia  Comparata  della  R.  Università, 
Via  A.  Volta  6,  Pisa. 

CoMERio  Lina  {Socio  perpetuo)  —  Via  Silvio  Pellico  5, 
Busto  Arsizio. 

S.  E.  Corni  Dott.  Comm.  Guido  {Socio  perpetuo)  — 
Viale  Regina  Elena  2,  Modena. 

Corti  Prof.  Alfredo  {Socio  perpetuo)  —  Direttore 
dell’Istituto  di  Anatomia  e  Fisiologia  Comparate 
—  Via  Gioda  34,  Torino. 

Corti  Dott.  Emilio  —  Via  Severino  Capsonì  13,  Pavia. 

Corti  Dott.  Roberto  —  Via  Lamarmora  4,  Firenze. 

Grida  Dott.  Celso  —  Via  Riccardo  Sineo  16,  Torino. 

D’Abundo  Prof.  Emanuele  —  Via  U.  V.  di  Modrone  2, 
Milano. 

S.  E.  Dainelli  Prof.  Giotto  —  Direttoi-e  dell’Istituto 
di  Geologia  della  R.  Università,  Via  Lamarmora  4, 
Firenze  (14). 

Dal  Piaz  Prof.  Giorgio  —  Via  Scapin  20,  Pad.ova. 

De  Angelis  Prof.  Maria  {Socio  perpetuo)  —  Museo  Ci¬ 
vico  di  Storia  Naturale,  Milano  (113;. 

De  Beaux  Prof.  Cav.  Uff.  Oscar  —  Direttore  del 
Museo  Civico  del  Storia  Naturale,  Via  Brigata 
Liguria,  Genova. 

De  Capitani  da  Vimercate  Ing.  Dott.  Cav.  Serafino. 
{Socio  perpetuo)  —  Piazza  Cincinnato  6,  Milano  (18). 

Del  Nunzio  Dott.  Anita  —  Via  Francesco  Saverio  39, 
Varese. 

De  Magistris  Sig.  Leandro  —  V^ia  Sturla  45,  Genova. 

De  Marchi  Curioni  Rosa  {Socio  benemerito)  —  Via 
Borgonuovo  23,  Milano  (102). 

Desio  Prof.  Cav.  Ardito  {Socio  perpetuo)  — Direttore 
dell’Istituto  di  Geologia  e  Paleontologia  della  R. 
Università,  Via  Botticelli  67,  Milano. 

De  Stefani  Dott.  Teodosio  —  Via  Sferi-ocavallo  256, 
Borgata  Sferrocavallo,  Palermo 

Direzione  Istituto  di  Geologia  Applicata  e  di  Arte  Mi¬ 
neraria,  R.  Università,  Via  Mezzocannone,  Napoli. 

Direzione  del  Gabinetto  di  Storia  Naturale  del  R. 
Istituto  Magistrale  Carlo  Tenca  —  Milano  (HO). 


ELENCO  DEJ  SOCI 


IX 


1925.  Direzione  del  Gabinetto  di  Geologia  della  R.  Uni¬ 

versità  di  Parma. 

1927.  Direzione  del  Gabinetto  di  Mineralogia  della  Uni¬ 
versità  libera  di  Urbino. 

1926.  Direzione  del  Gabinetto  di  Scienze  Naturali  del  R. 

Liceo  Parini  —  Via  Goito,  Milano  (12). 

1927.  Direzione  dell’ Istituto  di  Anatomia  e  Fisiologia  Com¬ 

parata  —  R.  Università,  Palazzo  Botta,  Pavia. 
1937.  Direzione  dell’Istituto  di  Anatomia  e  Fisiologia  com¬ 
parate  della  R.  Università  di  Bologna. 

1902.  90  Direzione  dell’Istituto  di  Geologia  della  R.  Univer¬ 
sità,  Via  della  Sapienza  71,  Roma. 

1926.  Direzione  dell’Istituto  di  Zoologia  della  R.  Univer¬ 

sità  di  Cagliari,  S.  Bartolomeo. 

1929.  Direzione  del  R.  Osservatorio  Fitopatologico,  Se¬ 
zione  Entomologica  —  Via  Celoria  2,  Milano. 
1912.  Direzione  del  R.  Istituto  Tecnico  u  Carlo  Cattaneo 
Piazza  Mentana  3,  Milano. 

1931.  Direzione  del  R.  Liceo-Ginnasio  G.  Carducci,  Bolzano. 
1923.  Direzione  del  R.  Liceo-Ginnasio  Arnaldo,  Brescia. 
1929.  Direzione  R.  Stazione  Sperimentale  di  Bieticoltura, 
Rovigo. 

1906.  Direzione  del  Museo  di  Geologia  R.  Ist.  Superiore 
d’ingegneria,  Torino. 

1927.  Direzione  dell’  Istituto  di  Antropologia  della  R.  Uni¬ 

versità,  Via  Accademia  Albertina  17,  Torino. 

1935.  Direzione  del  Gabinetto  di  Geologia  del  R.  Istituto 

Superiore  di  Ingegneria,  Piazza  Leonardo  da  Vinci, 
Milano. 

1935.  100  Direzione  dell’  Istituto  di  Zoologia  della  Regia  Uni¬ 
versità  di  Pavia. 

1931.  Direzione  dell’  Istituto  di  Geologia.  R.  Università, 

Palazzo  Carignano,  Torino. 

1934.  Direzione  del  Laboratorio  di  Storia  Naturale  e  Pa¬ 

tologia  vegetale  del  R.  Istituto  Tecnico  Agrario 
u  Umberto  I  n  di  Alba. 

1935.  Direzione  del  Laboratorio  di  Fitopatologia  e  R.  Os¬ 

servatorio  per  le  Malattie  delle  Piante  per  il  Pie¬ 
monte,  Via  Luciano  Bazzani  24  bis,  Torino. 


X  ELENCO  DEI  SOCI 

1938.  Direzione  del  Laboratorio  di  Zoologia  Agraria,  R, 

Istituto  Superiore  Agrario,  Piazza  L.  da  Vinci  28^ 
Milano. 

1940.  Direzione  dell’  Istituto  di  Entomologia,  Via  Paisiello 
47,  Roma. 

1912.  Doniselli  Prof.  Casimiro,  Direttore  dell’Istituto  Ci¬ 
vico  di  Pedagogia  sperimeutale  —  Carlo  Poma  17, 
Milano  (120). 

1936.  Durante  Dott.  Pina  —  Piazzale  Vesuvio  14,  Milano. 

1924.  Fabiani  Prof.  Ramiro  —  Direttore  dell’Istituto  di 

Geologia  della  R.  Università,  Palermo. 

1929.  Facciola  Dott.  Luigi  —  Contrada  Cateratte,  Messina. 
1924.  110  Fadda  Prof.  Comm.  Giuseppe  —  R.  Provveditore  agli 

Studi  di  Cagliari. 

1939.  Fagnani  Sig.  Gustavo,  Via  Telesio  22,  Milano. 

1936.  Faraggiana  in  Kramer  Dott.  Romilde  —  Staziono 

Zoologica,  Villa  Comunale,  Napoli. 

1923.  Fenaroli  Prof.  Luigi  {Socio  'perpetuo)  —  R.  Stazione 
Speriment.  di  Selvicoltura.  Corso  Regina  Elena  13. 
Firenze. 

1910.  Ferri  Prof.  Cav.  Uff.  Gaetano  —  Via  Nino  Bixio 
(Isolato  Impiegati  119  interno  8),  Messina. 

1905.  Ferri  Dott.  Giovanni  —  Via  Volta  5,  Milano  (HO). 

1928.  Fiori  Dott.  Attilio  —  Viale  Aldini  176,  Bologna. 

1930.  Floridia  Dott.  Giovanni  Battista  [Socio  perpetuo) 

—  Modica  Alta  (Ragusa). 

1038.  Fortunati  Dott.  Enrica  —  Stazione  Dora,  Torino. 

1906.  Frova  Dott.  Camillo  [Socio  perpetuo)  —  Albaredo 

per  Cavasagra,  Treviso. 

1931.  120  Gallelli  Giovanni  —  Via  Orti  12,  Milano. 

1930.  Gargiulo  Dott.  Floriano  —  presso  Sig.  Dina  Pace, 
Via  dell’Annunciata,  Desenzano  del  Garda. 

1906.  Gemelli  Prof.  Fra  Agostino  —  Università  Cattolica, 
Via  S.  Agnese  4,  Milano  (108). 

1914.  Gerli  Ing.  Alfredo  —  Via  A.  Mussolini  4,  Milano. 
1938.  Ghezzi  Dott.  Bice  —  Via  Bramante  35,  Milano. 

1910.  Ghigi  Prof.  Gr.  Uff.  Alessandro,  Consigliere  Nazio¬ 

nale  [Socio  perpetuo)  —  Via  d’Azeglio  44,  Bologna. 
1920.  Gianferrari  Prof.  Luisa  —  Museo  Civico  di  Storia 
Naturale,  Milano  (113). 


ELENCO  DEI  SOCI 


XI 


1930.  Goblet  d’Alviella.  Conte  Dott.  Felix  Albert  Joseph 
—  Rue  de  la  Loi  51,  Bruxelles  (Belgio). 

1920.  Gola  Prof.  Giuseppe  —  Direttore  dell’Istituto  Bo¬ 

tanico  della  R.  Università,  Padova. 

1921.  Gortani  Prof.  Michele  {Socio  perpetuo)  —  Direttore 

dell’  Istituto  di  Geologia  della  R.  Università,  Bo¬ 
logna. 

1924.  130  Grandi  Prof.  Guido  —  Direttore  dell’Istituto  di  En¬ 

tomologia  della  R.  Università,  Via  Filippo  Re  6, 
Bologna  (125). 

1934,  Grasselli  Dott.  Giancarlo  —  Via  XX  Settembre  19, 
Cremona. 

1921.  Grill  Prof.  Emanuele  —  Direttore  dell’Istituto  di  Mi¬ 
neralogia  della  R.  Università,  Via  Botticelli  67, 
Milano. 

1938.  Gelino  Dott.  Giuseppe  —  Corso  Vinzaglio  12,  Torino. 

1925.  Hermann  Comm.  Dott.  Federico  {Socio  perpetuo)  — 

Strada  Costagrande  7,  Pinerolo  (Torino). 

1938.  Imparati  Prof.  Edoardo  —  Via  Pietro  Alighieri  19, 
Ravenna. 

1913.  Lange  Sig.  Otto  —  Via  Ferdinando  Ciolini  15,  Fi¬ 
renze. 

1909.  Livini  Prof.  Coinm.  Ferdinando  —  Viale  Bianca  Ma¬ 
ria  26,  Milano  (113). 

1938.  Losacco  Doit.  Ugo  —  R.  Istituto  di  Geologia,  Via 
Lamarmora  4,  Firenze. 

1923.  Maddalena  Ing.  Dott.  Cav.  Leo  (Socio  perpetuo)  — 

Via  Xomentana  133,  Roma. 

1924.  140  Maffei  Dott.  Siro  Luigi  —  R.  Orto  Botanico,  Via 

Volta  li,  Pavia. 

1929.  Magistretti  Ing.  Cav.  Luigi  [Socio  perpetuo)  — 
Piazza  Crispi  3,  Milano. 

1938.  Magistretti  Dott.  Mario  —  Via  Tonale  9,  Milano. 

1908.  Maglio  Prof.  Carlo  —  R.  Liceo  u  Foscolo  Pavia. 

1937.  Magnani  Dott.  Mario  —  Istituto  di  Geologia  della 
R.  Università,  Via  Botticelli  67,  Milano. 

1940.  Malatesta  Dott.  Alberto  —  Via  Maggi  13,  Livorno. 
1919.  Manfredi  Dott.  Paola  —  Acquario  Civico,  Via  Gadio, 
Milano. 

Mannucci  Ing.  Vincenzo  —  Via  Paganini  2,  Milano. 


1933. 


XII 


ELENCO  DEI  SOCI 


1939.  Ma^kiani  Sig.  Mario  —  Via  G.  Scinti  6,  Palermo. 
1927.  ACarietti  Dott.  Giuseppe  [Socio  ^perpetuo)  —  Via  Con¬ 
servatorio  7,  Milano. 

1925.  150  Marocco  Dott.  Sac.  Antonio  —  Seminario  Vescovile, 
Asti. 

1909.  Mauro  Ing.  Prof.  Gr.  Uff.  On.  Francesco  (Socio  per¬ 
petuo)  —  Piazza  S.  Ambrogio  14,  Milano  (108). 
1936.  Maviglia  sig.  Carlo  —  Corso  B.  Aires  23,  Milano. 

1896.  Menozzi  Prof.  Comm.  Angelo,  Senatore  del  Regno  — 

Via  Montebello  36,  Milano  111. 

1922.  Menozzi  Prof.  Carlo  —  Laboratorio  Entomologico  del¬ 

l’Ufficio  agricolo  del  Consorzio  Zucchero,  Casella 
Postale  189,  Ferrara. 

1939.  Merciai  Prof.  Comm.  Giuseppe  —  Istituto  Geologico 
della  R.  Università,  Roma. 

1939.  Messina  Dott.  Caterina  —  Via  Martignoni  8,  Milano. 
1919.  Micheli  Ing.  Leo  -  Via  Pancaldo  11,  Milano. 

1919.  Micheli  Dott.  Lucio  —  Via  Carlo  Goldoni  32.  Mi- 

/ 

lano  (120). 

1923.  Moltoni  Dott.  Edgardo  [Socio  perpetuo)  —  Direttore 

del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale,  Milano  (113). 
1912.  160  Montemartini  Prof.  Luigi  —  Via  Alberto  da  Gius¬ 
sano  23,  Milano. 

1939.  Morganti  Dott.  Giuseppe  —  Piazza  L.  da  Vinci  10, 
Milano. 

1931.  Moretti  Dott.  Gian  Paolo  [Socio  perpetuo)  —  Via 
Gran  Sasso  28,  Milano. 

1929.  Moretti  Prof.  Giulio  —  Via  Santa  Lucia  14,  Bergamo. 

1920.  Moschetti  Dott.  Lorenzo  —  Via  Silvio  Pellico  24, 

Torino. 

1924.  Nangeroni  Prof.  Libertade  [Socio  peì'petuo)  —  Viale 

Regina  E  lena  30,  Milano. 

1905.  Natoli  Prof.  Rinaldo  — Viale  dei  Mille  7,  Milano  (120). 

1925.  Naef  Maurizio  [Socio  perpetuo)  —  Thun,  Berna. 

1936.  Nielsen  Dott.  Cesare  —  Via  Letizia  6,  Bologna. 

1931.  Ninni  Dott.  Gr.  Uff.  Conte  Emilio  —  Fiera  di  Treviso. 
1935.  170  Padalino  Mons.  Prof.  Ciro  —  Seminario  pontificio 

regionale,  Chieti. 

Pagliani  Dott.  Giovanna  —  Istituto  di  Mineralogia 
della  R.  Università,  Via  Botticelli  67,  Milano. 


1935. 


ELENCO  DEI  SOCI 


XIII 


1909.  Parisi  Dott.  Bruno  (Socio  perpetuo)  —  Sopraiiiten- 
dente  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale,  Mi¬ 
lano  (113). 

1919.  Parvjs  Colonnello  Cesare  —  Viale  dei  Mille  120, 

Parma. 

1939.  Pasa  Sig.  Angelo  —  Via  S.  Prancesco  da  Paola  21, 
Torino. 

1934.  Patrini-Coppa  Prof.  Amalia  —  Via  Piacenza  12,  Ales¬ 
sandria. 

1937.  Patrizi  Marchese  Saverio  —  Piazza  San  Luigi  dei 

Prancesi  37,  Roma. 

A  ' 

1923.  Pavolini  Prof.  Angelo  (Socio  pey'petuo)  —  Via  Belve¬ 
dere  29,  Pirenze  (131). 

1928.  Perotti  in  Razzini  Dott.  Pina  —  Via  Bramante  16, 
Milano. 

1930.  PiERANTONi  Prof.  Umberto  —  Direttore  dell’Istituto 
di  Zoologia  della  R.  Università,  Napoli. 

1926.  180  PiGNANELLi  Pi’of.  Salvatore  —  Istituto  Tecnico,  Le¬ 
gnano. 

1933.  PiRocCHi  Dott.  Livia  —  Istituto  Italiano  di  Idrobio¬ 
logia  Loti.  Marco  Le  Marchi,  Pallanza  di  Verbania. 

1928.  PoLiMANTi  Prof.  Osvaldo  —  Direttore  della  R.  Sta¬ 
zione  idrobiologica  del  Lago  Trasimeno,  Magione 
per  Monte  del  Lago  ''Perugia). 

1936.  PoMiNi  Dott.  Prancesco  —  Via  Valerio  Catullo  16, 

Verona. 

1939.  Ponti  Sig.na  Luisa  —  Varano  Borghi  (Varese). 

1896.  Porro  Nob.  Dott.  Ing.  Cesare  —  Via  Cernnschi  4, 
Milano  (121). 

1922.  Provasi  Prof.  Tiziano  —  R.  Liceo  di  Tripoli. 

1923.  Raiteri  Dott.  Prof.  Lnigi  —  Direttore  del  Collegio 

S.  Vincenzo,  Piacenza. 

1939.  Ramazzotti  Ing.  Cav.  Giuseppe  —  Viale  Vittorio  Ve¬ 
neto  24,  Milano. 

1937.  Rampi  Sig.  Leopoldo  —  Via  Mentana  1,  San  Remo. 

1939.  190  Ranzi  Prof.  Silvio  —  Direttore  dell’  Istituto  di  Zoo¬ 

logia  ed  Anatomia  Comparata,  R.  Università,  Via 
Celoria  10,  Milano. 

1937.  Rapetti  Aldo  —  Corso  Galileo  Perraris  138,  Torino. 

1939.  Ricci  Rag.  Giuseppe  —  Via  Mazzini  6,  Milano. 


XIV 


ELENCO  DEI  SOCI 


1938.  Roggiani  Sig.  Aldo  —  Domodossola. 

1935.  Romano  Dott.  Silvia  —  Istituto  di  Anatomia  Comp. 

R.  Università,  Via  Gioda  24,  Torino. 

1898.  Ronchetti  Prot*.  Dott.  Vittorio  —  Piazza  Castello  3, 
Milano  (109). 

1938.  Rosenberg-  Sig.  Ernesto  Romano  —  Via  A.  Doria  14, 

Torino. 

1905.  Rossi  Doti.  Pietro  —  Via  Iacopo  Palma  30,  Milano. 

1937.  Ruffo  Sig.  Sandro  —  Piazza  Capretto  2,  Verona. 
1931.  Rusca  Rag.  Luigi  —  Viale  Mugello  4,  Milano. 

1939.  200  Salsi  Sig.  Sergio  —  Via  Masone  130,  Reggio  Emilia. 

1931.  Sanvisenti  Dott.  Carmen  —  Piazza  Duse  1,  Milano. 

1940.  Sassi  Dott.  Ing.  Pietro  —  Viale  Teodorico  3,  Milano. 
1927.  ScAiNi  Ing.  Giuseppe  —  Via  Vanvitelli  49,  Mi¬ 
lano  (132). 

1938.  ScHATZMAYR  Sig.  Arturo  —  Museo  Civico  di  Storia 

Naturale  —  Milano. 

1927.  Scortecci  Prof.  Cav.  Giuseppe  —  Museo  Civico  di 
Storia  Naturale,  Milano  (113). 

1938.  Scotti  Dott.  Alessandra  —  Via  Vanvitelli  27,  Milano. 

1937.  Scotti  Dott.  Sac.  Pierino  —  Istituto  Salesiano,  Eo- 

gliozzo  (Torino). 

1916.  Sera  Prof.  Gioacchino  Leo  —  Istituto  di  Antropo¬ 
logia,  Via  Università  39,  Napoli. 

1938.  Serra  Dott.  Teresa  —  Via  Maiella  3,  Milano. 

1910.  210  Serralunga  Ing.  Ettore  —  Piazza  S.  Angelo  1,  Milano. 
1907.  SiBiLiA  Dott.  Cav.  Enrico  (Socio  perpetuo)  — Azienda 

Agricola,  Minoprio  (Como). 

1936.  SiCARDi  Dott.  Ludovico  —  Soc.  An.  Montecatini,  Via 

XI  Febbraio  21,  Torino. 

1910.  SiGiSMUND  Pietro  —  Via  Broggi  14,  Milano  (119). 

1921.  SiMONDETTi  Ing.  Mario  —  Corso  Sempione  15  A,  Mi¬ 

lano. 

1924.  Soldati  Raffaele  (Socio  perpetuo)  —  Neggio,  Cantoii 
Ticino. 

1938.  SoMMANi  Sig.  Ernesto  —  Via  VI  Novembre  107,  Roma. 

1937.  SoMMARUGA  Claudio  —  Via  Scarlatti  30,  Milano. 

1940.  Sordi  Sig.  Mauro  —  Corso  Amedeo  27,  Livorno. 

1909.  Stazzi  Prof.  Coinm.  Piero  —  R.  Scuola  Veterinaria, 

Città  degli  Studi,  Milano  (119). 


ELENCO  DEI  SOCI 


XV 


1924.  220  Stegagno  Prof.  Giuseppe  [Socio  'perpetiLo)  —  Via  Gaz- 
zera  7-8,  Borgo  Trento,  Verona. 

1926.  Stolz-Ricci  in  Picchio  Dott.  Teresa  —  Via  Principe 

di  Piemonte  20,  Venezia  Mestre* 

1927.  Taccani  Dott.  Avv.  Carlo  —  Corso  Littorio  7,  Milano. 

1928.  Taibel  Dott.  Alula  —  Stazione  Sperimentale  di  Pol¬ 

licoltura,  Rovigo. 

1934.  Tamini  Dott.  Eugenia  —  Viale  Romagna  76,  Milano. 

1938.  Tamino  Dott.  Giuseppe  —  Giardino  Zoologico,  Roma. 

1930.  Tedeschi  Luigi  [Socio  —  Via  lacini  6, 

Milano. 

1939.  Tonzig  Prof.  Sergio  —  Direttore  delP  Istituto  Bota¬ 

nico  della  R.  Università,  Via  Celoria  2,  Milano. 
1932.  Tortonese  Dott.  Enrico  —  Via  Vassalli  Eandi  23  bis, 
Torino. 

1940.  Toschi  Prof.  Augusto  —  Laboratorio  di  Zoologia  Appi. 

alla  Caccia  della  R.  Università  di  Bologna. 

1924.  230  Traverso  Prof.  Cav.  G.  B.  [Socio  'perpetuo)  —  R. 

Scuola  d’Agricoltura,  Città  degli  Studi,  Milano. 
1930.  Trevisan  Sig.  Siila  —  Via  Valtellina  50,  Milano. 

1922.  Vaccari  Prof.  Gr.  Uff.  Lino  —  Via  Cassia,  Borgata 

Tomba  di  Nerone,  Roma. 

1924.  Vandoni  Dott.  Cav.  Carlo  —  Via  Papa  Gregorio  XIV, 
16,  Milano  (106). 

1919.  Vecchi  Dott.  Anita  —  Istituto  di  Zoologia,  R.  Uni¬ 

versità,  Bologna. 

1921.  Vegezzi  Dott.  Emilio,  Redattore  dell’Acquicoltura 
Ticinese,  Lugano. 

1936.  Venzo  Prof.  Sergio  —  Museo  Civico  di  Storia  Na¬ 
turale,  Milano. 

1918.  Verity  Dott.  Ruggero  —  Via  Masaccio  44,  Firenze. 

1920.  ViALLi  Prof.  Maffo  —  Direttore  dell’  Istituto  di  Ana¬ 

tomia  Comparata,  Palazzo  Botta  -  R.  Università 
di  Pavia. 

1939.  ViALLi  Dott.  Vittorio  —  Museo  Civico  di  Storia  Na¬ 
turale,  Milano. 

1923.  240  ViGNoLi  Luigi  [Socio  perpetuo)  —  R.  Orto  Botanico, 

Via  Irnerio,  Bologna. 

1921.  Vignolo-Lutati  Prof.  Ferdinando  —  Corso  Vittorio 

Emanuele  103,  Torino  (103). 


XVI  ELENCO  DEI  SOCI 

1915.  ViNASSA  DE  E.EGNY  Prof.  Oomm.  Paolo,  Senatore  del 
Regno  {Socio  perpético)  —  Direttoi-e  dell’Istituto 
geologico  della  R.  Università,  Pavia.* 

1923.  Zammarano  Ten.  Col.  Vittorio  Tedésco  {Socio  per¬ 
petuo)  —  Via  Nizza  45,  Roma. 

1925.  ZA.NGHERI  Rag.  Pietro  —  Via  Anderlini  5,  Porli. 

1922.  Zavattari  Prof.  Cav.  Uff.  Edoardo  {Socio  perpetuo) 

—  Direttore  dell’Istituto  di  Zoologia,  Viale  Regina 
Margherita,  Roma. 

1932.  246  Zaroli  Sac.  Enrico  —  Corso  Magenta  71,  Milano. 


ELENCO  DEI  SOCI  XVlI 

SOCI  PERPETUI  E  BENEMERITI  DEFUNTI 

(7  millesimi  indicano  gli  anni  di  appartenenza  alla  Società) 


1899-1900 

1899-1902 

1899-1904 

1903-1904 

1905-1905 

Annoni  Conte  Aldo,  Senatore  del  Regno  —  Milano. 
Visconti  di  Modrone  Duca  Guido  —  Milano. 

Erba  Comm.  Luigi  —  Milano. 

Pisa  Ing.  Giulio  —  Milano. 

Massarani  Comm.  Tullio,  Senatore  del  Regno  — 
Milano. 

1905-1909 

Boffi  Dott.  Cav.  Antonio  —  Milano. 

1870-1910  *  Salmoiraghi  Prof.  Ing.  Francesco  —  Milano. 


1896-1910 

ScHiAPPARELLi  Prof.  Giovanni,  Senatore  del  Regno 
—  Milano. 

1899-1911 

D’  Adda  Marchese  Emanuele,  Senatore  del  Regno 
—  Milano. 

1909-1912 

1903-1913 

Soldati  Giuseppe  —  Lugano. 

CuRLETTi  Pietro  —  Milano. 

1856-1919  *  Bellotti  I^ott.  Comm.  Cristoforo  —  Milano. 


1909-1919 

1905-1919 

Gabuzzi  Dott.  Giosuè  —  Corhetta. 

Ponti  Marchese  Ettore,  Senatore  del  Regno  — 
Milano. 

1905-1922 
1903  1923 
1899-1923 

Pedrazzini  Giovanni  —  Locamo. 

Giachi  Arch.  Comm.  Giovanni  —  Milano. 

Melzi  d’Eril  Duchessa  Giuseppina.  —  Milano. 

1918-1924  Bertarelli  Gr.UfP.  Tommaso  —  Milano. 


1912-1927 

Galla RATi-ScoTTi  Gian  Carlo,  Principe  di  Molletta 
—  Milano. 

1906-1928 

1896-1928 

1901-1929 

1928-1929 

1896-1930 

1922-1932 

1927-1934 

1905-1934 

Brugnatelli  Prof.  Gr.  Uff.  Luigi  —  Pavia. 

Artini  Prof.  Comm.  Ettore  —  Milano. 

Bazzi  Ing.  Eugenio  —  Milano. 

Capitelli  Cav.  Celeste  —  Milano. 

Grassi  Prof.  Cav.  Francesco  —  Milano. 

Serina  Dott.  Comm.  Gerolamo  —  Milano. 

Artom  Prof.  Cesare  —  Pavia. 

Terni  Prof.  Camillo  —  Napoli. 

Soci  henemeriti. 


XVIII 


ELENCO  DEI  SOCI 


1895- 1934 

1919- 1934 
1906-1934 
1911-1934 
1911-1934 

1905- 1935 
1899-1936 

1896- 1936 

1906- 1937 

1920- 1937 
1914-1937 
1910-1937 

1897- 1938 
1925-1939 

1886-1939 

1920-1940 


Monti  Barone  Dott.  Comm.  Alessandro  —  Brescia. 
CusiNi  Cav.  Remigio  —  Milano. 

Bertoloni  Prof.  Cav.  Antonio  —  Zola  Predosa. 
Balli  Emilio  —  Locamo. 

SoMMARiVA  Sac.  Pietro  —  Gallarate. 

Hoepli  Comm.  Ulrico  —  Milano. 

*De  Marchi  Dott.  Gr.  Uff.  Marco  —  Milano. 
Bertarelli  Prof.  Comm.  Ambrogio  —  Milano. 
Monti  Prof.  Rina  —  Milano. 

Clerici  Ing.  Giampiero  —  Milano. 

Forti  Dott.  Gr.  Uff.  Acbille  —  Verona. 

Nappi  Prof.  Gioacchino  —  Ancona. 

Turati  Conte  Cav.  di  Gr.  Croce  Emilio  —  Milano. 
Belfanti  Prof.  Gr.  Uff.  Serafino,  Senatore  del 
Regno  —  Milano. 

Mariani  Prof.  Comm.  Ernesto  —  Milano, 

Monterin  Dott.  Umberto  —  Gressoney  La  Trinité 
(Aosta). 


f.  1  U 

tv  ^  • 


.  - 


DELLA 


SOCIETÀ  ITALIANA 

f)I  SCIENZE  NATURALI 

E  DEL 

MUSEO  CIVICO 

DI  STORIA  NATURA  IT] 

IN  MILANO 


VOLUME  LXXIX 


Fascicolo  I 


(Con  2  Tavole  fuori  testo) 


MILANO 


Marzo  1940  (XVIII) 


CONSIGLIO  DIRETTIVO  PEL  1940. 


i 


Presidente:  Brizi  Prof.  Comm.  Ugo,  Largo  Rio  de  Janeiro^  5 
(1938-39). 

Parisi  Dott.  Bruno,  Museo  Civico  di  Storia 

Vice-Presidenti  :  j  Naturale  (1939-40). 

!  Grill  Prof.  Emanuele,  Via  Botticelli,  67 
^  (1940-41). 

Segretario:  Moltoni  Dott.  Edgardo,  Mìiseo  Civico  di  Storia  Na¬ 
turale  (1940-41). 

Vice-Segretario:  Desilo  Prof.  Ardito,  Via  privata  Ahamonti,  1 
(1939-40). 

Archivista:  Mauro  lug.  Gr.  Uff.  Oii.  Francesco,  Piazza  S.  Aìn- 
hrogio  i4  (1940-41). 


Consiglieri 


Airaghi  Prof.  Cav.  Uff.  Carlo,  Via  Podgora  7. 
Ferri  Dott.  Giovanni,  Via  Volta,  5. 
Micheli  Dott.  Cav.  Lucio,  Via  Carlo  Gol- 
doni,  32. 

Nangeroni  Prof.  Giovanni,  Viale  Regina 
Elena,  30. 

Scortecci  Prof.  Cav.  Giuseppe,  Museo  Civico 
di  Storia  Naturale. 


\ 


Traverso  Prof.  Cav.  G.  B,,  R.  Scuola  di 
\  Agricoltura. 


Cassiere:  Sig.  Leopoldo  Ceresa,  Via  Dario  Papa,  131  (1940). 


Bibliotecario  :  Sìg.”^^  Dora  Setti. 


t 


ì 


1 


ELENCO  DELLE  MEMORIE  DELLA  SOCIETÀ 


Voi 

.  I. 

Fase 

5.  I-JO: 

/ 

ai)  Il  0 

1865. 

11 

II. 

1-10  ; 

n 

1865-67. 

11 

III. 

D 

1-5  ; 

11 

1867-73. 

11 

IV. 

1-3-5; 

ani)  0 

1868-71. 

11 

V. 

D 

1; 

anno 

1895  (Volume 

completo). 

11 

VI. 

V 

1-3; 

11 

1897-1910. 

11 

VII. 

11 

i; 

11 

1910  (Volume 

completo). 

11 

vili. 

D 

1-3; 

11 

1915-1917. 

11 

IX. 

J7 

1-3; 

11 

1918-1927. 

11 

X. 

77 

1-2; 

11 

1929-1937. 

Pavia  —  Premiata  Tipografia  Successori  FUSI  -  Via  L.  Spallanzani,  11  —  1940 


(1940-41) 


Prof.  Giuseppe  Scortecci 


RECETTORI  DEGLI  IGUAXTDI  E  DI  ALTRI  SAURI 


Concludendo  il  lavoro  preliminare  sui  recettori  degli  Aga- 
midi  f/),  accennai  all'interesse  che  avrebbe  rivestito  una  ricerca 
nello  stesso  senso,  condotta  nelle  altre  famiglie,  ed  in  particolar 
modo  in  quella  degli  Iguanidi.  Presentando  i  componenti  di  questa 
un  marcatissimo  parallelismo  di  forma  e  di  modo  di  vita  con  gli 
Agamidi,  sarebbe  stato  non  poco  importante  sapere  se  parallelismo 
esisteva  anche  tra  gli  organi  di  senso  delle  squame. 

Ricorderò  a  questo  punto  che  lo  Schmidt  (^),  esaminando  esem¬ 
plari  di  Phrynoaorna  cornuturn.  ^celeropus^  Basilicus^  Liolaemus^ 
Hoplurus  sebae^  Chalarodon^  Anolis^  tutti  appartenenti  alla  fa¬ 
miglia  degli  Iguanidi,  aveva  notato  recettori  muniti  di  pelo  sol¬ 
tanto  in  Hoplurus^  Cìtalarodon  e  Anolìs^  diffusi  i  due  primi  nel 
Madagascar  ed  il  secondo  nell’America  tropicale  e  sub  tropicale. 
Per  mio  conto  ho  preso  in  esame,  intendendo  con  questo  di  svol¬ 
gere  solo  una  indagine  preliminare,  i  seguenti  generi.  1  Xipho- 
cercus^  2  Anolis,  3  Norops,  4  Laemanclus  5  Basilicus^  6  Ophry- 
oessa,  7  EnyaMoides^  8  Chalarodon,  9  Hoplurus^  10  Troxjidu- 
rus^  11  JJraniscodon,  12  Strohilurus^  13  TJrooentron ^  14  Liola- 
emits^  15  Stenocercus^  16  Lioce'plialus,  17  Enyaìiiis^  18  Uro- 
■strophics^  19  Liosa/arus^  20  LipAolaemus,  21  Phymaturus^  22 
Iguana^  23  BracìiylopjhMs  ^  24  Ctenosaura  ^  25  Hoplocercus^ 
26  Holhrookìa^  27  Uta,  28  Sceleropus,  29  Plirynosoma^  30  Co- 
nolopjhus^  31  Amhlyrhynchics^  32  Metopoceros. 


(^)  Gli  organi  di  senso  della  pelle  degli  Agamidi  ;  Mem.  della  Soc. 
It,  di  Scienze  Nat.  Voi.  X,  Fase.  II  1937  XYI. 

■(-)  Schmidt  W.  .1.  -  Einiges  iiber  die  Hautsinnesorgane  der  Aga- 
miden,  insbesondere  von  Calotes,  nebst  Bemerkimgen  ilber  diese  Organo 
bei  Geckoniden  und  Ignanen.  —  Anat.  Anzeiger,  12  Luglio  1920,  53  bd., 
N.  3-6,  pag.  113-139. 


2 


G.  SCORTECCI 


In  complesso  dunque  oltre  trenta  generi  e  presso  a  poco  una 
cinquantina  di  specie,  distribuite  nell’America  del  nord,  centrale 
e  meridionale,  nel  Madagascar,  nelle  isole  Figi,  insomma  di  quasi 
tutta  dell’  area  di  diffusione  della  famiglia,  e  parte  pretta¬ 
mente  terragnole,  parte  arboricole,  alcune  destinate  a  vivere  in 
deserto,  altre  in  foresta  umida  ecc.  L’esame  dei  rappresentanti  di 
queste  specie  ha  portato  a  risultati  certamente  non  indifferenti, 
che  qui  espongo  per  sommi  capi,  ripromettendomi  di  compiere 
su  questa  famiglia,  come  sto  facendo  su  quella  degli  Agamidi,  un 
esame  più  dettagliato. . 

Dei  generi  esaminati  ventisette  hanno  mostrato  di  possedere 
recettori  a  lente,  e  cinque,  precisamente  quei  tre  nominati  dallo 
Schmidt  [Cìialarodon^  Hoplunis,  Anolis)  e  Xipocercus  e  No- 
rops^  (^)  recettori  muniti  di  «  pelo  ».  Lo  stato  di  conservazione 
degli  esemplari  presi  in  esame,  che  si  trovano  da  un  non  piccolo 
numero  di  anni  in  alcole  o  formalina,  mi  ha  impedito  di  compiere 
una  indagine  istologica,  ma  dato  il  modo  di  presentarsi  dei  recet¬ 
tori  stessi,  simile  a  quello  dei  recettori  degli  Agamidi,  di  cui 
ho  potuto  compiere  non  poche  sezioni  sottili,  mi  sembra  di  poter 
affermare,  che  anche  negli  Iguanidi  esistono  organi  ^apparente¬ 
mente  simili  a  quelli  degli  Agamidi,  e  destinati  probabilmente 
al  medesimo  scopo,  il  quale,  come  scrissi  nel  lavoro  già  indicato, 
non  può  essere  quello  di  ricevere  sensazioni  tattili  o,  almeno, 
sensazioni  tattili  soltanto. 

Ho  detto  che  gli  Iguanidi  hanno  recettori  simili  a  quelli  degli 
Agamidi  ;  infatti  non  si  ha  una  vera  e  propria  eguaglianza  nè  tra 
quelli  muniti  di  pelo  nè  tra  quelli  a  lente  delle  due  famiglie.  Hegli 
Agamidi  i  recettori  muniti  di  pelo  si  rinvengono  nella  stragrande 
maggioranza  dei  casi  (salvo  che  sulle  squame  del  capo),  nella  parte 
posteriore  delle  squame  stesse  e  alloggiati  in  fossette  o  cavità 
che  si  trovano  al  disotto  della  punta  con  cui  termina  la  carena, 
od  ancora  nello  spessore  delle  squame.  Sono  insomma  assai  ben 
protetti.  Di  ciò  ci  si  può  rendere  esatto  conto  osservando  le  nu¬ 
merose  figure  del  lavoro  già  indicato. 


(^)  Probai )ilmente  anche  gli  appartenenti  al  genere  Chamaeleolis 
posseggono  recettori  simili  a  quelli  di  Anolis;  ho  detto  probabilmente 
poiché  ho  potuto  esaminare  solo  esemplari  in  cattivo  stato  di  conser¬ 
vazione. 


RECETTORI  DEGLI  IGITANIDI  E  DI  ALTRI  SAURI 


Negli  Iguanidi,  invece,  i  recettori  sono  assai  meno  riparati  e 
difesi,  anzi  talvolta  addirittura  espostissimi.  In  Anolis  pti7ìctatus 
ad  esempio  (vedi  fig.  1  e  2)  i  recettori  sono  la  maggior  parte  delle 
volte  disposti  sul  bordo  posteriore  delle  squame  e  rivolti  verso 
r  alto  ;  meno  esposti  sono  in  Hophirus  (vedi  Tav.  II,  fig.  1),  ma 


Fig.  1  Fig.  2 

Fig.  1  —  Squama  caudale  superiore  di  Anolis  punctatus  con 
11  recettori  ;  le  «  lenticelle  »  hanno  diametro  non  maggiore 
di  due  0  tre  centesimi  di  millimetro. 

Fig.  2  — ■  Uno  dei  recettori  della  tìgura  precedente,  fortemente 
ingrandito. 

anche  in  questo,  se  si  fa  un  confronto  con  quanto  avviene  negli 
Agamidi,  i  recettori  possono  dirsi  assai  meno  protetti,  ed  inoltre, 
come  appare  dalla  figura,  essi  interessano  non  solo  il  bordo  po¬ 
steriore  delle  squame,  ma  anche  uno  di  quelli  laterali.  Altra  dif¬ 
ferenza  assai  notevole  è  quella  della  dimensione  dei  recettori,  di¬ 
mensione  che  è  assai  inferiore  negli  Iguanidi.  In  Anolis  punc- 
tatiis^  Anolis  marmoratus^  Norops  auratns^  ad  esempio,  il 
diametro  della  lenticella  non  supera,  o  supera  di  pochissimo, 
i  due  centesimi  di  millimetro,  mentre  normalmente  negli  Aga¬ 
midi  le  dimensioni  sono  di  tre,  quattro,  cinque,  e  più  centesimi 
di  millimetro. 


4 


G.  SCORTECCI 


Anche  l’aspetto  del  pelo  impiantato  alla  sommità  della  lenti¬ 
cella,  è  diverso.  Negli  Agamidi  esso  è  diritto  o  arcuato  ma  sem¬ 
pre  assai  rigido  ;  negli  Anolis  esaminati,  invece,  il  pelo  esilis¬ 
simo  è  irregolarmente  curvato,  come  appare  dalla  figura  2.  Una 
terza  diversità  si  riscontra  nel  numero  stesso  dei  recettori.  Anche 
negli  Agamidi  in  una  sola  squama  se  ne  possono  trovare  in  forte 
quantità,  ma  gli  elementi  molto  ricchi  di  organi  (trenta,  qua¬ 
ranta  e  più)  appartengono  sempre  al  capo.  In  Hophiriis  cycliirus^ 
invece  (vedi  Tav.  II  fig.  1),  si  ha  gran  numero  di  recettori  anche 
nelle  squame  caudali. 

Tra  recettori  a  lente  degli  Agamidi  e  recettori  dello  stesso 
tipo  degli  Iguanidi  le  diversità  non  sono  poche  e  nemmeno  dif¬ 
ficilmente  avvertibili.  I  primi,  nella  stragrande  maggioranza,  e  si 
potrebbe  forse  dire,  nella  totalità  dei  casi,  sono  alloggiati,  salvo 
che  sugli  elementi  del  capo,  al  disotto  di  una  punta  o  nel  bordo 
posteriore  di  una  squama,  o  su  una  carena  o  dietro  una  carena, 
in  modo  che,  osservando  l’ animale  dalla  parte  superiore,  non 
sempre  si  riescono  a  vedere  con  facilità.  Negli  Iguanidi,  invece, 
i  recettori  (vedi  le  figure  delle  Tav.  I  e  II)  hanno  una  spiccata 
tendenza  a  portarsi  verso  la  parte  superiore  della  squama  e  ad 
avvicinarsi  alla  regione  prossimale  di  essa.  In  Uraniscodon  plica ^ 
ad  esempio  (vedi  Tav.  I  fig.  3),  le  squame  caudali,  che  hanno  una 
carena  non  molto  forte  e  invece  una  punta  assai  marcata,  posseg¬ 
gono  sulla  parte  superiore  un  recettore  situato  a  qualche  distanza 
dalla  punta  e  alloggiato  in  una  fossetta  che  si  trova  proprio  sulla 
carena.  In  HoiAocercus  spinosus'  (vedi  Tav.  I  fig.  2),  che  ha  sulle 
squame  caudali  (di  forma  assai  caratteristica  e  terminanti  in. tre 
punte)  tre  recettori,  questi  non  sono  situati  uno  al  di  sotto  di  cia¬ 
scuna  punta  come  avviene  negli  Agamidi,  sibbene  uno  verso  la 
fine  di  ciascuna  e  nella  parte  superiore.  In  Strobilurus  torquaius^ 
le  squame  caudali  (vedi  Tav.  II  fig.  4'i  che  non  sono  molto  ca¬ 
renate  e  presentano  una  jouuta  assai  lunga,  hanno  i  recettori 
(sette  nella  squama  disegnata)  disposti  in  jDarte  sul  bordo  postero¬ 
laterale,  in  parte  nella  faccia  superiore  della  squama  stessa.  In 
Brachyìopluis  fasciatus  (vedi  Tav.  II  fig.  2)  le  squame  caudali 
laterali  sono  provviste  di  numerosi  recettori  situati  senza  eccezione 
nella  faccia  superiore  e  più  numerosi  lungo  i  lati  a  qualche 
distanza  dal  margine  che  non  nel  bordo  posteriore.  In  Ctenosaura 
acanthura  (vedi  Tav.  I  fig.  7)  le  squame  caudali  non  carenate 


RECETTORI  DEGLI  IGUANIDI  E  DI  ALTRI  SAURI 


O 


presentano  recettori  similmente  disposti,  e  non  uno  alloggiato  nel 
bordo  posteriore. 

Anche  nelle  dimensioni  le  differenze  tra  recettori  a  lente 
degli  Agamidi  é  a  lente  degli  Iguanidi  sono,  in  linea  generale, 
avvertibili  con  facilità.  Mentre  tra  i  recettori  con  pelo  si  nota  che 
negli  Iguanidi  le  dimensioni  sono  nettamente  inferiori,  tra  quelli 
a  lente  si  riscontra  esattamente  il  contrario.  Nella  media  infatti 
sono  assai  più  grandi.  Nelle  squame  caudali  di  Bracìiylo'phiis  fa- 
sciatus  (vedi  Tav.  II  lig.  2)  raggiungono,  e  talvolta  superano,  i 
dodici  centesimi  di  millimetro,  in  Ctenosaiira  acanthura  (vedi 
Tav.  I  fig.  7)  si  verifica  lo  stesso  fatto  ;  Phrynosoma  orhiciilare 
in  una  squama  prossima  alla  nasale  ne  ha  uno  di  quattordici 
centesimi  di  millimetro,  in  Amhlyr hynchiis  cristatiis  (vedi  Tav.  I 
fig.  1)  raggiungono  i  trenta  centesimi  di  millimetro,  in  Me  topo - 
ceros  cornutus  toccano  i  26  centesimi  di  millimetro  e  in  moltis¬ 
simi  casi  si  hanno  recettori  con  lente  il  cui  diametro  supera  i 
dieci  centesimi  di  millimetro.  Ciò  non  vuol  dire  peraltro  che 
anche  negli  Iguanidi  non  esistano  recettori  piccoli,  simili  a  quelli 
normali  negli  Agamidi,  anzi  quasi  -  sempre  in  un  medesimo  indi¬ 
viduo  si  riscontrano  organi  di  varie  dimensioni  alcuni  dei  quali 
decisamente  piccoli. 

Oltre  le  constatazioni  di  cui  sopra,  numerose  altre  se  ne  pos¬ 
sono  fare  esaminando  i  recettori  degli  Iguanidi.  Mi  limito  ad 
esporle  per  sommi  capi. 

In  non  pochi  casi  i  recettori  hanno  una  lente  molto  spessa, 
non  bene  delimitata  e  poco  convessa,  la  quale  può  sfuggire  al¬ 
l’attenzione  di  chi  osserva  la  squama,  o  può  magari  essere  con¬ 
fusa  con  un  rilievo  privo  di  ogni  importanza.  Anche  negli  Aga¬ 
midi  si  verifica  qualche  volta  un  tale  fatto,  specialmente  nelle 
squame  che  rivestono  la  palma  delle  mani  e  la  pianta  dei  piedi, 
r  addome  e  finche  la  parte  inferiore  della  coda,  ma,  innanzi 
tutto,  è  assai  più  raro  che  negli  Iguanidi  ed  inoltre  non  è  mai 
tanto  spiccato  quanto  invece  si  nota  in  questi  ultimi. 

Come  è  ben  noto,  la  distribuzione  geografica  degli  Iguanidi 
comprende  parte  dell’America  del  Nord,  l’America  centrale,  l’ar¬ 
cipelago  delle  grandi  e  piòcole  Antille,  le  Galapagos  e  parte  del¬ 
l’America  meridionale,  nonché  le  isole  Figi  e  il  Madagascar.  Gli 
Iguanidi,  insomma,  vengono  a  contatto  cogli  Agamidi,  i  quali  sono 
esclusi  dal  Madagascar  e  dalle  due  Americhe,  soltanto  in  jiicco- 
lissima  parte  dell’area  di  diffusione,  cioè  nelle  isole  Figi;  inoltre 


6 


G.  SCORTECCI 


non  si  avvicinano  all’  area  di  diffusione  stessa  altro  che  nel  Mada¬ 
gascar.  Ebbene  in  tale  isola,  nella  zona  cioè  più  vicina  all’  area 
di  diffusione  degli  Agamidi,  i  due  generi  di  Iguanidi  Chaìarodon 
e  Hopliirus  hanno  esclusivamente  recettori  muniti  di  pelo,  di  quel 
tipo  cioè  che  è  il  più  diffuso  tra  gli  Agamidi  africani.  Nelle 
isole  Eigi,  invece,  il  genere  Bracliylophtis  (Iguanidi)  è  munito  di 
recettori  a  lente  esattamente  come  tutti  gli  Agamidi  del  continente 
Australiano,  della  Tasmania  e  in  genere  della  regione  Australiana, 
ed  esso  è  a  contatto  con  rappresentanti  del  genere  Gonyocepha- 
lus  i^G.  yodeffroyi)  degli  Agamidi  i  quali  hanno  anch’essi  recettori 
a  lente.  E  da  notarsi  che  il  genere  Gonyocephaliis  a  differenza  di 
quasi  tutti  gli  altri  spettanti  alla  stessa  famiglia,  possiede  specie 
le  quali  hanno  recettori  a  lente  e  altre  con  recettori  muniti  di 
«i^elo».  Le  prime  distribuite  solo  nella  regione  Australiana,  le 
altre  nell’Asia. 

Dei  generi  di  Iguanidi  che  ho  potuto  esaminare,  soltanto  tre, 
0  al  massimo  quattro,  di  quelli  diffusi  nelle  due  Americhe,  pos¬ 
seggono  recettori  con  la  lenticella  sormontata  da  un  pelo,  e  questi 
sono,  come  è  stato  detto,  AnoUs^  Xiphocercus^  Norops  e  proba¬ 
bilmente  Cliainaeìeoìis.  Non  escludo  affatto  che  altri  generi  di 
Iguanidi  jDOSsano  avere  recettori  dello  stesso  tipo  indicato,  ma  è 
degno  di  nota  il  fatto  che  tutti  questi  generi,  aventi  a  comune 
la  forma  delle  dita,  le  quali  sono  più  o  meno  dilatate  o  depresse 
e  munite  inferiormente  di  lamelle  trasversali  come  vari  geconidi, 
sono  distribuiti  nella  parte  centrale  dell’area  di  diffusione  ame¬ 
ricana  della  famiglia,  mentre  nella  parte  sud  tutti  gli  altri  ge¬ 
neri  sin  qui  esaminati  mostrano  di  possedere  recettori  a  lente. 

Altra  constatazione  può  sin  d’ora  farsi  a  proposito  dei  recet¬ 
tori  degli  Iguanidi  paragonati  a  quelli  degli  Agamidi.  Negli  Aga- 
inidi  si  ha  una  preponderanza  di  generi  muniti  di  recettori  con 
la  lente  sormontata  da  un  pelo,  mentre  negli  Iguanidi,  anche  se 
quasi  tutti  quelli  che  sin  qui  non  ho  esaminati  avessero  organi 
muniti  di  pelo,  il  che  non  ritengo  possibile,  la  maggioranza  dei 
generi  ha  organi  privi  di  pelo. 

Un  ultimo  fatto  ancora  merita  di  essere  messo  in  rilievo.  Il 
genere  di  Agamidi  che  ha  maggior  numero  di  specie  ed  è  mag¬ 
giormente  diffuso  è  Agama  e  questo  ha  recettori  con  pelo.  Il  ge¬ 
nere  di  Iguanidi  che  ha  maggior  numero  di  specie  ed  ha  mag¬ 
gior  diffusione  è  Anolis  ed  anche  questo  ha  recettori  con  pelo. 

Se  noi  sommiamo  poi  Agamidi  ed  Iguanidi  vediamo  che  il 
maggior  numero  di  generi  ha  organi  a  lente  ;  ma  se  noi  invece 


RECETTORI  DEGLI  IGUANIDI  E  DI  ALTRI  SAURI  7 

pensiamo  alla  estrema  abbondanza  di  individui  di  alcuni  generi 
ricchissimi  di  specie  e  ad  ampia  diffusione,  quali  Anolis,  Calotes, 
Prynocephalus^  Agama,  ecc.  dobbiamo  emettere  l’ipotesi  molto 
fondata  che  il  maggior  numero  di  individui  appartenenti  agli  Aga- 
midi  ed  agli  Iguanidi  assieme,  j)ossiede  recettori  muniti  di  pelo, 
che,  insomma,  questo  tipo  di  recettore  è  numericamente  prepon¬ 
derante  su  quello  dell’altro  tipo. 


Oltre  molti  Iguanidi  ho  esaminato  anche  alcuni  rappresen¬ 
tanti  di  varie  famiglie  di  Sauri  per  sapere  se  sulle  squame  di  essi 
esistessero  recettori,  e  l’ esame  non  è  stato  sempre  infruttuoso. 

Per  quanto  riguarda  la  Pamiglia  Zonuridi,  diffusa,  come  è 
noto,  nell’ xlfrica  Tropicale  e  del  sud,  ho  preso  in  esame  la  spe¬ 
cie  polyzo?ius  del  genere  Zoniirus.  Gli  individui  a  questa  appar¬ 
tenenti  posseggono  recettori  a  lente  che  sembrano  assai  simili 
a  quelli  degli  Agamidi  e  più  ancora  a  quelli  degli  Iguanidi. 
Tali  recettori  si  trovano  più  abbondanti  e  più  evidenti  sulle 
squame  del  capo,  sulle  ventrali  a  confine  colle  dorsali,  ed  hanno 
un  diametro  assai  grande.  In  una  delle  squame  ventrali  a  con¬ 
tatto  con  quelle  dei  fianchi,  la  lenticella  ha  un  diametro  che  si 
avvicina  a  16  centesimi  di  millimetro,  in  un’altra  delle  labbra  si 
avvicina  a  20  centesimi  di  millimetro,  dimensioni  queste,  che  se 
non  sono  le  massime  riscontrate  tanto  negli  Agamidi  quanto  negli 
Iguanidi,  sono  certo  superiori  a  quelle  medie  dei  primi  e  dei  se¬ 
condi.  Anche  negli  Zomiriis,  i  recettori  sono  situati  nella  parte 
posteriore  della  squama  come  negli  Agamidi,  ma  a  differenza  che 
in  questi  non  sono,  almeno  negli  esemplari  esaminati,  cosi  rilevati 
e  cosi  evidenti. 

Per  quanto  riguarda  la  famiglia  dei  Yaranidi  ho  preso  in 
esame  le  specie  griseiis  e  ocellatus  constatando  che,  tanto  nella 
prima  quanto  nella  seconda,  esistono  sulle  squame  di  quasi  ogni 
parte  del  corpo,  lenticelle  ricordanti  molto  quelle  de,^li  Agamidi, 
degli  Iguanidi,  degli  Zonuridi.  I  recettori  sono  in  generale  poco 
rilevati  con  lente  spessa  e  non  di  rado  poco  ben  definita,  di 
forma  quasi  sempre  ovale  invece  che  rotonda,  e  assai  più  grandi 
che  negli  Zonuridi.  In  una  squama  del  capo  ne  ho  notato  uno  ovale 
che  misura  secondo  il  massimo  diametro  22  centesimi  di  milli¬ 
metro.  Tali  recettori  non  sono  frequentissimi  e  spesso  appaiono  iso- 


8 


G.  SCORTECCI 


lati  sulle  squame  dove,  invece  di  occupare  con  quasi  assoluta 
costanza,  come  negli  Agamidi,  la  parte  posteriore,  si  trovano  al 
centro.  In  alcuni  casi,  in  particolar  modo  sulle  labbra,  i  recet¬ 
tori  non  appaiono  quasi  per  nulla  rilevati  e  chi  non  ne  conoscesse,, 
attraverso  l’esame  di  individui  di  altre  famiglie,  la  forma  e 
l’aspetto  non  ne  individuerebbe  la  presenza  altro  che  con  grande 
difficoltà.  Essi,  come  ho  detto,  sono  minimamente  rilevati,  e  in 
qualche  caso  anzi,  almeno  in  esemplari  a  lungo  conservati  in 
alcole  0  in  formalina,  sono  lievemente  affossati.  La  loro  presenza 
è  tradita  da  una  macchietta  scura,  simile  a  quella  che  denota  la 
presenza  di  recettori  nelle  squame  della  Hatteria. 


Fig,  3  —  Squama  della  regione  post  orbitale  di  Brooìcesia 
stumjjffi  (Madagascar);  la  «  lenticella  »  ha  un  diametro  di 
sei  centesimi  di  millimetro. 


Nel  gruppo  dei  Eiptoglossi,  ho  esteso  1’  esame  a  rappresen¬ 
tanti  di  tutti  e  tre  i  generi  Chamaeleo7ì  ^  R ampli  ole 07i^  Brookesia. 
Nelle  specie  di  Cliamaeleon  osservate  non  ho  notato  chiari  segni 
della  presenza  dei  recettori  e  lo  stesso  dicasi  per  i  rappresen¬ 
tanti  del  genere  Rampholeoii.  Nel  genere  Brookesia^  invece,  di 
cui  ho  esaminato  un  esemplare  della  specie  stuìnpffi  del  Mada¬ 
gascar,  ho  accertato  la  presenza  di  lenticelle  (vedi  fìg.  3)  che 
ricordano  quelle  degli  Zonuridi,  Varanidi,  Iguanidi  e  Agamidi. 
Queste  lenticelle  hanno  un  diametro  variabile  da  quattro  a  sei 
centesimi  di  millimetro,  sono  poco  convesse,  non  affossate,  lu¬ 
cide,  prive  del  reticolo  evidentissimo  sulle  altre  parti  della 
squama,  situate  al  centro  della  squama  stessa,  o  alla  sommità 
delle  granulazioni..  Tali  lenticelle,  si  trovano  una  per  squama 
0  per  granulazione,  sul  capo,  sul  dorso,  sul  petto,  sull’  addome. 


RECETTORI  DEGLI  IGUANIDI  E  DI  ALTRI  SAURI 


9 


sulla  coda,  sulle  dita  delle  mani  e  dei  piedi.  Togliendo  il  rive¬ 
stimento  corneo  che  è  sempre  esilissimo,  si  vede  in  corrispon¬ 
denza  della  lenticella  un  rilievo  a  forma  di  callotta  sferica, 
chiaro,  trasparente  e  perciò  facilmente  distinguibile  dalla  restante 
parte  che  è  invece  opaca.  Macroscopicamente,  il  recettore  nella 
parte  al  di  sotto  dello  strato  corneo,  si  mostra  insomma  simile  a 
quelli  che  si  riscontrano  negli  Agamidi,  Iguanidi  ecc. 

Per  quanto  riguarda  le  altre  famiglie  di  sauri,  oltre  quelle 
rammentate,  preferisco  per  il  momento  non  pronunciarmi  sulla 
assenza  o  presenza  di  recettori.  Dirò  soltanto  che  in  alcune,  ad 
esempio  negli  Scincidi,  negli  Anguidi,  negli  Anfìsbenidi,  nei  Ger- 
rosauridi,  sembra  che  non  siano  presenti. 


SPIEGAZIONE  DELLE  TAVOLE 


Ta V.  I  : 

Fig.  1  —  Placca  del  muso  di  Amhlyrhynchus  cristatus  con  otto  recet¬ 
tori.  Le  «  lenti  »  hanno  un  diametro  oscillante  tra  diciotto  e 
trenta  centesimi  di  millimetro. 

Fig.  2  —  Squama  caudale  superiore  di  Hoplocercus  spinosus  con  tre 
recettori.  Le  «  lenti  »  hanno  un  diametro  di  dieci  centesimi  di 
millimetro. 

Fig.  3  —  Squama  delle  parti  latero  superiori  della  coda  di  Uraniscodon 
plica  con  un  recettore.  Il  diametro  della  «  lente  »  è  di  dieci  cen¬ 
tesimi  di  millimetro. 

Fig.  4  —  Estremità  distale  di  una  squama  caudale  di  Sceleropus  toi'- 
quatus,  vista  di  lato.  Le  «  lenticelle  »  hanno  un  diametro  di  dieci 
centesimi  di  millimetro. 

Fig.  5  —  Squametta,  posta  in  vicinanza  della  nasale,  di  Phrynosoma 
orhiculare,  con  un  recettore  ;  la  «  lente  »  ha  un  diametro  di 
quattordici  centesimi  di  millimetro. 

Fig.  6  —  Squama  nucale  di  Enyalioides  laticeps  con  due  recettori  ; 
le  «  lenti  »  hanno  un  diametro  massimo  di  cinque  centesimi  di 
millimetro. 

Fig.  7  —  Squama  caudale  superiore  di  Ctenosaura  acaìithura  con  sette 
recettori.  Le  «  lenti  »  hanno  diametro  oscillante  tra  nove  e  dodici 
centesimi  di  millimetro. 


10 


G.  SCORTECCI  -  RECETTORI  DEGLI  IGUANIDI  ECC. 


Tav.  1 1  : 

Fig.  1  —  Squama  caudale  superiore  di  Hoplurus  cyclurus  del  Madagascar 
con  molti  recettori  muniti  di  pelo.  Le  «  lenticelle  »  hanno  un 
diametro  oscillante  tra  tre  e  quattro  centesimi  di  millimetro. 

Fig.  2  —  Squama  delle  parti  laterali  della  coda  di  Brachylophus  fasciatus 
(Isole  Figi)  con  sette  recettori.  Il  diametro  delle  «lenti»  oscilla 
tra  sette  e  dodici  centesimi  di  millimetro. 

Fig.  3  —  Squama  della  parte  superiore  del  capo,  e  alla  base  delle  grandi 
spine,  di  Phrynosoma  orhiculare^  con  un  recettore.  La  «  lenti¬ 
cella  »  ha  un  diametro  di  sei  centesimi  di  millimetro. 

Fig.  4  —  Squama  caudale  superiore  di  Strohilurus  torquatus  con  sette 
recettori.  Il  diametro  massimo  delle  «  lenti  »  è  di  sei  centesimi 
di  millimetro. 

Fig.  5  —  Squama  caudale  superiore  di  Phrynosoma  orhiculare  con  un 
recettore  ;  la  «  lenticella  »  ha  un  diametro  di  sei  centesimi  di 
millimetro. 

Fig.  6  —  Squama  postrostrale  di  Stenocercus  simonsi  con  sette  recet¬ 
tori.  Le  «  lenticelle  »  hanno  un  diametro  oscillante  tra  sei  e  nove 
centesimi  di  millimetro, 


G.  Scortecci,  Recettori  degli  Iguanidi  e  di  altri  SoAiri 


Atti  Soc.  It.  Se.  Nat.,  Voi.  LXXIX,  Tav.  1 


0 


\ 


G.  Scortecci,  lìecettori  degli  Iguanidi  e  di  altri  Sauri 


f 


w 


9 


,  •» 


-  .  t*: 


*4 


i 


l 


. 


1- 


ì\ 


■‘;  .-f 


•  :*  < 


,.  V 


,  ■; 


:< 


•^.  •  ; 


/ 


> 


i  : 

-i  ■- 


:  '■ 
■" 

; 


4! 


Vi 


f 

'  .  J 


rrr 


ERNESTO  MARIANI 


». 

E  con  animo  commosso  che  io  mi  accingo  a  comme¬ 
morare  il  consocio  Prof.  Ernesto  Mariani  in  quest’  aula,  nella 
quale  per  molti  anni  Egli  ebbe,  insieme  col  compianto 
Dott.  Marco  De  Marchi,  a  presiedere  le  nostre  cousuete 
adunanze  scientifiche.  A  venti  giorni  dalla  Sua  scomparsa? 
tocca  oggi  a  me,  che  più  di  altri  ho  avuto  forse  con  Lui 
consuetudine  di  vita  per  affinità  di  studi,  che  ho  anche 
avuto  —  quasi  fosse  una  designazione  —  direttamente  dalle 
Sue  mani  qualche  anno  fa  il  Suo  ‘‘  Curriculum  vitae  ,,  e 
l’elenco  completo  delle  Sue  pubblicazioni,  ricordarlo  qui 
fra  noi. 


Ernesto  Mariani  era  nato  il  17  agosto  1863  a  Milano 
ove  segui  le  scuole  inferiori.  Iscrittosi  alla  facoltà  di  Scienze 
nella  P.  Università  di  Pavia  compì  brillantemente  gli  studi 
il  14  luglio  1886,  conseguendo  a  ventidue  anni  la  laurea  in 
scienze  naturali.  Dotato  di  particolare  spirito  di  osserva¬ 
zione  e  di  una  viva  passione  per  gli  studi  geologici  fu  su¬ 
bito  chiamato  a  coprire  il  posto  di  aiuto  presso  il  Gabinetto 
di  Mineralogia  di  quella  Università. 

Da  studente,  quando  ancora  frequentava  i  laboratori 
universitari,  Egli  aveva  iniziato,  sotto  la  guida  di  un  altro 
illustre  geologo  lombardo,  il  prof.  Torquato  Taramelli,  ad 
applicarsi  alle  indagini  scientifiche  con  tale  serietà  d’  in¬ 
tenti  che  nello  stesso  anno  in  cui  riceveva  il  titolo  di  dot¬ 
tore  riusciva  a  pubblicare  il  suo  primo  lavoro  geologico. 


12 


A.  DESIO 


I  due  anni  di  permanenza  presso  l’Istituto  pavese  di  Mine¬ 
ralogia  furono  anni  di  fervida  attività  scientifica  che  gli 
fruttarono  la  pubblicazione  di  ben  sei  studi  paleontolo¬ 
gici  e  che  furono  coronati  dal  conseguimento  della  libera 
docenza  in  Geologia  e  Paleontologia,  ottenuta  il  13  no¬ 
vembre  1888. 

Raggiunta  questa  prima  meta,  Egli  passò  all’  insegna¬ 
mento  delle  Scienze  Naturali  nelle  scuole  medie,  rimanen¬ 
dovi  poi  per  cinque  anni^  prima  nel  R.  Istituto  Tecnico  di 
Girgenti,  poi  in  quello  di  Foggia  e  finalmente  nel  R.  Isti¬ 
tuto  Tecnico  di  Udine  ove  insegnò  per  tre  anni  da  quella 
stessa  cattedra  che  ad  alto  lustro  aveva  portato  il  suo  in¬ 
signe  maestro  Torquato  Taramelli.  Malgrado  gli  impegni 
didattici  che  assorbivano  molta  parte  della  sua  giornata,  il 
nostro  consocio  trovava  pur  tuttavia  sempre  il  tempo  per 
dedicarsi  agli  studi  preferiti,  eseguendo  indagini  e  ricerche 
geologiche  e  paleontologiche  sulle  nuove  regioni  italiane 
che  andava  visitando,  ma  più  specialmente  sulla  Sua  diletta 
Lombardia. 

Così  in  quel  quinquennio  videro  la  luce  altri  dieci  la¬ 
vori  scientifici. 

Quando  nella  primavera  del  1893  fu  bandito  il  con¬ 
corso  al  posto  di  direttore  della  sezione  geologica  del  Museo 
Civico  di  Storia  Naturale  di  Milano,  Egli  si  presentò  con 
un  tale  corredo  di  titoli  scientifici  e  didattici  che  riuscì 
senz’  altro  vincitore.  Il  ritorno  in  seno  alla  Sua  città  na¬ 
tale,  fra  i  suoi  amici  e  colleglli  che  anche  da  lontano  ave¬ 
vano  imparato  a  conoscerne  ed  apprezzarne  le  doti  e  l’-in- 
gegno  segnò  per  Lui  una  delle  date  memorabili  della  vita. 

Dal  18  luglio  di  quell’  anno,  infatti,  Eglr  rimase  a 
dirigere  la  sezione  geologica  del  Museo  sino  al  15  agosto 
1928  ;  la  bellezza  di  35  anni  ! 

Prima  di  lasciare,  per  limiti  di  età,  il  servizio  presso 
il  Museo  milanese  —  che  aveva  avuto  come  fondatore  il 
più  insigne  fra  i  geologi  lombardi,  1’  abate  Stoppani  —  il 
nostro  consocio  era  succeduto  per  un  anno  nella  Direzione 


ERNESTO  MARIANI 


13 


del  Museo  stesso  al  Suo  maggiore  amico,  al  Suo  collega 
di  molti  anni,  Ettore  Artini,  che  1’  aveva  prematuramente 
lasciato. 

Il  lungo  periodo  trascorso  nella  quiete  severa  del  Museo 
fu  dedicato  non  solamente  alle  ricerche  ed  alle  speculazioni 
puramente  scientifiche,  ma  anche  a  ditfondere  fra  i  giovani 
prima  del  nostro  Politecnico,  poi  della  nostra  Università, 
la  conoscenza  delle  discipline  geologiche.  Dal  1894  infatti, 
Ernesto  Mariani  tenne  1’  incarico  dell’  insegnamento  della 
Geologia  nel  R.  Politecnico  sino  al  1938,  ossia  per  34  anni; 
dal  1924  al  1928  presso  la  facoltà  di  scienze  della  R.  Uni¬ 
versità. 


Io  non  illustrerò  qui  l’attività  scientifica  del  nostro 
illustre  consocio,  attività  sulla  quale  ho  già  avuto  recente¬ 
mente  in  altra  sede  occasione  di  soffermarmi.  Dirò  solo  che 
fra  il  1886,  anno  in  cui  apparve  la  prima  Sua  pubblica¬ 
zione  geologica,  ed  il  1934,  data  del  Suo  ultimo  lavoro,  è 
trascorso  quasi  mezzo  secolo  dedicato  agli  studi  ed  alle  ri¬ 
cerche  scientifiche. 

La  produzione  geologica  non  è  molto  abbondante,  ma 
omogenea.  Sono  73  pubblicazioni  dedicate  in  prevalenza  ad 
argomenti  stratigrafici  e  paleontologici  relativi  alla  regione 
lombarda.  A  questi  vanno  aggiunte  alcune  note  d’ indole 
varia  zoologica,  climatologica,  commemorazioni  ecc.). 

Ricorderò  invece  eh’  Egli  era  il  più  anziano  fra  i  Soci 
del  nostro  sodalizio  essendosi  iscritto  nel  1886.  Eletto  con¬ 
sigliere  il  27  novembre  1910,  due  anni  dopo  veniva  chia¬ 
mato  a  coprire  la  carica  di  Vicepresidente,  che  poi  teneva 
sino  alla  fine  del  1936,  per  ben  venticinque  anni. 

Egli  faceva  parte  altresì  del  R.  Istituto  Lombardo  di 
Scienze  e  Lettere  dal  1896  e  nell’aprile  di  quest’ anno  era 
stato  nominato  Vicepresidente.  Altre  accademie  ed  istituti 
scientifici  lo  annoveravano  fra  i  soci.  Cosi  l’ Accademia 


14 


A.  DESIO 


dell©  Scienze,  Lettere  ed  Arti  degli  Agiati  di  Rovereto  fin 
dai  1897,  la  Società  (già  imperiale)  dei  Naturalisti  di  Mosca 
dal  1899,  il  Comitato  Nazionale  per  la  Geologia  del  Con¬ 
siglio  Nazionale  delle  Ricerche  dal  1930. 

Dalla  fine  del  1925  al  principio  del  1927  fece  parte 
della  Commissione  per  il  Servizio  Geologico  del  Regno  e 
nel  maggio  di  quell’  anno  fu  chiamato  dalla  fiducia  del 
Ministro  delle  Corporazioni  nel  Consiglio  Superiore  delle 
Miniere  ove  collaborò  attivamente  alla  organizzazione  delle 
ricerche  e  delle  coltivazioni  minerarie  del  Regno. 

Per  quanto  Egli  offrisse  la  Sua  più  generosa  ed  incon¬ 
dizionata  attività  alle  varie  commissioni  e  manifestazioni 
cui  veniva  chiamato  a  partecipare,  non  amava  la  vita  pub¬ 
blica  e  preferiva  lavorare  appartato  ed  in  silenzio.  Con  tutto 
ciò  non  era  rimasto  estraneo  alle  vicende  politiche  della 
Patria,  tanto  che  nel  1924  era  accorso  ad  iscriversi  nelle 
file  del  Partito  Fascista.  Ma  anche  negli  ultimi  anni  Egli 
era  sempre  bene  informato  intorno  agli  avvenimenti  poli¬ 
tici  ed  ai  problemi  del  momento  che  seguiva  attentamente 
parlandone  volentieri  con  gli  amici  e  dimostrando  in  ogni 
occasione  un  giovanile  spirito  fascista  ed  un  altissimo 
amore  di  Patria. 


Ardito  Desio 


ERNESTO  MARIANI 


15 


ELENCO  DELLE  PUBBLICAZIONI  DEL  PROF.  E.  MARIANI 

Note  geologiche  e  paleontologiche 

1.  Descrizione  dei  terreni  miocenici  fra  la  Scrivia  e  Stajfora.  «  BoR. 

Soc.  Geol.  Ital.  »,  Voi.  V,  Roma  1886. 

2.  Fossili  Tortoniani  di  Capo  S.  Marco  in  Sardegna  (in  collaborazione 
col  prof.  C.  F.  Parona).  «Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natnr.  di  Milano», 
Voi.  XXX,  Milano  1887. 

3.  La  molassa  miocenica  di  Varano.  Ibidem,  Voi.  XXX,  Milano  1887. 

4.  Foraminiferi  di  Tronconero  joresso  Casteggio.  «  Rendiconti  R.  Ist. 
Lomb.  Se.  Leti.  »,  Voi.  XX,  Milano  1887. 

5.  Foraminiferi  della  collina  di  S.  Colombano  Lodigiano.  Ibidem,  Voi. 
XXI,  Milano  1888. 

6.  Foraminiferi  del  calcare  cretaceo  del  costone  di  Gavarno  in  Val 
Seriana.  (Con  ima  tavola).  «  Boll.  Soc.  Geol.  Ital,  »,  Voi.  VII, 
Roma  1888. 

7.  Foraminiferi  delle  marne  plioceniche  di  Savona.  (Con  ima  tavola). 

«  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natnr.  »,  Milano  1888. 

8.  Alcune  osservazioni  sui  terreni  cretacei  tra  il  Serio  e  V  Oglio. 

Girgenti  1889. 

9.  Note  geologiche  e  joaleontologiche  dei  dintorni  di  Girgenti.  Foggia 

1890. 

10.  La  fauna  a  foraminiferi  delle  marne  che  affiorano  da  alcuni  tufi 
vulcanici  di  Viterbo.  (Con  ima  tavola).  «Boll.  Soc.  Geol.  Ital.», 
Voi.  X,  Roma  1891. 

11.  Una  salita  al  M.  Vulture  in  Basilicata.  «  Annali  R.  Ist.  Tecnico 
di, Udine»,  Serie  II,  Anno  IX,  Udine  1891. 

12.  Appunti  sulla  Creta  e  sul  Terziario  antico  della  Brianza.  Ibidem. 
Serie  II,  Anno  IV,  Udine  1891. 

13.  Il  calcare  lÀasico  di  Nese  in  Val  Seriana.  (Con  ima  tavola). 

«  Boll.  Soc.  Geol.  Ital.  »,  Voi.  X,  Roma  1891. 

14.  La  Valletta  del  Rio  Borizzo  a  Sud  di  Bontebba.  «  In  Alto  »  Cro¬ 
naca  della  Società  Alpina  Friulana,  Anno  li,  Udine  1891. 

15.  Appunti  suir  Eocene  e  sulla  Creta  nel  Friuli  oident ale.  «  Annali  del 
R.  Ist.  Tecn.  di  Udine  »,  Serie  II,  Anno  X,  Udine  1891. 

16.  Appmnti  di  ptaleontologia  terziaria  sul  Bellunese.  Ibidem,  Serie  II, 
Anno  XI,  Udine  1893. 

17.  Note  paleontologiche  sul  Trias  superiore  della  Carnia  occidentale. 
(Con  3  tavole).  Ibidem,  Serie  II,  Anno  XI,  Udine  1893. 

18.  Alcune  ricerche  paleontologiche  nel  Buco  del  Piombo  sopra  Erba. 

«  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natnr.  »,  V^ol.  XXXV,  Milano  1896. 

19.  Sopra  alcuni  pozzi  della  pianura  Trevigiana.  Ibidem,  Voi.  XXXVI, 

Milano  1896. 


16 


A,  DESIO 


20.  Appunti  di  ])aleontologia  lombarda.  (Con  2  tavole).  Ibidem,  Voi. 
XXXVI,  Milano  1896. 

21.  Su  alcune  grotte  lombarde.  (Con  una  tavola).  Ibidem,  Voi  XXXVI, 
Milano  1896. 

22.  Contributo  alla  conoscenza  della  fauna  retica,  lombarda.  «  Rendi¬ 
conti  del  R.  Ist.  Lomb.  »,  Voi.  XXX,  Milano  1897. 

23.  Osservazioni  geologiche  e  paleontologiche  nel  gruppo  del  AI.  Albenza. 
Ibiden,  Voi.  XXX,  Milano  '1897. 

24.  Rendiconto  sommario  di  una  gita  geologica,  nelle  Prealp)i  Berga¬ 
masche.  «  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  XXXVII,  Milano  1897. 

25.  Ammoniti  del  Senoniano  lombardo.  (Con  una  tavola),  «  IMem.  R. 
Ist.  Lombardo  »,  Voi.  XVIII,  Milano  1898. 

26.  Aptpunti  geologici  e  petrografici  sull’  alta  Val  Trompia.  (In  collab. 
col  prof.  Ettore  Artini).  «  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  XXXVII, 
Milano  1898. 

27.  Ricerche  micropaleontologiche  su  alcune  rocce  della  Creta  lombarda.. 
(Con  2  tavole).  Ibidem,  Voi.  XXXVIII,  Milano  1899. 

28.  Su  alcune  grotte  dell’Alta  Brianca.  «In  Alto»,  Cronaca  della  So¬ 
cietà  Alpina  Friulana,  Anno  X,  Udine  1899. 

29.  Sul  calcare  marnoso  puddingoide  pseudo-giurese  di  Biandronno  e  su 
una  Rhynconellina  del  Lias  inferiore  dell'Alta  Bidanza.  «  Rendiconti 
del  R.  Ist.  Lomb.  »,  Voi.  XXXIII,  Milano  1899. 

30.  Appunti  geologici  e  paleontologici  sui  dintorni  di  Schilpario  e  sul 
grup>po  della  Presolana.  Ibidem,  Voi.  XXXII,  Milano  1899. 

31.  Fossili  del  Giura  e  dell’  Infracretaceo  della.  Lombardia.  (Con  una 
tavola).  «  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  XXXVIII,  Milano  1899. 

32.  Nuove  osservazioni  geologiche  e  paleontologiche  sul  gi'uppo  della 
Presolana  e  della  Cima  di  Camino.  «  Rendiconti  R.  Ist.  Lomb.  », 
Voi.  XXXIII,  Milano  1900. 

33.  Su  alcuni  fossili  del  Trias  medio  dei  dintorni  di  Porto  Valtra.vaglia 
e  sulla  fauna  della  dolomia,  del  monte  S.  Salvatore  presso  Lugano. 
«  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  XL,  Milano  1901. 

34.  Note  geologiche  sul  gruppo  delle  Grigne.  «  Rendiconti  R.  Ist.  Lom- 
I  bardo  »,  Voi.  XXXIV,  Milano  1901. 

35.  Su  alcune  ittiodoruliti  della  Creta  Lombarda.  «  Atti  Soc.  Ital.  Se. 
Natur.  »,  Voi.  XLI,  Milano  1902. 

36.  Appunti  geologici  sul  Secondario  della  Lombardia  occidentale.  Ibid. 
Voi.  XLIII,  Milano  1904. 

37.  Osservazioni  su  recenti  oscillazioni  di  alcuni  ghiacciai  del  gruppo 
Ortles-Cevedale.  «  Rendiconti  R.  Ist.  Lomb.  »,  Voi.  XXXVIII,  Mi¬ 
lano  1905. 

38.  Su  alcuni  fossili  del  Afonie  Antelao  nel  Cadore.  Ibidem,  Voi. 
XXXVIII,  Milano  1905. 

39.  Caratteri  triassici  della  fauna  retica  lombarda.  Ibidem.  Voi. 
XXXVIII,  Milano  1905. 

40.  Sul  giacimento  di  galena  argentifera  dell’  Altopiano  di  Cadlimo 


ERNESTO  MARIANI 


17 


[grujìpo  del  M.  S.  Gottardo).  «  Giornale  di  Geol.  Pratica  »,  Anno 
IV,  Perugia  1906. 

41.  Alcune  osservazioni  geologiche  sui  dintorni  di  Bagolino  nella  Valle 
del  Cajfaro.  «  Rendiconti  R.  Ist.  Lomb.  »,  Voi.  XXXIX,  Milano 
1906. 

42.  Nuovi  appunti  sulle  oscillazioni  di  alcuni  ghiacciai  della  Valfurva. 
[Valtellina).  Ibidem,  Voi.  XXXIX,  Milano  1906. 

43.  Resti  fossili  di  elefante  trovati  in  alcune  cave  di  sabbia  vicino  a 
JSLilano.  (Con  una  tavola).  «  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  XLVI, 
Milano  1907. 

44.  Contributo  allo  studio  delle  bivalvi  del  Calcare  di  Esino  nella 
Lombardia.  (Con  2  tavole;.  Ibidem,  Voi.  XLVI,  Milano  1908. 

45.  Sul  ritiro  attuale  del  Ghiacciaio  del  Forno  della  Valfurva  e  di 
alcuni  altri  ghiacciai  della  catena  alpina.  «  Rendiconti  R.  Ist. 
Lomb.  »,  Voi.  XLI,  Milano  1908. 

46.  Osservazioni  geologiche  sui  pozzi  trivellati  di  Milano  e  sul  pozzo 
trivellato  di  S.  Vittore  a  Monza.  (Con  una  cartina  geol.).  «  Atti 
Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  XLVIII,  Milano  1909. 

47.  Su  un  molare  di  elefante  fossile  trovato  nel  sottosuolo  di  Milano. 
(Con  una  tavola).  Ibidem,  Voi.  XLIX,  Milano  1910. 

48.  Di  alcune  recenti  ricerche  su  calcari  da  cemento  nella  Lombardia. 

«  Giornale  di  Geol.  Prat.  »,  Anno  IX,  Catania  1911. 

49.  Sulla  origine  della  Catena  Alpina  secondo  la  teoria  dei  carreggia¬ 
menti.  «  Natura  »,  Rivista  Se.  Natur.,  Voi.  II,  Pavia  1911. 

•50.  Su  alcune  forme  di  erosione  di  alta  montagna.  Ibidem,  Voi.  Ili, 
Pavia  1912. 

•51.  Sulle  recenti  oscillazioni  del  Ghiacciaio  del  Forno  nelV  alta  Valtel¬ 
lina.  (Con  una  tavola).  Ibidem,  Voi.  Ili,  Pavia  1912. 

52.  Resti  di  bovini  fossili  nella  Lombardia.  Ibidem,  Voi.  V,  Pavia  1914. 
-53.  Su  lina  nuova  forma  di  Temnoche ilus  della  Dolomia  ladinica  della 
Griglia  di  Campione  nella  Lombardia.  «Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.», 
Voi.  LUI,  Pavia  1915. 

■54.  Nuove  osservazioni  sui  movimenti  di  alcuni  ghiacciai  della  Val¬ 
furva  nell' alta  Valtellina.  «Rendiconti  R.  Ist.  Lomb.»,  Voi. 
XLVIII,  Milano  1915. 

55.  Note  geologiche  sui  recenti  pozzi  trivellati  di  Milano.  «  Atti  Soc. 
Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  LIV,  Milano  1915. 

56.  Le  piramidi  di  erosione  di  FoHalesio  in  Valtellina.  «  Natura», 
Voi.  VII,  Pavia  1916. 

-57.  Osservazioni  sull’  Hettàgiano  nelle  Prealpi  Lombarde.  «Rendiconti 
R.  Ist.  Lomb.  »,  Voi.  XLIX,  Milano  1916. 

58.  Dal  Monte  Generoso  ai  Corni  di  Canzo.  Osservazioni  geologiche. 

«  Natura  »  Voi.  IX,  Pavia  1918. 

59.  Sulla  fauna  retico,  lombarda.  (Con  una  tavola).  «  Atti  Soc.  Ital.  Se. 
Natur.  »,  Voi.  XII,  Milano  1921. 


3 


18 


A.  DESIO 


60.  Osservazioni  sugli  strati  di  S.  Cassiano  e  di  Raihl.  «  Natura  »,  Voi. 
XII,  Milano  1921. 

61.  Relazione  sul  bacino  geologico,  idrologico  ed  imbrifero  delle  aceiue 

«  Fonti  di  Bareno  ».  {Terme  verbanesi).  Pallanza  1923. 

62.  Sulle  condizioni  geologiche  delle  acque  minerali  delle  «  Fonti  di 
Bareno  »,  «  Rendiconti  R.  Ist.  Loinb.  »,  Voi.  LVI,  Milano  1923. 

63.  Su  un  nuovo  esemplare  di  Lariosaurus  Balsami  CuR.  trovato  negli 
scisti  di  Perledo.  «  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi.  LXII,  Milano 
1923. 

64.  Cenni  geologici  sul  g7'up>2^o  delle  Grigne.  (Con  una  carta  geologica). 
Sezione  di  Milano  del  Club  Alpino  Italiano,  Milano  1923. 

65.  Lealtà  Valle  di  Sulden.  Osservazioni  geologiche.  «Natura»,  Voi. 

XVI,  Milano  1926. 

66.  Le  fonti  termali  di  Bot'mio  e  la  galleria  dello  Stelvio.  Ibidem.  Voi. 

XVII,  Milano  1926. 

67.  Osservazioni  geologiche  su  tre  profonde  trivellazioni  e  sul  Pliocene 
maì'ino  nel  sottosuolo  di  Milano.  «  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Voi, 
LXVI,  Milano  1927. 

68.  Sul  Pliocene  marino  del  sottosuolo  di  Monza  e  di  Vimercate.  {Lom- 
bardia\  Ibidem,  Voi.  LXVII,  Milano  1928. 

69.  Osservazioni  geologiche  sulla  galleria  dello  Stelvio  e  sulle  sue  linee 
di  accesso  da  Milano.  «  Rendiconti  R.  Ist.  Lomb.  »,  Voi.  LXIII, 
Milano  1929. 

70.  La  bauxite  nella  Penisola  Salentma  e  nel  Pì'omontorio  del  Gargano. 
Ibidem,  Voi.  LXIII,  Milano  1930. 

71.  L’ industria  delle  coti  bergamasche.  Ibidem,  Voi.  LXIV,  Milano  1931. 

72.  Sulla  zonà  scisto-bituminosa  triassica  di  Pesano  -  M.  S.  Gioi'gio. 
Ibidem,  Voi.  LVI,  Milano  1933. 

73.  I  rettili  triassici  di  Pesano  -  M.  S.  Giorgio  e  di  Perledo.  Ibidem, 
Voi.  LXVII,  Milano  1934. 


Note  diverse 


Contributo  alla  conoscenza  della  fauna  del  Friuli.  «In  Alto»,  Cronaca 
Alpina  Friulana,  Anno  III,  Udine  1892. 

R  quarto  Congresso  Geografico  Ualiano.  «  Boll.  Soc.  Geol.  Ital.  »,  Voi. 
XX,  Roma  1901. 

R  clima  di  Tripoli  e  di  Bengasi.  «Natura»,  Voi.  Ili,  Pavia  1912. 
Lezioni  di  geologia  generale  ed  applicata  alV  ingegnei'ia.  Tenute  presso 
il  R.  Politecnico  di  Milano.  Libreria  Editrice  Politecnica  di  C. 
Tamburini.  Milano  1920’ 

Lezioni  di  geologia  generale  ed  applicata  all’ ingegneria.  Tenute  presso 
il  R.  Politecnico  di  Milano,  Libreria  C.  Tamburini,  II  Edizione. 
Milano  1923. 


ERNESTO  MARIANI 


19 


Commemorazioni 

Antonio  Stoppani.  «  Atti  Soc.  Ital.  Se.  Natur.  »,  Milano,  Voi.  XXXI, 
Milano  1895. 

Giulio  Andrea  Pirona.  Ibidem,  Voi.  XXXVI,  Milano  ]896. 

Gaetano  Giorgio  Gemmellaro.  Ibidem,  Voi.  XLIII,  Milano  1894. 

Giovanni  Omboni.  Ibidem,  Voi.  XLIV,  Milano  1910. 

Giuseppe  Meì'calli.  Ibidem,  Voi.  LIV,  Milano  1915. 

Annibaie  Tommasi.  Ibidem,  Voi.  LX.  Milano  1921. 

Giulio  De  Alessandri.  Ibidem,  Voi.  LX,  Milano  1921. 

Torquato  Taramelli.  Ibidem,  Voi.  LXI,  Milano  1922. 

Torquato  Taramelli.  «  Rendiconti  R.  Ist.  Lombardo  »,  Voi.  LXVI,  Mi¬ 
lano  1923. 

Antonio  Stoppani.  Discorso  commemorativo  letto  a  Lecco  il  25  settembre 
1927  in  occasione  della  inaugurazione  del  suo  monumento.  «  Boll. 
Soc.  Geol.  Ital.  »,  Voi.  XLVI,  Roma  1927. 

Ettore  Artini.  Onoranze  al  Prof.  E.  Artini  tenute  al  Museo  Civico  di 
Storia  Naturale  di  Milano.  Discorso  Commemorativo  tenuto  il  17 
marzo  1929.  Tip.  Succ.  Frat.  Fusi,  Pavia  1929. 

Carlo  Fabrizio  Parona.  «Rendiconti  R.  Ist.  Lombardo  »,  Voi.  LXXII, 
Milano  1938-39. 


Dott.  Giovanna  Pagliani 


rLOGOPITE  E  TITANOLIVIXA  DI  MONTE  BRACCIO 

(Val  Malenco) 


Mi  fu  affidato  dal  Prof.  Grill  P  incarico  di  studiare  alcuni 
campioni  di  flogopite  donati  dal  signor  P.  Sigismund  all’Istituto 
di  Mineralogia  della  R.  Università  di  Milano. 

Questa  flogopite  venne  trovata  dallo  stesso  signor  Sigismund 
in  Val  Malenco  e  precisamente  tra  1800-2000  m.  s.  m.  sul  Monte 
Braccio,  sopra  Primoio. 

Fra  le  specie  minerali  finora  trovate  ed  elencate  da  P.  Si¬ 
gismund  (’)  e  più  tardi  da  F.  Mauro  (^)  in  Val  Malenco,  non 
figura  la  flogopite.  Essa  si  trova  nel  calcare  granulare,  in  lamine 
di  discrete  dimensioni  (4-5  cm.),  di  un  colore  brano  violaceo  con 
caratteristici  riflessi  metallici. 

Le  lamine  .sono  poco  elastiche  e  fondono  al  becco  Bunsen 
abbastanza  facilmente,  dando  uno  smalto  bianco.  Non  colorano  la 
fiamma. 

Al  microscopio  le  lamine  più  spesse  presentano  un  pleocroi- 
smo  abbastanza  intenso  : 

a  =  bruno  molto  chiaro 
^  =  y  =  bruno  violaceo  scuro 

L’angolo  assiale  ottico  è  quasi  nullo,  la  birifrazione  nega¬ 
tiva.  Gli  indici  di  rifrazione,  determinati  col  metodo  della  linea 
di  Becke,  sono  risultati  per  la  luce  del  sodio: 

Np  =  1,549  +  0,001  ' 

N,n  =  1,583  ±  0,001 

N.  =  1,585  ±  0,001 


(^)  Sigismund  P.,  I  minerali  del  Comune  di  Sondalo.  Milano,  1901. 
(-)  Mauro  F.,  I  minerali  della  Val  Malenco.  Boll.  Club  Alpino 
It.,  Voi.  XL.  Torino,  1910. 


FLOGOPITE  E  TITANOLIVINA  DI  MONTE  BRACCIO 


21 


Il  peso  specifico,  determinato  col  metodo  dei  liquidi  pesanti, 
è  risultato  eguale  a  2,714. 

L’analisi  chimica,  eseguita  su  materiale  puro,  ha  dato  i  se- 


guenti  risultati  : 

Rapporti  molecolari 

SiOg 

35,64 

59,04 

TiO, 

2,83 

3,62 

AlgOg 

15,13 

14,77 

FegOg 

2,65 

1,65 

PeO 

1,55 

2,16 

MnO 

— 

— 

CaO 

tracce 

MgO 

27,62 

68,16 

Na,0 

3,58 

5,45 

KÙ 

6,49 

6,85 

H,0- 

0,81 

H.O  + 

4,23 

28,31 

F 

100,53 

La  formula  calcolata  in  base  ai  dati  forniti  dall’analisi,  è  la 
seguente:  5SÌO2  AlgOg  6MgO  Kg  0  2H2O. 

Dai  dati  analitici  si  può  vedere  come  la  composizione  chi¬ 
mica  della  flogopite  della  Val  Malenco  si  discosti  assai  da  quella 
delle  comuni  flogopiti  ;  infatti  il  tenore  della  silice  e  quello  del¬ 
l’ossido  di  potassio  sono  assai  più  bassi  del  normale;  l’acqua  in¬ 
vece  è  presente  in  quantità  abbastanza  notevole.  Ciò  potrebbe  far 
supporre  che  la  fiogopite  in  questione  sia  in  via  di  alterazione, 
dato  pure  il  caratteristico  color  bronzeo  delle  lamine. 

Il  titanio  è  presente  in  quantità  notevole.  Nelle  miche  po¬ 
vere  di  ferro  esso  si  può  trovare  in  percentuali  anche  abbastanza 
elevate.  Secondo  Jacob  (^)  esso  è  presente  in  quantità  sempre 
determinate  e  può  sostituire  il  magnesio,  mai  però  il  silicio  o 
l’alluminio,  come  lo  prova  un  numero  rilevante  di  analisi  di  fio- 
gopiti  titanifere. 


(^)  Jacob  J.,  Beitrcige  zur  chemischen  Konstitution  der  Glimmer. 
Parte  X  ;  Ueber  die  Eolie  des  Titans  in  dea  plilogopiten.  Zeit.  f.  Kry- 
stalL,  Voi.  82,  pag.  271.  Lipsia,  1932. 


22 


G.  PAGLIANI  -  FLOGOPITE  E  TITANOLIVIXA  ECC. 


In  questo  caso  però  ad  un  tenore  abbastanza  elevato  di  ma¬ 
gnesio  fa  riscontro  un  tenore  assai  basso  di  silicio  ;  ciò  potrebbe 
essere  spiegato  sempre  con  un’alterazione  nell’edificio  cristallino 
della  flogopite. 

La  flogopite  di  Monte  Braccio  si  trova,  come  si  è  detto,  nel 
calcare  granulare,  associata  a  diopside,  titanolivina,  grafite.  Nel 
diopside  sono  frequenti  delle  inclusioni  granulari  nere,  dovute, 
assai  probabilmente,  ad  ilmenite. 

La  titanolivina  fu  già  descritta  dal  Brugnatelli  (^):  non  mi 
consta  però  che  egli  abbia  notato  questa  particolare  asociazione 
flogopite-titanolivina  nel  calcare  granulare.  I  granuli  di  titanoli¬ 
vina  sono  disseminati  in  notevole  quantità,  tanto  sul  calcare  che 
sulla  flogopite  stessa.  Il  colore  di  questi  granuli,  che  sono  sempre 
di  dimensioni  minime,  è  di  un  rosso  aranciato  assai  vivo. 

Il  pleocroismo  è  quello  caratteristico  della  titanolivina;  esso 
varia  dal  giallo  aranciato  al  giallo  ^^aglierino. 

Gli  indici  di  rifrazione  sono  risultati,  per  la  luce  del  sodio: 

Np  =  1,664  +  0,001 

Nm  =  1,670  ±  0,001 

Ng  =  1,691  ±  0,001 

Il  Brugnatelli  dà  per  la  titanolivina  della  Val  Malenco  per 
il  valore  ^  1,680.  Questa  differenza  potrebbe  indicare  una  diver¬ 
sità  di  composizione  per  la  titanolivina  di  Monte  Braccio  i  cui 
indici  di  rifrazione  si  avvicinano  invece  a  quelli  dati  dal  Larsen  (^). 

a  =  1,658  =  1,670  y  =  1,690 

Purtroppo  la  scarsità  del  materiale  non  ha  permesso  che  fosse 
eseguita  una  analisi  chimica  che  avrebbe  potuto  dare  interessanti 
risultati. 

Istituto  di  Mineralogio,  e  Petrocfrafia  della  R.  Università  di  Milano 


(0  Brugnatelli  L.,  Ueher  den  Titanovilin  der  Umgebung  von 
Chiesa  -in  Val  Malenco.  Zeit.  f.  KrjstalL,  Voi.  39,  pag.  209.  Lipsia,  1904. 

(-)  Larsen  E  S.,  The  microscoinc  determination  of  thè  nonopaque 
minerals.  Geol.  Survey.  Bull.  n.  848.  Washington,  1934. 


ISTITUTO  DI  ANATOMIA  COMPARATA  DELLA  K.  UNIVERSITÀ  DI  PAVIA 
(Direttore  Prof.  Maffo  Vialli) 


Dott.  Carlo  Bignardi 


CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ISTOCHIMICA 
DELLE  CELLULE  DI  PANETH 


I  caratteri  diagnostici  differenziali  tra  tipi  cellulari  diversi 
possono  scegliersi  tanto  con  criteri  morfologici  quanto  con  criteri 
istochimici  e  nulla  vieta  di  utilizzare  per  eventuali  diagnosi  am¬ 
bedue  i  criteri  contemporaneamente.  Certo,  se  non  si  usano  am¬ 
bedue,  per  ottenere  una  omogeneità  logica  mi  pare  anche  suffi¬ 
ciente  utilizzare  in  un  determinato  caso  un  unico  criterio,  purché 
sia  sempre  quello.  Laddove  è  possibile  l’ utilizzazione  del  criterio 
istochimico  io  penso  che  esso  abbia  un  significato  e  un  valore 
più  precisi  di  quelli  puramente  morfologici.  In  precedenti  mie 
ricerche  ho  cercato,  e  credo  di  essere  riuscito  a  dimostrare, 
una  reale  differenza  istochimica  fra  cellule  mucose  e  cellule  mu- 
coidi,  due  tipi  cellulari  la  cui  distinzione  fatta  con  semplici  cri¬ 
teri  morfologici  o  di  colorabilità,  è  troppo  mal  sicura. 

Secondo  la  mia  definizione  la  cellula  mucosa  deve  contenere 
un  estere  solforico  di  polisaccaride,  la  cellula  mucoide  no.  Discu¬ 
tendo  il  possibile  partito  che  si  può  trarre  da  questa  mia  distin¬ 
zione  ho  posto  una  serie  di  problemi  ai  quali  ho  già  cercato  di 
rispondere  successivamente  al  già  citato  lavoro.  La  mia  distinzione 
è  basata  su  un  carattere  positivo  per  la  cellula  mucosa,  negativo 
per  la  cellula  mucoide.  Ora  questo  carattere  negativo  si  presenta 
anche  in  altri  tipi  cellulari,  per  cui  la  cellula  mucoide  deve  essere 
distinta  in  ultima  analisi,  allo  stato  attuale  delle  '  nostre  cono¬ 
scenze,  anche  con  criteri  morfologici.  Per  cercare  di  addivenire 
alla  uniformità  di  cui  ho  già  detto,  mi  è  parso  utile  trovare  una 
distinzione  istochimica  anche  tra  cellule  mucoidi  e  altri  tipi  cel- 
lulari.  E  evidente  che  qui  i  caratteri  diagnostici  andranno  cercati 


24 


C.  BIGNARDI 


caso  per  caso  con  diversi  criteri  a  seconda  dei  varii  tipi  cellu¬ 
lari  che  possono  coesistere  con  le  cellule  mucose  o  mucoidi  nelle- 
singole  localizzazioni.  Ho  già  accennato  per  esempio  ai  tipi  cellu¬ 
lari  per  cui  va  stabilita  una  distinzione  nel  corso  dello  studio 
delle  ghiandole  di  Brunner.  Queste  mie  ricerche  sulle  cellule  mu¬ 
cose  e  mucoidi  partono  appunto  dalla  necessità  in  cui  mi  sono 
trovato  in  una  ricerca  anatomo-comparativa  su  tali  formazioni. 

Scorrendo  infatti  l’abbondantissima  bibliografia  sulle  ghiandole 
di  Brunner  si  può  constatare  che  i  tipi  cellulari  presenti  sono 
molto  varii,  per  cui,  accanto  alle  cellule  mucose  non  caliciformi  o 
alle  cellule  mucoidi,  elementi  costanti,  noi  possiamo  trovare  (sec. 
Patzelt)  caliciformi  tipiche,  cellule  sierose,  cellule  enterocromaf- 
fini,  cellule  di  rivestimento,  cellule  granulose  di  tipo  Paneth.  Per 
alcune  di  esse  come  le  enterocromaffini,  la  conoscenza  morfologica 
e  istochimica  è  molto  approfondita  e  su  di  esse  qui  non  mi  sof¬ 
fermo,  poiché  possediamo  tutti  i  dati  necessari  per  la  loro  iden¬ 
tificazione. 

Tali  condizioni  non  mi  pare  sussistano  invece  per  le  cellule 
di  Paneth  e  ho  |)ensato  che  per  rendere  possibile  una  caratte¬ 
rizzazione  fosse  necessario  prima  un  contributo  istochimico  alla 
loro  conoscenza,  che  allo  stato  attuale  possiamo  dire  alquanto  mal 
sicura.  Queste  ricerche  rajDpresentano  un  saggio  di  quello  che 
potrebbe  essere  l’andamento  di  una  parte  di  tali  indagini  istochi- 
miche.  Per  necessità  di  tempo  io  mi  sono  per  ora  limitato  allo 
studio  dettagliato  delle  sole  cellule  di  Paneth  nel  Ratto  pigliando 
però  anche  in  esame  in  modo  meno  completo  le  cellule  di  Paneth 
del  Riccio.  E  evidente  che  prima  della  integrale  utilizzazione  di 
questi  dati  nelle  diagnosi  differenziali  istochimiche  sarà  necessario 
che  essi  vengano  ricercati  comparativamente  anche  in  altre  specie. 
I  lavori  relativi  a  tale  estensione  anatomo-comparativa  non  solo 
nei  Mammiferi  ma  anche  nelle  altre  classi  di  Vertebrati  con  gli 
stessi  metodi  da  me  usati  sono  già  in  corso  da  parte  di  altri 
studiosi  del  nostro  Istituto  e  solo  dopo  che  essi  saranno  espletati 
sarà  possibile  dire  una  parola  definitiva  sulle  caratteristiche  isto¬ 
chimiche  delle  cellule  di  Paneth.  Si  potrà  allora  vedere  se  alcune 
delle  differenze  riscontrate  siano  l’ espressione  di  una  varietà  di 
tipi  cellulari  oppure  semplicemente  siano  date  da  fasi  funzionali 
diverse  di  uno  stesso  tipo  cellulare. 

Data  l’indole  del  presente  lavoro  non  mi  dilungherò  a  ricor¬ 
dare  tutta  la  bibliografia  sulle  cellule  di  Paneth  e  neppure  la 


CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ISTOCHIMlCA  ECC. 


25 


intera  bibliografia  sulla  questione  tanto  discussa  della  natura 
chimica  del  secreto.  Rimando  per  tutto  questo  alla  abbastanza 
recente  monografia  di  Baecker  (1934)  limitandomi  qui  a  citare 
alcuni  dati  che  più  direttamente  mi  sembrano  legati  alla  questione 
di  cui  mi  occupo. 

Tralasciandone  alcuni  meno  recenti,  posso  ricordare  un’im¬ 
portante  recentissimo  contributo  nei  riguardi  del  nostro  argomento, 
di  Hintzsche  e  Anderegg. 

La  parte  del  lavoro  di  Hintzsche  e  Anderegg  che  più  inte¬ 
ressa  ai  fini  delle  attuali  ricerche  riguarda  la  presenza  di  poli¬ 
saccaridi  nelle  cellule  di  Paneth.  Essa  in  parte  si  presenta  cor¬ 
rispondente  al  mio  lavoro,  poiché  si  riferisce  al  Topo,  al  Ratto  e 
alla  Cavia.  Secondo  Hintzsche  e  Anderegg  il  glicogeno  non  forma 
una  caratteristica  costante  delle  cellule  di  Paneth  e  anche  la 
reazione  di  Bauer  specifica  del  glicogeno  e  dei  polisaccaridi  in 
genere,  è  negativa  nelle  cellule  di  Paneth.  Solo  nel  Topo  i  sud¬ 
detti  A  A.  hanno  trovato  reazione  positiva  nella  parte  apicale  delle 
cellule  di  Paneth  in  alcuni  tratti  tra  i  granuli  i  quali  invece 
sono  a  reazione  negativa.  Sempre  secondo  gli  AA.  i  tratti  con 
reazione  di  Bauer  positiva  sono  colorabili  anche  con  mucicarminio. 
Secondo  Hintzsche  e  Anderegg  data  la  particolare  caratteristica 
di  solubilità  dei  granuli  è  poco  probabile  una  loro  costituzione 
glicoprotidica. 

Le  recenti  ricerche  di  Boerner-Patzelt  sul  punto  isoelettrico 
delle  cellule  di  Paneth  portano  certamente  ad  un  grado  di  estrema 
finezza  le  analisi  cromatiche,  ma  non  ci  jDOSSono  ancora  fornire 
dati  per  l’argomento  che  ci  interessa,  pur  essendo  presumibil¬ 
mente  l’espressione  di  una  ben  definita  condizione  chimico-fisica. 
Anche  le  conoscenze  acquisite  sulla  fissabilità  dei  granuli  di 
Paneth  e  sull’influenza  dei  varii  fissativi  sulla  loro  colorabilità 
non  valgono  per  ora  a  far  luce  sulla  questione,  anzi  la  complicano. 
Sembra  infatti  che  i  granuli  delle  Paneth  almeno  in  alcuni  ani¬ 
mali,  siano  spiccatamente  acidofili  se  la  fissazione  è  stata  fatta  in 
formolo,  formolo-alcool,  Orth,  acquistino  invece  una  notevole  affi¬ 
nità  per  colori  basici,  esempio  ematossilina  Delafield,  fissando  in 
miscele  picriche.  In  qualche  caso,  in  una  stessa  cellula,  sono  stati 
trovati  misti  granuli  acidofili  e  basofili  e  non  mancano  reperti 
positivi  coi  coloranti  del  muco,  oltre  1’ ematossilina  di  Delafield, 
fatto  questo  che  secondo  qualche  Autore  rappresenta  almeno  par- 


26 


C.  BIGNARDI 


zialmente,  qualche  appoggio  alla  ben  nota  teoria  di  Bizzozzero  che 
la  cellula  acidofila  di  Paneth  altro  non  sia  che  uno  stadio  precoce 
di  cellula  caliciforme,  concezione  però  che  ha  trovato  numerosi 
oppositori  i  quali  sostengono  che  la  cellula  di  Paneth  sia  un  tipo 
cellulare  sui  generis. 

I  metodi  di  ricerca  per  ora  da  me  usati  e  che  io  verrò  suc¬ 
cessivamente  esponendo  in  forma  molto  succinta  insieme  coi  ri¬ 
sultati,  sono  quelli  stessi  che  mi  hanno  permesso  in  altri  lavori 
come  ho  già  detto,  di  caratterizzare  con  notevole  precisione  la 
cellula  mucoide. 

II  materiale  di  cui  mi  sono  servito  per  le  mie  ricerche  è  stato  il 
duodeno  di  Ratto  che  come  è  noto  è  provvisto  in  fondo  alla  cripte 
delle  ghiandole  di  Galeazzi-Lieberkùhn  di  numerose  cellule  di 
Paneth.  Ho  usato  come  fissativo  il  formolo-alcool  secondo  Schaffer 
che  a  parere  comune  è  uno  dei  migliori  fissativi  delle  cellule  di 
Paneth.  Ho  studiato  anche  materiale  fissato  in  Zenker-Helly  che 
pure  permette  una  buona  fissazione,  mentre  lo  Zenker  comune 
viene  ritenuto  inadatto  potendo  sciogliere  i  granuli  per  il  suo 
tenore  in  acido  acetico. 

La  prima  reazione  istochimica  di  cui  mi  sono  servito  è  stata 
quella  di  metacromasia.  Secondo  i  risultati  degli  esaurienti  studi 
di  Lison  accettati  ormai  da  numerosi  AA.  e  che  io  ho  preso  come 
base  per  le  mie  precedenti  ricerche  sulle  cellule  mucose  e  mucoidi, 
tale  reazione  ha  esito  positivo  solo  per  gli  esteri  solforici  di  po¬ 
lisaccaridi  od  i  loro  sali.  Io  ho  già  considerato  questo  mezzo  come 
sufficiente  per  separare  le  cellule  mucose  caratterizzandole  per 
la  reazione  positiva  dalle  cellule  mucoidi  morfologicamente  si¬ 
mili  ma  a  reazione  negativa. 

Lison  raccomanda  alcune  cautele  per  rendere  la  reazione 
metacromatica  sicuramente  precisa  e  avente  un  valore  istochimico. 
In  altre  mie  ricerce  attualmente  in  corso  sto  studiando  di  meglio 
precisare  il  valore  di  queste  precauzioni.  Per  ora  essenzialmente 
mi  sono  attenuto  a  queste  cautele  ;  ho  usato  cioè  soluzioni  molto 
diluite  di  colorante  e  osservato  il  preparato  in  acqua,  oppure  mi 
sono  servito  di  soluzioni  relativamente  concentrate  osservando  in 
mezzo  sfavorevole,  come  lo  sciroppo  di  Apathy.  Non  ho  mancato 
però  di  fare  parallelamente  qualche  osservazione  in  condizioni 
non  perfettamente  ortodosse  come  sarebbe  l’esame  in  acqua  dopo 
colorazione  con  soluzioni  relativamente  concentrate,  condizioni 


CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ISTOCHIMICA  ECC. 


27 


nelle  quali  secondo  Lison  non  tutti  i  quadri  di  metacroinasia  sono 
da  ritenersi  specifici.  In  tutte  queste  condizioni  i  granuli  delle 
Panetti  apparivano  scolorati  oppure  colorati  solo  leggermente  in 
bleu  chiaro  e  non  mostravano  alcuna  traccia  di  metacromasia.  Si 
deve  perciò  ritenere  che,  nei  limiti  di  sensibilità  della  reazione, 
non  sia  dimostrabile  nei  granuli  la  presenza  di  un  estere  solforico 
di  polisaccaride. 

Risultata  negativa  la  ricerca  di  polisaccaridi  allo  stato  di 
esteri  solforici,  sono  ricorso  ad  altre  reazioni  dei  polisaccaridi 
anche  non  esterificati  e  in  primo  luogo  ho  provato  1-a  reazione  di 
Bauer  per  i  polisaccaridi  e  una  reazione  argentica  da  me  ideata 
e  parallela  a  quella  di  Bauer. 

La  reazione  che  Bauer  aveva  proposto  per  il  glicogeno  e  per 
altri  polisaccaridi  è  una  vera  reazione  istochimica  secondo  l’A., 
avendola  egli  ottenuta  anche  in  vitro.  Essa  si  verifica  pure,  come 
è  stato  osservato  da  varii  AA.  e  da  me,'  in  parte  anche  contro 
r  affermazione  di  Bauer,  per  i  glicoproteidi  come  il  muco,  la 
sostanza  fondamentale  della  cartilagine  e  qualche  altra  localizza¬ 
zione.  Io  ho  pure  dimostrato  che  anche  il  secreto  della  cellula 
mucoide,  sulla  natura  della  quale  non  si  aveva  alcun  dato  preciso, 
dà  la  reazione  di  Bauer  ;  si  può  quindi  riconoscere  in  esso,  am¬ 
messa  la  validità  completa  della  reazione  di  Bauer,  la  presenza 
di  un  polisaccaride  o  di  un  glicoproteide.  La  reazione  argentica 
per  i  cui  dati  tecnici  rimando  al  mio  lavoro  originale,  consiste 
in  una  riduzione  del  nitrato  d’argento  alcalino  da  parte  di  glico¬ 
proteidi  0  polisaccaridi  precedentemente  trattati  con  acido  cromico 
come  per  il  Bauer.  L’optimum  per  la  riuscita  della  reazione  di 
Bauer  secondo  l’A.  è  una  concentrazione  di  acido  cromico  al  4”/^ 
con  un  trattamento  della  durata  di  un’ora.  Nella  presente  ricerca 
ho  fatto  agire  l’ acido  cromico  al  4  sulle  fette  per  una,  due, 
tre,  quattro,  cinque  ore  e  colorato  poi  al  solito  col  reattivo  di 
Schiff  per  15-20'.  Con  lo  stesso  trattamento  di  acido  cromico  ho 
proceduto  anche  alla  reazione  argentica.  In  entrambi  i  gruppi  di 
prove  ho  ottenuto  risultati  sempre  negativi. 

Nella  mia  nota  sulla  istochimica  della  sostanza  fondamentale 
della  cartilagine  (1939)  in  cui  ho  impiegato  per  la  prima  volta 
in  questa  mia  serie  di  ricerche,  la  reazione  di  Bauer  e  la  reazione 
argentica  avevo  fatto  riserve  sul  meccanismo  delle  due  reazioni 
nel  senso  che  mi  sembrava  di  non  potere  a  priori  escludere  una 
azione  sul  reattivo  dell’  acido  cromico  o  di  un  suo  derivato,  eletti- 


28 


C.  BIGNARDI 


vamente  adsorbito  o  combinato  cbimicamente  al  glicoproteide. 
Anche  ora,  pure  avendo  maggiore  esperienza  su  tali  tecniche,  non 
mi  sento  di  rinunciare  alle  stesse  riserve. 

Un’altra  nuova  reazione  da  me  recentemente  proposta  ed 
applicata  con  profitto  anche  in  ricerche  non  ancora  rese  note,  a 
varie  localizzazioni  di  polisaccaridi,  consiste  in  un  trattamento- 
dei  preparato  con  acido  solforico  concentrato  per  una  durata  da 
mezzo  minuto  ad  un  minuto  col  risultato  di  ottenere  una  probabile 
esterificazione  del  polisaccaride.  Il  verificarsi  di  tale  reazione  sulla 
sostanza  mucoide,  che  cosi  trattata  dà  una  nettissima  reazione  me¬ 
tacromatica,  mi  ha  permesso  da  un  lato  di  avvalorare  la  asser¬ 
zione  di  Lison  sul  valore  istochimico  della  metacromasia  dall’altro 
di  confermare  la  presenza  nella  sostanza  mucoide  di  un  glicopro¬ 
teide  o  di  un  polisaccaride,  sostanza  già  presumibilmente  dimo¬ 
strata  con  la  reazione  di  Bauer  e  con  la  reazione  argentica.  Per 
i  granuli  delle  Paneth  dopo  trattamento  con  acido  solforico  per 
mezzo  minuto,  un  minuto,  due  minuti  non  ho  mai  ottenuto  alcuna 
sicura  reazione  metacromatica.  Nel  dubbio  che  l’acido  solforico 
potesse  avere  disciolti  i  granuli  delle  cellule  di  Paneth  ho  colorato 
queste  successivamente  con  fucsina  acida  potendo  cosi  osservarne 
la  conservazione  e  anche  il  permanere  della  acidofilia. 

Nelle  mie  già  ricordate  ricerche  sulle  cellule  mucose  e  mucoidi 
ho  avuto  anche  occasione  di  rendere  noto  un  fatto  di  cui  non  ho 
trovato  alcuna  traccia  nella  bibliografia  e  il  cui  significato  è  per 
me  ancora  molto  oscuro.  Trattate  con  acido  cromico  al  10  °  ^  le 
cellule  mucoidi  danno  un  viraggio  del  colorante  metacromatico, 
che  come  aspetto  in  complesso  non  si  differenzia  dalla  tipica  me¬ 
tacromasia. 

Sto  ancora  indagando  sull’essenza  di  questo  fenomeno  e  ho 
fatto  ulteriori  prove  dalle  quali  ho  potuto  vedere  che  il  viraggio 
del  colorante  si  mantiene  anche  se  dopo  il  trattamento  con  acido 
cromico  il  preparato  viene  portato  in  alcool  o  in  formalina  allo 
scopo  di  ridurre  le  possibili  tracce  di  acido  cromico  eventual¬ 
mente  adsorbito  come  tale.  La  questione  ha  particolare  importanza 
poiché  coinvolge  la  interpretazione  della  metacromasia  secondo 
Lison.  Essa  dovrà  essere  discussa  a  fondo  e  non  mi  pare  questa 
la  sede  più  opportuna  per  tale  trattazione,  per  il  fatto  che  questa 
tecnica  applicata  alle  cellule  di  Paneth  mi  ha  sempre  dato  risul¬ 
tati  negativi.  In  un  jtrossimo  lavoro  riprenderò  la  questione  e  per 
quanto  non  si  possa  presumere  di  poterla  risolvere  completamente, 


CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ISTOCHIMICA  ECC. 


29 


cercherò  di  dare  un  fondato  giudizio  sull’argomento  valutandolo 
anche  dal  punto  di  vista  critico. 

Forse  jDOSSono  ritenersi  di  valore  istochimico  alcuni  risultati 
da  me  ottenuti  col  mucicarminio,  con  la  muciemateina  e  con  la 
ematossilina  Delafield,  in  cellule  mucoidi  dopo  trattamento  con 
acido  solforico.  Pur  facendo  qualche  riserva  sul  reale  valore  isto¬ 
chimico  dei  fatti  da  me  osservati  ritengo  utile  esporre  qui  i  ri¬ 
sultati  da  me  ottenuti  con  tali  tecniche,  anche  per  i  granuli  delle 
cellule  di  Paneth.  I  granuli  che  nelle  mie  condizioni  di  materiale 
e  di  fissazione  non  si  coloravano  affatto  con  i  tre  coloranti  sopra¬ 
detti  in  condizioni  normali,  non  mostrarono  tale  colorabilità  nep¬ 
pure  dopo  trattamento  con  acido  solforico. 

A  dimostrare  quanto  sia  necessaria  una  ricerca  comparativa 
prima  di  voler  trarre  delle  deduzioni  in  rapporto  a  questi  risul¬ 
tati  mi  pare  utile  ricordare  alcune  osservazioni  che  incidental¬ 
mente  ho  fatto  sulle  cellule  di  Paneth  di  Riccio  nel  corso  di 
altre  ricerche. 

Xel  Riccio  le  cellule  di  Paneth  non  hanno  tutte  lo  stesso 
comportamento  almeno  di  fronte  alle  determinate  tecniche  da  me 
usate  e  limitatamente  al  materiale  da  me  studiato  e  cioè  duodeno 
di  Riccio  all’inizio  del  letargo,  fissato  in  Zenker-Helly.  In  una 
parte  almeno  delle  cellule  di  Paneth  ho  trovato  una  reazione  di 
Bauer  positiva  con  caratteri  diversi  j^erò  da  quelli  osservati  da 
Hintzsche  e  Anderegg  nel  Topo.  Infatti  mentre  questi  AA.  tro¬ 
vano  reazione  positiva  nel  citoplasma  intergranulare  io  ho  os¬ 
servato  una  colorazione  ben  netta  benché  debole  e  non  costante, 
di  una  parte  dei  granuli.  In  altri  preparati  dello  stesso  materiale 
trattati  con  acido  solforico  per  la  esterificazione  dei  polisaccaridi 
ho  notato  la  comparsa,  per  quanto  con  una  certa  irregolarità,  di 
una  debole  metacromasia  dei  granuli.  E  evidente  che  tali  osser¬ 
vazioni  non  possono  dirsi  ancora  del  tutto  definitive.  Esse  però 
hanno  un  significato  in  quanto  dimostrano  la  necessità  delle  ri¬ 
cerche  comparative  che,  come  ho  già  detto,  sono  in  corso  nel 
nostro  Istituto.  Solo  dopo  che  esse  saranno  complete  si  potranno 
trarre  conclusioni  di  un  effettivo  valore  generale.  Per  ora  questi 
miei  risultati  possono  essere  considerati  come  un  utile  mezzo  di 
diagnosi  istochimica  delle  cellule  di  Paneth  rispetto  alle  cellule 
mucoidi  nel  Ratto  e  possono  essere  considerate  come  una  traccia 
di  ricerca  per  i  successivi  studi  sull’  argomento. 


30  C.  BIGNARDI  -  CONTRIBUTO  ALLA  CONOSCENZA  ISTOCHIMICA  ECC. 


BIBLIOGRAFIA 


Baecker  R.  -  Die  oxyphilen  (Panethschen)  KOrnclaenzellen  im  Darme- 
pithel’  der  Wirbeltiere.  Ergeb.  d.  Anat.  XXXI  (1934). 

Bauer  H.  -  Mikroskopisch-chemischer  Xacbweis  von  Glykogen  und 
einigeii  anderen  Polysacchariden.  Zeit.  mikr.  anat.  Forscb.  XXXIII 
(1933> 

Bignardi  C.  -  Cellule  mucose  e  cellule  mucoidi.  P  Contributo  critico 
e  tecnico  all’ impostazione  di  alcuni  problemi  generali.  Arch.  ital. 
Anat.  Embr.  XLI  (1939). 

—  Ricerche  preliminari  sulla  istochimica  del  tessuto  cartilagineo.  Atti 

Soc.  Nat.  e  Mat.  di  Modena  LXX  (1939). 

—  Cellule  mucose  e  cellule  mucoidi.  II.  Primi  risultati  nella  applica¬ 

zione  delle  tecniche  istochimiche  per  i  polisaccaridi.  Boll,  di 
Zool.  X  (1939). 

—  Cellule  mucose  e  cellule  mucoidi.  Ili,  Sulla  comparsa  della  reazione 

metacromatica  in  cellule  mucoidi  dopo  cromizzazione,  ibidem.  X 
(1939> 

—  Cellule  mucose  e  cellule  mucoidi.  IV.  Esterificazione  solforica  della 

sostanza  mucoide  e  sua  dimostrazione  istochimica.  Atti  Soc.  Nat. 
e  Mat.  di  IModena  LXXI  (1940), 

—  Cellule  mucose  e  cellule  mucoidi.  V.  Caratteristiche  di  colorabilità 

elettiva  delle  cellule  mucoidi  dopo  esterificazione  con  acido  sol¬ 
forico.  Atti  Soc.  Nat.  e  Mat.  di  Modena  LXXI  (1940). 

Boerner  -  Patzelt  D.  -  Uber  den  Einfluss  der  Eixierung  auf  die 
Farbbarkeit  der  Panethschen  KOrnerzellen  bei  der  Maus.  Zeit.  f. 
Zellf.  u.  mikr.  anat,  XXII  (1935). 

—  Ueber  die  Eigenschaften  und  die  Bedeutung  der  Panethschen  Kbr- 

nerzellen  in  der  Tierreihe.  ibidem,  XXIV  (1936j. 

Hintzschb  e.  und  Anderegg  -  Histophysiologische  Studien  an  den 
Panetschen  Zellen.  Zeit.  f.  mik.  anat.  Forsch.  XLIII  (1938). 


Dott.  Caterina  Messina 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


I  minerali  di  boro  che  compaiono  nelle  geodi  del  granito  di 
Baveno  sono  la  datolite,  l’axinite  e  la  tormalina.  La  prima,  di  gran 
lunga  più  abbondante,  è  quella  i  cui  cristalli  presentano  maggiori 
dimensioni. 

Come  è  noto,  la  formazione  granitica  di  Baveno  si  estende  in 
direzione  N.N.E.  per  9  Km.  da  Pescone  (Lago  d’ Orta)  a  Eeriolo 
(Lago  Maggiore)  ed  in  essa  si  aprono  le  cave  che  fin  dal  secolo 
XVI  venivano  sfruttate  per  1’  estrazione  del  famoso  granito  rosa 
e  del  granito  bianco. 

Essa  appartiene  alla  serie  alcali-calcica  ed  è  caratterizzata 
chimicamente  da  una  forte  acidità  e  da  una  grande  scarsezza  di 
magnesio  (1).  Ha  una  grana  media,  ed  è  in  genere  assai  com¬ 
patta.  Erequenti  però  le  geodi  ricche  di  belle  cristallizzazioni, 
specialmente  di  quarzo  e  ortose. 

Pino  ad  ora  sono  circa  40  le  specie  minerali  note  a  Baveno, 
le  quali  rivelano  la  presenza,  nel  magma  granitico,  oltre  degli 
elementi  chimici  che  compaiono  nei  costituenti  essenziali  della 
roccia  anche  di  S,  Cu,  Sn,  Li,  Cs,  Rb,  Be,  Mo,  N,  V,  Ce,  Se, 
terre  rare,  Mn,  E,  B. 


Datolite. 

Cenni  storici  sulla  datolite  di  Baveno.  —  Kenngott  nel 
185S  (2)  per  primo  cita  la  datolite  a  Baveno  come  un  «  nuovo 
minerale  »  simile  all’apatite.  C.  v.  Hauer  studiò  questa  nuova 
specie  e  trovò  i  seguenti  dati:  Peso  specifico  2,968,  durezza  5-6, 
composizione  chimica  Si  02  =  38,42;  Ca  0  =  34,23;  H2O  =  6,00; 
ed  inoltre  riscontrò  P2O5,  AI2O3,  Na2  0.  Il  Sella  più  tardi  sup- 


32 


C.  MESSINA 


pose  che  il  minerale  in  questione  fosse  datolite,  supposizione  con¬ 
fermata  poi  dall’  Haidinger  in  base  alla  ricerca  positiva  dell’acido 
borico. 

Anche  il  Kenngott  che  aveva  scoperto  il  nuovo  minerale,  con¬ 
statava  nel  1859  che  tutte  le  proprietà  corrispondevano  a  quelle 
della  datolite  e  che  quindi  il  minerale  era  veramente  da  rite¬ 
nersi  tale. 

Striiver  nel  1866  (3)  cita  la  datolite  fra  i  minerali  di  Baveno 
e  il  Molinari  nel  1884  (4)  ne  fa  uno  studio  più  approfondito. 
Secondo  il  Molinari  la  datolite  si  trova  a  Baveno  in  piccole  geodi 
tappezzate  di  quarzo  e  feldispato  e  presenta  facce  nitide  e  spigoli 
ben  definiti.  Si  presenta  anche  in  massa  vitrea,  trasparente,  in¬ 
colora  0  traente  al  giallo  citrino,  con  doppia  rifrazione,  frattura 
ineguale  e  striature  poligonali  sulla  faccia  (001). 

La  durezza  è  5,5  e  il  peso  specifico  3,02. 

Il  Molinari  parla  pure  di  cristalli  geminati,  la  cui  presenza 
non  ho  però  mai  potuto  osservare  nel  numeroso  materiale  da  me 
studiato.  L’autore  fece  pure  in  un  primo  tempo  alcuni  saggi  qua¬ 
litativi  per  cui  confermò  che  il  minerale  era  datolite. 

Li  questa  esiste  un  magnifico  cristallo,  il  primo  trovato  a 
Baveno,  nella  collezione  del  Valentino  a  Torino  :  probabilmente, 
sempre  secondo  il  Molinari,  ne  esistono  altri  due  nella  raccolta 
del  Sella.  Tre  furono  studiati  dal  Molinari  stesso,  di  cui  uno  fu 
donato  poi  al  Museo  mineralogico  della  B.  Università  di  Roma. 

Fu  fatta  anche  1’  analisi  quantitativa  in  base  alla  quale  fu 
calcolata  la  formula  che  è  risultata  :  2  SiOgCa  -fi  Bg  O3  -j-  HgO. 

La  datolite,  interessante,  oltre  che  dal  punto  di  vista  mine¬ 
ralogico  anche  da  quello  geologico,  è  assai  scarsa  a  Baveno  e  si 
originerebbe,  sempre  secondo  il  Molinari,  per  il  lavoro  delle  acque 
circolanti,  le  quali  dovrebbero  probabilmente  sottrarre  acido  borico 
dagli  scisti  talcosi,  che  ricoprono  i  graniti  e  portarlo  a  reagire 
con  i  silicati  di  calcio  del  granito  stesso. 

Lo  studio  cristallografico  è  stato  fatto  da  La  Valle  il  quale 
osservò  le  seguenti  forme  : 

lOOlì;  lOllj;  l043j;  j021|;  j041i;  |100|;  jllOj;  i441i;  |22It. 

Come  costanti  cristallografiche  usò  quelle  del  Les  Cloizeaux: 
a\h  :c  =  0,63446  :  1  :  1,26574;  =  89'’  51'. 

Il  Molinari  cita  la  datolite  di  Baveno  anche  in  un  altro  suo 
lavoro  (5),  in  seguito  al  ritrovamento  di  altri  cinque  cristalli 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


33 


che  non  presentano  nessuna  particolarità  rispetto  ai  precedenti. 
In  uno  di  questi  cristalli,  nel  più  grosso,  si  trovano  inclusi  due 
cristalli  di  ortose  ;  ciò  mostra  chiaramente  che  la  datolite  è  di 
formazione  posteriore  rispetto  al  feldispato. 

Anche  Luedecke  (6)  descrisse  dei  cristalli  di  datolite  di  Ba- 
veno  di  un  color  verde-olio,  tabulari  secondo  flOO),  rigati  verti¬ 
calmente,  che  presentavano  le  seguenti  forme: 

il20i;  jllOj;  1320!;  il22|;  lOllI;  lllll;  jOOlì;  12351;  1123ì. 

La  datolite  di  Baveno  è  ancora  ricordata  dallo  Streng  (7)  e 
dall’ Artini  (8);  ma  senza  alcuna  descrizione  particolareggiata. 

Ho.hitus  cristallino  della  datolite  di  Baveno.  —  Come  si  può 
osservare  facendo  scorrere  la  bibliografia  sulla  datolite  di  Baveno, 
essa  non  fu  mai  studiata  a  fondo,  o,  per  lo  meno,  nessuno  degli 
Autori  che  se  ne  occuparono  ebbe  a  sua  disposizione  un  materiale 
molto  ricco:  ho  creduto  quindi  opportuno  ampliare  e  approfondire 
lo  studio  di  tale  interessante  specie  mineralogica,  dato  che  ho 
avuto  la  fortuna  di  avere  a  mia  disposizioue  un  numero  rilevante 
di  cristalli  provenienti  dalla  collezione  Bazzi  dell’  Istituto  Mine¬ 
ralogico  della  B.  Università  di  Milano  ;  dalla  collezione  Mauro  ; 
dalla  collezione  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale  di  Milano  e 
da  quella  dell’  Istituto  Mineralogico  della  Regia  Università  di 
Roma. 

La  datolite  si  presenta  a  Baveno  in  genere  in  cristalli  rovi¬ 
nati  e  con  facce  poco  lucenti,  ma  di  dimensioni  abbastanza  note¬ 
voli;  ha  colore  giallo-citrino,  verde-olio  e  bianco-latteo,  colore  che 
varia  con  le  dimensioni.  Infatti  i  cristalli  più  grossi  non  sono 
mai  incolori,  ma  di  un  verde-olio  traente  al  giallo,  alcuni  molto 
trasparenti  con  belle  iridescenze,  altri  completamente  opachi.  Uno 
dei  più  grossi  misura  cm.  8  X  6  X  -  ®  pesa  gr.  115. 

I  più  piccoli  misurano  alcuni  millimetri  e  sono  disposti  a 
rosetta  e  impiantati  generalmente  su  un  cristallo  più  grande,  op¬ 
pure  riuniti  a  ventaglio,  appiattiti,  poco  lucenti  e  quasi  incolori. 

In  alcuni  campioni  la  datolite  si  presenta  di  un  caratteristico 
colore  giallo  chiaro  fendente  al  bianco  latteo,  in  cristalli  appiat¬ 
titi  e  in  disposizione  fascicolata. 

Faccio  seguire  la  descrizione  particolareggiata  e  le  misure 
.angolari  delle  forme  di  alcuni  cristalli  che  ho  avuto  in  esame  ; 


4 


34 


C.  MESSINA 


il  numero  di  essi  è  abbastanza  limitato  poiché  la  datolite  a  Ba- 
veno,  come  ho  già  detto,  si  presenta  in  genere  in  cristalli  spro¬ 
porzionati  e  con  faccio  cariate,  striate  e  perciò  non  misurabili. 

Nel  calcolare  gli  angoli  ho  adottato  le  costanti  cristallogra¬ 
fiche  date  dal  Dauber  (^)  : 

a  \  b  :  c  =  0,6329  :  1  :  0,6345 
/?  =  90“  9' 

Campione  1  {Collez.  Bazzi):  Questo  campione  consta  di  un 
aggruppamento  di  piccoli  cristalli,  circa  70,  impiantati  a  rosetta 
su  ortose  rosa.  I  cristalli  sono  molto  lucenti,  appiattiti  e  ricchi 
di  facce.  Presentano  tutti  lo  stesso  abito. 

Uno  dei  cristalli  fu  staccato  e  misurato.  Esso  ha  un  diametro 
massimo  di  circa  mm.  5  ed  è  di  un  colore  giallo  molto  pallido 

(fig-  !)• 

Le  facce  danno  in  genere  immagini  poco  nitide,  specialmente 
le  facce  basali  che  si  presentano  tutte  rigate  e  ondulate. 

Le  forme  trovate  sono  le  seguenti  : 

{0011;  jlOOl;  {llOj;  {320} ;  |120);  {111);  1142j; 

{0231;  |011j;  {021);  {101} . 


Fig.  1 


(0  Secondo  studi  recenti,  le  costanti  cristallografiche  per  la  datolite 
dedotte  dalla  struttura  sono  : 


a  :  b  :  c  =  1,265  :  1  :  0,633  (9') 


I  :\riNERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


35 


Angoli 

misurati 

Limiti 
delle  misure 

Media 

Teorico 

(100)  :  (320) 

22"  23'  —  22"  45' 

22"  34' 

22"  53' 

(320)  :  (110) 

10"  11'  —  10"  39' 

10"  25' 

10"  26' 

(120)  ;  (110) 

20"  .30'  —  20"  45' 

20"  37' 

19"  20' 

(100)  :  (110) 

32"  16' 

32"  16' 

32"  20' 

(OOl)  ;  (111) 

49"  30'  —  49"  34' 

49"  32' 

49"  57' 

(101)  :  (001) 

44"  13'  —  44"  16' 

44"  14' 

44"  51' 

(001)  :  (142) 

53"  52'  —  53"  53' 

53"  52' 

53"  48' 

(001)  ;  (023) 

22"  55'  —  23"  13' 

23'’  4' 

22"  56' 

(001)  :  (011) 

31"  30'  —  32"  25' 

31"  57' 

32"  24' 

(001)  :  (021) 

51"  30'  —  51"  33' 

51"  31' 

51"  45' 

Campione  2  [Collez.  Bazzi):  Cristallo  isolato,  di  colore  giallo 
pallido,  trasparente,  marcatamente  tabulare.  Il  diametro  massimo 
è  di  1  cm.  circa.  Sulla  faccia  di  (001),  si  ha  un  piccolo  deposito 
di  ematite  (fìg.  2). 


Fig.  2 


Le  altre  facce  presenti  sono,  in  ordine  di  grandezza,  (122) 
(111)  (100)  (ITI)  (119)  (119). 


36 


C.  MESSINA 


Le  facce  di  {119j  pur  essendo  assai  lucenti  danno  un  grupjio 
di  immagini  ciò  che  spiega  la  poca  concordanza  fra  misure  e  va¬ 
lore  teorico.  Questa  forma  venne  osservata  la  prima  volta  da  E. 
Grill  sulla  datolite  di  Toggiano  (10). 


Angoli 

misurati 

Limiti 

delle  misure 

Media 

Teorico 

(001)  :  (100) 

— 

89®  44' 

89®  52' 

(001)  :  (111) 

49®  55'  —  50®  15' 

50®  5' 

49®  57' 

(100)  :  (119) 

82®  —  82®  25' 

82® 12' 

83®  32' 

(100)  :  (122) 

67®  10'  —  67®  35' 

67®  22' 

66®  57' 

(001)  :  (122) 

— 

38®  26' 

38®  55' 

(100)  :  (111) 

48®  27'  —  49®  30' 

48®  58' 

49®  49' 

Campione  3  [Collez.  Ba^zzi)  :  Consta  di  un  cristallo  isolato, 
di  diametro  di  cm'.  5  circa  e  di  colore  giallo-olio.  E  corroso  e 
quindi  assai  difhcilmente  misurabile  al  goniometro  di  riflessione 
perchè  le  facce  presentano  appena  dei  bagliori. 


Il  cristallo  è  sproporzionato,  appiattito  e  le  facce  in  ordine 
di  grandezza  sono:  (054)  (103)  (203)  fOOl)  (02l)  (101)  (100)  (flg.  3). 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


37 


Delle  facce  basali  la  (001)  è  poco  sviluppata  mentre  la  (OOl) 
è  di  maggiori  dimensioni. 


Angoli 

misurati 

Limiti 
delle  misure 

Media 

Teorico 

(100)  :  (203) 

56«  45'  —  56"  54' 

‘56°  49' 

56°  8' 

(001)  :  (054) 

38°  6'  —  38°  12' 

38°  9' 

38°  25' 

(001)  :  (103) 

19°  19'  —  19°  35' 

19°  27' 

18°  28' 

(100)  :  (101) 

440  30'  —  45° 

44°  45' 

44°  52' 

(001)  : (021) 

50°  11'  —  50°  25' 

50°  18' 

51°  45' 

Cam'pione  4  {Collez.  Bazzi)\  È  un  cristallo  isolato  di  colore 
giallo-verdino;  diametro  cm.  3  Le  facce  danno  in  genere  buone 
immagini.  Il  cristallo,  come  al  solito,  è  di  forma  appiattita,  con 
grande  sviluppo  delle  facce  basali. 


Fig.  4 

Presenta  le  forme:  {100|;  [001);  {410} ;  {520};  {llOj;  {7.  13. 
0.1;  {490};  {270};  {504};  {213);  |I12};  {558};  {112}  (fig.  4). 

Sono  nuove  per  le  specie  le  forme  di  simbolo  [490];  {270). 


38 


C.  MESSINA 


Angoli 

misurati 

Limiti 

delle  misure 

Media 

Teorico 

(100)  :  (410) 

907/  _  9034' 

9°  20' 

9°  1' 

(100)  :  (520) 

140  43'  _  140  45' 

14°  44' 

14°  12' 

(100)  :  (110) 

32°  15'  —  32°  35' 

32°  25' 

32°  20' 

(100)  :  (7. 13.  0) 

49°  53'  —  50° 

49°  56' 

49°  37' 

(100)  :  (490) 

54°  52'  —  54°  56' 

54°  54’ 

54°  55' 

(100)  :  (270) 

65°  19'  —  65°  32' 

65°  25' 

65°  42' 

(100)  :  (504) 

39°  16'  —  39°  40' 

39°  28' 

38°  39' 

(001)  :  (112) 

31°  17'  —  31°  51' 

31°  34' 

30°  39' 

(001)  :  (213) 

34°  9'  —  34°  11' 

34°  10' 

34°  59' 

(112)  :  (001) 

29°  30'  —  29°  35' 

29°  32' 

30°  42 

(558)  :  (OOT) 

36«  30'  —  37°  18' 

36°  54' 

36°  36' 

Campione  5  [Collez.  Mauro):  Consta  di  un  cristallo  di  co¬ 
lore  giallo- verdiccio,  di  notevoli  dimensioni;  è  lungo  cm.  6  e  largo 
cm.  8;  lo  spessore  è  di  cm.  2;  è  quindi  il  più  grande  proveniente 
dal  giacimento  ;  è  ricoperto  da  abbondante  ematite  e  da  pochis¬ 
sima  laumontite. 

E  stato  misurato  col  goniometro  d’ applicazione  poiché  le  facce 
erano  opache  e  striate. 

Le  forme  presenti  sono:  lOOl)  ;  [122);  |lll);  {100};  jOOlj. 
Esso  è  perfettamente  simile  al  cristallo  N.  2  che  però  ha  dimen¬ 
sioni  molto  minori. 


Campione  6  ( 


16409 

46 


del  Museo  mineralogico  della  R.  Uni¬ 


versità  di  Roma):  Questo  camj^ione  consta  di  un  cristallo  isolato, 
trasparente  e  incoloro,  dalle  facce  però  rigate  e  ondulate. 

Dimensioni:  mm.  18  X  14.  Questo  cristallo  era  stato  già  stu¬ 
diato  e  misurato  dal  La  Valle  e  poi  donato  al  Museo  di  Roma 
dal  Molinari. 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


39 


Ho  creduto  opportuno  ripetere  le  misure  dato  che  il  Molinari 
parla  a  proposito  di  questo  cristallo,  di  geminati,  mentre  si  tratta 
probabilmente  di  una  semplice  associazione  parallela  e  dato  cbe 
il  Molinari  ba  invertito  molto  probabilmente  le  facce  (001)  e  (100). 

Le  forme  presenti  sono  :  {OOlj,  {100|,  l012ì,  |023ì,  [Oli},  [021|, 
jllO},  [111},  1221}  (fìg.  5). 


Angoli 

misurati 

Limiti 

delle  misure 

Media 

Teorico 

(001).  :  (012) 

170  21'  —  17°  39' 

17°  30' 

17°  36' 

(001)  :  (023) 

23°  6'  —  23°  35' 

23°  20' 

22°  55' 

(001)  :  (011) 

32°  —  32°  55' 

32°  27' 

32°  23' 

(001)  :  (021) 

52°  39'  —  52°  48' 

52°  43' 

51°  45' 

(100)  :  (110) 

310  _  320  26' 

32°  6' 

32°  20' 

(100)  : (111) 

48°  2L  —  49° 

48°  42' 

49°  41' 

(100)  :  (22l) 

37°  57'  —  38°  6' 

38°  1' 

38°  53' 

Le  forme  precedenti  corrispondono  a  quelle  date  dal  Molinari 
(cbe  aveva  adottato  le  costanti  del  Des  Cloizeaux)  :  [OOlj,  [Oli-, 
10431,  1021},  1041},  [100},  jllO},  [441},  [22Iì. 


40 


C.  MESSINA 


Campione  7  {1090  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale 
\ 

di  Milano)  :  E  un  cristallo  isolato  di  colore  giallo  chiaro  che  mi¬ 
sura  mm.  22  X  30- 

Le  facce  sono  molto  striate  e  ondulate  e  danno  serie  di  im¬ 
magini. 

E  tabulare  anch’ esso  e  presenta  le  seguenti  forme:  1001}  j, 
t012|,  [Oli!,  [2051,  [lOlj,  1221},  [Illj  (fig.  6). 


Angoli 

misurati 

Limite 
delle  misure 

Media 

\ 

Teorico 

(001)  :  (012) 

17°  32'  —  17°  38' 

17°  35'  ■ 

1 

17”  36'  1 

(001)  :  (011) 

32°  26'  —  32°  27' 

32°  26' 

32°  24'  j 

(001)  : (205) 

— 

21°  39' 

21°  44' 

(001)  :  (101) 

— 

44°  48' 

45°  0' 

(001)  :  (221) 

66°  57'  —  66°  58' 

66°  57' 

67°  3' 

(OOT)  :  (111) 

490  51'  _  490  50' 

49°  53' 

49°  57' 

Faccio  seguire  ora  la  descrizione  generale- di  altri  campioni 
di  datolite  di  Baveno,  che  non  è  stato  possibile  misurare  al  go¬ 
niometro  perchè  in  frammenti. 

Campione  8  {Collez.  Mauro)'.  Esso  ha  un  diametro  di  cm.  4. 
E  un  cristallo  in  parte  trasparente,  di  colore  giallo  verdiccio,. 
molto  rovinato,  per  cui  è  impossibile  eseguire  alcuna  misura. 

E  schiacciato  secondo  la  base  e  presenta  sottili  incrostazioni 
di  ematite. 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


41 


Cam'pione  9  {4907  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale 
di  Milano)  :  Questo  campione  consta  di  un  cristallo  isolato  che 
misura  cm.  5  e  presenta  un  colore  giallo  verdiccio.  E  opaco,  tozzo 
e  schiacciato  secondo  l'asse  verticale. 

Presenta  abbondanti  incrostazioni  di  ossido  di  ferro,  di  ema¬ 
tite  e  tiene  inclusi  alcuni  cristalli  di  ortose  di  circa  3  centimetri, 
geminati  secondo  la  legge  di  Baveno. 

Campione  iO  {14602  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale 
\ 

di  Milano)  :  E  formato  da  due  frammenti  di  colore  verdiccio, 
tozzi,  cariati  e  in  parte  trasparenti. 

Nelle  cavernosità  di  uno  di  essi  si  trovano  alcuni  cristallini 
di  babingtonite  di  colore  verde  scuro,  quasi  nero,  i  più  grossi  dei 
quali  misurano  circa  ^2  millimetro  di  diametro  massimo,  e  sottili 
incrostazioni  e  punteggiature  di  clorite. 

Campione  11  {15280  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale 
di  Milano):  Questo  campione  consta  di  un  aggruppamento  di  cri- 
stalli  di  datolite.  E  lungo  cm.  7  e  largo  cm.  5,  con  circa  50  cri¬ 
stalli  disposti  grossolanamente  a  rosetta  su  ortose  rosa.  I  cristalli 
di  questo  campione  sono  di  forma  appiattita  e  molto  lucenti. 

Campione  12  {8175  del  Museo  Civico  di  Storia  Naturale 
\ 

di  Milano)  :  E  formato  da  tre  frammenti  lunghi  circa  cm.  2  , 

di  colore  giallo  chiaro  tendente  in  certi  punti  al  bianco  latteo.  I 
cristalli  di  questi  frammenti  sono  appiattiti  e  contrariamente  ai 
soliti  hanno  una  disposizione  fascicolare. 

Campione  13  {Collez.  Bazzi):  E  lungo  e  largo  circa  cm.  4. 
Presenta  pochi  cristalli  di  datolite  in  parte  rovinati  e  con  facce 
poco  lucenti  impiantati  a  rosetta  su  un  cristallo  più  grande  asim¬ 
metrico  e  rovinato,  pure  di  datolite. 

Il  campione  presenta  inoltre  pochissimo  ortose  e  incrostazioni 
di  clorite  ed  ematite. 

Campione  14  {Collez.  Bazzi):  E  un  aggruppamento  di  cri¬ 
stalli,  uniti  a  ventaglio,  appiattiti  e  poco  lucenti,  di  colore  bianco. 
Il  campione  contiene  minutissime  tracce  di  ematite. 

Campione  15  {Collez.  Bazzi)-:  E  un  grosso  frammento  di  da- 
tolite,  molto  rovinato;  misura  circa  cm.  6.  E  per  buona  parte  ri- 


42 


c.  messi:n*a 


coperto  di  ematite  e  insieme  a  questa  presenta,  adagiati  su  una 
delle  facce,  minutissimi  cristalli  di  quarzo  ricoperti  anch.'  essi  di 
ematite. 

Campione  16  {Collez.  Bazzi)  :  E  un  cristallo  tabulare  di 
colore  verde  gialliccio.  E  pochissimo  trasparente,  cariato  e  quindi 
non  è  assolutamente  misurabile. 

E  il  più  grosso  campione  della  collezione  Bazzi  e  misura 
cm.  7  di  lunghezza  e  cm.  5  di  larghezza. 

Campione  17  {Collez.  Bazzi):  E  un  frammento  tozzo,  opaco 
e  di  colore  giallo  chiaro.  Ha  un  diametro  di  cm.  4. 

Presenta  delle  caratteristiche  figure  di  accrescimento  sotto 
forma  di  sporgenze  piramidali.  Tali  figure  di  accrescimento  sono 
state  j)ure  osservate  dal  prof.  Grill  nella  datolite  di  Toggiano, 
sulle  facce  di  j211|  e,  meno  accentuate,  anche  sulle  facce  (100), 
(001),  Oli).  Sul  cristallo  di  Baveno  queste  tipiche  figure  si  tro¬ 
vano  su  di  una  faccia  che  ritengo  molto  probabilmentesia  la  (001), 
benché  non  sia  stato  possibile  fare  misure  goniometriche  per  ac¬ 
certarlo. 

Proprietà  ottiche  :  Per  quanto  riguarda  le  proprietà  ottiche, 
la  datolite  di  Baveno  ha  birifrazione  negativa,  con  indici  di  ri¬ 
frazione,  determinati  col  metodo  di  confronto  con  liquidi  a  indice 
noto,  eguali  a  : 

a'  =  1,625  ±  0,001 
=  1,648  i  0,001 
y'  =  1,665  in  0,001 

Il  Brugnatelli  (11)  per  la  datolite  di  Serra  dei  Zanchetti  dà: 

a'  =  1,6244 
=  1,6492 
y'  =  1,6659 


Composizione  chimica  :  Dato  1’  abbondante  materiale  a  mia 
disposizione,  ho  creduto  opportuno  rifare  l’ analisi  che  era  già 
stata  eseguita  dal  Molinari,  usando  il  solito  metodo  delle  analisi 
dei  silicati. 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVERO 


43 


Per  il  dosaggio  dell’acqua  fu  usato  il  metodo  di  Penfield  che 
permette  di  dosare  direttamente  e  solamente  1’  acqua  ;  il  metodo 
della  calcinazione,  come  è  noto,  non  dà  risultati  esatti  quando  si 
tratta  di  minerali  horiferi  o  fluoriferi,  dato  che  tali  elementi  vo¬ 
latilizzano  ad  elevate  temperature. 

L’anidride  borica  è  data  per  differenza. 

I  valori  da  me  trovati  sono  quelli  riportati  in  I,  quelli  in  II 
sono  i  valori  del  Molinari,  in  III  viene  data  la  composizione  teo¬ 
rica  della  datolite  : 


Si  0, 

I 

36,16 

II 

36,21 

III 

37,63 

Al,  O3 

0,54 

— 

— 

J'e,  0, 

tracce 

— 

— 

CaO 

35,30 

35,14 

34,99 

^2  O3 

22,60 

22,21 

21,78 

B.,0 

5,40 

5,81 

5,60 

perdite 

— 

0,73 

— 

100,00 

2,989 

100,10 

3,02 

100,00 

Come  si  vede  le  due  analisi  della  datolite  di  Baveno  corri¬ 
spondono. 

La  percentuale  dell’acqua  è  un  po’  più  bassa  nella  mia  ana¬ 
lisi.  La  differenza  però  è  minima  e  ciò  credo  sia  dovuto  al  fatto 
che  il  Molinari,  che  dosò  l’ acqua  per  calcinazione,  non  spinse 
la  temperatura  al  di  sopra  dei  210°,  mentre  l’anidride  borica  co¬ 
mincia  ad  andar  via  a  650°. 

Se  si  confrontano  le  due  analisi  della  datolite  di  Baveno  con 
la  sua  composizione  teorica,  si  può  osservare  che  la  datolite  in 
studio  è  meno  ricca  di  silice  e  più  elevato  è  il  valore  di  OaO. 

Paragenesi  e  gerissi  :  Per  quanto  riguarda  la  paragenesi  la 
datolite  a  Baveno  si  trova  in  genere  impiantata  su  ortose,  nelle 
geodi  del  granito  e  accompagnata  da  quarzo,  feldispato  e  miche  ; 
su  di  essa  si  osservano  incrostazioni  di  ematite,  clorite,  babingto- 
nite,  laumontite. 

Essa  si  presenta  in  altri  giacimenti  come  un  tipico  minerale 
di  contatto  come  pure  nei  gabbri,  nei  diabasi  e  nelle  serpentine. 


44 


C.  MESSINA 


A  Baveno  invece  è  indubbiamente  di  origine  pneumatolitica.  Essa 
è  infatti  dovuta  alle  esalazioni  borifere  del  periodo  posteruttivo 
cbe  hanno  pure  dato  origine  agli  altri  due  minerali  di  boro  di  cui 
mi  occuperò  ora. 


Tormalina. 

La  tormalina  è  stata  citata  per  la  prima  volta  da  Jervis  nel 
1875  (12)  fra  i  minerali  di  Baveno,  nia  non  si  può  essere,  sicuri 
di  tale  citazione  sia  perchè  l’ autore  non  nomina  la  fonte  della 
notizia,  sia  perchè  nessuno  dei  mineralogisti  che  si  occuparono 
dei  minerali  di  Baveno  negli  anni  seguenti  notò  la  tormalina. 

L’ Artini  nel  1902  (13)  la  ritrovò  e  la  descrisse  per  il  primo. 
Secondo  l’autore  la  tormalina  è  assai  rara  nelle  druse  di  Baveno 
e  si  presenta  in  ciuffetti  di  aghi  sottilissimi  facilmente  staccabili, 
azzurrastri,  di  aspetto  analogo  a  quello  della  bissolite. 

Inclusioni  aghiformi,  sottilissime,  di  tormalina  furono  riscon¬ 
trate  in  alcuni  esemplari  di  fluorite  e  di  quarzo.  I  cristalli  rag¬ 
giungono  una  grossezza  massima  di  0,2  mm.,  una  lunghezza  di 
circa  1  cm.  e  al  microscopio  presentano  carattere  otticamente 
negativo  della  direzione  d’  allungamento  e  un  intenso  pleocroismo  : 

e  =  bruniccio  chiarissimo 
co  =  azzurro  verdastro  carico. 

Sono  limitati  dal  prisma  di  secondo  ordine  jlOlì,  con  facce 
brillanti  e  piane,  benché  poco  striate. 

L’ Artini  potè  misurare  un  cristallino  e  ottenne  i  seguenti  va¬ 
lori  angolari,  per  i  sei  spigoli  verticali  : 

60°  3';  60°  0';  59°  56';  60°!’;  59°  58';  60°  2' 

assai  ben  concordanti  col  corrispondente  calcolato  di  60°. 

Dopo  1’  Artini  nessun  altro  Autore  si  occupò  della  tormalina 
di  Baveno. 

A  Baveno  la  tormalina  si  presenta  in  due  varietà  ben  di¬ 
stinte  ;  oltre  che  la  varietà  azzurra,  aciculare,  formante  una  specie 
di  feltro  sul  quarzo  e  sul  feldispato,  oppure  presente  come  inclu¬ 
sioni  nel  quarzo  e  nella  fluorite  (varietà  che  era  stata  già  osser¬ 
vata  e  studiata  dall’  Artini)  ho  potuto  osservare  fra  i  campioni 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO  •  45 

appartenenti  alla  collezione  Bazzi  e  a  quella  dell’  Istituto  di 
Mineralogia  della  R.  Università  di  Milano,  pure  della  torma¬ 
lina  nera. 

Tormalina  azzurra:  La  tormalina  azzurra  si  presenta  in  aghi 
sottilissimi  formanti  dei  ciuffi  di  un  colore  azzurro  verdognolo. 
Lo  spessore  massimo  di  questi  aghi  è  di  circa  0,2  mm.,  quello 
minimo  di  circa  0,01  mm.  La  lunghezza  può  raggiungere  anche 
1  cm.  Al  microscopio  questa  tormalina  presenta  la  direzione  del- 
l’ allungamento  negativa,  e  pleocroismo  intenso  : 

£  =  giallo  chiaro 

co  =  verde  azzurro  chiaro. 

Gli  indici  di  rifrazione,  misurati  col  metodo  di  Becke,  sono 
risultati  per  la  luce  del  sodio  : 

0,  1,668  ±  0,001 

£  =  1,647  +  0,001 

co  -  £  =  0,021 

Non  ho  potuto  fare  misure  goniometriche  e  neanche  1’  analisi 
data  l’estrema  piccolezza  del  minerale  e  la  sua  scarsezza. 

Dai  dati  ottici  risulta  che  la  composizione  di  questa  tormalina 
si  avvicina  assai  a  quella  di  una  schorlite  verde;  infatti  il  Win- 
chell  (14)  da,  per  la  schorlite  verde  : 

co  =  1,64  —  1,67 
£  =  1,62  —  1,65 
co  —  £  =  0,026  —  0,034 

Questa  varietà  di  tormalina  si  trova  impiantata  su  quarzo  e 
feldispato,  oppure  inclusa  nel  quarzo  e  nella  fluorite,  associata  ad 

I 

albite,  ortose  rosa,  laumontite. 

Tormalina  nera  :  La  tormalina  nera  a  Baveno  è  più  rara  della 
tormalina  azzurra. 

Si  presenta  sul  granito  rosa,  sia  in  piccole  druse,  sia  inclusa 
direttamente  nel  granito.  Il  granito  in  genere  si  presenta  a  strut¬ 
tura  grossolana  e  le  concentrazioni  di  tormalina  possono  raggiun¬ 
gere  un  diametro  massimo  di  cm.  4. 


46 


C.  MESSINA 


Al  microscoiDio  questa  varietà  di  tormalina  presenta  pleo- 
croismo  intenso  : 

£  =  giallo  bruniccio  chiaro 
co  =  azzurro  carico 

Gl’indici  di  rifrazione  per  la  linea  del  sodio  sono  risultati 

co  =  1.660  +  0,001 

£  =  1,636  ^  0,001 
6)  —  £  =  0,024 

Secondo  il  Winchell  le  schorliti  nere  danno  i  seguenti  valori  : 

co  =  1,65  —  1,69 
£  =  1,63  —  1,66 
co  —  £  =  0,025  —  0,035 

Anche  questa  tormalina  sarebbe  quindi  una  tormalina  fer¬ 
rifera. 

Il  peso  specifico  determinato  col  metodo  dei  liquidi  pesanti 
è  risultato  uguale  a  3,170. 

La  tormalina  nera  si  trova  anch’  essa  impiantata  su  ortose 
rosa  e  associata  a  quarzo,  ortose,  albite,  mica  bruna. 

Queste  due  varietà  di  tormalina'  sono  come  la  datolite  di 
origine  pneumatolitica. 


Axinite. 

Lo  Striiver  nel  1867  (15)  scopri  per  primo  l’ axinite  in  Italia 
e  precisamente  a  Baveno  nelle  druse  del  granito  insieme  ad  epi¬ 
doto  e  fluorite. 

I  cristalli,  riuniti  a  rosetta,  sono  coperti  da  laumontite  e  pre¬ 
sentano  le  seguenti  forme:  (HO),  (010),  jOllj,  |120|^  {121},  {111). 

L’ axinite  di  Baveno  è  stata  pure  studiata  dallo  Streng  (7)  ; 
oltre  a  descriverla  l’A.  dà  pure  un  elenco  di  forme  da  lui  deter¬ 
minate,  e  cioè  :  (HO),  (110),  jlOOj,  (IH),  (201). 

L’ axinite  è  stata  pure  citata  dagli  altri  Autori  che  si  sono 
occupati  del  granito  di  Baveno. 


I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


47 


Da  allora  in  poi  il  minerale  è  stato  ripetutamente  osservato 
ma  sempre  in  cristalli  imperfetti,  piccoli  ed  a  facce  curve. 

Generalmente,  l’axinite  presenta  facce  più  o  meno  ondulate;' 
colore  bruno  affumicato;  splendore  vitreo. 

I  cristalli  di  axinite  sono  laminari  e  riuniti  a  rosetta;  le  di¬ 
mensioni  sono  minime,  il  diametro  massimo  nei  cristalli  più  grandi 
raggiunge  mezzo  millimetro.  Sono  impiautati  su  ortose  rosa,  quarzo 
e  sono  associati  a  quarzo,  ortose  rosa,  albite,  laumontite,  mica, 
bavenite. 

Anche  nella  «  collezione  Bazzi  »  ne  esistono  diversi  campioni, 
come  pure  in  quella  del  Museo  Civico  di  Milano,  ma  sempre  poco 
belli  e  sui  quali  riesce  difficile  fare  delle  misure,  per  cui  nulla 
posso  aggiungere  dal  lato  cristallografico  a  quanto  ebbero  a  os¬ 
servare  lo  Strùver  e  lo  Streng. 

.  Ho  eseguito  invece  alcune  determinazioni  di  indice  di  rifra¬ 
zione  le  quali  sono  risultate  : 

a'  =  1,674  ±  0,001 
=  1,679  +  0,001 
'  y'  1,687  ±  0,001 

Corrisponderebbero  quindi  ai  valori  dati  dal  Winchell  per 
un’  axinite  ferrifera. 

Interessante  sarebbe  stata  anche  l’analisi  chimica,  dato  che 
la  composizione  dell’  axinite  è  abbastanza  variabile,  ma  sarebbe 
stato  necessario  consumare  la  massima  parte  dello  scarso  materiale 
esistente  presso  l’Istituto  Mineralogico  di  Milano,  ragione  per  cui 
non  si  credette  opportuno  eseguirla. 

L’  origine  dell’  axinite,  come  quella  della  datolite  e  delle  due 
varietà  di  tormalina  è  pneumatolitica. 

Istituto  di  Mineralogia  e  Petrografia  della  R.  Università  di  Milano. 


48  C.  MESSINA  -  I  MINERALI  DI  BORO  DEL  GRANITO  DI  BAVENO 


RASSEGNA  BIBLIOGRAFICA 


1)  Gallitelli  P.  -  Ilicerche  petrografiche  sul  granito  di  Bareno.  Atti 

della  Soc.  Toscana  di  Se.  Nat.  Memorie.  Voi.  XLVI.  Pisa,  1937. 

2)  Hintze  C.  -  Handhuch  der  Mineralogie.  Voi.  II,  p.  174.  Lipsia,  1897. 

3)  Strùver  G.  -  Minerali  dei  graniti  di  Bareno  e  Montorfano.  Atti 

R.  Acc.  di  Torino.  Voi.  I,  p.  395.  Torino,  1866. 

4)  Molinari  F.  -  La  datolite  nel  granito  di  Bareno.  Atti  Soc.  It.  di 

Se.  Naturali  Voi.  XXVII,  p.  77.  Milano,  1884. 

.5)  —  Nuore  osserrazioni  sui  minerali  del  granito  di  Bareno.  Atti 

Soc.  It.  Se.  Naturali.  Voi.  XXVIII,  p.  58.  Milano,  1886. 

6)  Hintze  C.  -  Loc.  cit. 

7)  Streng  N.  -  Ueber  die  in  den  Graniiten  ron  Bareno  Vorkommenden 

Mineralien.  Neues  Jalirbuch  f.  Min.  u.  Geol.  ecc.  Voi.  I,  p.  98. 
Stoccarda,  1887. 

8)  Artini  e.  -  Sop'ì-a  alcuni  minerali  del  granito  di  Bareno.  Rend. 

Acc.  Lincei.  Voi.  II,  p.  362.  Roma,  1902. 

9)  Gossner  F.,  Mussung  B.  -  Vergi eichende  rontgenograpliisclie  Un- 

tersuchung  ron  Silikaten.  Zeit.  f.  Krystall.  Voi.  70,  pag.  171. 
Lipsia,  1929. 

10)  Grill  E.  -  Datolite  di  Toggiano.  Atti  della  R.  Accad.  dei  Lincei. 

Serie  6^,  voi.  Ili,  fase.  IV.  Roma,  1928. 

11)  Brugnatelli  L.  -  Sulla  datolite  di  Serra  dei  Zanchetti.  Zeit.  f. 

Krystall.  Voi.  13,  pag.  159.  Lipsia,  1888. 

12)  Jervis  G.  -  I  tesori  sotterranei  deW  Italia.  Voi.  I.  Torino,  1873. 

13)  Artini  E.  -  Osserrazioni  sopra,  alcuni  minerali  del  granito  di  Ba¬ 

reno.  Rend.  della  R.  Acc.  dei  Lincei.  Voi.  XI,  2“  sem.,  serie  5^, 
fase.  XII.  Roma,  1902. 

14)  WiNCHELL  A.  -  Elements  of  Oiìtical  mineralogy.  Part.  II.  London, 

1933. 

15)  Strùver  G.  -  Alcuni  minerali  italiani.  Atti  R.  Accad.  d.  Se.  di 

Torino.  Voi.  III.  Torino,  1867. 


OSSERVATORIO  METEOROLOGICO  DI  ULZIO  DEL  R.  UFFICIO  IDROGRAFICO  DEL  PO 


Dott.  C.  F.  Capello 


LE  PEECIPITAZIONI  NEVOSE  NELLA  CONCA  DI  ULZIO 

NEGLI  INVERNI  1933-1938 


Oltre  ad  uu  ciclo  di  osservazioni  sulla  pressione,  sulla  tem¬ 
peratura,  sull’umidità,  sui  venti,  ecc.  atte  a  stabilire  le  caratte¬ 
ristiche  climatologiche  della  conca  di  Ulzio  (m.  1100  s.  1.  m.)  ho 
creduto  opportuno  iniziare  una  serie  di  ricerche  sulle  precipita¬ 
zioni  nevose  nella  stessa  zona,  cosi  nota  per  lo  sport  sciistico  che 
in  essa  si  è  tanto  sviluppato  in  questi  ultimi  anni.  Il  semestre 
corrispondente  ai  mesi  freddi  con  clima  invernale  decorre  per 
questa  regione  dall’ottobre  al  marzo.  Eccezionalmente,  per  quanto 
risulta  da  documentazioni  e  da  ricordi  locali,  si  possono  verificare 
effimere  precipitazioni  nevose  anche  nel  tardo  settembre  ed  in 
aprile  e  maggio.  Le  nevicate  tardive  sono  più  frequenti  di  quelle 
precoci  e  nel  quinquennio  in  esame  si  sono  verificate  nell’  aprile 
1934-35-36,  anzi  in  quest’ultimo  si  ebbero  ben  4  nevicate.  Nel 
maggio  raffreddamenti  improvvisi  dell’atmosfera  possono  produrre 
nevicate  le  quali  però  appena  hanno  raggiunto  il  suolo  si  disper¬ 
dono,  perchè  la  temperatura  di  esso  è  già  stabilmente  elevata. 

Il  numero  delle  nevicate  e  la  loro  distribuzione  mensile  è 
assai  varia  (tav.  n.  1  )  :  negli  anni  più  nevosi  possono  susseguirsi 
da  30  a  40  nevicate  di  varia  entità.  In  un  sol  mese  si  sono  os¬ 
servate,  tra  piccole  e  grandi,  anche  12  nevicate.  Le  più  persistenti 
sono  quelle  di  novembre  e  dicembre  ;  le  più  abbondanti,  ri¬ 
spetto  alle  altezze  in  centimetri,  sono  quelle  di  questi  mesi  e  quelle 
di  febbraio  e  marzo,  anche  negli  anni  poco  nevosi.  Nel  1938  ad 
esempio,  la  massima  precipitazione  nevosa  si  ebbe  in  febbraio,  con 
cent.  136,  rappresentante  il  60  7o  totale  invernale  della  neve 
caduta.  In  anni  che  vi  è  ragione  per  credere  normali,  i  massimi 
si  hanno  nei  quattro  mesi  di  novembre,  dicembre,  febbraio  e 
marzo;  quello  di  gennaio  di  solito  ha  ]DOche  precipitazioni  e  ri- 


5 


50 


C.  F.  CAPELLO 


Totali  in¬ 

vernali  cin. 

Totali  men¬ 

sili  cin. 

12 

11 

10 

CD 

GO 

02 

C7' 

co 

LO 

Nevicale  1 

Mesi 

Inverni 

40 

40 

CD 

QO 

19 

65 

LO 

12 

TX 

h- ^ 

CO 

LO 

09 

M- 

CO 

40 

H-A 

12 

LO 

XII 

co 

522 

CO 

02 

30 

1-2 

h-2 

>— 1 

co 

t 

H-2 

64 

LO 

02. 

CO 

27 

22 

hH 

CO 

145 

15 

15 

1—^ 

12 

CD 

LO 

12 

co 

70 

t-H 

AI 

37 

LO 

co 

LO 

14 

CJI 

LO 

LO 

- 

36 

LO 

23 

LO 

XII 

1—2 

M- 

10 

h-i 

H-2 

M- 

1-^ 

CD 

CO 

LO 

43 

21 

14 

1—2 

1-^ 

»— i 

1—2 

CD 

CO 

33 

LO 

•<1 

11 

CD 

>-H 
»— 1 
l-H 

ca 

co 

CO 

AI 

OD 

11 

co 

XI 

05 

VJ 

30 

25 

19 

23 

12 

38 

1— t 

Ca 

Ca 

XII 

1—2 

CO 

co 

“<1 

t-i 

Ca 

12 

40 

LO 

26 

20 

Ca 

10 

V- ( 

CD 

CO 

ca 

CO 

1-^ 

CD 

10 

20 

CO 

ca 

h- ( 

1-2 

CD 

CO 

15 

15 

III 

02 

24 

or 

LO 

15 

LO 

AI 

co 

LO 

X 

22 

lo 

-3 

IX 

24 

10 

LO 

10 

LO 

XII 

1-2 

CD 

CO 

233 

50 

29 

18 

LO 

H-2 

h-l 

02 

1 

1—2 

18 

OD 

10 

1-^ 

CD 

CO 
— J 

ro 

LO 

LO 

00 

12 

10 

30 

22 

12 

LO 

10 

LO 

III 

1 

! 

LO 

LO 

AI 

14 

co 

11 

XI 

1—2 

221 

61 

LO 

18 

LO 

15 

C2 

02 

12 

XII 

CD 

CO 

1— i 

o 

1—1 

ca 

)— t 

t—L 

CD 

CO 

&3 

05 

136 

00 

Tabella  N.  1  :  Distribuzione  mensile  delle  nevicate. 


LE  PRECIPITAZIONI  NEVOSE  NELLA  CONCA  DI  ULZIO  ECC . 


51 


salta  essere  il  più  sereno  di  tutto  1’ anao.  L’altezza  delle  nevicate 

può  variare  da  valori  minimi  a  massimi  notevoli  ;  il  valore  più 

elevato  in  tale  periodo  si  verificò  il  18  febbraio  1938  (cm.  136). 

La  frequenza  delle  nevicate  rispetto  alla  loro  entità  (tav.  n.  2) 
presenta  dati  interessanti  :  il  massimo  è  rappresentato  da  quelle 
tra  2  e  10  cm.,  seguono  quelle  tra  11  e  20  cm.  :  quelle  tra  21  e 
30  si  equivalgono  all’ incirca  con  quelle  minime.  Eccezionali  sono 
quelle  oltre  50  cm.  :  in  questo  periodo  se  ne  ebbero  solo  quattro: 

di  60,  65  e  70  cm.  e  quella  ricordata  di  136  cm. 

L’altezza  corrispondente  in  millimetri  di  acqua  è  assai  varia¬ 
bile  ed  in  dipendenza  del  tipo  di  nevicata,  cioè  se  asciutta  o 
umida  o  alternata  a  pioggia,  per  quanto  non  vi  sia  un  rapporto 
diretto  e  costante.  In  generale  1’  altezza  di  ciascuna  nevicata  su¬ 
pera  in  valore  assoluto  la  corrisjoondente  altezza  in  millimetri  : 
per  nevicate  normali,  cioè  con  aria  poco  mossa  e  con  fiocchi  di 
media  grandezza,  la  prima  supera  la  seconda  del  doppio  circa. 
Calcolando  questi  dati  per  ciascun  mese  o  per  un  intero  periodo 
invernale  (tav.  n.  3-4)  si  osserva  che  talvolta  i  valori  sono  assai 
prossimi,  talvolta  invece  si  differenziano  del  doppio  in  senso  in¬ 
verso,  specialmente  se  i  mesi  di  inizio  e  di  fine  inverno  sono  ac¬ 
compagnati  da  intercalazioni  di  pioggie  (fig.  1). 

Considerando  il  complesso  delle  precipitazioni  in  un  periodo 
annuo  notiamo  (tav.  n.  3-4)  cbe  nella  conca  di  Lizio  il  loro  valore 
è  relativamente  basso,  raggiungendo  una  media  di  appena  750 
millimetri.  E  ben  noto  cbe  quasi  tutti  i  bacini  vallivi  e  special- 
mente  quelli  diretti  da  est  a  ovest  corrispondono  a  zone  di  scarsa 
piovosità  -(^).  Nella  nostra  conca  essa  ha  raggiunto  in  certi  anni 
solo  i  600  min.:  si  tratta  dell’area  a  minima  piovosità  lungo  la 
cresta  spartiacque  alpina  a  partire  dal  Mar  Ligure.  La  regione 
dell’  esistenza  di  tale  area  risiede  nel  fatto  che  il  solco  idrografico 
della  Dora  Riparia  si  trova  in  direzione  del  'prolungamento  della 
Durance  :  le  correnti  aeree  trovano  quindi  in  essa  libero  sfogo 
per  i  valichi  al  disotto  dei  2000  m.  e  spingono  le  nubi  verso  la 
pianura  di  Torino. 

A  parte  queste  considerazioni  giova  osservare  che  come  va¬ 
lore  medio  del  quinquennio  le  precipitazioni  nevose  predominano 


(b")  De  ÌMartonne  E.,  Les  Alpes.  Paris  (Colliu),  1926,  pag.  64-65. 
Anfossi  G.,  La  pioggia  in  Piemonte  e  nelle  Alpi  Occidentali.  Memorie 
Geografiche  :  Rivista  Geografica  Italiana,  1913. 


52 


c.  F.  CAPELLO 


Tabella  N.  2  :  Frequenza  delle  nevicate  rispetto  alla  loro  entità 


INVERNO 

Numero  delle  nevicate  con 

centimetri 

1 

da  2 

a  10 

da  11 

a  20 

da  21 

a  30 

da  31 

a  40 

da  41 

a  50 

da  51 

a  60 

da  61 

a  70 

da  100 

a  150 

1933-1934 

5 

15 

7 

3 

2 

— 

1 

2 

— 

1934-1935 

5 

18 

3 

2 

— . 

— 

— 

— 

— 

1935-1936 

3 

16 

8 

4 

2 

- 

— 

— 

1936-1937 

1 

19 

4 

3 

— 

_ 

— 

— 

— 

1937-1938 

1 

7 

4 

— 

— 

— 

— 

1  (136) 

f 


Tabella  N.  3:  Precipitazioni  -  Distribuzione  mensile 


1 

i 

Anni 

I 

II 

III 

IV 

VI 

VII 

Vili 

IX 

X 

XI 

XII 

1933 

} 

73 

101 

80 

1934 

30 

15 

187 

84 

125 

52 

12 

62 

7,1 

11 

no 

51 

1935 

2 

49 

14 

38 

74,5 

29 

52 

126 

21 

143 

86 

152 

1936 

180,5 

77 

73 

191 

43,5 

55,5 

21 

7,5 

99^0 

16,0 

56,0 

41 

1937 

42 

61,5 

128,5 

29 

95,5 

84,5 

32 

65 

125,5 

103,5 

29,0 

69  ! 

1938 

18 

71 

8 

3 

45 

47 

72 

39,5 

124 

48 

60,5 

co 

Nota:  I  numeri  in  grassetto  indicano  precipitazioni  totalmente  nevose, 
quelli  in  corsivo  nevose  e  piovose,  gli  altri  esclusivamente  piovose. 


Tabella  iSi.  4  :  Precipitazioni  -  Ripartizioni 


Anno 

A  N  N  0 

SOLARE 

Semestre 

invernale 

M 

i  1  1  i 

m  e  t 

r  i 

'Altezza 

neve 

caduta 

cm. 

Millimetri 
di  acqua 
corrispond. 

Totale 

Pioggia 

Neve 

Neve  o/o 
arrotondata 
alla  deeina 

1934 

746,1 

269,1 

477 

60  % 

522 

570 

!  1935 

786,5 

341 

40  % 

162 

264 

:  1936 

1 

790,5 

127,5 

663 

80  % 

387 

681,5 

1937 

865,5 

506 

359,5 

40  % 

233 

474,5 

1938 

568,5 

338 

230 

40  % 

221 

183,5 

Media  ap¬ 
prossimata 

750 

330 

420 

305 

' 

LE  PRECIPITAZIONI  NEVOSE  NELLA  CONCA  DI  ULZIO  ECC. 


SU  quelle  piovose  :  infatti  le  prime 
raggiungono  i  420  min.  e  le  seconde 
i  B30  mm.  Per  ogni  singolo  anno  la 
caduta  di  neve  rappresenta  dal  40 
all’ 80 della  precipitazione  annua 
espressa  in  millimetri.  La  notevole 
durata  delle  basse  temperature  in¬ 
vernali  spiega  la  forte  percentuale 
di  precipitazioni  nevose. 

Nel  periodo  considerato  si  eb¬ 
bero  fra  i  diversi  inverni  valori  di¬ 
sparati  :  quello  1933-34  si  è  mostrato 
il  più  nevoso  con  metri  5,22,  quello 
1934-35  il  più  scarso  di  neve,  avendo 
questa  raggiunto  solo  m.  1,62.  L’ in¬ 
verno  1935-36  con  metri  3,87  fu  in¬ 
feriore  al  1933-34,  mentre  invece 
osservazioni  eseguite  su  monti  circo¬ 
stanti  darebbero  a  quest’  inverno  i 
valori  massimi  raggiunti  dopo  il 
1920  (^).  La  inedia  quinquennale  è 
di  poco  più  di  3  metri. 

L’altezza  dello  strato  nevoso 
offre  argomento  di  utili  osservazioni. 
Nella  tabella  5  sono  riportate  le  al¬ 
tezze  giornaliere  rilevate  alle  ore  8 
per  tutto  il  quinquennio.  Le  singole 
altezze  possono  non  essere  in  rap¬ 
porto  con  l’altezza  delle  diverse  ne¬ 
vicate  (tav.  n.  1)  per  il  fatto  che  le 
misurazioni  di  queste  ultime  furono 
fatte  a  nevicata  finita.  Nell’inter¬ 
vallo  di  tempo  tra  questa  misura  e 
le  ore  8  della  prima  successiva  mi¬ 
surazione  dello  strato  nevoso  si  ma¬ 
nifestò  sempre  una  contrazione  dello 
strato  stesso,  per  addensamento  dei 


(^)  R.  Ufficio  IdroorÀfico  del 
Po,  Annali  Idrologici,  1936. 


o3 


I  ZI  HI  I  E  m  IV 


-  r/ei'E  CFiDUTR  fcn) 

I  \ 

—  n  FU$P  (rrt  m  )  >  \ 


1933-3^ 


1931-35 

f  \ 

'  \ 

'  \ 

I  \ 

I  \ 

/  V 


r--  I* 

z  H  in  I  n  m  n 


Fig.  1  —  Diagrammi  relativi 
agli  inverni  1933-1938,  in¬ 
dicanti  la  precipitazione 
nevosa  in  centimetri  ed  in 
millimetri  di  acqua  fusa. 
Il  confronto  dei  varii  gra¬ 
fici  denota  come  ben  rara¬ 
mente  i  valori  si  avvicinino. 


54 


C.  F.  CAPELLO 


LE  PRECIPITAZIONI  NEVOSE  NELLA  CONCA  DI  ULZIO  55 

bioccoli  nevosi.  Cosi  pure  nevicate  di  pochi  centimetri,  per  il  ca¬ 
lore  della  terra  o  per  la  presenza  di  venti  caldi  possono  sparire 
interamente  nell’  intervallo  tra  due  misurazioni  di  potenza,  quindi 
il  valore  dello  strato  può  essere  reso  nullo. 

ideila  tabella  n.  6  sono  riassunte  le  altezze  medie  decadiche 
e  mensili.  Da  esse  risulta  che  lo  strato  nevoso  in  ottobre  e  aprile 
è  nullo  :  solo  nei  mesi  intermedi  ha  qualche  entità  specie  in  di¬ 
cembre,  gennaio,  febbraio  e  marzo.  Nel  bimestre  febbraio-marzo 
lo  strato  nevoso  raggiunge  i  valori  massimi  e  sopratutto  in  questo 
ultimo  mese,  giacché,  com’è  noto,  le  nevicate  primaverili  sono  le 
più  abbondanti  e  poggiano  sullo  strato  di  neve  vecchia  fortemente 


193  3  -34- 

3934-35 

1935  -  36 

1936-3? 

1937-38 

--  - 

r 

Fig.  2  —  Copertura  nevosa  media  mensile  (tra  ottobre  e  aprile) 
negli  inverni  dal  1933  al  1938  e  medie  invernali.  (Grafico 
tratto  dalla  tabella  n.  6).  / 

consolidata  dai  freddi  di  gennaio  e  febbraio.  I  valori  più  elevati 
si  riscontrano  nell’inverno  1933-34;  nella  prima  decade  di  marzo 
si  ebbe  una  copertura  media  di  centimetri  93,  mentre  la  media 
mensile  dello  stesso  mese  risultò  di  cm.  75.  La  potenza  del  manto 
nevoso  in  ciascun  anno  nei  mesi  da  novembre  a  marzo,  escluso 
quindi  ottobre  ed  aprile  nei  quali  le  nevicate  sono  eccezionali, 
risulta  essere  dal  1933  al  1938  di  cm.  54,  10,  45,  10,  17.  Gli  in¬ 
verni  1933-34  e  1935-36  hanno  avuto  perciò  una  cojiertura  media 
molto  vicina,  superiore  di  quattro  volte  circa  a  quella  degli  altri 
inverni  (fig.  n.  2). 

In  corrispondenza  dello  strato  nevoso  occorre  considerare  anche 
il  numero  dei  giorni’ annuali  con  permanenza  di  neve  (tav.  n.  7): 
dal  1934  al  1937  risultano  essere  rispettivamente  126,  113,  137, 


56 


C.  F.  CAPELLO 


Tabella  X.  6 

Altezze  medie  decadiche  e  mensili  dello  strato  nevoso 

(in  centimetri) 


INVERNI 

«w 

a 

:\i 

E  S 

I 

Medie 
dal  X 

o 

X 

XI 

XII 

I 

II 

III 

IV 

al  III 

1933-1934 

10 

0 

12 

f 

43 

48 

83 

93 

1 

19 

20 

0 

32 

36 

29 

78 

71 

0 

30 

4 

0^ 

co 

38 

54 

58 

62 

0 

1 

Medie  mensili  arrotondate 

1 

40 

89 

48 

78 

75  ■ 

6 

54 

1934-1935 

0 

<1 

0 

18 

5 

22 

0 

20 

0 

7 

12 

16 

2 

19 

1 

30 

0 

0 

18 

17 

11 

<1 

0 

Medie  mensili  arrotondate 

■ 

0 

2 

10 

n 

6 

18 

0 

10 

1935-1936 

10 

0 

0 

5 

60 

66 

82 

0 

20 

0 

<1 

22 

49 

69 

69 

1 

30 

0 

6 

57 

76 

80 

35 

<1 

Medie  mensili  arrotondate 

0 

0 

28 

61 

11 

62 

<1 

45 

1936-1937 

10 

1-H 

_  V 

1 

<1 

25 

5 

<1 

2° 

<1 

7 

10 

2 

17 

20 

0 

30 

0 

1 

10 

16 

1 

20 

0 

Medie  mensili  arrotondate 

<1 

3 

7 

8 

14 

lo 

<7 

10 

1937-1938 

1 

— 

;  — 

11 

26 

1 

■  13 

36 

,  — , 

20 

— 

— 

3 

23 

20 

12 

— 

30 

■  — 

— 

4 

25 

15 

I 

1  '<3 

— 

Medie  mensili  arrotondade 

— 

— 

6 

2o 

16 

40 

— 

17 

LE  PRECIPITAZIONI  NEVOSE  NEI.LA  CONCA  DI  ULZIO  ECC. 


57 


129  con  una  media  quindi  di  126  giorni.  Si  può  dunque  rilevare 
una  certa  regolarità  nella  durata  della  neve  al  suolo,  durata  che 
si  estende  ad  un  quadrimestre.  Il  massimo  raggiunto  nell’inverno 
1935-36  in  dipendenza  di  notevoli  basse  temperature.  Xecessaria- 
mente  molto  minore  è  il  numero  dei  giorni  nevosi  :  anche  per 
questo  —  per  quanto,  come  vedremo,  il  quinquennio  presenti  forti 
diversità  di  precipitazioni  nevose  —  si  osserva  una  maggiore  uni¬ 
formità,  infatti  la  media  dei  giorni  con  nevicate  è  di  35,  poco 
più  di  un  mese.  Anche  qui  occorre  notare  che  il  numero  di  essi 
può  non  coincidere  col  numero  delle  nevicate  poiché  talvolta  queste 
ultime  hanno  durata  maggiore  di  un  giorno,  nè  vi  è  corrispondenza 
alcuna  tra  totale  dei  giorni  nevosi  e  quantità  totale,  della  neve 
caduta. 


Tabella  N.  7  :  Giorni  nevosi  e  giorni  con  permanenza  di  neve 


1 

Inverni 

E 

3  1 

T  0 

T  A 

L  I 

X 

XI 

XII 

I 

II 

III 

IV 

Semestre 

invernale 

Anni 

annuale 

1933-34  G.N. 

2 

5 

9 

4 

6 

10 

1 

37 

2 
w  -- 

36 

N.G.P. 

3 

30 

31 

31 

28 

31 

10 

164 

126 

1934-35  G.N. 

9 

6 

7 

6 

8 

1 

37 

CO 

39 

N.G.P. 

— 

7 

19 

31 

20 

22 

1 

100 

113 

i  1935-36  G.N. 

3 

14 

11 

7 

3 

4 

42 

-•  ^ 

34 

N.G.P. 

10 

29 

31 

29 

31 

3 

133 

co 

t-H 

137 

1936  37  G.N. 

2 

2 

5 

5 

3 

14 

1 

32 

32 

N.G.P. 

3 

19 

21 

31 

20 

28 

2 

124 

3 

129 

l93ì-38  G.ìSl. 

2 

7 

3 

1 

— 

— 

18 

N.G.P. 

_ 

14 

29 

31 

28 

20 

— 

122 

i 

G.N.  :  giorni  nevosi  N.G.P.  :  numero  giorni  con  permanenza  di  neve. 


Ho  accennato  alla  particolare  frequenza  ed  intensità  nella  conca 
di  Trizio  di  venti,  sia  sotto  forma  di  brezze  sia  come  correnti  di 
provenienza  transalpina,  attraverso  i  bassi  colli  spartiacque  delle 
Alpi  Cozie.  I  primi  hanno  un  regime  caratteristico  e  ben  definito 


58 


C.  F.  CAPELLO 


e  sono  sensibili  soltanto  nei  mesi  caldi.  Vengono  a  cessare  quasi 
j)er  intero  con  l’apparire  della  neve  e  ciò  perchè  questa  coprendo 
il  suolo  uniformemente  viene  ad  annullare  la  possibilità  del  crearsi 
di  squilibri  termici  sui  diversi  tipi  di  suolo,  con  conseguente  for¬ 
mazione  di  correnti  ascendenti  o  discendenti  di  masse  aeree.  Le 
brezze  quindi  non  influiscono  sensibilmente  sull’  altezza  dello  strato 
nevoso. 

Non  in  questo  modo  agiscono  invece  i  venti  periodici  inver¬ 
nali  di  provenienza  nordica,  od  occidentale  che  presentano  1’  effetto 
di  fòìin.  Questi  venti  caldi  sono  sensibili  specie  in  dicembre  e 
gennaio  :  la  loro  durata  in  Ulzio  non  sorpassa  i  quattro  giorni, 
ma  in  genere  durano  assai  meno  ancora.  Il  loro  effetto  sullo  strato 
nevoso  è  immediato  specie  lungo  1’  asse  vallivo,  assai  meno  sui 
fianchi.  Assai  marcato  il  pseudo-/d/?n  del  2 -II -  1935  di  quattro 
giorni  di  durata,  direzione  NW  e  velocità  5-6;  cui  corrispose  un 
innalzamento  della  temperatura  massima  di  8”, 5  (da  5”  a  13*’, 5)  ed 
un  abbassamento  dello  strato  nevoso  di  20  cm.  Anche  il  4  -  XII  - 
1934  si  ebbe  un  vento  caldo  che  innalzò  la  temperatura  di  17*’ 
(da  0”  a  17*’)  e  durò  quattro  giorni,  ma  la  conca  di  Ulzio  era 
libera  di  nevi  ed  il  suo  effetto  si  limitò  alle  alte  regioni. 

Anche  un  altro  pseudo-/b/?;2  da  NW,  di  quattro  giorni,  ini¬ 
ziatosi  il  14-11-  1935  con  aumento  termico  di  9*’  produsse  la 
scomparsa  totale  della  neve.  L’  11  -  I  -  1936  per  un  egual  periodo 
di  giorni  con  una  elevazione  termica  di  9*’  lo  strato  nevoso  si  ab¬ 
bassò  di  20  centimetri.  Analogamente  il  6  -  I  -  1937  :  con  un  ri- 
scaldamento  dell’  aria  di  circa  9*’  si  ebbe  una  diminuzione  di  po¬ 
tenza  della  neve  di  8  cm.  Il  9  -  II  -  1937  a  7*’  di  aumento  di 
temperatura  per  la  stessa  causa  corrispose  un  abbassamento  del¬ 
l’altezza  della  neve  di  13  cm.  Valori  inferiori  si  ebbero  per  i  venti 
di  minore  durata.  Leggera  diminuzione  della  potenza  dello  strato 
nevoso  si  osservò  durante  il  riscaldamento  d’aria  precedente  le 
nevicate.  Cosi  i  giorni  1  e  2  -  II  -  1936  e  2 -II -  1937  con  innal¬ 
zamenti  di  temperatura  massima  dell’  aria  di  5*’,  durata  un  sol 
giorno  0  poco  più,  non  si  ebbe  che  un  abbassamento  appena  per¬ 
cettibile. 

Sono  state  eseguite  anche  alcune  misure  circa  la  velocità  di 
caduta  della  neve  e  velocità  di  ammassamento  della  coltre  nevosa 
con  aria  tranquilla,  pressione  uniforme  e  cielo  coperto,  ma  i  dati 
relativi  sono  troppo  esigui  per  poter  essere  esaminati. 


LE  PRECIPITAZIONI  NEVOSE  NELLA  CONCA  DI  ULZIO  ECC. 


59 


Prima  di  chiudere  questa  nota  non  è  privo  d’interesse  ricor¬ 
dare  che  per  quanto  l’ inverno  1935-36  abbia  avuta  in  Ulzio  una 
precipitazione  nevosa  inferiore  a  quella  del  1933-34  tuttavia  si 
sono  verificate  in  parecchi  punti  della  conca  fusioni  irregolari  del 
manto  nevoso  con  formazione  della  tipica  neve  penitente.  Il  feno¬ 
meno,  per  quanto  mi  consta,  non  è  stato  segnalato  a  cosi  bassa 
quota,  nè  si  è  ripetuto  altra  volta:  è  quindi  eccezionale.  Per  quello 
stesso  anno  il  fenomeno  fu  segnalato  nel  gruppo  del  M.  Posa  (^) 
però  a  quote  molto  maggiori,  al  disopra  dei  2000  m.  La  neve  pe¬ 
nitente  a  Ulzio  fu  osservata  su  superfici  piane  alla  libera  espo¬ 
sizione  solare  ed  in  quei  punti  dove  le  correnti  aeree  fredde  aveva 
in  precedenza  trasformato  il  manto  nevoso  in  un  nevato  compatto. 
Si  riscontrarono  meno  frequentemente  pinnacoli  e  più  diffusamente 
sistemi  di  creste  parallele  orientate  all’ incirca  da  oriente  ad  occi¬ 
dente.  L’altezza  delle  guglie  e  delle  creste  raggiunse  anche  i  50 
centimetri.  Ma  su  questo  fenomeno  avrò  occasione  di  ritornare 
più  estesamente. 


(0  ^lONTERiN  U.,  Le  condizioni  meteorologiche  sulle  Alpi  e  le  va¬ 
riazioni  periodiche  dei  ghiacciai  italiam.,  1936.  Boll.  Comitato  Glacio- 
logico  Ital.,  u.  17,  1937,  pag.  21. 


Leopoldo  Rampi 


ARCHAEOMONADÀCEE  DEL  CRETACEO  AMERICANO 


La  cortesia  di  un  mio  corrispondente  americano,  J.  Smith 
di  South  Pasadena,  cui  vada  il  mio  grato  ringraziamento,  mi  ha 
offerto  l’occasione  di  esaminare  una  diatomite  del  Cretaceo  ame¬ 
ricano  per  ricercare  e  studiarne  le  Archaeomonadacee. 

Il  materiale  inviatomi  all’esame  proviene  da  Moreno,  Cali¬ 
fornia  ;  appartiene  al  Cretaceo  Superiore  e  si  presenta  sotto  forma 
di  una  argilla  scistosa  hrunastra  assai  compatta  e  piuttosto  ricca 
in  resti  di  microrganismi  silicei. 

Sottoposta  ai  consueti  trattamenti  agli  acidi,  non  presenta 
sensibile  effervescenza  ed  è  di  difficile  disgregazione.  Il  residuo  è 
costituito  quasi  esclusivamaute  da  Diatomee  per  lo  più  in  frantumi, 
cosa  questa  comprensibile  data  la  compattezza  della  roccia  stessa  ; 
frammiste  alle  Diatomee  si  trovano  scarsi  Silicoflagellati,  Radio- 
lari  in  piccolo  numero  ed  Archaeomonadacee  piuttosto  frequenti. 

La  diatomite  di  Moreno  è  stata  più  volte  studiata;  essa  forni 
a  G.  D.  Hanna  una  copiosa  serie  di  nuove  ed  interessantissime 
specie  di  Diatomee  ed  inoltre  due  generi  di  Silicoflagellati  :  Ly- 
ramicr>i  G.  D.  Hanna  e  Vallacerta  G.  D.  Hanna,  generi  che 
sembrano  esclusivi  di  quel  livello  e  di  cui  il  primo  in  particolare 
solleva  interessanti  problemi  sulla  filogenesi  dei  Silicoflagellati, 
organismi  questi  che  ebbero  più  tardi,  nel  Terziario,  un  notevole 
sviluppo. 

Pure  J.  Smith,  in  collaborazione  con  J.  A.  Long  e  Dingley 
P.  Euge,  riprese  l’esame  diatomologico  di  questa  roccia  tripolacea 
segnalando  altre  Diatomee  nuove  per  la  Scienza. 

Se  quindi,  in  complesso,  la  diatomite  di  Moreno  può  consi¬ 
derarsi  abbastanza  studiata  per  quanto  riguarda  le  Diatomee  ed 
i  Silicoflagellati,  la  stessa  cosa  non  può  dirsi  in  merito  alle 
Archaeomonadacee  che,  seppure  per  il  loro  numero  e  frequenza 


ARCHAEOMONADACEE  DEL  CRETACEO  AMERICANO 


61 


entrino  in  modo  sensibile  nella  composizione  microfossile  del  de¬ 
posito  stesso,  ancora  non  vennero  prese  in  considerazione. 

Nelle  diatomiti  terziarie  si  trova  sovente,  frammiste  alle 
Diatomee  ed  ai  Radiolari,  tutta  una  serie  di  minuscoli  microfos- 
sili  possedenti  una  caratteristica  morfologica  costante  rappresen¬ 
tata  cioè  da  una  loggetta  o  guscio  siliceo  arrotondato,  munito  di 
poro  con  o  senza  collo  e  con  le  pareti  liscio  oppure  variamente 
ornamentate  da  granuli,  protuberanze  spinose,  costicine. 

Queste  loggette  facenti  presumibilmente  parte  del  nanno- 
plancton  dei  mari  cretacei  e  terziari,  possiedono  caratteristiche 
morfologiche  estremamente  affini  a  quelle  delle  cisti  silicee  delle 
attuali  Crisomonadine  tanto  da  poter  ritenere  con  una  qualche  si¬ 
curezza  trattarsi  di  cisti  di  Crisomonadi  marine  di  cui  ancora  non 
se  ne  conosce  l’ intero  ciclo  evolutivo. 

Fu  pertanto  nell’attesa  di  meglio  stabilire  la  reale  posizione 
sistematica  di  queste  loggette  silicee  e  di  possedere  maggiori 
elementi  di  raffronto  con  le  forme  attuali,  cosa  questa  resa  solo 
possibile  da  una  miglior  conoscenza  delle  Crisomonadine  marine 
recenti,  che  il  protistologo  G.  Deflandre  stabili  il  provvisorio 
gruppo  delle  Archaeomonadacee  sotto  cui  descrivere  e  classificare, 
in  base  alla  sola  morfologia  esterna,  tutte  le  forme  contenute 
nelle  terre  fossili  a  Diatomee  marine. 

Il  gruppo  delle  Archaeomonadacee  comprende  attualmente  8 
generi  e  ^^recisamente  :  A  rch  aeomonas  Deh.  1932,  A  velia  e osipliae- 
ridiiim  Defl.  1932,  Lithauspliaerella  Dell.  1932,  Ampliilitliopyxis 
Dell.  1932,  Litliarchaeocystis  Defl.  1932,  Pararchaeomoìias  Defl. 
1932,  Litlmropyxis  Defl.  1933,  Arcliaeomoìiadopsis  Defl.  1938, 
fondati  esclusivamente  sulla  struttura  del  poro,  sulla  conformazione 
della  loggetta  e  sulle  ornamentazioni  esistenti  sulle  pareti  esterne 
del  guscio  stesso. 

I  numerosi  reperti  ottenuti  da  una  metodica  ed  accurata  ri¬ 
cerca  nei  materiali  di  Moreno,  attestano  con  sicurezza  il  vasto 
sviluppo  avuto  da  questi  Flagellati  fossili  anche  nel  Cretaceo,  le 
cui  forme  qui  segnalate  e  descritte  restano  le  più  antiche  attual¬ 
mente  conosciute  (Q. 

La  distribuzione  delle  Archaeomonadacee  è  per  ora  limitata 


(C  G.  Deflandre  già  dal  1936  ne  aveva  segnalata  la  presenza  nel 
Cretaceo  Superiore  ma  senza  figurarne  o  descriverne  alcun  esemplare. 


6 


62 


L.  RAMPI 


alle  terre  fossili  a  Diatomee  del  Cretaceo  e  del  Terziario,  ma 
nulla  proibisce  il  supporre  la  possibilità  di  ritrovamenti  più 
antichi  ancora. 

Fam.  Archaeomonadaceae  Deflandre  1932 
Gen.  Archaeomonas  Deflandre  1932 
Arcliaeomonas  incoìispiciia  Dell.  (flg.  7) 

Bull.  Soc.  Bot.  de  Fr.,  T.  80,  1933. 

Guscio  sferico  a  pareti  piuttosto  sottili  ed  interamente  liscie. 
Poro  semplice  sfornito  sia  di  un  collo  che  di  un  qualsiasi  ispes¬ 
simento  marginale  apprezzabile. 

Dimensioni  :  diametro  5  ,//. 

Distribuzione  :  Karand,  Ungheria  (Deflandre)  ;  Moreno  U.  S.  A. 

Osservazioni  ;  E  una  delle  forme  più  piccole  del  genere  ;  gli 
esemplari  di  Moreno  dilferiscono  da  quelli  su  cui  Deflandre  sta¬ 
bili  la  specie,  esclusivamente  per  una  maggiore  dimensione. 

Archaeoìnonas  sempìicia  Pampi  n.  sp.  (flg.  9) 

Guscio  sferico  o  leggermente  sferoidale,  provvisto  di  un  poro 
relativamente  largo  con  collo  subconico.  Pareti  sottili  e  comple¬ 
tamente  liscie. 

Dimensioni  :  diametro  7  //. 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

Osservazioni  :  Questa  piccola  specie  si ,  differenzia  da  Ar¬ 
chaeomonas  sphaerica  Dell,  per  la  presenza  di  un  collo  e  da 
Archaeomonas  depressa  Dell,  per  la  conformazione  del  collo, 
subconico  invece  di  cilindrico,  e  per  la  forma  del  guscio,  sferico 
invece  di  nettamente  sferoidale  ed  appiattito. 

Arcliaeomonas  Mangini  Dell.  (flg.  13) 

Bull.  Soc.  Bot.  de  Fr.,  T.  79,  1932. 

Loggetta  silicea  sferica  con  pareti  ricoperte  di  spine  coniche 
piuttosto  corte,  distribuite  con  abbastanza  regolarità  ma  poco  den¬ 
samente.  Poro  stretto  con  collo  cilindrico  basso. 


ARCHAEOMONADACEE  DEL  CRETACEO  AMERICANO 


63 


Dimensioni  :  diametro  6  a  6,5  //. 

Distribuzione  :  Maryland,  U.  S.  A.  (Deflandre)  ;  Moreno, 

V.  S.  A.  ‘ 


Fig.  1  a  16  —  1.  Archaeomonadopsis  Frenguellii  Ramj^i  n.  sp.  ; 

2)  Archaeomonas  Smitlii  Rampi  n.  sp.  ;  3)  Archaeomonadojjsis 
incerta  Rampi  n.  sp.  ;  4)  ArchaeosiAiaeridium  Dangeardianum 
Dell.  ;  5)  Archaeomonas  spinulosa  Rampi  n.  sp.  ;  6)  Archaeomo- 
nadopsis  elegante  Rampi  n.  sp.  ;  7)  Archaeomonas  inconspicua 
Dell.  ;  8)  Archaeomonas  Chiarugii  Rampi  n.  sp.  ;  9)  Archaeo¬ 
monas  semplicia  Rampi  n.  sp.  ;  10)  Archaeomonas  ambigua 
Rampi  n.  sp.  ;  11)  Archaeomonas  scrohiculaAa  Rampi  n.  sp.  ; 

12)  Archaeomonas  vermiculosa  Dell.  ;  13)  Archaeomonas  Man- 
gini  Dell.  ;  14)  Archaeomonas  cretacea  Rampi  n.  sp.  ;  15)  Ar¬ 
chaeomonas  membranosa  Rampi  n.  sp.  ;  16)  Archaeomonas  hete- 
roptera  Dell. 

Ingrandimenti  =  flg.  1  a  3  :  X  1400  ;  fig-.  4  a  16  :  X  1900. 

Archaeomonas  spimilosa  Rampi  n.  sp.  (fig.  5) 

Loggetta  sferica  provvista  di  poro  con  collo  cilindrico  basso. 
Pareti  ricoperte  da  forti  spine  coniche  di  lunghezza  ed  impor¬ 
tanza  variabile,  disposte  sulla  superficie  delle  pareti  in  modo 
piuttosto  irregolare. 


64 


L.  RAMPI 


Dimensioni  :  diametro  6,3  a  6,5  n. 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

Osservazioni  ;  Forma  assai  prossima  ad  Archeomoìias  japo- 
'  nica  Defl.  da  cui  si  differenzia  però  per  la  mancanza  di  regola¬ 
rità  tanto  nella  distribuzione  delle  spine  quanto  nella  loro  lun¬ 
ghezza. 


Archaeomoìias  Chiarugii  Rampi  n.  sp.  (fìg.  8) 

Reggetta  sferica  con  poro  piuttosto  largo  e  collo  cilindrico 
basso.  Pareti  ricoperte  da  una  serie  di  piccole  protuberanze  ro¬ 
tonde,  distribuite  con  qualche  regolarità  e  collegate  fra  di  loro 
con  sottili  nervature  poco  prominenti. 

Dimensioni  :  diametro  7  a  7,5  //,  larghezza  del  poro  1  a  1,2  /q 
altezza  del  poro  0,6  a  0,7  u. 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

Specie  dedicata  al  Chiar.mo  Prof.  A.  Chiarugi  dell’ Univer¬ 
sità  di  Pisa. 

Archaeomoìias  ambigua  Rampi  n.  sp.  (fig.  10) 

Guscio  sferico  con  poro  semplice  e  collo  cilindrico  basso. 
Pareti  robuste  con  la  superficie  coperta  da  robuste  spine  di  forma 
e  dimensioni  molto  variabili,  sparse  piuttosto  irregolarmente  e 
collegate  fra  di  loro  da  pieghe  ed  ondulazioni  della  membrana 
secondaria  di  silice  di  cui  è  rivestita  l’intera  loggetta. 

Dimensioni  :  diametro  6,85  //,  spine  lunghe  1,5  a  2,5  //. 

Distribuzione  ;  Moreno,  U.  S.  A. 

Osservazioni  :  Forma  prossima  ad  ArchaQomonas  dentata 
Defl.  da  cui  differisce  per  la  presenza  di  un  collo  cilindrico  e 
per  la  mancanza  di  forti  costole  colleganti  fra  loro  le  spine. 

Archaeomonas  membranosa  Rampi  n.  sp.  (fig.  15) 

Loggetta  di  forma  ovoidale  ad  ellittica.  Poro  con  collo  for¬ 
mato  da  un  restringimento  progressivo  della  lorica  stessa.  Ai  lati 
del  collo  esistono  due  o  tre  alette  membranose  jaline.  Superficie 
delle  pareti  ricojDerta  da  scarse  spine  larghe  e  corte. 


ARCHAEOMONADACEE  DEL  CRETACEO  AMERICANO 


65 


Dimensioni  :  lunghezza  7,4  //,  larghezza  6,6  (a,  altezza  delle 
alette  0,5  //. 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

ArcJiaeomonas  scrohiculata  Rampi  n.  sp.  (fig.  11) 

Lorica  sferoide  leggermente  appiattita,  con  largo  poro  e  collo 
cilindrico  basso.  Pareti  fornite  di  alcune  ornamentazioni  circolari 
0  leggermente  ellittiche,  interessanti  quasi  tutto  lo  spessore  del 
guscio,  di  dimensioni  assai  variabili  e  distribuite  piuttosto  irre- 
golarinento. 

Dimensioni:  lunghezza  7,8 larghezza  7,4 //,  poro  largo  1,5 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

Archaeomonas  vermiculosa  Deh.  (fig.  12) 

Bull.  Soc.  Bot.  de  Fr.,  T.  79,  1935. 

Lorica  sferica  fornita  di  poro  con  collo  basso.  Pareti  sottili 
coperte  da  una  specie  di  costoline  elevate,  disposte  in  direzione 
diverse,  variabili  in  forma  e  lunghezza. 

Dimensioni  :  diametro  6,3  poro  1  /f. 

Distribuzione  :  Maryland,  U.  S.  A.  (Deflandre)  ;  Moreno, 
LL  S.  A. 

Arcìiaeomonas  cretacea  Rampi  n.  sp.  (fig.  14) 

Loggetta  sferoide  leggermente  appiattita,  con  poro  subcilin¬ 
drico  e  collo  basso.  Pareti  piuttosto  sottili,  rivestite  da  una  serie 
di  costicine  pochissimo  elevate,  disposte  a  maglie  poligonali  irre¬ 
golari. 

Dimensioni  :  lunghezza  6,3  //,  larghezza  5,8  fx. 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

Osservazioni  :  Si  differenzia  da  Arcliaoemoìias  speciosa  Defi. 
per  la  mancanza  di  protuberanze  coniche  alla  intersecazione  delle 
nervature. 

Arcìiaeomonas  heteroptera  Defl.  (fig.  16) 

C.  R.  Acad.  Se.,  CXClV,  1932. 

Loricula  ellipsoidale  con  poro  conico  contornato  da  un  leggero 
ispessimento  marginale.  Pareti  sottili  fornite  di  una  serie  di  co- 


66 


L.  RAMPI 


stoline  piuttosto  sottili  ad  andamento  leggermente  sinuoso,  in  nu¬ 
mero  e  disjDOsizione  variabile,  attraversanti  le  pareti  in  senso 
longitudinale  e  colleganti  il  poro  all’ antapice. 

Dimensioni  :  lunghezza  7  //,  larghezza  6  u. 

Distribuzione  :  Isola  Fuur,  Jutland,  (Deflandre)  ;  Moreno, 
U.  S.  A. 


Archaeomonas  Smithi  Rampi  n.  sp.  (fig.  2) 

Loggetta  irregolarmente  sferoide  con  ampio  collo  subcilin¬ 
drico,  allargantesi  alla  sua  parte  superiore  a  forma  di  un  imbuto 
rovesciato.  Pareti  sottili,  strato  secondario  di  silice  robusto,  on¬ 
dulato  e  membranoso. 

Dimensioni:  lunghezza  totale  15,8 /(  larghezza  11,4 //,  (escluso 
lo  strato  secondario  di  silice)  ;  spessore  della  silice  secondaria  2,5 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

Specie  dedicata  al  Phiar.mo  Ing.  J.  Smith  di  South  Pase- 
dena,  U.  S.  A. 


G'en.  Archaeomonadopsis  Deflandre  1938 
Archaeomo7iadopsis  Frengiieìlii  Rampi  n.  sp,  (flg.  1) 

Loricula  oviforme  a  pareti  arrotondate  attenuantesi  progres¬ 
sivamente  e  prolungantesi  in  un  ampio  collo  cilindrico  legger¬ 
mente  allargato  alla  sua  estremità.  Pareti  sottili  rivestite  intera¬ 
mente  da  un  robusto  strato  di  silice  secondaria  fortemente  on- 
dulosa,  formante  una  serie  di  protuberanze  mammellonari  ad  apici 
arrotondati,  di  dimensione  e  forma  assai  variante. 

Dimensioni:  lunghezza  totale  22,2//,  larghezza  15,3//  (senza 
la  silice  secondaria),  larghezza  del  collo  4,3  //. 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 

Specie  dedicata  al  Chiar.mo  Prof.  G.  Prenguelli  del  Museo 
de  La  Piata,  Repubblica  Argentina. 

Aì^cliaeoinonadoipsis  incerta  Rampi  n.  sp.  (flg.  3) 

Loggetta  periforme,  a  pareti  poco  curve,  coi  lati  prolungantesi 
in  un  lungo  e  sinuoso  collo  cilindrico.  Pareti  sottili  ricoperte  da 


ARCHAEOMONADACEE  DEL  CRETACEO  AMERICANO 


67 


ornamentazioni  circolari  od  ellittiche,  interessanti  lo  spessore 
delle  pareti,  di  numero  piuttosto  scarso  ed  irregolarmente  distri¬ 
buite  sulla  superficie  del  guscio. 

Dimensioni  :  lunghezza  totale  23,5  //,  larghezza  6,4  //,  lun¬ 
ghezza  del  collo  14,2  ,u,  larghezza  del  collo  alla  sua  estremità 
0,85  //. 

Distribuzione  :  Moreno,  D.  S.  x4. 

Arcìiaeomonadopsis  elegante  Rampi  n.  sp.  (fig.  6) 

Loricula  sferica  a  pareti  restringentesi  progressivamente  sino 
a  formare  un  collo  óonico  leggermente  svasato  alla  sua  estremità 
orale.  Pareti  robuste  ornate  da  protuberanze  rotonde  collegate  da 
nervature  poco  elevate,  disposte  senza  regolarità  od  ordine  appa¬ 
rente. 

Dimensioni  r  lunghezza  totale  10,6  larghezza  8,4  n. 

Distribuzione  :  Moreno,  U.  S.  A. 


Gen.  A-rchaeosphaeridium  Defiandre  1932 
Archaeospaeridinm  Bangeardianiim  Defl.  (fig.  4) 

C.  R.  Acad.  Se.,  CXCIV,  1932. 

Lorica  sferica  con  poro  suhconico  imbutiforme,  collo  piuttosto 
basso  a  lati  fortemente  obliqui  formato  dall’ispessimento  della 
parete.  Strato  secondario  di  silice  ricoprente  l’intera  superficie 
del  guscio,  a  struttura  liscia,  leggermente  rugosa,  scrobicolata  o 
punteggiata. 

Dimensioni  :  14  a  16,5  u. 

Distribuzione  :  Isola  di  Mors,  Jutland  ;  Maryland,  U.  S.  A,  ; 
Wembets,  Giappone,  (Deflandre)  ;  Moreno,  U.  S.  A. 

Osservazioni  :  Gli  esemplari  di  Moreno  sono  di  dimensioni 
inferiori  di  quelle  indicate  da  Defiandre. 

(Laboratorio  privato,  Sanremo) 


68 


L.  RAMPI  -  ARCHAEOMONADACEE  DEL  CRETACEO  ECC. 


BIBLIOGKAFIA 


1)  Deflandre  G.  -  Archaeomonadaceae,  famille  nouvelle  de  protistes 

marins  à  loge  siliceiise.  C.  E.  Acad,  Se.  CXIV,  1932. 

2)  —  Note  sur  les  Archaeomonadacées.  Bull.  Soc.  Bot.  de  Fr.,  T. 

79,  1932. 

3)  —  Seconde  note  sur  les  Archaeomonadacées.  Bull.  Soc.  Bot.  de  Fr., 

T.  80,  1933. 

4)  —  Troisième  note  sur  les  Archaeomonadacées.  Bull.  Soc.  Fr.  de 

Microscopie,  7,  1938. 

5)  Frenguelli  G.  -  Einige  Bemerkungen  zu  den  Archaeomonadaceen. 

Ardi.  f.  Prot.,  84,  1935. 


PRE8EN  i  b-D 


1 3  MAY194C 


Finito  di  stampare  il  20  aprile  1940  -  XVIII. 


SUNTO  DEL  REGOLAMENTO  DELLA  SOCIETÀ 

(Data  di  fondazione;  15  Gennaio  1856) 


! 

Scopo  della  Società  è  di  promuovere  in  Italia  il  progresso 
degli  studi  relativi  alle  scienze  naturali. 

I  Soci  possono  essere  in  numero  illimitato  :  effettivi^  perpetui, 
henemeriti  e  onorari. 

I  Soci  effettivi  pagano  L.  40  all’  anno,  in  una  sola  volta, 
nel  primo  bimestre  dell' anno,  e  sono  vincolati  per  un  triennio. 
Sono  invitati  particolarmente  alle  sedute  (almeno  quelli  dimoranti 
nel  Regno  d’ Italia)  vi  presentano  le  loro  Memorie  e  Comunica¬ 
zioni,  e  ricevono  gratuitamente  gli  Atti  e  le  Memorie  della  So¬ 
cietà  e  la  Rivista  Natura. 

Chi  versa  Lire  400  una  volta  tanto  viene  dichiarato  Socio 
perpetuo. 

Si  dichiarano  Soci  benemeriti  coloro  che  mediante  cospicue 
elargizioni  hanno  contribuito  alla  costituzione  del  capitale  sociale, 

A  Soci  onorari  possono  eleggersi  eminenti  scienziati  che 
contribuiscano  coi  loro  lavori  all’  incremento  della  Scienza, 

La  'proposta  per  V  ammissione  cV  un  nuovo  Socio  effettivo 
0  perpetuo  deve  essere  fatta  e  firmata  da  due  soci  mediante  let¬ 
tera  diretta  al  Consiglio  Direttivo  (secondo  l’ Art.  20  del  Rego¬ 
lamento). 

Le,  rinuncie  dei  Soci  effettivi  debbono  essere  notificate  per 
iscritto  al  Consiglio  Direttivo  almeno  tre  mesi  prima  della  fine 
del  3'’  anno  di  obbligo  o  di  ogni  altro  successivo. 

La  cura  delle  pubblicazioni  spetta  alla  Presidenza. 

Tutti  i  Soci  possono  approfittare  dei  libri  della  biblioteca 
sociale,  purché  li  domandino  a  qualcuno  dei  membri  del  Consi¬ 
glio  Direttivo  o  al  Bibliotecario,  rilasciandone  regolare  ricevuta 
e  colle  cautele  d’  uso  volute  dal  Regolamento. 

Gli  Autori  che  ne  fanno  domanda  ricevono  gratuitamente 
cincpiianta  copie  a  parte,  con  copertina  stampata.,  dei  lavori  pub¬ 
blicati  negli  Atti  e  nelle  Memorie,  e  di  quelli  stampati  nella 
Rivista  Natura. 

Per  la  tiratura  degli  estratti,  oltre  le  dette  50  copie  gli 
Autori  dovranno  rivolgersi  alla  Tipografia  sia  per  1’  ordinazione 
che  per  il  pagamento.  La  spedizione  degli  estratti  si  farà  in 
assegno. 


IN^DIGE  DEL  FASCICOLO  I 


Elenco  dei  Soci  del  1940  .  .  .  .  .  .  pag.  \ 


G.  Scortecci,  Recettori  degli  Ignanidi  e  di  altri  Sauri 

(Tav.  I  e  II)  1 

A.  Desio,  Ernesto  Mariani  .  .  .  .  .  ,  »  11 

G.  Pagliani,  Elogopite  e  Titanolivina  di  Monte  Brac¬ 
cio  (Val  Malenco)  ........  20 

0.  Bignardi,  Contributo  alla  conoscenza  istocliimica 

delle  cellule  di  Panetti  .......  23 

C.  Messina,  I  minorali  di  boro  del  granito  di  Baveno  »  31 

C.  E.  Capello,  Le  precipitazioni  nevose  nella  conca  di 

Ulzio  negli  inverni  1933-1938  .  ...»  49 

L.  Rampi,  Archaeomonadacee  del  Cretaceo  americano  »  60 


Nel  licenziare  le  bozze  i  Signori  Autori  sono  pregati  di  notifi¬ 
care  alla  Tipografia  il  numero  degli  estratti  che  deside¬ 
rano,  oltre  le  50  copie  concesse  gratuitamente  dalla  Società. 

Il  listino  dei  prezzi  per  gli  estratti  degli  Atti  da  pubblicarsi 
nel  i940  è  il  seguente  : 


COPIE 

25 

50 

75 

100 

Pag 

.  4  L. 

6.- 

L.  10. — 

L.  13.— 

L.  15.— 

8 

10.-- 

15.— 

20.— 

n  25.— 

n 

12 

12.— 

n  20.— 

n  25.— 

1 

d 

co 

16  ” 

15.— 

n  25. — 

r  31. — 

1 

« 

o 

NB.  -  La  coperta  stampata  viene  considerata  come  un  ^  /4  di  foglio. 


Per  deliberazione  del  Consiglio  Direttivo,  le  pagine  concesse 
gratis  a  ciascun  Socio  sono  16  per  ogni  volume  degli  Atti  ed  8 
per  ogni  volarne  di  Natura,  che  vengono  portate  a  10  se  il  la¬ 
voro  ha  delle  figure. 

Nel  caso  che  il  la^voro  da  stampare  richiedesse  un  maggior 
numero  di  pagine,  queste  saranno  a  carico  delV  Autore  fL.  25 
per  ogni  pagina  degli  «  Atti  »  e  di  «  Natura  »J.  La  spesa 
delle  illustrazioni  è  a  carico  degli  Autori. 

I  vaglia  ili  pagamento  di  Natura,  e  delle  quote  sociali  devono  es¬ 
sere  diretti  esclusivamente  al  Dott.  Edgardo  Moltoni,  Museo  Civico 
di  Storia  Naturale,  Corso  Venezia,  Milano  (11 3ì. 


i 


<♦ 


/ 


^  V 


f 


c.y- 

^  ?  ■ 


■'.«it-.