ATTI
DELLA
SOCIETÀ ITALIANA
j
DI SCIENZE NATURALI
E DEL
MUSEO CIVICO
DI STORIA NATURALE
TN MILANO
VOLUME LXXIX
Anno 1940
Milano 1940 (XVIIl)
l-
Pavia — Premiata Tipografia Succ. FUSI - Via L. Spallanzani, 11 — 1940 (XVIII)
ELENCO DEI SOCI DEL 1940
Il millesimo che precede il nome è 1’ anno d’ ammissione a Socio.
1931.
1931.
1897.
1919.
1934.
1940.
1920.
1925.
1929.
1936.
19 L4.
1910.
1939.
1920.
1939.
1937.
Agnesotti Dott. Alda — Via Fiamma 28, Milano.
Agostini Dott. Gr. Uff. Augusto — Generale Coman¬
dante la Milizia Naz. Forestale presso il Ministero
delFAgricoltura e Foreste, Roma.
Airaghi Prof. Cav. Uff. Carlo {Socio 'perpetuo) —
Via Podgora 7, Milano (114).
Albani Ing. Giuseppe {Socio pey'petuo) — Via Pas¬
sione 3, Milano (113)
Alberici Dott. Erminia — Via Privata Bobbio, 2,
Milano.
Altini Dott. Giuseppe — Via Mazzini 31, Bagnoca-
vallo (Ravenna).
Alzona Dott. Carlo — Via Fabio Filzi 7, Quinto al
mare (Geno va').
Amoroso S. E. Cav. di Gr. Croce Prof. Dott. Pietro
{Socio 'perpetuo) — Vico Gagliani a S. Chiara 2,
Uapoli.
Andreini Dott. Cav. Alfredo — Monte S. Maria Tibe¬
rina, Lippiano (Perugia).
10 Arata Dott. Maria — Via Garofalo 44, Milano.
Arcangeli Prof. Alceste — Direttore delP Istituto di
Zoologia della R. Università, Via Accademia Alber¬
tina 17, Torino.
Astolfi Alessandro — Via Privata C. Mangili 6, Mi¬
lano (112).
Bagatti Avv. Odoardo — Viale Toschi 15, Parma.
Bagnall Richard Siddoway {Socio perpetuo) — Blay-
don on Tyne, Inghilterra.
Baldettl Don Cristoforo — Castelfidardo (Ancona).
Baldi Prof. Edgardo — Istituto Italiano di Idrobio¬
logia Bott. Marco De Marchi^ Pallaif^a di Ver-
bania.
VI
EliENCO DEI SOCI
1939.
1939.
1929.
1937. 20
1930.
1914.
1937.
1915.
1920.
1899.
1929.
1899.
1923.
1931. 30
1913.
1904.
1919.
1940.
1934.
1928.
1930.
1896.
1937.
1935. 40
1940.
Barberis Avv. Comm. Mario — Via Aurelio Saffi. 7,
Milano.
Barboni Doti. Ubaldo — Cogliate (Milano).
Barigozzi Prof. Claudio — Via Tazzoli 9, Milano (128)-
Bartolazzi Dott. Carla — Via Gustavo Modena 1,
Milano.
Battaini Ing. Carlo — Via del Caravaggio 3, Mi¬
lano (125).
Bianchi Prof. Angelo — Direttore dell’Istituto Mi¬
neralogico della B. Università, Padova.
Bjnaghi Rag. Giovanni — Via Ghei-ardini 10, Milano.
Boeris Prof. Giovanni (Socio pe^^petuo) — Via Irne-
rio 6, Bologna.
Boldori Rag. Leonida — Via G. Garibaldi 62 A,
Cremona.
Bordini Branco {Socio perpetuo) — Piazza S. Se¬
polcro 1, Milano (107).
Borghi Dott. Piero {Socio perpetuo) — Via Torchio 4,
Milano.
Borromeo Conte Dott. Gian Carlo — Via Manzoni 41,
Milano (lQ2j.
Bracciani Coinm. Luigi — Boro Bonaparte 56, Mi¬
lano (110).
Brambilla Pietro — Piazza Segrino 5, Milano.
Brian Dott. Alessandro — Corso Birenze 5, Genova (6).
Brizi Prof. Comm. Ugo [Socio perpetuo) — Largo Rio
de Janeii-o 5, Milano.
Broglio Cav. Piero {Socio perpetuo) — Via Privata
Cesare Mangili 6, Milano.
Bronzini Dott. Ermanno — Via Aterno 12, Roma.
Brotti - Liveriero Evelina — Villa Arcissa, Lucino
(Como).
Brunetti Dott. Lidio — Via Agostino Lauro 10, To¬
rino (126).
Bugini Vernando — Via Domodossola 29, Milano.
Caffi Sac. Prof. Enrico — Via G. Garibaldi 19, Ber¬
gamo.
Cambi Prof. Livio — Largo Rio de Janeiro 5, Milano.
Cantoni Dott. Giuseppe — V^ia de Grassi 7, Milano.
Canzanelli Dott. Arnaldo — Viale Abruzzi 7, Milano.
ELENCO DEI SOCI
VII
1936. Capello Dotfc. Carlo Felice — Osservatorio Meteoro¬
logico del R. Uff. Idrografico del Po, Ulzio (Torino).
1924. Capra Dott. Felice — Museo Civico di Storia Na¬
turale, Via Brigata Liguria, Grenova (102).
1923. Carbone Prot*. Domenico {Socio perpetuo). — Via
0. Tabacclii 3, Milano (124).
1911. Carnegie Museum — Pittsburgh -(Pennsylvania).
1938. Casati Conte Alfonso — Via Soncino 2, Milano.
1940. Castellani Sig. Omero — Borgata Acilia, Roma.
1923. Cattorini Dott. Cav. Uff. Pier Emilio — Via Ar¬
naldo da Brescia 10, Milano.
1929. Cavallini Dott. Francesca — Viale Fiume 2, Pavia.
1913. 50 Cavazza Conte Dott. Comm. Filippo — Via Farini 3,
Bologna.
1938. Cavenago Sig.ra Speranza — Laboratorio di controllo
Pietre preziose e Perle, Via Monte di Pietà 9,
Milano.
1940. Celioni Dott. Giovanni — Viale Carducci 60, Li¬
vorno.
1918. Ceresa Leopoldo — Via Dario Papa 21, Milano (142).
1913. Cerruti Ing. Comm. Camillo — Via Luigi Vitali 2,
Milano (113).
1923. Chiesa Dott. Cesare — Museo Libico di Storia Na¬
turale, Tripoli (Libia).
1910. Chigi Princijoe Francesco — Ariccia, Prov. di Roma.
1933. CiFERRi Prof. Raffaele, Direttore del Laboratorio di
Botanica, Facoltà di Agraria, Piazzale del Re,
Firenze.
1938. Cinque Dott. Fiammetta — Via A. Stoppani 12, Milano.
1905. Circolo Filologico Milanese (Socio perpetuo) — Via
Clerici 10, Milano (101).
1939. 60 CiTRAN Ing. Andrea — Via A. De Luigi 6, Milano.
1922. CiTTERio Prof. Vittorio (Socio perpetuo) — Istituto
di Anatomia Comparata, Palazzo Botta, Pavia.
1922. Club Alpino Italiano : Sezione di Milano (Socio per¬
petuo) — Via Silvio Pellico 6, Milano (102).
1927. CocQUio D ott. Gaetano (Socio perpetuo) — Collegio
Arcivescovile, Tradate (Varese).
1923. Colla Dott. Silvia (Socio perpetuo) — Istituto di Fi¬
siologia della R. Università, Corso Raffaello 30,
Torino.
vili
ELENCO DEI SOCI
1921.
1924.
1923.
1901.
1910.
1938. 70
1921.
1932.
1925.
1900.
1920.
1919.
1922.
1934.
1939.
1937. 80
1925.
1940.
1910.
1920.
Golosi Prof. Griuseppe — Direttore delP Istituto di
Zoologia e Anatomia Comparata della R. Università,
Via A. Volta 6, Pisa.
CoMERio Lina {Socio perpetuo) — Via Silvio Pellico 5,
Busto Arsizio.
S. E. Corni Dott. Comm. Guido {Socio perpetuo) —
Viale Regina Elena 2, Modena.
Corti Prof. Alfredo {Socio perpetuo) — Direttore
dell’Istituto di Anatomia e Fisiologia Comparate
— Via Gioda 34, Torino.
Corti Dott. Emilio — Via Severino Capsonì 13, Pavia.
Corti Dott. Roberto — Via Lamarmora 4, Firenze.
Grida Dott. Celso — Via Riccardo Sineo 16, Torino.
D’Abundo Prof. Emanuele — Via U. V. di Modrone 2,
Milano.
S. E. Dainelli Prof. Giotto — Direttoi-e dell’Istituto
di Geologia della R. Università, Via Lamarmora 4,
Firenze (14).
Dal Piaz Prof. Giorgio — Via Scapin 20, Pad.ova.
De Angelis Prof. Maria {Socio perpetuo) — Museo Ci¬
vico di Storia Naturale, Milano (113;.
De Beaux Prof. Cav. Uff. Oscar — Direttore del
Museo Civico del Storia Naturale, Via Brigata
Liguria, Genova.
De Capitani da Vimercate Ing. Dott. Cav. Serafino.
{Socio perpetuo) — Piazza Cincinnato 6, Milano (18).
Del Nunzio Dott. Anita — Via Francesco Saverio 39,
Varese.
De Magistris Sig. Leandro — V^ia Sturla 45, Genova.
De Marchi Curioni Rosa {Socio benemerito) — Via
Borgonuovo 23, Milano (102).
Desio Prof. Cav. Ardito {Socio perpetuo) — Direttore
dell’Istituto di Geologia e Paleontologia della R.
Università, Via Botticelli 67, Milano.
De Stefani Dott. Teodosio — Via Sferi-ocavallo 256,
Borgata Sferrocavallo, Palermo
Direzione Istituto di Geologia Applicata e di Arte Mi¬
neraria, R. Università, Via Mezzocannone, Napoli.
Direzione del Gabinetto di Storia Naturale del R.
Istituto Magistrale Carlo Tenca — Milano (HO).
ELENCO DEJ SOCI
IX
1925. Direzione del Gabinetto di Geologia della R. Uni¬
versità di Parma.
1927. Direzione del Gabinetto di Mineralogia della Uni¬
versità libera di Urbino.
1926. Direzione del Gabinetto di Scienze Naturali del R.
Liceo Parini — Via Goito, Milano (12).
1927. Direzione dell’ Istituto di Anatomia e Fisiologia Com¬
parata — R. Università, Palazzo Botta, Pavia.
1937. Direzione dell’Istituto di Anatomia e Fisiologia com¬
parate della R. Università di Bologna.
1902. 90 Direzione dell’Istituto di Geologia della R. Univer¬
sità, Via della Sapienza 71, Roma.
1926. Direzione dell’Istituto di Zoologia della R. Univer¬
sità di Cagliari, S. Bartolomeo.
1929. Direzione del R. Osservatorio Fitopatologico, Se¬
zione Entomologica — Via Celoria 2, Milano.
1912. Direzione del R. Istituto Tecnico u Carlo Cattaneo
Piazza Mentana 3, Milano.
1931. Direzione del R. Liceo-Ginnasio G. Carducci, Bolzano.
1923. Direzione del R. Liceo-Ginnasio Arnaldo, Brescia.
1929. Direzione R. Stazione Sperimentale di Bieticoltura,
Rovigo.
1906. Direzione del Museo di Geologia R. Ist. Superiore
d’ingegneria, Torino.
1927. Direzione dell’ Istituto di Antropologia della R. Uni¬
versità, Via Accademia Albertina 17, Torino.
1935. Direzione del Gabinetto di Geologia del R. Istituto
Superiore di Ingegneria, Piazza Leonardo da Vinci,
Milano.
1935. 100 Direzione dell’ Istituto di Zoologia della Regia Uni¬
versità di Pavia.
1931. Direzione dell’ Istituto di Geologia. R. Università,
Palazzo Carignano, Torino.
1934. Direzione del Laboratorio di Storia Naturale e Pa¬
tologia vegetale del R. Istituto Tecnico Agrario
u Umberto I n di Alba.
1935. Direzione del Laboratorio di Fitopatologia e R. Os¬
servatorio per le Malattie delle Piante per il Pie¬
monte, Via Luciano Bazzani 24 bis, Torino.
X ELENCO DEI SOCI
1938. Direzione del Laboratorio di Zoologia Agraria, R,
Istituto Superiore Agrario, Piazza L. da Vinci 28^
Milano.
1940. Direzione dell’ Istituto di Entomologia, Via Paisiello
47, Roma.
1912. Doniselli Prof. Casimiro, Direttore dell’Istituto Ci¬
vico di Pedagogia sperimeutale — Carlo Poma 17,
Milano (120).
1936. Durante Dott. Pina — Piazzale Vesuvio 14, Milano.
1924. Fabiani Prof. Ramiro — Direttore dell’Istituto di
Geologia della R. Università, Palermo.
1929. Facciola Dott. Luigi — Contrada Cateratte, Messina.
1924. 110 Fadda Prof. Comm. Giuseppe — R. Provveditore agli
Studi di Cagliari.
1939. Fagnani Sig. Gustavo, Via Telesio 22, Milano.
1936. Faraggiana in Kramer Dott. Romilde — Staziono
Zoologica, Villa Comunale, Napoli.
1923. Fenaroli Prof. Luigi {Socio 'perpetuo) — R. Stazione
Speriment. di Selvicoltura. Corso Regina Elena 13.
Firenze.
1910. Ferri Prof. Cav. Uff. Gaetano — Via Nino Bixio
(Isolato Impiegati 119 interno 8), Messina.
1905. Ferri Dott. Giovanni — Via Volta 5, Milano (HO).
1928. Fiori Dott. Attilio — Viale Aldini 176, Bologna.
1930. Floridia Dott. Giovanni Battista [Socio perpetuo)
— Modica Alta (Ragusa).
1038. Fortunati Dott. Enrica — Stazione Dora, Torino.
1906. Frova Dott. Camillo [Socio perpetuo) — Albaredo
per Cavasagra, Treviso.
1931. 120 Gallelli Giovanni — Via Orti 12, Milano.
1930. Gargiulo Dott. Floriano — presso Sig. Dina Pace,
Via dell’Annunciata, Desenzano del Garda.
1906. Gemelli Prof. Fra Agostino — Università Cattolica,
Via S. Agnese 4, Milano (108).
1914. Gerli Ing. Alfredo — Via A. Mussolini 4, Milano.
1938. Ghezzi Dott. Bice — Via Bramante 35, Milano.
1910. Ghigi Prof. Gr. Uff. Alessandro, Consigliere Nazio¬
nale [Socio perpetuo) — Via d’Azeglio 44, Bologna.
1920. Gianferrari Prof. Luisa — Museo Civico di Storia
Naturale, Milano (113).
ELENCO DEI SOCI
XI
1930. Goblet d’Alviella. Conte Dott. Felix Albert Joseph
— Rue de la Loi 51, Bruxelles (Belgio).
1920. Gola Prof. Giuseppe — Direttore dell’Istituto Bo¬
tanico della R. Università, Padova.
1921. Gortani Prof. Michele {Socio perpetuo) — Direttore
dell’ Istituto di Geologia della R. Università, Bo¬
logna.
1924. 130 Grandi Prof. Guido — Direttore dell’Istituto di En¬
tomologia della R. Università, Via Filippo Re 6,
Bologna (125).
1934, Grasselli Dott. Giancarlo — Via XX Settembre 19,
Cremona.
1921. Grill Prof. Emanuele — Direttore dell’Istituto di Mi¬
neralogia della R. Università, Via Botticelli 67,
Milano.
1938. Gelino Dott. Giuseppe — Corso Vinzaglio 12, Torino.
1925. Hermann Comm. Dott. Federico {Socio perpetuo) —
Strada Costagrande 7, Pinerolo (Torino).
1938. Imparati Prof. Edoardo — Via Pietro Alighieri 19,
Ravenna.
1913. Lange Sig. Otto — Via Ferdinando Ciolini 15, Fi¬
renze.
1909. Livini Prof. Coinm. Ferdinando — Viale Bianca Ma¬
ria 26, Milano (113).
1938. Losacco Doit. Ugo — R. Istituto di Geologia, Via
Lamarmora 4, Firenze.
1923. Maddalena Ing. Dott. Cav. Leo (Socio perpetuo) —
Via Xomentana 133, Roma.
1924. 140 Maffei Dott. Siro Luigi — R. Orto Botanico, Via
Volta li, Pavia.
1929. Magistretti Ing. Cav. Luigi [Socio perpetuo) —
Piazza Crispi 3, Milano.
1938. Magistretti Dott. Mario — Via Tonale 9, Milano.
1908. Maglio Prof. Carlo — R. Liceo u Foscolo Pavia.
1937. Magnani Dott. Mario — Istituto di Geologia della
R. Università, Via Botticelli 67, Milano.
1940. Malatesta Dott. Alberto — Via Maggi 13, Livorno.
1919. Manfredi Dott. Paola — Acquario Civico, Via Gadio,
Milano.
Mannucci Ing. Vincenzo — Via Paganini 2, Milano.
1933.
XII
ELENCO DEI SOCI
1939. Ma^kiani Sig. Mario — Via G. Scinti 6, Palermo.
1927. ACarietti Dott. Giuseppe [Socio ^perpetuo) — Via Con¬
servatorio 7, Milano.
1925. 150 Marocco Dott. Sac. Antonio — Seminario Vescovile,
Asti.
1909. Mauro Ing. Prof. Gr. Uff. On. Francesco (Socio per¬
petuo) — Piazza S. Ambrogio 14, Milano (108).
1936. Maviglia sig. Carlo — Corso B. Aires 23, Milano.
1896. Menozzi Prof. Comm. Angelo, Senatore del Regno —
Via Montebello 36, Milano 111.
1922. Menozzi Prof. Carlo — Laboratorio Entomologico del¬
l’Ufficio agricolo del Consorzio Zucchero, Casella
Postale 189, Ferrara.
1939. Merciai Prof. Comm. Giuseppe — Istituto Geologico
della R. Università, Roma.
1939. Messina Dott. Caterina — Via Martignoni 8, Milano.
1919. Micheli Ing. Leo - Via Pancaldo 11, Milano.
1919. Micheli Dott. Lucio — Via Carlo Goldoni 32. Mi-
/
lano (120).
1923. Moltoni Dott. Edgardo [Socio perpetuo) — Direttore
del Museo Civico di Storia Naturale, Milano (113).
1912. 160 Montemartini Prof. Luigi — Via Alberto da Gius¬
sano 23, Milano.
1939. Morganti Dott. Giuseppe — Piazza L. da Vinci 10,
Milano.
1931. Moretti Dott. Gian Paolo [Socio perpetuo) — Via
Gran Sasso 28, Milano.
1929. Moretti Prof. Giulio — Via Santa Lucia 14, Bergamo.
1920. Moschetti Dott. Lorenzo — Via Silvio Pellico 24,
Torino.
1924. Nangeroni Prof. Libertade [Socio peì'petuo) — Viale
Regina E lena 30, Milano.
1905. Natoli Prof. Rinaldo — Viale dei Mille 7, Milano (120).
1925. Naef Maurizio [Socio perpetuo) — Thun, Berna.
1936. Nielsen Dott. Cesare — Via Letizia 6, Bologna.
1931. Ninni Dott. Gr. Uff. Conte Emilio — Fiera di Treviso.
1935. 170 Padalino Mons. Prof. Ciro — Seminario pontificio
regionale, Chieti.
Pagliani Dott. Giovanna — Istituto di Mineralogia
della R. Università, Via Botticelli 67, Milano.
1935.
ELENCO DEI SOCI
XIII
1909. Parisi Dott. Bruno (Socio perpetuo) — Sopraiiiten-
dente del Museo Civico di Storia Naturale, Mi¬
lano (113).
1919. Parvjs Colonnello Cesare — Viale dei Mille 120,
Parma.
1939. Pasa Sig. Angelo — Via S. Prancesco da Paola 21,
Torino.
1934. Patrini-Coppa Prof. Amalia — Via Piacenza 12, Ales¬
sandria.
1937. Patrizi Marchese Saverio — Piazza San Luigi dei
Prancesi 37, Roma.
A '
1923. Pavolini Prof. Angelo (Socio pey'petuo) — Via Belve¬
dere 29, Pirenze (131).
1928. Perotti in Razzini Dott. Pina — Via Bramante 16,
Milano.
1930. PiERANTONi Prof. Umberto — Direttore dell’Istituto
di Zoologia della R. Università, Napoli.
1926. 180 PiGNANELLi Pi’of. Salvatore — Istituto Tecnico, Le¬
gnano.
1933. PiRocCHi Dott. Livia — Istituto Italiano di Idrobio¬
logia Loti. Marco Le Marchi, Pallanza di Verbania.
1928. PoLiMANTi Prof. Osvaldo — Direttore della R. Sta¬
zione idrobiologica del Lago Trasimeno, Magione
per Monte del Lago ''Perugia).
1936. PoMiNi Dott. Prancesco — Via Valerio Catullo 16,
Verona.
1939. Ponti Sig.na Luisa — Varano Borghi (Varese).
1896. Porro Nob. Dott. Ing. Cesare — Via Cernnschi 4,
Milano (121).
1922. Provasi Prof. Tiziano — R. Liceo di Tripoli.
1923. Raiteri Dott. Prof. Lnigi — Direttore del Collegio
S. Vincenzo, Piacenza.
1939. Ramazzotti Ing. Cav. Giuseppe — Viale Vittorio Ve¬
neto 24, Milano.
1937. Rampi Sig. Leopoldo — Via Mentana 1, San Remo.
1939. 190 Ranzi Prof. Silvio — Direttore dell’ Istituto di Zoo¬
logia ed Anatomia Comparata, R. Università, Via
Celoria 10, Milano.
1937. Rapetti Aldo — Corso Galileo Perraris 138, Torino.
1939. Ricci Rag. Giuseppe — Via Mazzini 6, Milano.
XIV
ELENCO DEI SOCI
1938. Roggiani Sig. Aldo — Domodossola.
1935. Romano Dott. Silvia — Istituto di Anatomia Comp.
R. Università, Via Gioda 24, Torino.
1898. Ronchetti Prot*. Dott. Vittorio — Piazza Castello 3,
Milano (109).
1938. Rosenberg- Sig. Ernesto Romano — Via A. Doria 14,
Torino.
1905. Rossi Doti. Pietro — Via Iacopo Palma 30, Milano.
1937. Ruffo Sig. Sandro — Piazza Capretto 2, Verona.
1931. Rusca Rag. Luigi — Viale Mugello 4, Milano.
1939. 200 Salsi Sig. Sergio — Via Masone 130, Reggio Emilia.
1931. Sanvisenti Dott. Carmen — Piazza Duse 1, Milano.
1940. Sassi Dott. Ing. Pietro — Viale Teodorico 3, Milano.
1927. ScAiNi Ing. Giuseppe — Via Vanvitelli 49, Mi¬
lano (132).
1938. ScHATZMAYR Sig. Arturo — Museo Civico di Storia
Naturale — Milano.
1927. Scortecci Prof. Cav. Giuseppe — Museo Civico di
Storia Naturale, Milano (113).
1938. Scotti Dott. Alessandra — Via Vanvitelli 27, Milano.
1937. Scotti Dott. Sac. Pierino — Istituto Salesiano, Eo-
gliozzo (Torino).
1916. Sera Prof. Gioacchino Leo — Istituto di Antropo¬
logia, Via Università 39, Napoli.
1938. Serra Dott. Teresa — Via Maiella 3, Milano.
1910. 210 Serralunga Ing. Ettore — Piazza S. Angelo 1, Milano.
1907. SiBiLiA Dott. Cav. Enrico (Socio perpetuo) — Azienda
Agricola, Minoprio (Como).
1936. SiCARDi Dott. Ludovico — Soc. An. Montecatini, Via
XI Febbraio 21, Torino.
1910. SiGiSMUND Pietro — Via Broggi 14, Milano (119).
1921. SiMONDETTi Ing. Mario — Corso Sempione 15 A, Mi¬
lano.
1924. Soldati Raffaele (Socio perpetuo) — Neggio, Cantoii
Ticino.
1938. SoMMANi Sig. Ernesto — Via VI Novembre 107, Roma.
1937. SoMMARUGA Claudio — Via Scarlatti 30, Milano.
1940. Sordi Sig. Mauro — Corso Amedeo 27, Livorno.
1909. Stazzi Prof. Coinm. Piero — R. Scuola Veterinaria,
Città degli Studi, Milano (119).
ELENCO DEI SOCI
XV
1924. 220 Stegagno Prof. Giuseppe [Socio 'perpetiLo) — Via Gaz-
zera 7-8, Borgo Trento, Verona.
1926. Stolz-Ricci in Picchio Dott. Teresa — Via Principe
di Piemonte 20, Venezia Mestre*
1927. Taccani Dott. Avv. Carlo — Corso Littorio 7, Milano.
1928. Taibel Dott. Alula — Stazione Sperimentale di Pol¬
licoltura, Rovigo.
1934. Tamini Dott. Eugenia — Viale Romagna 76, Milano.
1938. Tamino Dott. Giuseppe — Giardino Zoologico, Roma.
1930. Tedeschi Luigi [Socio — Via lacini 6,
Milano.
1939. Tonzig Prof. Sergio — Direttore delP Istituto Bota¬
nico della R. Università, Via Celoria 2, Milano.
1932. Tortonese Dott. Enrico — Via Vassalli Eandi 23 bis,
Torino.
1940. Toschi Prof. Augusto — Laboratorio di Zoologia Appi.
alla Caccia della R. Università di Bologna.
1924. 230 Traverso Prof. Cav. G. B. [Socio 'perpetuo) — R.
Scuola d’Agricoltura, Città degli Studi, Milano.
1930. Trevisan Sig. Siila — Via Valtellina 50, Milano.
1922. Vaccari Prof. Gr. Uff. Lino — Via Cassia, Borgata
Tomba di Nerone, Roma.
1924. Vandoni Dott. Cav. Carlo — Via Papa Gregorio XIV,
16, Milano (106).
1919. Vecchi Dott. Anita — Istituto di Zoologia, R. Uni¬
versità, Bologna.
1921. Vegezzi Dott. Emilio, Redattore dell’Acquicoltura
Ticinese, Lugano.
1936. Venzo Prof. Sergio — Museo Civico di Storia Na¬
turale, Milano.
1918. Verity Dott. Ruggero — Via Masaccio 44, Firenze.
1920. ViALLi Prof. Maffo — Direttore dell’ Istituto di Ana¬
tomia Comparata, Palazzo Botta - R. Università
di Pavia.
1939. ViALLi Dott. Vittorio — Museo Civico di Storia Na¬
turale, Milano.
1923. 240 ViGNoLi Luigi [Socio perpetuo) — R. Orto Botanico,
Via Irnerio, Bologna.
1921. Vignolo-Lutati Prof. Ferdinando — Corso Vittorio
Emanuele 103, Torino (103).
XVI ELENCO DEI SOCI
1915. ViNASSA DE E.EGNY Prof. Oomm. Paolo, Senatore del
Regno {Socio perpético) — Direttoi-e dell’Istituto
geologico della R. Università, Pavia.*
1923. Zammarano Ten. Col. Vittorio Tedésco {Socio per¬
petuo) — Via Nizza 45, Roma.
1925. ZA.NGHERI Rag. Pietro — Via Anderlini 5, Porli.
1922. Zavattari Prof. Cav. Uff. Edoardo {Socio perpetuo)
— Direttore dell’Istituto di Zoologia, Viale Regina
Margherita, Roma.
1932. 246 Zaroli Sac. Enrico — Corso Magenta 71, Milano.
ELENCO DEI SOCI XVlI
SOCI PERPETUI E BENEMERITI DEFUNTI
(7 millesimi indicano gli anni di appartenenza alla Società)
1899-1900
1899-1902
1899-1904
1903-1904
1905-1905
Annoni Conte Aldo, Senatore del Regno — Milano.
Visconti di Modrone Duca Guido — Milano.
Erba Comm. Luigi — Milano.
Pisa Ing. Giulio — Milano.
Massarani Comm. Tullio, Senatore del Regno —
Milano.
1905-1909
Boffi Dott. Cav. Antonio — Milano.
1870-1910 * Salmoiraghi Prof. Ing. Francesco — Milano.
1896-1910
ScHiAPPARELLi Prof. Giovanni, Senatore del Regno
— Milano.
1899-1911
D’ Adda Marchese Emanuele, Senatore del Regno
— Milano.
1909-1912
1903-1913
Soldati Giuseppe — Lugano.
CuRLETTi Pietro — Milano.
1856-1919 * Bellotti I^ott. Comm. Cristoforo — Milano.
1909-1919
1905-1919
Gabuzzi Dott. Giosuè — Corhetta.
Ponti Marchese Ettore, Senatore del Regno —
Milano.
1905-1922
1903 1923
1899-1923
Pedrazzini Giovanni — Locamo.
Giachi Arch. Comm. Giovanni — Milano.
Melzi d’Eril Duchessa Giuseppina. — Milano.
1918-1924 Bertarelli Gr.UfP. Tommaso — Milano.
1912-1927
Galla RATi-ScoTTi Gian Carlo, Principe di Molletta
— Milano.
1906-1928
1896-1928
1901-1929
1928-1929
1896-1930
1922-1932
1927-1934
1905-1934
Brugnatelli Prof. Gr. Uff. Luigi — Pavia.
Artini Prof. Comm. Ettore — Milano.
Bazzi Ing. Eugenio — Milano.
Capitelli Cav. Celeste — Milano.
Grassi Prof. Cav. Francesco — Milano.
Serina Dott. Comm. Gerolamo — Milano.
Artom Prof. Cesare — Pavia.
Terni Prof. Camillo — Napoli.
Soci henemeriti.
XVIII
ELENCO DEI SOCI
1895- 1934
1919- 1934
1906-1934
1911-1934
1911-1934
1905- 1935
1899-1936
1896- 1936
1906- 1937
1920- 1937
1914-1937
1910-1937
1897- 1938
1925-1939
1886-1939
1920-1940
Monti Barone Dott. Comm. Alessandro — Brescia.
CusiNi Cav. Remigio — Milano.
Bertoloni Prof. Cav. Antonio — Zola Predosa.
Balli Emilio — Locamo.
SoMMARiVA Sac. Pietro — Gallarate.
Hoepli Comm. Ulrico — Milano.
*De Marchi Dott. Gr. Uff. Marco — Milano.
Bertarelli Prof. Comm. Ambrogio — Milano.
Monti Prof. Rina — Milano.
Clerici Ing. Giampiero — Milano.
Forti Dott. Gr. Uff. Acbille — Verona.
Nappi Prof. Gioacchino — Ancona.
Turati Conte Cav. di Gr. Croce Emilio — Milano.
Belfanti Prof. Gr. Uff. Serafino, Senatore del
Regno — Milano.
Mariani Prof. Comm. Ernesto — Milano,
Monterin Dott. Umberto — Gressoney La Trinité
(Aosta).
f. 1 U
tv ^ •
. -
DELLA
SOCIETÀ ITALIANA
f)I SCIENZE NATURALI
E DEL
MUSEO CIVICO
DI STORIA NATURA IT]
IN MILANO
VOLUME LXXIX
Fascicolo I
(Con 2 Tavole fuori testo)
MILANO
Marzo 1940 (XVIII)
CONSIGLIO DIRETTIVO PEL 1940.
i
Presidente: Brizi Prof. Comm. Ugo, Largo Rio de Janeiro^ 5
(1938-39).
Parisi Dott. Bruno, Museo Civico di Storia
Vice-Presidenti : j Naturale (1939-40).
! Grill Prof. Emanuele, Via Botticelli, 67
^ (1940-41).
Segretario: Moltoni Dott. Edgardo, Mìiseo Civico di Storia Na¬
turale (1940-41).
Vice-Segretario: Desilo Prof. Ardito, Via privata Ahamonti, 1
(1939-40).
Archivista: Mauro lug. Gr. Uff. Oii. Francesco, Piazza S. Aìn-
hrogio i4 (1940-41).
Consiglieri
Airaghi Prof. Cav. Uff. Carlo, Via Podgora 7.
Ferri Dott. Giovanni, Via Volta, 5.
Micheli Dott. Cav. Lucio, Via Carlo Gol-
doni, 32.
Nangeroni Prof. Giovanni, Viale Regina
Elena, 30.
Scortecci Prof. Cav. Giuseppe, Museo Civico
di Storia Naturale.
\
Traverso Prof. Cav. G. B,, R. Scuola di
\ Agricoltura.
Cassiere: Sig. Leopoldo Ceresa, Via Dario Papa, 131 (1940).
Bibliotecario : Sìg.”^^ Dora Setti.
t
ì
1
ELENCO DELLE MEMORIE DELLA SOCIETÀ
Voi
. I.
Fase
5. I-JO:
/
ai) Il 0
1865.
11
II.
1-10 ;
n
1865-67.
11
III.
D
1-5 ;
11
1867-73.
11
IV.
1-3-5;
ani) 0
1868-71.
11
V.
D
1;
anno
1895 (Volume
completo).
11
VI.
V
1-3;
11
1897-1910.
11
VII.
11
i;
11
1910 (Volume
completo).
11
vili.
D
1-3;
11
1915-1917.
11
IX.
J7
1-3;
11
1918-1927.
11
X.
77
1-2;
11
1929-1937.
Pavia — Premiata Tipografia Successori FUSI - Via L. Spallanzani, 11 — 1940
(1940-41)
Prof. Giuseppe Scortecci
RECETTORI DEGLI IGUAXTDI E DI ALTRI SAURI
Concludendo il lavoro preliminare sui recettori degli Aga-
midi f/), accennai all'interesse che avrebbe rivestito una ricerca
nello stesso senso, condotta nelle altre famiglie, ed in particolar
modo in quella degli Iguanidi. Presentando i componenti di questa
un marcatissimo parallelismo di forma e di modo di vita con gli
Agamidi, sarebbe stato non poco importante sapere se parallelismo
esisteva anche tra gli organi di senso delle squame.
Ricorderò a questo punto che lo Schmidt (^), esaminando esem¬
plari di Phrynoaorna cornuturn. ^celeropus^ Basilicus^ Liolaemus^
Hoplurus sebae^ Chalarodon^ Anolis^ tutti appartenenti alla fa¬
miglia degli Iguanidi, aveva notato recettori muniti di pelo sol¬
tanto in Hoplurus^ Cìtalarodon e Anolìs^ diffusi i due primi nel
Madagascar ed il secondo nell’America tropicale e sub tropicale.
Per mio conto ho preso in esame, intendendo con questo di svol¬
gere solo una indagine preliminare, i seguenti generi. 1 Xipho-
cercus^ 2 Anolis, 3 Norops, 4 Laemanclus 5 Basilicus^ 6 Ophry-
oessa, 7 EnyaMoides^ 8 Chalarodon, 9 Hoplurus^ 10 Troxjidu-
rus^ 11 JJraniscodon, 12 Strohilurus^ 13 TJrooentron ^ 14 Liola-
emits^ 15 Stenocercus^ 16 Lioce'plialus, 17 Enyaìiiis^ 18 Uro-
■strophics^ 19 Liosa/arus^ 20 LipAolaemus, 21 Phymaturus^ 22
Iguana^ 23 BracìiylopjhMs ^ 24 Ctenosaura ^ 25 Hoplocercus^
26 Holhrookìa^ 27 Uta, 28 Sceleropus, 29 Plirynosoma^ 30 Co-
nolopjhus^ 31 Amhlyrhynchics^ 32 Metopoceros.
(^) Gli organi di senso della pelle degli Agamidi ; Mem. della Soc.
It, di Scienze Nat. Voi. X, Fase. II 1937 XYI.
■(-) Schmidt W. .1. - Einiges iiber die Hautsinnesorgane der Aga-
miden, insbesondere von Calotes, nebst Bemerkimgen ilber diese Organo
bei Geckoniden und Ignanen. — Anat. Anzeiger, 12 Luglio 1920, 53 bd.,
N. 3-6, pag. 113-139.
2
G. SCORTECCI
In complesso dunque oltre trenta generi e presso a poco una
cinquantina di specie, distribuite nell’America del nord, centrale
e meridionale, nel Madagascar, nelle isole Figi, insomma di quasi
tutta dell’ area di diffusione della famiglia, e parte pretta¬
mente terragnole, parte arboricole, alcune destinate a vivere in
deserto, altre in foresta umida ecc. L’esame dei rappresentanti di
queste specie ha portato a risultati certamente non indifferenti,
che qui espongo per sommi capi, ripromettendomi di compiere
su questa famiglia, come sto facendo su quella degli Agamidi, un
esame più dettagliato. .
Dei generi esaminati ventisette hanno mostrato di possedere
recettori a lente, e cinque, precisamente quei tre nominati dallo
Schmidt [Cìialarodon^ Hoplunis, Anolis) e Xipocercus e No-
rops^ (^) recettori muniti di « pelo ». Lo stato di conservazione
degli esemplari presi in esame, che si trovano da un non piccolo
numero di anni in alcole o formalina, mi ha impedito di compiere
una indagine istologica, ma dato il modo di presentarsi dei recet¬
tori stessi, simile a quello dei recettori degli Agamidi, di cui
ho potuto compiere non poche sezioni sottili, mi sembra di poter
affermare, che anche negli Iguanidi esistono organi ^apparente¬
mente simili a quelli degli Agamidi, e destinati probabilmente
al medesimo scopo, il quale, come scrissi nel lavoro già indicato,
non può essere quello di ricevere sensazioni tattili o, almeno,
sensazioni tattili soltanto.
Ho detto che gli Iguanidi hanno recettori simili a quelli degli
Agamidi ; infatti non si ha una vera e propria eguaglianza nè tra
quelli muniti di pelo nè tra quelli a lente delle due famiglie. Hegli
Agamidi i recettori muniti di pelo si rinvengono nella stragrande
maggioranza dei casi (salvo che sulle squame del capo), nella parte
posteriore delle squame stesse e alloggiati in fossette o cavità
che si trovano al disotto della punta con cui termina la carena,
od ancora nello spessore delle squame. Sono insomma assai ben
protetti. Di ciò ci si può rendere esatto conto osservando le nu¬
merose figure del lavoro già indicato.
(^) Probai )ilmente anche gli appartenenti al genere Chamaeleolis
posseggono recettori simili a quelli di Anolis; ho detto probabilmente
poiché ho potuto esaminare solo esemplari in cattivo stato di conser¬
vazione.
RECETTORI DEGLI IGITANIDI E DI ALTRI SAURI
Negli Iguanidi, invece, i recettori sono assai meno riparati e
difesi, anzi talvolta addirittura espostissimi. In Anolis pti7ìctatus
ad esempio (vedi fig. 1 e 2) i recettori sono la maggior parte delle
volte disposti sul bordo posteriore delle squame e rivolti verso
r alto ; meno esposti sono in Hophirus (vedi Tav. II, fig. 1), ma
Fig. 1 Fig. 2
Fig. 1 — Squama caudale superiore di Anolis punctatus con
11 recettori ; le « lenticelle » hanno diametro non maggiore
di due 0 tre centesimi di millimetro.
Fig. 2 — ■ Uno dei recettori della tìgura precedente, fortemente
ingrandito.
anche in questo, se si fa un confronto con quanto avviene negli
Agamidi, i recettori possono dirsi assai meno protetti, ed inoltre,
come appare dalla figura, essi interessano non solo il bordo po¬
steriore delle squame, ma anche uno di quelli laterali. Altra dif¬
ferenza assai notevole è quella della dimensione dei recettori, di¬
mensione che è assai inferiore negli Iguanidi. In Anolis punc-
tatiis^ Anolis marmoratus^ Norops auratns^ ad esempio, il
diametro della lenticella non supera, o supera di pochissimo,
i due centesimi di millimetro, mentre normalmente negli Aga¬
midi le dimensioni sono di tre, quattro, cinque, e più centesimi
di millimetro.
4
G. SCORTECCI
Anche l’aspetto del pelo impiantato alla sommità della lenti¬
cella, è diverso. Negli Agamidi esso è diritto o arcuato ma sem¬
pre assai rigido ; negli Anolis esaminati, invece, il pelo esilis¬
simo è irregolarmente curvato, come appare dalla figura 2. Una
terza diversità si riscontra nel numero stesso dei recettori. Anche
negli Agamidi in una sola squama se ne possono trovare in forte
quantità, ma gli elementi molto ricchi di organi (trenta, qua¬
ranta e più) appartengono sempre al capo. In Hophiriis cycliirus^
invece (vedi Tav. II fig. 1), si ha gran numero di recettori anche
nelle squame caudali.
Tra recettori a lente degli Agamidi e recettori dello stesso
tipo degli Iguanidi le diversità non sono poche e nemmeno dif¬
ficilmente avvertibili. I primi, nella stragrande maggioranza, e si
potrebbe forse dire, nella totalità dei casi, sono alloggiati, salvo
che sugli elementi del capo, al disotto di una punta o nel bordo
posteriore di una squama, o su una carena o dietro una carena,
in modo che, osservando l’ animale dalla parte superiore, non
sempre si riescono a vedere con facilità. Negli Iguanidi, invece,
i recettori (vedi le figure delle Tav. I e II) hanno una spiccata
tendenza a portarsi verso la parte superiore della squama e ad
avvicinarsi alla regione prossimale di essa. In Uraniscodon plica ^
ad esempio (vedi Tav. I fig. 3), le squame caudali, che hanno una
carena non molto forte e invece una punta assai marcata, posseg¬
gono sulla parte superiore un recettore situato a qualche distanza
dalla punta e alloggiato in una fossetta che si trova proprio sulla
carena. In HoiAocercus spinosus' (vedi Tav. I fig. 2), che ha sulle
squame caudali (di forma assai caratteristica e terminanti in. tre
punte) tre recettori, questi non sono situati uno al di sotto di cia¬
scuna punta come avviene negli Agamidi, sibbene uno verso la
fine di ciascuna e nella parte superiore. In Strobilurus torquaius^
le squame caudali (vedi Tav. II fig. 4'i che non sono molto ca¬
renate e presentano una jouuta assai lunga, hanno i recettori
(sette nella squama disegnata) disposti in jDarte sul bordo postero¬
laterale, in parte nella faccia superiore della squama stessa. In
Brachyìopluis fasciatus (vedi Tav. II fig. 2) le squame caudali
laterali sono provviste di numerosi recettori situati senza eccezione
nella faccia superiore e più numerosi lungo i lati a qualche
distanza dal margine che non nel bordo posteriore. In Ctenosaura
acanthura (vedi Tav. I fig. 7) le squame caudali non carenate
RECETTORI DEGLI IGUANIDI E DI ALTRI SAURI
O
presentano recettori similmente disposti, e non uno alloggiato nel
bordo posteriore.
Anche nelle dimensioni le differenze tra recettori a lente
degli Agamidi é a lente degli Iguanidi sono, in linea generale,
avvertibili con facilità. Mentre tra i recettori con pelo si nota che
negli Iguanidi le dimensioni sono nettamente inferiori, tra quelli
a lente si riscontra esattamente il contrario. Nella media infatti
sono assai più grandi. Nelle squame caudali di Bracìiylo'phiis fa-
sciatus (vedi Tav. II lig. 2) raggiungono, e talvolta superano, i
dodici centesimi di millimetro, in Ctenosaiira acanthura (vedi
Tav. I fig. 7) si verifica lo stesso fatto ; Phrynosoma orhiciilare
in una squama prossima alla nasale ne ha uno di quattordici
centesimi di millimetro, in Amhlyr hynchiis cristatiis (vedi Tav. I
fig. 1) raggiungono i trenta centesimi di millimetro, in Me topo -
ceros cornutus toccano i 26 centesimi di millimetro e in moltis¬
simi casi si hanno recettori con lente il cui diametro supera i
dieci centesimi di millimetro. Ciò non vuol dire peraltro che
anche negli Iguanidi non esistano recettori piccoli, simili a quelli
normali negli Agamidi, anzi quasi - sempre in un medesimo indi¬
viduo si riscontrano organi di varie dimensioni alcuni dei quali
decisamente piccoli.
Oltre le constatazioni di cui sopra, numerose altre se ne pos¬
sono fare esaminando i recettori degli Iguanidi. Mi limito ad
esporle per sommi capi.
In non pochi casi i recettori hanno una lente molto spessa,
non bene delimitata e poco convessa, la quale può sfuggire al¬
l’attenzione di chi osserva la squama, o può magari essere con¬
fusa con un rilievo privo di ogni importanza. Anche negli Aga¬
midi si verifica qualche volta un tale fatto, specialmente nelle
squame che rivestono la palma delle mani e la pianta dei piedi,
r addome e finche la parte inferiore della coda, ma, innanzi
tutto, è assai più raro che negli Iguanidi ed inoltre non è mai
tanto spiccato quanto invece si nota in questi ultimi.
Come è ben noto, la distribuzione geografica degli Iguanidi
comprende parte dell’America del Nord, l’America centrale, l’ar¬
cipelago delle grandi e piòcole Antille, le Galapagos e parte del¬
l’America meridionale, nonché le isole Figi e il Madagascar. Gli
Iguanidi, insomma, vengono a contatto cogli Agamidi, i quali sono
esclusi dal Madagascar e dalle due Americhe, soltanto in jiicco-
lissima parte dell’area di diffusione, cioè nelle isole Figi; inoltre
6
G. SCORTECCI
non si avvicinano all’ area di diffusione stessa altro che nel Mada¬
gascar. Ebbene in tale isola, nella zona cioè più vicina all’ area
di diffusione degli Agamidi, i due generi di Iguanidi Chaìarodon
e Hopliirus hanno esclusivamente recettori muniti di pelo, di quel
tipo cioè che è il più diffuso tra gli Agamidi africani. Nelle
isole Eigi, invece, il genere Bracliylophtis (Iguanidi) è munito di
recettori a lente esattamente come tutti gli Agamidi del continente
Australiano, della Tasmania e in genere della regione Australiana,
ed esso è a contatto con rappresentanti del genere Gonyocepha-
lus i^G. yodeffroyi) degli Agamidi i quali hanno anch’essi recettori
a lente. E da notarsi che il genere Gonyocephaliis a differenza di
quasi tutti gli altri spettanti alla stessa famiglia, possiede specie
le quali hanno recettori a lente e altre con recettori muniti di
«i^elo». Le prime distribuite solo nella regione Australiana, le
altre nell’Asia.
Dei generi di Iguanidi che ho potuto esaminare, soltanto tre,
0 al massimo quattro, di quelli diffusi nelle due Americhe, pos¬
seggono recettori con la lenticella sormontata da un pelo, e questi
sono, come è stato detto, AnoUs^ Xiphocercus^ Norops e proba¬
bilmente Cliainaeìeoìis. Non escludo affatto che altri generi di
Iguanidi jDOSsano avere recettori dello stesso tipo indicato, ma è
degno di nota il fatto che tutti questi generi, aventi a comune
la forma delle dita, le quali sono più o meno dilatate o depresse
e munite inferiormente di lamelle trasversali come vari geconidi,
sono distribuiti nella parte centrale dell’area di diffusione ame¬
ricana della famiglia, mentre nella parte sud tutti gli altri ge¬
neri sin qui esaminati mostrano di possedere recettori a lente.
Altra constatazione può sin d’ora farsi a proposito dei recet¬
tori degli Iguanidi paragonati a quelli degli Agamidi. Negli Aga-
inidi si ha una preponderanza di generi muniti di recettori con
la lente sormontata da un pelo, mentre negli Iguanidi, anche se
quasi tutti quelli che sin qui non ho esaminati avessero organi
muniti di pelo, il che non ritengo possibile, la maggioranza dei
generi ha organi privi di pelo.
Un ultimo fatto ancora merita di essere messo in rilievo. Il
genere di Agamidi che ha maggior numero di specie ed è mag¬
giormente diffuso è Agama e questo ha recettori con pelo. Il ge¬
nere di Iguanidi che ha maggior numero di specie ed ha mag¬
gior diffusione è Anolis ed anche questo ha recettori con pelo.
Se noi sommiamo poi Agamidi ed Iguanidi vediamo che il
maggior numero di generi ha organi a lente ; ma se noi invece
RECETTORI DEGLI IGUANIDI E DI ALTRI SAURI 7
pensiamo alla estrema abbondanza di individui di alcuni generi
ricchissimi di specie e ad ampia diffusione, quali Anolis, Calotes,
Prynocephalus^ Agama, ecc. dobbiamo emettere l’ipotesi molto
fondata che il maggior numero di individui appartenenti agli Aga-
midi ed agli Iguanidi assieme, j)ossiede recettori muniti di pelo,
che, insomma, questo tipo di recettore è numericamente prepon¬
derante su quello dell’altro tipo.
Oltre molti Iguanidi ho esaminato anche alcuni rappresen¬
tanti di varie famiglie di Sauri per sapere se sulle squame di essi
esistessero recettori, e l’ esame non è stato sempre infruttuoso.
Per quanto riguarda la Pamiglia Zonuridi, diffusa, come è
noto, nell’ xlfrica Tropicale e del sud, ho preso in esame la spe¬
cie polyzo?ius del genere Zoniirus. Gli individui a questa appar¬
tenenti posseggono recettori a lente che sembrano assai simili
a quelli degli Agamidi e più ancora a quelli degli Iguanidi.
Tali recettori si trovano più abbondanti e più evidenti sulle
squame del capo, sulle ventrali a confine colle dorsali, ed hanno
un diametro assai grande. In una delle squame ventrali a con¬
tatto con quelle dei fianchi, la lenticella ha un diametro che si
avvicina a 16 centesimi di millimetro, in un’altra delle labbra si
avvicina a 20 centesimi di millimetro, dimensioni queste, che se
non sono le massime riscontrate tanto negli Agamidi quanto negli
Iguanidi, sono certo superiori a quelle medie dei primi e dei se¬
condi. Anche negli Zomiriis, i recettori sono situati nella parte
posteriore della squama come negli Agamidi, ma a differenza che
in questi non sono, almeno negli esemplari esaminati, cosi rilevati
e cosi evidenti.
Per quanto riguarda la famiglia dei Yaranidi ho preso in
esame le specie griseiis e ocellatus constatando che, tanto nella
prima quanto nella seconda, esistono sulle squame di quasi ogni
parte del corpo, lenticelle ricordanti molto quelle de,^li Agamidi,
degli Iguanidi, degli Zonuridi. I recettori sono in generale poco
rilevati con lente spessa e non di rado poco ben definita, di
forma quasi sempre ovale invece che rotonda, e assai più grandi
che negli Zonuridi. In una squama del capo ne ho notato uno ovale
che misura secondo il massimo diametro 22 centesimi di milli¬
metro. Tali recettori non sono frequentissimi e spesso appaiono iso-
8
G. SCORTECCI
lati sulle squame dove, invece di occupare con quasi assoluta
costanza, come negli Agamidi, la parte posteriore, si trovano al
centro. In alcuni casi, in particolar modo sulle labbra, i recet¬
tori non appaiono quasi per nulla rilevati e chi non ne conoscesse,,
attraverso l’esame di individui di altre famiglie, la forma e
l’aspetto non ne individuerebbe la presenza altro che con grande
difficoltà. Essi, come ho detto, sono minimamente rilevati, e in
qualche caso anzi, almeno in esemplari a lungo conservati in
alcole 0 in formalina, sono lievemente affossati. La loro presenza
è tradita da una macchietta scura, simile a quella che denota la
presenza di recettori nelle squame della Hatteria.
Fig, 3 — Squama della regione post orbitale di Brooìcesia
stumjjffi (Madagascar); la « lenticella » ha un diametro di
sei centesimi di millimetro.
Nel gruppo dei Eiptoglossi, ho esteso 1’ esame a rappresen¬
tanti di tutti e tre i generi Chamaeleo7ì ^ R ampli ole 07i^ Brookesia.
Nelle specie di Cliamaeleon osservate non ho notato chiari segni
della presenza dei recettori e lo stesso dicasi per i rappresen¬
tanti del genere Rampholeoii. Nel genere Brookesia^ invece, di
cui ho esaminato un esemplare della specie stuìnpffi del Mada¬
gascar, ho accertato la presenza di lenticelle (vedi fìg. 3) che
ricordano quelle degli Zonuridi, Varanidi, Iguanidi e Agamidi.
Queste lenticelle hanno un diametro variabile da quattro a sei
centesimi di millimetro, sono poco convesse, non affossate, lu¬
cide, prive del reticolo evidentissimo sulle altre parti della
squama, situate al centro della squama stessa, o alla sommità
delle granulazioni.. Tali lenticelle, si trovano una per squama
0 per granulazione, sul capo, sul dorso, sul petto, sull’ addome.
RECETTORI DEGLI IGUANIDI E DI ALTRI SAURI
9
sulla coda, sulle dita delle mani e dei piedi. Togliendo il rive¬
stimento corneo che è sempre esilissimo, si vede in corrispon¬
denza della lenticella un rilievo a forma di callotta sferica,
chiaro, trasparente e perciò facilmente distinguibile dalla restante
parte che è invece opaca. Macroscopicamente, il recettore nella
parte al di sotto dello strato corneo, si mostra insomma simile a
quelli che si riscontrano negli Agamidi, Iguanidi ecc.
Per quanto riguarda le altre famiglie di sauri, oltre quelle
rammentate, preferisco per il momento non pronunciarmi sulla
assenza o presenza di recettori. Dirò soltanto che in alcune, ad
esempio negli Scincidi, negli Anguidi, negli Anfìsbenidi, nei Ger-
rosauridi, sembra che non siano presenti.
SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE
Ta V. I :
Fig. 1 — Placca del muso di Amhlyrhynchus cristatus con otto recet¬
tori. Le « lenti » hanno un diametro oscillante tra diciotto e
trenta centesimi di millimetro.
Fig. 2 — Squama caudale superiore di Hoplocercus spinosus con tre
recettori. Le « lenti » hanno un diametro di dieci centesimi di
millimetro.
Fig. 3 — Squama delle parti latero superiori della coda di Uraniscodon
plica con un recettore. Il diametro della « lente » è di dieci cen¬
tesimi di millimetro.
Fig. 4 — Estremità distale di una squama caudale di Sceleropus toi'-
quatus, vista di lato. Le « lenticelle » hanno un diametro di dieci
centesimi di millimetro.
Fig. 5 — Squametta, posta in vicinanza della nasale, di Phrynosoma
orhiculare, con un recettore ; la « lente » ha un diametro di
quattordici centesimi di millimetro.
Fig. 6 — Squama nucale di Enyalioides laticeps con due recettori ;
le « lenti » hanno un diametro massimo di cinque centesimi di
millimetro.
Fig. 7 — Squama caudale superiore di Ctenosaura acaìithura con sette
recettori. Le « lenti » hanno diametro oscillante tra nove e dodici
centesimi di millimetro.
10
G. SCORTECCI - RECETTORI DEGLI IGUANIDI ECC.
Tav. 1 1 :
Fig. 1 — Squama caudale superiore di Hoplurus cyclurus del Madagascar
con molti recettori muniti di pelo. Le « lenticelle » hanno un
diametro oscillante tra tre e quattro centesimi di millimetro.
Fig. 2 — Squama delle parti laterali della coda di Brachylophus fasciatus
(Isole Figi) con sette recettori. Il diametro delle «lenti» oscilla
tra sette e dodici centesimi di millimetro.
Fig. 3 — Squama della parte superiore del capo, e alla base delle grandi
spine, di Phrynosoma orhiculare^ con un recettore. La « lenti¬
cella » ha un diametro di sei centesimi di millimetro.
Fig. 4 — Squama caudale superiore di Strohilurus torquatus con sette
recettori. Il diametro massimo delle « lenti » è di sei centesimi
di millimetro.
Fig. 5 — Squama caudale superiore di Phrynosoma orhiculare con un
recettore ; la « lenticella » ha un diametro di sei centesimi di
millimetro.
Fig. 6 — Squama postrostrale di Stenocercus simonsi con sette recet¬
tori. Le « lenticelle » hanno un diametro oscillante tra sei e nove
centesimi di millimetro,
G. Scortecci, Recettori degli Iguanidi e di altri SoAiri
Atti Soc. It. Se. Nat., Voi. LXXIX, Tav. 1
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G. Scortecci, lìecettori degli Iguanidi e di altri Sauri
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ERNESTO MARIANI
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E con animo commosso che io mi accingo a comme¬
morare il consocio Prof. Ernesto Mariani in quest’ aula, nella
quale per molti anni Egli ebbe, insieme col compianto
Dott. Marco De Marchi, a presiedere le nostre cousuete
adunanze scientifiche. A venti giorni dalla Sua scomparsa?
tocca oggi a me, che più di altri ho avuto forse con Lui
consuetudine di vita per affinità di studi, che ho anche
avuto — quasi fosse una designazione — direttamente dalle
Sue mani qualche anno fa il Suo ‘‘ Curriculum vitae ,, e
l’elenco completo delle Sue pubblicazioni, ricordarlo qui
fra noi.
Ernesto Mariani era nato il 17 agosto 1863 a Milano
ove segui le scuole inferiori. Iscrittosi alla facoltà di Scienze
nella P. Università di Pavia compì brillantemente gli studi
il 14 luglio 1886, conseguendo a ventidue anni la laurea in
scienze naturali. Dotato di particolare spirito di osserva¬
zione e di una viva passione per gli studi geologici fu su¬
bito chiamato a coprire il posto di aiuto presso il Gabinetto
di Mineralogia di quella Università.
Da studente, quando ancora frequentava i laboratori
universitari, Egli aveva iniziato, sotto la guida di un altro
illustre geologo lombardo, il prof. Torquato Taramelli, ad
applicarsi alle indagini scientifiche con tale serietà d’ in¬
tenti che nello stesso anno in cui riceveva il titolo di dot¬
tore riusciva a pubblicare il suo primo lavoro geologico.
12
A. DESIO
I due anni di permanenza presso l’Istituto pavese di Mine¬
ralogia furono anni di fervida attività scientifica che gli
fruttarono la pubblicazione di ben sei studi paleontolo¬
gici e che furono coronati dal conseguimento della libera
docenza in Geologia e Paleontologia, ottenuta il 13 no¬
vembre 1888.
Raggiunta questa prima meta, Egli passò all’ insegna¬
mento delle Scienze Naturali nelle scuole medie, rimanen¬
dovi poi per cinque anni^ prima nel R. Istituto Tecnico di
Girgenti, poi in quello di Foggia e finalmente nel R. Isti¬
tuto Tecnico di Udine ove insegnò per tre anni da quella
stessa cattedra che ad alto lustro aveva portato il suo in¬
signe maestro Torquato Taramelli. Malgrado gli impegni
didattici che assorbivano molta parte della sua giornata, il
nostro consocio trovava pur tuttavia sempre il tempo per
dedicarsi agli studi preferiti, eseguendo indagini e ricerche
geologiche e paleontologiche sulle nuove regioni italiane
che andava visitando, ma più specialmente sulla Sua diletta
Lombardia.
Così in quel quinquennio videro la luce altri dieci la¬
vori scientifici.
Quando nella primavera del 1893 fu bandito il con¬
corso al posto di direttore della sezione geologica del Museo
Civico di Storia Naturale di Milano, Egli si presentò con
un tale corredo di titoli scientifici e didattici che riuscì
senz’ altro vincitore. Il ritorno in seno alla Sua città na¬
tale, fra i suoi amici e colleglli che anche da lontano ave¬
vano imparato a conoscerne ed apprezzarne le doti e l’-in-
gegno segnò per Lui una delle date memorabili della vita.
Dal 18 luglio di quell’ anno, infatti, Eglr rimase a
dirigere la sezione geologica del Museo sino al 15 agosto
1928 ; la bellezza di 35 anni !
Prima di lasciare, per limiti di età, il servizio presso
il Museo milanese — che aveva avuto come fondatore il
più insigne fra i geologi lombardi, 1’ abate Stoppani — il
nostro consocio era succeduto per un anno nella Direzione
ERNESTO MARIANI
13
del Museo stesso al Suo maggiore amico, al Suo collega
di molti anni, Ettore Artini, che 1’ aveva prematuramente
lasciato.
Il lungo periodo trascorso nella quiete severa del Museo
fu dedicato non solamente alle ricerche ed alle speculazioni
puramente scientifiche, ma anche a ditfondere fra i giovani
prima del nostro Politecnico, poi della nostra Università,
la conoscenza delle discipline geologiche. Dal 1894 infatti,
Ernesto Mariani tenne 1’ incarico dell’ insegnamento della
Geologia nel R. Politecnico sino al 1938, ossia per 34 anni;
dal 1924 al 1928 presso la facoltà di scienze della R. Uni¬
versità.
Io non illustrerò qui l’attività scientifica del nostro
illustre consocio, attività sulla quale ho già avuto recente¬
mente in altra sede occasione di soffermarmi. Dirò solo che
fra il 1886, anno in cui apparve la prima Sua pubblica¬
zione geologica, ed il 1934, data del Suo ultimo lavoro, è
trascorso quasi mezzo secolo dedicato agli studi ed alle ri¬
cerche scientifiche.
La produzione geologica non è molto abbondante, ma
omogenea. Sono 73 pubblicazioni dedicate in prevalenza ad
argomenti stratigrafici e paleontologici relativi alla regione
lombarda. A questi vanno aggiunte alcune note d’ indole
varia zoologica, climatologica, commemorazioni ecc.).
Ricorderò invece eh’ Egli era il più anziano fra i Soci
del nostro sodalizio essendosi iscritto nel 1886. Eletto con¬
sigliere il 27 novembre 1910, due anni dopo veniva chia¬
mato a coprire la carica di Vicepresidente, che poi teneva
sino alla fine del 1936, per ben venticinque anni.
Egli faceva parte altresì del R. Istituto Lombardo di
Scienze e Lettere dal 1896 e nell’aprile di quest’ anno era
stato nominato Vicepresidente. Altre accademie ed istituti
scientifici lo annoveravano fra i soci. Cosi l’ Accademia
14
A. DESIO
dell© Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati di Rovereto fin
dai 1897, la Società (già imperiale) dei Naturalisti di Mosca
dal 1899, il Comitato Nazionale per la Geologia del Con¬
siglio Nazionale delle Ricerche dal 1930.
Dalla fine del 1925 al principio del 1927 fece parte
della Commissione per il Servizio Geologico del Regno e
nel maggio di quell’ anno fu chiamato dalla fiducia del
Ministro delle Corporazioni nel Consiglio Superiore delle
Miniere ove collaborò attivamente alla organizzazione delle
ricerche e delle coltivazioni minerarie del Regno.
Per quanto Egli offrisse la Sua più generosa ed incon¬
dizionata attività alle varie commissioni e manifestazioni
cui veniva chiamato a partecipare, non amava la vita pub¬
blica e preferiva lavorare appartato ed in silenzio. Con tutto
ciò non era rimasto estraneo alle vicende politiche della
Patria, tanto che nel 1924 era accorso ad iscriversi nelle
file del Partito Fascista. Ma anche negli ultimi anni Egli
era sempre bene informato intorno agli avvenimenti poli¬
tici ed ai problemi del momento che seguiva attentamente
parlandone volentieri con gli amici e dimostrando in ogni
occasione un giovanile spirito fascista ed un altissimo
amore di Patria.
Ardito Desio
ERNESTO MARIANI
15
ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DEL PROF. E. MARIANI
Note geologiche e paleontologiche
1. Descrizione dei terreni miocenici fra la Scrivia e Stajfora. « BoR.
Soc. Geol. Ital. », Voi. V, Roma 1886.
2. Fossili Tortoniani di Capo S. Marco in Sardegna (in collaborazione
col prof. C. F. Parona). «Atti Soc. Ital. Se. Natnr. di Milano»,
Voi. XXX, Milano 1887.
3. La molassa miocenica di Varano. Ibidem, Voi. XXX, Milano 1887.
4. Foraminiferi di Tronconero joresso Casteggio. « Rendiconti R. Ist.
Lomb. Se. Leti. », Voi. XX, Milano 1887.
5. Foraminiferi della collina di S. Colombano Lodigiano. Ibidem, Voi.
XXI, Milano 1888.
6. Foraminiferi del calcare cretaceo del costone di Gavarno in Val
Seriana. (Con ima tavola). « Boll. Soc. Geol. Ital, », Voi. VII,
Roma 1888.
7. Foraminiferi delle marne plioceniche di Savona. (Con ima tavola).
« Atti Soc. Ital. Se. Natnr. », Milano 1888.
8. Alcune osservazioni sui terreni cretacei tra il Serio e V Oglio.
Girgenti 1889.
9. Note geologiche e joaleontologiche dei dintorni di Girgenti. Foggia
1890.
10. La fauna a foraminiferi delle marne che affiorano da alcuni tufi
vulcanici di Viterbo. (Con ima tavola). «Boll. Soc. Geol. Ital.»,
Voi. X, Roma 1891.
11. Una salita al M. Vulture in Basilicata. « Annali R. Ist. Tecnico
di, Udine», Serie II, Anno IX, Udine 1891.
12. Appunti sulla Creta e sul Terziario antico della Brianza. Ibidem.
Serie II, Anno IV, Udine 1891.
13. Il calcare lÀasico di Nese in Val Seriana. (Con ima tavola).
« Boll. Soc. Geol. Ital. », Voi. X, Roma 1891.
14. La Valletta del Rio Borizzo a Sud di Bontebba. « In Alto » Cro¬
naca della Società Alpina Friulana, Anno li, Udine 1891.
15. Appunti suir Eocene e sulla Creta nel Friuli oident ale. « Annali del
R. Ist. Tecn. di Udine », Serie II, Anno X, Udine 1891.
16. Appmnti di ptaleontologia terziaria sul Bellunese. Ibidem, Serie II,
Anno XI, Udine 1893.
17. Note paleontologiche sul Trias superiore della Carnia occidentale.
(Con 3 tavole). Ibidem, Serie II, Anno XI, Udine 1893.
18. Alcune ricerche paleontologiche nel Buco del Piombo sopra Erba.
« Atti Soc. Ital. Se. Natnr. », V^ol. XXXV, Milano 1896.
19. Sopra alcuni pozzi della pianura Trevigiana. Ibidem, Voi. XXXVI,
Milano 1896.
16
A, DESIO
20. Appunti di ])aleontologia lombarda. (Con 2 tavole). Ibidem, Voi.
XXXVI, Milano 1896.
21. Su alcune grotte lombarde. (Con una tavola). Ibidem, Voi XXXVI,
Milano 1896.
22. Contributo alla conoscenza della fauna retica, lombarda. « Rendi¬
conti del R. Ist. Lomb. », Voi. XXX, Milano 1897.
23. Osservazioni geologiche e paleontologiche nel gruppo del AI. Albenza.
Ibiden, Voi. XXX, Milano '1897.
24. Rendiconto sommario di una gita geologica, nelle Prealp)i Berga¬
masche. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XXXVII, Milano 1897.
25. Ammoniti del Senoniano lombardo. (Con una tavola), « IMem. R.
Ist. Lombardo », Voi. XVIII, Milano 1898.
26. Aptpunti geologici e petrografici sull’ alta Val Trompia. (In collab.
col prof. Ettore Artini). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XXXVII,
Milano 1898.
27. Ricerche micropaleontologiche su alcune rocce della Creta lombarda..
(Con 2 tavole). Ibidem, Voi. XXXVIII, Milano 1899.
28. Su alcune grotte dell’Alta Brianca. «In Alto», Cronaca della So¬
cietà Alpina Friulana, Anno X, Udine 1899.
29. Sul calcare marnoso puddingoide pseudo-giurese di Biandronno e su
una Rhynconellina del Lias inferiore dell'Alta Bidanza. « Rendiconti
del R. Ist. Lomb. », Voi. XXXIII, Milano 1899.
30. Appunti geologici e paleontologici sui dintorni di Schilpario e sul
grup>po della Presolana. Ibidem, Voi. XXXII, Milano 1899.
31. Fossili del Giura e dell’ Infracretaceo della. Lombardia. (Con una
tavola). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XXXVIII, Milano 1899.
32. Nuove osservazioni geologiche e paleontologiche sul gi'uppo della
Presolana e della Cima di Camino. « Rendiconti R. Ist. Lomb. »,
Voi. XXXIII, Milano 1900.
33. Su alcuni fossili del Trias medio dei dintorni di Porto Valtra.vaglia
e sulla fauna della dolomia, del monte S. Salvatore presso Lugano.
« Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XL, Milano 1901.
34. Note geologiche sul gruppo delle Grigne. « Rendiconti R. Ist. Lom-
I bardo », Voi. XXXIV, Milano 1901.
35. Su alcune ittiodoruliti della Creta Lombarda. « Atti Soc. Ital. Se.
Natur. », Voi. XLI, Milano 1902.
36. Appunti geologici sul Secondario della Lombardia occidentale. Ibid.
Voi. XLIII, Milano 1904.
37. Osservazioni su recenti oscillazioni di alcuni ghiacciai del gruppo
Ortles-Cevedale. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. XXXVIII, Mi¬
lano 1905.
38. Su alcuni fossili del Afonie Antelao nel Cadore. Ibidem, Voi.
XXXVIII, Milano 1905.
39. Caratteri triassici della fauna retica lombarda. Ibidem. Voi.
XXXVIII, Milano 1905.
40. Sul giacimento di galena argentifera dell’ Altopiano di Cadlimo
ERNESTO MARIANI
17
[grujìpo del M. S. Gottardo). « Giornale di Geol. Pratica », Anno
IV, Perugia 1906.
41. Alcune osservazioni geologiche sui dintorni di Bagolino nella Valle
del Cajfaro. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. XXXIX, Milano
1906.
42. Nuovi appunti sulle oscillazioni di alcuni ghiacciai della Valfurva.
[Valtellina). Ibidem, Voi. XXXIX, Milano 1906.
43. Resti fossili di elefante trovati in alcune cave di sabbia vicino a
JSLilano. (Con una tavola). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XLVI,
Milano 1907.
44. Contributo allo studio delle bivalvi del Calcare di Esino nella
Lombardia. (Con 2 tavole;. Ibidem, Voi. XLVI, Milano 1908.
45. Sul ritiro attuale del Ghiacciaio del Forno della Valfurva e di
alcuni altri ghiacciai della catena alpina. « Rendiconti R. Ist.
Lomb. », Voi. XLI, Milano 1908.
46. Osservazioni geologiche sui pozzi trivellati di Milano e sul pozzo
trivellato di S. Vittore a Monza. (Con una cartina geol.). « Atti
Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XLVIII, Milano 1909.
47. Su un molare di elefante fossile trovato nel sottosuolo di Milano.
(Con una tavola). Ibidem, Voi. XLIX, Milano 1910.
48. Di alcune recenti ricerche su calcari da cemento nella Lombardia.
« Giornale di Geol. Prat. », Anno IX, Catania 1911.
49. Sulla origine della Catena Alpina secondo la teoria dei carreggia¬
menti. « Natura », Rivista Se. Natur., Voi. II, Pavia 1911.
•50. Su alcune forme di erosione di alta montagna. Ibidem, Voi. Ili,
Pavia 1912.
•51. Sulle recenti oscillazioni del Ghiacciaio del Forno nelV alta Valtel¬
lina. (Con una tavola). Ibidem, Voi. Ili, Pavia 1912.
52. Resti di bovini fossili nella Lombardia. Ibidem, Voi. V, Pavia 1914.
-53. Su lina nuova forma di Temnoche ilus della Dolomia ladinica della
Griglia di Campione nella Lombardia. «Atti Soc. Ital. Se. Natur.»,
Voi. LUI, Pavia 1915.
■54. Nuove osservazioni sui movimenti di alcuni ghiacciai della Val¬
furva nell' alta Valtellina. «Rendiconti R. Ist. Lomb.», Voi.
XLVIII, Milano 1915.
55. Note geologiche sui recenti pozzi trivellati di Milano. « Atti Soc.
Ital. Se. Natur. », Voi. LIV, Milano 1915.
56. Le piramidi di erosione di FoHalesio in Valtellina. « Natura»,
Voi. VII, Pavia 1916.
-57. Osservazioni sull’ Hettàgiano nelle Prealpi Lombarde. «Rendiconti
R. Ist. Lomb. », Voi. XLIX, Milano 1916.
58. Dal Monte Generoso ai Corni di Canzo. Osservazioni geologiche.
« Natura » Voi. IX, Pavia 1918.
59. Sulla fauna retico, lombarda. (Con una tavola). « Atti Soc. Ital. Se.
Natur. », Voi. XII, Milano 1921.
3
18
A. DESIO
60. Osservazioni sugli strati di S. Cassiano e di Raihl. « Natura », Voi.
XII, Milano 1921.
61. Relazione sul bacino geologico, idrologico ed imbrifero delle aceiue
« Fonti di Bareno ». {Terme verbanesi). Pallanza 1923.
62. Sulle condizioni geologiche delle acque minerali delle « Fonti di
Bareno », « Rendiconti R. Ist. Loinb. », Voi. LVI, Milano 1923.
63. Su un nuovo esemplare di Lariosaurus Balsami CuR. trovato negli
scisti di Perledo. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. LXII, Milano
1923.
64. Cenni geologici sul g7'up>2^o delle Grigne. (Con una carta geologica).
Sezione di Milano del Club Alpino Italiano, Milano 1923.
65. Lealtà Valle di Sulden. Osservazioni geologiche. «Natura», Voi.
XVI, Milano 1926.
66. Le fonti termali di Bot'mio e la galleria dello Stelvio. Ibidem. Voi.
XVII, Milano 1926.
67. Osservazioni geologiche su tre profonde trivellazioni e sul Pliocene
maì'ino nel sottosuolo di Milano. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi,
LXVI, Milano 1927.
68. Sul Pliocene marino del sottosuolo di Monza e di Vimercate. {Lom-
bardia\ Ibidem, Voi. LXVII, Milano 1928.
69. Osservazioni geologiche sulla galleria dello Stelvio e sulle sue linee
di accesso da Milano. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. LXIII,
Milano 1929.
70. La bauxite nella Penisola Salentma e nel Pì'omontorio del Gargano.
Ibidem, Voi. LXIII, Milano 1930.
71. L’ industria delle coti bergamasche. Ibidem, Voi. LXIV, Milano 1931.
72. Sulla zonà scisto-bituminosa triassica di Pesano - M. S. Gioi'gio.
Ibidem, Voi. LVI, Milano 1933.
73. I rettili triassici di Pesano - M. S. Giorgio e di Perledo. Ibidem,
Voi. LXVII, Milano 1934.
Note diverse
Contributo alla conoscenza della fauna del Friuli. «In Alto», Cronaca
Alpina Friulana, Anno III, Udine 1892.
R quarto Congresso Geografico Ualiano. « Boll. Soc. Geol. Ital. », Voi.
XX, Roma 1901.
R clima di Tripoli e di Bengasi. «Natura», Voi. Ili, Pavia 1912.
Lezioni di geologia generale ed applicata alV ingegnei'ia. Tenute presso
il R. Politecnico di Milano. Libreria Editrice Politecnica di C.
Tamburini. Milano 1920’
Lezioni di geologia generale ed applicata all’ ingegneria. Tenute presso
il R. Politecnico di Milano, Libreria C. Tamburini, II Edizione.
Milano 1923.
ERNESTO MARIANI
19
Commemorazioni
Antonio Stoppani. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Milano, Voi. XXXI,
Milano 1895.
Giulio Andrea Pirona. Ibidem, Voi. XXXVI, Milano ]896.
Gaetano Giorgio Gemmellaro. Ibidem, Voi. XLIII, Milano 1894.
Giovanni Omboni. Ibidem, Voi. XLIV, Milano 1910.
Giuseppe Meì'calli. Ibidem, Voi. LIV, Milano 1915.
Annibaie Tommasi. Ibidem, Voi. LX. Milano 1921.
Giulio De Alessandri. Ibidem, Voi. LX, Milano 1921.
Torquato Taramelli. Ibidem, Voi. LXI, Milano 1922.
Torquato Taramelli. « Rendiconti R. Ist. Lombardo », Voi. LXVI, Mi¬
lano 1923.
Antonio Stoppani. Discorso commemorativo letto a Lecco il 25 settembre
1927 in occasione della inaugurazione del suo monumento. « Boll.
Soc. Geol. Ital. », Voi. XLVI, Roma 1927.
Ettore Artini. Onoranze al Prof. E. Artini tenute al Museo Civico di
Storia Naturale di Milano. Discorso Commemorativo tenuto il 17
marzo 1929. Tip. Succ. Frat. Fusi, Pavia 1929.
Carlo Fabrizio Parona. «Rendiconti R. Ist. Lombardo », Voi. LXXII,
Milano 1938-39.
Dott. Giovanna Pagliani
rLOGOPITE E TITANOLIVIXA DI MONTE BRACCIO
(Val Malenco)
Mi fu affidato dal Prof. Grill P incarico di studiare alcuni
campioni di flogopite donati dal signor P. Sigismund all’Istituto
di Mineralogia della R. Università di Milano.
Questa flogopite venne trovata dallo stesso signor Sigismund
in Val Malenco e precisamente tra 1800-2000 m. s. m. sul Monte
Braccio, sopra Primoio.
Fra le specie minerali finora trovate ed elencate da P. Si¬
gismund (’) e più tardi da F. Mauro (^) in Val Malenco, non
figura la flogopite. Essa si trova nel calcare granulare, in lamine
di discrete dimensioni (4-5 cm.), di un colore brano violaceo con
caratteristici riflessi metallici.
Le lamine .sono poco elastiche e fondono al becco Bunsen
abbastanza facilmente, dando uno smalto bianco. Non colorano la
fiamma.
Al microscopio le lamine più spesse presentano un pleocroi-
smo abbastanza intenso :
a = bruno molto chiaro
^ = y = bruno violaceo scuro
L’angolo assiale ottico è quasi nullo, la birifrazione nega¬
tiva. Gli indici di rifrazione, determinati col metodo della linea
di Becke, sono risultati per la luce del sodio:
Np = 1,549 + 0,001 '
N,n = 1,583 ± 0,001
N. = 1,585 ± 0,001
(^) Sigismund P., I minerali del Comune di Sondalo. Milano, 1901.
(-) Mauro F., I minerali della Val Malenco. Boll. Club Alpino
It., Voi. XL. Torino, 1910.
FLOGOPITE E TITANOLIVINA DI MONTE BRACCIO
21
Il peso specifico, determinato col metodo dei liquidi pesanti,
è risultato eguale a 2,714.
L’analisi chimica, eseguita su materiale puro, ha dato i se-
guenti risultati :
Rapporti molecolari
SiOg
35,64
59,04
TiO,
2,83
3,62
AlgOg
15,13
14,77
FegOg
2,65
1,65
PeO
1,55
2,16
MnO
—
—
CaO
tracce
MgO
27,62
68,16
Na,0
3,58
5,45
KÙ
6,49
6,85
H,0-
0,81
H.O +
4,23
28,31
F
100,53
La formula calcolata in base ai dati forniti dall’analisi, è la
seguente: 5SÌO2 AlgOg 6MgO Kg 0 2H2O.
Dai dati analitici si può vedere come la composizione chi¬
mica della flogopite della Val Malenco si discosti assai da quella
delle comuni flogopiti ; infatti il tenore della silice e quello del¬
l’ossido di potassio sono assai più bassi del normale; l’acqua in¬
vece è presente in quantità abbastanza notevole. Ciò potrebbe far
supporre che la fiogopite in questione sia in via di alterazione,
dato pure il caratteristico color bronzeo delle lamine.
Il titanio è presente in quantità notevole. Nelle miche po¬
vere di ferro esso si può trovare in percentuali anche abbastanza
elevate. Secondo Jacob (^) esso è presente in quantità sempre
determinate e può sostituire il magnesio, mai però il silicio o
l’alluminio, come lo prova un numero rilevante di analisi di fio-
gopiti titanifere.
(^) Jacob J., Beitrcige zur chemischen Konstitution der Glimmer.
Parte X ; Ueber die Eolie des Titans in dea plilogopiten. Zeit. f. Kry-
stalL, Voi. 82, pag. 271. Lipsia, 1932.
22
G. PAGLIANI - FLOGOPITE E TITANOLIVIXA ECC.
In questo caso però ad un tenore abbastanza elevato di ma¬
gnesio fa riscontro un tenore assai basso di silicio ; ciò potrebbe
essere spiegato sempre con un’alterazione nell’edificio cristallino
della flogopite.
La flogopite di Monte Braccio si trova, come si è detto, nel
calcare granulare, associata a diopside, titanolivina, grafite. Nel
diopside sono frequenti delle inclusioni granulari nere, dovute,
assai probabilmente, ad ilmenite.
La titanolivina fu già descritta dal Brugnatelli (^): non mi
consta però che egli abbia notato questa particolare asociazione
flogopite-titanolivina nel calcare granulare. I granuli di titanoli¬
vina sono disseminati in notevole quantità, tanto sul calcare che
sulla flogopite stessa. Il colore di questi granuli, che sono sempre
di dimensioni minime, è di un rosso aranciato assai vivo.
Il pleocroismo è quello caratteristico della titanolivina; esso
varia dal giallo aranciato al giallo ^^aglierino.
Gli indici di rifrazione sono risultati, per la luce del sodio:
Np = 1,664 + 0,001
Nm = 1,670 ± 0,001
Ng = 1,691 ± 0,001
Il Brugnatelli dà per la titanolivina della Val Malenco per
il valore ^ 1,680. Questa differenza potrebbe indicare una diver¬
sità di composizione per la titanolivina di Monte Braccio i cui
indici di rifrazione si avvicinano invece a quelli dati dal Larsen (^).
a = 1,658 = 1,670 y = 1,690
Purtroppo la scarsità del materiale non ha permesso che fosse
eseguita una analisi chimica che avrebbe potuto dare interessanti
risultati.
Istituto di Mineralogio, e Petrocfrafia della R. Università di Milano
(0 Brugnatelli L., Ueher den Titanovilin der Umgebung von
Chiesa -in Val Malenco. Zeit. f. KrjstalL, Voi. 39, pag. 209. Lipsia, 1904.
(-) Larsen E S., The microscoinc determination of thè nonopaque
minerals. Geol. Survey. Bull. n. 848. Washington, 1934.
ISTITUTO DI ANATOMIA COMPARATA DELLA K. UNIVERSITÀ DI PAVIA
(Direttore Prof. Maffo Vialli)
Dott. Carlo Bignardi
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA
DELLE CELLULE DI PANETH
I caratteri diagnostici differenziali tra tipi cellulari diversi
possono scegliersi tanto con criteri morfologici quanto con criteri
istochimici e nulla vieta di utilizzare per eventuali diagnosi am¬
bedue i criteri contemporaneamente. Certo, se non si usano am¬
bedue, per ottenere una omogeneità logica mi pare anche suffi¬
ciente utilizzare in un determinato caso un unico criterio, purché
sia sempre quello. Laddove è possibile l’ utilizzazione del criterio
istochimico io penso che esso abbia un significato e un valore
più precisi di quelli puramente morfologici. In precedenti mie
ricerche ho cercato, e credo di essere riuscito a dimostrare,
una reale differenza istochimica fra cellule mucose e cellule mu-
coidi, due tipi cellulari la cui distinzione fatta con semplici cri¬
teri morfologici o di colorabilità, è troppo mal sicura.
Secondo la mia definizione la cellula mucosa deve contenere
un estere solforico di polisaccaride, la cellula mucoide no. Discu¬
tendo il possibile partito che si può trarre da questa mia distin¬
zione ho posto una serie di problemi ai quali ho già cercato di
rispondere successivamente al già citato lavoro. La mia distinzione
è basata su un carattere positivo per la cellula mucosa, negativo
per la cellula mucoide. Ora questo carattere negativo si presenta
anche in altri tipi cellulari, per cui la cellula mucoide deve essere
distinta in ultima analisi, allo stato attuale delle ' nostre cono¬
scenze, anche con criteri morfologici. Per cercare di addivenire
alla uniformità di cui ho già detto, mi è parso utile trovare una
distinzione istochimica anche tra cellule mucoidi e altri tipi cel-
lulari. E evidente che qui i caratteri diagnostici andranno cercati
24
C. BIGNARDI
caso per caso con diversi criteri a seconda dei varii tipi cellu¬
lari che possono coesistere con le cellule mucose o mucoidi nelle-
singole localizzazioni. Ho già accennato per esempio ai tipi cellu¬
lari per cui va stabilita una distinzione nel corso dello studio
delle ghiandole di Brunner. Queste mie ricerche sulle cellule mu¬
cose e mucoidi partono appunto dalla necessità in cui mi sono
trovato in una ricerca anatomo-comparativa su tali formazioni.
Scorrendo infatti l’abbondantissima bibliografia sulle ghiandole
di Brunner si può constatare che i tipi cellulari presenti sono
molto varii, per cui, accanto alle cellule mucose non caliciformi o
alle cellule mucoidi, elementi costanti, noi possiamo trovare (sec.
Patzelt) caliciformi tipiche, cellule sierose, cellule enterocromaf-
fini, cellule di rivestimento, cellule granulose di tipo Paneth. Per
alcune di esse come le enterocromaffini, la conoscenza morfologica
e istochimica è molto approfondita e su di esse qui non mi sof¬
fermo, poiché possediamo tutti i dati necessari per la loro iden¬
tificazione.
Tali condizioni non mi pare sussistano invece per le cellule
di Paneth e ho |)ensato che per rendere possibile una caratte¬
rizzazione fosse necessario prima un contributo istochimico alla
loro conoscenza, che allo stato attuale possiamo dire alquanto mal
sicura. Queste ricerche rajDpresentano un saggio di quello che
potrebbe essere l’andamento di una parte di tali indagini istochi-
miche. Per necessità di tempo io mi sono per ora limitato allo
studio dettagliato delle sole cellule di Paneth nel Ratto pigliando
però anche in esame in modo meno completo le cellule di Paneth
del Riccio. E evidente che prima della integrale utilizzazione di
questi dati nelle diagnosi differenziali istochimiche sarà necessario
che essi vengano ricercati comparativamente anche in altre specie.
I lavori relativi a tale estensione anatomo-comparativa non solo
nei Mammiferi ma anche nelle altre classi di Vertebrati con gli
stessi metodi da me usati sono già in corso da parte di altri
studiosi del nostro Istituto e solo dopo che essi saranno espletati
sarà possibile dire una parola definitiva sulle caratteristiche isto¬
chimiche delle cellule di Paneth. Si potrà allora vedere se alcune
delle differenze riscontrate siano l’ espressione di una varietà di
tipi cellulari oppure semplicemente siano date da fasi funzionali
diverse di uno stesso tipo cellulare.
Data l’indole del presente lavoro non mi dilungherò a ricor¬
dare tutta la bibliografia sulle cellule di Paneth e neppure la
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMlCA ECC.
25
intera bibliografia sulla questione tanto discussa della natura
chimica del secreto. Rimando per tutto questo alla abbastanza
recente monografia di Baecker (1934) limitandomi qui a citare
alcuni dati che più direttamente mi sembrano legati alla questione
di cui mi occupo.
Tralasciandone alcuni meno recenti, posso ricordare un’im¬
portante recentissimo contributo nei riguardi del nostro argomento,
di Hintzsche e Anderegg.
La parte del lavoro di Hintzsche e Anderegg che più inte¬
ressa ai fini delle attuali ricerche riguarda la presenza di poli¬
saccaridi nelle cellule di Paneth. Essa in parte si presenta cor¬
rispondente al mio lavoro, poiché si riferisce al Topo, al Ratto e
alla Cavia. Secondo Hintzsche e Anderegg il glicogeno non forma
una caratteristica costante delle cellule di Paneth e anche la
reazione di Bauer specifica del glicogeno e dei polisaccaridi in
genere, è negativa nelle cellule di Paneth. Solo nel Topo i sud¬
detti A A. hanno trovato reazione positiva nella parte apicale delle
cellule di Paneth in alcuni tratti tra i granuli i quali invece
sono a reazione negativa. Sempre secondo gli AA. i tratti con
reazione di Bauer positiva sono colorabili anche con mucicarminio.
Secondo Hintzsche e Anderegg data la particolare caratteristica
di solubilità dei granuli è poco probabile una loro costituzione
glicoprotidica.
Le recenti ricerche di Boerner-Patzelt sul punto isoelettrico
delle cellule di Paneth portano certamente ad un grado di estrema
finezza le analisi cromatiche, ma non ci jDOSSono ancora fornire
dati per l’argomento che ci interessa, pur essendo presumibil¬
mente l’espressione di una ben definita condizione chimico-fisica.
Anche le conoscenze acquisite sulla fissabilità dei granuli di
Paneth e sull’influenza dei varii fissativi sulla loro colorabilità
non valgono per ora a far luce sulla questione, anzi la complicano.
Sembra infatti che i granuli delle Paneth almeno in alcuni ani¬
mali, siano spiccatamente acidofili se la fissazione è stata fatta in
formolo, formolo-alcool, Orth, acquistino invece una notevole affi¬
nità per colori basici, esempio ematossilina Delafield, fissando in
miscele picriche. In qualche caso, in una stessa cellula, sono stati
trovati misti granuli acidofili e basofili e non mancano reperti
positivi coi coloranti del muco, oltre 1’ ematossilina di Delafield,
fatto questo che secondo qualche Autore rappresenta almeno par-
26
C. BIGNARDI
zialmente, qualche appoggio alla ben nota teoria di Bizzozzero che
la cellula acidofila di Paneth altro non sia che uno stadio precoce
di cellula caliciforme, concezione però che ha trovato numerosi
oppositori i quali sostengono che la cellula di Paneth sia un tipo
cellulare sui generis.
I metodi di ricerca per ora da me usati e che io verrò suc¬
cessivamente esponendo in forma molto succinta insieme coi ri¬
sultati, sono quelli stessi che mi hanno permesso in altri lavori
come ho già detto, di caratterizzare con notevole precisione la
cellula mucoide.
II materiale di cui mi sono servito per le mie ricerche è stato il
duodeno di Ratto che come è noto è provvisto in fondo alla cripte
delle ghiandole di Galeazzi-Lieberkùhn di numerose cellule di
Paneth. Ho usato come fissativo il formolo-alcool secondo Schaffer
che a parere comune è uno dei migliori fissativi delle cellule di
Paneth. Ho studiato anche materiale fissato in Zenker-Helly che
pure permette una buona fissazione, mentre lo Zenker comune
viene ritenuto inadatto potendo sciogliere i granuli per il suo
tenore in acido acetico.
La prima reazione istochimica di cui mi sono servito è stata
quella di metacromasia. Secondo i risultati degli esaurienti studi
di Lison accettati ormai da numerosi AA. e che io ho preso come
base per le mie precedenti ricerche sulle cellule mucose e mucoidi,
tale reazione ha esito positivo solo per gli esteri solforici di po¬
lisaccaridi od i loro sali. Io ho già considerato questo mezzo come
sufficiente per separare le cellule mucose caratterizzandole per
la reazione positiva dalle cellule mucoidi morfologicamente si¬
mili ma a reazione negativa.
Lison raccomanda alcune cautele per rendere la reazione
metacromatica sicuramente precisa e avente un valore istochimico.
In altre mie ricerce attualmente in corso sto studiando di meglio
precisare il valore di queste precauzioni. Per ora essenzialmente
mi sono attenuto a queste cautele ; ho usato cioè soluzioni molto
diluite di colorante e osservato il preparato in acqua, oppure mi
sono servito di soluzioni relativamente concentrate osservando in
mezzo sfavorevole, come lo sciroppo di Apathy. Non ho mancato
però di fare parallelamente qualche osservazione in condizioni
non perfettamente ortodosse come sarebbe l’esame in acqua dopo
colorazione con soluzioni relativamente concentrate, condizioni
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA ECC.
27
nelle quali secondo Lison non tutti i quadri di metacroinasia sono
da ritenersi specifici. In tutte queste condizioni i granuli delle
Panetti apparivano scolorati oppure colorati solo leggermente in
bleu chiaro e non mostravano alcuna traccia di metacromasia. Si
deve perciò ritenere che, nei limiti di sensibilità della reazione,
non sia dimostrabile nei granuli la presenza di un estere solforico
di polisaccaride.
Risultata negativa la ricerca di polisaccaridi allo stato di
esteri solforici, sono ricorso ad altre reazioni dei polisaccaridi
anche non esterificati e in primo luogo ho provato 1-a reazione di
Bauer per i polisaccaridi e una reazione argentica da me ideata
e parallela a quella di Bauer.
La reazione che Bauer aveva proposto per il glicogeno e per
altri polisaccaridi è una vera reazione istochimica secondo l’A.,
avendola egli ottenuta anche in vitro. Essa si verifica pure, come
è stato osservato da varii AA. e da me,' in parte anche contro
r affermazione di Bauer, per i glicoproteidi come il muco, la
sostanza fondamentale della cartilagine e qualche altra localizza¬
zione. Io ho pure dimostrato che anche il secreto della cellula
mucoide, sulla natura della quale non si aveva alcun dato preciso,
dà la reazione di Bauer ; si può quindi riconoscere in esso, am¬
messa la validità completa della reazione di Bauer, la presenza
di un polisaccaride o di un glicoproteide. La reazione argentica
per i cui dati tecnici rimando al mio lavoro originale, consiste
in una riduzione del nitrato d’argento alcalino da parte di glico¬
proteidi 0 polisaccaridi precedentemente trattati con acido cromico
come per il Bauer. L’optimum per la riuscita della reazione di
Bauer secondo l’A. è una concentrazione di acido cromico al 4”/^
con un trattamento della durata di un’ora. Nella presente ricerca
ho fatto agire l’ acido cromico al 4 sulle fette per una, due,
tre, quattro, cinque ore e colorato poi al solito col reattivo di
Schiff per 15-20'. Con lo stesso trattamento di acido cromico ho
proceduto anche alla reazione argentica. In entrambi i gruppi di
prove ho ottenuto risultati sempre negativi.
Nella mia nota sulla istochimica della sostanza fondamentale
della cartilagine (1939) in cui ho impiegato per la prima volta
in questa mia serie di ricerche, la reazione di Bauer e la reazione
argentica avevo fatto riserve sul meccanismo delle due reazioni
nel senso che mi sembrava di non potere a priori escludere una
azione sul reattivo dell’ acido cromico o di un suo derivato, eletti-
28
C. BIGNARDI
vamente adsorbito o combinato cbimicamente al glicoproteide.
Anche ora, pure avendo maggiore esperienza su tali tecniche, non
mi sento di rinunciare alle stesse riserve.
Un’altra nuova reazione da me recentemente proposta ed
applicata con profitto anche in ricerche non ancora rese note, a
varie localizzazioni di polisaccaridi, consiste in un trattamento-
dei preparato con acido solforico concentrato per una durata da
mezzo minuto ad un minuto col risultato di ottenere una probabile
esterificazione del polisaccaride. Il verificarsi di tale reazione sulla
sostanza mucoide, che cosi trattata dà una nettissima reazione me¬
tacromatica, mi ha permesso da un lato di avvalorare la asser¬
zione di Lison sul valore istochimico della metacromasia dall’altro
di confermare la presenza nella sostanza mucoide di un glicopro¬
teide o di un polisaccaride, sostanza già presumibilmente dimo¬
strata con la reazione di Bauer e con la reazione argentica. Per
i granuli delle Paneth dopo trattamento con acido solforico per
mezzo minuto, un minuto, due minuti non ho mai ottenuto alcuna
sicura reazione metacromatica. Nel dubbio che l’acido solforico
potesse avere disciolti i granuli delle cellule di Paneth ho colorato
queste successivamente con fucsina acida potendo cosi osservarne
la conservazione e anche il permanere della acidofilia.
Nelle mie già ricordate ricerche sulle cellule mucose e mucoidi
ho avuto anche occasione di rendere noto un fatto di cui non ho
trovato alcuna traccia nella bibliografia e il cui significato è per
me ancora molto oscuro. Trattate con acido cromico al 10 ° ^ le
cellule mucoidi danno un viraggio del colorante metacromatico,
che come aspetto in complesso non si differenzia dalla tipica me¬
tacromasia.
Sto ancora indagando sull’essenza di questo fenomeno e ho
fatto ulteriori prove dalle quali ho potuto vedere che il viraggio
del colorante si mantiene anche se dopo il trattamento con acido
cromico il preparato viene portato in alcool o in formalina allo
scopo di ridurre le possibili tracce di acido cromico eventual¬
mente adsorbito come tale. La questione ha particolare importanza
poiché coinvolge la interpretazione della metacromasia secondo
Lison. Essa dovrà essere discussa a fondo e non mi pare questa
la sede più opportuna per tale trattazione, per il fatto che questa
tecnica applicata alle cellule di Paneth mi ha sempre dato risul¬
tati negativi. In un jtrossimo lavoro riprenderò la questione e per
quanto non si possa presumere di poterla risolvere completamente,
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA ECC.
29
cercherò di dare un fondato giudizio sull’argomento valutandolo
anche dal punto di vista critico.
Forse jDOSSono ritenersi di valore istochimico alcuni risultati
da me ottenuti col mucicarminio, con la muciemateina e con la
ematossilina Delafield, in cellule mucoidi dopo trattamento con
acido solforico. Pur facendo qualche riserva sul reale valore isto¬
chimico dei fatti da me osservati ritengo utile esporre qui i ri¬
sultati da me ottenuti con tali tecniche, anche per i granuli delle
cellule di Paneth. I granuli che nelle mie condizioni di materiale
e di fissazione non si coloravano affatto con i tre coloranti sopra¬
detti in condizioni normali, non mostrarono tale colorabilità nep¬
pure dopo trattamento con acido solforico.
A dimostrare quanto sia necessaria una ricerca comparativa
prima di voler trarre delle deduzioni in rapporto a questi risul¬
tati mi pare utile ricordare alcune osservazioni che incidental¬
mente ho fatto sulle cellule di Paneth di Riccio nel corso di
altre ricerche.
Xel Riccio le cellule di Paneth non hanno tutte lo stesso
comportamento almeno di fronte alle determinate tecniche da me
usate e limitatamente al materiale da me studiato e cioè duodeno
di Riccio all’inizio del letargo, fissato in Zenker-Helly. In una
parte almeno delle cellule di Paneth ho trovato una reazione di
Bauer positiva con caratteri diversi j^erò da quelli osservati da
Hintzsche e Anderegg nel Topo. Infatti mentre questi AA. tro¬
vano reazione positiva nel citoplasma intergranulare io ho os¬
servato una colorazione ben netta benché debole e non costante,
di una parte dei granuli. In altri preparati dello stesso materiale
trattati con acido solforico per la esterificazione dei polisaccaridi
ho notato la comparsa, per quanto con una certa irregolarità, di
una debole metacromasia dei granuli. E evidente che tali osser¬
vazioni non possono dirsi ancora del tutto definitive. Esse però
hanno un significato in quanto dimostrano la necessità delle ri¬
cerche comparative che, come ho già detto, sono in corso nel
nostro Istituto. Solo dopo che esse saranno complete si potranno
trarre conclusioni di un effettivo valore generale. Per ora questi
miei risultati possono essere considerati come un utile mezzo di
diagnosi istochimica delle cellule di Paneth rispetto alle cellule
mucoidi nel Ratto e possono essere considerate come una traccia
di ricerca per i successivi studi sull’ argomento.
30 C. BIGNARDI - CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA ECC.
BIBLIOGRAFIA
Baecker R. - Die oxyphilen (Panethschen) KOrnclaenzellen im Darme-
pithel’ der Wirbeltiere. Ergeb. d. Anat. XXXI (1934).
Bauer H. - Mikroskopisch-chemischer Xacbweis von Glykogen und
einigeii anderen Polysacchariden. Zeit. mikr. anat. Forscb. XXXIII
(1933>
Bignardi C. - Cellule mucose e cellule mucoidi. P Contributo critico
e tecnico all’ impostazione di alcuni problemi generali. Arch. ital.
Anat. Embr. XLI (1939).
— Ricerche preliminari sulla istochimica del tessuto cartilagineo. Atti
Soc. Nat. e Mat. di Modena LXX (1939).
— Cellule mucose e cellule mucoidi. II. Primi risultati nella applica¬
zione delle tecniche istochimiche per i polisaccaridi. Boll, di
Zool. X (1939).
— Cellule mucose e cellule mucoidi. Ili, Sulla comparsa della reazione
metacromatica in cellule mucoidi dopo cromizzazione, ibidem. X
(1939>
— Cellule mucose e cellule mucoidi. IV. Esterificazione solforica della
sostanza mucoide e sua dimostrazione istochimica. Atti Soc. Nat.
e Mat. di IModena LXXI (1940),
— Cellule mucose e cellule mucoidi. V. Caratteristiche di colorabilità
elettiva delle cellule mucoidi dopo esterificazione con acido sol¬
forico. Atti Soc. Nat. e Mat. di Modena LXXI (1940).
Boerner - Patzelt D. - Uber den Einfluss der Eixierung auf die
Farbbarkeit der Panethschen KOrnerzellen bei der Maus. Zeit. f.
Zellf. u. mikr. anat, XXII (1935).
— Ueber die Eigenschaften und die Bedeutung der Panethschen Kbr-
nerzellen in der Tierreihe. ibidem, XXIV (1936j.
Hintzschb e. und Anderegg - Histophysiologische Studien an den
Panetschen Zellen. Zeit. f. mik. anat. Forsch. XLIII (1938).
Dott. Caterina Messina
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
I minerali di boro che compaiono nelle geodi del granito di
Baveno sono la datolite, l’axinite e la tormalina. La prima, di gran
lunga più abbondante, è quella i cui cristalli presentano maggiori
dimensioni.
Come è noto, la formazione granitica di Baveno si estende in
direzione N.N.E. per 9 Km. da Pescone (Lago d’ Orta) a Eeriolo
(Lago Maggiore) ed in essa si aprono le cave che fin dal secolo
XVI venivano sfruttate per 1’ estrazione del famoso granito rosa
e del granito bianco.
Essa appartiene alla serie alcali-calcica ed è caratterizzata
chimicamente da una forte acidità e da una grande scarsezza di
magnesio (1). Ha una grana media, ed è in genere assai com¬
patta. Erequenti però le geodi ricche di belle cristallizzazioni,
specialmente di quarzo e ortose.
Pino ad ora sono circa 40 le specie minerali note a Baveno,
le quali rivelano la presenza, nel magma granitico, oltre degli
elementi chimici che compaiono nei costituenti essenziali della
roccia anche di S, Cu, Sn, Li, Cs, Rb, Be, Mo, N, V, Ce, Se,
terre rare, Mn, E, B.
Datolite.
Cenni storici sulla datolite di Baveno. — Kenngott nel
185S (2) per primo cita la datolite a Baveno come un « nuovo
minerale » simile all’apatite. C. v. Hauer studiò questa nuova
specie e trovò i seguenti dati: Peso specifico 2,968, durezza 5-6,
composizione chimica Si 02 = 38,42; Ca 0 = 34,23; H2O = 6,00;
ed inoltre riscontrò P2O5, AI2O3, Na2 0. Il Sella più tardi sup-
32
C. MESSINA
pose che il minerale in questione fosse datolite, supposizione con¬
fermata poi dall’ Haidinger in base alla ricerca positiva dell’acido
borico.
Anche il Kenngott che aveva scoperto il nuovo minerale, con¬
statava nel 1859 che tutte le proprietà corrispondevano a quelle
della datolite e che quindi il minerale era veramente da rite¬
nersi tale.
Striiver nel 1866 (3) cita la datolite fra i minerali di Baveno
e il Molinari nel 1884 (4) ne fa uno studio più approfondito.
Secondo il Molinari la datolite si trova a Baveno in piccole geodi
tappezzate di quarzo e feldispato e presenta facce nitide e spigoli
ben definiti. Si presenta anche in massa vitrea, trasparente, in¬
colora 0 traente al giallo citrino, con doppia rifrazione, frattura
ineguale e striature poligonali sulla faccia (001).
La durezza è 5,5 e il peso specifico 3,02.
Il Molinari parla pure di cristalli geminati, la cui presenza
non ho però mai potuto osservare nel numeroso materiale da me
studiato. L’autore fece pure in un primo tempo alcuni saggi qua¬
litativi per cui confermò che il minerale era datolite.
Li questa esiste un magnifico cristallo, il primo trovato a
Baveno, nella collezione del Valentino a Torino : probabilmente,
sempre secondo il Molinari, ne esistono altri due nella raccolta
del Sella. Tre furono studiati dal Molinari stesso, di cui uno fu
donato poi al Museo mineralogico della B. Università di Roma.
Fu fatta anche 1’ analisi quantitativa in base alla quale fu
calcolata la formula che è risultata : 2 SiOgCa -fi Bg O3 -j- HgO.
La datolite, interessante, oltre che dal punto di vista mine¬
ralogico anche da quello geologico, è assai scarsa a Baveno e si
originerebbe, sempre secondo il Molinari, per il lavoro delle acque
circolanti, le quali dovrebbero probabilmente sottrarre acido borico
dagli scisti talcosi, che ricoprono i graniti e portarlo a reagire
con i silicati di calcio del granito stesso.
Lo studio cristallografico è stato fatto da La Valle il quale
osservò le seguenti forme :
lOOlì; lOllj; l043j; j021|; j041i; |100|; jllOj; i441i; |22It.
Come costanti cristallografiche usò quelle del Les Cloizeaux:
a\h :c = 0,63446 : 1 : 1,26574; = 89'’ 51'.
Il Molinari cita la datolite di Baveno anche in un altro suo
lavoro (5), in seguito al ritrovamento di altri cinque cristalli
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
33
che non presentano nessuna particolarità rispetto ai precedenti.
In uno di questi cristalli, nel più grosso, si trovano inclusi due
cristalli di ortose ; ciò mostra chiaramente che la datolite è di
formazione posteriore rispetto al feldispato.
Anche Luedecke (6) descrisse dei cristalli di datolite di Ba-
veno di un color verde-olio, tabulari secondo flOO), rigati verti¬
calmente, che presentavano le seguenti forme:
il20i; jllOj; 1320!; il22|; lOllI; lllll; jOOlì; 12351; 1123ì.
La datolite di Baveno è ancora ricordata dallo Streng (7) e
dall’ Artini (8); ma senza alcuna descrizione particolareggiata.
Ho.hitus cristallino della datolite di Baveno. — Come si può
osservare facendo scorrere la bibliografia sulla datolite di Baveno,
essa non fu mai studiata a fondo, o, per lo meno, nessuno degli
Autori che se ne occuparono ebbe a sua disposizione un materiale
molto ricco: ho creduto quindi opportuno ampliare e approfondire
lo studio di tale interessante specie mineralogica, dato che ho
avuto la fortuna di avere a mia disposizioue un numero rilevante
di cristalli provenienti dalla collezione Bazzi dell’ Istituto Mine¬
ralogico della B. Università di Milano ; dalla collezione Mauro ;
dalla collezione del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e
da quella dell’ Istituto Mineralogico della Regia Università di
Roma.
La datolite si presenta a Baveno in genere in cristalli rovi¬
nati e con facce poco lucenti, ma di dimensioni abbastanza note¬
voli; ha colore giallo-citrino, verde-olio e bianco-latteo, colore che
varia con le dimensioni. Infatti i cristalli più grossi non sono
mai incolori, ma di un verde-olio traente al giallo, alcuni molto
trasparenti con belle iridescenze, altri completamente opachi. Uno
dei più grossi misura cm. 8 X 6 X - ® pesa gr. 115.
I più piccoli misurano alcuni millimetri e sono disposti a
rosetta e impiantati generalmente su un cristallo più grande, op¬
pure riuniti a ventaglio, appiattiti, poco lucenti e quasi incolori.
In alcuni campioni la datolite si presenta di un caratteristico
colore giallo chiaro fendente al bianco latteo, in cristalli appiat¬
titi e in disposizione fascicolata.
Faccio seguire la descrizione particolareggiata e le misure
.angolari delle forme di alcuni cristalli che ho avuto in esame ;
4
34
C. MESSINA
il numero di essi è abbastanza limitato poiché la datolite a Ba-
veno, come ho già detto, si presenta in genere in cristalli spro¬
porzionati e con faccio cariate, striate e perciò non misurabili.
Nel calcolare gli angoli ho adottato le costanti cristallogra¬
fiche date dal Dauber (^) :
a \ b : c = 0,6329 : 1 : 0,6345
/? = 90“ 9'
Campione 1 {Collez. Bazzi): Questo campione consta di un
aggruppamento di piccoli cristalli, circa 70, impiantati a rosetta
su ortose rosa. I cristalli sono molto lucenti, appiattiti e ricchi
di facce. Presentano tutti lo stesso abito.
Uno dei cristalli fu staccato e misurato. Esso ha un diametro
massimo di circa mm. 5 ed è di un colore giallo molto pallido
(fig- !)•
Le facce danno in genere immagini poco nitide, specialmente
le facce basali che si presentano tutte rigate e ondulate.
Le forme trovate sono le seguenti :
{0011; jlOOl; {llOj; {320} ; |120); {111); 1142j;
{0231; |011j; {021); {101} .
Fig. 1
(0 Secondo studi recenti, le costanti cristallografiche per la datolite
dedotte dalla struttura sono :
a : b : c = 1,265 : 1 : 0,633 (9')
I :\riNERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
35
Angoli
misurati
Limiti
delle misure
Media
Teorico
(100) : (320)
22" 23' — 22" 45'
22" 34'
22" 53'
(320) : (110)
10" 11' — 10" 39'
10" 25'
10" 26'
(120) ; (110)
20" .30' — 20" 45'
20" 37'
19" 20'
(100) : (110)
32" 16'
32" 16'
32" 20'
(OOl) ; (111)
49" 30' — 49" 34'
49" 32'
49" 57'
(101) : (001)
44" 13' — 44" 16'
44" 14'
44" 51'
(001) : (142)
53" 52' — 53" 53'
53" 52'
53" 48'
(001) ; (023)
22" 55' — 23" 13'
23'’ 4'
22" 56'
(001) : (011)
31" 30' — 32" 25'
31" 57'
32" 24'
(001) : (021)
51" 30' — 51" 33'
51" 31'
51" 45'
Campione 2 [Collez. Bazzi): Cristallo isolato, di colore giallo
pallido, trasparente, marcatamente tabulare. Il diametro massimo
è di 1 cm. circa. Sulla faccia di (001), si ha un piccolo deposito
di ematite (fìg. 2).
Fig. 2
Le altre facce presenti sono, in ordine di grandezza, (122)
(111) (100) (ITI) (119) (119).
36
C. MESSINA
Le facce di {119j pur essendo assai lucenti danno un grupjio
di immagini ciò che spiega la poca concordanza fra misure e va¬
lore teorico. Questa forma venne osservata la prima volta da E.
Grill sulla datolite di Toggiano (10).
Angoli
misurati
Limiti
delle misure
Media
Teorico
(001) : (100)
—
89® 44'
89® 52'
(001) : (111)
49® 55' — 50® 15'
50® 5'
49® 57'
(100) : (119)
82® — 82® 25'
82® 12'
83® 32'
(100) : (122)
67® 10' — 67® 35'
67® 22'
66® 57'
(001) : (122)
—
38® 26'
38® 55'
(100) : (111)
48® 27' — 49® 30'
48® 58'
49® 49'
Campione 3 [Collez. Ba^zzi) : Consta di un cristallo isolato,
di diametro di cm'. 5 circa e di colore giallo-olio. E corroso e
quindi assai difhcilmente misurabile al goniometro di riflessione
perchè le facce presentano appena dei bagliori.
Il cristallo è sproporzionato, appiattito e le facce in ordine
di grandezza sono: (054) (103) (203) fOOl) (02l) (101) (100) (flg. 3).
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
37
Delle facce basali la (001) è poco sviluppata mentre la (OOl)
è di maggiori dimensioni.
Angoli
misurati
Limiti
delle misure
Media
Teorico
(100) : (203)
56« 45' — 56" 54'
‘56° 49'
56° 8'
(001) : (054)
38° 6' — 38° 12'
38° 9'
38° 25'
(001) : (103)
19° 19' — 19° 35'
19° 27'
18° 28'
(100) : (101)
440 30' — 45°
44° 45'
44° 52'
(001) : (021)
50° 11' — 50° 25'
50° 18'
51° 45'
Cam'pione 4 {Collez. Bazzi)\ È un cristallo isolato di colore
giallo-verdino; diametro cm. 3 Le facce danno in genere buone
immagini. Il cristallo, come al solito, è di forma appiattita, con
grande sviluppo delle facce basali.
Fig. 4
Presenta le forme: {100|; [001); {410} ; {520}; {llOj; {7. 13.
0.1; {490}; {270}; {504}; {213); |I12}; {558}; {112} (fig. 4).
Sono nuove per le specie le forme di simbolo [490]; {270).
38
C. MESSINA
Angoli
misurati
Limiti
delle misure
Media
Teorico
(100) : (410)
907/ _ 9034'
9° 20'
9° 1'
(100) : (520)
140 43' _ 140 45'
14° 44'
14° 12'
(100) : (110)
32° 15' — 32° 35'
32° 25'
32° 20'
(100) : (7. 13. 0)
49° 53' — 50°
49° 56'
49° 37'
(100) : (490)
54° 52' — 54° 56'
54° 54’
54° 55'
(100) : (270)
65° 19' — 65° 32'
65° 25'
65° 42'
(100) : (504)
39° 16' — 39° 40'
39° 28'
38° 39'
(001) : (112)
31° 17' — 31° 51'
31° 34'
30° 39'
(001) : (213)
34° 9' — 34° 11'
34° 10'
34° 59'
(112) : (001)
29° 30' — 29° 35'
29° 32'
30° 42
(558) : (OOT)
36« 30' — 37° 18'
36° 54'
36° 36'
Campione 5 [Collez. Mauro): Consta di un cristallo di co¬
lore giallo- verdiccio, di notevoli dimensioni; è lungo cm. 6 e largo
cm. 8; lo spessore è di cm. 2; è quindi il più grande proveniente
dal giacimento ; è ricoperto da abbondante ematite e da pochis¬
sima laumontite.
E stato misurato col goniometro d’ applicazione poiché le facce
erano opache e striate.
Le forme presenti sono: lOOl) ; [122); |lll); {100}; jOOlj.
Esso è perfettamente simile al cristallo N. 2 che però ha dimen¬
sioni molto minori.
Campione 6 (
16409
46
del Museo mineralogico della R. Uni¬
versità di Roma): Questo camj^ione consta di un cristallo isolato,
trasparente e incoloro, dalle facce però rigate e ondulate.
Dimensioni: mm. 18 X 14. Questo cristallo era stato già stu¬
diato e misurato dal La Valle e poi donato al Museo di Roma
dal Molinari.
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
39
Ho creduto opportuno ripetere le misure dato che il Molinari
parla a proposito di questo cristallo, di geminati, mentre si tratta
probabilmente di una semplice associazione parallela e dato cbe
il Molinari ba invertito molto probabilmente le facce (001) e (100).
Le forme presenti sono : {OOlj, {100|, l012ì, |023ì, [Oli}, [021|,
jllO}, [111}, 1221} (fìg. 5).
Angoli
misurati
Limiti
delle misure
Media
Teorico
(001). : (012)
170 21' — 17° 39'
17° 30'
17° 36'
(001) : (023)
23° 6' — 23° 35'
23° 20'
22° 55'
(001) : (011)
32° — 32° 55'
32° 27'
32° 23'
(001) : (021)
52° 39' — 52° 48'
52° 43'
51° 45'
(100) : (110)
310 _ 320 26'
32° 6'
32° 20'
(100) : (111)
48° 2L — 49°
48° 42'
49° 41'
(100) : (22l)
37° 57' — 38° 6'
38° 1'
38° 53'
Le forme precedenti corrispondono a quelle date dal Molinari
(cbe aveva adottato le costanti del Des Cloizeaux) : [OOlj, [Oli-,
10431, 1021}, 1041}, [100}, jllO}, [441}, [22Iì.
40
C. MESSINA
Campione 7 {1090 del Museo Civico di Storia Naturale
\
di Milano) : E un cristallo isolato di colore giallo chiaro che mi¬
sura mm. 22 X 30-
Le facce sono molto striate e ondulate e danno serie di im¬
magini.
E tabulare anch’ esso e presenta le seguenti forme: 1001} j,
t012|, [Oli!, [2051, [lOlj, 1221}, [Illj (fig. 6).
Angoli
misurati
Limite
delle misure
Media
\
Teorico
(001) : (012)
17° 32' — 17° 38'
17° 35' ■
1
17” 36' 1
(001) : (011)
32° 26' — 32° 27'
32° 26'
32° 24' j
(001) : (205)
—
21° 39'
21° 44'
(001) : (101)
—
44° 48'
45° 0'
(001) : (221)
66° 57' — 66° 58'
66° 57'
67° 3'
(OOT) : (111)
490 51' _ 490 50'
49° 53'
49° 57'
Faccio seguire ora la descrizione generale- di altri campioni
di datolite di Baveno, che non è stato possibile misurare al go¬
niometro perchè in frammenti.
Campione 8 {Collez. Mauro)'. Esso ha un diametro di cm. 4.
E un cristallo in parte trasparente, di colore giallo verdiccio,.
molto rovinato, per cui è impossibile eseguire alcuna misura.
E schiacciato secondo la base e presenta sottili incrostazioni
di ematite.
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
41
Cam'pione 9 {4907 del Museo Civico di Storia Naturale
di Milano) : Questo campione consta di un cristallo isolato che
misura cm. 5 e presenta un colore giallo verdiccio. E opaco, tozzo
e schiacciato secondo l'asse verticale.
Presenta abbondanti incrostazioni di ossido di ferro, di ema¬
tite e tiene inclusi alcuni cristalli di ortose di circa 3 centimetri,
geminati secondo la legge di Baveno.
Campione iO {14602 del Museo Civico di Storia Naturale
\
di Milano) : E formato da due frammenti di colore verdiccio,
tozzi, cariati e in parte trasparenti.
Nelle cavernosità di uno di essi si trovano alcuni cristallini
di babingtonite di colore verde scuro, quasi nero, i più grossi dei
quali misurano circa ^2 millimetro di diametro massimo, e sottili
incrostazioni e punteggiature di clorite.
Campione 11 {15280 del Museo Civico di Storia Naturale
di Milano): Questo campione consta di un aggruppamento di cri-
stalli di datolite. E lungo cm. 7 e largo cm. 5, con circa 50 cri¬
stalli disposti grossolanamente a rosetta su ortose rosa. I cristalli
di questo campione sono di forma appiattita e molto lucenti.
Campione 12 {8175 del Museo Civico di Storia Naturale
\
di Milano) : E formato da tre frammenti lunghi circa cm. 2 ,
di colore giallo chiaro tendente in certi punti al bianco latteo. I
cristalli di questi frammenti sono appiattiti e contrariamente ai
soliti hanno una disposizione fascicolare.
Campione 13 {Collez. Bazzi): E lungo e largo circa cm. 4.
Presenta pochi cristalli di datolite in parte rovinati e con facce
poco lucenti impiantati a rosetta su un cristallo più grande asim¬
metrico e rovinato, pure di datolite.
Il campione presenta inoltre pochissimo ortose e incrostazioni
di clorite ed ematite.
Campione 14 {Collez. Bazzi): E un aggruppamento di cri¬
stalli, uniti a ventaglio, appiattiti e poco lucenti, di colore bianco.
Il campione contiene minutissime tracce di ematite.
Campione 15 {Collez. Bazzi)-: E un grosso frammento di da-
tolite, molto rovinato; misura circa cm. 6. E per buona parte ri-
42
c. messi:n*a
coperto di ematite e insieme a questa presenta, adagiati su una
delle facce, minutissimi cristalli di quarzo ricoperti anch.' essi di
ematite.
Campione 16 {Collez. Bazzi) : E un cristallo tabulare di
colore verde gialliccio. E pochissimo trasparente, cariato e quindi
non è assolutamente misurabile.
E il più grosso campione della collezione Bazzi e misura
cm. 7 di lunghezza e cm. 5 di larghezza.
Campione 17 {Collez. Bazzi): E un frammento tozzo, opaco
e di colore giallo chiaro. Ha un diametro di cm. 4.
Presenta delle caratteristiche figure di accrescimento sotto
forma di sporgenze piramidali. Tali figure di accrescimento sono
state j)ure osservate dal prof. Grill nella datolite di Toggiano,
sulle facce di j211| e, meno accentuate, anche sulle facce (100),
(001), Oli). Sul cristallo di Baveno queste tipiche figure si tro¬
vano su di una faccia che ritengo molto probabilmentesia la (001),
benché non sia stato possibile fare misure goniometriche per ac¬
certarlo.
Proprietà ottiche : Per quanto riguarda le proprietà ottiche,
la datolite di Baveno ha birifrazione negativa, con indici di ri¬
frazione, determinati col metodo di confronto con liquidi a indice
noto, eguali a :
a' = 1,625 ± 0,001
= 1,648 i 0,001
y' = 1,665 in 0,001
Il Brugnatelli (11) per la datolite di Serra dei Zanchetti dà:
a' = 1,6244
= 1,6492
y' = 1,6659
Composizione chimica : Dato 1’ abbondante materiale a mia
disposizione, ho creduto opportuno rifare l’ analisi che era già
stata eseguita dal Molinari, usando il solito metodo delle analisi
dei silicati.
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVERO
43
Per il dosaggio dell’acqua fu usato il metodo di Penfield che
permette di dosare direttamente e solamente 1’ acqua ; il metodo
della calcinazione, come è noto, non dà risultati esatti quando si
tratta di minerali horiferi o fluoriferi, dato che tali elementi vo¬
latilizzano ad elevate temperature.
L’anidride borica è data per differenza.
I valori da me trovati sono quelli riportati in I, quelli in II
sono i valori del Molinari, in III viene data la composizione teo¬
rica della datolite :
Si 0,
I
36,16
II
36,21
III
37,63
Al, O3
0,54
—
—
J'e, 0,
tracce
—
—
CaO
35,30
35,14
34,99
^2 O3
22,60
22,21
21,78
B.,0
5,40
5,81
5,60
perdite
—
0,73
—
100,00
2,989
100,10
3,02
100,00
Come si vede le due analisi della datolite di Baveno corri¬
spondono.
La percentuale dell’acqua è un po’ più bassa nella mia ana¬
lisi. La differenza però è minima e ciò credo sia dovuto al fatto
che il Molinari, che dosò l’ acqua per calcinazione, non spinse
la temperatura al di sopra dei 210°, mentre l’anidride borica co¬
mincia ad andar via a 650°.
Se si confrontano le due analisi della datolite di Baveno con
la sua composizione teorica, si può osservare che la datolite in
studio è meno ricca di silice e più elevato è il valore di OaO.
Paragenesi e gerissi : Per quanto riguarda la paragenesi la
datolite a Baveno si trova in genere impiantata su ortose, nelle
geodi del granito e accompagnata da quarzo, feldispato e miche ;
su di essa si osservano incrostazioni di ematite, clorite, babingto-
nite, laumontite.
Essa si presenta in altri giacimenti come un tipico minerale
di contatto come pure nei gabbri, nei diabasi e nelle serpentine.
44
C. MESSINA
A Baveno invece è indubbiamente di origine pneumatolitica. Essa
è infatti dovuta alle esalazioni borifere del periodo posteruttivo
cbe hanno pure dato origine agli altri due minerali di boro di cui
mi occuperò ora.
Tormalina.
La tormalina è stata citata per la prima volta da Jervis nel
1875 (12) fra i minerali di Baveno, nia non si può essere, sicuri
di tale citazione sia perchè l’ autore non nomina la fonte della
notizia, sia perchè nessuno dei mineralogisti che si occuparono
dei minerali di Baveno negli anni seguenti notò la tormalina.
L’ Artini nel 1902 (13) la ritrovò e la descrisse per il primo.
Secondo l’autore la tormalina è assai rara nelle druse di Baveno
e si presenta in ciuffetti di aghi sottilissimi facilmente staccabili,
azzurrastri, di aspetto analogo a quello della bissolite.
Inclusioni aghiformi, sottilissime, di tormalina furono riscon¬
trate in alcuni esemplari di fluorite e di quarzo. I cristalli rag¬
giungono una grossezza massima di 0,2 mm., una lunghezza di
circa 1 cm. e al microscopio presentano carattere otticamente
negativo della direzione d’ allungamento e un intenso pleocroismo :
e = bruniccio chiarissimo
co = azzurro verdastro carico.
Sono limitati dal prisma di secondo ordine jlOlì, con facce
brillanti e piane, benché poco striate.
L’ Artini potè misurare un cristallino e ottenne i seguenti va¬
lori angolari, per i sei spigoli verticali :
60° 3'; 60° 0'; 59° 56'; 60°!’; 59° 58'; 60° 2'
assai ben concordanti col corrispondente calcolato di 60°.
Dopo 1’ Artini nessun altro Autore si occupò della tormalina
di Baveno.
A Baveno la tormalina si presenta in due varietà ben di¬
stinte ; oltre che la varietà azzurra, aciculare, formante una specie
di feltro sul quarzo e sul feldispato, oppure presente come inclu¬
sioni nel quarzo e nella fluorite (varietà che era stata già osser¬
vata e studiata dall’ Artini) ho potuto osservare fra i campioni
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO • 45
appartenenti alla collezione Bazzi e a quella dell’ Istituto di
Mineralogia della R. Università di Milano, pure della torma¬
lina nera.
Tormalina azzurra: La tormalina azzurra si presenta in aghi
sottilissimi formanti dei ciuffi di un colore azzurro verdognolo.
Lo spessore massimo di questi aghi è di circa 0,2 mm., quello
minimo di circa 0,01 mm. La lunghezza può raggiungere anche
1 cm. Al microscopio questa tormalina presenta la direzione del-
l’ allungamento negativa, e pleocroismo intenso :
£ = giallo chiaro
co = verde azzurro chiaro.
Gli indici di rifrazione, misurati col metodo di Becke, sono
risultati per la luce del sodio :
0, 1,668 ± 0,001
£ = 1,647 + 0,001
co - £ = 0,021
Non ho potuto fare misure goniometriche e neanche 1’ analisi
data l’estrema piccolezza del minerale e la sua scarsezza.
Dai dati ottici risulta che la composizione di questa tormalina
si avvicina assai a quella di una schorlite verde; infatti il Win-
chell (14) da, per la schorlite verde :
co = 1,64 — 1,67
£ = 1,62 — 1,65
co — £ = 0,026 — 0,034
Questa varietà di tormalina si trova impiantata su quarzo e
feldispato, oppure inclusa nel quarzo e nella fluorite, associata ad
I
albite, ortose rosa, laumontite.
Tormalina nera : La tormalina nera a Baveno è più rara della
tormalina azzurra.
Si presenta sul granito rosa, sia in piccole druse, sia inclusa
direttamente nel granito. Il granito in genere si presenta a strut¬
tura grossolana e le concentrazioni di tormalina possono raggiun¬
gere un diametro massimo di cm. 4.
46
C. MESSINA
Al microscoiDio questa varietà di tormalina presenta pleo-
croismo intenso :
£ = giallo bruniccio chiaro
co = azzurro carico
Gl’indici di rifrazione per la linea del sodio sono risultati
co = 1.660 + 0,001
£ = 1,636 ^ 0,001
6) — £ = 0,024
Secondo il Winchell le schorliti nere danno i seguenti valori :
co = 1,65 — 1,69
£ = 1,63 — 1,66
co — £ = 0,025 — 0,035
Anche questa tormalina sarebbe quindi una tormalina fer¬
rifera.
Il peso specifico determinato col metodo dei liquidi pesanti
è risultato uguale a 3,170.
La tormalina nera si trova anch’ essa impiantata su ortose
rosa e associata a quarzo, ortose, albite, mica bruna.
Queste due varietà di tormalina' sono come la datolite di
origine pneumatolitica.
Axinite.
Lo Striiver nel 1867 (15) scopri per primo l’ axinite in Italia
e precisamente a Baveno nelle druse del granito insieme ad epi¬
doto e fluorite.
I cristalli, riuniti a rosetta, sono coperti da laumontite e pre¬
sentano le seguenti forme: (HO), (010), jOllj, |120|^ {121}, {111).
L’ axinite di Baveno è stata pure studiata dallo Streng (7) ;
oltre a descriverla l’A. dà pure un elenco di forme da lui deter¬
minate, e cioè : (HO), (110), jlOOj, (IH), (201).
L’ axinite è stata pure citata dagli altri Autori che si sono
occupati del granito di Baveno.
I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
47
Da allora in poi il minerale è stato ripetutamente osservato
ma sempre in cristalli imperfetti, piccoli ed a facce curve.
Generalmente, l’axinite presenta facce più o meno ondulate;'
colore bruno affumicato; splendore vitreo.
I cristalli di axinite sono laminari e riuniti a rosetta; le di¬
mensioni sono minime, il diametro massimo nei cristalli più grandi
raggiunge mezzo millimetro. Sono impiautati su ortose rosa, quarzo
e sono associati a quarzo, ortose rosa, albite, laumontite, mica,
bavenite.
Anche nella « collezione Bazzi » ne esistono diversi campioni,
come pure in quella del Museo Civico di Milano, ma sempre poco
belli e sui quali riesce difficile fare delle misure, per cui nulla
posso aggiungere dal lato cristallografico a quanto ebbero a os¬
servare lo Strùver e lo Streng.
. Ho eseguito invece alcune determinazioni di indice di rifra¬
zione le quali sono risultate :
a' = 1,674 ± 0,001
= 1,679 + 0,001
' y' 1,687 ± 0,001
Corrisponderebbero quindi ai valori dati dal Winchell per
un’ axinite ferrifera.
Interessante sarebbe stata anche l’analisi chimica, dato che
la composizione dell’ axinite è abbastanza variabile, ma sarebbe
stato necessario consumare la massima parte dello scarso materiale
esistente presso l’Istituto Mineralogico di Milano, ragione per cui
non si credette opportuno eseguirla.
L’ origine dell’ axinite, come quella della datolite e delle due
varietà di tormalina è pneumatolitica.
Istituto di Mineralogia e Petrografia della R. Università di Milano.
48 C. MESSINA - I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
1) Gallitelli P. - Ilicerche petrografiche sul granito di Bareno. Atti
della Soc. Toscana di Se. Nat. Memorie. Voi. XLVI. Pisa, 1937.
2) Hintze C. - Handhuch der Mineralogie. Voi. II, p. 174. Lipsia, 1897.
3) Strùver G. - Minerali dei graniti di Bareno e Montorfano. Atti
R. Acc. di Torino. Voi. I, p. 395. Torino, 1866.
4) Molinari F. - La datolite nel granito di Bareno. Atti Soc. It. di
Se. Naturali Voi. XXVII, p. 77. Milano, 1884.
.5) — Nuore osserrazioni sui minerali del granito di Bareno. Atti
Soc. It. Se. Naturali. Voi. XXVIII, p. 58. Milano, 1886.
6) Hintze C. - Loc. cit.
7) Streng N. - Ueber die in den Graniiten ron Bareno Vorkommenden
Mineralien. Neues Jalirbuch f. Min. u. Geol. ecc. Voi. I, p. 98.
Stoccarda, 1887.
8) Artini e. - Sop'ì-a alcuni minerali del granito di Bareno. Rend.
Acc. Lincei. Voi. II, p. 362. Roma, 1902.
9) Gossner F., Mussung B. - Vergi eichende rontgenograpliisclie Un-
tersuchung ron Silikaten. Zeit. f. Krystall. Voi. 70, pag. 171.
Lipsia, 1929.
10) Grill E. - Datolite di Toggiano. Atti della R. Accad. dei Lincei.
Serie 6^, voi. Ili, fase. IV. Roma, 1928.
11) Brugnatelli L. - Sulla datolite di Serra dei Zanchetti. Zeit. f.
Krystall. Voi. 13, pag. 159. Lipsia, 1888.
12) Jervis G. - I tesori sotterranei deW Italia. Voi. I. Torino, 1873.
13) Artini E. - Osserrazioni sopra, alcuni minerali del granito di Ba¬
reno. Rend. della R. Acc. dei Lincei. Voi. XI, 2“ sem., serie 5^,
fase. XII. Roma, 1902.
14) WiNCHELL A. - Elements of Oiìtical mineralogy. Part. II. London,
1933.
15) Strùver G. - Alcuni minerali italiani. Atti R. Accad. d. Se. di
Torino. Voi. III. Torino, 1867.
OSSERVATORIO METEOROLOGICO DI ULZIO DEL R. UFFICIO IDROGRAFICO DEL PO
Dott. C. F. Capello
LE PEECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO
NEGLI INVERNI 1933-1938
Oltre ad uu ciclo di osservazioni sulla pressione, sulla tem¬
peratura, sull’umidità, sui venti, ecc. atte a stabilire le caratte¬
ristiche climatologiche della conca di Ulzio (m. 1100 s. 1. m.) ho
creduto opportuno iniziare una serie di ricerche sulle precipita¬
zioni nevose nella stessa zona, cosi nota per lo sport sciistico che
in essa si è tanto sviluppato in questi ultimi anni. Il semestre
corrispondente ai mesi freddi con clima invernale decorre per
questa regione dall’ottobre al marzo. Eccezionalmente, per quanto
risulta da documentazioni e da ricordi locali, si possono verificare
effimere precipitazioni nevose anche nel tardo settembre ed in
aprile e maggio. Le nevicate tardive sono più frequenti di quelle
precoci e nel quinquennio in esame si sono verificate nell’ aprile
1934-35-36, anzi in quest’ultimo si ebbero ben 4 nevicate. Nel
maggio raffreddamenti improvvisi dell’atmosfera possono produrre
nevicate le quali però appena hanno raggiunto il suolo si disper¬
dono, perchè la temperatura di esso è già stabilmente elevata.
Il numero delle nevicate e la loro distribuzione mensile è
assai varia (tav. n. 1 ) : negli anni più nevosi possono susseguirsi
da 30 a 40 nevicate di varia entità. In un sol mese si sono os¬
servate, tra piccole e grandi, anche 12 nevicate. Le più persistenti
sono quelle di novembre e dicembre ; le più abbondanti, ri¬
spetto alle altezze in centimetri, sono quelle di questi mesi e quelle
di febbraio e marzo, anche negli anni poco nevosi. Nel 1938 ad
esempio, la massima precipitazione nevosa si ebbe in febbraio, con
cent. 136, rappresentante il 60 7o totale invernale della neve
caduta. In anni che vi è ragione per credere normali, i massimi
si hanno nei quattro mesi di novembre, dicembre, febbraio e
marzo; quello di gennaio di solito ha ]DOche precipitazioni e ri-
5
50
C. F. CAPELLO
Totali in¬
vernali cin.
Totali men¬
sili cin.
12
11
10
CD
GO
02
C7'
co
LO
Nevicale 1
Mesi
Inverni
40
40
CD
QO
19
65
LO
12
TX
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05
136
00
Tabella N. 1 : Distribuzione mensile delle nevicate.
LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO ECC .
51
salta essere il più sereno di tutto 1’ anao. L’altezza delle nevicate
può variare da valori minimi a massimi notevoli ; il valore più
elevato in tale periodo si verificò il 18 febbraio 1938 (cm. 136).
La frequenza delle nevicate rispetto alla loro entità (tav. n. 2)
presenta dati interessanti : il massimo è rappresentato da quelle
tra 2 e 10 cm., seguono quelle tra 11 e 20 cm. : quelle tra 21 e
30 si equivalgono all’ incirca con quelle minime. Eccezionali sono
quelle oltre 50 cm. : in questo periodo se ne ebbero solo quattro:
di 60, 65 e 70 cm. e quella ricordata di 136 cm.
L’altezza corrispondente in millimetri di acqua è assai varia¬
bile ed in dipendenza del tipo di nevicata, cioè se asciutta o
umida o alternata a pioggia, per quanto non vi sia un rapporto
diretto e costante. In generale 1’ altezza di ciascuna nevicata su¬
pera in valore assoluto la corrisjoondente altezza in millimetri :
per nevicate normali, cioè con aria poco mossa e con fiocchi di
media grandezza, la prima supera la seconda del doppio circa.
Calcolando questi dati per ciascun mese o per un intero periodo
invernale (tav. n. 3-4) si osserva che talvolta i valori sono assai
prossimi, talvolta invece si differenziano del doppio in senso in¬
verso, specialmente se i mesi di inizio e di fine inverno sono ac¬
compagnati da intercalazioni di pioggie (fig. 1).
Considerando il complesso delle precipitazioni in un periodo
annuo notiamo (tav. n. 3-4) cbe nella conca di Lizio il loro valore
è relativamente basso, raggiungendo una media di appena 750
millimetri. E ben noto cbe quasi tutti i bacini vallivi e special-
mente quelli diretti da est a ovest corrispondono a zone di scarsa
piovosità -(^). Nella nostra conca essa ha raggiunto in certi anni
solo i 600 min.: si tratta dell’area a minima piovosità lungo la
cresta spartiacque alpina a partire dal Mar Ligure. La regione
dell’ esistenza di tale area risiede nel fatto che il solco idrografico
della Dora Riparia si trova in direzione del 'prolungamento della
Durance : le correnti aeree trovano quindi in essa libero sfogo
per i valichi al disotto dei 2000 m. e spingono le nubi verso la
pianura di Torino.
A parte queste considerazioni giova osservare che come va¬
lore medio del quinquennio le precipitazioni nevose predominano
(b") De ÌMartonne E., Les Alpes. Paris (Colliu), 1926, pag. 64-65.
Anfossi G., La pioggia in Piemonte e nelle Alpi Occidentali. Memorie
Geografiche : Rivista Geografica Italiana, 1913.
52
c. F. CAPELLO
Tabella N. 2 : Frequenza delle nevicate rispetto alla loro entità
INVERNO
Numero delle nevicate con
centimetri
1
da 2
a 10
da 11
a 20
da 21
a 30
da 31
a 40
da 41
a 50
da 51
a 60
da 61
a 70
da 100
a 150
1933-1934
5
15
7
3
2
—
1
2
—
1934-1935
5
18
3
2
— .
—
—
—
—
1935-1936
3
16
8
4
2
-
—
—
1936-1937
1
19
4
3
—
_
—
—
—
1937-1938
1
7
4
—
—
—
—
1 (136)
f
Tabella N. 3: Precipitazioni - Distribuzione mensile
1
i
Anni
I
II
III
IV
VI
VII
Vili
IX
X
XI
XII
1933
}
73
101
80
1934
30
15
187
84
125
52
12
62
7,1
11
no
51
1935
2
49
14
38
74,5
29
52
126
21
143
86
152
1936
180,5
77
73
191
43,5
55,5
21
7,5
99^0
16,0
56,0
41
1937
42
61,5
128,5
29
95,5
84,5
32
65
125,5
103,5
29,0
69 !
1938
18
71
8
3
45
47
72
39,5
124
48
60,5
co
Nota: I numeri in grassetto indicano precipitazioni totalmente nevose,
quelli in corsivo nevose e piovose, gli altri esclusivamente piovose.
Tabella iSi. 4 : Precipitazioni - Ripartizioni
Anno
A N N 0
SOLARE
Semestre
invernale
M
i 1 1 i
m e t
r i
'Altezza
neve
caduta
cm.
Millimetri
di acqua
corrispond.
Totale
Pioggia
Neve
Neve o/o
arrotondata
alla deeina
1934
746,1
269,1
477
60 %
522
570
! 1935
786,5
341
40 %
162
264
: 1936
1
790,5
127,5
663
80 %
387
681,5
1937
865,5
506
359,5
40 %
233
474,5
1938
568,5
338
230
40 %
221
183,5
Media ap¬
prossimata
750
330
420
305
'
LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO ECC.
SU quelle piovose : infatti le prime
raggiungono i 420 min. e le seconde
i B30 mm. Per ogni singolo anno la
caduta di neve rappresenta dal 40
all’ 80 della precipitazione annua
espressa in millimetri. La notevole
durata delle basse temperature in¬
vernali spiega la forte percentuale
di precipitazioni nevose.
Nel periodo considerato si eb¬
bero fra i diversi inverni valori di¬
sparati : quello 1933-34 si è mostrato
il più nevoso con metri 5,22, quello
1934-35 il più scarso di neve, avendo
questa raggiunto solo m. 1,62. L’ in¬
verno 1935-36 con metri 3,87 fu in¬
feriore al 1933-34, mentre invece
osservazioni eseguite su monti circo¬
stanti darebbero a quest’ inverno i
valori massimi raggiunti dopo il
1920 (^). La inedia quinquennale è
di poco più di 3 metri.
L’altezza dello strato nevoso
offre argomento di utili osservazioni.
Nella tabella 5 sono riportate le al¬
tezze giornaliere rilevate alle ore 8
per tutto il quinquennio. Le singole
altezze possono non essere in rap¬
porto con l’altezza delle diverse ne¬
vicate (tav. n. 1) per il fatto che le
misurazioni di queste ultime furono
fatte a nevicata finita. Nell’inter¬
vallo di tempo tra questa misura e
le ore 8 della prima successiva mi¬
surazione dello strato nevoso si ma¬
nifestò sempre una contrazione dello
strato stesso, per addensamento dei
(^) R. Ufficio IdroorÀfico del
Po, Annali Idrologici, 1936.
o3
I ZI HI I E m IV
- r/ei'E CFiDUTR fcn)
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1933-3^
1931-35
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I \
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z H in I n m n
Fig. 1 — Diagrammi relativi
agli inverni 1933-1938, in¬
dicanti la precipitazione
nevosa in centimetri ed in
millimetri di acqua fusa.
Il confronto dei varii gra¬
fici denota come ben rara¬
mente i valori si avvicinino.
54
C. F. CAPELLO
LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO 55
bioccoli nevosi. Cosi pure nevicate di pochi centimetri, per il ca¬
lore della terra o per la presenza di venti caldi possono sparire
interamente nell’ intervallo tra due misurazioni di potenza, quindi
il valore dello strato può essere reso nullo.
ideila tabella n. 6 sono riassunte le altezze medie decadiche
e mensili. Da esse risulta che lo strato nevoso in ottobre e aprile
è nullo : solo nei mesi intermedi ha qualche entità specie in di¬
cembre, gennaio, febbraio e marzo. Nel bimestre febbraio-marzo
lo strato nevoso raggiunge i valori massimi e sopratutto in questo
ultimo mese, giacché, com’è noto, le nevicate primaverili sono le
più abbondanti e poggiano sullo strato di neve vecchia fortemente
193 3 -34-
3934-35
1935 - 36
1936-3?
1937-38
-- -
r
Fig. 2 — Copertura nevosa media mensile (tra ottobre e aprile)
negli inverni dal 1933 al 1938 e medie invernali. (Grafico
tratto dalla tabella n. 6). /
consolidata dai freddi di gennaio e febbraio. I valori più elevati
si riscontrano nell’inverno 1933-34; nella prima decade di marzo
si ebbe una copertura media di centimetri 93, mentre la media
mensile dello stesso mese risultò di cm. 75. La potenza del manto
nevoso in ciascun anno nei mesi da novembre a marzo, escluso
quindi ottobre ed aprile nei quali le nevicate sono eccezionali,
risulta essere dal 1933 al 1938 di cm. 54, 10, 45, 10, 17. Gli in¬
verni 1933-34 e 1935-36 hanno avuto perciò una cojiertura media
molto vicina, superiore di quattro volte circa a quella degli altri
inverni (fig. n. 2).
In corrispondenza dello strato nevoso occorre considerare anche
il numero dei giorni’ annuali con permanenza di neve (tav. n. 7):
dal 1934 al 1937 risultano essere rispettivamente 126, 113, 137,
56
C. F. CAPELLO
Tabella X. 6
Altezze medie decadiche e mensili dello strato nevoso
(in centimetri)
INVERNI
«w
a
:\i
E S
I
Medie
dal X
o
X
XI
XII
I
II
III
IV
al III
1933-1934
10
0
12
f
43
48
83
93
1
19
20
0
32
36
29
78
71
0
30
4
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co
38
54
58
62
0
1
Medie mensili arrotondate
1
40
89
48
78
75 ■
6
54
1934-1935
0
<1
0
18
5
22
0
20
0
7
12
16
2
19
1
30
0
0
18
17
11
<1
0
Medie mensili arrotondate
■
0
2
10
n
6
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0
10
1935-1936
10
0
0
5
60
66
82
0
20
0
<1
22
49
69
69
1
30
0
6
57
76
80
35
<1
Medie mensili arrotondate
0
0
28
61
11
62
<1
45
1936-1937
10
1-H
_ V
1
<1
25
5
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2°
<1
7
10
2
17
20
0
30
0
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10
16
1
20
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Medie mensili arrotondate
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3
7
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14
lo
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10
1937-1938
1
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11
26
1
■ 13
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, — ,
20
—
—
3
23
20
12
—
30
■ —
—
4
25
15
I
1 '<3
—
Medie mensili arrotondade
—
—
6
2o
16
40
—
17
LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NEI.LA CONCA DI ULZIO ECC.
57
129 con una media quindi di 126 giorni. Si può dunque rilevare
una certa regolarità nella durata della neve al suolo, durata che
si estende ad un quadrimestre. Il massimo raggiunto nell’inverno
1935-36 in dipendenza di notevoli basse temperature. Xecessaria-
mente molto minore è il numero dei giorni nevosi : anche per
questo — per quanto, come vedremo, il quinquennio presenti forti
diversità di precipitazioni nevose — si osserva una maggiore uni¬
formità, infatti la media dei giorni con nevicate è di 35, poco
più di un mese. Anche qui occorre notare che il numero di essi
può non coincidere col numero delle nevicate poiché talvolta queste
ultime hanno durata maggiore di un giorno, nè vi è corrispondenza
alcuna tra totale dei giorni nevosi e quantità totale, della neve
caduta.
Tabella N. 7 : Giorni nevosi e giorni con permanenza di neve
1
Inverni
E
3 1
T 0
T A
L I
X
XI
XII
I
II
III
IV
Semestre
invernale
Anni
annuale
1933-34 G.N.
2
5
9
4
6
10
1
37
2
w --
36
N.G.P.
3
30
31
31
28
31
10
164
126
1934-35 G.N.
9
6
7
6
8
1
37
CO
39
N.G.P.
—
7
19
31
20
22
1
100
113
i 1935-36 G.N.
3
14
11
7
3
4
42
-• ^
34
N.G.P.
10
29
31
29
31
3
133
co
t-H
137
1936 37 G.N.
2
2
5
5
3
14
1
32
32
N.G.P.
3
19
21
31
20
28
2
124
3
129
l93ì-38 G.ìSl.
2
7
3
1
—
—
18
N.G.P.
_
14
29
31
28
20
—
122
i
G.N. : giorni nevosi N.G.P. : numero giorni con permanenza di neve.
Ho accennato alla particolare frequenza ed intensità nella conca
di Trizio di venti, sia sotto forma di brezze sia come correnti di
provenienza transalpina, attraverso i bassi colli spartiacque delle
Alpi Cozie. I primi hanno un regime caratteristico e ben definito
58
C. F. CAPELLO
e sono sensibili soltanto nei mesi caldi. Vengono a cessare quasi
j)er intero con l’apparire della neve e ciò perchè questa coprendo
il suolo uniformemente viene ad annullare la possibilità del crearsi
di squilibri termici sui diversi tipi di suolo, con conseguente for¬
mazione di correnti ascendenti o discendenti di masse aeree. Le
brezze quindi non influiscono sensibilmente sull’ altezza dello strato
nevoso.
Non in questo modo agiscono invece i venti periodici inver¬
nali di provenienza nordica, od occidentale che presentano 1’ effetto
di fòìin. Questi venti caldi sono sensibili specie in dicembre e
gennaio : la loro durata in Ulzio non sorpassa i quattro giorni,
ma in genere durano assai meno ancora. Il loro effetto sullo strato
nevoso è immediato specie lungo 1’ asse vallivo, assai meno sui
fianchi. Assai marcato il pseudo-/d/?n del 2 -II - 1935 di quattro
giorni di durata, direzione NW e velocità 5-6; cui corrispose un
innalzamento della temperatura massima di 8”, 5 (da 5” a 13*’, 5) ed
un abbassamento dello strato nevoso di 20 cm. Anche il 4 - XII -
1934 si ebbe un vento caldo che innalzò la temperatura di 17*’
(da 0” a 17*’) e durò quattro giorni, ma la conca di Ulzio era
libera di nevi ed il suo effetto si limitò alle alte regioni.
Anche un altro pseudo-/b/?;2 da NW, di quattro giorni, ini¬
ziatosi il 14-11- 1935 con aumento termico di 9*’ produsse la
scomparsa totale della neve. L’ 11 - I - 1936 per un egual periodo
di giorni con una elevazione termica di 9*’ lo strato nevoso si ab¬
bassò di 20 centimetri. Analogamente il 6 - I - 1937 : con un ri-
scaldamento dell’ aria di circa 9*’ si ebbe una diminuzione di po¬
tenza della neve di 8 cm. Il 9 - II - 1937 a 7*’ di aumento di
temperatura per la stessa causa corrispose un abbassamento del¬
l’altezza della neve di 13 cm. Valori inferiori si ebbero per i venti
di minore durata. Leggera diminuzione della potenza dello strato
nevoso si osservò durante il riscaldamento d’aria precedente le
nevicate. Cosi i giorni 1 e 2 - II - 1936 e 2 -II - 1937 con innal¬
zamenti di temperatura massima dell’ aria di 5*’, durata un sol
giorno 0 poco più, non si ebbe che un abbassamento appena per¬
cettibile.
Sono state eseguite anche alcune misure circa la velocità di
caduta della neve e velocità di ammassamento della coltre nevosa
con aria tranquilla, pressione uniforme e cielo coperto, ma i dati
relativi sono troppo esigui per poter essere esaminati.
LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO ECC.
59
Prima di chiudere questa nota non è privo d’interesse ricor¬
dare che per quanto l’ inverno 1935-36 abbia avuta in Ulzio una
precipitazione nevosa inferiore a quella del 1933-34 tuttavia si
sono verificate in parecchi punti della conca fusioni irregolari del
manto nevoso con formazione della tipica neve penitente. Il feno¬
meno, per quanto mi consta, non è stato segnalato a cosi bassa
quota, nè si è ripetuto altra volta: è quindi eccezionale. Per quello
stesso anno il fenomeno fu segnalato nel gruppo del M. Posa (^)
però a quote molto maggiori, al disopra dei 2000 m. La neve pe¬
nitente a Ulzio fu osservata su superfici piane alla libera espo¬
sizione solare ed in quei punti dove le correnti aeree fredde aveva
in precedenza trasformato il manto nevoso in un nevato compatto.
Si riscontrarono meno frequentemente pinnacoli e più diffusamente
sistemi di creste parallele orientate all’ incirca da oriente ad occi¬
dente. L’altezza delle guglie e delle creste raggiunse anche i 50
centimetri. Ma su questo fenomeno avrò occasione di ritornare
più estesamente.
(0 ^lONTERiN U., Le condizioni meteorologiche sulle Alpi e le va¬
riazioni periodiche dei ghiacciai italiam., 1936. Boll. Comitato Glacio-
logico Ital., u. 17, 1937, pag. 21.
Leopoldo Rampi
ARCHAEOMONADÀCEE DEL CRETACEO AMERICANO
La cortesia di un mio corrispondente americano, J. Smith
di South Pasadena, cui vada il mio grato ringraziamento, mi ha
offerto l’occasione di esaminare una diatomite del Cretaceo ame¬
ricano per ricercare e studiarne le Archaeomonadacee.
Il materiale inviatomi all’esame proviene da Moreno, Cali¬
fornia ; appartiene al Cretaceo Superiore e si presenta sotto forma
di una argilla scistosa hrunastra assai compatta e piuttosto ricca
in resti di microrganismi silicei.
Sottoposta ai consueti trattamenti agli acidi, non presenta
sensibile effervescenza ed è di difficile disgregazione. Il residuo è
costituito quasi esclusivamaute da Diatomee per lo più in frantumi,
cosa questa comprensibile data la compattezza della roccia stessa ;
frammiste alle Diatomee si trovano scarsi Silicoflagellati, Radio-
lari in piccolo numero ed Archaeomonadacee piuttosto frequenti.
La diatomite di Moreno è stata più volte studiata; essa forni
a G. D. Hanna una copiosa serie di nuove ed interessantissime
specie di Diatomee ed inoltre due generi di Silicoflagellati : Ly-
ramicr>i G. D. Hanna e Vallacerta G. D. Hanna, generi che
sembrano esclusivi di quel livello e di cui il primo in particolare
solleva interessanti problemi sulla filogenesi dei Silicoflagellati,
organismi questi che ebbero più tardi, nel Terziario, un notevole
sviluppo.
Pure J. Smith, in collaborazione con J. A. Long e Dingley
P. Euge, riprese l’esame diatomologico di questa roccia tripolacea
segnalando altre Diatomee nuove per la Scienza.
Se quindi, in complesso, la diatomite di Moreno può consi¬
derarsi abbastanza studiata per quanto riguarda le Diatomee ed
i Silicoflagellati, la stessa cosa non può dirsi in merito alle
Archaeomonadacee che, seppure per il loro numero e frequenza
ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO
61
entrino in modo sensibile nella composizione microfossile del de¬
posito stesso, ancora non vennero prese in considerazione.
Nelle diatomiti terziarie si trova sovente, frammiste alle
Diatomee ed ai Radiolari, tutta una serie di minuscoli microfos-
sili possedenti una caratteristica morfologica costante rappresen¬
tata cioè da una loggetta o guscio siliceo arrotondato, munito di
poro con o senza collo e con le pareti liscio oppure variamente
ornamentate da granuli, protuberanze spinose, costicine.
Queste loggette facenti presumibilmente parte del nanno-
plancton dei mari cretacei e terziari, possiedono caratteristiche
morfologiche estremamente affini a quelle delle cisti silicee delle
attuali Crisomonadine tanto da poter ritenere con una qualche si¬
curezza trattarsi di cisti di Crisomonadi marine di cui ancora non
se ne conosce l’ intero ciclo evolutivo.
Fu pertanto nell’attesa di meglio stabilire la reale posizione
sistematica di queste loggette silicee e di possedere maggiori
elementi di raffronto con le forme attuali, cosa questa resa solo
possibile da una miglior conoscenza delle Crisomonadine marine
recenti, che il protistologo G. Deflandre stabili il provvisorio
gruppo delle Archaeomonadacee sotto cui descrivere e classificare,
in base alla sola morfologia esterna, tutte le forme contenute
nelle terre fossili a Diatomee marine.
Il gruppo delle Archaeomonadacee comprende attualmente 8
generi e ^^recisamente : A rch aeomonas Deh. 1932, A velia e osipliae-
ridiiim Defl. 1932, Lithauspliaerella Dell. 1932, Ampliilitliopyxis
Dell. 1932, Litliarchaeocystis Defl. 1932, Pararchaeomoìias Defl.
1932, Litlmropyxis Defl. 1933, Arcliaeomoìiadopsis Defl. 1938,
fondati esclusivamente sulla struttura del poro, sulla conformazione
della loggetta e sulle ornamentazioni esistenti sulle pareti esterne
del guscio stesso.
I numerosi reperti ottenuti da una metodica ed accurata ri¬
cerca nei materiali di Moreno, attestano con sicurezza il vasto
sviluppo avuto da questi Flagellati fossili anche nel Cretaceo, le
cui forme qui segnalate e descritte restano le più antiche attual¬
mente conosciute (Q.
La distribuzione delle Archaeomonadacee è per ora limitata
(C G. Deflandre già dal 1936 ne aveva segnalata la presenza nel
Cretaceo Superiore ma senza figurarne o descriverne alcun esemplare.
6
62
L. RAMPI
alle terre fossili a Diatomee del Cretaceo e del Terziario, ma
nulla proibisce il supporre la possibilità di ritrovamenti più
antichi ancora.
Fam. Archaeomonadaceae Deflandre 1932
Gen. Archaeomonas Deflandre 1932
Arcliaeomonas incoìispiciia Dell. (flg. 7)
Bull. Soc. Bot. de Fr., T. 80, 1933.
Guscio sferico a pareti piuttosto sottili ed interamente liscie.
Poro semplice sfornito sia di un collo che di un qualsiasi ispes¬
simento marginale apprezzabile.
Dimensioni : diametro 5 ,//.
Distribuzione : Karand, Ungheria (Deflandre) ; Moreno U. S. A.
Osservazioni ; E una delle forme più piccole del genere ; gli
esemplari di Moreno dilferiscono da quelli su cui Deflandre sta¬
bili la specie, esclusivamente per una maggiore dimensione.
Archaeoìnonas sempìicia Pampi n. sp. (flg. 9)
Guscio sferico o leggermente sferoidale, provvisto di un poro
relativamente largo con collo subconico. Pareti sottili e comple¬
tamente liscie.
Dimensioni : diametro 7 //.
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Osservazioni : Questa piccola specie si , differenzia da Ar¬
chaeomonas sphaerica Dell, per la presenza di un collo e da
Archaeomonas depressa Dell, per la conformazione del collo,
subconico invece di cilindrico, e per la forma del guscio, sferico
invece di nettamente sferoidale ed appiattito.
Arcliaeomonas Mangini Dell. (flg. 13)
Bull. Soc. Bot. de Fr., T. 79, 1932.
Loggetta silicea sferica con pareti ricoperte di spine coniche
piuttosto corte, distribuite con abbastanza regolarità ma poco den¬
samente. Poro stretto con collo cilindrico basso.
ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO
63
Dimensioni : diametro 6 a 6,5 //.
Distribuzione : Maryland, U. S. A. (Deflandre) ; Moreno,
V. S. A. ‘
Fig. 1 a 16 — 1. Archaeomonadopsis Frenguellii Ramj^i n. sp. ;
2) Archaeomonas Smitlii Rampi n. sp. ; 3) Archaeomonadojjsis
incerta Rampi n. sp. ; 4) ArchaeosiAiaeridium Dangeardianum
Dell. ; 5) Archaeomonas spinulosa Rampi n. sp. ; 6) Archaeomo-
nadopsis elegante Rampi n. sp. ; 7) Archaeomonas inconspicua
Dell. ; 8) Archaeomonas Chiarugii Rampi n. sp. ; 9) Archaeo¬
monas semplicia Rampi n. sp. ; 10) Archaeomonas ambigua
Rampi n. sp. ; 11) Archaeomonas scrohiculaAa Rampi n. sp. ;
12) Archaeomonas vermiculosa Dell. ; 13) Archaeomonas Man-
gini Dell. ; 14) Archaeomonas cretacea Rampi n. sp. ; 15) Ar¬
chaeomonas membranosa Rampi n. sp. ; 16) Archaeomonas hete-
roptera Dell.
Ingrandimenti = flg. 1 a 3 : X 1400 ; fig-. 4 a 16 : X 1900.
Archaeomonas spimilosa Rampi n. sp. (fig. 5)
Loggetta sferica provvista di poro con collo cilindrico basso.
Pareti ricoperte da forti spine coniche di lunghezza ed impor¬
tanza variabile, disposte sulla superficie delle pareti in modo
piuttosto irregolare.
64
L. RAMPI
Dimensioni : diametro 6,3 a 6,5 n.
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Osservazioni ; Forma assai prossima ad Archeomoìias japo-
' nica Defl. da cui si differenzia però per la mancanza di regola¬
rità tanto nella distribuzione delle spine quanto nella loro lun¬
ghezza.
Archaeomoìias Chiarugii Rampi n. sp. (fìg. 8)
Reggetta sferica con poro piuttosto largo e collo cilindrico
basso. Pareti ricoperte da una serie di piccole protuberanze ro¬
tonde, distribuite con qualche regolarità e collegate fra di loro
con sottili nervature poco prominenti.
Dimensioni : diametro 7 a 7,5 //, larghezza del poro 1 a 1,2 /q
altezza del poro 0,6 a 0,7 u.
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Specie dedicata al Chiar.mo Prof. A. Chiarugi dell’ Univer¬
sità di Pisa.
Archaeomoìias ambigua Rampi n. sp. (fig. 10)
Guscio sferico con poro semplice e collo cilindrico basso.
Pareti robuste con la superficie coperta da robuste spine di forma
e dimensioni molto variabili, sparse piuttosto irregolarmente e
collegate fra di loro da pieghe ed ondulazioni della membrana
secondaria di silice di cui è rivestita l’intera loggetta.
Dimensioni : diametro 6,85 //, spine lunghe 1,5 a 2,5 //.
Distribuzione ; Moreno, U. S. A.
Osservazioni : Forma prossima ad ArchaQomonas dentata
Defl. da cui differisce per la presenza di un collo cilindrico e
per la mancanza di forti costole colleganti fra loro le spine.
Archaeomonas membranosa Rampi n. sp. (fig. 15)
Loggetta di forma ovoidale ad ellittica. Poro con collo for¬
mato da un restringimento progressivo della lorica stessa. Ai lati
del collo esistono due o tre alette membranose jaline. Superficie
delle pareti ricojDerta da scarse spine larghe e corte.
ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO
65
Dimensioni : lunghezza 7,4 //, larghezza 6,6 (a, altezza delle
alette 0,5 //.
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
ArcJiaeomonas scrohiculata Rampi n. sp. (fig. 11)
Lorica sferoide leggermente appiattita, con largo poro e collo
cilindrico basso. Pareti fornite di alcune ornamentazioni circolari
0 leggermente ellittiche, interessanti quasi tutto lo spessore del
guscio, di dimensioni assai variabili e distribuite piuttosto irre-
golarinento.
Dimensioni: lunghezza 7,8 larghezza 7,4 //, poro largo 1,5
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Archaeomonas vermiculosa Deh. (fig. 12)
Bull. Soc. Bot. de Fr., T. 79, 1935.
Lorica sferica fornita di poro con collo basso. Pareti sottili
coperte da una specie di costoline elevate, disposte in direzione
diverse, variabili in forma e lunghezza.
Dimensioni : diametro 6,3 poro 1 /f.
Distribuzione : Maryland, U. S. A. (Deflandre) ; Moreno,
LL S. A.
Arcìiaeomonas cretacea Rampi n. sp. (fig. 14)
Loggetta sferoide leggermente appiattita, con poro subcilin¬
drico e collo basso. Pareti piuttosto sottili, rivestite da una serie
di costicine pochissimo elevate, disposte a maglie poligonali irre¬
golari.
Dimensioni : lunghezza 6,3 //, larghezza 5,8 fx.
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Osservazioni : Si differenzia da Arcliaoemoìias speciosa Defi.
per la mancanza di protuberanze coniche alla intersecazione delle
nervature.
Arcìiaeomonas heteroptera Defl. (fig. 16)
C. R. Acad. Se., CXClV, 1932.
Loricula ellipsoidale con poro conico contornato da un leggero
ispessimento marginale. Pareti sottili fornite di una serie di co-
66
L. RAMPI
stoline piuttosto sottili ad andamento leggermente sinuoso, in nu¬
mero e disjDOsizione variabile, attraversanti le pareti in senso
longitudinale e colleganti il poro all’ antapice.
Dimensioni : lunghezza 7 //, larghezza 6 u.
Distribuzione : Isola Fuur, Jutland, (Deflandre) ; Moreno,
U. S. A.
Archaeomonas Smithi Rampi n. sp. (fig. 2)
Loggetta irregolarmente sferoide con ampio collo subcilin¬
drico, allargantesi alla sua parte superiore a forma di un imbuto
rovesciato. Pareti sottili, strato secondario di silice robusto, on¬
dulato e membranoso.
Dimensioni: lunghezza totale 15,8 /( larghezza 11,4 //, (escluso
lo strato secondario di silice) ; spessore della silice secondaria 2,5
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Specie dedicata al Phiar.mo Ing. J. Smith di South Pase-
dena, U. S. A.
G'en. Archaeomonadopsis Deflandre 1938
Archaeomo7iadopsis Frengiieìlii Rampi n. sp, (flg. 1)
Loricula oviforme a pareti arrotondate attenuantesi progres¬
sivamente e prolungantesi in un ampio collo cilindrico legger¬
mente allargato alla sua estremità. Pareti sottili rivestite intera¬
mente da un robusto strato di silice secondaria fortemente on-
dulosa, formante una serie di protuberanze mammellonari ad apici
arrotondati, di dimensione e forma assai variante.
Dimensioni: lunghezza totale 22,2//, larghezza 15,3// (senza
la silice secondaria), larghezza del collo 4,3 //.
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Specie dedicata al Chiar.mo Prof. G. Prenguelli del Museo
de La Piata, Repubblica Argentina.
Aì^cliaeoinonadoipsis incerta Rampi n. sp. (flg. 3)
Loggetta periforme, a pareti poco curve, coi lati prolungantesi
in un lungo e sinuoso collo cilindrico. Pareti sottili ricoperte da
ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO
67
ornamentazioni circolari od ellittiche, interessanti lo spessore
delle pareti, di numero piuttosto scarso ed irregolarmente distri¬
buite sulla superficie del guscio.
Dimensioni : lunghezza totale 23,5 //, larghezza 6,4 //, lun¬
ghezza del collo 14,2 ,u, larghezza del collo alla sua estremità
0,85 //.
Distribuzione : Moreno, D. S. x4.
Arcìiaeomonadopsis elegante Rampi n. sp. (fig. 6)
Loricula sferica a pareti restringentesi progressivamente sino
a formare un collo óonico leggermente svasato alla sua estremità
orale. Pareti robuste ornate da protuberanze rotonde collegate da
nervature poco elevate, disposte senza regolarità od ordine appa¬
rente.
Dimensioni r lunghezza totale 10,6 larghezza 8,4 n.
Distribuzione : Moreno, U. S. A.
Gen. A-rchaeosphaeridium Defiandre 1932
Archaeospaeridinm Bangeardianiim Defl. (fig. 4)
C. R. Acad. Se., CXCIV, 1932.
Lorica sferica con poro suhconico imbutiforme, collo piuttosto
basso a lati fortemente obliqui formato dall’ispessimento della
parete. Strato secondario di silice ricoprente l’intera superficie
del guscio, a struttura liscia, leggermente rugosa, scrobicolata o
punteggiata.
Dimensioni : 14 a 16,5 u.
Distribuzione : Isola di Mors, Jutland ; Maryland, U. S. A, ;
Wembets, Giappone, (Deflandre) ; Moreno, U. S. A.
Osservazioni : Gli esemplari di Moreno sono di dimensioni
inferiori di quelle indicate da Defiandre.
(Laboratorio privato, Sanremo)
68
L. RAMPI - ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO ECC.
BIBLIOGKAFIA
1) Deflandre G. - Archaeomonadaceae, famille nouvelle de protistes
marins à loge siliceiise. C. E. Acad, Se. CXIV, 1932.
2) — Note sur les Archaeomonadacées. Bull. Soc. Bot. de Fr., T.
79, 1932.
3) — Seconde note sur les Archaeomonadacées. Bull. Soc. Bot. de Fr.,
T. 80, 1933.
4) — Troisième note sur les Archaeomonadacées. Bull. Soc. Fr. de
Microscopie, 7, 1938.
5) Frenguelli G. - Einige Bemerkungen zu den Archaeomonadaceen.
Ardi. f. Prot., 84, 1935.
PRE8EN i b-D
1 3 MAY194C
Finito di stampare il 20 aprile 1940 - XVIII.
SUNTO DEL REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ
(Data di fondazione; 15 Gennaio 1856)
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G. Pagliani, Elogopite e Titanolivina di Monte Brac¬
cio (Val Malenco) ........ 20
0. Bignardi, Contributo alla conoscenza istocliimica
delle cellule di Panetti ....... 23
C. Messina, I minorali di boro del granito di Baveno » 31
C. E. Capello, Le precipitazioni nevose nella conca di
Ulzio negli inverni 1933-1938 . ...» 49
L. Rampi, Archaeomonadacee del Cretaceo americano » 60
Nel licenziare le bozze i Signori Autori sono pregati di notifi¬
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