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Full text of "Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti"

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A    T    T    I 


DELL' I.  R. 


ISTITUTO  VENETO 


DI 


SCIENZE,   LETTERE    ED    ARTI 


TOMO  QUARTO.  SERIE  TERZA 


A  V  V  E  R  T  1  M  E  N  T  O 


111  csecuzione  dull' aiticolii  154  flos^li  statiiti  iiilorui  si  dieliiura  rhc 
ogni  aiitoi'O  e  particolarniuute  rispouaabiiu  clcllo  npinioiii  c  doi  falli 
espiibti  no'prupiii  scritti. 


<^. ///£)•  A.  10 


p 


A  T  T  I 


DELL  I.    R. 


ISTITUTO  VFJET 


D  I 


SCIENZE,  LETTERE    ED    AUT[ 


DAL  \OVF.MnRn    18r>8   all'  OTTOItHP    1839 


VE^EZIA 


PRESSO  LA  SEGRETERIA  DELL   ISTITITO 

N  L  L     PALAZZO     n  11  C  A  r.  F 

18,-i8  59 
IVEL  PRIV.  STAIUL,  AINTONELLI  ED. 


!    .    ,'     '  i 


ISSS'S9  DISPEIISAPRIIIt 


NO  T  A 

i:\lii\u(t    '■■.■■!\ 

suite  ombre  colorate  ottenute  col  solo  concorto  di  luci  bianche 


DEL    M.    E.    DOTT.    NARDO 

jiiii    lii'i:  ;'.ii;  i.i,  '! 


MuL  argomento  tlelle  ombre  colorate^  sul  quale  c'intrat- 
tenne  nella  passata  adunanza  il  nostro  onorevole  collega 
dott,  Bizio,  quanto  per  se  stesso  curioso  altrettanto  6 
interessante  per  la  scienza.  Fa  quindi  meraviglia,  come, 
quantunque  si  occupassero  di  esso  piu  o  meno  estesamen- 
te,  da  Leonardo  da  Vinci  a'giorni  nostri,  piu  diquaranta  (I) 
autori  di  lutte  le  nazioni,  non  siasi  ancora  portato  a  quel 
grado  di  scientifica  evidenza  e  di  popolare  chiarezza,  che 
pure  raggiunsero  le  spiegazioni  di  altri  fenomeni  ottici. 

Deve  essere  per  tale  eagione  che  ne'  moderni  trattati  di 
fisica,  dice  ne'  moderni,  giacche  Nollet,  Moratelli,  Traversi 
ne  fanno  cenno,  il  fenomeno  delle  ombre  colorate  o  si  tace 
od  avvertesi  appena^  e  chi  ne  parla  lo  colloca  fra  i  colori 
fisiologici  accidentali  ossia  di  origine  subbiettiva. 

(1)  Tali  osservazioni,  comunicate  in  parte  a  varii  amici,  m'impegnai 
fino  d'  allora  col  mio  carissimo  collega  dott.  Bizio,  di  fade  conoscere 
in  un  lavoro  ad  esso  diretto,  dope  roccolto  cjuanto  da  oltri  veune  finora  os- 
servato. 


Cominciai  fino  dal  \  855  a  lorniarmi  sii  oosi  intoressan- 
tc  siiggctto,  coirintcnzionc  di  richianiarlo  a  qiiella  vita  clio 
mcrita  c  di  rinnovarc  su  di  esso  una  seric  di  osscrvazio- 
ni  (I),  dopo  messomi  a  cognizione  di  qiianto  vennc  da  aitri 
osseriato,  per  lo  clie  raccoisi  con  fatica  e  dispendio  buona 
parte  delle  memoric  fino  ad  ora  pubblicatc. 

II  mio  lavoro  slorico  sperimentalc,  die  ollre  al  Leonar- 
do (2),  citava  d'  italiani  sollanto  il  Veuturi  (3),  il  Petri- 
ni  (4)  cd  il  Gherardi  (5),  potrili  ora  farsi  ricco  anche  del 
fatti  dal  dolt.  Bizio  manifestalici,  alciini  dei  quali  vcngono 
a  conforina  dcllc  mic  osservazioni,  quantunquc  la  slrada  da 
esso  batluta  sia  in  parte  differcnte  dalla  mia,  esscndomi  io 
di  prefcrcnza  occupato  nclla  riccrca  dolle  cause  del  feuo- 
meno  ingenerato  da  luci  bianche  od  assai  llcvemente  colo- 
rate. 

E  su  tal  punto  che  versa  la  presentc  Nota. 

Entrando  con  candela  accesa  in  una  camera  riscbiara- 
la  da  poca  luce  bianca,  oppure  introducendo  in  questa  da 
punto  lontano  viva  luce  riflessa,  appariscono  due  ombre  di 
un  corpo  intromesso  fra  detlc  luci  ed  un  parcle  bianco, 
r  una  delle  quali  e  azzurra  e  1'  allra  giallastra. 

Un  talc  fenomeno  si  pone  fra  i  colori  accideulali  sub- 

(1)  Leonardo  da  Vinci;  Ottone  de  Guerike;  Ab.  Millot;  Buffon; 
Scherfer ;  Meseas,  Beguelin ;  Wiikens;  de  Gieichen ;  H.  J.  T.  Flaguer- 
gues;  Bergman;  Bouguer;  Melville;  Priestley;  Mongez;  Opoix  ;  de  Car- 
valho  e  Sampago;  le  Gentil;  Rumphord;  Hassenfratz;  Goethe;  Schrank ; 
Venturi;  Petrini ;  Grottluis  ;  Muncke;  Zschokke  ;  Trcchsel  figlio;  Cho- 
vreul ;  Prieur ;  Wunsch ;  Lehot ;  Brewster ;  Polilmann ;  Tortual ;  Plateau  ; 
Arago ;  Gherardi ;  Muachow ;  Gorgonne  ;  Flcchner.    , 

(2)  Trattato  della  pittura,  1651. 

(3)  Mem.  della  Soc.  Ital.  T.  Vlll,  P.  2,  p.  699,  1799. 

('i)  Mem.  Soc.  Ital.  T.  Xlll,  p.  11,  1803,  c  Do'colori  accidental!,  oc 
Lucca,  181o,  4.° 

(r>)  Comm.  Acad.  Bon.  5854  I,  p.  oi9. 


—  7  — 

bioltivi  0  viene  confiiso  comunomcnlo  colic  ombre  coioratc 
otteniitc  con  luci  cromaliche.  L'  azzuiTO  credcsi  aver  en- 
gine dal  colore  azzurro  della  luce  celeste,  la  quale  rischiara 
I'orabra  cbc  ha  relazione  colla  luce  della  candela,  ed  il  giallo 
dell'altra  ombra  che  ha  relazione  colla  luce  celeste,  dal  gial- 
lo della  luce  della  candela  (I). 

Relativamente  all'origine  subbieltiva  di  tali  ombre  co- 
lorate,  Pohlmann  fu  il  primo  a  confutaria,  in  una  memoria 
stampata  negli  annali  di  Poggendorf  {2),e  J.  Muller  nclla  sua 
fisiologia  accolse  il  principio  della  obbieltivilii  di  tale  feno- 
meno  dislinguendo  le  ombre  colorate  in  obbietiive  c  sub- 
biettive. 

Le  mie  osservazioni  stanno  d'accordo  coll'opinione  dei 
due  accennati  fisici  Alemanni,  relativamente  all' essere  ob- 
bicttivc  le  ombre  colorate  di  cui  tcnni  pdrola.  Sembrami 
anzi  che  sicno  della  stcssa  natura  anche  altre  fra  quelle  cre- 
dute  di  originc  subbiettiva  ed  altribuite  ad  un  contrasto 
lisiologico,  come  fare)  conoscere  altrove,  come  Munchovv 
lento  di  provare  e  come  anche  apparisce  da  alcune  osser- 
vazioni fatte  dal  Pctrini  e  da  altre  notate  nella  memoria 
del  dott.  Bizio.  Fra  tali  osservazioni  sembrami  indubitata 
quella,  tante  volte  da  me  ripetuta,  che  contraddice  all'osser- 
vazione  di  Rumphord,  rclativa  al  dileguarsi  affatto  le  ap- 
parenze  di  coloramento  delle  ombre,  quando  si  guardano 
separatamente  dal  campo  contiguo  altraverso  di  un  tubo 
jnternamente  annerito. 

In  quanto  alia  causa  del  fenomcno  gii  indicata,  sembra 
doversi  mettere  in  dubbio.  Se  fosse  vero  quanto  viene  asse- 
rito,  non  apparirebbe  esso  sotto  condizioni  differenti  dalle 

(I)  Veggasi  Moigno,  Bepcrloire  cV  opliqueV.  II,  p.  580  e  Miillur, 
Manuel  (le  p/n/siologie,  Paris  184u,  p.  303., 

Ci)  T.  XXVIllj  p,  310  •       '-     "'    ''    


—  8  — 

aeconnate,  cioe  quando  noii  c'  cnlia  P  azzurro  del  oielo  n6 
il  colore  giallaslro  altribuito  al  lurao  artifiziale,  quando  in- 
fine  non  entrano  luci  colorate  di  soita  alcuna  e  si  fa  I'espe- 
rimento  con  sole  luci  bianclie. 

A  me  basla  per  ora  avvertirenella  presentenota  un  fallo 
su  cui  aUri,  per  quanto  mi  e  noto,  non  si  fermarono  colla 
dovuta  altenzionc,  e  cbe  se  non  presi  inganno  nel  rilevarlo, 
se  e  veramenle  quale  apparve  anclie  a  qualche  allro  os- 
servatore,  aprirebbe  forse  alio  studio  delle  ombre  colorate 
strada  diversa  da  quella  flno  ad  ora  tenuta,  ondc  tentarne 
la  dichiarazione. 

II  risuUato  delle  moltc  mie  osservazioni  su  tale  argo- 
mento  e  di  quelle  di  altri,  cbe  i)ure  non  si  accordano  ncl- 
r  ammeltcre  laccennata  causa,  puo  ridursi  ai  brevi  termini 
seguenli : 

Le  ombre  colorate  si  manifestauo  ancbe  indipendcn- 
temente  dal  concorso  di  luci  cromatiche,  tutte  le  volte 
cbe  due  fonti  di  luce  bianca,  Tuna  diretta,  e  I'allra  in- 
diretta,  ovvero  indiretta  diffusa  c  dirella  riflessa,  riscbia- 
ranti  conlemporaneamentc  un  dato  spazio,  trovansi  rc- 
lalivamente  ad  intensitu  e  ad  angolo  d"  incidonza,  in  un 
rapporto  speciale.  E  in  tal  caso  cbe  interponendo  fra  esse 
luci  ed  un  paretc  bianco  alcun  corpo  opaco,  produconsi 
a  data  distanza  due  ombre  del  corpto  slesso,  T  una  delle 
quali,  causata  dalfostacolo  poslo  al  passaggio  della  luce  in- 
cidcntc  o  dirella  piu  inlensa,  riscbiarata  da  luce  diffusa  me- 
no  inlensa,  moslrasl  di  colore  azzurro,  e  I'allra  causala  dal- 
r  ostacolo  poslo  al  passaggio  della  luce  diffusa,  riscbiarata 
dalla  luce  diretta,  moslrasi  di  colore  gialliccio.  II  fenome- 
no  apparisce  ancbe  con  luci  direlte  di  diffcrente  inlensil;\ 
come  ad  esempio  colla  luce  elellrica  di  confronto  a  quella 
del  gas,  e  con  due  luci  di  candele  ccrogene  d'  intcnsita  dif- 


—  9  — 
fereiite,  o  posle  a  diffcrcnto  distanza  dal  punto  sul  quale 
devono  progettare  le  ombrn  di  un  corpo  opaco.  Lo  stes- 
so  avvienc  aiiche  raddoppiaiido  un  sol  lunie  con  uuo  spec- 
chio  G  metlendo  nel  voluto  rapporto  d'  intensita  le  due  luci. 
liioltre,  quando  tre  o  qualtro  fonli  lumioose  sono  mes- 
so  fra  loro  in  ispcciule  relazioue  d"  intensili  e  di  dirczione, 
queste  influiscono  I'  una  sull'  altra  in  manieia  da  dare  so- 
pra  un  bianco  parele  alUeUante  ombre  di  un  corpo  opaco, 
di  differonte  colore.  In  tal  caso,  oltre  I'azzurro  ed  il  giallo, 
possono  apparire  il  violelto,  il  verde  ed  il  rosso  piii  o  rae- 
no  intensi.  Se  poi  il  parele  die  rieeve  I'ombra  azzurra,  in- 
vece  clie  bianco,  sia  colorato  p.  e.  in  giallo,  allora  1'  omt)ra.. 
si  vede  verde,  se  il  parete  sia  rosso,  1'  ombra  si  vede  \io- 
letta,  ec.  Si  aggiunga,  che  facendo  ancbe  cadere  sopra  I'om- 
bra gialla  aUra  ombra  azzurra  ottcnuta  con  allro  corpo 
opaco,  alia  stessa  maniera,  avvicne  da  tale  sovrapposizioue 
un  colore  verdastro,  e  lo  stesso  dieasi  facoiulo  cadere 
I'ombra  gialla  suU' azzurra. 

Per  quanlo  spelta  alle  ombre  colorate  prodoUe  usando 
luci  cromatiche  ed  ai  colori  complenieulari  che  ne  appari- 
scono,  secondo  la  varia  combinazionc  di  tali  luci  ed  il  diffe- 
rcnte  loro  grado  d'  intensita  ed  angolo  d'incidenza,  I'argo- 
mento  diventapiii  complicato;  sicche  il  fenomeno,  il  quale 
da  principio  comparisce  all'  occhio  obbiettivamenle,  c  pos- 
sibile  che  durante  il  corso  deU'esperimonto  si  trasformi,  od 
almeuo  si  compliciii  colla  sopraggiunta  di  subbietlive  ap- 
parenze. 

Tralascio  nella  presente  Nota  di  cntrare  in  maggiori 
dcttagli  e  di  esporre  i  varii  modi  di  spiegazione,  che  offri- 
rebbero  le  different!  teorie  linora  proposte  su  tale  argo- 
mento  delicatissimo  dai  varii  autori  che  se  ne  occuparono, 
e  cosi  pure  di  aualizzare  le  diflicolti  che  polrebbero  opporsi 
Scric  III,  T.  IV.  2 


-  10  — 

a  fiascuna,  cssendo  intenzionalo  di  oio  fare  in  separata 
memoria. 

IntaDto  mi  limito  ad  accennare,  colla  dovuta  riserva, 
chc  alcune  osservazioni  flnora  raccollc  mi  farebhero  sospet- 
tare  I'  esistenza  di  alcuui  rapporti  fra  le  ombre  colorate  e 
qualche  fenomeno  di  diffrazione,  di  polarizzazione  e  d'inter- 
ferenza,  ed  una  qualcbe  loro  refazione  con  altre  luci  azzur- 
re  finora  osservatc,  fra  cui  con  qnella  della  famosa  grotta 
di  Capri  illustrata  dal  Molloni,  dal  Belli  e  da  altri,  bcch^ 
pure  sarti  per  me  soggetto  d'  indagine,  onde  rilevare  con 
ispeziali  sperienze  quando  ci6  possa  cssere  conforme  alia 
verita. 


SULL'  ANALISl  DELLA  LUCE. 


N  0  T  A 


DEL  M.  E.  PROF.  BERNARDIIXO  ZAMBRA 


— °>ss^ — 


Nc 


leir  ultima  adunanza  si  lesse  una  Memoria  d'un  no- 
stro  collega,  nella  quale  6  detto:  «  Esservi  nello  spettro  so- 
lare  due  rossi,  uno  il  meno  rifrangibile  di  tutti  gli  altri  rag- 
gi  luminosi,  c  Taltro  piu  rifrangibile  certamenle  del  giallo, 
del  verde,  delf  azzurro;  ,  .  .  ,  esservi  un  giallo  di  rifrangi- 
bilitii  vicinissiraa  a  quella  del  violetto.  » 

In  un  altro  luogo  della  Memoria  pare  die  spunti  un 
qualche  dubbio  circa  la  verita  di  queste  proposizioni,  tanto 
diverse  dalle  dotlrinc  accolte  da  tutti,  e  pare  altresi  die 
I'  Aulore  desideri  di  sapere  quel  die  ne  pensino  i  colleghi. 

Se  cosi  e,  io  sono  lieto  di  andare  a'versi  di  un  desiderio 
col  dire  il  mio  avviso  in  questo  proposito. 

I  modi  principali,  noti  fin  qui,  di  fare  I'analisi  della  luce 
sono  Ire . 

-1 ."  La  rifrazioue  col  prisma ; 

2.°  r  assorbimento  coi  mezzi  colorati; 

5."  la  diffiazione  coi  reticoli  di  Fraunhofer. 

Lo  spettro  che  si  oltiene  per  rifrazione  col  prisma  di- 
mostra  die  i  raggi  di  luce,  come  sono  diversamente  rifran- 
gibili,  cosi  sono  anche  diversamente  colorati,  e  cbe  la  dif- 


—  i-2  — 

fercnza  cli  ihtrangibilit;^  c  (|nolla  jijipimto  clic,  dipgregando 
i  raggi  divorsi,  ne  iiielle  in  cvidenzn  \o  linte  diverse.  I  co- 
lor! dello  spotiro  solarc  sono  nn  niinicro  indcfinibilo,  e  si 
trovano  sempre  disposli  nel  raedcsimo  ordiiie.  Newton  li 
dislinse  in  7  principal!,  die  si  appollano  prismatic! .  Ciascii- 
no  dei  raggi  conserva  roslantonionl<'  il  grado  suo  di  rifran- 
gibililt'i;  qucsto  grado  vuoisi  diintpie  riguardare  come  una 
[iropriett'i  caratterislica  incrente  al  raggio.  K  per  la  oostan- 
za  di  rifrangihililt'i  die  i  raggi  di  un  colore  prisniatico  fjua- 
luiiqne  non  si  lasciano  piii  sconi[)orre  col  mezzo  della 
rifrazione  in  raggi  d'altri  color!  divers!.  I  color!  prismatic!, 
non  essendo  piii  ollre  decomponibili  per  rifrazione,  venne- 
ro  considorali  come  scmplici. 

Non  fn  di  questo  parere  Brewster.  Egli  avvcrti,  non  po- 
ters!  affermare  che  il  grado  di  rifrangibilita  sia  necessaria- 
mente  connesso  al  colore  do!  raggi,  in  guisa  che  !  raggi  d! 
una  certa  rifrangibilita  abbiano  un  certo  colore  semplice  c 
non  possano  avernc  altri .  Potrebbe  pur  essere  che  ciascu- 
na  minima  parte  dello  spcttro  fosse  composla  di  color!  di- 
vers!, die  i  raggi  component!  fosscro  tullavia  rifrangibil!  in 
egual  grado^  e  allora  non  si  potrebbe  disgiungcrii  con  la 
rifrazione  nel  prisma.  II  prisma  dun([uc  non  puo  razional- 
menle  avers!  per  un  mezzo  definitivo  di  analisi  dei  color!; 
ma  e  da  vcdere  se  !  raggi  non  i)iu  decomponibili  al  prisma 
si  possano  dccomporre  con  qualdie  altro  mezzo  .  L'assor- 
bimento  di  raggi  per  parte  dei  corpi  c  il  secondo  mezzo  di 
analisi  ddia  luce  che  abbiaino  ricordato  d!  sopra,  e  di  (jue- 
sto  appunlo  si  valse  Brewster  per  tcniare  una  ulteriore  de- 
coniposizione  de!  color!  prismatic! .  Guardando  lo  spettro 
solare  attraverso  di  un  vetro  azzurro,  di  (ludli  che  si  usa- 
no  per  gli  occhial!  dcstinati  a  tempcraro  la  luce  troppo  vi- 
va, e!   vide  una  certa  osrurila  coprire  il  mezzo   del   rosso, 


—  rs  — 

scomparso  tuUo  il  raiicio,  scomparFo  (jiuisi  luUo  il  vcrdo,  v 
rimanerc  buona  parte  del  turcliino,  un  pod'indaco,  epoco 
violetto;  al  contrario,  il  giallo,  presa  niaggior  oslensione  ad 
ambo  i  lali,  occnpare  insieme  anche  la  scdc  dcllaranciato  e 
del  verde.  Drcwster  argoracnto  clie  il  velro  avesse  assorbi- 
ta  la  kicc  rossa  die  niista  con  la  gialla  forma  11  raiicio,  e  la 
luce  turchina  cite  mista  con  la  gialla  fornin  il  verde,  d'onde 
inferi  chc  nei  luoglii  dello  spcttro  solare,  ove  si  vide  I'  aran- 
ciato  e  il  verde  c'  e  del  giallo .  Osservo  io  spetlro  con  allri 
vetri  di  facolla  assorbente  diversa  e  gli  venne  veduto  del 
giallo,  del  rosso,  e  delTazzurro  lungo  tulto  lo  spettro  .  Egli, 
riguardando  il  colore  come  una  qualitti  inercnic  alia  luce, 
pronuncio  che  siccomc  i  trc  colori  suddelli  esislono  commi- 
sli  nolle  varie  parti  dello  spettro,  cosi  la  luce  in  esse  i)arli 
non  e  omogenea .  Qucsta  sentcnza  lo  indusse  a  ristorare 
un'antica  opinione  del  P.  Castel,  di  Mayer,  e  di  altri,  die  la 
luce  dello  spettro  consti  di  tre  soli  colori,  rosso,  giallo,  az- 
zurro,  ciascuno  dei  quali  occupi,  in  proporzionc  svariata 
con  gli  altri,  tutta  quanta  la  lunghezza  dello  spettro.  Ed  an- 
die  immagin6  una  cotale  distribuzione  dei  tre  colori  dalla 
quale  risultino  ai  loro  luoghi  i  sette  colori  dello  spettro. 

L' opinione  di  Brewster  ebbe  molti  partigiani,Wollaston, 
Roung,  i  due  Ilerschel,  Mossolti.  Ma  sapeva  male  ad  altri  11- 
sici  che  fosse  rolta  cosi  quell'  alleanza  die  da  Newton  in  poi 
si  e  abituati  a  riconoscere  tra  la  rifrangibilita  dei  raggi  e  il 
colore  di  essi,  e  die  pare  anche  sancita  dalla  teoria  che 
regge  con  maravigliosa  unita  di  governo  il  complesso  dei 
fenomeni  ottici ;  si  propcndeva  a  credere,  malgrado  il  no- 
mc  celebre  di  Brewster,  che  nelle  osservazioni  dell'  acuto 
Inglese  vi  avesse  un  qualche  abbaglio;  ed  era  voto  cho 
le  osservazioni  fossero  con  diligenza  rivedule.  Risposero  al 
voto  Airy,  Draper,  Melloni,  e  da  ultimo,  scnza  sapeieTunc* 


_i4  — 

tk'iraitro,  Bernaicl  e«l  Ilclinlioltz .  Le  osscrvazioni  ili  tutti 
suno  coiicorcU  a  dimoslrare^  die  nellc  espericnzc  cli  Brew- 
ster, quando  si  ahbia  cura  die  non  entri  nell'occhio,  insie- 
me  alia  luce  ddlo  spoliro,  nessuna  luce  diffusa  cheproven- 
ga  o  dalle  iinpeifezioni  del  prisma, o  dalle  rillcssioni  multiple 
alia  superficie  di  questo  dal  vctro  stesso  con  cui  si  osserva 
tntto  lo  speltro,  e  quando  si  stia  in  guardia  contro  le  illu- 
sioni  della  visla  nel  contraslo  dei  oolori,  ma  si  osscrvi  cia- 
scun  colore  prisniatieo  ben  isolalo,  e  si  abbiano  li  vicini  al 
paragone  il  colore  inodificato  dall'  assorbimentoe  il  colore 
primitivt),  allora  lo  cose  vedule  da  Brewster  non  si  vedono 
pill.  Cosi  alia  opinione  di  Brewster  venne  a  mancare  I'ap- 
poggio  dei  futli,  e  rimase  meglio  accreditata  I'opinione  del- 
la  semplicila  dei  color!  prismatic!. 

Se  daU'analisi  qualitativa,  diro  cosi,  della  luce  solare  vo- 
gliamo  fare  un  passo  verso  la  quantilaliva,  c  da  notare  che 
ndlo  speltro  per  rifrazione  non  si  trovano  giustamcnte  di- 
slribuili  i  raggi  di  luce  secondo  il  grado  di  rifrangibililii . 
Per  la  costituzione  del  prisma  avviene  die  due  raggi  molto 
prossim!  nellordine  della rifrangibilila,altraversando  il  pris- 
ma, vengono  a  disgiungersi,  ed  a  divergere  tanlo  piu  quauto, 
pill  rifrangibiio  e  il  gruppo  a  cui  appartengono,  cosicclie  le 
parti  piu  rifrangibili  della  luce  rioscono  piii  rard'alle  nello 
spettro  die  non  lo  mono  rifrangibili,  e  quindi  I"  azzurro, 
I'indaco,  il  violello,  in  confronto  del  rosso,  dell' aranciato, 
del  giallo,  vi  pigliano  piu  di  sjtazio  che  non  sarcbbc  voluto 
dal  solo  aumento  di  rifrangibilita. 

II  modo  pill  acconcio  di  riconoscere  la  coniposizione 
della  luce,  e  reslcnsione  ddle  sedi  die  spettano  ai  divers! 
raggi  ndlo  spettro,  c  qudio  per  diffrazioiie  coi  reticoli  di 
Frauidiofcr.  Negli  spdtr!  cbe  oltengonsi  in  questo  modo  la 
.sola  condizione  da  cui  dipeiule  la  cosfiluzione  ddlo  speltro 


—  15  — 

(J  la  lunghozza  delle  diverse  ondulazioni  dei  raggi  compo- 
nent! la  luce.  L'  analisi  della  luce  e  fatla  qui  ncila  maniera 
pill  dirctta,  ed  e  salva  dalle  altcrazioni  die  vi  produce  il 
passaggio  dei  raggi  per  un  mezzo  rifrangente.  Lo  spettro 
per  diffrazione  e  lo  spettro  normale;  in  csso  I'ordine  dei  co- 
lon e  il  medesimo  die  nello  spettro  per  rifrazioflo .  11  no- 
stro  Mossotti  fece  la  bclla  osservazioue,  che  nello  spettro 
normale  la  iutensiti  di  luce  e  massima  nel  mezzo  della  lun- 
ghezza  e  va  diminuendo  con  la  medesima  legge  tanto  da  una 
parte  verso  il  rosso  quanto  dall'  altra  verso  il  violetto.  Que- 
sto  fenomcno  probabilmente  e  subbiettivo;  forse  esistc  in 
ogni  parte  dello  sjiettro  una  quantita  egualc  di  raggi;  ma  i 
raggi  di  mezzo,clie  son  queili  lecui  ondulazioni  lianno  la  lun- 
ghezza  di  555,  5  milionesimi  di  millimetro,  sono  i  meglio  at- 
ti  a  produrre  in  noi  la  scnsaiione  della  luce,  e  talc  attitudi- 
ne  va  diminuendo  alio  stesso  modo,  tanto  col  cresccre  quan- 
to col  diminuire  della  lungliezza  delle  ondulazioni,  fino  a 
diventare  nulla. 

Per  questi  cenni  si  vede  che  negli  spettri,  c  di  rifrazio- 
ne  e  di  diffrazione,  I'ordine  dei  colori  segue  sempre  I'ordine 
della  rifrangibiliti  o  della  lungliezza  di  ondulazione.  Se,  co- 
me dice  r  autore  della  memoria  citata  da  principio,  c'e  quc- 
sto  rosso  molto  rifrangibile  coperto  da  altri  colori  egual- 
mente  rifrangibili^  come  non  occorse  mai  in  tanti  esperi- 
menti  di  trarnelo  fuori?  I  colori  che  diciarao  dei  corpi  so- 
no sempre  composti .  Ora  nella  indefinita  varieta  di  com- 
posizione  di  quel  colori  non  si  ebbe  mai  alio  scoperto  un 
rosso  pill  rifrangibile  di  qualche  allra  tinta .  Lo  spettro 
della  luce  rimandata  da  un  corpo,  si  Irova  piii  o  men  difet- 
livo  in  confronto  dello  spettro  solare,  ma  non  mai  alterato 
neir  ordine  dei  colori;  non  vi  si  vede  mai  un  rosso  piu  ri- 
fratto  clio  un  altro  colore.  :  '  > 


—  k;  — 

Ma  per  clie  motlo  raulorc  arriva  a  qiiclla  sua  conclusio- 
nc,  contrarja  alia  doUrina  goncralo?  Vi  arriva  movendo  da 
iin  siipposto  gratuito,  it  quale  prcso  nel  conccUo  di  Ini  o  an- 
clie  assurdo,appoggiandosi  ad  una  iuduzionc  evidentementc 
infranla. 

II  suppdsto  gratuito  t;  die  due  striscc  colorate,  che  nei 
suoi  csporinienli  fianchcggiauo  T  umbra  di  uii  cilindretto  il- 
luminalo  da  una  luce  bianca  e  da  una  luce  di  colore,  nasca- 
no  dalla  divisione  di  questo  colore.  E  II  supposto,  consi- 
derato  nel  concetlo  dell'  autore,  c  anche  assurdo,  perclie 
ammette  die  questo  colore  il  quale  si  divide  o,  com'  egli 
dice,  ricsce  sdoppiato,  sia  un  colore  eleraenlare. 

L'  iiuluzioncpoi  evidenteuiente  infranta  eccola:  «  Dic- 
Iro  qualclie  espcrimento  si  erige  in  falto  generalissimo,  o 
legge,  die  nell'  ombra  il  colore  che  spetta  ai  raggi  meno  ri- 
frangibili  si  trova  sompre  a  fronte  della  luce  piu  diretta,  c 
queilo  die  apparliene  ai  raggi  piu  rifrangibili  si  rinviene  al- 
ia volta  della  luce  piu  obbliqua.  »  Poi  si  dice:  che  niesso  a 
cimento  il  color  vordf,  i  risultati  riuscirono  conlrarii  al 
fatto  occorso  dianzi,  e  si  soggiunge  che  riuscirono  conlra- 
rii anche  per  altri  colori.  Dunque  respcrionza  nega  ripetu- 
tamente  die  il  falto  suddetto  sia  generale.  Lo  sludioso  non 
ha  allro  parlilo  che  di  rinunciare  a  qudla  idea  della  genera- 
lita  del  falto.  II  noslro  autoreal  conlrario  non  pensa  neppu- 
re  che  questo  parlilo  ci  sia,  escrivc:  « Allro  parlito  non  ri- 
maneva  a'  niiei  deducimcnli  che  solo  di  concludere,  esserci 
nello  spcltro  dd  Newton  due  rossi,  uno  il  meno  rifrangibile 
di  tulli  gli  altri  raggi  luminosi,  c  1'  allro  pii!i  rifrangibile 
certamente  dd  giallo,  dd  verde,  dell'  azzurro  .  » 

La  conclusione  e  assai  coraggiosa,  ma  supposlo  die  il 
fallo  fosse  propriamcnle  couforme  alia  condusioue,  I' auto- 
re  avcva  il  mezzo  di  faria  Irionlare,  e  di  [trodamare  una  sco- 


—  17  — 

perta  delle  piu  iiuispettate,  e  non  si  capisce  perch6  non  ab- 
bia  adoperato  qnesto  mezzo  die  6  facilissimo .  Basta  mo- 
strare  col  prisma  alia  raano  die  quel  rosso  che  riesce  isola- 
te nelle  esperienze  dell'autore,  e  piu  rifrangibile  o  ddgial- 
lo,  o  del  vcrde,  o  deU'azzurro. 


Serie  ///,  T.  IV. 


Sullc  teorie  di  Lagrange  e  di  Vandermonde  spcttand  alia 
risoluzioiie  gcncralc  delle  equazioni  algebriche,  e  sulla 
risoluzione  delle  erjuazioni  di  quarto  grado  per  radici 
esleriori  quarle. 


NOTA 


DEL  M.  E.  PROF.  S.  R.  MINICFI 


L 


iJe  osservazioni  die  si  contengono  in  questo  breve 
scritto  iatoino  alle  teoriche  del  Lagrange  e  del  Vandermon- 
de, riguardanti  la  generale  risoluzione  delle  equazioni  alge- 
briclie,  hanno  lo  scopo  di  rilevare  e  reltificare  alcuni  piinli 
storici  di  si  vasta  c  Iravagliata  qiiestione.  Un  piu  liingo  e 
compiuto  lavoro,  the  offre  alcuni  mezzi  analitici  onde  agc- 
volare  la  formazione  delle  equazioni  risolvcnti  indicate 
dalla  teorica  lagrangiana,  verra  da  me  prcsentato  in  una 
delle  prossime  Adunanze.  Frattanto  non  lasciero  di  notare 
d'  aver  risoUo  col  metodo  gia  raentovalo  nella  Sessiouc  27 
Giugno  p.  p.  lo  equazioni  di  4."  grado  per  sole  radici  esle- 
riori quarle,  ottenendone  due  soluzioni  diverse,  Tuna  delle 
quali  esprime  ogni  radicc  cercala  mediante  !e  radici  quarle 
di  Ire  quantib'i,  clie  sono  le  radici  d'  una  equazlone  di  3,° 
grado,  i  cui  coefficienti  dipendono  da  un'  altra  equazione 
pure  di  grado  terzo.  La  seconda  di  delle  soluzioni  assegna 
le  richieslc  radici  per  mezzo  d'  una  equazione  di  grado 
secondo,  i  cui  coefficienti  dipendono  da  una  risolvente  del 


—  2U  — 
fcrzo  grado.  Alia  fine  di  qucslo  scrilto  soggiungcr6  la  co- 
miinicazione  de'risultati  di  ambodiio  quelle  soliizioni. 

Dopo  Ic  scoperle  (atte  nel  sccolo   decimoscsto   daglt 
analisti  italiani  della  risoliizione  dello  cquazioni  di  3."  e  di 
4."  grado,  11  piii  niomorabile  tcntativo   onde  risolvere  le 
cquazioni   di  grado  supcriore  fu   i!   melodo  proposto  dal 
Tschirnhaus  {Atli  di  Lipsia,    1083),  clic  serve  a  privare 
una  cquazionc  algebrica  da  qualsivoglia   numero  de'  suoi 
termini  inlermedii.   Indi  nel  secolo  sussegucnte  I'Eulero 
(Commcntarii  dcW  Accadcmia  di  I'ielrobiirgo,  t.  VI)  espone- 
va  la  primordiale  congettura  confermata  <lalle  posteriori  e 
pill  recenti  dotlrinc  degli  analisti  sulla  forma  dell"  espres- 
sionc  d'  ogni  radicc  d'una  cquazione  algebrica,  e  suggeriva 
altresi  il  i)cnsiero,  non  avveratosi,  cbe  ogni  cquazione  al- 
gebrica potesse  cosi  ridursi  a  dipendcrc  da  una  cquazione 
di  grado  prossimo  inferiore,  i  cui  coeflicienti  fossero  espres- 
si  razionalmente  per  qiielli  della  proposta.  E  notevole  cbc 
quest'  ultima    riduzione   sia    stabilila   dal  Maluisten  qual 
condizione  nccessaria  della  risoiubilila   d'  una   cquazione 
algebrica  nella  Memoria,  in  cui  quel  valentc  analista  (Ginr- 
nale  di  fiiaiemaliche  del   Crclle^  vol.  oi.°)   si  propose  di 
conipiere  il  principale  oggetto  dell'  iniportante  lavoro  po- 
slumo  lasciato  inconipleto  dal  cclcbrc  Abel  sulla  teorica 
delle  cquazioni  algebricbe.  Risultercbbe  dalla  Proposizionc 
del  Malmsten,  cbe  qualora  csistano  fra  i  coefGcicnti  d'una 
cquazione  del  5."  grado  le  tre  relazioni  cbe  fanno  sparire  i 
coefficienti  de'  termini  di  grado  dispari  nell'  cquazione  ri- 
solvenlc  di  6.°  grado,  quest'  ultima  cquazione  debba  avere 
le  sue  radici  tutte  razionali.  Se  non  cbc  la  seconda  con- 
gettura immaginata   dall'  Eulcro,  ma  non  avveratasi,  ben 
lunge  dair  csscrc  ammcssa  c  propugnala  dal  Bczout,  come 
vienc  acccnnato  dal  Malmsten  [Memoria  citata,  pag.  40,47), 


^i  

fu  apertamente  avversata  dallo  slesso  Bezout  nella  scconda 
delle  due  Mcmoi'ie  sulla  risoluzionc  dcllc  cquazioni  di  luUi 
i  gradi  publjlicale  fra  quelle  delT  Accadeniia  dclle  Scienzc 
di  Parigi  per  gli  anni  1762,  Mdly  (Mem.  .dc  Varis-amice 
-1705^  pag.  533)  ;  e  oio  venne  rieonosciulo  aneo  da  La- 
grange nella  sezione  III  della  classica  sua  IMemoria  intilola- 
ta  :  Reflexions  stir  la  rcsoiuHon  algebriquc  dcs  cqualions 
(Nuove  Memorie  dell' Accademia  di  Berlino,  anno  1771, 
pag.  -139).  Era  invece  opinioue  del  F.ezout  ehc  la  risolvenlo 
dcH'equazione  di  5.°  grado  fosse  dun  grado  suociiorc,  cioe 
del  24.",  nia  clie  qiiesta  non  raccliiiidesse  die  le  difficolla 
de'  gradi  iuferioii  al  3.°,  c  gli  argonienli  onde  qucll'Autorc 
confoitava  la  sua  senlenza  furono  poi  conlraddeUi  da  La- 
grange nella  cilata  Memoria,  pag.  140.  Le  ricerclie  del  Be- 
zout furono  contemporanec  ad  analoghe  indagini  dell'Eu- 
lero  inserite  nel  T.  9."  dei  nuovi  Commentarii  dell'  Aeca- 
deinia  di  Pietroburgo.  hi  qucslo  sommo  geomelra  csibi  le 
espressioni  delle  radici  sotto  un  nuovo  aspetto  vcrificato 
dalle  teorie  dcgli  odierni  analisli,  ed  espose  un  melodo  di 
soluzione  simile  a  quello  del  Bezoul,  e  corrispondenle  al 
mezzo  suggerito  dal  Tscliirnhaus  per  toglierc  piii  termini 
da  una  data  equazione. 

La  comunc  origine  de'metodi  delT  Eulero  e  de!  Bezout 
da  quello  del  Tscliirnhaus,  c  ii  paragone  de'metodi  anleriori 
di  soluzione  delle  equazioni  di  3.°  c  di  4."  grado  vennero 
profondamentc  discussi  cd  illustrati  nella  cifata  Memoria 
di  Lagrange  colla  perspicuita  ed  ampiezza  di  teorie,  ciic 
caratterizzano  le  sue  i)roduzioni.  Valcndosi  d'una  speeiale 
funzione  delle  radici  dell'  equazione  da  risolversi,  e  con- 
fermando  la  prima  congettura  dell'  Eulero  -  sulla  forma 
delle  espressioni  di  delte  radici,  egli  dedusse  i  principii  ge- 
ncrali  intorno  alia  composizione  cd  a'  gradi  del'e  Ojuazioni 


—  22  — 
risolvcnli  dn  lui  po?cia  riprodolli  cd  anipliiili  ndle  Nolo 
XIII  o  XIV  del  Tratlalo  sulla  risoliizioiic  niimci-ioa  dcllo 
(Mjiiazioni.  Trovansi  puic  in  qnella  Alenioria  le  nozioni 
fondaniontali  circa  alia  ridu/ione  dolle  funzioni  razionali 
d'una  radice  a  forma  iiitera  di  grado  inferioro  alia  data 
oquaziono,  e  Ic  teorle  primordiali  sidle  funzioni  simili,  c 
sid  niuncro  di  valori  clie  piio  assumere  una  funzionc  alio 
allornarsi  dcllo  quantila  principal!  in  cssa  comprcse.  Monlrc 
Lagrange  comunicava  la  cclcbre  sua  IMemoria  all'  Accado- 
mia  di  Bcrlino  un  iniportante  lavoro  sullo  slesso  soggctlo 
era  presenialo  del  Vandcrmonde  alTAccadeniia  delle  Seien- 
ze  di  Parigi.  Ambedue  qucste  produzioni  sono  da  riferirsi 
al  1771,  sebbono  le  due  prime  Sezioni  della  Mcmoria  di 
Lagrange  si  trovino  inscrite  fra  le  Nuove  Mcmorie  dell'Ac- 
cademia  di  Derlino  per  V  anno  1770.  Ora  nel  T.  IV  degli 
Alii  dcir  Accadcmia  de'Fisiocritici  di  Siena  pubblicalo  nel 
1770  Icggesi  a  pag.  129  una  Disserlaziono  di  Gian  France- 
sco JMalfalti  siille  cquazioni  di  5."  grado,  in  cui'  con  un 
metodo  acccnnalo  da  Gal)ri('lc  Manfredi  nel  T.  Ill  de'Com- 
nientarit  dclf  Isliliilo  di  IJulogna  si  dimostra,  clie  ogni 
( qua/.ione  di  i>.°  grado  dipende  da  una  risolvenle  del  gra- 
do scslo,  e  si  assegna  1' espressione  di  questa  risolvenle 
delerminandonc  razionnlmenle  i  coefficienli  per  mezzo  di 
qnelii  dclh  proposla.  Delia  risolvenle  di  G."  grado  Lagrange 
non  lia  dato  nella  sua  iMemoria  clie  il  coefiicienle  del  se- 
condo  termine,  ch'e  il  piu  facile  a  calcolarsi,  e  lornerebbe 
sonimanienle  laliorioso  T  a|>plicare  il  molodo  da  lui  addila- 
lo  al  calcolo  degli  allri  5  eneflicienli.  Conviene  pertanto 
renderc  al  ^lulfalli  quella  lode,  die  gli  e  Irihulata  d;d  Uuf- 
fmi  negli  Alii  della  Sociela  Ilaliana  dolle  Scionzo  (Vol  XII), 
duianlo  li!  conlroveisia  insorla  fra  lui  o  il  i\IaliaUi  sulla 
inipi)ssil)ilila  di  risolverc  in  goiioi'alo  leoquazioni  algcbriclie 


23 

supci-iori  al  4."  ::^i'ado,  dell  avoie  now  solo  rilev.Uo  clic  la 
risolvcnlc  d'lina  eqiiazione  di  o."  grado  non  supera  il  grado 
seslo,  lua  dato  iuoltrc  i  valori  raziouali  dc'  cocflicieoti  di 
simile  risolvente. 

Pai'teado  da  una  espressione  d'  ogiii  radice  dcH'  equa- 
ziouo  da  risolvei'si,  cbe  si  pu6  facihnentc  desumere  dalla 
fuiizioue  Lagrangiana,  le  ricerclie  del  Vandermondo  giiida- 
no  ad  aiKiloglie  consegueiize  rispello  a'gradi  dcllc  eqiia- 
zioni  aiisiliarie.  Nel  liiuaiieiite  il  uietodo  di  quell'  Aulore 
si  distingue  dagli  altri  pel  uiodo  oiid'  egli  intranreude  il 
cak'olo  di  quelle  parli  di  luu/ioui  siinmelriehe  da  liii  cliia- 
luate  li[»i  parziali,  die  rimangono  invaiiabili  pel'  deternii- 
nale  sosutuzioni  eireolari,  e  di  cui  si  eouiiiongouo  le  quan- 
lila  solloposle  a'  segni  delle  radiei  esleriori  nell  espressione 
d'ogniradiee  dell' equazione  da  risolversi.  A  quest' uopo 
egli  si  vale  d'  un  algoritmo  che  ag(!Vola  le  riduzioui  dei 
tipi  parziali  in  altri  aggregati  consimili,  ncll'  intealo  d'in- 
dagaresepossano  alline  dipeudere  da  espressioni  raziouali 
de'coefQcienti  della  data  equazione.  Se  non  che,  malgrado 
reiterate  prove,  non  giunge  a  seuoprire  o  presagire  la  uie- 
ta,  ne  alcuna  teoria  gli  offre  una  guarentigia  di  successo 
nell'ordine  ascendente  di  siinili  riduzioui.  Nondimeno  quel- 
I'algoritmo  merita  molta  altenzione  pe' vantaggi  che  pu6 
presentare  in  siffatti  ealcoli,  e  souo  altresi  notevoli  alcune 
formule  esibite  dallo  stesso  Autore  pel  calcolo  delle  funzioni 
simmetriche  contemporaneamente  alle  dotte  indagini  pub- 
blicate  dal  Waring  su  questo  soggotto  nolle  Meditadones 
algebrnicac.  Ma  sembrano  rimasti  inosservali  od  obbliati 
alcuni  tratti  della  Momoria  del  Vandermonde  non  tanto  aslru- 
sa  per  I'indole  della  quistione,  quanto  faticosa  alia  leltura  per 
qualche  oscuritu  di  dettato  c  non  infrequenti  mcnde  tipo- 
grufiebe.  Nell'  uno  di  que' passi  (Art.  XXXIV,  n Z"  2)  l'  An- 


^2\ 

(oro  avvoilc  (li  iioii  nver  iiiai  Irovato  c  d' cssep  convinlo 
rhc  non  csisfoiio  (ipi  parziali  di  ciiiquo  quanliiri  dolali  di 
trc  o  di  qiiattro  valori,  ossorva/ioiic  ch'  (''  quasi  il  prcludio 
od  il  germo  del  I)oi  Tcoiciiia  linvomilo  o  diiiioslrato  dal 
UiifOni.  In  allri  kioghi  cgli  alTerma,  e  comprova  con  un 
oseinpio,  di  pokn'  I'isolvero  algcbricamentc  V  c(iiiaziono 
])inomia,  di  clio  gli  era  iiK^sliori  preoccuparsi  nella  risolu- 
ziono  alg(d)rica  dello  cijiiazioni,  onde  cvitaro  lo  cspressioni 
trascondcnli  delle  i-adici  dcliiiiuta  per  quaiilila  trigonomc- 
Iriclie.  Ed  infalti  allarticolo  VI  delia  sua  Meiuoria  dichiara 
die  r  oqnazionc  convei'libilo  di  grado  m,  a  ciii  si  riduce 
I'cqiiazione  blnoniia  di  grado  2m  -f-l  prinio,  e  scm])rc  facile 
a  risolrcrsi,  come  si  avrehhc  vnduto  (ai't.  XXXV)  medianle 
il  calcolo  per  un  caso  parlicolare.  Iiidi  deduce  le  radici  del- 
rcquazione  *'•  —  i  =r  0,  clie,  emcndato  un  ciToro  tipo- 
grafioo,  furono  poscia  verificale  da  Lagrange.  Ed  infine 
ripcle  (art.  XXXVI)  clie  gli  e  facile  la  soluzione  della 
suddctla  equazionc  coiworiihWc,  atlcsoche  non  e  d'nopo  tullo 
al  pill  die  delerminare  la  quanUtd  die  rapprcscnla  qual- 
sivof/lia  delle  sue  radici,  c  non  oUencre  die  sia  indif- 
ferenlr  In  scamOio  delle  radici  fra  loro :  lo  clie  significa 
ridui-si  in  lal  caso  funzioni  simnieh'iclie,  espriinil)ili  pei 
coefricienti  dell'  equazione  medesinia,  le  qnanlita  soggelle 
a'segni  radicali  ncH' espressione  generale  d'ogni  radice. 
Solo  dopo  un  inlervallo  di  ventotlo  anni  il  celebre  Gauss 
nclle  sue  Disquisiliones  arillmciicac  scoperse  i  bei  Teo- 
reini  sulla  risoliizione  dell' equazione  l)inomia,e  sulla  cou- 
scguenle  divisione  della  circonferenza  in  parli  eguali,  e 
pill  iardi  Lagrange  nella  Nola  \1V  del  Trattalo  delle  equa- 
zioni  dedusse  da'prineipii  della  sua  luminosa  tcoria  una 
elegante  soluzione  inimediata  dell' equazione  binoniia,  e 
rainiiieinoraiid<»  eon  encoinio  il  lavoro  del   Vandennonde 


—  25  — 

gli  retribuiva  I  oiiorc  della  risoluziono  doU'eqiiazione  bino- 
mia  dcir  iiiulecimo  grado.  L'  illustre  Poinsot  nell'  anali- 
si  di  qu(!l  Ti-altalo  approvafa  dallo  stessso  Lagrauge  cbbe 
a  notare,  cbe  il  Vandermonde  non  parea  diibitare  del  siic- 
cesso  del  suo  melodo  per  la  rlsoluzione  dell'  equazioni 
biiiomie.  Ma  le  dicliiarazioni  espresse  dal  Vandermonde 
negli  articoli  sovraceitali  mostrano  ch'egli  fu  ii  primo  a 
riconoscere  la  lisolubililii  algebrica  di  siffatte  equazioni. 
Sebbenc  non  sia  argoraenlo  del  presente  scritto  lenere 
discorso  delle  ricerche  sulla  teorica  delle  equazioni  alge- 
briohc  e  della  loro  risoluzione  dovute  a'gcometd  odierni, 
e  mentovate  nella  no!a  preccdente  27  Giugno  p.  p.,  mi  e 
d'  uopo  pero  osservare  clie  il  sig.  Berndtson  nel  Vol.  XI 
degli  Aunali  di  Matematiclio  del  Gergonne  La  esibito  la 
soluzione  d'un'cquazione  triiiomia  del  5."  grado  priva  del 
2."  3."  e  -i."  termine  e  coll'  ultimo  termine  reale  negalivo, 
e  in   generale    dell'  equazione   trinomia  di   grado  dispari 

La  foi'niula  del  Berndtson  comunicata  al  Gergonne  dal 
Bcrzclius  in  data  17  Marzo  1821  porge  I'cspressione  alge- 
brica finita  doir  unica  radice  reale  positiva  della  predet- 
ta  equazione,  e  viene  proposla  come  esatta,  ma  si  do- 
vrebbe  giudicare  soltanto  approssimativa  per  la  condizione 
imposla  cbe  sia  k  quantita  reale  positiva.  Ecco  del  resto  la 
seinpliee  e  singolare  soluzione  da  lui  offerla, 
Sia  r  equa/iono 

iu  cui     a     inlero  positivo,  e     k     reale  positiva. 
Facciasi 

2«-f-I  2.11  /,  zn  7. 

a=z\/{\^k),     h=^{\^t),     c=^J^i-hl), 
Sciie  III.T  IV.  ^  4 


—  2G  — 
I  uiiioa  railicc  rcnilo  posiUva  pnra 

Se  qiK'lla  foniuila  fosse  esatla,  o  potcsse  osicndcrsi  del 
parial  caso  di  /.  qualiinqiio, nvre])bede(iso  affermalivamente 
la  qneslione  dolla  risolubilila  algebrica  dclle  equazioni  di 
5."  grade.  Iniperocclie  da  una  consimilc  cquazione  Iriiio- 
mia  ilchiarissimo  Eisenstein  (Giornale  del  Crelle,  VoI.XXVIF, 
p.  82),  annuncio  dipcndcro  la  risoliizione  d'ogni  equazionc 
di  ri."  grado  :  e  ad  una  equazione  trinomia  di  simil  forma 
ancoichiar.  sig.  J(>rrard  ed  HamMton  hanno  trovaloridursi 
I'cquazione  del  ;3."  grado  compieta,  al  quale  oggelto  Tillu- 
strc  Ilcrmite^  dopo  di  aver  risolto  T  equazione  oosi  ri- 
dolla  per  mezzo  di  (rascendenti  elliUiche  (Comples  rcndus 
de  I' Academic  dcs  Sciences  de  Paris  \'6  ilars  1838),  propo- 
se un  prooedimento  analilico  onde  agevolare  i'applicazione 
del  inetodo  del  Tschirnhaus,  e  giungero  per  una  via  meno 
laboriosa  ad  eseguire  simile  riduzione  (Comples  rendus  24 
Mai  1858). 

Quantunque  nel  metodo  Lagrangiano  sieno  additati 
alcuni  espedienti  per  facilitare  la  formazione  dello  equa- 
zioni risolvenli,  nondimeno  il  procedimenlo  ivi  indicato 
sarebbc  assai  laborioso  aneo  per  comporre  la  risolvenle 
di  0."  grado  d'nna  cquazione  di  grado  5."  Imperocclic  la 
sola  deduzione  del  eoefficiente  del  2.°  terraine  di  questa 
risolvenle  ricliiede  non  breve  lavoro,  e  il  calcolo  degli  altri 
cin<jiic  coefficienli  si  renderebbe  sempre  piu  grave  ed  in- 
Iratlabile,  cosicoIkj  non  fu  mai  compiuto  (  Veggasi  una 
Memoria  dellilluslre  sig.  Barono  G.  Plana  fra  quelle  della 
R.  Accademia  delle  Soienze  di  Torino  T.  XVI.  Serie  II),  ni- 
si possedova  finora  allra  risolvenle  dell"  cquazione  di  5." 
grado  die   (juella   dedolla  dal  Malfalli  eon  un  mclodo  clic 


—  27  — 
lion  s'  allompra  alio  li-accie  segnate  dallu  teorica  Lngraii- 
giana.  II  procediniento  cli' io  mi  propongo  di  csporre  a 
quest'  uopo  nella  Meuioria  annuaciata  puo  guidaic  in  mu- 
do  meno  I'aticoso  alia  fonnaziuue  della  risolvonlc  coH'uso 
di  una  niiova  funzioae,  per  mezzo  della  quale  si  espriniono 
icoeffloienti  deU'equazionc  ridotta,  di  grado  inferioro  d'una 
unili  a  quello  della  proposta,  senza  desistere  dalle  traccie 
della  Icorico  Lagrangiana,  e  da'suoi  luminosi  principii. 

E  da  notarsi  inollrc  die  in  quella  teorica  non  si  fa  che 
un  cenuo  della  possibJiita  di  trattare  le  cquazioni  di  grado 
non  primo  al  modo  stesso  delle  equazioni  di  grado  priiiio, 
cioe  per  mezzo  di  radici  esleriori  d'un  grado  n  eguale  a  quello 
deir  equazionc  proposta.  Ma  allora  T  equazione  ausiliaria 
binomia  del  grado  n  avendo  uu  uuraero  di  radici  primitive 
inferiore  ad  n —  I,  uc  sorge  una  riduzione  nel  valore  del 
suo  grado.  Analizzando  questo  soggetlo  pervenni  col  mio 
metodo  a  due  diverse  soluzioni  dell'  equazionc  di  quar- 
to grado  per  radici  estcriori  quarte.  Siffatta  manicra  di 
soluzione  non  e  stata  tinora,  ch'io  sappia,  intrapresa  dagli 
analisti  e,  se  ben  mi  sovvengo,  era  riguardata  impossi- 
bile  dal  Wronsky.  Bensi  vennc  invcce  offerta  dal  Vander- 
monde  una  soluzione  mista  non  poco  complessa,  medianle 
due  radici  esteriori  quarte  ed  una  radice  seconda,  col  far 
dipendere  I'  equazionc  proposta  dalla  solita  ridotta  del 
lerzo  grado,  c  da  un'altra  equazione  di  grado  secondo. 
Che  se  si  volesse  immaginare  neH'oi'dinaria  risoluzionc  del- 
I'cquazione  di  4.°  grado  mutate  Ic  radici  esteriori  seconde  in 
radici  quarte,  e  siraultaneamente  le  quantita  soltoposte  nei 
loro  quadrati,  trasforniando  la  nota  equazione  ridotta  in 
quella  clie  ha  per  radici  i  quadrati  delle  radici  della  medesi- 
ma,  non  si  avrebbe  evidentemente  che  una  soluzione  per 
radici  quarte  affatto  illusoria. 


—  28  — 
Per  rondcrc  meno  compless^i  i  riHultali  di  iiml)C(liic  le 
risoliizioni  siippongo  requazionc  priva  del  socoiido  toniiino 
cioc' : 

( 1 )  x^-\-  px--\-  qx-h  r  =^  0. 

II  priino  di  quosU  modi  di  soluzione  si  odiene  sosti- 
liicodo  una  quaiunquc  dcllo  radici  dell'  eqiiazione  risol- 
ventc 

(2)  u'—  3  (/i'-t-  12  r)  A-~2i,^-~27  7'-f-72/)r  — 0 
ncir  equazioiic  ridotta 

(3)  e'—S{a~—32r)S' 

4-^1  (19/)^— 28r)a=-f-(50/>'-h  ITlr/"— 8/?r  )  a 

— 10  (2p^-|-27p7^_8/rr)  J       ^=  0. 

—'^Upct'-hiir-h  12r)a—  \0p'-\-^(r—24pry 

Dcnominale  0^,  0,,  9.^  Ic  trc  radici  dcirequazionc  (3)  corri- 
spondciUi  ad  uno  quolunque  do' Ire  valori  di  ct,  si  dctcrmi- 
nano  le  quatlro  radici  x^,  x^,  x^^  x^  dell' eqiiazione  (1) 
medianle  le  formule 

-1  i   4  4  4       i 

ii  4  4  4        i 

i  i        4  4  4        i 

■1  1     4  4  4         i 

^-3=4  h'\/ 00-1/0.-^^04' 

in  cui  V  rappresenta  una  radice  priiniliva  doU'equa/ione 
v* — I  =  0,     vale  a  dire  si  ha     vzz=  +  i/^  —  ^ . 

4  4  4 

E  manifesto  elie  il  prodotto       \/0^-    \/0,.    \/0.^        dcvc 


—  29  — 
cquivalero  alia  radicc  quarla  tlcll'iillinio  torminc  della  (3) 
DUitato  di  segno,  e  quindi  alia  radice  quadrata  di 

^  \  2  p  ct'-^  {jr-h-  \2r)ct  —  \0 1)^-{-9  (r~2A  p  r^^  . 
Ponendo   0  =  ^6^   si  avrebbe  daHa  (3) 
(5)  ^3_1  (^._32,)^. 

-f-^|.]^(  1 0/>^  - 28r)a^  _i-i,(oOy>^4- 1 7 1  r-Spr)cti^, 

^^|2/;a^4  (/rH-  \2r)  ct—i0p'~^9f~24p?-l' 

e  detle   ^„,  i^,,  ^^   le  radicl  di  qucsta  equazione  per  iino 
qualsivoglia  dc'  tre  valori  di  a  (2),  si  ritrac  dalle  (5) 

1(4  4  4       J 

d  i    4      4      4  ^ 

'1  i    4  4  4       J         . .  ,  .  • 

Data  a  cagion  d'  esempio  1'  cqiiazione  numerica 

x^  —  5a;-  —  i  Ox  —  G=:0, 
si  avri  (2)  -      ■'-  ■"-    '.■'..  \    ■■ 

a?  -f-  1  4  I  a  —  200  —  0,  ....    .y\ 

e  (inindi 

a  =  2,      a  — —  4d-'l2  ^/ITi  . 


-30  — 

Trovasi  poseia  (">)  I'  eguaglianza 

la  quale  per  a  =  2  diviene 

^J  _  98^-^  _i-  1 393^  —  \  20G  =:  0, 

0  soniininistra 
indi 

ed  inflno  (0) 

X^——i,      X,=:\  —  \/--\,       X=:3,      a.-3==— 1-f-  \/=J, 

che  sono  appunio  le  radici  dell'  eqiiazione  propusta. 

Adoprando   invece     ct=~  1  +12i/irr     si  riiivione 
r  equazione 

j=- 1( ',9+2.1  i/n)j- 

che  ha  per  radici 

C.  =  ^^  + 30^=1, 
e  quindi  deducendosi 

'v/^„:=-y(3+  v/=I).         V'C.--2+v/i:f, 


—  31  — 

si  ollengono  ancora,  ponondo  ncllc  (G)  t;=rfcy/z:i_,  le 
stosse  radici  richieste  con  ordinc  diverso  cioc 

a;„  — — 1=1- V/^,     .f,=:  — 1^  \/I:T,     x^=3,     0^3=:— i. 

Pcrtanto  il  sistenia  delle  equazioni  (2)  (5),  oppurc  (2)  (3), 
offrc  cffettivamenle  iin  triplice  modo  di  soluzione  delle 
equazioni  di  quarto  grado. 

Questa  conclusione  trovasi  del  pari  avverala  ncl  se- 
guonte  csempio. 

Abbiasi  1'  equazione 

.r^—  i^x'  —  4  Go;  -f-  24  —  0  , 
troviamo  (2)         ct^ — 1539^  —  21870, 
e  quindi         a  =  — 18,     ct=  Ao,     a=z — 27. 
Avendosi  poi  dalla  (3) 

se  nc  ritrac  per   cts=  —  \S   1' eguaglianza 

^3  _|_  222^=  —  24753^—  45G976  =  0, 
clic  lia  per  radici 

ed  offre 

^C-2,      t^C -3-1-2 /=],      1/^-3-2^-1. 
Ponendo  invece    ai=45   si  ottiene 

16^^-.  1 0056^^-1- 35025^—390625  =  0, 


=0, 


_  ;}2  — 

doiiik' 

c  consegiicntemcnle 

In  fine  assunicndo    a,^=  —  27    si  Irova 

I  G^^-f  3  1 2(^^  -4-  70095:5^—707280=  0, 
c  si  raccoglie 

indi 

Ora  <]iialiinqiio  di  qiicsti  Ire  sistenii  di  valori  \lolle  radici 
(liuu'lo  di    (^g ,  ^,  ,  (^,    si  sosliluisca  nolle   (0),    risultanj 
con  ordino  mutato  le  stcsse  radici  della  dala  cquazione  cioc 
5,   I,   —  2,  — 3  . 

NoH'allro  niodo  di  soluzione    la   riccrca   dello  radici 
deircquazione  (i)  diponde  da  una  risolvente  di  terzo  grado 

(7)  a^-H  8y>  a--\-'^  (o/r—  -5  r)  a-h  8  (2/>''-i-7-'— 8;>  r)''--rO' 
0  da  una  ridolla  del  grado  seconda 

(8)  0^-—  2  ;  7  ^^-f-  32y;  a  i-  32  (/> '  —  -i  r)\d  'I  a'*  =  0, 

die  sonuiiinistra   due  sistenii  di   valori  di  Q  tali  die  i  pro- 
doUi  delle  radici  ([uarle  de' valori  conjugali 


—  :j3  — 

dcbbono  equivalore  a'  trc  rispellivi  valori  di  a.  Col  Joro 
mezzo  si  piio  giungere  in  varie  guise  alia  dctcrminazione 
dello  radici  richieste.  INIa  non  e  di  lieve  momenlo  \  asse- 
gnare  i  crilerii  die  scrvono  a  stal)ilirc  le  coiiveniciiU  po- 
tenze  di  i\  da  oui  debboiio  esserc  affelli  i  valori  di  quelle 
radici  quarle,  onde  dediirne  i  valori  delle  radici  della  data 
equazione.  S"  aggiuiige  1' ambiguita  comunc  allordinaria 
soluzione  delle  cquazioiii  di  4."  grado  priva  del  secondo 
termine,  cioeclie  larisolvente  (7)  rimane  la  stessa,  comun- 
que  (\  sia  positivo  o  negalivo  :  pero  quesla  ambiguita  non 
avrebbe  Iiiogo  qiialora  esista  il  secondo  termine  nell'equa- 
zione  proposta.  Nel  seguenle  escmpio  nuraerico  ottenni  le 
radici  della  data  equazione,  anziclie  col  prenderc  i  valori 
^o'^p'^a  *''  i^'n  niedesimo  sistema,  cioe  desunti  da  una  delle 
due  radici  deU'eijuazione  (8)  combinata  co'tre  valori  di  a.^ 
assumendo  invece  due  de'  suddetli  valori  0,,  0^  insieme  al 
conjugato     0">  del  lerzo.  ; 

Infattisia  lequazione  dianzi  trattala 

X' —  5  X-' —  1 0  a;  —  C  :rr  0, 
si  avra  pi'r  risolveale  (7) 

ct'  —  40  a^-l-  oOG  a  ~  3  1 20  =:  0, 
le  cui  i'adici  so;io 

^^^12,     «,--=2(7-|-4^-l),     ^,=2(7-4  V^  — I). 
La  ridolta  (8)  diviene 

0'^~2  (  7  a^— i  GO  :i  H- i  r3G8 )  0 -j- a^=  0, 

e  dal  doppio  valore  di  0  si  deduce 

0^:^l2OG,0,-4(ll9-4-12O/  — I),0,=4(I19— -120/— 4)' 

0'^''=IG,     0^"=4(7^24\/  — I),     t'^'-iir^-lhsl  —  X). 
Ser.e  ///.  7'.  IV.  ^ 


—  31  — 

Ora  scoglitMulo  i  segiienli  valori  dolle  loro  I'udici  (juarto 

si  Irova  cbc  col  mezzo  dcllc  forniule 


''o=\\h'''-+-  vo.-^  ve.\^ 


ii^t,,  4  4       ) 

•^-.=  4^^     -(-^-H«)\/9,-f-(2t'^l)/04' 

ill  cui  si  suppoiie  i'lr^  ^ — I,  risultaiio  i  valori  delle  radici 
ricliieslc,  cioc : 

a;^=3,    ^-^^—l,    x== — I — / — I,  .r3= — ^•i-\/  —  \. 

Qucstc  radici  si  avrebbero  dalle  stesse  forniule  iiitro- 

duceiidovi  in  liiogo  di  0    9,,9.^  le  rispcttive  quanlila  con- 
jugate   9^,  9^'\  9^'^\    e  ponendovi     v=z — y/ — I. 

Nclla  prossima  ■Memoria  di  sopra  annunciata  offriro 
le  diniostrazioni  delle  predette  eguaglianze  (2)  (3)  (5)  (7) 
(8),  c  in  quell'  occasione  od  in  un  successivo  lavoro  faro 
conoscere  gli  uiteriori  tentativi,  e  le  conclusion!  fmali  delle 
prescnti  mie  indagini. 

Non  sara  inopportuiio  I'esporre  nella  presenle  Nota  la 
menlovata  sokizione  dovuta  al  Vandcriuonde,  die  poco 
meiio  coinplessa  delle  due  prccedcnti. 

Data  lecjuazioiie  coinplola 


—  35  — 

0(1  assiinfa  i  ordinaiia  risolvcntc 
(10)         w^— (3ff.^— Sajw^ 

si  I'isolva  poscia  leqiuizione 
(II)  ^--j^w^— 3(3a.^— SajM-h 

H-S  ''grt,'—  50a/«^-4-32<7/-I-6.'<a,fl3— 23Ga4  | 

e  detti  0,,,  9,  i  due  valori  di  9  corrispondenti  ad  una  qua- 
lunque  radice  m„  dell"  cquazione  (9),  posto  come  dianzi 
v=zz:t  \/  —  I ,     si  avra 

02)      a:^--\\^a,-^\/,^^^e„~^Vd.\^ 
II  4  4       <> 

^\=\\~(i,^\/,^-i^9~V0.l^ 

ii  4  ^>       ) 

'''^-l(-'^~V%-^^'V0~v\/9,l-    ■ 

Sc  ad   M  si  sostituisca  una  nuova  incognita    7»,    cosic- 
clu'  sia 

n ^(3  0,- —  8  aj  =  A 

per  cui  nclla  (10)  vicne  a  mancare  il  2."  Icnnine,  risolta 
Tequazione  (II),  si  ha  il  nuovo  modo  di  soluzione  esibito 
da!  Vandcrnionde.  Giova  esporrc  lequazione  (10)  sotto  la 
forma  dianzi  indicala,  poiche  serve  di  guida  nella  scclta  dei 
valori  delle  radici  quarlc  di  9^,  0,,  essendo 
4         4  4  (  ) 


—  3()  — 
Allorclic  la  lUila  O(|iiazione  manclii  del  sci'ondo  lermino, 
cioo  proposta  la  (I)    .v'-j-px--\-(ix-^ r^=(i,  ponoiulopor 
brevita  di  calcolo     M=r.J^,     0=IOr     la  sua  risokizionc 
dipciidc  dalle  due  cqiiazioni 

( I  3)  ^*-^  2y>  ^''-^  {[r—  'i  r)  fj,  —  7  —  0, 

oil' e  la  risolvenlo  consiiela,  e  poseia 

Ti'ovosi  inline 

( •  J>)  '*■<>— "2"!  ^  '^-"^  ^  ''•■"+"  V/  ^'  J  ' 

-1  r  4  4       i 

\c  4      , 

Sia  a  cagion   d'  csciupio  la  slessa  equaziono  numoric-a 
|ii  risolla     x'—  5 x^ —  ^Ox  —  (j=  0, 
si  avra  (1 3)     ^^~  10 ^^-|-i9^— 100  =  0, 
una  dclle  cui  radici  e    |W„'=4,     e  Taltrc  duo  sarchbcro 

Per     /M^=-i      la   (I  5)  divienc       ;^^-— S2;/-i- 81  —  0, 
ed  offre         ;'^3=8i,     '',=  1, 

4  4 

donde  \/i'^-=:3,  \/if^::=zi  ; 

e  conscgucntcmente  (15) 
a:,.=  -^-(2-t-3-i-4)  =  3, 

i.,=  i-(~2-3v/-14-\/-l)=r-I^V/_l, 


—  37  — 

:jc~^^(2-:i^  1)=--!, 

Paniiic'iiti  iissiiiueiuli)  ^,:i=:3+4  [/~i  si  avrcbbc  (I  i) 


da  eui 


''^■-  2  ^'  +  ^  V-O^'-^-^c^^"  "^  -  '  ^~'^'  ^  ^'' 


7  _  119  

e  qiiiiuli  ^=2+  \/—  ' 

V>'o  = 2        '  \/^'.=        2        ' 

cosicclio,  posto    I'  =:  +  ^—1,  si  I'ilrae  dalle  (15) 

cc,=z3,     a-.=— I,     a==-~\±.\/~i,     0^3=^— iqp  y'3i. 

Offrirenio  inline  iin  allro  cseiiipio  Delia  cquazione  gia 
proposla        .       ,  V      '■- 

x^—  1 3a-  —  1  Ox-\-  2A  =  0, 

per  cui  si  ricava  dalla  (1 3) 

^^—  30^r -j-  1 29^  —  \ 00=0, 
e  quindl   fx^:=i,  /u^^='i,   [x^=2o,    cosicch6  avcndosi  (14) 

si  Irova  per    |M^,=:I,    \/y■'o'^=^^^ 

41  707281 


—  38  — 

Jonde 

41  Ai 

i'=--^-h2\0^-i,       ,..r=_^- 210^-1, 

4  7+3p/"Z'  4  7— Si/Z^ 

G  consegiientomeiilG  (I  )    a'^=:4,  .r,=  l,  .r^= — 3,  .T3=r2. 
Assunto  invoce   fxz=A,    \//w^2,  si  deduce 

;'^-f-238;;H-2H5Gl  =0 

da  ciii     ;'^=— M9-J-I20  V^-l,     r,=— 119 — 120  ^ZTi, 

^.,^=3^-2  V/-1,  J/r.  =  3-2  S/-U 

e  quindi  si  ha  pure  (15)    .Y„=r4,  .r,=  l ,  x^-= — 2,  3-3 z= — 3. 
Prendendo  inflne     |a=r25,    \//u=:5     si  trova 


7       ,    625 


dondc 


4  Sfl/z:,  4  3— i/IT, 

e  successivamcnte  (15)  .t^='(,  a;,= — 2,  a-^z^ 1 ,  3:3==: — 3, 
come  si  6  altrovc  oUcnuto. 


DELLE  SOCIETA  GEOGRIFICHE 

E    PARTlC(lLARat:STii 

DEL  LA  F.  R.  SOCIETA  GEOGRAFICA  DI  VIENNA 

M  E  M  0  R  I  A 
DEL  SOCIO  COHR.  NOBILE  EUGENIO  CAV.  BALBl 


Di 


'inanzi  a  questo  corpo  accademico  in  cui  sono  tanto 
dcgnamentc  rappresentali  i  niultifoniii  aspelti  dello  scibile, 
mi  senibra,  piu  clic  soverchia  inutile  cosa  il  traltcnormi 
snir  importanza  dei^li  sludj  geogialici.  Mi  sia  pero  conces- 
so  il  notare,  che  se  la  goografia  volentieri  s'accompagna  ad 
allre  scienze  cbc  io  dirci  sorelle,  anziclie  aiisiliarie,  alle 
medosime  ella  rende  il  servigio  oUeniito  con  altri  e  cerlo 
non  meno  efflcaci  sussidj ;  pero  non  vorremo  averla  per 
una  poverella  clic  si  regge  cogli  accatti,  ma  sibbene  per  una 
disciplina  strettamente  unita  alle  scienze  di  osservazione 
colle  quali  progredisce,  in  bella  concordia  alternando  i  rau- 
lui  soccorsi. 

Percio  la  geografla  nella  eslcnsionc  delle  sue  contempla- 
zioni  e  una  scienza  grandemenle  sociale  ed  associante;  on- 
dc  facilmenle  avveniva  clie  un  mcdesimo  pensiero  racco- 
gliosse  in  diverse  regioni  cd  in  tempi  diveisi  alcuni  sapien- 
li,  nello  scopo  d'incoraggirc   o  divulgare  colali  studj,   cd 


—  iO  — 

niiiro  in  iin  fasoio  lo  siiigolo  o  sparse  fotiche,  cosi  doi  viag- 
gialori  come  di  coloro  clio  fra  le  (lomcsticlie  pareli  raccol- 
gono  c  giudicano  i  falli  scienlilici. 

II  priiiio  di  oosi  faili  sodalizj  ncli'ordiiic  cionologico 
apparlicnc  ainialia,  aiizi  a  Vonozia,  sc  voglianio  loner  conlo 
della  Socicld  def/li.  Arf/onaiili,  fondala  dal  Coronelli,  geome- 
Ira  e  cosmografo  della  Ucpiibblica  nei  giorni  in  cni  splen- 
deva  glorioso  ii  nome  del  Peloponnesiaco  !M(>rosini,malgra- 
do  I' ingeniiila  aieadioa  del  siio  tiloio,  volla  al  progrcsso 
doll"  aslrononiia  e  deiia  geograHa. 

In  Francia,  verso  la  niela  del  passalo  secolo,  veniva  for- 
malo  il  progelto  di  una  soeiela  grografica  ;  nia  (lueiridea  ri- 
maneva  senza  eifello  e  solo  ncl  1821  iondavasi  a  Parigi 
iiicrce  le  praticlic  di  Joniard,  Eyries,  Malie-Brun,  Adriano 
I^albi  ed  allri  ciillori  di  (juesli  sUidj  la  soeiela  elie  possia- 
nio  avere  in  conlo  della  piii  anlica  Ira  le  esislenli  oggidi; 
nel  1825  Firenze  avcva  pure  un  sodalizio  dedicalo  a  quesli 
.'dudj,  sciollo  dopo  breve  nia  non  inoperosa  vila;  nel  1828 
lierlino  ebbe  il  suo  per  1'  influenza  del  principe  dei  vlvenli 
geografi  Carlo  Rillei",  auspice  lunico  Iliunboldt;  la  realc 
soeiela  geograllea  di  Londra,  nel  ^850,  doveva  la  sua  ori- 
gine  idle  cure  di  Ifamillon  Greenougli,  Bari"ow  od  allri  valo- 
rosi  sapienli. 

Coslikiivnnsi  poscia  quelle  di  Bond)ay,  di  Francoforle 
sul  Meno,  di  DarmstadI,  di  Pielroburgo,  colle  ausiliarie  nel- 
la  regione  d(d  Caucaso  e  nella  Siberia,  di  Rio-Janciro,  Mes- 
5ico,Nuova-York,  (aeendo  di  allreclie  senza  esserepuramen- 
Ic  gcografielie  IianUi)  pero  colla  geograDa  slrelle  relazioni. 

In  lanio  ferxore  di  sUidj  jioleva  \'inianersene  negliillosa 
speKalrice  la  popolosa  indropoli  di  uno  slalo  esleso  per 
qua^^i  200,0(M>  niigiia  quadi'ale  enlro  ai  conlini  di  eui  vivo- 
n<>  '(0,000, Odd  di  suddi(i,la  nielropoli  die  si  fregia  di  cosi 


_4i  _ 

nunitM'osi  e  divci'si  islituti,  stanza  di  una  elctta  e  foKa  scliic- 
ra  di  sapienli?  Cosi  avveniva  che  si  costituisse  in  Vienna 
la  Sociclu  imp.  reale  googralica,  ultima  nellordine  cronolu- 
gico,  ma  clio  nun  appcna  nala  si  coilocava  degnamcnte  ac- 
canfo  alle  sue  sorclle  maggiori;  societa  intorno  la  quale 
mi  stimo  onoralo  di  poter  ragionare,  lasciando  per  altri 
successi\i  cenni  le  uotizie  sulle  geograficlic  Societa  di  l>er- 
lino,  di  Parigi,  di  Londra,  di  Pictroburgo,  c  cosi  pure  la 
pi'oposla  di  una  simile  istituzione  fra  noi. 

Fino  dal  i852  I'egregio  geografo  prof.  Sinaony  cslerna- 
va  il  voto  clic  la  fondazione  di  una  societa  geografica  in 
Vienna  non  putesse  essere  lungamente  un  solo  desiderio, 
considerando  quanto  a  pro  di  colali  studj  si  adoperassc  la 
societa  geogralica  di  Berlino;  1' illustrc  e  benemerito  diret- 
lore  deir  Islituto  geologico  dell' irapero,  nel  1855,  in  una 
adunanza  di  esso  islituto  rinnovava  quel  voto,  che  Irovava 
caldo  appoggio  nei  present],  pure  solo  nel  l855poteva  i'esi- 
mio  Haidinger  raccogliere  alcuni  cultori  di  quesli  studj  in 
una  adunanza  che  possiamo  avere  per  la  prima  delta  inip. 
e  reale  Societa  geografica  di  Vienna.  Esporre  le  cure,  Ic 
pratiche  di  questo  doUo  c  quelle  dei  suoi  valorosi  colleghi 
nel  promuovere  ed  assicurare  la  vagheggiala  societa,  mi  con- 
durrebbc  ollre  ilimiti  di  questo  discorso;basti  accennare  che 
il  disegno  delta  medesiraa  trovava  caldi  fautori  nei  pii!i  illu- 
stri  dotti  dell'  impero  e  delle  altre  contradc  d'  Europa^  era 
grandeniente  incoraggito  dal  regnante  Monarca  e  dal  prin- 
cipi  delta  sua  casa,  dalle  primarie  autorita  dello  stato,  tan- 
toche  la  Societa  onorata  dalla  sovrana  sanzione  lino  dal 
scttembre  del  185G  poteva  fregiarsi  del  titolo  d'imperiale  e 
reale,  e  col  maggio  del  1857  cominciare  la  regolare  pubbli- 
cazione  delle  sue  transazioni. 

La  riconosceuza  e  la  stima  ne  facevano  cleggere  presi- 
Surie  HI.  T.  IV.  6 


—  42  — 

cleiilc  (jurij;!!  clii-  ii'  rrn  t^lalo  il  caldo  pioiuolorc,  il  cav.  (iu- 
glit'lmo  llaidiiigoi',  (lirellore  (Icil'  Isliliilo  ii,co!o,iJiico  ik-Uim- 
pei'o;  i  nomi  ilei  sci  vice-pi-osidonli,  dci  due  segrclaiii  o 
del  Consii;liu  della  Sixiela  sono  liiKi  Ira  ([uelli  elie  I'amorc 
delle  piuardue  disciidiue  I'aeeva  noli  e  aliniali;  egualmente 
tra  i  nioUi  soej  onoraij,  ordinarj  e  slraordiiiarj  liiiveu- 
goiisi  altri  cbc  il  ciilloi'e  delle  geogralielie  cose  da  gran  tem- 
po onoi'a. 

Due  dispense  pel  prinio  volume  del  1857,  una  del  volu- 
me del  1858  vennero  fino  ad  oggi  divulgate  eol  titolo  di 
Mithcilmujen  der  A.  K.  Geoijraphischen  GeseUschoft,  conte- 
nenti  1'  origine  e  la  costituzit)ne  della  Societa,  gli  atti  delle 
sue  adunanzc  del  I."  dicembro  1855  al  9  febbrajo  1858,  e 
le  eomunicazioni  c  le  memorie  cbe  vi  furon  lelte:  cosi  nel- 
Ic  une  come  nelle  altre  abbondano  notizie  spetlanti  quali 
air  impei-o,  ([uali  a  paesi  diversi  dell'  Europa,  quali  ad  al- 
tre pai-li  della  Terra ;  ovvero  important!  sehiarimenti  di 
geografia  lisica,  cartogralia,  c  finalmente  elaboratissimi  ap- 
punti  per  la  circumnavigazionc  scientifica  della  Novara. 

Non  potendo  aecennare  particolarmentc  le  molte  e  di- 
verse pcrtrattazioni  trascrivo  il  titolo  eTautore,  ad  alcunc 
delle  medesimc  Irattenendo  la  vostra  attenzione. 

II  primo  volume  per  I'  anno  1 857,  oltre  le  eomunicazio- 
ni negli  atti  della  Societa,  contiene  le  mejnorie  seguenti: 

Sulle  (jhiacciaje  deW  Oelzlhal  del  maggiore  K.  Sonklar 
d'  Innstiidten;  Del  lavori  della  statlslica  uffizUilc  nclla  Sve- 
zla  del  baroae  di  lleden ;  Supplcmenlo  alle  istnizloni  della 
sezione  scientifica  della  spedizione  della  fre(jala  Novara, 
in  cui,  secondo  la  diveisa  eontem])laziunc  degli  api)unti 
leggonsi  i  nomi  di  lleden,  Ilcufler,  Zigno  e  Scbiner;  Relazio- 
ne  sill  tu(jlio  deli  isliiiu  di  Suez  del  segretario  V.  Foetterie; 
Sckizzi  iopofjrafiei  del  Btilfjhar  Da<jh,  ncl  lauro  di  Cilicia, 


—  43  — 
ili  Toodoro  Kolsdiy,  Drlle  min/me  atlczzc  haromctr'uhc  e 
<lrllc  proccllc,  di  Chniipe!sniilh  ;  DcUc  occvpazioni  nclla  sla- 
fjionr  csllva  (livna  parte  (leffli  ahilanli  del  Wicncr-Wald 
(Aiislria  Inferiorc),  (Vi  Giorgio  Fraiienfeld  ;  PeUegrinazinni 
ncl  nodo  alpino  del  Glocl.ner,  del  dott.  Antonio  di  Uulhnor  ; 
Appnnii  per  la  idrografta  dclle  vic'manze  di  Bnda,  del  doU. 
A.  Kernel";  Le  isolc  S.  Paolo  c  Nuova-Amslcrdam,  del  prof. 
Zhisiimnn:  Colpo  d'oechio  ffenerale  dclla  regione  del  ISiln  c 
dclla  sua  flora,  di  Teodoro  Kolscliy  . 

La  prima  dispcnsa  del  volume  secondo  pel  I.S58,  oKrc 
gli  atti  annovcra:  Una  escursione  nci  Karpazj  di  Marma- 
rosch,  del  dott.  Lodovico  d'All;  Sulla  vita  e  svlle  opcre  del 
gcografo  Mallco  Vischcr,  dei  signoriG.Feil  c  prof.  Simony; 
La  regione  idrografica  del  rivo  [T7<?«,  del  Guggenbergcr; 
Appnnii  suit'  origine  e  lo  sviluppo  delle  carle  di  livello,  co- 
si  marine  come  lerrcstri,  di  Anlonio  Steinhauscr;  Appunli 
sulle  riviere  del  Nilo  Bianco,  di  Teodoro  Kolscliy;  Visita 
alle  due  isole  di  S.  Paolo  e  di  Atnslerdam,  del  doit.  Schcrzcr 
( spedizione  della  Novara). 

Enumerate  Ic  diverse  materie  mi  e  grato  csporvi  alcuni 
appunli  della  memoria  sulle  ghiacciaje  della  Oetzthal  (Val- 
le  d'  Oetz)  in  quel  nodo  delle  Alpi  Rctiche  sollcvato  fra  Ic 
prime  acqne  dell'  Inn,  dell"  Adige  c  dellEisack  ;  frutto  delle 
pazienti  indagini  del  maggiore  Sonklar  di  Innsladten,  in  cui 
abboudano  nolizie  di  gran  momento,  e  chiusa  da  un  confron- 
to  fra  le  ghiacciaje  di  questo  gruppo  monlano  e  quelle  del 
Monte  Bianco,  del  Monte  Iloja  c  del  Finslcr-Aarl'.orn,  da 
cui  emergono  i  seguenli  dali  aritmetici: 


_  44  — 

LocaliUl         ghiacciaje  primarie        ftecondarie        lolale 

Oetztbal    ....  14  ....  215     .     .  229 

INIoQte  Rosa  ...  15  ...     .  120     .     .  155 

Finsleraai-lioin  .     .  12  ....     .  107     .     .  119 

Monle  Bianco     .     .  S  .     .     .     .  5  5..  «j2 

Sta  bene  ricoi-dare  in  qiicslo  liiogo  lepellcgrinazioni  nel 
gruppo  alpino  del  Gloekner,  del  dolt.  Antonio  di  Ruilnier, 
i!  quale  movendo  dal  pitloreseo  villaggio  di  Ileiiigenl>lutt, 
ovG  concorrono  numerosi  pellegrini  a  venerare  nella  sua 
bclla  cbiesa  di  stile  arcbiaculo  del  secolo  deoiraolerzo  la 
reliquia  ondc  prende  il  nome  portata  da  Coslanlinopuli  dal 
santo  Brigido,  visitava  parte  delle  Alpi  Noricbe  ove  ben 
rade  furon  le  orme  dell'  uonio,  ed  anebe  i)iu  quelle  del  cul- 
iore  delle  scienze  nalurali.  E  una  sapienle  monografia  in 
cui  sono  minulamente  descritte  le  forme  loeali  di  questa 
sezionc  delta  giogana  alpina,  le  diverse  elevazioni,  le  gbiac- 
ciaje  e  ([uanlo  puu  darne  un  esatlo  concetto,  giovandosi  dei 
precedenti  stud]  dello  stato  maggiore  austriaco  e  di  quclli 
faniosi  dei  fi-atelli  Scblagintweit,  anzi  rcttiDeandone  alcuni 
dali. 

11  defunto  vice  presidenle  barone  di  Beden,  da  poco  ra- 
pito  alle  scienze  stalisticbc  cd  economicbe  di  cui  era  1'  or- 
namento,  faceva  una  comunicazione,  sui  lavori  slatistioi 
d'ufGzio  delta  Svezia,  ove  dal  1775  in  qua  vien  falto  un 
ccnsimenlo  ogni  quinquennio.  Fino  dal  secolo  deeimose- 
slo  aveva  la  Svezia  registri  della  proprieta  fondiaria,  pero 
imperfetti,  cosiccbe  era  nel  IG28  ordinata  un  generate  ca- 
taslo  dal  valoroso  Gustavo  Adolfo.  II  cancelliere  Oxenstier- 
na  ordinava  la  compilazionc  di  tavole  statisticbe  del  ino- 
\imcnto  mercantile,  poi  intcrrotlamcntc  conlinuate  lino 
al  1772, 


—  45  — 

lIReden  vienopoi  acocnnando  lo  diverse  iimministrazio- 
ni  per  ciira  delle  qiiali  escono  regolaii  picspctli  stalistici,  e 
trova  di  potcr  concliiudeic  clie  la  Svezia  c'  imo  degli  slati  eu- 
ropei  ove  piii  fervo  qiiesU*  geiiere  di  lavori ;  pine  egli  nola 
come  sieno  coiidolti  senza  iin  iiielodo  iinifoinie,  cosicihe 
gi-andemenle  ne  vieae  diminuila  I'ulilila;  acconna  pero  a 
recenti  niisuro  per  risliliizione  di  iiii  iiffizio  cenlrale  di  sla- 
lislica. 

Mi  place  poi  di  aggiungeie  die  11  suddelto  Reden  in  al- 
tra  occasione  leiicva  inforniala  la  imp.  reale  Soeieta  geo- 
grafica  di  Vienna  dci  lavori  di  slalistica  condolti  per  ciira 
del  goveruo  ponlilicio,  di  cui  egll  lodava  raltivila,  lamen- 
tando  che  cosiflalii  sliulj  non  fossero  conosciuti  come  ii  lue- 
rilcrcbbcro. 

Uscendo  dai  termini  della  Europa  dobbiamo  Irallencr- 
ci  agli  scbizzi  topografiei  del  Bnlgiiar-Dagb,  nel  Taiiro  di 
C.ilicia,  gia  visitalo  dal  Russegger  come  capo  della  spedizio- 
ne  per  la  ricerca  delle  miniere,  e  percorso  per  la  seconda 
volta  come  botanico  del  sig.  Teodoro  Koiscby,  die  in  qiie- 
stl  Scbizzi  cspone  copia  di  parlicolari  sidla  geognosia,  le 
forme  locali,  le  altiliulinije  aequo  Huenti,  la  vegctazione,  Ic 
meglio  notabili  localilti,  cliiiidendo  con  un  ccnno  sulle  forc- 
ste  di  cedri  sparse  per  quelle  pendloi,  onde  passa  a  ragiona- 
re  di  quelli  del  Libano,  e  partioolarmenle  del  bosco  dello 
Uadi  Dscennam,  ove  s'innalzano  ancora  alcunialberi  anli- 
diissimi  die  pel  loro  sviluppo  si  posfono  credere  conlem- 
poranei  a  quelli  die  servirono  alia  cosUuzionc  del  tempio 
di  Salomone:  mutl  teslimonj  delle  vicende  umane  per  lun- 
ge volgere  di  secoli, 

I  gruppi  di  lerre  insulari,  o  le  isole  solitarieemerseso- 
pra  le  onde  deli"  Oceano,  dice  acutamenle  ii  prof.  Zbishman, 
pel  progresso  ddlc  sdcnze  naiurali  e  lo  sviluppo  i]i\  com- 


—  \i\  — 

incrcio  moiulialo,  fiirono  campo  di  ripclule  o  muUilorini 
invcsligazioni.  La  loro  jroognosia,  la  llora,  la  fanna  nicri- 
lano  r  aUonzione  del  nadiralisla  ;  sono  slazioni  di  ossoi'va- 
zioiii  nauliclio  c  niclcoroiogiclio,  sono  piinii  per  cni  passa- 
no  curve  lermiche  e  magncliclio;  T  iioino  iioi  siioi  \iaggi 
oceanici  so  no  avvaiilaggia  por  jirorisarola  propria  posizio- 
ne  astrononiioa  ;  colcslo  lorrc  iiistdari  oflVoiio  proziosi  sor- 
gilori  ove  conoori-ono  le  iiavi  clio  I'anno  la  posca  dolla  balo- 
na,  oppurc  sorvono  al  navigantc  per  rinnovarc  le  provvi- 
gioni,  ovvero  dopoclie  le  vaporiere  noii  temoUero  di  avven- 
larsi  ncir  ampio  oceano  sono  opporliini  dopositi  di  car- 
bone,  dopoyiti  di  morci,  slazioni  iinporlanUssimc  del  com- 
mercio  ocoanico. 

QuGsle  parole  premoUc  lo  Zliishmau  alia  sua  monogra- 
fia  dclle  isole  Gemclle,  S.  Paolo  e  JNuova  Amsterdam,  sollc- 
vate  neir  Occcano  Indiano  fra  V  eslremila  auslrale  dell'  A- 
fi'ica  e  la  punta  a  libeccio  del  Conlinente  Ausfrale,  milk - 
qualtroconLo  e  quaranlasci  miglia  inglesi  a  sciroccodeirisola 
Maurizio,  di  cui  sono  una  dipcndenza  .  Aecenna  egli  il  dub- 
bio  sul  voro  scoprilore,  poscia  i  naviganli  che  le  visitarono 
lo  forme  locali,  la  flora  e  la  fauna,  la  dimalologia,  la  po- 
sizionc  aslronomiea,  la  doclinaziono  magnelica,  lo  numerose 
torme  di  foclio  (phoca  ursina,plioca  Iconina)  elie  slanziano 
su  quelle  marine  i  di  cui  ululali  misli  al  fragorc  doi  rom- 
ponli  si  odono  a  qualcbe  miglio  in  marc  ;  lo  rnollo  bale- 
nc  clie  ncl  vcrno  frcquontano  quci  paiaggi. 

Questc  isole,  dice  ancora  lo  Zliislunaii,  sono  Ira  le  ven- 
licinque  dipendenze  amministralive  del  govcrno  brilannico 
di  Maurizio;  e  radc  voile  sono  visitate,  eccetlo  cbc  dai  ba- 
lenieri ;  conforla  il  pensare  che  la  loro  esatla  c  scionlifica 
cognizione  fosse  riservata  ai  noslri  uavigalori. 

Ed  invero  leggesi  nol  sogucnto  Mdume  dellc;  j1/<///(c/7//?j- 


—  47  — 

(jen  una  relazionc  della  visita  a  quelle  isole  della  Js'ovara, 
tleltala  claH'csimio  Sclierzer,  in  cui  vienc  ad  essere  confer- 
niota  ed  illustrala  la  monografia  dello  Zhisliiuan,  facendoci 
conoscei'c  in  Antonio  Van  Diemen  lo  scopritore  del  giuppo 
di  S.  Paolo  e  Nuova  Amsterdam,  il  quale  \eleggiava  tra  Tu- 
na e  I'altra  isola  ai  17  giugno  IC53;  entrando  poi  nci  par- 
tieolari  della  soientifica  esplonizione  di  esse  isole  per  opera 
dello  stesso  dott.  Sclierzer  in  un  ai  dotti  suoi  oonipagni, 
particolari  di  gran  n)omenlo,  ai  (juali  nulla  potrei  togliere, 
0  che  percio  vanno  letti  nella  corrigpondenza  originale. 

II  progetto  di  un  canale  maritlimo  a  traverso  I'islmo 
di  Suez,  non  poleva  efserc  trasandato  da  una  socictii  geo- 
gralica  die  ha  sede  nella  nietropoli  deiriuipero  Austriaco, 
il  quale  e  per  la  sua  posizione  fra  I'  Europa  Centrale  ed 
Orientale,  e  per  le  sue  piazze  mercanlili  sulTAdriatico,  non 
potreblie  essere  indifferenlo  all'  andamento  di  talc  quesito, 
da  questo  I.  R.  Islituto  medesimo  tenuto  per  iniportantis- 
simo  c  proposto  al  eoneorso. 

Leggesi  perlanlo  nel  primo  volume  il  rapporto  della 
comniissione  elelta  ne!  seno  della  Societa  geografica  di  Vien- 
na, coniposla  dai  signori  Andiian,  Czoernig,  Gliega,  Ilai- 
dinger, Kotscliy,Negrelli,Pieden,  Richtliofen,  e  Stein, rappoi- 
lo  esteso  dal  uienibro  della  slessa  e  segretario  della  Socie- 
t;i  Fotterle,  nel  quale  raceolli  in  lurainosa  sintesi  1  falti 
primarii  dell'  argomento,  accennate  le  vie  principali  per  cui 
i  paesi  declinanti  ali'Oceano  Indiano  lino  dai  tempi  anticlii  e 
neU'evo  medio  comunicavano  eon  quelli  bagnati  dal  Medi- 
lerraneo,  mostrati  gli  effetti  del  reggimento  di  IMohanimed- 
Ali  neir  Egitto,  e  delle  immense  conquiste  degli  Inglesi  nel- 
r  Asia  meridionale  e  nella  Oceania  centrale,  ricorda  come 
ripeluli  tentativi  fossero  fatti  per  abbreviare  la  via  dall'  Eu- 
ropa alle  Indie,  ed  il  reoeutc  progetto  del  Lcsseps  che  tanto 


—  48  — 

lavoic  trovitva  in  ogiii  cojitrada,  mono  in  quella  vu\  mci^lio 
sarobbc  oonvonuli)  V  osscrnc  faufi'ice.  llifcrisco  i  tlati  divul- 
ge, ti  dal  Lesscps  sni  progello,  c  la  lelazione  (.lella  Commis- 
sione  inlernazionale,  ontrando  nei  iiarlieolari  tecnici  deirini- 
prcsa,  e  concliiude  rammenlando  (juanlo  rinodall842  e 
1845  il  govorno  Ansli'iaco  si  fosse  cl'licaccmcnto  adopci'alo 
per  agc\c)lare  le  conuinieazioni  (  non  csclnsa  T  id<;a  di  un 
canalo )  I'la  il  Mcdilerranco  ed  il  INhu' Rosso. 

]•],  a  niio  credere,  evidcnle  clic  qualora  fosso  apcrlo  il 
desiderate)  eanalo,  ne  \en'el)l)ero  grandi  vaulaggi  alie  piaz- 
ze  del  Mediterraneo,  ma  non  a  lutle  in  niisura  cguale.  Tra 
le  pill  favorite  e  permcsso  di  eollocas'e  Maisiglia,  Genova, 
Venezia  c  Trieste,  le  quali  per  la  diversa  sfera  delle  loro 
I'olazioni  mercantili  potrebbero  prosperare  seuza  nuocersi 
avicenda:  Marsiglia  essendo  1' emporio  delta  Francia  e 
ginngendo,  merce  le  vie  ferrate,  ai  porti  della  Maniea  e  del- 
r  Oceano;  Genova  quando  fosscro  snperate  le  Alpi  dell'  El- 
vczia  venendo  ad  essere  lo  scalo  non  che  dcllo  stato  Sardo 
della  valle  del  Reno  e  della  Germania  occidentale;  Venezia, 
compiuie  le  vie  del  Tirolo  formando  lo  sbocco  della  valle 
superiorc  del  Danubio  e  della  Germania  centrale;  Trieste 
accennando  alia  valle  media  ed  inferiore  di  csso  fiume,  a 
qnelle  dell'Oder  e  della  Vistola,  voglio  dire  alia  Germania  o- 
rientalc,  alle  provincie  polacelie  dell'Austria  e  della  Russia. 

Nelle  due  mcmorio  intltolate  Visla  yoncrale  della  regio- 
iie  del  SSilo  e  Schizzi  del  Nilo  Bianco,  11  dott.Teodoro  Kot- 
siby  versava  a  piene  mani  i  pin  aciurati  e  piu  recenli  da- 
li  quali  polcvali  esi)oi're  I'  illustre  viaggialore  e  naturalista, 
sulle  forme  locali,  la  llora,  la  fauna,  la  ctnogralia  di  qnelle 
c'ontrade,  non  Iralaseiando  di  ricordare  le  fatielie  di  allri 
pellegrini  della  scienza  e  (jnelle  del  venerabili  e  non  mai 
abbastanza  encomiati  niembri  della   missione   oaltolica   di 


—  49  — 

Kbartun,  intorno  a  oiii  il  harone  di  Rctlen  ncll' adimanza 
dei  2  giugno  I  8o7  leggeva  una  cstesa  ed  crudita  relazionc. 
Nessiin  fiiimc  dclla  lerra  o  come  il  Kilo  fino  dai  tem- 
pi vctusti  argomenlo  degli  studii  e  di  perseveranti  faticlie. 
Ricordato  nella  gcograOa  biblica,  figurato  nei  gerogliiici,  I'E- 
gyplos  potamos  di  Omero,  il  Neilos  di  Esiodo,  quando  I'E- 
gitto  fioriva  sotlo  i  Tolommei  scopo  alle  indagini  dei  sa- 
pienti,  il  Nilo,  nella  parte  superiore  del  siio  ramo  occiden- 
tale,  offre  tiillavia  lo  stesso  mistero,  e  niiin  occliio  d'euvo- 
peo  no  ha  fiiio  ad  oggi  vediite  lo  sorgenti.  Eppure  breve 
distanza  corre  fra  le  sue  foci  e  1'  Europa  colta  e  indagatri- 
ce,  e  noil  pochi  furono  coloro  clie  un  generoso  pensiero 
eonduceva  su  quelle  rive . 

Bruce  verso  la  mela,  Browne  circa  la  flne  del  passalo  sc- 
colo,  poi  Elirenberg,  Riippcl  ed  Iledenborg,  Caillaud  e  la 
esplorazione  montanistiea  dirella  dal  Russegger  non  anda- 
rono  perdute  pel  progresso  delta  geografla  ;  e  cosi  neppure 
le  tre  spedizioni  ordinate  dal  pascia  jMohammed-Ali  che  da 
Khartini  risaiirono  pel  Nilo-Bianco  e  pel  Tiibiri  sino  at  4° 
di  latitudine  boreale.  L'attivo  commercio  di  scambio  cbe 
in  quelle  spedizioni  procacciava  una  vistosa  quantita 
di  avorio,  induceva  alcuni  negozianti  europei  di  Khar- 
tun  a  tentarc  la  navigazione  del  Bah'  har-el-Abiad  verso 
Tequatore,  e  tra  questi  Brun-Rollet,  vice-console  Sardo  che 
divulgava  le  sue  osservazioni  in  un  recente  scritto.  II  Kot- 
schy  pero  opina  che  niuno  pervenisse  a  cosi  bassa  latitudi- 
ne quanto  il  pro-vicario  apostolico  Knobleclier  ed  i  valoro- 
si  suoi  compagni  IMosgan,  Vinco,  Hansal  nelle  due  peregri- 
uazioni  che  li  conducevano  fino  al  5."  di  latitudine  boreale. 
Le  relazioni  di  quei  pii  e  benemeriti  uomini,  tra  i  qua- 
li  con  giusto  orgoglio  troviamo  non  pochi  membri  dei  cle- 
ro  italiano,  degnamente  associali  alia  missionecaltolica  sot- 
Serie  HI.  T.  JV.  7 


—  5U  — 

to  la  proloziono  clolIAustria;  esse  rela/ioiii  oltic  allospone 
la  vita  di  sagrifizii  o  di  abnogazione  chc  trova  iiella  rcli- 
gionc  e  1'  eccilamcnto  etl  il  componso  dcllo  diirale  faticlie, 
oflVono  ancora  preziosissimi  dati  intonio  alia  geogralia  del- 
le  contrade  per  cui  trapassa  il  Nilo  Bianco,  dal  piinto  oui 
giungono  le  esplorazioni  verso  mezzodi  fine  al  coniluente 
del  Nilo  Azzurro  ove  sorge  la  importanle  citla  di  Kliarlun. 

La  Congi'cgazione  de  Propaganda Fide^  fondala  in  Roma 
nel  1 022,  e  il  centro  dell'  allivita  dello  missioni  oaltoliclu; 
di  cui  si  annovorano  55  ncll'  Asia,  15  nell'  Africa,  15  ncllo 
Due  Ainericlie,  8  nclla  Oceania. 

Le  qnindici  provincie  della  Propaganda  nell'Africa  sono 
quelle  dell'  Africa  Cenlrale,  AcWAfrica  pei  Gallas,  de\Wil/is- 
sinia,  dell'  Egilio  pei  Latinl  e  pei  Copli,  di  Tripoli^  di  Tu- 
nesi,  della  Guinea,  del  Senegal,  del  Congo,  del  Capo  di  Buo- 
na  Spcranza,  di  Natal,  del  Dislrello  occidcniale  ed  orienlale, 
di  Nossibc,  di  5.  Maria  e  Mayolte,  delle  isole  Seychelles. 

Ai  trc  aprile  del  1 840,  ad  istanza  del  padre  llyllo,  crea- 
vasi  dal  pontelice  Gregorio  XVI  il  vicariato  apostolico  per 
r  Africa  cenlrale,  con  la  sede  nclla  cilia  di  liasel-KhWrlun, 
sulia  sinistra  ripa  del  Hume  Azzurro  brcvidistanle  dal  con- 
fluento  del  flume  Bianco,  alia  latiludine  di  15°  54'  boreale, 
ed  alia  longitudine  di  50°  ^0'  45''  all'orienle  del  meridia- 
no  dcll'isola  Ferro.  Nel  1821  fondala  da  Mobamnicd-Ali, 
la  vanlaggiosa  posizione  per  le  comunicazioni  coif  inler- 
110  deir  Africa  Orienlale  e  le  assidue  cure  del  governo  face- 
vano  in  breve  fiorente  e  popolosa  Kharlun,  lalclie  slima  il 
barone  di  Reden  a  non  meno  di  40,000  il  nurnero  dei  suoi 
abilanti.  Emporio  del  commercio  fra  le  conlrade  a  mezzo- 
di e  la  Nubia  e  I'Egitto,  e  perlanlo  anche  fra  quesle  e  I'Eu- 
ropa,  dimora  di  commercianti  europei  e  Ira  quesli  ancho 
noQ  pocbi  auslriaci,  sembrava  opportuno  il   porvi  la  sc- 


—  51  — 

(le  iklla  missione  caltolica,  ne  Uirdava  il  governo  imperia- 
le  aiistriaco  a  stabilirvi  nel  1851  un  Consolato  genoralo. 

Nel  giugno  del  18  50  il  padre  Ryllo  e  moiti  altri  niis- 
sionarii  cadiili  vittimc  dal  clima  e  dalle  dure  faliclie,  forse 
la  missione  di  Khartim  sarebbe  perita  nel  siio  germe,  se 
uon  fosse  slata  la  valida  protezione  delle  autoritii  consolari 
austriacho,  se  non  avesse  avuto  nel  nuovo  provicario  Igna- 
zio  Knoblecber  un  uorao  in  cui  erano  pari  la  energia  e  la 
fede. 

Un  prime  viaggio  faceva  11  provicario  risalendo  il 
Bab'-har-el-Abiad  fino  al  4.°  Iilitudine  boreale  nel  setteni- 
bre  del  1849;  altro  faccvasi  dal  padre  Vinco  nel  gennajo  del 
^83l,  di  cui  era  conscguenza  la  fondazione  della  missione  di 
Gondokoro. 

Ncllo  slesso  anno  1851,  dopo  un  breve  soggiorno  a 
Vienna  ed  a  Roma,  Knoblecber  era  in  grado  di  salparo  da 
Bulak  sulla  «  stella  mattutina  •>  su  cui  era  issata  la  bandie- 
ra  austriaca,  armala  di  due  cannoni  e  provvedufa  di  ogni 
cosa  opportuna,  e  risalendo  con  lunga  e  faticosa  naviga- 
zione  giugncre  nel  maggio  1852  a  Khartun  .  Sul  chiudere 
di  quell'anno  intraprendeva  Knoblecber  eon  la  stella  mallu- 
iina  e  due  minori  barche  il  viaggio  fnio  ad  Ubbari,  nel 
paese  del  Negri  Bari,  ove  sulla  deslra  del  fiume  risiede  la 
stazione  di  Nostra  Donna  a  Gondokoro  alia  lalitudine  di 
4."  bor.  onde  nell'anno  segueiile  risaliva  i!  fiume  parte  sul- 
la slella  maUuluia,  parte  con  un  minore  schifo  sino  all'iso- 
la  Lamutat  circa  alia  lalitudine  di  5°;  e  quivi  salito  sopra 
una  prossima  altura,  il  suo  sguardo  spaziava  ampiamente 
per  la  circostanle  contrada,  scorgendo  lino  all'  orizzoiite 
il  lucido  serpeggiare  del  iiunie  clie  scorreva  fra  dense  pian- 
tagioni.  , 

L'uUima  spedizione  del  beuemerlio  ed  instancabile  Kno- 


—  52  — 

l)leplicr  era  da  liii  comlotla  nol  inaizo  1858  in  eompagnia 
del  padre  llansal,  nella  quale  dopo  To  gionii  di  navigazio- 
ne  partendo  da  Kharlun  pcrveiii\a  colla  slella  maUulina  a 
Goodokoro,  per  ora  la  ])\\\  inlcrna  slazione  delle  niissio- 
ni  essendovi  fra  quosla  e  Ivliarliin  quclla  di  Sanla  Croee, 
sul  margino  d' im  lago  propiiiquo  alia  sinistra  sponda  del 
Bali'har-cl-Abiad,  fondala  dal  padre  Mosgan. 

Oia  Kiiobleclicr :  molti  dei  siioieonipagni  caddern  soUo 
r  influenza  del  clima  e  dclle  fatiehe  ;  ma  non  niancano  altri 
coraggiosi  clie  ne  prendono  il  posto,  c  le  missioni  cattoli- 
ehe  del  Niio  Bianco  promedono  per  Y  avvenire  di  esserc 
per  gli  abitatori  di  quelle  contr;idc  missioni  di  vera  civilta, 
diversa  molto  da  quella  rapace  voglia  di  dominio  clic  ne 
assume  il  uome,  e  clic  le  genii  europee  amano  di  bandirc 
con  la  voce  del  cannonc. 

La  geograPia  intanlo  si  avvantaggia  di  quei  generosi  co- 
nati;  e  considerando  quanlo  succede  nella  valle  supcriore 
del  Bah'  har-el-Al)iad,  Ic  csplorazioni  franccsi  al  mezzodi 
deir  Algeria,  le  spcdizioni  pure  IVaneesi  sui  liumi  della  Se- 
aegambia,  quelle  degli  Inglesi  sul  Niger  e  sul  poderoso  af- 
fluenlc  Benue,  per  cui  riescc  facile  il  pcnetrarc  nclle  inter- 
ne regioni  clie  furono  la  scena  degli  studj  e  dei  Iravagli  del- 
la  spedizione  cui  appartiene  il  supcrstife  Barth,  clie  io  di- 
rei  il  Marco-P(do  doIT  Africa  inleriore;  considerando  il  pro- 
digioso  viaggio  di  Livinslone  dclT  uno  all'  allio  lilo  (leH"  A- 
frica  Anslrale,  e  lecila  la  speranza  clie  in  un  lempo  per  av- 
ventura  non  lontano  parte  almeno  dcIT  iaterno  dell'  Africa 
ci  sara  suflicientemente  nola. 

Forse  allora  gl'  ingegnosi  sislcmi  di  sapienii  preclarissi- 
mi  sulle  forme  locali  di  (luelle  conlradc  cadranno  dinanzi 
alia  evidenza  dei  falti;  pei'o  non  vuolsi  dimcnlicare  die 
(luanlo    fniora  vcnnc  diMilgato  confcrina  le  iiuluzioni   del- 


—  53  — 

r  illiislre  Sir  Uoilorik  Impcy-iMiircliison,  presidcnte  ilella 
reale  Sociota  gcografica  di  Lontlra, 

Racrogliendo  1ft  moUe  parole  in  poclic  io  credo,  ono- 
randi  signori^  di  potcr  coiicliiiidere  die  Ic  cose  sin  qua  cs- 
poslc  liastano  a  dinioslrare  qiianto  sicno  l)eneiiicrili  quegli 
egicgi  clie  iin  noliile  pensiero  univa  in  una  comune  falica, 
nclla  sua  Itrcvc  csislenza  procacciando  gia  alia  in)pci"ialc  c 
reale  Societa  gcografica  di  Vienna  V  affeltuosa  stinia  di  o- 
gni  uomo  sinccraiuentc  devoto  al  prospcrare  dellc  geogra- 
ficlie  discipline. 

Qui  iinisce  il  mio  assunlo;  concedetemi  pcro  anclic  un 
lamento  ed  un  veto  perclie  la  Italia^  clie  tanlo  fu  benemcri- 
la  dclla  geografia,  non  alibia  un  sodalizio  in  cui  sieiio  rac- 
collc  Ic  sparse  faliche  dei  cultori  di  qucsta  scienza,  clic  dai 
nostri  viaggiatori,  dai  nostri  navigatori,  dai  noslri  cosmo- 
grafi  avcva  cosi  grande  incrcmento. 


SULLA 

RISOL^ZIOM  AlifJEBillCi  DELLE  EOl'AZIOM 

NOTA 

DEL  M.  E.  GIUSTO  BELLAVITIS 


p. 


er  Irovare  le  radici  di  iin'  equazioue  algebrica  pus- 
sono  ammettersi  i  segiienti  poslulali. 

Poslulato  l."  Eseguire  sui  numeri  le  operazioni  arit- 
meliche:  soraraa,  soltra,  moUiplica,  divisiono  od  clevaziono 
a  potenza. 

Postulato  2°  Estrarre  le  radici  dei  numeri. 

Poslulato  5."  Trovare  ciascuna  radice  reale  d'  ogiii 
equazione  algebrica  a  coefficienli  reali.  Questa  opcrazione 
giti  presentita  dal  Vieta  noa  b  piii  difficile  del  postulato  2.", 
tranne  il  caso  cbe  si  adoperino  i  logaritmi. 

Postulato  4.°  Estrarre  le  radici  degl'  iniDiaginarii,  Per 
gli  esponenti  superiori  al  clue  questa  operazione  non  puo 
eseguirsi  se  non  cbe  col  postulato  3.°  oppure  col  mezzo 
delle  tavole  trigonometricbe. 

Risolvere  un' equazione  numerica  col  mezzo  dei  po- 
tulati  1.°  e  2°  puo  esser  vantaggioso  in  quanto  cbe  si  ado- 
perino i  logaritmi,  altrimenti  e  piu  comodo  attenersi  al 
postulates."  —  In  quel  modo  non  si  poterono  risolvere 
cbe  le  equazioni  del  2.°  grado,  e  qualcbe  volta  quelle  del  3." 
e  del  4."  grado. 


—  56  — 

Risolvoro  un'  oquazioiie  (lualuiKiiio  a  coofficiciili  reali 
oil  immaginarii  nictliaiitc  i  postiilati  I."  2.°  o  i°  ti  un  pro- 
l)Ienui  di  cui  facilmente  si  prevedc  1'  impossibilita  ;  ma  la 
compiuta  risoliizionc  dclle  cquazioni  dei  qualtro  prinii 
gradi  fecc  nasccro  una  spcranza  fondata  sopra  una  fallace 
analogia:  T  esserc  indccomponibilo  rcsponcntc  5  puo  far 
suppoiTe  cIiG  col  -i°  gi'ado  siasi  toccato  il  confine  del  pos- 
sibile;  poicbo  sc  non  si  possono  risolvcre  le  equazioni  del 
5."  grado  non  si  polranno  per  certo  risolvere  quelle  di 
gi'ado  superiore. 

II  problenia  puo  prescnlarsi  sodo  questa  foruia  : 
Dale  (jiianle  i>i  voyliaiw  funzioiii  razionaU  intere  c  simme- 
triche  delle  incocinitercali  od  immagiiiarie     .^•,     y,    z,     u, 
V     ...     ,     col  loro  mezzo  e  mediaiite  i  postulali  X."  2.° 
e  A."  csprimcre  ciascuna  delle  x  ,  y ,  .  .  .  « 

Discgnianio  con  J  una  funzione  simmetrica,  e  con  K 
una  non-simmelrica,  c  poniamo 

(I)  K—  ^T 

se  in  ambedue  Ic  /,  K  cseguiamo  un'  aUcrnazione  tra  le 
leltere  x  ,  y  ,  cioe  la  soslituzione  binomia  indicata  con 
({x  y))  (  Veggasi  la  Nota  alia  mia  Sposizione  della  teo- 
ria  dcidelerniinanti.  Memorie  deli Isliluio^  Vol.  VII,  p.  157) 
Ja  J  non  cangia  e  la  A  diventera 

{{xy))K~E, 
cbe  dovra  essoi' data  cssa  pure  dalla   (1),  percio  indican- 

do  con     \      una  dclle  radici  deirunita  dovra  cssere 

i 


—  57  — 
Ripetendo  sull.i  A',  la  stcssa  sostiluzione  binoniia  si  lia 
{{.ry))  K^-=.K     e  riloi'na  la    A^ ,  ci6  richiede  die  sia 
i      i 
\\\~=\  ; 

diinque       r  =  2     e     {{xy))K^=i  —  ^;perci6: 

La  sola  funzione  non-simmelrica^  die  possa  oitcnersi  col- 
/'  eslrazione  di  radicc  di  una  funzione  simmelrica  e  la  fun- 
zione ulterna,  cioe  quella  che  per  ogni  alternazione  cangia 
di  segno  conservando  lo  stesso  valore. 

Ogiii  funzione  suscettibile  di  due  soli  valori  nascc  dalla 
funzione  alterna 

U=  I  x'y'zUiK..  \==h{x—y){x-z)...{y-z)... 

Quindi  la  prima  operazione  da  farsi  per  la  risoluzionc  di 
qualsiasi  equazione  geuerale  e  V  estrazione  di  radice- 
seeonda  della  funzione  simmelrica  IT- ,  che  e  V  ultimo  ter- 
mine  della  trasformata   ai  quadrati  delle  differeuze.  Posto 

s,^-=zx  -\-y  -h-  -f-..- 

per  le  due  sole    x,  y    si  ha  (Sposizione  ecc.  §  43) 


s.  s. 


=z  n-  =:  2  s^  —  s ^-  =z x'  —  2xy  -^y"- 


di  cui  la  I'adice  e  Il^ra;  —  y 

Per  le  tre  incognite       x  ,y  ,z     6 


n-  =r  3  S.S^  —  S,'S,  —  S^^ i>S.'-^2s,S„S, 


che  ha  la  raclice 


!« 

1 

y 

1 

\x 

?/' 

-■ 

n- 

Serie  III,T.  lY. 


y  z'  —  y-  z  —  xz'  -\~ xy-  -\-  .r^z  —  x'y  . 

8 


—  58  — 

Sia  A  una  funzione  suscetlibile  di  due  \\Tlori,  i  quali 
si  otlengono  successivamenle  racdianlc  una  qualsivoglia 
allernazione  Ira  le  incognite     .r,   ?/,  :,....,   cioe  sia 

A"  =  J  -\-  J'  n  ossendo     J  J'    due  funzioni  sini- 

raetriche;  e  uiediante  I'equaziono 

(2)  L={/r 

si  voglia  Irovare  una  funzione  razionaie  L  suscettibile  di 
piii  di  due  valori.  Una  qualsivoglia  soslituzione  Irinoraia 
(( xy  z))  deve  mutare  la  L  in  un'allra  i,  ==  {(x  y  z))  L; 
ripetendo  ia  modesima  soslituzione  si  avra  la 

L^=z  ((  X  y  z  ))  L,  poi  di  nuovo  (( x  y  z  ))  L^  —  L  ; 
questi  Ire  valori  deggiono  esser  dali  dalla  (2)  percio 

r  (   ^    )         ^ 

(ixyz))L=\'  L    ,     ((.^■J/:))  \l    ^>  ^  ==  «    ^ 

{{xyz))^ l)^\"  L  =  L 

dunque  r  =  5  ;  percio:  Le  funzioni  susceilibiU  di  sei 
valori  (giacche  la  /.  ha  tre  valori  per  ciascheduno  della  K) 
possono  oilenersi  soltanto  extraendo  la  radice  terza  di  vna 
funzione  h  susceltibile  di  due  valori. 

Ncl  caso  delle  tre  x  y  z  una  funzione  a  due  valoii, 
di  cui  puo  eslrarsi  la  radice  terza  e  la 

3 

=:  .r^ -{-  y'  -^-  z ' ( x-y  -h  :>y-  -f-  ec. )  "h 


—  59  — 

—  Y  (1/-3 -^  I )  (y'- -+- .^-' H- ^''y) 
e  la  sua  radioe 

^ o — ?/H -^. — -      • 


e  suscettibile  di  sei  valori  differenti,  che  si  ottengoao  niG- 
diante  il  complesso  di  sostiluzioni 

{{xij))     ,     {{xyz)). 

Quando  Ic  incognite  sono  cinque  e  impossibile  otlenere 
una  funzione  suscciUbilc  di  piit  di  due  valori. 
Iiil'alti  posto 

(5)  L=z\/k         , 

se  supponiamo  in  primo  liiogo  che  la  sostituzione  qiiin- 

qiiiuomia  {{xyzuv))  cangi  la  L  nella  II,  ripe- 
tendo  altre  quattro  volte  questa  sostituzione  si  avrebbero 
cinque  valori  differenti,  e  secondo  il  soiito  si  vedrebbe  che 
dev' essere  r=o  (  giacche  {{xy  zuv))  K  :=:  K)  \  ma 
in  tal  case  eseguendo  sopra  L  la  sostituzione  trinomia 
((  X  y  z))  sarebbe 


{{xyz))L=\'  L  ,{{xyz))\\'  l)=^\ 


L     e  finalmente 


\^))\\^  l)      ■' 


{{xyz))\\    Z/ =  I   L:=.L    ,    il  che  esige 
che  sia    i=zo     ,     duuque 

i(xyz))  L  =  L 


—  60  — 

oioe  la  L  rimarrobhe  invariabile  per  ogni  sostiluzioue 
trinomia  ((  x  y  :  ))  ;  v.ile  a  dire  so  nclla  L  facciamo  pri- 
ma rallernazione  (()/-)),  poscia  rallernazione  {{xy)) 
essa  ritorna  al  priniilivo  valorc,  pevcio  cssa  e  una  fun- 
zione  a  due  soli  valori  oonie  la  K\  e  qiiindi  riniane  inva- 
riata  anelie  per  una  soslituzionc  quinquinomia,  oontro 
quanlo  avovamo   supposlo. —  So  supponiamo  in  secondo 

luogo  clie  la  soslitiizione  trinomia  cangi  la  L  nella  I  L 
vedrenio  al  solilo  die  dcvessei-e  ri=5;  ed  in  tal  caso 
eseguendo  *ulla  L  una  qualimque  sostiUizione  quinquino- 
mia ((  X  y  z  u  v))  no  concliiuderemo  come  sopra 

I'rrr:!        ,       i  r=z  O       ,       G       {{x  y  ^  Uv))  L  =  L       , 

ci0('  la  L  riniane  invariabile  per  ogni  sostituzione  qiruKjui- 
nomia.  Ora   se  snila   disposizione     .r,  f/,  ;r,  ti,  v    eseguia- 
mo  successivamenle  le  due  sostiluzioni  quinquinoniie 
{{x  y  z  uv))  ,     {(y  z  XV  u ))     otteniamo   le  disposizioni 

y  ^  z  jU  ^v  ,  X         ^         z  y  X  ^y  ,u  ^v 

r  ultima  delle  quali  differisee  dalla  prima  per  !a  sostituzione 
trinomia     {{x^t)),     dunque 

{(xzy))  Lz={(yzxvu))  [({xy zuv)) L\  =  L      , 

cioe  la  L  rimane  invariabile  anche  per  ogni  sostituzione 
ti'inumia,  c  cosi  ricadiamo  nella  slessa  conclusione  del 
pi'imo  caso. 

1/  equazione  generale  di  5.°  grado,  che  non  puo  quindi 
risolversi  eol  mezzo  dell'  cslrazione  di  radice,  si  risolve 
raediante  I'operazione  espressa  da 


ly 


ft-i-\/h~hCj:~ .'. 


—  61  — 

ossia  nietiianle  la  risoliizione  della  x^  -\-  x  =  h  .  Qucsto 
tcorema  annunciato  dall'  Eisensteira  nel  /.  Crelle  18-54, 
T.  XXVIH,  pag.  81 ,  appartiene  forse  al  Jcrrard.  Veggansi  gli 
Annali  di  Matemalica  di  Roma  i858,  N.°  4,  pag.  258,  259. 

L'eqnazione  binomia  .r"  —  A=rO  i' immediatanienlc 
risolta  medianle  il  postulato  4."  ;  chc  se  si  voglia  ado- 
perare  soltanlo  i  due  primi  poslulati.  I' equazione  e  riso- 
lubile  nel  solo  caso  di  n  [)rimo  e     rrr  2'  +  i  . 


ADl'MNZA  DEIi  OfOJINO  U  MIFJIBRE  1858. 


*l  m.  e.  professor  Tiirazza  presenta  una  memo- 
ria  intorno  alia  leoria  dinamica  del  calorico.  Obbiclto 
di  questa  memoria  si  e  di  porgere  una  completa  espo- 
sizione  della  delta  teoria,  al  quale  scope  dopo  averc 
nel  prime  capitolo  partitamente  analizzati  i  varii  fatti 
tendenti  a  moslrare  la  conversione  del  calorico  in  la- 
voro  dinamico  c  inYersainente,  ed  csposte  le  idee 
fondanientali  sopra  delle  quali  si  basa  la  nuova  nia- 
niera  di  considerare  1' azione  calorifica,  passa  nel  se- 
condo  capitolo  alia  dimoslrazione  dei  teorenii  secondo 
cui  si  regola  la  conversione  del  calorico  in  lavoro  di- 
namico e  inversamente,  e  che  tendono  a  dimostrare 
che  una  lal  conversione  ha  luogo  sempre  con  un  rap- 
porto  costanie,  che  la  quantita  di  calorico  convertita 
in  lavoro  dinamico  esterno  e  sempre  indipendente 
dalla  natura  della  sostanza  che  serve  ad  operare  la 
del  (a  conversione,  e  che  dipende  solo  dalle  tempera- 
ture sot  to  la  cui  influenza   avviene  la  conversione  e 


—  Gi- 
la trasmissionc  del  calorico,  damlo  infinc  la  leai^e  di 
una  tale  dipendenza.  In  un  lerzo  capitolo  passa  alia 
ricerea  dell'  equazlone  gencrale  dell'  azionc  toimodi- 
namica,  cd  alia  discussione  delle  varie  formole  aige- 
bn'che  die  nc  discendono  -,  mostrando  in  un  succes- 
sivo  capitolo  die  le  delte  formole  sussislono  qualun- 
que  sia  la  soslanza  operanle;  doe  lanto  se  essa  sia 
di  quelle  die  si  dicono  omogenee,  quanto  se  invece 
sia  un  aggregato  di  varii  iiigredienti  occupanli  cia- 
scuno  uno  spazio  finifco,  e  di  dilVerente  natura.  Tro- 
vaLe  COS!  le  lormole  fondamentali,  in  un  quinto  capo 
se  ne  fa  T  applicazione  al  cuso  dei  gas  e  dei  vapori, 
disculendo  le  formole  die.  per  queste  sostanze,  ser- 
vono  a  calcolare  il  lavoro  dinamico  ottenuto  e  il  ca- 
lorico dispendiato,  dal  cui  rapporto  dipende  1'  effetto 
utile  Finalmente  in  un  sesto  ed  idtinio  capitolo  si 
discute  il  modo  di  valutare  numericamente  la  cosi 
delta  funzione  di  Carnot,  cercandone  i  valori,  e  il 
sue  valor  medio  il  piu  probablle  per  usarsi  nelle  pra- 
ticlic  applicazioni.  Queslo  capo  si  diiude  coll'  esame 
delle  varie  esperienze  di  Joule  intorno  al  valore  del- 
r  equivalente  calorifico,  e  col  calcolo  del  valore  il  piu 
probabile  del  delto  equivalente,  anche  in  base  delle 
esperienze  note  intorno  ai  vapori  dell'  acqua. 


II  m.  e.  Giusto  Bellavilis  legge  i  seguenti 

(lElI  EliElENTAm 

SUI  DISCRIMINAINTl  INVARIAMl  E  COVARIANTI 

— °<$8^ — 


^.  Delerminanle  o  discriminanle.  Se  da  una  funzione 
algcbrica-razionale-inlera  altre  se  lie  dediicono  medianle 
sostiluzioni  tineari  (vale  a  dire  sostituendo  alle  indetermi- 
nate X,  y,  ecc.  alti'ettante  funzioni  a,^ -\- (B  y\ -\-  .  .  .  ,  ecc. 
delle  nuove  indeterminate,  ^  ,  w  ,  ecc.  )  ,  tulte  queste  fun- 
zioni hanno  alcuni  caratteri  comuni  di  famiglia,  ciie  le  di- 
stinguono  dalle  funzioni,  clie  in  simil  modo  possono  de- 
dursi  da  altra  funzione^  che  sia  essenzialmente  da  loro  dif- 
ferente:  lo  studio  di  quest!  caretteri  e  il  principal  oggetto 
della  presente  Nota.  —  Prendiamo  da  prima  a  considerare 
r  equazione 

(1)  u^—ax^  +  nbx"-' -I- -i'-^i^ cx''~\..--\~'ngx->r h-0 

le  differenze  tra  le  sue  radici  sono  evidentemente  uguali  a 
quelle  della  sua  trasiormata  in  ^  ottenuta  ponendo 
x:=^  -{- (2  ;  percio  la  funzione  simmetrica  n"  (Veggansi 
i  §§  7,  46  della  Sposizione  della  teorica  dei  determinanti 
nel  Vol.  VII  delle  Meraorie  dell'  I.  R.  Istituto  )  che  6  il 
prodotto  dei  quadrati  delle  differenze  delle  radici,  e  che  e 
Serie  IJJ^  T.  IV.  9 


—  CI)  — 

espriniibile  razionalmoiilc  col  inozzodei  coonicionli  della  (I), 
(con  allic  parole  cssa  c  T  ullimo  Icrmiiie  tiella  famosa 
trasformata  ai  quadiali  dclle  diffcrenzc  delle  radici),  con- 
scrva  lo  stesso  valore  sea  tall  coefficienli  dell' e([uaziouG 
in  X  si  sostituiscono  quelli  della  Irasfonuata  in  ^  .  Sic- 
come  la  11'  si  annulla  ogiii  qnalvolta  la  (l)abl)ia  radici 
oguali,  cosi  essa  si  olleria  climinando  la  x  tra  la  (!)  c  la 
sua  derivata 


(2)  ax"~'-h{n—\)Ox" 

ossia  Ira  la   (2)   e  la 

(5)     bx"~'-h{n—\)cx"-'... 


...-^g^O  , 


{ii—\)gx-hh=zO, 


clie  nasce  sottraendo  dalla  (1)  la  (2)  moUiplicata  per  x. 
La  funzione  risullante  da  tale  eliminazione  pu6  calcolarsi 
in  differenti  maniere,  ed  e  cspressa  molto  seniplicemente 
da  un  dcterminante,  i  cui  termini  sono  i  coefncienti  delle 
(2)  (3)  (  Veggasi  il  §  88  della  citata  Sposizione  )  ;  percio 
la  rr  non  differira  se  non  che  per  un  molliplicatore  co- 
stanle  dalle  funzioni  cbc  per  n=2,    3,  4    sono 


« ,  lf\ 
/> .   c 


z=ac  —  /»- 


-a'd'-^Gabcd — Ab'd — A  ac'-{-o(>'c- 


\a  ,  21) ,  c  , 

n    ___         ,".,2A,C 

^^'--       \0,2c,d, 
I     ,/s2c,(/ 

D  1^=^(1' e-  —  1 2 cebde^-  —  \ 8ac=e^ H-  VtAab'ce  —  21b''e^--\~ 

-}- 54 a'cd'c  —  Oab'd  e  —  1 80 abc'de -{-  I OSO'cdc  +■  8 1 ac'e— 

—oWc^e'—27a'd'-'r  \  08  abcd^^—&'ibhl'—o-iac^d'-^oU^c''d^' 


—  ()7  — 

Nei  §§  5,  9,  17  tlaremo  espressioni  piu  comodecli  qne- 
stiD3,  D^. 

A  queste  funzioni  /)„  fii  dato  dal  Gauss  il  iiome  iVideler- 
minanti,  die  ben  esprimeva  il  loro  ufficio  di  deterrainare 
la  faraiglia  a  cui  appartiene  la  (I)  e  tutle  lo  sue  trasfor- 
mate:  poscia  alia  parola  dcterminante  fii  data  maggior 
estensione  di  significalo,  e  la  D,^  si  disse  il  discriminante 
della  (I).  —  Per  detcrminare  il  rapporto  clie  passa  tra  la 
TT"  e  la  I),^  ci  bastera  considerare  1'  equazione  binomia 
a  x^  -f-  /i  =  0  ,  nella  quale  le  somiiie  delle  polenze  delle 
radici  sono 

h 


a 


siccli^  risulta  dal  citato  §  40  che 


Viene  da  cio  che  nei  predetti  casi  di   »  — ^  2  ,  ?i  rrr  5  ,  11^=  A 

4  4 

si  lia     n^  =  —      c-f-ec.r= „Z)^ 

a  a- 

^.       256    5  2oG 

2.  Invarianli.  Si  dice  itivariante  della  (I)  ogni  funzio- 
ne  inlera-omogenea  dei  suoi  coefficienti  a,  b,  .  .  .  .  g,  h , 
la  quale  non  cangi  quando  essi  si  mutano  nei  loro  corri- 
spondenti  A,  ^,  .  .  .  .  b,  a,  0  che  accresca  nei  rapporto  di 
\  ad  a'''  quando  ad  essi  si  sostituiscono  i  cocflicienii  delle 
potenze  di  ^  nello  sviluppo  di 

a(a^-l-/Sr-l-n/^(a?H-/S)""'4-...H-/i     ; 


—  68  — 

pop  la  priniu  pioprieli  diremo  die  1'  invarianle  6  dotato 
di  eiirilmia^  e  per  la  seconda  chiameremo  indue  dell'inva- 
rioule  I'esponenle  fx  .  Gli  invarianti  possono  essere  di  dif- 
feienli  gradi  rispetto  ai  coefdcienti  a,  h,  .  .  .  h  .  Noi  se- 
gneremo  con  3^^^^(m„)  o  piii  serapliccmente  con  Jjf^ 
V  invariante  della  (I)  che  ^  del  grado  p.  .  .  Anche  il  discri- 
minanle  si  segnerci  con  ^(uj  o  con  D^  .  Non  e  dif- 
ficile riconosoei'e  che  il  discriminante  D,j  e  Tinvarianle 
del  grado  2  (n — I) ;  giacchd  a  motivo  deireuritinia  del  cotn- 
plesso  delle  (2)  (3)  6  eiiritniico  anche  il  determinaiile  (§  I), 
che  6  r  espressione  del  discriminante :  miitando  a,  b  .  .  .  k 
nei  aa",  bci'^~' ,...  h  il  discriminante  divieue  a"'^"~"'^  /)„  , 
diuKjue      7i(n — I)     6  il  suo  indice. 

5.  L'indice  jx  di  un  invariante  3'^^'''(«„)  e  la  inetd  del 
prodotlo  del  grado  p  dell' invariante  pel  grado  n  della  «„  . 
(  Si  noti  die  questo  grado  ^^,  die  forse  meglio  direbbesi 
ordine,  6  relativo  all'indeterminata  x  non  giS  ai  coefti- 
cienli  a,  b  .  .  .).  Infatti,  se  un  termine  dell' invariante  sia 
il  prodotlo  di  p  fra  le  quantili  a,  b,  . . .  le  qiiali  nella 
u^  sieno  coefficienti  di  x' ,  x'\  .. .  savh  f/,^i'\-i'-}~ecc.  ; 
per  iVuritmia  I' invariante  conlerra  inoltre  un  termine  coi 
coefficienti  di  x  "~~'  ,  a-"~",  ec.  ,  percio  dev' essere 
anche 

fx^=:n — i-\-n — i'-}-ec.=:np — i — i'  —  ec.      , 

qiiindi  /w=»-f- t'-f- ec.  = -^  . 

L'  osservazione  ora  fatta  permelte  di  scrivere  tutli  i 
termini  di  un'  invariante.  Prendiamo  per  esempio  il  caso 
di  Ji  :=  5  ;  il  grado  dell' invariante  non  potra  esser  dispari, 
perche  fx  riuscirebbe  fraziouario;  poniamo  p=i,  sara 
^  =  6  ;  la  partizione  del  numero  6  =s:  t-f-t'-j- ...     in 


—  69  — 

quattro  niimeri  die  non  siiperino  n  z=z5  si  pu6  fare  nei 
cijiqiie  modi 

5f5-f-0^0,         5-^2^1+0,  5-^l-|-^-^-l    , 

2f2-H2-hO,         2-|-2-f-t-M, 

quindi  finvariante     j/'''^     conlerrii  i  termini 
aadd,     abed.,     accc^     bbbd,     bbcc 

formati  dai  coefficienti  delle  poteoze  deila  x,  i  cui  espo- 
nenli  sono  i  numei'i  predelli,  sicche  a  corrisponde  al  nu- 
raero     5  ,     b  nl  2,     c  all"  I  ,     erf  alio     0  . 

4.  il/orfo  di  calcolare  i  coefficienH  degli  invarianli. 
Rimane  da  deterrainare  i  coefficienti  numerici  dei  termini 
trovati  come  ora  si  disse  ;     nel  caso  presente  scriveremo 

J^^'^  —  A  ad""  H-  Babcd  -f-  C  [ac'^  -f-  b^d)  -h  D  b'c'- 

avendo,  in  grazia  dtU'enritmia,  dato  lo  stesso  coefficiente 
C  ai  due  termini  ac^  b^'d  ,  perch6  i'uno  si  cangia 
nell'altro  permutando  tra  loro  i  coefficienti  prime  ed  ulti- 
mo, ed  il  secondo  e  penultimo.  Ora  se  nella 

«3  z=  ax^-\-5bx--h5cx-\-d 

che  diremo  la  forma  cubica  poniamo  x:=^-^/3  ,  dove 
possiamo  supporre  die  /3  sia  infinilesima,  la /"orma  diventa 

af-f  3(«/S+/')^^4-5(2  6^H-c)^-h{5c/5-hrf) 

sicche  i  coefficienti  b  ,  c  ,  d  ricevono  gli  accrescimenti 
infinitesimi  a/5 ,  2bf3 ,  5c/S ,  e  quindi  J^^^^  riceverJi 
r  accrescimeiito 

/2  (6  Aa-cd  -\-Baacd-i-  2Babbd  -f-  oBabcc  -)-  6  Cabc-  -f- 
-\~5Cabd-\-oCb'c-j~2Dabc^~\-4Db'bc) 


—  70  — 

clie  (lovoudo  essei'e  idenlieamcnto  iiiillo,  dnra 

B——  GA  ,  C=  4  .1  ,  Dz=  -oA,       o.d  infalli 

—  ad'  -+-  GaOcd  —  4  {ac'  -f  //(/)  +  7^b^-c'  =  D^ 

ii  invarianle  essendo  il  discriminaiite  gii  tiovalo  al  §  I. 

Cercliiaiiio   per  stvondo  esenipio  se  la  forma   oubica 

aminetta  un  invariante  di  2."  grade  ;  il  siio  iiidice  sarebbe 

3   2 
f/,=  ~—-z=  5     e  le  sparlizioni  3-f-0,2-+-l    darebbero 

duo  soli  (ermini,  ciot;  TinvariaiUo  dovrebbe  essere 
Aad-j-B(>c  ,  il  quale  rilerito  alia  forma  in  ^  ricevo  I'ac- 
crescimciilo  /S  (3.1«c  -f-  -/'«<^  4-  -  i>l>/>)  ,  ^I'c  nou  si  puo 
rendei'e  idcnliiamcnlo  luillo;  dunquc  la  forma  cubica  non 
lia  alcun  invariante  di  grado  inferiore  al  diseriminanle  D^. 
V  operazione  colla  quale  dalla  formula  assunta  per  inva- 
riante si  passa  alia  foi'uuila,  die  dee  porsi  ==  0  ,  puo  dirsi 
derivazionc  rispeilo  aijli  indie i,  inlendendo  die  gli  indici  di 
a  ,  1/ ,  c  .  . .  sieno  rispettivameiile  0,1,2...  :  tale  de- 
rivazione  la  scgneremo  con  A  ,  vale  a  dire  ,amniettcremo 
die  Aa:=0  ,  Ab  ^=  c  ,  Ac=:2/; ,  oc.  ,  sicche  per  Irovare 
i  cocfficienti  numerici  deir  invariante     jj''^     si  avrii 

A  Jj''^  ==  (aDi  +  2b  D,  .+-  oc }),,  .  .  .  . )  jj^'^  =  0  , 

dove  Id  earatlerislica  D  indica  al  solilo  la  derivata  rispetto 
alia  variabile  posfa  abbasso,  e  s'intcndc  che  a  ciasouna  ca- 
ralterisLica  sia  posposta  la  Jj''^  .  A  motivo  dell'  euritmia 
polrebbe  egualmenle  servire  la  derivazione  rispetto  agli  in- 
dici indioata  da  ^^ri^nbl)^  -j-  {n—\)cDo  •  •  •  H-  /'D,, 
eonsiderando  come  indiee  di  ciasoun  cocflicicnte  I'cspo- 
nente  della  .r ;  ma  ci  riuscirii  piii  comodo  anmietterc 
ormai  che  gli  indici  di  a  ,  ^  ,  c  , . ..  A  sieno  sempre  0,  I ,  ...n. 


—  71  — 

5.  Passiomo  alia  forma  fnquadralica 

?/  -  -_ir  ax^  -f-  '^  b  x""  -|-  6ca;-  -\-  A  dx  -\~  e  ; 

finvarianle  tli  1."  grado  c  di  indire    ^=2    non  potrebbe 

con[onere  the  il  termine   c  ,  cLe  non  6  invariabile. 

42 
Tel  grado  p  =  2  ed  indice    f^=:    'c,  =^    abbiamo  le 

spartizioni  4-1-0,  5-f-l  ,  2-]-2,  ciii  corrispondono  i 
termini  ae  ,  Ld  ,  c-    e  la  derivazione  rispetto  ar/li  indict 

AJ^^'^=A{Aae-\-Bljd-j-Cc')=-i  Bad-^  nad-\-  oBOc-t -iCbcz^zO 

dh     B  =  —  4i,  4C=: — 32?     avrenio  quindi  linvariante 

jM^=ae  —  40d-j~oc'  =  l 

che  pel  frequente  use  suol  disegnarsi  colla  sempllce  let- 
tera  /  ,  noi  lo  dircnio  il  primo  invariante  della  forma  bi- 
quadratica;  il  secondo  invariante  e  di  5."  grado  e  di  indice 
fxz=z6  ,     ed  e 

y^(^)  r=  ace  — {be  H-  ad)  -f-  '^bcd  —  c""  =J, 
giacche    A   T^='2abe-\- ■^acd  —  2abe — Ab'd- — (>acd-\- 
-f-  2  acd-ir  Ubd-j-  Ucc  —  G  />c'  =  0  ; 

questo  invariante  pu6  esprimersi  col  determinante  simnie- 
trico 

a  b  c 
J  z=i     bed 

c  d  e 


t  I 


La  forma  biquadratica  ammette  anche  im  Invariante  di 
4."  ed  uno  di  5°  grado  ,  ma  cssi  non  sono  altro  che 


—  72  — 
ed  anche  ildiscrirainante  6  fiinzione  inters  dei  duo  predetli 
invarianti  fondumentali     ^  >  J ■>     essendo 


/).  =  /' 


^'J 


C.  La  forma  di  5.°  grado  «5  -=-.  a  x" -^-  '^Sbx'*  -\-  ecc. 
non  animette  invariante  di  2."  grado,  il  quale  dovrebbe 
avere  rindice  |W=:5,  e  dovrebbe  essere  Aaf-\-Bbe-\-Ccd 

la  cui  derivala  rispetto  agli  indici  d 

b  Aae-{-  Bac  -h  4  Bbd  '-\-  2  C6d-h^Cc^ 

che  non  pu6  annullarsi.  Vi  6  poi  1' invariante  di  4°  grado 

y^'^)  —  fl7'  —  1 0  abef  -f-  Aacdf  -h\()b'df— 12  bcf-^- 
-^\^ace'-^W-e^  —  \2ad^-e—lUcde^ASc^e^4Ud^—o2ed\ 

Per  gli  altri  veggasi  una  Nota  di  F.  Ydk  di  Bruno  negli 
Annali  1856,  pag.  86. 

7.  La  forma  di  6."  grado  ha  I' invariante 

4'-' z=ag  —  Uf-\-\'oce  —  \ Od' ; 

e  Taltro  espresso  da  un  determinante  simmetrico 

=  aceg  —  b^'eg  —  ad-g  -\-2bcdg  —  c'^g  — 
—  acf'-j-bf'~t-2adef—  2bcef—  2bd'f~\- 
-h  2c^df—  ae^  -f-  26rfe'  -f-c  V  —  ^cd'e  -+-  d'\ 


J  (^)  — 

•'6      ■ — 


abed 
b  c  d  e 
c  d  e  f 
defg 


8.  A  verificazione  dei  trovati  coefficienti  giova  osser- 
vare  che:  In  ogni  invariante  la  soinma  dei  coefficienti  nu- 
merici  e  nulla ;  infalti  se  sicno  uguali  lulli  i  a  ,  b  , .  .  .  h 
della  data  forma  ;<„  ,  poslo  x=^^ — ^  si  avr&  la  tras- 
formata   a  ?"  ,  per  la  quale  6  evidenle  che  ogni  invariante 


—  io  — 
e  nullo.  Dara  una  maggior  verificazione  I'osservare  cho  so 
a  =  b  =  . .  .==g       la  trasformata  e      a  ^"  -(-  h  —  a  ,  e 
die  percio  ogni  invarianle  prende  due  valori  cguali  ponen- 

dovi  a—d  =  .  .  .  ■=.g  ,    oppure    d  =r.  c  :=  .  .  .  r=c/rr:0    c    mu- 

tando  h  in  h — a.  Cosi,  per  esempio^  il  discrirainanle  D^ 
dti  i  due  valori  eguali  — a  d'-\-2a'd—a^=^ — a'{d — a)\ 

9.  Fiinzioni  invarianli  noii  eunlmickc.  Peninvarianli. 
Mf'ritaiio  osser  osservate  anche  le  funzioni  dei  coefficienti 
della  forma  u^^  di  un  grado  qual  si  voglia,  le  quali  riuiangono 
invariale  da  essa  alia  trasformala  iii  ^=x — /S,  quantunque 
cessino  d'  essere  euriliniche,  vale  a  dire  nou  contengano 
nello  stesso  modo  il  priuio  e  1'  ultimo  terinine  della  forma 
«„;  il  secondo  ed  il  peiiultimo,  ecc.  Con  tali  funzioni  e  for- 
raata  I'equazione  ai  quadrat!  delle  differenze  ed  ogui  altra 
equazioae,  die  nou  oaiigia  quando  nella  proposta  si  eseguisce 
la  trasformazione  x=:^-}-/3.  Queste  formule  si  calcolano 
ricordando  the  le  loro  derivate  rispetto  agli  indici  (  §  4  ) 
devono  essere  nulle ;  sussistono  pure  le  relazioni  notate  al 
§  8:  noi  le  abbiamo  in  parte  giii  trovate,  e  continueremo 
ad  indicarle  cogli  slessi  segui,  quantunque  ora  poniamo 
a  =  I  ;  giacch6  si  potrebbero  moUiplicare  per  qualunque 
potenzi  della  a,  quindi  nulla  si  bada  al  loro  grado.  Per 
r  iiidice  ,M  =  2  abbiamo  il  discriminan'.e  (  §  I  ) 

il  signifii-ato  delle  v  lo  spieghererao  al  §  15.  Per  I'indice  3 
abbiamo  la  nuova  formula 

(.-)  d  —  5l>c-h20'=  r3'^'-''  =r  V3 ''')  =  p..  . 

Quando  I'indice  6  4  si  lia  il  primo  invarianle  della  forma 
biquadratica  (  §  5  )  ed  il  quadrato  della  predetta  (2),  cioe 

(  e — 'ibd-\-5c-  z=  I  ,     .    j,. 

(')  < 

f  c=  —  2(r'e  -^hi  =  r^'*'")  =r  F\ 
Scrie  III.  T.  IV.  '  ''         10 


—  74  — 
ed  inoltre  qualunque  formula  die  risiilti  linearmenle  da 
queste  duo,  qual  sarebbe  per  esempio 

e  —  -5  bd^U^-c  —  ob^  =  L—  3  P\  =  /^, 

Anche  per  rindice  5  si  hanno  due  sole  formule  essenzial- 
mente  diverse,  l' una  nasce  dalprodollo  della  (2)  per  la  (3), 
I'altra  e  nuova  e  la  scgneremo  con  P^  . 

{  f~ 56# -}-  I Ob'd  —  1 0  ^'c  -I- 4  b'  =  Pr 
(5)  )  ' 

(  cd—b'd  —  Uc'-h^b'c  —  2b^  =  PJK   . 

Per  r  indice  6  oltre  ie  formula  che  risultano  dal  prodotto 
delle  predette  si  ha  la  nuova  P^ 

(J  —  6/;/ -f-  1 5 6^ e  —  20bh{-\-  \bb^c  —  '^b'^  =  P^ 

ce  —  b^'C  —  4bcd-h  -i  b''d-\-eb'c^- ~%k-h-ob^=PPi, 
(6)  /  ^ 

d'  —  Gbcd-hU\l-h  9b'c'—\2b^c-h4b'^=±P's 

c^—  56  V-  -h  ob^c  —  b^  ^P\ 

ogni  altra  funzione  dell' indice  6  risulteri  linearmente  dalle 
predette,  cosi  si  trova  che  il  secondo  invariante  J",  I'  allro 

invarianle  trovato  al  §  7,  ed  il  discrirainante  Z)'  sono 
espressi  da 

-Z)3=P3-h4P\ 

rimettendo  la  a  e  < 

-~Di=^lad  —  obc-\-2  —  )  -h'layc j 

gicche  il  discriminanle  D^ ,  non  meno  del  Z)^  (  §  5 ) ,  6  la 
somma  di  un  cubo  e  di  un  quadralo.  —  Le  funzioni  P^ , 


—  75  — 

P^ ,  P,^ ,  ecc.  (i  ciii  coefficienti  sono  quelli  del  binoniLo  new- 
toniano  )  meritano  particolare  osservazione,  esse  sono  i 
aoefficienli  dell'  eqiiazione 

che  e  la  proposta  a-"  -h  n()x"~'  .  .  .  .-\-  fi  =  0  liberata 
dal  secondo  termine:  io  proporrei  di  dirlc  peninvarianti 
fondamentali,  cliiamando  peninvarianti  tiiUe  le  loro  funzioni 
inlere.  I  peninvarianti  d'  indice  7  sono  i  quattro 

(7)  P,,    P.P.,    /^3^4./*^3 

e  lulti  quelli  che  da  essi  dipcndono  linearmente. 

Cos!  pure     (8)     P,  ,  P,P^  ,  P,P, ,  P\  ,  P\P^  ,  P,P\  ,  P\  . 

Per  I' indice  ^  =  9  si  hanno  8  di  questi  peninvarianti, 
per  ^=10  sono  12,  per  fA-=:M  sono  ii,\)cv  /u=^2 
sono  21,  ecc.  E  facilissimo  esprimere  un  qualunquepenin- 
variante  col  mezzo  del  peninvarianti  fondamentali,  bastando 
ricordare  che  questi  sono  i  coefQcienti  della  trasformata 
liberata  dal  secondo  termine;  cosi  si  ha  il  discriminante 

Z)4=:P'4-^8P  ,Pv,-t-54P,F-3P4-^8^  P^^P^—27P^,  -lyAP\P\ 

qual  risulla  ponendo     ^==0   nella  formula  del  §  4 . 

4  0.  Invarianti  nelie  irasformate  e  nelle  ridotle.  Gli 
invariant!  sono  caralteri  distintivi  delle  varie  forme  e  pos- 
sono  servire  a  riconoscerle  per  quanto  sieno  state  trasfor- 
mate  mediante  la  sostituzione     x  =:  ^-\- /3     oppure  la 

I 
x=z  — ;    sicc4i6  se,  per  esempio,  si  formino  le  successive 

trasformate,  che  servono  a  sviluppare  una  radice  in  frazione 


—  71)—- 
conliuuii,   gli  iiivaritiiili  di  iin"  oiiiiuzione  potriiniio  si-rvire 
di  conferma  di  avere  ben  calcolali):  por  le  eqiiazioni  (.111)10116 
abbiamo  il  solo  disrriniinanto   /'j ,   c  per  le  bhjuadiatiche 
abbiamo  i  due  invarianli  I ,  J  ■   Qiiaiulo  la  risoluzione  di 

iin'  cquazione  i,'enerale  si  ridiice,  mediante  le  estrazioni  di 
radice,  ad  iiii'altra  eqiiazione,  i  ooelficienti  di  qnesta  ridotla 
o  risotvenie  possono  esprimersi  col  mezzo  degli  invarianli 
dell"  equazione  primiliva,  e  se  si  giunga  ad  iin' equazione 
di  secondo  grado,  il  diserimiiiante  di  questa  non  differira 
(ecocltocbe  per  ua  molliplicalore  numerioo  )  da  qiiello 
della  primiliva,  giaeche  per  qiianio  riporlai  nella  Nola  sulla 
risoluzione  algebrica  delle  e(iuazioni,la  sola  funzione  sinime- 
Irica,  di  cui  si  possa  eslrarre  una  radice  (clie  non  sia  fun- 
zione simmolrica)  e  la  Tl\  cioe  il  discriminanle.  Paileremo 
al  §  17  della  risoluzione  delle  equazioni  di  5."  grado. 
II.  L' equazione  biquadralica 

rt.r^ -h  AOx^'  -j~  i\c.v^  -J-  A dx  -f-  ^  =  0 

die  Iia  gli  invarianli    I,  J   ed  il  discriminanle 
T),^=^P  — 21 J     puo  risolversi  mediante  pareccbie  equa- 
zioni cubicbe,  le  quali  tulle  si  riducono  alia 

%i'  —  IiU-{-2j=0  , 

4 
il  cui  discriminanle  —^J^'^oY  ^^  """  differisce  dal  pre- 

cedente  che  per  un  molliplicalore  nuraerico  positivo ;  la 
ridoita  della  equazione  cubica  e  la 


—  77  — 

dice  lia  il  medesimo  discrirainante  —  i^  —  J^  .    Siipposlo 

clie  tuUi  i  coefficientisieno  reali,  se  ii  discrminanle  e  posi- 
iivo  le  radici  deW  cguazione  biquadraiica  sono  tutte  rcali 
0  lulle  immaginarie,  quelle  della  cubica  sono  iulte  reali, 
e  quelle  della  quadralica  immayinarie  ;  se  il  discriminante 
e  negativo  due  radici  della  biquadraiica  e  due  della  cubica 
sono  immaginarie  e  le  altre  sono  reali.  Una  radice  della 
risolvente  cubica  servo  a  decomporre  la  biquadraiica  in  due 
fattori  quadratici,  giaccbe  il  suo  prirao  membro  si  riduce  a 

—  {ax''  -{-  2b  X  -{-  c  -]-  iv)-     meno  un  altro  quadra  to  per- 

fetto  (  Veggasi  il  §  87  della  mia  Menioria  inserita  nel 
Vol.  Ill  dcir  Istituto  Venelo).  I  tre  valori  di  ?/;  possono 
espriraersi  niediante  le  radici  della  primitiva,  essendo 

G 


a 


lu'  =  (x' — x" )  (x'"  — •  x"')  -^-  {x'  —  X"')  {x"  —  X")  ; 


gli  allri  due  valori  si  otlengono  soslituendo  alia  x'    cia- 

cuna  delle     x" ,  x'"     e  lasciando   fissa   la  x"  .     Se  po- 

16  ,,,  ,         8 

niamo     v=.-- (b — ac) -j w     avremo  un  altra  equa- 

a^  a  ^ 

zione  ridolla  in  v  ,  le  cui  radici  saranno  espresse  da 
V'  t:=(x'  -+-  if"  —  x"  — x'")-  ,  ec. ;  dal  cbe  poi  risulta  che 
eiascuna  x  e  data  mcdiante  la  formula 

Un'allra  ridotta  si  trova  ponendo    w  =  x'  x'^-j-x"  x'"  ,  ed 

2c-4-2w 
cssa  pure  dipcnde  da  quella  in  tv  col  mezzo  di  u=:  — —  . 


-78  — 
Ciascuna  dello  w  ,  v  ,  u  non  cangia  valore  pel  complesso 
di  sostUnzioni  {{x' x''))  ,  ({x\x"){x"'  x"'))  .  (Veggasi  il 
§  X  (lella  Nola  alia  precitata  Sposizione)  ;  e  questa  la  ra- 
gione  per  la  (luale  ciascuna  di  esse  ammette  tre  soli  va- 
lori.  —  Sc  reqiiazione  biquadratica  abbia  il  primo  inva- 
riantc  /  nullo,  la  sua  ridotla      tv'  -f-  2  J=z  0    sara  bino- 

inia,cd  il  loro  diserimioanle  sai'a  lui  qnadfalo  ncgati  vo — J  • 
Siccoiiie  niediiinte  Cf|uazioiii  di  2."  grado  ogni  equazione 
cubica  puu  ridursi  binoniia ,  cosl  potcva  prevedersi  die 
collo  stesso  mezzo  ogni  equazione  biquadratica  possa  ridursi 
ad  un'aUra  avcnte  il  prirao  invariante  nullo,  la  quale  libe- 
rata  dal  secondo  termiuc  ba  la  forma 

3c^ 


ax* 


-f-  Oc.r^^  -f-  Ux'^ ■  =  0 


1/ argomento  ora  accennato  pu6  vodersi  trallato  det- 
iagliatamente  nella  memoria  del  prof.  Torlolini  inserila 
ncl  fascicolo   5°    1858   dcgli  Annali    di  Malernatica. 

12.  Forme  hinarie.  Le  forme  sogliono  il  piii  spesso  farsi 
omogenee  rispetto  alle  indeterminate  ;r,  j/,  cioe  si  scrive 

(I)  ax'  -+-  nhx"-'  y  . . . -h  hy"  ; 

per  la  stabililo  euritmia  degli  invarianti  6  evidente  che  quan 
to  diceinnio  rispetto  alia  x  puo  ripotcrsi  pei*  la  ?/;cosi 
rispetto  alia  trasformata  cbe  si  otiione  ponendo 
aT=:  a'  ^  -h  /S'v  gli  invarianti,  die  hanno  I'indice  /j,  cre- 
sceranno  ncl  rapporto  di  I  a  a,"''  ;  e  rispetto  alia  nuova 
trasformata,  die  si  ba  ponendo  ?/=— }^^-|— ^m  gli  invarianti 
cresceranno  ancora  nel  rapporto  di  I  a  ^'^  .  Ora  1' ef- 
fetfo  di  qucstc  due  successive  sostituzioni  l^  lo  stesso  come 
quello  delle  due  sostituzioni  simullanee 


—  79  — 
piirche  sia     «=:  a'-f-/S'^  ,  /5  — /S  o  ,  da  ciii    /S  =  y  , 

a=ci  —  ~   c     a' '^=  el's  —  /Sy  .     Qiiindi  possiamo  defi- 

0 

nire  ogoi  invarianle  d'indice  (X  per  una  funzione  omogenea 
inleradei  coefficienli  dclla  (I),   la  fjuale  cresce  nel  rapporlo 

(//  I  a    '^''^=  {aS—/2y)'-'  quando  vi  si  sostituiscono  i  coef- 

ficienti  delta  trasformata  in  ^,vj    ottemita  medianle  le  so- 
slituzioni 

13.  Per  calcolare  quesle  trasformatc  credo  utile  adope- 
rare  un  algorilmo  conforme  a  qiiello  che  serve  per  la  riso- 
luzione  dello  equazioni.   Si  debbano  eseguire  le  sostituzioni 

io  le  riduco  come  sopra  alle  due  successive 

a;=r  ^ J = g ,  y  r=  5,^  -}-  ^>,  ^  2^-}-0)f 

per  facilitare  la  prima  sostituzioDe  pongo  da  prima 

x=z  '^    ^      ^  =^ e  ad  evitare  le  frazioni  moltiplico 

la   formula    per     S"  =  5" ,    poscia   eseguisco  nel  solito 

modo  la  sostituzione     P-\ — ^^ — --=:^  —  2;      dopo  ci6 
^        cto — [iy 

rovescio  T  ordine  dei  termini  e  vi  eseguisco  la  sostituzione 

y  =  y'  -f-  >  =  »/'  -h  2  ,  finalmente  muto     y'     in  Sy^=-oY{ 

e  nello  stesso  tempo  divido   la   formula  per     §"  =:z  5"  . 

Eccone  1'  applicazione  alia  forma  biquadratica 

x'^-\-  Ax'y—  \  2x'y'  -j-  Sxy'  —  4y* 


ponendo     x  =  - 
cienli  diveDSono 


—  80  — 
-^    e    nioltiplicando   per  5'    i  coefli- 


1  —  ^2—  108  — 2IG- 

-324 

2 

l  —  14—  80—  56- 

1  —  1  G  —  48  -t-  40 
1—18-  12 
1  —20 

-212 

e  quclli  della  Irasformata  in     —  ^-I~2     sono 

1  —  20 — I2-T-40 — 212,  che  si  rovesciano,  poi  si  calcola 

la  Irasfoimala  in     2/-H2 


—  212-1-40—   12- 

-  20-h  I 

—  212-  584—  780- 

-1580—5159 

—  .212-  808  —  2396- 

-6572 

—  212 -J252— 4860 

—  2I2-IG56 

212-  552—  540—  256 


39 


dividendo  per  3^  e  mutando    w   in  3k    si  hanno  in  fine  i 
coefficienti  della  trasformala 

—  39  ^^  —  236  P  M  —  540  ^'  v^-  —  552  ^  w'  —  2  I  2  w'  . 

Se  invece  si  fosse  da  prima  eseguita  la  sostituzione 
y  z=  —  vf -1- 2.r,  poscia  la  x  =  ^H-2w,  i  calcoii  sareb- 
bero  riuscili  alquanto  piu  brevi 


— 4— 8—^2— 4  H-  I 

—4         0-I2H-20— 39    2 

—  4-h  8-28-f-76 

—  4 -hi  6-60 

— 4-h24 


—  59-1-76- CO-I- 24   —4 


—59-     2-  64—104  —  212 
—59-  80-224  —  552 
—  59-158-540 
—59   256 

(Conlinua.) 


—  81 


T  A  B  E  L  L  A 


d(  i  (jiiirni  in  cui  si  lerranao  Ic  aJununze  deW  i.  r.  Islilnh 
■nt'U'anno  18o8-u9. 


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12 

16 

13 

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40 

15  e 
46 

49 

24 

21 

15 

1 

13 

17 

14 

14 

41 

30 

AUi- 

20 

25 

22 

1 
1 

i 

Sche  UL  T.  ly. 


n 


ANNO  1858-59  DlSl'ENSA  SECONDA 

';  •-  CFM  FJiEffiWl     .'..,^.  ,  • 

SUI  DISCRIMINANTI,  INVARIANTI  E  COVARIANTI 


N  0  T  A 
1 


DEL  M.  E.  PROF.  GIUSTO  BELLAVITIS 

(CoDtinuazione  della  pag.  Su  del  presciile  v<iliiine.) 

o<8>o 


^4.  Covarianti.  Oltre  gli  invariaiUi  vi  sono  allre  fuii- 
zioni  omogenee  tanto  rispetlo  ai  cocflicienli  quaiilo  rispcllo 
alle  indeterminate    x  y  ,    le  quaii  crescono  ncl  rapporto  di 

a  3 
I  a  V      quando  le  indeterminate  si  cangiano  nellc 

^  w  ,  ed  ai  coefficienti  della  lorma  aa;'^-\-nOx"~'y-j-  cc. 
si  sostituiscono  quelli  della  trasformata  ottenuta  colla  so- 
slituzione  lineare  a;  =:  a^-|-/Sw  ,  y=y'^-{-dii :  a  tali  fim- 
zioni  fu  dato  il  nome  di  covarianti,  e  ^a  ne  e  1'  inclicc. 
Conlinueremo  a  segnare  con  ;;  il  gvado  del  covariante  ri- 
spetto  ai  coefficienti  a.  0,  ecc.  della  forma,  ed  m  sara  il 
grado  rlspetto  alle  indeterminate,  il  quale  dicesi  1'  online 
del  covariante.  Un  terminc  di  qucsto  sara  per  conseguenza 
O/a,/  .  .  .  x"'"Jyl  gli  a-,  aii .  .  .  essendo  p  Ira  i  rocf- 
Serie  III,  T.  IV.  i'2 


—  84-- 
ficienti  «  ,  ^  ,  .  .  .  .  e  propriaraenle  qiielli  cIiq  iiella  dala 
forma   moltiplicano     x"~'y'  ,    x"~"  y"  ,  .  .  .  .  ; 
ponendo  x=a^^  2/^=W)      il  prcdetto 

terminc  diventcii        c/ a"~' «,>  ct"~"  ....  ^"'~J>i> , 
e  dovra  esserc     =  a'^  a,a/^  . .  .  (ct^)"'~JiiJ  ;  dunque 
fx={n-—i)-j-{n—i) . . .  —{m~j)—i)n—  i—i' ...  —  (w— ;). 
Se  invece  poniamo     a  :=r  ^  ,  y  =  ^w     vediamo  nello  stesso 
modo  che  dcv'  essere 

dunque  ^u  =:  t  -4-  t'  -f-  .  . .  — ;  ;  paragonando  questi  due 
valori  si  vedri  che  I'indice  fx  di  un  covariante  dipende  dai 
tuoi  grado  p  ed  ordine  m  ,  non  che  dai  grado  n  delta  forma 

col  mezzo  delta     /u  =  i-j-i  ...  —  j  =.  -  ~- —  . 

1  Ty.  Catcoto  del  covarianti.  Noi  segnercmo  con 
^^f''"''{uj     o  piii  scnipliccniente  con      V,/^'''"^    il  cova- 
riante di  grado  y  e  di  ordine  m  della  forma  ?i,^,  e  porremo 

rr^  =z  Ax"'-{-m  Bx"-''y-h  "'^"^'^  Cx'''-^  •  •  •  "f"  Fy'"  ■ 

Vedemmo  al  § 4  die posto  x=:^-h/Sy  i  coefficienti  b,c  ,... 
della  M„  ricevono  gli  accrescimcnli  infinitcsiiiii  a/3 ,2I>0 . . . , 
menlre  a;  divenendo  ^  diminuisce  di  /3y  ,  quindi  1' inva- 
riability del  covariante  csige  die  sia 

(al),  -h  2^D. .  .  .  -h  ny D,  —  y  DJ  V'!','"'^  —  0 
cioCi,  coUa  caratteristica    A    allora  usata,  sara 

A  A.x""  -h  m  A  B.  x""^'y  -\-  cc.  =  mAx"'~'y  -}- 
H-  m  (hi—  1 )  Bx'"~'y^^ -+-  ec. 

perci6  A.1=0  ,  M—A  ,  AC=z2B  ....  Af— «?£  . 


—  85  — 
La  prima  di  queste  equazioni  c'  insegna  die  A  ,  che  noi 
segoererao  con  v'p^"')  ,  6  un  peninvariante  (§  9)  (reso 
omogeneo  mediante  rintrocluzione  della  o)  d' indice  u  e 
di  grado  p  .  I  Z? ,  C , . . .  potrebbero  calcolarsi  mediante  la 
derivazione  rispetto  agli  indici  (§  4)  segnata  con  v  ;  giac- 
che  per  I'euritmia  si  ha  anclie  mB=:\jA,  {m — l)Cz=z^B  ,  ec. 
Ma  riusciri  piu  comodo  dedurre  mediante  reuritmia  da 
tutti  i  termini  contenuti  in  Ax"'  tutti  quelli  contenuti  in 
Fy"\  poscia  calcolare  E,...C,B  col  mezzo  delle  relazioni 
precedent!.  Si  noti  peraltro  che  i  termini  di  Fy'"  potranno 
avere  segni  opposti  a  quelli  di  Ax"",  in  tal  caso  il  covariante 
potri  dirsi  semicurUmico.  —  II  covariante  di  \°  grado  e 
dell'ordine  n  e  sempre  la  slessa  forma,  cioe 

4  6.  Esempii.  Pel  covariante  di  secondo  grado  e  di  se- 
condo  ordine  V[^^-)  =  Ax'-^2Bxy  -j-  Cy'  della  forma  cu- 
bica  j/3  6  11=5,  p—m=z2,  ^=2,  nell' indice  2  abbia- 
mo  (§  9)  un  solo  peninvariante,  che  reso  omogeneo  6 
oppunto  di  2."  grado,  noi  lo  segneremo  con  i;<^.^)  ed  avre- 
mo  A—v^-^-)  =  ac~b^- ;  nella  forma  cubica  I'euritmia  per- 

muta  aeon  d,  e  b  con  c  ,  percio  dal  precedente  A  dedur- 
remo 

C~bd-~c\  poscia  ^B^iAC-ad-^Uc—Abc^zad—bc, 
ed  /i  ~  A/?  =  I  (5ac—ac~2b^-)=ac—b^'  6  il  peninvariante 
da  cui  siamo  partiti,  quindi 

]\-^-)  —  {ac~-b')x-^  {ad~Oc)xy-\-  {bd~c')y^' 
a  cui  pu6  darsi  la  forma 


i 


ax-^by  ,  bx-\-cy 
bx  -j-  cy  ,  cx-\~dy 


—  86  — 

eporcio  (vcggasiil  §79  clella  mia  memoria  siii  deterniiiianU) 
csso  d  r  Ilcssiano  formato  colle  dcrivale  parziali  secondc 
della  forma  M3  =  ax^ -\-obx-y  -{-ocxy--^dy^ .  —  RispcUo 
alia  medesiraa  forma  sc  per  prime  coefflcicnle  A  di  un 
allro  covarianlc  noi  prendiamo  il  peninvariante 

r^  =  a'il  —  'oak-{-2b'' 

(rcso  oraogoneo  mcdiante  Tinlroduzione  della  a)  abbiamo 
r  indicc  f/,=.o  ed  il  grado  p:=o  ,  pcrcio  la  2fx^=i\p — m 
ci  du  w-r5  per  I'ordinc  del  covariante-,  il  sue  cocfliciente 
D  fatto  euritmico  al  precedente 

v(3>3)  =  a'd—  oabc  -+-2l)^  0  D  =:  rtfP  —  5acd  -f-  2c^ , 
ma  calcolando  Ic  formiile  Ai)=:5C,  AC=2B  ,  AB=A  si 
perviene  ad  A  col  segno  cangialo,  siech6  avremo  il  cova- 
rianle  semieurilmico 

p(3,3)--  „  {a''d  —  oa(}C-\-2b^)x^—'^{alHl-2ac^-+-b^c)xy-t- 
-i-5  {acd—2bhl-\-br)xy^-  -h  {ad'~obcd-h2c')y^ . 

—  La  forma  cubica  ammette  altri  covarianti,  ci  bastora 
indicarne  il  peninvariante  v^/''"')  che  ne  e  il  coefficicntc 
del  I .°  lermine,  giaccht;  mediante  la  derivazione  A  rispclto 
agli  indici  del  suo  euritmico  si  deducono  tiilti  gli  allri.  Pel 
covariante  di  ^.''ordine  soddisfaremo  alia  2^=r5/) — 5  po- 
nendo  ^=4 ,  f/.=:'i ;  fra  i  due  peninvarianti  di  indicc  i  (§  {)) 
non  possiamo  adoperare  che  qucllo  senza  e,  ed  infalli 

r'/t,4)  =  a'c-  —  2aO'c-j-  b'  —  P\ 

ci  iVd  un  covarianlc  euritmico.  In  simil  niodo  si  trova  il  co- 
variante euritmico  da  to  da 

^(^3,5)  -—  (i^^ — ab'z=:al'^ 


—  87  — 
ed  il  semieuritmico  dato  da 

vOI,6)  _  _  (a^d—5a'bc'\-2ab')  =z  —  aP^. 

17.  Applicazione  alia  risohizione  deWeqiiazione  cubica. 
Sc  median te  le  sostitiizioni  x^^  ol^-^^y)  ^  y  =z  y^-^^y] 
la  forma  cubica  n-^  =  ax^-\-  ec.  dee  ridursi  alia  binomia 
a  P  H-  (/'  m'  j  il  suo  covariaole  llessiaiio  F^J''^'),  essendo 
O'=:c'=0 ,  diventeri 


VM+M'- 


a  b 
cd 


{Ct'^^(3^){y^^ly,) 


\b  C 


J\{y^^M"  =  a  d' 


a.l3\^  . 


y 


^«; 


ponendo    >frrrO   si  vede  che  il  covariante    !'<>  '^)    dec  an- 
nullarsi  quando  \i  si  pone    a-  =  a  ,    y  ^=z  y^    cosi  pure 
esso  si  anauUerii  se  ^  =  0,  x=^0  ,  r/r=:5.  Dunque  per 
ridurre  v^  a  quella  che  dicesi  la  sua  forma  canonica 
a'  P  -1-  (/'  M^    bisogna  risolvere  la 


a  b 
be 


\ab\ 
'c  d. 


b  c 
c  d 


=zO 


che  percio  fii  delta  I'equazione  canonisanle.  Quesla  canoni- 
sunle  ossia  equazione  risolvcnle  (§  10)  ha  lo  slesso  discri- 
miaante  della  primiliva,  giacche 


\b  c 


\b  c\ 
\c  d\ 


a  b 
c  d 


18.  Allri  covarianli.  Per  la  forma  biquadralica  la  rela- 
zioiie  2fj(,=^4i> — m  si  pu6  soddisfarc  coq 
m=2  ,    ;)=2,    fx:=o  ,     ma  il  pcninvariante  P.  (§  9)  e  di 
grado  superiore  a  p=2.  Nemmcno  puo  esf^cre  p^=o,  ^^Fi, 


—  88  — 
perelie  il  poninvariante  ^5  contiene  il  coefliciente  /,  cho 
apparlieiie  alia  forma    V'^  ,   od  il  peniavariantc   P^P^    c'  di 
grade)  suporiore  a  /):=:5  .  Abbiamo  poi  il  covariaote  eurit- 
niico  dato  da 

v^^ -A)  =  ac  —  l>' =^  P^      ,    .   . 

che  c  r  Ilessiano  dolla  forma  biquadralica.  —  AUri  cova- 
rianli  sono  dali  da      ^''f ''^''=  ac—b'' 

tt(^  ,3)  :— -  Qf^c  —  ^  '^  —  (Up-  -f_  2l,cd — c^  =r  J 

t,(3,i)_—  (i(.g_(,'(j — oadf-\-oOif  -{~2ae'' — l/de — oc-e~{-2cd^ 

v[^A)=zae — ■  ■'4(>d-j-<5c- =  I. 

^9.  Teoremi  che  danno  del  covarianli.  Sono  covarianli 
od  invarianti  non  solamente  gli  Ilessiani  (§  IC),  ossia  i  dc- 
terminanti  i  cui  2-  termini  sono  Ic  dcrivate  parziali-sccon- 
do  (tali  sono  il  discriminanlc  D^  cd  i  covarianli  J'^ '""K 
^V'*' '  ^'*''")  ;  '^1^1  ancora  i  delerminanti,  i  cui  3''  termini 
sono  le  derivate  parziali-quarte  (tali  sono  Tinvariante 
y^^>=J,  ed  il  covarianle  Fi^'^')  ;  ed  ancora  i  delermi- 
nanti con  V  termini  clie  sono  le  derivate  sesfe  (tale  e  I'in- 
variante  /(.'i>  ),  ecc.  —  Dali  due  covarianli  di  una  medesi- 
nia  forma  si  puo  ottenerne  un  lerzo  mediante  il  determi- 
nanle  formato  colle  loro  dei'ivale-parziali-prime.  Cosi  per 
la  forma  cubica  ^3 ,  cbe  e  covariante  di  se  slessa,  e  cbe  ha 
il  covariante    V^^--"^  ,    si  ha 

5j-,3,3)  _  1)^  pa'".  D,  u  ■  -  D,.  r(/'->.  D^  u  . 

20.  Come  da  una  forma  si  deduce  un  invarianle,  cosi 
viceversa  da  un  invarianle  si  deduce  una  nuova  forma 
dello  stosso  grado  dclla  primiliva,  e  che  ha  una  grande 
rassoiniglianza    con   un  covariante,   diffcrcndone  soUanto 


—  89  — 

per  la  permutazione  delle  x  ,  y  nelle  y  ,  —  x  \  qiiesta 
nuova  forma  fu  delta  evettaiUe  ,  e  per  1'  invarianle  J^/"^  6 
data  da 

(x"  D«  -4-  a;"-'  yJ)b-h  x"-^  f-  D, .  .  .  -|-  y"  D,  )  rf  . 
Noi  considereremo  invece  la  forma 
e  /(/^)  =  (  -t  a;" D;.  +  a;"-'  ?/  D. . . .  —  a-i/"~'  D^ -h (/"  D J  J[t'^^ 

la  quale  corrisponde  col  covariante  58*^""''  "^  m,j  ;  la  ca- 
ratteristica  S  iodica  I'operazione  espressa  dalle  ordiiiarie 
derivate  D  ;  cosi  per  esemplo  i  discrimiiianti  Dj  rrr  7*^4)  , 
D^  r:^  If  e  gli  altri  invariaDli  /  =  J^^^ ,  J=Jf  ,  ee.  gii 
considerati  danno 

e  2)3=:  —  2  F(f  .-3)  ^   (5  /(.)  _„^  ^  g  y(^3)  _  y{. .4)  ,  e  /),,  —  \X-  .4  )  , 

e  ;<4)  —  2  If  --S) ,  (?  ;</)  =  «(- ,  g  ;;4)  =  v^^  '<^> ,  ecc. 

Questi  covarianti  quasi  identici  agli  evettanti  danno  origi- 
ne  ad  altre  relazioni,  come  per  csempio 

essendoehe  ogni  invarianle  di  uno  di  quosti  covarianti  6 
invariantc  anclie  della  forma  primiliva.  Si  ha  pure 

58'^-)  (iw')  =  7)3.  r',^'^) 

e  siccome  al  §  17  vcdemrao  clic 

2)  M3z=r  4  3)  (2J(»'*>?/3)  ,     cosi  mutando   7/3  in  r',^'^)    sara 

S)(  V[^  .3) )  r=  4  2)  ( 58(='  ==')  r(/  ,3))  z=  42)  (Z)3 .  Ffj^  '^) )  = 

z=4Z^V-2>{H-^')  =  />\ 


—  90  — 

il  che  0  iin  tcorcma  dato  dall'Eisonstcin  ;  vcggansi  le  me- 
morie  del  Brioschi  nci  volumi  185  5,  4  856  e  4  858  degli 
Annali  di  mateniatioa. 

I  N  D  I  C  E 

Algoritmo  per  le  trasformazioni  §  -13.  —  Brioschi  §  20. — 
Canonica,  Canonisante  §  17.  —  Covarianll  §  -14,  45.  —  Deter- 
minant! §  4,  7,  -16,  -19.  —  Derivazione  rispetto  agli  indlci  §  4, 
-15.  — Discriinlnanti  §  4,  5,  9,  47.  —  Eisenstein  §  20. —  Equa- 
zioni  di  V  grado  §  41.  —  Euritniia  §  2.  —  Evettante  §  20.  — 
Faa  §  6.  —  Forme  §  4,  42.  —  Hessiani  §  46,  <19.  —  Indice 
§  2,  3,  U.  —  Invarianti  §  2,  4,  5,  8,  -10.  —  Peninvarianti  §  9.— 
Ridotta,  0  Risolvente,  siio  discriminante  §  4!0,  dl,  47.  —  Se- 
mieuritmia  §  45,  46.  —  Tortolini  §  11.  —  Trusformate  §  40. 


RAPPORTO 

del  m.  e.  e  vicesegretario  dott.  Paolo  sul  Panteon 
Yeneto,  secondo  I'art.  8  delle  discipline  determinate 
dair  i.  r,  Islituto  il  28  giugno  1847. 

Quando  iid  18  57  V  I.  R.  Istitiito,  a  perpeiuare  in 
mode  solenne  la  memoria  degli  uoiiiini  illuslri  che  nei 
divorsi  tempi  fiorirono  nelle  Venezie,  proclamava  il  nobile 
divisaiucnto  d'  innalzar  lore  im  Panteon  sotto  le  \oIte 
uiedesime  di  questo  palazzo,  che  a  far  piu  splendide  le 
tante  nionumentali  sue  glorie  ne  dovcsse  accoglier  le  im- 
niagini,  non  fu  ne  ingeneroso  ne  tardo  I'amor  cittadino  a 
risponder  degnamenle  airinvilo,  facendosi  nell' opera  ono- 
ratissiraa  eniuio  alT  Islituto  medesinio. 

Da  queir  epoca  ul  1857  si  videro  mano  niano  ornarsi 
le  logge  dei  Inisli  di: 

PIETRO  REMBO  GALILEO   GALILEI      , 

PAOLO  PAKUTA  PAOLO   SARPI 

APOSTOLO   ZENO  GASPARE   GOZZI 

MARCO  FOSCARINl  BERNARDINO    ZENDRINI 

ENRICO  DANDOLO  GIOVANNI  POLENI 

CARLO   GOLDOM  ANTONIO  CANOVA 

VINCENZO  SCAMOZZI  FRANCESCO  MOROSINI 
BENEDETTO  MARCELLO 

e  si   videro   pur  decorate  di   due  medaglioni,  quello    di 
Giovanni  Arduini  e  Lazzaro  Moro. 

Dal  1857  ad  oggi  il  Panteon,  non  senza  merito  aibuoni 
lifGci   della  nostra   Coramissione,  crebbe  d'  altri  sei  busti, 
(he  dobbiamo  ad  egregi  concittadini  o  pronipoti  o  stima- 
Serie  11I,T.  IV.  15 


—  92  — 
lori  (li  quegli  iiomini  oiiorandi,  di  cni  al  noino  aggituigonsi 
le  iscrizioni. 

Vittore  Pisani 

VITTORE  PISANI 

DI    CCl    K     DIUBIO 

SE    PHI    INSIGNE    FOSSE    H,    VALORE   NELI.'  ABMl 

0    LO    AMORE    DI    rAXRU 


AL    SEMPRE    DESIDERATO    EROE 

IL    PRO^^IPOTE 

VITTORE    PISANI. 

P. 

N.  ^324.  —  M.    1580. 


Carlo  Zeno 

A 

CARLO  ZENO 

ILLUSTRE    CAPITANO 

DELLA    VENETA    REPl'CBLICA 

IL    PUONIPOTE    PIEl'RO    ZENO 

ANNO     1857 

N.    1534  —  M.    1418. 
Giovanni  licllini 

GIOVANNI  BELLINI 

CUE    LA    riTTUKA    YENEZIANA 

fatta  per  ltji  adulta  e  fiorente 

preparo  alla  gloria  di  tiziano  e  di  cioroione 

p.   jacopo   treves  de  bonfili 

nell'  anno  4  858. 

K.    1424.  —  M.   1514. 


-93  — 

INIclchiorc  Cesai'olti 

MELCIIIORE   CESAROTTI 

rniJIO    SEGRETAUIO 
hell'  ACCADEMIA    INSTITLITA    15    PADOVA 

DAL    VENETO    SENATO 
EBCE    CRAN    FAMA    Dl    FILOLOCO      E    POETA 

N.  1750  —  M.   ^808. 

pall'  ACCADEMIA  STESSA. 

Fr;iiicesoo  Pajula 

FRANCESCO  PAJOLA 

CELEBRE  LITOTOMISTA 
DEL  SECOLO  DECIMO  OTTAVO 

N.  1741  —  M.  1816 

AL  MAESTRO  DEL  DEFBNTO  SUO  CEKITOKE 
BARTOLAMMEO  CAMPANA. 
QCI  POSTO  KEL  4  838. 

Giasubatlista   GallucioIIi 

GIAMBATTISTA  GALLICCIOLLI 

SACERDOTE    TEUETO 

NELLE    LINGUE    ORIENTALI 

E    NELLA    STORIA    PATRIA 

DOTTISSIMO 

^.    1755   —  M.    1806. 

IL    rRONU'OTE    PIETRO    OALLICCIOELl 

r.   1858. 


—  94  — 

Tiziano  Vccellio 

TIZIANO  VECELLIO 

PRI?iClPE 
DELLA    PITITRA    VENEZUNA 

N.    1477  —  M.    157G. 

giuseppe  de  reali  pose 

l'  anno  -18o8. 

Con  queste  notizie  Y  I.  R.  Istituto  si  pregia  d'  attestare 
il  grato  animo  ai  benemerili  chc  posero  i  busti,  adem- 
piendo  contemporaneamente  aile  discipline  stabilite  a  lul 
uopo  nel  giugno  1847. 


81IL  CLIM  DI  ilZlil 

STUDII 

DEL    DOTT.    ANTONIO    BERTI 

1  ThATTI 

DALLE    OSSERVAZIONI   METEOROLOGICHE    DEL    VENTEXMO     l83G-55 

EL)    ACXOVPAGNATI 

DA   TAVOLE    M  MEBICHE    E    GR,iFlCHE 


co.j)oo- 


N, 


'eir  nttiiale  fervore  dclle  fih^iche  iliscipline  o  di  uiczi^o 
ai  Icntativi  non  iiifelici,  die  aiciini  illiistri  iidiiiini  vuiiiio  fa- 
cendo  per  sollcvare  la  metoorologia  air  allczza  dollesrienze 
sorelle  e  per  darlu  piu  sdlide  basi,  uon  repiiiaioperaiuiilile 
o  mal  gradita  1'  occiiparnii  intorno  al  clinia  di  quosta  cilia 
suir  esempio  di  molli  niedici  niiei  predecessuii,  i  quali,  non 
immemori  dei  precetli  ippocratici,  vollero  innanzi  tullo  co- 
uoscere  le  particolari  fisiche  ed  atiuosferiche  condizioni  dei 
paese  da  essi  abitato.  Mi  conforlava  poi  a  cio  ilsapere  non 
essersi  eseguito  veriin  recenle,  od  ainieno  complcto  lavoro, 
sulla  cliraatologia  veneziana,  avvegnache  non  difetlassero  i 
materiali^  e  qucsti  anzi,  per  cresciuta  diligenza  epiu  acconci 
stromenti,  si  fossero  ncgli  ultirai  anni  resi  di  gran  lunga 
raigliori.  A  persuaderseue  non  e  d'uopo  che  di  gitlare  iin 
rapido  sguardo  sul  passato  e  vedere  quali  opere  si  abbiano 
su  tale  argomcnto,  e  a  qua  I  tempo  apparteugano. 


—  90  — 

lnf;il(i  noil  soiio  coi-to  reccnti  i  liivori  dell' Oi'losolii  (I) 
<1<>I  V;il;ilclli  (2),  del  Filiasi  (5),  del  Thoiivencl  (5),  che  ;ippar- 
fengoiu)  ail"  iilliiiui  meU'i  del  secolo  seorso  ;  noii  lo  equello, 
die  leggesi  nelle  opere  del  Tonldo  edilc  al  priiieipio  di 
queslo  secolo  (S) ;  noil  (lucllo  del  eaii.  Ti"a\crsi  piibblicalo 
iicl  Vol.  I  iMlnEsercila'inni  scirnlifuhc  c  Icilerarit' dcll'Ale- 
iieo  ((»),  clie  va  dal  iSII  al  I  S2(),  abbraocia  soli  IOanni,cd 
0  aiieho  rislrcUo  a  poelii  prospelli  di  medic  o  di  doniiiianti 
annuc  e  meiisiji ;  non  (jiiello  del  Federigo  (7),  cIk;  rieco  di 
erudizioiio  meleorologiea  anlica,  sla  pei  gionii  suoi  alia  Ui- 


(1)  Lti.  ensfiluziiinc.  correnic  brevcmcnic  esposfa  dal  dollar  Piclro 
OrlescliL  Veiieziii  1762,  appres.'^o  Dnitieiiico  l)eiei;iii.  —  L' autoie,  per 
rsffiirzare  alcuiie  stie  considerazidni  sopra  iiii'  epidemia  di  morbillo, 
ripnrta  in  fine  al  vcijiiiiie  le  osservazioni  meteorologiclie  fatie  dail'sr- 
chitetto  Temaiiza  d^l  p;-i:iio  gennaio  \1Q[  a  tiitto  aprile  1862;  osser- 
vazioni,  cli'egii  appella  una  gioiella :  lantn  aliora  parevano  cosa  rara! 

npllii  stesso :  Gionude  medico  pubblicato  in  Venezia.  nel  quale, 
dal  1762  in  poi,  si  irovano  le  tabelie  nieteorologicbe  nieusili  del  Te- 
inanza. 

(!')  Di.tscr/nzidnc  kuW  oo'figrafta  di  Venezia  del  dnlt.  Vnlafelli. 
—  Vniiezia  I78S.  —  Dello  stesso:  Topografia  /isico-medica  di  Venezia. 
Venezia,  press"  Andreola  1803. 

(■'))  Memoria  delle  proeelle,  che  annuahnente  sogliono  regnare 
nelle  mareimne  vencziane,  del  conic  Giacoino  Filiasi.  —  Venezia,  pres- 
so  A.  Zatl.i. 

(4)  T/rii/e  sju-  le  clii/taf  rf"  Ilalie  cnnsiderc'  sous  ses  rappoiis 
physiques  ivelcnrologiques  et  7n'Jdicinaux,  etc.  eic.^par  Tlwuvcnel.  — 
Vei-OMP.  rliez  Giuliitfi  1797. 

(V>)  C'omplefa  rficrolla  di  opiiscoli,  osservaziovi  e  no/izie  diverse 
conlenule  nei  giornali  aslro-melcorologici  dell' abate  Giuseppe  Toal- 
do,  ecc.  ecc.  —  Venezi.i.  piesso  Andreola  1803,  torn.  IV,  pag.  150., 

(6)  Veggansi  i  (}nattii>  prospetti  nieleorologioi  posli  in  calee  del 
Volume. 

(7)  Topografia  /isiro-niedira  delhi  cilia  di  Vcneziit .  delle  sue  i.'mle, 
csluarii  e  lagune,  dci  cangiamenli  nali  c  dei  mezzi profihillii-i  d'  i- 
giene,  del  prof.  Gaspare  Federigo.  —  Padova,  coi  tipi  deila  Minerva 
1851. 


—  97  — 
vole  del  Traversi ;  non  qnollo  dello  Schouw,  cho,  scrivendo 
intorno  il  ^830  sul  oliina  d'llalia  (I),  loglieva  per  Venezia 
i  dati  dalle  ricordate  tavole  del  Traversi, e  per  gli  nitimi  Ire 
anni,  cioe  lino  al  1829,  dai  nianoscritti  di  liii. 

E  bensi  vero  elie  in  tempi  a  noipiii  \ieini  allri  lavori  si 
sono  inlrapresi  di  simil  genere,  lua,  o  non  uscireno  dagli 
anticbi  dati,  o  poco  vi  aggiunsero,  oproeedeltero  disoidina- 
tamente  e  uon  senza  gravissinii  errori.  Accenno  prime  le 
tavole  del  marase.  Marmont  (2)  esistenti  }iaile  ncgli  Arclii- 
\'ii  deir  I.  R.  Istituto  Veneto,  parte  puiddieaie  nel  Vol.  II 
de'  siioi  Atti,  le  quali  pero  n  ^n  abbraeeiano  die  due  brevi 
period],  cioe  dal  l.°  novembre  1841  a  tulto  in.arzo  1842,  e 
dal  1."  gennaio  al  3  giugno  1843,  e  risguardano  piii  <lie 
allro  r  igrometria  osservala  col  psicrometro,  nuovo  allora 
per  questi  paesi,  e  calcolata  colle  tavole  dell'  August.  Ven- 
gono  poscia  i  brevi,  ma  succosi,  cenni  inseriti  dal  Namias 
neir  opera  :  Venezia  e  le  sue  lagnne  (3),  pubblicata  in  oc- 
casione  del  nono  ed  ultimo  Congresso  degli  scienziati :  in 
essi,  a  vero  dire,  le  quistioni  meteorologicbe  sono  diflusa- 
mente  trattate  ;  si  passanoinrassegna  lutti  glielementi  delta 
cotidiana  osservazione  ;  si  riportano  i  risullamenti  offerti 
dalle  quantila  medie  ed  estreme;  s'  instituiscono  opportuni 
confronti  colle  altre  citta  dell'  Italia;  ma  quel  lavoro  e^em- 
pre  fondato  alle  veccliie  tavole  del  Traversi  e  aicalcoli  dello 
Schouw,  e  solo  vi  si  aggiunsero,  come  dato  comparativo,  le 
osservazioni  degli  anni  1845  e  1846,  fatte  dal  prof.  Wiil- 
lerstorf  nell'  I.  R.  Collegio  della  Marina. 

(t)  Tableau  du  cliniut  de  I'  Italie  par  Sc/iovw.  —  Copentiagne. 
Vol.  I,  1859. 

(2)  At/i  dell'  I.  II.  htitulo  Yencto  di  Scicnzc,  Leilerc  ed  Aiii. 
Vu!.  11,  paj;.  29  e  584. 

CO  Venezia  e  le  sue  layune.  —  Veuezia  1847,  eoi  lipi  dell'Aiito- 
nelli.  Vol.  II,  p:)!^.  265. 


—  1)8  — 
In  quel  torno  dettava  un"  operelta  su  Vonczia  anclie  il 
Taussig  (I),  in  cui  t;  parlalo  del  suo  clima,  ma  lo  nolizie, 
cb'ei  dS,sono[)escalenolFiliasi,  nelTliouvcnel,  nelloSchouw 
e  nel  Brera,  ne  altro  vi  aggiunse  clic  i  prospetti  meteorolo- 
gici  del  1850-40-51-42-43,  cioe  d' un  quinquennio,  toUi 
dagli  Arcliivii  municipali  e  per  la  maggior  parte  inconipleli 
od  eri'onci.  A  questa  succcdette  il  lavoro  del  Carriere  (2) 
sul  elima  d' Ualia  pul)i)lical()  nel  1849,  lavoro  diligenlo  o 
pregevole.elio  approlilta  pcro  degli  scritii  edelletavole  ante- 
riori,  e  in  ispecial  modo  di  qnellidelloSchouwedelNauiias, 
e  s'  arrcsta  ad  unepoca  lontana  da  noi  dieci  anni.  Poi  v'ha 
un' opera  di  certo  Gustavo  Joseph  di  Breslavia  (5),  clie 
alia  elimatologia  veneziana  consacra  un  lungo  capitolo,  ed  e 
la  sola,  clie  si  potrebbe  dire  recente,  siccome  quella,  che 
conduce  le  osservazioni  fino  a  tulto  il  1854.  Ala  d' altra 
parte  quest' opera,  fornita  a  suflicienza  di  osservazioni  e  di 
prospetti  meteorologici,  porta  senz'ordine  alcuno  lo  studio 
quando  sopra  undici  e  quando  sopra  cinque  anni,  e  spesso 
non  seguiti  o  diversi ;  s'  appoggia  a  calcoli  quasi  sempre 
erronei,  ed  e  fatta  con  tale  trascurataggine  da  obbliarc,  ad 
esempio,  tutte  le  niedie  lerraonielricbe  mensili  del  1852  e 
ripelere  in  loro  vece  quelle  del  1850.  Qualche  altro  scrit- 
to,  che  pur  v'  eollregli  acccnnati, come  quello del  Brera  (4) 

(1)  Venedifi  als  Rnrnrf.  ein  fiihrcr  fiir  Kranlc  und  Lciclende 
von  doct.  G.  Tiiussif/.  —  Veiiedii;  l8o5  (  Zwvile  Aiis:.;;ibe  )  piii.'.  o'2  e  seg. 

(2)  Le  cUmat  de  V  Ilnlie  suns  le  rapport  /nyicnique  et  viedical, 
par  le  duel.  Ed.  Carriere.  —  Ouvrnge  coiironiieL'  par  I' Instilut  de 
Fr.iice.  —  Phi-Is  18'i9. 

(•i)  Venedlff  als  WinteraufcnthaU  fiir  Bruslleidcnde  von  docf.  G. 
Joseph.  —  Breshui  -18y6,  dalla  pa^.  59  alia  71. 

(4)  Isclil  C  Vcnezia.  Memuria  sulla  fclii-e  influenza  del  cliitta 
delta  cilia  di  Venez-ia,  eec.  ccc,  del  pnif.  Valcriuno  Brera.  —  Ve- 
il ezia  1838. 


—  99  — 

e  del  Tassiuari  (1),  o  sono  opera  piii  luedica  che  meteoro- 
logica,  o  non  meritano  ne  meno  il  raagro  onore  di  essere 
ricordali. 

Dalle  narrate  cose  apparisce  dunqiie  manifesto  che  i 
lavori  climatologici  sopra  Venezia,  o  sono  conslderazioni 
general!  di  fisica  medica  pinttosto  che  vere  indagini  meteo- 
rologiche,  o  portano  veochie  date,  o  si  restriugono  a  brevi 
periodi,  o  danno  calcoli  errati.  Anzi  siccome  tali  errori  ri- 
boccano  in  tiitti  gli  scritti,  che  non  presero  a  fondamento 
le  tavole  del  Traversi,  ma,  o  le  trassero  dal  Municipio,  o  si 
affidarono  a  quelle  stampate  annuahnente  nella  Gazzclta 
Uffiziale,  ne  consegue  che  le  nolizie  da  noi  possedule  sul 
clima  della  nostra  citti  si  compendiali^  tulte  in  pochi  pro- 
spelti  di  medie  annue  e  mensili,  e  non  oltrepassano  il  1829. 
Da  cio,  come  dice va,  la  necessity  d' uno  studio  conipleto 
sovra  un  periodo  piii  largo  e  recente.  . 

Ad  attuare  questa  idea  incominciai  dunque  dal  formare 
pel  venlennio  1850-55  le  medie  mensili  ed  annue  e  dal  cer- 
care  le  dominanti  dei  sei  elementi  meteorologici,  cio<i  a 
dire 

della  pressione  barometrica, 

della  temperatura, 

dell'umiditi, 

della  quantiti"!  della  pioggia, 

della  direzione  e  forza  dei  venti, 

deir  aspetto  del  cielo; 

medie  e  dominanti,  che,  dal  1847  in  avanti,  non  si  erano 
mai  calcolate  ;  poi  le  divisi  in  due  decennii,  e  le  disposi  per 
mesi,  e  le  divisi  e  disposi  per  istagioni,  e  le  raggruppai  per 


(4)   Dh  climat  de   Yenise  et  des  ressourees  salutaires  qu'  il  offre 
par  le  doct.  Alexandre  Tassinari.  —  Veoise  1845. 

Serie  III^  T.  IV.  14 


—  100  — 

(|iiiii(jiu'!!iiii  divisi  per  mesi  c  per  istagioiii.  Di  l;ili  prospclti 
cercai  S('i:![)ro  la  media  o  la  doininaiitc  totalc,  o  dclenuinai 
reslcnsione  degli  spazii  percoisi  in  que' vaiii  period!  da- 
2,11  stromeiiti.  Lo  stesso  lavoro  cseguii  poscia  siille  quaiitila 
eslreme,  nolando  le  (lifiefeiizc  e  cereando  le  oseillaziosii 
eosi  del  iiiese  eome  dell' anno,  e  posi  a  eonlVonlo  le  medie 
massinio  c  le  miniuie  colic  totali,  c  liovai  le  propoi'zioni 
relalive  esprimendolo,  (juando  polevasi,  in  cenlcsimi,  od  al- 
Irinieiili  in  niillesinu  della  ([uantita  totale,  c  infine,  corri- 
spondendo  a  eiascuno  de'  niiei  {[viinquennii  un  maximum  ed 
iin  minimum  delle  niacchie  solari,  le  qiiali,  comeognuno  sa, 
obbediscono  ad  un  di-eennalc  periodo,  inslituii  fi'a  questo  e 
queili  un  esanic  di  paragone.  Tutti  quest!  materiali  li  Irassi 
poi  dai  diai'ii  dell'  Osservatorio  meleorologico  annesso  al 
Seminario  [)atnarcale  della  nostra  citta,  di  cui  nelle  uozioni 
prcliininari  troverassi  uno  slorieo  cenno.  Essi,  quali  docu- 
menti  deila  precisione  dei  calcoli  e  della  verita  delle  conclii- 
sioni,  vengono  uniti  alia  pr(>sente  opera  sotto  forma  di  ta- 
vole  numericlie  c  graliche. 


—  101  — 
ISOZIOM  PRELIMINARI. 

TopoGRAFiA  DELLA  citta'.  —  Giace  Veoezia  a  2f?",  '■?.)'  di 
longiiadine  (lallisola  del  Ferro,  e  a  ^o",  2G'  di  laliliiditie  bu- 
rcale  su  gnippo  d'isolettc  sporgenti  dal  seno  dampia  iagunu, 
alquanto  a  seltentrion?  del  centro  di  qiiesta,  e  (|uasi  ad 
eguale  dislanza  dal  rontinente  e  dal  mare.  Di  figiira  iin  po- 
co  alliingata  cd  irregolare  ha  il  circuito  di  metri  lineari 
•10,700  compi'cse  Je  due  isole  di  S.  Giorgio  e  delia  Giudef- 
ca,  e  la  superfieie  di  metri  qnadrali  13, 123,2 10.  La  inier- 
secano  per  ogni  dove  nioili  ristretti  canali  atlravei'sati  da 
ponti,  cd  imo  maggiore  la  bipartisee,  il  Canale  gi-ande,  hm- 
go  metri  5,900,  largo  mediamcnle  ;30.  La  lagiina,  entro  ciii 
sorge,  e  iin  bacino  di  bassi  fondi  variamG..'3  intcrroUo  da 
caaali  e  sparse  d'  isuletle,  la  cui  maggiore  lunghezza  in  di- 
rezione  di  grciHi-libeccio  e  di  miglia  geograliche  21,  la  lar- 
ghezza  di  7.  Una  sti'eila  lingua  di  terra  sabbiosa  conliaua- 
la  da  dighe  artiiii-iali,  appellate  murazti,  la  divide  dal  ma- 
re, clie  spinge  entro,  e  rilira  pei"  quatiro  grandi  boeehe  le 
acque  sue,  le  quali  vengono  cosi  due  volte  ad  ogni  24  ore 
a  rinovellare  ([iselle  della  laguna,  e  vi  mantengono  un'  atti- 
va  eircolazione.  II  I'ondo  del  bacino  consiste  in  un  banco 
di  rreta  piij  o  meno  copcrto  da  anticiie  deposizioui  fiuviaii, 
da  sabbie  marine,  c  da  resti  di  esseri  organic!  vegetabili  cd 
animali.  Esso  non  e  cbc  la  continuazione  subacquea  della 
grande  pianura,  che  corre  fra  gli  Apcnnini  e  ic  Alpi,  ne 
raccoglie  le  acque,  e  le  porta  al  mare  Adriatico.  L'orizzon- 
te  suo  aperto  ad  orienie  e  a  meriggio,  tinelie  roccbiovi 
giunge,  tormina  ad  occidente  nell' iimilo  linea  dei  colli  Eu- 
gaaei,  e  a  seltentrione  nclla  \)\\\  elevata  dell"  Alpi,  da  cui  la 
distanza  minima  e  di   50  miglia.   La  citta  mama  di  i'onti 


—  102  — 

ualiirali;  i  pozzi,  oiid'e  fornita,  salvo  i  pochi  artesiani,  rac- 
colgono  r  acqua  pluviale,  c  la  scrbano.  I  fiuini,  die  altra 
volta  metlovano  foce  ncila  laguna,  furono,  lino  tlal  sceolo 
decimoscttimo,  condolli  fuori  di  essa,  ed  imraessi  nel  mare: 
il  solo  Bienta  veiine  in  quesli  ultimi  anni  ricondotto  nclle 
acque  di  Chioggia. 

OssERVAToRio.  —  L'  Ossei'vatorio  meteorologieo  e  nel 
Semiiiario  patriarcale  prcsso  la  chiesa  di  S.  IMaria  della 
Salute  al  civico  N.  \  del  Seslierc  di  Dorsoduro.  Esso  con- 
sistc  in  una  camera  d'osservazione  e  in  una  specola.  La  pri- 
ma e  ua  paralellopipcdo  abase  quadrata  di  metri  lin.  2,81 
e  coir  allezza  di  metri  5,50  :  ha  tre  linestre,  una  al  Nord, 
una  u'lEst,  la  terza  al  Sud:  all'Ovest  sta  la  porta,  la  di  cui 
altezza  e  di  metri  1,73,1a  larghezza  metri  1,19.  La  specola 
ba  la  declinazione  oricntale  di  8° :  il  suo  pavinicnlo  e  un 
rettaugolo  coi  lati  di  metri  2,79  e  2,90,  ed  t  fornita  allEst 
d'  un  parafulmine  alto  metri  4,00  dal  suo  parapetto.  L'oc- 
chio  da  essa  gira  liberamente  sull'  orizzonte,  salvo  da  oc- 
cidente,  dove  si  slancia  a  ben  maggiore  altezza  I'ardita  cu- 
pola del  prossimo  tempio.  II  pavimenlo  della  stanza  di  os- 
servazione  si  eleva  dal  livello  medio  della  laguna  di  metri 
-15,48;  il  parapetto  della  specola  di  metri  20,21. 

Cenni  storici.  —  Innanzi  il  1855  le  osservazioni  me- 
teorologiclie  si  facevano  per  cura  del  prof.  can.  Traversi 
neiri.  11.  Liceo  Convitto  di  Santa  Calerina,  in  sito  alto  me- 
tri 7,40  sopra  il  livello  medio  della  laguna.  Nell'  agosto  di 
queir  anno  gli  stromeuti  furono  Irasportali  nell' Usservato- 
rio  attuale,  ed  ivi,  il  4  scttembre,  si  ripresero  le  osservazio- 
ni, che  continuarono  senza  interruzione  sino  oggidi,  c  im- 
mulale  (ino  al  luglio  -1855.  A  quell'  epoca  1'  I.  R.  Isliluto 


—  103  — 

centrale  di  meteorologia  e  magnetismo  terrestre  residento 
in  Vienna  propose  che  anche  qui,  come  in  altri  siti  della 
monarchia,  lericerche  meteorologiche  si  conducessero  sovra 
iin  piano  comune,  e  se  ne  registrassero  i  risullamenti  in 
foggia  uniforrae.  Accettata  la  proposta  1'  Osservatorio  fii 
provvcduto  di  nuovi  slromenti,  ebbe  norme  per  la  nuova 
registratura,  ed  aumcnto,  come  si  vedra  in  seguito,  gli  de- 
menti delle  cotidiane  osservazioui.  Queste  \engono  con 
molta  accuratezza  eseguite  dal  Rev.  Vice  Rettore  D.  Piclro 
SoLiaolin,  coadiuvato  da  uno  de'chierici  piu  altenti  e  capa- 
ci,  il  quale  da  tre  anni  c  Tab.  Giuseppe  Menoguzzi.  E  qui  mi 
sia  concesso  di  confessarmi  ad  essi,  e  agli  altri  preposti  del 
Seminario,  debitore  d'  assai,  e  di  renderne  loro  sentite  e 
pubbliche  grazic.  Imperciocche  io  trovai  in  chi  regge  quel 
luogo  ogni  fatta  guisa  di  gentile  condiscendenza  e  di  squi- 
sita  ospitalita,  e  nulla  mancommi  di  cio,  che  poteva  giova- 
re  questi  miei  studi,  ai  quali  posi  termine  presto  appunto 
pcrclie,  ed  essi  si  mi  compiacquero,  ed  il  Meneguzzi  mi 
fu  si  destro  e  sagace  e  infaticabile  aiutatore. 

Strojiemi.  —  Dal  4  seltembre  i  853  al  I ."  gennaio  1 85G 
si  adoperarono  : 

I .  Un  barometro  a  sifone  con  iscala  segnata  dai  27  pol- 
lici,  ai  29,  divisi  ciascuno  in  12  linee,  di  cui  ad  occliio  si 
prendono  i  decimi.  La  scala  e  mobile,  e  comincia  inferior- 
mente  da  sottile  laminetla  d'  ottone,  che  dee  essere,  da  chi 
vuol  sapere  1'  altezza,  condotta  per  opera  d'  una  vile  a  li- 
vello  della  superficie  convessa  del  mercurio  nel  braccio  cor- 
to  del  sifone.  Alio  stromento  sla  unito  un  termomelro  rea- 
muriano :  esso  pende  dalla  parete  orientale  della  stanza  di 
osservazione  all'  altezza  di  metri  16,53  sopra  il  livello  me- 
dio della  laguna. 


— 104  — 

2.  Uii  lernioiuotro  cosliiiilo  dal  DolN^ml  ooii  duplice 
sealo,  qnelhi  del  llonmur,  da  gradi  —  20  a  -|--S0,  v  qiiclla  del 
Falircniicil  da  I  S  a  H—  i20.  Ksso  stava  liiori  della  fiiieslra, 
a!  Nord  apucso  ail' im|v()sla,  cho  senijji'o  ciiiusa,  il  dircndeva 
dal  solo,  ciirondalo  pero  Idx'ramcnic  dalT  aria  oslcni;'.,  hi 
quale  vl  eiilrav;.  altravci-so  una  larga  porsiana. 

5.  Un  igi'onieiro  del  Saussui'e  a  capello  col  limite  della 
massima  secchezza  (0")  noirestreiiiila  inferioie  dellarco  di 
cercliio,  su  oui  c  segnala  la  scala;  con  qiiello  della  inassima 
umidita  (iOO")  neiresli'omiia  superiorc.  Anch"  csso,  come  il 
tormonieli'o,  stava  appeso  aH'iniposIa  della  lineslra  scUen- 
irionalo  iicila  slanza  di  ossorva/ione. 

4.  \'i\  an.'uiosi'opio  eonsislenle  in  una  bandcruola  so- 
slenula  da  verga  di  ferro  ail' allezza  di  melri  21,01  sopra 
il  iivello  niodio  della  liguna.  La  verga  entra  per  il  soflitto 
in  una  cainorctia  aiUgua  a  (juclia  d  osservazione,  e  r«iette 
in  niovimenlo  un  indire  orizzrmtale  sopra  un  quadi'anLe, 
(•lie  ha  sedici  divisioni.  La  handcruola  soprasia  i  prossimi 
edifizii,  salvo  la  cu[)oIa  dcila  chiesa,  eh:'  pero  s'eleva  a  non 
ionue  distanza. 

o.  Un  pluvioraeLro  compo:^lo  d'Uii  vaso  paralellopipedo 
lungo  0  slrcllo,  e  d'  un  iinbuU)  ctdl  apeiiura  d'  un  jiollice 
parigino  quadralo.  II  vaso  porta  in  uiio  de'suoi  lali  esterni 
UR  cannclli)  di  vclro  graduaio,  ciie  comunica  con  csso  per 
un  forellino  poslo  nci  foado.  La  pioggia  dunqne,  raecolla 
dairimhulo,  seende  iiol  vaso,  e  di  la  enlra  e  sinnal/a  nel 
eannello,  dov'  e  uiisurata. 

Ne!  luglio  poi  del  1853  T  Osservatorlo  venne  fornito 
L  d' un  bai'ouielro  a  pozzelto  del  Kappcller; 

2.  d"  un  terniometro  reanuu'iano  dello  stcsso  ; 

3.  d'  UII  [isicromeU'o  dell'  August ; 
'(.  d  un  pinvionieti'o; 


—  105  — 

ma  qiiesti  slronienli,  clie  si  oominciaiono  ad  adoporai'c  il 
di  G  di  quel  mese,  sorvirono  fuio  al  1.°  gennaiu  IHIJG  per  le 
sole  osservazioni,  clie  si  spedivano  a  Vienna:  per  quelle  di 
Venezia  si  continuo  a  fare  uso  dc'vecclii  stromenti.  Quin- 
di  reputo  inutile  il  deseriverli.  Finalmente  il  13  aprile  1855 
rOsservatorio  fu  provveduU)  dun  ozonomelro  dello  Schoen- 
bein,  e  lino  dal  di  seguenio  si  diecle  principio  con  esse  a 
questa  nuova  serie  di  ossei'vazioni  meteorologiche. 

01  Ire  agli  indicati  slromenti  esislono  nell'  Osservalorio 
parecehi  altri  teimomelri,  un  termometrogral'o  di  Six  e  Del- 
lani,  con  cui  si  notano  ad  ogni  2  }  ore  dal  1."  gennaio  '1 850 
le  niassime  e  minime  temperature;  ed  un  barometro  anc- 
roide  del  Vidie  genlilmenle  dunato  dal  nob.  co.  Giovanni 
Qulrini  Stampalia,  che  lia  le  graduazioni  in  centimeUi  ed 
in  millimetri,  e  serve  ad  instiluire  confronti  col  barometro 
del  Kappeller. 

Ore  dell'osseuvizione.  —  Le  osservazioni  col  Itaro- 
melro,  col  termometro,  coll'  igrometro  e  colT  anemoscopio, 
sifecero  sempre  tre  volte  in  2  5  ore;  quelle  eoU'ozonometro, 
due;  quelle  col  pluviometro  e  col  termometrografo,  una.  La 
seguente  tabella  indica  le  ore,  e  le  mutazioni  avveuuie. 

Alia  determinazione  delle  ore  serve  un  oriuolo  a  pen- 
dolo,  cbe  ogni  di  al  mezzogioruo  si  regislra  con  una  meri- 
diana  segnata  in  piano  verlicale  e  senza  veruua  declina- 
zione. 


—  lUG  — 


Metodo  1)1  REGisTRATiiiu  NEi  DiARH.  —  I  diai'ii  posseduti 
dal  Seminario  patriarcalc  cominciano  col  l."gennaio  ^855. 
Da  queH'cpoca  lino  al  1."  agosto  dcllo  stesso  anno  furono 
tenuti  nell'I.  R.  Liceo  Convillo  di  S.  Calerina;  dal  4  set- 
tembi'c  in  poi  nell'  Ossei-vatorio  aUiiale.  Mancano  pei'cio 
in  cssi  le  osservazioni  dell' agosto  1835,  mese  in  cui  venue 
eseguito  il  Irasporto.  Nei  diarii  sono  uotati 

r  elk  della  lima, 

le  lunazioni, 

le  altezze  barometricbe, 

i  gradi  teimometrici  ed  igrometrici, 

la  direzione  del  venlo, 

la  quanliU"!  della  pioggia 

e  I'aspeUo  del  cielo. 
Le  altezze  barometriclio,  lino  al  6  luglio  1833,  si  sono 
registrate  in  pollici  pai'igini,linee  e  deciini  di  linea;  da  quel 
giorno  in  linee  parigine  e  centcsimi  di  linea;  le  tempera- 
ture in  gradi  e  dccimi  del  tormonietro  ottantigrado:  le 
umiditii  in  gradi  deH'igrometro  del  Saussure  ;  le  (piantilA 
della  pioggia  in  pollici  parigini,  lince  c  docimi  di  linea.  Dal 


—  107  — 

-J."  maggio  1854  Ic  altezze  baroiiielriclie  vengono  correlle, 
dall'effetto  del  calore  sulla  colonno  delmerourio  riferendole 
costanteinente  a  zero  ;  i  gradi  dell'  uaiidila  dalla  stessa 
epoca  si  calcolano  col  psicrometro.  Qiianto  ai  venli,  Ono 
al  i."  gennaio  1854,  non  si  regislrarono  che  le  direzioni; 
in  quell' anno  fupreso  pai'iitodi  esprimerne  numericamente 
anclie  la  foiza,  e  venne  imaginata  una  scala  di  quattro 
gradi. 

1 .  Vento  leggiero  ; 

2.  Vento  piuttosto  forte; 
5.  Vento  forte  ; 

4.  Vento  fortissimo, 

i  di  fui  numeri  si  mettevano  in  cima  alle  lettcre  indicanti 
la  dirczione.  Nel  1855  la  scala  fu  divisa  in  10  gradi,  che 
si  conlinuarono  a  scrivere  nel  modo  sovra  indicalo.  Quest! 
gradi  sono  i  seguenli: 

1.  Auretta  appena  sonsibile; 

2.  Aura  sensibile  ; 

5.  Ventieello,  che  muove  le  foglie  e  i  piu  sottili  ra- 
moscelli  degli  alberi; 

4.  Vento,  che  muove  i  rami  di  raezzana  grossezza; 

5.  Vento,  che  scuote  i  rami  maggiori; 
0.  Vento,  che  rompe  i  sottili ;  >-. 

7.  Vento,  che  rompe  i  piu  forti ; 

8.  Vento,  che  scuote  fortemente  gli  alberi  stessi,  e 
ne  sradica  alcuni  di  piccolo  dimensiono; 

9.  Vento,  che  disvelle  gli  alberi  piu  forti  e  danneggia 
1  tclli  dello  case  ; 

4  0.  Vento,  che  solleva  tetti,  precipita    fumaiuoli  e 
srauove  grandi  masse. 

In  questi  tre  ultirai  anni  si  osservo  altresi,e  si  registro 
la  dirczione  dellc  nubi.  A  queste  indicazioni  seguono  quelle 

Scrie  III,  T.  IV.  15 


—  108  — 

sull"  aspelto  del  cieio,  il  quale  in  esse  e  sereno,  sereno  fo- 
sco,  scmisereno,  con  nubi  sparse,  nuvoloso,  piovigginoso, 
piovoso  e  burrascoso.  Alia  qualit;'i  particolarc  della  gior- 
nata  sono  poi  aggiunle  brevi  nolerelle  ricordanti  le  neb- 
bie,  la  forza  del  vento,  chc  distinguevasiin  venticello,  vento, 
vento  forte,  e  vento  fortissimo,  la  pioggia  dirotta,  la  neve, 
la  grandine,  i  lanipi,  i  tuonl,  i  fulniini,  le  niaree  straordi- 
narie,  i  terremoti  e  qualche  rara  volta  i  bolidi,  gli  aloui  e 
gli  areobaleni. 

Finalmente  neH'aprile  1853,  essendosi  coniinciate,  come 
dissi,  le  osservazioni  suH'oz^no,  se  ne  notarono  le  variabili 
qua'iitit;\  in  apposito  appartato  diario  servendosi  dcH'ozo- 
nometro  dcllo  Schoenboin,  che  ha  dieci  gradi  di  colo- 
razionc. 

AvvERTEXZA.  —  Nol  comporre  le  tavole  numeriche  di 
quest'opera  bo  avuto  cura  di  collocare  in  calce  a  ciaseuna 
i  dati  fliiali,  sieno  essi  la  media,  la  sorama  o  la  dominanie 
totale,  o  delerminino  i  limiti  entro  cui  si  mossero  gli  sl.ro- 
menti.  Cosi  inlendo  di  avcre  sparmiato  a  me  in  gran  parte 
la  fatica  dei  prolegomeni,  e  a'miei  lettori  la  noiadiricorrere 
ad  ogiii  pie'  sospinto  alle  tavole  per  riscontrare  la  veritadi 
qnanto  io  fossi  per  esporrc.  Qui  dunque  non  faro  cli'  enu- 
merare  le  tavole,  ed  enunciare  alciuic  leggi  piii  manifesle  e 
costanti. 


—  109  — 
B  A  R  0  M  E  T  R  0 

Le  tavole  baroraotriche  sono  le  seguenti : 

I.  Elevazioni  medie  mensili  ed  annue  del  -ventennio 
^  85  6-55  ; 

II.  A.  B.  Elevazioni  medie  di  ciascun  mese  nel  1."  e  nel 
2."  decennio  ; 

III.  Elevazioni  medie  delle  stagioni  nel  I ."  e  nel  2.°  de- 
cennio; 

IV.  Elevazione  media  di  ciascheduna  stagione  nel  ^ ."  e 
nel  2."  decennio  ; 

V.  Elevazioni  nicdie  dei  quinquenniidivisi  per  raesi  e  per 
istagioni ; 

VI.  Massime  e  mininie  elevazioni  mensili  del  ventennio 
>t  856-55  ; 

VII.  Massime  e  minime  elevazioni  annuo  del  ventennio 
-l'856-55  ; 

VIII.  Massime  c  minime  elevazioni  disposte  per  mese; 

IX.  Massima  e  minima  elevazione  di  ciascun  mese ; 

X.  Massime  e  minime  elevazioni  disposte  per  istagioni ; 

XI.  Massima  e  minima  elevazione  di  ciascuna  stagione 
nel  I.°  e  nel 2.°  decennio; 

XII.  A.B.  Massime  e  minime  elevazioni  dei  quinquennii 
divisi  per  mesi  e  per  istagioni ; 

XIII.  A.  B.  Confronto  fra  le  medie  delle  massime  e  delle 
minime  elevazioni  e  la  media  totale  nel  ^ ."  e  nel  2."  de- 
cennio ; 


—  dIU  — 

\IV.  Confronto  fra  le  elevazioni  c  Ic  oscillazioni  baro- 
raetriche  e  lo  oscillazioni  dcllc  nuicoliio  solari. 

In  (iiiestc  tabolle  le  raetlie  sono  il  risiillato  della  somnia 
(li  tuUe  Ic  osservazioni  divise  pel  loio  numei'o  ;  le massiiue 
e  le  miuime  sono  tolte  costantenienle  dalle  Ire  osservazioni; 
e  le  raedie  delle  massiuie  c  delle  niinime  si  sono  Iralte  alio 
slesso  modo  elie  le  medie  lotali.  Le  stagioni  poi  si  sonofor- 
niale  nel  modo,  ehe  segue: 

Inverno  Primavera  Estate  Autiinno 

Diceinbre         Marzo         Giugno         SeUenibre 
Gennaio  Aprile         Lnglio  Otlobre         ^ 

Febbraio  Maggio        Agosto  Novembrc 

metodo  di  divisione,  che  taluni,  per  distinguere  daW'aslrono- 
mico  e  dal  civile,  dissero  fisico,  e  che  io  direi  meteorologico, 
appellando  eollo  stesso  vocabolo  anche  I' anno  intalefoggia 
costitiiito. 

Ora  dalle  tavole  sovraccennate  risulta  che  la  media 
pressione  atmosferica  del  ventcnnio  fu  di     .  .  .  338"',  100. 

Questa  media  diffcriscc  alquanlo  da  quella  del  dodicen- 
nio  4  81 1-22,  di  cui  il  Traversi  pubblicava  i  linali  risulta- 
menti,  la  quale  non  ascenderebbe  che  a  .  .  .  .  o56''',827. 
Una  differenza  di  r'',273  ti-a  le  medie  toiali  di  duo  serie 
abbaslanza  numerose  di  anni  non  e  presumibile  ;  salvo  che 
non  esislesse  fra  i  due  luoghi  di  osservazione  qualche  di- 
versita  nell'  altezza,  o  non  si  fossero  ncll'  uno  o  ncll'  allro 
luogo  eseguite  le  osservazioni  con  soverchiatrascurataggine 
o  con  islroiiienti  incsalti.  INel  caso  noslro  la  differenza  del- 
r  altezza  non  puo  cssere,  perclie  (|uesta  e  maggiore  nel 
Seminai-io  patriarcale,  c  fra  runaelaUra  non  v'ha  di- 
\ario  che  di  nietr.  8,95;   non  gli  stromenli,  perche   quel 


—  Ill  — 

medesirai  in  tutti  e  due  i  luogbi.  Non  rcsta  dunqiie  che  ri- 
correre  a  qualche  ahiluale  negligenzaiielleosservazioni.  Ma 
dove  r  eiTore?  lo  per  me  crederei  incsalte  quelle  del  Tra- 
versi ;  imperciocche  voggo,  che  questi  ultimi  qualtr'anni 
(in  cui  le  osservazioni  si  fecero  con  eccellente  baroinetro 
e  da  osservatore  abile  e  diiigente)  ci  danno  per  media  com- 
plessiva  558'",  13  la  quale  s' accosta  d' assai  a  quella  del 
ventennio  da  me  sludiato.  Una  sola  ipotesi  polrebbe  conci- 
liare  tale  diversity,  ed  e  die  la  media  del  Travorsi  fosse 
corretta  colla  riduzione  della  lemperatura  alio  zero.  Ma 
questo  non  e ;  prima,  perche  a  quel  tempo  poclii  procedevano 
negli  studi.  metcorologici  con  si  squisite  avvertenze;  poi, 
perche  chi  faceva  cosi,  avvertiva  ;  da  ultimo, perche  visitale 
da  me  le  tavole  manoscritte  del  Traversi  non  trovai  notate 
in  esse  le  indicazioni  del  tcrmometro  unito  al  barometro  in- 
dispensabili  a  chi  voglia  fare  la  correzione  sovraccennata. 

Detto  questo  dclla  media  generale  osscrvero  che  la  me- 
dia totale  del  I. "  decennio  fu.     .     .  di  558 '',00 1 
quella  del  2."  decennio  ....      »    558,199 

la  differenza 0'",I98 

la  media  massima  dei  quinquennii  .     »   558,268 
1)        I)     minima     »        »  .     .     »   557,775 

la  differenza 0,495 

la  media  annua  massima  del  ventenn.    »     558,76 
»        '»  »       minima   »  »         »      557,17 

la  differenza 1,59 

la  media  massima  d'una  stagione.       »     559,95 

la       <<     minima     »         »  .     .     .       »     556,25     '        ' 

la  differenza 5,70 

la  media  massima  mensile  ...        »      552,50 
»        "      minima     »       .     .     .     .        »      555,50 

la  differenza 0^00 


—  U'2  — 

la  modia  massima  diunia  .     .     .       di    340,00 
I)        I)     minima  »       ...       »     525, 1>0 

la  diffei-onza 20,10 

Se  poi  si  dispongano  Ic  medie  per  islagioni  c  per  mosi 
si  trova  essere 

laraediamassimaperleprimeneirostalo  in558'",655 
»      »       minima    »    »      »     nella  pri- 

mavera »     537,456 

la  differcnza \"\i{)9 

la  media  massima  pei  secondi  nclfago- 

slo »  538  ,80 

»        »       minima      »      »      «     aprile    »  357   ,li 

la  differonza 1,69. 

A  chi  volesse  conoscere  la  sorie  decrescentedelle  medie 
pressioni  nelle  stagioni  e  nei  mesi  del  ventennio  e  le  diffe- 
renze  loro,  offro  qui  le  due  seguenli  tavole  ( Ved.  Tav.  11 
A.  B.  c  Tav.  IV  ). 


Stagioni 

Media 
delle 

Media 

Differenza 

totale 

in 

in 

stagioni 

pui 

meno 

Estate 

338"',65 

338   ,22  1 
338., 06 j 

0",B32 

Autunno     .... 
Iiiverno 

,338  ",098 

0   ,122 

0"',048 

Primavera  .... 

337   ,47  ) 

1 

0   ,628 

113 


Mesi 

Medie 

dei 

niesi 

Media 
totale 

Diderenza 

in 
pill 

in 
meno 

Agosto 

Luglio 

Settenibre  .... 
Dicenibre    .... 

Giiigno 

Ottobre 

Gennaio 

Novembre  .... 

Maggio 

Marzo 

Febbraio     .... 
Aprile 

338   ,79 
338   ,67 
338   ,56 
338   ,50 
338   ,48 
338   ,17 
338   ,46 
337    ,93 
337   ,76 
337   ,55 
337   ,49 
337   ,il 

^338"',098 

0  ',692 
0   ,572 
0  ,462 
0   ,402 
0   ,382 
0   ,072 
0   ,062 

0"',168 
0  ,338 
0   ,548 
0    ,608 
0    ,988 

Da  questo  tavole  si  scorge  cho  le  differenze  fra  le  me- 
die parziali  sono  maggiori  in  quelle,  che  stanno  sotto  la 
media  totale,  miiiori  in  quelle,  che  le  stanno  sopra  ;  che 
de'  due  estremi  T  inferiore  dista  piii  dalla  media  totale  che 
il  superiore;  che  il  numero  delle  medie  mcnsili  sopra  la 
totale  e  inaggiore  di  quelle  sotto ;  che  inline  delle  stagioni, 
I'inverno,  e  dei  mesi,  il  gennaio,  hanno  le  medie  loro  piii 
prossirae,  che  qualsiasi  altra,  alia  media  totale.  Questi  fatti, 
tranne  1' ultimo,  significano  che  da  noi  //  baromelro  di- 
scende  piu  die  non  ascenda  sopra  la  media,  ma  vi  disccnde 
piu  rado. 

Tali  differenze  pero  si  fanno  quasi  nulle  se  si  accop- 
piano  le  stagioni  e  i  mesi  nelT  ordine,  in  cui  si  trovano 
nelle  due  tavole,  ma  incominciando  dal  centro  e  movendo 
opposlamentc  verso  i  capi  delle  due  seric. 


__  114  — 


Medie 

Media 

DilTerenza 

Stagioni 

dcUe 
stagioni 

totale 

in 
pili 

in 

meno 

Inverno : 

Autunno     .     .     .     .  i 

1 

338"',d4  / 

\338",098 

0'",0.i2 

Priinavera .     .     .     .  i                  ( 
Estate )           '      / 

0",098 

1                   ' 

Medie 
dei 

Media 

DilTerenza 

Me  s  I 

mesi 

lot  ale 

m 
piu 

in 
meno 

Gennaio. 
Ottobre 

\ 

338",i65^ 

0"',007 

Novcnibip 
Giiigno  . 

f338   ,205 

0   ,107 

Maggio  . 
Dicembre 
Marzo    . 
Settembrc 

'  J338   ,130 

\338'',(I9S 
'  \  338    ,055 

0   ,032 

0  ,043 

Febbraio 
Luglio    . 

338   ,080 

0   ,018 

Aprile    .     . 

Agoslo  .     . 

I337   ,950/ 

0,   US 

—  il5  — 

Si  pongano  invcce  i  mesi  nel  loro  ordine  nalnrale. 


Me  SI 


Gennaio. 
Febbraio  . 
Marzo  .  . 
Aprile  .  . 
Maggio  .  . 
Giiigiio  .  . 
Luglio  ,  . 
Agoslo  .  . 
Selli'iiibre  . 
Oltobre  . 
Novtnibre  . 
Dieombre.  . 


Media 


Differenza 


mcnsile        totale 


in 
pill 


in 
meno 


338"',16  ^ 

337  ,49 

337  ,35 

337  ,dl 

337  ,76 

338  J^Bl^gg^-j^gg 

338  ,671 
338  ,79 
338  ,36 

338  ,n 

337  ,93 

338  ,50 


0 

,062 

0' 

,608 

0 

,348 

0 

,988 

0 

,338 

0 

,382 

0 

,572 

0 

,692 

0 

,462 

0 

,072 

0 

,>I68 

0 

,402 

Aiiora  si  ossorva  die,  riguardo  alio  niedie  pressioni, 
r  anno  puo  considerarsi  diviso  in  trc  epocbe,  di  cui  la 
priani,  dal  maggio  ali'agosto  inclusi,  ha  luoto  ascendente  ; 
la  secunda,  dallagosto  a!  novcinjjro,  lia  uioto  discendeute; 
la  lerza,  dal  dicembre  all' aprile,  oseiilante  od  allernoto. 
Venoado  ora  ai  massimi  e  minimi  movimenti  assoluti 
del  barometro,  abbiamo  (  dalla  Tav.  VI  alia  XH): 

La  massiina  assuliita  del  vonlcnnio.     .     di  540,"00 

B   minima -i     524,60 

Differenza 2 1 '",40 

Serie  IILT.IV.  16 


—  ilG  — 

La  massima  assoluta  del  1."  docennio  .     »    3-50,00 
»   minima »     52//, 00 

Dilferenza 21,40 

La  massima  assoluta  del  2."  decennio  .     »    540,00 
»  minima »     520,17 

Differcnza 19,85 

La  massima  assoluta  del  I."  quinquennio  «     540,00 
»   minima »     524,00 

Differenzn  . 21,40 

La  mnssima  assoluta  del  2.°  quinquennio »     540,00 
)i  minima »     520,20 

Differcnza 19,80 

La  massima  assoluta  del  5."  quinquennio  »      540,00 
»  minima .     .     .     n     320,20 

Differenza 19,80 

La  massima  assoluta  del  4."  quinquennio  »      544,  iO 
»   minima  »     520,17 

Differenza 18,23 

11  movimento  massimo  annuo      ...     da  544.80 

a  523,00 

Differenza 19,80 

H  movimento  massimo  d"  una  stagione  .    da  540,00 

a  527,00 

Differenza 1 9,00 

II  movimento  massimo  d'  un  mese   .     .     da  54  5,00 

a  527,00 

Differenza 17,00 

II  movimento  massimo  d'  un  giorno.     .     da  54  5,80 

a  555,00 

Differenza M,80  (I). 

(!)  Qnesto  giorno  fu  il  9  novembre  18'io. 


—  dd7  — 

Cosi  le  medie  oscillazioni  ci  daniio 
Pei  decennii  un  arco  di     ....     20", G I 

Pei  quinqiiennii 19,  21 

Per  I'anno •     .     .     ^6,  46 

Per  la  stagione II,  7-4 

Pel  mese 8,  74 

Quosfo  prospetto  ci  fa  dun  que  conoscere,  die  da  iioi  il 
movimento  massimo  diurno  pu6  essere  quasi  dun  pollice, 
mentre  quello  d'  un  ventennio  non  giunge  clie  a  poll.  I  s/^j, 
e  che  dal  movimento  massimo  d'  un  anno  a  quello  di  ven- 
ti,  non  havvi  altra  differenza  che  di  I '",60.  Peraltro  le  tenui 
differenze  del  movimento,  che  si  osservano  fra  un  brevissi- 
mo  ed  un  lungo  spazio  di  tempo,  si  fanno  molto  maggiori 
quando  si  paragonino  fra  loro,  non  i  movimenti  massimi 
assoluti,  ma  le  medie  oscillazioni  dei  movimenti  parziali. 
Cosi,  ad  esempio,  mentre  il  movimento  assoluto  d'  un  anno 
difl'erisce  di  V,60  da  quello  di  dieci,  veggiamo  la  media 
oscillazione  annua  differire  dalla  decennale  di  4",  ^3, 
Cio  significa,  che  le  grandi  oscillazioni,  qui  da  noi  non 
sono  frequenli.  Si  nota  eziandio  nell'  oscillazione  dei  quat- 
tro  quinquennii  un  tenue  decremento,  che  segue  il  loro 
ordine  naturale. 

Consideriamo  adesso  quest'  ampiezza  delle  oscillazioni 
nei  diversi  mesi  dell'anno  per  un  ventennio  (Vedi  Tav.  IX). 


H8  — 


fMESI 


Geniiaio .  . 
Febbraio  . 
Marzo  .  . 
Aprilo  .  . 
Mag-gio  .  . 
Giiiguo  .  . 
Lug'.io  .  . 
Agoslo  .  . 
Settombre  . 
Ottobre .  . 
Novcinbre  . 
Dicembre    . 


3Iassiiiie 

oscilla- 

zioni 

naensili 


19'",00 
\7  ,90 
i8  ,80 
15  ,57 
40  ,00 
40  ,50 
40  ,00 
44 ' ,32 
42  ,58 
44  ,06 
47  ,80 
24  ,40 


Media 
oscil- 
lazionc 


Diflereiiza 


14'  ,96 


pui 


in 

IllC'llt) 


4" 

,05 

2 

,04 

3 

,84 

0 

,64 

0 

,<)0 

2 

,84 

6 

,44 

",30 
,'*() 
,90 

,64 
.38 


Qui  si  scorge  manifcstamenlc  chc  Ic  oscillnzioiii  dinu- 
nuiscono  d'anipiezza  dalgennaio  al  lugIio,crosc(MiO(lal  Iiiglio 
al  diciMiibro.  Qiiesto  falto,  dove  mi  piacessc  ninlliplicarc  Ic 
tavolc,  si  vcdrcbbe  riprodullo  ncl!e  niassime  e  ncllo  nicdie 
oseiilazioni  dcceiinaii,  quinqiiennali,  c,  con  pocbc  cccczioni, 
ancho  nolle  annuo;  quindi  pno  avcrsi  come  legge  coslar.lo. 
Esso  lu  gia  osscrvato  in  moiU  allri  sili,  e  scmbra,  non  sub) 
costanlo,  ma  universale.  Riducendo  i'anno  in  istagioni  avrom- 
mo  quindi  1' oscillazione  massinia  ncH'invorno;  la  minima 
nella  state;  Ic  medio  nolla  priniavora  e  nell' antunno.  Da 
cio  un'altra  legge,  chc  nclla  slate  si  avra  la  massima  allczza 


—  119  — 

della  colonna  barometrica  c  il  miniuio  arco  d'oscillazione; 
e  neirinverno  ud' altezza,  se  non  minima,  moUo  minore, 
accompagnata  da  una  massima  oscillazione,  o  in  allri  ter- 
mini, che  le  pressioni  medie  magfjiori  si  eoniporranno  da 
una  serie  quasi  uniforme  di  altezze  mezzanc ;  le  minori  da 
due  scrie  uUernate  di  altezze  massimc  e  minime  (I). 

La  riprova  di  quesla  leggc  1'  abbiamo  nelle  due  segucn- 
ti  tavole,  dove  gli  eslrcrai  baromctrici  annui  del  ventennio 
sono  disposli  nei  mesi  c  nelle  stagioni,  in  cui  caddcro : 


(1)  Qui  giova  ricordare  che  se  le  osFeivazioni  baromelricho  si 
fossero  corretle  col  riferirle  alio  zero,  probabilmcnte  questa  legge  non 
esisterebbe,  iniperciocche  ne'  iiiesi  caldi  ia  correzione  e  piuUosto  forte, 
e  trile  die,  soUratta  dalla  media  delle  stati,  non  la  lascieiebbe  maggiore 
a  quella  delle  altie  stagiuui.  Ma  come  si  disse  da  principio  tale  ridu- 
zione  delle  cifre  barometjiclie  noa  si  comincio  a  fare  che  col  primo 
maggio  i854. 


—  120 


Massime 

Me  SI 

elevazio- 
ui 

(lepres- 
sioni 

Gennaio.     .     . 
Febbraio     . 
Marzo    .     . 
Aprile     .     . 
Waggio  .     . 
Giugno  .     . 
Luglio    .     . 
Agosto   .     . 
Settembre  . 
Ottobre.     . 
Novenibre  . 
Dicembre   . 

9 
6 

iO 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
2 
2 
7 

i 

9 
3 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
2 
4 
4 
1 

Stagioni 

Massime 

elevazio- 
ni 

depres- 
sion! 

Inverno  

Primavera  .... 

Estate 

Autunno      .... 

22 

•10 

» 

4 

14 
3 

)) 
G 

—  i21  — 

Le  massime  elevazioni  sono  5G,  [lerche  s'  ebbcro  i  6 
lerraini  ripetuti ;  lo  minime  23,  perche  vi  furono  Ire  ripeti- 
zioni:  cosi  le  prime  che  le  seconde  oadono  dall' ottobre  a 
tiilto  marzo;  e  qiiindi  i  mesi,  die  hanno  minore  temperatti- 
ra,  hanno  oscillazioni  Oaromeiriche  maggiori. 

Anche  dal  confronlo  fra  le  media  delle  massime  e  delle 
minime  elevazioni  e  le  medie  totali,  escono  nuovi  fatti,  o  la 
conferma  di  quelli  per  lo  innanzi  avvertiti.  La  media  tota- 
le,  ad  esempio,  tanto  del  primo  che  del  secondo  decennio 
savvieina  piii  a  quella  delle  massime  cbe  delle  minime  ele- 
vazioni :  quindi  anche  dall'esame  dell'estreme  pressioni  e 
coufermaSa  losservazione  fatta  a  pi'oposito  delle  medie,  che 
cioe  il  barometro  scenda  sotlo  la  media,  piii  che  non  sai- 
ga sopra  di  essa,  ma  vi  scenda  piu  rado. 

Tale  avvicinamento  della  media  totale  a  quella  delle 
massime  elevazioni  riesce  poi  comparativamente  maggiore 
neir  inverno  che  nella  stale,  quantunque  guardando  alia 
Tav.  graf.  n."  !.«,«,  fosse  da  tenersi  T  opposto.  Ivi  in 
fatto  si  scorge  la  curva  mcdiana  molto  piu  vicina  alia  supe- 
riore  nella  state  che  neirinverno  ;  ma  se  si  paragonino  per 
tutto  il  ventennio  i  tralti  compresi  fra  la  curva  mediana  e 
la  superiore  in  conispondeuza  alia  state  e  all' inverno  con 
quelli  compresi  fra  la  mediana  e  1"  inferiore^  si  trova  toslo 
che  il  rapporto  fra  i  due  numeri  e  maggiore  per  V  inverno 
die  per  la  state,  cio  che  significa  essersi  la  curva  delle  me- 
dic totali  avvicinata  alquanto  a  quella  delle  massime  duran- 
te la  prima  slagioue.  E,  a  vero  dire, 
la  media  delle  massime  eslive  e  di      .     .-    o40,708 

»  »  minime 055,091 

»  »        totale 3o8,IOO 

La  diffcrenza  in  piu     .......    2,008 

»        »         in  meno 5,009 


—  1-22  — 

La  media  delle  massirae  inveniali  6  di     .      5i2,G85 

»  1)  niiiiimc 55!,I5S 

»•         totalo 338,100 

La  dilTcrcnza  in  pii'i 4,583 

»        »         in  meno (5,962 

Ora  Ic  due  dilTerenze  ostive  slaniio  fra  loro  como  1  ad 
-1,15;  le  invernali  corae  i  ad  1,52  ;  dunque  nel  verno  la 
differenza  suporioro  e  ooraparalivamente  alia  stale  niinore 
assai  della  inferiore. 

Un  allro  fatlo  nolabile  risulta  dalT  ispezioae  di  qucsla 
medesinia  Tav.  num.  XIII  A,  B,  o,  cio  ch'e  lo  slesso, 
da  qiieila  della  Tav.  graf.  n."  I ,  cho  n' e  la  traduzione 
fedele.  Si  osserva  in  ambediie  clie  la  minima  delle  minime 
elevazioni  cade  in  febbraio,  c  clie  generalmonte  in  quel 
mese  anche  le  curve  delle  medie  totali  c  quelle  delle  mas- 
sime  s'  abbassano  alquanto.  ^la  e  del  pari  anlica  osserva- 
zione  che  in  febbraio  si  lianno  nolle  nostre  laguno  le  maree 
minori  dell' anna.  Ora  tale  corrispoadenza  Ira  le  piii  basse 
maree  oceaniclie  e  le  piu  basse  atmosfm-iehe  proviene,  si  o 
no,  da  causa  nola  e  comune?  E  piii  facile  die  salt!  in  mente 
di  fare  un  simile  quisilo  che  non  il  rispondervi.  La  cagionc 
principale  per  cui  si  lianno  da  noi  di  frequenle  in  febbraio 
le  basse  maree  sembra  essere  ii  piedominio  in  quel  mese  dei 
venti  maestrali,  i  quali,  spirando  in  direzioiie  opposla  a 
quella  per  cui  le  aequo  entrano  nel  golfo,  ritardano,  se  un 
po'  gagliardi,  il  loro  difiicile  corso,  e  fanno  si  che  in  quests 
cstreraa  parte  di  esso  le  acque  difettino,  e  quindi  Taltezza 
della  maroa  sia  molto  sotlo  il  comune.  Gio  e  diraoslrato 
dalle  tavolc  dei  venti,  cd  6  anche  asscrito  dal  Toaldo  (i),  il 

(I)  Delia  vera  injluenza  ilcgli  asiri  xiille  .sto'/ioiii  <■  su'lc  /iin/ti- 
zioni  di  tempo.  —  Sar/gio  vielcorulogieo  di  (iinseppe  Tualdn.  —  l',i- 
dova,  Tipo|^i-iil"ia  del  Sominario  1781.  —  I'jrto  I,  Art.  VII.  pcv.;  4j. 


—  i23  — 

quale  parla  di  una  bassissima  marea  durata  quasi  costan- 
temente  tulto  i)  gennaio,  il  febbraio  ed  il  raarzo  del  1779 
per  lo  spirar  insislento  dei  venti  niaestrali.  Detto  questo 
non  saprei  affermare  che  tale  cagione  iufluisca  sulle  raa- 
ree  atmosferiche  per  guisa  che  il  barouietro  ne  senta  il 
lurbaraento,  e  lo  avverta;  questo  solo  diro,  che  1'  influenza 
di  cause  eomuni  sulle  due  mareefu  riconosciuta  quasi  uni- 
versalraente,  eziandio  dall'  Arago  (^),  che  pur  combatte 
quella  dei  punti  lunari  sostenuta  dal  nostro  Toaldo,  e  che 
quindi  T  accennare  nuove  corrispondenze;,  che  raettano  in 
via  di  scoprire  cagioni  finora  non  sospeltate,  non  e  cosa 
dannosa  ne  inutile. 

Finalmenie,  dall'  esame  della  Tav.   XIV;,  in  cui  stanno 
raccolte  le  medie  elevazioni  e  le  medie  oscillazioni  dei  quat- 
tro  quinquennii.  risulla  che  tanto  le  prime  quanto  le  secon- 
de  s'alternano  nella  grandezza  coraparativa  da  uno  aH'altro 
quinquennio,  corrispondendo  cost  ad  una  simile  alternativa 
gici  dimostrata  nel  numero  delle  macchie  solari,  per  cui  si 
potrelibe  asserire  stare  probabilmente  il  numero  di  queste 
macchie  in  ragionc  direlta  della  pressione  barometrica  e  del- 
le sue  oscillazioni.  II  Toaldo  osservava   anch'egli  una  tale 
\icenda  nolle  ci|frebaroractriche  con  un  periodo  di  quattro  a 
cinque  anni^,  e,  faltone  conno  nel  suo  Saggio  meteorologi- 
co  (2),  amava  attribuiria  al  sito  dell'  apogeo  lunare,  che  di 
quattro  a  quattro  in  cinque  anni  passa  da  un  equinozio 
air  allro,  dair uno  aH'altro   solstizio.   Ma   egU  si  conlidava 
di  avcre   dimoslrato  irrecusabilmenle   1'  azione  dei  punti 
lunari  sulle  maree  atmosferiche,  quindi  poteva  logicamenle 
credere  in  cotesta  cagione.  Oggi,  a  rinconlro,  trovatisi  quei 
calcoli  mal  fermi  nella  loro  base  e  coulraddetti  da  allri  cal- 

(1)  Astronomie  populaire.  —  Tome  III,  Chap.  XXXVU,  pag.[ol7. 

(2)  Saggio  meteorolngico  di  Giuseppe  Toaldo,  ecc.  ecc.  —  Part.  11. 
Serie  Ili,T.IV.  17 


coli  fatti  in  altro  sito  del  globo  (I),  qiiclla  spiegaziorie  non 
d  pill  acceltabile.  Non  resta  adunquo  che  serbare  nota  del 
I'alto.  Del  rcsto  (jucsla  legge  rispondc  ad  altro,  che  in  se- 
guilo  si  vedranno. 

Non  ho  potulo  occuparmi,  siccome  desiderava,  del  nio- 
viinenfo  orario  diurno,  perche  le  annotazioni  nei  diarii  non 
erano  disposle  in  modo  acconcio  al  calcolo  delle  medio  par- 
ziali,  e  il  ricopiare  i  diarii  mi  parve  falica  non  sopportabi- 
le.  D'  allra  parte  tre  osservazioni  diurne  sono  scarsa  ma- 
teria ad  una  proficua  invesligazione  su  tale  proposito. 

(Continna.J 


(I)  AstruHoniie  pupnhnre  par  F.  Arago.  —  Tom.  III.  Livr.  XXI, 
CIi,M).  XXXV 1,  p.  516. 


mmu  DEL  CIORNO  \'o  MMBPiE  1858. 


.1  ni.  e.  cav.  Emnianiiele  A.  Cicomia  lei^j^o  una 
Memoria  intorno  a  Giovanni  Muslero  da  Ottinga, 
gia  professore  di  Civili  Istituzioni  nello  Studio  di 
Padova  nel  secolo  XVi^  premette  un  ragguaglio 
dello  state  in  cui  trovavasi  allora  la  Scuola  INicoiai- 
tana  di  Lipsia,  della  quale  il  Muslero  fu  il  ristaura- 
tore.  Per  prowedere  alia  sua  salute,  e  per  erudirsi 
inaggiormente  venne  nel  1530  in  Padova,  ove  avealo 
preceduto  la  fama  della  sua  dottrina ;  e  quivi,  se 
trov^  molti  estiniatori  e  protettori,  trovo  eziandio 
non  pochi  die  il  perseguitarono,  niassimamente  per 
il  suo  carattere  torbido,  e  per  la  lingua^  e  per  la 
penna,  non  molto  moderate.  Insegno  in  Padova  fino 
al  i543j  nel  quale  ritornato  in  Lipsia,  progredi nello 
insegnamento,  e  venne  a  morte  1' anno  4555.  II 
Cicogna  enumera  i  dlscepoli  eh'ebbe  si  in  Lipsia  che 
in  Padova,  e  i  molti  illustri  che  il  protessero,  o  coi 
quali  ebbe  corrispondenza,  aggiungendo  un  ragionato 
elenco  delle  operette  del  Muslero  rarissime  a  tro- 
varsi  in  istampa. 


mmu  DEL  mm  i2  dicehbre  1858 


Jl  m.  e.  prof.  Minich  presenta  la  Parte  I  d'lina 
sua  Memoria:  Sulla  determinazione  e  sul  culcolo 
delle  risolventi  delk  equazioni  algehrichc;  e  ne  legge 
il  sunto  seguente. 

Le  indagini  gia  accennate  nelle  due  Note  27  giugno  e 
23  agoslo  di  quest' anuo  m'impongono  il  debilo  di  pre- 
seiitare  ali'Istituto  unaestesa  Memoria  sulla  determinazione 
e  sul  calcolo  delle  risolventi  dette  equazioni  ahjebrichc. 
Questo  lavoro,  di  cui  diedi  rannuncio  od  un  primo  risultato 
nella  Sessione  25  agosto  prossimo  decorso,  e  diviso  in  Ire 
parti,  ovvero  in  tre  speciali  Meraorie,  la  prima  delle  quali 
tralta  del  modo  di  dedurre  e  calcolare  le  ordinarie  risolventi 
delle  equazioni  algebriche  di  uu  grade  primo,  la  seconda  ha 
per  oggetto  la  determinazione  ed  il  calcolo  di  analoghe  risol- 
venti per  le  equazioni  di  grado  non  primo,  inline  sai'a 
argomonto  delta  terza  il  riconoscere  se  la  via  divisata 
nella  Sessione  27  giugno  p.  p.  valga  a  guidare  ad  un  posi- 


—  128  — 

livo  risuUato,  od  invece  a  confermare  die  le  condizioni 
stabilite  recentcmcnte  da  alcuni  Analisti  per  la  risolubilila 
delle  equazioni  algebriolie  sicno  non  solo  suflioienti^  ma 
oltresi  necessarie. 

V  esibizioiic  delta  seconda  e  della  Icrza  parte  della 
intera  Memoria  non  polrebb'  essere  clie  proseguita  nella 
Sessione  prossiina  ventura,  eeompita  in  altra  tornata.  Pro- 
duco  fratlanto  la  prima  parte  che  riguarda  un  procedimenlo 
pill  spedito  per  calcolare  le  ordiiiarie  risolveuti  Lagraii- 
giane  d'  uii  grado  priiiio,  e  iie  porgo  in  un  breve  siinlo  i 
mezzi  analilici  e  i  principali  risultali. 

Distinguereuio  nella  teoriea  Lagrangiana  col  nome  di 
ridotta  quella  equazioae  (di  grade  n — 1)  che  ha  per  radici 
le  quantitii  sottoposte  a'radicali  di  grado  n  nelTespressione 
d'ogni  radice  della  data  equazione  di  grado  n  primo,  e  col 
nome  dirisolvente  I'eqnazione  (del  grado  I.  2.  5.  ...  {n — 2)) 
da  cui  dipende  la  deterrainazione  di  qualsiasi  coeffieiente 
dcir  equazione  ridotta.  Ora  e  da  notarsi  che  il  conseguire 
r  equazione  ridotta,  e  piu  ancora  la  risolvente,  come  pure 
r  espressionc  razionalo  de'  coefficienti  della  ridotta  in  fun- 
zione  d'  uno  de'  medesimi  e  de'coeflicienti,  della  data  equa- 
zione, sono  tre  ricerche  diverse  le  quali  trattate  col  metodo 
indicate  da  Lagrange,  malgrado  alcune  semplificazioni  da 
lui  suggerile,  esigono  calcoli  sommamente  lunghi  e  labo- 
riosi^  anco  pel  caso  d'una  equazione  del  5.°  grado,  per  lo 
che  i  prinii  abbozzi  del  calcolo  relative  segnati  da  Lagrange 
non  furono  condotti  a  termine,  e  solo  recentemente  un 
infaticabile  e  peritissimo  calcolatore,  I'illustie  sig.  Comm.  G. 
Plana  ( Memorie  deW  Accademia  di  Torino,  Tome  XVI, 
Seric  11),  si  accinse  a  proseguire  quella  ricerca,  ma  piut- 
loste  per  arguire  da'  suei  eiemenli  che  ne  sarebbe  impra- 
ticabde  il  pieno  sviluppo  e  lesaurimenlo.  Vero  e  per6  che 


—  129  — 

1'  illiistre  sig.  Hermite  ne!  Giornale  di  Dublino,  e  di  Cam- 
bridge^ ed  il  cliiar.  prof.  Brioschi  negli  Annati  di  Matema- 
tiche  di  Roma,  hanno  dato  rannuncio  di  averne  conipiuto 
il  calcolo,  almeno  in  quanto  riguarda  la  formazioDe  della 
risolvente.  Ma  fin  dal  1770,  cio6  uii  anno  prima  die  uscisse 
complelaraente  in  luce  la  teorica  Lagrangiana,  Gian  Fran- 
cesco Malfatti  pubblicava  ncl  Tomo  IV  degli  Atti  dell'Ac- 
caderaia  di  Siena  la  forma  csplicita  d'lina  risolvente  di  6." 
grado  d'  ogni  equazione  di  grado  quinlo,  ed  esibiva  cost  la 
prova  die  almeno  per  queste  equazioni  era  trattabile  la  ri- 
cerca  indicata  dipoi  daila  teoria  Lagrangiana,  purche  si  ri- 
corra  a  parlicolari  spedienti  analitici  che  ne  accorcino  i 
lungliissimi  calcoli.  Nessuno  invero  vorra  proporsi,sebbene 
co'  pill  riposli  artiGzii  di  calcolo,  1'  effettiva  forniazione 
della  risolvente  Lagrangiana  d'  una  equazione  del  scltimo 
grado,  giaccb^  questa  risolvente  ascenderebbe  al  grado 
centovigesimo.  Debbo  ora  brevemente  indicare  in  qual 
modo  ho  trattato  per  una  data  equazione  di  5."  grado  la 
triplice  fase  della  presente  quistione,  cioe  la  formazione 
della  ridotta,  lo  sviluppo  della  risolvente,  e  il  calcolo  del 
coefficienti  della  ridotta  in  funzione  razionale  d'una  radice 
della  risolvente  e  de'  coefficienti  della  data  equazione  di  5." 
grado. 

Invece  di  conseguire  la  ridotta  col  metodo  Lagran- 
giano,  inerce  lo  sviluppo  di  replicate  potenze  di  polinomii, 
onde  caleolare  le  somme  delle  pofenze  delle  sue  radici  e 
quindi  i  coefficienti  dell'  equazione  raedesima,  ho  trovato 
opportuno  il  formare  dapprima  I'  equazione  di  quarto  gra- 
do che  ha  per  incognita  la  radice  quinta  della  precedente^ 
e  poscia  intrapiendere  leliminazione  dell' incognita  ausi- 
liai'ia  tra  la  suddella  equazione  ed  una  equazione  di 
quinto  grudo  binoniia.    Questa  eliminazione  vienc  eseguita 


—  i30  — 

con  sufficiente  prontezza,  raecliantc  una  propriela  del  do- 
terminante,  clie  oc  rappresonla  la  cquazione  Onalc,  e  di 
cui  si  effoUua  per  siinil  giiisa  niolto  agevoltncnlc  lo  sviluppo. 

Quanlo  alia  risolvenle,  anziche  prcnderDe  per  inco- 
gnita il  primo  de'  cocfficienti  dell'  eqiiazione  ridoUa,  clie 
sebbcno  il  piii  soinplice  e  una  qnantiti'i  di  cinque  diniensio- 
ni,  assnnsi  una  nuova  funzione  doUita  del  medesimo 
numero  di  vaioii,  nia  snllanlo  di  quatiro  dimensioni,  ed  e 
quella  qunnlila  di  cui  T  ultimo  coefiiciente  dclla  ridotta  e 
la  potenza  (juinta.  In  quosto  modo  e  resa  possibile  la  for- 
niazione  d'una  risolvenle,  die  quantunque  risulti  non  poco 
complessa,  tuttavia  per  la  delta  ragione  e  molto  piii  sem- 
plice  di  quella  additata  dal  metodo  Lagrangiano.  Di  piu, 
non  e  mestieri  di  cercare  I'espressione  razionale  deirultimo 
coefiiciente  della  ridotta,  il  quale  in  paragone  degli  altri 
avendo  il  massimo  grado  sarebbe  altrimenti  il  piu  laborio- 
so  a  calcolarsi. 

Per  conscguii-e  le  esprcssioni  razionali  degli  altri 
quattio  coefficienti  di  grado  niinore,  lanalisi  adoprata  nella 
]n'esente  Memoi'ia  offre  un  modo  ai)l)astanza  spedito  di 
svolgere  le  esprcssioni  ricbiestc  secondo  Ic  potenze  ascen- 
denli  d"  una  radice  della  data  equazione  di  5.°  grado. 
Cond)inando  siffatta  espressione  d'  ogni  coefficicnle  colla 
equazione  proposta  si  trova  eliminata  quella  radice  che 
dee  sparirne  secondo  i  principii  teoriei,  e  si  ottengono  i 
valori  di  que' coeflicienti  in  funzione  I'azionale  de' coeffl- 
cienti  della  data  ecjuazione  e  dell' incognita  della  sua  risol- 
vente.  Simile  procedimento  puo  servirc  utilmente  al  calcolo 
della  funzione  considerata  dal  Vandermonde,  cioe  a  calco- 
lare  il  prodotto  de' quadrati  delle  differenze  fra  le  radici 
dell'equazione  proposta,  e  quindi  la  cosi  delta  discriuunante 
d'  una  forma   binaria  del  quinto  grado  ;  ed  allora  prescnta 


—  131  — 

qiKilche  analogia  cul  inelodo  del  Caucliy  pel  calcolo  delle 
funzioiii  simmetrichf.  Un  altro  modo  di  rieavare  il  valore 
della  predelta  funzionc  di  Vaadermonde  si  desiime  dalla 
riduzione  a  foi'iua  intera  della  funzionc  frazionaria,  chc  lia 
per  numeratore  ruaila  e  per  deiiomioatore  la  derivata  del 
I ."  membro  della  data  equazione.  L'espressione  intera  equi- 
valente  a  quella  frazioneper  qualuaquo  radice  deU'equazioue 
proposta  ha  per  divisore  la  funzione  del  Vandermonde,  e 
i  suoi  cocfflcienti  sono  esprimibili  per  altrettanti  determi- 
nanti,  i  ciii  elementi  corrispondono  a  date  sonime  delle 
potenze  deile  radici  di  quell'  equazione. 

II  metodo  esposto  per  la  soluzione  della  qucstione 
Lagrangiana  rispetlo  alle  equazioni  di  5."  grado  si  estende 
in  simil  guisa  alle  equazioni  d'  un  grado  primo  superiore, 
e  se  ne  porge  un  saggio  di  applicazione  anco  alle  equazioni 
del  scllimo  grado,  senza  protrarneil  calcolo  oltre  allequa- 
zione  ridotta,  ed  alia  considerazione  della  funzione  assunta 
quale  incognita  nella  equazione  che  tiene  le  veci  della 
risolvente  Lagrangiana,  attesoche  il  grado  elevato  ( cen- 
lovigesimo)  di  quella  risolvente  assolve  da  ogni  indagine 
quanluiique  la  piii  spedita,  ossia  la  meno  laboriosa,  per 
conseguirne  esplicitaraenle  1'  espressione. 

Cosi  sarebbe  compiuta  questa  prima  Memoria,  che 
presento  al  giudizio  dell'  Istituto.  Se  non  che  T  analisi  in 
essa  adottata  accenna  la  possibility  di  deeomporrc  in  due 
faltori  di  secondo  grado  la  ridotta  di  grado  quarto,  e 
quindi  non  solo  un  abbassamento  di  grado  della  ridotta, 
ma  una  niaggiore  speditezza  nell'  assegnarne  i  coefficient! 
in  funzione  razionale  dell"  incognita  della  equazione  risol- 
vente. La  verificazione  di  questo  falto  analitico,  die  da- 
rebbe  un  nuovo  e  piii  seraplicc  aspetto  a  simile  ricerca  sara 
argomento  d'  una  Appendice,  che  mi  propongo  di  comuni- 

Serie  III,  T.  IV.  18 


—  i32  — 

care  colla  sceoiida  Menioria,  coiicorneiite  le  oquazioni  di 
lirado  non  primo,  a  cui  sara  per  suooedere  dopo  noii  kingo 
intorvallo  1"  iillima  pai'to  del  mio  lavoro,  e  le  finali  conclii- 
sioni  die  mi  vorrii  dato  di  raccoglierc  sopra  si  vasta  ed 
elaborata  queslione. 

II  111.  c.  prof.  Dc  Yisiani  presciila  la  segueiile  Ue- 
nioria  scritta  in  lingua  latina: 


PLANTAllUM   MINUS   COGNITARUM 

QUAS  HORTUS  PATAVmUS  COLIT 

AUCTORE 

ROBERTO     DE     V  I  S  I  A N I 

HORTI  EJUSDEM  PRAEFECTO 


H-n  alter  pugilliis  stirpiiim  minus  cognitanim, 
qui  ex  baud  intermissa  rcvisione  ortus  plantarum, 
quae  in  Horto  nostro  colunlur,  botanicorum  disquisi- 
tioni  submit titur. 

iEqui,  bonique  faciant  clarissiiiii  Hortorum  Aca- 
demicorum  Praetecti  nostras  hasce  de  piantis  vel 
solo  nomine  hactenus  notis,  vel  sub  falsis  aut  ineptis 
appellationibus  a  mercatoribus  venditatis  commenta- 
tiones,  easque  majori  qua  pollent  peritia,  ac  viven- 
tium  speciminum  observatione  perficere  non  dedi- 
gnentur. 

Patavii  Kal.  Decembris  MDCCCLYIII. 


—  134  — 

15.  Veronica  linariacfolia  Vis. 

V.  fruticosa,  raniulis  glabris  tcretilnis ;  foliis  decussatis  se- 
miamplexicaulibus,  lineari-lanccoUilis  linearibiisvc  acii- 
tiusculis  inlegerrimis  glabris,  basi  trincrvibus,  subtus 
minutissirac  punclatis  coslatis  vcnosis;  racemis  axillari- 
biis  pcdunculatis  oppositis  laxiuscule  miiltiiloris  foUo 
dupio  longioribus  patulis;  braclcis  linearibus  pedicdlis- 
que  brevissime  pubesccnlibus;calycis  glabriusouli  5-par- 
titi  segnienlis  lancoolatisobtusis,niaigincmcnibranacois, 
corollae  lubo  adprcssis  triploqiie  brevioribus ;  lorolla 
bypocrateriraorpba,  tube  cyUndracco,  limbi  lobo  siipe- 
riore  niajorc,  infmio  minimo;  capsula  ovali  oblusa 
compressa,  calyce  vix  dupIo  longiore,  stylo  persislente 
loiigissimo  superala,  scmiiiibiis  cliipticis,  planis,  mem- 
branaceis. 
Obs.  Culta  sub  falso  nomine  V.  saUcifoliac  verae,  quae 
admodum  diffeit  foliis  multo  lalioribus,  racemis  donsi- 
floris  ,  capsula  ovato-globosa  ,  aliisquo.  rertincl  ad 
Sect.  I,  §  II  Speciosariim  Benlh.  in  BC.  prodr.  X,  p.  '(59. 
Fl.    Junio.  Flores  albi  vix  violacco  suffusi. 

-14.  Veronica  versicolor  Vis. 
V.  fruticosa,  ramis  tetetibus  glabris;  foliis  decussatis  se- 
miaraplexicaulibus  lanceolatis,  apice  attenuato  obtusiu- 
sculis,  inlegerrimis  glabris^  subtus  cosfatis  enervibus; 
racemis  axillaribus  pcdunculatis  oppositis  densilloris 
thyrsoideis,  pcdunculis  folio  tripio  brevioribus;  bracteis 
lanreolatis  pedicello  calycem  subaequante  subbrevio- 
ribus;  calycis  4-partiti  segmentis  ovato-lanccolatis  con- 
vexis  acutiusculis;  corolla  hypocraterimorpha ,  tubo 
subinflalo,  linibi  lobis  supcrioiibus  subaequalibus,  infi- 
ino   niininio ;   capsula   elliptico-lanceolata  compressa  , 


—  i35  — 

ealyoc  diiplo  longiurc,  slylo  persislcnte  longissimo  su- 
perata. 
')bs.  Culta  sub  nomine  V.  varieyulae  llort.  Flores  speciosi 
iinicolores  purpurei,  demum  decoiorati  albidi.  FI.  Ju- 
nio.  Affinis  V.  salicifoUae  Forst.  quae  differt  ramis 
siipernc  compressis,  foHis  fere  dii[)lo  latioribns,  racemis 
longioribuslinearibus  dense  glanduloso-puberulls,  brac- 
ti'is  pedicello  florifero  diipio  brevioribus,  st\lisque  bre- 
vioribus.  An  hybrida? 

15.  Tecoraa  Tagliabuana  Vis. 

T.  scandens,  radicans;  foliis  impari-pinnatis,  D-7-jugis, 
foliolis  ovatis  incisu-serratis  longo  ouspidatis,  sublus  ad 
nervos  puberulis;  panioula  tenninali  laxa,  pedicellis 
cernuis  ])igIaiuluIos!S ;  calycis  angulati  dentibus  lanoeo- 
lalis  cuspidatis  tubo  subbrcvioribus;  corollac  tiibo  co- 
nieo-campanulato  ealyce  vix  diiplo  longiore,  lobis  oibi- 
culatis. 

Olfs.  Inter  T.  radicantem  Juss.  et  T.  grandifloram  Delaun, 
media,  forsan  bybrida,  Differt  ab  ilia,  inflorescentia  laxa, 
calycibus  angulatis  nee  terctibus;  dentibus  ianceolatis 
longioribus,  nee  ovato-triangularibus,  tubo  vix  nee  tri- 
ple brevioribus :  ab  hoe,  corolla  conica  nee  campanu- 
lato-patente,  tubo  nnilto  longiore,  intus  atro-coecineo. 
Linnaeo  ct  Carolo  fratribus  Tagliabue  de  borticultura 
italica  optime  raeritis,  et  a  quibus  novam  ignotaeque 
originis  plantam  aeceplam  refcro,  species  dicata. 

4  6.  Dictyanthus  stapeliaeflorus. 

D.  pedunculis  unifloris  petiolo  brevioribus ;  calyce  corollae 
tubum  intus  reticulatum  subsuperante;  laciniis  sinu- 
busque   corollinis  planiusculis;    corpusculis  slamineis 


—  130  — 

late  spathulatis  crassis  convexis ;  mammillao  stigma ticae 
conieo-subulalae  apice  discolore  subhitido. 

OI)s.  Colitur  sub  dicto  nomine  ab  11.  Tnricensi  acceptus. 
Florcs  extus  sordide  ;dl)i,  intiis  dilute  fusco-purpurei, 
limbo  confertissimeretioulato.  Corpuseula  linguacformia 
atropurpurea  huida,  tubi  faucem  cjusdemquc  cavitates 
superantia.  Mummilla  atropui-purea,  apice  subulate, 
albo,  obscure  bilobo.  Alia  species  jam  primum  dcscripta 
sequens  est 
Dictyanlhus  Pavonii  Decne  in  DC.prodr.  VIII,  p.  COo. 

D.  peduuiulis  pluriiloris  petiole  longioribus;  calyce  corol- 
lae  tubo  lincato  breviore;  laeiniis  sinubusque  corollinis 
margine  revolutis;  corpusculis  stamineis  lineari-spatliu- 
latis  canaliculatis;  mammilla  stigmatica  ovato-conica 
concolore. 

Obs.  Flores  viriduli,  oorollae  tubo  intus  obscure  lineato 
striissubsimplicibus,  limbo  intertexle  retioulato.  Corpu- 
seula angusta  linearia  vix  apice  latiora,  longitudinaliter 
unisuica,  tubi  quinque-saccati  cavitatibus  alterna  iisque 
breviora. 

\~.  Jasminum  Bidwillii. 

J.  suffruticosum  minutissirae  velutinum,caule  volubilL  ra- 
misque  teretibus;  foliis  peliolatis  trifoliolatis  integris, 
foliolis  petiolulatis  reilexe  mucronulatis  oblusis  glabriu- 
sculis  costatis,  obsolete  nervosis,  margine  revolutis, 
lateralibus  elliptico-rotundalis  tcrminali  oblongo-lan- 
ceolalo  tripio  brevioribus ;  raeeniis  axillaribus  laxe 
o-8-tloris  solitariis  pedunculatis,  folio  raulto  longiori- 
bus; pedieellis  alternis,  infra  apicem  arliculatis,  erecto- 
patulis  ;  bracteoHs  lanceolato-oblongis  minutis ;  calyci- 
bus  carapanulatis  brcviter  acutequeS-dentatis;  oorollae 


—  137  — 

tiibo  calyce  pliiries  longiore,  limbi  o-8-fidi  laciniis  laii- 
ceolalis  acuminatis;  slylo  lineari  apice  bificlo. 
Obs.  Cultum  sub  diclo  nomine.  Flores  aibi,  minus  grate 
oleoles.  Folia  disticha. 

18.  Jasminura  diaiilhifolinui. 

J.suffruticosum  snbscandc:is,ramis  graciiibus  subteretibus 
vix  velutinis ;  fobis  brevissime  petiolalis  unifoUolatis 
articulatis  Hncari-acurainatis  uninerviis,  margine  revo- 
lutis  inlt'grisque,  oppositis  altcrnisve,  glabris;  cymis 
lerminalibus  subtiifloris  ( J-5-5-floris)  basi  lineari-bi- 
biaoteolaiis;  ca!yci>  campanulati  ad  medium  o-G-lidi 
lobis  Hneari-subulatis,  erecto-palulis,  fubo  conico  sub- 
acqualibus;  corollae  G-9-fidae  lobis  oblongo-liuearibus 
apiculalis  tubum  cylindricura  subaoquantibus;  stigmate 
spathulato  emarginato. 

Ohs.  Cultum  sub  dicto  nomine.  Flores  albi  ad  vesperas  fre- 
queotissimi.  Fl.  Junio. 

ID.  Ligustiura  parviflorum  Vis. 

L.  ramis  subteretibus,  piloso-pubescentibus,  sparse  lenti- 
cellatis,  ereeto  patulis;  t'oliis  petiolatis  raembranaceis 
ovalibus,  basi  obtusis,  apice  acuminatis,  subtus  nervosis 
glabris,  petiolo  costaquo  puberulis;  panieulae  terniinalis 
conferiae  ramis  patulis  axique  pubei'ulis  quadrangulari- 
bus;  bracteis  braclco!i^que  lineari-lanceolatis  caducis: 
lloribus  pedicellatis  socus  ramulos  fasciculatim  denseque 
spieatis. 
OOs.  Colitur  sub  nomine  L.  grandiflori.  Flores  L.  vulgaris 
minores,  acute  eitrum  redolentes,  candidi.  Folia  opaca 
epun(  lata,  subtus  pallidiora.  Foiiis  et  lloribus  L.  nepa- 
lensi  Wall,  simile,  quod  vero  differl  foiiis  subtus  villosis. 


—  i38  — 

paniculae  axi  raniisque  mollilcr  villosis  terclibus,  Ilori- 
biisque  majoribus. 
Ligustrtim  nepnlense  /S  foliis  paniculis(jue  glabris  Wall,  in 
Hook.  bot.  mag.  2021  videlur  ex  icoDC  a  vero  L.  nepa- 
lense  Wall.  divei'Siim  pedicellis  duplici  ordine  l)raoteo- 
lariim  praodilis,  bracteolis  hisce  iinbricalis  ovalis  aculis 
parvulis,  in  illo  omiiino  deficienlibus;  paniculae  ramis 
tetragonis,  in  illo  tcrcUbus;  lobis  calycinis  juxla  Og.  2,5 
iconis  dtate  lale  ovalis  acuUsqiie,  in  illo  subrolundis 
brevissimis  vixque  nee  semper  apieulalis:  hine  probabi- 
liler  species  propria  L.  Wallickii  nomine  designanda. 

20.  Begonia  macrolis  Vis. 

B.  caule  frulicoso  erecto;  foliis  longissime  petiolatis,  gla- 
bris, magnis.  petiole  sparsim  piloso,  lamina  oblique 
ovata,  vix  infra  cenlrum  umbilieato-peltata,  basi  rolun- 
data,  margine  eroso-denliculata  ciliala,  apice  breviter 
acuminata,  nervis  subtus  hirsutiusculis;  braeteis  oblon- 
gis  niarcescentibus;  cyrais  longissime  pedunculatis  di- 
cliotomis  monoicis,  pedicellis  terminalibus  trilloris,  se- 
palis  binis  ellipticis,  starainibus  bi'evissime  monadelphis, 
stylo  tripartito,  stigraatibus  divaricatis  bilidis,  capsulae 
alis  duabus  fructum  diniidium  latis  obtusis,  tertia  maxi- 
Dja  subacuta  petala  superante. 

Obs.  Colitur  buc  illuc  sub  falso  nomine  B.  hernandiaefo- 
Uae.  Fl.  albi. 

21.  Cistus  quinquevulnerus  Vis. 

C,  suffruticosus,  ereclus,  viridis,  viscidus ;  foliis  ovato-lan- 
ceolatis  sessilibus  trinerviis  i-ugosis,  margine  rcvolutis, 
subtus  ramulisque  pilosulis,  pedunculis  terminalibus 
subsolilariis  calyce  vix  iongioribus;  sepalis  convexis, 
2-5-exteri()ribus    subcordafo-ovatis   acuminatis  piloso 


—  d39  — 

ciiiatis  inajoribus;  pefalis  obovatis;  staminibus  nume- 
rosis  fertilibus ;  stigniate  scssili  hemisphaerico  magno 
deiisissime  piloso-papilloso,  ovario  pentagoao  piibescea- 
to,  5-IO-loculan,  loculis  polyspermis. 

Obs.  ColiUir  sub  nomine  C.  liisitanici,  sed  patria  ignota. 
Flores  albi,  petalorum  ungiie  macula  aurea,  supra  un- 
gucm  sanguinoa,  picti.  Similis   C.  monspeliensi  latifolio 

.  lu\urianli;  differt  foliis  basi  ovatis,  floribus  subsolitariis 
nee  unq\iam  racemosiS;,  ovario  vix  pubescen(c  nee  vil- 
loso;  pelalis  sanguineo-maculatis.  Flores  magnitudine  et 
maeulis  quales  in  C.  formoso.  Curt.  bot.  mag.  264  Kern. 
hort-sempei'N .  VIII,  tab.  90,  sed  albi  nee  flaviut  in  isto, 
qui  insuper  differt  foliis  subtus  glaucis,  nee  utrinque 
viridibus,  lanceolatis  acutis,  nee  oblongis  obtusiusculis, 
et,  teste  CandoUeo  aliisque,  potius  Ilelianthemi  quam 
Cisti  species. 

22.  Amarantbus  biericbuntinus  Vis. 

A.  caiile  ereclo,  obsolete  quadrangulo,  glabro;  foliis  petio- 
lalis  elliptico-lanceolalis  mucronatis  glabris;  glomerulis 
florum  subsessilibus,  petiolo  brevioribus,  geminatis^ 
oblongis,  distinctis,  densifloris,  floribus  polygamo-mo- 
noicis;  calyce  bracteas  subaequante,  utriculis  demum 
cireumscissis  calycem  superantibus  laeviusculis,  stigma- 
tibus  persistentibus,  seminibus  margine  obtusis. 

Obs.  Hab.  in  herbidis  circa  Hiericho.  Flores  viriduli.  Si- 
milis A.  polygonoidi  W.  amarantb.,  t.  VI,  f.  a.  b.,  p.  II, 
sed  uti'iculus  in  isto  certe  indehiscens,  flores  monoici, 
calyx  faemineus  5-fidus,  utriculus  calyce  inclusus. 

25.  Pbyllanthus  bicolor  Vis. 
Pb.  ramiilis  teretiusculis,  foliis  alternis  disticbis  lineari- 
Sehc  J 11.  T.  IV.  19 


—  14U  — 

ellipticis,  basi  obliqiiis,  brevissiinc  peliolatis,  apice  ro- 
tuiidatis  subtniKTOnatis,  a  basi  ad  medium  glaiico-cino- 
reis,  subtus  glauois,  lloribus  axiilaribus  pcdunculalis, 
inferioi'ibus  subgerainis  masculis,  filamcnlis  liberis;  su- 
perioribus  solilariis  loeminois;  capsula  ovalo-subrolun- 
da  laevi  sominibus  ochinulalis. 
Ol)S.  Colitur  jam  a  deccniiio,  ex  Ilorto  olim  lloreulissimo 
ad  Uilzing  prope  ViDdol)onam  ill.  Car.  bar.  de  Iliif/el 
acccplus  sub  nomine  ]'h.  sj)ecla()ilis\  nee  ullibi  quod 
sciam  descriptus.  Similis  Ph.  canloniensi  lIoiixX.  ct  Ph. 
Niriiri  L.:  ab  utroque,  praeler  alia,  diversus  lilamcnlis 
liberis  nee  monadel[diis,  foliisque  dimidio  oinereis,  di- 
midio  viridibus.  Planta  annua,  lloribus  flavo-viridulis, 
pedunoulis  foemineorum  ramo  parallele  adpressis,  cla- 
vatis,  rccUs,  coccineis  ,  niarium  recurvis  liliformibus 
viridulis  brevioribus.  Semiiia  Irigona,  latere  exteriore 
convexa. 

24.  Evonymus  Schottii  EUingsh.  Ueb  d.  nerv.  d.  Celastr., 
p.  57,  tab.  IX,  f.  b. 
E.  glaber,  erectus,  ramis  leretibus  laevibus  glaucis;  foliis 
oppositis  coriaceis  nitidis,  lanceolatis,  acuminaiis,  den- 
tibus  parallelis  spinvdosis  ciliato-serratis,sublus  coslatis, 
supra  nervosis,  pctiolis  plano-convexis ;  cymarum  axil- 
iarium  subsessiliura  ramis  dicbotomis  tetragonis,  ranui- 
lis  unifloris;  lloribus  pentameris,  calycis  lobis  suborbi- 
culatis,  petalis  obovato-ellipticis,  diseo  integerrimo, 
capsula  laevi  late  obovala  4-5-ptera  erecla,  alis  Iiori- 
zontalibus  ovatis  apice  rotundalis- 
Obs.  Colitur  sub  falso  nomine  E.  fmbriali  Wall,  quod  vero 
differ!  foliis  ellipticis,  floribus  letrameris,  peduiiculis 
longis  liliformibus,  capsulae  alis  longis  vcrticalibus  atle 


—  iU  — 

nualis.  Petala  albo-luteola.  Arilliis  naviculans  cocci- 
neiis;  serainaovali-subrotuoda  coccinea  nitida,  liilo  albo. 
Noraen  a  cl.  Eltingshausenio  huic  plantae  imposifura, 
cum  ageret  de  nervatione  Celastrinearum,  eo  lubenlius 
servo,  quod  viium  elarissimura  Hern.  Scholt.  Ilorti 
Schocnbrunonsis  praefertum,  deque  scientia  amabili 
optinic  meritum,  debito  prosequatur  houore. 

25.  Evonymus  effusus  Vis. 
E.  glaber,  effusus,  ramis  laeviusculis  subtetragonis ;  foliis 
opposilis  subeoriaceis  nervosis  elliptico-lanceolatis , 
utrinque  acutis,  obtuse  glanduloso-serrulatis;  stipulis 
lanceolatis  marcescentibus  deciduis;  pedunculis  axilla- 
ribus  petiolo  longioribus  angulatis  biiidis ;  cymis  mulli- 
floris,  lloribus  letrameris,  calycis  lobis  seraiorbiculatis 
laevibus,  petalis  orbiculatis  integriusculis,  disco  iule- 
gerrimo^  capsula  subrolunda  quadriloba  aptera  lacu- 
noso-veiTUcosa. 
Obs.  Colitur  sub  nomine  erroneo  E.  nani  Bieb.  quod  dif^^ 
fert  foliis  lanceolatis  integerrimis,  pedunculis  4-3-floris, 
ramis  subherbaceis  et  habitu  omnino  alieno.  Flores 
luteo  viriduli.  .  •  •' 

25.  Evonymus  rosmarinifolius  Vis. 
E.  glaber,  erectus,  ramis  scabriusculis  angulatis;  foliis 
sparsis  alternis  aut  subverticillatis  coriaceis  linearibus, 
glandula  niucronatis,  subserrulatis  integrisve,  margine 
revolutis  petiolulatis;  pedunculis  axillaribus  fdiformibus 
sublrifloris;  lloribus  telrameris,  calycis  lobis  orbiculatis, 
petalis  ovato-lanceolatis  integris,  disco  integerrimo, 
capsula  obovata  laevi  acute  telraptera,  reluso-emargi- 
nata,  pendula. 


— 142  — 

Colilur  sub  nomine  prorsns  incpto  E.  rcpentis.  Flores 
nibrofiisci,  podunculis  IVueUferis  pendulis,  monocarpis, 
infcrne  articulatis.  Capsula  rosea,  arillo  seminibusque 
aurantio-coccineis  nitidissimis. 

Si  le^i^e  la  semiente 

RELAZIONE 

del  m.  e.  co.  Agostino  Sagredo  intorno  all' opera,  ve- 
nuta  ill  doiio  all'Istituto  veneto  iiititolata:  Snllupuh- 
hlka  Esposizione  dei  Prodotti  iSatumli  cd  Indastriali 
della  Toscana  fatta  in  Firenze  nel  4854. 

La  Toscana  ha  un  terriiorio  di  cliilomelri  quadrali 
22,082.70,  minore  di  quoUo  della  Venezia  per  cbilomeiri 
quadrati  4708.85;  e  come  nella  anipiezza  del  terrilorio, 
COS!  noi  Veneli  supcriamo  la  Toscana  in  falto  di  popolazione, 
perche  non  giunge  a  1,800,000  abilanli,  e  noi  sorpassiamo 
i  2,300,000.  Noi  fummo  vantaggiali  di  maggiore  fertilila  di 
suolo;  la  Toscana  d  aspra  di  monlagnc,  e  la  pianura  non 
s  allai'ga  in  vasta  proporzione  cbe  in  quelle  marennne  pros- 
sicne  al  Mediterraneo,  nelle  quali  e  seeolarc  la  lolta  della 
perseveranza  umana  e  degli  sludiiper  combatterela  malsania 
delTaria.  Pure,  e'bisogna  dirlo,  lo  sviluppo  deiragricollu!  a, 
il  fervore  delle  moltiplicate  ed  ulili  induslrie  e  tale  in  To- 
scana, cbe  noi  dobbiamo  cedere  il  priraato  a  quei  nuslri 
fratelli,  appo  i  quali,  se  non  si  noveia  gran  copia  di  ricebez- 
zc  in  poebe  mani,  come  da  noi,  Tagiatezza  e  in  tutle  le 
classi.  E  raenlre  cresco  lo  svolgersi  della  vita  inlellellualc, 


—  J43  — 

la  Vila  inateriale  di  tulte  le  classi  non  e  tanto  pcrco^sa  dal 
flagello  della  miseria,  come  lo  e  nella  Venczia. 

La  Toscana  ebbe  dalla  Pruvvideuza  il  dono  di  rimanore 
autoaoma  sempre,  e  I"  autonoraia  delle  sue  repubbiiclie,  del 
principato  Mediceo,  del  prineipalo  Lorenese,  del  breve  prin- 
ejpalo  Borbonico  non  ebbe  altra  inlerruzioiic  die  qiiella  del 
goveiiio  di  Napoleone  I,  il  quale  ha  commesso  (juella  gravis- 
sima  colpa,  e  non  meno  gravissimo  sproposilo  ( forse  non 
ulliraa  causa  della  sua  rovina,  perche  lo  rese  esoso  ai  sud- 
diti)del  voler  araalgamai'c  una  vasta parte d'llalia  collaFran- 
eia,  imponendole  leggi,  magistrati  e  fino  la  lingua  francese. 

La  Toscana  avendo  avuto  sempre  leggi  proprie,  la  sua 
prosperita  rcpubblicana,  che  visse  c  Oori  anche  fra  i  tram- 
busti  d'una  deraocrazia  irrequieta  sempre,  caduta  solto  al 
ferreo  giogo  di  Cosimo  I  ando  sempre  sminuendo  soUo  ai 
suoi  suecessori  e  languiva  quaado  si  cstinse  qiiella  scliialla 
di  popolani  che  sera  levata  a!  principato,  schiacciando  ogni 
liberta  della  patria. 

Era  serbata  al  Granduca  Pielro  Leopoldo  la  grande 
opera  della  restaurazione  in  Toscana.  Quantunque  alcuiic 
minute  parti  del  suo  governare  non  siano  scevre  di  cen- 
sure, pure  per  gli  immensi  benefizii  che  largi  alia  suanuova 
patria,  della  quale  seppe  farsi  veramente  concittadino^  egii 
merita  la  gralitudine  nazionale. 

Conscio  che  senza  liberta,  vera  e  onesta,  e  senza  che  sia 
ugualila  di  diritto  in  tutti  i  cittadini  e  fra  loro  e  al  cospetlo 
della  legge,  non  e  soda  nessuna  istituzione  di  governi  civili, 
Pietro  Leopoldo  comincio  dal  francare  di  ogni  vincolo  le 
proprieta  fondiarie,  a  proclamare  e  manlenere  tutta  la  pos- 
sibile  liberta  al  commercio  e  alle  industrie.  La  morte  del 
IVatello,  che  lo  chiamo  al  seggio  imperiale^  i  procellosi  avve- 
nimcnli  di  Francia  gli  tolsero  fondare  in  Toscana  le  fran- 


—  144  — 

chigie  cosliluzionali ,  delle  quuli  avea  dulo  iin  saggio, 
ossciulo  stalo  il  prime  in  Euroiia,  fra  i  principati  assoluli, 
C'hc  soUopoucssc  al  sindacalo  del  pubblioo  lo  slalo  c  I'  am- 
ministrazione  dclie  sue  (inanze. 

II  luioii  some  friiUilito  c  pieslo.  La  Toscana  presto  si 
toisc  dalla  proslrazioae  nella  (jiiale  Tavoa  eondolla  la  fiac- 
c'liezza  degli  iillinu  iMediei.  Le  Icggi  ferree,  o  noii  addalte  o 
male  addalle  ail"  indole  italiana,  in)pos(e  da  Napoleone  I  ri- 
dussero  di  nnovo  a  mal  partilo  (luelia  rcgione  italica.  E 
sopralluUo  le  leggi  proihilivo  c  il  l)iucco  conlineiilale,  eho 
pare  iinpossil)il(!  sia  stalo  crediilo  da  uomo  d'inlelletto  cosi 
poteiile  (jiKile  egli  era,  potesse  cssergli  robuslo  allealo  con- 
lio  la  livalo  liighiUeiTa.  Non  fii  die  come  1'  ira  impotente 
di  un  fanciullo  ebe  crede  i  suoi  baloccbi  validi  per  atterrare 
uu  gigaiite. 

Dopo  la  ricaduta  di  Napoleone,  la  Toscana  godette  di 
nuovo  un  goveriio  proprio  e  indepcndente.  Le  leggi  Leupol- 
dine,  per  quello  spelta  alia  libertti  del  suolo,  furono  mante- 
nute  con  due  eccczioni,  il  restiluire  beni  stabili  a  frati 
e  monacbe  ristabilili,  e  il  permesso  dello  istituire  dei  fede- 
coramessi  famiiiai-i  sotto  ai  iilolo  di  priorati  e  commende 
dell'ordine  di  santo  Stefano.  Le  leggi  sull'assoluta  liborta 
del  commercio  e  delle  Industrie  rimasero  intalte.  Da  ci6 
viene  la  prosperila  pi-esente  delta  Toscana,  prosperila  gran- 
de  se  si  badi  alia  qualiti  di  paese  naturalmenle  povero. 

Le  industrie  fervono :  si  penetra  nelle  viscere  degli  Ap- 
penini  per  iseavare  le  grandi  riochezze  uietallicbe  ivi  riposte, 
trarne  le  acque  minerali  ebe  spicciano  e  danno  salute  ainia- 
lati.  La  societa,  i  privati  usufruttuano  i  prodotti  del  regno 
inorgaiiico;  il  governo  Toscano  ool  far  lavorare  per  conto 
proprio  le  riccbe  mioierc  dell' Elba  nun  ne  ti'aeva  quel  tor- 
na  conlo,oper  se,  e  per  il  paese,  che  gli  IVutta  lo  averle  date 


—  145  — 

a  una  societa  di  privati.  Locchc  e  novella  prova  della  verilii 
di  queJ  detto,  chc  pel  bene  dei  popoli  e  pel  bene  loro  proprio 
bisogna  cbe  i  governi  governino  il  meno  che  sia  possibile. 

Dove  la  natura  e  povcra,  Tarte  s'ajuta  a  siipplire.  Chi 
non  sa  i  beni  all' agricoltura  recati  dall' Accademia  dei 
Georgofili,  alia  quale  mi  e  sommo  onore  I'  anpartcnere,  i 
beni  cbe  porlo  alia  Toscana  propugnandosonipre  ogni  one- 
sta  liberta  ?  E,  per  tacere  di  altri,  chi  non  sa  di  quanto  van- 
taggiarono  le  arti  agricole  i  miei  illiistri  aniici  Cosimo  Ri- 
dolfi,  e  Raffaello  Lanibruschini,  uon  con  la  sola  sapienza 
nelle  teoricbe  e  la  doltrina  pratica,  ma  coITaver  voluto  rim- 
piccolirsi,  perche  la  generazione  crescente  degli  agricoltori 
crescesse?  L'agricoltura  fiorisce  in  Toscana  :  la  natura  re- 
caleitrante,  a  cbi  sa  accarezzarla  e  anche  saviamente  sfor- 
zarla,  finisce  coU'obbedire  volonterosa,  edare  largo  premio 
a  chi  spcse  danari  e  fatiche.  Percio  in  Toscana  le  velte  dei 
monli  si  rinselvano,  ogni  prodolto  agricolo  vi  e  cccellcnte, 
gli  slrumenli  rurali,  gli  animali  d'ogn:  specie,  sono  degni 
di  ammirazione.  E  a  noi,  Veneti,  che  appena  adesso  co- 
nosciamo  la  nostra  ingratitudine  verso  la  Provvidenza,  chc 
ci  largi  tante  nalurali  ricchezze  che  Irascuriamo  queslo 
esempio  deve  servire  come  incentive  a  emularlo. 

Libero  il  commercio,  libere  le  Industrie,  senza  le  catene 
di  nessuna  protezione  interna,  senza  leggi  proibitive  che  le 
tutelino  al  di  fuori  fioriscono  nei  lavori  metallici ,  in 
tutte  le  applicazioni  della  scienza  all' industria,  in  tutli  gli 
usi  domestici  che  hanno  fondamento  dai  prodotti  dell' agri- 
coltura. Noi  siamo  al  di  sotto  dei  Toscaui,  bisogna  pur  dirlo, 
nelle  industrie.  E  solo  mi  contento  opsei-vare  che  in  Venezia 
vi  era  altre  volte  una  fabbrica  di  porcellane,  coeva  a  quella 
dei  Ginori  a  Doccia,  e  ne  uscirono  tali  lavori  che  al  presen- 
te  si  conipcrano  a  prezzi  favolosi.  Si  spensc;  quella  di  Doc- 


—  fifi  — 

ciii  c  llorithi,  c  ndopcra  aiichc  il  kaoliiio  del  nostri  folli  vi 
cenliui.  La  manifalUira  dei  cappclli  di  paglia,  forse  coeva  a 
qiiclla  di  Toseana,  riinasc  stazioiiaria  nello  rogioni  pede- 
inoiitanc  dol  Bassanese,  e  iion  puo  loltare  colla  iiidustria 
toseana.  In  Toseana  la  scriioltura  reca  grande  ulilila  non 
soiamente  pel  prodolto  dei  hozzoli,  nia  per  la  tessitura  dellc 
sele,  clie  toscani  uomini  insegnarouo  a  noi,  i  Luecliesi.  Noi 
ehe  nella  sola  Venezia  averamo  fino  a  qiiallroniiia  lelai, 
quanli  nc  ctnilianio  in  Uille  Ic  provineie  cbe  diedero  il  nonie 
alia  cilia  die  sorge  dalle  acqiie? 

E  Inlta  qisesla  prospei'ita,  tulto  qiieslo  onore  di  Toseana 
\iene  prineipalmenle  dalla  liberta  applicata  a!  I'omuiercio  e 
alle  indnslrie,  quelfapplieazione  deila  liberti  che  il  Toscano 
Bandini  divino  nel  seeolo  XVII,  chc  Pietro  Leopoldo  ha 
messo  in  alto  con  gagliarda  volonUi  in  sullo  scorcio  del 
secolo  Will.  E  til  tolta  ogni  disuguaglianza,  talche  1  nomi 
storici  dei  Ridolfi,  dei  Ginori,  dei  Ricasoli,  il  nome  dello 
stesso  Granduca  Leopoldo  II,  gli  officii  del  siio  governo 
lion  isdegnano  comparire  nniti  a  qiielli  di  onorati  e  valenti 
artigiani  nelle  esposizioni  pubbliche,  come  ne  fa  prova  il 
libro  cbo  mi  fii  dato  da  esaminare.  II  quale  mostra  lo  stato 
delle  induslrie  toscanc,  operose  cd  iitili,  percbt'  sorretle,  e 
lion  dominate,  da  leggi  che  si  adattano  alia  natura  degli 
uomini  e  dei  luoghi. 

Qnando  nel  4  850  ebbe  luogo  la  grande  esposizionc 
mondiale  di  Londra,  il  Governo  Toscano  toslo  avvis6  di 
quanta  importanza  fosse  pel  paese  il  far  bella  moslra  di  se, 
non  [)er  seaiplice  e  inulile  vaniU'i,  ma  per  linleresse  del  paese 
medcsimo.  Voile  prima  far  saggio  delle  sue  forze,  per  vedere 
se  la  parte  d'ltalia  die  regge  poteva  misurarsi  colle  princi- 
pal! nazioni  del  mondo.  Ter  questo  ordino  una  csposizione 
centra ie  in  Firenze  che  unissc  lutto  quello  che  la  Toseana 


— 147  — 
produce  per  natura  o  per  arte.  Fece  come  la  buona  madre, 
la  quale  prima  di  mandare  i  suoi  figliuoletti  ad  una  festa 
nella  quale  si  aduna  la  prole  de'riccbi,  li  guarda  por  bene 
accio  non  compariscano  da  meno  che  gli  altri.  E  cosi  fu,  e 
Ja  Toscana  fu  guidcrdonaia  in  Londra  con  nolabile  iiumero 
di  premii. 

Ma  non  fu  questo  solo  lo  scopo  della  esposizione  cen- 
trale  Toscana ;  fu  ancbe  il  voler  mostrare  premura  per  io 
incremento  delle  Industrie.  Per  queslo  nella  esposizione  di 
Firenze  il  govcrno  largi  premii,  enon  a  sole  invenzioni  e  in- 
troduzioni  di  abene  industrie,  come  sogliamonoi,ma  a  tutte 
le  industrie  esistenti.  E  deve  essere  stato  argomento  di  esul- 
tanza  per  i  Toscani  il  vedere  unita  tanta  copia  di  prodotti 
natural!,  di  opere  d'industria,  figlie  della  soienza.  AUe  quali 
andavano  unite  quelle  opere  d'industria  ebe  sono  enianazio- 
ne  delle  belle  arti,  e  nelle  quali  il  primato  e  tutlo  dei  Toscani, 
la  btotarsia,  la  xilotarsia,  lo  incidere  sulle  pietre  dure,  il 
fondere  in  bronzo,  il  cesellare  in  metalli  preziosi,  i  lavori 
di  niarmo,  di  alabastro,  di  scagliola.  Applicazioni  tutte 
delle  belle  arti  alia  industria,  le  quali  non  possono  esservi, 
se  air  arligiano-artista  non  siano  aperti  largbi  sussidii  d'in- 
segnameato  artistico  pubblico  e  graluito. 

11  Governo  Toscano  ordino  la  stampa  del  Rappotio  ge- 
nerate della  sua  esposizione  del  1 850.  II  volume  del  quale 
ho  fatto  studio  forma  il  seguilo  di  quel  Rapporto  generate. 
II  valoroso  professore  cavaliere  Filippo  Corridi,  direttore 
dcir  I.  R.  Istituto  Tecnico  Toscano  apre  il  volume  colla 
prima  parte,  che  c  tutta  sua,  e  cpntiene  una  notizia  storica, 
nella  quale,  per  iilo  e  per  segno,  egli  narra  tutto  quello 
spetta  alia  esposizione  di  Londra,  e  in  parlicolar  modo 
quello  spetta  al  contribulo  che  vi  reco  la  Toscana.  Nella 
esposizione  di  Londra  T Italia  era  rapprescntala  da  tie  sole 

Sc-rie  III,  T.  IV.  20 


—  US  — 

delle  sue  regioni,  Regno  Sardo^  Toscana,  Statu  I'ontilido, 
II  reame  delle  Due  Sicilie,  Parma  e  Modena  si  astennero 
dal  partecipnre  a  quesla  spleodida  festa  delle  Industrie  mon- 
diali;  noi  Lonibardo-Veneti  fummo  amalgamati  colle  altre 
nazioni,  dalle  quali  e  coniposti)  I'  impero  Austriaco.  Quan- 
tunque  da  noi  si  spedissero  lavori  industrial!,  e  taluni  ab- 
biano  ottenuto  preniio,  a  quanto  rii'erisce  il  Hiiro  di  cui 
tengo  parola,  nessuno  de'  meml)ri  del  gran  Giui-i  interna- 
zionale,  designato  dal  Governo  Austriaco,  era  Italia  no, 

Poiclie  il  Corridi  descrisse  quello  era  avvenuto  in  Lon- 
dra,  dopo  la  esposizione  toscana,  con  somma  dottrina  eco- 
nomica  prosegue  la  sua  notizia  storica  narrando  la  solen- 
nita  nazionale  del  porgere  i  preniii  a  coloro  die  li  aveano 
conseguiti  in  Londra.  Solenniti  vera,  che  ebbe  luogo  pre- 
senti  i  maggiori  officiali  del  governo,  nella  gran  sala  dei 
Cinquecento  di  Palazzo  veccbio. 

Statuito  dair  imperatore  Napoleone  III  che  nel  IS55 
avrebbe  luogo  una  seconda  esposizione  mondiale  in  Parigi, 
il  Corridi  narra  le  cure  che  il  Governo  s'e  prese  percite 
nuovi  trionli  conseguisse  la  industria  toscana.  E,  come 
precedentemente,  ordino  una  esposizione  toscana  con  pre- 
mii,  che  precedesse  a  quella  di  Parigi. 

Alia  prima  parte  del  librosuccede  la  seconda,  e  contie- 
ne  dodici  rapporti  delle  dodici  commissioni  allc  quali  fu 
dato  11  giudicare  sulle  dodici  sezioni  nolle  quali  t'u  partita 
la  esposizione  toscana  del  1854.  E  souo  le  seguenti: 

1.  Prodotti  del  regno  inorganico.  —  Relatore  il  cav.  Ubal- 

dino  Peruzzi. 

2.  Prodotti  orgaiiici  e  strunienti  agrarii.  —  Relatore  il 

dott.  Antonio  Salvagnoli  Marchetti. 
5.  Macchine  e  strumenti.  —  Piclatori  il  prof.  Luigi  Paci- 
natto,  il  dott.  Tommaso  del  Beccar^t. 


—  149—' 

4.  Lavori  di  motallo,  di  vetro,  di  porcellana,  di  majoli- 

ca, ec.  —  Relatore  il  prof.  Tito  Puliti. 

5.  Lavori  di  paglia,  corde,  store,  ec.   —    Relatore  il  sig. 

Pasquale  Benini. 

6.  Seta  tratta,  filati  e  tessuli  di  seta.  —  Relatore  il  sig. 

Francesco  Scoti. 

7.  Concia,  coloritura,  verniciatura  delle  pelli,  cappelli  di 

feltro  e  di  felpa,  carte  e  bianche  e  colorate.  —  Rela- 
tore il  prof.  Pietro  Puccelti. 

8.  Lavori  di  cartoleria,  valigeria,  selleria  e  di  carrozze.  — 

Relatore  il  sig.  Antonio  Cioci. 

9.  Fiori  e  friitti   artificiali,  lavori  di   calzoleria,  di  orna- 

inento  a  uso  domeslico.  —  Relatore  il  sig.  Antonio 
Cioci . 
^  0.  Prodotti  chiniici.  —  Relatore  il  prof.  Daniiano  Casante. 
I  1.  Lavori  di  tipografia,  lilografia  e  calcografia,  e  sui  dise- 
gni  e  modeili  tecnologici  e  architettonici.  —  Relatore 
il  dott.  dei  iMarcbesi  Liiigi  Ridolti. 
\2.  Lavori  di  litotarsia,  xilotarsia,  d' intaglio,  di  scagliola, 
di  doratura  e  di  verniciatura.   —  Relatore  il  prof. 
Vincenzo  Manteri. 
Segue  un'  appendice  nella  quale  si  fa  cenno  delle  opere 
d'  arte  inviate  a  Parigi. 

Ogni  rapporlo  e  suddiviso  giusta  le  diverse  parti  che 
sono  contonute  nelle  singole  sezioni,  e  il  coraplesso  di  que- 
st! rapporti  presenta  un  quadro  particolareggiato  dello 
stato  delle  industrie  in  Toscana. 

lo  vorrei  poter  parlare  partitaraente  di  questi  rapporti, 
che  sono  di  grandissinia  iraportanza  e  porgono  utili  ammae- 
strainenli.  Qaali  siano  le  origini  dello  splendore  al  quale 
giunse  la  industria  toscana  ho  detto  sopra:  al  manteni- 
mento  c  al  cresccre  della  industria  giova  mirabilraente  I'lsti- 


—  45(»  — 

tiito  Tocnioo  di  Fironzo,  diretfo  diillo  cgrcgio  Corridi,  man- 
lomilo  a  sposo  dol  governo.  I  danari  che  i  goveniali  pagaiio, 
e  i  govenianti  speiulono  per  la  istruzione  tccnica  del  popolo, 
frultano,  e  con  usura,  agli  uni  e  agli  altri.  Poclii  volenti  die 
uscissero  dalle  scuole  piibl)liche  baslerebbcro  a  ricaltarc  la 
spesa ;  molti  islriilti,  aiichc  so  ricscoiio  mcdiocri,  cessano 
dallo  essere  prolclarii.  E  la  ignoranza  e  rovina  degli  stati, 
perche  causa  del  proletariate  delle  ultisno  clas^i. 

Ouaudo  ebbe  luogo  la  esposizione  di  Parigi,  anclie  in 
Venezia,  per  opera  e  merito  della  Camera  di  Commercio,  si 
fece  una  inostra,  semplice,  delle  opere  che  la  indiislria  ve- 
neta  niandava  alia  esposizione  mondiale,  ma  povera  mostra, 
seiiza  solennita,  senza  apparati.  E  cosi  senza  solennita  ne 
apparali  si  distribiiirono  le  medaglie  ottenule  dai  Veneli  in 
Tarigi.  Queste  occasioni  sono  rare,  e  il  Governo  Toscano  ha 
porto  due  voUe  il  nobile  esempio  del  come  si  dcva  fare  per- 
che quoste  occasioni  ridondino  in  oiiore  e  vantuggio  del 
paese. 

Lo  splendore  delle  due  esposizioni  mondial!,  lo  amoro 
che  si  scorge  anche  nelle  niostre  di  un  territorio,  piii  o 
men  grande,  di  un  niunicipio,  vicne  dal  bisogno  che  ha 
Tela  nostra  di  pubblicitti  soleune.  Al  ccrto  non  6  facile  che 
riescano  bene  se  non  vi  si  adopcrino  molte  cure;  la  notizia 
del  Corridi  attesta  (pag,  14'j),  che  vi  furono  dei  magislrati 
raunicipali  sordi  agli  inviti  del  Governo  di  porgere  notizie 
sulle  industrie  locali,  che  raisero  in  campo  oslacoli  e  dubbii. 
Ma  col  gridare  ai  sordi  si  fa  capire  quello  si  dice,  e  quando 
si  opera  pel  bene  vero  del  paese,  e  non  pel  proprio  vanto,  si 
opera  alia  luce  del  sole,  non  nei  cancclli  degli  officiali  pub- 
blici,  non  nel  gabinelto  dello  studioso,  si  paria,  si  predica, 
si  prega,  si  ringrazia,  il  ben  pub])lico  s'arrlva  a  raggiun- 
gerlo.  Le  due  esposizioni  toscane  prcstano  ammaestranicnli 


—  151  — 

per  olii  ordina  e  ppr  coloro  che  eseguiscono  le  esposizioni. 
Dcvono,  le  esposizioni,  nioslrare  col  falto  la  condizione 
naturale  del  paese,  devouo  essere  specchio  di  liitle  le  iiuki- 
strie.  U  volere,  solamente,  meltere  in  luce  qiiello  ch'c'  bello 
agli  ocelli  degli  oziosi,  e  uno  spreco  di  tempo  e  di  spesa. 
Vi  deve  essere,  ma  dcve  esservi  quello  che  e  utile.  Cerlo 
che  le  tavole  di  marmo  intarsiate  di  pietre  dure  del  Bian- 
chini,  gli  slupeudi  intagli  del  Barbetti  sono  fatture  mira- 
bili,  nia  rame,  ferro,  acido  borico,  cappelli  di  paglio,  paste 
da  minestra,  olio,  gaggiolo,  robbia  recano  piii  quattrini  alia 
Toscana  che  quelle  mirabili  fatture.  E  se  chi  ordina,  clii 
eseguisce  le  esposizioni  intendono  cosi,  facile  e  farlo  iuten- 
dere  agh  espositori. ' 

Le  esposizioni  non  ponno  essere  frequenti;  devono  es- 
sere coronali  da  piemio  gli  espositori,  anche  se  nulla  in- 
\entino,  se  nulla  inlroducano  di  nuovo  da  aitri  pacsi. 
Basla  che  le  Industrie  utili  serbino  vive,  e  il  Governo  To- 
scano  non  trovo  superfluo  reiterare  i  premii  a  chi  li  aveva 
conseguiti.  L'  Altezza  del  Granduca  voile  istituire  una  deco- 
razione  apposita,  data  unicamente  alle  Industrie,  e  lo  stato 
mantiene  e  allarga  1'  Isliluto  Tecnico.  E  perche  le  esposi- 
zioni riescano  per  bene  bisogna  che  gU  espositori,  oUre  alio 
allettamento  del  premio,  non  siano  costretti  a  incontrarc 
spese  per  inviare  e  ricevere  le  cose  esposte,  bisogna  che 
non  incontrino  ostacoli  di  dogane,  facilmente  evilabili,  scn- 
za  lesione  del  pubblico  erario.  E  devono  essere  fatte  so- 
pra  una  vasta  scala,  cioe  devono  mostrare  un  lerritorio 
vasto.  Le  mostre  provinciali,  municipali  hanno  al  certo  del 
bene,  se  non  altro  soddisfano  1'  amor  proprio  di  taluni, 
fanno  conoscere  il  merito  di  qualche  timido  o  povero.  Ma 
il  campo  delle  Industrie  vuole  essere  lato,  e  non  ristretto,  e 
le  industrie  di  muuicipio  o  di  provincia,  non  conosciute  che 


—  152  — 

Jalla  provincia  o  dal  iminicipio,  o  poco  ollro,  non  rccano 
vantaggi  grand!  no  al  paose  no  alle  sue  parli. 

lo  vi  ho  parlato  allrc  voile,  o  signori,  su  (jnoslo  argo- 
menlo,  c  fu  soggelto  di  nioUe  discussioni,  e  le  discussioni 
furono  aggiornate^  0  largomeulo  posto  da  un- canto.  Ma 
ora,  franclieggialo  die  sono  dal  volume  da  me  esaminalo, 
tosto  che  le  mie  forze  il  consentano,  vi  chiedero  liecnza 
del  far  riviverc  la  disciissione  per  presentare  al  Governo  il 
permesso  di  ril'ormare  le  nostre  esposizioni  e  premiazioni. 
Le  quali,  s:'guendo  le  norme  die  Napoleone  I  prescrisse 
quando  ordino  T  IsliUUo  Ilaliano,  sono  divenule  anlichissi- 
me  in  un  leni[io  come  e  il  nosli'o,  nel  quale  gli  anni  corro- 
no  come  giorni_,  e  sono  falle  diseordi  dal  molo  rapido  c 
pi'opotenle  di  tutto,  e  spezialmente  dal  muoversi  ed  allar- 
garsi  del  commereio  e  della  industria. 

I  m.  e.  CO.  Miniscalchi  e  ingegn.  Cnppclletlo  di- 
coiio  die  neila  grande  esposizioiie  di  Londra  orano 
nel  giuri  tre  membri  ilaliani,  uno  per  Venezia  die  fu 
il  Cappelletto  modesimo.  uno  per  Verona  il  sig.  Ila- 
dice,  uno  per  Milano  il  sig.  De-Cristoforis. 


Si  legge  Sopra  un  imetto  pprforatorc  (hlpiomho 
Berti. 


la  seaucnte  conumieazione  dal  s.   c.   dott.   Antonio 


Nella  scorsa  state  due  fatlorini  della  lipogralia,  ove  si 
stampa  la  Gazzelta  Ufticiale,  venivano  a  me  con  due  locdu 
di  que'tubi  di  piombo,  die  servono  a  condurre  entro  alle 
case  il  gaz  illuminanle,  e  I'un  d'essi  nan  avami,  in  aria  Iri 
riscntila  e  dolenle,  come  i  compagni  suoi,  accoriisi  di  qua!- 


—  '153  — 
che  giiasto  nei  tiibi  dal  puzzo,  che  cliffondevasi  per  I"  offi- 
cinn,  ed  irritava  lo  nari,  ne  facessero  avvertita  la  Societa 
del  gazs()praddetto,c  questa  inviasse  alcuni  operai,i  quali^ 
esaniinati  atlentamente  qiie^tubi  e  trovatili  bucherali  in  piu 
parti,  gli  andavaiio  aecusando  di  avere  per  malizia,  o  per 
istorditaggine  giovauile,  essi  medesirai  commesso  con  deli- 
berato  aoimo  i!  danno.  Essi  dal  canto  loro  protestavano 
d'essere  affatto  innocenti,  ed  anzi  mi  dicevano  di  avere 
tentato  di  dimostrare  Tassiirdita  dell'accnsa  coITosservare 
che  que'forellini  orano  senza  orlo  veriino,  mcntre  clii  vo- 
glia  con  un  ferro  appuntito  qualsiasi  pcrforare  11  piombo, 
produce  tutto  all"  inforno  del  foro  un  orlo  assai  rilevato. 
Alia  teoria  avevano  anche  aggiunto  lo  sperimonto,  ma  in- 
darno.  Venivano  dunque  da  me,  acciocche  cercassi  raodo 
di  scolparii  ed  acquetassi  la  collera  del  padrone. 

L'  osservazione  era  giusta,  e  quale  suol  suggcrirla, 
eziandio  agl' ignari  delle  fisirhe  discipline,  la  necessita  ur- 
gente  della  difesa.  Infatti  que'forellini  avevano  I'orlo  liscio, 
piano,  ed  erano  evidente  efl'etto  non  di  uno  spostamento 
delle  molecole  metalliche,  ma  della  loro  dislruzione.  Oilrc 
a  cio  non  camminavano  in  direzione  piii  o  nieno  verticale 
all'asse  del  tubo,  in  linea  diritia,  con  diametro  sempre 
eguale  o  con  regolarita  decreseente,  come  sarebbe  acca- 
duto  se  fossero  stati  opera  d'un  ferro  appuntito,  ma  ave- 
vano direzione  varia  ;  alcuni  prano  sinuosi,  e  molti  comin- 
ciavano  quasi  a  foggia  d'imbuto,  che  andava  stringendosi 
tino  ad  un  certo  tratto  dopo  cui  11  forellino  conservava 
sempre  una  eguale  larghczza.  Qucsti  forellini  erano  sette  ; 
cinque  penetravano  con  larga  aperturu  nel  lumc  del  tubo; 
UQO  pareva  abbandonato  non  appena  un  bucherello  aveva 
consentito  r  uscita  al  gaz  racchiuso;  uno  tinalmente,  che 
ancora  conserva  il  lucicore  del  melallo  non  ossidalo,  non 


—  154  — 
trapassava  1'  intcra  parctc  del  tuho.  Talc  parele  niolto  iiie- 
guale  aveva,  socondo  i  siti,  da  urio  a  tre  inillime'.ri  di  spes- 
sore;  il  diametro  dn  fori  variava  da  iino  a  due  raillimctri; 
nei  pill  era  d'uno  o  mezzo,  se  ne  traevi  I' imbuto,  di  cui 
parlai,  cir  e  di  varia  largliezza.  Anclie  la  profondila  loro 
era  dilTerenle;  stava  pcro  fra  i  tre  e  i  qualtro  luillitnetri. 
Da  ultimo  T  aspetlo  della  parte  scavata  appariva  scabro, 
granuloso,  e  sguardato  colla  leote  moslravasi  tullo  segnato 
a  piocoli  solelii  vcrticali  all'  asse  del  foro  ,  e  succedentisi 
come  se  la  i'orza  operante  avesse  agito  intaccando  a  poco 
a  poco  e  all'ingiro  e  regolarmente  11  metallo. 

Ora  al  vedere  ootesli  forellini  cost  siraili  ai  tarli,  clie 
certi  insetti  fanno  nel  legno,  iion  poteva  non  sorgere  tosto 
r  idea  ohe  fossero  lavoro  di  qualche  insetto,  e  1'  animo  si 
scntiva  tratto  ad  assolvere  gli  incolpati  operai.  Ma  cbe  in- 
setto ? — Difisi  a  que'  giovani,  cbe  se  vedessero  per  T  of(i- 
cina  qualche  strana  bestiuola  se  ne  mettessero  a  caccia  e, 
colta,  me  la  recassero.  Non  ando  guari  cbe  ritornarono  a 
me,  e  mi  portarono  vivi  e  chiusi  in  iscalola  di  cartone  al- 
cuni  insetti,  die  dicevano  di  non  avere  raai  veduti  per  gli 
scorsi  anni,  e  cbe  avevano  colto,  non  nel  flagrante  delitto 
di  perforare  i  tuhi  di  piombo,  ma  nella  innocente  opera  di 
bucherare  il  telajo  delle  invetriate,  come  la  natura  loro  It 
spinge. 

Avuti  in  mano  i  supposli  delinquenti,  avvegnacbe  mi 
tornasse  facile  il  riconoscerii,  pure  non  volli  fidarmi  alle 
mie  scarse  cognizioni,  e  mi  rivolsi  a  persona  arnica  e  dot- 
tissiraa,  la  quale  mi  conferraava  spettare  quegrinsetlini  al 
genere  Apale  del  Fabricius,  e  precisamente  all'.l.  hiimaralis 
del  Dejean.  Questo  genere,  come  sapete,  sinonimo  per  alcuni 
del  gen.  Boslrichus,  appartieneai  co/eof/<?n,  tetrameri,  xylo- 
plwf/i,  di  cui  tanto  le  larve  cbe  gl'  insetti  perfetti  vivono  nel 


—  iDi)  — 

Iegno,nutrendosi  di  csso  e  scavaudovi  tortuosi  meandri,  die 
rieuipiono  dei  loro  cscreiuenti  simili  alle  sogaturc  del  legno 
sti'sso.  Sono  essi  e  i  loro  congeueri,  clie  producono  tanto 
danno  nelle  selve,  spocialmcnle  della  Geimania,  c  che  il 
Ratzeboiirg  ed  il  Bernstein  descrissero  cou  niolta  esattezza. 
E^si  vivono  anche  nelle  nostre  provincie  con  altri  del  me- 
desimo  genere,  fra  oui  nota  e  grossissima  e  1'  A.  copucina. 

Ma  erano  poi  questi  gli  autori  del  danno  ?  La  prima 
«osa  che  osservai,  si  fu  se  il  diaraetro  del  corpicciuulo  loro 
corrispondesse  a  quello  dei  fori,  e  trovai  infatti  che  si  cor- 
rispondevano  a  capelio.  I  minori  di  essi  erano  grossi  un 
millimetro,  i  maggiori  uuo  e  mezzo  ;  dunque  avevano  gros- 
sezza  pari  o  di  poco  minore  al  diametro  gi^  niisurato  dei 
fori.  D'  altra  parte  cbe  le  larve  loro,  fattesi  adulte,  sieno  ca- 
paci  di  traforare  il  piombo  non  e  nuovo ;  lo  sanno  gli  ento- 
mologhi,  che  trovano  talvoUa  perforate  le  scatolette  di 
piombo,  in  cui  per  maggiore  cuslodia  racchiudono  tali  in- 
setti  viventi. 

Aggiungele  a  cio  il  caso  recente  delle  palle  di  piombo, 
che  si  rinvennero  nella  Crimea  perforate  entro  a  casse  di 
legno,  e  che  il  maresciallo  Vaillant,  nell'  adunanza  del  7 
settembre  1857,  preseutava  alio  sguardo  indagatore  degli 
Accademici  delle  Scienze.  Questi,  come  vi  e  uoto,  inearica- 
rono  anzi  I'  illustre  naturalista  Dumeril  di  studiare  1'  argo- 
mento,  e  dirifeiireilrisuitatodeproprii  studii.  Eil  Dumeril 
aon  tardo  moUo  a  compiaeerH.  ]\eir  adunanza  suceessiva 
del  ^  4  settembre  1857  quel  dolto  entomologo  lesse  una 
breve  e  succosa  relaziono,  in  cui,  premesse  alcune  ricerche 
sloriche  sulla  specie  degl"  insetti,  die  intaccano  e  perforano 
il  piombo  (I),  viene  a  favellare  di  quello  particolare,  che 

i\)  Rcclierches  hisloriques  snr  hs  espece-t  d' in.iecten.  qui  rnngevt 
el  iierforcnt  le  plumb  par  M.  Dumeril.—  Camples  rendus  des  seances  de 
I'  Acadc'mie  Francnise  —  Tom.  XL  V,  pcig.  561 . 

Serie  III,  T.  IV.  21 


—  150  — 

traforava  lo  palle  in  Crimea.  lo  ropulo  inulilo  oflVirvi  un 
sommario  di  quella  Menioria,  che  avreie  lello  o  potote  leg- 
gore  negli  A(ti  dell'  Aceadeinia  franecse  ;  vi  rieordo  solo 
ch'egli  cita  pareeclii  esempii  di  lamiue  pliinibec  (e  proprio 
di  quelle  onde  soiio  ricoperti  alcimi  letti )  perforate  dall'  A. 
cnpvcina,  di  vignette  tipografiche  composte  d'  una  lege  piii 
dura  del  piombo  egualniente  eorrose  dallo  stesso  insetto, 
e  di  altre  laniine,  elie  furonotraforate  dal  Callidlum  bajulus 
c  dal  sanguineum.  Quanto  all'  insetto,  elie  aveva  dato  en- 
gine co'  proprii  guasti  a  tale  rieerca,maIgrado  1'  iniperfetto 
esemplare,  che  avea  sott'occliio,  iion  credeva  punto  d' in- 
gannarsi  nel  i-iconosccre  iin  urocero,  e  propriamenle  1'  iiro- 
cerns  jtivencus.  E  questo  lo  maravigliava  di  piii,impereioc- 
cli(^  VA.  capHcina  alia  fin  fine  e  un  insetto  piuttosto  grosso 
e  dotato  di  i'orti  mandibole,  mentre  V  iirocerus  jnvencusb 
niolle  e  fornito  di  niascelle  assai  deboli. 

Lo  stesso  maresciallo  Vaillant  scriveva  poi  conlempo- 
raneamente  una  lettera  al  eonte  di  Kisseleff,  ainbasciatore 
di  S.  M.  r  Iniperatore  di  tutle  le  Russie  a  Parigi,  incuies- 
postogli  il  caso  assez  cM?'t>M.r,  eom' egli  lochiama,  lo  prega 
a  volerlo  informare  se  un  fatto  simile  si  fosse  osservato 
iielle  cartatucce  dell'  armala  russa  in  Crimea,  c  a  eompia- 
cersi  d'  interrogare  su  tale  argomento  gli  entomologi  russi 
invitandoli  a  eomunicaie  quelle  osservazioni  eJie  avessero 
a  caso  raccolto  sulla  natura  e  i  costumi  di  un  simile  insetto. 
A  questa  lettera  diede  risposta  il  signor  Vittore  di  Mo- 
sebulsky  eon  uno  scritto  lelto  nell' adunanza  del  21  giugno 
1838  (0?  nel  quale  avvertiva  cbe  il  fatto  nonerasi  osservato 
neir  armata  russa  ;  confermava  quanto  aveva  delto  il  Du- 

(l)  Sur  un  iusecAe  qui  <i  pcrfon^es  bulles  I'.n  ploiiib  de  V  A  mice 
yranraisc  en  Crinirc  pur  Virfnr  dc  MolschuUsky.—Cottipics  rendus  des 
se'aticcs  de  I'  Acudcinie  Frum^uise.  —  Turn.  XLVl,  pur/.  1211. 


—  457  — 

meril  intnrno  alia  specie  dell'insetto  ;  dicevache  talcinsetto, 
laro  in  Crimea,  era  frequente  all'  invece  nella  Germania, 
iiolla  Svezia  c  aeli'  Inghilterra  ;  die  doveva  esscre  slato 
trasportato  col  legno  delle  casse,  in  cui  erano  racchiiise  le 
cartatucce  ;  die  i  costumi  di  esso  ei'ano  stati  esattaniente 
descritti  dall"  Hartig  ;  die  le  perforazioni  delle  palle  erano 
opera  delle  sue  mandibole;  che  tali  perforazioni  Don  accen- 
navano  ad  un  particolare  gusto  dell'  animalucoio  pel  piombo, 
ma  provenivano  da  necessita,  trovandosi  il  metallo  sulla  via, 
che  r  insetto  per  islinto  era  forzato  di  prendere  ;  che  il 
piombo  non  era  mangiato  da  esso,  e  che  anzi  un  attento 
esanie  ne  avrebbe  falto  scorgere  le  particelle  rosicchiate 
in  fondo  alle  ca^se;  che  finalmenle  le  galleriecostantenicnte 
aperte  ai  due  capi  mostravano  come  I'  insetto  facesse  nel 
piombo  cio  che  fa  nel  legno,  obbedendo  all"  istinto,  che  lo 
trae  a  compiere  in  qualsiasi  modo  il  cicio  delta  propria  esi- 
stenza. 

Con  tali  autorita,  e  piu  coll"  eserapiorecente,  non  parmi 
lecito  duiiqne  ildubitare  che  andie  nel  caso  noslro  sia  slato 
un  insetto,  e  proprio  1'^.  humeralis  raccollo  sul  sito,  1' au- 
tore  dei  fori  nel  piombo.  Ne  puo  essere  di  ostacolo  il  pen- 
sare  che  1' J.  humeralis  e  piu  picciolo  e  debole  dell'i.  ca- 
puciiia  ;  imperciocchc  d"  aUra  parte  quello  e  alia  vulta  sua 
piu  robuslo  AaXXurocerus  jnvencus^  che  riusciva  a  forare  le 
palle  franccsi.  E  poi  io  credo  che  la  maggiore  o  la  minore 
forza  delio  mandibole  non  sia  per  1  insetto  quistionedi  pos- 
sibilit;\  ma  di  tempo.  Un  allro  quesito  piultostosorgespon- 
taneo  dalla  narrazione  del  noslro  fatto.  rsei  casi  ricordati 
dal  Dumeril  le  lamine  di  piombo  erano  sovrapposte  al  legno, 
in  cui  lavorava  I'  insetto,  ed  esso,  bisognevole  d'  uscita, 
trovavasi  costretto  a  forarle  ;  ne'pacdii  delle  \ignette  ti- 
pograflche,  nelle  casse  delle  cartatucce,  nelle  scatole  dei 


—  458  — 

raccdglitoi'i  d'insolli,  il  boslrico  so  nc  slnvi\  r.iccliiuso,  e 
percio,  sia  clio  il  facosso  per  uscifo  od  obl)('(Iisse  all'arcaoo 
istinto,  chc  lo  mena,  dovova  forarc  il  mclallo  ;  non  cosi 
nel  caso  di  cui  vi  paiiava.  Qui  I'  insetto  e  lihcro,  in  arapia 
stanza,  dovo  ii  logno  abbonda  nogli  iisci,  ncili'  invclriale,  nei 
travicelli,  nellc  suppt'lleUili,  o  piircosso  nol  ccrca,eva  spon- 
taneo  a  coiupiere  la  meravigliosa  sua  opera  in  un  lubo  di 
piombo  a  niez/.o  nascoso  suiraggello  d' una  cornice,  ove 
sperde  la  falica  sua  scnza  traire  il  nulrimcnlo,  clie  trova 
nel  Icgno,  nc  s'  arresta  liucln!!  non  pcnetra  iiel  kuno  del  lubo, 
donde  un  gaz  aslissianlc  lo  dc^c  cacciarc,  so  pur  non  lo  to- 
glie  di  Vila.  Qui  parmi  clie  non  si  possa  assoiii-o  coll'  en- 
tomologo  russo  che  rinsctio  non  abbia  predileziono  voruna 
pel  piombo  :  V  insclto  lo  corco  profcrendolo  al  leguo.  Ora 
un  tale  fatto  o  degno  di  nola,  e  credo  che  invilcra  i  nalu- 
ralisti  a  studiare  con  niiglioro  proposito  i  oosluiui  o  i  biso- 
gni  del  singolare  insello  ;  per  me  mi  basta  avorc  enunciato 
il  quisilo  ;  non  mi  senlo  1  aulorila  e  la  scienza  necessarie 
a  risolverlo.  .        '.■■'■ 

II  m.  c.  dott.  Nardo  sogj:^iunge  che  a  lui  pure 
accadde  di  vedere  una  lamina  di  pioaiho.  di  cui  era 
foderata  una  cassa  di  legno,  qua  c  la  forata  da  un  in- 
setto ie  cui  reliquio  trovate  ncila  cassa  gli  fcccro 
appunlo  supporre  che  dovcssc  appartenere  al  gcnere 
Apate. 

11  presidcntc  apro  un  piego  soUo  suggcllo  dcposi- 
talo  fino  dal  20  gennaio  1847  dal  lu  nienibro  cfiettivo 
ingegnere  Jappelli,  avendone  avuto  ibrnial  conces- 
sione  per  lettera  dell'  erede  vedova  Jappelli.  Avuto 
riguardo  all'  argomento  e  al  tempo  in  cui  fu  deposi- 


— 169  — 

lalo  quel  piogo^  I'i.  r.  Istituto  delibcra  di  pubblicare 
uegli  Atli  quella  scrittura.  ch'  e  la  segucnte: 

Rin(Mt('ii(lo  clie  iin  corpo  cune;ilo  collocalo  in  un  fosso 
soffre  un  nltrilo  niollo  maggiore  di  (jiiello  vhe  aviehbo  se 
prcmesse  sopi'a  di  un  piano  orizzonlalo,  e  rifleltendo  che  i 
rapporti  fra  T  allrilo  di  seconda  o  terza  specie  rimangono 
fia  loro  gli  stcssi  in  aml)educ  i  casi,  mi  6  sembrato  die 
agevol  eosa  fosse  11  far  raontare  un  piano  ascendente  ad 
un  looomolore,  qualora  le  sue  ruote  niotrici  e  quelle  del 
cai'i'o  fossero  nella  periferia  <lei!e  due  faccie  cuneate  c  die 
si  facessero  entrare  in  rails  della  slessa  coniciti. 

II  mezzo  peio  sembrandomi  Iroppo  semplice  per  po- 
terlo  credere  sfuggito  a  lanli  alti  ingegni  cbe  da  Steplien- 
son  in  poi  sonosi  di  quel  meraviglioso  congegno  occupali, 
non  fu  se  non  per  togliermi  un  tiechio  die  m"  inquielava 
die  feci  coslruire  in  piecole  dimensioni  due  ruole  di  legno 
cuneate  simili  alle  due  molrici  di  un  locomolore  inGsse 
in  un  asse  avente  nel  mezzo  una  gola  entro  cui  si  potessc 
avvolgere  una  feluccia,ed  un  piano  iiiclinato  per  osservare 
se  quando  I'aiigolo  d'indinazione  non  perraetteva  piii  alle 
ruole  di  monlare  sopra  i  rails  comuni,  avessero  polulo 
ascender*'  roleando  sopra  i  rails  fessi,  e  resperimeiilo  mo- 
stro  cbe  le  ruote  die  sdrucdolavano  sopra  una  debole  in- 
clinazione  poste  sui  rails  comuni,  roleavano  ed  ascende- 
vano  poste  sopra  i  rails  fessi  sopra  una  inclinazione  molto 
maggiore:  e  che  lo  stesso  succedeva  quando  si  faceva  il 
fesso  nella  ruola  ed  il  cuneo  nel  rail. 

E  fu  allora  die  da  tale  esperimento  parveiiii  cbe  si  po- 
tesse  infeiire:  '  '        '     "     '    "'  ' 

1."  Che  medianle  i  rails  fessi  e  le  ruote  cuneate,  o  le 
ruote  fesse  c  i  rails  cuneati,  lasciaudo  i  convoijli  sulle  ro- 


—  160  — 

t;)je  coimini,  si  possono  superare  dcllo  asceso  magi^iori  di 
quelle  clic  ora  si  moniano  siilla  postale  co^li  ordinarii  vci- 
coli,  lo  (iiiali  ascese  in  liigliilton-a  noii  sono  die  di  ^V 

II."  Che  I'angolo  d'inclinazione  del  disco  delle  ruote 
motrici  e  del  rails  dev'essere  propor/ionato  all'  angolo  che 
misura  rineliiiazione  della  strada  clie  si  vuole  percorrcre. 
,  III."  Che  la  forza  occorrente  per  innalzare  locomotore 
c  convoglio  airaltczza  cui  si  vuol  giugnerc  la  si  i)ii6  Irarre, 
ccoH'uso  del  loeoiuotoi'i  ad  cspaiisione  variabilo  mar- 
ciando  in  piano  colla  iiiassinia  espansione  ed  in  asccsa  a 
tutlo  vapore,  e  diminuendo  il  rap|>orto  fra  il  raggio  della 
manivella  e  (ludlo  delle  ruote  molriii  formando  la  periferia 
cuneala  in  maggior  vioinanza  del  centro  di  i-otazione,  op- 
pure  nclle  ruote  fesse  e  nci  rails  euneali  auinenlando  la 
sezione  dei  cilindri,  giacche  quando  ie  ruote  fossero  fesse 
e  i  rails  cuneati  e  probabile  che  ci  volesse  un  parlicolare 
locomotore  per  Ie  salite  e  particolari  rails  per  nso  loro,  \i\- 
sciando  in  Ganco  i  rails  ordinarii  sui  (|u;di  rimarrebhero  i 
waggons.  ,.;.  Ing.  Gii;sepi'E  Jappelli.     .m 

II  ni.  e.  Jiellavilis  dice  queslo  modo  cssore  slato 
piu  tardi  pi'oposto  e  lodato  anchc  dal  Minotto,  e  il 
m,  e.  Cappclletto  soggiuiige  che  iiella  pralica  appli- 
cazione  olTre  molte  dil'ficolta. 

i\clla  giunla  delle  raccoUc  nalurali,  venendo  a 
maneare  un  membro  per  la  noiiiina  del  ni.  e.  Fario 
a  vicesegrelario,  1'  i.  r.  Istituto  con  unanimita  sosti- 
tuiva  il  m.  c.  Massalongo. 

II  presidenle  annunzia  lamancanza  del  cav.  Ne- 
grelli,  membro  onorario  di  questo  i,  r.  Istilulo.  e  del 
socio  corrispondente  Sunle  Linari. 


—  161  — 

Elenco    dei  doiii  presenlati  all'i.  r.  Isliluto  dopo  le 
adunanze  22  e  23  agosto  d868. 

//  Crepuscolo.  N.  54-55. 

Manuale  delle  norme  e  discipline  relative  al  conmcrcio,  al- 
/'  industria  ed  alia  navigazione,  vigcnti  net  Regno  Lom- 
hardo  Yeneto,  corupilalo  per  cura  di  Giulio  Alberti.  — 
Venezia  1858.  

I.a  Civilld  catlolica. 'N.  202  a  207. 

Cazzelta  di  far  mac  ia  e  di  thimica.  IN.  5  5-55.         '     '  '^      ■ 
V'enozia  1858. 

Bnlletiino  delle  leggi  ed  alti  vfficiali  per  le  provincie  ve- 
nete.  Parte  I  e  II,  Disp.  V  e  VI. 

Comptes  rendus  hebdomadaires  de  I' Academe  des  sciences. 

T.  47,  N.  7  a  18. —Paris  1858. 
Gazzetla  di  Verona.  N.  98. 
//  muluo  soccorso.  N.  54  a  45.  —  Milano. 
Reichsgesel'Mntt    etc.   Bulletlino  delle  Leggi  dell'  Impero 

Austriaco!  Disp.  50  a  47. 
Osservatore  Triesiino.l<i.  \ti\  ^2^6^.  ■     ' 

Compendio  storico  della  scuola  analomica  di  Bologna  scrit- 

to  da  Michiele  Medici.  —  Bologna  1 857. 
Annolatore  friulano.  N.  54  a  44.  —  Udine. 
Kritische  Bldter  etc.  Fogli  di  critica   letterario-artistica  di 

Praga.  —  N.  54  a  59. 
Alcune  note  di  G.  Mainardi.  —  Milano  1858.     '    '    '    •      : 
Memorie  deWi.r.  Istituto  Lombardo.  Vol.' VII,   Fasc.  V 

VI. —  Milano  1858. 
L'Etd  presente.  Pcriodico  di  Venezia.  N.  9  a  20.    " '^ 
VAvvisatore  mercantile  di  Venezia.  N.  55  a  45.       "    '  • 
La  Ciarla.  Periodico  di  Trieste.  N.  25  a  25.  '  '• 


—  102  — 

J/  Ecnnntnia  rurale.  Periodico  di  Torino.  N.  10  a  I  {. 

//  Panoramn.  N.  20  a  50.  —  Milano. 

La  Cronaca.   Ciiornalo  di  .scien/o,  IcUcreoc   Disp.  10  a  20. 

—  "Milano. 
Lo  Sprllitlnri'.  llasscgna  Icttcraria,  arlislica,  e;-.  M.  35  a  -'lO 

18")8  ;  cd  anno  I."  Scrie  niiova,  n.  2,   5,  5. 
Causa  di'lla  rahlnn.  Lellci'a  al  dofl.  G.  15.  ^Medici  Pislojesc, 

di  \a\\'j(\  Toffoli.  —  Padi>va  ISIiS. 
Illiixlri  !\Iurnnrsi\  dol  cav.  Cicogna.—  Vonezia  1858. 
Ver/Kindlinu/en,  etc.  Mcmoric  doll"  Accadeniia  fisico-niedioa 

di  Wiiizburgo.  Vol.  IX,  punlata  I. —  1858. 
JSorme  gencrali  per  le  puliOliche  cassc   cd  iifficii,  e  per  le 

oulorild  contalnli  e  di  coniroUo  hirclazinne  uUanuova 

Icfffje  monelaria.  — ■  Venezia  1858.  .,  _  .  ^ , 

llullellino  dull'  Islmo  di  Suez.  N,  1 0  a  20.  —  Torino. 
Sulla  ca(/i(ine  del  vedcrc  le  stelle  e  i  pxmli  luminosi  affelti 

da  rat/f/i.  Memoria  del  prof.  Gio.  ^I.  Cavalieri  Barnabi- 

ta.  —  Milano  1858. 
Bollcllino  dclle scienze  mcdlrhe  dclla  socield  medico-chirur- 

yica.  Agoslo,  scllembre,  oUobro  1858.  —  Bologna.    ,_ 
Giovnulc  dctle  seienzc  mcdichc  delta  R.  Accadcmia  medico- 

cltirurfiica  di  Torino.  N.  10  a  50.  —  1858. 
Alii  deli  i.  r.  Ginnasio  superiore  di  Porta  Nuova.  Anno  sco- 

laslico  1 857-58.  —  Milano. 
Suite  induzioni  etettrostaliclie.  Nota  del  prof.  G.  Belli  prof. 

di  fisica  dcir  i.  r.  Universita  di  Pavia.  —  1858. 
Guide  pralif/uc  du   mcdecin  el  du  malade  aux  eav.v  mine- 
rates  dc  la  Fiance  et  dc  I' clrant/er  el  aux  bains  de  mer, 

par  Ic  dolt.  Constanlin  James.  —  Paris  1858. 
//  Giardinicrc.  Annali  d'  orlicoltura.  Disp.  VlII,  I\,  X.  — 

Milano  1858. 


—  4G3  — 

Bulletin  de  la  sociele  Bolanii/ue  de  France.  T.  5,  N.  5,  5,  6. 
—  Paris  1858. 

Siir  /'  enseiynement  de  la  Dotanu/ue.  Note  de  C.  Jaubert 
membre  de  1'  Inslitut.  —  Paris  1858. 

U  Tccnico.  Pei-iodico  di  Torino.  Fascieoli  di  setterabre  e 
ottobro  1 858. 

Lichcmyrajia  Bassanese  di  Francesco  Beltramini  de'  Casati 
dottore  in  chiniica.  —  Bassaiio  1858. 

Memorie  della  Socieid  italiana   delle  scienzc    residcnle  in 
Modena.  T."  XXI  a  XXIII,  parte  matematica. 
»     XXI  a  XXIII,  parte  fisica. 
»    XXIV, parte  I  e  II.— Modena  1837  a  1848. 

Sitzttnge  protocolle  etc.  Protocollo  deJIe  sedute  delfi.  r. 
Comraissione  centrale  per  lo  scavo  e  conservazione  dei 
monumcnti  (Eslratto  ufticiale).  Anni  1855-57.— Vien- 
na 1858. 

Proyramma  dcir  i.  r.  Ginnasio  svperiore  di  Cremona  alia  fine 

deli'  anno  scolastico  ^858.  —  Cremona  1858. 
Ilapporto  di  Tito  Gio.  Ricordi  editore  di  musica  al  Congres- 

so  di  Brusseltes. —  mWano  1858. 
Vnlcrsuctmnyen  etc.  Inda-ini  sul  terremoto  del  1 5  gennaio 

1858  di  J.  F.  Giulio  Schmit.  —  Vienna  1858. 
Transaclion  etc.  Trattazioui  deirAccaderaia  delle  scienze 

in  S.  Luigi  (Missouri).  Vol.  I,  N.  2.  —  S.  Luigi  1858. 
)  erhandlungen   etc.  Memorie  della  societa  i.  r.  zoologico- 

botanica  di  Vienna  (aprile,  muggio  egiugno  ^858).^ 
V  Educalorc  i.^raelila.  Piinlaie  9  e  10. —  Vercelli  1858. 
//  Baco/ilo  itaiiano.  Anno  I,  semestre  II,  settembre  e  olto- 

bre  1858  — Milano. 
Delle   probabili    condizioni  fmco-chimiche-dinamiclie    eke 

possono  aver  accompaynato  nelle  epoc/ie  qcoloqiikc  la 
SeneJH.T.lV.  c^ 


— 164  — 

solidificazionc  dclle  soslanze  organichc.  Momoria  del 

dott.  G.  Bait.  Ronconi.  —  Padova  1858. 
L'  Echo  medical^   Journal  suisse   et   eiramjer  des  sciences 

medicalf's  etc.  N.  0,  10,  II,  sctlembre,  otlobre^  novcin- 

bre  1858. 
Atli  delC  i.  r.  Islilulo  tombardo  di  science  ecc.  Vol.  I,  Fa- 

scicolo  X. 
Delia  Vila  e  delle  opere  di  Luigi  Sacco  medico  milanese. 

Rclazione  delta  a  nome  dell'  accademia  fisico-mcdico- 

slulislica  da!  dolt.  Francesco  Ferrari  il  20  aprile  1858. 

—  Milano. 
Berichtilbcr  die  Verhandlungen  etc.  Rendiconto  siiHc  tiat- 

tazioni  delta  r.  Accademia  dclle  scicuzc  di  Lipsia. 
Classe  filologica  istorica  ^850,  N.  5-4 

1857,  »    4-2 
'                1858,   «    1 

Classe  matematica  fisica  4  857,  »  2-3 

1858,  »    I. 

P.  A.  Hansen,  iiierabro  deirAccademia  r.  dclle  scieiize  di 
Lipsia.  Tcoria  dell'  eclissi  solare.  —  Lipsia  1858, 

IF.  6'.  Ilankel^  ineinbroecc.  Ricercke  elellriche.  Meinoria  tl[ 
sopra  r  emozione  dell'  elcttricitii  fra  i  metalli  ed  i  sali 
riscaldati.  —  Lipsia  4  858. 

Corrispondenza  scienii/ica  di  Rorna.  N.  21  a  25. 

Storia  della  medicina  c  delle  dollriue  d'  Ippocrate.  Discoisi 
tre  di  Sulvalore  De  Reiizi.  —  Napoli  1858. 

Rivista  conlemporanea  di  Torino.  N.  58  c  59,  agosto,  sct- 
lembre c  ollobre  1 858. 

Orazione  lella  ncl  lempio  di  I'ossagno  nei  funcrali  dcW  il- 
iusir.  c  revercndiss.  monsignor  G.  Ball.  Sarlori  Canova 
da  monsig.  Domenico  Cav.  Villn  arciprete  ab.  inilrato 
di  Bassano.  —  Bassuiio  I85S. 


—  165  — 

Nelle  esequie  di  mons.  G.  Ball.  Canova  vescovo  di  Mindo 
celebrate  in  Crespano  il  3  agoslo  1858.  Orazione  del- 
I' ab.  Jacopo  prof.  Ferrazzi.  — Bassano  1858. 

Letiure  di  famigiia  ecc.  Opera  clie  si  pubblica  dalla  Sezio- 
ne  lefterario-artistica  del  Lloyd  austriaco  in  Trieste. 
Vol.  VII,  punt.  I  a  10.  —  1858. 

Alii  delta  r.  Accademia  de'  Georgofili  di  Firenze.  N.  IS. 

L'  Economisla.  Periodico  di  Milano.  N.  8,  9,  4  0. 

Archivio  storico  italiano.  Nuova  serie^  N.  \4.  — Firen- 
ze 1858. 

Dialogo  sui  paragrandini.  Lettera  del  cav.  prof.  Stefano 
Marianini.  —  Modena  1 858. 

At  rapporto  sugli  studii  e  sidle  opere  del  dolt.  Angela  Mae- 
stri die  per  mandalo  dell'  accademia  dei  georgofili,  dal 
prof.  Studiati  di  Pisa  veniva  redalto  ;  alcune  osserva- 
zioni  del  dott.  Angelo  Maestri. —  Pavia  1858. 

Ire  giorni  a  Trieste,  per  cura  di  S.  Formiggini,  P.  Kandler 
P.  Revottella  e  G.  B.  Scrinzi.— Trieste  1858. 

Bulletin  delta  societe  botanique  de  France.  T.  V,  N.  5.  — 
Paris. 

Monalsbericlit  etc.  Rapporti  mensili  della  r.  Accademia 
prussiana  delle  scienze  in  Berlino.  Settembre  4  857  a 
giiigno  \  858. 

Abhandkingen  etc.  Memorie  della  r.  Accademia  prussiana 
delle  scienze  in  Berlino,  per  1'  anno  4  857. 

Giornate  veneto  delle  scienze  mediclie.  T.  XI,  Serie  II,  giu- 
gno  4  858.  —  Venezia. 

Voiiisiore.  Giornalc  di  scienze  fdosofico-morali  (in  armeno). 
N.  6  a  40.  —Venezia  4  858. 

Mittheilnngen  etc.  Comunicazioni  dell'  i.  r.  Society  geogra- 
fica  di  Vienna  4  858.  Disp.  2. 


-■  if)(;  — 

Jalirhuch  etc.  Aniitiario   dell"  i.  r.   riahincKo  gcologico   di 

Vienna,  IH'iS.  Disp.  2. 
Dc  M.  Guerin-Meiievide  cl  des  trois  eumorphidcs  par  M. 

James  Thomson.  — Paris  1858.        » 
Considerazioni  sidla  scella  di  (/ucUo  (ru  i  canali  del  Danu- 

bio  die  conviene  prcferire  per  regolarne  la  face  ii el  Mar 

Nero,   c  suite  opere  nccessarie  per  conseyuire  I'  intenlo, 

con  due  appendici,  del  cav.  Pielro  Paleocapa.  — -  Tori- 
no I808. 
Annall  di  maiemaiica  piira  ed  applieata  pubblicati  dal  prof. 

Barnaba  Tortolini  in  Iloma.  N.  5,  seltembre  cd  ollo- 

brc  1858. 
Giornale  agrario  toscano.  N.  10,  disp.  3  del  1858. — Fi- 

ronze. 
Del  Konyelige  Danske  etc.  Memorie  della  reale  Accadcmia 

danose  delle  scienze.  Quinta  serie,  sezione  di  storia  e 

filosoQa.  Vol.  2,  disp.  2.  —  Copcnaghen  1858. 
Oversigl  etc.  Prospelto  dogli  Alti  deila  r.  Accaderaia  da- 

ncse  delle  scienze  c  dei  membri  collaboratori  ncll'  anno 

\  857,  del  secretario  deH'Accademia  prof.  G.  Forclibam- 

mer.  —  Copenaglien  1 858. 
Archiv.   etc.  Arcbivio  degli   aniici   della  storia  naturalc  in 

Meklemburgo,  pubblicato  da  Ernesto  Boll.  Puntate  I  a 

\2.  —  Neubrandeburg,  1847  a  58. 
Vila  di  Barlolommeo  d'  Alviano  per  Lorenzo  Leonij.  — 

Todi  \  858. 
EsercUazioni  scicniifichec  letlerarie  dell'Ateneo  di  Venezia. 

Vol.  VII,  fasc.  I.  —Venezia  1855. 
Revue  agricole  industrielle  cl  tilleraire  de  Valenciennes.  X.°" 

anncc,  N.  2,3. 
Degli  uccelli  veronesi.  Notizie  raccolte  da  Gaetauo  Perini 


—  1(37  — 

socio  corrispondcnlc  dellAccademia  di  Verona.  Vero 
na  1 858. 

Di  idcune  prcparazioni  del  (jnaco  (juale  mezzo  di  preserva- 
zione  e  dicura  delle  malatlie  vcncrce.  Lettera  priaia  del 
Cav.  G.  B.  Massone  dotl.  in  medicina  ecliiriirgia.  — 
Gcnova  1858. 

liivista  periodica  dei  lavori  dell'i.  r.  Accademia  di  scicnze, 
lettere  ed  arti  in  Padova.  Disp.  15,  14.  Vol.  VI.  Trime- 
stri  I  a  4,  -1857-58,  —  Padova  1858. 

Nuovi  saggi  dell'  i.  r.  Accademia  suddctla.  Vol.  VII,  Par- 
te I.  —  Padova  1857. 

Manuale  delle  malatlie  cntance  di  PietroGamberini.  —  Bo- 
logna 1858. 

Causa  dclla  rabbia  ;  iin  altro  passo  da  vincere  onde  poler 
merjlio  toccarenelsuo  veroposto  la  novella  dottrina.  Let- 
tera al  dott.  Giuseppe  Storti  raantovano,  di  Luigi  Tof- 
foli.  —  Padova  1858. 

Sulla  organizzazione  dc!  regime  sanitario  nei  comuni  fore- 
si.  Progetto  del  dolt.  Pietro  Beroaldi  prcsenlato  all'  i. 
r.  Istituto  veneto  nell'  adunauza  25  febbraio  1855.  — 
Venezia  ^  858. 
Verliandlungen  etc.  Rapporti  e  comunicazioni  della   Lega 
artistica  della  bassa  Austria  con  la  cooperazione  della 
Commissione  per  letecnicheconferenze  redatti  dal  prof. 
E.  Ilornigc.  Annata  del  1858,  7.«  cd  8.«  punlala  pubbli- 
cata  il  24  ollobre  con  tre  iucisioni  in  legno.  —  Vien- 
na 1858. 
Paolo  V  e  la  Repubblica  veneta.  Giornale  dal  22  otlobrc 
i605,  Ogiugno  iG07,  corredata  di  note  e  docuuienti 
tratti  dairi.  r.  Biblioteca  di  Vienna,  dalla  Marciana, 
dal  Museo  Correr  e  dall"  Archivio  ai  Frari,  in  Venezia, 
per  Enrico  Cornet.    --  Vienna  4  859. 


—  IG8  — 

Inlnrno  ad  iin  l«'nr<:ma  dl  Abel.  Nola  del  sig.  Lnigi  Cremona 

osli-;iUa  (lagli  Annali  di  scioiize  nialematiclu'  lisiche  pub- 

I'licale  in  Uonia  ;  marzo  IS.iH. 
Sull'  lincc  del  Irrzn  ordine  a   doppia  curvalnra.  Nota  del 

sig.  Cremona  |)i'()r.  di  nialeraaliclic  in  Cremona  estratla 

dagli  Annali  di  maleraalica  pura  ed  applieata.  Tom.  I, 

niaggio,  gitigno,  seltembrc  oUobre  I  808.  —  Roma. 
iYofrt  inlorno  ad  alcinii  lenrcmi  di  f/eomelria  scgmcnlaria  del 

dott.  Lnigi  Cremona  prof,  nell'  i.  r.    Ginnasio   Liceale 

—  Cremona  1 857. 
Bulletin  dc  la  Socicle  Liiip.  dcs  natvralistes  de  Moscou.  An- 

nee  1 8aS,  N.  11. —  Moscou  1 858. 
Bidletiii  de  la  classe  physico-malhcmatique  de  I'Academie 

imp.des  sciences  de  S.  Pelersbourg.'lom.  XV[.  —  1858 
Alii  dcWAccadcmia  ponlificia  de'Nuovi  Lincci  diRoma.  Ses- 

sione  7.''   del  15  gingno  1858. 
Breve  rivisla  su  do  die  fa  delta  cd  nperato  intorno  all'  in- 

ncslo  delta  polmonea  Oovina  di  Giiilio  Sandri.  —  Ve- 

I'oiia  1850. 
Per  Ic  aiispicatissime  nozze  Marccllo-Zon.  Letlera  di  Dome- 

iiico   Lampsonio  poela  c  pittore  da   Bruggia  a  Tiziano 

Vecellio  in  dala  12  marzo  1507.  —  Venezia  -1858. 
Genealofjia  ddlla  nubile  (amiglia  veneziana  Zon  pnbblicata 

da  Emmanuele  A.   Cigogna  per  festeggiare  le  nozze 

Mareello-Zou.  —  Venezia  1858. 


ASJiO  1858-59  •  CISPENSA  TOZA 


m  cm  Di  lEiziA  ■ 

STUDII 

DEL  DOTT.  ANTONIO  BERTI 

,  ThATTI 

DALLE    OSSEBVAZIOSl    WLTLOROLOGlCUt    DEL    VENTEKNIO     l83()-55 
ED    ACCOMPAGNATl 
DA   TAVOLE    NUmtRICHE    E    GRAFICIIE  '        -.  » 

(Contiouaziout  Jtlla  pag.    124  Jt^l  i>itsiiitf   Tolume.) 

■ c^)o    "    ■ 

TERMO  METRO. 

iJe  tavolc  tcrmometridic  sono  fatte  a  legge  perfeltadelle 
barometriche ;  reputo  adunque  inutile  di  farnc  renumera- 
zionc,  ed  entro  a  diritlura  nella  riceica  dei  fatti, che  da  esse 
provengono. 

La  media  termometrica  del  ventennio  e  di  .    4  0  ,4655 
(Tav.  I) ; 
quella  calcolata  dal  Travcrsi  sopra  sedici  anni 

di  osservazione  era  invecc  di 4  0",6890; 

dunque  la  superava  di 0'',2255. 

Ditalcdifforcnza  non  edifficilc  Irovarc  la  spicgazione.  II 
Travcrsi  osservava  airullozza  di  oiotri  7,40 ;  nel  Soniinario 
Seric  III,  T.  IV.  23 


~d70  — 

patriarcale  I'altezza,  cul  e  collocalo  il  terraomclio,  d  di 
raciri  iC,.")!);  il  primo  Osscrvalorio  c  fra  terra;  il  sccondo 
c'ircondato  per  Iro  parli  dalfaequa.  Questc  due  circostanzc 
bastano  a  diminuire  la  media  annua  di  qualche  ccutesimo: 
la  prima  infalli  sollrao  maggiormcnte  il  tcrmometro  ai  ri- 
flessi  calorilrci  dci  corpi  circoslanti ;  la  scconda  vale  a  tem- 
perare  gli  ardori  della  state. 

La  stessa  media  del  ventennio  siripcle  quasi  nci  due  de- 
ccnnii.  In  falli  il  primo  deceunio  ha     .     -\-  -10'\464 
il  secondo       »         »      .     .     40  ,407 

La  differenza      .....  0,003 
Talc  differenza  cresce  per<")  nei  quiuqucnnii. 

La  massima  media  di  essi  e.     .     di  -f-  4  0'',602 
»    minima       »      »      »    »        .     »          10,525 

Differenza 0,277 

E  cosl  di  seguito 

La  media  annua  mass."  del  ventennio  o  di  -f-  I  \  ,S2 
»      »  I)     minima   »  »        n    «         9,71 

Differenza 1,81 

La  media  massima  d'una  stagionc     di  -f-  19,27 
»      0       minima       u         »         .     «  1,37 

Differenza 17,70 

La  media  massima  d'un  mese  .     .    di -}- 20,40 
»      I)   minima         n       »      .     .     u   —    0,40 

Differenza     ......    20,80 

La  media  massima  d'un  giorno    .     «  -H  25,90 
»      i>     minima      o  »         .      »    —  0,50 

Differenza 30,20 

Disposte  le  medio  mensili  del  ventennio  per  istagioni  c 
per  mcsi  in  modo  d'aveie  la  media  tolah^  di  quelle  c  di 
qucsli  (Tav.  H,  A,  B,  e  Tav.  IV),  abbiamu  allora: 


—  ill  — 

La  media   massima  dellc  prime  ncllo  stati 

di  ^-^8^0^ 

»        »     minima      »     negl'inverni  »  2,88 

Diffcrcnza ,.    ^5,i5 

La  media  massima  dci  secondi  nci  mesi 

di  luglio     ,,-1-18,58 
»      »      minima  »      »     gennaio      »>  I /Jo 

Diffeienza 16,G5 

Le  differenze  nel  secondo  caso  si  fanno  dunquc  minori; 
percho  infatti  Ic  mcdie  massimc  e  minimo  non  sono  piii 
d'  un  mese  e  d'  una  stagione,  ma  di  veiiti  mesi  c  di  venti 
slagioni ;  e  minori  ancora  si  faranno  se  le  differenze  ver- 
ranno  ricercate  entro  ciascuna  delie  dodici  serie  dei  mesi 
o  delle  quattro  delic  stagiuni. 

Qucsto  appariscc  dalle  seguenti  tavole  tratte  dalla 
Tav.  II,  A,  D  e  Tav.  IV. 


472  — 


Media 

Differenze 

M  E  S  I 

massime 

minime 

Gcnnaio . 
Febbraio 
Marzo    . 
Aprile    . 
Maggio  . 
Giugno  . 
Luglio   . 
Agosto  .     . 
Settembre 
Ottobre . 
IVovembre 
Dicembre 

4-4,2 

6,4 

8,9 

44,4 

46,6 

49,4 

20,4 

20,4 

40,7 

43,8 

9,2 

0,0 

-0,4 

-f  4,3 

3,7 

7,5 

44,9 

45,3 

40,9 

40,7 

43,0 

9,8 

5,0 

0,5 

4,6 

4,8 
5,2 
3,6 
4,6 
8,8 
3,5 
3,4 
3,7 
4,0 
4,2 
6,5 

Stagioni 

Media 

Differenze 

massime 

minime 

Inverno 

Primavera  .... 

Estate 

Autunno     .... 

-f  4,83 
44,37 
49,27 
42,90 

-f-4,67 

8,47 

46,73 

40,23 

3,26 
2,90 

2,54 
2,67 

—  173  — 

Dallo  tavole  qui  riporlate,  o  specialmonte  dalla  soconda, 
rjsuita  eziandio  cho  lo  oscillazioni  delle  medio  sono  niag- 
giori  nell'  inverno ,  minori  nella  state,  e  vanno  diminuendo 
dall'invcrno  alia  state  crescendo  da  questa  stagione  al- 
r  autunno. 

Quanto  alle  variazioni  dclle  medie  mensili  non  c  pos- 
sibilo  trovarc  ripetute  nella  tempcratura  quelle  dolla  pres- 
sione.  La  temperalura  e  soggetta  all'  apparente  moto  an- 
nuo del  sole,  e  quindi  dee  crescere  e  decrescere  regolar- 
niente  dal  principio  al  mezzo  e  dal  mezzo  alia  fine  del- 
r  anno.  Ecco  la  tavola,  die  offre  le  medie  mensili  di  lutlo 
il  ventennio  disposte  nel  loro  ordine  naturale. 


Media 

DiiTei 

enza 

M  E  SI 

inensile 

annua 

m 
pill 

m 

ineno 

Gennaio 

4-d,93    >^ 

8,53 

Febbraio     . 

3,47 

6,99 

Marzo    . 

6,07 

4,39 

Aprile    .     . 

9,56 

0,90 

Maggio  . 

>I3,45 

2,99 

Giugno  . 

^^'28    \   ,0,46 

6,82 

Luglio   . 

^8,59 

8,13 

Agosto  . 

48,17 

7,71 

Settenibre 

<14,92 

4,46 

Ottobre . 

11,98 

4,52 

Novembre 

6,94 

3,52 

Dicembre. 

3,21 

7,25 

174  — 


Ecco  qiiclla  dellc  slagioni. 


Stagioni 

Media 

delle 

stagioni 

Media 
annua 

Differenza 

in 
pill 

in 
meno 

Inverno 

Primavera  .... 

Estate 

Autunno     .... 

.... 

2,88 

9,08 

18,01 

<H,28 

1 

^   10,iG 

1 

7,55 

0,82 

7,58 
0,78 

In  qiicstc  due  tavolo  infatti  si  vcde  la  media  Icinpera- 
tura  del  mcsi  percorrere  un  arco,  che  ha  Tapicc  in  luglio, 
c  dellc  slagioni  in  estate;  od  csscrc  fra  i  primi  I'  aprilc,  e 
fra  le  sceonde  la  primavera,  quelli  la  di  ciii  media  s'  avvi- 
cina  piii  alia  totale. 

Vcdiamo  adesso  sc  I'  aumcnto  c  la  diminiizionc  pro- 
grediscano  regolaraicntc  di  mcsc  in  mcsc  c  di  stagione  in 
islagionc. 


—  175  — 


Mes  I 

Medie 
mensili 

Differen- 

ze 
fra  loro 

Gennaio.     . 
Febbraio 
Marzo    . 
Aprile     . 
Waggio  . 
Giugno  . 
Luglio    . 
Agosto   . 
Settembre 
Ottobre. 
Noveinbre 
Dicenibre 
Gennaio. 

-f  ^,^^ 

3,47 

6,07 

9,50 

43,45 

47,28 

48,59 

48,47 

44,92 

44,98 

6,94 

3,24 

4,93 

4,64 
2,C0 
3,49 
3,89 
3,83 
4,34 
0,42 
3,25 
2,94 
5,04 
3,73 
4,28 

Stagiom 

Medle  lore 

Differenze 

Inverno .     . 
Priraavera  . 
Estate     .     . 
Autunno 
Inverno  .     . 

2,88 

9,68 

48,04 

41,28 

2,88 

(5,80 
8,33 
6,73 
8,40 

—  470  — 

Le  diffcrenzc  non  sono  tUinquc  costanti,  ma  crescono 
con  un  ccrto  ordinc,  clie  giova  notaro.  Intanlo  esse  pre- 
seutauo  due  maxima  e  due  minima  ;  i  due  priiui  fra  aprile 
c  niaggio  e  fra  oUobre  e  novembrc:,  i  due  secondi  fra  lu- 
glio  cd  agosto  e  fra  dicembre  e  gennaio  ;  poi  crescono 
dal  gcnnaio  air  aprile,  e  diininuiscono  daH'ottubre  al  di- 
cembre pill  regolarniente  che  non  diminuiscano  dalTaprile 
al  luglio,  e  non  crescano  da  questo  mese  all'  ottobre.  Fi- 
nalmente  nel  niassimo  freddo  e  ncl  massimo  caldo  la  diffe- 
renza  sta  per  due  niesi  di  seguito  prcsso  che  stazionaria. 
Anche  fra  i  niesi  della  priniavera  la  differenza  serbasi  quasi 
costante.  Nelle  differenze  poi  delle  stagioni  havvi  un'  ar- 
monia  singolare.  La  stessa  eifra,  che  troviamo  fra  Tinver- 
no  e  la  primavera,  si  ripete  fra  Testate  e  I'autunno  ;  e  cost 
quella  fra  la  priniavera  e  1'  estate  corrisponde  quasi  a  ca- 
pello  air  allra  fra  I'autunno  e  I'inverno.  Delle  due  la  prima 
0  minore.  Tutti  quest!  falti  siguilicauo  che  le  differenze 
delta  tempcratura  da  mese  a  mese  sono  maggiori  nelle  sta- 
gioni temperate.,  minori  nelle  eslreme,  e  che  nei  mesi  piii 
freddi  dell' anno,  cioe  dal  novemOre  aW aprile,  tali  diffe- 
renze crescono  e  diminuiscano  piic  regolarmente  di  quello 
che  nei  piii  caldi. 

Pero  quesle  differenze  spariscoao  quasi  allorche  s  ac- 
coppiano  i  mesi,  incominciando  dal  gennaio  col  luglio,  c  le 
slagio  ni  dull'  invorno  colla  state  : 


—  177 


M  e  d  i  e 

Media 

DifTei 

•enza 

Me  SI 

loro 

totale 

in 
pill 

m 
nicno 

Gennaio  —  Luglio 

10,26 

0,20 

Febbraio  —  Agosto 

40,82 

0,30 

Marzo  —  Settembrc 

40,44 

^      .  ^  .  . 

0,02 

Aprile  —  Ottobre 

40,77 

<     40,40 

0,34 

Maggio  —  Noveinbre 

40,20 

1 

0,26 

Giugno  — Diceinbre 

40,25 

' 

0,24 

Stagioni 

Media 

Differenza 

loro          totale 

in  pill    inmeno 

Inverno  —  Estate 
Primav,  —  Autuono 

1 
40,44   i 

>    40,46 
40,48   S 

0,02 

0,02 

Nelle  raedie  del  mesi  accoppiati,  che,  come  si  puo  vcdo- 
re,  si  alloutanaao  di  pochi  centesimi  dalla  media  totale,  so 
no  nota  una,  la  quale  nou  differisce  da  questa  che  di  due 
soli  centesimi.  Que'  due  mesi  sono  il  marzo  ed  il  settcm- 
bre,  ciot;  i  mesi  degli  Equlnozii.  Tale  risultamento,  che  si 
sarebbe  gii  potuto  dimostrare  a  priori,  trova  per  quesle 
tavole  una  conferma  nel  falto  (V,  dalla  Tav.  VI  alia  XII). 
Passiamo  alle  quaulita  cstreme. 

Serie  J I  J,  T.  IV.  ^34 


—  478  — 
llmassimogradoassolutodclvcntCDnio  o  (11-^-25,0 
»  niinimo      »  »        »         »         »  »  — -  8,8 

la  differcnza 53,8 

II  raassimo  assoliito  del  I.  dccennio    »  »  -}-25,0 
»  minimo         »  »      »  »  »  »  —   J>,8 

la  differcnza 50^8 

II  massimo  assoluto  del  II.  decennio    »  ii-f-25,0 
I)  minimo        »         »      »  »  »  »  —  8,8 

la  differcnza 35,8 

II  massimo  assoluto  del  I.  quinqucnnio     -f-2  i,5 
»  minimo         »  »      »         »  »  »     —5,8 

la  differcnza 50,3 

II  massimo  assoluto  del  II.quinquGnnio«  »  -f-25,0 
»  minimo        »  »     »         >>         »  »    —  -'^T 

la  differcnza 29,7 

II  massimo  assoluto  dclIII. quinqucnnio »  » -^-21,0 
»  minimo       »         »     »       _      »       »  »    —  7,9 

la  differcnza 52,5 

II  massimo  assoluto  delIV.quinquennio»  »  H-25,0 
»  minimo         »       »      »         »  »  »    — 8,8 

la  differcnza 55,8 

11  movimento  massimo  d'un  anno,  d  .     da+2o,0 

a  —8,8 

la  differcnza 55,8 

II  movimento  massimo  dcllo  stesso  anno 

ridotlo  ad  istagioni    o     da-f-25,0 
a  —  5,5 
la  differcnza      .     .  «      ...     50,5 
II  movimento  raassimo  dun  mcsc     .     da-{-  0,4 

a  —  8,5 
la  differcnza 17,7 


—  179  — 

II  movimento  massimo  d'un  giorno   e    ila-j-2o,0 

a -J- 1 4,0 
la  differenza  ( I ) ^  1 ,0 

Siccomc  poi  la  teraperalura  varia  raolto  da  slagionc  a 
stagiono,  c  la  differenza  ccrcata  nolle  qiiattro  stagioni  d'lni 
anno  non  darebbe  veriin  indizio  del  parlicolare  loro  movi- 
mento, cosi  si  aggiungc  la  ricerca  di  tale  movimento  entro 
ie  quattro  serie  delle  stagioni  nel  ventennio  (Tav.  XI). 
Massimo  movimento  dellinverno       .     da-|-H,i 

a    —  8,5 

Differenza -19,7 

Massimo  movimento  della  priraavera.     da  -h23,0 

a    —  5,0 

■  "        Differenza 26,6 

Massimo  movimento  della  state    .     .     da-1-25,0 

a-f-  8,2 

Differenza i(i,8 

Massimo  movimento  dell'autunno     .     da-!-22,9 

a    —2,5 

Differenza 25,4 

Dunque  il  massimo  movimento  del  ventennio  fu  di  gra- 
di  55,8,  ed  esso  avvenne  in  un  solo  anno,  il  ^855;  dei  due 
deccnnii  il  secondo  ebbe  oscillazione  piii  ampia  che  il  pri- 
moj  e  fra  la  minore  dei  quinquennii  e  la  maggiore  v'  ha  la 
differenza  di  4",  10.  II  minimo  movimento  fu  nel  secondo 
quinqucnnio.  La  massiuia  oscillazione  mensile  caddo  in 
gonnaio;  la  massima  diurna  in  agosto;  Ie  maggiori  invecc 
dclle  stagioni  in  priniavera  cd  autunno.  Dunque  i  maxima 
rislretli  al  giorno  od  al  mese  cadono  nolle  stagioni  estrcme; 
allargati  alle  stagioni  si  trovano  nolle  temperate.  Infatti  una 

(I)  Qiiesto  giorno  fu  il  b  agosto  18oo,ela  discesa  avvence  dalle  llYi 
anliiii.  alle  1'//,  pom. 


—  d80  — 

rapida  o  grandc  disccsa  diui-na  non  puo  accadwo  chc  per 
cffello  di  un  teniporalo  siillc  oro  piii  cocentl  d'  una  estiva 
giornata:  una  forto  osiillazionc  mensilc  e  piii  piobabile  in 
invcrno,  cssendo  che  in  quel  tempo  il  tcrraomclro  puo  per 
qualclic  era  disceudere  di  luolti  gradi  sotto  lo  zero  c  satire 
poco  slante  ad  una  temperalura  primaverile,  se  lo  scilocco 
squaglia  le  novi,  e  Toria  quieta  sia  riscaldata  da  un  sole 
sereno;  al  contrario  le  grandi  oscillazioni  delle  stagioni  de- 
vono  ncccssariaraente  appartenere  alia  primavera  e  all'  nu- 
lunno,  siceome  quelle  chc  nel  principio  loro  e  nclla  line 
paiiecipano  delle  stagioni  estrerae,  entro  cui  stanno  cliiuse. 
Le  nicdie  oscillazioni  dunno, 

Pei  decennii    un  arco  di     52",  30 


Tei  quinquennii 

1) 

» 

51,  57 

Per  r  anno        » 

1) 

1) 

27,  90 

Per  la  stagione 

» 

n 

4  5,  48 

Pel  mese           » 

n 

1) 

40,  H 

In  questo  breve  prospelto  abbiamo  la  media  oscillazio- 
ncannua  ridotta  di  5",90  sopra  Tassoluta,  ed  e  indizio  che 
i  grandi  movimcnli  annui  sono  infrequenie  occezione.  Chi 
voglia  sapere  poi  entro  quale  spazio  di  tempo  possano  ca- 
dere  i  maxima  e  i  minima  di  un  anno  non  ha  che  a  geltare 
uno  sguardo  sulla  seguente  tabella  (Tav.  VII). 


18i 


Temperature 

Mesi 

massime 

minime 

GtMinaio    .... 

» 

iO 

Febbralo  . 

» 

3 

Marzo .     . 

» 

» 

Aprile  .     . 

» 

» 

Mapi^io     . 

1 

» 

Giiigno     . 

3 

» 

Luglio .     . 

U 

<• 

Agosto.     . 

B 

» 

Settenibrc 

1 

1 

j» 

Ottobre    . 

» 

») 

Novembre. 

It 

» 

Dicenibre. 

» 

9 

23 

22 

1 

Essa  nioslra  cbe  Ic  minimo  temperature  si  trovano  nei 
tre  mesi  trinvcrno,  c  piii  in  diccmbre  c  gcnnajo  ;  le  mas- 
simc  dal  maggio  alioltobre;  nia  per  lo  raaggior  niiraero  in 
luglio.  E  bene  pero  avvertire  che  il  maximiim  del  setterabre 
fu  la  ripetizione  di  allro  avvenuto  nel  luglio. 

Vediamo  ora  quali  differenze  corrano  fra  le  medie  tolte 
dal  nuraero  totale  delle  osservazioni,  e  le  semi  somme  degli 
cstremi  medii  mcnsili  (Tav.  VIII). 


—  i82 


Semi  somme 
degli  estremi 
medii  niensili 

IVI  e  d  i  e 
mensili 

DifTorenz  a 

M  E  S  I 

in 
piu 

in 
nieno 

Gonnaio 

4,B8 

4,93 

0,33 

Fcbbraio 

3,47 

3,47 

0,30 

Miirzo    . 

5,89 

0,07 

0,48 

Aprile    . 

9,07 

9,50 

0,11 

Maggio  . 

43,57 

43,45 

0,12 

Giugno  . 

^0,53* 

47,28 

0,75* 

Luglio    . 

48,00 

48,59 

0,53 

Agosto   . 

47,04 

48,47 

0,53 

Settembre 

45,02 

14,92 

0,40 

Ottobre . 

44,58 

41,98 

0,40 

Novembre 

0,80 

0,94 

0,44 

Dicembre 

2,09 

3,21 

0,52 

Qui  si  nolano  trc  falti,  chc  la  differcnza  fra  le  medic 
mensili  c  la  semi  somma  degli  estremi  medii  e  semprc  le- 
niic;  chc  le  semi  somme  stanno  semprc  sotto  le  medic,  sal- 
vo chc  in  aprile,  maggio  e  scltembro,  vale  a  dire,  in  alcuni 
mesi  di  primavera  e  di  autunno;  chc  in  fine  la  maggiorc 
differen/a  in  meno  si  trova  nei  mesi  della  slafe^  la  massi- 
ma  in  giiigao.  Questi  falli  dimoslrano  chc  in  Imigo  Iralto 
di  tempo  la  media  s'avvicina  piii  alia  minima  che  alia  mas- 
sima  nei  mesi  di  aprile,  di  maggio  e  di  seltcmbrc,  e  chc  il 
contrario  accadc  in  fiuclli  di  giugno,  ossia  cite  nei  Ire  pri- 


.  /<f>^ 


C(IZ\<-jC       —      L> 


/^ 


—  183  — 

mi  mesi  le  discese  lermometrkke  sono  piii  fre(iuenli  o  piii 
profonde;  net  secondo  piii  rade  o  men  basse. 

Di  qiiesti  fatti  abbiarao  conferraa  neU'esame  di  parago- 
ne  fra  le  medie  dello  massimo  e  dello  minimo  qiuniUlii  collo 
niedie  IoImII  (Tav.  Xill  A,  B).  La  media  totalo  del  venteiinio 
di  10,iG5  difl'erisce  ■  •         >     '       ' 

dalla  media  delle  massimo     di    4,735      '•'      ! 
I)  I)  »   minime        »     5,316; 

iiivcce  la  media  complessiva  dell'  aprile,  del  maggio  e  del 
seltembro,  cirC' di  12,  645,  differisce  ,  . 

da  quella  delle  massime  degli  stcssi  mesi  di  5,438 
1)        ))  »    minime       »       »  »      »    5,220; 

quella  poi  di  giuguo,  cli't;  di  17,280,  differisce 

da  quella  delle  massime    .     di    4,000  ... 

I)        »        1)      minime     .      >•     5,585  ; 

Tale  confronto  palcsa  inollre  che  le  due  curve  rappresen- 
tanli  le  medie  delle  icmpenUure  massime  e  minime  sallon- 
tanano  piii  che  in  ogni  ultra  slagione  fra  loro  nclta  prima- 
vera ;  s  avvicinano  nella  stale  e  nelf  aulunno  (  Vedi  Tav. 
grafiea  N.  I). 

Compiuto  questo  esame  intorao  la  lemperalura  e  le  sue 
variazioni  neirullimo  ventennio  importerebbe  sapero,  se 
havvi  molivo  a  credere,  come  taluni  sostengono,  cli'  essa 
lenlamente  diminuisca.  lo  credo  che  a  sciogliere  lale  pro- 
bleraa  occorra  piii  lunga  cpoca  e  maggior  numero  di 
cotidianc  osservazioni  e  minore  trascuranza  delle  frazioni 
nelle  medie  diurnc  e  mensili.  Se  pero  vogliamo  restringere 
Tinvcstigazione  a'  fatti  da  me  raccolti,  la  risposta,  che  n'e- 
sce,  c  negaliva.  Le  medic  dci  due  dcccnaii  uou  diflcriscono 
fra  loro  che  di  trc  millcsimi,  c  quelle  dei  quioqueunii  hanno 


—  d84  — 
bonsi  (liffercnzc  alqiianlo  inaggiori,  ma  pur  somprc  tenui ; 
n(i  qucsto  difforenzc  vaiino  regolarmentc  croscondo  o  di- 
miDuendo,  ma  s'  alternano  ;  altrimenti  non  potrebbeio  i 
qiiiiiquennii  accoppiali  dare  le  sommo  prcsso  chc  cgiiali 
dei  due  dcccnnii.  Diuique  negli  nUimi  vent'  aiini  la  media 
annua  temperalura  non  crcbbc  e  non  dimimti,  cd  il  colore 
solarc  dislribuito  incgualmenlc  da  un  anno  all'aUro  ammon- 
ia ad  cguali  (juantUd  in  un  tempo  piii  liingo. 

Per  queste  ragioni  non  troviamo  ni;  pure  corrispon- 
dcnza  tra  Ic  variazioni  quinquonnali  dclla  lompcratura  c 
quelle  delle  maccliie  solari.  Le  differenze  nelle  medic  quin- 
qucnuali  non  si  alternano  regolarmentc:  il  primo  ed  il  quar- 
to quinqueunio  hanno  le  medie  minori ;  maggiori  il  secon- 
do  ed  il  terzo.  Cosi  delle  oscillazioni;  inlorno  alle  quali  ^ 
soltanto  da  osservare,  chc  sono  maggiori  nc  fjuinqiiennii,  i 
quali  hanno  medie  minori  c  viceversa. 

Notiamo  da  ultimo  non  csscrvi  state  in  tulto  il  venten- 
nio  chc  un  mese,  il  quale  avesse  la  media  sotto  lo  zero,  e 
qucsto  fu  il  gcnnaio  del  1830. 


485  — 


IGROMETRO. 


U  Vencrio  morentc  vietava  la  pubblicaziono  delle  ossor- 
vazioni  igromclriclie,  come  incerte,  e  il  prof.  Bassi,  ordina- 
torc  c  pubblicalorc  degli  studii  meteorologici  di  quell'  illu- 
stre  scienziato,  ne  assccondava  il  desiderio  scrupoloso  e  sa- 
piente.  lo,  che  mi  sono  giovato  dell'opera  loro  scegliendola 
a  guida,  avrei  dovuto  imitarne  I'  esempio,  tanto  piu  die  le 
osservazioni  igrometriohe  fatte  nel  Seminario  patriarcale, 
sia  per  la  cattiva  qualiti  dello  stroraeiito,  sia  per  la  poca 
cura  di  ripararne  prontamente  i  facili  guasti,  serbano  in 
molli  luoghi  1'  evidenle  impronta  dell'  crrore.  Ma  d'  altra 
parte  bo  pensalo  cbe  sc  qiiesti  crrori  hanno  grande  im- 
portanza  cntro  breve  spazio  di  tempo,  questa  diminuisce 
quanto  piu  il  tempo  s'allarga,  e  che  I'umidita  per  un  paese 
marittimo,  siccome  Venezia,  e  unelemento  troppo  impor- 
tanie  percli6  lo  potessipostergarlo  del  tulto.  Quindi  ho  ripe- 
tuto  anche  iutorno  all'  igrometro  lo  stesso  lavoro  fatto  gii 
pel  baromelro  e  pel  termoraetro,  e  qui  vi  espongo  le  poche 
men  dubbic  deduzioni,  senza  enuuierare  in  precedenza  le 
tavole,  che  sono  eguali  per  numero  e  costruzioue  alle  baro- 
metriche. 

La  media  gencrale  del  venlennio  (V.  Tav.  I)  e  di  84,075: 
essa  6  alquanto  minore  di  quella,  che  Traversi  trasse  dal 
sedicennio  'I8I[-2G,  la  quale  ammonta  ad  87",  184.  Que- 
ste  medie,  a  dir  vero,  sono  molto  elevate ;  e  non  e  meraviglia , 
sechi  scrisse  sul  clima  veneziano  lo  giudicasse  sommamente 
Serie  III,  T.  IV.  25 


—  18G  — 
uiiiiilo  piu  flic  qiiello  di  qualsi;isi  cilia  maritlima,  ccrcdcs- 
se  noi,  suoi  abilanii,  pcrpcluainciitc  in  iiiollc  quasi  una  va- 
rietci  degli  amfibii.  lo  pcro  tcngo  per  esagcrata  la  media  del 
Travcrsi  od  anclio  la  luia  ;  e  credo  chc  inigliori  ossci'vazio- 
ni  la  ridiirraniio  a  tenninc  mollo  piu  basso.  Vcggo,  ad 
esempio,  negli  anni  1 843-44-43- '(6  la  media  igromelrica 
ascenderc  dai  91°  ai  94"  mentre  in  luUa  1'  epoca,  in  cui  lo 
osscrvazioni  si  feocro  coll'  igromclro  a  capello,  vale  a  dire 
dal  1 85G  al  I  S'j'I  indusivi,  la  media  oscilla  fra  i  77°  c  gli  89°. 
E  forse  giustilicabile  quoir  asccsa  ?  II  1845  fu  anno  stra- 
bocclicvolmenle  piovoso  ;  gli  allri  Ire  piovosi,  ma  non  piu 
del  l8o(>  e  del  1851,  o  nieiio  poi  del  1855,  i  quali  lulli  eb- 
bci'o  medic  piu  basse. 

D'  allra  parle  si  dee  ammellere  cbe  I'  igromclro  resli 
immobile  sui  1 00° per  giorni  e  giorni  a  lultec  Ire  le  osser- 
vazioni,  come  nel  gennaio,  nel  sellembre  e  ncl  novembre 
del  1845  i  e  vi  resli  menli'c  11  vento  passa  daH'umido  S.  E. 
o  S.S.E.  alPasciullo  N.E.  o  N.N.E.;  mentre  anzi  il  predo- 
minio  del  mese  non  apparliene  nc  meuo  ai  venti  mcridio- 
nali,  ma  all'O.  c  all'  O.N.O.,  c  solo  in  setlcmbre,  e  per  una 
sola  parte,  al  S.E.  (!)?  So  queslo fosse  converrebbe  supporrc 
mutala  la  natura  dei  venti,  la  quale,  dcrivando  le  quabti 
proprie  dall'  allezza  dei  conlinenti  e  dalla  relativa  posizione 
di  questi  e  dei  mari,  non  so  come  potcsse  cost  repenlina- 
menle  mularsi.  E  poi  ncssuno  ignora  l' igromclro  a  ca- 
pello non  arrivare  mai  ai  100",  salvo  qualche  rara  e 
breve  cccezione  (2).  lo  rcputo  piu  probabile  clie  il  capello 
deir  igromclro  o  sovcrchiameulc  alhmgato,  o  diveuulome- 

(I)  Negli  iiniii  l8'io-44-4S  e  46  il  100"  trovasi  ripeliito  785  voile  ;  al 
coiitiiirio  lie!  IBri'i  una  ;  nei  rimaiipnli  ue  pure  una  fiata. 

('J)  I  priiicipii  e  gli  fleinentl  rtella  fi^ica  esposti  da  Bernardino  Zam- 
bia. —  Miluiui.  coi  lipi  del  VuUardi  18o'i.  Vol.  1."  pag.  i!!28. 


—  187  — 
no  clastico  percorrossc  in  qiici  quattro  anni  un  piu  bi-eve 
ai'co  nclla  parte  siipcriorc  della  scali  dello  stromonlo.  So 
dunque  si  tolgano  dal  ventcnnio  i  quattro  anni,  che  danno 
le  osservazioni  sospctte  d'  errore,  la  media  si  ridiicc  tosto 
ad  82°,  7 1 2. 

Ma  non  basta.  1/  iimidit;'i  dell'  aria,  calcolata  negli  nl'i- 
mi  tre  anni  l85o-o-5-o3  col  psicronietro,  offre  una  media 
di  76",  30  molto  inferiore  a  queila  tratta  dalle  osservazio- 
ni igrometriclio.  lo  iion  voglio  affermare  che  il  psicrometro 
sia  infallibile :  anzi  tengo  per  fermo  che  qui  da  noi  quella 
media  sia  alquanto  inferiore  del  vero.  Nelia  state,  quando 
il  sole  infocando  il  vicino  continente  fa  ascendere  Taria,  che 
vi  soprasta,muove  ogni  di  dal  mare  men  riscaldato,  e  dopo 
il  meriggio,  una  forte  brez-ca,  che  va  ad  occupare  il  luogo 
dell'aria  elevata.  Quel  venticello  periodico  sulle  due  pome- 
ridiane  si  fa  piu  gagliardo,  e  non  cessa  che  verso  sera.  Ora 
deve  accadere  che  quel  venticello,  benclie  non  asciutto,  pro- 
muova  ana  rapida  evaporazionenel  termometro  umido  del 
psicrometro,  e  lo  faccia  discendere  piu  che  nol  farebbe  la 
reale  lemperatura  di  esso,  e  lo  faccia  piu  discendere  sulle 
due  pomeridiane,  in  cui  si  fa  la  seconda  delle  tre  cotidiane 
osservazioni.  Ma  le  formule,  su  cui  si  calcola  I'umiditi  col 
psicrometro,  dauno  cifra  tantopiu  bassaquanto  6  maggiore 
la  differenza  fra  i  due  termometri,  percio  1'  osservazione 
delle  due  pomeridiane  dee  apparire  minore  che  in  fatto  nol 
sia.  Lo  stesso  pu6  dirsi  per  quella  delle  sei  antimeridiane; 
imperocch^  inquell'ora  (Ialcontinenle,piii  presto  raffreddato 
durante  la  notte,  spira  un'arietta,  che  portasl  al  mare.  Ad 
ogni  modo  non  credo  che  la  media  tratta  dal  psicrometro 
stia  di  tanto  sotto  il  ver-o  di  quanto  vi  sta  sopra  quella  da- 
taci  dall'igrometro.  Se  dunque  si  prenderaono  le  tre  medie 
annue  psicrometriche,  c  due  delle  igrometriche  piu  prossi- 


—  d88  — 

me  alia  totalc  del  vcntennio,  c  so  ne  ccrchi  la  media  corau- 

ne,  io  dico  che  quella  media,  avvegnaclic!  razionale,  sarft 

molto  pill  vicina  alia  reale  che  quelle  piu  sopra  indicate, 

Eccovi  ii  calcolo  : 

Anni  Medie 

,,, .  ,      41839  82,9 

colligrometro|^3^^  Si!  8 

n  855  75,  7 

col  psici'ometro]  4  854  70,1 

(1855  77,1 

Media  totalc  79,  32 

Da  quanto  dissi  risiiUa  quindi : 

Che  la  media  d'  im  sediccnnio  caloolata   dal 

Traversi  6 di    87°,I84 

Quella  d'  uii  ventennio  calcolata  da  me  .  »  84  ,075 
La  slessa  corretta  da  un  probabile  errore.  »  82  ,71 2 
La  media  razionale  della  stessa  o  di  pari 

epoca »     79  ,520 

o  se  piu  vi  aggrada  di  80°. 

Alia  media  generale  del  ventennio  cosi  determinata  ag- 
giunger6  ora  che 

La  media  del  primo  deccnnio  6  di     .     .  85*',56 
»        I)       I)  secoudo         »       I)    »      .     .  85 ,99 

La  differenza 1,57; 

La  media  raassima  dei  quin(iuennii  e   di  90  ,23 
))        ))       minima     u  d  »    »  79  ,95 

La  differenza 1 0,28  ; 

La  media  massima  d'un  anno     .     »      »  04  ,  0 
»        n       minima       »         »  »      »  75  ,  7 

La  differenza 1 8,3  ; 


—  189  — 

La  media  massima  d'  una  stagione  6     di       95,5 
H       »       minima         •         »         »     o       69,5 

La  differenza 20,0  ; 

La  media  massima  d'  un  raese  .     »     »       98,0 
»        ))        minima       »  »       .      »      »       60,0 

La  differenza 52,0  ; 

La  media  massima  d'  un  giorno  .     n     o      \  00,0 
'•       n       minima        »  »      .     »     n       45,4 

La  differenza 54,6 ; 

Disposte  le  medie  per  istagioni  e  per  mesi  si  ha  (  Tav. 
II  A,  B  ;  T.  IV). 

La  media  massima  delle  prime  nell'inver.  di  86,12 
»      »         minima      »         »       »  estate  »   82,77 

La  differenza 5,55  ^ 

La  media  massima  dei  secondi  in  ottobre  »   86,50 
M     n         minima     »         »      »  agosto  »     82,  '(5 

La  differenza 4,05. 

Dunque  Tumidity  e  maggiore  neH'inveino  e  ncll'  an- 
tunno,  che  nella  state. 

Quanlo  ail'ordine,  con  cui  essa  cresce  o  diminuisoe  cia- 
scuno  potra  vederio  nelle  seguenti  tabelle,  che  abbracciano 
tutto  il  ventennio.  (V.  le  stesse  due  tavole). 


—  190 


Stagioni 

Media 
parziale 

Media 
generale 

DilTerenze 

in 
pill 

in 
inCno 

Inverno  

Priniavera  .... 

Estate 

Autunno 

86,42 
84,43 

82,77 
85,34 

1 

)     84,67 

) 

1,45 

0,67 

0,24 
4,90 

Media 

Media 

Diffe 

■enza 

Me  SI 

mensile 

annua 

in 
pill 

in 
nieno 

Gennaio 

86,33    , 
86,25 

4,08 

Febbraio 

4,58 

Marzo    . 

86,25 

0,58 

Aprile    . 

83,30 

4,37 

Maggio  . 

84,75 

0,08 

Giugno  . 

83,20 

)     84,07 

4,47 

Luglio    . 

82,60    / 

2,07 

Agosto   . 

82,45 

2  22 

Setleinbre 

83,70 

0,97 

Otlolne  . 

80,50 

4,83 

Novembre 

85,80 

4,43 

Dicembre 

85,95    ' 

4,28 

—  191  — 

L'  uiuidita  nolle  slagioni  segno  T  ordiiie  invorso  della 
lomperatura  •,  non  cosi  nei  racsi.  In  qucsli  v'  ha  bensi  un 
progressivo  decremonto  dal  gennaio  all'  agosto  inclusi,  cd 
un  aiiniento  da  queslo  al  dicenibre,  ma  si  osserva  pero  die 
due  inesi  vi  faniio  et-^'ezione,  e  sono  il  magglo  e  I'ottobre. 
Essi  superano  uel  grado  dell'  uniidita  cosi  il  mese  clie  li 
precede,  come  quel  che  li  segue.  Queslo  f.iUo  trova  eon- 
feima  nel  pluviomelro,  che  ei  avverle  il  niaggio  e  i'ollobrc 
ossere  i  due  mesi  piu  piovosi  deH'anno.  Si  null  allresi  che 
la  media  del  niaggio  non  differisce  che  di  0,08  dalla  media 
totale. 

Quella  occedenza  dell'  umidita  nel  moggio  e  nell'  otto- 
bre  non  e  compeusala  del  tutto,  ne  pure  se  si  accoppiano 
i  luesi. 


MESI 

Medio 
parziidi 

Media 
totale 

DilTe 

•enze 

in 
piii 

in 
meno 

Gennaio  —  Luglio 

84,45 

\ 

0,22 

Febbraio  —  Agosto 

84,35 

0,32 

Marzo  —  Settenibie 

84,47 

f 

0,20 

Aprile  —  Ottobre 

84,90 

(     84,G7 

0,23 

Maggio  —  Novembre 

85,27 

0,G0 

Giiigno  —  Dicenibre 

84,57 

) 
I 

0,10 

Infalti  le  medie  accoppiate  s'accoslano  bensi  alia  totale, 
ma  lutte  vi  stanno  sotto,  salvo  quelle,  che  comprendono  il 
maggio  e  I'  ottobre. 


—  492  — 

Che  so  ora  volgiamo  lo  sguardo  ai  massimi  movimenti 
IroviaiDO  (V.  dalla  Tuv.  VI  alia  Tav.  Xll) : 

La  massima  umiditi  assoluta  del  venten- 

nio di        100" 

»     Luinima       »»)>))  »         55 

La  differciiza 05  ; 

La  massima  uniiditii  del  I  deccnnio    ,     »       ^00 
»     miiiiraa        »  »    »        »  .     »          48 

La  differenza 32 ; 

La  massima  umidila  del  11  decennio  .     »        100 
»     minima       »  »    «         »         .     »         55 

La  differenza 05 ; 

La  massima  umiditil  del  I  quinqiiennio.    »  98 

»     minima         »        «      »  »  n  48 

La  differenza 50  ; 

La  massima umidili  del  II  ([uinquennio     »        100 
»     minima         •>        »     »  »  n         51 

La  differenza 49  ; 

La  massima  umidili  del  III  quinquennio  «         ^00" 
»     minima      »  »      »  »  »         G2 

La  differenza 58 ; 

La  massima  umidiU\  del  IV  quinqiiennio  »       4  00 
»     minima      »         »      »  u  »         55 

La  differenza 65  ; 

II  masslmo  movimento  annuo  ...    da       \  00 

a         55 

La  differenza 65  ; 

II  massimo  movimento  d'  una  stagione  da         96 

a         55 
La  differenza 61  ; 

-^1-  c^-r  r''l  «—'    -^/ 


*     (^^^J*^         'J  f  ffr    ^.-y  ,.") 


^193  — 

n  massirao  raovimento  d'  un  mese    .    da  95 

a  55 

La  diffcrenza 00  ; 

II  massimo  movimento  diuroo  ...  da  89,9 

a  37,5 

La  diffel•eaza(^)    .     .   ■ .,;  ,  •;  .  52.6. 

Come  gia  notai  nel  termometro,  anche  nell'  igroraetro 

la  massima  escursione  del  ventennio  fu  eziandio  quella  d'uQ 

anno,  n6  essa  si  stringe  gran  fattoconsidorata  nella  stagione 

e  nel  niese.  II  massimo  movimento  in  vent'  anni  e  di  65"; 

in  un  mese  di  60";  differenza  di  soli  5".  E  infatli  I'igrome- 

tro  u  quello,  fra  gli  siromenti  meteorologici,  che  compie 

da  noi  i  salti  pid  larghi  e  rapidi  e  subitanei.  Abbiamo  giii 

veduto  come  in  tre  ore  si  avesse  un  salto  di  52  gradi,  che 

supera,  ad  esempio,  la  massima  oscillazione  del  I  decennio. 

Queste  oscillazioni  ridotte  alia  media  dauno  ( V.  Ta- 

vole  VII,  X,  XII):  '.--Jt'/r-'^;:  Ml;,      .^  :   .:■ 

Pei  decennii       un  arco  di"  };;.;(, .,,  .     58,50      , 

u     quinquennii   »      «      »  :..•.>;!•,  ■  •     50,75 

Perl' anno  »     »      »  .  .,;•!>:.,.  .     39,50  ,  ,i 

»     la  stagione     »     »      »>    •.  ii-uu  .     31,65    ; 

Pel  mese  »     «      »    >  .     .'    .     25,83.    ' 

Ed  ecco  che  le  medie  oscillazioni  accennano  anch'  esse 

evidenlemente  a  questa  rapida  e  continua  variazione  nel 

grado  deU'umiditi  atmosferica ;  imperciocche,  mentre  nel- 

I'anno  I'oscillazione  media  6  di  39°,  50,  nella  stagione,  cli'6 

quattro  volte  minore,  essa  ii  di  31",  65.  Nel  barometro  in- 

vece  la  prima  e  di  16'",46,  la  seconda  di  \  i"\  74 ;  nel  ter- 

(1)  Questo  giorno  fu  il  5  agosto  1855,  e  la  iiuitazione  avveniie  in  sole 
3  ore. 

Serie  HI,  T.  IV.  26 


-~  194  — 

inoracUo  (iiiella  c  di  27",90,  questa  di  I5^48.  Oia  di  quesli 
nuruoii 

i  primi  stanno  fra  loro  come  I  :  1,2  5 ; 
'  :'      i  socoiidi  n  »  i  :  1,40; 

i  terzi        »  »  «  \  :  1,80 ; 

cioe  a  dire,  la  lulnore  difforenza  6  nei  primi.  Vero  t"  clie 
anche  il  rappoito  fra  le  oscillazioni  mcdie  baromctriche 
deiranno  e  delle  slagioni  non  d  gran  falto  maggiore,  ma  e 
da  considerarsi  clie  le  grandi  oscillazioni,  non  effeltuando- 
si  che  ncHinverno  e  neli'autunno,  gii  e  come  so  Tanno,  in 
luogo  di  dodici  mesi,  no  avcsso  sei. 

Di  qiiesta  mutabilita  perpetua  delPumiditi  nella  nostra 
atmosfora  non  o  difGcile  del  reslo  trovare  la  vera  eagione 
nel  prcdominio  dei  vonti.  I  venti,  die  dominano  a  Venczia 
o  s'avvicendano  rapidaraente  e  continuamenfe,  sono  quelli 
da  N.  a  N.E.  e  da  S.E.a  S.;  i  primi  asciuUi,  i  secondi  urai- 
di;  quindi  non  e  meraviglia  se  anche  I' igroraetro  sale  e 
scende  collo  spirare  degli  uni  o  degli  altri.  Percio  un  gra- 
de alto  o  basso  di  umiditi  6  qui  possibile  in  ogni  stagione, 
perche  in  ogni  stagione  spirano  i  vonti  di  que'  due  gruppi, 
fatto  che  si  osserva  eziandio  nelle  medio  oscillazioni  delle 
stagioni  nelle  quali,  avvegnachS  quella  della  state  e  dell'au- 
luimo  sieno  alquanto  minori,  la  differcnza  o  assai  piccola 
(V.  Tav.  X).  ■■  ■•      ■  -  •     . 

Eccole : 

Media  oscillazione  deH'inverna      55°,55;  * 
•     -'  -v    ■      n         »         della  primavcra  55,05; 
-■'■'■  '■■''       '■■■      ..  n  deirestolc       .     29,  65;  * 

"'  »  I)          delTautunno  .     29,80. 

Cosi  del  pari  i  massimi  e  i  minimi  annui  dell'  umidila 
possono  caderc  in  tutti  i  mesi  dcH'anuo  (Tav.  VII), 


—  195  — 


Umidita 

Me  s  1 

massime 

niinime 

Gennaio .    . 
Febbraio 
Marzo    . 
Aprile     .     . 
3Iaggio  . 
Giugno  . 
Luglio    . 
Agosto   . 
Settembre 
Ottobre . 
Novembre 
Dicenibre 

79 
82 
U 
46 
39 
42 
41 
63 
83 
92 
405 

7 
0 
5 
6 
4 
4 
2 
4 
2 
4 
4 
3 

NB.  II  numero  delle  massime  e  delle  rainime  umiditi 
siiperanli  11  20  (  die  tanti  sono  gli  anni  compresi  nel  pro- 
spetto  )  dipendono  dalle  frequenti  ripetizioni. 


Per  le  stesse  ragioni  gli  eccessi  e  i  difetli  di  umidita 
non  serbano  aloun  ordine  rispetto  ai  iiiesi.  La  niassima 
oscillazionediquesti  differisce,  ora  in  piu  ora  in  meno,  dal- 
la  media  totale,  ma  senza  cbe  vi  si  scopra  una  legge  rego- 
latrice.  Chi  vuole  convineerseae  gctti  uno  sguardo  sulla  se- 
guenle  tabella  (V.  Tay.  iX). 


196  — 


>              :'■■',." 
M  E  S  I 

Massiine 

oscilla- 

Media 
oscilla- 

Diffci 

•enze 

zioni 

zione 

in 
piu 

in 
me  no 

Gennaio 

50,00    . 

5,91 

Febbraio 

62,00 

3,91 

Marzo    . 

49,00 

6,91 

Aprile    .     . 

65,00 

9,09 

Maggio  . 

53,00 

2,91 

Giugno  . 

60,00 

4,09 

Lugiio    . 

59,00 

>    55,91 

3,09 

Agosto  . 

63,00 

8,94 

Settenibre 

55,00 

0,91 

Ottobre 

57,00 

4,09 

Novembre  . 

60,00 

5,91 

Dicembre  . 

68,00    ' 

2,09 

Migliore  frutto  si  Irae  dalla  tavola  di  confronto  fra  la 
media  delle  massime  c  delle  miniiue  quanliti  e  la  media 
lotale  (  Tav.  XIII  A,  B  ).  Abbiamo  gia  dctto  le  medio  umi- 
dila  diminuire  regolarmente  dal  gennaio  all'agosto,  cresce- 
re  da  qiiesto  mese  al  dicembre.  Tale  vicenda  osservasi  me- 
no  spiccata  eziandio  nelle  medic  delle  massime  e  delle  mi- 
nime.  Si  osserva  inoUre,  che  la  media  totale,  collocata  fra 
la  massima  e  la  minima,  s'accosta  pin  a  quella  che  a  quc- 
sta,  e  tale  accostamento  si  fa  poi  maggic^'e  ne'  mesi  freddi 
o  temperati,  che  noa  ne'  caldi.  Quindi  6  a  dirsi  che  in  quel 


—  197  — 

primi  niesi  le  grandi  umidili  sovrubbondano;  nei  secondi 
non  inancano,  ma  soiio  piii  rado. 

Le  uiedie  uraidilu  quinqueniiali  infino  c  le  medie  oscil- 
lazioDi  igrometricbe  non  mostrano  alcuna  relaziono  col 
movimeiito  delle  niacchie  solari  (Tuv.  XIV).  Solo  e  a  no- 
tarsi  che  anche  per  1'  igrometro,  come  pel  terraomelro, 
le  medie  umidild  quinqueunali  e  le  medie  oscillazioni  hanno 
un  rapporto  di  ragione  inversa  fra  loro.       y;,.  :,J 

M\i    J.      .! 

■An  v'\  r?;.wipib  u;v:xuV\  i/iiw*  i^ii\\^\'^  .i-W 

.«:;•■•■ '/'-'■>  i   i>i,"!'t.: 

'  ■■;{  IfH.jj;'       . b!>  wiJiiriy^^.Vi 

A-i\X\.r.  ".uii'/;!;!.!  .1^?'       ■  !!■<><>  'i;  -; 

'\  n.ilijq  ,^'70, «:<;>?;  .')t^-(f  ViHil  iji  i;>'"»  '/icKi;?:';  I'l-ji; 
,.,U)-v:'S  /Ji. !;...;•••.  ;":  !-(>-j  r-i^o  /;!   .(0,/;. '  ' 


—  i98  — 


'.•!,iT 


PLUVIOMETRO. 


(A 


Le  tavolo  pluvlometriche  sono  Ic  geguenti : 

I.  A.  Quanlitii  della  pioggia  oadiila  nel  deccQiiio 
4836-45. 

B.    Quantitii   della   pioggia  cadula    nel    decennio 
4846-55. 

II.  A.  Qiiantilii  della  pioggia  disposta  per  mese  nel  de- 
cennio 1856-45. 

B.  Qiianliti  della  pioggia  disposta  per  mese  nel  de- 
cennio 1846-55. 

III.  Quantity  della  pioggia  divisa  per  islagioni  nel  I  e 
nel  II  decennio. 

IV.  Quantity  della  pioggia  disposta  per  istagioni  nel  I  e 
nel  II  decennio. 

V.  Somme  qiiinquennali  per  istagioni  e  per  mesi. 

VI.  Quantita  media  della  pioggia  nel  ventennio  1836-55 
per  mesi  e  per  islagioni. 

VII.  QuantilA  di  pioggia  a  termiae  medio  per  giorno. 

VIII.  Confronto  tra  le  quanlila  assolute  e  medie  della 
pioggia  e  le  oscillazioni  delle  maccliie  solari. 

E  per  cominciare  dalla  media  generale  del  ventennio 
diro  risnltare  essa  di  linee  par.  568,058,  pari  a  poll.  30,67 
(Tav.  I.^  A,  B).  In  essa  non  e  calcolata  I' acqua,  die  ca- 
de sotto  forma  di  neve  o  di  grandine,  salvo  quella  che, 
rtttfancndo  neirimbuto  del  pluviometro,  si  liquefi  da  se 
lino  all'ora  della  successiva  osservaziono.  La  stessa  me- 


^  i99  — 

dia  tralfa  dal  sedicennio  studiato  dal  Traversi  6  di  linee 
582,5G3.  Anche  in  quosto  caso  le  due  medie  diffcrisco- 
no  fra  loro,  pert)  d'una  qiianliti  poco  notevole  se  si  ba- 
di  alia  varial)iliti  raassima  deU'eleraento  cui  si  riferisco- 
no.  In  seguilo  vedremo  die  anche  di  tale  non  grave  dif- 
ferenza  e  facile  Irovare  ia  spiegazione. 

II  I  decennio  poi  ebbe  a  termine          *>'!"'>  <.^ut<—  ■ 

medio  lin.  di  50 1 '',079 

,,  II       0  .  «  »  574  ,157 

La  differenza 1 2", 1 78; 


c  dei  quinquennii 

La  media  massima  fu      .     di   il  I '",18 
B  0     minima    •      .      »    557,  ^2 

Si      •;     La  differenza     ....       74'",  06; 

Quiccssano  le  medie  quantity,  imperciocch^  nei  diarii  e 
nelle  lavole  si  regislrano  le  somme,  e  non  le  medie,  dell'an- 
no,  della  stagione,  del  mese  e  del  giorno  (Vedi  Tav.  I,  II.IH)- 

Di  quelle 

La  quantity  massima  annua  fu  556'" ,70 
B  »       minima  »      «  247,   29 

Differenza 509'",4t; 

La  quantity  massima  d'una  sta- 
.     ~  gione     257"', 67 

■         »       minima         »  0,   50 

Differenza 251  "',17; 

La  quanlila  massima  d'unmcse|i25'",65 
•          »       minima         »              0,   00  ^^, 

Differenza <  25'",65; 


—  2(»0  — 

^  '*     La  quantity  raassiraa  dun  giorno  40'",50  (I) 
»  »      minima         »        »         0    ,00 

Diffei-onza 40'",50. 

Tali  cifrc  mostrano  appunlo,  come  diceva  piii  sopra, 
esscre  graodi  le  diffcrenzc  in  tempo  pari  nclla  quantita 
della  pioggia.  Infatti  la  media  annua,  che  dal  primo  al 
secondo  decennio  uon  ha  altro  divario  die  di  I2"',i78, 
differisce  gii  di  sei  tauti  presa  entro  a'  quinquenuii.  Cosi 
nolle  somme.  La  quantit{i  unnna  massima  e  la  minima 
stanno  fra  loro  come  I  a  2,  292,  cioe  gli  anni  piovosi  su- 
perano  gli  asciulti  d'una  quantilii  piii  cho  doppia  di  piog- 
gia; una  stagione  piovosa  parcggia  quasi  Tahno  piii  asciut- 
to,  e  mentre  un  mese  pu6  correre  senza  darvi  una  sola 
goccia  di  pioggia,  un  altro  (I'agosto  del  ^845)  ne  ha  la 
meli'i  di  quanta  ne  cadde  in  tutto  il  4  840.  La  massima 
quantity  caduta  in  ventiquattr' ore  e  anch'essa  ragguar- 
devole,  quanlunque  non  aggiunga  (juclla  notata  in  altre 
celobri  piovilure.  Vevf)  le  massime  e  le  minime  annuo  quan- 
titii  non  difforiscono  egualmenle  dalla  media  tolale.  Questa 
s'avvicina  piu  nlla  quanlita  minima  che  alia  massima.  Ec- 
cooe  la  prova  : 

Quantity  massima  annua    .     556'",700 
»         media  »     .     .     568    ,058 

Diffcrcnza 488,642; 

Quantitii  minima  annua       .     247  ,290 
»         media          »      .     .     568  ,058 
Differonza 420,768 

Sorama  delle  difforenze     .     509,44  0 


(1)  Li  uotUj  del  17  al  18  febbiaio  1851,  caddero  in  i3  ore  45",50 
di  pioggia;  nia  parte  ne  caddero  iiel  17  parte  nel  18,  quiudi  non  possoDO 
rappresentare  la  quantild  niassiuia  d'  un  solo  giorno. 


—  201  — 

Dalle  tavole  meteorologiche  del  Venerio  risulta  il  fatto  coii- 
trarioperUdiue  (i) :  ivi  la  media  s'avvicina  piu  alia  massiraa 
chealla  luioima;  quindisedanoi  glianniasciutli  superanoi 
piovosi,  a  Udine  questi  sono  pi£i  numerosi  di  quelli.  E  gii  anti- 
oa  osservazione  die  ne'paesi  subalpini  le  pioggie  sono  piu  ab- 
bondanti  the  ne'  maritlimi.  Da  cio  ne  viene  che  cosi  a  Ve- 
nezia,  siccome  ad  Udine,  la  semisomina  delle quantity  estre- 
me  uon  da  iin  numero  eguale  o  prossimo  alia  media  totale; 
ma  v'ha  questo,  cho  ivi  la  semisomma  delle  quantitu  estreme 
6  inferiore  alia  media,  e  qui  a  Venezia  la  supera.  Infalti 
da  noi 

la  prima  e       lJ56"',70-f-2-{7'",29  =:  40r'^,495 

la  seconda  e  568  ,058 

Differenza  in  piii     .     55,"'557. 

Dunque  relativamente  alia  media  quantila  le  estreme  si  al- 
lontanano  piii  a  Venezia  che  a  Udine,  ossia  qui  sono  pro- 
porzionalmente  maggiori  le  oscillazioni. 

Cerchiamo  adesso  le  medie  di  ciascuna  stagione  e  di 
ciascun  mese  in  tutto  il  ventennio,  e  determiniamo  le  oscil- 
lazioni avvenute  entro  que'  due  spazii  di  tempo  {  Tav.  II, 
A,B;Tav.  IV). 


(l)Osservazioni  meteorologiche  falte  in  Udine  nelFriuIi  pel  quaran- 
teiiDio  1803-42  daGirolanio  Vunerio.  Udine  Tip.  Vendrame  1831,  pag.  72. 


Serie  III.  T.  IV.  27 


—  202  — 


Staoioivi 


Inverno . 
Pritnavera 

Estate    . 
Autvinno. 


Media 


parziale 

57,702 

89,438 

92,233 

428,723 


totale 


92,024 


Differenza 

in 

in 

piu 

meno 

34,322 

2,586 

0,209 

36,699 

Qui  iutanto  le  medie  crescono  Dcil'ordine  naturale  delle 
stagioni ;  per6  la  differenza  loro,  ch'e  grande  dali'  invcrna 
alia  priniavera  e  daH'cstatc  aU'autunno,  riesce  tenue  dalla 
primavera  alia  state.  Anzi  Ic  medie  di  quelle  due  ultime  sta- 
gioni stanno  entrambe  intorno  alia  totale:  quella  poi  della 
stale  le  si  avvicina  piii  che  ogni  altra. 


—  203  — 


M  E  S  I 

Me 

dia 

Differenza 

parziale 

totale 

in 
piu 

in 
meno 

Gennaio      .... 

45,21 

15,46 

Febbraio 

22,47 

8,20 

Marzo    . 

20,i5    i 

40,62 

Aprile    . 

29,45 

1,22 

Maggio  . 
Giugno  . 
Luglio   . 

39,84 
32,08 
27,07     , 

)     30,67 

9,47 
4,41 

3,60 

Agosto   . 

33,48 

2,51 

Settembre  . 

44,91 

14,24 

Ottobre      . 

49,61 

48,94 

Noveinbre  . 

36,70 

6,03 

Dicembre    .     .     . 

20,38    / 

10,29 

Nei  mesi  invece  le  quantita  raedie  della  pioggia  non 
crescouo  regolarmentc  dagl' invernali  a  quelli  d'autunno, 
ma  crescono  invece  dal  genuaio  al  raaggio  inclusive,  se  si 
eccettui  il  marzo,  poi  calano  dal  maggio  al  luglio,  e  cresco- 
no nuovamente  dalP  agosto  all'  ottobre  per  dirainuire  da 
questo  mese  al  dicembre;  quindi  lacurva,  che  rappresenta 
la  quantita  media  mensile  della  pioggia  in  un  ventennio,  ha 
due  culmini,  cbc  corrispondono  al  maggio  e  all'  ottobre 
(  V.  Tav.  graf.  II ).  In  ottobre  poi  cade  la  massima  media  ; 
in  gennaio  la  minima;  e  quella  dell' aprile  si  scosta  meno 
che  ogni  allra  dalla  totale.   Del  resto  la  distribuzione  della 


—  204  — 

pioggia  no'  difforcnli  nicsi  doH'anno  c  ammirabilo  por  Vc- 
iiezia,  0  giova  ad  accresccrc  hi  salubrita  del  suo  cliiiia. 
Qui  le  pioggie  scarsoggiaiio  no' mesi  invcrnali,  quando  a 
noij  vivoiili  in  mezzo  le  aequo,  la  sovereliia  umidita  appor- 
terebbo  nocunionlo  graxissinio;  sono  allopposlo  abbastan- 
za  larghe  nella  state,  quasi  opportune)  refrigerio  a  tempo- 
rarne  gli  ardori.  Le  prime  rappresentano  0,1 08  della  quan- 
lita  totalc  ealcolala  siccomo  unita,  Ic  seconde  0,250.  A 
Roma  ad  esempio  accade  il  contrario :  le  invcrnali  sono 
0,509,  restive  0,101  (I). 

Passianio  alle  oscillazioni : 


Stagiom 

P 

I  0  G  G  I  E 

Differen-  j 

ZP 

M 

assime 

IV 

lininie 

anni 

anni 

Inverno      .     . 

J  855 

120" 

,77 

1849 

6" 

,50 

444' 

',27 

Priinavera .     . 

i863 

492 

,32 

4852 

26 

,46 

406 

,46 

Estate    .     .     . 

-1845 

20J 

,78 

1842 

31 

,88 

469 

,90 

Autunno     .     . 

4851 

237 

,07 

4843 

44 

,79 

495 

,88 

(I)  Memnrie  rlel  miovo  OssPrvatnrio  rlul  Collefiin  Komnno  del  P. 
Secclii.  Uoino,  Tip.  dolie  Belle  Aiti,  IS.-iG,  paii-  !4'i. 


205 


■T-'-'Tr"'       " 

P  I  0  G  G  I  E 

Differen- 

M  E  S  I 

Massime 

Minim  e 

1 

zc        1 

anni 

anni 

Gennaio.     ,     . 

1845 

49",83 

1836 

0",50 

49"',33 

Febbraio    .     . 

1836 

65   ,48 

1846 

0   ,00 

05    ,48 

Marzo    .     .     . 

<I833 

66   ,66 

1850 

0   ,00 

66    ,66 

Aprile    .     .     . 

<I850 

68   ,16 

1844 

1    ,82 

06    ,34 

Maggio  .     .     . 

1844 

91    ,98 

1841 

15   ,25 

76    ,73 

Giiigno  .     .     . 

4853 

69   ,75 

1851 

1   ,00 

68    ,75 

Luglio   .     .     . 

1851 

56   ,90 

1853 

9   ,66 

46    ,24, 

Agosto  .     .     . 

1845 

123  ,65 

1837 

2   ,33 

121    .32 

Settembre  .     . 

1851 

96   ,84 

1843 

2   ,66 

94    ,18 

Ottobre.     .     . 

1846 

116   ,95 

1838 

7   ,66 

109    ,29 

IVovembre  .     , 

1844 

74   ,58 

1841 

6   ,40 

68    ,18 

Dicenibre   .     . 

1854 

45    ,63 

1818 

0   ,00 

45    ,53 

]Nelle  stagioni  (Unique  lo  massinie  c  Ic  minirao  pioggie 
soguono  lo  stesso  ordino  delle  raeJie  ;  non  cosi  no'  mcsi, 
no'  quali  troviamo  I'agosto  fare  tale  eccezione  da  essere  la 
sua  massima  quella  cziandio  di  Intto  il  ventennio.  Quanto 
alle  miniiuc  esse  non  seguono  ordine  alciino :  soltanto  e  a 
notarsi,  che  sono  niinori,  e  sposso  nuile,  nei  mesi  frcddi, 
maggiori  nei  leiuperali  e  nei  ealdi.  La  massima  delle  mini- 
me  e  in  maggio,  rae-e  chc  non  e  mai  asciullo.  Le  oscilla- 
zioni  neH'arapiezza  loro  rispondono  esattamenle  alle  mas- 
sime pioggie,  e  (juesto  provieno  da  cio  ehe  le  massime  piog- 


—  2UG  — 

gie  clifferiseono  mollo  I'lina  dall'aUra,  poco  le  mininio.  In 
fatti,  raenlre  nello  massinie  si  va  dalle  io''',:>r>  alle  I25"',65, 
nelle  minime  si  ascende  soltanto  dallo  0  alle  I5'",23. 

Trovale  qiiestc  qiiantila  raassimec  minime,  confrontia- 
molc  colle  medie. 


Stagioki 

Q  u a  nt  i  t  a 

Differenza 

massime 

medie 

minime 

in  piu 

in 
mono 

Inverno  . 

-120",77 

57'",70 

6"',50 

63" ,07 

54  ",20 

Piimavera 

492    ,32 

89    ,44 

26    ,40 

402   ,88 

63   ,28 

Estate.     . 

201    ,78 

92    ,23 

34    ,88 

409   ,45 

60   ,35 

Autunno  . 

237    ,77 

428    ,72 

44    ,79 

409    ,05 

86   ,93 

Medie 

<188    ,46 

92   ,02 

26   ,58 

96    ,44  65    ,44 

—  207  — 


Mesi 

Quantita 

Dififerenza 

niassinie 

me  die 

minime 

in  piu    in  meno 

Gennajo .  . 

49"',83 

15",21 

0"',50 

34",62 

14   ,71 

Febbrajo  . 

65   ,48 

22   ,47 

0   ,00 

43   ,01 

22   ,47 

Marzo.  .  . 

66    ,66 

20   ,15 

0    ,00 

46   ,51 

20  ,15 

Aprile  .  .  . 

68    ,16 

29    ,45 

1    ,82 

38   ,71 

27   ,63 

Maggio  .  . 

91    ,98 

39   ,84 

16   ,25 

52   ,14 

24   ,59 

Giugno  .  . 

69   ,76 

32   ,08 

1    ,00 

37   ,67 

31   ,08 

Luglio.  .  , 

56    ,90 

27   ,07 

9   ,66 

29   ,83 

17   ,41 

Agosto.  .  . 

123    ,65 

33   ,18 

2   ,33 

90   ,47 

30    ,85 

Settenibre. 

96    ,84 

41   ,91 

2   ,66 

54   ,93 

39   ,25 

Ottobre  .  . 

116    ,95 

49   ,61 

7   ,66 

67   ,34 

41   ,95 

Novembre . 

74   ,68 

36   ,70 

6   ,40 

37    ,88 

30   ,30 

Dicembre  . 

45    ,53 

20   ,38 

0   ,00 

25    ,15 

20   ,38 

Me  die 

76   ,834 

30   ,670 

3   ,107 

46   ,164 

27   ,563 

Queste  tabelle  confermano  per  le  stagioni  e  pel  mesi  cio 
ehe  pill  sopra  si  disse  per  1'  anno ;  vale  a  dire  che  la  media 
s'avvicina  piu  alia  quantitct  minima  della  pioggia  che  non 
alia  massima.  La  prima  poi  di  queste  tabelle  ci  mostra  che 
tale  avvicinamcnto  della  Diedia  alia  minima  e  maggiore  nel- 
1'  inverno  e  nella  state,  che  nella  primavera  e  nell'autunno  ; 
la  seconda  ci  addita  che  la  media  mensile  sempre  piii  pros- 
sima  alia  minima,  lo  e  pero  meiio  nei  mesi  di  seltembre  c  di 


—  208  — 
oltobrc.  Anche  la  media  gcnerale  dei  mcsi  dista  piu  dalla 
media  deile  massime,  clie  da  qucila  dcllc  minimc,  e  Ic  due 
dilTcrciizG  serbano  fra  loro  quasi  lo  stesso  rapporto  che 
quelle  provcnienti  dalle  quanlita  medie  ed  estrem(!  doll'  an- 
no. Infatli  la  media  annua  differiscc  dalla  somma  massima 
di  188,  G-i  ;  dalla  minima  di  ^20,  77;  la  media  mensile 
s'  allonlana  dalla  media  massima  di  iO,  404  ;  dalla  media 
minima  di  27,  55.  Ora  i  duo  primi  numeri  stanno  fra  loro 
come  I  :  1,56,  i  secondi  1  :  1,07.  Quindi  anche  le  semi- 
somme  delle  quantilii  massime  c  minime  mensili  saranno 
supcriori  allc  medie,  e  non  pulranno  ne  meno  approssima- 
livamente  rappresentarle.  —  Infatli 


Semi  somma 
delle  qiianti- 

Medie 

Diffe 

renze 

M  E  S  E 

~ 

ta  estreme 

in 
piii 

in 
meno 

Gennaio     .     .    . 

25,17 

45,21 

9,96 

Febbiaio   .     .     . 

32,74 

22,47 

10,27 

Marzo  .... 

33,33 

20,15 

13,18 

Aprile    .... 

34,95 

29,45 

5,50 

Maggio.     .     .     • 

53,01 

39,84 

13,77 

Gingno.     .     .     . 

35,75 

32,08 

3,67 

Lugllo  .... 

33,28 

27,07 

6,21 

Agosto  .... 

62,99 

33,18 

29,81 

Settembre .     .     . 

49,75 

41,91 

7,84 

Otlobre     .     ,     . 

62,30 

49,61 

12,69 

Novcinbre .     .     . 

40,49 

36,70 

3,79 

Dicembre  .     .     . 

22,76 

20,38 

2,38 

—  209  — 

Le  semisommc  diinque  sono  sempre  inojigiori  delk' 
medie  mensili  e  pin  nc'mesi  mollo  piovosi ;  e  solo  vi  si  av- 
vicinano  nei  mesi  di  giiigno,  novembre  e  dicembre.  Notisi 
die  la  grande  differenza  fra  gli  elementi  dellagosto  dipoiule 
da  una  anonialia,  cioe  dalla  strabocciievole  qunnlitii  di 
pioggia  caduta  nell'  agosto  1845,  quanlilti,  die  fa  crcsoore 
moUo  la  semisomma,  ma  non  puo,  perche  iinica,  altcrare 
gran  falto  la  media  d'lin  niese  non  piu  abbondanto  di  piog- 
gia che  non  sicno  il  giugno  ed  il  luglio. 

Passando  ora  a  considerare  il  rapporto  fra  il  nnmero 
del  giorni  piovosi  e  la  quanlitii  della  pioggia,  come  ce  lo  di 
la  tavola  VII,  troviarao  : 

I.  Che  non  sempre  rauraenlo  della  pioggia  sta  in  ragio- 
ne  diretta  a  quello  dei  giorni  piovosi.  Ottobre  con  195  gior- 
ni piovosi  ha  992'",  20  di  pioggia ;  novembre  con  1 97  ne 
ha  734'",  1 8. 

II.  Che  il  rapporto  fra  il  massimo  e  il  minimo  ninnero 
mensile  dei  giorni  piovosi  e  minore  che  quello  fra  la  nias- 
sima  e  la  minima  quantity  della  pioggia.  I  giorni  109  del 
gennaio  e  i  206  del  raaggio  stanno  fra  loro  come  \  :  1 ,89  ; 
le  304'",  29  invece  del  gennaio,  e  le  992'",  20  dell'  oUobre 
stanno  fra  loro  come  -I  :  5^25.  ' 

III.  Che  il  massimo  nuraero  dei  giorni  piovosi  I'  ha  il 
maggio  (206),  la  massima  pioggia  1' ottobre  (992"',20). 

IV.  Che  le  7361'",  40  di  pioggia  caduta  nel  ventennio, 
divise  pei  ^819  giorni  piovosi  notati  nello  stesso,  danno,  a 
termine  medio,  4'",  04  per  giorno. 

V.  Che  questo  rapporto  varia  nei  diversi  mesi,  essendo 
minimo  nel  gennaio  (2'",  79)  massimo  nell'otlobrc  {o"\  -14). 

VI.  Che  i  mesi  ne'quali  le  pioggie  sogliono  essere  piii 
lunghe  o  piii  intense  sono  gli  cstivi,  il  setlembre  e  1'  ot- 
tobre. • 

Scrie  HI,  T.  IV.  28 


—  210  — 

INon  ii  forse  fuori  di  liiogo  csporre  in  una  labclla  le 
niaggiori  piuggie  del  ventcMinio  eoU"  indicazione  dell"  anno, 
del  mcse  e  del  giorno  in  cui  eaddcro.  Pongo  a  liniite  della 
ricerca  la  quanlili  di  linee  22''',  22  chc  e  a  pari  a  50  niil- 
iiuietri. 


Quantita 

zz  <u 

Termi- 

o 
c 
c 

Mese 

Gior- 

Ora 

della 

2l 

ne  me- 
dio per 

1843 

pioggia 

£  ?i  S 

ora 

Luglio 

9—40 

4<lpom. 

23",50 

6 

3,75 

1844 

Maggio 

26 

44  ant. 

40    ,50 

8 

5    ,62 

» 

» 

27 

4   ont. 

28   ,47 

44 

2    ,42 

u 

Giugno 

2 

3  pom. 

ii8   ,75 

6 

4    ,79 

1845 

Agosto 

28 

7    ant. 

22   ,66 

44 

4    ,72 

» 

» 

30 

9   ant. 

25   ,83 

42 

2    ,45 

» 

Settembre 

.     27 

5    ant. 

25    ,66 

46 

4    ,60 

4846 

Agosto 

22 

2  pom. 

33   ,33 

7 

4    ,76 

4854 

Settembre 

48 

9   ant. 

33    ,33 

44 

3    ,03 

» 

Ottobre 

47—48 

9  pom. 

46  ,50 

43 

3    ,50 

Dunqiie  Ic  maggiori  pioggie  caddero  a  Venczia  dal  mag- 
gio  air  ottobre  inclusi,  cioe  ne'  mesi  terapcrati  e  ne'  caldi ; 
ii  massimo  acquazzooe  fii  in  ottobre,  la  raassima  quantita 
di  pioggia  a  lermine  medio  per  ora,  in  raaggio.  Percio  an- 
che  nelle  massimo  piogge,  siccome  nelle  mcdie,  il  maggio  c 
r  ottobre  conservano  ia  preminenza. 


—  2il  — 

Esaurite  queste  indagini,  si  potrol)l)e  corcjiro  so  nel  von- 
tcnnio  da  me  studiato  siavi  progrcssivo  aumcnto  o  diminu- 
zionc  nella  quantiU'i  della  pioggia.  Veraraenle  io  credo  clie 
im  ventennio  sia  Iroppo  breve  tempo  per  tale  ricerca  ;  noii 
pertanto  dir6  esservi  nel  secondo  decennio  un  aiimento  sul 
primo  di  sole  121'",  88,  differcnza  cost  poco  notevole  da 
darei  diritto  a  risguardarne  come  pari  le  cifre,  e  quanto 
ai  quinqiiennii,  Iiiiige  dailo  scorgersi  in  essi  un  aumento 
od  una  diminuzione  progressiva,  si  osserva  un  regolare  ai- 
ternarsi  di  quaniitu  or  maggiori  or  minori.  Lo  quantity 
decennali  dunque,  die  sono  quasi  pari,  si  dividono  inegual- 
meute  nei  quiiiqucnnii,  e  qiieila  del  primo  e  scmpre  minore 
di  quella  del  secondo.  Nel  secondo  decennio  poi  la  divisio- 
ne  6  falta  ancora  piii  inegualmente,  motivo  per  cui  1'  ulti- 
mo quinquennio  offre  una  quantity  di  pioggia,  clie  in  con- 
fronlo  a  qnella  degli  altri,  si  puo  dire  straordinaria. 

Aggiungasi  linalmente  come  in  questa  alternativa  delle 
quantita  quinquennali  si  trovi  una  relazione  colle  oscilla- 
zioni  delle  macchie  solari,  le  quyli  stanno  in  rapporto  di  ra- 
gione  inversa  con  esse.  (Veggasi  la  Tav.  VIII.) 

Questo  falto  ci  mette  anclie  in  via  di  scoprire  la  segre- 
ta  cagione  della  differenza  notata  fra  la  nostra  media  ge- 
nerale  del  ventennio  e  quella  di  un  sedicennio  dataci  dal 
Traversi.  A  quel  tempo,  siccome  adesso,  la  quantilti  della 
pioggia  cresceva  e  diminuiva  alternativamente  dall'  uno  al- 
I'altro  quinquennio.  Ora  accadde  che  il  sedicennio  daliSI  i 
al  1820  compreudesse  duequinquennii  piovosi,  uno  asciut- 
lo  (1)^  ed  ecco,  che  la  media   generate  doveva  superare 

(l)Eccoli:    1812-16  lin.  2217,81 

1817-21  »  1629,00  .       .      : 

1822-26  o  2001,89 


—  212  — 

qiiella  dell'  iillimo  veiitennio,  clie  ha  due  quinquennii  pio- 
vosi  e  due  asciulti.  Infalti  se  si  piglino  i  due  second!  quin- 
quennii del  Travcrsi^unode'quali  6piiicdunoraeno  piovo- 
80,  si  ba  toslo  una  media  dccennale  di  3G5'",089,  quasi  pa- 
ri a  quella  del  noslio  primo  deceuuio,  eh'  e  di  56 1 '",979. 


J-    '  .ti     ,.■  ,.( 


—  213  — 

ANEMOSCOn  0. 


Le  tavole  deiraneraoscopio  si  compongono  di  due  serie; 
la  prima  di  I'enumerazione  delle  fiate,  in  cui  i  venti  spira- 
rono  iu  questa  o  in  quella  direzione  nei  mesi,  nelle  slagioni 
e  negli  anni  ;  la  seconda  acceuna  soltanto  al  predominio  di 
questo  o  di  quel  vento  sugli  altri. 

Le  tavole  della  prima  serie  sono  le  seguenti : 

I.  Numero  delle  voile,  in  cui,  ne"  mesi  del  ventennio 
^ 836-55,  spirarono  i  venti  uelluna  o  nell'  altra  delle  sedi- 
ci  direzioni ; 

II.  Numero  delle  volte,  in  cui,  negli  anni  del  ventennio 
^ 856-35,  spirarono  i  venti  nell'  una  o  nellaltra  delle  sedi- 
ci  direzioni ; 

III.  Numero  totale  mensile  delle  volte,  in  cui,  durante 
il  ventennio  1856-55,  spirarono  i  venti  nell'  una  o  nell'  al- 
tra delle  sedici  direzioni ; 

IV.  Numero  medio  mensile  delle  volte,  in  cui,  durante  il 
ventennio,  i  venti  spirarono  nell' una  o  nellaltra  delle  sedi 
ci  direzioni ; 

V.  Numero  delle  volte,  espresso  in  millesimi  della  quan- 
tita  totale,  in  cui  spirarono,  nel  ventennio,  i  venti  nell'  una 
o  neir  altra  delle  sedici  direzioni ; 

VI.  Numero  totale  mensile  delle  volte,  in  cui,  durante 
il  decennio  1856-45,  spirarono  i  venti  nell'una  o  nellaltra 
delle  sedici  direzioni ; 

VII.  Numero  delle  volte,  espresso   in  millesimi   della 


—  214  — 

qnantilA  totalc,  in  ciii,  durante'  il  doconnio  -JH^O-iS,  spi- 
rarono  i  venti  noil' una  o  noiralUa  dello  scdici  direzioni  ; 
Vin.  Numero  tolale  niensile  delle  volte  in  ciii,  durante 
ii  decennio  ISiO-55,  spirarono  i  vonli  nell'  una  o  nell' ul- 
tra delle  sedici  direzioni ; 

IX.  Numero  delle  volte,  espresso  in  niillesimi  della 
quanliti  totale,  in  eui  durante  il  decennio  l8iG-55,  spira- 
rono i  venti  nell'  una  o  nelT  allra  delle  sedici  direzioni ; 

X.  A.  B.  Numero  delle  volte,  espresso  in  millesimi 
(iella  quantita  mensile,  in  eui  dui-ante  il  primo  e  il  secondo 
deeennio,  spirarono  i  venti  nell'  una  o  nell'  altra  delle  sedi- 
ci direzioni ; 

XI.  Numero  totale  e  medio  delle  volte,  in  eui,  durante 
il  primo  decennio  diviso  per  istagioni,  spirarono  i  venti 
nell'una  o  nellaltra  delle  sedici  direzioni; 

XII.  Numero  totale  e  medio  delle  volte,  in  eui,  durante 
il  secondo  deeennio  diviso  per  istagioni,  spirarono  i  venti 
nell'una  o  nellaltra  delle  sedici  direzioni; 

XIl[.  iNumero  delle  volte,  espresso  in  millesimi  della 
quantita  totale,  in  eui,  in  ciascuna  serie  delle  stagioni,  cosi 
del  primo  die  del  secondo  decennio,  spirarono  i  venli  nel- 
l'una o  nell'altra  delle  sedici  direzioni; 

XIV.  Numero  delle  volte,  in  eui,  nei  mesi  del  ventennio 
diviso  in  quinquennii,  spirarono  i  venti  nell'una  o  nellaltra 
delle  sedici  direzioni; 

XV.  Confronto  tra  la  vicenda  quini[uennalc  dei  venti  e 
quella  delle  raa(;cliie  solari. 

Le  tavole  della  seconda  serie  sono  le  seguenti : 

I.  Predominio  meosiie  cd  annuo  dei  venti  nel  ventennio 

1 856-55; 

H.  A.  B.  Predominio  dei  venti,  disposti  secondo  i  mesi 

ncl  primo  e  nel  secondo  decennio ; 


—  245  — 

in.  A.  B.  Predominio  dei  venti  nel  primo  e  no!  secondo 
decennio  divisi  per  istagioni; 

IV.  Predominio  dei  venti  disposti  per  istagioni  nol  pri- 
mo e  nel  secondo  decennio; 

V.  Predominio  qiiinquennale  dei  venti  noi  mesi  e  nelle 
stagioni. 

Premessa  questa  enumeraziono,  diro  che  il  vento  prc- 
dominanle  del  vcnlennio  ^  856-33,  fu  11  N.  E.  (V.  Tav.  HI, 
ser.  I ). 

Lo  stesso  predominio  e  acccnnato  eziandio  nellc  Tavo- 
le  del  Traversi,  e  con  preponderanza  mollo  maggiore.  In 
fatti  nel  dodicennio  i8M-22,  quel  vento  spiro  a  terininc 
medio  290  volte  Tanno,  e,  siccome  si  facevano  anclie  alio- 
ra,  come  adesso,  tre  osscrvazioni  il  giorno,  o  1093  I'anno, 
cosi  il  N.  E.  rappresenta  da  solo  quasi  il  quarto  della  som- 
ma  totale.  Nel  ventennio  da  me  studiato  invece  il  N.  E. 
non  soffi6,  a  termine  medio,  che  151  volta,  e  non  rappre- 
senta quindi  che  circa  I'ottavo.  Di  tale  differenza  non  sa- 
prei  rcndere  ragione,  tanto  piii  cho  la  distribuzione  dei 
venti  di  N.  E.  nei  due  decennii,  onde  si  c<mipone  il  venten- 
nio, non  conferma  I'idea  piu  ovvia  che  dall'cpoca  del  Tra 
versi  in  poi  la  frequcnza  di  questo  vento  si  fosse  progres- 
sivamente  diminuita.  Nel  decennio  1830-43  il  N.  E.  soffu'), 
a  termine  medio,  H7,7  volte  I'anno,  nel  decennio  ^8i0-33, 
le  volte  furono  ^44,G,  dunque  piu  numerose. 

Ma  Don  c  solo  il  N.  E.  che  predomini  nolla  nostra  atmo- 
sfera:  questo  dominio  esso  il  divide  coi  venti  affini  di  N. 
eN.  N.  E.,  dc'quali  il  primo  soffia,  a  termine  medio,  vol- 
te 411,1;  il  secondo  125/3  (V.  Tav.  IV,  ser.  I).  Si  rac- 
colgano  quindi  i  venti  in  qualtio  principali  giuppi,  di  cui 
il  nordico  comprenda, 


.  -  2i()  — 

i  veiiti  .  .  .  .  di  N.  N.  0.— N.— N.  N.  E.— N.E. 
rorientalc  qiielli  .  di  E.  N.  E.— E.— E.  S.  E.— S.  E. 
il  raeridionale  quelli  di  S.  S.  E. — S. —  S.  S.  O. — S.O. 
loccidontcile  quelli  .  di  O.  S.  O.— 0.— 0  N.  O.— N.  0. 
o  si  avi'i 


V  ENTI 

1 
Frequenza me- 
dia di  essi 

Freqnenza  es- 

pressa  in  mil- 

lesimi    della 

quantity  totale 

Nordici     .... 
Orientali  .... 
Meridionali   .     .     . 
Occidentali    .     . 

426,9 
304,3 
234,3 
429,7 

0,389 
0,278 
0,245 
0,418 

4095,2 

4,000 

cioc  il  gruppo  nordico  compronderti  quasi  un  lerzo  della 
somma  totale,  e  sarii  quasi  doppio  del  meridionale,  e  piii 
die  triplo  dell'occidentale.  La  tavola  sovra  csposta  dinio- 
stra  eziandio  die  la  fre(iucnza  media  dei  venli  in  un  ven- 
tconio,  massitua  nel  gi'uppo  nordico,  diminuisce  regolar- 
uiente  secondo  la  nalurale  posizione  dei  gruppi  stessi. 

La  maggiore  frequenza  dei  venli,  dopo  i  nordiei,  ap- 
partiene  agli  orientali.  Quesla  edovuta  (oltre  cbe  all'E.N.E. 
ed  alfE.,  ahbastonza  fivquenti)  alia  presenza  in  quel  grup- 
po del  S.  E.,  di'e  lo  sciloceo.  11  S.  E.  nel  gruppo  orien- 
talc  tiene  la  preminenza,  contrastata  pero  assai  da  vicino 
dall'E.  N.  E.  e  dalf  E,  Infatti  il  primo  spira  a  loriiiine  me- 


—  217  — 

tlio  in  un  anno  voKe  82,2;  i  due  altri  81,7  ed  80,5.  II 
rapporto,  in  cui  questo  vento  prlncipe  degli  oricntnli,  sta 
al  N.  E.  principc  de' settcntrionali,  e  come  I  ad  1,59. 
.  Queste  ciffre  dovrcbbero,  a  vero  dire,  modlficare  alquan- 
to  Terronea  opinione  intorno  a  I  tirannico  doininio  cser- 
citato  dallo  scilocco  su  noi  Venczlani.  II  povero  principe 
e  pill  calunniato  che  reo :  esso  annoia  si  quando  viene,  ma 
viene  di  rado.  Gli  abitatori  delia  citti  pero,  e  piu  gli  stra- 
nieri,  die  ma!  nc  soffrono  gl'int'omodi  effetti,  confondono 
sotto  i!  suo  nome  anche  il  S.  S.  E.  ed  il  S.,  die  appavlen- 
gono  al  gruppo  raeridionale,  e  non  soni)  raeno  iimidi  e 
meno  caldi  e  meno  affannosi  dello  scilocco.  E  in  fatti, 
sommate  che  sieno  insicine  le  volte,  in  cui  que'  tre  vcnti 
sofliano  a  termine  medio  in  un  anno,  si  ha  una  cilfra  , 
di  222,9  die  e  poco  meno  che  un  quinto  della  somma 
totale. 

Del  resto  Ira  i  raeridionali  la  superioriU  spetta  al  S.S.E, 
Degli  occidentali  e  piu  frequente  il  S,  O.,  ch'e  il  Garbino,  ii 
quale  suol  soffiare  pero  brevi  ore,  cedendo  presto  ai  venti 
nordici  e  a'  raeridionali,  che  hanno  neiratmosfera  nostra 
piu  sicuro  dominio.  Le  proporzioni  si  niodiQcano  alquan- 
to  se  i  venti  si  dispongono  non  secondo  i  quattro  punti 
cardiuaU,  ma  secondo  qucsti  e  i  quattro  intermedii.  InCatli 


Serie  HI.  T.  IV  29 


—  218 


V  K  N  T  I 

Frequenza 

media   annua 

di  essi 

Frequenza 

loro  espressa 

in     miliesimi 

della  quantita 

totale 

IV.  —  K.rv.E. 

]\.E.— E.N.E. 
E.  —  E.S.E. 

S.E.  —  S.S.E. 
S.  —  S.S.O. 

S.O.  —  o.s.o. 
0.  — o.rv.o. 

NO.  —  N.N.O. 

234,6 
212,8 
140,4 
156,5 
114,0 
73,0 
56,8 
107,1 

0,216 
0,195 
0,128 
0,143 
0,404 
0,067 
0,051 
0,097 

1095,2 

1,000 

Allora  il  predominio  assoluto  spetta  ai  venti  di  N.,  anzicbe 
aquelli  dlN.E.,  e  i  sciroccaii  la  vincono  su  quei  di  levante. 
Anzi  se  non  vi  fossero  questi,  i  quali  crescono  d'alcun  po- 
co  sugli  antecedeati  e  sui  susseguenti,  la  serie  dei  venti, 
quauto  alia  frequenza,  decrcscerebbe  regolarmente  dai  bo- 
reali  agli  occidentali  inclusive,  e  non  torncrebbe  a  sallre 
die  pei  raacstrali. 

Eccoli  poi  disposti  secondo  la  loro  rolativa  frequenza: 
Vento  di     tramontana 

»       H      greco 

»       »      scilocco 

»       »      levante  . 

»       »      austro 


—  219  — 

Vento    di  maestro 
•>         »    garbino 
»         »    ponente  (I). 
Questa  relativa  freqiienza  non  e  pero  la  stcssa  nol   1 
e  nel  II  dcocnnio  (V.  Tav.  VI  e  VIII  della  Scr.  I). 


Loro  media   annua 

frequenza 

Difierenza 

Ven  ti 

nel  I  de- 
cennio 

nel  II 

decennio 

in  piu 

in  meno 

N. 

97,3 

424,7 

27,4 

N-IV.E. 

<li5,4 

434,9 

46,5 

N£. 

417,7 

444,6 

26,9 

E.IV.E. 

88,2 

76,3 

42,9 

E. 

98,6 

64,8 

36,8 

E.S.E. 

66,4 

53,5 

42,6 

S.E. 

86,3 

78,4 

7,9 

«.S.E. 

C9,7 

76,8 

7,i 

S. 

63,8 

74,9 

44,4 

S.S.O. 

49,3 

39,7 

9,6 

s.o. 

54,3 

37,7 

6,6 

o.s.o. 

32,9 

24,7 

44,2 

0. 

44,0 

24,7 

46,3 

O.N.O. 

27,0 

24,4 

5,6 

IV.O. 

34,4 

00,3 

26,2 

NN.O. 

54,2 

68,2 

44,0 

(1)  Comprendo  nei  venti  di  tramontona  quelli  di  N.  o  di  N.N.E. ; 
in  qnelli  di  green  ii  N.E.  e  I'  E.N.E. ;  in  quelli  di  levante  I'E.  e  I'  E.S.E., 
e  cosi  di  seguito. 


—  220  — 

La  Tavola  moslra  clie  dal  I  al  II  dccennio  ciebbcro 
mollo  i  venti  scllcntrionali  e  alquanto  i  mcridionali;  dimi- 
nuiroiio  invecc  gli  oricnlali  c  gli  occidentali,  ma  quclli  in 
proporzione  maggioie  clie  quesli.  Pero  divisi  i  venti  dei 
duo  deccnnii  in  quatlro  gruppi  piincipali,  come  si  e  fatto 
pel  vciileuiiio,  la  preminenza,  cosi  nel  primo  die  nel  secon- 
do  di  essi  deccnnii,  spelta  sempre  con  proporzioni  diverse 

al  N.  E.  pel  gi'uppo  nordico 

al  S.  E.  per  I'orientale 

al  S.  S.  E.  pel  meridionale  | 

al  S.  O.  per  Toccidentale. 
Una  diffcrenza  notiamo  invecc  Ira  le  frcquenze  relative  dei 
venti  nel  ventennio  e  nei  due  deccnnii,  quando  essi  vcnli 
si  raccolgono  in  otto  gi'uppi,  anzi  clie  in  (itialtro,  cd  e  clie 
cosi  disposli  nel  ventennio  i  mcridionali  superano  gli  orien- 
tali,  nei  deccnnii  invecc  tale  snpreraazia  si  nota  nel  sccon- 
do,  ma  non  nel  primo.  Qucsto  provicne  certamcnte  dal- 
r  cssere  state  il  secondo  dccennio  alquanto  piii  piovo- 
so  del  primo,  come  si  ha  dalle  Tavole  del  pluviomctro.  Ed 
t;  forse  da  tale  cagione,  chc  [)roviene  il  notato  aumento  nel 
secondo  dccennio  dei  venti  seltciitrionali  c  dei  mcridionali 
sugli  orientali  c  sugli  occidentali,  perclic  in  fatli  nel  secon- 
do dccennio  fu  maggiorc  la  quantita  delta  pioggia  c  mag- 
giore  il  numci'o  delle  giornalc  piovose,  quindi  piufrcquen- 
te  lo  spirare  dc'  vcnli  sciroccali  cd  australi,  e  per  opposi- 
zionc  pill  I'requenle  eziandio  lo  spirare  de'  iiordici,  chc  so- 
gliono  nel  nostro  cielo  alternarsi  coi  primi  riconducendo, 
dopo  la  pioggia,  il  sereno. 

Le  accennate  differenzc  fra  Tuno  c  I'  altro  dccennio, 
e  quelle  di  quesli  col  ventennio  portano  una  qualche 
diffcrenza  anclic  Ira  le  oscillazioni  dclla  frequcnza :  pero 
nelle  quautiti  relative,  non  nella  dirczione.  lu  fatti,  cosi 


—  221  — 

nel  ventennio  come  nei  due  decennii  la  froquenza  mas- 
sima  appai'lieoe  al  N.  E.,  la  minima  all'  O.  N.  0.;  ma  ael 
ventennio  la  frequenza  espressa  in  millesirai  deila  qiino- 
tita  totale  e  (Tav.  V,  V[I  e  IX  della  sorie  I  ). 

pel  N.  E.  di     .     .     .     0,119 

peiro.  N.  0.  di     .     .     0,022 

differenza  di     .     .     .     .     0,097; 
nel  I  decennio 

pel  N.  E.  di     .     .     .     0,107 

pell'O.  N.  0.  di     .     ,     0,029 

differenza  di     .     .     .     .     0,076 ; 
nel  II  decennio 

pel  N.  E.  di     .     .     .     0,132 

peiro.N.O.  di    .     .     0,019 

differenza  di     .     .     .     .     0,11 5; 
cioe   si  ha    maggiore  oscillazione   nel  secondo   decennio 
che  nel  prirao,  o  se  viiolsi  piu  equabile  in  questo  la  di- 
stribuzionc  dci  venti. 

Vediamo  adesso  se  e  di  quanto  si  nmtino  gl'indicali 
rapporti  nei  mesi  e  nelle  stagioni.  I'ei  primi  ci  offrono  le 
relative  froquenze  le  Tav.  Ill  e  IV  della  Serie  I.  Ivi  noi  os- 
serviaino  intanto  che  il  vento  di  N.  in  un  ventennio,  sia 
nella  somma  che  nella  media  mensile,  diminuisce  regolar- 
mente  da  gennaio  a  maggio  inclusive;  crcsce  con  pari  re- 
golarita  da  questo  mese  a  dicembre.  Simile disposizione si os- 
serva  nei  venti  di  N.N.E.,  di  N.E.,  di  E.N.E.,  di  N.O.,  s.  e  di 
N.N.O.^'ioe  in  lutti  i  settentrionali,  igrecali  e  i  maestrali ; 
solo  che  in  questi  la  diminuzione  ed  il  successivo  aumento 
non  procedono  con  regolarila  pari  a  quella  dei  venti  di  N.  I! 
N.N.E.,  ad  esempio  offre  un  salto  nel  settembre  ;  il  N.E.  nel 
febbraio  e  nel  novembre;  I'E.N.E.  nel  febbraio,  neH'oltobre 
e  nel  novembre  ;  cioe  le  ir regolarila  vanno  moltiplicandosi 


—  222  — 

quanlo  piii  ci  alloiUanianio  dal  N.  Tutli  pero  lianno  un  solo 
minimum,  clie  cade  ora  in  inaggio  ora  in  giugno.  I  raaestra- 
li  invece  hanno  due  minima,  die  corrispondono  pel  N.O.  al 
marzo  e  all'  agosto,  e  pel  N.N.O.  al  marzo  cd  al  luglio,  e  tre 
maxima  nel  gennaio  nel  maggio,  e  nel  dicembre.  Del  resto, 
in  generale  segiiono  il  tenore  dei  noi'dici.  Inversamente  di 
questi  i  meridionali,  e  con  loro  gli  sciroccali,  crescono  dal 
principio  dell'  anno  al  mezzo,  calano  da  questo  alia  fine.  I 
piuregolai'iinquesta  vicenda  sonoi  venti  di  S.E.e  di  S.S.E. 
che  hanno  il  sommo  in  luglio,  ed  un  solo  salto  in  giugno  ; 
poi  il  S.  che  ha  il  maximum  in  giugno,  e  due  salli  in  maggio 
e  in  novembre,  e  il  S.S.O.,  che  ha  il  maximum  in  maggio,  e 
due  saiti  in  luglio  e  in  settembre  ;  da  ultimo  1'  E.S.E.,  clic 
raggiunge  il  suo  maximum  in  luglio,  ed  offre  tre  eccezioni 
in  aprile,  in  maggio  ed  in  giugno. 

Quanto  ai  venti  orientaii,  agli  occidentali  e  a  quelli  di 
garbino,  che  sono  di  mezzo  ai  duegruppi  piii  sopra  esami- 
nati,  essi  non  appalesano  veruna  regolarita  nelle  variazioni 
della  fiequenza  raensile  ;  tengonopero  nel  loro  insieme  piu 
della  natura  scttentrionale  che  dolla  met'idionale.  Dunque  e 
a  concludersi  che  il  predominio  regolare  dei  venti  nordici 
ne'  mesi  frcddi,  e  dei  meridionaU  ne'  caldi,  s'  allerna  con 
disordinala  vicenda  ne'  temperati. 

Cerchiamo  la  conferma  di  questo  fatto  nelle  oscillazioni 
fra  il  maximum  ed  il  minimum  di  ciascun  vento. 


.'f:/vy 


—  223 


Venti 

Mesi  in  cui  accadde  la 
frequenza 

inassima 

minima 

N. 

Gennaio 

Maggio 

K1S.E. 

Gennaio 

1         Maggio 
Giugno 

N.E. 

Dicembre 

Giugno 

E.]\.E. 

Febbraio 

Giugno 

E. 

Marzo 

Dicembre 

E.S.E. 

Luglio 

IVovembre 
1        Dicembre 
Gennaio 

S.E. 

Luglio 

Dicembre 

S.S.E. 

Luglio 

Dicembre 

S. 

Giugno 

Gennaio 

s.s.o. 

Maggio 

Dicembre 

s.o. 

Ottobre 

Agosto 

o.s.o. 

Gennaio 

Aprile 
Agosto 

0. 
O.IV.O. 

IVovembre 
Dicembre 

Luglio 
Luglio 

N.O. 

Dicembre 

Marzo 

, 

iv.iv.o. 

Gennaio 

Marzo 

Ed  ecco  infatti  clie  i  piimi  quuttro 
mum  nei  uiosi  freddi,  il  minimum  nd 


veiiti  banno  11  maxi- 
caldi ;  il  ([uinto,  I'E., 


—  224  — 
sta  pel  meso  del  maximum  coi  preeeclcnti,pcr  quello  del  mi- 
nimum coi  seguenli ;  quesli,  e  sono  cinque,  luinno  il  ;»rt- 
ximum  nei  mesi  caldi,  il  minimum  no'  freddi;  gli  ultimi, 
che  sono  sei,  hanno  di  nuovo  il  maximum  nei  mesi  freddi, 
lua  il  Hu/umH/H  quando  nc'lemperati  e  qnnndo  nc'caldi.  II 
molivo  di  quest'ultima  apparente  anomalia  si  e,  die  1  ven- 
ti  maeslrali,  comedicemmo,  offrono  due  minima,  uno  ne'me- 
si  lemperati,  uno  ne'  caldi,  ma  queslo  essendo  minore  di 
quello  non  figura  nella  tavola  precedenle. 

La  seguente  tavola  ci  dii  invcce  quesle  osoillazioni  e- 
spresse  dalla  differenza  fra  la  maggiore  e  miiiore  delle  me- 
die  frequenze  mensili  (V.  Tav.  IV). 


225  — 


Media  frequenza  mensile 

Venti 

Differenza 

massima 

minima 

N. 

48,2 

4,4 

44,8 

1V.N.E. 

d6,9 

6,3 

40,6 

1V.E. 

d7,i 

6,4 

44,0 

E.N.E. 

9,9 

4,2 

5,7 

E. 

40,4 

2,9 

7,5 

E.S.E. 

8,2 

4,9 

6,3 

S.E. 

42,5 

4,0 

44,5 

S.S.E. 

44,6 

0,6 

44,4 

S. 

44,4 

0,3 

44,8 

s.s.o. 

6,9 

4,0 

5,9 

s.o. 

6,3 

2  2 

4,1 

o.s.o. 

3,3 

4,5 

4,8 

0. 

5,6 

4,2 

4,4 

O.N.O. 

4,8 

0,6 

4,2 

N.O. 

7,4 

2,0 

5,4 

N.N.O. 

44,4 

4,8 

9,6 

Da  questa  Tavola  si  scorge  manifesto  che  le  maggio- 
ri  ampiezze  apparenli  delle  oscillazioni  appartengono  al 
gruppo  nordico  e  al  raeridionale ;  cio6  ai  due  gruppi  predo- 
minanti;  ma  le  reali,  eiie  provengono  dal  rapporto  fra  la 
massima  e  la  minima  frequenza  di  un  vento  quaisiasi,  non 
ispetta  no  a  quelli,  che  spirano  piii  o  meno  frequenti  in 

Serie  111,  T.  IV.  50 


—  226  — 

lulti  i  mosi,  come  i  borenli  e  i  gi-(3C'ali,  nc  a  qiiclli,  chc  sof- 
liano  in  tulti  i  mcsi  di  rado,  come  quelli  di  gaibino,  di  po- 
nente,  e  di  maestro,  ma  agli  sciroccali  ed  agli  australi,  clie 
spirano  assai  spesso  ne'mesi  cnUli,  assai  di  rado  nei  freddi. 
Infatli  la  minima  frequenza  dei  venli 

di  N.  sta  alia  massima  come  1  : 5,G8 

quella    »  NE.       r  ...  .  ,..        .  A  :  2,80 

.)    E.  .  ■  .    •'>:    .  \  :5,39 

I)  »S.E.  .  .  ,  A  :  ^2,30 

..    S.  ,.  ..  ...  i  :  57,00 

»  dS.O.  .  ,;,  .  .  \  :2.87 

»  »  0.  .  .  .  ''      .  \  :  4,GG 

.)  »N.O.  .  .  .  I  :  5,70 

dimquc  la  differenza  maggiorc   nella  frequenza   mensile  6 
del  S.E  del  S. 

Questi  fatti  non  si  modificano  gran  die  se  si  prenda  ad 
esame  la  disposizione  dei  venti  nei  due  deoennii,  onde  si 
compone  il  ventennio  ;  ne  credo  che  giovi,  per  mettere  in 
mostra  si  picciole  differcnze,  ripetere  intorno  ad  essi  il  la- 
voro  fafto  sopra  il  ventennio  (Vedi  Tav.  VI,  VII,  VIII,  IX 
della  Serie  I). 

Cosi  nclle  slagioni.  Anclie  in  esse  trovianio  la  frequen- 
za de' venti  occidenlali,  maestrali,  nordici  e  grecali  dirai- 
nuire  dall'inverno  alia  primavera^  o  alia  state,  indi  crescc- 
re  da  queste  stagioni  all'  autunno  ;  viceversa  gli  sciroc- 
cali c  gli  australi  crescere  dalf  inverno  alia  primavera  o 
alia  state,  diminuire  da  queste  stagioni  all'aulunno;  dei  due 
di  levante  infine  e  di  quei  di  garbino  il  primo  d'  entrambi 
starsene  coi  venti,  die  lo  precedono,  il  secondo  con  quei, 
cbelo  seguono  ;  cio6  I'E.comportarsi  alia  foggia  dei  nordi- 
ci, I'E.S.E.  degli  sciroccali;  il  S.O.  al  modo  degli  australi  ; 
i'O.S.O.  a  quel  degli  occidenlali.  Le  scguenti  Tavole  mostrano 


—  !227  — 
in  quali  stagioni  del  ventennio  cadesscro  il  maximum  cd   il 
minimum  nella  frequeiiza  dei  voiiti ;  nun  clie  le  oscillazioni 
espresse  dalla  differcnza  fra  la  niaggiore  e  la  minore  delle 
medie  frequenze  mensili   (Vedi  Tav.  XI  e  XH). 


Stagioni  in  cui  caddero  le 

frequenze 

Vewti 

E 

massinie 

minime 

N. 

Inverno 

Priniavera 

N.N.E. 

Inverno 

Estate 

N.E. 

Inverno 

Priniavera 

E.IX.E. 

Inverno 

Estate 

E. 

Prima  vera 

Inverno 

E.S.E. 

Estate 

Inverno 

S.E. 

Estate 

Inverno 

S.S.E. 

Estate 

Inverno 

S. 

Estate 

Inverno 

S.S.O. 

Primaveru 

Inverno 

s.o. 

Priniavera 

Inverno 

o.s.o. 

Autunno 

Priniavera 

0. 

Inverno 

Priniavera 

O.N.O. 

Inverno 

Priniavera 

N.O. 

Inverno 

Priniavera 

IV.N.O. 

Inverno 

Estate 

228 


Vewti 

Media  frequenza  delle 
stagioni 

Differenza 

massiraa 

minima 

N. 

42,3 

16,8 

25,5 

N.N.E. 

43,0 

22,2 

20,8 

N.E. 

42,0 

24,8 

17,8 

E.N.E. 

23,8 

14,0 

9,8 

E. 

27,0 

13,4 

13,6 

E.SE. 

21,6 

6,5 

15,1 

S.E. 

33,9 

B,5 

28,4 

S.S.E. 

32,6 

3,3 

29,3 

S. 

29,2 

3,1 

26,1 

s.s.o. 

17,3 

4,2 

13,1 

s.o. 

12,4 

8,1 

4,3 

o.s.o. 

7.9 

5,6 

2,3 

0. 

11,4 

5,2 

6,2 

O.N.O. 

9,9 

3,2 

6,7 

I\.0. 

19,9 

7,8 

12,1 

IV.N.O. 

26,5 

1 

8,2 

18,3 

Una  sola  differenza  si  nota  fra  qucsle  tabclle  e  le  pre- 
cedenti,  ed  6  che  se  nelle  oscillazioni  mensili  la  massima 
appariva  essere  quasi  in  pari  proporzioni  pei  venti  nordici 
c  pei  meridionali,  ma  apparteneva  realmente  a  qiiesti  ulli- 
mi,  quiinvece  questi  banno  non  solo  la  massima  oscillazio- 
ne  reale,  ma  eziandio  I'  appareote. 


—  229  — 

Le  maggiori  oscillazioni  per6  cadono  neH'inverno ;  !e 
luinori  nell'autunno,  come  diinostra  il  scguenle  opilogo. 

Massime  Mininie 

Inverno  8  7 

Piimavora  5  6 

Estate  4  3  * 

Autunno  \  »  * 


^6  ^6  * 

Considei'iamo  adesso  la  distribuzione  e  la  relativa  fre- 
quenza  nella  direzione  dci  venti  entro  ciascuna  delle  dodici 
serie  dei  iDesi,  e  dellequatlio  delle stagioni,  oosi  pel  priiuo 
che  pel  secondo  dccennlo  (  V.  Tav.  X.  A.  C,  e  XIII  della 
I  Serie). 


—  230  — 

M  E  S  I 

I  Decennio 

II  Decennio 

Direzione  del  venti 

Direzione  del  venti 

pill 
frequente 

nieno 
frequente 

piu 
frequente 

ineno 
frequente 

Gennaio 

N.N.E. 

S. 

N. 

E.S.E. 

Febbraio 

N.N.E. 

S. 

N. 

0. 

Marzo 

E. 

O.N.O. 

N.E. 

O.N.O. 

Aprile 

S.E. 

o.rv.o. 

S. 

O.N.O. 

Maggio 

S.E. 

0. 

S.S.E. 

O.S.O. 

Giugno 

S. 

0. 

S.S.E. 

O.S.O. 

Luglio 

S.E. 

O.N.O. 

S.S.E. 

O.N.O. 

Agosto 

S.E. 

ON.O. 

S. 

O.N.O. 

Settembre 

1\.E. 

O.N.O. 

N.E, 

O.N.O. 

Ottobre 

N. 

s. 

N.E. 

O.N.O. 

Novembre 

IV. 

S.S.E. 

N. 

S.E. 

Dicembre 

IV.E. 

S.S.E. 

N. 

S.E. 

—  231  — 


Stagioni 

I  Decennio 

II  Decennio 

Direzione  dei  venli 

Direzione  dei  venti 

piu 

frequente 

meno 
frequente 

piu 
frequente 

meno 
frequente 

Invcrno 
Primavera 
Estate 
Autunno 

N.E. 

E. 

S.E. 

iA.E. 

S.S.E. 

O.N.O. 

O.iV.O. 

N.O. 

IV. 
N.E. 

S.S.E. 

N.E. 

S. 
O.N.O. 
O.N.O. 
O.N.O. 

A  queste  sifacciano  seguire  due  tavole,  die  raisurino  I'ara- 
piezza  delle  sovraiodicate  oscillazioni  (  V.  Tavole  VI,  VIII, 
XI  e  XII  della  I  Serie). 


—  232  — 


M  ESI 

I  Dt'cennio 

c 

1 

II  Decennio 

« 
s 

Frequenza  me- 
dia dei  venti 

Frequenza  me- 
dia dei  venti 

massi- 

mini- 

massi- 

mini- 

ma 

ma 

ma 

ma 

Gennaio 

45,2 

0,4 

44,8 

24,5 

0,4 

21,4 

Febbraio 

42,8 

4,5 

41,3 

43,2 

0,9 

42,3 

Marzo 

42,7 

4,4 

44,0 

44,3 

0,6 

43,7 

Aprile 

40,8 

4,4 

9>7 

40,4 

4,6 

8,8 

Maggio 

40,4 

2,4 

8,0 

44,5 

4,6 

9,9 

Giugiio 

44,4 

4,3 

40,4 

4i,8 

9,3 

Luglio 

44,9 

0,8 

44,4 

43,2 

0,4 

42,8 

Agosto 

44,0 

0,0 

44,0 

44,2 

4,5 

9,7 

Settembre 

40,2 

0,9 

9,3 

40,7 

4.5 

9,2 

Ottobre 

42,0 

4,5 

41,4 

40,3 

4,8 

44,5 

IVovembre 

40,5 

4,5 

9,0 

49,9 

0,4 

49,5 

Dicembre 

40,4 

0,4 

40,0 

20,4 

0,4 

49,7 

—  233  — 


Stagioni 

I  Decennio 

03 

a 

a 

11  Decennio 

Differenza 

Frequenza  me- 
dia dei  venti 

Frequenza  me- 
dia dei  venti 

massi- 
ma 

mini- 
ma 

massi- 
ma 

mini- 
ma 

Inverno 
Primav. 
Estate 
Autunno 

42,3 
31,8 
33,7 
32,8 

3,i 

3,5 
3,3 

8,0 

39,2 

28,3 
32,4 

24,8 

54,8 
3d,3 
36,0 
43,5 

2,7 
3,2 
5,0 
4,2 

62,1 
28,4 
31,0 
39,3 

Da  qiiestc  tabelle  si  Irae  dunque: 

1.  Che  nei  due  deeennii  insieme  presi  le  maggiori  fre- 
quenze  appartengono  prima  ai  venti  di  tramontanae  digre- 
co,  e  fra  questi  al  N.  e  al  N.E.;  poi  a  quelli  di  scilocco  e  di 
auslro. 

2.  Clie  le  maggiori  frequenza  dei  venti  di  tramontana  e 
di  greeo  appartengono  ai  raesi  freddi ;  le  maggiori  di  sci- 
locco e  di  austro  ai  caldi. 

5.  Che  le  minori  di  scilocco  c  di  austro  spettano  ai  me- 
si  freddi,  quelle  di  ponenteai  caldi  ed  ai  temperati  e  alcuna 
volla  anche  ai  freddi. 

4.  Che  ai  venti  di  tramontana  e  di  greco  non  ispella  in 
iiessun  mese  la  minore  frequenza,  n6  niai  la  massima  a  quei 
di  garbino,  di  ponente  e  di  maestro. 

5.  Che  una  sola  volta  la  massima  frequenza  si  nota  nei 
venti  di  levantc,  e  qucsta  nei  mesi  di  marzo  del  primo  de- 
cennio ;  una  sola  fiata  la  minima  nei  mesi  di  gennaio  del 
secondo  decennio. 

Serie  III,  T.  IV.  51 


—  234  — 

0.  Clic  I'ampiezza  delle  oscillazioni  fra  la  massima  e  la 
juiiiima  fi'cqiienza  nella  direzione  dei  venli  diminuisoe  dal 
goiinaio  all' api'ile  od  al  inaggio  inclusive,  salvo  una  lie\e 
eccczione  pel  marzo  ;  cresce  di  nuovoda  questi  mesi  al  lu- 
glio  ;  cala  dal  luglio  al  sclterabre  ;  aumonta  iuline  dal  setleni- 
bre  al  dicerabro.  Ila  qiilndi  due  maxima,  uno  nei  mesi  fred- 
di,  uno  nei  caldi,  due  minima  nei  teniporati. 

7.  Che  le  maggiori  oscillazioni  cadono  nei  verno;  le  mi- 
nori  neir  autunuo^  o  nella  primavei'a,  come  gii  si  era  di- 
mostrato  piii  sopra. 

8.  Che  dette  oscillazioni  poi  sono  piii  strolte  nei  primo 
decennio,  piii  larghe  Del  sccoudo. 

9.  Che  le  frequenze  massime,  le  quali  costituiscono  il 
predominio  dei  venti,  sono  tutte  chiuse  pel  noslro  clima 
nella  prima  meta  del  rombo  dei  venli. 

10.  Che  infine  tale  predominio  avanza  regolarraente 
dal  N.  al  S.  nei  primi  sei  mesi  dell'  anno,  retrocede  con  pari 
regolarita  da  S.  a  N.  nei  sei  uitimi. 

Questa  siogolare  risultanza  si  fa  ancora  piu  manifesta 
e  regolare  se  il  predominio  si  cerchi  non  nei  due  decennii, 
ma  nei  ventennio.  Allora  si  ha  (V.  Tav.  Ill  della  I  Scrie ) : 

per  Gennaio  il  predominio  di  N.N.E. 

»     Febbraio  »  »  »  N.E. 

»      Marzo      "  ■•  »  N.N.E.  o  ,;,, 

»      Aprile      »  »  »  S.E.  'i  , 

Maggio     »  »  "         S.S.E. 

I)        (liUgllO      »  »  n  S. 

'"  Luglio       »  »  ))  S.E. 

»  Agoslo      •>  »  »  S.E. 

»  Seltembre  »  »  N.E. 

»  Ottobre  »  »  »  NE. 

»  Novembi'e  »  »  N. 

»  Dicerabre  »  »  N.E. 


—  235  — 

II  predominio  dei  venti  duiiqne  rngrjiunrjc  la  sua  mas- 
sima  esciirsionc  meridionale  net  giiigno,  ed  incomincia  a 
relrocedere  dopo  il  solslizio  estivo,  fjuando  cioe  anche  il  sole 
net  suo  moto  annuo  snW  ecclitica  reirocede  verso  /'  oppo- 
slo  cmisfero.  Si  nota  eziandio  che  neirautunno  il  predomi- 
nio teodc  piu  presto  al  N.  di  qiiello  clie  tenda  al  S.  nei  me- 
si  di  primavera  o,  in  allri  lerniini,  che  il  predominio  dei  ven- 
ti nordici  e  pill  hiiifjo  die  qucllo  dei  meridionali.  Qucsti 
fatti  sono  rcsi  con  tulla  evidenza  dalla  Tav.grafica  IH. 

Finalmenie  le  Tavole  XIV  e  XV  dal!a  I  serie,  in  cui  so- 
no registrate  la  frequenza  totale  e  media  dei  venti  nei  quat- 
tro  quinquennii,  e  le  relazioni  loro  colle  maccliie  del  sole,  ci 
mostraoo  i  venti  raaestrali  c  i  nordici  alternarsi  con  rego- 
lare  vicenda  da  quinquennio  a  quinquennio,  e  stai'sene  in 
ragione  diretta  della  quantita  di  dette  maccliie  ;  uno  degli 
sciroccali,  i  due  australi  e  il  garbino  alternarsi  con  eguale 
regolariti,  ma  starsene  in  ragione  inversa  di  qucste  ;  gli 
altri  venti  non  avere  con  esse  nessuna  sicura  corrispon 
denza.  Da  cio  si  deduce  eziandio  non  esservi  stata  in  nes- 
sun  vento  la  tendenza  a  renders!  nei  ventennio  sempre  piu 
o  meno  frequento. 

Non  ho  potuto  occuparmi  della  diversa  direzione  dei 
venti  nelle  diverse  oredelgiornopergli  ostacoligiaaccennati 
a  proposito  del  movimento  orario  diurno  del  barometro, 
come  non  potei  trattare  intorno  alia  varia  forza  di  essi, 
perche  non  si  comincio  a  fame  regolare  annotazione  che 
dal  \."  gennaio  1854.  Delia  forza  dunque  non  parlero  che 
per  incidenza  nei  segucnte  esame  sulla  qualita  diversa  dei 
giorni. 

(Continua.) 


M='        I 


mum  DEL  (IIOMO  \^  DICEWE  1858 


!5i  fa  lettura  della  mcmoria  del  m.  e.  Sandri 
Sidhi  natiira  e  orifjine  dci  conlcKji.  Esposti  alcuni 
prolegomeui  fisiologici  a  guida  e  a  schiarimento  della 
patologia  generale,  adduce  una  serie  di  varii  argo- 
menti  per  sostenere  che  la  iiatura  dei  coniagi  febbrili 
e  quella  degli  esseri  vivi  non  aventi  spontanea  origi- 
ne,  ma  derivanti  da  geirni  preesistenli.  Nana  e  con- 
futa  le  ragioni  dei  propugnalori  1'  opposta  doltrina, 
quali  sarebbero  il  tiamuiarsi  i  contagi  1'  uno  nell'  al- 
tro,  il  mitigarsi  col  tempo  nella  lore  natura,  1'  aver 
nulla  di  comune  coi  contagi  febbrili,  tranne  la  co- 
municabilita,  anche  quei  pochi  che  pur  si  concedono 
di  natura  vegetabile  ed  ajiimale,  quali  sono  la  tigna 
0  la  scabbia. 

iVon  ammettendo  la  generazione  spontanea,  non 
concede  la  derivazione  delle  pestilenze  dalle  febbri 
maligne,  e  all'obbiezione  che  si  fa  alia  natura  vivente 
pel  lore  riapparire  a  lontane  distanze,  rispoude  non 


—  238  — 
esscr  pochi  gli  animali  dcllc  infime  classi  atti  a  ridc- 
starsi  e  a  rivivere  anche  dopo  lunghi  spazii  di  tcnipOj 
susceltibili  dello  fasi  di  comparsa,  di  crescimento  o 
di  cessazione.  Crede  che  lo  stesso  velcno  della  mal 
aria  non  sia  altrimenli  una  soslanza  chimica,  ma  iin 
aggregate  di  minimi  gernii  organici  sollevantisi  col- 
1'  evaporazione  dali'  aeque,  pcnetranti  nel  corpo  vi- 
ventc,  stanziarsi  in  esso  come  parassiti,  o  noccnti  col 
molliplicnrsi  c  rigcnerarsi. 

Quanto  alie  dubl)iezzc  sparse  da  alcuni  sul  luogo 
e  sul  tempo  delF  origins  de'  contagi,  invoca  Tautorita 
della  storia  e  la  notorieta  dei  fatti  anche  recentissi- 
mi  del  colera,  del  bianco  delia  vile,  dell'  atrofia  del- 
le  farfalle,  e  sostiene  che  una  maiattia  specifiea  non 
nasce  da  cause  comuni,  ma  da  una  causa  specifiea, 
e  I'accordar  troppa  influenza  alle  vicissitudini  meteo- 
riche  o  toj)ografiche  non  e  che  allontanarsi  vieppiu 
daila  realta. 

Si  legge  una  lettera  del  Municipio  di  Trieste, 
che  ringraziando  1'  Istituto  del  giudizio  gia  dalo  per 
un  concorso  stato  aperto  da  quel  Municipio,  rinnova 
air  Istituto  la  preghiera  per  simile  ufficio  quando  in 
un  nuovo  concorso,  che  ora  apre,  e  di  cui  manda  ii 
seguenle  avviso.  verra  Toccasione. 


—  239  — 

A  V  VISU 

concernente  il  premio  V  j\lunicijialc 

Continuando  ravviso  24  apiile  1857  concernente  llsti- 
tuto  dei  premii  municipaii,  si  rende  nolo,  clie  nel  di  29  no- 
vembre  I8G0  verrii  aggiudicato  il  V  premio  municipale 
con  fiorini  G30  val.  aiistr.  per  Opera  di  belle  arli. 

Le  discipline  da  osscrvarsi  all'  uopo  sono  le  scguenti : 
-1 ."  Sono  ammessi  alia  concorrenza  soUaiilo  arlisti  di 
famiglia  e  nascita  li-iestina. 

2°  Oggetto  di  premio  sono  opcre  di  gia  eseguile,  di 
architettiira,  di  scoUura,  di  pittura,  di  poesia  e  di  musica, 
cotro  il  decennio  die  precede  I'  anno  di  premio. 

5.°  Le  o^eve  architettoniche  dovranno  prodursi  me- 
diante  esatte  iconografie  ;  quelle  di  scoUura,  possono  pro- 
dursi con  impronte  fedeli  in  gesso  ;  di  ambidue  dovrii  in- 
dicarsi  ove  esista  T  opera.  Le  altre  dovranno  prodursi  in 
copie. 

4."  L'  insinuazione  dovra  farsi  entro  il  29  settembre 
deir  anno  ^800. 

3."  II  giudizio  sul  raerito  delle  opere  di  arcbitettura, 
scoUura,  pittura,  verra  pronunciato  dall'i.  r.  Accademia 
di  belle  arti  di  Venezia. 

6."  II  giudizio  sulle  opere  di  poesia  verra  date  dall'  i.  r. 
Istituto  di  scienze  e  lelterc  di  Venezia  ;  e  su  quelle  di  mu- 
sica,  verrii  dato  mediante  esperli  nominati  dalla  Commis- 
sione  alia  quale  e  anilie  rimessa  T  aggiudicazione  del  pre- 
mio. 

7.°  Concorrendo  insieme  opcre  di  lulte  siffatte  catego- 
ric e  nou  risultando  prevalente  giudizio  di   una  piultosto- 


—  240  ~ 
die  deir  altra  specie,  si  proccdcri'i  noil'  ordine  della  chia- 
niata,  cioe  prima  arcliikUtura,  in  difetto  di  qucsta  pitlura, 
poi  scollura,  indi  poesio,  per  ullimo  musica  ;  avvertendo 
(he  opere  di  tal  natura  non  potranno  porsi  in  concorrenza 
dagli  erodi,  quaiid''  anche  ne  avessero  la  proprieta  artistica 
o  letloraria. 

8."  La  prociamazione  c  la  consegaa  del  premio  avranno 
luogo  solcnneinentc  e  pubblicamente. 

Dal  M.igistrnto  Civico,  Trieste  li  29  Noveinbre  i858, 

//  Podestd 
Cav.  De  Tommasini. 

Dom.  Bonifacio  Relalore. 

A  r'lher  Segrelario. 


mmU  DEL  GlORI^'O  16  GElilO  1859. 


Approvata  la  relazione  dell'  adunanza  privata 
13  dicembre  scorso,  il  m.  e.  Sagredo  dice  che  tro- 
vandosi  asseiite  quaiido  si  lesse  la  sua  relazione  suUa 
Esposizioiie  Toscana,  non  pote  rispoudere  alle  osser- 
vazioni  dei  eoileghi  Cappclletto  e  Minisealchi  che  ac- 
cennano  esservi  stati  dei  commissarii  lombardo-veneti 
alia  esposizione  di  Londra.  Egli  legge  il  rapporto  della 
Esposizioiie  Toscana  ec,  dove  a  pag.  43  vi  sono  nonii 
di  giurati  destinati  dall'  Austria,  Baumgartner,  De 
Burg,  De  Harrach,  Tunner,  Roesner.  Di  questi  nes- 
suno  e  lombardo  o  veneto,  ed  il  Sagredo  crede  aver 
dovuto  far  conoscere  la  Ibnte  da  cui  trasse  I'asserzione 
sua  precedente,  per  niostrare  che  se  per  caso  alcuno 
di  quelli  fosse  stato  compreso  in  qualche  commissione 
inferiore,  nessuno  lo  fu  nel  giuri  internazionale,  e  per 
far  conoscere  avere  studiato  il  libro  sul  quale  dovctte 
fare  le  proprie  osservazioni.  -^ 

Serie  HI,  f.  IV.  '    32 


242 

II  prof.  G.  Rcllavitis  legge  alcuno  parti  di  una 
Mcnioria  inlilolal.a :  Delia  materia  e  dcUc  forze.  Egii 
accenna  i  cangianienti  avvcnuti  nclla  leoria  del  calo- 
rico  dopo  die  cgli  lessc  (27  diccinbre  1840)  alcune 
considerazioni  sulla  dottriiia  del  calorico  raggianle 
[Annali  di  Roina,  agosto  1850),  c  erode  che  sia  op- 
portiino  ])rendcre  in  esame  i  fondamenti  della  scienza 
fisica,  sui  qnali  piihl)lic6  alcune  sue  opinioni  negli 
Aiuiali  di  Uoma  (oltobrc  1850)  e  negli  Alti  dcH'i.  r. 
Islilulo  (1856,  1.  I,  p.  107,  22K325).  Stabiliti  i 
pn'ncipii  filosofici  che  egli  crede  base  necessaria  dei 
ragionanicnti  fisici,  accenna  il  procedinienlo  dellc 
ipotcsi  inlorno  al  calorico,  e  trova  che  lu  opportunis- 
sinio  considerarlo  come  corpo  sui  cjeneris,  quanlun- 
que  aUra  ipotesi  potesse  poi  venir  preferita.  Prima 
d'  andare  innanzi  cgli  dcfinisce  le  varie  manicre  di 
forze  e  le  loro  uniia.  ed  accenna  alcune  di  quelle  clic 
apparlcngono  alia  materia,  e  siccome  quesla  presenta 
azioni  che  non  si  saprebbero  attribuire  a  forze,  cosi 
a  togliere  gli  equivoci  dice  fucolid  le  cause  di  tali 
azioni  senza  asserire  ne  negare  che  le  facolta  siano 
riducibili  a  forza.  Egli  si  dichiara  scguace  della  leoria 
dinamica,  che  fa  consistere  la  materia  in  un  comples- 
so  di  forze  (nel  senso  piii  lato  della  parola)  e  trova 
contrario  ai  principii  filosofici  Famniettere  I'esistenza 
degli  alomi. 

Prende  in  esame  la  teoria,  secondo  la  quale  il 
calorico  c  una  semi-forza-viva,  ne  esamina  le  difficol- 
ta,  per  cui  hisogna  confessare  che  essa  non  rende 
pill  semplice  la  scienza,   ne  la  libera  da  supposizioni 


—  243  — 

ininiagiiiarie.  L'  aiilore  esamina  poscia  alciine  parli 
del  Grove  sulia  conelazione  delle  f'orze,  di  cui  egli 
Icova  inesatto  ed  ambiguo  il  linguaggio,  il  quale  pren- 
de  quasi  seuipre  per  base  quelle  stesse  idee,  die  si 
vorrebbcro  combattere  conic  ininiagiiiarie  e  nocive 
alia  scienza. 

II  prof.  Bellavitis  espone  la  teoria  meceanica  del 
calorico  dei  Carnot  c  Ciapeyron,  c  Ic  essenziali  nio- 
dificazioni  portatevi  dnlle  sperienzc  di  Mayer,  Joule, 
Clausius,  ecc  Egli  non  si  mostra  disposto  ad  amnict- 
tcre  il  principio  che  ,il  Icworo  mcceanico  non  possa 
distruggersi^  nia  sollanlo  converlirsi  in  calorico  per 
poscia  riprodurre  io  stesso  lavoro. 

L'  autore  Irova  ancora  pin  indeterminate  ed  in- 
sostenibili  le  idee  del  Grove  suHa  natura  deirdeltri- 
cita,  del  magnetismo,  della  luce  e  delle  affinita  chi- 
iniche. 

11  m.  e.  cav.  Cicogna  coniunica  un  saggio  del  sig. 
Angelo  Dal  Medico  deilo  spoglio  di  parole  e  frasi  che 
dovrebboro  arricchire  il  Dizionario  del  dialetto  vene- 
ziano.  Questo  saggio  si  rimetle  alia  giunta  per  la 
lingua. 

L'  Istiluto  dclibera  che  il  quesito  scientifico  da 
pubblicarsi  in  maggio  di  quest'  anno  debba  vcrsare 
sopra  la  chimica  e  la  fisica  applicata  ai  bisogni  del- 
I'uonio,  ed  clegge  i  niemhri  Bizio,  Bucchia  e  Turazza 
per  la  scelta  del  progranima  confornie  I'arlicolo  103 
degli  statuti  interni. 

A  coniporre  la  giunta  per  la  scelta  dei  soci  cor- 
rispondenti  vengono  elelti  i  nienibri  Bucchia,  Bella- 


—  244  — 
vitis,  Zanardini,  Minich,  Santini^  Sagredo,  Miniscal- 
chi  c  Bianchelli. 

Per  la  giunia  della  biblioteca,  i  membri  Sagrcdo, 
Cicogna,  Minicb,  Zanardini  e  Bcllavitis. 

Si  legge  il  dccreto  n."27, 10  gennaiodi  qucst'anno 
deir  i.  r.  Liio^olenenza  risiiiiardantc  la  elezione  del 
prof.  Raffaele  Molin  a  socio  corrispondentedcl  Vcneto 
Istiluto. 

[1  Seeretario  annuncia  esscre  stato  dislribuito  il 
Vol.  VII  parte  II  delle  Memorie  in  4.°  cbe  conlicne 
Ic  seguenti  materie : 

Lntorno  nlla  icoria  delle  macchine  a  vapore.  Considc- 
razioni  del  iii.  e.  prof.  Donicnico  Turazza,  con  una  lavola. 

Plantarum  in  Mart  Rubra  hucusijue  collectarum  eniime- 
raiio  (juvanle  A.  Figari).  Auclore  J.  Zanardini,  con  12 
tavole  miniate. 

Posizioni  mcdie  di  270G  slcllc  pel  primo  gennaio  I8G0 
dislriOuite  nclla  zona  comprcsa  fra  10"  e  12"  30'  di  dccli- 
nazione  uuslralc,  dcdolle  dalle  osservazioni  fattc  negli 
mini  l8r3G-57-58  ncUi.r.  Osscrvalorio  di  Padova.  Mc- 
moria  del  m.  c.  Giovanni  Santini. 

Aggiuiige  cbe  coila  3."  parlo  prossima  a  piibbli- 
carsi  si  cbiudera  ii  Vol.  Ml,  ed  iiicominciera  rotlavo 
colla  Meiuoria  gia  approvata  del  mcnibro  eflellivo 
prof.  Turazza  sdllu  teuria  (Unainica  del  calorico. 

II  socio  corrispondcule  dotL  Pietro  Ziliolto  legge 
la  seguente  . 


—  245  — 
RELAzioNE  •.;:  r 

sul  Manuale  delle  makdlie  cutanec  del  dolt.  Pietro 
Gambeiini  di  Bologna. 

La  biblioteca  medica  ilaliana  maocava  di  un'opera  sulle 
malaltie  cutanee  scrilta  da  un  italiano  in  lingua  italiana. 
Tale  lacuna  fii,  non  ha  guari,  colraata  dal  chiarissimo  dott. 
Pietro  Gamberini  di  Bologna  col  libro  intitolato  Manuale 
delle  makdlie  cutanee. 

Questo  manuale  e  diviso  in  tre  parti :  la  prima  6  un 
discorso  di  dcrmatologia  generate,  tratla  la  seconda  d'ogni 
singola  derniopalia  ;  la  terza  ed  ultima  parla  di  quelle  der- 
matosi,  a  cosi  dire  speciflche,  le  quali  non  potrebbero  es- 
sere  ordinate  in  una  elassificazione  qualunque. 

La  elassificazione  adottata  dal  dott.  Gamberini  e  quel- 
la  medesima,  tranne  poolie  variazioni,  cui  propose  Tillusfre 
dermalologo  inglese  Willan  e  che  ha  il  suo  fondaraento 
nellc  forme  primitive  anatomiche,  o  nella  fisionomia  origi- 
naria  dci  morbi  cutanei,  onde  le  dermatosi  esantematichey 
le  bollose,  le  puslolose^  le  papulose,  ece. 

II  discorso  comincia  da  una  succinta  istoria  dclla  scien- 
za  dermatologica,  poi  passa  alia  anatomia  e  alia  fisiologia 
della  cute,  prosegue  alle  cause,  ai  segni  e  al  pronostico 
delle  dermatosi,  e  finisce  coll'  enumerare  i  mezzi  e  i  modi 
a  curarle. 

In  questo  discorso  sono  svolli  gli  argomenti  piu  im- 
portanti  e  piii  controversi  di  dcrmatologia  :  cosi  la  parte 
che  ha  1'  infiammazione  nclla  genesi  delle  malattie  cutanee 
e  ridotta  entro  ai  limiti  corapatiti  dalla  ragione,  —  la  reci- 
proca  aziono  fra  gli  organi  interni  e  la  cute,  onde  I'origine, 


—  240  — 

la  n'pcrciissionc  e  il  trapasso  tli  certc  dermatosi  6  sottoposta 
a  critica  rigorosa  —  cosi  c  dimoslrato  clic  ccrti  inscUi  e 
corle  crittogamcorasieno  cause,  ora  effclto  e  quaiido  com- 
plicazione  di  alcune  dorraopatie  —  e  posto  jl  dubbio,  che 
la  Icgge  del  pcriodo  alia  quale  spesso  sono  subordinate  le 
malattie  dcgli  Drgani  inlcrni,rogoli  le  infei'niitadclla  cute  — 
cosi,  iullne,  o  risoluta  affermalivamente  la  questione,  se 
v' abbiano  febbri  eruttive  senz'eruzione,  inquantocbe,  sic- 
come  dice  r  autore,  la  forma  noii  coslitnisce  V  essenza  del 
moi'bo,  ma  ne  rappresenta  soltaiito  un  caialtero  dislinti- 
vo;  racntre  il  foiulameulo  assoluto  e  immutabile  delle  feb- 
bri eruttive  sla  nel  cumulo  di  quelle  azioni  e  di  quelle 
reazioni  dinamiche,  chiraiche,  organiclie  cbe  per  esse  son 
suscitate. 

D'ogni  singola  dcrmopatia  discorsa  iiella  seconda  parte 
del  manuale  sono  indicate  le  diverse  denominazioni,  i  fe- 
uomeni,  le  variety,  i  segni  cbe  la  dislinguono  dalle  afllni,  le 
cause,  la  terrainazione,  la  cura.  Se  le  derraopatie  acute, 
quali  il  vaiuolo,  il  morbilo,  la  scarlaltina  ed  altre  sono 
traltale  brevemente,  le  croniclie,  quali  1'  erpete,  1'  eczema, 
r  ectima  ed  altre  lo  sono,  in  cambio,  diffusamente.  E  bene 
a  ragione  ;  imperciocclK'  delle  prime  ogni  libro  di  patologia 
generale  ne  paria  dislcsamente,  dclle  scconde   assai  poclii. 

Fra  le  monogralie  delle  varic  dermatosi  specificlie  com- 
prese  nella  terza  parte  del  manuale  si  distiiiguono,  per  una 
larga  e  pregevole  trattazione,  quella  dclla  tigna,  cbe  e  la 
dermopatia  piu  lenace  e  schifosa,  e  della  scabbia  che  e  piii 
comune  e  molesla. 

E  stato  delto  cbe  il  medico  impara  piii  da  un  solo  am- 
malato,  che  da  dieci  libri.  Se  cio  e  vero  per  le  malattie  in 
gencro,  e  verissimo  per  le  cutanco  in  ispecic :  a  dicifrar 
quelle  pu6  molte  volte  soccorrere  il  raziocinio:  a  conoscer 


—  247  — 
queste  basta  quasi  semprc  la  sola  vista.  II  medico  che  Icgge 
il  libro,pcr  qiianto  accuratamente  vi  sia  descrilta  una  der- 
matosi  principalmentc  cronica,  non  pu6  mai  coraprenderia 
COS!  bene,  da  discernerla  fra  le  tante  simili  che  I'ammalalo  gli 
potra  mettere  davanti  agli  occhi.  Nella  dermatosi  descrilta 
uianca  scmpre  quella  forma  e  quel  color  proprio  che  la  na- 
tura  sola  sa  iraprimere,  e  che  verun'  arte,  per  quanto  fini- 
ta,  puo  imitare.  «  Ogni  malattia  della  pelle,  dice  lo  stesso 
»  dutt.  Gamberini,  lia  caratteri  generici  e  specifici,  ha  s(>gni 
»  costanti  e  variabili  ;  tutta  la  sapienza  disegnaliva  e  lera- 
))  peutica  sta  nel  conoscere  e  nell'indovinare  queste  cose.  » 

Delle  tavole  in  cui  fossero  ritralte  le  diverse  malatlie 
culanee,  siccome  si  vedono  in  alcune  opere  simili,  avreb- 
bero  poliito  scemare  il  difetto  clie  il  libro  del  dott.  Gam- 
berini ha  comune  con  tutti  i  libri  di  dermalologia,  e  con 
cio  il  suo  Manuale  sarebbe  riuscito  piii  utile  ai  giovanime- 
dici  che  non  lianno  opporlunita  di  osservare  le  dermatosi 
in  uno  spcdale. 

Cio  non  ostante,  il  dott.  Gamberini  col  proprio  iMa- 
nuale  ha  conseguito  il  doppio  fine  al  quale  ei  mirava,  di 
emnncipare  cioe  il  nostro  paese  dalla  lettura  di  libri  fore- 
stieri  sulle  malattie  cutanee,  e  di  darne  uno  ordinato,  facile, 
succinto,  ed  io  aggiungero,  ricco  d'insegnamenti,  ai  giovani 
raedici  della  penisola. 

Elenco  dei  doiii  prcsentati  all'  i.  r.  Istituto  dopo  le 
adunanze  del  novembre  e  dicembre  4858. 

BtiUeltino  deWlstmo  di  Suez.  Vol.  Ill,  N.  21  al  24.  —  To- 
rino \  858. 
//  Creimscoh.  N.  40  al  52.  —  Milano  1859. 
Gaz^elia  di  Verona.  N.  4  00  a  -190,  1858^  ed  \  a  9,  -1859. 


—  248  — 

Beschreibung  cc.  (Doscrizione  (lelfi.  r.  Gabinelto  niinii- 
smalico-archeologioo )  del  sig.  Giuseppe  Anietb.  — 
Vienna  1858. 

Sloria  della  collivazione  del  ricino  nella  Provincia  Veronese 
c  dei  snoi  prodolli  industriaii.  Memoria  del  sig.  Stefano 
de  Slefani.  —  Verona  1838. 

Osservutore  Trleslino.  N.  269  a  29G,  1858;  1  a  9.  —  Trie- 
ste 1859. 

Comptes  rendus  liebdnmadaires  dcs  Seances  de  I'Acadcmie 
des  sciences  de  Paris.  T.  47,  N.  19  a  26,  1858,  e  T.  48, 
N.  1,  4  859. 

11  Muluo  soccorso.  N.  46  a  52.  —  Milano  4  858. 

L Economia  rurale.  IN.  45  a  48.  —  Torino  4  838. 

Reichsgesetzblalt  ec.  (Boileltino  delle  Leggi  dell'  Impero 
Austriaco)  Punt.  N.  48  a  56.  —  Vienna  1858. 

Giornale  veneto  delle  scienze  mediche.  Luglio,  agosto  e 
settembre.  —  Venczia  4  858. 

Gazzelta  di  farmacia  c  di  chimica.  N.  46  a  32, 1838;  N.  4 
a  2,  4  859.  —  Venezia. 

Cronaca  di  seienze  e  leliere.  N.  21  a  24.  —  Milano  4  858. 

//  Tecnico.  N.  5  e  6.  —  Torino  4  859. 

Annotatore  friulano.  N.  30  a  32,  4  858  e  N.  42,  4  859.  — 
Udine. 

Piivisla  conlemporanea.  N.  60,  novembre.  —  Torino  4  838. 

L'Etdpresente.  N.  21  a  26,  1858,  e  N.  1,  1859.  —  Vene- 
zia 4  838. 

Avvisatore  mercantile.  N.  46  a  55,  e  N.  4,  2,  4  859.  —  Ve- 
nezia 4  858. 

Corrispondenza  scientifica.  Anno  V,  N.  26  a  50.  —  Roma 
4  858. 

Annaii  di  maiemalica  del  prof.  Tortolini.  N.  6  (novembre  e 
dieembre).  —  Roma  4838. 


—  249  — 

L'  Educatore  israeiila.  Puntale  II  e  12  —  Vercelli  1858. 
//  Bacofiio  italiano.  INovembre  c  dkembre.^ — Milano  1858. 
Ricerche  per  I'  istoria  dei  popoli  arceusi^  anteriori  aUe  co- 
lonic elleniche,  del  dott.  Gaelano  Italia-Nicastro  da  Pa- 
lazzolo.  —  Messina  1836. 
Primo  quadrimestre  dei  pronoftici  giornalieri  delle  stagioni 
dcW  anno  1859  da  osscrvarsi  dalla  sponda  deslra  del 
Po,  etc.  di  Antonio  Bernardi.  —  Modena  1858. 
Dcnkschriflen   etc.   (Memorie  dell' imp.    Accadeniia    dellc 
scienze  di  Vienna).  Classe  di  scienze  malemaliche  e  na- 
turali,  vol.  XV.  —  Vienna  1858. 
Silzungbericlile  etc.  (  Atti  dell'i.  r.   Accademia  siiddetta  ). 
Classe  di  fliosofla  e  storia. 

Vol.  XXV,      disp.'  ni.  Dicenibre  1857. 
»     XXVII,       .)      II  e  III.  Aprile  e  maggio  1858. 
.)     XXVIII,     .)      I  e  II.  Giugnoe  luglio  1838. 
Silznngberichte  etc.  (Atti  della  stessa). 

Classe  delle  scienze  matematichc  e  naturali. 
Vol.  XXVII,  dispensa   2.«   Dicembre  1857. 
»     XXIX, XXX, XXXI,  XXXII,  dispense  I  I  a  23, 
1838. 
Archivio  etc.  (Archivio  per  la  cogoizione  delle  parti  storiche 
austriache,  dall' Accadeniia  suddetla). 

Vol.  XIX,  dispensa  2.'  1858.  ,.  .,\ 

II     XX,          I)         I ."      » 
Anleitung  etc.  (Guida  alle  osservazioni  magnetiche  di  Carlo 

Kreil).  2.'  edizione  aiiiTicntata.  —  Vienna  4  858. 
BuUettino  delle  scienze  mediche.  Novembre  e  dicembre.  — 

Bologna  1 858. 
Lo  Spetlatore  italiano.  N.  G  a  -14.  —  Firenze  1858-59. 
la  Civilld  caltolica.  N.  208  a  211.  —  Roma   1858-39. 
Reminiscence  di  fatli  e  di  principii  medico-poiitici  sul  cho- 
Serie  III,  T.  IV.  53 


—  250  — 

lera-morl/iiSj  del  dott.  Giuseppe  Luigi  Gianelli  (Milano). 
—  Padova  1838. 

V  Eco  medical.  N.  12,  dicembre.  Neuchatel  1858. 
Letiure  di  famiglia.  Vol.  VII,  puntate  H  c  12.  —  Trieste 

J  858. 
Kongtiga  sveuskaeic.  (Esercitazioni  della  r.  Accadeinia  sve- 

dcse  dclle  sciciizc).  Nuova  serie,  vol.  IV,  disp.  11^  1836. 
Oevcmigt  etc.  (Prospello  delle  traltazioni  della  r.  Accadem. 

suddetta,  anno  4  837.)  —  Stockholm  1838.  :  *  -,•. 

Kongliga  sveuska  etc.  (Viaggio  intorno  al  mondo  della  Fre- 

gata  svedese  {Eugenia).  Dispensa  1  a  3.  —  Stocolma 

1837-58. 
//  Giardiniere.  Novcmbre  e  dicembre.  ■ —  Milano  1838. 
Traltalo  suUa  mnsica  poelica  o  versione  deW Eneide  di  An- 
tonio Buccelleni  bresciano.  Vol.  I.  —  Brescia  1858. 
Giornale  delle  scienze  mediche.^.2\  a  23.^ — Torino  1858. 
Alcune  parole  dette  dal  Rabb.  prof.  Lelio  della  Toitc  cele- 

brandosi  la  cbiiisa  e  Tapertura  degli  studii  negli  anui 

1837-38  e  58-39.  —  Padova  1858. 

V  Economista.  N.  H  e  12.  —  Milano  1858. 
Proceedings  etc.  (  Atti  della  reale  Society  di  Edimburgo ). 

Adunanze  del  1857-58. 

Papers  etc.  (Lctturc  fatto  alia  Society  botanica  di  Edimbur- 
go) dal  dott.  Giorgio  Lawson.  —  Edimburgo  1858. 

La  Rondinella.  Giornale  letterario-artistico-teatrale  di  Na- 
poli,  N.  55  del  7  dicembre  1 858,  con  una  Biografia  del 
comm.  Salvatore  Fenicia. 

Intorno  gli  effetti  della  corrente  elettrica  conlimia  sulle  fun- 
zioni  del  gran  simpaUco.  Nuovc  esperienze  del  co.  cav. 
Fra  Filippo  Linati  e  del  dott.  Primo  Caggiati  di  Par- 
ma (Estratlo  dal  Giornale  il  Tempo).  —  Fircnzc  1858. 


—  251  — 

Memoires  de  la  SoeUle  de  physique  et  r/'  hist.  nat.  de  Gene- 
ve. Tom.  XIV,  2.'^  partie.  —  1859.  -         r     ; ;    ; 
Alti  deU'i.  r.  Istituto  lombardo  etc.  Vol.  I,  fasc.  XI.  —  Mi- 

lano  \  858. 
Sul  colera  asiatico.  Considerazioni  del  dott.  Giuseppe  Ba- 

ruffi  di  Rovigo.  —  Este  1858, 
Smithsonian  report    etc.   (Rapporto    annualc  dell' Istituto 

Smithsoniano)  (anno  ^856).  —  Wasingtoo  1857. 
Proceedings  etc.  (Atti  dell' Accademia  delle  scienze  naturali 

di  Filadelfia).  —  i  858. 
Proceedings  etc.  (  Atti  della  Societii  fllosofica  americana). 

Gennaio  c  diccnibrc  ^858.  —  Filadelfia. 
Meteorology  etc.    ( La  meteorologia    in  connessione  con 
r  agricoltura)  del  prof.  Giuseppe  Henry.  —  Wasinglon 
^858. 
Notice  etc.  (Ragguaglio  di  recenti  osservazioni  geologiche) 

diUgo  Muller.  —  Filadelfla  ^857. 
Memoires  etc.  (Memorie  dell'  Accademia  americana  di  arti  e 
scienze).  Nuova  serie,  vol.  I,  parte  I  e  II,  con  Mappa  del 
Tornado.  —  Cambridge  e  Boston  1855-55. 
Transactions  eic.  ( Trattati  dell' Accademia   di   S.' Louis) 
(Missouri  in  America).  Vol.  I,  N.  2.  —  S."  Louis  ^858. 
Intorno  ad  nna  disquisizione  storica  circa  la  prima  appli- 
cazione  delpendolo  deW  orologin.  Lettcra  di  E.  Alberi 
al  prof.  Vincenzo  Flauti,  etc. 
Giornale  agrario  toscano.  N.  20,  dispensa  IV  del  1 858. 
Orazione  funebre  lella  neir  oratorio  maggiore  israelitico  di 
Verona  il  di  1 1  luglio  1858  nello  solenni  escquic  del- 
rcccellentissimo  David  Samuel  Pardo  dal  sig.  Lelio  Del- 
la  Torre.  —  Padova  \  858. 
Cazzetta  privilegiata  di  Venezia.  N.  2G^  a  299. 


—  252  — 

Mcmoric  delV  i.  r.  Islititto  lombardo  discicnzc,  ec.  Vol.  VII, 
fascic.  7.  —  Milano  1858. 

Inclice  delle  materie. 

Frisiani.  Niiovi  nppararati  fotonietrici.— Appendice(.4)sulla  visione  bi- 
noculare. —  App.  {B)  Klioscopii  e  Fotografia  celeste. 

Archivio  storico  italiano.  T.  VIH,  dispensa  I,  N.  15.  —  Fi- 
renze  1858. 

Indice  delle  malerie. 

Lettere  di  Giovanni  dei  Medici,  detto  delle  Bande  nere  (continiiazione) 
(di  Curio  MilancsiJ. 

Stoiia  di  Heggio  di  Calabria dai  tempi  primitivi  fiooal  1797 di  Domenico 
Spano  Bnjani  (G.  GenielliJ. 

Storia  dt^iie  livoluzioni  d'ltalia,  o  Guelfi  e  Ghibelliiii,  di  Giuseppe  Fer- 
rari (G.  Rosa). 

Delia  Biiilioteca  Vaticaua,  a  proposito  del  libro  :  la  Biblioleca  Vaticana 
dalla  sua  origine  fino  al  presenle,  per  Dijniei»ici>  Zaiielli  (A.  Reu- 
mont). 

Del  ntionin  di  Firenze  e  della  sua  facciata,  a  proposito  delle  Memorie 
dell'architetto  Giaiigiorgio  Miiller,  di  S.  Gallo,  tradoUa  dal  tedesco 
per  ctira  del  D.  Barlol  iiumeo  Malfalti  (E.  RubichJ.  —  Rassegna  bi- 
bliografica. 

BoUetlino  delle  Leggi  ed  alii  ufficiali  per  te  Provincie  vcnelc. 
Parte  I,  puutata  VH  ed  VIII.  J 

»    II,       »       VII.  —  Vienna  1858. 

Archivio  meteorologico  cenlrale  italiano.  I.'  pubblicazione. 
—  Firenze  ^  858. 

Atli  dell'  Accademia  fisico-medico-statisiica  di  Milano.  Vo- 
lume III,  anno  XIII,  dispensa  5.  —  1858. 

•   '         ■'        "  Indira  delle  materie.  •   ■       :l 

\.'  F.stratto  d-i  Prdccsso  Verbale  della  XVll  Seduta  del  12  agnsto  I8;i8. 
—  2."  Rusconi  Pielro.  Opiiiicni  intorno  al  sisteiiiatico  icisegiianiento  ele- 
nieulare  dello  scrivere,  cioe  Kagionamento  suUa  cusi  delta  calligral'ia. 
i'uut.  II.  —  5.°  Francin  aw.  Giuseppe.  Kappoi-to  presentato  all'Acca- 


—  623  — 

demiafisicn-medico-statistica  in  Milano  snlla  Memoria  pnbblicata  nel- 
I'aprile  1857  fiall'avv.  cav.  Consnlo  di  Venezia.  in  punto  se  convenga 
o  menu  abolire  le  leggi  esisteiiti  contro  I'usura.  —  Progi-amrua  per 
due  premii  d'istiluzion«  Ravizza. 

Osservazioni  zoologico-analomiche  sopra  un  nuovo  genere 
di  crostacei  isopodi  sedentarii  (Gyae  brunchialis)  del 
prof.  Emilio  Cornalia  e  del  dott.  Paolo  Panceri.  —  To- 
rino 1838. 

Alti  delta  r.  Accademia  de'  Gcorgofdi  di  Firenze.  N.  1 9,  nuo- 
va  serie,  dispensa  5,  T.  V.  —  1858. 

PoUislore,  giornale  di  scienze  morali  (in  Armeno).  N.  I  I  o 
\2.~  Venezia  1858. 

Le  piante  fiossili  deW  Oolite  descritte  ed  illuslrate  dal  bar. 
Achille  de  Zigno.  Piinlata  II.  —  Padova  1858. 


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AJiW  1858-59  DISPENSA  (IIARTA 

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STUDII 

DEL  DOTT.  ANTONIO  BERTI 

TRATTI  '     H 

DALLE    OSSERVAZIO.M    MhTEOROLOGICHE    DLL    VK.ME.NMO     i8jG-53 
Kl>    ACCOMPAGNAll 
DA    TAVOLL    >L.>IKBICHE    E    liRAHCHE  '    '  -',^Zc  I 

(Contliiuazioae  dell.i  pag.  aSS  del  preseole   Toltime.) 

DELLO  STATO  ATMOSFERICO. 

MJe  tavole,  che  si  riferiscono  alio  stato  atmosferico,  o 
alie  qualita  diverse  dei  giorni,  sono  le  segucnti : 

I.  Stato  atmosferico  inensile  ed  annuo  durante  ii  vcn- 
tennio  -1 856-55. 

II.  Souime  annuo  delle  diverse  quality  dei  giorni  nel 
ventennio  4  856-55. 

HI.  Quantity  dei  diversi  giorni  distribuite  per  mesi  nel 
ventennio  4  856-55. 

f>»ii  IV,  Media  quantita  mensile  ed  annua  dei  diversi  giorni 
nel  ventennio  1856-55. 

V.  Stato  atmosferico  del  ventennio  4  856-55  espresso 
in  oentesimi  della  quantita  totale  dei  diversi  giorni. 

VI.  Quantity  dei  diversi  giorni  distribuite  per  mesi  nel 
decennio  4  856-45. 

Serie  III,  T.  IV.  -4 


—  250  — 

VII.  Stato  atmosferico  del  docennio  1856-55  espresso 
in  cenltsimi  della  quanlita  totale  dei  divcrsi  giorni. 

VIII.  Quantiti  dei  divcrsi  giorni  dislribnite  per  mesi 
nel  deccnnio  18  50-55. 

IX.  Stato  atmosferico  del  docennio   18  56-55  espresso 
in  centesimi  della  quanliti  totale  dei  divcrsi  giorni. 

X.  A.  Slato  atmosferico  del  docennio  1836-45  espres- 
so in  millesimi  della  quantita  mensilc  doi  divcrsi  giorni  ; 

B.  Stato  atmosferico  del  decennio  4  8  56-55  espresso  in 
millesimi  della  quantita  monsile  dei  divcrsi  giorni. 

XI.    Stato   atmosferico   delle   stagioui    nel    decennio 

4  856-45. 

XII.  Stato    atmosferico   dolle   stagioni   nel   docennio 

1846-55. 

XIII.  Stato  atmosferico  dellc  stagioni  nel  I  e  nel  II  de- 
cennio espresso  in  millesimi  della  quantita  totale  dei  giorni. 

XIV.  Epilogo  quinquennale  dello  stato  atmosferico  per 
sonmic  e  per  medic  delle  diverse  giornate. 

XV.  Coufronto  delle  oscillazioni  quinquennali  dello  sta- 
to atmosferico  con  quelle  delle  macchie  solari. 

A  questa  enuraerazione  aggiungo  le  definizioni,  che  ser- 
virono  di  guida  a  determinare  la  qualitii  diversa  dei  giorni; 

Si  sono  chiamati  Ae//j,.non  solamente  que' giorni,  nei 
quali  non  apparve  nube  nel  cielo,  ma  quclli  eziandio,  ch'eb- 
bero  un  cielo  non  affatto  trasparente  in  tutte  le  ore,  o 
con  qualcbe  nube  picciola  e  passeggiera.  Quindi  la  rubrica 
dei  belli  abbraccia  quelli,  die  ne'  diarii  sono  indicati  come 
hellissimi,  belli,  sereni,  quasi  sercni  o  semisereni. 

Per  varii  s  intendono  quelli,  ne'quali  I'aspetto  del  cielo 
non  si  mantcnne  costantemente  sercno,  ma  fu  in  qualcbe 
ora  coperto  o  piovoso,  o  nebbioso,  o  sparso  di  molti  am- 
massi  di  nubi  e  con  aria  quando  quieta  c  (juando  agitata. 


—  257  — 
I  varii  (hinquo  coniprendono  molti  giorni,  clie  nel  comnne 
liiiguaggio  si  denominaDO  huoni  se  non  belli,  e  molti  clie 
si  dicono  caltivi,  ma  che  non  furono  sempre  coperti. 

Si  collocarono  nei  nuvolosi  que'  giorni,  ne'qiiali  a  tutte 
e  tre  le  osservazioni  il  cielo  si  mostr6  coperto,  o  quasi, 
di  nubi.  Tutti  i  gioini,  che  hanno  una  delle  Ire  summenlo- 
vate  qualiti'i,  sommati  insiemo,  formano  piesso  a  poco  il 
numei'o  totale  de' gioini  dellanno:  non  pero  esatto,  essen- 
dosi  preso  partito  di  collocare  nei  piovosi,  nei  nevosi  o  nei 
nebbiosi,  quelli  in  cui  uno  di  tali  acoidonli  meteorologici 
si  trova  indicato  in  tutte  o  ire  le  osservazioni  diui-ne. 

Tale  metodo  di  enuiuerazione  non  6  forse  quello  se- 
guito  dai  piii  ;  ma  pai've  a  me  che  I'  avere  nella  soniina  dei 
Humeri  disposti  nelle  tre  prime  rubriche  il  numero  com- 
plelo  doi  giorni  d'  y\n  anno  a  null'  altro  giovasse  che  a  gua- 
rentigia  della  esattozza  dei  caicoli,  mentre  nel  raodo  da 
me  prescelto  la  differenza  tra  quella  slessa  somnia  e  il  nu- 
mero annuo  dei  giorni  mi  fa  tosto  conoscere  quanli  di  tali 
giorni  fossero  tutti  piovosi,  nevosi  o  nebbiosi,  i  quali  alia 
fin  fine  sono  i  pegglori  dell'  anno.  E  infatti  io  so  in  questa 
guisa  che  i  giorni  forniti  di  tali  incoraode  qualita  oscillauo 
fra  ri  e  il  18,  e  sono  8,  2  a  termine  medio  per  anno  (Ve- 
di  Tav.  IV). 

Queste  tre  rubriche  poi,  oltre  ai  pochi  giorni  sovrac- 
cennatij  contengoiio  (|U(Mli  che,  avendo  partecipato  per 
breve  ora  soltanto  ad  alcuna  di  tali  qualilii,  figurano  nei 
varii  o  nei  nuvolosi.  Del  pari  le  seguenti  rubriche  con  lam- 
pi,  con  lemporale,  con  minaccia  di  lemporale,  con  gran- 
dine,  contengono  giorni  gia  enumerati  nei  varii  e  nei  nuvo- 
losi ;  le  due  ultimo  invece  con  venlo  forte,  con  venlo  me- 
diocre abbracciano  molti  giorni  appartenenti,  non  solo 
ai  varii  ed  ai  nuvolosi,  ma  anche  ai  belli. 


—  258  — 
In  questc  iiltime  I'ubricho  si  e  dovulo  acconciarsi  alle 
indicazioni  esistenli  nei  diarii  raeteoroIogU'i  per  falsare 
mono  ehe  si  fosse  possibile  1'  idea  entrata  in  mente  all'  os- 
servatore  nell'  atto  stesso  in  cui  osservava.  P.  e.  e  difficile 
il  dire  astrattameiite,  {he  cosa  s'  iiitonda  per  viiaaccia  di 
temporale,  al  contrario  e  facile  intendersi  quando  laic  mi- 
naccia  e  presente.  Ora  qneste  minacce  di  lemporali  sono 
alcuna  volla  indicate  ne'  diarii,  e  per  lo  piu  coll'  indicazione 
circostanziata,  quindi  io  riteiini  qiiella  deiiominazioue,  e  mi 
giovai  delle  indicazioni  per  colloi-are  in  tale  rubrica  quei 
giorni,ch'ebberocoiulizionimeteorologicliesiniiliopari.  An- 
che  i  temporali  sono  quasi  sempreindicati  ne' diarii  col  no- 
me  loro,  ed  osservai  in  generale  essersi  attribuito  tal  noine 
a  que'  fenomeni  atraosferici,  in  cui  si  riunivano  almeno  Ire 
elenienti  meteorologici,  vale  a  dire,  i  lampi  e  i  Itioni  ed  // 
vento  forte  con  pioggia  o  con  grandlne.  Percio  io  dovelli 
seguire  lo  stesso  melodo,  e  fare  allrettanto,  quantuiique 
non  ignori  esservi  parecchi  ed  illuslri  tisici,  ehe  danno  alia 
voce  temporale  un  piii  aiupio  significato,  comprendendo  in 
essa  qualsiasi  nianifestazione  di  elettricita  atinosierica, 
ehe  acconipagni  la  pioggia.  E  infalti,  cliianiando  temporale 
ogni  pioggia  acconipagnata  da  lampi  e  da  tuoni  si  facilita 
cerlo  I'enumerazione,  e  si  segnano  giusti  conlini  alia  voce, 
ma  d"  altra  parte  la  si  lt)glie  dal  suo  prinio  e  popolare 
significalo,  e  la  si  adopera  ad  (isprimere  un  ordine  di  fatti 
ai  quali  nel  linguaggio  comune  non  si  allribuisce  un  tal 
nome.Dunque,  malgrado  chc  il  dislinguere  i  temporali  dalle 
pioggie  comuni  torni  difticile  qualora  si  prescinda  dai  segni 
eleltrici,  o  si  cerchi  la  dislinzione,  non  nclla  presenza  loro 
o  neir  assenza,  ma  in  una  gagliardia  maggiore  o  minore, 
io  non  credo  di  andarraene  errato  seguendo  il  metodo  dei 
diarii,  e  collocando  nella  rubrica  dei  temporali  que'  feno- 


—  259  — 

nipni,  die  come  tali  sarol)l)ero  stati  da  ogiuino  ricono- 
sciiiti  (1). 

La  rubrica  della  grandine  percio  abbraocia  giorni  gu\ 
eriiimerati  nei  leinporali;  quella  di'i  lamp!  inveee  raccoglie 
tiitte  \e  pioggie  noii  teniporalesclie  acconipagnate  da  lampi 
e  da  tuoni,  e  di  piu  i  lainpi,  che  vengono  da  ammassi  di 
nubi  accumulate  sull'  orizzonte  e  qiielli  noltiirni  a  cielo 
sereno.  Avveito  che  questi  ultiini  soiu)  in  pitciolissiino  nu- 
mero,  non  essendosi  annotato  nei  dlarii  clie  i  vivi  lampeg- 
giamenti,  per  ciii  ne  viene  che  i  giorni  con  lampi,  tranne 
poche  eccezioni,  rappresentano  quelle  pioggie  eslive  con 
segni  elettrici,  ma  cui  non  si  giudico  daH'osservatore  ap- 
partenersi  il  nome  di  temporali. 

Da  queste  necessarie  dilucidazioni  soeiido  all'  esanie 
dello  stalo  atmosferico,  che  sari  breve,  avendo  gia  in  calce 
alle  tavole  raeteorologiche,  che  lo  risguardano,  abbondato 
nelle  aniiotazioni  piu  di  quello  die  il  facessi  per  gli  altri 
elemenli. 

GiouM  BELLI.  II  lore  lemiine  medio  annuo  in  un  ven- 
tennio  e  di  09,  85   (Vedi  Tav.  I.V) ;   cioe   un   quinto  circa 
del  numero  totale  dei  giorni.  Questa  media  diversitica  al- 
quanto  nei  due  decennii  essendo  (Vedi  Tav.  VI  ed  VIII) 
nei  I  di     .     .     .     .     70,90 
•'■'*>  nei  I[   »      .     .     .     .     G8,80 

differenza 2, 1 0 

e  piii  ancora  nei  quin([ueiinii,  nei  quali,  tra  il  piu  e  il  meno 
bdio  la  differenza  e  di  15,60   (V.  Tav.  XIV).    Per  le  sta- 

(1)  Pel  rt'sto  che  iutorno  alia  deOnizidiie  dei  temponili  i  metod- 
rolo}ii  sieni)  poco  cuiieordi,  io  dirnnstra  il  fatto  che  il  Rfemtz  aiuiu- 
vera  per  Padova  a  ierniiue  nit'dio  annuo  temporali  17,8;  il  Fu«(iue- 
ville  41,9. 


—  2(jO  - 

gioni  invoce  la  media  6  di  17,20;  pel  mosi  c  di  5,82,  e 
quanto  alio  oscillazioni  di  queste  medic  abbiamo  (V.  Ta- 
vola  IV  e  Tav.  XI  e  XII) 

'"■  la  state  con  giorni  belli.     .     .     .  21,90       •■"''* 

la  pi'imavera  con  giorni  belli  .     .  i  5,75 

differenza 6,25 

'■■  r  agosto  con  giorni  belli     .•    .     .     8,85       "'■'" 

^'''  11  maggio  •»        »         0        ...     3,70 

diffcrenza 5,15. 

Da  ci()  si  deduce  che  tanto  per  le  prime,  come  pei  se- 
condi,  la  semisomma  degli  estremi  mcdii  supera  la  relaliva 
media  totale  ;  perche  infalti 

,        .  ,,  21,90 -f  15,75 

la  prima  sarebbe  .     — - —  =  18,82  ; 

"  8,85+  3,70  _ 

la  seconda     »       .     —       ^ — ■    o,^7. 

nun(iuc  quella  supera  la  media  totale  relativa  di  1,02; 
questa  di  0,45. 

Queste  medie  nellestagioni  calano  dairinverno  alia  pri- 
mavera;  crescono  dalla  primavera  alia  state;  calano  nuova- 
menle  dalla  slate  all'autunno ;  nei  mesi  crescono  rcgolarmen- 
te  dal  gennaio  al  marzo  inclusive ;  caiano  da  questo  niese  al 
maggio;  crescono  dal  maggio  all' agosto;  scemanodi  nuo- 
vo  dairago-;to  aH'oltobre,  e  si  rifauno  piCi  grosse  dall'ottobre 
al  dicembrL'.  SI  che  nelle  stagioiiile  belle  giornate  hanno  due 
maxima  in  inverno  e  in  estate,  due  minima  in  primavera  e 
in  autimno ;  nei  mesi  tre  maxima  in  marzo,  in  agosto  ejn 
diceinbre;  due  minima  in  maggio  e  in  ottobre.  Questo  rao- 
vimento  6  un  cffetto  composto  di  molte  cause,  fra  cui  pri- 
meggiano  il  picdominio  e  la  frequenza  dei  venti. 


—  26i  ~ 

GioRNi  vARii.  II  termiue  medio  annuo  dei  giorni  varii 
e  di  192,35;  ci6  oltre  alia  mcla  dei  giorni  dell'  anno. 
II  primo  decennio  ne  Iia         'I8!),20      •    ../ 
»  secondo     »  »     »         ^  95,50 

differenza 0,30 

dei  quinqueiinii 

il  pill  vario  ne  ha         ^  95,80 
»i  meno  »     «•   »  187,00 

differenza      ,..  <rf;i,r.  ..;  *.i!;.     8,80 
(V.  Tav.  VI,  VIII  e  XIV). 

Dunque  in  eonfrooto  ai  giorni  belli  i  varii  funno  piii 
differenza  dal  I  al  II  decennio  ;  meno  dall'  uno  all'  ultro 
quinquennio. 

La  media  delle  stagioni  poi  e  di  48,09  ;  quella  dei  mesi 
di  4  6,05  (V.  Tav.  IV,  VI  e  VIII).  Delle  prime  a  lermine 
medio 

la  state  ha  giorni  varii     j  -l  i  .     57,45 
I'inverno  »     b        n        iijuj,.;    37,55 

differenza      .     .-;..,.     .     .   19,90; 
dei  secondi 

il  giugno  ne  ha 20,00 

il  dieembre »  • ^  2,00 

differenza 8,00 

In  queslo  caso  per6  le  semisomme  degli  estremi  me- 
dii  non  superano,  come  quelle  dei  giorni  belli,  la  media 
totale,  ma  vi  stan  sotto. 

•       .         ,      57,45-1-37,55 
r,     ,  .,         La  prima  6     — ^ — 1 — ^  —  45      ,,vn.., 

a  I  — 

/';;V'^       20,004-42,00         '''''' 

:    .:r    !   ;  »  SGCOUda   0  ~ ^ ~    Z=i6;  •;■.!     .i 

dunque  quella  riesce  inferiore   alia  media  totale  di  3,09, 


—  2G2  — 
quesla  di  0,03.  Da  ci6  si  puo  arguire  die  i  giorni  varii  so- 
no  pill  cquabilmente  dislribuiti  iielle  slagioni  e  nei  mesi. 

Anclie  il  movimeuio  di  dette  modle  nelle  slagioni  e 
nei  mesi  riesee  piii  rogolare  di  quello  giu  nolalo  per  le 
medie  dei  gionii  belli.  Infalti  nelle  slagioni  i  vaiii  cfe- 
scono  dali'inverno  alia  state;  calano  dalla  slate  all' au- 
Uinno;  e  nei  mesi  (traniie  una  eccezione  inoalcolabile  pel 
febbraio)  tale  qualita  di  giorni  va  regolarmeate  crescendo 
dal  gennaio  al  giugno  inclusive;  decresce  da  queslo  mese 
al  diceinbrc.  Qnesto  niovimento  pare  subordinato  al  pie- 
dominio  dei  veiiti,  il  quale,  come  vederamo,  did  gennaio  al 
giugno  di  nordico  si  fa  australe,  e  di  auslrale  si  fa  nor- 
dico  dal  giugno  al  diceinbre.  I  giorni  quindi  sarebbero 
tanto  pill  varii  quanto  piii  il  predominio  dei  venti  si  va 
facendo  meridionale. 

;< 

(•:••'■ 

Giorni  mvolosi.  II  lerminc  medio  annuo  dei  niivolosi  6 
di  94,95,  cioe  poco  piii  die  il  quarto  dei  giorni  di  un  anno. 
Qucsto  tenniiie  medio  (V.  le  solile  tavole) 

nei  I  decennio  e  di     .     96,90         '•      '    *''^ 
'  ■   '     »   II        .)  ,,  »       .     92,80 

■  ''  differenza 4,10; 

...  ..      .      :      .  ;.-i*^.r-  iiO 

e  del  qumquennu 

^        '  •        ■    ifip  ij; 

,.;..(,.  ,<     il  pill  nuvoloso  ha    .     .     .  102,40     .    ;;.i+ ; 
ii  meno     »  »     ...     91,40 

differenza ^1,00  ; 

differenze,  die,  rispelto  a  quelle  dei  giorni  belli,    si  com- 
portano  ncl  modo  nolato  a  proposito  dei  varii. 

II  termine  medio  delle  slagioni  e  di  25,71  ;  quello  dei 
mesi  di  7,58. 

Tali  termini  medii  nelle  slagioni  oscillano        ' 


—  263  — 
fra  quello  del  vcrno,  che  6  di  .     .     .     29,45 
e  quello  della  state      »     »   »  .     ,     .     12,45 

differenza 4  7,00 

e  nei  mesi 

fra  quello  del  novembre,  che  6  di  .     .     II  ,30 
e  quello  del  luglio  »   »   »   .     .       3,75 

differenza 7,55. 

Aache  pei  nuvolosi,  come  pei  varii,  le  semisoiiirae  degli 
estremi  mcdii  slanno  sotto  le  media  totali. 

Infatti 

,        .        .      29,45-}-^2,45       ,,„  „^ 
la  prima  e      -^ — ' — --  =:  20,95 

,     ,   11,304-  3,75         _ ,,_ 
la  seconda  e  — - — -^ — —  =   7,52; 

cio6  quella  inferiore  di  2,76,  questa  di  0,06. 

Quanto  a!  movimento  delle  medie  nei  mesi  e  nelle  sta- 
gioni  esso  apparisce  men  regolare,  che  per  le  medic  dei 
giorni  belli  e  dei  varii.  Per6  un  qualehe  ordine  c'  6,  e  spe- 
cialmente  nelle  stagioni,  nelle  quali  le  medie  calano  dall' in- 
verno  alia  state  inclusive ;  crescono  da  questa  stagione 
air  autunno.  Nei  mesi  invece  la  diminuzione  6  regolare  e 
continua  dal  marzo  a  lutto  luglio,  e  cosi  I'  aumento  dal 
luglio  al  novembre :  da  questo  mese  al  febbraio  T  aumento 
e  la  diminuzione  s'  alternano.  In  generale  si  osserva  che 
nei  mesi  freddi  i  giorni  sono  piii  di  frequente  o  belli  o 
nuvolosi ;  nei  caldi,  o  belli  o  varii. 

Giorni  novosi.  II  termine  medio  annuo  dei  giorni  pio- 

vosi  6  pel  ventennio  di  90,95  minore  di  poco  a  quello 

dei  nuvolosi  e  un  quarto  quasi  preciso  del  numero  annuo 

dei  giorni.  11  Traversi  di  per  media  annua  del  dodicen- 

Serie  III^  T.  IV.  55 


—  264  — 

7 
uio  da  lui  studiato  46  77.  ;  media  a  dir  veio  cosi  diffe- 
42 

rente  dalla  nostra  da  non  sapersi  persuadeie,  die  ambe- 

diie  siono  esatte.   E   questo   dubbio  tanto  piu  si  radica 

iieH'animo  mio  quando  veggo  lo  stesso  Traversi  nelle  tavoie 

meteorologiche  di  uii  quadriennio  posteriore  al  dodicen- 

Dio,  darci  per  media  81   molto  prossima  alia  nostra,  e  il 

Toaldo  in  un  suo  scrilto  sulla  Coslitnzione  meteorologica 

del  cielo  di  Venezia  (I)    additarci  88    per  media  di  ua 

ottennio  appartenente  all'  ultima  raeta  del  secolo  scorso, 

media  anoora  piii  prossima  alia  nostra,  ed  anzi  la  stessa 

del  nostro  primo  decennio.  Quale  sia  la  cagione  di  tale 

differenza  6  impossibile  oggi  il  saperlo  :  quanto  a  me  gua- 

rentisco  1'  esattezza  della  mia  enumerazione.  Del  resto  ho 

instituito  questo  confronto  pei  giorni  piovosi,  non  per  gli 

altri,  perehe  le  differenze  per  questi   potevano  derivare 

da  una  diversa  valutazione  dei  vocaboli  Oello,  vario,  nuvo- 

loso ;  por  qnolli,  lali  differenze  non  eran  possibili.   II  ter- 

mine  medio  annuo      •  •  ' 

per  il  I  decennio  e  di    .     .     88,90 

»    M  II        I)         >)  ))      .     .     93,00 

differenza 4,10 

c  dei  quinquennii 

il  piu  piovoso  ha .     .     .     .     09,80 

1)  meno    »        »  .     .     .     .     86,40 

differenza 13,40. 

Delle  stagioni  il  termine  medio  d  22,74  ;  dei  mesi  7,58; 

e  queste  raedie  oscillano  nellc  stagioni 

(1)  Conipleta  raccolta  di  opuscoli,  osservazioni  ec  contenuti  nei 
giornali  astro-meteorologici  del  fu  ab.  prof.  Giuseppe  Toaldo  ec.  Veue- 
zia  1803,  tonio  IV,  pag.  159. 


-  265  — 

fra  quella  della  primavera,  ch'6    .     .     27,95 
e         »     dell'inverno  »   »    .     .     17,50 

differenza ^0,45; 

nei  mesi 

fra  quella  del  maggio  ch'  6  .     .     .     .      1 0,50 
e         0     del  gennaio  »    »  .     .     .     .       5,45 

differenza 4,85. 

Dai  quali  numeri,  se  si  traggono  le  semisomme  degli  estre- 
mi  medii,  si  ha  pei  giorni  piovosi  una  relazione  di  que- 
ste  colle  medie  totali  diversa  affatto  dalle  preredenti,  vale 
a  dire,  tali  semisomme  sono  minori  delle  medie  per  le  sta- 
gioni;  maggiori  pei  mesi.  Infatti 

27,95-h47,o0^^^^^^^       .h 

:.-:,■  ^io^^^      .„,.^  , 

.  ,   .,         ,;..  2  ....  ^...  .  r  .. 

cio6  le  prime  calano  di  0,52,  le  seconde  crescono  di  0,20. 
Le  medie  mensili  infine  crescono  regolarraente  dal  gen- 
naio al  maggio  inclusive;  calano  da  questo  mese  al  luglio; 
crescono  di  bel  nuovo  a  tutto  novembre,  poi  calano  a  tutto 
gennaio:  lianno  insomnia  due  waxima,  uno  in  maggio, 
lallro  in  novembre;  due  minima,  uno  in  gennaio,  Tallro  in 
luglio.  Questo  moto  si  ripete  nclle  stagioni :  anclie  in  esse 
le  medie  sono  minori  nolle  stagioni  eslreme,  maggiori  nelle 
temperate.  Osscrvo  che  le  medie  mensili  dei  giorni  pio- 
vosi seguono  in  generale  il  raovimento  osservafo  nolle  quan- 
tita  della  pioggia,  con  qucsta  differenza  che  per  la  pioggia 
uno  dei  due  maxima  cade  in  ottobre,  pei  giorni  piovosi 
in  novembre.  Dunque  in  questo  mese  le  pioggie  sono  piu 
frequenti,  ma  piu  scarse.  E  degno  anche  di  osservazione 
che  il  minimum  invcrnale  e  minore  dell'  estivo ;  e  che  quin- 
di  da  noi  le  pioggie  sono  non  solo  piii  abbondevoli,  come 


—  26«  — 

si  disse  nel  lapitolo  del  pluviomelro,  ma  eziandio  piii  fre- 
qucnti  quando  se  ne  ha  piu  di  bisogno.  .,  . 

GioRNi  CON  NEVE.  II  loro  tci'miQe  medio  annuo  nel  ven- 
tcDDio  e  di  7, 1 0;  piccolo  numero  a  vero  dire,  che  dimostra 
con  tutta  eloqucnzu  la  mitezza  de'  nostri  inverni. 
Questo  termine  medio  e  poi 

nel  I  deeennio 8,50 

»  n        u         5,70 

differonza 2,80 

e  dei  qiiinquennii 

il  piu  nevoso  ha    .     ,     .     .     0,00 
il  meno    »        »    .     ,     .     .     5,00 

differenza .^,00. 

I  giorni  nevosi  sono  da  noi  chiusi  entro  sei  mesi, 
cio6  dal  novembre  a  tutto  I'aprile;  e  toccano  quindi  tre 
stagioni,  T  autunno,  I'  inverno  c  la  primavera.  La  media 
loro  ristretta  alle  tre  stagioni  e  di  2, 47  ^  la  stessa  pei  sei 
mesi  6  di  ^,I8. 
Di  queste  medie 

la  maggiore  dclP  inverno  e  di  .     .     5,35 
la  minore  dell' autunno    an.     .     0,25 

differenza 5,10 

la  maggiore  del  gennaio  e  di   .     .     2,65 
la  minore  del  novembre  »  »    .     .     0,25 

differenza 2,40. 

Qui  le  differenze  riescono  assai  grandi,  c  percio  le  se- 
misorarae  degli  estremi  medii  sono  ben  lungi  dal  rap- 
prcsentare  le  medie  totali.  Esse  anzi  devono  superarle, 
potendosi  ammettere  in  generate,  che  tali  semisoramc  supe- 
rino  le  medie  ogni  qualvolta  le  quantity,  donde  queste  fu- 


—  267  — 

rono  tratte,  sono  inegualmeote  disposte  nelle  stagioni  o 
nei  niesi.  Infatti 

2,654-0,26 

^—z=\,^b  I 

cio6  la  prima  supera  la  media  delle  stagioni  di  0,40 ;  la 
seconda  siipera  quella  dei  mcsi  di  0,27. 

Del  resto  queste  medie  crescono  da  I  novembre  al  gen- 
naio  inclusive ;  calano  di  queslo  mesc  all'  aprile :  seguendo 
cosl  un  ordine  inverso  a  quello  della  teraperalura,  la  quale 
da  noi  offre  la  media  minore  in  gennaio. 

GioRNi  REBBiosi.  II  loro  tcrmine  medio  annuo  pel  ven- 
tennio  e  di  53,45,  eh'  e  quanto  dire  riindecima  parte  circa 
dei  giorni  di  un  anno.  .•    , ,, 

Questi  giorni  sono,  a  termine  medio,  >;  vi  .: 

nel  I  decennio     ....     29,90 
•>  II       »  ....     37,00 

differenza 7,10 

c  dei  quinquennii 

il  pill  nebbioso  ha    .     .     .     42,20  •    .  < 

il  meno     »         «...     28,40 

differenza 13,80. 

Per  le  stagioni  il  termine  medio  6  di  8,50  ;  pei  mesi 
di  2,79. 

Fra  il  massimo  poi  del  vcrno,  che  6  .     20,00 
e  il  minimo  della  state  «    »  .       \  ,55 

corre  la  differenza  di 1 8  65  ; 

e  fra  il  massimo  del  gennaio,  che  e      .     7,70 
c  il  minimo  del  giugno  a     n      .     ^,30 

la  differenza  di 6,40. 


—  2()8  — 

Dimqiie  pci  gioini  ncbbiosi,  conic  pei  nevosi,  il  ter- 

niino  medio  noii  piK^  cssero  rappi'osentalo  dalle  semisoni- 

nic  degli  oslremi  mcdii,  ma  quesle  devono  superare  (luelli. 

Infatti 

,        .        ,    20,004-1,35        .^^^ 
la  pnma  d    -^-  J-^  =  10,67 

_.,..,        ,  ,     .     7,70-fi,30 

'       <    .'        la  scconda  e  — - — ^         =:    4,50; 

cio6  qiiella  supera  la  media  delle  stagioni  di  2,31,  questa 
supera  quella  dei  mesi  di  1,71. 

Qucste  modie  si  muovoiio  con  ordine  precisamente 
inverso  a  quello  delle  medie  dei  varii,  cioe  diminuendo 
dal  gennaio  al  giugno  inclusive ;  aumentando  da  qneslo 
mese  al  dicembre.  ft  degno  di  annotazione  che  tale  ordine 
t;  opposto  altresi  a  quello  della  tompcratura,  nia  con  que- 
sta differenza  che  la  temperalura  raggiunge  il  suo  maxi- 
mum in  luglio  ;  le  nebbie  hanno  il  loro  minimum  in  giu- 
gno. Dunqne  non  e  la  sola  temperalura,  che  influisca  col 
suo  elevamento  a  tenere  scioUi  ncll'  aria  i  vapori ,  che 
altrimenti  appariscono  sotto  forma  di  nubi  o  di  nebbie : 
havvi  ad  essere  uii'  altra  causa  (e  forse  celata  nel  pre- 
dominio  dei  venli)  die  rende  il  giugno  meno  nebbioso  del 
luglio. 

GlORNl  COIN  14MPI,    CON    TEMPORALE,     CON    MINACCIA   Dt  TF.M- 

poKALE  B  CON  GRAADixE.  Racchiudo  qucstc  quality  di  gioriii 
in  una  trattazione  comune  parendomi  ne  utile  ne  possi- 
bile  il  separarli. 

I  giorni  con  lampi  a  terraine  medio,  sono  15,i0per 
anno  ;  quelli  con  teraporale  8,53  ;  quelli  con  minaccia  di 
teraporale  5,35;  quelli  con  grandine  2,55. 


—  209  — 

I  pi'iiiu 

nel  I  deceiinio  sono  ,     .     .     12,00 
»  II       ■)  .....  44,80 

differenza    ......      2,80; 

i  second! 

nel  I  decennio  sono    .     .     .     9,40 

»    II  n  I)  ...        7,70 

differenza *>70; 

i  terzi 

oel  I  decennio  sono  .     .     .     2,40  ■ 

»  II       »  »  ...     4,50 

«''>  differenza 1,90; 

i  quart! 

nel  I  decennio  sono  .     .     .     2,70 
..  II        »           .....     2,60      ' 

differenza 0,10. 

Dei  quinquennii  poi  fra  quello,  cii'  ebbe  piu  giorni  con 
lanipi,  e  quello  che  n'  ebbe  mono,  la  differenza  e  di  5,40  ; 
fra  quello,  ch'ebbe  piii  temporal!  e  quello,  che  n'ebbe  mo- 
no, la  differenza  e  di  6,20  ;  fra  quello,  ch'  ebbe  piu  rai- 
nacce  di  temporal!  e  quel,  che  n'ebbe  meno,  la  differenza 
e  di  4,80;  fra  quello  inflne,  ch'ebbe  piu  grandinate  e  quello, 
che  n'  ebbe  meno,  la  differenza  e  di  4 ,60. 

Dei  primi  la  media  per  le  stagioni  6  3,35,  pei  mesi 
4,22  ;  de!  second!  la  media  per  le  stagioni  e  di  2,14,  p,ei 
mesi  0,74  ;  de!  terzi  la  media  per  le  stagioni  6  0,84,  pei 
mesi  0,30  ;   de!  quart!  per  le  stagioni   0,66,  pei  mesi  0,23. 

Le  oscillazioni  di  queste  medie  sono  nelle  stagioni 

pei  primi  da      .     ^     .     .     .     8,45    ^^'ji^;   i 
a      .....     0,40 
differenza 8,5S 


~27U  — 

pel  secondi  da 4,1 0 

a 0,23 

differeoza 5,85; 

pci  lerzi  da 1 ,85 

a 0,10 

differenza ^,75; 

pei  quarli  da -1,45 

a 0,10 

differenza ^>33; 

nei  mesi  invecc 

pei  priini  da 5,50 

a 0,00 

differenza 5,50; 

pei  secondi  da 4 ,00 

a 0,05 

differenza 1,55; 

pei  terzi  da 0,80 

■  a 0,00 

differenza 0,80; 

pei  quarti  da 0,90 

a 0,00  "' 

differenza 0,90. 

Da  questi  confronli  risulta  intanto  che,  ricondotta  la 
voce  temporale  al  suo  popolare  significato,  11  uumcro  loro 
dmiinuisce  d'  assai  su  quello  datoci  dagli  scrittori  di  me- 
leorologia  per  Venezia  e  per  le  citta  adiacenti,  non  essendo 
ne  meno  di  nove  giorni  per  anno.  Le  tavolc  dello  slato 
almosferico  poi  ci  mostrano  potervi  essere  un  anno,  ill 848, 
senza  temporali ;  come  ci  mostrano  che  nell'anno  piii  ricco 
di  essi,  il  \  853  non  so  ne  annoveravano  che  23,  numero  lut- 
tavia  inferiore  ajla  media  assegnata  aPadova  da  Pouqueville. 


—  271  — 
Questa  differenza  non  rauta  gran  fatto  ii6  meiio  se  si 
uniscono  in  un  numero  comune  i  tcmporali  e  le  minacce  di 
temporale,  imperciocch(>  si  avrebbero  sempre,  a  termine 
medio  annuo,  giorni  J  1,90,  e  per  I'anno  piu  temporalc- 
sco  giorni  27.  Piu  vicina  alia  nostra  media  pare  quella  del 
Kaemtz,  clie  probabiimente  comprende  tutte  le  pioggie  con 
lampi  e  con  tuoni.  InfatU,  secondo  questo  insigne  meteo- 
rologo,  i  temporali  a  Padova  e  sulle  coste  orientali  dell'A- 
driatico  sarebbero,  a  termine  medio,  17,3  per  anno.  Ora 
se  si  sottraggano  dai  giorni  con  lamp!  quelli,  in  cui  il  1am- 
peggio  era  a  cielo  sereno  o  sull'orizzonte,  i  quali,  per  quan- 
to  mi  da  il  replicato  ed  attento  esame  dei  diarii  meteoro- 
logicj,  sono  circa  un  quarto  della  somma  totale,  e  a  que- 
sta somina  cosi  ridotta  si  aggiungii  quella  dei  temporali  e 
delle  minacce  di  temporale,  si  ha  tosto 

l!i^-|_  8,53-^3,35  =  21,90,  ' 

numero  molto  prossimo  a  quello  del  Kaemtz.  Questi  con- 
fronti  ci  fanno  anche  conoscere  che  temporali  ve  ne  sono 
in  tutli  i  mesi  dell' anno  ;  non  cos!  giorni  con  lampi  e  con 
grandine  e  con  minaccia  di  temporale,  i  quali  mancano  nel 
gennaiOj  il  che  vorrebbe  dire  chc  se  in  questo  mese  vi 
sono  manifestazloni  elettriche  esse  hanno  sempre  tal  ga- 
gliardia  da  procacciare  alia  pioggia^  cui  s'  accompagnano, 
il  uome  di  temporali. 

Del  resto  le  medie  dei  giorni  con  lampi  e  con  minac- 
cia di  temporale  crescono  dal  febbraio  al  luglio  inclusive ; 
calano  da  questo  mese  al  dicembre  :  quelle  con  temporale 
crescono  pure  dal  gennaio  al  luglio ;  ma  fanno  eccezioue  pel 
maggio,  il  quale  ha  una  media,  che  supera  1'  antecedente 
e  la  susseguente.  Quelle  dei  giorni  con  gragnuola  invece 
raggiungono  il  loro  maximum  in  raaggio,  e  calano  da  que- 

Serie  III,  T.  IV.  56 


272 

sto  mesc  al  diccmbre.  Dnnquc  il  maggio  e  non  solo  mcsc 
teniporalesco,  ma  quello  in  cui  cado  da  noi  con  piu  fre- 
qucnza  la  grandino.  Anclic  la  proporzionc  fra  i  giorni  con 
grandine  e  quelli  con  tcmporalo  c  raaggiorc  pel  maggio  clic 
per  gli  altri  racsi:  nel  maggio  i  primi  slanno  ai  socondi  co- 
me I  ad  1,50  cioe  dne  terzi  dci  tomporali  danno  gra- 
gniiola  ;  nel  luglio  quelli  slanno  a  qucsti  come  I  a  5,55, 
ossia  di  cinque  temporali  appena  uno  da  grandine.  II  rap- 
porto  annuo  dolle  grandinate  coi  temporali  e  di  I  a  5,5G  ; 
sommati  insierae  i  giorni  con  lampi,  con  lemporale  e  con 
minaccia  di  temporale  allora  il  rapporto  delle  grandinatc 
con  essi  e  di  9,92,  cioe  per  circa  dieci  giorni  con  lampi  e 
tuoni,  uno  con  grandine. 

GlOUKI  CON   VENTO  FORTE  E  C07J  VENTO  MEniOnUE.  Ilo    giu 

altrove  avvertito  come  ne'diariinon  si  cominciasse  a  tene- 
rc  nota  quotidiana  sulla  forza  dei  venti  clie  dal  l."gen- 
naio  1854  :  innanzi  quell' epoca  si  notavano  solamente  le 
piu  sensii)ili  agitazioni  dell'  aria  colic  indicazioni  di  venti- 
cello^  vcnlo,  vento  forte  e  venlo  forlissimo  ;  e  queste  nella 
rubrica  dcllo  slalo  atmosferico.  Percio  si  fa  qui  inlorno  la 
forza  del  venlo  quel  breve  cenno,  che  non  pole  Irovar  luogo 
a  proposilo  delle  tavole  anemoscopiche  e  se  ne  Iraggono 
que' pocbi  corollarii,  che  sono  consentiti  <la  cosi  incerlo 
niodo  di  registrazionc.  E  innanzi  tutlo  m'  e  d'uopo  dichia- 
rare  essersi  raccolle  nella  rubrica  dei  venti  forli  le  due 
indicazioni  Al  forte  o  fortissimo j  in  quella  dei  mediocri,  le 
due  allro  di  venliceUo  e  di  vento.  Tei  due  anni  1854  e 
4855,  in  cui  le  note  sono  quotidiane  e  su  scale  diverse, 
le  indicazioni  si  ridussero  approssimalivamenle  alle  qual- 
tro  sovraindicate.  Cosi  si  coliocarono  nella  rubrica  dei 
giorni  con  vento  forte  quelli,  die  nello  stato  almosferico 


—  273  — 

sono  appcllati  burrascosi  quantunque  la  nota  di  venio  forte 

non  esista,  forse  perch6  inchiusa  nella  parola  Ourrasca. 

Ora,  sommati  prima  insieme  i  venti  forti  c  i  mediocri, 

si  ha  per  termine  medio  annuo  de'  giorui  vontosi  in  im  ven- 

tennio  104,10. 

Del  I  decennio   ....       97,30 

»  II       »  110,90 

differcnza -13,00; 

e  dci  quinquennii 

il  pill  ventoso  ha  .     .     .     ^13,80 

n  meno     »        »      .     .     .       92,00 

differcnza     .     .  '  ,     .     .     .    25,80. 

II  termine  medio  delle  stagioni  per  detti  giorni  c  poi  20,02; 

e  dei  mesi  8,08.  Queste  medie  oscillano  per  le  stagioni 

fra  quella  della  primavera,  ch't;.     29,00 

e  quella  della  state  »    »  .     23,63 

differcnza 3,33 ; 

e  pel  mesi 

fra  qucllo  del  marzo,  ch'6'  .     .     .     9,73 

e  quello  dell'  agosto    »    »   .     .     .     6,30 

differcnza 5,23; 

differenze,  come  si  vede,  piuttosto  tcnui,   c  dalle  quali  si 

puo  dcdurrc  che  le  semisomme  dogli  eslremi  medii  daran- 

no  numcri  raolto  prossimi  alle  relative  medie  dellc  stagioni 

e  dci  mesi.  Infatti 

29,00-1-23,65 
,..        -^—^=26,33; 

9,75-}-  6,50  _ 

cioe  la  prima  supcriorc  alia   media  delle  stagioni  di  soli 
0,53,  la  seconda  infcriore  a  quella  dci  mesi  di  soli  0,36. 
Separando  invcce  i  vcnti  forti  dai  mediocri  si  ha  per 


—  274  — 
terminc  modio  aniiiio  dei  primi  ia  tiitto  il  ventenaio  45,03, 
e  dci  second!  Gl,05. 

Questi  termini  medii  sono  pei  venli  forti 

nel  I  decennio      ....     57,70 
»  II       »  ....     48,40 

differeuza     .     ...     .     .   -10,70; 

e  pei  vcnti  mediocri 

nel  I  decennio      ....     39,60 

w  II        »  ....     62,50 

differeuza 2,90. 

Nei  quinquennii  pei  venti  forti 

il  terraine  medio  maggiorc  e      .     55,00 
»        »  »     niinorc      »        .     54,40 

differenza 20,60; 

pei  vcnti  mediocri 

il  termine  medio  maggiore  e      .     64,20 
»        »  »     minore      »       .     57,60 

differenza 6,60, 

Cosi  il  termine  medio  delle  stagioni  pei  venti  forti  e 
-10^76^  pei  mediocri  15,26;  dci  mcsi,  pei  primi  e  3,59,  pei 
sccondi  5,09. 

E  tali  termini  medii  osciliano  nclle  stagioni 

pei  primi  da ^2,00 

a 9,83 

differenza .        2,15; 

pei  secondi  da      ...     .     47,00 
a      .     .     .     .     -13,43 

differenza 5,83; 

nei  mcsi 

pei  primi  da 3,25 

a 4,03 

differenza 1,20; 


—  275  — 

pei  second!  da      ....       5,85 
a      .     .     .     .       5,45 
■  •  ■        differenza      .     .     .     .     .     .    2,40 

Aggiungo  a  cio  die  le  medie  unite  dei  venti  forti  e  dci 
mediocri  vanno  crescendo  dal  gennaio  al  marzo,  raese  in 
cui  raggiungono  il  loro  sommo;  calano  dal  marzo  all'ago- 
slo,  mese  in  cui  giungono  al  minimo,  salva  la  media  del 
maggio  superiore  ail'  anlecedenle  e  alia  seguente  ;  si  riscl- 
levano  infine  dall'agosto  al  diccmbre  salva  del  pari  la  media 
dell'ottobre,  inferiure  a  quella,  che  precede,  coroeaquelia, 
che  segue. 

Quanto  alle  medie  separate  dei  venti,  quelle  dei  forti 
non  serbano  certo  ordine,  ma  hanno  pero  il  maximum  in 
marzo,  il  minimum  in  agosto  ;  quelle  dei  mediocri  tengono 
un  andamento  simile  a  quello  delle  medie  unite,  con  que- 
sta  differenza,  che  il  maximum  d  nell'aprile,  e  sparisce  I'ec- 
cezione  del  maggio.  Nelle  stagioni  invece  i  venti  forti  cre- 
scono  dairinverno  alia  primavera,  calano  da  questa  all'au- 
tunno;  i  mediocri  aumentano  dall' inverno  alia  primavera, 
calano  da  questa  alia  slate;  si  fanno  di  nuovo  piu  numerosi 
dalia  state  all'  autunno. 

Da  questi  fatti  e  da  quelli  registrati  nelle  tavole  nume- 
riche,  die  si  riferiscono  alia  qualita  diversa  dei  giorni,  si 
deduce : 

^ ."  Che  il  rapporto  tra  la  quantila  media  dei  giorni 
ventosi  e  1'  intero  numero  dei  giorni  dell'  anno  6  come 
-i  :  5,50  o,  ci6  che  e  lo  stesso,  sopra  sette  giorni,  due  sono 
ventosi ; 

2."  Che  questa  quality  di  giorni  e  men  numerosa  nel 
primo  decennio  che  nel  secondo  ;  esscndo  che  il  rapporto 
pel  I  decennio  sia  come  \  :  5,76  ;  pel  II  come  \  :  5,29; 


—  27G  — 

5."  Che  la  piu  ventosa  dcllo  stagioni  c  la  primavcra;  la 
mono  ventosa  la  state  ; 

4°  Che  il  rapporto  fra  i  giorni  vcntosi  doll'una  c  (|ueili 
dcir  altra  e  come  I  :  1 ,33  ; 

5.°  Che  (lei  mcsi  il  piu  ventoso  c  il  raarzo,  il  meno  veii- 
ioso  r  agoslo  ; 

0.°  Che  il  rapporto  fra  i  giorni  ventosi  del  priino  c  quelli 
del  scoondo  e  come  i  :  UiO  ; 

7°  Clic  r  oscillazione  cj  maggiore  da  mese  a  mcso  clic 
da  stagionc  a  stagione  ; 

8."  Che  il  rapporto  fra  i  vcnti  forti  e  i  mediocri  6  co- 
me 1  :  1,42,  cioc  all'incirca,  sopra  tre  giorni  ventosi,  uno 
e  con  vento  forte  ; 

9."  Che  queslo  rapporto  nel  [  decennio  e  come  \  :  1,29; 
ncl  II  decennio  come  1  :  1 ,03,  cioc  in  questo,  non  solo  v'cb- 
])ero  piu  giorni  ventosi,  ma  il  vento  fu,  a  lerminc  medio, 
piu  forte  ; 

-10.°  Che  tale  rapporto  varia  eziandio  da  stagione  a  sta- 
gione e  da  mese  a  mese. 

Rispelto  alle  prime  troviarao  i  venti  forti  stare  ai 
mediocri 

neir  invcrno  come.      1:1,57 
»    primavcra  »      .      1:1 ,42 
»     estate         I)       .      1  :  1 ,25 
»     autunno     »      .     I  :  1,34 
cio6  comparativamcnte  ai  venti  mediocri  i  forti  abbondare 
piu  nella  state,  scarseggiare  piii  nelf  autunno. 
Rispetto  ai  mesi  tali  rapporti  essero 

ncl  gcnnaio  come  .  1  :  1,33 
»  febbraio  »  .  1  :  1,37 
»  marzo  »  .  I  :  1,29 
»  aprilc        «  1:1 ,3H 


—  277 


ncl  maggip      » 

.     \ 

:  1,59 

1)  giugno       1 

1 

:  1,50 

»  luglio         n 

4,30 

t>  agosto        » 

:\,\(y 

»  settcrabrc  » 

:  1,56 

»  otlobi'O      1) 

:  1,51 

»  novembrc  » 

:  1 ,56 

1)  dicembrc    » 

.     \ 

:  1,55, 

cioe  r  aprile  a\erc  comparativamente  ai  forti  il  niaggior 
numero  di  venti  mcdiocri ;  1'  agosto  comparativamente  a 
quesli  il  niimero  maggiore  di  quelii; 

\  I ."  Che  il  maximum  assoluto  dei  forti  e  nel  marzo  e 
del  mcdiocri  iieir  aprile  ;  il  minimtim  d' ambedue  neH'a- 
gosto. 

A  tutti  i  falti  e  le  deduzioni  riferibili  alia  stato  atmo- 
sferico  aggiungo,  come  dalla  comparazione  delle  diverse 
quanlita  medie  quinquennali  colle  oscillazioni  delle  mac- 
chie  solari  risuiti  starsene  in  ragione  diretta  di  quesle  le 
medie  dei  giorni  belli,  in  ragione  inversa  quelle  dei  varii, 
dei  piovosi  e  dei  giorni  con  vento  forte.  Pero  le  medie  dei 
giorni  varii  se  si  alternano  nel  modo  indicato  da  quinquennio 
a  quinquennio,  qualora  si  piglino  questi  a  due  a  due  e  nel 
loro  rispellivo  decenuio,  altretlanlo  non  accade  se  si  con- 
siderino  nel  ventennio  ;  che  allora  tali  giorni  si  veggono 
crescere  di  quinquennio  in  quinquennio  siiio  alia  fine.  Da 
cio  si  potrebbe  argomentare  una  tendenza  dello  stato  almo 
sferico  a  rendersi  sempre  piu  incostante. 


278  — 


CONSIDERAZIONI  GENERALI. 


DlFFERENZE     FR.A  I  DATI  METEOUOLOGICI  DEI  DUE     PECENINlt. 

11  priiiio  (leconiiio  diffcrisce  dal  secoiulo  in  qucsto  : 

che  la  media  altezza  barometrica,  e  la  raassima  oscil- 
lazione  soiio  in  csso  maggiori ; 

la  media  temperatura  e  minure,  e  la  massima  osciila- 
zione  di  essa  maggiore; 

la  media  umidiU'i  maggiore,  e  la  massima  oscillazione  di 
essa  minore  ; 

la  quantiti  della  pioggia  minore  ; 

la  freqiienza  de'  venli  nordici  e  de'  meridionali  mi- 
nore ;  quclla  degli  oricQtali  e  degli  occidentali  mag- 
giore. 

Esso  inoltre  ha  im  numero  maggiore  di  giorni  belli, 
di  nuvolosi,  di  nevosi  e  di  (eiuporalescUi ;  uno  mi- 
nore di  varii,  di  piovosi,  di  nebbiosi,  di  ventosi,  c 
questi  con  forza  di  vcnlo  minore. 

CaRATTEUI  METEOROLOGICI  DIFFER  ENZIALI  TULLE    STAOIONI. 

L'invcrno  ha  Ic  osL-illazioni  barometriclie  maggiori  ;  le 
medie  di'lla  temperatura  minori;  le  medie  uniiditfi  e  !e  me- 
dic loro  osciliazioni  maggiori  ;  le  minori  quanlila  della 
pioggia  e  le  minori  osciliazioni  di  esse  ;  la  freqnenza  mag- 
giore de'venti  nordici,  e  la  minore  de' meridionali;  il  nu- 
mero maggiore  di  giorni  nuvolosi,  nevosi,  ncl)l)iosi,  il  mi- 
nore di  varii,  di  piovosi  e  di  leniporalesehi. 


—  279  — 

La  primavera  lia  le  minori  medio  barometriche  e  lo 
maggiori  oscillazioni  dclla  temperatiira  ;  la  maggioro  fre- 
quenza  de'  vcnti  orientali  c  di  qiielli  di  garhino  ;  la  minore 
do'  nordic'i,  degli  occidenlali  e  de'maestrali ;  il  numero  mi- 
nore  di  giorni  belli ;  il  maggioro  doi  ventosi,  e  la  maggiore 
forza  dei  venti. 

L'estate  ha  lo  medio  baromelricho  maggiori  collo  oscil- 
lazioni minori ;  le  maggiori  medio  temporature  ;  le  medio 
innidita  o  le  oscillazioni  loro  minori ;  la  maggiore  froqnen- 
za  do'  venli  sciroccali  od  australi ;  la  minore  di  quelli  di 
N.N.E.,  di  E.N.E.  0  di  N.N.O. ;  la  maggiore  quantiti  doi 
giorni  belli,  doi  varii  e  dei  temporaleschi,  la  minore  doi 
nuvolosi,  dei  nebbiosi  o  dei  ventosi.  Questa  stagione  man- 
ca  dei  giorni  novosi. 

L'  antnnno  Iia  le  oscillazioni  deila  temperatura  minori; 
la  maggiore  quantita  della  pioggia  e  lo  piu  largho  sue  oscil- 
lazioni ;  la  maggiore  frequenza  dei  venli  di  O.S.O.;  il  mag- 
gior  nnmero  dei  giorni  piovosi,  il  minore  dei  oevosi  e  di 
quelli  con  vento  forte.  ; 

CARATTEr.I  METEOROLOGICI  DIFFEllENZlALI   DEI   MESI. 

II  gonnaio  ha  la  media  barometriea  piu  prossimaa  quella 
dell" anno ;  la  media  temperatura  minore;  la  minore  quan- 
tita della  pioggia;  la  massiraa  frc(iuenza  nei  venli  di  N., 
N.N.E.,  O.S.O.,  e  N.N.O.  col  prcdominio  di  N.N.E. ;  la  mi- 
nore fr'^quenza  in  quelli  di  S.  ;  il  numero  maggiore  dei 
giorni  nevosi  e  nebbiosi ;  il  minore  de' piovosi  e  dei  tem- 
poraleschi. 

II  febbraio  ha  la  minore  media  delle  minime  altezze 
barometriche;  la  media  oscillazione  igrometrica  maggiore; 
la  maggiore  frequenza  nel  vento  di  E.N.E.  col  prcdominio 
di  N.  E. 

Senc  III,  T.  IV.  57 


—  280  — 

II  marzo  Iia  la  media  osciliaziono  dolla  tcmperatura 
maggiore  ;  la  minima  uscillazione  assolula  doll'  umiditi  ; 
la  maggioro  frcquenza  nel  vento  di  E.  col  prctlomiaio  di 
N.N.e!  ;  la  minore  in  quelli  di  N.O.  o  di  N.N.O  ;  il  mag- 
gior  numero  dd  giorni  vontosi  e  la  maggiore  lorza  dci  vcnti. 

L'  apriic  ha  la  media  baromelrica  minore,  la  lermomc- 
trica  e  la  pkiviomeliica  piii  prossime  a  quelle  dell'  anno  ; 
la  massima  osiillazione  igi'ometrica  ;  il  pi-edominio  del  S.E. ; 
la  minima  IVeqneuza  nei  venti  di  O.S.O.  ;  il  maggiore  nu- 
mero dei  giorni  con  venlo  mediocre. 

II  raaggio  ha  la  media  igrometrica,  che  piiis'appros- 
sima  air  annua  ;  la  maggiore  frcquenza  del  S.S.O.  col  pre- 
dominio  del  S.S.E. ;  la  minore  del  N.  o  del  IX.N.E.  ;  la  mi- 
nore oscillazione  nella  frequcnza  meilia  dei  venti;  il  numero 
Uiaggiore  dei  giorni  piovosi  e  delle  grandinaie  ;  il  minore 
dei  belli. 

II  giugno  ha  la  media  oscillazione  igrometrica  minore; 
la  maggiore  frequenza  e  il  predominio  dd  S. ;  la  miaore 
del  N.N.N.,  N.E.  ed  E.N.E  ;  il  niaggior  numero  dei  giorui 
varii,  il  minore  dei  nebbioi-i. 

!l  luglio  ha  la  media  e  1'  assoluta  oscillazione  baro- 
melrica minore  ;  la  maggiore  media  lermometrica  ;  la  mag- 
giore frequenza  dell'  E.S.E.  ,  S.E.  e  S.S  E.  col  predomi- 
nio del  secondo  ;  la  minore  dell'  0.  e  dell' O.N. 0.  ;  il  mag- 
gior  numero  dei  giorni  lemporaleschi ;  il  minore  dei  nu- 
volosi. 

L'  agoslo  ha  la  media  baromelrica  non  correUa  mag- 
giore ;  la  igrometrica  minore ;  la  massima  oscillazione 
nella  quanlila  dclla  pioggia  ;  il  predominio  del  S.  E.  e 
la  rainoi'c  IVeqrienza  del  S.  0.;  il  numero  maggiore  dei 
giorni  belli ;  il  minore  dei  venlosi  colla  minore  forza  dei 
venti. 


—  281  — 

II  settembre  ha  il  predominio  di  N.E.  e  nessun  estrerao 
meleorologico,  che  lo  distingua. 

L'ottobre  ha  la  media  e  I'assoluta  oscillazione  termome- 
trica  minori ;  la  media  igrometrica  maggiore  ;  la  maggiore 
quantita  della  pioggia  ;  la  frcquenza  maggiore  del  S.O.  col 
predominio  del  N.E. 

II  novembre  ha  il  predominio  del  N. ;  il  maggiore  nu- 
mero  dei  giorni  nuvolosi,  il  minore  dei  ncvosi. 

II  dicembre  ha  la  media  e  1'  assoluta  oscillazione  baro- 
metrica  maggiori;  la  massima  oscillazione  nella  frequenza 
media  dei  venti;  la  maggiore  frequenza  del  N.E. , dell' O.N.O 
e  del  N.O.  col  predominio  del  N.E. ;  la  minore  dell' E., 
E.S.E.,  S.E.,  S.S.E.  e  S.S.O. ;  il  minor  numero  dei  giorni 
varii. 

• 

ReLAZIONI  DELLE  MEDIE  TOTAL!  BAROMETEICHE,  TERMOME- 
TRICHE^  ICROMETRICHE  E  PLCVIOMETRICHE  COGLl  ESTREMl  MEDII 
RELATIVI. 

Le  medie  totali  stanno  piu  presso  alle  medie  massime 
che  alle  minime  pel  barometro,  pel  termometro  e  per  I'igro- 
metro;  sono  piu  presso  alle  minime  pella  quantity  della 
pioggia.  Quindi  da  noi  il  barometro  e.piu  di  frequente  alto 
che  basso  ;  la  temperatura  piu  spesso  calda  che  fredda  ; 
r  umidita  piu  spesso  abbondante  che  scarsa  ;  la  pioggia  piu 
spesso  moderata  che  trabocchevole. 

ReLAZIONI  DELIE  MEDIE  BAROMETRICHE,  TERMOMETRICHE  ED 
IGROMETRICHE  QUINQrENNALI  COLLE  MEDIE  OSCILLAZIONI  DEGLI 
STROMENTI. 

Nel  barometro  le  medie  altozze  quinquennaU  stanno 
in  ragione  dirctta  dello  medie  oscillazioni ;  nel  termome- 
tro e  neir  igromctro  le  medie  temperature  e  le  medie  umi- 


_  282  — 
dila  (|niiiquenu;ili  slaiino  in  ragiono  invcrsa  allc  medic  osiif- 
lazioni  degli  stroinonti.  Di  lalo  corrispondcnza  non  c  scni-' 
pre  facile  inleudore  le  caii,!Oui.  Osscrvo  cio  nulla  nicno, 
qiianlo  al  baronielro,  clie  il  movinienlo  delle  niodic  qiiin- 
quennali  corrispDiide  a  quello  dei  giorni  varii ;  anclie  il 
nnmero  loro,  come  la  media  baronielrica,  e  minore  nel 
I  decennlo,  niaggiore  nel  II ;  ercsce  dal  raeno  al  piu  nei 
quinqucnnii,  ed  6  massiraa  nel  quarto  di  essi,  Ora,  sieco- 
conie  le  maggiori  oscillnzioni  sogliono  osservarsi  nei  gior- 
ni varii,  stante  clie  nei  belli  o  ne'  nuvolosi  il  baronielro 
si  scrbi  alto  o  basso,  ma  poco  o  nulla  si  muova,  cosi  ra- 
gion  vuole  chc  ne'  quinquenni  ineno  varii,  i  quali  vcdem- 
mo  essere  forniti  di  media  baronielrica  minore,  anclie  le 
oscillazioni  sicno  minori,  nei  piii  varii,  niaggiore.  Gosi 
tornasse  iiieno  duro  I'intendere,  comi3  i  quinquennii  prinii 
abbiano  la  media  baronietrica  minore,  avendo  maggioi-e  if 
numcro  dei  giorni  Itelli,  ne'  quali  il  barometro  suole  con- 
servarsi  piuttosto  alto.  Quest'  anomalia  dec  provenire  in 
parte  dalle  osservazioni  non  ridotte  alio  zero,  c  dalia  cir- 
costanza  clie,  durante  la  state,  collo  spirare  do'  venti  sci- 
roccali  ed  australi  e  con  elcvazione  barometriea  oscillante 
intorno  alia  media  si  lia  pure  una  successionc  di  giorni 
perfettamenle  seicui. 

Piii  facile  c  comprendere  il  perclie  di  quella  ragionc 
inversa,  clie  si  nota  fra  le  medie  ternionietriche  ed  igro- 
iiietriclie  c  le  oscillazioni  degli  stronicnti.  Infalti  la  Ta- 
vola  VI  del  termoiuetro  ci  mostra  aunientarsi  la  media 
quinquennale  specialraente  per  1'  aunicnto  dcUa  tenipcra- 
lura  primaverile,  auinenlo,  cbe  provieno  dal  serbarsi  que- 
sta  alquanlo  elevata  e  oscillare  meno  cIkmiou  soglia  nei 
nostri  climi  e  in  quella  stagione.  Ora  le  maggiori  oscilla- 
zioni IcrniDniotricUc  si  nolano  appuoto  nella  priiiiavci  a,  ed 


-  283  — 

ecco  che  nei  quinquennii,  in  ciii  tale  stagione  obhe  tempo- 
ratiira  piu  cqUabile,  si  Irovera  non  solo,  come  dicevasi, 
la  media  piii  eicvata,  ma  eziandio  Ic  osciilazioni  piu  strelle. 
Anclie  per  1'  igromelro  la  ragione  parmi  evidente.  Le  gran- 
di  osciilazioni  di  qiiello  stroraento  non  a\'vengono  da  noi 
per  iin  aumenlo  dell' umidita,  la  quale  abbonda  ncl  nostro 
clima,  ma  per  frequent!  o  forti  dirainuzioni  di  essa  ;  in 
una  parola  sono  le  sopravvegnenti  siccita  e  non  gli  straor- 
diiiarii  umidori,che  allargano  le  osciilazioni  di  qucllo  slro- 
mento.  Dunque  se  la  stessa  causa,  che  dilala  le  osciilazioni, 
concorre  a  sminuire  la  media  igromelrica,  non  e  nieraviglia 
die  quesia  sia  in  ragione  inversa  di  quelle. 

ReLAZIONI  DEI  DUE  VE?<TI  rREDOMIXANTI  DI  N.E.  E  Dl  S.  E. 
COLLO  STATO  ATMOSFERICO. 

A  scoprire  tali  relazioni  nolai  ad  ogni  osservazione, 
in  cui  spirasse  il  primo  od  il  secondo  di  questi  due  vcnti, 
quale  fosse  lo  stato  del  cielo,  e  tali  indicazioni  le  distri- 
buii  in  quattro  rubriclie  intitolate  sereno,  semisereno^  mi- 
volo  e  pioggia.  La  prima  rubrica  comprende  i  giorni  l>el- 
lissimi,  i  sereni,  i  qnasl  sereni;  la  seconda  i  sereni  foschi, 
i  semisereni,  quelli  con  nubi  sparse  o  voganii ;  la  terza  i 
mivolosi,  1  nebbiosi^  i  burrascosi  ;  la  quarta  i  pioviggiiiosi 
e  i  piovosi.  Quindi  riducendo  tali  indicazioni  alia  nota 
scala  della  serenita  del  cielo,  die  va  dallo  0,00  all'  1,00, 
la  prima  rubrica  andrebbe  dallo  0,00  alio  0,30;  la  secon- 
da dallo  0,31  alio  0,80;  la  terza  e  la  quarla  unite  dallo 
0,81  air  1,00.  Ecco  le  tavole : 


284  — 


Mesi 

N.E. 

S.E. 

o 

u 

£ 

3 

« 
To 

fco 

"a. 

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semiser. 

nuvolo 

a 

To 

o 

Geniiaio  . 

03 

25 

99 

30 

0 

4 

40 

4 

Febbraio. 

85 

22 

112 

36 

30 

9 

27 

3 

Marzo  .  . 

70 

46 

85 

37 

71 

46 

58 

7 

Aprile  .  . 

41 

27 

60 

39 

89 

29 

70 

49 

Ma-gio.  . 

32 

21 

52 

49 

76 

34 

75 

20 

Giiigno    . 

31 

22 

62 

48 

402 

45 

43 

9 

Luglio  .  . 

59 

35 

63 

23 

450 

62 

37 

42 

Agosto  .  . 

82 

43 

66 

49 

440 

34 

44 

9 

Settembre 

G3 

34 

87 

25 

97 

32 

45 

0 

Ottobre  . 

81 

42 

426 

36 

35 

40 

27 

9 

Novembre 

05 

40 

415 

49 

8 

4 

46 

4 

Dieembre 

133 

49 

420 

35 

5 

3 

40 

2 

835 

376 

1042 

370 

809 

266 

402 

440 

—  285  — 


Stagiom 

N.E. 

S.E. 

o 

s 

_o 

o 

S 

To 

o 

3 

5 

ta 
o 

3 

•;: 

fco 

c 

31d 

96 

=^ 

O/ 

a 

la, 

Inverno  . 

337 

407 

41 

43 

47 

9 

Priinavera 

143 

64 

496 

94 

236 

79 

203 

52 

Estate  .  . 

172 

-100 

481 

59 

390 

434 

424 

30 

Aiitiinno  . 

209 

416 

328 

440 

440 

43 

88 

49 

835 

376 

4042 

370 

809 

266 

462 

440 

Se  badiarao  ialanto  alio  somine  totali  de'  giorni  se- 
reni  e  de'  nuvolosi  noi  troviarao  piii  freqiienti  qiiesti 
die  quelli  col  N.E. ;  piii  quelli  cbe  qiiesli  col  S.E.  lufatti 
col  pt'imo  vento  i  belli  stanno  ai  coperti  come  I  :  1,24; 
col  secondo  invece  come  1 ,75  :  1 ,  cio6  su  nove  osserva- 
zioni,  in  cui  spiii  il  N.E.,  qualtro  danno  cielo  sereno,  cin- 
que iiuvoloso  ;  sopra  undici,  in  cui  soffli  il  S.E.,  sette 
fiate  il  oielo  6  sereno,  qualtro  e  coperto. 

Vediarao  adesso  quali  modificazioni  patiscano  i  due 
rapporti  aggiungendo  i  giorni  piovosi  ai  coperti.  In  tal 
caso  col  N.E.  i  giorni  sereni  sono  ai  nuvolosi  e  piovosi 
come  I  :  1,69;  col  S.E.  come  1,41  :  I,  cioe  su  otto  osser- 
vazioni  fatie  col  vento  di  greco,  tro  banno  cielo  sereno, 
cinque  nuvoloso  e  piovoso  ;  viceversa,  di  dodici  osserva- 
zioni  collo  sciloeco,  sette  trovano  la  prima  qualita  di  cielo, 
cinque  Ic  seconJc.  In  tutti  i.modi  dunque  il  greco  da  noi 


—  280  — 
lende  piii  a  vnnnuvolavc  il  cielo  c  a  farlo  piovoso,  che  a 
ra^scrcnarlo  ;  to  scilocco  favorUce  pinllosto  la  serenitd 
die  1(1  pi.o(f(/ia.  Qucslo  falto  Irova  amphi  coiifenna  nol  rap- 
porto  IVa  il  niiinero  tolale  delie  oss(n-vazioni  falte  coU'iino 
c  r  altro  voiito  c  ([uello  delle  osservazioni  a  cielo  piovoso. 
Pel  N.E.  qiiosic  slanno  a  quelle  corao  I  :  7,00  ;  pel  S.E. 
eome  I  :  I  5,07. 

Cotesle  rclazioni  variano  cosi  nei  mcsi,  come  nello 
sla?:;ioni.  Per  allro  pel  N.E.  i  niimei-i  niinori  siiettaiio  sein- 
prc  ai  giorui  sereni  ;  pel  S.E.  ai  mivolosi,  traniie  pei  mesi, 
il  diceuibre  ed  il  gennaio,  c  per  le  stagioiii,  il  verno.  In 
qucsli  soli  il  S.E.  e  piii  fi'equeiUcinente  apportalore  di 
niibi  0  di  pioggia.La  legge  poi  con  oni  il  numero  dei  giorni 
sercni  procedc,  allorelie  soffia  scilocco,  cioe  con  aumento 
quasi  costante  fino  a  liiglio  inclusive  c  con  costante  dimi- 
nnzione  fmo  a  dicerabre,  svela  la  cagione  per  cui  la  sei'c- 
niti  e  favorita  dallo  scilocco.  Essa  consiste  nel  movimento 
dclla  teraperalura.  Lo  scilocco  giunge  da  noi  umido  e  caldo, 
quanlo  pill  dunque  trovi  qui  nelle  regioni  medic  deH'atrao- 
sfera  una  elcvata  tempera tura  tanio  piii  facilmenle  pu6 
mantenere  la  propria  umidila  alio  stato  elaslico  e  traspa- 
i-enle;  ecco  perchc  la  maggiore  proporzionc  dci  giorni  sere- 
ni  stia  per  la  state,  e  sia  il  voriio  la  sola  slagione  in  cui 
questi  sieno  superati  dai  nuvolosi. 

Per  la  stessa  ragione  II  N.E.,  die  ci  viene  dalla  Russia 
centrals  attravcrso  le  montagne  dell'  Unglieria  e  della  Sli- 
ria,  e  di  poco  si  raddolcisce  nel  breve  transito  del  golfo 
Adriatico,  se  trova,  come  giunge,  nioUa  acqua  atmosferica 
alio  stato  elaslico  tosto  la  condensa  e  la  miila  in  vapori 
vescicolari,  die  si  raggomicdlano  in  diverse  nuvolo  o  si 
risolvono  in  pioggia.  Percio  e  grosso  errore  qudio  di  gri- 
dare  alio  scilocco  ogni  qual  volta  il  cielo  di  scrcno  si  fac- 


—  287  — 
cia  nuvoloso  o  piovoso  ;  cotesta  e  opera  qualclie  fiata  dello 
scilocco,  raa  lo  e  piu  spesso  del  greco. 

ReLAZIONI   DI   ALCL'iM   DATI   METEOKOLOCICI   COLLE     OSCILLA- 
ZIONI    PELLE   MACCniE    SOLARI. 

Essendumi  occorso,  coinc  dissi  gia  nella  prefazione, 
clie  nei  due  dccennii  da  me  studiati  le  macchie  solari 
compiessero  due  fiate  circa  il  periodo  Joro  di  auinento 
e  di  diminuzioiic,  mi  venue  in  pensiero  di  osservare  se  que- 
sti  loro  movimenti,  i  quali  con  lievi  differenze  abbracciano 
cinque  anai,  avessero  qualche  relazione  coi  dati  meteoro- 
logiei,  di  modo  die  i  numcri  clie  li  rappresentano  o  cre- 
scessero  o  seemassero  col  crescere  o  scemare  di  quelle,  o 
viceversa  aumentassero  quando  le  macchie  diminuiscono, 
e  diminuissero  quando  il  numero  loro  si  accresce.  Ora  dai 
conlVonli  iustiluiti  apparisce  appunto,  cbe  detle  macchie 
stanno  in  ragione  inversa  delle  medic  barometriche  e 
delle  oscillazioni  dello  stromento  ;  in  ragione  del  pari  in- 
versa della  quautila  della  pioggia  ;  in  ragione  diretta  dei 
venti  raaestrali  e  dc'  nordici,  inversa  degli  sciroccali,  degli 
australi  e  di  quel  di  garbino  ;  in  ragione  diretta  delle  belle 
giornatC;,  inversa  delle  varic,  delle  piovose  e  di  quelle  con 
vento  forte.  Esse  non  hanno  poi  relazioni  di  sorta  colla 
temperalura  e  coH'uraidita  atmosferica,  almeno  le  nostre 
tavole  non  lo  inanifeslano.  Queste  corrispondcnze  accen- 
nano  con  tulta  evidenza,  come  le  molle  macchie,  non  diro 
favoriscano,  ma  si  osservino  durante  i  quinquennii  piii 
belli;  Ic  pocbc  nel  corso  dei  meno  sereni.  Infatli  colle  molte 
macchie  le  altezze  baromi'lriche  medic  quinquenuali  sono 
meno  elevate  e  le  oscillazioni  nien  larghe,  cio  che  si  dimo- 
stro  accadeie  quando  i  quinquennii  sono  men  varii ;  i 
venti  nordici  c  maestrali,  che  da  noi  conducono  c  manten- 
iiuiiii  III,  T.  IV.  58 


—  288  — 

§0110  il  soreno,  sono  piii  frcquonti,  c  i  giorni  belli  piii  nu- 
merosi ;  al  conlrario  colic  poche  maccliie  le  pioggie  sono 
pill  abbondanti,  piu  frequcnle  o  piii  gagliardo  lo  spiiare 
(lello  scilocco,  doH'  auslro  e  del  g^i'l^ino,  piii  numerosi  i 
giorni  varii  o  i  piovosi. 

Pero  dclto  qucsto  m'  e  d'  iiopo  dicliiarare  come  tale 
crapirica  dimoslrazionc  sia  affatlo  opposta  a  cio,  che  asse- 
liva  lo  Schwabo,  coliii  die  moglio  d'ogni  altro,  e  con  niag- 
giore  porscveranza  studiava  coleste  maccliie  c  le  influen- 
ze  loro  sill  clima.  Ecco  lo  parole  sue  toUe  alia  tradiizione 
francese  del  Cosmos  di  Humboldt :  «  Si  reellement  il  y 
»  avail  lieu  d'atlribuer  au\  taclies  du  Soleil  la  moindre  in- 
»  lluence  sur  Total  dc  noire  almospboie,  il  faudrait  tout 
n  au  plus  oonelure  de  nies  tables  que  les  annees,  ou  les  ta- 
I.  clios  abondont,  oomplont  moins  de  jours  sereins  que  les 
»  annoes  oil  elles  sont  lares  »  (i). 

Dunque  se  per  la  siessa  via  si  giunge  a  contraria  meta 
lion  e  mestieri  conchiudere  che  tali  corrispondenze  non 
sono  reali  od  almeno  clie  le  epoclie  fin  qui  sludiate  sono 
brevi  troppo  per  offerirc  dati  sicuri  ? 

(Conlimia.J 


(1)  CosJHOS  eco.  par  Alexandre  de  Iliuiibuldl  Irudid/  par  Cli.  lia- 
luski.  —  Troisiemc  par/le,  2  livraison,  pag.  oo8  deU'ertizioiie  uulanese. 


LAVORI 

)er  I'  illustrazione  topografica,  idraulica,  fisica,  statistica, 
agraria  e  medica  delle  provincie  vencle  die  si  puObllcano 
secondo  I' art.  127  degli  staltiti  interni. 

(Continuazione  della  pag.  36o  del  precedeute  volume.) 

— =<8)o — 


D, 


otti  Collcglii.  Quando  volestc  a  me  affldato  I'inoarico 
di  raccoj^Uere  niateriali  per  la  statistica  della  popolazione 
delle  venete  provincie,  io  ebbi  V  onore  di  sottomettervi  le 
seguenti  osservazioni  e  proposte. 

Non  v'ha  ohi  igiiori  che  la  popolazione,  siccome  il  pri- 
rao  fondo  dolla  robustezza  degli  stati,  deve  essere  la  cura 
principale  dd  governo  civile. 

La  popolazione  e  uno  di  qiiegli  oggelti  statistici  i  quali 
soffrono  variazioni;  variazioni  cbe  soao  biiiiomi  della  de- 
cadenza  o  della  prosperity  nazionale 

La  statistica  deve  render  conto  assai  diligente  di  tali 
vieissitudini;  ma,  per  cio  fare,  6  necessario  precisare  prima 
un  punto  di  partenza,  il  dato  di  confronto,  giacch6  altri- 
raenti  le  alterazioni  mancherebbero  di  dimostrazione. 

Percio  avvisava  che  il  lavoro  slatistico  sulla  popola- 
zione dovesse  dividersi  in  due  parti :  la  prima  delle  quali 
dovesse  descrivere  il  vero  stato  della  popolazione  in  una 
epoca  delerminata  ;  e  I'  altra  portassc  d'  anno  in  anno  le 
vicende  che  vannoavvenendo  nella  popolazione  dope  quel 
termine  primitivo. 


—  21KI  — 

Esiccome  i  duli  slalislicilornanotantopiii  iililicdoppor- 
luni  (juantopiLi  sono  frcsclii  c  lecenti,  opinava  clu'  il  tem- 
po (la  fissarsi  alia  parlc  I.'  fosse  I'anno  1855  (appena  al- 
lora  spiralo)  o  cIio  la  parte  2.'  avesse  a  prendcr  lo  mosse 
(lal  seguonte  anno  1850  per  continuaro  poi  ad  ogni  anno 
avvenire. 

Per  cio  che  concerne  la  forma  del  trc  raelodi  di  cspo- 
sizione,  I'analitipo,  il  descriitivo,  il  labcllare,  orcd(>va  quo- 
sto  ultimo  il  meglio  adattato  alia  popniazioiie,  avvoguaelie 
le  riccrelie  che  la  rignardano  possono  liitlc  esprimersi 
numericaaiente,  e  le  (alx'Ile  rendono  lo  compr.razioiii  piu 
agevoli,  c  piii  pi-onlamente  ne  dimoslrano  i  risullamenti. 

lo  opinava  die  la  parte  \.'  constasse  di  tre  pros})clti. 
II  primo  espoaente  I'  es'ensionc  territoiiale,  il  reddito  cen- 
siiario,  il  numero  dello  ease,  qiiello  delle  famiglie  e  la  po- 
polazione  deir  anno  1855  distinta  per  sesso,  condi/ione 
doraestica  e  religione  ;  il  seeondo  presentante  la  popola- 
zione  divlsa  seeondo  le  varie  eli  ;  il  lerzo  classilicante  la 
popolazione  a  norma  della  condizione  ecouomica. 

La  parte  2.'  deslinata  a  scguire  annualmente  i  raovi- 
nienti  della  popolazione  io  la  componeva  di  cinque  labelle: 
la  I/  per  notare  le  nascite  dclT  anno  1850  sparlile  a  te- 
nore  dellorigine  dei  natali,  del  sesso,  della  religione,  del 
raesi  in  cui  ebbcro  luogo  ;  la  2/  per  conoscere  le  raorli 
deir  anno  1850  spartite  anclie  qucste  seeondo  il  "sesso, 
lo  stalo,  la  religione,  I'  eta,  il  genere  di  niorte  c  i  niesi 
neiquali  aceaddero;  la  5.' per  dimostrare  i  matrimonii  clas- 
silicati  giusta  la  religione,  lo  stato.  Tela;  la  i.' per  in- 
dicarc  gli  aumenti  per  sopravvenienze,  o  le  diminiizioni  a 
causa  di  migrazioni  ;  la  5."  per  offrirc  i  rapporti  in  cui  i 
nali,  i  morti,  i  matrimonii,  le  sopravvenienze  ele  migrazioni 
slanno  colla  popolazione. 


QtJI  

Venendo  alia  ricerca  tlclla  peiifcria  da  abbracciarsi 
in  cadauna  dolle  labelle  coiDponenli  la  parte  1."  e  la  par- 
te 2."  di  qiiesto  iavoro  statistico  io  rispondeva  con  una 
distinzione.  0  si  tratta  dei  prospetti  nei  quali  pubblicare 
ordinati  i  dati  statistici  deila  popolazione,  ed  allora,  per 
non  dar  Iroppo  nel  miiuilo,  proponeva  che  cadaun  pro- 
spetto  comprendesse  le  otto  provincie  venete  distinte  pei 
distrolti  die  le  compongono.  Invece,  parlando  dei  prospctii 
da  diransarsi  per  avere  i  dati  relativi,  opinava  die  si  nian- 
dasse  un  prospetlo  per  ogni  singolo  comune,  essendo  aperto 
die  le  indagini  riescono  tanto  piii  facili  ed  esatte  quanto 
mono  esteso  e  lo  spazio  da  esaminarsi. 

Osservavadie  fortunataraentele  fonti  da  cui  attingere  le 
nozioni  richieste  da  questi  otto  prospetti  potevano  essere 
iLitle  ufficiali:  il  censo  eioc,  le  anagrafi,  i  registri  parroc- 
diiali,  i  ruoli  del  mercimonio  e  delle  tasse. 

Per  do  die  risgnarda  il  modo  di  raceogliere  siffatti 
dati  statistici  proponeva  si  pregasse  T  I.  R.  Luogotenenza 
onde  volesse  ordinaie  agli  iiflizii  die  le  sono  dipendenli  di 
curare  e  sorvegliare  le  risposte  ai  quesiti,  e  di  mandare 
a  cadauno  degli  815  cotnuni  delle  provincie  venete  copia 
slampata  di  questi  otto  prospetti  onde  ne  fossero  rieuipite 
le  casellc. 

Queste  mie  proposizioni  ottennero  I'onore  ddla  vostra 
approvazione.  L'  eccelsa  Luogotenenza  accordo  il  cbiesto 
decreto:  e  le  coiuuni  rimandaroao  quanto  coiuernc  alia  par- 
te \.'  di  questo  Iavoro. 

A  norma  del  piano  come  sopra  slabililo  io  doveva 
riepilogare  le  nozioni  avule  dai  comuni  in  Ire  prospetti, 
comprcndenti  cadauno  di  essi  le  otto  provincie  venete 
distinte  pei  distretti  clie  le  compongono  ;  ma  i  dati  tras- 
messi  dai  comuni   risguardanli  il  prospetto  tcrzo,   qucllo 


--  292  — 

cio6  dclla  popolaziono  dislinta  a  norma  della  condizionc 
economica,  prosentano  lalispropositi,  coutraddizioniodine- 
satlezzc  ohe  c  forza  rinuneiare  alia  loro  pubblicazione,  cd 
io  dovo  liinilarmi  a  soUoporvi  gli  altri  due  prospetti. 

Dal  pi'imo  di  (luesti  prospetti  apparisce  che  ncl  domi- 
nio  venelo  oomplossivamente  considerato  havvi  im  abitaalc 
per  ogiii  i> :  87  perticlie  ceiisuarie. 

Ma  se  si  riguardano  le  singole  provincie  vencte  la  delta 
proporzionc  varia  iiol  modo  seguente  : 

P.    C. 


Tadova  aL 

tita 

nte 

pe 

I' 

ogni 

6 

50. 

Venezia 

)) 

1) 

7 

:33 

Treviso 

1) 

» 

7 

06 

Viccnza 

)) 

II 

8 

16 

Rovigo 

n 

.. 

8 

45 

Verona 

II 

.. 

9 

08 

Udine 

tt 

h 

13 

09 

Boliuno 

II 

1) 

10 

67. 

Onde  la  provincia  di  Padova  e  la  piu,  qnella  di  Belluno 
la  meno  popolata. 

Nel  veneto  doniinio  la  popolazione  sta  alia  rendita 
fonsiiaria  come  I  a  23  :  88,  cioe  a  dire  evvi  un  abitante 
per  ogni  L.  23  :  88  di  rendita  censuaria.  Ma  anche  qiiesto 
rapporto  cangia  qiiando  si  prcndano  le  provincie  separa- 
lamentc  monlre  allora  si  hanno  i  seguonti  risullati : 

Belluno   I   per  ogni  L.       0:16  di  rendita  cens. 


Udine 

\ 

II 

L. 

n 

:57 

Venezia 

\ 

II 

L. 

20 

:82 

Treviso 

It 

21 

SO 

Vicenza 

I) 

27 

18 

Rovigo 

1) 

28 

54 

Verona 

» 

20  : 

59 

Padova 

» 

37 

07, 

—  293  — 

L' anagrafl  deH780  mostrava  che  nello  Stato  veneto 
vi  erano  40668  maschi  piu  delle  feminine:  nel  1855  in- 
vece  apparirebbero  o8l7  femmine  piu  dei  mascbi :  ma  e 
da  nolare  che  i  coscritti  durante  il  servigio  militare  non 
sono  contati  no!  ruolo  delia  popolazione, 

Dal  secondo  prospetto,  che  presenta  la  popolazione 
distinta  secondo  gh  anni  vedesi,  che  al  di  softo  degli  anni 
-10  e  al  di  sopra  dei  70  il  numero  delle  femmine  e  miuore 
di  quello  dei  maschi. 

Nel  dominio  veneto,  preso  cumulativamente,  ogni  mille 
abitanti,  179  superano  il  cinquantcsimo  anno,  e  32  passano 
11  settantesimo.  Nelle  singole  provincie  poi  si  ha  il  raggua- 
glio  seguente : 


Ogivi  mille 

Ogm  mille 

Provincu 

superano 

superano 

50  anni 

70  anni 

Venezia 

188 

31 

Verona 

-160 

28 

Udine 

diST 

37 

Padova 

^89 

36 

Vicenza 

475 

29 

Treviso 

184 

31 

Rovigo 

469 

26 

Belluno 

472 

31 

Ma  lasciando  queste  ed  altre  osservazioni  che  ciasche- 
duno  pno  fare  da  so  credo  prezzo  deil' opera  il  confron- 


—  294  — 

laro  qucsli  (liti  rolativi  al  is:)?>  con  qnelU  clio,  rissnardanli 
r  anno  1 823,  il  sig.  Antonio  Quadri  pubblicava  ncl  suo 
Prospello  slnlistico  delle  provhicic  venele. 

Da  qucslo  confronto  apparisce  clie  dall' anno  !82;5.:1 
4  833  la  popolazione  ncl  Venelo  crebbe  di  N.  '<IO,3liO, 
essendo   in  qucsli   Uenladue  anni  saUla  da    1,89 '.,'.37  a 

2,300,997. 

Questeprovinciccontavano  nel  1823  N.  3G283  5  case  e 
ncl   1 833  N.  376 115,  quindi  le  case  aumenlarono  di  1 3260. 

Le  faniiglio,  cbe  nel  1 823  erano  di  N.  397098,  ncl  1 833 
monlarono  a  N.  449338,  onde  crcbbero  di  N.  32460. 

Cosi  il  rapporlo  dell' anno    1823  di  abilanti  N.  3-^"^-^ 

per  casa  c  di  N.  4  ^  per  faiuisUa,  nell'anno  1833  risullo 

di  abitanii  N.  G  ~  per  casa  e  di  N.  3  j,".  per  famiBba. 
.    Anche  nel   1 823  il  numero  delle  femmine  nel  Venelo 
superava  qnello  dei  masclii :  ma  la  differenza  si  e  diminuila 
perche  allora  era  di  N.  21409  e  nel   1833  solamenle  di 
N.  3817. 

Nel  1823  le  Provincie  nelle  qnali  il  numero  dei  aiaschi 
superava  (lueilo  ddle  lemmine  erano  Vicenza  e  Treviso,  nel 
i833  invece  Treviso  e  Verona. 

Eceo,  illuslri  colleghi,  le  pocbe  cose  che  aveva  a  dire 
nel  presenlarvi  i  due  prospotli  della  parte  prima  delta  sla- 
tistica  della  popolazione  delle  provincie  venete.  Appena 
arri\eranno  dagli  813  corauni  veneti  i  dati  ricbiesti  per  le 
3  tabelle  cbe  devono  eomporre  la  parte  seconda,  io  non 
mancbero  (b(>ncbe  sia  lavoro  lungo  e  tedioso)  di  recapito- 
Uuli  c  coordinarli  colla  maggiore  diligenza,  non  avendo 
cbe  questa  per  corrispondere  alia  vostra  benevolenza. 

F.  Cavalli. 


LUG  GO 


PROVINCU 


BELLUNO 


DISTRETTO 


Belluno 

Longarone.   ,  .  . 
Pieve  di  Cadore 

Auronzo 

Agordo 

Feltre 

Fonzazo  


SUPERFICIE 

in 
Pertiche 
Censiiarie 


Rendit 
Censuai 

in 
L.  Ausi 


<1,486,255.—     5,014,J 


648,322.09 
269,838.02 
470.874.79 
672.087.79 
487,826.05 
429'278.56 


508.( 
83, 
129, 
172, 
116, 
347, 


189,442.18        418. 


3,168,269.48      4,475, 


\EINEZIA 
VERONA 
UDLAE 
PADOVA 
VICEINZA 
TREYISO 
ROVIGO 
BELLUNO 


Totale 


2,168,024.05 

6,156 

2,749,431.48 

8,918 

6,097,475.47 

6,345 

2,053,990.92 

H,81-^ 

2,652,608.39 

8,83.- 

2,327,396.59 

6,39 

1,486,255.— 

5,01 

3,168,269.48 

4,47 

22,703.454.38 


54,95 


Tavohi 

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1. 1;  0  G  o 

Ceiuturi« 

deUe 

Sum.-       .^i«.„  dd  lU«a, 

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649S0 

494558      449759'383l 

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40370    43800    1U88      441u 
4,65      5334      4063        371 

33438'   40164    11188      1189 

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35851        36860 
48563        48861 

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Portognitro 

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8007       6897       5183       1050 

13,50 

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24780        94776     . 

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63018    79093,  67710      9313 

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94601    97816    46813      5399 

96793    16819      4987 

47SU 

97611        96259 

I»l.  dilli  8c>l> 

SangulnrttA 

■••»"•!• 

IMioioiil 

lios.wojii    osa: 

871.385.99      7008 

0445      6330      50O4I     1900 
3410      4403      ,18,        913 
8956      7600      6808      1933 

!sl 

78«0      6808      18,7 

16514 

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C»lo|!i» 

»0>1).M 

Mt.(>77.4l      3007 

8.  Bsr>ir..|» 

Tregnngo 

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4400      3379'       683 

49031 

36606        96080 

8.  Pimo  Incarlaao  .  . 

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M7.783.-'     4435 

46,7      0947      3685        849 

11181 

6170,     3085        870 

40795 

SMOfl        3M0A 

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■V,*,B77J10:     9511 

Bttrdotino 

«7,aTA67 

3M.74«.I0|     3951 

8564      3777,     9791        830 

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3401      9791 )     1039 

7,11 

1,690        13090 

^'^'» 

8,OI9,«l.«0i   "^"^ 

71308    803081  5689!    16663 

459803)  77111    538991    1678lf     149700 

,03653      301401 

1  iiIM: 

i;.ii..r 

i.il\m.:i     KM-^I    loxTO     11187    41857       i059 

97090J  1,71*    IIR57'     9936 

27795 

55701        66679 

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6338 

19605        13005 

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8,0|0.101.«0 

o.s«.i«i.a8 

11,811,741X77 

57095    71308    S0308 

( 
00830    75873,11987 

55058    67033    8133 

66899 

16063 

49O10 

45386,]  77414    55803    1D784|     140700 
317688  417810    81404    48868]     911996 
154496,  81300    60839'   16393]     167464 

80365,      ,01191      • 

4,5664      4,5500 

,11660      ,11039, 

\ ICKNZA 
TItEYISO 

S,eB9,008.3 

8.«33,«3941 
0.H|,>M.79 

58187    68140    80013'   03141 

1016C 

101930    89376    69141     13630'     16,051 

334971,     ,94936 

t,StT,306.5 

30*71    38634    706591   50074 

859 

148160    74m    59974    11101'     445181 

39U44'    39,181 1 

I.488.JW.- 

5.0H^>.43 
1,4H;»««1 

54.»1,«»»-™ 

30355    37160    48963    30975 

6,1 

879»l'  15SWI  M976      6341        888M 

476077.     475719] 

BELLliSO 

8,108^9.4 

3S036    99117    46640    98475 

8960 

7959T1  46999    98475      60U'       81319 

4640,7      4010,7J    • 

Tpi.le 



-- 

'44,530 

|147590;00953 



101330 

115M07 

9300997'  3393369 

9. 

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mmn  ml  mim  \i  muw  \m 


1.1  111.  e.  prof.  Minich  leggc  supra  una  maniera 
di  conse()uire  progressivamente  lo  sviluppo  delVequa- 
zione  ai  (piadmti  delle  difference,  e  poscia  il  vice- 
presidente  co.  Cavalli,  esposto  il  desiderio  del  co. 
Filippo  Linati  di  Parma,  die  sia  richiamata  1'  atten- 
zione  dell'  Islituto  veneto  sopra  un  opuscolo  da  liii  e 
dal  dott.  Primo  Caggiati  pubblicato  intorno  gJi  ef- 
fetti  delta  corrente  elettrica  continua  snlle  funzioni 
del  gran  simpatico,  invita  il  m.  e.  e  seeretario  dott. 
Namias  a  renderne  conto. 

II  seeretario  dice  le  segucnti  cose  : 

Da  parecchi  aiini,  inolti  e  importanli  fatli  si  rac- 
colsero  di  eletlrofisiologia  ,  pure  questa  parte  di 
scienza  e  ancora  fra  tenebre  e  incertezze  ravvolta, 
colpa  il  mistero  della  vita,  cbe  rende  variabili  i  feno- 
meni,  e  malagevoli  pertanto  le  deduzioni.  Cercarne 
di  niiovi,  e  riprodurrc  i  gia  conosciuli,  e  sempre 
lodevole  imprendinieuto ;  perche  rispetto  agli  animali 

Serie  III,  T.  IV.  59 


—  29G  — 
corpi,  i  principii  dcvono  stabiiirsi  su  larga  scaki  di 
ossorvazioni.  Nou  e  possibilc  allrinicnti  scpararc  le 
forluite  circostanze,  dalle  necessarie  alia  gcnerazionc 
dci  f'alti.  Siiicci'O  cncomio  io  quindi  Irlbuto  ai  cbiar. 
sig.  Linati  e  Caggiati,  che,  ncl  preacceiuialoopuscolo, 
riferiscono  IG  loro  cspcrimenti.  Qucsli  vcngono,  in 
gran  parte,  alle  stesse  risullanzc  pubblicate  circa  il 
niedcsinio  argomento  nel  1857.  Allora  per  altro  i 
Icnlalivi  si  facevano  sopra  un  uonio,  applicando 
r  eletlrodo  positivo  all'  cpigastrio,  c  il  negativo  alia 
cute  della  regione  dorsalc,  c  quelli  esposti  nell'  opu- 
scolo  ora  presentato  al  nostro  Istituto  vennero  pra- 
ticali  sopra  animali. 

Si  dedusse  la  correntc  elettrica  continua  rendcre 
pill  pronle  ed  cnergiche  tuttc  le  funzioni  della  vita 
vegetativa,  sotto  1'  influenza  di  un  insolito  e  piu  ga- 
gliardopotere  acquistato  dai  centri  nervosi  gangliona- 
I'i.  Si  aggiunse:  I'elettricita,  direttamente  applicata  sui 
tessuti.  alterarne  e  sospendernc  le  funzioni ;  la  con- 
seguente  affluenza  di  sangue  arrecandovi  niutazioni 
analoghe  a  quelle  proccdenti  da  infiammazione.  Os- 
servoj  rispetto  a  quest'  ultimo  corollario,  I'  altera- 
nicnto  c  la  sospensione  delle  funzioni  procedere  dalla 
sovercbia  forza  dell  azionc  elettrica,  sia  essa  diretta- 
mente 0  indirettamente  portata  sui  tessuti.  Le  de- 
l)oli  correnti,  applicate  anche  diretlamente,  possono 
rendere  piu  pronta  ed  energica  la  funzione  organica; 
me  ne  assicurai  pareccbie  volte  io  stesso  ;  le  fortis- 
simejancbe  indirettamente  applicate,  possono  sospen- 
derla.  Non  e  lapplicazione  diretta  o  indirctta,  ma  la 


—  297  — 
maggiore  o  minor  forza  d'azionc,  derivaiite.  oltreche 
dai  modi  di  quella,  dall'  energia  degli  apparecchi, 
che  accresce  o  sospende  i'attivita  delle  limzioni.  Cosi 
vediamo  la  mucosa  membrana  delle  nariei,  per  im 
mediocre  irritamento,  dare  copiosa  secrezione,  che 
cessa  interamcnte  per  un  irritamento  piii  forte. 

Quanlo  al  primo  coiollario,  essendosi  i  reofori 
posti  a  contatlo  del  dorso  e  deli'  addome,  non  pare 
pienamente  esclusa  1'  influenza  della  midolla  spinale, 
e  si  desiderano  altre  indagini,  al  fine  di  poterla  attri- 
buire  ai  soli  centri  ganglionari. 

II  m.  e.  Zantedeschi  avverte  che  il  secretario 
non  accenno  al  permanente  accrescimento  di  nutri- 
zione,  provocato  dalle  correnti  elettrichc  nelle  spe- 
rienze  del  f.inati,  il  quale  cbbe  il  merito  di  cssere  il 
primo  a  dimostrarlo. 

Risponde  il  secretario  :  aver  aviito  1'  incarico  di 
occuparsi  del  lavoro  annunciate,  non  del  precedente 
piibblicato  nel  1857  ;  nel  lavoro  in  questione  sarebbe 
stato  necessario  pesare  gli  animali  prima  e  dopo  le 
applicazioni  elettriche  a  trarnc  deduzioni  rispelto 
alia  mitrizione. 

II  s.  c.  dott.  Berti  soggiunge  :  che  gli  sperimen- 
tatori  parmigiani  avranno  creduto  di  esaurire  I'argo- 
mento  col  primo  lavoro,  e  che  qiiindi  non  reputeranno 
probabilmente  necessarii  i  tentativi  indicati  dal  Na- 
mias  dopo  che  videro  accresciula  la  nutrizione  in  un 
uomo,  che  fu  per  lungo  tempo  sottoposto  alia  corrente 
eletlrica. 

Uisponde  il  dott.  Namias :  che  quelluomo  era  infer- 


—  208  — 
1110  :  chc  la  ciira  elotlrica  giovo  conlro  la  malattia ;  c 
die  la  dimiiiuzione  o  ii  loglimento  di  questa  (i)  avreb- 
be  potuto  dar  Inogo  ad  accroscimento  di  nutrizione, 
iiidipcndcntomonto  da  una  speziale  efficacia  della 
elellricita,  die  fosse  propria  a  rendcre  direltamente 
pill  cnei'gici  gli  atli  nutritivi. 

II  m.  e.  vicc-segretario  dolt.  Fario,  apprezzando 
anch'egli,  col  dott.  Namias,  gli  stiidi  spcrinicntali  dei 
sig. Liiiati  e  Caggiati,  ne  dubitaiido  dellazione  gran- 
demente  eflicace  dell'  elcttrico  in  geiierale  siille  fibre 
nervose,  c  quiiidi  siii  iicrvi  e  siii  muscoli  iiivolontarii, 
aggiiinge  cho  sarcbbe.  c  vcro,  grande  acquisto  se  av- 
venisse  di  diniostrare,  conic  spcrano  i  lodcvoli  speri- 
nientalori,  die  nci  nervi  e  nei  muscoli  involontarii 
rdetlricita  potcsse  essere  surrofjuta  air  agente  ner- 
vosa riniasto  finora  fuori  dei  nostri  niezzi  d'azione. 
Ma  dubita  assai  chc  sia  niai  per  esser  possibile  di 
siirrogar  rdcllrico  aU'agente  ncrvoso^  perche  I'uno 
elemenlo  materialc^  I'altro  elemento  della  vita,  i  cui 
attribnti  incomprensibili  vanno  oltre  alia  sfera  delle 
leggi  pill  sublimi  della  materia.  Pcrcio  gli  sembra  non 
facile  die  si  possa  aver  mai  nell'  clettricita  un  mezzo 
di  cosi  docile  ed  utile  potenza  da  equivaJere  a  padro- 
negrjiaie  il  fjrado  e  la  forza  defjli  atti  spcriali  dei 
proccssi  nutritivi  dcfjii  orgnni  iiiterni,  poiche,  ripete, 
codesti  atli  sono  dipcndcnti  in  modo  tutto  area  no  e 


(I)  Una  eredilaria  disposizione  gottosa  erasi  fatta  nianifesla  con 
ripetuli  assalti  di  coliche  iiilostiiiali.  Lento  i!  processo  dii^estivo  ed  assi- 
niilalivo  ecc.  Linali;  S/udii  elctiro  ftsiolugici.  Parma  1859,  p.  q. 


—  299  — 
profondo  da  quelle  forze  della  vita  che  niuna  foi'za 
pote  aiicora  surrogare. 

Dal  che  gli  par  conseguire  che  se  I'acldo  libero 
e  la  pepsina  del  succo  gastrico  si  mostrano  piu  effica- 
cemente  atlivi  sulle  sostanze  aibuminoidi  quando  il 
loro  contatto  ha  luogo  sotto  1' influenza  della  cor- 
rente  elcUiica  continua  in  reeipienti  di  nietallo  o 
d'altra  materia,  fuori  della  sl'era  della  potenza  vitale_, 
ondc  Ic  fibre  carnce  sottoposte  a  questo  processo 
arlificiale  di  digcslione,  che  puo  chiamarsi  disagrjre- 
ijazione  fisico-meccanica,  arrivino  a  scomporsi  ed  a 
fondersi,  non  si  dovesse  da  quesli  fatti  dedur  grande 
analogia  con  cio  che  1'  eleltrico  possa  operare  nelle 
funzioni  del  ventricolo  vivo,  nel  quale,  sopra  alle  mec- 
caniche  deli'elettrico,  sono  arcanamente  operanti  le 
forze  della  vita,  ond'e  che  nei  crogiuoli  nessuna  de- 
composizione,  nessuna  fusione  arrivcra  mai,  coll'elet- 
trico,  per  quanto  vi  si  aggiunga  d'acido  e  di  pepsina, 
ad  iniilare  compiutanicnte  ia  digestione  viva,  a  formare 
un  atonio  vcro  di  chinio. 

Finila  questa  discussione  e  presentato  dal  m.  e. 
Massalongo  il  catalogo  dei  rettili  delle  provincie  ve- 
uete,  in  cui  sono  segnate  con  asterisco  le  specie  di 
cui  si  conservano  saggi  nel  nuiseo  dell'lstitulo  donate 
dallo  stesso  m.  e.  l\Jassalongo. 

L'  Istituto  lo  accoglic  con  gradiniento  ad  inse- 
rirJo  ne'  proprii  Atli. 


(mim  DEI  RETTILI  DELLE  PROV.  VEi\ETE 

C.O:\IPILATO  t 

DAL  M.  K.  PROF.  A.  MaSSALONGO 


.-1' 


Nome 
generico 
del  rettile 


Nome  spe- 
cifico  e 
vaiielA 


Luogo  ove 


Alcuni 
siiiuiiiiiii  e 
nonii  vol-  Ivenne  Irovato 
gari       I 


Osservazioni 


ORDINE  I.  —  CHELOMANl 


1  TESTUDO, 

Broni 


GRAECA,   I  An. 


Tartariii^a,  ] 
Galaiia,  Ga- 
jaudra. 


EMYS,  Wagl. 


l.t  TARIA. 

Merreiu.  (*) 


Tartaruga, 
Gaiaudia  , 
Zaba,  Bissa 
Scudelara , 
(Jopasse. 


Non  e  indi- 
geiia  del  Ve- 
iieto ,  ma  si 
tieiie  dovun- 
que  doiiiestica 
iielle  cast',  iie- 
gli  orti  e  nei 
giardiiii.  (La 
sua  patria  na- 
turals elaGre- 
cia,  la  Dalma- 
zia  ,  i'  Italia 
meiidion.,ec.) 


Nelle  paludi 
prossime  al 
mare  del  Fiiu- 
ii,  nei  boschi 
presso  Ulestre 
(Cliiiigiiago), 
uel  Veronese 
lungo  il  Tar- 
taro  e  nelle 
paludi  del  Pa- 
dovano. 


Ouiin.i  L 
rarjic,  e  siiiiivilu 
il  Ih,mIo  (lie  Si- 
ne olliene,  biioiu' 
1.-  ....va,  ma  lias^ 
<-urale  j»er  la  lo- 
]ci  |)i(;ciili'//!a  no 
iiiau^iure  di  i[iiel- 
la  ili  un  piiiiune, 
Utiljsshno  e  lar- 
-aincnleailiipe 
to  per  lavori  <li 
intar>iatnra  e  lui- 
ndtrria  e  il  pia- 
slrone  e  it  car 
pare     .11      qnes 

(,ome  1.1  prere- 
flfiitd,  pure  la 
rariif  e  assai  mv- 
iHi  iiradita,  c 
no  fstr>i  «li  u>i 
dfl   carapace. 


|irol. 


enc   ilisiini..   .1.. 
Mi»ssHlorii:... 


—  301  — 


Nome 

generico 

del   rettile 


Nome  spe- 
ciGco  e 
varieta 


Aliuni 

sinonimi  e 

numi  vul- 

gari 


Luogo  ove 
venue  trovato 


Osservazioni 


CHELONIA, 

Broils'. 


CAREITA, 

(jray.  * 


Tartariiga  La  sua  patria 
de  mar,  Ga-  ordiiiaria  e  il 
lana,  Magna  Mefiiterianeo 
Copasse  de  e  I'OceauoAt- 
mar.  lantico ,     ma 

.nondi  ladoos- 
sei  vasi  anehe 
nell'  Adriatico 
(Venezia). 


ORDINE  II.  —  SAURIANl. 


LACERTA, 


Cuv. 


viBinis, 

Liuador, 

Daud.  * 

Ligaor,    0- 

soitoloii  , 

Sborf.Sbors 

Liguro,  Lu- 

seipa     vei- 

de,  Laiigu- 

ro. 

a)  I',   vulga- 

concolor, 

ris,  Mass.  * 

De  Betta. 

b)  ('.  I'arie- 

versicolor^ 

gata,  !>hs.* 

De  Bb'tta. 

c)  f.  macu- 

/afa.buiiap. 

•  1)    mento 

caeriilea. 

Buiiaj).  ' 

Per   tiilto   il 
Veiieto. 


Per  tiitto  il 
Yen.  special- 
mentenei  pra- 
ti  e  nei  luoghi 
uhertosi. 

Per  tutto  il 
Veil,  ma  spe- 
cialmeiite  sui 
colli  piico  ele- 
vati. 

Per  tutto  il 
Yen.,  ma  me- 
no  frequente 
della  prece- 
deute. 

Per   tutto   il 
Veneto    abba- 
stanza  cunui 
lie. 


ija  sua  came  t 
mangiala  ed  Ik 
i>tljmu  sjpore(c<i- 
si  le  nova),  pero 
abttsandoiie  po- 
trrljlm  rerare  liei 
inalanni,  e  perliiio 
la  ilissenteria.  II 
carapace  serve pe 
iiinlli  (isi,  ma  nonj 
e  adatlo  come 
f|iiello  della  Tc- 
studo  grtieca  per 
inariiifatti  delicali 
c  aeulili. 


Innocenle. 

lessnno. 


3U2  — 


W) 

Nome 

Nome  spc- 
cifico  e 

Alciini 

Luogo  ove 

^ 

generico 
del  rettile 

sinoiiimi  e 

venne  trovato 

Osservazioni 

o 

variela 

noini  vol- 

■Z 

gari 

e)  i'.biliiiea- 

Abbondaspe- 

ta,  D,.ii.l.  ' 

cialmei).  iielle 
piaiiure    delie 
Fidv.  Veiiete, 
nia  non  6  lara 
onchesuicdlli. 

f)   i>.    c'lne- 

Frov.    Vero- 

reo-nigrt- 

nese  (Tregiia- 

scens .    1)l- 

g"). 

Bella. 

b 

ZOOTOCA, 

VIVIl'ARA, 

Osertola , 

Nftlle      valli 

liiM..c,-nt,-.    Ne.s- 

Wag!. 

Wh;,!.' 

Lusertula  , 
ec. 

Veronesi  (Ze- 
vio,  Legnago. 
San  Bonifacio, 
Soave,  ef.)  e 
Fadovane.Se- 
coiido  De  Bet- 
ta   aiicbe    nel 
Belliinese. 

G 

PODARCIS, 

Ml  BU.IS, 

Luseita , 

Per   tutio    il 

ln,„„rMtr.    Nrs- 

Wagl. 

Wagl.- 

a)   I',   nigri- 
ventris, 
Bon.  ' 

Lu?ertola  . 
Oseita,   0- 
sertola,  Bis- 
sarddla,  Li- 
serta  ,     Le- 
sarda   (La- 
certa  agilis 
di  miilti  ali- 
tor!). 

Veneto    diffu- 
sissinia. 

Per   tutto    il 
Veneto. 

■ 

b)     v.    albi- 

(v.  cuinpe- 

Piiiraradella 

i>eniriSy 

stris ,     De 

precedent., ma 

Bon.  • 

Bettap./;.?; 

diffusa  per  tut- 
to  i!  Veneto. 

c)    I',    iiigr/- 

Per   tutto    il 

i'e!itrii\ 

Veneto. 

K.,n. 

il)  I',  riiiri- 

Per  tutto    il 

i'encris. 

Veneto. 

Bun. 

' 

—  303  — 


5; 

Nome 

Nome  spe- 

Alcuni 

Luogo  ove 

p^ 

sinotiimi  e 

Osservazioni 

3. 

j^eneiico 
del  retlile 

cifico  e 
varietil 

uomi  vol- 

venne  trovato 

2 

gari 

e)  I',  cuprni- 

Per  tntto    il 

i^e  arris. 

Veil.    (E   co- 

Mass.  * 

muue  nel  Ve- 
ronese). 

f)    f.  Jla^'i- 

Vercn.(rara). 

f' 

venlris. 

Mass. 

g)  V.   rosei- 

(v.  campe- 

Veron.(rara). 

vcntris. 

siris ,     De 

Mass.* 

Betta/'.p.^ 

Faiu.  4iiigui<li.                                                1 

7 

Ai\GUis,Linu. 

FRAGILIS, 

Orbarolo  , 

Per   tutto   il 

Iniiiicente.     Uso 

Lill.   * 

Orbesiu  , 
Bisso  deve- 
ro ,  Orbisi- 
gola ,    Bis- 
sorhola  , 
Sguibissol  5 
Uarbit , 
Uarbitol. 

Veueto. 

nesMUiu. 

a)i'.  alLu'en- 

(vulgaris. 

Per  tutto    11 

tris\  Boi).  * 

De  Betta). 

Veueto. 

b)   I',  ii/'gri- 

Nonrara,ma 

veiitris. 

meiio  comune 

liun.* 

deila  preced. 

i)     lirieata  , 
l)f  liella. 

•1)     griseu  , 

Df  UelU 

ORDINE  III.  —  OFIDIANI.                                     [ 

8 

CORONELLA, 

AISI'lU.iCA, 

Vipareta  , 

Non  rare  nel 

l.ii,.,;enle.     U,<.„ 

Sclileg. 

Lau..' 

Viparela  , 
Vipara     de 
suto,  Bisso, 
Bissa,    Bis- 
sorbiila. 
(Cohibcr 
uuslriacus 
Gmel.Daud. 
ecc.) 

Ver.  (Tregna- 
i?o,    Oaprino . 
Garda  .     Bol- 
cu).Nel  Vicen. 
(Bass.,  Arzig., 
Setteconiuni). 
Nel  Triv.,  Pa- 
dov..  Friuli  e 
Belluuese,  ec. 

nessm\ci. 

SericllI,  T.  IV. 


40 


—  304  — 


rxamwm 

Nome 
generico 

V       ,      «         Aleiini 
^"'.y.'^  ^I'^-    sinonimi  e 

CIIICO  K 

Luogo  ove 

Osservazloni  i 

C 

nunu  vui-    venne  irovaioi 

\o 

del  reltile 

vuriela 

H 

z 

1 

gai-i 

1 

l"^' 

\\ 

9 

iORONELLA 

RiccioLi,  Me- 

Angiela  , 

Veron.  (Tie-    i...i.".-Mir.    i-,.| 

laxii 

\ngia,  Aii- 

^nago,  Funia- 

lt-s:i:il.l. 

zt'lta.  f  Co- 

iGjMarcelise). 

fiiber    Jiic- 

ciuli,    Bon. 

et  Auct.) 

10 

COLUBERjLin. 

Fl.AM'SCF.NS, 

Anaio.An- 

Difl'nso     per 

l„n,„r„U-.      Us,, 

1 

Giiil/  gia,   Aiiza  ,  | 

tulto  il  Vtr.iet. 

l.sMi.lO. 

a)  I',  nigre- 

Anda.Iiise=o. 
Bisson,  Jla- 
gne,Scurzo, 
Scorzon. 

VerGn.(Bolca). 

11 

COIABEK 

\1P,1III[-1,AVI"S 

Scorzo, 

Abbonda  per 

Inn.M.nU..      I'm,  | 

J.ac.  ■" 

Scurzou, 
Augia,    An- 
za  ,    Anda . 
Bisso,    Bis- 
son. 

tiitto  il  Veuet. 

a)  var.  car- 

(Coluber 

I'er  tulto  il 

In n.U'.     V,o\ 

boiiarius. 

rurbnnit- 

Veneto. 

„r-M,Jl.>.                              1 

i 

i'ilz.  * 

rius. 

Schreib.) 

Carbonaz- 

zo.  Carbon, 

Carbonaz, 

ecc. 

- 

l\2 

TROPIDONO- 

N.vrnix, 

(Coluber 

Abbonda  per 

1„„.„T.,I,-.        I'M. 

TUS,  Kulil 

Wagl.' 

nntrix.  FJn. 
i\a/ri.r  lor- 
quafuFiiz.) 
Bissaacqna- 
rola,    Bisso 
d'  acqua , 
Bissa  rane- 
ra.    Bissa 
Modroce. 

tulto  il  Venet. 

1 

305  — 


5; 

Nome 

Nome  spe- 

Alciini 

Liiogo  ove 

.^ 

cifJCci  ti 

vorieta 

siiumiaii  e 

S. 

generico 
del  reltile 

iioiiii  vul- 

venne  Irovato 

Osservazioni 

Z 

i^ari 

.))  I',   iiniro- 

(Coluber 

Per    tiitto   i! 

riii/i^  I'ili.* 

murorum. 
Vest.) 

Veueto. 

15 

TKOI'IDUNO- 

ij.sia.rAT;  s. 

(Coluber 

Abboiidaspe- 

iiiiioc-nte.     Usu 

TtJS 

Dc  Fil.* 

lesselliilus. 

cialmeiile     iu 

Gme!.    Na- 

tiitte   le   parti 

Irix    tef:el- 

basse  del  Ven. 

l/ita  el  Gu- 

bina.  Mass. 

Sagg.    20, 

■ 

1^2).  Vipara 
d'  acqna. 
Bissa  t'iaau'i. 
Marassettu, 
Viperetta, 
Bissa. 

1-1 

Pi.LlAS.    Mer- 

r.i.as,    Mr,- 

(Cuhibc/- 

In    tutte  le 

A-flrnoso.       Lhu 

leni. 

rem.  " 

bcrus,  L. 

valli  Veronesi 

n<-ssiini).E  pliipc- 

Vipcru  Bc- 
rus,    Dauit. 

(Tion,   Tarta- 
ro,  Molinelio. 

liculoso    e    mici- 
iliaie  ilella  specie 
seuueiile.  Col  sud 

Yipera 

Legiiago,  Ze- 

iiiotso  iiou  appor- 

cliersea. 

vio.ec).  Rovi- 

ta  pero   la  niorle 

Angel.) 

go,  Padovauo, 

aixV  iiuliviiUii    sa- 

Marasso. 

nei  bassoFriu- 

ni,    forli    e    bene 

Vipara,  Ma- 

li,    Bellunese 

eomplessi.  La  cai- 

ra  sso  de  pc- 

(Anlole). 

ne  e    htioiia,    uia 

lii,    Vipara 

meno  saporila    fli 
qi.ella    della   spe- 

de pah'i.  Vi- 

cie seguellte. 

para   rossa. 

15 

virEUAsLaur. 

ASi'is  ,    Mer- 

Vipara, 

Nella    parte 

Telenosa.Usava- 

rein.  * 

Asi)ese 

montnosa     di 

■^i  ed  usa-si  ancora, 

(Coluber 
(ixpis,    Li  11. 

tiitto  il  Venet. 
Abbonda  spe- 

sebliene  raramen- 
te,iniiieiliciua.La 
Mia  came  e    otti- 

Yipera  Re- 

cialniente   nel 

iiia,  e  ricorila  nel 

dij,  Letr.) 

Tievigiano. 
(  Bosco    Mon- 
tello)   e   nel- 
i'AltoVerones. 

>.aporc  quclla  del- 
le  anguille,  sebbe- 
iie  niolto  pill  lu- 
sla.  11  broilo   clie 
se    ne    nllicne    e 
iea,i;er<)  e  nulriti- 
ziij.  11    niorso    di 
ipiesto    reltile     si 
"■I'ida  men,,  peri- 

30G 


Nome 
geiierico 
del  rettile 


IVomespe- 
cifici)  e 
varieta 


Alcuni 

sinoniiui  e 

noini  vol- 

gari 


16 


VIPER  A 


a)  r.   nigra. 

l$0,K,p. 
il)      ('.      OC7l/- 

lata,    lii.ii. 

c)  rubrh^en- 

fris,    Bon. 

il)    ('.    ruja. 

B..n.* 

e)  I'.  Jiiscu, 

l>OI).    * 

I )   <•.  vulga- 
ris, !Mass.' 

i:)  /ilurn/jea. 
JIhss.  ' 


AMMdPIITS, 


V'pern 
as  pis  t>. 
sea  pit 
beivenh 
\)e  Betta 

Vipera 
Coi-Qu. 


Luogo  ove 
venue  trovatu 


Osservazioni 


Vicentino 
(Settecomuni) 

Treviso  (liu- 
sco  Montell(i) 
rura. 

Trevigiano  e 
Veronese. 

Tftivigiano  e 
Veronese. 

Per  tutto  il 
Veneto. 

La  pill  cnnni- 
ne  per  tutto  il 
\'eneto. 

Coniune  per 
tutto  ii  Veiiet. 


Nnn  si  ^  an- 
cur  vistoalcuu 
esenipl.  preso 
nel  Veneto.  II 
prof.  Giro  Pol- 
lini  erronea- 
ni'Mite  crede 
e.«isia  questo 
reitiie  nel  Ve- 
ronese e  nel 
Padiiv;ino.  II 
prot.  Catullo 
dice  trovarsi 
nel  Btllunese 
(Mss)  ed  e 
sulla  sua  fede 
clie  qui  si  re- 
gistra  questa 
specie. 


<ol„M,  .li  qutllo 
(III  Marnsso,  t 
11(111  apporla  la 
iiiortf"  clieiipcrin- 
(lividui  del.()li  ,. 
male  oompli-ssi,  e 
HL-^li  aniiiiali  d 
miile  jiiciula  . 
mediocTf. 


Veleniisa.  Servr 
JUT  gli  sU-ssi  us 
rinne  la  prece- 
ili-iile,  ma  le  sue 
f.ifiilU  veneficli 
JdiKi  pill  poU-nli  ( 
piu  lerribili  , 
quasi  sempre  (si 
crcde)  accompa- 
i;nale  da  cunse 
aticnzeletali,  per 
lino  negli  animal 
di     craii  mole. 


—  307 


Koine 

?eiieri('o 

del  rettile 


17 


HYLA,  Laur. 


RANA,  Lin. 


19 


RANA 


Nome  spe- 
cifico  e 
variela 


Alciiui 

sinonimi  e 

uomi  vol- 

gari 


Luogo  ove 
venue  tiovato    Osservazioni 


ORDINE  IV.  -  BATRACIANI. 


vmiDis, 


ESClr.r.NTA, 

Lin.  * 

a)  ('.   linea- 
ta.  Mass. 

b)  i-iilgaris 

I\Iass 

c)  rosea  vi- 
rescens 

Mass 
1)  mar  mo 
rata.  Mass 

U.PI.NA,     Ri 
So  ? 


'  Racnla, 
Racoletta, 
Ranela.  Jia- 
cula,  Bara- 
cule.   Bara- 

arhorea.h.) 

Rana 


Rana 


Diffusa    per 
tutto  il  Venet 


Comnni?si- 
ma  per  tutto  il 
Veneto. 


Abbastanza 
'nmni,  men( 
jla  Var.  c.  per 
itutto  11  Tenet 


Innnrente.      I,a 

sua  rariir  !■  bno- 
na.Essendomolto 
seiKsibile  .ille  va- 
naziimi  atiiii>.<fe- 
rirlie,  serve  di  ira- 
iUilId  per  preve- 
'ere  i  camhia- 
iienl]'  del  tempo. 
Innorcnle.  Sum- 
niiiilslra  un  olli-'l 
iiioeleggeruriljojl 


Vernnes.(Ba- 
gnrno)  e  neile 
fosse  di  tulle 
ie  alte  innnta- 
gne  del  Venet. 


Innorenle.    Non 
possi)       soslcnere 
lie  qiiesta  specie 
la  la   vera  iiana\ 
alpina  del  KIsso, 
perrlie  Don  iio  glj 
<irii;inali  di    qi,V 
sto  aiilore,  pnre  a 
me    sembra  beiii 
di  versa  dalla  Ha 
na    Icwpnrnri 
per  lutli  i  rar, 
leri  esleriori  iion 
solo,  ma  eziandio 
per  la  sua  vore  e 
per  le  sue   abilu- 
dini:  perciij    no 
s.irelibe  improba 
Inle  olie  losse  un 
.-perie  non  anror 
■lescrilla.   La 
earne    e  squisita 
il    al    palato    d 
niolli,    prefcribil 
a  quella  della  R,i- 
I  rin  csculinta 


—  308  — 


Ml         Nome 
^       generico 
=  .      del  reltile 

Z 

Nume  spe- 
cifico  e 
varieta 

Ali'iini 
siiuminii  e 
uniiii  vul- 
gar! 

Lnogo  ove 
veune  trovato 

Osservazioni 

[if I   BOMJJINATOH. 

Wagi; 

TI„lIP(lli.\lUA, 
J..   ' 

IG.NHIS,  i\It'I  - 

rem.  ' 

Raiin,  Salta 
I'ossi.  Sallu- 
rela,    Kniia 
pissota.  Sal- 
tan, I'issjar- 
i^ot,  Crott. 
Rusco..Ki)- 

S:po  ,     K(i- 

si-hetto, 
Crotiiia.Bu- 
dulo,  Miipu, 
Miiculu,Cu- 
co,  ■Mucc. 

Commie  pei 
tutto  il  Venet 

Comnnissi- 
Mio  per  tutto  il 
Veiieto. 

lMnu,rnl,-.L-,Mn 

sc.-„ii<l„        .ilrm.i 
nilplinn-il,ll,,/i!,j- 
riii    c.culrnt.i. 

Inn„c,„l,..    IVn> 
r,„n,„v    ,1,.   t,.. 

P-llf,   n>..u-r 1 

l'-w.i..n,ll„airiMa- 
■■i    lull.-    1,.    spcri.- 
M-^Mr„l,\  ,„.„,„■„- 

1'.    pacliy- 

CBoinbin'i- 
lor  pachij- 
pus  ,     Pitz. 

Massal.,ec.-) 

Veronese. 

..^.•    ^li    l,.r,hi,   , 
.!....  r.,,-,l,,l,„-|  s,. 
•.'■Mi;.,     lulnMl„LI„ 
iirll,,. 1, „„.„„.  S,- 
c.hhI,,   ,,ln„il  r,,- 
uunci-i;-   lr..-,„l,, 
arllap,ll,-,li,|,„.- 
^U,  «■  <lel  M-n,-iili 
l.alr.,(l.>nl,   luassl- 
111.-   .(.a  £ufo    ri^ 
n<i;,  ,•    ,-u/u'<:ns, 
S„lnm:,inlr,  „,„ 
ru/sn,       Trit.n 

CI-i.stlltUS,v>-.i>y^ 
.-ia      inn, 'M. ,1.1      «• 
nwssc,  nA  Unn-n- 
l.;    .Iilla    nrc.aa- 
zlinie,   |ini'i    avcri- 
a,.|l,.r„ns,.^n„.nz,- 
p.-n,,,I,,.,-  ,.    p,T^ 
.ni„l,-l.,ll.  Ncv-inil 

pi'  BUFO,  Laur. 

VI  I.I, A 11  IS. 

Laur.  " 

Riispn,Cro- 
ta ,  Ci-oton, 

Per    tutto   il 
Venoto. 

Inn,,,,' Tnl- 

In    il      i-,^l„    ,„„„■ 
1  p,vc.-a>-nl,-.  Um, 

pnain  (In- ai.vsi-,- 
■.,1,.  r  [>,,lviTiz/.l- 

Znvatiii), 
Rospaz,  Sa- 
ve, Sav,  ec. 

„„„,■     r,.,!,-     p., 
Ii,,'l„'    ln,'l„;.,nli 
„ll,..p,„l,.-p,-,.n- 

,..|iln/.i(nn-  ,MU- 
Cuccole  tU  li'vanlc 

—  309 


ji  Sh 

Nome 

Nome  spe- 
ciflco  e 
varieta 

Alctini 
sinonimi  e 

Luogo  ove 

Osservazioni  1 

1  ^ 

generico 
del  rettile 

nunii  vol- 

venue  trovato 

.^ 

gari 

1 

N 

BUFO      .      .      . 

VIRIDIS,     L.  * 

Crota.Cro- 

Per   tutto    il 

lnn„.™lf.     Um, 

tonzelo,Ro- 
sco,  Ruspo, 
Veccia,  Fa- 
solara,    Sa- 

Veneto. 

jiesMino. 

ve,    Sav, 

Rosp. 

24 

SALAMANDRA 

!\/ACri.OSA, 

Salaman- 

Per    tiiUo  il 

Innorcnle.     U.-f, 

1 

Laur. 

L.* 

dra,   Sur- 

Veueto. 

iH-.Mm„.    11    latle 

ni;indula, 
Saraniando- 
la.    Mara- 
saiigula. 

od  uniore  die  lr.-\- 
siida    ilalla    pelle 
e  venefiro,    n.lii.- 
si   e  (Jctto  pill  su- 
pra. 

2o 

PETRAPOMA, 

Alassal. 

MGHA,  Mass. 

Padovauo. 

Queslo     rcllile 
aiiil)is;iio,    non    e 
( (inosciiilo  aiicora 
clic  per    un    solo 
inflividuo,  esislen- 
Ifnellarcllezione 
He   Urtta    in  Ve- 
n.ua.  liiiio.enie. 

26 

TRITON,  Laur. 

CBISTATl  S, 

Sfirman- 

Per   tutto    ii 

livuucfnle.     Usu 

Laur.  * 

dula.  Mora- 
pandola, 
Morasaiigo- 
la  d'acqua  o 
di  fosso. 

\eneto. 

nessiino. 

27 

TRITOW       .      . 

I'L'.NCTA'ICS. 

Sarmando- 

Nel  bassoVe- 

Innorcnte.     Uso 

1 

Lair.  * 

la,  Sarman- 

dolptta.   ec. 

(Triion 

iieto     dovuu- 
que. 

ni-ssiino. 

! 

palmafus, 
Massal.) 

28 

TRITON      .      . 

ALI'tSTRlS, 

Come  il 

Nelle    fosse 

Innonenle.     Uso 

Jjaur.  * 

precedeiite. 

alpine  di  tutto 

IIUSSIWIII. 

il  Veneto. 

Tiitalc  '2)5  speck',  divisc  in  I'J  gcucri  c  'ii  varicia. 


31U 


A  U  T  0  R  I 

nci  quuli  si  possono  Irovarc  nolizie  sopra  i  retlili 
dellc  Provincie  Venelc. 

ANGELIM  iiKRN\RT)0.  —  Del  Mai'dsso  0  Fipero  chersea  rinvenu 

to  ncl  Tcrritorio  Veronese   (Bibliol.  ital.  Vol.  VII,  -1817). 
BETTA  (de)  euoardo.  —  E rpelolocjid   deJIe  Piovincie   Ventle. 

(Memoria  dell' Jccad.  di  Verona.  Vol.  XXXV,  4857). 
CVTULLO  ovv.  T0M1IAS0.  — Anlinall  del  caiuile  di  Santa  Croce,  ec. 

(Geo(juosi(t  delle  Provincie  Fenele,  iS\4). 
MASSALO.NGo  uoTT.  AisRAHiu.  —  Sopru  uu  iiuovo  ijenere  di  retlili 

della  Prov.  Ptidnvaiia  (Jnnali  di  Bolo(jna,  4853). 

S(i(](jio  di  an'  Erpeloiogia  popolare  vcrotiese,  (1854). 
ciRO  POLLiM.  —  (Fiiiqgio  ol  Icujo  di  Garda,  4810). 
SETTE  DOTT.  viNCE^fZO.  —  (Nulizia  sopra  una  mtova  oipcra  del 

Pudooano.  Bibl.  iinivers.  di  Ginevrn,  Vol.  XVI,  ^821). 
TREvisAN  CAV.  viTTuRE  —  (Streniui  padovanOj  i  Colli  Euxjanei, 

4845). 

T'enczia  e  Ic  sue  LiKjiine    (Guida  puhblicula  in  occasione 

del  IX  Cungresso,  Vol.  II,  4847). 


mmu  Dii  mm  is  fibbruo  1859 


*1  m.  e.  e  vice-segretario  dott.  L.  Paolo  Fario 
legge  le  seguenti : 

mm\l  BIOGMFICO-SCIEMIFICHE    V', 

DEL  PROF.  BERNARDINO  ZAMBRA 

Meste  parole  vengo  a  pronunciarc,  o  Signori,  vengo 
a  piangere  un  chiaro  collega  a  noi  mancato  per  sempre,  a 
divider  con  vol  un  dolore  che  sento  piu  grave  quanto 
piu  immaturi  furono  i  giorni  che  spensero  in  lui  tante  belle 
speranze. 

Nel  ricordarne  la  vita  c  i  meriti  scienti6ci  mi  preme 
il  cuore  una  profonda  tristezza,  e  appena  mi  conforta  il 
penslero  dell'  oraaggio  che  reco  alia  sua  memoria,  e  della 
certezza  che  le  mie  dimesse  parole  scenderanno  all'  animo 
vostro  come  un  tributo  d'affetto  ch' io  gli  consacro;  io 
che  pel  vostro  voto  indulgente  siedo,  bench6  irameritevole, 
a  quel  posto  medesimo  a  cui  egli  degnamente  sedeva. 

Educato  alia  severity  delle  mediche  discipline,  io  non 

potro  sparger  di  fiori  eloquenli  il  sepolcro  dell'  amico  per- 

duto,nc'  aggiunger  corone  di  splendidi  encomii  al  compagno 

benemeri(o  de'nostri  studii ;  ma  sc  la  facoodia  non  potri 

Serie  III,  T.  IV.  41 


—  342  — 

vcnirmiiiisocioiso, mi  sovverri  alineno  la  riverenza  clic  ho 
somprc  scrbalo  agli  eslinti,  il  oultu  siaccro  die  ho  scmpre 
offerlo  air  ingegno. 

Sullc  sponde  di  quel  lago  medesimo  che  diedc  la  vita 
airiinniorlale  scoprilor  della  pila,  iiasceva  in  Como,  \\\  no- 
vonibre  1812,  Bernardino  Zanibradaldolt.'  Giovanni  Batli- 
sta,  ingegnere,  e  da  Francesca  Cossa,  ontranibi  di  qiiella  cilia. 

Compiula  nel  paese  nalivo  la  prima  islruziono,  secon- 
dando  quelle  naturali  tendenze,  che  in  un  individuo  come 
in  un  popolo,svelano  le  particolari  altiludini  fislche  e  inlel- 
leUuali,  accorse  a  sludiar  matemalica  nellUniversilci  di  Pa- 
via,  dove  ne  conseguiva  la  laurea  (1). 

Per  alcuni  anni  coadjuvo  il  padre  nelT  esercizio  della 
sua  professione,che  gli  fu  poi  mcstieri  abbandonare  quando 
la  gravezza  delle  faliche  non  fu  piu  comporlabilc  alia  sua 
gracile  cosliluzione. 

Fattasi  vacante  nel  patrio  Liceo  la  ealtedra  di  Matema- 
lica, la  Direzione  di  quegli  sludii  non  dubito  (2)  d'invitarvi 
lo  Zambra,ehe  gia  maUiro  di  senno,  quantunque  immaluro 
degli  anni,  non  falli  all'  aspeltazione,  poiche  lo  svegliato 
ingegno  e  1'  ardenle  desiderio  del  sapere  lo  posero  addentro 
rapidamenle  in  quelle  dottrine,  che  lo  condussero  in  breve 
aH'altezza  delle  piii  arduc  speculazioni.  Scelto  nel  vegnente 
anno  a  supplire  in  quel  medesimo  Liceo  la  ealtedra  di 
Fisica  sperimentale  e  Storia  nalurale,  c  losto  venuto  in 
fama  di  facile  spositore  come  di  chiaro  maestro,  fu  poco 
dopo  eon  molta  sua  lode  chiamato  a  quel  medesimo  insc- 
gnamento  provvisorio  in  Pavia  (3). 

Ma  egli  che  nc'suoi  sludii  non  soleva  preGggersi  limili, 

(t)L'll  settcnibre  1832. 

(!2)  II  oo  gingno  1857.  . 

(.",)  II  l/'diccmbrt'  1810.  "(   • 


—  3d3  — 

sortito  come  aveva  dalla  nalura  quel  fervore  speculativo, 
che  libero  e  sicuro  lo  Irasse  ad  espandersi  in  cerca  del  vero, 
non  pote  confinare  in  quel  celebre  archiginnasio  le  sue  mc- 
dltazioiii  alle  raatematiche,  raa  diede  opera  conteraporanea, 
oltrcche  alle  fisiclie  discipline,  agli  esereizii  di  Geodesia  e 
d'Idrometria,  sicclie  dopo  due  anni  di  belle  prove  che  ne 
aveva  date,  si  vide  aperta  larganienle  la  carl'iera  della  pub- 
blica  istruzione,  destinato,  come  fu,  nell' aprile  del  1842  a 
stabile  pmfcssore  di  Fisica  sperimentale  e  Storia  naturale 
generale  nel  Licco  d'Udine. 

E  ben  meritata  era  la  fiduria  che  affldavagh  quell'  in- 
carico  in  tempi,  nei  quali  le  senipre  crescenti  applicazioni 
delle  grandi  scoperte  della  Fisica  e  della  Chiniica  consorella 
progredivano  insieme  a  gran  passi,  fecondando  in  modo 
cosi  utile  e  quasi  insperato  learli,  le  industrie,  i  commerci, 
e  diffondendo  nei  popoli,coiragialezza,la  potenza  indistrut- 
tibile  della  civiltii. 

E  lo  Zambra  ben  mostrava  di  misurar  d'  uno  sguardo 
sicuro  quel  vasto  orizzonte  su  cui  era  posto,  scrivendo, 
che  se  I'uonio  non  ha  potenza  di  modificare  i  rapporti  im- 
mutabili  delle  cose,  deve  metlere  ogni  studio  per  dirigerli 
sulla  via  dell' utile  proprio,  poiche  non  e  vera  gloria  se  non 
abbia  a  raeta  il  vantaggio.  Fu  questa  1'  idea  die  gli  ordi  le 
fila  della  sua  pregevolissima:  Introduzione  alio  studio  della 
Fisica.  In  questo  lavoro,  destinato  a  proemio  d'un  trattato 
di  Fisica,  di  cui  diro  in  appresso,sc()rrc  con  rapidae  quasi 
vittoriosa  aramirazione  sui  moltiplici  trovati  della  scienza, 
e  sui  modi  ancor  piu  moltiplici  con  cui  ella  ulilmenle  li 
applica  ai  lanti  bisogni  dell'  uomo. 

E  la  scienza,  egU  dice,  die  accompagna  Tuomo  nei  vasti 
penetrali  delle  rainiere,che  dalle  viscerc  profonde  dei  monti 
s'innabissano  fin  solto  al  lelto  dei  mari;  die  vigile  discende 


—  314  — 

ill  quelle  latebrc  a  sostiluirc  all' aria  sepolcrale  e  vonefica 
r  aria  pura  del  cielo  ;  a  togliere  colla  polenza  del  vapore 
r aequo  in  quelle  cavernc  iirompenti  o  dai  fiumi  o  dai  uiari 
soprapposti ;  a  illuininar  quelle  tcnebre,  minaociose  d'  ae- 
cendersi  o  di  scoppiare,  colla  preziosa  lanterna  di  Davy.  E 
la  scienza  che  lo  protegge  colle  spraughe  di  Franklin  dalla 
forza  fulminea  ;  colla  maschera  di  fdo  ferreo  calamitato  lo 
difende  dalle  mortifere  inspirazioni  degli  aculei  sottilissimi 
di  cui  e  semiuata  I'aria  nelle  fabbriche  degli  aghi  d'aeciajo. 
E  la  scienza  cbe  gli  fa  dono  del  telescopio  e  del  raicroscopio 
scopritori  di  recondite  meraviglie ;  del  tubo  di  Torricelli 
presago  delle  vicende  atmosferichc  ;  della  bilancia  di  Ca- 
vendish clie  pesa  il  nostro  pianeta  e  tutlo  inlero  il  sistema 
del  mondo.  E  la  scienza  che  siedo  con  Romer  e  Cassini  a 
diffinire  la  velocittj  della  luce,  e  con  Wheastonea  calcolare 
quella  deU'eleltrico.  fi  la  scienza  che  gli  schiera  dinanzi  le 
inflnite  benefiche  applicazioni  della  pila  e  della  luce  del  gas, 
le  avvenlurose  formazioni  della  galvanoplastica  e  della 
dagherolipia,  c  il  portenlo  non  mai  celebrato  abbastanza 
del  lelegrafo  elettrico,  ,i « 

Quale  trionfo  per  I'  nomo,  egli  esclama,  qiiando  scoperte 
le  leggi  che  regyono  V  universo^  e  coordinalele  a  comporre 
nuovi  prodigii,si  rende  coll'  opera  glorificatore  dell'  inielli- 
genza  che  le  dello? 

Altre  memorie  venne  in  seguito  pubblicando  secondo- 
ch(^  dalla  sua  operositi  nol  distoglievano  i  tempi  o  la  salute. 
Scrisse  poco  dopo  la  Relazione  degli  Alti  della  Accademia 
di  I  dine  durante  I' anno  accademico  \S\'i-Ao,  di  cui  era 
vicesegretario.  S'ammira  in  essa,  eleganza  e  semplicita  di 
stile  quanto  singolarc  imparzialiti :  lo  non  posso  appro- 
priarmi  nessun  auiorild  di  giudizio,  egli  scrive,  devo  aste- 
nermi  dai  meltere  una  mia  tinta  nei  quadri  altrui.      .,;.:  > 


—  315  — 

In  quella  relazione  analizza  una  slessa  sua  lettura  Det- 
f  importanza  delle  leggi  delta  FUica,  csponendo  diffusainen- 
te  gli  argomenli  coi  quali  confulava  la  senlenza  tli  Vico, 
cbo  nega  alia  Fisica  la  potenza  di  provare  i  feoomeni  per 
le  loro  cause.  A  diraostrare  il  conlrario,  fatte  moite  inge- 
gnose  e  logiche  coiisiderazioni,  conchiude  additando  qual 
debba  essere  il  criterio  della  verila  della  Fisica.  Code  forze 
■puramente  necessarie,  egli  dice,  rinvenidc  colmelodo  indut- 
tivo,  si  fa  idealmente,  per  malemalico  processo,  tutta  una 
serie  di  fenomeni,  e  si  dimostra  cite  (juesta  serie  non  si  pud 
fare  die  con  quelle  forze,  onde  si  verified  die  il  fat  to  ideale 
e  identico  al  reale.  Questo  criterio  e  la  conferma  della  dot- 
trina  di  Leibnitz,  che  paragona  1'  arte  di  scoprire  i  feno- 
meiii  coH'arte  di  dccifrare.  Non  v'lia  dubbio  che  una  eon- 
getlura  ingegnosa  accorcia  niolto  ii  cammino^  e  che  le  ipo- 
lesi  conducano  alle  scoperte  per  la  via  delle  verificazioni. 

Alle  cure  doirinsegnameulo  lo  Zambra  accoppiava  i 
lavori  accademici,  coltivava  le  lettere,  e  ogni  maniera  di 
buoni  studii ;  perfezionava  quel  metodo  d'  istruzione  tiloso- 
fico  insienie  cd  ameno_,  che  direi  qualche  cosa  di  suo  pro- 
prio,  sommaniente  alto  ad  attrarre  la  gioventu;  studiava  le 
vie  del  vero  e  del  bello,  ne  disgiungeva  dai  fortii  sentiment! 
gentili,  ne  dalla  severila  della  vila  filosofica  Pintimita  delle 
calde  ed  elevate  aniicizie,  ond'  era  veiuilo  in  onore  di  colto 
ingegno,  di  dotlo  maestro  e  di  cittadino  desiderato;  quaiido 
le  commozioni  politiche,a  cui  fu  in  preda  I'ltalia  dieci  anni 
sono,  lo  tolsero  alia  cattedra. 

Lasciato  il  Friuli,  benche  slrelto  da  scarse  fortune, 
muoveva  pcllcgrinando  inconiro  alia  scienza  attraverso  ai 
monti  ospitali  della  Svizzera  fino  a  Ginevra,  per  visitarvi  il 
celebrc  Augusto  De  la  Rive,  nell'amichevole  accoglienza  del 
quale  c  nclle  dullc  conversazioni,  diceva  d'  aver  rilempralc 


—  31(5  — 

lo  forzo  (lollo  intcIloUo,  d'  aver  riacccso  il  pcnsioro  in  qucl- 
J'  auie,  in  quol  cielo  die  avovano  inspiralo  Gibbon,  e  T im- 
mortal canlore  di  Parisina  e  d'Aroldo. 

Fratlanto  i  tempi  eransi  faltl  men  fortunosi,  e  nel  1851 
richiamato  (I)  professore  alia  scuola  di  (isica  nci  Liceo  di 
Venezia,  vi  ricominciava  lo  lezioni  coll'  iisala  alaorilii,  non 
tenutagli  meno  pel  sopraccarico  della  Dirczione  (2)  chc  vi 
Icnno  per  alcun  tempo.  In  queili  iiflizi  fu  zelantesenza  pc- 
danteria,  indulgente  senza  dcl)oiezza,  riverito  ed  amato  dai 
molti  discepoii,  dei  qiiali  non  manea  mai  I'amoro  ai  maestri 
se  lo  sappianofar  germogliar  dal  rispetto.  Queste  parecchic 
ocoupazioni  non  vincevano  alli'imenli  la  natiirale  sua  ope- 
rosila,  clie  non  potesse  contemporaneamcnic  volgere  in 
italiano  gli  Elemcnli  di  Fisica  del  prof. ^  A.  Baimgartnei\  al 
clic  quantniKjne  gli  fosse  mcstiei'i  dar  opera  solleeitissima, 
poicbe  il  libro  dovcva  giungere  in  tempo  da  servir  di  testo 
alle  scuole,  non  perlanto  quella  traduzione  comparve  nella 
solita  nitidezza  di  stile  di  cui  van  lodati  tutti  i  suoi  scritti. 

Poco  piu  di  due  anni  aveva  insegnato  in  Venezia,  che 
gii  erasi  pienamente  confermata  ed  cstesa  la  fama  onore- 
vole  a  hii  preeeduta,  qnando  il  nostro  Istilnto  fu  lieto  di 
vederlo  nel  4  oltobre  185  4  dalla  Sovrana  Maesti  nominato 
a  sue  Membro  effettivo,  e  nel  10  agosto  1 85G  a  suo  Vice- 
segretario. 

Quantunquc  voi  non  abbialc  diraenticalo  Ic  parccchie 
memorie  piene  di  dottrina  e  di  crilica,  cbe  Tudiste  a  leg- 
gere  al  noslro  coipo  accademico,  pure  non  vi  spiacera  se 
io  vi  rammento  con  ordinc  quelle  letture,  cbe  furono  : 

■  Suite  apparenli  variazioni  di  grandezza  del  Sole,  della 
n  Luna  e  delle  costeUazioni.  —  Sulla  filosofia  delta  Fisica. 

(1)11  17  fel.braio  ISril. 

(2)  II  16oUMbie185I.  ■  ,     . 


—  :J17  — 

»  —  SulC  influenza  degli  stuilii  scientifici  nella  IcHera- 
I)  lura.  —  Snll' analisi  dcUa  luce.  « 

A  qiiesti  lavori  devo  aggiungore  parccchic  discnssioni 
scicntificlie  die,  colle  sopraccitale  iiiemurie,  si  trovano  tuUe 
publilicale  nei  volumi  dei  nostri  Alti,  e  un  diseorso  relativo 
al  riordinamenlo  della  pubblka  islruzione  dato  in  luce  a 
Miiano  ncl  1 80 1  col  Utulo  «  Proposla  di  un  ajulo  alio  slu- 
u  dio  della  Flsica  e  dell'  Indushia,  »  e  la  molto  lodala  Pro- 
lusione  al  coma  di  Fisica  neW  I.  R.  iviversild  di  Padova 
per  Vanno  scolasiico  1857-58,  nclla  quale  in  elcUo  modo 
compendia  cio  die  foima  il  soggetlo  del  suo  Tratlato. 
Olti-e  a  qucstc  imporlanti  scritture  si  liaiino  di  lui  parecdii 
ailicoli  sparsi  nei  varii  giornali.  Ma  il  precipuo  lavoro 
dettato  con  abbondanza  di  doltrina,  con  vivezza  d'  idee, 
con  eloquenza  di  locuzione  e  il  suo  trattato  :  /  Principii  e 
gli  Ulcmcnli  della  Fisica,  al  quale  e  proemio  quel  nervoso 
diseorso  gi^  sopra  acccnnalo:  L' Inlroduzione  alio  studio 
della  Fisica.  In  esso  metle  gran  ciira  a  tracciare  i  melodi 
della  scienza  onde  gli  sludiosi  della  medesima,  e  vieppiu  i 
giovani,  possano  facilmente  discernere  per  quali  vie  e  per 
quali  studii  ell'  abbia  adunato  e  ordinalo  innanzi  airuomo, 
e  a  suo  pro,  tanli  tcsori. 

Nei  due  volumi  di  quel  Iraltato,  uscito  alia  luce  in  Mi- 
iano negli  anni  che  corsero  dal  1851  al  1854,  traspare  ad 
ogni  pagina  Talacrc  natura  d' un  lucido  ingegno  a  buoni 
studii  educato,  e  quel  fervente  amor  della  scienza  che  ne 
celebra  le  scoperle  e  i  trionfi.  L'ordine  delle  matorie  e 
piultosto  nuovo  che  particolare  ;  diiara  ed  amena  e  la  spo- 
sizione,perspicace  la  crilica  nella  scella  delle  teorie  sempie 
indinanti  a  quell'  ipotcsi  dclla  correlazione  delle  forze,  che 
meglio  vorrci  dire  coll'  onorevole  nostro  collega,  il  prof."" 
Bizio,  merilo  e  gloria  prima  degP  Ilaliani^  intuizione  di 


—  318  — 

Galileo,  pcnsamento  di  Fusinieri,  di  Zantedeschi  e  del  prof. 
Bizio  modesimo,  anziche  vanlo  o  scoperta  delf  loglese 
Grove. 

Ncl  libro  dcllo  Zanibra  si  scorge  ad  ogni  Iratto  la  co- 
scicnza  di  clii  sentivasi  atto  a  raggiunger  la  mela,  di  cbi 
intendeva  al  nobilissimo  scopo  di  condurre  (a  gioveQlu  a 
pensare  e  sentire,  perche  non  voleva  die  il  rnetodo,  da  lui 
cbiamalo  la  coscienza  delta  filosofia  sostitiiisse  ai  libcri 
stand  delta  spirito  un  andar  compassato,  o  recidesse  inervi 
deWingrgno  per  sosliluirvi  Ic  slringhc  del  precelti. 

Ncllo  studio  delle  ragioni  e  dcllo  nornie  cbe  nei  suoi 
atti  la  scienza  consiglia,  nelie  iiidagini  dellc  accortezze  e 
delle  previdenze  cbe  la  rendono  ilhistrc,  nella  dcscrizione 
delle  conquiste  di  cui  nei  varii  suoi  stadii  6  bencraerita, 
nella  storia  delle  diligenze  con  cui  aunienta  e  depura  i  con- 
quistati  lesori,  nell'  osservazione  della  solerzia  con  cui  ii 
ammannisce  alf  arte  in  vanlaggio  della  vita  civile  sta  I'ordine 
eh'egli  avvisa  il  piu  acconcio  non  solamente  a  descrivere 
gli  elemenli  cbe  compongono  la  scienza,  nia  ancbe  a  far 
palesi  i  principii  cbe  la  govornano. 

Con  questa  ampiezza  di  concetto  e  ordito  ii  suo  libro, 
diviso  in  cinque  parti,  cioc: 

I.°  Dei  fenomcni  e  dellc  loro  leggi.  '''"•■  '' 

II. "  Delle  spiegazioni^  ossia  delle  cause.  ■■  '      "  .''  ■  'n  5 
III."  Delle  tcorie.  ;t-.:> 

IV."  Delia  vita  e  dell'  incremcnto  delta  scienza.    ''•'"' 
V."  Delle  npplicazioni.  ■!  i  i  •'  i  •' ; 

€odesla  distrihuzinne^  cgli  dice,  e  la  piii  cfficaee  a  met- 
ier soil' occhio  la  tendenza  progressiva,  anzi  c  la  forma 
del  progresso  medesimo;  ed  era  con  questo  metodo  cbe  nelle 
sue  lezioiii,  poncndo  quasi  a  contcmplazione  dcgli  studios! 
discepoli  la  grandezza  c  ia  costaotc  opcrosita  delle  potenze 


—  319  — 

natural!,  la  sapienza  e  I'amore  che  le  informano,  sollevava, 
con  tanto  profitto,  aH'ammirazione  della  scienza  V  intclletto 
ed  il  cuore  dc'suoi  giovani  ascoltatori. 

Quesle  cgregic  doti,  le  piii  fruttuose  neirarringo  della 
pubblica  istruzione,  giS  lo  additavano  al  posto  piu  emineote 
a  cui  possano  indirizzarsi  i  voti  e  le  mire  di  un  professore. 
L'illustre  e  sventurato  nostro  coilega,  il  prof.  Zantedeschi, 
doveva  per  grave  infermiti  della  vista  abbandonare  la  cat- 
tedra  di  Fisica,  ch'egli  onorava  da  parecehi  anni  nell'  I.  R. 
Universit.'i  di  Padova,  e  T  eccelsa  Autorita,  che  non  poteva 
a  nieno  di  lissar  lo  sguardo  nello  Zarabra,  lo  destinava  sup- 
plente  in  quella  vacanza. 

S'  cgli  abbia  degnamonte  esordilo  e  piii  degnamente 
continuato  nella  nuova  carriera,s' abbia  mcritato  d'occupai* 
quel  seggio  per  tante  rinoniaoze  glorioso,  e  che  un  uomo 
di  si  chiara  fama  lasciava  ailora  deserto,  i  molti  professor! 
che  qui  siedono  onore  di  questo  Istituto,  e  che  I'  ebbero 
coilega  neir  University,  la  folia  accorrente  degli  scolari,  il 
pubblico  desiderio  lasciato  di  se  sono  le  piu  onorevoli  te- 
stiraonianze  che  meltono  suggello  alle  mie  parole,  se  non 
dovessi  anche  aggiungere,  che  dopo  si  luminose  prove,  die- 
tro  regolare  concorso,  fu  stabilmente  nominato  a  profes- 
6ore  ordinario  in  quella  cattedra,  il  25  giugno  1838. 

Gosi  pareva  la  fortuna  essergli  divenuta  giusta  dispen- 
giera  d'  onori  e  di  premio,  di  cui  si  spesso  6  al  nierito  in- 
grata ;  e  cosi  cogli  amic!  n'avevano  esuUanza  i  discepoli,  nei 
quaU  cresceva  la  riverenza  e  1'  affetto  al  maestro,  quanlo 
piii  li  accendeva  alio  studio,  scopreiido  loro  scmpre  nuove 
e  peregrine  bellezze  della  scienza,  i  campi  forlunati  deile 
sue  conquiste,  le  vie  non  ancor  tentate,  per  le  qual!  la 
luce  dcirintelligenza,  rinvigorita  dal  tesoro  di  lanlc  dottrine, 
rauove  assidua  in  cerca  d!  verita  aucora  ignotc,  che  rende- 
Serie  HI,  T.  IV.  A'2 


—  320  — 

ran  no  un  giorno  piii  splendidi  i  beneficii  clio  fccondano  c 
vhificano  la  civilkV  •  .... 

Se  non  die  troppi  scogli  insidiano  quest'  umana  fragi- 
lissima  navicella  nell'  arcaiio  mar  della  vila.  Infalli  menlre 
lo  Zambra  intcodeva  la  mentc  a  compiere  il  suo  trattato,  di 
cui  lanienlianio  di  non  avere  oho  le  prime  due  parti,  dando 
alia  materia  ordine  e  forma  per  mandaria  il  piii  presto  alle 
stampc  ;  mentre  cercando  negli  ozii  autunnali  la  pace  chc 
favoreggia  gli  sludii  poneva  stanza  in  Treviso  presso  quella 
famiglia  ospitale  clie  doveva,  pur  troppo,  raccoglierne  I'  ul- 
timo sospiro,  sopraffatto  da  insulto  violento  di  emottisi, 
infermo  cosi  gravomente  che  subito  ne  eorscro  voci  assai 
minacciose,  ed  era  un  dolore  di  tulti  il  sapere  che  il  male 
incalzava  sempre  piii  fiero,siccheil  tramontar  d' ogni  gior- 
no portava  seco  un  raggio  delle  noslre  speranze. 

La  natura  die  lo  aveva  formato  di  una  compage  cosi 
gracile  e  sensitiva,  in  cui  appiattavasi  il  gerrae  che  lenta- 
mente  ne  appareediiava  la  distruzione,  quasi  a  compenso 
gli  aveva  donato  unaforza  d'animo  quale  a  podii  privilegiati 
concede,  sicche  le  vicende  della  malattia  potevano  dirsi  una 
lotta  della  materia  collo  spirito,nella  quale  i  pochi  intervalli 
di  calma  li  consacrava  ai  consueti  esercizii  dell'intelletto, 
stendeva  rapporli  all'  Universita,  annotava  le  sue  lezioni, 
scriveva  agli  amici;  e  colla  serenity  d'  un  forte  volere,  colla 
placidezza  di  raiti  discorsi  blandiva  le  ansiose  inccrtezze  di 
coloro  che  nci  suoi  mali  spiavano  le  piu  lontane  lusinghe,  e 
studiavansi  con  ogni  maniera  d'  affeltuose  sollccitudini  di 
alleviarne  le  ambascie. 

Ma  intantoqud  male,che  mai  per  sua  natura  non  sosta, 
piii  non  imperversava  a  gran  tratti,ma  ilkulendo  colla  spe- 
ranza  che  la  natura  pictosa  fa  rinascer  tantopiu  viva  in  quclli 
iufelidquanto  piu  declinano  al  lino  della  loro  mortalc  gior- 


—  324  — 

nata,  logorava  insidioso  a  rilento  quell'  estrema  csistenza, 
della  quale,  senza  alcim  indizio  presago,  ncl  conforto  della 
religionc,  nel  corapianto  di  tulti,recideva  lo  slame  nella  sera 
del  7  gennaio  1859. 

Cosi  venne  meno  alfonor  della  scienza,  aU'ornamento 
del  nostro  Istituto,  al  decoro  deirUniversitii,  aH'istruzione 
dei  discepoli,  all'  amor  dci  parent!  e  degli  amici  una  vita 
operosa,  un  intelletto  robusto,  una  raente  vasta  e  corapren- 
siva,  un  animo  gentile  e  di  forte  sentire ;  cosi  la  morte 
spcnse  immaluramente  quell' uomo  che  era  dcgno  della  pa- 
tria  di  Volta.  • 

11  m.  G.  prof.  Gustavo  Buccliia  comunica  le  sue : 
Uicerche  sul  inoto  delT  acqua  nel  turbine  iclroforo 
dello  Schlefjel,  e  sugli  effetti  di  qiiesta  inacchina  ap- 
plicata  al  proscimjamento  dei  teneni  palustri  delle 
provincie  venete. 

II  m.  e.  coinnicnd.  Giovanni  Santini  leggc  una 
sua  nota  :  Intorno  alia  cometa  periodica  di  Biela,  di 
cni  attendesi  il  ritorno  al  perielio  nel  prossimo  mese 
di  magrjio  iSh^.  ^  .     ;      .*   .oti!>. 

La  storia  di  questa  oclebre  Cometa  ( dei  cui  movi- 
menti  mi  sono  a  piii  riprese  occupato  negli  Atti  della  i.  r. 
Accademia  di  Padova,  come  anche  del  noslro  Istituto)  b  a 
voi,  dotti  e  cortesi  Accademici,  troppo  bene  conosciuta, 
perch e  io  debba  qui  dispensarmi  dal  ritesservcla.  Giovera 
tuttavia  rammenlare,  che  nel  prime  volume  delle  vostre 
Memorie  vi  esposi  diffusamente  le  ricerche  da  me  fattc  per 
determinarne  gli  elementi,  e  calcolarne  la  effemeride  atta 
a  fame  riccrca  nel  sue  ritorno  al  perielio  per  I'anno  1846, 


—  322  — 

la  (]uale  si  Irovo  corrispoiulcnU'  con  suificienlc  esaltezza 
allc  osscrvazioni  insliluile  in  quella  sua  riapparizionc  di- 
venuta  memorabile  per  la  sua  soparazione  in  due  nuclei 
dislinli  eclie  nel  V  volume  continuai  dietro  le  slcsse  tracoe 
il  oalcolo  delle  pcrturbazioni,  die  avrebbero  dovuto  al- 
terarne  il  raovinicnlo  cllilUro  per  I'  azionc  di  Ciove,  di 
Saturno,  di  Vcnero,  e  dclla  Tena  nell'  intcrvallo  oomproso 
fra  il  passaggio  al  perielio  nel  1846,  e  quello  chc  attcnde- 
vasi  pel  1852,  producendo  ivi  pure  una  cffemeridc  pel 
mesi  di  luglio,  agosto  c  scttembrc  di  quest'  uUiino  anno, 
Questa  volta  per6^  con  mia  grave  sorpresa,  1  calcoli  non 
corrisposei'o  all'  osservazionc,  e  sarebbe  passata  inosser- 
vala  per  la  sua  grande  debolczza,  c  la  difGcolta  di  vcderia 
nel  crepuscolo  niallutino  senza  la  pei'severanza  del  chiar. 
prof.  Seccbi,  il  quale  ritrov6  in  Roma  nella  nolle  25  ago- 
sto lontana  dal  luogo  assegnalole  dall'  cffemeride  di  circa 
6°  in  AR,  e  2°  in  declinazione  la  sua  parte  piu  splendente, 
c  continuandone  diligcutemenle  le  osservazioni  nei  giorni 
successivi  pervenne  nel  \  5  di  settembre  a  scuoprire  eziandio 
r  allro  Ducleo  del  precedente  raolto  piii  debole  e  molto 
piu  difficile  ad  osservarsi. 

Una  deviazione  si  forte  dell'  effemeride  dalle  osserva- 
zioni fece  sorgere  in  me  il  sospetto,  che  in  una  si  lunga 
serie  di  noiosi  calcoli  numerici  potessi  avere  commesso 
ua  qualcbe  grave  errore  nell'  assegnare  le  pcrturbazioni 
prodotte  nei  suoi  movimenti  dair  azione  del  pianeli ;  ma 
potei  con  una  diligentc  revisione  di  tutte  le  operazioni  con- 
vincermi  della  loro  esatlezza  ;  e  piii  tai'di  ho  appreso,  es- 
serc  stati  questi  cpnfermali  egregiamente  dul  sig.  Ilabbard, 
chiarissimo  astronomo  di  Wasington  negli  Stati  Unili,  il 
quale  si  e  pure  occupato  della  teoria  di  questa  stessa  co- 
raeta  nel  riaomatissimo  giornale  astronomico  colii  pubbli- 


—  323  — 

cato  dal  sig.  Gould,  la  cui  serie  completa  non  e  a  mia  no- 
lizia  per  le  difficoUi'i  dci  transiti  e  delle  spedizioni  di  opere 
ivi  pubblicate  a  fogli  periodici.  Quisle  coiisidcrazioni  e  la 
circostanza  singolare  della  divisione  deila  conieta  nel  1846 
in  due  nuclei,  i  quali  si  andavano  ientamente  allontanando, 
ed  alleiMiandosi  nelio  splendore,  indussero  la  oelebre  Ac- 
cademia  delle  scicnze  di  Pielroburgo  a  pubblicare  un  pro- 
gramma  di  concorso  per  premio  da  dislribuirsi  uella  sua 
pubblica  seduta  per  I'  anno  1857,  che  io  vi  presentai  nella 
seduta  del  26  novembre  1834  accompagnato  da  una  mia 
nota  intorno  alT  oi-igine  dell'  errore  commesso  nel  oalcolo 
del  suoi  niovimenli,  da  cui  dovette  dipendere  la  differenza 
fra  le  posizioni  osservatc  e  le  calcolate  nel  1852  die  qui 
trovo  opporluno  di  riehiamare  a  neeessaria  illustrazione 
della  presente  nola. 

Siccome  sopra  aecennai,  gli  element!  dell'  orbita  da  rae 
calcoiali  con  riguardo  alle  perlurbazloni  planetaric  pei  due 
periodi  corapresi  fra  il  1832  ed  il  1846  corrisposero  per 
modo,  che  al  principio  della  sua  riapparizione  il  luogo  asse- 
gnato  dair  effemerido  differiva  dall'  osservato  di  soli  6  mi- 
nuti  di  arco  ;  nia  questa  tenue  differenza  ando  successiva- 
menle  aumentando,  ed,  avvenuta  la  sua  separazione  in  due 
nuclei  pervenne  verso  la  fine  di  niarzo  a  circa  un  grado, 
come  pu6  rilevarsi  dalla  mia  memoria  inserila  nel  VI  volu- 
me del  Nuovi  suggi  dcH'Accaderaia  di  Padova,  ove  ho  rife- 
rite  le  mie  osservazioni  intorno  a  questa  coraeta  con  la  slo- 
ria  relativa  a  quclla  sua  enigmatica  divisione.  In  quclla 
occasione  il  sig.  Plantaraour  di  Ginevra  pubblicu  una  teo- 
ria  molto  elaborata  intorno  ai  separati  movinienli  del  due 
nuclei,  ed  avendo  riguardo  alle  atlrazioni  planetarie  sopra 
di  essi  esercitatc  nei  loro  movimenti  elliltici  intorno  al 
sole,  pervenne  a   rappresentarii  con  sonuna   folicila   me- 


—  324  — 

(liante  due  orbitc  separate  fia  loro  molto  vicino,  gli  de- 
menti dellc  qiiali  pochissinio  differivano  da  quclli  da  me 
dedotti  dalle  anterioii  apparizioiii  della  cometa,  siccorae 
puo  vedersi  nella  cilala  mcmoria. 

Nel  gennaio  doll' anno  1830,  attendendosi  il  siio  succes- 
sive ritorno  al  perielio  per  il  1832,  intrapresi  di  nuovo  a 
calcolarne  gli  dementi  dell'orbita  avendo  riguardoaile  per- 
lurbazioni  planetarie  col  penoso  metodo  delle  quadrature 
meccaniclie,  e  pouendo  mente  alia  bella  coincidenza  degli 
eleraenti  del  sig.  Plantamour  con  le  osservazioni,  mi  la- 
sciai  disgraziatamente  domlnare  dall'  opinione,  che  la  mi- 
sieriosa  separazione  della  cometa  in  due  separati  nuclei 
avcsse  avuto  origine  da  una  estranea  collisione,  che  non 
rendesse  del  tutto  paragonabili  gli  dementi  della  sua  orbita 
anteriore  al  18  ^G  a  quelli  della  posteriore,  e  partendo  dal- 
r  asse  da  esso  assegnato  al  nucleo  piimario,  stabilii  il  suo 
ritorno  al  perielio  pel  \  852,  nel  modo  esposto  nella  me- 
moria  letta  a  qnesto  Islituto  nella  seduta  del  19  gennaio 
-1851,  ed  inserita  nel  volume  V  delle  sue  memorie  da  bel 
principio  accennata,  del  cui  cattivo  esito  vi  ho  sopra  fatto 
parola.  Ritornata  la  cometa  cffettivamente  al  perielio,  ritro- 
vati  esistenti  i  due  separati  nuclei,  compresi  la  fallacia  del- 
r  assunta  ipotesi,  e  come  la  discordanza  della  cffemeride 
dair  osservazione  traesse  origine  dall'  avere  abbandonalo 
r  asse  maggiore  dell'orbita  anteriore,  siccome  vi  esposi 
gii  nella  nota  superiormente  citata,  dalla  quale  trascrivo 
i  seguenli  dati  numerici : 

Logaritmo  del  semiasse  maggiore  ddl'or 

bita  da  me  detcminata  pel  18-;c.  log.  a  =r  0,5  563360 
log.  a  per  il  nu<;leo  primario  del  signor 

Plantamour i=  0,5571002 

log.  a  per  il  nucleo  sccondario  .     .     .     .  ::=  0,5454251 


—  325  — 

La  variazione  totalc  dell'  anomalia  media  determinata  iiel 

V  volume  (pag.  2 1 )  dipendente  dall'  attrazione  di  Giove,  di 

Saturno,  della  Terra,  e  di  Venerc  fu  =  — 2G00",044  (I). 

Questa  introduce  per  ordine  delle  tre  orbite  le  segueali 

correzioni  al  periodo  ellittico  :;    -,   ..p  ,1   . 

g  s  s 

^7=-f-4,8359;     4-4,83;     4,82, 

lo  che  avrebbe  dato  per  le  vere  rivoluzioni  riconducenti 
la  cometa  al  perielio  i  numeri 

24 1 5  ,3 1 04  ;     242 1  ,70  ;     2405  ,25, 

dai  quali  appariscc,  come  le  piccole  differenze  negli  assi 
maggiori  introducano  notabiii  differenze  nel  tempo  della 
rivoluzione  periodica,  e  quanto  importi  che  quelli  siano 
esattaraente  determiiiati  mediante  il  confronto  d'  interi  pe- 
riodi,  ne  convenga  troppo  affidarsi  a  pochi  giorni  di  osser- 
vazione  in  questo  delicato  argomento.  Nel  caso  presente, 
se  fosse  stata  assunta  la  rivoluzione  corrispondente  all'asse 
maggiore  risultante  dall'  osservazione  dei  periodi  anteriori 
da  me  precedontcmenle  determinato,  partendo  dal  perielio 
osservato  nel  1852  sarebbe  caduto  ai  22,33  di  seltembrc 
in  luogo  di  28,72  assegnato  dall'  asse  di  Planfamour,  e 
dimostrasi  nella  nota  citata,  come  in  allora  la  posizione 
calcolata  avrebbe  corrisposto  abbastanza  prossimamente 
alle  osservazioni  fatte  in  Roma,  in  Berlino  e  Pulkova. 

Dopo  la  publicazione  del  programma  dell'  Accademia 
Petropolitana  si  poteva  attendere  una  completa  teoria  in- 
torno  ai  movimcnti  di  questa  cometa,  che  ne  abbraceiasse 
tulte  le  sue  apparizioni  conosciute,  come  veniva  richiesto. 
Fino  al  presente  pero  non  mi  e  noto,  che  sia  stato  accor- 

(1)  Questo  numero  negli  atti  del  processo  verbale  della  seduta 
26  uoveiubre  18j4  e  per  erroro  tipografico  rifeiito  —  —  5<300",044. 


-  326  — 
tlalo  il  premio  ad  alciin  lavoro,  n6  che  slano  sla(e  instiloite 
lii'crchGilirctte  a  detorminare  un  sistcma  di  elcmenti,  die- 
tio  cui  si  possa  calcolnro  una  cffemoride  per  tentarne  la 
ricerca  nd  prossimo  siio  ritoi'no  al  periclio,  cIio  avra  hiogo 
iiel  futiiro  mese  di  niaggio.  Vero  e  chc  con  molta  felicitii 
furono  dal  sig.  D' Arrest  [Mr.  Nachr.  B.  39,  pag.  323) 
rappi'csentale  tiitte  le  osservazioni,  die  si  polerono  otle- 
nere  per  la  debolezza  deila  luce  dei  due  nuclei  nel  1 852, 
mediante  due  orbite  ellittiche  calcolate  isolatamente  dietro 
le  separate  osservazioni  di  cadauno,  gli  eleinenti  delle  quali 
molto  si  avvioinano  a  ([iielli  dedotti  dalle  osservazioni  insti- 
tuito  nelle  precedenti  apparizioni.  Ma  senza  far  concorrere 
nella  detcrminazione  dell'  asse  maggiore  le  osservazioni 
iiistituite  nei  periodi  precedenti,  e  senza  avere  riguardo 
alle  pertuibazioni  prodotte  da  Giove,  a  cui  dovelte  avvi- 
cinarsi  a  poco  piu  delia  distanza  media  della  terra  dal 
sole  nel  gciinaio  del  I85i,  si  correivbbe  pericolo  di  andare 
lungi  dal  vero  stabilendo,  dietro  i  soli  elcmenti  ellittici,  il 
suo  prossimo  ritorno  al  periclio.  Sebbcne  si  potesse  pre- 
vedcre,  che  in  questo  suo  ravvicinamento  al  sole  riusciru 
difficilissimo  il  poteria  osservare,  trovandosi  troppo  pros- 
si  ma  alia  coiigiunzione  superiore,  e  quindi  troppo  lontana 
e  sempre  immersa  nella  luce  crepuscolare,  pure  ho  stimato 
opportuno  il  tentarne  la  ricerca  coi  potenti  mczzi  posti 
oggi  dai  progressi  della  meccanica  e  dall'  ottica  a  disposi- 
zione  degli  astronomi ;  e  d'  altronde  le  sue  osservazioni, 
ove  si  giungesse  a  scoprirla,  riuseirebbero  del  raassimo 
interessG  per  risolvere  raolti  dubbii  intorno  alia  sua  teo- 
ria  ed  alia  posizione  reciproca  dei  due  nuclei.  Riesce  pero 
di  grande  difficolti  la  determinazione  della  vera  sua  orbita 
per  la  imperfetta  cognizionc  del  suo  asse  maggiore,  e  pel 
dubbio  in  cui  versano  tuttavia  gli  astronomi  intorno  al  mo- 


—  327  — 

do  di  corabinare  lo  osservazioni  dei  due  nuclei  nelle  due 
epoehe  del  1846  e  del  1832,  non  constando  i  caratteri  per 
distingucrii  I'uno  daH'altro.  Nelle  ricerche  segueiiti  ho  rite- 
nuto,  die  il  nuclco  piii  risplendente  del  18o2  a[ipellato  C 
dal  sig.  d'  AiTest  di  poco  seguente  1'  altro  piii  debole  D 
fosse  da  oorabinarsi  con  1'  orbita  da  me  assunla  nel  1 846, 
ritenuto  per  le  ragioni  superiormeiiie  esposte,  1'  asse  mag- 
giore  I'isullante  dai  calcoli  precedenti,  e  gli  altri  elementi, 
come  erano  stall  determinali  dal  sig.  Plantamour  dietro  le 
osservazioni  in  quell' aimo  iustituilc,  die  con  tale  modifi- 
cazione  risultano  i  seguenti : 

Passo  al  perielio .     .     .     t=       42  ,02487  T.M.  di  Ber- 

liDO  del  1846 
longitudine  del  perielio .  7r=\  00°.2'.20'\  1 
longitudine  del  nodo  .  (ly  =r  245  .34,39  ,8 
inclinazione  air  eclittica  j  =  12.34.33,5 
angolo  di  ccoentricilti  .  (p  =  49.12.  2,3 
log.  seraiasse  magg.  log.  a=  0,3463360 
moto  diurao  siderale  m.     n=z    3,37'',6336. 

Rilenendo  ora  per  T  il  risultato  superiormente  assegnato 
=  2415,3104,  od  applicando  agli  allrimenti  le  loro  va- 
riazioni  risultanti  dall'  azione  dei  pianeti,  come  sono  rife- 
rite  nella  citata  memoria  (Vol.  V),  cio6 

§;r  =  -l-6'.l",i;     ^&>  =  —  2'.9",5  ;     Si  =:  —  l'.36",9  ; 
S(p  =  — 3'.56",i  ;     hi  =  —  r',4224. 

si  forma  il  seguente  sislema  di  elementi  pel  1852,  ove 
ritengonsi  sollanto  i  decimi  di  rainuto,  avendo  in  vista  di 
procedere  scmplicemente  ad  una  riccrca  approssimata  de- 
gli  elementi  dell'  orbita  con  tavole  a  cinque  cifre  per  il 
suo  ritorno  al  perielio  ueH'  anno  presente. 

Serie  IIJ.T.  IV.  45 


—  328  — 

Passaggio  al  perieliu  .  .  .r  =z  t852  a  giohii  266,3353 
T.iM.  di  Berlino  : 

ovvcro  .  .  .  J  852  settembre  22,3353.  T.M.di  Berlino 

^T-^rlOO".  8',3 

CO  =  245  .52  ,5 

«=r     12  .33,3 

(p=    49  .   8,1 

«  =  536^,23 12;  log.  a  =  0,5471030 
a  cni  corrisponde  la  rivoluzione  T  r=:24i0,8(;83. 

Qnesticlemcnli  neila  loro forma  attuale  si  aiiontananodi 
circa  mezzo  grado  dalle  ossorvazioni  del  niicloo  C,  siccomc 
ho  anchc  dimostrato  neila  nota  piii  volte  citata.  Prima  di 
procedere  al  calcolo  dcllo  pcrturbazioni  per  Irasportarli  al 
-1859,  conveniva  stabilire  con  maggiore  prccisione  il  pas- 
saggio al  perielio  nel  1852  ;  a  talc  oggelto  ho  assunlo  le 
tre  segiienti  ossorvazioni  dal  quadro  riferilo  dal  sig.  D"Ar- 
rest  nel  liiogo  sopraccitalo,  le  quali  si  estendono  ai  limiti 
eslremi  dclla  serie. 


T.  Med. 
rti  Berliiui 

A.  R. 

osservuta 

Declin. 

osservata 

in 

I852agosto    27 

scUenih.  16 

25 

15./i9.ol.8 
16.30.  8,9 
VS.  7.  9.4 

1 13".  5.55 ',8 
140.51.  8,9 
151.21.  2,7 

+  20".59'.46';8 
+  11  .  8.  0  ,6 
+  6.11.50  ,0 

Rtmia 

Cambridge 

Pnlkova 

Riferendo  queste  osservazioni  al  piano  deU'ecliUica,  e 
desuraendo  le  posizioni  della  terra  dalle  eflVnicridi  di  Ber- 
lino, si  ottcngoni)  con  tavole  a  cinque  cifre  i  risujtali 
seguenti  .- 


329 


T.  M. 

di  Berliuo 

Lonijitud. 

Latitiidiiie 

di.d^ 

Lou-.  T. 
di   6 

Lug.  R. 

Ag..sto 

Settenibro 

Settembre 

27,6o96 
I6.70o7 
25.6500 

115".17,9o 

159  .43  ,07 
151  .10,20 

—0.27  ,55 
-5.58,78 
-5.12,30 

55-'t".57',75 

554  .25 .61 

5  .  8 ,04 

0.00412 
0,00190 

0,00078 

Queste  posizioui  vcDgono  suflicieiitemente  rappresentate 

g 
aiimentando  il  passaggio  al  pcrielio  di  0  ,8785 ,    con  che 

viene  ad  essere  stabilito  ai  23  ,1  138  di  settem])re,  rileuuU 
gli  alU'i  elemenli  siiperiormoutc  assegnati.  Si  trovano  ia 
qiiesta  ipotcsi  le  seguetiti  differenzo  fra  i  luoglii  ossei'vati 
ed  i  luoghi  caleolati : 


27 

Agosto 

^6  Sett. 

25 

Sett. 

0 
in  longit.  =  —  I ',6 
=4-0,3 

=r— 1,3 


in  latit.  =+  1',6 

—  0  ,5 

—  0  ,G; 


dal  che  apparisce,  che  si  possono  ritenere.  (posto  invece 
r  =23,1 138  sett.)  gh  ottenuti  dementi  elUttici  per  inda- 
gare  dietro  di  loro  V  epoca  del  suo  prossimo  ritorno  al 
perieho,  avendo  opportunamente  riguardo  alle  attrazioni 
dei  pianeti. 

A  questa  ricerca  mi  accinsi  nello  scorso  mese  di  gen- 
naio  ;  ma  la  brevity  del  tempo,  ed  una  indisposizionc  di 
salute  non  mi  permisero  di  avere  riguardo  alle  correzioni 
dipendenti  da  Saturno,  da  Venere  e  dalia  Terra,  le  quail 
invero  per  la  loro  piccolezza  hanno  poca  influenza  nel- 
r  allerare  la  durata  della  rivoluzione  periodica.  Quelle  di- 


—  330  — 

poiidcnfi  da  Giove  fiirono  calcolate  col  metodo  dcllc  qua- 
drature di  (»°  iu  0"  di  anonialia  media,  adottando  i  precelU 
staliiliti  nolle  niic  Iczioni  di  astronouiia  e  nclle  inic  anle- 
riori  riceiche. 

OKeiini  in   lal  guisa  per  T  azionc  di  Giove  i  seguenti 
risullali : 

l(lp=  —  205",  5  I  G  i ;         fdq  =  -j-  539",2900. 

Da  queste  due  qnantili  ausiliarie  si  formano  Ic  variazioni 
del  nodo  e  dcirinclinazione,  le  quali  risultano 

li=i  —  :;-  5",(j2  =:— 9',58;  ^m=-~  8 11 ", 1 5=  —  1 3 ',52. 
In  scguilo  si  formano  • 

Jd(p  —  d(p=:—Sr)[  ",G37  —  —  I .'/,  194; 

Jd7r  =  -h-  l209",500=rH-20',l();        /(/*/  =  — 1 43",^  H  ; 

Jdu  =  hi—  —  .5",3G08.      fdr  fdn  =—8(iC)S'\2S  ; 

§Z  =  rd(/  4-  Ml  rd)i  =  —  88  i  I  ',3  5  ; 

oltenuto  ^Z,  si  avi-u  tosto 

aT  — _ -—-f-  IG  ,43198. 


It 


Pielro  cio  si  avra  .  .  .  T -j- oTi:=  2433,3003  dopo  il 
passaggio  al  perielio  sopra  staMIito  pel  1852,  lo  clie  I'i- 
conduco  al  nuovo  passaggio  al  perielio  ne!  23,4141  mag- 
gio    1859,  T.M.  di  Berlino. 

Si  otterrii  poi  pel  moto  diurno  siderale  ...  ' 

Ti'=r»-|-c)u  =  53l",8704  .    '.. 

da  cui  si  dedurra.  .  .  .  log.  a  =.  0,5494072. 

Si  formeranno  per  ultimo  le  variazioni  relative  al  no- 
do,  cd  al  [)erielio  avendo  inoltre  riguardo  alia  prcccssione 
dcgli  equinozii,  che  si  Irovera    =r  334'ViO= -{- 5'^57  : 


—  33i  — 

si  ottorranno  cosi  i  valori  di    7r\  co  ^  i',  ^'    al  raodo 
segiionlc : 

HT      =I09°.8',30;    co    =24rr.o2',50;      i    =I2".33',30 

/ilTT     = +20,10    ^co  =  —    13,52       li  =  —  9,58 

precess.  =  -f-  5  ,57  prec.=:  -f-     5  ,57  rid.all'Ec.mob— 0  ,01 

2d&)sea-i=~   0,32 


nj'— I09°.33',7I   ^'=245".4y,55       i'  =:l2^23',7l; 
finaImcnte  (p'=(p-{-^  =  4S''.^S\9\. 

Kiiincndo  ora,  rd  ordinando  gli  olteiuiti  risultati,  si 
avranno  i  seguenti  elementi  dell'  orbita  della  conieta  per 
I'anno  1859. 

Pass,  al  perielio  .  .  .  r  =  a  giorni  143,4141  T.M.  di 
Berlino, 

ovvero  1859.  Maggio  23,4141. 

Longit.  del  pei-ielio jr  =  I09".33',7I      - 

del  nodo <y  ;=  245  .44  .45 

Inclinazione  air  eclittica  .  .   i' ^=:    12  .23  ,71  • 

Angolo  di  cecentricita  .  .  .    (p.=:    48.53,91 

Motu  diurno  siderale  medio    n  =  53 1 '',8704  =  8',8G45I 

Long.  scQiiasse  magg.  .     log.  a  =  0,5494672. 

g 
Tempo  della  nuova  rivoiuzione  ellittica  .  ,  .  T=^2436  ,683. 

Dietro  questi  elementi  ho  calcolato  la  seguente  piccola 

cffemeride  di  quattro  in  qiiattro  giorni  per  la  mezzanotte 

media  di  Berlino  ad  oggetto  di  tentarne  la  rioerca  nel  suo 

nuovo  approssimarsi  alia  terra.  Siccome  pero  11  tempo  del 

nuovo  passaggio  al  perielio  rimane  incerto  si  per  le  azioni 

planetarie  trasciirate,  si  per  qualcbe  incertezza  negli  stessi 

elementi,  dai  quali  fu  dedotlo,  cosi  ho  aggiunto  nelle  co- 

lonne   Au,  Ah   le  variazioni  chc  subiscono  le   AR,   c  le 


—  332  — 

declinazioni  calcolato  per  1'  iocremento  di  7m  giorno  nel 
tempo  (lello  stal)ilito  passaggio  al  pcrielio. 

Disgrazialamentc  pero,  a  cagioae  della  sua  vicinanza 
alia  congiunzione  col  sole,  c  della  grande  debolezza  della 
sua  luce,  riniaue  poca  probabilitu  di  potcrla  osservare  e 
di  potere  risolvere  le  importanli  questioni,  alle  quali  dan- 
no  occasione  le  singolari  circoslaiize,  nelle  quali  versa  il 
moviuiciito  dei  suoi  due  nuclei^  la  soluzione  delle  quali 
dovra  probabihncntc  csscrc  riservata  con  speranza  di  mi- 
gliore  suceesso  agli  osservatori  pel  successivo  suo  periodo 
da  complcrsi  verso  il  principio  del  1 866, 

La  colonna  relativa  al  suo  grado  di  luce  nclla  rivolii- 
zione  attualo  suppone  per  unita  di  uiisura  il  grado  di  luce 
die  avcva  ai  25  settembre  del  1852,  chc  era  d' altrondc 
moUo  debole  e  ne  rendeva  difiicili  le  osservazioni  nella  luce 
crepuscolarc  mattutina,  in  cui  trovavasi  allora  immersa. 

Nelle  coloune  log.  r,  log.  r\  sono  riferiti  i  logaritmi 
della  distanza  r  della  comcta  dal  sole  e  della  sua  distaa- 
za  /  dalla  terra. 


4t 


—  333  — 


k; 


-§1 

T<                                                  O                                      ■   .          CO 

O^                                    O^                       ■             CO 

cT                        o"         .           .    cT 

tb 

o 

OCOOCi— ^■*b-0'*t-'— HJOOO 

©1  -H  o  o  O  00  I—  I-  i:c  >o  lO  ~9-  ~*  '^0 

CO^  ffO^  eo_^  ©T^  ©1^  ©1^  ©1  ©J^  ©^^  ©<^  ©<^  ©1  ©1^  ©1 

o 

ocooocit-eqt-i'^oooooco 

O  -^  O  O  ©1  05  t-  JO  50  O  C5  >*  -H  — H 
OsO"^©"!— iC500l-O50'^-*"^'* 
C^  O^  O^  O^  O^  0_  C-.^  O^  O^  O^^  Oi^  o^  o^  o 

OOOOOCiC50i0400C5CiOi 

2«  o 

o   c   9 
H  .- 

8°.  4' 
8.  8 
8.46 
8.26 
8.37 
8.47 
8.56 

<] 

■^          o^          e^           <ro^          co^ 
CO            -r<            o            ei            so 

1          1          1        +       -H 

Declin.  di 

O^  00^ -=*^  O^  ©^  ©1^  •*_  00^  O^  O^  O^  00^  CO^  t-^ 

't-'-*— ^Ot-OOO©«CiC0C0— <-5i' 
■«!'-*  ©1         "*©»          ©ISO         -H'^-T'SO 

fOCOsOOOt-OOOOCOOOiCSOCO 

+                          + 

—22,0 
—28,5 
—33,7 
— 4i,2 
—44,9 

-3 

-«3 

O^C0^O^-^^-«r<  -T<  CO^t-^cO^©1  sO^OO  CO  CO 

©ll^COOO— '■^©ICOS^CSCOCOb- 
CO       .   -*   CO  ~*  SO   -<T*  «*   ©!  -"T^       .  "^  ®'.  ^. 

oocoi--^;oo"^o-*o>-*o-* 

©lfOCOC(3-*-^sOSO!OOOt-l.-CO 

o 

©»00-^00©100-«3'00©100«* 
-r<-r<-^©«©ic0              -"rH-T^e^©! 

.2 

"u       i                                   bo 

O-                                         «           -       . 

—  334-. 

II  ni.  c.  dolt.  Gio.  Domcnico  Nardo  lean,^:  Brevi 
cenni  suUp  ahitudini,  suUe  occKpazioni,  siilla  coUura, 
e  sui  rapporti  coniuierciali  de(jli  ahilanti  di  Chiogfjia, 
considerati  in  relazione  al  dialetlo  da  essi  parlato. 
NcI  dialetto  die  parlasi  anche  oggidi  dai  pescatori  di 
Chioggia  o  dagli  ortolani,  che  no  coltivano  le  terre, 
si  trova  appoggio  alia  coiighiettura,  che  la  Chioggia 
attuale  avesse  la  medesima  origine  che  le  altre  isole 
della  Yenezia,  e  le  popolazioni,  rifiigiatcsi  in  quelle 
nel  452,  provenissero  spezialniente  da  Esle,  da 
Monselice  e  da  Padova.  Sei  sorta  di  abitanti,  pesca- 
tori, custod!  dcllc  pcschierc,  dette  volgarnientc  valli, 
oi'tolani,  arlieri,  mercatanti  e  altro  pcrsone  civili, 
marinai,  distingue  il  nostro  autorc  e  nota  le  loro 
ahitudini  in  relazione  al  dialetlo  da  essi  parlato. 
L'  Istiluto  delihera  di  rinicttere  qucsto  lavoro  alia 
giunla  per  la  lingua. 

II  m.  e.  prof.  Bellavitis  presenta  la  seguenlc  A(j- 
cjiunta  alia  nota  pahhlicata  a  pag.  623^  del  Yol.  Ill 
di  questi  Alti  pel  1858. 

La  niciiioria,  che  il  distinto  nialcraatico  E.  Fergola 
pubblico  iK'l  n.  (>  dcgli  Annali  di  malemaUca  dol  Tortolini 
(llouia  1858,  I,  pag.  378),  mi  fa  avverlito  cho  i  tcrniini 
dcllo  sviluppo  del  differeiizialc  d"  F{h)  lianno  una  forma 
molto  piu  scmplicc  di  quella,  die  io  avessi  sapulo  darvi 
nel  luogo  succilato.  Queslo  dilTeronzialo  c  la  soinma  di 
Uitli  i  lermini 


—  335  — 

t'sseodo  « -4-  2a  -H  3a  -f-. . ..  r=  n ; 

dove  D  indica  le  derivate  rispetto  alia  u,  ed 

II  Fergola  attribuisce  tal  formula  al  ch.  Faa  di  Bruno 
{Annali  del  Tortolini  I85d,VI,  pag.  479),  ma  essa  era  state 
data  precedentemeute  da  T.  A.  (iV.  iwn.  par  Terquem,  1850, 
IX,  pag.  1 19),  che  estese  un  suo  secondo  metodo  anche  a 
F (/•(«)),    ccc. 

Se  la  F  sia  funzione  di  due  o  piii  u,  v....  si  ha  sim- 
bolicameute 

d«^(d,-^d,-h. ...)";     "      ;      :. 

dal  che  risulta  '  '  • 

--=2D„  D„...fn-,(-)np(^-,).... 

11   S    estendendosi  a  tutte  le  soluzioni  della 

nz=  2aa  -f-  X/2b  ■+-.... 

questa  6  la  formula  generale  data  dal  Fergola. 

Su  questo  argomento  potranno  vedersi  le  mcmorie 
Schomlieh,  J.  Crelle  ^846,  XXXII,  pag.  I,  e  18S2,  XLIV, 
pag.  344.  —  Hoppe,  J.  Crelle,  XXXIII, pag.  78. —  Gudermann 

1  4 

pei  casi  di   Fu  =  — ,   Fu  = J.  Crelle,  1830, 

pag.  26,  §  23  e  pag.  314  §  68.  —  Grunert,  J.  Crelle  1831, 
XIII,  pag.  146.— Lobatto,  J.  Crelle  1833,  XI,  pag.  169.— 
Liouville  Journ.  1841,  VI,  pag.  69. —  Colombier,N.  Anno, 
Terquem  1850,  IX,  pag.  29  e  XI,  pag.  47.  —  Bianchi,  A. 
Tortolini  1852,  III,  pag.  346. 

Serie  UIj  T.  JV.  44 


—  336  — 

II  Fcrgola  da  eziaiidio  V  espressione  di  D  |/  cssendo 
£1  {x,  y)  =z  0.  Nel  J.  Crelle  1830,  VI,  pag.  212,  si  doman- 
dava  di  trovaro  Tospressione  di    D    y   osscndo 

II  secretai'io  porge  notizia  all'  Istiluto  dei  nuovi 
libri  acquisUiti,  fa  conoscere  come  sionsi  prescelti 
generalmente  quelli  di  inolto  valore,  chc  iion  potreb- 
bero  con  facilita  avcrsi  nelle  biblioteche  private,  c 
come  la  stampa  periodica  del  paese  e  straniera  lodi 
questi  mezzi  d'istruzione  che  I'lstituto  gratuitamenle 
porge  agli  studiosi.  Aggiunge  che  si  vendono  molti 
esemplari  delle  Memorie  pel  pregio  che  e  trovato  in 
questi  lavori  c  pel  lavoro  artistico  applauditissimo 
delle  tavole  che  li  accompagnano.  e  invita  i  membri 
deir  Istituto  a  proporre,  secondo  gli  statuti,  nuovi 
acquisti,  fatti  possibili  daliutile  spaccio  delle  pubbli- 
cazioni  di  esso. 


Elenco  dei  doni  presentati  all' i.  r.  Istituto  dope  Ic 
adunanze  di  gennaio  1859. 

//  Crepuscolo.  N.  -I  e  2.  —  Milano  ^859. 
Gazzetla  di  Verona.  N.  10  a  37.  —  1850. 
Revue  agricole  indnstricUe  etf.  N.  4  (ottobre).  —  Valen- 
ciennes 1858. 


—  337  — 

If  Economia  rurale.  Vol.  11,  N.  ^.  —  Torino  1859. 
Lo  Spetlatore.  N.  15  e  ^6.  —  Firenze  1858. 
Corrispondenza  scientifica.  N,  31  a  33.  —  Rooia  4  858. 
Cronaca  di  science,  lettere  elc.  Anno   V,  dispensa   1  e  2. 

—  Milano  1 859. 
Avvisatore  mercantile.  N.  3  e  4.  —  Venezia  4  859. 
Giornale  delle  scienze  mediche.  N.  24  del  1858,  e  N.  I  e  2 

del  1859.  —  Torino. 
L'  Eta  presenle.  N.  1  a  4.  —  Venezia  1859. 
Difesa  deW  I.  Memoria  di  Ginlio  Sandri.  —  Verona  1858. 
Reichs-gesetz-blatl    {  Bullettino   dcHe    Leggi   delf  Impero 

Austriaco).  Disp.'  59  e  GO,  e  1."  Repertorio  del   1858, 

disp.    I  a  3  —  1859. 

V  Echo  medical  di  Neuchatel.  N.  i .  —  Svizzera  \  859. 
V Educalore  israeiila.  Punt.  1.  —  Vereelli  1859. 
Gazzella  di  farmacia  e  di  chimica.  N.  3  a  6.  —  Venezia 

4  839.  • 

//  Tecnico.  Vol.  11,  fase.  7.  —  Milano  1859. 

L'  Eco  dei  tribunali.  N.  881,  20  gennaio  1859. 

Comptus  rendus  liebdomadaires  de  I'  Academic  des  scien- 
ces de  France.  T.  48,  N.  2,  a  5. 

//  Bacofdo  ilatiano.  Anno  II   (gennaio).  —  Milano   1859. 

Giornale  venelo  delle  scienze  mediche.  Oltobre,  novembre, 
dicembre.  —  Venezia  1 858. 

V  Economista.  N.  I  (gennaio). —  Milano  1859. 
La  civilld  callolica.  N.  212  e  2!  3.  —  Roma  1859. 
Annolalore  f'riulano.  N.  4  a  0.  —  Udine  1859. 

Elenco  dei  f/iornali^  delle  op  ere  periodiche,  etc.,  esistenti 
presso  pubblici  slabillmcnli  in  iMilano,  compilalo  da 
Luciano  dall' Aequa.  —  Milano  1859. 

Lellvre  di  fdiniylia.  Vol.  8,  punt.''  1/  - —  Trieste  1859. 


—  338  — 

BuUeltino  dell' Islmo  di  Suez.  Vol.  IV,  N.  1  e  2. — Torino 

1859. 
V  union  medicak  dc  la  Gironde.  4.'  annee  N.   \,  Janvier. 

—  Bordeaux  1859. 

Jahrhucli  etc.   (Annuario  dell'  i.  r.  Commissione  cenlrale 
per  la  riceroa  e  conservazionc  dei  Monumenli.  Vol.  III. 

—  Vienna -1859. 

Inclice  (Idle  malerie. 

I.  I'aite.  —  Verandfiuni^eii  in  deni  SUnde  der  Conservatoren,  uud  Cor- 

respondenten.  Bericht  liher  die  "W'irksanikeit  der  k.  k.  Central-Coni- 
niissiun  in  der  Periode  vmii  \  Jul!  1857  bis  Knde  September  1858. 

II.  Parte.  —  Memorie.  —  Die   Entwickelung  des  Pfeiler-und  Gewolbe- 

systemes  in  dei'  kirchlichen  Baiikunst  von  Beginne  des  Mitlelal- 
ters  bis  zuni  Scbiusse  des  lo  Jahrhuiulerts  vcm  A.  Essenweiii  (niit 
79  Holzschnitten).  —  Der  Schatz  der  Metrupulitankirche  zu  Gran 
in  Ungarn,  von  F.  Bock.  Aufgenumnien  uud  gezeichnet  von  W.'^hn- 
merniann  (niit  III  Tafein  und  18  Hnlzsclinitten).  —  Die  kirchiiche 
BaukuMst  des  romanischen  Styles  in  Siebenbiirgen,  von  F.  Midler. — 
Mit  Zeichnungen  des  Rarlslinrger  Domes  voni  Architekten  Sillc 
(mil  III  Tafein,  25  Holsrbnitten  und  2  Facsimiles).  —  Die  milteialter- 
lichen  Siegel  der  Abtcien  und  Regularstifte  im  Erzherzogthume 
Oesterreich  ob  und  unter  der  Eiins,  von  Karl  v.  Suva.  IVlit  Zeich- 
nungen von  Laufberger  und  Schoenbrumier  (mit  26  Holzschnitten). 
Die  Rirehe  des  ehenialigen  Cistercienser  Nonnenkloster  Porta  cfeli 
zu  Tisnovic,  von  Johann  Erasnms  Wocel.  —  Aufgennmmen  und 
gezeichnet  von  Architekten  F.  Kierschner  (mit  IV  Tafein  und  28 
Holzschnitten).  —  Glasgemalde  aus  dem  12  Jahrhunderte  ini  Ivreuz- 
g.inge  des  Cistercienserstiftes  Heiligenkreuz  ini  Wienerwalde.  Text 
und  Zeichnungen  von  Albert  Camesina  (  mit  XXXII  Tafein  und 
1  H(dzschnittr). 

Mdtheilnngen  etc.  (Comunienzionc  dell'  i.  r.  Societa  Geo- 
grafica  di  Vienna).  Dispcnsa  3.'  —  1858. 

Jahrlmch  etc.  (Annuario  dcll'i.  r.  Istiluto  Geologico).  N.  3. 
—  Vienna  1858. 

BulU'tin  de  la  Sociele  Boianiqne  dc  France).  Tomo  V,  di- 
spcnsa 7.  — Paris.  1858. 


—  339  — 

Bulletin  de  la  Societe  imp.  des  naturalistes  de  Moscou.  Di- 

spensa  III  del  1858. 
Su  i  terremoli  avvennti  in  Roma  iieW  anno  1858  relaliva- 

menle  allc  fasi  lunari.  Letlera  della   signora  Calerina 

Scarpellini.  —  Roma  1839. 
Archivio  storico  italiano.  T.  8.",  disp.'  2."  N.  16.  —  Firenze 

4  859. 

Indice  delle  materie.  ■     • 

G.  Gori.  —  Lettera  suH'eccidio  di  Cesena  del  1577,  atlo  recitabile,  d'au- 
tore  anoninio.  —  E.  Poggi.  Sulla  sloiia  della  legislazione  italiana  di 
Federico  Sclopis.  —  G.  Rosa.  Sulla  storia  delle  rivoluzioni  d'  Italia 
di  G.  Ferrari.  —  A.  Vannucci.  Sulle  pubblicazioni  dell' Istituto  di 
corrispondenza  geologica.  —  Rassegna  bibliografica.  —  Nuttzie 
varie.  —  Giornale  istorico  degii  archivi  toscani. —  Aneddoti  letterari 
scieiitifici  ed  artistici,  ecc. 

Verhandeligen  etc.  (Memorie  della  Reale  Accademia  delle 
scienze  di  Amsterdam).  Tomo  IV,  V,  VI.  —  Amster- 
dam 1857-58. 

Indice  delle  materie.  ■    .         '  •' 

Tomo  IV.  1858.  Tables  d'  integrales  definies  par  D.  Bierens  de  Huan. 

(di  pag.  XXXI  e  P72). 
Tomo  V.  1837.    C.  M.  van  der  Sande  Lacoste.  Synopsis  Hepaticaruiu 

Javanicai'um,  adjectis  quibusdani  hepaticarum  uuvis  extia-javauicis. 

(Con  22  tavole)  (di  pag.  112). 
D.  Bierens  de  Haan.  Reduction  des  integrales  definies  generales 

I      V{x)  —  '^      —    ,     f  ^    F(a)  —  ^ 

el  application  de  ces  furmules  au  cas,  que  F(j7)  a  un  facteur  de  la 

forme  sin^x  ou  cosoo;  (di  pag.  117). 
W.  Vrolik.  Ontleedkundige  nasporingen  onitrent  Dendrolagus  Inustus. 

(Con  0  tavole)  (di  pag.  06). 
G.  F.  W.  Baelir.  Over  de  draaijende  beweging  van  een  Ligcbaam  oin 

een  vast  punt,  en  de  bewehing  der  Aarde  oni  baar  rwaariepunt. 
F.  Kaiser.  Eerste  onderzoekingen  met  den  niikrumeler  van  Airy,  vol- 

bragt  op  bet  Observatoriuni  der  bongeschoo)  te  leiden.  —  /.  //.  C 


—  340  — 

Sehroeder  vnn  der  Kolk.  Over  het  fijiu>re  zamenstel  en  de  werking 
van  het  verlen^^de  Kiiggeniliorg  on  over  de  naaste  oorzaak  van  Epi- 
lepsie  en  hsro  ratumelc  behandeling. —  P.  Hurling.  Description 
d'  un  dianiant  reniarquabie  enutcnant  des  cristaux. 

Verslagen  en  Mcdedc.cligen  etc.  (Rapporti  c  comunicazioni 

della  stessa). 

Sezione  di  LetteraUira.  Torao  Ill^disp.'  I,  2,  3. 

Sessione  di  Storia  nat.      »     VII,      »      1,2,3. 

—  Anistcrdam  1857-58. 

Jaarboek  etc.  (Annuario  della  stessa).  Aprilc  1857  e   1858. 

Calalogus  van  de  Uockery  etc.  (Calalogo  della   Biblioteca 

della  stessa).  Tomo  1.",  parte  I."  —  Amsterdam  4  857. 
Das  Gcselz  des  mcnscldichcn   Wachslhumes  o\c.  (Loggi  del- 

lo  svilupju)  umano  e  delle  imperfezioni   del  torace   ca- 

gionata  dalle  rachitidi,  dalle  scrofole  e  dalle  tuberculo- 

se  del  dott.  Francesco  Liliarzik.  —  Vienna  1859. 
//  sogno  del  Pellegriiio,  i)uemetto  del  Co.  Cav.  Filippo  Li- 

nati.  —  Torino  1 859. 
Relazione  sulV  Istitulo  venelo  di  scienze,   leilerc  ed  arli 

del  dotl.  Migerka  (estral.  dal  Viener  Zeiiung). 
BoUetlino  delle  leggi  ed  alii  ufficiali  per  le  provincie  venele. 
Parte  \.'  punt.  8.  ^ 

Parle  2.'  punl.  8  e  9.     ]    '^^^' 
Relazione  pc  premii  della  fondaziniie   Cav.   L.    Sfincnlini 

per  gli  anni   1857-58,  del  do;t.  V.  I'lauti.  —  Napoli 

1859. 
Manifestazionc  del  Concnrso  a'  premii  Scmenlini  pel  cor- 

rente  anno  1859.  —  Napoli  1859. 
Ricerehe  inlorno  la  preparazione  dclt  ossido  verdc  di  cro- 

mo.  Meinoria  prcmiala.  —  Napoli  1859. 
Nnovo  reagenle  per  dislinguere  Cacido  larlarico  dalV  acido 

citrico.  Mcmoria  prcmiala.  —  Napoli  1859. 


—  341  — 

Sloria  documenlala  di  Venezia  di  S.  Romanin.  Fnsc.  20 
c  21.  —  Venezia  1859. 

Staiuto  inedilo  delta  Comimitd  di  Murano  del  1502  prece- 
duto  da  cenni  storici  del  dolt.  Nicol6  Erizzo. Ve- 
nezia 1859. 

Dctle  istituzioni  di  beneficenza  nella  cittd  e  provincia  di 
Venezia.  Studii  storico-econoraico-statistici  del  Co.  Pier 
Luigi  Beinbo.  —  Venezia  1859. 

Sulla  corrente  litorale  dell'  Adriatico.  Memoria  del  profes. 
cav.  Maurizio  Brighenti.  —  Bologna  1850. 


ERRATA  CORRIGE 

deU'elenco  dei  modelli  di  piante  fossili  mseriln  nel  vol.  precedente. 

Pag.  814,  lin.  26  Sassafras  Terettianum        Sassafras  Ferettianuni  Mas 
Mas. 

—  815,    »  16  Fracastoria  megasse-        Fracastcria  megapepo  Mass. 

po  Massal. 

—  —      »  18  Rambusiumsepultum        Bambusium  sepultum    Ung. 

Aug. 

»  19  Rambusium  palmaci-  Bambusium  palmacites  Mas- 

tes  Visian.  sal. 

»  54  Paleospate  elliptica  Palaeospathe  elliplica  Mas 

Mas. 

»  o3  CaiilinitesCatuIliMas.  Caulinites  Catuli  Mass. 

—  816,     »  8,  9,  10  Phyiocialides.  Phyllocladites. 


AfiSO  18b8-59  DISPENSA  ftl'lSTA 


Sopra  un  modo  di  dedurre  il  progressiva  sviluppo 
deW  equazione  a  quadrati  delle  differenze. 

Memoria  letta  neiradiinanza  17  gennaio  4  859  dal  m.  e- 
prof.  S.  11.  MmcB. 


R 


lella  prima  Parte  della  Memoria  siil  calcolo  delle  risol- 
venti  Lagrangiane  letta  a  questo  Istituto  nella  sessione  12 
dicembre  p.  deeorso  ho  fatto  cenno  d'un  metodo,  che  serve 
ad  esprimere  razionalmente  i  coefflcienli  d'  una  risolvente 
in  funzione  d'uno  de'medesimi  ed  offre  qualche  analogia  col 
luetodo  del  Caucliy,  pel  calcolo  delle  funzioni  simmetriche. 
Introducendovi  un'  ovvia  modificazione  esso  divieue  con- 
forme  al  mezzo  proposto  nella  nota  III  del  Corso  d'algebra 
superiore  del  Serret  (edlzione  seconda)  per  assegnare  I'es- 
pressione  del  quadralo  della  funzione  di  Vandermonde, 
cioe  il  prodotto  de'  quadrati  delle  differenze  fi'a  Je  radici 
d'  una  equazione  algebrica.  Ma  6  facile  rilevare  che  un  si- 
mile procedimento  pu6  servire  al  progressivo  sviluppo  di 
tutta  I'equuzione  a'  quadrati  delle  differenze,  partendo  dalla 
forma  di  siffalta  equazione  spettante  ad  una  primitiva  di 
dato  grado,  per  dedurne  quella  che  corrisponde  ad  una 
equazione  del  grado  prossimo  successivo.  Questo  metodo 
Hon  esige  che  la  replicata  derivazione  di  funzioni  intere  e 
razionali,  e  non  incontra  diflicolta  che  nella  stessa  compli- 
cazione  del  tinale  risultato,  cosicchc  puo  applicarsi  nel  mo- 

Serie  ///,  T.  IV.  4fi 


—  344  — 

do  pill  spedito  o  souza  soverchio  travaglio  anco  al  caso  in  cui 
la  (lata  equazione  complcta  sia  del  4."  grado.  Per  una  eqiia- 
zione  primitiva  del  5.°  grado  il  nietodo  Lagrangiano  sa- 
rebbe  ostremaniente  falicoso  bcnchc  I'equazione  fosse  priva 
del  secondo  terniine,  e  percio  lo  stesso  Lagrange  si  astenne 
dair  intraprcndere  siffatla  ricerca  riportando  nella  nota  III 
del  siio  Tratlato  (Idle  cquazioni  numeriche^  la  corrispon- 
dente  equazione  a'  quadrati  delle  differcnze,  indicata  dul 
Waring  nelle  Med'Uationes  algeOraicae  (edizione  terza,  c.  11^ 
probl.  MI,  pag.  85).  Se  lo  sviluppo  dell'  equazione  a'  qua- 
drati delle  dil'fercnze  non  fosse  oggimai  un  oggctto  di  mera 
ouriosila,  si  potrebbe  applicare  il  presente  metodo  anco 
al  caso  d'  una  primitiva  equazione  di  grado  quinto.  Ma  il 
ealcolo  ne  diviene  molto  complesso  pel  gran  nuraero  di  ter- 
mini clie  si  contengono  nella  richiesta  equazione  del  deci- 
mo  grado,  giacche  sebbene  il  maggior  nuniero  di  que'  ter- 
mini si  dilegui  allorche  manchi  il  secondo  termine  nell' e- 
quazione  primitiva,  tuttavia  ne  rimangono  95,  come  si  scor- 
ge  dalla  sua  forma  esposta  dal  Waring  nelPopcra  citata.  Fra 
Ic  ricercbe  degli  odierni  analisti  sulia  espressione  de'eoeffi- 
cienti  dell'equazione  a'quadrati  delle  differenze  non  scmbra 
ch(»  sia  stato  fmora  esibito  per  lo  svolgiraento  di  siffatta 
cvjuazione  un  mezzo  analogo  a  qucllo  onde  assegnare  il  pro- 
dotto  d(!lle  differenze  fra  lesue  radici  che  leggesi  nell' opera 
dianzi  citata  del  sig.  Serret,  poiebe  altrluienti  il  dotlo  auto- 
re  non  avrebbe  tralasciato  di  avverlirc  cbe  simile  procedi- 
mento  poteva  estendersi  alio  sviluppo  dell'intera  equazione. 
Reputo  pertanio  opportune,  innanzi  di  preseiitare  il  rima- 
nente  della  sopraddetta  Memoria,resporre  in  questo  scritto 
I'estensione  dello  stesso  nietodo  alia  progressiva  deduzione 
de'  varii  termini  doll' equazione  a'quadrati  delle  differenze, 
porgcndone  1'  applicazione  a'  casi  meuo  complessi,  ed  ag- 


—  345  — 

giungendo  infine  I'  espressione  del  prodotto  de'  quadrati 
delle  diffei'onze  fra  lo  radici  d'  una  equazione  completa  del 
5.°  grado,  e  qiiindi  la  relativa  discriininante  d'  una  forma 
binaria  del  grado  medesirao,  nella  cui  deduzione  recberaii- 
no  qualche  giovamento  e  un  uli'e  mezzo  di  verificazionc 
deir  esattezza  del  calcolo  le  avvertenze  che  si  avia  cura  di 
premettere  airapplicazione  del  metodo. 
i°  Sia  r  equazione 

A(x)  =^x"-ha,  x"~'  -h  a^ .-c"-^  -h  • . .  -f-  a„_^x  +  a„  , 

e  si  denoti  con    E,^  (z)  z=  0    la  rispettiva  equazione  a'qua- 
drati  delle  differenze.  E  certo  che  assumendo 

■    ••..■     .  •      ^  =  y-+-ii. 

sari  pure   E,^  (z)  =:  0   1'  equazione  a'  quadrati  delle  diffe- 
renze della  trasformata 

(1)     ^"-h«y-'-hay-^-h.  ..H-a._J  +  a„  =  0, 

i  cui  coefficienti  per  la  formula  di  Taylor  hanno  i  valori 


ct„ =■ 


2.3...(n— 1) 
ed  offrono  le  relazioni 


Al"-'1(*), 


Si  avrS  pertanto  identieamente 

e  siccome     ct,  ,   a^,  , .  .  .  «„     sono  quanliti  dc'  gradi  con- 


_34G  — 

trassegnuli  da  loro  imlici  rispetto  allc  radici  dell'  cquazio- 

ne  (I),  e  Icquaziono     E,^=rO    ascendc  al  grado  -'-  — 

rapporto  a  %  ch'  t;  del  secondo  grado  ;  il  maggiore  espo- 
ncQte  di  ci„  nella  cspi'cssiono  di  E„  non  potrii  occedere 
n — I.  Per  lo  cho  iramaginando  sviliippata  E,^  secondo 
a,;  si  avra  la  formula 

(,^)         E„  =  A*"^    -hA'"^    ct,,-\-.^'\  ct^....         , 

on 

e  sara  il  valorc  di   A"     una  quantity  numerica.  Conse- 

giicntcmente  derivando  qucsta  fimzionc  rapporio  a  /.;  si 
trova  (2)  I'identila 


:0, 


^-S  A^"^  4- 2A"'\  «„-+-... -t-(n- 1)  A<'V-j  , 

donde  cguagllando  a  zero  il  moitiplicatorc  di  ciascuna  po- 

tenza  di   «„  ,  attesocht;  A  "      A  "     ...  A  "     e  Ic  loro  de- 

rivatc  rapporto  a   h   non  contengono   lO,^  ,   si  racoolgono 
Ic  equazioni 


(^)^„-.a;1-^(%)=«,2«„_.a-3+(-;;.)=o, 


che  si  potrebbero  ulteriormcute  dcrivare  rapporto  a   A,  od 


—  347  — 

offrono  di  mano  in  raano  i  valori  di     Aj'_^  A ''_^  , . . . 

A^"^     quando  sia  noto  A^"^    .   E  poich6  (3)  per  a„  ~  0 

E„  riducesi  ad    A^      ,   sari   a'"      il  primo  membro  del- 

I'equazione  a'  quadrati  delle  differenze  spettante  all'equa- 
zione  (I)  ove  si  ponga  a^  =:  0  :  cosicche  denotando  coQ 
E„_,  (2)  =  0    r  equazione   a'  quadrati  delle  differenze  di 

e  con  F„_,  {z)  =z  0  quella  che  si  deduce  dalla  (3)  ponea- 
do   z=:y-,  si  avri\ 

(6)  a;;:^,  =  f„_. .  E„_..      :^  ^    ■:- 

2."  Per  forraare  F,^_,  basta  moltiplicare  il  primo  mem- 
bro della  (3)  per  quello  dell'  equazione  che  ha  le  stesse  ra- 
dici  mutate  di  segno.  Ordinando  questo  prodotto  rapporto 
ad  a„_,  si  ottiene  dapprima 

F„_.  (z)  =  r  (2/"-^-f-  <^..  2/"-^  -1-  ...  -4-  «,_J  X 

iy"—-o^y'-'  -^ . . .  4-  (- 1  )"-v,,_j 

e  denotata  del  pari  con  F,^_2  {^)  =  0  1'  equazione  che  ha 
per  radiei  i  quadrati  delle  radici  di 

e  posta  per  breviti  ... 

(7)        /«_^(^)=ct„_3-^-a„_5S-f-a„_jZ^  -F  ecc, 

intendendo  che  in  questa  espressione  1'  ultimo  termine  ab- 


—  348  — 
bia  per  cocfficientc  a,  oppiue  ci^  r=  I,  sccondochr   n   sin 
pari  o  dispai'i,  si  rinvione 

(8)  F„_,  =.  ^F,_,  -f-  ( -  I  )"-■  2;r/,_,  «„_. 

Portanlo  o,c  sia  nota  I'cquazioiie  a'  quaJrati  dclle  dif- 
ferenzc 

(9)     E_(.):=A';-''-;-/J;->_-f-.... 

-I-  A  a        =  0 , 

O  « 1 

d'lina  priiniliva  (5)  del  grado   n —  I,  si  avra   (G)  (7)  (8) 
il  \aIore  di    A '^  ,   e  colla  replicata  dcrivazione  rapporlo 

a   A   si  oUerranao  (4)  i  valori  di   A  "     ,  A  "  ,  .  . .  A  "      e 

verra  assegaata  (3)  T  espressiooe  E„  =  0  dclT  equazione 
a'quadrati  delle  differenze  d'ogai  piiinitiva  (I)  del  grado  n. 
3."  Nel  ricavare  la  derivata  rapporto  a  A  di  qualsiasi 
fuDzione  (p,  relativaraente  ad  una  primitiva  equazione  (J) 
del  grado  n,  si  polri  adoperare  la  formula 

-t-2''"-(d«r,)-^''"-'(S)' 

che  si  deduce  daila 

/d?\_/jd?\/d^\      /d?\/dz^\  ,  /_di\/<l^"\ 

Kdk)  ~Vd.,  / 1  d^  ;"+~l  d^^j  }\dk)~^'-  ~*~vd^  Jl  dkl ' 

mediante  le  relazioni  (2).  Siccome  poi  per  una  data  equa- 
zione (5)  del  grado  n — I  si  avrebbe  (10) 


—  349 

dE„_<  ,("~'>      ,        ,,/dE„_i\    ,,       -.        /dE„_, 


/dE„_i\ 

ne  verra  relativamcnte  ad  una  primitiva  (I)  del  grado  n 
/dE„_,  \("'  /flE„_,\     ,    ,        ,.        /dE„_i\ 

(ITT 

e  quindi  eliminando   /  ^  ,—  )    fra   questa  e  la  precedente 

eguaglianza  si  tavvh 

,,,^   ^        ,   /dE„_,\(")  /dE„_,\    ,    _      /dE._i\ 

^">  ("-'K-d^)  ^<-d.7)-^'^^rd;r)"^-'- 

cosi  pure  si  dedurrebbe  sottraendo  I'  una  dall'  altra 

Giova  soggiungere  a  questo  luogo  1'  ovvia  diraostrazione 
d'  un  teorema  riguardante  le  funzioni  omogenee  in  indice, 
eioe  siinultaneamente  rapporto  agl'  indici  ed  agli  esponenti 
delle  quantity  principali  che  vi  si  contengono.  Sia  -^  una 
funzione  di  a.^  ,  ct^,  .  .  .  a.^  omogenea  di  grado  m  ove 
le  quanlila  da  cui  dipende  si  cousiderino  dotale  d'un  grado 
equivaleiite  all'  indice  rispettivo.  Ponendo 


—  350  — 

si  avra  ovidciitomonlo 

4  — a'";^(/7,(/,  ...<), 
c  derivando  rapporto  ad  ce, 

INIa  si  ha  pure 

M=(S)+(i)0+--^c-~)(:-^) 

quindi  dal  paragonc  delio  duo  cspressioiii  di  Da,  ^  molti- 
plicale  per  a,  risulta 

-^""'ih)- 

Se  nella  funzione  -^  oltre  a.^  ,  ct^ .  .  .  a.^  si  contenga 
una  quantiti  z  di  secondo  grado  rispetto  ad  a, ,  e  I'omo- 
geneita  abbia  luogo  tenendo  conto  anco  dclla  z  come  di 
quanliti  dolata  deirindicc  2,  converri  aggiungere  alia  for- 
mula (12)  il  Icrmine  2z  (  —j  .  Cosi  si  avrebbe 

4°  Nell'  applicazione  del  inelodo  si  pu6  proccdere  in 
varie  guise,  c  primieramente  eseguirc  il  prodotto  dclle  due 


—  351  — 

fiinzioni  F„_, ,  E„_,  (8)  (9)  ordinato  rapporto  ad  ct,^__^ 
onde  avere  (G)  1'  espressionc 

(13)  A;^l=B,-hB„^.  «„_, -hB,_,«%_,-f-  ... 

il  cui  coefficieote  generale  ha  per  valore 

(14)  B,  :=  ;.F,_,  A^;-"  -j-  ( -  I )  «-'  2  ./,_  A<'17' 

intendendosichevi  siannulliogniquantita  A*'^~')  affetta  da 
un  indice  negativo  o  superiore  ad  «— 2.  Poscia  ordinaudo 
la  (13)  rispetlo  a  %  sotto  la  forma 

( ' '^  ^:L = -"  -^  /5.  -"~'  -^  (^^ -""=  -+-••■ 

n{n — 1)       ,    ,  , 

in  cui   TO^-'-— —  ,   dediirne 


<-)  (V)  =  ('§)^"'--^(S)=' 


-(t). 


ed  osservando  (4)  die  per  «„__,  =  0  si  ha  I  ~Tk    /  ^^  ^ 
e  f]iiindi    (    '.    )  =  0  ,    inferirne  che  dato 

/S,  —  M  4-M,  a„__.  -]-  M^  fit"      -h  ecc. 

dev"  ossore  idciilicamcnte 

Sfiii'  III.  T  IV  W 


—  352  — 

(^')-«.(^)=»^    ■ 

ili  nianiera  die  ncl  derivarc  /5,.  rapporto  a  A;  si  potra  ri- 
guardarc  M^  e  la  prima  potenza  di  c«,j_,  come  due  quaii- 
tila  costaiili  C,  c.  In  simil  guisa  oUcnulo  (4) 

e  siipposto 

yr  =  Pu-^  P,  ^-„— .-h  r.  <,_,  -+-  ecc. , 

si  potrri  nel  derivarc  quosta  formula  ritcncre  costanti  P^  e 
la  prima  potciiza  di    ce„ .,  ,    c  cosi  di  scguito  fiiio  alia  de- 

Icrmiiiazione  dell"  ultima  qiiantiU'i    a''     . 

3."  Si  piio  iiivecc  derivando  la  (13)  rapporto  a  k  osser- 

vare  chc,  atteso  raiinullarsi  di   \^ — .,-}   per  a„ ,  =0, 

dcv' esscre 
/dB„v        „  /d<,_.\      /dB„. 


0  (|iiindi  ponendo 

(>I5„         fit  ,      „  :=  C, 


/dB„_,\ 
I     dV/ 


(IB 


(^g-^-2.B.,  «„_.:.€„, 


-      _  353  — 

(20)  -- A^';;^^  =  c„_,-f-  c,_3 ^,,_,  +  c,^,, r/_^  -{-... 

SuccGssivaraontc  derivaado  qiiesta  espressione  rapporta 
a  k  ed  assiiniendo 

^^'>  (^)  -^  ^^"-'^  «„_.=  2G„_3 , 

dC, 


\  dA- 
si  otterrebbe 


(22)  a;;;^3  =  g,_3  -h  g,„4^„_.  -i-  . . .  -h  g,  «;; j . 

Parimenti  stabilendo 


/dG„_5;     , 


/dG„_5\     , 


/dGj 


(^)H-2(n-3)G,a„_,=  3II.  , 


(t)  =  -.. 


si  avr5 


(2-^)  -  K:U = ""-^'  +  "«-5«„_.-i-  ■ . .  H-  H„«;; J 


—  354  — 

e  cosi  progrossivameiik'  fmclio  si  giiinga  ad  avoro 

e  col  porre 

si  oltonga  il  valore  numcrico 

G.°  Si  puo  asscgnare  in  terzo  luogo  I'  esprcssionc  di 
—  a'"^     senza  esuguirc  prcventivaraente  il  prodotlo 

;; — 2. 

F         E  ,    ,  =  a'"^    ,  nia  derivando  invcce  qucsto  prodot- 

to  rapporto  a  h  e  valendosi  della  (11)  per  calcolare  la  deri- 
vata  di  E„_,  .  Avendosi  infatti 

E,    .=rA'"->-f-A^"-■*«„_.-^A^"-V      -h... 

(„_,)       K— 2 

-h  A        a       , 
ed  assumendo 


(25)  o„,  =  .,(%-)^2.X^)^... 

-t-  (»-3)a,_3  V^;-3-;-l-(n-m-^)(n-2)A^_;'  ct„_,  , 


si  raccoglic  dalla  (II) 

'dE„_A(") 


-^  ;355  — 

c  poicbe  (8)         '•     .    ...  ■   .     :   ^ 

/dF„_.\  /(]F._i\  „_,         , 

.,..,         (-l)"-'2|^(%-^)-4-2«,_  !«„_., 

sostituiti  i  valori  di  E„^, ,  F„_,  e  delle  lor  derivate  nella 
formula 

di'  d  lo  dcrivata  dolla  (6),  e  sviluppati  i  prodotti,  annullan- 
do  r  aggregato  de"  termini  non  conlenenti  «„_, ,  e  divi- 
deudo  poscia  1' eguaglianza  per  ci„_,  si  avri  un' espres- 
sione  delia  forma  (20),  i  cut  coefficienti  verranno  deter- 
miiiati  dalla  formula 

(27)  c,_,=|.(^)+(-.r-M./_«„_.|  A<r-;' 

coir  avvertenza  di  raandare  a  zero  ogni  quantita  A*"~'' 
dotata  d'  un  indice  superiore  ad  n  —  2  ovvero  negativo, 
ed  ogni  quantita  Q  affelta  da  un  indice  superiore  ad  n — 2 

od  inferiore  ad   I.  Ottenuto  cosi  il  valore  di  A'_    (20),  si 

potrS  procederc  del  rimanente  come  venne  dianzi  indicate 

(num.  5),  oppure  ordinando  I'espressione  di  A"^    secondo 

le  potenze  di  z  (1 8)  proseguire  il  caleolo  nel  raodo  dap- 
prima  accennato  (num.  4). 


—  356  — 

Questa  deduzionc  del  valorc  di  A  "     ,  scnza  nromct- 

terc  lo  sviluppo  del  prodolto   F„__,  E,^_,  ,    torna  oppor- 
tuna  nel  caso  iu  cui  nella  (I)  si  supponga    at,  =  0.    Impe- 

rocche  bastcri  allora  nella  espressione  di  A*"*     annullare 

le  poteuze  dl  a,  di  grado  superiore  al  nuraero  n — 2  dello 

derivazioni  die  occorrono  per  formare  i  valori  di  A'"' ,  , 

II — i 

A  "     ,  . . .  aJ'     ,  e  porre  nella  (G)    a,  =  0    per  ottene- 
re   A       . 

n — I 

7.°  E  da  notarsi  che  assumendo  per  variabile  indipen- 
dente  a,,  in  luogo  di  k  abbiamo  (2) 

\d^)  T-  yjk/y^J  ^  ~~v~ """'-' ' 

e  quindi,  ritenulo  a^^:^  \  , 

.dVnx    _  (n— m-}-d)  (n— m-f-2)....(n— m4/;) 

cosiccbc  denotando  con  a,„  il  valorc  di  ct,,,  per  «,  =rz  0  si 
deduce  dal  teorema  di  Taylor 

~      .    /d<o\  i /i'^oco^      o       -        A.n — 1\     Q 

(28)  .=..+(-^) .,-i--(^^_^^)^„;=«,+^i- _).; , 

«-2  -  i    («— 2)(n— 1) 


^i=^i-^-:r  ^-'^'  ~^v^ 


.3 


^',  —  '^',  +  --^  CC3  a,  -h  _ „ ct^  a 


2  /»' 

A      (n— 3)(n— 2)(n— <1)     ^ 
2.3.4  )t^  "^^ 


—  357  — 

n—i  i  („_4)(n-3)  -      , 

1     (n-4)(«-3)(«-2)  -       3 
■+"2.3  «^  '"^^ 

4       (,,_4)(«-3)(n-2)(n-d)      . 
^^  2.3.4.5  M*  * 


ecc. 


E  siccome  (num.  ^) 


/dE 
'  d 


EA         /dEA   /d/t  \ 


si  troverii  die  i  valori  (28)  di  ot^  a^ ,  ecc.  sosfitiiiti  nel- 
r  equazionc  E„  =  0  ne  fauno  sparire.  ct,  ,  cd  offrono  una 
equaziune  conforme  a  quclla  cbe  si  avrebbe  dal  porre 
0,^  =  0   nelia   E^^  =  0.    Viceversa  se  nella  equazioue  cosi 

ottenuta  si  sostituiscono  ad  ct^ ,  ot.^  ecc.  i  loro  valori  de- 
sunti  dalla  formula  di  liei'noulli^  cioc 


(29) 


/d5f^.\  4   /ii^^i\      i 

«"=«'-(i«7)«'-^.(7:')^. 


i    /  n — 1  V      2 


/d:<3\  4/d^^3\         o  i     /d^«3\         3 

'^<  =  ^=-(d-.>'+.(,,;)»;-i.3(,,,;)'^: 

n-2  ,     4    («-2)(/i— 1)     3 


H  —  o 


4    (H— 3)(»i-2) 


«4  ^  ^4—      —  %  «.  -f-^  -^ -'  a.  a 


_    1    (»-3)(H-2)(»-l)      i    . 

2.4  ,r^  1 


—  358  — 

H— 4  1   (/«— 4)(/i— 3) 

i    (n-4)(H-3)(n-2) 
"2:3  n^  ''^^ 

1_  (/I— 4)(/t— 3)(»— 2)(n— 1)      5 

~^  2.3.5  n^  "-i  ' 

ecc. 

si  riprodurra  roquazione  E,^=0.  Quest' ultiina  deduzione 
servirebbe  a  passare  daU'equazione  a'  quadrati  delle  diffe- 
renze  d'  una  priraitiva  spoglia  del  secondo  termine  a  quella 
che  corrisponde  ad  una  cquazione  completa.  Ma  simile 
operazione  tornerebbe  molto  prolissa  e  quasi  intrattabile 
appena  sia  n=::5.  Giova  pertanto  soggiuiigere  il  modo  se- 
guenle  di  ottenere  lo  sviiuppo  di  E^^  secondo  lo  potenze  di 
a,  quando  sia  no(o  il  primo  termine  dello  sviiuppo,  cio6 
r  equazione  a'  quadrati  delle  dilferenze  d'  una  primitiva  di 
grado  11  priva  del  secondo  termine. 

8."  Assumiamo  a  tal  fine 

(30)     E„!z=R„-i-R.a.-i-R^«*-hIl3a^'-i-ecc.  —0, 

essendo  R^  il  nolo  v;dore  di  E^^  eon'ispondente  ad  a,  =  0. 
Denoliamo  con  |— ,.")  1«  derivata  di  R,„  rapporto  a  A 
ne!la  supposi/ione  di  a^  costante,  ed  avremo 

/dR„,  \  /dR„,  \/d«2\        /^R^\ 

\~Ak  /  ~  I  d';/7  /  '  dA-  /  "^  \   AJT) 

Quindi  lo  svili4)pu  deir  cguaglianzu  (~tt")-~^^  (num.  i) 
sar^ 


—  359 


-fw  j  R^  -t-  2R^  a,  -h  3R3  a^  -{-  4R4  a^  -f-  ccc.  |  * 

ed  essendo  quosta  una  equazione  identica ,  poiclie  deve 
avverarsi  per  qualsivoglia  valore  di  a, ,  sari  nullo  il  mol- 
tiplicatore  d'ogni  potenza  di  a,  ,  ciot;  si  avra  I'  eguagliaiiza 

_       ,    ,        ,.  /dR„-2\    ,    /5R.._,\ 

<-'  >'».=-;^l(^r)-<'-')(^)|-   ■•' 


e  percio 


ecc. 


In  simil  guisa  si  potrebbe  svolgere  E^  secondo  a^  , 
ed  assegnare  la  stcssa  E,,  allorch^  sia  nolo  il  suo  valore 
corrispondente  ad  a,p-=^0  ,  semprcche  non  siasi  annullato 
altro  coefficiente  della  (I).  Imperocclie  supponendo 

(32)     E„:=T„-{-T.ct/,-hT,^;,-M34-t-ecc., 

e  signiflcando  con  /     —  j  la  derivata  di  T,„  rapporto  a  k 
Heric  IIJ,T.  IV.  47 


—  360  — 

nella  considerazione  di    ce^^,  costante,  si  lia  del  pari 

\df(  /\  dv^i  /V  dA-  /        \  i\k  f 

<'^-^^Kd'^)^/'^-(^S')'  . 

c  in  oonsogucnza  I'idontila 


+'«-")|(.^  )«.^(.,^)  -+(^,) «? + -^-1 1 = •• 

-|_(,i_/;-l-i)|T,4-2T,a^,+3T3a;+4T^a;,-f-ecc.|rt^,_, 


per  GUI  SI  raccoglie 

c  si  ottiene  in  particolare  la  (31),  posto  p=  I. 

9."  Venendo  a  (lualclie  applicazione  (num.  4)  comincie- 
remo  dal  Irovare  per  n=:2  cioe  per  una  equazioiie  del  2." 
grado 

y'  -t-  a,//  -h  «^=  0 

la  formula  (3) 


1-                    K^^>          .           a'^^ 

in  cui 

A       r=r  ;  —  a    ; 

>                                          4 

(juindi  (2)  (4) 

\   dk  J 

=  — -ia,  ,       A^     = 

—  36i  — 

0  percio        -  ..v     ^    /:>   ;;.  .,:        :  ;;  :' 

(34)       ,vv      .  E^  =  z  —  a^"^- 4c6^  =  0  . 

Si  avrebbe  iiioltre  (8) 

Assunto  poscia  7i=:3  ,  cioe  data  I'  equazione 
per  cui  (3) 

p3_    i(3)       I       .(3)  .       .(3)      s 

si  avi-a  (6)  (15)  '^    '"i  ''      •' 

in(li(l7)  (2)  (IG)  (4) 

edinOne  (17)  (2)  (4)  '        '  '  '    ; 

,  .(3) 

(-^1^'-)  ^-  « 8«.I>.a.  =  -  54a,  ,    Af  =  27  =3 3^  . 
Pertanto 

(25)         £3.1=^5— 2(<x;  —  3:fJ-^-h(a*_6a*«,-f-9a')  ;:: 

—  (a^— 4aja*+  2(2a;-9«Ja.a,-h27a*=rO  , 


—  362  — 

inoltrc  (8)  a  cagionc  (9)  di  y^=:a, 

Pongasi  ora    n  =  -i  ,   e  si  riccrclii  i' cqiiazioiie  a'  qua- 
drati  dollc  difforenze  (3) 

(30)     E,=Af-+-A;^'«;H-A;^>.t;^A;?'<,:'  .^/ 

dclla  priniitiva 

Moltiplicando  (27)  E3  per  F3  nell'  ordine  dclle  potcnze  di 
^3 ,  e  poscia  scliierando  i  termini  neH'ordtne  delle  poteuze 
di  z  si  trova  (G)  (U)  (15)    lo  sviliippo 

(37)  Af=r.z^-^/S,:.^H-/3,.^-h/53^^^/S/r=4-/S5--h/?6 
—z'—{Sa—SotJz'-^{Sot.'^  —  \(jrtlct,-h22al—2ct,a^)zi 
—\  a^— 8a*  £4^-4-24^-  a'  —  2Sul—2{'ix]—r6a,a^)ct^ 

-^U2ct\—\2oi.]a,-\-\7ctl)ctl 
—  2(3a^  —  lOit^a^  -i~21  a,otl)a^~ (2'6a.''  —  ASotJal  z' 

—  1(^'-''^J<  — 2(3^;— 13«,«Ja^a3  ..    .-. 

i 
-i-(9a*  —  42a2a^ — 1 8a')  a^-|-54a,a^  ;2 

i  ^  2         3  3j 

H-(a;-4aJa;a^-2(2a;-9a,aJa'-  27a*^  , 


—  3(J3  — 

ed  avendosi  (17)  (2)     ;i^  ^^„    -  '.        ;--•<.;(■  ^^  .:,  ,  ■'r^ii;*^;  vi 

(-dAJ=-2«A(3^;-19«;«.+27«.«;)  '-^V 

I  *       3 

=-  2(3^;  —  16a'  «,^-^2a-)<:^3-56a.a''  , 
(^)  =  2a3D,(3«;-  I3^,aja^         ■       "'  "  ' -  •    '-U  < 

~2{Zct]  —  ICa,)aJ<X3—  2(0a;  -  mct,u,)ct'-2\&c^  , 

3  3 

("df  )=^^('='i~'*^-)^^3--  2(9^;  -  AOct,ct.^)A,ct] 

sioUerra  (4)  (16) 

(38)  Af  =8=i-2(3«;-8«j2^  . 

-+-2(3^;  -  16a;  a,H-  l2a^V28a.«3)2= 
—  2|(3a;_.|6aJa^'-(9a;-C0a.aJa3-l08a^J2 
--2^2(a'-4aja^-(9a;-40a.aja,a3-f  3(a"-  — 24aja'}  . 


—  364  — 

Rappresenlata  quesln  osprossione  (IS)  con  ■-  '  •' '  '  ^'^ 

si  avri'i  ultoriornicnte  v      -  ") 

(^^^  )=2:e3D;,(0.;-C0«.aJ -h2  I  GD,«; 
=— 48(3a'— 8ieja3  , 
(-'^'f)=  2.,D/,(0a^— ;0..aj.,— GD;,(aJ  — 2  4aja^ 

=  2J(27a)— lMa'a.-+-l28a')a3-}-^92:e.a',( , 
e  in  conscgucnza 
(39)       A'_''=-ll2z^-h2;(3a^— 8ajs 

—  (27a*-n.i«V,-hl28a;;-f-  I022t,a3)  . 
Designato  infine  queslo  valore  colla  formula 

avi'cmo 

c  qtiindi 

(;0)  A|^':r=25«>  =  4*  .  •-  -■■ 


—  3G5  — 

Sostilucndo  i  valori  (37)  (38)  (39)  (40)  nclla  formula  (36) 
si  ha  la  cercata  equazione  a'quadrati  delle  differenze  d'ogni 
primitiva  del  4.°  grado.  Essa  venne  gii  espressa  por  inva- 
I'ianlieper  primi  coefficicnti  di  covarianti  in  una  Memoria 
del  eh.  prof.  Brioschi  (Torlolini,  Annali  di  malcmatiche.  — 
Roma  —  Gennajo  I85G.  —  Nov.  1858). 

^0."  Le  trovate  equazioni  a' qiiadrali  delle  differenze 
coincidono  con  quelle  esibite  da  Waring  ( Medilationes 
algehraicae,  Cambridge  1782,  capo  II,  p.  84)  c  da  Lagran- 
ge (Memorie  delta  R.Accademia  di  Dcrlino^  anno  1708^  pag. 
\  17)  nella  supposizionc  di  a,  '-^  0.  Partendo  dalle  espres- 
sioni  di  quelle  equazioni  corrispondenti  ad  a,  =r:  0  si  pos- 
sono  dcdurre  le  equazioni  ai  quadrati  delle  differenze  per 
qualunquc  valorc  di  a,  nel  modo  gia  additato  (num.  8). 
Infatti  per   »  =  3    abbiamo  (30)  (35) 

R^=::;5-|-  65e^:=~h  9a's  -f-  4a'  -{-21  a" 


3 


e  deduccndosi  dalla  (31)  ,'"'•.  ,,.^    *' 

Irovasi  riprodotla  la  (30). 


—  3G()  — 

Cosi  pure  per  71=5   assumondo  (30)  ;      ' 

e  coiioscenJo  il  valore  di  E.^  corrispondeiite  ad  a=0  eioe 

''  S'  -'3  S^  4'  (S  23 

si  ottiene  (31)  '  '^^ 

—  (26a^  H-  54a^'-|-l20a^a,,)a32 

—  (24aJ-^Ga,)3'-(l2a^-h2J>aJ-h32a,a4)r 

—  (a    —  42a^a'-f-Ga  «/  —  72a  )  :: 

^     1  -^     i  2      4  4 

■4-  aj  a  ^  —  (■5a^H-6a*)a44-l44a^a* , 
-h  (Ga^'+JSa',)^,:— (4a;--l8a,a4)a3 , 


—  367  — 

-i-{2a  ~\-Gci,)z''  — Oct' z— 27a   . 

e  quiQdi  si  raccoglic  la  stessa  equazionc  die  sorge  dalla 
sostituzione  de'  valori  (37)  (38)  (39)  (40)  nella  formula  (36). 
\  I .°  Diverrebbe  assai  falicosa  la  ricerca  deHcquazioQe 
a'  quadrati  delle  diffcrenze  d'  ima  eqiiazioiie  completa  del 
5."  grado,  non  per  difficolta  inereote  all'  esposto  metodo, 
ma  pel  gran  numero  de'  termini  che  si  coutengono  nella 
equazionc  richiesta.  Imperoeche  si  avrebbe  per  ?i  =:  5  (7) 
fz=ot.j_  -h-z  ,   e  quindi  (8) 

F^  =  zF,  -+-  2z{z  -f-  ctjrr.,^  H-  ct] 

=  z\z[z^-{o^]-2a,)z-^  al]-2zct^ct,-  ct"^      , 

~^2z(z~^-u.Jctf^  ^  a^  ; 
cosicche  assunta  (3) 

£5  =  A,  -1-  A    iZr  -H  A     a  4-  A     a  -f-  A     a   =  0  , 

4  J  25  '5  tJS 

si  trova  clic  il  solo  gruppo    A     =:  F/jE/^   conterrebbe    184 

termini  divcrsi.  E  sebbene  nella  supposizione  di  a,=0  spa- 
risca  da  qucsta  equazione  il  maggior  numero  di  termini,  ne 
rimangono  tutlavia  95,  come  si  rileva  dalla  relativa  espres- 
sione  addoUa  da  Waring  nel  luogo  citato  delle  sue  l\ledi~ 
Scric  in,  T.  IV.  48 


—  308  — 

tazioni  algebrichc  (Capo  H,  piH)l)l.  XIF,  pag.  85).  Potreb- 
besi  da  quest'  ultima  espressione  consegiiire  la  forma  com- 
plola  (Icll'equazione  a'  qiuulrati  dolle  diffuicnzc  d'ogni  equa- 
zione  di  5.°  grado  col  nietodo  indicalo  al  num.  8  ;  ma  poi- 
che  I'esposizione  de'  risultati  si  dell'  uno  ehe  dcH'altro  cal- 
colo  occupcrebbe  alcune  pagine  di  stampa,  e  cio  ehc  v'  lia 
di  piu  utile  ed  importanle  a  delcnninarsi  in  quella  cqua- 
zione  e  1'  aggregalo  de'  termini  ohe  non  contengono  T  in- 
cognita :,  ossia  il  prodotlo  de'  quadrali  delle  differenze 
tra  le  radiei  della  equazione  primitiva,  ehe  mediantele  som- 
me  s  delle  potenze  di  grado  p  delle  radiei  delta  data  equa- 
zione (I)  si  trova  espresso  dal  nolo  determinantc 


*o 

5,    . 

•     -'u- 

i' 

S 

a 

dedurrcmo  dalle  anteriori  indagini  il  proccdimento  gia  ad- 
ditato  dal  Serret  (opera  citata)  per  caleolare  questa  fun- 
zione,  introducendovi  le  abbreviazioni  ed  avvcrtenze  gia 
accennate  (num.  4,  5,  0). 

Denotiamo  il  ricliiesto  prodotlo  de"  quadrali  delle  diffe- 
renze fra  le  radiei  della  (I)  con  V,^ ,  e  rappresenliamo  il 
suo  sviluppo  rapporto  ad    ct„   colla  formula 

i* ' )   V„  =  U      ,  -f-  IJ       a„  -\-  U      „  ctn-h-. .  .-hU     a 

^        '         II  It— I  n — 2     "  ri — 0  "        11         n 

K  manifesto  cbe  per    ;;:==:  0   si  ha  1'  eguaglianza 

E„(0)=:(-l)    '    V„, 


—  369  — 

come  pure 

••   ■,.  •. , ,  ■■ 

(„_1)  („_o, 

E„_ 

,(0)  =  (-l)      '■      v„ 

e  quindi  (0)  (41) 

ti(n—{) 

A^"*=(_|)    '     U"'> 

di  pill  (8)    F„_,  (0)=  (— ^)"—  al_^  ,   c  percio  dalla  (G) 

(^2)  '         '     U'"^    =ct'     V„_.  . 

n — I  „ — ,       " 

Avvcrtendo  poi  die  colla  derivata  rapporto  a  k  di 
E,^(0)  si  anuuiia  idenlicameiile  anco  qiiella  di  V  _  ,  si 
otteiTi  derivando  rapporto  a    /.■    la  (41) 


•J       -h^y       .,ct,,~i-...   (?i— 1)U     a.       lu      , 


e  poiche  qucsta  e  una  identita  per  qualunque  valore  di  a  , 
si  avra  in  generale  1'  eauaslianza 


n) 


clie  rappresenta  n  equazioni  corrispondenti  aValori   n I, 

«  —  2  , .  .  I  ,  di   p    e  determinanti    U^"*    ,  U^"^  u'"' 

/; — 2.         It — 3  '  ■  '      u 

Queste  equazioni  si  desumono  ad  evidenza  dalle  (4)  ponen- 

pet 


dovi   z=0  e  sostiUiendo  ad  ogni  quanliti   a'"^   il    rispet- 


Uvo  valore    u'"\  falla  aslrazione  dal  secno. 


—  370 

Conoscondosi  T  cspressiono  di 


^"-.  =  U_  H-  U_3  ct„_,-h . . .  +U_^         a__ , 
si  trova  (43)  (42) 

oppure 

si  potrii  poi  analogamentc  alia  (11)  conseguire  la  derivala 
di  Vj,_,  rapporlo  a  k  per  ihia  data  oqiiazione  (I)  di  gra- 
do   w,  mediantc  la  formula 

(«)   (..-<)(  ,„-)  =«,(-„^J+2.,(-^)h-.... 

/dV„_,\ 


OtlfMiulo  il  valore   di    u'"'     ,    si  procederii  del  lima- 


nentc  per  la  dclcrminazionc  dogli  allri  coefficienli  della  cer- 
cata  espressione  ( i  I)  valendosi  dell' avvertenza  notata  al 
num.  4  oppure  nclTallro  modo  indicato  al  num.  5. 

12."  Per  esibire  un  escmpio  di  applicazione  riferiremo 
i  valori  di  V^ ,  V3 ,  V^  clie  risultano  dalle  trovale  cspres- 
sioni  di    E^  ,  E;^  ,  E^    (:ium.  0)  cioe 


—  371  — 

{AG)  V^=-E,(0)^ctl—Aci, 

V3— — E3{0)=(a'— 4aja'~  2{2aJ— 9ajc/,a3— 27a' 

y,,^E,{0)z^\{ctl-4y,.Jctl  —  2{2^l— detect  u.-'I-aja'^ 

— 2|2{a  — 4:;,)^;— (9a'— iOjdJci.^a-l- 3(a' —  24ajfltja/, 

—J  27  a*—  I  '*-ia'ct,-l-l28a'  -f-  in2a.a35  a'  +  25Ga^   , 

e  cercheremo  il  valore  di  V5  cioe  il  prodotto  do'  quadrali 
delle  differenze  fra  le  radici  d'  un'  equazione  completa  del 
5°  grado. 

Posto    n=o    abbiamo  (41)    .  .  ~ 

J  o  2.5  '5  05 

poscia  (4  a)  (46)  (2)  .  ' 

= — 2(r«' — 4aj5t'oJ3+  (8a^  — 3Ca,aJc«^a^-i-542?^a' 
-i~\{6a  —  24ct,«Ja]—  (3Ga*— 'l70aJie^-{-48a«)a3 
—  252a,a^j(X/, -f-  36a^—  I  GOa^ct^  +  '^'' Osi^s  ^'  ' 

quindi  (44)  (46)  - 


—  372  — 

]l8(a^-4a,,)a'ct3-(80a*-35Ga,aJa^a""-j-(2.ia'--630aJa'7i«. 

J  1  -       «     -^     '  1  3  1  35      ' 

r      1  -     i    '  1  1    ^  '  a'    •^  3i     4 

— I  3G  a^  —  I  GOc«,a^-|-  I  GOOa^j  \  a\ 

c  successivamcnlc  (43) 

=— 27(a'— irtjaj  H-  (144a^— GSO^^.aJcfVs 
—  (128a*— 5G0aV^— 825a')  a'~  900a,a' 

— 1(1 92aJ—  1 020  aa^-h^OOal)  a^  —  ( I  GOa^—  2050a,aja^ 

—  22o0 ct-\a,  —  jO(a'  —  '.Oaja'  , 

,5,  -1    /»IU?\ 

U'^^'^r— --(-—-  )=2oGa-'  —  IG0Oa^a,-i-22:>0a  a'- 
■  3«i  \  (l/i-  /  I  1  '    .^ 

-f-(2000a'— 3700^^^3—2500^,^4  , 
o  4^4  \  (lA-  / 


E  noiclie  (42)  si  ha  U     ;=  a'  V,  ,  sostitulti  nolla   formula 

4  4       ' 

('(7)  i  trovali  valori  dc'  suoi  coorficiciili  risulta 


—  373—    ' 

4  j  (a^— 4aja^— (4aJ— 18:e.«Ja3-h27a^ja^ 
—J  I8(a'— 4ceja'—  (SOa^'— 356fl«,aja,«3 

-j-(24a^— 630«Ja'|a3ce4 
-|-S(Ga'— 24<:«,ctja'_(144a*— 74G£i'a,^-560a')a, 

—  I020ie.a'ia' 

'    3)    4 

4_J36ct^— I  GOa,  ^^-^  1  COOidsJ  a^ 


'^5 


27(a^— 4aja''— (I44a^— G30a,ciji«'c«3 
-  (I28«^— 5G0a"-c«^— 82oa-)  a^-t-900a,a^ 


{ 1 92£j^- 1 020a''c«,H-900a^a,.-(  I  G0a'-2030£(;,aJ«3)  a^ 


-2250a'|c«4l 


50(a*  —  40aja* 


236a'  —  \(yOOoi'a^-\-22oOa,a 


(2000a'—  3750aja3— 2300^,^4 


,a'-f- 3125a* 


-  374  — 

Questa  osprcssiono  c  in  consegueuza  il  (liscrimiiiante  d'uiia 
forma  binaria  del  5."  grudo  si  corapone  di  59  termini, 
Percit')  siflatto  discriminanle, (luanlo  al  iiiimcro  de'terraini, 
eostituisce  uu'  invariante  di  ollavo  grado  meao  complesso 
deir  invariaate  dcllo  stesso  grado  calcolato  almeno  con  6G 
termini  dal  cli.  sig.  cav.  Faa  di  Bruno  (Tortolini,  Annati  di 
scioize  malcmatiche  e  fisiche,  marzo  I85G,  pag.  8G). 

Supponendo  nella  (48)  a,  =  0  si  ha  im' espressione 
(•he  s'  accorda  coif  aggregato  do'  termini  non  conlenenti 
r  incognita  dell'  equazione  a'  quadrali  delle  differenze  esi- 
jjita  da  Waring  (Medilationcs  algcbraicae,  c.  II,  p.  85),  e 
si  compone  di  19  termini  come  la  formula  analoga  ri- 
cavata  dal  Caucliy  a  pag.  49G  della  Meuioria  sulla  deter mi- 
nazione  del  numero  delle  radici  reati  nelle  equazioni  alge- 
hriche  (Journal  de  I'  Ecole  polylcchnUjue,  t.  X,  c.  XVII, 
Paris  1815). 

Conosciuto  il  valore  di  V5  offerto  da  Waring  per 
a,  =  0  ,  si  puo  dedurre  la  sua  espressione  per  qualunque 
valore  di  ct,  ,  mediante  il  procedimento  indicato  al  num.  8. 
Imperocche  assunto 

i  valori  di  R,  ,  R^ ,  .  .  .  R5  vengono  in  simil  guisa  asse- 
gnali  dalla  (31)  parteudo  dal  nolo  valore  di  R„  ,  e  si  tro- 
vano  espressi  dai  rispettivi  aggregati  di  lermini  affelti  dalle 
successive  polenzo  di  :z,  nello  sviluppo  (58)  dapprima 
oUcnulo. 


muwii  DEL  mm  u  mum  \m 


— 0 


I^i  leiige  la  seguente  Memoria  del  m.  e.  prof.  B. 
Bizio  intitolata  ,  -.  , 

■-r..      OSSERVAZIOIM  /-■  "•^^;:^' 

ALLA  NOTA 

SULL'  ANALISI  BELLA  LUCE 

Si  discorre  della  forma  delta  censura. 

Nel  quaderno  de'nostri  Atti  (\)  teste  uscito  in  luce  io 
trovava  cosa,  die  troppo  strettamonte  mi  appartiene  per 
passarmene  in  silenzio,  ond'  6  cbe  mi  trovo  in  debito  di 
dichiarare  francamente  di  essere  sempre  per  ritenere  opera 
caritativa  quella  dello  scienziato,  die  accorre  sollecilo  a 
toglier  di  mezzo  I'errore  anche  quando  solamente  dia  cenno 
di  spuntare  nel  campo  ddia  scienza.  Tuttavia  pare  a  me 
cbe,  nello  stender  la  mano  a  svellere  la  mala  pianta,  non 
si  dcbba  raai  farlo  per  guisa  da  mettere  altresi  a  pericolo 

(I)  W'it'j,.  qiiesto  volume,  pag.  II. 
Serle  111,  T.  IV.  49 


—  37()  — 

ly  buoaa  messo  crcsciulavi  a  canto.  Auzi  croderoi  non  do- 
vcrci  essere  raai  cagionc  di  odoperare  iin  colnl  tiiodo,  dove 
si  faccia  di  guardare  al  buon  volere  di  clii  si  e  affaticato 
per  r  incrciiiento  dclla  scienza  ;  e  in  qucllo  stosso  die  ci 
sembra  ossere  doniandata  la  censura,  Irovaisi  allre  parti 
che  per  debito  di  giustizia  c'invitano  aU'encomio.  Clie  se 
poi  ci  facciamo  al  caso  particolare  di  quegli  spcrimenti,  che 
diedoro  argomenlo  alia  scriltura  contenula  nogli  J///,credo 
eirivi  fosse  da  ricordarsi  la  senlenza  dell' immortale  Ba- 
cone,  il  quale  dice:  Nei/iie  qtiisqiiam  ila  slvpidus  esse  debet., 
ul  credat,  quod  nunquitm  faeinm  est  adhue,  id  fieri  jam  non 
posse,  nisi  per  modos  edamnunfiuam  tenlatos  (Bac.  de  augni. 
sciont.,  lib.  IV,  cap.  11).  Egli  e  percio  che',  dopo  averc  de- 
scritto  qiianto  mi  fu  dato  innanzi  duirespcrienzii,  io  sog- 
giiigneva  :  «  Sarebbe  forse,  io  dico  iinalmcnie,  che  questo 
I)  nuovo  modo  di  analizzare  la  luce  solare  vantaggiasse  il 
»  prisma?  Sarebbe  che  ci  fossero  raggi  di  una  rifrangibi- 
»  liti  ianto  fra  se  propinqui  che,  valicando  il  prisma,  non 
I)  dessero  uu  sensibile  dilimgarsi  dalla  perpendicolaie,onde 
I)  sfuggissero  al  poterii  preoisare;  e  che  questa  via  (  ma- 
I)  lamentc  delta  delle  ombre )  ci  avesse  dalo  modo  di  co- 
»  stringerii  a  svelarsi  (1)?  »  E  dopo  avere  mandate  innanzi 
queste  mie  interrogazioni  aggiungo: «  Dico  tutte  questecosc 
»  qiiali  presupposti  die  domandano  di  essere  o  certiticali, 
»  o  sraentiti  dalla  sperienza  degli  oltici(2),  »  e  non  ostante 
queste  raie  dichiarazioni  leggo  negli  Atti  queste  parole: 
«  Neir  ultima  adunanza  si  lesse  una  INIemoria  di  un  nostro 
»  ollega  nella  quale  e  detto:  «  Esservi  nello  spettro  solare 
»'  due  rossi,  uno  il  meno  rifrangibile  di  tutti  gli  altri  raggi 
>'  luminosi,  e  I'altro  piu  rifrangibile  certamente  del  giallo, 

(I)  Vegg.  Memorie  dclV i.  r.  Islilu/u  Vcnclo,  lom.  VII.  png    '114. 
(y)  Yegg.  Tom.  e  pag-  cit. 


—  377  — 

»  (lol  verde,  delTazzurro esservi  un  giallo  di  ri- 

>.  franijibilitS  vicinissima  a  quello  del  violetto. » 

»  fn  un  idtro  luogo  della  Moinoria  pore  chc  spiinli  im 
»  qiialche  diibbio  circa  la  vei'ilu  di  quesle  proposizioni, 
»  lanto  diverse  dalle  doltrineaccolte  da  tiitti,e  pare  altresi 
1)  die  I'Autore  desideri  di  sapere  quo!  die  ne  pensino  i 
w  colleghi.  Se  cosi  6,  io  sono  lieto  di  andare  a'vorsi  di  un 
1)  desiderio  col  dire  11  mio  avviso  in  questo  proposito  (I). » 
Con  queste  parole  senza  piii  furono  quivi  gittati  i  fonda- 
menti  della  mentovata  censura;  e  si  entra  senza  piu  ad  accen- 
nareainiodi  diversicon  cliee  analizzata  la  luce.  Ci  paria pri- 
ma, com'era  debito,  del  prisma,  siccome  quello,  cbe  prime  ci 
dischiuse  quel  miracolo  dibellezza,  ch'6  nella  luce,  enedivisa 
tulli  i  particolari.  Scende  poscia  all'altra  via  segulta  dell'as- 
sorbimento  de'  raggi  col  mezzo  de'coipi  a  cio  accomodati,  e 
qui  si  particolareggia  con  minuta  descrizione  gli  speriraenti 
del  Brewster,  e  il  risultato  a  che  venne,  di  avere  cio6,  con 
grande  semplificazione,  ridotto  Io  spettro  solare  a  soli  tre 
colnri.  Sono  poscia  ricordati  partitamenle  que'celebri  uo- 
mini  che  si  fecero  al  partite  del  fisice  inglese,  e  quindi  sono 
posti  ad  opposizione  allri  sapienti,clie  indi  appresse  ncbia- 
marone  ad  accurate  esame  sperimentale  le  ricerche  del 
Brewster,  mostrande  non  rispondere  agP  intendiuienti  di 
lui;  e  quindi  ricondussero  Io  spettro  solare  a  quella  vergine 
integrity,  in  che  eel  diede  il  prisma  del  Newton.  Finalmente 
ci  divisa  un  altro  mode  di  analisi  preferibile  ai  mentevati, 
od  entra  a  parlare  dei  relicoli  del  Fraunhofer,  e  quindi  di 
quello  spettro  per  diffrazione,  intitolato  normals.  Qui  a  noi 
non  serabra  troppo  chiai'o,  perch6  una  allegazione  cosi 
ampia  di  dottrina  senza  che  si  vegga  a  che  diritto  finemiri 

(I)  Ves^g.  qnestn  vdliimo.'paf!.  H. 


—  378  — 

per  la  risoluziono  del  tonia;  conciossiaclio,  sc  fosse  slato 
per  significarc  clie  quelle  sole  erano  le  vie  per  condurci 
aU'analisi  della  luce,  noi  avromnio  scmpre  crcdulo  altre 
poternc  essere,  come  ci  assicura  Bacone. 

Ora  posata  T  accusa  di  aver  io  manifesla'o  il  pensiero 
esserci  nello  spcllro  solare  due  rossi,  uno  il  mono  rifran- 
(jibile  di  tuiti  gli  allri  raggi  luminosi,  e  /'  allro  piii  rifran- 
gibile  ccrlamenle  del  giallo,  del  verde  e  deW  azzurrn  :  ed 
esservi  aliresl  tin  giallo  di  rifrangihilild  vicinissima  a  (juel- 
la  del  violetlo;  noii  trovo  quivi  negli  Alii  un  cenno  degli 
argomenti  onde  fui  tratto  Delia  mentovata  coiulusione  ;  e 
inlanto  il  discorso  continua  in  queslo  tenore:  In  allro  Itio- 
(10  della  Mcmoria  pare  cite  spunli  un  qualche  dubbio  circa 
la  verild  di  quesle  proposizioni.  E  quiiuli  in  queslo  luogo, 
le  niie  piu  cbiare  e  signiOcauU  paiole  noii  valgono  che  di 
un  velo  a  mala  pena  baslevole  a  lasoiar  Irasparire  il  gcr- 
moglio  di  un  qualche  dubbio,  e  si  elle  suonano  a  queslo 
uiodo :  dico  tulle  quesle  cose  quali  presupposli,  che  do- 
mandano  di  essere  a  ccrlificali^  o  smcnliti  dalla  sperienza 
degli  ollici,  che  mi  pajono  voci  di  chiara  signiGcazione. 
Senza  che  indi  aggiungo:  «  Tutlavia  la  rilevanza  di  questi 
1)  falti  mi  melle  nelTanimo  una  grande  Irepidazione  sopra 
»  i  miei  deducimeoti,  e  quindi  mi  accende  il  desiderio,  che 
»  uomini  perili  nelC  oUica  piglino  a  rivedere  il  gravissimo 
»  subbiello  (I).  »  E  di  qual  niudo  puu  mai  avvenire,  che 
quesle  mie  parole  si  evidenti  non  bastino  a  dare  che  I'  in- 
dizio  incorlo  che  stia  per  ispnnlare  un  qualche  dubbio  ? 
Dicono  chiaramente  ch'  io  non  riposo  quielo  sopra  le  mie 
deduzioni,  e  che  chiamo  quindi  a  decidere  il  gravissimo 
subbiello  la  sperienza  degli  otlici;  perocche  ceria  cosa  e 

(I)  Vegg.  Monorie  delV i.  r.  Islilulo  Venelu,  torn.  VIl.  pas}.  413. 


—  379  — 

flic  i  fatti  sperimentali  non  possono  esscro  svclati  ciTonei 
c'bo  (la'risultali  contracltluenli  di  altre  spcrienze. 

^^:.    r."  ':,:.f~:-     §   2."         vM,    ,!.:•    ■  ^;^  o.  ■:  . 

■Si  paiia  del  merito.    i    f,  :  ^;  ^.:.,  .  ;  ■  - 

Continuandosi  indi  le  intraprese  osservazioni,  e  quivi 
soggiunto  :  Se,  come  dice  I' aiilore,  c'e  qticslo  rosso  moUo 
rifrangiOile  coperto  da  allri  colori  egualmenle  rifrangibili, 
come  non  occorse  mat  in  tanti  sperimenii  di  Irarnelo  fuori  ? 
Sai'cbbe  stato  buono  altresi  aver  dotto:  In  lanti  sperimenii, 
fatli  poro  sempie  al  modo  slesso;  e  qui  tornerebbe  ancora 
in  acconoio  allogare  la  sentenza  di  Bacone.  Ma  non  e  forse 
vcro  (be  da  qiiando  in  qua  ci  fu  luce  al  mondo,  ci  fu  sem- 
pre  con  laltra  luie  la  luce/Jo/or/vZrtfrt.- eppure  nondimeno 
in  (and  sperimenii  non  fu  Iralla  fuori  cbo  in  quest'uUima 
mela  di  secolo  dal  oclobre  Malus,  c  quindi  poi'tala  a  cosli- 
tuire  una  parte  si  rilevante  dell'oltica?  La  luce  aggiunla 
a  luce,  o  la  soprapposizione  delle  onde,  non  produsse  som- 
preoscuriti?  eppur  tultavia  prima  degli  esperinienti  del 
nostro  Grhnaldi  non  fu  sapulo  esserci  le  inlerferenze  ?  Le 
linec  oscurc  rigarono  scmpre  lo  spettro  solaro,  e  nondi- 
meno prima  degli  sperimenii  del  Fraunbofer  non  fu  mai 
saputo  esserci  quelle  striscie  nericce,  venute  pur  tuttavia  a 
renderc  oggidi  un  servigio  utile  alia  scienza.  lo  non  dice 
queste  cose  a  sostegno  del  mio  rosso  piii  rifrangibilo,  cbe 
per  esso  ho  gia  invocato  il  sicuro  lume  riscliiaratore  del- 
I'esperienza;  ma  discorro  di  questo  modo  a  fidanza  di  con- 
vincere  in  opposto  di  cbe  vorrebbe  lo  scrilto  degli  Mti. 

Prosiegue  indi :  «  Ma  percbe  modo  1' A.  arriva  a  quella 
»  sua  conclusione  contrai'ia  alia  doUrina  generale  ?  Vi  m- 


—  :]m  — 

»  rlva  muovendo  da  un  supposlo  gratuilo,  il  quale  preso 
»  nel  concotlo  di  lui  e  audio  assurdo^  appoicgiandosi  ad 
»  una  indiizione  evidcntcmcnte  infranta.  II  supposlo  gra- 
»  tuito  e  cIk',  due  striscie  colorate  die  no'  suoi  sperimeiiU 
D  fiandieggiaiio  I' ombra  di  un  cilindreUo,  illiiniinalo  da 
»  una  luce  bianoa  e  da  una  luce  di  colore,  nascano  dalla 
»  divisione  di  questo  colore.  E  il  supposlo  considerato  nd 
»  concetto  dalT  autore  6  anche  assnrdo,  perche  amiuotle 
n  die  questo  colore,  il  quale  si  divide,  o,  com'  egli  dice, 
»  riesce  sdnppialo,  sia  un  colore  deiiu'ntare  (I)-  » 

La  considerazione  che  innanzi  tratio  a  questo  luogo  mi 
sembra  doversi  fare  e,  che  prima  di  accingersi  a  por  mano 
alia  censura  bisogna  avere  ac<'uratamente  sludiato  e  olti- 
mamente  intcso  gli  argomenti  di  coiui,  che  ci  proponiamo 
di  censurare  ;  e  massime,  ove  il  negozio  si  aggiri  intorno 
a'  fatti,  dati  innanzi  dall'  esperienza,  occorre  prima  avere 
lucidamenle  compreso  in  die  consistano  ;  perocche  altri- 
menti  ci  mettiamo  a  pericolo  di  aggravare  il  censurato  di 
un  peso  die  non  gli  compete.  Cos!  avvenne,  forse  per 
troppa  fretta,  in  questo  luogo.  Infatti  quivi  e  detto,  ch'  io 
arrivo  a  quella  mia  conclusione  di  un  rosso  piii  rifiangi- 
bile,  muovendo  da  un  supposlo  (/ratuito,  il  (juale  preso  nel 
mio  concetto  snrehbe  anche  assurdo ;  peroccbe  il  supposlo 
gratuito  sfa  che,  due  striscie  colorate  ne'miei  speriinenti, 
le  qiiali  fianchecjgiano  T  ombra  di  un  cilindrctto,  illuminalo 
da  una  luce  bianca  e  da  una  luce  di  colore  nascano  dalla 
divisione  di  questo  colore.  Veramente,  il  cilindrcllo,  o 
qualunque  altro  schermo  opaco  adoperato  in  queste  mie 
sperienze,  e  totalmente  immerso  ndia  luce  del  riverbero, 
che  (di  qualunque  sperienza  si   parii   di  quest' ordine  )  e 

(I)  Vpi;i;.  qnpslo  v>iliiiiip,  patr.   16.      "        ' 


—  381  — 

sempre  luce  coloiala  :  ma  qui  si  pare  Iroppo  cliiaramente 
non  essersi  inteso  il  risullato  delle  ^mie  sperionze,  die  mi 
sembra  sin  da  principio  cliiaramente  significalo  in  queste 
parole:  Non  die  aW  affrontare  dello  schermo  contro  ii  pia- 
no bianco^  o  conlro  la  parele,  mi  fosse  dala  innnnzi  I'  om- 
bra  verdc,  mi  venne ,  con  apparita  inattesa,  dipinta  una  iista 
lunga  quanlo  era  I'  allezza  del  piano^  formata  da  due  slri- 
scie  conligtie  tinte  dei  piii  eleganli  colori  prismatici,  nna 
rerde,  rossa  /'  allra  ;  con  (jtiesto  che,  teniilo  fermo  il  piano 
in  quella  sitnazione,  la  verde  sla  sempre  a  sinistra  di  chi 
osscrva^  e  a  dirilla  la  rossa  (I).  Dunque  io  dico,  che  mi 
venne  dipinla  ima  Iista  lunga  quanto  era  /'  allezza  del  pia- 
no, e  queslo  e  tutto  il  sustanziale,  o  la  quidditi"!  deH'ombra, 
formata  da  due  slriscie  coniigue,  le  quali  non  punto  fian- 
cheggiavano  allra,  o  diversa  ombra  del  cilindretto,  faccenda 
die,  come  non  mai  avvenuta  ne'miei  sperimenti,  non  6  mai 
dello  die  avvenisse  in  nessun  Inogo  della  Memoria,  e  quindi 
da  non  sapere  per  qual  modo  si  arrivasse  ad  una  idea  cosi 
slravolta  del  fatto  sperimentale.  Due  striscie  contigue  vo- 
gliono  dire  per  Io  meno  die  si  toccano,  die  si  rasenfano,  e 
non  mai  die  sieno  messe  a  fiancheggiare  altra  ombra  del 
cilindrelto,  ma  si  portale  a  coslituire  elleno  stesse  tulto  il 
corpo,  e  la  quiddita  dell'  ombra  :  e  posciache  la  cosa  fosse 
per  egiial  modo  ripeluta,  con  sola  la  diversity  de'  colori, 
in  lulte  le  altre  sperieoze,  non  sappiamo  indovinare  per 
qual  sinistro  entrasse  a  guaslare  il  fatto  quel  giudizio  erro- 
neo.  E  qui  ci  bisogna  anclie  nolaie,  die  c'  era  altra  Jincora 
salda  e  forlissima,  bastevole  a  far  si  cbe  non  batlesse  in 
qudlo  scoglio.  L' ancora  era  la  strisciuola  mediana  di  so- 
prapposizione  ricordaia  in  queste  parole:   «  Fin   qui,  dico 

(I)  Veg'i.  Memoric  dell'  i.  r.  Jslilu/u  Vonc/o.  torn.  Vll,  pay.  407. 


—  382  — 
»  io  iiolla  Memoria,  giiardava  in  silenzio,  affinche  riiiscisse 
»  pill  iiella  la  esposiziono,  uii  minuto  itaiticolare,  clio  pur 
»  si  accompagna  coslanlemenlo  a  qiiesto  ombre,  etl  e  una 
»  lista  longiliulinalo  in  colore  diverso,  die  partisce  ic  due 
»  lisle  vagamenle  colorale,  quali  furono  divisate  nellepar- 
"  lieolari  sporienze  gii\  descritte.  Qiiesta  lista  niediana  de- 
»  I'iva  dalla  soprapposizione  de'colori,  die  soiio  neile  due 
»  liste  colorale,  esprimenli  il  colore  nicsso  al  cimento  e  il 
»  suo  compleinentario.  Nel  fatto  della  soprapposizione  dei 
»  due  colori,  in  queste  parlicolari  sperieiize,  non  avviene 
»  mai  die  ne  torni  il  bianco,  n6  la  rieomposizionc  del  co- 
»  lore  cimentato,  o  niolto  raramente,  come  vedremo  indi 
»  innanzi  la  risurrezione  di  quest' ullirao  ;   ma  sempre  un 

tt  coloi'e  diverso  poco  fornito  di  vaghezza  lustranle 

»  Quesla  strisciuola  di  soprapposizione,  dividente  i  due 
»  colori  della  immagine,  puo  rendersi  piii  ampia  od  esigua, 
a  secondoclie  piu  o  meiio  si  avvicina  Io  scbermo  opaco  al 
»  piano,  e  talvolta  si  puo  cziandio  dissipare  al  tutto  ma- 
tt diante  un  congruo  allontanamenio,  come  mi  avvenne 
»  seuza  sconcio  del  violelto  teste  menlovato  eoc.  (I).  »  Se 
adunque  si  fosse  badalo,  cb'io  ricordo  questa  strisciuola 
mcdiana;  die  accenno  al  modo  di  toglierla,  c  die  nc  diviso 
r  origine,  dicendo  procedere  dalla  soprapposizione  de'  due 
colori  che  sono  nelle  due  liste  colorale,  esprimenli  il  colore 
messo  al  civienlo  e  il  suo  compleinentario,  era  impossibile 
cadere  nellerrore  di  vedere  le  due  liste  colorale  partite  dal 
non  piccolo  inlervallo  delC  ombra  del  cilindretlo;  concios- 
siache  di  tal  maniera  non  cbe  potersi  conciliare  il  correre 
contifjue,  era  fuori  di  ogni  possibilila  cbe  pervcnissero  in 
parte  a  soprapporsipcrfornirci  la  strisciuola  mediana  dian- 
zi  ricordata. 

(I)  Vegg.  op.  cit.,  torn,  cit.,  pag.  415  o  416. 


—  3«3  — 

Ora  il  fallo  di  quelle  ombre,  costituilc  da  due  slriscie 
contiffue  diversamente  colorate,  e  ii  fatto  nuovo  cd  origi- 
nalissimo  ch'io  ho  porlato  nel  campo  dcH'oltica  in  rispelto 
alle  otnltre  colorale;  perocche  nessuno  prima  di  me  (per 
quanto  io  ne  sappia  )  lia  dato  mai  a  vedere  quelle  ombre 
bicolori:  tak-he  non  avendo  io  collo  mie  mani  compaginate 
quelle  ombre,  ma  osseiido  proprio  venule  dal  seno  vergine 
della  nalura;  posciaclie  per  esse  mi  sia  dato  pel  capo  del- 
V  assurdo,  bisogna  qui  diveassurda  la  natura:  che  non  sa- 
premo  rinvenire  chi  ci  creda. 

Ma  sara  forse  che  I'  assiirdo  mi  slia  meglio  in  capo  per 
aver  detto,  che  quelle  due  slriscie  colorate,  lucenti,  che  co- 
stiluiscono  I'ombra  bicolore,  nascono  dalla  divisione  diqttel 
colore?  11  fatto  t;  adunque  di  questo  modo  che,  quakinque 
sia  il  colore  della  scala  prismatica  nella  luce  del  riverbero, 
che  da  nel  piano  bianco,  I'ombra  che  ne  esce  allaffrontare 
dello  schermo,  e  sempre  e  coslantemente  costituita  dal  co 
lore  che  ha  la  luce  incidenle  del  riverbero,  e  dal  colore  che 
apparliene  al  complemenlario  di  quella  luce  stessa;  sicche 
parrebbe  Uillo  proprio  il  dire,  che  la  immagine  bicolore  sia 
venuta  dalla  divisione  di  quel  colore  nel  suo  complemenla- 
rio; ond' e  ch' ivi  abbiamo  ad  un  tempo  e  il  colore  della 
luce  propria  del  riverbero  e  quella  spettante  al  suo  comple- 
menlario. Qui  adunque  io  non  ho  precisamente  fatlo  altro^ 
che  divisare  esattamente  quello  che  mi  ha  messo  dinanzi 
agli  ocelli  la  natura:  onde  non  io  avrei  dato  in  un  assurdo, 
ma  anche  qui  sarebbe  assurda  la  natura,  avendomi  dessa 
messo  innanzi  quel  colore,  con  tulle  le  visle  e  particolariti 
di  essersi  diviso  nel  suo  complemenlario.  Non  si  dimenti- 
chi  che  que'  colori,  quanto  alia  bellezza  loro  lustranle,  han- 
no  tutte  le  specie  de'  colori,  che  abbelliscono  Io  spettro 
solare. 

Serk  ni.T.lV.  80 


—  384  — 

Trovo  approsso  die  lo  scritto  coiiloiuilo  negli  Alii  ug- 
giiigno,  the  il  siipposlo  consideralo  ncl  mlo  conccllo  c  un- 
clic  assvnh  in  doppio,  perche  ammclle  cheijueslo  colore^  it 
f/tiale  fii  divise,  riesca  sdoppialo  in  im  colore  clemenlare. 
lo  veramonlo,  comcclie  al  leggcrc  quosle  paiole  sapessi  di 
corlo  ili  noil  avere  nel  niio  lavoro  manleuiUo  il  parlilo,  olio 
que'  colori  fosscro  eleinenlarl,  ne  avuti  sperimenti  clio  mi 
ti'aessero  in  quel  giudizio,  ne  niemoria  ehivi  fosse  diseusso 
quel  subbietto,  pur  nondimeno  mi  diedi  a  rileggere  lo  sci'it- 
lo  dopo  uscito  da'  toreiii  per  rilevare  almeno  onde  mi  fosse 
veiiula  quesia  spei'iale  impulazione  ;  e  nienle  in  fatti  mi 
venne  inconlralo.  Ora,  quanlunque  questo  elie  son  per  dire 
nol  domandi  necessila  di  difesa,  olie,  non  essendoci  colpa 
noa  bo  mestieri  di  sdebilarmene;  tuUavia  nella  grande 
ignoranza  in  (be  siamo,  massime  circa  I'astruso  fenomeno 
deSle  ombre  colorale,  non  potrebbc  esser  vero  cbe  i  raggi 
elci'ogenei  aecompagnanti  la  luee  colorata  del  riverbero 
nello  incidere  sopra  il  piano  e  nell'  affronlo  dello  scbermo, 
fossero  realmente  assorbiti  da  que'  eorpi  opacbi,  onde  soli 
raggi  elemenlari  rimanessei'o  a  pingerci  le  vagbe  immagini? 
Ouesto  successo,  obe  ora  mi  si  affaccia  al  pensiero,  e  non 
potrebbc  avere  altro  appoggio  o  indizio  die  la  venuslii  di 
quelle  luci  gareggianli  colic  liui  prismaticbe,  non  puo  cer- 
lamcnte  essere  indovinato,  ma  si  dalo  a  conoscerc  accerta- 
tamente  dalla  spcrienza. 

Indi  Icggo  inoUre  ncl  quaderno:  <•  L'induzionc  poi 
»  cvidentemenlc  infi-anta  eccola:  Dietro  qualdicspcriinento 
1)  (potcva  andic  dirsi  con  piu  \erita,dopo  uiolli  speiimenli 
»>  continuati  per  due  anni  successivi )  si  crige  in  fallo  ge- 
n  neralissimo,  o  legge,  die  nell'  ombra  il  colore  die  spelta 
»  ai  raggi  meno  rifrangibdi  si  Irova  scmprc  a  fronte  ddla 
»  luce  pill  dirctta.  c  qudio  die  appai'ticnc  ai  piii  lifrangi- 


—  385  — 

•)  l)ili  si  rinviene  alia  volla  della  luce  piii  ohhiiqua.  Poi  si 
I)  dice  die,  messo  al  cimeoto  il  color  veide,  i  risultati  riu- 
»  scirono  contrarii,  ed  anche  per  altri  colori  :  dunque  1'  e- 
»  pperienza  nega  ripetutamcnle  die  il  fatto  suddetto  sia 
»  gen  era  le  (I).  ■> 

La  allegazione  del  testo  qui  e  un  podiino  manclievole, 
perclie  niente  dice  in  che  stia  la  conlrarield  del  risultati, 
quando  fu  cimenlata  la  luce  verde  del  riverbcro  verde.  E 
detto  adunque  nel  mio  lavoro  sperimentale,  die  le  due  listc 
colorate,  componenti  Tonibra  bicolore,  una  si  mette  costan- 
lenjenle  a  diritla  di  clii  ossena  e  I'  altra  a  sinistra.  Ora 
posciadie  ogni  effetlo  costante  debba  prooedere  dulla  sua 
cagione  c  quindi  anch'  essa  costante  ;  cosi  ho  ritenuto  chc 
non  a  caso  quelle  due  striscie  colorate  andassero  a  niettersi 
a'loro  posti,  ma  die  ci  dovesse  essere  una  causa  die  ivi  le 
sospignesse  ;  e  quesla  causa  mi  e  sembrata  essere  la  diffe- 
rente  direzione  de'  raggi  incidenti  sopra  il  piano  bianco.  Mi 
e  paruto  anche  die  li  dove  ferivano  conlro  il  piano  i  raggi 
pill  diretli,  ivi  andasse  costanteraente  a  mettersi  la  lista  del 
colore  speltante  a' raggi  meno  rifrangibili,  e  dove  davano  i 
raggi  piii  obbliqui  si  allogasse  quella  appartenente  al  colore 
ddla  luce  piii  rifrangibile.  In  questo  assegnamento  della 
cagione  determinante  il  posto  delle  due  liste,  cioe  della 
differente  dirczione  de'  raggi,  io  polrei  avere  errato  ed  es- 
ser  altra ;  ma  c'  e  di  piii,  che  faceiulomi  di  trasportare  il 
piano  in  posizione  opposia,  vale  a  due  sopra  I'altro  cate- 
to  (2),  vidi  le  due  liste  vagamente  colorate,  come  in  vista 
passassero  una  sotto  all'  altra,  andarsi  a  porre^  quella  che 
prima  rispondeva  a  diritta  di  chi  osserva  a  sinistra^  e  quella 
ch'  era  a  sinistra  mutarsi  a  diritta.  In  questo  caso  non  av- 

(1)  Vegg.  questo  volume,  pag.  16. 

(2)  Vegg.  Memorie  dcIV  i.  r.  hfiliilo  Venelo,  loni.  VII,  pog.  409 


—  38()  — 
\nmc  nliro  canginmciilo  ncl  fullo  siu'riniontalp,  cfio  solo 
iiolla  (lirczione  lUfforenlc  de'raggi;  chiiKjiic  qucsia  diffc- 
ronte  dirozione  e  la  causa  vera  do!  collocamenlo  spciiale 
dolle  duo  lislo  colorato.  E  posciaclio  por  me  fosse  vcduto, 
che  in  questa  iuiniulabile  poslura  delle  duo  listc,  W  colore 
della  luce  piii  rifrangibile  si  tiene  cosfanlemenle  alia  volla 
de' raggi  pill  obbliqui,  eosl  il  sito  proprio  occupato  dalla 
lista  il  tenni  argomento  certo  per  infcriie  la  niiuorc  o  niag- 
giore  rifrangibilila  di  quelle  luci.  Ora  venuto  alia  luce  verdc 
del  river])ero  verde,  ed  avuta  una  iuimagine  bicolore,  for- 
iiiata  da  una  strisoia  verde  e  da  allra  in  bellissimo  color 
purpureo,  uia  con  queslo  tutlo  nuovo  especiale,  cbe  la  lista 
verde  giaeeva  a  diritla  di  clii  oss-orva  ed  a  sinistra  la  pur- 
purea, o  rossa,  cioe  tutlo  in  opposto  di  quello  cbe  avvonne 
quandofu  sperimentata  dapprima  la  luce  rossa  del  riverboro 
rosso;  a  questo  luogo  la  scritlura  degli  Alii  vorrobbe  cbe 
io  ripudiassi  la  cagione  assunta  per  dinotaro  la  ragione  del 
posto,  (be  tengono  le  lisle  colorato.  Ma  io  porlo  il  piano 
sopra  I'altro  caleto,e  qui  eziandio  le  due  striscie  componenli 
quest"  ond)ra  bicoloroj  venutaci  dalla  luce  verde,  simutano 
di  luogo,  e  it  purpureo  o  roseo  rispondc  a  dirilta  di  cbi 
osserva,  e  il  vorde  a  sinistra  (1) :  dunquo  la  differenle  di- 
rozione de'raggi  fu  anclie  in  questo  caso  la  causa  delernii- 
nanle  il  posto  diverso  die  andarono  ad  occupare  quelle 
due  lisle  :  ma  il  purpureo,  o  rosso,  o  roseo  si  tcnnesempro 
iiel  luogo  do' pill  rifrangibih;  dunquc  c  e  un  rosso  pii'i  ri- 
frangibile del  rosso  nolo  ;  che  mi  pare  conseguenza  volula 
dalla  piii  legittima  investigazione  sperimentale,  tenuta  rigo- 
rosamento  alia  relazionc  di  causa  ad  effelto. 

Non  ostante  tutlo  il  delto,  sin  qui  gli  Alti  concludono, 
che  I'  esperienza  adunque  nega  che  il  folio  suddello  sia  gc- 

(i)  Vegg.  op.  cit.,  torn,  cit.,  pag.  411. 


—  387  — 
nerale,  cioe  cbe  alia  volta  dclla  luce  piu  obbliqua  sticno  i 
raggi  pill  rifrangibili ;  o  quindi  con  ciosolo  voglionocbe  il 
mio  roseo,  o  purpureo  sia  escluso  da' raggi  piu  rifrangibili. 
lo  in  opposto  non  consento,  cbe  quosto  mio  rosso  sia  cac- 
ciato  da'  raggi  piu  rifrangibili,  se  non  in  opera,  come  ho 
detto  pill  sopra,  delta  gperienza,  e  non  mai  per  una  mera 
deduzione  a  priori,  cbe  si  fa  ad  abbattere  il  principio  gene- 
rale  per  nie  posato.  Noi  cousenio,  percht;  la  naUira  non 
s'indovina  a  parole,  ma  ci  si  svela  al  coslringimcnto  di 
ben  condolti  ed  iterali  sperimenli.  Nol  conscnlo,  pcrcbe 
venulomi  quell' elegante  color  roseo  colla  specie  di  un  rosso 
pill  rifraiigibile,  e  quindi  avendo  io  detto  nclla  Memoria 
allro  essere  il  rosso  cbe  pigne  la  soave  e  delicalissima  rosa, 
e  il  fragrante  garofano  incarnalo  da  quello  cbe  accende  i! 
rosolaccio,  o  papavero  de'  campi,  e  il  tiore  del  melagrano, 
faceva  indi,  come  far  dee  ogni  lemente  indagatore  degli 
arcani  dclla  natura,  a  me  medesimo  questa  interrogazione: 
Sara  poi  vero  che  il  colore  delta  rosa  sia  altro  da  quetlo 
del  papavero  de' campi  F  Quando  cio  sia  realmente,  se  io 
sottoporro  all'  esperienza  la  luce  di  un  riverbero  roseo,  o 
in  color  di  rosa,  io  dovro  avere  una  immagine  bicolore 
esattamente  conforme  a  quella  venutami  dalla  luce  verde 
del  riverbero  verde.  Diedi  quindi  mano  alia  verificazionedi 
questo  fatto,  e  il  risultato  corono  la  previsione  dataci  dal 
lume  della  menle.  Non  voglio  cbe  per  questo  sia  dinio- 
strato  it  mio  rosso  piii  rifranyihite  il  quale  per  mio  avviso 
domanda  insistentemente  il  lume  dell' esperienza  ;  ma  non 
6  abbaltuta  la  gagliardia  delle  ragioni,  cbe  mi  ebbero  con- 
dotto  in  quella  crcdenza  ;  ne  mostrata  la  ragione  contraria 
al  mio  presupposto,  onde  io  aveva  la  stessa  immagine  bico- 
lore e  dal  riverbero  roseo  e  dal  verde,  cbe  a  prima  giunta 
parrebbono  fra  se  tanto  lontani. 


—  388  — 
Non  sapi'ci  qui  antivedere  por  (iiial  iiiolivo  Ic  pagino 
cli'io  leggo  non  facciano  nv  aiiclie  nn  nieiiomo  cenno  di 
qiiogli  altii  niioi  sporinienti  al  liiUo  nuovi,  inslilniti  colla 
hire  Irasniossa  da'  velri  piani  colorali.  Quella  o  iin'  alli'a 
mano  di  falli  oi'iginali,  fir  io  pel  [trimo  dicdi  a  conosi'orc 
airotticain  rispctio  aWcoviOrc  cotorale.'SVi  pareva  c ho  fosse 
da  mcttcrci  qiialclic  adenzioiie,  conoiossiaclu"'  in  qiiogli 
sperimenli  sia  voduta  la  niirabiic  potonza  della  liico  obhli- 
qua  artifu'ialo  in  isdoppiare  I'  onil)i'a  com[)I(Miienlai'ia  nel- 
I'aKra  oinbra  del  colore  della  bice  Irasincssa  da  quel  eotal 
\ctro  colorato;  si  die  le  due  ombre  colnrale  slanno  pinte 
sul  piano  bianco  a' fiaiiclii  Tuna  dellallra,  eel  stanno  a 
volonta  della  niia  luce  obbli(iua,  clie  inuovo  a  (aleiito.  Anzi 
se  adesso  dianio  ch' io  adoperi  la  luce  Irasiiiessa  da  un  ve- 
tro  in  color  rosso,  onde  ne  ho  I'  onibra  complementaria  in 
l)eIlissimo  color  \erde  azzurreggiante,  e  che  io  invii  a  sini- 
stra di  elii  osserva  la  inia  luce  obbliqua  artiiiciale,  veggo 
dalla  predetta  mia  ombra  verde  azzurreggiante  staccarsi 
con  luirabile  apparila  T  ombra  rossa  che  dispiegata  va  a 
posare  a  diritla  di  clii  osserva.  Ora  posso  a  volontii  que- 
st' ombra  che  sta  a  diritta  far  si  che  si  traduea  a  sinistra, 
passando  in  vista  di  sotto  all' ombra  complementaria,  e  per 
cio  fare  non  bo  bisogno  di  ailro  die  di  portare  la  luce  ob- 
bliqua a  dirilla,  e  I' ombra  rossa  va  a  metlersi  obbedien- 
tenienle  a  sinistra.  Come  potro  io  adunque,  divenuto  pa- 
drone di  questo  magislero  della  luce  obbliqua,  onde  a  mio 
beneplacito  muovo  le  luci  delle  ombie  e  le  obbligo  a  met- 
tersi  dove  meglio  mi  talenia,  rinunziare  di  primo  tratto  al 
mio  rosso  die  sta  alia  voUa  de'  raggi  pin  rifrangibili,  per- 
chc  mi  venga  delto  che  il  fatto,ch'io  allege,  non  e  generale? 
Io  non  sono  nicnle  ostinato  ne' niiei  pai'tili,  ma  per  rinnn- 
ziarvi  voglio  che  altra  maniera  di  sperienz(>  sicnre  e  irrc- 


—  389  — 
pugnabili  dicliiarino  evidenlemente  T  errore  dello  mio  de- 
duzioni ;  o  qiiesto  sara  un  vero  progredirc,  una  vera  iitilih'i 
[lortala  dalla  critica. 

Ora  prnscgiiono  gli  Alii:  «  Lo  studioso  non  lia  altro 
»  partito  clie  di  riniinziare  a  qiiclla  idea  dolla  generalila 
')  del  fatto.  II  nostro  aiitore  al  cuiitrario  non  peusa  nep- 
'»  pure  clie  questo  partilo  ci  sia  e  sci'ive:  Allra  via  non  ri- 
»  maneva  a'  miei  deducimenli  die  solo  di  concluderc  esserci 
»  nello  speltvo  del  Newlon  due  rossi,  una  il  meno  rifrangi- 
»  bile  di  iulli  gli  allri  raggi  luminosi,  e  /'  altro  piii  rifran- 
»  gibile  ccrtamente  del  giallo,  del  verde  c  dell'  azzurro.  >• 

Ma  qiiand'  anclie  io  fossi  eosi  docile  da  picgarmi  siibi- 
lamenle  a' desiderii  manifeslali  in  qiiello  scrillo,  come  fa- 
remo  indi  a  spicgare  11  muoversi  e  mntar  di  liiogo  delle  li- 
sle colorate  al  cangiarsi  di  dirczione  dei  raggi  incidenti  sul 
piano  bianco  ?  Avremmo  degli  effetti  senzo  cagione.  cir  6 
im  impossibile  flsico.  Ma  qnando  la  cagione  sia  quale  noi 
Tabbiaino  divisata^  cioe  il  fcrire  de' raggi  piii  obbliqui,  per- 
cliead  essi  risponde  senipre  il  colore  piii  rifrangibile,  io  tal 
caso  quel  mio  rosso,  ch'  e  mosso  a  qnclla  voita,sarcbbe  un 
rosso  pill  rifrangibile  dell' altro  rosso  universalmeute  co- 
nosciiito. 

Si  di  in  fine  compimcnlo  alia  critica  con  quest'  ultime 
parole:  «  La  conclusione  e  assai  coraggiosa  ;  ma  supposto 
»  clie  il  falto  fosse  propriamcnle  conforme  alia  conclusio- 
»  ne,  r  autore  aveva  il  mezzo  di  farla  trionfare,  e  di  pro- 
»  clamai-e  una  scoperta  delle  piu  inaspeltate  ;  e  non  si  ca- 
rt pisce  percbe  non  abbia  adoperalo  quel  mezzo  ch'  e  faci- 
I)  lissimo.  Basta  moslrare  col  prisma  alia  mano  clie  quel 
»  rosso,  che  riesce  isolalo  nelle  sperienze  dell'aulore  e  piu 
B  rifrangibile  del  giallo,  o  del  verde,  o  dell'  azzurro.  » 

Qui  veramentc  non  comprendo  d' onde  muova  questo 


—  390  — 

(liscoi'so,  e  mi  si  faccia  rimprovoro  di  non  avere  adoperalo 
/■/  mezzo  facilissimo  del  prisma  sopra  quel  rosso,  chc  rie- 
sce  isolalo  ncllc  mic  spericnze,  e  si  lamenti  di  non  capirne 
il  perclte.  E  non  sono  forso  io  medesinio  die,  nel  cliiudere 
la  csposizione  di  quelle  niie  prime  sperienze,  discorro  a 
qiieslo  niodo  aecennando  a  qucllo,  ohe  rimane  a  fare:  «  Io 
»  soiio  veechio  e  forte  indebolito  della  persona,  e  qnindi 
»  non  arconcio  a  sostenere  il  peso  dello  sperimentare, 
»  qiumdo  hisogna  avore  iin  po'alla  lunga  la  mano  allopera. 
»  Terrci,  esempigrazia,  clie  fosse  da  bucare  il  piano  no'  siti 
»  in  cui  cadono  le  ombre  ( t  qiiali  fori  polrebbono  a  vo- 
»  lonla  esserc  acceeali )  e  di  qua  derivarc  la  luce  da  solto- 
»  porsi  al  cimento  de'  prismi  ed  a  lulte  quelle  altre  soUili 
»  indagini  che  fossero  per  essere  suggerite  alia  perspicaee 
»  menle  dell"  oUico.  Io  a  questo  uuovo  ordine  d'  invesli- 
»  gazioni  non  mi  possa  coadurre,  c  saro  quindi  lieto  ove 
»  le  mie  tenui  faticlie  possano  aver  data  lamossa,  si  che 
»  altri  pervengano  a  chiarire  quanlo  sin  qui  bo  mostrato, 
»  o  quindi,  colla  speeialila  di  ben  siciu'i  e  provalissimi  ri- 
»  sullati,  a  mcglio  formare  la  quiddita  dollo  spettro  del 
»  Newton  (I).  « 

!Mi  pare  cbe  con  (juestc  parole  sia  predusa  la  via  al 
poler  dire  non  si  capisce  pcrchc  non  abbia,  die  per  capire 
non  bisognava  altro  die  leggere,  per  intendero  cb'  io  anzi 
invoco  K  opera  de'pm/Hi  e  di  ogni  alLra  indagine  oecor- 
rente,  die  addilo  il  modo  onde  procederc  sopra  le  mie 
luci,  cbe  molto  esplicitamente  signilico  il  perche  io  non  mi 
trovassi  in  islalo  di  sostenere  quell' opera. 

E  per  ultimo  non  avrei  mai  creduto  che  fosse  da  le- 
varsi  tanto  rumore,  per('b(i  io  venni  nclla  condusione,  cs- 
serci  un  rosso  piii  rifranyibilc  del  ffiallo,  del  verde  e  dell'az- 
(I)  Vegg.  Op.  cit.,  torn.  cit..  pai;.  415.         .  . 


—  391  — 

znrro,  ed  un  giullo  che  nella  rifrangibilUd  si  tiene  vicinis- 
simo  al  violetlo.  Ho  detto  anche  fa  ragione  perche  io  fossi 
condotlo  in  quclla  sentenza,  la  quale  sc  dti  in  coiitroversia, 
allontanandosi  assai  dal  ritenulo  sin  qui,  aspella  tuttavia 
un  facile  e  slcuro  componimento  dalla  face  dell'esperienza. 
A  me  parrebbe  cbe  oggidl  non  fosse  da  levare  tanta  mera- 
viglia  per  questa  poca  novila,  che  verra,  se  uno  "S'oglia, 
prestamente  dissipata  come  nebbia  al  sole  ;  conciossiach(i 
mi  sembri  essere  vicini  a  sorgere  gli  alb5ri  di  un  giorno 
novello  circa  gli  studii  sopra  la  luce.  Non  sappiumo  dal 
signer  de  la  Rue,  e  da  altri  ancora,  che  la  luce  di  Giove 
relativamente  al  suo  potero  illuminante,  ha  una  virtu  foto- 
grafioa  maggiore  di  quella  della  luiia  ;  e  che  la  luce  di  Sa- 
turno  e  dodici  volte  meno  energica  chimicamehte  che  quel- 
la di  Giove?  Come  cio,  se  la  luce  illurainanle  tutto  quanto 
il  sistema  e  da  per  tutto  quella  stessa,  cio6  quelia  che  si 
slancia  sovra  que'corpi  da  quell' unico  mare  sterminato 
ch' (>  il  sole?  Per  qual  ragione  dei'  venirci  trovata  diffe- 
i-ente,  perclie  ci  e  riverberala  dalla  luna  piuttostocbe  da 
Giove,  e  da  Giove  piuttostochc  da  Salurno?  Quali  condi- 
zioni  sono  occorse  a  modiflcarla  di  quel  modo  ?  E  forse  so- 
pra ii  detto  sin  qui  non  e  ancora  piii  mirabile,  che  Ic  por- 
zioni  della  superftcie  lunare,  le  quali  sono  illuminate  mollo 
obbliquamente  dal  sole,  possedano  pochissimo  potere  foto- 
gcnico,  quantunque  all'occhio  paji^no  brillanti  pressoche 
tanto,  quanto  le  pdrzioni  sopra  le  (juali  i  raggi  solari  ca- 
dono  meglio  a  piombo?  Questi  sono  fatti  che  relativamente 
alia  luce  ci  mettono  nell'aspetto  di  una  nuova  lisica  e  di 
una  nuova  chimica,  che  stiamo  per  ricevere  dagli  studii  lo- 
datissiaii  degli  astronomi  (i).  E  in  allro  giornale  leggiamo 
alli'esi  queste  precise  parole.        '    .  ^ 

(I)  Yegg,  il  Cosmos,  torn.  Xll,  26  niarzo  1856,  pag.  342. 
Seric  IIL  T.  IV.  .'11 


—  392  — 

"  A  compenso  di  qucste  forsc  irreparabili  difficoltiL, 
)i  sorgono  pero  a  conforto  altre  belle  speran/e;  e  sono  che 
»  forse  potreuio  un  giorno  ritrovare  una  relazione  fra  la 
»  varia  forza  fotogenica  degli  oggetti  illurainati  e  la  loro 
»  fisica  e  chimica  natura :  ond'  e  che  a  questo  elcvalissimo 
»  scopo  sono  gici  rivolte  le  osservazioni  di  aleuni  piu  pene- 
»  Iranti  intelletti.  Non  sarebbe  slrano  che  da  una  imma- 
»  gine  fotogrullca  potessimo  un  giorno  argoraentare  la  na- 
M  tiira  fisica  e  chimica  di  quel  corpi  che  produssero  la 
«  stossa  imraagine  fotografica  Egli  6  per  lal  modo  che  le 
»  difflcolti  che  s'  inconti-ano  in  alcune  flsichc  operazioui 
»  sonosempre  fecondediutili  edinsperati  ritrovamenli  (1).- 
Con  qucsti  ridenti  preludii  circa  quanto  stimiamo  doverci 
aspettare  dolla  luce,  non  mi  scmbra  che  sia  da  slupirc  di 
qualche  cenno  di  noviti  per  me  messo  innanzi  agli  occhi 
de"  sapienti,  ch'  e  c  sara  sempre  in  nostra  mano  adeguata- 
menle  chiarire. 

Dopotalelettura  dice  il  m.  c.  prof  Bellavitis  sem- 
brargli  che  rargomcnto  opposto  al  Bizio,  il  quale  ap- 
])arisce  anche  dal  precedentc  lavoro,  sia  queslo  :  In 
parecchi  sperimenti  il  liizio  trovo  che  nclie  ombre 
da  lui  osservate  i  raggi  piu  obbliqui  erano  i  pin  ri- 
fiangibili,  in  altri  sperimenti  vide  che  i  raggi  piu  ob- 
bliqui erano  i  rossi,  da  cio  conchiuse  che  vi  sia  un 
rosso  piu  rif'rangii)ile  del  verde.  Ora  la  conseguenza 
piu  iiaturale  degli  sperimenti  si  era  che  non  sempre 
i  raggi  veduti  piu  obbliquamente  fossero  i  piu  rifran- 
gibili.  Si  riconosce  giustissima  la  meraviglia  che  al- 
cuno  creda  ^stere  un  rosso    piu  rifrangibile   del 

(I)  Vetlg.  1/3  Cronacit.  Uispensa  12/.  uO  i^^'ij^no  ISfiS,  [wi;.  742. 


—  393  — 
vei'de,  quando  si  considera  che  di  tutte  le  parti  della 
fisica  quella  (dopo  la  meccanica  e  rastronomia)  che 
sembra  poter  aspirare  alia  certezza  si  e  l'  ottica  e^ 
secondo  le  piii  avverate  teorie  di  questa,  il  rosso  e  il 
nieno  rifrangibile  dei  colori. 

II  s.  c.  dott.  Antonio  Berti  le^^e  la  sesuente  nota 
Sill  terremoto  di  Venezia  del  20  gennajo  d859. 

Un  moto  sotterranco,  pid  violcnto  che  quelli  del  1857 
(la  me  gia  descritli,  si  fece  sentire  in  questa  citt^  la  matlina 
del  20  gennajo  alle  ore  8,55',  secondo  gli  orologi  del  silo. 
Le  scosse  furono  due,  ma  vicine  cosi  che  le  divise  un  solo 
istanle  di  quiete.  Ambedue  ondulatorie,  piuttosto  forti,  e 
pill  la  seconda  della  prima,  durarono  unite  da  circa  10 
secondi,  e  parvero  a  taluno  accompagnate  da  romho  leg- 
gero.  La  direzione  dalT  una  all'  altra  mulavasi ;  la  prima 
fii  da  N.  a  S.,  la  seconda  da  E.N.E.  ad  O.S.O.,  interciden- 
dosi  sotto  un  aiigolo  di  circa  70  gradi.  In  molte  case  suo- 
nai'ono  i  campanelli  ;  in  tutte  oscillarono  gli  oggetti  appesi 
alle  pareli,  ed  il  moto  fu  abbastanza  gagliardo  da  comuni- 
carsi  al  grandc  quadro  del  Tintoretto  le  Nozze  di  Cana  die 
peiide  inclinato  dalla  parete  della  Sagrestia  maggiore  nella 
chiesa  della  Salute.  Kessun  danno,  ch'  io  sappia,  alle  mura 
degli  editizii. 

Le  osservazioni  meteorologiche  fatte,  secondo  consue- 
tudine,  alle  6  antimeridiane  diedero  un'  altezza  baromelri- 
ca  di  lin.  par.  342,25  ed  una  Icmperaturadi  0'',7  reaumu-, 
riani  sotto  Io  zero.  L'igrometro  segno  77°;  I'indice  dell'a- 
nemoscopio  guardava  a  N.,  ma  I'aria  era  calraa,  il  cielo 
sereno,  salvo  un  picciol  tratio  all'  E.  sull'orizzonte.  Un'ora 
dopo  la  scossa  il  barometro  era  salito  a  3  J2"',  40  e  il  ler- 


~  394  — 

luomclro  a  -f-  I',  I  ;  I'  igfomelro  invorc  segnava  YG";  I'  a- 
ria  era  calma  del  pari ;  il  ciclo  sereno.  Sulo  qualchc  cirri 
loggeri  lo  Iraversavano  in  foi-ma  raggiala  da  N.  a  S.,  ed 
una  nohbiorclia  roffuscuva  presto  rorizzonlc 

Qucsle  scosse  non  cbboro  il  loro  ccnlro  a  Venezia  : 
anclic  quosta  volta  vennero  da  altro  sito,  da  qiiolio  donde 
v'l  sarcl)be  vcniita  la  tcrza  e  loggerissima  del  10  niarzo 
-1857,  cioe  da  quel  tralto  subalpino  dclla  provincia  Irivi- 
giana  appellalo  Quartiere  di  IHavc.  Ivi  ad  occideiite  di  Co- 
iiegliano,  e  a  Ire  niiglia  dal  principesco  castello  di  S.  Sal- 
vator(\  sorge  siilla  vella  d'  un  picciol  colle  quelle  di  Col- 
lalto  oggi  diroccato,  ma  cui  fa  corona  un  paescllo,  clie 
porta  il  medcsimo  nome.  II  colle  di  origine  alluviale  consta 
in  gran  parte  di  ciottoli  quando  disgregali  e  quando  con- 
glomerati,  e  mostra  la  poca  cocrenza  della  roccia,  end'  e 
composto,  nel  pendio  in  niolti  siti  franato.  A'piedi  vicorre 
11  Soligo,  e  tutt'aH'intorno  la  pianura  vedesi  intersocata  da 
numerosi  torrenlelli,  per  cui  scendono  abbondanti  le  aequo 
dalle  circostanti  colline  e  dalle  non  remote  montagne. 

Ora  fii  appunto  cola  donde  parti  il  sotterraneo  molo, 
che  si  diffuse  per  !e  provincic  nostre,  e  fu  scntilo  cosi  ga- 
gliardo  a  Venezia.Ne  per  quel  sito  il  trcmuoSo  e  fenonieno 
insolito:  al  dire  degli  abitanli,  esso  vi  si  farebbe  sentire, 
innocuo  sempre,  da  due  a  Ire  voile  per  anno.  Questa  Oata 
pero  Turto  riusci  inipeluoso  oUre  ogni  usalo  :  le  scosse 
prenunziate  cd  accompagnate  da  spavenlevole  I'onibo  fu- 
rono  ire  e  consecutive;  la  prima  ondnhitoria,  Ic  aliresus- 
suUoric,  e  durarono  unite  da  circa  10  sccondi.  C'le  poi  le 
due  ullinie  fosscro  violenti  lo  addilano  a  tulla  evitlenza  i 
daiuii  gravissimi  degli  edifici.  Le  niura  dell'  autico  caslcll;) 
non  patirono  gran  danno,  a  merito  forse  della  grosst^zza 
loro,  e  di  quelia   durezza,   clie  il  tempo  impartisce  ai  ce- 


—  395  — 

inenti.  Ci6  nulla  meno  quel  lalo  del  muro,  che  guarda  oc- 
cidente,  ed  6  piu  alto  e  isolate,  fu  aperto  orizzontalmente 
a  due  picdi  da!  suolo,  e  la  parte  sui>eriore  un  po'sobbalzata 
ne  rimase,  ritta  si,  ma  spostata.  I. a  torre,  antica  essa  pure 
e  che  oggl  serve  da  campanile,  si  fendetledall'  alto  al  basso 
e  caddero  alcune  pietre  della  sua  cella. 

Ma  i  danni  raaggiori  se  li  ebbero  la  parte  moderna  o 
riaccomodata  del  eastello,  ove  abita  V  agente  procuratore 
dei  conti  Collalto,  non  che  il  fdatoio,  la  casa  parrocchiale, 
la  chiesa  di  reeente  costrulta,  e  quasi  tulte  le  altre  casucce 
del  villaggio.  Fu  osservato  i  piii  gravi  guasli  essere  sul  lato 
occidentale  del  pacse  e  degli  edifizii  danneggiati,  il  guasto 
maggiore  guardare  occidente.  Nella  casa  dell'  agente  Ic 
staoze  del  piano  superiore  hanno  le  mura,  specialmente 
negli  angoli,  fesse  cosi  da  concedere  passaggio  alia  luce : 
anzi  di  tali  fessure,  quasi  tutte  verticali,  taluna  e  larga  da 
sei  ad  otto  centimetri. 

I  nuiri  invece  del  pianterreno,  grossi  circa  mezzo  me- 
tro, mostrano  fenditiu'e  strette  ma  orizzontali,  il  che  appa- 
lesa  con  tutta  certezza  la  natura  sussultoria  del  moto.  Al- 
cuoi  gradini  della  scala,  che  metto  da  questo  al  piano  su- 
periore, si  spezzarono,  aitri  vennero  schiaatati  dalle  mura- 
glie.  in  generate  gli  stipiti  degli  usci  e  delle  finestre,  e  i 
davanzali  di  quesle  e  le  pareti  tutl/i  e  le  travi  sono  fesse  o 
sconnesse  per  modo  da  minacciare  in  molli  siti  rovina.  La 
facciata  del  filatoio  rivoKa  a  ^era,  avvegnache  sostenuta 
da  arehi  poggiati  a  grossi  pilastri,  di  circa  un  metro  qua- 
drato  acccnna  anch' essa  di  cadere;  di  tre  lunghi  camini, 
uno  ruino,  gli  altri  due  soslenuti  a  mezzo  da  spranghc  ob- 
blique  di  ferro  si  ruppero  orizzontalmente,  dove  le  spranghe 
niettono  capo,  e  la  parte  superiore  balzata  in  ai-ia  ricadde 
sul  mozzicone,  c  vi  stette  non  senza  sporgere  al([uanto  da 


—  396  — 

esso.  Poche  le  stoviglic,  i  vetri,  lo  porcellane,  die  andassero 
salve.  Di  altre  rovinc  non  parlo,  noii   avcnido  altro  scopo 
neir  annoverarvi  cotestc  clio  di  farvi  comiirondere  la  dirc- 
zione  dell'urto  e  la  gravitili  del  disaslro,  e  credo  die  basti. 
Quanto  a'  paesi  viclni,  tutli  sofferscro  danni,  ma  noii 
cosi  gravi  come  a  Collallo,  e  n'  ebbero  piii  qiicili  posli  ad 
occidente  del  malconcio  villaggio,  anche  se  pin  Ionian!  degli 
orientali.  Su  quel  lato  la  scossa  fu  sentita  violenta  a  Falze, 
a  Pieve  di  Soiigo,  a  Sernaglia,  a  Moiiago.a  Col  S.  Martino, 
a  Guja,  a  Combai,  a  Miane,  a  S.  Pielro,  efino  a  Valdobbia- 
dene  e  a  Vidor  presso  il  Piavc.  In  tiUti  qucsli  paeselli  si 
staccarono  gli  intonachi   dellepareli;  qualche  muro  sere- 
polo;  cadde  il  coniignolo  di  qualche  fumaiuol(»,  e  a  S.  Pie- 
tro,  poco  lunge  da  Valdobbiadene,  ruino  il  fasligio  del  cam- 
panile. Chi  mi  scrive  da  Valdobbiadene   mi  dice  che  anche 
cola  la  superiore  parte  del  campanile  lentenno  visibilmenle, 
cd  oscillarono  le  alte  cime  dei  pioppi,  che  flancheggiano  la 
pubblica  via,  come  fossero  agitate   dal  vento.  A  Segusino, 
invece,  distanle  Ire  miglia  da  Valdobbiadene,  e  suH'orlo  del 
Piave,  la  scossa  fu  appena  sensibile. 

Che  so  ora  passiamo  ad  oriente  troviamo  cssere  stala 
questa  molto  violenta  fine  a  Serravalle,  a  Ceneda  e  a  Cone- 
gliano,  e  ncll' ultima  citla  minore  che  mile  precedent!.  Un 
attento  osservatore  di  Ceneda  mi  scrive :  una  spranga  di 
ferro  lunga  metr.  0,49  appesa  per  1'  un  dei  capi  al  soffitto 
ed  oscillante  libera  in  piano  verticale  aver  segnalo  coll' c- 
stremit;'*  inferiorc^  angoli  di  circa  15  centimetri.  Ivi  pure 
precipit6  qualche  furaaiuolo;  si  fessero  i  muri  di  parecchie 
case,  e  si  staccarono  larghi  Iratli  d"  inlonaco  dalle  pareli. 
Poc' oltre  I'u  b'nsi  forte  la  scossa,  ma  non  come  dal  lato 
opposto  ad  oguali  distanze.  Sedunque  il  tratto  di  paesepiii 
violentementc  scrollato  lo  immaginiamo  chiuso  in  ima  do- 


—  397  — 

terrainata  oerchia,  questa  avrci  forma  press'  a  poco  clliltica 
coll'asse  maggiore  da  E.N.E.  ad  O.S.O.,e  il  centro  dcllurto 
sarji  prcsso  uno  dei  fochi. 

Da  quel  tratio  in  poi  il  moto  diminuiva;  serbavasi  pero 
gagliardo  piii  a  lungo  verso  la  bassa  pianura  ed  il  raare, 
chc  verso  Taitipiano  del  Friuli  e  le  Alpi.  Infatti  lo  troviarao 
vivo  molto  a  Sacile,  dove  fece  suonare  i  campanelli  delle 
case  e  cadere  gli  oggetti  collocati  sopra  gli  arniadi,  ma 
poco  pill  in  li  scemava  si  chc  a  Udine  fu  appena  avvertito. 
Degli  allri  paesi  del  Friuli  alcuni  lo  sentirono,  altri  no,  an- 
che  se  posti  a  brevi  distanze.  Cosi  verso  il  Bellunese :  la 
prima  catena  dell'Alpi  non  lo  Irattcnne,  e  scosse  per  raodo 
la  vallata,  in  cui  sta  Belluno,  die  ivi  dal  4811  nonsiricor- 
dano  Teguale;  ma  procedendo  per  le  due  valli  del  Piave  e 
del  Cordevole  il  movimento  presto  diminuiva.  A  Cadoree 
ad  Agordo  fu  poco  notato^  e  meno  ancora  a  Canalee  verso 
il  Tirolo.  Anche  sul  lato  occidentale  1'  ondulazione  giudi- 
cossi  piuttosto  forte  lungo  i  colli  di  Asolo,  ma  incominci6 
intorno  a  Bassano  a  farsi  leggera.  Al  contrario  verso  il 
marc  I'urto  si  conservo  forte  fino  a  Venezia:  a  Treviso  fu 
tuttavia  cosl  vivo,  die  fece  cadere  il  comignolo  di  qualche 
cammino.  Si  die  lo  spazio  eziandio,  dove  la  circumpulsio- 
nc,  senza  essere  violenta,  fu  pero  forte,  e  rappresentato  da 
una  supoi'licic  cllitlica,  nella  quale  il  centro  del  terremoto 
occuperebbe  uno  dei  fochi.  Solo  d  a  notarsi  che  il  grande 
asse  sarebbe  volto  da  N.N.E.  a  S.S  0.,e  farebbe  col  primo 
un  angolo  di  circa  45  gradi.  Non  cosi  le  piii  lievi  ondula- 
zioni,  le  quail  si  propagarono  piu  uniformemente  intorno 
al  centro  giungendo  a  settentrione  presso  Auronzo,  ad  oc- 
cidente  ollre  Trento  c  Verona,  a  mezzogiorno  sulla  sinistra 
sponda  del  Po,  a  mattina  fino  a  Trieste.  La  curva  per  al- 
tro,cUe  le  comprendc,  estendcndosi  alquaoto  piu  da  oriente 


—  398  — 

ad  occidenle,  ritrae  alcun  poco  deU'ellissi  in  cui  sta  cliiuso 
lo  spazio  deir  urto  maggiore. 

Parliamo  adesso  della  direzionc.  lo  dissi  clio  la  dire- 
zione  mutavasi  dalla  prima  alia  secoiida  scossa  ,  e  chc 
quella  fu  da  N.  a  S.,  quosla  da  E.  N.  E.  ad  0.  S.  0. 
E  bene  tali  osservazioni  conformansi  a  pieno,  se  ne  volele 
trarrc  quelle  lievi  differenzc  provenienti  piu  ehe  altro  da 
giudizii  basali  sovra  una  sensazione,  anzi  che  siille  indica- 
zioiii  d'lino  stronienlo.  Intanto  I'osservatore  di  Ceneda 
nolo  le  due  direzioni :  egli  mi  scrive  essere  stala  la  prima 
da  N.  a  S.,  la  seconda  da  E.S.E.ad  O.IN.O.;  quello  di  Agor- 
do  la  giudico  per  sensazione  propria  da  N.N.O.  a  S.S.E, 
cioe  in  direzione  quasi  polare,  ma  nel  tempo  stesso  osservo 
ehe  lo  specehio  appoggiato  ad  una  parete  da  E.  ad  0.  eon- 
tinuava  ad  oscillare  Gnito  il  Iremuoto.  Coneluse  quindi  che 
le  direzioni  fossero  due,  e  incrociate. 

Delle  altre  osservazioni  eecovi  un  breve  prospetto  : 


Belluno 


da 


N.E.     a      S.O. 


Vaklobhiadene. 

» 

E. 

» 

0. 

Sacile  .     . 

1) 

N.E. 

1) 

S.O. 

Udine  .     .     . 

» 

E. 

» 

0 

Treviso      .     . 

» 

N. 

11 

s. 

Padova      .     . 

» 

N.N.O. 

» 

S.S.E. 

Rovigo 

I) 

N. 

1) 

s. 

Vieenza     . 

II 

E. 

11 

0. 

Trento.     .     . 

M 

E. 

11 

0. 

A  cerziorare  la  osservazione  di  Padova  concorre  il  fat- 
to,  che  si  arrestarono  tre  pendoli  dell'  Osservatorio,  i  cui 
piaoi  dioscillazioni  sono  da  levante  a  ponente. 

Ora,comee  focile  a  scorgere,  alcunc  delle  indicate  dire- 


_  399  — 

zioni  coincidono  press'a  poco  colla  mia  dclla  prima  scossa; 
altre  con  quella  dclla  scconda ;  due,  quelle  di  Bclluno  e  di 
Sacile  danno  la  coiuponente.  Non  e  dunque  difficile  clie  gli 
osservatori  notassero  delle  due  quella,  su  cui  arrestavasi 
I'  attenzione,  non  esscado  moiti  coloro,  die  sappiano  du- 
rante un  Ireniuoto  serbarsi  abbastanza  tranquilli  per  cse- 
guire  osservazioni  piultosto  sotlili.  Quelli  die  la  indicano 
da  greco  a  garbino  spostarono  alquanto  una  delle  due,  od 
ebbero  d'entrambe  una  sensazione  confusa. 

Del  tempo  poco  e  da  dirsi,  colpa  le  irregolaritti  locali 
degli  orologi.  Accennero  solo  che  all'Osservatorio  astro- 
nouiico  di  Padova  il  preciso  istante  della  prima  scossa  fu 
in  tempo  vero  alle  8\  58',  38". 

II  rombo  sotterraneo,  che  precedelte  di  due  o  tre  se- 
condi,  e  accorapagno  le  due  scosse,  fu  sentito  assai  forte 
ne'paesi  circonvicini  a  Collalto,  e  si  ando  affievolendo  nel- 
Tallontanarsi;  pure,  come  dissi,  fu  sentito  da  taluno  a  Ve- 
nezia.  Quelli  di  Collalto  lo  dicono  spaventevole,  e  persona, 
che  abita  in  un  paese  poche  niiglia  discosto,  lo  paragonava 
alio  strcpito  di  due  o  tre  convogli,  che  passassero  simulta- 
neauiente  sopra  una  strada  ferrata. 

II  cielo  fu  sereno  da  per  lutto  ;  1'  aria  calma,  e  nessun 
visibile  fenomeno  atmosferico  precedeva  o  seguiva  il  tre- 
muolo.  Esso  capilo,  come  al  solito,  inaspettafo. 

Gli  animali  soli  n' ebbero  anticipato  sentore.Narravami 
il  prof.  Paccanoni  di  Col  S.  Marlino,  die  i  buoi  della  sua 
stcilla,  mezzo  minuto  innanzi  la  scossa,  si  fecero  inquieti  o 
muggirono,  obbligando  il  boaro  a  levare  la  voce  pcrche 
s'acchctassero,  e  die  due  gatti,  i  quali  se  ne  stavanosul  fo- 
colare  intenti  al  servo,  che  levava  la  schiuma  al  bollito, 
dalo  un  subito  salto  verso  1' aperta  linestra,  si  slanciarono 
nel  giardino.  La  scieiiza  parlo  frcquciitc  di  tale  raisterioso 
Serie  m,T.  IV.  X>1> 


—  4U0  — 

('  inviiliabile  privilogio,  io  ricordo  {|ucsli  fatti,  percho  nar- 
lalimi  da  persona  di  cui  non  saproi  inetlcre  in  dubbio  la 
Iterspicacia  e  la  buona  fcdo. 

Del  reslo  il  commovimenlo  del  siiolo  non  cessava  cosi 
losto  a  Collallo.  Dal  20  gennaio  in  poi  non  passa  giorno 
senza  qualcbc  scosscreila,  la  quale,  benclie  lieve,  seguila  a 
sconncUcrc  e  a  rovinare  quelle  poveie  case.  Ne  lulle  sono 
lievi ;  una  piuUoslo  forte  e  sussultoria  se  ne  sentiva  il  28 
a  sera;  una  il  30  sul  meriggio;  una  alle  7  a.  ui.  del  prinio 
febbraio;  una  brevissima,  nia  violcnta,  alle  6,30'  pom.  dcllo 
slesso  giorno;una  raeno  gagliarda  la  niattina  del  due.  Quasi 
tutte  sono  accoinpagnale  da  sotterranei  romori  non  sempre 
proporzionali  all'intensili  dclla  scossa. 

Da  quel  giorno  non  ebbi  allra  novella  ;  c;  da  sperarsi 
(juindi  die  in  que'  travagliati  sili  il  terribile  llagello  sia  ces- 
-sato  o  stia  per  ccssare. 

12  febbraio   1859.  .       .        r 

H  s.  c.  prof.  RafTacle  Molin  riiigrazia  1'  Istiluto 
per  la  sua  reccnte  aggregazione  e  presenta  alcune 
riccrche  anatomiche  sullo  schcletro  degli  squali  con 
J  1  tavolo  da  ridursi  a  10.  Dice  die  1'  iminagini  e  le 
descrizioni  sono  desunle  da  preparazioni  fresclic  ese- 
guite  di  sua  inano  o  sol  to  la  ispczionc  di  lui,  da'suoi 
assistculi,  c  chc  v  da  quelle  dinioslrato  la  natura 
avcro  crcati  alcuni  gruppi  di  animali  secondo  un  lipo 
identico,  e  nondimciio  iiclla  unita  aver  costantemeiiie 
osservata  la  piii  meravigliosa  variela,  Lo  stesso  s.  c. 
fecc  dono  all'  fslituto  di  una  collezionc  di  vcrmi  in- 
lesUnali  da  lui  Irovati  nolle  provincie  vcncle  ed  ag- 
giimge  un  calalogo  eolla  indicazione  del  genere;  della 


—  401  — 

specie,  dell'autore,  degli  animalij  dell'  organo  e  del 
tempo  in  cui  furono  trovati. 

II  presidente  con  benigne  parole  accoglie  il  riii- 
grazianiento  del  nuovo  socio  e  il  dono  da  lui  presen- 
tato  in  uno  al  seguenle  catalogo. 


~  402  — 

o  o 

G  E  N  E  R  E 

SPECIE 

AUT 

1 

mPLOSTOMUM 

auriflavum 

Moil 

2 

HEMISTOMl'IM 

aid  turn 

Dies 

3 

» 

tSpciluhi 

> 

6 

i       7 

HOIinSTOMLM 

» 
» 

Luyena 
Sp/iiierula 
(la  tins 
Curnucvpia 

iWc!i 
Diijffi 
IVici 
> 

8 

CODONOCEPIIALi:S 

mulabUis 

Dies| 

9 

MONOSTOMUra 

fnliaceum 
lli.shix 

IVluii 

H 

niSTOMUM 

Pol  on  a 

» 

12 

14 

15 

n 
» 

obovaluin 
hiffonocep/mlum 
Soccus 
urniulum 

1, 
KiuldU 

Mci 

1 

10 
17 
18 
19 
20 
21 
22 

» 
» 

» 

» 
» 

senuannaluiH 

Galceolus 

hctcroclilum 

cchinalum 

Cesticillus 

ferux 

matrix 

1 
) 

Zei 

Mm) 

Zeir 

Dujaic 

23 
24 

» 
» 

nifoviride 
excisum 

Rudoh 

23 
26 

» 

bilobum 
Atomon 

—  403  — 


EPOCA 

A  N  I  M  A  L  I 

0  R  G  A  N  I 

nei  qiiali 

uei  quaji 

OSSERVAZIONI 

el  ritrovanieiuo 

vivono  parassiti 

si  rinveiigono 

irili  1858 

Ardea  Nyclicorax 

in  inti:'ftino  tenui 

irtio  1837 

Canis  Vulpes 

»        "          » 

Ordine    dei 
Myzelmin- 
tha,    tribii 
degli  Aco- 
tilea 

ibruario  » 

Falco  Nisns 

in  intestinis 

■ 

■cenibii  1857 

Strix  passerina 

in  inteslino  tenui 

bruario     » 

Corvus  giandarius 

in  intestinis 

•  luarid  1856 

Gadiis  IVierlucius 

in  intestine  crasso 

.lio  1858 

Strix  flammea? 

in  iutestino  tenui 

Ijo  1857 

Peli'phylax  esculentus 

ad  cor,  inter  musco- 
los  torhacis 

C  - 

hruaiio  1856 

Acipenser  Nnsiia 

in  cavo  abdominis 

Ijo  18o7 

Pt^lophylax  esculentiis 

in  intestinis 

f  ■. 

J 10  1858 

Caianx  tiachurus 

»        » 

Ordine    dei 
Myzelmin- 
tha,    tribii 
dei  Muno- 
colilea 

» 

Chrysnphris  aorata 

»        » 

t^enibri  1857 

Mustela  putorius 

in  intestine  tenui 

^/enlbI•^     a 

Musteliis  plebejus 

in  venfrieulo 

»            » 

Phasianus  Gailus 

in  intestino  recto  et 
coecis 

Frnaiio     » 

Acipenser  Naccari 

in  intestinis 

,■  ■. 

D  embri      » 

Cnn£;er  Conger 

in  intestino  tenui 

J'io  1858 

I'eidix  Cotnrnix 

in  intestinis  coecis 

Alii     » 

Ardea  Nycticorax 

in  intestino  tenui 

Fniario     » 

Lophius  piscatorius 

»        »            » 

A  Hi            »> 

Ciconia  alba 

in  intestinis 

F'ruaiio     » 

Rbonibus  maximus 

ad    euiem    cavitatis 
branohialis 

,, 

Oombi-i  1858 

Conger  Conger 

in  ventriculo 

In  1858 

Scomber  Scomber 

in  ventriculo   et   in- 
testinis 

>'' 

^lli    « 

Ibis  Falciuellus 

in  intestino  tenui 

■    ■ 

ho    » 

Platossa  Passer 

in  intestinis 

—  404  — 


2  ? 

o..— 
.  to 
•z.  <" 

G  E  N  E  R  E 

SPECIE 

AUTORI 

I 

-     . 

27 

DISTOMUM 

globiporum 

Rodolphi 

28 

SPARGAKUM 

elliplicutn 

M 

29 

SCOLEX  (Gymuoscolex) 

polijmorphus 

» 

30 

»                 » 

t  liquet  cr 

Molin 

51 

CARYOPHYLLAEUS 

punclulalus 

» 

52 
55 

DIBOTHKIUM 
» 

longicolle              -     ■ 
punclatum 

RiululpI 

54 

TRIAENOPHORUS 

nodidosus 

)i 

55 

TETRABOTHRllTM 

longicolle 

Molii 

56 

>i 

uuriculutuin 

Rudolf 

57 

» 

orispum 

Moli* 

58 

ONCHOBOTIIRIUM 

verticillatum 

Rudolp 

59 

» 

coronalmn 

»  i 

--405  — 


EPOCA 

ANIMALI 

0  R  G  A  N  I 

nei  quali 

nei  quali 

OSSERVAZIONI 

lei  ritrovamenio 

vivoDO  parassiti 

si  riuvengono 

3rtio  1857 

Leuciscus  Scardapha 

ad  branchiae,  vesicu- 
lis  inclusa  vel   li- 
bere  vagantia 

nuario  !8o7 

Mustela  Futorius 

sub  cute   in   regione 

Ordine    dei 

•••       • 

axillari  et  iliaca 

Cepbaloco- 
tylea,  sotto 
ordiuo  de- 
gii  Aprocta 
e  tribii  de- 
gli       Aga- 
moarhyn- 
chobothria 

ibruario     » 

Rhombus  maximus 

in  inteslino  tenui  et 

crasso 

I  jo  18c8 

Beloiie  Acus 

in  intestino 

>        » 

Conger  Conger 

in  Intestino  tenui 

Ordine   Ce- 
phalocoty- 
lea,    tribii 
dei       Ga- 
moarhyn- 

chobolhria 

(mi  aiiiii  tenipure  ! 

I'hasianus  gnllus 
Rhombus  maximus 

n         a             » 
B         n             » 

Brtio  1857 

Leuciscus  Scardapha 

wo              » 

P/en>bri  I806 

Scyllium  steilare 

in  intestino  crasso 

( Eutetrabo- 
thrium) 

1\  0  I808 

Tiirpedo  marmorata 

»        »            w 

(Anlhobo- 
thrium) 

^/enlbl•i  1857 

Mustelus  plebejus 

»         »             w 

(Anthobo- 
thrium) 

DiCnibri      » 

Rhjj  Batis 

»          »              w 

(Calliobo- 
thriuni) 

K  eiiibri      » 

Scyllium  steilare 

»)          n               )) 

(  Acanlho- 
bothrium) 

—  40(j  — 


o 

o 

a. 

2 

.. 

G  E  N  E  R  E 


40 


41 


42 
43 

44 
43 
46 
47 
48 
49 


51 

52 
53 
54 

55 
56 

n7 
:;8 

59 
60 


RHYNCHOBOTHRIUM 


EGUINORHYNCUS 


OXYURIS 


S  F  E  C  1  E 


coroUatum 


cuciimerma 


disfxir 

tetragona 

infldia 

iind(tln/(i 

Cc's/icillus 

ghihifera 

Malleus 

cra/criformis 

soUlarius 


lateralis 
annulalus 
siria/us 
lu'paticus 

conlorlus 
Pruteus 

Frassonii 

circumflcxus 

Anlhuris 

scmilanceolala 


—  407 


EPOCA 
el  litrovanienlo 


A  iV  I M  A  L  1 

nei  quali 
vivono  parassiti 


0  R  G  A  N  I 

nei  (juali 
si  liuveugono 


ijo  18c8 


luaiio  » 


rtio     » 
^enibri  ISo' 


uario  1858 

io         » 
;enibri  » 


Mustelus  eciuestiis         in  iutesiino  crasso 


Caiiis  faniiliaris 


Bul'o  vulgaris 
Phasiaiius  Gallus 
Fuiica  aha 
Corviis  frii^iilegus 
Phasiaiius  Gbllus 
Falci)  rufus 
FhasiHUiis  Gallus 
Piciis  viridis 


anui  tempore      Conger  Conger 


0  18o8 
i'en)bri  1837 
'enibri      » 


*io  1858 


"■"ario  1857 
enibri     » 
liu  „ 

■embri    » 


Beione  Aeiis 
Gadus  IVIerlucius 
Ardea  ciiierea 
Girriilus  Pica 

Strix  flamniea  ? 
l-eueiscus  cavedauus 

^'^nllenius  artjuatus 
Talpa  europaea 
Triton  puiictatus 

Mils  niusculus 


in  iotestino  tenui 


in  intestino  crasso 
in  intestino  tenui 


in  intestino 
in  iutestinis 

in  ver.iriculo   et  in- 
testino 


in  intestinis 

in  cavo  abdominis 

in  intestinis 

in  Cavo  abdominis  ad 
liepar 

in  inlesiino  tenui 

in  ventrieulo  et  in- 
testino 

in  intestino  tenui 

in  intestinis 

in  intestino 

in  intestino  crasso 


Scric  111.  T.  1 V. 


OSSERVAZIONI 


Ordine  dei 
Cephaioco- 
tylea,;tribu 
dei  Gamo- 
ibynchobo- 
lliriaj^ 

Oidine  dei 
Cephaloco- 
tylea,tribu 
dei  Gamo- 

cyclocoly- 
lea 


Ordine    dei  i 
Rliyngodea, 
tribii    degli  j 
Acanlhoce- 
phala 


Ordine    dei  j 
Nemaloidea, 
tribudeiGa- 
moneuiutoi- 
dea  I 

S5 


408 


AUTORE 

O    o 
.    CO 

E  S 

G  E  N  E  R  E 

SPECIE 

61 

ASCx^BlS 

dcpressa 

Rudolphi 

62 
05 
64 
6o 
66 

» 
» 

biunchiata 

coinmutala 

nigrovcnnsa 

niicrocep/iala 

mcrescens 

M..lin 

Uiesing 

Riidolpiii 

» 

Molin 

67 
68 
69 
70 
71 

» 
n 
» 

n 
» 

inflexa 

(liictyluris 

rugosa 

eruudala 

seviilcrcs 

Rudolph 

» 

M-lin 

Diijardii 

Rudolph 

72 

» 

circumflexa 

Molin 

73 

» 

triquelra 

Schraoi 

74 

HETERACIS 

ui'sciculan's 

Dujaidi 

75 

SPIROPTERA 

slntniosa 

Riid.dph 

76 

DISPHARXGUS 

conlortus 

Molin 

77 

CVCLLLAISUS 

imcroccphohis 

Dujardi 

78 

STELMUS 

praecinclus 

» 

79 

H\STRICHIS 

orisphms 

Molin 

80 
81 
82 

83 
84 

FILARU 

» 

TRlCnOSOMUM 
n 

allcnudia 
perfornns 
curonaia 

gracile 
rcsectum 

Rndolp' 

Molin 

Riidolp 

Molir 
Iliij^rd 

83 
86 

CALODIUM 
DOCHWIUS 

uUil'.un 
tngonocipliulus 

Mollt 
Dujan 

87 

STRONGYLUS 

nuriculnris 

Zede 

^^■B^ 

4(19 


j       El'OCA 

lel  ritrovauieoto 


A  N  I  ai  A  L  I 

nei  quali 
vivono  parassiti 


0  R  G  A  N  I 

uei  quali 
si  riiivengono 


OSSERVAZIONI 


I 
luiario  J 858 

»  » 

actio  » 

)iili  » 

niiai'io  u 

;briiario  1857 

ifcembri  » 

'iitio  » 

tceiiibri  u 

'bruario  » 

I'lvenibri  » 

I'bruario  1858 

'irtio  1857 

auianni  tempore 
Icenibri  1857 
■  riii  1858 

iiuario  1857 


jo  1858 


ti:embri  J  857 
'jo  n 

t'embri     » 


»-tio 
to 


FaKo  rufiis 

Zeus  Faber 
Bulii  vulLjaiis 
Feli'philux  esculentus 
Aidea  purpurea 
Ldphius  piscatorins 

Fhasiarius  Gallus 
Testuild  giaeca 
Stryx  Bubo 
Cdiij^er  Conger 
Vanellus  ciistatus 

Felis  Pardus 

Canis  Vulpes 

Fbasianus  pictus 
Talpa  europaea 
Ibis  Falciuellus 

Emys  lutraiia 
Conger  Conger 

Ibis  Falcinelius 

Corvus  Cornix 
Mustela  Foina 
Coracias  Garrula 

Gadus  Merlucius 
Corvus  frugilegus 

Mustela  Putorius 
Canis  Vulpes 

Pelophyiaxesculentus 


in  inlestino  tenui  et 

vent]  ieulu 
in  ventrifub) 
in  inlestino  recto 
in  pnlniduibus 
in  voiilripiilo 
in  aesDphago  et  ven- 

trioulo 
in  inlestino  tenui 


ni  intestino  tenui  et 
ventriculo 

in  ventriculo  et  duo- 
deno 

in  ventriculo  et  inle- 
stino tenui 

in  intestinis  coecis 

in  ventriculo 

in  ventriculo  nmscoli- 
risubepiderniide 
in  intestlno 

in  inlestino  et  cavo 
abdominis 

inter  tunicas  echini, 
in  ducto  proprio 

in  cavo  abdominis 
sub  cute 
sub  cute  colli 

in  intestinis 
in  iutestino 

in  ventriculo 
in  intestine  tenui 

ia  ventriculo 


(Thoniinx) 


■■■■X-     .    ;:  /l'.:<.-.— w(     .   \.vy.f,    ;.,    ■    .'•,    ■■■ 


ll  m.  e.  presidente  cav.  Menin  legge  una  Memo- 
ria  sulle  cagioni  che  resero  inefficaci  i  tentativi  rivolU 
ad  abolire  la  tratta  dei  ISe^ri  e  sui  mezzi  di  rauiiiiiii- 
gere  qiiesto  filanlropico  inleiito.  Mostrala  1'  inulilita 
del  dirilto  di  visita  e  della  proposta  libera  immigra- 
zione,  niette  in  evidenza  essere  la  tratta  conseguenza 
delta  vendita  dei  ISegri,  it  cui  iniquo  traffico  prose- 
guira  finche  i  commcrcii  dell'  antico  e  nuovo  conti- 
nente  richicderanno  le  loro  braccia.  Cambiarc  lo  stato 
di  qiielli  non  e  bisogna  di  breve  tempo,  pure  il  no- 
stro  coUega  ha  fede  che  si  ricsca  snidando  dalle  loro 
dimore  gli  autori  e  niinistri  dello  scandaloso  mercato, 
risarcendo  i  capi  delle  interne  tribu  per  la  perdita 
fatta  loro  provare  coll'  abolizionc  di  quelle,  risarccn- 
doli,  ciocj  mediante  erezione  di  un  istituto  commer- 
ciale  sulla  costa  della  Guinea.  Yuole  che  si  approfilli 
del  JNiger  a  stringere  relazioni  di  traffico  con  Tim- 
bouctor  e  che  portando  in  quelle  regioui  le  nostra 


_4I2- 
macchine  c  i  nostri  struinenli  si  ediicliino  gH  AlVicani 
a  conservare  ii^li  schiavi,  facondoli  lavorarc  per  loro 
conto,  e  che  si  estenda  la  rcpuhblica  l/iberiana,  afUn- 
che  i  Negri  sieno  maestri  ai  Negri  nella  morale,  ncl- 
r  agricollura  c  ncil'  iiidiistria.  E  siccome  il  cotonCj 
che  alimenla  le  labbriehe  iiiglesi  viene  collivato  col 
sudore  dei  Negri,  i  qiiali  possono  reggcre  alle  alte 
Icmperalure  favorevoli  alia  vegotazione  di  questa 
pianla,  il  nostro  collega,  osservando  che  la  tralla  di 
qiici  miscri  frutla  principalmente  air  Inghilterra,  Iti 
voli  che  questa  posseditrice  in  Asia  di  vasto  paese 
acconcio  alia  coltivazione  del  colonc  vi  adoperi  hi 
qiiello  gl'Indiani,  o  se  grindiani  noii  sono  pazicnti  di 
lavori  campestri,  vi  mandi  quelle  migliaia  d'  Irlandesi 
che  per  oppressione  o  per  fame  fuggono  ogni  anno  in 
America,  alia  quale  in  tal  guisa  cessera  1'  highilterra 
di  pagare  1  umilianlc  tributo  di  enormi  ricchezze, 
comperando  la  materia  cui  si  appoggia  una  princi- 
pale  sua  industria.  «  I  malivecchicosi  fisici,  come  mo- 
rali,  conchiude  il  nostro  presidente,  non  si  guarisco- 
no  in  un  istante  e  si  per  gli  uni  come  per  gli  altri  i 

trattamenli  piu  lunghi  sono  i  pin  sicuri.  » 

>  •  i  ",' 

II  ni.  e.  prof.  Bellavitis  legge  la  seguente  ' 


—  4^3  — 

RE  LA ZI ONE 

SiiUe  iavole  iV  intefjraU  defmiti  compiUite  da  D.  Bic- 
rens  de  Haan  e  puhhlkate  nel  T.  IF  (1858)  delle 
Memorie  dell'Accademia  d'  Amsterdam. 

Sono  oosi  rapidi  ed  incessanli  i  progress!  della  Mate- 
inalica  che,  nelf  impossibilitii  di  prender  conoscenza  delle 
meraorie  pubblicate  negli  Alii  delle  Accademie  e  nei  Glor- 
nali  apposili,  si  fa  ognoi*  piu  senlire  il  bisogno  che  alcuno 
si  accinga  a  compilarc  opere  general!,  le  qual!  raccolgano 
quanto  di  veramente  nuovo  si  va  discoprendo.  Ma  pur  trop- 
po  non  presenla  sufficienle  allellamento  F  improba  fulica 
di  studiare  ed  allentamenle  discutere  ciu  che  fa  fallo  da 
lant!  aiilori,  sceverare  il  nuovo,  c  queslo  esporlo  in  luodo 
acconcio,  e  clic  bene  si  coileglii  colle  allre  leorie.  Quanlo 
piu  scarso  e  1'  esenipio,  lanto  piu  dee  lodarsi  chi  eseguisce 
ulcuna  parle  del  difficile  ed  ulilissimo  lavoro, 

Tra  le  varie  formulc,  a  eui  per  molte,  e  spesso  indirette, 
slrade  giunsero  i  Malemaliei,  si  distinguono  in  ispecial 
niodo  quelle  conosoiute  sollo  il  nome  d'  integrali  definili : 
quando  un  calcolalore  s'  inibatte  in  uno  di  questi  inlegrali 
gli  e  diflicilissimo  conoscere  se  esso  sia  giti  nolo,  sicche  ne 
possa  aver  subilo  il  valore,  oppure  debba  ricercarlo  nie- 
dianlc  il  lungo  processo  delle  quadralure,  clie  vale  sollanto 
nei  easi  del  lullo  parlicolari,  cioe  puraraente  nunierici. 
Mollissinie  memorie  furono  pubblicale  su  tal  argomenlo, 
ma  non  ancora  furono  trovali  melodi  a])baslanza  generali 
e  diielli  per  la  dclerminazione  degli  integrali  definili  ;  era 
dunque  importantissimo  raccogliere  almeno  i  finali  risul- 


—  414  — 

lamenti  degli  iiltrui  Invori,  e  quest'  opera  laboriosa  I'li  ese- 
guila  (lal  Miiloinatico  Olandcse  sig.  D.  Biercns  de  Ilaan  riii- 
neado  in  un  voliiine,  chc  e  il  IV  delle  Momorie  doll'  Acca- 
demia  di  Amsterdam  di  circa  GOO  pagine,  piu  di  tre  migliaia 
d'inlegrali  deliiiili.  Egli  dovelle  spogliare  un  gran  numero 
di  opei-e  e  di  niemorie,  ed  accompagnu  le  forniule  da  lui 
portate  coll' indicazione  del  luogo  in  cui  le  trovo ;  cura 
ollima,  perclie  serve  a  veriQcare  le  formule  slesse  e  vedere 
il  modt)  con  cui  si  possono  diniostrare.  L'aulore  aggiunse 
agli  integrali  da  lui  raccolli  altri  clie  so  ne  deducono  coi 
noti  melodi  di  trasformazione,  c  cio  onde  facililare  le  ri- 
cerche  e  render  piu  complete  le  sue  lavole. 

Quantunque  eslesissinio  sia  il  lavoro,  pure  altra  messe 
rimarrt'i  cerlamente  da  aggiungervi ;  esso  fu  stampato  nel 
1858,  ma  si  riferisce  soltanto  a  cio  clie  era  pubblicato 
prima  del  l853;inoltre  I' autore  dichiara  die  molto  gli 
rimaneva  da  cercare  nei  Giornali  Inglesi  ed  Araericani. 
Di  autori  Italian!  sono  citati  Bonconipagni,  Cisa  de  Gresy, 
Libri,  Plana,  Tortolini  ed  anclie  Lagrange  e  Mascheroni, 
quantunque  nella  prefazione  non  sieno  indicate  le  loro  opere 
o  memorie  die  furono  spogliate  (sarebbe  slato  opportuno 
che  tal  nota  fosse  compiuta,  onde  si  sapesse  di  quali  me- 
morie rimanga  da  fare  I'  esame),  non  credo  che  I'Autore 
conoscesse  nd  le  memorie  del  Frullani  ,  nd  I'  opera  del 
Piola.  lo  scorsi  rapidamenle  il  trattato  sugli  integrali 
definili  inserito  da  quest'ultimo  nei  due  volunii  d'  Opuscoli 
Matemalici,  che  si  pul)blicavano  nel  ^832-34  a  Milano,  e 
riseontrando  che  gli  integrali  dinioslrati  dal  Piola  erano 
quasi  tutti  contenuti  nelle  tavole  del  Matemalico  Olan- 
dcse, riconobbi  col  fatto  la  facilila  di  adoperare  queste 
tavole.  La  I'icerca  piu  ardua  era  quella  di  una  dassilica- 
zione  possibilmente  razionale,  e  che  riuscisse  facile  nella 


—  41^  — 

prallcu.  Ecco  in  qual  modo  si  doe  procedore  per  scrvirsi 
di  quesle  tavole  :  si  osserva  se  il  proposlo  integrale  definilo 
coDlenga  funzioni  algebriche,  —  esponcnziali,  —  logarit- 
micLe,  —  oiiculari  dirette,  —  circolari  inverse,  —  od  altre 
funzioni,  c  secondo  che  vi  entrano  una  o  due  o  piu  di  quc- 
ste  sei  specie  diverse  di  funzioni,  si  riconosce  dalia  pag.  3 
deir  opera  in  quale  delle  he  parti  ed  in  quale  delle  35 
sezioni  si  debba  ricercare  quell' integrale;  dopo  di  che 
n€lle  pagine  cLe  stanno  di  seguito  si  scorge  come,  a  sc- 
conda  delle  diverse  forme  delle  funzioni  e  dei  differcnti 
limiti  dell'inlegrale,  si  debba  cercarlo  nell' una  o  neli'altra 
delle  4  i7  tavule,  che  formano  1'  intera  opera.  Ciascuna 
lavola  contiene  di  solito  circa  una  venlina  d' integrali  di- 
stribuili  secondo  il  grado  della  loro  semplicita.  Dopo  Iro- 
vato  r  integrale  ed  il  suo  valorc  bisogna  rammentare  di  dar 
un'  occhiala  alio  osservazioni  e  corrczioni  aggiunte  nellu 
Prefazione  {xvij  ...  xxxj)  ed  occasionate  da  un  nuovo  esa- 
me  del  lavoro.  La  prima  di  qneste  aggiunte  eonlieno  le 
indicazioni  dei  Malematici  cJie  calcolarono  il  rapporto  della 
circonfci-enza  al  diamelro  da  Arcbimede  con  2  decimali 
fino  a  Shanks  con  530  decimali ;  prova  quesla  non  solo 
della  facilita  di  calcolare,  ma  anehc  della  priq)ensione  a 
perdere  il  suo  tempo. 

L'Autore  aveva  chiesto  ai  materaatici  indicazioni  e 
consigli  pel  lavoro  da  lui  progettato,  ma  niuuo  rispose  al 
suo  appello. 

Per  integrale  delinito  s'  inlende  quello,  i  cui  due  limiti 
sono  detcrminati ;  se  non  si  voglia  che  la  distinzione  sia 
di  solo  nome,  bisogna  soggiuugere  che  i  limiti  sieno  ambe- 
due  numerici,  allrimenti  se  uno  di  essi  fosse  espresso  du 
una  lettcra  differcnte  da  quelle  che  entrano  neil'  integrale, 
esse  sarebbe  un  vcro  integrale  iudeiinito ;  giacche  niuno 
Serie  III,  T.  IV.  .54 


—  446  — 

per  certo  diri  die  la  formula  cangi  quanilo  invece  della 
lettera  x  si  scrivc  per  cscmpio  la  p.  Pcrcio  in  una  raccolta 
d'  intcgrali  definili  sarebbcro  da  escludersi  quclli,  cbe  sono 
veri  integrali  indefiniti  e  gii  notissimi ;  voggansi  per  esem- 
pio  tavola  3  (9),  tav.  4  (H),  tag.  12  (25),tav.  15  (10)  e  ta- 
vole  5i,  41,  130,  234,  3G2,  3G4,  ccc.   Anche  un  integrale 
definito  tra  limiti  numeriei  puo  essere  una  sempUce  tias- 
formazione  di  un  integrale  indeliuito ;  cosi  per  cserapio 
r  integrate  fl'/e""«dtt  preso  tra  i  limiti  w=0,  w:=l    non 
differisce  da y^'^a-'da;  tra  i  limiti  a;=0,  a--rra,  cio(i  dalfin- 
tegrale  indefinite.   Potrebbero  ancbe  ommettersi  gli  inte- 
grali presi  tra  limiti  numeric!,  che  sono  casi  particolari  di 
notissimi  intcgrali  indefiniti;  perallro  cssi  sono  \eri  inte- 
grali definiti ;   c  lo  possono  pur  essere  quelli,  i  cui  limili 
letterali  entrano  gia  nella  funzione  da  integrarsi  ;  ma  que- 
sti  possono,  e  per  I'  iinlformila  di  calcolo  deggiono,  ridiu'si 
ad  integrali  a  limiti  numeriei  apponeudo  alia  variabile  una 
costante  o  come  moltiplicatore  o  come  quantita  aggiunta. 
Per  tal  maniera  io  crederei   opporluno   die  tutti  gli   inte- 
grali definili  si  riducessero  a  due  sole  specie,  secondo  che 
sono  presi  da  w=:0  ad  n=\,   o  da  v=:o  a  v-=cc  ,  poi- 
clie  troYO  opporluno  di  consideraregli  integrali  da  ?(;=r — oo 
a  w=i-y:!  come  la  somma  di  due  integi'ali  da  0  ax  .  Un'altra 
avvertenza  die  sarel)be  stala   utilissima  ad   abbreviare  le 
tavole  si  e  quella  di  clevare  le  variabili    n,v,iu  a  quelle  po- 
tenze,  e  mollipiicare  le  i\tv  per  ([uei  coefficienti,  die  I'ossero 
opportuni  a  ridurre  1'  integrale  sollo  la  forma  piii  seuipliee. 
Cosi  per  esemjiio  la  (4)  della  tav.  AO  non  e  niente  piu  gene- 
rale  della  (3),  die  e  una  conseguenza  immediata  della  (7)  (8) 
della  tav.  30.  In  quanio  alia  classificazione  degli  integrali 
io  avrei  bramato  cbe  si  badasse  soltanto  alia  forma  delle 
funzioni,  riunendo  insicmc  gli  integrali  definili  presi  tra 


—  417  — 

liinili  diffcrenti,  i  qiiali  si  sarobbero  scorli  adoperando  due 
variabili  w,  v,  alle  qiiali  potrcbbe  aggiungersi  per  comodiU\ 
tipograflca  !a  t,  che  s'  intendosse  seinpre  presa  da  tz=zO  a 

Ora  che  fu  fatta  una  si  laborlosa  raccolta  si  potri  mi- 
gliorare  la  disposizione,  e  rendere  1'  opera  mollo  meno 
voluminosa  e  piii  espressiva.  Dallo  studio  dcllo  35  tavole 
contenute  neiia  I.  sezione  reiativa  aile  funzioni  puramente 
algebriche  mi  pare  poco  opportuna  la  distinzione  dclle  fuo- 
zioni  in  inlere  o  fratte,  raziouali  o  irrazionali ;  ed  infalti 
r  Autore  stesso  nolo  che  tale  distinzione  era  spesso  piut- 
tosto  apparentc  cLc  reale.  Ecco  Ic  riduzioni,  che  senza  to- 
glicre  alia  generalita  delleformule  mi  sembrcrebbe  doversi 
portare  a  questa  sezione.  S'  intenda  sempre  che  o,  ^, ...  sie- 
no  numeri  inleri  positivl,  e  p,  q  ...  quantitii  positive^  esclu- 
so  in  arabidue  i  casi  lo  zero.  La  variabile  u  o  v  si  elevi  a 
tale  potenza  positiva  da  dare  alia  formula  la  maggior  sem- 
plicila,  ed  alia  v  si  aggiunga  pure  quel  coefficiente  che  val- 
ga  a  semplifioare  le  formule. 

Tavola  I.  La  funzione  sia  una  potenza  qualunque  del 
binomio  r^pu  oppure  \z^v  moltiplicata  per  una  potenza 
qualunque  della  variabile  e  pel  suo  differcnziale.  Dopo  al- 
cuni  casi  particolari  di  noti  infegrali,  porrei  il  {E) 
{\—uf-'iLi~\\u  =  l./'-'l.^-'  :  1/+'/-'  ,  che  e  il  primo 
Euleriano;  segnando  con  \f~'  il  fattoriale  l,2,3...(/; — \), 
e,  se  p  non  6  intero,  il  gamma  T  (p).  Questa  formula  c 
ripetuta  un  gran  numero  di  volte,  cioe  tavola  j.  8, 10,  12, 

47, 23,  ij.  2.,  iv.  9,  x.  \  ....  22,  xij  4,  13,    16,  18, 

23,  24,  xiv,  G  ;  c  con  tulti  gli  esponenti  interi  si  trova 
tav.  j.  4,6,9,  13,  14,  xxxv,  23.  Ne  e  un  caso  partico- 
lare  la 


—  418  — 

ridotta  a  due  fadoriali  quantunquo  responontc  p  sia  fra- 
zionario;  cssa  e  data  lav.  /.  5,  10,  ix,  6,  II,  13, a-,  4,  xij,  2, 
n,  13,  19,  xxxiij,  2,  5,  G,  8,  9,  I  1,  xxxiv  7,  9.  Cosi 
juire  la 

{E(>)  Jii—vf-P-'uP-'du—TrU-p]"^'  :  i"~'-  sen  p7r 
purclie  a>/?,  tav.;.  7,  15,  IG,  ij  3,  4,5,  G,  /j',G,  7,  8,  9,  10, 
i\  7,  Jx,  4 ,  2,  3,  X,  5,  23  . . .  27,  xj\  1 ,2,  3,  4,  .r//',  3,  5,  G,  7, 
8,  17,  a'/a^  I  ...  5,  2 1  ...  24,  xv,  17.  Ed  il  caso  parlicolare 
di  quest'  ultima 

{E(>ct)J(\—v)'"-iu^--i(\v=7r\a^\]" \h-h\\'':  //'+'M.«+^ 
ia\'.ix,'i,  5,  7,  8,9,  4  0,^^,1,10,  12,  ,9?//,  5,  xv,  G, 
7,  8,  9,  ai'/,  3,  a\r.r»>",  1 ,  3,  4,  7,  10,  a-,r.r/>,  G,  8,  10,  15, 
a  i\TJ',  2,  G.  Uispelto  ai  liuiiti  0,  oo  si  conosce  la  formula 
ineno  gcneraie  {E'aa)  /  (I — v)~'v'^~^(\v=:7r  clgy;  77-,i)urche 
P<^1;  essa  comprcnde  hxviij  S^xix,  9,  12,  .r.r,  4  3  ...  4  7, 
xxij,  5,  G,  7,4  3,  4  5,  20,  xxviij,  2,  24,  .rA-«>,  G,  4  5,  16. 
Potrebbc  aggiungersi  la  xxj,  7,  ma  essa  mi  pare  falsa  a 
motivo  del  passaggio  per  Tinlinito.  Rispclto  al  binomio 
col  segno  -{—  si  ha  la 

{Fa)  /il-f  «)-  «^-d.  =  {  ^'(^+^)  - 1  Z'  (|-) 

tav.  iij  1,  4  3,  4  8,  xxxv,  3.  Dove  Z'  e  la  derivala  del  log  T: 
sarebbemolto  opportuna  una  tavola  che  da  .c=4  ad  x=2 
contencsse,  ollre  il  logaritmo  tubulare  del  gamma,  le  sue 
derivale,  che  servircbbero  anolie  ncH'  interpolazione  della 
tavola   slessa.   Se  no  ha  un  caso  parlicolare  iiclla  (Fau) 

y(l_^,,)— '^f— Td»t  =—    lav.  I//  12,  r,  23.    AHre  formule 


—  419  — 

sono  la  •■ 

tax.iv,  18;  la  iv,  3;t',2i,  e  la  iv,  I  ed  il  suo  caso  particolore 
iv,  II.  Poscia  abbiamo  T  iiifegrale  Euleriano 

(F) /{l~hv)-P-T  vf'-\\v=\''~'  .  |-/'  :l.P^•7-■  lav.  xviij 
\2  ...  ^0  xxj  9,  x.vvij,  8  ...  13,  15  ...  19,  21,  22,  23,  xxvij, 
1,21,  22,  23,  xxviij,  8,  od  il  siio  caso  particolare  ad  espo- 
nente  intero  xviij,  27,  28,  xxxj  10,  II,  ed  il  caso  in  cui  si 
riduce  al  rappoi'lo  di  un  arco  al  suo  seno  xviij,  2, 3,  A,  5,  7, 
4  1,  17...  27,  xix,  5,  G,  8,  .x-j;,  i ,  3,  4,  5,  G,  9,  1 2,  .ray  i  0  ... 

-1 5,  xxij,  1 ,  2,  4,  8  ....  4  2,  14,  xxvij,  2 7,  20,  xxviij,  3, 

4,3,  G,  ar^'/A',  I  [ .,  a;.rjy,  1 ,  2,  3  .  .  .  9,  20  .  . .  23,  xxxij  I , ... 
4  7,  XXXV,  IG,  17,  e  quello  in  cui  conticne  la  sola  trascen- 
dente  tt  xix,  1,  10,  i  I,  13  ...  17,  xxj,  I  .  .  .  G,  xxviij,  I. 

lo  porrci  in  una  Aggiunta  a  ciascuna  tavola  le  formule 
contenenti  la  somma  o  differenza  di  due  fra  gli  integrali 
precedent!,  i  quali  non  si  conoscan  separatamente  ;  cosi 
I'Aggiunta  alia  tav.  I  contcrrebbe  la 

{E—E)  f(\  -i,)-^{uP~^~u^-')du=Z'  {(i)—Z'  ip]  lav.  iij, 
4,  7,  8,  20,  21,  y,  3,  4,  8.  Ed  i  suoi  casi  particolari  tav.  iij^ 
4,  9,23,  V,  2,  3,  G,  4  2,  13,  14,  18,20,21,  xv  18,—  av,  5; 
—  iij,  3,  —  iij,  6,  —  vj,  12,  1 3,  4  G,  xvj,  9,  1 3.  Poscia  ab- 
biamo la  XV,  I ,  —  La  iv,  4,  3,  23,  v,  23, 2G.  —La  vj,  \  I ,  col 
suo  caso  particolare  iij,  17,  24,  v,  I,  4  I,  I G^  17,  19,  22, 
XV,  2.  —La  xviij,  28,  xxiij,  IG.  — La  xxij,  3,  4  7,  4  8.  — 
La  xxiij,  8.  —  La  xxiij,  13.  — La  xxiij,  4  4.  —  La  xxiv^ 
4  8. —  La  xxvij,  14. —  La  xxix,  4  3,  4  7.  —  E  la  .r,*;/.r, 
44,18. 


—  420  — 

Per  lal  niodo  in  30  fornuilo  nc  pono  conipiTso  piii  di 
300.  Credo  clic  si  l\irel)bc  lavoro  vantaggioso  compen- 
diando  in  simil  nianiera  tutta  lopera,  e  discntendonc  le 
fonnulc  per  assicurarsi  dclla  loro  esattezza  ;  noil'  esame  da 
Die  falto  rioonobbi  parecohi  errori,  ma  ii  trovai  tulti  notali 
hgW  errata.  Torse  riprendcro  aitra  volta  (jucslo  sliulio,  in- 
tanto  fu  mio  scope  di  richiamare  la  vostra  altenzione  sopra 
I'opera  del  cliiar.  IMateraatico  Olandeso,  il  qiiilenclT.  V 
(1837)  delie  medesimc  Meraorie  ba  un  cstcso  lavoro  sulla 
riduziono  di  ak-une  forme  gencrali  d'integrali  definili. 

Lo  stcsso  m.  e.  prot".  Bellavitis  conuinica  la  se- 
gucntc  nota  Sui  vantarjfji  di  una  maniera  di  niime- 
razione  nelle  cittd. 

I  nostri  padri  se  ne  stavano  nclla  propria  ciUi'i,  che 
conoscevano  palmo  a  palmo,  c  se  talvolta  andavano  per 
alquanti  giorui  ad  a])itare  allrove,  appareccbiavano  buon 
Iralto  innanzi  tutto  cio  die  potcva  giovare  alia  sfraordi- 
naria  circostanza  ;  facevano  precori'ere  leltere  commen- 
dalizie  per  trovarvi  qiialobe  persona  fidata,  cbe  loro  fosse 
di  guida  nelle  ignotc  contrade.  Ora  le  cose  son  ben  mutate; 
avviene  non  di  rado  die  aUuno  giunga  al  meriggio  in  una 
cilti,  a  cui  avcva  pensato  soltonto  nclla  maltina  del  giorno 
stesso :  egli  smonta  dai  carrozzoni  della  strada  fcrrata,  e 
per  andare  nel  centro  della  citt^  dee  cbiedere  la  via  a  pa- 
recchi  borgbigiani :  vnol  recarsi  da  un  amico,  la  contrada 
dove  qncsti  abita  e  poco  conosciuta,  gli  conviene  ripetere 
le  dimande,  a  cui  si  risponde  in  modo  dubbioso  ;  trovata  la 
contrada  ;  Ic  case  gli  si  presentano  distinlc  con  due  o  ire 
nnmeri  per  cisdieduna,  egli  non  sa  a  quale  altenersi,  tinal- 
mente,  dopo  mollo  cercaro,  giungc  alia  casa  deiramico  ;  a 


—  421  — 

quoslo  dice  che  (Icsidcrava  vcdere  altre  porsono,  e  viene  a 
conoscere  che  era  passalo  prcsso  alio  loro  ease,  cd  avi'ebl)c 
polulo  visilarle  da  prima,  mentre  oia  gli  tncchera  rifaro 
la  strada  gia  percorsa.  Se  egli  ha  parccchi  indh'lzzi,  per 
qiianto  voglia  contare  sulla  gcntilezza  degli  abilanti,  c  iin- 
possibile  che  sappia  da  loro  1'  ordinc  con  cui  piio  giungervi 
sollecitamente,  onde  abbreviare  la  strada  coniplessiva  ;  cosi 
ill  disperazione  di  causa,  prende  un  scrvitore  di  piazza^  il 
quale  nol  falto  dlvieno  ilsuo  padrone;  cgli  ha  perduta  quclla 
carissima  liborti  di  camminare  in  paese  poco  nolo  come  e 
per  dove  meglio  gh  accomoda  ;  vedra  una  contrada  magni- 
fica,  ma  non  potrii  andarvi  che  la  sua  gnida  gli  dira  che 
per  quclla  parte  non  giungerebbe  mai  al  suo  scope,  e  che 
invece  per  una  accorciatoia  vi  sara  subito  ;  e  come  questo 
sul/ito  gli  serabrera  hingo,  percorrendo  raisere  straduzze,  e 
ad  ogni  momento  vedendo  delusa  la  speranza  infusagli  dalla 
fraucliezza  della  guida  :  e  forse  che  la  contrada  preferita 
dal  suo  gusto  lo  avrebbe  condoito  a  mutare  di  poco  1'  ordi- 
ne  dei  luoghi  che  ei  bramava  visitarc  ;  ne  sara  impossibile 
che  la  guida  o  per  ignoranza  o  per  accrescere  il  prezzo 
dei  suoi  servigi  gli  faccia  percorrere  una  strada  molto  piii 
lunga  del  dovere.  —  L'  iinbarazzo  di  chi  si  trova  in  una 
citla  nulla  o  poco  nola  si  fa  molto  maggiore  se  sia  di  notte, 
se  il  forcsliere  non  ben  conosca  la  lingua  parlala  dal  po- 
polo,  e  se  queslo  non  abbia  la  gcntilezza  del  Veneziano. 

Le  circostanze  ora  acoennale  mi  pare  che  largamente 
giuslifichino  il  desiderio  di  trovare  un  qualche  modo  pel 
quale  chi  giunge  per  la  prima  volta  in  una  citta  possa  an- 
dare  per  una  delle  vie  pid  brevi  nella  piazza  principale 
senza  chiederne  a  chicchessia;  vegga  quanlo  abitano  dislanti 
Tuno  daH'altro  gli  amici,  di  cui  ha  i  recapiti,  e  mcdianle 
un  foglietlo  di  guida  conosca  pure  le  posizioni  delle  cose 


422 

principal!,  e  scorga  con  qual  ordiiic  gli  lorni  opporluno  an- 
darvi  succcssivaniciitc  ;  iin  niodo  pel  (jiiaie  il  foresliere 
sappia  semprc  in  qual  parte  deila  cilia  si  li'ova,  e  possa 
nolai'o  il  luog;o,  in  cui  vedc  aUiin  chc  d'  osservabile,  in 
j^uisa  di  polcrvi  poi  rilornarc  a  suo  piaccro,  e  sia  piena- 
mcnle  iuleso  so  ad  allri  parii  di  quel  iuogo,  senza  l)i^oa;no  di 
quelle  lanle  deseriziuni  die  coniunenienleoccorrono;  c  dopo 
Ic  quali  limane  il  duhbio  di  non  inlendersi ;  un  modo  infino 
mcdianle  il  quale  il  foresliere  sappia  diseernere  la  slrada 
pill  breve  da  un  Iuogo  airaliro,  meglio  diquellocbe  soveule 
lo  sap[)ia  cbi  vi  fcce  lungliissimo  soggiorno. 

La  non  dubbia  iililila  di  soddisfarc  a  qucsti  desiderii 
e  lo  scorgcre,  ebe  tra  le  riforme  in  cui  gareggiano  lo  cilia, 
niuna  accenni  ad  ollenere  quello  scopo,  polrebbe  far  na- 
scere  il  pensiero  cbe  la  cosa  sia  difiicilissiiua,  clie  forse 
bisogncrebbe  scrivere  sui  canli  dellc  conlrade  tanlcindica- 
zioni  da  ridurrc  le  facciale  delle  case  simili  alle  pagine  di 
un  libro.  Inveco  la  cosa  e  tanlo  facile,  e  si  fonda  sopra  un 
principio  cosi  nolo,  die  non  ardirei  parlarne  se  non  mi 
servisse  di  seusa  il  credere  cbe  essa  non  sia  ancora  in  al- 
cun  Iuogo  adoUala.  II  principio  t^  quello  delle  coordinate 
parallele,  cui  in  parte  si  rassomigliano  la  longiludine  e  la 
latitudine  geografica.  — ■  Presso  il  centro  di  ciascuna  cilia 
si  scelga  un  monumenlo  osservabile  e  luollo  elevalo,  cbe 
per  esempio  a  INIilano  sarebbe  la  cupola  del  Duomo,  a  Pa- 
dova  il  campanile  presso  il  palazzo  municipale,  e  qui  sareb- 
be il  campanile  moggiore,  quanluii([ue  esso  sia  presso  piul- 
tosto  al  cenlro  morale  cbe  al  centro  Osico;  per  queslo  punto 
s'imraaginino  condoilc  due  retle,  I'una  da  occidenle  verso 
oriente,  c  1'  altra  da  mezzogiorno  a  setlenlrione,  e  a  quesle 
retle  allrc  sieno  parallele  tra  loro  distanti  di  decametroiii 
decametro;  dove  queste  retle  taglianoleparcti  dellc  conlrade 


—  423  — 
odelle  piazze,  si  ponga  u\\  numero  neroper  lo  seconde  relte 
e  rosso  per  le  prime,  il  quale  inoslri  qiianti  decainctri  quel 
punto  sia  discosto  dal  punio  centfale,  sia  nel  senso  da  oc- 
cidcnte  ad  orrienle  (nuraero  nero)  sia  verso  mezzogiorno, 
o  verso  settentrione  (numero  rosso).  Acciocchenon  si  debba 
cercare  sul  muro  da  qual  parte  i  nuoieri  procedano  dimi- 
nuendo, giover^  die  ciascun  numero  sia  accorapagnato  da 
una  freccia  rivolta  verso  il  punto  centrale  ;  e  per  togliere 
ogni  equivoco  questa  freccia  sara  posta  dopo  del  numero 
nero  se  questo  indica  un  sito  piii  orientale  del  centre  delta 
citli,  ed  invece  lo  precedertj  se  il  numero  sia  nella  parte 
occidentale :  cosi  pure  un  numero  rosso  seguito  da  una 
freccia  indicbi  cbe  quel  luogo  e  piii  setientrionale  del  cen- 
tre delta  citti  di  lanti  decametri  quanti  sono  espressi  dal 
numero,  ed  il  nuraero  rosso  preceduto  dalla  freccia  (die 
viene  a  tener  luogo  del  segno  meno  dei  matematici)  espri- 
meri  una  distanza  prcsa  verso  mezzogiorno. 

La  scriitura  di  tutti  questi  numeri  non  porterii  un 
gran  lavoro,  poiche  per  certo  saranno  molto  meno  fre- 
quenti  di  quei  numeri  coi  quali  si  sogliono  indicare  to 
case.  I  moiti  cangiamenti  di  questi  numeri,  mentre  sono 
cagione  di  confusione  provano  che  essi  male  corrispondono 
al  loro  scopo  ;  ed  infatti  e  palese  che  un  numero  progres- 
sive non  6  per  niun  modo  opportune  ad  indicare  case  dis- 
tese  su  un  piano.  Nei  registri  censuarii  sara  pel  facile 
porre  per  ciascuna  casa  un  numero  nero  ed  une  rosso,  i 
quali  in  decametri  ed  in  metri  indichine  la  posiziene  delta 
porta,  ed  anche,  se  si  voglia,  i  conlini  delta  casa.  E  (|uesti 
numeri,  percbe  fondati  sopra  un  principle  razienale  e  non 
arbitrario,  rimarranno  a  perpetua  notizia  dei  posteri,  men- 
tre i  numeri  altuali  sono  fonte  di  dubbiczze.  S'  intcnde  di 
per  se  die  quando  le  contrade  non  sono  largbissiiiie  c  inu- 

Serie  III.  T.  lY.  55 


_  424  — 
tile  scrivere  ciascuii  numcro  sii  ambedue  le  pareti,  e  si 
possono  alternarc  da  un  punto  all'  altro,  cd  anclie  ommot- 
toriio  alcuno,  poiclic  la  distanza  di  venli  meti-i  o  abbaslan- 
za  piccola  per  iscorgere  la  progressione  dei  nuineii. 

Con  facili  considcrazioni  ognuno  pu6  intendci-e  come  i 
progeltati  numeri  corrispondano  del  tiitto  ai  desiderii  siH 
perioniientc  csposti ;  e  se  venga  fatta  la  nuova  numerazio- 
ne  io  mi  tengo  certo  che  anolie  il  popolo  ne  scorgcri  di  per 
se  ilvantaggio,  e  sapri'i  usarne  sia  giungendo  in  una  nuova 
cilt5,  sia  anohe  porcorrendo  qualche  parte  meno  conusciula 
della  propria,  notando  la  posizioue  di  qualche  luogO;,  in  cui 
si  propone  di  ritornare  o  che  vuole  allrui  indicare. 

La  citti  di  Venezia  6  tra  le  piii  difficili  da  percorrersi 
senza  guida,  e  quiudi  quella  che  piu  abbisogncrcbbe  del 
proposto  sussidio  ;  vodiamo  come  si  comporterebbe  chi  per 
la  prima  volta  vi  giungcsse  colla  strada  ferrata ;  falti  pochi 
passi  fuori  della  stazione  egli  vedrebbe  il  numero  — 1 09  nero 
ed  il  112  rosso,  si  accorgerebbe  con  ci6  che  egU  e  ^  090 
metri  all'ovest,  o  \  120  al  nord  della  piazza  principale,  e 
calcolando  che  la  strada  non  pu6  csser  niinoi-e  di  1500 
metri  saprii  in  preeedenza  quanto  tempo  gli  occorreri  a 
percorrerla.  Camniinando  lungo  quella  fondamenta  vedra 
che  il  numero  nero  diminuisce,  non  giii  il  rosso  ;o  cosi  sari 
tratto  a  passare  il  ponte  di  ferro  che  gli  si  offre  alio  sguar- 
do.  Passato  il  ponle,  i  numeri  sono  ben  presto  —  100  nero 
e  105  rosso  e  prescntano  al  forestiere  la  catle  iunga  come 
la  piu  opporluna  a  diminuire  il  rosso  che  si  riduce  a  lOi, 
poi  per  diminuire  anche  il  nero  (ridotto  a  — 9 '<)  egli  volge 
a  sinistra  e  passa  il  ponte  delta  Bergama  ;  dopo  di  che  la 
fondamcnta  di  rio  Marin  gli  si  offre  come  la  piii  opportuna, 
l)crche  i  numeri — 00  e  102  si  diminuiscono  a — 80  e 
82  ;  allcstremo  di  quella  fondamcnta  si  passa  il  ponte  del 


—  425  — 

Ciislo,  poicli6  la  calle  clie  gli  sla  di  fnccia  sarcbhc  in  dire- 
zione  di  accrescere  il  numcro  rosso  ;  dopo  egli  (rova  una 
calle  opportuna  a  diminuire  ambodiie  i  numeri,  e  cosi,  se 
egli  sappia  scliivarc  le  calli  senza  uscita,  giungcra  per  una 
dclle  strade  piii  brcvi  al  canalo  maggiore,  che  egli  do- 
\rji  attraversare.  Per  poco  che  il  forestiere  abbia  nolizia 
della  cittii  egli  sapia  essere  tagliata  da  un  canale,  il  quale 
ha  soltanto  tre  ponti,  uno  a  —  9  nero  e  50  rosso,  ed  uno 
a  — 83  nero  e  2  rosso  ;  sicche  quando  era  a  —  109  e 
\  \2  avra  scoria  ropporluiiilii  di  dirigersi  al  ponle  di 
Rialto  prescegliendo  quelle  vie  che  piii  diminuiscono  il  nu- 
mero  nero  anziche  il  rosso  ;  dopo  il  ponte  della  Bergama 
avra  progredito  verso  S.  Sinieone,  e  rainmentando  che 
deve  rivolgersi  piuUoslo  all'  est  che  al  sud  giungera  al  pon- 
le di  Rialto,  passalo  il  quale,  lo  slrade  verso  il  nord  lo 
condurranno  alia  piazza. 

La  progeltala  numerazione,  oltre  che  dirigere  ogni  pas- 
seggero  al  suo  soopo,  ed  insegnargli  I'ordine  con  cui  dee 
successivamenle  passare  da  un  luogo  ad  un  altro,  avra  il 
vanlaggio  di  presentare  le  distanze  e  la  vera  orienlazione 
di  ciaseheduna  contrada  :  se  essa  venga  qui  adotlala,  Ve- 
nezia  sari  niodello  presto  imilato  dalle  altre  cilia,  e  saran- 
no  tolle  quelle  multiplioi  nunierazioni  delle  case  che  si  male 
servono  al  loro  ufticio. 

II  ni.  e.  prof.  Domeiiico  Turazza  legge  la  scgucn- 
te  relazione  della  meinoria  del  cav.  Maurizio  Bri- 
(jhenti  sidla  corrente  litoraJe  deW Adriatico. 

II  cav.  Maurizio  Brigiienti  presento  queslo  nosti'o  Jsli- 
lulo  d'  una  sua  niemoria  sulla  corrcnle  litorale  dell'Adria- 
lico,  tendenle  ad  esaminare  I'  influenza  di  questa  corrente 


—  4^J0  — 
sulla  (lirczione  (Idle  i'oei  dei  (iiimi  c  dollc  torronli  qualun- 
fjue,  »'  sul  pi'oloiulimeiUo  dolle  spiagij;i(' ;  del  (juale  scrilto, 
clio,  0  per  r  iiuportanza  dcU'  argomento  c  pel  magislcro 
della  lialtaziouc,  racrita  certamcntc  il  piii  altenlo  csamc, 
credo  ulile,  adempiendo  anchc  ad  iiiio  degli  ohbliglii  di 
questo  islilulo,  di  farvene  oggi,  o  cliiarissimi  colleghi,  una 
lirevo  reiazione,  la  quale  vavra  almeno  ad  invogliarvi  alia 
leltin  a  di  (juella  niemoria,  e  ad  allellarvi  alia  disoussioiic 
di  uiio  dei  prineipali  problemi  dell'  idraulica  pralica. 

La  dove  le  eorrenti  deU'aequa  dolec  o  salsa,  per  varchi 
aperli  ncllc  dune  o  nel  lito  fanno  foee  nel  mare,  dispongono 
la  focc  slessa  secondo  particolar  direzione,  Dssa  o  mutabile 
dipendenle  dalle  spcciali  circoslanzc  locali  e  dalla  nalura 
delle  ac(iue  medesiine.  Asscgnare  quale  inllucnza  abbiano 
nello  stabilire  I'accennata  direzione  della  focc  le  circoslan- 
zc  della  varia  uatura  delle  aequo  correnli,  della  qualila  e 
del  vario  avvicendarsi  delle  torbide,  delle  correnli  marine, 
e  linalmenle  dei  vcnti  e  delle  burrasche  doniinanli,  cosli- 
luisce  lo  scopo  del  problema  idraulico  die  passa  solto  il 
nome  della  direzion  delle  foci.  Problema  importantissimo, 
sia  chc  si  guardi  alia  navigazione,  sia  alio  siabilimento  doi 
porti,  sia  linaliuente  per  I'  iniliienza  della  foee  sul  regime 
degli  uUimi  Ironcbi  dei  fiumi.  Ed  e  appunlo  per  questa 
iiuportanza  clic  lia  il  dello  problema  c!ie  molli  c  de' prin- 
cipal! fra  gll  idraulici  noslrali  e  stranieri  lo  fecero  scopo 
dei  lore  sludii,  e  cbc  viene  ora  riprodollo  e  discusso  nel 
presenlc  scrillo  dal  cav.  Brigbcnli,  cui  T  opporluniti  di  nu- 
iiierose  c  alleate  osscrvazioni  locali  lungo  i  lili  della  R,o- 
magna,  la  nola  maeslria  in  lulti  i  varii  rami  deH'idraulica, 
specialmenle  pralica,  rendevano  piu  d'  ogni  altro  idoneo  al 
diflicilc  assunto.  Ed  bo  a  bello  studio,  Tra  le  esimie  qualita 
del  cluarissimo  scritlore,   acccnnalo   iu  priiuo  luogo  alio 


—  427  — 
sue  praliclie  osservazioni  locali,  iiiiperoccli('  i!  problcma  di 
cLii  (i  parola  6  problenia  essciizialnienle  [iratico  die  noii 
pu6  essere  sciollo  die  in  base  a  luimerosi  I'aUi  speciali,  c 
ad  un  altento  confroiilo  dellc  circoslanze  pailicoUiri  solto 
alia  ciii  induenza  awcngono  i  falli  medesimi.  V  o  gii  nolo 
die  in  queslo  prol)lema  slelte  lungamenle,  e  sta  almeno 
in  parte  lutlora^  iin'ingegnosa  ipolesi  del  IMonlanari,  il 
quale  altribnendo  il  falto  per  inteio  all'  influenza  della  cor- 
rentelitorale,  votle  la  slessa  generaro  i  bancbi  a  deslra  nelle 
•foci  di  aoqua  dolce,  a  sinistra  in  quelle  delT  acqua  marina, 
per  cui  la  fossa  aliravcrsanle  lo  scanno  o  il  banco  dovreb- 
be,  seeondo  il  suo  parere,  volgere  a  sinistra  nelle  correnti  di 
aequa  dolce,  a  destra  nelle  all  re  ;  e  perclie  in  faito  cio  in 
jiarte  si  avvera,  cosi  si  repulo  inleraniente  vera  1'  ipotesi,  e 
a  cio  die  non  e  die  un  elemenlo  del  fatio,  e  forse  non  il 
principale,  si  atlribui  e  si  altribuisce  da  alcuno  tutto  il  falto 
raedesimo.  Quesla  leoria  fu  primierauiente  coiiibaltula  dal 
Tadini,  il  qu.de  reco  in  campo  allra  ipolesi,  die  cioe  la 
salsezza  dellc  acque  del  mare  sia  atta  a  sciogliere  i  depo- 
sit! terrosi  die  nascono  alia  foce  dell' acque  dolci,  donde  la 
spiegazione  del  volgere  a  destra  delle  acque  marine.  A  mo- 
strare  r  insussistenza  cosi  dell' una  come  dell' altra  spie- 
gazione, od  almeno  ad  attenuarne  notabilmenle  Tinfluenza, 
reca  in  campo  il  nosfro  autore  nclla  presente  mqmoria 
moltissimi  fatli,  dei  (juali  io  mi  accontentero  di  ricliiamar- 
vene  qui  akuni  dei  principal!.  Questi  sono : 

La  direzione  delle  foci  tuttc  ddle  acque  dolci  o  salate, 
chiare  o  torbide  dalla  punta  di  Sdobba  a  Sinigaglia,le  quali 
uon  tuttc  si  accomodano  a  quelle  spiegazioni,  e  che  anzi 
prcsenlano  effetti  esseuzialmente  diversi :  per  e.  ;  1'  antico 
ramo  del  Po  di  Venezia  e  il  Yolano,  anibedue  ricettacoli 
d'  aequo  chiare  e  dei  quali  1'  uno  volge  a  destra,  e  1'  altro 


—  428  — 
nnn  appena  onlra  in  mare  I'ivolgc  la  focc  subilamente  alia 
sinistra,  con  piegalura  assai  risenlita. 

Lc  foci  pontinde  lultc,  so  armate  di  moli  hanno  la 
spiaggia  adcrenlc  alia  deslra  piu  prolratla  ddla  sinistra, 
sien  cbiare  o  torbido  le  acqnc  ;  laddove  so  sono  invece  dis- 
armate  lianno  i  deposit!  ghiarosi  seinpre  piii  estesi  alia 
sinistra  c  le  foci  piegatc  a  quella  parte.  E  cosi  avvicnc  dei 
moli  o  gnardiani  die  si  pongono  isolati  alia  destra,  i  quali 
niostrano  le  aggestioni  sempre  piu  protratteda  qiiesta  parte, 
dalla  qual  parte  appunto  si  pongono  per  arrestare  i  mate- 
riali  trascinali  lungo  il  lito  non  gia  dalla  corrcnte  litorale, 
cbe  gli  volgerebbc  in  senso  opposto,  ma  bensi  dalle  burra- 
scbe  prevalcnti. 

La  differenza  cbe  vi  ba  nclla  distribuzione  delle  minute 
arene  a  ridosso  dei  gnardiani  cbe  inlersecano  nornialmente 
il  raoto  litorale,  le  quali  si  accumnlano  alia  loro  sinistra 
lungo  le  scoglicre  delle  lagnne  venetc,  e  invece  alia  loro 
deslra  sulla  cosia  pontificia,  laddove  il  moto  litorale  pro- 
cede  e  per  Ic  une  e  per  Tallra  sempre  dalla  sinistra  alia 
destra. 

Dei  quali  fatti,  e  di  altri  moiti  cb' io  bo  lasciati  per 
brevita  Irova  la  conipiuta  spicgazione  ammettendo  I'influen- 
za  del  moto  ondoso  del  mare  prodotto  dalle  burrascbe  e 
traversie  dominanti,  le  quali  cause  fanno  si  cbe  le  dette 
foci,  come  pare  consono  al  falto,  piegbino  sempre  so- 
pravvento,  e  cbe  nelle  spiaggie  sottili  mutino  spesso,  ap- 
punto pel  mutarc  delle  detU;  cause,  la  direzione  ed  il  slto. 
Dei  quali  I'alli  quello  die  si  preslcrebbe  magglormente  a 
dilucidare  la  quostione  e  ad  appoggiare  I'ipotesi  eper  certo 
quello  ddla  distribuzione  delle  gbiaie  alio  sbocco  dei  tor- 
renti,  e  per  cio  appunto  si  potrebbe  forse  desiderare  cbe 
per  la  sua  importanza  fosse  con  qualcbe  maggiore  dettaglio 


—  429  — 

esaminato  e  discusso.  E  questo  fanto  piu  clie  gli  sarebbe 
stata  con  cio  p6rta  occasione  di  enlrare  in  iin  piii  nilniito 
esame  del  nioto  ondoso  e  del  suo  vero  modo  di  agii-e,  sia 
iiel  piegare  il  torso  dei  fluml  e  delle  correnli  alle  loro  foci, 
sia  lie!  dislribuire  liingo  le  spiaggie  i  nialeriali  sollevati  dai 
flutti,  o  convogliali  dalle  acque  niediterranee ;  al  die  fare 
sembra  essere  stalo  trallenuto  da  una  modestia,  che  in  lui, 
cosi  esperto  nelie  idrauliche  cose,  puo  ragionevolmente  pa- 
rere  soverchia. 

Alia  medesima  cagione  lega  pure  11  fatto  del  protend i- 
mento  delle  spiaggie,  conchiudendo  che  anche  se  avesse  a 
mancare  del  lutto  la  corrente  lilorale  in  un  golfo  posto  in 
condizioni  pari  a  (juelle  dell' Adriatico,  seguirebbero  cio 
nulla  meno  gli  stessi  accidenti,  che  si  rimarcano  in  fatti  av- 
venir  nel  medesimo.  Ad  una  (ale  sentgnza  polrebbe  pero  al- 
cuno  non  cosi  facilmenle  soscrivere  ;  die  dal  dare  alia  cor- 
rente litoruie  tulla  I'  influenza  al  non  darne  nessuna  forse 
6  ipotesi  e  passo  troppo  arriscliiato,  e  forse  anche  non  in- 
lierainente  vero.  Non  sarebbe  difflcile  che  un  piu  atfento 
esame,  e  alcune  distinzioni  fra  I'azione  continuata  della 
corrente  e  la  lemporaria  del  moto  ondoso,  fra  I' azione  a 
tempo  delle  piene  dei  Gumi  e  la  perennc  del  mare  ne  por- 
lassc  a  modificare  alcun  poco  1'  opinione  cosi  assoluta  del 
chiarissimo  autore,  certo  in  ogni  evento  potrebbe  gottarc 
una  luce  niaggiore  nel  difficile  argomento.  Le  quali  cose 
se  io  ho  qui  azzardato  di  dire,  egli  e  solo  per  desiderio  di 
potermi  interamente  cerliDcare,  perche  se  infineio  dissento 
alcun  poco  da  lui  cio  non  e  che  col  massimo  riguardo,  e 
pel  solo  interesse  della  scienza,  che  potrebbe  riputare  un 
tale  fenomeno  non  chiarito  aiicora  abbastanza.  Locch6  de- 
vesi  intendere  non  gia  rapporto  ai  fatti  rocati  in  campo  che 
sembrano  veramente  decisivi,  ma  solo  in  quanto  ^lla  spic- 


—  43U  — 

gazionc  dei  dolU  falti,  la  (jualo  polrebhc  forsc  ricbiodere 
una  niaggiorc  eslonsioiic  ;  so  pure  cio  non  provienc  invcco 
da  dit'elto  niio,  o  da  idei>  pi'tHioncette,  le  qiiali  rai  I'cndesse- 
ro  men  cliiaro  (juello  die  potrebbe  essere  ad  allri  iiivece 
chiai'issinio. 

L'  opuscolo  si  cbiude  eon  un  breve  cenno  di  cio  che  av- 
vieno  sul  blorale  dell'Egilto  fra  la  foce  di  Damiata  c  Pelusio, 
accennando  alia  cagione  dell'ingfossamento  del  lido,  clie  e 
qiiivi  leiilissimo,  e  moslrando  come  tiillo  induce  a  credere 
die  r  aceumulaniento  delle  sabbie  a  ridosso  del  molo  sini- 
stro  del  nuovo  canale  debba  essei'e  ancora  piu  lenlo  di 
queilo  sia  a  IMalamocco  ;  alia  quale  sentenza  ci  accomodia- 
mo  ben  volentieri,  lietamentc  augurando  con  lui  ad  una 
opera  alia  (juale  si  lega  lanla  speranza  di  pubblica  ulilita, 
c  tanla  gloria  d'  Europa. 

Si  legge  la  scguente  lettera  indirizzata  ai  presi- 
dcnte  dell'  Istituto  venelo  dal  meinbro  onorario  di 
esso  e  presidente  dell'  Istituto  lombardo  bar.  Camillo 
Vaccani. 

Egregio  presidente  cav.  Menin.  "      '  -■'-■■   .  ]  [•  ? 

II  nuovo  presidente  delli.  r.  Isliluto  lombardo  delle 
scienze,  letlere  ed  arti,  si  fa  un  pregio  distinto  di  presen- 
larsi  all'i.  r.  Isliluto  venelo  nella  vieina  sua  unione  del 
13  correnle  in  Venezia  porgendogli  col  mezzo  dell' esimio 
suo  presidente  nolizia  dell' assunto  suo  carico,  il  24  dello 
scorso  mese  di  febbraio  dopo  letlura  del  Dispaccio  Luogo- 
lenenziale  e  il  qui  unito  Discorso  sulle  traccie  di  quell'esem- 
pio  nobilissimo,  che  fu  dalo  il  15  febbraio  del  1857  al 
venelo  Isliluto  dal  suo  presidente. 


—  431  — 

E  pur  duopo  rammentare,  cbe  i  due  Istituti  fratelli  deb- 
bono  insieme  concorrerc  al  graiide  scopo,  per  cui  furono 
simultaneamente  isliluiti^  e  di  centri  anchc  divisi,  ma  di 
modi  io  lutto  conformi  sotto  due  special!  presidenze  iudi- 
pendenti  si  r  una  dall' altra,  pur  sempre  unisone  «  all'iii- 
»  tento  di  promuovere  gli  studii  elie  banno  immediata  c 
«  priQcipale  influenza  sulla  prosperila  e  sulla  coltura  scien- 
•)  tifica  generale  delie  seienze  nelie  provincie  componcali 
» il  regno  Lombardo-Veneto.  »  E  se  mi  e  permesso  spie- 
garle  un  voto  e  cbe  si  scambino  fra  noi  con  piu  frequenza 
le  reciprocbe  comunicazioni,  atte  a  togUere  quel  pensiero 
in  takini  pur  sorto  e  propagato  cbe  i  due  Islituti  sieno 
ora  cosi  dlsgiunti  come  se  apparlenessero  a  due  diverse 
nazioni,  cosa  certamenle  non  vera  e  cbe  a  ciascuno  dei 
due  ripugnerebbe,  essendo  cbiare  Ic  tendenze  di  amendue, 
scambievob  le  importanti  partecipazioni,  fratellevoli  le  con- 
cordie  dei  membri  dislinli  di  entrambe  e  soprattutto  delle 
due  presidenze. 

Quel  si  degno  anlico  presidente  conte  Andrea  Cilta- 
della  Vigodarzere  faceva  pur  eco  luminoso  ai  voti  miei, 
quando  I'  anno  scorso  rintuzzando  straniere  innovazioni  e 
tanto  senno  versando  ne'consigli  di  Gran  Principe,  portato 
ad  elevare  sempre  piu  il  credito  e  la  fama  degli  Istituti  nei 
dominii  da  Lui  amministrati,  a  raescriveva:  « lo  reputando 
1)  non  solo  men  cbe  opportuna  e  men  cbe  giusta,  ma  ancbe 
1)  impossibile  la  unificazione  dei  due  Istituti,  credo  ferma- 
I)  raente  molto  giovevole  il  collegarli  insieme  quauto  piii  si 
))  possa  a  comunicazionc  di  notizie,  a  comunanza  di  sludii, 
»  a  rautua  cooperazione  in  un  medesimo  scopo,  amaggiore 
»  esteosione  d'  opera,  ad  aumento  di  credito,  pur  sempre 
» rimanendo  a  Milaiio  e  a  Venezia  le  adunanze,  le  presi- 
1)  den/e,  le  canoellerie,  Ic  raccolte  scientiGchc.  » 

Scric  111,  T.  IV.  56 


—  432  — 

Altanienle  persuaso  d'  inconlrarmi  co'  siioi  voti ,  con 
(liiclli  del  dogno  vice-prcsidcnlo  o  dei  duo  lanlo  cliiaii  se- 
grctarii  del  vcncto  [slitulo,  porgo  a  tuUi  il  mio  omaggio  di 
collega  onorario  e  di 

Prcsidenle  deW  IslUulo  lombardo 

Vaccani  •       . 

iVIiliiiio  11  marzo  4839. 

La  prcsidcnza  per  conimissionc  deli'  Istituto  vc- 
ncto gli  ha  indirizzala  la  scguenlc  risposta. 

Neiradiinanza  del  13  di  questo  mese,  udita  la  Ict- 
tura  dcir  onorevole  foglio  dell'  1 1  da  Lei  indirizzalo 
ul  soltoscritto  presidcnte,  V  i.  r.  Istituto  vcncto  si  di- 
cliiaro  coneorde  a  tulto  le  idee  spicgatc  in  esso,  c  voile 
die  di  questa  sua  picnissima  confonnita  di  pensicri 
c  di  dcsiderii  Ella  sia  rcsa  partecipe.  Si  aggiungono  i 
ringraziamenti  dello  stcsso  Istituto,  ceo. 

Elenco  dei  doni  proscntati  all' i.  r.  Istituto  dopo  Ic 
adunanze  43  e  44  febbraio  4859. 

L'  Eld  prcsente.  N.  G  a  10.  —  Venezia  4  859. 

V  Avvisatore  mercantile.  N.  6  a  40.  — Venezia  1859. 

V  Economia  riirale.  N.  3  e  \.  —  Torino  1859. 
V Echo  medicate,  di  Nenclidtel.  N.  2  e  3. —  4  859. 

n  Tecnico.  Febbraio,  Vol.  II,  fasc.  VII.  —  Torino  1859. 
Aiti  detC Accadcmia  de'  Georgofili  di  Fircnze   (Continuazio- 

ne).  Vol.  V,  Disp."   4.  "  —  1858. 
Butletiino  deltc  scienze  mediche  di  Botogna.Gcnmuo. — 1859. 
Btiltcttino  dett'  Islmo  di  Suez.  Vol.  IV,  N.  3  e  5.  —  Torino 

1859. 


—  433  ~ 

Mcmorie  dell'i.r.  fsUluto  Lombardodi  scienze  ccc.  Vol.  VII, 
fasc.  VIII  cd  ultimo.  —  Milano  1859. 

Indice  deUe  niaterie. 

Ferrario  padre  Otfavio,  Anylisi  dpll' nnqua  salsojodica   di  Sales  nel 
Pienionte.  —  Guida  alle  analisi  delle  acqne  niiiiciali  ecc. 

Gazzetta  di  Verona.  IN.  34  a  58. 

Comptes  rendns  licbdomadaires  des  seances  de  I'Acad.  des 

Sciences  de  Paris.  T.  48,  N.  6  a  9.  —  ^859. 
Cronaca  di  scienze,  letlere  ecc.  Anno  V,  disp."   3.'    4.' 

—  ^859. 
//  Crepuscolo.  N.  3  e  4.  —  Milano  1859. 
Protusione  al  corso  di  fisica  neW i.  r.  Iniversild  di  Padova 

per  I' anno  scolastico    1857-58,  del  prof,  Bernardino 

Zambra.—  Padova  1 859. 
Report  etc.  Rapporlo  dei  Commissarii  siille  Patenti  diagri- 
coltura.  Vol.  2. —  1 855-50. 
»      arli  e  mestieri.  Vol.  I  e  II. 
.)  Id.  Vol.  I,  II  e  III  —  I85G. 

Wasington  1 856-57. 
Osservalore  Triestino.  N.  33  a  58.  —  Trieste  1859. 
Annotatorc  Friulano.  N.  7  e  10.  —  Udine  1859. 
Gazzetta  di  farmacia  e  di  chimica.  N.  7  a  9.  —  Vcnezia 

1859. 
Reichs-gesetz-blatt  etc.  (Bulleltiuo  delle  leggi  dell'  Impero 

Austria  CO).  Dispensa  4."   a  8." 
Prospeclus  helminlltum  quae  in  parte  secunda  prodromi 

faunae  lielmintliologicae  veneiae  contineniur.  Auctore 

Raphaele  Molin,  prof.  ecc.  —  Wien  1 859. 
V  Educalore  israclita.  Puntala  2.  —  Vercelli  1859. 
Beiirage  ccc.  (Supplimento  alia  Orammatica  latina)  di  L. 

C.  M.  Aubert,  —  Cristiania  1856. 


—  434  — 

Physikalskc  Meildelelscr.  (Comunicazioiie  fisiclio)  di  Adnnio 

Arndtson. —  Cristiania  18^0. 
Bidray  I'd  knndskaben  olo.  (Siipplomenlo  illuslralivo  dolla 

Fauna  lilorale  del  Mcdilerranco)  di  M.  Sars.  Parle  1.' 

e  2.'  —  Crisliania. 
Invcrsio  vcscicae  orinaric  ct  hixationes  femorum  congcni- 

tae,  di  Lektoi'  Voss.  ■ —  Cristiania  1857. 
QueUjucs   observations   de   morpholoyie  vdgelale  failes  an 

jardin  botanujue  de  Clirisliaiiia^  par  I.  M.  jNornian.  — 

Cristiania  1857. 
Observaiions  stir  Ics  phcnomcnes   d'  erosion    en  Norvege 

recueillies,  par  I.  C.  Ilorbye.  —  Cristiania  1857, 
ForlsaUe  Jagllagelser  etc.  (Ossorvazioni  eonlinue  sopra  i 

fcnomeni  erratici)  di  I.  C.  Ilorbye.  —  Cristiania   1857. 
Alti  dell'  i.   r.   Istituto   Lombardo  di    scienze  ecc.   Vol.  I, 

fasc.  XII.  —  Milano  1859. 

Indice  delle  materie. 

Lnvori  dell'i.  r.  Istituto  nelle  tornate  9  e  2o  decembre  1858,  io  e  27 
geiuiaio  1859.  —  Brioschi.  Sul  metodo  di  Kroiiecker  per  la  riso- 
luzioue  delle  eqnazioni  di  5."  grado. —  CavciUeri,  Di  due  elioscopj 
polarizzaiitij  applicabili  a  qiialunqne  caniKuchiHle.  —  Cossa,  liitor- 
no  alia  collezione  MonuDienta  graphiea  nicdii  uevi  ecc. 

Brevet  d  invention  a  Frangois  Durand.  Notivelle  broche  de 
filature.  Dalla  Societa  d'  incoraggiamento  di  Parigi. 
—  i858. 

Sulla  elettroslaliea  induzione.  Quinta  comunicazione  del 
prof.  Paolo  Volpicelli.  —  Roma  1858. 

Corrispondenza  scientifica  di  Roma..^.  34  a  30.  —  -1858. 

//  Bacofilo  Itatiano.  Anno  2.°  febbraio.  —  Milano  1859. 

Lo  Spcltatore  Italiano.  N.  20  e  21.  — Firenze. 

La  Civilld  callolica.  N.  214  e  215.  —  Roma  1859. 


-  435  — 

Revue  a(jricoU\  industrielle  et  lillcraire  de  Valenciennes. 

INovembrc  et  dctenibre  1859. 
Hivisla  conlemporanea  di    Torino.  Fuse.  G\. — Dicembre 

1830.  ''  '--■'■   •    "     •     ' 

Bulletin  de  la  Socicte  boianirjue  de  France.  Frontispizio  cd 

Indiee  del  T.  IV.  —  Parigi. 
Annali  di  malematica  pnra  ed  applicata,  pubblicati  da  Bar- 

nnba  Tortolini.  N.  I  ^  gennaioe  febbraio.  —  Roma   1839. 
Ciornale  veneto   delle  scienze  mediclie.    T.   XIII,  Serie  II. 

—  Gennajo  1859. 

Ciornale  delle  scienze  mediclie  di  Torino.  N.  3  e  4.  —  1859. 
T/ie  Journal  etc.  (Giornale  della  reale  Societa  di  Dublino) 

N.  XI,  oltobre.  —  Dublino  1858. 
Relazione  inlorno  alia  f/enerale  livellazione  del  fiume  Reno 

escguila  negli  anni  1854-55,  del  prof.  cav.  Maiii'izio 

Biigbeuli.  Fasc.  \.°  —  Roma  1857. 
Letiure  di  famiglia,  delta  Sezionc   Letterario-Artisliea   del 

Loyd  Aiistriaco.  Vol.  VIII,  Punt.'  2.'  —  Trieste  4  859. 
L  I'nion  medicale  de  la  Gironde  de  Bordeaux.  N.  2,  fevrier 

4  859. 
II  Mutuo  soccorso.  Giornale  di  agricoltura  pratica.N.  la  10. 

—  Milano  1859. 

Suite  pianle  fossili  di  Zovencedo  e  dei  Vegroni.  Leltera  del 
dott.  A.  B.  prof.  Massalongo  al  prof.  Rob.  de  Visiani. 

—  Verona  1858. 

Notices  of  the  procedings  etc.    (Ragguagli  degli  Atti  delle 

adunanze   dei  membri  del  Reale  Istitiito   della   Gran 

Brettagna).   T.  VIII,  novembre   1857,  luglio  1858. — 

Londra  1858. 

Inclice  delle  n'aterie. 

Austen,  Robert  Godwin-Esq.,  On  the  conditions  which  determine  the 
probability  of  Coal  beneath  the  Soceth-Eastern  parts  of  England.  — 


—  430  — 

Barlow,  Reu.  John,  On  Minnml  Candles  antl  other  Products  ma- 
luifactuied  at  Heliiiont  and  Sliervood.  —  Bradbunj,  Henri/,  Esq., 
PiintinL;-its  Dawn,  Day,  and  Destiny  (No  Abstract).  —  Buckle, 
Henry  Thomas,  Esq.,  On  the  Influence  of  Women  on  the  Progress 
of  Knowledge.  —  Carpenter,  D.r  William  B.,  On  the  Lowest 
(Rhizopod)  Type  of  Animal  Life,  considered  in  its  relations  to 
Physiology,  Zoology,  and  Geology.  —  Denison,  Edmund  Beekell, 
Esq.,  On  some  of  the  Improvements  in  Locks  since  the  Gieat 
Exhibition  of  I80I.  —  Faraday,  Professor,  Remarks  on  Static 
Induction.  —  On  Mr.  Wliealslone's  Electric,  Telegraph  in  Rela- 
tion to  Science.  —  Frinikland,  Professor  Edward,  On  the  produ- 
ction of  Organic  Bodies  without  the  ageiiey  of  Vitality.  —  Grove, 
W.  R.  Esq.,  On  Molecular  Impressions  by  Light  and  Electricity.  — 
Hukley,  Professor  T.  II.,  On  the  Phenomena  of  Genmiation.  — 
James,  Col.  Heney,  On  the  Geodetic.  Operations  of  the  Ordnance 
Sarvey.  —  Lacaila,  James  Philip,  Esq.,  On  the  late  Earthquakes, 
in  Southern  Italy.  —  Lankesler,  D.r  E.,  On  the  Drinking  Waters 
of  the  Metropolis.  — •  Powell,  Professor  Baden,  On  Rotatory  Sta- 
bility and  its  Applicalions  to  Astronomical  Observations  on  board 
Ships.  —  Ramsay,  Professor  A.  C.  —  On  the  Geological  Causes 
that  have  influenced  the  Scenery  of  Canada  and  the  North-Eastern 
Provinces  of  the  United  States.  —  Smyth,  Professor  C.  Piazzi, 
Account  of  the  Astronomical  Experiment  of  185(3  on  the  Peak  of 
Teneriffe.  —  Tijndali  Professor,  On  some  Physical  Properties  of 
Ice.  —  On  the  Mer-de-Glace.  —  Annual  Meeting,  May  I.  —  Gene- 
ral Monthly  Meetings-Index. 

The  Royal  Insliiution  of  Great  Britain  etc.  (Isliluto  roalo 
dclla  Gran  Bfcltagna).  Eleiico  dei  membri,  cariclic, 
statuti  ccc.  per  Taiino  1857.  —  Loiulra  1858. 


ACCADEMIA  REALE  DELLE  SCIENZE  Dl  TORINO. 

CLASSE  DEILE  SCIENZE  MORALl,  STORICHE  E  FILOLOCICUE- 
PROGRAMMA. 


t->ionsiderando  la  Classe  che  I'importanza  degli  studi  sto- 
ricl  cresce  con  quella  degli  avvenimenti  che  ne  formano  il 
soggetto,  e  che  tali  stiidi  si  risentono  della  qualitii  de'  tempi 
in  cui  sono  coltivati,  crede  ntlle  il  riehiamare  1'  attenzione 
degli  studiosi  sulla  coudizione  di  coteste  scientifiche  discipline 
in  Italia  negli  ultimi  cento  anni. 

E  intenzione  della  Classe  che  nelle  proposte  investigazioni 
s'  abbiano  a  comprendere  i  lavori  di  critica  storica,  non  altri- 
menti  che  le  narrazioni  dei  fatti  contemporanei. 

La  Classe  apre  quindi  un  concorso  sopra  il  segente  tema: 
«  Descrivere  la  condizione  degli  studi  storici  in  Italia 
»  dalla  pace  d'Aquisgrana  del  1748  al  4848,  segnando  il  carat- 
»  tere  letterario  dei  varii  principali  scrittori. 

»  Determinare  1'  influenza  die    gli    avvenimenti   politici 
»  ebbei'o  siilla  indole,  e  sul  corso  di  questi  studi.  » 

II  premio  sara  di  una  medaglia  d'oro  del  valore  di  lire 
mille. 

Lo  scritto  premiato  si  stampera,  se  cosi  place  aU'Autore, 
negli  Atti  della  Reale  Accadeniia  delle  seienze,  e  se  ne  da- 
ranno  cento  copie  all'Adtore  medesimo,  riservato  a  suo  favore 
il  diiitto  di  proprieta  per  le  successive  ristanipe. 

I  lavori  dovranno  essere  presentati  per  tutto  il  mese  di 
dicembre  1859,  in  lingua  italiana,  latina,  o  francese,  mano- 
scrilti,  e  senza  nonie  d'Autore. 

Essi  porteranno  un'  epigrafe,  cd  avranno  unita  una  polizza 
sigillata  con  dentro  il  uome  e  T  indirizzo  dell'Autore,  e  di 
fuori  la  stessa  epigrafe  posta  suUo  scritto.  Se  da  questo  non 
sara  vinlo  il  premio,  la  pulizza  non  aprirassi,  e  sara  bruciata. 


—  438  — 

Sono  esclusi  dal  concorso  i  soli  Accademici  residenti, 
II  giudizio  sara  pronuiiziato  nel  priino  triine.-jtre  dell'  an- 
uo  -1800. 

I  pieghi  dovranno  essere  dirpttl  per  la  posta  od  altiimenti, 
inasigillati,  efranclu  diporto,  alia  Jteale  Jccademia  delle  scien- 
ze  di  Torino.  Quando  non  vengano  per  la  posta,  dovranno 
essere  consegnati  all' Ulfizio  dell' Accademia  niedesinia,  dove 
(tl  portatore  se  ne  dara  ricevuta.  f    ■ 

Torino,  il  24  di  giugno  i858.         .  •>  •    ■   -,.■ 

II  Piesidenle  ,  ;    , 

PLAIVA  GlOVANiM.  ,  , 

L' Accadtmico  Serjrelnrio 

COSTAINZO  GazZEBA. 


AMO  lSa8-o9  .  DISPESSA   SESTA 


m  mm  di  mzii 

STLDII  "" 

DEL    DOTT.    ANTONIO    BERTI 

TRATTI 

DALLE    OSStRVAZlOM    JIETEOROLOGICUL    DLL    YtNTEKMO     l83G-55 

ED    ACCOMPAGXATI 

DA    TAYOLE    NLMEBICHE    E    GRAFICHE 

(ContinuazioDe  della  pag-  288  del  presente  volume.) 

^®)° 


TA\OJiE  ilETEOROIiOGICIlE  PER  YElZIi 

dall'ainjno  i836  al  4855 


BAROMETRO 


Serie  III.  T.IV.  57 


440  — 


Tatola  I. 


GeuiKiio 

Febbraio 

Marzo 

Aprilrt 

Maggio 

Giiigiii' 

Liiglii) 

Ai^nsto 

Settembi-e 

Oltobre 

Novembre 

Dicembre 


Ekvazioni  medic  mensi 


183G 


339 ,60 
356,00 
358, 40 
357 ,0o 

558,72 

539  .or 


1S37 


1838 


1839  i  18 iO 


48il 


1842 


1843 


338'J60  557 ,70 
559,80  335,60 
556,50  356,00 
553 ,50  555  ,70 


556 .90 


357,10 


558. oO  558,50 


559 ,50  558 ,20  558  ,40 
559  ,80  559 ,20  558 ,00 
559,10  558,00  558.70 
359 ,0o  340 ,50  558 ,90 

557,00  557,701557,80 
556,10  539  ,00 '539 ,40 


535 ,30 
559  ,20 
557 ,00 
557  ,60 
556  ,70 
358 ,70 
359,10 
559 ,40 
556  ,80 
338 ,50 
556  ,80 
336 ,80 


358 ,50  336 ,50 
357,50  357,70 
557,90  559,00 
555,80  557,00 
555.50  359,40 


558,00  537  "70 
340,60  555,50 


557 ,50 
556 ,40 
556 ,80 
337  ,20 
358,10 
556 ,50 
358 ,30 


558 ,50  358  ,20 
537 ,70  338 ,50 
558  ,20 '537  ,60 
357,50  339,40  337,70 
558,50  558,80  558,01) 
558,70  540,00  540,00  » 
559,20  537,60  540 ,20  ill 
554,90  358,.'i0  558,301 


338 ,30 
537 .00 


556  .80 
341 ,40 


358.'27i55S,18  557',63  557'^6o|557!l7io57.84:558,76 


558  ,70  ] 
542  ,50 1 


558 ,621 


5.' 8' 
557 


Media  aiuuia  masfiiua  del  1  cteceuniii  uel  1842 

»  n       minima     »  n  x     I81O 

Difierenza * 

Media  mensiie  massima  del  1  deceniiiu  ii>  1  I8'i5 o'd^ 

n          »           minima       »             »          »     1841 <3'^ 

Differenza ' 

558!) 

Media  totale  del  1 


Media  lotale  del  I  deceniiio 


—  441 


el  venlennio  1836-1855. 


;4846 


4847 


1848 


1840 


4850 


1851 


4852 


4853 


4854 


4856 


1559,40 
|33'8 ,20 

(337 ,60 
1536  ,70 
1558,50 
1559 ,60 
1338 ,80 

[337  ,S0 

337  ,70 
336  ,90 
359 ,60 
535,20 


358 ,70 
556 ,50 
558 ,20 
555  .60 
559 ,90 

557  .80 
558 ,80 
558 ,60 
558,50 
558 .60 
540,10 

558  ,40 


357,96,338.29 


556  ,60 
537 ,10 
333 .30 
357,50 
558 .70 
559 ,10 
359,10 
358  ,80 
538 ,60 
537  ,80 
338 ,20 
540 ,70 


558 ,50 
540 ,60 
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»         minima      »           »           »     1848 553,   50 

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a 

m 

S 

—  447  — 
Tayola  v.  ..  ; 

Elevazioni  medie  dei  qiiinqtiennii  divisi  per  mai 
e  per  islagioni. 


Mesi 

1836-40 

184i-45 

d846-60 

185i-B5 

Gennaio  . 

357';',94 

357"',72 

358"',58 

558"',68 

Febbraio. 

357   ,62 

556  ,96 

558   ,22 

557   ,16 

Marzo.    . 

357   ,12 

358   ,02 

557   ,26 

557   ,98 

Aprile.    . 

556   ,32 

557   ,76 

556   ,46 

337   ,99 

Maggio    . 

556   ,98 

337   ,92 

558   ,54 

357   ,96 

Giugno    . 

558   ,40 

358   ,50 

558   ,52 

558   ,50 

Luglio.    . 

338   ,26 

538   ,72 

558   ,80 

338   ,90 

Agosto     .' 

338   ,64 

538   ,92 

538   ,52 

559   ,12 

Settembre 

337   ,96 

558   ,94 

558   ,58 

558   ,76 

Ottobre  . 

359   ,00 

557   ,68 

557    ,68 

558  ,32 

Novembre 

557   ,16 

558   ,24 

559   ,00 

557   ,50 

Dicenibre 

557   ,92 

559   50 

558   ,24 
358"',183 

358   ,54 

357"',773 

338"',223 

558"',268 

Media  massima  mensile  nel  dicembre  1841-45  ....  559",30 

»      minima          »             neil' aprile  1856-40  ....  556   ,32 

Diffeienza 2  ,98 

Media  massima  dei  quinquemiii  nel  1851-55 358,268 

»      minima     »            »            »    1856-40 337,773 

Differenza 0,495 

SerieJn,T.IV.  88 


—  44(S  _ 


(Continuaz.  della  Tuv.  \ .) 


.  /     /  !.)fi.', 


Stagioni 

1830-40 

4841-45 

4846-50 

4854-56 

Inverno    .... 
Primavera    .    .    . 

Estate 

Autunno  .... 

oo7"'.84 
006    ,81 
008    ,44 
008    ,04 

oo8"',09 

557  ,89 

558  ,72 
558    ,29 

558"',247 

558"',07 

557  ,56 

558  ,61 
558    ,45 

558"',25 

557  ,76 

558  ,85 
558   ,11 

558"',242 

o57"',782 

558"',122 

Media  massima  delle  stagioni  nelP estate  del  ISol-KH.    .    538"',85 

»      minima      »  »      neila  primavera  del  1836-40.  536  ,81 

Differeoza -^     2  ,04 


—  449  — 
Tavola  YI. 

Massitne  e  mi»tiine  elevazioni  mensili  ntl  venlennio  1836-65. 


Mesi 


-1836 


Massiniy 


Minima 


Diffe- 
renza 


-1837 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


Gennaio  . 
Febbraio  . 
Marzo  .  . 
Aprile  .  . 
Maggio.  . 
Giugiio  .  . 
Luglio  .  . 
Agosto  .  . 
Settembre 
Ottobre.  . 
Nnveinbre 
Uicembre 


545  .00 

54:2  ,00 

543  ,00 

558  .SO 


54:;^ 
541 
541 
541 
541 
541 
541 


541  ,00 


527  ,00 

528  .30 
553  .50 
533  '.00 
552  ;50 

557  ,oO 
556  ,iO 

558  ,50 
50 
00 
00 
60 


551 

524 


16 

,00 

13 

,50 

10 

,50 

5 

,50 

9 

,50! 

5 

,70 

0 

,00 

2 

,50 

4 

.50 

9 

.00 

10 

,80 

Ifi 

,40 

545  .00 

544  ^50 

559  ,30 

559  ,00 

540  ,00 

559  .80 

540  .'00 

540  .20 

540  ,00 

542  .50 

542  ;00 

542  ,00 


555  ,00 

552  .00 

529  ,80 

551  .00 

333  ;00 

358  :oo 

557  .00 
336  ,00 
335  .00 

558  ,00 


8  ".00 
i'2   ;50 

9  ,70 


529  ,80 '12  .20 
334  ,00 1  8  '.00 


i\Iedia  meiisile  uscillazione      8". 59 7  ".83 


Mesi 


<I838 


Massima 


Minima 


Uiffe- 
icnza 


i839 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


Gennaio  . 
Febbraio. 
Maizo  .  . 
Aprile.  .  . 
Maggio.  . 
Giiigno .  . 
Liiglio  .  . 
Agosto  .  . 
Settembre 
Ottobre.  . 
Novembre 
Dicembre 


542  .00 

544  ,50 

541  :oo 

559  .50 

559  ;60 

559  .90 

540  .80 

540  .30 

540  ,00 

540  ,00 

342  ,00 

343  ,50 


329" 

'.50 

12" 

',50 

528 

,50 

16 

,00 

351 

.00 

10 

,00 

551 

.00 

8 

,50 

555 

,00 

4 

.60 

556 

,00 

0 

,90 

555 

.00 

5 

.80 

555 

,00 

5 

,.^;o 

556 

.50 

3 

,50; 

554 

.20 

5 

.80; 

550 

.00 

12 

.00 

336 

.00 

7 

,50 

341  .80 

544  .00 

541  ,50 

343  .50 

358  ^20 

540  ^50 

540  ,50 

540  ,20 
341  .50 
539  ^50 
340  ,60 

541  .50 


328  ,50 

552  ,00 
533  .00 
555  ;00 

554  ,50 

356  .00 

357  jOO 

553  .00 
353  ;00 

555  ,20 
355  .00 

554  ,00 


15  ,50 

12  .CO 

8  ^50 

8  '.:;o 

5  JO 

4  150 

5  ;50 

7  ,20 

8  ,00 
4  ,30 
7  ,60 
7  ,50 


Media  mensile  oscillazione      7"',98    ........  7".39 


—  450  — 


(Conliimaz.  dolla  Tav.  VI.) 


Mesi 


i840 


Massima 


Mini 


Diffe- 
lenza 


ASM 


IVhissiiiia 


Minima 


Diffe- 
renza 


Gennaio  . 
Febhrnio. 
Marzit  .  . 
Aprilo  .  . 
Alagi-io.  . 
Giuguo.  . 
Luglio  .  . 
Agosto  .  . 
Settembre 
Oltobre.  . 
Novembre 
Diceinbre 


o4.5   .00 
o45   ,00 


341 
541 
541 


558  ,00 

559  .00 
540  .80 
542  ;00 
542  ,50 
546   .00 


555  .00 

527  ^00 

555  .00 

552  .00 

554  :00 

554  ,00 

555  ,00 

556  .00 
555  .40 
555  .60 
555  ,60 
554  ,00 


8" 

,00 

6 

.00 

8 

.20 

9 

.00 

7 

.00 

7 

,00 

o 

.00 ! 

0 

.00; 

7  .40 

8  .40 ; 

8  .90 
12  .00 


545" 

.00 

540 

.70 

546 

,00 

541 

.80 

540 

.(50 

541 

.bO 

559 

.80 

5'i0 

.90 

541 

,00 

541 

,00 

544 

.00 

540 

,20 

529 
555 
554 
555 
557 
555 
554 
557 
557 
529 
551 
551 


.20,15  ',80 

.'20 '   7  .50 

.80  J  H  '.20 

,40    7  ^40 

,00 1  5  ,60 

,00!   8  ,50 

.90 1  4  .90 

,00:   5  ,90 

.00    4  .00 

.00' 12  !oo 

,50  12  !:iO 

,50,  8  ^70 


Media  mensile  oscillazione      8"V16 8'". 17 


Mesi 


^842 


Massima 


Minima 


Diffe 


1843 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


Gennaio  . 
Febbraio. 
Marzo  .  . 
Aprile  .  . 
Maggio.  . 
Giuguo.  . 
Luglio  .  . 
Agosto  .  . 
Settembre 
Ottobre.  . 
Novembre 
Dicembie 


345  .00 

544  ;20 

543  '.00 

540  ;20 

540  ,40 

541  .10 
541  ,00 
543  .00 


541 
545 
541    ,90 
544   ,10 


551  ,80 
550   .20 

552  ;00 
552  ,00 
555  :70 
557  '.GO 
555   ,80 

557  .00 
552  :00 
530  '.40 
350   .20 

558  .00 


i 

11 

,20i 

15 

.801 

11 

.00; 

8 

.20' 

4 

.70 

4 

.10 

7 

.20 

6 

.oo; 

9 

.00' 

12 

.601 

M 

.70' 

6 

,10 

542 
341 
541 
540 
540 
540 
541 
541 
543 
542 
544 
344 


Media  mensile  oscillazione     8",79 


528  .50 

525  ,00 

527  ,20 

551  .00 

552  :90 
554  .20 
352  ,50 
556  .00 
354  .00 
552  ,80 
333  .00 
358  .20 


14  .00 

16  ;90 

14  ,70 

9  .90 

7  ^50 

6  ,20 

9  .00 

5  .60 
9  ,'00 
9  ,40 

11  .80 

6  ,60 

.  9  ',95 


451 


(Continuaz.  della  Tav.  YI.) 


Mesi 


d844 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


d845 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


Gennaio 
Febbiaio 
Marzo  . 
Aprile   . 

Maggio. 
Giugno. 
Liiglio  . 

AgnstO  . 

Settenibre 
Oltobie.  . 
Novembre 
Dicenibre 


342" 

'.00 

540 

.70 

542 

.50 

o4-j 

.00 

541 

.90 

545 

.00 

541 

.i;o 

540 

,90 

541 

.90 

541 

.iO 

545 

.00 

545 

.90 

552  .70 

5!28  ,50 

551  .70 
558  iSO 
534  .00 

552  '.50 

553  .00 
555  ;20 
557  . 

552  ;oo 

551  :.50 

555  ['20 


9" 

.50 

12 

.20 

10 

.80 

4 

.50 

7 

.90 

10 

.50 

6 

.00 

7 

.70 

4 

.10' 

9 

.10! 

11 

,50 

10 

.70 

542 
540 
544 
544 
541 
541 
541 
541 
541 
545 
542 
541 


529 
550 
550 
528 
555 
555 
556 
554 
554 
554 
552 


15  ,10 
10  .20 

16  ,50 
15  ,40 

7  ,80 
5  ,50 

5  .90 

7  :oo 

6  :80 

8  .50 
10  ,00 


526   .20  14  ,80 


Media  mensile  oscillazioue      8"'.69 10"',10 


Wesi 


4846 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


1847 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


Geniiaio 
Febbraio 
Marzo  . 
Aprile  . 
Maggio. 
Giugno. 
Luglio  . 
Agosto  . 
Settembre 
Ottobre   . 
Novembre 
Dicembre 


544  ,00 

542  ,90 

542  '.00 

540  :io 

541  '.80 

541  '.00 

541  ;oo 

559  .90 

541  .50 
559  ,'60 

542  .90 
542  .CO 


529  ,00 
554  .00 
552  ',20 
529   ,00 

554  .50 

555  ;iO 
555  .50 
555  .00 
534  ,00 
554  ,50 
533  .00 
526   .80 


15 

.00 

8 

.90 

9 

,80 

11 

,10 

7 

,50 

5 

.90 

7 

.50 

4 

.90 

7 

,50 

5 

.10 

9 

,90i 

16 

.lo: 

Media  mensile  oscillazione     9'",08 


545  .20 

541  '.20 

542  :90 
558  .70 
540  .50 
540  ^90 
540  .70 
540  ,70 
540  .50 

542  .20 

543  '00 
542  ^90 


529"'.80 

550  .80 

552  ^80 

529  ;00 

555  .80 

354  .00 

555  ,90 

554  .20 

554  ,40 

555  ,00 
555  .40 
529  ;60 


13  ,40 

10  .40 

10  ,10 

9  .70 

4  ;70 

6  ,90 

4  '- 

6  :50 

5  ,90 

7  .20 
H 
15  ',50 

8'-,7l| 


—  W2 


(Conlindaz.  t 

Iclli.  Tav 

M.) 

Me  si 

^848 

i849 

Diffe- 

Diffe- 

Alassinia 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Geimaio  ,  . 

o'i2"'.00 

552"',40 

9"',60 

544"',50 

551 '",20 

13"'.50 

Fehhraio.  . 

oii  :oo 

529    ,50 

14   ,50 

544   ,50 

552   .80 

11    ,70 

ftlarzo  .  .  . 

041    .90 

529   ,00 

12   ,90 

545    ,00 

550   ,80 

14    .20 

Aprile  .  .  . 

541    ^'lO 

555    ,50 

7   ,90 

558   .80 

550   .80 

8    .00 

JVlag.^io.  .  . 

r,40   ',-20 

534   ,90 

5   .50 

541  ;8o 

555   '.40 

6  ;4o 

Giiigno.  .  . 

oM)   ,50 

556    ,00 

4    ,50 

541    ,50 

555   ,00 

6    .50 

Ltiglio  .  .  . 

o41    ,80 

532    ,90 

8   .90 

542   .50 

556   ,00 

6    ,50 

AgnstO   .    .    . 

o42    ,00 

555   ,20 

6    .80 

540   ,00 

553    ,50 

4   ,50 

Setteiubre  . 

r,42    ,50 

555   ,80 

8    ,70 

541    ,"20 

553    ,00 

6   .20 

Ottobre.  .  . 

543   ,00 

555    ,00 '12    ;00 

543    ,20 

551    ,00  12   ,'20 

Novfiiubre . 

543    ,00 

531    ,80 'it    .20 

544    .00 

527    ,0'»  17    .00 

Dicembre  . 

544   ,00'  556   ,00    8   ,00 

541    ,50 

5^7    ,50  14   ;00 

Media  i 

''ill 
iieiisile  iiscillazione      9",17 10",04 

Mesi 

^850 

1851 

Diffo- 

Diffe- 

M.issima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Genuaio  .  . 

546 '".00 

550"',50 

15  "',50 

542"',90 

556"',00 

6"'.90 

Febbraio.  . 

544   ;90 

528   .60 

16    ,50 

541    .90 

354   ,50 

7    .40 

Marzo  .  .  . 

545    .60 

551    ,00 

12    ,60 

559   ,'40 

350   .50 

8    .'90 

Aprilo   .  .  . 

540    ?20 

555    ,00 

7   ,20 

5H    ,00 

534   ,00 

7    ,00 

I\Iagt;io.  .  . 

540    ,00 

554    ,50 

5    .50 

541    .00 

555    .50 

5    ,50 

Giui^no.  .  . 

540   ,90 

556   ,00 

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542   JO 

556   ,00 

6    .10 

Lui^lio  .  .  . 

541    ,50 

557   ,00 

4    ,50 

540   ,90 

335    .50 

5    :40 

Af^osto  .  .  . 

541    ,00 

557   ,50 

o    ,50 

541    ,00 

533   ;20 

7   .80 

Settembre . 

545    ,00 

556   ,10 

6   ,90 

545    ,50 

554   ,50 

9  ;oo 

Ottohi-e   .  . 

540   ,90 

529   ,90 

11    .00 

544   ,00 

529   ,40 

14   ,60 

Noveinbre  . 

542   ,00 

552   ,00 

10   ,00 

541    ,60 

551    ,50 

to   ,10 

Dicembre  . 

545   ,90 

554    ,00 

9   ,90 

544   ,00 

357    ,90 

6   ,10 

1             Media  i 

nensile  of( 

'illazione 

8"',98 

r",9ol 

—  453  — 


(Continuaz.  della  Tar.  VI.) 


fliesi 


4853 


Massima    Minima 


Diffe- 
renza 


4853 


Massima 


Minima 


Uiffe- 
renza 


Geiiuaio 
Febbraio 
Marzo  . 

Aprile  . 
Maggio. 
Giiigno. 
Luglio  . 
Agogto  . 
Settembre 
Ottobre.  . 
Novenibre 
Uicembre 


345  ,20 
541  ,00 
544  .40 
540  ,'60 
540  .90 

540  ,00 

541  ,20 
541  .90 
342  ;00 
543  ,40 
345  ,00 
543  .00 


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9 

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6 

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6 

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334 

,00 

9 

,40 

328 

,70 

13 

.00 

356 

,00 

7 

.00 

542  .00 
558  ,40 
541  ,50 
540  ,00 
540  .00 
340  ^40 
359  ,56 

539  ,18 
358  .92 

540  ;ii 

540  ,06 
538  .85 


Media  mensile  osciliazione  7'".85 


351 

,90 

527 

,40 

330 

.00 

332 

.60 

332 

.90 

335 

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550 

.42 

328 

,94 

530 

.58 

329 

,24 

10  ,00 

11  ,00 
11  .50 

7  ;40 

7  ,10 

5  ,40 

6  ,08 

7  .50 

8  ;50 
11  ,17 

9  ,68 
9  .61 


Mesi 


4854 


Masaima 


Minima 


Dil'le- 
reuza 


4855 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


Gennaio 
Febbraio 
Marzo  . 
Aprile  . 
Maggio. 
Giugiio. 
Luglio  . 
Agosto  . 
Settembre 
Ottobre.  . 
Novembre 
Dicembre 


542  ,36 

541  .67 

543  .84 

542  ,56 

337  .98 
358  .'96 

338  ,80 

340  ,05 
541  ,57 
545  ,00 

341  ,10 

543  ,31 


528 
527 
555 
550 
552 
531 
353 
534 
353 
329 
529 
351 


,24 

14 

,12 

,75 

15 

.92 

,55 

10 

,29 

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12 

,50 

,78 

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559  ,82 
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359  ,64 

339  .7« 
539  ,76 
342  ,03 

341  ,16 

340  ,14 

342  ,75 


330  ,56 
326  .17 
527  ^29 

328  ,43 
551  ,54 
534  ,02 

332  ,97 
534  .56 

333  J99 

329  ,31 
335  ,19 
350  ,55 


15  ,76 

15  .38 

11  :96 

11  :59 

7  ;48 

5  .62 

6  ,81 

5  .40 

8  .04 
U  .85 

6  .95 
12  ;22 


Media  mensile  osciliazione  9"',97 ^  .  .  9"'.57 


—  454  — 

(Continuaz.  della  Tav.  VI.)  ■ 

Massima  oscillaz.  ineiisile  del  ventennio  in  novembre  del  1849.  17  ",00 

Minima          »           »        »          »          >'   giui^no        »  18,77.  1  ,80 

Differenza 15  ,20 

Massima  media  oscillazione  mensile  nel  1845 10  ,10 

Minima        »             »                »         »    1859 ^  ,39 

Differenza 2  ,71 

Media  oscillazione  mensile  del  ventennio 8  ,74 


—  455  — 


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(Coiitinuaz.  della  Tav.  X.) 

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Differenza 6   ,50 

Massima  oseillazione  primaverile  del  1  decennio  nel  1843  .     .  15   .90 

Minima           »                  »           »           »         »    1840  .    .  9   ,20 

Differenza 6    ,70 

Massima  oseillazione  estiva  del  1  decennio  nel  1844  ....  10   ,50 

Minima            »             »        »         »          »    1857  ....  2   ,00 

Differenza 8   ,50 

Massima  oseillazione  autuniiale  del  I  decennio  nel  1841.     .     .  15   ,00 

Minima            »                »            »            »         »    1859.     .     .  8    ,50 

Differenza. 6   ,50 

Massima  oseillazione  invernale  del  II  decennio  nel  1855     .    .  18    ,15 

Minima            »                  »          »            »)          »    1831     .     .  9   ,30 

Differenza 8   ,65 

Massima  oseillazione  primaverile  del  II  decennio  nel  1849  .     .  14   ,20 

Minima            »                  »              »           »           »    1852.     .  10    ,90 

Differenza •    .  5   .50 

Massima  oseillazione  estiva  del  II  decennio  nel  1848  ....  9   ,10 

Minima            »             »       »           »          »    1830.     ...  6   ,10 

Differenza 5   ,00 

Massima  oseillazione  autunnale  del  II  decennio  nel  1849    .     .  17   ,00 

Minima            »                 n            »            n          »    184G    .     .  9    ,90 

Differenza 7    ,10 


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^S'cru'  77/.  r.  7). 


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60 


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—  464 


Tavola  XllI  A. 


Confroiilo  iru  le  medie  delle  inassime  e  delle  minime  elevazioni 
e  la  media  lotale  net  I  decennio  483G-45. 


HI  e  s  i 

Mediu 

delle 

massime 

Media 

delle 

minime 

Media 
totale 

DIFFEREKZA 

in 
piCi 

in 
nieno 

Geiinalo 

Febbraio 

Marzo 

Aprile 

Waggi" 

Giugno     ..... 
Liiglio  ...... 

Agosto 

Seltenibre     .... 

Oltobre 

Novenibie     .... 
Dicenibre 

54^"  ,58 
542   ,57 
542    ,41 
341    ,14 
340   ,49 
340    ,95 
340   ,57 

340  ,85 

341  ,20 
341    ,55 
542   ,46 
542   ,80 

34 1"  ,65 

350"  ,66 
529  ,71 
351  ,60 
554    ,80 

554  ,18 
535    ,40 

555  ,24 
335  ,57 
555  ,04 
333   ,17 

551  ,56 

552  ,97 

555   ,52 

337  ,83 
557  ,29 
557,  57 

557  ,04 
537  ,45 
358  .45 

558  ,49 
358  ,76 
558  ,45 
558  ,54 
537  ,70 
358   ,61 

557", 99 

4"',75 
5  ,28 
4  ,84 
4  ,10 
3  ,04 
2  ,50 
2  ,08 
2  ,07 

2  ,75 

3  ,19 

4  ,46 
4   ,19 

5",64 

7",17 
7   ,58 
5   ,97 

2  ,24 
5   ,27 

3  ,05 
3   ,25 
5   ,19 
3   ,41 

5  ,17 

6  ,14 
5   ,64 

4"',67 

465 


Tavola  XIII  B. 


Confronto  tra  le  medie  delle  massime  e  delle  miniine  eleoaziont 
e  la  media  lolale  nel  II  decennio  1846-55. 


Me  si 

Media 

aifflia 
delle 

Media 

DIFFERENZA    i 

massime 

1 

minime 

totale 

in 
pill 

111 
meno 

Gennaio 

343 ",44 

331"  ,59 

358"' ,49 

4"',95 

6"',90 

Febbraio 

342   ,00 

550   ,50 

557   ,69 

4   ,31 

7    ,39 

Maizo 

542   ,56 

551    ,51 

557   ,5'i 

4   ,S^ 

6   ,25 

Aprile 

341    ,65 

551    ,49 

557   ,18 

4   ,45 

3   ,69 

Maggio 

540   ,50 

551    ,11 

558   ,07 

2   .25 

6   ,96 

Giiigno 

540   ,56 

555    ,05 

558  ,51 

2   ,05 

5   ,48 

Luglio 

540   ,77 

554   ,68 

558   ,85 

1    .92 

4    ,17 

Agosto 

540   ,53 

354   ,65 

558   ,82 

1    ,C5 

4   ,19 

Settenibre     .... 

340   ,65 

552   ,19 

558   ,67 

1    ,96 

6   ,'i8 

Oltobie 

542   ,26 

551    ,42 

558   ,00 

4   ,26 

6   ,58 

Novembre     ..... 

542   ,28 

551    ,00 

558   ,17 

4   ,11 

7   ,17 

Dicembre 

342   ,71 

551    ,86 

558   ,59 

4   ,52 

6   ,43 

541'", 71 

552"  ,19 

558"  ,20 

5' ",51 

6",01 

—  406 


Tavola  XIV. 


Confronto  Ira  It  elevazioni  e  le  oscillazioni  haromelriclie 
e  le  oscillazioni  delle  macchie  solari. 


OSr.lLLAZlOIVl 

MEDIE 

MEDIE 

DECKNiVn 

gT'lNQHENNII 

(lelle 

oscilla- 

niiicchie  solari 

elevazioni 

zicini 

18.16  —  43 

1 

^   1836  —  40 

Maximum 

o57"'.773 

11  ",77 

'  1841  -  4,'i 

Minimum 

oo8    ,225 

13   ,63 

1846  —  Ji?j  ' 

1846  —  50 

Maximum 

538   ,185 

12   ,83 

1 

.  18ol  -  55 

Minimum 

538    ,268 

13    ,04 

358"',098 

12'",82 

(Coniimia.) 


L  A  V  OR  I 

per  I'  illuslrazione  lopof/rafica,  idraidica,  fisica,  stalisHca, 
agraria  e  medica  (telle  provincie  venete  die  si  pnbblicano 
secondo  I' art.  127  degli  staiuli  interni. 

(Coiitlniiai'ione  tlella  pag.    iii    del  volume  preceilente).     .  ' 


CmLOGO  DELLE  PlINTE  FANEROGiME 


INDICENE  DELLE  PROVINCIE  VENETE 

aggiuntevi  h  esoliclie  piii  generahnen/e  coUivate  per  u/ili/a  o  pet 
onuunenlo,  c  disposte  in  famiglic  od  ordininalurali. 


Nome 

generico 

delia  piaiito 


Nome  spenifico 
della  pianla 


Lnogo 
ove  nasce  spontanea 


ORDINE  V.  —  ASFOUELEE. 


279 
^80 

281 
282 

283 
284 


HEMERO- 
CALLIS 


ANTHERI- 
CL'M 


fulvu  L. 
flavu  L. 

Liliasfruni  Bertol. 
rri))insuf/i  L. 


Liliayu  \i. 

seriilinvm  L. 


Nell'agroMantovanOjj 
Inngo  la  Brenta,  e  nel 
Veneziano  e  Friuli. 

Ne'prati  di  Monfalco- 
ne,  e  sul  monte  Ania- 
riana  del  Friuli,  nonche 
!!ul  Veronese  e  Vieen- 
tino. 

Ne'sHionti  del  Vero- 
nese, del  Bassanese  e 
del  Friuli. 

Ne'  colli  e  nionli  del 
Mantovanol,  Veronese  . 
Vicentino  ,  I'iidovano  , 
Bassanese,  nonche  nel 
Friuli. 

Ne'  colli  veronesi  , 
i)assanesi  e'del  Friuli. 

Nelle  vette  di  Fell  re 
dolBellunese(!Vluntini), 


U  s  i 


—  408 


i 

A'liiiie 

Nome  spocifico 

Liiogo 

gonericii 

IJsi 

3 

dell;i  piantrt 

(lella  pianta 

ove  nasce  sponlauea 

• 

285 

ASPHODE- 
LIS 

fis/ulosus  L. 

Nelle  nuira  del  Foife 
di   Caiiipo  Maizo  a  Ve- 
rona (Toiiini),  e  presso 
Grezzaiia  (IMassalongo). 

286 

albus  L. 

Ne'  pruti   dei    iiioiiti 
veronesi  ,      vicentini  , 
bassaiiesi  o  feltrini 

287 

ALLIUM 

sphaeroccphalon 
L. 

Ne'  colli  e   nionti  di 
liitto  il  Veneto. 

288 

rotundum  L. 

Ne'  prati   del    Fiiiili 
(Pinina). 

289 

vineale  L. 

»  /3.     bulbiUife- 
runi. 

Ne'  colli ,   vit^neti    e 
sii'pi  di  Mantova  e  Ve— 
nezia,  e  uhI  Friuli. 

Nel  Bassanese. 

1 

1 

i 

290 

olcruceuni  L. 

Ne'piati  del  Fiiuli. 

291 

pollens  L. 

Ne'  luoL;hi  incolli  dei 
Basi^aiiese. 

292 

monlanum  Siblh. 

Ne'  nioiUi  del  Vero- 

nese, Viceiitiiio,  Bassa- 

i 

»  /3.  carinalum. 

nese,  Veufziano. 

Nel  Veronese,  Bassa- 
nese, Padovano,  Vene- 

1 

ziano. 

295 

Schoenoprasumh. 

Nella  penisola  di  Ser- 

S.    Coltiv.T 

miniie  (Sternberg). 

294 

siiuiieolens  W. 

Ne'  colli  e  niontl  ve- 
ronesi, hassanesi,  ne'li- 
di   veneti   e  ne'  luoglii 
palustri  del  Frinli. 

295 

i 

fdllax  Schiilt. 

Ne' prati  del  Manto- 
vano,    di    Venezia,    di 
Chioggia,  di  Treviso  e 
del  Friuli. 

1 

296 

neapolitamim 

Cyr. 

Ne'   Inoghi     boschi- 
vi  presso  Verona,  e  nei 
canipi  a  Bardolino. 

297 

roscuin  L. 

Ne'  viiineti  del   basso 
Frinli. 

298 

nigrum  L. 

Ne' colli  del  Vicenli- 
no    e   nel    litorale    del 

1 

Friuli. 

1 

4()9  — 


Nome 

genericii 

della  pianta 


Nome  specific!.: 
della  DJanta' 


Liiugo 
ove  iinsce  spontanea 


Usi 


299 
300 


oOl 
502 
oOo 
504 
503 

506 


507 
508 
509 

510 

511 

512 

513 
514 

515 
516 
317 


ALLIUM 


HYACIN- 
THUS 


BELLEVA- 
LIA 


rvIUSGARI 


Viclon'alis  L. 
ursinum  L. 


Porrwn  L. 
Cepu  L. 
Sativum  L. 
ascalonicum  L. 
niuriiima  L. 

hi  folia  L. 


patula  L. 
amoena  L. 
autumncdis  L. 

orientalis  L. 

romana  Rchb. 

comosum  Mill. 

racemosum  Mil 
botryoides  Mill. 


ORNITHO-      umbellatian  L. 
GALUM 

\collinum  Giiss. 


pyrenaicum  L. 


Ne'  papcoli  alpini  del 
Fiiiili  e  del  Bellnnese. 

Ne'  luoghi  boschivi 
del  Mantovano,  Verone- 
se, Vicentinn,  Bassme- 
se,  Friulano. 

Non  sono  indigeni  del 
Veneziano,  nia  vi  si  coi- 
tivano  comunemente 
per  lis!  dnniestici. 

Nell'isola  di  S.  Gior- 
gio a  Venezia. 

Ne'  luoghi  boschivi 
del  .Mantovano,  Verone- 
se. Bassiiiiese,  Frinlano. 

Nel  castello  di  Maro- 
stira  nel  Vicenlino. 

Ne'  colli  veronesi  ed 
engiuiei. 

Nel  Mantovano,  Ve- 
ronese, Vicentino,  e  nel 
Padovano  e  Friuli 

Non  indigeno  del  Ve- 
neto,  ma  comnnenien- 
te  coltivato  per  orna- 
niento. 

Nel  Mantovano. 


Freqnente  ne'colli  del 
Veueto. 

Ne'  canipi  comune. 

Nel  Mantovano^  Ve- 
ronese, Bassanese,  ve- 
neziano e  Friuli. 

Ne'  luoghi  erbosi  co- 
innne. 

Ne'  prati  pres.so  Mon- 
falcone  (Pirona). 

Ne'  luoghi  boschivi 
del  Friuli.  e  de'  monti 
veronesi  e  vicentini. 


Julbo  USa' 
Tiedicin.i  c 


470  — 


Nome 

generico 

della  pianta 


Nome  specifico 
flella  piuiita 


Luogo 
ove  nasoe  spontanea 


U  8  i 


518 


o2S 

526 

527 

528 

N^O 


OKNITHO- 
(lAM'M 


FBITlIiIi\- 
RIA 


LILIlM 


TULIPA 


EKYTHRO- 
IVIUM 


narbonense  L. 
lutea  Schult. 
arvensis  Schult. 

si'enopetala  Rchb. 
monlana  Hopp. 
eandidum  L. 
bulbosum  L. 


carnioUcuni 


Bernh. 


Marl  agon  L. 

syJucslris  L. 
Dens  Canis  L. 


Ne'  luoghi  erbnsi  e 
pascoli  del  Veronese, 
Vicentinn,  Trivigiano. 

Nel  monte  Baldo  e 
ne'  nionli  bassanesi  e 
vicontini. 

Ne'  seminati  dei  colli 
e  canipi  veronesi.  vi- 
centiui  ,  bassanesi  e 
fiiulani. 

Ne'eolli  ombrosi  pres- 
so  Fagagna  nel  Friuli 
(I'irona). 

Ne'prati  di  Munfal- 
cone. 

Non  indigeno.  ma  col- 
tivatocomunemeuteper 
urnainento. 

Ne'  boschi  e  prali  del 
monti  veronesi,  bassa- 
nesi, friiilani. 

Nel  mmite  Sunmia- 
no  e  nel  Friuli. 

Ne'prati  de'monti  ve- 
ronesi, vicentini ,  bas- 
sanesi e  frinlani. 

Ne'  campi  intorno  a 
Vioenza. 

Ne'  bosclii  dei  colli  e 
monti  del  Veneto. 


ORDINE  VI.  —  DIOSCOREACEE. 


529 

nTT 


communis  L. 


Vdlgaro  neilesiepi  di 
lutle  le  piovincie. 


—  471 


-J_l!_ 

p 

Nunie 

Nome  specif ico 

Luogo 

g 

tienerico 

Usi 

5 

delta  pianta 

della  pianta 

uve  nasce  spontanea 

ORDINE  VII.  - 

Si\lIL4CEK. 

uoO  CONVALLA.- 

7)iajulis  L. 

Ne'  luoghi   oaibrosi , 

Le  foglie 

RIA 

selvatici  de'monti  e  col- 
li del  Vicentiiio,  Bassa- 
iiese,  Veronese.  Vene- 
ziauo  e  Friuli. 

ra.iceral(;    nella 

cilce  daniio  un 

belculorvmU. 

1 

551 

verticilla/u  h 

Nei  luoglii  stessi  del 
Veronese  ,    Vicentino , 
Bassanese,   Friulano   e 
della  Carnia. 

532 

Pohjcjonalum  L. 

Ne'  luoghi  stessi  del 
Veneziano,    Padovano. 
Trivigiano,    Vicentino^ 
Bassanese,  Veronese,  e 
nel  Fiiiili. 

000 

tituUiflora  L. 

Ne'  luoghi  stessi  del 
Maotovano,    Veronese, 
Vicentino,     Bassanese, 
Veneziano  e  Friuli. 

554 

MAJANTHE- 
IVIL'M 

bifoUuni  DC. 

Ne'  luoglii  stessi  dei 
nionti  veronesi,  vicen- 
tini,  e  della  Carnia,  nei 
boschi  di  Fagagna  nel 
Friuli. 

o5a 

STREPTO- 
PUS 

itmplexifolhis 

Ne'  luoghi    boschivi 
de'  monti    veronesi    e 
bassanesi. 

556 

ASPARAGUS 

ofjicinulis  L. 

Nelle  siepi  e  ne'  pa- 
scoli    umidi    e    luoghi 
boschivi  dei  Veneziano, 
Padovano,     Bassanese, 
Vicentino.  Veronese  e 
Friuli. 

Ld  iMili'ce  Ji 
(Ulli  gliAspa- 
laoi  e  diui«ti- 
ca.-Dique- 
sla  prima  spe- 
cie si  raan§ia- 
no  le  lenere 
mosse,  e  si  col- 

557 

scab'er  Brign. 

Nei  lidi  veneti  e  nel 
Friuli. 

llv.  .1  Ml   UbO. 

558 

leiiui/hlius  Lam. 

A  lie  rive  dei  I'lssi,  e 
nei  iiiouti  e  boschi  del 
Veronese,      Vicentino, 
Bassanese.  negli  Euga- 
nci  e  nel  Friuli. 

1 

1 

i>enc  III.  T.  IV. 


61 


—  472 


. 

'  ^^ 

' 

p 

Nome 

Nome  ppecifico 

Luogo 

£ 

'j^eneiico 

Usi 

2 

della  pianto 

della  pianta 

ove  uasce  spontanea 

559 

ASPARAGUS 

albiis  L. 

Ne'lidiVenetipresso 
BuiHno. 

540 

aculifoUus  L. 

Frequenle  nei  boschi 
e  spineti  del  Yeneziano. 
Padovano,     Vicentino, 
Bassanese,     Veronese, 
e  nel  Fiiuli. 

341 

amunis  DC. 

Ne'  luoghi  saisi  del 
Veneziano. 

542 

RllSt:if> 

aculcafu.1  L. 

Ne' boschi    e  luoghi 
silvestri     specialinente 
de'monli  e  colli  di  tutto 
il  Voneto. 

,i;ur,lira.lsu,.i' 
slovani  lalli    si 
m:*ngiano  come 
gli  Aspar.igi. 

545 

Hi/poglossum  L. 

Ne'  hioghi      sassosi 
del  monte  HoUlo  e  nel 
Friuli. 

Se  ne  famio 
sran.ite  grosso- 
lane  o  robuste. 

544 

SMILAX 

(ispcra  L. 

Ne'  luoghi   sassosi  e 

La    radice  .■ 
siidoritera    e  si 
Si.slilusc..         a' 

nelle  siepi  del  Verone- 

se, del  Veneziano  e  nel 

c|UellaJellaS,.l-! 

basso      Friuli     presso 

sapariglia  ncll.J 
cuia   Je'morbi' 

Monfalcone  e  Duino. 

545 

PARI? 

quadrifolia  L. 

Nei  luoghi  alpestri  e 
selvalici  del  Veronese. 

lici  I.  sifllllici. 

N.16 

Vicentino.  del  Friuli  e 
Carnia. 

ORDINE  VIII.  — 

I 
AM\RILLIDEE. 

546 

GALAIN- 
THl'S 

niiKtlis  L. 

Ne' luoghi  ombrosl  e 
boschivi  del   Mantova- 
no,  Veronese,  Vicenti- 
no,   Bassanese,    Pado- 
vano. Tpivlgiano  e  nel 
Friufi. 

547 

LElCOHTvI 

vernuin  L. 

Ne'  boschi  del  Man- 
tovano,    Veronese,  Vi- 
centino.    Bassanese    e 
Friuli. 

—  473 


p 

Nome 

Nome  specifico 

Luogo 

s 

generico 

Usi 

3 

della  pianta 

della  pianta 

eve  nasce  spontanea 

348 

LEUCOJUM 

acsiimini  L. 

Ne'  luoghi  paUistri  e 
ne'prati  del  Mantovano, 
Veronese,      Padovano, 
Veneziano,    Trivigiano 
e  nelFriuli. 

349 

STERNBER- 
GIA 

liilca  Spr. 

Ne'  pascoli    del    Ca- 
stello  di  Marostica  ed  a 
Brendola  nel  Vicentino. 

ooO 

AGAVE 

americuna  L. 

Fia  le  rupidelle  rive 
del  Benaco. 

551 

NARCISSUS 

poeiicus  L. 

Nei  prati  e  monti  di 
tutte  le  Proviccie   Ve- 
uete. 

• 

352 

hiflorus  Gurt. 

Ne'  luoghi  stessi  del 
Mantovano,    e   ne'  lidi 
veneti. 

OOO 

Pseudo-Narcissus 
L. 

NelFriuli,ecoltivato 
per  ornamento. 

3o4 

incomparabilis  L. 

'    Ne' prati  del  Manto- 
vano e  del  Bassanese. 

»  0.    plenus 

N.  9 

ORDINE  IX. 

-  IRIDEE.                                       i 

555 

CROCUS 

venius  L. 
»  /3.  albifloriis 

Ne'  colli  e  monti  ve- 
ronesi  e  vicentini,  nei 
prati  del  Friuli,  e  pres- 
so  Chioggia. 

La  varieta  nei  paseoli 
del  Monte  Baldo. 

356 

variegalus  Hopp. 

Ne'  prati  del  Friuli. 

557 

6//Z0/-MS  Mill. 

Ne' prati  del  Manto- 
vano e  del  Veronese. 

558 

GLADIOLUS 

Irip/njllus  Sibth. 

Nel    Summano    del 
Vicentino. 

559 

segetum  Gawl. 

Comune    ne'  pascoli 
del  Veneto. 

560 

IRIS 

germanicu  L. 

Ne'  muri    e    luoghi 
rupestri  del  Veneto. 

La  rjiiicepol- 
verizzata  serve 
a   Drofumare    i 

561 

sainbiicina  L. 

Ne' monti  del  Vero- 
nese e  del  Friuli. 

pannilioi. 

362 

Pseudo-dcorus  L. 

Volgare   nei  fos.=!i  e 
luoghi  aquosi. 

474  — 


o 
1- 

Nome 

Nome  specificu 

Liiogo 

E 

i;enerico 

11  s  i 

p 
2 

della  pianta 

della  pianta 

ove  nasce  spontanea 

565 

IRTS 

foetidisfimn  {,. 

Presso    Chioggia    e 
nel  Veronese. 

364 

sibirica  L. 

Ne'  prati   del   Friuli. 

mn 

gra7ninea  L. 

Ne'  nionti      e    colli 

veronesi,    vicenlini,  e 

|N.ll 

frinlani. 

OKDINE  X.  - 

ORCHIDEE. 

566 

GdODYERA 

re  pens  R.  Rr. 

Ne'bocchi  del  Vicen- 
lino  e  Bassanese. 

367 

1 

SPIRAN- 
THES 

(tnlmnnaJh  Rioii. 

Fiequente  nei  pascoli 
secclii    del     Veronese, 
Bassanese,     Vicentino, 
Padovano.  Veneziano  e 
Friuli. 

568 

ncx/ivalis  Ricli. 

Ne'Iuoglii  palnstri  e 
pratensi  del  Veronese, 
del   Bassanese,  de'lidi 
veneti  e  del  Friuli. 

569 

1 

LISTERA 

ovnfa  R.  Br. 

)- 

Ne'  liioghi    ombrosi 
de'  boschi  montani  del 
Veronese,    Mantovano, 
Vicentino,     Veneziano, 
Bassanese  e  nel  Friuli. 

570 

NEOTTIA 

IS'idiis  mris  L. 

iVe'  luoghi  stessi  del 
Mantovano,   Vicentino, 
Bassanese  e  nel  Friuli. 

571 

EPIPACTIS 

pahistris  Sw. 

Ne'  luoghi     palustri 
del   Mantovano,   Vero- 
nese, Vicentino,  Pado- 
vano, Veneziano  e  del 
Friuli. 

572 

7nicrophylla  Sw.  , 

Ne'  pasc(ili    ombrosi 
del  Padovano. 

575 

UtiifdUn  .'iw. 

Ne'  luogbi    boschivi 
del  Mantovano,  del  Ve- 
ronese, Vicentino,  Bas- 
sanese, del  Veneziano, 
del   Bcllunese   e   nella 
Carnia. 

i 

475  — 


p 

Nome 

Nome  specifico 

Luogo 

1 

c 

generico 

Us  i 

o 
S 

della  pianta 

della  pianta 

ove  nasce  spontanea 

574 

CEPHALAN- 
THERA 

grandiflora  Bab. 

Ne'  boschi  del  Vero- 
nese, del  Bassanese,del 
Vicentino,    del   Veneto 
e  del  Fiiuli. 

573 

ensi folia  Rich. 

Ne'  bosclii  del  Vero- 
nese,   Vicentino,    Bas- 
sanese ,     Veneziano    e 
Friuli. 

576 

rubra  Kicli. 

Ne' boschi  del  Man- 
tovanOj   Veronese,   Vi- 
centino, Bassanese,  Ve- 
neziano e  del  Friuli. 

577 

LIWODO- 
Rl'M 

aborlivum  Sw. 

Ne'  boschi  del   Man- 
to  vano,  Veronese,  Vi- 
centino, Bassanese,  I'a- 
dovano,  Trivigiano    e 
Frinlano. 

578 

ORCHIS 

rubra  Jacq. 

Ne' colli  epascoli  del 
Veronese,     Vicentino, 
Bassanese  e  Padovano. 

579 

pyramidalis  L. 

Ne'prati  del  Verone- 
se,  del  Vicentino,  del 
Bassanese,  del  Padova- 
no, del  Veneziano,  del 
Trivigiano  e  del  Friuli. 

■ 

580 

globosd  L. 

Ne'boschi  subalpini  e 
prati  del  Veronese,  Bas- 
sanese ,    Vicentino     e 
Friuli. 

581 

coriophora  L. 

»     /3.  frog  runs 
■  I'oll. 

Ne'pascoli  del  Vero- 
nese, del  Bassanese,  del 
Trivigiano,   del   Vene- 
ziano e  del  Friuli. 

Questa  predilige  i  pa- 
scoli  secchi  de'  luoghi 
stessi. 

582 

y^/fj/vV*  L. 

Copiosa    nei   prati   e 
luoghi  erbosi  di  tutto  il 
Veneto. 

I  suoi  liiberi 
scoll.ili  nell'a- 
cqua     bollpnte 
ed  asciuui  gio- 
vano  come  nii- 
Iricnli       n^lle 
mjlallie  Jicon- 
stmztone. 

—  47G  — 


Nome 

generico 

della  piauta 


Nome  spocificu 
dcUa  pianta 


Luogo 
ove  nasce  spontanea 


585 
58  4 
58S 

586 

587 

588 

589 
590 

591 

592 

595 


mftscula  L. 
uslidala  L. 
vciricgald  W. 

tcphrosanlhosWW. 
mililaris  L. 

fuscn  Jacq. 

pallens  L. 
la.viflora  Lam. 

paluslris  Jacq. 
I(i/ifulia  L. 


n      0.  angusli- 
fuUa. 
lacnldlu  L. 


Ne' colli  del  Verone- 
se, del  Viceutino,  nei 
prati  del  Bassanese,  del 
Veneziano,  del  Friiili. 

Ne'  prati  moiituosi  e 
del  piano  uel  Veronese, 
Viceutino,  Bassanese  e 
uel  Friuli. 

Ne'  colli  erbosi  e  nei 
bosL'hi  del  Mantovano, 
Bassanese ,  Vicentino, 
Trivigiano,  Veneziano  e 
nei  Friuli. 

Ne'boschide'coUi  del 
Veron.  e  negli  Euganei. 

Ne'  boschi  del  Vero- 
nese, del  Bassanese  e 
nei  Friuli. 

Ne'luoghi  erbosi  del 
Mantovano,  del  Padova- 
no  e  del  Friuli,  ne' colli 
veronesi  e  bassanesi. 

Ne'  boschi  niontani 
del  Veronese,  Vicentino 
e  Bassanese. 

Ne'  luoghi  umidi  del 
Veronese,  Mantovano, 
Vicentino ,  Bassanese, 
Veneziano  e  Friuli. 

Ne'luoghi  palustri  in- 
torno  a  Venezia  (Ru- 
chingher). 

Ne'  boschi  e  luoghi 
umidi  del  Mantovano, 
Veronese  ,  Vicentino  , 
Bassanese,  Veneziano  e 
nei  Friuli. 

Ne'  prati  paludosi  di 
Monfalcone  nei  Friuli. 

Ne'  pascoli  e  boschi 
de'monti  veronesi  e  vi- 
ceutini,  nei  Bassanese  e 
nei  Friuli. 


—  477 


p 

Nome 

Nome  specifico 

Luogo 

s 

generico 

Us  I 

z 

della  pianta 

della  pianta 

ove  nasce  spontanea 

594 

ORCHIS 

sambucma  L. 
"    fi.incaniala. 

Ne'hioghi  stessi  del 
Veronese  ,    Vicentino  , 
Bassanese,  Friuli. 

595 

GYMNADE- 
NIA 

conopsea  R.  Br. 

Ke'luoghi  ombrosi  ed 
erbosi  del  Veronese,  Vi- 
centino, Bassanese,  del 
Veneziano  e  del  Friuli. 

596 

odoratissimaR.Er. 

Ne'  monti  del  Vero- 
nese, del  Vicentino,  del 
Bassanese,  e  ne'  prati 
palustri  del  Friuli. 

597 

PERISTV- 
Ll'S 

viridis  Liudi. 

Ne'pascoli  alpini  e  nei 
colli  del  Veronese,  Vi- 
centino ,    Bassanese    e 
Friuli. 

598 

albidus  Lindl. 

Ne'luoghi  stessi  del 
Veronese  ,    Vicentino  , 
Bassanese  e  Friuli. 

599 

INIGRITEL- 
LA 

rniffus/ifulid  Rich. 
)j    /3.  rosea. 

Ne'luoghi  stessi  del 
Veronese,    Vicentino, 
Bassanese  e  nel  Friuli. 

Nel  Bassanese. 

400 

PLATAN- 
THERA 

hi  folia  Rich. 

Ne'luoghi  sopraddetti 
del  Mantovami,    Vero- 
nese, Vicentino,  Vene- 
ziano e  nel  Friuli. 

401 

HERMI- 
NIUIM 

Mo7iorchis  R.  Br. 

Ne'  pascoli  alpini  del 
Veronese  ,    Vicentino  , 
Bassanese  e  nel  Friuli. 

402 

HIMAINTO- 
GLOSSUftl 

hircinum  Spr. 

Ne'  colli     veronesi, 
bassanesi,  vicentini  ed 
euganei.  nel  Veneziano 
e  nel  Friuli. 

405 

SERAPIAS 

Lingua  L. 
»    (i.longiplala. 

Ne'  boschi    e    prati 
montani    di    Mantuva . 
Verona,  Vicenza,  Bassa- 
no,  Padova,  Treviso  e 
Friuli. 

Ne'luoghi  stessi  e  nel 
Veneziano. 

404 

OPHRYS 

ntijodes  W. 

Ne'  luoghi    boschivi 
del  Mantovano,  Verone- 
se, Bassanese  e  Friuli. 

1 

—  478 


Nome 
jeneiic'o 
j^    |della  piauta 


Nome  specifico 
(lella  pianta 


Liiogo 
ove  nasce  spontanea 


40o 

406 
407 


408 
409 


410 

411 

N.46 

412 
413 

414 
41o 


Usi 


CORALLOR- 
RHIZA 


CYPRIPE- 
Dll'M 


ACORUS 


N.  4 


416  TVPIIA 


apifera  W. 

arachiutes  W. 
a  rani  [era  Sni. 


alraia  Lindl. 
Berlolonii  Moret. 


innata  R.  Br. 


CalcL'olus  L. 


ORDINE  XI. 


Ne'  prati  e  colli  del 
Mantovano,  Veronese, 
Vlcentino,Bassjnese. 

Ne'  luoghi  niefiesimi 
enel  VenezianoeFriuii. 

Ne'  luoi;hi  stessi  del 
Mantovano,  Veronese, 
Bassanese,  Veneziauo, 
Trivigiano  o  Frinli. 

Ne'  colli  Eluganei. 

Ne'  colli  del  Verone- 
se e  ne'prati  del  Bassa- 
uese. 

Ne\boschi  montani 
del  Veronese,  de'  Selte 
Connuni  Viceiitiui  e  nel 
Frio  11. 

Ne'boschi  montani  dei 
Sette  Coniuni  Vicentini. 
del  Monte  BaldoeFriuli. 

AKOIDEE. 


Calamus  L. 
tnaciilahim  L. 

ilalicuin  Lam. 
Dracuncidus  L. 


Ne'Uioghiacquosi  dei 
Mantovano,  Veronese, 
Bassanese,  Veneziano. 

Ne'iuoghi  montani  ed 
ombrosi  del  Mantovano, 
Veronese,  Vicentino  e 
nel  ])asso  Frinli. 

Volgare  nel  Veneto 
liingo  le  siepi  e  alle  ra- 
dici  de'monti. 

Nel  basso  Frinli. 


Se  lie  t 
tnbero 
col.,        e 
rante. 


ORDINE  Xll.  —  TIFACEE 

\luti/'olia  L. 


\'olg<ire  in  Ui'li  i  Uiu- 
ghi  palustri. 


l)tll-l.,^liesi 


—  479 


p 

Nome 

Nome  specifico 

LlK)gO 

1 

•generico 

Usi 

3 

2 

del  la  pianta 

della  piaiita 

ove  nasce  spontanea 

417 

TYPHA 

angustifolia  L. 

Ne'  luoghi  stessi  del 
Maiitovaiio,    Veronese, 
Byssanese  e  Veneziano. 

418 

minor  Siiu 

Ne'  luoghi  acquosi  e 
fossi  del  IViantovano,  del 
Veronese  ,    Bassanese, 
Padovano  e  Veneziano. 

419 

minima  Hopp. 

Ne'luoghi  palustridel 
Veronese,  Veneziano  e 
Friuli. 

A'lO 

SPAKGA- 
NILM 

ramosuin  L. 

Volgare  nelle  paludi 
e  fossi  delle  I'rovincie 
Venete. 

421 

simplex  Huds. 

Ne'luoghi  acquosi  del 
Mantovauo,  Bassanese, 

N.  6 

Padovano  e  Veneziano. 

ORDINE  XIU.  - 

-  LEMNACEE. 

422  LEMNA 

trisulca  L . 

Nelle  paludi  manto- 

vane  e  ne'luoghi  acquo- 

si del  Veronese,  Viceu- 

tinn,  Padovano,  Trevi- 

giano  e  Friuli. 

423 

minor  L. 

Comnne    ne'  luoghi 
acquosi. 

424 

gibba  L. 

Ne'  luoghi    acquosi 
piii  rara,  nel  Friuli. 

425 

pohjrrhiza  L. 

Nelle  acquestaguanti 
del  Veneziano 

N.  4 

ORDINE  XIV.  - 

-  NAJADEE. 

426 

NAJAS 

marina  L. 

Nelle  paludi  ed  acque 
del    Mantovano,   Vero- 
nese, Padovano  e  Friuli. 

1 

427 

7ninor  L. 

Ne'Juoghi  slessi  del 
IViantovano,    Veronese, 
ne' fossi  del  Bassanese, 
Trivigiano  e  Friuli. 

' 

Seric  III.  T  /I". 


62 


—  480 


o 

u 

Nome 

Nume  speeifico 

Luogo 

£ 

generico 

Usi 

2 

(leiia  piania 

delb  piaiita 

live  iiasce  eponliinca 

428 

NAJAS 

alagncnsis  I'oll. 

Nelle  paludi  dul  Mao- 

tuvano. 

429 

ZOSTERA 

serrahiia  Tar^. 

Copiosissiiiia  iie'  lidi 
vuneti  e  nel  Friiili. 

450 

nonu  Ruth. 

Iiitonio  iille  isole  di 
Venezia. 

451 

POSIDONIA 

oceanicii  Spr. 

mar.;    sui     lid> 

452 

ZAISNI- 
CHELLIA 

ycilastrish. 

Nelle  acqiie  de'  fiunii 
iiel  Veronese  e  Manto- 
vano,  ue'  fossi  del  Bas- 
pi.nese,  del   Padovano, 
del    Veneziano    e    del 
Friuli. 

433 

RLiPPiA 

inarilimu  L. 
n    /3.  7-ccla. 

Ne'  luoghi    acquosi 
SHJsi  iiitoriio  a  Venezia, 
Chioggia  e  nel  Fiiuli. 

Inlorno    a    Chidggia 
nei  fossi. 

4.-4 

POTAMOGE- 

NATON 

natans  L. 

»     (3.  fluilana. 

Nel  lego  di  Mantova 
colia  vaneta  fi  e  nelle 
acque  di  Uitto  il  Veneto. 

45.' 

perfoliata  L. 

Ne'  luoghi  stessi. 

436 

densa  L. 

Nelle   paludi  inanto- 
vane,  nel  Veronese,  nel 
Padovano. 

437 

lucens  L. 

Ne'  luoghi  stessi  del 
Mantovano,    Veronese, 
Padovano,  Veneziano  e 
Friuli. 

458 

rufescens  Schr. 

Nelle  acque  de'liioghl 
alpini  del  Belluiiese. 

459 

crispa  L. 

Ne'fiumi,  fossi,  e  pa- 
ludi del  Mantovano,  Ve- 
ronese. Vicentino,   Pa- 
dovano _,    Veneziano    e 
nel  Friuli. 

440 

zosleraefolia 

Schuii). 

Ne'luoghi  palustri  in- 
torno  Mantova  e  Chiog- 

441 

pusilla  L. 

gia. 

Nelle  acque  stagnanti 
del   Mantovano,   Vero- 

481  — 


p 

Nome 

Nome  specifico 

Luogo 

£ 

genenco 

Usi 

3 

2 

della  pianta 

de55s  pianla 

ove  iiasce  P|)i)iilui)ea 

,.       ,     . 

nesp,  Vicentino,  Pado- 
vauo  e  Friiili. 

/i4i' 

POTAMOGE- 

TOIV 

pectinatu  L. 

Ne'  luoglii  stessi  del 
Mantovaiio  ,    Veronese 
fid  intoino  a  Veuezia  e 
Chioggia. 

44i) 

marina  L. 

Nelle  acque  salse  del 
Veneto  e  nel  Friuli. 

N.18 

ORDINE  XV.  - 

-  BUTOMEE. 

444 

BUTOMUS 

umbellalus  \,. 

Ne'liioghi  acquosi  ed 
inigati  del  Mantovano, 
Veronese  ,    Vicentino, 

N.  1 

„      - 

Padovanu  e  Friuli. 

ORDINE  XVI.  —  ALISMAOEE 


445 

TRIGLO- 

palustre  L. 

Ne'  luoghi  iiinidi  del 

CHIN 

Mantovano,  Veronese, 
Vicentino,  Bas.<anese , 
Veneziano  e  Friuli. 

446 

niarilimutn  L. 

Ne'  lidi  del  mare  in- 
torno  a   Venezia  e  nel 

Friuli. 

447 

SAGITT.4- 

sagitlifoUa  L- 

Ne'fossi    del  Manto- 

Ri.\ 

vano,  Veronese,  Pado- 
vano,  Veneziano,  Rodi- 
^ino.  Friuli. 

448 

ALISMA 

Planlugo  L. 

Volgare  in  tutti  i  luo- 

v((r.  ^,  7.  J. 

glii  acquosi. 

449 

7-amincidoides  L. 

Ne'hinghi  acquosi  del 
Mantovann  edel  Friuli. 

N.  5 

ORDINE  XVII.  —  IDROCARIDEE. 


450   HYDROCHA- 
RIS 


Mursiis  ranae  L. 


Nelle  paludi  e  luoglii 
acquosi  di  tulto  il  Ve- 
neto. 


—  482  — 

o 
u 

3 

Nome 

generico 

ilella  pinnta 

Nome  speoifico 
(lella  piania 

Luogo 
ove  aascp  spontanet* 

IJ  s  V 

451 

STRATIO- 
TES 

uloicleslj. 

Nel  lago  di  Mantovn. 

452 

N.  3 

VALLINE- 
RI\ 

spirnlis  L. 

Ne'luoghi  palustri  ed 
acquosi  del  Mantovano, 
Veronese,l'adovano,Ve- 
neziano,   Tiivigiano   e 
Friuli. 

ORDINE  XVm    —  ARISTOLOCHIACEE. 

453 
454 
455 

ARISTOLO- 
CHIA 

rotunda  L. 
pallida  W. 

Clematitis  L. 

Ne'pifiti   8  boschi  dt 
Uitto  il  Veneto. 

Ne'  hiughi   stibalpiiii 
del  Veronese, ViL'entitui, 
Bassaiiese,    Veneziaao, 
Trivigiano  e. nel  Friuli. 

Ne'  liioghi   incolli   e 
nelle  siepi  comune. 

\.>  ...lice  gic- 

V.,.,.|Ucl.„..si., 

• 

456 

ASARUM 

europacum  L 

Ne'  liioghi    ombiMsi 
del   Veronese,  Vicenti- 
no,    Bassanese    e    nel 
Friuli. 

I.n  .SM.1    ra.lice] 
,  cuslir,,  Jlu- 
relica     e     ,lra- 
stlo.i. 

N.  4 

ORDINE  XIX.  —  CITINEE. 

4a7 

N.  1 

C\TINllS 

Hijpocislis  I>. 

Sdlle  raijiri    d'el    Ci- 
stus    saluiaejiilius   L., 
ne"  colli  Eugniiei. 

II    ».icco  ^    a- 
'.n\nlv»T\^. 

ORUINE  XX    —  NINFE4CEE. 

458 
459 

INVftlPHAEA 
MIPHAK 

alba  L. 
luleum  L. 

CniDune   in   tiitte  le 
acque  dolri  del  Veneto. 
Colla  precedente. 

N.     2; 

(Continvfil 


mmn  del  mm  u  iirzo  \m. 


11  m.  e.  dott.  Girolamo  Venanzio  presenta  il  se- 
guente  Rapporto : 

■  Vengo  oggi,  o  Signori,  ad  aderapiere  un  onorevole 
iocarico  che  mi  fu  dato  dalla  Prosidcnza  nostra,  ed  a  ren- 
dervi  conlo  delT  Opera  che  fu  teste  pubblicala  e  presen- 
tala  in  dono  all'  i.  r.  istiluto  dal  patrizio  co.  Pierluigi 
Berabo  sulle  Istiluzioni  di  Beneficcnza  della  cilia  e  provin- 
cia  di  Venezia.  La  qual  opera  reputo  che  sia  in  singolar 
modo  degna  dell'  atlenzione  vostra  ;  o  perche  1'  argomento 
di  essa  e  gravissimo  in  se  stesso,  e  lo  e  ancor  piii  per  la 
grandezza  degli  oggetti  che  coraprende,  il  complesso  dei 
quail,  o  si  guardi  alia  economia  interna  della  citta  od  ai 
bisogni  della  umanila  indigente,  parra  certo  a  tutti  essere 
di  erainente  importanza  ;  e  perche  la  traltazione  di  questo 
argomento  alia  qualila  di  esso  si  adegua,  ed  e  avvalorata 
da  quel  sapere  che  di  ogni  retto  discorso  t;  principio  o 
fonte,  e  spira  sempre  caldo  affelto  c  sincera  sollecitudine 
per  la  causa  dei  poveri,  ed  e  opportunamente  condita  da 
quella  modesta  e  ben  temperata  elegauza  di  stile  che  con- 
cilia la  pcrsuasione  ad  ogni  scrittura  e  giova  a  tutte,  e  non 
disdic(i  ad  alcuna;  e  perche  in  fine  qucsta  opera  precede 


—  484  - 
ail  una  grando  rilorma,  die,  se  non  I'alliscono  gli  aimunzi 
rpcali  ilallii  Gazzotta  Ufficialo,  sara  in  breve  operala  nel- 
r  amminisli'azionc  do'  Luoglii  Pii  di  Venezia  e  spianera  ad 
essa  la  via,  e  col  foroire  uotizieed  osservazioni  agevoleri 
ai  rifonnatori  il  modo  di  raggiungere  la  nieta  prcfissa. 

Qiiesla  opera  perlanto  consta  di  iin  volume  di  circa 
500  paginc  in  grande  oUavo,  e  conliene  una  ricerca  slo- 
I'ica,  morale,  economica  e  oritica  sulle  origini,  sui  pro- 
grcssi  e  sulle  condizioni  alluali  delle  pie  Istitnzioni  di  Ve- 
nezia. Essa  si  divide  in  Ire  parti.  La  prima  tralla  degli 
Istituti  prevenlivi  di  Venezia,  owero  di  quelli  die  sono 
direlti  a  prevcnire  la  poverlilj  ;  la  seconda  degl'  Istituti 
sovventori  pur  di  Venezia,  owero  di  quelli  deslinali  a  soc- 
correrla  ;  la  terza  degli  Istituti  sparsi  nolle  varie  comuni 
dolla  Provincia.  Alle  due  prime  parti  si  aggiungono  qual- 
tro  appendici,  la  prima  delle  quali  parla  degP  istituti  na- 
scent!, e  le  altre  trc  della  Benelicenza  presso  le  comunioni 
greca,  evangelica  ed  israelitica.  La  prima  parte  compren- 
dc  18  Isliluli,  allrcttanli  la  seconda,  5  le  quattro  appen- 
dici e  33  linalmente  ne  comprende  la  terza  parte.  Riguardo 
a  tutli  questi  74  istituti  1'  autore  procede  con  egual  metodo 
e  colla  stessa  diligenza  ;  e,  salve  le  differenze  die  la  loro 
storia  e  la  loro  economia  rendono  necessarie,  egli  rimonta 
air  epoca  della  loro  fondazione  e  narra  le  successive  loro 
vicende,  e  mostra  le  condizioni  loro  atluali,  ed  accenna  le 
cause  per  le  quali  ebbero  incremeulo  od  inclinarono  a  de- 
cadenza  ;  ed  espone  i  loro  regolamenti  e  iiidica  i  presidi  e 
le  assistenze  di  cui  sono  rauni.i  e  presenla  i  bilanci  delle 
loro  rendite  e  delle  loro  spese,  e  talvolla  fa  conosccre  i 
iniglioramenti  die  introdurre  si  polrebbero  in  quelle  Istitn- 
zioni e  i  difetti  die  sarebbe  d'  uopo  emendare. 

Sarebbc  opera  del  pari  inulile  ed  inlempesliva  seguir 


—  485  — 
r  aulore  in  quesle  sue  svariate  ricerebe  e  rifeiirvi  le  noli- 
zie  e  le  particolarilii  che  per  cadauna  Istituzione  egli  rac- 
colse  diligeiiteinente  ;  ed  il  noverarie  in  fila,  anziche  uno 
estratto,  sarebbe  una  ripetizione  del  testo.  Piultosto  ado- 
prero  ad  esporvi  sinteticamente  quanlo  di  piii  riievante,  a 
parer  mio,  trovasi  nel  Hbro,  e  quanto  puo  valer  megUo  a 
significare  gl'  intendimenli  che  ebbe  il  co.  Bembo  nel  det- 
tarlo  e  a  mostrarvi  la  utilitS  die  se  ne  puo  ritrarre  ;  bene 
inteso  che  per  ora  il  mio  studio  si  riferisce  soltanto  alia 
prima  e  seoonda  parte  del  libro  stesso  ,  cioe  agl'  Istituti 
della  citta  di  Venezia  che  1'  autore  chiama  preventivi  e 
sovventori. 

Oltre  a  siffatta  divisione,  le  notizie  fornite  dal  co.  Bem- 
bo danno  a  divcdere  che  egli  e  d'  uopo  distinguere  gli 
Istituti  di  Beneflcenza  che  provvedono  colle  proprie  ren- 
dite  alia  loro  sussistenza  da  quelli  che  da  pubbliche  o  pri- 
vate sovvenzioni  la  ritraggono  ;  poiche  gli  uni  hanno  in  s6 
stessi  una  valida  guarentigia  di  durata,  e  possono  essere 
migliorati  e  renduti  sempre  piu  profiltevoli  con  una  vigi- 
lante tutela  e  con  una  retta  amministrazione,  e  possono 
quindi  essere  considerati  una  parte  preziosa  della  ricchez- 
za  di  una  citti  o  di  uno  Stato  ;  laddove  gli  allri  hanno  una 
esistenza  precaria  e  il  germe  della  loro  vita  pud  essere  ad 
ogni  istante  soffocato  da  quelle  fortunose  vicende  che  fla- 
gellano  talvolta  le  famiglie  ed  i  popoli  e  che  del  pari  pro- 
strano  gli  anirai  e  distruggono  le  sostanze;  e  peggiore  an- 
cora  sarebbe  la  condizione  di  tali  Istituti,  e  maggiore  il 
loro  pericolo,  se  fosse  vero  cio  die  affermano  due  reputati 
economisti,  che  le  istituzioni  sostenute  esdusivamente  dalla 
pubblica  beneflcenza  non  possono  piu  di  25  anni  duraro. 


—  480  — 
Allc  due  dassi  poi  cbe  abbiamo  formato  una  lerza  classc 
intercede  cosUtuila  da  quegU  Islituli  cho  hanno  nel  tempo 
stesso  e  renditc  proprie  e  pubbliche  o  privalo  sovvenzioni. 
Ore  secondo  i  dati  somministrati  dal  co.  Benibo,  alia  I  clas- 
se,  a  quella  cioe  degli  Istitiiti  die  si  mantengono  coi  loro 
averi  apparlengono  le  Zitelle,  la  Ca'  di  Dio,  la  Casa  di  Ri- 
covoi'o,  r  Istituto  Manin,  le  Canossiane,  le  Penitenti  e  i 
Calecumoni ;  alia  II  classe,  cho  comprcnde  gl'  Istiluti  non 
provveduti  di  alcun  proprio  patrimonio  appartengono  le 
Pericolanti  e  gl'Istituti  Canal,  Ciliota  e  Cabmiotto,  e  nellalll 
classe,  in  quella  cio6  degli  Istituti  che  hanno  bensi  renditc 
proprie,  ma  non  suflicienti  ai  loro  bisogni,  ai  quali  suppli- 
scono  percio  le  pubbliche  o  private  largizioni  od  altri  pro- 
veiiti,  devesi  collocare  la  casa  degli  Esposti,  gli  Asili  della 
infanzia,  gli  Orfanotrofi  dei  Gesuati  e  delle  Terese  ,  le 
scuole  di  Caritii,  il  pio  Monte,  I'Ospitale  civico,  I'Ospitale 
di  san  Servolo,  e  finalmente  la  Commissione  gcnerale  di 
pubblica  BeneDcenza.  I  singoli  patrimoni  di  tutti  questi 
luoghi  pii,  costituiti  generalraente  da  beni  stabili,  da  livelli 
e  censi  e  da  frutli  di  obbligazioni  dello  Stato  formano  in 
complesso  il  ragguardevole  capitale  di  L.  20,969,869,34, 
nel  quale  pero  sono  compresi  i  valori  di  alcuni  dei  rispet- 
tivi  locali.  Da  questo  capitale  si  ritrae  una  rendita  che 
nell'anno  1836  fu  di  L.  816,246:38.  Oltre  a  questa  rendita 
i  Pii  Istituti  in  quell'  anno  ebbero  dal  Tesoro  o  dai  Comuni 
sovvenzioni  per  L.  684,303:31,  n' ebbero  dai  privati  per 
L.  130,212:42,  ed  ebbero  eziandio  pareechi  particolari  pro- 
venti  per  L.  439,782:74  ;  cosicch^,  secondo  i  dati  offerli 
dal  sig.  CO.  Bembo,  I'  esercizio  della  pubblica  benelicenza 
in  Venezia  costd  nell'anno  1836  la  complessiva  somma  di 
L.  2,090,747:23.  Gl'  individui  d'  ambi  i  sessi  accolti  nei 
summenzionati  Istituti  cd  ai  quali  con  tal  rendita  si  prov- 


—  487  — 
vede  ascesero  ncl  1850  a  525*).  La  Conimissiouc  poi  di 
pubblica  beneficenza,  seiuprc  colla  rendita  stessa,  presto 
inqiicll'anno  il  giornaliero  maiitciiimeiito  a  307o  povcri 
c  a  190  poveri  vergogriosi  ;  ed  oltro  a  cio  teiiiio  uii  cala- 
logo  di  34824  individui,  chepotevaiio  esser  soggelli  ad  una 
cvenliiale  momentanca  poverta  cagionala  o  da  inlei'mila  o 
da  sciopri  o  da  comuni  calamita,  ed  ai  quali  percio  la  Com- 
luissione  stessa  non  presto  clie  uii  eventuale  c  momentaneo 
soceorso  nei  singoli  casi.  Ai  siiaccennati  Islituli  dovesi  i)oi 
aggiungci'e  la  fondazione  Treves  costituita  da  una  somma 
capitale  di  L.  60,000,  die  i  nobili  signori  Treves  di  Bonlil 
diedero  in  done  affinclie  si  coliocasse  per  anni  cinque  nella 
Cassa  di  risparmio,  o  coll' interesse  ilel  4  per  100  si  di- 
stribuissero  qualtro  grazie  annuali  a  quattro  onesli  e  bi- 
sogQosi  opcrai  ;  c  trascorsi  i  cinque  anni,  e  polcndosi  in- 
vcstire  la  soninia  con  niiglioi-e  intercsse,  una  quinta  grazia 
si  distribuisse.  E  devonsi  pure  aggiungerc  la  societa  di 
san  Vincenzo  di  Paola  cliedivisa  in  cinque  conferenzc,  ado- 
pcra  con  parlicolari  intendimcnti  e  disci[)lJne  al  sullievo 
de'miseri,  e  le  assoriozioni  di  mutuo  soccorso  dei  calafati, 
dei  sacerdoli  secolari,  dei  suonatori  del  toatro  deila  Fenice, 
dei  medici  cliirurghi  c  farraaeisti,  delle  arli  edilicatorie  e 
linalmente  degl'  invalidi  di  Marina.  Le  quali  Isliluzioni, 
avendo  una  diversa  nalura  e  divcrsi  intendimenti  e  nieto- 
di  divcrsi,  parve  clie  si  dovessero  disgiungere  dalle  allre, 
e  far  sc  no  dovesse  in  qucsta  rolazione  una  sepai'ala  nion- 
zione. 

-••■'•■■       -H.  ■*  ■■    ' 

Bella  oitre  ogni  dire  e  dilettosa  e  la  via  per  la  quale  ci 
guida  il  CO.  Benibo  col  suo  libro.  Dopo  lanlo  aggirarsi  Ira 
oggetti  ben  diversi,  I  animo  si  ricrea  niirabiluiente  risaleu- 
Saic  III,  r.  IV.  (]-, 


—  488  — 

(fo  a  ic'inulissiiiK;  rpix  lie  c  scorgcndo  i;li  aiiliclii  pailri  vc- 
nt'ziiini,  bene  I'oiulala  eon  sagge  Icggi  e  cuii  provvide  isli- 
tiizioni  la  loro  I'cpuljhlica,  adoperarc  viiilinenle  luuri  di 
casa  a  viiicoi'e  i  iicniici  dclla  crislianita  o  ad  iiitraprcndorc 
lunglii  c  pericolosi  viaggi  c  rivclare  nuove  Icrre  c  niiovo 
meraviglio  <•  additarc  iiuovi  adili  al  oommercio  c  niiovo  e 
feconde  surgeiili  di  ritclic/za  ;  e  dopo  gloriose  iraprcse  c 
ardiic  pci'ogi-iiuizioni  ritornati  a  casa  cariclii  delle  dovizic 
d'Urieiilo,  offeriro  il  liore  delle  spoglic  opinio  a  Dio  OUimo 
Massimo  ed  alia  patria,  clie  e  senipre  cosa  venei'abilccsauta 
ad  ogni  cuor  gciieroso,  c  qiiindi  in  cinia  ad  ogni  altra  cuia 
por  la  (lira  della  unianita,  e  sciiz'apparali  di  teoriche  sot- 
tili  o  d'  ingegnose  ulopie,  ma  per  iiii  semplicc  c  spontaneo 
impulso  Tarsi  promovilori  di  qiieila  vera  civilla  clie  prin- 
c'i[)al(nente  eonsiste  nel  ditTomlero  il  bene  e  nel  fare  elie  \i 
sia  il  minor  niimcro  possil)ilc  di  mali  e  di  miserie  nel  mon- 
do.  Ed  il  eo.  Bcmbo  di  frequcntc  ci  rapprcsenta  questo 
lieto  affaccendarsi  a  pro'  della  indigenza,  qnesta  pressa  di 
o|iere  buone,  questa  fervida  gara  cbc  avevano  i'ra  loro  i 
piii  preslanti  palrizi  e  Ic  malrone  piu  illustri  di  fondar 
ospilaii,  di  aprir  ricovcri,  di  apprestare  ad  ogni  svenlura 
nil  sollievo,  ad  ogni  pcrieolo  un  I'iparo,  ad  ogni  moibo  lui 
rimedio:  mollipliec  c  svariata  manifestazione  del  pensiero 
eristiano,  speltacolo  di  grandezza  e  di  l)ont;i  eli(^  ispira  in 
clii  r  osserva  una  cara  giocondila,  e  tale  desla  un  tcnero  e 
soave  comniovimento,  <lic  a  noi  iVa  le  aridila  del  lempo 
noslro  Inlto  dedito  a' suoi  maleriuli  intcrcssi  di  rado  e 
dato  sperinienlarc.  Di  (juesli  magnanimi  alii  e  slorieo  csat- 
lissimo  il  Bembo  ;  e  uiolle  eloqnenli  pagine  del  siio  lihro 
lanno  fede  clie  lo  spirito,  gl'  inlendinienli,  le  Iradizioni  dci 
progenitor!  si  conscrvaiio  vivi  e  parlaiili  neil  animo  del 
pronipole. 


—  489 


Afa  qjiogli  antielii  podri  iion  poiisavaiio  torso  die  soc- 
oorrcndo  con  lanla  munificenza  alia  indigenlc  cd  infcrma 
iimanila  procuravano  in  pari  tempo  una  gloria  iniinortatc 
alia  loro  |)ati'ia  col  fondare  Isliluli  di  wn  carallerc  speciale 
ed  eniinenlemente  provvido,  libei*ale  c  religioso  e  col  pre- 
cedere  a  moiti  nol  fondarli.  II  co.  Benibo  fu  sollccilo  a  rac- 
coglierc  od  a  registrare  nel  suo  libro  i  titoli  di  questa  glo- 
ria, clic  e  certo  da  poi'si  tVa  Ic  piii  belle  e  piii  splendide  di 
cui  possa  una  citlti  adornarsi.  Ed  istrulti  da  lui  scorgiamo 
la  prima  fondazionc  della  Ca'  di  Dio,  asilo  paeifico  delta 
derelitta  ed  inconlaminala  vecchiaia,  rimontare  all' anno 
1272,  e  quella  dell' ospizio  de'  trovatetli  at  1546,  e  quella 
delle  Penitonti  at  1 557,  e  quella  dell"  Orfanolrofio  at  1392. 
E  noi  a  buon  dirillo  ci  esalliamo  in  noi  stessi  veggendo 
nelle  menti  veneziane  formarsi  il  primo  concetto  e  quasi 
spuntai'e  ii  primo  germe  di  alcuno  istituzioni,  clie  altrc  na- 
zioni  si  usurparono  e  die  il  seeolo  nostro  considera  come 
un  mirabile  risullamento  della  sua  spei-ienza,  de'suoi  sludi, 
del  suo  progresso.  Gli  asili  dell'infanzia  crebbcro  e  si  mol- 
tiplicarono  in  Venezia  negli  ultimi  tempi,  merce  le  private 
largizioni  e  le  disposizioni  testamenlarie  di  qualcbe  illuslre 
e  benemerilo  jpitladino  :  ma  il  pio  doge  ^larino  Zorzi  mo- 
rendo  nd  i5l2  iasciava  un  ricco  legato  «  ad  nulriendnm 
et  conservandum  infantes  et  pueros  indigentes  minoris 
aclatis  utriusque  sexus  pauperes  et  indigentes  (juibus  pro- 
videatur  annuatim  bene  et  sufflcienter,  ec.  »  parole  che  di- 
mostrano  la  povera  infanzia  tindal  principio  dd  seeolo  XIV 
presa  in  singolar  cura  dal  primo  magistrato  della  repub- 
blica  e  da  hii  provveduta  con  larghezza  e  con  amore  rac- 


—  40U  — 

ioniaiul;il;i.  In  siiuil  ij;uisa  il  bnndo  dolla  nicndicila  fii  suleii- 
nenienlc  proclamalo  in  Vcno/ia  ncll' anno  1812  c  lo  si 
rcpiilo  iin  pi'ovvcdimento  saiulare  c  degno  doi  tempi.  Ma 
lin  dali' anno  1300  col  dccrelo  del  26  aprile  avcvano  in 
Venozia  suonalo  lo  parole:  «  I'aupcres  non  vadant  per  civi- 
taleni  sed  ponanliir  liospilalibns,  »  c  per  raggiungere  questo 
seopo  la  icpubblica  nei  secoli  XVI,  XVII  e  XVlll  non  eesso 
d"  insislere  c  di  provvedere  con  leggi  e  con  lerniinazioni 
adegiiale  all'  nopo  efrequentissimc.  Cosi  il  senno  c  la  pieli'i 
dei  Vcneziani  si  collegavano  per  avere  la  priorita  in  cio 
die  liavvi  di  |mii  nohile  e  di  piii  generoso,  nelle  opere  di 
benelieen/.a  ;  e  cosi  il  co.  Cembo  raccoglie  con  gran  dili- 
gen/.a  (inesli  talli  \v\  suo  libro  e  aperlamenle  li  nianifesla 
per  rendere  leslimonianza  del  vero  c  per  rivendicare  alia 
sua  palria  le  glorie  die  le  appartengono  e  cbe  forse  crano 
si  ale  dinienlieale  o  da  allri  rapile. 


IV. 


Ne  si  crcda  die  qiieslo  zelo  di  beneficenza  die  si  svol- 
se  con  tanla  enei'gia  nei  primordi  della  repubblica,  collo 
scorrer  dei  secoli  si  rallenlassc,  ed  in  line  collo  sfarsi  della 
repubblica  slessa  si  spegnesse.  Parve  anzi  die  si  riaccen- 
desso  un  maggior  colore  fra  le  agonie  del  governo  e  fra  le 
incertezze  e  lo  agitazioni  delle  nuove  signoric  die  soprav- 
venivano  e  cessavano  e  si  mnlavano  con  br<'vi  intcrvalli. 
Vedemnio  noi  stessi  in  questo  secolo  inoiti  pii  Istituli  crcar- 
si  propriamcnte  dal  nulla  c  viver  poscia  una  vila  feconda 
di  oltinii  effdii  c  sostenuta  con  quel  soccorsi  die  la  divina 
Trovvidcnza,  quando  trovi  dii  sappia  degnanienle  secon- 
darla  e  bene  no  intenda  il  sublime  magistero,  la  giungcrc 
per  \\c-  (Id  pari  miralnli  e  mislci'iose.  ]/  ultimo  doge  fiOdo- 


—  491  — 

vioo  Maniii,  per  soslitiiire  iin' allra  graiulezza  alia  gran- 
dezza  perduta  c  per  confortare  la  mcslizia  dei  siioi  giorni 
solitarii  c  deserli,  col  teslamento  1."  ottobre  1802  costi- 
liiiva  iin  legato  di  cento  iiiila  diicati,  aflliiclic  glintoressi 
da  tal  somma  derivanli  fossero  impiegati  parte  nel  maiite- 
nlmento  di  pazzi,  parte  in  qiiello  di  tanciiilli  poveri  ed  ab- 
bandonati,  e  poneva  in  tal  niodo  la  prima  pietra  doll'  Islitiito 
die  porta  tuttavia  il  suo  nome  e  che  cbbe  poscia  si  utile 
ordinamento  e  si  felici  incremenli  Ed  il  nosli'o  autore  ci 
mostra  sorgere  nell' anno  1802  le  Scuole  di  carita,  e  nel 
4  807  la  casa  di  IVieovero  e  I' islituto  delle  Oblate  di  san 
Filippo  e  le  Canossiane  nel  1812  e  I' islituto  Ciliolta  nel 
-1822,  e  le  Dorolee  nel  1858,  e  I' islituto  Canal  ordinarsi 
ed  acquistar  stabile  sede  nel  18  51,  e  finabnente  il  primo 
ricovero  pei  bambini  laltanti  I'ondarsi  nel  185  5.  Ed  anclie 
al  presiMite,  come  vedremo,  oitre  alle  moltipliei  pic  asso- 
ciazioni,  vanno  formandosi  nuove  utilissime  istituzioni  e  si 
vanno  a  mano  a  mano  fornendo  di  regole,  di  presidii  e  di 
dotazioni.  Tanlo  sono  pronti  ed  animosi  i  Veneziani  nel 
senlire  e  nell'opiM'are  a  pro' dei  iorosimili,  e  tanla  c  la  loro 
perseveranza  nell  amor  del  bene. 


Egli  e  d' uopo  confessarc,  e  cio  dall' opera  stessa  del- 
I'autor  nostro  apparisce  cbiaramente,  clie  impulso  prima- 
rio  alia  benelicenza  dei  Veneziani  e  possente  promovitrice 
dei  loro  sentimenti  pietosi  fu  in  ogni  tempo  la  religione. 
La  quale  tin  dalle  epoebe  piu  remote  era  pi'ofondamenle 
radicata  nci  loro  cuori  ed  era  la  regola  delle  loro  azioni, 
il  presidio  delle  loro  famiglie,  il  firmamento  del  loro  gover- 
no  ;  e  quando  que'  prodi  antielii  litornavaiio  dall  Oi'ienle, 


49*2 

insionio  cdIIc  conquisUilci  dovizic,  poi'lavaiio  con  aiiiim) 
ooiiipiiiilo  0  giulivo  meim)i'i(>,  roliqiiic,  ini)nii;:;ini  tli  sanli,  o 
qiu'ste  spoglic  prrzioso  c/aiio  ad  essi  inolivo  cd  o.'casiono 
di  origcr  leuipli,  di  fal)l)riear  monasleri,  sovcmiIc  di  foiidai-e 
ospilali  c  ricovcii.  dli  ordiiii  i-cIi,:j,iosi  divcnivano  allora 
naUiralinentG  gli  aiisili;irii  delle  iniprcse  die  si  faccvaiio  a 
pro'  dell"  umanita;  o  la  milizia  di  Cristo  con  pari  ardoro 
prcgava  nellc  cltiesc,  comltallcva  siii  pulpili  e  nclle  piazze, 
ed  opcrava,  assisteva  o  confoiiava  ncgli  ospilali.  Quoslo 
pio  e  prolillcvol  eosUinic  si  niantcnne  coslanlemenlc,  e 
r  opera  di  cui  rcndianio  conto  c'inl'orma  die  auclie  al  pre- 
senle  nei  principali  IsliUiti  di  Venezia  persone  di  anibi  i 
sessi  appartcnenli  ad  ordini  religiosi  soslengono  gli  uffizi 
di  direltori  spirituali,  d'  ispettori,  di  assislenti  cd  anclio 
lalvolla  d'iiirermieri  e  di  servenli.  L' Orfanolrofio  dei  Ge- 
suali  e  affidalo  ai  PP.  Somaschi,  TOspizio  dellc  Zilelle 
alle  snore  di  S.  Dorotea,  qiiello  degli  Esposti  alle  suore 
dclla  Carila,  T  Islituto  Maniii  pure  ai  Somaschi,  V  Ospitale 
civico  degli  infermi  alle  suore  della  Carila;  quello  di  San 
Servoio  ai  PP.  Fale-benc-fratelli,  la  Casa  di  Ricovcro  alle 
snore  del  terz'  Ordine  di  S.  Francesco  di  Paola,  e  final- 
nienle  nell'  Islilulo  Canal  si  prestano  alia  edneazione  o  alia 
islrnzione  delle  donzelle  ({nivi  raccolle  le  suore  del  Sacro 
Cuore.  U  conic  IJcnibo  rende  amplissinie  lestimonianze 
alia  virtu  di  quesli  bencmerili  assislenli,  e  con  calde  cd 
clo(pienli  parole  ne  doscrive  la  inconsuinabile  pazienza,  lu 
dure  annegazioni,  gl'incredibili  patimcnti  e  sopratlulto  la 
invitla  longanimila  con  cui  sopporlano  quanlo  nelle  suf 
infermilti  o  nel  suo  docadinienlo  la  povcra  umanita  pre- 
scnta  di  piii  doloroso,  di  piu  immondo  e  di  piii  ributtanlc. 
K  cosi  dcvc  essere;  perclie  Dio,  Potenza  suprema,  e  supre- 
nia   Virli'i,  da  mirabili  forze   a   quolli   cIk;   iiiiziano  le  loro 


—  493  — 
o[)evii  dii  liii  0  samio  condurlc  con  qiicHaiiiorc  die  la  iia- 
liira   ispira,    die   la   soL-ieta   alimciUa  c   die   la    rdigionc 
sautllica. 


VI. 


La  rivisla  doi  liioglii  pii  di  Venezia,  c  T  esamo  dello 
particolari  loro  condizioni  da  iVequente  occasioiie  al  conte 
Beinbo  di  faro  qualdie  crilica  osservazione  siil  loro  stalo, 
sulle  fiforme  die  in  cssi  potrebbcTO  essei'e  inli'odottc,  sui 
difetli  cbe  polrebbero  osser  lolli.  Di  qiieste  osservazioni 
prcscntcremo  uii  brevissimo  sunto.  Egli  in  piii  kioglii  la- 
nicnta  il  secrclo  con  cui  sono  trallali  gli  affari  degli  Istitiili 
di  beneficenza,  ed  il  mislero  in  cui  si  vogliono  tenere  av- 
volte  le  loro  operazioni ;  poiclie  cgli  erode  cbe  la  pubbli- 
cita  sia  indizio  di  buona  fede,  e  salda  guareutigia  coiitro 
gli  altaccbi  ingiusli  ed  inipertinenti.  Parlando  del  Monlc 
di  Piela  rcputa  cbe  sia  sovercbio  il  carico  imposto  ai  ricor- 
rcnti,  il  quale  fra  interessi  e  tasse  ammonia  all'  otto  per 
cento,  c  se  il  pegno  si  vende,  ancbe  all'  oUo  e  mezzo  ed  in 
certi  casi  sino  al  novo :  nola  cbe  il  ristringere  a  giorni  de- 
terniinati  e  ad  un  solo  luogo  T  aceltazione  dei  pegni  rende 
maggiore  la  folia  de'  ricorrenti  e  piii  dilTidli  e  luiigbe  Ic 
relative  operazioni,  e  cbe  quindi  il  lavoratore  obbligato  a 
portarsi  ad  un  silo  lontano  dalla  sua  oflicina  dove  talvolta 
pcrderc  una  giornala  di  lavoro  per  fare  il  sue  pegno  ed 
un'  altra  per  redimerlo  ;  per  la  qual  cosa  a  suo  avviso 
sarebbe  mostieri  fondare  alcuni  uflizi  Qliali  nelle  parti  piu 
popolose  della  cittii  per  dividere  il  coiicorso  e  far  cbe  fos- 
sero  piu  pronte  e  piu  agcvoli  le  accettazioni  e  le  liliera- 
zioni  dei  pogni.  Osservazioni  alio  incirca  di  egual  tenoro 
cspone  I'aiitore  riguardo  alia  (]assa  di  Ilisparmio  ;  la  quale 


—  494  — 

islitti/iono  oi^li  voiTohbc  clic  si  rondossc  in  priino  liiogo 
pill  utile  e  pill  iiccessibile  nicdianle  cassc  liliali,  dove  si  po- 
Icsscro  a  piacinionlo  Tare  i  dopositi  anziche  versarli  lutli 
0  colic  prclist^c  discipline  nella  iinica  cassa  congiunta  al 
JMonle  di  piela,  c  die  si  rendcssc  in  secondo  luogo  piu 
nola  e  piii  popolai'c  niediante  Ic  islriizioni,  Ic  esortazioni, 
gli  eccitaiuenli  dei  padroni,  dei  maestri,  dei  saeerdoli  e 
della  stampa.  E  vorrcbbc  eziandio  clie  i  depositi  clic  si  fan- 
no  da  uno  stesso  individuo  in  varii  tempi  si  regislrassero 
lutli  in  un  solo  libretto,  afline  di  oltcnorc  a  favor  della 
cassa  un  risparmio  di  tempo  e  di  opera.  NeH'Ospitale  civi- 
co  osserva  clic  sono  troppo  ampie  le  sale  c  die  in  cadau- 
na  di  esse  si  aduna  con  reciproco  danno  e  disgusto  un 
sovcrcliio  numero  di  malati  chc  sono  colpili  da  malaltio 
diverse  e  die  Irovansi  in  diversi  stadi  di  esse  ;  e  desidera 
che  i  parroehi  non  abbiano  tanta  facility  a  rilasciare  quei 
certificati  di  poverlii,  nicdianle  cui  alcnni  individni  olten- 
gono  indcbilamentc  die  le  dozzine  loro  nelT  ospilale  siano 
pagalc  dai  comuni.  Nell'  Ospizio  di  S.  Servolo,  I'  autorc 
fa  voti  cbc  siano  introdolti  que'  miglioramcnli  die  tro- 
vansi  acccnnati  in  una  scrittura  del  p.  Prosdocimo  Salerio 
e  chc  noi  furono  ancora.  Nclla  Casa  d'  Industiia  nola 
csscrvi  una  sproporzione  enormc  fra  la  spesa  e  i  prolitti ; 
potersi  dire  die  cssa  appena  corrispondc  al  line  per  cui 
sono  aperte  le  case  di  lavoro  ;  tulle  le  cure  dei  preposli 
essere  rivollc  al  secondo  riparto  cd  abbandonarsi  il  primo 
ad  una  brnzzaglia  indisciplinata  ed  intingarda,  non  d'altro 
braniosa  die  di  [lassare  i  giorni  nel  disordine  e  nella  igna- 
via.  Parlando  poi  in  gcnerale,  egli  muove  querela  die  non 
bene  siano  determinate  lo  incumbenze  dei  diretlori  e  degli 
aniniiuistratori  e  non  bene  indicati  i  diriiti  di  quelli  e  i  do- 
veri  di  questi,   e  che  Ira  gli  uni  e  gh  allri   non  siavi   una 


~  495  — 

positiva  relazione  di  superiorita  o  di  dipendenza  ;  lamenta 
che  non  sompre  si  osservi  una  giusta  proporzione  fra  le 
spese  e  le  rendile,  per  cui  qiiesle  iilUme  noil  baslino  e  vi 
debba  supplirc  il  Comune;  repula  che  T  amministrazione 
esercilata  dalla  Commissione  generalo  di  beneficenza  sia 
inceppata  dalle  forme  nioUiplici  e  sovenle  complicate,  dai 
vilnppi  burocralici  e  dal  troppo  assidiio  intervento  delle 
auloriti  locali,  e  che  tali  vincoli  rendendo  men  pronti  e 
mono  efficaci  i  soccorsi  reohino  grande  nocumento  alia 
causa  del  povero;  e  soprattutto  deplora  che  menti'e  alcuni 
Isliluti  si  trovauo  in  gravi  strcttezze,  in  altri  invece  il  da- 
nai'o  sopi'avvanzi  e  si  accumuli  e  giaccia  inutile  ed  infe- 
condo  negli  scrigni.  Ond'egii  e  indolto  a  preferire  il  prin- 
cipio  deir  unione  che  sotto  il  governo  italiano  fomiava 
la  base  del  sistema  amministrativo  della  beneQoenza  e  ad 
esser  largo  di  elogi  alia  soppressa  Congregazionc  di  carita 
che  qualiflca  come  «  una  delle  piu  sagge  istituzioni  che 
regolassero  mai  la  beneficenza.  »  Sebbene  in  alcuna  di  que- 
ste  opinioni  io  non  possa  in  alcun  modo  convenire,  parmi 
peru  che  la  uiaggior  parte  delle  proposte  fatte  dal  conte 
Bembo  abbiano  buon  fondamento  di  verita  e  di  rd^ione,  e 
credo  che  se  fossero  adottate  e  ne  seguisse  I"  effetto  cor- 
rispondente,  molto  onore  ne  deriverebbe  all"  amministra- 
zione  e  maggior  benefizio  ai  poveri. 

AUe  due  parti  finora  esaminate  dell'  opera  del  conte 
Bembo  si  aggiungono,  come  si  e  da  principio  accennato, 
quattro  appendici  ed  una  III  parte.  La  prima  riguarda  i 
cinque  istituti  che  stanno  formandosi  in  questa  citta,  che 
sono  gia  approvati,  ma  che  non  furono  peranco  definitiva- 
mente  organizzati :  essi  sono  cinque,  e  si  denominano  la 
Society  di  mutuo  soccorso  pei  maestri  e  per  le  raaestre 
€lementari,  il  fondo  di  soccorso  a  favore  dei  barcaiuoli 
SerieIIl,T.  IV.  6't 


—  40()  — 

del  tragheUi,  la  casa  centralc  cli  lavoro  poi  ragazzi  abbaii- 
donati,  il  patronato  dei  ragazzi  vagabondi  e  la  Socielii  di 
mutuo  soceorso  pcgl'  iiitcrpreti.  Nella  seconda  appcndice 
si  tratta  dclla  beneficenza  presso  la  Comunione  gfcca,  che 
si  cscrcila  iiicdiante  un  islituto  ed  im  ospizio,  il  primo  dei 
qiiali  accoglio  cd  cduca  sei  povcre  dorizelle  greche,  il  se- 
condo  da  ricovoro  e  soceorso  a  dieci  poveri  di  ainbi  i  sessi, 
e  medianle  Tospitalo  fondato  da  Tommaso  Flangini  che 
conticne  Ui.ttavia  18  letti  e  posscde  100,000  lire.  Nella 
terza  appendice  si  fa  menzione  della  Comunione  evangelica 
che  celebra  i  suoi  rili  in  un  oratorio  ai  SS.  Apostoli  e  ai 
suoi  distribuiscc  rcgolari  elemosine,  le  quali  peronel  1837 
non  superarono  I'  iraporto  di  lire  715.  Finalmcntc  la  bene- 
ficenza presso  la  Comunione  israelitica,  di  cui  si  discorre 
nella  quarta  appendice,  con'^iste  nei  due  anticlii  sovvegni 
chiaraati  Spagnuolo  e  Tedeschi,  che  si  unirono  nei  I8i4  e 
che  hanno  un  lenuissimo  patrimonio,  nelTa  fraterna  gene- 
rale  die  ha  lire  12,000  di  rendita  ed  altre  10,000  ne  ri- 
ceve  da  conlribuenti  volontarii  e  le  applica  alle  spese  del 
culto  ed  al  manfenimenlo  dei  proprii  poveri,  che  sopra 
2200  israeliti  dimoranti  in  Venczia  sono  circa  800  ;  e  per 
ultimo  alia  Commissione  fdotecnica,  il  cui  precipuo  scopo 
quello  si  e  di  far  prestili  gratniti  agli  esercenti  arti  c 
mestieri. 

La  III  parte  dell' opera  tratta  delle  islituzioni  di  bene- 
ficenza della  provincia.  Le  quali  sono  33  ;  quindici  si  tro- 
vano  nelle  cilta  di  Chioggia,  di  Portogruaro  e  le  altre  18 
sono  sparse  nelle  varie  borgale  e  nei  villaggi ;  e  consistono 
in  due  monti  di  piela,  in  cinque  ospitali,  in  ihu)  case  di 
ricovero,  in  cinque  pic  asso;'iazioni,  in  cinque  ospizii,  ed  in 
quattordici  istituti  di  elemosinieri.  Possedono  cumulativa- 
mente  una  rendita  di  lire  6j,G 1 3  provcnienti  da  beni  sla- 


-  49^  - 

bill  e  da  capilali  frullifori,  e  rilraggono  ogni  anno  pur 
cumulativamenle  circa  lire  3500  di  elemosine  e  circa 
lire  2200  di  proventi  diversi. 

Diro  flnalinente  che  I'  autore  dopo  aver  preiuesso  alia 
sua  opera  T  elenco  dei  libri  cbe  furono  da  lui  consultali 
ecitali«  cbe  ammontano  a  J26,  la  concbiude  con  uu  som- 
mario,  ovvero  indice  ragionato  ed  esaltissimo.  Egli  poi 
aggiunge  alle  varie  parti  dell'  opera  stessa  gran  copia  di 
note  storicbe,  di  prospetti  scientifici  e  di  document!  di  non 
lieve  importanza. 

Talo  pcrtanto  c  T  opera  del  conte  Pier  Luigi  Benibo, 
di  cui  per  quanlo  per  me  si  poteva  bo  adoperato,  o  signo- 
ri,  a  farvi  conoscere  le  parti,  i  fini  ed  i  pregi.  I  quali 
pregi  eonsistoQo  principalmente  nell'  aver  con  somma  dili- 
genza  esposto  le  origini  e  le  viccnde  dei  singoli  Istituti  e 
speciQcato  le  loro  condizioni  organiche  ed  econoraiche  e 
bene  analizzate  le  riposte  cagioni  per  cui  talvolta  i  suc- 
cessi  agl'intendimenti  non  rispondono;  nella  qual  ardua 
disumina  dir  non  sapremmo  so  nell' autoremaggiore  appa- 
risca  1'  acutezza  della  mente  o  la  pratica  conoscenza  degli 
affari  di  tal  genere.  E  certo,  alia  storia  che  narra  le  forli 
geste  e  i'eroiche  prove  del  valor  de' veneziani,  alia  legisla- 
zione  cbe  mostra  quanta  fosse  la  sapienza  e  la  efflcacia 
dei  loro  civili  ordinamenti,  ai  monumenti  cbe  fanno  fede 
della  splendida  muniflcenza  del  governo  e  dei  privali,  for- 
ma seguito,  e  volentieri  diremmo  compimento,  la  gravissi- 
ma  opera  del  Bembo  cbe  pone  in  cbiara  luce  quella  ve- 
nela  carita  cbe  fu  coeva  alia  repubblica  e  ad  essa  super- 
stite  e  cbe  vanta  per  suoi  campion i  e  rappresentanti  gli 
Jacopi  Salomon!,  i  Pietri  Acotanti,  i  Girolami  Emiliani, 
uomini  santissirai  in  ciolo  ed  in  terra.     ,  . 


—  4^8  — 
Dopo  (jUesto  Rapporlo  si  legge  quello   del  m, 
e.  prof.  Canal  intorno  aW  Eneide  di  Vmjilio  recata 
in  vcrsi  italiani  dall"  avvocato   Antonio    Rncelleni. 


Chi  d^  lelazione  di  qualche  scritto  scientiGco, "quanto 
piii  t'  di  dotlrina  nelic  pcrsone  a  cui  paila,  tanlo  piu  lui 
debilo  e  conioditii  d'  esser  breve,  bastando  metier  loro  il 
filo  in  mano,  die  ciascuno  il  saprci  segiiire  da  se.  .Ma  in 
materia  di  lettere  parmi  avvenire  tulto  il  contrario  ;  per- 
c'he  quant' altrie  piii  dotto,  piu  anche  desidera  di  giudi- 
care  maturamentc  e  da  se ;  ne  un  breve  sunto  gli  puo  dare 
il  modo  di  fnrlo.  Che  se  dd  vale  per  un'  opera  letleraria 
qual  ch' cssa  sia;  die  diremo  poi  d' una  versione  poelica, 
che,  a  volerne  ben  giudicare,  domanda  niolli  e  niinuli 
riscontri,  non  solo  col  proprio  testo,  ma  anebe  con  le 
allre  version!,  caso  che  n'  abbia  ;  perch6  se  non  vantag- 
giasi  punto  sopra  di  (jueste,  la  lettei'atura  non  ha  guada- 
gnato  nulla?  Ho  fallo  queslo  preambolo,  avendo  a  darvi 
notizia  d'  una  nuova  versione  dell'  Eneide,  non  per  dis- 
porvi  a  pazienza  volendo  esser  lungo  ;  ma  perche  non  mi 
diate  carico  di  negligenza  o  di  fretta,  se  non  vedendo  mo- 
do di  poter  csscre  convenientemente  breve,  pinttosto  che 
lungo,  ho  volulo  esser  brevissimo  ;  e  se  occorrendo  trop- 
pe  parole  a  giustificare  la  lode  o  il  biasimo  che  mi  pares- 
sero  meritate  le  varie  parti ,  mi  ristringero  a  dire  del 
tutlo. 

La  versione,  di  cui  mi  fu  ordinato  il  darvi  ragguaglio, 
e  r  Eneide  recata  in  vcrsi  italiani  dal  bresciano  Antonio 
Buccellcni ;  lavoro  che,  compiuto  gia ,  come  dicliiarava 
r  autore,  da  dicibtt'  anni,  e  desiderato  assai  per  la  grande 
aspcttazione,  in  cui  ce  ne  avevano  messo  le  lodi  rendule- 


—  499  — 
gli  da  (lolti  amici  e  i  premii  irapartitigli  dal  bresciano 
Ateneo,  usci  ora  in  parte  alia  luce  (vol.  I,  Brescia  i858, 
8.°).  «  La  dileziooe,  die'  egli,  ad  uq  lavoro  tessuto  collo 
spendio  di  ben  sedici  anni,  rese  prevalente  il  pensiero  di 
divulgarlo  nell'estremo  declinare  della  mia  vita;  col  con- 
viocimento  che  la  poesia  non  contaminata  da  venale  licen- 
za  sia  il  piii  vitale  nutrimento  per  avvalorare  I' intelletto 
al  conquisto  d'  ogni  scibile  ;  che  Virgilio  sarS  pei  venturi 
il  tipo  della  perfezione  poetica,  come  lo  fu  per  diciotto 
secoli  trascorsi ;  e  che  ove  nella  lingua  figlia,  ma  tra  le 
figlie  la  piu  bella,  avessi  trasfuso  senza  scapito  ci6  che 
r  altissimo  poeta  scrisse  nella  lingua  madre ,  recherei 
non  lieve  decoro  e  vantaggio  alia  perenne  civil  la  italiana.  »> 
lo  non  diro  se  al  Bucelleni  sia  riuscito  di  rendere  italiano 
Virgilio  senza  scapito,  dichiaro  anco  francamente  ch' io  il 
credo  per  s6  impossibile,  non  di  Virgilio  soltanto,  ma  di 
qualunque  o  poeta  od  oratore  che  sia,  per  quella  diver- 
sity che  6  fra  lingua  e  lingua,  fra  tempi  e  tempi,  fra  na- 
zione  e  nazione  ;  ne  penso  che  sia  neanche  ufficio  del  tra- 
duttore  il  far  rivivere  e  conservare  in  mezzo  a  noi  un  an- 
tico,  quasi  uno  de'  nostri :  ma  aiutar  noi  (che  questo  solo 
e  possibile)  a  tasportarci  nell'  antico  e  conversare  con  gli 
uomini  di  quella  et^,  valendoci  pure  della  nostra  lingua, 
che  pel  lungo  abito  ond'  6  quasi  immedesimata  col  nostro 
pensare,  ci  permette  facilissimamente  1'  astrarci,  come  da 
infinite  altre  particolarit^^  cost  anche  da  quella  del  tempo. 
Ci6  ch'  io  non  temo  affermare,  e  sembrami  lode  sufficiente, 
e  che  la  versione  del  Bucelleni  ci  trasporta  appunto  non 
poche  volte,  con  la  maesta  del  dettato  e  del  verso,  in  mez- 
zo alia  grandezza  romana  ;  e  con  quelle  doti  che  fanno  lo 
stile  specchio  dell'  uomo,  riesce  altresi  non  poche  volte  a 
presentarci  Virgilio,  non  nudo  scheletro  o  vana  ombra,  ma 


—  500  — 
poola  vivo  e  parlante.  Del  resto,  so  ho  detlo  non  poche 
volte,  e'non  ho  crcdulo  che  si  potessc  dir  sempre,  io  non 
intendo  per6  che  la  colpa  sia  del  Iraduttore,  salvo  che  in 
parte.  L'  anioro  di  quesla  favclla  per  raolte  parti  bellissi- 
uia,  non  ci  dee  far  ciechi  per  modo  che,  posta  a  la  to  delta 
lalina,  non  la  veggiamo  di  tanto  cederle  in  grandezza  e 
maesta,  di  qiianto  la  vince  in  grazia  e  snellezza.  Sforzarla 
a  pareggiare  i  passi  giganteschi  di  quelT  antica  matrona, 
e  toglierle  ogni  grazia  seuza  donarle  decoro.  L'  aver  ci6 
veduto,  massime  in  im  secolo  che  tirava  tanto  al  latino, 
non  che  si  debba  recare  a  biasimo  al  Caro,  come  mostra 
fare  il  Bucelleni,  fu  anzi  merito  tale  che  Io  fa  ancora  te- 
nere  il  campo  nell'  arte  del  volgarizzare,  e  dovrebbe  oniai 
togliere  il  coraggio  a  chicchcssia  di  venire  al  paragone  con 
lui.  Spiacemi  di  dover  essere  in  questo  diverse  dall'  opi- 
nionc  del  nuovo  iraduttore  bresciano:,  perche  a  questo 
modo  cio  ch'  ei  s'  impromette  ch'  abbia  ad  jessere  uno  dei 
principali  pregi  del  suo  lavoro,  e  invece,  a  mio  credere, 
uno  de'  principali  difetti.  Ma  certo  e  che  V  accaltare  mae- 
sta alio  stile  ed  al  verso,  rincalcandolo  con  paroloni,  con 
latinismi,  con  ravvolgimenti  di  costruzione,  e  un  solle- 
varsi  sui  trampoli,  piu  alto  a  procacciar  riso  che  riveren- 
za.  Ne  puo  baslare  a  discolpa  1'  escmpio  datone  da  qual- 
che  classico  autore,  perche  qucsti  il  fecero  assai  parca- 
mente  ;  e  perche  quella  crudezza  di  sapor  latino  puo  com- 
portarsi  in  tutto,  prima  che  in  un'  opera  che  si  dice  ver- 
sioue  dal  latino.  Chi  cosi  fa,  smentisce  il  titolo  della  sua 
opera  :  rinega  1  ufficio  di  traduttore  :  disturba  e  rompe 
queir  astrazione  che  e  necessaria  per  imaginarsi  di  sen- 
lir  parlare  un  Latino  italianamente,  e  non  notare  con- 
Iraddizione. 

Mollo  pill  felice  riusci  al  Bucelleni  la  prova  di  conser- 


—  501  — 

vaie  nella  versione  quell'  arnionia  piltrice  delle  cose  e 
delle  affezioni,  con  ciii  Virgilio  seppe  aiutare  mirabilmente 
refficacia  della  pai'ola,  e  signoreggiare  ad  iin  tempo  tutte 
le  nostre  facolti.  Questo  magistero,  per  cut  il  suono  stes- 
so  materiale  delle  parole  (permetteleuii  di  usare  la  frase 
raedesima  di  Cicerone,  che  mi  par  dire  assaissirao)  suos  sen- 
sns  et  dolores  liabet ;  ed  il  nostro  verso,  anzicli6  iniitar 
sempre  il  rumor  del  tuono  e  della  campana,  si  fa  a  vicenda 

.     .     .     .     lento  col  bue  lento,  ,-.■.. 

Mormora  col  ruscel,  fischia  col  veaio  ;  .  *, 

questo  magistero,  io  diceva,  e  cosi  eccellente  in  Virgilio 
che  il  Pontano  non  ne  piglio  altronde  gli  esempi  in  quel 
dottissirao  dialogo  che  dal  nonie  del  suo  illustre  disce- 
polo,  intitolo  Azzio  Sincero,  e  diresse  appunto  ad  aprire 
questo  segreto  de'  suoni  e  delle  raovenze.  Io  non  so  come 
il  Bucelleni  potesse  dire  senza  eccezioni  «  che  gli  autori  di 
estetica  lasciarono  quasi  intatta  questa  parte  del  bello,  e 
che  i  traduttori  dell'  Eneide  mostrarono  di  non  averia  av- 
vertita.  Pei  traduttori  dell' Eneide,  dicasi  pure  dei  piu*, 
ma  si  rispetti  almeno  quel  Caro,  che  a  tacere  d'infiniti  luo- 
ghi  in  cui  si  mostro  supremo  maestro  di  quest' arte,  giunse 
a  dipingere  (e  questo  esetiipio  basla  per  mille)  il  volo  della 
colomba  che  con  ali  aperte  e  ferme  passa  e  dileguasi,  con 
quel  mirabile  verso,  superiore  d'  assai  al  latino,  che  e  pur 
bellissimo, 

Fende  il  liquido  aere  e  non  batte  ala. 

Se  i  versi  simili  a  questo,  al  Bucelleni  per  avventura  paio- 
no  prosa,  tal  sia  di  lui ;  ch'  io  per  me  da'  poeti  ne  vorrei 
spesso  di  questa  prosa.  iMa  al  Bucelleni  e  impossibile  che 
non  paia  raanifesta  1'  arte  pittrice  di  questo  e  la  passiona- 


—  502  — 
tezza  di  molti  altri  versi  del  Caro ;  perocche  qiiella  ch'  ei 
cbiama  giustamente  miisica  del  verso,  il  Bucelleni  la  inlen- 
de  senza  dubhio  o  la  scnle  ;  ed  e  aozi  il  maggior  pregio 
della  sua  versione,  e  propriamente  quello  per  cui  non  ho 
teoiuto  di  dire  chc  gli  successe  non  poclic  volte  di  pre- 
sentarci  Virgilio  vivo  e  paiiante.  Cbsi  lo  studio  di  questa 
armonia  assimilativa  non  si  mostrasse  anzi  in  lui  troppo 
ansioso  e  conlinuo !  Rispctto  poi  agli  estetici  cli'ei  dice 
aver  lasciato  quasi  inlatta  questa  parte  del  bello  ;  ondeche 
credette  di  dover  mandare  innanzi  alia  sua  versione  un 
Iraltato  intorno  alia  musica  poetica,  e  riempir  questo  vuo- 
to  ;  penso  ch'  ei  pigli  il  norae  di  estetici  in  istrettissimo 
senso ;  percb6  delle  tre  specie  di  armonia  assimilativa 
ch' egli  distingue  e  dichiara  con  esempii  dell' Allighieri, 
nessuna  certo  era  stata  o  ignorata  o  dimentica  flno  dagli 
antichissirai  retori ;  ed  Aristotele  aveva  gia  attribuito,  nei 
suoi  Problemi,  anche  alle  nude  raovenze  la  facoltS  imita- 
trice  del  costume  ;  e  con  questa  persuasione  gli  Spartani 
aveano  scelto  I'  anapesto  per  regolare  le  marce,  e  Quinti- 
liano  vietava  a'  giovanetti  la  leltura  de'  versi  sotadei  e 
raccomandava  quella  degli  esametri.  Fra'  nostri  poi  eccel- 
lenti  cose  ne  scrissero  Giambattista  Doni,  e  I'  Osio  e  il 
Lenzoni  e  Giovenale  Sacchi  e  molti  altri,  anche  ne'  secoli 
passati. 

lo  aveva  promesso  da  principio  che  sarei  stato  bre- 
vissimo  ;  sicche  per  poco  ch'  io  abbia  detto,  vi  saro  forse 
sembrato  lungo.  Ma  questo  poco  era  necessario  per  non 
esagerare  ne  i  difetti  nc;  le  bellezze,  e  moslrare  che  la  ver- 
sione del  Bucelleni  ha  tali  qualita,  per  cui  doveva  amma- 
liare  anche  i  piu  esperti  udendola  recitare  una  voUa  ;  ma 
non  puo  non  perdore  assai  allorche  s'  abbia  sott'  occhio  e 
leggasi  riposatamcntc. 


—  508  — 

II  prof.  Zantedeschi  inanifesta  il  dcsiderio  che  al 
paragone  fatto  con  Annibal  Caro  si  avesse  ancora  ad 
aggiungere  qiiello  della  traduzione  dell'Arici,  perche 
COS!  spiccherebbero  piu  manifesti  i  pregi  e  i  difetti 
della  traduzione  del  Bucelleni. 

II  m.  e.  dott.  G.  Zanardini  legge  la  seguente  le- 
lazione  Sopra  alcime  osservazioni  di  morfologia  ve- 
getale  del  sig.  J.  M.  Norman.      ,,..-■  , 

Noil  saprei  coa  quanto  seiino,  od  almeno  con  quanta 
aggiuslatezza  abbia  taluno  potuto  definire  la  botanica  quale 
una  scienza  di  nomi.  Essa,  al  pari  dellc  altre  scienze  natu- 
raii,  cui  fu  spesso  maestra,  nomiua  gli  esseri  dci  quaii  si 
occupa  per  poterii  distinguere,  descriverc  e  coordinare, 
ma  darebbe  prova  solenne  di  non  conoscere  la  scienza  e 
meno  di  comprenderia  ne' suoi  piu  alii  propositi,  nelle  sue 
pill  ulili  sollecitudini  colui  che  credesse  a  cio  solo  limitarsi 
lo  scopo  delle  sue  spcculazioni.  Fra  i  tanti  argomeuti  di 
organografia  e  lisiologia  che  elevano  questa  scienza  al  gra- 
do  massirao  di  subliraitt'i,  nessuno  piu  della  morfologia  vale 
a  farla  salire  lino  al  seggiooccupato  dalle  scienze  piii  iiloso- 
liche.  La  morfologia  non  e  che  la  organogenia  applieala  alle 
indagini  delle  trasforraazioni  cui  soggiacciono  le  parti  com- 
ponenti  i  vegetabili;  ed  ^  per  essa  che  viene  adessere  svelata 
una  grandeverila  gia  da  molti  ripetuta;esistere  cioe  in  na- 
tural '(  magnificenza  c  semplicita  neirinsieme,varieta  infinita 
nei  parlilicolari.i)  Lo  studio  della  morfologia  gii'i  presentito 
dal  sommo  Linneo  venne  creato  dal  genio  di  Goethe,  che 
traltando  della  scienza,  fu  grave  come  lu  scienza  stessa,  e 
pianto  le  basi  di  una  teoria  che  conduce  a  discoprire  nel- 
rorgano  piu  perleito  o   composto  una  moditicazione  sol- 

Scric  111.  T   l\:  &5 


—  504  — 

l;mto  (It'ir  orgaiio  pii'i  scniplicc  quale  tipo  dell' inlioru  or- 
giiiiizzazionc.  Gli  ;ilU  coiioopinionli  del  (loothe  rimasero 
per  liiiigo  tempo  inlrulUiosi,  perclie  la  poleiiza  del  gcnio 
oho  crea  al)bisogna  di  altra  potcnza  chc  lo  conipronda,  ed 
ove  (|Uosta  I'allisca,  il  leuipo  soltanto  grado  a  grado  inalura 
lo  inlolligenzo,  e  le  dispone  a  far  lesoro  e  dilalare  i  conliui 
dello  pill  graiuli  scoperte.  Egli  o  appunlo  nell'  epoca  a  noi 
vicina  die  qiiesli  studii  siiblimi  ollennei-(»  iino  svlluppo 
veramenle  niaraviglioso^  talcli-o  non  polrel)bosi  lacciare  di 
osagorazione  chi  dicesse  non  esservi  libro  di  organografla 
od  ancbo  di  bolanioa  descrittiva  pubblicato  in  quesli  ullirai 
anni,che  piii  o  mono  non  conlenga  niorfologiohe  disquisizio- 
ni.  Lo  stesso  opuscolo  trasniessomi  per  esame  e  rapporto 
versa  sopra  questi  studii  intitolandosi :  Quelques  obscrva- 
lions  de  morphologic  vegclale  failcs  au  jardin  botanitiue 
de  ChrisUania  par  J.  M.  Norman.  Christiania,  1857. 

Una  famiglia  di  piante  abbastanza  vasta  quale  e  quella 
delle  Cfucifere  non  presenta  visibili  no  stipule  n6  bratlee. 
Ora  queslo  autorc  nel  prirao  capitolo  del  suo  trallato  tenta 
di  i-inlracciaro  questi  organi  nelle  piante  componenli  que- 
sla  I'aniiglia  dello  Crucifere.  Egli  riebiama  T  atlenzione  dei 
botanioi  sopva  certe  piccolo  ghiandole  chc  frcquenlemcnte 
sirlsconlrano  appunto  nelle  Crucilcro.  Ledescrivo  eleconsi- 
dera  successivamenle  nei  loro  rapporti  di  posizione,  nuraero^ 
grandezza  c  iornia.  Le  distingue  in  quattro  gruppi  differenti 
denominandolo,  secondo  i  gcneri  cui  appartengono,  ghian- 
dole ti'iangolari,  ristrette  alia  base,  picciuolate,  pelifornii. 
Dopo  cio  passa  ad  invesligaro  la  loro  significazionc  raorfo- 
logica.  Sono  esse  semplicemonlo  loiniazioni  cpidenniche, 
(>  meglio  sogmenti  di  organi  ridotti  ad  uno  stato  rudimen- 
talo?   La   loro  forma,  ben  divorsa  da  <iuolla  [iropria  dello 
ghiandole  coniuni,  lo  scarso  numoro.  per  lo  piii  ridotlo  ad 


—  505  — 

im  solo  paio,  lo  posizione  fissata  alia  has,'  della  foglia,  la 
loro  coniparsa  nelle  piante  fornite  di  formazioni  epidorrai- 
che  le  pill  svariate,  sono  altrettanti  caralteri,  che  nel  com- 
plesso  indiicono  I'autore  a  considerare  questc  ghiandolc 
alcun  che  di  piu  importanle  che  non  sono  Ic  prodiizioni 
cpidermiche  ordinarie.  Cio  ammesso,  ne  vieiie  che  non 
possono  essere  considerate  altrimenti,  che  come  stipule 
alio  stato  rudimentale.  Per  convalidare  il  siio  avviso  non 
ommette  I'  A.  di  passare  in  rivista  tutli  gli  argomenti  che 
appoggiano  od  avversano  la  di  lui  opinione :  e  da  questo 
esame  comparativo  ne  trae  sempre  piu  la  convinzione,  che 
le  ghiandole  fogliari  delle  Crucifere  sono  effettivamente 
vere  stipule.  Con  un  processo  non  del  tutlo  dissimile  ha  po- 
tulo  convincersi  eziandio  della  esistenza  delle  brattee  ri- 
dotte  alio  stato  di  stipule  ghiandoliformi  in  un  gran  nu- 
•mero  di  Crucifere.  L'  autore  sembra  inclinato  ad  abbrac- 
ciare  una  opinione  che  avrebbe  molto  valoro  morfologico, 
da  molti  pero  confutata,  qual  <■  quelia  di  amniettere  che 
una  foglia  possa  in  condizioni  normali  unirsi  originaria- 
menle  all'  assc  da  cui  dcriva,  appoggiando  il  siio  asserto 
sulle  brattee  delle  crucifere  che  spariscono  in  raolti  casi 
unendosi  al  peduncolo  in  uno  stato  rudimentale.  Da  fine 
I'A.  a  questo  lungo  capitolo  colla  enumerazione  dei  r>9  ge- 
neri  nei  quali  ha  potuto  osservarc  delle  stipule  in  una  o 
pin  specie  dei  medesimi. 

II  secondo  capitolo  tralta  delle  stipule  dei  generi  Lohit 
Dorficniiim,  c  Ronjeania  delle  Leguminose,  ed  esistendo,  fra 
generi  aflini  di  questa  famiglia  naturale,  differenza  nella 
forraazione  fogliare,  intraprende  I'A.  un  esame  piu  accurato 
delle  foglie  di  queste  piante. 

Li  capitoli  tcrzo  c  quarto  si  riferiseono  alle  indagini 
delle  stipule  nello  dui'  famiglie  delle  Epilobiacee  e  delle  Li- 


—  5()()  -- 

Irariee  genoi-iilinonh^  coiisidoi-alocoino  sprovvedule  di  que- 
st! organi. 

li  capitolo  (juinlo  ed  ultimo  o  dedieali)  alle  osserva- 
zioni  sulle  oloranzie  die  lalvolta  risconli-ansi  nel  Chelido- 
nitini  majiis,  nelT  Anchusa  ochroleuca^  in  una  specie  di  Lu- 
pinus,  nol  Trifolium  pratense  e  nella  Aquileja  vulgaris. 

Si  denominano  oloranzie  quelle  metamorfosi  per  le 
quali  avviene  la  eonversione  in  foglie  degli  organi  fiorali, 
e  siccorae  uno  degli  scopi  piii  rile\anti  della  morfologia 
quello  si  e  di  poier  riconoscere  negli  organi  del  fiore  le 
parti  degli  organi  fondamenlali  della  pianla  chc  essi  rap- 
presentano  ;  cosi  e  ben  cliiaro  clie  in  modo  pin  diretto  ed 
evidentenon  possono  ottenere  soddisfacenle  soluzione  que- 
sti  quesiti  se  non  dalla  teralologia,  dappoiclie  in  tal  caso, 
come  riflette  I'A.,  c  la  stessa  natura  clie  si  presta  alia  ri- 
cercata  spiegaziono  pcrmettendoci  nelle  oloranzie  di  se- 
guire  passo  a  passo  la  trasformazione  degli  organi  fiorali  in 
organi  fondaraentali. 

L'  interessante  lavoro  del  sig.  Norman  e  accompagnato 
da  due  tavole  litograficlie  contenenti  le  imagini  microscopi- 
clie  disegnate  alia  camera  lucida  degli  oggetti  clie  formano 
il  soggctto  delle  sue  illustrazioni,  le  (juali  non  potrebbero 
esscre  compiulamcnte  riferite  enlro  i  limiti  di  un  breve 
rapporto.  Meglio  sara  quindi  ridursi  ad  esporre  le  conelu- 
sioni  che  derivano  dalla  somma  delle  osservazioni  fatte 
dair  autoro,  oom'egli  stesso  ebbe  a  riportarle  in  tine  del 
suo  lavoro. 

«Lc  foglie  della  massima  parte  delle  Crucifere  sono  ac- 
compagnale  da  stipule  rudimcntali  ghiandoliformi.  Le  sti- 
pule sono  piii  frequenlemente  in  nuniero  di  due,  una  a  de- 
stra,  r  altra  a  sinistra  dell'  ascclla.  Talvolta  una  serie  di 
gliiandole  nsoellari  rappresenla  una  stipula.   In  generale  le 


—  507  — 

stipule  sono  situate  sul  liniite  segnato  fj-a  il  Ironco  e  la 
faccia  superiore  della  foglia,  ma  ravvicinalc  al  margine  di 
esse,  ed  anche  collocate  un  poco  al  di  fuori  dell'  ascella  in 
modo  che  sembrano  essere  laterali.  Talvolta  sono  inserilo 
sulla  stessa  foglia  presso  la  base,  e  sono  sessili  piii  o  meno 
piane,  coi  lati  piu  di  sovente  ineguali  nel  lopo  contorno,  od 
equilatere  e  non  di  rado  attenuate  verso  la  base  in  un  pic- 
ciuolo,  od  intieramcnte  lineari  e  pelifornii. 

Nelle  Crucileie  riscontransi  spesso  Iraccic  di  brattee 
rudimentali ;  quando  scoiupaiono  cio  avviene  per  seraplice 
aborto,  o  per  cio  che  il  rudimento  abortito  si  e  origina- 
riamente  saldato  col  peduncolo  sorto  dalla  sua  ascella.  In 
molfe  Crucifere  il  lerabo  della  bratlea  e  affatto  sconiparso, 
o  non  lo  si  riscontra  die  in  via  di  eccezione  e  in  uno  stato 
assai  rudimentale,  mentre  le  stipule  persistono  sotto  forma 
di  due  ghiandole,  una  perciascun  lafo  di  tulti  o  della  mag- 
gior  parte  dei  peduncoli  delia  infiorescenza. 

I  generi  Lotus,  Dorycnium  e  Bonjeania  non  lianno  le  fo- 
glie  ternate  con  slipide  libere,  ma  le  loro  foglie  sono  impa- 
ripennate  a  due  paia  di  foglioline,  di  cui  1'  inferiore  nascon- 
de  deile  stipule  gliiandoliformi  minutissime. 

Nella  massima  parte  della  tribu  delle  Epilobiacee  le  fo- 
glie sono  provvedute  di  stipule  laterali,  che  sono  ora  con- 
tinue ora  un  poco  moniliformi,  ossia  divise  in  piu  arlicoli. 
Nelle  Epilobiacee sprovvedutedi  stipule  leslremita superiore 
della  foglia  6  spesso  fornita  di  una  piccola  appendice  papil- 
losa  che  si  dissecca  avanti  lo  svolgimento  corapleto  del- 
la foglia. 

Le  foglie  delle  Litrariee  sono  accompagnale  da  stipule, 
ciascuna  delle  quali  si  decompone  in  una  serie  di  due  a 
cinque  ghiandole  ascellari. 

Una  unione  primitiva  fra  la  base  di  una  foglia  e  I'  asse 


—  508  — 

li  pill  vii'ino  lia  liiogo  alio  stale  normale  di  sviliippo  nelia 
infioresceiiza  tli  iiiollc  |)ianto,  nolle  quali  il  fatto  v  diino- 
slrabile  per  qnanlo  lo  pcniiellc  la  sua  nalura. 

Le  cloranzie  provano  che  un  organo  cavo  il  (jiiale  nasce 
perfetlainenle  continuo  puo  esscre  composto  di  un  vcrti- 
lillo  di  foglie.  Una  unione  primiliva,  ossia  una  saldalura 
congenila  anclie  completa  di  foglie  che  non  sono  mai  state 
separate  e  quindi  un  fatto  suscettibilo  di  esscre  dimostrato. 

La  capsula  siliquosa  net  Chelidonium  e  eonie  la  siliqua 
composta  di  lembi  di  due  foglie  opposte  che,  ad  eccezione 
dclle  estreniita  superiori,  sono  primitivaniente  unite  pei  loro 
margini.  Lc  placonto  non  sono  die  un  lussureggiamento 
commessuralc  di  quesli  margini  uniti.  II  disco  di  ciascun 
ienibo  si  separa  dal  suo  marginc  persistente  per  una  solu- 
zione  di  continuita  e  in  qtiesto  modo  si  forma  una  valva. 

Le  cloranzie  c'  inscgnano  a  considerare  nelle  Legumi- 
nose,  nellc  Rosacee,  e  nolle  Ranoiicolacee  I'  ovario  formato 
dal  lembo  di  una  foglia  unica  i  di  cui  margini  ovuliferi  sono 
secondariamentc  iinili.  Lo  stilo  o  la  estremita  superiore 
del  lembo  allungala  e  assottigliata. 

Da  ultimo  le  trasforniazioni  fogliacee  dimostrano  che 
il  ginecio  delle  Borraginee  e  dolle  Labiate  non  o  composto 
che  di  lembi  di  due  foglie  opposlo,  una  anterioio,  I' altra 
posterioi'o,  nolle  quali  i  margini  sonosi  uniti  fino  dair  ori- 
gine.  In  ciascuna  raeta  di  queste  due  foglie  si  forma  T  in- 
volucre di  un'achona.  Le  parti  superior!  delle  foglie  unite  e 
lo  parti  situate  fra  le  quattro  borse  ovariane  compongono 
lo  stilo  e  il  ginobasio  ossia  il  ricettacolo  apparente.  » 

Tali  sono  i  corollarii  che  fluiscono  dagli  studii  del 
sig. Norman,  i  quali  sttidii  se  non  hanno  il  carattoro  di  una 
assokita  novita,  non  lasciano  per(')  di  recarc  molla  luce  a 
quostioni  di  non  poca  importanza.  Le  cloranzie  gia  cono- 


—  501)  — 

sc'iiitc  dulla  massima  parte  dei  bolanici  Irovansi  piu  o  meno 
illiislrale  in  varii  Irallati  di  organogenia  del  fiore_,  fra  i 
(jiiali  priincggiano  queili  di  Ducliartre,  Giiillard,  Paycn, 
Scljaclit  e  Schleideu.  Nelle  stcssc  considerazioni  sulle  sti- 
pule dellc  Cruoifere  T  autore,  com'  egli  stesso  avverte,  era 
gi&  stato  prevenuto  da  Kraiiss  c  Diiehartrc,  i  quali  dieci 
uniii  prima  pervennero  coi  loro  studii  ai  medesimi  risultati. 
Senonche  iin  osservatore  profondo  di  molta  rinomanza 
(]iial  e  il  sig.  Payen  sorgendo  da  ultimo  a  porre  in  dubbio 
I'  esistenza  delle  stipule  nelle  Crueifere,  le  elucubrazioni  del 
botanico  norvegese  riescono  tanlo  piu  utili  ed  important!, 
inquantoche  avvalorano  quelle  pubblicate  dai  sopra  lodati 
autoi'i.  Ailorche  abbiavi  dissonaiiza  nelle  question!  piii  dif- 
cili,  uopo  e  si  accresca  il  uumero  degli  osservatori,  affinche 
dal  numero  aecresciuto  di  essi  acquisti  preponderanza  una 
o  r  altra  delle  opposte  opinion!.  Da  questa  preponderanza 
soltanto  possono  guadagnare  appoggio  e  consolidamento  le 
pill  astruse  teorie  della  scienza. 

Una  giunta  composta  dei  ni.  e.  Bizio,  Turazza  e 
Bucchia,  per  la  scelta  del  qucsito  scientilico  da  pre- 
miarsi  nel  1801,  soUopone  all'lstituto  tre  programmi: 

I. 

Descrivere  uii  processo  mediante  il  quale  la  scrit- 
tura  e  alcuni  non  ti'oppo  delicali  disegni  si  traspor- 
lino  in  una  forma  di  facile  conservazione,  dalla  quale 
si  possano  trarre,  quando  meglio  accomodi,  almeno 
duecento  buone  copie.  La  descrizione  dettagliata  del 
processo  e  di  lutti  gli  ordigni  sara  acconipagnata  da 
sufficienli  saggi  della  scrittura,  della  forma  e  delle 
copie  otlenulc;  aggiungendo  lutle  le  avvertenze  che 


—  510  — 
metlano  in  istato  di  solloporie  a  sicura  prova  il  pro- 
cesso  suggerito  dalla  scienza. 

II. 

Esposta  I'istoria  di  qiianto  si  e  fatto,  per  ridurre 

potabilc  r  acqua  di  mare,  dimostrare  coll'  appoggio 

deli'  csperienza  a  qual  grado  possa  condursi  la  solu- 

zione  del  problema  della  potabilita  deU'acqiia  marina. 

111. 
Ouesto  lerzo  programma  concernente  la  tintura 
delle  sele,  essendo  stato  prescello  dall'  Istituto,  ver- 
ra  pubblicato  in  uno  ai  giudizii  risguardanti  i  concorsi 
pei  quesiti  scientifici. 


mum  DEL  mm  lo  ifkile  \m 


11  m.  €.  dott.  Giuseppe  Biaiichetti  legge  tin  quar- 
to cermo  intorno  a  cose  di  lingua. 

fe  avveniito  infinite  volte,  avviene  ed  avverrii  sino  al 
termine  del  mondo,  che  gU  iiomini  in  ogni  tempo  e  in  ogni 
luogo  manchino  alle  parole;  ma  fu  raro  sempre  ed  6  e  sar&, 
che  le  parole  invece  manchino  mai  agli  uomini.  Quelle  a 
cui,  se  vi  ricordate,  io  mandai  a  dire  col  mezzo  del  sig. 
participio  Conveniente  ad  avere  la  compiacenza  di  tornar- 
sene  un  allro  giorno  che  le  avrei  ascollate  (I),  se  ne  torna- 
rono  appunto  ieri.  E  la  prima  ad  entrare  fu  una  parola 
bellissima  ;  tanto  bellissima^  che  mi  sarebbe  impossibile  a 
far  di  sua  bellezza  pur  un  cenno  ;  poich'essa  non  era  di 
questo  o  di  quel  genere,  di  questo  o  di  quel  modo,  ma  sem- 
brava  un  corapiesso  di  tutti  i  generi  e  di  tutti  i  modi  di 
bellezza  possibili.  —  Kon  aspelto  che  la  inlerrogassi ;  ma 
con  un  suo  graziosissimo  alto  salutandomi :  io  sono,  mi 
disse,  la  sciagurata  Estetica. 

—  Come  sciagurata  !  risposi,  come,  vol  che  dovreste 
avere  anzi  ogni  raaggior  possibile  felicity,  per  essere  cosi 
Serie  III.  T.  IV.  66 


—  512  — 

straordinariameiilc  bella!  Voi  sciaguiaUi,  die  tanlo  vi  va- 
gheggiarono,  tanlo  vi  aniarona  da  ])ri!iia  quo'  genlili  inge 
giii  dc'  Greci!  Voi  soiagurala,  die  dalla  Grccia  partisle  per 
venire  in  Italia,  e  non  gii'i  captiva,  avvinta  al  carro  del 
Irionfatori,  ma  Irionfante  voi  stessa  sul  carro  di  cssi  nie- 
desimi !  Voi  sciagurata,  die  quando  furono  getlate  a  terra 
0  spenle  da'  nordici  aquiloni  tulte  Ic  piii  belle,  le  piii  forti, 
le  piii  magnaniinc  parole  rappresonlaoti  le  italiclie  gloi-ie, 
voi,  tra  le  poclic  die  poterono  quindi  sli^nlamente  risorgerc 
aveste  privilegio  di  csserc  la  prima  a  farlo  !  e  tra  le  podiis- 
sime,  die  ac({uislarono  poscia  vigorosa  vita,  voi  quella  fo- 
ste,  a  cui  tanto  vigorosissima  fu  quasi  subilo  concediita, 
onde  valeste  ad  assumere  quasi  subilo  grado  ed  aulorita 
di  maestra  a  tutto  il  mondo !  Voi  sciagurata,  die  avele 
sempre  potulo  qui  vantarvi  di  una  schiera  eletta  d'  amici, 
e  ad  un  tempo  si  numerosa,  da  raetterla  in  opera  in  ognu- 
na  delle  varie  guise  con  cui  abbiate  voluto  introdurre  le 
idee,  le  immagini,  i  sentimenti  delle  vostre  creazioni  nel- 
r  intelletto,  nella  fantasia  o  nd  cuore  di  noi  uomini !  Avete 
dunque,  con  tauti  e  tanti  altri,  dimenticati  fin  anco  i  ser- 
vigi  che  resero  p.  e.  un  Raffaello,  un  Palladio,  un  Canova, 
e  quelli  che  oggi  stesso  pur  vi  rendono  alcuni  lor  degni 
seguaci  ? 

—  Ah,  no,  no,  signoro,  non  li  ho  dimenticati ;  ed  e  ap- 
punto  per  troppo  ricordarmeli,  c  specialmente  qudli  dei 
tre,  i  quali  mi  nominaste,  die  sono  tanto  afllitta  quanto  mi 
vedete.  Senibra  voi  ignoriate  come  oggi  alcuni  pur  in  Italia 
traendo  esenipio  da  ccrli  stranieri,  o  datisi  in  preda  a  non 
so  quali  astruserie^  o  piuttosto  sccondando  una  specie  di 
moda,  ed  anche  una  carta  smania  di  singolarizzarsi ;  sem- 
bra,  dico,  voi  ignoriate,  come  alcuni  pur  qui  in  Italia  si 
adoperino  oggi  a  sconvolgere  intorno  al  fatto  mio  lo  opi- 


—  513  — 

nioiii  (li  vol  allri  Ualiani,  ciie  fosto  come  siele  e  spero  sa- 
retc  senipre  i  miei  piu  iidi,  i  niiei  carissimi.  Figuralevi ! 
un  Rafiaello,  tanto  mio  intimo  e  piirjssimo  aniico,  vorreb- 
bono  far  credere  che  freqiientasse  in  casa  niia,  e  fosse  lan- 
to  ligio  a'niiei  voleri,  non  per  allro  che  per  corrompermi : 
e  di  aver  data  si  longa  ospitalita  ad  un  Paliadio,  e  d' es- 
sermi  lanto  valsa  dell'  opera  sua  mi  danno  carico  ;  e  mi 
accusano,  perelie  alia  leggiadra  sveltezza  delle  linee  non 
gli  feci  preferire  i  ghirigori,  al  niarrao,  la  crela  ;  alia  pielra 
viva,  la  cotla.  I  piu  grandi  clamori  poi  li  fanno  per  1'  in- 
trinsichezza  che  m' ebbi  col  Canova.  Quando  accade  loro 
di  mostrarmi  o  nominarmi  a  proposito  di  lui,  non  manca- 
no  mai  di  metlermi  in  compagnla  di  cerli  aggitinli,  a  cui 
altribuiscono  non  so  quali  signiiicazioni  avvilitive  ;  soprat- 
tutto,  la  compagnia  mi  danno  di  quello  al  quale  sembra  che 
altribuiscanolamaggiore;  voglio  dire,  dell'aggiunto  pagana. 

Udendo  il  norae  di  questo  aggiiinio,  non  potei  Iratle- 
nermi  dal  sorridere  alquanto.  -  -       .. 

—  Voi  sorridete  !  diss' ella. 

■ —  Si^  sorrido,  soggiunsi ;  e  se  non  fosse  per  certi  ri- 
spetli,  anclie  riderei.  Sappiale,  mia  cara,  che  oggi  6  un  co- 
stume di  piu  che  alcuni  il  chiamar  fuori  I'aggiunto  pagano, 
per  accoppiarlo  ai  nomi  i  quali  s'  incaricano  di  rappresen- 
tare  idee,  immagini  o  sentimenti  di  noi  altri  uomini  che, 
per  un  motivo  o  per  V  allro,  non  vanuo  loro  a  grado.  Un 
Francese  della  seconda  raeta  del  secolo  trascorso,  stanco  di 
udire  nelle  scuole,  e  di  trovare  sui  libri  parlato  sempre  e 
poi  sempre  e  poi  sempre  di  Greci  e  di  Romani,  esclamava  : 
Chi  ci  liberera  dai  Greci  e  dai  Romani  ?  Ebbene  ;  s'  ei  so- 
pravvisse  alquanto,  sara  rimasto  contento  di  vedere  sorti 
molli  ad  avversare  appunto  Greci  e  Romani ;  e  indovinate 
perche  ?  perchi''.  nella  sapiente  loro  erudizione^  imraagina- 


^514  — 

vano  (he  lo  lingue,  i  lihri,  gli  rsempii  di  que' popoli  iion 
polcssoro  clio  generaro  ed  inspirarc  sentinicnti  di  oppres- 
sione  da  im  lato  c  di  scrvilu  dall'  altro.  E,  sogii  or  vivessc 
ancora,  potrel)l)e  tutlavia  essere  contento  ;  mentre  anclie 
adesso  piii  che  ak-uni  si  adopraiio  a  proclaraare  per  qiianlo 
possono  il  bando  coiilro  tiiUo  ci6  die  ci  deriva,  o  piii  o 
iiieno  soniiglia  a  ci6  clie  ci  deriva  da  qiiei  popoli ;  non  iii- 
vero  (  onie  maestri  di  servitu  e  d"  oppressione,  che  forse  per 
queslo  rispetto  h  lascierebbero  aiiciic  andare;  raa,  nella  sa- 
piente  erudizione  pur  di  ioro,  come  potenli  insegnatori  di 
immoraUta,  di  sensuahla  e  sopralliitlo  d'ateismo.  ■ —  Ama- 
to  con  ardore  la  vostra  patria  !  vi  agita  quindi  il  desiderio 
di  uno  stato  per  lei  piii  felice!  Avcte  un  sentimenio  pagano. 
—  La  stessa  vostra  miglior  arnica  la  parola  Virtu  che,  co- 
me hen  sapete,  non  e  che  la  parola  Forza,  trovaron  modo 
diaccompagnarla  da  non  socho  fantastiche  distinzioni^onde 
n'  esea,  non  qiiesta  o  quella  virtu  in  particolare,  ma  in  ge- 
nerate una  viriu  pagana,  e  un'  altra  non  pagana.  — Se  vi 
lia  chi  vada  cercando  in  Grecia,  c  si  conipiaccia  di  trovare 
qualchecosa  che  ricordi  la  potcn/a  della  mano,  della  mente 
o  del  sentimento  degli  antichi  Greci ;  se  in  Roma,  come  pur 
fanno  e  fecero  tanti  degni  preiali,  e  faccva  da  ultimo  anclie 
queir  alto  ingegno  e  santo  cuorc  del  cardinale  !Mai,  vi  ha 
chi  vada  cercando  e  si  compiaccia  di  Irovare  qualche  cosa 
che  ricordi  la  grandezza  in  ogni  guisa  degli  antichi  Romani, 
egli  L'  un  archeologo  paganizzanlc.  —  Ad  un  lempio  di 
stile  puro  greco  che  si  fahbrichi  oggi,  ove  sia  di  tal  lun- 
ghezza  e  larghezza  quale  s"  immaginano  che  debba  essere, 
perdonano  il  nome  di  pagano  ;  ma,  se  a  cosi  fatla  eslensio- 
ne  esso  non  ha  la  fortuna  di  arrivare  ;  e  un  tempio /^a^j^ano. 
Onde,  ignorando  io  affatto  I'lmportanza  di  tali  misure,  non 
saprei  ben  dirvi,  o  mia  cara  Estelica,  se  il  famoso  tempio 


—  5i5  — 
di  Possagno  il  chiamino  o  no  un  teiiipio  parjann.  Ben  so 
die  il  tanfo  a  voi  diletto  ed  al  Canova  aniico,  ah.  Melchior 
Misserini,  il  quale  si  nobilmenle  lo  descrisse,  ne  avrebbe 
oggi  forse  a  sentire  sul  suo  conto  di  belle;  egli,  che  con- 
cKidevaj  essere  stalo  conveniente  dipingere  in  parte  le  sne 
mura  interne  ;  adducendone  per  ragione  quest' iinica,  che 
pur  le  mura  interne  degli  antichi  tenipli  greci  e  roniani  si 
decoravano  di  pitture  ;  e  ne  allega  in  esempio  quelio  di 
Teseo  dipinto  da  Micone,  che  vi  rappresento  il  combatti- 
monto  degli  Ateniesi  colle  Amazzoni  ;  quelio  dei  Dioscuri, 
ove  Polignoto  dipinse  il  loro  niatrimonio  colle  figlie  di 
Leucippo  ;  quelio  di  Bacco,  di  Erittea,  di  Esculapio  e  piii 
altri  ancora  (2).  —  Immaginatevi,  se  alcuni  non  avranno 
dato  addosso  del  par/ano  a!  vostro  bravo  cav.  Vespagnani, 
il  quale,  ncll' anno  scorso,  ideo  che  la  girandola  incendiata 
sul  Pincio,  nella  notte  del  28  al  29  giugno,  rappresentasse 
un  ninfeo  !  Immaginatevi,  se  taluuo  non  dara  delta  pagana 
alia  regina  di  Grecia,  che  si  avviso  di  ristabilire  teste  in 
Atene,  nell'  antico  Stadio,  i  giuochi  olimpici !  Immaginatevi, 
se  avendo  veduto,  nel  passato  inverno,  come  dicevasi  che 
si  stava  apparecchiando  di  mettere  nelle  piii  elette  stanze 
di  Parigi,  X  acrjuario  romano  ;  immaginatevi^  se  avra  man- 
cato  chi  esclami :  cosa  pagana  ! .  .  .  —  Ma,  volete  un  po'piu 
del  serio  ?  Chi  si  diletti  d'islruirsi  nello  studio  dei  lilosofi 
antichi,  fossero  puranco  qiielli  tanto  rigorosi  della  Stoa, 
come  p.  e.  un  Zenone,  un  Seneca  ;  fossero  puranco  quelli 
tanto  idealisti  dell'  Accadeniia,  come  p.  e.  un  Socrate,  un 
Platone,  un  M.  Tullio;  fossero  puranco  quelli  tutti  spirito 
della  scuola  d'Alessandria  ;  sari  un  miracolo,  se  non  s'in- 
fanga  nella  sensualita,  cioe  se  non  diviene  wxxpaguno ;  sarii 
un  miracolo,  se  non  toglie  ogni  fede  a  quanto  non  e  mate- 
ria, se  non  diviene  un  raalerialista,  cioe  un  pagano.  E  que- 


—  510  — 

sto  veleno  tlolla  seiisualilti,  ilclla  niatcrialilu,  cioe  elol  paya- 
nesimo  lo  trovano  moltopiii  cfficace  aucoia  in  liitti  gli  ora- 
tor! e  poeti  de'  Greci  e  de'Latini.  Onde,  tra'modenii  nostri, 
ne  predicano  ooniemaggiorraente  avvelenali  rAlficri,  il  Fo- 
scolo,  il  I.eopai'di  ;  e  noii  allro  se  non  perche,  a  lor  dire, 
maggiorniente  idoleggiarono  il  simOolo  pagano.  Anzi,  alciini 
vanno  laiit'oKiv,  die  dai  principii  delia  nostra  letteratura 
sino  al  Nicolini  (a  cui,  lo  diro  tra  parontesi,  ptM'doiiano  la 
Medea  e  il  Mario)  sino  al  Nicolini  ed  al  .Alanzoni ;  al  qual 
ultimo  attribniscono  per  somnia  lode,  clie  redcnse  ilmondn 
dalle  vessazioni  mitologiclie  ;  non  trovano  neppiire  il  Tasso 
che  non  sia  reo  di  paganesimo  :  solo  ne  assolvono  qualche 
trecenlista,  e  sopra  tulti  Dante;  intorno  al  quale  non  so 
come  r  aggiusliiio  colla  sua  barca  di  Cai'onte,  col  suo  Ca- 
tone  fatio  oustode  del  purgatorio,  colla  sua  Medusa,  colic 
sue  Muse,  colle  sue  Furie,  e  con  tante  e  (ante  altre  cose  di 
simil  gencre  ch' egli  inlrodusse  nel  suo  divino  poema. — 
Se  un  governo  inlende  di  escrcitare  un  certo  dominio,  co- 
me ne  ha  il  diritto  ed  il  dovere,  sulla  pubblica  educazione 
ed  islruzionc;  egli  si  attrlbuisce  (sono  le  precise  parole),  si 
atlribuisce  una  prepolcnza  pagana,  ed  il  sig.  Rouland,  mi- 
nistro  dell"  istruzione  pubblica  a  Parigi,  ha  dovulo  lenere, 
non  c  guari,  un  solenne  discorso,  per  difondere  I'  univer- 
siti!i  dair  accusa  die  le  era  addrizzata,  di  perpeluare  nelle 

scuole  un  insegnamenlo  pagano E  una  moda,  crede- 

telo,  un  andazzo  ....  Volete  di  piu  ?  JjUpaganeria  Y  hanno 
pur  tornala  a  tirar  fuori  anche  per  certi  nomi  di  noi  altri, 
e  specialmentc  di  donne,  che  a  non  pochi  vengono  imposti 
in  tutte  le  contrade  d'  Italia,  e  forse  in  Roma  piu  die  al- 

trove Oh,  infatti,  o  mia  cara,  datemi  fede  :  queste  or 

si  moltiplicate  ripelizioni  di  cose  gia  vecchie  vecchie  non 
sono  da  prendiMsi  sul  serio,  ma  da  Insciarle  sino  alia  fine 


—  517  — 

del  mondo  alia  bocca  ed  alia  penna  deli'ab.  Gaume,  de'suoi 
seguaci,  e  da  riderne  e  lirar  dritto.  Ed  ora  piu  clie  mai  lo 
potete  e  dovele  far  voi ;  nieiitre  a  faiio  non  doe  poco  va- 
lervi  la  eompiacenza  cbe  lest6  ricevesle  da  un  nostro  del- 
r  islituto  :  il  ((uale,  se,  alcuiii  anni  addietro,  vi  accolse  tanlo 
amabilmente  nei  giardini  e  nelle  sale,  dlro  cosl,  del  ?uo 
nobile  palagio ;  da  ultimo,  quasi  a  ristorarvi  delle  strane  o 
fredde  o  sconvenienti  accoglienze  clie  fanvi  tanli  altri,  vi 
si  mostro  si  coiitento  ed  intimo  ospite,  da  amraettervi  nei 
piu  riposti  ed  inlimi  luoghi  del  suo  palagio  stesso.  Ed  an- 
che  vi  dee  giovare,  parnii,  I'allro  conforto  che  riceveste 
pur  teste,  dal  sig.  Ferdinando  Ranalli  ;  il  quale,  percorren- 
do  lutta  la  storia  delta  vostra  vita  si  continua  e  gloriosa 
in  Italia,  voile  pur  mostrare  quanta  e  degna  parte  abbiate 
giii  presa  voi  stessa,  e  possiate  prendere  ancbe  in  quegli 
aspelti  deir  intelligenza,  del  sentiniento,  e  quindi  delle  ope- 
ra di  noi  altri  uomini,  cbe  pur  voi  direttamente  non  ri- 
guardano  (3). 

—  Sara  vero,  signore  ;  anzi  tutto  t;  vero  ....  ma  i  se- 
minarii  dove  si  dice  che  vogliano  introdurrai !  . .  Ma  le 
accademie  ,  dove  si  dice  ,  ch"  escliidendo  me  viva,  non 
vogliano  piu  lasciare  che  le  memorie  della  mia  vita  pas- 
sata!.. 

7  —  Rispelto  ai  seminarii,  credo  che  sia,  almeno  qui  in 
Italia,  un'  idea  vostra,  senz' altro  fondamento  che  le  parole 
di  qualcheduno  di  quelli  che  noi  chiamiamo  giornalisH. 
llispetto  poi  alle  accademie,  vi  ha  chi  dice  esser  bene  di 
escluderne  voi  viva  ed  insegnante  ;  e  vi  ha  chi  dice  esser 
male;  ed  anche  vi  ha  chi  or  dice  esser  male,  ed  or  bene.... 
Oh,  insomnia,  lasciamo  \h,  o  mia  cara,  questi  discorsi  che 
ci  terrebbero  qui  una  settimana  senza  alcun  frutto,  e  che 
souo  anche  aflatto  fuori  di  luogo.  Ditemi  una  volta  in  brc^ 


—  518  — 

>L'  il  molivo  per  ciii  siele  or  venuta  i^ua  da  me  ... .  Ma 
prima,  a  scanso  di  qualiinque  siesi  oquivoco  die  pussa  os- 
scrsi  per  lo  mic  parole  generate  a  caso  nella  vostra  mente, 
oppurc,  se  vol  mai  le  ripeteste,  che  possa  generarsi  io  quelia 
di  altri ;  ma  prima  ascoltate  bene  ed  imprimetevi  bene  nel- 
r  animo  quello  che  ora  sono  per  dirvi :  Niiuio,  piii  di  quel 
ch'  io  sia,  e  o  puo  essere  inlimaraenle  couvinlo  delle  grandi 
modificazioni  che  di  necessiU'i  devono  essersi  operate,  e 
qnindi  esistere  nei  pensieri,  nei  sentimciili,  nelle  iinmagini 
nostre,  e  pero  anchc  in  (juanto  i-iguai'da  voi  stessa,  o  mia 
eara  Estelica,  Ira  il  mondo  cristiaao  ed  il  pagano.  Ma  infine 
vi  ha  una  cosa  che  inseparabilmente  li  congiunge,  questi 
due  mondi ;  e  tal  cosa  e  niente  meiio  che  I'  opera  stessa  di 
Dio  ;  quell*  opera  che  in  concrcto  si  chiaraa  1'  iiomo,  gli  vo- 
mini,  in  astratto,  T  umanild.  E  maggior mente  U  congiunge 
per  cio  che  speUa  in  parlicolare  a  voi,  o  Estelica  ;  poiche 
avete  per  ministra  suprema,  anzi  piuttosto  per  madre  ed 
educalrice  la  Bellezza,  figlia  della  natura,  riflesso  dell'  ante 
creatore,  diffusa  in  lutto  1'  universo  ;  e  quindi  imperante 
sulla  intiera  umaiiita  d'  ogni  tempo,  d'  ogni  credenza,  di 
ogni  luogo.  E  se  altra  volta  io  mi  valsi  di  una  sapiente  sen- 
lenza  di  s.  Agostino,  per  rendere  ahuanco  un  po'  men  cor- 
rivo  nelle  sue  afferinazioni  il  suddetlo  ab.  Gaume  (5),  or 
voglio  non  ignoriale  un  del  pari  sapiente  coosiglio  del  iiic- 
desimo  gran  santo,  per  rendere  tali,  se  no  avrete  bisogno, 
nello  stesso  proposito  alcuni  altri.  Il  consiglio  e  questo  : 
che  siccome  gli  ebrei,  per  comandamenlo  di  Dio,  i  vasella- 
menti  doro,  e  d'  argento,  le  gemme,  e  fin  anco  gl'  idoli  seco 
portarono  dalffigitto,  per  farseneun  ricco  patrimonio  nella 
terra  promessa  ;  cosi  i  cristiani,  le  lettere  e  le  arti  profane 
deggiono  tult'allro  che  disprezzare  o  trascurare;  ma  pren- 
derne  invccc  il  buono  ed  il  bello,  e  carichi  di  esso  iucam- 


—  519  — 

minarsi  al  possediraento  della  vera  sapienza.  —  Or  dileiui 
il  inotivo  per  cui  siete  venuta  da  me. 

—  Ebbene,  signore,  il  moUvo  e  qiieslo.  In  uii  luogo  di 
quelle  vostra  scritturelta,  voi,  acceiiDando  a  coili  lavori  di 
conterie,  mi  uniste  ad  allre  parole,  tioo,  ch"  essi  erano  tali 
da  poler  appacjarc  qualiinfiue  esigcnza,  anc/ic  se  fosse  piU 
che  nn  poco  estetica.  Colla  compagnia  dunqiie  di  queste 
parole  uscii  di  casa  vostra  :  ma  in  pubblico  ne  esse  ne  ma 
lasoiarono  andare  ;  e  non  ne  capiseo  la  ragione.  Non  la 
capisco  ;  menlre  vbi  non  faeevate  die  ridiiri'e  a  pochissinie 
di  noi  parole  quelle  molte  piu,  delle  quali,  perolid  rappre- 
senlassero  lo  stesso  concetto,  se  ne  valsero  quclli  die  furo- 
no  incaricati  di  esaminare  i  sopraddetti  lavori,  per  fame 
quindi  rapporto,  il  quale  ottennc  la  piena  approvazione  dei 
committenti.  E  doveva  olteneria  ;  menlre,  ove  al  favorevole 
giudizio  della  Meccanica,  dell'  Economia,  o  di  qnalunque 
allr'  Arle  o  Scienza  si  voglia,  un  Induslria  possa  procurarsi 
anche  quello  di  me  Estelica,  che  sono  pur  tanto  e  deggio 
essero  si  difficile  o  contenlare,  non  parmi  poter  insorgere 
dubbio  ch'  essa  industria  abbia  fatto  un  guadagno  dicui  sia 
bene  a  tenerne  qualche  conto.  Onde,  se  a  giudicare  del 
merito  di  quel  lavori  di  conterie,  voi  chiamaste  tra'  giudici 
anche  me,  e  medianle  la  mia  comparsa  intendeste  quindi 
di  anaunziare  al  pubblico  il  mio  favorevol  giudizio,  non 
faceslc,  da  una  parte,  die  quant'  erasi  gii  fatto  da  quelli  a 
cui  dovevate  obbodire,  e  intendeste  a  proclamare,  dall'altra, 
un  motivo  di  piu,  c  un  bel  molivo,  al  premio  che  ad  essi 
lavori  fu  conccduto. 

—  Avele  ragione,  o  mia  cara  e  bellissima  parola  ;  ma 

sappiate  che  io  promisi,  c  vero,   di  essere   qui  oggi   per 

udire  i  lagni  che  polessero  fare  alcune  delle  voslre  coni- 

pagne  mandate  fuori  di  casa  mia  in   quella   scritturetta  ; 

SeriellLTlV.  67 


"  5^0  — 

ma  il  promisi  iiiiicaniciitc  per  cio  die  riguaida  lo  rolazioni 
in  ciii  si  trovano  00:1  nlcniio  degli  iillizi  clie  dipenda  dal 
Ministcro  dolla  liiif/ufi.  I  voslii  lagiii  iinecc  si  rireriscouo 
ad  nil  argomento,  il  quale  e  alTatlo  fiiori  dalle  relazioni 
che  voi  allre  pamU-  avefe  o  polelo  avere  col  delto  Mini- 
slero,  c  riguardaiio  piiiUosti)  qiielle  elio  tonete  o  polcle 
tcnere  con  alciino  degli  iiflizi  dipendenti  dai  tanti  altri  Mi- 
nisleri  clio  regolano,  ed  anche  non  di  rado  imhrogliano,  il 
grand'  impero  delle  Scilnle.  Or,  T  ocen[)ai'si  dell'  esame  in- 
lorno  a  (pialiin(|ue  soggcUo  speUi  a  qiiesle  era  nel  oaso  a 
ciii  acrennate  affatio  d'  allriii  conipctenza  ;  io  non  polevo 
allora,  come  non  potrei  adesso  enti'arvi.  Onde,  contenla- 
levi  della  mia  individiiale  opinione  die,  rispetto  al  caso 
vostro,  vi  e  picnamenle  favorevole  :  ooni|)iacetevi  di  nsci- 
re;  ma  prima  sentito:  Io,  o  cava  Est clica,  mi  sono  a  Inngo, 
troppo  a  lungo,  sfiatato  con  \'oi;  ed  in  argomento  ch' era 
vei'amentc  fiiori  del  molivo  per  cui  ora  mi  trovo  qui.  A 
iarlo  mi  e;'cilai'ono  e  la  tanta  grazia  voslra,  e  lamorc 
grande  die  sempre  vi  porlai,  c,  a  parlarvi  sdiietlo,  andie 
pill  die  Uii  poco  la  casa  per  se  mcdesima.  Ma  vi  confesso 
die  non  mi  senlo  piii  voglia  per  ora  di  allri  discorsi  con 
altre  parole.  Onde,  useendo  di  qua,  se  mai  ne  vedeslc  di 
quelle  die  aspettassero  di  enlrare,  abbiate  la  gentilezza  di 
dir  loro  che  rilorniiio  domani;  sono  parole,  ed  lianno  quin- 
di  tanto  I'  abito  di  and.ir  in  giro  ad  ogn' istanle,  e  la  mag- 
gior  parte  delle  voile  per  nulla,  die  non  sara  loro  nienle 
difflcile  di  compiacermi. 

H.  11  giorno  appresso  la  prima  di  quelle  die  mi  vidi 
venire  innanzi  fu  una  certa  parola,  la  quale  mi  paivo  non 
istesse  Iroppo  bene  sulle  sue  gambe,  menlre  aveva  di  die- 
fro  un'  altra  die  la  sorreggeva. 

—  Io  sono,  mi  dissc,  la  parola  Medcsimo  ,  e  mi  lanien- 


—  521  — 

to,  port'lie  avondo  voi  in  qiiella  vosli'a  scritlureKa,  I'allo 
comparire  le  parole  rappresenlaiiti  il  regno  Lorabardo- 
Veneto,  e  subito  dopo  quelle  cbe  aceennavauo  a  qualcbe 
prodolto  di  uno  de'  snoi  paesi,  e  quindi  quelle  che  un  tai 
prodotlo  non  usciva  da  altro  luor/o  del  regno  medesimo, 
non  mi  si  voile  laseiare  ;  e  si  niando  fuori  seuza  di  me  la 
parola  regno.  Ma,  perelie,  s'  e  mio  proprio  uffizio  quelle 
di  acerescere  talvolfa  ibrza  alia  comparsa  di  alcune  parole, 
e  molto  pill  spesso  quello  di  venire  eliiamata  ad  unicmi 
ad  un  nome  o  ad  un  pronome,  per  dinotare  deterrainata- 
mente  la  persona  o  la  cosa  ciressi  indicano?  E  ncl  caso 
di  cui  parlo,  non  adempievo  io  appuuto  ad  un  tale  iiiipor- 
tante  secondo  uflizio  rispetto  al  regno  Lombardo-Veneto 
cbe  mi  branio  seco  Itii  congiunta,  affinebe  il  pensiero  di 
quanti  udivano  o  vedevanonoi  altre  parole,  fra  i  multi  re- 
gni  che  vi  sono,  non  andasse  vagando  neppur  un  istante, 
ma  fermassesi  immedialamente  sopra  di  esso? 

—  Sembra,  o  mia  oara  parola,  risposi,  cbe  voi  mi  te- 
niate  per  piii  cbe  un  poco  intinto  di  pedanteria.  Non  me 
ne  maraviglio  :  e  difetto  in  cui  cadono  niolti  uomini  stu- 
diosi  di  lingua  quando  giungono  ad  una  certa  eta,  ai  quali 
tengono  bordone  molle  donne  studiose  in  lor  gioveniii  di 
galanleria,  e  cbe  poi  inveccbiano  tra  gli  scrupidi.  Io,  alia 
pedanteria  mi  pare,  non  dico  pegli  anni,  ma  per  mia  pro- 
pria natura,  di  non  essere  peranco  arrivato,  e  spero  di 
non  arrivarvi  mai.  Vi  parlo  cbiaro,  credo  obe  abbiate  un 
qualcbe  motivo  di  lamentarvi;  non  per6  di  fame  i  grandi 
lamenti  cbe  ne  late  ;  menire  vi  banno  mandata  via  da  un 
luogo  dove,  a  mio  avviso,  sareste  stata  bene,  (^  vero,  ma 
dove  in  fine  dei  conti  non  avevate  alcuu  diritto  di  trovar- 
vi.  Piu  giusti,  anclie  se  piii  forti,  sarebbero  i  vostri  lagni, 
se  andaste  invece  a  fame  dinanzi  a  chi  si  compete  contro 


—  522  — 
que'  tnnU,  aiiclie  Ira  biioiii  coiioscitori  d\  voi  altre  parole ; 
i  quali,  menlre  voi,  o  mia  povcra  ^oro/a  Medesimo,  non  po- 
tete,  come  si  vede,  reggervi  in  piedi  da  voi  stessa,  ma  vi  e 
nccessario  a  s()sl<'nervi  I'aiuto  di  una  di  quelle  che  si  chia- 
inano  nomi  o  pronomi ;  i  quali,  dico,  pur  si  ostinano  di 
di  farvi  I'omparire,  e  non  solo  comparire,  raa  camminare 
tuUa  sola,  con  tanto  vostro  disagio  quasi  aveste  per  soslc- 
nervi  e  per  muovervi  la  forza  appunio  di  un  nome  o  di 
un  prononic. 

—  E  voro,  signoro,  pur  Iroppo  e  vero !  Alcuni  tra 
qnolli  clic  mono  V  avrebbero  dovuto,  eil  oggi  meno  il  do- 
vrpbbero,  mi  fecero  o  mi  fanno  sopportare  questa  grave 
falica.  Oh,  se  voi  volesle  assumerc  la  mia  causa  !  Se  vo- 
loste  estendere  in  iiiio  favore  nn'aliegazioni'clla,  come  avele 
la  [to  pel  mio  amico,  il  pronome  rjueslo,  a  cui  sono  tanto 
obbligato,  perclic  tanto  spcsso  si  compiace  anch'egli  di 
darmi  di  braccio,  e  di  aiutarmi  a  camminare,  oh  quanlo 
ve  !ie  no  sarei  tcnuto!  e  qiianto  non  ve  ne  sarebbe  anche  il 
niio  fratt'l  gemcllo  !  perclic  lui  pure  ad  un  tempo  difende- 
reste  ;  menlre  anch' cgli,  il  j)()Vcro  slcsso,\\n  un  pari  di- 
fetlo  al  mio,  cioc  di  non  poler  reggersi  e  camminare  da 
se  solo. 

—  Sentile,  mio  caro,  per  farvola  una  allcgazioncella, 
io  ve  la  faro  ;  e  la  potre'.e  venir  a  prcndere  di  qui  a  qual- 
che  giorno.  Ma  deggio  prevonirvi  di  due  cose  che  non 
sono  forse  a  vostra  cognizione.  La  prima,  che  quegli  il 
quale  or  gode,  e  merilamente,  la  supreraazia  nella  cono- 
scenza  dclT  origine,  della  natura  e  delle  forze  di  tulte  voi 
altre  parole  italiane,  sostiene,  che  il  vostro  non  potervi 
sorreggcie  e  camminare  da  per  voi,  e  ({uello  del  vostro 
fratcl  gcmcllo,  il  signor  slesso,  non  c  in  sostanza  che  una 
pigrizia,  la  qual  vi  si  e  gcacrala  in  corpo  appunto  perrhc 


—  523  — 
di  nulo  avete  voUito  starveiie  in  piecli  e  caraniidaro  da  voi 
soli ;  e  lo  prova  con  una  seric  non  brove  di  casi  in  cui, 
secondo  ch'  egli  dice,  alcuni  i  quali  non  si  sono  lasciali 
illudere  dalla  voslra  asluzia  d' impotenza,  vi  Jianno  ben 
foUo  muovei'C  ambidiie,  e  andare  da  \oslra  posta  (o). 

—  Sappiate,  riprese  la  parola,  che  ho  lutta  la  stima 
pel  filologo,  a  cui  accennate;  ma,  se  mi  permeUele,  deggio 
soggiungere  die  quei  casi,  di  cui  cgii  fa  menzioiie,  ii  ri- 
cordo  molto  ])ene  ancli'  io  ;  c  non  e  vero,  che  nella  mag- 
gior  pai'le  di  essi  noi  due  gemelli  fossimo  soli.  Egli  non  si 
aceoi'se,  o  per  meglio  esprimei'mi,  il  troppo  araore  al  libe- 
ralismo,  o  com'  alli'i  diria,  al  libeilinaggio  che  gli  piace- 
rebbe  d'  inti'odune  tra  noi,  nol  lascio  rendere  accorlo, 
che  nella  maggioi-  parte,  ripeto,  di  quei  casi,  noi  eravamo 
sorretti  da  alcune  di  quelle  parole  le  quuli  si  chiamano 
articoli,  e  che  i  sigiiori  pronomi  ebbero  la  genlilezza  din- 
viarci,  perche  facessei'O  presso  di  noi,  com'  e  dato  loro  di 
poter  fare,  le  veei  di  essi.  E  quei  non  moiti  casi  che  ri- 
mangono,  dove  in  effetlo  alcuni  Ira  voi  ci  ban  voluto  far 
reggere  in  piedi  e  camminare  soli,  nienle  provano,  per- 
ch6  il,  fei'cro  di  lor  capriccio,  ed  usando  forza  contro  la 
vera  natura  nostra  ;  intorno  alia  quale  non  ci  puo  esserc 
pill  alcun  dubbio  ;  mentre  e  stata  riconosciuta  e  confer- 
mata  da  tutti  quelli  che  furono  incaricati  sino  ad  ora  di 
fare  r  anagrafi  di  tutte  noi  parole  italiane,  e  si  chiamano 
i  sig.  Dizinnarii ;  e  meglio  aucora  da  tutti  quelli  che  fra 
voi  furono  incaricati  di  penetrare  piu  intimamente  nella 
delta  natura  nostra  ;  e  si  chiamano  i  sig.  Grammatici ;  co- 
minciando  appunto,  come  dice  il  sopraccennato  filologo, 
ma  pero  deridendoli,  cominciando  dal  Bembo,  e  venendo 
io  qua  sino  al  Puoti.  E  se  met  permettete,  aggiungo,  chela 
natura  nostra  non  e  diversa  da  quella  dei  due  noslri  vecchi 


—  524  — 

anleiiali,  i  qiiuli  vivevaiio  lia'  lalini,  e  clie  iioi  siamo  slali 
in  c'orla  guisa  iiu-aricati  di  rappresontarc  (ra  voi  altri  ita- 
liaiii  ;  voglio  dire,  dclla  Ixiona  nicmuria  del  sig.  idem,  o  di 
quella  del  sig.  ipxe.  II  pi'imo  de'  quali  era  si  fedelineule 
aceoinpagnalo  dal  Vronome  is,  ciie  questo  non  si  disgiun- 
gcva  niai  dalla  sua  persona  ;  ed  il  serondo  cannninava,  e 
vero,  Ua  le  parole  lalino,  quakdievoUa  anrlie  da  per  lui  ; 
ina  in  lal  caso  non  vuol  essere  rapjJresenlaU),  Ira  noi  pa- 
role ilaliane,elie  da  noiui  o  pronomi,  e  non  tlalsoloniio  fra- 
lel  geniello,  p(M'clie  sa  ])ene  die  non  ha  la  i'oiza  ne  di  un 
name  ne  di  un  pronome  (6). 

—  Ben  penserete,  niia  cara  parola,  ehe  queslo  cose  e 
forse  pill  altre  io  le  esporro  nella  allegazioncella  a  voslro 
favore.  Ma  la  seconda  eosa  di  oui  deggio  prevenirvi,  essa 
e,  che  quando  bene  io  mi  saro  affatiealo  a  scriveria,  e 
(juando  l)ene  voi  avrele  ottenuta  una  sonlenza  favorevole 
dai  giudici  compelenti,  voi  non  dovrele  sopporlaf  meno  il 
disagio  di  essere  sforzata  da  inoili  a  inuovervi  e  camnii- 
nare  tuKa  sola.  Anzi  foi'se  da  qualilieduno  di  piii,  com'  i'- 
avvenulo  appnnto  al  povero  sig.  Queslo  ;  il  quale,  dopo  la 
inia  allegazione,  e  dopo  le  seatenze  oUenule,  non  vide  aie- 
no,  ma  forse  maggiormente,  essere  condoUo  il  suo  eugino 
Coteslo  ad  usurpare  il  luogo  suo.  E  non  solo  condolto, 
ma  quasi  direi  ehe  (ante  volte  csso  vi  sia  andalo  da  sua 
posla  ;  poiehe  non  e  piii  nella  natura  di  noi  allri  uomini 
di  quanto  sia  nella  vostra,  o  cai'e  parole,  quella  non  so 
quale  malignila  che  spinge  a  far  maggiormente  volenticri, 
c  piu  spesso,  una  oosa,  quando  si  creda  di  mostrare,  faeen- 
dola,  una  cerla  non  curanza  dellaltrui  diritto  o  desiderio. 
Siete  anche  voi  altre  naturalmente  dispettose.  Ne  voletc 
fra  i  tanti  un  solenne  osempio  e  recente  ?  Vi  ricorderete 
che  no:i  e  guai-i  io  toccai  della  grandc  alterigia  ed  intolle- 


-  525  — 
rabile  burbaiiza  die  si  6  data  a  quesli  di  la  sis,." parota  Pro- 
gresso.  Kbbene;  credeto  voi  die  nioderassesi  alciin  poco? 
TiiU'altro:  la  Irovai  teste  postasi  IVancamenle  in  kiogo  do- 
ve pareva  impossibile  die  potesse  cactiarsi  ;  cioe,  insierae 
colia  filosofia  proprianieiitc  delta,  colla  filosofia  come 
scienza  ;  e  mi  aspetto  di  vederla  Ira  poco  colla  geometria, 
coHa  teologia,  colla  giurispi'iideiiza,  e  con  altri  studii  pu- 
ramenle  razionali.  E  volete  sapere  il  molivo  da  lei  adotto! 
II  molivo  e,  perdie  dice,  die  sarcbbe  inutile  a  noi  iiomini 
r  occiiparsi  intorno  ad  una  materia  di  studio  colla  qual 
essa  non  si  accompagni.  E  il  tempo,  esclama,  e  il  tempo, 
in  cui  deggiono  entrare  in  ogni  cosa  «  le  magnifiche  sorti 
e  progressive  »  (7).  Ma  lasciando  da  parte  queste  petu- 
lanze  di  voi  altrc  parole,  e  soprattutto  quelle  intermina- 
bili  della  sig/'/'rof/r^^sso,  vi  ripeto  che  la  da  voi  desiderata 
allegazionceila  io  ve  la  faro.  Intanto  vi  prego  di  iiscire, 
poiclie  Ibrse  vi  sara  di  fuori  qualche  altra  parola  di  quelle 
alle  quali  promisi  di  dar  oggi  udienza. 

III.  Saliitommi,  ed  usci.  Entro  quindi  una  paroiina 
graziosetlaj  saiteilante,  die  mi  disse  cbiamarsi  Scarpa. 

—  Di  die  avete  voi  da  lagnarvi? 

—  IMi  lagno,  perdie,  avendomi  voi  insieme  colle  pa- 
role, Io  quali  dovevano  accompagnarrai,  mandata  fuori  di 
casa  vostra  col  mio  proprio  norae  di  scarpa  ;  nella  pub- 
blica  coraparsa  me  ne  privarouo,  imponendomi  invece 
quello  di  calzatura ;  onde  mi  confusero  con  le  calze,  con  li 
stivali,  con  le  glielle  e  con  tutto  cio,  in  breve,  che  puo 
vestire  il  piede  o  la  gamba  di  voi  altri  uomini.  Eppure,  non 
guari  da  me  distanli  comparivano  altri  individui  della  mia 
stessa  famiglia,  ai  quali  fu  lasciato  il  loro  proprio  nome 
di  scarpe  ;  ([uello,  con  cui  voi  giustamente,  li  avevateman- 
dati  fuori.  Ben  e  vcro  cli'  essi  sono  piu  grandi  e  piii  grossi 


—  52(3  — 

di  me,  e  praticaao  con  persone  assai  diverse  da  quelle  tra 
lo  quali  io  son  usa  ;  ina,  ad  ogni  modo,  per  essere  piii 
smiiigliorlina  e  graziosa,  e  per  usare  con  persone  piu  gen- 
Uli,  noil  deggio  per  questo  perdere  il  mio  nomo,  e  aiidare 
ignota  tra  enli,  die  possono  bene  avere  con  nie  qualchc 
relazione  di  parentela,  ma  cbe  infine  infme  non  sono  del 
mio  sangiic,  rimaner  bene,  a  cosi  dire,  nella  geaeralila 
della  stirpe,  ma  abbandonare  il  ramo  della  mia  piopria 
iamiglia. 

—  Cara  mia,  per  essere  cosi  piccina  ed  elegantiiccia, 
voi  siele  niolto  furioselta.  Io  penso  die  uon  abbiasi  inLeso 
di  farvi  torlo  aleuno  :  luUo  al  contrario.  Mi  pare  anzi  die 
daiulo  a  voi  quel  nonie  di  calzalnra,  fosse  avviso  di  sol- 
levare  voi  slessa  alcun  poco  e  tulte  le  sorelline  voslre  ; 
distinguendovi  in  cerla  guisa  dagrinnumerevoli  individui, 
die  sono  pure  dello  stesso  vostro  ramo  ;  ma,  die  pratican- 
do  specialmenle  ne'  villaggi,  su  pei  monti  c  tra'  bosdii, 
paiono,  a  dir  vero,  nati  in  tutl'altro,  tanto  sono  rozzi,  ma- 
lagiaziati,  sporchi,  int-reanti  e  strepitosi.  Deggio  pero  lo- 
darvi  se  vi  fate  sdiiva  ad  acceltare  una  siffalta  gentilezza; 
mentre  per  niun  motivo  e  perniesso  di  sdegnar  il  nome 
ddia  sua  propria  famiglia  ;  e  mollo  meno  quando  si  Iratti, 
uon  gia  di  azioni  perverse  od  aiico  maioneste,  eon  cui 
venga  da  qualdieduno  di  essa  disonorala,  ma  soltanto,  co- 
me nel  caso  vostro,  di  forma  e  di  educazione  grossolana. 
Si,  voi  siete  scarpa ;  apparlenenle  alia  famiglia  deWe  scarpe. 
Clie  siale  grande  o  [ticcola,  rozza  o  gentile,  die  viviate  sul 
monle  o  sul  piano,  in  citta  od  in  villa,  die  usiale  eon  le  tali 
o  tali  allre  persone,  che  siale  aceollala  o  scollata,  affibbiata 
osfibbiata,  suglierata  o  no,taciturna  oscriccliiolante  oscal- 
pitante,  e  se  potete  avere  andie  allri  distintivi,  su  di  die 
uii  rimetto  a  qucllo  degli  attuali  serittori  die  lu'  intend" io  ; 


—  527  — 
noil  iniporla  ;  tale  e  la  faiuiglia  ciii  appartenete,  e  tale 
pero  ii  nome  che  dovete  portare.  Pcrche,  chi  vi  sostilui- 
sca,  come  si  fece,  qiiello  di  catzakira,  cire  il  calzamento 
ill  pill  elassico  italiaiio,  il  calceamenlum  de'  latini,  toglio 
ogni  modo  a  dinotar  particolarmente  voi  tra  quanto  serve 
a  coprire,  e  dicasi  pure  a  calzare  il  piede  o  la  gamba  di 
noi  altri  uomiiii;  e  quindi  il  modo  a  sapere  sc  apparleniate 
alia  faiuiglia  della  parola  Calzettaio  od  a  quella  della  pa- 
rola  Calzolaio,  od  a  quella  di  qualunque  siasi  altra,  elie  si- 
gnifichi  eio  d'oode  venga  I'  una  o  I'  altra  parte  di  quanto 
si  adopera  da  uoi  uomini  a  vestire  i  nostri  piedi  o  le  no- 
stre  gambe.  E  deggio  anclie  soggiungervi  che  T  avervi  pri- 
vata  del  proprio  e  particolar  nome  del  ramo  di  vostra  fa- 
miglia,  per  imporveue  uno  che  abbraccia  diversi  rami 
aventi  un  nome  particolare  e  proprio  a  ciascuno  d'  essi, 
dovea  produrre  1' effetto  di  rendere  tanto  piii  difficile,  od 
almeno  tanto  piu  ritardato  il  bene  ravvisarvi,  che  al  grup- 
po  delle  parole,  fra  di  cui  voi  coinpariste,  come  si  fece 
pure  a  tutti  gli  altri  gruppi,  si  tolsero  quelle  lo  quali,  ad 
eserapio  de'  miei  precessori,  io  aveva  mandate  innanzi, 
perche  a  guisa  di  araldi,  vi  annunziassero,  e  che  si  chia- 
mano  le  signore  Rubric  fie. 

IV.  Non  le  avessi  mai  nominate.  Vidi  un  numero  gran- 
de  di  parole  affacciarsi  tutte  in  un  tempo  sulla  soglia  della 
porta  in  modo,  che  per  quanto  fosse  piccina  e  leggera, 
impedivano  di  uscire  alia  povera  Scarpelta,  la  quale  ri- 
raase  quasi  tra  esse  affogata.  Ond'  io  mi  raisi  a  gridare  : 

— ^  Abbiale  un  po' di  creanza  ;  lasciate  eh' ella  esca. 
Non  ho  bisogno  di  domandarvi  il  nome.  Ben  vi  riconosco 
l^ev  (\\\e\\e  RuOriche  ch'eravate  qualche  secolo  fa.  Non  isfog- 
giate  pill  quel  poinposo  vesliario  di  rosso,  come  vi  piace- 
va  allora  di  portare,  e  di  cui  il  voslro  nome  conserva  tul- 
Serie  HI.  T  tV.  68 


—  52.S  — 
(a via  la  inomoria  ;  ma  mollo  di  voi,  anclie  sotto  quelle 
vosti  norc,  duralc  pure  nclla  stcssa  pelulanza,  nella  ciar- 
lalaneria  slcssa  clie  la  uiassima  parte  di  voi  avcvate  allo- 
ra.  Non  sicte  piii  tanlo  ghibirizzosc  nella  persona  come 
nel  socolo  decimoseltimo,  quando  vi  vanlavate  di  mostra- 
rc  :  L  anna  di  fina  tempera  lolta  alle  armerie  del  cielo  in 
difesa  dcW  nmanild ;  quando  ci  ponevatc  dinanzi :  La  carta 
del  navigar  pitloresco  ;  e  volcvate  condurci  nolle  notli  se- 
rene ad  animirare:  I  One  hi  Incenli  del  celeste  crivello  ; 
ma  molte  pero  di  voi  non  amano  meno  ancif  oggi  un 
po'  di  gliiribizzo  nella  persona ;  molte  piu  si  compiaccio- 
no  di  darsi  un' aria  non  meno  prometlente,  c  non  meno 
vacuamenle  prometlente,  di  quelle  eontro  le  quali  sdegna- 
vasi  tanto  11  buon  Plinio  (8) :  moltissime  poi  avete  la  sma- 
nia  d'indossare  vesti  con  tali  intrecciamenti  di  linee  nolle 
pieglie,  che  tutti  quelli  i  quali  ebbero  la  sfortuna  di  esserc 
nati  alquanto  prima  dell'  impero  del  sig.  Progresso  pena- 
no  piu  che  un  poco  a  risolversi  se  siate  parole  o  ghi- 
rigori.  E  stupiseo  ciie  alcune  di  voi  altre  o  molte  non 
al)biate  ancora  preso  I'  uso  di  farvi  precedere  dalla  pre- 
posizione  articolata  De,  la  quale  smozzicandosi,  si  avviso 
di  tramutarsi  in  una  specie  di  aggiuiUo,  e  se  no  va  pora- 
posa;,  quasi  un  araldo,  ad  annunziare  1"  arrivo  di  molti 
cognorai  di  noi  altri  uomini,  che  di  essere  cosi  annunziati, 
hanno  tanto  diritto  quanto  ne  avreste  voi  stessc.  Conoscen- 
do  la  vostra  gran  vanita,  ripelo,  die  me  no  stupiseo....  Ma 
infuie,  che  cosa  voleto  ? 

—  Oh,  niente  altro,  risposo  (juella  tra  esse  die  avea 
sembianza  di  [trincipale  ;  nienle  altro,  in  prima,  se  non 
sapero,  porcho  voi,  avendoci  mandate  fuori  di  casa  vostra 
a  piecedcro  ciascuna  ognuno  di  (juci  gruppi,  dei  quali  si 
componova  Uilta  la  pi'ocessionc  dclle  introlr  di  ((uella  vosira 


—  529  — 
scrilturelta,  iioi  siamo  poi  state  lutle  ([uante  osckise  dal 
comparire  in  pubblico  ;  onde  ogiii  griippo  sc  ne  ando  senza 
die  avcssc  dinanzi,  ad  indicarlo  ccondurlo,  la  sua  RuOrica. 

—  Caliuatevi ;  e  pensate  die  anche  in  Lombardia  vol 
non  siete  mai  state  amraessc  ad  iin  tale  uffizio  verso  quel 
gruppi  delle  sorelle  vostre  nelle  procession!  di  loro  me- 
desinie. 

—  Sar^  vero  ;  ma  qui,  a  Venezia,  siamo  sempre  state 
diversaraente  trattate,  cioe  come  meritiamo  di  essere , 
perche  ci  fummo  sempre  ammesse.  E  dico,  die  meritiamo, 
non  tanto  in  vantaggio  o  soddisfazione  del  nostro  amor 
proprio  ;  che  inline  infine  il  comparire  dinanzi  a  que'miseri 
gruppetti  di  parole,  quasi  tutti  composti  di  quelle  che  non 
bazzicano  che  tra  artigiani  e  meccanici,  pochissirao  c'  im- 
porta  ;  ma  il  dico  in  vantaggio  dei  gruppetti  medesirai,  per- 
che, seguendosi  essi  rapidamente  I'  uno  all'  altro,  come  si 
seguono  in  quella  processione,  non  e  dato  se  non  a  noi  di 
poter  fare  che  meglio  si  distinguano  tra  di  loro ;  onde  di- 
venga  tanto  celere  il  trasportarsi  dell'  attenzione  dall'  uno 
air  altro  di  essi,  quanto  e  celere  il  succedersi  che  fanno  essi 
medesimi  1'  uno  all'  altro. 

—  Non  credo  che  ragioniate  male,  soggiunsi ;  ma  il  vo- 
stro  ragionamento  puo  essere  giusto,  anzi  il  credo  tale, 
iinch6  quel  gruppetti  di  parole  non  fanno  che  passare  in 
processione  dinanzi  a  voi  altri  uomini ;  ma  una  volta  invece 
che  vi  si  fermino,  vedete  bene  ch'  essendo  dato  a  noi  mede- 
simi di  osservarii  ed  esaminarli  a  tutto  nostro  agio,  li  pos 
siamo  molto  bene  seguire,  distinguere  e  notare,  senza  il 
minimo  bisogno  dell'  uffizio  vostro. 

—  Non  mi  oppongo,  riprese  h\  RuOrica  ;  ma,  ad  ogni 
modo,  non  v'hadubbio,  che  non  puo  essere  in  tutto  la 
slessa,  spccialmente  nei  loro  primi  moviraenti,  la  comparsa 


—  530  — 

(lei  ^ruppi  (|iiaiul  «'ssi  sicno  procccliili  dn  noi,  ;i  (jiicllii  ilei 
iiiuppi  inedcsimi  (|iiiiiult)  nol  sicno.  ()r;i,  \i  so  dir  io,  olio 
nlciini  (li  qnolli  i  (|nuli  voi  niandiislo  fiiori  di  casa  vosti'a, 
per  cssero  loi'o  slala  lovala  la  Uiilirica  da  oiii  ^oi  li  faocslc 
pi'eocdor(\  c  (jiiindi  non  oi'diuali  o  non  bono  ordiiuUi,  come 
avrobbcro  dovulo  cssere,  volendoli  far  comparirc  senza 
qiiella  di  noi  oho  a  ciascuno  di  loro  spettava  ;  vi  so  dir  io, 
ripeto,  die  non  foeero  moKo  biiona  figura. 

—  ]Me  no  displace,  dissi ;  ma  soiio  ben  lungi  di  dare  a 
lal  falto  quoir  iiiipoitanza  cbe  inimaginate.  Credo,  cbe  do- 
vondo  far  oomparire  iin'  allra  volla  gli  stessi  gruppelli  clio 
voi  precedovale^  o  da  oui  vi  toisero,  oppure  altri  gruppelli 
di  somigliante  naliira,  credo  che  forse  forse  vi  ammetleran- 
no  a  precederli.  Ma  intanto  vi  dico,  oho  or  tengo  ben  altro 
da  pensare  ;  e  poro  so  non  aveto  di  meglio,  andaloviin  paoo. 

V.  Quella  cbe  fino  allora  mi  aveva  parlato  disse  non  so 
qual  cosa  ad  aicune  delie  sue  compagne  ohe  le  erano  piu 
vicinc,  quindi,  vollasi  di  nuovo  a  mo : 

—  Ob,  abbiamo  molto  di  meglio,  riprese  la  Ruhrica, 
anzi  d' importanlissimo  abbiamo.  E  gia  doveroso  uflizio  di 
oiascuna  di  noi,  ben  il  sapole,  queilo  di  essere  la  deputala 
di  un  numero  piii  o  men  grande  di  parole,  ogni  qual  volla 
a  tale  uffizio  voglian  esse  doslinarla.  Ma  or  voi  oi  vedote  qui 
noi  allre  come  depulale  di  lutle  quanle  sono  le  parole  ita- 
liano  ;  le  quali,  poicbo  dovovanio  oggi  recarci  da  voi,  cidie- 
dero  r  incarico  di  farvi  una  preghiera  ;  proghiera,  che  ci  e 
mesUeri  di  farvi  allresi  a  nomo  noslro  modesimo,  ossendo 
pnranco  noi  slesso  parole  ilaliano. 

Capperi!  pensavo  tra  me,  son  io  giunlo  a  lal  gi'ado  da 
riccvere  dcpulazioni!  Non  me  io  sarei  mai  immaginalo  .... 
Vero  e  per6  cbe  Iratlasi  di  una  dopulazionc  di  parole. 

—  Ehbene  ;  qual  o  la  preghiora  oho  avolo  da  fai'ini  ? 


—  531  — 

—  Ecco,  signorc:  giu  sapeteche  siiio  lUi  gran  tempo  acl- 
(lielro  vi  furono di  hallo  in  Iralto di  qiiclli  die  si  oompiacque- 
ro  di  metlere  in  dubbio  V  onorevolissima  oiigine  di  noi  pa- 
role ilaliane  chc  siamo,  come  ci  vanliamo  di  essere,  legilti- 
me  flgbe  di  madri  laline.  E  non  e  mollo  cheun  sig.  Ollavio 
Mazzoni  Toselli  sallo  fiiori  a  voler  piibblicamente  provare 
che  le  nostre  vera  madri  non  furono  allro  clic  celliebe  e 
gallicbe  (9).  Si  desidererebbe  conoscere  come  intorno  a  que- 
sto  la  pensiate  voi  inedesimo. 

—  Sentilo,  o  mie  care;  io  vi  dico  in  primo  luogo  che 
un  lai  desiderio  mi  niostra  troppo  chiaro  come  voi  e  le  vo- 
stre  mandanli  segnitale  ad  avervene  per  male  di  una  cosa, 
a  cui  parmi  dovreste  essere  omai  piii  die  avvezze.  Vi  dico 
poi,  che  se  desiderale  di  sapere  in  qual  modo  sopra  cio  io 
la  pensi,  in  quanto  son  liomo  che  vi  e  sommamenle  e  da 
lanti  anni  affezionalo  ;  io  non  ho  nienle  da  soggiungere : 
ma  se  desiderale  di  saperlo,  per  Iranquillarvi  del  tullo  in- 
torno alia  vera  origine  vostra,  e  mestieri  che  vi  consigli  a 
rivolgervi  allrove.  Vi  dico  infinc,  e  polele  riporlarlo  alle 
vostre  mandanli,  che  a  me  basla  di  guardare  voi  cd  esse  in 
viso,  per  conoscere  chesiete  Cglie  legiltime  di  madri  laline. 
Non  pretendo  gia  che  qualchc /?aro/a,  provenienle  da  celtica 
o  gallica,  od  allra  qualunque  vogliasi  malernila,  non  siesi 
introdolla,  anche  da  anlicbissimi  tempi,  nell'  immenso  nn- 
inero  di  voi  altre:  ma,  ripeto,  che  basla  guardarvi  tulle  in 
viso,  per  iscorgervi  i  lincamenti  delle  voslre  madri  laline  ; 
ed  in  moltissime  tanlo  bene  scorgerU,  che  si  potrebbero 
prendere  in  iscambio  per  le  loro  madri  laline  medesime. 

—  Ma,  signore,  a  negarci  questa  origine  Iraggono  an- 
che non  so  (jual  argomenlo  dal  modo  con  cui  i  meglio  ila- 
liani  condultori  di  noi  allre  parole  ilaliane  ci  ordinarono 
nelle  pubbliche  comparse  che  ci  fecero  fare.  II  (jual  modo  c 


—  532  — 

pill  die  al(|niinl()  divorso,  diooiio,  da  qucllo  cou  eiii  fiiroiio 
ordinal^  lo  coniparso  *\i'\\c  parole  laliuc  dai  incglio  condnl- 
loii  di  osS(!  inedosinic. 

— ■  Cio  noil  fa  niciile,  nientissimo  affatlo,  o  iiiic  care,  e 
ditcio  pure  alio  vosli'o  maiulanli :  pcrdic  rordinarc  in  iin 
niodo  <)  iioiraltro  le  parole  di  (lualiMunie  siosi  luogo,  al  (}ual 
modo  noi  diam  nome  di  stile,  non  dipende  che  assai  poeo 
da  quosta  o  quella  loro  inaternitii  ;  ma  qnasi  per  intiero 
dalla  inlelligenza,  dal  yentiinenlo,  dall' immaginazione  di 
ciascuno  di  queili  die  iniprendouo  ad  ordinarle,  cioc  di 
quolli  die  noi  chiamiamo  scritlori,  i  qiiali  traggono  poi  uii 
gran  niolivo  a  diversaincnte  faiio,  non  solo  secondo  le  loro 
parlioolari  condizioni,  nia  secondo  quelle  altresi  dei  tempi 
e  dei  luoglii;  onde,  per  tal  cagione,  vi  si  potrebbero  dare  per 
madri  delle  parole  ebraiclic,  delle  arabe,  delle  sanscritte  e 
die  so  io  (10).  Vi  aggiungo  poseia,  che  per  conlentare  Toc- 
cliio  se  vi  veggono,  o  I'  orecdiio  se  vi  odono,  c  con  essi  la 
mente  cd  il  cuore  dei  veggenli  od  aiidienti  voslri,  voi  altre 
parole  italiane  non  potreste  mai  esallamente  imitare  1'  or- 
dine  con  cui  si  presentavano  o  potevano  presenlarsi  al  pub- 
blico  le  laline  ;  pcrche  raolte  di  voi,  non  so  per  qual  ragio- 
ne  o  capriccio,  vi  sicte  volute  imporre,  sino  dall"  infanzia, 
a  fine  di  venire  prontamente  distinte  e  rioonosciule  per  cio 
che  volete  essere,  il  bisogno  di  farvi  accompagnare  da  certe 
altre  paroluccie,  delT  ufiizio  delle  quali  le  latine  ebbero  la 
destrezza  di  non  darsi,  o  la  fortuna  di  non  averne  bisogno 
alcuno.  Ma  non  per  cio  esse  non  sono  meno  le  vero  e  le- 
gitlime  madri  vostre  ;  ma  non  per  cio  e  scemala  di  niente 
r  utililii  grandissima  che  puo  derivar  a  noi  dallo  sUuliare 
fino  dai  priini  anni  e  lungamenle  la  nalura  loro  a  fine  di 
sempre  piii  conoscerela  voslra  c  saper  (juindi  meglio  valersi 
delle  vostre  torze.  A  raggiungcre  il  quale  inteiulimento  non 


—  533  — 

saprei  clii  piii  giusla  via  si  consigliassc  prenderc  di  lui  clic 
si  avviso  di  condiirre  per  tempo,  e  nello  stesso  tempo,  la 
gioventu  italiana  in  luogo  dove  polesse  vedere  le  vosfrc 
famiglie,  ed  insiemc  i  ritratli  di  quelle  delle  madri  voslre  ; 
ragionando  delta  vita  che  dovete  tenere  voi  altre,  e  raccon- 
tando  qiiella  che  Iianuo  tcniita  le  madri  vostre  medesi- 
me  (I  I).  Se  non  che  queste  sono  cose,  o  mie  care,  gia  delte 
e  ridettc,  c  da  me  stesso,  in  altri  tempi,  puhblicamente  c 
copiosamente  ragionate  (12).  Non  parmi  quindi  che  dol)- 
biarao  adesso  ne  voi  ne  io  perdervi  intorno  maggior  tem- 
po. Onde,  se  mai  tra  voi  ci  fosse  una  Rubrica  che  dicessc : 
Di  parole  ne  ho  (/id  per  tin  pezzo  abbaslanza  ;  io  la  prego 
di  mettersi  a  capo  di  tutte  le  altre,  affinche  le  parole,  le 
quali  per  avventura  tuttavia  aspettassero  fuori  di  entrare, 
sappiano  subito,  che,  ne  per  ora  ne  per  molto  tempo  ap- 
presso,  io  sono  disposto  ad  udirle.  Del  che  non  proveran- 
no,  gii  ne  son  certo,  molta  dispiacenza  ;  mentre,  qual  altro 
luogo  del  mondo  abbonda  tanto  come  I'  Italia  di  quelli  che 
mettono  una  grande  imporlanza  nei  discorsi  deile  parole^ 
i  quali  non  sono  bene  spesso  nienle  piu  che  cicalii ;  e  che 
pero  non  solo  le  aspettano,  ma  le  cercano  per  dar  loro 
udienza  ?  - 


iN  O  T  E 


(1)  Nel  tcrzo  Cenno  intorno  a  cose  di  linr/un  (.\Ui  dell'l.  K,  istitulo, 
Vol.  Ill,  Ser.  Ill.VeiiPzia  I808). 

(2)  Dcscrizione  del  Icinpio  di  Possayno.  Cap  XXX  (Venezia,  Anlo- 
nclli   1813). 

{Z)  Saggio  d'  cstelica  del  dutt.  Giiolamo  Venanzio  (  Portogniaro 
18u7).  —  Storia  delle  belle  uiii  in  Ilulia.  del  sij;.  Ferdinando  Ranalli 
i.da  edizione  (Firenze  I80G). 

(3)  Inlorno  ad  nlcinie  cose  speUanIi  alia  lingua  ed  alio  slile.  Di- 
scorso  (Atti  dell'l.  R.  istiUitn,  Vol.  I,  Ser.  111.  Venezia  1856)—  2.da 
Va\'\7..  Prose  c  pocsie  di  aulori  vivcnli.  Vol.  I,  Dis^p.  I.  (Torino  4838). 

(u)  (liovaiini  Gherardini  Appejidice  allc grammalic/ie  ilalia7ie.l)iih- 
bii  graniniaticali  n.  23.  (Miiano,  Molina  ^847). 

(6)  Fdicfllini,  Lexicon  lolius  lafinilalis,  alle  parole  idem,  ipse  (Pa- 
dova  I8:i7). 

(7)  Verso  non  so  di  chi,  riportato  dal  Leopardi,  a  cui  giustaniente 
egli  i-ascia  tuUo  1'  onore  dell'  eleganza  {La  Gines/ra  o  il  fiore  del  de- 
serlo.  Canto  XXXIV  (Firenze,  Le  IWoniiier  18S1).  Certo  quegli  il  qnal 
disse,  die  tultele  reeenti  scoperte  non  ?ono  infiue  se  non  ritrovamenti  di 
cose  veechie  obbliate,  lia  esagerato  un  po'  troppo;  ma  certo  non  per 
questo  egli  ha  detto  cio  che  non  sia  in  gran  parte  vero.  E,  a  dimostrarlo 
tale,  e  uscila  teste  in  Francia  un'  opera  in  due  vokinu,  intilolata:  Le 
vieux-neuf{il  vecchio-nuovo)  del  sig.  Odoardo  Fotirnier,  in  cui  dicono 
prqvarsi,  con  autorita  irrefragabili,  che  niolte  e  molle  delle  pretese  nio- 
derne  invenzioni.  e  tra  esse  le  niacchine  a  vapore,  la  pietra  artiGziale, 
I  ponii  di  ferro,  i  cunieoli  (tunnel),  I'eterizzazione,  il  gas,  il  parafulmi- 
ne  ec.  sono  cose  veechie,  anzi  vecchissinie.  E  nulladinieno  io  non  du- 
bito,  che  nierce  i  continni  studi,  ne'  quali  or  mii.  da  piii  anni  quasi  non 
ad  altro  intenti,  ci  occupianio  intorno  alia  materia  e  i  vari  movimenli  e 
le  svaiiatissinie  applicazioni  a  cui  incessantemente  la  soltoponianio,  io 
non  dubito,  ch'  essa  in  compenso  non  ci  abbia  rese  note,  anche  di  le- 
eeute,  alcune  sue  da  prima  ignorate  proprieta,  ad  uso  0  diletto  nostro,  e 
non  ce  ne  possa  far  conoscere  tuttavia  niolte  piii,  delle  quali  si  compiac- 
ciano  gli  adoratori  del  Progresso.  Ma  volgendo  I'animo  ad  un  altro 
genere,  e  ben  piii  in)portante  di  cose,  potrebbe  avvenire  che  se  ne 
compiacessero  anche  un  poco  quelli  che  non  peraiico  ebber  cuore  di  ab- 
bandonare  affalto  il  taiito  in  oggi  avvilito  Regresso.  Onde,  devo  loro  es- 
scre  andato  assai  a  grado  qiiando  udiroao,  due  0  tre  anni  addielro.  che 
il  00b.  sig    cav.  I'odesla  di  Veuezia  fece  ricercare  e  trar  fuori  dagli  ar- 


—  535  — 

chivi,  perch6  fossero  stodiati  e  se  ne  traesse  profitto,  gli  anlichi  Regola- 
nienli  aiinoiiari  della  Repubblico.  E  se  il  sig.  iivvocato  Francesco  Feiro, 
ei  diligente  ed  abile  raccoglitore  ed  illtistratore  dei  vecchi  nostri  Statuti, 
effettueri  ridea  di  accennare  in  apposito  libro  quelle  leggi  che,  intur- 
no  ad  lino  o  ad  altro  soggetto,  putrebberoessere  necessaiie  od  u'.ili  ad 
atluarsi  auche  in  presente;  son  certo  che  ne  veriebbe  ai  suddetti  un  al- 
tro e  non  piccolo  niotivo  di  conipiacenza.  Ma,  in  generwle,  clii  tol^a  il 
maggiore  e  niiglior  tempo  di  sua  vita  al  niondo  della  nuileria,  per  vi- 
vere  in  quelle  del  pensiero,  della  fantasia,  dell'affetto,  e  delle  conseguen- 
li  opere  che  ne  dipendono,  coniprendendovi  parauco  i  modi  ebe  or  si 
reputano  migliori  ne!  governo  dei  popoli ;  oh,  qnal  ampio  campo  nou  po- 
trebbe  aprire  di  svariatissimi  argomenti,  perche  acquistassero  un  poco 
piu  d'  animo  e  di  lena  e  di  voce  gli  aniici  che  pur  conserva  tultavia  il 
Eegresso .' 

(8)  Inscriptiones  propter  qnas  vacUvioninm  deseri  possil ;  et  cum 
intraveris,  dii  deaeque  quam  nihil  in  medio  invenies  (  in  pref.  hist. 

(9)  Origine  della  lingua  ilciUana  (Bolngna  183I-18o2). 

(10)  E  poteva  dire  soprattutlo  delle  greche;  perche  certo  niiin  mi- 
gliore  stile  pu6  uscire  da  penne  italiane  di  qiiello  che  meglio  arieggi  le 
sponfanee  grazie,  le  semplici  eleganze,  gli  appassionati  ed  immaginosi 
modi  che  uscivano  on  tempo  dalle  penne  de'Greci,  senza  che  per  queslo 
le  parole  di  quegli  scriltori  possaoo  in  generate  menar  vanto  di  alcuna 
maternila  sn  quelle  dei  nostri.  Cio  dipende  da  tutt'altro;  tanto  da  tutt'altro, 
che  alcnui  tralti  delle  sembianze  dello  stile  greco  le  troviamo  in  certi 
scrittori  nostri  del  trecento,  ignari  affatto  di  quella  lingua  ;  e.  per  tacere 
di  altri,  ne  troviamo  nei  nostri  Gozzi,  che  pure  anch'eglino  la  ignoravano: 
tanto  da  lutt'  altro,  che  il  Giordani,  il  qual  n'  era  si  profondo  conoscitore, 
si  avvicina  collo  stile,  in  molte  delle  sue  prose,  piuttosto  ai  Latini  che  ai 
Greci;  ed  il  Leopardi,  che  la  conosceva  forse  pii'i  di  lui,  anzi  in  mndo  da 
poter  dettare  in  essa  scritti  che  illusero  dottissimi  grecisti ;  il  Leopardi, 
tanto  vivo,  tanto  greco  ne'  guoi  versi,  ci  die' poi  una  prosa  fredda  fredda, 
dove  invano  si  cercherebbe  alcuno  di  que'movimenti  di  cuore  e  di  fantasia, 
de'quali  e  grand'abbondanza  negli  scriltori  de'Greci  stessi.  Lo  stile  e  I'uo- 
ino;  e  r  uomo  e  tale  quale  il  vollero  la  natura  sua  propria,  la  patria, 
I'educazione,  gli  sludi,  il  tempo,  il  governo, le  circnslanze,  le  inclinazioni 
e  le  vicende  di  sua  vita. 

{\i)  Grammatica  delle  due  liugue  ilaliana  e  Intinct  di  Francesco 
Soave  (Milano,  Stamp.  R.  1819). 

(12)  Particolarmente  nei  Discorsi:  Dello  Scri/fore  itaUnno  4.ta  ediz. 
(Firenze,  Le  Monnier  18b5),  e  uegli  ArHcoli  di  Crilico.  2.da  ediz.  (Tre- 
viso,  Andreoia  1857). 

Serie  If  I,  T.  IV.  qq 


—  536  — 

,  ,  .M        ■      .,..^  .:...,  -  >       6      ■  ■;  '      .  ,■!    .       «      .    : .... 

II  m.  e.  prof.  Bcllavitis  legge  la  seguente  Nota 
Di  alciine  memorie  del  Jjioiwille  intonio  alle  fun- 
zioni  numeriche  e  del  Poinsot  sulla  percossa  massi- 
ma  (J.  LiouYilled857c  1858). 

L'  abbondanza  dellc  pubblicazioni  rende  molto  difG- 
cile  di  preiidcr  conoscenza  di  tutle  ;  puo  quindi  esser  utile 
qualche  rapldo  cenno  su  cio  chc  sembra  piii  osservabile. 

II  Llouville  dice  fiinzioni  numeriche  alcuni  valori  dl- 
pendenti  dai  divisori  di  im  numero  dalo,  o  dai  niimeri  prl- 
mi  con  esso.  Sia  ^^wi  la  somma  delle  potenze  r'"""  di 
lutli  i  divisori  d  del  numero  m  (compresi  ^  cd  w»), 
e  sia  0,.«i  la  simile  somma  quando  si  escludono  tutti  i 
divisori  d,  che  non  sono  primi  con  d  =  m:d.  Quan- 
do r  =  0  le  predette  somme  si  riducono  al  numeri  dei 
rispellivi  divisori,  e  si  segnano  con  ^m,  6m.  Sia  pure 
<pm  il  numero  dei  numeri  della  sorie  \,2,  3, . . .  (m — i) 
che  sono  primi  con  m.  E  facile  riconoscere  che  ciascu- 
na  di  queste  funzioni  ha  la  propriety  espressa  da 

-  •  fm=z=  fd.  fd ,  ■•-.  -  * 'i        '.*'" 

purche  (/,  d  sieuo  prime  tra  di  loro,  e  sia  m  ::=  (/5.  Ne 
viene  che  basta  conoscere  i  valori  delle  funzioni  per  le 
potenze  dei  numeri  primi,  i  quali  si  calcolano  mediantc 
formulc  facili  ad  immaginare ;  per  escmpio  si  trovano  i 
segucnli : 


■A  ■.'■■:.  .■■r-lt 


(p 


537 

— 

2 

4 

8 

3 

9 

5 

7 

^1 

2 

3 

4 

2 

3 

2 

2 

2 

3 

7 

15 

4 

<3 

G 

8 

12 

2 

2 

2 

2 

2 

2 

2 

2 

3 

5 

9 

4 

10 

6 

8 

12 

1 

2 

4 

2 

0 

4 

6 

40 

La  predetta  proprieta  vale  anche  per     2(p^m  =m(pm. 

11  Lionville  di  un  gran  numero  di  relazioni  tra  le  prc- 
dette  fuiizioni,  cccone  alcune  fra  le  piu  semplici,  indicau- 
do  con  2  la  souima  dei  termini  corrispondenli  a  tutti 
i  divisori     d     di     m ; 

XiOd.^d)  =  i^mr  ,         2(^f/)^  =z  (X^dy-  . 

Forso  che  alcuni  di  questi  leoremi  si  esteadono  agli  interi 
iramaginarii  (veggasi  Saggio  suW  algebra  degli  immagina- 
rii.  M.  Istituto  1851,  IV)  ;  prima  bisognerebbe  stabilire  per 
quale  unita  immaginaria  s'  intende  moltiplicato  ciascun  di- 
visore  ;  forsc  sarebbe  da  supporsi  ehe  la  parte  reale  fosse 
senipre  posiliva,  e  il  coefticiente  di  /  sempre  pari,  op- 
pure  che  ambedue  i  termini  fossero  positivi. 

Su  questo  argomento  potrebbero  vedersi :  Eulero,  N. 
Gomraent,  Petropolit,  1754,  V,  p.  59,  75; e  1760,  VIII,  p.  74. 
—  Libri,  M.  Accad.  Torino,  4  824,  XXVIIl,  p.  264.  -— 
Catalan,  J.  Lionv.,  4  839,  IV,  p.  9.  —  Arndt,  J.  Crelle, 
4  846,  XXXI,  p.  246. 

II  Poinsot  tratta  colla  sua  ordinaria  chiarezza  ed  ele- 
ganza  alcune  queslioni  relative  alia  rotazione  di  un  corpo: 
qucste  considerazioni  si  collegano  coi  principil  della  deri- 


—  538  — 
vazione  delle  figure,  ilolla  cui  imporlanza  e  generality  di 
applkazioni  ho  ogiiora  miove  oecasioni  di  persuadermi. 
Premetto  una  delinizione.  llispelto  ad  un  circolo  di  cculro 
G  e  proprianieiite  al  suo  diametro  Il'H  =  2a  io  dioo 
coniugali-armonici  due  punti  P  P,  posti  sul  medesimo 
raggio  GPj  HG  e  !e  cui  distanze  dal  ccntro  sono  iaver- 
samente  proporzlonali,  essendo  GP.GP,=a'',  e  dico 
conlrarmonici  i  punli  P  P'  quando  P'  6  sulla  pro- 
Iiingazione  di  POP,  G  ed  (i  P'G  =  GP,  ;  se  il  dia- 
metro K  G  K'  e  perpendieolare  alia  P'  G  P  gli  angoli 
PKP'  PK'P'  sono  retti,  percio  il  circolo,  che  ha  per  dia- 
metro la  P'P,  taglia  il  circolo  KH'K'  in  due  punli  dia- 
metralmenle  opposti. 

Un  corpo  col  cenlro  di  gravila  {baricentro)  G  e  gli 
assi  principali  GX  G  Y  GZ  abbia  la  massa  m  ed  i  mo- 
menti  d'  inerzia  ma"  ,  mb^  ,  mc"- ;  esse  sia  tolto  dalla  quie- 
ts per  r  uzione  di  una  forza  =  mv  ,  la  cui  dire- 
zione  sia  parallela  ail'  asse  GZ  ed  incontri  il  piano  XGY 
nel  punto  P.  Supponiarao  in  primo  luogo  a  =  0,  per- 
loche  ogni  asse  KGK'  posto  nel  piano  XGY  sari  prin- 
cipale,  ed  avra  il  moniento  d'  inerzia  ma"^.  La  forza  mv 
pu6  trasportarsi  da  P  in  G  ,  purchc  si  aggiunga  un 
giratore  (ossia  asse  di  una  coppia),  die  abbia  la  direzione 
GK  perpendieolare  a  GP  e  la  grandezza  mv.G? ;  il 
corpo  acquisterft  la  velocitii  v  nclla  direzione  GZ,  ed 
inoUrc  intorno  a  GK  la  velocita  angolare  eo  ;  la  quale 
si  determina  osservando  cbe  le  forze  moventi  ciascuna  me- 
lecola  trasporlale  in     G     producono  il  giratore  :.•> 

mao) .  a  :=^  mv  .  (j?  .  '    "^    * 

II  punto     P'     contrarnionico  di    P  rispetto  al  circolo   di 
rapgio     GK  zrr  a    ha  la  distanza     P'G  zn  a":  GV  =z  a .  co  \ 


—  639  — 

qiiindi  nel  prinio  istante  il  punto  P'  ha  due  velocity  di 
traslazione  e  di  rotazione  eguali  ed  opposte,  sicc'h6  esso 
riraane  immobile;  il  Poinsot  lo  dice  centra  spontaneo.  L'as- 
se  di  questa  islantanea  rotazione  e  perpsndicolare  alia  P'G, 
cio6  parallelo  alia  polaie  del  punlo  P.  II  centre  d'  im- 
pulsionc  P  ed  il  centre  spontaneo  P'  sono  coniugali, 
cio6  possono  scambievolmente  mutarsi. 

Se  nel  primo  istante,  o  dopo  die  il  corpo  comply  un'in- 
tera  rivoiuzione  esso  venga  a  percnotere  col  suo  punto  P 
contro  un  ostacolo  fisso,  esso  esercitcra  la  forza  mi' ,  e 
ritorneri  in  quiete  ;  fii  quindi  creduto  che  il  centre  d'  im- 
pulsione  fosse  anche  il  centre  di  massima  percossa,  il  die 
non  e  vero.  —  II  corpo  si  melte  in  quiete  ancbe  urlando 
centre  due  punti  lissi  S  S'  posti  sulla  retta  IIP'GIIP  ;  se 
questi  sieno  contrarmenici  rispetto  ad  II H,  e  si  telga  uno 
S'  di  essi,  la  percossa  suH'altre  S  si  conserveri  la  stessa, 
perch6  la  forza  sussistente  in  S'  produce  nel  corpo  una 
rotazione,  il  cui  asse  istanlaneo  passa  per  S,  e  quindi 
nulla  toglie  e  nulla  aggiunge  alia  percossa  in  S.  Due 
punti  contrarmenici  sono  in  un  circolo  passante  per  K 
e  per  K',  se  esse  ba  il  centre  P  la  forza  mv  si  de- 
corapone  in  due  eguali  die  rappresentane  le  percosse  in 
S  S' :  che  se  invece  il  circolo  J'KTK'  abbia  il  centre 
P',  la  percossa  in  T  sara  la  massima  pessibile.  Infatti 
le  forze  in  T  T'  devono  far  equilibrio  alia  forza  d'  im- 
pulsione  in  P,  la  percossa  in  T  sara  percio  espressa 
da  mvT'P  :  T'T,  ed  a  motive  di  a-=rP'G.GP^T'G.GT 
il  rapporto  delta  percossa  alia  forza  d"  impulsione  sarA 
ancbe 

(T'GH-GP)  :  (T'G-hGT)=(a-^-GP.GT)  :  (a'--t-GT.GT) ; 
acciocche  la!  rapporto  sia  massimo  si  trova  differenziande 


—  540  — 

che  dev'essere  (GT)^ -|-2P'G  .  GT  —  a"  =  0  ,  il  che 
mosti'a  che  T  e  uqo  dei  due  punlr  contrarmonici  T  T', 
e  che  —  GT  -+-  T'G  —  2P'G  ,  cioe  il  punto  P'  6  alia 
met^i  della  rcUa     T' T.  ^    -  •  ■ 

Suppoiiiamo  in  setondo  luogo  che  i  momenli  d'  inerzia 
wm\  m/r  intorno  agli  assi  GX,  GY  sieno  disuguali ; 
invece  del  predelto  circolo  diraggio  Gil  =  a  descrivia- 
mo  iin'  ellisse,  che  sulla  direzione  GX  abbia  i  semiassi 
B'Gr=:GB=^,  e  su  GY  i  semiassi  A'G=:GA  =  o, 
e  sia  P  il  cenlro  d'irapulsione,  cio6  il  punto  dove  la  di- 
rezione della  forza  mv  incontra  perpendicolarmente  il 
piano  XGY.  Si  abbassino  le  PQ,  PR  perpendicolari 
sugli  assi  GX,  GY,  e  sia  Q'  contrarmonico  di  Q 
lispetto  a  B'B,  ed  R'  contrarmonico  di  R  rispetto 
ad  A'A  :  la  forza  pu6  trasportarsi  da  P  in  Q,  pur- 
ch6  si  aggiunga  un  giratore  avente  la  direzione  GB',  e 
la  forza  in  Q  produce  una  rotazione  intorno  all'  asse 
GAY,  la  quale  dipende  unicamente  dal  momento  ml/"^,  e 
percio  essa  combinata  col  raoto  di  traslazione  produce 
un'  istantanea  rotazione  intorno  all' asse  condolto  per  O' 
parullelamente  a  GY,  ed  il  punto  Q'  riraane  fermo  ; 
e  non  puo  muoversi  nemmeno  in  causa  del  giratore  che  ha 
la  direzione  GB'  ;  per  simil  ragione  rimane  fcrrao  il 
punto  R';  dunque  la  retta  Q'R'  c  I'asse  dell'istanta- 
nea  rotazione. 

Ora  si  paragoni  questa  figura  con  quella  che  si  form6 
nel  primo  caso,  nella  quale  al  circolo  HKirK'  possono 
tirarsi  i  due  diametri  Ira  lore  perpendicolari  BB'  AA', 
e  si  scorgeri  che  le  due  figure  sono  nffini,  cioL'  die  1'  una 
si  ccmverte  nelTallra  quando  si  mantengono  le  stesse  ordi- 
nate parailele  a  GA  e  si  diminuiscono  le  ascisse  paral- 
lele  a     GB     nel  rapporlo    a  :  h  ,    sicchc  il  circolo     HKH' 


—  541  — 

di  raggio  a  si  cangia  nell'ellisse  ;  IIAK'B'irA'.  Quiodi 
cio  clie  vale  per  una  figura  pu6  facilmente  trasportarsi 
air  altra,  cosi  tirata  anehe  nella  secoada  figura  la  PGGH' 
die  inconti'i  in  P'  1'  asse  d'  istantanea  rotazione  Q'R', 
i  due  punti  P^  P'  saranno  contrarmonici  rispetlo  al  dia- 
metro  li'll  deH'ellisse;  Q'R'  sara  parallela  alle  tan- 
genti  deir  ellisse  nei  punti  H,  H' ;  ecc.  Nella  prima  figu- 
ra tutu  i  cenlri  d'  impulsione  P ,  clie  hanno  i  loro 
corrispondenti  centri  spontanei  P'  sopra  una  data  retta, 
appartengono  ad  un  circolo  passante  per  G,  giacclie  i 
punti  contrarmonici  sono  inversi,  ed  ogni  retta  e  inversa 
di  un  circolo :  dunque  nella  seconda  figura  tutti  i  centri 
d' impulsione  P,  i  cui  corrispondenti  P'  sono  su  una 
retta  data ,  appartengono  ad  ua'  ellisse  omotetica  alia 
BAB'A';   ecc. 

II  socio  corr.  dott.  Francesco  Gera  legge  i  se- 
guenti  Principii  costituenti  V  mie  di  ammigliorare 
le  razze  di  cmimali  domestici. 

1  fi  not!  :>■;  o5for)  iVi 

'  Won   novi  seJ  noviter. 

Pill  e  piili  sempre  ovunque  si  aceresce  il  bisogno  di 
erudirsi  intorno  ai  modi  di  ottenere  migliori  razze  di  ani- 
raali ;  che  nota  e  pur  troppo  1'  abbiezione  in  cui  trovasi  la 
nostra  economia  rurale,  o  si  guardi  agli  ufficii  cui  si  desti- 
nano  gli  aniraali  stessi,  ovvero  ai  prodotti  che  si  ritraggon 
da  essi.  Varii  anni  sono,  I'illustre  conte  Scopoli  inculcava  ai 
nostri  allevatori  di  seguire  Ic  norme  dagli  Inglesi  additatc, 
affermando,  a  ragione,  che  il  capitale  italiano,  cio  facendo, 
audrebbc  a  vantaggiaro  no'  soli  animali  domestici,  dell'  in- 


—  542  — 
genie  valorc  di  600  c  pid  miliooi  (I).  Pcrcio  fa  lucraviglia 
die  siasi  affatto  prelerniesso  nei  traltati  ilaliani  piu  reccn- 
ti  (2)  cosl  importanlo  argomento,  o  toccato  per  f^uisa  da 
mostrare  patentemente  una  inscienza  del  progresso  che  ei 
feceappuntospccialmente  in  Inghillerra;  dove,  assoggettato  a 
principii,  oosUluisce  iin'  arte  importantissima  e  veramente 
preziosa.  Sentiva  ed  aveva  nell'  aninio  il  proposilo  di  riem- 
piere  cosl  grave  lacuna  ;  e  lo  avrei  pure  esegnilo  da  lunga 
stagione,  se  acerba  una  sciagura  non  mi  avesse  to!lo  On 
qui  a'prediletti  miei  studii.  Ed  ora,  die  ini  vi  accingo,  vor- 
rei  I'  opera  mia  testinioniasse  sollanto  il  desiderio  che  nutro 
di  giovarc  a  miei  conciltadini ;  per  cui  prego,  chi  conosce 
il  soggetto  su  cui  vengo  a  trattare,  di  correggermi  ove  ve- 
nissi  meno,  e,  in  quella  vece,  avvalorarmi  del  suo  suffragio 
dove  toccassi  la  meta.  In  pari  tempo  vorrci  lontano  il  so- 
spetto,  che  il  mio  dire  tornasse  a  censura  del  premio  non 
ha  raolto  accordato  da  codesto  imp.  r.  Istitulo  ad  un  lavo- 
ro,  che  trovasi  ne' suoi  Atti  (3),  e  che  sembrarai  non  sod- 
disforc  ai  bisogni  degli  agricoltori.  Con  tale  fidanza  entro 
neir  argomento. 

Fu  detto,  e  non  a  torto,  che  la  natura  crca  la  specie  e 
r  uomo  le  razze.  E  percio  se  T  uomo  puo  tanto,  cgli  c  se- 

(t)  Memoiia  lella  alia  Sezione  di  atjronomia  del  IX  congresso  degli 
sceiiziati  ilaliani.  lo  ne  tengo  una  copia  favoritami  daU'autore  stesso ;  ma 
86  ne  legge  un  estralto  nel  Giornale  ugrario  di  Milano,  fasc.  di  oUobre 
anno  1847. 

(2)  Alliido  specialmente  at  Traltalo  popolare  pel  buon  govcrno, 
per  la  mol/iplicazione  e  pel  miglioramenlo  degli  animuli,  compilato  da 
G.  HaidvogI,  e  premiato  dall'  imp.  r.  Islittito  veneto.  Ed  eziandio  alie 
Considerazioni  suW  ullevamenlo  del  bestiame  bovino  del  dotlor  Anto- 
nio Keller;  Padova  18o8.  Devopeio  fare  annotazione,avervi  in  proposito 
qualche  buon  arlicolo  da  giornale,  e  qnalohe  niemorio,  fra  le  quuli  cKero 
quella  del  prof.  Galanti  che  sta  ne\VAn>uiario  deU'Accademia  di  Spoleto, 

(o)  S€iie  III,  Tonio  I,  Appeudice. 


—  543  — 

coiido  ragioiie  il  credere,  che  debba  esseivi  niodo  di  assog- 
gettare  a  principii  ed  a  regole  i  cangiamenti  possibili ;  le- 
nendo  fermo,  e  stabilendo  la  riproduzioiie  delle  utili  varia- 
zioni  avvenule,  ed  opponendosi  a  quella  certa  suscettivit^ 
di  perdere  di  bel  niiovo  cosiffatte  iiiodidcazioni  per  avvici- 
narsi  al  lipo  primiero.  Sapevasi  da  un  pezzo,  che  ogni  va- 
riazione  uelle  razze  dipende  specialmente  dalla  generaziorie, 
o  sia  dalla  scelta  e  dalla  iinione  de'maschi  con  le  femmine; 
lua  ignoravasi  che  questo  mezzo  e  possente  e  il  piu  adalto 
a  conservare  cosi  che  a  migliorare  le  razze  ;  e  che  soltanto 
ill  via  secondaria  ed  eccezionale  vi  esercitano  una  influenza 
il  clinia,  I'  alin.iento,  rallevamenlo  e  la  educazion  de' figli,  o 
r  abbandono  in  cui  si  laseian  le  femmine  pregne.  E  pure 
notorio,  che  i  figli  somigliano  ai  genitori,  e  che  qiiesti  tras- 
mellono  ad  essinon  solo  le  forme,  ma  lequalitu  morali.  Pero 
non  trovo  ne'  noslri  recenti  trallatisti  il  sommo  vero,  che 
lequalila  e  i  difetti  non  si  trasmeltono  soltanto  immcdiala- 
menle  dai  genitori,  ma  derivano  spesso  dagli  antenati,  ri- 
comparendo  quindi  aache  dopo  parecchie  generazioni ;  ed 
anzi  che  il  caraltere  dominante  nei  figli  provenienti  da  due 
razze  diverse,  sara  quello  della  razza  piu  antica.Laonde  se 
le  qualila  piii  ricercate  riprodursi  possonoin  modo  soventi 
volte  insperato,  sgraziataraente  e  in  conseguenza  dello  stes- 
so  principio,  i  difetti  possono  eziandio  perpetuarsi ;  per  cui 
di  frequenlecon  accoppiamenti  mal  diretti  si  fa  un  passo 
retrogrado,  che  ci  allontana  dal  perfezionamento  a  cui  si 
tende,  e  riconduce  i  difetti  che  dovremmo  toglier  del  tutto. 
Saano  pure  i  nostri  agricoUori,  che  devonsi  scegliere  indivi- 
duigiovani,sani  e  di  forme  elettissime;  ma  ignorano  tultavia 
che  la  perfezione  non  risiede  soltanto  nella  robuslezzae  nelle 
forme  esterne,  ma  che  sta  sopi'attullo  nellinsieme  della  vita 
o  come  dicesi  nel  sangae.  M  saiif/Kc,  affermano  gf  Inglesi, 
Serie  HI.  T.  IV.  "  70 


—  544  — 

non  si  perdo  mai.  Cioe  se  akiiiio  qualila  iiicreiili  ad  una 
razza  bene  stabilila  possoiio  niancaic  in  alcuni  individui  di 
ossa,  il  germc  di  laii  qualita  non  cossa  mai  per  ciu  di  esiste- 
re,  6  ricorapariraiino  esse  nei  discendentidegrindividui  an- 
clie  nieno  pcrfelli,  pnrclie  tnllavia  la  purezza  del  sangue 
sia  conservata.  Kgli  e  percio  clie  non  sapi'el)besi  anuetter 
qiianio  basli  d'imporlanza  al  preeelto  di  eonservar  puro  il 
sangue,  la  razza,  la  faniiglia.  Sappiano  perlanlo  oggimai 
lutti  gli  agi'icoUori  nosti'ali,  ehe  piii  vale  uu  niaseliio  non 
tanto perfelto di  forme quanto  di  buona oiigine, in confronto 
di  quel  maschio  di  forme  perfette  ma  di  una  razza  irapura. 
E  conoscano  ancora  una  volla  la  ragione  per  cui  non  di 
rado  nascono  giovani  animali  piii  perfetti  ehe  i  loro  autori 
immediati,  ceheriprodueono  in  modomirabilei  loro  aseen- 
denti,  gli  avoli,  ibisavolied  oltre  auLOra.  V.  per  questo  ehe 
eomunemente  veggonsi  oei  figli  dei  pregi  o  dei  difetli  non 
esistenti  ne'  padri  loro  ;  e  gli  allevatori  clie  ignorano  tale 
inilucnza  si  studiano  invano,  e  si  perdono  a  rintraceiare 
cause  iramaginarie,  vedono  fallile  le  eoncepile  speranze, 
('  trovan  falso  od  inutile,  per  non  dire  dannoso,  I'inscgna- 
uiento  quale  vien  dato  loro  fin  qui  sulla  seelta  degfindividui 
da  aecoppiarsi  (i).  Aggiungasi  a  quanto  dissi,  ehe  unendo 
razze  ehe  abbian  fra  loro  grandi  differenze  e  assai  difficile 
ereare  una  nuova  razza  ;  ehe  in  ogni  caso  i  caralteri  del 

(1)  Dice  Huiduogl  «cheil  iiiodo  (i'iiiipt'dire  la  degeiierazioue  delle 
razze  edi  migliorarle,  consiste  nel  togliere  o  nel  modificare  le  quattro 
principal!  cagioni  di  deter ioraniento.  Cioe:  1."  alia  possibile  perfettibilita 
delle  forme;  2."  alle  somiglianze  ;  5."  all' eta  fiesca  ;  4."  finalmeute  al 
vigore  ed  all'  indole.  Si  miglioraiui  le  razze,  coiitinua  egli:  1."  col  pren- 
deie  sempre  gl'  individui  piii  belli ;  2."  coll"  incrocicchiare  le  razze,  ehe 
haiino  delle  qualila  differenli ;  o."  col  nietterli  nelle  circostanze  le  piii 
frtvorevoli  (pag.  139).  Tali  preeetti  deiino  certo  seguirsi ;  ma  son  limi- 
lati  di  tioppo.  e  quindi  iii^ufficieiiU  a  fiir  raggiuiigere  lo  scopo. 


—  545  — 

sanguo  pill  anlico  c  piii  piiro  preclomineraniio  senipre  nei 
prodoUi ;  o  percio  piu  clio  una  razza  e  aiilica  e  bene  stabi- 
lita,  pill  i  pregi  si  mantengono  e  i  difelli  sono  difficili  a  sra- 
dicare. 

Cio  poslo,  debbo  soggiuugere,  chc  la  uiaggior  parte  de- 
gii  allevatori  inglesi  hanno  siccome  assionia:  ehe  le  razze  si 
migliorano  co'  maschi  piu  chc  eon  le  feramine.  Ritcngono 
quindi  che  tenterebbesi  indarno  liuscire  in  proposito,  pro- 
curandosi  feminine,  fossero  pure  di  razza  per  quanto  e  pos- 
sibile  eletta,  per  poi  farie  coprire  da  niasehi  iudigeni.  Alio 
invece  femmine  ordinarie  coperte  da  elelli  maschi  daranno 
sempre  vanlaggiosi  risuUamenti.  Pero  diraenticare  non  de- 
vesi,  che  il  maschio  suole  esercilare  maggiore  influenza 
sulle  parti  anteriori  e  la  femmina  sulie  posteriori  csterne 
e  sulle  estremitci ;  che  quello  trasmette  tutto  cio  che  si  ri- 
ferisce  alle  forme,  alia  vita  esterna,  e  la  madre  tutto  cio 
che  riguarda  la  vita  interna  e  lo  sviluppo  delle  parti,  cioe 
la  facolta  di  apprendere  e  d'ingrassare,  il  temperamento  e 
la  statura.  Vorrebbesi  pure  osservare  che  molte  volte  i  ma- 
schi somigliano  piu  al  padre  e  le  femmine  alia  madre.  Laon- 
do  si  deduce :  essere  poco  fondato  1'  anzidetto  precetto,  per 
cui,  insieme  ad  uno  de'grandi  e  benemcriti  zooteenici  il  Vil- 
leroy  (I)  non  esiterebbesi  stabilire,  come  piusicuro,  eserci- 
tarsi  una  influenza  eguale  ambedue  i  genitori. 

Ma  le  eccezioni  non  infermano  i  fatti  general!,  ed 
io  credo  all'  aggiustatezza  della  opinione  inglese.  E  di  vero 
Guenon  mise  fuori  di  dubbio  che  la  disposizione  a  produrre 
piu  o  meno  di  latte  si  trasmette  dalla  madre,  non  ^\h  diretta- 
mente  alia  prole,  ma  mediante  il  iiglio  alle  nipoti ;  e  per  cui 
divenne  preziosa  la  discoperta  dei  segni  o  dello  scudn  clio 

(t)  Manuel  de  V  e'levcur  (le  Chevcuuv.  Paris  1856,  pag.  ii58.  '^  . 


—  540  — 

lif)\;isi  nclla  pnrit'  dtMclana  dci  loii  a  sicnio  indizio  dellc 
tacolla  hiltilore  die  esso  sapra  Irasniollcic  nei  ligli.  E  po- 
nondo  nicnlo  alle  cause  di  lanic  anomalio  rlie  sombrano  in- 
esplk'al)ili,saia  fac'ilissimo  liconoscorc:  dovcrsi  esse  appun- 
lo  alia  influenza  degli  avi ;  influenza  chc  salta  dillicilmcnle 
agli  occhi  di  coloro  che,  senza  saperlo,  accoppiano  fra  loro 
individui  chc  sono  pur  essi  hastardi   o  nieticci. 

or  [nglcsi  raigliorarono  le  razze  de'loro  cavalli  da  sella 
co'piccoli  stalloni  arabi ;  e  quelli  da  tiro  avvantaggiarono 
coJle  grandi  cavallc  fiamniinghc ;  ed  i  majali  loro  col  pic- 
colo vcrro  cinese.  Per  verilii  non  e  a  lusingarsi  di  nii- 
gliorare  una  I'azza  di  piccole  forme  abbracciaudo  11  partito 
di  accoppiar  feramine  con  masclii  di  slalura  piii  grande;  ed 
abbiasi  in  quella  vece  per  fernio,  die  Ic  produzioni  di  una 
femmina  di  grande  stalura  accoppiata  a  raaschio  di  stalura 
minore  raggiungono  piu  facilraenle  la  slalura  delle  raadri. 
Non  si  dimcntichi  pero  die  la  femmina  sia  relalivaraenfe  e 
non  assolularaente  piii  grande  del  maschio  ;  cioe  che  la  di 
lei  stalura  risuUi  superiore  all"  allczza  ordinaria  e  propria 
della  razza,  confronlala  appuiilo  con  la  statura  ordinaria 
de"  maschi.  E  perehe  appunto  non  tenovasi  a  regolo  queslo 
dato,  fu  sovenli  volte  mal  comprcso  e  male  applicato  il  pre- 
cetto,  e  si  ollennero  risuilamenli  conlrarii  alio  scopo. 

E  della  taglia  degli  animali  parlando  e  mestieri  die  av- 
verla,  come  I'aumento  progressivo  di  essa  non  e  segno  di 
miglioramento  nelle  razze  se  non  e  accompagnato  dalla 
perfezion  delle  forme  ;  e,  in  date  circostanze,  come  nelle 
liestie  da  macello,  eziandio  dall'abbondanza  delle  parti  molli 
in  confronlo  delle  ossee. 

A  progredirc  trovo,  chc  a  perpeluare  in  sua  purezza  ed 
essenza  una  razza  due  sislemi  slanno  Ira  loro  di  fronte  : 
a  viccnda  raccomandali  od  avversali  dagli  scrittori  e  dai 


__  547  — 

pratiei.  Vogliono  gli  uni  che  sia  opporlunissimo  accoppiare 
individui  del  prossimo  grado  di  consangiiineila,  cioe  fratelli 
e  sorelle,  padre  e  figlie  e  lor  discendenti.  Alio  invecc  altri 
pensano  in  guisa  del  tiitto  opposta,  e  vogliono  che  si  aceop- 
pino  fra  loro  individui  di  famiglie  diverse.  Esamiuianio  bre- 
vemenle  I"  uno  e  I'  altro  sistenia,  e  rileviamo  Ic  circostanze 
in  ciii  r  uno  possa  venire  all'  altro  preferito. 

Ove  prestisi  fede  al  professore  Lotv,  il  quale  discusse 
assai  bene  in  proposito,  dalla  unione  d'  individui  consan- 
guinei  si  ottengono  figli  avenli  ossa  sottili,  di  una  larghis- 
sima  disposizione  al  precoce  sviluppo  ed  alio  ingrassamcn- 
to ;  e  percio  sarebbe  utile  usaria  per  le  razze  da  cul  si  vo- 
gliono trarre  le  carni.  Infatti  gl'  Inglesi  ban  per  indubbio: 
che  con  questo  mezzo  si  giunge  assai  presto  ad  otlenere 
animali  di  forme  piu  perfette,  e  che  posseggano,  siccome 
diss],  al  piii  alto  punto  la  disposizione  ad  ingrassare,  e  so- 
prattutto  che  si  pervenga  a  fissare  nei  prodotti  i  caratteri 
degli  avoli  o  ascendent!.  Con  tal  mezzo  il  ce\eh\'e  Backewell 
e  moiti  altri  allevatori  inglesi,  ottennero  luminosissimi  ri- 
sultamenti,  e  specialmente  diedero  alle  lor  razze  la  costanza, 
cio6  que' caratteri  proprii  che  si  trasmeltono  con  certezza. 
Sappiamo  oraai  che  i  lor  seguaci  dovettero  seguire  la  me- 
desima  via  ;  iraperocchc  se  avessero  preferito  i  tori  di  altre 
famiglie,  adoperanclo  animali  d'  inferior  qualita,  arrischia- 
vano  di  far  perdere  alle  razze  una  parte  delle  buone  lor 
qualita.  L'  applicazione  di  questo  sislema  ha  pero  i  suoi  li- 
miti :  che  la  natura  puo  bene  prestarsi  alcun  poco  alle  no- 
stre  esigenze,  ma  non  acconsente  che  di  troppo  ci  allonta- 
niamo  dalle  vie  ordinarie.  E  se  vero  e  quanto  riferisce  il 
professore  Loiv,  egli  e  pure  un  fatto,  cerlo  e  degno  di  nota, 
che  dalla  unione  d' individui  prossimi  parent!,  i  prodotti 
sonopiii  dclicati  e  piu  sottoposti  a  malattie.  E  di  vero  Edoar- 


—  548  — 
do  Bowly  allovatoi-e  iiii;lese  distintissinio,  il  qualo,  son  po- 
chi  niosi,  ci  ilioile  sull'  allcvniiienlo  del  bestiame  iin  traltalo 
eccellento,  coi-onalo  lialla  Socioli  realo  di  agricolUira  in 
Londra,  non  consiglia  seguire  siffatto  sistema  al  di  li  di 
duo  generazioiii.  Niun  dul)bioinfaUi  che  spingondoci  Iroppo 
innanzi  su  qucsla  norma,  la  razza  non  pcrda  la  forza  e  la 
energia ;  le  femmine  non  producano  piii  la  quantita  di  latte 
suffioiente  per  nutrire  i  loro  nati,  od  i  niasclii  non  pcrdano 
le  qualita  prolificlie,  e  diventino  incapaci  di  perpetuare 
la  razza. 

Da  quanlo  sopra  ne  viene  quindl  1' importantissimo  co- 
roUario  :  che  nolle  I'azze  cavalline  non  devesi  usare  queste 
alleanze  interne  o  accoppiainenti  affini ;  e  che  nolle  altre 
specie  di  animali,  in  ciii  per  dalo  tempo  in  una  famiglia 
siano  seguite,  cercar  si  dove  di  cangiare  i  maschi,procuran- 
dosi  individui  scelli,  bensi  delta  stessa  razza  ma  di  famiglia 
diversa.  E  questa  una  condizione  essenziale  per  assicurarsi 
neir  avvenire  la  salute  del  bestiame  :  non  raai  dimenticando 
che  appunto  unendo  individui  non  consanguinei  si  otten- 
gono  figli  pill  robusti  e  mono  sottoposti  a  malatlio.  lo  stes- 
so  rilevai  sul  luogo,  che  si  pure  in  Inghilterra,  tra  i  piu 
zelanti  seguaci  di  Backeivell,  lamentavansi  perdite  rile- 
vantissime,  a  raotivo  di  siffatte  unioni  di  famiglia,  spinte 
troppo  a  lungo  nello  scopo  di  portare  una  razza  al  piu  alto 
grado  di  sviluppo  e  d'ingrassamento  precoce.  Da  tali  osser- 
vazioni  risulta  quindi  patente,  che  la  razza  rendesi  floscia 
o  sia  die  degenera  in  vigore  ed  in  attivita ;  e  nasce  il  so- 
spetto  che  a  lungo  andare  la  razza  stessa  Qnisca  col  divenire 
infeconda.  Ed  anzi  ei  si  avvalora  e  si  conferma  quando  si 
osservino  i  risultamenli  ottenuti  nello  allevamento  de'peco- 
rinie  dc'suini:  impiegando  sempre  niaschinati  sotto  lo  stesso 
lotto  frequentemente  si  hanno  le  groggio  pin  tristi. 


—  549  — 

E  Ira  noi,  in  generale,  e  uopo  essere  ancoia  piii  ciico- 
spetti  neir  usare  accoppiamenli  affiiii,  per  la  ragione  sempli- 
cissima  e  chiara,  che  ovunque  quasi  manchianio  di  razze  op- 
portune e  eostanli;e  quindiche  i  masciii  e  le  femmineiioslre 
non  possono  dare  ai  loro  prodotti  quelle  otlime  qualilii  die 
non  possedono  eglino  slessi.  E  perciofra  noi,  cbe  dobbiamo 
per  cosi  dire  incominciare,  riguardo  alio  aramigliorainento 
delle  razze,  condanno  tali  alleanze  di  famiglia. 

Dove  pero  si  abbia  una  razza  pura,  costante,  cioe  da  piii 
anni  stabUita,  e  la  piii  opportune  alio  scopo  cui  la  si  alleva, 
solo  in  lal  caso  non  di  allro  si  dovra  prendersicura,  che  di 
manteneria  tale  quant'  e  possibile,  scegliendo  ed  accoppian- 
do  fra  loro  gl'individui  migliori  per  forza,  per  coraggio, 
per  dolcezza,  per  bellezza  di  forme  ecc.,  impiegando  ogni 
avvertenza  affinchc^  maschio  e  femmina  presentino  una 
uguaglianza  la  piii  perfetta  in  ogni  riguardo  ;  e  quindi  siano 
i  piu  adatti  alia  generazione  di  esseii  in  tutte  parti  perfelti, 
considerata  sempre  I' indole,  la  eta,  la  buona  costituzionc 
fisica  ;  e,  giusta  lo  scopo,  la  opportunita  alia  corsa,  ovvero 
al  lavoro,  o  si  pure  all"  ingrassamento  o  alia  produzione 
di  latte.  Ma  aache  in  allora  sari  vantaggioso  cangiare  i 
maschi  ogni  qualvolta  le  famiglie  di  una  stessa  razza,  per 
alcun  tempo  mantenute  in  situazioni  e  con  foraggi  differenti 
ed  allevate  con  molteplici  e  particolari  cure,  offrano  alcuni 
leggeri  miglioramenti,  modificazioni  o  varieta  e  siansi  que- 
ste  fra  esse  stabilite.  In  tali  congiunlure  si  riconobbe  ezian 
dio  utile  il  perrautamento  dei  maschi,  ad  oggetto  di  fortifi- 
care  le  buone  qualita,  e  di  rimediare  ai  difetli  di  ciascuna 
famiglia  :  inleso  sempro  la  permuta  falta  con  maschi  delta 
stessa  razza. 

In  alcuni  luoghi  se  le  nostre  razze  non  corrispondono  ai 
bisogni  ed  ai  voleri  nostri,  non  mancano  pero  dell  alliludi- 


—  550  — 

ne  ncrc'ssaria  a  diveiiir  lali.  Allora  a  porlozionailo  baslera 
usare  iiidividiii  di  una  stessa  razza  di  oiii  ainieno  il  maschio 
abbia  I'atliludine  e  prerogative  richiesle.  Guai'disi  poro  dal 
non  essere  soverchianienle  fidiidosi  di  riuscire,  e  pongasi 
seria  attenzionc,  e  sevcramente  si  bilanci  se  si  possa  rag- 
giungi'ie  la  nieta  per  qiiesta  via;  ovveramente  se  fia  d'uopo 
trasformarle,  diro  cosi,  o  dar  loro  cioe  una  o  piu  quanii 
nuove.  Quando  la  strutlura  particolare  degl' individui  da 
accoppiarsi,  e  dicasi  pure  di  tulta  la  razza  o  le  razze  cbe  si 
possedono  o  di  cui  e  dalo  disporre,  e  in  opposizione  con 
I'attitudine  surrieordala,  tornera  impossibile  la  riuscita  , 
percht"'  la  razza  stessa  riniarra  sempre  qual  e,  cosi  volen- 
doio  le  imperiose  leggi  della  fisiologia.  Quindi  ad  ammiglio- 
rarle  sara  indispensabile  ricorrere  all'  incrociamento,  cioe 
alia  unione  di  niaschi  spettanli  a  razza  diversa  dalle  feninii- 
ne,  e  dolati  in  sommo  grado  delle  ricercate  prerogative. 

Gli  antichi  conoscevano  ptir  essi  i  buoni  effetti  dello 
incrociamento  ;  ma  sembra  clie  non  lo  abbiano  costanle- 
mente  adoperato.  E  in  tempi  a  noi  vicinissimi  si  trasmodo 
siffattaniente  era  disapprovandolo  del  tutto,  ed  ora  al)brac- 
eiandolo  senza  freno  inconsiderataraente.  Pur  troppo  i  ri- 
sultamenti  di  questo  sistema  ingannarono  sovente  I'aspelta- 
zione  del  coltivatore,e  in  piii  occasioni  se  ne  ebbero  tristis- 
simi  effetti,  fra  quali  sonosiimbastardite  alcune  ottime  razze 
e  certo  le  piu  proprie  al  paese,  guastandone  il  flsico  ed  il 
morale.  Non  rade  volte  i  prodotti  del  primo  incrociamento 
riescono  soddisfacenti  ;  ma  poi  i  loro  discendenti  sono  in- 
feriori,  e  presentano  assai  spesso  difelti  che  non  esistevano 
nei  ceppi  primitivi.  Ma  quest'  inganni  provengono  dalla 
ignoranza  dei  veri  principii  che  devono  presedere  alia  scella 
degl'  individui  di  razza  diversa  che  si  devono  unire  o  sia 
da  incrociamenti  mal  intesi,  da  mal  consigliali  miscugli. 


—  551  — 

Uii  grande  propngnalore  di  tale  sistema  svenlurala- 
monle  lo  avcmmo  iielT  insigne  Buffon.  Vvho  qs}[  di  suffi- 
oiente  esperienza,  spinse  ilprincipio  aU'eslrerao  :  insegnando 
accoppidre  non  solo  razze  diverse  ma  di  diverso  clima  ; 
volcndo  cioc'  che  si  unissero  1  nostri  cogli  aniiiiali  del 
riord  (I)  mentre  e  uiesticri  fare  all'  opposlo.  L'  autorita  che 
\iene  da  un  noiue  ilkistre  allucino  le  menti,  c  fece  moUi 
seguacl  in  Italia,  in  Francia  ed  in  Ispagna  ;  e  i  raali  che  ne 
derivarono  furono  gravi»oltre  ogni  dii-e.  Tali  region!  ave- 
vano  tutte  razze  di  cavalli  ben  superior!  alle  inglesi  ed  oggi 
son  serve;  ne  si  risarciranno  delle  perdite  se  non  seguendo 
i  dettanii  degli  economisti  d'  Ingliilterra  ;  dettanii  risultati 
dalla  esperienza  e  dalle  osservazioni  accurate  e  riuscite  fe- 
licemente. 

Laonde  generalmente  parlando,  specialmenle  pc"  cavalli, 
a  pari  circostanze  si  adoperino  maschi  allevaii  e  cresciuti  al 
inezzogiorno.  Difatli  i  cavalli  del  raezzogiorno  lianno  mag- 
gior  nuniero  di  qua.lila  naturali  e  piii  duralure  in  confronlo 
di  quolli  del  nord.  Un  noslro  illustrc  Italiano,  i!  professore 
Morctti,  in  un' opera  assai  divulgata  in  Italia  credette  met- 
tere  in  dubbio  tale  precetto,  venuto  piii  tardi  in  niaggio- 
re  evidenza.  Vi  sono  osservazioni,  diss' egli  (2),  coutrarie 
a  siffatte  regole  ;  poiche  in  ah'une  coutrade  oltengonsi  dci 
prodotti  inigliori  facendo  coprire  le  cavalle  da  stalloni  in- 
trodotti  dalle  parti  del  nord,  che  non  da  quclli  di  pacsi  com- 
parativamente  piii  raeridionali.  Cotesto  asserto  e  pur  csso 

(1)  E  gli  aiiiinali  del  uoid  con  q  lelli  del  niezzngiornn.  Questa  sola 
parte  del  precetto  era  veiameute  aiteudibile,  cuine  ce  lo  coiifermava 
una  piii  lunga  esperienza. 

(2)  Tratlalo  de'  principali  quadruped!  domeslici  ulili  all'  agri- 
coltura,  compilato  da  G.  Morelti  e  C.  Chiolini.  Milauo  1852,  pag.  163. 
(E  il  volume  XIX  della  Biblioleca  ar/raria  diretta  dallo  stesso  profes- 
sore Morelti.) 

SericUl.T.lV.  71 


—  552  — 

liglio  della  falsa  tooria  inaiigurala  da  Biiffon,  ed  ora  dianzi 
ricordata,  anzichc'  iiii  i'attorealc,  E  pcrcioovo  si  guardi,  ohe 
gl"  Inglesi  fino  a  die  serviroasi  dei  loro  slalloui,  o  di  quelli 
importati  dalla  Danimarca,  ebbero  senipre  cavaMi  di  poco 
pregio;  e,  per  converso,  ohe  essi  devonoil  poi'fezionamcnto 
attuale  c  la  cclebrila  loro  a  mezzo  dcgli  slalloui  arabi,  bar- 
beri  e  turchi  accoppiali  alio  cavalle  del  pacse  ;  e  qiiindi  clie 
egliiio  stessi  devono  il  miglioramcnlo  dolle  razze  pecorili  e 
porcili  alia  introduzioiie  di  arieli  spagmioli  c  di  verri  cinesi, 
noa  si  avru  certo  motivo  aleuno  di  cangiare  divisamento. 
Tiittavia  mi  convinsi  io  pure,  die  rAllemagiia  ammiglioro  le 
sue  razze  con  slalloui  inglesi,  c  la  Svizzcra  si  vantaggio  coi 
masclii  delT  Aunover  e  della  Danimarca  unili  a  feminine  in^ 
digeue.  iMa  questa  eccezione  non  distrugge  Tesposlo  divi- 
sameulo.  Quivi  non  deesi  mellere  a  calcolo  la  differeuza 
del  clima,  ma  allre  circoslanze :  e  massimamenle  quella 
della  iulroduzione  di  maschi  spellanli  a  razze  pure  c  co- 
stanti,  assolulamenlemigliori  deirindigene.  E  non  e  impro- 
babile  die  11  risullamcnto  oUcnulo  nou  fosse  lo  slesso  o 
migliore,  ove  si  avesse  imporlalo  maschi  ai'abi  o  barberi : 
essendoche  il  cavallo  arabo  c  il  solo  sicuro  ammigliorato- 
re  di  ogni  razza. 

Oggimai  i  vanlaggi  di  un  ben  inleso  inerociaraenlo  sono 
iacontraslabili ;  e  Sinclair  slesso,  non  lanlo  amico  di  talc 
sistema,  insegna  e  consiglia  appigliarvisi  lutte  volte  non  si 
possa  pi'ocurarsi  altrimonli  una  buona  razza  di  animali. 
Abbiasi  quindi  quale  altro  impoitanlissimo  teorema  il  se- 
guente,  cioe  :  non  avervi  altro  mezzo  piu  di  questo  spe- 
dilo  c  sicuro  per  far  iscomparirc  la  brulla  forma  c  1'  at- 
tiludine  malvagia,  c  per  sostituii'c  qualita  chc  prima  non 
crane  :  per  esse  ogni  razza  e  susceltibile  di  miglioramenli 
quasi  illimilali.  E  necessario  pero  possedcrc  pcrfctla  cono- 


—  553  — 

scenza  di  cio  che  si  6  per  fare  :  appunto  perche  dagli  ac- 
coppianicnti  diversi  risultar  possooo,  e  risultano  quindi 
grandi  differenze  individuali,  e  iin  solo  errore  porta  daniii 
incalcolabili.  Per  la  inconsideratezza  con  cui  si  sceglievano 
e  si  usavaiio  gli  stalloni  erariali  stauziati  a  Crcina,  e  va- 
ganti  di  provincia  in  provincia,  il  governo  austriaco  finl 
col  rovinare  affatto  le  razze  de'  nostri  cavalli.  Giiai  a  noi 
se  intelligenti  privati  noa  si  avesscro  dato  ad  arrestare  i 
tristi  effetti !  Coinunque  cio  sia,  conosccndo  ora  le  leggi 
fisiologicbe  die  regolano  le  generazioni,  e  ci  ammacstrano 
fin  anco  degli  effetti  lontani,  noi  abbiamo  modo  di  sfuggire 
i  pericoli  e  raggiimgcre  sicuri  alia  nieta.  E  per  veriti  se 
in  Europa  si  Irovano  ora  bellissirae  ed  opportune  razze  di 
animali,  cio  devesi  s|iecialmente  alio  incrociamento  :  solo 
esso  rigenerar  fecele  razze  in  origine  meschiuissimequante 
allre  mai.  Due  grandi  osempi  stanno  su  tutfi.  La  Ingbilterra 
possede  i  primi  cavalli  di  Europa  ;  e  la  Sassonia  annovera 
le  pill  belle  razze  di  pecore. 

I  frutti  delfincrocianiento  falora  soltanto  in  sulle  prime 
tendono  a  deleriorare,  e  talvolta  consorvano  tendenza  sif- 
fatta  da  tornar  inutile  ogni  cura  per  conservarli.  In  tali 
circostanze  e  d'  uopo  ricorrere  ai  lipo  rigenerante,  o  sia 
ricominciar  si  deve  di  nuovo  ad  accoppiare  i  maschi  iniglio- 
ri  colle  feinniine  nostre,  ancheintroducendo  mascbi  e  fem- 
inine pure  ;  e  si  pure  non  accoppiare  fra  loro  i  meticci,  ne 
madre  co'flgli.  Opportuno  ^  pure  non  fidarsi  nello  scegliere 
individui  otlenuti  da  razze  appena  inlrodotte  e  incrociale, 
e  quindi  non  istabilite  ;  dappoicbe  frequentemente  avviene 
che  soltanto  i  primi  prodotti  si  mostrino  migliori  delle  razze 
del  paese,  ma  in  segulto  riescono  inferiori  di  assai. 

Chi  vuole  ottenere  nuove  razze  unisca  individui  di 
razze  pure  c  diverse,  aventi  sempre  1'  attitudine  e  le  prero- 


—  554  — 

gativc  ricliiesto  ;  cioc  accoppii  fra  loro  animali  die  avendo 
variato  pcrcii'costanze  particolari  propagano  costantcinente 
c  (la  gran  tempo  queslo  vai-iazioni,  essendo  die  le  razze 
meliccie  mescolatc  insicme  si  allonlanano  piii  semprc  dal 
tipo  priinilivo.  IIo  avverlito  alia  polenzadoi  maschi  in  con- 
fronlo  dellc  fcmminc  ;  c  quivi  soggiungo,  die  convien  scm- 
pre  adopci'are  maschi  di  razza  piii  pcrfelta  c  piii  antica  clic 
noa  qudladdle  remmine.  Abbiasi  ancora  preseiUc  die  pro- 
vengano  da  luoghi  dove  l.i  razza  apprezzabile  o  pura,  e 
scelgansi  puri  non  mai  liastardi.  Doiio  I'  iiso  di  un  maschio 
cosilTatto  non  si  ritorni  a  masdii  di  una  razza  iiifcriore, 
perche  in  tal  caso  poliia  suocedere  die  la  introduzionc  di 
iin  sanguc  slraniero  non  oUi-nga  allro  risuUaraento,  che  di 
rendcrc  aneora  mcno  buona,  che  non  fosse,  la  razza  cui  si 
Toleva  migliorare  :  e  cio  specialmenle  in  paesi  o  localili 
dove  gl'  individui  dcUa  razza  stessa  degenerano. 

Tab  sono,  onorandi  colleghi,  i  principii  fondamentali 
di  queir  arte  che  valse  a  migliorare  ed  a  renders  verace- 
mente  utili  le  razze  degli  animaii  domestici  in  Inghilterra. 
— La  sposizione  succinta  e  soverdiiaracnte  disadorna  che  ve 
ne  feci,  non  avra,  forse,  raggiunio  il  fineproposlomi,  quello 
cio6  di  lumeggiare  qiianto  convcniva  1'  interessante  ar- 
gomento. 

Voi  pero  die  guardate  piii  al  midollo  delte  cose,  che 
alia  veste  con  cui  si  prcsentano,  inchinerete  la  mente  e 
r  anirao,  considerando  1'  alto  valore  di  do  che  oggi  venni 
esponcndo  ;  ed  accoppiandovi  in  bclla  gara  ai  voli  dell' il- 
lustre5co/Jo//,vene  fareteibandilori  ed  ipropugnalori,  fino 
a  die  giunga  a  farsi  udire  ed  inlendere  nei  penclrali  del 
piu  rccondili  e  modesti  casolari.  A  me  rimaria  quindi  il 
conforlo  di  aver  oggi  chiamato  sulT  importuute  subbielto 
la  Yoslra  altenzione  ,  c  ricordato  que' principii  fondamen- 


—  555  — 

tali,  die  soli  pbssono  e  debbono  toglicr  dairabbiezione  in 
cui  giace  la  nostra  pastorizia,  e  quindi  ne  sorga  una  vera 
ricchezza  alia  patria  nosti-a,  alii !  pur  (roppo  bisognosa,  e 
della  quale,  qiianto  qualsiasi  allro,  il  bene  amo  c  la  gloria. 


II  m.  c.  prof,  Zantedcschi  iiota  come  aiiche  I'Ac- 
cademia  dei  GeorgoJiii  proponga  premii  alio  scopo  di 
niigliorare  le  razze  toscane  od  aver  dei  maschi  piu 
idonei  per  le  carni  c  buoi  da  tiro,  e  il  dott.  Gera  sog- 
giunge  che  in  cio  insiste  anche  il  Galanti  in  una  mc- 
moria  pubhiicala  negli  Atti  deirAccademia  di  Spoleto. 

II  m.  c.  CO.  Miniscalchi  assentondo  a  quanto 
aveva  esposto  il  dott.  Gera  osserva  che  la  diligonza 
deg!i  Arabi  a  conservar  le  razze  neila  lore  purita  e 
nei  pregi  che  derivano  dall'  antichita  slessa  deir  en- 
gine e  dair  alavisnio  e  lale  che  perfino  daiino  sola- 
mente  ii  nome  di  cavallo  a  chi  e  perfetto  e  di  razza 
perfetta,  chiamando  con  allro  nome  gli  altri  nicuo 
perfelti  cavalli,  e  presso  gi'  inglesi  uno  Stallone  di 
puro  sangue  si  paga  a  prezzi  d'sorbitanli. 

II  socio  corrispondente  prof,  fffoiin  annunzia  al- 
eiine  sue  osservazioni  microscopiche  falte  sopra  \m 
verme  dell' intestine  rctto  delle  rane,  donianda  all'  I- 
stituto  una  Commissione  a  constatare  queste  sue 
osservazioni,  e  depone  due  plichi  suggcllali  sul  banco 
della  prcsidenza^  la  quale  per  incarico  dell'  Istituto, 
noinina  la  commissione  richiesia  dal  prof.  iMolin,  ed 
e  composta  dei  membri  efl'  Nardo,  Zanardini,  I\Ias- 
saiongo.     . ,     ,  ^     ,   . 


—  55G  — 

Si  accoglie  con  molto  gradimcnto  i  niodelli  in 
gesso  (11  frulli  ed  animal!  I'ossili  oflerli,  c  lavorali  dal 
ni.  e.  Massalongo. 

F'urono  indirizzate  all'  Istitulo,  per  cspcrimen- 
iarne  la  coltivazione,  le  senicnti  dclla  pianta  cosi 
delta  lana.  o  di  allre  specie  di  piante  cinosf,  prove- 
nienli  da  Sciangai  e  Aingpo.  Quesli  semi  si  dislribui- 
scono  ai  raembri  effettivi  presenti,  ricevendone  molta 
parte  il  presidente  alio  scopo  di  fame  tenlare  la 
piantagione  negii  Istituti  erariali  di  Padova. 

Si  legge  il  decreto  approvante  1'  elezione  a  mem- 
bro  onorario  di  questo  Islituto  del  co.  Giovanni  Que- 
rini-Stampalia  di  \enezia. 

Elenco  dei  doni  presentali  all'i.  r.  Istituto  dopo  ie 
adunanze  13  e  14  marzo  1859. 

Gazzetla  di  Verona.  N.  39  at  78. 

V  Economia  rurale.  N.  5,  6.  —  Torino  1839. 

Comptes  rendus  kebdomadaires  de  C  Acadcmie  des  sciences 

de  Paris.  T.  48,  N.  10  a  13.  —  1839. 
11  Giardinicrc :  Annali  d'OrlicoHura.  Vol.  II,  Disp.'    \.'  2.' 

e  3.'  Serie  3.'  —  INIilano  1839. 
nivista  di  Firenze.  N.  24  a  20.  —  1839. 
La  Cronaca  di  scienze,  lelf.  ccc.  N.  3  e  6.  —  Milano  1839. 
Gazzella  di  farmacia  e  di  chimica.  N.  H  a  14.  —  Vene- 

zia  1839. 
11  Miituo  soccorso  ecc.  N.  1 1  a  14.  —  Milano  4  839. 
//  Crepuscolo.  N.  3  e  G.  —  Milano  1839. 
Bnlleltino  dell'  Istmo  di  Suez.  N.  5  e  6.  —  Torino  1859. 
Annolatore  Friulano.  N.  II  a  14.  —  Udine  1839. 


—  557  — 

L'  Eld  presenie.  N.  II  a  14.  —  Venezia  1850. 
Osservalore  Triestino.  jV.  01  a  78.  --  Trieste  1850. 
Poliisiore  etc.   Gioriiale  di  scienzo  fisiche  c  morali  (Ar- 

meno)  N.  ^  a  4.  —  Veuezia  1850. 
La  Ciarla.  Anno  II,  N.  I  a  4.  —  Trieste  1850. 
Oeuvres  medico-philosophiques  el  praiii/ues  de  G.  E.  Stalil. 

T.  II.  —  Paris  ^850. 
Avvisatore  mercantile.  N.  1 1  a  14.  —  Venezia  1850. 
r  Educatore  israelita.  Puntata  3.'   —  Verceili  1850. 
Bulletlino  delle  scienze  mediclie  di  Bologna.  Febbraio  1850. 
Lo  Speltatore  Ilaliano.  N.  24  e  25.  —  Firenzc   I860. 
Prolusione  alia  prima  adunanza   dell'  Accademia  ayraria 

in  Pesaro,  di  Francesco  Baklassini.  —  Pesaro  ^858. 
La  Civiltd  caUolica.  N.  2IG  e  217.  —  Roma  1850. 
Bulletin  de  la  Societe  botanique  de  France.  Tomo   V,   di- 

spensa  8.'  —  Paris  1 858.  -     .    ■ 

Indice  delle  tiialen'e. 

Lettre  de    M.  de  Parseval-Granimaison.   —  Fails   d'anatomie  et   de 
physiologie  pour  servir  a  1'  histoire  de  V  Aldrovanda  par  M.  Chatin. 

—  Sur  la  decouverte  de  V  Aldrovanda,  par  iM.  J.  Gay.  —  Lettre  de 
M.  A.  Mougeut  sur  I'emploi  du  Qui.  —  Lettres  de  M.  Miergues  sur 
quelquesplaiites  d'Algerie.  —  Lettre  de  M.  V.  Personnat  sur  diverses 
nionstraosilej.  —  I3es  bourgeons  axilldires  multiples  dans  les  Uico- 
(yledones,  par  MM.  Damaskinos  et  Bourgeois.  —  Sur  la  cause  du 
mouvement  spiral  des  tiges  volubile  (suite)  par  M.  Leon.  —  Lettre 
de  M.  Verlot.  —  Sur  deux  Jlieradum  nnuveaux  des  Pyrenees,  par 
MM.  Loretet  Timbal-Lagrave.  —  Lettre  de  M.  I'abbe  de  Lacroix. 

—  ObservatioDs  de  M.  Guillard.  —  Sur  la  decouverte  d"  Snujrnium 
perfoliatum,  par  M.  A.  Janiain.  —  Sur  des  grains  de  fecule  observes 
dans  V  Aghionema  simplex,  par  M.  Gris.  —  Rapport  de  M.  Goubert 
sur  U!ie  excursion  en  Pauphine  (!.■•«  partie)  —  Document  hisloriqne 
pour  la  botanique  medicale.  par  M.  Clos.  —  Sur  uue  pluie  de  sucre, 
par  M.  Dela\aud.  — :  Revue  bibliographique. 

//  giganlesco  traforamento  del  monlc   CenisiOy  le  macchine 


—  558  — 

ckc  lo  opcrano  ed  il  vera  aulorc  del  procjeHo,  per  G.  D. 

Piatti.  —  Milano  1858. 
Giornale  delle  scicnzc  mediche.  N.  5.  —  Torino  1850. 
//  BacofUo  italiano.  Anno  2."  marzo.  —  Milano  1859. 
Bitllctlino   dclle   ler/gi  cd  Alii  vfficiali  per  le  jirov.  vcnele 

rartc  I."  e  2/  Punt.  10. 
Revue  agiicole  indusirielle  cto.   de   Valenciennes.  Janvier 

et  Fovrier—  1859. 
Reichs-geseiz-blall  etc.  (Bullellino  dclle  leggi  per  I'Inipero 

Aiislriaco).  Piintala  9."   a  10.'  — 
Dei  denti  d'  liliosauro  e  di  alcuni   ctUri   avanzi  organici 

fossili  opparlencnli  a  retlili  sauriani  di  genere  inccrto, 

pel  prof.  0.  G.  Costa.  —  Napoli  1858. 
Ricerche  cnlomologiche  sopra  i  monli  Partenii  nel  Princi- 

pato  llleriore,  per  Acbille  Costa.  —  Napoli  1858. 
Sulla  Icrminazionc  apparcnte  delncrvo  olfallorio^  del  dolt. 

E.  Oeh!.  —  Milano  1857. 
11  Tecnico  di  Torino  Fasc.  9.  —  Marzo  1859. 
AttidelfAccademia  Pontificia  de'nuovi  Lincei. —Homa  1859. 

Indice  delle  materie. 

Sessione  I  del  S  die embre  1858.  —  Secahi,  Osservozioni  sulla  cometa 
Donati.  —  Calandrelli,  Appendice  alle  ricerclie  eopra  i  movimenti 
propri  di  Sirio.  —  Viule,  Sulla  Calolhrix  Junlipora  riuvenuta  \a 
alcuoe  acque  idrosolforose.  —  Tolpicelli,  Sulla  legge  di  Maiiotte, 
sopra  un  congegno  nuovo  per  diinostiarla  e  su  varie  applieazioui  di. 
esse.  —  Sezioue  II  del  2  geuuaio  1859.  CalundrelU  e  Volpieelli, 
come  sopra.  —  Comunicaziuiii,  coiiimissioni,  cuirispoudenze. 

L'  Union  medicale.  N.  3.  —  IMars  1859. 

Giornale  Agrario  Toscano.  \.'  dispeasa  del  1859. — Firenze. 

II  ripristinamenlo  del  porto  franco   di    Venezia  nel   1851. 

Osscrvazioni  del  Cav.  Luigi  Luciano   Gaspari.  —  Ro- 

vjgo  1859. 


—  559  — 

Giornale  veneto  ili  scienze  medicke.   Febbraio  o   niarzo 

1859. 
La  cadula  della  repubOlica  di  Vcnczia  cd  i  suoi  vltimi  ;iO 

om«';Studii  storici  di  Girolanio   Dandula.   I  Itinia  di- 

spensa.  —  1859. 
Corrispondenza  scienlifica  di  Roma.  N.  37  a  -iO. 
Manuale  del  regno  Loinbardo-Vcneiu  pel    18.")!).  —  Milaiut 

1859. 
AliideU'i.  r.  IslUulo  Lombardo.  Vol.  !,  faso.  1 3  e  I  -i.  — 1 859. 

Inclice  dclle  Jiia/crie. 

Lavoii  dell'i.  r.  Istituto  iiella  tornata  iO  febbraio  18S9.  —  Cugiwni 
Sul  deflnsso  dell' aria  compressa  per  lunghi  lubi.  e  sulle  relative 
appliccizioni,  segnatamente  al  traforo  del  Cenisio.  —  Magy-hU  liiturua 
i  risiiUati  di  p&recchie  pspei'ienze  poco  ricordate  suireffliisso  del- 
I'aria  a  different!  pressioni  per  diversi  orifizj  e  per  lubi  piii  o  nienit 
lunghi  e  di  vario  diametro. 

I       Leiture  di  famiglia.  Vol.  8,  piinlala  3.'  Triosio  1859. 


Scrie  in.  T.  IV. 


72 


ANJiO  1858-59  DiSPENSA  SETTIMA 


m  cm  Di  mm\ 

STUDII 

DEL    DOTT.    ANTONIO    BERTI 

TRATTI 

DALLE    OSSEBVAIIONI   METEOROLOGICHE   DEL    VENTENNIO    1 836-55 

ED    ACCOJIPAGNATl 

DA    TAVOLE    NUMEEICUE    E    GRAFICHE 

(Continuazione  della  pag.  466  del  presente  Tulume.) 

— o<2S>o — 


TMOIE  ITEOROIOGICHE  PER  VBlZIl 

dall'anno  d836  al  d855 


TERMOMETRO 


Serie  Illj  T.  JV.  73 


—  562  — 


TatolaI  Termonieiro. 


Media  temperature  nienji 


MESI 


4836 


d837 


4838 


4839 


4840 


4844 


4842 


4843 


Gennaio 

Febbraio 

Marzo 

Aprile 

Maggio 

Giugno 

Luglio 

Agosto 

Settembre 

Ottobre 

Novembre 

Dicembre 


+  0,  4 

+  2°  4 

2,  9 

6,1 

8,  9 

6,7 

10,  0 

9,  9 

M,  9 

12,  2 

17,  o 

18,  4 

19,  3 

17,  8 

17,  8 

20,  1 

14,  1 

14,  8 

12,  o 

Id,  1 

5,4 

5,  3 

6,0 

5,  4 

+ld',52 

+10"85 

+  0,  5 

1,5 

6,7 

7,5 

13,  9 

18,  3 

19,  1 
17,  5 
15,  3 
H,  7 

5,7 

9     9 


+•  9,81 


1°, 

4 

2 

4 

s, 

6 

«, 

5 

12, 

8 

19, 

1 

19, 

2 

17, 

2 

15, 

1 

12, 

7 

9, 

2 

^5 

8 

-lo" 

73 

+  2,  4 

4,  0 

3,7 

9,  3 

12,  4 

16,  6 

16,  9 

17,  0 
15,  0 

9,  8 
8,  2 
1,2 


+  il7 

+  i:i 

3,  5 

2,  9 

7,6 

7,5 

11,  0 

9,  2 

16.,  5 

15,  6 

16,  5 

17,  7 

18,  4 

18,  8 

18,  9 

19,  1 

16,  7 

15,  5 

13,  4 

10  ,1 

8,  6 

5,5 

5,4 

4,1 

+ll!52 

+10"59 

+  o,  01 

5,  2  J 

6,  7  ! 

7,  91( 
15,  01 
15,  o  I 
17,  61 
17,  51 
15,  2  ! 
12,  2  I 

7,  4 
5,2 

+lo"53  ;■ 


Media  annua  massima  del  I  decennio  nel  1841 +11 

»         »      minima    »  »  »    1840 ' 

Differenza 1 


Media  mensile  massima  del  I  decennio  nell'  agosto  del  1857 
»         n         minima      »           »        nel  geuuaio    »    1856. 
Differenza 


Media  totaled  del  I  decennio 


2(- 


II. 


Media  totale  del  V' 


I 

__ 

563- 

— • 

el  venlennio 

1836-1855. 

►  1840 

1847 

1848 

1 
1849 

1850 

1851 

1852 

1853 

1854 

1855 

tf  i  4 

■h5,  0 

+  0°  9 

+  0°  5 

-0:4 

+  3"  6 

+  2"4 

+  4°  2 

+  2;  8 

+  0°  9 

i     4,  4 

2,4 

4,2 

4,1 

+-  3,  3 

4,4 

4,  1 

5,7 

2,5 

2,6 

7,9 

4,9 

7,2 

5,  7 

4,3 

6,1 

5,  0 

4,8 

5,  8 

6,4 

10,  9 

9,  8 

H,  1 

9,1 

9,5 

10,  9 

8,  6 

8,4 

9,4 

9,  8 

13,  7 

16,  2 

14,  0 

14,  S 

15,  1 

12,  0 

15,  6 

15,  5 

15,  6 

12,  8 

18,  3 

13,  7 

19,  0 

19,  0 

16,  0 

16,  0 

16,  8 

16,  7 

16,  6 

17,  1 

20,  4 

17,  3 

19,  0 

18,  0 

18,2 

17,4 

18,  8 

20,  3 

19,  4 

19,  4 

19,  1 

18,  3 

18,  9 

18,  5 

18,  5 

17,  9 

18,  2 

19,  1 

18,  0 

18,  8 

13,3 

14,  4 

15,  7 

15,  2 

14,  0 

13,  0 

14,  5 

15,  0 

14,  8 

15,  0 

12,  6 

11,7 

12,  0 

12,  6 

10,  4 

15,  0 

10,  7 

11,  9 

11,  8 

15,  8 

5,2 

7,2 

5,  6 

6,  9 

7,4 

5,  0 

9,2 

7,  9 

5,  9 

7,3 

1,9 

3,4 

2,1 

2,  6 

3,  9 

1,9 

5,  5 

1,9 

• 

3,  8 

0,  5 

ni"oi 

+10"37 

+10",81 

+10^36 

+9°,87 

■l-10"l0 

+10"62 

+10"62 

+10",53 

+10^36 

i  annua  massima  del  II  decennio  nel  1846 -f  ll°r01 


»      minima      » 
)ifferenza 


»    1850. 


a  mensile  massima  del' II  decennio  DeFIuglio  del  1846. 
»         minima      »           »           »    gennaio  »  1850. 
Differenza 


9 

87 

1 

14 

20 

,  4 

—  0 

,4 

20 

,  8 

a  totale  del  II  decennio 
.    4.10Vi655 


10  ,467 


—  564 


J3 

O  •*  S'l  OC  S«  ■*  —  SI  SI  S-l 

+ 

■^ro' 
+ 

No- 
vemb. 

•*  to  r-i  s^i  s-1  CD  M  -f  to  lo 

Otto- 
bre 

t0-7-C-t-C0-*-THCN00O 

+ 

Set- 
tembre 

^  00  10  — .  o  r-  to  CM  w  -T 

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569  — 


Tayola  v. 


Medie  lemperntiire  dei  quinquennii  divisi  per  mesi 
e  per  istagioni. 


Mesi 

1836-40 

1841-45 

1846-50 

1851-55 

Gennaio  .... 

+     l"  42 

+     2,  24 

+  i';  28 

+     2.  78 

Febbraio.     .     .     . 

5.  34 

o,  42 

5,  72 

5,42 

Marzo 

6,  52 

6,  56 

6,  00 

5,  62 

Aprile 

9,  00 

9,  76 

10,  08 

9,  42 

Maggio    .... 

12,  64 

15,  76 

14,  50 

15,  10 

Giugno    .     .     .     .  , 

17,  94 

16,  94 

17,  60 

16,  64 

Luglio 

18,  46 

18,  10 

18,  72 

19,  06 

Agosto     .... 

17,  92 

17,  82 

18,  56 

18,  40 

Setteinbre    .     .     . 

14,  46 

13,  82 

14,  92 

14,  46 

Ottobre   .... 

11.  92 

11,  90 

11,  86 

12,  24 

Noveiiibre   .    .     . 

6,  76 

7,  48 

6,  46 

■  7,  06 

Dicenibre     .     .     . 

5,  72 

5,  62 

2,  78 

2,  72 

+  l(l525 

■f  10,602 

+  10,525 

+  lOUlO 

Media  niassiiTia  nicnsile  iiel  liigliu  del  1851-b5 -f- ^9°,06 

»      minima  »        »   geiiiiaiu » 1846-50 1  ,28 

Diffeieuza 17,78 

Media  massinia  dei  quinqueiiaii  uel   ISU-4;i -f-  10'',602 

n      minima        »         >/              »     18o6-40 10  .52.t 

»      Differenza 0  ,'277 

Serie  III,  T.  IV.  74 


—  570  — 


(Continuaz.  della  Tav.  V.) 


Stagioni 

<l836-40 

d844-45 

4846-50 

4864-56 

Inveino   .... 

+    2,  84 

+     2,  96 

+     2,  54 

+    5,  18 

Primavera    .    .    . 

9,  52 

9,  89 

10,  13 

9,  58 

Estate 

18,  11 

17,  62 

18,  29 

18,  03 

Autunno  .... 

11,  04 

11,  74 

11,  08 

11,  25 

+  ldJ528 

+   l6'.552 

+  l6',510 

+  10°,465 

Media  massima  delle   stagioni  nelP  estate   del  1846-50 
»      minima  »        »  »     inverno  del  1846-50 

Diffeienza 


4-  18''.29 
2,54 

15  ,75 


—  57i  — 

Tavola  VI. 

Massime  e  minime  temperature  mensili  nel  ventennio  d836-55. 


Mesi 

4836 

4837 

Diffe- 

Diffe- 

Massinia 

Minima 

reiiza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio    .  . 

+  -%1 

-  5^0 

9,  7 

+  6!8 

—  5,3 

id,  1 

Febbiaio .  . 

7.2 

0:5 

7,  5 

7.8 

2^0 

5,  8 

Marzo  .  .  . 

lo'.8 

+  0.5 

10,  3 

10.4 

0.0 

10,  4 

Aprile    ■  .  . 

16,5 

4.0 

lii.  5 

17.7 

+  3.0 

12,  7 

ftlagglo.  .  . 

18  0 

5.0 

13.  0 

17'4 

5,5 

11,  9 

Giugiio .  .  . 

21.3 

ILo 

10,  0 

22  4 

13.0 

9,  4 

Luglio  .  .  . 

22;o 

I0.5 

8.  5 

20",8 

loiS 

7,  0 

Agosto  .  .  . 

21,5 

14,5 

7:  0 

24,0 

15.0 

8.  8 

j  Settembre  . 

19,3 

9.6 

9.  7 

19.4 

8.8 

10.  6 

Ottobre.  .  . 

16.6 

4:8 

12,  8 

15.0 

8.2 

6,  8 

Novembre  ■ 

8:? 

2^5 

6,  2 

11^6 

0,8 

10,  8 

Dicembre   . 

9,0 

-      0;7 

9,7 

6,5 

-  1.3 

8:0 

Media 

iiensile  osi 

illazione 

9',74 

.  9",33 

Mesi 

4838 

4839 

Uiffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  . 

+  5!5 

-  5!8 

id,  5 

+  4.'4 

-  2?8 

7,  2 

Febbraio .  . 

7;4 

1:5 

5,  9 

8:8 

4.9 

13;? 

Marzo  .  .  . 

10.2 

+  3.5 

6,  7 

12.8 

+  0:2 

12.  6 

Aprile.  .  .  . 

4  0.6 

2  2 

11,  4 

18.8. 

3.0 

15.  8 

Maggio.  .  . 

19^5 

7^2 

12.  0 

20.8 

8.4 

12;  4 

Giitgno  .  .  . 

22.0 

14.0 

s;  0 

25:8 

10:2 

13,  6 

Ltiglio  .  .  . 

2.3,5 

■12,8 

10, 7 

24.5 

ii;o 

13,  5 

Agosto  .  .  . 

21.9 

15.8 

8,  1 

22,5 

10.0 

12.  5 

Settembre  ■ 

1915 

12.8 

6,  7 

20.0 

11.0 

ii;  0 

Ottobre.  .  , 

14.6 

7.0 

7,  6 

17.0 

5:0 

12.  0 

Novembre  . 

12.0 

1.0 

11,  0 

14,6 

5,0 

9:  6 

Dicenibre  . 

7^4 

-  ^,8 

9,  ■> 

t      10,5 

1.5 

9,  0 

1            Media 

mensile  os 

ciilaziune 

8",99 

1 

'.  ir,90 

-  572 


(Continuaz.  della  Tav.  VI.) 


Mesi 

4840 

4841 

Diffe- 

Ditfe- 

Massima 

iMininia 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaii)  .  . 

+  8''2 

-  3"5 

li;  7 

+  6'.'4 

-  5','0 

9';  4 

Febl.raio.  . 

9.6 

5;o 

12,  6 

11.2 

3,8 

15,  0 

Murzo  .  .  . 

7'.:i 

1,0 

8,  5 

15.0 

1:0 

16,  0 

Aprile   .  .  . 

16.8 

+   0.5 

15,  3 

18.6 

+  5,4 

15,  2 

Magt^iu.  .  . 

i8:o 

8,0 

10,0 

23  0 

11,4 

11,  6 

Giiiyuo.  .  . 

2±0 

9.8 

12,  2 

22.9 

8.2 

14,  7 

Luglio  .  .  . 

2L8 

JO.S 

M.  5 

il!9 

1.3.6 

8,  5 

Agost<i  .  .   . 

20.5 

lo.O 

7,  5 

21:4 

14.0 

7,  4 

Settembie . 

19,5 

9.4 

10,  i 

20  4 

12:4 

8.  0 

OUohre.  .  . 

14.4 

4.6 

9,  8 

18.4 

8,4 

10.  0 

Nu\  enibre . 

14.0 

0:5 

15,  5 

11.8 

2,4 

9;  4 

J)icembre  . 

6,6 

-  4,0 

dO,  6 

9,8 

1,6 

8,  2 

Media  r 

scillazione 

niensile 

10%93 

10".88 

Mesi 

4842 

4843 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

lenza 

renza 

Gennaio  .  . 

+-  5'.'8 

-  2'.'4 

7.  2 

+  7'.'2 

+  2!2 

5"  0 

F'ebbraio.  . 

7.8 

■!,•> 

9,  1 

9.2 

1.8 

7,  4 

Marzo  .  .  . 

11.0 

+  4.0 

7,  0 

11,7 

0.0 

11,  7 

Aprile  .  .  . 

i6;4 

2.4 

14.  0 

14.9 

4,2 

10,  7 

Maggio.  .   . 

19,8 

8:0 

11,  8 

16.2 

8.8 

7,  4 

GiuglKI.    .    . 

21,5 

13.7 

7,  8 

18:2 

10,4 

7,  8 

Luglio  .  .  . 

21,8 

io.l 

6,  7 

21,5 

12.5 

9,  0 

AgDSto  .  .  . 

2-JA 

I0.4 

9,  0 

21.2 

12,4 

8,  8 

Setteiiiliie . 

2U,4 

10.2 

10.  2 

LM'2 

8.5 

12,  7 

Ottobre.  .  . 

!4,4 

5:8 

8;  6 

16,4 

4,5 

11,  9 

Novenihi'e  . 

9.8 

1.0 

8,  8 

12,8 

1.2 

11,  6 

Dicernbre  . 

8,4 

-    0,8 

9:2 

7,5 

-2,0 

9,  1 

Meilia  o 

scillazione 

monsile 

9",4o 

9",4o 

—  573  — 


(Continuaz.  della  Tav.  YI.) 


Mesi 

4844 

4845 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza  ! 

Massima 

Minima 

renza 

Genuaio  .  . 

+  4^9 

—  2".8 

7",  7 

+  8!8 

o!o 

8 .  8 

Febbraio.  . 

S.o 

L7 

10,  0 

8^0 

-  4,7 

12;  7 

Marzo  .  .  . 

ll,-3 

+  1.0 

10,  3 

11,7 

0,6 

12.  5 

Aprile    .  .  . 

16.1 

4,6 

11,  5 

16.7 

+  4:8 

11.  9 

Maygio.  .  . 

17.7 

8.1 

9,  6 

17,7 

8.0 

9,  7 

Giugno.  .  . 

2U.6 

io;.s 

10,  1 

21,4 

|6)   2 

9.  2 

Liit;lio  .  .  . 

1>1.5 

12.0 

9,  3 

2o.O 

lli) 

15.  5 

Agiisto  .  .  . 

a  1.2 

1'>.2 

9,  0 

22,2 

12.2 

10,  0 

Settembre  . 

19.4 

12^7 

6,  7 

18,4 

10,0 

8,  4 

Ottobre.  .  . 

16;8 

8.8 

8.  0 

17.2 

7.3 

9.  9 

Niivembre  . 

1^  -> 

1.5 

10,  7 

11,8 

2;5 

9.'  5 

Uicenibre  . 

7,2 

-  3,1 

9,  6 

6,8 

-  1.5 

8,  5 

!\Iedia  o 

sciilazidiie 

m  ensile 

9",57' 

10°,35 

Mesi 

1846 

4847 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  . 

+  6!o 

-  1°3 

i,  6 

+  7,"2 

-  i"o 

8,  2 

Febbraio.  . 

8:8 

1.0 

9,  0 

7.2 

2.4 

9,  6 

Marzu  .  .  . 

12:8 

+  o.'9 

8,  9 

J  2' 2 

2:8 

15,  0 

Aprile  .  .  . 

15.0 

8.2 

6,  8 

15^5 

+  4.5 

9,  0 

Maggio.  .  . 

2o;o 

8.7 

11,  3 

22.0 

10.0 

12,  0 

Giugno.  .  . 

23.0 

15,0 

8,0 

19:2 

11.0 

8,  2 

Luglio  .  .  . 

24;6 

15.7 

8;  9 

23.0 

14^4 

8.  6 

Agosto  .  .  . 

24.0 

13.0 

11.  0 

22  2 

15,5 

8;  9 

Settembre  . 

19.0 

12,6 

6,  4 

18^4 

9.5 

8,  9 

Ottobre   .  . 

i6:o 

8.2 

7.  8 

14.6 

7.9 

6,7 

Novenibre. 

10.6 

2.2 

8;  41 

12.2 

5,6 

8.  6 

Uicembre  . 

8,8 

-  4^8 

15,  6j 

8,5 

—  3,5 

12,  0 

Media  t 

scillazione 

iiiensile 

8",98 ' 

•    9 ',64 

574 


(Continuaz.  della  Tav.  VI.) 


Mesi 

1848 

1849 

Diffe- 

1 

Diffe- 

Massima 

Minima 

reuza 

Massima 

Minima 

renza 

Genua io  .  . 

4-   C't 

-  6°5 

id',  9 

+  6.8 

-  7^9 

14,7 

Febbraio .  . 

7.4 

1,5 

8,  9 

8.5 

1,0 

9,  5 

Marzo  .  .  . 

[Oo 

+  2,0 

9,  5 

10.0 

0,5 

10,  3 

Aprile   .  .  . 

14.0 

7.7 

6,  3 

15,1 

+  5.8 

11,  3 

IVlni;;4io.  .  . 

19,3 

9,0 

10,  3 

20,0 

10.0 

10,  0 

Giui^no.  .  . 

2i^.O 

15,2 

8.  8 

22,5 

15,4 

8,  9 

Liii^lio  .  .  . 

25.6 

14.0 

9,  6 

25,8 

14.0 

9,  8 

Aiiosto  .  .  . 

22;5 

12.9 

9,  6 

22.5 

12.5 

10.  0 

Sottenihre . 

20.8 

9,4 

11.  4 

20.5 

9^4 

lU  1 

Ottobre   .  . 

13,4 

9,5 

e;  1 

17.6 

7.0 

10,  6 

Novembre . 

11.4 

1.6 

9,  8 

12.8 

-  2.5 

15,  3 

Dirembre  . 

7/* 

-  5^4 

12,  8 

8,2 

2.9 

11,  1 

Media  c 

scillaziune 

mensile 

10",55 

11^05 

Mesi 

4850 

4851 

Difle- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennnio  .  . 

+  8!2 

-  6^0 

if,  2 

+  6'.'5 

o'.'o 

6';  5 

P^ebbraio .  . 

8,0 

3,5 

11,  5 

8.8 

-  0.9 

9, 7 

Marzo  .  .  . 

[\.3 

3.6 

14,  9 

11.2 

1,2 

12, 4 

Aprile  .  .  . 

1.-.8 

0.0 

15,  8 

15.6 

+  5,6 

12, 0 

Maggio.  .  . 

i9;o 

+■  6,1 

15,  4 

15:2 

7,6 

7,  6 

Giugiio.  .  . 

22:0 

11.2 

10,  8 

20.6 

13,3 

7!  5 

Luglio  .  .  . 

2i;6 

12.9 

8,  7 

2  US 

12,8 

8,  7 

Agdsto  .  .  . 

21,2 

13:0 

8,  2 

21,6 

9.9 

11,  5 

Setlembre  . 

17.6 

lO.O 

7,  6 

18,9 

9,4 

9,  5 

Ottobre.  .  . 

14.5 

5:0 

9,  5 

15.2 

8.8 

6,  4 

Novembre. 

10.2 

5,8 

6,  4 

15.8 

-   1,6 

15,  4 

Uicenibre  . 

9^4 

-  0,3 

9,7 

6.0 

2.8 

8,  8 

Media  ( 

Fcillazioiie 

meiisile 

10".47 

.  9",6ri 

—  575  — 


(Continuaz.  della  Tav.  \'I.) 


Mesi 


4852 


Massima 


Minima 


Diffe- 
renza 


4853 


Massima 


Minima 


Diffe- 
lenza 


Gennaio  . 
Febbraio. 
Marzo  .  . 
Aprile  .  . 
Maggio.  . 
Giugiio.  . 
Luglio  .  . 
Agu?to  .  . 
Settembre 
Ottobre.  . 
Novembre 
Dicembre 


h  5,6 
7,4 
12,1 
15,^ 
19,8 
21,1 
22,5 
21,5 
18.5 
15,4 
12,6 
11,4 


-  2,2 
+  0,2 

-  2,0 
+  2,2 

5.3 
11^0 
12,2 
14,0 
10,6 
7.8 
5,0 
0.4 


Media  oscillazione  mensile 


7,  8 

7,2 

14,  1 

11,  0 

14,  5 

10,  1 

10,  5 

7,  5 

7,  9 

7,  6' 

7,  6: 

11,  0| 

9-.71 

I-  8.2 

7.0 

9:8 

12:6 

16.7 

2i;9 

25.8 

22,5 

22.9 

15,6 

12,4 

6.6 


4-  0,5 
0,0 
0.5 

2;7 

9,5 

10,7 

15,4 

14,0 

11,6 

8,5 

0,8 

-  5,8 


Mesi 


Gennaio  . 
Febbraio. 
Marzo  .  . 
Aprile  .  . 
Maggio.  . 
Giuguo.  . 
Luglio  .  . 
Agosto  .  . 
Settembre 
Ottobre.  . 
Novembre 
Dicembre 


1864 


Massima 


e  9,4 
7,0 
9,9 
14,8 
18,5 
21.2 
25;4 

2o;o 

20,9 

17,0 

15,4 

8,4 


Minima 


1,7 

+■  1,3 

4,0 

9,7 

11,0 

15,6 

12,8 

8,6 

6,2 

-  0,8 

2.0 


Diffe- 
renza 


4855 


Massima 


17, 

7 

8, 

7 

8, 

6 

10, 

8 

8, 

8 

10, 

2 

9, 

8 

10, 

2 

12, 

5 

10, 

8 

14, 

1' 

10, 

4 

4  5,5 

7  2 
11 '6 

16.2 
22J4 
23^8 
24,1 
25.0 
21^6 
18.6 
12;4 
4,5 


Minima 


-  5,5 

^'^ 
0,0 

-  4,0 
7,3 

10,6 
15,2 
14,4 
7,8 
9,4 
0,5 

-  8,8 


7,9 
7,0 
9,  3 
9,  9 

7,  2 
11,  2 

8,4 

8,  0 
11,  5 

7, 

11,  6 

12,  4 

9",27 


Diffe- 
renza 


10,  8 
9,  6 

11,  6 

12,  2 
15,  1 
15,  2 

8,  9 

10,  6 
15,  8 

9,  2 

11,  9 
15,  3 


Media  oscillazione  mensile      U"507 IT  68 


—  576  — 

(Continuaz.  della  Tav.  VI.) 

Massimj  oscilkiz.  ineusile  del  vontennio  in  goniiaio  del  18a4  -\-  17",  7 

Minima          »            »        »          »          »   febbraia    »  1857  5 ,  8 

Difi'erenzii 11,9 

Massinia  media  oscillazione  monsile  nel  1859    .....  11  .90 

Minima        n              »                  n         »    1846 8  ,98 

Differenza 2,92 

Media  oscillazione  mensile  del  veuleniiio 10  ,M 


577 


"                                    •  S>1 

.<~   .                    a. 

<i=°                   *i2 

^50                        j,o 

2: 

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Febbraio 
Marzo  . 
Aprile    . 
Maggio. 
Giugiio. 
Lnglio  . 
Agosto  . 
Settembre 
Ottobre . 
Novenibre 
Dicembre 

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-  582  — 

(Conlinuaz.  della  Tav.  X  ) 

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Mininia           »               »            »           »          »    1843    .    .  10  .0 

Differenza 5  .2 

Massima  oseillazioue  primaverile  del  I  decennio  nel  1841  .     .  24  .0 

Minima           »                  »           »           »         »    1856  .    .  14 ,5 

Differenza •  9 ,5 

Massima  oscillazione  estiva  del  1  decennio  nel  1841  ....  14  ,7 

Minima            »              »        »          »           »    1842  ....  9 ,0 

Differenza 5 ,7 

Massima  oscillazione  autunnale  del  I  decennio  iiell84o.     .    .  20,0 

Minima            »                »            »            »         »    1839.     .     .  la  ,0 

Differenza 5  ,0 

Massima  oscillazione  invernale  del  II  decennio  nel  1854     .    .  17  ,7 

Minima            »                  »          »            n          n    1852     .     .  10,2 

Differenza 7, 5 

Massima  oscillazione  primaverile  del  II  decennio  nel  1847.    .  24,8 

Minima            »                 »             »           »           »    1846.    .  16.1 

Differenza •    .  8  ,7 

Massima  oscillazione  estiva  del  II  decennio  nel  1855.     ...  14,4 

Minima            »              »       »           »           n    1848.     ...  10,7 

Differenza 3  ,7 

Massima  oscillazione  autunnale  del  II  decennio  nel  1849    .    .  23  ,0 

Minima           »                »           »           »          »    1852    .     .  13,5 

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76 


—  586  — 


Tavola  XIII  A. 


Confronto  Ira  k  medie  delle  tnassime  e  delle  minime  temperature 
e  la  media  lotah  nel  I  decennio  4836-45. 


Me  si 


Media 

delle 

mass!  me 


Media 

delle 

minime 


Media 
totale 


DIFFERE^ZA 


m 
piu 


Gennaio 
Febbraio 
Marzo  . 
Aprile  . 


Magglo  . 
Giugno 
Luglio .  . 
Agosto.  . 
Settenibre 
Ottobre  . 
Novembre 
Dicembre . 


4  6,  27 


16, 
18, 
21, 
22 
21, 
19, 
16, 
11, 
7, 


+15,207 


-  2,  64 
2,  14 

+  0,  96 

0,  91 
7,  84 

11.  oo 

12,  S8 
45,  05 
10,  52 

6,  44 

1,  84 

-  1,  5.3 

+  5.' 181 


+  1,  83 
3,  58 

6,  54 
9,  58 

15,  20 

17,  44 

18,  28 
17,  87 
15,  15 
H,  91 

7,  12 
5,  67 

+•10^464 


4,  44 

5,  16 

5,  20 

6,  95 
5,  61 

3,  59 

4,  15 
4,  01 
4,  60 
4,  17 
4,  81 
4,  28 

4J743 


4,  47 

5,  44 
7,  50 
5,  47 
fi,  56 
5,  09 
5,  70 
4,  82 

4,  63 

5,  47 
5,  28 
5,  20 

5,283 


587 


Tavola  XIII  B. 


Confronto  tra  le  medie  clelle  massime  e  delle  minime  temperature 
e  la  media  lolak  nel  II  decennio  -1846-45. 


Me  si 

Media 

delle 

massime 

Media 

delle 

miuime 

Media 
to  tale 

DIFFERENZA 

in 
piu 

ill 

nieno 

Gennain 

+  6"  51 

-  o"  82 

+  %  03 

4°  48 

5°  83 

Febbraio 

7,  75 

1,  42 

5,  57 

4,  16 

4,  99 

Marzo 

11,  29 

0,  22 

5,  81 

5,  48 

6,  03 

Apri'e 

14,  58 

+  4,  07 

9,  75 

4,  65 

5,  68 

Maggio     .    .  '.    .■    . 

19,  54 

8,  52 

15,  70 

5,  64 

5,  58 

Giugno     

21,  71 

12,  04 

17,  12 

4,  59 

'5,  08 

Luglio 

25,  19 

14,  02 

18,  89 

4,  50 

4,  87 

Agosto 

22,  CO 

15,  05 

18,  48 

4,  12 

5,  45 

Settenibre     .    .     •    . 

19,  91 

9,  89 

14,  69 

5,  22 

4,  80 

Ottobre 

15,  99 

7,  81 

12,  05 

5,  94 

4,  24 

Novenibre     .... 

12,  18 

1,  26 

6,  76 

5,  42 

5,  50 

Dicembre 

7,  92 

-  5,  59 

2,  75 

5,  17 

6,  54 

+15^229 

+10°467 

5,o49 

+  5°118 

4,"762 

588 


Tavola  XIV. 


Confronlo  delle  medte  temperature  e  delle  osciUazioni 
tcrmoinelriche  coUe  oscillazioiii  delle  macchie  solaii. 


DEGENNU 

yulI^lyuE^^'II 

OSGILLAZIONJ 

delle 
iiiacchie  solari 

MEDIE 

teiHptiia- 

ture 

MEDIE 

(iscijla- 
zioni 

14°,11 
15,  95 

15  ,64 
14,81 

1856  —  45    . 
18'i6  —  53    < 

I 

1  1856  —  40 

1841  —45 

1  1846  -  50 
1851  —  55 

Maximum 
Miiiimum 

Maximum 
Minimum 

4- 10'\525 
10  ,602 

10  ,525 
10,410 

4- 10'\465 

14  ,12 

(ConUnua.) 


L A VORI 

Ver  /'  iUustrazione  topografica,  idraulica,  fisica,  statistica, 
agraria  e  medica  delle  provincie  venete  eke  si  pubblicano 
secondo  I' art.  127  degli  statuti  interni. 

(Contiiiuaz.  della  pag.  4S2  della  precedente  dispensa.) 


CITILOGO  DELLE  Pli^E  FAEROGiME 

INDIGENE  DELLE  PROVINCIE   VENETE 

aggiuntevi  le  esotiche  piii  generalmente  colliuatc  per  utilild  0  per 
ornamento,  e  disposle  in  fatniglie  od  ordini  naiurali. 


Nome 

generico 

della  pianta 


460 
461 

462 
463 
464 

463 
466 
467 


PJNUS 


Nome  specifico 
della  pianta 


Luogo 
ove  iiasce  spontanea 


U  s  i 


ORDINE  XXI.  —  COMFERE. 


\sgl vest/is  L. 
Mughus  Scop. 

Pinaster  L. 
nigricans  Host 
Pinea  L. 

Ceinbra  L. 
Larix  L. 
Abies  Uu  Roi. 


Comnne  in  tulti  i  bo- 
schi  del  Veneto. 

Ne'  boschi  montani 
del  Veronese,  Vicenti- 
no,  Bnssanese  e  di  tutto 
il  resto  del  Veneto. 

Presso  Latisana  nel 
Frinii  (Pirona). 

Ne'  boschi  alia  Pon- 
(eba  nel  Friuli. 

Si  coltiva  ne'boschet- 
ti  e  giaidini  per  orna- 
mento e  pel  seme  detto 
Pignolo. 

Nei  boschi  del  Mon- 
talon  (Parolini). 

Sui  monii  del  Bassa- 
nese  e  Feltrino.  l 

Ne'  monti  Veronesi, 
Vicentini  e  nella  Carnia. 


La  resi 
diuretic;!. 


S'.isa  il 
nello  ope 
Tali- 


legno 


—  590  — 


p 

Nome 

Nome  spRi^ificd 

Luogo 

5 

generico 

Us  i 

3 

2 

della  pianta 

della  pianta 

ove  nasce  spontanea 

468 

Pi[\rs 

Pkcu  Uu  Koi. 

Col  precedeiitf. 

I).,   1.,   r«;n,,l 
I'abele  a     colu- 

469 

THtlJA 

occidenl(tUs  L. 

Si    coltiva    comune- 
mente  per  fnnie  siepi. 

Olli.l. 

470 

CUPRESSl'S 

seniperuirens  L. 

Si  coltiva  per  orna- 
nienlo. 

471 

horizontalis  Targ. 

Col  precedonte. 

472 

JUIMPERUS 

communis  L. 

Coiiiune  iiei  bosclii  e 
luoghi  silvestii. 

Si    usano  le 
bjrclie    in    for- 

473 

7iana  W. 

Nelle    sommita    dei 
monti  elevali  del  Vero- 
nese, Vicentino.  Bassa- 
nese  e  della  Caruia. 

come  diiii'uliche 
e  s'  abbriiciano 
per   prulumu. 

474 

Oxycedrus  L. 

Ne'  luoghi    apiici    e 
sassosi  del  Liloiule  nel 
Friuli. 

475 

Sabina  L. 

Ne'  boschi  alpini  del 
Veronese  ,    Vicentino  . 
Bussanese  e  uella   Car- 

Pianta emme- 

caloria. 

476 

TAXUS 

baceata  L. 

ina. 

Ne'  luoghi    subaipini 
del  Veronese,  Bassane- 
se,    Vicentino    e   nella 
Carnia. 

Piania   di   a- 
zione     cle,,r.. 

N.17 

.    •   ' 

ORUINE  XXll.  - 

-  AMENT.\CEE. 

- 

477 

BETULA 

alba  L. 

Ne'  boschi  de'  monti 
Veronesi,Vicentini,  Bas- 
sanesi  e  nel  Friuli. 

478 

pubescens  Ehrh. 

Necolii  del  Friuli. 

479 

ALINUS 

viridis  DC. 

Ne'monti  e  nelle  valli 
del  Veronese,Vicentino, 
Bassanese  e  nel  Friuli. 

480 

glu/inosa  W. 

Volgare  Inngo   le  a- 
cque  nel  Veneto. 

11   suoleono 

;',4fa,''!s'mr" 

481 

incana  W. 

Ne'  monti  e  piani  del 
Veronese  e  nel  Friuli. 

per  [...lafllte. 

482 

CARPINUS 

Bctulus  L. 

Ne'  boschi    montani 
del  Veneto  frequente. 

485 

duinensis  Scop. 

Presso  Monfalcone  nel 
Friuli. 

—  591  — 


p 

Nome 

Nome  specifico 

Luogo 

i 

generico 

Usi 

5 

della  piauta 

della  pianta 

ove  nasce  spontanea 

484 

OSTRYA 

vulgaris  W. 

Comune  ne'boschi  del 
Veneto. 

j 

485 

CORYLUS 

A  veil  ana  L. 

Comune  ne'boschi  del 
Venetu. 

Se  ne  mati- 

486 

FAGUS 

sylvaticah. 

Ne'mnnti  elevati  del 
Veronese  ,    Vicentino  , 
Bassanese  e  nel  Friuli. 

487 

C  AST  AN  E  A 

vesca  W. 

Comune  ne'boschi  dei 
monti. 

Se  ne  man- 
se ne    ajopeia 
i!  l.gno   duris- 
sirao  per  pali  e 
lra»i  e  vasi  vi- 

488 

QUERCUS 

Ilexh. 

Ne'  colli  e  monti  Ve- 
ronesi,  Padovani  e  nel 

Della  querela 

n  0  integrifolia. 

Friuli. 

per   alrmento 
de'  majali  le 

489 

Pseudo-Suber 

Ne' colli   di   Capiino 

gtiiande.    Qiie- 
sle  torretatle  ed 

Santi 

nel  Veronese,  ed  a  Mal- 
cesine  sul  la  go  diGarda. 

int'iise   siovano 
nella   labe   dei 
l.inciulli. 

490 

Cerris  L. 

Ne'  boschi  del  Vero- 

nese e  del  litorale  Friu- 

lano. 

491 

Esculus  L. 

Comune  in  lutti  i  bo- 
schi  de' colli   e  monli. 
ed  anche  nel  piano. 

492 

pubescens  W. 

Ne' colli  del  Verone- 
se, Vii^entino,  Bassane- 
se. Padovano  e  Friuli. 

493 

Robur  L. 

Comune   ne'  piani   e 
monli. 

N.17 

ORDINE  XXllI. 

—  ULM.\CEE.                                  II 

494 

ULMUS 

campestris  L. 
»  |5.  suberosa. 

Comune    ne'  luoghi 
campestri  e  nelle  siepi. 

Usitalissimo 
nella  economia 
agrlcola.        La 

rimedio  adope- 
rato  in  decutto 
nelle  purghe  di 
primavera. 

495 

GELTIS 

aus  trails  h. 

Ne'  monti,  colli  e  siepi 

Le  frulla  ma- 

N.  2 

del  Veronese.Bassanese. 
Padovano  e  del  Friuli. 

lure    son  dcici 
e  mansiabili. 

—  592 


Nome 

s^enerico 

della  pianta 


Nome  speciGco 
della  pianta 


Lnogo 
ove  nasce  spontanea 


Usi 


ORDINE  XXiV.  —  ARTOCARPEE. 


496 

497 
498 

!N.  3 


MORUS 


Carica  L. 

nigra  L. 
ulba  L. 


Nasco  spontanco  nel- 
le  fessuie  delle  rupi  e 
de'niuri,  e  si  coltiva  pel 
fiiitlo. 

Si  coltiva  pel  frntto 
mnnginbile. 

Si  coltiva  peralimen- 
to  de'  filut'elli. 


ORDINE  XXV. 


URTICEE. 


499  URTiCA.         urens  L. 


500 
501 


502 
505 


PARIETA- 

RIA 


HUMULUS 
CANNABIS 


N.   5 


504  RUMEX 


505 
506 


dioica  L. 
offieitmlis  L 


Lupulus  L. 
saliva  L. 


Volgarissima  nelle  vie 
e  luoghi  inculti. 


Volgare  nel  Veronese, 
Bassanese,  Viceutinoed 
altrove  nel  Veneto. 

Comune  pei'  tutto. 


Coniune  nelie  siepi. 
ColtivHta  pel  filo,  che 
somministra. 


S'  usa   h  o,li- 
cazione  nnllj 
p»r,l,si;   iUuc- 

tlsi,  illerizia  ej 
emorroidi. 


Pisnta  ammol- 
lieiite  Jiuretica.' 


bricazlone  Jetia 
blrra. 


ORUINE  XXVI.  —  POLIGONEE. 


crisp  us  L. 


acutus  L. 
obtusifolius  L. 


Ne'luoghi  uniidi.  ei- 
l).isi  lungo  i  fossi  nel 
Mantovano ,  Veronese. 
Vicentino  ,  Padnvann  . 
Voneziiuio  e  nel  Friuli. 

Ne'liinghi  stessi. 

Nel  Mantovano,  Vero- 
nese, Vicentino,  Pado- 
vanOjVeneziano,  Bellu- 
nese  e  nel  Friuli. 


—  593  — 


o 

Nome 

Nome  specifico 

Luogo 

iienerico 

Usi 

z 

deila  piauta 

della  piaota 

ove  nasce  spuotanea 

507 

RUMEX 

pratensis      Mert. 
et  K. 

Ne'prati  del  Veoezia- 
110  e  iiel  Friiili. 

508 

pulcher  L. 

Volgarissimo  dovnn- 
que. 

509 

Hydrolapathum  L. 

Ne'luoghi  acqnosi  co- 
mune. 

510 

viaritimus  L. 

Ne'  Ino^hi   salsi  ma- 

(B.pnlusiris  Sm.?) 

rittimi  del  Veneziano  e 

Friulano. 

511 

alpinus  L. 

Alle  case  de'pastori 
nei  iiioDti  di  Feltre,  del 
Veronese,  del   Viceiiti- 
11(1,  Bassanese  e  Friuli. 

512 

seutatus  L, 

Ne'luoghi  sassosi  dei 
moiiti  veniiiesi,  \  icen- 
tini,  bassanesi    e  friu- 
lani. 

513 

Acetosa  L. 

Volgare    iie'  prati    e 
lungjii  erbosi. 

Erbj  1.  cui  fo- 
gliaacidelteson 
mangiereccie    e 

514 

tuberosus  L. 

Ne'fossi  intorno  a  Ve- 
rona. 

crude  e  colle. 
SicotliV3,nian- 

515 

hortensis  Vis. 

siandosene     le 
foglie  colle. 

516 

montanus  Desf. 

Ne'  luoglii  erbosi  dei 
monti  veroiiesi. 

517 

Acetosella  L. 

Ne'luoghi  arid!  ed  a- 
reiiosi  del  Veneto  fre- 

queule. 

» /3.  angustifuUa. 

518 

multifidus  L. 

Nella  selva  del  Man- 
tico  presso  Vei'oiia. 

519 

OXYRIA 

digijna  Campd. 

Ne'luoghi  rupestri  dei 
monti  del  Fiiuli. 

520 

POLTGO- 

Bistoiia  L. 

Ne'  prati    moutani   e 

La  raJlce  si 

NUM 

subalpini  del  Veronese, 
Viceutino,    Bassanese, 
Padovano  e  uel  Friuli. 

adopera      come 

proLissi  e   pro- 
fluvii. 

521 

viuipariun  L. 

Ne'  piatl  montani  ed 

i 

alpini  col  precedente. 

322 

amphibiiirn  L. 

Ne'  fossi  e  stagni  di 
tutto  il  Veueto. 

523 

lapulhifoUum  L. 

No'  luoghi  stessi. 

524 

Persicuria  L. 

Coi  pi  ecedenti. 

Serie  III,  T.  IV. 


77 


—  694  — 


p 

Nome 

Nome  specifico 

Luogo 

s^eneiico 

Usi 

^ 

della  piauta 

della  piaiita 

ove  uasce  spontanea 

5'25 

POLYGO- 

Jlydropiper L. 

Coi  precedent!. 

526 

NUM 

/ninus  W. 

Nu'  liioghi  stessi  col 
piecedente. 

527 

cwicuhire  L. 

Comunissinio  ne'Iuo- 
ghi  sterili  e  nelle  vie. 

528 

BellanU  All. 

Ne'  luoghl  slerili  del 
Veronese  e  de'  lidi  ve- 
neti. 

529 

vuirilinmvi  L. 

Ne'liioghi  arenosi  del 
Litoiale  presso  Monfal- 
cone. 

530 

Convolvulus  L. 

Volgare  nelle  siepi. 

551 

duineforuin  L. 

Nelle  selve  e  siepi  del 
Mantovano,    Bassauese 

i 

e  Friuli. 

1  552 

Fagopijrum  L. 

Si  colliva  per 
fame    farina  e 
pane  col  grano. 

553 

tutariciwi  L. 

Si  colliva  per 
r  uso   istesso. 

N.50 

ORDINE  XXVll 

—  LAURINEE. 

1  554 

LAURUS 

nobilis  L. 

Ne' colli  sul  Lago  di 
Garda  e  del  Friuli  e  si 
coltiva  per  ornamento. 

Le  fogli...    si 
usano   per   aro- 
malizzare  le  vi- 
van,le  e  le  frul- 
la  secche.  Son 
anche  febbrifu- 
sli.-,    e    1'  olio 
Jell-    bacche    k 
anltlminllco. 

nTI 

OKDINE  XXVIII.  - 

-  SANTALACEE. 

555 

THESIUM 

Linop/iyllum  L. 

Ne'  luoghi    selvatici 
de'monti  veronesi,  vi- 
ceiitini,  bassauesi. 

556 

1 

monlaimm  Ehrh. 

Ne'luoghi  stessi  e  nel 
Friuli. 

595  — 


p 

Nome 

Nome  speeiGco 

Luogo 

s 

generico 

Usi 

2 

della  pianta 

della  pianta 

ova  nasce  spontanea 

537 

THESIUW 

rainoswn  Heyii. 

Nelle  sabbie  del  Ta- 
gliamento  presso  Igua- 
no  (Firona). 

5o8 

aJpinum  L. 

Ne'  pascoli    tnontani 
ed  olpiiii  del  Veronese, 
Viceiitino,    Bassanese, 
BelluiieseenellaCarnia. 

539 

OSYRIS 

nlba  L. 

Ne'  lidi    veneti,    nei 
luoghl  sassosi  del  Lito- 

lale  e  nel  Friuli. 

N.  I) 

ORDINE  XXIX.  - 

-  T1MELE.4CEE. 

340 

DAPHNE 

Mezereum  fj. 

Ne'  monti  e  colli  om- 
brosi  del  Veronese,  Vi- 
centino,  Bassanese,  Pa- 
dovano,  e  nel  Friuli. 

Piaiila    corro- 
teccia    e  vesci- 
rclica. 

541 

Laureola  L. 

Ne'  luoghi    onibrosi 
de'  monti   e  colli  colla 
preeedeote. 

Ila  U    mede- 
sime    propriela 
ddl.i  l.rima. 

542 

alpina  L. 

Ne'  luoghi    rupestri 
de'  monti    veronesi,    e 
nella  Carnia. 

543 

col  Una  W. 

Ne'  luoghi    pietrosi 
presso    r  Isonzo      nel 
Friuli. 

544 

Cneorum  L. 
»  /3.  si  rial  a. 

Negli  alti   monti  del 
Veronese  ,    Vicentino , 
Bassanese.   Feltrino    e 
nel  Friuli. 

Nel  monte  Summano 
del  Vicentino    e   nella 
Carnia. 

543 

PASSERINA 

annua  Wickstr. 
l3.  brevifolia. 

Ne'  colli  e  campi  del 
Mantovano,    Veronese, 
Vicentino,    Bassanese, 
Padovano,  Veneziano  e 
Friuli. 

Nel  Mantovano. 

N.  6 

—  696  — 


Nome 

geiierico 

della  pianta 


Nome  specifico 
della  pianta 


Lnogo 
ove  iiasce  t-pont;;iioa 


5i6 


HIPPOPHAE 


517  SALIX 


548 


5')  9 
5H0 
551 


5b2 
555 

554 

555 
556 
557 


ORDINE  XXX. 
rhamnoides  L. 


—  ELEAGNEE 

Nelle  rive,  negli  alvei 
de"  fimiii  del  Vi-mnese, 
del  Bassancse,  del  Man- 
lovano,  Veneziaiin,  Tri- 
vigiano,  Bellunesee  nel 
Friuli. 


ORDINE  XXXI.  —  SALICINEE. 


Iriandra  L. 

fragilis  L. 

alba  L. 
vitellina  L. 
riparia  Wild. 

babylonica  L. 
nigricans  Fries 

retusa  L. 

herbacea  L. 
reliculaia  L. 
myrsiniles  L. 


Ne'  luoghi  arqiiosi  e 
lungo  i  fitinii  nel  Ven  - 
iiese,  Vicentino,  Ba.*sa- 
iiese.  Fadiivaiio,  Vene- 
ziano  e  Fiiiili. 

Ne'tonenti  del  Friuli 
(Piroiiu)  e  nel  Venezia- 
110  (Zauardini). 

Volgaiissiimi. 

Si  coltiva. 

Lungo  le  acque  nel 
Veronese,  Bassanese, 
Veneziauo  e  Friuli. 


Ne'  monti  Veronesi, 
Bassanesi,  Vicentiiii  e 
nel  Friuli. 

N(-lle  snnmiita  alpine 
del  Veronese,  Vicenti- 
no, Bassanese,  Feltrino. 
Bellunese  e  del  Friuli. 

Ne'  luoghi  stessi  del 
Veronese  ,  Vicentino, 
Feltrino  e  Friulano. 

Ne'  luoghi  stessi  del 
Veronese,  Vicentino, 
Feltrino  e  Friulauo. 
Ne'luoghi  alpini  e  sub- 
alpini  del  Veronese.  Vi- 
cntino,  Bassanese  e 
Feltrino. 


—  597  — 


tr< 

£ 

Nome 

Nome  specifico                   Luogo 

-             "  -', 

£ 

gHiierico 

Usi 

2 

(lella  pianta 

della  pianta 

ove  nasce  spontanea 

S\L1X 

»  /3.Jaequi)ii(/na. 

Nel    Feltriuo    e    nel 
Friiili. 

! 

558 

rep  ens  L. 

Nelle   ghiaje  dell'  I- 
sonzd    presso  Sagrado 
nel  Friuli  e  nel  Vene- 

ziaiio. 

559 

rosmarini folia  L. 

Ne'luoghi  Hienosi  del 
lidi  venetl,  allefoci  del- 
la  Piave. 

fi60 

vhninuUs  L. 

Si  coltiva. 

561 

purpurea  L. 

»  fi.  Helix. 

»  y.  carniolica- 

Freqiit'iite  iie'  letti  e 
margin!  de'fiumi  e  tor- 
renii  del  Venmese.  Man- 
tovano,   ViceutiiRi,  Pa- 
dovano  ,    Veneziano    e 
Friuli. 

Nella  Carnia. 

Ne'luoghi   alpini  del 
Friuli. 

562 

\ 

grundifalio  Ser. 

Ne'  boschi    montani 
del  Voronese,  Vicentino, 
Bassanese  e  nel  Friuli. 

565 

cinerea  L. 

Ne'  monli  e  colli  del 
Veronese,  del  Bassane- 
se,  del  Veneziano  e  del 

Friuli. 

564 

coyreali. 
»  fi.sp/iacelata. 

Comune  lungo  i  rivi 
ed  i  liirrenti  del  piano  e 
de'm-onti  veronesi,nian- 
tovani,  vicentini,  bassa- 
nesi,  venezinni   e  friu- 
lani. 

565 

POPULUS 

alba  L. 
tremula  L. 

Volgare  per   tutto  il 
Veoeio. 

Ne'  boschi   del  Man- 
tovano,  Veronese,  Vi- 
centino,  Padovano,  Ve- 
neziano e  Friuli. 

Se  ne  mluper, 
il  legnc 

566 

«/^/-a  L. 

Ne'  luoghi  stessi  col 
precedente. 

Se  ne  f^  coUe 
siienlo  populeo 

567 

pijramiilnlis  Roz. 

Si   coltiva  per  orna- 

ulile  nelU  A- 

,      ■         - 

niento. 

■  i 

briici.iture. 

N2I 

598  — 


p 

Nome 

1 

Nome  specifico 

Lnogo 

£ 

L!enerico 

Usi 

^ 

della  piauta 

della  pianta 

ove  nasce  spontanea 

AGGiiNTE  m  mm  mmmi 

«i 

ORDINE  I.  —  GRA.MINACEE. 

NARDUS 

stricta,  L. 

OltieaCliioggia,IVIo- 
gliano  e  nei  monti  ,vi- 
ceiitini,  veroiiesi.anche 
nellci  Carnia. 

1 

AVENA 

(lis/ie/iop/njlluWU. 

Nelle  Alpi  del  Frinli. 

2 

umellnjstinaC\ay . 

Ne'  luoiijhi    subalpini 
del  FriiiJL 

DANTHONIA 

pruvincialis  DC. 

A    Belvedere    pressu 
Aqnilegia  nei  Friuli. 

BROMUS 

secalinus  L. 
asper  L. 
ereclua  L. 

Ne!  Friuli. 
Nei  Friuli. 
Nei  Friuli. 

FESTUCA 

duriuscula  L. 

Ne'pratisecchi,mon- 
tuosi  colle  sue  variela. 
e  nei  Friuli 

5 

Scheuchzeri  Gaud. 
spectabilis  Jan. 

Ne'prati  subalpini  del 
Friuli. 

Presso  Aniaro  in  Car- 
nia. 

4 

puniila  Vill. 

Ne' pHscoli.  alpini   in 
Carnia. 

POA 

nemoraUs  L. 
cuinpressa  L. 

Ne'  boschi  del  Friuli. 
Nei  Friuli. 

5 

/«.i'«  Henk. 

Nelle  Alpi  della  Car- 
nia. 

Ne'  luoghi    selvatici 

MELIGA 

unijlora  Retz. 

de'culli  e   monti   friu- 

laui. 

TRIODIA 

decuinbcus  Beauv. 

Nei  Friuli. 

ARRHENA- 

THEHUM 

avenaceum  Beauv. 

Ne'prati  del  Friulano. 

6 

ANDROPO- 

GON 

Iiirtus  L. 

Nei  ba.«so  Friuli  aJso- 
la  IVIorosina. 

SESIiERIA 

sphaerocephala 
Aid. 

Comune    sulle  cime 
degli    alti    monti     del 
Friuli. 

Nome 
generico 
^    |della  piauta 


Nome  specifico 
della  pianta 


SPARTINA 

CALAMA- 

GWUSTIS 
PHLELM 

IPHALARIS 


strictu  Roth 
Epigejos  Rnth 
alpinum  L. 
arundinacea  L. 


Liiogo 
ove  iiasce  spontanea 


A  Belvedere  presso 
Aqiiilegia(Piiona). 

Siii  muri  e  riipi  del 
Friuli. 

I     Ne'pascoli  alpini  deV 
la  Cainia. 
I     Nel  basso  Friuli. 


Us 


CAKEX 


ERIOPHO- 
RUM 


ORDINE  II. 

nigral. 

atrala  L. 

ornithopoda  W. 
pihdifera  L. 
longifulia  Host 

gynobasis  Viil. 

mucronata  Ail. 

flova  L. 
fulua  Good. 

syluatica  Hiids. 

panicea  L. 
acuta  L. 

pendida  Huds. 

vescicuria  L. 

/;/r/«  L. 

pubescens  Sm. 

alpinum  L. 


—  CIPERACEE. 


Nelle  Alpi  Vicentine. 
e  Veronesi. 

Ne'pasculi  elevati  del 
Friuli. 

Nei  boschi  del  Friuli 

Ne'pratidel  Friuli. 

Ne'prati  e  boschi  del 
Friuli. 

Verso    risunzo    nel 
Friuli. 

Ne'pascnii  alpini  del 
Baldo  e  della  Carnia. 

Ne'colli  del  Friuli. 

Presso  Aniaro   nella 
Caruia. 

Nei  pascoli  dei  colli  e 
monti  del  Friuli  e  Car- 
nia. 
Nelle  paludidelFriuli. 

LungoifossidelFriu- 
lano. 

Nei  luoghi  stessi  del 
Friuli. 

Nei  luoghi  acquosi  a 
S.  Daniele  uel  Friuli. 

Ne'luoghi  erbosi  del 
la  Carnia. 

Ne'colli  e  monti  del 
Friuli. 

Al   nionte    del    Lauo 
nella  Carnia. 


600  — 


o 

Nome 

Nome  speoifico 

Luogo 

£ 

geiieiieo 

Usi 

2 

della  pianla 

della  pianta 

ove  nasce  spoutanea 

ELEOGUA- 

rtc/V)(/«?7.yR.elSch. 

Ne'liiojilii   umidi  del 

RIS 

basso  Friuli.    . 

RHINGIIO- 

alba  Vohi 

Coiminissimonelle  pa- 

SPORA 

ludi     di    Faj^agiui    iiel 
Fiiuli. 

SCIRPUS 

Iloloschoenus  L. 
vmcronatus  L. 
sylva/icus  L. 

Nt;'liioglii  palustridel 
F^i  mli. 

No'  hiiiij;hi  palustii  e 
salsi  del  basso  Friuli. 

Freqiienie  lie'  boschi 
(If'  colli  Frinlani. 

BLYSMllS 

compi-essus  Panz. 

Ne"  luoi^lii  palustri  e 
selvaticidell'alto  Friuli. 

CLADIUM 

Mariscus  Schrad. 

Ne'luoghi  palustri  del 
Friuli. 

SGHOENUS 

ni(jricans  L. 

Nell'alto  Friuli  e  iiel- 
la  Carnia. 

ORDINE  III. 

JUNCEE. 

9 

LUZULA 

maxima  L»C. 
w/cea  DC. 
spa  die  cu  UC. 
spicaia  DC. 

Ne'  boschi   subalpini 
del  Friuli  e  di-lhi  Carnia. 

Nei  boscbi  del  iiuuiu 
della  Cariiia. 

Ne'pascoli  della  Car- 
ina. 

Nel la  Carnia  sul  inon- 
te  Diniuii. 

JUNGUS 

conglomeratns  L. 

Ne'  luoghi   umidi  del 
Friuli. 

10 

ftliforniis  L. 

Nf  lie  Alpi  presso  Pa- 
luzza     e    Ponteba    nel 
Friuli. 

1 
1 

11 

Jacquini  L. 

Ne'  kiughi    paludosi 
alpiiii  della  Carnia. 

12 

//oiV/iTausch 

Comunissiino     uegli 
alt!  itionti  del  Friuli. 

15 

Gc/-«/-f/2Lois. 

Nelle  paludidcl  basso 
Friuli  illirico. 

VERATRUM 

Lobelianuni 

Bernh. 

Ne'pascoli  alpiiii  del- 
1'  alto'e  basso  Friuli. 

! 

—  (iOI  - 


OSSERVAZIONI 


In  questo  cataloi^o  non  soiio  comprese  che  quelle  piaiite,  di  cui 
r  Autore  ha  la  sicura  prova,  che  crescauo  spoutanee,  o  che  sieoo  este- 
saniente  coltivate  nel  Veiieto.  Fuiuiio  omesse  quelle  che  a  suo  avviso 
lion  sono  diverse  dalle  specie  in  esso  aunoverate,  e  le  altre  di  cui  e 
dubbia  1' esaUezza  del  nome.  sotto  cui  vennero  indicate  dagli  altii  mcco- 
glitori. 

Delle  ags^iuute  di  tredici  specie  e  di  vaii  luoghi  qui  ialte  agli  ordiui 
precedenti  egli  va  debitore  alia  geutilezza  dell'egr.  prof.  G.  Pirona,  e  de- 
sidera  vivanieute  che  1'  eseinpio  di  lui  sia  seguito  con  pari  aniere  dagli 
altri  biitanici  del  Veneto,  affinche  col  concoiso  di  lutti  il  catalogo  delle 
provincie  abbia  a  riuscire  possibilinente  conipleto  si  pel  nunieio  delle 
piaute.  che  per  la  indicazione  esatta  di  tiitli  i  luoghi  in  cui  crescono.  Cou 
questi  soli  dati  e  non  altriiiienU  si  potianno  confuiinare  i  quadii  stati- 
stic! degli  ordini  e  delle  specie,  che  dovrebbero  acconipagnare  e  chio- 
dere  il  presente  catalogu. 


Scrie  III,  T.  JV. 


mmn  del  mm  w  mm  im 


^i  leggono  le  seguenti  Osservazioni  ed  aggiunte 
al  Catalogo  del  rettili  delle  provincie  venete  pubbli- 
cato  dal  prof.  Massalongo,  nella  quarta  dispensa  del- 
I'anno  1859  di  questi  Atti,  del  dott.  Gio.  Domenico 
Nardo.  .   ,  ,     > 

§  \.  Neirultima  dispensa  degli  Atli  di  qiiesto  I.  R.  Isti- 
tuto  pubblicavasi,  senza  preventiva  lettiira  e  discussione, 
un  catalogo  de'retlili  delle  nostre  provincie. 

Confrontando  un  tale  lavoro  con  quello  da  me  prece- 
dentemenle  compilato  sullo  stesso  argomenlo,  per  incarico 
della  nostra  Commissione  statistica,  in  unione  ad  altri  ana- 
loghi  reiativi  agli  aniraaii  delle  provincie  venete  e  del  ma- 
re Adriatico,  che  stanno  per  uscire  alia  luce  negli  Atti 
stessi,  ebbi  a  riconoscere  non  Irovarmi  in  piu  punti  d' ac- 
cordo  con  quanto  leggesi  nelfindicato  catalogo,  credo  ora 
quindi  mio  debito  indicarne  i  motivi,  e  questo  faccio  sol- 
tanto  per  amore  della  verita  e  della  scienza,  e  per  togliere 
Tincertezza  a  quegli  studiosi  i  quali,  leggendo  entrarabi  i 
lavori,  trovassero  irabarazzo  nell'appigliarsi  ad  una  piut- 
tosto  cbe  ad  altra  opinione.  . 


— 1)()4  — 

i:}  2.  11  calalogo  de'retlili  delle  provincie  venole  e  il 
piii  l)i<'V('  (li  liilli,  lion  conla  rlic  sole  20  specie  ed  alqiian- 
te  varieta  quasi  liillc  di  colorito,  alciine  cosUiiili  di  elii,  al- 
tre  accidentali  0  di  Inogo,  come  nolai  neniiei  calaloghi 
ilkistiali ;  vedesi  duiKiue  non  tratlai'si  di  lunga  sloi'ia  e  die 
quindi  sara  breve  il  niio  dire. 

t^  3.  La  prima  din'ci'(Miza  die  presenfasi  dal  conironlo 
dei  due  calaloghi  sta  nella  dassiflcazione,  aveiido  io  cre- 
dulo,  per  teuerini  maggiorniente  a  livello  della  sdenza,  pre- 
ferire  la  divisioiie  di  quosti  animali  in  due  classi  distinte, 
cioc  lielliH  propriamenie  delU,  ed  AmfiOii,  (|ual(!  Acnneac- 
cdlala  dai  moderni  zoologi  piii  dislinti,  colle  relative  sud- 
divisioni  in  faiiiiglie,  ciica  aile  (juali  non  so  la  ragione  per 
cui  nel  catalogo  pubblicalo,  una  sola  famiglia  vedesi  dislin- 
ta  nel  sauriano  Anf/uis  fragilis,  nienire  non  si  feceio  distin- 
zioni  negli  alUi  ordini,  quanlunque  lanto  naliiralic  comune- 
mente  acccUate,  sieno:  pci  Clieloniani  le  faniiglie  Chelonidi 
e  Testudinidi ;  pei  Scmri  le  faniiglie  Lacertidi  ed  Anffuidi ; 
pei  Seri)cnti,  le  lamiglie  Colubridi  e  Viperidi,  e  pei  liatraci 
\e  iiiUv.^We  Ranidi  e  Salamandridi.  Poco  pero  giova  fer- 
niarsi  su  lal  punto  dovendo  enlrare  in  altie  piu  rilevanti 
parlicolaiila. 

§  4.  Trovasi  detto,  parlando  della  Testudo  graecn,  alia 
finca  osservazioni:  itiUssimo  e  Inrgamcnle  adoperato  per 
lavori  d'  inlarsiatura  e  minvleria  e  il  piastrone  e  il  cara- 
pace! di  f/uesio  onimalc:  e  nelle  osservazioni  alia  seconda 
specie  £?»«■*• /»/r/>7rt  Icggesi  scrido:  Meno  eslesi  sono  gli 
usi  del  ca^-apace ;  e  nelle  osservazioni  relative  alia  Cliclo- 
iiia  carclla  vien  detto:  //  carapace  serve  per  mollissimi 
usi,  ma  non  e  adalto,  come  riuello  della  Testudo  gri\ecaper 
maniifiilti  (leggi  inanilatture)  delicali  e  genlili. 

Tralasciando  discorrere  sull'uso   della    voce  carapace 


—  605  — 

per  indicar(3  \o  scudo  siiperioreo  dorsale,  della  tesliiggine, 
devo  confessare  iion  essermi  nolo  die  siansi  raai  adoperati 
nelle  arli,  non  solo  i  gusci  o  coccie  delle  due  prime  specie, 
ma  nemmeno  le  sottili  lamine  cornee  di  cui  sono  coperti, 
che  sole  ne  stirebbero  oapaci,  quando  riiiscissero,  alia  dc- 
stinazione  sopra  iiidicala. 

La  tartaruita  propnamente  delta,  colla  quale  si  fanno 
intursiature  e  lavori  di  piu  sorta,  traesi,  come  e  nolo,  dal 
guscio  della  Carctla  imOricata,  Bp.  specie  vivente  neH'Ocea- 
no  indiano  e  neH'Atlanlico  americano,  poiche  le  lamine 
che  coprono  i  suoi  scudi  sono  jiiollo  grosse  e  di  bellissima 
trasparenza,  mentre  quelle  di  cui  trovasi  coperto  lo  scudo 
dorsale  della  Ckelonia  carelta  poco  si  prestano  alio  stesso 
uso,  esseiido  troppo  soltili,  quasi  sempre  tarlate  e  corrose, 
di  brutto  colore  e  di  ti'asparenza  imperfetla,  per  la  qual 
cosa  si  trascurano  affallo. 

In  quanto  agli  alti-i  inolli  vsi  attribuiti  alio  scudo  di 
quesla  ullima  specie,  de'quali  non  ne  conosco  che  assai 
pochi  ed  accidenlali,  debbo  soggiungere,  che  se  sono  mol- 
to  limiiati  dapperUitto,  tanto  piu  lo  sarebbero  fra  noi  per 
la  scarsezza  del  numero  degl'  individui  che  si  pescano  nel 
noslro  Aeiriatico. 

§  5.  Parlando  della  carne  della  Ckelonia  caretta.sino- 
ta :  Essere  di  ollimo  saporc  (cosi  le  uova);  ma  eke  abusan- 
done,  polrebbe  recare  dei  malanni  e  persino  la  dissenteria. 

lo  feci  ripetute  ricerche  in  proposito  e  mangiai  piu  volte 
la  carne  della  nostra  tesluggine  marina,  parlai  con  molli 
che  ne  fanno  uso  a  soprabbondanza,  ne  raai  seppi  che  ad 
alcuno  prodticesse  moleslie. 

La  condizione  abusandone,  non  vale  soltanto  per  essa 
ma  per  qualsiasi  cibo,  giacche  T  abuso  e  sempre  nocevo- 
le.  Cerli  frali  e  certe  monache  usano  piii  spesso  quesla 


—  t)U6  — 

caine,  e  specialmcntc  il  suo  hrodo  squisilo.  Fu  osservalo 
riuscirne  piii  giistoso  il  sapore  qiiaiulo  la  testiiggine  sia 
teinila  per  piii  giorni,  come  dieono,  a  purgarsi  in  un  ser- 
baloio  d' acqua  marina.  Tutto  cio  e  in  contraddizione  C(in 
([uanto  asscrisce  il  Sig.  H.  Clocjiiel  parlando  della  1.  ca- 
letla  del  Meditei'raneo,  la  cui  carnc  diehiara  non  mangia- 
bile  perche  coriacea  o  di  un  sapore  d'olio  rancido.  Ne 
loda  soltanto  le  nova. 

OlUensi  dal  grasso  e  dal  fegato  della  cheionia  caretta 
niollissimo  olio,  il  quale  serve  utilraente  a  piu  usi.  Le 
sue  uova  non  sono  in  uso  fra  noi,  dacche  non  prolifiea 
nelle  nostre  spiaggie. 

§  0.  Si  dice  che  la  patria  ordinaria  della  Cheionia  ca- 
retta c  il  Meditcrraneo  e  I  Oceano  Atlaniico,  ma  che  non  di 
rado  osservasi  anche  neWAdriaiico  (Venezia);  a  me  sembra 
peio  doversi  rellificare  tale  nolizia  come  trovasi  asseritoda 
tuUi  gli  autori,cioe,essere  la  sua  palria  I' Oceano  Atlantico, 
ma  visitar  essa  difrequenteil  Meditcrraneo  ed  il  mare  Adria- 
tico  tullo  e  non  il  lido  venelo  soUanlo,  come  apparisce  dal 
catalogo,  che  segna  specialmeiite  Venezia^  fra  parcntesi. 

§  7.  Relativamente  alia  patria  della  Trstudo  graeca,  di- 
cesi  essei'e,  oUre  alia  Grecia,  I'  Italia  mcridionale  e  la  Dal- 
mazia.  lo  devo  notare,  Irovarsi  non  comune  lale  specie  in 
quest' ultimo  paese,  come  scrive  lo  slesso  Fitzinger  nei  suo 
Catalogo  de' Rettili  della  Daimazia,  e  sembrare  che  esso 
le  sia  patria  quanto  lo  sono  le  nostre  provincie,  e  che  la 
pure  siasi  importata  dalla  prossiiiia  Albania  dove  si  pro- 
paga,  benche  meno  abbondante  che  in  Grecia. 

5  8.  Osservo  indicato  fi'a  i  nomi  volgari  deW  Emis  lula- 
ria,  il  frinlano  Copassc,  e  fra  quelli  della  Cheionia  caretta, 
il  nome  friulano  Magna  copasse  de  mar. 

A  chi  non  conosce  il  valore  di  tali  nomi  potrebbe  sem- 


—  GOT  — 

brare,  trattuiidosi  di  una  specie  di  estesa  misura,  die  la  vo- 
ce magna  aggiunta  a  copasse  avesse  il  sigoificato  di  gran- 
de,  ed  altri  potrebbe  aache  credere  che  magna  corri- 
spondesse  a  mangia,  e  pei'ci6  si  voiesse  dire  magna  copasse. 

Sii  tale  proposito  devo  avvertire  che  magne  e  non  ma- 
gna dicono  i  Friulani,  che  magne  equivale  in  dialetto  friu- 
lano,  a  biscia,  serpente ;  che  la  voce  magne  ha  forse  deriva- 
zione  dal  caledonio  mangach,  furbo  astuto,  da  cui  anche  lo 
spagiiuolojna^/na,  (manaj  astuzia,furberia,  attributo  dei  ser- 
peDtie  siguiflcazioneloro  oel  dire  orientale(i).  Aggiungendo 
poi  che  la  Emis  lularia  chiaraasi  in  Friuli  magne  copasse  e 
non  copasse  soltanto,  come  si  scrisse  nel  catalogo,e  che 
magne  copasse  de  mar  dicesi  la  Chelonia  caretta  per  di- 
stinguerla  dalla  prima,  e  facile  concludere  che  chiaman- 
dosi  nel  Venelo  la  lestuggine  Bissa  scvdelera,  siavi  equi- 
valenza  perfetta  nei  nomi  volgari.  Copasse  infatti,  dalla 
radice  celtica  Cop.,  coprire,  da  cui  coppo,  tegola,  corri- 
sponde  a  tegere,  da  cui  testudo  nome  latino  e  testuggine 
italiano,  di  questa  specie,  il  quale  corrisponde  pure  a  scu- 
telta,  scudo,  da  cui  anche  la  voce  vernacola  scudellera, 
scutellata.  Ora  se  magne  signilica  biscia  e  se  copasse  si- 
gnifica  5eM(/o  e  indubitato  equivalere  magne  copasse  a  bissa 
sciideiera. 

Relativaraente  ai  siti  ne'  quali  nasce  \'Emis  lularia.,  ve- 
do  notate  per  primo  le  paludi  prossime  al  mare  del  Friuli ; 
intendendo  che  abbiasi  volulo  dire:  le  paludi  del  Friuli 
prossime  al  mare,  mi  e  duopo  soggiungere^  che  non  in  que- 

(1)  E  da  notarsi  su  tal  proposito  che  magnera,  manera,  in  aleuni 
antichi  dialetti,  equivale  a  leziosita,  vaghezza  di  fare  all"  amore,  che 
magnes  latino  e  greco,  vuol  dire  attraente,  che  meged,  viegedim  denota 
io  ebraico,  alcuua  cosa  che  incanta,  che  ha  del  prestante,  che  seduce,  che 
attrae.  .         ... 


—  (m  — 

ste  ck;  soiio  bugualc  sovenle  dall'  acqiia  salsa,  ina  in  quel- 
le pill  lontane  dal  maic  Irovasi  lale  specie.  Scrisse  bene  il 
prof.  Pirona  :  vive  ne'  fossi  aoquosi  e  fangosi  nel  basso 
Friuli.  Oltrc  che  nel  Veronese  e  nel  Padovano,  Irovasi  aq- 
che  nel  Polesine,  in  siti  analoghi. 

§  9.  Trovo  Ira  i  nomi  volgari  del  Tropidonntus  nalrix 
la  voce  madrace^  senza  avvertenza  in  cbe  paese  si  iisa, 
cosa  tanto  necessaria  a  conosceisi  pel  rinvenimento  della 
specie.  Stimando  die  siasl  voluto  indicarc  la  voce  friulana 
madracc,  nomo  col  quale  si  distingue  in  quella  provincia  fa 
biscia  palustre  o  ranajuola,  e  che  siasi  per  inavvertenza 
coQvertito  I'  ultimo  dei  due  cc  in  e,  credo  utile  fare  una 
breve  digressione  lilologica  ancbe  suH'origino  di  questa 
voce. 

Viene  usata  nel  Veneto  la  voce  Marasso  per  indicare  una 
specie  di  vipera,  la  quale  ritrovasi  di  preferenza  nei  siti 
bassi  e  palustri,  e,  come  abbiamo  veduto,  col  nome  ma- 
«frac6' nel  Friuli,  s'indica  la  biscia  palustre  od  acquajunla 
propriamente  delta.  Ora  6  ben  facile  conoscere  avere  ma- 
rasso e  madracc  una  medesima  radicc,  cioe  mm\  che  vuol 
dire  palude;  considerando  poi  che  ass  in  antico  signiflcava 
animale,vedesi  come  marasso  e  maracc,  non  significhino  al- 
Iro  che  aniinalo  palustre  (i). 

Un'eguale  derivazione  ha  T  antico  nome  volgare  Mara- 
sandola,  usato  anch'  oggi  in  alcuni  siti  del  Veneto  per  in- 
dicarc lo  salamaudrc  acquatiche  (Triton).  II  vocabolo 
salamandra  devesi  considerare  comeprodotto  del  trasporto 


(I)  Altri  potrebbe  valutar  mein)  la  desinenza  in  ass,  coine  antica 
significazioiie  di  animale,  qnantiinque  apparente  nelle  voci  copasse, 
marasso,  carbonasso,  riteneiido  la  sola  radice  e  riguardando  la  desi- 
nenza in  asso,  come  destinala  ad  iniprimere  alle  delte  voci  niodo  oidi- 
nario,  nozione  aunieutativo-peggioiativa.  ■  ■.  • 


—  m)  — 

ili  leltere,  della  voce  marasandola,  die  talvolta  senlesi  an- 
cho  converlire  in  sarmandola-. 

§  10.  Si  accenna  pure  riferibiliuenle  alia  specie  Tropi- 
donoUts  nalrix,  la  var.  murornm,  Fitz.  ma  dicesi  soltanto, 
alia  finca  di  alcuni  sinonimi  e  uomi  volgari,  checorrisponde 
iii  Coluber  muroruin^  Vest. 

Era  d'uopo  aggiiingere  altra  notizia  interessante  la 
fauna  veneta,  ed  e  che  il  primo  ad  indicare  una  tale  varieta 
di  bisoia  acquajuola  fu  ii  nostro  dott.  Sette,  che  la  distiose 
col  nome  di  marassello,  dandone  anohe  una  descrizioue. 

§  1 1.  Alia  flnca  indicante  alcuni  sinonimi  volgari,  rela- 
liva  al  Tropidonotus  tesseilalus  trovo  scritlo :  Natrix  tes- 
sellata  et  Gabina.  Massalongo  Sagg.,  p.  20,  22. 

Corsero  qui  senza  dubbio  due  errori,  1'  uno  di  nome 
c  r  altro  di  citazione  di  pagina.  E  d'  uopo  correggere, 
dicendo  invece  di  Matrix  tessellata^  N,  Viperina,  cd  invece 
di  N.  gabina,  N.  tessellala;  in  tal  modo  andra  bene  anchc 
la  citata  paginatura. 

§  12.  Ed  essendo  le  sinonimie  meno  note  quelle  che 
piu  sono  da  porsi  in  raostra,  percio  credo  che  fra  tali 
sinonimie  sarebbe  stalo  iraportante  indicarne  altre  d'  in- 
teresse  specialraenle  uostrale,  come  ad  esempio  quelle  che 
avrebbero  falto  conoscere  esser  /'  Amfesibena  orbisigola, 
osservata  in  Padova  dal  Vallisnieri  e  da  esso  descritta, 
corrispondente  all'  Anguis  fragilis,  L.,  ed  esser  T  Anguis 
veronensis  Pollini,  soltanto  un  giovane  individuo  di  que- 
sta  specie,  e  che  il  serpente  descritto  dallo  stesso  Pollini 
col  nome  di  Coluber  lliuringicus,  Bechstein,  eda  esso  Iro- 
vala  nel  Veneto,  anzi  per  la  prima  volta  in  Italia,  eqni- 
valeva  alia  Coronella  a«s/nflca,  Laurenti;  nolizie  queste 
tanto  piu  interessanti  in  quanlo  che  sono  sfuggite  anche  al 
diligenlissimo  erpetologo  Veronese  de  Bella. 

Seric  m.T.  IV.  70 


—  610  — 

§  13.  Alia  specie  Coluber  flavcsccns  vedesi  aggiunta 
una  Viirielii  (Iciioiiiiiuitii  nhjresccns,  Massalongo,  la  quale  a 
me  sembro  noii  acceUiibilc,  giacclie,  se  voglianio  ligmirdare 
come  vaiieli'i  noniinali  luttc  le  inutazioiii  di  oolorilo  proprie 
di  quesla  specie,  dovressimo  aggiungerne  molte  altre  ancora. 
E  per  qiieslo  die  il  principe  Bonaparte  ed  il  cav.  de  Betta 
si  conleiilarono  d'  iiulicare  per  essa  gli  estremi  delle  sue 
variazionl  di  culorito,  riferoiidoli  specialmente  al  variare 
deli' eta. 

§  \A.  Vedo  anchecilate  N.  7  variola,  della  Vii)era  aspis, 
mentre  il  de  Betta  ne  cita  12,  credendo  accennarne  soltanto 
alcune  delle  moltissime  cbe  osservansi  nelle  nostre  provin- 
cie  in  questa  specie,  detta  giustauiente  dal  Bonaparte, 
variabilissimo.  lo  non  ho  creduto  nei  niio  catalogo  lener 
dietro  a  eosi  lunga  serie  di  accidentali  differcnze,  le  quali, 
come  dice  il  de  Betta  stesso,  possono  crescere  all'inGnito 
per  grado  di  coloramento  e  di  maccliie  clie  vnnno  fra  loro 
a  toccarsi  ed  a  confoiulersi  insieme. 

Non  mi  e  sfuggila  invece  una  varieta  di  dermosclielelro 
importantissinia  e  degna  di  studio,  poicht;  minora  ilvalore 
al  carallere  degli  scudetti  pel  quale  si  tiene  distinto  dalla 
Vipera  il  genere  Pelias.  E  questa  la  varieti'i  capile  scutel- 
lato,  da  me  segnata  nelle  mie  schede  tino  dal  1829,  ed 
avverlita,  pero  senza  distingueria  dal  dott.  Alvera  di  Vi- 
cenza  (V.  Lanzam  I'anlot/rafia  J'icenlina  I85G,  pag.  83) 
e  dal  de  Betta  in  una  nota  alia  p.  1 70  della  sua  Erpeto- 
logia  (Idle  provincie  vencte. 

Fu  percio  che  ho  preferito  lasciare  nel  genei'e  Vipera 
il  nostro  marasso,  del  quale  avendo  avulo  occasione  di 
osservare  moiti  csemplari,  ne  trovai  anche  di  quelli  che 
avevano  il  capo  squamoso  come  la  vipera,  invece  che  for- 
nito  di  scudi.   Una  tale  osservazione  imporlantissima,  die 


—  (541  — 

serve  di  controprova  all' altra  accennata  relativa  alia  Vi- 
pera  aspis  dal  capo  scutellato,  vcniva  da  me  registrata 
nellanno  1829,  come  sta  scrilto  di  mio  pugno  nel  cata- 
logo  degli  animali  del  Gabinetto  di  storia  naturale  del- 
r  I.  R.  Universita  di  Padova,  classe  de'rettili,  sp.  N.  55, 
Vipera  Chersea,  var.  c,  ove  conservasi  nil  bell' esemplarH 
di  ossa. 

§  15.  Parlando  della  Vipera  rtmmof/)/^e,9  viene  dichiarato 
non  esscrsl  ancor  insto  alcun  esemplare  di  quesla  specie 
nel  Veneto,  ed  aggiiingesi,  clie  il  Prof.  Giro  Pollini  erronea- 
mente  crede  eslsla  questo  rettile  nel  Veneto  e  nel  Padovano, 
e  che  il  Professor  CaliiUo  dice  Irovarsi  nel  Betlunese,  cd 
essere  sulla  sua  fede  che  si  registro  questa  specie. 

Anche  su  tale  proposito  io  devo  soggiungere  che  nel 
1821,  facendo  una  peregrinazione  eutomologica  nel  Friiili 
col  distinto  naluralista  Goriziano  fu  Co.  Giovanni  Coroni- 
ni,  nci  monti  di  Cividale,  verso  la  parte  di  Canal,  aveiumo 
ad  incontrare  alciini  individui  della  specie  in  discorso,  e 
che  polemmo  prenderne  uno,  il  quale  preparai  pel  Gabi- 
netto di  stoiia  naturale  del  R.  Lieeo  di  Udine,  ove  credo 
ancora  si  trovi.  Mi  assicurava  poi  il  delto  sig.  conte  che 
una  tale  specie,  comune  nei  monti  del  Carso,  trovasi  pure 
alcune  volte  in  quelli  del  Friuli  e  della  Carnia. 

Non  so  poi  comprendere  con  quale  appoggio  il  nostro 
collega  rinfacci  al  Pollini  la  credenza,  dichiarandola  erro- 
nea,  che  questo  rettile  si  trovi  uel  Veronese  e  nel  Padova- 
no.  Io  conosco  quanto  venne  dal  Pollini  pubblicato  sui 
serpenti,  ed  anche  1'  opuscolo  sfuggitoalla  diligeiiza  de'no- 
stri  erpetologi,  qual  c  la  Memoria  sopra  alcune  malaltic 
degli  ulivi,  e  sopra  di  alcuni  serpenli  del  Veronese^  ma 
non  trovo  che  il  Pollini  abbia,  in  alcuno  de' suoi  lavori 
stampali,  fafta    mcnzione   dell'  esistenza   della    vipera  dal 


—  012  — 

coriu)  nellii  pioviiicia  di  Verona.  Ku  iiiveio  la  redazione 
de\U\  liiUioteca  //a//«7i«,clie  jJiTsenlando  iin  sunloncl  1817, 
del  viaggio  al  lago  di  (larda,  aggiiingeva  alle  sei  specie  di 
serpenii  indicate  dal  Pollini  il  Coluber  ammodijtes,  sicco- 
ujc  non  raro  a  tiovar.si  nei  Colli  Eiiganei  e  nei  nionti  Bel- 
limesi,  dove  era  stato  vedulo  dal  (^aliillo  e  dal  Brocchi. 

Cio  scrisse  cliiaro  anche  il  de  Bella  nella  sua  recenle 
erpetologia,  ed  ora  chi  legge  il  nuovo  calalogo  dei  rellili 
delle  nostre  provincie,  pubblicalo  negli  alii  dell'  I.  11.  Isti- 
tuto,  non  piio  die  rcslare  mcraviglialo  della  nnova  nolizia, 
la  quale  devesi  credere  appoggiata  sollanto  ad  un  equivo- 
co  preso.  Parlando  delle  propri(!l;i  voneficlic  di  quesla 
specie  s'  indica  clie  sono  esse  piii  polcnli  c  piii  lerribili  di 
(|uella  della  Vipera  coniune.  Su  talc  proposito  il  do  Bella 
dichiara  non  aversi  ancora  osservazioni  coniparalive  e  non 
polersi  quindi  appoggiarc  la  vcritii  di  una  lale  asserzione. 

§  IG.  Trovo  aggiunta  alia  specie  Boml/inalor  ignetis  la 
varielS  pachypns,  iMassalongo,  la  quale  varieta  viene  slabi- 
lila  sopra  un  unico  individuo  ti'ovalo  dall'  autore  del  ca- 
lalogo, nei  paese  di  Velo,  da  esso  creduto  prima  il  liombi- 
nator  pacltijpiis  di  Filzinger,  come\edesi  pubblicalo  neli'al- 
tro  suo  calalogo  ragionalo  dei  rellili  del  Veronese,  e  che 
ora,  in  base  alle  osservazioni  del  Bonaparle,  dei  Dumeril  e 
Bibron,  e  del  Bella,  slinia  anch'egli  piii  convenicnle  riguar- 
dare  come  semplice  variela,  pachypus^  contraddislinla  dal 
proprio  nonie. 

Mi  e  d'  uopo  riflettere  su  lale  proposilo,  non  aver  io 
potuto  accettare  nei  mio  calalogo  tale  varieta,  poiche  non 
jtossono  indicarsi  con  lal  nome  le  differenze  di  sviluppo,  e 
poiche,  (|uand'  anche  il  Cav.  de  Bella  non  ci  avesse  fatlo 
conoscere  possedere  egli  nella  sua  Collezione  le  varie  for^ 
me  di  transizione  che  Jiniscono  iili  eseniplari  del  llomlnnator 


—  GJ3  — 

ignevs,  colle  grandi  forme  da  esso  ricevule  didla  Roma- 
giia,  le  qiiali  raggiungono  le  proporzioni  assognale  da 
Fitzinger  alia  sua  pretesa  specie,  e  polesse  credersi  adnt- 
tabile  per  esse  una  varieli  pachypus,  il  nome  col  quale  do- 
vrebbe  indicarsi  tal  variela  sarebbe  var.  pachypns  Bona- 
parte, e  non  Massalongo,  poicbe  fu  tale  autore  il  primo, 
cbe  ritrattandosi  da  un  suo  anteriore  giudizio,  pronuncio 
doversi  la  specie  Fitzingeriana  al  piii  considerare  conic 
semplice  variazione  di  sviluppo.  E  poicbe  siamo  sul  Bombi- 
nator  igneus  non  posso  lasciar  d'indicare,  cbe  sarebbe  stato 
per  ogni  titolo  convenionte  far  conoscere,  nella  finca  sino- 
nimi  delie  specie,  essere  questa  la  Botta  acquajuola,  ossia 
r  Vhdone,  cbe  per  il  primo  il  celebre  Vallisnieri  distinse 
con  tal  nome,  avendolo  trovato  vivere  abbondante  ne'  sili 
palustri  dei  contorni  di  Padova,  o^'e  ebbe  motive  diosser- 
varne  i  costumi.  '   ■■■:'■'■   •;•"'.''. 

§  17.  Alia  specie  Rana  escidenta  si  vedono  assegnate, 
come  pifi  o  meno  comuni  nel  Veneto,  quattro  varieta  con- 
traddistinte  dall'  autore  col  proprio  nome,  giaccb6  le  aveva 
descritte  e  denominate  nel  suo  catalogo  ragionato  de'ret- 
tili  della  provincia  di  Verona  ;  non  si  fa  carico  inveco  di 
alcuna  delle  cinque  variela  descritte  dal  de  Delta  nclla  sua 
erpetologia,  senza  pero  dare  ad  esse  speciale  denoraina- 
zione.  — ■  Confrontando  i  caralleri  assegnati  dal  uoslro  au- 
tore alie  sue  quattro  varieta,  con  quelli  assegnati  alle  pre- 
dette  sue  cinque  dal  de  Bella,  si  e  tentato  concludere  cbe 
non  in  quattro  ma  in  nove  maniere  varierebbe  la  Rana  co- 
mune  nelle  nostre  provincie.  Ho  vokito  confrontare  i  ca- 
ratteri  cbe  io  aveva  notati  in  allri  tempi  per  dislinguere  le 
variazioni  di  colorito  e  di  taglia  delle  rane  da  me  osserva- 
te  nelle  provincie  venela,  padovana,  friulana,  e  trovai  che 
alle   nove   varieh'i  sunnotate  potrei    aggiungerne   almeno 


—  014  — 

allrellanle.  Da  die  cio  dipciulo  ?  DaU'esscrc  la  rana  iin 
animale  variabilissinio  cho  subisce  modificjizioni  nella  sua 
coloraziono,  lo  (juali,  come  scrisse  saggiaraento  il  de  Betta, 
serabrano  dipendere  da  IT  eta  e  dalla  diversila  di  al)itazione, 
circoslanzc  che  non  possono  certameiite  giusUlicare  la 
formazione  di  variela  nominali  propriamcnte  dettc,  ma  ohe 
piiiltosto  devono,  voleudoac  fare  distinzione,  chiamarsi 
ahili  (  vestes  ). 

E  per  questo  che  io  mi  conlentai  d'  indicai-e  nel  iniu 
catalogo  illuslrato,  che  a  cagionc  di  ela  e  di  abitazione  va- 
ria  moUo  la  Rana  comuoe  nel  suo  colorilo  e  lalvolta  an- 
che  nolle  sue  dimensioni. 

§  18.  Viene  ripfodoUa  dal  suo  autore  anclie  nel  pre- 
senle  catalngo,  come  specie  distinta,  la  Rana  alpina,  Risso, 
aggiungendosi  la  seguente  annotazione. 

Jnnocente.  !\cn  posso  soslencre  die  r/uesta  specie  sia  la 
vera  Rana  alpina  del  Risso^  poiche  non  ho  gli  oritjinali  di 
questo  autore^  pero  a  me  seinhra  hen  diversa  dalla  Rana 
temporaria  per  luUi  i  car  alter  i  ester  iori  non  solo,  ma 
eziandio  per  la  sua  voce  c  per  Ic  sue  al/itudini,  percio  non 
sarebbe  iviprohalnle  che  fosse  una  specie  non  ancora  de- 
scrilla.  —  In  tale  proposito  mi  e  d'  uopo  fare  le  seguenti 
osservazioni  : 

Devo  escludcie  prima  di  tutto  anche  il  sospello  che  la 
rana  indicate,  quantunque  dubitativamente,  dal  prof.  Mas- 
salongo,  sia  la  Rana  alpina  di  Risso,  giacclie  me  ne  sono 
convinto  nel  18i0  al  Congresso  di  Torino,  cssendo  a  par- 
te di  una  discussione  su  di  essa  e  suila  Rana  maritima, 
pure  di  Risso,  seguila  iVa  tale  autore  ed  il  principe  Bona- 
parte ;  dietro  alia  quale  si  e  concluso  Irattarsi  di  un'iden- 
tica  specie  riferibile  alia  Rana  escnlenla,  di  cui  non  pote- 
vano  considerarsi  ontiambi  se  non  variazioni  prodotte  dal- 


—  615  — 

la  localita  da  esse  abitata.  Infatti  il  piiucipe  Bonaparte 
aveva  gia  indicate  quelle  due  specie  corae  sinonime  delta 
Rana  esculenta,  nella  sua  opera  Ami)hUna  Europaca,  pubbli- 
cata  a  Torino  nel  1 839. 

Aggiungo  .poi  die  la  specie  di  rana  di  cui  parla  il 
nostro  collega  nel  suo  catalogo,  e  invece  riferibile,  come 
accenna  il  de  Betta,  alia  Rana  alpina  figurala  dal  principe 
Bonaparte  nella  sua  Fauna  italica,  la  quale  non  e  che  una 
semplice  vaiiazione  di  luogo  della  Rana  temporaria,  come 
mostro  sospettare  il  Bonaparte  slesso  nel  suo  citato  lavoro 
Amphibia  Enropaea.  Su  tali  basi  io  credetti  quindi  piii  pro- 
prio  indicarc  nel  mio  catalogo  la  rana  in  discorso,  come 
Rana  temporaria,  abilo  (ves-lis)  Alpina. 

§  \{\.  Vedo  ancbe  registrato  Ira  le  salamandre  nostrali 
la  Pelroponia  nigra,  IMassalongo.  —  Quantuuque  il  valente 
erpetologo  sig.  de  Betta  abbia  tentato  di  puntellare  un  tale 
preteso  nuovo  genere,  forniato^  come  ora  confessa  lo  stesso 
suo  autore,  sopra  un  solo  individuo  non  ancora  comple- 
lameute  raetamorfosato,  io  non  bo  creduto  di  registrarlo 
fra  le  buone  specie  viventi  nelle  nostre  provincie,  per  ra- 
gioni  che  mi  riservo  d'iudicare  nel  mio  catalogo  illuslrato. 

§  20.  II  nostro  collega  ripete  nel  suo  catalogo  alia  tinea 
Osservazioni,  con  nota  speciule  a  ciascuna  di  '2o  delle  28 
specie  annoverate,  la  parola  innocente,  dal  che  ne  avviene 
che  tre  sole  sono  nocive,  come  pure  da  esso  si  nota,  quali 
sono  i  tre  Viperini,  da  ciascuno  conosciuti. 

Fra  tanti  innocenli,  cbe  io  preferisco  cbiamare  inno- 
cui,  vien  posta  la  lucertola,  la  quale  non  e  certamente 
qualiflcata  con  epilelo  si  benigno  dal  vignajuolo,  guastan- 
do  essa  talvolta  con  grave  danno  le  uve  e  le  allre  frutta 
lungo  le  pergole  e  le  spallicre.  Non  so  poi  come  dopo  aver 
dicbiarala  innocente  la   ^alamandra  maculosa^  possa  sog- 


—  (M(>  — 

giiiiigersi :  //  lalle  od  umore  (inlcndasi  /  uino)'  lalliginoso) 
delta  pelle  e  venefico.  E  lo  stesso  leggesi  reliilivamontc  ai 
rospi  dopo  averli  dichiarali  anchessi  innocenli.  Ne  quanlo 
scrive  de  Bella  ralalivamcnle  al  Coluber  viridi-flavus,  in- 
voglia  certo  a  porre  tale  specie,  clie  laiilo  s'irrila  e  motde, 
bcnclie  non  venefica,  fra  le  innocenli. 

S  21.  Vedo  ripelula  quasi  ad  ogni  specie  ravverlenza 
nso  ncssuno,  e  cio  andie  per  alcnne  a  qualilie  uso  ado- 
perale  o  che  potrebberu  adoperaisi.  La  Testudo  graeca,  ad 
escmpio,  e  Y  Emis  lularia  si  lengono  per  aulica  cosluman/a 
ne'giardini  e  negli  opli,  perclie  distriiggono  glinselli  no- 
civi  e  le  lumacbe.  E  la  Lucerla  viridis  uliUssima  dislriil- 
ti-ice  d'inselti,  ed  aleune  specie^li  serpenli  innocui,  corae  la 
Coronella  austriaca,  il  Coluber  (lavescens  ed  il  Tropidono- 
tus  lorqualus,  sono  giovevoli  airagricolluia  poiche  distrug- 
gitoii  di  topi,  rane,  ioselti,  lumache  e  vermi,  die  lanlo 
danneggiano  gli  oiii. 

Non  so  poi  perche  non  s'indiclii  I' uso  che  vien  fallo  da 
alcuni,  come  accenna  anche  il  de  Bella,  della  carne  del 
Tropidonolus  nalrix  ,  la  quale  Irovasi  niollo  saporila. 
E  poi  anche  nolo  che  una  lale  specie  adoperavasi  e  si  ado- 
pera  ancora  in  alcuni  paesi  nella  preparazione  di  brodi 
medicinali  per  la  cura  della  scrofola,  di  morbi  cutanei  e 
di  allre  malalUe.  Anche  la  carne  del  Col.  virUli  ftavus  vien 
mangiala  da  taluno,  avendo  buon  sapore.  Non  puo  quindi 
dirsi  nenimeno  per  questa  specie,  uso  nessuno. 

R  22.  Dove  si  parla  del  livfo  vuU/aris,  Irovo  nolalo:  usn 
nessuno,  Iranne  queUoche  disseccalo  e  polverhzalo  serve  a 
comporre  aleune  pasticche  incbrianlL  colic  quaU  si  prendo- 
no  i  pesci  in  sostiluzione  delle  coccolc  di  Levanlc.  —  Una 
lale  propriela  inebrianle  i  pesci,  del  Rospo  disseccalo,  me- 
rila,  se  e  vera,  i  riilessi  del  chimico,  giacclic  non  polrebbc 


—  617  - 

essere  doviita  se  non  alia  presenza  di  ud  qualche  principio 
organico  partioolare,  nella  carne  del  rospo,  fino  ad  ora 
non  avverlita.  Sta  pero  a  vedersi  se  di  altre  materie  sono 
composte  quelle  pastiglie,  e  se  le  propriety  iuebrianti  non 
sieno  piuttosto  attribuibili  ad  altro  ingredienle.  Sulla  qual 
cosa,  cbe  non  rilevasi  dal  calalogo,  sara  d'uopo  cbe  il  suo 
autore  si  couipiaccia  di  darci  schiarimenti  maggiori. 

§  23.  La  iudicata  propriety  di  segnare  i  cambiameuti 
del  tempo,  non  e  solo  riferibile  aW'Hijla  viridis,  ma  fa  al- 
treltanto  la  Ranaescutenta,  come  e  nolo  fra  noi,  ed  anzi 
con  raaggior  precisione  al  dire  di  Selys.  Anclie  i  Triton 
tenuli  in  uu  vaso  dacqua,  danno  iiidizio  di  sentire  le  va- 
riazioni  atmosferiche,  come  piu  volte  osservai. 

§  24.  Per  quello  riguarda  ai  norai  vernacoli  coi  quali 
vengono  distinte  le  specie  di  rettili  viventi  nelle  noslre 
l)rovincie,  ne  trovo  ommessi  laluni  de'piu  volgaii  nel 
Vioentino  e  nel  Veneto,  i  quali  nel  mio  catalogo  illustrato 
saranno  posti  a  loro  sito  (I). 

(1)  Alcuni  fra  i  piu  liniarchevoli  di  tali  noiiii  sono  i  seguenti: 

Borigola.  Risarria,  Risardoln,  Podai'cis  murulis. 

Sesegia  (  Vicent.)  c!ie  i  Genoveeii  dieono  Sagueggia,  Seixella,  Sei- 
guella.  Anguis  frctgilis. 

Mill).  .\Iilnido  (Veil.)  Colub.  viridi  flavus. 

Scorzon  (Vic.)  Colub.  viridi- fllavus,  var.  Carbonarius. 
Tal  noMie  volgare  si  applica  talvoUa,  anche  al  Colub.  pivescens  di 
C'llore  nerastro. 

Ranai-nln  (Bassan.).  Tropidonotus  nafrix. 

Ranelia  delle  Signore.  Kanella  della  Madonna  (Vic.)  Uyla  viridis. 

Crdte  (Vis.)  Bombinidor  igneus. 

Fissacan,  Scopisson.  Rana  scopissona  (Vic.  e  Yen.)  Bana  temporaiia. 

Scaizaron  (Vic)  Rospa  fasolaia  (Vic.  e  Ven.)  Bufo  vidgoris. 

t  poi  d' uopu  correggere  alcuui  de' nonii  volgari  che  vennero  dal 

sig.  prof,   ripurtati  nel  suo  catalogo;  far  la  qual  cosa  ciedo  necessario 

poiohe  essendo  co'  uoini  volgari  ch«  si  ricercauo  le  specie  nel  conlado, 

coDvieue  sieno  quesli  bene  scritti  uude  ben  pronwnciarli,  altrimenti  nun 

Serie  UJ.T.  IV.  80 


-  618  — 

S  25.  Do  torinine  ;il  inio  dire  col  larc  iin'  importaule 
aggiunta  alia  hibliografia  de'rettili  dellc  proviiu'le  venete, 
notando  allii  quallro  lavori,  ollre  i  nove  indicali  da!  pro- 
fessor Massalongo  in  calce  del  suo  calalogo.  Ommettendo 
di  citare  11  Tiichsio  ed  il  Matlioli,  ihe  descrivono  le  sa- 
lamandre  acquatichc  viveuti  nei  fossali  di  lldine  e  di 
Vicenza,  Ic  quali  venivano  ai  loro  tempi  sovente  sostituite 
alio  Scinco  marino  nelle  farmacie,  ed  il  Laiirenli  il  quale 
fra  1  suoi  Triton  ne  chiama  uno  ulinensis^  e  fra  i  suoi  Na- 
Irix  ne  descrive  una  specie  col  Utolo  gemonensis  (Colub. 
viridi-flavus  (sec.  Bp.),  ineoniineio    invcee    a  discorrere 


!>oiio  iutesi.  Convien  auche  si  sappia  in  quale  provincia  o  paese  usasi  un 
(iato  nome  e  percio  deve  taisece  indicazioiie. 

p.  f.  iiivece  di  Osortoloti  deve  dire  Osertolon 


Sgurbissnj  (Friuli) 

» 

Sgurbisiil 

Uarbit             » 

13 

Uarbite 

Uarbitoi          » 

» 

Uarbitul 

Racula            » 

n 

Racuie              .    . 

ZovatoQ          » 

» 

Savaton  (da  Save) 

Pissargot         » 

» 

Pissargott 

»  Veccia,  Fasolara  leggasi  Veccia  fasolara. 

»  Morasandola  »        Marasandola 

»  Morasangola  »        Marasaiignla. 

Si  correggano  anche  i  segnenti  errori  (alcuni  de'cjuali  devoiio  esse- 

re  tipograCci)  poiche  alterano  il  senso  della  pamla. 

Alia  specie  6.  fines  nome  spec,  si  canceiii  la  var.  c)  nigriventris  e  si 

segniDO  le  altre  colle  lettere  progressive  c),  d),  e),  f). 
Alia  specie  14,  finca  luogo,  ec.  invece  di  Anlole,  leggi  Antole. 
Alia  specie  15,  tiuca  alcuni  sinonimi,  ove  e  scritto  Letr.,  leggasi,  Latr. 
ed  alia  finca  nome  specif,  e  var.  ove  e  seritto  b)  ocullata  leggasi 
uceUata,  ove  e)  fuscu,  leggasi  fusca. 
Alia  specie  16  ove  e  scritto  ammodites,  leggasi  ammouytes. 
Alia  specie  22  ove  e  seril'.o  Save  Sav,  leggasi  'Save,  'Sav. 
Alia  pag.  olO,  apparisce  che  il  lavoro  sui  reltili  del  Veneto,  inserito 
nella  Guida  Venezin  e  le  sue  Lagune,   appaiteoga  al  cav.  Trevisan.  Si 
conegga  quindi  al  modo  seguente:  Cointarini.   Hetlili  delta  veneta 
provincia.  V.  Venezia  e  le  site  Lagune,  Vol.  II,  pag.  159,  1847. 


—  Giy — 

del  Vallisniori  che  fu  primo  a  nominare  e  descrivere  la 
Bolla  acquajiiola  od  Ululone,  da  esso  osservato  nella 
provincia  di  Padova,  come  piio  vedersi  nelle  sue  opere; 
faccio  conoscere  la  lellera  del  Pollini  sopra  alcune  malat- 
tic  degli  ulivi  e  sopra  di  alcuni  serpenti  del  Veronese,  pub- 
blicala  nel  1818,  nella  Biblioteca  Italiana  e  separatamen- 
te  ;  indico  il  Martens  che  per  il  primo  nel  suo  Reisenacli 
Venedig,  1824,  ci  diede  il  catalogo  di  22  specie  di  ret- 
lili  da  esso  osservati  fra  noi,  meltendovi  i  nomi  volgari  di 
riscontro;  faccio  nolo  infine  altro  calalogo  dei  rettili  della 
provincia  di  Vicenza,  Iracciato  dietro  le  osservazioni  del 
dott.  Alvei-a,  ed  inserilo  a  p.  83  del  Saggio  di  una  Pan- 
tof/rafia  Vicentina  puhbticalosi  n  Venezia  nel  1836,  dal  fu 
cav.  Lanzani. 


II  m.  e.  prof.  Massalongo  dichiara  :  che  rispon- 
dera  con  ordine  allc  osservazioni  del  dott.  Nardo 
quando  saranno  pubblicate.  Fa  impertanto  alcune 
brevi  avvertenze  che  offrono  argomento  di  relativa 
discussione  col  dott.  Nardo  medesimo,  il  quale  asse- 
risce  di  non  aver  fatto  quelle  osservazioni  se  non  a 
scopo  puramente  seientifico. 

II  s.  corr.  dott.  M.  Asson  comunica  questa  Me- 
moria  Sidle  capsule  soprnrenali. 

La  coincidenza,  o  rispeltabili  accademici,  ch'era  stata 
avvertita  dall'  Addisson  fra  la  tinta  bronzina  della  pelle  e 
una  qualche  alterazione  organica  delle  capsule  soprarenali, 
i  gravi  disordini  funzionali  e  la  letalitti  inevitabile,  di  cni 
parve  accompagnata  quella  tinta  negli  uomini  infermi,  e 


—  620  — 

segnila  ik^' bnili  nniinali  I' ostirpazione  dolle  capsule  anzi- 
dello,  inosli'iivaiio  averiie  alliiic  disvelalo  il  disputalo  uso, 
Irovalolo  csscnzialo  all' inlcgrita  della  vila,  e  staluilolo 
eonsistcnto  nolla  soparazinnc  e  nella  eliminazionc  del  pim- 
mento  del  sangiie,  repulato  prinoipid  niicidialo  ed  infeslo 
iiir  aninialo  ecoiioniia.  Udiste,  in  (jiieslo  liiogo,  ditesa  va- 
lorosanienle  (ale  (lotlrina  dallo  illiistre  doll.  Benvcnisli  : 
alia  (piale  opponevasi,  in  un"  adunanza  dello  AleneOj  I  o- 
norevole  noslro  segrelario  doll.  Naiiiias.  S'  crano  poi 
addoUi  falli  ed  esperienze  pro  e  conlro  da  illuslri  osser- 
valoi'i. 

lo,  dal  uiio  eanlo,  essendonii  aecorto  clie  uieglio  era 
inlerrogare  la  clinica  e  1'  anatomia  patologica,  piuttoslo 
clie  le  speiicnze  con  le  vivi-sezioni,  per  venire,  su  tale  sub- 
bielto,  a  qualclie  ulile  conclnsione,  nioslrai  in  nna  me- 
moria  ietla  pure  all'  Aleneo,  e  ancora  inedila,  la  neces- 
sity, per  aggiungere  tale  scopo,  clie  fossero  bene  delermi- 
nati  i  caratteri  analomici  eslerni  delle  capsule,  forma,  vo- 
lume, peso,  colore,  consislenza,  e  gli  interni  di  tessitura; 
senza  clie  non  sarebbe  possibile  valutare  la  loro  devia- 
zione  dallo  stalo  nal urate,  per  poter  dedurre  dal  paragone 
fia  r  alterazione  staluitane  nel  cadavere,  e  i  sintomi  offerli 
in  vila  dall'infermo,  la  I'unzione  problematica  di  taliorgani. 
Sposi  quindi  in  quello  scritto  alcune  osservazioni  aftine  di 
riuscire  a  tale  risuUanza. 

Ho  poscia  insislito  nelle  indagini  rivolte  a  delinire  il 
vero  stato  analomico,  naturale  e  morboso  delle  capsule 
soprarenali. 

D'  ogni  cadavere,  che  m'era  concedulo  d'ispezionare,  io 
notava  1'  et;'i,  la  statura,  la  maiaUia  che  avcva  prodotta  la 
morte,  le  lesioni  manifestanlisi  negli  altri  visceri.  Quindi 
io  segnava  la  forma  dell'  una  e  dell'  allra  capsula  ;  ne  de- 


—  621  — 

lorminava  il  peso  in  I'elazione  coiretii,  colla  slatura,  ool  pe- 
so de'  f(?ni,  die  teiigoiio  con  quelle  una  corrispondenza 
di  sede,  e  dclla  niilza,  clie  si  presume  a  ragione  leuerne 
una  istojogica  e  funzionale.  Quiiuli  esaminava,  eon  qiiella 
luaggiore  esaltezza  che  mi  era  possi])ile,  la  tessitura  di  tali 
organi  in  istato  nalurale,  e  le  mulazioni  indottevi  dalla  ma- 
lattia.  E  liopertaiguisa  raecolte  60  ossei'vazioni  da  aggiun- 
gersi  alle  30,  che  avevano  formato  il  soggetto  della  prima 
memoria. 

E  scopo  del  mio  presente  lavoro  I'  esporre  di  questi 
nuovi  sludi  sui  reni  succenturiati  i  risultamcnti,  per  trarne 
qualche  deduzione  intorno  la  fisiologica  loro  influenza  e  ri- 
levanza  nell' economia  della  vita.  Lasciando  dall"  un  canto 
la  forma,  ch'  e  poco  rilevante,  incominciero  dalla  strutlura 
anatomica  :  essendo  necessario  partire  dal  dato  d'  una  sa- 
na  struttura  per  rilevare  il  natural  peso  degli  organi. 

La  testura  delle  capsule  soprarenali  si  rileva  dall'esa- 
me  delle  superficie  risultanti  dalle  loro  sezioni  vertieali  e 
tiasverse.  Dolle  quali  suporiicie  ciascuna  ordinariamente 
preseata,  dal  di  fuori  al  di  denlro,  la  raembrana  propria 
deir  organo,  poi  lo  strato  corticate  giallo  rosseggianle  con 
varie  modificazioni  i)er6  e  graduazioni  nel  colore:  segue 
una  sostanza  piumolle  e  polposa,  di  color  rosso  oscuroone- 
reggiante  :  in  mezzo  alia  quale  spicca,  per  la  sua  tinta  opa- 
lina  o  perlacea,  una  sostanza  omogenea  e  compatta,  clie 
suole  avvolgere  un  quakdie  pateate  ramo  della  vena  sopra- 
renale  ;  dalla  cui  parete  ingrossata  e  opacata  sembra,  in 
qualche  caso,  interamente  cosliluita  (I).  Talora  mostra 
anclie  avvolgere  gran  numero  di  piccoli  ramoscelli,  perch e, 
comprimendo  quella  sezione  dell"  organo  che  viensi  disami- 
nando,  si  vede  uscire  un  liquido  sanguigno  da  molte  boccuc- 
(l)Tav.  V,  fig.  111. 


—  G22  ~ 
ce  elio  appariscono  ap(M-le  in  mezzo  a  quella  sostanza. 
Oiicsta  poi  si  present;!  (luaklie  volta  grigia  o  gialla  piii 
ciiiiira  deir  eslei'na  coi-leccia  ,  granellosa  anzi  die  omo- 
genea,  mollo  invece  elie  conipatia  ;  o  ha  disposizione  di- 
versa  daHanzideUa,  pei'clie  posta  tia  la  sostanza  gialla  cor- 
licaie  e  la  nera,  anzi  cbe  uel  contro  di  questa  :  lo  ehe  v 
assai  raro  ( I) 

l.a  nola  cavita  della  capsula  suole  aprirsi  di  mezzo 
la  polpa  oscura  :  e  la  sostanza  opalina  piii  umida  o  molle 
suol  foimar  parte  d'  una  parete  di  qiiella  eaviti  contenente 
on  li(juido  viscoso  e  briino.  Spesso  pore')  la  detta  sostanza 
perlacea  e  eslranea  affatto  alia  parete  della  caviti  :  ne  vero 
6  che  questa  sia  sempie  seavata  tra  quella  e  lo  strato  ros- 
so alro.  Questa  disposizione  delle  parti  formanti  la  tessitu- 
ra di  tali  organi  e  suscettibile  di  aleune  non  essenziali  va- 
riazioni,ehe  non  si  possono  ridurrea  legge.  Sempre  ehe  pero 
tale  air  ineiroa  si  presenti,  e  offca  quel  caratteri  microsoo- 
pici,  che  diro  piu  avanti,  si  puo  lenerue  naturale  ed  Inte- 
gra la  sostanza.  L'  aspetto  lobuloso  o  acinoso  della  super- 
ficie  della  eassula,  e  la  presenza  di  alcuni  corpetti  rotondi, 
che  variano  dal  volume  d'  un  grano  di  miglio  a  un  pisello 
annessivi,  formati  di  sostanza  gialla,  con  al  centro  una 
sostanza  nera,  s'  accordano  perfeltamenle  con  la  sana 
loro  condizione  :  fuor  della  quale  sarebbe  riuscilo  sempre 
impossibile  il  poterne  statuire  e  i'ermare  il  naturale  peso. 

Meckel  riduceva  a  una  dramma  il  natural  peso  de'reni 

(1)  Qiiejta  sostanza,  ch'  io  chiamo  perlacea  uvvero  opalina,  fu 
desciitta  flal  Bergmiinn,  cnnie  una  sostanza  pallida,  del  colore  del  conio 
di  bue,  0  della  parte  anferiore  dell'unghia  iimana,  situata  nel  mezzo  della 
sostanza  midullare,  e  piii  dura.  Egli  ne  vuole  la  esistenza  eccezionale  e 
(iriginata  d;ill' iuduriniento.  Invece  e  un' eccezione  il  non  iscorgerla.  G. 
Cuvier  la  descrisse  nei  rosicchianti  quale  noccinolo  della  sostanza  nii- 
doliare. 


—  623  — 

succeoturiati  nell'  adulto.  L'  illuslre  prof.  Tigri  Jo  diceva 
oscillare,  senza  alcuna  dislinzione  di  eti,  tra  i  due  danari 
e  i  cinque  e  mezzo  ;  cioe  tra'  grani  38  a  peso  veneto,  e  i 
104  e  %  (I). 

lo  mi  feci  a  determinarlo,  di  10  in  10  auni,  nolle  varie 
eth  della  vita  estrauterina ;  avvegnache  non  avessi  modo 
fin  qui  di  potcr  fare  la  cosa  medesima  per  la  vila  enibrio- 
nale. 

locominciando  dal  primo  deeennio  ;  cioe  dalla  nascita 
fino  ai  10  anni  ;  in  un  feto  niaturo,  nato  raorto  della  sla- 
tura  di  47  centimetri,  in  ciii  non  ho  potiito  pesare  la  capsu- 
la  destra  che,  per  fralezza,  staccandola,  si  riippe  in  minuz- 
zoli,  la  sinistra  sola  pesava  grani  35  ;  menlre  in  altro  feto 
maturo,  pur  nato  morto,  della  statura  di  43  centimetri,  la 
capsula  destra  pesava  23  grani,  24  la  sinistra. 

Da  indi  fino  a'  4  anni  e  %  le  capsule  presentano  sem- 
pre  un  peso  minore.  In  un  bambino  uell'  eta  di  8  niesi, 
raorto  improvvisamente  per  ammollimento  cerebrale  e  in- 
gorgo  a'  gangli  mesenterici,  la  capsula  destra  pesava  9  gra- 
ni, 10  la  sinistra.  In  un  bambino,  in  eti  d'  un  anno,  le  due 
capsule  pesavano,  I'una  9  e  I'altra  9  grani  e  mezzo.  Ma  piii 
tardi,  verso  il  quarto  anno,  le  trovai  crescere.  Invero,  in 
una  fanciulla  in  eta  d'  anni  4,  morta  di  febbre  tifoidea,  la 
destra  pesava  grani  47,  38  la  sinistra,  sebbene  dopo  le  os- 
servassi  decrescere  ancora,  percbe  in  un  fanciullo  sui  7  anni 
si  presentavano  d' un  peso  eguale  all'indicato,  e  minore 
d'  assai  in  uno  di  10,  nel  quale  le  due  cassule  avevano  il 
complessivo  peso  di  grani  38. 

Qui  m'  6   d'  uopo  avvertire,  che  di  questa  decrescente 
proporzione  delle  cassule  occorsami  dopo  la  nascita,  po- 

(■l)Huskech  determiiio  il  loro  peso  uell' aduHo  da' 4  ai  9  scnipoli: 
Krause  dagli  80  ai  90  grani.  .,    ■  •         ■    -.^ 


—  (m  — 

trel)bo  esserc  fol[>a  la  mala  Ilia  consuntiva,  per  cui  soiio  vo- 
luiti  a  morle  quosti  haiubini  ;  o  alracoo  iiou  saprei  coinc 
ila  mo  sgombianie  del  Uitlo  jl  sos|)etlo.  Iiivcio,  iie'  due  feti 
matiiri  iiali  cslinti,  lio  poUilo  ricoiioscerc  Ic  due  (lescrilte 
soslanze,  pioprie  di  tali  organi,  la  gialla  o  I' oscufa.  Inve- 
oe,  iie'meiizionati  Inimbini,  le  ca|)sitle  si  soltili  sopra  la  base, 
clie  Irasparivano  tagliate,  inoslravano  alia  supei'licie  delle 
loio  sczioni  la  sostaoza  esterna  giallo  cliiara,  con  in  mez- 
zo una  sollile  linca  nei'a,  dovuta  a  un  po'  di  sanguigno  li- 
quore  eontenulo  nella  loro  cavita.  Alia  base  poi,  ove  la 
capsula  appaiiva  piii  spessa  c  non  trasparente,  si  aggiuuge- 
va  alio  sti'ato  esterno  uno  inlerno  uraido  molle  d'  un  gial- 
lore  divei'so,  canciino,  o  allro,  ])ei'6  sempre  cliiaro,  cor- 
rispondente  alia  cavita.  ■,,  ;  .<.  Mir, 

Dir6  gli  cstrenii  pesi  uelle  et^  successive. 

Da'  10  a' 20  anni  il  minimo  peso  da  me  riscontrato  in 
tali  organ i,  fu  di  34  grani  il  destro,  di  32  il  sinistro;  il 
raassimo  di  78  grani  il  destro,  di  57  il  sinislro. 

Da'20  a' 30  anni  il  minimo  peso  delle  capsule  sopra- 
renali  parve  di  54  la  destra,  di  50  la  sinistra;  il  massimo 
di  00  grani  la  destra,  di  85  la  sinistra. 

Da' 30  a' 40  il  minimo  peso  si  mostro  di  grani  65  la 
destra,  di  3  4  la  sinistra;  il  massimo  di  90  la  destra,  di  90  la 
sinistra. 

Da' 40  a'50  il  minimo  peso  era  di  grani  40  e  '/„  la  de- 
stra, di  50  la  sinistra;  il  massimo  di  120  la  destra,  di  IN 
la  sinistra. 

Da' 50  a' 60  di  grani  65  la  destra,  di  41  la  sinistra  il 
minimo  peso  II  massimo  di  156  la  destra,  di  1 10  la  sinistra. 

Da' 60  a'  70,  di  grani  55  il  peso  minimo  la  destra,  di 
56  la  sinistra.  II  massimo  di  58  la  destra,  68  la  sinistra. 

Da' 70  agli  80,  il  minimo  peso  di   iO  grani   la  destra. 


—  625  — 

di  48  la  sinistra;  ii  massimo  di  GG  grani  la  dosha,  di  72 
ia  sinistra. 

Dagli  80  a'  90,  di  60  grani  la  destra,  di  40  grani  la  si- 
nistra il  rainimo  peso.  II  massimo  si  trovo  essere  di  67  gra- 
ni la  destra,  di  78  la  sinistra. 

Risulta  da  tutto  qiiesto  die  dalla  prima  adolosccnza  alia 
pill  tarda  vecchiaja  il  minimo  peso  e  nell'adolescenza:  66 
grani  il  complessivo  peso  delle  due  capsule ;  il  massimo  e 
da  40  a  oO  anni:  23  i  il  complessivo  peso  delle  due  capsule, 
cioe  3  danari  e  */„  il  minimo  peso  nelladulto,  12  danari 
e  %  abbondanli  il  massimo. 

Istituendo  poi  il  paragonc  del  peso  delle  cassule  ne'due 
sessi,  risultava  ilie  sopra  individui  di  eguale  ela,  o  tjuasi, 
il  peso,  in  parita  di  circostanze,  pareva  minore  nella  fera- 
mina  die  nel  raaschio;  pero  con  varie  cccezioni. 

Mi  fu  impossibile  lo  staluire  alcuna  legge  intorno  al 
peso  delle  capsule  soprarcnali  in  comparazione  a  quello 
ddia  milza  per  la  dilficolla  di  riscontraria  Integra  in  ispe- 
cie  nei  cadaveri  degl'  individui,  die  rauojono  ne'  riparti 
chirui'gici.  Solo  mi  sonibro  notabile  la  dilTerenza  nel  pe- 
so si  delle  capsule  e  si  della  milza  iiedue  feti  die  nacquero 
a  termine  morli. 

In  quello  invero,in  cui  la  sola  capsula  destra  pesava  36 
grani,  la  milza  pcsavane  76;  neU'altro,  in  cui  una  delle  capsule 
offriva  il  peso  di  23  grani,  I'altra  di  24,  la  milza  non  pe- 
sava cbe  33  grani  senza  spiccata  dilTerenza  nella  tessitura 
<lelle  due  milze:  succosa  ndl'una  e  ncllaltra,  e  di  colore 
nericcio:  solo  nell'  una  tendente  piii  al  bruuo,  neiraltra  al 
rosso,  chiarificatesi  al  conlatto  dell' aria  in  anibedue. 

Ne  anche  il  peso  de"  reni  trovava  con  qudio  dello  ca- 
psule alcuna  costantc  ragione  ne  diretta  ne  inversa.  Meckel 
«  Kolliker  dissero  die,  ne'priniordi  dell  evoliizionc  cmbrio- 
Serie  III.  T.  IV.  81 


—  620  — 
nale  la  oapsiila  soprarenale  e  pii'i  del  proprio  rcnc  volunii- 
nosa;  cbe  la  pareggia,  al  terzo  niese,  in  volume^,  die  al  se- 
sto  il  peso  della  capsiila  sta  a  qucllo  del  renc  come  2 :  5, 
ncl  feto  a  lennine  come  I  :  3,  neiradulto  come  1:5.  A 
me  non  risultano,  per  la  vita  estrauterina,  csatte  qiieste 
proporzioni.  Ne'due  feti  nati  morli  trovai  la  proporzione 
Ira  il  peso  della  capsnia  e  del  rene  come  1:4;  nelT  iiifan- 
zia  da  I  a' 4  anni,  come  4 :  22 ;  non  senza  peio  qualche  no- 
tevole  eccezione.  In  un  bambino  in  sui  4  anni,  in  cui 
era  atroflco  il  rene  dcstro,  queslo  con  la  sua  capsula  uni- 
ta  pcsava  di'amme  due  e  grani  due.  Non  gli  ho  separali  per 
non  guaslare  il  pezzo  (I).  Pero  allindigrosso  la  capsula  pa- 
reva  costituire  una  quarla  parte  del  rene.  La  sinistra  ca- 
psula poi  stava  al  rene  corrispondente  come  1 :  32.  In  un 
bambino  in  eta  d'  un  anno  e  mezzo,  la  proporzione,  a 
destra,  era  di  i  :  3,  a  sinistra  era  eguale  il  peso  del  rene 
a  quella  della  sua  capsula,  cioe  di  gr.  19  in  ambcduo. 

NelTadulto  influe  tali  sono  le  variela  nel  peso  di  cia- 
sclieduna  capsula  in  paragone  del  proprio  rene,  die  il  ri- 
durle  a  legge  sarebbe  disperazione. 

Avendo  in  tal  modo  potulo  fissare  a  un  dipresso  il 
natural  peso  delle  cassule  surrenali,  sono  in  grado  og- 
gimai  di  poter  valutare  quelle  d'  un  negro,  della  razza 
etiopica,  di  cui  mi  fu  dato  ispezionarc  il  cadavere:  ed 
averne  cosi  un  rilevamento  assai  acconcio  per  la  questione 
della  separazione  ed  eliminazlone  del  pimmenlo,  atlribuile 
a  tale  organo.  Queslo  negro,  nominato  Tomnuiso  Butler,  in 
eli  d'anni  41,  provenieute  d' America,  ed  esercitante  la 
professioue  di  cuoco  in  una  nave  mercantile  inglese,  era 
stato  accolto   lo  scorso  deccmbre   per  paralisi   allc  iule- 

(I)  V.  Tav.  V,  fig.  I. 


—  027  — 
riori  estremilu  nol  riparlo  medico  del  noslro  dottore  Ziliot- 
to.  Essendovi  morlo,  ottenni  dalla  geiitilezza  di  questo 
valoroso  collega  cd  amioo  di  polerne  con  lui  esaminai-e  il 
cadavere.  Trovammo  ammollila  la  parle  iuferiore  della 
midolla  spinale,  sani  gii  altri  visceri. 

Pel  subbielto  noslro  rilcvai  la  statura  di  questo  ne- 
gro, pari  a  l,G2.  La  uiilza  pesava  circa  un'oncia  e  10  grani: 
c  prcscalava  una  chiazza  nera  nel  superficiale  parenchinia, 
die  arrossava  all' aria:  qiiindi  non  era  pimmento.  Del 
resto  la  compagino  di  questo  viscerc  appariva  sana. 

Riguardando  ncl  luogo  occupato  da'reni  e  dalle  capsule, 
e'  pareva  a  prima  giunia  die  qucste,  ingrandile,  si  esten- 
dessero  a  tutta  la  periferia  di  quelli,  e  li  circondassero. 
Era  una  striscia  addensala  di  adipe,  die  avvolgeudo  1'  una 
e  r  allra  capsula,  attorniava  cosi  ciascuno  degli  annessi 
reni.  Depurando  per6,  con  accurata  dissezione,  da  questo 
grasso  le  capsule,  si  e  potuto  disarainarle  a  nudo  e  net- 
tissime.  Aveva  la  deslra  la  figura  d'un  vero  caschetto; 
la  sinistra  era  qual  si  presenta  ne'  piii  dc'  casi,  serailu- 
nare.  La  prima  aveva  il  peso  di  1 10  grani  e  stava  al  suo 
rene  come  I:  8  alTincirca:  la  scconda  pesava  grani  i04,  e 
stava  al  proprio  rene  come  I:  7  e  %.  Quindi  il  comples- 
sivo  peso  dcllc  due  capsule  si  levava  flno  a  214. 

Rammcntate  clie  in  un  uomo,la  cui  eta  spettava  al  decen- 
nio  medesimo  a  cui  corrispondeva  Velh  del  moro,  cioe  tra 
i  40  e  i  50  anni,  il  peso  complcssivo  delle  due  capsule  era 
di  grani  231.  Erano  qucste  le  capsule  piii  svikippate  cli'  io 
mi  trovassi  mai.  Seguivano  iramediale,  nel  precitalo  nove- 
ro,  quelle  del  moro. 

Avevano  dunquc  le  costui  capsule  soprarcnali  uno  dei 
maggiori  gradi  di  sviluppo  di  cui  mi  si  presentassero  tali 
organi  suscettibili:  e  la  slruttura  eranc  pur  sana  ed  into- 


—  G28  — 
gra,  da  non  poler  siiscitarci  il  minimo  diibbio,  che  ne 
aocrescesse  la  massa  qiiaklie  niorbosa  coiulizione ;  tanto 
pill  die  Iratlavasi  tl'un  cadavere,  in  cui^  traiinc  la  midoUa 
spinaie,  nessiin'  allra  parte  aveva  il  minimo  senlorc  di  sen- 
sibile  lesiono. 

Ora,  se  fosse  uflicio  delle  capsule  il  separare  il  pini- 
inento  per  eliminarlo  dal  corpo,  a  ciie  sarebbe  giovato 
tanlo  sviluppo  di  capsule  in  questo  Etiope,  in  cui  il  pim- 
mento  era  deslinato,  anzicbe  ad  essere  eliniinalo  per  que- 
stavia,  a  intensamenle  colorare  tutta,  quanto  e  diffusa,  la 
superficie  cutanea? 

TVe  si  sospelti  che  la  grandezza  delle  capsule  in  questo 
individuo  fosse  proporzionale  a  una  piii  elevata  statura 
di  cui  fosse  dotato.  Le  capsule  non  sono  mai  proporzionale 
alia  statura :  e  in  un  individuo,  dell'  eta  del  raoro,  e  di 
niaggior  statura,  erano  assai  meno  pesanti  le  capsule. 

Ne  si  dubiti,  che  negli  Etiopi  le  capsule  possano  palesarsi 
piu  sviluppate  per  separare,  e  diffoudere  poi  verso  la  su- 
perQcie  cutanea  il  pimniento.  Vedemmo  come  offrissero  un 
maggiore  sviluppo  in  un  uorao  di  razza  bianca,  che,  d'al- 
tro  canto,  non  manifesto  alcuna  traccia  di  collezione  pim- 
mentale  in  nessun'  altra  parte  poriferica  ne  centrale  del 
suo  corpo. 

Possiamo  dunque  dal  solo  fatto  del  moro  venire  alia 
conchiusione,  che  le  capsnle  soprarenali  non  servono  a 
separare  il  pimmento,  ne  per  eliminarlo  dalV  organismo 
ne  per  di f fonder velo  (I). 

Altri  corollari  intorno  la  fisiologia  delle  capsule  posso- 
no  rilevarsi  dalle  menzionate  valuiazioni  del  loro  peso. 

(1)  Dissi  dal  solo  fatto  del  Moio  ;  perciocche  varii  scrittori  niostra- 
rono,  con  altri  argoaienti,  che  le  capsule  Udii  servono  a  elimiuare  il 
piminento:  tra'quali,  nella  sua  precituta  Memoriii,  il  noslru  dolt.  Namias. 


—  029  — 

Riguardando  il  loi'o  inaggiorc  sviluppo  neU'enibiione, 
fu  detto  che  sono  residui  della  vila  enlro-uterina.  Le  se- 
giiate  proporzioni  per6  dimostrano  fiilso  un  lale  asserlo. 

Se  le  Irovammo  scemar  di  peso  no'priiiii  aiini  dopo  la 
nascita  (lo  che  potrebbe  addivenire  dall'atrofico  raorbo  che 
spense  la  vita),  le  scorgeramo  prendere,  iielle  successive  eta, 
un  iiolevole  sviluppo.  Cosa  oTfre  di  simile  il  limo,  orgaiio  ve- 
racemente  embrionalc?  Che,  se  vorreaio  alquanto  interiiarci 
nella  loro  organizzazione,  avremo  cagione  onde  persuaderci 
ch'essere  noQ  possono  essere  ne  iiierti,  ne  vane  ancor  negli 
adulti.  Tra  le  molte  loro  aitcrie  e  spiccatissima  la  soprare- 
ixale  che  proviene  dall'emulgente.  La  principale  vena  dis- 
corre  la  lioea  mediana  della  superfieie  anteriore  deH'or- 
gano,  e  aperta  disvela  un  gran  nuniero  di  orifizii  scolpiti 
nella  sua  parete,  che  sono  le  iraboccaturc  de'molti  rami 
che  si  profondano  nel  parenchima,  e  sono  avvolte  nella 
sostanza  opalina  o  perlacca,  che  ho  gia  descriita. 

La  nobilla  poi  di  qnesti  organi  e  fatta  palese  da'copio- 
sissimi  nervi  provenienti  i  piu  dal  sistema  ganglionico.  Se 
n'lia  un  saggio  uella  Tav.  IV,  ch'e  una  copia  d'una  mia 
preparazione  anatomica  stata  disegnataeon  molta  esattezza 
dal  noslro  dottor  P.  Gradonigo.  Vi  si  scorge  una  miriade  di 
filetti  nervosi  che,  provenienti  dalgrandenervo  splancnico, 
dal  ganglio  semilunare,  dal  plesso  renale  e  dal  solarc,  pas- 
sano  alia  capsula  soprarenale,  che  qui  e  la  sinistra.  Cir- 
condando  la  vena,  1'  artena  c  le  sue  piu  rainime  ramifica- 
zioni,  questi  nervolini  formano  tra  se  un  intreccio,  le  cui 
propagiui  s'aggruppano  in  piccoli  nodi  alia  superfieie  della 
capsula,  de'quali  i  tenuissimi  iili  la  penetrano,  senza  che 
sia  possibile  seguirli  sino  alia  loro  estrema  destinazione(l). 

(1)V.  Tav.  IV. 


—  030  — 

Tali  iiilrccciamcMiU  di  vasi  o  di  norvi  formano  la  pai'te 
essenziale  doir  organo.  Gli  altri  dementi  aiiatoniici,  al  par 
file  il  peso  e  11  vohinio,  furono  cliiamati  incostanli ;  nalu- 
I'ale  elonionto,  non  palologico,  e  tcniilo  il  grasso,  priucipio 
idro-earl)onal(),  vario  in  (iiianlil;"i,  secondoclie  bi'eve  o  cun- 
seciiliva  fii  la  malallia  clie  prodiisse  la  ni()ilc(l). 

il  niicruseopio  disvela  quesli  clemenii,  cirio  non  neglossi 
d'indagai'c  con  I'assistenza  del  valente  giovane  medico, 
dott.  Rict'lieUi,  esperto  niicrogralb.  Vi  si  Irovano  del!e  cel- 
lelle  adipose  plu  o  nicno  abhondanli,  de'lilanicnli  di  les- 
suto  iinllivo,  delle  cellule  a  margine  spiccalo  con  iino  o  piii 
noeeioli,  rotondo,  ovali,  caudate.  L'elemenlo  piii  costante 
pero  e  un  ammasso  granelloso  distribuito  in  cellule  piii 
o  nieno  am[)ie,  talora  riunite  in  serie  paralclle,  e  distinte, 
talora  confuse  a  formare  de'cilindri  allungati,  retti  o 
curvi,  scparati  o  riuniti  no' lore  margini.  I  granelli,  clie 
compongono  questi  ammassi,  sono  tenute  per  miscele  di 
ccllette  e  noeeioli,  ovvcro  per  granellazioni  non  ridotte 
ancora  a  cellule,  o  usiite  dalle  celiule  rolte,  c  disposte  nei 
Jnodi  anzidetti,  o  in  altri  ancora.  Perciocclie  io  vidi  talor 
que' granelli  interposti  a'fasci  o  agli  intrecci  di  fdaraenti 
di  tessuto  unitivo,  abbastanza  spiccati. 

Talora  in  mezzo  gli  ammassi  si  scorgono  appena  segnati 
e  in  istato  embrionalc  i  filamenti  unitivi  stessi:  altra  volta 
i  loro  contorni  sono  disposti  ecompresiin  aree  dclla  for- 
ma di  foglie  unite  e  comunicanii  nel  mezzo.  Questi  ammassi 
granellosi   si    scorgono   in  maggior  copia  nclla   sostanza 

(I)  Ne  anclie  i  celebri  Berj^mann,  Pappenheim,  e  liolliker;  che 
avvertirono  puie  la  graii  copia  di  nervi  in  tali  oigaiii,  hauno  potuto 
seguire  i  loro  Cletti  e'  loro  intrecciamenti  entro  la  sostanza  di  essi. 
Pappenheim  scorse  ancb'  eyli  i  descritti  uodi,  chianiaudoli  globelU  gan- 
glionari. 


—  631  — 

opaliiia  ;  iiella  corleccia  e  ne'corpicelli  piii  abbondano  gli 
element!  adiposo  c  unilivo.  Nella  soslanza  interna  poi 
Kolliker  scorsealcunecellette  angolose  spettanti  al  sistema 
de'nervi  gangbonici,  cbUo  non  vidi  mai,  forsc  per  la  rapida 
cadaverica  alterazione  chc  suol  provarc  qtiella  sostanza. 
II  deScritto  elemento  granelloso  sembra  coslituire  il  vero 
parencbima  di  tali  organi,  ne  si  puu  disconosoci'vi  il  carat- 
tore  e  linipronta  di  parti,  sii  cui  si  adempie  iin  lavoro  as- 
similalivo  del  sangue  cbo  vi  aflliiisce. 

Fu  asserito  clie  tra  questi  dementi,  prevalendo  ne'veo- 
cbi  I'adiposo,  Tatroiia  dclle  capsule  aggiunge  in  essi  il 
sommo  grado,  qiiando  origini  da  luogo  c  consuntivo  mor- 
bo.  Invece  noi  vedemmo  qual  peso  e  sviluppo  considerevole 
possano  offrirc  le  capsule  perfino  nell'cstrema  vecebiezza. 
lo  lo  trovai  infalti,  in  im  veccbio  piii  cbe  ottuagenario, 
morto  di  malattia  consunliva,  superare  quello  disimili  or- 
gani, spettanti  a  un  uomo  siii  00  anni,  vcnuto  a  niortc 
per  cardiaca  ipertrofia.  Ne  avrci  [lotnto  sospettarc  a  quel 
maggior  peso  contribuire  lo  siero  diffuso  per  la  corapage 
dell'  organo  stantc  la  facilita  e  la  frequenza  dcgli  slrave- 
namenti  sierosi  nelle  malattie  consuntive.  Lo  siero  snolo 
raccogliersi,  in  siffatti  casi,  ncl  tessuto  cellularc  cbe  este- 
riormente  raccoglie  tali  organi,  cbe  s'  incontra  ripieno  tal- 
ora  di  gelatina  disciolta.  Ma,  sotto  la  membrana  propria 
o  nella  compagine  dell' organo,  non  mi  fu  dato,  almeno 
nelle  capsule  da  me  esaminato,  e  ne  ancbe  quando  ci  aveva 
idropc  ascitico  o  anasarca,  di  seorgervi  dello  siero  giammai. 

A  tale  atrofia  dcgli  organi  soprarenali  ne'vecchi  quclli, 
cbo  gli  credono  destinati  aireliminuzione  del  pimnjento,  re- 
putano  le  collezioni  e  le  el'tlorcscenze  pimmentali,  cbe  si 
prcsentano  nelle  membrane  e  nei  visceri  interni  nell' ulti- 
ma eta  della  vita.  Parinientc  ne   fu   incolpata  la   degene- 


—  ():i2  — 

riizionc  Uil)erc(»lusa  di  ossi  orgaiii,  die  fit  delta  assai  frc- 
qucnle  coinpagna  de!la  liibercolosi  polmonare. 

Talo  pimnionlo  scorgcsi  alia  suporCicie  inlcrna  dclla 
membrana  proitria  (hj'visccri  paroncliimalosi,  di'l  fcgalo, 
dolla  milza,  do'polmoni;  o  nello  stosso  loro  parciioliima  su- 
bilo  solto  la  inonibraiia :  nel  quale  paienchima  foimano 
dellc  chiazze  piu  o  tneiio  aiiipie  nerissimo,  che  iion  arros- 
sano  coir  esposizione  all'  aria. 

Nelle  membrane  coslituisce  delle  efllorescenze  in  sem- 
bianza  di  strie,  di  ramilicazioni,  di  reli,  di  punleggiaturej  di 
boUoiii  (I).  L'acfpia,  ia  cui  si  pongaiio  a  macerare  anclie  per 
scttc  od  olio  gioriii,  noii  clie  Taria,  non  le  ailerano  punto.Le 
scorsi  in  5  casi;  in  una  donna  siii  3G  anni  morla  di  spleni- 
te,  in  un  uomo  sui  'til,  morlo  di  tubcrcolosi  polmonai'e;  in 
uno  sui  57  morlo  di  resipola  con  caratleri  edemalosi;  in 
uno  sui  70  anni,  morlo  di  pleuro-pneumonile;  in  uno  sugli 
80  morlo  di  malallia  lenla  e  marasmaliea. 

IIo  polulo  dcsumere  da  lali  osservazioni: 

i."  die  tali  efflorescenze  non  sono  proprie  solo  dell'  e- 
streraa  vecchiezza,  ma  anche  della  gioventu  e  dclla  virilit{!» ; 

2."  che  in  quesli  casi  le  capsule  erano  scevere  di  qual- 
siasi  vizio  nella  tessitura,  e  attingevano  quel  grado  di  evo- 
juzione,  di  che  sono  susceUibili  in  quella  data  eta:  mentre 
ne'casi,  in  cui,  entro  i  detti  limiti,  parvcro  meno  sviluppali, 
pur  non  era  sentore  di  pimmento; 

3."  ch'  erano  lesi  in  quel  casi  i  principal!  visceri  sangui- 
ficalori,  in  ispezie  i  polmoni,  il  fegato,  la  milza.  Solo  in  un 
case  avevaci  tubercolosi  polmonare,  in  cui  erano  pur  sane 
le  capsule. 

Che  assai  rade  volte  alia  tubercolosi  de"  polmoni,  o 
d'  allro  organo  o  lessulo,  partecipino  le  capsule  fu  gia 
(1)  V.  Tav.  V,  fig.  IF. 


—  633  — 

da  allri  dimoslrato.  In  questo  le  capsule  somigliano  la  rail- 
za.  Vidi  talora  de'  gangiii  linfatici  tubercolosi  attorniare 
e  cignere  tali  organi,  parteciparne  il  peritoneo  die  li  cuo- 
pre:  immune  esseiido  la  compagine  di  quelle. 

Di  25  casi  di  tubercolosi,  Iq  soli  due  offerivano  qualche 
tubercoletto  le  capsule. 

Erano  granelli  grigi,  identic]  a' veri  tubercoli,  end' e- 
rano  disseniinati  i  polmoni;  disccrnibili  da' corpicelli  natu- 
rali  deH'organo  per  questo,  che  tagliati  non  offerivano, 
neppure  all'  occbio  armato  di  lente,  le  due  soslanze  gialla 
e  nera  propria  degli  ultimi. 

Pero,  senza  il  microscopio,  non  si  puo  aver  scmpre 
una  perfetta  sicurezza,  che  non  incorrasi  in  qualche  abba- 
glio.  In  un  caso  di  tubercolosi  pohnonare,  in  cui  si  pales6  la 
tinta  cutanea,  e  gli  altri  sintomi  del  morbo  dell'Addisson,  e 
in  cui  le  capsule  mentivano,  a  primo  aspetto,  una  degene- 
razione  tubercolosa,  il  sig.  Robin  non  ci  trovo  che  globetti 
adiposi  e  pus.  Avendo,  or  fa  pochi  giorni,  osservato  nelle 
capsule,  tra  gli  altri  corpicelli  naturali,  un  piccolo  granello, 
in  cui  non  erano  evidenti  le  due  sostanze,  lo  sotloposi  in 
compagniadelsoprallodato  dott.  Ricchetti  al  microscopio  per 
assicurarmi  che  non  fosse  un  tubercoletto.  Non  ci  tro- 
varamo  che  del  tessulo  unitivo,  con  aleune  cellelte  adipose, 
e  aleune  granellazioni  identiche  a  quelle  che  dicemmo  co- 
stiluire  la  parte  parenchimatosa  delle  capsule.  Era  dunque 
uno  dei  corpicelli  naturali  di  queste. 

Rilevasi  da  tulie  le  detle  cose,  a  che  riesca  alGne  1'  ar- 
gomento  delle  collezioui  ed  efflo-escenze  pimmentali  dei 
visceri  per  atrofia  e  per  degenerazione  delle  cassule  surre- 
nali.  Tornando  poi  alia  precitata  osservazione  che  nei  casi, 
ove  scorsi  tali  efflorescenze,  erano  sane  le  capsule,  e  am- 
niorbati  altri  visceri  assimilatori,  puo  lenersi  che  appunto 
Serie  III,  T.  IV.  82 


—  634  — 

a  vizio  di  tali  visoeri,  piiiltostoclii'  delle  capsule,  dcbba  at- 
tribuirsi  le  inollc  voile  la  liiita  cutanea  addissoniana,  e  tal- 
ora  anche  a  quoila  specie  di  dialcsi  pimmenlale,  a  cui  ri- 
volse  r  altcnzioiie  rillustre  prof.  Tigri. 

Nelle  osservazioni  speoiali  dell'  Addisson  non  si  trova 
ben  delinita   la  tinla  cutanea  del  nuovo  morbo  ch'egli  bay 
descritlo:  la  dissc  ora  bruna,  ora  brunaslra,  bruno  oliva, 
oliva  carica,  bruna  carica,  bruna  particolare^  oscura;  bruna 
o  olivo-giallastra,  bronzina,  quasi  nera,  ramca  oscura.  Al- 
cune  di  questc  tinte   scorgonsi  spesso  in  certi  infermi  dl 
malattia  cachetica,    anche  ne'i'iparti  chirurgici,  per  lesione' 
degli  organi  sanguificatori.  Una  tinta   gialla  fortissima  vidi 
svilupparsi  in  un'infezionc  puiulenta  per  grave  frattura 
articolare  d'  una  garaba,  che  porl6  flemmone,  suppurazione, 
grave  guasto  alia   parte  offesa,  morte.   Si  trovarono  alia 
necroscopia,  ammalati  i  polmoni,eil  fegato  sparso  di  ascessi 
inetastatici  circondati   dal  parenchima  epatico  ammalato 
nero  e  putrefalto.  In  lui  villico,   abitatore  del  prossinio  e 
paludoso  Campalto,  entrato  nelle  niie  sale  per  incipiente! 
cangrena  scorbutica  alle  dita  del  piede  sinistro  con  livido 
gonfiore  alia  ganiba  corrispondente,  color  bruno  assai  foscO 
alia  pelle  e  somma  spossalezza  delle  forze,  si  trovarono,  dope 
la  morte,  ipertrofici  e  congest!  il  fegato  e  la  railza  ;  epatiz- 
zato  in  buona  parte  uno  de'pohnoni,  congesti  ambcdue.  Le 
capsule  non  erano  in  questi  due  casi,  die  un    po'  brune  ej 
infralite.  Quelle  del  villico  di  Carapalto,  ch'  era  in  eta  di  47i 
anni,  aveva  il  peso  complessivo  di  187  grani;  e  al  micro 
scopio  non  presentarono  che  i  solili  elementi,  cioe  delle  ve- 
scichette  adipose,  il  lessuto  unitivo,  P  ammasso  granelloso 
Chi  vorrebbe  qui  incolpare  della  tinta  oscura  cutanea  le  ca- 
psule, anziche  la  cachessiaper  lanial'aria,  e  lo  stalomorbos* 
degli  altri  visceri  assimilanti  ?  ' 


—  635  — 

Escliise  futte  le  teoriche  immagiDale  ad  *ispiegare  e 
statuire  1' azione  delle  capsule;  cioe  clie  sieno  organi  se- 
cretori,  meiitre  ohe  la  pid  minuta  anatomia  non  Ti  scerne 
condotti  escretori,  e  ch'  abbiano  attinenza  colle  furizioai 
genitali  e  renali ;  mostrata  insussislentc  Y  uUima  teorica, 
che  servano  a  eliminare  dall'  economia  delia  vita  il  pim- 
mento,  non  sarebbe  Iccilo  il  lentare  altra  splegazione?  In 
tali  emergenze  credo  che  in  ogni  scienzapossa  essere,  non 
che  lecita,  vantaggiosa  una  conghieltura,  un'ipotesi,purche 
sia  ragionevole,  e  abbia  1'  appoggio  de'  fatti.  Sostenete 
adunque  che  una  brevemciite  e  rimessamente  io  ne  avanzi. 

Fu  riconosciuto  spellare  i  reni  succenturiati  al  sislema 
delle, 'ghiandole  sanguigap,  in  compagnia  del  limo,  delta 
milza,  della  tiroidea.  L' influenza  di  queste,  e  quindi  anche 
delle  capsule,  suHematosi  niuno  oggimai  disconosee. 

Che  le  capsule  soprarenali  sieno  organi  esercitanti 
un'  azione  su  tale  processo,  Io  desuraeva  lo  stesso  jyeckel 
tra  le  allre  cose  dalla  libera  comunicazione  di  esse  ( per 
noi  confermata)  col  sistema  venoso,  tale  che  al  nostro  dot- 
tissirao  Benvenisti  piacque  considerarncle  un'efilorescenza: 

Quello  pero,  che  rende  tali  capsule  siugolari  dalle  altre 
ghiandole  congeneri,  tj  I'imnKinsa  ricchezza,  git!  per  noi  di- 
mostrata,  de'ncrvi  provenienti  speciahnente  dal  ganglionico 
sistema.  Perche  possedera  si  pochi  iiervi  la  milza,  che  ha  si 
slretta  corrispondenza  colfematosi,  cle  altre  ghiandole  san- 
guignc,  die  tra  so,  colla  milza,  colle  capsule  possono  vi- 
cendevolmente  sopperirsi,  e  ne  andranno  si  copiose  esse 
capsule? 

Una  delle  due:  o  questi  nervi  governano  un'  impor- 
tante  funzione  delle  capsule ,  o   le  capsule    servono  per 
r  importante  funzione  dei  detti  nervi.  Poichu  la   supposta. 
essenziaht^  alia  vita  dell'  elinjinazionc  del  pimraenfo  e  og- 


—  036  — 

gidl  osclusa,  insiemc  olla  inentovala  funzionGdelle  capsule, 
io  mi  appiglio  alia  seconJa  spicgazionc,  e  lengo  die  lo  ca- 
psule servcino  a'detti  nervi  (1).  Esse  provveggono  Ic  parti 
eentrali  del  sisteraa  ganglionico  d'  un  saiiguc  elaborato  e 
sgombero  di  principi  carbonic!,  vcro  esscndo  per  legge 
fisiologica,  che  uii  sangue  dotalo  di  siuiili  qualita  sia  indis- 
pcDsabile  alia  vita  c  all'  azione  do'  cenlri  nervosi,  e  dollo 
stesso  cervello.  Le  ragioni  e'  fatti,  dai  quali  pu6  tale  ipotesi 
essere  sostcnuta,  tornano  a'seguenli: 

I.  I  due  gangli  semikmari,  e  il  gran  picsso  celiaco, 
che  somministrano  tanli  nervi  alle  capsule,  costituiscono 
il  piu  centrale  punto  dc'  nervi  della  vita  vegetativa,  il  ce- 
rebro  addominale,  come  e  cliiamato  da  qualche  fisiologista. 

II.  La  slrutlura  delle  capsule  componesi  di  un  iessuto 
unitivo,  con  cellule  adipose,  che  legano  e  avvolgono  i  vasi 
e'  nervi,  e  di  un  parenchima,  i  cui  elementi,  palesati  dal 
microscopio,  segnano  un  organo  assimilativo.  Gall  aveva 
scorsa '  un'  analogia  tra  la  ghiandola  pineale  e  le  capsule 
soprarenali.  Kollikcr  ascriveva  alio  gliiandole  sanguigne 
la  corteccia,  e  la  sostanza  interna,  ove  scorse  coll'  occhio 
armato  di  microscopio  delle  celletle  nervose  ganglioniche^ 
come  dicemmo,  al  sistema  nervose  ganglionare.  Se  faceva 
un  solo  passo  su  questa  traccia,  trovava  che  la  prima  serve 
a  elaborare  il  sangue  per  la  seconda  (2). 

(1)  Bergmaiin  aveva  accordato  anch'egli  alle  capsule  un' azione 
nelle  fuiizioni  del  sislenui  ganglinnare.  Faceva  per6  niuovere  tale  azione 
dalle  due  sostanze.  cdiisideiandole,  in  qnalche  guisa,  come  piastre  gal- 
vaniche.  Era  diinque  per  lui  ogiii  capsula  un  eleniento  di  pila  eccitairte 
il  sistema  gangliare:  opeiaute  cosi  in  modo  diiianiico,  non  assimilativo 

(2)  Le  ut!ineiize  scoite  dallo  stesso  KoUiker  nelle  estreme  ramiflca- 
zinni  de'  vasi  arteriosi  e  venosi  delle  capsule,  e  le  due  sostanze,  trarreb' 
boio  a  ciinfermare  la  nostra  ipotesi  (ROlliker,  Elementi  d'  Istologia 
Umana,  traduzioue  fraacese  1856,  io  ^.",  pag.  550).  Serve  anche  ad 


—  C37  — 

III.  Con  tale  ipotesi,  senza  escludere  1'  attuosita  di  tali 
organi  nella  vita  estraulerina,  si  spiega  il  perche  si  pre- 
sentino  piii  sviluppali  neirembrione,  clic  ha  d'  uopo  d'  una 
maggiore  energia  di  funzioni  vegetative. 

IV".  Tale  mia  ipotesi  si  acconcia  alia  spiegazione  delle 
varie  risnitanze  conseguite  dalle  csperienze  islituile  affinc 
di  fermare  la  funzione  delle  capsule,  e  appoggiare  le  varie 
sentenze. 

1 ."  Confermano  le  relazioni  di  esse  colle  gliiandole  san- 
guigne,  alcune  delle  ultimo  esperienze  di  Brown-Sequard 
Delle  quali,  estirpate  le  capsule,  vide  poi  ingorgate  negli 
animali  assoggettali  a  quelle  esperienze  il  tiiuo  e  la  ghian- 
dola  tiroidea ;  e  quelle  del  sig.  Philippeau  clic  vide,  ne'  ratti, 
seguire  a  tale  estirpazione  TipertroDa  della  milza  con  en- 
trovi  molte  bianche  granellazioni. 

2."  Nelle  estirpazioni  delle  capsule  cseguite  ne'bruti  dai 
raentovati  due  fisiologisti,  dal  Gratiolet,  da'sigg.  professori 
Beruti  c  Perrosino,  non  e  falto  cenno  di  collezioni  pim- 
meutali  :  prova  chc  non  servono  le  capsule  a  eleminare  il 
pirn  men  to. 

5."  Dopo  le  esperienze  del  sig.  Philippeau  sui  ratti,  e 
le  vivisezioni  de'  prelodati  professori  lorinesi  Beruti  e 
Perrosino,  deve  tonersi  rilevante  alia  vita,  ma  non  assolu- 
tamente  essenziale,  la  funzione  delle  capsule,  come  credeva 
il  Brown-Sequard  che,  temperando,  dopo  le  esperienze  del 

accrescsrle  valore  un'osservazionediG.  Miiller(iS".4rc/(/y.  •1840,  pag. 552). 
Un  taglio  praticato  sulla  ghiandoUi,  laseiava  scurs^ere,  nel  mezzo,  I'iiper- 
tura  della  vena,  poi  un  eerchio  trasparente,  in  apparenza  privo  di  strut- 
tura,  indi  cerchi  composU  di  granellazioni  bianeastre,  che  circondavano 
alcuni  nodi  di  vasi  (sostaiiza  niidollare).  Qiiesti  vasi  divenivano  laggiauti 
air  esterno,  e  degeneravano  in  un  eerchio  giallastro  senza  struUiira 
(sostanza  corticale).  —  Buschke,  Splancnologia,  nelV Enciclopedia  Ana- 
lomicu  ecc.  ....  .  ^ 


~  038  — 

sig.  riiilippoau,  la  propria  asserziono,  ilisso  clio  la  fiiiizione 
tlegli  organi  surcnali  ha  grande  non  essenziale  rilcvanza, 
inaggiorcpci'o  elio  qiiella  do'rcni.  La  funzione,  die  a  noi  scui- 
bra  di  asscgnaroa  quogli  organi, e  taledapotorsi  tcncrccoin- 
patibile  per  qiialclie  tempo  con  la  vita  la  loro  raancanza  o 
abolizionc,  come  acoadde  nello  sporionze  del  Pliilippeaiix. 
Riiiiaiie  pei'6  sempre  a  decidcre,  dieli'o  quel!'?  espcrieiize, 
Clio  a  qiial  terininc  la  inoiie  rapida  o  lenla  seguifane  sia 
altril)iiii)ilo  alia  iolta  funzionc  degli  organi,  o  alia  gravezza 
della  falta  losione. 

4.°  Cerlo  e  cbc  a  quosla  si  dcbbono  raoKi  de' gravi 
sintomi,  clie  si  siiscitarono  negli  aniinali,  in  cui  fu  operata 
r  eslirpaziouo  delle  capsule,  stante  la  lacerazione  avvenuta, 
neir  esperienza,  di  molti  nervi,  e  degli  stessi  gangii  seniiki- 
iiari;  ad  essa  aiiehe  le  allerazioni  nclla  crasi  del  sangue,  c 
qiielle  che  in  tal  crasi  scorse  il  Browii-Sequard  nell'  in- 
fiammazione  cnzOotica  di  talc  capsula  dc'conigli,  crano  do- 
vute  a  tali  nervi. 

Le  comunicazioni  poi  di  tali  nervi  colla  midolla  spinalo 
spiegano  Tiperemia,  die  questo  tlsiologista  vi  Irovo  dope 
il  troncamenfo  del  cordonc  nervoso  delle  vertobre  in  certe 
regioni.  TVel  moro,  in  cni  trovammo  raniniollita  la  midolla 
spinale,  le  capsule  erano  sane.  Indicai  incerie  le  risuUanze 
delle  csperienze  sui  vivi  animali,  per  statnire  le  funzioni 
dei  reni  succenturiati,  dopo  aver  mostrato  come  sia  pos- 
sibile  aggiungere  lo  scopo  seguendo  i  dettati  dalla  piu 
scrupolosa  anatomia  normale  e  palologlca.  Tale  e  la  sen- 
tenza  ancora  delT  Ilarloy,  die  aggiungendo  agl'indizi  delle 
"vivesezioni  quelli  dell'  istologia  e  delle  diimiche  indagini, 
venne  a  condiiusioni  non  diverse  dalle  nostre:  e  disse,  tra 
-le  altre  cose,  che  quando  1' eslirpazionc  delle  capsule  nei 
brnli  6  seguita  da  morte,  e   per  lesiono  de'tessuti  circo- 


—  G3i)  — 

§tauli,  e  forse  piii  spesso  della  nulrizione  de  ncrvi  gan- 
(jliari:  proposizione  ch'  avvalora  niollo  T  ipotcsi,  cL'  ebbi 
lonore  di  assoggetlare  lio  qui  al  giiidizio  vostro. 

SPIEGAZIONE  DELLE  TAYOLE. 

Tav.  IV,  Fig.  I.  A,rene  sinistro  —  B,  capsiila  soprarenale  sinistra 
rovesciata.  C,  arteria  renale  o  emiilgente  —  D,  vena  re- 
nale.  E,  plesso  solare  nella  sua  nicchia  cellulosa.  F,  gan- 
glio  semilunare.  G,  plesso  renale.  II,  nervo  glande  splae- 
nico.  I,  arleria  soprarenale.  L,  vena  soprarenale  con  en- 
tro  uno  stiletto.  M,  esteso  e  minute  intreccio  di  filanientr, 
provenienti  dal  glande  splaenico,  dal  ganglio  semilunare, 
dal  plesso  solare,  dal  plesso  renale,  e  formanli  sopra  la 
capsula  i  nodi  ganglionici  gia  indicati. 
Tav.VjFig.I.Unrene  alrofico  colla  sua  capsula,  veduto  in  ambedue 
le  snperficie;  alia  parte  destra  della  lavola  la  superficie  an- 
teriore,  alia  sinistra  la  posteriore.  C,  la  capsula:  D,  il  rene. 

Fig.II.Porzione  della  membrana  piopria  della  milza  colle  de- 
posizioni  pimmentali  nella  superficie  interna. 

Fig.    III.    Sezione   d'  una  capsula  soprarenale,   con    le  tre 
sostanze,  e  la  boccuccia  venosa  nel  centro  della  perlacea. 

II  s.  corr.  Giovanni  Yeliido  Icggo  la  seguente 
Memoria  Intorno  a  Bahria. 

Neir  anno  1843  il  sig.  Minoides  Minas,  nato  in  Serredi 
Macedonia,  ritornava  a  Parigi  da  un  viaggio  letterario  fatto 
in  Oriente,  dove  il  sig.  Villemain,  allora  Ministro  della  pub- 
blica  Isti'uzione,  lo  avevainviato.  E  ne  ritornava,  seco  re- 
oando  pregevole  quanlita  di  opero  antiche,  o  di  fraramenti 
di  opere,  potuto  in  parte  acquistarne  i  codici,  in  parte  co- 
piarli.  Giova  tra  quelle  accennarc  un  brano  del  ventesimo 


—  640  — 

libro  di  Polibio  lo  storicu  ;  parecchi  di  Deiissipo  e  di  Eiise- 
Imo  ;  un  trattato  di  Filostrato  sulla  giiinaslica  ;  un  altro  di 
Gregorio  Corintio  dolla  Sintassi  ;  alcmii  scritti  di  Gemisto 
Plotonc,  e  alquanto  di  Icggi  civili  e  canonichc.  Ma  ben  piu 
che  fuggevol  ricordo  nierita  una  raccolta  delle  Favole  di 
Babria  (o  altraiiicnlo  I^alirio)  dal  greco  iilologo  scopcrta 
nella  cosi  delta  Laura  (cioe  uionaslero)  di  sant'  Atanasio 
sul  inonte  Alhos  ;  la  quale  raccolta,  se  non  perfetta,  carlo 
c  quanto  basta  copiosa  a  far  men  grave  una  perdita,  gia 
crediita  presso  che  irreparabile.  Non  trattasi  d'  un  seniplice 
grammalico,  non  d'  autore  vissuto  a  que'  tempi,  ne'  quali 
ogni  spirito  d'imaginazione  parea  soffocato,  ogni  colore  di 
stile  morto,  e  le  idee  predominanli,  alimentate  dai  pregiu- 
dizii  e  dalle  meschinila,  mal  concedevano  di  svolgere  e  con- 
venienteraente  condurre  un  subielto  ;  ma  trattasi  di  scrit- 
tore  elegante,  grazioso,  profieuo  (perche  anclie  la  favola  6 
parte  essenzialissima  della  morale  filosofia)  ;  trattasi,  a  dir 
breve,  del  Fedro  de'  Greci.  Priuio  infatti  a  metterlo  in  luce 
fu  il  celebre  ellenista  Boissonade ;  e,  dopo  di  lui,  vennero, 
tra  gli  altri,  1'  Orolli,  il  Lachmann,  il  Lewis,  lo  Sclineidevvin, 
r  Hertzberg,  e  di  quest'  anno  medesirao  il  dotto  e  modesto 
corcirese  Antonio  Polila  (I),  a  nulla  dire  di  quelli  che  in 
piu  guise  tentarono  d'  illustrarlo.  Tanto  che  dal  t844  insi- 
no  ad  oggi  piu  che  dodici  edizioni  potrebbono  noverarsene 
di  Francia,  Germania  e  Svizzera.  Solo  (chio  mi  sappia)  non 
dico  ristampe,  che  cio  non  pretendo,  ma  neanche  una  qual- 
che  ricerca  critica  se  ne  videfatta  in  Italia  (2).  Onde  tanto  mi 

(1)  'H   Kiadiiruoi    p/Xsrop/a  maq  "YXKnvi.  Mj'p.  A'.  T^.  A'.  Kspxf'fct, 
1859,  in  8." 

(2)  Una  Memoria  del  prof.  Ab.  Modestn  Bonato,  inforno  alleCXXlII 
Favole  Esopiane  quali  ce  Ic  framnndo  Babrin.  lesjgesi  uei  Vi)|(inie  VI 
dei  Nuovi  Saggi  delta  I.  R.  Accademia  di  Padova.  Padova,  1847,  iu  4." 


ATTI  Mir  1.  R.  JSriTlTO    lUNETO 

Serie  MI.VoI  IT. 


Tav.ir. 


^^.  W  fRCh¥AYR 


>^t^^j"':  -■- 


Ta\'.  V 


ATTl  DF.ll'  1.  R.  ISTITI'TO    FLATTO 

Srrie  I//.  Vol  IV. 


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—  644  — 

parve  il  tenerne  parola  tra  voi,  i  quali  non  men  di  doltri- 
na,  die  di  cortesia  gareggiate,  quanto  I'  impormi  il  debito 
di  alcune  particolari  osservazioni  (quali  elle  sieno)  a  qiie- 
slo  scrittore,  e  reodere  a  me  cara  la  buona  occasione  che 
mi  ha  consigliato  dopo  tanti  anni  di  dovoilo  rileggcrc. 

Asserisce  Teone  ne'  suoi  Progianasmi  (!)  essersi  dislio- 
te  le  favole  in  sibariliche,  carie,  ciprie,  egizie,  cilicie  e  libi- 
sliche,  tali  essendo  le  denominazioni  ch'  elle  pigliarono  o 
dalle  patrie  de'  trovatori,  o  da'  popoli  presso  a' quali  erano 
maggiormenie  usate  {2).Frigie  poi,  o,piiicomunementeeso- 
piche  furono  dette,  non  perch6  Esopo  ne  fosse  I'  inventore, 
dappoiche  in  tempi  molto  da  lui  remoti  Jotam  nel  libro 
de'  Giudici  (3)  racconta  per  modo  di  favola  a'  Sichemiti  co- 
me gli  alberi  si  eleggessero  un  re ;  e  l'  apologo  dello  spar- 
viero  e  della  \olpe,  che  a"  potenti  insegna  giustizia  verso  i 
minor!,  e  a  noi  descritto  da  Esiodo  piii  che  trecento  anni 
prima  di  Esopo  (4).  Altre  due  favole,  dell' aquila  e  la  vol- 
pe  e  della  scimia,  troviamo  ne'  frammenti  d'  Archiloco  ;  e 
dopo  di  lui  Stesicoro,  conteraporaneo  d'Esopo,  diede  agl'  Irae- 
rei  quella  del  cavallo  e  del  cervo  (imitata  appresso  da  Ora- 
zio)  volendo  per  essa  lor  consigliare  a  non  farsi  servi  del 
tiranno  Falaride.  Adunque  Esopiche  furono  dette  le  favole, 
perche  il  frigio  o,  pid  autorevolmcnte,  trace  lilosofo  seppe 
accortamente  valerseuc  ne'  varii  casi  della  umana  vita,  noij 
allramente  che  i  melri  e  aristofaneo  e  saffico  e  alcaico  ri- 
cevono  questa  loro  appellazione  dal  solo  frequente  usarne 
che  fecero  que'  poeti.  Ma  perche  le  favole,  ch'  io  reputerei 
quanto  gli  uomini  antiche,  si  propongono  a  vero  e  princi- 

(1)  De  Fabula. 

(2)  Mustoxidi,  Vifa  di  Esopo. 
(o)  Cap.  IX,  8. 

(4)  Op.  e  Giorn.  v.  200. 

Serie  III,  T.  IV.  83 


—  642  — 

palissimo  Qne  lo  passioni  e  azioni  nostre,  introducendo,  a 
velanic  il  senso,  non  pur  gli  aiiimali,  ma  que'  tratli  ancora 
di  somiglianza  coll'umana  specie  che  si  dlscuoprono  nelle  abi- 
tudini  sociali  de'  bruli ;  ie  favole,  dico,  Irapassarono,  sollo 
il  nome  di  Esopo,  di  generazione  in  generazione,  alterate 
si  veraraente  iiella  esposizione,  non  quanto  alia  sostanza, 
emendatrici  de'  costuuii,  non  disprczzalc  dal  dcbolc  ne  dal 
potentc,  perche  la  verik'i  (e  sveli  pure  h  colpa),  vestita  di 
semplici  ed  innocenti  forme  in  guisa,  da  esserc  indiretla- 
mente  credula  possibiie,  pu6  cnlrare  animosa  non  meno  il 
lugurio  de'poveri,  che  il  palagio  de'  grandi.  Non  6  poi  ben 
certo  se  Esopo  le  scrivesse  in  prosa,  od  in  verso,  se  pur  ve- 
ro  e  che  favolo  scrivesse,  o  non  piuttosto,  famlliarmente 
conversando,  gli  corrcssero  sulle  labbra,  per  una  sua  naiu- 
rale  attitudine  a  imaginarle,  o  per  memoria  pronta  a  ripeler- 
le,  non  come  sua  j)ropria  invenzione,  ma  come  attinte  in 
Lidia,  o  in  altri  luoghi,  dov' ei  dimoro.  Certo  e  bensi,  che 
il  prirao  esempio  di  favole  in  prosa  abbiamo  da  Erodo- 
to  (I)  ;  ed  e  ragionevole  il  credere  che  Socrale  a  consolar- 
si  de'  dolori  del  carcere  non  ne  avrebbe  voltalo  alcune 
di  Esopo,  se  in  versi  a  quel  tempo  fossero  state  (2). 

Comunque  cio  sia,  un  secolo  circa  dopo  la  morte  di 
Socrate,  primo  mitografo,  o,  per  mcglio  intenderci,  primo 
collettore  di  favole  probabihnentc  in  prosa,  comparve  De- 
metrio  Falcreo,  insigne  discepolo  di  piu  insigno  filosofo, 
Teofrasto.  Ma  la  sua  raccolta,  come  anche  quelle  di  Teo- 
pompo  e  di  Nicoslrato  (  T  ultimo  do'  quali  viene  collocato 
nel  II  secolo  dellera  cristiana  )  andarono  per  forza  di 
tempo  perdute  :  ma  non  cosi  tutlavia,  che  favole  intere  di 
Esopo,   o  Iraccie  di  favole,  non  si  rinvengano   riferite  da 

(1)  L.  1,  c.  141. 

(2)  I'latooe,  nel  Fedone.  —  Diogen.  Laerz.  L.  II,  Sez.  42. 


—  643  — 
greci  autori  venuli  dopo^  e  in  gran  parte  da  Fedro  e  da 
Aviano  o  imitate,  o  tradotte.  Sapevasi  ancora,  per  testimo- 
nio  di  Suida,  che  un  poeta  di  nome  Babrlo  avea  mcsso  in 
versi  coliambi  (o  scazonti)  il  piu  delle  favole  esopiane,  rac- 
chiudendole  in  dieci  libri  (I),  ovvero  in  due,  se  maggior 
fede  si  voglia  dare  alio  parole  di  Flavio  Aviano  (2).  Ma  di 
pill  non  ne  lascio  seritlo  quel  Lessicografo.  Ben  di  venti- 
nove  passi  di  Babrio  andavagli  debitrice  la  poesia,  da  lui 
conservati  e  sparsi  qua  e  cola  nell'  opera  sua  ;  e  forse  alio 
stesso  Babria  appartengono  quegli  altri  non  pochi  cbe  sen- 
za  norae  d'  autore  vi  sono  addotti,  a  volerne  trarre  argo- 
mento  e  dallo  stile  e  dalla  specie  del  metro.  Yedremo  poi 
come  venissero  in  ajuto  alia  critica. 

Giova  intanto  accennare  esser  probabile  che  Babria  pi- 
gliasse  le  favole  esopiane  dalla  raccolta  di  Demetrio  Falcreo. 
E  la  perdita  de'suoi  coliambi  era  tanto  piu  amara  a'  Greci, 
quantomeno  la  romana  letteratura  per  losplendido  esempio 
di  Fedro,  e  altre  posteriori  nazioni  per  esempi  non  meno 
splendidi  avevano  a  desiderare.  In  luogo  di  Babria  ci  ave- 
va  il  nono  secolo  traraandata  una  collezione  di  cinquanta- 
tr6  favole  d'  Ignazio,  Diacono  e  Magistro,  da  lui  ridotte 
eiascuna  in  quattro  jambi  e  non  piu.  Avesse  egli  pure  in- 
catenato  il  pensiero,  sacrificata  la  chiarezza  alia  brevita,  sa- 
rebbe  anche  bizzarria  comportabile,  se  da  questo  meschino 
proponimento  derivati  non  fossero  e  solecisrai  e  improprie- 
ty e  barbarismi  d'  ogui  maniera  ;  e  pensare  che  di  quella 
stagione  non  furono  prive  di  qualche  celebrity  !  Gli  strani 
effetti  di  una  letteratura  fattasi,  per  corruzione,  o  per 
ismania  di  novita,  ribelle  all'  autoril^  degli  antichi,  sono  e 
saranno  simili  in  tutti  i  tempi.  E  nou  per  tanto  Ignazio  per 

(i)  Suid.  voc.  Bo(<3p/oj. 

(2)  iDPraefat.  Pabular.  - 


—  644  — 
piu  indizii  di  falto  ci  diniostra  come  fino  all'  cti  sua  dnra- 
vano  ancora  noUa  iulcgiila  loro  le  favole  di  Babria,  dellc 
quali  molte  cgli  aveva  compressc  dentro  gli  angusti  conGni 
de'  suoi  quadornarii,  non  dissirailc  da  Damasle  cbe  agli  ospi- 
li  suoi  faoca  recidcrc  il  soperchio  delle  membra  spropor- 
zionatc  alia  misura  del  letto.  Stranissima  6  poi  la  confusione 
cbe  del  nome  d'  Ignazio  si  rinconlra  ne'  codici,  ora  appella- 
to  Babria,  ora  Gabria,  e  lalvolta  Gabria  insiemeed  Ignazio. 
Se  non  cbe  scioglie  validamenle  ogni  dubbio  il  titolo  d'un  co- 
dicc  della  Cesarea  di  Vienna  (I),  dal  quale  Babria  apparisce 
autore  delle  favole,  e  loro  compendialore  Ignazio  Magistro. 
Ond'  e  facile  dedurre  1'  alteruzione  per  velusta  succeduta 
del  B  pformalo  in  F  in  alcuno  de'  codici,  c  in  altri  succes- 
sivamenle  dalla  ignoranza  de'  copisli  ripelulo. 

Del  resto,  non  pure  il  secolo  d"  Ignazio  raggiunsero  le 
favole  di  Babria,  ma  quello  allresi  di  Suida  e  di  Tletze  cbe 
il  cilano  (2)  ;  e  siamo  nol  duodecimo  secolo.  D'  allora  in 
poi  i  coliarabi  Babriani  scomparvcro  gia  stemperati  in  una 
prosa  non  verameate  elegante,  ne  IVanca,  ne  succosa,  ma 
porgente  quasi  1'  imagine  non  piu  cbe  di  mere  e  scolaslicbe 
esercitazioni.  Egbno  furono  condannaili  a  far  parle  di  aS- 
quante  raccolleprosaslicbe  del  medio  evo,  nclle  quali  passa- 
no  il  mezzo  migliajo  le  favole,  cbe  non  solamente  da  Afto- 
nio,  da  Libanio  e  da  altri  returi  o  granuuatici  e  monaci 
traggon  1' origine,  ma  c' insegnano  ancora,  per  la  natura 
delle  voci  e  delle  frasi,  non  meno  cbe  per  1'  ordine  delle 
idee  e  per  un  mostruoso  inlreccio  dello  spirito  cristiano 
col  gcntilesimo,  come  sieno  fattura  di  mitografl  vissuli  dal 
nono  al  quattordicesimo  secolo.  Non  e  per  altro  negabile 

(1)  Fabric,  Biblioth.  Graec.  1,  p.  398  ed.  poster.  —  Tyiwhilti,  Disser- 
tat.  dp.  Babrio,  Lond.  1776. 

(2)  Suida,  fiassim.  -  Ttelze,  Chiliad.  VIH,  V.  SIG;  XIll,  v.  258  et  494, 


—  645  — 

che  in  quel  brevi  componimenli,  die  costituiscono  lo  quat- 
tro  collezioni  a  noi  pervciuUe  ( delle  qiiali  sol  una  ricorda 
il  nome  del  siio  compilalore,  Massimo  Planiide)  non  si  rav- 
■visasse  qua  e  I;'i  certa  finezza  di  modi  e  di  stile  ed  ollre  a 
questa  le  coperle  traccie  di  antico  e  buono  verseggiameuto. 
Ma  repiUavasi  tuUavia,  per  la  delta  oonfnsione  del  nome 
d'  Ignazio  con  qnello  di  Babria  e  col  false  di  Gabria,  cbe  la 
greca  lettei-atura  posscdesse  ne'  deformi  tetrastici  di  colui 
r  operetta  Babriana. 

Era  serbato  al  Benlley  e,  piu  che  a  questo,  alia  felicissi- 
ma  critica  del  Tyrwhitt  il  rivendicare  la   memoria  dell'an- 
lico  favoleggiatore,  col  soccorso  di  un  codice  bodlejano  e 
de'frararaenti  serbatici  dall' Imperatore  Giiiliano  (I),  dal 
Magno  Etiraologico   (2),  da  Suida  e  da  Giovanni  Ttetze  (3) 
(soli  con  Aviano  a  fame  menzione).  Infalti,  quel  doltissimo 
inglese  riusci  nel  passato  secolo  a  redintegrare  da  quatlro 
a  cinque  apologhi  di  quelle  scritlore;  e  al  suo  esempio  altri 
tennero  dietro  ne'  primi  anni  di  questo,  e  il  Coray  e  lo 
Schneider  e  il  Knoch  ;  i  quali,  camminando  sulle  orme  del 
loro  predecessore,  e  pazientemente  investigando  per  entro 
alia  prosa  delle  favole  esopiane,  e  oltraccio  ne'  grammatici, 
gli  elementi  de'  coliambi  di  Babria,  allre  venti  ne  avevano 
ricomposte  e  pubblicate  col  nome  del  loro  legiltirao  autore,  j 
a  non  dire  di  quelle,  che  con  ardita  critica  e  poco  legittima 
furono  ricostituite  dal  Berger.  E  tanto,  e  non  piu,  sapevasi 
del  vero  Babrio  e  delle  sue  favole  insino  alia  scoperta  del 
sig.  Minoides  Minas. 

II  manoscritto  per  tanto  dell'  Athos  (per  mala  ventura 
incorapiuto)  non  compreiidc  che  centoventun  raitiambo,  o 

(1)  Episl.  59  adDionijs. 

(2)  III   VOC.    O^lpot^  et  VtTTfUuivOV. 

(o)  Loc.  cit.  .      .    •      : 


—  G4G  — 

favole  jambiche,  e  (liie  Proemii;  e  diciascuna  favola  i  prin- 
cipii,  ordinali  alfaboticameiilo,  non  trapassano  1'  Omicron. 
Cerlamenlc  qiicst'ordinc  non  puo  essere  statodatodal  loro 
artefice ;  ma  ben  ci  ricbiama  alia  imaginazionc  non  cosi  la 
pazienza  di  qiiah'lie  ignorante  copista,  conic  il  bisogno  di 
agevolmcnto  trovarvi  il  ccrcato.  Ora  piii  cose  cl  si  pre- 
sentano  a  domandare :   Cbi  fii  questo  Babrio  ?  quando  e 
dove  visse  ?  quali  iparticolari  della  sua  vila  ?  —  Dai  cin- 
que mentovati  scriUori  che  ne  lanno  parola  il  cavarne  al- 
cuna  notizia  6  cosa   impossibile.   Giova  per  aliro  inanzi 
tulto  ossei'vare  che  le  favolc  ncl  codice  erano  inlitolatc  del 
iiome  BaXgfSpiov    ( Balebrii ) ,  e  che   Samuele  Musgrave, 
medico  di  Londra,  avea  del   177G  partecipato  al  Tyrwhitt 
come  in  un  nianoscritlo  Ilarlejaiio  avcsse  egli  rinvenuta  di 
Babria,  trascrilta  di  mano  recenle,  la  favola  //  vnso  di  Glo- 
ve (cinquantesimaselliraa  dclla  raccolta)  colla  seguente  in- 
tilolazione  :  BaAfp/ou  ;^4jp/a///S/;to/  (1)  W;^^/  sz  rav  kt- 
(TCOTTH  ^v^oov  (Valer'u  versus  coliambici  ex  Aesopi  fabulis). 
II  vicendevole  puntello  di  qucste  affini  denominazioni  po- 
trebbe  per  un  islante  indurre  il  sospelto  che  Babria  portas- 
se  in  origine  il  prenome  di   Volerio,  poi  tralasciato,  come 
avvenne  di  parecchi  altri  consimili,  e  fosse  romano  bensidi 
stirpe,  ma  greco  di  educazione  e  di  lingua,  se  il  silenzio 
de'  pochi  che  lo  ricordano  non  ci  consigliasse  a  riflutare 
queslo  sospelto,  almeno  Qnchc^  da  nuovo  lume  non  sia  di- 
radata  V  oscuritu. 

Indirizzando  egli  con  fine  d'  istruzione  la  sua  fatica, 
secondo  e  manifesto  dai  due  Proemii  e  dall'Apologo  LXXIH, 
a  certo  Branco,  figlluolo  del  re  Alessandro,  s'  impara  es- 
sorne  egli  stato  il  maestro  ;  ciocche  parrebbe  segno  di  non 

(1)  Leggi  x'i'^'«("/3<xo/. 


—  647  — 

lieve  repulazione  avuta  al  suo  tempo.  Ma  fa  maraviglia  co- 
me il  Boissonade  e  i  critici  edilori  dl  Babria,  che  gli  ven- 
uero  appresso,  abbiano  riconosciutonon  altro  che  Alessan- 
dro  Sevei'O  in  quel  re,  e  collocbino  il  nostro  favolatore 
nel  HI  secolo  dell'  era  cristiana,  senza  credere  piu  che 
tanto  meritevoli  di  alcuna  considerazione  le  circostanze^  da 
lui  introdotte  nelle  sue  favole,  e  di  cameli  e  di  Siri  e  di 
Arabi  (de'  quali  ullimi  confessa  avere  sperimentato  la  raen- 
zogna  e  la  mala  fede)  (I)  ;  circostanze  che  ben  volentieri  ci 
conducono  in  Siria,  dove  due  Alessandri  troviamo  avere 
regnato  tra  gli  anni  150  e  I2i  prima  di  Cristo.  E  che  fosse 
un  Alessandro  di  Siria  puossi  argomenlare  dai  tre  primi 
versi  del  secondo  Proemio  : 

Mo^o;  fjsi',  ^  TTcCi  ^ct<ri\icoc,  etc. 

cioe,  traducendo  letteralmente  e  conservando  suo  sito  ad 
ogni  parola  : 

Fabnla  (\uidcm,  o  ptier  regis  Alexandria 
Sijrorum  veterum  est  inventnm  hominiim. 
Qui  jam  olim  {uerunt  sub  Nino  ct  Belo; 

dove  e  da  notare  che  gli  editori  di  Germania,  non  saprei 
per  quale  motivo,  ma  certo  contro  1'  autorita  del  codice  e 
con  effetlo  di  evidente  superiluila,  la  sillaba  finale  del  geni- 
tivo  plurule  TraXatuv  (velcrum),  dipendente  da  dv^pcoTrojv 
(hominum),  mutarono  (non  richiesto  dal  piede)  nel  neutro 
singolare  TroKcfAov  (vetus)  concordandolo  con  svpsfxa.  { in- 
venlumj.  Ma  se  tu  in  quella  vece  la  virgoja  ad  'AAf^aV^pa 

(I)  Fav.  8,  56,  79. —  Proem.  II. 


—  048  — 

posposta  nel  priino  verso,  Irasponi  nel  secondo  dopo  la  vo- 
ce Xvpcoi'y  nulla  piu  ti  riiuane  a  diibitai-e  cbe  quegli  noii 
sia  un  Alessandi'O  di  Siria.  Or  quale  dei  due  cbe  vi  domi- 
narono  ? 

Se  del  prinio  (l-iO-l  5G  a.  C.)  cbe  va  disliiito  col  so- 
prannome  di  Bala,  io  mi  faccssi  un  tratto  a  rammcntare  la 
vita  rolla  a  ogiii  piu  lurpe  ambizione  e  lussuria  c  I'  agitato 
govorno  e  Io  spirito  niilitare,  non  troppo  forse  incbinato  a 
lasciarsi  ciicondare  da  cbi  professa  sapicnza,  il  brevissirao 
spazio  di  circa  vent' aiini  dopo,  m'indurrcbbe  piultosto  a 
salular  Babria  alia  coite  del  secondo  Alessandro,  volgar- 
iiiente  detto  Zahina  (1 28-124)  (I),  dove  forse  il  vedrei  con- 
versaro  collo  stoico  dominatorc  cbe,  affabile  edotio,  gode- 
vasi  di  bancbettare,  come  narra  Ateneo  (2),  e  Glosoli  ed  al- 
tri  uomini  de'piu  ragguardevoli.  Avrebbe  per  tal  guisa  Ba- 
bria preceduto  a  Fedro  di  presso  cbe  4  08  anni,  e  non  sa- 
rebbe  gii  stalo  a  lui  posteriore  di  quasi  Ire  secoii ;  la  quale 
opinione  i  pifi  tengono,  percbe  nessuno  innanzi  a  Giuliano 
il  cita,  e  non  poiigono  menle  cbe  la  niedesinia  sorle  tocco 
pure  a  Fedro,  uon  mcmorato  fra  gli  anlicbi  scritlori  cbe  dai 
soloMarziale,  c  troppo  piii  tardi  da  Aviano.  Cio  posto,  beQ 
s'  appose  Adaraanzio  Coray  (3),  quando  dallo  stile  di  pocbi 
ed  alterati  frammenti  il  congetluro  a  un  di  presso  contera- 
poraneo  di  Bione  e  di  Mosco.  Y.  gia  siamo  in  sugli  ultimi 
sforzi  della  Lega  Acbea  ;  alia  quale  Babria  medesinio  par 
voglia  accennarc  colla  favola  De  Cani  c  de'  Liipi  ( i),  dove 
UQ  cane  di  Acaia,  elelto  a  capitano,  non  sapea  risolversi  a 

(1)  lust  in.  His  tor.  L.  XXXIX,  c.  1.  —  Annates  regum  et  reriim  Sy- 
riae  nuniis  vcleribus  iUustrati  ctb  Erasmo  Froelich.  Viennae,  1754,  4." 

(2)  Dcipnosoph.  L.  XV,  sez.  47. 

(3)  Aia-aivlioiiv  fxu^aii'  ffU¥ay(ii-j».  in  PldCfat. 

(4)  84. 


—  649  — 

entrare  in  guerra  co'  Iiipi,  perch6  una  sola  era  la  razza  di 
quesli,  ed  egli  in  cambio  vedevasi  da'  suoi  attornialo,  varii 
di  slii'pe  e  Ira  loro  discordi,  e  Cretesi  e  IMolossi  e  Acarna- 
ni  e  Dolopi  e  Ciprii  e  Traci,  Babria  per  tanto,  se  mal  non 
mi  avviso,  dee  aver  fatto  dimora  in  Siria,  non  Siro  egli 
stesso  ;  perelie  a  volerc,  come  suocede  ordinariamenle  nel- 
le  incertezze,  tener  conto  eziandio  delle  piu  minute  partico- 
larita,  11  parziale  epiteto  di  Tanagrei  dato  ai  Gallctti,  che  so- 
uo  titolo  alia  favola  V,  e  la  disputa  fra  im  Ateniese  loquace  e 
un  Tebano  di  Beozia,  piu  modeslo  ciie  rozzo,  intorno  alia 
preminenza  di  Teseo  e  di  Ercole,  per  poco  non  mi  trarreb- 
bono  a  sospettare  che  Babria  fosse  Beoto.  Ne  altro  piu  si 
conosce  della  sua  vita. 

Ora  venendo  agli  apologhi  suoi,  dichiara  egli  nel  secon- 
do  Proemio  esser  nuovo  1'  esempio  da  lui  dato  di  cignere 
ad  Esopo  la  gaja  veste  del  mitiambo,  ed  aitri  dopo  di  lui 
essersi  posli  invano,  benebe  piu  dotti,  alia  medesima  prova. 
E  in  vero  questa  maniera  di  metro  viene  ricevendo  dal- 
r  ingegno  del  verseggiatore  tal  garbo  e  naturalezza,  che  dif- 
ficilmenle  polrebbesi  desiderare  maggiore.  Egualmente  ma- 
lagevole  impresa  sarebbe  il  volere  determinare  il  giusto  con- 
fine della  originalita  di  Babria,  dappoiche  delle  dieci  favole 
della  sua  raccoUa  (non  compresi  i  due  prologhi)  le  quali  nou 
erano  conosciute  prima  per  veruna  pubblicazione  fin  qui 
ne  in  verso  ne  in  prosa,  non  puossi  con  sicurezza  afferma- 
re  se  lutte,  ovvero  quali,  sieno  creazione  sua  propria  ;  e 
quella  (veracemente  sua)  graziosissima  e,  come  a  dire,  pre- 
nunziatrice  delio  spirito  lucianesco,  la  quale  ha  per  titolo 
i'  AgricoUore  che  perdelte  la  scare  (1),  non  porge  argomen- 
to  bastevole  a  giudicare  della  sua  inventiva  potenza.  Ben 

(I)  N.  II. 
^e,ie  III,  T.  n:  84 


—  (550  — 
diro  chc,  a  petto  di  cssa  favola,  !c  riirianenti  novo  disoado- 
no  ;  c  che,  in  gcnorale,  noii  ne  niancano  di  bizzarre  cd  an- 
che  di  licenziose  ollre  a  quanlo  e  richicslo  all'  innocenle 
costume  di  ua'eti  ianciullcsca.  llavvi  talora  in  certc  dcscri- 
zioni  alquanlo  di  liacco  ;  talultra  nun  altro  vcdrcsti  chc  uii 
concetto  epigramraatico  ;  c  cio  cbe  fa  via  piii  stiipirc  si  c  lo 
scorgere  in  si  poca  quantity  difavolc  ripctuta  la  stessa  mo- 
rale idea  nella  rappresentazione  di  due  o Ire  fatli  divcisi.  Ma 
sono  difetti  quesli  die  scompajono,  per  comparazione  alia 
perfctta  econoraia  di  alcuni  racconli,  alia  naturalezza  e  vi- 
vacilti  deir  azione  e  alio  studio  di  fuggire  il  soverchio,  non 
discompagnando  da  tuttocio  un'  applieazionc  cosi  giusta, 
come  ingegnosa.  Gli  uccetU  e  la  Cornacchia,  ad  esempio, 
//  Corvo  c  la  Volpe  e  La  Rondinella  in  casa  di  ijiudici  (!) 
sono  pitture  di  grande  bellezza  e  venustt'i;  e  nei  Due  Sorci, 
il  villcreccio  c  il  campcslre,  lu  vedi  Babria  rivaloggiare  con 
Orazio  (2)  e  passare  il  La  Fontaine.  Nobilissimo  e  raro 
esempio  di  sobrieta  non  offesa  per  lunghezza  fatta  necessa- 
ria  da  eerie  parlicolari  condizioni,  dove  sottilmcnte  accor- 
ta  ed  eloquente  apparisce  la  natura,  gia  volta  agl'  inganni, 
e  la  nota  favola  del  Leone  malalo  (3),  la  quale  per  saggio 
mi  sia  conceduto  recare,  quant'  io  mi  scppi  fedolmente, 
Iradotta : 

Prosteso  i  lassi  mcmbri  im  Leone 
Egro  in  petroso  giacea  burrone  ; 
E  a  far  parole  con  seco  avea 
Fida  una  Yolpc,  cui  gia  dicea: 


(l)LXX!,LXXVr,  CXVI. 
(2)  Sermon.  L.  II,  6. 
(5)  XCIV. 


—  051^ 

«  Ami  ch'io  viva?  Vedi,  bramoso 
»  Di  cerva  io  sono,  che  in  quel  selvoso 
»  Bosco,  d'  agresti  pini  tra  'I  folto 
»>  Sta  :  cii'  or  piii  cerva  cacciar  m'  e  tolto. 
•>  In  man  verrammi,  se  cosi  \uoi, 
»  Predata  al  dolce  de'  detti  tuoi,  » 
Ita  la  Volpe,  ritrova  quella 
Che  lii  suir  erba  moUe  sakella. 
Pria  la  blandisce,  poi  la  saluta, 
E  a  buoni  avvisi  si  fa  venuta. 
»  M'e  il  Leon,  disse,  vicino,  il  sai; 
»  Tanto  e'  sta  male,  ch'  a  morte  e  omai, 
»  Dopo  se  dunque  qual  fia  signore 
»  Infra  le  beive  volgeva  in  core. 
.»  Stupido  e  il  ciacco ;  1'  orso  infingardo  ; 
»  Ribalda  ed  erma  la  tigre:  il  pardo 
»  Air  ire  pronto  ;  dond'  e  eh'  ei  tegna 
»  Regnar  la  cerva,  piu  ch'  altri,  degna. 
»  Superba  in  vista,  lunghi  anni  dura, 
»  Ed,  a'  rettanti  grande  paura, 
»  Le  spunta  un  corno,  ch'a'rami  e  uguaie 
»  D'  albero,  e  i  tori  non  1'  hanno  tale. 
»  Che  piu?  Reina  (sancita  or  sei) 
»  Delle  montane  fere  esser  dei. 
»  Nunzia  primiera,  la  Tolpe  allora 
»  Ben  per  le  bocche  n'  andria,  Signora. 
»  A  cio  ne  venni.  Rlia  cara,  addio  ; 
»  Corro  al  Leone,  non  chiami :  ch'  io 
»  Consiglio  in  tutto  gli  do.  Figliuola, 
»  Te  ancor  vo'meco,  s"  odi  parola 
»  Di  vecchia  testa.  Venuta  ad  esso, 
B  Ben  ti  starebbe  sedergli  appresso, 
»  E  fargli  core  nel  duol  che  il  prerae; 
»  Place  anche  il  poco  nell'  ore  estreme, 
»  E  r  alma  e  agli  occhi  de'  niorienti.  » 
Cosi  la  Volpe.  De'  falsi  accenti 


—  G52  — 

Gia  il  senno  all'  altra  gonGo.  La  via, 
(IVe  r  avvenire  pur  presagia) 
Prende  del  cavo  speco;  e  il  Leone 
Del  nido,  incauto,  balza,  che  sprone 
Gli  e  fretta,  e  a  quella  con  1'  ugne  acute 
Gli  orccchi  squarcia.  Ma  a  lei  salute 
Reco  la  fuga,  che  dalla  belva 
L'  impaiirita  drilto  rinselva. 
Onde  la  Volpe  le  man  percoto, 
Che  sue  fiitiche  gia  vide  ir  vote. 
Digrigna  i  denti  quell'  altro  e  genie, 
Che  fame  e  rabbia  1'  occupa  insieme. 
Chiama  la  \'olpe,  ripete  i  preghi, 
Che  inganno  a  nova  preda  non  nieghi. 
Ella,  il  disegno  tratto  dal  petto; 
«  Dure  atto  imponi ;  pur  mi  ci  metto.  » 
E,  qual  sagace  cane  segueudo 
L'  orme,   ogni  astuzia  venia  tessendo. 
Ciascun  pastore  via  via  domanda, 
Se  cerva  fugga  che  sangue  spanda. 
Un  che  la  vide,  duce  si  porge, 
Finche  in  ombrosa  parte  lei   scorge, 
Che  di  suo  corso  si  riconforta. 
Con  impudente  faccia  1'  accorta 
Stassi;  e  alia  cerva  tosto  im  orrore 
K  orecchi  e  piedi   fatlien ;  gia  il  core 
Fervea  di  bile  :  ma  pur  le  dice  : 
a  Ovunque  i'  scappi,  persecutrice 
»  Mi  sei :  ma  ora,  vil,  non  godrai, 
»  Se  mi  t'  accosti,  se  gannir  sai. 
»  Lsa  a'  men  destri  1'  arte  tua  rea, 
»  Altri  promuovi  tiranni  e  crea.  » 
IVon  rise  quella,  ma  al  ver  fe'  manto 
E  disse:  «  Abietta  se'   tu  cotanto 
»  E  pauro&a  ?  de'fidi  ombrare 
»  Tanto  ?  11  Leone,  mosso  a  giovftre. 


—  653  — 

»  E  di  tua  vecchia  lentezza  a  sciorte, 
»  Tocco  r  orecchia,  qual  padre  a  niorte. 
»  Leggi  poi  darli  doveva,  intero 
»  L'  alto   a  serbare  commesso  inipeio. 
»  Del  liscio  d"  egra  mano  non  paga 
»  Tu,  a  distaccarti,  niaggior  n'  liar  piaga. 
»  Pill  irato  e  quegH,  che  tu  non  sia; 
»  Te  Infida  e  lieve  troppo  scopria. 
»  Re  il  Lupo  invece  vuole  or  create. 
»  Oh  fier  padrone!  che  far  m' e  dato? 
»  Coniune  11  danno,  tua  colpa,  e  adesso. 
»  3Ia  deh!  ne  \ieni;  sii  forte  appresso; 
»  Che  paventarne  mai  non  ti  veggia, 
»  Qual  pecorella  fuor  della  greggia. 
»  Per  frondi  e  linfe  gluro  (cos'io 
»  Sola  te  serva!)   che  il  Leon  rlo 
»  Non  e,  ma  amico   gia  te  destina 
»  Degli  animali  tutti  relna.  » 
Cosi  la  cerva  lusinga,  e  assente 
Quell'altra  all'orco  ir  novamente ; 
E,  nell'agguato  inio  costretta, 
N'  ebbe  il  Leone  a  ivanda  eletta. 
Le  carni  ei  vora,  bee  la  niidoUa 
Dellossa,  e  in  brani  viscera  ingoUa. 
Ma  della  cerva  furtivamente 
La  guida  intanto,  di  preda  ardente 
JVIentr'ivi  stava,  rape  11  cervello 
Caduto  e  il  lambe  ;   preniio  fu  quello 
Di  sue  faliche.  Poi  noverando 
Gli  entragni  '1  fiero,  venia  cercando 
Solo  il  cervello,  tra  gli  altri,  e  spia 
La  buca  e  il  covo  per  ogni  via. 
La  Volpe  allora,  dal  ver  lontano, 
«  Non  a'  avea,  disse ;  tu  cerchi  invano. 
»  E  qual  cervello,  s'  un'  altra  fiata 
»  E  del  Leone  nel  covo  entrata  ?  » 


—  054  — 

Parngonnto  a  Habrin,  r;viro  non  lia  mnllo  da  gnada- 
giiai'c.  Comoclu''  1,1  brcvila,  la  ologaiiza  od  una  soavc  scni- 
j>licila  siono  prcgi  non  da  kii  soparabili,  hillavia  I'aro  e 
die  nv\  racconio,  pigliato  nel  sno  slrello  sensn,  lovi  la 
pitUira  a  cci-ta  altezza  ,  ed  csca  do'  limiti  d'  una  tcrsa 
Jiridila  c  di  una  parsimonia,  quasi  non  dissi,  tonace. 
In  Babria  per  contrario  il  narrarc  c  piosso  cbc  sem- 
pre  animalo  e  grazioso;  appropriala  la  soclla  dei  porso- 
naggi  e  dellc  circostanze  cbe  accompagnano  un  fallo  ; 
iiianifcsta  in  somma  la  natura  di  un  ingogno,  ebe  bone 
aveva  oomprosa  I'essonza  o  i'indole  dolla  fav(da  csopiana. 
E,qi!anlo  alia  lingua  e  alio  slile,  propricla  e  finczza  di 
vocaboli  escmplaro,  c  modi  non  affollali,nia  faciii  e  spon- 
lancamenlo  seguaci  a!  jiensiero.  Ogni  cosa  vi  lia  suo  co- 
lore ;  nulla  d'  intralcialo,  o  d'  oscuro  ;  qualchc  ionieismo 
qua  c  cola  sparso  a  donolaro,  piii  cb'aUro,  le  reli(}uie  di  un 
dialello,  gia  spenlo  ncl  comunc  uso  dogli  scriUori,  per 
ccdere  il  canipo  a  quelle  modiflcazioni  universalmente  uni- 
foinii,  che  gli  sconvolgimenli  c  i  nuovi  dominatoii  veni- 
vano  recando  alia  lingua.  Non  vi  scnli  vigor  mascliio  di 
Irmpre,  ma  un  fare  piano,  molle,  fiuenlc:  conlrassegno 
nun  dubbio  di  quel  tempo,  in  cui  la  Grccia  perdeva  la 
liberla  sua,  e  il  saerilego  furore  di  Mummio  dircsli  avere, 
oomo  in  ombra  e  per  distanza  lungliissima,  rafligurala 
quolla  ela  postei'iore,  la  cui  barbaric  dovca  tramandarci 
difformata  e  scomposta  1'  operetta  di  Babria,  e  occultarnc 
le  originali  bellezze  per  selte  secoli  di  silcnzio. 

II  socio  corr.  prof.  Molin  chicde  alia  Commissione 
nominala  jeri  s'  abhia  fattc  le  opportune  osscrvazioni 
niicroscopichc  sul  vernie  ospitante  neirintestino  retlo 
dello  rane. 


—  055  — 

11  prof.  Massalongo  da  una  breve  descrizione 
della  forma  presenlala  da!  venue  staccato  daU'  intc- 
stino  retto  di  alcune  ranocchie,  c  rigiiardo  alia  strut- 
tura  interna  accenna  in  particolarc  :  1."  un  corpo 
bilobo  situato  nella  parte  snperiore  dell'  clminto ; 
2."  due  iTiacchie  rotonde  orizzontalniente  poste  ver- 
so la  base  ;  o.°  un  canalc  cbe  dalT  alio  in  basso  ad 
ambedue  i  lali  del  corpo  bilobo  trascorre  ripiegato  a 
ghirigori  ed  e  inferiormente  conlinuo  passando  in 
direzione  par&llela  alia  base  dell'  animale. 

11  dott.  Zanardini  soggiunge  cbe  le  niaccbie  indi- 
cate dal  collega  prof.  Massalongo  a  lui  sembravano 
piuttosto  due  corpi  di  forma  esattamenle  sferica  , 
situati  verso  la  base  c  in  sense  trasverso  rispcllo 
air  asse  longitudinale  dell'  animale.  In  quanto  ai  due 
organi  di  colore  pin  oscuro  cbe  scorrono  paralleli  e 
serpentini  ad  ambedue  i  lati  dell'  animale  dichiara 
non  avcrne  rilevata  la  lore  contlnuita  mediante  il 
decorso  parallelo  alia  base.  Avverte  pero  che  il  tempo 
assai  breve  concessogii  per  la  osservazione  microsco- 
pica  non  avcndogli  permcsso  di  conlinuare  gli  esami 
sopra  piu  esemplari,  si  astiene  da!  pronunziare  un 
giudizio  definitive  sopra  questo  proposito. 

11  dott,  Nardo,  die  ebbe  ad  osservare  contempo- 
raneamente  al  dott.  Zanardini.  si  attiene  alle  mede- 
sime  di  lui  dicbiarazioni,  e  il  prof.  Massalongo^  af- 
fermando  la  strettezza  del  tempo  concessa  ai  suoi 
colleghi,  avverte  cbe  egli  ben  piu  a  lungo  e  a  tutto 
sue  agio  avendo  potuto  ripetere  gii  esami  non  gli 
rimanc  dubbio  alcuno  sulla  continuila  di  quel  canalc. 


—  056  — 

Depone  sul  banco  della  presidcnza  iin  disegno 
di'ir  animale  clic.  quant lUKjue  fatlo  in  fretla,  spiega 
abl)aslanza  bene  cio  ebc  asseriscc  d'  aver  osservalo. 

Allora  il  prof.  Molin  aprendo  i  due  pliclii  suggcl- 
lali  cbe  avcva  depositalo  il  di  ])rima.  dimostra,  me- 
dianle  una  lavola  colorala  in  eui  e  ralfigurato  1' ani- 
male su  eui  verte  !a  controversia,  cbe  Ic  opinioni 
della  Commissione  son  conlrarie  all' auloro  (dott. 
Waller)  cbe  pubblicu  quella  lavola,  e  conformi  alle 
proprie  ;  e  legge  una  sua  memoria  inlitolala:  Sopra 
nn  vernie  intcstinak  del  rcilo  iV  una  ranocchia,  che 
verra  pubbiicata  nellc  successive  Dispense. 

II  m.  c.  dolt.  Fario  presenta  alcune  uova  d'  uu 
baco  da  seta  cbe  vivc  nelF  Australia,  e  si  ciba  di 
foglie  carnose,  nuicilaginose.  Lc  uova  sono  dun  terzo 
pin  grossc  di  quelle  de'nostri  bacbi  e  piu  biancbiccie. 
II  bozzolo  unilo  a  quelle  uova  e  di  color  cinereo  tabac- 
chino  'assai  compatlo,  abbondantc  di  materia  serica, 
della  forma  e  grandezza  de'  nostri  bozzoli.  Parrebbe 
cbe  r  animale  dovessc  spcttarc  alle  sfingi,  e  la  ibglia 
cbe  accompagna  il  bozzolo  su  eui  stanno  depositate 
due  rigbe  di  uova,  considerandone  la  ncvronomia  e 
i  nervi  cbilodronii,  sembrerebbe  una  mirtacea  e  forse 
un  FAicaliplus  o  miEiKjcnia.  Quelle  uova  provengo- 
no  da  Melbourne  e  furono  spedite  al  dott.  Fario  pcrche 
tenti  r  allevamenlo  di  quel  baco  con  foglie  di  piante 
possibilmente  analogbe. 


mmwii  m  mm  is  imm  \m. 


Il  presid.  cav.  Meiiiii  da  lettura  del  Dispaccio 
Luogotenenziale  in  cui  si  annunzia  S.  M.  essersi 
degnata  prendere  a  notizia  1'  innalzamento  alia  pre- 
sidenza  del  vicepresidente  co.  Cavalli,  a  tenore  degli 
statuti,  e  aver  nominato  a  vicepresidente  il  prof, 
cav.  Hinich. 

Terminata  la  lettura  del  Dispaccio,  lo  stesso 
presid,  cav.  Menin  congedavasi  dal  seggio  presiden- 
ziale  con  dignitose  e  calde  parole  che  1'  Istituto  acco- 
glieva  con  unanime  applauso. 

II  nuovo  prcsidente  co.  Cavalli  lesse  il  seguente 
discorso. 

DolU  CoUeghi!  E  per  vostro  volere  che  io  vengo  in 
questo  seggio  onorevolissimo ;  e  nel  salii'\i  sento  quanlo 
debba  averne  grazia  a  voi,  che  senza  veruii  luio  merito 
mi  avete  degoato  di  tanto. —  La  inia  gratitudine,ve  lo  assi- 
curo,  noil  6  per  nulla  minorc  dell'  obbligo  mio  :  ben  mi 
duoie  il  non  saper  come  deguamente  mostrarvela,  peichc 
Sc.ric  II L  T.  /y  8a 


—  658  — 

le  parole  mi  paiono  dimostrazione  troppo  (lel)ole,  e  rico- 
noscervi  con  gli  offelti  voggo  clio  nol  polro  niai;  cosi  iioa 
mi  lesta  cite  ricofrerc  alia  benignity  e  cortesia  per  le  quail 
sole  mi  avete  favorilo,  oiide  mi  colriuo  presso  ciasouno  di 
voi  mallovatrici  del  scnlimeiili  die  portcro  sempre  scolpiti 
nel  pill  (ino  del  cuore. — Da  qiiosta  vostra  graziosa  ele- 
zione  poro  doriva  pure  im  dirilto  anclie  in  me,  ed  e  quelle 
di  chiedere  clie  quella  medesiina  indulgeoza  c  umanitti  che 
mi  hanno  udminalo,  mi  dcbbano  anche  sorreggere  ed  aiii- 
tare  nel  difficile  arringo  che  mi  e  dato  a  peroorrere.  — 
Fra  lutti  i  sodalizi  lo  stabiiito  per  amore  delia  scienza  e 
fuor  di  dubbio  il  precipuo.  Anche  le  potenze  intelleltive  e 
morali  dell'uomo  sono  inerti  e  come  intorpidite  iinelie  vive 
da  lui  a  se,  ed  alio  inveoe  pigliano  vigore  ed  energia  quando 
egli  coraunica  co'suoi  simili. — Appena  le  mitigate  condi- 
zioni  d'  Italia  hanno  permesso  gli  sludi,  vi  sursero  Acea- 
demie,  ed  esse  promossero  le  ulili  discipline,  dilatarono  i 
confini  delle  cognizioni  umane,  e  per  lunga  pezza  furono 
come  il  centro  onde  il  sapere  moveva  per  diil'ondersi  in 
tutto  il  corpo  dclle  noslre  citta,  e  dove  riiornava  eresciuto 
dal  valore,  e  dalla  perspicacia  dcgl'  ingegni  partieolari.  — 
Sennonche  ancole  Accademie  soggiacqueroalle  vicissitiidini 
del  grandc  scouvolgitore,  il  tempo:  e  soprattuKo  dal  mag- 
gior  figlio  della  stampa  pubblica  furono  ridotte  quasi  a  quel 
termine  di  declinazione  in  cui  la  coneori-enza  libera  ridusse 
i  corpi  d'  arti  e  mcstieri  —  I  Ginrnali  pero,  quesla  ridu- 
zione  delle  scienze  e  delle  letiere  a  una  forma  inorganica 
introdussero  (come  scrisse  lui  forte  ingegno  )  il  costume 
di  correre  su  tuiti  gli  oggetti,  tolsero  il  gusto  degli  sludi 
sodi  e  determinati,  insinuarono  quello  degli  enciclopedici 
e  superficiali,  ponno  aiutare  la  scienza,  ma  non  conteneria, 
ne  coslituirla;  sono  un  accessorio,  non   il  principalc,  ser- 


—  659  — 

vono  ad  agevolare  la  dottrina,  non  a  supplirla.  — Ond' e 
che  ad  onta  del  Giornalismo  I'  ufficio  delle  Accademie  non 
e  finito,  esso  c  solamente  cangiato,  resta  per  loro  quella 
azione  medesima  cho  alle  Associazioni  e  serbata  nel  sisteraa 
della  liberla  indelinita  del  commercio.  —  Commessione 
ampla  e  sublime  ella  e  questa,  e  Voi  non  veniste,  e  non 
verreto  iiusi  nieno  ad  essa,  perrlie  ne  siete  ed  atti  e  degni.— 
Ma  per  mio  conto  questa  impresa  soverchia  sempre,  lo  d 
ora  ancor  pin  dal  momento  che  dairinfimo  posto  cbe  solo 
mi  s'addice  in  questo  iilustre  consesso  mi  voleste  levato 
alpii'i  etcelso  e  cospicuo.  —  M'e  pero  scuola  T  esempio 
singolare  del  dottissimo  mio  predecessore,  11  quale  tenne 
per  ben  due  volte  questa  Presidenza,  o  con  la  prontezza 
dello  ingegoo,  la  maturity  del  consiglio,  la  soaviti  dei  modi 
seppe  fame  si  utile,  si  dignitoso,  e  ad  un  tempo  si  caro  e 
si  dolce  il  leggimento.  —  lo  non  bo  qui  udito  lingua  cbe  a 
lui  non  tributasse  parole  d'  amore  e  di  rispetto,  e  sono 
certo  die  1'  Istiluio  aggradira  cbe  io  facendomi  interprete 
dei  scnlimenli  die  lo  animano,  U  renda  in  suo  nome  i  ben 
meritati  ringraziaoieiiti.  -  IMi  consola  il  pensare  cbe  non 
sono  lasciato  a  me  stesso,  meutre  mi  deste  a  compagno  il 
Professore  chiaiissimo  di  cui  vencro  la  mente  ed  il  cuore, 
e  dalla  cui  amicizia  mi  tengo  veramente  onoralo.  —  M'  e 
ancora  di  conforto  il  vedere  cbe  mi  sono  aggiunti  a  soste- 
gno  i  due  Colleglii  valentissimi  cbe  reggono  la  Segretaria, 
il  senno  e  I'animo  dei  quali  tulto  volto  all'oaore  ed  al  bene 
di  questa  InstiUizione  guarentiscono  ogni  sussidio  alia 
pocbezza  delle  mie  forze. —  Con  tutto  questo  pero  la  co- 
scienza  m'avvisa  cbe  a  me  non  puo  toccare  alcuna  parte 
dei  vostri  trionfi.—  Inelto  a  far  di  meglio,  io  mi  riconosco 
qui  collocato  a  guanlia  delle  leggi  cbe  vi  siete  statuite  ;  mi 
credo  destinato  ad  usaie  ogni  diligciiza    j)er  ispianare  gli 


—  «()0  — 
ostaooli  e  le  (liffieolla  die  lurltassero  il  migliorc  procedi- 
meiito  del  iiostio  IsUlulo;  ini  tcngo  clello  a  conl'ortalore 
dolle  onorate  voslrc  falicbe  e  soddisfero  all'  incarico,  so 
altro  nan  mi  lia  duto,  plaudoiulo  con  (utto  il  ciiorc  ai  vo- 
slri  iioliili  ost-rcizi. —  lo  lara  conio  chi  iion  poleiido  salire 
il  navilio  sta  snila  viva  pregando  ai  suoi  dilelti  seroadt)  il 
vonlo  ('  prospera  la  navif,^azione.  .       ,        , 

Si  coniunica  la  scguente  Nota  del  m.  c.  prof.  B. 
Bizio  intitolata  :  Rettificazione  dialcune  osservazioni 
itiak  ap])oste. 

In  fine  del  lenue  lavoro,  qui  per  me  ultimamente  puli- 
hlicato,  io  m'incontrava  di  ji'ggere  alcune  poclie  osserva- 
zioni del  cliiarissimo  mio  eollega  prof.  TJellavitis,  nelle 
qnali  dice  cosi:  "  In  parecchi  sperimenti  il  Bizio  trov6  che, 
»  nelle  ombre  da  lui  osservalo,  1  ragyi  piu  obbiiqui  erano 
I)  i  piii  rifrangibUi;  in  allri  sperimenti  vide  che  i  raggi 
»  piii  obbliqni  crano  i  rossi ;  da  cio  conehiuse  che  vi  sia 
»  ?m  rosso  piii  riframjibile  drl  vcrde.  Ora  la  conseguenza 
n  pill  natiiraje  degli  sperimenti  n'  era  che  non  sempre  i 
))  raggi  vedvli  piii  obbliquamcnte  fossero  i  piii  rifrangibili. 
»  Si  riconosce  giiistissima  la  meraviglia,  che  alcuno  creda 
''  esisfere  un  rosso  piii  rifrangibile  del  verde,  ([uando  si 
»  considera  che  di  tiitlo  le  parti  della  tisica,  quella  (  dopo 
I)  la  meccanica  e  V  asttH)nomia  )  che  sembra  poler  aspirarc 
»  alia  certezza,  n'  e  roltica,  e  secondo  le  piu  avverate  teo- 
»  rie  di  quesla,  il  rosso  e  il  meno^  rifrangibile  dei  co- 
B  lori  (I).  »  A  dire  il  vero  non  ho  mai  detto  che,  nelle 
ombre  da  me  osservale  i  raggi  piii  obbligui  fossero  i  piii 

(1)  Vfgg.  ()nesto  Volume,  pag.  o75. 


-  6G4  — 

rifravf/ilnii;  ne  conosco  spcrinienli  ne'  quali  io  avcssi  ve- 
tliito,  clic  /  raggi  piii  oblduiui  fossero  i  rossi;  conciossiacli6 
nelle  mie  orabre  iu  non  ahhia  raai  parlato  di  ragyi,  ma 
solaraente  di  Hste,  di  striscie  colorate  e  di  colori.  Quei 
rafjgi  piii  obbllfiul  non  e  det(o  per  nieiito  oho  spettino  aile 
ombre,  come  mi  viene  apposto  dall'  onorevole  mio  colie^a, 
ma  si  alia  luce  del  riverbero  incidente  siii  piano  bianco,  e 
riteniita  da  me,  giiista  la  differente  sua  direzione,  causa 
del  fenomeno.  Cio  e  divisalo  assai  cliiai'amente  nella  Me- 
moria  sullo  ombre  colorate,  e  quindi  lornato  a  dire  con 
nitida  speeilicazione  nel  medesimo  scritlo  colpito  daila  pre- 
sente  censura  ;  perocche  qui  si  legge  :  «  E  detto  adunque 
»  nel  mio  lavoro  speriujentale,  che  le  due  lisle  colorate, 
«  coniponenti  I'ombra  bicolore,  una  si  metle  costantemente 
»  a  diritta  di  chi  osserva  e  I'altra  a  sinistra.  Ora  posciaclie 
»  ogni  effetto  costanle  debba  procedere  dalla  sua  cagione, 
»  e  quindi  anch'essa  costante;  cosi  ho  ritenuto  die  non 
»  a  caso  quelle  due  striscie  andassero  a  mettcrsi  a"  loro 
"  posti,  ma  die  ci  dovesse  essere  una  causa,  che  ivi  le 
»  sospignesse,  e  qucsta  causa  mi  e  sembrala  essere  la  dif- 
»  ferente  direzione  do'  raggi  incidenti  sopra  il  piano 
»  bianco  (I)  »  vale  a  dire  che,  dove  battono  i  raggi  piii 
diretti,  a  quella  volta  vada  a  mettersi  la  lista  del  colore 
appartenente  a'  raggi  meno  rifrangibili;  e  dove  feriseono  i 
raggi  pill  obhiiqui,  quivi  corra  a  distendersi  la  striscia  del 
colore  speltante  ai  raggi  piu  rifrangibili :  questo  e  il  fermo 
di  cio  che  mi  e  paruto  doversi  dedurre  da'  risultati  delle 
mie  sperienze,  e  non  altrimenli  che  nelle  mie  ombre  i  raggi 
piu  obbli(fiii  fossero  i  piii  rilrangibili;  die  io  anzi  non  ho 
mai  osato  affermare  che  dalle  mie  ombre  muovessero  raggi, 

(I)  Vegg.  qiifslu  Voluine.  pag.  080. 


—  ()()2  — 

e  qiiindi  non  iiuii  sogiiato  di  dire  :  die  (/tielli  vednti  piu 
Qbhlhiuamcnlc  fossero  i  piu  rifrangilnli;  d"  onde  parrebbe 
clic  la  ininorc  o  inaggiore  rifraiujiOilild  di  (|iie'  raggi  pro- 
ceda  dairaccidt'iile  delP  essere  vediiti  opiii  obbliqiianiente, 
o  mcno  obbliqiuimente,  cbe  la  facc'euda  non  polrebbe  cer- 
tamente  andare  di  ([ueslo  niodo  ;  ma  si  tuUo  rapportato 
alia  luce  del  riverbero  in  rispcllo  al  piano  ncl  quale  andava 
a  feiire. 

Ciascuno  si  accordera  volentieri  nel  ritenere  che,  dopo 
la  meccanica  e  I'  aslronomia^  \  oltica  sia  quella  parte  della 
lisica,  che  ha  meglio  aeoertata  la  ragione  dei  fatti;  tuUavia 
noQ  credo  che  per  tanto  alcuno  possa  levnrsi  a  inanlenei'e 
preclusa  la  via  ad  ulteriori  conbscenze,  elie  fossero  per 
esserci  date  dalla  mono  delT  esperienza. 

Dopo  quosta  ietluia  il  prof.  Bellavitis  *  dice:  Che 
per  quanto  si  ricordava  c  si  ricurda  della  memoria 
lelta  dal  prof.  Bizio,  e  delie  osservazioni  ialte  dallo 
Zambra,  gli  pare  che  esatta  fosse  la  osservazione  da 
lui  ripetiita,  ])Oco  importando  che  si  dica  raggi  che 
battono  menodirilti.o  raggi  piu  o])bliqui,  Del  reslo,  se 
dopo  che  sarii  piibblicata  la  memoria  del  prof.  Bizio, 
qiialche  allro  fisico  sosterrii  che  ci  sia  un  rosso  piu 
I'ifrangibile  del  verde,  allora  il  prof.  Bellavitis  coiifes- 
serii  il  proprio  errore,  o  cerchera  di  confntare  le 
altrui  argomeiitazioni.  Per  intanto  egli  non  iscorge 
alcun  inconveniente  che  il  prof.  Bizio  creda  che  vi 
sia  un  rosso  piu  rifrangibile  del  veide. 

*  Avverto  qui  un  errore  di  stampa  corso  nel  puhblicaie  le  parole 
(ial  pr.)f.  Bellavitis  dette  soprn  qiiesto  argonientu  nell'  adunanza  !4  feb- 
liraid  I8S9.  Dispt-nsa  I\',  p.  -jOS,  liiiea  aiitipenuitinia  ;  invece  che  /  raggi 
vediifi  piu  obbliquanien/e,  legga.^i  i  raggi  catlcnli  ptii  obbliquamenle. 

n-  SECRETABIO. 


—  (i(i3  — 
11  m.  e.  ing.   Cappelletto  legge  il  seguente  rap- 
porto  :   Intorno   ai  concorsi  in  rispostu  al  (juesito 
scientifico  I'isfjuardante  i  me:^zi  per  innahar  I'acqua 
a  mediocri  altezze. 

Cliiarissimi   Colic fj hi.  . 

La  vostra  Commissione,  cui  deste  il  carico  dell'  esamo 
delle  memorie  presentate  al  concorso  per  la  soluzione  del 
quesito  risguardante  i  varii  modi  con  cui  puo  il  piu  util- 
iiiente  innalzarsi  I'  acqiia  a  non  grand!  allczze,  non  ebbe 
questa  volta  ad  esaminare  che  due  sole  memorie,  e  questa 
volta  ancora  e  costrelta  a  presentarvisi  innanzi  colla  mal- 
augurata  proposizione  di  non  eonferire  alcun  premio. 

Delle  due  memorie  quella  che  porta  per  epigrafe :  «  se 
non  mi  aggiudicheretc  la  corona  accademica  diro  di  non 
averla  meritata  »  c  lavoro  di  un  giovanc,  come  egli  dice, 
appena  diciassettenne,  e  lo  mostrano  bene  come  tale  e  ia 
fidueia  che  si  poirehbe  dire  eccessiva,  e  la  mancanza  delia 
vera  scienza  meccanica  e  di  una  convcnienle  ed  abbastanza 
estesa  istruzione.  Lungi  dal  I'isolvere  il  quesito  proposto 
egli  porta  avanti  una  sua  macchina  che  descrive  con  ogni 
dettaglio,  e  che  egli  credo  nuova,  non  conoscendo  forse  le 
macchine  cosi  delte  a  forza  centrifugo,  cd  in  ispecialita  i 
turbini  di  Apporit  e  d'  allri.  Senza  togliere  ogni  merito  ad 
un  giovane  che  si  diraoslra  almeno  dotato  di  buona  vo- 
ionti,  e  evidente  non  potersi  dare  alcun  peso  alia  memoria 
da  esso  presenlata  al  concorso,  e  perche  non  risolve  il 
quesito  come  venne  proposto;  e  perche  nulla  porta  in  cara- 
po  di  nuovo, che  anzi  non  fa  che  rilornare  bambina  un'idea 
gi^  fattasi  adulta;  e  perche  linalmente  si  mostra  ancora  in 


—  (564  — 

sill  primo  limitarc  dolla  scienza  moccanica,  e  perfiiio  del 
suo  lingiiaggio. 

L'altra  memoria  ha  per  epigrafe  :  «  Parte  d' imialzar 
r  acqiia  e  sempro  stala  iiithnamoiiic  connessa  al  progresso 
della  civilizzazioiie  ;  quindi  lo  stale  in  cui  quest' arte  si 
trova  presso  iin  popolo  e  indizio  della  sua  posizione  nella 
scala  tlel  raffinamenlo  sociale.  »  Dividesi  in  piu  capi  ;  ncl 
prinio  dh  una  succinla  descrizione  del  rosario,  della  noria, 
delle  vili  d'  Arehimede  e  olandese,  della  rnota  a  paliuette 
o  a  schiaffo,  della  ruota  a  cucchiai,  del  timpano,  delle 
macehine  a  forza  centrifuga,  delle  trombe,  e  dell'  ariete 
idraulico.  La  descrizione  dei  delti  meccanismi  6  in  com- 
plesso  buona;  ma,  duolc  il  vedere,  iroppo  succinta,  cost  da 
poterla  assolutamente  dire  incompleta,  quella  dei  due  mezzi 
i  pill  potenti  forse  ed  efilcaci  negli  asciugamenli,  vogliam 
dire  della  ruota  a  schialTo  e  dei  turbini,  i  quali  ultimiprin- 
cipalmente  sono  e  troppo  brevemeute,  e  per  quanlo  spetta 
al  loro  modo  di  agire  non  esattamente  considerati.  Senza 
dubbio  la  natura  del  quesito  domandava  una  descrizione 
alcun  poco  piii  teorica,eehe  avesse  porto  il  mezzo  in  ogni 
easo  di  formarsi  un'  idea  abbastanza  vicina  delle  varie  loro 
dimensioni,e  dei  varii  rapporti  fra  le  loro  parti,  nonche  dei 
loro  effetti,  al  die  fare  certamentc  non  si  presla  la  descri- 
zione data  dai  meccanici  medesimi;  deserizioue  questa  che 
si  puo  trovare  in  qualunque  succinti*  trattato  d'  idraulica, 
se  anche  in  esso  non  si  trova  piii  completa  epiii  utile  sotto 
il  punto  di  vista  pratico,  e  principalmente  guardando  al 
pun  to  di  mira  del  (juesito. 

Passa  net  secondo  eapo  ail'  esame  degli  effetti  compa- 
lativi  delle  macchine  suddette,  ripi'odiiccndo  gli  ordinari 
valori  dell'  effctlo  utile,  e  le  ordinarie  avveitenze  intorno 
alio  condizioni  sotto  alle  quali  ciascuna  lavora  col  maggiore 


—  ()66  — 

vaiitaggio.  Ma  il  quesilo  domandava  di  «  paragonare  suUa 
base  delle  piu  fondate  teorie  e  deile  meglio  provate  espe- 
rienze  »  i  meccanismi  medesirai,  e  in  tutto  lo  scritto  in- 
darno  si  cercherebbe  iiii  indizio  di  teoria,  indarno  una 
discussione  del  modo  di  comportarsi  dell'  acqua  per  entro 
ai  medesirai  oosi  da  poter  serviredi  guida  alia  raigliore  loro 
costruzione,  all'esame  dell'  effetlo  che  le  varie  diraensioni  e 
la  differente  disposizione  delle  loro  parti  possono  avere 
suH'effetto  utile  finale.  Una  tale  discussione  Irovasi  fatta 
soltanto  nei  capi  terzo  e  quarto  per  la  tromba  a  doppio  ef- 
fetto  come  venne  ultiuiamentc  modificata  ed  usata  in  Olan- 
da  a  Dreumel;  e  per  Tariete  idraulico,  pel  quale  suggerisce 
alcune  raodificazioni  che  non  mancano  di  valido  fonda- 
mento,  e  che  varrebbero  a  scemare,se  non  a  togliere,  parte 
degli  inconvenienti  che  la  pratica  ha  continuamente  mo- 
slrati  in  quest'  ultima  macchina.  Pero  anche  in  questa  di- 
scussione sveste  la  forma  leorica,  non  separa  per  la  tromba 
i' effetto  utile  dell'organo  operatore  da  quello  del  motore, 
non  somministra  i  dati  necessarii  a  proporzionarenei  varii 
casi  le  varie  parli;  essa  e  forse  piu  una  deltagliata  relazio- 
ne  di  un  caso  speciale  che  altro;  e  per  lariete  non  porta 
in  campo  alcuna  prova  che  \'alga  ad  accertare  I'utilita  delle 
modilicazioni  proposte. 

Finalmente  nei  capo  quinto,  sotto  il  titolo  di  riassunto 
6  conclusione,  si  propone  di  risolvere  la  parte  essenzialis- 
sima  del  quesito,  cioe  «  dedurre  i  princlpii  che  nei  diversi 
cast  di  applicazione  agli  asciur/amenli  ed  alle  irrigazioni 
possono  detcrminare  la  scelta  del  piii  oppoiiuno  fra  i  varii 
meccanismi  discussi,  avulo  riguardo  anche  alia  nalura  del 
motore  »  e  questa  parte  e  a  vero  dire  la  piii  mancanle  e  la 
piu  superficiale  di  lutte,  accontentandosi  di  un  brevissimo 
ragguaglio  come  presso  a  poco  lo  si  farebbein  un  giornale 
Serie  III,  T.  IV.  86 


—  bt)6  — 

di  ordiiiaria  lettura,  o  per  nulla  inlernaudosi  cun  accurate 
lodagini  toorico-pratiche  nella  varia  natura  delle  varie 
luacchine  cosi  da  poter  arguire  I'  influenza,  sia  di  loro  co- 
struzione,  sia  di  loro  velocita  ecc,  in  ohe  principalinente 
si  devono  fondare  i  sicuri  criteri  per  la  loro  scelta  e  pel 
loro  iiso. 

Risulta  da  quanto  sianio  vonuli  fino  ad  ora  esponendo 
che  se  alia  memoria,  di  cui  ora  6  parola,  non  si  puo  to- 
gliere  il  pregio  di  una  disereta  corapilazione,  pure  essa  e 
cosi  mancante  dal  lato  principalmente  teorico,  ed  e  cost 
incompleta  sotto  al  punto  di  vista  pratico  dolla  piii  oppor- 
tuna  sccUa  da  fursi  nei  varii  oasi,  che  non  puo  essere  me- 
nomamente  dubbia  la  conscguenza  che  essa  pure  non  rag- 
giunga  lo  scopo  a  oui  mirava  I' I.  R.  Istituto  nel  porre  al 
concorso  il  lema  proposto,e  che  quindi  non  possa  neppure 
ad  essa  essere  conferito  il  relativo  premio. 

E  doloroso  il  dirlo,ma  6  pur  troppo  vero,che  in  queslo 
nuovo  esperimento  il  quesilo  lungi  dall'  aver  otlenuto  sb- 
hizioni  di  un  valore  superiore  alle  Ire  presentate  al  con- 
forso  deir  anno  1856-57  non  ebbe  invece  che  soluzioni 
assai  inferior! ;  e  duolc  il  vedere  che  dci  concorrenti  d'al- 
lora,  che  con  non  grandi  aggiunle  e  modificazioni  ai  loro 
lavori  avrebbero  forse  potulo  otlcnere  il  premio  desidoralo, 
nessuoo  siasi  ardito  di  tentare  di  nuovo  la  prova:  ma  piii 
che  tutlo  e  dispiacente  ai  vostri  Commissarii  il  dovervi  pro- 
porre  che  a  nessuna  delle  due  memorio  presentate  al  con- 
corso venga  conferito  il  premio. 

A.M.     CAPPiaLETTO. 

.  G.  Buccuu. 

D."   Ti'RAzzA      Rclalore. 


—  667  — 

L'  Istituto  approvando  pienamenle  il  rapporlo 
delia  Giiinta  decide  che  a  nessuna  delle  memorie 
attualmente  presentate  al  concorso  venga  conferito 
il  premio. 

8i  la  osservare  che  questo  quesito  proposto  e 
riproposto  non  ebbe  mai  sufficiente  soluzione,  e  per- 
tanto  si  propone  di  ritirarlo :  lo  che  viene  ammesso 
dair  Istituto. 

Si  legge  il  seguente  rapporto  sopra  una  niemoria 
I'isguardante  le  conse(juenze  che  si  possono  presaijire 
pel  commercio  in  (jenerale,  e  pel  commercio  veneto 
in  particohire.  dali  apertura  di  un  canale  maritlimo 
attraverso  /'  Istino  di  Suez. 

Or  sono  due  anni  I' Istituto  non  credette  di  decretare 
la  corona  a  nessuna  delle  due  meinorie  presentate  in  solu- 
zione del  programma  sul  taglio  delllstmo  di  Suez. 

L'importanza  pero  del  subbietto  che  trattava  una  delle 
pill  grandi  ed  utili  imprese  de'gioini  nostri  lo  indusse  a 
riproporlo  agli  sludi  de'dotti,  e  la  slessa  vostra  commis- 
sione  viene  ora  nuovamente  a  rendervi  conto  dell'  unica 
memoria  presentata  al  concorso  di  quest' anno  sotto  il 
N.   t36. 

L'  esserci  occupati  altra  volta  di  questo  fecondo  argo- 
mento  ci  dispensa  dal  ripetere  quanlo  abbiamo  delto  gia 
nel  nostro  primo  rapporto,  e  pero  nell'esanie  della  memo- 
ria procedcremo  brevi  e  spediti  per  quanto  lo  peniiette  la 
pill  scrupolosa  esattezza. 

L'autore,  dopo  una  bi-eve  introduzione^  nella  quale 
paria  della  qiiestione  tecnica,  della  pret'erenza  da  darsi  al 
canale  sulla  strada  ferintn,  deH'ordino  della  trattazione,  di 


—  6()8  — 

quelle,  the  cliiiuiiii  ulilita  nioroli,  e  liiialmenle  dello  foiili, 
alle  quali  iittiuse  i  siioi  dali,  passu  iiella  paiie  prima  a  lavel- 
Inre  del  risparmio  di  tempo  e  di  spesa  uel  viagi^i(),della  na- 
vigazione  del  mar  Rosso,  deiriililila  [)or  il  movimcnlo  della 
strada  feiTata  d'Egillo,  dell"  oioiioiisia  agli  cmigranU  in 
Auslralia ,  e  dell' .mmenlo  del  capilale  prodiiUivo  per  il 
I'ispannio  di  spesa  e  per  la  I'acilila  dei  lilorni.  Ooiisidei-a 
poi  la  dimiiuizione  degl' inleressi  ne'mului  mariilimi,  i 
vaiitaggi  della  eoiicorrenza,  qiiali  I'isrhi  si  corrano  nelle 
lunglie  e  lontane  navigazioni,  gli  ulili  inseparabili  delle  bie- 
vi  e  vieine,  la  faeilila  del  credilo  e  dei  presliti  sulle  polizze 
di  carico.  xNon  dubila  poi  ehe  beiielioa  debba  essere  alia 
prodiizione  una  via,  clie  fornisce  piii  preslo  ed  a  miglior 
merealo  le  malerie  prime  ad  essa  necessarie  Viene  qiiindi 
a  bilanciare  V  esportazione  coirimportazione  Ira  TEuropa 
e  I'Asia,  e  Irova  essere  la  prima  mollo  iiiaggiore  della  se- 
conda,  e  stima  che  fosser  eagioac  di  lal  daniio  i  monopolii, 
i  quali  eoi  privilegi  delle  eompaguie  paralizzaroiio  la  po- 
tente  e  libera  azione  dei  capiluli,  danno  eli'egli  vorrebbe 
non  fosse  iuteramente  levato  di  mezzo  col  cessare  di  quesle, 
poiche,  secoiulolaulore,  resterebbe  un  colal  luonopolio  nel- 
le distanze,  le  quali  lolgono  a  moiti  capitali  europei  di  ri- 
volgersi  alTesporlazione  dei  nostri  prodotli  per  i  liti  re- 
moli  d' Asia,  lo  clie  verrebbe  loUo  dalFabbreviarsi  della 
via,  clie  offre  risparmio  di  capilale,  maggiore  svolgimento 
di  credito,  ritorni  piu  solleeili,  copia  maggiore  di  inaterie 
prime,  e  piii  ampia  esportazione  de'suoi  prodotti. 

Stima  pure  cbe  I'  apertura  del  canale  varrebbe  a  di- 
minuire  I'enorme  esportazione  per  I'Asia,  specialmente  di 
argento,  che  soffre  annualmenle  T  Europa,  ed  accrescere  le 
doraande  di  cose  europee,  del  die  enuraera  le  cagioni. 

Non    dimentica    di  notar  Topporlunita  degli  scali    e 


—  (JG9  — 
dellu  caleiui  decamlii,  I' auine.iilo  che  ne  verrebbe  ai  coii- 
siimi  europei,  la  regolarila  nolle  provvisle,  e  eonie,  a  suo 
avviso,  avi'citbe  polenza  Tapertura  del  canale  di  togliere 
la  differenza  eiiorinc  nei  consuaii  di  aicimi  prodotli  tisia- 
tici,  che  havvi  fca  gli  abilanti  delle  parli  orientali  ed  oc- 
cidenlali  d'  Euiopa  nel  tempo  slesso  clie  accrescerebbe  la 
produzioiie  dell'  Asia,  e  Gnalmente  il  commercio  di  circolo, 
del  quale  enuinera  i  danni,  si  Irasiutiterebbe  in  quelle  di 
cons  u  mo. 

Pone  line  alia  prima  parte  esaminando  la  proporzione 
nella  quale  preiuleranno  parte  ai  vantaggi  nella  produ- 
zione  e  nel  consumo  i  varii  paesi  d'  Europa  per  I'  aprirsi 
della  nuovii  via. 

Nella  seconda  parle  eomincia  a  diseorrere  dell'antiea 
prosperila  del  eommercio  veneto  proniossa  dalT  opporlu- 
nita  del  sito,  e  sostenula  e  fatla  maggiore  da  paci  e  guerre 
sapienlemente  promosse,  e  coneluse  con  privilegi  ed  allar- 
gamenti  de'  traflici,  non  inlerrotta  dalla  eadula  dell'lmpero 
bizantino,  ma  aceresciula  dagli  seali,  coi  quali  si  assicura- 
va  il  primato  maritlimo  nel  Mediteiraneo, 

A  codesli  vaulaggi  aggiugnevasi  quelle  pure  grandissi- 
rao  d'aver  Venezia  in  quel  tempo  sopra  gli  altri  slali  di 
Europa  un  governo  fermo,  ospitale  e  liberalissimo  eogli 
stranieri,  per  eui  divenne,  al  dire  del  Giogalli  e  del  Verri,  la 
dogana  universale  delle  ricchezze  asiatiehe,  ed  il  punto  d'ap- 
poggio  fra  I' Europa  e  I' Asia. 

Se  non  ehe  col  crescere  delle  ricchezze  divenne  minore 
I'attivittj,  ed  impigrirono  i  Veneziani,  quand'  era  uopo  met- 
tersi  tutti  in  opera  per  paralizzare  il  danno  uiortale  che 
lore  portava  la  scoperta  del  Capo,  la  quale  fini  a  streraar- 
li  di  forze  cosi  che  morirono  di  sfinimento. 

E  qui   lautore  prende  ad  esame  io  stale  della  naviga- 


—  070  — 

zione  venela  sotto  i  siioi  diversi  rapporli  di  nazione,  tonnel- 
laggio,valore  dclcarico,  di  liingo  corso  e  cabollaggio  ecc,  e 
ne  Irae  aigomenfi  tull'altro  die  lieli  siillo  sviluppo  e  pro- 
si)erit;'i  altualc  del  commercio  venelo.  Credo  clic  il  rispar- 
mio  di  tempo  e  di  spesa,  cbe  no  dcriveranno  alia  prodiizio- 
ne  ed  ai  consumi  per  la  via  abbreviala  locchoranno  a  noi 
in  parte  maggiore  obe  a  moiti  altri  stati,  se  Venezia  non 
istara  pigra  c  negliittosa  lasciando  agli  aitri  di  coglierne  i 
frutli,  die  allora  ad  altri  piii  allivi  ed  indiisti'i  toccbe- 
rebbe  la  parte  del  leoiic  nei  tiaflidii  indiaui.  Lamenta  il 
inolto  die  bavvi  a  fare  ncH'  industria  e  iiella  navigazione, 
e  viene  consideraiido  le  consegueii/e  iirobabili,  die  ne  sen- 
tirebiiei'o  le  noslre  indiislrie  di  lane,  cotone,  sete,  ouoi, 
lini,  canape,  legname,  lerro,  fonderio,  ramc,  carta,  conte- 
rie  e  vetri,  tabacclii,  ralTinerie  di  zuccberi,  eaffe,  tbe, 
droglie,  farniacbi,  legni  odoriferi  e  coloranti  ed  altre  in- 
dustrie  niinori,  come  oera,  sapone,  lavori  in  cocco  ed  avo- 
rio,  ecc.,  teniiina  eon  uno  speccbio  ddle  produzioni  di 
Venezia,  c  coll" insisteie  sulla  necessiti'i  d'istituire  corri- 
spondenze  direlte  coll'  oriente. 

Da  qucsto  passa  a  considerare  i  provvedimenti  da  mel- 
tersi  in  opera  per  cogiierc  i  friitti  pin  riccbi  della  nuova 
via,  cbe  potrebbero  altrinienti  venirci  rapiti  da  altri  popoli 
pill  atlivi  ed  induslri.  Venezia  ha  in  vero  speeiali  vanlaggi. 
Tutta  la  sua  laguna  e  un  bacino  ampio  e  secnro,  i  tras- 
porli  si  fanno  facibiienle  per  acqiia,  raa  bisogna  prov- 
vedere : 

I.  Alia  diffieolta  dellentrata  coll'allungare  la  controdiga 
quanto  qudia  di  settentrione,  coi  faii,  coU'espui-go  dili- 
gente  della  foce,  e  con  tutti  quegli  altri  provvedimenti,  che 
raeglio  condncono  al  fine  desiderate;  ai  canali,  che  devono 
essere  manteniUi  profondi,  alia  calata  per  lo  scai'ico,  ai  ma- 


—  671  — 

gazzini,  ed  alia  ferruvia,   puiche   i   porti   coiuudi    e    sicuri 
allirano  le  navi. 

U.  Ai  niagazziiii  col  raiglioiare  gli  attuali,  custriiirne 
di  nuovi  in  varii  luoghi,  forniti  delle  macchine  per  lo  sca- 
rico  e  carico,  e  per  il  pesare. 

III.  A  quanlo  serve  a  facilitare  le  costruzioni  e  rad- 
dobbi  delle  navl. 

IV.  All'istruzione  dei  costriittori  e  dei  jiiarinai  con 
una  scuola  nautica  conforme  ai  bisogni  del  tempo,  nella 
quale  non  sia  dimenticato  lo  studio  delle  lingue  volgari 
d'  oriente. 

Fra  gli  ostacoli  legisiativi  considera  esserne  grandissiiui 
la  coscrizione  e  la  patenle. 

Viene  quindi  a  discutere  se  sia  da  mantenersi  o  no  la 
franchigia  di  Venezia  c  conclude  decisamente  voleria  man- 
tenuta;  anzi  sciolta  dai  ritardi,  dalle  noje  e  dalle  formalita 
doganali  cosi  gravi  oggidi.  Pero  le  navi  non  dovrebbero 
essere  obbligate  di  venire  alia  dogana  principalmente  per  il 
dazio  consumo,  ma  bastar  dovrebbe  la  dichiarazioiie  del 
carico,  ed  aver  facolla  di  pagarne  il  dazio,  colla  riserva  di 
restituirlo  ove  le  cose  non  si  fossero  veramente  cousuraate 
a  Venezia.  Allora  la  dogana  della  Salute  servirebbe  sola- 
mente  per  le  merca tailzie,  che  vi  fossero  deposte  sponta- 
neamentedal  negoziante,  ed  una  volta  dichiarato  il  carico 
come  di  cose  non  apparlenenti  al  consumo,  avrebbe  la 
nierce  a  circolare  liberamente. 

Le  amministrazioni  dei  magazzini  dovrebbero  aver  fa- 
I'olta  di  emetlere  polizze  di  ricevuta  e  titoli  di  pegno  (War- 
rants) girabili  separatamente  dalle  merci  depositate  e  giu- 
gnere  cosi  a  fare  ricchissime  contraltazioni  senza  formalili'j 
notarili,  con  facolla  alle  amministrazioni  dei  magazzini 
d'  aprir  conti  correnti  a  que'  che  depositano  le   loro  merci 


—  672  — 
e  farsi  intennediarie  a  scontarc  i  titoli  di  pegno.  Quanlo 
alle  leggi  dogaiiali  ne  deplora  la  moltiplicita  o  T  iiiviluppo, 
r  antagonisnio  loro  al  iiaturale  sviluppo  delle  industrie  no- 
stre,  c  le  difficolta  nell'  iiUrodiizioiie  delle  maocliino,  consi- 
glia  la  seniplilicaziono  delle  dichiarazioni  di  transilo,  una 
procedura  piu  spedita  nelle  iiivenzioni  di  raerci,  e  la  cessa- 
zione  delle  visite  periodiciie  agli  escreizii  soggetti  a  oontrol- 
leria,  e  linaliiiente  minorazioni  di  dazii  per  le  sete  ed  i  filali 
di  colono  e  di  lana. 

Ne  minor  confusione  lainenla  nelle  leggi  marittime^ 
delle  qnali  desideriamo  non  solo  un  eodice,  ma  ben  anehe 
una  legge  iinica,  chiara  e  conformeaH'  andamento  sollecito 
e  libei'o  di  qiianto  vi  si  atlieiie.  Non  crede  possibile  una  leg- 
ge marittiina  eonuine  a  porti  del  mar  Germanieo  e  del- 
r  Adriatieo,  per  la  differenza  delle  condizioni  dei  luoghi,  e 
degli  antichi  costurai,  e  per  ultimo  indica  le  riforme  da  por- 
tarsi  alle  leggi  mereantili. 

Affinche  poi  liitti  qiiesti  provvediraenti  abbiano  il  loro 
effello  pienamente,  couviene  cbe  buone  e  facili  vie  riunisca- 
no  Venezia  al  reslanle  d'  Ualia.  Colle  nostre  linee  di  navi- 
gazione  interna  incomplete  e  difficili  non  abbiamo  una 
romunicazione  da  uno  all'  altro  lido.  Esisterebbe  questo 
per  Venezia  al  Po  ed  al  Ticino  lino  a  Milano,  da  dove  per 
il  canale  della  Martesana  e  T  Adda  si  giugnerebbe  a  Cliia- 
venna  in  capo  al  lago  di  Como,  e  per  il  Naviglio  grande  al 
lago  Maggiore,  e  per  T  AIpe  a  Coira. 

Questo  scopo  si  olterrebbe  ove  si  togliossero  gli  oslaco- 
li  fisici  e  finanziarii,  e  si  ponosso  in  atto  il  progetto  del 
Lombardini  di  congiungere  la  navigazione  della  Lombardia 
orientate  coll' ocoidentale  in  nn  solo  sistema,  faceado  die  i 
quatlro  laghi  coraunicassero  fra  loro  e  col  Po  e  Mdano, 
e  coi  centri   precipui  del  commercio  inlerno.  Si  potrebbero 


—  673  — 

cosi  condurre  le  ineiri  dall'  Adriatico  con  niinimo  eosto  ai 
piedi  dei  gioghi  che  dividono  1'  Italia  dalla  Svizzera. 

Di  niaggior  importanza  aiicora  e  il  compimento  della 
strada  ferrata  che  la  unisca  a  Geneva  ed  un'  altra  che 
metta  alle  LegazionI,  e  per  ultimo  che  il  tronco  ora  com- 
piiito  fino  a  Bolzano  si  continui,  e  valicato  il  Brenner  con- 
giiinga  la  Venezia  alia  Gennania  meridionale. 

Suggeriscc  in  fine  alcuui  provvediuienti,  perche  I' emi- 
grazione  germanica,  che  si  fa  oggi  pei  porti  del  uord  aves- 
se  a  volgersi  nei  nostri. 

Venendo  all'  ultima  [tarte  stima  necessario,  che  con  un 
patto  internazionale  si  provveda  e  si  dia  stabilita  alia  sicu- 
rezza  ed  ai  Iraffici  nel  mar  Rosso,  e  che  con  altro  patto  si 
mile  si  assicuri  la  franchigia  e  la  parity  dei  pedaggio  per  le 
navi  di  tutle  le  nazioni,  e  sebbene  colla  piopriela  del  ca- 
uale  spetterebbe  alia  Porta  il  diritto  d'  irapero,  pure,  trat- 
tandosi  di  popoli  non  cristiani,  vorrebbe  che  la  giurisdizione 
e  polizia  sui  legoi  mercantili,  e  cosi  pure  quella  sulle  fatto- 
rie  luiigo  le  rive  fosse  interamente  devoiuta  ai  govern! 
de' quali  portano  la  bandiera.  Consiglia  I' erezione  di  case 
di  rifugio,  inveisce  contro  il  cosi  detto  diritto  di  naufragio, 
che  chiama,  a  ragione,  un'offesa  alia  legge  naturale.  — •  Ne 
vuole  si  dimentichino  i  piloti  ed  i  fari,  libero  il  servirsi 
de'  primi  a  clii  piaee,  e  da  pagarsi  i  secondi  coi  pedaggi. 
Un  consiglio  di  commercio  composto  dei  consoli  tutti  delle 
nazioni  europee  dovrebbe  costituirsi  con  nonne  trac- 
ciate  dal  diritto  internazionale  a  conciliare  le  questioni 
che  sorgessero  nei  porti  del  mar  Rosso  o  lungo  il  cana- 
le,  e  definire  come  arbitro  quelle  altre  che  gli  venissero 
rimesse. 

Pon  fine  aecennando  a  gran  tratti,  secondo  questi  prin- 
cipii,  le  disposizioni  invocale  a  tutela  del  trdffico  internazio- 
Si'ric  ill.  T.  IV.  87 


—  674  — 

uale  da  stipularsi  in  uu  tratto  fra  gli  stati  marittimi  d'  Eu- 
ropa  c  la  Porta. 

A  pronunciare  un  giudizio  conveniente  ed  imparziale 
su  questa  menioria,  e  duopo  prendere  in  esame  categorica- 
menle  distinli  punti  di  essa,  e  sono: 

I.  Le  generality  di  scienza  economica  die  I'  aulore  io- 
voca  e  svolge,  come  Iroveranno  applicazione  di  fatto  nel- 
Tapertura  della  nuova  via  per  T  istmo. 

II.  I  vantaggi  che  a  seconda  delle  diverse  condizioni 
geografiche  potranno  ritrarne  rispettivameate  i  diversi  Slati 
d'  Europa,  od  almeno  i  prineipali. 

III.  Le  specialitci  della  Venei'Ja  elo  studio  dei  provvedi- 
menti  econoniici  e  legislalivi  netessari  per  reuderla  parte- 
cipe  ai  benelici  della  grande  irapresa. 

IV.  U  valore  dei  sussidj  storici  dall'  autore  invocati  per 
porre  in  rilievo  condizioni  che  furono,  condizioni  che  sono, 
accennando  alle  cause  dei  lamentati  mutamenli. 

Sul  primo  punto  I'  autore  e  abbondanle,  e  vero  ;  stabi- 
lito  il  principio  ineluttabile  clic  una  via  rolta  produce  ri- 
sparmio  di  tempo  e  di  spesa,  era  spontaneo  il  dedurre  da 
questi  due  scopi  economici  tulle  quelle  conseguenze  clie  in 
economia  logicamente  ne  derivano,  cioe  diminuzione  del 
capitale  di  riservo,  agevolamenlo  di  credilo,  certezza  d'arri- 
vi,  abbondanza  niaggiore  e  nieno  costosa  di  malene  prime 
fornite  dall"  India  alTalimento  dell' induslno  europee,  ac- 
cresciuti  ammassi  induslriali  curopei  destinati  alii  spaeci  o 
del  raercato  interno  o  dell'  esterno  indiano,  o  degli  scali 
intermedj,  Tutti  questi  punti  di  vista  sono  dall' autore  lu- 
meggiali  con  principii  di  scienza  soda  ;  nessuno  saprebbe 
contestarglieli,  pcrchc  il  fatto  del  canale,  quaodo  aperto, 
costituirebbe  la  prova  sperimenlale  di  ciascuno  conferman- 
do  le  razionalita  della  teoria. 


—  675  — 

Nel  secondo  punto  I'  autore  si  studia  d'  acquielare  le 
apprensioni  della  Gran  Bretagna,  e  se  gli  argomenti  addot- 
ti  noil  sono  affatto  vittoriosi,  servono  pero  a  consigliare  di 
non  volere  ostinatamente  contrariare  un' iiupresa  di  van- 
laggi  massimi  e  piii  generali,  ai  quali  I' autore  avvisa  attri- 
buendo,  per  cosi  dire,  il  quoto  rispettivo  che  oella  distribu- 
zione  potrebbe  derivarne  ai  singoli  Stati.  —  L'  argomento 
qui  e  posto  al  vaglio  di  statistica  dimostrazione,  e  1'  assolu- 
tismo  delle  cifre  dall'  autore  adoperate  accredita  I'  aulorit^ 
delle  fonti  alle  quali  avri  dovuto  ricorrere. 

Venendo  al  terzo  punto  a  cui  loscrittore  consacra  tutla 
la  seconda  parte  del  suo  lavoro,  6  a  questo  luogo  ch'  egli 
doveva  invigorire  di  forze  e  di  ricerclie  per  Qon  cadere 
nella  censura  fatta  I'altra  volta  da  questo  Istituto,  cui  gl  in- 
teressi  locali  dovevano  e  devono  essere  cari,  e  nello  spirito 
dei  quali  propose  il  grande  argomento.  Belle  le  prime  pagine 
di  questa  parte,  franco  il  lamento  di  scaduta  attivita,  nobi- 
lissimo  r  eccitamento  a  riconquistaria,  lusingliiera  per  Ve- 
nezia  1'  indagine  storica  dello  stato  delle  sue  Industrie  che 
furono,  dei  mezzi  coi  quali  si  mantennero  in  tiore,  delle 
cause  del  loro  scadimento,  prudenti  i  dubbii  promossi  sulla 
utility  o  meno  di  una  consorteria  doganale  fra  tutti  gli  Sta- 
ti Italiani. 

L' autore  non  dimeotica  quanto  soccorso,  per  vantag- 
giare  dal  nuovo  eanale,  dovrebbe  Venezia  attendersi  da 
una  bene  consigliata  intervenzione  governativa,  si  in  ordi- 
ni  di  leggi  doganali  e  si  ancora  rispetto  a  leggi  di  diritto 
raarittimo  e  di  polizia  marittima.  Censura  coraggioso,  ma 
avvisato,  le  leggi  vigenti,  si  duole  delle  molte  esorbitanze 
loro,  ne  contrassegna  le  lacune,  istituisce  richiami  di  le- 
gislazione  coraparata,  invoca  ajuto  di  codici  stranieri,  ma 
risolutamente  eon  verity  non  accetta  una   legislazione  am- 


-  ()7«  — 

biziosa  di  nnitfi  nclhi  sua  jipplicuzionc  a  paesi  divprsi,  chc 
jinzi  vuole  li-allainenio  ris|teUiv(),  salvando  intercssi  locali 
e  consuetudini  passale  in  legge  per  loinpo  lungo  di  osser- 
vaiize  liltorali. 

Pci'  vfrila  in  (iiiesta  nionioiia  si  riscontriuio  alcuno 
proposizioni,  nclle  quali  non  oonvenebbe  I'avviso  della 
nostra  Coiuniissiono.  —  Tali,  a  cagioncMl'esenipio,  sarebbe- 
ro  quella  che  queste  provincio  possodono  malerie  prime 
in  quanlila  esuberante  da  osonerarle  dal  liibulo  verso  na- 
zioni  straniei'c;  lallra  siii  vanlajigi  del  cabollaggio  nel  mar 
Rosso,  I  imporUuiza  da  lui  data  alia  nuova  via  per  riguar- 
do  della  Russia,  lasserzione  clie  il  eonsumo  del  tlie  sia 
searso  ovnnque  I'uorehe  in  Ingliillerra,  il  desiderio  che 
r  inipoitazione  del  riso  e  delle  sele  aumenli:  il  non  ebia- 
niare  nella  commissione  giudi<'alrir»>  dell  Islnio,  che  Con- 
soli  Europei ;  ed  allre  simili. 

Pero  tali  ineidenlnii  proposizioni  non  rigiiardano  so- 
stanzialmente  la  soluzioiiedelprogranima.  Fnveceogni  parte 
del  medesimo  e  siata  dall'aulore  ineontrala  adegiialaniente, 
sia  per  cio  die  I'iguarda  Ic  eonseguenze  da  presagirsi  dal 
laglio  deir  Islnio  pel  couimercio  generale,  e  pel  veneto  in 
parlicolare,  sia  per  eio  che  concerne  le  provvidenze  pei  ri- 
gnardi  delle  diverse  vie  di  eomunicazione  e  delle  piii  pronte 
inflnenze  nel  noslro  poi-to,  sia  in  line  per  cio  che  spetta  ai 
canoni  di  diritto  inlernazionale  da  applicarsi  a!  nnovo  ca- 
nale. 

L'  autore  con  nno  stile  facile  e  chiaro,  con  paziente 
fatica  e  non  [)oca  dottrina  svolse  assai  anipiamenle  I'argo- 
mento,  il  quale  e  per  lo  schema  assimto  e  per  la  qualita 
del  tenia  e  per  le  svariale  nazioni,  alle  quali  pu6  interessa- 
re,  I'ichiedeva  abbondantissimi  soccorsi  storici,  li  scelse 
bene,  li  colloco  con  opporlnniti'i,  ne  rilevo  le  condizioni,  le 


—  677  — 

influeiize  talche  le  [losilivila  economiche  e  le  slutisticlie  del 
leraa  stesso,  ariile  per  il  coiuune  del  lettori  e  menu  persua- 
denli,  si  illuminano  cull' insegnamento  del  tempi  precorsi 
e  favoriscono  d'assai  il  kilo  che  chiaineremo  lelterario  del- 
la  memoria  stessa. 

Cosieclie  I'aiUore  ha  risposto  a  tutto  quelle  die  era  iiel 
quesito  ed  a  aeqiiistato  il  diiitto  alia  palma  promessa. 

Tale  e  rnnanime  nostro  voto,  il  quale,  ove  oltenga  I'o- 
nore  della  sanzione  deli' I.  R.  Istilulo,  la  Coniraissione,  on- 
de  I'edizione  della  memoria  premiala  riesea  piu  cospicua, 
desidereiebbe  die  I"  autore  all'alto  della  stampa  della  me- 
desima  volesse  darsi  il  merilo  : 

I.  di  aggiuHgere  a  pie  di  pagina  le  citazioni  delle  fonti 
da  cui  altinse  le  cifre  die  presenta; 

II.  di  ridurre  tulti  i  pesi  io  cliilograuimi  ed  i  valori  in 
frandii ; 

in.  di  suddividere  le  singole  tre  parti  nei  paragrati  gia 
nel  soramario  indieali. 

F.  Cavalli 
L.   \Iemiv 

•     "  '  B.  V.  Zambelli 

A.  Sagredo 
Fr.   Mi.MscALcei  Krizzo  Relatoi'e. 

L'Istituto  approva  il  rapporto,  e  poscia,  aprendosi 
la  scheda  suggellata  spettante  alia  memoria  su  cui 
verso  il  rapporto,  se  ne  trova  autore  il  sig.  Fedele 
Lampertico  di  Vicenza. 


SULLE  CONSEGUENZE 

t:HE  SI  POSSOiNO  PRESAGIRE 

PEL  COMERCIO  IN  fiEMRALE,  E  PEL  COMMERCIO  VENETO  IM  PARTICOLARE 

DAIl'    \PERTIRA 
D'  '-^'  CA.NAI.li  MARITTDIO  ATTHAVtRSO   l/lSTMc)  I>1  SLl-Z 

MEJIORIA  .."•-' 

DI  FEDELE  LAMPERTICO 

,^         premiala  dalV  hliluto  Yeneto  neirudunanza 

19  maggio  1859.  '    • 


En  presence  d'  un  dessein  si  \  asle  je  ne  me  dissimule 
point  mon  insufflsance :  quand  les  niateriaux  sout  in- 
noiiil)raliles,  les  questions  difficiles,  la  vie  courte  et  le 
temps  plein  d'  orages  il  faut  beaucoup  de  presomption 
pour  commence)-  un  livre  destint;  4  I'applaudissement 
des  hommes.  Mais  je  ne  poursuis  point  la  gloire  qui 
ne  se  donne  qu'au  g6nie  :  je  ivmplis  un  devoir  de  con- 
science. 

OzA^AM,  La  civilisation  en  cinquieme  siecle,  d  2 
Paris  1855.  '  ^'    ' 


INTRODUZIONE. 


R 


iiel  discon-ere  oggidi  dell' utilita  die  al  commercio 
europeo  dee  venire  da  una  nuova  via  piu  diretfa  econlinua 
all'  Indie  pel  canale  di  Suez  non  parmi  opportuno  il  farsi 
da  capo  a  dimostrarc  come  questo  canale  sia  possibile,  e 
come  la  sti-oda  ferrata  tra  Alessandria  e  Suez  e  quella  del- 
1  Eufrate,  od  anclie  un'  altra  che  si  coslruisse  tra  Pelusio 
e  Suez,  non  possa  punto  togliere  i  vanlaggi  di  un  canale, 
che  congiunga  il  Mediterruneo  ed  il  luar  Rosso. 

Infatli,  che  un  canale  diiotto  possa  farsi  tra  Suez  e  Pe- 
lusio, il  quale  sarebbe  lungo  120  cliilom.  tra  il  29''58'37'' 
di  lat.  e  il  3  TooT",  si  dimostrd  dalla  Commissione  depu- 
tala  a  tale  studio  da!  Lesseps,  promotore  di  questo  stupen- 


-  —  t)80  — 

do  iiuprendiaieato  o  composta  de'  piu  rinomnti  ingegneii 
d' Europa  (I).  I  I'atli  per  cui  se  no  liteiica  diibilabile  I'ese- 
cuzione,  sopraltiillo  I'cssere  il  mare  Mediterraneo  9,908 
piu  basso  deiraUro,  ed  il  teimilo  insabbiamcnto  della  rada 
di  Pelusio,  fiirono  cbiarili  falsi.  Al  goloso  sospctlare  di 
Stephenson  rispose  iieito,  ovidentissirao  il  Paleocapa  :  i  oui 
scritli  furono  approvali  dall"  Accadeniia  dello  seienzc  di  Pa- 
rigi  e  dalla  Societa  degl'  ingcgneri  d"  Olanda  :  come  gia 
eransi  resi  accessibiii  al  scnlimenlo  pul)blico  con  la  schict- 
tezza  dclla  biiona  fede  ecolla  chiarezza  propria  della  verila, 
ed  aveano  coiiseguito  universale  persuasione.  II  oapitale 
necessario  ad  eseguire  il  canale  si  valuta  di  162, (►00, 000  di 
fr. ,  ne  lale  spesa,  cui  tutli  i  paesi  d'  Europa  sono  chiamali 
a  conc'orrere  coll'associarsi,  e  un  soprappeso  all' Europa  se 
si  confronti  eolle  ingentissime  somme  spese  nelle  strade 
ferrate,  e  vieppiii  coi  milliardi  sciupati  tultodi  nelle  spese 
uon  produUive.  Che  poi  una  slrada  ferrata  non  possa  bi- 
lanciare  i  vantaggi  del  canale  si  fa  manifesto  a  chi  consider! 
che  il  commercio  preferisce  per  le  cose  di  niolto  peso  e  di 
gran  volume  la  navigazione  come  nieno  dispendiosa  :  che 
la  slrada  ferrata  non  puo  evitare  le  perdite  di  tempo,  le 
avarie,  le  spese,  le  allre  incomoditi'i  dipendenti  dalTinter- 
rompimento  della  via:  che  eziandio  addoppiandosi  lo  guide 
sulla  slrada  non  si  puo  conseguire  in  essa  un  servizio  re- 
golare,  non  interrolto,  sollooilo  per  una  quanlita  di  mei'ci 
valutata  al  meno  a  2,000,000  di  toiin  ,  die  linalmente  non 
facendosi  il  canale  restercbbero  escluse   dal   mar  Rosso  le   • 


(I)  VHdi  partic-olanuente  i  lapporli  del  Diipin  all'Accademia  delle  scien- 
ze,  il  lihro:  Le  cavol  de  Suez  par  Eriiesi  Des|)laces,  il  discurso  lelto  dal 
Cuniad  il  1."  sett.  1857  all' Istituto  reale  deyii  iiigegiieri  d'Olanda,  gli 
scritti  del  Paleocapa  pubblicali  nel  bulletlino  dell'  islmo. 


—  681  — 
navi  d'altra   nazione  dall'  Inglese  che  sola    delle  europee 
padroneggia  oggidi  su  quelle  acqua 

Senza  diluiigarmi  adunque  sul  paragone  delle  varie  vie 
che  possono  congiungere  il  mare  Mediterraneo  al  mar 
Rosso,  scnza  enlrare  sui  particolari  dell'  arte,  onde  dirao- 
strasi  possibile  1'  eseguire  ed  il  manteiiere  tra  questi  due 
mari  un  canale,  io  andro  diritto  ai  vantaggi  che  da  esse  si 
avrebbero  se  fosse  fatlo.  Ne  allrimenti  preraettero  la  storia 
del  commercio  tra  I'Europa  e  I'Asia,  edegli  impreodimenti 
eseguiti  o  vagheggiati  in  varii  tempi  per  congiungere  al- 
meno  per  mezzo  del  Nilo  i  due  mari  :  che  sarei  incolpato 
di  ritornare  con  erudizione,  che  e  ormai  alia  mano  di  tutti, 
su  quanto  fu  gii  detlo  e  ridetto  (1).  Invece  entro  tosto  a  dis- 
correre  dei  vantaggi  che  dal  canale  puo  aspettarsi  il  com- 
mercio d' Europa;  ove  sul  suo  avvenire  procuro  dedurre 
ragionevoli  congetture  dai  priucipii  della  pubblica  econo- 
mia,  che  porro  dapprima  alquanto  astraltamente,  ma  solo 
per  aprirmi  la  via  a  spiegare  i  fatti  rclativi  al  consume  e 
alia  produzione  degli  stati  d'  Europa  :  allrimenti  poco  gio- 
verebbe  ammontare  infiniti  particolari  spesso  non  esatti, 
mai  coinpiuti  e  difficili  a  bilanciarsi  tra  loro  attesa  la  di- 
versita  delle  statistiche.  Ne  solo  ricerchero  in  via  assoluta 
gli  effetli  dclla  via  diritta  e  continua  all' Indie  sulla  produ- 
zione c  sul  consumo  degli  slati  europei,  ma  anche  in  via 
relativa,  discorrendo  specialmente  dell'Inghilterra,  la  quale 
sola  sembra  adombrarsi  del  mutamento  avvenire  nella  via 
de'  traffici.  A  maggiori  particolarila  scendcro  nel  far  parola 

(1)  Devesi  ricordare  tra  tutti  Io  sciitto  del  dottor  Peschel  nel  n.  71 
Set.  1855  della  deutsche  vierteljahres  Schrift  intitolato:  die  handels- 
geschicthe  des  rolhcn  Meeres  in  Bezug  aufdas  Problem  einer  durchs- 
techung  der  Landenge  von  Suez,  e  I' opera  del  Toreili  sul  commercio 
europeo. 

Serie.  HIT.  IV.  88 


—  682  — 

del  coiiimemo  vcneto ;  sembrandoini  bclla  occasione  il 
consitlerare  le  oagioni  del  suo  decadimento,  il  conoscere 
quanto  ancora  potremino,  il  sollevare  1'  animo  nostro  da 
tanlo  abhandono.  Poniam  pure  elio  per  gli  arbitrii  polili- 
ci(l)  listino  Iciiga  sodo  ancora  molli  anni:  egli  ii  certo  che 
intanlo  nou  saraiiiio  inutili  gli  sludii  di  ravvivare  i  nostri 
Iraffici,  eiii  ancbe  una  via  piu  opporluna  e  piu  soilecita 
air  Indie  polrebbe  recar  poco  aiuto,seci  Irovasse  non  pre- 
parati  ed  ineerli.  Cliiudero  questi  miei  sludii  coll'  esporre 
le  guarcnligie  culle  quali  al  diritto  inlernazionale  appartie- 
ne  proleggei'c  la  libei'la  deila  nuova  via,  la  sieurezza  de'ca- 
pitali  impiegati  ad  aprirla  e  i  Iraflici  ai  quali  dischiudesi. 

Le  utilila  che  io  mi  propongo  considerare  eorae  messeci 
innanzi  dal  canale  di  Suez,  sono  streltaraente  economiche  : 
ma  nel  restringere  ad  esse  il  niio  studio  io  non  intendo 
punto  sconoscere  i  somnii  vantaggi  morali  die  quell'  opera 
stupenda  riprometle  all'  Europa  ed  all'  Asia.  Il  dcro  dei 
varii  rili  di  Siria  e  di  Paleslina  e  il  patriarca  di  Costanti- 
nopoli  e  quello  d'Antiocliia  scrissei-o  al  Lesseps,  che  il  com- 
pimento  del  canale  vuolsi  non  solo  per  le  uliliU'j  mercanlili 
ma  come  opera  di  civilti'i.di  morale  e  percio  essenzialraente 
cristiana.  "Lunire  col  canale  idue  niari  abbreviando  d'una 
mela  la  dislanza  die  separa  I'Europa  dall' Asia  e  un  ten- 
dere  una  niano  carilalevole  a  500  milioni  di  anime  prive 
de'benehcii  deila  civilla,  che  sola  la  religione  cristiana  puo 
dare,  e  la  cui  mancanza  si  fece  dolorosaraente  sentire  nella 
guerra  ddle  Indie.  »  Ferrouck-kan  ambasciatore  di  Persia 
e  vice-presidenle  ddia  Societa  Orientale  di  Parigi,  disse 
che  il  lanale  riannoderebbe  la  rele  ddle  simpatie  interna- 


(I)  I'er  la  volonta  fHrmissiina  del  Lesseps  seiiibra  oriiiai  toitu  cigni 
riiibbio  .siiU'eseiiuziono  flnllo  Btiipeiidu  Invoio. 


-   683  — 

zionall,  e  clie  gli  Europei  harino  debito  di  recare  agli  Orien- 
tali  le  oognizioni  conseguite  da  una  civilta  che  ebbe  dal- 
I'Oi'iente  il  primo  impulso,  il  priino  moviraento.FinaUnente 
la  Socicta  di  geografia  a  Parigi  osserva  in  una  lettera  al 
Lesseps,  che  i  viaggi  scientifici  avranno  maggiore  como- 
dita  a  raccogliere  prodotli,  a  fare  rilievi  idrograflci  ;  in- 
rontreranno  minori  periooli,  eviteranno  la  lunga  naviga- 
zioiie  allantica.  Queste  Icstlraonianze  solenni  tolgono  alia 
ricorca,  in  cui  mi  addentro,  la  gretlezza  d'una  speculazione 
mercanlile,  e  vieppiu  confortano  a  far  manifesU  quei  van- 
laggi  clie  daranno  tanto  progrcsso  alia  civilta,  noncho  ai 
traffici.  Per  le  nolizie  del  commercio  sardo,  pontificio,  au- 
striaco,  di  Brenia,  d'Amburgo,  della  Svizzeia,  andai  dirilto 
alle  statistlclie  ufflciali :  pel  commercio  inglesc  mi  valsero 
gli  specchi  dell'  Hiibner  tratti  dai  registri  del  Board  of. 
trade:  per  quello  di  Francia  mi  giovai  soprattiitlo  della 
bellissima  opera  del  Bousquet  e  del  Sapet  sul  commercio  di 
Marsiglia:  del  resto,  il  bolleltino  delT  istmo  di  Suez  pubbli- 
oato  dal  Calindri,  e  gli  annuarii  del  Guillaumin,  dell' Hiib- 
ner, (leilo  Schercr,  del  Correnti,  e  giornali  moltissimi  mi  for- 
nirono,  come  dicono  gl'  Inglesi,  la  materia  di  falto. 

lo  procurai  di  lasciar  da  pailc  tutlo  cio  die  «'•  si  nolo 
da  rendere  affatlo  noioso  clii  ne  torna  da  capo  a  discor- 
rere:  ma  se  pure  non  mi  riusci  di  dire  cose  nuove,  se  pure 
col  punto  di  vedula  da  me  preso  non  mi  riusci  rendere  bene 
accelte  anclie  cose  gia  udite  piii  volte,  ma  qui  esposte  in 
particolarc  atlitienza  col  mio  |)aese,  io  prego  il  leltore  a 
fame  la  debita  parte  alio  stato  della  ricerca  propostami ; 
cbe  ormai  entro  ncl  sentimcnto  e  nella  conosccnza  univer- 
sale. Appunto  |icr  tale  ragioiie  lacerai  ben  piii  carte  che 
non  ne  misi  insieme:  e  spero  una  valida  scusa  alia  rapidita, 
con  cui  discorro  su  molli  punti:   la    quale  a  me  stesso  fu 


—  ()<S4  — 

ben  (li  niaggiore  fiilica  die  iioii  n>i  fosse  lo  scrivere  ampio 
e  dilTiiso.  Nelle  congetturc  i<>  mi  giiardai  dal  circoscrivere 
e  definire  con  Humeri  il  fuluro:  che  appunlo  annuncian- 
dosi  con  qucsle  apparenze  severe  c  decise  inetterebbe  in 
sospetio  il  leltore  :  eonie  airinconiro  nel  venire  alle  con- 
siderazioni  do'  noslri  IralTici  presenti  e  delle  leggi  cbe  \i 
governano  c  delle  liforme  elie  sinvocano  stimai  mio  debito 
d'liscire  quanto  piii  fosse  possibile  dalle  imiversalil^. 


PARTE  PRIMA 


.       .    .     CAPO  PRIVIO 

Abbreviamcnto  del  viaggio. — Risparmio  di  tempo  e  di  spesa. — 
Delia  navlgazione  del  mar  Rosso  e  del  Mediterraneo. 

Certo  ('■  che  dal  canale  si  avia  economia  grandissima 
di  tempo  e  di  spesa  pei  viaggi  deH'Indie.  Da  Londra  a  Bom- 
bay sono  pei  Capo  M280  rail,  geogr.  per  Suez  74-^0;  da 
Bombay  a  Venezia  14304  pel  Capo;  5GI6  per  Suez.  Ag- 
giungasi  ehe  pel  Capo  non  pu6  una  nave  andar  diritta  ai- 
r  Indie,  ma  deve  pigliare  larga  svolta;  e  il  ritardo  che  spesso 
frapponesi  alle  navi  nel  passare  lo  stretto  di  Gibilterra  per 
uscirne  nelT  AUanlico.  Fu  fatto  da  moUi  giornaii  lo  spec- 
chio  ove  scorgesi  quauto  minore  sia  la  distanza  de'  varii 
porti  d'Europa  dall' Indie  pel  canale  di  Suez  anzi<die  pel  (1) 
giro  del  Capo:  il  Boccardo  stimo  di  50  giorni  il  risparmio 
del  tempo  pei  porti  dell'  Oceano,  di  10  pel  Baltico,  di  65 
pel  Mediterraneo.  Fu  detlo,  e  vero,  die  la  navlgazione  6 
difficilissima  nel  mare  Rosso  :  ma  primieiamente  tali  diffi- 
colla  non  si  frapporrebbero  mai  alia  navlgazione  a  vapore, 
per  cui  ad  un  abbreviamento  della  via  e  pur  sempre  cor- 
rispondente  un  abbreviamento  del  viaggio  :  poi  anche  per 
la  navlgazione  a  vela  gli  studii  diligenti  di  Rogers,  di  Mo- 
resby, di  sir  Harford  Jones  e  di  altri  dileguarono  i  timori: 
olirech6  si  formo  una  sooieti  di  oabottaggio,  la  quale  fari 

(i)\eA\  le  Mil/fieihtngev  de\  ?e\[erm-Mi).   gli  snritli  del  Baiide.  del 
Talabot  etc. 


—  «86  — 
maggiormenle  conosccre  le  noniie  valide  a  renderia  piena- 
ineiile  sicura.Si  erode  che  in  media  su  einque  mesi  cbe  ora 
occoiTono  al  viaggio  pel  capo,  se  ne  risparmieranno  due 
pel  canale:  c  menlrc  ora  una  nave  di  500  lonn.  per  fare  il 
\iaggio  del  Capo  incontra  una  spesa  di  ^20  fr.  per  tonnel- 
lata,  pel  canale  di  Suez  ridurri  la  spesa  a  72  fr. ;  tanto  sui 
noli,  tanlo  snU'equipaggio  e  via  via.  Dal  nolo,  che  pel  car- 
hone  dclla  coiupagnia  delle  Indie  pagossi  linora  caraniente 
nel  mare  Rosso,  la  rivisla  di  Edimburgo  argomento  che 
sarebbe  carissimo  il  nolo  in  quelle  i)v([\n^  anche  dopo  il 
canale.  Ma  fallace  6  quoslo  ragionamento  :  la  nave  oggidi 
e  costretta  adandaro  nel  mare  Rosso  apposilaniente:  dopo 
il  canale  potrebbe  diniiiiuiie  il  nolo  guadagnando  su  ope- 
razioni  di  commcrcio  iatle  ne'varii  scali  di  quclla  via.  Nel 
Mediterraneo  poi  quanli  golfi  e  seni!  come  gremilo  d'isole 
in  cui  pigliar  porlo,  fornire  la  nave,  far  Iraffico!  E  i  popoli 
lungo  le  sue  rive,  i  piii  civili  d  Europa!  E  gli  scali  congiunti 
tutti  col  telegrafo! 

CAPO  SECONDO 

Utilita  del  canale  di  Suez  pel  movimento  della  strada  ferrata 
d'Egitto,  —  Gli  emigranti  in  Australia. 

La  strada  ferrata,  dice  Stephenson,  tra  Alessandria  e 
Suez  6  pill  vantaggiosa  al  servigio  postale  che  non  il  canale. 
Per  la  posta  ci6  e  verissimo  :  anche  oggi  la  posta  delle  In- 
die segue  il  cammino  inlerrolto  ma  pii'i  celere.  Da  Marsi- 
glia  a  Londra  il  viaggio,  pur  comprendendo  il  tragitlo  della 
Manica,  giunge  a  30  ore:  da  Marsiglia  ad  Alessandria  ba- 
stano  6  giorni:  invece  da  Southampton  allEgitto  voglionsi 
per  mare  16  giorni :  sebbene  non  si  deve  dimenticare  che 


—  687  — 

la  Compagiiia  peiiinsulare  orieiitale  fa  aiiche  due  viaggi 
direltamenle  da  Southampton  ad  Alessandria.  E  certo  del 
resto  clie  il  movimento  dei  traftici  sul  canale  acerescer&  in 
Egilto  il  movimento  sulla  slrada  ferrata  ;  poiclie  la  facility 
delle  corrispomienze  e  dei  viaggi  sara  secondata  dall"  eco- 
nomia  dei  trasporti  delle  merci  per  cui  si  fauno  e  le  cor- 
rispondenze  ed  i  viaggi.  Oggidi  il  viaggio  all'  Indie  per  la 
strada  ferrata  d'  Egitto  sarebbe  solamente  comodo  alle 
persone,  ma  essendo  dispendioso  ed  incomodo  per  le  merci 
specialmente  di  gran  volume,  non  soddisfa  nemmeno  la 
maggior  parte  delle  persone,  chc  vedonsi  costrette  di  spe- 
dire  le  loro  cose  per  una  via  affatlo  diversa  da  quella,  ed 
hanno  come  inutile  la  facilita  data  dalla  strada  ferrata  ad 
accrescere  la  domanda  e  1'  offerta  di  merci,  die  non  pos- 
sono  giungere  piu  sollecite.  Ora  il  viaggio  dogli  emigranti 
in  Australia  si  compie  per  la  via  di  Suez  o  per  quella  del 
Capo?  200,930  emigranti  salparono,  dal  1847  al  1850, 
dair  Ingbilterra  per  1' Australia,  21,000  nel  1851,88,000 
nel  1852,6  tutti  prescelsero  la  via  continua  marittima,seb- 
bene  il  nolo  fosse  elevatissimo  da  I.  10  per  capo,  salendo 
a  17  lire  e  perfino  a  23  lire.  II  transito  dei  viaggiatori  sulla 
strada  dell'  Egitto  fu  solo  di  4789  nel  i  854,  di  5029  nel 
1855,  di  5013  nel  1856.  Onde  si  conosce  che  sebbene  la 
strada  ferrata  sia  per  le  persone  piu  opportuna,  pur  deve 
rimanere  scarsissimo  il  loro  transito  sopra  di  essa,  sino  a 
cbe  un  canale  non  prepari  in  Egitto  una  via  continua  alle 
merci  e  non  vi  richiami  il  movimento  dei  traftici.       -    • 


688  — 


CAPO  TERZO 


Aumento  del  capitale  produttivo  pel  risparmio  di  spesa 
e  per  la  facilita  del  ritorni. 

II  risparmio  di  fr.  48,  su  2  000,000  di  tonncllate,  che 
e  la  ciiVa  minore  in  cui  si  possa  valulare  il  passaggio  delle 
merci  pel  nuovo  canale,  dara  al  commercio  curopco  un 
risparmio  totale  di  90.000,000  di  fr.  i  quali,  invoce  d'impie- 
garsi  nelle  spese  del  trasporlo  de'  prodoUi,  possono  impie- 
garsi  a  niiova  produzione,  e  perci6  accrescono  uon  poco 
il  capitale  europeo. 

Ne  si  ha  un  aecrescimento  del  capitale  pel  solo  rispar- 
mio otienuto  nella  spesa  del  viaggio  ;  ma  inoltre  per  la 
facilita  dei  ritorni,  ossia  perche  il  capitale  spedito  all'  Indie 
in  merci  europee  veriOcberi!i  piii  presto  il  cambio  con  le 
cose  dcir  India,  e  quindi  potra  piii  presto  ritornare  nelle 
mani  del  produttore.  Si  spedisca  oggidi  all"  Indie  da  un 
porlo  del  Mediterraneo  un  capitale  in  lessuli  pel  prezzo 
di  100,000  fr.;  perche  si  possa  produrre  nuovi  tessuti  con- 
viene  attendere  clie  i  primi  giungano  all'  Indie,  die  vi  si 
cangino  con  materie  prime,  con  altri  prodotti,  ovvero  con 
danaro,  e  che  la  nave  ritorni  porlando  un  capitale  d'  un 
pregio  almcno  equivalenle  a  quelio  spedito  :  ed  aliora  solo 
sara  rinnovato,  per  cosi  dire,  nelle  mani  del  produttore  il 
mezzo  di  proseguire  la  sua  produzione  :  che  so  dopo  fatto 
il  canale  si  dovra  attendere  la  mcli\  del  tempo  atteso  oggidi 
perche  si  compiano  tuitc  queslc  opcrazioni,  e  certo  che  si 
rinnoveri  piii  presto  nelle  mani  del  produttore  ii  suo  capi- 
tale:  che  quindi  lo  potra  piu  presto  rivolgere  a  uuova  pro- 
duzione: cosicclic-  ncllo  slesso  tempo  il  capitale  potra  im- 
piegarsi  nella  produzione  due  volte  mvece  di  una. 


—  089  — 

CAPO  QUARTO 

Diminuzione  nell'  interesse  dei  mutui  marittimi.  —  Concor- 
renza  utile  alia  navigazione.  — Fortune  grandi  e  grandl 
rovine  delle  navigazloni  lontaue. —  Aumento  e  regolarita 
della  navigazione  per  la  minore  distanza.  ;, 

L'  aumento  del  capitale  inlluii'i  alia  sua  volta  per  di- 
rainuire  1'  interesse  dei  mutui  marittimi  che  nelle  acque 
della  China  sale  talvolta  a  enormissimo  prezzo:  onde,  sem- 
pre  pill  agevolata  la  navigazione,  potri  aprirsi  anche  a  tali 
fortune  che  oggidi  non  potrebbero  arrischiarsi  per  man- 
canza  di  capitale  bastante  a  sostcnerne  le  spese. 

Ill  tal  raodo,  moltiplicandosi  i  viaggi  sia  delle  navi  stesse 
che  oggidi  fanno  il  viaggio  dell'  India  e  lo  potranno  compire 
in  un  tempo  piii  breve ;  sia  d'altre  navi  che  possano  soste- 
nere  la  spesa  dal  piii  breve  cammino  diminuita  di  tanto, 
deriveri  alia  produzione  altro  vuntaggioriievantissimo:  cioe 
il  poter  di  volta  in  volta  acquistare  le  materic  prime,  e  di- 
minuirne  il  fondo  di  riserva.  Obbligato  il  negoziante  a  fare 
in  grande  le  sue  provviste,  deve  antecipare  una  somma, 
che  solo  dopo  qualche  tempo  gli  verra  restituita  dalla  sua 
iodustria,  e  su  cui  in  tanto  dee  pagare  lo  sconto  :  oltrech6 
verso  lui  si  fa  arbitro  dei  prezzi  il  navigante,  che  non  teme 
vicina  coucorrenza  di  nuovi  arrivi,  e  conosce  il  bisogno 
del  manifattore  che  non  vuole  lasciare  inoperosa  la  propria 
officina.  In  tal  guisa  commisurandosi  le  provvJsle  ai  biso- 
gni  reali  dell'  inchiesta  si  eviteranno  quelle  crisi  tremende 
che  provengono  dal  trovarsi  ammontate  ne'magazziniraate- 
rie  prime  o  manifatture  ciii  manchi  lo  spaccio  :  in  tal  guisa 
la  produzione  fatla  con  mezzi  piii  potenti  sara  ad  un  tempo 
Sciic  III.  T.  IV.  m 


—  ()i)0  — 
e  pill  siciira  c  piii  rcgolure.  IJasta  per  poco  rivolgcro  I'uni- 
1110  alia  stoiia  cici  commercii  europei :  c  qucsta,  cli'  io  qui 
accenno,  come  conseguenza  ceitissiiiia  del  nuovo  canale 
11011  apparirii  the  conic  una  continuazione,  un  progrcsso, 
uno  svolgimenlo  di  simile  benelicio  cbe  il  commercio  ebbe 
in  altri  tempi,  di  mano  in  mano  cbe  gU  si  tolsero  gU  osta- 
coli,  gli  si  abbrcviai'ono  le  vie.  Nci  primi  viaggi  all'  Indie, 
osscrva  Leonardo  da  Ca  Masser  spedito  dalla  repubblica 
veneta  a  Lisbona  per  darne  ragguaglio,  s'  impiegavano  18 
mesi  tra  I'  andare  e  il  ritorno.  Vasco  di  Gauia  con  4  cara- 
vclle  compi  il  primo  viaggio  in  due  anni  e  porto  con  se 
alcune  mostre  di  spezierie,  I  Tortogliesi  navigavano  dal 
principio  cei-lc  caravelie  molto  piccole,  le  quali  crano  di 
botli  100,  o  150  Ic  piu  grandi,  percbc  sapeasi  condurlecon 
iiiaggior  sicurezza.  La  navigazione  alle  Indie  sUmavasi  al- 
iorapiulloslo miraculosa  eke aUriincnli: (juci marl erano qua- 
si innavigabili.  Ancbe  dopocbe  gl'  Inglesi  accrebbero  per  la 
via  del  Capo  i  loro  commercii  coll'  Indie,  riniasero  hinga- 
iiiente  incerli  gli  arrivi,  lonlanc  le  nolizic;  ondc  il  padrone 
dclia  nave  cd  il  mauifadoic  die  nc  atlendeva  la  merce,  ne 
avcano  ansicia  incslimabili  e  in  un  siibilo  lorlune  immense 

0  inuiicnse  rovinc.  NeH'anlica  borsa  inglesc  sta  la  ininia- 
gine  di  Toniaso  Grcsliam,  imo  de'primi  cbe  ncgoziassc  c(jl- 

1  Indie  orienlali:  lia  in  mano  una  leUer;i  aperta;  cgli  I'ia- 
vutosi  dal  liniore  die  due  navi  fossero  naufragate,  le  sa 
ormai  salve,  e  col  solo  arrivo  di  esse  acquista  tanla  ric- 
cliezza  da  vincere  la  boria  dell'  ambascialore  spagnuolo. 
Come  pu6  vigoreggiare  ed  accrescersi  la  produzione,  come 
supplire  ai  consumi  in  mezzo  a  tali  incertezze,  a  tali  ini- 
provvisi  guadagni,  a  tali  perdite  imminenti  ?  La  civiltcicbe 
accomuiia  il  consumo  degli  oggelti  ulili  ed  aggradevoli  alia 
vita  andie  ulle  iniinic  condizioni  del  popolo,   la  civilta  che 


—  691  — 

vuole  I'operaio  piii  agialo  deiraiinato  feiidatario  del  medio 
evo,  dovea  porre  riniedio  a  siffatti  capricci  della  fortuna. 
Solo  nel  1825  una  vaporiera,  [  Enterprise,  fece  il  tragitto 
da  Londra  a  Calcutta  i)el  Ga|)o:  avea  la  forza  dl  soli  GO 
cavallija  capacita  di  sole  100  tonn.,  ma  in  tre  mesi  e  mez- 
zo giunse  a  Calcutta,  percorse  18000  chilometri.  Oggidi  le 
navi  sono  dalle  3000  alio  3400  ton.,  oggidi  tarda  aU'Euro- 
peo  il  trovare  una  via  meiio  lunga  die  non  diiuinuisca  i 
vanlaggi  della  vaporiera.  Si  fece  la  strada  ferrata  tra  Ales- 
sandria e  Suez:  un'  allra  so  ne  divisa  lungo  1' Eufrate,  ma 
(inalmente  vuoisi  continua,  diritta  la  via  maritlima :  col 
canale  tra  Suez  e  Pekisio  vuoisi  risparmiare  le  spese  della 
navigazionc,  il  tempo  del  viaggio:  lasciare  alia  produzione 
un  maggior  capitale,  sia  coldiminuire  le  spese,  sia  col  dare 
i  rilorni  piu  solleciti;  darle  piu  opportune,  piii  certe  le 
materie  die  leabbisognano:  soltraria  all'arbitrio  dei  prezzi 
c  alle  perturi)azioni  violente. 

■  •■.'■■■,   'i-i  Vv' 
CAPO   QUIiNTO 

Facilita  del  crcilito.  — I  prestiti  suUa  polizza  di  carico. 

Ognuno  puo  conoscere  quanlo  tial  nuovo  canale  sara 
agevolato  eziandio  il  credito  :  sia  coll'  arrivare  piii  presto 
!e  canibiali  c  le  merci  per  cui  son  Iratte, sia  perdie,  abbre- 
viaiidosi  il  viaggio  e  atlendendosi  iiieno  i  rilorni,  il  credilo 
si  facilitii,  si  svolge,  si  accresce.  II  credito  mercantile  for- 
nisce  al  inanifattore  i  niozzi  di  mm  interrompere  il  suo  la- 
voro  attendendo  die  i  suoi  prodotli  arrivino  all'  Indie,  chc 
vi  si  cambino  con  profitlo,  die  gli  giunga  il  prezzo  ritrat- 
tone.  Ora  e  certo  die  cssondo  piii  breve  il  viaggio,  essendo 
([uindi  piii  sollccita  la  reslituzione  del  capitale  inediante  i( 


—  G92  — 

profillo  conscgnito  dnlla  vondila  dollo  merci,  i  higliclti  del 
credito  chiosto  dul  inanilaltore  saranno  a  piu  l)rcve  sca- 
denza:  quindi  si  otterranno  da  lui  piii  faciliucnle  c  a  mi- 
gliori  oondizioni.  Onde  il  orodilo  sicsso  ne  acquislora  nuovo 
vigore  :  poiclic  la  Iiinglie/za  del  lompo  per  ciii  si  concede, 
diminiiisce  la  facolla  di  disporrc  del  capitale  clie  lo  ali- 
meiila  e  rciulc  difficile  il  poler  secondare  le  doniande  di 
pronto  rind)orso.  in  paiiicohire  la  forma  piii  s|)edita  con 
cui  il  credilo  puo  aiutare  la  navigazione,  cioe  il  prcstito 
sopra  la  sola  polizza  di  carico  oggidi  possihile  a  farsi  in 
grandissinia  scala  dall'  Inghiltorra,  potra  divenire  assai  piu 
in  use  nei  nostri  porti.  Come  si  polra  oggidi  dare  un  pre- 
slito  sopra  una  polizza  di  un  carico  spedita  alTIndie,  il  cui 
canibio  e  lento,  i  cui  profitti  sono  inccrtissimi  ?  Kppure  se 
tale  prestito  si  potesse  ottenere  a  buoni  palli  uon  si  do- 
vrehbe  intanto  attendere  il  rilorno  della  nave  coi  guadagni 
ritraiti  dalla  merce  e  si  potrebbe  tosto  farnc  conto  impie- 
gando  nella  produzione  il  piestito  ricevulo  die  poi  sarebbe 
rimborsato  a!  ritorno  della  nave. 

CAl'O   SESTO 

Materie  greggie  per  I'  indiistria. 

Inoltre  essendo  ogni  di  piii  numerosi  i  consumatori,  ed 
agevolandosi  semprepiii  dalle  maccliine  la  produzione,  e 
certo  che  deve  in  proporzionc  aunientarsi  anclie  la  mate- 
ria greggia.  Ma  le  materie  greggie  di  cui  abbisognano  le 
principali  Industrie  europee  non  possono  forse  aspettarsi  in 
maggior  copia  dall'  Asia  e  dall'  Australia,  ove  se  ue  abbre- 
vii  il  viaggio  ?  Nelle  lane,  nei  cotoni,  nelle  sele  non  si  avra 
cosi  un  utile  rilevantissimo  ?  Tanto  piii   se  ne   deve  tener 


—  ()93  — 

conto,  die  tratlasi  di  prodolli  (Icsliiiali  al  consumo  univer- 
sale, anziclie  al  liisso,  e  quiiuli  lali  da  rendere  molto  grave 
anche  iin  minirao  aumeiilo  nel  [)rezzo  della  materia  prima. 
Si  noti  come  il  consumo  del  cotone  ne'  dieci  anni  or  decor- 
si  aumento  del  20  per  100  negli  Stati  Unili,  del  23  per  100 
neir  Inghilterra,  del  13  per  100  nella  Francia,  altrovedel 
10  ed  1  i  per  100  :  eppure,  mentre  I'  Inghilterra  nel  1847 
area  una  piovvista  di  coloni  ba,«tante  per  20  seltimane, 
cioe  un  1.234,000  balle,  nel  1856  invece  avea  una  prov- 
vista  per  sole  8  seltimane.  L'  aumento  d'  un  solo  penny 
per  libbra  portava,  or  son  aleuni  anni,un  aumento  di  5  mi- 
lioni  di  slerline  pagate  dall'  Inghilterra  agli  Stati  Unili:  ora, 
essendo  doppio  il  consumo,  e  doppia  anche  la  perdila.  Ve- 
desi  da  queslo  esempio  della  nazione  piii  industro  d'  Euro- 
pa  i  danni  immensi  che  dalla  searsezza  della  materia  pri- 
ma o  del  suo  prezzo  elevalo  possono  venire  :  sia  per  I'  au- 
mento del  costo  di  produzione,  sia  (il  che  e  piu)  pel  clio- 
mage,  per  Tinazione  cui  rimangono  condannati  gli  opiflcj 
cessando  di  dare  il  prolitto  di  (uipilali  impiegali  in  essi,  ed 
il  salario  agli  operaj.  Concludiamo  adunque  che  benelica 
dev'  essere  alia  produzione  una  via  la  quale  le  somnrinistri 
piu  presto  e  con  minoie  spesa  le  materie  prime  ad  essa 
necessarie. 

CAPO   SETTIMO 

Esportazione  de'  prodotti  europei  per  1'  Asia,  e  come  sin  mino- 
re  della  corrispondente  iinportazione.  —  Cause  da  cui  di- 
pende  la  differeiiza. 

Non  minori  sono  i  vantaggi  che  la  produzione  devecon- 
seguire  per   lo  smaltimento  de'  suoi  prodotti  ;  poiche   lo 


spiu'cio  rilnrd.ilo  fii  si  clie  noii  si  poss;i  soddislare   gli   ol»- 
Idighi  oontraUi  c  coiuliico  a  inevitahili   I'allimenli.  Si  osser- 
vi  iili  speoclii  slalislioi  dcllo  iniportazioni  die  si  fanao  di  co- 
se asiatielie  in   Eiiiopa   e   dell  esporlazioiii   die   vongono 
mandate  in  caiiihio  dai  porli  europei  ;  e  se  ne  piio  rilrarre 
die  quelle  sono  sciiza  paragono  maggiori  di   ([ueste  :  onde 
r  eecedciite  dee  dalT  Europa    pagarsi  con  danaro,  anziclie 
col  eanibio  di  prodolU   europei.    Quesio  fallo  contribuisce 
a  privare  i  inereali  europei  d'  una  sonima  ingente  di  dana- 
ro, c  (|uindi  d'  un  polenlissinio  mezzo  di  avvivare  e  agevo- 
lare  i  ti-afliei  :  inollre  ci  ohhliga  ad  tin  siiodo  di  pagamento 
tneno  facile  e  piu  dispendio^o  di  qiidlo  die  sia  il  pagare  le 
coso  ricevule  con  allre  cose  spedile.   !•]  vero  die  sino  dal 
1830,   come  diinostra  M.  Cullodi,  dimiiiui  lale  si)roporzio- 
nc  tra  le  cose  iniporlalo  dalT  Asia,  c  lo  cose  esportate  dal- 
r  Europa  :   tuUavia   aneora   oggidi   essa   e  rilevantissima. 
In  Francia    1'  eccesso  di  lale  importazione  sulP  esportazio- 
ne  e  di   71G   niilioni  ;  in   Belgio  di  25;  I  ;  in  Olanda   di 
370  ;    in   Inghilteira  di  430  per  1'  Indie   sole,  dal  clie  per 
quesli  paesi  risidLa  un  eccesso  di  I8G7  mil.'  In  Russia  1" im- 
portazione sullefronliere  dell'Asia  sale  lino  a  y^  del  coramer- 
cio  lotale,  e  solo  ad  '/.  1'  esportazionc  :  1'  importazione  spa- 
gnuola  e  maggiore  del   doppio  die   non  la  coirispondenle 
csportazione  :  nci  porli  del  mar  Germanico  T  csporlazioiic 
giungc   appona   al   Irentesimo  dell'  importazione  :  onde  si 
conosce  quanlo  aneora  sia  scarsa  V  incliiesla   dei  prodotti 
europei  in  Asia  :  laulo  piu  quaiora  si  consideri  la  nuniero- 
sa  sua  popolazione.  Adamo  Smith   osservo  ciie  i  monopolii 
concessi  alle  compagnie  delle  Indie  furono  la  prindpale  ca- 
gione  per  cui   s' impcdi   lungamenle    racciescimenlo  dei 
traffici  coir  Asia  ;  poiclic  non  lasciandosi  liherta  a  qualsiasi 
capitale  di  cercare  il  profilto  in  qwe'  traflici,  anzi  riservan- 


—  095  — 
dosi  lulc  proQtlo  ai  oapilali  delle  coai|)agiiie  foriiitc  del 
privilegio,  si  rose  impossibile  di  dar  ai  traffici  quell'  esleii- 
sione  ehe  solo  poteano  trovare  neila  potenza  del  capilale  o 
nella  sua  lil)era  azione.  Ma  se  quei  monopolii  cessaroDo, 
puo  dirsi  tutlavia  clie  coolinui  un  monopolio  nalurale  per 
la  grando  dislanza  itineraria  dei  porti  europei  da  quelli 
dell"  Asia,  la  quale  fa  si  die  uiolli  dcbbano  riiiunziare  a  ta- 
le cominercio  :  e  queslo  rimaoga  solo  per  quei  paesi  iu  cui 
la  distanza  stessa  sia  nnnore,  od  alti'i  vantaggi  conlrappe- 
sino  il  danuo.  Non  (>  qui  il  luogo  di  considerare  quali  sca- 
pili  possoDo  temersi  dai  paesi  cbe  oggidi  haauo  tal  mono- 
polio  naturale  qualora  cessasse  :  qui  non  ne  considero 
r  effetto  sulla  produzione  dei  varj  paesi  d'  Europa,  ma  si 
suir  insieme  della  loro  produzione  :  qui  mi  ristringo  a  di- 
moslrare  cbe  la  grande  distanza  toglie  a  una  gran  parte  dei 
capitali  europei  il  rivolgersi  con  profltlo  all'  esporlazione 
de'  prodolli  per  i  porti  dell'  Asia.  Come  si  puo  da  Venezia, 
da  Genova,  da  Livorno  fare  un'  esportazione  cousiderevo- 
le  di  prodotti  nostri  per  I'  Oriente,  so  essi  vi  giungerebbe- 
ro  lanto  sopracearicati  di  spese  da  non  potersi  spaeciare 
senza  perdila  se  non  a  prezzi  altissimi  ?  E  se  pur  a  prezzi 
altissimi  si  potesse  spaceiarii,  cbe  guadagiio  se  ne  avreb- 
be,  daccbe  il  prezzo  cosi  alto  non  si  attribuisce  puuto  ad  un 
profilto  del  capitale,  ma  si  ad  un  rimborso  delle  spese  gra- 
vissime  da  loro  fatte  ?  Come  e  possibile  adunque  un  cora- 
mercio  di  esporlazione  da  molli  paesi  d'  Europa  clie  non 
lianno  in  Asia  alcun  avviamento  ai  loro  traftiei,  cbe  non 
possono  conoseere  la  vera  incliiesta  de'  mercati  si  lontani  e 
pigliarne  norma  nello  spedire  le  cose  di  spaccio  piu  pronto 
e  piu  sicuro  ?  Una  nave  cbe  vi  si  arriscbiasse  da  uno  dei 
porti  pill  orientali  d'  Europa  coire  pericolo  (come  realmen- 
le  e  accaduto  talvolta)  cbe  al  primo  suo  giungcre  nei  porti 


—  ()9()  — 

ilcir  India  si  spoculasse  un  forzato  cd  iiuprovviso  ribasso 
deile  merci  da  cssa  rocate  :  sii'clie,  costrello  !'arnialore  a 
vendere  il  carieo  aiuiic  a  prezzo  vilissiino  pcM-  rifarsi  deilo 
spcse  deila  navigazioiic,  pordcrobbe  tiitto  il  suo  capitale,  c 
solo  a  durissiinc  condizioni  polra  provvcdci'si  di  qiianto  gli 
basti  per  lornare  in  Europa.  Or  se  si  abbrevii  la  via  del- 
r  Indie,  se  tulli  i  porli  d'  Eui'opa  saraiino  cosi  avvicinati  a 
quelli  dell'  Asia,  anehe  il  moiiopolio  naUirale,  di  cbc  oggidi 
gode  poca  parte  d'  Europa,  cesseri  totaliuente  :  e  si  polri 
accrcsccre  1'  esporlazione  lotale.  Quindi  niun  dubbio  che  la 
produzione  tanlo  avvaiilaggiala  dal  nuovo  canale  pel  ris- 
parmio  del  eapilali,  per  lo  svolgimenlo  del  credito,  pei  ri- 
torni  pill  solleciti,  per  la  quantita  delle  materie  prime  nc 
avra  altrellantc  ulilita  per  T  esito  de'  suoi  prodolti ;  perche 
i  capitali  d'lina  gran  parte  d'Eiiropa,  i  quali  oggidi  non  han- 
no  profitto  in  tale  esporlazione,  potranno  averlo  rilevanlis- 
simo  per  la  nuova  via  piii  diretta  e  continiia. 

CAPO  OTTAVO  . 

Grande  esporlazione  del  dauaro  e  specialmente  dell'  argento 
dair  Europa  per  I'  Asia.  —  Come  il  canale  di  Suez  deve  di- 
minuirla. 

Oggidi,  conic  accennava,somme  ingenti  [)agansi  in  daua- 
ro ogni  anno  dall"  Europa  ail'  Asia  :  da  Londra  ncl  1851  si 
esporto  per  T  India  e  la  Cina  la  soniina  di  2.592,800  di  li- 
re sterline  in  argento,  e  di  700,350  in  oro.  Nel  1 850  (I) 
transitaronoper  Suez  45568  casse eon  463.  i32,500franchi. 
lo  sono  ben  lungi  dal  ripelcre   i  lagni  con  ciii  osteggiavasi 

(I)  Gugl.  Meumaik.,  le  niwue  qwinlila  d'aru. 


—  697  — 

lie'  suoi  priiuipii  la  Compagnia  delle  Indie  orieiilali;  quasi- 
che  coiriinportare  cose  dell'Asia  in  Inghilterra  e  coU'estrar- 
ne  danaro  recasse  al  commercio  inglese  una  vera  perdita  : 
io  riconosoo  evidentissimo  il  principio  che  quest' oro,  que- 
sto  argento  iiiandato  in  caiubio  delle  cose  asiatiche  non  si 
hanno  senon  da  prodoUi  smerciati  in  allri  paesi,  e  che  quin- 
di  tale  esportazione  di  oro  e  di  argento,  non  meno  del- 
r  esportazione  di  altrc  cose,  denola  ii  fiorire  e  I'  estendersi 
de'  traffic!.  Non  allego  qui  questo  fatto  se  non  per  osserva- 
re  che  appunto  si  spedisce  oro  ed  argento  nell'Asia,  perch6 
non  vi  e  inchiesla  di  lante  merci  enropee  ;  e  quindi  col- 
r  auraentarsi  in  seguito  di  tale  esportazione  diminuiri  in- 
vece  r  esportazione  deir  oro  e  dellargento.  Si  avra  allora 
possibility  di  pogare  le  importazioni  dell'  Asia  con  cambiali 
corrispondenti  alia  sorama  delle  cose  iniportate  dall'  Asia. 
E  noto  come  nei  porti  inglesi  le  materie  prime  si  paghino 
al  primo  loro  arrivo,  onde  si  puo  conoscere  come  un'  iiii- 
portazione  di  cose  asiatiche  sempre  crescente  secondo  le 
inchieste  dell'industria,  possa  cagionare  una  tale  esporta- 
zione di  denaro  che  nc  nasca  una  violenta  alterazione  nel 
mercato.  Tauto  piu  deve  tenersi  conto  di  questo  fatto,  dac- 
che  il  pagaraento  delle  merci  asiatiche  si  fa  per  la  maggior 
parte  in  monete  d' argento:  onde  la  difficoltii  di  trovare  le 
monete  pei  pagaraenli  richiesti  dal  commercio  puo  accre- 
scersi  soramamente.  In  addietro  la  Cina  dava  all'  Indie  i 
suoi  canibj  in  te  ed  in  argento;  ma  dacche  si  ando  accre- 
scendo  r  esportazione  del  te,  delta  seta,  del  cotone  per 
r  Europa,  la  Cina  paga  i  cambj  dell'  Indie  con  biglietti 
tratti  su  Londra:  onde  I' Inghilterra  deve  mandare  a  Calcut- 
ta r  argento  prima  speditovi  dalla  Cina.  Ne  altra  moneta 
che  la  rupia  d' argento  e  comunemente  accettata  nell'  Asia  : 
oltreche  I"  argento  e  piu  opportuno  dell  oro  per  le  lontane 
Serie  HI.  T  IV.  00 


-  698  — 
navigazioni.  Qualora  la  navigazione  divenga  piii  breve  e 
piu  agovole,  e  qualora  1'  csportazione  delle  cose  d'  Europa 
si  accresca,  nou  o  dubbio,  die  I'  inchicsla  dell'  argento  sari 
mioore  nell'  Asia,  che  1' oro  vi  preaderi  parte  nei  negozj, 
chc  in  tal  modo  saranno  diminuite  le  subite  alterazioni  del 
mercalo  nioiietario  in  Europa. 

CAPO     NONO 

Auniento  delle  inchieste  di  cose  europee  in  Asia.  —  Cause  che 
ora  la  rallentano.  —  Conoscenza  della  reale  inchiesta  di 
cose  europee  in  Asia,  —  Opportunita  degli  scali  e  della  ca- 
tena de'  cambj. 

La  produzione,  eonie  venni  dimostrando,  Iroverii  uno 
sbocco  ben  piii  ampio  di  quello  cbe  le  sla  aperto  oggidi, 
dacc'be  i  popoli  dell'  Asia  non  potrauno  riparare  le  loro  ge- 
lose  abitudini  dietro  I'ostacolo  nalurale  il  quale  interronape 
la  navigazione  del  mare  dell'  Indie  e  del  Medileiraneo.  An- 
obe  oggidi  rincbiesla  delle  lose  d' Europa  non  e  tanto  liuii- 
tata  neirAsia  dal  grado  di  civilta  (juanto  dagl'  iiupedimenti 
ebe  vi  si  frappongono.  Basta  lossurvare  elie  escludonsi  nella 
Cina  i  nostri  prodoUi  non  pure  col  dazio  doganale^,  ma 
con  uioUipliei  pedaggi,  e  linalnienle  col  ridurli  in  guisa  cbe 
non  possano  in  verun  niodo  vineere  reiuuiazione  de' pro- 
doUi cinesi. 

Inoltre  1'  csportazione  accresciuta  ed  estesa  fartj  cono- 
scere  ai  produtlori  i  reali  bisogni  dei  popoli,  ed  adattare 
le  loro  spedizioni  all'incbiesta;  il  cbe  non  epossibile  nella 
niaggior  parte  degli  Stati  d' Europa,  sino  a  che  T csporta- 
zione e  cosi  niiscra,  e  per  poco  si  aflida  inleramente  alia 
paccolliglia. 


—  ()99  — 

r/  Aube,  nil  arniatore  di  Marsiglia,  osserv6  che  prin 
oipale  cagione  della  pocliezza  dei  traffic!  francesi  nell'Asia 
dipende  dal  grave  danno  di  doveisi  recare  Ic  navi  francesi 
air  India  sur  test,  il  die  dipende  in  parte  dalia  quality 
delle  cose  cLe  si  esportano  per  I' Asia,  poiche  essendo  ma- 
nufa((e  oecupano  minor  volume  di  quelle  ricevute  in  cam- 
bio  dail' Asia  stessa.  Ma  andie  questo  gravissimo  danno 
del  partire  sur  test,  che  e  eomune  alle  navi  dei  nostri  porti 
d'Euiopa,  cessera  fuor  di  dubbio  quando  possa  accrescersi 
r  esportazione  ;  perchc,  awiandosi  il  traffico  sopra  la  nuo- 
va  strada  dello  Indie,  nella  quale  la  nave  pu6  fare  scala  a 
tanti  paesi,  si  potr^  parlirecon  un  carico  di  csito  certo  in 
qualcuno  dei  porti  in  cui  si  fa  scala,  e  via  via  far  molli- 
plici  oambj,  in  guisa  cbe  la  nave  non  rimanga  mai  vuota, 
ed  i  noli  possano  ribassarsi  compensandosi  coi  profitti  di 
quest!  cambj.  Anche  i  diritt!  differenziali  cesseranno  del 
lutto,  quando  si  potra  navigaie  all' Indie  per  una  via  breve 
e  confinua  eziandio  dai  popob  che  non  hanno  oggldi  ba- 
stanti  capital!  per  tale  impedimento.  Gl!  emporj  andranno 
di  manoin  mano  diminuendo,  dacche  la  navigazione  direl- 
ta  diviene  possibile  ed  agevole:  appunto  come  le  strade 
ferrate  hanno  tolto  la  nccessita  de' grand!  mercati.  II  pro- 
duttore  quind!  potra  fornirsi  delle  malerie  prime  nei  porti 
vicini  alia  sua  iiianifaltura,  ove  il  naviganle  si  affreUera  di 
soddisfare  linchicsta. 

Tollo  in  somma  un  ostacolo  naturale,  tutti  si  consegui- 
raniio  dalla  produzione  i  vanlaggi,  per  cui  e  desiderata  do- 
vunqne  la  liberla  dei  comsnercii,  non  solo  sancita  dalle  leg- 
gi,  ma  possibile  in  fallo. 


7011 


CAPO     ])KCIMO  ■  ':- 

Accresciinenti  de'consiimi  euiopei,  regolarita  nelle  provvl- 
ste.  —  Importiizione  del  riso.  —  Come  il  canale  di  Suez 
tofjliera  I' cnonne  differenza  tra  i  consumi  de"  paesi  piii 
occiilentali  e  piu  orientali  d'  Eiiropa.  —  Cotoni,  zuccheri, 
te.  —  Aumento  della  prodiizione  nell'  Asia.  —  II  commer- 
cio  di  circolo  si  convertira  per  moiti  paesi  d"  Europa  in 
commercio  di  consumo  :  daiini  del  cominercio  di  circolo. 
—  Le  sete  ed  il  meicato  di  Londra. 

Non  nieno  Itenefica  sara  rinfluoiiza  dclla  ntiova  sfrada 
deir  Indie  siiiraccreseinienlo  dc'consdmi  europei.  Come  il 
consumo  s'aumenla  al  tctgliersi  d'una  dogana  ed'nna  proi- 
hizione,  cosi  esso  deve  crescerc  senza  pai-agone  quando  si 
schiuda  il  canale  alle  navigazione,  esia  cosi  toltoqud  grande 
ostacolo  ai  carabj  tra  I'Europa  e  lAsia.  Accresciuti  infatto 
i  capllali  ed  accresciiita  r offei'ta  de'pi'odolti,  deve  di  ne- 
ccssita  aimienlarsi  la  soddisfazione  do'bisogni  ohe  son  fatti 
sentire  dalla  civilta,  ed  estendersi  a  qnanli  non  poteano 
dapprima  procurarsi  le  desiderate  agiatezze  perche  lor  co- 
stassero  caramente.  Puo  invero  avvenire  die  tanto  se  nc; 
accresca  rinehiesta  da  controbilanciare  almeno  in  parte 
qiiella  diminiizione  di  prezzo  die  sarebbe  naturale  atte- 
nuandosi  di  tanlo  le  diffiriiltes  nf  attainmcnl:  ma  contiitlo- 
ci6  non  sarebl)e  meno  reaie  ne  meno  rapldo  I' aumento  del 
benessei'e  e  della  ricdiezza.  Dacehc  la  produzione  acquisle- 
ra  estesissimo  svolgimento,  si  accrcscera  il  valore  reale 
de' salarj ;  quindi  anclio  per  un  prezzo  eguale  o  minore 
il  popolo  avrc'i  miglior  cibo  e  migliore  vestito,  ed  acquisterA 
sempre  piii  la  dignita  e  la  ricompensa  del  suo  lavoro. 

Quanio  minore  la  necessita  di  provvedersi  pel  consumo 


—  7UI  — 

con  cnstosa  nnlicipazioiie,  perclic'  lofierla  delle  coseche  lo 
soddisfano  noii  litorria  se  noii  dopo  liingo  inleivnilo!  Quaii- 
lo  minore  il  pcMicolo  di  riiiianere  non  soddisfallo  il  consu- 
ino  (he  la  nccessita  e  le  al)i(udini  eivili  ricliicduno !  Quanto 
minore  la  minaccia  di  sotloslare  alle  spoculazioni  I'lic  dalla 
lontaiiaiiza  dei  inercati,  dairincei-iezza  degli  arrivi,  dalla 
necessila  di  far  le  provviste  in  grande  son  fade  arditissi- 
ine  e  rovinose!  Qui  non  considero  i  benefii-j  del  niiovo  ea- 
nale  sid  oonsuaio  die  affatto  generalmente :  ma  ognuno 
pu6  toslo  accorgcrsi  come  il  eotone,  il  caffe,  lo  zuceliero,  il 
riso,  la  iana,  la  seta  abbiano  tanta  parte  nd  soddisfare  i 
bisogni  eiii-opei,  die  un  riaizo  nel  loco  prezzi),  il  quale  di- 
penda  da  diminuziune  reale  o  temuta  delfofforta,  sia  ca- 
gione  di  altreltanto  riaizo  in  tuUe  le  cose  che  servono  al- 
r  alimenlo  e  al  beaessere.  Abbiamo  provato  anclie  in  questi 
ultimi  anni  la  nocessih'i  d'un  vicino  ed  ampio  mercato  che 
supplisca  al  difetlo  di  sussislenze,  per  cui  le  vlcende  delle 
slagioni  facciano  temere  I'Europa:  perche  da  porli  dell' In- 
dia, quasi  sconosciuti,  or  son  I  0  anni,  vennero  dopo  il  j  852 
ai  porti  d'Europa  graiulissimi  carichi  di  riso,  i  quali  pote- 
rono  atlenuare  il  caio  de'grani,  menlre  nel  1845  Tlughil- 
terra  non  ne  importava  se  non  384,830  quiatali  metrici, 
e  le  Havre  non  ne  facea  alcuna  importazioae  ;  nel  1854  se 
ne  importo  in  Inghiltena  G7I,G00  quinlali  metrid,  a  le 
Havre  172,100,  e  simile  auniento  ebbe  luogo  negli  altri 
porti. 


l-^l 


S  T  A  T  I 


702  — 


Riso  imporliito  in  varii  paesi 
eiiropei  (')  negli  anni 


1846 


Rotterdam 
Amsterdam 
Brema .  . 
Amburgo  . 
Stetlino  . 
Anversa  . 
Zollverein. 


67,000 
57,900 
39,500 
48,600 
45,950 
H  2,550 
100,250 


1864 

182,600 
210,160 
83,050 
109,360 
76,900 
270,950 
250,900 

I 


Sc  si  raffronli  il  consumo  delle  cose  provenienti  dal- 
r  Asia  fatto  in  IngliilleiTa,  e  quello  falto  in  allri  paesi  di 
Europa,  si  conoscerti  ancor  piii  inaiiifestamente  quanta 
necessita  siavi  d'  una  via  che  avvicini  tutli  i  porti  europei 
air  Indie,  e  tolga  il  nionopolio  naturale  di  eui  ora  godono 
i  soli  porti  delT  Inghilterra.  Non  diro  del  te,  che  si  con- 
suma  in  si  grande  quantitt'i  dagli  Inglesi  e  scarsameule  al- 
trove;  ma  si  del  cotone  e  dello  zucchero  che  hanno  parte 
ben  maggiore  nei  consumi  del  popolo  :  a  niaggiori  parti- 
colarila  verro  poscia  discorrendo  dell"  efl'etto  del  canale  di 
Suez  su  ciascun  paese  d' Europa.  Secondo  il  Banlield  il 
consurao  del  cotone  fu  cosi  ripaiiilo  in  Europa  dal  1836 
al  1841,  e  dal  1842  —  1847:  e  vero  che  trattasi  del  co- 


(I)  Anmiairc  de  rEnnuomie  politique  ct  de  In  .slalixliqite  par  Block 
'/  Guillunmin. 


—  703  — 

lone  consiimalo  nella  produzione,  raa  ne  dipende  alia  sua 
volta  la  quaiitilA  del  cotone  consumata  in  tessuli  dal  popo- 
lo  inslese. 


S  T  A  T  I 

4836-1844 

4842-4847 

Inghilterra     .     .     .     .     q.  m. 

Francia » 

Olanda,  Belgio,  Alema- 
gna,  Nord  d'Europa         » 

Paesi  suUe  sponde  del- 
I'Adriatico  ....         » 

40.935,284 
3.566,502 

4.637,344 

766,444 

44.344,540 

4.056,664 

2.434,068 
979,683 

Stando  a  slatisliche  piu  recenti,  le  proporzioni  del  eon- 
sumo  dei  cotoni  sarebbero  mutate  ben  poco  (I). 


Inghilterra 

Francia 

Altri  Stati  d'  Europa 

270.000,000 
72.000,000 
80.000,000 

Quanto  al  numero  dei  fusi  si  hanno  egualmente  enormi 
differenze  tra  ringhilterra  e  gli  altri  paesi  d'Europa. 


(i)  Slalisliqup  de  (  Industrie  de  la  France,  par  Moreuu  de  Jun- 
nts.  Paii.<.  1856. 


7U4 


Inghilterra 

J  3.000,000 

Francia 

3.263,000 

Austria 

1.500,000 

Gerniania 

815,000 

Svizzera 

650,000 

Russia 

700,000 

Belgio 

363,000 

Spaarna 

300,000 
300,000 

II  consumo  del  cotoni  nun  esportali,  nia  realmenle  ado- 
perati  negli  usi  del  popolo  inglese  non  si  pu6  ben  delermi- 
nare,  atteso  il  contrabliando  die  se  ne  fa  su  lutto  il  litorale 
da  Ambufgo  a  Cadice,  ma  ben  si  puo  dire  che  sia  almeno 
11  doppio  del  consumo  fattone  in  Francia,  e  tre  volte  piu 
grande  che  negli  alti'i  paesi. 

Del  consumo  dello  zucchero  devesi  dire  il  medesimo, 
poiche  in  Olanda  il  consumo  e  di  19  cliil.  377  per  capo, 
in  Inghilterra  di  circa  13,  in  Bclgio  di  4,632,  laddove  nella 
Spagna  e  di  soli  2,040,  negli  stati  Sardi  c  di  5  chil.,e  scen- 
de  nello  Zollverein  a  1,076,  nelT  Austria  a  1,004,  nella 
Russia  a  0,63,3.  Quoslo  speccliio  slatistico  del  consumo 
de'  zuccheri  in  Olanda  puo  dimoslrare  quanto  i  trafQci  piii 
diretti  coll' India  giovino  al  benessere  ed  all'induslria  degli 
Olandesi,  e  lascino  di  gran  lunga  dopo  loro  i  popoli  che 
abilano  lungo  I'  Adrialico  (I). 


0)  Annimiri'  de  r  Kronomie  I'lf.  pa/  Block  el  fjuilhnnin. 


—  705  — 


-1848  . 

1849  . 

1850  . 
1851 

1852  . 

1853  . 

1854  . 

1855  . 


ZUCGHERO   GREGGIO 


importato 


raffinato 


106.452,000 
107.681,000 
112.481,000 
120.526,000 
109.566,000 
110.541,000 
112.097,000 
97.355,000 


68.599,000 
63.607,000 
77.315,000 
78.346,000 
72.352,000 
70.  .596,000 
74.864,000 
75.650000 


esportato 


36.220,000 
51.545,000 
25.598,000 
30.618,000 
40.044,000 
55.340,000 
33.225,000 
33.278.000 


ZUCCHERO 

raffinato 

esportato 


40.549,000 
44.540.000 
56.070,000 
59.065,000 
59.869,000 
49.490:000 
55  258.000 
53.495,000 


IMPORTAZIONE   ESPORTAZIONE 


greggio 


greg- 
gio 


rafflnato 


TRANSITO 


greggio 


raffinato 


Amsterdam 
Rotterdam 
Schiedam 
Dordrecht 
Altre  citta 

Totale 


66.192,330 

ch. 

» 

V.990 

52.9443,33 

50 

1.612 

4.106,337 

» 

» 

5.460,597 

46 

» 

5.595,405 

» 

» 

112.097,000 

76 

3.602 

47.106,910 

6.317,591 

» 

31,688 
1,781,811 


55.238,000 


ch. 

17.145,950 

13.403,762 

950,616 

678,985 

1,045,687 


33.225,000 


ch. 

94.280 


87.312 


181.592 


Serie  III,  T.  IV. 


91 


—  TOG  — 

K  cerU)  die  i  paesi  dell'Adriatico,  e  di  tutlo  il  Meditor- 
runeo  lusciali  in  dispartc  dal  viaggio  dell'  Iodic,  clie  si  fa 
ora  pel  Capo,  devono  aggiungere  tutta  la  diffcrenza  delle 
spese  di  trasporto  al  valore  doi  lore  consuaii^  e  quiiidi  de- 
vono nei'cssarianienle  diminuirli.  E  certo  chc  gl'  Inglesi 
lianno  ora  ildoppio  vanlaggio  di  tiasportarc  i  loro  prodotti 
air  Indie  per  una  luinore  distanza  e  di  Irarne  con  una  spesa 
ininore  le  cose  eouipratevi.  I  paesi  adunquc  posli  lungo  il 
Mediterranco  sono  nella  necessity  di  reslringere  i  proprii 
consumi  aggravati  d'  una  spesa  ben  niinore  per  gl'  Inglesi. 
Non  si  pu6  nei  nostri  porti  aver  prolilto  da  una  naviga- 
zionc  diretla  all'  Indie  :  poiche  troppa  porzione  del  nostro 
capilaledovrebbe  convertirsi  in  mezzi  di  trasporlo,  e  quindi 
dobbiamo  perdere  una  porzione  dei  noslri  prodotti  per  farli 
trasportare  dai  uoleggiatori  di  Londra  e  di  Liverpool,  ove 
non  solo  si  coucbiudono  con  faciliti'i  le  compre,  ma  trovasi 
eziandiu  1'  opportunita  dei  noleggi.  Finalmente  i!  consumo 
si  acerescerti  in  via  assoluta,  perche  la  materia  prima  non 
solo  diniinuira  di  prezzo,nia  si  accrescera,  potendosi  esten- 
dere  senipre  piu  nell' Indie  la  eollura  del  cotone  di  raano 
in  mano  cbe,diminuendosi  le  spese  del  trasporto  ed  accre- 
scendosi  la  concorrenza,  il  proQtto  della  eollura  sara  mag- 
giore:  tanlo  cbe  potendosi  prima  coltivare  il  cotone  in 
quelle  terrc  in  cui  il  prezzo  della  coltura  non  accede  i  26 
fr.  37  c."  per  etlare,  si  potri  poi  estendere  anche  sulle  terre 
in  cui  per  la  coltura  ricbiedesi  una  spesa  raaggiore:  perchti 
il  soprappiu  speso  nella  coltura  viene  compensate  dallo 
spaccio  maggiore  e  dalle  spese  minori.  Qucsta  considera- 
zione  dedotta  solamente  da  un  abbrcviamento  del  viaggio 
acquista  maggior  valore  ove  si  pensi  cbe  in  addielro  non 
fu  promossa  nell'  Indie  la  coltura  del  cotone  con  quella  ii- 
berta  che  a  tutte  le  tolture  e  necessaria. 


—  707  — 

Egli  6  certo  eziandio  che  potendosi  avviare  da  tutti  i 
poiii  europei  il  commcrcio  dirctto  coll'  Indie,  tanto  i  con- 
suini  qiianto  le  produzioni  d'  una  gran  parte  d'  Europa  si 
scioglieranno  dalle  inflnite  spese  di  che  sono  sopraccaricati 
i  nostri  cambii  col  farsi  indirettaraente  e  coll'  avere  noces- 
sitii  di  far  capo  nei  soli  porti  inglesi.  Anche  piii  sopra  ac- 
cennai  questo  rilevanlissimo  fatto  ;  ma  iraporta  tuttavia 
considerarlo  piu  specialmente,  e  conoscere  come  il  canale 
di  Snez  porteri  al  commcrcio  dell'  Europa  coll'  Asia  quel 
vantaggio  rilovantissimo  che  vediamo  tuttodi  conscguito  nel 
commcrcio  interno  d' Europa  dalle  strade  ferrate. 

E  notissimo  il  fatto  chedopo  compiule  leferrovie  si  rian- 
nodanoi  tral'ficitra  iproduttorie  i  consumatori  senza  neces 
sitci  di  far  centroin  unafierao  inunemporio;  tanto  che,  p  es. 
le  fierc  di  Lipsia  sono  di  anno  in  anno  assai  meno  frequen- 
late  che  nel  passato.  CoH'avYiarsi  quindi  i  traffici  diretti 
coir  Indie  si  risparraieranno  non  solo  dirilli  di  commissio- 
ne,  di  piu  saremo  toiti  al  pericolo  di  false  speculazioni  ed 
arrischiate  in  cui  i  commissionarii  hanno  interesse  di  trarre 
i  negozianti:  oltrechc,  awiando  un  commcrcio  piu  diretto 
potremo  meglio  provvedere  alio  spaccio  dellc  nostre  cose. 
Si  considerino  i  dazii  che  molte  merci  devono  subire  nel- 
r  esportazione  da  paese  a  paese,  1'  imballaggio,  la  spesa 
epistolare,  il  trasporto  a  Calais,  il  rischio  stradale,  il  callo 
naturale  dclla  roba  in  viaggio,  la  diversity  di  ragguaglio  di 
peso  air  cstero,  le  spese  da  Calais  a  Londra,  la  polizza  di 
assicurazione  pel  tragitto,  le  spese  di  sbarcamento,  il  ma- 
gazzinaggio,  la  sonscria  di  vendila,  la  commissione  e  del 
credere,  il  tempo  consueto  pel  pagamento  :  e  si  conoscerS 
come  una  raerce  giunta  a  Londra  e  aggravata  piij  del  dop- 
pio  del  suo  valore  primitivo.  quindi  devesi  venderia  a  piu 
caro  prezzo.  Sopratlutlo  nel  commcrcio  dclla  seta  fu  sem- 


—  708  — 
pre  deplorato  tale  disortline:  aggiungendosi  pei  t'abbricanti 
iiiglesi  un  meso  di  tempo  per  dichiararsi  sul  conlciuito  delta 
spedizione,  e  quindi  dandosi  luogo  a  niiove  iiieertezze  e 
nuovi  danni :  iuollre  il  corrispoiidente  di  Loiidra  paga  solo 
'/j  del  valore  alia  conchiuslone  del  coiilratto  di  deposito 
delle  sete,e  per  gli  allri  due  terzi  deve  il  contraenle  correre 
il  riscliio  aiiclie  di  perderii  se  intaolo  il  corrispondeQte  fal- 
lisce.  Onde  si  vide  talvolta  i  negozianli  ilaliani  far  percor- 
rere  alia  seta  la  lunga  via  da  Genova  a  Calais,  per  la  Sa- 
voja  e  la  Franoia,  o  da  .^lilano  a  Rotterdam  per  la  Svizzcra, 
facendo  tale  dispendio  per  non  perdere  durante  il  viaggio 
il  diritto  di  sequestrare  la  seta.  Ne  devest  tacere  un  altro 
vantaggio  che  dalla  nuova  direzione  del  traflico  avranno 
gli  Stati  europei ;  poiche  nel  trovare  uno  sbocoo  alle  loro 
industrie  ben  piu  diretto,  e  nell'  avere  per  esse  la  materia 
pill  a  buon  mercato,potranao  con  merci  proprie  pagare  le 
derrate  o  le  merci  indiane,  meiitre  ora  devono  pagarle  con 
merci  inglesi.  Quindi  il  ritorno  dei  capitali  sara  piii  soile- 
cito  auche  per  questo  riguardo  :  quindi  il  coramercio  di 
circolo  si  muteri  in  vero  coramercio  di  consnmo. 

(Contimia). 

(1)  Vetli  9rr\[[\  varj  del  Bnischetti.  ; 


tu,.  <.o     IMPERLILE  REGIO  ISTITUTO  VFJETO     ^     J  v- 

DI    SCIENZE    LETTERE    ED    ARTI.     ' 


■{i->\'A  ,•<■  -lUA   •  vr, '••(;;_.=    ''■••  ■"'-■    ^  ^■■  '    ^rHii"!  '^  li:;:-  .    . 
.,:-:J;!ui  ■.!..•         p  R  0  GR  A  M  M  I.  '  '   '    ■  '■  .    '"'"  ' 

Non  essendo  stata  offerta  alcima  soluzione  del  se- 
guente  qiiesito,  si  ripropone  per  1'  anno  1801  : 

«Si  conferira  un  preaiio  di  austr.  lire  1800  airautoredi 
quello  scritlo,  che  esporri  ineglio  il  niodo  di  reiidere  piii 
lucrose  e  produttrici  le  valli  salse  chiusedapesca  del  veneto 
litorale. 

))Ia  questo  scritto,  premessa  una  breve  storia  dello  stato 
della  piscicoltura  in  Italia,  comparativainente  a  eio  che  si 
opera  in  tale  rispetto  presso  le  altre  nazioni,ed  in  relazione 
ai  progrediraenti  fatti  finora  dalla  scienza  in  siffatto  argo- 
niento,  dovra  I'autore: 

■>  i ."  Dedurre  da!  metodo  di  vivere  e  dalla  dislribuzione 
geografica  dei  pesci  marini,  quali  potrebbero  essere  intro- 
dotti  ed  allevati  con  succe?so  nelle  valli  salse  chiiise  dell'e- 
stuario,  seuza  danno  delle  specie  che  gia  vi  sono,  e  con 
certa  o  assai  probabile  utilita  nazionale; 

»  2.°  lodicare,  secondo  i  principii  della  scienza  e  i  Innii 
della  pratica,  i  modi  e  tempi  piu  acconci  a  Irasportare  i 
pesciatelli ; 

"3."  Insegnare  la  maniera  piu  facile  cd  opportuna  di  ope- 
rare  la  fecondazione  arlifizialo  dei  pesci,  e  le  cure  necessaiie 


—  710  — 

alia  loro  ediicaziono,  dal  momento  die  si  sviiuppano  sino  a 
clic  divengono  aduiti; 

»  4."  Esporrc  i  metodi  migliori  di  raoitiplicai'C  i  pesci  ed 
allri  aniinali  inarini  iitili  all'  eeonomia  nazioiude,  die  ora 
vivono  nelle  acqiie  del  vendo  litorale; 

1)5."  Rilevare  le  imperfezloni  dclla  piscicoltura  nel  Vene- 
lo,  segiialandone  le  pratichc  piii  viziose,  e  additai'e,  dietro  i 
principii  scicnlifici  e  le  cognizioni  somminislrale  dalP  espe- 
ricnza,  il  piu  sicuio  modo  di  correggerle  e  sradicarle. 

))II  coDcorrenle  dovra  giovarsi  di  quanlo  fii  recentemente 
stampato  altrove  suirargomento,  adaltandone  rapplicazioue 
alle  condizioni  locali  del  Vendo. »  .■'■■■:■■>■■:      *-  m:; 

iXeiranno  stesso  18G1.  si  conferira  pure  iin  pre- 
mio  di  austr.  lire  1800  per  lo  scioglimento  di  qucsto 
tema. 

(I  Esposizione  dei  |)rooessi  diimici  finora  appiicati  alia 
tiiitiii'a  delle  sete,  e  indirizzi  lecnico-dottrinali  ai  loro  pos- 
sibili  miglioramenli  ed  applicazioni  in  qiieste  provincie.  — 
La  scrittura  dovra  essere  nella  parte  pratica  dettata  in  mo- 
do aeconcio  all"  istnizione  di  uoniini  anche  non  doUi,  die 
volessero  oceuparsi  di  tale  industria.  » 

rSazionali  e  straiiieri,  eccetluati  i  niembri  effettivi 
deir  i,  r.  Istitulo  veneto,  sono  ammcssi  al  concorso. 
Le  iMemorie  potraiino  essere  seritle  in  italiano,  lati- 
no, francese.  tedesco  ed  ini^lese :  e  dovranno  essere 
presentate  franche  di  porto.  prima  dol  i^Joino  15  niar- 
zo  d86l,  alia  8egreteria  dell'  Istituto  niedesimo.  8e- 
condo  Tuso.  esse  porteranno  nn' epigrafe.  ripetuta 


—  7H  — 

sopra  un  viglietlo  sigillato,  contenente  il  nome,   co- 
gnome  e  I'indicazione  del  domicilio  dell'  autore.' 

Cosi  per  1'  uno  come  per  I'altro  dei  proposti  que- 
siti  verra  aperto  il  solo  viglietto  delle  Memorie  pre- 
miate,  le  quali  rimarranno  in  proprieta  dell'i.  r  Isti- 


tuto. 


//  presidenle 
CAVALLI 


//  segretario 

NAMIAS. 


"';'"  iir,: 


ANNO  1858-59         '  .        .  DISPENSA  OTTAVA 

SULLE  CONSEGUENZE 

t'.HE  SI  FOSSONO  PRESAGIRE 

PEL  COMJIERCIO  IN  GENERALE,  E  PEL  COMMERCIO  VENETO  IN  PARTICOLARE 

DAI.l/  APERTIRA 
DI  IN  CANAI.E  JlARliyDlO  ATTRAVIUSO   l'iSTMO  Dl  SUEZ 

JIEMORIA 
DI  FEDELE  LAMPERTICO 

premiold  daW  Istilulo  Veneto  neU'adunanza  19  niaggio  1859. 

(Continuaz.  della  pag.  708  Jella  precedent.!  Jispensa.) 

— ^3)° 

CAPO  UNDECIMO. 
Del  commercio  inglese  coi  paesi  di  la  dal  Capo. 


L 


La  qual  proporzioiie  avranao  parte  i  varii  paesi  d'Eu- 
ropa  ai  vantaggi  che  in  generale  consegiiiranno  nella  pro- 
duzione  e  nel  consumo  dalla  via  piii  breve  all'  Indie  ?  E 
prima  di  tutto  6  forse  vero  che  I'lnghilterra  ne  debba  per- 
dere  la  precedenza  ch'essa  gode  oggidi  nei  traffici  deil'Asia? 
Se  pel  giro  del  Capo  pote  far  sua  la  ricchezza  di  quesli  traf- 
fici, e  Venezia  cess6  d'  esserne  emporio,  puo  ora  credersi 
che  I'lnghilterra,  lasciuta  in  disparte  dalla  via  diritta,  non 
sia  pill  la  provveditrice  dei  mercati  europei  e  sia  costretta 
di  ricevere  le  cose  dell'  Indie  dai  porti  del  Mediterraneo  ? 
Sotto  le  oscure  espressioni  de'ministri  che  si  scusarono  di 
Serielll.T.IV.  92 


—  7H -- 

secondare  il  nuovo  canalc  non  si  iiascoiule  i'orse  il  tiinore 
di  aprire  la  via  ad  emuli  niiovi  e  opcrosi  di  fortune  or  po- 
tenli  e  sicure  ?  Al  lavoi-e  dei  meeliiu/s  e  di  (|ualclie  uomo 
di  slalo  non  si  contrappone  il  facili-  aocomodarsi  del  Parla- 
meuto  a  non  darsene  Iroppo  pensiero  ?  II  popolo  inglesc 
avra  corlanienli'  polenlissimi  nioz/;i  di  (rar  prolillo  anciie 
dalla  nuova  direziono  dei  Iraflici  :  \na  pralieo  cd  avvednto 
s' ai'oorge  dclla  nccessila  di  raccoglioro  Uilte  le  proprie  I'or- 
zc,  di  picpararsi  opporlunanienh?,  d' addoppiare  la  sua 
perlinacia  pel  niouienlo  in  cui  nei  niari,ove  (»ra  veieggiano 
pressoclie  sole  le  sue  nuvj,  coinpariranno  ([uelle  di  luUi  i 
porli  d'Europa,  ed  i  carieiii  dell' liidio  non  piii  i'aranno 
scala  a  Londra  ed  a  Soutlian3[)lon. 

Si  puo  credere  in  vero  ehe,  abbandoniindosi  dalla  na- 
vigazionc  la  via  del  Capo,  siano  [iicssoche  perduli  i  capitali 
fissi  ora  impiegati  nelle  slazioni  di  questo  viaggio  :  poiehe 
essi  non  potrebbero  trasl'erirsi  nelia  nuova  dii'ezione  del 
Irafiico.  11  Ca[K)  di  Buona  Spcranza  non  deve  forse  la  sua 
prosperila  al  sito  eollocato  a  mezza  via  Ira  i  porii  dell'  Eu- 
ropa  e  dell'Asia  ondc  i  naviganti  si  provvedono  di  frutta 
c  di  vino?  Per  eguale  ragione  i  baeini,  gli  sbarealoi,  i  nia- 
gazzini,  ehe  ora  riccvono  neH'IngSullcrra  le  cose  spcdile 
dair  India  air Europa  e  quelle  inviatc  in  eiimbio  dai  paesi 
europei  riniarrebbero  inutili,  dacche  le  une  e  le  altre  an- 
dassero  direltanicnte  ai  porti  ovo  fossero  incliiesle  :  ondc  , 
si  perderebbero  le  sosnuie  ora  percepile  dall'  uso  di  quci  I 
baeini,  di  quegli  sbarcatoi,  di  quei  magazzini.  Dall'  Annual, 
stalemcnl  of  the  trade  ond  navigalion  prendo  il  segucnto 
speechio  delle  operazioni  ^V  cnlrcjiol  falle  nei  porti  inglesi 
per  cose  provenienti  dai  paesi  di  la  dal  lapo  o  ad  essi 
spedite.  , 


—  715  — 

Operazioni  d'  entrepot  per  cose  provenienii  da  paesi 

;/,  !,    ".  ,  di  Id  dal  Capo.  ' 


i 

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PKOVEIVIEIVZA 

NEGLl  AIWM 

18o't 

1855              1856 

1  8  5  7 

Valine  ill  fr.iuohi                                 | 

liiflie  urieii- 

1 

lal.  .     .     . 

.3.104,;264::iO 

1.0o7,48±03 

1.267,2-,o:0S 

636,772  85  j 

Filippiae    . 

QoJ4±[0 

258,064:15 

5.005.840:55 

2.058.552:051 
1 

ChiiiH     .     . 

5:21,oo4:ju 

921,41o:05 

403.016:20 

256,052:75 

j    Giav;i     .     . 
I...     . 

— 

— 

— 

5,407:25 

Osservazioni  d'  entrepot  fatte  neiporti  inglesi  per  cose  spedite 
a  paesi  di  Id  dal  Capo. 


PROVEiMENZA 

NEGl/i  ANNI 

185  4 

1855 

185  6 

1857        j 

Valore  in  franchi                                | 

ludie  orien- 
tali  .     .    . 

2.240,1 50::;o 

2.475,728:85 

2.512.756:30 

2.501,242:95 

Filii.ipiiie     ■ 

424,456:55 

627,492:50 

848,509:50 

1.015,570:15 

Chiua     .     . 

175,584:10 

293,054:65 

556,172:83 

579,562:60 

Australia     . 

8.566,197:80 

4.484,697:70 

7.794,186:20 

10.412,150:50 

—  7iG  — 

Quiiuli  ncir  ultimo  anno  si  fccero  oporazioni  di  cnlrr- 
pol  .iffalto  propric  del  coramercio  coir  Asia  por  la  somma 
di  lire  7.505,220  e  per  cose  die  non  aviebbero  pin  aicuna 
necessity  di  venire  nei  porli  inglesi  qiialora  fosse  falto  il 
canale.  NeH'insieme  le  operazioni  di  semplice  tranhipmcnt 
sommarono, 

nel  1854  .     .     .  .  IV.  126.915,052:20 

..  1855  .      .      .  .  »     90.104,0  59:90 

.)  ^856  .      .      .  .  "   415.103,902:60 

..  4  857  ...  -  »    113.388,448:05. 

Ma  per  conoscere  pienanicnte  a  qual  valore  animonlino 
le  riesportazioni  deiringbillerra  non  baslano  quesle  cifre 
registrale  per  le  operazioni  d'  enlrepol  :  bisogna  conside- 
I'are  allenlanicnte  la  tabeila  dclle  esportazioni  dei  prodotli 
non  inglesi.  Chi  potrebbe  credere,  p.  es.,  che  nell'Ingbil- 
terra  continui  ad  importarsi  una  tal  quantilt'i  di  lana  che 
essa  se  nc  vale  solo  di  '/-,  e  ne  esporta  il  rimanonte  per 
meti  in  Francia,  per  %  nel  Belgio,  poi  per  le  ciUi  ansea- 
tiche?  Per  formarsi  un  concetto  di  quanto  pu6  in  simil 
guisa  perdere  1'  Inghilterra  per  le  sue  riesportazioni  e  per 
lutle  le  operazioni  mercantili  che  vi  si  connettono  dopo 
(he  sia  fatto  il  canale  di  Suez,  giova  qui  il  trarre  dall'  An- 
nual slalcmcnl  citato  piu  sopra  lo  speochio  delle  cose  che 
vengono  ora  esportale  dall'  Inghilterra  essendovi  arrivate 
in  gran  parte  dall' Indie  anche  oggidi,  o  che  pur  vcneiidovi 
ora  in  parte  daH'America  possono  in  seguito  aspetlarsi  in 
maggior  quantity  dall' Asia;  lo  quali  Intte  cesseranno  fuor 
di  dnbbio  di  recarsi  nei  dock  inglesi  dopo  aperla  la  nuova 
strada  dell' Indie. 


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—  718  — 

Quesle  soiiime  possoiio  nituiirostamcnlo  diniiiuiire  do- 
|)uibc  sari  I'alto  il  caiiale  di  Suez,  poiclir  o  sara  piu  utile 
r  cseguire  siniili  opcrazioiii  di  enlrcpnl  e  di  ricsportazione 
da  poiii  piu  vit'iiii  all"  Kgillo,  ovvero  (  il  die  e  piii  proba- 
l)ilo)  Ic  luerei  andi'aniio  direllanicnb^  dai  luoglii  di  produ- 
zioiio  a  (juelii  ove  sono  indiiesle.  Ne  solo  le  sonnne  ora 
indiealo  jiotraiiiio  nolevulmcule  diniinuii'si,  ma  simile  di- 
iuiuuzione  dcve  loocarc  a  luUo  il  commcM'cio  brilaniiico  di 
riesportaziono,  percbc,  cessando  T  opporluiiila  dei  porti 
bi'itannici  per  la  riesportazioiie  dei  jirodoUi  inviali  dall'Asia 
ill  Eiiropa,  cossa  parimenli  pei  cambii  clie  le  s  inviauo. 
Ollrecbe  eol  eambio  iloile  merci  cbe  si  fa  oggi  in  gran 
parle  pei-  mezzo  degl'  Iiiglcsi  si  collegaiio  le  operazioni 
deleredito:  e  quiiidi  per  trnrre  una  cambiale  suli' Indie 
deesi  di  uecessila  I'icorrere  all'Ingbiilerra  iaviandole  pur 
scmpre  nuove  rimesse  di  danaro.  Inollre  gl'Inglesi  lian- 
no  ora  un  vantaggio  sopra  gli  altri  paesi  \m'v  le  cose 
dcll'Asia  che  si  consumaiio  in  higbilterra,  pcrelie  cosiano 
meno  ad  essi  cbe  agli  ailri  pt)poli  d'  Eui'opa  :  ma  queslo 
vantaggio  relativo  non  lo  avranno  piu  qnando  i  porii  dei 
Medilerranco  saianno  piu  vicini  airindje  ebe  non  I"  Ingliil- 
lerra.  S'  aggiunga  clie  della  stessa  via  d'EgiUo,  la  (juale  pel 
canalc  sarcbbe  aperta  a  tulli,oggi  usa  quasi  esclusivamente 
r  Inglese,  clie  la  vorre])be  affatlo  sua,  I'aeendo  del  Vicere, 
secondo  cbe  fu  delto  dal  Girardin,  il  cajio  de'  guardiani 
della  gran  via  Ira  Londra  e  Calculta.  E  pei  noli  1'  Ingbil- 
Lerra  non  avra  nulla  a  lemere  dal  nuovo  canale  ?  Vero  e 
elic  e  pur  pi'evalenle  la  sua  marina  ncl  Mediterraneo,  ma 
puo  dubilarsi  ebe  tal  prevalenza  sia  un  eft'etto  di  quella 
or  goduia  nei  mari  dell' Indie.  Anebe  la  marina  veneziana 
provvedeva  i  paesi  oecideniali  d'Europa,  eppure  cesso  di 
provvederli  allorcbe  cnlraroao  essi  in  que'  uogozii  cbe  pri- 


—  719  — 

ma  faceansi  dai  soli  Veneziani.  Oggidi  '-/,  del  tonnellaggio 
ohe  fa  il  giro  del  Capo  sono  inglesi :  mn  per  conchiudere 
che  ai  noleggiatori  inglesi  torna  conto  V  abbreviamenlo  del 
viaggio  couviene  provare  che,  fatto  I'  abbreviamenlo,  si  ri- 
correri  ad  essi  come  per  V  innanzi.  Un  tempo  I'  Ingliilterra 
veniva  provvista  delle  mercidellevante  per  mezzo  delle  ga- 
lee  di  Fiandra:  che,  toccati  i  principali  porti  del  Mediter- 
raneo,  passavano  a  Southampton,  dove  ferraavasi  la  galera 
del  capitano,  mentre  ie  altre  [)roseguivano  a  Londra,  ad 
Anversa  e  altri  porti,  raccogiiendosi  poi  nuovaraente  a  Sou- 
thampton per  fare  il  viaggio  di  ritorno.  Ma  dacche  il  re  di 
Portogailo  tolse  il  commercio  delle  droghe  ai  Veneziani  le 
galere  di  Fiandra  rare  volte  recaronsi  a  Southampton. 
Credesl  che  parimenli  cessino  le  navi  inglesi  di  provvedere 
i  porti  del  Mediierraneo?  II  Times  scriveva  che  il  commer- 
cio inglese  non  teme,  ma  provoca  la  concorrenza,  che  fa- 
cendosi  ricco  un  alti'o  popolo  1'  Inglese  acquista  un  altro 
consumatore,  che  non  si  tralta  di  una  corsa  di  cavalli  ove 
la  vittoria  dell'  uno  e  rovina  dell'  altro.  Ed  in  vero,  si  puo 
osservare  che  il  commercio  inglese  nell'  Indie  si  accrebbe 
eziandio  dopoche  in  quel  mari  trovo  V  ardito  navigatore 
americano :  si  accrebbe  anche  in  Europa  negli  stessi  anni 
in  cui  si  accrebbe  il  commercio  di  altri  stati.  Ne  al  capitale 
circolaiite^che  oggi  s' impiega  nel  commercio  del  Capo,sara 
;  tolto  il  rivolgersi  alia  navigazione  diretta  e  coiitinua  pel  ca- 
nale  di  Suez.  I  Veneziani  non  poterono  fare  altrettanto 
I  nella  scoperta  del  Capo ;  che  avrebbero  dovulo  farsi  animo 
I'  alle  navigazioni  lontaue  ed  ignote:  ma  gl'  Inglesi  non  hanno 
I  ora  cguale  diilicolta,perche  non  trattasi  di  navigazioni  nuo- 
i  ve  per  loro,  ma  si  notissime  e  in  cui  sono  anzi  anche  og- 
gidi prevalenti.  Di  5i.>6  navi  e  I  18,1)80  tonnellate  che  co- 
stituirono  il  luovimento  del  porto  di  Suez  nel  1836  furouo 


—  720  — 

iiiglesi  02  vaporiei'C  ;  lo  ailre  i'uroiio  bardie  ai'abe  di  pic- 
colo ciibotaggio:  le  vaporioro  inglcsi  furono  di  70,000  toii- 
nellate,  le  502  barcho  arabe  non  vi  ebbero  piii  di  56480 
touiiollato.  Mentre  il  conimercio  locale  di  Suez  c  il  transilo 
si  valsero  di  allrc  bandiere  per  una  soniina  non  maggiore 
di  13.034,937  fran(lii,(iuelIo  fu  per  H  .000,000  questo  per 
503.532,300  fr.,  fatto  con  navi  inglesi.  Nell'  importazione 
del  1 856  nel  porto  d'Alessandria,  cbc  in  tuUo  fu  di  69.093,000 
francbi,  I'lngbilterra  cbbe  parte  per  32.219,000  V  Austria 
per  soli  4.950,000,  la  Franeia  per  4.803,000.  AH'  esporta- 
zione  di  J  14.800,334  francbi,  I'  Ingbilterra  ebbe  parte  per 
04.667,730  fr.,  la  Franeia  per  soli  21.402,000:  I'  Austria 
per  11.333,000.  Di  4618  navi  entrate  ed  useile  con 
i. 08 1, 263  tonneliate,  1 142  furono  inglesi;  di  313,300  ton- 
nellale;  Francesi  sole  414  navi  di  62,129  tonneliate.  Senza 
le  vaporiere  destinate  al  servigio  postalc  e  speltanti  a  com- 
pagnie  sussidiate  ( il  Lloyd  austriaco,  le  messaggerie  iinpe- 
riali,  la  compagnia  peninsulare  orientale)  il  movimento 
delle  vaporiere  nel  porto  d'  Alessandria  si  conoscc  nel  se- 
guenle  speccbio. 


Paesi 

EnT  RAT A 

U  SCI T A 

di  prove- 
nienza 

e  di  desti- 
nazione 

1 

— 
.  a 

Tonnel- 
iate 

Forza 
espressa 

in 
cavalli 

_2 

Tonnel- 
iate 

Forza 

espressa 

in 

cavalli 

Inghilt. 

447 

44,3899 

27,952 

429 

444,746 

34,423 

Austria 

72 

56,000 

20,450 

72 

56,000 

20,450 

Franeia 

67 

34,861 

13,420 

57 

34,861 

42,420 

-  724  — 

A  Smirne  1' importazione  fu  7^  .857,000  fr.;  I'lnghil- 
terra  ne  ebbe  25.935,000,  I' Austria  12.555,000,  la  Fran- 
cia  '1 0.464,000:  su  72.221,000  d'esportazione  I'lnghil- 
terra  n' ebbe  27.447,09,  l' Austria,  7.908,000,  la  Fran- 
cia  8.442,000.  Da  queste  cifre  si  pu6  conoscere  come 
ringbilterra,  la  quale  prende  parte  al  comraercio  del 
mondo  con  19,328  navi,  di  4.211,482  tonnellate,  e  che 
negli  stati  stessi  del  Mediterraneo  e  prevalente,  potra  cer- 
to  offrire  1  suoi  noli  al  commercio  europeo  con  migliori 
condizioni  che  non  possano  allri  navigatori:  eziandio  dopo 
aperta  la  nuova  slrada  delle  Indie,  Inoltre,  anche  su  questa 
via  non  6  padrona  I'lnghilterra  d'  Isole  stupende,  da  crear- 
ne  eniporii  ai  commerci  dell'  Europa  coM'  Asia?  Non  6  pa- 
drona di  vaste  e  magnifiche  possessioni  nell' India,  ove  ha 
a  suo  favore  ben  avviate  e  stabilite  relazioni,  ed  ove  col 
commercio  permuta  i  suoi  capitali  d'  Europa  con  capitali 
non  meno  spettanti  a  sudditi  ingiesi?  Che  se  I'lnghilterra 
quanto  al  costo  delle  malerie  prime  e  delle  cose  ch'essa 
consuma,  perde  il  vantaggio  relativo  or  goduto  sopra  gli 
altri  popoli  ouropei^  essa  pure  avrii  il  beneficio  coraune  a 
tutti  quanti  dipendente  da  un  risparmio  di  spese  e  di  tem- 
po: minore  e  vero  per  I' Ingliilterra  che  pei  porti  del  Me- 
diterraneo, ma  pur  notevole.  II  consumo  del  caffe,  p.  es., 
fu  nel  1848  non  minore  di  37.077,546  lib.  ingiesi;  non  si 
accrebbe  di  poi;  ma  non  e  raai  disceso  solto  dei  30  milioni. 
Se  si  confront!  col  consumo  dal  1830  al  1834,  I' aumento 
avvenuto  e  notevolissimo;  poiche  allora  il  consumo  ne 
era  di  22.973,000  1.  (425  grammi  per  capo),  essendo  in- 
vece  di  34.996,000  nel  1856,  cioe  di  568  grararai  per 
abitante. 

Mel   1848  si  consum6  6.142,296   libbre  di  zucchero 
greggio:  ed  il  consumo  slette  flno  al  1857  in  quesli  tei;- 

Serie  HI.  T.  IV  95 


—  722  — 
mini,  cioe  di  I2«'''i-  68 i  per  abitante,  ineutre  nel  1840  era 
solo  (ii  G«^''i'- 705  (nel    1856,    36l.000,000'^''i'-  ;    nel    1840, 
183.000,000'^'>") 

Da  30.047,000  libbre  di  t6,  oio6  570  gramrai  per  ca- 
po, die  si  consumarono  nel  1830,  il  consumo  giuiise  a 
63.278,212  (28.6G5,000'^''")  nel  1856,  cioe  I  chil.  e  23  gr. 

II  consumo  del  tabacco  greggio  fu  (li  26.987,618  lib- 
bre ing.  nel  1848,  di  32.428,006  nel  1857.  II  consumo  del 
riso  si  ha  quadruplicato  in  9  anni,  elevandosi  da  390,377 
libbre  a  ^. 490, 457.  Da  questa  tavola  rilevasi  eziandio  il 
valore  del  consumo  dclle  droghe. 


DROGHE  NEGLl  ANNI 

18  5  4 

i  855 

1856 

18  57 

Inipoitate 
Esportate 

Consumate 

Ir. 
9.046,96513 

4.521,844:25 
5.023,120:90 

7.184,101:10 
4.477,580:25 

2.704,605:83 

10.444,971  05 
4.865,292:65 

5.579,678:40 

6.419,758:70 
5.948,599:70 

2.471,559:00 

Su  tutu  questi  consumi  I'lnghilterra  avri  benelicio 
grandissimo  dell'accrescersi  I'offerla  di  tali  cose  dall'Asia 
e  farsi  piu  spedita  e  piii  facile.  Non  minore  profitto  ne 
verri  air  Ingbil terra  (come  benissimo  osserva  la  Camera 
di  Commercio  di  Genova)  per  quegli  oggetti  che  innanzi  di 
essere  posti  in  commercio  abbisognano  d'  una  manifaltura 
speciale  all'Inghilterra,  i  quali  cola  s'inoltreranno  pur  sem- 
pre,  imperciocch6  ella,  ricca  di  carbone  e  di  ferro  e  tanto 


—  723  - 

innanzi  nelle  macchine,  saprS  mantenersi  le  sue  manifattu- 
re.  Per  le  sue  fabbriche  avra  un  vantaggio  nel  prezzo  della 
materia  prima:  il  che,  giova  ridire,  sar^  vantaggio  rilevan- 
tissimo  per  le  industrie  piii  grossolane  e  di  maggior  con- 
sumo,  nelle  quali  appunto  11  prezzo  della  materia  prima 
non  6  compensato  dalla  mano  d' opera. 


—  724  — 


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—  72G  — 

Si  osservi  qiiaiilo  risparaiio  di  spesa  si  conseguirebbe 
(lali'Inghillerra  anclie  suila  sola  (juaiiUla  di  lana  e  cotone 
adoperatavi  oggidi. 


LANA 

A    N     N     1 

i8oo 

l8o4                  !8H5 

1856 

Importaz.  in  lire  St. 
Esportazionc     .     . 

Consumo  in  lire  st. 
Val.  in  fr. 

6.'.99,0n.i 
l.4C6,4ti6 

6.527.325 

1.874.-i.i8 

8.664,420 
1.938,221 

9.681,541 
2.746,329 

5.032,518 

4.652,877 

6.726.199 

6.935,212 
174.420,581,80 

126.567,827,70 

117.019,856,55 

169.163,904,85 

Cotone 

•20.175,395 
2.302,197 

■20.848,515 
2.475,218 

26.448,224 
3.345,770 

29.288,655 
3.430,894 

Im[iortaz.in  lire  st. 
Esportazione    .     . 

Consumo  in  lire  st. 
Val.  in  fr. 

17.873,198 
449.510,929,70 

18.373,297 

23.012,454 

25.857,761 

462.088,419,55 

578.763,218,10 

650.322,689,16 

—  727  — 

Si  Doti  inoltre  qiiaiito  fu  il  consume)  della  seta. 


A  iV  N  I 

1854                  1855                  1856                  1857 

Importazione 
in  I.  sterline 

Esportazione 

Consumo  in 
1.  sterline 

in  franchi 

5.321,432 
771,980 

4.584,733 
1.511,676 

7.289,730           13.143,839 
1.420,616             t.855,955 

4.549,452 

3.073,057 

5,869,114           11.287,884 

1                           1 

1             ! 

114.418,717:80      77.287,383:55;  147.608,217:10'  283.890,282:60 

Per  conoscere  quanto  1'  Inghilterra  debba  trar  prolitto 
di  una  via  che  le  accresca  I'offerta  di  queste  malerie  prime 
e  le  prepari  piii  agevole  io  spaccio  delle  sue  manifatture,  io 
porr6  qui  sott'occhio  il  valore  delle  manifatture  britanni- 
che  che  abbisognano  di  quelle  materie  prime:  quindi  il 
valore  di  quelle  che  1'  Inghillerra  spedisce  nell' Asia. 


728 


Esportazione  dei  prodolti  britunnici  pei  quali  il  canuk  di  Sues 
accrescerd  /'  offerta  della  materia  prima. 


PRODOTTI 

A     N     N      1 

i 

1 

18  48 

1849 

1850 

ISol 

18  5i2 

Vestiti  val.  in  ! 
lire  sterl.    ; 

1.512,271 

1.965,006 

2.379,800 

2.725,318 

3.320,8 

Cotonificio     .  < 

16.753,369 

20.071,046 

21.873,697 

23.454,810 

23.223,4, 

5.927,831 

6.704,089 

6.383,704 

6.634,026 

6.654,6 

Pelli    .     .     .   1 

372,256 

501,298 

608,865 

598,159 

844,7 

Setiflcio    .     . 

588,117 

998,334 

1.225,641 

1.326,778 

1.551,)' 

.        -a    ■                  ( 

5.733,828 

7.342,723 

8.588,690 

8.377,183 

8.730,9 

Lamficio  .     .   ' 
i 

Sorama  totale 
in  franchi 

776,975 

1.090,223 

1.451,642 

1.484,5.14 

1.430,1 

795.862,872:05 

972.618,882:85 

1.069.177,780:85 

1.121.710,572:70 

1.150.779,571:! 

PRUDOTTI 

A    N     N     I 

18o3 

1854 

18o5 

18. no 

1857 

Vestiti  val.  in 
lire  sterl. 

6.923,190 

6.944,096 

3.968,911 

5.454,668 

6.049, 

Cc'conificio    . 

25.817,249 
6.895,653 

25.054,527 
6.691,3.30 

27.578,746 
7.200,395 

30.204,166 
8.028,575 

30.408; 
8.704,' 

Pelli    .    .    . 

1.578,595 

1.504,373 

1.141,876 

1.756,451 

2.301,1 

SetiDcio    .    . 

2.044,361 

1.692,-380 

1.524.343 

:             2.962,056 

2.918,1 

Lanificio  .     . 

Sorama  totale 
in  franchi 

10.172,182 
1.456,786 

9.120,759 
1.577,612 

7.718,374 
2.026,095 

1             9.500,428 
'             1.889,642 

10.705,1 
2.941, i 

1.380.4.33.604:40 

1.297.364,686:55 

'l.286.642„3H:- 

tl..')O2..36O,047:9O 

1.610.328,89:') 

—  729 


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94 


—  730  — 

Per  tanti  prodolli  raanufatti,  che  1' Ingliiltcrra  spediscc 
air  Asia  e  all' Australia,  per  taiite  raalcrie  prime  che  ne  trae 
la  via  diritta  e  continiia  dell' Indie  le  deve  esserc  utilissi- 
ma,  soprattuUo  diminuendo  i  pericoli  del  clwmage  e  dello 
specularc  su  mercati  lontani.  La  storia  del  commercio  bri- 
tannico  fa  conoscere  i  danni  stragi-andi  cbc  minacciarono 
piu  voile  Tindustria  inglose  per  la  necessita  di  provvedersi 
delle  materie  prime  sopra  un  solo  c  lontano  mercato:  ov- 
vero  per  la  spedizione  di  cose  non  adattate  ai  bisogni  ed 
airinchiesta  dci  popoli  dell'Asia.  Quante  volte  suUa  fine 
deil'anno  i  mercatanti  inglesi,  scorgendo  minore  la  provvi- 
sta  del  cotonc  cbc  non  ncgli  anni  antecedenti,  e  in  pari  tem- 
po tenendone  scarsa  Timportazione  dell'  anno  avvenire,  ne 
fecero  ollreraodo  avvivarc  i  prezzi,  promossero  ardite  specu- 
lazioni,  si  lasciarono  andarc  a  comprc  anticipate  c  si  vide- 
ro  poscia  condolti  a  perdite  immense.  II  prezzo  altissimo 
di  una  cosa  in  cui  fosse  realmente  probabile  una  qualcbe 
diminuzione  deH'offerta  ba  fatto  frequentemente  rialzare 
i  prezzi  di  tante  cose,  per  cui  non  avoa  luogo  cgual  timore: 
onde  si  estesero,  si  moltiplicarono,  si  fecero  piu  desolanti 
le  fallaci  ed  arriscbiate  specnlazioni.  Ne  derivo  cbe  ezian- 
dio  nel  consumo  de'  cotoni  nell'  Ingbilterra  furono  enormi 
differenze  secondo  gli  anni:  nel  1 847,  per  esempio,  il  consu- 
mo de"  cotoni  diminui  non  mono  di  252.760,  i2o  fr.,  per- 
cbe  lalto  prezzo  del  pane  e  lo  svilimento  generale  delle 
mercodi  dovettc  compensarsi  da  rcstrizioni  del  consumo 
degli  altri  prodotti.  Bene  osserva  il  BanQeUl,  cbc  se  i  prezzi 
deila  materia  prima  fossero  slati  preservati  dal  rialzo  con 
sufficienti  arrivi  dall' Indie  orientaii,  un  risparmio  di  7o 
milioni  di  fr.  sarebbesi  conscguito  nellc  comprc  e  rivolto 
alia  fabbricazione.  Secondo  lo  stesso  autore  il  prezzo 
delle  materie  prime  ucl  cotonificio  inglese  giungc  al  3G  per 


—  731  — 

cento,  nel  prezzo  del  prodotto  raanufatlo:  e  sec.ondo  Mo^ 
reau  de  Jonnes  pei  prodotti  del  cotonificio  in-lese  valutati 
-ISSOmilioni  di  fr.  riohiedesi  264  milioni  di  materia  prima 
valutati  a  395  milioni  di  fr.  Nei  prodotti  poi  di  tutta  I'ia- 
dnstria  brifannica  valutati  10.125,000,000  fr,  le  spose,  i 
profitti,  i  saiarii  non  enlrano  che  del  33  per  cento,  o  qui'n- 
di  alFacquisto  dellc  materio  prime  devesi  attribuire  non 
meno  del  67  per  cento.  Parmi  evidente  che  divenga  di  gior- 
no  in  giorno  piu  urgente  il  procurare  una  diminuzione 
di  tale  spesa    ingentissima,  e  I'assicurare  la  provvista  am- 
pia  e  non  interrotta  delle  materie  prime;  onde  rovinose  vi- 
cende  saranno  risparmiate  airindustria  brilannica  quando 
r  offerta  delle  principali  materie  prime  possa  divenire  piu 
pronta  e  raddoppiarsi  per  una  via  continua  e  diritta.  Si 
ricordi  eziandio  che  il  cotone  d'  America  cresce  sempre 
pid  consumato  nelle  fabbriclie  degli  Stati  Uniti,  ove  I' op- 
portunity delta  materia  prima  e  la  facilita  dei  negozj  tra 
il  manifattore  e  il  colono  assicurano  un  naturale  svolgi- 
mento  e  progresso  al  cotonificio.  Nemmeno  dee  trascu- 
rarsi  dall'Inglese  la  concorrenza  dell' Americano  nella  na- 
vigazione;  poiche  oggidi  dei  dippers  partono  da  S.  Fran- 
cisco per  r  Indie,  vi  carabiano  il  loro  carico  con  merci  da 
recarsi  in  Ingbilterra,  quindi  a  Liverpool  ricevono  un  nuo- 
vo  carico  per  New-Jorck,  facendo  tal  viaggio  in  tempo  piu 
breve  di  quello  in  cui  le  navi  inglesi  vanno  allMndie  e  vi 
ritornano  con  soli  due  noli  invece  di  tre.  Gli  Stati  Uniti 
riguardano  i  loro  acquisti  lungo  il  Pacifico  come  riservati 
al  cabottaggio  americano ;  onde  una  nave  inglese,  venendo 
da  Liverpool  o  da  altro  porto  d'Ingbilterra,  puo  approdare 
ai  porti  americani  quanto  una  nave  americana,  ma  non  ha 
eguale  liberty  di  recarsi  da  New-Jorck  alia  California. 
Quindi  e  tolto  all' Inglese  lo  stringere  nelle   acque  del 
I 


—  732  — 

Pacifico  quella  catena  ili  cambj,  die  di  tanlo  utile  agli 
Americani  nel  faro  scola  a  porti  diversi:  quindi  I'lnglese 
non  pu6  corapensaisi  dolla  pcrdita  che  ne  risente  ne'suoi 
noli,  se  noil  metleiidosi  in  una  via  piii  diritla.  Da  qnanto 
venni  fin  qni  discorrcndo  ben  vedesi  qual  parte  larghissi- 
nia  tocclii  airingiiilterra  nei  vanlaggi  clie  il  eanale  di  Suez 
fa  sperare  al  conimercio  europco.  Kssi  certaraentc  non  de- 
vono  mancare  ad  uii  popolo  si  at'corto  e  oporoso,  le  cui 
case  niereanlili  sona  conoseiulc  d,i  tanlo  tempo  nell'  Indie, 
nien!re  ignole  vi  sono  quelle  d'allri  Sluli  d'  Europa. 

La  Spagna  non  credeltc  possibile  il  niaggioreggiare  se 
non  facendo  illanguidire  il  Irallico  de'  Veneziani:  I'Olanda 
allargo  i  snoi  commerei  dopoche  quelli  di  Spagna  vennero 
meno:  I'lngliilterra  si  fece  poscia  padrona  di  tntti  i  raercati 
del  raondo.  Orniai  i  popoli  si  fanno  convinti  clie  il  bene 
dell'uno  non  dipende  dal  succedere  nel  luogo  deH'altro,  ma 
si  dal  concorrerc  tutti  con  valida  emulazione  a  diffondere  i 
bcneQci  della  civilta,  a  render  facili  e  moUiplioi  i  cambj,  a 
porre  in  atlo  la  grande  divisionedel  lavoro  stabilita  dalla 
Provvidenza  nclie  diverse  attiludini  e  nei  diversi  proventi. 
L'Ingliillerra  cesserti  finalmente  d'essere  I'unico  emporio 
delle  cose  dell' Asia :  ma,  pur  conscrvando  i  vantaggi  natu- 
rali  del  sito  pel  conimercio  d' America,  clie  in  ragione  di 
navi  e  di  carico  e  doppio  di  quello  d'Asia,  puo  alia  nuova 
strada  deli'lndie  prepararsi  colla  potenza  del  suo  senno  pra- 
tico  e  de'suoi  ccpitali,  coi  negozi  gia  avviati  ed  eslesi,  co! 
tonnellaggio  si  grande. 


733 


CAPO   DUODECIMO  :     • 

Consp^nenze  della  nuitva  straila  dell' Indie  siil  consiimo  e  sul- 
la  produzlone  di  altri  stati. —  DellOlanda  —  della  Fran- 
cia,  e  speciahneiite  di  illarsiglia  —  del  Belgio  e  special- 
niente  di  Yerviers  e  di  Anversa  —  di  Bienia  —  d' Anibur- 
go  —  della  Russia,  e  specialmeiUe  di  Riga  e  di  Odessa  — 
della  Grecia  e  specialmente  di  Sira  —  deiia  Turchia  —  dei 
principati  danubiani  —  dellltalia  — 'della  Spagna  e  special- 
mente di  Cadice  —  della  Svizzeia  —  della  Geraiania.  — 

Concorrenza  di  Trieste  con  Amburgo. 

/. 

L'OIanda  fu  rinvidia  deli' Inghillerra  pe'suoi  mercati 
aperti  ed  avviali  nelT  Asia,  allorelie  eiilro  10,000  miglia 
duila  baja  di  Bengal  e  dal  golfu  di  Siam  non  si  scorgeva 
una  prora  die  proteggesse  i  traffici  inglesi.  L'opporlunilii 
del  sito,  la  necessila  di  darsi  alia  vita  del  mare,  ii  governo 
libero  fiirono  cagioni  di  lanla  prosperita:  come  i  merca- 
tanti  olandesi  risposero  alio  stalolder  Guglielmo  IV  che 
ne  Ii  domaiidava.  I  trafiiei  deH'OIaiida  fiirono  cosi  falli  fio- 
rire  da  quelle  stesse  cagioni  die  accrdihero  Venezia;  onde 
il  Foscarini  compiacevasi  di  consideraile  ponendo  la  storia 
dell'Olanda  insieme  a  qiieila  di  Venezia,  come  documenU 
solenni  die  i  traffici  fuggono  il  ielargo  della  servitu.  Am- 
sterdam fu  delta  la  Venezia  del  Pvord  pei  suoi  canali,  pe'suoi 
palazzi,  per  la  sua  facccnda :  i  poeli  olandesi  guardarono 
spesso  con  affelto  e  riverenza  a  Venezia  ed  invocarono  per 
Venezia  I'ajuto  del  popolo  cristiano  nella  guerra  di  Candia. 
Da  ^Oa  -12  milioni  di  lire  saliva  il  commercio  olandese 
nelle  scale  del  Levante  ai  tempi  di  Colbert:  da  ^0  a  12 
milioni  nell'  Indie  orientali:  onde  al'faccendavasi  quel  miui- 
stro  per  togljere  agli  olandesi  I'entrare  del  Mediterraneo, 


—  734  — 

spogliai'li  di  qualche  scalo,  fur  loro  cmula  una  conipagiiia 
fraiicesc  (I).  Anclic  ogi^uH  qucslo  paese  di  soli  5  milioni 
c  mezzo  d'  al)itanti  ha  un  commercio  rilevanlissiino,  di  cul 
il  73  */„  p.  %  si  fa  per  mare,  solo  il  26  %  p.  %  per  terra 
quanto  alle  importazioni.  Dai  paesi  di  la  dal  capo  importasi 
in  Olanda  un  109  milioni  di  fr.,  sc  nc  esporta  154  peri 
paesi  stessi.  Ollre  '^/^  di  questa  importazione  vengono  da 
Java,  '/,„  dcir  esportazione  si  fa  appunto  per  Java:  poi  il 
commercio  olandesc  e  \s\\\.  importante  coll'  India  ingiese, 
quindi  colla  Cina,  meno  colle  Filippine,  e  poco  e  solo  per 
r esportazione  coll' Australia.  Ne  reco  lo  specchio  uffiziale, 
in  cui  i  valori  sono  espressi  in  fiorini  olandcsi  e  per  mag- 
giore  netlezza  contrappongo  i  valori  in  milioni  di  fran- 
dii   (2). 


PROVEIMEAZA 

e 

IMPORTAZIONE 

ESPORTAZIOIVE 

valore 

yalore 

valore 

valore 

destinazione 

in  fiorini 
olandesi 

in  milioni 
di  iVanchi 

in  fiorini 
olandesi 

in  milioni 
di  franchi 

Australia .     . 

do  4, 482 

0,3 

Cina     .     .     . 

2.172,736 

4,6 

4.349,865 

2,8 

Giava  .     .     . 

66.810,814 

•149,6 

62.670,829 

436,6 

India  ingiese 

<I0.700,762 

22,6 

9.348,285 

49,7 

Filippine  .     . 

343,270 

0,7 

268,312 

0,6 

Totale 

80.027,582 

i77,5 

73.664,763 

4o9,9 

(1)  F.  Joubleau,  Eludes  siir  Calbcii,  185(3. 

(2)  hi.  cifre  (it  I  cumnifiicio  olandese  sun  tratte  AiWAnnuairc  de  I'econ. 
pill,  par  Block  et  Guillaumin,  e  dall'opeia  :  Congrcs  in/crnutioval  des, 
refunnes  douanicres  reuni  a  Bru.velles.  Brusselles  18o9. 


—  735  — 

Quasi  lulle  le  cose  importale  in  Olanda  dall'  Asia  vi  so- 
no  eziandio  consumate.  Quasi  y^  de'prodotti  esporlati  per 
TAsia  dair Olanda  c  di  prodotli  olandesi;  come  si  pu6  ve- 
dere  da  questo  speccliio  del  commercio  speciale. 


PROVEINIEINZA 

e 

IMPORTAZIOIVE 

ESPORTAZlOrVE 

valore 

valore 

\a1ore 

valore 

destinazione 

in  fiorini 
olandesi 

in  niiiioni 
di  franchi 

in  fiorini 
olandesi 

in  milioni 
di  franchi 

Australia . 

439,3H 
91,940 

0,29 
0,23 

Cina     .     .     . 

4.348,8oB 

2,8 

Giava  .     .     . 

62.570,829 

<132,6 

18.213,614 

38,61 

India  inglese 

9.318,280 

<19,7 

209,959 

0,44 

Filippine  .     . 
Totale 

208,312 
73.609,281 

0,5 

18.064,824 

155,6 

39,57 

Ben  si  conosce  come  1" Olanda,  abbreviandosi  di  circa 
0800  miglia  il  viaggio  da'suoi  porli  alle  colonic   di  Java  c 
I    Madura  e  a  luUo  il  rimancnte  d'Asia  e  di  Australia,  parte- 
i  cipi  notevolmentc  ai   bencficii  della  via  nuova  dell' Indie 
*  non  solo  neirinsiemc  del  suo  commercio  con  que'  paesi^  ma 
I  eziandio  ne'suoi  consumi  e  ne'suoi  prodolti.  Per  I'Olanda, 
oUre  TuUlita  dei  traffici,  deesi  tener  conto  dell'enlrata  dello 
slato,  poicliii  si  lia  ogni  anno  dalle  colonic  un  tesoro  di 
-160.1 17,604  franchi,  del  quale  -/j   si  spendono  nelle  colo- 
nic, '/j  si  riversa  in  Europa  per  le  spcse  generali  dello  stalo. 
11  gdvcrno  rilrae  ben  113  milioni  di  franchi  dalle  dcrrale 


—  736  — 

coloiiiali:  di  cui  piu  (lie  */,  dul  caffe,  %  dallo  zucchero,  il 
rinuinente  con  quest"  ordine  dallo  slagno,  dalf  indigo,  dalle 
spezie,  dal  le,  dalla  coociniglia,  dal  tabacco.  Perci6  il  go- 
vcrno  olandese  fii  avvoduto  net  soguire  con  atlenzione  il 
progeUo  del  canalo  di  Suez,nel  proporne  a  studio  gli  effetti, 
nel  dispoi'si  ai  provvedimenti  ehe  valgano  a  iion  fargli  ca- 
dore  di  mano  lanta  rieehczza  allorche  le  sue  navi  dovran- 
no  corrcre  le  acque  delT India  per  una  via  piu  breve  ed 
aperta  agli  emuli.  Intanto  senibra  fidaie  ncll' animo  mer- 
cantile del  suo  popolo,  e  nclle  sue  navi,  su  cui  si  fa  circa  il 
53  per  %  delle  irnportazioni  e  il  49  //j  delle  esportazioni : 
essendo  btMi  2230  con  55 1,834  lonuellate,  o  solite  a  navi- 
gare  le  acque  della  Cina,  nclle  quali  la  bandiera  olandese 
garantisce  dal  pirateggiarc  il  cabotlaggio  ed  i  mercatanti. 
27  navi  olandesi  entrai'ono  nel  1 857  a  Canton,  14  aSliang- 
liai,  42  ad  Aaiog,  G  a  Ning-Po,  G  a  Fou-Ttcbeou,  64  a 
Hong-Kong,  coir  insienie  di  132,090  tonnellate.  Nei  porti 
di  Java  e  Stadura  enlrarono  nel  1853  dai  porli  d' Olanda 
83,  con  48,230  lonnell.,  e  nel  1854,  90  con  454,r374  ton- 
nellate. Ne  parlirono  per  i  porti  olandesi  nel  1833,  230, 
con  140,104  tonnellate,  nel  1834,284  con  103,094  tona. 
Airinsiemc  pol  del  movimenlo  dei  porli  di  Java  e  Madura, 
cbe  fu  di  4838  navi  con  701,630  tonnellate,  la  bandiera 
olandese  prese  parte  con  4299  navi  c  378,872  tonnellate, 
il  qual  moviniento  fu  quasi  tulto  tra  Java  e  1"  Arcipelago 
indiano  o  I'Australia.  Che  so  vuoisi  considerare  piii  minu- 
tamcnlc  gli  oggetli  di  tulta  questa  faccenda  inercanlile,  non 
vi  trovianio  le  lane  di  cui  fa  incella  T  Ingliiilcrra  ne  il  co- 
tone  che  iniportasi  dairAmerica  :  nia  si  il  caffe,  le  spezie, 
Id  stagno,  1'  indico,  il  te.  Nell'  imporlazione  del  caffe  la 
bandiera  straniera  ba  solo  y^  per  %,  nelT  importazione 
della  cannella  y^  per  %,  dell'  indigo   \  per  %,  dello  spezie 


—  737  — 

\o  per  %,  (k'ilo  stiigno  %  per  %,  del  riso  iO  %  per  %, 
dello  zuccliero  3  per  %;  nell' imporlazione  del  te  la  ban- 
diera  straiiiera  non  avea  alcuna  parte  sino  a  che  un  grave 
dirillo  differenziale  pesava  su  quello  di  Cina  ;  ma  ora  ri- 
dollo  qiu'sto  a  (enuissima  misura,  anche  I' imporlazione  del 
te  vieii  fatta  in  qualclie  parte  da  navi  straniere.  Vedemmo 
piu  sopra  quanto  degii  oggetti  importali  si  consumasse  ia 
Olanda ;  ora  esporro  gli  oggetti  principaii  che  se  ne  espor- 
lano  e  non  provenienli  dail'  Asia  o  almeno  sirailari,  e  in 
pai'i  tempo  particolareggiero  il  consumo  sopra  notato.  hi 
media  dal  1851  a!  1855  entraroiio  in  consumo  57.487,208 
cliilogrammi  di  caffe,  5 1 0, 1  47  d'  indigo^  3  1 .727,796  di  riso, 
74.361,824  di  zucchero  greggio,  di  raffinato  S374,  di  sta- 
gno  4.750,775,  di  tobacco  in  foglie  9.236,253,  grani  olea- 
ginosi  50.732,000. 

Si  esportarono  44.!i0,0l9  ciiil.  di  caffe,  537,454 
dmdigo,  753,048  di  droglie,  3505  di  zucciicro  greggio, 
34.650,538  di  zuccliero  raflinato,  6.228,061  di  tabacco  in 
foglie,  4.101,801  di  slagno,  6892  di  grani  oleaginosi, 
11.059,507  di  riso.  InoUre  lOlaiula  constima  20.84^,354 
di  cotone,  no  esporlo  in  lilo  31  1 ,5 1 6  non  tinto,  106,998  tin- 
lo,  13.881,518  non  filato. 

Delia  csportazionc  si  fa  pel  Reno  una  gran  parte:  espor- 
landosi  12.770,850  cinlogr.  di  caffe,  176,100  di  droglie, 
339,850  di  spezie,  di  riso  9.083,590, di  zurchero  287,395, 
di  tabacco  di  Java  533,^00;  40,070  di  tinture  ;  in  tutto 
23.230,255  cbilogramrai,  quasi  un  '/.  della  esportazione  to- 
tale,  di  cui  quasi  %  a  Coloaia,  poi  divisa  Ira  Manlieim, 
Francfort  e  Co])Ienza,  IMagonza,  Dusseldorf,  Duisbourg, 
quindi  Ludwigsbafcn  e  Ileilbreun. 

L' Olanda  si  prepara  ad  estondere  vieppiu  questi  Iraf- 
fici  col  logliere  ogui  diritto  di  transilo,  col  far  quasi  libera 
Seric  III.  T.  IV.  O'. 


—  738  — 

r  cspoi'tazione,  col  toi^^liei'c  pressoche  liilli  i  dirilli  della 
navigazione  fluvialc,  col  rinunziarc  quasi  iiiteramente  ai 
privilegii  della  bandiera  olandesc,  col  riolucdere  poco  in- 
dennizzo  per  la  spesa  dci  fari  c  dei  canali,  col  ridurrc  la 
tassa  di  pilotaggio  e  faila  eguale  per  tutli,  col  logliere  i  di- 
ritti  di  tonnellaggio.  Sia  pure  che  la  Ilandels-Maatschapy 
godcsse  moUissiiiii  privilegi,  c  cei'to  ch' essi  furono  mollo 
diminuiti  e  die  le  eoartaguie  devono  ccdere  innanzi  alia 
concorrenza.  ?ilenli'e  da  Batavia  a  Rotterdam  una  nave 
pagava  di  nolo  anche  333  franchi  per  toiitiellala,  circa  220 
franciii  piii  di  ([uelio  cbc  pagasse  una  nave  da  Londra  a 
Calcutta;  ora  paga  222  franchi  ogni  2  tonncllate. 

Perlanto  le  vanoriere  d'  Oliuula  si  fanno  scorgere  dai 
porti  del  Giappono  coi  raodelli  delle  maccliine  europee^  cd 
i  Giapponesi  sc  ne  invogliano  e  si  lasiiano  andare  a  nuovi 
tratlati  coll'  Olanda,  cogli  Stati  Uaiti,  colla  Russia,  coll'  In- 
ghiiteri'a,  pennettono  di  risai'cire  e  riforaire  le  navi,  accol- 
gono  consoli,  aprono  dei  fondachi  ai  mercatanti  d'Europa, 
vanno  toglicodo  quel  vineoli  non  ospitali  e  antisociali  che, 
come  disso  nel  !852  il  presideiitc  degli  Stati  Uniti,  tennero 
lungamonte  cliiuso  quel  paese,  onde  1'  Europa  puo  trarre 
il  rarae,  la  canfora,  Ic  lacehe,  la  porcellana,  ascoltano  me- 
ravigliati  rainbascialore  d'Olanda  che  loro  insegna,  «  esser 
r  applicazione  dei  prineipii  del  libero  cambio  talniente  nel 
corso  uaturale  delle  cose  che  e  divenuta  pei  popoli  una 
necessila.  » 

Cosi  nellaprirsi  la  via  dell'  Uriente  piu  pronta  e  conti- 
nua,  I'Olanda  spera  di  conseguire  quel  vantaggi  che  va  ora 
prcparandosi:  e  qualora  cessi  il  monopolio  naturalo  ad 
una  via  kinga  e  solo  adatta  a  pochi  e  poleuti  nel  capitale, 
qualora  la  via  a  tutli  aperta  porti  con  se  la  liberta  dei  traf- 
lici,  lOlanda  sari\  piii  spedita  nel  suo  comuiercio,  piu  ricca 


—  739  — 

iiel  suo  tesoro  :  qiiello  non  ancora  indipendcnte  del  tulto 
dai  privilegii  dello  coinpagnie,  questo  avviluppato  per  la 
protezione  delle  colonic.  Si  avviera  allora  dall'Olanda  il  suo 
ti-affico  suilo  stesso  mare  ciii  gia  invia  la  sua  posla  dcUln- 
dic  che  or  giunge  a  Trieste  onde  colle  vaporierc  del  Lloyd 
va  ad  Alessandria.  Allora  la  posta  olandese  dell' Indie, 
giunta  che  sia  ad  Alessandria,  non  sara  piu  consegnala  al- 
r  amministrazionc  dello  poste  brilanniche  :  poiche  a  Suez 
polru  Irovare  le  vaporierc  olandcsi.  Ailora  tra  Arnhem  e 
Balavia  non  s'interporra  I'inglese  quasi  per  eseguire  il  pre- 
cetto  d'Augusto  che  senza  patente  nessun  cavalieredi  conto 
e  nessun  senalore  entrasse  in  Egitto,  la  chiave  del  mare  c 
del  la  Icrra. 

Ma  un'emula  per  gl'Inglesi  piu  invidiata  e  temuta   si 
dispone  alia  nuova  strada  dell'  Indie,  dacche  avviandosi  i 
troffioi  sul  Mediterraneo,  Marsiglia  e  invitala  dalla  natura  a 
farsi  scalo  di  Londra.    Ben  disse  il  Thiers  alia  Camera  dei 
Pari  il   3  luglio  1840,   che  la  Francia  deve   la  precedenza 
coramerciale  e  la  considerazione  al  suo  sito  cd  alia  sua  for- 
ma per  cui  incentrasi  in  essa  il  movimcnto  di  tutli  gli  altri 
popoli  d'Europa.  Quanto  possa  accrescersi  il  Iransito  per 
il  bel  regno  di  Francia  Ira  la  Gerraania,  I'lnghilterra,  I'lta- 
lia,  la  Spagna,  chi  potrebbc  misurare  e  prcsagire  per  filo  e 
per  segno?  Cerlo  e  che  Marsiglia,  promovendo  nuova  ope- 
rosita  mercantile,  richiamcra  in  piu  vastc  prnporzioni  quel 
transito  di  cose  doriente,  che  or  si  hanno  dair/ocAsinglesi, 
cd  allora  si  avranno  di  prima  mano  :  ccrto  e  che  per  Mar- 
siglia il  transito  delle  cose  d'  Oriente  acquistera  fanto  da 
farle  concorrcrc  con  quelle  sirailari  d'America.in  transito 
dai  porti  dellAtlantico  :  certo  e  che  T  emulazione,  allora 
possibile  tra  le  due  provenienze,  accrescera  il  transito  dal- 
r  una  e  dall' allra,  e  nel  lembo  piii  settentrionale  della 


—  740  — 
Spagna  o  nella  Svizzcra  occidentale  e  pei  confioi  tedescbi 
gli  porri  solo  il  liinitc  iintiirale  obe  dipcnde  dall'  influenza 
pill  vioina  di  alti'i  porli.  Sc  qui  di  uecessita  devo  stare  sul 
vago  c  buttaniu  a  congelture  non  deflnite  e  come  campate 
in  aria  devo  farnii  a  discorrere  piii  lungamenle  e  partico- 
larmente  del  profitlo  cbe  verra  alia  Francia  da!  canale  di 
Suez  per  i  suoi  confini,  pel  suo  cominercio,  per  la  sua  na- 
vigazione  (I).  -  ■ 

Falore  delle  cose  importate  in  Francia  dai  paesi  di  Id 
dal  Capo. 


Pkovenienza 

e 

destinazione 

Media 

dei  5  anni 

preceden- 

ti 

Valori 
nel  1850 

Indie  Inglesi 

Indie  Olandesi 

Possedimenti  francesi  nell'  India.     . 
Cina,  Cocincina  ed  Oceania    .     .     . 
Filippine 

Totale 

47,4 
6,8 
7,9 
3,3 
<l,3 

73,0 
7,9 

7,1 

4,6 

4,9 

CG,7 

94,5 

(1)  La  citVe  del  coniniercio  francese  sono  tratte  principalmente 
dal  cit.  Annuairc  di  Block  et  Guillaumiij,  e  da!!'  opera  di  Bousquet  e 
del  Sapet  sul  commercio  di  Marsij^lia. 


741  — 


Cose  ora  importale  in  Francia,  delle  quali  I'  importazione 
sard  accresciula  dopo  /'  aperlura  del  caiuile  di  Suez. 


Cose 


Valore 


Valore 
ilcir    iiiiporta- 
zione  media  ucl  dfU'    iiiiporta- 

{1111110110111110     I     .  ,    ,o-,- 

jo-n  IO-"       zione  nel  loab 


Sete  .  .  .  ,  . 
Cotone   .... 

Lane 

Zucchero  .  .  . 
Grani  oleaglnosi  . 

Rlso 

Indigo    .     .     .     . 

Caffe 

Tabacco.  .  .  . 
Zucchero  .  .  . 
Cocciniglia.     .     . 

Te 

Gomme  .     .    . .     . 


J2S,9 
<I25,4 
53,6 
45,3 
33,9 
11,8 
21,4 
14,9 
35,8 
47,0 
6,9 

^, 

2,8 


473,5 

149,6 

77,8 

66,8 

52,5 

27,5 

20,5 

20,2 

48,5 

44,9 

8,6 

4,2 


Dalia  prima  statistica  ricavasi  clio  lien  poco  e  il  com- 
mercio  della  Francia  coll'Asia :  e  pochissinio,  se  si  raffronti 
ai  I  MS  milioni  di  tVanclii  che  IrafQca  coirAmerica  :  e  tale 
iDsomma  da  stiniolare  vivaraente  i  Francesi  a  raggiungere 
anche  qui  il  loro  giado.  Che  se  gelliamo   lo  cguardo  sulla 


—  742  — 
seconda  slnlislica^  liililila  del  canalc  di  Siioz  poi  consiimi 
c  per  la  produziono  di  Fi'oncia  ci  risiilla  evidonlissimo  o 
iirgcnlissimo.  Quasi  tutto  il  raffe  chc  vi  si  consiiinava  per 
Taddiclro  a  Parigi  era  delle  eolonie  francesi :  ed  Ilusson 
nel  sno  lihro  Dcs  consommaiions  de  Paris,  allesla  die  i  Pa- 
rigini  per  liingo  tempo  presero  soloil  caffe  dclla  Marlinica 
c  di  Borl)one,se  non  fosse  anclie  quel  di  Moka,  ma  pochis- 
simo.  Coiracorcsccrsi  del  eonsumo  si  fa  indiiesta  sempre 
luaggiorc  dei  caffe  dell'  Indie  ;  onde  i  caffc  di  Java,  Macas- 
sar, Padang,  Samarang  e  Ceilan  sono  importati  in  Fi-ancia 
c  vanno  acquistando  su  quclii  lanto  che  a  Parigi  cntrano 
forse  per  7  decimi  sul  eonsumo  del  caffe  e  ne  lasciano  solo 
duo  decimi  ai  caffe  di  S.  Domingo  c  del  Brasile,  il  lima- 
nenfe  a  quelii  della  iMartinica,  di  Borbone,  della  Guadalu- 
pa,  quasi  nulla  al  caffe  di  JMoka.  A  Parigi  i  prezzi  medii 
del  caffd  corronoda220  a  230  franchi  per  %  chilogramrai, 
dei  cafft!  delTlndia,  da2G0  a  290  franchi  per  quelii  di  Moka, 
IMartinica,  Borbone.  Non  e  gran  tempo  che  il  riso  della 
Carolina  e  quello  del  Piemonte  erano  i  soli  in  Francia  di 
cui  si  facesse  uso.  Ora  in  Francia  si  fa  venire  il  riso  da! 
golfo  del  Bcngala,  dalla  costa  del  Coromandel,  dalla  baia 
di  Moulmeni  c  dal  paesc  dei  Birmani :  lulto  a  buon  mer- 
cato  c  tutto  buono,  quello  di  Calcutta  principalmente.  La 
Francia  produce  202  milioni  di  fianchi  in  lana  con  7i  ml- 
lione  di  cliilogrammi,  che  entrano  del  05  per  %  nel  prezzo 
del  manufalto.  Morean  dc  Jonnes  eonsidera  come  urgenlc 
che  Ic  anlichc  lane  ccltiche  sic()nvertano  in  lana  diSpagna, 
di  Sassonia  e  d'  Inghiltei-ra,  attesoche  le  lane  francesi  non 
possono  vincere  la  concorrenza  di  quelle  d'Australia.  Os- 
serva  che  le  fabbriche  inglesi  possono  eon  queste  lane  dare 
i  lore  prodotti  a  prezzi  si  bassi  da  non  temere  alcuna  emu- 
lazione:  poiche  sono  anihe  del  30  per  %  minori  dei  prezzi 


—  743  — 

francosi :  e  vede  tanlo  il  profitto  degli  Inglosi  da  credere 
iucoraggito  il  coiitrabbando.  lo  per  veriti  non  onlrero  qui 
nell'esame  delle  leggi  die  rcslriiigono  T  importazione  delle 
lane  in  Francia:  io,  pronto  a  considerare  come  un  beneficio 
del  popolo  I'  accrescersi  delle  lane  clie  gli  danno  il  veslito 
a  miglior  mercato^non  so  comprendere  cbe  sia  ce  deborde- 
ment  dont  sont  menaces  les  pap  da  continent,  hw  questione 
obe.secondo  il  Morcau  de  Jonnes,  est  tin  grave  siijet  de  me- 
ditation^ sembrami  decisa  dalla  Provvidenza,  cbe,  aprcndo 
sempre  niiove  le  vie  del  traffici,  accoiuunera  cziandio  ai 
Francesi  I'uso  delle  lane  d'Aiistralia,  cbe  potranno  giiingere 
nei  porti  francesi  ancbe  prima  cbe  a  Londra.  Eguale  van- 
taggio  si  avra  dalla  Francia  ncl  sotilicio;  oggidi  le  sole  vi 
entrano  per  225  milioni  di  francbi  nel  commercio  speciale. 
La  Francia  non  importa  ora  i  cotoni  cbe  ^j  di  quelli  im- 
portati  in  Ingbilterra  (72  railioni  di  cbilogr.  su  274),  non 
produce  cbe  %  del  valore  del  cotouiilcio  inglese  (  3  i-i 
su  1382),  non  ne  esporta  cbeappena  '/j  (157  su  706),  non 
ne  consuma  cbe  y.  (107),  non  riesporta  cbe  9  milioni  di 
cbilogrammi.  II  prezzo  ando  diminuendo  di  mano  in  mano 
cbe  miglioro  la  navigazione  transallantica  :  da  6  fr.  38  il 
cbil.,  cbe  valea  nel  1813,  non  no  vale  oggi  cbe  1,50  ;  I'in- 
dustria  accresce  ancbe  cinque  voile  il  valore  della  materia 
prima.  Sebbene  ora  la  Francia  abbia  in  media  2  chilog.  per 
abitante,  e  sebbene  in  35  anni  faumento  del  consume  ne  sia 
accresciulo  sei  volte,  tullavia  il  po[)olo  francese  a  malin- 
cuorc  si  lascia  vincere  dagl'  luglesi  in  questa  manifattura, 
cbe  e  indizio  di  agiatezza  e  di  civillLV  iMoi'cau  de  Jonnt's 
vorrebbe  percio  accresciuta  la  produzioue  del  cotone  in 
Algeria,  e,  purclu";  la  produzione  vi  si  svolga  libera  e  natu- 
rale,  la  Francia  n  ■  avra  sommo  vaiUaggio  :  ma  non  devesi 
perci6  trascurare  la  facilila  d' avcrc  la  materia  prima  dal- 


_-  744  — 

riiulio  quiilorii  il  caiiiilc  sia  falto.    E  pel  ciiiuile  i  Francesi 
(laraiinu  esilo  alio  lor  cose  no'  pacsi  di  la  tlal  Capo,  inviaii- 
do  ulla  cosia   oricishilo  d  Ali'it-a^  carla,  zuccliero  raftiiialo, 
maccliine,  prodolli  ciiimici  ;  all'  Indie  Olaiidosi,  vini  e  tes- 
suli;   alia  Ciiia  acqiiaviLe,    vini,  pclli  lavoi-ale,   pesci'  luo- 
biglic,  mode;  all  Indie  iVanoesi,  carbon  fossile,   iiiacchine, 
iilonsili,  legnanie  da  oostruzione.Le  Havre  ncUinsiemo  delle 
sue  ia)|)oi'lazioni  di  12,701    niilione  di   franchi   ha   oggidi 
per  principale  oggello   del  siio  coniinejrio  il  cotone,  poi 
coir  ordine  seguente  le  derrate  eoloniali,  le  pelli  gregge,  le 
lane;  e  Marsiglia,  ne'suoi  I  1,328  milioni    ha  sete  e  cereali 
in  principalila,  e  parlecipa  anch'cssa  airimporlazione  delle 
pelli  e  delle  lane,  nia  non  piio  compelere  con  Le  Havre  pel 
colone,  ed  ha  le  dei'ratc  colonial!  solo  nel  seslo  grado.  Seni- 
bra  invece  die  dopo  il  canale  di  Suez  tali  proporzioni  deb- 
l)ano  nuilarsi,  come  pure  che  le  sele  c  le  lane  non  piii  sa- 
ranno  la  principale  imporlazionc  a  Boulogne,  ne  ic  derrale 
eoloniali  e  T indigo  a  Bouideaux,  nc  le  lane  a  Dunkerque  ; 
ma  di  luUo  cio  sara  euiporio  ?ilarsiglia.  Ora  il  eommercio 
franeese    con  quesli  paesi  toeca  i  loO  milioni  di  franchi ,  e 
Marsiglia  ha  la  minima  [)arte;  come  dee  dirsi  eziandio  della 
navigazione,  poiche  girandosi  il  Capo  da  281  navi  francesi 
di  ton.   83,250,  sole  80  con  -^l^OOO  lonnellalc  ne  fan  porto 
a  Marsiglia.  Quosla  citla  pel  caro   prezzo   dei  salarii   vede 
d'anno  in  anno  scemare  le  filalure  del  colone,  c  dopo  com- 
piuta  )a  ferrovia  da  Le  Havre  a  Slrasbui-go    i  coloni  degli 
Stali  Unili  per  le  filature  dell'Alsazia  vauno  tutli  a  Le  Ha- 
vre. Marsiglia  non  trae  oggidi  dagli  Stali  Unili  die  4,300 
balle  di  cotone,   quando  ne  avea  piii  di  32,000  nel  18-50. 
Invece  s'  accrebbe  a   Marsiglia  V  imporlazionc  del  coione 
d'Egitto;  ma  ndfinsieme  quel  porto  e  ben  di  gran   lunga 
inferiore  a  Le  Havre  quanto  a  questo  eommercio  di  cotoni. 


—  745  — 

Quindi  sara  certo  utilissima  al  porto  francese  ditl  Mediter- 
raneo  la  nuova  strada  dei  traffici  che  recheri  ad  esso  pid 
prontameiite  e  piii  abbondanteraente  il  cotone  dell'  Indie  , 
del  quale  mediante  la  ferrovia  da  Lione  a  Ginevra  potrS 
provvedere  i  grand!  ccnlri  del  consumo.  Anche  la  seta,  che 
a  Marsiglia  viene  ora  dall'  Indie  in  pochissima  quantita, 
polra  per  la  nuova  strada  venirle  in  maggior  copia,  sia  a 
ristabiiire  le  Iremende  sproporzioni  tra  la  produzione  e  i! 
consumo  che  vedemmo  possibili  sul  mercato  europeo,  sia 
perche  la  seta  d' Italia,  per  la  concorrenza  fattale  nei  porti 
mediterranei  da  quelle  dell'  Asia,  cesseri  di  fare  scala  a 
Marsiglia  per  le  fabbriche  di  Lione,  di  Valchiusa  e  di  Gand, 
e  in  ben  maggior  quantita  sari  lavorata  in  Italia.  Nel  1860 
vennero  a  Marsiglia  dall"  Indie  38,043  quintal!  metrici  di 
sesamo,  49,386  dall'  Egitto. 


A    PS    IN    t 

dair  Indie 

dair  Egitto 

nel  4854 

»    4852  

»    4853  

»    4854  

»    4855  

»    4856  

»    4857  ...... 

402,750 
407,990 
400,675 
473,010 
475,050 
364,980 
563,060 

62,260 
44,750 
64,485 
48,950 
34,270 
60,376 
43,730 

Serie  HI,  T.  I V. 


96 


—  746  — 

Anche  per  questa  impovtazione  Marsiglia  conseguirS 
notevoli  vantaggi  dal  canale  di  Suez  :  laoto  piu  che  il  ri- 
maneole  del  sesamo  portato  a  Marsiglia  provicnc  dalla  Si- 
ria,  onde  si  puo  offiire  opportunila  di  operazioni  commer- 
ciali,  die  si  riannodiiio  a  (luolle  di  Pcliisio  e  d'  altre  scale 
d'Egitlo,  c  si  (rovera  utilissimo  fondo  di  carico  alia  naviga- 
zionc.  Le  Industrie  francesi  aspeltano  moUa  utilila  dal  pro- 
ciirarsi  il  sesamo  a  prezzi  piu  dolci,  daoche  rimportazionc 
se  ne  accrcbbe  non  poco  negli  ullinii  anni,  c  se  ne  accreb- 
bero  cziandio  i  prezzi,  cssendo  da  circa  05  a  72  franchi 
per  cenlo  chil.  il  prezzo  doi  Fcmi  di  Levanle,  di  50  a  60  il 
prezzo  di  quelli  dell'Iiulia.  II  valore  totale  dei  semi  oleagi- 
nosi  importati  a  Marsiglia  e  da  35  milioni  di  fr.,  e  se  ne  ha 
50  milioni  di  franchi  nclprodotlo  degli  olii:  ondesiscorge 
quanto  grande  sia  I'  uso  di  questi  semi,  quanta  parte  ab- 
hiasi  dal  costo  della  materia  prima  nel  prezzo  delprodotto, 
quanto  una  diininuzione  in  quesfo  prezzo  della  materia  pri- 
ma giovi  all'industria;  e  ben  si  conobbe  la  necessita  d'accre- 
scerne  liraportazione  per  supplire  alio  scarse  raccolte  degli 
olivi,  ovvero  alia  mancanza  del  colza  nel  nord  di  Francia, 
nel  Belgio,  neH'Olanda.  I  cotoni  poi  c  la  seta  s'importano  in 
pochissiraa  quantita  dall'Indie  a  Marsiglia  come  dimostrano 
le  tavole  stalistiche  ch'io  ora  allego  insieme  ad  uno  spec- 
chio  dell'imporlazionc  di  altre  cose  sulle  quali  eziaadio  po- 
trk  iafluire  notevolmente  il  canalc  di  Suez. 


Add! 


—  747  — 
Coloni  importati  a  Marsiglia. 


PROVE  NIEIVZA 


Esitto 


Stall 
Uniti 


Sniirne 


Siria 


■<,  & 


Totale 


Niiniero 
(lelleballe 


1840 

4841 

<1S42 

4843 

4844 

4843 

4846 

4847 

4848 

4849 

4830 

4831 

4832 

4833 

4834 

4833 


•balle 

48,40  i 
37,448 
43,813 
43,629 
20,021 
37,632 

9,439 
23,863 

4,463 
47,026 
29,393] 
46,999 1 
36,679 
32,444 
18,763 
30,733 


balle 

32,038 

34,082 

27,642 

43,458 

47,483 

20,769 

22,393 

9,637, 

13,533 

19,473 

7,931 

0,643 

41,733 

8,431 

4,778 

4,360 


balle 

3,421 

7,730 

4,446 

2,213 

4,386 

732 

2,C22 

5,893 

28 

1,833 

8,894 

4,371 

1,320 

334 

176 

772 


balle 

balle 

4,671 

3,379 

4,878 

3,066 

3,i44 

2,928 

1,263 

893 

8,314 

1,261 

1,174 

1;296 

0,31 

132 

2,209 

1,318 

36 

1,234 

287 

1 

1,678 

17,394 
8,972 
6,802 

14,733 

3,271 

689 


1,486 
1,833 
2,783 
2,270 
2,449 
838 


62,513 

83,874 

31,943 

33,456 

54,863 

61,624 

34,959 

45,124 

19,036 

40,319 

63,498 

38,998 

59,339 

53,241 

29,109 

37,432 


748 


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—  750  — 

Da  lullc  qucsto  tavole  stalistiolie  si  fa  cviJente  che 
Marsiglia  non  Iia  oggidi  ncl  conimorcio  deH'Asia  quella  parte 
che  gli  asscgncrobbo  (per  usare  I'espressione  dun  valente 
scriltore)  il  valore  diposizione. 

Ben  dissc  il  Correnli  (I),  clic  il  Bclgio,  non  ostante  le 
sue  l.beralila  legislative^  i  maravigliosi  progress!  dells  sue 
indusli'io,  c  1  suoi  1500  chilonictri  di  slradc  ferrate,  non 
riescc  ad  allirare  a  sell  flusso  coninicrciale  del  continente, 
e  clie  la  gara  della  Francia  al  sud,  e  dell"  Olanda  a!  nord 
raiuaccia  la  sua  prosperita  economica.  Anche  il  Belgio  tut- 
tavla  avra  la  sua  parte  nevantaggi  della  nuova  strada  del- 
r  Indie,  esso  che  appunlo  dovctle  restringore  1  suoi  traflici 
da  quando,  diviso  dall'Olanda,  non  ebbe  piu  le  derrate  ne- 
eessarie  ai  suoi  consumi  dallisola  di  Java,  e  dovette,  senza 
potenzadi  capifali,  niettersi  ad  un'emulazionc  affatlo  nuova 
con  nitri  Stati  che  aveano  larghissiiiio  avviamenlo  ai  loro 
traflici.   II  Belgio  vide  allora  la  sua   industria   costrelta  a 
mutare  d'improvviso  !'  andamenlo  e  le  consueludini,  dalla 
Francia,  dair  Inghilterra,  dall'Olanda  esclusa  la  sua  ban- 
diera,  e  prolelta  unicamonte  la  bandiera  nazionale,  inlimi- 
dilo  della  concorrenza  attivissima  e  polentc  di  privilegii, 
puntello  il  suo  traffico  ai  diritti  differenziali.   Ma  dopoch6 
il  popolo  libero  c  assennalo  del  Belgio  diede  I'esempio  d'un 
congresso  per  le  riforme  doganali,  e  ando  togliendo  queste 
protezioni,  gli  arrivi  di  lungo  corso,  I'csportazione  diretia 
de' prodotti  nazionali,  una  via  al  Iransito   della  Germania 
al  marc  non  aspeltano  vita  e  niovimenlo  nel  Bclgio  se  non 
che  dalle  condizioni  naturali,  c  dalla  libcrla  che  svolga  in 
conformity  alle  attiludini  e  al  silo  I' operosila  mercantile  e 


(1)  Annuario  sfatislino  tlalinno,  t,  I,  iSfS?,  1SS8. 


—  751  — 

Dianifalluriera  (I).  Che  il  Belgio  possa  anch'  egli  eraulare 
la  Francia  o  I'ltalia  uel  transito  delle  cose  d'  Oriente  dai 
suoi  porli  al  ciiore  deU'Europa,  non  potrebbesi  afferniare 
sicuraraente;  lanlo  piii  che  alia  minore  opportunita  de'suoi 
porti  aggiiingonsi  irapedimenli  non  pochi  nogli  stall  tcde- 
schi.  Nel  rapporto  delT  azienda  foderale  dell.a  Svizzera  pel 
-1853  ti'ovo  beosi  che  giungono  talora  da  Anversa  alia 
Svizzera  c  i  cotoni  e  il  calfo  del  Brasile,  ma  sulie  slrade 
bavaresi  si  fa  pagare  caramenle  il  Iransilo  proveniente  da 
Oslenda  e  da  Anversa,  per  cui  si  duvctlelasciarela  via  direlta 
di  Neissenburg  e  pigliare  la  svolla  di  Mannhoini,  ma  final- 
nienle  dope  aperlo  il  canale  di  Suez  le  provcnienze  asiali- 
che  facendo  scalo  a  Venczia,  a  Geneva  cd  a  iMarsiglia,  en- 
treranno  in  emulazionevalidissima  colle  provenienze  atlan- 
ticLe  d' Anversa  e  d'Ostenda.  Nel  commercio  speciale  del 
Belgio  cntrano  anche  oggidi  circa  IG  milioni  di  franchi  im- 
porlati  dair  India  inglese,  da  Singapore,  dalia  Cina,  e  2 
milioni  esportali  per  quesle  conlrade,  un  milione  da  Java 
e  Sumatra;  inollre  142,000  franchi  importati  dalle  Filip- 
piae,  72,000  diretti  all  Australia.  Ben  poco  se  si  paragon! 
al  commercio  tolale  del  Belgio,  che  somnia  a  circa  728  mi- 
lioni; ai  quali  ha  principalissima  parte  la  Francia,  poi  Ilii- 
ghilterra,  quindi  1'  Olanda.  Eppure,  riguardando  la  quality 
delle  cose  importale  nel  Belgio  per  esservi  consumate,  ne 
troviarao  moltissime  che  in  parte  vengono,  ma  in  pai'te 
ben  maggiore  potrebbero  venire  dall'Asia  direltaraente, ove 
fosse  lolta  quella  necessita  di  fare  scalo  a  Liverpool,  a  Rot- 
terdam, a  La  Havre.  II  Belgio  consuma   8.345,000  chilog. 


(1)  Le  DOtizie  sul  commercio  del  Belfiio  son  tratte  principalmente 
dal  libro  cit.,  sul  congresso  delle  riforme  doganali,  riunito  aBrusseiles 
nel  1857,  e  iaW  Annuaire  sfatistique  et  historique  beige,  per  Sclieler. 


—  752  — 

di  liinc,  20.180,000  di  raffc\  025,800  cllolitri  di  grani 
oleaginosi,27.27l,000  <li.  di  ziicohcrogrcggio,  46.365,000 
chilogr.di  riso,  10.5-'?4,000di  cotono, 5. -5-30,000  chilogr.  di 
tal)accbi,  66,000  cliilogr.  di  sola,  Kj4,000  cliilog.  d' indigo, 
tutle  cose  su  cui  il  henclicio  del  niiovo  canale  di  Suez  put) 
influiie  non  pooo,  sia  col  far  piii  viciiii  anche  i  porli  del 
Belgio  ai  raari  delT  Indie,  sia  colPai-crescerein  via  assoluta 
1'  approvigionameiito  di  tali  cose  sui  mercati  europei,  sia 
col  rcndor'o  piii  regolaro,  sia  col  dirainuirne  il  costo.  Dei 
porti  lielgi  quello  die  puo  trarre  a  se  gran  parte  del  traf- 
IJco  avvcnire  si  e  ccriamcnte  Anversa,  clie  anche  oggidiha 
quasi  tulto  il  movimento  marittimo  delKelgio,  eppure  quasi 
nessuna  rclazione  direita  coi  paesi  di  la  dal  Capo.  Anche  i 
'5  0,0i0  eniigi'anti  die  nel  1 856  parlirono  da  Anversa  si 
diressero  quasi  lutli  a  New-Toich,  poi  a  Quebec,  Buenos- 
Ayres,  Boston,  Nuova-Orleans,  Rio-Janeiro  ;  niuno  all'  In- 
die Oricntali.  Ab])reviala  la  via  pei  paesi  di  la  dal  Capo, 
meno  incerte  e  sconosciule  le  sorli  cui  si  avventurano  gli 
eraigranli  nei  paesi  di  la  dal  Capo,  non  c  difficile  che  anche 
gli  emigranti  del  portb  d'Anversa  cercliino  nuovi  profitli  e 
nuova  forluna  nell'  Asia.  Ma  sopratUilto  il  Belgio  avri 
grande  vantaggio  dclla  nuova  slrada  dell"  Indie  per  procu- 
rare  piii  facilniente  le  lane  dAustralia  alia  fabbrica  si  cele- 
bre  di  Verviers,  per  cui  era  devonsi  provvedere  le  lane 
alle  vendite  pubbliclie  di  Londra,  o  allc  (iere  tedesche.  Al- 
lorche  pariero  del  nostro  laniGcio  niostrcro  pin  parlicolar- 
mente  lo  scapilo  che  tocca  anche  a  noi  del  dovei'si  in  tal 
modo  provvedere  le  lane :  intaolo  notero  quanto  al  con- 
sumo  delle  lane  nel  Belgio,  che  solo  coll'avviarsi  le  lane  di 
Australia  pel  canale  di  Suez  I' industria  del  Belgio  si  po- 
trii  dispensare  dal  ricorrere  a  Londra  ovvero  alle  fiere 
tedesche:  non  sarS  piii  esposta  all' alternare  delle  asle  in- 


—  753  — 

glesi,  non  sari  costretta  a  far  provviste  in  grande,  ne  a  far 
capo  alle  Oere  tedesche,  le  quali  di  giorno  ingiorno  vanno 
diminuendo,  non  vedru  finaliiifinle  languire  le  vendile  al- 
r  incanto  Icntate  con  poco  favorevolc  sorte  nel  porto  d'An- 
versa.  Si  avveria  die  no!  1854  le  fabbriclie  del  Ik'igio  con- 
sumarono  71,332  quinluli  metrici  di  lana,  e  si  conoscera 
di  leggeri  qual  vantaggio  possa  attendersi  il  Belgioper  que- 
sta  induslria  dol  canale  di  Suez. 

Ed  ora,  risalcndo  al  nord  ed  alia  meli  orientale  d'  Eu- 
ropa  diro  della  Russia  :  colie  slatisticbe  poi  di  Breraa  e  di 
Aniburgo  registrero  in  fine  di  questo  capo  le  cose  imporla- 
levi  dai  paesi  di  !a  dal  Capo^  nolando  particolarmeute  quali 
esse  fossero:  poicbe  se  ne  puo  dedurre  un  vantaggio  per 
la  navigazione  di  quci  porti  ancb'essi  avvicinati  all'  Indie 
dal  canale  di  Suez,  sebbene  lueno  degli  allri.  Che  se  oggidi 
si  fa  tale  iniportazione  dall'Asia  a  Brema  ed  Amburgo,  pu6 
credcrsi  che  il  credilo  di  quelle  piazze  poira  mantenerla 
almeno  in  parte  pei  consunii  del  nord  e  del  centro  deila 
Germania:  anche  quando  Temulazione  di  Trieste,  di  Ge- 
nova,  di  Venezia,di  ]Marsig!ia  cercbera  trarre  ad  allri  porti 
le  provenienze  asiaticlie,  c  certamente  per  la  parte  piu  me- 
ridionale  della  Germania  riuscira  nell'intento. 

La  Russia  va  sompre  piii  acquistando  nclla  via  sicura 
e  tulta  sua  cbe  s'addentra  nellAsia.  Pei  possediraenti  del- 
TAmour  acquist6  le  coste  suirOceauo  e  comodi  porti  nella 
Siberia  occidentale  ;  fa  vassalla  Chiva,  minaccia  Bokkara, 
allinea  i  suoi  trafficifino  ai  confini  delllndia  kingo  il  Siboui 
e  11  Ghihon,  accresce  le  sue  flottiglic  uei  lagiii  della  Siberia, 
d'Aras  e  nel  mar  Caspio:  si  fa  alleata  la  Persia.  L'  Irtisch 
c  il  Tobol  sono  ora  percorsi  da  vaporicre  cbe  riescono  al- 
rUral  siuo  ai  confini  dEuropa,  sul  prirao  fino  a  Semipola- 
tinsk,  alle  steppe  del  Kirghisi  c  alle  oiiniere  deH'Altai :  sul- 
Serie  III,  T.  IV.  07 


—  754  — 
r  Ob  fino  a  Mongola  e  al  mare  del  Noid.  Oniiui  per  I'Je 
nizei  0  rAmour,  la  Siberia  cenlrale  e  orientale  si  collega 
col  mai'e  del  INord  e  coU'oceano  Paciflco  :  i  niercali  d'  In- 
kutsck  nella  Siberia  orientale,  di  Irbis  nella  occidenlale 
scno  freqiieiitati.  Finora  seguivasi  dalla  Russia  ad  Irkutsck 
la  via  iulta  fluvialile:  poi  verso  I"  est  la  Lena  fino  a 
Yakoiisck:  quiiuli  il  viaggio  si  facea  a  cavallo  per  Adan, 
Okhalosk,  Perropolowsky.  Iiivece  per  rAmour,  i  cui  con- 
fluenti  vanno  al  lago  Baikal,  e  la  cui  navigazione  e  meno 
inipcdita  dai  gbiacci  clie  iion  la  Lena,  scendesi  il  fiume  fine 
air  imboccatura.  Cost  non  si  ba  piu  da  passare  il  torrente 
Soby,  ed  abbreviasi  la  dislanza  da  Peking  (1). 

Tultavia  non  sara  oerlanienle  privo  di  utilitu  nemmeno 
per  la  Russia  il  oanale  di  Suez,  tanto  piii  aiiorclie  sara  cora- 
piuta  quclla  rele  stupenda  di  stradc  ferrate  clie  venne  de- 
crelata  il  2G  gennaio  1837:  c  devc  svolgcrsi  da  Pietrobur- 
go  a  Varsavia  ed  afla  frontiera  Prussiana,  da  Mosca  a  Nijni- 
IN'ovgorod,  da  Mosca  per  Koursk,  e  la  regii»ne  del  basso 
Dnieper  a  Tecdusia  c  da  Koinsk  o  da  Oral  per  Dunaborg  a 
Libau.  Saranno  alloi'a  riuniti  20  governi,  avvieinate  tre 
capitali,  aperta  la  Russia  a'  suoi  porti  del  mar  Nero  e  del 
Boltico:  sara  allora  compiulo  ( come  disse  Timperalore) 
una  necessita  naturale  della  Russia,  un  desiderio  generate 
e  vivissimo.  Gii  o'  istitui  una  eompagnia  di  navigazione  che 
avvierii  le  sue  vaporiere  tra  Odessa  e  Marsiglia,  Ira  Odessa 
e  Trieste,  tra  Odessa  e  Alessandria,  poi  sul  mar  Nero  e 
suirAz(  f :  ed  Odessa,  ora  distante  da  Ccilan  lo,9G0  migiia 
Bautiche,  ne  sara  dislanle  non  piu  di  5080  migiia  dope 
che  sara  fatto  il  canale  di  Suez.  Oggidi  s'imporlarono  ad 
Odessa   912,919  cbilogrammi  di    zuccliero  pel  valore  di 

(1)  Miltheilungen  del  PeUerinann  "     "    ■"" 


—  755  — 

2.059,316  franchi  e  513,571  chilogr.  di  tobacco  pel  valore 
di  1.770,958  fr.;  sopra  queste  due  somiue  pertanto  il  be- 
neficio  del  nuovo  canale  non  pu6  essere  dubbio.  In  lutlo 
r  irapero  russo  prodiuesi  (I)  un  valore  di  15.0^7,836  ru- 
bli  di   filo   di  cotoue  e  di  14.209,5  50  rubli  di  lessuti,  e 
5.672,252  rubli  di  setorie:  anchc  in  lali  induslrie  non  poco 
sara  il  vaiilaggio  d'  aver  Odessa   ben  piii  vicina  ai   luoghi 
di  produzione.  Dell"  iniportazione  die  si  fa  a  Riga  e  va  a 
-13.078,000  di  rubli  (4  franchi)  un  terzo  pi'oviene  dall'  In- 
ghiUerra:  deile  esporlazioni  (  che  ascendono  a  83.338,000 
rubli)  spelta  '/„  all'  Inghiltcira:  era  se  si  consideri  che  Ira 
le  importazioiii  enlra  il  colone  per  232,000 fr.,  il  zucchero 
gregio  per  244,000,  iltal)acco  530,000,11  caffe  per  043,000, 
le  raaterie  colorant!  per  644,000,   lutte  cose  aspettate  nel- 
ravvenire  dai  paesi  di  la  dal  Capo  per  la  via  diritta  di  Suez, 
e  probabile  clic  1"  iniportazione  or  falla  laggiii  nelle  acque 
del  Dallico  porra  ancora  nelle  acque  del  mar  Nero,  c  ccrlo 
die  non  giungera  ai  porli  russi  sopraccaricala  delle  spese 
dovute  ora  agllnglesi.  Per  conseguenza  non  e  fuor  di  luogo 
il  credere  die  il  tonnellaggio  inglese  non  conservera  tanta 
preniinenza  nolle  acque  del  Baltico  quanta  ne  mantiene  pre- 
senlemenlo:  poiclie  di  204,080  lonn.  enlrale  a  Riga  il  1 85G, 
ne  speltano  all' Inghillerra  ben  48,298  e  di  278,300  tonn. 
che  uscirono  da  Riga, non  iv.eno  di  159,758  furono  inglesi. 
Si  imporlano  ora  nella  Russia  un  20.286,900  chilogr. 
di  zucchero,  4.181,000  chilog.  di  caffe,  29.918,000  chilog. 
di  colone:  ed  anche  su  quesle  importazioni  valgano  le  so- 
lite  congetture  di  risparmio  di  spesa,   di  miglior  mercalo, 
di  pill  regolare  andameulo.  Menlre  il  cotone  quasi  tutto 
va  ai  porti  russi  dall'  Inghilterra  o  dagli  Slati  l)Qili,e  il  ri- 

(1)  Annuaire  di  Block  el  Guillaumin.     .■ .     ■        .   ,...'.  .iCIiir. 


—  756— 

raanente  dalla  Gerniania,vi  arrivera  direttamente  dall'Indio; 
Orienfali,  mentre  lo  zuochoro  vi  aiimgc  quasi  tutto  daH'O- 
landa,  dalle  cilta  anscaluho,  poi  dalle  A\ilille  c  daH'Ameri- 
ca  do!  Slid,  vi  afi'i\ora  am'he  queslo  da  Suez  c  Pelusio  ; 
e  dicusi  lo  slesso  del  cafl'e  ora  ir.iportalo  dairAnicrica. 

La  Gi'ecia  con  lui  solo  milioiic  dahitanli  ha  40,000 
mai'inai  e  GOOO  baslimculi,  c  si  fa  scalo  al  traflico  Ira  I'O- 
ricnle  c  lOccidcnte.  I  Greci  ricordano  die  iiei  loro  porti 
avcano  un  tempo  reniporio  di  lulto  il  raondo  allora  cono- 
sciiilo:  e  die  navigavano  tudi  i  mari,  trasportando  da  im 
luogo  allaltro  i  provenli  di  moUi  pacsi.  Alene  cerco  nella 
marina  o  nol  tralfico  la  sua  ricchezza  ricusata  dall'  arido 
SLio  torreno;  e  Corinto  sail  in  grido  di  opulenza.  Non  ba- 
stu  la  Grecia  alia  sua  popolazione  die  si  riverso  su  lotto 
il  morale  del  Medilerraneo  Cno  alle  colonne  d'  Ercoie  ,  e 
fondo  Marsiglia.  Quando  le  soiti  delta  patria  volsero  al 
deoadiniento,c  i  Greei  non  I'urono  piii  indipendenti,  i  traf- 
fici  illanguidirono,  e  poi  cessarono  affatlo  quando  Coslan- 
tinopoli  divenno  la  capitate  dell'  impero.  Gf  imperatori  vo- 
loano  Irarre  alia  loro  cilta  Ic  riediezzc  e  le  faccende  di 
tutto  il  mondo:  e  1'  ineanto  del  silo  le  era  opportunissimo, 
tanlo  die  la  Gi'«cia  fu  lasciata  in  dispartc  e  a  Costantino- 
poli  fe;  e  capo  il  trallico  tra  1'  Europa  e  I'Asia.  Venne  man- 
col"  impero  c  ia  Grecia  fu  oorsa  dai  dudii  franccsi,  dai 
voncziani,  dai  genovesi,  dai  suceessori  degli  Osmani,  ma 
colla  marina  e  col  Iraffleo  si  ando  prcparaiulo  alia  indipen- 
(Jenza,  nella  sua  seconda  operosi;a  fu  pronta  alia  lotta  :  e 
di  Sii-a  fcce  una  nuova  Malta.  Per  istinto,  per  necessilu  la 
Grecia  e  traflicanle;  il  suo  silo  in  mezzo  del  Medilerraneo 
la  niette  nel  cuore  del  mondo  anlico  :  ne  merci,  ne  \iag- 
giatori  passano  dalT  Oriente  allOccidenle  o  ne  ritornano 
scDza  sakitare  lo  cosle  dcJIa  Grecia.   Frastagiiala  da  golfi, 


~  757  — 

prolungandosi  coi  suo  litorale,  che  si  stende  quanlo  quello 
de' maggiori  stati  raaritlinii  del  oontincnte  europeo,  offre  i 
suoi  porli  magnifici  per  la  positura.  L'  uva  di  Corinto  e  ii 
principaleprodotto,e  nonnecspoiiano  iiicno  di  50.000,000 
di  franchi.  1  Greci  anehino  di  far  della  loro  patria  il  piinto 
ciii  s"  inron'.riiu)  e  si  riannodino  lo  facceiide  doirOceidente 
coirOiieiile  :  anelano  di  aprirvi  la  via  per  I'  Oi'ionte  che  e 
loro  pill  vicino,  tie  e  mcglio  compreso,  ineglio  Ii  comprende. 
A  Sira  si  avviann  di  gia  i  prodolU  delT  Oecidente  per  es- 
serne  poscia  spediti  ove  le  domande  e  i  bisogni  degti  allri 
paesi  ii  invitaiio  :  i  merfalaiUi  greci  eolla  loro  parlicolare 
industria,  colla  loro  operosit:^,  coi  modi  facili,  colla  nalura 
semi-orientale  e  semi-occidenlale,  s'introdussero  in  Inghil- 
tcrra,  in  Francia,  in  Austria,  in  America,  e  si  fecero  cora- 
missionarii  svegli  ed  accorli  de'  traffici  d'Orienle.  Sperano 
i  Greci  clie  avviandofi  il  Irafiico  sul  Mediterrar.eo  pel  ca- 
nale  di  Suez  debba  tulto  passare  innanzi  alia  Morea,  per 
qiiesta  penisola  passare  al  mare  Egeo,  donde  proseguire 
alia  parte  orienlale  della  Grecia,  alia  Turchia  d'  Europa,  al 
mar  Nero,  all'Asia  minore.  I  giorni  che  si  spendono  a  gi- 
rare  la  Morea,  i  pericoli  del  passare  tra  quel  capi  a  quelle 
isole,  soprattutto  i  naufragi  al  Capo  IMatapan  possono  dis- 
loruarc  le  navi  da  quelle  cosle:  onde  si  pensa  a  cancella- 
re  il  proverbio:  fstmum  fodere:  e  intanto  il  Lloyd  Austria- 
co  vi  sbarca  le  sue  cose  e  i  suoi  viaggiatori,  perche  s'  im- 
barchino  dall'aUra  parte  dell' istmo  su  nuove  vaporie- 
re,  dopo  aver  passato  T  istmo  sopra  una  strada  mantenula 
a  spese  del  Lloyd.  Con  una  spesa  di  70.000,000  fr.  i  Greci 
non  pur  compicrebbero  quel  grande  lavoro,  ma  si  dispor- 
rebbero  con  buone  strade,  con  dock,  con  ferrovie,  ecc.  al- 
r  avvenire  de'  traffici  (i). 

(!)  Apergu  sur  /'  avenir  de  la  Grecc  par  P.  Corove'os.  Pf.ri»,  ^857. 


_  758  — 

La  Tiiivliia  aiicli'  cssa  avrebbe  gran  parte  ai  vanlaggi 
della  nuova  slraila  doll'  Iiulic,  siipraltulto  nel  movimento 
niercaiililo,  chc  lanto  s' acorcscerebbo  ne"  suoi  dominii  di 
Egillo,  e  nel  fai'si  piii  spodita  e  piii  facile  la  via  a  mante- 
nerli.  Casta  uuo  sguardo  alia  carta  d'Europa  per  coiioscere 
come  non  possa  cssere  aitrinicnti  che  stentato  un  commer- 
cio  per  ciii  una  nave  inglcse  porta  a  Costantinopoli  da  Li- 
verpool cose  che  son  tratte  dalle  acque  del  mar  Rosso  o 
deir Indie:  il  caffe,  le  specie,  le  frutta,  le  calzalure  orien- 
tal!, le  stoffc  di  Persia,  di  Damasco,  dell'  Indie.  Accanlo  al- 
I'impero  ottomano  sempre  piu  puntellato,  eppnr  sempre 
pill  condotto  a  rovina,  rllevasi  dalla  miseria,  I'animo  dei 
principali  danubiani,  che  dall'indipendenza,  dalla  liberla  del 
Danubio,  dalla  bandiera  sarda  che  frequentemente  vi  naviga, 
aspettano  il  risorgimento  dei  traffici  e  la  lor  parte  al  com- 
mercio  d'Orien'e.  Sono  orniai  riscossi  dagli  arbitrii  insolenti 
dei  loro  vaivoda,cui  i  niercalanli  doveano  dare  le  merci  ai 
prezzi  impost! ,  senza  che,  entrando  in  favore  delluno,  efano 
poiperseguitati  dal  successore  Gli  slranieri  si  allonlanavano 
impaurili  dal  paese  loro:  il  capitale  della  nazioneera  nnllo, 
le  iiti  si  faceano  nasccre  a  bclla  posta  per  trar  dcnaro  dal 
litigant!,  i  Iributi  alia  Porta  li  sopraccaricavano.  Cosicche 
le  londrine  di  Francia,  le  setc  di  Lione  e  di  Vonezia  e  le 
spezie  ginngcvano  solo  di  quarla  niano  ne!  principal!,  c  in 
minima  quantita:  T  csportazione  riducevasi  a  caltivo  lino, 
a  pochissimo  bnrro.  Poiche  il  trattalo  di  Adrianopoli  fu 
fatto  osservare,  s'  accrebbe  il  commercio  de'principati,  che 
ora  traggono  dall'Inghillerra  cotoni  filati,  ferro,  tessuti,  ed 
esportano  i  gran!  (I).  Se  oggidi  e  prevalente  il  commercio 

(I)  Etudes  (liplomaliques  el  ficonnmiques  sur  la  Vahichir  par  Tr'ii- 
bault  hcfcbure. 


—  759  — 

inglese  nei  cambii  di  quel  popolo,  forse  non  <;•  lontano  ua 
avvenire  cbe  avviandosi  dai  navigatori  itnliani  un  commer- 
oiodiretlo  oollliuliene  sarti  provvcdiito  quel  popolo  latino, 
a  noi  rollegato  per  comunanza  d'  origine  e  di  dcstini. 

ErUalia  dunqiie  t'  chiainala  anch'cssa  dalla  niiova  stra- 
da  deir  Iiidie  a  rinnovare  1'  anlica  opcrosila  ?  Ccrtamente 
potremrao  noi  averne  la  piii  gran  parte  di  qiiesto  Iraffico 
die  s'avvia  «u  quel  mare,  sul  quale  1'  Italia  lutia  fa  porto. 
Ma  anche  troppo  si  magnifiearono  questi  vantaggi  natural], 
anche  troppo  fummo  lusingali  da  lodi,  anche  tjoppo  siamo 
facili  ad  iinperinalirci  die  la  Uivisfa  d'Ediniburgo  paragoni 
11  mercante  italiano  a  quel  borgliese  di  Londra  die  compra 
le  derrate  per  la  sua  famiglia  nella  vicina  bottega,  anziclie 
recarsi  a  Mincing-Lane,  per  acquistare  una  tonnellata  di 
zucchero  o  di  te.  So  che  le  nostre  coste  marittinic  si  sten- 
dono  a  5843  cbilometri:  die  i  nostri  marinai  sono  ben 
-130,000  svegli  ed  attivi,  die  le  Alpi,  1' Apennino,  la  Cor- 
sica, la  Sardegna  abbondano  di  Icgname  da  coslruzione, 
cbe  r  Elba  e  la  Sardegna  col  ferro,  la  valle  del  Po  coUa 
canapa,  le  Due  Sicilie  colla  pece  danno  materia  pronta  ed 
abbondante  alia  navigazione.  Ma  so  ancora  che  la  media 
capacita  delle  navi  italiane  e  di  sole  50  tonncllate  :  so  che 
fra  paese  e  paese  frappongonsi  doganieri  avidi  e  sospettosi, 
che  non  riceviarao  it  ferro  c  la  canapa  e  il  legnarae  senza 
gravi  dazii  all' esportazionc  da  allri  stati  italiani,  o  all'im- 
portazione  nel  lei-ritorio  doganale  loinbardo-veneto;  che  la 
navigazione  del  Po  non  e  libera  altrimenti  die  di  nome,  che 
le  rdazioni  coll'  Indie  orientali  sono  oggidl  scarsissime  o 
Dulle.  Ove  discorrero  del  commercio  venelo  io  spero  di- 
nioslrare  arapiaiiKMile  questi  fatti,perche,invecedilusingarci 
e  di  riposare sulfa vvenire,  dobbiamo  validamenle  aiutarci  e 
preparare  sorte  migliore  alia  patria  nostra.  II  governo  sar- 


—  760  — 
do  6  quello  solo  d'llalia  die  per  la  liberla  data  ai  Iraffici  ed 
al  vivcre  piibblico  puo  nelle  sue  stalistichc  dimostrarc  uq 
quak'he  commercio  diielto  coH"  Indie  orienluli :  come  pure 
nil  niaggior  tonncllaggio,  poiche  una  popolazione,  die  e  la 
melh  di  qudia  di  Napoli,  pur  ha  una  raaiina  mercantile,  la 
quale  e  quasi  cguale  all'  allra,  ed  ba  la  media  capacita  di 
60  -/o  tonudlate,  laddove  quelle  di  Napoli  souo  solo  di 

23  y,o. 

La  annessa  stalistica  dimostrcru  queslo  commercio  di- 
retto  del  Piemonte  coll' Indie  Orientali;  il  rimancnte  d'ltalia 
fa  scalo  a  Londra  ed  a  Liverpool.  Notai  piii  sopra  cbe  nei 
nostri  consumi  siamo  ben  al  di  sotto  degli  altri  popoli  piii 
occidentali:  pure,  anche  poslo  die  rimanesscro  gli  slessi, 
dopo  il  canale  di  Suez  avrcmmo  nolevole  vantaggio  di  po- 
terli  furnire  non  ad  un  solo  e  lontano  mercato  e  per  via 
iodiretla,  ma  hensi  direltamente  e  sopra  un  mercalo  vicino. 


—  761  — 


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—  765  — 

Nello  Stato  ponliGcio  le  ilerrale  coloiiiali  banno  gran 
parte  nelle  iniportazioni,  giiiiigeinlo  forse  al  dccimo  della 
somma  totale  (I).  Dal  1850  al  I  So?)  tocoarono  aunualmen- 
te  fr.  5.730,6G:i,2-i,  di  c  li  : 

Ziicchero  .     .  th.       4.905,938  .    fr.    3.107,361 

Caffe   .        .      .      ).         1.088,583   .      »     1.370,292 
..'     Pepe      ...»  312,809   .      ..       297,171 

•       Cannella     .     .      »  12,880  .      »       101,807. 

La  raffineria  di  Grottamare,  la  quale  lavora  oltre 
chil.  1.356,640,  puo  ben  aspettarsi  niaggior  vaataggio  dal 
canale  di  Suez  cbe  dalle  disposizioni  delle  quali  il  ininistro 
compiacevasi  per  preveniie  il  contrabbando.  T.e  colonine 
gregge,  cbe  si  fabbricano  nello  Stato  ponliticio  in  quantila 
non  bastante  al  coDsunio,  avranno  la  materia  prima  diret- 
tamente  dalT  Indie  orieatali;  e  de'  panni  devesi  dire  il  me- 
desimo.  Oltre  delle  passaraanlerie,  delle  stoffe  per  mobili  e 
paramenti,  e  delle  trine,  potrauno  gli  abitauti  deilo  Stato 
pontificio  lavorare  anclie  i  tessuti  che  ora  imporlano  da  al- 
tri  Stali.  I  vantaggi  della  nuova  strada  dell'  Indie  si  avranno 
eziandio  pei  tabacchi,  cbe  in  media  s'  importano  in  foglia 
pel  valore  di  fr.  1 .209,280,32  ;  e  preparali  pel  valore  di 
fr.  75,929,76  ;  per  le  pelli  gregge,  cbe  s'  importano  per 
914,614,32;  per  T  indaco  cbe  importasi  per  435,081,92. 
11  filo  di  seta  greggio,  che  ora  esportasi  per  la  quantilA 
di  ch.  ^  18,733  e  il  valore  di  fr.  5.029,329,28,  non  piu 
sari  il  principalc  oggetto  delle  esportazioni;  poicbe  se  og- 
gidi  il  prodotto  dei  bozzoli  ascende  ogni  anno  a  5  milioni 
di  libbre,  cbe  vengono  convertiti  nelle  filande  ponliflcie  ia 
circa   500,000   libb.  di  seta  greggia,  e  sesolamente  y4  ne 


(I)  Stato  pontificia.  —  Prospetto    de!!e  meici    introdnlte  ed   estraUe 
nel  1853,  net  1854,  e  nel  i855. 


—  7()6  — 
6  adoporato  nolle  niaiiifatturo  nazionali,  c  ccrto  die  dopo 
il  canale  di  Suez,  sara  ItiUoqiianlo  il  prodotto  dei  bozzoli 
lavoraloin  tossnli  nella  stato  stesso,ue  sara  incliiosto  nelle 
fabbriche  d(^IIa  Svizzora ,  della  Prussia  renana  e  della 
Francia. 

Amlie  ncl  Picmonic  mnleranno  le  I'ngioni  dei  traflici, 
poiclu"'  vi  sono  ora  provalor.li  quciii  coll'  America  per  mol- 
tissime  cose  cbe  s'  avranno  inveee  piu  opportune  doll'  In- 
die. Dissi  gi;i  quali  cose  si  canibino  ora  direltaniente  dal 
Piemonte  coll'  Indie  orientali,  ma  si  consideri  che  esso 
continua  ad  iraportare  dall'Inghilterra  2.o47,000  libb.  di 
cotone  in  lana,  1.051,000  di  zucchero,  ollre  le  somme  ben 
maggiori  dell'  importazionc  dei  tossuti  di  cotone  e  di  lana, 
cb'esso  potrebbe  produrre,  e  tratti  non  solo  dall'Inghil- 
terra, ma  eziandio  dalla  Francia  e  dalla  Svizzera.  Diretta- 
menle  dall'America  s'  importano  in  Piemonte  7.923,000 
lib.  di  cotone,  1. 747,000  difoglie  di  tabacco,  210,000  dige- 
neri  di  tinta  e  concia,  I  10,000  di  caffe,  tutte  cose  su  cui 
la  concorrenza  dei  prodotti  dell'  Indie  portera  i  suoi  be- 
neficii. 

II  regno  di  Napoli  importa  8.330,000  franchi  di  zuc- 
cheri,  3.268,000  di  caffe,  ^. 4 56,000  di  tessuti  di  cotone, 
4.892,000  di  tessuti  di  lana,  682,000  di  seta  :  e  nel  totale 
deli'importazione  non  solo  manea  di  relazioni  coll' Indie 
orientali  e  coll' America,  ma  su  53. 201, 950  di  franchi^  ne 
ha  18,876,000  dall'  Inghilterra,  12.788,000  dalla  Francia, 
ove  non  tacero  il  dolore  gravissimo  che  il  commercio  di 
Napoli  cogli  altri  paesi  d'  Italia  (i  solo  di  circa  23  railioni 
di  franchi  tra  iraportazione  ed  esportazione. 

Nel  regno  di  Napoli  sono  37  fabbriche  di  cuoi  e  pelli, 
30  di  panni,  15  di  tessuti  di  lana  misti  a  cotone,  8  di  tes- 
suti di  seta,  8  di  cotone  e  filo,   6  di  lino,   seta  e  cotone: 


-  7«7  — 

tutte  indusliie  che  dul  canale  di  Suez  avranno  la  materia 
prima  e  lo  spaccio.  Ma  conviene  soprattutto  che  si  tagli 
quell'istmo  onde  Napoli  e  diviso  dal  rimanente  d' Italia, 
conviene  che  la  sua  industria  lungi  dal  far  capo  tuttaquanta 
nella  capitale  o  nella  Terra  di  Lavoro  e  di  Salerno,  si  dif- 
fonda  nelie  altre  provincio,  che  vi  si  accresca  la  circola- 
zione  dei  capilali,  ora  impedita  da  trislissime  leggi,  che 
buone  strade  dieno  vita  al  commercio  inlerno. 

Quosto  specchio  statistico  dimostrera  le  cose  principal! 
che  ora  s'importano  in  Toscana  e  sulle  quali  puo  influiro 
il  canale  di  Suez. 


■    A  i\  N  I 

Cose  impur- 

TATB 

1851 

1852 

1853 

1834 

185  3 

Cotone     .    . 

15.490,000 

13.018.000 

12  299,000  10.786,000 

12.326,000 

Derrate    colo- 

b.767,000 

5.786,000 

7.596,000    8.547,000 

10.24o,0C0 

nialieconsuiiio 

Laue    .     .     . 

2.883,000 

2.269,0G0 

2.575,000 

2.424.000 

2.929,000 

Sete.    .     .    . 

1.78'i,000 

2800,000 

2  622,000 

2176,000 

2.457,000 

Tabacco   .    . 

1.225,000 

1.027,000 

1.628,000    1.197,000 

1.037,000 

Forse  non  si  continuera  ad  importare  i  fdati  di  cotone 

inglesi,  quando  si  potranuo  a  migiiori  condizioni  fabbricare 

in  Toscana;  o  ccrto  cessera  quel  falto  stranissimo  che  co- 

toni  deir  Indie  vengano  a  Livorno  da  Liverpool,  per  essere 

riesportati  ac 
1 

1  Alessanc 

Iria.  Se  o 

ra  r  espoi 

■tazione  d 

ella  seta 

—  7G8  — 

grcggia  0  di  2.S-i8,0(>0  lire,  c  del  tossuli  (■  di  1.022,000, 
foi'se  mutoranno  lo  jiroporzioni  di  qiiesta  csporlazione, 
qiiando  ki  concorreiiza  delle  S(3le  dell'Asia  ci  obblighera  a 
corcar  luiovi  prolilli  nolla  nianifatlura.  Le  fabbriche  dei 
saponi  a  F.ivorno  avranno  a  miglior  mcrcato  il  sesamo,  e 
i  prodolli  nc  saranno  inaggiormeiitc  inchiesli,  per  1' accre- 
scimenlo  dclle  allre  industrie  die  ne  abbisogiiano.  Ancho 
qui  del  rcsto  coiivicn  lamentarc  la  divisioiic  d' Italia,  poi- 
cht;  la  Toscana,  pur  dando  esempio  di  liberlu  economica  a! 
riuianenle  d'Europa,  non  pote  risenlirne  i  vanlaggi  per  la 
stretta  periferia  colro  cui  essa  si  aggira. 

Ed  ora  faro  uii  ccnuo  sulla  Spagna  che  al  pari  dell'Italia 
8tendosi  sul  Mediterraoco  ad  accogliere  i  traflicideirOrienle 
e  al  pari  dclf  Ilalia  vi  e  chiamata  da  anliche  consuetudini. 

Cadice  (I)  fu  fondato  dai  Tiri  quando  stabilirono  loro 
coloaie  lungo  le  coste  di  Valenza  e  della  Calalogna,  e  fab- 
liricando  IMalaga  e  Cordova ;  piii  tardi  i  Cartaginesi  posse- 
deltero  numerose  citla  in  Andalusia,  nell'  isole  Baleari,  sul 
litorale  di  Murcia,  di  Valenza  e  della  Catalogna,  e  da  essi 
cbbe  origine  Carlagena  e  Barcellona.  Di  poi  il  oommercio 
della  Spagna  coll'Asia  fu  avvivato  dai  Moi  i,  che  colle  navi 
venule  dalla  Siria  e  dall'Arabia  mantenevano  i  loro  vincoli 
coUa  patria  e  ne  perrautavano  i  provenli  colle  ricchezze 
della  Spagna  in  cui  avcano  fatto  fiorire  lagricoltura.  IXon 
e  qui  il  luogo  di  diseorrere  come  per  popolare  un  nuovo 
mondo  gli  Spagnuoli  navigassero  un  allro  mare  lasciando 
quel  Medilerraneo,  in  cui  la  loro  patria  protendesi  quasi 
scalo  cd  eniporeo  dei  trafGci.  Posi  solamente  quei  cenni 
che  ricordino  i  vantaggi  gia  tratli  dalla  Spagna  coi  com- 
merci  dellAsia,  e  mostrino  rlconosciuta  dalla  sloria  1'  uti- 

(1)  Moreau  de  Jonnes,  Slatislique  de  V  Eapagne. 


—  769  — 

litik  della  sua  posizione  per  questi ;  ora  mi  fo  debito  di 
esporre  quali  sieno  oggidi. 

Secondo  il  Quadro  general  del  commercio  esterior  de 
Ispana  il  commercio  spagnuolo  coH'  Asia  non  6  che  di 
6.981,000  di  fr.,  cosi  ripartito: 

Isole  Fillppine 6.101,000 

Possessioni  laglesi    ....        489,000 

Zangibar 331,000. 

Nel  1834  era  di  6.778,183  franchi,e,  sebbene  siavi  ora 
un  aumento,  luttavia  resta  ben  al  disotto  del  commercio 
spagnuolo  coH'Araerica,  il  quale  ascende  a  4  93.^52,000 
francbi.  Eppure  quante  cose  ora  importate  dall'  America  e 
consumate  dalla  Spagna  si  potrebbero  trarredall'Asia!  Cio 
si  puo  dedurre  da  questo  specchio  stalistico  espresso  in 
reali  da  20  centes.  di  fr. 

Zucchero 143.571,000 

Cotone 93.233,000 

Cuoio 29.299,000 

Seta 27.163,000. 

II  porto  di  Cadice  prende  ora  la  maggior  parte  ai  traf- 
fici  spagnuoli;  e  vi  son  condotti  lessuti  d' ogni  guisa  per 
S.823,000  francbi. 

f  dail'lnghilterra.    831,000 
lessuti  di  cotone  fr.  1 .347,000  } 
:.       :        .  (  dulla  Francia.      316,000 

/  dall'lnghilterra.  1.076,000 
•>     di  lana      »   2.054,000  ) 

(  dalla  Francia.      964,000 

{  dairinghiltcrra.  1.153,000 
«     di  seta      ;.    1.01  1,000  ( 

(  dalla  Francia.      454,000. 
Serie  III,  T.  IV.  99 


—  770  — 

Forsc  risvegliandosi  1'  industria  spagiiuola  dal  torpore 
e  dall'abbandono,  si  accrescera  1'  imporlazionc  dclla  mate- 
ria prima  c  diminuira  questa  importazione  dei  lessuti.  II 
tabacco  importalo  a  Cadice  per  5.231,000  di  fraiubi,  lo 
zucchero  per  5.917,000,  Tindaco  per  077,000  fr.,  e  I'orse 
iQ  avvcnirc  quclli  dellc  Filippinc  e  dogli  altri  paesi  dell'Asia 
faranno  maggior  concorrenza  ai  prodoUi  di  Portoricco  c 
di  Cuba.  A  buon  dirillo  adimqiie  la  regiua  di  Spagna  fcce 
conoscere  al  SuUano  il  suo  desiderio  che  lislmo  di  Suez 
venga  tagliato,  e  cosi  sieno  avviciaati  i  suoi  popoli  alle  ric- 
che  oolonie  dell' Asia. 

Fiuora  andai  dcliQoando  il  contoriio  che  sara  scgnato 
dal  traffico  d'  Oriente  sulla  carta  d'Europa;  mi  riraane  il 
porre  sott'  occbio  T  effctto  die  ne  devc  venire  alia  Svizzera 
cd  airiuterno  delta  Germaiiia.  Queila  anela  divedersi  con- 
giunta  air  Italia,  e  trarne  pel  valico  dclle  Alpi  i  caricbi  im- 
portati  a  Gcnova  od  a  Veiiezia  :  quesla  risentire  i  benelicii 
di  una  piu  attiva  concorrenza  delporto  di  Trieste  con  quclli 
d'Olanda,  d'Amburgo  e  di  Brema,per  farla  partecipare  ai 
trafflci  d' Oriente.  Meglio  cbc  tornare  su  ragionaraenti  fatti 
per  gli  altri  stati,  sembranii  qui  opportuno  il  rendere  evi~ 
denti  le  conseguenze  del  nuovo  canale  colle  sole  statistiche. 
\°  Cose  esportate  da  Brenia,  le  qiiali  provcngono  o  pos- 

sono  i»rovenire  dai  paesi  di  la  dal  Capo. 
2."  Tavola  delle  importazioni  di  Brema,  distinte  secondo 

le  provcnienze. 
3.°  Tavola  delle  csportazioni  di  Brcnia,   distinte  secondo 

le  esporlazioni. 
4.°  Cose  iiuportate  ed  esportate  dalla   Svizzera,  su  cui 

puo  intluirc  il  canale  di  Suez. 
5."  Minuta  indicazione  de'  principali  oggelti  iraportati  ad 
Amburgo  dai  paesi  di  li  dal  Capo. 


—  771  — 

G.°  Totale  importazione  di  Ambiirgo  dai  paesi  di  16  dal 

Capo. 
7."  Importazioiii  d'Ainburgo  dai  paesi  di  la  dal  Capo,  di- 

stinta  seeoiulo  la  qualita  dcgli  oggcUi. 
8.°  Importazioiii  a  Trieste^  dai  paesi  di  la  dal  Capo. 
9."  Consunio  del  cofone  iiello  Zollverein. 
^0."  Iinportazioni  dcllo  Zollvereio,  sulle  quali  pu6  influire 

il  canale  di  Siui'. 


# 


—  772  — 

Exportazione  da  lirema  di  cose  die  poxsouo  venire  dai 
jHtesi  di  Id  dal  Capo. 

Valore  in  taller!  <li  Brema  valiitati,  seoondo  1' Aim.  di 
(lotha,  ''i  franchi,  a.  1857. 


DESTINAZrOIVE 

Valore 

talleri 

franchi 

CAFFE 

AnnoTer    

Oldoniburgo 

Lippa-Schauniburg 

Brunsvich •     .     . 

Prussia 

Lippa-Detmold 

Sassonia 

Ducati  Sassoni 

Princ.  di  Schwarzburg     .     .     . 

Assia  Elettorale 

Assia  Darmstadt 

Francoforte  sul  Meno .... 

Baviera 

Virtemberg 

Baden 

Altri  Stati  dello  Zollverein.     . 

Austria 

Svizzera 

Aniburgo 

Russia 

Svezia 

Norvegia 

Olanda 

da  riportarsi 

646,999 

482,284 

7,032 

76,542 

986,496 

43,285 

300,543 

40,762 

4,633 

435,498 

2,949 

6,042 

49,067 

4,072 

4,875 

4.279 

46,344 

6,395 

4,377 

403,972 

4,859 

4,626 

44,248 

2.587,996 

729,436 

28,428 

306,468 

3.945,984 

63,440 

4.202,052 

463,048 

6.132 

640,792 

44,796 

24,468 

76,278 

46,288 

49,500 

6,446 

485,244 

25,680 

6,608 

446,888 

7,436 

6,604 

44,992 

2.600,716 

40.406,874 

—  773 


Yalore 

Destiinazione 

talleri 

franchi 

Riporto 

2.6n0,716 

40.406,874 

Sardefrna 

12,008 

48.032 

Porti  di  Brema  siil  IVeser     .     . 

-129,360 

517,440 

Per  la  navigazione 

d5,925 

63.700 

\aiie  destinazioni 

Totale  del -1857 

217 

868 

2.759,226 

44,036,904 

»           4856 

>!  .664,408 

6,657,632 

>          »          d855 
P  E  P  E 

2.465,278 

9,861,412 

Annover 

^16,536 

62,444 

Oldemburgo 

2,li8 

8,472 

Brunsvich 

3,421 

43,684 

60,524 

242,096 

Lippa-Detniold 

4,724 

6,884 

Sassonia    

4,282 

47,428 

Ducati  Sassoni 

4,665 

6,660 

Assia  Elettorale 

2.864 

4  4,456 

Altri  Stati  dello  Zollverein  .     . 

4,224 

4.896 

Austria 

4,084 

4,336 

Amburgo 

29.899 

449,596 

Russia 

3,967 

43,868 

Ulessico 

879 

3,546 

Portoricco 

594 

2,364 

Venezuela 

682 

2.728 

Dintorni  di  Brema 

4,627 

6.508 

Altra  esportaz 

Totale  del  1837 

552 

2,208 

432.636 

530,544 

n           183fi 

83,857 

335,428 

»           4853 

406,423 

423,092 

—  774  — 


Destinazioae 


\  A  L  0  R  K 


talleri 


franchi 


RISO 

Annover 

Oldemburgo 

Lippa-Schaumburg     .... 

Bninsvich 

Prussia 

Lippa-Detmold 

Sassonia    

Ducati  Sassoni 

Sclnvarzburg 

Assia  Elettorale 

Assia  Darmstadt 

Baviera 

Baden 

Altii  Stall  dello  Zollverein  .     . 

Austria 

Aniburgo 

Holstein 

Danimarca 

Lubecca •     .     . 

Mecleniburgo 

Russia 

IVorvegla 

Gran  Brctagna 

Olanda 

Belgio 

Francia 

Spagna     

Sardegna . 

Cuba 

da   riportaisi 


2U,U9 

42.293 

1,529 

50,343 

428,041 

2,883 

71,920 

20,200 

3,490 

20,310 

2,511 

2,877 

4,045 

1,083 

45,882 

20,574 

21,959 

40,190 

7,813 

44.340 

4,780 

7,495 

40,314 

48,559 

4,043 

4,080 

42,684 

917 

91,473 


845,756 

409,472 
0,440 

225.372 

4.744,504 

44.532 

287,704 
80,800 
13,984 
81.240 
40,044 
44,508 
4,480 
4,332 
03,528 
82.296 
87.830 
64,784 
31.252 

477,300 
49,420 
28,780 
05.256 

494,236 

48.572 

40,320 

50.330 

3.068 

305^892 


4.183,885'     4.735,534 


775  — 


Desti>azioine 


>  A  L  0  R  E 


talleri 


frail  chi 


Riporto 

Haiti 

Portoricco 

Venezuela 

Brasile 

Peru 

AlVica 

Diiiloini  (li  Brema 

IVavigazione 

Altra  destinazione 

Totale  del  1857 

»         185G 

'  .  »         1855 

T  A  B  A  C  C  0 

(ma.mlla) 

Annover    

Oldeinburgo 

Brunsyich 

Russia 

Sassonia    ..'... 

Nassau 

Altri  Stali  dello  ZuUverein 
Austria      ...... 

Russia 

Olanda      ...... 

Totale  del 


1.183,885 
1,485 

43,064 
1,403 

21.811 
2,993 
2.330 

20,917 

5.870 

107 


1.289,925 
1.798,800 
1.000,011 


44,257 

2,493 

4,222 

18.349 

8,541 

3,708 

1 .  . 

709 

0,050 

017 

109,155 

1857 

198.221 

1856 

120,057 

1855 

1.524 

4.735.534 

5,940 

172.256 

5,852 

87,244 

11,972 

9.320 

117,068 

23.480 

^428 

5.159,700 
7.195,200 
4.002,444 


477,028 

9,972 

10.888 

73,396 

34,104 

15,072 

3,076 

24.200 

2,468 

436,620 

792,884 

480.228 

0,096 


77G  — 


Destiivazioine 


>  AL  0  RE 


talleri 


fraiichi 


(akvab) 

Annover    

Oldeniburgo 

Prussia 

Sassonia 

Assia  Elettorale 

Altri  Stati  dello  ZoUverein  .     . 

Austria 

Danimarca 

Russia 

AUra  esportazione 

Totale  del  <I857 
»  1856 

»  d855 

(avaiva) 

Annover 

Oldemburgo 

Lippa-Schaumburg     .     .     .     . 

Brunsvich 

Prussia 

Yaldech 

Sassonia 

Assia  Elettorale 

Assia  Darmstadt 

Baden  . 

Altri  Stati  dello  ZoUverein  .     . 
Austria 

da  riportarsi 


4  597 
4,798 
•16,372 
2,431 
4,B10 

400 
442,900 

608 
2,273 

246 


440,435 

24,002 

7,317 


55,723 

43,860 

4.674 

44^957 

76,548 

4,0i3 

27,<>51 

6,465 

3,778 

2,700 

3,698 

35,732 

244,016 


6,388 

7,492 

65,488 

9,724 

6,040 

4,600 

45^,600 

2,432 

9,092 

984 

660,540 
96,248 
29,268 


222,892 

55,400 

6,684 

59,828 

306,492 
4,472 

440,604 
25,860 
45,442 
40,800 
44,792 

442,928 

965,264 


—  777  — 


Destiinazioive 


Riporto 

Amburgo 

Schleswig-Holstcin 

Danimarca    .     ■ 

Russia 

Svezia 

IVorvegia    .... 
Olanda.     ... 

Relgio 

Nuova  Yorck.     ... 


Totale  del  ^857 

»  4850 

'  »  4855 


(cuba) 

Annover    . 

Oldemburgo 

Briinsvich. 

Prussia 

Sassonia    . 

Ducati  Sassoni 

Assia  Elettorale 

Assia  Darmstadt 

Baviera.     . 

Yirteniberg 

Baden  .     . 

Altri  Stati  dello  Zollv 

Austria     .... 


da  riportars 


V  A  L  0  R  E 


tallcri 


f ranch! 


244,016 

83.524 

3,659 

8.340 

50,484 

•18.733 

3.517 

5.514 

1.733 

42.019 

727 


432,006 
544,102 
287,0i9 


52,959 
9,276 

-16,071 
435.858 

51^871 
2.337 
9,019 
3.274 
4.619 
2.067 
6,781 
2,057 
446,407 

409,796 


Scrie  III,  T.  IV. 


966,264 

334,096 

44,636 

33,360 

204.936 

74,932 

44^068 

22,056 

6.932 

48,076 

2,908 

4.728,204 
2.470,408 
4.450,476 


211,836 

37,404 

66,084 

543,432 

207,484 

9,348 

36,076 

43,096 

6,476 

40,668 

23,424 

8,228 

465,628 

4.639,480 

lUU 


778 


DESTI^f.VZIOINE 


V  A  L  0  R  E 


talleri 


franchi 


Riporto 

Svizzera 

Ainburgo  

ScIilesAvig-Holslein 

Daniinarca 

Russia 

Svczia 

Norvegia 

Olanda 

Belgio 

Nuova  Yorck 

Altra  desliiiazione 

Totale  del  <I857 
»  -1850 

»  4835 

(domiingo) 

Annover    

Oldeinburgo 

Brunsvicli 

Prussia 

Ducati  Aiialtiui 

Sassonia 

Ducati  Sassoni 

Assia  Elelloiale 

Assia  Darmstadt     .     .     .     ■     . 

Bayiera 

Yirleinberg 

Baden  

da  riportarsi 


409,790 

21,806 

>l'iOX)70 

4,727 

45.983 

410,965 

48.392 

2.520 

3'k;389 

9. 103 

44,070 

1,036 


822,541 
958,413 

757>i29 


73.043 
4,901 

41,807 

211.913 

4,049 

G  1.909 
0,232 

80,493 
4,539 
2,939 
1.037 
2,779 

389,405 


4.039,480 
87, '(04 

598^080 
■18.908 
63,940 

443,800 

493.508 
40,080 

437,530 

30,420 

56.280 

4^,224 

3.290.404 
3.833,032 
3.030,540 


292,480 

49,004 

47,468 

847,000 

4,490 

247,036 

25,008 

40,772 

0,3  56 

41,736 

4,448 

14,416 

4.537,700 


—  779  — 


\  \  L  0  R  E 

Destoazioe 

talleri 

franehi 

Riporto 

389,405 

4.337,700 

Altri  Stati  dello  Zollvereiii  .     . 

2,427 

9,708 

Svizzera 

3,893 

43,572 

Amburgo 

2,381 

9,324 

SchlesAvig-Holstein 

851 

3,404 

Danimarca 

7,809 

34.236 

Russia 

80,100 

320,424 

Svezia 

21,740 

80,960 

IN'orvegia 

4,552 

0,208 

Stato  Ponlificio 

42,043 

48,480 

Altre  deslinazioni 

Totale  del  1857 

473 

4,900 

548,684 

2.194,736 

1856 

997,220 

3.988,880 

j>           -1353 

(PORTORICCO) 

601,633 

2.406,642 

AnnoAcr 

22,287 

89,448 

Oldembmsro 

2,914 

44,656 

Biunsvieh 

8.634 

22.536 

Prussia 

70,252 

284,008 

Lippa  Detmold 

4,^21 

4,484 

Sassonia    

2,439 

9,836 

AssiaElettorale 

5,200 

20,800 

Assia  Darmstadt 

7,333 

29,340 

Nassau 

4,508 

6.024 

Francoforte  sul  Meno .... 

4,464 

3,844 

Baviera 

8,263 

33,032 

Virtemberg    • 

4,624 

0,496 

Baden 

da  riportarsi 

4,784 

49,436 

434,840 

539,360 

780 


Destl\azio>e 


Y  A  L  0  R  E 


talleri 


franchi 


Riporto 
Allri  Slati  tlello  Zollverein  .     . 

Austria 

Svizzera 

Amburgo 

Schlesvig-Holstein      .... 

Danimarca 

Mecleniburgo     ...... 

Prussia 

IVorvegia  ........ 

Olaiida 

Belgio  .     .     • 

Balilniora 

Altre  destinazioni 

Totale  del  1857 
»  1850 

»  4855 


(brasile) 

Annover    .     .     . 
Oldenibiirgo  . 
Lippa  Scbaumburg 
Brunsvich.     .     . 
Prussia. 

Ducati  Analtini  . 
Lippa  DeUnold  . 
Yaldecii  .  .  . 
Sassonia  .  .  . 
Ducati  Sassoni  . 


da  riportarsi 


-134,810 

594 

185,608 

46,367 

46,731 

3,942 

6,444 

4,530 

6,367 

897 

5,053 

868 

2,251 

231 


413,423 
346.000 
380,084 


314,933 
35,414 

2,520 
■  54,260 

542,624 
4,588 
4,70  i 
4,767 

497,314 
7,405 

4.459,560 


539,360 

2,376 

742,432 

65,468 

486,924 

46,768 

20.576 

48,420 

25,468 

3,588 

on  "!'> 

3,472 

9,004 

924 

4.653,692 
4.384,240 
4.544,330 


-1.247,812 

444,656 

40,080 

217,040 

2.470,484 

6,352 

48,846 

7,068 

789,256 

29,860 

4.638,424 


781 


Destinazioke 


V  A  L  0  R  E 


talleri  franchi 


Riporto 

Assia  Elettorale 

Assia  Darmstadt 

Fnincoforte  sul  Meno  .... 

Baviera 

Yiitemberg •     . 

ISaden 

Altri  Stati  dello  Zollverein  .     . 

Austria 

Svizzera 

Aniburgo 

SchlesAvig-IIolstein 

Danimarca 

Russia 

Svezia  ......... 

Norvegia 

Olanda 

Dintorni  di  Brenia 

Altre  destinazioiii 

Totale  del  1857 

.)  4856 

I  »  1855 

(cinaster) 

Annover 

Oldeniburgo 

Prussia 

Lippa  Detmold 

Sassonia 

•    •  da  riportarsi 


4.159,500 

29,052 

8,587 

7,053 

44,582 

5,576 

4.904 

4,420 

60,200 

8.981 

5,290 

6,973 

46.088 

48,428 

8,892 

675 

4.061 

4,021 

343 


4.355,032 
4.349,793 

742,574 


3,185 

440 

26,493 

708 

554 

31,080 


4.038,424 

449.808 

3^,3  58 

28,212 

46,328 

22,304 

49,646 

4,480 

240,800 

35,924 

21,400 

23,892 

64.352 

72.512 

35,568 

2,700 

4,244 

4,084 

4,372 

5.423,428 
5.399.472 
2.970,296 


42.740 

4,760 

404,772 

2,832 

2,246 

424,320 


782  — 


Desti>azio>e 

Y  A  L  0  R  E 

talleri 

IVanchi 

Riporto 
1  Ducati  Sassoni 

Assia  Eleltorale 

iVassau 

Francoforte  sul  Meno.     .     .     . 

Baviera 

Baden   

Altri  Stati  dello  Zollverein  .     . 

Austria 

Amburgo 

Schles^vig■-IIolstein 

Danimarca 

1  Meclemburgo 

Norvegia 

Olanda 

Altre  destinazioni 

Totale  del  4857 

»           4856 

4855 

(COLUMBIA) 

Annover    

Oldemburgo 

Brunsvich 

Prussia 

Ducati  Analtini 

Lippa  Detniold 

Sassonia    

da  riportarsi 

31,080 
351 
499 
326 
641 

4,082 
889 
466 

9,800 

4.424 
743 

4,608 
542 
983 

3,947 
502 

424,320 
4,404 
4,996 
4.304 
2,564 
4,328 
3,556 
1.864 
39.200 
5.096 
2.852 
5,432 
2.468 
3,932 
45,788 
2,008 

64,853 
450,943 
459,422 

219,442 
603,772 
036,488 

429,843 

43,493 

83.558 

786,014 

4,981 

5.739 

2,337 

405,455 

4.749,372 

53,972 

334.232 

3.444,044 

49,924 

22,956 

9,348 

4.624,820 

4.731,447 

0.925,668 

—  783 


Destik.vzio^e 

>  A  L  0  R  E                  1 

talleri 

franchi 

Riporto 

<1.73l,417 

6.925.608 

Ducali  Sassoni 

19,098 

76.392 

Assia  Elettorale 

43,071 

472,284 

.\ssia  Darmstadt 

-16,004 

64.046 

IVassau 

5.088 

20.352 

Francoforte  sul  3Ieno  .... 

d.830 

7.320 

Baviera 

d8.932 

76,728 
53.728 
79.208 

Mrteiiiberg 

43,432 

Baden 

-19.802 

Altri  Stati  dello  ZoUverein  .     . 

1.516 

6.064 

Austria 

46,000 

64,000 

Svizzera 

2.763 

44,032 

Ambiirgo  ........ 

33,281 

444,424 

Sehleswig-IIolsteiu 

6,453 

25,820 

Daniniarca 

23,558 

94.232 

Russia 

71.733 

286.940 

Svezia 

47,223 

488.900 

A'orvefjia 

2.347 

9.388 

Gran  Bretagna 

-1.003 

4,012 

Olanda 

8,124 

32,496 

Belgio 

9.441 

37,764 

Aitre  destinazioni 

Tolale  del  1857 

4,391 

5,564 

2.093,513 

8.382.052 

»           -1836 

-1.719.579 

0.878.346 

(keintlcky) 

1.329,098 

5.346,392 

420,128 

480,642 

Oldenibuigo 

43,914 

55,644 

da  rijiortarsi 

434,039 

536,456 

—  784 


DEsTI^AZIo^E 

A  A  L  0  R  E 

talleri 

franclii 

Riporto 

134,039 

530,156 

Brunsvich 

44,337 

57,348 

Russia 

B82.597 

2.330.388 

Duciili  Vnaltiiii 

5.221 

20.884 

Lipjia  Detmukl 

4.948 

7.792 

Yaldech 

3,315 

43,260 

Birkcnfeld 

1,726 

6,904 

Lusseniburgo 

4.000 

4,024 

Sassnnia 

411,025 

444,100 

Diicati  Sassoiii 

5.514 

22.056 

Assia  Elettorale 

49.875 

499,500 

Assia  Darnisladt 

11,489 

45,956 

Baviera 

11.152 

44.008 

Virtemberg 

3,093 

12.372 

Baden  

4,991 

19,904 

Altri  Stall  dello  Zollvercin  .     . 

1,001 

0,644 

Svizzcra 

40,205 

485,060 

Aniburtro 

150.304 

601.456 

Schleswig-IIoIstein 

81.219 

324,876 

Daniinarca 

325.242 

4.300.968 

Lubccca 

8.781 

35,124 

Mecleniburgo 

5.948 

23,792 

Russia 

71.780 

287.144 

Svezia 

350.485 

4.425,940 

Korvegia 

307,326 

1.469.304 

Gran  Bretasna 

4.035 

0.540 

Olanda 

44.154 

66.616 

Belgio 

47,839 

71.356 

Nuova  York 

98,070 

392,304 

Baltiniora 

41,003 

44,012 

da  riporlarsi 

2.499,112 

9.995,418 

785  — 


Destiaazioae 

Galore 

taileri 

franchi 

Dintorni  di  Brema  .     . 
Altre  tlestinazioni  .     . 

Totale 

u 
1> 

(FLORIDA) 

Annover 

Riporto 

del  4857 
4856 
4855 

2.499,112 

4,582 

255 

9.993,448 
49,328 

4,020 

2.503,949 
2.484.718 
4.369,941 

40.015.796 
8.738.872 
0,279,764 

8,475 
2.964 
2,574 

44,863 

43.079 
3.770 
1.911 

38.200 

958 

6,479 

4.790 

3.334 

49.350 

4,44  I 

4,403 

3,080 

'330 

33,900 
41,844 
40.284 
479,460 
60.346 
45,404 

7.044 
452.800 

3,^32 
23,910 

7.484 
43.330 
77,400 
4  7.644 

5.r20 
42.344 

4,400 

Oldembiirgo 

Brunsvicli 

Prussia.     ... 

Sassoniu 

Assia  elettorale 

Altii  Stali  dello  ZoUverein  .     . 
Austria 

Svizzera 

Amburffo  ...          ... 

Schleswig-Hulstein 

Danimarca 

Russia 

Svezia 

Norvegia 

IVuova  York  .... 
Altre  destinazioni .     . 

Totale 
» 

de!  4857 
4856 
4855 

459,007 
210.010 
404,637 

•■  ■ 

636.0:  H 
840^064 
418,548 

Strie  I II J  T.  IV. 


101 


—  786  — 


Destiivazioine 

Galore 

talleri 

franchi 

(seedleaf) 

Annover    

4,842 

49,368 

Oldeinburgo 

-1,403 

5,012 

Brunsvich 

2.582 

-11,328 

Prussiii 

d2.G48 

50.392 

Sassonia   

3,704 

<I5.056 

Assia  Elettorale 

2,010 

8,040 

Altii  Stall  dello  Zollvereia  .     . 

-1.487 

5,948 

Ambui'iro 

2.239 

8,930 

Schleswig-ilolstein 

338 

1,332 

Daniinarca 

3.555 

44.220 

Russia 

773 

3.092 

Svezia 

8,571 

34,284 

Gland?. 

534 

2,436 

IVuova  \oik. 

57,083 

231,932 

AUre  deslinazioni 

Totule  del  ISr]? 

303 

2,252 

d  03,292 

413,408 

»         -l.sriG 

4G,!228 

484,942 

»           -1855 

139,127 

550,508 

(:\i\iiVLA:xD) 

Annover 

-149,309 

597,470 

Oldembureo 

27,350 

409,424 

Brunsvich 

7,401 

29,604 

Prussia 

380,010 

4.520,040 

Lippa  Detiuold 

2.339 

9,356 

Sassonia 

17.843 

74,372 

Ducali  Sassoni 

1,523 

6,092 

da  riporlarsi 

583,841 

2.343,304 

787  — 


Destinazio^e 


V  A  L  0  R  E 


Riporto 

Assia  Elettorale 

Assia  Darmstadt 

IVassau 

Francoforte  sul  3Ieno .     .     .     . 

Baviera 

Yirteniberg 

Baden 

Altri  Stati  dello  Zolherein  .     . 

Austria 

Svizzera 

Amburgo 

Schleswig-Holstein 

Danimarca 

Lubecca    ........ 

Meclemburgo 

Russia 

Svezia 

Norvegia 

Gran  Bretagna 

Olanda 

Belgio 

Altre  destinazioni 

'    .  Totole  del  1857 

»  <iSoO 

»  -1833 


(oHio) 


Annover 
Prussia 


da  riportarsi 


talleri 


franchi 


685,841 

87,938 

70,107 

7.2  J  2 

6.994 

49.539 

40.172 

-10.219 

'889 

33.213 

7,583 

'12.044 

44.636 

30,998 

40.409 

3.865 

449,924 

47.446 

2,015 

25.533. 

241.347 

41.778 

949 


2.343.364 

354,752 

280,668 

28,848 

27.976 

78.456 

40.688 

40,876 

3.556 

432,860 

30,332 

48,176 

466.544 

423^992 

41.636 

45.4G0 

599,684 

68.584 

8,000 

402.220 

977.388 

47.412 

3,796 


4.390.432 

4.274.085 
909,786 


3,340 
46,989 

50.529 


5  361.728 
5.096.340 
3.039,444 


44,160 
487,956 

202.416 


788 


Galore 

Destinaziof. 

talleri 

franchi 

Ripoito 

20.529 

202.110 

Assia  Elettornlc 

6,959 

23.836 

Assia  Dannslacit 

23,435 

93,740 

IN'iissaii 

40,107 

40,068 

Francoforte  siil  i\Ieno      .     .     . 

4.285 

3,440 

Bavieia 

C,734 

26,936 

Virteinberg 

7.089 

30,786 

Badeii 

1.076 

4.304 

Altri  Slati  dello  Zollvcroin.     . 

586 

2.344 

SNizzcia    ........ 

2.843 

41.372 

Aiubiir^'o 

8.588 

34.352 

Schlciwig-IIolste^n      .... 

47,179 

68,746 

J)animarta 

47,844 

71.376 

Liibccca         

2.008 

8.032 

Russia 

200,757 

803,028 

Svczia 

40.303 

41,212 

iVorvegia 

7.225 

28,900 

Olaiula 

4,118 

4.472 

Altie  destinazioni 

4,403 

4,420 

Totale  del  -1857 

376,430 

4.503,720 

»              dSoG 

391,746 

4.500.864 

4835 

313,377 

4.261,508 

(mrgi.ma) 

Annover    

24,749 

98.996 

Oldcmbuigo 

4.233 

47,020 

Prussia 

84.921 

339,684 

Sassonia 

49,128 

76.542 

Princ.  di  Reuss 

2,487 

8,748 

do  riportarsi 

435,240 

540,960 

789 


Destinaziokb 

Galore 

■   r      . 

taller! 

franclii 

;                                        Riporto 

inS.^'iO 

540.960 

Assia  Elettornlc 

17,8i4 

71.376 

Assia  Darmstadt 

7L.341 

283.364 

Francoforte  siil  3Ieno.     .     .     , 

-14.003 

56.012 

Baviera 

38,429 

453.716 

Mrteniberg 

4.908 

19.632 

Baden    

32,993 

431.972 

Altii  Stati  dello  Zollverein.     . 

-1,499 

5,996 

Austria 

-173,020 

700,080 

Svizzera 

39.60 1 

438,404 

Ambuieo 

8,221 

32,884 

Schleswig-IIoIstein     .... 

-18.383 

74,340 

Daniniarca 

23.692 

94.768 

Liibecca 

837 

3.348 

Medeinburgo 

-1.090 

4,360 

Russia 

46,621 

66,484 

S>ezia 

42.779 

31.110 

Nor\ei?ia 

99,922 

399.688 

Gran  Bretagna 

11.327 

43.308 

Olanda 

3,300 

44.ono 

Belgio 

19,456 

77.824 

1,139 

4,536 

Tutale  del  18b7 

748,0 '.7 

2.992,18S 

»             ^1836 

701,124 

2.816.496 

»             dSoa 
(olaadese) 

418,721 

4.674,884 

30,478 

421,912 

Oldemburgo 

da  riportarsi 

5,279 
35,757 

21,446 

443,028 

790 


Destiinaziomi: 

V  A  L  0  R  E 

talleri 

franchi 

Riporto 

83.737 

-143,028 

Prussia 

40,089 

43,956 

Sossonia    ........ 

4,788 

7.132 

Altri  Stall  dcllo  Zullverein     . 

4.135 

4.020 

Svizzera 

200 

800 

Aniburgo 

GG6 

2,004 

Schleswig-Holstein      .... 

i,?,i\ 

5,304 

Daniniarca 

013 

2,452 

Lubecca 

f)32 

'    2,008 

Russia  ......... 

4,033 

4.212 

Svezia 

3,307 

44,208 

rVomcgia 

794 

3,170 

IViiova  York 

4,294 

-17,176 

Aitre  deslinazioni 

Totale  del  1837 

6'i3 

2,180 

03,414 

253,656 

»            1836 

7,271 

29,084 

»           4855 
TE 

827 

3,308 

Annovor    

33,409 

433.036 

Oklemburgo 

6,054 

26,016 

Prussia 

41.008 

404.272 

Snssonia 

>l.965 

7,800 

Assia  Elettorale 

4,248 

4,992 

Baviera 

^,145 

4,580 

Baden  

4,003 

4,200 

Altri  Stati  dcllo  Zollverein  .      . 

2,791 

41,164 

3,299 

43,196 

Svizzera 

da  riportarsi 

2,993 

41,972 

95,637 

382,548 

—  791  — 


Destiaazioive 


\  ALO  RE 


talleri 


franchi 


Riporto 

Amburgo 

Danimarca 

Gran  Bretagaa 

Nuova  York  

lirasile 

Dintorni  di  Brema 

Per  la  navifrazione 

Altre  deslinazioni 

Totale  del  1857 
»  -1830 

»  1833 

ZUCCHERO 

(t>DIE  ORIEKTALI) 

Annover    

Uriiiisvich 

Prussia 

Amburgo 

Schles^vig-IIolstein 

Russia 

Gran  Bretagna 

Tolale  del  1837 
»  -1836 
»     4833 


93,637 

10,514 

436 

46,997 

710 

530 

3,941 

4,569 

400 


433,734 
404,213 
402,761 


77.529 

2,590 

2,067 

2,732 

464.203 

73,704 

85 


322.930 
343^909 
433,664 


382,548 
42,036 

4,744 
67,988 

2,840 

2,120 
45,704 
48.276 

4,600 

534.936 
416.860 
411,044 


340.116 
1 1 ,360 

8,268 

41,008 

630.812 

294,816 

340 


4.291,720 

4.373.876 

622,636 


—  792 


Desti^azione 

■>  A  L  0  R  E 

talleri 

franchi 

(AVA?iA  E  CUBA) 

Aiinovrr 

40.553 

44.804 

095 

41.850 

444,943 

210,297 

3.228 

9.312 

4,059 

4,434 

497 

402,212 

59,456 

2,780 

47.400 

4.779.772 

805.488 

12.912 

37,248 

4,230 

5,736 

4,988 

Prussia 

Austria 

Aniburgo 

SclilesAvig-HuIstein      .... 
Russia 

Svezia 

Gran  Bictasna 

Dinlorni  lii  iircma  .     . 
Per  la  navij:azione.     . 
Allre  destinazioiii  .     . 

Totale 
» 
u 

(moscovado) 
Annover    

deH8S7 
-1850 
4855 

7U,732 
582,095 
648,444 

4,141 
34.900 
80,727 
473.409 
92,050 
44.305 
99 

2.978,928 
2.328,380 
2.193,776 

40,504 
439.024 
340.908 
093.876 
308.224 

57,220 
396 

4.022,812 

4.202,908 

201,676 

Prussia 

Amburso 

Schleswig-Holsteln      .... 
Danimarca     ...... 

Gran  Kretagna  .     .     . 
Altre  deslinazioni   .     . 

Totale 

» 

del  4857 
4856 
4855 

405,703 

315,727 

65,394 

793  — 


Destinazione 

V  A  L  0  R  E 

talleri 

franchi 

(brasile) 

Annover 

Assia  Elettorale 

Austria 

Amburgo 

Schleswig-Holstein 

Gran  Bretagna 

Totale  del  1857 

»           1856 

1855 

COTONE 

Annover    

Oldemburgo 

Brunsvich 

Prussia 

Sassonia 

3,666 
4,601 
4,265 
7,478 
108,108 
18,758 

14,264 
18,404 
17,060 
29,912 
432,432 
75,032 

146,776 

177,782 

70,479 

587,064 
711,128 
281,916 

305,388 

79,794 

4,356 

918,089 

2.382,405 

1.221,552 

319,176 

17,424 

3.672,356 

9.529,620 

31,600 

6.617,624 

968,480 

316,048 

6,848 

6.119,188 

787,644 

697,664 

66,324 

1.412,116 

160,940 

Assia  Elettorale 

Baviera 

7,875 
1  654,381 

Virtemberg    ....... 

Baden 

Altri  Stati  dello  ZoUverein  .     . 
Austria 

242,120 

78,762 

1,712 

1  629,797 

Svizzera  

Amburgo 

Schleswig-Holstein     .... 

Russia  ..." 

Svezia 

da  riportarsi 

196,911 
174,416 

14,081 
353,029 

40,235 

8.003,341 

30.933,404 

Serie  JU.T.  lY 


102 


—  794 


V  A  L  0  R  E 


Destinazioive 


talleri 


IVanchi 


Riporto 

Norvegia 

Ohinda 

Dintorni  tli  Brema 

-    Totale  del  1857 

»  4856 

•;  »  4855 

COCCirSIGLIA 

Annover    .    v     .     .     .     .     .     . 

Prussia 

Sa.«s()nia 

Ajisia  Klellorale 

Allri  Stati  dello  Zollvereiii  .     . 

Austria *     .     .     . 

Auiburgo 

Totale  del  1857 

»  -1856 

4855 

IIVDACO 

Annover    

Oldemburgo 

Bruns\ich 

Prussia 

Sassonia 

Ducatl  Sassoni 

da  riportarsi 


8.003,341 

42.278 

5^303 

49 

8.020,944 
7.695,707 
4.036,934 


7.902 

22^022 

45,009 

20.963 

7,82 

2,086 

6,444 


74.908 
63.018 
53,672 


90,245 
24,370 

6,086 

70,038 

867 

4,234 

491,837 


30.933,404 

49,142 

24,212 

76 


.34.004.804 
30.382,828 
16.447,724 


31,608 
88.088 
00J036 
83,852 
3.428 
8,3i4 
24,576 


299,632 
252,072 
244.288 


360,980 

97,480 

20,344 

280,462 

3,468 

4,924 

767,348 


795 


Destiivazione 

Valore 

talleri 

franchi 

Riporto 

491,837 

767,348 

Assia  Elettorale 

443,599 

574,396 

Altii  Stall  dello  Zollverein  .     . 

2,305 

9,220 

Gran  Bi^tagna 

3,271 

43,084 

Olanda 

3,600 

44,040 

Nuova  York 

48,850 

75,400 

1  Altre  deslinazioni    .     .     ,     .     . 

933 

3,732 

Totale  del  ^857 

364,455 

4.457,820 

d856 

482,270 

729.080 

>.            ^855 
OLIO  DI  NOCI  DI  COCO 

344,747 

4.366,988 

1  Annover •     .     . 

44,257 

477,028 

1   Oldemburgo 

4,690 

G.760 

Brunsvich 

4,844 

49,376 

Prussia 

454.911 

607.644 

Sassonia    

22,833 

91,332 

Ducati  Sassoni 

4,352 

47.408 

1  Assia  Elettorale 

22,606 

90,424 

Altri  Stati  dello  Zollverein  .     . 

4,039 

4,156 

Austria 

33.586 

43  5,344 

Amburgo 

44,598 

466,392 

Holstein 

4 .084 

4,:^  36 

Olanda 

40,694 

42,776 

1  AUre  deslinazioni 

Totale  del  J8o7 

239 

956 

340,733 

4.302.932 

»            -1856 

38.008 

452,032 

4855 

45,845 

1 

483,380 

—  796 


V  A  L  0  R  E 


Destinazione 


talleri 


franchi 


OLIO  DI  PAL  MA 

AoDover     

Brtinsvich 

Russia 

Sassonia    

Assia  Elettorale 

Altri  Stall  dello  Zollverein  .     . 

Amburgo 

Olatida 

Totale  del  1857 

4856 

.  4865 

SALNITRO 

Annover    

Prussia 

Sassonia    

Altri  Stati  dello  Zollverein  .     . 

Amburgo 

Russia 

Gran  Bretagna 

Totale  del  4857 
»  4856 

»  4855 


49,425 
4,372 
4,433 
3,903 
8,683 
773 
325 
4,248 


39,862 
51,635 
88,937 


43,866 
6,276 
4,895 
45 
6,544 
3,600 

33,025 


65,494 
223,479 
440,347 


76,500 

6,488 

47,732 

46,642 

34,732 

3,092 

4,300 

4,992 

469,448 
206.440 
366,748 


65,464 

26,404 

7,680 

60 

26,056 

44,400 

432,400 

260,764 
892,746 
564,268 


797 


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rale.  .  .  . 
Indie  occ. 

America 
Sud  .... 
Africa   .  . 

Ind. orient. 

ilia  Cina.  . 

Australia 

lanavigaz. 

Totale 

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utica.  .  .  . 

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799  — 


Cose  importate  ed  esportate  dalla  Svizzera  sulle  quali 
pud  infliiire  it  canale  di  Suez  (i). 


TOTALE  TOTALE 


COSE  IMPORTATE 


1856 


Quintali 


485f 


Quintali 


Riso 77,559.03 

Cotone  greggio  e  cascami  di  co-   j 

tone 259,822.02 

Legni,    radici,  scorze,    erbe   e   | 

bacche  da    tintura   non  ma-   I 

cinati i     33,849.77 

Pelli  e  pelliccerie  crude,  secche   | 

e  salate,  non  conciate  ...  I  4,8G5.72 
Bozzoli  e  cascami  di  seta,  straz- 

za,   ecc 40,045.52 

Lanagreggia  oscardassata,bor-   | 

ra,  cascami  e  jiolvere  di  Inna.  42,406.65 
Legni,   radici,  scorze,   erbe   e 

bacche    da    tinta    sminuzza- 

ti  o  macinati,   cacciu,  terra 

oriana  ed  oricello  ....  46,690.73 
Gomma   ordinaria  arabica,  del 

Senegal,  gomma  di  ciliegio  o 

di  prugno 9,684.89 

Caffe  e  suoi  surrogati ....  444,774.52 
Cotone  filato  greggio,  semplice 

0  riiorto 4,466.52 

Tela  di  cotone  e  tulle  greggi    .        30,4oo.i4 

Ovatta  di  cotone 86.59 

Cocciniglia 242.21 


80,675 
238,961.69 

34,930.08 

4,784.59 

45,885.34 

44,497.95 

46,097.86 


6,490.03 
404,459.10 

4,582.98 

47,951.08 

458.69 

339.94 


(1)  Uebersichts  Tabelle  der  im  Jahr  1836  in  der  schiveizerischen 
eidgenossenschaf/  sur  ein-au.i-  U7id  durehfuhr  verzolUen  Waaren. 


800  — 


COSE  IMPORTATE 


TOTALE 

4856 
Quintali 


Indaco  

Cuojo  ordinario  non  lavorato, 
non  tinto,  pelli  conciate  con 
iscorza  o  con  allume  non  tinti. 

Filati  di  luna,  greggi  non  tinti  . 

Filati  di  cotone  semplici  litorti 
in  refe  da  cucire,  inibianchiti 
o  tinti 

Drogherie  e  generi  di  tinta  non 
specialniente  nominati       .     . 

Colori  macinati  o  preparati  non 
specialniente  nominati .     .     . 

Spezierie  d'  ogni  sorta     .     .     . 

Cuojo  e  pelie  tinte  nere  o  verni- 
ciatCj  bulgaro  e  pergamena  . 

Caune  d'India  e  Giunchi  di  Spa- 
gna  per  essere  trecciati    . 

Seta  greggia  e  filatojata,  filu- 
gello  pettinato,  filato  o  torto. 

Tabacco  in  fogliw  ed  in  rotoli    . 

Filati  di  lana,  tinti  o  imbianchiti, 

Panni  di  lana  greggi,  coperte  di 
lana  ordinaria,  peluzzo  e  mus- 
solina  di  lana  greggia    .    .     . 

Zucchero  d'  ogni  specie  e  sci- 
roppo  greggio 

Tessuti  di  cotone  e  tulle  imbian- 
chiti, tinti,  stampati 

Stoffe  di  niezza  seta  (di  cui  la 
meta  al  piu  dei  fili  sono  di 
seta)      

Pellicceria  preparata  e  pelli  con- 
ciate col  pelo 


2,864.60   I       2,697.24 


40,480.76 
4,083.01 

9,205.97 
684.08 

2,348.95 

2,267.99 

6,964.01 

6,233.39 

4,95414 
3,974.09 

4,764.67 
3,639.55 

2,043.24 

4,797.25 

266.57 

494.76 

22,657.91 
65,948.08 

23,675.31 
66,306.59 

6,950.25 

4,081.42 

2,774.44 

4,964.61 

193,724.6.5 

234,442.51 

48,782.87 

46,844.28 

67.10 

46.80 

499.63 

449.71 

—  801  — 


COSE  IMPORTATE 


TOTALE 

i866 


Quintali 


ToTALE 
-1855 

Quintali 


Ombrelle  di  cotone  finite      .     . 

Seta  e  filugello  imbianchitiotin- 
ti,  seta  da  cucire     .... 

Tabacco  da  fumare,  da  naso,  da 
maslicare 

Scarpa  di  lana  coniuni     .     .     . 

Pauni  e  tessuli  di  lana,  stoffe  di 
lana  stauipate,  flanella .     .     . 

Zigarri      

Lavori  in  cuojo  fini,  come  di 
cordovano,  marrocchinoj  ecc. 

Passamanteria 

Ombrelle,  e  parasoli  di  setafiniti. 

Stoffe  e  lavori  di  seta  o  di  filu- 
gello: detti  di  mezza  seta  (di 
cui  la  meta  o  piu  dei  fili  sono 
di  seta)       

COSE  ESPORTATE 

Cotone 

Filati  e  refe  di  cotone      .     .     . 

3Ierci  di  cotone  

Droghe 

Colori  d'  ogni  specie    .... 
Bacchej  erbe,  legni,  radici  da 

tintura 

Filati  di  filugello 

Spezie 

Indaco 

Caffe 

Cuojo  d'  ogni  specie     .... 
Lavori  di  cuojo 

Serie  lIJ,r.  JY. 


493.97 

36.83 

41,593.13 

87.84 

29,731.73 
6,059.85 

3,311.25 

237.99 
487.21 


2,567.96 


46,420.08 

40,386.19 

465,03  7.  i6 

2,287.88 

350.02 

9,455.88 
3,495.93 

815.27 
251.95 

4,814.45 

7,624.32 

449.73 


446.71 

43.87 

44,972.11 

440.06 

23^459.39 
5,446.70 

2,496.32 
206.58 
439.62 


2,082.16 


46,434.16 

42,695.86 

450,575.70 

2,424.65 

480.83 

7,442.34 

4,110.25 

8-23.52 

294.06 

4,908.24 

8,082.67 

447.56 

[Or-, 


—  802  — 


COSE  ESPORTATE 

ToTALE 

4856 

ToTALE 

4855 

Quintali 

Quintali 

Carta  e  cartone 

Pelliccerie 

Riso 

Seta 

Cascami  di  seta  e  filugello    .     . 
Stoffe  di  seta  e  di  mezza  seta   . 

Sapone      

Berretti 

Tabacco  in  foglia 

Tabacco  fabbricato      .... 

Filati  di  lana , 

Stoffe  di  lana  e  miste  con  lana. 
Zucchero 

508.71 

494.50 

2,920.49 

5,409.06 

7,507.37 

34,370.52 

694 

79.84 

445.15 
4,400.81 

60.58 

4,472.47 
602.08 

560.93 

498.69 

2.013.41 

4,350.23 

6,223.32 

28,505.03 

801.97 

425.58 

408.91 

4,445.06 

444.08 

4,474.25 

4,237.74 

803 


Importazioni  ad  Amhurgo  dai  paesi  di  Id  dal  Capo 

Cose  priiicipali  iinportate  ad  Aniburgo  nel  1857  (1). 


PRODUZIONI 


I.TIPORTAZIONI    DALLA    CINA 


Te 

Zucchero  greggio     .     . 

Cassia  lignea 

Seterie 

Canfora 

Rabarbaro 

Tabacco 

Porcellana 

Oggetti  diversi  di  consumo 

Zenzero 

Manifatture 

Cose  di  legno 

»      di  metallo  .... 

Cigari     

Inchiostro  di  Cina'  .     .     . 


DALL   I>DIE    ORIENTALI    OLANDESI 


Zucchero  greggio     .     . 

Kiso    .     • 

Pelli  di  bufalo  ed  altre 

Arrac 

Cera  ■ 

Gomma  Dainar     .     .     . 

»        elastica   .     .     . 

Noel  di  macis .... 

Pepe 


Valori 
in  marchi 
di  banco 


4.-196,270 

449,500 

448,810 

23,970 

45,430 

45,060 

7,910 

B,460 

4,070 

4,540 

4,050 

760 

760 

220 

200 


883,840 
408,380 
72,880 
63,000 
28,370 
48,610 
47,230 
43,380 
42,950 


(1)  Hamburg's  Handel  unci  Schiffahrt  1857.  Volte  et  Rohler. 


—  804 


PRODUZIONI 


"Valori 
in  marchi 
di  banco 


Tamarindo  .     .     . 

Caffe 

\ainiglia      .     .     . 

Macis 

Canfora  .... 
Cocciniglia  .  .  . 
Chiodi  di  garofolo 
Gutta  percha  .     . 

Canne 

Farina  di  sago  . 
Legno  di  sapan  . 
Cannella  .... 

Te 

Cose  di  lana   .     . 


dall'  indie  orientali  britanniche 


Cotone 

Zucchero  greggio    . 

Riso 

Olio  di  noci  di  cocco 

Indaco     

Tabacco 

Salnitro 

Rum 

Seme  di  sesamo  .     . 
Olio  di  ricino.     .     . 

Pepe 

Curcuma 

Schellak 

Terra  catechu.     .     . 

Galla 

Caffe 

Zenzero 


8,700 
8,BiO 
6,520 
4,BC0 
3,700 
2,070 
-1,5:00 
3,390 
3,i40 
2,940 
2,780 
2,640 
2,430 
2,400 


2.039,456 

656,400 

630,520 

565,540 

298,700 

445,600 

449,950 

89,110 

80,050 

60,780 

45,090 

40,980 

30,760 

36,750 

34,320 

28,400 

27,820 


—  805 


PRODUZIONI 


Cartamo  .  .  .  , 
Tamarind!  .  .  . 
Filato  di  cocco  . 
Corna  di  bufalo  . 

Cera 

Gomma  olibanum 
Cassia  lignea  .  , 
Lac  dye.  .  .  . 
Denti  di  elefante. 
Badiana  .  ,  .  . 
Punte  di  corna  . 
Legno  rosso  .  , 
Pelii  di  pecora  . 
Canna  ,  .  .  . 
Cardamomo.     .     . 

Pelli 

Gomme  diverse  . 
Droffhe   .     .     .     . 


Valori 
in  marchi 
di  banco 


27,370 

20,370 

45,090 

44,580 

42,920 

40,640 

40,070 

9,460 

8,840 

8,290 

7,950 

7,470 

6,210 

5,020 

4,770 

3,770 

2,850 

2,420 


—  806 


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807  — 


Importazione   totale  ad  Amburgo   dai  paesi  di  Id  dal   Capo 
nel  4857  distinla  secondo  la  qualild  delle  cose  iinportate. 


Stati 


Oggetti 
di  eonsumo 


Materie     jManifattu- 
gregge     i         re 


Valore  in  marchi  di  banco 


Cina    .     .     ,     .     .     , 
Indie    Orient.   Oland. 

Birma 

Singapore     .... 
Indie  orient.  Infflesi  . 


Totale  val,  in  marchi 
di  banco     .... 


Totale  in  franchi 


4.505,920 

4.411,180 

365,420 

492,030 

4.640,240 


8.444,760 


9.748,044 


65,440 

240,480 

35,460 

403,390 

4.746,200 


5.460,040 


9.804,076 


36,620 

42,950 

30 

4,960 

4,930 


66,490 


407,331 


—  808  — 

Imporlazioue  ad  Amburgo  dai  Paesi  di  Id  dal  Capo. 


Ann  I 

ill  miirclii  (iihiinci) 

v;iltilali, 
sei'oiulii  r  Aim.  rii 
Gi.tha.  1  fr.  90c.i 

Valoi'i   in  Ir. 

4846 

4817 

4848 

4849 

4850 

4854 

4852 

4853 

4854    ....... 

4835 

4856 

4857 

3.746,830 
3.590,530 
4.842,520 
3.342,790 
4.382,640 
4.378,240 
6.521,390 
6.063,820 
7.434,920 
6.467,700 
44.294,060 
42.235,520 

7.061,977 

6.822,007 

3.500,788 

6.351,301 

8.327,046 

8.318,656 

42.390,644 

9.624,258 

43.556,348 

42.288,630 

24.459,854 

23.285,488 

Importazione  ad  Ambiirgo  nel  4857. 


Valori 

in  marchi  di 

banco 

Valori  in  fr. 

dalla  Cina |       4.607,530 

»     Indie  orientali  Oland.   1       4.634,340 

»     Birma 400,620 

»     Singapore     .     .     .     .    :           297,380 
»     Indie  orientali  Inglesi          6.392,330 
»     Coste  orien.  d' Africa              782,990 
»     Capo 4.440,340 

3.054,345 

3.403,489 

761,478 

565,022 

42.445,427 

4.487,684 

2.466,646 

809 


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30,520 

42,930 

30 

4,960 

5,920 

650 

2,440 

O 

si 
O 

423,709 

399,342 

06,804 

490,444 

9.047,780 

4.426,776 

4.827,553 

£ 

65,440 
240,480 

35,460 

403,390 

4.740,200 

593,040 

964,870 

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H 
H 

c 
O 

marchi          franchi 

2.801,248 
2.684,242 
094,347 
304,857 
3.440,399 
359,670 
334,544 

4.505,920 
4.444,480 
305,430 
492,030 
4.640,210 
489,300 
476,060 

K 

u 
o 

Cina     ..... 
Indie  orien.  Olan.  . 

IBirma  ..... 
Singapore.    .     .     . 
Indie  oricntali  Ingl. 
Coste  or.  d'  Africa. 
Capo         .... 

Serie  Ul,  T  IV. 


lOi 


—  810  — 


Imporlazione  a  Trieste. 


QUAISTITA 


DAI  POSSEDIMEiVTI  INGLESI 
IN  ASIA 

Colonial]. 

Caffe 

Cassia  lignea 

Garofani 

Pepe 

Droghe  e  spezie  diverse  .     .     .     , 

Gorame  diverse 

Legni  da  tinta  diversi   .... 
Stagno  crudo    

DA  SU3IATRA 

Pepe 


Cent. 
B,090 

420 

222 

4,273 

d,800 

30 

200 

800 

6,100 


—  81i  — 


Consnmo  del  colone  nello  Zollverein, 


Stati 

C  0  T  0  ?<  E 

Fusi 

AMERICA- 
NO 

dell'  in- 
die 

Balle 

Baviera 

Sassonia 

Prussia 

Baden      

Virtemberga    .... 

Annover 

Oldemburgo     .... 

Totale 

316,700 
554,646 
289,000 
485,000 
449,000 
48,800 
20,400 

29,800 
34,200 
22,500 
48,600 
44,950 
3,000 
4,200 

6.800 
34,000 
9,000 
6,200 
3,700 
3,000 
3,200 

4.634,440 

421,050 

64,000 

Aamenlo  net  4856. 


Stati 

C  0  T  0  N  E 

Fusi 

AMERICA- 
NO 

dell'  in- 
die 

Balle 

Baviera 

Sassonia 

Prussia 

Baden 

Virtemberga     .... 

Annover 

Oldemburgo     .... 

Totale 

232,000 
50,000 

435.000 

25,000 

46,000 

7,000 

20,000 

484,000 

20,260 
3,500 

40,600 
4,500 
4,650 

» 
4,000 

4,400 

2,000 

4,000 

» 

4,000 
4,000 

38,300 

42,400 

812  — 


linportazioni  dello  Zol/verein  sulle  qjtali  \nio  influirc 
il  canale  di  Suez. 


Quint,  di  50  ch. 

Caffe 

Zucchero 

Tabacco   

Sete 

Riso .    k     .     . 

Spezie 

Te 

Droghe 

i.i6I,661 

701,306 

624,584 

8,929 

893,430 

223,734 

30,402 

2.158,440 

Per  corrispondere  ai  desideri  dellu  Giunta  chc  prese  ad 
esame  questi  miei  studi,  ho  diviso  la  niemoria  in  capi,  apposi 
alcune  citazioni,  e  feci  le  riduzioni  de'valori  in  fianchi  per 
tulte  le  soninie  in  cui  importa  maggiorniente  1'  uniforniita  per 
rendere  possibili  i  raffronli.  Avrei  vohito  aggiimgere  buon  cor- 
redo  di  annotazioni  ove  avrci  rcgistrato  alcune  notizie  piu 
recenli,  e  per  quanto  mi  fosse  stato  possibile  avrei  fallo  meno 
inanchevole  il  niio  lavoro  come  voleva  1'  amore  del  mio  paese 
che  mi  fece  animo  ad  esso,  e  I'  onorevole  giudizio  deli'Islituto, 
die  lo  voile  pubblicuto,  manul  potei,  travoUo,  come  sono,  da  pe- 
nosissimi  ufiici. 


PARTE    SECOiVDA 


CAPO   PRIMO 


Cagioni  deU'  antica  prosperila  del  conimcrcio  vencto 
e  del  suo  decadimento. 


0. 


I^iiando  il  capilale  nella  maggior  parte  tle'noslri  Comu- 
ni  riducevasi  al  raccollo  d'  un  anno  cd  alle  arnii  dci  signori 
feudatarii,  quando  la  nostra  terra  era  divisa  Ira  casfelli  c 
conventi,  quando  tra  villa  e  villa  mancavano  strade  e  inler- 
poneansi  dogane,  Venezia  alTincontro  apriva  al  suo  com- 
raercio  la  via  del  niare  ed  il  trafllco  dell'-Oriente.  Erano 
sicuri  i  Venezlani  nella  loro  citti  inespugnabile,  vcro  mira- 
colo  di  nalura:  onde  il  capitalo  pole  accumularsi  c  divenire 
potente  agl'  iniprendimenti  mereantili,  senza  che  le  vicendo 
delle  parti  o  gli  slranieri  lo  distruggessero.  L' opportunila 
del  silo  li  invito  al  navigare  ed  alia  faceende  mereantili  nei 
paesi  dell'impero  d'oriente:  scaduto,  e  vero,  ma  pur  sempro 
erede  di  queilo  di  Roma,  e  eustode  delle  arti  di  civilti.  N6 
airimpero  abbandonaronsi  i  Veneziani  ciecamenle:  che  di 
mano  in  mano  scemandosi  la  sua  aulorila  in  Itidia  c  so- 
pravvenendo  nuovi  dominatori,  Venezia  seppe  con  somma 
sapienza  politica  e  con  pratico  avvediraento  alternare  le  paci 
e  le  guerre  in  guisa,  da  uscirne  sempre  con  nuovi  privilegi, 
che  ne  rassicurassero  ed  allargassero  i  trafflci.  Nella  rovina 
deU'impero    i  Veneziani  vollero  solo  tenerne  le  isole  e  le 


_814  — 

lerre  poslo  alia  niariiia  chc  alia  conifidilii  ilclla  loro  naviga- 
zionocrano  ridiieste;  sicehe  prcziose  moroan/io  passasscro 
ili  scala  in  scala  per  le  maiii  doi  loro  nicrcatanli.  Cosi  ot- 
lennero  sul  ^redilerranco  la  prominenza  che  la  loga  ansea- 
tica  acqiiislo  sui  niari  del  nord,  c  sulT  Allantico  la  bandiera 
olandese.  Uii'allra  cagionc  fece  liorire  a  Venezia  il  cotn- 
mcrcio  non  meno  che  nell'Olanda,  coaie  sapienteraenle  os- 
scrvo  il  Foscarini:  poiclie  Venezia  cbbe  govcrno  fermo  ed 
cquabile:  non  conic  altrc  cilia  soggcltc  ai  lumulti,  ora  alio 
stato  di  pochi,  ora  all'arbitrio  di  un  solo,  ora  ai  Cionipi. 
L'Olanda  parimente,  in  mezzo  alie  guerre  desolanli  di  Fian- 
dra,  di  Gormania  e  di  Francia,  si  luantenne  Iranquilla,  ma 
sempre  favorevole  alia  mercatura  cli'e  intollerante  degli 
arbitrii,  sospeltosa  d'ogni  ombra  di  pericolo,  nemica  della 
\ioIcnza.  Come  nella  guerra  di  religione  I'Olanda  ricovero 
i  rifiiggili,  cosi  Venezia  fu  sempre  agli  slranieri  ospilale, 
liberalissima.  I  Veneziani  non  furono  servi  della  gleba;  e  i 
loro  pensamenli  educavansi  e  divenivano  operalivi  tra  i  ne- 
gozii  che  abbracciavano  il  raondo  dall'oriente  all'occiden- 
te.  Cosi  Giogalli  disse  Venezia  la  dogana  universale  delle 
ricchezze  asialiche  die  sono  immense:  e  Verri  poi  la  cliia- 
mo  il  pnnlo  W  appo(/gio  Ira  I'  Asia  e  V Eiiropa.  Pur  troppo 
quando  ella  avea  raggiunlo  la  massima  agiatezza,  comincio 
a  scemare  I'operosila:  invece  di  raddoppiaria  quando  non 
poleano  piu  avere  il  monopolio,  i  Veneziani  miseramente  si 
abbandonarono  ed  impigrirono:  come  un  tempo  accadde 
similmenle  delle  colonic  di  Grecia. 

Che  poi  il  commercio  del  Capo  fosse  considerate  come 
primissima  causa  del  decadimento  del  commercio  veneto  non 
si  puo  dubitare  da  chi  legge  le  storie  di  quel  tempo.  Daniele 
Darbarigo  nel  4  364  scriveva  che  I'andar  il  commercio  dei 
Veneti  ai  Portoghesi  era  a  lui  cosa  lanto  spavcnlosa  che  al 


'      -  —815  — 

suo  tempo  non  volea  n6  vederia  nb  udiila.  II  Beiiibo  lo  disse 
malum  inopinatum.  La  Repubblica  invi6  a  Lisbona  Leonar- 
do da  Ca  Masser  solto  colore  di  privali  negozii  ad  infor- 
marsi  de'  nuovi  traflici,  e,  cadiito  in  sospetto,  vi  slette  al- 
quanto  tempo  in  prigionia.  Infalti  era  cerlo  cbe  i  paesi  eu- 
ropei  doveano  preferire  la  niiova  via;  poicbe  per  I'Egitto  le 
merci  doveano  trafficarsi  dall'Europa  all'Asia,  tramutandosi 
per  dodici  mani,  come  il  mappamondo  di  Bebaim  disegnalo 
uel  1492  ne  fa  fede:  ondo  esse  orano  soprappagate.  Quindi 
non  si  potea  per  I'avvenire  costringere  gli  altri  Stati  d'Eu- 
ropa  a  valersi  de' Veneziani,  i  quali  sino  allora  (secondo  lo 
parole  del  Guicciardini)  costituivauo  i  prezzi  ad  arbitrio 
loro.  Le  relazioni  degli  ambasciatori  veneti  di  quel  tempo, 
quelle  di  Lorenzo  Tiepolo  soprattutle,  i  viaggi,  le  storie,  gli 
annali  del  Malipiero  attestano  quanti  fossero  grimpediraenli 
del  commercio  nella  via  deU'Egitto.  hi  i  mercatanli  al  pri- 
mo  smontare  in  Alessandria  venivano  cercbi  minutamente; 
dinanzi  alTammiraglio  della  terra  il  vcgnenle  era  avvilito 
da  atti  umilissimi.  II  Turco  cbe  favoreggiava  i  corsali,  ai 
ricbiami  della  Signoria  rispondcva  cb'essa  vi  provvcdesse. 
Non  libero  era  lapprodo  all'  una  o  aH'altra  scala  ove  cbia- 
masse  Tulilita  dei  negozii:  e  nel  1473  Giovanni  Priuli  con- 
sole a  DamascOj  per  aver  fatto  condurre  a  Tripoli  de'  panni 
cbe  il  Signore  volea  condolti  a  Bairulb,  fu  battuto;  nel 
^499  furono  per  eguale  cagione  fatti  prigioni  de'  mercatanti 
veneziani,  e  per  Indennizzo  de'  dazii  fu  derubato  lo  scrigno 
dei  fattori.  Aggiungasi  cbe  ad  ogni  mutar  di  Signore  na- 
scevano  confusioni  gravissime:  il  Malipiero  narra  cbe  nel 
4  496  gli  Arabi  crano  alia  slracia,  ne  si  potea  andare  ne 
venire  dal  Cairo.  La  peste  obbligava  1  mercatanti  d'  Egilto 
a  rimanere  in  casa  ancbe  de'  mesi  inleri.  Doveasi  persino 
stipulare  cbe  all'  arrivo  di  una  nave  non  sc  ue  togliesse 


—  810  — 

I  alboraUiro  o  il  linione  per  limorc  cli'  ossa  parlisse  prima 
(li  pagarc  i  tlazii;  sicclie  furono  stabilili  dei  coltimi  da  ri- 
paiiiic  fra  i  meivanti  clic  restassero  succomhenli  per  vanie 
lore  addossalo  noi  porti  turclii.  Inultrc  la  navigazione  nel 
mare  Rosso,  or  facilissima  allc  vaporicrc,  era  Icnla  ed  in- 
rcrla  per  i  vonli  die  allernano  in  quel  mare:  tanto  clie  Ic 
luivi  non  potcano  nommeno  andar  dirille  a  Suez,  ma  do- 
\oano  fare  scala  a  mezzo  il  cammino,  ondc  le  merci  dovea- 
110  poi  Irasporlarsi  ad  Alessandria  sui  cammelli  c  pel  Nilo 
con  viaggio  lungo  e  dispendioso.  A  tali  cagioni,  che  faceano 
abhandonare  la  via  dcU'EgiUOj  allre  s'aggiunsero  a  far  ca- 
dere  di  mano  dc'  Veneziuni  i  ricchissimi  Iraffici,  poichi  i 
dazii  impedirono  in  allri  slali  d'Europa  Fesilo  delle  vcnete 
manifatlure;  e  I'odio  de'principi  avvolse  Venezia  in  eriide- 
lissime  guerre,  Ira  le  qiiali  polea  ben  conservare  per  lungp 
tempo  lo  slalo,  ma  (secondo  giudic6  Macchiavello)  a  poco  a 
poco  consumarc  le  forze. 

CAPO    SECOIVDO 

Stato  della  navigazione;  tonnellaggio,  inarlnai,  valore  del 
carico  ecc. —  Considerazioni. — Stato  della  costruzione  delle 
na\i.  —  Conseguenza  della  distanza  itinerarla  dei  niercati 
asiatici  per  la  nostra  nayigazione. —  Conseguenze  della  stes- 
sa  sulla  nostra  industria  in  generate.   . 

Ora  ristabilita  in  Egitlo  la  sicuiczza,  migliorate  le  con- 
dizioni  igienicbe,  date  agevolezze  ai  traflioi,  potri  in  esso 
ravvivarsi  il  commercio  veneziano  pel  nuovo  canale?  Quan- 
lo  il  nostro  commercio  abbisogni  di  una  piii  diretta  coraii- 
nicazioDc  coU'  Oriente,  si  manifesla  dagli  spcccbi  stalislici 
clie  si  allegano. 


Russia  (mar  d'  Azoff) 

» 
Sardegna   .... 
»  .... 

Svezia  e  Norvegia   . 


Spagna  . 
Toscana. 

» 
Turchia. 


TOTiLE 


Ixreca 

Jonia 

Greca 

Austriaca 

Sarda 

Austriaca 

Greco-Norvegiana 

Anseatica 

Danese 

Neerlandese 

Oldemburghese 

Austriaca 

n 

Toscana 

Austriaca 

Ottomana 

Greca 


Con  Bandiera. 


Austriaca 

Vapore 

Estera 

» 

Austriaca 

Vela 

Estera 

» 

(*)  In  questo  e  nel  successivo  prospetto  i  valori  vennero  pi 


(loi  Lcgoi  mercaoUli  a  vapore  ed  a  vela  arrivati  i[i  \  t-iirzia  di^isi  iht  Slali,  Baiidiero  e  Calegiirii'  dt  navigazioni  aoll'auno  1857. 


C    A    B     I    c     n     I 


TrS"" 


TT>    a  .^^  as  ^  ^a*  sar  'ss  oa 


0  prai/ietio  I  tuluri  uerineru  |ioll>  >"  '"  ' 


tato  Poutificio 


ortogallo  .     .     . 
ussla  (mar  IN'ero) 


arde;. 


vezia  e  JXorvcgia 
pagna  .... 


u-  cilia , 


TOTALE 


Inglese 
Pontificia 
Austi'iaca 

Iiviiose 
Napoletana 
Neerliindese 

Austriaca 

Neerlandese 

Iivjiese 

Monte  di  Piaiia 

Sarda 

SvLno-A'orvegiana 

Austriaca 

Inglcse 

Svevo-Noi'vcgiana 

Austriaca 

Svevo-iVorvegiana 

» 

Austriaca 

Americana 

Austriaca 

Pontificia 

Oldemburgliese 

Inglese 

Sarda 

Toscana 

Svevo-iNorvegiana 

Jonia 

Ottomana 

Neerlandese 

Greca 


jn  Bandieia. 


Austriaca 

Vapore 

Estera 

» 

Austriaca 

Vela 

Estera 

») 

(Ii'i  LcfTiii  miTciiiiiili  a  vopore  ed  n  vela  sorlili  da  Venczia  divisi  per  Slati,  Bandiere  c  Cilegorie  di  navigazioni  noil' anno  -1857. 


C    A    R    I    c    n 


-,,«.» 


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vT^   a  ,i2i.  ^  sa  ojr  asar  t»  as 


—  8il  — 

E  pur  troppo  facile  a  taluni  I  andare  magnificando  la 
prosperity  di  Venezia :  ma  io  non  so  come  con  tali  t'atti  alia 
mano  possa  purlarsi  di  estesi  negozii,  di  faccende,  di  vita 
nel  commercio,  ed  in  vero  si  consideri  come: 

l.°  Con  baiidiera  estera  enlrarono  nel  nostro  porto 
sole  G49  navi  con  91,880  lonneliate;  con  bandiera  austria- 
ca  4025  con  374,797  lonneliate,  e  di  queste  navi  con  ban- 
diera nustriaca  2234  con  I  17,917  lonneliate  furono  di  pic- 
colo cabottaggio;  1 105  con  103,558  lonneliate  di  grande 
cabollaggio;  sole  577  con  137,446  lonneliate  furono  di  lun- 
go  corso. 

2."  Di  queste  577  di  lungo  corso,  una  sola  venne  dagli 
Stati  Unili  con  510  lounellale;  una  da  altri  Stali  d'America 
con  470  lonneliate;  quallro  dalla  Moldavia  con  871  lon- 
neliate; una  dalla  Vaiachia  con  240  lonneliate;  una  dalla 
Sicilia  con  316  toiiiiellate;  quatlro  dall' Egitlo  con  1205 
lonneliate;  qualtro  dalla  Francia  con  1203  lonnellale;  qua- 
rantasette  dall' Ingbilterra  con  19,939  lonneliate;  dieci  dal 
mar  Nero  con  3180  lonneliate;  una  dallAzoff  con  147  lon- 
neliate; una  dalla  Toscana  con  308  lonnellale;  e  ben  501 
con  108,632  lonneliate  dal  litorale  austro-illirico  :  dunque 
scarsissimo  fu  il  commercio  direlto,  dunque  per  la  gran 
parte  il  commercio  ha  falto  scala  a  Trieste. 

3."  Se  si  conaidera  il  lonnellaggio  Irovasi  assai  misero, 
poiclie  si  lia  in  media  sole  238  lonnellale  per  nave. 

4.°  II  uiaggior  numero  delle  navi  che  non  approdarono 
direllamente  al  litorale  austro-illirico  fu  coH'Ingliilterra:  47 
navi  con  19,939  lonnellale. 

5.°  Niuu  commercio  diretto  si  ha  colle  Indie  Orienlali. 

6.°  Dalla  cifra  recata  dell'  insienie  delle  navi  enlrate  a 
Venezia   devesi  dedurre  42  navi  di  lungo  corso  con  10,264 
lonnellale  enlrate  vuole,  oltre  a  41  di  grande  cabottaggio 
Serie  III.  T.  IV  105 


—  81cS  — 
coil  4)405  toniiellalo,  e  41  di  piccolo  cal)olliiggio  con  970 
lonncllule  parimonli  viiole. 

7."  Allelic  iK'lIc  iisoitc  la  bandiera  auslriaca  obbc  pre- 
valenza,  esscndo  austriache  3991  navi  con  382,879  lon- 
iicllalc,  mcnlrc  eslcre  fiirono  sole  054  navi  con  100,914 
toiinellale. 

8."  Anclie  nolle  uscilc  con  bandiera  auslriaca,  di  Iniigo 
corso  furono  sole  577  navi  con  154,554  lonncllatc,  di 
grandc  cabottaggio  843  con  72,518  tonnellale,  e  di  piccolo 
caboUaggio  789  navi  con  31,177  lonnellalc. 

9."  Dolle  uscilc  di  luugo  corso,  527  navi  con  I  l(>,780 
lonnellalc  fondarono  al  lilorale  austro-illirico ;  4  a!  litorale 
venelo  con  576  lonnellalc;  una  sola  in  Ikuiuiria  con  3  18 
lonnellalc;  7  in  Egillo  con  2880  lonnellalc;  15  in  Francia, 
Mcdilcrrnneo,  con  5588  lonnellalc  ;  4  in  Ingliilterra  con 
1987  lonnellate;  5  a  Malla  con  1707  loiin  Hale;  2  in  Gre- 
cia  con  581  lonnellale;  2  ik  lie  isole  Jonic  con  853  lonnel- 
late; una  in  Porlogallo  con  233  lonnellale;  2  in  Toscana 
con  073  lonnellate;  7  in  Turcbia  (on  2298  lonnellate. 

10."  Nolevole  fu  il  nuiuero  dellc  navi  cbe  uscirono 
vuote,  esscndo  222  di  bingo  corso  con  05,075  lonnellale; 
012  di  grande  cabottaggio  con  58,577  lonnellalc;  !407  di 
piccolo  caboUaggio  con  82,204  lonnellale. 

Da  lullo  cio  si  deduce  die  quanlo  aNare  in  grande  un 
conuncrcio  diretto,  quanlo  a!  visilare  gli  originarii  niercati, 
quanto  al  rallargare  le  noslrc  opcrazioni  inercanlili,  quaiito 
al  dispensarci  da  costosa  inediazionc,  nulla,  nulla  ancora 
abbiam  fatto. 

Nel  1484  era  tanto  crcsciuto  il  numero  dei  naAilii  ragu- 
sei,  cbe  toglicvano  rinviamento  ai  iioslri ;  pero  la  Signoria 
li  ha  banditi  cbe  iion  [lole-scro  venire  a  Vcnczia  nein  allro 
iuogo  dcllo  slalo  se  n(»n  con  buinento.   Oggi  non  invocasi 


—  819  — 

simili  proibizioni;  nia  aHeimilazione  de"  Veneziani  dovreb- 
bero  avviare  il  coraiiiercio  diretto  e  non  aggravarsi  della 
spesa  inutile  di  trarie  quasi  luHo  da  Trieste.  S>  rivevasi 
nella  Gazzetta  di  Venezia  clie  alia  fine  del  1855  i  marinai 
sommavano  a  34,344,  dondc  conchiudevasi  die  il  prinio 
degli  elementi  per  la  naAigazione  mercantile  non  fosse  gran 
fatto  diseoslo  da  quello  del  medio  evo.  Ma  bisogna  conside- 
rare  il  numero  de'  marinai  rispettivamenle  al  tonnellaggio, 
e  se  quello  e  mollo,  queslo  e  poco:  la  sola  eonclusioiie  ehe 
se  ne  puo  trarre  si  e  clie  la  marina  sia  di  piccolo  cabottaggio, 
come  ho  dimostrato.  Ne  possiamo  ora  menar  vanto  del 
noslro  tonnellaggio,  dacche  nella  provincia  di  Venezia  nel 
1854,  le  navi  erano  513  con  03,898  ionnellate;  nel  1855, 
510  con  CI, 355  tonnellale;  ml  1856,  511  con  18,788  Ion- 
nellate. Ma  Ira  quesle,  quante  di  lungo  corso?  Sole  41  nel 
primo  anno  con  13,691  tonnellale;  38  nel  secondo  con 
12,914  tonnellale;  33  nel  terzo  con  11,252  tonnellale. 
Costruite  fuiono  nel  primo  anno  14  navi  con  1982tonneI- 
late,  nel  secondo  10  con  16  J  1  tonnellale,  nel  terzo  14  con 
2789  ionnellate,  tra  le  qnali  di  lungo  corso  3;  di  cui  una 
con  1143  tonnellale,  I' allra  con  955,  la  terza  con  1223 
tonnellale.  Ora,  se  pur  non  si  badi  al  Great  estern  di  24,000 
tonnellale,  e  cerlo  die  il  tonnellaggio  medio  non  puo  calco- 
larsi  meno  di  3000  a  3400  Ionnellate  :  qual  miseria  adun- 
que  nei  nostri  porti!  So,  e  vero,  die  prima  della  scoperta 
del  Capo  la  mercatanzia  era  poco  Iratlata  a  Lisbona,  paren- 
do  cosa  bassa :  e  dopodie  andarono  a  quella  navigazione 
sonosi  fatle  ricchissime  molte  case  in  quel  regno,  e  lutti 
con  gran  desiderio  divennero  indinali  d"  andare  in  quel 
viaggio  per  il  guadagno  grandissimo,  non  ostanle  che  fosse 
di  moltissimo  pericolo,  o  molli  altri  sinistri  vi  si  patissero, 
€  avessero  i  Portogliesi,  per  mancamcnto  di  legnami,  poca 


—  820  — 
coraodilti  di  far  nuvi  e  navilii,  onde  si  servivano  di  navi  di 
Biscaglia  e  di  Fiandra.  Ma  i  Veneziani  polranno  ora  linno- 
vare  I'antica  gloi'ia  morcunlile  iiicnlre  sono  voiiU'Ji  a  tal 
segno  di  decadenza?  Noii  si  creda  olio  a  rallargare  la  nostra 
navigazionc  basti  T  aprirsi  di  una  via  piii  breve  all' Indie: 
certo  e  tnlUivia  che  saia  possibile  ullora  rivolgere  al  com- 
raert'io  direlto  oo!!'  Asia  im  capilale  che  nella  navigazione 
non  potrebbe  oggidi  averc  iin  profitlo.  I  noli  dei  varii  porli 
si  equilibrano:  nia  ribassandosi  doi  nostri  navigalori  i  noli 
al  punto  ciii  li  put)  ridurre  remulazione  di  altri  popoli  piu 
vicini  a!  niercoto  dell' Asia,  non  si  ba  utililu  e  proliUo  della 
navigazionc;  ecco  una  cei'tissiuia  spiegazione  del  fatto  pur 
or  lainctitato  che  nei  nostri  porti  si  costi'uisce  poco,  e  non 
neparlono  navi  per  un  conimercio  dirctto  ooi  paesi  dell'A- 
sia.  Qualora  la  distanza  ilinei-aria  sia  minore  e  qualora 
percio  le  spese  c  il  tempo  sieno  minori,  e  fuor  di  dubbio 
che  le  noslre  navi  non  sarebbero  sopraccaricate  di  dispendii 
rispetlo  a  quelle  di  ullri  Slati,  che  anzi  avrebbero  sopra 
inolti  un  vantaggio,  che  Gnahnente  potrebbero  vincerne  la 
omulazione.  Inoltre,  ove  puo  farsi  viva  la  navigazione,  se 
non  sono  molli  i  negozii,  se  non  sono  imijortanli  gli  affari? 
lo  rispelto  il  valore  de'  nostri  marinai  svegli  ed  induslri,  io 
rispelto  la  buona  fede  e  la  circospezione  de'  nostri  meroa- 
tanti,  nia  compiango  che  si  miseri  effetli  seguano  i  lore 
sforzi  intelligenti  e  operosi  ;  poiche  la  distanza  ilineraria 
( cui  altre  cagioni  si  aggiungono),  la  distanza  itinerarla 
rende  inipo'.ente  la  nostra  navigazione  a  farsi  eniula  dei 
vasti  impre'ulimenti  di  altri  popoli  nei  paesi  dell' Asia,  ft 
certo  pertanlo  die  i  vantaggi,  i  quali  dicenuno  derivare  sulla 
produzione  e  sui  consumi  da  un  risparinio  di  tempo  e  di 
spesa  nei  viaggi  dell'  Indie,  toccheranno  pur  a  noi  in  parte 
ben  maggiore  che  a  moiti  altri  Slati  d'Europa,  poiche  Vene- 


-    821  -- 

ziu  c;  distaiite  cl;i  CeiLiii  per  Suez  miglia  5220,  cioC-  1080 
merio  die  non  sia  l.onilrn.  Ove  dif^correro  particolarniente 
delle  noslre  iiuliistiie,  si  vedra  in  qiudi  malerie  |  ussa  mag- 
giorniente  consoguice  tali  vanfaggi;  nia  si  pun  fuor  di  dub- 
bio  asseriie  qui  goncrahnenle  cbe  daila  distanza  atlualedei 
mercali  dipcnde  nun  poco  il  presente  aniniiseriisi  deila 
produzione.  I  nostri  fabbiicalori  suno  tenuti  oggidl  a  se- 
guire  le  vicendo  dell'  alto  e  del  basso  su  lontani  mereati,  e 
sono  fuori  deli'  opportuiiita  di  speculare  utibuente  per  le 
piovvigioni.  i'railandosi  di  cose  che  si  devono  far  venire 
da  lontano  o  delle  quali  non  si  banno  vicini  i  deposit!,  esse 
dovonsi  fare  in  giande:  e  intanto  nclla  materia  prima  sep- 
pellire  uu  capitaie  rilevante,  pagarvi  sopra  lo  sconto.  Se 
Venezia  divenisse  un  porto  alle  merci  d'Oriente,  le  noslre 
Industrie  sarcbbero  sollevale  da  tali  iuipedimenti  cbe  oggidi 
loro  tolgono  ogni  vigore.  II  fabbrieatore  non  dovrebbe 
provvedersi  se  non  qiiando  la  materia  printa  gli  occorresse, 
ed  intanto  rispai'niierebbe  e  la  custodia  della  merce  e  V  an- 
ticipazione  di  un  capitaie.  Ollre  che,  invece  di  coniprare 
tulto  un  carico  di  una  nave,  il  manifattoi'e  potrebbe  com- 
perare  dalle  varie  navi  quanto  piii  torna  adatto  alia  sua 
fabbricazione.  Per  talc  comodila  il  fabbrieatore  di  Manche- 
ster, lungi  dal  farsi  venire  per  r  una  o  r  altra  delle  sirade 
ferrate  o  pel  canale  da  Liverpool  la  materia  prima,  non 
presceglie  di  andaria  a  comprare  nei  magazzini  di  quel- 
I'eniporio?  Altro  vantaggio  sarebbe  il  dar  le  nostre  produ- 
zioni  invece  delle  inglesi  in  pagamento  ai  produttori  orien- 
tal!. Oggidi  questi  pagansi  speeialmente  in  merci  inglesi, 
perche  gl' Inglesi  sono  gl' intermediarii  del  traffico;  si  paghe- 
rebbero  invece  con  merci  nostre,  qualora  a  noi  venissero 
direttamenle.  Inoltre  il  nostro  fabbrieatore,  avendo  vicino 
un  riccoemporio,  imparer^  viemaggiormente  ad  informarsi 


«S22 

ik'l  o*)!umoi'ci()  di  ospoi'lazioiio  clio  oggidi  s,\\  (•  affatlo 
igiiolo.  Pill  volte  io  lulii  da  qualclie  I'ahhriralore,  clio  lo  sue 
stoviglie,  i  siioi  drappi  di  sola  si  spodiscoiio  in  Lcvante,  ne 
mi  seppc  dire  coiiie  i'(>dJinenlo  a\venisse  laic  cs[)orlazione. 
L'iiuluslria  brilannioa  sente  la  iiccessila,  die  la  nostra  igno- 
ra,  di  conoscere  i  giisti  dei  popoli  e  appropriaro  i  prodotli 
alia  loio  deslinazione.  Gli  arnialoii  biilunnici  non  sono 
condoltiori  die  per  un  dalo  nolo  traspoitino  meiri,  ina 
hanno  anclie  inleiesse  allimpresa:  ora  puo  credersi  die 
lale  scanibievole  aiulo  della  produzione  e  del  coiiimeroio 
sari  possibile  quando  per  Ic  ragioni  addotle  nella  parte 
generale  non  sara  lolla  quasi  inleranienle  ai  porti  dell'  A- 
di'ialico  Icsporlazione  pei  niari  dell' Indie. 

CAPO    TEUZO 

Dlfficolta  die  si  frappongono  ad  esporre  lo  stalo 
delle  nostre  industrie. 

Clii  ha  soiroediio  le  stalislidie  daUri  paesi,  anmiirando 
queir  ampiezza,  quella  precisione,  qiiella  uiinuzia  di  dati  e 
di  cifre  viene  I'aeilniente  in  desiderio  di  fare  allreltanto  per 
le  nostre  industrie.  Ma,  privi  eome  sianio  di  (juelle  inchieste 
pubblidie,  aperle,  liberissime  e  di  quel  liberissimo  discniere 
(he  agitano  in  altri  paesi  la  pubblica  opinione  e  lutla  niet- 
lono  innanzi  la  materia  di  falto,o\e  al)l)ianio  a  rivolgerci? 
Alle  stalistiche  delle  caniere  di  conmiercio  che  uscirono  in  j 
questi  ultimi  anni  confessando  aneh'  esse  sehietlamente  di 
essere  manchevoli?  Dovrenio  enlrare  negli  opificii  e  nelle 
fabbridie  de'  nostri  uianilallori  per  esservi  aceolli  con  oc- 
chio  sospelloso,  quasi  die  le  nolizie  si  allingano  solo  per 
qualdie   nuova    lassa   da   inipoi'si?    Dovrenio  consultare  i 


—  823  — 
nigguagli  delle  nostro  esposizioni  industrifili  die  pieni  di 
iodi  e  d'incoraggiamenti,  non  lianno  il  compito  di  dar  nu- 
mei'i  statistici?  E  quella  magra  relazione  dcile  canieio  di 
comiiieroio  si  puo  nemmeno  avere  per  Venezia?  Pur  troppo 
nel  farmi  a  discurrcio  delle  industrie  die  Ira  noi  possono 
sperare  niiova  vita  ed  acciescimcnto  dal  canale  di  Suez,  io 
mi  sento  seoralo,  non  polendo  esporre  dfre  ordinate  in 
serie  e  eompiute,  come  disse  il  Correnti,  egli  die  le  sa  tanto 
raaneggiare  le  cifre  e  sa  fade  tanto  signilicaiive! 

Mi  proven"),  come  so  meglio,  ad  esporre  almeno  in  uno 
I  scorcio  Io  stalo  ddle  nostre  industrie  principali:  su  quelle 
I  vieppiu  ferniaiuloiiii  die  in  allii  tempi  fornirono  materia 
I  ai  nostri  traflici,  e  rapidameule  disi-orrendone  la  sloria.  II 
!  considerare  quanto  sieno  mutate  le  condizioni,  clie  fanno 
svolgere  le  industrie  e  nutrono,  per  cosi  dire,  Toperosila 
mercantile  mi  obbliga  a  dar  (juesti  cenni  storid,  ed  ai  raf- 
fronti  col  presenter  bench'  io  mi  vegga  riuscire  a  lavoro 
povero  e  non  compiuto.  Dagli  scritti  del  Maesln  e  del  Cor- 
I  renti,  dal  Fraltini  e  dal  Merlini,  dalle  slorie  dd  commercio 
I  veneto  e  d'Oriente,  soprattutto  da  quella  del  Depping,  da 
I  statisliche  officiali,  da  private  informazioni,  da  quanti  scritti 
I  mi  vennero  tra  mano  sulle  nostre  Industrie  io  vo  ddinean- 
done  laspetto  pur  troppo  languidissimo:  con  quella  brevity 
Che  colla  larghezza  del  principale  proposito  di  questo  scritto 
e  compalibile,  col  riguardo  speciale  alia  nuova  strada  delle 
I  Indie,   e  con  quell'  esattezza  die  in  tanta  miseria  di  vita 
Ipubblica   puo  conseguirsi  da   scrittore   non  pratico   ddle 
I  induzioni,  non  esperto  di  sorprendere  il  vero  solto  il  co- 
jperto  ed  avvoHo  vdame.  E  qui  ui'  e  duopo  dichiarar  sulle 
prime,  eh'  io  m.n  so  torcerc  il  vero  per  Irarne  fadii  spe- 
ranze,  a  cui  doi)biamo  abbandonarci;  ne  so  credere  die 
Ibasti  una  via  diritla  e  continua  a  farci  senz'altro  partecipi 


—  824  — 
largamenle  del  traffioo  coi  paesi  di  \h  da  Suez:  anzi  tengo 
per  ferrno  che  i  vantaggi  recalici  naluralmente  da  quella 
loccherebbero  ad  altri  ove  VcDozia  se  ne  stesse  dormendo 
e  frappoiiesse  gl'  iiulugi.  Tulle  le  aiii  chc  si  richiedono  in 
terra  popolosa  ed  agiala  alliguano,  e  vero,  assai  faciiinente 
Ira  noi:  e  lodalissimi  soiio  i  noslri  operai  in  lullo  quanto 
vuolsj,  nonclie  alle  necessila  del  vivere,  ai  eomodi  ed.agli 
a'^i  di  una  civile  eomunanza ;  ma  dove  sono  le  fabbriche 
che  abbiano  spact'io  largo  e  copioso?  Dove  sono  i  capitali 
validi  ad  imprendioienli  che  possano  Irarre  lullo  il  profiUo 
delle  forze  molrici,  che  la  nalura  ci  diede  nelle  aoque,  del 
silo  opporluno  ai  nuovi  traffici  d'Orienle,  inlino  di  quel 
senno  prudente  raa  svegho  ed  accoiio  del  noslro  popolo? 
Tullo,  lullo  ci  rimane  da  fare:  anclie  nolle  induslrie  come 
Delia   navigazione:  e  percio  sc  quesle  pagine  valessero  a 
dlmoslrare  la  necessita  di  darsi  un  pensieroedi  adoperarsi 
pel  bene  del  noslro  paese,  mi  sembrerebbe  non  perdu lo  il 
tempo  deir  andarmene  con  lena  si  scarsa  ai  pronoslici  del 
canale  di  Suez;  e  dove  allri  ne  prediiesse  ogni  bene  per 
noi,  iosarei  contenlo  daver  dimostralo,  come  ai  mali  della 
disUmza  ilineraria  devesi  altribuire  solo  in  parle  I'avvili- 
mento  del  noslro  paese  e  come  ai  benelicii   della  nuova 
slrada  dell'  Indie  dobbiamo  prepararci  con  more  e  direi 
quasi  con  riverenza  per  T  anlica  operosila  dei  Veneziani 
ch'ebbero  si  propizie  le  sorti,  ma  seppero  valersene  a  farsi 
ricchi  di  polenza  e  di  sludii.  Comineiero  dall'arte  cui  essi 
diedero  precedenza,    sia  per  I'  ulile  ddla  navigazione,  sia 
per  r  ulile  del  lavoro,  dall'  arte  della  lana  che  ne  fu  della 
matrice. 


—  825  — 
CAPO    QUARTO 

Conseguenze  probabili  del  canale  di  Suez  sul 
nostro   lanificio. 

Sino  a  Che  I'arte  della  lana  pote  fiorire  nella  dominan- 
te,  ogni  preferenza  della  repubblica  fu  pei  panni  di  Venezia 
volendo  ass.curarne  lo  spaccio  e  togliersi  dal  pericolo  di 
ogni  eniulazione  (I).   La  liberty  di  navigare  i  paoni  di  Ve- 
nez.a  in  Levante  fu  data  fino  dal  secolo  XIII,   riservandosi 
solo  il  restringere  lale  libertii  coi  dazii  quaiora  le  necessita 
dello  Stato  lo  richiedessero.  Le  lane  traevansi  dall'  In-hil- 
terra,  dalla  Spagna,  dalla  Francia  ed  anzi  Venezia  se  ne 
faceva  Teuipono  cui  altri  popoli  ricorreano  a  foruirsene 
onde  il   doge  Tommaso  Mocenigo   disse  die  i  Lombard! 
traevano  al  suo  tempo  da  Venezia   4000   migliaia   di   lana 
di  Catalogna  e  altrettanta  di  Francia,  ne  i  Fiorenlini  ne 
traevano  minor  quantita.  Tortona  e  Novara  rieeveano  da 
Venezia  6000  pezze  di  panno,  Pavia  3000,  Milano  4000 
Cremona   40,000,    Como    12,000,    Monzo   6000,   Brescia' 
5000,  Bergamo   10,000,  Parma  4000.   Quando  Elisabelta 
d' Inghilterra  proibi  di  eslrarre  le  lane  de'suoi  Stali  e  vi 
promosse  la  manifaltura  de' panni,  I'arte  della  lana  non 
solo  ebbe  mancanza  di  materia  prima,  ma  si  ancora  una 
viviss.ma  concorrenza  di  panni  iuglesi  che  giunse  a  dimi- 
nuire  I  esito  de'  nostri  panni  nelle  scale  del  mar  Nero  e  del 
Levante.   Gli  Olandesi  eziandio  si  diedoro  a  smaltire  i  lore 
panni  nelle  slesse  scale  del  Levante,  anch'  essi  vincendo  i 

(1)  Le  notizie  ston-che  sull'art.  rlella  l.uo  h.  princip.lmente  tr.tte 

.elaz.oni  sono  i.ianoseritte  neiia  Biblioteca  ^larciann 
Serie  ///.  7'.  IV 

106 


—  82()  — 
iiostri  col  pre/./,()  piii  dolce.  Lc  laiio  mfnllo  noii  si  avciiiio 
pill  lacilmente  a  Vcnozia  c  per  condiirvisi  si  caricaNano  di 
sposc  c  del  porlo  c  dolle  gabclle  da  non  polorscno  fabbricare 
1  pauni  al  prrz/o  dei  paesi  ove  era  maggiore  1' opporliiiiilii 
di  pioourarla.  I  pai)ni  d'OIanda  e  d'lngliilterra  si  apriioiio 
vieppiu  la  via  al  Irallico  del  Lcvanle,  quando  ne'  paesi 
levanlini  fii  turbalo  |)er  la  gucrra  di  Candia  il  negoziare 
de'  Veneziaiii  e  si  eolse  I'oceasione  da  navigatori  slianicri 
di  dar  csito  ai  panni  dei  loro  paesi.  Iiitanto  sin  dal  1 017 
erasi  divietata  I' entrata  dei  panni  slranieri  aVenezia;  i 
quail  fino  allora  aveanvi  fatta  concorrenza  da  Malines,  da 
Bruges,  da  Briisselles,  ed  erano  ricevuti  in  cambio  delle 
cose  speditc  dai  Veneziani.  Ma  qua!  bene  pn6  sperarsi  dalla 
jiroibizione?  Ed  inoUi'e  conic  poleano  i  lanaiuoli  manlener- 
si  in  buono  stato  se  doveano  accomodarsi  a  discipline  ne- 
miche  di  ogni  miglioramento  e  di  ogni  innovazione,  e  se, 
lungi  dal  lasciar  luogo  ad  una  divisione  di  lavori  che  nasce 
naturalmenle  dallo  spaccio  abbondante,  voleasi  prescriverla 
ad  arbitrio  e  togliere  all'arle  ogni  nervo?  Intanto  nelle  citta 
soggelle  alia  repubblica  proibivasi  I'inti'odurre  le  lane  d'altri 
paesi:  con  sospelto  si  sopravvegliava  il  Iraflico  della  hina 
anche  tra  terra  e  terra,  siccbe  per  estiarne  poca  quantila 
da  Padova,ove  erano  lane  buone  e  abbondanti,  voleasi  un 
privilegio  cbe  dava  luogo  a  lamenti  e  a  stenlo  otlenevasi: 
per  introdurre  i  panni  in  Venezia  otcorrevano  eziandio  dei 
privilegi:  i  panni  cbe  non  vi  fossero  linti  non  poteano  ven- 
dersi  solto  i  portici  di  Rialto.  Tntlavia  I' arle  della  lana 
crebbe  per  qualcbe  tempo  vigorosa  in  niolte  citlii:  a  Padova 
trovo  bonla  e  finezza  nel  boldi'one  dellc  pccore  e  fu  gran-  ' 
deniente  acci'csciuta  per  opera  di  Ubertino  da  Carrara,  e 
dal  Novello  dolata  riecaniente  di  ease  e  terreni  ovc  si  cri- 
gessero  le  garzcric:  a  Vicenza  ebbe  un  privilegio  di  fabbri- 


_  827  — 
car  panni  alii  da  Francesco  Foscari  nel  1430,  il  qual  pri- 
vilegio  fii  accoiminato  alia  terra  di  Sehio  solo  dopo  il  1701  : 
a  Bergamo  ebbe  origine  dagli  Umiliati  c  vi  fiori  sino  a  che 
fu  vinta  daif  eraulazione  de'  pauni  francesi,  e  le  fu  tolto 
I'esito  dai  dazii  negli  alhi  Slafi;  a  Sehio,  nel  vicentino,  ed 
alia  Follina,  nel  trivigiano,  per  la  libertti  pienissima  che 
sapientemente  fu  concediita  neN7H  dalla  Repubblica  a  lutti 
i  suoi  douiinii  di  fabbricai-  panni  ad  use  dOlanda  e  d' In- 
ghilterra.  Quindi  I'arte  della  lana  fu  larga  di  doni  e  d'aiuti 
e  di  utili  alia  Repubblica:  e  nel  secolo  scorso  descrivesi 
tultora  (iorentc  dai  documenti  del  magistrato  dei  cinque 
savii  alia  mercanzia  che  con  partieolare  diligenza  e  solleci- 
ludine  la  sopravvegliava.  A  Verona  fabbricavansi  a  raezzo 
il  secolo  XVIII  995  pezze  di  73  braccia  coo  54  telai;  a 
Sehio  con  215  telai,  0000  pezze;  a  Treviso  con  G  telai;  180 
pezze;  tra  Salzan,  Crespano  e  Santa  Maria  d'Asolo,  3000 
pezze  per  I'Albania;  a  Soligo,  Follina,  Crespan,  2500  pezze 
ad  uso  di  Francia,  400  ad  uso  olandese  ed  inglese;  altrove 
4900  pei  villici  e  pci  frati;  a  Padova,  con  200  telai,  2600 
pezze.  Negli  ullimi  anni  della  Repubblica  I'  arte  della  lana 
divenne  materia  di  studio  attentissimo  ai  veneti  magistrati; 
che  via  via  estendendo  i  privilegii  preparavano  la  liberty 
del  traffico  interno;  onde  soprattutlo  a  Bergamo  e  Sehio 
I'arte  s'accrebbe  grandemente. 

Questi  cenni  premisi,  perche  se  ne  puo  dedurre  quanto 
I'arte  della  lana,  pur  inceppata  da  tanti  vincoli,  si  mantenne 
lungamente  nella  Lombardia  e  nel  Veneto  in  buono  stato, 
e  sottoposta  a  varie  vicende  pur  cerco  quasi  sempre  rifarsi 
del  dauno  con  nuovi  profitti.  L'  opporlunitii  della  materia 
prima  fu  certamente  cagione  di  tale  prosperita  nel  niu  dei 
luoghi;  sicche  a  Padova  I'arte  fu  detta  antica  quanto  la 
citt^  per  questa  condizione  naturale  a  farla  nascere,  ed  a 


—  828  — 

Schio  i  monti  vicini  diedero  lana  opportiina  a  ben  condurre 
i  lavori  iion  soprafOni  ma  di  piii  spaccio.  II  consumo  degli 
Scotti  in  Lombardia  e  de'  frati  osservanti  nel  Veneto  ebbe 
qiialche  parte  nell"  accresceie  I'  iuchiesla  de'  panni,  soprat- 
lulto  I'arle  dclla  lana  potc  progredire  nelle  provincie,  per- 
che  nella  fabbrica  de'  panni  fii  libera  di  svolgersi  e  d'  ac- 
coneiai'si  alia  nuova  incliiesta,  perche  segui  con  diligenza 
le  innovazioni  fatle  in  altri  paesi,  chianio  operai  esperli, 
pi'Ocui'6  buone  niaccliine,  e  percbe  finalmente  la  Repubblica 
si  lipromelteva  di  trovare  ne'  panni  un  capo  di  spaccio 
certo  die  polcsse  rawivare  i  traffici  del  Levante  e  dare 
alle  navi  un  carico  utile  pel  volume  e  pei  noleggi.  Sia  pure 
che  si  concedesse  con  ispeeiali  favori  un  prcmio  per  ogni 
pezza  esportala  per  il  Levanle,  sia  pure  die  la  voglia  di 
tenere  per  se  quel  traffico  si  palesi  di  tratto  in  tratlo  col 
resTingere  i  favori  all'esito  per  la  scala  di  Cadice,  sia  pure 
che  ora  si  dasse  il  privilegio  per  le  scale  del  basso  Levanle, 
ed  ora  per  quelle  dell'  alto  Levante,  e  pur  certo  die  la  Re- 
pubblica andava  logliendo  gli  ostacoli  a  quelP  arte  matrice, 
e  cedeva  di  giorno  in  giorno  gli  antichi  privilegi  ddia  do- 
rainante:  quando  il  sigillo  di  S.  Marco  cesso  di  conlrasse- 
gnare  i  nostri  panni. 

Ed  ora  qual  6  lo  stato  di  un'  arte  cbe  in  altri  tempi  ci 
fu  si  ricca  di  guadagni?  A  Schio,  alia  Follina  ed  a  Gandino 
vi  son  tutlavia  fabbriche  ben  conosciute  e  di  qualche  rilievo, 
sebbene  le  condizioni  di  quest'  arte  sieno  affatto  cangiate. 
La  lana  raancaci  or  quasi  del  tutto,  per  la  mutata  agricol- 
tura:  ed  invero,  secondo  i  calcoli  del  Reden,  il  Veneto  ha 
una  pecora  per  7  abitanti  08,  e  la  Lombardia  non  ne  ha 
che  una  per  24.71,  sicche  all'insieme  della  produzione  di 
lana  dell'impero  d' Austria  la  Lombardia  non  ha  parte  che 
per  0.73,  ed  il  Veneto  2.09:  mentre  la  Moravia  ha  per  se 


—  829  — 

il  9  per  cento.  Si  valuta  die  le  fabbriche  di  Gaiulino  fal)- 
brichino  anche  oggidi  da  7000  ad  8000  pezze  del  valore  di 
700,000  lire  auslriache,  di  cui  420,000  valgono  le  materie 
prime;  alia  Follina  si  fa  ascendere  il  valore  a  900,000  lire 
austr.;  a  Schio  sono  7920  fiisi  e  430  lelai,de'quali  ^20  ser- 
vono  alia  tessitura  delle  stoffe  di  lana  per  i  nuovi  usi  e  pei 
panni  pressoch6  fini,  ^70  pei  paoni  comuni,  40  per  gli  ordi- 
narii.  La  lana  imporlasi  nel  Lombardo-Veneto  per  849,130 
chil.,  di  cui  piii  di  tre  quarti  vengono  da  Venezia. 

Lana   importata   nel  Lombardo-Veneto 
nel    1855. 

Da    Venezia 634,200 

Da   allri   porti  dell' Adriatico    .          .  134,900 

Dal  Piemonte 56,350 

Dalla    Svizzera          ....  33,700. 

La  lana  importata  in  tutto  I'impero  d' Austria  giunge  a 
4  0.122,450  chilogr.,  e  I'esportazione  a  1 0.1 99,250;  quella 
quasi  tutta  comune,  questa  fina.  I  nostri  fabbricatori  devono 
comprare  a  Marsiglia  e  a  Genova  le  lane  di  Buenos-Ayres, 
e  a  Londra  quelle  d'  Australia  e  del  Capo.  Le  prussiane  si 
comprano  a  Breslavia  o  a  Berlino,  le  austriache  a  Pest  e 
Vienna.  Siccome  le  nostre  fabbriche  sono  soprattutto  di 
calzoni  e  soprabiti,  cosi  il  consumo  principale  e  delle  lane 
d' Australia  e  d' America  (Buenos-Ayres  e  Montevideo). 
Le  lane  tedesche  sono  piu  care  perche  si  adoperano  dai 
fabbricatori  sul  luogo.  Dal  18  58  al  1851  le  lane  salirono  di 
prezzo,  poi  ristettero  per  poeo,  quindi  1'  accrebbero  di  nuo- 
vo  fino  al  1857  ;  dimenticate  per  nove  mesi,  tornano  oggidi 
a  ravvivare  il  prezzo.  La  loro  produzione  in  Enropn  ne 


—  830  — 

tloorcsce  ogiii  gloi-no,  ezkiiulio  nell"  Uiiglioriji  iiucoe  s'iU'- 
tToscDiio  sempre  pin  le  l;ino  d'Auslriilia.  A  Londrii  si  fan- 
iu>  le  iisle  aiHiuali  dolle  lane,  od  eziandio  Ic  iiosli'o  lab- 
briche  ne  dipoiidoiio.  Oggidi  nun  v  possil)ile  che  il  fab- 
biioaloro  di  panni  nel  Vcnelo  o  nolla  L()nd)afdia  si  lorni- 
sca  delle  sue  lane  a  Venezia;  poiilu'  la  manifallnra  e  trop- 
po  rislretta  da  potervi  animare  iin'impoiinzione  rilevanle 
di  materio  prime.  Si  specnio  di  conduivi  della  lana  ;  ma 
la  prova  falli,  poiche,  essendo  poeliissima  I'lncliiesla  dei 
fabbriealori,  I'importalore  della  lana  non  puo  venderia  se 
Don  a  un  prezzo  bassissimo,  ovvero  con  una  dilazione  al 
bisogno.  Intanlo  il  fabbricatore  (  giova  ridire  lal  falto  Qh(\ 
avvilisce  rindusliia )  dee  tenere  molta  lana  nel  suo  magaz- 
zino,  commetlere  lane  clie  impiegano  molto  tempo  a  giun- 
gcre,  c'orrere  inceiiisstme  sorti,  far  notevoli  anlicipazioni 
di  capitali.  Coiiie  si  puo  speiare  in  lali  condizioni  un  csito 
pill  ampio  de' nosli'i  panni?  Akuni  de"  noslri  I'abbricatoi'i 
son  lodalissimi  per  la  loro  avvedulezza  ;  il  sito  delle  fabbri- 
olie  (come  ben  si  disse  in  un  rappoilo  della  Camera  di  Com- 
mercio  a  Torino)  eollegalo  nell'Alia  Ilalia  al  moloreidraulico 
offre  modici  salarii,  ed  alia  condizione  dell'operaio  salubri- 
ty e  un  non  so  che  d'altamenle  umano;  i  panni  vincono  sui 
vicini  mercati  ogni  emulazione.  Non  si  puo  credere  conlul- 
tocio  die  i  noslri  fabbriealori  si  dieno  a  speculare  un  esito 
dei  loro  panni  ne"  paesi  lonlani  delTAsia,  ove  non  sia  loro 
dato  abbreviare  la  via,  polervi  inlroduri-e  una  corrispon- 
deuza  conlinuala  e  veriliera,  concorrervi  insomma  con 
colore  che  gia  dalle  praliclie  vi  ban  no  avvalorali  i  loro  ne- 
gozii.  Qualora  le  anliche  tradizioni  polessero  rinnovarsi, 
qualora  dall'  Asia  si  facessero  carte  ed  ampie  le  commissio- 
ni,  ai  noslri  fabbriealori  non  mancherebbe  animo  ed  ope- 
rosili  ;  come  oggidi  ne  sono  allonlanali  |)er  avvedimento 


—  83i  — 
lodevolissimo  di  noii  conere  forluna  arrischiata  e  lasciare 
per  essa  uno  spaccio  prouto  e  sicuro.  Ovo  disoorrero  dei 
dauui  clie  vengono  alia  nostra  indiislria  dagfimpacci  della 
linanza,  si  vedra  principalmente  die  delle  niaccliine  ci  6 
difflcultato  quautu  niai  I'  uso  ;  il  che  vale  parlicolarraeote 
per  quest'  arte  dei  panni.  Qui  lainentero  di  tutto  ouore  che 
aspettando  un  largo  sbocco  di  questa  produzione  nell'Asia 
abbianio  vicina  la  dogana  a  reslriugerci  il  mercato  popoloso 
e  ricco  degli  altri  Stati  d'ltalia.  Sino  a  che  duro  la  lega  do- 
gaiiale  con  Parma  e  con  Modeiia,  s'accrebbe  mollissimo  nei 
due  duciiti  lo  spaccio  de'  nostri  panni:  ma  il  commercio  ia- 
teruo  d'ltalia  non  deve  punto  dipendere  da  una  lega  doga- 
nale  determinata  con  riguardo  ad  industrie  divej-se  dalle 
nostre,  eljorentiin  condizioni  affatto  diverse:  il  commercio 
interno  d'  Italia  deve  alia  One  iasciarsi  in  quello  svolgimento 
libeio  e  naturale  che  e  proprio  di  paesi  civilissimi.  Che  se 
pure  si  vuole  abbandonarsi  airavvenire  e  ripromettere  alia 
arte  della  lana  ricchi  prolitti  dal  canale  di  Suez,  e  certo,  da 
quanto  abbiam  detto,  ch'esso  le  dovri  giovare  moltissiiuo 
procurandogli  piu  direttamenle,  piii  pronlamenle,  men  care 
la  lana  d'  Australia,  di  che  tanto  abbisogna  :  e  certo  che 
Venezia,  non  lasciata  in  disparte  dalla  niiova  strada  delle 
Indie,  pofra  farseue  emporio ;  e  certo  che  in  tal  jnodo  la 
produzione  avrti  piu  regolarinente  la  materia  prima,  il  ma- 
nifattore  potra  nell'acquislo  farsene  buon  giudice  ne  rimet- 
tersi  a  sconosciuti  coinmissionarii;  e  certo  infine  chepotri 
Irovare  larghissimo  spaccio  in  paesi  oggidi  ignoli  ai  nostri 
mercatanti,  nella  Cina,  nel  (Jiappone.  Nell' Arcipelago  In- 
diano  il  Rondot,  inviato  dal  govcrno  francese  a  visitare  quel 
luoghi,  scrisse  un  libro  sui  tessuti  che  potrebbero  esservi 
esportati:  un  libro  affatto  pratico  ove  si  d^  conto  rainuto 
di  tutti  gli  usi  cui  possono  acconciarsi,  di  tutte  le  spese  di 


—  832  — 

che  ora  si:  cnriccino,  di  tntfi  gli  otnuli  d.i  eui  si  trovatio 
prevenuti  (i).  Anche  lu  Sclnvarzer  altesla  die  paiini  lavo- 
rall  in  Austria  ordinarii  trovano  esito  iu  Cina  e  nelle  Indie 
Orientali  (2).  La  Conipngnia  doll' Indie  Orienlali  dovea  da- 
re lane  e  coloni  inglesi  in  canibio  dei  to  e  dolle  sete  della 
Cina:  ma,  sciolti  quesli  vinooli,  si  spacciarono  in  Cina 
lessuti  di  lana  per  16.489,700  franclii,  otto  volte  piu  che 
nel  1776;  mentre  dalla  Russia  se  no  importo  nella  Cina 
per  Khiakhta  un  valore  di  altri  3.203,000  franchi;  i  tessuti 
di  lana  ch'ebbero  osito  a  Canton  fniono  quelli  piu  oomunali, 
talche  nelTinchiesla  del  1830  Everet  trovo  il  prezzo  ininore 
del  47  e  mezzo  e  del  50  per  cento  in  paragone  di  quello 
ritratto  nel  1821.  I  nostri  fabbricatori  dovrebbero  quindi 
informarsi  ben  diligontemente  sidia  qualita  dei  panni,  di  cui 
nella  Cina  e  nel  rimanente  dell'  Asia  si  fa  incliiesta,  ed 
imprenderne  in  grande  I'esporlazione.  Pertanto  non  devono 
trascurarsi  da  lore  i  capi  di  minor  conto  che  possono  com- 
pletare  i  caricbi  c  possono  forse  non  temere  I'  emulazione 
ingleso,  la  quale  restringesi  a  pochi  oggetti  e  di  gran  con- 
sumo  ;  degli  altri  non  si  da  gran  pensiero.  Trovasi,  peres., 
nelle  dette  rioerohe  del  Rondot,  che  possono  spedirsi  delle 
berrette  in  lana:  induslria  che  e  tutfa  propria  di  Venezia  e 
che  da  Venezia  si  seppe  adattare  principalmenle  ai  paesi 
dell'Asia;  losperarne  quindi  un  accrescimento  dopo  aperto 
il  canale  di  Suez  serabru  consigliato  dalle  tradizioni  e  dalla 
inchiesta  tuttor  viva  di  queslo  capo.  Cosi  pure  Venezia  do- 
vrebbe  praticarc  in  vaste  proporzioni  la  tintura  della  lana 
quando  le  materie  coloranti  ie  verranno  a  miglior  mercato, 

(1)  Etude  pratique  de.i  lissus  de  laivc  conuenables  pour  la  Cliine 
etc.  pur  iV.  Natalis  Rondol,  de'le'gue  de  I'  /rif/M.s'/  ie  lainiere.  I'.nis  1847. 

(2)  Geld  und  (iut  in  iS'tu-Oesterreich  von  Ernst  von  Sohwarzer. 
Wien  1857. 


—  833  — 

e  i  fabbricatori  de'  panni  nella  terra  ferma  li  manderanno 
in  deposilo  nel  nostro  porto,  ove  le  case  mercanlili  ne  fa- 
ranno  graadi  provvisle  ed  il  credito  vi  si  Iroveri  moUeplice 
e  pronto. 

CAPO     QUI  INTO 

Del  cotoniQcio. 

L'arte  del  cotone  si  riproniette  dalla  nuova  strada  delle 
Indie  un  avvenire  non  meiio  fiorente  di  quello  fattoci  spe- 
rare  dall'arle  della  lana.  Se  quesla,  temperundosi  alle  mutate 
oondizioni  del  traffico,  rilevasi  da  quel  riposo  cui  per  poco 
si  lascio  andare  e  trova  aueora  credito  c  valore  nel  rieliia- 
mare  antiche  consueludini,  anliea  operosil;i,  anlica  reputa- 
zione,  quella  le  si  accosta  giovane  e  vigorosa,  poichti  pur 
trovandosi  anch' essa  annunciata  nolla  nostra  storia,  ora 
solamente  si  fa  animosa,  c  iri-equieta  si  accorge  di  non 
aver  falto  ogni  sua  prova.  Dalla  Lombardia  si  spedivano 
nel  Levante  dei  cotoni  anelie  nel  secolo  XV  ;  da  Monza  e 
da  Cremona  particolarmente:  giungendo  da  quesla  citta  a 
Venezia  anclie  sopra  le  40,000  pezze,  quasi  tutle  di  fuslagni; 
se  non  die  vcnne  poi  raanco  quest'  arte  solto  il  dominio 
spagnuolo,  e  nel  Veueto  eziandio  non  pote  in  verun  modo 
eniulare  I" arte  della  sola  e  della  lana;  anzi  non  s'accrebbe 
ne  fiori  in  alcuna  parte  d'Europa  sino  a  die  Spinning  Jen- 
ny, la  figliuolu  dd  povero  fabbricatore  di  pclliui  Tommaso 
Highs,  non  diede  il  nome  alia  maccbina  cui  il  suo  gcnitore 
aveva  consacrato  le  veglie,  e  per  cui  avea  tanto  solTerlo.  E 
di  quest'  arte  cbe  tanto  collegasi  alle  sorii  del  popolo  ndia 
sua  origine  e  ne'  suoi  bendicii,  quale  si  e  lo  slalo  neJ 
nostro  paese,  quale  ne  e  I'  avvenire? 

Serie  III,  T.  IV.  i07 


—  834  — 

II  cotonc  iinportnto  nel  1855  per  ie  lcil)l)i'ic'he  del  Ve- 
ncto  e  della  Lombardia  non  fu  sopra  ad  1.958,000  cliil. 
per  le  fabbriclie  della  V^cnezia,  e  per  quelle  della  Lombardia 
giunse  a  5.060,950  cliil.  S'iniporlo  per  qualcbe  leinpo  da 
Trieste  per  il  Po  colla  navigazione  del  Lloyd;  ma  ora  si 
trae  quasi  tulto  da  altri  Stati  italiani.  Nella  stalistioa  del 
Movimenlo  commcrciaU-  del  legno  di  Sardegna  pel  1855 
osscrvo  (be  minima  fu  la  quantili  del  cotone  solamonte 
Iransitala  [)er  la  Lombardia;  e  che  invece  la  maggior  parte 
del  cotone  spedito  dal  regno  di  Sardegna  alia  Lombardia 
diede  luogo  non  solo  al  transilo,  ma  si  ail  allrc  opera zioni 
commerciali  nel  regno  di  Sardegna ;  sicche  vi  appartiene 
non  solo  al  Iransilo,  ma  al  commercio  speeiale.  Qualorn  la 
via  deir  Indie  fosse  piu  opportuna  a  Vene/ia  che  a  Genova, 
ben  vedcsi  come  la  nostra  produzione  potrebbe  trovarvi 
abbondante  la  matei-ia  priuui,  mcnlre  ora  se  ne  trae  in  si 
deboli  proporzioni;  e  come  le  operazioni  commerciali,  ctii 
i\h  kiogo  queslo  deposito  dei  cotoni,  danno  oggidi  intero 
profitto  al  nostro  porto  del  Medilerraneo,  lo  ripartirebbero 
allora  col  porto  dell' Adriatico. 

Osservo  inoltre  nella  stessa  statistica,  die  il  cotone  ve- 
nuto  dagli  Slali  sardi  per  transito  alia  Lombardia  fu  tutio 
dell"  America  meridiouale  o  tralto  dall'  fngliilterra:  e  il  co- 
lone  pui-  esportato  per  la  Lombardia  dagli  Stati  sardi,  dopo 
avervi  dalo  materia  al  commercio  speciale,  e  proveniente 
per  una  parte  minima  dall'lndie  Orientali, quasi  tulto  dagli 
Stati  Uniti,  poi  dal  Rrasile  e  dagli  altri  Stati  d'  America, 
ovvero  tratto  dall'  Ingliiltcrra,  dalla  Francia  e  dal  Belgio. 
Quindi  non  solo  ci  sara  utile  la  nuova  slrada  dell'Indie  collo 
accrescere  la  materia  pi'ima,  la  quale  ne  viene  oggidi  cosl 
scarsa^  ma  ancora  ci  sara  ulilissima  recandola  diretlamente 
ai  nosiri  porti,  e  quindi   non  sopraggravala  da  un  viaggio 


—  835  — 

si  liingo,  dalle  operazioni  di  comniercio  ciii  ora  i^  soggetta 
Del  fare  scala  ad  altri  porti  d'Europa;  soprattutto  dalle 
spese  delle  coiumissioni  e  dei  depositi.  Tale  coniodita  di 
avere  piii  pronta  e  piu  abhondante  la  materia  prima  si  ap- 
palesa  faeilmeule  a  clii  consideri  quanlo  in  pocbi  anni  sia 
accresciuto  il  coiisumo  del  culone:  sicihe  una  nuova  offerta 
pill  arapia,  piii  sicura,  piu  rcgolare  e  nccossaria  a  soddisfare 
I'incliiesla.  Ilo  detlo  di  sopra  clio  nel  1855  s'iraporlarono 
nella  Lombardia  e  nella  Venezia  7.018,950  cbil.  di  colone: 
or  si  ricordi  cbe  nel  1828  tutto  limpero  d' Austria  non  ne 
iniporto  sopra  i  3.250,000  cbil.  o  cbe  ai  7  milioni  giunse  a 
mala  pena  Timportazione  solasnenle  nel  1835.  Tra  il  1841 
e  il  1851  r  aumento  delta  materia  prima  crebbe  in  tutto 
rimpero  d' Austria  noii  meno  del  96  per  cento;  e  a  tale 
auraento  il  Veneto  e  la  Lombardia  presero  la  minor  parte 
se  tolgasi  la  Stiria,  cbe  fu  vinta  per  poca  quantity  dalla 
Lombardia:  invece  in  Piemonte  da  32,777  quinlali,  in  cui 
si  valuta  la  media  importazione  del  cotone  per  gli  anni 
1844-1850  si  accrebbe  in  soli  cinque  anni  a  circa  80,000. 
Invero  Taumento  della  materia  prima  importata  nel  Veneto 
non  fu  cbe  308,900  cbil.,  e  per  la  Lombardia  fu  di  347,250 
cbil.:  ben  poca  cosa  se  si  raffronti  a  quello  seguito  nelle 
altre  parti  dell'  impero.  Quindi  c  di  necessita  di  non  esser 
piu  oltre  lasciati  in  disparte  dai  navigatori  del  cotone;  e 
quando  noi  finora  lo  ricevenuno  di  seconda  mauo,  aggra- 
vato  di  spese  e  da!  solo  e  lontano  mercalo  d' America,  po- 
tremmo  invece  dopo  il  nuovo  canale  di  Suez  faine  emporio 
a  Venezia.  Come  potrebbe  continuare  I'importazione  di  ben 
4  6.892,300  cbil.  di  cotone  dalla  Germania,  piii  della  meti 
deir  importazione  totale  nell' impero  d' Austria,  se  questa 
materia  prima  arrivasse  finalmente  in  via  diritta  dall'Indie? 
Come  potrcbbesi  comprare  il  cotone  delle  fndie  a  Londra  • 


—  836  — 

ed  a  Liverpool,  condiirlo  a  Rotterdam,  poi  colla  vaporiera 
a  Manheim,  qiiindi  sulla  slrada  forrata  da  Baden  al  lago  di 
Costanza?  Almono  pci  fahlirioalori  del  Tirolo  e  del  Vorarl- 
beig  lion  sarelibe  piii  opporluno  il  fai'c  scella  de"  coloni  a 
Venezin,  c  nun  sarcl)l)e  ulili.'simo  I  avervene  pronto  iin 
ricio  deposilo,  sicclie  i  loro  175,1  58  fusi  non  riinanessero 
inai  senza  nioio?  In  una  fabbru-a  del  Tirolo  si  consumano 
oggidi  30,000  eliil.  Surale,  15,030  Levanle,  150,000  eiiil. 
della  Luiuiana  :  ma  come  si  possono  trarie  da  Venezia,  ove 
ia  lonlananza  del  mercato  impodisce  di  prepararne  iin  de- 
posilo abltondanle.il  quale  vorreI)be  rilevanlissimaanlicipa- 
zione  di  capilali,  ed  avrebbe  poi  un  esilo  lento  e  slenlalo  ? 

l^a  87,580  fusi  die  oontavansi  del  eolonilleio  lombardo 
nel  1841,  seoondo  una  slalislica  uflieiale,  oUrepassarono  i 
1 00,000  dopo  il  1844  e  nel  1853,  secondo  il  iMattini,  giun- 
scro  a  I  10,879,  nel  1854  sacciebbero  nuovainenle, essendo 
423,046.  Anzi  lo  nolizie  pubblieale  nel  1855  dalla  direzione 
amminislral;va  della  stalislica  pongono  129,040.  Quanto 
poi  alia  Venezia  da  soli  800  fusi  clic  erano  nel  18  5  1  sor- 
passarono  i  10,000  dopo  il  1845,  e  giunsero  a  18,492  nel 
4  801.  La  relazione  della  camera  di  cotnmercio  di  Udine 
per  gli  anni  1853-1850  lien  fermo  queslo  numero  di  fiisi 
per  la  fabbrica  di  Pordenone,  alia  quale  si  riferisce  eziandio 
il  numero  indicalo  pel  1851.  In  lutlo  il  Veneto  souo  28,464 
fusi;  essendone  a  .Monlorio  9972.  I  filali  delle  fabbriclie 
lombarde  giunsero,  secondo  il  Fratlini,  a  3.308,980  cliil., 
ai  quali  aggiungasi  1.017,658  della  fabbrica  friulana,  e  circa 
73,000  di  (ilati  veronesi. 

Se  si  raffronla  la  quantila  filala  al  numero  dei  fusi,  le 
fabbriclie  del  Veneto  e  mollo  piu  le  lombarde  la  vineono  su 
tutle  quelle  dell'impero  d' Austria:  il  cbe  dipende  dall' esilo 
sicuro  del  prodotto,  e  dallesseie  nel  nostro  paese  la  pro- 


—  837  — 
duzione  non  niai  sopra  dell'  inchiesta,  anzi  ben  inferiore. 
Quasi  lutli  i  filati  sono  dal  numero  I  al  24,  tan'o  che  quesH 
nuineri  lianno  nelle  fabbiiclie  lombarde  il  90  per  cenlo 
della  produzione,  nell3  venele  I'  80  per  cento.  Quindi  nella 
qualili  dei  fdati  noi  non  possiamo  fare  concorrenza  ai  lilati 
inglcsi,  anzi  nemmeno  ai  filati  delle  fabbriche  aiistriaclie. 
Nt'lla  quanlita  poi  dei  lilati  il  Veneto  ebbe  Tanniento  di  1.7 
per  cenlo  e  non  piii,  la  Lombardia  tocco  un  aumento  del 
4  5.0  per  cento;  nello  stesso  tempo  che  le fabbriche  dell'Au- 
slria  sotto  I'Enns  accrebbero  i  loro  tilati  non  meno  del  33 
per  cento,  e  quelle  boeme  del  23.9  per  cento.  Certo  che  lo 
avere  la  materia  prima  in  un  emporio  vicino,  ed  inoltre  il 
trovaria  in  generate  sul  mercato  d'Europa  ad  un  prezzo 
men  caro  e  piii  regolarc  giovori  non  pooo  all' arte  dei 
coloni  tra  noi,  e  ne  proraovera  eziandio  la  tessitura,  che 
oggidi  e  poverissinia.  Sccondo  la  relazione  della  camera  di 
commercio  ad  Udine,  sono  nel  Friuli  I  10  tclai  semplici  a 
macchina,  i  quali  producono  ogni  anno  da  i  5  a  ^  6,000  pez- 
ze  di  te!e  greggic  da  37  a  38  metrl  per  ciascuna:  in  Lombar- 
dia, secondo  il  Merlini,  si  producono  38,800  quin'ali  raetri- 
ci  di  tessutij  de'  quali  quattro  decimi  in  tele  e  fustagni  greg- 
gi,  quattro  decimi  in  fustagni  e  tele  colorate,  due  decimi  in 
drapperie  colorate.  Per  la  spcsa  della  materia  prima  deve 
dedursi  dal  prodtto  totale  non  meno  d'un  quarto  dal  prezzo 
dei  tessuti  e  tre  quart!  dal  prezzo  dei  filati:  onde  si  scorge 
quauto  danno  ci  venga  dal  non  darsi  alia  fabbrica  dei  tessuti 
di  colone  in  projiorzioni  meno  ristrette.  Anche  qui,  nel  ve- 
nire alia  conclusione  si  fa  manifesto,  che  I'assicurare  la 
materia  prima  piii  abbondante  non  ^  ancor  tutto:  ed  anzi 
cio  vale  specialmente  per  1'  arte  dei  cotoni,  perche  in  essa 
la  manifattura  accresce  il  pregio  della  materia  prima  in  ra- 
gione  piu  larga  che  non   nell'  arte  della  lana  e  della  seta. 


—  838  — 

Disconondt)  ilegl'  impedimenli  (in;m/iurii,  dimoslrtM-o  come 
lii  protozione  dala  ai  fdali  siii  iioii  lievo  oagione  per  cui 
larlc  del  lessere  non  pigliti  niiiiiia,  iion  accresoe  il  suo 
spaecio  ;  ed  eziandio  devono  valoie  per  ii  colonilicio  i  lagni 
die  si  riferiscoiio  ai  dazii  slille  niaceliiiie.  Qiialora  non  vo- 
glianio  stare  indifferenli  spetlaloii  del  Iraflico  ehe  si  avria 
sul  Mediterranco,  conviene  lorci  dinanzi  (luegl'  impedimenli 
che  lo  farebbero  rifuggire  nei  porii,  ove  la  comodilc'i  del 
sito  si  accompagna  alia  liberta  dei  negozii.  Non  dubiliamo 
ehe  I'arte  del  colone  non  manchera  allora  del  profilto  re- 
eatole  dalla  nuova  via  nelle  materie  prime,  sopraltulto  pei 
prodolti  meno  lini  c  di  piii  largo  spaccio,  nei  quali  la  spesa 
della  materia  prima  e  in  maggiore  proporzione,  che  nei 
prodotti  piu  lini.  Non  dubiliamo  ehe  anche  i  Lombardi  ed 
i  Veneti  si  faranno  emuli  degli  Svizzeri,i  quali  trovano  esito 
ai  loro  tessuti  tinli  in  rosso  non  solo  in  Italia,  ma  eziandio 
in  Oriente. 

CAPO     SE  S  T  0 

...  ;    Del  setificio.  •;•..*■,.  .       ■; -^i  kv 

Nella  Repubblica  T  arte  della  seta  si  considero  come 
matrice  non  meno  che  I'arte  della  lana,  ed  anzi  nei  secolo 
scorso  usci  quasi  dal  suo  secondo  grado  e  si  mise  alia  |)ari 
con  quesla.  Sino  dal  28  febbraio  1365  il  senato,  volendo 
promuoverla  specialmente  pei  velluti  di  seta  e  d'oro,  proibi 
severaraente  non  es  ne  introducessc  a  Venezia  da  altri  Stati. 
Quindi  non  manco  di  proteggerla  di  continuo  al  modo  allora 
usato  di  proibizionie  di  dazii.  Si  proibi  nei  1370  che  i  lavo- 
ralori  di  quest'arte  si  reeassero  altrove;  nei  1410  si  rafforzo 
il  divieto  con  allre  pene;  nei  ^490  si  proibi  i  drappi  di  seta 


—  839  — 

seoza  oro  come  alari,  oimesioi  e  rasi,  poiche  cominciavasi 
allora  a  fame  in  Venezia ;  nel  1496  si  prese  parte  che  ogiii 
anno  lo  scrivano  dell'uflicio  dell'arte  deila  seta  fosse  spedito 
in  Lombardia  a  stridare  la  parte  inibitiva  dei  panni  fore- 
stieri.  Sempre  insomnia  fu  accarezzata  quest'arte  della  seta 
dalla  Repubblica,  serapre  n'ebbe  esenzioni  ed  alleltamenti. 

II  magislralo  de'  provvisori  di  comun  a  Venezia,  e  in 
terra  ferma  i  pubbiici  rappresentanti  sopravvedevano  I'arte: 
i  privilegi  stavano  d'ordinaiio  nel  concedere  che  gli  operai, 
sia  dello  stato  sia  esteri,  fossero  scioiti  dalle  tanse  e  dalle 
fazioni  reale  e  persunale,  e  per  nnimare  la  gente  a  concor- 
rervi  e  per  nou  togliere  poi  gli  operai  da  si  delicato  ed  im- 
portante  lavoro,  dopoche  fossero  islruili,  finalmente  per  la 
difficolta  d'  islruirne  altri  con  slraccio  sempre  di  cosi  pre- 
zioso  effello.  Parimenti  si  esentavano  i  proprietarii  e  i  fab- 
bricatori  da  ogni  gravezza  per  la  fabbrica  degli  ediflcii  e  pel 
loro  lavori:  nel  qual  modo  i  capitali  erano  invitati  a  diri- 
gerli  e  uiantenerli.  Le  sete  gregge  provenienti  da  Stali  esteri 
e  direlle  a  quesli  opificii  per  esservi  lavorate  erano  esenti 
da  dazii:  dopo  lavorate  esenti  dal  dazio  d'uscita  :  alTincon- 
tro  proibivasi  con  rigore  I'estrazione  dei  bozzoli. 

A  Venezia  nel  secolo  scorso  erano  1006  telai,  cioe  777 
per  conto  dei  mercanti,  227  per  conto  dei  teslori,  2  dei 
parlicolari. 

Le  seterie  di  Vicenza  erano  si  floride  e  condolte  a  tanta 
perfezione  di  gusto,  di  vita,  di  lavoro,  che  talune  andavano 
(isitate  anche  a  Lione:  663  telai  vi  lavoravano  quando  la 
corte  di  Vienna  proibi  alle  nianifatture  venete  I'ingresso 
ne'suoi  Stati  onde  oon  pur  le  fabbriche  vicentine,  ma  ezian- 
dio  quelle  di  Udine  e  Venezia  scapitarono  sommaniente  e 
rimasero  senza  nunierose  commissioni.  Molle  rimanenze 
non  esitate,  diniinuito  il  nuraero  dei  telai,  cessata  Tespor- 


-  840  — 
lazione  per  le  citl^  eletloiali  ed  ereditariedi  Sassonia  eper 
le  Gere  franclie  di  Lipsia,  Uiiica  speranza  offrivasi  ai  noslri 
fabbrioalori  nellu  scula  di  Cculice.  Le  coi-delle  dl  sela  die  si 
lavoravano  a  Padova  avevano  piii  piegio  di  quelle  di  Na- 
poli,  Siena,  Zui'igo^  Basilea,  ed  eraiio  esitatein  Lombardia, 
Romagna,  Levanle,  Genuania,  (^adice,  Lisbona.  Gli  ospizii 
dei  mendicaiili  e  de'Uovalclli  se  ne  occupavano:  come  pure 
era  utile  lo  smercio  della  sela  convertita  in  orsoio  ad  uso 
di  Bologna;  e  i  docuinenli  altesluno  come  I'arle  della  do- 
minanle  lenlasse  conservarsi  questo  esito  tutlo  per  se  sino 
agli  iiltimi  anni  della  Repubblica,  ed  avesse  eziandio  gelosia 
di  eoncedere  il  Iransito  per  Venezia  direlto  al  Ponenle  pei 
prodoUi  non  suoi. 

Nella  Lombardia  e  nella  Venezia  si  produce  la  met.^  della 
sorama  prodolla  da  tulta  Ilalia:  14.1  12,000  chil.  del  valore 
di  63.000,000  di  fr.  ne  produce  la  Lonibardia:  il  Veneto 
-JO.920,000  cbil.,  menlre  il  prodolto  tolale  d'ltalia  e  di  chil. 
52.374,662  =r  2 1 7.488, 1 59  franchi.  In  Lombardia  son  filati 
^  6.878,400  chil.  di  bozzoli,  nel  Venelo  8.430,200:  onde  si 
ha  nella  Lombardia  1 .406,720  chil.  di  sela  greggia,  703,360 
nel  Venelo.  Nella  Lombardia  s'  impiega  nella  lorcilura 
-1.263,360  chil.  di  seta  greggia,  nel  Veneto  soli  565,000 
chil.:  in  Lombardia  si  otliene  42,560  chil.  di  slrazze,  nel 
Venelo  23,620:  i  tessuti  lombardi  importano  16.650,000 
franchi,  i  veneti  ISmilioni.  I>"  esportazione  138,500  chil. 
di  seta  greggia,  1.266,000  di  seta  fdata  o  lorla,  63,000  di 
seta  imbiancala  o  tinla.  Si  esporta  a  Lomlra  dal  Lombardo 
Veneto  209,864  chil.  di  sela  greggia,  a  Lione  175,813.  a 
Londra  seia  lavorata  38,757  chil.  e  250,203  franchi  per  la 
seconda,  in  Russia  46,077  chil.  La  slrazza  inviata  alleslero 
6  di  216,671.  Aperta  che  sia  la  nuova  strada  alle  sete  del- 
r India,  converri  adoperarsi  a  lavorare  quella  seta  che  ora 


—  84d  — 
esportiumo ;  o  alrueQo  toglierle  qualsiasi  aggravio  che  possa 
negli  allri  Stati  d'Europa  tarla  posporre  a  quella  d'Asia,  su 
che  poscia  ritonier6  parlando  dei  dazii. 

CAPO  SETTIMO 

Deir  industria    dei    cuoi.  >- 

Nelle  nostre  provincie  1' industria  dei  cuoi  si  iiomioa  tra 
le  principali  dalle  camere  di  commei'cio:  secondo  i  loro 
rapporti  si  macera  60,000  pelli  in  Friuli,  100,000  nel  Vi- 
eentino,  a  Verona  87,800.  Da  questi  numeri  tuttavia  non  si 
pu6  argomenlare  lo  state  dell' industria,  cssendo  assai  in- 
certe  le  notizie  che  le  camere  di  commercio  ne  potei'ouo 
attingere.  Quella  di  Verona  solamente  venne  a  raaggiori 
particolarita,  vahilando  che  23,800  sono  acconciate  in  val- 
lonea  ed  in  corteccia  di  querela  e  d'abete,  33,000  in  allume 
ad  uso  di  niascadizzi,  soati,  semoline;  lOOObulgari,  30,000 
cordovani.  Quanto  tutlavia  si  puo  tenere  per  fermo  si  c: 

1."  Che  anchc  in  quesla  industria  manca  quella  divisio- 
ne  di  lavoro,  la  quale  solamente  pu6  conduria  a  gareggiare 
coi  prodotti  dell'  industria  straniera  Tanto  e  vero  che  la 
fabbrica  ed  il  commercio  de' prodotti  va  ({uasi  sempre  unito 
alia  vendita  minuta  de'  prodotti  importali  dalla  Francia  e 
dalla  Germania. 

2."  Che  il  diboscamento,  diminuendo  la  raccolta  di  cor- 
teccia d'abete  e  di  querela,  fa  danno  anche  a  quest'  arte. 

3.°  Che  lo  spaccio  e  quasi  ristretto  all'  interno  della 
monarchia  austriaca,  e  la  camera  di  commercio  a  Vero- 
na asseri  che  la  fabbrica  ha  un  gravissimo  danno  appeoa 
che  diuiinuisce  1'  uso  dellc  scarpe  per  essere  raeno  rigido 
r  inverno. 

Serie  III.  T.  IV.  108 


—  842  — 

4.°  Clu-  ill  maleiia  pi'ima  ininicnla  scmpro  iiel  pi-ezzo 
per  la  diminuziono  iiell'  esporlazione  die  se  no  I'acea  dal- 
1"  America. 

5."  Clie  aiicir  essa  si  acqiiisla  a  Triesle,  Anversa  e 
INIarsigiia,  insomnia  ad  ailri  porti  meno  oppoiiuni  di  Venezia 
per  la  noslra  induslria.  Da  Uitlo  cio  si  conosce  manifesla- 
mente  come  eziandio  per  le  polli  deve  desiderarsi  il  eanale 
di  Suez,  il  quale  ci  procuri  piii  vicine  le  pclli  dell'  fndie 
orienlaii,  ci  aceresca  lo  spaccio  dei  prodoUi,  ci  fornisca 
luaterie  di  concia.  Di  quelle  provenicnli  dail"  Indie  se  ne  fa 
acquisto  in  Pienionle  per  74,739  cliil.,  dei  quali  solamenle 
14,937  vi  s'imporlano  con  bandiera  eslera.  Lo  spaccio  di 
prodotli  nell'Asia  non  puo  mancarei  ove  prendiamo  esempio 
dagli  altri  paesi,  specialmenle  dall"  Ingliilterra,  che,  come 
attesta  il  Newmark,  ricevette  eonnnissioni  anche  di  50,000 
paia  di  scarpe  in  una  volla  sola  per  gli  scavalori  d'  oro  in 
Australia  e  per  le  lor  doniie. 


CAPO     O  T  T  A  V  O 

Dei  lini  e  canapi. 

Le  slalisliche  dell'impero  austriaco  assegnano  alia  Loni- 
bardia  una  produzione  di  111,200  cenL  di  lino,  100,500 
semenli  di  lino,  34,800  di  canape;  al  Veneto  una  produzio- 
ne di  12,400  e  3500  quanlo  ai  due  primi  prodoUi,  59,600 
di  canape.  La  Lombardia  irrigua  in  quel  di  Crema,  Cremo- 
na, Lodi  e  Brescia,  sebbene  non  possa  farsi  emula  de'  lini 
di  Fiandra  e  d'Irlanda,  ne  lia  tuttavia  una  bella  ricchezza : 
pei  canapi  il  Veneto  ha  la  preeedenza,  soprattutto  per  quelli 
di  Montagnaua.  Non  devo  qui  dilungarnii  sui  miglioramenli 


-  -  843  — 
die  sono  desiderati  in  quesle  colture;  e  che  per  il  lino  sono 
promossi  efficiiccMiiento  nellu  I.ombardia.  Qiianlo  all' indu- 
slria,  ciii  qiiesla  produzioiie  da  luogo,  ricordero  cli'essa  nel 
secolo  scorso  era  iiorentissima  nel  Venelo,  avendo  esito  in 
Italia  e  S[)agna,  e  non  solo  valendosi  dei  lini  di  Cresi'ia  e  di 
Crema,  bensi  eziandio  di  qiielli  di  Russia  e  d'altri  paesi.  !*el 
canape  dnr^  a  lungo  il  pregiudizio  che  qiiello  di  Alontagna- 
na  non  fosse  alio  a  cordaggi  buoni  a  resislere  all'  ancore 
nelle  biin-nscbe  e  per  le  gonione  ad  uso  dei  bastimenti  gross! 
e  delle  iiavi  da  linea.  A  Tolmezzo  aveano  lavoro  sotto  la 
Repubblica  per  le  lelerie  2000  lavoi-anli  e  oioltissime  fdiere, 
producendosi  34,608  pezze  di  lini  noslrali  e  navigati,  ed 
895  pezze  di  canape.  A  Cividale  fabbriiavansi  telerie  da 
145  lavoranli  e  i300  filiere ;  ed  nn' ailra  fabbiica  ne  era 
eziandio  a  Bovolenla,  donde  si  spaccio  qiiakbe  anno  3450 
pezze,  quasi  tuUe  nella  dominante,  nella  leira  fernia  e  nello 
Stato  Ponlificio,  e  dove  si  consuraarono  circa  84  miara  di 
lino  coir  inipiego  di  2000  operai  e  200  telai  quasi  sempre 
baltenti.  Aggiungasi  le  due  fabbriche  di  Piove  di  Sacco,  una 
dellc  quali  diede  813  pezze  nel  1765  e  844  nel  1766,  ven- 
dute  quasi  lutle  nello  Stato  e  per  poca  parte  in  Romagna: 
nel  1765  consumo  circa  35  miara  di  lino,  19  nel  1766, 
dlede  lavoro  a  140  perst)ne,  oltre  alle  filiere,  adopero  120 
telai  baltenti  or  piii  or  meno  con  lilatoio  da  torcere  il  filo 
e  tintorie.  i.'altra  fabbrica  di  Piove  di  Sacco  produsse  4025 
pezze  di  lino  con  130  telai  battenti,  diede  lavoro  a  160 
operai  oltre  alle  liliere,  ed  eravi  unita  una  tinloria,  ed  un 
filatoio.  Nella  dominante  quest' industria  progredi  dopoche 
fu  sciolta  dai  vincoli  dell' arte  dei  fustagneri  e  dei  bomOaseri, 
e  aveano  lavoro  nel  secolo  scorso  I  I  filiere  nella  provinciadi 
Treviso,  6  nel  Friuli,  in  Conegliano  e  in  Caslelfranco  e  ne 
erano  tenuti  in  molo  94  telai.  Dal  uiai'zo  I765.al  novembre 


—  844  — 
1766  questa  fabbrica  cousiimo  fra  drojjlie  e  coloii  3  miara, 
e  13  (li  lino;  da  marzo  1765  a  liitlo  febbraio  I7(>G  prodiis- 
se  4378  pezze. 

Dal  passalo  facendoci  or  col  pensiei-o  all  avvoiiiie,  pos- 
siamo  sperare  che  rincremeiito  do'  iiostri  traflici  sara  ca- 
gioue  di  prosperitit  anche  a  qiiesta  industria  doi  lini  e  dei 
canapi.  Le  tele  per  le  noslre  navi  e  le  gomone  daraniio  al)- 
bondanlo  lavoro:  seppiire  ancbe  qui  non  sara  inipedilo  il 
coinmereio  d' Italia  :  poich6  non  si  puo  rallargare  al  di  I'uori 
i  traffici  in  case  frastornati  e  impediti.  Ora  il  canape  e  i  lini 
prodotli  nel  nostro  paese  non  sono  baslanti  al  oonsunio  :  e 
se  ne  inijiorta  da  altri  paesi  un  '«. 307,700  cliil.,  quasi  lulto 
dalle  Stalo  Pontificio.  Questa  importaziono  ci  arriva  ag- 
gravata  da!  dazio  di  esportazione  dailo  Stalo  Pontifuio,  il 
qnale,ristrettoin  passato  a  lObaiocchi,  fu  neH'ottobre  i8;ii 
accresciuto  a  28  baiocclii  per  100  libbre.  Eppure  i  caaapl 
dello  Stato  Pontificio  vanno  tra  i  inigliori  d'Eui'opa:  forse 
non  cedono  che  a  quelli  di  Curlandia;  i  piii  lini  del  bolo- 
gnese  sono  attissimi  a  farsene  tessuti:  quelli  piii  tenai-i  delle 
altre  provincie  riescono  buonissinii  per  le  gomone  e  pei  cor- 
daini  tutti  della  marina.  E  vero  che  la  fabbi'ica  di  Polonia  e 
di  Toscana,  coH'uniie  del  cotone  alia  le?silura,  da  i  suoi  pro- 
dotli a  prezzo  piii  vile:  e  vero  che  il  governo  auslriaco,  per 
proteggerc  a  niodo  suo  la  fabbrica  dalmatina  delle  tele  da 
vele,pose  un  grave  dazio  sullimportazione  dei  lavorii  roma- 
gnuoli.  Ma  non  importa  in  quale  porto  dJlalia  sia  lavorato 
il  canape  e  ne  sien  fatti  cordanii  alle  navi;  deve  allacciarsi 
da  esso  un  solo  ed  unico  interesse.  Si  consideri  quanto  se 
ne  trae  non  ostante  i  divie'i.  Si  consider!  particolarmente 
quello  importato  in  Lombardia  e  nel  Veneto,  e  non  si  diibi- 
lerA  di  dichiarare  un  allro  jnale  gravissinio  dall'essere  cosi 
slegale  le  varie  parti  d'  Italia,  anche  questa  diflicolt^  di  ac- 


—  8/i5  — 
poniunaro  Ira  loro  e  avventiiraro  alio  stesso  veiilo  le  cose 
altinenti  alia  navigazione. 

Eoco  lo  spccc'liio  del  canape  esportato  negli  anni  1849- 
1855  dallo  Stato  Pontilicio,  esprimendosi  con  qiiesli  niinie- 
ri  la  media  estrazione  anniiale. 

Canapa  greggia.  .  lib.  37.3 17,583  fr.  10  1  13,879 

»       graffiata  .  »       2.583,637  »       980,228 

»       pcdinata  .  »       5. 12^,546  »    2.777,500 

Sloppa  di  canapa  .  »       2.275,516  »       369,947 

Totale  lib.  47.301,282       fr.  14.24l,b54. 

S'  aggiunga  Tesportazione  delle 

Corde  di  canapa      .     lib.  2.428,986  sc.  842,560 

Tele  bianche  alia  plana  ..  597,851           ..  810,094 
Tele  di  Cento,  di  Aqui- 

lonia,  pagliare  ecc.    «  747,138  »  809,894. 

Qualora  sara  taglialo  rislnio  di  Suez  e  i  nostri  traflici 
saranno  potenteinente  aecresiinti,  sperianio  che  i  canapi 
tutti  di  Bologna,  di  Ferrara,  di  Cento,  di  Cesena  vengano 
lavorati  nei  canlieri  d' Italia.  '      '  '  •' 

CAPONONO 

Del  legname. 

Secondo  le  statistiche  austriache  si  porta  a  Venezia  dal 
territorio  doganale  327,000  piedi  cubici  di  legname,  e  da 
Venezia  s'  imporla  di  nnovo  in  altre  parti  del  territorio 
doganale.  Questo  legname  ^  resinoso.  Secondo  le  stesse 
statistiche  poi  si  esporta  dal  territorio  doganale  a  Venezia 
e  in  altri  porti  austriaci  331,500  piedi  cubici  di  legname. 


—  840  — 
<Hiasi  liiUo  (losliiiiito  nlla  cosliiiziono  dollc  nnvi.  Qiianio 
eiw  sollecita  la  Rcpubblica  vciicla  dolla  conservazione  dei 
bosclii  per  Tuso  dclla  inarinu,  con  quaiila  ciira  informavasi 
<lei  legni  biioni  a  farnc  lomi,  e  via  via  a  liitlo  il  corredo 
dclla  nave!  Non  ecompito  di  queslo  scrillo  I'andar  cercan- 
do  i  rimedii  del  diboscamento  :  bciisi  devo  andie  qui  lanien- 
tare  che  non  possiamo  avere  il  legname  degli  allri  Stati  di 
llalia  senza  elic  ci  giunga  caiicalo  di  dazii  all' esli'aziono  da 
qiielli.  Balla  miseria  dolla  nosti'a  iiavigazionc  e  da  qiiesli 
impedlmenti  deriva  clie  lo  Slato  Pontilicio  fa  smercio  dei 
legnami  in  Fi'ancia  ed  in  Ingliillerra,  anziciie  se  ne  accresca 
la  nostra  marina.  iNei  1852  il  minislro  pontilicio  accrebbe 
del  doppio  il  dazio  siill' estraziono  dei  legnami;  ma  non  fccc 
allora  tntte  Ic  prove  di  quanio  pnoiin  ministro  dellc  finan- 
ze,  e  nel  185i  lo  raddoppio  niiovamenle.  Vero  e  clie  egli 
era  luil)ato  pei"  il  dilioscamento  sempre  maggiore  d'  oltre 
Appennino,  ma  non  per  queslo  conveniva  1'  aecrescere  ii 
dazio  d'  estrazione,  bensi  conveniva  porre  opportuni  prov- 
vedimenli  per  mantenere  i  boselii  in  buono  slato  e  rinno- 
varli.  Quando  la  lega  doganale  d' Italia  sara  fatla  liiialmente 
in  conl'ormila  ai  nostri  intcressi,  allora  si  accreseera  la 
nostra  navigazione,  ed  una  nave  costruita  a  Venezia  coi 
legnami  dclla  Romagna  non  sari  considerata  mono  italiana 
di  quelle  costruite  noi  eantieri  ponlilicii.  Anclie  la  sega,  che 
a  Mestre  lavora  non  solo  legnami  del  Veneto,  ma  eziandio 
dello  Stato  Pontificio,  sara  ben  piu  atliva  col  eessare  degli 
sfregamenti  ed  altriti. 

Le  65  seglie,  le  quali  ora  sono  nel  Friuli,  rimangono 
talora  senza  lavoro:  tuttavia  in  un  anno  si  valuta  la  lore 
produzione  di  n."  500,000  pezzi  pel  valore  di  lire  '(00,000. 
Riducono  principalmente  I'abete  e  il  larice  in  tavole,  travi 
e  altrimenti  ad  uso  di  costruzione,  e  i  prodolti  si  esportano 


—  847  — 
pi-incipalmonte  iiei  luagazziiii  di  Venezia  e  di  Trieste,  d'onde 
si  spedisc'ono  eziandio  in  Levantc.  Del  lesto  va  ogoi  di  piii 
soemando  la  quantity  de'  legnanii  nel  Veneto;  ogiii  di  piii 
sentesi  la  necessita  d'lina  biiona  legge  forestale.  Nel  Trevi- 
giaiio  furoiio  distruUi  quasi  iiitieramenle  i  boscbi  di  cui  i 
nionti  di  qiiella  provincia  erano  ricchi ;  nel  Vicenlino  sono 
luttora  a  hosco  360,000  perticlie  censuai'ie  del  distretlo  di 
Asiago,  donde  si  Irae  anclie  del  legname,  specialmetite  di 
castagno,  per  Venezia :  ma  nel  Vicentiuo  come  in  tutto  il 
Veneto  si  lamentano  le  moltissime  contravvenzioni  forestall, 
i  danneggiamenti  recali  ne'  boschi  dal  pascolo  delle  capre, 
la  negligenza  somma  nel  porre  de'  novellami  in  luogo  delle 
svelte  ceppaie.  Anobe  nel  basso  Cadore  la  necessity  dei  pro- 
prietarii  e  la  pessima  araministrazionecomunalecondussero 
al  diboscamento;  e  solo  falto  Cadore  conserva  tullora  nei 
beni  eomunali  una  notevole  riccbezza  di  legnami.  Valutando 
il  consunio  dei  legnami  nelle  102  calcare  del  Cadorino,  nella 
fornacedi  laterizii,  nelle  earbonaie,  nelle  miniere  d' Auron- 
zo,  una  recentissima  ediligente  stalistica  ci  fa  credere  ehe, 
ollre  ai  legnami  dei  boschi  privati  e  del  bosco  crariale  di 
Sommadida,  si  abbiano  nell'alto  Cadore  01,371  metri  cubi 
di  legna  da  fuoco,  e  si  fa  ascendere  la  tiatta  annuale  delle 
selve  cadorine  a  circ-a  I  47, '.70  melri:  3000  zattere  luugo 
11  Piave  s'inviano  a  Venezia,  e  se  ne  stima  il  valore  a  3 
niilioni  di  lire.  Sia  per  lo  svolgiraento  delle  Industrie  che 
richiedono  ognor  piu  la  materia  combustibile,  sia  per  la 
costruzione  delle  navi,  sia  per  Tesportazione,  necessita  lutle 
quante  che  si  faranno  maggiori  dopo  il  canale  di  Suez,  oc- 
corrono  urgenti  provvedimenti  a  mantenere  questa  ric- 
cbezza  di  legnann  dove  non  e  perduta,  ed  a  rinnovarla  dove 
pur  Iroppo  piii  non  sussiste. 


—  848  — 

CAPO     DEC  I MO 

•      .  ■/..-. 

Del  ferro.  . 

Iiu'crtissinic  soiio  le  iiolizie  siil  I'erro  die  si  ha  nella 
Loiubiirdia  :  ontl'  io  pensu  appigliurnii  alle  statisliche  uf- 
liciali  :  poleiuio  almeno  pigliarle,  per  cosi  dire,  in  parola, 
e  cui  falti  clie  esse  mi  luelloiio  iiiiianzi  dinioslrare  co- 
me, |)er  r  actn'escimenlo  di  UiUe  Ic  nostie  induslrie,  e 
per  quelloperosilii  die  eziaiidio  pci  niiovi  tiaflicl  dell'  la- 
die  esse  possono  sperare,  del)l)asi  .sollecitameute  e  inte- 
ramente  togliere  allinduslria  del  ferro  la  protozione  die 
la  assotUglia.  Seeoiulo  Ic  slalislidie  iilficiali  del  1851,  le 
piii  receiili  die  abbiano  dalo  raggiiaglio  miiiulo  di  tutta 
r  iiidiislria  del  ferro  iielT  Austria,  la  Lombardia  produce 
di  forro  spatico  8.430,450  cIpI.,  12.790,000  di  ferro  e 
gliisa  di  prima  fusiono,  1. 073, 550  diil  tli  lavori  in  ferro. 
Li  12.790,000  soiio  9.978,150  di  ferro  e  nel  rimanenle  di 
ghisa,  e  danno  un  valore  di  638,807  fior. ;  i  lavori  in  ferro 
imporlaiio  521,535  liorini.  Selle  macdiine  ad  acqua  colla 
forza  di  70  caval'i  si  aduperano  nelle  prime  manifatture, 
ed  una  a  vapore  con  12  eavalli;  nelle  allre  si  hanno  59 
maccliine  ad  acqua,  colla  forza  di  578  eavalli:  nelle  prime 
si  adopeiano  9.011,850  i)iedi  cnbici  di  carboiie  di  legna, 
nelle  seconde  1.546,727:  in  quelle  hanno  lavoro  47  operai 
che  forniscono  13,985  opere  in  luUo  T  anno  per  I  10,213 
liorini  di  salaiii;  nelle  seconde  sono  652  operai  che  con 
149,191  opere  hanno  79,536  florini.  Puo  ben  dedursi  dal 
Merlini  e  dal  Fraltini  che  dopo  il  1851  I'industria  del  ferro 
sia  progredila;  ma  giovami  il  ridire  che  non  si  puo  registra- 
re  queslo  aumcnlo  con  luuneri,  dai  quali  sia  delerminato  e 


—  849  — 

niesso  ill  evidenza.  Per  quanto  s'  attiene  al  proposito  di 
questo  scritto,  ne  ho  a  sufficienza  per  trarne  qualche  utile 
conghieltura  ;  poiclie  a  dare  un'  occhiata  a  quelle  cifre,  a 
ragguagliarle  col  prodotto  di  tutto  T  iiiipero,  e  por  vicini  i 
dazii  sul  ferro  importato,  vedesi  ben  cliiararaente  come  noi 
faccianio  le  spese  ai  proprietarii  delle  miniere  d'  oUre  alpe. 
II  ferro  delle  noslre  miniere  pagasi  piu  caro  che  quello  in- 
glese:  e  ben  poco  se  si  raffronli  a  quello  d'oUre  alpe;  quindi 
sarebbe  utilila  dell'industria  poterlo  avere  facilmente  e  sen- 
za  dazii  da  altri  paesi  che  lo  dieno  abbondante  e  a  buoQ 
mercato.  Che  ci  vale  il  non  trovare  la  dogana  tra  le  miniere 
di  Stiria,  di  Carinlia,  d'Ungheria  e  le  noslre  fabbriche  ove 
vorrebbesi  ferro  buono  e  a  prezzi  raiti?  Perche  siamo  co- 
strotti  a  valerci  del  ferro  che  ci  viene  con  un  Irasporto 
carissimo,  mentre  a  Veuezia  lo  potremmo  avere  dall'Inghil- 
terra  col  Irasporto  marittimo  che  costa  si  poco?  La  logica 
del  finanziere  e  in  vero  piii  Cna  che  la  risposta  alia  buona 
cui  condurrebbero  questedomande;  poiche  sulfarmi  a  con- 
chiudere,  che  avendo  noi  poco  ferro,  giovaci  trarne  molto 
e  a  buon  mercato  da  altri  paesi,  e'che  avendone  noi  minor 
quantity  dei  paesi  d'oltre  alpe  soggetti  alio  stesso  dominie, 
dovremmo  avere  piu  facilila  ad  imporlarlo,  il  Gnanziere  mi 
sorprende  colle  sue  tariffe,  e  mi  dimostra  che  appunto 
avendo  noi  poco  ferro  devesi  cercare  di  non  importarneda 
altri  Stall.  In  fatto,  pel  ferro  che  ci  viene  dal  mare  o  da  altri 
Stall  italiani,  noi  paghiamo  il  dazio  di  36  carantani  per  50 
chil  ,  cioe  il  doppio  del  dazio  pagato  dal  ferro  che  proviene 
direttameute  dalle  miniere  tedesche.  Ora  il  ferro  che  impor- 
lasi  nel  Lombardo-Veneto  e  per  due  terzi  provenienle  da 
Vonezia,  poi  per  un  terzo  da  altri  Stati  italiani,  quasi  lutto 
dal  Piemonte;  invece  dalle  miniere  dello  Zoilverein  non  ne 
abbiamo  direttaraente  ne  un  ehilogrammo.  Si  valuti  il  costo 
Serie.  Ill,  7    IV  .     109 


—  850  ~ 

d  un  chilogranimo  di  ferro  a  15  ccntesinii,  quindi  il  costo 
di  50  eliil.  7  lire  austr.  e  50  cent. ;  il  dazio,  come  dissi,  iu 
ragioiie  d'uiia  lira  e  80  ccnlosiini  pei*  50  oliilograiiinii ;  e 
poi  apreiido  gli  spctchi  stalistiei  del  1855  coiiosceieiiio  che 
pagaimno  siii  I'erro  20,090  fioriiii,  qiiaiido  allri  paesi  dello 
Slato  ausliiaco  nc  pagarono  soli  20,022  per  una  (luanlili 
piii  (he  doppia.  Anclie  pel  ferro  batluto  paghiamo  un  dazio 
due  lerzi  maggiore  di  quello  pagalo  pel  ferro  dello  Zollve- 
rein,  quando  a  noi  vieue  dal  Piemonle  ovvero  da  Veiiezia. 
Come  e  possibile  clie  si  accrescauo  le  nostre  indusine  se  il 
ferro,  che  e  ad  esse  una  necessili,  ne  viene  cosi  soprappa- 
gato,  mentre  e  il  minerale  e  il  ferro  in  masse  e  rollami  sono 
affatto  esenti  in  Pienionte?  E  non  ne  abbiamo  noi  lesempio, 
che  pur  logliendosi  nel  Piemonte  i  dazii  sull' imporlazione 
del  ferroj  lindustria  delle  ferriere  non  ne  scapil6,  ahneno 
di  quelle  poste  in  buone  condizioiii  e  pronle  a  migliorare  i 
loro  mezzi  di  produzione?  E  crediam  noi  che  le  ferriere 
lombarde  non  accrescerebbero  anzi  coU'enuilazionc  i  loro 
prodoUi?  E  non  possiamo  iu  pari  tempo  ritenere  che  I'im- 
portazione  del  ferro  affalto  esenle  dai  dazii  accrescera  le 
arti  le  quali  di  tale  materia  abbisognano  e  danno  il  pane  a 
ben  maggior  numero  di  lavoranli  che  non  sieno  nelle  mi- 
niere?  Perelu-  farem  noi  le  spese  allinduslria  tedesca,  la 
quale  segui  stentalamenle,  e  ^empi  e  lenlamente  il  progredire 
di  tal  produzione  in  altri  paesi?  Non  da  altre  fonti  che  dalle 
stesse  slatistiche  utiioiali  si  pu(')  dedune  quanto  1' arte  del 
ferro  andasse  a  rilcnlo  ncl  trar  proGI'.o  della  liccliezza  for- 
nita  dalla  natura  alia  Sliria,  alia  Carintia,  alia  Boemia,  agli 
allri  paesi  d'oltre  alpe.  Non  grandiose  ferriere,  ma  si  molte; 
onde  maggiori  vi  sono  le  spese  d'aniininislrazione,  minore 
il  protitto  per  esserc  impotente  il  capitale  diviso  tra  tante, 
minore  la  stability  e  il  credito  dell'  impresa.  In  Boemia  ed 


-  851  — 

in  Moravia  le  ferriere  sono  quasi  geaeralmente  de'  proprie- 
tarii  dei  len-eni  su  cui  si  ha  il  minerale:  per  impiegarvi  it 
legnarae  dei  loro  bosehi,  che  per  le  strade  malagevoli  non 
pofrebbe  portarsi  lontano,  in  queste  foniero  I'industria 
reslringesi  al  ferro  prodolto  d'  anno  in  anno,  e  per  questo 
si  fanno  lutli  i  lavori  senza  alcuna  divisione;  come  e  possi- 
bile  che  in  lal  modo  la  produzione  sia  conforme  ai  migliori 
raetodi  dell' arte  e  si  compia  col  minor  coslo?  Aggiungasi 
la  spesa  del  mantenere  le  slrade  dalle  ferriere  ai  Uioghi 
dello  smercio,  spesso  addossata  ai  proprietarii,  e  lo  stato 
quasi  sempre  pessinio  di  queste  slrade.  La  Lombardia,  che 
non  ha  certamenle  tanto  ferro  da  bastare  aH'incliiesla  fat- 
tane  dalTindustrie  tntte  quante,  ed  il  Veneto  che  ne  difelta, 
non  devono  piu  a  luago  essere  soUoposte  ad  un  regime 
daziario,  il  quale  !anto  contrasta  il  loro  benessere:  ed  anche 
qui  son  da  capo  alia  solita  conclusione,  die  pu6  benissimo 
sperarsi  un  incremenlo  della  nostra  produzione  per  il  vicino 
e  largo  mercato  delf  Asia,  ma  che  conviene  disporci  ad  esso 
colla  liberti  delle  induslrie,  solo  espediente  valido  a  farle 
fiorire.  Dalla  Repubhiica  Veneta  si  dava  facolti  ai  mercanli 
delle  valli  Trompia  e  Sabbia  di  condurre  a  vendere  le  loro 
manifatture  di  ferro  per  tutlo  il  dominio  veneto  senza  che 
vi  si  opponesse  I' arte  dei  fabbri.  Ncl  1429  la  Repubblica 
procur6  di  agevolare  I'iraportazione  del  ferro  tedesco  per 
Codroipo,  San  Vito,  Portogruaro.  Per  quel  tempi  anche  la 
liberl^i  del  solo  coramercio  interno  era  mollo ;  anche  la 
facolta  d'introdurre  il  ferro,  pur  pagando  un  dazio,  era  un 
beneticio.  Ora,  nello  svolgimenlo  delle  Industrie  d'altri  paesi 
e  nella  miseria  delle  nostre,  dobbiamo  altamenle  lamentare 
qualunque  modo  di  raisurare  la  liberty  un  po'  alia  volta,  e 
dobbiamo  per  il  ferro,  come  per  tutte  le  materie  prime, 
chiedere  sollecita  e  intera  lesenzioue  del  dazio. 


—  852  — 
Che  so  pur  viioisi  piii  speeiale  rigiiardo  all'  esilo  dei 
prodoiti  nei  paesi  di  1^  dal  Capo,  ricordero  come  anche  per 
r  arte  del  ferro  i  Veneziaiii  vi  rivolgessero  il  loro  pensiero, 
quanlo  alle  fabltriohe  di  chioderie,  sopralUitto  a  qiiella  di 
Sal6;  che  traendo  il  ferro  greggio  dalla  Valcaraonioa  lo  con- 
verliva  in  13  specie  di  cliiodi ;  e  soprallullo  neila  dominante 
ne  avea  Tesilo.  Tale  falibrioa  avea  capilali  d'  industria  e  di 
coraggio,  onde  la  llepuhhiica  volea  accresceria  e  proniuo- 
verne  1'  osito  per  la  scala  di  Cadice,  emporio  dei  consumi 
delta  Spagna  e  delle  Indie.  Un  tal  capo  consideravasi  dalla 
Repubbliea  come  utilissimo  a  promiioversi,  perclie  manifat- 
tura  nostra  e  gran  fondo  di  carico  alia  navigozione;  onde 
esento  la  fabbrica  di  Salt)  dai  dazii  e  dalla  tansa,  come  pure 
dal  dazio  del  ferro  greggio  che  dalla  Vaieamonica  veniva 
condotto  per  Brescia.  Inoltre  le  diede  im  preaiio  per  le 
manifallure  esportato  da  tal  fabbrica  a  Vcnezia.  Quindi  la 
Repubblica  procure")  da  Genova  camnioni  di  chioderie  geno- 
vesi,  coi  prezzi  del  coslo  e  del  prezzo  rilratto  nella  vendita, 
ed  in  ogni  guisa  stimolo  1'  emulazione  del  nostro  fabbrica- 
tore.  Non  mancheranno  alle  arli  nostre  le  speranze  vagheg- 
giute  dalla  Repubblica  ne'  suoi  ullimi  anni,  qualoi'a  Toppor- 
tunita  dello  smercio  non  sara  impedita  dalle  difficolla  della 
produzione.  Cosi  nella  guerra  d'  indipendenza  vederamo 
possibile  una  produzione  in  grande  delle  celebri  armi  di 
Brescia,  le  quali  nei  pacsi  levantini  non  mamano  di  spaccio. 
Valgap.ii  il  ricoidarlo,  perche  quesla  industria  dimostra  la 
utdita  del  conforraarsi  anche  ai  capricci  dell'  inchicsla,  n6 
altrimenti  le  armi  di  Brescia  trovarono  spaccio  in  Levante 
cbe  secondando  le  bizzarre  forme  e  le  fantasie  volute  dai 
popoli  orienlali. 


-  853  — 

CAPO     UNDECIMO 

Fonderie. 

La  grande  ofCcina  delle  strade  ferrate  a  Verona,  ove 
si  da  lavoro  ad  oltre  600  operai,  la  fouderia  di  Mesti-e 
che  fa  maccliine  per  I'  indiistria  e  1'  agricoltura,  ponti  in 
feri'o  fiiso,  macehine  per  asciugamento  di  valli,  macchine 
di  varia  forza  a  vapore;  la  fonderia  di  Padova,  che  fa 
in  ghisa  bellissimi  lavori ;  quella  di  Treviso,  che  nel  4  854 
lavoro  275,000  funti  di  ghisa,  nel  1855  320,000  ;  nel 
-1856  234,000,  e  327,000  di  ferro  malleabile  nel  primo 
anno,  poi  180,000,  e  nel  terzo  anno  160,000;  quelle  di 
Loinbardia,  delle  quali  da  conto  il  Frattini,  ben  dimoslrano 
quanta  atlitudine  avrebbesi  in  secondare  il  progresso  della 
nostra  industria  anche  con  tali  lavori.  Non  mancano  nep- 
pure  oggidi  commissioni  per  paesi  lontani;  poich6  la  fon- 
deria di  Treviso  spedisce  de'  suoi  prodotli  anche  nelle 
isole  Jonie,  quella  di  Mestre  anche  nell'  Egitto  :  ma  io 
discorro  qui  di  tale  induslria  non  tanto  per  lo  spaccio 
ch'  essa  potesse  sperare  a'  suoi  prodotti  per  la  nuova 
slrada  dell' Indie,  quanto  per  I'increinento  ch' essa  avrebbe 
dalle  allre  industrie,  ove  queste  fossero  scosse  dal  loro 
torpore.  Come  possono  infatti  le  fonderie  costiUiirsi  con 
grandi  capital!,  ove  non  sono  grandiosi  opiticii  che  ne 
richiedano  le  loro  macchine  ?  Nello  stato  presente  della 
industria  il  fabbricante  trova  spesso  piu  utile  il  ritrarre 
qualche  macchina  da  Parigi  o  dal  Belgio,  piuttosto  che 
dalle  nostre  fonderie.  11  lavoro  vi  sarebbe  eseguito  egre- 
giamente ;  ma  senza  la  fabbricazione  in  grande,  senza  i 
grandi  capitali  6  sempre  carissirao  e  lento.  Un  de'  nostri 


fnbbricalori  cli  pamii  sa  die  nolle  olTiciiic  dol  Belgio  si  fab- 
brica  qnalclie  oongegno  clio  laddoppia  la  I'orza  produtlrice 
(lelle  sue  inaccliine,  dovr;'!  ogii  procurarscno  il  niodello  e 
poi  farlo  gctlare  nolle  noslrc  foiiderie?  L' esilo  pii6  es- 
serne  inoerlo  ;  n)a  poniani  pui'o  rbe  vonga  oseguilo  ogre- 
glamente:  6  oerlo  cho  fatio  apposta  per  uno,  per  due 
fabbrieatori,  si  hwh  pagare  da  loro  a  caro  prezzo.  Si 
svolga  la  nostra  indnstria  per  la  iiiiova  slrada  dei  traffici, 
e  siara  certi  che  anche  le  nosire  fondorie  a  quella  dili- 
genza  di  lavoro  di  che  vanno  lodate  aggiungeranno  la 
fabbrica  in  grande  c  a  biioni  patli. 

CAPO    DODICESIMO 

Del   ranie. 

11  rame  che,  nel  dislrello  di  Agordo,  si  produce  per 
un  valore  di  310,848  lire,  lo  zinco,  cho  vi  si  produce 
per  un  valoie  di  11,684  lire  potrebbero  dar  luogo  alia 
industria  in  grande  dell'  oltone  e  dol  pakfong  :  lo  scavo 
deir  uno  o  dell'  altro  se  no  dovrobbe  proniuoverc  con 
raaggiori  capilali,  come  eziandit)  di  tuUi  i  minerali,  di  cui 
la  nalura  forni  il  Belluneso.  Non  so  darne  slatistica  mi- 
gliore  di  quella  comprosa  noil  illuslrazione  del  regno  Lom- 
bardo-Veneto ;  pur  troppo  sut'liciente  pel  mio  assunlo, 
poicho  vale  per  se  slessa  a  diniostrare  che  tai  ricchezza 
minerale,  buonissima  pel  consunio  del  Veneto,  o  ben  lungi 
dal  fornire  materia  al  commorcio  esterno. 


—  865  — 

Specie   minerali 

Quintali 

Rame 

Zinco 

Solfato  di  rame 

Piombo      ...... 

Giallaraina.         .       _. 

Solfo 

Lignite 

2240 
364 

6832 
39 

4288 
274 

2000 

CAPO  TREDICESOIO 


Delia   carta. 


Nel  si'coio  XVIII  Bassano  inviava  le  sue  carte  in  rame, 
derate,  niiniale  o  semplici  alia  Svizzera,  all'lJiiglieria,  a 
Marsiglia,  ed  anche  a!  Messico  c  al  Paraguay.  Ne  lo  spaccio 
estesissimo  manc6  ad  altre  nostre  corliere,  specialmente  a 
quelle  di  Brescia  e  di  Treviso  sul  priucipiu  del  secolo  per 
TEgitto  e  pel  Levante.  Nella  Loinbardla  il  lino  e  pronto  ed 
opportuno  per  questa  produzione  che  si  fa  in  9 1  fabbriche, 
delle  quali  -/.  sono  su  quel  di  Brescia;  5  sole  fabbriche 
sono  a  uiacchina:  e  ne  souo  notevoli  soprattutto  quelle  di 
Vaprio  e  Varese.  Dope  Brescia  li  maggior  numero  ne  e  sul 
lerrilorio  di  Como,  poi  su  quello  di  Bergamo.    La   produ- 


—  866  — 

zioiie  (lellu  caria  fii  valulata  assai  vagaineiite  dai  recenli 
scriltori  di  slatistica  delle  industrie  lombardo;  serabrami 
tutlavia  per  la  provinria  di  Brescin  potersi  attenere  al  cal- 
t'olo  dello  sorilloro  suiresposizione  bresciana  cbe  ne  dh 
3.105,000  (Iiil.,  doi  qiiab  2.100,000  chil.  a  Tosoolano  e 
Maderno  di  rarla  ordiiiaria,  3  12,000  di  lina.  iNel  Friuli  so- 
00  7  fabbriche  di  caiUi,  con  31  lini:  sul  Vicentino  12  fab- 
briclie  con  3  '<  lini,  a  Treviso  23  con  45  lini.  Auniento  ne- 
gli  ullimi  anni  il  picz/o  degli  slracci  che  si  eslraggono  per 
ajlri  Slali:  e  le  nostrc  fribbriche  ne  sono  agitate:  la  camera 
di  coiumercio  di  Treviso  attesta  cbe  il  prezzo  degli  stracci 
s"  accrebbe  in  l)re\e  volger  di  te;!i|)0  lino  al  50  per  %  e 
ch'  essi  in  adtlietro  copiosi  nel  Polesine  si  lianno  V>rniai 
a  grave  slento.  Qua!  liinedio  invocasi  come  valido  uniea- 
raente  ad  irapedire  il  decadimenlo  di  quest' arte?  Sino  a 
che  le  nostre  camere  di  comuiei'cio  e  i  nostri  scritlori  si 
restringessei'O  a  dimoslrare  il  grave  t'oslo  della  l'abl)rica  a 
mano  in  confronto  di  quella  a  niaccliina,  sino  a  clieconsi- 
gliassero  de' nostri  fabbricatori  d'acconciarsi  ai  nuovi  nie- 
todi  pill  spediti  e  piii  economici,  I'arebbero  veraraente  ope- 
ra ulilissima  al  nostro  paese.  Ma  pur  troppo  (juando  scor- 
gesi  un'arte  venir  uieno,  si  ricorrc  alle  proibizioni:  quando 
alcuno  non  sa  vincere  gli  emuli,  li  vuole  eselusi;  e  pero  le 
camere  di  commercio  cbiedono  se  non  la  proibizione  al- 
meno  un  dazio  gravissimo  sull'esportazione  degli  stracci 
e  sorama  vigilanza  ai  confini  pei'che  il  dazio  noa  sia  deluso 
dal  conlrabbando.  Col  I'iguardo  speciale,  che  6  dovulo  al 
proposilo  di  queslo  scritto,  discorrero  brevemenle  come  la 
nuova  via  dell'  Indie  potra  portarci  naturaimenle  anche  in 
quest'arte  beneflcii  non  lievi,  e  come  allrimenti  il  luale  del- 
le nostre  industrie  non  ista  punlo  ne  poco  nella  loro  liber- 
ty, anzi  nei  vincoli  che  la  scemano.  In  vero,  io  credo  che  la 


—  857  — 

carta  saiii  prodoUa  piii  agevolmente  e  men  cara  allorch^, 
acoresciiito  il  consumo  del  cotone,  delle  lane,  della  seta  per 
le  cagioni  loccate  piii  sopra,  e  dipendenli  dalla  nuova  stra- 
da  deir  Indie,  si  accresceranno  anche   per  conseguenza  gli 
strac^i,  la  materia  prima  di  quest' indiistria.  Inoltre   e  for- 
se  vero  clie  I'illanguidirsi   di  quest'arte  principalmente  a 
Treviso  dipenda  da  iin  lal  difclto  di  materia   prima  die  le 
tolga  il  proseguire  ne'suoi  lavori?  La  camera  stessa  rispon- 
de  come  il  difetto  di  materia  prima  non  faccia  punto  cessare 
tal  produzione:  la  quale  anzi  continua,  ma  con  poeo   pro- 
fitlo,  e  Irova  I'esito  tardo  ne  sicuro  nei  porti    di  Trieste  e 
di  Venezia.  Ora  appunto  questa  dif6coltii  dello  spaccio  de- 
vesi  attribuire  alia  qualiti  affalto  ordinaria    della  carta  c 
quindi  confortando  i  noslri   fabbricatori   a   miglioraria,  si 
pu6  intanto  credere  die  I'esito  di  questa   carta   ordinaria 
sara  agevolalo  non  poco,  allorche   il  levante  ne    rinnovera 
I'inchiesta  potendo  soddisfaria  con  minore  spesa   di  viag- 
gio^  ed  allorche  nel  porto  di  Venezia  sarti  maggiore  la  ne- 
cessita  di  procurare  de'  cambii  die  abbiano  iitili  ritorni,  e 
diano  un  nolo  alia  nave.  Sappiamo  p.  es.  che  da   Voltri  si 
spediscc  neir  America  meridionale  non  poca  quantita    di 
carta  per  fame  piccoli    invoiti  contenenti  il  tabacco  da  fu- 
mare  a  guisa  di  sigari :  c  se  ne  riceve  in  cambio  il  caffe,  lo 
zuccliero,  I'indaco.  Non  mancberanno  simili  espedicnli  an- 
che per  il  Levante,  allorche  la  navigazione  pei  paesi   di  la 
da  Suez  ci  sia  resa  possibile  e  I' opportunity  dei   noli   non 
possa  mancarci.  La  carta  sugante  e  grossa  non   e  neppur 
questa  senza  un  iiso  grandissimo  per  gl' invoiti  delle  merci. 
Anche  ora  si  fa  una  notevole  esportazione  di  carta  dalle  no- 
stre  fabbriche:  poiche  nel  1855  se  ne  esportarono  dal  terri- 
torio  doganale  2.030,i00  chil.,  dei  quali  %  conuinc  od  or- 
dinarissima.  Sia  pure  die  iprofitti  dei  produttori  sieno  di- 
Scric  III.T.  IV  IK) 


—  858  — 
minuiti:  o  iluopo  conccdcre  clic  faceiidosi  tiiltavia  qiicsla 
espoilazione,  rindiistria  ilella  carta  non  nianca  di  condi- 
/ioni  lali  die  hasl'mo  a  farla  vivere.  Quaiito  aU'estrazionc 
degli  stracci  io  non  so  come  so  ne  creda  desiderabilc  il  di- 
victo :  poiche  se  i  produUori  di  allri  Stall,  inlroduccndo  Ic 
fahbriche  nieccaniche,  !ian  saputo  acquistare  un  tal  esito 
delle  loro  carte  da  richiedere  anchca  noi  la  materia  prima, 
perclie  vorremo  tultora  riservarla  ai  nostri  pi-oduttori,  die 
non  seppcro  parimcnti  progredire,  e  die  in  contraccambio 
ci  faranno  pagare  piii  cara  la  carta?  Si  gctli  Io  sguardo  sulle 
statistiche  austriache,  e  si  Iroveri  die  1'  eslrazione  degli 
stracci  nel  1855  fu  di  632,900  chil.  e  rainore  di  quella  del 
I854:cbe  qnasituttaqucsla  cstrazionefu  dairUnglieria,dalla 
Croazia,  dalla  Slavonia  e  dai  conlini  uiilitari,  c  quindi  tale 
da  non  poler  nuocere  alia  nostra  indnstria:  del  rcsto  in 
tutta  spcciale  per  una  fabbrica  di  Fiuine^  prima  di  quelTan- 
no  compresa  nel  portofranco. 

L'estrazione  degli  stracci  apparisce  quasi  nulla  dal 
confine  delta  Lombardia  0  del  Vcneto:  quindi  in  quanto 
essa  sia  reale  si  fa  per  contrabbando:  cosicche  e  invero 
slranissimo  di  volere  assoggettarii  ad  un  dazio  maggiore,  se 
anche  questo,  die  agli  occlii  dei  produtlori  e  si  tenue,  in 
fatlo  promove  il  contrabbando.  Io  credo  invece  cbe  la  car- 
ta ordinaria  sia  anche  troppo  proletta  dal  dazio  cbe  s'ag- 
grava  sullimportazione  di  questa  carta  da  altri  Stati  non 
riuniti  alio  Zollverein:  io  credo  che  sia  non  concorrenza 
libera  e  giusta,  ma  vero  privilegio,  il  mantenere  esente  la 
carta  che  provienedallo  Zollverein  e  il  sopraggravare  di  da- 
zio 28,827  diilogrammi  che  ci  vengono  dal  Piemonte,  e 
cosl  pure  la  carta  delta  Toscana  e  dello  Stato  Pontificio. 
Non  si  ricorra  pertanto  alle  proibizioni  e  se  saprcmo  a  tem- 
po prepararci  non  ci  mancher^  Io  spaccio  delta  nostra 


—  859  — 
rarla  aiiclio  nelT  Finlie,  ove  con   bandicra   nazionale  so  nc 
invia  dalla  Sardogna  4  5,103  cliil. 

CAPO  QUATTORDICESIMO 

Le  conterie  e  i  vetri. 

Chi  non  la  conosce  quest' arte  chc  nei  documenti  della 
I'cpubblica  chiamasi  nobilc,  gentile,  mirabile? c\\q  nelle  pub- 
blicbe  pompe  sfoggiava  la  ricchczza  de'suoi  lavori?  che 
proleggevasi  siccomc  cosa  santa  dalla  Repubblica?  Dovreb- 
bero  lutti  i  nostri  fabbricatori  pigliar  esempio  dall'arte 
delle  coQlerie  nel  sai)ei'  acconciare  i  loro  lavori  agli  iisi  ed 
ai  bisogni  doi  popoli  del  levanle  e  dell' Asia:  perche  i  fab- 
bricatori di  Murano,  vedendo  Tiiso  delle  corone  Ira  i  devoti 
di  Budda  coininciarouo  a  farle  di  vetro,  e  Irovarono  cosi 
csito  ai  loro  prodotli  in  preferenza  delle  corone  di  cocco,  e 
conoscendo  la  vagbezza  de'  colori  e  delle  concbiglie  affatto 
propria  degii  African!,  imparavano  le  tinle  e  le  paste  ne'inu- 
saici  bizantini  e  seppero  acconciamente  iiuitarle,  e  trovar 
cosi  grandissimo  favore  alle  loro  cose.  Ora  gli  smalli  in 
cauna  per  conterie  line  e  comunali  si  fanno  ascenderc  in 
Murano  a  2.320,000  cbil.  di  smalti,  di  conterie,  di  perle 
fatte  alia  lucerna,  in  tutto  un  valore  di  5  milioni  di  L.  Aus., 
e  inoltre  800,000  cbil.  d'  allrcttanto  valore  in  cristalli,  ve- 
tri soffiati,  lastre,  vetri  da  oriuolo,  bottiglie.  Ben  si  osservo 
dall'Audiganne  (!)  che  in  Europa  sono  affatto  mutate  leccn- 
dizioni  di  quest' arte  de' vetri  da  quelle  per  cui  fiori  nella 
nostra  Repubblica :  poicbe  non  lanto  si  ricerca  oggidi  vetri 
colorati  ne'quali  fumrao  maestri,  quanto  i  vetri  trasparen- 

(I)  L'  induiirie  conlemporciiiie,  sex  coraclcres  el  ses  prof/n-s  pur 
A.  Audigcnne.  Pari?,  18uG. 


—  8(i0  — 
tissinii.  La  loncoironzii  lalliui   aiKlic   in   quest" arlc  ilaj^li 
stranicri  dovrcbbc  appiTiiileroi  a  coiidurrc  i  lavori  in  giii- 
sa  da  secondare  qucslo  miitaniento  della  ricerca :  e  in  pari 
tempo  dovremiDO  stiidiare  quesli  usi  oriental!  per  cui  po- 
trebbero  divcnirc  opporluni   i   nostri   prodotli   qualora  si 
spedissero    direltameote  per   la    nuova   slrada  dell'  Indie. 
isVbellissinii  sludii  del  llondot  (1)  sulle  esportazioni  della 
Cina  imparo  cbe  i   Cinesi  poilano  h)  perle  false  da  lor  fab- 
bricate  a  Bombay  ed  a  Zengibar  donde  Iraggono  in  eambio 
I'avorio,  11  corno  di  rinoceronte  c  via  via;   coiue  pure  no 
spediscono  a  Batavia,  doude  le  navi  olandesi  le  portano  alia 
Nuova  Guinea  e  vi  trovarono  grandissitno  esito  ;  la  quale 
esportazionc  giunge  lalora  a  soumie  rilevanlissirae,  e  vien 
fatta  con  navi  inglesi  ed  ainericane.  Perche  non  potrebbe- 
ro  i  nostri  labbhcatori  studiare  nelT  opera  del  Rondot  il 
niodo  tenuto  dai   Cinesi   in  tale  induslria  per  fame  aggra- 
dire  i  prodotti  nelT  Arcipelago   Indiano    c   nelle   coste  del 
mare  Rosso?  Perche  non  potrehbcro  coH'aprlrsi  della  nuo- 
va slrada  deli' Indie  cnlrare  ancb'  essi  in  questo   trafOco  e 
trarne  quel  carichi  di  ritorno  clie  or  si    hanno    dalle   navi 
non  noslre?  Anclie  oggidi  si   trova   esito   alle   conterie  di 
Veuezia  ne'porti  del  mare  Rosso  e  dell'ludie^  ma  come  pu6 
paragonarsi  il  traflico  ora  fattone  con   quello   clie  sperasi 
pill  esteso  e  piu  rieco  di  profilti  per  la  nuova  slrada   del- 
r  Indie  quando  non  piii  sarii  duopo  portare  le  nostre  con- 
terie a  Liverpool,  e  farle  poi  in  nave  inglesc  e  per  la  lunga 
svolta  del  Capo  giungere  in  Asia  sopraccaricate  di  spese? 
L'esporlazione  ora  fatta  delle  conterie  puo   dividersi  tra  i 
vaiii  pacsi  cui  e  direlta  nelle  seguenli  proporzioni: 


(I)  Etude  pratique  du  conitnercc  d'  eu-portalion   de  la  Chine,  par 
A".  Rondot.  Paris,  1848. 


—  8GI  — 

rraiK-ia 380,000  I.  a. 

Inghillerra S:jO,000 

Gei-mania 325,000 

Ungheria  0  Polonia 100,000 

Spagna 95,000 

Russia 190,000 

Cairo 375,000 

Tripoli  (Africa) 2i5,000 

Tunisi,  Marocco 1 30,000 

Senegal 1 10,000 

(^osta  occidenlale  Africana  .     .     .  75,000 

Costa  Orientale 80,000 

i  ZuDsiba 00,000 

eceelto  j  ^j^^.  j^^^^^,^ 35,000 

Calcutta  per  la  via  di  Suez  .     .     .  «75,000 

Bombay I  50,000 

Singapore  (Australia) 120,000 

Cina 80,000 

Stall  Uniti 200,000 

Golfo  Mcssico  (An title)     ....  70,000 

Brasile •     .     .  I  15,000 

Caltao,  Cobija,  Valparaiso         .     .  05,000 

Diversi 150,000. 

Si  scorge  da  questo  speccliio  statistico  come  oggidi  il 
valore  delle  conlerie  esportate  neir  Asia  sia  in  tenue  pro- 
porzione:  ma  ben  anebe  si  puo  sperare  die  si  rinnovino  le 
anticlie  utilili  di  quest'arte  quando  il  commercio  di  espor- 
tazione  avra  luogo  per  via  dirilta  e  conlinua,  quando  sa- 
premo  emulare  gl'Inglesi  nella  conoscenza  delta  vera  in- 
cbiesta  c  del  modo  piii  spedito  ed  econoniico  di  trovare 
lo  spaccio  ai  nostri  prodotti. 


—  802  — 
C.Al'O  Ul  liVniCESlMO 

Del     tabiicclii. 

Anc'lio  pel  coiisunu)  0  per  la  fabbfica  doi  (abacclii  sarii 
ulilissiina  la  niiova  slracla  cleH'liulio,  col  lorniie  piii  pronla 
e  piii  abbondanle  la  materia  prima,  mciilic  ora  e  scarsis- 
sima  e  (juasi  nulla  limpoi'lazioiio  doi  tabacclii  dell'  Asia  in 
paragoned!  <iuelli  d'allre  provenienze:  infalto  per  tiiHe  |(^ 
fnbbriche  erariali  dell'impero  s' importano  238,513  cenl. 
di  labacco  da  50  cbil.,  deViuali: 

I2,5G9  provengono  da  Norimberga. 

.'•9,110  n  »  altri  luoglii  di  fiermania. 

(»2,724  »  ..  Olanda 

2,882  »  ..  Sliito  Pontificio 

12,850  »  "  TiU'C'liia 

5,370  1)  .)  Cuba 

2,000  »  •>  Avana 

18,502  ..  »  Torloricco 

1,135  n  ,)  Kenluky,  Olio,  0  Maryland 

50,205  '•  n  Virginia 

a  0,388  .)  »  nrasile 

10,003  .)  '.  Java 

117  I)  I)  Indio  Orieiilali 

Si  noli  conic  affallo  minima  e  T  imporlazione  dei  (a- 
bacehi  falla  dircUamenle  da  Java  e  dalflndie  Orienlali:  e 
come  in  parle  Ijen  niaggiore  Timporlazione  di  quesli  labac- 
clii  vien  faila  indiretlamenle  per  1' Olanda:  si  noli  dunque 
come  dopo  ii  canale  di  Suez  non  solo  Timporlazione  dei 
labaccbi  dell' Asia  poira  acciesccrsi,  ma  ancora  quella  ehe 
ne  6  falta  oggidi  indireltamente,  c  quindi  soitraecaricaJa  di 


—  8C3  — 

spese  polia  veiiir  dirella  a  Venczia  o  Tiiosle.  Oia  mi  faro 
a  considerarc  paiiicolarmenlc  nelia  Lonibardia  o  iicl  Ve- 
nelo  le  condizioni  di  questa  indusliia  die  ha  una  fabbrica 
a  Milano  ed  una  a  Venezia  e  da  lavoro  nclla  prima  a  852 
operai,  a  613  iiella  seconda,  ollre  agli  im|)iegati  cd  ai  dis- 
pensieri  (I).  Nella  Lombardia  non  si  compra  labacco  del 
paese  e  se  nc  Jia  solaraentc  un  poco  preso  al  conlrabbando 
(930  chil.) :  ncl  Vcnelo  si  compra  317, GOO  cbii.  di  tabacco 
del  paese,  prendendone  inollre  al  conlrabbando  8400  chil. 
Del  reslo  la  maggior  quanlita  del  labacco  adoperalo  nelle 
fabbriclie  di  .Alilano  e  di  Venezia  si  Irac  da  alUi  pacsi,  cora- 
prandosi  da  quella  di  Milano  801,750  chil.,  da  quella  di 
Venezia  659,550  chil.  Le  spese  della  fabbrica  sommano 
a  4.321,210  lior.,  de' quali  895,359  a  Milano,  425,851  a 
Venezia,  rimane  aH'crai-io  un  reddito  nello  di  3.401,00  4. 
fior.  Se  si  consider!  che  in  tuUo  limpero  il  reddito  delle 
fabbriche  erariali  e  di  12.873,30  lior.,  siamo  alia  solila 
conclusione  che  anche  qui  si  contribuiscc  in  propoi'zione 
ben  maggiore  dei  dominii  imporiali.  Nella  Lombardia  per 
1000  uomini  sono  68  consumatori  di  tabacco  da  naso,  e 
nel  Veneto  110,  e  76  fumatori  in  Lombardia,  56  nel  Vene- 
lo;  mentre  nel  Tirolo  e  nel  V^orarlbcrg  sono  295  1  pi-i- 
mi,  383  i  secondi,  in  Bocmia  105  i  piimi,  376  i  secondi.Pel 
tabacco  da  naso  il  prezzo  medio  e  di  I  fior.  O'/j  car.  per  0,6 
chil.  in  Lombardia,  57  '^/^^  car.  nel  Veneto,  mentre  nell'xVu- 
slria  sopra  I'Enns  e  di  car.  2  %,  ncl  SalisburgheseS '/i,in 
Carinlia  di  3  %,  in  Gorizia  di  5  "-f^.  Pel  tabacco  da  fuma- 
re  \  fior.  e  44  car.  nella  Lombardia  e  \  fior.  e  -10  y^  car. 
nel  Veneto,  mentre  nelle  altre  provincie  dell'impero  non 
sorpassa  1  car.  58  %,  e  sta  quasi  semprc  Ira  i  20  e  i  30. 

(I)  Ttitte  queste  nolizic  sono  tvatti'  dalle  Tafdn  zur  fHatiitik  der  oeiterrei- 
'hischen  Sionurchie,  IN.  1".  1.  B.  Wien  1857. 


^  864  — 

I  labaoclii  consumali  nolla  Lonibardia  e  nol  Venclo  so- 
no  di  Virginia  o  di  Lovaiilc:  ed  i  prezzi  d'  acquislo  noii 
sorpassano  i  32  fior.  e  I>3  oai-.  per  cenlinajo  daziario  di 
50  iliii.  c  sccndono  anclie  a  7  c  16  car.  Cerlainenle  qiiesti 
prezzi  sono  ben  infcriori  a  quelli  dei  tal)acclii  di  Java :  clie 
si  pagano  neli' Austria  soUo  i'Enns  a  101  fior.  e  30  car., 
ma  giova  il  ridiro  clie  abbroviata  la  via  dell' Indie,  non  do- 
vranno  1  tabacchi  di  Ja\a  faro  il  giro  del  Capo,  fare  poi  sca- 
la  in  Olanda,  e  pel  Reno  risalire  all'  Auslria,  rna  si  verran- 
no  direllamente  a  Venozia.  II  minor  viaggio  permellera 
quindi  clie  si  conchiudano  anche  pel  tabacco  i  contratti  a 
termine  usali  in  altri  porti,  p.  es.  d'un  raccollo  di  tanti  el- 
lari  nella  colUira  di  labacco  a  Java:  die  se  ne  faccia 
grandioso  deposito  a  Venezia  senza  mai  lenere  lo  sloch 
superiore  alle  ricerclie:  cbe  ivi  se  ne  possano  fare  vendite 
rilevanli:  die  la  fabbrica  ne  divenga  mono  coslosa:  che 
nuove  qualila  ne  enlrino  nel  consumo.  Cosi  parimenli  si 
faranno  a  Venezia  i  cigari  che  ora  si  traggono  da  Brema, 
da  Aniburgo,  da  Manheim. 

CAPO  SEDICESIMO 

DeH'iinporlazione  dei  zuccheri,  e  delle  raflineric. 

:  Nel  ^8o5  s'  importo  nclla  Lonibardia  c  nel  Venelo 
2.109,850  diil.  di  zucdiero  non  raflinalo  ne  dirello  alle 
noslre  laflinerie,  de" quail  vennero 

da  Venezia  ....  836,150  chil. 

»     Svizzcra ....  3,350 

>.    Picmonte      .     .     .  1.213,800 

»     Toscana  ....  2,300 

..    Slato  Poiililido.      .  I  ;,250. 


—  865  — 

Inoltre  s'  impotto  84i,600  chil.  di  zuccbero  raffinato, 
di  cui 

du  Venezia  ....         328,0^0  chil. 

>)  Svizzera.     .     .     .  3,800            ■     :   i    , 

.)  Pienionle      .     .     .  463,350          i   '           ' 

»  Toscana  ....  3,630            '      ■  < 

.)  Stall)  PoDtificio.     .  37,730 

S'imporlo  poi  14.674,800  chil.di  zuccbero  [ler  le  raffi- 
nerie,  dei  quuli  3.763,400  dal  Pienionle,  il  rimanenle  da 
Veoezia. 

Da  quesle  nolizie  slatit^liche  risulla  evidenlissirao  cbe 
liraportazione  dello  zucchero  registrala  dalle  doganc  e  assai 
poca,  ed  e  quasi  esclusiva  per  le  raffinerie.  II  Fraltini 
mosse  il  dubbio,  cbe  devasi  fare  un  conlrabbando  rilevan- 
te  di  zucchero  nella  Loiubaidia :  e  tal  sua  congellura  de- 
doUa  dal  grave  dazio  d'iniportazione  delio  zuccbero  raffi- 
nato, o  altrimenti  non  destinato  alle  raflinerie,  si  avvalora 
cerlamente  dal  considerare  come  in  un  paese,  in  cui  I'agia- 
tezza  e  si  diffusa,  non  possa  il  consumo  dello  zuccbero  ve- 
nire valutalo  iie'limiti  si  slrelli  deirimportazioue  accenna- 
ta.  Un' allra  prova  mi  viene  innanzi:  perche  il  libro  del 
movimento  commerciale  degli  Stati  Sardi,  cbe  bo  sott'oc- 
cbio,  rai  dimostra  cbe  dal  solo  Pienionle  si  esporlo  ap- 
punto  nel  1833  per  la  Lombardia  e  i  Ducali  ben  10.628,921 
chil.,  raentre  nelle  somrae  esposte  secondo  la  statistica  au- 
striaca  di  quell'  anno,  1'  importazione  dal  Piemonte  non 
entra  cbe  per  3.763,400  cbilog.  deslinati  alle  raffinerie, 
463,330  chil.  di  zuccbero  raffinato,  1.213,800  di  non  raffi- 
nato ne  destinato  alle  raffinerie;  ed  aggiungasi  pure  40 1 ,000 
chil.  diretti  in  transito  per  la  Svizzera.  Per  lo  zucchero  raf- 
finato le  statistiche  piemontesi  registrano  un'  esportazione 
Sine  III,  T.  IV.  Ill 


—  860  — 
(li  4(>9,l<J-l  chil.  iiiai^giore  ciclla  corrispondenle  iniportazio- 
ne  registrala  dalle  statistiche  auslriache,  e  un'esporlazione 
di  92,127  chil.  maggiore  della  corrispondenlc  importazione 
per  lo  ziicclieto  non  raffinalo.  Ed  iin  conlrabbando  notevo- 
lissimo  deve  cortaniente  aver  luogo  ove   per  proleggere  a 
modo  suo  le  raffineiie  si  fa  pagaro  un   dazio   di   cent.   75 
per  cliil.  agli  zucclieri  raffiuali,  e  di  54  cent,   agli  zuccheri 
non  destinati  alle  raffinerie:   niontre    quelli  destinati  alle 
raffinerie   non    pagano    all'  importazione   che    36   centes. 
Dicevami    un    amico,  che   iia    parte  in  una    nostra    rafti- 
neria,  come  sia  affalto  necessni'ia  tal  produzione  a  raan- 
tenere  I' induslria  :  ed  egli  medesimo  qual  fabbricatore    di 
cotoni  lodava  a  cielo  le  leggi  che  ne  fanno  eseute   la  mate- 
ria prima  dai  dazii  d'  importazione.  Ecco  le  conlraddizio- 
ni  ciii  si  giunge  colle  prulezioiii  e  col  rigiiardare  solameute 
airinleresse  dei  produtlori!  Si  guardi    invece   all'interesse 
dei  consumatori,  che  c  sempre  uiio  solo,  die  c  sempre  uni- 
versale, che  influisce  alia  sua  volta  sul  bene  dei  produt- 
tori  stessi ;  e  sembrertj  allora  slranissimo  che  si  facoia  pa- 
gare  ad  una   lira   e  7t  cent,  cio  che  potremmo  avere  a  96 
cent.,   che  dal   consumo   si   lengano   quindi   lonlani   lutli 
coloro  i  quali   possono   esborsare  i   96   cent,   noii  lianuo 
tanto  da  pagare  piii  caramente  il  consumo. 

E  certo  che  colla  nuova  strada  dell'  Indie  gli  zucclieri 
di  Java  giungeranno  prima  a  Venezia  che  a  Rotterdam,  ad 
Amsterdam,  a  Schiedam,  a  Dordrecht:  e  certo  ch'essi  faran- 
no  concorrenza  uel  nostro  porto  con  quelli  del  Brasile  e  del- 
I'Avana:  ma  perche  non  perdiamoquesti  vantaggi  messici  in- 
nanzi  dall'opportunila  del  sito,  non  conviene  ora  aecresce- 
re  il  danno  della  distanza  itineraria  coi  dazi  che  aggravano 
specialmente  lo  zucchero  raffinalo,  come  qucllo  ch'cnlra 
maggiorraente  ncl  eonsumo.  Assicuriamo   intanto  a  buon 


—  867  — 
meivato  il  consunio  al  noslro  popolo,  ne  temiaiiio  punlo 
nt'  poco  che  manclii  il  lavoro  alle  raffinerie  ,  il  quale 
non  dipende  dai  dazi,  ma  si  dall'  avere  la  materia  prima 
abbondanle  e  a  buon  prezzo,  e  dall'  oppoi'tunita  dd  sito 
per  I'esito  deprodotti.  La  raffineria  di  Verona  lavoro  nel 
^855  un  milione  e  748,095  chil.  di  zucchero:  scemo  il  suo 
prodotto  nel  ^856,  riducendolo  ad  1.493,730,  appunto  per 
essersi  inoarita  la  materia  prima.  Quella  di  Treviso  ne  fab- 
brica  60,000  funti,  oltre  quelle  di  barbabietole:  quella  di 
Udine  nel  1 853  ne  fabbrico  2.  i  60,000,  nel  \  856  1 .940,000; 
il  rimanente  fu  consumalo  nella  raffineria  di  Venezia.  Ma 
possiam  noi  paragonare  tale  industria  a  quella  olandese, 
che  nel  1835  raffino  75.650,000  chil.  di  zucchero  ? 

CAPO  DECIMOSETTIMO 

Del  caffe  e  di  altri  consumi. 


Col  consumo  degli  iuccheri  collegasi  quello  del  caffe, 
che  ora  ci  viene  o  dagli  entrepots  inglesi,  o  dall' America 
centrale,  dal  Brasile,  dagli  Stati  Uniti,  e  dopo  il  canale  di 
Suez  ci  verri  con  maggiore  opportunity  dall'  Indie  Orien- 
tali.  lo  non  saprei  valutare  il  consumo  reale  del  caffe  nel 
nostro  paese :  poiche  non  credo  che  possa  venire  rap- 
presentato  dallimportazione  registrata  dalle  dogane,  es- 
sendo  questa  assai  tenue  in  proporzione  all'  universality  di 
questo  consumo :  ne  potendo  io  credere  die  un  dazio 
di  L.  30  per  50  chil.  non  sia  tale  da  promuovere  vivissimo 
contrabbando.  Poniamo  il  valore  di  1.  1,50  al  chilog.,  e  ne 
abbiamo  un  dazio  di  L.  30  sopra  un  valore  di  L.  75,  cioe 
del  40  per  %,  mentre  i  Piemontesi  non  pagano  per  questa 
derrata  che  un  dazio  del  20  per  %.  La   raia  congettura   si 


—  868  — 
avvalora  anche  qui  dalle  statistiche  del  moviraento  comraer- 
ciale  degli  Stall  Sardi,  rhc  nolano  im'esportazione  diretta 
air  Austria  ben  al  disopni  della  corrispondente  importazio- 
ne  rcgislrata  dalio  statistiche  austriache.  Socondo  que- 
sle  non  s'importano  nclla  Lorabardia  e  nel  Veneto  clie 
3.113,950  chil.  di  caffe,  d(>'qiiaii  1.604,000  per  la  Lom- 
bai'dia,  1 .509,9b0  pel  Veneto.  Tale  iniportazione  si  fa  pel 
Veneto  da  Venezia,  per  la  Lombardia  da  altri  Stati  d'Ualia, 
eccetto  233,850  chil.  che  vi  s'  importanoda  Venezia.  Ri- 
cordisi  che  nel  secolo  scorso  i  Veneziani  provvedevano  del 
calTc  non  solo  il  loro  dominio,  raa  eziandio  tutti  gli  altri 
Stati  d'Ualia  ed  anche  la  Gerniania:  essendo  allora  in  voga 
il  consunu)  del  caffe  di  Moka  che  facendo  ca|)o  al  Cairo, 
indi  in  Alessandria,  conosceasi  in  comraercio  sotto  il  nonie 
di  caffe  d' Alessandria.  Diminuito  il  dazio,  ed  abbreviata  la 
via,  crescera  certamentc  il  consunio  del  caffe,  e  particolar- 
mente  di  quello  d'  Asia:  la  marina  mercantile  ue  avr^  ma- 
teria di  noleggi,  il  commercio  veneto,  soprattutto  pel  tran- 
sito  e  per  1'  entrepot,  ne  avri  un'altra  cagione  di  accresci- 
niento  e  di  utili  speculazioni. 

Parimenti  Timporiazione  del  l^,  quasi  nulla  oggidi, 
potra  accrescersi  qualora  se  ne  abbia  maggiore  I' opportu- 
nity, ed  altre  cose  ch'entrano  molto  nei  nostri  consurai  e 
nella  nostra  produzione  parteciperanno  ai  benefici  della 
nuova  strada  dell' Indie,  come  la  cannella  di  Ceilan,  le  noci 
moscate,  il  pepe,  il  zafferano,  la  lacca  naturale,  la  resina  di 
lacca,  il  cacciu  greggio  o  terra  di  Giappone,  I'  oppio,  i  ta- 
raarindi  in  bacelli  od  in  polpe,  i  legni  odoriferi,  le  scorze 
di  china-china,  il  nitrato  di  potassa  o  salnilro,  la  coccini- 
glia,  i  legni  da  tinta,  T  indaco,  la  terra  oriana,  la  robbia 
in  radice,  le  mandorle.  Di  tutto  cio  si  fa  notevole  importa- 
zione  dair  Indie  orieiitali  in    Pienionte;   e    cerlo   ha    luogo 


—  869  — 
anche  nel  Veneto  ed  in  Lombardia  :  ma  le  statistiche  au- 
striaohe,  ponendo  tali  cose  insieme  ad  altre  e  di  diversa 
provenienza,  non  mi  permettono  d'indicare  precisamente  la 
quantiti'J  assoluta  della  loro  importazione,  e  la  quantity  che 
ne  proviene  dair  Indie  orientali  in  parlicolare. 

CAPO  DECmOTTAVO        ^ 

Di  altre  industrie.  .i'   i    ■  o^r..    :  , 

Altre  industrie  minori  avrebbero  parte  ai  vantaggi  del- 
la  nuova  strada  dell  Indie;  e  ne  faro  qui  accenno  rapida- 
mente.  I  petlini  si  fanno  a  Milano  coiravorio  dell'  Indie  e 
con  quello  d' Africa,  traendosi  il  prime  da  Londra,  I'altro 
da  Genova,  ed  hanno  esito  in  Levante:  cosicche  sari  utile 
a  questa  fabbrica  il  canale  di  Suez  e  per  la  materia  prima 
e  per  lo  spaccio.  Per  le  corone  si  hanno  dall'  Indie  le  perle 
di  cocco.  La  cera,  e  quella  di  Venezia  e  celebrata,  si  trae 
dall'Egitto,  e  per  I' Egitto  esportasi  lavorata.  Un  rispar- 
raio  si  avra  per  le  gomme  che  potranno  aversi  anche 
da  Venezia,  mentre  ora  si  Iraggono  quasi  tutte,  cioe  per 
626,000  chil.  da  altri  porti  ditalia:  e  sono  per  \  81 ,700  chil. 
arabiche  ed  africane.  L'industria  del  sapone,  la  quale  in 
altri  porti  dh  ricchissima  produzione,  avri  sommo  accre- 
scimento,  ricevendo  a  miglior  mercato  I'olio  di  sesarao:  e 
ne  verrh  notevole  beneficio  all'industrie,  che  si  valgono  del 
sapone,  sia  per  espurgare  la  lana  e  feltrarla,  sia  per  lavare 
i  tessuti  e  via  via,  11  solo  setificio  lombardo  compra  sapo- 
ni  di  Marsiglia  e  di  Livorno  per  un  valore  di  50,000  fior., 
€  dalla  statistica  del  movimento  commerciale  sardo  attin- 
go  che  senza  valutare  i  saponi  medicinali  e  di  profumeria 
s' importano  neir  Austria   dal   Piemonte  169,553   chil.   di 


—  870  — 
sapoiii.  Vorroi  qui  compire  quesla  esposizione  dollo  noslre 
Industrie  descrivendo  lo  stalo  di  quelle  particolari  di  Ve- 
ne/ia  :  ma  e  neiessili!!  ch'  io  mi  ristringa  a  farlo  desumcre 
da  cifre  di  valofc  sollanlo  approssimativo  ;  lultavia  sui- 
ficieiili  pur  troppo  a  mostrare  clie  ollre  le  fabbriehe  de'ta- 
bacclii  c  degli  zueoheri,  (lell<>  quali  aljbiamo  I'alta  parola, 
nonpossouo  dirsi  esistenti  a  Venezia  allrc;  Industrie  in  gran- 
de.  Lavori  ingegnosi  e  pazieuli  vi  si  coiuUicont)  colle  forme 
pill  squisite  deil'arte:  il  buon  gusto  ed  lui  linissimo  senso 
del  bello  son  proprj  oggidi  e  i'urono  proprj  costanlemenle 
del  popolo  veneziano:  ma  la  faceenda  mercantile,  il  gran- 
de  commercio  d'  esporlazione,  i  grandi  capitali  fanno 
certamente  difetto  alia  nostra  produzione.  E  vero  che  i 
Francesi  spacciano  con  vantaggio  in  Lcvante  eziandio 
cose  di  lusso:  ma  esse  possono  l)enissimo  completare  i 
carichi,  non  possono  mai  fornire  materia  sufficiente  alia 
navigazione.  Se  i  lavori  fatti  a  Venezia  dai  passamanai 
e  ricamatori  in  oro  ed  in  argenlo  Irovano  qualche  spaccio 
in  Lovante,  se  non  mancaci  esempio  di  qualche  spedizione 
de' nostri  arredi  sacri  in  quelle  parti  delTAsia  ove  la  re- 
ligioue  cntlolica  ba  cullo:  se  ancbe  per  le  mole  da  raacina 
e  per  le  stoviglie  non  manca  qualcbe  esempio  di  spedizio- 
ne in  Levante,  non  si  pu6  tuttavia  su  tali  spedizioni  ripor- 
re  la  speranza  di  vodere  accresciuli  i  nostri  traflici  dopo 
il  canale  di  Suez,  ma  solamenle  deesi  aver  fede  in  quelle  In- 
dustrie maggiori,  di  cut  dicemmo,  soprattutto  delle  sete,  dei 
cotoni,  delle  lane,  degli  zuccheri.  Lo  speccliio  ch'io  qui  pon- 
go  innanzi  delle  produzioni  di  Venezia  fara  conosccre  la 
loro  indole  propria  ben  piu  d'un  commercio  minulo  ed  in- 
terno,  che  d'  un  commercio  idoneo  a  dar  fondo  di  carico 
alia  navigazione  e  rallargaie  i  nostri  Iraffici  col  Levante. 


Ciiflettieri  .... 
jCalce,  tegole,  niattoni , 
Calcografi  .     .     .     .     , 
Halzette      .     .     .     .     , 

lalzolai 

'.aiidele  di  sego      .     . 

lanfino 


iapi    mastri    muratori    con 
giornalieri 

lapi  mastri  muratori  senza 
giornalieri 


errazzai  .  . 
appellai  .  . 
arta  ordinaria 


232 
3 
4 
i 

324 
7 
2 

42 

38 
46 

29 

2 


B40 

30 

9 

4 

4003 

24 

7 

742 

38 

<i6 

UO 

8 


410,000  paia 
75,000  lib.  ra. 


*)  UAutore  ehhe  questo  specchio,  come  pure  (jli  altri  at 


I 


ilelk-  Indnstiii'  dflhi  Cilia  e  Poitofranco  ill   \  en.-zia   I83X  f). 


"""■'       ( 


(•)   l.tiitort  M,  .|i.e«lij  •peccltn  ro,m  ,,i,rr  ,jl, 


irbilrghl.  In  rr.n.M,ta. 
.1;  /'eilfdii,  Aillri  corWiii  M  J.J.  Ami'  irjWi 


—  871  — 

E  qui  prima  di  scendere  ai  provvediraeoti,  che  mi 
sembrano  richiesli  per  giovare  le  nostre  induslrie  e  la  na- 
vigazioiie,  debilo  di  gratitiidine  mi  slringe  a  ricordare 
r  Algarotli  perche  nei  declinare  della  lepubblica  tento  eon 
parole  nobilissime  richiamarc  Tabbandonato  aninio  dei  Ve- 
neziani,  ricordando  ioro  le  anlicbe  glorie  della  nostra  ban- 
diera  in  Levante.  Egli  scriveva  ad  Alessandro  Zeno  procu- 
ratore  di  S.  Marco,  congratulaudosi  perche  negli  irapren- 
dimenti  di  Colbert  studiava  un  esempio  utile  a  ridonare  a 
Venezia  I'antica  prosperity :  quando  ella  era  I'emporio  del 
mondo  c  dispensatrice  dei  tesori  dell' Indie  all'Europa. 
Lamentavasi  che  le  spole  d'ollremonte  fabbricassero  al 
suo  tempo  lo  scarlatto  che  di  color  pieno,  di  filo  morbi- 
dissimo  e  denso  era  I'onore  di  Venezia;  lamentavasi  che  i 
lucidi  arnesi,  un  tempo  fattuia  della  sola  Muraiio,  si  tem- 
prassero  e  cuocessero  nelle  fornaci  straniere.  Augurava 
che  i  nosiri  vini  s'  imbarcassero  pel  Levante,  e  se  ne  invo- 
gliassero  nelle  loro  delizie  i  Sultani :  le  lane  degli  arinenti 
che  pascolavano  lungo  la  Brenta,  le  lucide  sele  di  Ceneda, 
1  ferri  di  Brescia  gli  davano  argoraento  a  credere  che  tul- 
tora  si  potessero  ravviare  i  Irafiici  coif  Oriente.  Non  gli 
mettea  limore  alcuno  I'introduzione  delle  raacchine;  desi- 
derava  di  vedere  nuovamenle  coperli  i  nostri  monti  coi  ro- 
veri  e  cogli  abeli  che  preparassero  nuove  flotle  a  Venezia: 
ancora  sembravagli  aperto  un  grande  avvenire  alia  sua 
patria,  se  i  nostri  navigalori  portassero  lontani  i  prodotti 
di  Venezia,  e  il  foudacchiero  non  aspettasse  il  Russo  im- 
pellicciato  per  afiidargliene  1u  spaccio.  -,,.,  ui  ,;.  i- 

Questi  pensieri  coloriti  dall' Algarotti  colla  frase  poeli- 
ca.  pur  eomprendono  il  segreto,  che  fa  po'tente  I'indu- 
stria  inglese  ;  I'  intima  attinenza,  cio6,  dell'  industria  col 
commercio.    Si   ricordi   il   consigllo   dato  da  Colbert  per 


—  872  — 
promuovere  i  lialtici  della  compagnia  oriontali'  di  Francia: 
convieiie  osservarc,  egli  dice,  les  regies  d'ime  (tonne  et 
esacte  economie  marcliandc  en  Ionics  clioses :  egli  lamenta 
i  danni  di  sp(3dizioni  troppo  abboiulanli,  e  non  dii'elte 
colla  conosconza  della  vera  inchiesla.  Ritorno  di  nuovo  su 
quesli  iiiali  c  su  questi  bisogni  deirindiistria  per  consiglia- 
re  i  noslri  negoziaiili  ad  avviarc  veriliere  corrispondenze 
coi  paesi  dell'  Asia  se  vogliono  entrar  eon  cssi  in  ulili  ne- 
gozj.  Cio  sarebbe  necessario  noii  solo  per  fabbricare  co- 
staiitemeDle  con  sicure  coinraissioni:  lua  aiicora  per  acere- 
scere  nellAsia  T  inchiesla  dei  nostri  prodolti.  Gli  orientali 
non  leggono  i  nostri  giornali,  non  conosi'ono  cio  elie  la 
nostra  industria  puo  produrre  e  a  ehe  prezzo :  vogliono  ve- 
dere,  toccare  con  niano;  11  fur  conoscere  1'  oggelto  e  il  buon 
mercato  acquisten.'bbe  di  giorno  in  gio;'no  nuovi  aequiren- 
ti.  Appunto  la  precedenza  degl'  Inglesi  nel  comniercio  es- 
terno  e  lutta  dovuta  a  tale  aftacccndai'si  nel  conoscere  il 
mercato  lontano,  nel  sollecitare  I  incliiesla,  nell'adattarvi 
le  spedizioui.  Mentre  neiringhillerra  il  comniercio  interne 
si  fa  con  moltissimi  intermediarii,  il  commercio  esterno 
vien  fatto  con  un  dirctlo  interesse  e  con  una  diretta  cono- 
scenza  dei  luoghi  e  dei  bisogni  dei  popoli :  ed  alleviandosi 
dalle  spese  degl'  intermediai'ii  diviene  eziandio  a  miglior 
mercato.  Finalmente  dovrebbesi  togliere  ogni  tassa  che 
aggrava  gli  annunzj  e  i  giornali:  ctie  facilitano  il  ritrovo 
dei  trafficanti,  dei  produttori  e  dei  consumalori.  Queste 
tasse,  come  ben  dice  Stuart  Mill,  prolungano  il  tempo  in 
cui  le  cose  rimangono  non  vendute,  e  il  capitale  sta  ozioso; 
queste  tasse  vanno  a  scapilo  della  discussione  e  dell' inte- 
resse che  tutli  devono  avere  nei  pubblici  negozj,  ed  impe- 
discono  di  trasportarsi  in  regioni  d'idee  e  d'lnteressi  al  di 
1^  dell'orizzonte  ristretto  delle  citta  o  delle  borgate 


—  873  — 

I3  v:ii:.  :;-■,.  f,i '>  ,.>'.iVi  '  uiviV/'    --   -  -'.l.iUJ  *< -!•(■. 

CAPO    DECIMONONO  -^ -i^ 

Provvediraenli  da  porsi  in  atto  aVenezia:  —  4."  Quanto  alia 
navigazione.  —  2."  Quanto  ai  magazzini.  —  3."  Quanto 
alia  costruzlone  ed  all'  arredo  delle  navi.  —  4."  Quanto 
alia  istruzione  de'  costruttori  e  de'  marinai.         ■.    -  .-••:■- 

L'awiarsi  del  commercio  europeo  pel  canale  di  Suez 
toglierS  dunque  un  priocipalissimo  impediniento  alio  svol- 
gersi  delle  arli  e  de'  traffic!  non  solo  di  Venezia,  ma  di  tutti 
i  paesi  che  \i  fan  porto  ed  hanno  le  stesse  sorti :  poich6  non 
avremo  piu  lo  scoraggiamento  dell'esser  lasciati  in  disparte, 
ed  a  procurarci  le  cose  d'Oriente  e  darvi  esito  alle  nostre 
sar^  opportunissimo  ii  sito.  Ma  il  ripronietterci  vantaggi 
larghi,  raagnifici  e,  per  cosi  dire,  all'uso  antico,  sarebbe  un 
buttar  le  parole,  ove  non  si  rinnovino  grimprendimenti  e 
la  pertiuacia  degli  antichi  Veneziani,  e  non  si  tolgano  gli 
altri  ostacoli  che  ora  ammiseriscono  il  nostro  corameroio  e 
nellavvenire  potrebbero  distornare  le  utility  della  nuova 
strada  dell' Indie.  Si  e  detto  piu  e  piu  volte,  ed  e  un  fatto 
certissimo,  cbe  senza  bacini  sicuri  alle  navi,  senza  facili 
approdi,  senza  opportune  calate,  senza  spedilezza  nel  cari- 
caree  nello  scaricare  le  navi,  senza  buoni  magazzini,  senza 
la  circolazione  dei  warrants  non  si  richiama  in  un  porto 
la  vita  ed  i  traffici.  In  molti  porti  queste  condizioni  si  tro- 
vano  riunite  nei  docks,  negli  emporei,  o  sia  perch6  la  forma 
stessa  della  cilli  non  le  pu6  offrire  altrove,  o  sia  perche  la 
esenzionedai  dazii  viene  rislretta  ai  loro  bacini.  A  Geneva, 
per  esempio,  il  porlare  una  merce  in  un  magazzino  discosto 
dal  porto  non  sarebbe  possibile  se  non  ai  muli,  e  talora 
soltanto  a  schiena  d'uomini.  Invece  a  Venezia  raoUi  magaz- 
Serie  1/1. T.   JV.  Hi' 


—  874  — 
litti  e  niolle  cuse  hanno  riva,  e  la  franchigia  dci  dazii  e  ora 
estesa  a  tutta  la  citta,  n6  le  potrebbe  esser  tolta  senza  gra- 
vissimi  danni.  Devesi  tonero  gran  tunto  di  questi  due  fatti 
se  viioisi  prociirare  a  Venezia,  nel  niodo  piii  iiaturale  e  piii 
pieno,  quelle  ulilita  che  dissi  dcsiderabili  in  ogni  porto,  e 
che  io  qui  ;indio  a  parle  eonsiderando  secondo  le  altinenze 
del  ludgo. 

E  ceiio  priuiieraniente  ehe  non  abbisogna  a  Venezia  la 
costruzione  di  bacini  ove  le  navi  stieno  sicuramente  ;  poiche 
lutto  il  badno  della  laguiia  e  un  sicurissimo  porto.  A  Ge- 
neva, alleso  il  difetlo  dci  nioli,  sollanto  una  terza  parte 
dello  spazio  incluso  nella  perifeiia  del  porto  serve  a  questo 
uso ;  e  il  noct'hiero  non  vi  trova  la  desiderata  sicurezza, 
lanto  die  vi  naufragano  talora  'dci  bastimenti.  Invece  nella 
nostra  laguna  le  navi  possono  dovunque  ormeggiarsi  e  stare 
sicuramente,  ne  sono  costrette  ad  avviciuarsi  tanto  le  une 
alle  altre  da  impedire  i  loro  movimenli.  Or  sono  pochi  anni 
che  tcuieasi  di  ^ederlo  interrato  questo  slupendo  porto  della 
laguna;  quasicbe  la  natura  volesse  anch' essa  punirci  della 
nostra  inerzia :  ed  i  giornali  inglcsi  compiacevansi  le  uiille 
volte  dei  pericoli  e  dei  ritardi  nelTentrare  la  laguna,  insoliti 
ai  loro  docks.  Or  sono  pochi  anni  che  i  navigatori  di  grani 
dai  porti  del  mar  Nero  li  caricavano  colla  facoitJi  di  portarii 
a  Venezia  o  Trieste  secondo  la  inchiesta,  sicche  dalla  punta 
di  Pirano  si  dovesse  dirigersi  alluno  o  allaltro  di  questi 
porti;  ma  qualora  si  avesse  dovuto  prender  la  via  di  Vene- 
zia, stipulavasi  un  nolo  maggiore,  appunlo  per  le  spese  e  i 
ritardi  dell'  entrata  nel  porto.  Quanti  danni  ne  venissero  a 
Venezia  e  noto  a  tutti:  i  piloti  aveano  il  lor  conto  d'ag- 
grandire  i  pericoli:  il  ritardo  era  pur  troppo  reale,  dacche 
le  navi  doveano  alle  cosle  dell'Istria  attendcie  il  raomento 
opportuno,  alleggiare,  valersi  di  bardie  d'allibo;  ed  il  )iude 


—  875  — 
facoasi  sempre  piu  grave  colTaccresrersi  il  tonnellaggio  delle 
navi  europee,  e  quindi  col  renilersi  necessaria  una  maggiore 
facilitci  nell'enti'ata  dei  porti.  Non  mi  rimane  che  deplorare 
il  liingo  tempo  per  cui  diirarono  qiieste  diffieolta  della  na- 
vigazione;  poiche  ora,  perduli  i  traffici,  vieppiii  si  fatica  a 
ravvivarli  e  richiaraarli  Del  nostro  porto;  ove  Gnalmente 
entrano  senza  ostacolo  le  navi  di  maggiore  immersione,  e 
taiito  piu  le  vaporiere,  senza  aspettare  I'alta  raarea,  e  per 
una  foce  riparata  dai  venti  piii  burrascosi.  Che  la  contro- 
diga  si  eonipia  per  la  lunghezza  eguale  della  diga  setten- 
trionale,  che  si  collochino  nei  luoghi  opportuni  i  fari,  che  si 
raanlenga  coi  cavafanghi  la  foce,  e  necessita  generalmente 
riconosciuta:  poiche  quei  lavoii  che  prima  della  nuova  diga 
sarebbero  stali  una  spesa  gettata,  divengono  invece  va- 
lidissimi  a  manlenere  buona  la  foce,  la  quale  non  e  piu 
ingombrata  dalle  sabbie  portate  da  sopravvento,  ed  e  na- 
turalmente  accresciuta  dalla  stessa  corrente  che  la  apri 
delerminandosi  lungo  la  diga.  L'autoritii  del  sommo  Paleo- 
capa,  6  quell'evidenza  di  ragionamento  che  sforza  a  persua- 
dersene  anche  gli  uomini  non  pratici  ne  oonoscitori  dellarte, 
allontana  ogni  timore  che  la  nuova  foce  non  sia  sufficienle 
per  qualsivoglia  aumento  sperato  nella  navigazione,  purche 
non  siamo  anche  qui  Irascurati,  e  secondiamo  T opera  or 
fatla  dalla  natura,  dopo  die  Parte  le  diede  una  volla  la 
facolt^  di  spiegare  tutta  la  sua  potenza.  Che  se  tutta  la 
laguna  e  un  porto  sicurissimo,  se  quindi  inutile  si  e  la 
costruzione  di  bacini  chiusi,  i  quali  abbiano  il  monopoiio 
di  questo  vantaggio  naturale,  rimane  la  necessity  di  manle- 
nere i  nostri  canali  a  tale  profondif^i  che  le  navi  possano 
mettere  direttamente  a  tutte  le  cahite  e  le  rive,  le  quali  a 
Venezia  stendonsi  per  lunghissimi  tratti.  A  molte  calate, 
che  sarebbero  eziandio  opportune  per  la  vicinanza  dei  ma- 


—  876  — 

gazzini,  la  nave  non  pud  ora  approdare,  sioche  oonvieiie 
scaricaria  e  portare  a  riva  le  inerci  sulle  pialte,  onde  si 
hanno  avario,  spcse,  perdita  di  tempo  :  ma  tutti  quesli 
dauni  devono  cessare  coi  lavori  ohe  mantengano  profondi 
i  canali.  Soprattutto  si  deve  darsene  iiii  pensiero  per  il 
caoale  della  Giudecca,  ove  le  navi  devono  restarsene  e 
scaricarvi  le  loro  cose,  che  vanno  poi  alia  strada  ferrata 
su  piccole  barclie.  Vedremo  pifi  iiinanzi  che  Venezia  puo 
farsi  seala  del  traffleo  dei  paesi  posti  di  Ih  dal  Capo  colla 
Svizzera  orientale,  colla  Germania  meridionale,  colla  Lom- 
bardia :  ma  e  pur  certo  che  la  uavigazione  sara  invitata  a 
quei  porti  ove  maggiori  ne  sieiio  le  comodila,  ed  ove  non 
deva  soffrire  que'  disordini  e  slruscii  che  aggravano  le 
mercanzie  e  pregiudicano  il  comraercio  anchepiu  dei  dazii, 
come  un  decreto  preso  in  Pregadi  nel  4  agoslo  1662  espri- 
mevivamente.  Chi  scrive  queste  pagine  pro('ur6  ogni  modo 
d'informarsiqual  costo  sopraccarichi  la  merce  pel  tiasbor- 
do  che  e  necessario  per  la  poca  profondita  dei  canali ;  ma 
non  si  hanno  punto  spese  ferme  consuete  e  accomodate  a 
un  solo  regolo,  poioh^,  non  facendosi  alcun  commercio  in 
grande,  i  carichi  sono  sommamente  divisi,  e  quindi  anche 
le  spese  di  Irasbordo  si  regolano  di  volla  in  volta  secondo 
che  si  accresce  o  si  diminuisce,  dall'inchiesta  dei  raercatanti, 
la  necessili  dei  trasbordi  stessi,  e  secondo  le  varie  oppor- 
tunitci  che  stanno  innanzi  ai  contraenti.  Si  valiiti  il  carico 
e  lo  scarico  anche  a  soli  fiorini  0.015  della  nuova  moueta-- 
zione  per  50  chilogrammi ;  dovendosi  fare  i  Irasbordi  dalla 
nave  ai  magazzini  della  Giudecca,  da  questi  alle  pialte,  da 
queste  alle  calate  della  strada  ferrata,  poi  sul  carro  della 
ferrovia,  si  ha  la  spesa  per  tonnellata  dun  fiorino  e  venti 
soldi ;  facendosi  due  volte,  una  nei  magazzini,  una  alia  fer- 
rovia, le  spese  della  pesatura,  si  ha  la  spesa  di  altri  60  soldi. 


—  877  — 
II  nolo  da  Venezia  a'  varii  porti  d"  Europa  non  e  maggiore 
di  questa  s|)esa  che  con  buoni  e  diretti  approdi  alia  strada 
ferrata  sarebbe  niinore  di  tanto  (I). 

Del  reslo,  coi  lavori  che  danno  I'approdo  diretto  delle 
navi  alle  calate  acquisteranno  utility  ben  maggiore  i  ma- 
gazzini,  i  quali  sono  moiti  e  opportuni;  tanto  che  vi  giiin- 
gono  talvolta  mere!  da  Trieste  per  esservi  depositate,  atteso 
il  caro  fitto  del  fondachi  triestini.  E  vero  che  facendosi  dei 
coloniali  e  dei  cotoni  il  commercio  a  rainulo  anziche  in 
grande,  non  si  hanno  per  tali  generi  le  stesse  comoditS 
che  si  hanno  pei  grani ;  ma  rimane  pur  sempre  vero  che 
sarebbe  un  trascurare  le  condizioni  naturali  di  Venezia 
volendo  ridur  tutto  in  un  fondaco  solo  e  non  valerci  dei 
magazzini  sparsi  nella  citti.  I  generi  di  poco  valore,  per 
esempio  i  carboni,  non  andrebbero  in  un  dock,  esscndo 
troppo  grave  per  essi  anche  una  minima  tassa;  altre  cose, 
per  esempio  gli  olii,  richiedono  deposili  speciali  per  le  ma- 
nipolazioni  cui  vengono  sottoposli :  infine  i  fondachi  privati, 
avendo  gii  un  qualche  avviamento,  potrebbero  sostenere  la 
concorrenza  di  un  dock,  ove  si  volesse  concentrare  tutto 
quanto  il  movimento  mercantile  di  Venezia.  Inoltre  devesi 
ricordare  che  il  nostro  porto  si  gioveri  della  via  dell' Indie 
non  solo  pel  transito,  ma  pel  deposito  delle  merci  e  per  le 
riesportazioni ;  di  che  deriva  come,  volendosi  far  capo  di 
tutto  a  un  solo  dock,  si  pregiudicherebbe  Tuno  o  1'  altro  di 
questicommerci.  Mentre  infatli  il  transito  avrebbe  il  magaz- 
zino  opportune  alia  slazione  della  strada  ferrata,  il  commer- 
cio di  deposito  e  di  riesportazione  lo  avrebbe  piu  opportuno 
nel  cuore  della  citl&,  ove  e  piu  viva  la  faccenda^,  ove  trovasi 

(1)  La  spesa  del  trasporto  d"  una  tonnellata  di  merci  dai  inaj^azziui  ^ 
della  Giudecca  alia  stazione  della  strada  ferrata  a  S.  Lucia  puo  io  via  me- 
dia valutarsi  d' uua  I  aiistriaca.  ■  ■     .         •■■■-■._■ 


—  878  — 

la  l)anoa,ovesi  faraiinoIevcndileall'incanlD.I.iingi  admiqiie 
dal  proporre  lisliluzione  di  un  solo  dock  a  Venezia,  come 
proponosi  a  Gonovn,  io  croilo  piii  conformo  o  alia  configu- 
razioiie  della  cilia,  e  all'  indole  del  noslr'o  commercio,  iion 
solo  p r ese n tern e lite  nia  anche  nell'  avveniie,  il  non  lasciarsi 
illudore  da  un  progctto  iinico  di  un  grandc  einporio,  ma  si 
di  promuovere  la  costruzione  di  magazzini  in  varii  luoghi, 
e  di  migliorare  gli  attuali,  fornendoli  tulli  delle  macchine 
valide  a  pesare  le  nierci,  lirarle  su,  scaricare  e  caricare 
facilmente  le  navi.  lo  concludero  quindi : 

I."  Che  non  occorre  a  Venezia  il  fare  de"  bacini  chiusi 
per  le  navi,  perchc  tuUa  la  laguna  e  un  porlo,  e  perch6 
sarebbe  conlrario  alle  condizioni  nalurali  il  Irarre  tutto  il 
niovimento  mercantile  in  un  solo  punlo. 

2."  Che  devesi  manlenere  coi  cavafanghi  la  profondili 
deir  ingresso  nel  porlo,  ed  inoUre  devesi  proseguire  ueilo 
scavo  dei  canali.  .  ■! 

3.°  Che  soprattutlo  devesi  rendere  aocessibile  alle  riavi 
la  slazione  della  strada  ferrala  e  Tapprodo  direlto  ai  ma- 
gazzini seoza  trasbordi  suWe  piatte.  '■  .-.  ■)   •    ;;. 

4.°  Che  non  devesi  pensare  a  un  solo  fondaco,  ma  va- 
lersi  degli  esistenti  e  migliorare  principalmenle  quelli  sul 
canale  della  Giudecca,  della  dogana  e  della  strada  ferrata. 

5.°  Che  i  principali  magazzini  devono  migliorarsi  e 
provvedersi  di  quanlo  occorre  a  caricare  e  scaricare  solle- 
<'ilamente  le  navi,  ed  a  pesare  le  nierci. 

6."  Che,  specialmente  alia  stazione  della  strada  ferrata, 
devono  slenders!  opportune  calate. 

Ma  ben  altri  provvedimenti  richiedonsi  alle  comodilS 
della  navigazione.  Dovrebbe  darsi  nelParsenale  plena  liberie 
ai  negozianti  di  costruire,  raddobbare,  carenare,  fornire  le 
navi:  tenorvi  pronli  depositi  di  ancore,  di  canape,  di  vele, 


—  879  — 

d'alberi,  d'ogiii  cusa  attinente  alia  navigazionc;  porre  le 
opportunita  di  quel  sito  a  pieoo  piofitto  del  cominerciu,  il 
che  sarebbe  possibile  aiiche  rivolgendolo  uii'alUa  volta  alia 
potenza  marittima  di  ciii  fummo  un  tempo  padroni.  Basta 
il  dai-e  uno  sguardo  alio  stato  dci  nostri  canlieri  per  farci 
accorti  come  siano  necessarii  de'  buoni  bacini  in  cui  si 
possa  introdurre  il  bastimento  in  guisa  da  non  obbligaria 
a  violenti  scosse  ed  indiuazioni,  doude  riceve  sempre  scon- 
nettilure  e  guasti  non  lievi,  pur  ponendo  da  parte  la  perdita 
di  tempo  necessaria  a  trarlo  in  modo  si  penoso  fuori  dal- 
I'acqua. 

Del  resto  a  che  gioverebbero  tutti  qiiesti  provvedimenti 
se  mancassero  ai  nostri  tonduttori  ed  al  nostri  naviganti 
lecognizioni  che  si  richiedono  oggidi  daU'emulazione  degli 
altri  paesi?  Franklin-Pierce,  nel  4  decembre  1834,  osservo 
Del  suo  Messaggio  che  i  disastii  marittimi  piii  spaventosi  e 
desolanli  erano  sopravveuuti  nei  tempi  recenli,  ed  aveano 
a  molte  famiglie  oagionato  dolorosissime  perdite,  in  luttoil 
paese  profonde  commozioni  di  sinipalia  e  di  dolore:  e  ben 
a  ragione  atti'ibul  tali  rovine  ai  pericoii  del  mare.  Gli  ar- 
matori,  i  marinai,  icoslruttori  di  navi  agli  Stati  Uniti  sono 
certamente  sopi-a  quolli  d'  ogni  allra  parte  del  mondo  per 
limprese  lontane,  per  T  aecorgimento,  per  T  intelligenza, 
per  il  coraggio.  Ma  essendo  cresciuto  il  tonndlaggio  delle 
marine  mercantili,  ed  essendo  eresciute  le  dimension!  delle 
navi,  mancavano  suflicienti  provvedimenti  per  I'istruzione 
e  la  sicurezza  dei  viaggi  marittimi.  Tale  necessity  d'una 
nuova  ed  eslesa  istruzione  agli  uomini  di  mare  fu  anche 
riconosciuta  in  Francia,  dove  Tamrairagiio  Haraehn,  nel  26 
gennaio  1857,facea  rapporto  intorno  ad  essa  airimperatore: 
perehe  la  navigazione  delle  vaporiere  richiede  altri  studii 
da  quelli  che  in  passato  bastavano.   Abbiamo,  e  vero,  una 


—  880  — 
scuola  nautica  anche  ;i  Venezia;  iiia  convcrrebbe  ch' essa 
si  c'onformasso  pienamcntc  a  quel  nuovo  avviaraento  che 
devono  consegiiire  i  Iraffici  nel  Dostro  paese;  die  Don  fosse 
cosi  scarsamente  frequentata  ;  die  fosse  unita  alia  pratica 
del  marc.  Quindi  dovrebbe  essere  specialmenle  rivolta  la 
istruzione  al  modo  di  costruire  le  navi  col  sistema  inislo 
della  vela  e  del  vapoic  ad  dice;  il  ijual  iiiodo  di  naviga- 
zione  diventer^  prevalenle  neHavviarsI  dei  traffici  pel  Me- 
diterraneo,  e  soprattutto  opportuno  per  evitare  i  ritardi 
cagionati  dalla  periodicity  cui  va  soggetta  la  navigazione 
nei  mari  indiani  per  i  monsoni.  Iiioltre  dovrebbcsi  dar  co- 
moditi  agli  allievi  di  far  qualchc  viaggio  marittinio,  spe- 
cialmenle verso  il  Levante:  dove  ricordcro  che  un  tempo 
colle  nostre  galee  erano  soliti  di  navigare  i  giovani  della 
nobiiti,  si  per  esercitare  le  mercanzie,  si  per  apprendere 
I'arle  marineresca  e  la  cognizione  delle  cose  marittime.  Un 
insegnaraenlo  niinutissinio  d"  idrogralia  e  di  geogralia  do- 
vrebbe  farsi  nella  soiiola  nautica,  dandosi  conto  di  tulti  i 
porli,  di  tulti  i  venti,  di  tutte  le  correnti  che  s'  incontreran- 
no  nella  nuova  navigazione  :  e  indtendosi  soil'  occhio  i 
bellissimi  studii  fatti  dal  capitano  Philigret  sulla  rada  di 
Pelusio,  come  pur  quelli  di  Rogers  e  Walesby  sul  mare 
Rosso.  Finalmente  non  dovrebbe  trascurarsi  lo  studio  delle 
lingue  d'  Oriente,  ne  una  particolareggiata  esposizione  di 
lutti  i  prodotti  che  hanno  esito  nell'  Asia,  dei  varii  modi  di 
completare  i  carichi  per  tulti  i  suoi  porli,  delle  avanie  cui 
vi  vanno  soggelti  i  mercalanti,  e  via  via.  Non  dimentichia- 
moci  quanto  c'insegna  la  storia,  che  solo  coll'  adoperarsi  e 
col  conoscere  a  fondo  i  luoghi,  i  popoli,  i  principi,  poterono 
i  nostri  padri  farsi  solenni  mercanii  per  traltare  le  proprie 
p  le  altrui  faccende.  -  '^ 


—  88d  — 

CAPO  VEIVTESIIVIO  '    ;^ 

Ostacoli  legislativi  che  si  frappongono  al  comniercio 
marittinio.  —  La  leva,  le  patenti. 

Qualora  i  nostri  naviganti  saranno  degnamente  istruiti, 
conviene  togliere  di  mezzo  tutti  quei  vincoli  che  possono 
impedire  la  libera  vita  de!  mare  E  prima  di  tutto  cessi  una 
volta  la  leva  che  ai  nostri  marinai  toglie  i  loro  figliuoli  per 
fame  soldati  di  cavalleria:  onde  avviene  che  alciini  emigri- 
no  e  cerchino  ventura  sotto  aitra  bandiera,  anzich^  lasciare 
la  marina  :  altri  non  si  istruiscono  nella  nautica  se  non 
quando  ban  gia  raggiunto  1'  eta  che  li  tolga  dal  pericolo  di 
essere  arruolati  in  un  batlaglione  croato  ;  altri,  facendosi 
soldati,  non  sanno  piu  apprezzarla  la  sveglia  e  libera  vita 
del  mare,  quando  intirizziti  e  compassati  rilornano  alle  loro 
case.  Poi  si  canceilino  tutte  le  discipline  che,  come  disse 
Giovanni  Bart  (I),  misurano  i  marinai  colla  tesa,  proibendo 
loro  di  navigare  Gnche  non  toccano  una  certa  et6,  quando 
egli  prima  dei  18  anni  avea  fatto  piii  viaggi  che  non  il  piii 
vecchio  pilota  delta  Manica.  Si  canceilino  le  arbitrarie  di- 
stinzioni  del  cabottaggio  piu  esteso  o  piu  stretto,  mentre 
per  questo  puo  richiedersi  talora  non  minore  coraggio  ed 
induslria  che  nel  primo.  Con  un  trattato  colla  Porta  si  tolga 
la  nccessita  del  firmano  gransignorile  che  accenna  ai  peri- 
coli  d'allri  tempi,  e  che  deve  cedere  alia  sicurezza  garantita 
oggidi  dal  diritto  internazionale.  Finalmente  sieno  tolte 
tutte  lo  leggi  che  limitano  il  cabottaggio  alle  navi  auslriache, 
che  obbligano  il  capitano  a  valersi  di  soli  sudditi  austriaci, 

(I)  V.  Sue.  Hisloire  de  la  murine  francaise.  " 
Serielll.T.n  115 


-882  — 
o  di  sole  navi  austriaclie,  die  rendoiio  obbligalorio  il  ser- 
vigio  clei  piloti ;  leggi  tuttc  clie  diminuiscono  nella  inaiina 
la  poteiiza  dell'  eniulazione  e  la  sopraccarieano  di  spese  iion 
lievi.  ADche  qui  altoniaiiioci  alia  sapien/.a  dei  Veneti,  die, 
volendo  iiel  secolo  XVll  introdurre  la  iVanchigia  a  Venezia, 
non  solo  lolsero  al  porlo  i  dazii  delT  entrala  da  mar,  ma  si 
anoora  tolsero  alia  navigazionc  le  spese  del  belleUino  della 
J5rot'a  deir  arsenale,  quello  dell' /lr;H«r,  I' altro  per  causa 
de'  noOili,  quelli  eomprovanti  di  non  esser  debitori  di  dazii 
o  d'impreslili,  e  iinalinenle  quello  dei  mnzzL 

CAPO  VENTESIMOPRimO 

Delia  franchigia  di  Venezia.  —  Di  tutto  il  suo  movimento 
mercantile.  —  Parte  presa  in  Pregadi  nel  24  settembre 
-1669.  —  Formalita  e  vessazioni  doganali  da  abolirsi. 

E  qui  mi  viene  innanzi  la  ricerca,  se  la  franchigia  di 
Venezia  debbasi  mantenere  anche  in  seguito,  sebbene  i  porti 
franclii,  quesli  intermediarii  del  eommereio,  non  serabrino 
oppoi'luni  in  un  tempo  in  cui  il  commercio  si  apre  vie  di- 
retle  tra  i  paesi  di  piovenienza  e  di  deslinazione  e  sono  di 
impediniento  al  comraereio  interiio,  die  vivillca  le  relazioni 
economiehe  fra  il  porto  e  le  lerre  eontigue.  Fatto  sta  ehe  ii 
porto  di  Venezia  ba  sempre  tralto  un  vantaggio  non  lieve 
dalla  franchigia:  e  in  fatto,  in  un  paese  die,  come  dimostrai 
parlando  delle  nostre  industrie,  e  soggelto  ad  un  regime 
daziario  non  conforme  alio  svolgimenlo  iiaturale  dei  nostri 
traffici,  andie  un  solo  e  ristretto  asilo  della  liberla  dei  trafiici 
ii  pur  sempre  da  cuslodirsi  gelosamente.  Cobden  diceva,  nel 
1847  a  Trieste,  che  la  prosperiti  di  (juesto  porto  ii  dovuta 
alia  franchigia.  «  Un  sovrano,  ei  disse,  d'uno  slato  grande  e 
potente  voile  beneficare  Trieste:   mezzi   d' ogni  sorli;  a  liii 


—  883  — 
non  mancavano :  diede  forse  dell'  oro  o  delle  ricchezze  ? 
Egli  francheggio  il  IrafGco  da  ognl  impediniento.  »  Tolgasi 
la  franchigia,  ed  ailora  ii  carico,  ontrando  a  Venezia,  dovri 
pagare  i  dazii  prima  di  aver  nulla  veiiduto,  sottostando  cosi 
ad  iin'  allra  antitipazione,  ollre  quelle  molteplici  necessarie 
ai  iiostri  mercatanti :  culla  franchigia  invece  si  pagano  i 
dazii  con  maggiore  facilita  di  mano  in  mano  che  entrano 
nel  consumo  o  s'importano  nel  paese.  Tolgasi  la  franchigia, 
ed  ailora  Venezia  sara  privata  di  quel  commercio  di  ries- 
portazione,  che  dopo  il  canale  di  Suez  si  ripromette  ric- 
chissirao,  e  che  anclie  oggidi  e  rilevante,  come  si  puo  de- 
durre  dalla  tavola  delle  cose  esportate  da  Venezia  nel  l8o7, 
lequaliin  gran  parte  appartengoiio  al  traffico  d'entrepotH). 
Nel  porto  franco  si  porteranno  piu  facilmente  le  merci,  si 
troveranno  piu  facilmente  i  carichi  di  ritorno,  e  quindi  la 
navigazione  avra  un  impiego  ben  maggiore  e  maggiore 
opportunili  di  nolo.  Aggiungasi  che  I'  aver  vicina  una 
grande  quantilii  di  derrate  e  di  cose  in  deposito  mantiene 
piu  regolori  e  modici  i  pi'ezzi  anche  nelle  terre  circostanti. 
Da  altra  parte,  se  si  togliesse  a  Venezia  il  porto  franco,  6 
certo  che  il  commercio  farebbe  scalo  ad  altri  porti  ove  la 
franchigia  si  mantenesse.  II  Broggia  scrisse  che  il  porto 
franco  e  una  fattoria  ove  tulti  gli  affari  sono  in  mano  di 
stranieri,  e  dove  son  tutte  me^'ci  straniere  ;  ma  se  capitali 
d'  altri  paesi  vengono  a  Venezia  e  vi  trovano  circolazione 
attiva  e  ricchi  profitti,  io  in  verilS  non  saprei  menarne 
alcun  lagno.  Non  sia  fuor  di  luogo  Tallegare  le  saggie  pa- 
role del  decreto  16  gennaio  1661  preso  in  Pregadi  allorche 
s'introdusse  a  Venezia  la  franchigia  per  dare  vigore  ai  traf- 

(1)  Aggiiinsi  a  qiiesto  scritto  la  tavola  delle  esportazioni  e  delle 
importazioni  maiittime  a  Venezia,  e  quella  delle  importazioni  dal  ler- 
ritorio  dogaiiale  e  delle  espnrtazioui  dal  medesinio  perche  possa  farsi 
giusto  concetto  del  moviniento  nieri-aiitile  di  Venezia. 


—  884  — 
fici,  pur  troppo  raal  vivi.  «  Fu  sempre  gran  fondaniento 
della  grandezza  di  qiiesta  cill^  la  conOucnza  delle  merci, 
onde  si  ^  godiito  ne'  tempi  scorsi  considcrabile  il  vantaggio 
e  grande  il  negozio,  a  differenza  d'  ogiii  allra  piazza,  con 
r  abbondanza  del  concorso;  allreltanlo  se  ne  scopri  la  di- 
miuuzione  da  moiti  anni  in  qua  ....  e  neoessario  pero  di 
procurar  per  qualihe  via  nuovo  raddrizzo  chc  lo  costituisca 
nel  primo  segno;  n6  potendo  do  piu  facilmente  eonseguirsi 
ehe  eon  T  alleltameuto,  e  questo  con  la  facilita  di  un  in- 
gresso  libero  e  franco,  che  inviti  I'antico  concorso  giti  quasi 
distrulto:  mollo  piu  poiendosi  aver  il  benelicio  da  una  piena 
e  continua  inlluenza,  die  dal  pagamento  di  un  piccolo  da- 
zio,  che  poco  o  nulla  rileva.  Fu  quindi  levalo  il  dazio  della 
inirada  da  mar.  (\)  » 

E  a  dolersi  che  la  Repubblica  non  abbia  data  la  liberty 
intera  ai  traffici;  che  non  gli  abbia  inliinamente  congiunti 
coUa  terra  fcrma:  forse  essa  non  sarebbe  caduta.  Cosi  pure 
nel  cliiedcrc  che  si  manlcnga  a  Venezia  la  franchigia,  io  la 
vorrei  sciojla  da  lulti  i  rilardi,  le  noie,  leformalila  doganali 
che  oggidi  la  impacciano;  io  vorrei,  secondo  le  espressioni 
de'  nostri  padri,  si  diverta  dalla  navigazione  gli  struscii 
indchiti  c  si  porga  invito  alia  confliienza  con  quella  facilild 
che  fosse  possibile. 

Recheri')  qui  per  disteso  la  parte  24  settenibre  1669 
presa  in  Pregadi. 

n  Con  intima  pontualili  e  conimendabile  applicatione 
versando  li  5  savj  alia  Mercantia  et  deputati  alle  pubbliche 
espedizioni  nell'  adenipimento  delli  Decreti  di  questo  Consi- 
glio  diretli  a  soilevare  li  Patroni  o  Parcenevoli  de'  Vascelli 
da'  disturbi  incomuiodi  e  spese  soverchie  hanno  (erminafo 

(1)  I  (iocunieiiti  sulla  fiiinchigia  di  Venezia  nel  sec  XVII  soiio  negli 
alti  del  niBgistrato  dei  3  savi  alia  mercanzia,  nell'archivio  del  Fraii. 


—  885  — 
prudentemente  cio  che  a  questo  oggelto  conferisce  ma  rac- 
cordano  il  di  piii  clie  operar  si  possa  al  fine  raedesimo  con 
altrellanto  ioro  nierito  quanta  soddisfalione  del  Senate, 
pero  anderi  parte  che  il  proclama  hora  letlo  formato  da 
sud.  5  savj  et  esecutori  sia  per  autorita  di  questo  Consiglio 
approbate  testando  inoltre  li  medesimi  incaricati  a  dispo- 
nere  tali  regole  die  essendovi  molti  vascelli  quali  o  mai 
hanno  caricato  cosa  di  ragione  publica  o  se  caricatala  ne 
hanno  una  volla  resi  i  proprj  conti  non  soggiacciono  a  stalie 
o  altri  aggravj  per  ricever  Bollettini  di  do  che  mai  hebbero 
o  di  che  una  volta  ottennero  il  Ioro  soldo  ma  siano  solleci- 
tamente  slirigati  et  perche  nell'  espedirli  si  tronchino  le 
dimore  al  possibile,  il  pagamento  a  che  sono  tenuti  dall'An- 
coraso  possa  esser  fatto  da  essi  in  mano  de'  min.  ed  esecut. 
deputati  alle  pubbliche  espedizioni  per  esser  poi  da  Ioro 
constato  all  Arsenate.  Merita  compenso  il  peso  eccedente  a 
che  soccombono  essi  pati'oni  e  parcenevoli  nell' esser  con- 
dotti  dentro  e  fuori  del  porto  di  Malamocco,  pero  in  confor- 
mita  di  questo  maturamente  suggeriscono  li  suddetti  5  savj 
ed  esecutori  sia  preso  che  non  piu  I' Amrairaglio  del  porto 
habbi  a  pagare  le  barche  di  rimburchio  ma  li  stessi  capitani 
6  parcenevoli  de"  vascelli  senza  lasciar  passare  il  danaro  nelle 
raani  delT  Ammiraglio  ....  restando  (gli)  la  disposizione 
di  ordinare  il  numero  di  le  barche  che  conoscesse  necessa- 
rio  col  consenso  de"  capitani  d'  essi  vascelli  restando  all'  i- 
stesso  ammiraglio  proibito  1'  andar  sollo  li  vascelli  con  la 
sua  pedatta  per  rimburchio  ma  solo  attendi  alia  stazione 
sua  di  pedottare  e  mostrar  I'  acqua.  » 

Informandosi  a  queste  vedute  pratiche  e  spedite  dei 
nostri  padri  dovrebbesi  far  si  che  le  navi  non  fossero  piu 
obbligate  di  recarsi  alia  dogana  principale  pel  dazio  consu- 
mo  qualora  hanno  un  carico  sopra  le  200  lire  austriache: 


—  880  — 
nia  sc  nc  dovrcbbc  nil'  ontrala  dol  porlo  (lichiarare  il  carico 
ed  averne  facolliJ  di  pagare  il  dazio,  colia  risoiva  eziaudio 
di  i-estiluirlo  qualoi'a  poi  le  cose  non  fossero  realmento  con- 
suinate  a  Vonezia.  La  dogana  della  Saliile  non  riniarrebbe 
quindi  se  non  per  quelle  cose  cbe  vi  t'osseio  sponlaneanicnle 
portale  dal  naviganic,  roll'  iiiceilezza  di  darvi  esilo  a  Ve- 
nezia;  e,  una  volta  dicliiaialo  il  carico,  come  di  cose  non 
appartenenti  a!  consumo,  la  inerce  dovrebbesi  lasciar  cir- 
colare  iiberamenle.  Ora  le  guardie  di  finanza  possono  aiiciie 
alia  dislanza  d'  una  lega  auslriaca  recarsi  a  bordo  e  ricbie- 
dere  I'ispezione  del  manifesto  di  carico  e  delle  altre  carte  di 
legittimazione;  onde  evitare  inuUli  c  noiosissinie  vessazioui. 
Male  ben  niaggiore  deplorasi  neile  spese  di  die  ora  aggra- 
vansi  le  nierci  alia  dogana  pel  niagazzinaggio,  ch'  e  di  0.73 
centesimi  per  giorno  ogni  30  cbilogrammi,  essendo  esenli 
per  solo  10  giorni  di  deposilo,  ed  attenuandosi  della  meta 
la  spesa  per  i  soli  generi  coloniali ;  quindi  per  le  spese  di 
facchinaggio,  che  si  proporzionano  al  peso,  e  si  danno  in 
retribuzione  d'  un  servigio  lenlo  e  svoglialo,  percbe  deve 
aflidarsi  ai  basiagi  a  non  e  lil)ero  a  cliiccliessia,  inoltre  per 
gliscandagli  che  vengono  fatti  dei  caricbi.  Limilalo  lufficio 
della  dogana  a  quelle  sole  uierci  clie,  proprie  del  consumo, 
vi  vengono  importale  liberamente  per  non  pagare  il  dazio 
all'eutrata  del  porto,  lasciata  libera  la  circolazione  d' ogni 
cosa  non  soggetta  al  dazio  consumo  nppena  entrata  nel 
porto,  stimolati  colia  concorrenza  i  haslagi  della  dogana, 
ben  custodilc  da  qualsivoglia  avaria  le  bardie  ivi  stazionate, 
essa  non  riraarrebbe  del  resto  cbe  nn  niagazzino  come  qual- 
siasi  altro  della  citta.  Si  tuleli  pure  con  parlicolari  prescri- 
zioni  i  generi  di  privativa  ;  ma  in  pari  tempo  si  faccia  gran 
parte  alle  dichiarazioni  dei  negozianti,  e  non  si  proceda  a  ^ 
visile  e  vessazioni,  die  valgono  solo  a  promuovere  la  mala 


-  887  ~ 
fede,  le  toperte  vie,  il  contrabbando.  I'ina linen le  il  dirilto 
di  tonnelluggio  o  si  tolga  o  sia  eguale  per  le  navi  estere 
come  per  le  noslre;  ne  la  differenza  sussisla  per  le  lasse  di 
sanity  o  per  qualsiasi  altra  caglone.  ,    .•    •;  .,    •  7.  n 

"*^    •  ';:  CAPO  VENTESIMOSECONUO 

.'»(h"'-\  ?■  .  ■ " ,  ■•.,'■ 

Dei    warrants.  —  Leggi    doganali.  —  Loro    nioltiplicita.  — 
Dazii    siille    macchine.  —  Dichiarazioni    di    transito.  — ■ 
•'    Dazii  sui  filati,  ecc. 

Ora,  avendo  accennato  ai  magazzini,  agli  entrepots, 
faro  parola  del  provvedimenti  die  vi  si  dovrebbero  pren- 
dere,  per  agevolare  ai  negozianti  il  credilo  e  le  contratta- 
zioni,  e  scemare  le  perdile  di  tempo,  le  briglie  e  le  spese. 

Alle  amministrazioiii  dei  magazzini  generali  dovr&  darsi 
la  facolta  di  emeUere  la  polizza  di  rieeviita  e  il  tiloio  di 
pegno  {warrant)  delia  meree  depositatavi;  come  aft'alto  re- 
centemenle  fu  proposto  al  senate  piemontese,  ecorae  il  1 858 
fii  sancilo  in  Francia.  La  prima  cedola  deve  aver  valore  di 
trasferire  la  propriela  della  cosa  col  solo  suo  giro;  la  se- 
conda  deve  aver  valore  di  trasferire  il  diritto  di  pegno  sulla 
cosa  depositata  ;  T  una  e  V  altra  possono  girarsi  separata- 
mente.  Girandosi  separalaraenle  la  ricevuta.  T  obbligo  di 
pagare  il  credito  per  cui  fu  emessa  la  cedola  costitutiva  del 
pegno  passa  in  clii,  mediante  il  giro  della  ricevuta,  diviene 
proprietario  della  merce.  L'  esecuzioiie  piu  spedita  deve 
esser  concessa  al  creditore,  qualora,  venendo  il  tempo  del 
pagamento,  non  sia  fatto  puntualmente,  e  devesi  senz'  altro 
facilitare  la  vendita  della  cosa.  Non  giova  il  dilungarsi  qui 
a  discorrere  le  utilita  di  poter  cosi,  senza  briglie  di  vedere 
la  merce,   senza  spese  di  misurazione,  di  pesi,  di  consegne, 


—  888  — 
seiiza  cure  della  cuskulia,  sonza  tinioie  di  vedcrsi  sfuggire 
la  propria  cosa  o  venir  miinfo  il  [woprio   or-odito,   senza 
formalilc'i  nolarili  fare  rkchissiiiio  i-ontraUazioni!  Non  giova 
il  diliiDgarsi  a  disi'onei'e  ooinc  il  crodito  iu  tal  inodo  sia 
polenlemente  aiulato,   sopralUitlo  noi  lompi  di  crisi  in  oiii 
occorre  pronto,  facilissinio.   Solainente  soggiungoro  come 
una  difficoiti  sia  iiieronle  all"  omissione  del  doppio  titolo, 
qualora  la  scadenza  del  oredito  non  sia  la  stessa  scadenza 
del  pagamento  della  meice  ;   poiclie  in  tal  caso  potrebbe  il 
eompratore  non  aderiro  facilmeute  alia  coinpra.   lo  quindi 
aecellerei  I'opinione  del  sig.  Rev  De  Foresta,  ehe  le  animini- 
strazioni  dei  niaguzzini   abbiano  faeolli  di  aprir  del  conti 
correnti  a  coloro  ehe  vi  depositano  le  loro  cose,   a  farsi 
intermediarie,  a  scontare  i  warrants.  ISiiin  altro  pu6  averne 
maggiore  opportiinita,   daeclie  esse  rilasciano  la  ricevuta 
della  cosa  depositata,  esse  emettono  il  warranty  esse  hanno 
la  cosa  in  ciistodia.    Lo  stabiliinento   mercantile  dovrebbe 
poi  riescontare  i   biglietti  di   qiieste   amministrazioni  dei 
magazzini,  e  valutare  come  una  firma  del  bigiietto  la  stessa 
esistenza   della  cosa  nel  magazzino.    Chi  non  udi  parlare 
degli  slocks  eccedenti  nei  porti  francesi  anche  siil  eadere 
dell'anno  1838?  Chi  allora  non  udi  deploiaie  ehe  non  fosse 
posta  in  atlo  la  legge   sulla   eircolazione  dei  tvarranls  ?  E 
qualora  si  faranno  maggiori  i  nostri  trafliei  per  la  nuova 
strada   dell'  Indie,   non  sara  una  necessila  qiiesto  mezzo  di 
fare  solleciti  i  cambii,  di  trovar  pronto  il  credito,  di  rivol- 
gere  continuamente  il   capitate  a  nuove  produzioni  ?  Ma 
intanio  non  Irascuriamo  questo  potentissimo  sirumento  di 
credito  ehe  se  neppure  non  deve  per  ora  porgere  materia  e 
aliuiento  ai  traffiei  dell' Indie,  darii  tuttavia  vigore  al  nostro 
comniercio  cosi  estenualo  ed  indebolito,  e  ehe  tanto  abbi- 
sogna  di  raddoppiare  la  forza  prodiitfiva  del  suo  rapitalc. 


—  889  — 
4.  Quanto  alle  leggi  tloganali,  io  gia  accennai  in  variiluo- 
gbi  como  oontiastino  il  libero  e  naturale  svolgimento  delle 
noslre  induslrie,  restringano  i  nostri  consumi,  impediscano 
il  commercio  d"  Italia.  Or  qui  piu  generalmente  richiamo 
alia  considerazione  di  cliiunque  ami  il  nostro  paese  1'  ine- 
stiinabile  moltiplkila  di  leggi  finanziarie  chesiacciimiilano, 
6i  avviluppano,  si  contraddicono,  c,  in  poco  volger  d'  anni, 
giungono  a  ben  ^  5,000.  Come  e  possibile  1' oUenerne  una 
applicazione  eguale,  sicura,  almcno  sollecita  ?  Come  e  pos- 
sibile evilare  in  tanta  confusione  i  liligi,  gli  arbitrii,  i  ri- 
tardi?  In  verila  non  so  persuadenni  come  si  speri  Tavvia- 
mcnto  del  transilo  delle  cose  dell'  Asia  nel  paese  nostro,  e 
tanto  meno  il  piogredire  delle  nostre  industrie,  fiuo  a  che 
si  fi'appone,  non  solo  una  dogana  cosi  nemica  al  benessere 
de'  consumalori,  ma  si  ancora  incerlissima  e  facile  agli 
appigli  ed  agli  abusi.  Un  esempio  mi  viene  innanzi  a  far  evi- 
dente  com' io  non  trasmodi  puulo  ne  poco  in  tali  lagni:  e 
lo  traggo  dalle  leggi  clie  regolano  ora  1'  importazione  delle 
uiacchine:  ne  credo  deviare  dal  proposito  di  questo  scritto 
col  fame  un  ccnno,  perclie  una  via  piii  breve  all'  Indie  non 
fara  progredire  minimamenlc  le  nostre  arti  se  mancano  ad 
esse  gli  stromenti  validi  a  raddoppiare  il  lavoro  e  il  sup 
valore  produttivo.  Sla  in  vero  nella  legge  che  un  dazio  di 
favore  si  concede  a  quel  fabbricatore  che  trae  unamacchi- 
na  da  un  altro  Stalo  per  valersene  nella  sua  industria  ;  ma 
come  vien  poslo  in  atlo  si  utile  provvedimento  ?  Non  toc- 
chero  dell"  incertezza  delle  allribuzioni  de'  varii  ufflcii  da- 
ziarii,  sicche  non  si  sa  a  quale  ricorrere  e  soltoporre  la 
macchiua  che  devesi  importare.  Basti  il  dire  che  nell'  im- 
portare  una  macchina  in  qualche  luogo  delle  provincie  ve- 
nete,  ove  nascessero  contestazioni  sull'  uso  della  macchina 
,  csul  dazio  da  imporle,  non  bastava  la  Prefettura  di  Venezia, 
I        Serie  III.T.  lY.  Ill 


—  890  — 
e  si  dovea  invece  licorrere  alia  Comniissione  residenle  in 
Milano  per  la  lega  doganale,  sinch6  quesla  avvinse  anche 
Parma  e  Modena  alio  sorti  dell'  indiistria  tedesca.  Anche 
cessata  la  lega,  cessarono  forse  gli  struscii  de'  nosiri  fab- 
bricatori  per  T  iraportazione  delle  raacchine  ?  Le  dogane  le 
pill  voile  sono  nuove  alia  legge,  e  non  conoscono  le  mac- 
chine:  basti  il  dire  che  i  congegni  slaccali  se  ne  dichiara- 
Tano  siccome  chincaglierie:  il  minor  male  che  se  ne  pu6 
temere  si  e  lo  slarsene  delle  macchine  per  moUe  seltimane 
nei  magazzini  delle  dogane  mal  cuslodile,  e  intanto  privan- 
dosi  del  loro  use  il  fabbricatore.  Nell'  Austria  basla  il  de^ 
porre  alia  dogaaa  del  capoluogo  di  provincia  rattestatoche 
qualifica  taluno  siccome  fabbricatore,  e  niun  rilardo  frap- 
ponesi  perch6  la  macchina  gli  sia  consegnata.  Nel  nostro 
paese  all'incontro  non  si  pu6  trarre  da  paese  slraniero  una 
macchina  se  non  si  prova  dappriina  che  la  macchina  slessa 
non  si  pu6  procurare  dalle  altre  parti  dell"  impero :  come 
se  r  assoggettarsi  il  fabbricatore  alia  spesa  ed  alle  noie  del 
dazio  non  fornisse  la  prova  piii  valida  e  manifesta. 

Un'altra  riforma,  urgentissima  anche  nello  speciale  ri- 
guardo  della  nuova  strada  delllndie,  che  ci  promette  anima- 
tissimo  il  transito,  starebbe  nel  renderne  piu  semplici  le  di- 
chiarazioni.  Le  facolti  delle  dogane principali  sono  rislrettis- 
sime;  non  si  pu6  da  esse  definire  ne  una  piccola  contestazio- 
ne;  devono  ricorrere  agli  ufficii  superiori,  e  intanto  le  merci 
slanno  nei  magazzini,  vi  deperiscono;  eil  negoziante,  dan- 
neggiato  nel  suo  inleresse,  pensa  per  un'  altra  volta  ad  una 
via  pill  libera  da  tali  formalita.  E  vero  che  le  merci  di 
transito,  o  chiuse  in  casse  di  lalta  saldala,  o  compresse  con 
torchi  idraulici,  o  altrimenti  imballate  con  ispecial  cura 
raediante  macchine  o  appositi  apparecchi,  sono  esenti  dalla 
yisita  daziaria;  e  vero  che  tale  esenzlone  va  principalmente 


—  891  — 
a  favore  delle  cose  spedite  all'Auslralia,  all'  India,  alia  Cina^ 
poiche  appuiito  veiigono  disposte  in  tal  modo.  Ma  v'ha; 
I'obbligo  anche  in  tal  caso  di  dare  garanzia  pel  massimo 
dazio  d'  iniportazione  che  e  di  250  Gorini ;  ma  1'  esenzione, 
non  che  dalla  visila,  eziandio  da  ogni  dazio  anche  minimo, 
dovrebbe  concedersi  per  qualsiasi  inerce  che  transita  da 
Venezia  alia  Svizzera  e  alia  Germania  raeridionale;  ma  ogni 
formaliti  daziaria  dovrebbe  cedere  il  luogo  alia  mitezza 
delle  leggi  ed  all'  onesti  dei  mercatanti. 
"J'  Anche  una  procedura  piii  spedita,  specialmente  nelle 
invenzioni  di  nierci,  e  la  cessazione  delle  visile  periodiche 
agli  esercizii  soggelli  a  controlleria  s'  implorano  viva- 
mente  dalle  camere  di  commercio,  che  ne  vedono  quasi 
sempre  dolusa  1'  avidita  del  gabelliere,  e  lainentano  i  danni 
provenienti  all'industria  dulla  necessity  dicrescerein  mezzo 
ai  timori  ed  ai  sospetti,  e  di  essere  tanto  pid  crudelmente 
bistrattala  quanto  piii  rare  sono  le  volte  ch'egli  la  sorpren- 
de  e  puo  compiacersi  di  portarne  1  prodotti  nei  magazzini 
delle  dogane.  ;■  ■ 

Altri  provvedimenli  richiedonsi  finalmente  per  le  sete  e 
pei  fdati  di  cotone  e  di  lana  ;  e  volentieri  ne  fo  cenno, 
perche  trattasi  di  cose  su  cui  appunto  il  canale  di  Suez 
puo  grandemente  influire.  Nel  trattato  tra  I'  Austria  e  lo 
Zollverein,  conchiuso  nel  4  aprile  1833,  non  si  tenne  couto 
dclla  seta  greggia  e  filata  che  esportasi  dalla  Lombardia  e 
dal  Venelo;  cosicch^  le  nostre  sele  diretle  alle  fabbriche 
delle  provincie  renane  non  vi  possono  concorrere  coUe 
sete  piemontesi^  che  vi  giungono  esenti  dai  dazii,  mentre  le 
nostre  ne  sono  sopraggravate.  Tanto  piii  giova  sciogliere 
da  ogni  vincolo  I"  esportazione  delle  nostre  sete  se  credasi 
fh'  esse  avranno  in  seguito  ancor  piii  viva  I'  eraulazione  di 
quelle  dell'  Asia ;  e  solo  lasciando  liberissima  tale  esporta- 


—  892  — 
zione  si  pu6  sperare  ch'esse  non  manchino  mai  deJ  profitlo 
assegnato  dalle  rcali  condizioni  dell'  inchicsta  :  poiche  si 
rivolgeranno  alle  nostre  fabbriclie  sino  a  die  ne  hanno 
ulilitii,  o  altrimenli  alle  fabbriche  straniere,  senza  che  dal 
dazio  ne  sia  elevalo  il  prezzo.  Pei  lilati  pol  di  cotonc  e  di 
lana,  il  dazio  di  18  lire  per  50  oliilogianiini  e  ccrtamente 
gravissinio,  e  tutlo  a  scapito  dclla  tessitura:  c  tanto  piii 
nocivo  che  doH' Austria  sono  difierenti  i  dazii  sui  filati  da 
quelli  dclio  Zollverein,  tanto  piii  inutile  clie  la  lilalura  e 
fatta  in  tali  condizioni  da  non  temere  concorrenza,  sia  per 
la  bonli  del  lavoro,  sia  per  la  mitezza  dei  salarii. 


CAPO  VENTESIMOTERZO         l.,!,  ,, , /r*.- 

Leggi  marittime. —  Impossibilita  di  fare  un  codice  marit- 
timo  comune  alia  Germanla  ed  all'  Italia.  —  Riforme  ne- 
cessarie  nelle  leggi  mercanlili. 

La  slessa  confusione  lamentasi  nelle  leggi  marittime; 
delle  quali  non  abbiamo  un  codice,  non  una  legge  unica, 
chiara,  conforrae  ad  un  andamento  sollecito  e  libero  di 
quanto  vi  si  alticne.  L'  editlo  politico  di  navigazione,  il 
codice  di  commeroio,  il  codice  civile,  le  loggi  penali  s' in- 
contrano  insieme  a  regolare  la  stessa  cosa  solto  punti  di 
veduta  differenti,  con  disposizioni  falte  in  varii  tempi,  da 
varii  legislatori;  sicch6  spesso  devesi  domandare  quale  sia 
da  applicarsi  in  quesla  o  quella  conlroversia.  Ed  ora  vuolsi 
fare  una  legge  marittiriia,  comune  ai  porti  dell'  Adriatico  e 
del  mar  Germanico  :  ma  6  forse  desiderabile  e  possibile  ? 
Chi  non  conoscc  come  sieno  affalto  differenti  negli  uni  e 
negli  altri  le  discipline  per  la  navigazione,  per  la  nazionalil4 


—  <S93  - 
delle  navi,  per  I'esercizio  delle  funzioni  di  citpitano,  per  gli 
arruolamenti  dcU'equipaggio,  pei  piloti?  Come  si  polra  fare 
una  sola  legge  die  non  riesca  per  gli  iini  o  gli  altri  un  vin- 
lenlo  abbandono  di  consuetudini  die  sino  dal  consolalo  del 
mare  si  conosoevano  come  una  tradizione  della  nostra  glo- 
ria marilliinji,  e  nei  porti  del  mar  Germanico  banno  origine 
dalle  noinie  d'  OliTon,  di  Wisby,  delle  ciila  anseatiche?  Fo 
cenno  di  ak'une  particokiri  difforenze  delle  due  legislazioni, 
perche  vieppiu  si  manifesli  la  difGcolla  pratica  di  aceor- 
darle.  Pel  codiee  di  commercio  il  bastimento  non  piio  essere 
sequeslrato  se  e  pronto  alia  vela  e  il  capitano  abbia  pronte 
le  spedizioni :  in  Amburgo  basla  (die  sia  soUo  carica.  II 
codiee  considera  le  navi  siceome  moliili,  Amburgo  come 
immobili.  Nei  prestili  a  eambio  marittimo  lungo  il  viaggio, 
il  prinio  di  la  preferenza  all'  ultimo  per  data,  seeondo  ii 
codiee  di  commereio;  Amburgo  segue  I"  ordine  di  priorita. 
Ad  Amburgo  i  conlratti  dassii  urazione  garantiseono  anehe 
la  baratteria  del  capitano  e  i  gua«ti  dipendenti  da  colpa 
deir  equipaggio ;  il  oodice  di  commereio  non  ammetleqne- 
sfa  assicurazione.  Ad  Amburgo  si  permelte  di  assiourare 
anche  i  cambii  mariltimi,  il  die  non  puo  farsi  seeondo  il 
codiee  di  commereio.  Ogni  lite  che  nasce  da  iin  contralto 
d'  assicurazione  deve  per  le  leggi  amburghesi  recarsi  per 
esperiraento  di  conciliazione  agli  arbitri,  il  die  non  vale  pel 
codiee,  e  via  via.  Ma  poniam  pure  che  su  queste  parficolari 
disposizioni  possa  il  legislatore  abbandonorsi  all'  una  o 
air  altra  legge:  rimane  pur  sempre  non  tolta  I'impossibili'a 
di  dare  all'  insieme  della  legge  I'  impronla  propria  delle 
condizioni  sociali  cui  si  vuole  applicata.  Si  conoscono  le 
attinenze  strettissime  che  le  leggi  commerciali  hanno  colle 
civili ;  come  sari  possibile  fare  una  legge  unica  per  le  cose 
mercantili  e  marittimo  per  i  varii  paesi   che  hanno  alia  lor 


—  894  — 

voKa  ilifforcnti  le  loggi  civjli,  <;  sono  bon  Iiingi  (l;il  dare  a 
qnostc  la  slcssa  uniroriiiila  ?  Sino  a  die,  per  eseinpio,  lii 
iiozione  del  contralto  o  della  capaeila  d'  ohhiigarsi  non  e 
la  stessa  nelle  leggi  noslre  e  nolle  todesche,  come  si  potra 
applicarc  le  slesse  disposizioni  siii  varii  eonlialli  inei'canlili 
c  sulla  faoolli  di  concliiiulerii  ?  Aggiungasi  elie  le  leggi 
mercanlili  si  collogano  streltamenle  colle  condizioni  econo- 
miche;  sicche  ncl  noslro  pacsc  invocasi  libeila  d' associa- 
zione^  qiiando  altri  Stali  la  guardano  con  sospello  e  snia- 
niano  di  protcggere  ogni  societii ;  nel  nostro  paese  le  arli, 
per  diria  colla  frase  de'  nostri  padri,  sono  tagliate,  c  libe- 
rissimo  e  il  diritlo  del  lavoro,  qiiando  in  alli'i  Stali  le  cor- 
porazioni  continuano  a  slarsene  chiuse  nei  loro  privilegi. 
Anclie  le  leggi  giuridiclie  sono  piii  o  meno  larghe  secondo 
tali  condizioni  preparate  dalle  leggi  politiclie;  quindi  non 
possono  riunii'si  in  un  codice  comiinc  a  due  popoli,  come  il 
ledesco  e  1'  italiano,  clie  lianno  diverso  il  grado  di  svolgi- 
mento  economico,  diversi  desiderii,  diverso  cammino  alia 
loro  operosita.  Per  Venezia  adunquc  la  Icgge  s'  informi  alle 
noslre  consueludini,  alle  nostre  tradizioni,  aile  nostre  con- 
dizioni sociali ;  e  non  si  pcnsi  ad  una  Icgge  die  rimarri 
aslralta  c  carapatain  aria,  ove  non  voglia  fard  violenza;  o 
altrimenli,  unendosi  intimamentc  alle  leggi  politidie  e  civili, 
traendole  a  se  stessa,  facendone  una  sola  cosa,  sar5  di  gra- 
vissima  offesa  ai  nostri  sentimcnti  di  famiglia,  ed  a  quella 
liberty,  die  per  noi  invocasi  pienissima,  e  pu6  aver  vita  e 
incroiuento  tra  noi,  ove  si  lasci  al  suo  naturale  svolgiracDto 
e  maligni  innesli  non  la  guastino  e  corrompano. 

Che  se  pur  vuoisi  scendere  a  piu  niinuta  considerazione 
dei  rautamenti  che  invocansi  nelle  nostre  leggi  mariltime  e 
mercanlili  per  lo  speciale  riguardo  della  nuova  slrada  delle 
Indie,   ne  tocchero  qui  alcuni  rapidamente  ;  pcrclK';  non 


—  895  — 

lunlo  abbisognano   d'  esserc  ragionati  per  disteso,   quanto 
d'  essere  posli  in  alio  e  sancili. 

II  nosli'O  codice  di  commercio  stabilisce  in  piu  luoghii 
termini  piu  o  raeno  lunghi  secondoche  Irattasi  di  operazioni 
luercanlili  in  paesi  piu  o  meno  lonlani,  c  assegna  serapre  il 
termine  piu  lungo  a  quelle  che  si  riftriscono  .tIT  Indie 
orienlali.  Or  e  certo  che,  abbreviandosi  di  tanlo  il  viaggio 
air  Indie,  si  dovranno  accorciare  quesli  termini,  donde  il 
commercio  lie  avri  un  bene  non  lieve,  essendo  meno  in- 
eerto  sulla  destinazione  de' suoi  capilali;  per  esempio,  nel 
caso  d'abbandono  della  nave  [ter  mancanza  di  nolizie. 

Le  nozioni  del  viaggio  di  lungo  corso  e  di  grande  cabot- 
taggio,  saranno  mulate  di  necessilti^  qualora,  aprendosi  il 
canale  di  Suez,  tulto  il  viaggio  del  mare  Rosso  polrii  consi- 
derarsi  come  di  caboltaggio,  e  quindi  soggello  a  minori 
reslrizioni. 

La  somma  prcstata  a  cambio  marillimo  per  I'  ullimo 
viaggio  viene  preferila ;  ma  due  viaggi  da  Venezia  a!  mare 
Rosso  si  polranno  tenere  come  un  solo  dopo  il  canale  di 
Suez. 

Facendosi  il  viaggio  in  un  mare  in  cui  sono  opportunis- 
Simi  gli  scab,  polranno  darsi  norme  piu  facili  per  gli  acoessi 
di  slivaggio  e  d'  abbordo  e  per  le  prove  di  tulti  gli  accidenti 
di  mare. 

Devesi  provvedere  per  le  vendile  all'incanto  che  avran- 
no  luogo  a  Venezia,  allorche  cssa  sara  I'emporio  de'cotoni, 
delle  lane  ecc,  e  far  si  che  procedano  senza  impedimenti, 
senza  ritardi. 

In  conformili  a  quanto  dissi  di  sopra  sui  warrants,  si 
devoQO  mutare  tulte  le  discipline  che  vincolano  ora  il  pegno 
sopra  la  merce,  e  la  vendila  della  merce  data  in  pegno. 
I  privilegi  dipendenli  dal  pegno  dovrebbero  pure  coq-^ 


—  896  — 

c<.'(l('i-si  jnenissiini  e  facili  jil  crcilito  niariltiiiKt  per  leanlioi- 
piizioiii  ai  caricalori,  lanlo  pei  cariclii  cranivo  die  per  quel- 
li  d'andata;  sicc'lie,  avciulo  ncl  porlafoi^lio  la  polizza  di  iiu 
carico  falto  nolTAsia,  non  so  no  del)l)a  alleiulcrc  larrivo  per 
consogiiii'c  il  pa;j;amen(o  dclle  niorci,  c  non  si  debha  pcrdcre 
intunto  lo  oppurUine  siieculazioni  ilio  possono  pi'esentarsi. 

Si  facililino  i  cainhii  niaritlinii  colle  anlicipazioni  sii 
noleggi,  coir  isliliiiix"  i  libri  di  prcsUto  niarilUnio  ad  iiso  di 
Grcria,  i  quali  facciaiio  conosccre  rcsistenza  di  ogiii  mutuo, 
poiclio  uUiinicnli  si  abiisa  del  crcdito,  ovveio  si  rendc  dif- 
ficiiod  preslare  ad  una  nave,  diciii  non  si  conosce  la  zavorra, 
dei  debili.  Ouindi  io  proporro  col  Boccaido:  un  arlicolo  di 
legge  imponga  ai  capilani  di  avcrefra  le  loro  carle  di  bordo 
un  litolo,  debihunenic  convalidato  ed  autenlicalo,  il  quale, 
soUo  il  nonie  di  Slato  dei  cambii  marillimi,  conlenga,  ia 
ordine  di  data,  Tindicazionc  di  tulli i  picslili  conlralti,  coa 
le  particolanta  rolalive  a  ciascuno  di  essi.  Un  allro  arlicolo 
comandi  che  i  dalori,  i  quali  tralasoieranno  di  fare  legal- 
menle  inscrivere  in  quello  Slalo  i  loro  presliti,  decaderanno 
di  pien  diritlo  dal  privilegio  sugii  oggelli  affelli  a!  loro 
credilo. 

Si  facilili  tulla  la  procedura  raercanlile,  specialnicnle 
pel  riparlo  d'avai'ia  clic,  do|)o  esseie  fallo  dai  perili,  di  or 
luogo  ad  una  lite  liinga  ed  avvilupala,  per  conseguirne  o 
contrastarne  V  approvazione  del  giudice. 

Dicasi  il  medesinio  per  I'  asia  dei  baslimenli,  da  cui  il 
prezzo  ritraUo  viene  classalo  c  discusso  colle  liuigaggini  di 
un  processo  edit  tale. 

La  giurisdizione  civile  sui  sudditi  e  protelti  auslriaci 
neirimpcro  ollomano  che  si  esercila  ora  in  seconda  islanza 
a  Trieste,  si  ricliiarai,  per  quanto  possa  aver  luogo,  a  Ve- 
nezia;  e  pongo  quesla  limitazioue  perche,  discorrendo  del 


—  897  — 
tliritlo  internazionale,  dimoslreru  utile  e  desiderabile  il 
conseguire   un  dcfinitivo  giudizio  di  quasi  tulte  le  cause 
nogli  slessi  scali  dell'  Egitto. 

CAPO  VENTESIMOQUARTO 

Delia  navigazione  del  Po.- — Delia  strada  ferrata  da  Venezia 
a  Milano,  e  da  Padova  al  Po.  —  Delle  strade  ferrate  del 
Tirolo. 

Ma  perclio  Tcnezia  conseguisoa  lulli  i  vantaggi  del 
provvediraenli  cbc  venni  fin  qui  esponcndo,  cuuvicue  che 
sia  riuiiila  da  buone  vie  al  riiuanente  d'  Italia.  Le  nostra 
linec  di  navigazione  interne  sono  incouiplele,  difticili  e  so- 
praccaricate  di  pcdaggi;  una  barca  aspelta  talura  anche 
qiiaKlie  giorno  alie  porle  dei  nostri  fiunii;  non  se  ne  vede 
ormai  clie  qualcuna  di  sj!e,  di  iegnamc,  di  pietro.  Koi  non 
abbianio  un'arlcria  navigabile  da  una  frontiera  allaltra; 
il  nostro  porlo  non  ha  canali  cbe  vi  si  riuniscano,  corae  in 
Olanda  e  in  Iiighilterra,  e  scoprano,  come  dice  Carlo  Colli- 
gnon,  le  forze  latenti  del  paese.  Chi  non  conosee  come  in 
Inghilterra  il  canale  da  Birmingham  a  Loadra,  in  Belgio  i 
canali  Mons-Condc,  Cliarleroy-Brusselles  ed  altri,  in  Fran- 
cia  quello  d'  Orleans  hanno  accreseiuto  i  loro  redditi  dopo 
conipiula  !a  strada  ferrata?  Si  vagheggia,  e  vero,  la  via  del 
Po,  in  gran  parte  fluvialile,  per  ciii  le  barclie,  enlrando  da 
Venezia  nel  Po,  dal  Po  mellendo  poi  nel  Ticiuo,  potrebbero 
giungere  sino  a  Milano,  doiule,  pel  canale  della  Martesana 
e  r  Adda,  si  rechcrebliero  a  Chiaveniia  in  capo  al  lago  di 
Como,  o  pel  Naviglio  grande  andrebbero  a  Luccrna  in  capo 
al  lago  Maggiore,  quindi  per  1' AIpe  a  Coira ;  e  tal  viaggio, 
lolti  i  dazii,  costerebbe  soli  due  franchi  al  quiatale  metiico. 
Serie  III,  T.  JV.  Ill) 


—  808  — 

Ma  le  navi  clic  giungono  dal  iiiaro  a  Vciiczia  iion  possono 

continuarc  il  loro  vinggio  su  qucsli  Guiiii  ecanali,  e  devono 

scaricaro  piii  voile  le  loro  mcrci.    So  il  Po  fosse  iietlato,  so 

le  svollc  c  i  l)assi  fondi  dc'  canali  veneti  si  logliessero,  sc 

le  vaporiere  rimorcLiasscro  le  l)arclic  da  Venozia  a  Bron- 

dolo,  se  i  canali  fossero  idonci   a   navi   di  niaggior  lun- 

gliezza  e  di  maggiore  iumiersione,  sc  fossero  lolli  i  dazii,  sc 

fosse  posto  in  alio  il  progetto  do!  Loinbai'dini  di  congiiin- 

gere  la  navigazionc  della  Lonii)ardia  oiicnlale  ion  qiiella 

deir  occidenlalc  in  iin  solo  sisleina  ;  far  si  die  i  quallro      j 

laghi  comunifhino  Ira  loro,  come  pure  col  Po,  con  IMilano 

e  coi  principali  centri  del  commercio  interno,  e  condurre 

cosi  le  merci  dell'  Adrialico  con  niinimo  coslo  fino  ai  piedi 

degli  alti  gioglii  che  dividono   la  Svizzera  ;  aiiora  solo  sa- 

rcbbc  veranicnle  possibile  la  libera   navigazionc   del   Po. 

Ora   la  via   del  Po  c  affalto  aiislriaca,  come  prcdisse  il 

Foscarini^  quando   giudico  il   concelto  di  Carlo  VI  di  far 

discendere  le  navi  della  Gerniania  alle  spiaggie  dcil"  Islria, 

cola  Irasfcrendo  i  prodoUi  d'  Ilalia  e  penelrando  in  Loni- 

bardia  per  il  Po.  I  Ron)ani,  non  curaiulo  o  nun  dislingucn- 

do  qiianto  mal  fosse  T  assoggellare  i  eommorci  d"  Ilalia 

air  imperalore,  se  lo  avcano  liralo  in  sono,  non  ricusando 

di  metlerc  in  sua  luano   la   lesoreria   di  Ferrara,  per  cui      I 

egli  divcnnc  arl)ilro  di  regolare  le  gabelle  del  Po  ponlificio      j 

secondo  la   propria   convcnienza.   Nel  3  luglio   1849,   tra 

r  Austria,  Modcna  e  Parma  si  concliiuse  un  Iraltalo  die 

voile  libera  la  uavjgazione  del  Po;  |)i)i  vi  accedeva  lo  Stalo 

PonliDcio:  e  fu  certo  vanlaggio  lo  slabilire  uniforrae  la 

tassa  uei  quallro  Slali  secondo  la  capacilii  dei  navigli.  Ma 

son  forse  ccssale  le  formalili  doganali  per  la  consegna  dei 

cariclii  in  transilo  ?   I  principii  die  dal  Iraltalo  di  Parigi 

vogliono  cseguirsi  nel  Danubio,  non  devono  csser  mcno 


—  899  — 
tipplicali  nel  Po :  invccc  oggidi  qualunqiie  morce  cbe,  pro- 
venendo  daH'cstcro,  passi  in  transito  per  gli  Slati  Parmensi 
afi' Austria  o  viceversa,  sorlendo  dai  coiiDni  anche  di  acqua, 
deve  debilamente  e  regolaimentc  presentarsi  e  dichiararsi 
all'  ufficio  doganalo   d'  ingrosso  nelio  Slato  cui  c  diretto  il 
Iransilo,  c  da  quest'  iifficio  cssere  riconosciuto  ed  attestato 
r  arrive  ntllo   spazio  di  tempo  assegnalovi  (valitura)  e  la 
seguilane  dicliiarazione   in   corrispondenza   al  ricapito  di 
Roorta,  allrimenti  non  si  ammctte  a  riccvere  lo  scarico  delle 
bollette  a  caiizione.    Qiiindi  ispczioni  per  accertare  I'inte- 
gritu  dcila  spcdizione  :   quindi  registro  del  carico,  c  nota 
del  giorno  e  dellora  delTinvio,  misurato  il  tempo  airarrivo, 
fatto  il  visto  per  !a  presentazione  al  vicino  ufficio  d'ingresso 
neir  altro  Stato,  e  qui  nuove  pratiche  e  molestc  procedure. 
Se  anche'  si  al)ilita  qualchc  ufficio  a  dicliiarare  di  transito 
la  merce  sicche  esca   senz'  altro  dello  Stato,  conviene  pui* 
sempre  all'  ufficio   eslremo  ritirare  i  recapiti  di  accompa- 
gnamento,  riconoscere  la  regolarita  del  carico,  vigilare  il 
Irasporto,  e  via  via.  Devesi  una  volta  cessare  da  tali  osta- 
coli  del  commercio   d'  Italia,   c  le  dogane  non  devono  piii 
trovarsi  se  non  ai  confini  naturali ;  poicbii  senza  una  lega 
doganale   affatto  ituliana  poco  giova  la  libera  navigazione 
del  Po,  e  poco  Coriranno  i  traffici  di  Venezia  anche  dopo  il 
canale  di  Suez.  Pertanto  anche  la  strada  ferrata  che  collega 
Venezia  a  Milano  non  prosoguisce  piu  oltre;  eppure  sarebbe 
necessitc'i  che  il  porto  del  Meditcrraneo  e  il  porto  dell'  A- 
driatico  fossero  congiunti ;  che  dall'  uno  le  cose  d'Araerica, 
dair  altro   le  cose  dell'  Asia   venissero  ad  incontrarsi  su 
quella  terra  lombarda  che  il  doge  Tommaso  Mocenigo  chia- 
mo  il  giardino  della  Venezia,  e  la  cagionc  che  tante  navi 
veleggiassero  in  Romania,  tante  in  Fiandra,  tante  in  ogni 
parte  pel  luondo.  Vorrcni  noi  desiderarc  il  ritorno  di  quel 


—  9U0-- 
tempo  in  oui  nulla  si  polea  Irarre  a  Bergamo  da  Genova  se 
non  a  schiena  cli  mull,  sicchc  tulto  vi  si  provvedea  da  Ve- 
nezia?  Sia  pure  clie  ii  minor  viaggio  da  Genova  a  Milano  e 
ad  una  parte  diLombardia  ne  faccia  prefcrire  le  provenienze 
in  paragonc  di  quelle  di  Venezia;  ma  il  bene  dell'  una  non 
sar6  mai  vero  scapilo  delTallra,  ma  un'operosa  cnniUizione 
darivita  ai  traffici  dl  tulle  due,  ma  gliabitalori  della  Lom- 
bardia  e  della  Venezia  saranno  vieppiii  seoondali  nella  loro 
produzione  e  nello  svolgiraenlo  del  loro  benessere.  Anche 
ora,  se  si  ecccllua  il  pesce  che  \iene  da  Coraacchio  e  i  frulti 
meridionali  che  vengono  da  Venezia,  la  provincia  di  Cre- 
mona 6  maggiormente  provveduta  da  Genova  che  da  Vene- 
zia^ come  apparisce  da  questa  slatistica. 


—  901 


COSE  PROYEAIENTI  A 

CREMONA 

•■■■■■   ■       ■-     • 

dair  Adriutico 

dal 
Mediterraneo 

nel 

nel 

nel 

nel 

nel 

nel 

d854 

1835 

4836 

4834 

4855 

1856 

Caffe      .     .     .     .   2  ni. 

224 

234 

455 

287 

297 

341 

Zucchero  raffinato  .     . 

<175 

486 

62 

286 

480 

658 

i»         in  farina 

436 

438 

58 

207 

226 

609 

Materie  medie     . 

— 

— 

3 

23 

21 

48 

Gonime      .     .     . 

24 

6 

— 

— 

— 

— 

Olii 

66 

407 

407 

973 

4240 

1393 

Merluzzo  .     .     . 

— 

— 

— 

2390 

4264 

2099 

Pesce  preparato. 

497 

240 

424 

— 

42 

28 

Tonno  all'  olio     . 

— 

— 

— 

246 

497 

452 

Sapone  .... 

290 
39 

43 

46 

4 
453 

440 
347 

114 

279 

441 

87 

Frutti  meridionali 

Ferro  in  stanghe 

41 

36 

47 

4 

3 

3 

Lamiere     .... 

— 

— 

— 

404 

81 

44 

Si  compia  la  feirovia  che  agevolando  vieppiu  1  camliii 
con  Genova  dari  ad  essa  e  a  Venezia  11  loro  dominio  natu- 
rale,  come  ben  dice  il  Cattaneo:  e  si  creda  che  Venezia  non 
teme  tanlo  la  concorrenza  di  Genova  quanto  la  spossatezza 
e  I'inerzia.  II  Verri  disse  che  uo  tempo  Tindustria  lombarda 
era  animata  dal  commercio  grandiose  di  Venezia,  e  che  la 


—  902  — 

loga  tli  Cambiai,  tlando  un  crollo  ai  Iraffici  voncli,  fii  pure 
cagiono  di  dccadinuMilo  alio  arli  ilolla  I;oml)ar(lia.  Si  dia 
ora  ogiii  possibilo  lihcrla  ai  canibii,  si  svolgaiio  libci  anionte 
i  noslri  inlcrossi,  il  porlo  di  Venezia  non  sia  diviso  da  (lucilo 
(1i  Ocnova,  no  giiardi  con  invidia  negliillosa  il  siio  liorire, 
ma  lulti  due  cMmdi  c  ficqucnlali  provvodano  al  bene  delle 
popoiazioni  di  questa  raiserissima  Italia. 

Un'  allra  nccessil;'t  per  Venezia  si  e  il  vcnir  congiunla 
colla  fcrrovia  allc  Legazioni,  die  ora  sono  provvedntc  in 
gran  parte  da  Genova,  sebbene  la  dislanza  di  Fcrrara  e 
Bologna  da  Venezia  sia  niinorc.  Ma  il  govcrno  piemonlcsc 
non  mise  tempo  in  mezzo  a  oondurrc  la  linea  da  Alessandria 
a  Stradella^  che  si  annoda  a  quella  delT  Italia  eentrale,  ma 
la  linea  da  Padova  al  Po  e  dal  Po  a  Ferrara  6  tiittora  una 
speranza.  Almeno  si  ponesse  in  alto  tra  breve;  le  spe- 
se  d'un  ponle  sul  Po  avreld)ero  ben  larga  ricompensa 
nella  vicenda  e  nella  vita  dei  traflici  che  nasccrcbbcro 
dalio  stringerle  insieme  queste  parti  d' Italia,  tanto  separate 
sinora. 

Che  Venezia  poi  divenga  opporlunissima  scaia  dei  Iraf- 
fici del  Levante  non  solo  col  Tirolo,  ma  colla  Germania 
iiieridionale  e  cf)lla  Svizzera  sperasi  infinitamenle,  e  fin  da 
moili  anni  si  annuncio  che  la  valigia  dell'  Indie  avrebbo 
toccato  al  nostro  porto,  dopoclie  la  strada  fcrrata  le  avcsse 
preparato  il  valico  del  Brenner.  Eppuie  anche  qui  eollo 
starscne  del  govcrno,  abbiani  pcrdulo  gran  parte  di  quel 
vanlaggi  die  le  consuetudini  dei  traffici  sembravano  aiutare: 
c  per  allincare  le  guide  sullo  vie  un  tempo  frequentate  da 
animalissinio  tiansito,  si  aspett6  die  fossero  gii  abban- 
donate  da  ogni  traftico.  Non  piii  dalla  Germania  s'  inviano 
le  merci  alia  Toscana,  al  Piemonte,  all'  Italia  inferiore  pel 
Tirolo,  ma  per  la  Svizzera  ;   non  piii  da  Trieste  il  colone  e 


—  903  — 

jl  caffe  vnnno  alia  Svizzera  pel  Tirolo,  ma  da  Amburgo ; 
non  pill  lo  Stato  Pontificio  invia  pel  Tirolo  il  canape  alia 
Baviera  e  Baden,  ma  per  Coira.  Eppure  la  storia  ricordaci 
quanto  fossero  un  tempo  frequentati  da'  niercutanti  vene- 
ziani  i  monti  del  Tirolo;  le  strade  di  Vallarsa,  della  Val  d'A- 
dige,  di  Ponlebba,  di  Valsugana  aUestano  il  vivissimo  trafJi- 
co  che  per  la  diversita  dei  proventi  la  natura  voile,  e  Tuomo 
per  liingo  tempo  e  con  gravi  dispendii  aiuto  tra  lAlpe  tirole- 
se  e  la  contrada  deila  Venezia.  Non  ritorno  inutilmentc  su 
quesli  lagni,  coi  quali  le  relazioni  delle  camere  di  commerclo 
tirolesi  compiaiigono  omai  ilianguiditi  i  traflici  del  loro 
paese,  e  venuti  al  manco  quei  mereali  su  ciii,  a  memoria 
nostra,  si  cercava  forluna.  Traltasi  ora  non  gia  di  mante- 
nere  Tanlico  trafiico,  bensi  di  rinnovarlo;  e  conviene  ridirc 
una  lal  verita  per  non  lasciarsi  andare  alia  solita  spensie- 
ratezza.  La  strada  ferrata  sara  tra  poeo  condotta  sino  al 
Crenner,  e  ne  avra  vantaggi  non  lievi  il  comuiercio  interno 
tra  il  Lorabardo-Venelo  e  il  Tirolo.  L'  Aipe  lirolese  abbi- 
sogna  di  provvislo  di  grano;  gli  abitanli  del  Tirolo  scendono 
ogni  anno  a  lavorare  nelle  pianure ;  le  cose  clie  cntrano 
dalla  linea  doganale  di  Venezia  vengono  in  gran  parte  da- 
ziate  pel  Tirolo.  Pure  e  amor  poro  per  quello  sraercio  che 
vorremmo  riprometterei  dai  proventi  che  fossero  in  enipo- 
rio  a  Venezia;  olic  il  Brenner  rimane  ancora  non  supcrato 
e  i  consumalori  del  Tirolo  tedesco  e  quelli  della  Baviera  e 
della  Svizzera,  ben  piu  agiali  c  numerosi,  rimarranno  a 
lungo  divisi  da  noi:  avendo  altrondc  piu  pronto  e  piii  a 
buon  mereato  qiianto  loro  occorre.  1  cambii  tra  1' Austria 
e  la  Svizzera  nel  iSoo  giunsero  a  -5.027,875  fiorini  per  la 
importazione,  e  a  -50.075,703  florini  per  1' esportazione,  c 
vanno  diminuendo  per  raccresciulo  (ransito  dagli  Stall 
Sardi.  La  Svizzera  rilrac  oggidi  il  tabacco  d'ollrc  mare  sui 


—  904  — 

nieroali  olanilesi;  il  caffe  e  lo  zuccliero  ilallo  raflineric  di 
ISanles,  di  Havre,  di  Marsii^Iia,  c  da  quelle  di  Olanda  e  di 
Coloiiia;  da  Genova  poi  quasi  lulto  quanlo  Iracva  iu  passato 
da  Trieste.  La  Germauia  del  sud  ha  ogni  anno  dall'  Havre 
800,000  oliil.,  di  cui  iiiela  in  colone.  l\  Iransilo  clie  enlra 
nei  dominii  del  Veneto  non  e,  quanto  al  valore,  die  il  4.43 
per  cento  del  Iransito  totale  delTinipero,  mcntre  quello  clic 
vi  pruviene  da  allri  Slati  ilaliani  e  il  13.45  per  cento  del 
totale.  Per  la  quantila  poi  delle  luerci  chc  transitano,  devest 
considerare  clie  di  74.593,350  chil.  Iransitati  per  limpero 
d' Austria  soli  9.81  1,950  furono  direlti  alia  S\iz/era,  soli 
3.751,900  provennero  dalla  Svizzera.  A  noi  deve  premere 
sommanicnle  chc  si  ravvivino  pel  nostro  paese  quesli 
transit!,  coi  quali  potrcramo  aprire  a  quel  popolo  libero  ed 
operoso  la  via  del  mare.  Anche  ora  4.042,150  ehil.  destinati 
alia  Svizzera,  2.027,000  provenienli  dalla  Svizzera  spettano 
al  porto  di  Venezia;  menlre  ad  altri  Stati  italiani  spettano 
per  la  provenienza  2.027,000  chil.,  e  per  la  destinazione 
H  5,950  chil.  Porro  qui,  per  le  allinenze  col  proposito  di 
questo  scritto,  le  cose  che  ora  transitano  per  limpero  d'Au- 
stria  diretle  alia  Svizzera  e  che  sono  tra  quelle  per  cui  il 
commercio  attende  i  heneficii  del  nuovo  canalc. 


—  9U5  — 


Caffe .  .  . 

Droghe.  . 

Seta  .  .  . 
Riso  .  .  . 

Zucchero 

Tabacco 
Colori  . 
Gomma 
Lana  .  . 
Cotoni  . 

TOTALE 


Chil. 
94,900 


8,dB0 

259,000 
753,d00 

B9i,250 

10,750 

i        59,200 

210,400 

I        66,500 

1   -1.822,700 


de'  qiiali  provennero  .  .  72,150 
du  altri  Stati  italiani. 


soli 


da  Venezia. 


de'  quali  provennero  .  . 
da  altri  Stati  ituliaui. 


da  Venezia. 


18,950 
5,400 
2,500 


de'  quali  '^/i  da  altri  Stati  ita- 
liani 

de'  quali  396,800  da  altri  Stati 
italiani,  senza  che  del  re- 
sto  Venezia  prendesse  alcuna 
parte  a  questa  importazione. 

de'  quali  333,600  da  altri  Stati 
italiani. 


In  queste  importazioni  Venezia 
fu  di  gran  lunga  sopra  le  al- 
tre  provenienze. 


3.876,950 


Per  la  seta,  pel  riso,  per  lo  zucchero,  per  le  droghe,  per 
11  caff6  gli  altri  Stati  italiani  hanoo  prevalenza  in  questo 
transito  in  confronto  di  Venezia.  Abbiamo  un  bel  millao- 
Serie  IIJ,  T.  IV.  H6 


—  9U6  — 

tiiici  (he  iioi  siuiiiu  sulle  porte  dell'  Ociente,  che  Veuezia 
enlra  nel  contiiiente  un  giado  di  latitudiiie  piii  di  Geneva 
per  darci  piii  I'oiuodila  di  avere  le  nierci  oi'ienlali,  cbe  da 
Venezia  ad  Augusta,  la  maggior  piazza  ledesca  pei-  tal  traf- 
(ico,  soiio  pel  Brenner  609  cliil.,  clie  vale  a  dire  A'iH  menu 
che  ncui  sia  Genova  [lel  Moncenisio,  e  70  pel  Lucnianier. 
Inlanto  d  atlravei-sare  il  Vorarlberg  e  andar  dritti  a  Bregenz 
dohbiam  lasciare  ogni  pensiero;  che  aspre  niontagne  e  poi 
ancora  niontagne  ci  separano  dal  lago  di  Costanza,  ove 
mettono  cinque  Stati,  e  la  Gerraania  e  la  Svizzera  fan  porto. 
Inlanto  ancbe  a  toccarvi  dopo  una  svolta  in  Baviera  s' in- 
dugiera  cbi  sa  ancora  fin  qnando :  poiche  del  valicare  il 
Brenner  colla  locomotiva  lornano  spesso  in  canipo  i  pro- 
getti,  ma  I' opera  non  viene  eseguita.  Non  si  pensi  che  basti 
I'andarvi  ai  piedi;  poiche  il  Iraffico  gia  avviato  con  altri 
porti  non  li  lasciera  punto  se  non  \i  sara  persuaso  dai 
vantaggi  di  una  via  continua,  e  percio  non  ritardata  dalle 
necessitii  di  niutare  piii  volte  il  trasporlo  della  nierce.  Se 
pur  vuolsi  cbe  Venezia  non  rimanga  privata  del  vantaggio 
di  provvedere  alia  Svizzera,  almeno  nella  parte  piu  orien- 
tale,  ed  alia  Baviera  ed  al  Tirolo  tedesco,  se  si  vuole  che 
Venezia  divenga  per  le  cose  d' Oriente  I'einporio  di  questi 
paesi,  si  compia  una  volta  quest"  impresa,  che  certaraente 
non  richiede  piii  tempo  e  piii  spesa  dell'  opera  slragrande 
che  si  compie  nel  Moncenisio. 

Non  si  potrebbe  procurare  e/iandio  che  I'  emigrazioue 
germanica,  la  quale  oggidi  si  fa  pei  porti  del  nord,  si  faccia 
invece  neH'avvenire  pei  porti  nostri  ?  Sono  nccessari  perci6 
opportuni  regolamenti,  sia  sulle  provviste  dei  legni,  sul  modo 
di  conservar  I'acqua,  sulla  stagione  del  viaggio.  A  Breraa 
v'  ha  un  hotel  des  emigrants,  ove  si  da  alloggio  e  vitto  a 
mitissimi  prezzi ;  tale  emigrazione  sarebbe  utilissima  per 


—  907  — 

dai-  nolo  alle  luivi  e  trasporlo  alle  strade  ferrate,  per  favo- 
rire  nei  paesi  dell' iinniigrazione  Tacquisto  degli  oggelti  del 
paese  da  ciii  si  eraigra,  per  dare  insorama  avviamenlo  ai 
Iraffici.  Nella  nostra  Repubblica  eranvi  raagistrati  coll'  in- 
carico  di  sorvegliare  i'  imbarco  dei  peilegrini,  come  pure  il 
loro  soggiorno  a  Veuezia.  I  maselti  o  iolomazzi  erano,  sotlo 
la  loro  sorveglianza,  incaricati  di  provvedore  all'alloggio,  al 
cambio  delle  monete  e  all" imbarco:  due  di  loro,  pronli  sulla 
piazza  di  san  Marco,  giuravano  di  prcstarsi  pei  peilegrini 
con  buona  fede.  Contraria  veramente  ai  buoni  principii  di 
dirillo  pubblico  e  I'ordinanza  austriaca  del  1852,  con  cut 
oon  si  permettono  in  Austria  le  agenzie  per  I'  emigrazione 
in  America,  perche  non  compatibili  colle  leggi  vigenli  per 
I' emigrazione,  e  perche  sia  favorifa  la  colonizzazione  in 
Ungheria.  Quindi  limitalo  il  dirilto  de'  pubblici  agenli  ap- 
provati  e  di  coloro  che  trattano  affari  concernenli  all"  emi- 
grazione a  dare  ai  singoli  emigranti  le  notizie  concernenli 
{'emigrazione,  ma  pioibilo  loro  d  avere  corrispondenza  con 
case  commcrciali  all' estero  per  favorirle:  quindi  tolto  agli 
emigranti  la  via  di  sottrarsi  agli  arbitrii  di  speculatori,  I'op- 
portunitc'i  di  appigliarsi  ad  un  partito  utile  alia  loro  fortuna  ; 
quindi  un  movimento  della  popolazione  che  deve  essere  libe- 
ro,  e  solamente  regolato  dolla  previdenza  morale  ed  econo- 
mica  viene  malamente  impedito  e  deviato  dai  naturale  suo 
svolgimento!  II  popolano  della  Baviera  e  del  Baden  deve  per- 
(•t)rrere  un  iungo  viaggio  prima  di  giungere  a  Brema;  riceve 
in  palria  dalle  agenzie  un  biglietto  col  quale  \io\vk  poi  imbar- 
carsi  ed  emigrare,  ma  pel  viaggio  sino  a  Brema  e  abbando- 
nato  a  se  stesso.  Gli  si  procuri  ogni  comoditi,  non  si  aggravi 
di  spese  e  moleslie,  e  forse  lo  vedremo  dirigersi  a  Venezia. 
Ma  si  ricordi  che  I'  emigrazione  devi6  in  gran  parte  dal- 
r  Havre,  perche  il  governo  francese   richiedeva    all'entrare 


—  908  — 

degli  emigranti  in  Francia  la  prova  che  avessero  i  denari 
siifficionii  sino  al  porto  e  pagalo  il  biglietlo  d'imbareo;  si  ri- 
cordi  che  i  porll  olandesi  fiirono  piufrcquenlali  appunto  pel 
rifuggirsi  degli  emigranti  dai  luoghi  pieni  di  brighe  e  sospet- 
ti  a  quelli  o\e  alberga  la  liberty. 


PARTE    TERZA. 


Diritto  internazionale.  —  Principii  e  provvedliiienti. 


KJhe  il  oanalo  possa  garantirsi  liberissiiiio  in  ogni 
tempo,  ad  ogni  popolo,  spetta  alia  volonla  degli  Stati,  con- 
sacrata  dal  diritlo  internazionale, chiarainenle  e  stabilmente 
saucire.  Quando  cillatiini  degli  Stati  Uniti  impresero  dalli- 
neare  una  strada  ferrala  tra  il  Pacifico  e  1' Atlantico  nel- 
I'istmo  di  Teluiantepec,  ed  il  governo  del  Messico  diede  ad 
un  ciltadino  degli  Stati  Uniti  tale  impresa,  tosto  conchiuse 
un  Irattato  per  gnarentigia  del  eapitale  inipiegatosi :  ne  cre- 
dera  la  civilissima  Enropa  sciogliersi  dall'  obbligo  di  tal 
prolezione  ni  capilali  europei  nell'  Egitto,  essa  che  protegge 
tutto,  ancho  le  Isole  Jonie.  E  pjimieramente  la  navigazione 
pel  canale  e  pel  mare  Rosso  dovrebbe  assicurarsi  dai  pirati 
e  dalle  violenze  dei  barbari  ehe  corrono  le  rive  di  quel  mare. 
Chi  non  udi  i  pietosissimi  easi  di  Gedda?  E  nelT  aprile  del 
1858  il  Teleyraph  di  Bristol  partiva  da  Aden  per  le  isole 
di  Kooria-Mooria  alia  eosla  d' Africa;  fu  sacelieggiato  dai 
corsali,  rimanendo  per  cinque  giorni  in  abbandono  lequi- 
paggio,  sinche  T  Elphinstnn  gli  reco  aiuto  e  salvamenlo. 
Prendasi  (^sempio  dal  senuo  politico  dei  Veneziani  chc,  nel 
fai'si  signori  di  Giadra,  di  Corfu,  di  Corone,  di  Modone, 
pensarono  tosto  a  logliere  dal  mare  (come  dicono  antiche 
cronaohe)  i  rohenrs  de  mer :  a  Corone  anzi  provvidero  che 
ove  i  trapassanti  venivano  per  I'  addietro  derubali,  trovas- 


—  910  — 

sero  invoce  vettovaglia  per  nn  mese.  Nr  il  vincolo  die  lega 
le  tribii  lungo  il  mare  Rosso  alia  Porta  pu6  dispcnsarci  di 
considerarle  come  ti-ibu  di  ladi-oiii  e  pirali,  qiiando  rechino 
timore  edanno  alia  navigaziono.  Non  ignoro  i  provvodimenti 
con  cui  il  vicere  d'Egitto  da  Klicrloum,  il  20  gcnnaio  1857, 
riehiamava  i  govcrnatoi-i  del  Sennaar,  del  Cordofan ,  di 
Teka,  di  Berber  e  di  Dongola  a  promiiovere  nc  loro  paesi 
la  civiltcV  Invitaronsi  con  rioompense  gli  seicchi  a  dare  allog- 
gio  e  nutrimenlo  ai  viandanli ;  il  seminare  i  grani,  I'indaeo, 
il  cotone,  il  sesanio  fu  raccomandalo ;  si  con'siglio  il  modo 
di  promuovere  qiieste  prodiizioni;  si  voile  agevolata  I'eslra- 
zione  del  legname  nel  mtidio  e  nel  basso  Egilto  coile  zattere 
del  Nilo  ;  s'  informo  i  nomadi  ed  i  selvaggi  abitatori  della 
monlagna,  cbe,  rinnendosi  in  civile  comunauza^  non  sareb- 
bero  considerali  siocome  sebiavi,  non  sopraccaricali  d'  im- 
posie,  non  sottoposti  alle  vicissiUulini  di  un  vivere  scioUo 
da  ogni  legge  e  societa:  si  slabili  la  posta  pel  Sennaar,  pel 
Cordofan  e  per  Toka  da  Gezire  ad  Abu-Khamat,  mutandosi 
i  cammelli  dopo  10  oic,  i  droniedarii  dopo  5.  Ma  la  civilt^ 
non  dipende  dalle  ordinanze  di  un  vicere  ;  essa  non  si  svolge 
ne  reca  i  suoi  benelioii,  se  lecondizioni  nalurali  de'eoslumi 
e  della  terra  le  formano  impediinonto,  se  una  via  facile  ed 
aperta  al  coinniercio  non  giunge  ad  accomunaie  glinteressi 
de'  popoli  gia  incivilili  con  (iiiolli  abitanti  suite  rive  siuora 
non  ospitali.  Qualora  i  naviganli  d'  Europa  potranno  fare 
scala  ai  porti  del  mare  Rosso;  (jualora  ne  sari^  viva  1' in- 
chiesta  delle  cose  cbe  da'  paesi  delle  sue  coste  possono 
aversi ;  qualora  il  diritto  inlernazionale  ne  mantenga  la 
sicurezza  pienissiraa,  si  puo  sperare  cbe  a  poco  a  poco  si 
iDsiuui  la  civilti  e  progredisca  anche  neil'  interno  e  ne  mi- 
gliori  lo  stalo.  Come  Muscir  Mohamed  Pascia  Bei  padrone 
di  Tunisi,  solto  la  guarentigia  di  Dio  prometteva  la  sicju-ez;- 


—  9il  — 

za  dei  diritli  ai  sudditi  mussulmani  o  cristiani,  e  la  liberty 
di  commereio  doii  contiaiia  ai  principii  de'  suoi  predeces- 
sori  nii  alia  iegge ;  e  com'  egli  per  1'  esecuzioue  del  suo  fir- 
mano  fidava  oella  poteuza  de'poteatati  die  gira  il  mondo, 
cosi  e  neoessitii  die  con  un  palto  interuazionale  si  provveda 
e  si  dia  slabilila  alia  sicurezza  ed  ai  traffici  nel  mare  Rosso. 
Ricordo  anche  qui  quanto  tale  necessita  della  sicurezza  nei 
traffici  fosse  rieonosciuta  dalla  Repubblica  veneta ;  la  quale 
■volea  nel  1464  dare  il  guasto  a  tutta  I'isola  di  Rodi,  se,  in 
men  die  non  dura  una  candela  da  un  soldo,  non  fossero 
reslituite  a  Jacopo  Loredano  capitano  generale  le  galea 
prese  dal  gran  maestro  a  danno  dei  naviganti  veneziani. 
Assicurato  il  mare,  conviene  che  la  sua  franchigia  per  le 
navi  di  tutte  le  nazioni  e  la  parita  del  pedaggio  poste  in  una 
convenzione  tra  il  \icer6  d'Egitto  e  il  Lesseps,  sieno  consa- 
crate  da  un  trattato  internazionale.  In  esso  conchiudereb- 
besi  che  ad  ognuno  fosse  libero  lo  stabilire  magazzini,  depo- 
siti,  stazioni  per  fornire  rimorchiatori  e  fare  il  commereio; 
ad  ognuno  fosse  liberissimo  il  cabotlaggio ;  le  navi  vi  fossero 
esenti  nel  canale,  lungo  il  mare  Rosso  e  un  tratto  del  Me- 
diterraneo  da  detenzione  o  da  blocco:  tutte  le  vie  dal  Medi- 
terraneo  al  mare  Rosso  fossero  anch'  esse  liberissime.  In 
passato  il  governo  egizio  voleva  che  le  barche  uscissero  da 
Suez  ciascuna  alia  lor  volta  ;  sicche  una  di  esse  non  avea 
compito  il  suo  carico  e  non  era  pronta  a  ripartire,  le  altre 
dovevano  attendere.  Quindi  si  dovea  con  grave  danno  star- 
sene,  owero  uscirne  con  danaro,  aggravandosi  il  nolo  di 
quanto  avevano  costato  queste  angherie.  Said  Pasci^  .tolse 
questo  monopolio;  ma  al  diritto  internazionale  spetta  il 
provvedere  che  in  verun  modo  si  riproduca. 

V  ha   nelle  cose   umane  (dicea  il  Villemain  nel  1840) 
certe  necessity  di  sentimento,  d'  onore,   d'  interessi  diversi 


—  912  — 

che  possono  rassicuiarc  oontio  le  minacie  delle  ambizioui 
pill  grandi.  Sancilo  che  fosse  quel  traUalo  iiiteriiazionale, 
lo  rispetlerebbcro  lutli  gli  Stali.  Temesi  forsc  dell'Ingliilter- 
ra,  che  giii  s'  irapadronl  di  Perim  alia  chiave  del  mare 
Rosso?  Ne  io  penso  dovcrsi  cei'care  un  titolo  a  quella  oc- 
cupazione  ncH'aUra  fallane  ncl  170!)  dal  Wak'sby,  pokhe  fu 
solo  per  la  neoessitii  della  gucrra  conlro  i  Franccsi  e  d'ac- 
cordo  colla  Porta;  c  nemmciio  in  un  coutratlo  coiichiuso  Ira 
r  Inghillena  ed  una  tribu  die  non  pu6  cedere  la  sovranita 
d'  un  paese  non  suo,  nia  soggello  ;illa  Porta.  Quando  lord 
Palmerslon  disse  che  il  canale  pregiudica  I'  inlcgrita  della 
Porta,  egli  non  fece  che  ripetere  T  opinione  nel  suo  Memo- 
randum a  Thiers  Foreign-Office,  1 3  agosto  1841,  denorai- 
Data,  siccome  primiliva,  original  del  governo  inglese.  Allora 
egli  credeva  che  il  solo  accomodamenlo  alto  ad  assicurare 
la  pace  ncl  Levanle  slarebbe  nel  limitare  il  potere  delegate 
di  Mehemet-Ali  al  solo  Egitto^  e  ristabilire  lautoriti  diretta 
del  sultano  nella  Siria,  in  Candia,  nelle  Cilta  Saute;  inler- 
ponendo  cosi  il  deserto  Ira  la  polenza  direlta  del  sullano,  e 
la  provincia  del  pascia.  Sotto  queste  parole  mal  si  nasconde 
il  timore  che  I'  Inghilterra,  coll'  aprirsi  del  canale  di  Suez, 
possa  vcder  dischiusa  una  via  breve  ad  altri  Stali  che  pos- 
sano  conquistare  i  suoi  possedinienti  pin  presto  ch'  essa 
difenderli.  Ammeltasi  adunque  che  Tlnghillerra  padroneggi 
I'isola  di  Perim  per  dirilto  di  prevenzione:  clla  che  da  un 
pill  sollecilo  camraino  all'  Indie  vedrebbe  minacciarsi  tanle 
ricchezze,  tanle  possessioni,  lanti  sudditi.  Ma  la  Danimarca 
padrona  del  Sund,  ma  la  Turchia  padrona  dei  Dardanelli, 
ma  la  stessa  Inghilteri-a  padrona  di  Malta,  delle  Isole  Jonie, 
di  Gibilterra  recano  forse  impedimenlo  ai  commercii?  Mi  si 
opporra  che  P  Inghillerra  voglia  almeno  farsi  unica  protet- 
Irice  di  tulle  le  bandiere  che  veleggiassero  pel  nuovo  canale: 


—  913  — 

celebre  essendo  quel  niolto  che  fu  detto  dalla  tribiiua  fraa- 
cese,  volersi  l'  lughilterra  manteneie  dovunque  la  feudality 
maritlima.  Ma  fu  necessitt'j  che  I'  lughilterra  rinunciasse 
anche  prima  del  canale  questa  sua  precedenza  nei  inari 
deir  India;  dacche  il  ministro  francese  Ruuher  scriveva  nei 
30  settenibre  1857  alia  camera  di  couunercio  di  Bordeaux, 
che  non  dalla  bandiera  inglese,  ma  dalla  francese  sarebbero 
difesi  gl'  interessi  francesi  in  que'  mari ;  e  sottaceva  il  trat- 
tato  di  Parigi  del  1814.  Poi  nella  presa  di  Canton  furono 
compagne  le  armi  di  Francia  a  quelle  d'  Inghilterra.  Bensi 
6  vero  che,  colla  proprieta  del  canale,  alia  Porta  spetterebbe 
eziandio  il  dirilto  d'impero:  invece,  trattandosi  di  popoli 
non  cristiani,  dovrebbesi  provvedere  perche  la  giurisdizione 
e  la  polizia  sui  legni  mercantili  si  riservassero  alle  autoril^ 
stesse  dei  legni;  come  parimenti  la  giurisdizione  delle  fat- 
torie  lungo  le  rive  fosse  interamente  solto  la  loro  bandiera. 
Rimane  die  case  di  rifugio  si  facciano  nelle  fattorie:  come 
ora  neir  Indie  danno  ricovero  ai  naufraghi,  istruzioni  sui 
venti,  dal  master  attendant  guida  sicurissiraa.  Del  diritto  di 
naufragio  tacerei,  se  i  messuggi  del  presidente  degli  Stafi 
Uniti,  se  le  proteste  dei  consoli  europei  non  fornissero  certa 
prova,  che  ancora  nei  mari  dell'  Indie  dura  tale  offesa  alia 
legge  natui'ale.  I  futuri  legislatori  dei  due  mari  non  dimen- 
ticheraniio  I'  assolulo  divieto  di  tal  barbara  usanza,  ed 
equamente  stabiliranno  le  norme  per  indennizzare  le  spese 
di  chisalvasse  un  naufrago,  sicche  non  se  ne  abbia  pretesto 
a  ladrocinio  lurpissimo.  Gli  antichi  Veneziani  inseiirono 
sin  dal  pactum  Warmundi  evidente  questo  patto,  die  il  com- 
raercio  e  I'  umanila  altamenie  reclamano.  Finalmente,  ad 
un  servigio  di  piloti  ricompensalo  da  chi  volesse  valersene, 
ma  libero;  ed  ai  fori  distribuiti  lungo  le  coste  e  fatti  nei 
modi  migliori  dovrebbe  provvedere  la  Porta:  gli  Stali  eu- 
>(';■//»  /ij.  T  n  ill 


—  914  — 

ropei  la  risarcirebbero  col  pedaggio,  e  forse  se  ne  affraii- 
clierebbcro  in  seguito  con  una  sonima  fissata  in  proporzione 
del  lonncllaggio  die  ne  passasse  pel  canale.  Un  consiglio  di 
comnieivio,  di  cui  facessero  parte  i  consoli  lulli  dclle  na- 
zioni  eiiropec,  dovrebbe  costitiiirsi  con  norme  pure  trac- 
ciale  dal  dirillo  internazionale  a  conciliarc  le  quistioni  die 
nascessero  nei  porli  del  mare  Rosso  o  lungo  il  canale,  e 
definire  come  arbitro  quelle  cbe  gli  si  rimetlessero.  Cosi 
loglierebbcsi  da  un  canlo  la  lunghozza  della  procedura  cui 
r  appello  dai  giudizii  consolai'i  puo  dai"  luogo,  e  dall'  altro 
si  evilerebbero  (lueslioni  sulla  corapetenza  dei  giudizii, 
rccandosi  tulto  a  un  liibunalc  eui'opeo  e  giudicandosi 
colla  conosceuza  delle  consueludini  del  luogo.  Parimenti 
un  consiglio  sanilario  europeo,  risedcndo  in  uno  de' porti 
pill  frequenlati,  dovrebbe  non  pur  invigilare,  d'  accordo 
col  governo  egizio,  su  lutti  i  provvedinienti  acconci  a 
mantenere  I'igiene;  nia,  come  un  tempo  usavasi  dai  con- 
fidenti  degli  ambasciatori  veneti,  informare  di  continuo 
gli  Stati  europei  sullo  slato  igienico,  sui  principii,  sullo 
estendersi,  sui  rimedii  dei  mali  cbe  possono  temersi  dai 
paesi  d'  Egitlo.  II  Regolamcnlo  sanitaria  internazionale, 
cbe  fu  aggiunto  alia  Cnnvenzione  sanitaria  di  Parigi  del 
l9decendH'e  iSol,  provvide  cbe  un  medico  centrale  fosse 
in  Coslanlinopoli,  Smirne,  liairut  e  Alessandria,  c  cbe  il 
nuraero  dei  medici  sanitarii  europei  dovesse  accrescersi 
in  Oriente:  questo  utile  provvedimento  dovrebbe  estendersi 
e  porsi  in  atlo  lungo  il  mare  Rosso. 

In  conformita  agli  (^sposli  principii,  dovrebbesi,  Ira 
gli  Stati  marittimi  d'  Europa  e  la  Porta  sovrana  dell'  E- 
gitto,  convenire  un  trattato  di  cui  qui  disegner6  a  grandi 
tratti  le  disposizioni  invocate  a  tutela  del  Iraffico  inter- 
nazionale. 


—  915  — 

II  canale  di  Suez  e  il  mare  Rosso  saranno  apei-ti  a 
tutte  le  nazioni.  Qualsiasi  rivoluzione,  qualsiasi  guerra, 
qualsiasi  mutainento  di  governo  nei  paesi  lungo  il  canale 
e  il  marc  Rosso  non  possoDo  pregiudicare  la  liberla  del 
transito  alle  navi  di  tiitti  gli  Stati. 

I  regolamenti  della  uavigazione  del  canale  e  del  mare 
Rosso  devono  essere  uniCormi  per  tutle  le  bandiere  e  favo- 
revoli  alia  liberty  del  transito  e  del  commercio. 

Qualunque  privilegio  conceduto  per  la  navigazione  a 
societa  o  a  privati  e  nullo. 

Non  si  pu6  costringere  alcuna  nave  a  fare  scalo  in  im 
luogo  piuttostoche  in  un  allro. 

'  E  libero  a  chiunque  il  costriiire  fondachi,  bazar  ecc. 
siille  rive  sopra  un  tratto  da  determinarsi  da  una  commis- 
sione  europea. 

-.  La  Porta  riservasi  il  diritto  del  pedaggio,  ma  non 
mai  sopra  le  dieci  lire  per  tonnellata  e  senza  dar  kiogo 
a  visite  e  vessazioni  per  la  sua  esazione. 
i;  La  Porta  riservasi  di  prendere  i  provvedimenti  per  la 
sicurezza  de'  suoi  Stati,  e  si  obbliga  di  prenderli  tali  che 
non  irapedisoano  la  navigazione. 

Ogni  Stato  marittimo  pu6  tenere  nel  mare  Rosso  tre 
vaporiere  di  800  tonnellate  al  maximum,  e  due  legni  a 
vela  di  200  tonnellate  per  praticare  la  polizia  raarittima 
della  navigazione.  —  La  polizia  marittima  viene  praticala 
solidariamente. 

La  polizia  e  la  giurisdizione  sulle  stesse  navi,  quanto 
ai  delitti  de  marinai,  ecc,  spetta  alle  autorita  dei  legni 
stessi,  e  in  conformitc\  alle  leggi  del  loro  Stato. 

La  giurisdizione  sulle  fattorie  lungo  il  mare  Rosso 
spetta  alia  loro  bandiera. 

La  pirateria  si  giudira  sempre  secondo  il  diritto  delle 


—  9i()  — 

ijeuti,  noil  secoiido  norme  parlkolaii  delT  iiiio  o  dell'  al- 
Iro  Stalo. 

II  dii'ilto  di  naiifi'ugio  e  abolilo.  Gli  oggelli  salvati 
dal  naufragio  si  custddiscono  per  esserc  ricoiisegnati  al 
propiieUirio  ad  ogni  sua  inchiesta.  Le  spesc  delta  euslodia 
di  tali  oggetii  e  le  spcse  per  salvare  un  naulVago  vengono 
rioompensate  dielro  una  lariffa  determinata  da  una  com- 
missione  di  eousoli  europci. 

Sono  ammessi  nel  mare  Rosso  i  piloli  di  tutle  le  na- 
zioni;  il  pilolaggio  non  e  obbligatorio ;  le  tariffe  de'  piloli 
sono  determinate  dalla  detta  commissione. 

Questa  commissione  giudiea  delinitivamente  tutte  le 
questioni  ehe  le  siano  solloposte,  o  sieno  relative  alia 
navigozione  del  canale  o  del  mare  Rosso,  o  agli  affari 
conchiusi  nei  porti  e  sulle  rive  pel  tratto  dichiarato  neu- 
tro.  La  legge,  seoondo  eui  la  commissione  deve  giudicare,  e 
quella  invocata  dai  litigant!. 

Si  istiluisce  un  consiglio  sanitario  europeo. 

Si  di  ogni  facility  alia  eolonizzazione  dei  paesi  lungo 
il  mare  Rosso,  soprattulto  esenzione  da  retribuzioni  e 
servigi. 

La  Porta  si  obbliga  di  costruire  lungo  il  mare  Rosso 
segnali  e  fari  per  la  sicurezza  della  navigazione:  gli  Stati 
maritlimi  si  obbligano  ad  un  correspeltivo  in  proporzione 
del  tonnellaggio  die  ne  passa  pel  canole. 

L'  affranco  del  pcdaggio  sara  solidario  Ira  tutti  gli 
Stall  cbe  ne  eonvenissero  colla  Porta;  per  T  affraoco  del 
correspeltivo  pagato  pei  fari,  ecc,  ciascuno  Stalo  ehe  ne 
convenisse  dovrebbe  risponderne  per  se  solo. 

Vengono  stabiliti  dei  porti  franchi.  L' esenzione  dai 
dazii  prolungasi  per  un  tratto  da  determinarsi  dalla  Porla. 


—  917  — 

Prospetlo  (telle  imporlazioni  da  Venezia  ntl  territorio  doyanale 
e  delle  esporlazioni  dal  territorio  dogunale  per  f  enezia. 


Q  U ALIT A 

delle  merci 

Importazione  da 
Venezia  nel  ter- 
ritorio doganale 

Esportaz.  per 
Venezia  dal  ter- 
ritorio doganale 

neir  anno  1857                  1 

Coloniali  e  frutti  me- 
ridionali      .... 

Tabacco  greggio  e  la- 
vorato  

Prodotti  d'ortaglia  e 
di  campagna .     .     . 

Aniniali 

Prodotti  aniniali    .     . 

Grassi  ed  olii  grassi  . 

Bevande  comniestibili. 

Materiali  da  costiuzio- 
ne,  da  fiioco  e  dala- 
voro 

Materie     raedicinali  , 
profumerie,  coloran- 
ti  e  chimiche  .     .     . 

Metalli,  niinerali  greg- 
gi  e  mezzo  manufatti 

Materie  per  tessuti  e 
lavori  a  maglia   .     . 

Filati 

Tessuti  e  lavori  a  ma- 
glia   

Merci  di  setole,  scorza 
d'albero,  paglia,  car- 
ta e  merci  di  carta  . 

du  riportarsi 

Franchi 

63.775,910:17 

29.187,645:66 

34.760,6481:16 
35.370,020:52 
18.340,203:78 
38.628,245:34 
42.440,022:12 

49.185,287:85 

49.132,041 :  57 

108.231,602:67 

106.083,019:35 
47.519,677:53 

41.138,559:00 
6.853,044:36 

Franchi 

172,004:22 

872,786:61 

62.549,934:12 
47.232,308:37 
15.242,446:98 
6.522,444:58 
13.768,120:62 
.    .1  !i.   ;■ 

34.075,854:63 

10.296,823:23 

37.314,026:82 

147.652,632:90 
5.321,883:96 

91.317,213:18 
11.128,570:20 

600.646,898:08 

452.467,047:42 

918 


QU  ALIT  A 

delle  merci 


Importazione  da     Esportaz.  per 
V enezia  nel  ter-    Yenezia  dal  ter- 
ritorio  doaranale     ritorio  docranale 


neir  anno  -1867 


Riporto 

Cuojo  e  merci  di  cuojo 
pelliccierie  e  simili 

Merci  di  osso,  legno 
vetro,  argilla .     . 

Merci  di  metallo     . 

Merci  da  trasporto  per 
terra  e  per  acqua 

Strunienti  inoccanici  e 
chincaglierie 

Prodotti  ctiimici,  mer 
ci  coloranti,  merci 
di  grasso  e  fiammi- 
feri 

Oggetti    letterarii 
d'  arte  .... 

Cascami  .... 


TOTALE 


Franchi 
600.645,898:08 

18.636,835:60 

47.62d,365:74 
44.548,226:43 

48.398,986:20 

24.529,2d8:48 


5.648,886:88 

49.855,079:40 
490,d34:54 


750374,630:62 


Franchi 
452.467,047:42 

20.394,914:34 

62.866,780:29 
48.654,378:42 

7.685,510:40 

52.210,354:26 


40.005,223:59 

7.977,882:60 
330,420:78 


632,586,509:10 


■,:',}■ 


iloi 


S  T  A  T I 


Auslria 


COLONJALI 

e 
'■'•"tti  meiidionali 

Bandiera 
Anstriaca    \      Estera 


TABAC^ 

e    ledicA' 
prof 

Tabacchi  la'"'""" 
'ncia; 
idian 
-liiiiic 
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Introduzione.  —  Questioni  attinenti  al  canale  di  Suez, 
le  quali  non  entrano  nel  proposito  di  questo 
scritto.  —  La  questione  tecnica,  la  prefe- 
renza  del  canale  alia  strada  ferrata.  —  Or- 
dine  tenuto  nella  trattazione  —  Utilita 
niorali  del  canale  di  Suez.  Delle  fonti  da  cui 
si  ebbe  la  materia  di  fatlo pag.  679 

PARTE  PRIMA 


Capo  I. 


II. 


III. 
IV. 


Abbreviamento  del  viaggio.  —  Risparmio 
di  tempo  e  di  spesa.  —  Delia  navigazione 
del  mar  Rosso  e  del  Mediterraneo      .     .     »  685 

lllilita  del  canale  di  Suez  pel  niovimento 
della  strada  ferrata  d'Egitto.  —  Gli  enii- 
granti  in  Australia »  686 

Aumento  del  capitale  produttivo  pel  rispar- 
mio di  spesa  e  per  la  facilita  dei  ritorni.     »  688 

Diminuzione  nell'interesse  dei  niutui  marit- 
tinii.  —  Concorrenza  utile  alia  navigazione, 
—  Fortune  grandi  e  grandi  rovine  delle 
navigazioni  lontaue.  —  Aumento  e  regola- 
rita  della  navigazione  per  la  minora  di- 
stanza .     »  699 


—  920  — 

Capo  V.         Facilita  del  credito.  —  I  prestiti  sullapoliz- 

za  di  curico pag.  691 

»     VI.        Materie  greggie  per  r  indiistria.     ...»  692 
»     VII.      Esportazione  de'prodotti  europei  per  I'Asia, 
c   come  sia  ininore    della    corrispondente 
irnportazione.  —  Cause   da  cui  dipende  la 

differeiiza »  693 

»     VIII.     Grande  esportazione  del  danaro  e  special- 
mente  dell'argento  dall'Europa  per  1'  Asia. 

—  Come  il  canale  di  Suez  deve  diminuirla.  »  696 
»     IX.        Aumento  delle  inchieste  di   cose  europee  in 

Asia.  —  Cause  che  ora  la   rallentano.  — 

■  ■'''      Conoscenza  della  reale  inchiesta  di  cose 

-  i  europee  in  Asia.  —  Opportunita  degli  scali 

e  della  catena  de'  cambj »  698 

»     X.         Accrescimenti  de'consumi  europei,  regola- 

rita  nelle  provviste.  —  Irnportazione  del 

•    '  rise.  —  Come  il  canale  di  Suez   togliera 

r  enorme  differenza  tra  i  consumi  de'  paesi 

piij  oceidentali  e  piu  orientali  d'  Europa. 

—  Cotoni,  zucciieri,  te.  —  Aumento  della 
produzione  neil'  Asia.  —  II  coinmercio  di 
circolo  si  convertira  per  molti  paesi  d'Eu- 
ropa  in  commercio  di  consumo:  danni  del 
commercio  di  circolo.  —  Le  sete  ed  il 
mercato  di  Londra »>  700 

»     XI.        Del  commercio  inglese  coi  paesi  di  la  dal 

Capo »  743 

»  XII.  Conseguenze  dellu  nuova  strada  dell' Indie 
sul  consumo  e  suUa  produzione  di  altri 
Stati.  —  Deir  Ohmda  —  della  Francia, 
e  specialmente  di  Marsiglia, —  del  Belgio 
e  specialmente  di  Verviers  e  di  Anversa 

—  di  Brema  —  d' Amburgo  —  della  Rus- 
sia e  specialmente  di  Riga  e  di  Odessa  — 
della  Grecia  e  specialmente  di  Sira  —  della 


—  921  — 

Turchia  —  dei  principati  damibiani  —  del- 
ritalia  —  della  Spagna  e  specialinente  di 
Cadice  —  della  Svizzera  —  della  Ger- 
mania.  ■ —  Concorrenza  di  Trieste  con 
Amburgo pag.  733 

PARTE  SECOADV. 

Cagioni  dell'  antica  prosperita  del  commer- 

cio  veneto  e  del  siio  decadinieiito  .  .  »  813 
Stato  della  navigazione:  tonnellaggio,  inari- 
nai,  valore  del  carico  ecc.  —  Considera- 
zioni. —  Stato  della  costruzione  delle  navi. 
—  Consegiienza  della  distanza  itinerarla 
dei  mercati  asiatici  per  la  nostra  naviga- 
zione. —  Conseguenze  della  stessa  sulla 

nostra  industria  in  generale n  816 

»    III.        Diflicolta  die  si  frappongono  ad  esporre  lo 

stato  delle  nostre  Industrie     .     .     .     .     »  822 
»    IV.        Conseguenze  probabili  del  canale  di  Suez  sul 

nostro  lauilicio »  825 

»    y.  Del  cotonifjcio «  833 

»    \T.        Del  setificio »  838 

»    \TI.      Deir  industria   dei  cuoi »  841 

»    \'III.     Dei  lini  e  canapi »  842 

»    IX.        Del  legname »  845 

»    X.         Del  ferro »  848 

»    XI.        Fonderie »  853 

»    XII.      Del  rame »  854 

»    XIII.     Delia   carta »  855 

«    \l\.     Le  conterie  e  i  vetri »  859 

»    XV.       Dei  tabacchi »  862 

»    XYI.     Delliniportazione  dei  zuccheri,  e  delle  raf- 

finerie »  864 

»    XVII.    Del  caffe  e  di  altri  consuini »  807 

Scrn'  [If.  T.  jy.  118 


—  922  — 

Capo  XVIII. Di  allre  induslrie pnij.  809 

»  XIX.  Provvedimeiiti  da  ])0!'si  in  otto  a  Vcnezia: 
— 1." Quanto alia navinazione. — 2.'  (Jniinl<^^> 
ai  niagazzini.  —  3"  Quanto  alia  costru- 
zione  ed  allarredo  delle  navi.  —  'k°  Quan- 
to alia  istruziont!  de'  coslrultoii  e  d'e'  ma- 
rina!       »  87S 

»    XX.       Ostac(di    legislativi    die    .si    tVappongono    al 

coinmerciomarittinio. — La  leva,  le  patent!  »   881 

»  XXI.  Delia  franchigia  di  Yenezia.  —  Di  tutto  il 
suo  movimento  mercantile.  —  Parte  presa 
in  Pregadi  nel  24  settembie  KMiO.  —  For- 
malita  e  vessazion!  doganali  da  aboliisi.     »  882 

»    XXII.   Dei  warrants.  —  Leg-gi   doganali.   —  Loro 
moltiplicita.  —  Dazii  sulie  macchine.  — 
Dichiarazioni  di  tran.sito.  —  Dazii  sui  fila- 
ti,  ecc »  887 

»  XXIII.  Leggi  niarittime. —  Impossibilita  di  fare  iin 
codice  niarittimo  conume  alia  Germania  ed 
air  Italia.  —  Riforme  necessarie  nelle  leg- 
gi mercantili »  892 

»  XXIY.  Delia  navigazione  del  Po.  —  Delia  strada 
ferrata  da  Venezia  a  Milano,  e  da  Padova 
al  Po.  —  Delle  strado  ferrate  del  Tirolo.     »  897 

PARTE  TERZA. 

Diritto  internazionale.  —  Principii  e  provvedimenti.  »  909 


ERRATA  C  0  R  15  I  G  E 


Pag.    7j.S  Qnadr(j  2.  O.tserunziojii  d' etifrrpof.     Operazioni  d'  enlrrfinl. 
»     770   1.     28        le  esporlazioiii    .     .     .     .     le  de?tiiiazioni 
»     S'lS    »    2.')       es  lie se  ne 


mmu  DEL  mim  u;  iiGiiio  \m, 


^\  legge  unu  iiota  del  in.  e.  Saiidii  suUo  stato 
saniturio  degli  animali  domestivi  nelle  provincw  vene- 
le,  0  una  comunicazione  intorno  alle  suppurazioui 
bleu  del  menibi-o  e  scgretario  dolt.  iNamias^  che  sa- 
ranno  piibblicatc  nelle  successive  dispense. 


ADl!MmDEUIOMOI9f.lliG118i^D. 


k^i  Icggc  una  iiola  del  ni.  e,  prof.  Bcllavitis 
lisguardante  1  ajijilicazione  della  cinematica  alia 
ciirvatum  di  tidte  le  trajettorie  descritte  dai  punti  di 
un  sisteina  piano  mvari(i.hile.  poscia  iin  appeUo  acjli 
idlinii  studii  raziouali  e  sperimeiiUdi  intorno  alia 
purpora  de(jli  anlichi,  del  m.  e.  prof,  iiizio. 

11  m.  e.  cav.  Emmanuele  Antonio  Cicogna  legge 
un  rapporto  intonw  alia  visita  artistico-aiHii]Haria 
fatta  da  un'  apposita  Conimissione,  di  cui  egli  era 
niembro,  agli  stabiliinenti  dipendenli  dall'  I.  R.  Di- 
rezionc  del  Genio;  il  quale  rapporto  verra  inserito 
negli  Atti. 

11  prof.  Bellavilis  presenia  anche  una  relazione 
sni  Sifstcin  elliptischer  inufen  liercrhnct  von  J,  G. 
Schmidt.  Berlin  1844. 


1858-59 
DISPENSA  NONA 


STUDII 

DEL    DOTT.    ANTONIO    BERTI 


TRATTI 

»ALLK    OSSHRV.„o..    ...ETEOROLOG.CHB    D«.    VE^TE^MO     ,836-55 

ED    ACCOJIPAGKATl 

DA    TAVOLE    SLMEBICHE    E    GRAFICHE 

(Continiiazioue  della  na»    Ifia  j  i 

aena  pag.  b88  del  presence  Tolume.) 

— °<s>= — 

TiKiI/E  ilTEOROLOtlUHE  PM  ffilzn 

dall'anno  4836  al  i866 


IGROMETRO 


Sene  1 11^  T.  IV. 


Tavola  I. 


—  928 


Medie  umiditd  m 


MESI 

1836 

1837 

4838 

4839 

4840 

4844 

4842 

484 

Gennaio 

80" 

83° 

83" 

75° 

88° 

88" 

86" 

88° 

Febbi'oio 

82 

77 

86 

82 

80 

87 

88 

94 

Marzo 

85 

78 

86 

85 

78 

88 

87 

91 

Aprile 

77  • 

79 

70 

81 

79 

79 

82 

95 

Maggio 

73 

81 

75 

83 

87 

86 

86 

94 

Giiiguo 

76 

85 

77 

85 

85 

87 

85 

91 

Luglio 

7o 

75 

72 

78 

88 

80 

85 

89 

Agosto 

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7-2 

73 

82 

86 

84 

84 

93 

Settembre 

80 

75 

77 

85 

88 

85 

90 

90 

Ottobre 

81 

85 

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85 

88 

86 

89 

93 

Novenibre 

78 

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79 

89 

90 

88 

89 

90 

Diccmbre 

84 

89 
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73 

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89 
82",9 

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90 

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95 
91 

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I  decennio  nel 

»5              » 

1845  . 
858  . 

. 

Media  mensile  massima  del  I  decennio  nel  genn.  e  novenibre  del  1845 

»  n  minima      »  »         nel  novenibre ....     1857 

Diiferenza 


Media  totale  del  I  decennio 


Media  totale  del 
NB.  Negli  ultimi  Ire  anni  il  giado  dell'  umidita  atmosferica  tn 


ventennio  iSSG-dSBb. 


929 


16 

4847 

4848 

4849 

4850 

4864 

4852 

4853 

4854 

4853 

88° 

84" 

88" 

87" 

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79'' 

74" 

84° 

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90 

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90 

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80 

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72 

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83 

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86 

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88 

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85 

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74 

75 

72 

86 

83 

89 

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74 

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91 

91 

92 

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92 

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75 

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89 

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79 

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76°,  1 

77°.  1 

inua  massima  del  11  decennio  nel  4846 -  .     .    91",5 

o      minima       »  »  »  1853  e  nel  1854 75 ,7 

irenza 15  .6 


ensilfi  massima  del  II  decennio  nel  marzo  del  1831. 
minima      »  n  »    lugllo     »  1855. 


99 
66 


tale  del  11  decennio 83 

.    84%675 
dalle  indicazioni  del  psiciometro. 


930 


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Set- 
Agosto 

tembre 

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Primave- 
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—  935  — 


Tatola  v. 


Vmidita  medie  dei  quinquennii  divisi  per  tnesi 
e  per  istagioni. 


Mesi 

1836-40 

484d-45 

1846-50 

4861-65 

Gennaio  .... 

82°  6 

90,°  4 

88°  2 

84°  2 

Febbraio. 

81,  4 

91,  0 

91,  4 

81,  2 

Marzo.    . 

82,  0 

90,  4 

87,  8 

80,  8 

Aprile.    . 

77,4 

88,  0 

89,  0 

79.  0 

Maggio    . 

79,  8 

90,  6 

87,  4 

81,  2 

Giugno    . 

80,  4 

89,  6 

86,  6 

76,  2 

Luglio.    . 

77,  6 

88,  2 

85,  8 

78,  6 

Agosto    . 

78,  0 

89,  4 

86,  2 

76,  2 

Settembre 

80,  2 

90,  6 

85,  6 

78,  4 

Ottobre  . 

81,  6 

91,  0 

90,  8 

82,  6 

Novembre 

81,  0 

92,  4 

88,  8 

81,  0 

Dicembre 

84,  0 

91,  2 

88,  6 

88°02 

80,  0 
79,'95 

80°S0 

90,''23 

Media  massima  niensile  uel  uovembre  del  1841-45 92,°4 

»J      minima        »         »    giugno  ed  agosto  del  1851-55    .    .     .    76,2 
Differenza 16  ,2 

Media  massima  dei  quinquennii  nel  1841-45 90'',23 

»      minima        »        »             »    1851-55 79 ,95 

Differenza      10 ,28 

S«ri»  HI,  T.  IV.  120 


936 


(Continuaz.  della  Tav.  V.) 


■»;\\  ii  >«!i  <iu 


Stagioni 

4836-40 

4844-45 

484C-B0 

4854-65 

Inverno    .... 
Primavera    .    .     . 

Estate 

Autunno  .... 

82"  1 

79,  6 

78,  7 

80,  9 

80".52 

90','  6 
89,  7 
89,  2 
91,  2 

89J'  o 
88,  1 
86,  2 
88,  4 

88"00 

82"  4 
80,  o 
77,  0 
80,  7 

90;'l7 

80°i0 

Media  niassinia  delle  stagioui  nell' autuuno  del  18il-4!i  .     .     .     91'',2 

»)      minima        »  »        nella  state        »    1851-r>5  .     .    .    77  ,0 

Diffeienza 14,2 


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'*V    I  .kU  »n« 


937 


Massime  e  minime  ibnidiid  mensili  ? 

el  ventennio  1836-56. 

Mesi 

i836 

4837 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

renza 

renza 

Gennaio   .  . 

90 " 

50" 

40" 

9l" 

68" 

23" 

Febbraio  .  . 

90 

48 

42 

91 

50 

41 

Marzo  .  .  . 

89 

70 

19 

90 

54 

36 

Aprile   •  .  . 

89 

58 

31 

90 

62 

28 

Maggio.  .  . 

90 

56 

34 

88 

51 

57 

Giugno .  .  . 

88 

58 

30 

88 

55 

35 

Liiglio  .  .  . 

88 

60 

28 

88 

55 

55 

Agosto  .  .  . 

86 

60 

26 

88 

59 

29 

Settembre  . 

90 

60 

30 

86 

57 

29 

Oltobre.  .  . 

90 

61 

29 

88 

54 

54 

Novembre  . 

92 

60 

32 

88 

51 

57 

Dicembre  . 

92 

71 

21 

96 

60 

56 

Media  c 

scillazioiif 

>  mensile 

S0"',20 

33"  .00 

Mesi 

4838 

1839 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  . 

95" 

71" 

24 

89" 

54" 

55" 

Febbraio.  . 

96 

71 

25 

94 

62 

32 

Maizo  .  .  . 

94 

71 

23 

91 

70 

21 

Aprile.  .  .  . 

85 

53 

32 

91 

68 

23 

Maggio.  .  . 

84 

57 

27 

98 

76 

22 

Giugiio .  .  . 

84 

59 

25 

90  , 

71 

19 

Liiglio  .  .  . 

82 

58 

24 

91 

67 

24 

Agosti)  .  .  . 

84 

55 

29 

91 

67 

24 

Settembre  . 

88 

65 

23 

95 

70 

23 

Ottobre.  .  . 

85 

58 

27 

92 

70 

22 

Novembre  . 

86 

64 

22 

93 

75 

18 

Dicembre  . 

85 

61 

i'4 

92 

76 

16 

Media  ( 

)scillazioiu 

mensile 

25",42 

25'',25 

—  938  — 


(Continuaz.  della  Tav.  VI.) 


1840 

4844 

Mesi 

Diffe- 

Diffe- 

Mass  i  ma 

MiniiDa 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  - 

93° 

61° 

52° 

97" 

60° 

57° 

P^ebbraio.  . 

91 

63 

28 

98 

72 

26 

Marzo  .  .   . 

90 

60 

30 

98 

76 

22 

Aprile  .   .  . 

95 

60 

35 

97 

65 

32 

Maggio.  .  . 

96 

77 

19 

96 

72 

24 

Giugno.  .  . 

98 

69 

29 

97 

76 

21 

Luglio  .  .  . 

99 

67 

32 

96 

68 

28 

Agosto  .  .  . 

98 

71 

27      ' 

97 

70 

27 

Settembre . 

98 

71 

27 

97 

76 

21 

Ottobre.  .  . 

97 

70 

27 

97 

68 

29 

Novembre. 

97 

75 

22 

98 

70 

28 

Dicembre  . 

98 

70 

28 

98 

75 

23 

Media 

oscillazione 

mensile 

27°,83 

26",50 

Mesi 

d842 

4843 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  . 

97" 

75° 

22° 

97° 

60° 

57° 

Febbrnio.  . 

96 

68 

28 

98 

75 

23 

Marzo  .  .  . 

96 

51 

45 

100 

74 

26 

Aprile  .  .  . 
Maggio.  .  . 
Giugno.  .  . 

96 

61 

55 

J  00 

75 

25 

96 

68 

28 

100 

80 

20 

99 

70 

29 

100 

80 

20 

Luglio  .  .  . 

97 

71 

26 

100 

77 

23 

Agosto  .  .  . 

99 

70 

29 

100 

80 

20 

Settembre  . 

98 

75 

23 

100 

73 

25 

Ottobre.  .  . 

98 

73 

23 

100 

77 

23 

Novembre . 

98 

70 

28 

100 

74 

26 

Dicembre  . 

98 

77 

21 

100 

80 

20 

Media 

oscillazioa 

3  mensile 

28",08 

1 

.  24",00 

—  939 


(Continuaz.  delia  Tav.  VI.) 


Mesi 

4844 

4845 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  . 

100° 

73 

27" 

100° 

90° 

10° 

Fcbbraio.  . 

100 

74 

26 

100 

74 

26 

Marzo  .  .  . 

100 

75 

25 

100 

60 

40 

Aprile   .  .  . 

100 

78 

22 

100 

88 

12 

Maggio.  .  . 

100 

78 

22 

100 

80 

20 

Giugno.  .  . 

100 

80 

20 

100 

78 

22 

Luglio  .  .  . 

100 

81 

19 

100 

82 

18 

Agosto  .  .  . 

100 

80 

20 

100 

71 

29 

Settembre . 

100 

72 

28 

100 

78 

22 

Ottobre  .  . 

100 

89 

11 

100 

86 

14 

Novembre . 

100 

87 

13 

100 

78 

22 

Dicembre  . 

100 

80 

20 

100 

64 

36 

Media  c 

scillazione 

mensiie 

2r,08 

22", 58 

)"" 

Mesi 

4846 

4847 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  . 

lOO" 

70 " 

30" 

96° 

80° 

16' 

Febbraio.  . 

100 

75 

25 

95 

72 

23 

Marzo  .  .  . 

100 

81 

19 

94 

68 

26 

Aprile  .  .  . 

100 

82 

18 

95 

64 

31 

Maggio.  .  . 

100 

77 

23 

95 

76 

19 

Giuguo.  .  . 

100 

85 

15 

94 

65 

29 

Luglio  .  .  . 

100 

79 

21 

97 

74 

23 

Agosto  .  .  . 

96 

74 

22 

98 

72 

26 

Settembre  . 

97 

73 

24 

99 

72 

27 

Ottobre.  .  . 

95 

85 

10 

95 

78 

17 

Novembre . 

96 

72 

24 

96 

67 

29 

Dicembre  . 

96 

70 

26 

97 

73 

24 

Media  c 

)Scillazione 

>  mensiie 

21  ".42' 

24",17 

94(1 


(Continuaz.  della  Tav.  YI.) 


i 


Me  si 


lVlas?inui 


4848 


Minima 


Dilfe- 


Massinia 


4849 


Mininia 


Gennaio 

96' 

Febbiaio 

97 

Marzo  . 

95 

Aprile   . 

95 

i\laggio. 

96 

Giuqiio. 

91 

Liiglio  . 

96 

AgdStO   . 

95 

Settembre 

97 

Ottobre.  . 

98 

Ni)vembre 

96 

Diceinbre 

97 

70 
77 
78 
74 
74 
70 
68 
73 
72 
79 
70 
62 


Media  oscillazione  iiiensile 


2G" 

98 

20 

95 

17 

95 

21 

96 

22 

96 

21 

95 

28 

91 

22 

93 

25 

96 

19 

98 

26 

96 

5S 

96 

2G",50 

■    .      '■'♦:• 

70 
71 
70 

73 
72 
75 
70 
72 
76 
71 
72 
73 


Mesi 


1850 


Massima 


Minin 


Diffe- 
reiiza 


1851 


Mass  ill)  a 


Mininia 


Gennaio 
Febbiaio 
Marzo  . 
Aprile  . 
Maggio. 
Giugno. 
Luglio  . 
Agosto  . 
Settembre 
Ottobre    . 
Novonibre 
Dicembre 


96 
97 
97 
96 
95 
97 
96 
95 
95 
97 
96 
96 


72 
76 
76 
72 
77 
78 
71 
72 
79 
71 
78 


34 
25 
21 
20 
25 
20 
18 
24 
23 
18 
25 
18 


Media  oscillazione  niensile    22",49 


96" 

74" 

96 

69 

95 

62 

96 

72 

96 

76 

94 

69 

94 

75 

95 

79 

96 

72 

97 

77       1 

96 

79 

94 

76 

944  — 


(Continuaz.  della  Tav.  VI.) 


Mesi 

1852 

4853 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

renza 

renza 

Gennaio  .  . 

96° 

74" 

^2° 

84" 

70° 

14" 

Febbraio.  . 

95 

63 

52 

84 

69 

15 

Marzo  .  .  . 

95 

71 

24 

85 

70 

15 

Aprile  .  .  . 

93 

72 

21 

84 

65 

19 

Maggio.  .   . 

94 

70 

24 

83 

70 

13 

Giugno.  .  . 

90 

60 

30 

81 

68 

13 

Luglio  .  .  . 

82 

64 

18 

81 

61 

20 

Agusto  .  .  . 

82 

60 

22 

83 

64 

19 

Settembre  . 

84 

71 

13 

82 

61 

21 

Ottobre.  .  . 

83 

68 

15 

87 

68 

19 

Novembre . 

83 

70 

13 

83 

68 

15 

Dicembre  . 

.83 

62 

21 

81 

65 

16 

Media 

jscillazione 

mensile 

2r,25 

16",58 

Mcsi 

1854 

4856 

Diffe- 

Diffe- 

Massima 

Minima 

renza 

Massima 

Minima 

renza 

Gennaio  .  . 

81 " 

60 " 

21" 

98" 

57° 

4l" 

Pebbraio.  . 

79 

56 

25 

100 

65 

35 

Marzo  .  .  . 

79 

65 

26 

96 

59 

37 

Aprile  .  .  . 

80 

60 

20 

95 

55 

60 

Maggio.  .  . 

96 

61 

35 

94 

47 

47 

Giugno.  .  . 

95 

61 

34 

91 

40 

51 

Luglio  .  .  . 

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49 

38 

87 

41 

46 

Agosto  .  .  . 

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57 

33 

1       90 

37 

53 

Settembre 

1       95 

59 

56 

97 

45 

52 

Ottobre.  .  , 

1       98 

43 

5b 

97 

65 

32 

Novembre  . 

97 

50 

47 

97 

54 

45 

Dicembre  . 

93 

57 

56 

99 

42 

57 

Media 

mensile  us 

:illazione 

55", 66 

46",  17 

942 


(Continuar.  della  Tav.  VI.) 

Massima  oscillaz.  niensile  deLventennio  in  sprile  del  1855  .  di  60° 
Minima          »           »        »          »          »  gennoio »  1845  . 

ed  oUobie  1846.  »  10 

Differenza »  50 

Massima  media  oscillazione  mensile  nel  1855     .    .     .   .  »  46"',17 

Minima        »             »                 »         »    1853     ....  »  16 ,58 

Differenza .  »  29 ,59 

Media  oscillazione  mensile  del  ventennio »  25  ,83 


943  — 


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—  948 


(Continuaz.  della  Tav.  X  ) 

MassiniH  o.scillazioiie  inveruale  del  I  (ieceiinio  nel  1836  ....  X2" 

Minima  »  »  «  »  »    J8io  ...     .  ^6 

Differeiiza 2H 

Massima  ('.s.^llazione  priniaverile  del  I  deieimiM  nel  18452.     .     .     .  4f) 

Minimi)  »  »  »  »         »    1844.     .     .     .  lib 

Differeiiza 20 

Massima  OS  illazione  estiva  del  I  dofennid  nel  18o7 33 

Minims.  »  »        »  „  »    {844 20 

Differenza 1,1 

^    Massima  oscillazioiie  aiiliiniiale  del  i  deceiiDJo  i;el  1817    ....  37 

9    Minima  »  »  »  »         »    iSiS    ....  22 

■J  Differenza 15 

Ma.vsima  oscillazi.iiie  iiivernalu  del  II  dei-enniu  nel  18.10  .     ...  88 

i         Minims  »  »  »  »  »    1833  .     .     .     .  S?2 

Differenza 36 

i'^     Massima  oseillazioiie  priniaverile  del  li  deopiinio  nel  I8H.H     ...  61 

-    Minims  »  »  ..  »  »    1848    .     .     .  i2i' 

Differenza 39 

{         Massima  (isciil.iziuiie  estiva  del  II  dec.ennio  nel  I8'>5 J>4 

-     Minima  »  »        »  »  n    18!)3 "J'! 

Differenza 52 


1  •. 


Massima  uscill.-iziune  autunnale  dei  II  decennii.  i.tl  18.yi  .     .     .     .  liS 

Minima  »  n  »  »  »    1851  ....  16 

Differenza 39 

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—  952 


TAVOI.A  XIII  A. 


Confronto  tra  le  mcdie  (Idle  massvue  e  delle  mininte  temperature 
e  la  media  lolale  nel  I  dccennio  483G-45. 


Me  si 


Media 

dtille 

raassime 


Media 

deiie 

minime 


Media 
totaie 


DIFFERENZA 


piu 


Gonnaio  . 
Ffbbraio  . 
Mai  zo  .  . 
Aprile  .  . 
Maggio  . 
Giiigno  . 
Liiglio .  . 
Agosto.  . 
Settenibre 
OUobre  . 
Novembre 
Dicembre . 


9o",0 

69"  ,2 

86"  ,5 

8"  ,5 

9b  A 

65  ,7 

86  ,2 

9  ,2 

94  ,8 

66  ,7 

86  ,2 

8  .6 

94  ,3 

66  ,8 

82  ,6 

11  ,7 

94  ,8 

69  ,5 

83  ,2 

9  ,6 

94  ,4 

69  ,6 

83  ,0 

9,4 

94  ,1 

68  ,6 

83  ,0 

11  ,1 

94  ,5 

68  ,3 

85  ,7 

10  ,6 

9b  ,0 

69  ,3 

83  A 

9,6 

94  .7 

70  ,8 

86  ,3 

8,4 

9o  ,2 

70  ,4 

86  ,7 

8  ,5 

9a  .9 

71  ,4 

87,6 

8  ,3 

94"84 

68"86 

85!,'36 

9,48 

17  .3 
20  ,3 
19  ,3 
13  ,8 
13  ,7 

13  ,4 

14  ,4 

15  ,4 

16  ,1 
13  ,3 
16  ,3 
16  .2 

16"50 


—  953 


TatolaXHIB. 


Confronto  tra  h  medie  delle  massime  e  delle  minime  temperature 
e  la  media  ioUde  ntl  II  dtcenniu  -1846-43. 


Me  si 


IVlediy 

delle 

massime 


Gennaio  . 
Febbraio  . 
Warzo  . 
Aprile  .  . 
Maggio 
Giuguo  . 
Luglio .  . 
Agosto .  . 
Sellembre 
Ottobre  . 
Novembre 
Dicembre . 


9i  ,1 
93  ,8 
93  ,1 
95  ,0 
9 'I  ,5 

92  ,8 
91  ,1 
91  ;9 
95  .8 
9'i  .3 
95  .6 

93  .2 

93?26 


Media 

delle 

minime 


68  ,7 

68  ,9 

70  .2 
67  ,3 

69  ,5 
67  ,0 
65  ,9 
65  ,9 
67  ,3 

71  .5 
67  ,3 
6b  ,8 

67^92 


Media 
totale 


DIFFERE^ZA 


piu 


86  ,2 
86  ,3 
84  ,3 
84  ,0 
84  ,3 

81  ,4 

82  ,2 

81  ,2 

82  ,0 
86  ,7 
84  ,9 
84  ,3 

85"99 


7,9 
7,f) 

8  .8 

9  ,0 

10  ,2 

11  ,4 
8  .9 

10  ,7 

11  ,8 

7  ,6 

8  ,7 
8  :9 

10?:i7 


in 
mono 


47   :5 

17  A 
14  ,1 
16  j7 
14  .8 
14  A 

16  ,5 
io  ,0 

14  ,7 

15  A 

17  :6 

18  ,5 

I6!i7 


954 


Tavola  XIV. 


Confronto  delle  medie  umiditd  e  delle  oscillazioni  igro- 
metriche  colle  oscillasioni  delle  macchie  solari. 


OSCILLAZIONI 

MEDIE 

MEDIE 

OECENNII 

QUINQUENNII 

delle 
macchie  solari 

umidita 

osciiia- 
zioui 

1836- 

45 

1  1836  —  40 
'  1841  —  45 

Maximum 
Minimum 

80%50 
90  ,23 

43",34 
34,17 

1846- 

-55   ^ 

,  1846  -  SO 
1851  —  55 

Maximum 
Miaimum 

88,02 
79,95 

31,25 
80,75 

39,88 

84°,67 

PLUVIOMETRO 


■4 


— 

960- 

_ 

'^ 

Iatula  1. 

Quantitd  delta  pioggia  ca 

HESI 

i836 

1837 

4838 

i839 

4840 

4844 

! 

4842 

4843 

il 

Gennaio 

6;'5o 

10",'43 

20",'07 

6",'32 

5752 

25",'98 

5",'84 

25",'13 

i 

Febbraio 

65,48 

50,57 

34 ,18 

5,66 

9,55 

21,06 

21,55 

60,69 

2' 

IVlarzo 

13,16 

53,57 

11,22 

34,43 

0,50 

7,75 

5,66 

12,68 

1 

Aprile 

24,49 

43,25 

37,32 

17,41 

15  ,55 

10,06 

20,16 

36,49 

-! 

Maggio 

59,50 

61 ,04 

43,30 

26,81 

55,57 

15,25 

58,31 

27,68 

9 

Giugno 

13,82 

10,58 

24,08 

21,74 

10,57 

48,64 

10,41 

25,57 

5 

Luglio 

55,14 

45,17 

20,24 

11,73 

50,51 

11,58 

15,15 

46,49 

4 

Agosto 

23,08 

2,33 

20,25 

58,72 

28,85 

25,57 

6,32 

57  ,82 

1 

Settembre 

73,60 

12,32 

80,49 

35,64 

52,25 

15,65 

64,64 

2,66 

2 

Ottobre 

46,14 

24,49 

7,66 

55,66 

20,90 

58,10 

21,16 

26,49 

5 

Novembre 

42,31 

43,66 

62,32 

65,95 

24,48 

6,40 

44,97 

12,64 

6 

Dicembre 

20,24 

23,66 
360;87 

20,31 

45,30 

17,92 

41,26 

1,50 

|253",'45 

1,50 
555";64 

1 

42 

417";46 

38r,'44 

56r,'57 

247",'29 

28o",'50 

Massima  qu 

autitd  m 

ensile  di  pioggia  del  I  de 

cen.  nell845  in  125"',65  pari  a  poll.  1 

D 

»       ai 

inua             »        »        1 

1845  in  556   ,70    »         »     ' 

Minima 

» 

»                     »          n         > 

1840  »  247   .29    »         »    : 

Differe 

aza .     . 

...»  509   ,41    »         »    : 

Media  quan 

titd  anni 

la  nel  1  decennio  di  361" 

,979  pari  a  poll.  50,16                     j 

Massima  quantita  annua  di  pia 
Minima          »         »             ' 
Differenza.    •    •    • 

1 

Me 

die  qusi 

ititd  ann 

ua  di  pio 

1 

957 


venlennio  i836-d85S. 


45 

i846 

1 

4847 

1 
4848 

4849 

4850 

4854 

4852 

4853 

4854 

4856 

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23",'90 

12",'50 

5",'84 

7",'84 

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5",'53 

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14;'58 

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0,00 

2,33 

21,58 

0,66 

4,50 

8,66 

11,16 

39,16 

5,33 

60,66 

,47 

27,64 

0,00 

58,42 

17,33 

0,00 

9,84 

6,25 

66,66 

7,42 

48,75 

,83 

29,99 

21,84 

33 ,33 

34,33 

68,16 

26,16 

2,75 

60,00 

57,66 

20,58 

,70 

24,47 

12,58 

49,50 

18,16 

19,25 

40,75    17,16 

65,66 

54,58 

53,69 

,51 

17,31 

52,48 

21,25 

27,84 

45,50 

1,00    52,00 

69,75 

39,42 

38,04 

,82 

24,53 

15,33 

10,33 

13,16 

29,50 

56,90    56,50 

9,66 

12,25 

13,57 

,65 

98,49 

39,00 

8,08 

15,81 

14,16 

53,00    21,50 

23,75 

14,08 

51,65 

,63 

59,98 

51,50 

20,00 

36,42 

16,25 

96,84    69,50 

19,16 

8,50 

78,00 

,99 

116,95 

31 ,84 

84,50 

46,00 

98,50 

66,25    55,25 

95,08 

50,82 

53,70 

,47 

22,80 

21,84 

38,66 

29,58 

12,66 

74,58 

55,00 

10,33 

20,73 

43 ,00 

,65 

44,79 

18,84 

0,00 

24,08 

21 ,90 

0,00 

1,35 

32,66 

43,53 

7,25 

> 

450",'58 

29r;48 

338'35 

269",'21 

556",'22 

419",'l4 

533"^73 

535"20 

S22','59 

445";27 

Wassima  quantila  mens,  di  p 

OL'gia  nel  11  decen.  nel  1846  in  116"',93  pari  a  poll.    9,75 

n           »        annua 
Minima        »             » 
Differenza    .... 

n           »         »          1853  »  535  ,20         »        44,60 

»           »          »          1849  »  269  .21          »        22.45 

265  ,99          »        22:17 

VIedia  qaantita  annua  nel  1 

I  decennio  di  374"',157  pari  a  poll.  31,18                       ^ 

lentennio  il  1845  in  556"'.7 

»       »           1840  »  247   ,2 

»  509   ,4 

J  pari  a  poll.  46,39                                                        « 
9    »          »      20,60                                                        »> 
1    ..          »      23,79                                                        '- 

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—  958  — 


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Serie  III,  T.  IV 


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Tatola  v. 


Sotnvie  quinquennali  per  islagioni  e  per  mesi. 


Mesi 

<l836-40 

4841-45 

4846-50 

1864-56 

Gennaio  .... 

42",'64 

ii3";io 

53";91 

94"65 

Febbraio.     . 

145,22  - 

152,14 

29,07 

122,97 

Maizo.    .     . 

112,68 

67,88 

83,59 

158,92 

Aprile.     .     . 

155,80 

118,56 

187,63 

147,15 

Maggio    .     . 

204 ,22 

256 ,92 

125,96 

251,84 

Giugno    .     . 

80,79 

198,31 

162  ,58 

200 ,21 

Luglio.     .    . 

162,59 

137,61 

92,65 

148  ,68 

Agosto     .    . 

133  ,2! 

228 ,77 

175,54 

125,98 

Settembre    . 

252  ,28 

149,74 

164  ,15 

272  ,00 

Ollobie   .     . 

132,85 

180,58 

577 ,79 

301 ,10 

Noveinbre    . 

238  ,72 

184  ,26 

125,54 

185,66 

Dicembre 

127,43 
1768",'43 

83,89 

109  ,61 
1685 '^64 

86.77 
2055",'93 

185r^36 

Massima  pioggia  dei  mesi  per  quinqxien. 

nell' ottobre  1846-50  di  577 '',79  pari  a  poll.    51,48 
Minima  pioggia   dei  mesi    ppr  quinquen. 

in  uno  de'  febb.  1846-50   »      29  ,70    »        »         2,48 
Differenza »    348  ,09    »        »       29,00 

Massima  quantity  di  pioggia  dei  quinquen. 

nel  1851-55   di  20S5"',93  pari  a  poll.  171,33 
Minima    quantit§i  di  pioggia  dei  quinquen. 

nel  1846-50    »  1685  ,64    »        »     140,47 
Differenza »     370  ,29    »       »       30,86 


—  964  — 


(Continuaz.  della  Tav.  "V.) 


Stagioni 

i836-40     1841-46 

1846-00 

1851-B5 

Inverno   .... 
Primavera    .    .     . 

Estate 

Autunno  .... 

■ 

297";57 
452  .70 
376,59 
623 ,83 

342";40 
423,16 
564 ,69 
514  ,38 

195",34 
595 ,00 
428  ,51 
667  ,48 

319"^04 
517,91 
4T4 ,87 
758  .76 

1750",'81 

1844";63 

1686';35    - 

2070','58 

Massima  pioggia  delle  stagioni  per  quinquon- 

nio  negliautunni  1851-S5in  758"',76  pari 

Minima     pidggia  delle  stagioni  per  quinquen- 

nio  negl'  inverui  18/^6-80  in  19b  ,34    » 

1             Differenza di  565  ,42    » 

a  poll,  63,23 

»    16,28 
»    46,98 

965  — 


Tavola  VI. 


Quantitd  medie  della  pioggia  per  mesi  e  per  istagioni 
net  venlennio  4836-55, 


QuanlilaLniedie 

In  cen- 

tesinii 

Mesi 

in  pol- 
lici 

in 

iinee 

della 

quanli- 

(i  an- 

nuale 

Gennaio.  . 

p 

1,27 

15",'21 

0,040 

Febbraio  . 

1,87 

22,47 

0,061 

Marzo.  .  . 

1,68 

20,13 

0,055 

Aprile.  .  . 

2,46 

29,45 

0,080 

Maggio  .  . 

3  ,35 

59,84 

0,108 

Giugno.  . 

2,67 

32,08 

0,088 

Luglio.  .  . 

2.27 

27,07 

0,073 

Agosto.  .  . 

2,76 

33,18 

0,090 

Setlembre 

3,49 

41,91 

0,114 

Ottobre  .  . 

4,13 

49,61 

0,135 

Novembre 

3,06 

56,70 

0,100 

Dicembre. 

1,68 

20,38 

0,055 

o0'',67 

568",'03 

1,000 

Stagioni 

Quautil^  medie 

In  oen- 
tesimi 
dellH 
quanli- 
la  an- 
uuaie 

in  pol- 
lici 

in 
Iinee 

Inverno .  . 
Primavera 

Estate.  .  . 
Autunno  . 

4'',82 

7,47 

7,70 

10,68 

30'',67 

58",'06 

89,44 

92,33 

128,22 

568";05 

0,158 
0,243 
0,250 
0,349 

1,000 

Massima  media  dei  mesi  Massima  media  delie  sta-         „,     . 
nell' ottobre    .     .     in  49",61  gioni  nell'autunno  in  128,22 

Minima  media  dei  mesi  Minima  media  delie  sta- 

nei  gennaio  ,     .     »  15,21  gioni  nell' inveruo  »   58,06 

Differenza.     ...»  34,40  Differenza.     ...»   70,16 


966  — 


Tavola  VII. 


Quantita  di  piogijia  a  termine  medio  per  giorno. 


Numero 

Quautila 

Termine 

Me  si 

del 

gioini 

della 

medio 

piovosi 

pioggia 

per  giorno 

Genuaio 

109 

304',29 

2779 

Febbraio 

121 

449,40 

5-,71 

Marzo 

126 

402 ,87 

3,20 

Aprile 

170 

588 ,96 

3,46 

Maggio 

206 
■   148 

796  ,94 
641,69 

3,86 

Giugno 

4,55 

Luglio 

122 

541 .52 

4,45 

Agosto 

158 
169 

663 ,49 
858,16 

4,80 
4,96 

Settembre.  , 

Ottobre.     .    .    .    .'    .    .     .    . 

193 

992 ,20 

5,14 

Novembre 

197 

734,18 

3,73 

Dicembre 

120 
1819 

407 ,70 
736i",40 

3,40 

4 ',04 

967  — 


Tavola  VIII. 


Confronto  Ira  le  qiianlila  assolule  e  medie  iltlla  piogyia 
e  le  oscillazioni  delle  inacchie  solari. 


DEOENiMl 

QL'INQUEINNII 

OSCILLAZIONI 

delle 
macchie  solari 

QUAMITA' 

assulute 

QUAI\- 

tita' 

medie 

1856  —-45 
1846  _  55  ' 

^  1856  —  40 
'  1841  —  45 

1846  —  50 
'.  1851  —  55 

Maximum 
IMinimum 

Maxiuiuiu 
Minimum 

1768"  ,45 
1851    ,56 

1685    ,64 
2055   ,95 

355",68 
570 ,25 

557,12 
411,18 

7561", 40 

568",'03 

Dunqae  la  quuntita  dellii  piujgia  iiei  quiiiqiiL-iinii  stain  ra- 
gione  inversa  alia  quantita  delle  macchie  solari. 


(Continua.) 


Sfiie  III.  T.  IV. 


12i 


Iflf   AJrtflT 


>s../;i;  .'  .:-;  ■'    -L  A  V  OR  I  *  '''"■^ 

per  I'  itlustrazione  lopocjrafica,  idraulica,  fisica,  statistica, 
agraria  e  medica  delle  provincie  venete  die  si  puhl'lieano 
secondo  I' art.  127  degli  statuti  interni. 

I  Continunzione  J>Un  pag.  6if)  del  prnspntP   TotiimcA 


PROSPETTI 

SISTEMAIICl  DEGLI  ANIMALI  DELLE    PEOVINCIE    VENETE    E    DEL 
MARE  ADBUTICO    E    DISTINZIONE    DELLE    SPECIE    IN    GRUPPI     - 
RELATITI    ALLA    LORO    GEOGRAFIA  FISICA  ED  ALl' I?(TERESSE.!^ 
ECONOMICO   STATISTICO   CHE    PUESENTANO 


I 


presenti  Cataloghi  dogli  animali  dellc  provincio  vo- 
nete  e  del  nostro  golfo  sono  destinati  soUauto  a  far  couo- 
scere  nominalmente,  con  iscopo  geogratico-economico- 
statistico,  le  specie  alle  differenti  classi  spettanti^  le  quali 
si  trovano  nelle  nostra  regioni. 

Ho  tenuto  per  essi  quell' ordine  sisteiuatico  die  usui 
per  quelli  da  me  compilati  ed  illuslrati  con  iscopo  puramea- 
te  zoologico,  che  fanno  parte  di  altro  lavoro  destinato  esse 
pure  pegli  Atti  di  questo  I.  11.  Istituto,  lavoro  da  me  pre- 
sentato  nella  seduta  17  maggio  dell' anno  1857  (I).  Come 
pero  i  ragunaraentt  agginnti  al  presenle  prospelto  nomi- 

(1)  Cataloghi  sisteniutici  illustrati  degli  animali  siuo  ad  ora  osser- 
vati  iielle  provincie  venete  e  nel  mare  Adriatico.  precediiti  da  una  estesa 
bibliografia  cronologica  relaliva  e  da,  un  Proaroninia  per  la  furma/iione 
dolhf  Fauna  nostralo  scienlificn  o  tecnoloiiicii. 


—  970  — 

nale,  falli  a  seconda  de'  tiloli  che  maggiormenlc  interes- 
sano  la  gengrafia  lisica  e  la  stalistica  econoniioa,  stanno 
in  perfelta  relazione  coi  delti  catajoghi  illustrati  (1),  oosi 
polrii  ricorrere  a  qiiclli  cbi  a  masse  aver  ocrte  notizie  le 
quali  sono  sollanlo  di  zoologlca  speltanza;  chi  desideras- 
se  oltre  che  farsi  im'idea  slatistico-zoologica  dello  Stato 
veneto,  conoscere  i  nomi  volgari  (2)  coi  quali  una  dala 
specie  dislinguesi  nelle  differenti  provincie;  chi  avesse  in- 
leresse  di  fare  qualche  confronto  di  sinoaimia  fra  la  no- 
menclatura  in  essi  usata  e  quella  di  qualche  altro  autore 
fra  i  pill  nolj,  che  illustrarono  le  specie,  presentandone  an- 
che  una  buona  imagine ;  chi  volesse  infine  meltei'si  a  giorno 
sn  quanlo  spetta  alia  storia  delta  Fauna  nostrale  ed  alia 
Bibliografia  zoologica  dello  Stato  veneto  c  del  mare  che 
lo  bagna. 

Percht"  possano  poj,  quelli  ebc  nc  avessero  dcsiderio, 
meltersi  a  conoscenza  delle  specie  fossili  fino  ad  era  rjnve- 
nute  dai  vari  paleonlologi,  nei  nostri  terreni,^  aU'oggetio  di 
comparare  la  Fauna  veneta  anlica  coll'attuale,  porro  in  Dae 
di  quel  lavoro  non  solo  I'elenco  oorainale  sistemalico  delle 
specie  slesse,  ma  anche  la  loro  unione  in  que'  differenti 
gruppi  che  maggiormonlc  inferessano  la  geologia  siatistica. 


(1)  In  quel  cataloiihi  saranno  auche  correfte  le  inende  die  per  caso 
avessero  a  cadere  in  questi ;  mende,  nelle  quali  <•  tanto  facile  incorrerc 
in  lavori  di  siniil  genere. 

(2)  Per  niatigiore  comodo  dei  letturi  del  presenter  lavoro  sara  agginn- 
to  alia  fine  di  esso,  un  indice  alfabetio  de'nomi  volgari  usatl  nel  veneto 
coali  italiani  e  coi  scientifici  di  rinconfro.  <       i   -  •'•.■'- 


974 


d^hlf. 


mum  mmun 

secundum  systema  Pr.  C.  L.  Bonaparte  disposita 


Classis    I.     m  A  M  M  A  L  I  A 


Divis.  T.   Educahilia 
ORDO  II.  Ferae 


FailL      C  A  «  I  D  A  E. 

Subf.  Canina. 

Canis  faniiliaris,  Lin.  cum  vest,  et  variet.  multis. 
lupus,  Lin.  fiOBnOiW  ?!nt§ci-yu 

Vulpes  vuljjaris,  Br. 

melanogastra,  Bp. 

Fam.    F  E  L  ID  A  E. 

Subf.  Felina. 

Lyncus  Linx,  Bp.  ex  Lin. 
Felis  catus,  Zjh. 

domestica,  Br.  cum  vest,  et  variel. 

.  Fam.      MUSTELIDAE. 

Sub.  Luliina. 

Lulra    vulgaris,  /./u7,  iiiJSiVii'i 


—  972  — 

Sill)).  Musteline 

Mustela  vulgaris,  Br. 
eroiinea,  Lin. 
Putorius  vulgaris,  Cuv.  ex  Lin 
Martes  Foina,  Bell.  ^  i)i,i3i?.v;a  »«iii«i 

Abietum,  Ray. 

Subf.  Me  Una. 

Meles  taxus,  Schreib.  ex  Lin. 

Fani.    U  ft  s  I  D  A  E. 
Subf.  Ursina. 
Ursus  arclus,  Lin.  cum  vest.  var. 

ORDO  in.  Piiinipedla 

Fam.    P  H  0  c  I  D  A  E. 

Subf.  Phocinu. 

PPhoca  vilulina,  Lin. 
Pelagius  monacus,  F.  Cuv. 

ORDO  IV.  €etae 

Fam.    Delphinid  At. 

Subf.  Delphininn. 

Delpbinus  delphis^  Lin. 

Tursio  Iruncatus,  Or. 

riiocaena  communis,   Cuv.  e\  Lin. 

Fam.     P  H  y  .s  E  T  i:  K  I  D  A  e. 

Subf.  Phijselerhut. 

Physeter  macroceplialus,  Lin. 


—  973  — 

ORDO  V.  Bellnae 

Fam.    S  u  I  D  A  E. 
Subf.  Siiina. 
Su9  scrofa,  Lin.  cum  stirp.  var. 

Fan}.    E  Q  u  ID  1  E, 

Subf.  Equina. 

Equus  caballus,  Lin.  cum  vest,  et  stirp.  var. 
Asinus  onager,  L.  cum  rar.  et  hybrid. 


ORDO  VI.  Peeora  7" 

Fam.    C  E  a  T  I  D  A  B. 

Subf.  Ceruiua. 

Capreolus  caprea,  Bp.  ex  Lin. 
Cervus  elaphus,  Lin. 

Fam.    B  0  V  I  D  A  E. 

Subf.  Ccipriiia. 

Capra  ibex,  Lin. 

hyrcus,  Lin. 
Ovis  musmon.  Bp.  ex  Plin.  cum  var.  et  stirp.  domest. 
Rupicapra  capella,  Bp.  ex  Lin. 

Subf.  Boiunu, 
Bos  taiirus,  Lin.  cum  vest,  et  stirp.  var. 


,  Divis.  II.  Ineducahtiia 

ORDO  IX.  Cheiroptera 

Fam.    Vespertilionidae. 

Siibf.   Vespertilionma. 

Plecolus  auritus,  Bp.  ex  Lin. 
JVIyolis  murinus,  Gr.  ex  Geoffr. 

Daubentoni,  Bp.  ex  Leisl. 
Noclula  seroliiKi,  Bp.  ex  Gm. 
Vespertilio  serotinus,   Cm.  .-•-,  rtnjp' 

Pipislrellus  Kuhli,  Bp.  ex  Natt. 
Barbaslellus  Daubentoni,  Bell. 
Rhinoloplms  ferruai  equinum,  Leach,  ex  Daub. 

ORDO  X.  Bestiae 

KiUU.      T  A  L  P  I  D  A  E, 
Subf.  Talpina. 

Talpa  europaea,  L.  cum  vest.  var. 

Fam.    S  0  R  I  c  I  D  A  E. 
Subf.  Soricina. 

Crossopus  fodieos,    Wagl.  ex  Pall. 
Sorex  araneus,  Lin. 
Crocidura  musaranea,  Bp. 

Fam.    E  R  I  N  A  c  I  D  A  E. 
Subf.  Erinacina. 

Erinuccus  europaeus,  Lin. 
?  auritus,  Pallas. 


—  1)75  — 

ORDO    XI.    OBires 

Fatn.    S  c  I  c  E  I  0  4  e. 
Subf.  Sciu?-ina. 
Sciurus  vulgaris,  Lin. 

Fam.    C  A  V  I  D  A  E. 

Subf.  Cavina. 

Cavia  porcellus,  Bp.  cum  vest.  var. 

Fam.    M  u  R  I  D  A  E 

Subf.  Myoxina. 

Mioxus  glis,  Schreb.  ex  Lin. 
quercinus,  Bp.  ex  Lin. 
avellanarius,  Desm.  ex  Lin. 

Suli.  Murina. 
Mici'omys  minutus,  Selijs.  ex  Pall. 
Mus  sylvaticus,  Lin.  cum  vest,  var 

musculus,  Lin.  cum  vest.  var. 

decuraanus,  Pall. 

ratlus,  Lin.  cum  vest.  var. 

Subf.  ArvieoUna. 

Ai'vicola  pertiuax,  Savi. 

Musignani,  Selys. 
Savii,  Selys  ex  Savi. 

Fam.    Leporidae. 
Subf.  Leporina. 

Lepus  timidus,  Lin.  cum  vest.  var. 
cuniculus,  Lin.  cum  vest.  var. 

Sene.  III.  T.  IV.  t2ii 


_  ;)7()  — 
GRUPPI  ECONOmCO-STATISTICI 

DELIA  CLASSE  DEI  MAMMIFEItl 


Griippi  relativi  alia  geografia  delle  specie. 


J)  Specie   terreslri   die   Irovansi  in  iiilte   Ic  Provincie 
pill  0  meno  frcqnenii. 


Canis  familiaris- 
Viilpes  vLilgai'is. 

\  Felis  domestica. 
Martes  foina. 

-\   Lutra  vulgaris. 

*  Sus  scrofa. 

-\  Equus  caballus. 

*  Bos  taurus. 

I  Vespertilio  serotinus. 
INoc'tiila  scroti na. 
ripistrellus  Kuhli. 
illiinoloplius  ferruiii 

equinum. 
Talpa  ("uropaea. 


Sorex  araneiis. 
Crossopus  fodiens. 
Crocidura  miisarauea, 
I  Erinaccus  europaeus. 
Mils  imisculus. 
rattus. 
decumanus. 
S^lvaticus. 
Micromys  niinutus. 
Arvicola  pertinax. 
Miisignani. 
Savii. 

*  Lepus  tiinidus. 

*  cuniculus. 


—  977  — 

2)  Specie  terreslri  die  irovansi  nei  luoghi  boscliivi  e  di 
montagnn.  Quelle  segnate  colla  r)  sono  molto  rare. 


I  Ursus  arcliis. 
Caiiis  Lupus. 
Felis  catus. 

Linx.  r) 
Pulorius  vulgaris. 
Muslela  vulgaris, 
erminia. 
Martes  Foina. 
abietura. 
*  Sus  scrofa. 


*Capreolus  caprea. 

*  Cervus  elaphus. 

*  Riipioapra  capella. 

*  Capra  ibex,  r) 
Erinaceus  auritus.  r) 
Mioxus  avellanarius. 

Glis. 

quercrnus. 
Sciurus  vulgaris. 


3}  Specie  marine  che  frequentano  le  nostrt  coste. 

J  Delphinus  delphis. 

4)  Specie  marine  die  appariscono  accidentalmente  alle 
nostre  cosle  ed  assai  di  rado. 


-j-  Phocaena  communis. 
-(-  Physeter  macrocephalus. 


Tursio  truncatus. 


Gruppi  delle  specie  relativi  all'  utilita  o  danno  che 


arrecano. 


A)  Specie  domesliche  niili. 

Canis  familiaris,  e  sue 
variety. 


f  Felis  domestica,  e   sue 
variety. 


—  978 


*  Sus  scrofa  e  sue  var. 

*  Sus  Smmensis  (I) 

f  Eqiius    caballiis,    e    sue 
I'iizze 
Eqnus  asinus,  e  sue  va- 
r  ela  cd  ibrido. 


*  Bos  laurus,  e  sue  razze. 

*  Ovis  musmon,   e    sue 

razze. 

*  Capra  hyrcus. 

*  Lepus  cuniculus. 

*  Cavia  porcellus. 


2)   Specie  di  cui  si  uUlizzano  le  pelli. 

Tutte  mono  i  cetacei  di  cui  si  adopra  soUatito  il 
grasso,  e  meno  le  specie  a  cerli  generi  spetlanti,  ciot;  Ve- 
sperlilio,  Rhinolophits,  Sorex,  Crociclura,  Arvicola,  Crosso- 
p^ls,  Mas,  in  causa  della  loro  piccolozza,  o  percUe  destano 
uel  volgo  cerlo  ribuUamento. 

3)  Specie  commeslibili  comunemenle  o  solo  per  eerie 
classi. 

Quelle  die  nei  diffcrenti  gruppi  sono  segnate  con 
aslerisoo  *  vengono  da  lutli  mangiate. —  Quelle  die  invece 
di  asterisco  sono  segnale  con  croce  f  servono  di  cibo  a  po- 
clii,  ed  in  cerli  paesi  so'lanlo. 

4)  Specie  dannose  ai  poUi,   al  pesce  degli  stagni,  aUe 
biadCy  ec. 


Canis  vulpes. 
Maries  Foina. 
\  Lutra  vulgaris. 
Talpa  europaea. 


Sorex  araneus. 

Mus ;  le  varie  specie  in- 
dicate nelProspello  si- 
siematico. 


(1)  Da  me  introdotto  nelle  proviqcie  nostre  1'  anno  1822  e  propaga- 
to  in  esse  per  piii  anni.  Non  m'  e  nnto  se  si  seguita  la  di  lui  utile  propa- 
gazione. 


—  979  — 

PROSPETTO  RIASSUNTIVO 

dimostrante  it  numero  degli  ordini,  delle  famiglie,  delle 
solto  famiglie,  dei  generi  e  delle  specie  del  mainmati 
finora  ossevvati  nelle  provincie  vencte,  in  relazione  al- 
/'  Index  Mammaliuin  Euroijeorum  piibOlicato  dal  prin- 
cipe  C.  L.  Bonaparte^  negli  Atli  della  sesta  riunione  de- 
gli scienziali  ilaliani,  pag.  327.  Milano  1845. 


Fa  mi 

iae 

Subfa 

m. 

Genera 

Species 

Ord. 

II.    Ferae.         N." 

4 

N." 

6 

N." 

10 

N.°   4  5 

III.  Pinnipedia.   » 

\ 

)) 

] 

» 

2 

»       2 

IV.  Cetae. 

2 

)) 

2 

» 

4 

»       4 

V.    Delluae.         » 

2 

n 

2 

n 

3 

..       3 

VI.  Pecora.          » 

2 

» 

3 

n 

6 

..       7 

IX.  Cheiroptera. » 

1 

» 

\ 

u 

7 

..       8 

- 

X.    Besliae. 

3 

l> 

3 

I) 

5 

»       6 

XI.  Glires.          •> 

4 

» 

4 

» 

7 

»     45 

N.°  4  9       N.°  22       N."  44      N.°  60 


Le  specie  viventi  in  Europa  sono  N.  218. 
Di  queste  vennero  finora  osservale  in  Italia  N.  92,  e 
nelle  provlncie  venete  N.  60. 


—  980  — 

BIBLIOGRAFIA. 


fttt^V> 


Gli  aulori  che  pubblicarono  cataloglii  dei  mammiferi 
nostrali  sono,  il  Martens:  Reise  nach  Vencdig,  182  i,  p.  394; 
Lanzani,  Vant'^grafia  vicenlina,  183-i,  p.  63  ;  Catullo,  Gco- 
gnosia  delk  provincie  venete,  1838,  p.  132;  Coatarini,  Ve- 
nezia  e  le  sue  lagune,  \HA7,  p.  4  37. 

lllustrai'ono  qualche  specie  separatauiente:  Scortega- 
gna,  1802  (D.  Phocaena)  ;  F  Cuvier,  1813  (Ph.monactis); 
Savi  e  Selys,  1839  (Arvicota  Savii)\  Nardo  ed  Heckel,  4  833 
(Ph.  macrocephalus). 

-  D.  Nardo  m.  e. 

(Continua). 


eH$« 


C  E  N  N  O 

SrLLO  » 

STATO  SANITARIO  DEGLI  ANIMALI  DOMESTICf 

NELLE  PROVmCIE  VENETE 

— -^S)^ 


A ."  xIl  formare  un  Quadro  stalistico  sanitario  degli  ani- 
mali  nelle  provincie  venete^  sarebbe  d'  iiopo  clie  ogiii  capo 
che  ammala  fosse  curato  da  persona  dell'arle,  la  quale  fa- 
cesse  nota  della  qiialita  della  raalattia,  di  sua  durala  e  del- 
r  esito  pi'ospero  ovvero  funesto.  Allora  si  conoscerebbe 
quali  malattie  piii  dominassero,  per  quanto  tempo  toglies- 
sero  r  animale  all' ordiuario  sei'vigio,  _e  quanta  fassero  in 
proporzione  su  ciascuna  le  morti.  Ma  siccome  ne  tutle  le 
malattie  si  curano  da  veterinarii,  ne  delle  curate  da  essi  te- 
ner  suolsi  il  delto  registro  da  rassegnarsi  alle  autoriti  com- 
pelenti ;  mancano  i  dati  certi,  su  cui  fondare  con  qualche 
precisione  questo  importante  rauio  di  statislica. 

2.°  E  come  6  inutile  di  ricordare  qualmente  eziandio  in 
queste  provincie  gli  animali  soggiacciano  alle  diverse  ma- 
lattie solite  a  dominare  per  tutlo,  sieno  esse  interne  od 
eslerne,  generalio  parziali,  infiammazioni,  idropisie,  verrni- 
nazioni,  nevrosi,  flussi  intestinali  ec.  ec,  piu  o  meuo  fre- 
quenti  nell"  una  o  nell'altra  spezie,  in  quesla  o  in  quella 
stagioue,  e  in  questo  o  quel  luogo,  secpndo  le  relative  cau- 
se o  circostanzc  atte  a  produrle ;  noi  dobbiam  lirailarci  a 


-  —982  — 

toccai-  ci6  che  ogni  specie  d'  animale  ha  qui  di  particolare 

in  conto  di  malattie  coinuni,  e  quali  n'  ha  di  proprie  a  86 

medosima. 

3.°  II  cavallo,  oltre  la  lunga  serio  delle  coinuni  malattie 
(N.  2),  di  cui  pill  degli  allri  animali  ha  fiequenlee  il  letano 
e  quella  gonfiezza  edematosa  o  infianimata,  che  si  slende 
solto  del  ventre  delta  volgarinente  iatarolalnra,  e  di  assai 
perigliosa,  perche  volge  in  breve  a  lermin  funesto.  ha  la 
peripneumonia  :  e  in  comune  col  buedi  piu  I'requente  ha  la 
paraplegia,  e  piii  letale  la  nefritide  :  di  particolari  a  se  slesso 
fra  i  mali  esterni  ha  la  talpa  o  tesiudine  in  cima  alia  testa 
per  botta  o  forte  pressione  di  fornimenti ;  le  ulceri  dette 
gnidalcsclii  in  fondo  al  collo  dove  comincia  il  dorso,  per 
offesa  di  sella  male  adatlala  ;  la  liipia  al  gomito  per  la  com- 
pressione  dell'  estremiti  de'  ferri,  quando  si  corica  alia  gui- 
sa  delle  vacche  ;  I'  incapeslratura  per  la  cavezza  che  passi 
dietro  le  gambe  anteriori  ;  le  varie  fatte  di  soprossi,  ed  ar- 
resti  o  induramenli  linfatici  limgo  le  membra,  dai  veteri- 
narj  distinli  eziandip  con  proprj  nomi  ;  i  diversi  mali  del 
piede,  tra  cui  speciulmente  lo  spurgo  di  materia  corrosiva, 
massirae  in  quelli  carichi  di  mollo  polo  ;  e  il  rinfondiraento 
per  inOammazione  de'  vasi  sotto  dell'  unghia,  che  si  spesso 
lascia  conseguenze  funesle. 

Di  piu  particolari  a  se  stesso  il  cavallo  ha  pur  non  di 
rado  quegli  sforzi  d'  articolazione  o  reumi  non  ben  termi- 
nati,  che  si  appellano  comunemente  doglie  vecchie  ;  e  quella 
flussion  d'  occhi  od  oltaimia  periodica  nomata  luna,  piii  fre- 
quente  in  quelli  allevati  in  siti  umidi,  che  si  crede  aache 
ereditaria  :  cosi  pure  quel  morbo  chiamato  caposlorno  o 
pazzia  ;  e  quell'  asma  che,  sebbene  comune  eziandio  ad  al- 
lri animali,  nel  cavallo  piu  propriamentesi  dice  bolsaggine. 
N^  sconosciuta  in  queste  provincie  e  quell'  infermiti,  che 


—  983  — 
allii  dice  febbre  perniciosa,  ed  allri   tifo,  la  quale  alle  volte 
coglie  moiti  individni  ad  un  tempo,  e  non  manco  di  dare 
sospetti  di  contagione. 

Fra  1  contagi  poi  accertati  il  cavallo  vi  ha  la  sua  ftiria- 
si,  la  sua  scabbisk,  ii  farcino  o  sia  raal  del  verme  ;  il  moccio 
con  francese  vocabolo  dello  morva^  e  con  altro  italiano  ci- 
murro  ;  sebbene  questo  dinoli  piii  propriamente  il  male  pur 
contagioso,  che  assai  spesso  affligge  il  (nnallo  fra  il  quarto 
anno  ed  il  quinto,  adenite  che  volgarmente  appellasi  stran- 
guglioni.  Oltre  questi  contngi  suoi,  il  cavallo  ne  ha  pure  in 
comune  con  altri  animali  (N.  9). 

L'  asino  e  il  mulo  hanno  infermita  soiniglievoli  a  quella 
del  cavallo,  ma  in  generale  piu  rare,  essendo  dotati  di  tem- 
peramento  piu  robuslo.  II  moccio  che  nel  cavallo  e  cronico, 
in  essij,  ove  gli  assalga,  si  raostra  acuto. 

4.°  La  specie  bovina  de'  mali  ordinarj  (N.  2)  Ira  gl'  in- 
flammatorj  ha  di  piu  particolave  a  se  stessa  quella  costipa- 
zione  insistente  delta  in  alcuni  luoghi  dal  volgo  mal  dell'  an- 
r^f/o  .•  e  in  comune  col  cavallo  piii  frequente  che  gli  altri 
animali  ha  la  nefritide  o  sia  infiamraazione  de'  reni,  per  lo 
pill  di  esito  funeslo.  Ne'buoi  spesseggia  eziandio  1' ematu- 
ria,  che  in  certi  luoghi  e  in  certe  stagioni  coglie  anche  pa- 
recchi  individui  nello  stesso  tempo :  non  rara  la  glossitide 
pei  corpi  aspri  e  taglienti  che  si  prendono  in  bocca  ;  e  ne 
anche  la  timpanilide  o  meteorismo  per  aria  sviluppatasi  nel 
canale  degli  alimenli  (N.  3). 

Fra  i  mali  esterni,  piu  frequenti  che  nelle  altre  specie, 
nella  bovina  sono  le  natte  massime  alia  testa  pei  colpi  di 
coi^na  ;  e  per  la  stessa  cagione  anche  le  ernie.  Ne'  buoi  la- 
voratori  non  sono  rare  V  emorroidi,  e  non  facili  a  cedere. 
Benchd"  non  ordinaria,  mostrasi  pero  alle  liate  eziandio  in 
quesle  provincie  la  cosi  detta  mania  venerea,  che  nel  vivo 
Serie  111,  T  IV.  ['I'd 


,      ~  _  984  — 

sospoltasi  duir  aumoululo  iiieitamento  alia  copula^  e  nel 
morto  si  conosce  |)er  moiti  granelli  o  biloizoliiii  auiiiiuc- 
chiali  a  guisa  di  grappoli  siilia  pleura,  sui  polmoni,  Ira  il 
niodiastiuo,  ev. ;  la  quale  vuoisi  eredilaria  e  resislenle  fino- 
ra  ad  ugni  riiiiedio. 

Di  atlaccalicc'ie  la  specie  bovina,  oltre  la  sua  ftiriasi  e  la 
scabhia,  ha  la  si  lerribile  uiigarica  febbie,  per  alcuni  pur 
delta  lilo,  cbe  si  eora  scoperto  niuovere  in  origiiie  dalle 
steppe  della  Russia  ;  e  per  buona  sorte  mediante  le  sauita- 
lie  cautele  che  si  osservauo,  capita  qui  assai  di  rado.  La 
polinonea  gii'i  terrazzana  anclie  di  quesle  pro\incie,  non 
luanca  di  rapire  in  un  luogo  o  nell'  allro,  soprattullo  al 
uionte,  prcssoche  ogni  anno  buon  nuiiiero  di  villime.  E  se 
non  lante,  ne  va  pur  mielendo  eziandio  quel  male  o  car- 
bonehioso  o  simile  a  carbonchioso,  che  uccide  in  si  breve 
tempo,  e  chian)asi  milzone  o  mal  di  niilza,  perche  atlacca 
di  preferenza  quest' organo.  Anche  il  bue  ha  conlagi  in  co- 
mune  con  allri  animali  (N.  9). 

5.°  La  pecora  lia  frequente  la  state  quell'  affezione  di 
capo  detta  insolazione  o  colpo  di  sole,  e  volgarmente  sola- 
wa,  ne'siti  umidi  le  idropisie  ;  e  quella  massimamenle  detta 
pur  cachessia  o  viarciaja,  che  suol  prcnderne  molle  insie- 
me.  Ove  mangi  in  abbondanza  erbe  leguminose,  a  paro  del 
bue  (N.  4),  facilmente  soggiace  alia  timpanitide.  Gli  agnelli, 
piu  che  altri  animali,  soffrono  I'  idrorachitidc  o  idropisia  di 
articolazioni.  Qui  pero  non  odesi  che  meni  guasto  quel- 
r  affezion  cerebrate  chiamala  vertigine,  che  in  allri  luoghi 
regna  cotanlo.  II  vajuolo  pecorino  per  buona  venlura  vi  e 
pur  molto  raro ;  sviluppandosi  allora  sollanto  che  il  raala- 
gurato  accidente  ne  porli  il  germe  d' altronde.  La  pecora 
sofh'e  talora,  segnatamenle  ne'  sili  e  tempi  aridi,  un  accar- 
tocciamento  dell'  unghia  che  la  fa  zoppicarc,  e  serabra  at- 


—  985  — 
taccaliccio.  Essa  di  contagiosh,  oltre  qiiesti  due  mali,  ha  la 
sua  ftiriasi  e  la  sua  scabbia,  che  (anlo  danneggiano  la  laoa, 
ove  non  si  usinu  le  debile  cure:  e  iie  ha  eziandio  in  comu- 
ne  con  altri  animali  (N.  9). 

I^a  capra  soggiace  a  simili  inalattie  ;  ne  viene  pero  colta 
assai  piii  di  i-ado. 

6."  II  porco  delle  malatlie  oi'dinarie  (N.  2)  suol  avere, 
beiK'he  non  fiequenle,  piti  impetuosa  I'  angina.  Ha  di  pro- 
pria queU'espulsione  di  maccliie  rosse  delta  vajuolo,  e  quel- 
r  altra  detla  morbillo,  che  talvoUa  e  in  quaUhe  iuogo  si 
moslrano  uell'  eta  giovanile,sonza  recare  pero  moUodanno. 
Ne  comuiie  si  vede  negli  animali  ailevati  in  queste  provin- 
cie  quel  morbo  incurabile  ehiainato  lebbra  o  grana,  che  ren- 
de  poco  salubri  e  poco  saporose  le  carni,  e  di  breve  dui-a- 
ta  il  lardo  ;  e  puo  essere  ereditario.  Aj)che  il  porco  ha  niali 
contagiosi  comuni  con  altre  specie  di  bruti  {N.  9). 

7."  II  cane  soffre,  non  meno  che  altri  animali,  infermila 
di  varia  specie :  noi  pero  qui  ricordiamo  soltanto  Ja  sua 
scabbia  piultoslo  insistente  ;  e  il  suo  raniolo  o  moccio,  det- 
to  anche  male  de  cani,  che  non  di  rado  ne  coglie  molti  nel 
tempo  inedesinfo,  e  ne  fa  tristo  governor  e  i' idrofobia  che 
da  esso  vieoe  ad  ora  ad  ora  col  niorso  comunic^ta  aoche  ad 
altri  animali  che  ne  peiiscono  (IN.  9). 

8.°  Tacendo  i  mali  ordiuarj  ad  altri  animali,  i  polli,  e  in 
_geoerale  tutli  i  vojalili  di  corlile,  nelle  venete  provincie 
soggiacciono  mollo  all'  incomodo  de'  loro  insetti,  che  li  fa 
talor  inlristire  ;  a  quello  della  muda^  che  pur  e  una  specie 
d'  infermiti  ;  e,  massime  in  tempi  caldi  e  in  luoghi  scarseg- 
gianti  d'acqua,  eziandio  alia  pipita.  Ed  oltracci^  van  sotto- 
posti  a  morie  non  ancora  ben  conosciute  e  determinate, 
che  spesso  quinci  o  quindi  ne  menano  strage  ;  come  quella 
delta  dal  volgo  mal  del  fasol,  per  1'  apparenza  di  fagiuolo 


^         -  _  986  — 

clic  in  cssa  premie  locchio,  o  uii'nllrn  die  offre  raolto  in- 
laccato  ed  ammollito  il  fegato. 

9."  Ollre  i  mail  conlagiosi  pi'oprj  delle' singole  genera— 
zioni  d'  aniinali,  ve  n'ha  di  comuni  a  parecchie  ;  e  son  di 
due  fatte.  Gli  uni  benche  portino  il  noine  slesso,  non  si  co- 
niunicano  die  agli  animali  della  niedesiina  specie,  !a  ftiriasi 
e  la  scabbia,  diversando  in  ognuna  il  parassito  die  n' o  la 
causa.  Gli  allri  poi  si  trasmettono  anche  ad  animali  di  spe- 
zie  diversa,  come  il  cancro  volanle,  die  prende  bue,  peco- 
ra  c  majale  :  le  afte,  cbe  prendono  bue,  pecora  e  cavailo,  e 
si  ponno  coniunicar  anche  all'  uomo  :  i  mali  carbonchiosi 
atti  ad  allignare  in  quasi  ogni  specie  d' aoimali  o  la  rab- 
bia,  la  quale  a  pressodio  tutle  le  specie  d'  animali  asangue 
c'aldo,  e  all'  uomo  slesso  si  puo  trasmetlere,  specialmeule 
dal  cane,  che  ne  fa  col  niorso  I' inoculazione  (N.  7). 

10.°  Tali  sono  in  succinto  i  mali  che  nelie  venete  pro- 
vincie  aftliggono  le  varie  specie  dei  bruli  domestici.  [  piii 
danuosi  de"  quaU,  i  piu  distruggitori  essendo  i  contagi ;  o 
qui  gia  slabilili  come  la  ftiriasi,  la  scabbia,  il  farcino,  il 
moccio,  il  cimurro,  I'  idrofobia,  la  polmonea,  e  qualche  car- 
bouchioso  ;  o  che  ad  epoche  diverse  ci  fanno  irruzione, 
come  la  febbre  ungarica  dc'  bnoi,  il  vajuolo  delle  pecore,  iJ 
cancro  volanle,  le  afte  ;  che  direllamente  non  dipendono  da 
circoslanze  di  suolo  o  di  cielo  ;  si  puo  dire  che  questo  pae- 
se  di  sua  nalura  per  gli  animali  domestici  c  piultoslo  sa- 
lubre. 

GlULIO  Sandki  111.  0. 


I  N  T  O  R  N  O 
ALLE  SIPPITRAZIONI  BLEU 

N  0  T  A 
.      DEL  H.  E.  E  SECRETARIO  DOTT.  GIACINTO  NAMIAS 


iieiradunanza  26  luglio  dello  scorso  anno  lio  indica- 
to  (I)  die  il  sig.  Scliiff  nella  materia  raarciosa  blen  separata 
dalla  piaga  di  iin  canchero  trovo  il  fosfato  di  ferro,  e  ag- 
giuQto  essere  probabile  clie  il  siero  marcioso  linto  in  bleu  o 
in  verde,  gemente  dalle  piaghe  dei  vescicanti  di  una  idropica 
con  albuminuria  da  me  curata,  dovesse  a  quel  fosfato  il  suo 
colore.  Mi  si  presenl6  recenlemenle  il  caso  di  cangiare  in 
certezza  codesla  probabilita.  Venne  porlata  nelle  sale  a  me 
af6date  una  ragazza  anasarcatica  negli  ultimi  giorni  della 
sua  vita,  alia  quale  ho  fatti  applicare  vescicanti  sui  piedi  alio 
scopo  di  diminuire  I'  esorbilante  loro  gonflezza.  Staccatasi 
I'epidermide  e  curata  la  piaga  coH'unguento  refrigeraute,  le 
pezze  si  colorarono  in  bleu,  c  conseguiroilo  la  medesima 
tinta  applicandole  anche  senza  pomata.  Ho  mandati  questi 
pannilini  al  direttore  della  farmacia  del  nostro  graode  ospe- 
dale  sig.  Cappelletto,  raccomandandogli  di  eseguire  speri- 
menti  di  confronto  su  alcune  parti  non  macchiale  del  me- 
.  desimo  tessuto.  Riporto  qui  le  comunicazioni,  che  gentil- 
'  niente  egli  mi  ha  fatte,  deducendo  indKbUabile  la  presenza 

(i)  Vul.  3.  Ser.  5  di  (|uesti  Al/i.  pag  7ifi. 


—  988  — 
rnnlcmporanea  di  ferro  e  fosforn  nrlle  macchie  siiddcUe. 
La  faiicinlla  in  breve  niori,  n('  si  potorono  raccogliere  ie 
urine  ih'essa  inavvcrlilainenle  pertleva  da  qiiando  entro  in 
ospctlale.  Nolla  sezione  del  cadavere  vidi  i  reni  alroGci  e. 
con  appareiiza  lardacea,  come  nelle  piii  avanzate  dogene- 
razioni  del  morbo  di  Bright;  rilcngo  dunque  che  vi  fosse 
anco  in  questo  caso,  come  ncll' altro  aocciinato,  I' albumi- 
nuria. 

Leggo  ora  un  articolo  del  Nelaton  (I)  sulla  suppu- 
I'azione  azzurra,  il  quale  atlribuiscc  questa  e  la  verde 
alia  materia  coloraute  della  bile,  tingenle  pure  in  ver- 
de, a  suo  avviso,  il  meconio  dei  neonali,  i  Hussi  in- 
testinali  ecc.  In  una  grave  ilterizia  ho  or  ora  veduta  io 
pure  la  marcia  separata  dalla  piaga  di  un  vescicante 
aperto  all'  epigastrio  del  colore  verde  porraceo  proprio 
della  bile  densa,  differente  dalla  tinta  bleu  o  verde  chiara 
riscontrata  nelle  donne  idropiche,  di  che  ho  fatto  parola. 
Nella  mia  ilterica  la  materia  biliare  colorava  la  cute  e  Ie 
membrane  sierose  (come  nella  dissezione  del  cadavere  mi 
assicurai)  per  la  sua  presenza  iiel  sangue,  e  doveva  quindi- 
manifestarsi  anche  nella  marcia  i  cui  principj  scaturivano 
da  quello.  Ma  cio  che  in  simili  congiunture  accade,  non 
meno  che  nel  passaggio  della  bile  a  tingere  il  meconio 
o  Ie  feccie,  non  puo  estendersi  alle  suppurazioni  verdi  e 
bleu  di  ammalati  in  cui  mancano  Io  spargimeuto  bilia- 
re e  il  morbo  epatico.  II  fosfato  di  ferro  capace  di  dare 
alia  marcia  quella  tinta  fu  in  essa  discoperto  colle  inda- 
gini  chimiche. 


(i)  Annali  di  chimica  applieata  alia  luedicina  del  Dott.  Gitivanni  Polli, 
(ebbiaid  1859. 


—  989  — 

N.  I.  Reazioni  suite  maccliie  quali  si  irovano  sopra  il  fes- 
sulo. 

L'acido  tanoico  \i  produce  una  macchia  nerastra. 

Lo  solfo-cianuro  potassico  una  maccliia  verdastra,  ma 
clie  sopravversatovi  un  acido  diventa  rossa. 

II  cianuro  ferroso-potassico  nessuna  macchia,  ma  so- 
pravversatovi acido  diventa  azzurra. 

Le  stesse  reazioni  eseguite  sul  medesimo  tessuto,  ma 
fuori  del  limitedelie  macchie,  riescono  inerli. 

N.  2.  Reazioni  sopra  I' acido  cloridrico  messo  a  contatlo 
delle  macchie^  e  poi  diluito. 

Lo  solfocianuro  potassico  arrossa  immediatamente  il 
liquido. 

II  cianuro  ferroso  potassico  lo  rende  subito  azzurro. 

L'  ammoniaca  versata  tino  al  punto  di  neutralizzazione 
lo  intorbida  ;  feltrato  resta  limpido  anche  con  T  aggiunta  di 
solfato  magnesico,  ma  nuova  aggiunta  di  ammoniaca  vi  de- 
termina  un  precipitato  bianco  cristalUno. 

Lo  stesso  procedimento  eseguito  sulla  tela  non  mac- 
chiala  riesce  affalto  privo  di  ogni  reazione. 

N.  3.  Reazioni  sopra  il  liscivio  dei  sali  rimasti  dopo  lustio- 
ne  delta  tela  macchiata,  uslione  complelamente  esegui- 
ta  col  mezzo  del  nitralo  potassico. 

Lo  solfocianuro  potassico  nesSuna  reazione. 
Egualraente  il  cianuro  ferroso-potassico. 


—  990  — 

N.  4.  Reazioni  sopra  lo  slcsso  liscivio^  ma  addizionalo  di 
acido  cloridrico  per  cui  si  disciolse  in  totalitd  anche  il 
deposito  esislente. 

Precisamenle  identiche,  ma  piu  pronunciate  di  quelle  al 
N.  2,  come  pure  nessuna  reazioiie  si  oltenne  sul  liscivio  dei 
sail  rimasti  dopo  I'ustione  del  lessuto  non  mticchiato,  ben- 
che  addizionato  di  acido  cloridrico. 

Dal  complesso  di  queste  reazioni  e  indubitabile  la  pre- 
senza  conlemporanea  di  ferro  e  fosloro  nelle  maccbie  sud- 
delte. 

CiPrELLETTO. 


k 


ippiicizioffl  DELIA  muma 

alia  curvatura  di  tutte    le  trajettorie  descritte  dai 
ptmti  di  un  sistema  piano  invariabile 

N  0  T  A 

DEL   PROF.    G.    BELLAVITIS 


-00O08- 


^.E 


uolissimo  che  ogni  movinienlo  nel  proprio  piano 
di  una  figura  invariabile  si  pu6  considerare  in  ciaschedun 
istante  come  una  rolazione  intorno  ad  un  punto  fisso;  sic- 
clit',  conoscendo  le  (angenti  delle  trajettorie  descrifte  da  due 
punti,  si  hanno  con  tiitla  facility  le  tangenti  di  tutte  le  altre. 
Nulla  di  pill  natnrale  di  estendere  la  considerazione  a  due, 
diro  cosi,  istan(i  successivi,  e  trovare  la  relazione  tra  le 
curvature  delle  trajettorie  descritte  sinuiltaneamenle.  Spero 
di  rendere  piu  facile  questa  teoria  trattala  dal  Bresse  e  da 
allri  geometri. 

2.  Velocild  e  lurOazione  del  movimenlo.  Non  e  gran 
tempo  che  si  cominci6  a  dare  esatta  definizione  della  velo- 
city nel  moto  vario,  e  mi  ricordo  I'  opposizione  incontrata, 
dicendo  ch'  essa  non  puo  esser  altro  che  la  derivata  dello 
spazio  rispetto  al  tempo;  questa  idea  fu  poi  generalmenle 
adottata:  si  divida  lo  spazio,  ossia  la  lunghezza  della  linea 
Seric  III.T.  IV.  127 


—  992  — 

percorsii  da  iiu  punlo  pel  tempo  iinpiegatovi,  il  limile  di  tal 
rappoi'U)  corrispondenle  al  tempo  indeliiiilameuto  decre- 
scenle  (iiio  alio  zero  (ciot!  Infiiiilesimo)  sara  la  velocilci. 
(Sicoome  della  siicecssione  di  tempi  ugiiali  iioi  noii  |)ossiamo 
formai'ci  alouua  precisa  idea,  cosi  il  predetto  rappoiio  uoo 
6  altro  che  quelio  dello  spazio  ad  iin  allro  spazio  percorso 
conleraporaneameiUe  da  un  puiito,  il  cui  moto  assumiamo 
per  unifoi  me).  La  tangente  di  una  curva  e  il  liniite  della  se- 
oanle  conispondente  airaico  infinitesimo.  La  vera  e  com- 
piuta  velocitd  di  un  punto  non  e  data  dal  predetto  rapporto 
numerico,  hensi  da  una  retta  uguale  a  tal  rapporto  e  paral- 
lela  alia  tangente  della  curva  deseritta  dal  mobile;,  cosi  la 
velociti'j  veramente  costante  e  quella  del  moto  rettilineo.  Le 
velocity  di  lui  punto  mobile,  che  successivamente  viene  in 
M  iM'  ec.  sono  dunque  espresse  dalle  rette  MT  M'T' 
ec,  il  cangiaraento  dalla  prima  alia  sceonda  di  questc  velo- 
city (tenendo  conto,  oltre  die  della  grandezza,  della  direzio- 
ne)  t^  espresso  della  retta  Mu  ,  purche  la  diagonale  con- 
dotta  per  M  del  parallelogrammo  descritto  sopra  MT 
ed  Mu  sia  equipollente  (parallela  ed  uguale)  alia  M'T'. 
Questa  maniera  di  esprimere  la  differenza  di  due  rette 
MT  M'T'  ,  che  io  immaginai  Ono  did  1832,  e  ora  quasi 
generalraente  adottata  (Sainl-Venant,  Cauchy,  Grassmano, 
Mobius,  ec).  II  limite  del  rap[)orto  del  cangiamento  Mu 
al  tempo  impiegato  a  mutare  la  velocita  MT  nella  M'T' 
(  limite  corrispondenle  a  tempo  infinitesimo  )  io  Io  ho  giii 
detto  tnrbazione  della  velociti!i,  considcrandolo  come  un 
lalto  indipendentemenle  dalla  forza  acccleralrice,  ch' e 
capace  di  produrlo ;  anche  questa  idea  6  ora  adottata  nel- 
Tinsegnamento  di  meccanica  alia  scuola  politecnica  sotlo  il 
iiome  di  accelerazione.  Si  ando  anche  piii  innauzi  e  come 
rispetto  al  tempo  la  derivata  dello  spazio  dicesi  velocity,  e 


—  993  — 

la  (lerivata  della  velocity  turbazione,  cosi  la  derivala  della 
turbazione  fii  delta  virlunUld. 

3.  Esprimendo  con  MT  la  velocitd  e  con  MU  la 
turbazione  del  nioviraento,  e  deconiponendo  nel  solito  modo 
la  relta  MU  in  una  parallela  alia  MT  ed  in  una  MV 
perpendicolare,  quest' ultima  misura  la  forza  centrifuga, 
e  da  essa  si  deduce  tosto  la  posizione  del  centro  di  curva- 
Ima     R     della  trajetloria     MM'M''     essendo 

(I)  MR  i£^  MT  .  TM:  MV     ;  il  segno    :^    di  equi- 

pollenza  sostituito  a  quello  di  equazione  esprime  che  la 
MR  lia  la  raedesima  direzione  della  MV  normale  alia 
c'urva. 

4.  Moto  nel  piano.  Se  lutti  i  punli  di  un  piano  Ira  loro 
invariabilmente  unili  si  niuovono  senza  uscire  dal  piano 
medesimo  vi  sono  infiniti  punti  il  cui  moto  e  in  sulle  prime 
rellilineo  (cioe  le  loro  Irajettorie  hanno  contatlo  di  2.*  or- 
dine  colle  proprie  langenti)  ed  altri  il  cui  moto  e  da  prin- 
€ipio  unifoi-me:  il  luogo  georaetrico  dei  primi  punti  6  un 
circolo  col  diametro  OB  ,  e  quello  dei  secondi  un  altro 
circolo  col  diametro  OA  perpendicolare  ad  OB  ;  que- 
sti  due  circoli  si  tagliano  ortogonalmente  nel  punto  O  , 
ch'  6  il  centro  d' istantanea  rotaziOne,  ed  in  altro  punto  U  , 
il  cui  moto  e  neilo  stesso  tempo  rettilineo  ed  uniforme. 

5.  Infatti  se  0  e  il  centro  d'  istantanea  rotazione  la 
posizione  M'  del  punto  M  dopo  il  tempo  t  sari  es- 
pressa  da  OM'^i'^"'''^  OM   i-  H-   ; 

il  primo  terraine  del  secondo  membro  di  questa  equipol- 
lenza  esprime  che  il  raggio  vettore  OM  gira  intorno  ad 
O  dell'angolo  ■  t  -f-  ct-  ,  ommettendosi  le  potenze  supe- 
riori  di  t  ;  1' altro  termine  6t^  indica  uno  spostamento, 
il  quale  6  inflnitesimo  di  2."  ordine  rispelto  a  (  ,  perch^  O 
6  centro  d'  istantanea  rotazione. 


_i)94  — 
Le  derivate  prima  e  seconda  della  precedente  espres- 
sione  sono  quando     t  =  0 
(2)     MT^/OM     ,(3)     MUi^(2c/ — 1)  OIVH-2*  . 
II  ramuno  (radice  di  nieno  uno)    /     della    (2)    indica 
che  la  velocity    MT    <■  perpendicolare  ed  uguale  ad    MO  , 
il  che  csprime  la  rotazione  inforno  ad     0  .    Se  vogliamo 
che  la  turbazione    MU    sia  parallela  alia  tangente    MT  ,   e 
perci6  il  raoto  sia  sensibilraente  reltilineo,  abbiauio 

(2c/— 1 )  OM  -\-2b^  />/  OM 
da  cui  I'isulta 

OB 

"^^ -+-(/)  — 2c)>r  ' 

che  atlribuendo  a /J  tutt'i  valori  reali  esprime  una  curva 
inversa  di  una  retta,  cioe  il  circolo  di  diaraetro  0Bt£^2^  . 
Invece  i  punti  M  ,  il  cui  moto  6  sensibilmenle  uoiforme 
devono  rendere    MU    perpendicolare  ad    MT  ,    perci6 

i      .  (2c/  — ^)  0M-f-0Bt^(/.0M    , 

da  cui 

OB 

(/-\-  \  ~  2c/ 

che,  a  molivo  dei  valori  reali  di    q  ,  esprime  il  circolo  di 

diametro 

/ 

OAt£i —  OB    . 

2c 

I  due  circoli  si  tagliano  nel  punto   U    determinato  da 

\qU.V..  ^  .|-2c/ 

al  quale  corrispondc  la  turbazione  nulla :  introducendolo 
nella  (3)  si  ha 

(4)  V  MU^(2c/  -  i)UM   , 


—  995  — 

cio6  la  lurbaziorio  di  un  punto  qiialunque  M  lia  un  oostan- 
te  rapporto  ed  una  coslante  inclin^zione  colla  retta  MU  , 
clie  lo  iinisce  col  piin!o  U  .  Siiiiil  cosa  lia  luogo  rispelto 
alia  virlunlild  (§  2). 

6,  Quando  si  tratta  di  ricerche  puramente  cinematiehe 
possiamo  siipporre  die  il  raoto  rotalorio  sia  unilorme,  vale 
a  dire  coiisiderare  il  moto  rotatoiio  coinc  I' espressione 
(§  2)  del  tempo;  in  tal  caso  e  c  =  0  ,  e  le  precedenti 
formule  divengono  piii  semplici.  I  punti  che  prendono  un 
raovimenlo  sensibilmente  uniforme  non  sono  piii  situati 
sopra  un  circolo,  bensi  sulla  relta  indefinita  OB  ;  ed  i 
punti  di  movimento  rettilineo  appartengono  al  circolo,  il 
cui  diametro  0B;£^2/>  noi  ora  segnererao  con  OU  , 
giacche  la  (3)  diventa  I'equipollenza  identica  (5)  ■' 

Ml]  t^  —  OM-t-OU  ;  il  punto  U  puo  dirsi  molto  op- 
portunamente  centra  d' istantanea  ttirbazione  ,  dunque: 
Miiovendosi  una  figura  piana  con  nn  molo  rotalorio  unifor- 
me ed  un  moto  progressiva  vario,  esistono  in  ciascun  istante 
due  punti  fissi  0  U  ,  tali  che  la  velocild  di  ogni  punto 
M  e  perpendicolare  e  proporzionale  alia  sua  distanza  MO 
dal  centra  d'  istantanea  rotazione  O  ,  e  la  turbazione  del 
moto  di  M  e  espressa  dalla  retta  MU.  Ne  viene  che  lutti 
i  punti  delta  retta  OU  hanno  moto  uniforme,  perche  la 
turbazione  6  perpendicolare  alia  velocity,  e  tutti  i  punti  V 
del  circolo  di  diametro  OU  hanno  moto  rettilineo,  essen- 
do  la  turbazione  VU  parallela  alia  velocity.  Considerando 
soltanto  la  forma  delle  trajettorie  descritte  dai  punti  M 
vediamo  che  la  MO  6  la  norraale,  e  che  se  questa  MO 
incontra  in  V  il  predetto  circolo  di  diametro  OU  ,  ossia 
se  UV  6  la  perpendicolare  abbassata  da  U  sopra  MO  , 
il  centro  di  curvatura  R  e  dato  da 
(6)  MR  ^  (MO)"  :  MV  . 


—  9;)()  — 

7.  Poi'  (Iclenninare  i  ccnlri  islanlauci  di  roiaziove  e  dt 
tnrlnizione  l)asla  conoscere  i  ocntri  di  curvalui-a  R,  R, 
ilelle  trajeltorie  ilesrritle  da  due  piinli  Mj  M,,  del  sistc- 
ina  invariabile,  giacelie  le  norniali  M,R,  MoRo  s' incon- 
Ireranuo  nel  primo  0  di  tali  centri,  e  poscia  delerminali 
su  di  esse  i  pimti  V,  V^  col  mezzo  della  predelta  rela- 
zione  (6),  il  oercato  U  sara  I'inlersezione  delle  perpen- 
dicolari  alle  M^V^  MoVo  ionalzate  nei  punti  Y^  Vo  .  — 
Giova  osservare  die  la  retta  OU  e  normale  alia  linea,  die 
coutiene  i  siiccessivi  ceiitri  dislantanea  rolazione;  infatti 
dopo  il  primo  istante  if  mobile  ha  (§  5)  oltre  I"  uniforrae 
rotazione  inlorno  ad  O  ,  un  moto  di  Iraslazione  parallelo 
alia  0Ut£^2^,  e  perci6  11  cenh'o  d'istanlanea  rotazione 
dovra  mutarsi  perpendicolarmcnle  a  questa    OU. 

8.  Nel  caso  del  movimento  epicicloidale,  cioe  se  iiitorno 
al  cii'colo  di  centro  D  ruota  ii  circolo,  die  ha  il  cenlro  E, 
e  che  tocca  il  piinio  nel  piinto  O,  questo  e  il  centro  istan- 
taneo  di  rotazione ;  il  piinto  E  descrive  un  circolo  col 
centro   D  ,    pereio  determineremo    V,    col  mezzo  della 

(7)  EV,  ^  (EO)"-  :  ED 
o  della 

(8)  OVjt£i;OD  .  OE  :  ED 

che  ne  c  immediala  conseguenza,  ed  il  punto  V,  sarti  sen- 
za  piu  ii  cenlro  d'istantauca  turbazionc  U  ,  essendoche  il 
moto  di  E  6  unifornie,  propriety  che  spetla  (§  6)  ai  soli 
punti  della  retta  OU  ;  d'altronde  al  §  7  dicemnio  che  OU 
dev' essere  perpendicolare  alia  lineo  dei  punti  O,  la  quale 
e  il  circolo  fisso.  Trovati  i  centri  istantanei  0  U  6  faci- 
lissima  la  delerminazione  della  curvatura  di  qualunque  epi- 
cidoide.  —  Per  le  cicioidi  il  cenlro  D  del  circolo  fisso  e 
a   distanza    finita,  perci6  (7)   il  centro    U     di   lurbazione 


—  997  —  >        ' 

coincide  col  ceuUo  E  del  circolo  mobile.  —  Se  invece 
una  rella  ruoti  su  di  uu  circolo  sai'i  E  a  distanzainfinita, 
la  (8)  ci  dara  OU  i£^  —  ODt^DO  ,  cioe  il  raggio  DO 
del  circolo  lisso  dee  prolungarsi  d'aitrettanto  lino  in  U  , 
in  giiisa  che     DU  •£^  2  .  DO  . 

9.  Un  circolo  di  centre  E  puo  ruotare  e  strisciare  su 
un  circolo  di  centro  D  ,  in  guisa  che  il  centro  d'istantanea 
rolazione  0  sia  un  punlo  della  retla  DE  differente  dal 
punlo  di  contatlo  dei  due  circoli ;  collo  stesso  ragionamenlo 
del  §  precedente  vedremo  che  determinato  V^  col  mezzo 
di  una  delle  (7)  (8)  il  centro  d'islanlanea  turbazione  sari 
posto  sulla  VjU  perpendicolare  alia  DOV^  ;  questo  noo 
ci  da  niente  di  piu  di  quanlo  dicemmo  al  §  7,  ma  c' imports 
considerare  il  case  particolare  che  E  sia  a  distanza  infi- 
nita,  cioe  che  il  circolo  mobile  divenga  una  relta  allora  si 
ha  OVj£^DO,  cioe  DV|t£^2D0.  Questa  deterraina- 
zione  vale  qualunque  sia  il  raggio  del  circolo  su  cui  slriscia 
la  relta,  e  percio  anche  quando  esso  si  riduca  al  punlo    D. 

10.  Se  forma  parte  del  sislema  mobile  una  relta  MjMj 
di  costante  lunghezza,  i  cui  estremi  percorrano  due  circoli 
_dali,  avenli  i  cenlri  R^  Rj  ,  il  processo  del  §  7  di  per 
ogni  posi/ioue  della  relta  i  centri  islanlanei  0  U ;  col  cui 
mezzo  si  trovano  poi  (§  6)  i  circoli  osculalori  della  curva 
di  Wall,  e  di  ogni  allra  curva  generata  da  un  punlo  M 
stabilmenle  unilo  colla  retla  MjMo.  —  Se  alcuno  dei 
moli  circolari  divenla  reililineo  il  centro  d'  islanlanea  tur- 
bazione  U  appariiene  alia  retla  fissa ;  cosi  nel  caso  delle 
ellissi  generate  dai  punti  M  uniti  stabilmenle  alia  relta  di 
costante  lunghezza  MiM^  che  si  muove  tra  le  rette  fisse 
MjU  MjU  ,  bastera  innalzare  a  quesle  le  perpendicolari 
MjO  IVF^^O  ,  poiche  il  centro  di  turbazione  sara  costan- 
lemente  I'  intersezione   delle  relte  tisse  ;   dopo  di  che,  ta- 


V    —91)8  — 
gliata  la  retta    MO    in    V    col  circolo  dl  diamelro    01)    il 
centro  di   t'urvaluiM    R    sarii  dalo  dalla  solita 

(6)  MRt£^(MO)- :  MV  .  —  Ad  ogni  punlo  M  dell' el- 
lisse  coirisponde  aduiique  im  osservabile  punto  0  ,  il 
quale  appartiene  al  circolo  die  lia  per  raggio  la  semi- 
somma  o  la  semidiffercnza  dogli  assi  deH'ellisse  ;  U  e  il 
coiitro  deH'ellisse,  ed  ossendo  MIJ  la  luibazioue  del  molo 
si  vede  che  un  punlo  altralto  da  U  in  ragionc  diretta  della 
distanza  descrive  un'  ellisse,  e  tutti  i  punli  del  sistema  con- 
servano  le  stesse  nuitue  distanze,  giacclic  I'  intero  sistema 
ha  un  moto  rotatorio  costante  comi)inato  con  un  moto  pro- 
gressive) allernativo,  nel  quale  la  velocita  procede  come  i 
seni  del  tempo:  singolare  movimento,  die  forse  lia  qualclie 
applicazione  nelle  vibrazioni  molecolari. 

11.  Consideriamo,  per  secondo  esempio,  una  relta  la 
quale  passi  pel  punto  tisso  D  ,  nel  mentre  che  un  suo  pun- 
to  Ms  scorre  su  una  retta  fissa  M^U  ,  sicchc  un  altro 
punto  M  di  tal  retta,  il  quale  conscrvi  una  costante  distan- 
za da  Ma  descrivera  la  nota  Concoide.  Siccome  il  jmnto 
della  retta,  ch' e  in  D,  si  muove  nclia  direzione  DM2, 
cosi  il  centro  d'  istantanea  rotazione  O  sura  1"  intcrsezione 
delle  perpendicolari  DO  M^O  innalzale  alle  DM^  MoU; 
poscia  pel  §  9  prenderemo  OV,;£iiDO,  cioe  DVi;£^2D0, 
la  VjU  perpendicolare  alia  DV,  laglieii'i  la  rella  lissa  nel 
centro  istantaneo  di  turbazione  U  .  Col  mezzo  di  O  e  di 
U  si  determineranno  nel  solito  modo  i  cenlri  di  curvatura 
di  tultc  le  trajettorie  descrilte  dai  punti  invariabilmonte 
uniti  con    M,,    e  colla  retta   DM,  . 

12.  Pill  generalmente  se  la  ligura  mobile  abbia  un  punlo 
Mo  die  scorra  su  una  retta  fissa  M,,U  (e  potrebbe  aiidie 
supporsi  che  fosse  una  curva),ed  una  retia  LI)  ,  die  scor- 
ra passando  sempi'e  per  nn  puiilo  lisso    D  ,    s'innalzera  da 


—  999  — 
IVIj  perpendicolarmente  alia  retta  fissa  la  M2O  ,  che  si 
taglierA  in  0  colla  DO  perpendicolare  alia  retta  mobile 
DL  ;  la  DO  si  raddoppieri  in  DV,  tC^  2D0  ,  e  la  VjU 
perpendicolare  alia  DV^  taglieri  la  retta  fissa  in  U  .  — 
Sela  costante  distanza  del  punto  M2  dalla  retta  DL  sia 
eguale  alia  distanza  del  polo  D  della  retta  fissa,  il  punto 
di  mezzo  di  quella  prima  distanza  descriveri  una  Cissoide, 
della  quale  si  troveri  quindi  nel  solito  modo  (§6)  i  raggi  di 
curvatura.  Simile  costruzione  vale  se  due  rette  stabilmente 
congiunte  scorrano  passando  per  due  punti,  o  strisciando 
su  due  curve,  ecc. 

13.  Curvaiura  degli  inviluppi.  Data  una  retta  mobile 
MjM^  nasconospontancelericerche  del  punto  di  contatto  P 
col  suo  inviluppo,  e  del  raggio  di  curvatura  di  tale  invi- 
luppo.  La  prima  questione  fu  risolta  in  parecchi  casi  dal  sig. 
E.  Fergola,  ed  e  facile  riconoscere  che  P  dev'essereil 
piede  della  perpendicolare  OP  abbassata  sulla  retta  dal 
centro  d'istanlanea  rolazione.  Col  calcolo  delle  eqtiipol- 
lenze  trovo  la  seguente  costruzione :  II  centro  di  curvatuva 
S  deW inviluppo  della  retta  mobile  IVIjMa,  il  cui  moto  e 
istantaneamente  determinato  dal  centro  di  rolazione  O  e 
dal  centro  di  turbazione  U,  e  dato  dalla  OS  t^I^PO-f-UQ  , 
essendo  OP  UQ  le  perpendicolari  abbassate  sulla  retta 
mobile  ;  avvertendo  che  nel  soramare  le  rette  dee  tenersi 
conto  delle  loro  dh'ezioni  secondo  i  principii  del  metodo 
delle  equipollenze.  Nel  caso  particolare  della  retta  M^M^ 
di  costante  lunghezza  mobile  dentro  di  un  angolo  retto 
MjUMj     si  ha     M^P  ii^  QM^  ,    e    PS^3.UQ. 

-14.  II  precedente  teorcma  puo  ricavarsi  come  caso  par- 
ticolare dall'altro  per  s6  evidente.  V inviluppo  di  iin  circolo 
mobile  ha  lo  stesso  centro  di  curvatura   S    della  trajelloria 
descritta  dal  suo  centro    E  ,    e  percid  esso  si  determina 
Serie  III,T.  IV.  128 


_iOOO  — 

(§  6)  mediante  la  ES  if:^  (EO)'- :  EV  ,  essendo  V  //  piede 
delta  perpendicolare  UV  abbassata  snilla  EO  dal  centra 
di  turbazione  U  .  Per  (al  uiodo  si  oltiene  anche  la  curva- 
tura  doll'inviliippo  di  una  cnrva  mobile  col  centro  di  cur- 
vatura  E  ,  purcho  si  noli  che  il  punlo  di  contatto  P  ap- 
parliene  alia  normale  OPE  abbassata  dal  centro  d'istan- 
tanea  rotazione  suila  ourva  inviliippata.  Nel  caso  che  E 
sia  a  dislanza  inlinita,  sari  OS  i£i;  VO  ,  che  il  si  accorda 
col  §4  3. 

Annolazione.  Nel  continuo  progresso  della  Matematica 
mi  sembra  die  Don  si  potri  sperare  di  conoscere  e  coordi- 
nare  quanto  fii  trovato  in  ciaschedun  argomento,  ove  non 
si  adotti  I'uso  di  citare  tutte  quelle  memorie  che,  per  quan- 
to si  erode,  vi  si  riferiscono:  cosi,  dopo  aver  indicate  quelle 
citate  nei  precedenti  §§,  aggiungo  tutte  le  allre,  cui  almeno 
in  parte  io  conosco. 


§   1.    Bresse,  Nuovo  teoreina  sui  movimeuti  piani.  J.  Ec.  poly- 

ieclin.  XX,  1853,  xxxv,  pag.  89  . . .  409. 
§    2.    Bellavitis,  Sagcjio  di  un  nuovo  metodo  di  Geom.  analilica. 

Ann.  del  R.  Lomb,  Feneto  1835.  V,  pag.  244  . . .  259. 
§   2.    Bellavitis,  Iflelodo  delle  equipollenze  §§  id3,  449.  Jnn. 

del  R.  Lomb.  Venelo  4837.  VII,  p.  243  .. .  319. 
§  2-8.  Bellavitis,  Sposizione  met.  dtlle  equipollenze  §§  451,  466, 

467.  Mem.  Soc.  lUtliana,  4854.  XXY,  pag.  225  ..  .  309. 
§   2.    Transon.  J.  Liouville  4845,  X,  pag.  320  .. .  326. 
§  43.    Fergola,  Mem.  Soc.  Ilaliana,  4850,  XXIX.  Ann.    Torlo- 

lini  4852.  Ill,  p.  495. 
Chasles,  Bull.  Fcrrusac  1830.  XIY.  —  Apercu,  etc.  4837,  pa- 

gina  548.  —  J.  Liouville  4845.  X,  pag.  456  e  204. 
Magnusj  J.  Ciellc  4831,  YII,  pag.  432.  —  Sammlung  von  Auf- 

(jaben  1833,  p.  353. 
Olivier,  /.  Ec.  polylecbn.  1834,  XIV,  xxiii,  pag.  85. 


—  lUOl  — 

Breton.  J.  Liouvllle  4838,  III,  p.  488. 

Transon.  J.  Liouville  <I845,  X,  p.  148  . . .  157. 

Vincent.  N.  Ann.  Terquem  d848,  \II,  p.  64. 

Gournerie.  J.  Liouville  1849,  XIV,  p.  417 . . .  450. 

Watelet.  N.  A.  Terquem,  i850,  IX,  p.  -143. 

Minich.  Rio.  Acad.  Padovu  4852.  I,  p.  444  e  .1857,  V,  p.  482. 

B.  J.  Crelle  4850,  XL,  N.  30,  pag.  360. 

Mannheim.  J.  Ec.  polytecJui.  4858,  xxxvii,  pag.  479  .  .  .  490. 

Serret  P.  Melhodes  en  Geometries  pag.  83. 

Lamarle.  Theorie  geom.  des  rayons  et  cenlres  de  courbure. 

Prouhet.  N.  Ann.  Terquem,  XIII,  pag.  280. 

Gilbert,  31.  Sav.  elrangers  Ac.  Belgique,  XXX. 

Resal.  J.  Ec.  polylechn.  XXI,  xxxrii,  pag.  227  ...  271. 

RELAZIONE 

sul  System  eUiptisclier  Bogen  berechnet  von  J.  G.  Schmidt, 
Berlin  1842. 

Fra  i  principali  sussidii  neile  applicazioni  del  calcolo 
deggiono  conlarsi  le  tavole  numeriche,  iinporta  quindi  co- 
noscere  dove  si  trovano  ed  aver  pronto  il  modo  di  adope- 
rarle ;  credo  percio  non  inutile  dir  poche  parole  intorno 
alia  succitata  opera  che  sta  nella  biblioteea  dell'Istituto. 
Essa  da  il  valore  della  secouda  trascendente  elliltica  delta 
anche  la  funzione  epsilon.  In  un'ellisse  col  semiasse  mag- 
giore  =  1  ,  ed  il  minore  =^b  ,  la  lungbezza  v  dell'  arco, 
che  comincia  neU'estremo  dell'asse  minore  e  termina  nel 
punto,  ha  che  I'ascissa  x  (distanza  dall'asse  minore)  6  la  fun- 
zione epsilon.  Dicesi  angolo  modutare  1'  angolo  Q  ,  che  ha 
il  coseno  =  6  ,  e  il  cui  sen  9  =  c  e  I'eccentricita  dell'  el- 
lisse  delta  il  modulo,  Targomenlo  (p  della  funzione  6  d'or- 
dinarlo  T angolo,  che  ha  il  seno  =  x  ;   ma  nelle  tavole  di 


—  i(i02  -^  - 

ciii  si  tratta  si  prese  invece  per  variabile  indipendente  la  x 
(la  quale  ^  segnata  colla  lettera  a),  sicche  6 

che  corrispoude  colla  eps^  <?  =  \  1/    ( *  — c-sen^ip)  6(p  . 

Le  tavole  di  Schmidt  danno  v  in  funzione  di  x  (scambia- 
ta  in   a)  e  di  b  prese  di  centesimoin  centesimo;  nella  pri- 
ma parte  ogni  facciata  corrisponde  ad  un  solo  \alore  di  x 
ed  a  tutti  i  valori   di    6   { e  da  notarsi  I'errore  di  porre 
V  =  0   corrispondentemente  a  5  =  0);  nella  seconda  parte 
ogni  facciata  corrisponde  ad  un  solo  valore  di  b  ed  a  tutti 
quelli  di  x ,  periodic  le  due  parti  contengono  precisamente 
gli  stessi  valori  di  v ;  ci6  pu6  giudicarsi  un' inutile  ripeii- 
zione,  serabrando  che  in  una  sola  tavola  potrebbero  porsi 
le  differcnze  dei  due  prirai  ordini  corrispondenti  agli  accre- 
scimenti  di  b  e  di   x  .   Queste  tavole  sono  comode  perch6 
danno  imniediatamente  I'arco  d'ellisse  in  funzione  dei    due 
assi   2  ,2b    c  dclla  projezione   x    dell'arco  sull'asse  mag- 
giore,  nulladimeno  mi  sembra  raolto  piu  opportuno  di  rife- 
rire  la  funzione  ai  due  angoli    6   (p  .    poiche  le  differenze 
seconde  si  mantengono  molto  piu  piccole;  sijeche  ritengo 
che  il  meglio  sarebbe  rendere  piu  comune  la  tavola  gia 
data  dalLegendre  nei  suoiExercices  de  Calciil,  \8\6.  T.III, 
e  nel  Traite  des  fonclions  eliiptiques,   1 820.  T.  II,  limitan- 
dola  a  7  decimali,  come  sono  le  ordinarie  tavole  Irigonome- 
tricho,  ed  aggiungendovi  le  differenze,  senza  le  quali  rimane 
il  dubbio  sugli  errori  tipografici.Ecco  come  potrebbe  dislri- 
buirsi  la  tavola,  adoperando  invece  di  Q  il  suo  complemen- 
to  /S   (  acciocch6  le  differenze  prime  sieno  tutte  positive ) 
cosi     sen  ^z=  b    e  il  semiasse    rainore   dell'  ellisse ,   e 


/S  =  1 1  ° 

eps                A<p 
4  4°   0,24201  09    1691  77 

38  —  7  59 
-IS"   0,25892  86    1684  18 

44  —  8  08 

A/3 

1  67 
14 

2  05 
17 

—  1003  — 

sen  (p-=^  X   6  la  distauza  dall'asse  rainore  deU'estremo  del- 
r  arco,  che  ha  la  liingliezza   eps  (p 

eps  A?)       A/3 

1  67 1 0,24202  76    1692  4  6   ^  80 
42  —  7  53       ^3 

2  0510,25894  92    1684  63   2  22 
48  —   8  02       16 

Per  ciaschedun  valore  di  /S  la  prima  colonna  contiene  la 
eps  corrispondenle  a  ciascuna  <p  ,  e  nella  seconda  riga  la 
differenza  A,p  A^  eps  presa  una  volta  rispetlo  a  /5  ed  una 
rispelto  a  (p  ;  la  seconda  colonna  contiene  una  soUo  I'  al- 
tra  le  due  differenze  A<p  eps,  A^q,  eps  rispetto  a  <p,  e  flnal- 
raente  la  terza  colonna  contiene  le  differenze  prima  e  se- 
conda   A/3  eps    A^|3  eps    rispetto  a   /S  . 

Quel  giovine  calcolatore  che  si  accingesse  aH'utile  lavoro 
seguirebbe,  io  credo,  opportuno  consiglio  ampliando  alcun 
poco  la  tavola  col  dividere  I'angolo  retto  in  100  parti  eguali 
anzich6  in  90,giacch6  la  divisione  decimale,  sempre  oppor- 
tuna,  diviene  opportunissima  quando  si  deggiono  adope- 
rare  le  differenze  seconde ;  n6  sarebbe  conveniente  rende- 
re  piu  volurainosa  una  tavola  a  doppia  entrata  di  un  use 
poco  frequente. 

La   epsilon  corrispondente   a     /2  ■•{-  y    eda     ?)-}-4' 
(essendo    y  -^  due  frazioni  di  grado)  si  oltiene  accreseen- 
do  quella  corrispondente  a  /2   e   (p  della  seguente  quantity 
(che  contiene  anche  le  differenze  terze  le  quali  facilmente  si 
deducono  dalle  differenze  seconde  contenute  nella  tavola) 
^I,  I  Ap  —  I A V -h- 1 A^^ -f- 4  (I  A V  —  M'?.  H- -11  A^,p -h 
^- >.  i  A'>  A/3 ) -h- 5^  ( A^  A^  —  1  A V  A/3  —  ^  A?>A V -H 
,  -f-'>  ^  A^  A^/3 )  l-i-  >^  ( A/3  —  I  AV  -I-  I  A^/3  H- 
-+->(iAV  — ^A^^)-i->^iA'/3|. 


_i004  — 

Cosi  per   esempio  pc     ?>  =  14°,4775I  ,     /Si-H ",53690 
;illa    0,2  5201  00  tlovru  iiggiiingersi  ( essendo 

1  69  1 77  -+-  i  759  —  \  49  —  1 69540, 
—  i  759  -+-  i  49  =  —  355  ,   38  —  |  6  —  |  4  =  33  , 
1 67  —  ^  4  4  —  ^  I  =  1 60  ,  I  ^  4  -+-  H  =  6  ) 
0,47751  1 1  69540  4- 0,4775  (—355-0,48x8  4-0,54x3) 
4-  0,537  (33-1-0,54x2)  14-0,53696  [  1604-0,54x71 
=  0,00809  73    c  si  avra  0,25010  82  ,  die  bene  si  accor- 
da  col   valore  dalo   dallo   Scliiuidt   per       b  =  0,20       ed 
X  =  0,25  ;     sicclie  non  veggo  alciin  appoggio  alia  suppo- 
sizione  di  errore  nel  valore  di  eps  (14°)  quale  serabra  risul- 
tare  dal  coufronlo  che  I'autore  tedesco  fa  a  pag.  211. 


1  N  T  O  R  lN  O 
ALLA  VISITA  ARTISTICO-ANTIQUARIA 

FATTA    DA    UN'aPPOSITA    COMMISSIONE 

AGLl    STABIIIIJIENTI 

DIPENDENTI  DALL'  I.  R.  DIREZIONE  DEL  GENIO 
DEL  MEMBRO  EFF.  EMMANUELE  A.  CICOGNA 


I, 


Ll  Comando  di  Fortezza  di  Venezia  faceva  conoscere 
alia  Luogotenza  delle  provincie  venete  fino  dal  20  ottobre 
del  decorso  anno  i838,  che  da  questa  Direzione  del  Genio 
avrebbe  desideralo,  cbe  gli  oggetti  d'arle  esistenti  tultavia 
qua  e  \h  in  questi  stabilimenti  rnilitari  fossero  sottratti 
air  ulteriore  loro  rovina,  e  venissero  percio  riconosciuti, 
esaminati  e  classiGcati  mediante  una  Commissione  compo- 
sta  di  persone  dell'  arte. 

Accolta  dalla  Luogoteneriza  la  proposizione,  fu  iiistitui- 
ta  la  Commissione  formata  di  cinque  individui,  oioe  del 
Tenente-Colonnello  del  Genio  barone  di  Scholl,  —  di  Carlo 
Blaas  professore  di  piltura  delT  Accademia  di  belle  arti^  — 
di  Luigi  Ferrari  professore  discultura  nella  stessa  Accade- 
mia, —  di  Paolo  Fabris  socio  d'arte  e  professore  di  ristau- 
ro  —  e  di  me  come  membro  effetlivo  di  questo  Istllulo. 


_  10U()  — 

Vengo  ora  a  dare  un  breve  ragguaglio  della  visita,  die 
in  varii  giorni  del  uovcinbre  e  del  decembre  passati  fece  la 
Commissione  a'  luoghi  spettanti  al  militare,  e  degli  oggetti 
rinvenuti  e  delle  misure  proposte  circa  la  loro  conserva- 
zione. 

I. —  I  primi  esami  furono  sui  dipinti  a  fresco  sacri  e  pro- 
fani  nel  chiostro  di  sanlo  Stefano,  gii  illustre  monastero 
degli  Ercmitani,  ove  adesso  abita  la  Direzione  del  Genio. 
Quests  pitture,  di  mano  del  Pordenone  e  di  altri  della  sua 
scuola,  sono  in  alquanto  cattivo  stalo.  Sono  pero  degnissi- 
me  di  essere  conservate,  anzi  sottratle  a  maggiore  deperi- 
mento  ;  la,qual  cosa  consiglierebbe  a  trasportarne  una 
parte  in  tela  per  opera  di  qualche  abile  artista,  affinch^  ad 
un  pubblico  stabilimento  fossero  consegnate.  E  questa  parte 
sarebbe  tutta  la  facciata  meridionale,  che  raffigura  putlini 
ed  allegoric,  lasciando  intatta  quella  di  Danco,  che  ricorda 
soggetti  sacri,  come  sono  Adanio  ed  Eva  scacciali  dal  Pa- 
radiso  terrestre,  11  fratricidio  di  Caino,  Cristo  che  apparisce 
alia  Maddalena,  la  lapidazione  di  santo  Slefano,  ed  altri  di 
mano  del  Pordenone,  gia  descritli  dallo  Zanelti  e  dal  Mo- 
schini ;  due  dei  quali  affreschi,  in  copia  ad  olio,  cio6  Ada- 
mo  ed  Eva,  e  Cristo,  e  la  Maddalena  pendevauo  gu\  dalle 
pareti  della  sagrestia. 

Un  grandc  quadro  a  tempera  rappresentanle  la  Croci- 
fissione  di  Gesii  Cristo,  e  molte  Ggure,  che  sembra  della 
scuola  di  Giotto,  sta  in  una  sala  superiore  dello  stesso  mo- 
nastero, che  forse  era  ad  uso  di  biblioleca.  Esso  e  per  al- 
tro  mollo  deperito,  e  una  nuova  foderatura,  una  inlelaialu- 
ra  e  un  ristauro  analogo  al  merito  del  dipinto  sarebbero 
necessarii. 

Nella  medesima  sala  trovansi  otto  quadri  ad  olio  di 
mlnore  grandezza.  11  primo  ha  san  Cristoforo  col  fanciullo 


—  4007  -^ 
GesCi :  e  di  Leandro  Da  Ponle,  e  merita  di  essere  accomo- 
dato.  II  secondo  un  filosofo  d'ignota  mano;  il  terzo  la  Beala 
Vergine  col  Bambino  e  due  Santi,  altribuito  al  Cignaroli  ; 
il  quarto  e  quadro  di  decorazione  con  un  soggetto  allego- 
rico,  vedendovisi  Cupido,  Ercole,  un  Centauro  ed  altro, 
tutto  a  chiaro  scuro,  tranne  il  Centauro,  die  e  in  colori  : 
autore  ne  e  Antonio  Zanchi.  Gli  aitri  quattro  sono  in  tale 
stato,  che  non  e  prezzo  delT  opera  il  descriverii,  raeno  il 
conservarli.  Inotilmente  si  e  rintracciato  se  alcuno  di  que- 
sti  quadri  si  ranimenti  dagli  scrittori  delle  veneziane  pit- 
ture.  Ne  6  da  sorprendersi,  perche  tauto  lo  Zanetti,  quanto 
altri  oramisei'o  per  lo  piu  di  visitare  le  stanze  superiori  dei 
monasteri,  i  quali  [)ur  tenevano  superbe  e  rare  dipinture, 
cbe  collo  sciogliniento  dolle  regolari  corporazioni  uscirono 
in  luce,  e  a  carissimo  prezzo  talune  furono  vendute,  senza 
ehe  se  ne  conservasse  almeno  un  elenco. 

Neir  interno  del  cbiostro  poi  esaniinaronsi  otto  sepol- 
crali  monumenti,  che  dti'  molti,  che  adornavano  ne'  tempi 
andali  le  pareti,  rimangono  tuttora  visibili. 

\°  Grande  tirna  di  stile  gotico,  bene  ornata,  contenente 
le  ossa  di  Andrea  Contarini  doge  celebre  per  il  riacquisto  di 
Chioggia,  defunlo  nel  1382,  con  la  sottoposta  epigrafe,  scol- 
pita  pero  in  caratteri  di  stile  affatto  diverso,  cio6  delsecolo 
XVII,mentre  quella  contemporanea,  la  quale  in  onore  del 
doge  era  stata  preparata,  non  vi  fu  mai  posta  per  ordine 
dello  stesso  doge.  Ho  gii  pubblicata  nel  4  852  la  scoperta 
che  io  feci  dell'  epigrafe  contemporanea,  la  quale  oggidi  ve- 
desi  nel  rauseo  archeologico  di  San  Marco. 

2."  Allra  urna  racchiudente  le  ceneri  di  Domenico  Mo- 
lino,  senatore  insigue,  e  grande  protettore  de  letterati,  raor- 
to  nel  1635.  Avvi  scolplta  la  sua  effigie  sovrapposta  e 
r  epigrafe  relativa. 

Strif  in,  T  IV.  129 


—  1008  — 

3.°  Viviano  Viviani,  medico  vcneziaiio  notissimo  del  se- 
colo  decimosctlimo,  dclimtoncl  10  48,  ha  sulla  parete  stessa 
un  cenotalio:  iinpci'ocche  lo  cfiioii  di  liii  luiono  interrale 
ill  san  Lorenzo,  como  dalle  inscrizioni  di  quclla  cliiesa  da 
.me  raccolle  ed  illuslralc.  Era  decorato  queslo  ccnotaQo 
dal  buslo  di  liii;  ma  circa  il  1820  la  lrasi)ortalo  nellc  sale 
deir  Atenoo,  ovo  pur  oggi  si  vede.  E  quinJi  Hi  sbaglio  di 
cbi  in  qucsl'auno  1859  scrisse,  vedersi  net  Senunurio  Pa- 
triarcale. 

4."  Vincenzo  Gnssnni,  senalore^  ligliuolo  di  Francesco, 
chiaroperrcggimeati,  e  per  ambascerie  pose  a  se  vivente  nel 
-1642  r  allra  urna,  cbc  sla  sopra  il  volto,  che  conduce  alia 
riva.  Egli  poi  mori  nel  1G53,  come  dalla  vicina  lapide. 

3."  Ad  allro  Vincenzo  Gussoni,  figlio  di  Andrea  cavalie- 
re,  spetla  il  poco  lonlano  monumento,  cui  soprasta  il  busto. 
Fu  senatore,  ambascialore  e  procuralore  di  San  Marco,  e 
passo  air  allra  vita  nel  1054. 

6.°L'urna  antica  di  slilc  golico  sull'  aiigolo  della  mura- 
glia  stessa  ba  fragmentala  la  epigrafe  e  rolto  mezzo  ihco- 
percliio.  Da' manoscritti  pcio  e  dailo  stemma  cbe  porta 
sulla  fronlc  si  conosce  essere  stata  eretta  nel  1378  pel  no- 
Lile  uonio  Giovanni  Soranzo  del  conf:ne  di  san  Geremia. 
Era  dcUo  del  Banco,  perche,  siccome  e  nolo^  solevano  an- 
cbe  i  patrizii  lenere  bancbi  aperti,  appellati  banchi  di  scrit- 
ia,  cioe  dove  si  pogavano  c  scontavano  cambiali,  di  che 
puossi  vedere  anche  il  Lessico  del  chiariss.  cavaliere  Fabio 
Mulinelli.  Devo  pero  notare  lo  sbaglio  di  laluno,  che  disse 
essere  questa  I'urna  di  Antonio  Cornaro  profcssore  patavino. 
Primamente  lo  stile  golico  di  essa  non  corrisponde  all' epoca, 
in  cui  fioriva  il  Cornaro,  che  fu  al  piincipio  del  secolo  XVI ; 
poi  lo  stemma  e  Soranzo,  non  Cornaro.  Da  ultimo  I'  urna 
bellissima  per  isculture  di  Antonio  Cornaro,  che  nell'ingres- 


—  1U09  — 

so  u  qiiesto  chiostro  vedevasi,  fii  fioo  dal  raarzo  ^82opor-' 
tata  in  santa  Maria  della  Salute,  c  coilocata  sulla  parete 
neila  sacrestia  niinore  a  sinistra  del  coro. 

7.°  In  una  delle  celie  dello  st<,'Sso  chiostro  e  I'urna  di 
Paolo  Molin  del  secolo  XIV^  incassata  nei  muro. 

8.°  Nella  vicina  cella  sta  affissa  nella  pai-ete  un'altra 
urna  con  epi§rafe  a  Jacopo  Miani  defunto  uel  1560.  Que- 
st! fu  g\k  senatore,  del  consiglio  de'  X,  elettore  di  dogi,  e 
da  ultimo  procuratore  di  San  Marco. 

Questi  otto  nionumenti  saranno  conservati  ne'  loro  po- 
sti,  previo  il  ristauro  di  alcuni,  e  spezialmente  di  quelle 
.al  N.  6. 

Nello  uscire  poi  dal  chiostro  e  salire  il  ponte  si  e  os- 
servato  il  basso  rilievo  in  pietra  d'  fstria,  che  sta  inmezza- 
luna  sopra  il  portone  d'ingresso,  e  che  rappresenta  la  ma- 
gistrale  tlgura  di  sonto  Agostino  seduta,  aventeil  libro  della 
sua  Regola  e  due  monaci  agostiniani  per  parte  in  ginoc- 
chioni.  E  necessaria  la  conservazione  sul  silo  di  un  tale  bas- 
sorilievo,  anche  perche  corrisponde  al  rimanente  ornamen- 
to  della  porta.  Anzi,  essendone  oggi  impedita  la  libera  vista 
da  una  tavola  dipinia,  su  cui  si  legge  /.  R.  Direzione  del 
Genio,  fu  promesso  che  sari  tantoslo  levata,  e  posta  o  al 
dissopra  della  scultura  o  a'  fianchi  di  essa. 

II.  — Vicino  alia  caserma  di  santa  Maria  Maggiore  6  un 
luogo  isolate,  altra  volta  ad  use  di  eonfraternita,  poscia  di 
oratorio  in  onore  di  Maria  Assunta,  cd  oggi  ad  uso  di  slal- 
ia  militare.  In  questo  6  un  quadro  nel  soflitto,  del  quale,  per 
essere  di  niun  valore,  non  si  fece  descrizione.  lo  ho  ricor- 
dato  questo  oratorio  ncl  Vol.  Ill,  pag.  405  delle  Inscrizio- 
ni,  narrando  delle  preziose  memorie,  e  de'dipinli,  e  delle 
sculture,  che  in  quella  chiesa  di  santa  Maria  Maggiore  esi- 
stevano. 


—  10^0  — 

III.  Grande  lavamani  in  pietra  di  Verona,  con  in- 
oassaluro  di  manno  bardiglio,  avenle  nel  oentro  una  status 
di  tondo  in  pietra  arenaria  rappresenlante  la  Purili,  vedesi 
nella  caserma  a  san  Nicolo  da  Tolenlino.  Ella  i^  di  buona 
forma,  nia  ne  6  diminuito  ii  valore  da  una  spezzatura,  che 
ha  nel  mezzo  la  vasca.  Sonvi  anche  due  affresclii  nel  cor- 
tile,  ma  di  niuna  considerazionf. 

IV.  —La  sala  n."  IG  della  casevma  a  san  Salvatore  ha 
ornati,  e  bassirilievi  di  stucco,  e  pitture  a  frescp  sullo  stiie 
del  secolo  XVI.  Quanto  alia  parte  arcliitetlonica  e  orna- 
mentale  e  in  istato  sufliciente;  ma  quanto  alle  pitture  sono 
esse  in  molte  parti  mancanti  e  deperite.  Ad  ogni  modo, 
nierita  tutta  la  sala  nn  riguardo,  e  che  si  procuri,  che  non 
ne  avvengano  maggiori  danni. 

La  porta,  che  serve  d'ingresso  alia  sala  stessa,  ricca 
di  ornamenti  e  fogliami,  eseguita  in  pietra  d'Istria,  e  dello 
stesso  stile  del  secolo  XVI.  E  probabilmenle  arehitettata 
da  Jacopo  Sansovino,  ordinatore  anche  del  chiostro  inter- 
no,  siccorae  gia  notava  il  Moschini  a  pag.  55^  della  Guida 
-1814,  vol.  I.  Deve  quindi  essere  conseVvata,  come  pure  le 
valve  di  noce  di  essa.  le  quali  pero  reclamano  in  alcune 
parti  una  riparazione. 

Di  nessun  pregio  artistico  6  I'  affresco  del  secolo  XVI 
ritoccato  nel  secolo  XVIII  esistente  sopra  una  delle  pareti 
del  chiostro.  Ma  poiche  vi  6  efflgiata  la  instituzione  del- 
r  ordine  de'  Canonici  regolari  di  san  Salvatore  fatta  dal 
veneziano  pontefice  Angelo  Corraro,  ossia  Gregorio  XII,  6 
da  conservarsi. 

V.  —  Anche  nella  caserma  a'  Gesuiti  vedesi  nel  soppal- 
co  della  scala  principale  un  affresco,  che  6  in  buonissimo 
slato.  Rappresenta  la  Fede,  e  bench6  sia  dell'  epoca  della 
decadenza  dell'  arte,  pure  conservasi  ove  sta. 


—  iOH  — 

VI.  —  Hanoovi  nella  caserma  di  S.  Cosmo  alia  Giudecca 
due  quadi'i  ad  olio  nelle  due  stanze  numerate  71,  72  che 
servono  pegli  ufficiaii,  ma  sono  que'quadri  di  nessun  me- 
rito.  Avvi  pure  un  soffilto  con  lavori  di  stucco  a  fogliami, 
e  puttini  intrecciali.  E  queslo  e  deguo  di  conseivazione. 

Nella  c'hiesa,  che  oggidi  serve  alia  caserma,  le  pitture 
a  fresco,  che  circondano  tutta  la  cupola,  e  le  pareli  del- 
I'abside,  sono  in  gran  parte  deperite.  Nondimeno  non  es- 
sendo  prezzo  dell' opera  lo  Irasportaile  in  tela,  si  lascino 
come  stanno.  Pitlori  ne  furono  Paolo  Farinato  e  Girola- 
nio  Pellegrini,  evennero  gia  descrilte  dal  Moschini  a  pag. 
67  dell'edizione  1797,  vol.  II. 

VII. —  Cinque  quadri  ad  olio  sono  nel  soppaico  della 
sala  della  caserma  di  san  Giorgio  Maggiore  numerala  120, 
la  quale  sala  serviva  gia  per  la  insigne  biblioteca  di  quel 
monaci.  Furono  quelle  pitture  eseguile  nel  1 604  dai  due 
artisli  lucchesi  Giovanni  Coli  e  Filippo  Gherardi;  e  sono 
descrilte  in  un  apposito  opuscolo  a  slampa  nel  1668.  Due 
mezze  lune  si  veggono  della  slessa  mano  nelle  pareti  mi- 
nor!, etanlo  quelli  che  queste  sono  in  buona  condizione. 
Di  questi  dipinti,  i  quali  rappresentano  allegoric  raorali,  ho 
data  notizia  nel  Volume  IV  delle  Inscrizioni  veneziane, 
ova  amplamente  ho  trattato  del  lempio  e  del  monaster© 
di  san  Giorgio  Maggiore,  spezialmente  alia  pag.  387,  389, 
398,  615  ed  ho  osservalo  coll'esperto  e  veramente  galan- 
tuomo  pittore,  che  fu  Pietro  Edwards,  che  quelle  opere  so- 
no di  qualcke  spirilOj  ma  scorretle  at  maggior  segno,  di  sli- 
le  manierato,  e  in  generate  di  merito  assai  mediocre.  Ci6 
malgrado,  la  Commissione  convenne  die  si  conservino,  po- 
tendovisi  fare  un  qualche  ristauro. 
Abbiarao  osservato  inoltre: 

aj  nel  soppaico  della  nobilissima  scales,  opera  di  Bal- 


—  iUl2  — 

dassare  Longhena,  un  qiiadro  ad  olio  di   Valentino  Le-Fe- 
vre,  clie  roppresenla  la  scala  di  Giacobbe. 

b)  Nell'alrio  dell'anlico  refeltorio,  un  grande  quadro 
pur  ad  olio  col  mailirio  di  sau  Lorenzo,  opera  di  Gregorio 
Lazzarini,  eseguila  nel  1G88,  da  doversi  conservare,  previa 
foderalura  cd  acooniodamento.  L' Edwards  la  Irovava  di 
merito,  bencbe  gravemenle  annerita  {Insc.  Ven.,  I.  c.  pag. 
330  e  389). 

c)  Nellatrio  stesso  duo  grandiosi  lavamani  di  rosso  di 
Verona  benissimo  tonuti. 

d)  Nel  releltorio,  sala  num.  33,  un  pulpito  di  niarmo  di 
Verona,  ancbe  questo  bene  condizionalo. 

e)  In  altro  luogo  slanno  quelle  due  statue  di  rauie  do- 
rato  sprimenti  Tuna  Mercurio,  Taltra  la  Nautica  gii  collo- 
cate sul  cimierodelle  diie  torricelle,  allorquando  nel  4  842 
e  4  813  fu  costrulto  il  molo  semicircolare  di  muro^  che 
venne  sosliluito  alio  steccato  di  legno  nel  porlofranco. 

/)  Nel  primo  cortile  6  ammirabile  ii  triplice  ingresso  di 
stile  lonibardesco,  con  colonne  di  marmo  greco,  e  pilastri 
impellicciati  di  breccia  oolorata.  Di  questo  cbiostro,  eretto 
nel  1516,  continuatane  in  seguito  la  fabbrica,  ho  riportato  i 
documenli  a  p.  323  nota  191  del  citato  volurae. 

<7y  Nell'atrio  numerato  31  grande  quadro  colla  strage 
degl'lnnocenti,  lavoro  di  Federico  Cervelli,  Milanese.  Que- 
sla  opera  vastissima  era  situata  a  tale  altezza,  e  quasi  lutta 
ricoperta  di  niuffa,  die  ne  Edwards  ne  altri  avrebbe  potuto 
osservarla,  se  non  si  staccava  dal  sito  (I.  c.  pag.  330,  389). 
Staccata  trovasi  in  pessimo  slato,  e  tale  che  la  Comraissio- 
ne  giudicolla  di  nieschinissimo  prezzo. 

h)  In  questo  stesso  luogo  6  il  medaglione,  o  quadro  ro- 
tondo  con  san  Pietro  in  Vincoli  liberato  dall'angelo,  ope- 
ra di  Giuseppe  Patioo  da  Sieaa,  E  in   iale  condizione,   per 


—  1013  — 

cui  renderebbesi  inutile  ogni  foderatura  e  ristaui'o.  Fu 
gii  notata  da  rae  alia  pag.  330  del  citato  volume.  j,,, 

Fu  osservalo  di  passaggio,  clie  alcune  statue  di  decora- 
zione  alia  scalea  summentovala  furono  levate  per  ordine  del 
fu  maresciallo  comandante  Gorgotzki,  e  collocate  nel  giar- 
dino  del  suo  palazzo  a  san  Barnnba.  Di  queste  statue  in 
generate  io  avea  parlato  alia  pag.  379,  note  3H,  313  del 
volume  predetto,  accenuandone  gli  aulori. 

VIII.  —  Due  grandi  quadri  affresco  si  sono  veduti  nella 
sala  superiore  del  magazzino  dei  lelti  a  Santa  Maria  della 
Miscricordia,  la  quale  in  alti'i  tempi  era  una  delle  sei  gran- 
di confraternite,  archilettata  da  Jacopo  Sansovino:  quei 
quadri  sono  dalla  Commissioue  giudicati  di  mano  di  Do- 
menico  Tintoretfo.  Uno  csibisce  la  sacra  famiglia  con  due 
santi;  altro  la  Trinila.  II  primo  e  in  sufliciente  stato;  ii  se- 
condo  molto  guasto  nella  gloria.  Si  e  conchiuso  doversi  ri- 
portare  e  I'uno  e  I' altro  in  tela  per  una  migliore  conser- 
vazione. 

E  uiagnifico  poi  il  portone  di  marmo  di  Verona,  otto 
piedi. largo,  e  sedici  alto,  sormontato  dal  busto  in  marmo  di 
Carrara  del  benefattore  di  questa  confraternita  Lodovico 
Bruzzoni  con  la  sottoposta  epigrafe  recanle  1' anno  1679 
scolpita  in  mezzo  a  ricchi  ornamenli  dello  stesso  marmo. 
Questo  portone  serviva  d'ingresso  ad  una  minore  stanza 
vicina,  gia  detla  I'Albergo.  La  porta  poi  della  scala  e  osser- 
vabile,  percLe  flancbeggiata  da  quatlro  colonne  di  greco 
con  piedistaili  relativi.  E  assai  deceute  eziandio  la  lapide  al 
guardian  ^varnle  Domenico  conte  F*o/a  poslagli  nell' anno 
-1788  da'  confratelli  per  le  sue  benemerenze  verso  il  soda- 
lizio.  La  sala  in  fine  da  ogni  parte  e  dipinta  con  archilet- 
ture  a  chiaroscuro  dello  stile  del  secolo  XVI,  in  cui  tutta  la 
fabbrica  fu  eretta.  Tali  architetture  sono  collocate   fra  gli 


—  4014  — 

intervalli  delle  finestre,  ed  hanno  pure  a  fresco  sparsi  qua 
e  li  effigiati  i  dodici  profeti  maggiori  con  un  motlo  sotto- 
posto  ad  ogniino,  Iratto  dalle  sacre  scrilturc. 

Cinquanta  colonne  coi  lore  picdistalli  di  pietra  d'Istria 
si  veggono  nella  sala  inferiors,  gran  parte  delle  quali  sor- 
reggono  rimpalcaluia  della  superiore.  TiiUo  e  di  oUirao 
stile,  e  tutto  degno  di  ogni  cui'a  per  la  sua  conservazione. 
Anzi  la  Comniissionc  mostro  desiderio,  die  un  locale  cosl 
niagnilifo  abbia  una  piu  nobile  destinazione.  Si  sa  gii,  che 
gran  parte  de'  murrai  del  superbo  pavimento,  onde  era  co- 
perta  la  sala  superiore  fu  trasportata  a  decorare  la  sala 
dell'antica  biblioleca  di  San  Marco,  ora  addetta  al  reals 
palazzo. 

IX. —  Sta  sopra  la  porta  esteriore  della  chiesa,  che  fu  di 
santa  Maria,  oru  inagazzino  militare,  un  basso  rilievo  rap- 
presentante  santa  Maria  circondata  da  monache.  E  di  pie- 
tra d'Istria,  ad  eccezione  della  testa  della  santa:  scultura 
del  secolo  XIV-XV.  Traltossi  di  levarla  dal  sito,  e  deposi- 
tarla  nella  chiesa  di  san  Nicold  poco  discosta,  perch6  la 
solennita  della  santa  si  celebra  oggidi  in  quella  chiesa. 

X.  —  Sparse  sono  per  I'antica  chiesa  di  sant^Eleaa,  della 
quale  ho  parlato  nel  volume  III  delle  Inscrizioni,  ora  ma- 
gazzino  militare,  alcune  pitture  a  fresco  di  angioletti  e  di 
stemmi  probabilmenle  di  faniiglie  beneraerite  di  quella 
chiesa  e  del  raonaslero,  ma  non  hanno  alcun  pregio  arli- 
stico.  Bensi  e  di  bello  stile  golico  a  pian  terreno  (giaccht 
oggidi  il  locale  6  diviso  da  una  impalcatura)  una  porta  di 
raarmo  d'Istria,  rettangola,  collo  slemma  della  Rehgione 
Olivelana,  larga  all'incirca  4  e  alta  circa  7  piedi.  Potreb- 
be  altrove  trasportarsi.  Essa  serviva  d'ingresso  ad  una  del- 
le cappelle  iaterali. 

XI.  "   Nel  magazzino  delle  polveri,  ossia  nella  chiesa, 


—  4015  — 

clie  fu  dedicata  al  Santo  Spirito,  e  propriamente  nell'atrio 
di  essa  fiancheggiano  la  porta,  clie  metteva  neH'interno 
di  quella,  due  monumenti  sepolcrali  di  ottimo  stile  del  se- 
colo  XVI  con  t'olonne,  fregi,  stemmi,  urna  sovrapposta  ed 
epigrafe  nel  centro.  Sono  quindi  degnissimi  di  conserva- 
zioue,  e,  se  fosse  agevole,  dovrebbero  trasferirsi  in  altra 
chiesa  aperta  al  cuito.  Uno  e  a  Filippo  Tron  giik  amba- 
sciatore  di  obbedienza  a  Giulio  III  nel  ^550,  poscia  procu- 
ratore  di  San  Marco  nel  4  551  e  ballottato  doge  nel  4  556 : 
moriva  nello  stesso  anno  4  556.  L'altro  6  ad  Antonio  Va-. 
Her,  il  quale  dopo  avere  sostenuti  piii  ofQcii  nella  repub- 
blica,  e  specialmente  quelli  che  riguardavano  la  conserva- 
zione  della  laguna,  pose  a  se  vivente  nel  4559  quel  nionu- 
mento.  Passo  poi  all'altra  vita  nel  1569.  Una  grande  raezza- 
luna  lavorata  a  nuisaico,  rappresentante  1'  Eterno  Padre, 
con  I'epoca  in  un  angolo  di  essa  in  numeri  arabici  4  547, 
abbiamo  veduto  sovrapposta  all-architrave  della  porta  sud- 
detla.  Pu6  facilraente  venire  trasportata  altrove,  essendo 
mobile,  non  aderente  alia  muraglia.  E  poi  in  ottimo  stato, 
e  non  richiede  alcuna  riparazione. 

XII.  —  Sponda  di  pozzo  di  bella  forma  del  secolo  XV, 
ornatisslma  d'intrecciati  rami  di  querela,  racchiudenti  teste 
umane  in  alto  rilievo,  tutta  di  pietra  d' Istria  trovammo 
in  un  luogo  terreno  del  Forte  di  san  Pietro.  Esaminata  da 
me  scopersi  nella  parte  inferiore  uno  stemma  diviso  da  una 
banda  da  sinistra  a  destra,  caricata  di  tre  uccelli,  avente 
due  stelle,  I  una  nella  parte  superiore  e  1' altra  nella  infe- 
riore dello  scudo,  che  e  sorniontato  da  un  leone  tenente 
fra  le  zampe  il  sole.  Non  esitai  punlo  a  conoscere  essere 
questo  lo  stemma  della  famiglia  Dardani,  della  quale  ho 
gift  scrilto  in  piii  sill  dell' opera  mia.  Abitava  tale  famiglia 
nel  confine  di  san  .Marziale  sulla  fondamenta  del  rivo  del- 
Serie  ni.T.  IV.  150 


—  loio—        -      . 

la  Sciisa,  e  vidi  in  quclla  casa  lino  dal  1 8 '(3  simigliantissi- 
nia  sponda  di  rosso  di  Verona,  e  un  lavamani  bellissimo 
neir  appartamento  superioro  con  intagli  lavorati  verso  la 
line  del  XV.  Usoi  gia  da  qiiesla  schialta  Lodovico  nardani, 
eho  neN509,  nell^occasione  della  Icga  di  Cambray  eletlo 
provveditore  in  Mirano,  Stiano  ed  Oriago,  entroio  Padova 
con  niiglioja  di  cavalli  c  guastatori,  indi  passo  a  Campo- 
sanipiero,  ove  fu  in  una  mischia  gravemenle  ferilo,  non 
avendo  mai  abbandonato  il  fianco  del  prestantissimo  ge- 
neiale  Andrea  Gritti.  Per  quesli  cd  altri  suoi  meriti  nel 
tempo  di  quella  guerra,  fu  nel  1510  eletto  a  cancellier 
graude  della  repubblica;  niorto  essendo  neila  carica  1' an- 
no appresso  151  I .  Come  la  spada,  seppe  egli  maneggiare 
Ja  penna,  ed  abbiamo  di  suo  a  stampa  il  libro  intilolato:  La 
bella  e  dotta  difesa  delle  domic  in  verso  e  in  prosa  di 
■missier  Lnigi  Dardano  gran  cancelUero  deW  illuslrissimo 
senalo  viniliano  coniro  gli  accusatori  del  sesso  loro  con 
un  breve  hyiUalo  di  ammaestrare  li  figliuoli.  Venezia  1554, 
8."  Opera  curiosa  e  che  per  le  storielle  che  vi  narra  delle 
donne  dell'  anticbita  e  posla  dai  bibliograQ  anche  nella 
elasse  de'  novellatori  italiani. 

Fornita  la  visila,  e  I'accurato  esame  di  tutti  gl'  indica- 
ti  oggetti,  alia  maggior  parte  de'quali  si  6  posto  un  valore 
approssimativo,  avuto  riguardo  alio  stato  loro  attuale,  alia 
spesa  pel  loro  accomodamento,  e  pel  loro  eventuale  tras- 
porlo,  il  signor  Tenente  Colonnello  barone  Scboll,  uomo 
gentilissimo  e  inlelligente  ancbe  di  belle  arti,  e  affezioualo 
alia  nostra  citta,osservava  cbe  paieccbi  de'monumenti  sono 
per  tal  modo  fissi  a  luogo  da  non  poterne  essere  rimossi 
ed  altrovc  trasferiti,  se  non  con  grande  stento  e  maggiore 
dispendio  ;  e  tali  altri  poi  non  sarebbei'o  araovibili  senza  il 
totale  loro  deperiraento.  Quindi  doversi  lasciare,  e  coll' at- 


—  1017  — 

tenia  custodia  e  col  diligente  ristauro  procurare  la  piu 
liinga  loro  durata.  Quanto  poi  a  quelli  che  levarsi  ponoo 
senza  grande  difficollS,  il  signor  barone  e  la  Commissione 
coQ  esso,  per  favoreggiare  Tarte  e  il  patriottico  zelo  della 
citta,  statuivano  di  proporre,  che  vengano  collocati  in  luo- 
§0  acconcio  si  per  guarentirii  da  ulleriori  lesioni,  e  si  per- 
clio,  conccduto  dair  Autorila  militare  I'adito  al  pubblico, 
possalesame  e  lo  studio  loro  tornar  utile  agli  artisti  ed 
agli  amatofi  della  veaela  storia.  E  questo  luogo  esser  po- 
Irebbe  I'isola  di  san  Giorgio  Maggiore.  Imperciocchc^  per 
le  pitture  adattata  sarebbe  la  grande  sala  dell'antica  biblio- 
leca,  ove  gi&  stanno  i  sopraddescritti  selte  quadri;  e  quan- 
to agli  oggetti  di  scultura,  attesa  la  loro  gravita,  opportuno 
riuscirebbe  I'atrio  N.  VIII.  E  qui  un  suo  desiderio  mani- 
festava  il  signor  barooe,  clie  in  quest' isola  veaissero  ripo- 
ste anche  quelle  arnii  storicamente  memorabili,  che  trovaa- 
si  presentemente  nell'Arsenale  di  terra,  e  che  restano  sco- 
nosciute  per  la  situazione  troppo  appartata  di  quel  raemo- 
rando  slabiliraenlo.  Un  niuseo  militare,  che  si  andasse  per 
tal  guisa  atlivando,  offrirebbe  senza  dubbio  un  nuovo  rao- 
livo  di  coraune  interesse,  «  maggior  lustro  alia  citta  di 
Venezia, 


mum  DEL  fiiom  20  mm  \m. 


vicesi'gretario  continua   la  lettura  della  me- 


nioria  del  ni.  e.  prof.  Bartolomineo  Bizio  intitolata: 
Appello  agli  iiltimi  studii  razionali  e  sperimentali 
intorno  alia  porpora  degli  antichi.  —  Questa  lettura. 
che  costituisce  ia  seconda  parte  dellannunziata  me- 
moria,  verra  colla  I.'  parte  pubblicata  negli  Atti. 

11  vicesegrelario  legge  parimenti  :  Alcune  osser- 
vazioni  intorno  ai  bachi  da  seta  e  agli  altri  lepidotteri^ 
del  sig.  Gio.  Batt.  Baseggio  di  Bassano. 

Tali  osservazioni  hanno  per  iscopo  di  mostrare 
che  I'attuale  malattia  dei  bachi  non  si  puo,  ne  si  deve 
credere  proveniente  da  epidemia,  non  da  raancanza 
di  sufficienti  diligenze,  non  da  speciali  nietodi  ^el- 
r  allevamento^  perehe  nessun  metodo  valse,  come 
non  valsero  i  misti,  come  non  valsero  nel'isolamente, 
ne  le  sementi  venule  dai  piii  lontani  paesi. 

Percio  il  sig.  Baseggio  opina  doversi  credere 
la  malattia  effetto  di  parlicolare  influenza  cosmico- 
tellurica. 

A  provar  tale  assunto  il  sig.  Baseggio  estese  le 
sue  osservazioni  nel  4857-58  in  campo  piu  vasto, 
cioe  alle  varie  specie  dei  lepidotteri  che  popolano  i 
monti  del  Bassanese.    Per   quelle   osservazioni   gli 


_  11)20  _ 

misci  provala  la  mancanza,  in  (piel  paeso,  dollo  spe- 
cie coiiuini  per  lo  passalo  dollc  nirlalle  diuine,  crepu- 
scolari  e  nolluriie;  die  viene  euumeraiido  ;  da  ciu 
conchiudc  .  iion  il  solo  baco  da  seta  essere  stato 
colto  dalla  malattia,  ma  si  bone  tuUo  1'  ordine  del 
lepidottei'i,  e  poiche  trattasi  d'  una  malatLia  generalc 
a  qnest'ordine,  generata  da  influenze  cosniico-tellu- 
riche,  opina  non  sara  bastevole  a  vincerla  ne  il  cam- 
bianienlo  delle  somenti,  ne  la  possibile  diligenza  del 
metodo  dell'  ailevamento,  ma  si  dovra  unicamente 
sperar  dalla  natura  e  dal  tempo^  c  non  dagli  uomini 
la  cessazione  di  si  gran  flagello. 

II  m.  e.  dott.  Zanardini  avverte.  che  la  searsezza 
od  abbondanza  o  in  oerte  annate  perfino  la  scom- 
parsa  d'  alcune  specie  di  lepidotleri  venne  in  ogni 
tempo  osservata,  sieche  il  fatto  accennato  dal  sig. 
Baseggio  non  sarebbe  nuovo  ne  straordinario.  —  In 
ogni  modo  non  polrebbe  avere  relazione  assoluta 
coir  attuale  malattia  del  baco  da  seta,  perche  avve- 
nutO  tanto  prima  come  dope.  Per  cio  che  riguarda  le 
alterazioni  patologiche  descritte  dall'  autore  in  due 
b«chi  da  lui  anatomizzatij  crede  il  dott.  Zanardini 
costituire  tali  osservazioni  fatti  troppo  scarsi  e  par- 
ziali  per  trarne  da  essi  il  coroUario  francamente 
espresso  dal  sig.  Baseggio,  esser  cioe  attualmente 
non  solo  il  baco  da  seta,  ma  tutli  i  lepidotteri  in 
generale  inquinali  da  malattia. 

II  segretario  propone,  e  1'  Istituto  assente,  che 
la  memoria  del  sig.  Baseggio  sia  data  ad  csaminare 
alia  CiOmniissione  pei  bachi  da  seta. 


mmU  DEL  GIORl  24  LIIGLIO  1859. 


J^i  legge  liner  relazione  del  prof.  Domenico  Tii- 
razza  :  Delia  formula  projiosta  da  Raukine  per  rap- 
presentare  nmnerkameute  la  relazione  fra  la  tensione, 
il  volume  e  la  temperatura  nel  gas  acido  carhonico, 
che  sara  pubblicata  neile  scguenli  dispense. 

Poi  si  legge  una  menioria  del  m.  e.  cav.  Zante- 
deschi  intitolata  :  Pensieri  di  fdosofm  razionale. 

Il  s.  e.  dott.  Pietro  ZilioUo  legge  il  seguente 
rapporto  suU'  opera  :  Das  Gesetz  des  menschlirhen 
Wachsthumes  und  der,  unter  der  JSorm  zuriickfje- 
bliebene  Brustkorh,  als  die  ersle  und  wichtigste  Ursa- 
che  der  Rhachitis,Scrophulose  und  Tubercolose,  von 
Franz  hiharzik.  Wien  d858.  —  Sulla  legge  dell'ac- 
crescimento  del  corpo  uniano  e  suU'  angustia  del  to- 
race  considerate  quale  causa  prima  e  piii  importante 
della  rachitide,  della  scrofola  e  della  tubercolosi. 

V'haiiiio,  anc'lie  in  niediciiia,  dei  libri  niiuvi  di  cni  bashi 
il  titolo  ad  invitaio  o  a  distogliei-e  daila  lelluia.  Cosi  il  solo 
titolo  dell"  opera  teste  pubblicata  dal  dolt.  Liharzik  di 
Vienna    lu'  avrebbe  iuvogliato    a    leggei'la,   (|iiand'  anche 


—  1U^2:2  — 
ristitulo  noil  me  iie  avesso  dato  I'iiicarico.  Godrei  mollo, 
fin  d'  ora,  di  poter  dire,  cliio  soiio  rimasto  tniilo  contento 
del  testo,  quanto  la  inia  ciiriosita  sarebbe  slala  giiislifuala 
dal  frontispizio. 

II  dolt.  Liharzik  iiitcso  dunque  a  dimostrare  con  qiieslo 
libio,  cbe  I'anguslia  del  lorace  c  la  prima  e  piu  importante 
cagione  della  racbitide,  dolla  scrofola  e  della  tubercolosi. 

L'  opera  sua,  lasciata  da  parte  la  prefazionc,  comincia 
con  UQ  diffuse  discorso  sull'  accrescimento  del  corpo  umano 
dentro  e  fuoii  doirutero:  poi  Iratla  distesamente  la  noso- 
grafia  della  racbitide,  della  scrofola  e  della  tubercolosi ;  passa 
quindi  all'anatomia  patologica,  e  da  questa  ali'eziologia:  e 
terraina  con  una  serie  di  tabellc,  nelle  quali  sono  indicati  i 
risultamenti  delle  misure  prese  daH'autoi'e  stesso  o  da  altri 
di  teste  e  di  toraci,  in  diverse  eta  della  vita,  in  uomini  e  in 
donne,  non  cbe  in  soggetti  sani  e  aniinalali  o  di  racbitide, 
o  di  tubercolosi,  o  di  scrofola. 

Dalle  osservazloni  e  dai  confront!  fatti  dal  dott.  Libar- 
zik  suir  accrescimento  del  corpo  umano  risulterebbe,  cbe 
tutti  gli  uomini,  senza  divario  di  sesso,  crescono,  in  ragio- 
ne  di  spazio  e  di  tempo,  ad  un  modo,  e  cbe  non  si  dislin- 
guono  gli  uni  dagli  altri  se  non  per  differenze  originarie  e 
connate,  onde  il  processo  dell' accrescimento  starebbe  po- 
tenzialmente  nel  germe,  conceduto  pure,  die  la  madre,  il 
suolo,  il  nulrimenlo,  I'educazione,  ec.  conlribuissero,  come 
cbe  fosse,  a  informai'lo. 

Nella  nosografia  sono  additali  i  segni  proprii  della  ra- 
cbitide, della  scrofola  e  della  tubercolosi  cosi  nell'infanzia 
come  nell'eti  successive.  Fra  i  quali  segni  il  nostro  autore 
distingue  I'anguslia  del  petto,  percbc  eminente,  costante'e 
coniune,  nelle  stesse  loro  fasi  diverse,  alle  accennate  tre 
infermilii.  * 


—  i()23  — 

Egli  allega  i  falti  di  anatoinia  patologica  piti  confacenli 
alia  tesi,  che  la  ristrettezza  del  petto  abbia  la  prima  parte 
nella  geiiesl  dclle  ti'e  malattie. 

E  poiche  il  dott.  Liharzik  parteggia  per  la  teoria  delle 
crasi  sanguigne,  cosi  egli  accenna,  che  principalmeate  la  ra- 
chitide,  la  scrofola  e  la  lubercolosi  derivino  da  una  condi- 
zione  speciale  e  propria  del  sangue,  a  coslituire  la  quale 
concorrebbero  la  trasmissione  ereditaria  e  le  potenze  noce- 
voli  alia  respiraziono  ed  alia  nutrizione.  Dopo  di  che  egli 
conchiudc  :  la  cagione  precipua  della  rachitide  potrebbe 
ben  essere  la  piccolezza  relativa  del  polmone,  onde  una 
debole  nutrizione,  ed  una  superfluila  d'acidoe  d'acqua;  la 
scrofola  e  la  tubercolosi  del  pari  potrebbero  bene  prendere 
origine  da  pohnoni  relativamente  piccoli,  onde  una  esube- 
ranza  di  malerie  plastiche,  le  quali  si  arreslano  ad  un  grade 
inferiore  di  metamorfosi,  e  sono  rese  piu  coagulabili  dal- 
I'acido  prevalente;  raa  finchu  tali  singole  cause  non  siano 
onninamente  aramesse  od  escluse  doversi  tenere  per  cagion 
prima  e  piu  importante  della  rachitide,  della  scrofola  e  della 
lubercolosi  I'angustia  del  petto,  la  quale  e  indivisibile  da  tali 
stati  morbosi  ed  e  provata  da  molte  e  moUe  misMrazioni. 

Le  quali  misurazioni,  come  piu  sopra  io  diceva,  sono 
registrale  in  tabelle  dove  apparisce,  che  in  quasi  tutli  gl'in- 
dividui  nei  quali  il  doit.  Liharzik  ed  altri  trovarono  I)  peri- 
feria  del  torace  relativamente  minore  a  quella  del  capo,  ave- 
van(>  una  costituzione  rachitica,  o  scrofolosa,  o  tubercolosa, 
od  erano  colpiti  da  quelle  malattie  che  specialmente  nell'in- 
fanzia  sogliono  svolgersi  in  quelle  costituzioni,  quali  I'idro- 
cefalo,  la  meningite  tubercolosa,  lipertrofia  del  cervello, 
I'asma  periodico  e  I'atrofia. 

Se  da  una  parte  deve  applaudirsi  alia  paziente  diligenza 
p  alia  studiosa  industria,  con  che  il  dott.  Liharzik  radun5 
Serie  III,  T.  IV.  131 


—  1024  - 
lanti  materiali  e  li  pose  in  opera,  non  pu6  tacersi  dallaltra, 
che  I'editicio  da  lui  costrutto  ha  bisogno,  pvv  istar  saldo, 
di  nuove  forze. 

E  infatli,  quantunque  nella  rachitidc  occorra  noa  la  sola 
angiislia,  ma  lalvolta  aiiche  una  considerevolo  deformiti  del 
lorace,  pure  essa,  oel  maggior  numero  doi  casi,  s'appiglia 
alle  ossa  cilindriche  e  vi  si  arresta.  —  La  ristreltezza  del 
petto  si  scorge  pifi  frequente,  6  veru,  nei  tubercoiosi,  e 
c  e  anzi  la  deforniita  propria  dell'  abito  cosi  detto  tisico ; 
ma  e  tale  deformita  cbe  non  imporla  I'angustia  assoluta 
della  cavita  toracica,  essendoclie  il  difetto  di  rotonditi  e  di 
largbezza  6  compensato  da  un'  eccedenza  nella  lunghezza  ; 
poi  Tesperienza  non  ha  per  anco  posta  la  legge,  che  tutli  i 
tubercoiosi  abbiano,  comunque,  il  petto  deforme.  L'eccezio- 
ne  alia  regola  stabilita  dal  dolt.  Liharzik  diverrebbe,  sarei 
quasi  per  dire,  uu'  altra  regola,  se  si  volesse  estenderia 
agl' individui  presi  da  scrofola. 

La  dottrina  del  dott.  Liharzik,  in  ultima  analisi,  consi- 
sle  in  ci6,  che  I'  angustia  del  petto  trae  seco  la  piccolezza 
del  polmone,  onde  i'insuffieienza  della  funzione  di  questo 
viscere,  e  coaseguentemente  una  depravazione  della  crasi 
sanguigna.  Ma  come  si  polrebbe  conciliare  ad  un  unico  ele- 
mento  eziologico  tre  effetli,  apparentemente  almeno,  diversi, 
vale  a  dire,  la  rachitide,  la  tubercoiosi  e  la  scrofola?  Sia 
pure  che  la  scrofola  si  consider!  da  alcuni  medici  e  dallo 
stesso  dolt.  Liharzik  identica  nella  sua  essenza  alia  tuber- 
coiosi ;  sia  pure  che  altri  patologi  confondano  insieme  la 
scrofola  e  la  i-achitide,  resteri  sempre,  colla  dottrina  del 
dott.  Liharzik  da  spiegare,  come  in  un  caso  si  produca  la 
rachitide,  in  altro  la  tubercoiosi  ed  in  un  terzo  la  scrofola; 
perche  la  prima  abbia  sede  primitiva  nelle  ossa,  e  le  altre 
due  nei  tessuti  moUi;  perche  la  rachitide  sia  quasi  propria 


—  1025  — 

deU'et^  infantile,  e  la  tubercolosi  non  soglia  manifestarsi 
prima  della  puberti;  perclie  la  rachitide  e  la  lubercolosi 
assai  di  rado  si  associno. 

D'altra  parte  quand' anche  potesse  ammettersi,  ohe  la 
piccolezza  dei  polraoni  induca  la  scrofula  e  la  rachitide,  do- 
vrebbe  assolutamente  eseludersi  tale  momento  causale  dalla 
genesi  della  lubercolosi;  imperciocche,  in  generale^  i  polmoni 
d'  un  volume  rainore  dell'  ordinario  preservano  da  questo 
morbo.  Cosi  I'aumento  di  densita  di  questi  organi  per  I'im- 
picciolimenlo  della  caviti  toracica,  come  si  osserva  uella 
rachitide,  esclude  la  tubercolosi;  cosi  la  stessa  densita  au- 
mentalasi  per  gravidanza  non  solo  suole  arrestare  i  pro- 
gressi  della  tubercolosi,  ma  opporsi  ben  anco  alia  produzio- 
ne  d'ogni  e  qualunque  tubercolo,  raotivo  per  cui  il  feto  non 
ammala  quasi  mai  di  tubercolosi;  cosi intine  ogni  dilatazio- 
ne  della  cavita  addominale,  pel  ristringiinento  della  toracica 
che  ne  deriva,  favoreggia  I'  immunita  delle  tubercolosi. 

Pol  se  r  accrescimento  del  corpo  umano,  siccome  dice 
Tautore,  e  gia  determinato  nel  gerrae,  e  riceve  da  questo 
r  impulse  e  la  direzione,  e  se  i  successivi  momenti  atti  a 
modiQcare  tale  proccsso  di  accrescimento  sono  sempre  sub- 
ordiuati  a  quella  prima  potenza,  perch6  asserire  che  I'an- 
gustia  del  petto  6  la  precipua  cagione  della  rachitide,  della 
scrofola  e  della  tubercolosi,  e  non  dire  piuttosto  che  nei 
soggetti,  i  quali  sgraziatamente  hanno  sortito  un  abilo  rachi- 
tico,  o  scrofoloso,  o  tubercoloso  il  petto  eresce  meno,  rag- 
guagliata  ogni  cosa,  che  negl'individui  i  quali  fortunata- 
mente  son  nati  sani?  E  ridolta  la  questione  a  minimi  ter- 
mini :  il  tale  uomo,  per  esempio,  ha  la  rachitide  per  effetto 
del  torace  angusto,  od  ha  egli  il  torace  aogusto  per  effetto 
della  rachitide? 

lo  vorrei  dire  con  cio,  che  1'  opera  del  dott.  Liharzik, 


—  i02()  — 
sebbene  sotto  diversi  aspetli  pregevole,  non  d6  punto  la  di- 
moslrazione  d'un  leorema  ;  nia  contiene  sollanlo  dei  buoni 
dali  per  la  soluzione,  so  inai  possibile,  d'un  problema. 

Secondo  1'  articolo  8.°  del  regolamento  interno  il 
professore  suppleute  di  fisiologia  ed  anatomia  su- 
blime nell'  Universita  di  Padova,  Massiiniliano  cav. 
di  Yintschaau,  e  ammesso  a  comunicare  le  seguenti 
sue  osservazioni :  Intorno  al  tempo  in  cui  avviene  il 
camjianiento  dellu  fecola  in  destrina  e  zucchero  per 
I'  azione  della  saliva. 

Leuchs,  come  c  ben  conosciuto,  diraoslro  pel  primo  la 
saliva  agire  sulla  fecola  cangiandola  in  destrina  c  ziiccbe- 
ro ;  era  sebbene  tutti  i  fisiologisti  sieno  al  giorno  d'  oggi 
di  cio  pienaraenie  convinti,  pure  non  si  trovano  essi  d'a"- 
coi'do  quando  sapere  si  desideri  se  questa  azione  deb- 
l)a  attribuirsi  alia  saliva  pura  od  a  quella  che,  rimasta  per 
alcun  tempo  esposta  all' aria  almosferica,  sofferse  delle  mo- 
diflcazioni;  ed  anche  qiielli  che  asseriscono  essere  la  sa- 
liva pura  e  recente  fornita  di  questa  proprieta,  non  s' ac- 
cordano  tra  loro  riguardo  al  tempo  necessarlo  a  talc  can- 
giamenio,  ed  ecco  che  Giovanni  Miiller,  Schwaan,  Purkine 
ed  altri,  ammeltendo  la  saliva  tolta  dal  corpo  animale  a- 
gire  sulla  fecola,  negano  quest' azione  alia  saliva  introdotta 
nello  stomaco,  affermando  gli  aliraenli  rimanersi  troppo 
breve  tempo  in  bocca,  e  giunla  la  saliva  nello  stomaco 
trovarvi  il  succo  gaslrico  che  le  toglie  ogni  azione.  A 
combattere  I'  ultima  parte  di  questa  osservazione  si  leva- 
rono  di  gia  il  Frerichs,  il  Lehmann,  il  Jambowitsch,  lo 
Schroeder  ed  altri,  diraostrando:  che  quand' anche  la  sa- 
liva era  resa  acida  a  mezzo  d'  un  acido  diluito   anorgani- 


—  i027  — 

CO  od  organico,  oppure  era  commista  al  sueco  gastrico,  sia 
naturale  sia  arlificiale,  conservava  ii  potere  di  cangiare  la 
fecola  in  destrina  e  zucchero,  per  cui   rimaneva  ancora  a 
dimoslrarsi  la  saliva  possedere  un'  azione  pronta  siilia  me- 
desima.  Jarabowitscli  e  Schmidt  affermano  essere  dopo  10 
minuti   la    fecola   per  I' azione  della  saliva  trasmutata  in 
zucchero,  e  Frerichs  asserisce  chela  formazione  di  zucche- 
ro e  instantanea  unendo  fecola',  saliva  cd  alcune  goccie  di 
potassa   causlica,  e  porlando   il    miscuglio  all'  ebollizione, 
menlre,  agendo  sulla  fecola  nella  slessa  maniera  senza  far 
use  di  saliva,  non  si  olliene  effellodi  sorta;  e  Funke,  nella 
sua  Fisiologia  avverle,  che  introdotta  della  colla  d'  amido 
nella  bocca  appena  trascorso   uu  minuto  e  qualche  volta 
anche  prima  si  trovano  delle  traccie  di  zucchero.  Ma  ben 
si  scorge  che  quantunque  gli  esperimenti  di  Jambowitsch  e 
Schmidt  indichino  precisamente  il  tempo   necessario  alia 
formazione  dello  zucchero,  pure  essi  non  s'accordano  al 
certo  gran  fatto  colle  osservuzioni  di  Funke,   e  gli  esperi- 
menti di  Frerichs  non  rappresentano  le  condizioni  normali 
dell'animale  economia. 

Bernard,  a  cui  niuno  pu6  negare  e  talento  e  destrezza 
particolare  nello  sperimentare,  si  sforza  di  provare  la  sali- 
va solo  allora  avere  un' azione  sulla  fecola  ch'essa  subi  un 
qualche  cangiamenlo  rimanendo  esposta  per  varie  ore  al- 
I'aria,  e  crede  consistere  I'importanza  della  saliva  nella  so- 
la sua  azione  meccanica,  tanio  piii  che  molti  altri  fluidi 
del  corpo  animale,  ollre  la  saliva,  caugiano  I' amido  in  de- 
strina e  zucchero. 

Vedute  queste  diversity  nelle  opinioni  e  ben  naturale 
d  esaminare  a  quale  d'esse  convenga  tenersi,  di  piu,  aven- 
do  istituito,  tanto  nelfanno  decorso  quanto  al  principiare 
di  questo,  alcuni  esperimenti  nelle  mie  lezioni  pubbliche  di 


—  1028  — 

fisiologia  sulle  proprieU'i  fisiologiclie  della  saliva,  fui  condot- 
ti»  a  fare  una  sorie  d'esperinienti  deslinati  a  vcdcro  se  sia 
fondala  o  nieno  I'asserzione  di  Bernard,  ed  a  delerminare 
•il  tempo  nocessaiMO  affincho  per  I'azione  della  saliva  rocen- 
te  siilla  fecola  si  palesino  le  prime  Iraccie  di  zuocliero. 
Di  quesli  esperimcnti  alciini  veiinero  istiluili  nel  marzo 
deir  anno  decorso,  nia  altri  sludii  m'impodirono  di  con- 
dnrli  ailoi-a  a  (crn)ine  alcuni  or  sono  due  niesi. 

In  questi  esperimenli  traltavasi  principalmente  d^assi- 
curarsi  che  tutte  le  cagioni  d'errore,  per  quanto  6  possi- 
biie,  fossero  rimosse,  e  die  venisse  sempVe  esperimentato 
in  circostanze  pressoch6  eguali. 

Lassaigne  e  Wright  dimoslraronoche  una  lemperatura 
bassa  rilarda,  mentre  una  teniperatura  mediocre  favorisce 
Tazione  della  saliva  ;  ne  venne  quindi  T  avverlenza  di  far 
use  d'una  teniperatura  che  s'avvicinasse  a  quella  del  cor- 
po  animale.  A  questo  scopo  collocai  in  un  bagno  d'acqua, 
la  cui  teniperatura  oscillava  Ira  i  34  e  40  C.  i  tubi  d'  as- 
saggio  conlonenti  la  saliva  e  la  colla  d'amido,  ve  li  lasciai 
dai  cinque  ai  dieci  minuli,  tempo  certo  sufficiente  perch6 
il  tluido  dei  tubetti  raggiungesse  la  medesima  o  pressoche 
la  medesima  teniperatura  dell'ambiente. 

Una  seconda  condizione,  a  cui  dovetti  soddisfare,  si  fii 
che  la  saliva  fosse  recente,  ne  fosse  inquinata  di  qualche 
sostanza  eterogenea,  quindi  negli  esperimenti  fatli  I'  anno 
decorso  la  sera  prima  di  coricarmi  dopo  scialacquata  ben 
bene  la  bocca,  colla  Fempliceimmaginazione  di  qualche  cosa 
aggradevole  al  palato,  otteneva  una  secrezione  abbondante 
di  saliva  che,  raccolta  sopra  un  filtro,  veniva  liberata  dalle 
bolle  d'aria  e  da  quelle  sostanze  che  vi  potevano  essere 
sospese.  Non  essendo  la  stagione  molto  avanzata,  e  la 
stanza  in  cui  veniva  lenuto  il  filtro  non  raggiungendo  mai 


—  10iJ9  — 

una  tempeiatura  maggiore  dei  10°  C,  lenni  per  fermo  la 
saliva,  durante  le  dodici  ore  che  rimaneva  sul  feltro,  noa 
potersi  deconiporre;  pero  in  quest' anno  la  raccoisi  nella 
stessa  maniera  la  mattina  appena  ulzato,  per  cui  la  saliva 
non  rimaneva  sul  tiltru  giammai  un  tempo  maggiore  di 
quattro  ore,  spesso  un  tempo  rainore. 

Siccome  io  feci  gli  esperimenti  colla  saliva  dell'  uomo, 
il  quale  assume  solo  feoola  cotta  o  modificata,  cosi  fu  mia 
c'ura  di  preparare  ogni  volta  della  colla  d'  amido  e  d'  e- 
sperimenlare  se  essa  -da  sola  produceva  la  riduzione  del 
reagente  cupro-polassico,  o  meno,  e  solo  non  ottenendo  la 
riduzione  ne  faceva  uso.  Quesla  stessa  avvertenza  I'ebbi 
per  la  saliva  estraendone  una  piccola  parte  coll'  alcool, 
evaporaudo  I"  estralto  aUoolico  a  bagno  maria,  ed  il  re- 
siduo  disciolto  nell'  acqua  veniva  Iraltuto  col  reagente  cu- 
pro-potassico,  altra  volta  invece  tratlava  dircttamente  la 
saliva  colio  stesso  reagente. 

La  prova  pii!i  sicura  della  presenza  dello  zuccbero  si  6 
d'ottenerlo  in  sostanza  per  riconoscerlo  dalla  forma  dei 
cristalli  a  mezzo  del  microscopio  e  senza  timore  d'errore  a 
mezzo  dei  varii  reagenti;  ma  pur  troppo  la  quanliti  di  zuc- 
cbero, cbe  in  questi  esperimenti  si  ottiene,  e  si  piccola, 
che  conviene  accontentarsi  di  dimostrarne  I'esistenza  con 
una  reazione  che  non  lasci  punto  a  dubitare  della  sua  esal- 
tezza,  quindi  il  miscuglio  di  saliva,  colla  d' amido,  destrina 
e  zuccbero  veniva  ogni  volta  trattato  con  una  grande  quan- 
tity d' alcool,  I'estratto  alcoolico  liltrato,  evaporato  a  bagno 
maria,  il  residuo  nuovamente  disciolto  nell'acqua,  liltrato,  e 
solo  il  fluido  cosi  ottenuto  veniva  esperimentato  col  rea- 
gente cupro-potassico,  non  trascurando  tulte  quelle  precau- 
zioni  a  tutti  abbastanza  conosciute  per  essere  ora  laciute. 

Frerichs  dimostro  che  la  saliva  esercita  la  sua  azione 


—  1030  — 

sulla  fecola  quand'anciie  il  miscuglio  fosse  trattato  coll'al- 
cool;  dovea  esser  (|uintli  iniu  oiira  di  ripetere  qnosto  esperi- 
menlo  per  voderiie  piu  dcllnglialainente  le  coiulizioni.  Ag- 
giunsi  alia  saliva  della  colla  d'amido  coiravverlenza  di  non 
riscaldaria  dapprima,  ma  di  tonoria  in  quella  temporalura 
in  cui  dovea  piu  tardi  riiiianero  I'oslralto  alcoolico ;  una 
parte  d'esso  venne  di  subilo  filtrala,  eyaporata  ed  il  residuo 
disciolto  neirat-qua,  fillralo  ed  espei-iuientato  col  leagente 
cupro-potassico,  non  produsse  riduzionc  di  sorta ;  I' altra 
parte  la  lasciai  stare  per  ben  ventiquattro  ore  in  una  lem- 
peralura  mediocre,  e  sottoponendola  in  seguito  ai  medesimi 
esperimenti  riconobbi  a  tutla  evidenza  la  presenza  dello  zuc- 
chero.  L'esperiraenlo  indicava  a  suificienza  di  non  dover  la- 
sciare  il  miscuglio  unitamente  aU'alcool  per  vurie  ore  in  una 
temperatura  mediocre,  e  il  tempo  necessario  a  tulte  quelle 
operazioni  esser  troppo  breve,  perche  la  saliva  cangiasse 
I'amido  in  zucchero.  Poteva  pero  sorgere  un  dubbio,  cioe 
che  quand'anche  il  tempo  necessario  alia  filtrazione  ed  al- 
I'evaporazione  fosse  troppo  breve  perclie  incominciasse  il 
processo  del  cangiainento  deiramido  in  destrina  e  zucchero, 
quando  questo  vcnisse  incominciato  per  lazione  d'una 
temperatura  piu  elevata  e  senza  la  presenza  dell'alcool, 
esso  continuasse  in  allora  pure  che  la  temperatura  s' era 
abbassata  e  che  al  miscuglio  veniva  aggiunto  deH'alcool.  Per 
rimuovere  questa  obbiezione  feci  alcuni  esperimenti,  di  cui 
gli  uni  erano  diretti  a  mantenere  il  miscuglio  mentrefiltra- 
va  ed  il  tluido  lillrato  in  una  temperatura  vicina  alio  zero, 
gli  altri  ad  abbreviare  il  tempo  della  filtrazione  ed  evapora- 
zione,  ma  pur  troppo  essi  non  furono  sufflcienti  a  togliere 
ogni  dubbio;  pero  gli  esperimenti  fatti  per  determinare  il 
tempo  in  cui  avviene  questo  cangiamento  dimostrano  vana 
tale  obbiezione.  Tutte  queste  precauzioni  varranno  a  tran- 


—  1031  — 

qiiillare  anche  lo  spirito  piiLi  severo  e  saranno  guarentigia 
del  valoie  dei  risultati  ollenuti. 

I  primi  esperimenti  fiuono  di  versare  della  coUa  d' ami- 
do  colorata  in  bleu  dall'iodio  nella  saliva ;  essi  vennero  gii 
istituiti  da  altri  fisiologisti  come,  a  raodo  d'esempio,  dal 
Bernard,  ma  niuno  esperiment6  nelle  circostanze  da  me 
avvertite,  per  cui  non  si  trova  fatto  cenno  che  il  colore  bleu 
della  colla  d'amido  sparisca  nel  momenlo  stesso  che  si  versa 
nella  saliva.  Questo  esperimento  esige  la  precauzione  di  ver- 
sare la  colla  d'amido  goccia  a  goccia,  perch6  essendo  so- 
verchia  la  quantila  deve  trascorrere  qualche  minuto  secon- 
do  prima  che  sparisca  del  tuUo  il  colore  e  se  oltrepassa  un 
certo  grade  la  saliva  non  puo  agire  su  tutta  la  colla  d'amido 
aggiunta. 

•  Questi  esperimenti  vennero  ripetuti  parecchie  volte,  e 
sempre  col  medesimo  successo;  restava  ancora  a  vedersise 
il  fatto  valeva  per  1'  amido  non  cotto,  e  1'  esperimento  ripe- 
tiito  nelle  condizioni  sopraddette  dimostr6:  non  succedere 
una  decolorazione  perfetta  istantanea,  ma  una  diminuzione 
notabile  nel  colore,  e  solo  dopo  qualche  tempo  il  fluido  di- 
venire  perfeltamente  incoloro,  per  cui  viene  di  bel  nuovo 
provato  la  saliva  degli  onnivori  agire  piu  facilmente  sulla 
fecola  cotta  che  sulla  cruda. 

Questi  esperimenti  permettono  un'obbiezione  sola,  cio6 
la  decolorazione  avvenire  forse  per  I'alcalinita  della  saliva, 
ma  qu'ando  riflettere  si  voglia,  come  1' esperimento  il  dimo- 
stra,  che  operando  alia  temperatura  ordinaria  la  decolora- 
zione succede  lentamente,  e  che  acidificando  la  saliva  con 
un  poco  d'  acido  acetico,  quantunque  la  decolorazione  non 
sia  istantanea,  pure  essa  succede  molto  piu  rapidamente  che 
agendo  a  freddo,  e  questa  piu  lenla  azione  viene  spiegata 
dalla  diluzione  sofferta  dalla  saliva. 

Seric  in,  T.  JV  '       132 


—  i032  — 

Affinch6  si  possano  scorgere  le  prime  Iraccie  di  zuccliero 
per  Pazione  della  saliva  sulla  colla  d'amido  fa  d'uopo  che 
trascorrano  almeno  dodici  secondi,  dopo  il  qual  tempo  si 
puo  essere  cerli  che,  operando  con  lutle  le  prccauzioni  indi- 
cate, s'avri  una  manifesta  riduzionc  dell'ossido  di  rame, 
menlre  se  il  tempo  e  piu  breve  non  avviene  riduzione  di 
sorta;  questo  fatto  distrugge  inleramentc  I'obbiezione  so- 
praccitata,  dimostrando  a  lutta  evidenza  che  durante  la  fil- 
trazione  e  i'evaporazioncdeirestratto  alcoolico  non  continua 
il  processo  del  cangiamento  dell'  amido  in  destrina  e  zuc- 
chero  qiiando  si  operi  abbastanza  rapidamente  ed  in  una 
temperatura  mediocre. 

Gli  esperimenti  fatti  coll' amido  non  cotto  e  colorato  in 
bleu  dall'iodio  indicavano  gia  bastanteraente  che  la  forma- 
zione  dello  zucchero  non  sarebbe  molto  soUecita,  e  gli  esp*' 
rimenti  diretti  provarono  solo  dopo  trascorsi  tre  minuti 
trovarsi  le  prime  traccie  di  zucchero. 

lo  credo  d'avere  a  sufflcienza  dimostrato  la  saliva  re- 
cente  agire  sulla  fecola  si  cotta  che  cruda,  ed  il  tempo  in 
cui  gli  aliraenti  amilacei  rimangono  nella  bocca  essere  sufti- 
ciente  per  iucorainciare  almeno  il  cangiamento  della  fecola 
in  destrina  e  zucchero. 

La  massima  parte  dei  nostri  alimenti  amilacei  subirono 
gia  almeno  un  processo  di  disaggregazione,  sia  a  mezzo  d'una 
temperatura  elcvata,  sia  a  mezzo  d'un  qualche  altro  agente, 
arrogi  che  moiti  d'  essi  veogono  introdotti  nella  bocca 
avendo  una  temperatura  spesso  superiore  ai  40"C.,  e  la  sa- 
liva stessa  che  nei  condotti  cscretori  possiede,  secondo  le 
osservazioni  di  Ludvvig  e  Kupfer,  una  temperatura  di  circa 
un  grado  di  Celso  maggiore  di  queila  del  sangue  arterioso, 
dovra  necessariamente  nella  cavita  della  bocca  possedere 
una  temperatura  per  lo  mono  non  inferiore  a  queila  della 


—  1033  — 

slossa,  condizioni  tulle  (.-lie  favoriscono  di  giii  in  bocca  il 
eaiiguiiueuto  della  I'ocola  in  deslrina  e  zucohero. 

II  in.  e.  e  segretario  dott.  Naniias  soggiunge : 
Parecchie  esperienzc  ho  (alio  ricercando  le  prepara- 
zioni  di  jodio  nella  saliva  degl'  infermi  curati  con  tali 
farmachi,  e  di  alcune  ho  breveinente  parlato  nel  Vo- 
lume IV  delle  Memorie  di  questo  Istituto.  Mescolava 
la  scialiva  colla  decozione  di  amido,  e  vi  otteneva 
11  coloraniento  bleu,  o  mediante  il  cioro  svolto  dal 
cloruro  di  calce  coU'aggiunta  dell'  acido  nitrico^  o,  in 
qualche  raro  caso^  mediante  quest'  ultimo  soltanto. 
Accadeva  che  il  fluido  in  breve  si  scolorasse,  lo  che 
io  attribuiva  alio  svolgimento  di  cioro,  che  in  parte 
si  combinava  al  potassio  o  al  sodio  del  joduro  pre- 
§ente  nella  scialiva^  lasciando  jodio  libero  a  colorare 
in  bleul'amido,  e  in  parte  poi  univasi  alljodio^lesso, 
facendo  allora  dileguare  la  tinta  anzidetta  per  la 
IM'oduzione  del  cloruro  d'  iodio.  Ora  gli  esperimenti 
del  dott.  Wintschgau  dimostrebbero  che  in  pochi 
secondi  la  saliva  toglie  all'  amido  la  facolta  di  tin- 
gersi  solto  1'  azione  del  jodio,  mutandolo  in  desterina 
e  glucosio,  e  sorge  naturalmente  la  domanda  se  alio 
scoloramento,  oltre  la  causa  da  me  accennata,  influisca 
il  cangiamento  dell'  amido  in  desterina  e  glucosio  per 
r  azione  della  saliva.  A  determinare  cio  occorrono 
nuove  indagini,  delle  quail  si  potra  poi  dare  notizia 
air  Istituto.  Se  il  coloramento  prodotto  dal  solo 
acido  nitrico  non  si  dileguasse,  risulterebbe  che  lo 
scoloramento  successive  alia  tinta  bleu  per  lo  svolgi- 


-  i034  — 

inento  di  molto  cloro  procederohbe  dalla  sola  produ- 
zione  del  cloruro  di  jodio. 

II  dott.  Fario  domanda  se,  avuto  riguardo  alia 
efficace  azione  degli  acidi  a  trasmutare  la  fecoia  in 
ziicchero  o  glucosio,  1'  Autore  siasi  accertato,  che 
la  saliva  ne'  suoi  esperimcnti  iioii  contenesse  acido 
alcuno. 

II  prof.  Wintschgau  risponde,  che  quaiitunque 
si  sappia  la  saliva  non  dare  che  reazioni  alcaline  o 
neutre,  pure  sarebbe  stato  bene  d'  essersi  assicurato 
con  reagenti  dell'  assoliita  mancanza  degli  acidi  nella 
saliva  delle  sue  sperienze. 

II  dott.  Nardo  narra  d'  aver  esaminato,  pochi 
giorni  sono,  la  saliva  d'  un  suo  coUega  che  dava  rea- 
zioni acide,  al  che  il  dott.  Namias  soggiunse  dover 
esser  accaduto  quel  fatto  per  ispeciali  condizioni 
patologiche,  come  si  sa  che  suol  avvenire,  e  com'  era 
anche  opinione  dello  stesso  dott.  Nardo. 

11  dott.  Berli  osservava  che,  a  suo  parere,  malgrado 
eziandio  i  nuovi  sperimenti,  restava  insoluta  la  parte 
piu  importante  del  quesito^  vale  a  dire  se  la  indicata 
azione  delta  saliva,  di  tramutare  la  fecoia  in  destrina 
ed  in  zucchero,  appartenga  alia  saliva  immutata,  e 
com'  esce  dalle  glandule  che  la  separano,  od  alia 
saliva  piu  o  meno  alterata  dal  contatto  dell'aria  atmo- 
sferica. 

II  prof.  Wintschgau  risponde  che  nel  tempo  della 
filtrazione  non  aWi  a  supporre  accadano  nella  saliva 
notevoli  mutazioni. 


ANNO  1858-59  DISPENSA  DECIMA 

L A  V  ORI 

per  I'  illustrazione  lopografica^  idraulica,  fisica,  statistica, 
agraria  c  medica  dclle  provincie  venetc  die  si  pubblicano 
secondo  I' art.  ^27  degli  slaluti  interni. 

(CoDtinuazione  della  pag.  qSo  del  presente  volume.) 


PROSPETTI 

SISTEMATICI  DEGLI  ANIMALI  DELLE    PROVINCIE    VENETE    E    DEL 

MARE   ADRIATICO    E    DISTINZIONE    DELLE     SPECIE    IN    GRtPPI 

BELATIVI    ALLA    LORO    GEOGRAFIA  FISICA  ED   ALl' INTERESSE 

ECONOMICO   STATISTICO   CHE   PRESENTANO 

0<3.^0 

Classis    II.    AVES  (1) 


SuBCL.  I.  ALTRICES 
ORD.  II.  Aeeiiiitrc!i«  (Rapaces) 

Fan).       VULTURID  AE. 

Siilif.  Vul/urinae. 

Gyps  fulvus,  Bp.  ex  Gm. 

(I)  La  distribuzione  delhi  presenle  classe  d'aiiimali  e  fatta  in  rela- 
zionealle  piii  recent!  opere  del  Pr.  C.  L.  Bonaparte  die  soiio:  il  Conspectus 
generum  avium  ;  il  Conspectus  systeiitafis  omitlivlogiac  ;  il  Tableaux 
parallelique  des  ordres  Linnccns  Anseres,  Grallae.  Gallinae,  ec.  ec. 
inserite  nel  Comples  rcndus  de  V  Academic  des  sciences.  18oo-o7;  il 
Tableau  des  oiseau.v  du proie,  ed  altii  lavori  aiialoghi.  inseiiti  u^iMaga- 
zin  zoologique  e  u^W  Ateneo  Ilaliano,  ec.  Fi'a  le  opere  anteriori  vedusi  il 
Catalogo  mclodico  degli  uccelli  europei,  publilicato  a  Bologna  nel  1842. 

Chi  vole.sse  adoltare  1'  tillima  distribuzione  naturale  offerta  dal  Bona- 
parte nel  18o7,  ne  veda  il  quadro  posto  in  calce  del  presente  catalogo. 
Scrie  III,  T.  IV.  135 


—  i036  — 

Fam.    Falcoimdae. 

Subf.  Aijuilinae. 
Aquila  chrysaotos,  Bp.  ex  Lin. 

heliaca,  Savy.  -      -^ 

naevia,  Br.  c\  Gm.  ' 

Bonellii,  Temm. 

Haliaetus  albicilla,  Bp.  ex  Lin. 

Paiulion  baltactus,  Bp.  ex  Lin. 

Circaelus  gallicus,  Bp.  ex  Gm. 

Subf.  Bnteoninae. 
Archibuleo  lagopus,  Brehm.  ex  Bnmn. 
Buteo  ciuereus,  Cuv.  ex  Gm. 

■  Subf.  Milvinuc.  '' 

Milvus  rcgalis,  Br. 

nigcr,  Br. 
Pernis  apivora,  Cuv.  ex  Lin. 

Subf.  Fakoninac. 

Faico  coininunis,  i//'.  ex  (/m. 
Hypud-iorcliis  eleoiiorae,  Boie  ex  tfene. 

siil)buleo,  Boie  ex  £?n. 
Aesoloii  litliopbalco,  Gr.  ex  Lm. 
Tinnunculus  alaiularius,  Vieill.  ex  Z/r. 
Erythropus  vespertinus,  Brehm.  ex  Lm. 
cencbris,  Bp.  ex  Naum. 
Subf.  Accipitrhiae. 

Astup  palumbarius,  Bechst.  ex  im. 
Accipiter  nisu.s,  Pallas. 

Subf.  Circinae. 
Circus  acriigiuosus,  5/>.  ex  Ltn. 


—  1037  — 

Strigiceps  cianeus,  Bp.  ex  Lin. 

cineraociis,  Bp.  ex  Montag. 
Swaiusonii,  Smith. 

Fam.    Strigidae. 

Sul)f.  Striginae. 

Strix  flamraea,  Lin. 
Nyetale  funerea,  Bp.  ex  Lin. 
Syrnium  aluco,  Sang,  ex  Lin. 
Subf.  Ululinae. 

Otus  vulgaris,  Fle7n. 
Brachyotus  palustris,  Bp. 
Bubo  maximus,  Sibb. 

(B.  athenieiisis?  Bp.  ex  Aldrov.) 

Subf.  Surninae. 

Scops  zorca,  Bp.  ex  Gw. 
Athene  noctua,  Boie  ex  jRef;;. 

ORD.  III.  I*a$s^erefi» 

Trib.  I.  (Decinee 

Stlrps  I,  CULTRIROSTRES. 

Fam.  CoRviDAE. 

Subf.  Corvinae. 

Corvus  cor  nix.  Lin. 

corone,  Lath. 

corax,  Lin. 
MonecUila  turriura,  Brehm. 
Tripanocorax  frugilegus,  Kaup.  ex  Lin. 

Subf.  Nucifruginne. 
Nuciphraga  caryocataetes,  Br.  ex  Lin. 


—  'loss  — 

Siibf.  FregiUmte. 

Pyrrhocorax  nipinus,  Vicll. 
Fregilus  giuculus,  Cuv.  ex  Lin. 

Fam.    Garuulidae. 
Siibf.  Garndinae. 
Pica  caiulata,  Ray. 
Garrulus  glandarius,  Lin. 

Fam.    Stirnidae. 

Subf.  Slurninae. 

Slurnus  vulgaris,  Lin. 

Pastor  roseus,  Temm.  ex  Lin.     '. 

Stirps  II.  CONIROSTRES. 

Fam.    Fringill iDAE. 

Subf.  Passerinae. 

Passer  ilaliae,  Bp.  ex  Vicll. 

domestica,  Bp.  ex  Lin. 
Pyrgita  montana,  Cuv.  ex  Lin, 
Clorospiza  cliloris,  Bp.  ex  Lin. 
incerta,  Bp.  ex  Boux. 
Subf.  Frmgillinae. 
Coccotlipaustes  vulgaris,  Br. 
Fringilla  monlifringilla, //m.         *  " 
caelebs,  Lin. 
canaria,  Lin. 
Petronia  stulta,  Slrichel  ex  Gm. 
Chrysomitris  spinus,  Boii  ex  Lin. 
Carduelis  elcgans,  Stepli. 
Citrinella  alpina,  Bp.  ex  Scop.        • 


—  1039  — 

Serinus  mcridionalis,  Bp. 
Pyirhula  vulgaris,  Ray.  ex  Br. 

eryUirina,  Temm.  ex  Pallas. 

Siibf.  Loxinae. 

Loxia  oui'viroslra,  Lin. 

pytiopsittaciis,  Bechsl. 
Erythrospiza  gilhaginea,  Bp. 
Montifi'ingilla  nivalis,  Brehm.  ex  Lin. 
Linota  montiiim,  Bp.  ex  Gm. 

cannabina,  Bp.  ex  Li/ii. 
Acanlhis  rufesceus,  Viell. 

linaria,  Bp.  ex  Lin.       .  ;   .. 


Subf.  Einberizinae. 

Cynchramus  miliaria,  Bp.  ex  Lin. 
Plectrophaues  nivalis,  Meyer  e\  Lin. 
Centrophanes  lapponicus,  Kaup.  ex  Lin. 
Emberiza  citrinella,  Lin. 

ciiius,  Lin. 

pithyornus,  Pallas. 

Durazzi,  Bp.       ., ,     .     ... 

cia,  Lin. 
Buscarla  lesbia,  Bp.  ex  Gm. 
Sehaenicola  sehaeniclus,  Bp.  ex  Lin.  ' 
pyrrhuloides,  Bp.  ex  Pallas 
Hortulanus  hortulanus,  Bp.  ex  Lin. 

Subf.  Spizinae. 
Euspiza  raelanocephala,  Bp.  ex  Scopoli. 


—  d()40  — 

Stirps  III.  SlBULIROSTRES. 

Fani.    T  r  RD  lit  A  F. . 
Subf.  Turdinxic. 
Turdus  pilaiis,  Lin. 

viscivorus,  Lin. 
niusicus,  Lin. 
illiacus,  Lin.  ,■..,> 

Merula  vulgaris,  7?a//.  •  . 

torquala,  Br.  ex  Lin.     ' 
Subf.  SnxicoUnae. 
Monticola  saxalilis,  Bp.  ox  Lin. 
Petrocossyplius  cyaneus,  Bp.  ex  Lin. 
Saxicola  oenanlhe,  Bechst.  ex  Lin. 
saltator, 

stapazina,  Koch,  ex  Vicll. 
leiiciirus,  A",  et  Bl.  ex  Gm. 
Pralincola  riibicola,  Kanp.  ex  Lin. 
rubecola,  Kanp.  ex  Lin. 
Ruticilla  phoenioura,  Bp.  ex  Lin. 
Cyanccula  svecica,  Breli.  ex  Lin. 

cianecula?  Meyer. 
Rubecola  familiaris,  jB/i7/f.          '     / 
Philomela  major,  Sw. 
luscinia,  Sw. 

Subf.  Syluinac. 

Adophoneus  nisorius,  Kuup  ex  Bech.^l. 
Curruca  orphea,  Boyc. 

atricapilla,  Br. 

hortensis,  Pcnn.         ■■■•■■  ' 

Sylvia  cinerea,  Bp.  ex  Br. 

curruca^  Boie  ex  Temm. 


ji 


—  1041  — 

Sterparola  siibalpioa,  Up.  ex  Jhnel. 
Pyropblhalma  melanocephala,  Bp.  ex  Grev. 
Melizophilus  proviucialis,  Leach  ex  Gm. 
Phyllopneuste  sibilatrix,  Bp.  ex  Bech.  . 
trochilus,  Meyer  ex  Lin. 
rufa,  Bp.  ex  Lath. 
reguloides,  ISardo  ex  Lanfossi. 
Bonellii,  Bp.  ex  Viell. 
Subf.  Calainohcrpinae. 
Calamoherpe  turdoides,  Bp.  ex  Boie. 
arundiiiacca,  Bp.  ex  Gm. 
palustris,  Boie  ex  Bechsl. 
Calamodyta  melanopogon,  Bp.  ex  Temin. 
aquatica,  Bp.  ex  Xa</«. 
phragmitis,  Bp.  ex  Bechst. 
Lusciuiopsis  Iluviatilis,  Bp.  ex  Jl/cy. 
Lusciniola  Savii,  Bp.  ex  Fu^//.  i 

Cettia  altisonans,  Bp.  ^  :     ^ 

sericea,  5/>.  ex  Natter. 
Hypolais  salicaria,  Bp.  ex  Lin. 
Picterina  Bp.  ex  Wiel. 
?italica  Bon. 
Locuslella  lanceolata,  Bp.  ex  Tcmm. 

naevia,  Bp.  ex  Bodd. 
Cislicola  schaenicola,  Bp.  *     : 

Subf.  Accnlorinuc,  '■ 

Acentor  alpinus,  Bechst  ex  Cm. 
Prunella  modularis,  Vicll.  ex  Ani. 

Fam.    Trogloditidae. 

Subf.  Trugloditinae- 

Troglodytes  curopaeus,  Cuv.       ,:'?•'!': 


—  1042  — 

Fam.  Certhiidae. 

Subf.  Ccrthinde. 

Ceiibia  familiaris,  Lin. 
Tichodroraa  niuraria,  lUig.  ex  Lin. 

Siilif.  Sillinae. 
Silla  (Hiropaea,  Lin. 

Fain.    P  A  R  1 1)  A  E. 

Siibf.  Pari7iae. 
Loplioplianes  cristalus,  Kau]).  ex  Lin. 
Parus  major,  Lin. 
Aler,  Lin. 
Cyanistes  caeruleus,  kaii}).  ex  Lin.    '  . 
Paecila  palustris,  Bp.  ex  LJn. 

sibiiiciis,  Kaitp.  ex  Lin. 
.Mccislura  caudala,  Grev.  ex  Lin. 
Panurus  bianiiicus,  Koch,  ex  Lin. 
iEgithalus  pcnduliniis,  Vi;/.  ex  Lin. 

SuIjI'.  Jtcf/hlhi'ie. 

Reguliis  cristalus,  Ray. 

igoicapillus,  Behin. 

Fam.    C  I  N  c  L  I  D  A  E. 

Subf.  Cinclinae. 
Cyiulus  aquaticus,  Lin. 

Fam.       M  OT  ACILLID  AE. 

Sul>l.  Motacillirific. 

Motacilla  alba,  Lin. 

melanocephala,  Licht. 

Yarelb,  Bp.  ex  Gould. 
Pallenura  bulphurea,  Bp.  ex  Bcchsl. 


—  d043  — 

Budytes  flava,  Cnv. 

var.  cinereocapilla,  Savi. 

Siibf.  Anihinae. 

Coiydalla  Richardii,  Siv.  ex  Viell. 
Agrodroiua  campestris,  Sw.  ex  Br. 
Anthus  spinoleltn,  Bp.  ex  Lin. 

pratensis,  Bechst.  et  Lin. 

cerviiia,  Pallas.         -  - 

ruiigularis,  Br. 

arboreus,  Bechsl. 

Fam.    A  I.  A  u  D  I  D  A  E. 

Subf.  Aluudinae. 
Calandrella  arenaria,  Bp. 

bi'achidactylla,  Temm. 
Otocoryx  alpestris,  Bp.  ex  Lin. 
Melanocorypha  calandra,  Boie  ex  Lin. 
Alauda  arvensis,  Lin. 
cantarella^  Bp. 
Galerida  arborea,  Boic  ex  Lin. 

cristata,  Boic  ex  Lin. :       "       ' 

Stirps  V.  Dentirostres. 

Fail).     L  A  N  I  I  D  A  E. 
Subf.  Laninae. 
Laniiis  excubitor,  Lin.  ,> 

rneridionalis,  Temm. 
minor,  Gm. 
Enneoctonus  collurio,  Bp.  ex  Lin. 
ruins,  Br.  nee  Gm. 
Seri«  III,  T.  IV.  134 


—  4044  — 

Fam.     O  R  I  0  L  I  D  A  E. 
Subf.  Oriolinae. 
Oriolus  galbiila,  Lin. 

Fam.      A  M  P  E  L  I  D  A  E. 

Subf.  Anipdinae. 
Ampelis  garrulus,  Lin. 

Fam.    MuscicApiDAE. 
Subf.  Muscicapinuc. 
Muscicapa  alricapilla,  Lin. 
collaris,  Beckst. 
Biitalis  grisola,  Boic. 
Erylhrostorna  parva,  Bp.  ex  Bechst. 

Stirps  \'I.  FiSSIROSTRES. 

Fam.    II I  R  r  N  D  I  N  I  D  A  E. 
Subf.  Hirundininae. 
Hiriiiulo  nislica,  lAn. 
Plyonoprogne  riipeslris,  Cab.  ex  Scop. 
Colylo  riparia,  Boic  ex  Lin. 
Cholidon  iirbica,  Boic  ex  Lin. 

TuiB.  II.  llciluci'ce 

Coohors    I.    £  y  £  o  «!l  u  «•  j  i  I  I 
Stirps  VII.  Amphiboli. 
Fam.    €  H  c  u  L  I  D  4  K. 

Subf.  Cuculinae. 
Cuculus  canorus,  Lin.  .         ;., 


i 


—  4045  — 

Stirps  VIII.  ScANsoREs. 
Fam.     P  I  c  I  D  A  E. 

Subf.  Picinae. 

Dryocopus  martins,  Boie  ex  Lin. 
Picus  major,  Lin. 

medius,  Lin. 

minorj  Lin.      >  ' :  ''-'-.•■ 

Gecinus  viridis,  i?OiV  ex  i/M. 
canus,  Bp.  ex  Lin. 

Subf.  }'unginae. 

Yuiix  torquilla,  Lin. 

Stirps  XIV.  Callocoraces. 

Fam.    CouAciDAE. 

'  '         Subf.  Coracinue. 

Coracias  garula,  Lin. 

Stirps  XV.  Gressores. 

Fam.  Meropidae. 

Subf.  Meropinae. 

Merops  apiaster,  Lin. 

Fam.    Alcedinidae. 
Subf.  Alcedininae. 
Alcedo  liyspida,  Lin. 

Stirps  XVI.  Tenuirostres  (Epopides). 

Fam.    U  p  u  p  I  D  A  E. 
Subf.  Upupinae 
Upiipa  epops,  Lin.  ;■    ••    ^^ ;  : 


—  d04G  — 
Stirps  XVIII.  HvANTES  (Cypseli). 

Fain.     C  Y  p  s.E  I- 1  D  A  E. 

Subf.  Cypselinue. 

Cypselus  apus,  UIkj.  e\  Lin. 
nielba,  lUig.  ex  Lin. 

Stirps  XIX.  IivsiDENTEs  (Nocturni). 

Fani.      C  A  P  B  I  M  I  L  G  I  D  A  E. 
Subf.  CaprintulgiiKie. 
Caprimulgus  europacus,  Lin. 

ORDO    V.    ColiBiiibae 

■     Fam.    C  0  L  u  M  B  I  u  A  E. 

Subf.  Coluinbinue.  <.. 

Columba  paluiubus,  Lin. 
aenas,  Lin. 
livia,  Briss.  cum  varietatibus. 

Subf.  Tiir/iir/nae. 

Tui'lur  aurilus,  Ray. 
risorius,  SelOy. 

ORDO  VI.  Heroilioiies.  , 

Trie.  1.  6ruc& 
Fam.    PnoENicoPTEaiDAE. 

Subf.  Phoenicopterinae. 

Phoenicopterus  roseus,  Pfl//. 


—  ^047  — 

Fam.    G  R  u  I  D  A  E. 

Siibf.  Gruinae- 

Grus  cinorea,  Bechst. 

Tum.  2.  Cicaniac 
Fain.    C  I  c  0  N  I  D  A  E.    •' 

Su!)f.  Ciconinae. 

Ciconia  nigra,  Belon. 

alba,  Belon.  i. 

Fam.     A  R  D  E  I  D  A  E. 

Siibf.  Anleinae. 

Ardea  cinerea,  Lin. 

purpurea,  Lin. 
Egretta  alba,  Bp.  ex  Lin. 

garzetta,  Bp.  ex  Lin.  ^ 

Bupbus  coinalus,  Bp.  ex  Pall. 
Ardeola  minuta,  Bp.  ex  Lin. 
Botaurus  stellaris,  Boie  ex  Lin. 
Nycticorax  griseus,  Strickel  ox  Lin. 

Fam.    Plataleidae. 

Subf.  Plaialeinae. 

Platalea  leucorodla,  Lin. 

Fain.    T  A  :\  T  A  L  I  D  A  E. 

Subf.  TaniuHnae. 

Falcinellus  igneus,  Bechsl.  ex  Imj. 


—  1048  — 

ORDO  VII.  C;;i%ia«^ 

Tfiiit.  1.  Jotipalmi 

Fam.       P  E  L  E  C  A  N  I  B  A  E. 

Sulif.  Pelccayiinue. 

Pelecanus  crispus,  J?r«cA. 

onocrotalus,  aucl.     , 

Subf.  Phalucrocoracinae. 

Phalacrocoi'ax  carbo,  Dumonl.  e\  Lin. 
Ilalieus  pygraeiis?  Bp.  ex  Tcmm. 

TuiB.  :2.  Con^ipcnncd 

Fam.     Procellaridae. 

Siibl.  ProccUarinae. 

Pufrmiis  angloium,  Ray. 
Pi'ocellaria  pelagica,  Vig.  ex  Lin. 

Fam.    L  A  R  I  D  A  E. 

Subt.  Leslriginae. 

Caprolheres  pomariua,  Reich,  ex  Lin. 
Lestris  ceplius,  Blasius  ex  Brnnn. 

Subf.  Larinne. 

Dominicanus  marinus,  Bruch.  ex  I/h. 
Leucus  glaucus,  Bp.  ex  Brnnn. 
Laroides  argentatus,  Brehm  ex  Brunn. 
Clupeilai'iis  fuscus,  Bp.  ox  Im. 
Gavina  Audouini,  Bp.  ex  Payrand. 
Larus  canus,  Lin. 
Uissa  Iridaclylla,  Leach  ex  Brnnn. 


— 1049  — 

Atricilla  Catesbaei,  Dp. 
Gavia  raelunocophala,,  Natter. 

afline,  Nardo  ex  Conlarini. 

ridibiinda,  Br.  ex  Lin. 

cupistrata,  Temm. 
Hydroooleus  minutus,  Kaup.  ex  Pallas. 

Subf.  S/erninae. 

Thalasseiis  cantiacus,  Boie  ex  Lin.       .:  ,; 
Gelochelidon  aoglica,  Montegxi. 

arauea,  Contarini  ex  Wils. 
Sterna  hirundo,  Lin. 

(arctica,  Temm.  macroura,  Neum.) 
Hydrochelidon  nrj;ra,  Boie  ex  Lin. 
hybrida,  Pallas. 

Tkib.  5.  Uriitrttovfe 

Fani.       COLYMBIDAE. 

Sul)f.  CoJijtnbinae. 

Colymbus  glacialis,  Lin. 
arcticus,  Lin. 
septentrionalis,  Lin.      •  i;!  .-, 

Fain.    PoDicipiDAE. 

Subf.  Podicinae. 

Podiceps  cristatus,  Lath,  ox  Lin. 

subcristatus,  Jacquin. 

auritus.  Lath,  ex  Lin. 
Tachybapliis  minor,  Reich,  ex  Lin. 


_  i050  — 

SuBCLAssis  II.  PRAECOCES  (Grallatores). 

ORDO  IX.  C«alliiiac 

Trir.  1,  |)rtei$cvaccftc 
Fam.    N  u  M  I  D  I  1)  A  e. 

Siihf.  Numidi'Hfii'. 

Numida  nieleagds,  Lin.  •    . 

Trir.  2.  ©alUuaccac 

Fam.     M  E  L  E  A  G  R  I  D  I  I)  A  E. 

Siihl'.    Dlrlcdf/riiKie. 

Meleagris  Gallo  pavo,  Liu. 

Fam.    P  A  V  0  N  1 1)  A  E. 

Siil>f.  Pauoninne. 

Pavo  cristalus,  Lin. 

Fam.     P  H  A  S  I  A  N  I  D  A  E. 

l-'inbf.  riu(.'>iiininae. 

Pliasianus  colcbicus,  Lin. 
Gallus  fcrrugineus,  Cm.  cum  plui'ibns  variot. 
var.  princip.  palavina. 

Fam.       T  E  T  R  A  0  N  I  It  A  E. 

Sulif.  Telntovinac.         .     ■ 

Tetiao  ui'ogaliis,  Lin.  •• 

Lyriirus  ti'trix,  Sw.  c\  Lin.     '        "      ,'      ■    ' 

Bonasia  beliiliiia,  Scopoli. 

Lai^opus  albiis,  Bp.  ex  Lin. 


_  1051  — 

Fam.     Ferdicidae. 

Subf.  Perdicinae. 

Caccabis  rubia,  Bp.  ex  Br. 
Perdix  graeca,  Br. 

saxatilis?  Meyer. 
Starna  perdix,  Bp.  ex  Lin. 

Subf.  Colurnicinae. 

CoUiinix  communis,  Bonn. 

ORDO  IX.  Orallae 

TrIB.   I.    Clir!50l'f!5 

Fam.     0  T  I  D  A  E. 

Subf.  Otidinac. 

Otis  tarda,  Lin.  . 

Tetrax  campestris,  Leach. 

Fam.      CUAllADRIIDAE. 
Subf.  Mdicneminae. 
Oedicuemiis  crepitans,  Temni. 

Subf.  Charudrinae. 

Pluvialis  apricarius,  Bp.  ex  Lin. 
Charadrius  hiaticula,  Lin. 

curonicus,  Bescke. 
cantianus,  Lalh. 
Morinellus  sybirious,  Bp.  ex  Gm. 
Vanelliis  cristatus,  i/eyer.  ..■ 

melanogaster  ?  5^cA*f. 
Serie  III,  T.  IV.  lo5 


—  IU52  — 

Siibf.  Cnmorinne. 

Ciifsoiius  gMllicus,  Bj).  ex  Gm. 

isabellinus,  Mcy.  An  speciei  praeceil.  status. 

Fam.     G  I,  A  11  E  0  L  I  J)  a  e. 

Subt.  Glarcoliniie. 

Glareula  pratincola,  />/>.  ex  Lin. 

Fain.       II  A  E  JI  A  T  0  P  0  1)  1  D  A  E. 

;.    I  I.; 

Siibf.  Hue/natopodinae. 

Strepsilas  interpres,  Iltig.  ex  Im. 
Haeniatopns  ostralegiis,  Lin. 

Fail!.     R  E  0  u  a  V  I  R  0  s  X  R  I  D  A  E. 
Siibf.  Iliman/opodinae. 
Iliniantopns  candidus,  Bonn. 

Subf.  Recurviroslrinar. 
Ret'urvii'Ostra  avocetta,  Lin. 

Fam.    ScoLOPAciDAE. 

Sul)!'.  ScuUipacinue. 

Scolopax  rusticola,  Lin.  ^ 

Gallinago  major,  Leach,  ex  Gm. 

Brehmi, /)/;.  ex  A'rt«/>. 

scolopacinus,  Bp. 
Lymnocryptes  gallinula,  Kaup.  ex  Lin. 

Subt.  Tringinue. 

iNIacbctes  pngnax,  Cnv.  ex  Lin.  ,       , 

Calidris  arenaria,  //%.  ex  Lin. 


—  405:^,— 

Tringa  canuUis,  Lin. 

raaritima,  Brun. 
Ancylocheilus  subarquatus,  Giildenst. 
Limicola  pygmea,  k'ocfi.  ex  Lalli. 
Pclidna  cinclus,  Cuv.  ex  Lin. 
Actodromus  miuutiis,  Kaup.  ex  Leisl.  ncc  Lin. 

Teramincki,  Leisl. 
Glottis  canescens,  Nilss.  ex  Gm. 
Tolanus  stagnatilis, -B^c/j*^  .      .''  ,. 

Erylhroscelus  fuscus,  Kaup.  ex  Lin. 
Gambetta  calidris,  Kaup.  ex  Lin. 
Helodromos  ochropus,  Koch,  ex  Lin. 
Rbynrhophilus  glareola,  Kaup.  ex  Lin. 
Actitis  macularia,  Illiff.  ex  Lin. 

hypoleucos,  Lllig.  ex  Lin.     .;.=  ;., 
Limosa  aegocephala,  Br.  ex  Lin.  ,.          .-.■> 
lapponica,  Br.  ex  Lin.  ,,•  i. 

{7'ufa,  Br.,  Meyeri  Leisl.), 
Numenius  arqiiata,  Lath,  ex  Lin. 
pbaeopus,  Latli.  ex  Lin. 
lenuiroslris,  Vicll. 

Iiastatus,  Contarini  (var.  hybr.  iV.  lenuir  cum 
N.  arquata,  sec.  Bp.). 

Trib.  II.  7llci-toribc0 
Farn.    11  a  l  l  i  d  a  k. 

Snl)!'.  Rnllinop. 

Rallus  aquaticus,  Lin. 
Porzaiia  marnelta,  Viell.  ex  Br. 
Zapornia  pygmaea,  Leach  ex  Nauvt. 
minuta,  Leach  ex  Pall. 


—  1054  — 

Crex  pralensis,  Uechst. 
Gallinula  cbloropus,  Br.  c\  Lin. 
Fulica  atra,  Lin. 

ORDO  XI.  Auseres 

Fam.    C  Y  G  N  I  D  A  K. 

Subf.  Ci/yninac. 

Cygnus  olor,  Lin.  . 

Olor  cygnus,  Wagl.  ex  Lin.  .  ■ 

Fam.    A  .^  s  E  R  I  D  A  K.  , 

Siibf.  Anserinae. 

Anser  segetum,  (;??«. 

cinereus,  Meyer,  cum  vai*. 
Biuchi,  Brehm. 

(hybrid,  vel  stat.  juv.  Ans.aihif.  vol  .\.  arvcnsis, 
jud.  de  Selys). 
albifroDs,  Gjn. 
Bornicla  brenla,  Steph.  ex  Pallas,  Br. 

Fam.    Plectropteridae. 

Siibf.  Pleclropterhuw. 

Cairina  moschala,  Flemm.  ex  Lin. 

Subf.  Ta(lo)-ninne. 

Tadorna  Belloni,  Lcack  ex  Raif. 

Fam.     A  N  A  T  I  D  A  E. 

Subt.  AtKt/inae.  * 

Anas  boseas,  Lin.  cum  var. 
Chaulelasmus  strepera,  Gr.  ex  Lin. 


—  i055  — 

Rliynchaspis  elypeata,  Leach  ex  Lin. 
Pterocyanea  querquedula,  Up.  ex  Lin. 
Qiierquedula  cret'ca,  Sleph.  ex  Lin. 
Dafila  acuta,  Leach  ex  Lin. 
Mareca  penelope,  Steph.  ex  Lin. 

Subf.  Fnligvlinne. 

Melanetta  fusca,  Boie  e\  Lin. 
Oidemia  nigra,  Flem.  ex  Lin.  i  .: 

Fuligola  cristata,  Steph.  ex  Ray. 
Nyi'oca  leucophtalma,  Flem.  ex  Bechst. 
Aythya  ferina,  Gould,  ex  Lin. 
Marila  frenata,  Sparrm. 
Callichen  rufina,  Boie  ex  Pallas. 
Harelda  glaeialis.  Leach  ex  Lin. 
Clangula  glaucioo,  Flem.  ex  Lin.  nee  Pall. 

Fam.      EUISMATURIDAE. 

Subf.  Erismalurinae. 

Erismalura  leucocephala,  Bp.  ex  Scop. 

Fam.     M  E  R  G  I  D  A  E. 

Suhf.  Mergi7Me.         .     ■/. 

Merganser  castor,  Bp.  ex  Lin. 
Mergus  serrator,  Lin. 
Mergellus  albellus,  Bp.  ex  Lin. 


—  iU5() 


SPECIE   DA   AGGIUNGERSl. 


ORDO  III.  Fam.  fringilmdae.  Loxia  i-ubrifasciata.  Rrehm. 
ORDO  VII.  Fam.  larideae.  Sternula  criiuUa.  Roie  ex  Lin. 
Fam.  roDicipiDAE.  Podicops  cornulus.  Lalh. 

Gavia  afflnis.   Nardo  ;  Lams 
aflinis.  Conlarini. 

Di  una  lale  specie  prossima  alia  Gavia  Melanocepliala 
Nalterer,  faccio  conoscere  i  carattori  distintivi  offerti  dal 
Contarini  perche  gli  ornitologi  possano  rilevare  la  loro  ini- 
porlanza  e  porlarc  su  di  esse  stud]  niaggiori. —  Lams  lergo 
scapiilaribus  tetricibusque  superioriOiis  cinereo-argenleis  ; 
remigibus  duabus  primariis  nigris,  intcrno  marginc  solu- 
modo  breviler  albo ;  rostra  flavo  nigra  maculalo,  opicc  ru- 
bra; letricibns  inter ius  alarum  albis  ;  pedibus  nigris,  digilo 
posHcn  angiilalo  ;  affinis  Lara  melanocepliala  scd  minor. 


—  1057  - 

NuoiHi  distriOuzionc  melodica  nulurale  de<jliucceUi  offerla 
dcil  P.  Bonaparte  l\inno  1857. 

II  raetodo  naliirale,  ricissunto  veritiero  dalla  scienza, 
essendo  come  la  sua  storia  variabile  e  progressivo,  e  cosa 
utile,  anzi  necessaria,  darne  periodicamente  delle  nuove  edi- 
/ioni  a  guisa  di  bilancio. 

SuBCLASsis  I.  ALTRICES  (1)     Subclassis  II.  PRECOCES 

(Silislae).  (Anlophacjae). 


ORDO  \.  PSITTAGI  {Prehensoresj.  .     t  ':. 

2.  PASSERES  {SylvaniJ.  ..i 

'J'bIBIS    1.    ^  OMCRES.  '■■  -   ■    ..'   ,'*''l/,   '    i-i.iIiM    '      ,  ;'  !      ■  j. 

Coliors  i.  Zygodac/yli. 
Slirps  1.  Ampliiboli. 
2.  Scansores. 
5.  Barbati. 
4  Heterodactyli. 
Coliors  2.  AnisodactyU. 
Stirps     0.  Frugivori. 

6.  Foniiicivori. 

7.  Muscivori. 

8.  Callocoraces.  " 

9.  Gressorii.  -  . 
iO.  TeDuiroslres. 

11.  Siispeiisi. 

12.  Hiaiites. 

15.  Iiisideiites. 

1  niBis    2.    OsClNhS. 

Stirps  14.  Cultrirostre?. 

16.  Coniidstres. 

16.  Subulinistres. 

17.  Curviiostres. 

18.  Dentirostres. 

19.  Fissirostres. 
OKDO  o.   ACCIPITRES  (Raplori'S). 

'I.  IlVEPTi.  -  ORDO  9.  RATIT.B.  {Rudiiiennes). 

(!)  La  disposizioiie   degli   ordiui    nelle    due   suUuelyssi  iiiuslra  il 
parallelisniu  fra  essi  esistente. 


dUSS  — 


SuBCLAssis  I.  ALTRICES 

(Sitistae). 


SUBCLASSIS  II.  PIIECOCES 

fjutoplwyae). 


Iribis    I.    i>ll)\. 

2.    ORNrTHlCHMTES. 

ORDO  5.  coLUMB/E  {Girulores). 


URDO   6.   HEROniONKS. 

TrIBI  S     I.    CllCONl-E. 

2.     liYGROISAT*. 


Tniri.s    I.    I'uF.RioM.s 

■J.    Strithio>i:s. 
ORIX)   10.  GAMJN/E  {RciSOiCS). 
1111111  s   1.  GA[.Ll^A(;^;E. 
Cohors  1.  Craoes. 

2.  Gain. 

3.  Pei'dices. 
Tribis  2.  Passrrack*. 

ORDO   11.   GRALL*. 

TrIBUS    1.    CUBSORES. 

2.    AlECTORID/E. 

Cohors  I.  Grues. 

2.  Macrodactyli. 


ORDO  7.  G.wi*  {Pclagii). 
Tribis  1.    I  otipai.mi. 

2.     LoNGlPKNXES. 
O.    I  BINATORrS. 

ORDO  8.  PTILOPTERI  (A(////>P/t/;e«)     ORDO  12.  ANSERES  (/'«//«/>e(/e*). 


—  1059  — 
GRUPPI  GEOGRAFICO-ECONOmC 0-STATISTICI 

BELATIVI  ALLA  tLASSE  MCU  I'tCELll  (i) 


Gruppi  relativi  alia  geografia  delle  specie. 


\ .  Specie  slazionarie  o  semistazionarie  che  nklificano 
tiel  maggior  numero  delle  provincie  venete.  Quelle  segnale 
d.  p.  fanno  anche  doppio  passaggio. 


Accipitres. 
Biiteo  cinereus. 
Tinnunculus  aJaudarius. 
Accipiter  iiisus. 
Circus  aeriiginosus.  . ,  - 
Strix  flaminoa.  i  . 

Nyctale  fimerea. 
Syrniuiu  alaco.  ; 

Scops  zoi'ca. 
Athaeiie  noctua. 


'■     Passer es. 
Pica  caudata. 
Gamilus  glandariiis. 
Passer  Italiae. 
Pyrgila  monlana. 
Clorospiza  chloris. 
Coccotliraustes  vulgaris. 
Friiigilla  caelebs. 
Cardiielis  elegans. 
Merula  vulgaris. 


(1)  S' interessano  i  nostii  oinilologi,  a  voleriiotare  conesaitezza  an- 
che per  renders  maggiormente  correttn  il  presente  lavoro,  tutto  qnanto 
riguarda  I'arrivo,  ia  permauenza,  la  nidificaziine  e  I'emigrazione  periodica 
degli  uceelli,  nelle  singuld  provincie,  giacche  soltanto  dopo  lunga  serie  di 
osservazioni  compnrate  piiu  deterniinarsi  con  sicurezza  tutto  quello  che 
interessa  questo  importnnle  ramo  di  scienza  {isica,  che  ha  rapporto  e.sen- 
ziale  colle  coiidizioni  topografichee  colla  climatologia  dei  varii  sit!  del 
suolo  veneto. 

Serie  III,  T.  IV.  136 


—  !0G0  — 

Cyanoculaciaiio('ul;)f'l>;Y)j(fly  Gaviae. 

Cei'lliia  fumiliaris.         .  Gavia  ridibunda,  d.  p. 

Silla  ciiropea.           '*      "^  ■'            oapistrala,  d.  p. 

Anllius  spinolclla.  Laroides  argentaliis. 

Alanda  arvensis.        ''  '■^'■''  Gallinae. 

Cantarella.  Slarna  pcrdix,  d.  p. 

Gak'rida  cristata.  Coliiniix  communis,  d.  p. 

Picus  major.  Gratlae. 

Gecinus  viridis. '•'f   (  Tf'.  i./'  Gidlinagoscolopacinus,  d.  [). 

Alcedo  liyspida.  Erythroscelus  fuscus. 

Uerodioncs.  Gambella  calidris. 

Ardea  cinei'ea,  Anseres. 

Bollaurus  stcllaris.    '  '■'■  "  Anas  boscas. 

2.  Specie  (he  arriruno  fra  noi  la  primavera  e  nidificann 
emigrando  in  inverno. 

Quelle  marcate  con  *  asterisco  o  non  nidificann  o  lo 
fonno  solo  raramenic  in  qualclic  parte  dclle  provincie  (I). 

Accipitres.  Hypolais  salicarla. 

"Erythi'opiis  vespei'tinus.  Cisticola   schaenicola. 

Otus  vulgaris.  *  Parus  ater.     -'"   ' 

*Bi-aciiyolus  paluslris.  Paocila  palustris. 

Passeres.  /Egilliains  pendiiliniis. 

Sclieanicola  shaeniclus.  Motacilla  Yarelii.  r) 

pyrrludoides.  Agrodroma  campestris.  r) 

Hortulaniis  hortulanus.  Lanius  escubilor. 
Saxicola  saltalor.  r)  meridionalis. 

slapazina.  r)  -  minor. 

*  Phyllopneiisle  Bonellii.  Enncocloniis  riifus. 

*  Cettia  allisonans.  Muscicapa  atricapilla. 

sericea.  r)  colaris. 

(1)  Lc  specie  sctjiuito  lollj  i)  soiin  |icr  U  jiiii  nidllo  rare. 


liulalis  grisola. 
Ei-ythroslerna  parva. 
Ilirundo  ruslica. 
Cotyle  riparia. 
Chelidon  urbioa.     ■'■',• 
Upupa  epops.  'In'-a 

Cypselus  apus. 
Capriniulgus  etiropaeus. 

Columbue.     I  ; 
Tuitur  auritiis, 

Herodiones. 
Ardea  purpurea. 
Egretta  alba.  .  -,  . 

garzetta.       .  '. 
Nycticorax  griseus. 

Gaviae.  r.i.-... 
Leucus  glaucus.  ;  1': 
Steruula  niinuta. 


4061  — 

*  Hydrocbelidon  nigra. 
Podiceps  subcristalus. 

Grallae. 
iEdicnemus  crepitans. 
Charadrius  hialicula. 

*  Vanellus  melanogaster. 
Ilaematopus  oslralegus. 
Iliniantopus  cantlidus. 
Recurvirostra  avocetla, 
Gallinago  major. 
Machetes  pugnax.       v; 
Calidris  areuaria.  r) 

*Tringa  canutus. 
Actitis  hypoleucos. 

*  Liuiosa  aegagocepbala. 

lapponica. 

•  '    -  Anseres. 

Pterocianea  circia. 
'Nyroca  leucophtahna. 


3.  Specie  die  [anno  doppio  passaggio,  cioe  in  primavera 
ed  in  antunno. 

Quelle  notate  con  asterisco  *  ode  incerto  die  nidifichino 
o  lo  fanno  di  rado  e  solo  in  qualche  provincia. 


Passeres.    Mit/'/'i 
Corvus  comix. 

corone. 
Tripiinocorax  frugilegus. 
Sturnus  vulgaris.    .Ibr;  V 
Fringilla  montifringill&.  >, 
Serintis  mcridionalis.   -J 


*Linota  cannabina. 
Cynchramus  miUaria. 
Eniberizza  citrinella. 
Turdus  pilaris. 
*  viscivorus. 

mlisicxis. ; 
'.■V:'-     illiaius. 


am 


*  SaxitoKi  oenaollie. 
Pratincola  rubicola. 
rubetia, 
Kutieilla  phoeDiciira. 
Cyanecula  sveoica.  r) 

*  Rnbecola  familiaris. 
Philomela  luscinia.     . 
Adoplioncus  iiisorius. 
Curiik^a  atrirapiila. 

hortensis. 
Sylvia  cinerea, 

curruca.      - 
Phyliopneuste  sibilatrix. 
Irochibis. 
riifa. 
Chalamohcrpe  lurdoidcs. 
arundinacoa. 
palustris. 
Calamodyta  aquatica. 

pliragmitis. 
Prunella  modullaris. 
Parus  major. 
Cyanisles  caeruleus. 
Mecicliira  caiidata. 
*Panurus  biarmicus. 
Motacilla  alba, 
Pallenura  sulpburea. 
Budytes  flava. 

var.  einereocapilla. 

*  Anthus  cervina. 

pratensis. 
rufigularis-  (Ver.) 


Aiilhus  arboreus. 
Calandrolla  brachidaclylFa.r) 

*  Galerida  arborea. 
Enneoclonus  coUurio, 
Oriokis  galbtila. 
Cuculus  canorus. 
Yunx  torquilla. 

Columbae. 
Columba  palurobus. 
aenas. 
livia. 
Herodiones. 
Grus  cinerea. 
Ardeola  minuta. 
Oaviae. 
Larus  camis. 

*  Gavin  melanocephala 

ridibunda. 

capistrata. 

Slerna  byrundo. 

*  Podieeps  cristatns. 

subcristalos. 

a  writ  us. 
"Tachybaplws  minor. 
Gallinae. 
Colurnix  communis. 

Grallae. 
Pluvialis  apricarius. 
Charadrius  cantianus. 
Vanellus  crislatus. 
Scolopax  rusticola 
Lymuocryples  g^llioula 


—   4063  — 


Anoylocheilus  suharqiial 
Pelidina  cinclup. 
Glottis  canescens. 
Totanus  stagnatilis. 
'Helodi-omus  ocropus.  • 
Rhynchopbilliis  glareola, 
Actitis  niacularia. 
Numenius  phoepus. 
aicuata. 
Rallus  acquaticus. 
Porzana  iiiarnetta. 


us.    *  Zapornia  pygmea, 
niinuta. 
Crex  pratensis. 
Gallinula  cbloropus. 
Fulica  atra. 

Anseres. 

*  Anser  segetura. 

cinereus. 
Anas  boscas. 
Querquedula  crecea. 

*  Clangula  glaucion. 
^        '  Mergus  serrator. 


•i.  Specie  die  compariscono  di  passaggio  ne    west   di 
estate  piu  o  meno  raramente. 


Gaviae. 
Dorainicanus  marinus. 
Clupeilarus  fuscus. 
Gavina  Audouini. 
Atricilla  Catesbaei. 
Gavia  afflnis. 
Thallaseus  cantiacus. 


Grallae. 
Trioga  maritiraa. 
Limicola  pygmea. 
Actodromus  minutus. 

Temminkii, 
Numenius  tenuirostris. 


5.  Specie  che  compariscono  in  autunno  e  nell'  inverno 
raramente  od  in  piii  o  meno  guantitd,  di  preferenza  nelle 
provincie  piii  settentrionali  e  ne'  siti  montuosi.,  ove  talvolta 
nidificano^  come  sono  speciatmente  quelle  segnate  con  aste- 
risco  *. 

Accipitres.  Acquila  haeliaca. 

*Acquila  ehrysaetos,  naevia. 


Acquila  IJonellii. 

HaliaeUis  albicilki. 

Pandiou  lialiaetus. 

Cii'caetns  gallicus.       H  ,0 

Arcliibuteo  lagopus/.v;'!'  ■] 

Milviis  regalis. 

Fali'o  comnuiQis.       <:^;f/. 
'/Esolon  lilhofalco. 

HypolrioiTliis  subl)ulc'o. 
Eleoiiorao. 
Pas  seres.       .    :  < 

Corviis  oarax.  on/ 

Petionia  slulta.  r) 
"  Euiberiza  cia. 

Phyllopneuste  roguloidos. 
(Ver.) 

Looustella  lanceolata. 
'Troglodytes  eiiropaeus. 

Reguliis  cristaUis.       );^!  I 

Regiilus  ignicapilbis.  .'  A 
'  Cynclus  aqualuus. 

6.  Specie  di  passaggio 


Caviac. 
Colymbus  glacialis. 
airticus. 
,      septentrionalis. 
*  Ginllae. 
Gallinago  Biehemi. 

Anseres. 
Tadorna  Bollonii. 
Chalelasmus  strepera. 

*  Rbynoliaspis  clypeata.  ,;] 

*  Dafda  acuta.         ..^  .rvl 

*  Mareca  penelope. 
Mejanclta  fusca. 
Oideiiiia  nigra. 
Fuligola  cristala. 

*  Alytbia  ferina. 
*Marila  fraenata. 

Calioben  rulina.    .  i:  rr..?! 
Erisinatt'.ra  leueocephala, 
Mergus  castor, 
albellus. 

incerlo  cd  irregolare. 


',•  Passeres.  m  v.;      Loxia  pytiopsitacus. 

Chrysomitris  spinus;:--.   >  .     Acanthis  rufeseens. 
'Pyrrhula  vulgaris,     i  ,/    i  liaaria. 

Loxia  curvirostra.     ^  s^j??p -^dk^^;*;?  os^o?.  '^  uo:.- ,oi(T<;: 


7.  Specie  accidentali  le  quali  arrivano  piii  o  mcno  rara- 
mente  e  senipte  til  piccola  quanlitd  in  q.nasi  iulte  le  pro- 
vincie.  •  >  u  r-       ;  _    .        •' 


— 1U65  — 

Qnelle  seynale  c'O/t  mtmsco  *  nidificano,  secondo  ale 
osservatori.  :    -;•,•■,:. 


uni 


Accipitres. 

Tivps  fulviis. 

Milvus  niger.  .^  ,; 

Peniis  apivonis.  !    :■ 

Erylhropus  ceachris. 

Aslur  paliimbariiis. 
'Slrigiceps  cyaneus        '    ■ 
cioerac^us. 
Sweinsonii. 
"Syrnium  aluco. 

Bubo  iiiaxiiuus.      ;j;-sr?jvj 
Passeres.  C'-hf:;''' 
Mouedula  turriiini.:  ;  ^    7 
Nuciphi-aga  caryocalactes. 
Pyrrhocorax  alpinus. 
Fregilus  gracuius. 
Pastor  roseus.       .\'_,\  .>,iO 
Passer  domeslica. 
Cblorospiza  incerla. 
Petronia  stulta.      /k-(-.:> 
Cilrinella  Alpina. 
Pyrrbiila  erylhrina. 
Loxia  rubrifasciala. 


Ei-ylbrospiza  githaginea. 
'Monlifnngilla  nivalis. 

Linola  niontiimi. 
*  Plecti'ophanes  nivalis. 

Ceotrophanes  lapponicus. 

Eniberiza  cirlus. 

pithornu§.,  : 
.    Diirazzi.    •  ...Jii 
Buscaria  lesbia. 
Eiispiza  melanocephala. 
Merula  lorqiiata.  - 

Monticola  saxalilis.  r 

Petrocossipbus  cianeus.    r 
Saxicola  leucurus- 
Pbilomela  major. 
*CoiTiica  orpbea  (I), 
Sterparola  subalpina. 
Pyroplilbalma    melanoee- 

pbala. 
Melizophilus  proviocialis. : 
Calamodyta  melanopogon. 
Lusciniopsis  fluvialilis. 
Lusciniola  Savii. 


(1)  II  Contanni  dichiaia  q.iesta  specie  accidentale  o  rarissima.  nella 
provmce  d,  Venezia  e  di  Padova;  il  (^atullo  ed  ,1  Perini  dicono  essPr  fre- 
quente  e  n.d,f,ca.e  nelle  provincie  di  Beliuno  e  di  Verona,  cio  mostra  non 
poters,  con  sicurezza  stabilire  categorie  sulla  comparsa,  permanenza  e 
nidificaz.one  degi.  ucceili,  essendovi  non  di  rado  eccezione.  anche  secon- 
do le  annate,  in  nna  o  neil'altra  provincia. 


—  10(56 


Hypolais  icteiiija. 
iUiiica. 
Locustella  nae\ia. 
Acentor  alpinus. 
Trichodroma  muiaria. 
Lephophanes  cristatus. 
Poeoila  sibiricus. 
Motacilla  melanocepbala. 
Corydalla  Richardii.    ■■■'• 
Calandrella  arenaria. 
Otocorys  alpestris. 
Melanocorypha  calandra. 
Ampelis  gariulus. 
Ptyonoprogne  rupestris. 
'  Driocopus  marlius. 
Picus  medius. 

minor.  •      - 

Gecinus  canus.       -  >,   '. 
Coracias  garrula. 
Merops  apiaster. 
Cypselus  raelba. 

Herodiones. 
Phaenicopterus  roseus. 
Ciconia  nigra.       •  ' 

alba. 
Buphus  comatus. 
Platalea  leucorodia. 
Falcinellus  igneus 

Gaviae. 
Pelecanus  crispus 

onoorolalus. 
Phalacrocorax  carbo. 


*Halieus  pygniaeus. 
Piiffnius  Anglorum. 
Procellaria  pelagita. 
Caprolheres  pomarina. 
Lesli'is  oepbus. 
Rissa  tridactyla. 
Hydrocoleus  minutus. 
Gelocbelidon  anglica. 
aranea. 
Hydrocbelidoii  bybrida. 
Podicesps  cornutus. 
Gallinac. 

*  Telrao  urogallus. 

*  Lyrurus  letrix. 

*  Bonasia  betulina. 

*  Lagopus  albus. 

*  Caccabis  rubra. 

*  Perdix  graeca. 

Grallae. 
Otis  tarda. 
Tetrax  campestris. 
Charadrius  curonious. 
Cursoriiis  gallicus. 

isabellinus. 
Moriiiellus  sybiricus.  (Yer.) 
Giareola  pratincola. 
SIrespsilus  interpres. 

Anseres. 
Cygnus  olor. 
Anser  Bruchi. 
Bernicia  Brenta. 
Harelda  glaeialis. 


—  1U()7  — 

'*  Gruppi  relativi  yll'iitilita  od  al  dauno  clie  arreca- 
no  le  specie  all'ecoiiomia  domestica,  agricola  ed 
industriale. 


1.  Specie  domesliclic  die  si  propayano  per  utile  o  per 
dilello.  Quelle  segnale  con  aslerisco  '  sono  iforiglne  non 
eiiropea. 

Passerea.  'iNuiuida  meleagris. 

*  Friugilla  canaria.  *  Meleagris  gallopavo. 

Columbae.  *l*avo  ci'iylatus 

Coluniba  palumbiis.  .    ;                 ■    Anseres. 

aenas.  Olor  mansuelus. 

Livia  ciiiii  var.  Aiiscr  ieriis,  var.  duiu. 

*Tiirlm'  risoiius.  i  .-        Bernicia  brenta. 

(Jaliinae.  Anas  bosca,  vai'.  dom. 

*  Pbasianus  colcliicus.  *  Cairiiui  iiioscala. 

gallus,  cuiu  var. 

2.  Specie  principuli  canore  cite  imparuno  arielle  col- 
lorgunello,  ovvero  ad  arlicolarc  parole,  come  sono  quelle 
scijnale  con  aslerisco  * . 

Passeres.  *Garrulus  glandariiis. 

*  Corvus  comix.  *  Sturnus  vulgaris. 

corone.  Paslor  roseus. 

f*  (ora\.    -  Chlorospiza  chloris. 

*MoaediiIa  lurriuiu.  Fringilla  caelebs. 

*  Pica  caiidala.  canaria. 

Serie  III.T.  lY.  Jo7 


Chrysomitris  spinus.  CcKia  alUsoiuuis. 

Carduolis  clogans.  Pariis  major. 

Curruca  atricapilla.  Melanoooiyplia  calaiulra. 

Pyrrluila  vulgaris.  Alaiida  oanlarella. 

Tiirdus  musiciis.  Ciicnlus  canorus. 

Merula  vulgaris.  '  Cmacias  garula. 

Monticola  saxatilis.  Gallinae. 

Philomela  major.  Cotiiniix  communip. 
Iiiscinia. 

3.   Specie  non  buone  a  mangiarsi^  o  the  si  mangiano, 
ma  sono  poco  stimate,  come  quelle  scgnalc  con  *  aslerisco, 

in  causa  del  caltivo  sopore  dclla  loro  cnrne  (I). 

Accipilres.  Pyrihooorax  alpiiuis. 

Halietiis  albicilla.  Pica  caudata. 

Erythropus  vesperlinus.  Gamilus  glandarius. 

Tinmmculus  cenchris.  *  Sturiuis  vulgaris. 

Circus  aeruginosus.  'Pyigila  moutana. 

Strigiccps  cineraceus.  "Fringilla  montilViiigiila. 

Scops  zorca.  'Seriiuis  meridionalis. 

Bubo  maximus.  Pyirluila  vulgaris. 

SyrniuDi  aluco.  *  Merula  vulgaris;. 

Slrix  Ilammea.  lorquala. 

Nyctale  fimcrca.  Cerlliia  fainiliaris. 

Olus  vulgaris.  Tichodroiiia  inuraria. 

Passcres.  Silla  europaea. 

*  Corvus  corone.  Pariss  uiajoi'. 

corax.  Cyaiiistes  caeruleus. 

Tripanocorax  frugilegus.  "Paecila  paluslris. 

(I)  TuUe  le  speeiu  uon  indicate  in  ((iiesla  calegui  iu  ^kwo  d'otUnio  uu- 
sto  e  piii  u  nieno  sliinate  neiiu  niunse. 


—  liMil) 


Mecistiira  caird;iUi. 
Panurus  biarniiciis. 
Galerida  orislala. 
Cuculus  caiiovus. 
Picus  major. 
Geeinus  viridis. 
Jiinx  torquilla. 
Alcodo  hyspidu. 
'  Cypseliis  apus. 

Herodiones. 
Ciconia  Digra. 
alba. 
Ardeola  ininuta. 
Platalea  leucorodia. 

Gaviae. 
Pelecanus  onocrotalus. 
Phalacrocorax  carbo. 
Laroides  argentalus 
Larus  canus. 
Gavia  ridibunda. 
Hydrocoleus  miiuitus. 


Hvdi'ochelidon  nigra. 

liybrida. 
C(dymbiis  gliicialis. 

arclicus. 

sepienti'ionalis. 

*  Podiceps  cristalus. 

cornutus.   . 
Tacbybapliis  minor. 

Crallae. 
'  Cbaradriiis  cantianiis. 
Hemalopus  ostralegus. 
Himantopus  tandidus. 

*  Glottis  canescens. 

*  Totanus  stagnatills. 
'Ei'ythroscelus  fuscus. 

*  Gumbetta  calidris. 

*  Rhynchophilus  glareola. 

Anseres. 

*  Tadorna  Belonii. 

*  Clangula  glaucion. 
'Mergellus  albellus. 

*  Mereus  .serrator. 


4.  Specie  princlpali  cite  arrecann  clanno  ai  poilaj^   alle 
messi  ed  at  pesce  nelle  valli. 


*  Ai  poUaj.   '■- 

Accipitres. 
Buteo  vulgaris. 
Circus  aeruginosus. 
Accipiter  nisus. 


'.  V;      **  Alle  messi. 

Passer es. 
Corvus  comix, 
corone, 
Tripanocorax  frugilegus. 


—  1070  - 

Alautla  cristata.  Gaviae. 

Passer  Italiae.  Laroides  argentaliis. 

Oynchramus  miliaria.  Gavia  ridibunda. 

Al  pescc  detle  vatli.  Pclecaniis  onocrolalus. 

—  Colynibiis  arcticus. 

Herodiones.  septentrionalis. 

Ardea  cinerea.  ..  1, 

5.  Specie  principali  iitHi  per  la  dislruzione  deyl'insetli. 


Passeres. 

Pica  caudala     .....     Didruggenelle  caselaBlat- 
ta  orientate. 

Pious  major Distrugge  te  formiche. 

...        ,        ,  .  C     Distniqqono  le  zanzare  ed 

Hiruiido  iiibica     .  .     .     }  i,  •  •      ,f  ,■      i 

^        ,  <  altri  msetti  vaqanti  nel- 

Cvpselus  imirarms  ■     .     >          /.      • 
■"^  (I  ana. 

Anlhiis  arboious  ....     lUilene'granai  di,  frumento, 

poiche  dislruggono  te  far- 
fatte.,  ingrassando. 

Anseres. 

.                                              L  Vlili  in  atcxini  siti  perche 

Anser  cinereus     ...^  ...               i   i         l    ■ 

.        ,                                   {  distruqqono  le  lumacne  i 

Anas  boscas    .     .     .     .     i  y^,    ,          ...      ... 

\  vermi  e  le  larve  d  insetlt. 


6.   Specie  principali  te  cui  plume  sono  ricercate  per 
iscrivere,  per  ornamento  o  per  attri  u.<<i  domestici. 

Pa-fsereft.        '  .  ■  ;:!.:•    ■ 

Corvus  corax Le  penne  delle  all  per  dise- 

gnare. 


—  ^071  — 


Hero  (Hones 

Ardea  cinerea . 
Nycticorax  griseus 
Egretta  alba 

garzetta    . 

GalUnae. 
Melcagris  gallopavo 

Pavo  cristadis. 

Gallus  fernigineus 


Gaviae. 

Podiceps  cristatus 
Colymbus  glacialis 


Anseres. 


Olor  cygnus 
Anser  ferus 


Anas  bo3cas 


I-e  lunghe  e  soUilipinme  del- 
I'occipile,  del  petto  e  delte 
scapolari  si  adoprano  per 
fare  costosi  pennacchi  ad 
ornamento  del  bel  sesso. 


Le  penne  delte  all  per  iscri- 
vere. 

Le  penne  delta  codaprinci- 
palmente  per  ornamenti. 

Le  penne  delta  coda  per  far 
pennacchi ,  c  te  piume 
minori  per  atlestire  piu- 
mini  e  per  altri  usi  do- 
me stici. 

La  petle  del  ventre  e  del 
petto  per  farmaniccie  od 
ornamenti  ai  vestiti. 

Le  penne  delte  all  per  iscri- 
vere  ed  il  piumino  per 
altri  usi  domestici  e  per 
ornamenti. 

La  pelle  del  capo  di  splen- 
dore  metallico  per  orna- 
menti. 


—  1073 


PKOSPETTO  RIASSUNTIVO 

dimoslrante^  in  relazione  agli  nitimi  lavori  sislemalici  del 
principe  C.  L.  Bonaparte,  it  numero  degli  onlini,  delle 
famifflie,  delle  soltofamiglie^  dei  generi  c  delle  specie 
di  uccclli,  fino  adora  osservati  da  varii  ornilologi  nelle 
provincie  venele. 


Fuiiiiliae 

Sul, 

fain. 

Genera 

Species 

Oi-d. 

II. 

Accipitres.  N.° 

3 

N." 

10 

N.* 

'  26 

N.°   34 

III. 

Passeres.      » 

24 

» 

38 

)) 

107 

»  168 

V. 

Coluinbae.     » 

1 

1) 

2 

» 

2 

»       5 

VI. 

Herodiones.  » 

6 

1) 

6 

1) 

1  1 

..     14 

VII. 

Gaviae.          » 

5 

» 

8 

I) 

25 

»     36 

IX. 

Galiiaae.       » 

6 

» 

(j 

II 

13 

..     14 

\. 

Giallao. 

7 

I) 

i  1 

'. 

37 

»     52 

XI. 

Aiiseres.        » 

6 

" 

8 

1) 

25 

1)     29 

N."  58       N."  87      N.''243     N.°352 

Le  .specie  fiiiora  conosciule  in  lutlo  il  globo  sono  circa 
jN."  9000  divise  dal  Bonaparte  lino  ul  1857  in  generi 
iN."  2000. 

in  Europa  sono  circa  iN."  590 

Le  (inora  conosciule  {  in  Italia     ....<<   400 

nelle  provincie  venete.  »   352 


—  IU74  —  1 

PROJiPEFTO  ridssiintivo  nunicr'no  dei  Gnippi  Geografii 

*  Gruppi  relativi  al 

— 

\.  Specie  stnzionarie  o  semistazionarie  die  iiidiricaiio  nel  maggior  num 
delle  provincie 

2.  Specie   che  arrivano  in  primavera  e  nidificano  emigrando  in  inveil 

3.  Specie  che  fahno  doppio  passaggio,  cioe  in  primavera  ed  in  autnnno.  [ 

4.  Specie  che  compariscono  di  passaggio  ne'  mesi  di  estate  pin  o  meno  \ 

raniente      

3.  Specie  che  compariscono  in  autnnno  e  nel  verno  piii  o  meno  raramei 

di  preferenza  nelie  provincie  pin  settentrionali  e  ne'  siti  inontuosi  I 

6.  Specie  di  passaggio  incerto  ed  irregolare 

.7.  Specie  accidentali  le  qnali  arrivano  piii  o  meno  raramente  e  sempr(|l 

piccola  (jnantita / 

8.  Specie  rese  pin  o  meno  conuini   fra  noi  in   istato  di    domesticita,  i 

d"  origine  non  europea 

Tot;i 

**  Gruppi  relativi  all'utilita  od  al  danno  che  arrecail; 


■1.  Specie  domestiche  che  si  propagano  per  utile  o  per  diletto  ... 

2.  Specie   principali  canore,  alcune  delle  quali  imparano  ariette  coll'| 

ganetto      

3.  Specie  che  imparano  ad  articolare  parole  ........ 

i.  Specie  non  buont'  a  mangiarsi  (iljO  chesimangiaiio  ma  sono  poco  stimi 

5.  Specie  che  arrecano  danno  ai  pollai 

(}.   Specie  che  arrecano  danno  alle  messi 

7.  Specie  che  arrecano  danno  alle  valli  da  pesce 

8.  Specie  iitili  pei- la  dij.lrnzione  degl' insetli 

9.  Specie  principali  le  ciii  piuine   sono  !  icercate  per  iscrivere,  per  on 

nieiito  e  per  alti  i  usi  domeslici 

(1)  II  luiinero  -'t'llo  sjiecie  budiie  a  inHiii^iHrsi  c  fin'lle  I'iconoscerlo 
soUrasndo  quelle  della  presente  categnriii  dal  tutale.  Oneilc  the  a  oio  piii 
Eervono  siaio  le  strizimiarie  e  di  doppin  passaggin. 


I 


—  1U75  — 

imko-stalisiicl  relathi  all  a  classe  deg/i  luceUi 
■afia  della  specie 

i-      Pas-     Cohim-    Hero-        Ga-       Galli-      Gi;.!-      Aiisc-       To- 
's      siTes         bat'        didiios 

IV.    J  9  l\.  _     iv. 

»     29  »       1     » 

»     51  »       o     » 


IK 

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N.  469     N.     5     N.    14     i\.  39  lA.  44     rV.  51      FS.    ^N.  s'ftsjl 

cie  air  economia  donicslica,  agiicoJa  cd  induslriale 

Pas-      Coluin-    Hero-       Ga-       Galli-      Gial-      Anse-       To- 
seres        bae       dioncs       n  iae         nae 

N.     4     N.     4     N.   —     N.  —  iA".      5 

»     ^8     »     —     „     —     „     —     g        j 

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(1)  Lft  piccola  (liffci-eiiza  del  totale  fra  il  numero  delle  specie  e  quello 
delle  c;itegorie,  e  peiclie  figiiraiio  doppionieute. 

Seric  IIl.T.  IV.  i-.s 


res 

tale 

N. 

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—  4076 


BIBLIOGRAFIA 


Pegli  iiccelli  italiani  si  vedano  principalmpnte:  La  Icono- 
grafia  dclla  Fauna  italica  del  principc  Bonaparte;  le  Or- 
nitologie  del  Savi  e  del  Ranzani;  i  Cataloghi  del  Bo- 
nelli;  del  Durazzo;  del  Benoit;  del  Lanfossi;  del  Bal- 
samo  Crivelli;  deU'AItliamer,  ce.  ollre  aicune  monogra- 
fie  e  le  disputazioni  ornitologiche  inserite  negli  Atti 
de'  congress!  italiani  ed  altrove. 

Per  quelii  delle  provincie  venete  si  vedano  i  Cataloghi  del 
Baseggio,  1822;  del  Naecari,  1823  ;  del  Martens,  4  824; 
delCalullo,  1827-38,  del  Contarini  1843-47  e  la  re- 
centissima  ornitologia  Veronese  di  G.  Perini,  1858. 


APPELLO 

AGLI   ULTIMI   STUDII  RAZIONALI   E   SPERIMENTALI 

■  ;  I  N  T  0  R  N  0 

ALL\  I'ORPORA  DEGLl  ANTICHI 
DEL  PROF.  BAilTOLOMMEO  BIZIO 


it 

Inlroduzione. 

Jjira  costumanza  assai  laudata  qnella  dello  scienzialo, 
quando,  inlcso  al  progresso  della  scienza,  si  faceva  alia  trat- 
lazione  di  uq  aovello  subbietto,  di  dare  per  sommi  capi  e 
al  tutto  brcvcmenlc  la  storia  di  quanto  prima  altri  ricer- 
catori  in  qucilo  stesso  argomento  avevano  spigolato.  Di 
questa  manicra  era  pagato  un  doveroso  tribute  di  ricono- 
sceoza  e  di  giustizia  verso  que'  benemeriti,  che  in  cio  prima 
spesero  le  lor  fatiohc  e  i  loro  studii,  ed  erano  mostrati  per 
giunta  i  singoli  anelli  della  catena,  che  con  seguito  proce- 
dimento  gli  uni  agli  altri  si  abbrawiavano  per  darci  1' ulti- 
ma perfezione  di  lunii  a  che  in  un  dato  particolare  quelli 
che  ci  precorsero,  crano  pervcnuti:  talche  quel  modo  debi- 
taraenle  tenuto  dovelte  rcndere  uno  speccbio  lucido,  sve- 
lante  la  ragione  onde  le  cognizioni  inuane  le  une  dalle  allre 


—  1078  -~ 
piillularono.  Quesla  disciplina,  a  die  i  cuU(n-i  delle  scicnze 
si  assoggettavano,  t;  pressorhtl!  univorsalmente  postergala,  e 
forse  con  non  lieve  danno  del  piii  diriUo  e  rapido  progres- 
so.  lo  non  saprei  bene  fermare  la  cagione  di  questo  sooncio, 
die  induce  assai  sovente  non  poca  confiisione  nel  (iorilo 
campo  dcgli  studii  scientifici.  Forse  die  sia  la  fretta  a  che 
si  danno  gli  studiosi,  veggendosi  innaiizi  il  grande  movi- 
mento  onde  i  rlcercalori  delle  cose  natuiali  ovunque  inlen- 
dono  ad  accendere  nuovi  lumi,  e  qiiiiuli  ragionevolmenle 
lemano  non  sia  loro  da  altra  raano  iiivolato  il  frutlo  delle 
faticlie;  o  non  piultosto  la  non  lieve  noja  che  apporta  la 
ricerca  di  numerosi  indici  e  di  voliimi,  die  vogliono  essere 
studiosaracnte  corsi.  D'  onde  pero  si  vcnga  il  fatlo,  certa 
cosa  e  die  il  successo  ci  si  da  innanzi  assai  sovente,  ed 
alciine  delle  povere  mie  faliche  patiiono  il  danno  della  men- 
tovnta  onimissione,()nd'el)l)e  piii  voile  ad  accorrere  la  cor- 
tesia  de'  zdatoii  del  giusto  a  vendicare  ci6  die  in  proprio 
mi  apparliene  (I).  Non  puo  stare  die,  ove  lo  studioso  si 
fermi  quieto  alia  prima  apparita  di  uii  fatto,  die,  per  Ini 
abbia  tulle  le  specie  del  nuovo  e  lale  il  rilenga,  non  cada 
ndl'inconvenienlc  soprallegato,  e  quindi  non  ne  venga  alia 
scienza  quel  viluppo  intricalo  di  cogiiizioni  staccale  die 
per  mancanza  di  counessione  non  rendano  intero  il  lunie 
a  die  per  mano  di  moiti  fu  levalo  quel  cotulc  argoiuento: 
e  non  di  rado  anclie  avviene  die  ci  sia  dato  per  nuovo 
quello  chera  molto  diuanzi  saputo,  con  detrimento  di  quel 
merito,  die  vuol  essere  religiosamente  guardalo  al  primo 
inventore.  Gli  esempii  di  questi  successi,  scmpre  da  evitarsi 
oculatamenle,  li  veggiamo  a  (juando  a  quando  rinnovdlarsi, 

(I)  Veg^.  la  Gdzzclla  di  Famiaciu  e  di  Cliimica  del  clii;iiis.-;imo  fi- 
gnor  dalld  Tdire,  al  (jiuile  mi  piace  iJiibbiieonniitt!  rondoie  lestiuiMiiiunzii 
del  niio  Hralo  aiiii»ui. 


—  1079  — 
ed  lino  forse  non  lieve  por  Ic  piii  sicure  cognizioni  nostre, 
o  per  qiiolla  utililii  die  ci  parrebbe  aver  diiitlo  di  aspedaro 
iin  gionu),  ove  iiitieramente  non  si  spcgna  il  falto,  venne  a 
inframinischiaisi  recentemcnte  in  argomenio  di  alto  rilievo, 
e  ('he  pertio  entro  senza  piu  a  dilucidare. 


§  H. 


Nocenle  dlmenlicanza  cadiita  sopra  i  piu  recenii  sludii 
circa  la  porpora  antica. 

Condollo  dal  Viviani,  il  quale  si  faceva  a  risuscitare  i 
vecchi  crrori  dell"  Amali  c  del  Rosa  sopra  la  porpora  degli 
anliclii,  a  por  mano  nell'anno  1832  in  quel  gravissiuio  ar- 
gomenlo,  vendicava  a  quel  eelebratissimo  drappo  il  dirillo 
del  colore  proprio,  che  fu  sempre  e  non  puo  altro  essere 
che  rosso.  Una  storla  inlerpretazione  delle  raemorie  lascia- 
tec.i  dagli  scritlori  anliclii  Irasse  que'  sapienli  uomini  del- 
PAmati  e  del  Rosa  a  persuadersi,  che  la  porpora  antica  per 
poco  abbracciasse  tulti  1  colori,  e  non  che  esserci  sola- 
inenle  \eporpore  misle,  ma  q  piii  strano  consiglio  tin  anche 
le  nere  e  le  bianche^  clie  uscivano  diriltanienle  dal  novero 
de'  colori.  Queslo  sfornialo  travolgimento  portato  a  quelle 
idee,  che  ci  erano  bene  ferniate  in  capo,  oltreche  da  altri 
molli  particolari,  e  dalla  porpora  delle  guance,  e  da  una 
mano  ricchissima  di  fiori  purpurei,  onde  vecchi  e  modern! 
naluralisli  scesero  per  fino  a  significarci  le  specie  vegeta- 
bili,  mi  sembro  cosa  tanlo  disconcia  e  lontana  dalvero^che 
fermai  di  accingermi  a  combattere  un  pensiero  indiritlo  a 
manometlere  le  piu  sicure  credenze^  c  venni  al  falto  (I). 

(I)  Vegg.  Let  porpora  rivocala  eniro  i  covfini  del  rosso.  Venezin, 
lip.  gratia  (lul  Coiiiiuercin.  1832. 


—  1080  — 
A  qiiesto  fine  adunqiie  io  muoveva  i  priini  passi  verso  lo 
sludio  (lella  porpora  dogli  antichi;e  piu  forse  per  fclieiti  di 
siiccosso,  die  non  per  aciinie  di  mentc,  dopo  alcuni  pochi  an- 
ni  di  ricerclie,  portai  I'  argomento  a  non  aver  allro  a  deside- 
rare  die  laitplicazione  del  materiale  tintorio  gii  rinvenuto," 
la  quale  doniandava  qiie"niezzi,clie  non  erano  in  niio  potere. 
Si  puo  facilmente  credere  die  un  lavoro  sirilevanle,  e, 
per  qiianlo  io  bastava,  diligenlemente  stiidiato,  domando 
scrilture  iterate,  e  gli  Annali  delle  scienze  del  Regno  Lorn- 
bardo  Veneto  ne  fanno  fedc.  Qiiesti  Annali,  finche  duro  in 
vita  Tillustre  Redaltore,  seguirono  a  spargersi  per  ogni 
dove  nella  culta  Europa,  e  quindi  que'  miei  lavori  sopra  ia 
porpora  conscgiiirono  una  estesa  divulgazione.  Pur  nondi- 
uieno  il  signor  Iloth,  trovandosi  a  Jaffa  (cb'egli  dice  essere 
I'anlica  Joppe),  ridottosi  poscia  a  Gerusalemme,  scriveva 
di  coli  una  lettera  riferita  per  sunto  daW  Instilnt,  nella 
quale  iiarra  di  avcre  rinvenuto  nel  mare  di  Jaffa  una  con- 
chiglia  porporifera  in  queste  parole:  «  Quando  il  mare  e 
»  in  calraa  si  vedo  il  fondo  della  rada  e  le  sponde  gremitc 
1)  di  piante  marine,  le  quali  sono  popolale  di  animali,  clic 
I)  quivi  vivono.  Egli  e  adunque  fra  le  punte  di  que'  scogli, 
»  U'tx  gli  anfrati  e  le  sinuositi,  die  si  rinvengono  parecchi 
»  gasteropodi,  i  quali  diinorano  poco  approfondati  nel- 
»  I'acqua,  e  cbe  allresi  nella  bassa  marea  seguono  a  viverc 
))  per  qualcbe  poco  di  tempo  a  secco,  aspettando  cbe  il  ri- 
1)  llusso  riconduea  loro  il  conforto  dell'acqua.  Questa,  sic- 
B  come  6  noto  universalmcnte,  e  la  vita  cbe  conducono  le 
))  patelle,  le  elici  litorali,  ed  altre  chiocciole  univalvi;  ma  in 
»  oltre  I'Autore  quivi  rinvenne  il  Comes  Medilerraneus,  ed 
»  una  Porpora,  la  quale  vuol  jsssere  probabilmente  la  Pur- 
»  pura  Patitla  del  Lamark,  cbe  si  trova  molto  abbondante 
»  ill  quella  cosla,  la  quale,  solo  a  tenerla  fra  le  mani,  ne 


—  1081  — 

I)  tigne  le  palme  e  colora  le  ugiic  in  una  linla   piirimrca 

»  turchiniccia. 

')  Roinpendo  con  precauzione  il  nicdiio,  cd  apiendo 

>»  I'organo  respiratorio  dalla  parte  del  doi'so,  si  trova  ini- 

H  mediatamente  accoslo  al  tiiore  una  ghiandola  oblunga 

»  aperta  al  di  fuori  e  di  un  colore  bianco  di  creta,  la  quale, 

I)  in  termine  di  pochi  secondi,  massime  quando  si  punga,  si 

»  fa  di  un  colore  verdastro.  Ove  si  faccia  di  trarnc  da  que- 

I)  sta   ghiandola  I'umore  contenutovi,  esso  passa  presta- 

»  niente  ad  un  lieve  color  verdemaie,  pigliando  la  consi- 

»  stenza  di  una  sanie.  Questa  ghiandola  puo  avere  alio 

w  incirca  la  grossezza  di  un  pisello.  II  signor  Roth,  avendo 

I)  adunalo  in  poco  tempo  un  gran  numero  di  queste  ghian- 

0  dole,  si  adoperi)  a  fur  rivivere  la  tintura  della  porpora, 

»  seguendo  le  indicazioni  date  da  Plinio  i\  vecchio.   Egli 

»  adunque  mescolo  la  detta  materia  con  tre  tanti  di  acqua, 

»  ed  aggiuntivi  due  pizzichi  di  sal  niaiino,  la  lascio  in  ma- 

I)  cerazione  per  tre  giorni  (macerari  (riduo).  Si    sviluppo 

»  un  odore  agliaceo  molto  spiacevole:  indi  tuffo  nel  liquido 

»  alcuni  pezzi  di  drappo  in  cotone,  in  lana  ed  in  seta  bian- 

»  chi   e  purgati  al  possibile,  e,  come  furono  bene  imbe- 

»  vuti,  li  espose  a'  raggi  del  sole.  A  misura  che  questi  tes- 

»  suli  si  asciugavano,  I'odore  si  rendeva  piii  forte  ed  acuto, 

I)  seguendo  una  mutazione  notevole  nel  colore,  ch6  di  ver- 

»  demare  passo  al  verd'erba,  poscia  al  violetto  e  final- 

»  mente  aH'ametista.  Sopra  il  cotone  il  coloramcnto  ha 

I)  luogo  pill   prontamente;  ma  tuttavia   nella  lana,  come 

1)  quella  che  assorbi  piu  di  liquido,  la  colorazione  torno 

t)  piu  intensa.  La  seta  non  rispose  bene  al  cimento  ...  (I); 

e  di  queslo  raodo  il  chiarissimo  Roth  in  breve  ora  venne  a 

(I)  Vegg.  Ins/ilul,  Journnl  Vnivcrsel  des  Sciences,  t'tc.  Luiiefli  pii- 
nio  seUeiiibre  18"-8,  n."  1287.  pag.  ^90. 


—  1082  — 

tiipo  (li  (iiiollo,  die  per  la  giaiide  sua  diriicoIU'i  ariosto  le 
iiii(^  investigazioni,  cioo  venne  a  capo  di  ridoiiarci  la  tinlura 
dolla  porpora  aiUica;  iiia  io  posso  accerlatamcnle  affcrma- 
re,  che  la  sua  porpora  e  tanto  lontana  dalla  porpora  degli 
antichi,  qiianto  iin  rozzo  velro  dalla  bclla  incantevole  e 
percgrina  del  piii  fulgido  diamante  e  del  piu  affocato  rubi- 
no,  sicconie  daro  a  vedere  piii  innanzi. 

Ecco  adunque,  a  conferma  del  lamenlo  ch'io  niiiovcva 
prima,  il  Redattore  deWInstilut  darcene  qui  un  esempio 
assai  sfolgorante.  Egli  ci  allegava  le  investigazioni  del  Roth 
sopra  la  porpora  antica,  come,  se  dal  tempo  assai  lonlano 
del  suo  smarrimenlo,  niente  se  ne  fosse  delto,  o  fatto  indi 
appresso.  Io  dl  questa  grave  omissione  non  faccio  colpa  al 
signor  Roth,  die  mcnando,  a  quanto  sembra,  vita  di  viag- 
giatore  per  le  cose  naturali,  non  puo  tenersi  bene  informato 
de'  progressi  delta  scienza ;  ne  vorrei  furne  rimprovera  al 
Redattore  dcW Institut,  ove  la  pubblicazione  de'  miei  lavori 
sulla  porpora  degli  antichi  si  stringesse  al  tntto  ne'  Giornali 
e  ne'  libri  degl'Italiani,  che  non  mi  pajono  a'  Frances!  trop- 
po  famigliari ;  ma  il  fatto  e  che  un  ampio  ed  cstesissimo 
sunto  del  suslanziale  delta  mia  scoperla  fu  dato  prima  nella 
Revue  de  Zoologie  e  poscia  riprodotto  nd  Monileitr  Univer- 
sel  ne  termini  die  seguono: 

Dopo  di  avere  quivi  discorso  de'  recenti  peusamenti 
erronei  del  signor  dott.  Sacc  e  del  signor  de  Souley  circa 
la  porpora  degli  antichi,  si  enlra  a  favdlare  di  questo  modo, 
voltandone  io  le  parole  dal  franeese  all'italiano:  «  La  qui- 
1)  stione  rclativa  allanimale,  die  forni  agli  antichi  un  co- 
>)  lore  si  prezioso,einteramente  risolta  sino  dali'anno  1833. 
I)  Questa  scoperta  6  registrata  per  disteso  nella  collezione 
')  degli  Annali  deltc  scienze  del  Regno  Lombardo-Vcnelo,  e 
u  precisameute  ne'  Volumi  111,  VI  e  XI. 


—  JOSS  — 

'(  La  porpora  nmelistina  di  Plinio  ci  viene  dal  Murex 
»  trunculus  e  la  liiia  dal  Murex  brandaris.  Tutte  le  altre 
»  eonchiglie,  alio  quali  fu  consentita  la  produzione  della 
»  porpora,  come  la  Janllnna.Varca  e  i  buccmi,  ec.  luerilano 
I)  la  riprovazione  onde  le  ebbe  condannate  Plioio,  dicendo: 
»  Biiccinum  per  se  damnaiur  quoniam  fiicnm  remittil. 

I)  II  liqiiore  porporigeno  6  incoloro  nellaniraale:  espo- 
»  sto  air  aria  c  alia  luce  passa  per  tutte  le  gradazioni  del 
»  verde  per  reiidersi  al  colore  della  porpora  carico,  ameli- 
)i  sta,  qiiando  provenga  dal  M.  trunculus,  c  chiaro  e  vivace 
M  quando  cc  lo  fornisca  il  M.  brandaris. 

■I  Gli  effetti  che  sorgono  in  questo  liquore  sono  dovuli 
w  ai  raggi  luminosi,  e  niassime  ai  calorifici;  I'ossigeno  del- 
»  r  aria  si  combina  allora  con  esso  e  produce  un  vero  os- 
I)  sido.  Quest' ossido  resiste  ai  reagenti  piii  energici ;  cioe 
»  agli  alcali  caustici,  come  altrcsi  agli  acidi  forti.  Non  e 
I)  punio  alleralo  dalle  solu/ioni  concentrate  e  boilenti  di 
»  soda  e  di  potassa;  ne  dagli  acidi  solforico^  cloridrico, 
I)  acetico,  ec.  Non  v'ha  che  Tacido  nitrico  che  il  distrugga, 
»  siccomc  esso  distrugge  in  generate  le  sostanze  orga- 
•>  niche.  -^  ■ , us  >,  •^r-  ^  .    >    (j,;,: 

"  II  liquore  del  M.  trunculus  disseccato  e  iraltato  col- 
»  I'alcoole  assoluto,  si  separa  in  due  radical!:  I.°  una  so- 
1)  stanza  azzurra,  ossido  cianeico,  molto  analogo  al  lurchino 
»  d'indaco;  2."  in  una  sostanza  di  un  rosso  ardente,  ossido 
»  purpurico,  il  quale,  per  la  sua  ualura  e  per  le  sue  proprie- 
»  ta,  non  differisce  punto  dalla  materia  crislallina,  otteuuta 
I)  dal  Berzelius,  scaldando  nel  vuolo  il  rosso  d'indaco. 

II  II  liqiiido  del  il/.  brandaris  nou  lornisce  che  un  solo 

I)  principio,  un  solo  radicale,  V  ossido  tirico  :  tirico,  con- 

B  ciossiachc  spelti  ad  esso  quanlo  ne  dissero  gli  scrittori 

1)  anliclii,  Aristotele,  Vilruvio  o  I'linio,  in  lode  della  cele- 

Scne  HI.  T.  JV.  159 


—  i084  — 

))  brata  porpora  tli  Tii'o,  avuta  por  la  piu  pieziosa  a  ca- 
I)  giono  del  suo  splendore. 

i>  Di  till  si'isa,  nella  porpora  fornila  da  due  diverse 
»  chioccioio  s'iiicontrano  due  materie  diverse:  ^.°  i\  M. 
))  Iriinculus  di  la  porpora  carica,  ametista  ;  il  M.  brandaris 
»  la  tirica  ;  2."  nel  il/.  truncuius  v'ha  due  radicali;  nel  M. 
»  brandaris  uno  solo.  Ecco  de'  risultati  scieotiflci  prccisi,  i 
»)  quali,  come  io  diceva  a  principio,  risalgouo  all'anno  J  833. 

n  Essi  si  doggiono  ad  un  dotlo  Veueziano 

I)  il  dolt,  liizio 

»  Si  domanda  di  qua!  niodo  possa  avvenire,  che  lavori 
•)  si  precisi  e  si  coinpleti  sopra  una  quistione  si  rilevante 
»  sieno  rimasi  per  si  lungo  tempo  e  si  corapletamente  igno- 
»  rati,  comeche  vedessero  la  luce  nel  primo  Giornale  scien- 
»  tifico  dell"  Italia  settentrionale.  I  lavori  del  signor  Bizio 
I)  sopra  la  porpora  sono  la  cosa  piii  completa  che  aver  si 
u  possa  in  qunnto  concerne  la  parte  cliimica  (I).  E  se  era 
)»  ci  iingiamo  die  I'industria  se  ne  fosse  impadronita,  quan- 
)>  do  il  fatto  fu  chiarainente  dato  a  conoscere,  oggidi  sa- 
»  rebbe  un  pezzo  che  la  porpora  roniana  ci  sarebbe  rido- 
»  nata,  e  die  quel  drappo  magnifico  fornirebbe  al  lusso 
»  odierno  di  die  pomposaniente  sfoggiare.  I  murici  in  fatti 
»  si  rinvengono  in  larga  copia  nell' .\driatico  e  nel  Medi- 
))  terraneo,  e  niente  impedirebbeche  se  ne  instituissero  dei 
»  vival  come  si  fanno  por  le  ostriche,  sicche  ne  avessirao 
»  la  loro  riproduzione,  quando  ne  fosse  mestieri,  lungo  le 
»  nostre  coste.  » 

(1)  Per  debito  di  ginstizia  mi  fu  d'liopo  ciinpgi;ere  qiiesta  troppo  fa- 
vorevole  sentenza  deilo  scritlore  fraiicese.  Ne'  iiiiei  lavori  sopra  la  porpo- 
ra. in  rispelto  alia  parte  ohiniica,  luaiioa  1' aiialisi  elementare;  la  quale 
sarebbe  desidnrabile  ehe  fosse  fdlta  aiiche  per  isehiarir  nieglio  le  nostre 
idee  s^pra  qiiello  Ire  particolai-i  soslanze  date  qui  per  ossiiii. 


—  4085  — 

Ora  TAutore,  in  coiiipagnia  del  signor  dott.  Gnibes, 
passa  ad  istituire  gli  studii  anatomici  sopra  questa  chioc- 
ciola ;  e  posciache  egli  avesse  di  qui  portato  a  Parigi  una 
certa  quantita  di  liquore  porporigeno,  apparecchialo  col 
mele,  secondo  che  insegna  Vilruvio,  cosi  instilui  laudevoli  e 
peregrine  osservazioni  microscopiche  circa  la  compagine 
di  qucsto  fluido  onde  termina  aggiungendo: 

«  Trovati  bene  ed  ottiniamente  chiarili  quesli  falli  si 
»  precisi,  fornitici  dal  dolto  Veneziano,  concernenti  i  due 

»  muric'i non  fa  meslieri  ricorrere  al 

»  laboratorio  per  oltenere  la  vera  porpora.  Non  resta  a  far 
»  altro  che  determinare  con  precisione  il  modo  di  applicarla 
»  alia  induslria.  Per  queslo  Piinio  paria  assai  chiaranciente 
i>  (ed  e  proprio  questa  chiarezza  cIi'Ig  non  seppi  rinve- 
»  nire).  Bisogna  quindi  conosoere  con  ispecificala  partico- 
»  larita  i  processi  de'  tintori  del  suo  tempo,  e  quindi  non 
»  avremo,  per  dir  cosi,  che  ad  imitarli  per  conseguire  gli 
1)  stessi  risultati,  cioe  a  dire,  un  colore  splendido  in  un 
»  panno  dotato  di  tale  morbidezza  e  tanta  celebrity,  che 
»  fece  dire  a  Tibullo: 


MoUia  caris 

Vellera  det  succis  bis  made  facta  tyras  (1). 

Queste  niedesime  cose  sono  esattamenle  ripetule  neila 
Revue  de  Zoologie  (2),  e  si  I'una  che  1'  aitra  di  quelle  alle- 
gazioni  si  tengono  a  mala  pena  nella  distanza  di  un  anno  e 
mezzo  da  quanto  ne  scrisse  poscia  \  Instilui ;  sicche  pare 
iocredibile  che  il  Redatlore  di  queslo  celebrato  Giornale, 

(1)  Vegg.  Lc  Monilcur  Universel,  Journal  Officiel  de  l' Empire 
Franraix.  Luiie'iii  4  febbi-^o  IS'iG.  ii."  o5,  pag.  138. 

(!d)  Vegg.  Beuiie  de  Geolngie.  secondo  Serie,  Ton).  VIII,  pag.  54, 
anno  1856. 


—  iom  — 

(limor.inlo  nolhi  medosima  insii,Mie  capitalo,  non  no  avesse 
la  niciioma  conlezza;  o  quindi  dovessimo  quivi  Icggero  in- 
sogiianioiili  oirca  la  I'isiinozioiK.'  dolla  porpora  anlira,  senza 
voriin  ccnno   dol   iiiolto  cIi' era  fatlo  prima,  mostrando  e 
animali  e  proccdimciili,  clie  non  I'urono  niai  conosoiuti  ne 
adoporati  dagli  aniiclii.  11  diea  pure  chi  lia  lioro  d'intelli- 
genza,  se  I'alteneisi  a  qiiesta  via  non  sia  caeciare  in  fondo 
la  scienza,  e  porro  iiisorniontabile  inipedimenlo  a!  progres- 
so  e  alia  industiia.  II  leggilore  (\o\\lns(ilut  credera  la  Purpu- 
ra Valuta  del  Lamark  (quando  sia  la  Palula)  essere  la  chioc- 
ciola  adoperala  dagli  anlichi  a  produr-re  quel  miracolo  di 
drappo  rif'ulgente  die  in  il  desiderio  e  la  meraviglia  dei  piu 
segnalati  e  doviziosi  personaggi  deH'anlica   Roma.  Crederi 
clie  a  porre  la  materia  eoloi-anle  di  quelle  cliiocciole  inma- 
cerazione  con  Ire  lanti  di  acf/ua  per  Ire  f/iorni  (macerari 
triduo)  con  ccrta  misurnla  ijuanlila  di  sale,  sia  aver  fatto 
qnanto  oecorrc  per  avei'ne  lane  e  sete  splcndenli  qnanto 
spicndono  di  mirabile  cangiante  le  gemme  piu  vaglie;  cioe 
per  avere  la  pbrpora  degli  antichi.  Mette  ivi  travollo  e  con- 
fuso  Tinsegnamenlo  di  Plinio,  il  quale  dice  di  questo  raodo: 
Eximitur  postca  vena,  (juam  diximns,  cut  addi  salem  ne- 
cessarium  sextarios  ferme  in  libras  cenlenas.  Macerari  Iri- 
duo  jiislum.  Quippe  major  vis  lanto,  quanlo  rccentior ;  e 
dope  luUo  questo  rimaneva  la  colhira  pliniana  per  avere  il 
iiquore  delle  porpore  accomodate  alia  tintura  ;  ch'e  la  par- 
te pill  raalagevole  ed  aidua  per  cogliere  il  raagistero  degli 
antithi ;  appunto  perrhe  Plinio  non  ci  da  bene  deflnito  il 
processo  tinlorio.  Quel  sale  adunque  non  era  adoperato 
punto  ne  poco  per  apparecchiarc  il  prezioso  Iiquore  delle 
porpore  alia  tintura ;  sicdie  a  mescervi  quel  sale  e  un  poco 
di  acqua  bastasse  a  lingcre  senza  piu;  anzi  sembra  clie  non 
valesse  ad  altro  die  ad   inipedire  die  quel   Iiquore,  come 


—  4087  — 

maleria  aniiriale,  prestamente  non  si  alterasse ;  conciossia- 
che  rinscisse  lanlo  piii  vivace  e  gaja  la  liuta,  qiianto  era  piii 
fresco  il  li([Uore:  Quippe  major  vis  lanlo,  ([uanto  receulior. 
E  X  Inslilul  iiisegiia  che  con  acqua  e  sale  si  tignc,  e  ci  di 
speraoza  cbe  in  opera  di  quella  sua  chiocciola  sla  per  essere 
restiluita  la  porpora  degli  antichi,  die  non  potra  mai  esser- 
lo  anebe  rinvenuto  per  punto  il  processo  tintorio.  I  Tirii  ed 
i  Romani,  e  tutta  quanta  la  sapiente  antichita,  hanuo  sem- 
pre  tratta  la  celebratissima  porpora  da'  Murici,  bis  mtirice 
lincta^  e  non  da  altra  falta  di  cliioociole  e  di  conchiglio,  ed 
a  fermarne  Tidea  nel  niollusco  deW  Inslitut  e  uiio  scon- 
volgere  tuUo  quanto  ci  bisogna  sapere  per  redimere  la 
porpora  antica.  Quella  cbiocciola  del  Rotb  e  veraracnte 
cbiocciola  porporifera.  ma  per  avere  la  vera  porpora,  cioe 
la  celebratissima  di  Tiro,  della  quale  potersi  dire:  Lous  ei 
summa  color  sanguinis  concreli  nif/ricans  aspeclii,  idem- 
(jue  sHspeclu  refuhjeiis  bisogna  ricorrere  a'  murici^  e  pre- 
cisamenle  al  Murex  drandaris,  siccorae  io  non  bo  mica  de- 
dotto  per  consegueiiza  da'  presupposli,  ma  dimostrato  con 
iterali  e  provatissimi  sperimcnti.  Ed  e  altresi  al  lume  di 
questa  infallibile  scoria,  die  posso  accertatamente  affermare 
il  mollusco  del  Rolb  appartenere  alia  porpora  amethyslina 
di  Plinio  da  me  rinvenuta  nel  Murex  trunculus ;  onde  diedi 
per  assolutamente  provalo  cbe  gli  anticbi  possedevano  due 
porpore:  talcjie,  ove  sorga  un  giorno,  nel  quale,  per  gli 
studii  gia  fatti,  ci  venga  ridonata  la  perduLa  ricdiezza  di 
Tiro,  la  chiocciola  dell'  Instilut  ci  fornira  non  altro  cbe  una 
copia  pill  abbondevole  di  materiale  per  la  porpora  violacea, 
cioe  per  quell  a/rHW  colorem,  come  dice  Plinio,  in  amethy- 
sto,  (jui  in  viola,  et  ipsiim  purpurenm,  (jucmque  janlhinnm 
appellamus  ....  Ha  fil  (imelhisli  color  cximius  ille  {\)\ 
(.1)  Vei;;^.  il  lihrn  IX. 


—  4088  — 
e  di  questo  modo  veggiamo  come  a  non  legaie  gli  sUidii 
anteccdenti  co'  succossivi  no  vciiga  danno  gravissimo  alia 
scienza  e  agli  alii  fini  a"  quali  inlende. 

§  III. 

Quali  ienebre  circondassero  la  porpora  anlica,  qtiando  io 
stendeva  la  mano  per  la  sua  risurrezione. 

Poche  forse  delle  cose,  che  il  transito  de'  popoli  daU'aii- 
tica  civilti  alia  barbarie  precipito  nella  obbiiviono,  corsero 
tanto  sirane  vicissiludini,  qiiante  n  ebbe  corse  la  celebratis- 
siraa  porpora  degli  antichi.  Forse  cagione  di  tanto  danno 
fu  ia  medesima  sua  altissima  rilevanza,  bellezza  e  prczio- 
sita.  Queste  cminenti  prerogative  bastarono,  avvegnache 
spenta,  a  tenerla  viva  nclla  memoria  degli  noraini,  i  quali, 
ignorando  le  quaiita  sue,  e  raancando  TeserapliU'e  a  far 
loro  conoscerc  queilo  che  rcalmenle  fosse,  ebbero  ricorso 
al  partilo  di  fingersela  per  argomenti,  i  quali,  come  luce 
che  sono  se  dirillamente  adoperali,  si  voigono  in  incertez- 
za,  oscurita  e  tenebre,  se  piegati,  siecome  avvenne,  a  lorta 
interpretazione.Di  qua  ncseguito  per  primo  che,  tolta  la  por- 
pora alia  eccelsa  magnilicenza  del  suo  vago  e  rilucente  colo- 
re, abbellito  dalla  stupenda  prerogativa  del  cangiante,  venne 
condannata  alia  Babele  degli  universi  colori,  e  per  fino 
torno  annichilata  nel  nero  e  nel  candido.  Io  noH'anno  1832 
dava  opera  a  rilevarla  da  questo  sperdimento  di  riprove- 
vole  fallacia  (I)  collo  studiarmi  di  ricondurla  alia  schiera 
de'  rossi  in  tutte  le  loro  gradazioni,  e  il  silenzio  del  Vi- 
viani,  le  cui  idee  io  pigliava  a  combattere,  mi  parve  sin 

(1)  Vegg.  La  Porpora  rivocata  cniro  t  ronfini  del  rosso,  sopra  ci- 
tata. 


—  1089  — 

d'allora  buon  presagio  di  avere  diriltamenle  colpilo  nel 
segno.  Qujvi  io  chiudeva  dicendo:  «  Non  si  dimenlichi  la 
»  perduta  bellezza  della  porpora,  la  quale  non  verra  mai 
»  ristorata,  finch6  la  gi&  spenta  non  si  rilevi  dalla  tomba 
»  che  la  rinchiude.  E  rammentiamoci  anche  essere  piu  age- 
»  vole  rinvenire  una  gemma  perduta,  di  quelle  che  frugarla 
»  nelle  viscere  dei  monti,  dove  sia  incerto  se  esista,  o  se 
->  dair opera  umana  se  ne  possa  discopiire  la  sede.  Dunque 
n  Io  studio  nostro  dee  precipuamente  rivolgersi  a  indagare 
))  quella  porpora  che  un  tempo  visse  e  fiori:  e  1  pochi  cen- 
»  ni  che  ne  abbiamo  dato  deggiono  farci  cuore  all'impresa. 
»  Io  ho  in  animo  di  farmi  esempio  agli  allri ;  acciocche,  se- 
I)  guitalo  da  piu  ingegnosi  e  valenti  Io  studio  aggiunga 
»  quello  scopo,  che  nelle  mani  di  un  solo  potrebbe  sover- 
»  chiamente  indugiare  e  perdersi  senza  frutto  (!)  »  e  come 
ivi  proraelteva  cosi  attenni.  Pigliava  concerto  co'  pescatori 
di  Chioggia  (i  quali  stanno  continui  alia  pesca  e  battono 
perpetuamente  il  marc)  che  lutte  quelle  chiocciole  econchi- 
glie  che  in  qualunque  manicra  di  pescagione  loro  fossero 
venule  alle  reti,  non  le  ributtassero  mai  come  disutili,  ma 
serbate  in  viva  nell'acqua,  me  le  inviassero.  Di  questa  ma- 
niera  ogni  pochi  di  io  mi  trovava  ricco  di  uuovi  molluschi 
da  ricercare.  Ne  vennc  di  qua  che,  fra  tanle  conchiglie  inu- 
tili,  io  avessi  a  confer  to  il  Buccinum  echinophorum  e  per 
ultimo  anche  I'  Helix  janthina  (2);  ma,  quello  che  piu  rileva, 

(i)  Vegg.  Opnsc.  cil.,  pag.  55. 

(2)  il  niio  chiarissimo  cnllega  dolt.  Nardo,  grandeniente  speito  delle 
cose  zoologiche,  e  massime  del  iidstrn  mare,  tiovandosi  presente  alia 
letturo.  mi  fece  avveitito  che  V  Helix  janthina  iidii  vive  in  questo  Adria- 
tico  e  che  peicit)  non  fu  quivi  mai  linvenuta.  Pur  nondimeno  essendo  per 
me  provatissimo  il  fatto,  mi  rendo  ceito  (quando  essa  nun  ispetti  al  no- 
stro mare)  essere  stata  quivi  violentemente  piutata  dal  contiguo  Mediter- 
raneo  o  da  una  procella.  o  da  una  corrente  soltoniarina,  o  da  eltro  chec- 
chessifo5se. 


—  d090  — 

noil  lordassc  giiari,  forse  per  I'abbondanza  iii  die  sono  ncl 
iioslro  mare,  ad  essei-mi  luessi  innanzi  i  Murici.  Se  noa  clie 
dove  nelle  due  |)riinc  cliioroiole  mi  era  veiiulo  facile  farmi 
a  liete  speranze  pel  vagbissiuio  liquor  vermiglio  in,  esse 
oonlcnuto,  ne'  murici,  sudava  luiigainontc  prima  di  por  la 
mano,  o,  meglio,  prima  di  mellej-e  gli  occlii  in  quel  liguoris 
hie  minimis  est  in  Candida  vena.  Pur  nondiujeno  ci  perve- 
niva,  c  credo  proprio  piiiamei-ito  d'insistenza,  clie  di 
consiglio  e  valore,  c  cio  precisameiile  iicl  segueule  auno 
1833.  (lonseguilo  queslo  lideiitc  successo,  quel  rosso  del- 
la  porpora,  cli'  io  aveva  fermalo  per  deducimento,  mi  ven- 
ne  accerlatamente  provalo  per  la  eelebratissima  porporu 
tiria  dal  fatio  sperimentale  ;  se  noii  clie  io  errava  in  ri- 
spcUo  alia  amelliyslina  di  Pliiiio,  non  esseiido  bastalo  alio 
scarso  lume  I'ornitomi  dalle  memorie  degli  anlicbi,  a  indo- 
vinare  T  allra  porpora  in  gentile  e  vaghissimo  color  di 
viola.  Tultavia  ancbe  qui  I'  esperienza  mi  dava  evidenle- 
menle  a  vedere  quel  rilucente  e  bellissinio  viola  essere  una 
mistura  di  rosso  e  di  azznrro,  cb"  io  facilmenle  a  mano 
deir  alcoole  assolulo  sparliva  ;  siecbe  alia  fin  fine  eziandio 
<iuesta  porpora  pigliava  vita  e  belta  dall'  ardenle  raagiste- 
ro  del  rosso.  iii  ;,/!;. '-^  ;;.;■;•■:■.:  ■;."<•  ::■..••  ;/,i; 

IMa  percbe  per  venire  a  questo  poco  di  lume,  cbe  qui 
lievemenle  acccnnai,  pigliare  a  scoria  la  Irepidante  incer- 
lezza  deir  indovino  ?  Percbe  era  oggimai  profondamenle 
sepolta  (jgni  conoscenza  degli  animali,  cbe  avevano  fornita 
alia  sapiente  aniicbila  (juella  preziosa  ed  anmiirala  lintura. 
Del  cbe  proponendoini  io  (jui  di  dar  pruova  convincentis- 
sima,  allegbero  le  parole  della  Inlrodtizione,  con  cbe  io  mi 
faceva  a  meltere  per  la  prima  volla  innanzi  agli  occbi  dei 
sapienli  la  mia  scopcrla  della  porpora,  le  quali  suonano  in 
queslo  modo:    «  K  gia  un  anno  e  mezzo  trascorso  dappoi- 


I 


—  1091  — 

»  die  io  ho  comincialo  i  miei  lavuri,  diretti  ad  investigare 
•)  la  porpora,  e  dopo  niolti  sperimenti  iustituili  sopra  alcu- 
■•  iii  luollusclii  e  zoofili  adriatici,  sono  test6  venuto  al  fe- 
I)  lice  risullato  di  scoprire  il  principio  purpureo  ne'  due 
«'  niolluschi,  J\]iirex  brandaris  e  irunnUus  del  Liniieo,  nei 
»  quaii  piacquemi  tanto  piu  il  Irovamento,  quanto  che  do- 
I)  po  le  diligenli  cd  infrulUiose  ricerche  dell'  Oiivi  sopra 
»  quegii  stessi  mollusclii  era  perduta  ogni  speranza  di  ve- 
»  nire'giammai  a  risullati  piu  venturosi  di  quelli  conse- 
«  guiti  dal  mentovato  illuslre  iiaturalisla.  In  fatti,  quando 
I)  egli  enlra  a  parlare  delle  due  celebratissimc  opere  del- 
»  r  Amali  e  del  cav.  Rosa  circa  la  porpora  degli  antichi, 
1)  e  ricorda  le  quattro  specie  di  chiocciole  che,  in  via  pre- 
')  suntiva,  I'  illuslre  Cavaliere  disegna  e  descrive,  siccome 
»  quelle  dalle  quali  gli  anlicbi  trae^ano  la  porpora  ;  a  quel 
'•  punto  r  aliate  Olivi  fa  nota  e  dice  cosi :  Due  di  (luelle 
I)  (  cioe  di  quelle  quallro  cheil  cav.  Rosa  dubitalivamente 
»  descriveva,  e  di  cui  dava  la  figura),  vale  a  dire  il  Murex 
n  brandaris  ed  il  Murcx  iriinculus,  che  vivono  net  nostro 
»  mare^  fiirono  da  me  repiicaiamcnle  vcdnle  vive  in  tulii 
n  (jli  slaii,  e  vengono  mangiale  ,  ne  lio  pottilo  rimarca- 
))  re  che  somminislrino  materia  colornnte^  se  si  eccellui  la 
I)  legf/iera  iintura  che  comunicano  all' acqua^  nella  quale 
M  si  lasciano  infracidire  :  fenomeno  che  si  verifica  in  al- 
n  Iri  parecciti  animali  marini,  e  che  nel  caso  dei  delli  due 
»  murici  non  saprci  se  sia  prodolio  dallo  stesso  ver)nc  ge- 
«  neralore  del  nicchio,  o  da  una  orlica  di  mare,  la  quale 
\)  frequentemenle  gli  si  Irova  adcrcnle  (i).  Laonde  da  que- 
»  sle  decise  parole  delT  Olivi  era  abhatluLo  ogni  fonda- 
II  nieiito  di  speranza   di  trovare  giaiuniai  il  desideralo  co- 

(1)  VegL'.  La  Zuolufjia  Adriu/ica.  pai;.  loT. 
Sci-ie  111.  T.  IV.  liO 


—  dOD2  — 

I)  lore  in  qiielii'  chiocciole.  Aiizi  ogli  era  si  loiiUino  dal 
"  crock'rc  (11(3  in  que'  niolliisclii  fosso  per  esisterc  il  prin- 
»  cipii)  piirpuroo,  (he  laecia  tli  crrore  gli  eriulili  o  i  nalii- 
»  I'lilisti,  i  ((uali  si  diedero  a  cfedere  che  yli  anlicki  ado- 
••  pcrcusero  qucUi  eke  allualmente  sonn  delli  Mui'ici  , 
"  Porpore  e  Buccini,  i  (juoli  sono  di  multisslme  specie  «; 
1)  non  danno  ves(i<jio  alcitno  di  materia  colorantc.  Scmhra 
»  aazi  che  qiiesli  ignorassero  che  presso  i  moderai  natura- 
n  lisli  moltc  specie  si  comprendono  sotto  codeslc  denomi- 
»  nazioni  (jcncrichc 

" (I).« 

'  Ma  a  veder  nieglio  come  st(^ssero  le  cognizioni  nostre 
intorno  qiiesto  grave  argomenlo,  eziandio  dopo  gli  ultiini 
sludii  del  Berini,  allegheremo  quesl'  allio  hrano.  »  Veg- 
»  gendo  11  Berini,  che,  quantunque  Uiile  le  note  qualifica- 
»  live  assegnale  da  Plinio  alia  chiocciola  porporifera,  cor- 
»  rispondessei'o  al  Murex  brandaris,  tuUavia  gii  erudili  e 
»  i  nalui'alisti  conLinuavano  a  soslenere  ch'  essa  7ion  fos- 
"  se  la  chiocciola  porporifera  der/H  anlichi,  perche  il  ver- 
»  me  che  vi  abila  denlro  non  moslra  una  Iraccia  immagi- 
»  nabile  di  materia  colorante,  sia  che  si  nolomizzi  crudo 
I)  0  cotto,  od  anche  macerato  (2)  ;  abbandonala  anch'  egli 
»  1' idea  che  quel  Murice  avesse  niai  polulo  essere  la 
■>  chiocciola,  da  cui  gli  antichi  Iraevano  la  porpora,  ah- 
H  braceiava  1'  ailra  che  il  vero  animalc  poi'porifero  fosse 
»  il  zoofito,  che  quasi  sempre  si  trova  altaccato  al  riicchio 
1)  di  quel  mollusco,  e  1  lenloni  suoi,  o  nieglio  ovaje,  quan- 
')  do  candide  e  quando  vermiglie,  il  condusse  a  rilenere 
»  che  quelli'  fossei'o  levencdiPlinio, divisatecisiccome  can- 

(1)  Vegg.  0[).  cit. 

(2)  Vei;t;.  Note  del  Boriui  dullo  pag  6!)  I'iim  nlla  71  della  sua  vei\<ioiie 
del  noiio  libro  di  I'iinio. 


—  1093  — 

I)  dide  e  iiisieme  produdrici  del  liquore  pni'pureo.  Tali 
»  erano  i  snoi  pensamoiiti  iifll'  aimo  iSIO;  e  posciache 
»  neir  anno  1824  pubblicasse  la  sua  Versione  del  nono 
»  llbro  di  Plinio,  scendeva  ad  athihuire  nuovamenle  la 
I)  qualila  poiporilera  al  Miiricc  predello,  ed  ivi,  secondo 
»  i  |)cnsaraenli  di  liii,  lornava  niiovo  al  Intto  il  niagiste- 
•■  ro  onde  il  niollusco  produccva  la  porpora.  Essa  era  una 
»  tilaUira  di  liava  porporina,  a  guisa  di  quelle  fila  die  si 
»  ti'ae  dallo  slomaco  il  fiiugello,  od  il  ragno  iiell'  oiiliie 
I)  le  sue  tele,  le  quali  useivano  dallo  stouiaco  del  niollusco, 
»  e  raccolte  clie  fossero,  egli  afferuia,  col  mezzo  di  nasse, 
"  siccome  soleano  gii  anlichi,  avremmo  ridonala  senza 
"  pill  la  smarrita  bellezza  di  quelle  vesli  tanto  celebrate  e 
.)  fauiose  piesso  gli  anlichi.  Se  non  che  a  raccorle,  giu- 
).  sla  il  Berini,  faceva  grande  ostacolo,  non  solo  lo  sbatli- 
»  menlo  del  mare  die  le  disperde,  ma  la  vorace  atlinia, 
■1  die  pianta  sua  sede  sovra  il  nicdiio  di  quel  mollusco  a 
I)  posta  per  mangiarsela  di  mano  in  niano  eh'  ei  suda  alia 
»  conocchia   lilando  ;    onde  il   Berini   cliiamo    il    zoolito 

»  acliiiia  porporifctga  (!))> e  queste 

cose  si  scrivevano  e  si  pubblicavano  nove  anni  prima 
ch'  io,  in  quello  stesso  Mui'ice  dessi  a  vedere  la  reale  esi- 
stenza  della  porpora  degli  anlichi  ;  sicche  non  erano  po- 
che  le  tenebi'e  die  littamenle  cdavano  quel  gran  vero,  il 
quale  ci  doveva  aprire  gli  ocdii  a  conoscere  cosa,  che, 
viva  e  (iorenle,  fu  la  maraviglia  de' popoli,  e  spenla  un  de- 
siderio  si  ardenle,  che  non  lascio  mai  quieli  gli  sforzi 
degli  uomini  per  ritornaria  in  vila,  Per  dare  una  giusta 
idea  di  quello  che  fosseio  le  cognizioni  noslre  quando 
io  mi   faceva   alia   ricerca   della    porpora    aniica,  mi  soiio 

(I)  Vp^g. /1?(/i«// (/f/Zc  sricnzc  ilal  Jieywi   IjOnib.-Vi'tii'Jo.  Un^w  \\\y 
pai^.  ooi),  pcc. 


—  109/1  — 

liniiliilo  ;ul  ullciiaic  I"  Olivi  c  il  Berini,  peiolii'  a  mo  vici- 
nissimi  ed  iillinii  a  sciivcre  e  a  darci  per  tlisporalo  il 
siiccesso  ;  ma  a  clii  meglio  piaccsse  couoscero  la  sfonriafa 
confiisiono  in  die  si  erano  condolU  i  rioorcalori  della 
porpora  anlica,  legga  la  mia  Disserlazione  sopra  la  I'or- 
pora  anlica.,  occ,  scritta  per  rispondere  alle  critiche  del 
Fusinieri ;  pcrocclic  se  fra  noi  manoano  gli  inooraggia- 
menti  agli  studii,  non  mancano  pero  mai  i  travagli,  Ic 
offese,  i  danni  piu  ostinati. 

Ma  lo  aveie  gia  rinvenulo  la  porpora,  non  era  avere 
saldalo  il  deblto  per  la  restituzione  dclla  porpora  anlica. 
Troppo  era  cerlo  die  nel  comporre  la  celel)rala  lintiira 
gli  antichi  adoperavano  non  solo  il  liquorc  delle  porporo, 
uia  altresi  quello  de'  buccini ;  peroccJK^  Plinio  dice  :  lluc- 
cinnm  per  se  damnalur,  (juoniam  fucum  remiltit.  Tuttavia: 
Velagio  admodnm  alUrjaiur,  nimiacque  ejus  nigritiae  dat 
saturilalem  illam,  nitoremtjue  (jui  f/uaerilur  cocci ;  e  in  al- 
tro  liiogo,  al  Tyi'ius  Pelagio  primum  saliatur  immatiira, 
viridiquc  cortina,  mox  permulaiur  in  buccino  :  sicche  non 
lia  dubbio  cli' eglino  adoperassero  ancliei  buccini.  Laonde 
per  dare  all'eta  nostra  UUto  quello  che  fosse  per  abbisognar- 
le  a  redimere  la  porpora  anlica  bisognava  allrcsi  darlc  a  co- 
noscere  i  buccini ;  il  die  io  I'aceva  in  modo  cerlo  e  preciso 
col  Bticcinum  echinop/iorum,  coW Helix  janthina,  coWa  ma- 
teria vermiglia  dtAWiclinia  macnlata,  e  in  modo  genera- 
lissimo affermando  che,  ogni  qual  volla  venga  incontrala 
in  una  diiocciola  o  conchiglia  una  materia  rossa  o  ver- 
miglia donataci  in  quella  condi/ione  daila  vita  dell' ani- 
male,  (|uello  e  sempi'c  e  invariabilmenle  buccino,  dovendo 
cssere,  porche  sia  porpora,  bianca  o  Candida  cnlro  T  ani- 
mate e  rendci'si  in  color  vormiglio  a  conlallo  dell  aria  o 
sottoponondoia  all*  im|)crio  dcgli  agcnli  inorganici.  Quosli 


—  1095  — 

erano  i  segni  di  dislinzione,  ch'  io  divisava  per  separaro 
la  porpora  da'  bucciiii  ;  e  posciache  gli  aiitklii  affermas- 
sero,  die  Io  porpove  erano  per  assoluto  inalterabili,  e  i 
biiccini  con  cstrema  facility  smarrivano  ;  cosi  io  dava  per 
assolutamenle  provato  al  lunie  della  sperienza,  che  le  por- 
pore  resistono,  non  che  altro,  agli  alcali  caustici,  all'  acido 
solforico  e  agli  allri  acidi  forti,  dove  il  vermiglio  de'  Onc- 
cini  e  sperso,  non  die  dagli  acidi  piu  deboli,  dal  locco, 
per  dir  cosi,  carezzevole  della  luce ;  sicche  la  quistione 
della  porpora  antica  fu  per  ogni  rispctto  inleramente 
risoluta, 

E  per  mostrare  veraraente  come  fosse  smarrita  ogni 
dirittura  sopra  quanto  si  alleneva  al  celebrato  colore  della 
porpora,  udianio  come  il  dottissimo  Amati  balenasse  iiella 
incertezza  sopra  questo  negozio  de'  bnccini.  Minim  pro- 
(eclo,  egli  diceva,  el  Plininm,  et  caeleros  omnes,  qnos  hoc 
capite  adduciinus  scriplores  ,  nniits  praeparationis  pnr- 
pvrarum  menlionem  fecisse,nullam  vero  praeparalionis  sued 
bnccinonnn,  e  va  innanzi  con  certi  suoi  indovinelli  lontani 
al  tuUo  da  ogni  realta  ,  die  uiai  fosse,  ne  fosse  indi  per 
essere  nel  fatto  delle  porpore.  Non  paria  Plinio,  nc  gli 
altri  della  preparazione  del  succo  de'buccini,  perchc  il 
sueco  de'  bucoini  c  falto  vei'iniglio  dalla  ualura,  e  non  bi- 
sogna  d'  arte  che  Io  inflori  od  accenda  ;  e  queste  rilevan- 
ti  verila  non  potevano  essere  dedolte  per  consegiienti,  ma 
volcvano  essere  dimostrale  al  kime  dell' esperienza,  sicco- 
me  io  feci. 

(Continua.) 


mmu  DEL  mm  2o  mm  \m 


k^i  Ici'^c  la  nola  del  ni.  c.  cav.  Zantedeschi 
intilolata  Cenni  storici  decjli  strumenti  nmsicali  au- 
toniatici,  die  ripetono  e  stcunpano  i  pensieri  del  suo- 
natore  e  decjli  orgiuii  ad  esjrressione  variata- 

Giuseppe  Marzolo  nella  solenne  disliibuzione  dci  pre- 
inii  d' indusliia  falta  iicl  18o7  in  ^Milano  riporlava  la  pri- 
ma corona  per  organo  clie  staiiipa  e  ripele  i  pensieri  mii- 
sicali  del  sonatore.  Neirestrattodelgiiidizio  si  affernia,  die 
altri  prima  del  _AIarzolo  avevano  rivollo  11  peosiero  a  (jue- 
sto  mirablle  congegno,  precipuamenlc  il  piemonlese  Mase- 
ra;  ma  che  la  pralica  non  Tadotto.  Noi  facciamo  voll  1  piu 
vlvl  e  sincerl,  percbe  la  pralica  adotli  quello  del  Marzolo  ; 
11  complmenlo  c  la  perfezlone  del  quale  si  allende  ancora 
auslosamente  dal  pubblico.  Noi  frallanto  crediamo  noslro 
dovere  di  eompletare  la  storla  do'  primi  inventor!  di  que- 
sli  apparali,  affincbe  sia  reso  loro  il  dovuto  onore  e  sorga 
nuovo  slimolo  nel  Marzolo  a  far  conoscere  le  differenzo 
fra  il  suo  congegno  e  quello  de"  forestieri,  die  lo  prece- 
dettero  in  queslo  glorioso  aringo. 

Oa  oltre  un  secolo  vcnne  altamente  lodalo  per  soUile 
iugegno  meccauico  I'  inglcse  Creed,  il  quale  penso  ad  un 


—  lUi)8  ~ 

congcgiio  aulomalico  niusioale,  clie  avessc  a  ripclcM'c  od  a 
slanipai'e  gl"  improvvisi  del  siionatore.  Se  no  possono  vo- 
derc  le  Transazioni  filosoficlic  di  Londra  poll' anno  MAI. 

Appena  il  pul)l)lico  ebbe  nolizia  dell'  invcnzione  di 
Creed,  raloraanno  Hunger,  che  si  era  da  due  anni  oocupato 
di  quesli  meccanisnii,  prcseato  una  Memoria  con  luUi  i 
suoi  parlicolari  alia  R.  Accadeniia  dello  scienze  di  Bcrli- 
no,  affinche  ella  no  volesse  far  coslruire  il  congegno  e 
pubblicarne  la  descrizione  con  figure  ne'  suoi  Atti  accade- 
niic'i.  N' ebbo  I' inventore  la  piu  solenne  promessa  ;  nia 
allorquando  si  voile  venire  all'  atto,  manco  il  promesso 
effetto,  perche  di  rado  i  niczzi  accademici  corrispondono 
ai  bisogni  sempre  piu  erescenti  delle  scienze,  dclle  arli  e 
delle  lellcre. 

K  ben  raro  clie  un'  invcnzione  od  una  scoperia  sia 
lulto  fruUo  di  un  solo  intlividuo.  L' istoria  ci  ammaestra 
che  i  grandi  trovali  I'urono  sempre  predisposli  da  idee,  da 
sparse  nolizie,  die  dovevano  appresso  scuotere  allri  per 
I'ecarii  a  un  grado  crescente  di  perfezione  e  di  eonipi- 
niento.  Quasi  conLemporaneo  all' Hunger  fu  il  cclebrato 
meccanico  Holilfeld,  il  quale  applico  dapprima  un  singola- 
re  congegno  ai  cembali,  affinche  gTimprovvisi  de'suonatori 
polessero  essere  a  piacimento  riproduUi  e  slampali.  Tolse 
ancora  il  comunc  difetto  agli  organi  della  scolorala  mo- 
notonia, imprimendo  loro  un  carattere  luUo  proprio  al 
violino,  da  aversi  i  diversi  gradi  di  forza  nel  suono,  colia 
variala  esprcssione  e  siumature,  quale  abbiam  noi  dalla 
inano  maeslra  che  tocca  divinamenle  le  corde  di  un  per- 
felto  violino.  Ma  non  c  frequenle  il  caso,  che  il  genio 
ancora  vivenle  colga  il  fruUo  e  la  corona  de'sudori.  Spes- 
so  essa  e  deposta  sopra  (juella  fredda  pielra  che  copre  le 
sue  spoglie  morlali.  Cosi  accadde  alio  svcniuralo  Holilleld, 


—  1099  — 

clic  appoQa  compiacevasi  udire  da  suoi  apparali  automali- 
ci  ({lie  suoiii  armoniosi ,  che  sombravano  dcttali  dallo 
spirito  animalore,  dovette  pagare  il  Iribulo  all'  umana  iia- 
lura,  lasciaudo  a' poster!  la  ghistizia  e  la  gratiliuline  del 
merito  dellc  sue  I'atiehe,  die  forsc  gli  ebbero  innanzi  tem- 
po a  consmnare  il  nerbo  delta  vita.  Questa  giustizia  e 
qiiesta  ricoiioscenza  fii  resa  alia  nieinoria  di  Ilotilfeld  dal 
re  di  Svezia  allorclie  visito  I'  Accademia  delle  soioiize  di 
Berlino.  Sulzer  ne  mostro  at  re  il  nobilc  magistefo  del 
tiova'u)  di  ilotilfeld  eda  quella  mcntesovrana  furono  tribii- 
tatiencomi  di  amniirazione  e  proferite  parole  di  lode  al  geaio 
infelice  rapito  innanzi  tempo  a  quegii  allori  che  i  coiiteiii- 
poranei  gli  avevano  preparati.  Veniite  a  notizia  le  rogali 
laudi  tribiitate  dallo  Svedose  ai  meceanismi  dcIT  Ilotilfeld, 
diede  alia  luce  quanto  egli  aveva  immaginato  per  un  rap- 
porto  musicale  stampatore,  unitamente  al  cai'teggio  die 
tenne  con  I'  Eulero  che  gli  era  stato  largo  di  eiicomii  noii 
comuni.  La  macdiiaa,  quale  il  sig.  Hunger  la  presento,  ha 
molta  analogia  con  quella  che  da  per  se  stessa  segna  su 
una  carta  la  lunghezza  dello  spazio  che  si  percorre  da  un 
mobile,  e  la  cderitii  di  queslo.  Per  formarsi  I' idea  pii!i 
semplice  di  queslo  meccanismo  si  concepisca  dislesa  sotto 
i  tasti  del  cembalo  una  carta,  che  si  possa  per  mezzo  di 
due  cillindretti  far  andare  innanzi  ;  al  di  sotto  di  ogni 
lasto  vi  ha  un  lapis  die  accoslasi  alia  superflcie  delta  car- 
ta. Quando  si  preme  e  si  abbassa  il  tasto,  allora  il  lapis 
tocca  la  carta,  e  siccome  cjuesta  si  va  sempre  avanzando, 
il  lapis  segna  delle  linee,  che  colla  loro  lunghezza  delermi- 
nano  la  durata  del  suono  (non  gia  del  tuano,  come  disse 
il  sig.  Hunger  poco  esatto  ne'  termini  musicali ),  e  con  la 
loro  posizione  il  suono  medcfiaio.    Questa  e  la  disposizio- 

iie  gonerale  di  questa  macchiiia  semplice    ed  utile  nel  uie- 
Serie  JIl.T.  IV.  141 


—  iiUO  — 

(losimo  loinpo  ;  vi  si  aggiungono  allre  delerminazioni,  die 
conipiscono  di  renilonic  1'  uso  e  coinodo  e  siciiro. 

liC  niagiii(iclie  hiiuli  sparse  dalle  Accademie  c  da'Gior- 
nali  a'  viveiili,  possano  sempro  accompagnarsi  a  quelli  ea- 
coniii  siiiceii,  olio  gli  avi  noslri  al  vero  mei'ito  de'  Irapas- 
sali  tril)ulaioii()  negli  Annali  dellc  si-icnze  o  dclle  arli !  K 
possano  anooia  essere  di  slimulo  elTu-aeissimo  a  uuovi 
ti-ovati  ! 

Poscia  si  comunica  iin  siinlo  dello  stesso  m.  e. 
cav.  Zanledesclii  risguardanlc  iin' opera  sul  clinia  di 
Ldiiu',  il  quale  sunto  uscira  in  luce  nclle  successive 
dispense. 


mum  DEL  mm  n  mm  \m, 


11  m.  e.  dottor  IXardo  legge  una  niemoria  intito- 
lata:  Piicerche  sperimentali  suUa  vera  CAiimi  dell  irra- 
diazione  e  sid  vero  modo  di  manifestarsi  dim  tale 
fenomeno  ;  par.  I,  Teoria  delle  varie  opinioni  emesse 
sopra  qiiesto  argomento  dall'antichita  fino  ai  di  no- 
sti'i,  e  segulto  del  proi^ramma  della  parte  II. 

Terminata  la  lettura,  il  prof.  Minich  osserva  che 
in  ottica  la  parola  irradiazionc  viene  adottata  conm- 
iieinente  dai  fisici  per  significare  quci  fenomeni  sub- 
biettivi  nei  quali  la  immagine  prodotta  sulla  retina  da 
un  oggetlo  dolato  di  multa  luce  eccita  od  invade  un 
lembo  circonvicino  alio  spazio  che  le  appartiene,  e 
percio  I'oggelto  apparisce  alquanto  dilatato,  Inve- 
ce  parecchi  fenomeni  acccnnati  nella  Memoria  sem- 
brerebbero  derivare  unicainentc  dalla  dilTrazione  del- 
la  luce.  Cosi  il  citato  passo  di  Persio  :  jam  clanim 
inane  fenestras  intrat,  ecc,  nel  quale  si  riprende 
un  giovane  alunno  immerso  nel  sonno  mentre  il  sole 
allargava  co'suoi  raggi  le  immagini  delle   fessure 


—  1102  — 

(h'llo  iinposle  non  piiu  rigiiardarc^  lirradiaiiiom;  pro- 
priameiitc  delta,  nia  si  liibriscc  sollaiilo  ;»,lia  diflra- 
zionc.  Sarc'bbe  pcrtaiilo  giovovolc  alia  giusEa  ospres- 
siono  ed  inkdligcnza  dei  llilU  e  concetti  esposli  nella 
!\Icmoria  che  la  parola  irradiazione  fosse  nstrcila  nel 
senso  precisoe  spccialcche  le  vienealtrihnilo  daifisici.' 

11  m.  ('.  dolt.  iAardo  accoi>;liendo  la  j)i(Hletla  os- 
servazione  dichiara,  che  avrcbbe  iiolalo  ravvertenza 
di  valersi  del  torniine  irvdduizwne  in  un  senso  pin 
generale  del  consueto. 

II  m.  c.  e  seg.  doit.  IS'aniias  legge  nna  nota  inti- 
tolata:  Avvertcnzc  sopm  alcuni  inoiU  du])plivAire  le~ 
Ictlricitd  ai  mulali,  che  si  pnbblicheranno  iielle  suc- 
cessive dispense. 

Si  legge  una  .^femoria  del  m.  e.  Bellavitis  intitolata: 
1\elazione  iV  aUinemncnto  nei  jninti  ihlk  curve  «/f/e- 
hriche  e  il  seguente  sunlo  da  kiistessocompilalodi  una 
sua  nota  snUa  risoluzione  umnprica  delle  e<]uazioni. 


Giu  [)c!'  (I'c  voile  (.'hbi  1'  uiiuro  tV  inli-iKenci'vi,  o  dotli 
colloglii,  iiitoriio  a  (piesto  argoniciilo,  che  e  una  delle  vie, 
per  le  qiuili  (kille  aslivizioni  dell'  olgehra  si  [uissa  idle  ap- 
plicazioiii  arilmeriehe,  io  ricoiTo  aurora  idia  vostra  indul- 
gcnza,  aeciocehe  vediale  so  per  T  impurlaiiza  dell'oggetto 
possa  nierilare  di  vcnir  piil)l)licata  nei  vidiinii  delle  vostrc 
nieniDric  un'  appendire  alle  due  nienioiie  clio  voi  bcDigna- 
mente  accogli(>ste  nei  vol.  Ill  c  V  (ISiO,  1857),  in  cui  eer- 
cai  di  espoiTc  (juanto  occorro  ad  esse  aggiungcre  per  gio- 
vare  alia  praliea  ulilila,  e  cio  piendendo  in  esame  aleune 
opere  pu])l)lica(e  su  tale  argonienlo,  e  parlieolarnienle  quel- 


i 


—  4 103  — 

I;i  (li  Scliniise  (Braiin^olnveig,  1850)  elm  s(a  nolla  nostra  hi- 
blioteca. 

Questo  aiitorc  coinhifia  il  siio  Iraltalo  colla  non  facile 
dimoslrazionc  ciic  ogni  Gqiiazione  algcbrica  ha  tante  ra- 
tlici  quanl'  e  il  siio  grado,  ed  egli  a  biiona  ragione  preferi- 
scequella  del  Caudiy  poggiala  sul  principio  c!ie  i  eosi  detti 
immaginariinonsono  altro  clie  lecspressioni  dei  punti  diun 
piano;  principio  questo  che  io  da  molli  anni  lolsi  daila  qua- 
si dimenticata  rappresentazione  dellequantita  immaginarie, 
e  che  ormai  e  generalmente  adottato.  Io  credo  peraltro  che 
ad  ogni  considerazione  d'  imraaginarii  giovi  far  precedere 
la  teoria  delle  quantita  (eioe  reali),  la  quale  e  per  le  ragio- 
ni  logiche  e  per  le  praliche  aj)plicazioni  e  naturalaiento 
staccata  dall'altra.  Lo  studio  delle  equazioni  algebriche  u 
cosi  semplice,  che  puo  far  seguito  immetliato  ai  fondanienli 
deir algebra:  riinarrebbe  soltanto  da  dimostrare  che  ogni 
polinomio  intero  di  grado  pari  e  dcconiponihile  in  fattori 
reali  di  2°  grado  ;  ma  questo  teorema,  che  e  mio  di  quelii 
dimostratifacilraente  col  snssidio  degrinimaginarii,non  e  di 
aicuna  importanza  per  la  delcrmiiiazione  delle  radici  reali 
delle  equazioni. 

L'operazione  per  risolvereogni  equazione  algebrica  a 
coefficienti  numeiiei  gia  presentita  dal  Vieta  e  una  senipli- 
cissima  conseguenza  della  divisione  algebrica  ;  se  un  poli- 
nomio si  divide  pel  binomio  {x  —  a)  il  residuo  dara  evi- 
dentemente  il  valore  del  polinomio  quando  x  riceve  il  va- 

lore  a ;  e  se  il  quoziente  si  divide  ancora  per  {x a),  c 

cosi  in  seguito,  si  ottengono  i  coefficienti  delle  varie  po- 
tenze  di  {x  —  o),  doe  si  ha  la  trasformata  le  cui  radici 
sono  diminuite  della  quantita  a;  I'  osservazione  della  prima 
delle  predette  divisioni  fa  presentire  come  si  trovi  la  piii 
piccola  radice  di  una  data  equazione ;  ccco  adunque  che 


—  1 104  — 

quclla  liMsiorniJizione  ci  pone  siill;i  via  di  avvicinarsi  inde- 
fiiiilamenle  a  ciascuna  radico.  lo  credo  clie  il  priino  ad 
insognai-e  qiiesto  pvoccsso  per  caholarc  la  trasforniala  sia 
stalo  il  Riiflini  in  una  sua  nicmoria  pubhlicala  nv\  iSOi,  e 
qnindi  tre  anni  prima  elio  il  Ikulan  dcsse  il  suo  uiclodo  di 
risoluzione,  nel  quale  egli  considera  soUanto  il  caso  di 
aur: I , sicclu' si  altriliuisce  ordinarianienteairilorner  {Trans, 
fhil.  i8l9),  anzithe  al  Budan  quel  processo  che  il  lluffiiii 
applic6  poi  (Sue.  Ital.  XVI,  1813)  all'  eslrazione  delle  radi- 
ci  numeriche.  Ad  un  melodo  cosi  semplice  e  cosi  facile  da 
dimostrare,  c  die  prohabilmcnte  sara  statu  conosciulo  pri- 
ma del  Ruflini,  non  si  fece  abbastanza  di  attenzione  nem- 
meno  dopo  delle  pubblicazioni  di  Budan  e  di  Horner  ;  co- 
si anclie  il  Fourier  suppone  die  il  valor  della  x  sia  sosli- 
tuito  woWcdcrivalc,  invece  di  adoperare  i  coeffieienti  delta 
Irasformata  ;  uso  che  si  vede  gencralinente  consei'valo,  ad 
onta  della  sua  inopporlunila. 

II  processo  per  caleolare  le  trasformate  non  da  la  com- 
piuta  risoluzione  delle  equazioni,  ci  volevaunqualdiecriterio 
die  facessc  sicuri  di  non  trascurare  qualche  radice;  il  teo- 
reraa  del  Cartesio  serviva  pienainente  alio  scope  quando 
r  equazione  aveva  tanle  radici  (reali)  quant'  e  il  suo  grado; 
ma  nel  caso  opposto  era  lecito  sos[)ettare  che  tra  due  tras- 
formate aventi  nei  loro  cocflicicnti  lo  stesso  numero  di  va- 
riazioni  cadesse  nullostante  quakhe  radice,  giacdie  il  nu- 
mero di  quesle  puo  essere  inferiore  a  ([uello  delle  varia- 
zioni  di  segno  ;  fu  dunque  di  capitate  iiiiportanza  il  leore- 
lua  del  Fourier,  die  diede  compinicnto  a  qucllo  del  Carte- 
sio. Questo  teorcma  viene  anche  ailribuito  al  Budan;  pare 
che  Fourier  io  trovasse  nel  1797,  e  pubblicamente  lo  inse- 
gnasse  nel  1801  ;  mentre  il  Budan  nei  §§  39,  52  della  sua 
opera  (1807)  non  fece  die  sospettarne  la  verila,  e  ne  era 


—  1105  — 

si  poco  convinto  die  adoperava  il  crilerio  dclle  Irasfor- 
mate  collaterali  per  mostrare  1"  assenza  di  radici  anche  in 
quegl'  iiitervalli,  iiei  qiiali  non  vi  era  alcuna  perdita  di  va- 
riazioni  ;  peraltro,  foise  nella  seconda  edizione  deila  sua 
opera  (1822),  e  per  certo  in  una  niemoria  inserita  nel 
Buliet.  Ferussac  (Oct.  1829  XII,  pag.  297),  il  Budan  espo- 
se  il  leorema,  nonche  il  metodo  generale  per  calcolare  le 
successive  trasformate;  mentre  pare  die  la  prima  pubbliea- 
zione  del  Fourier  sia  nell'opera  posluma  (1831). 

Se  si  traltasso  di  deterniinare  tutti  i  valori  che  fanno 
sparire  qualch<!  variazione  di  segno  il  teorema  del  Fourier 
ed  il  processo  di  calcolo  llufiini-Horner,  non  lascierebbe 
nulla  a  desiderare,  ma  fra  di  essi,  oltre  le  radici,  vi  sono  al- 
cuni  valori  cosi  detli  critici^  die  nulla  importa  di  deternii- 
nare ;  ordinariamente  la  presenza  dei  valori  critici  e  facile 
da  scorgersi,  e  siccome  il  loro  numero  eguaglia  la  mela 
della  differenza  tra  il  grado  della  equazione  ed  il  numero 
delle  radici  (reali),  cosi  non  e  grando  inconveniente  il  fer- 
iiiarsi  a  trovarii ;  pure  e  utile  un  criterio  die  faccia  distin- 
guere  i  valori  critici  delle  paja  di  radici.  Abbianio  il  cri- 
terio del  Budan  die  consiste  nel  progredire  verso  il  valore 
della  cercata  radice  secondo  il  processo  con  cui  si  deter- 
mina  la  frazione  continua,  fmcbe  si  giunga  ad  una  trasfor- 
niata  cbe  sia  evidentemenle  priva  di  radici  superiori  al- 
r  unila.  Abbiamo  il  criterio  del  Fourier,  nel  quale,  combi- 
nando  insierae  i  due  ultirai  termini  di  due  trasformate  si 
riconosce  in  raolti  casi  cbe  in  quell' intervallo  non  puo  ca- 
dere  alcuna  radice.  Non  parlo  del  criterio  pcrfelto  dato 
dallo  Sturm,  giacclie  in  pralica  esso  riesce  troppo  laborio- 
so,  pcrcbe  sia  opportuno  adopcrarlo.  Abbiamo  parecdii  al- 
tri  crilcrii  ;  mi  pare  cbe  qiicllo  i>roposlo  da  me  sia  piutto- 
sto  pill  esteso  die  meiio  degli  altri,  ed  abliia  i  vanlaggi  di 


—  liOG  — 

;uK)pei'arc  i  cool'licieiili  di  una  sola  tlello  due  Irasfoiinalo,  c 
ili  ricliicderc  un  caliolo  facile  a  ricordarsi,  perclie  quasi 
coiiforme  al  pioeosso  riufliiii-llorner. 

Come  nielodo  d'approssiiiiazione  io  credeva  die  que- 
st" ullimo  Ibsse  uiigiiore  di  ogni  allro  ;  esso  conUeiie  in  se 
il  uiclodo  del  .\e\>i()U  scnza  die  occorrano  Ic  eouiplicale 
av\ei"tenze  elic  aleuno  vi  aggiuns(>  onde  cvilure  il  peiieolo 
di  sorpassare  qualchc  radice  o  di  lunx  uUeiiere  la  desidera- 
ta approssimazione  :  esso  lia  peraltro  un  difetto  ;  avviene 
non  di  rado  clie  T  equazione  da  risolversi  sia  uianeanle 
di  molti  leiiuini,  applieandovi  il  processo  llufflni  -  Horner 
r  equazione  perde  immedialamente  la  sua  semplieita  ;  da 
un  Giornale  Ilaliano  io  sapeva  clie  nell"  .l//«6'/i«ei/m  (Dee. 
1842)  il  Weddle  aveva  pubblieato  un  duovq  luetodo  die 
s'  assomiglia  a  quello  delT  Ilorucr,  ma  die  lascia  alle  cqua- 
zioni  sciiipre  Io  stesso  nuniero  di  termini  ;  nell' opera  ddio 
Sdmuse  veiini  finalmente  a  conoscere  questometodo,a  cui 
si  spesso  aveva  pcQsato  (giacdie  talvoltalecose  semplicissi- 
mc  si  ccreano  indarno),  e  die  costiluisce,a  mio  credere,  ia 
pill  importante  aggiunta  die  debba  fare  al  melodogia  pub- 
liiicato.  Per  esprimere  approssimalameiite  le  quantita  si 
lianno  tre  maniere  prineipali  :  I"  una  e  indipendente  dal  si- 
slema  di  nuineiazione,  ed  e  per  frazioni  continue  ;  la  se- 
conda  e  per  successive  aggiuule  di  alcuni  decimi,  poscia  di 
alcuiii  ceutesimi,  di  alcuni  uiillesimi,  ecc.  ;  nella  terza  ma- 
niera  si  ha  inveee  una  specie  di  fattori,  il  primo  sara  ua 
uuinero  intero,  il  secondo  I'  unitii  amnentata  da  uno  o  piii 
decimi,  il  tcrzo  T  unita  aumcnlula  di  uno  o  piu  ceutesimi, 
e  cost  in  seguito.  Quesli  fattori  furouo  adoperati  dal  Leo- 
neili  per  calcolarc  con  facilila  e  mediantc  una  breve  tavola 
i  logaritmi  dei  numeri  (sai'ebbc  desideiabile  die  venissero 
pubblicalc  le  lavolc  ias(.i;!lc  da  queslo  iugcgnoso  malemati- 


—  1107  — 

CO  ilaliuno  niorlo  a  Corfu).  —  Ora  se  una  radicc  di  una 
equazionc  si  vuol  csprimcre  in  frazione  continua  vale  il 
nolo  nielodo  del  Lagrange,  clie  e  molto  opporluno  quando 
i  coefflcienti  sono  interi ;  se  la  radice  vuole  esprimersi  nel 
solito  modo  di  frazione  decimale  vale  il  nielodo  Ruffini- 
Horner,  nel  quale  la  radice  delle  successive  trasformata  o 
quclla  della  primiliva  diminuila  successivamente  delle  varie 
parti  della  i-adice;  linalaienle  nel  metodo  del  Weddle  la  ra- 
dice si  esprime  per  fatlori,  cioe  in  ogni  trasformala  la  ra- 
dice differiscc  da  quella  della  precedenle  per  un  falloreche 
vi  fu  lollo  ;  ed  e  nolo  clie  in  tal  modo  lulle  le  Irasformale 
conlengono  lo  slesso  numero  di  termini  della  primitiva. 

II  processo  Ruffiui-norner  ha  uu  altro  vantaggio  di 
servire  ollimamenle  alia  teoria  delle  equazioni  ;  nelle  niie 
precedeiiti  mcmorie  mostrai  quanto  facilmenle  se  ne  ricavi 
il  teorema  del  Fourier,  i  limiti  delle  radici,  e  gli  allri  teo- 
renii ;  sicche  e  orraai  inopportune  esporli  quali  un  tempo 
s' insegnavano,  e  giova  riunire  invece  lutta  la  teoria  delle 
equazioni  intorno  al  processo  di  calcolo  die  serve  al  suo 
scopo  principale,  cioe  alia  risoluzione  delle  cquazioiii. 

Nulla  ho  da  aggiungere  intorno  alia  delerminazione 
delle  radici  immaginarie  delle  equazioni  a  coefflcienti  reali, 
poiche  lo  Schnuse  da  soltanto  il  metodo  di  Rutherford,  e 
siccomc  egli  stesso  dichiara  che  e  utile  soltanto  tino  al  4." 
grado,  cosi  non  val  la  pena  di  occuparsene,  giacche  rispet- 
to  alle  equazioni  di  4."  grado  si  ha  un  metodo  diretto  e 
spedilo  per  la  loro  decomposizione  in  due  fatlori  di  2."  gra- 
do. Credo  che  il  metodo  da  me  proposto  (i846)  sia  finora 
il  meuo  laborioso,  ed  ignoro  che  prima  esso  fosse  conosciu- 
to,  quantunque  in  un' opera  pubblicata  a  Padova  (1857)  lo 
vegga  riportalo  senza  cilarmi,  il  che  farebbe  supporre  che 
fosse  cosa  gia  nola. 

Serie  III,  T.  IV.  142 


—  IIOS  — 
II  111.  V.  liucchia  presonla  ainslilulo  un  piogo 
sui^i^ellato  del  sig.  Yalvasori  di  Padova  risguardanle 
latrasniissiom'Ciniteuiporanca  iki  tckfiraintm.  il  cui 
dcposito  v'kmu!  acccltato. 


mmU  M  (ilOPiNO  !i>5  AGOSTO  1859. 


-<5f5^- 


oi  legge  la  segiiente  Rivisld  del  m.  c.  prof.  Bella- 
vitis  (U  alcuiii  articoli  dei  Comptes  rendus  deUAc.va- 
demki  delle  scicnze  di  Franria. 

InlcrpoUizionc  opprossimala. 

L  Ilermile  sviluppa  maggioniiente  iin  problema  d'in- 
Icrpolazionc  (CoH////c,9,  Janv.  1850,  XLVIII,  p.  62)  die  il 
Tchebiilief  (J.  Liouvillo,  AouL  1858,  III,  p.  289.  Vegg.  an- 
clie  Brioscbi,  Annali,  Roma  1858,  I,  p.  182  e  IT,  pag.  132. 
—  Rouche,  Comptes,  Juin  1858,  XL VI,  p.  1221)  aveva  gii 
trattalo  mcdiuiite  le  irazioni  continue.  Senza  porre  in  dub- 
bio  la  generalila  ed  elevatezza  delle  vedule  deirillusti'e  geo- 
metra,  c  guardundo  sollanlo  alia  piatica  appMcazione  parrai 
obe  i  principii  piu  eknncnlari  sieno  ancbe  i  piu  oomodi  e 
conducenti  a  calcolazioni  piu  spodit(\  Riguardo  alia  prima 
(jueslione  considerata  dalT  Iletiiiite,  di  dclerminare  doe 
una  funzione  razionale  inlera,  la  quale  corrispondenlemenle 
ad  ()^ -|-  1)  valori  della  x  offra  altrettanli  valorj  dati 
della    y  ,    parnii  die  piu  spedito  della  fornuila  del  Lngrange 


—  diiO  — 

siu  r  iiso  clclle  liiuzioni  inlerpolari,  di  cui  leci  ccnno  iiclla 
niemoria  sulla  risolnzione  miiiiccica  dcllo  cquazioni  ( Isii- 
hilo  Vcncto,  1857,  VI,  pag.  3G2,  §  15).  Secondo  il  Canchy 
{Complcs,  Nov.  18  ;0,  XI,  p.  775  c  033.  Genu.  18  58,  XXVI, 
pag.  29  c  57)  T  Ampere  considcro  pel  primo  le  liinzioni  iu- 
terpolari  ( 1/ui.,  Clergonne,  1820):  giova  |)eiallro  nolare 
elie  lin  dal  1800  il  Tadiiii  si  era  occupalo  di  unaioglie  fun- 
zioni,  e  no  aveva  spccialnicnle  dedolto  in  iiiodo  rigoroso  lo 
sviluppo  del  Taylor,  deteniiinando  col  lore  mezzo  i  limili  del 
residuo,  e  cio  in  una  Memoria  degna,  a  mio  credere,  di 
molta  considerazione  inserita  nel  Giornale  della  Socieli 
d' Incoraggiamento  di  Milano  (luglio  1800,  VII,  pag.  03). 
Veggasi  pero  la  memoria  d' Ampere  nel  /.  Ec.polijt.  VI.xiii, 
pag.  148. 

II  modo  die  mi  sembra  piu  breve  per  calcolare  i  valori 
delle  funzioni  inlerpolari  e  quello  esposto  qui  sotto,  dove 
alia  formula  generate  accompagno  nn  esempio  niimerieo.  Si 
Iratla  di  delerminare  la  funzione  razionale-inlera  y  in  gui- 
sa  (he  ai  valori  a;„= —  I  ,  Xi^=  I  ,  x„_^-=r2  ,  x.-~'^  , 
Xi=G    corrispondano    y„  =  39   ,    y^  =  \    ,    y.^  =  0    , 

Vll  2/1231 

X-i     y,  ?/23  4 

ogni  y  .  ■  .  e  il  rapporto  della  diffcrenza  fra  due  y  oon- 
tenenli  un  indiccdimeno  alia  differenza  dei  corrispondcnli 
X  ,  cioe 


—  1 
1 

39 

—  10 

i 

1 

0 

1 

2 

—    1 
0 

1 

—  1 

0 

1 

0 

5- 
6- 

-   3 

—2! 
-24 

—  '1 
-5 

—  1114  — 

X{ Xq  Xfi X\  X'l X{y 

X  j'      'X  [  X^  —  Xq 

Forniata  questa  tavola  degl'  y  .  . .  (clio  lion  luogo  clelle  dif- 
fcrenze  finite,  le  quali  sarebbero  opportune  se  i  valori  ili  x 
forraassero  una  progressione  aritmetica)  si  calcolera  la  fun- 
zione  y  colla  seguente  tabella,  che  io  dispongo  in  modo  di 
conservare  Talgoritrao  adoperato  nella  lisoluzione  delle 
equazioni  algebricbe ;  si  noti  peraltro  che  qui  dee  calcolarsi 
procedendo  dal  sotto  in  su;  essendo  ^/dio^j  =  0  si  comin- 
eia  da  ?/,)i«3  e  si  copiano  nella  riga  obbiiqua  ascendcnte  i 
Humeri  die  nella  precedente  tavola  formano  la  riga  supe- 
riore  obbiiqua,  cioe  nel  nostro  caso  i  nunieri 
—  ^    ,    G  ,    —  19  ,    39 

Xq 


Xo 


-B, 


Ai  -hBi  -hyoi 


—  1  H-  8  - 

-  18-h 

12 

1     —  1  -f-  9  - 

-27  -f-39 

1     _  1  _4-  8  - 

-19 

2/ui23H-2/oi2  2|  — l-f-6 


dopo  di  che  le  equazioni  y^ioj  =  A^  =  A^^  =  A  , 
^•i-yoiiz-hBi—yoii  ,  a;,i,-f-5o-^i  ,  ^vJii-\-C,,=ij,,i  , 
a^o^o  -{-B  =  B,,  ,  x^,B,,  4-  C  ~  C„  ,  rr^C,,  -}- D  =  y^  , 
servono  a  determinare  B^  =z8  ,  B^^=z^  ,  C„  =  —  27  , 
i?=r8,  C := —  18,  D  =  \2  ,  e  la  funzione  cercata  e 
y  =  —  x^^  -h  Sx'  —  1 8a;  -}-  12. 
Questa  funzione  y  =  D  -{-  Cx  -{-  Bx'^  ~\-  Ax^  =  F{x) 
corrisponde  pienameate  coi  valori  dati ;  se  si  voglia  una 
funzione  piii  semplice  della  precedente  si  procedera  secon- 
do  la  iiota  regola  del  metodo  dei  minimi  quadrati  adope- 
rando  le  equazioni 


—  fH2  — 

d  -f-  r.r,,  -I- .  .  .  —  ?/o  ,  d-h  rx,  -\'  .  .  .  =  y^  ,  ecc. 
(iovo  d  ,  c  , .  . .  sono  le  quanlita  iiicognile.  CLc  se  si  co- 
iiosen  la  fuiizione  l\.v)  cd  iiiollre  requa/ione 
/(.r)  =  X-'  —  I  3,i-''  -h  5  I  .x-2  —  -'tl.v"  —  li'lx  -j~  i^0  z=  0  , 
che  ha  per  radici  i  valori  .r,,  ,x',  ...  .r.,  e  si  voglia  do- 
lorminarc  la  funzionc  piii  scmplice  d-{-  (v-\-ei'C.  ,  la 
quale  meglio  di  ogni  allra  dello  stesso  grado  si  avvicina 
alia  F(,r)  per  liitle  le  radici  dclla  f(x)  z—  0  ,  si  piio  rispar- 
miarsi  di  risolverc  questa  f=()  e  di  delerminare  i  valori 
corrispondenti  della  F{x)  .  A  tul  line  si  troveratino  dap- 
prima  le  somnie  dclle  poteoze  delle  radici  della  f^=0  , 
11  che  imitando  la  disposizione  di  calcolo  indicata  nel  T.  VII 
deirislitiito  (pag.  102,  §  50)  si  olticno  scrivendo  nella  pri- 
ma riga  i  coeflicieiiti  (oniinesso  il  primo  che  dcv'esserc 
riinita)  della  f{x)  inoltiplicali  per  1,2,3,4,5;  i 
numeri  di  ciascuna  riga  siiccessiva  soiio  proporzionali  ai 
cocfiicienti  I,  —13,  51,  —47,  —52,  00,  ed  il 
primo  numero  di  ciascuna  riga  e  scelto  in  modo  che  la 
somraa  di  ciascuna  colonna  sia  nulla 

—  13-1-  i  02  —  1  5 1  —    208  -\-       300 

15—1  GO  +  GG3  —    G  I  I  —       G7G  -h      780 

G7— 871  4- 3417—     3149—     3  58^ -]-... 
3  59     -  4537^  17799  —  IG403  .  .  . 
1959—  25207 -f-  .  .  . 
10933  —  .  .  . 

qucsli   primi   numeri     13,  07,  349,    1939,  ocx'.      sono 
appunlo  le  somme  delle  potenze  delle  I'adici  della    [=0  . 
Dopo  cio  se  la  funzione 
y==D  -\-  Cx  -^  Jlx"  -h  .  .  .  —  12  —  1  8j,'  -f-  8a-""  —  x^ 

voglia  ridursi  ad  una  funzione,  per  esempio,  di  I."  grado, 
si  delermineranno    />'    d'    col  mezzo  delle  due  equazioni 


//2«*^"  -+-  C'-£oc  —  B^x'  +  A1.X-'  H-  .  .  , 
Ji'^x  -}-  C'Ex'  =  B^x-'  ■+-  A-Ex-'  4-  •  •  . 
(■io6  5  Z/  -f-  I  3  C  =  8.  G7  —  1 .  349 

13  Z)'-h  67  C'  =  8.549—  1.1939   , 
die  danno     D'  =  8,0747    ,    C  —  1 1 ,0482     e  la  funzionc 

Y  =  {D -h  D') -^  {C -h  C')x  =  20,0747  —  5,95 1 8  .  a; 
clara  corrispondentemenle  alle  cinque  radici  della  7  =  0 
i  valDi'i,  le  cui  differenze  dai  valori  di*  y  hanno  la  somma 
dei  (jiiadrati  minima.  Se  la  Y  dovesse  essere  di  2."  grada 
si  formcrebbero  in  simil  raodo  le  Ire  eqiiazioni 
D'Xx'^  H-  C'-Ex  -f-  B'Ex'  =  AEx'  -+-...,  ecc.  ,  colle 
quali  si  delerminerebbero  D'  C  D'  da  sommarsi  pot 
eolle     DCS. 

II  Gauss  osservo  {Commenlal.  Soc.  Sc.  Ooltingensis  rc- 
ccntiores,  1815,  III,  pag.  39,  §  1  I),  che  senza  bisogno  di 
risolvere  la  /(x)  si  piio  trovare  una  funzione  intcra 
F{x)  ,  la  quale  corrispondentemcnte  a  ciascuna  radice  del- 
la  /'(.r)=0  abbia  lo  stesso  valore  della  funzione  razio- 
nalc  frazionaria  X{x)  :  (p{x)  ;  sempreche  il  douominatore 
fp  noil  abbia  alcun  fattore  comune  con  f  .  Prima  di 
lutto  mediante  la  7=  0  si  potranno  abbassarc  i  gradi  di 
A  (p  al  di  sotto  di  quello  di  /'.  Dopo  cio  il  Gauss  svi- 
luppa  in  frazione  continua  il  rapporto  f(x) :  (p{x)  ,  cioe 
pone  le  equazioni  identiche 
f=P(p-j-^  ,  (p  =  Q^-j~^  ,  P^  — ij^_l_^^  ecc. 
dove  i  polinomii  /'  Q  R  .  .  .  sono  almeno  del  1 ."  grado, 
cd  i  gradi  di  (p  ^  ^  .  .  .  sono  decrescenli;  ponendo 
/=:::  0  si  vedc  chc  queste  equazioni  danno  per  ciascuna 
radice  della    f=0,     A  =  —  P^  ,      l=z  {  \ -^  rQ)(p    , 

M  =  X  ~  ^'i=  (—  ^'  —  P^  —  ^'Q^')(P  >  •  •  ■       "    numera- 
lore     X{x)     potra  csprimersi  con 

A  — />?)-{-  VA-f  r|H^  .  .. 


—  1114  — 

tlovc  p  7  ...  soiu),  i;(MicM-alineii(c  parljuido,  qnanlita  co- 
stanti,  sicolu"'  in  lino  sara 

F  =  /)  —  (jP  -h  '•  ( 1  -4-  PQ)  —  s  (/'  -h  if  -h  PQIl)  -h  ec. 
/'  ,    I  -\-  PQ   ,  ec:'.     siuio  i  iiiiiiioi'atori  ilellc  IVazifMii  ooii- 
vcrgenli  verso  la  IVazione  continua 

/  :  (p  —  /'  -t-  |/()  -h  I //{  -4-  ore. 
Per  esempio  so  A  =  a'   —  m  x  -\-  2  5  , 

(p  =z  a;^  —  7a;-  -}-  3c»  -f-  12  la  funzioiiG  F(x)  clio  per 
ciascuna  delle  cinque  radici  —  I  ,  I  ,  2  ,  5  ,  (5  dclla 
prccedeiite  J':=z  0  egiiaglia  il  rapporlo  X  :  (p  si  oller- 
ra  calcolando  la  /:=  {x"  —  Gx  -|-  0)vp-[-  x'^  -\-2x  —  12 
cioc     Pzzzx'- — Ga; -}— G    ,      ^  =  x"'  -h-  2x —  12  ,     poi 

X  AS 

276 
ty  =:    — -  ;     d'alti'ondo    A=*-' — \(ix-{-'2-'i=(p'f~7y — 1   , 
■121 

quindi     F— I— 7P—(i•-hP(>)=—.^•■•-f-8A•-— 18.^-1-12   . 

(he  eorrispoiulcnlcmenle  ai  predctti  valori  di    x   riccve  i 

cinque  valori      39  ,    I  ,  0  ,  —  3  ,  —  24    della  frazione 

X  :  (p    . 

Gencrazione  spontanea. 

Durante  fanno  prcsento  furono  discussc  ncIT  .'slilulo  di 
Francia  due  di  quelle  qucsiioni,  su  cui  sara  forsc  sempre 
impossibile  slabilire  da  qua!  lalo  sia  la  verita,  e  die  pur 
nulladimeno,  od  anzi  appunto  per  queslo,  formano  oggetto 
di  I'requcnti  ricerclie  c  di  decisive  opinioui.  L'una  di  lali 
questioni  e  la  nalura  dei  coipi  creduti  semplici,  I'altra  la 
generazione  spontanea.  Per  quanto  si  possadire  die  i  falti 
sono  r  unico  fondamento  delle  scieoze^  pure  e  certo  die 
sla  iin[ieri()so  nella  nostra  nientc  il  priiicipio  deH'aiialogia, 


—  ili5  — 

per  osso  abbiamu  slabililo  il  legame  Ira  la  causa  e  reffcUo; 
esso  e  fondamento  d' ogni  noslra  scieoza,  come  di  tutti  i 
nostri  cM'rori ;  senza  di  lui  I  falti  osservati  sarebbcro  sol- 
tanlo  cognizioni  sloriche  sul  passalo,  noii  mai  verila  scien- 
tifiche  applicabili  al  fiUiiro.  Se  talvolta  noi  dubitiarao  dellc 
couclusioni  per  analogia  egli  c  soltanto  porobe  ricordiamo 
cbe  1' analogia  ci  lia  tratU  in  errore,  c  cosi  lo  stesso  prin- 
cipio  ci  fa  diflidare  della  conclusione.  Vieno  da  cio  die  se 
i  naturalisli  avessei'o  sempre  ossci'vato  cbe  alia  produzione 
di  1111  animale  e  necessaria  runione  dei  due  sessi,  e  cbe  le 
piaiitc  si  pi'opagassero  per  semi,  la  cui  fecondazione  abbi- 
sogna  del  concorso  di  due  organi  speciali ;  cbiunque  si  fosse 
atlontalo  di  supporre  cbe  la  generazione  di  uii  essere  orga- 
iiizzato  polesse  prodursi  aiicbe  senza  una  particolare  azio- 
ne  Ira  due  distinti  organi  sessuali,  sarebbe  state  riguardato 
dai  naturalisli  quale  stranissimo  soslenitorc  deH'impossi- 
bile,  come  quelle  cbe  vorrebbe  negare  una  legge  della  na- 
tura,  cbe  in  nianiera  sempre  coslante  provvide  alia  conser- 
vazione  della  specie.  Pur  la  cosa  precede  ben  diversamente 
da  cio  cbe  dovrebbe  presuraere  cbi  amasse  considerare 
soltanto  la  generazione  degli  animali  superiori,  e  guardasse 
alia  pill  comune  e  spontanea  iuoIti[)Iicazione  dei  vegetabili. 
Lasciando  di  accennare  aleune  singolarissime  anemalie 
nella  generazione  sessuale,  si  riconobbe  cbe  in  alcuni  ani- 
mali e  nella  inaggior  parte  dei  vegetabili  la  moltiplicazieue 
puo  farsi  mediante  la  separazione  di  una  parte  qualunque. 
Non  e  pill  vere  cbe  nell'embrione  centenuto  nell'uove  o 
nel  seme  vi  sia  abbozzato  in  lutti  i  suoi  organi  speciali 
r  essere  cbe  poi  se  ue  sviluppera;  un  pezzo  di  vegetabile, 
talvolta  una  sola  feglia,  e  capace  di  formare  un  essere  per- 
fetto,  cbe  si  furuira  di  liori  e  di  frutla  quanlo  il  vegetabile 
da  cui  fu  staccato.  CAo  |)rotlusse  singolai-i  ipetesi,  per  le 
Serie  IIL  T.  l\.  143 


(luali  si  ollonchi'o  I  "idea  slossa  dell'individLio,  o  qnella  parle, 
cIk^  poleva  divenire  uii  csserc  perfeUo,  fii  considcrala  quasi 
ouiiio  nil  individiio  avcnle  anche  prima  d'csserc  slaccalo 
una  \ila  sua  propria;  cd  aiicho  in  niolli  aniniali  rimaiie 
dnbliioso  se  si  Iralli  di  nn  solo  individuo  o  di  una  sociela 
di  juollissimi  individui. 

Qncsta  nianitM'a  di  pi'opagazionc  avicbbo  dovulo  dimi- 
nuiro  la  liducia  nrlla  necessita  della  gencfazione  per  esseri 
preesislenti  c  i'ar  naseere  il  sospello  elie  in  questa  circo- 
slanza,  anelie  piu  cite  in  molte  allre,  la  natura  presentasse 
una  nioUi|)lici(a  di  mozzi  che  sla  in  opposizione  eon  quclla 
scmplieiU'i  ed  uniformila  che  ei  piaec  allribuirle.  Una  forse 
dello  cagioni,  per  le  qnali  i  naturalisli  non  aecolsero  I'idea 
della  generazione  incerta  si  pun  trovare  neirop[)osizione 
ail  iin'opinione  del  volgo ;  questo  clie  non  conosce  a  gran 
pezza  Ic  rassomiglianze  c  le  gradazioni  tra  gli  animali,  non 
aveva  pensato  che  come  si  generano  gli  animali  superiori 
cosi  dovessero  generarsi  tulli  gli  altri,  e,  poco  istrutto  su 
quel  mirabile  fenomcno  ch'e  la  metamorfosi,  aveva  credulo 
che  i  vermi  ed  altri  animali  o  vcgelabili  nascessero  dalla 
pulrefazione.  I  naturalist!,  cominciando  dal  celebre  Italiano, 
scoprirono  I'errore  del  volgo  e  mostrarono  in  millc  casi  la 
necessita  della  preesistenza  dei  genitori ;  e  cosi  pel  principio 
d'analogia  negarono  risolutamente  ogni  ailra  maniera  di 
generazione,  e  prelesero  die  fossero  necessarie  sperienze 
positive  per  dimostrare  la  falsiti  della  loro  troppo  generale 
asserziooGj  mentre  invece  ogni  asserzione  non  e  provata  se 
non  in  quella  parte  che  risulta  dalle  sperienze  gia  fatte. — 
Infatti  nulla  slabiliscc  a  priori  la  necessita  della  generazione 
per  essero  preesislenti:  se  si  annnettesse  che  tutti  i  germi 
i'ossero  posti  tin  dalla  creazione  gli  nni  dentro  degli  altri,  e 
come  si  ritiene  impossibile  la  creazione  di  una  molecola  di 


—  4117  — 

maleria  l)ruta;,  oosi  ogualmonte  impossibile  si  reputasse  la 
creazione  d' iin  niiovo  essere  organizzato;  ([uesto  principio 
quantunque  clcstiluilo  d'ogni  prova,  e  veniito  nou  si  sa  di 
dove,  pure  uelia  sua  generalita  sarebbe  invulnerabile  ad 
ogni  attacco ;  sarebbe  uno  di  quei  principii  che  si  credono 
come  assiomi,  e  cui  sarebbe  impossibile  combattere.  IMa 
niun  naturalisla  orede  a  questa  preesistenza  di  gernii,  che 
da  ttitii  i  secob  sticno  aspettando  opportune  circostaoze 
per  isvilupparsi;  e  dunque  nii'slieri  ritenere  che,  date  pecu- 
Hari  circostanze,  la  nalura  sia  capace  diprodurreun  essere 
orgauizzalo,  che  prima  non  esisteva.  Quantunque  per  la 
discussione  die  ci  occupa  nulla  importi  che  questa  creazio- 
ne di  csseri  sia  piii  o  meno  anticipata,  giacche  la  questione 
rimane  la  stcssa,  sia  che  I'embrione  venga  creato  dopo 
I'unione  dei  due  sessi,  oppure  ch'esso  sia  creato  nella  fem- 
mina  e  dalla  fecondazione  riceva  I'eccitamento  alia  vita, 
oppure  sia  creato  nel  maschio  cd  entri  neH'uovo  femmineo; 
nulladimeno  mi  pare  che  un  argomento  lolto  dalla  teralo- 
logia  faccia  propendere  per  la  prima  ipotesi.  Se  due  em- 
brioni  discendessero  insieme  la  dove  piantano  loro  radici 
per  ricevere  nutriinenio,  potrebbe  avvenirc  die  per  acci- 
dentali  circostanze  si  unissero  insieme  nel  loro  sviluppo,  e 
cio  avvcrrebbe  indifferentemente  in  tulte  le  possiliili  posi- 
zioni  rispettive ;  invece  le  leggi  coslanti  della  leralologia 
mostrano  che  I'unione  non  puo  avvenire  se  non  che  Ira  le 
parti  similari ;  pare  adunque  die  i  due  esseri  vengano 
creati  sopra  biogo,  spesso  disuniti,  talvolla  unili  secondo 
leggi  speciali. 

I  sosteoitori  di  una  sentenza  danno  allOpiiosta  opinionc 
il  nome  di  generazione  spontanea.,  quasiciic  in  uaturavi  po- 
tcsse  essere  dislinzione  Ira  sj)ontaii('0  e  siorzato:  bisogna 
i-ettamenle  fissarc  il  signilicalo  d'enframbi  le  ipotesi.  0   la 


—  1 118  — 

goncrozione  d'ogni  essore  orgonizzalo  ricliicdo  hi  proesi- 
stoiiza  ili  almeno  iino  dogli  csscri  dclla  sua  stossa  specie, 
oppure  Ira  le  parcccliie  circostanze  necossario  alia  genera- 
zionc  non  e  scmpro  compi'csa  la  proesistenza  di  qualciie  iii- 
dividiio  di  ([uolla  specie,  cd  alcuni  esscri  seuiplicissiini  pos- 
pono  prodursi  senza  la  presenza  di  alcun  essere  o)'ganizzato 
vivo.  Alcuno  sembro  ammetlei'c  die  si  credesse  di  poler 
gonerare  degli  esseri  organizzati  aiiclie  scnza  residiii  di 
iiialcria  organizzata;  il  Pouchet  risposc  die  tale  non  era  il 
siio  assunto:  si  tralta  di  prodiirre  iin  cssci'c  organizzato 
eon  quak'he  avanzo  di  orgaiiizzazione,  nia  senza  alcun 
germc  proveniente  da  esscri  di  eguale  specie.  —  Alle  spe- 
I'ienzc  di  Pouchet  e  di  Mantegazza  si  obbietia  die  jnfinili 
gernii  sono  disscminali  neH'aria;  rispondc  il  Pouchet  die 
le  osservazioni  niicroscopiche  non  palesano  tali  germi,  e 
die  so  i  germi  iossero  neiraria  qualciie  animaletto  dovreb- 
be  svihipparsi  anche  ncH'acqua  pura,  quantunque  gli  man- 
casse  poi  il  niitrimento;  mentre  per  lo  conlrario  quando  vi 
e  qualciie  avanzo  di  materia  organizzata  tosto  si  sviluppano 
gl'infusorii.  —  Qui  si  cade  lacilniente  in  un  circolo  vizioso; 
per  asslcurarsi  che  I'aria  e  Tavanzo  di  materia  organizzata 
non  contengono  germi  si  espongono  ad  una  elevata  tempe- 
ratura;  e  per  giudicare  se  questa  temperatura  sia  suflicieale 
a  distruggere  i  germi  si  osserva  se  si  sviluppino  infusorii. 
Quindi  uno  stesso  sperimento  provera  agli  uni  essersi  gene- 
rati  degli  infusorii  senza  germi,  ed  agli  altri  die  i  germi 
persistono  alia  elevata  temperatura  cui  si  sottopose  la  so- 
stanza.  E  quando  la  sostanza  sia  carbonizzata,  se  non 
compariscano  infusorii,  i  primi  diranno  che  la  cagione 
nee  I'essersi  distrutto  ogni  resto  d'organizzazione,  ed  i 
secondi  diranno  che  ai  germi  si  e  tolta  la  facolta  ger- 
minativa.    —    Bisoiiiicrobbe    trovare    die  in  sostanze  di 


—  my  — 

ogual  origiiic  organica  variamcnle  modilioata  da  rcagonli 
chimici  purissimi  si  generano  infusorii  different!,  i  cui  gcni- 
tori  non  possono  trovarsi  uogli  esseri  vivcnti,  da  cui  quelle 
sostanze  proveiigoiio;  ma^ancora  sarebbe  leeito  siinporre 
ehe  gl' infusorii  fossero  suscettibili  di  metaniorfosi  siniili  a 
quelle  che  si  risconlrano  in  alcuni  vermi  inlestinali,  i  quali 
successivamento  ospilano  in  animali  differenti,e  che  percio 
si  celasse  la  provenienza  di  paternita. 

Quantunque  gli  scienziati  dell'Istituto  di  Franoia  sieno 
avversi  alia  generazione  spontanea,  pure  mostrarono  di 
credere  che  I'argomento  potcsse  ricevere  sperimcntalniento 
qualche  decisione  od  alraeno  maggior  chiarezza,  giacche  lo 
proposero  ad  oggetto  di  premio  {Comptes,  XLVIH,  p.  33o). 

Potrcbbe  sospettarsi  che  provenissero  da  nuove  crea- 
zioni  quelle  crittogame  che  attaccarono  cosi  crudelmente, 
forse  per  la  prima  volta,  i  tuberi,  le  viti  ed  i  bachi  da  seta. 
Riguardo  a  questa  ultima  malattta  6  osservabile  che  una 
commissione  dell' Istituto  avente  Quatrefages  per  relatore 
in  un  lungo  rapporto  {Comptes,  Mars  1859,  pag.  5b2)  sulla 
pcl/rine  dei  bachi,  che  si  paragona  at  cholera,  non  faccia 
alcun  cenno,  nemmeno  ad  oggetto  di  coufufazione,  dell'ipo- 
tesi  e  delle  osservazioni,  per  le  quali  molti  naturalisli  ten- 
gono  per  probabilissimo  che  la  cagione  del  male  sia  una 
crittogama. 

Corpi  sempUci. 

La  discussionc  tra  Dumas  e  Despretz  (Comptes,  Fevr. 
1839,  XLVIII,  pag.  3C2,  375)  ebbe  per  oggetto  la  scrapli- 
citti  dei  corpi.  La  sontenza  dei  quattro  elementi  regno  per 
molti  secoli;  giacche  la  stabilita  delle  opinioni  e  in  ragione 
inversa  dclla  stabilita  raeccanica,  quanto  piu  ristretta  e  de- 


—  H20  — 

l)()lo  luiiino  la  l)aso,  tanlo  piii  liuii^adienio  riniangono  iiicon- 
cusso.  Le  scopeile  nioderne  portarono  alia  sossanlina  i 
corpi  olenicnlari,  iiumcro  clio  male  si  accorda  eon  quolla 
somplicila,  die  ad  ogni  coslo  si  vorrebbe  trovare  nella 
natura.  —  Gli  oquivalenti  ehimici  di  questi  eorpi  scmbrano 
essere  luUi  cspriiiiibili  eon  nunioii  intcri  qiiando  si'assunia 
il  nimiero  8  per  e(iuivaleale  deH'ossigeno;  qiiesta  osserva- 
zione  fu  falla  da  prima  dal  Proui,  c  quanlunque  eombat- 
kita  dal  Berzelius  seml)i'ava  conformala  tialle  analisi  succes- 
sive. iNclia  .Alemoi'ia  inserita  nel  Vol.  Ill  dell'i.  r.  IsUUito 
(Venezia  1847)  ho  anch'io  raccolto  in  iin  prospetto  i  piii 
probabili  equivalcnti  dei  corpi  seniplici,  facendo  scorijorc  il 
gran  vantaggio  die  si  lia  abbandonando  per  rcqnivalentc 
deir  ossigeno  I'lisilato  100  ed  adoperamlo  il  numero  8:  ho 
semprc  il  desiderio  di  rifare  quel  prospeUo  a  seconda  dellc 
nuove  osservazioni.  Jl  Dumas  ha  pubblicalo  parlc  delle 
risultanze  dei  suoi  lavori  [Comples,  Nov.  1 857,  XLV,  p.  709; 
Mai  1858,  XLVI,  p.  952);  egli  e  sforzalo  ad  ammeltere  nci 
numeri  esprimeiiti  gli  equivalenti  non  solo  i  mezzi  ma  an- 
che  i  quarti ;  il  die,  a  dir  vero,  mollo  toglie  alia  scmpIiciLa 
ed  alia  credibilita  della  legge  del  Prout.  Sarebbe  un  lavoro 
importanUssimo  slabilire  \' error  probabile  di  ciascuna  dc- 
terminazione  iiumeriea,  allora  si  polrebbe  scorgere  quanto 
grado  di  fuUuia  ri manga  a  quella  legge.  II  Dumas  reca  ai 
numeri  comprcsi  iiel  mio  prospelto  le  segueali  modilica- 

zioni:    I  porlato  da  !26  a  127,    F    da  1 8  -  -  a   19  ,    P    da 

32  a  31,  Si  da  22  a  2  1 ,  Cr  da  28  a  2G,  W  da  95  a  92, 
Ti  da  2'i  a  25,    Sb  da  129  a  I  19  c  poi  122,    2.P.i    da  212 

1  3 

a  207  c  poi  2 1  i  ,  Pb  da  1 04  a  1 03  -^ ,  Zn  da  33  a  32 j  , 

1  I  3 

Ni  da  M)  a  29  —  ,    Mn  da  27  —  a  20  ,  Al  da  lia  13--, 


— dl21  — 

Zr  da  34  a  33  ,  Mg  da  12,7  a  12  e  poi  I2-|  ,  Sv   da  -ii 

a  43  4- ,  Ba  da  08  a  07  4r  ,  SI  da  0  a  7  . 

4  2  * 

I  corpi  scmplici,  die  per  le  ioro  I'assomiglianze  sem- 
brano  appartenere  ad  una  stessa  fainigiia,  hanno  lalvolta  gli 
equivalenli  in  progressione  arilraetica  :  siccomc  una  tal 
cosa  ba  luogo  Ira  moltisshni  radicab  provenienli  dalla  na- 
tura  orgauizzala,  il  che  trova  una  evidente  spiegazione 
nella  successiva  soslituzione  di  un  coniponcntc  ad  un  altro; 
cosi  ak'uno  e  Irallo  a  credere  cbe  veraincnte  i  corpi  detti 
sempbci  risuUino  da  varie  propoi'zioni  di  altri  corpi,  il  che 
spiegherebbe  e  la  rassomiglianza  delle  proprielu  e  la  pro- 
gressione negli  equivalenli  cliiniici.  Mi  seinbra  die  queslo 
raziocinio  sia  una  consegucnza  del  preconcelto  principio 
della  semplicila  della  iiatura,  e  di  un  ben  ardilo  principio 
d'analogia.  Aspelliamo  di  riconoscere  sperimentalnienle  cbe 
p.  e.  il  cloro,  il  bromo  e  liodio  sono  o  differcnti  combina- 
zioui  di  due  coraponeuli,  o  diflcrenli  stali  ailotropici  di  una 
stessa  sostanza,  ed  allora  ci  polra  sorgere  qualcbe  proba- 
bilita  che  simil  cosa  abbia  luogo  tra  il  solfo,  il  selenio  ed  il 
tciluro,  o  nei  due  gruppi  del  calcio  strunzio  bario,  e  del 
litio  sodio  polassio,  od  in  altri  gruppi.  Inlanto  non  mi  pare 
che  si  ablh'a  alcun  uioiivo  per  credere  die  i  corpi  ritenuti 
quali  semplici  non  sieno  tali:  non  si  puo  che  indicare  come 
falli  osservabili  le  relazioni  tra  i  pesi  degli  equivalenli  dii- 
mici,  notando  peraltro  che  il  ristretto  loio  numero  o  la 
non  perfelta  esatlezza  lasciano  mulla  probabilita  che  sieno 
accidentali  incontri  resi  facili  dalla  supposizionc  che  gli 
equivalent)  sieno  nunieri  interi. 

II  Desprelz  inlrattenne  llstituto  con  parecchie  sperien- 
ze  (Comi)tes,  Dec.  I8a8,  XLVII,  pag.  1020 ;  Janv.  l8ol), 
pag.  130,  302,  cc.)   sull' inalteraliilila  di  aUuni  gas  e  me- 


—  1122  — 

lulli  soUoposti  a  i'ortissimc  (eiiiperaliu'e,  coircnli  eleltri- 
clio,  cc.  li  Dumas  considoru  qucsti  lavori  come  iin'  opposi- 
zioiic  alle  sue  vedute,  c  disse  »lie  le  sporienzo  iion  erano 
coiicliidcrili,  giaccht'  uii  corpi)  piio  rimancrc  invarialo  soUo 
allissime  leinporaUirc  e  nulladinicno  cssor  cumposlo,  dclla 
(jiial  t'usa  I'acqiia  sei'vo  di  esempio.  Mi  pare  clie  le  coiisi- 
dorazioni  del  Dumas,  appunlo  perclie  poggiale  unioamenle 
ad  ipotesi,  noii  posi-ano  rieevei'e  altaceo  da  sperienze  di 
I'jsultato  solamenle  negativo,  le  quali  d'aUroiule  conscrvaiiu 
la  loro  iiuporlanza  in  quaiiio  eomprendaiio  nuovi  I'alli  sulla 
iiidecomposizione  del  corpi  liiiora  riguardali  come  semplici. 


"ypirili  picchialori. 


L'  Accademia  delle  scienze  uoii  si  occupo  mai  di  quegli 
incaiitesimi,  die  sollo  i  iiomi  di  uiagnelismo  auimale,  di 
iavole  pailauli,  di  spiiiti  picchialori  sorgono  di  Iralto  in 
trallo  a  piovare  die  la  credulila  non  e  di  esclusiva  appar- 
lenenza  del  volgo.  Possiamo  soltanlo  nolare  una  conversa- 
zione [Cumplcs,  Avril  1850,  pag.  757  .  .  .  7G  i)  inlorno  ad 
alcuni  roniori  museolari  palulogici,  ed  a  parecchic  maniere 
eccezionali  di  piodune  volonlariamenie  dei  suoni  e  dei 
colpi  coi  lendini  e  colle  ossa ;  speciali  propriela  di  alcuni 
individui  elie  spiegaiio  henissirao  le  giunlerie  esercilate 
ueir  America  dei  Nord,  di  cni  si  I'eee  onore  al  Diavolo  in 
persona. 


—  1123  — 
Conforme  V  articolo  8."  del  regolamento  intenio 
si  fa  lettura  della  segnente   comuiiicazione  del  sig. 
Carlo  Ponti. 

ALL'  L  R.  ISirrUTO  VENETO 

DI   SCIENZE,  LETTERE   ED    AKTI. 

I  folograli  e  i  fabbi'icalori  di  stereoscopi  stabilirouo 
le  propoi'zioni  del  loro  meccanismo  sul  principio,  cho  la 
distanza  iateroculare,  essendo  invariabile,  non  perraette  di 
fabbricare  stereoscopi  di  maggiori  dimensioni  degli  iisitali, 
c  in  conseguciiza  credettero  cbe  le  vedute  fotografiche  non 
potessero  sorpassare  quella  grandezza  clie  si  rese  costantc 
e  comune  in  lutli  i  paesi,  e  che  lesto  Onora  nei  liniiti  di  HO 
centimeli'i  quadrali. 

Le  due  leuti  negli  attuali  stereoscopi  sono  poste  ad  an- 
golo  alquanto  oltuso,  ed  hanno  una  distanza  locale  assai 
corta,  di  circa  4  pollici,  corrispondente  a  quella  delle  ordi- 
narie  lenti  da  cataratta ;  cio  che  non  e  senza  qualche  afla- 
licante  influenza  sulP  occhio. 

Si  erode  pure  nocessaria  condizione  a  rappreseatare  il 
solido  o  ad  otlenere  la  sovrapposizione,  che  le  due  vedute 
fotografiche  sieno  collocate  ad  angolo  dcterminato  Puna  ris- 
petto  air  altra. 

Questi  sono  i  priiicipii  coraunemente  ammessi  a  regola- 
re  la  fabbricazione  degli  stereoscopi  e  delle  relative  gran- 
dezze  delle  vedute  fotograflche ;  laonde  non  v"  ebbero  mai 
ne  stereoscopi  ne  vedute  fotografiche  di  dimensioni  mag- 
giori di  quelle  che  tutti  conoscono. 

Posti  questi  fatti,  io  pcnsava  se  quel  principio,  conunie- 
mentc  avulo  per  immulabile,  fosse  vcramcnle  quale  lu  si 
Seric  III,  T.  IV.  I'i4 


—  1124  — 

credeva ;  se  fosse  possibilc,  col  tiare  alio  Icnli  magii,ior 
diauietro,  angolo  piii  aculo,  distanza  focalo  piu  liinga,  c 
alle  vedute  fotogiafu'lie  dimonsioni  mnggiori,  di  supplire 
air  invariabile  dislanza  iiilciociilaro,  c  di  oUencro  ugual- 
nienlo  la  rappresontazione  del  solido  al  uaturale  in  un  cam- 
po  visuale  raaggiorc  del  i-onsiieto  e  con  ir.aggiore  ingrandi- 
luento. 

Propostomi  qiieslo  scopo,  io  coulldo  di  averlo  rag- 
giiinto. 

Kel  lueccanisnio,  the  ho  lonore  di  prescntare  a  queslo 
i.  r.  Istilulo,  le  lenti  prismaliihe  sono  di  diaraelro  ollre  al 
doppio  luaggiore  delle  coniuiii,  e  cosi  pure  Io  sono  oltre  al 
doppio  le  vediiie  fotogialiclie,  perclie  dui  liniite  coniune  fi- 
iiora  invariato,  di  MO  centimeiri  quadrati,  esse  arrivano  a 
quello  di  2G0,  onde  f  oggetto  v'appare  ingrandito,  od  cste- 
so  ad  un  canipo  maggiore. 

In  tal  niodo  polei  ottenere  quanlo  finora  non  eras!  con- 
seguito  ;  cio  clie  come  frutto  modesto  de'  miei  lavori  rac- 
coiuando  a  queslo  i.  r.  Istituto,  non  senza  aggiungere  la 
quasi  certezza  che  potro  fra  non  molto  fargli  omaggio  di 
pill  cospicui  risultamenli. 

Elenco  dei  doni  presentati  all'i.  r.  Istituto  dopo  le 
adiinanze  10  e  11  apriie  1859  fiiio  dopo  le  ul- 
time  deir  anno  1858-59. 

Memorie  (/'  idrauUca  pralica,  delT  ingegnere  commend.  Pa- 
Icocapa,  volume  unico.  —  V^enezia  1830. 

GazzeUa  di  Verona.  N.  79-187. 

Giornalc  dcUe  scienze  mediche.  N.  6  e  7.  —  Torino  1859. 

llcichs-Gesclz-l/latt,  elc  (Bollellino  dolle  Lcggi  per  I'lmpero 
Auslriaco),  puntale  11-41. 


—  H25  — 

V Echo  medical.  N.  4-6.  —  Neiichatel  1859. 

BuUctlhi   de  la   Societc    Vaudoise   des  sciences  nalurelles. 

N.  43.  —  Losanna  1850. 
Catalogue  de  la  hiblinihcqne  de  la  meme  Sociele.  —  Lo- 
sanna 1858. 
NolizenMalt  etc.  (Foglio  di  notizie  in  aggiiinta  airarcbivio 
di  nozioni  per  !e  fonti  della  storia  austriaca).  —   Vien- 
na 1858. 
Archiv  etc.   (Arcliivio  per  le   nozioni  delle  fonti  sloriclie 
austriache,  ecc). 

Vol.  20,  disponsa  2:  —  Vienna  1859. 
))      2 1 ,  »        I ."  —        ))  I) 

Sitzungsberichte  etc.  (Atti  dell'i.  r.  Accademia  delle  scienze 
di  Vienna). 

Classe  di  Closotia  o  storia. 
Vol.  XXVIII,  dispensa  3.^    —  1858. 
»    XXIX,  »         'i.^e2.'     » 

»    XXX,  .)  I."    —  1859. 

Silznngsbericlile  etc.  (Atti  delP  i.  r.  Accademia  suddetta). 
Classe  di  niatematica  e  scienze  naturali. 
Vol.  XXXIII,  disp.  24."  alia  29/  —  1858. 
»    XXXIV,      .)         1."  alia     G.^  —  1859. 
0    XXXV,       "        7.'  alia     9.^  —     « 
Corrispondenza  scienlifica.  Anno  5,  N.  4 1 -5 1 . — Roma  1 859. 

»      6,  IN.  3  e  4.  ..        » 

II  mvtuo  soccorso,  ecc.  N.  15-22.  —  Milano  1859. 
Camples    rendus  hebdomadaires    de  i  Acadeinie  des  scien- 
ces. T.  48,  N.  15  al  26.  —  Parigi  1859. 
»    49,   »      1  al     6.  —      »  » 

Atli  dcW  Accademia  fisico-medico-slatistica,  T.  4,  disp.    1." 

—  Milano  1859,  con  Tindice  per  I'anno  1857-58. 
La  caduta  della  Repubblica  di  Venezia  ed  i  suoi  nitimi  50 


anni.  Sliidii  storioi  di  (lirolamo  Dandolo.  UKiraa  dispcn- 

sa.  —  1851). 
Osservalorc  Jriesiino.  N.  79  al  180.  —  1859. 
Annotalore  Friulano.  N.  4  5  al  33.  • —  Udine  1859. 
Denkschriflcn,  etc.   ( Memoric   dell' imp.   Accadcmia  delle 

Sfionzc  di  Vienna). 

Classe  di  liiosolia   e  storia.  Vol.    IX.   —    1859. 
Classe  di  uialem.  e  scienze  nuluiali,  Vol.  XVI.      « 
Alti  delta  r.  Accademia  del  Georgofili^  Vol.  VI,  disp.  I."  — 

Firenze  1859. 
HvUetlino  dell' islmn  di  Suez.  N.  7  e  8.  —  Torino  1859. 
Avvisatorc  Mercantile.  N.  15  al  33.  —  Venczia  1859. 
V  Etd  presente.  N.  15  e  IG.  —  Venezia  1859. 
Cazzetta  di  farmacia  e  di  chimica.  N.  15  al  28.  —   Venc- 
zia 4  859.  ■ 
Cronaca  di  scienze,  letlcre  edarti.  N,  7  al  9. — Milano  1859. 
L'  Economia  rnrale.  N.  7.  —  Torino  1859. 
//  Bacofilo  itatiano.  Anno  2.   —  Milano,  aprile  1 859;  con  un 

bullettino. 
Arcliivio  storico  ilatiano.T.  9,  dispensa  1.'  — Firenze  1859. 
Maynciische  etc.  (Osservazioni  magnetiche  e  nieleorologiche 

di  Praga,  anno  XIX;  dal  I."  gennaio  lino  al  31  diccm- 

bre  1 858. 
La  Civiltd  cattotica.  N.  218  al  225.  —  Roma  1859. 
Circa  le  condizioni  ed  i  salarii  dei  maestri  comunali  in  Lom- 

bardia.  Disserlazione  d'  Ignazio  Canlii.  —  ^lilano  1859. 
AlUjemeine  zeitwig  (Giornale  universale  per  la  scienza). 

N.  1-G  del  foglio  setlimanale,  con  appcndice  bibliogra fl- 
ea. -    Vienna  1859. 

N.  \   del  foglio  mensile.  —  Vienna  1859. 
Opcre  scientifiche  ed  artistiche  composle,  disegnale  ed  illii- 

slrate  da  Ignazio  Villa.  —  Firenze  1859. 


—  1127  — 

Inlorno  alle  superficie  delta  2.'  classe  inscritte  in  una  stex- 

sa  superficie  sviluppabile  dclla  4.'  classe,  Nola  del  sig. 

prof.  Luigi  Cremona.  —  Roma  I8a9. 
Suite  linee  del  3."  ordinc  a  doppia  curvatura,  del  siiddello, 

—  Roma  i859. 
Novorum  actorum  Academiae  Cesar eae  Leopoldino- Caroli- 

nae  naturae  curiosorum.  Vol.  XXVI,  p.  II. — Vratislaviae 

el  Boiinae,  1858. 
Bultetlino  delle  scienze  mediche   di  Bologna.   —   INIarzo, 

aprilc,  maggio  1859. 
L'  Educatore  Israelita,  Piintata  IV,  —  Vercelli  1859. 
De  Atropa  Belladonna.  Dissertatio  iuauguralis,  del  sig.  Sa- 

verio  Walser.  —  Monaco  1839. 
De  abscessibus  intermuscularibus,  qui  in  parietibus  thoracis 

inveniuniur.   Dissertazione  inaugurale   del    sig.  Carlo 

Fabian.  —  Regiomonti  1858. 
Relazione  informativa  sui  profjetti   intesi   a  derivare   dal 

fiume  Ledra  acque  irrigue  e  polabili  a  benefizio  di  un 

vaslo  territorio   inacquoso  nella  provincia   del  Friuli, 

del  prof.  sig.  Gustavo  Bucchia.  —  Udine  1858. 
Die  Sclmefelthcrme,  etc.  (Delle  terme  solforose  di  san  Ste- 

fano  in  Istria).  —  Vienna  7  agosto  1858. 
Piante  utili  alt'  agricotlura  ed  alle  arli.   Calalogo   del   sig. 

Adolfo  Sennoner.  —  Vienna  1858. 
La  Ciarla.  N.  7.  —  Trieste  1859. 
La  Spetlatore  italiano.  N.  29.  - —  Firenze  1859. 
Revue  agricole  industriette  etc.  de   Valenciennes.  —  Marzo 

e  luglio  1859. 
Bultetlino   delle   leggi  ed  Alti  ttfficiati  per  le  prov.  venele 

Parte  I.' ,  Punt.  I  a  3.  —  1859,  con  indice  del   1858. 
»      2."  ,       »     i  a  3.  •)  I)  n 

It  Crepuscolo.  N.  8  al  le.  —  Milano  1859. 


--H28  — 

Moninnmli.  arlislici  e  slorUi  delte  provincie  vencle  dosci'itli 
..   (hilla   Commissione  iiisliluila  da  S.  A.  I.  il  Seienissinio 

Artidiica   Fcrdinando   Massiiiiiliano.    I."  fascii'olo. — 

Mi  la  no  1859. 
Annali  di  malemalica  piira  cd  applicata.   N.  2.   —   Roma, 

mai'zo  cd  aprile  1859. 
Alihandiunyen,  etc.  (Trattazioni  deirAccademia  delle  scienzc 

di  Monaco). 
.    Classe  di  malem.  e  fisica,  Vol.  VIII,  parte  2."  ,  1857-58. 
»      di  sloi'ia  »        »        »      2,"  ,'         » 

1)     di  filologia  e  filos.,    »        »        »      3'  ,  » 

Oclehrlc  Anzeigen,  etc.  (Notizie  seientificlie  pubblicate  dal- 

I'i.  r.  Accadeni.  delle  soienze  di  Monaco).  Vol.  47.— 

^859. 
Annalen,  etc.  (Annali  del  reale  Osscrvatorio  di  Monaco)  Vol. 

JO.  —    1858. 
Lclture  di  famiglia.  Sezione  letlerario-ai'tistica  del  Lloyd 

Austriaco  in  Trieste.  Vol.  8,  puntate  4  al  6.  —  1859. 
/.'  (Jnion  mcdkale  de  Bordeaux.  N.  4  e  5.  —  Aprile  e  mag- 

gio  1859. 
Notice  des  travaux  de  la  Socielc  de  mcdccine  de  Bordeaux, 

pour  I'  annee  1858.  —  Bordeaux  1859. 
nivista  di  Firenze.  N.  27.  —  1859. 
Bulletin  de  la  Socicte  Oolaniijue  de  France. 

T.  5,  dispensa  9.  —  Parigi  1858. 
T.  6,       »  I  e  2.  —  Parigi  1859. 

H  Giardiniere  ;   Annali  d' Or ticoUura.  Vol.11,   Disp.  4  e  5, 

Serie  3."  —  Milano  1859. 
Gli  Stati  ponlificii  e  gli  Stati  sardi.  Risposta  del  contc  Igna- 

zio  Costa  della  Torre  depulato  di  Varazze,  alia  lettera 

del  cav.  marchese  Gioachino  Pepoli  da  Bologna.  —  To- 
rino 1859,  -  i«-..-.^         ■■■■■  ■-    •    - 


—  4129  — 

I'rospetlo  degli  sludii  deW  i.  r.  iiiivcrsild  di  Padova  per 
I'anno  scolastico  1858-39.  —  Padova  1859. 

Vcrhandiungen,  etc.  (Memorie  doiri.  r.  Sociela  zoologico- 
botanica  di  Vienna.)  —  Anno  1858. 

Bulletin  de  la  Sociele  imp.  des  naluralislcs  de  Moscou.  Di- 
spensa  4.'  4  858  e  disp.  1.'^  1859. 

Miltheiiungen,  etc.  (Comunicazioni  delli.r.  Societa  geogra- 
fica  di  Vienna).  I.''  dispensa.  —  1859.  ^ 

Jahrbuch  etc.  (Annuario  dell'i.  r.  Istituto  geologico  di  Vien- 
na) Disp.  -5.=^  1858  e  disp.  I.''  —  1859. 

Poliislore,  etc.  (Giornale  di  scienze  fisicbe  e  morali  in  lingua 
arniena).  N.  5  al  7.  —  1859. 

Stdle  reliquie  f/'  un  pachyodon,  dlssottcrraie  a  Libdno  due 
ore  nord-est  di  Belluno  in  mezzo  all'  arenaria  grigia^ 
del  dott.  Raffaele  Molin.  —  Vienna  1859. 

Beilrdge, etc.  (Aggiiinte  alia  Paleontogralia  dcH'Auslria)  del 
sig.  Franc,  cav.  de'Haver). — Vienna  ed  Olraiitz  1858. 

Risposta  del  prof.  Giusto  Bellavitis  all'  apologia  del  prof. 
Bartolommeo  Bizio  sulla  doitrina  fisioo-chimica  ilaliana. 

—  Padova  1 859. 

Sulle  risaie  del  basso  Friuli.  Meraoiia  di  Giacomo  Collotta. 

—  Venezia  1859. 

Mem,orie  delP  i.  r.  Islitiito  Lombardo.  Vol.  VllI,  fasc.  I. — 
Milano  1859. 

Atti  dell'i.  r.  Istituto  suddetto.  —  Vol.  I,  fasc.  15.  —  Mi- 
lano 4  859. 

Memorie  dell'  Accademia  d'agrieoltura,  commercio  ed  arti  di 
Verona.  Vol.  33  al  33.  —  1857. 
»    36  0  37. !838. 

//  Principio  fiiosofico  di  Antonio  Rosmini  e  sua  armonia  colla 
dottrina  caltolica.  Lettere  di  un  anonimo  con  annota- 
zioni  del  P.  Sebastiano  Casara.  — ■  Voiona  1859. 


—  1 130  — 

Ciornale  vcnelo  di  scicnze  mcdiclie.  Aprile,  maggio  c  giii- 
giio  185'.). 

Sludii  del  sig.  doll.  Cesare  Bernasconi  sopra  alcmii  punli 
slorici  dclla  pilhtra  italiana,  raccolU  e  ripubblioali  da 
Carlo  Ferrari  pittore  Veronese.  —  Verona,  aprilc  1859. 

Die  FeicrUche  etc.  (Solenne  adunanza  doll'i.  r.   Accademia 

delle  scienzc  in  Vienna  Icnutasi  il  30  maggio  1859). 
'AclUzehuter,  clc.  (Rapporto  18."  sul  museo  Francesco  Ca- 
rolino).  --  Linz  1858. 

MonatsOcriclU,  etc.  (Relazioni  nionsili  deli  i.  r.  Accademia 
delle  scienze  di  Berlino).  —  2°  semestre  1858. 

Vebcrsichl,  elc  (Prospelto  meleoi-ologico  dell'  Islituto  di  Ber- 
lino, con  osservazioni  alinosfcriclie.)  —  1855. 

Vebersicht,  etc.  (Prospelto  almosferico  del  Nord  della  Ger- 
raaiiia  colle  osservazioni  meleorologiehe  dell'Istitiito  di 
Berlino).  —  Anni  I85G,  1857  e  1858. 

Bericlit,  etc.  (Relazione  del  30  gingno  4  859  dell'i.  r.  Istiluto 
geologico  di  Vienna). 

Verliandlungcn,  etc.  (Trattazioni  dclla  Societa  fisico-medica 
di  Wiirzburg).  T.  9,  disp.  2.'^  e  3.=*  . 

Geschichle^  etc.  (Storia  dello  scleranto  uncinato  di  Vittore 
Janska).  —  Vienna  1859. 

llicerche  e  considerazioni  uUeriori  suU'alluale  inalaltia  dei 
bachi  da  sela  del  dolt.  Marco  Osimo.  —  Padova  1859. 

Alti  dclla  pabhlica  adunanza  (anniversario  19.")  dell  Isli- 
tuto medico  di  Valenza.  —  i859. 

Statuti  dcW  Istitulo  suddetlo.  —  1858. 

The  Journal.  Giornale  della  reale  Societa  di  Dublino.  — 
Gennaio  e  febbraio  1859. 

Prospectus  lielminllnim,  qui  in  rcplUihus  et  amphihiis  Fau- 
nae itaticae  continenlur.  Auctore  Friderico  Polonio.  — 
Palavii,  julio  1859.     -  •    '      '•-' 


I^DICE  DELLE  mmu 


DELL' ANNO  ACCADEMICO   1838-59. 


-oo^n 


orno 

i-i  novembre 

1858  .     . 

pag.      63 

— 

15  novembre 

» 

.      »    125 

— 

\2  dicembre 

» 

.      »    127 

— 

\  3   dicembre 

e 

.      »   237 

— 

\  6   (jennajo 

1859  .     . 

.      »   241 

— 

17   ijennajo 

D 

.      »    295 

— 

1  3  febbrajo 

n 

.      «    3  H 

— 

14  febbrajo 

rt 

.      »    375 

— 

1  3   marzo 

I) 

.      ..    411 

— 

\  i  marzo 

» 

.      -    483 

— 

10  aprilc 

» 

.      »   511 

— 

1  1    aprile 

» 

.      «    603 

— 

J  5  ma(j(jio 

') 

.      »   657 

— 

16  magyio 

1)         .        ,        . 

«    923 

— 

19  ijiugno 

»    .    . 

..    925 

— 

20  giugno 

» 

y>  1019 

— 

2-i   luglio 

»        .       .       . 

.)  1 02  1 

— 

25  luglio 

»        .       .       . 

»I097 

— 

2  1    agoslo 

"... 

»  i  1  0  1 

22   agoslo 

»         .        .        ■ 

«  1  1  09 

Serie  IJ/.T.  IV. 


148 


(!  '.   \> 


-K't 


IlICE  ifiFABETICO 


PER    M  A  T  E  R I E    E     PER     N  0  M I 


Jcqnisli. — Opere  di  molto  valo- 
recomperalepeilabiblioteca 
dalli.  r.  Islitiito;  e  proposta 
di  miovi  acquisli,  pagj.  336. 

Jdunanze,  piig.  63,  -123,  127, 
237,  241, 293,311. 373, 4  H, 
483,311,603,657,923,925, 
1019,  1021,  4097,  4101, 
1109. 

^ffari  inlerni.  —  Si  distiibui- 
scela  tabellaperle  adunanze 
deir  iinno  accadetn.  -1838-59, 
p.84. — Apresinn  piego  depo- 
sitato  lie!  1847  daldecesso  m. 
e.  ingeg.  G.  Jappt'Ili,  dove  si 
siiggeriscoiio  aicHni  spedienti 
repuiali  iilili  per  le  ferrovie, 
p.  138.  —  Si  legge  una  !et- 
tera  del  iminicipio  di  Trie- 
ste, tbe  prega  i'  Istitiito  di 
volere  incaricarsi  del  giiidi- 
zio  dei  lavori  cbe  fos^ero  per 
essere  prodotti  in  risposta 
ad  nil  siKt  programma  con- 
cernente  nn' opera  di  belle 
arli,  cni  andrebbeannessoun 


premio  di  fior.  630,  p.  238. 
—  Si  statnisce  che  il  qiiesito 
scientififo  da  piibbliearsi  nel 
maggio  dell'a.  c.  debba  ver- 
sare  soprn  hi  chimica  e  la  fi- 
sica  applicatn  ai  bisoqni  del- 
I'nomo,  p.  243.  — Si  elegge  la 
ginnta  per  la  scelta  dei  socii 
corrispondenti,  composta  dei 
ni.  e.Buechia,  Bi'lla\itis,  Za- 
nardini,  iMiiiitb,  Sanlini,  Sa- 
gredo,  CO.  Miniscalcbi  e  Bian- 
cbelti:  nonche  iin'ailra  ginn- 
ta per  la  biblioleca.  di  cui  fa- 
ranno  paite  i  m.  e.  Sagredo, 
Cicogna,  Minich  ,  Zanardini 
e  Beila\itis,  p.244.— Si  legge 
iin  decreto  deH'i.  r.  Liiogote- 
nenza  risguardante  I'elezione 
del  prof.  Riiffeiele  Molin  a  s.c. 
deir  i.  r.  Islitiito,  ivi. — 11  se- 
cretario  jinniincia  esser  stata 
distribiiita  la  11  parte  del 
Vol.  \II  dclle  Memorie  in  4." 
pnbblicate  dall'Istilnto,  ivi. 
—  Si  legge  una   iettera  del 


4434 


presiilente  dell'  Istiluto  lom- 
hiirdo  bar.  Ciunillo  Viu-ani, 
con  cul  parlecipando  all'Isti- 
tuto  veiieto  la  sua  tlozioiic, 
a  quelia  carica,  fa  un  voto 
perciie  si  scambino  con  pin 
di  IVeqiienza  le  reciprocbe 
conuinicazionl  .  come  piu 
indiibitala  dimostrazione  <li 
fratelle\oIe  Concordia,  p.  430. 
—  Risposta  j)ienamenle  ade- 
siva  del<a  Presidenza  \eneta, 
pag.  332. —  Una  giunta,  coin- 
posta  del  m.  e.  Bizio,  Tiiiazza 
e  Bnccliia,  soltopono  all'Isli- 
tuto  tie  piograninii  per  la 
scflta  del  quesiloscientifico  da 
preniiarsi  nel  ^861  :  il  primo 
conteniplerebbe  :  dcscrivere 
un  processo,  mediantt  it  qua- 
le la  scriUuru  e  alciuii  nan 
ifoppo  flclicali  clisecini  si 
trasporlasstro  in  una  forniu 
(li  facile  conservazione,  dalla 
quale  si polesseio  poi  trarre, 
quando  clit  sia,  ahneno  due- 
ctnto  buone  copie  j  il  seeon- 
do:  dinioslrare,  colt'  oppoq- 
(jio  dell'  esperienza,  a  qual 
grado  possa  conduisi  la  so- 
luzione  del  prublema  sulta 
potubitild  dell  acque  mari- 
ne j  il  terzo  ;  la  linliira  delle 
sete,  p.  509.  — •  Si  accolgono 
con  pieno  gfiidiiiiento  nio- 
delli  in  gesso  di  I'rntti  ed  ani- 
niali  tossili  offeiti  e  lavorali 
dal  ni.  e.  prof.  IMassalongo, 
p.  556.  —  Si  (iistribniscono 
ai  ni.  e.  piesenti  alcnne  se- 
nienti  cinesi  delle  piante  cosi 
delte  /«He,ed  altie  specie  pro- 


venienti  da  Sciangai  e  IVingpo, 
per  fame  prova  nelle  noslie 
terre,  pag.  550.  • — ■  II  in.  e. 
prof  Biicchia  presenta  un 
piego  suggellalo  del  sig.  Val- 
vasori  di  l*alio^a,  risguar- 
dante  la  tiitsniissione  con- 
teniporanea  di  j)iii  telcgrani- 
ini,  pag.  1108. 

Animati  domesUci.  —  Sidl'arte 
d'  amnnglioiarne  le  razze, 
pag.  541. —  Sullo  stato  sa- 
nitario  degii  aniinali  doine- 
stici  nelle  pinvincie  venete, 
pag.  923,069,  981. 

Jnnvnzii,  p.  160,238.241,330. 

Jrctieotofjia,  pa-g.  925,  1005. 

AssoN  Ulichehmgelo,  s.  c.  Snl- 
le  capsule  so|)rairenaIi.  Me- 
nioria,  pag.  619. 

Jslronomia,  — •  pag.  321. 

Bachi  d(i  seta.  —  Uova  d'nn 
baco  deir  Australia,  p.  656. 
—  Sulla  malaltia  attuale  dei 
bachi,  pag.  1019,  1020. 

BvLBi  cav.  Eugenio,  s.  c.  — 
Delle  societa  geografiche,  e 
particolarmente  della  i.r.  So- 
cieta geografica  di  A  ienna. 
Memoria,  pag.  30. 

Baseggio  Gio.  Batt.  —  Alcune 
sue  osservazioni  intorno  i 
baclii  da  seta,  ed  altri  lepi- 
dolteri,  pag.  1019. 

Bellavitis  prof  Giusto.  — 
Sulla  risoluzione  algebrica 
dt'lle  eqiiazioni.  IVota ,  pag. 
55.  —  Ceniii  elementari  sui 
dijcriniinanti,  invariiinti  e 
covarianli.  iVota,  pag.  65, 
84.  —  Della  materia  e  del- 
le forze.  iMemoria,  pag.  242. 


-M35  — 

—  Suii  elezione  a  meinbro  Bembo  co.  Pieiiiiigi.  — ■  Siille 
della  giiinta  per  la  sceltii  Istitiizioni  di  beneficenza  tle!- 
dei  Socii  coirispondenti,  p.  la  citla  e  provincia  ili  Vene- 
243. —  Idem  per- la  friiinta  zia:  opeia  pre^enUila  in  do- 
della  biblioteca,  p.  244.  —  no  dairaiitore  all'i.  r.  I>ti- 
Coiminica  iin'  aggiiinta  ad  tiito,  e  rapporto  cbe  ne  fii 
una     sua     Nota    piibblicnta  lello,  pag.  483. 

Del  1838  nel  III  Vol.  di  qiiesli  Berti   dott.  Antonio,  s.  c.  — 

rnedesiini  Atti,  pag.  344.  —  Siil  clinia  di  Yenezia.  Studii 

Fa  iin"av\ei'tenza  ad  una  let-  tratti  dalle  osservazioni  ine- 

tuta  del  prof.  Bizio  sull'ana-  teorologiehe     del    venteiinio 

lisi  della  luce,   pag.  392.  — ■  4836-35,    ed    acconipagnati 

Snlle  tavole  d' integriili  defi-  da  tavole  niimeriche  e  grafi- 

niti,  conipilate  da  D.Biereiis  che,   pag.  93.  —   Sopra  iiii 

de  Haan.  Relazione,  p.  413.  insetlo  [lerforatore  del  piom- 

—  Sui  vantaggi  d'una  ma-  bo.  Commiicazinnej  p.  452. 
niera  di  numerazioiie  nelle  — Snl  tlima  di  Venezia,  eon- 
citta.  I\ota,  pag.  420.  —  Di  tinnaziime,  pag.  469,  253. 
alciine  memorie  del  Liou\  ille  —  Sul  terreinoto  di  Yenezia 
intorno  alle  fiinzioni  mime-  del  20  gennaio  4839.  !\ota, 
riche,  e  delPoinsotsnlla  per-  pag.  393.  —  Su!  clima  di 
cossa  massima.  Nota,  p.  536.  Yenezia,   contiiuiaz.,  p.  439, 

—  Sogginnge  alcune  parole  564,937. 

ad  nna  rettificazione  del  dull.  Bia>chetti  cav.  Giuseppe,  m. 

Bizio,  pag.  062. —  Sull  ap-  e.  —  Eletto   membro    della 

plicazione    della    cinematica  giuntii  pella  scella  dei   soeii 

alia    curvatura    di    tutte    le  corrispondenti,  pag.  243.  — ■ 

Irajetlorie  descritte  dai  pun-  Suo  quarto   cerrno  intorno  a 

li  di  un  sistema  piano  iiiva-  cose  di  lingua,  pag.  544. 

riabile.    nonclie    sul  Syslein  .Biorinifie  e  JSecrolocjie,  p.  ■l'2o, 

eUiptischer  boijtn  berechnet,  460,311,  039. 

del     sig.    J.    G.  Schmidt  di  Bizio  prof.  Bartolommeo,  m.  e. 

Beiliri..,  p.  923,  991,   4001.  —    Osservazioni    alia    l\ota 

— •    Allineamentu    nei    punti  sull'  analisi  della  luce,  p.  375. 

delle  curve  algebiiche,  pag.  — ■    Kettilicazione    d'  alcune 

4402.   • — ■    Sunto    sulla    sua  osservazioni    male    apposte, 

Nola  sulla  risoluzione  nume-  pag.  060.  —  Appello  agli  irl- 

rica  delle  equazioni,  p.  4  102.  timi  studii  razionali  e  speii- 

—  Rivista  d'  alcimi  articoli  r  imentali  intorno  alia  porpn- 
dei  Conti-resi  dell  Accade-  ra  degli  anlicbi,  pag.  995, 
mia  dtlle  Scienzc  in  Fr.uuia,  1019,  1077. 

pag.  1109.  Bolanica,  p.  133,''i07..303,589, 


—  113G 


l^Rir.HE.M'i  Waiirizio.  —  Aiitore 
d'  una  Menuirifi  siilla  cor- 
reiite  litoiale  (IcH'  Adiialico, 
pa;^'.  4125. 

BiiccELLEM  aw.  Antonio.  — 
Autore  d'  una  traduzione  in 
scioiti  itiiliani  dall"  Eneide, 
pag.  498. 

Buci^lUA  pi-of.  Gustavo.  —  Sua 
eiezione  a  menibro  della  giun- 
ta  per  la  scelta  del  socii  coi- 
rispondenti,  pag  243.  —  Sul 
nioto  deir  acqua  nel  turbine 
idrofoio  dello  Selilegel,  e  su- 
gli  effetti  di  qiiesta  niacchina 
applieata  al  prosciugamento 
dei  terreni  palustii  dedle  pro- 
vincie  venete,  pag.  321.  — 
Presenta  un  piego  suggel- 
liito  del  sig.  Yalvasori  di  Pa- 
dova  risguardante  la  tras- 
missioue  conteniporanea  dei 
telegraniuii,  pag.   1108. 

Canal  prof.  Pietro,  m.  e.  —  In- 
torno  air  Eneide  di  Yirgilio 
recata  in  versi  italiani  dal- 
1"  avvoL-ato  Antonio  Buecel- 
leni.  lielazione,  pag.  498. 

Cappelletto  ingegn.  Alinpio, 
ni.  e.  —  Accenna  per  inci- 
denza  d'aver  I'atto  parte  del 
giuri  nella  grande  esposizio- 
ne  di  Londra,  come  uno  dei 
Ire  aieiiibri  italiani  eletli  a 
quello  scopo,  e  come  rappre- 
sentanti'  la  citta  di  Yenezia, 
pag.  152.  —  Legge  il  Rap- 
porto  drlla  Cominijsiune,  di 
cni  fa  parte,  intorno  ai  con- 
corsi  presentali  in  ri^posta  al 
quesito  scientifico  risguar- 
dante  i  mezzi  per  iunalzar 


r  acqua  a  medioeri  altezze, 
pag.  CG3. 

Cavalli  CO.  Ferdinando,  m.  e. — 
Sulla  popolazione  delle  pro- 
vince venete  (llappoito,  fa- 
ciente  parte  dei  lavori  per  la 
illnstrazione  topografica,  i- 
draulica,  fisica,  statistica, 
agraria  e  niedica,  secondo 
Tart.  127  degli  Statuti  in- 
terni),  pag.  489.  —  Sua  eie- 
zione a  Presidente,  c  suoDi- 
scorso  neli' assumerne  1' in- 
caiico,  pag.  657. 

CicoGNA  cav.  Euunanuele,  m.e. 
—  Intorno  a  Giovanni  Musle- 
ro  da  Otlinga,  professore  di 
civili  istituzioni  nello  studio 
di  Fiidova  nel  secoio  XYI. 
]\Iemoria,  pag.  125.  — •  Co- 
municazione  d'un  saggio  del 
.sig.  Angelo  Dal  Medico  dello 
spoglio  (li  parole  e  frasi  die 
dovrebbero  airiccbire  il  Di- 
zionario  del  diiiletto  venezia- 
no,  pag.  2i3.  —  Sua  eiezione 
a  menibro  della  giunta  per  la 
biblioteca,  pag.  244.  —  Re- 
lazione  d'una  visila  artistico- 
antiquaria  agli  stabilimeiiti 
dipendenti  dalla  i.  r.  Dire- 
zione  del  G^nio  in  Yenezia, 
pag.  925,  1005. 

Clim(itolo<ii(i,  p.  76,  469,  255, 
439,  561,  927. 

ConltHji. —  Loro  origine  e  na- 
tura,  pag.  237. 

Comiinicazioni.  —  Si  partecipa 
una  iettera  del  Miinicipio  di 
Trieste  con  cni  viene  inte- 
ressato  1"  i.  r.  Istituto  di  voier 
ripetore  il  suo  ollicio  di  gin- 


H37 


(lice  rispetlo  ad  uii  concorso 
per  esso  aperto  ad  un  premio, 
pag.  238. 

Dal  Medico  Angelo.  —  Autore 
d'  lino  spoglio  di  parole  e 
frasi  die  dovrebbero  arric- 
chire  il  Dizionario  del  dia- 
letlo  veiieziaiio,  pag.  243. 

Decretiluogotenenziali — Ele- 
zioiie  rafTermata  in  data  40 
gennaio  a.  c.  del  prof.  Raf- 
faele  Wolin  a  socio  coriispon- 
dente  dell'i.  r.  Istituto,p.244. 

—  Idem  del  co.  Giovanni 
Qiiirini-Stanipalia  a  membro 
onorario.  pag.  556. 

Uelibenizioni  dell'i.  r.  Islilulo. 

—  Si  determinano  i  giorni 
per  le  adiinanze  dell'  anno 
4858-59,  pag.  81.  —  Si  sta- 
tuisce  che  il  quesito  scienli- 
fico  da  piibblicare  in  niaggio 
debba  versare  sopra  la  chi- 
inica  e  la  fisica  applicata  ai 
bisogni  dell'  nonio,  pag.  243. 

—  Si  elegge  la  giunta  per  la 
scelta  dei  socii  corrisponden- 
ti,  nonche  queila  per  la  bi- 
blioteca,  pag.  243,  244.  — 
Si  trovano  imnieritevoli  di 
premio  leMeinorie  presentale 
in  risposta  al  quesito  risguax*- 
dante  i  niezzi  per  innalzare 
I'acquaa  mediocri  altezze, 
e  si  decide  di  ritirarlo,  p.  667. 

Discussioni  ed  osservazioni in- 
cident ulidiir  ante  le  adunan- 
^e.  —  Sopra  i  ire  membri 
italiani  che  facevano  parte 
del  giuri  nella  grande  Espo- 
sizione  di  Londra,p.  io2  — 
Sopra  un  rapporto  del  m.  e. 


iVatnias  relative  all  opuscolts 
intorno  agli  etfetti  delia  cor- 
rente  elettrica  continua  sul 
gran  simpatico  dei  sigg.  Li- 
nali  e  Caggiati,  pag.  297.  — 
Sopra  una  lettura  del  dott. 
Bizio  suir  analisi  della  luce, 
pag.  394.  —  Sopra  un  rap- 
porto del  m.  e.  Canal  suHa 
traduzione  dell'Eneide,  del- 
lavvocato  Buecelloni,  p.  503, 
—  Sopra  una  lettura  del  s. 
c.  dott.  Gera,  accennante  al- 
r  arte  di  migliorare  le  razze 
degli  animali  domestic!,  pag. 
555.  —  Sopra  alcune  osser- 
vazioni  del  m.  e.  dott.  JXardo 
relative  ad  un  catalogo  di 
rettilipubblicato  dal  m.e.prof. 
Massalongo,  p.  619.  — ■  So- 
pra alcune  osservazioni  in- 
torno ai  bachi  da  seta,  del 
sig.  Baseggio  di  Bassano, 
pag.  4010. —  Sopra  alcune 
osservazioni  del  prof.Yintsch- 
gau  rispetto  al  tempo  in 
cui  avviene  il  cangiamento 
della  fecola  in  destrina  e  zuc- 
chero  per  1'  azione  della  sa- 
liva, pag.  4032.  —  Sopra  una 
lettura  del  dott.  Nardo  suila 
vera  causa  dellirradiazione, 
pag.  4401. 

Doni.  —  Libri  di  cui  fu  rega- 
lato  r  i.  r.  Istituto,  pag.  464, 
247,  336,  432,  556,  4424. 
—  Coilezione  di  vermi  inte- 
stinal! trovati  nelle  proviucie 
venete,  pag.  400. 

Errata-corrige.  ■ — •  Mende  no- 
tate  e  da  correggersi  nel- 
I'elenco  dei  modelli  di  piante 


113N 


fossili  piibbl.  nel  piecedeiite 
viiltiine,  |Kig.  oil. 

Far[o  (toll.  Piiolo,  m.  e.  —  Siio 
r;iit|)()rlo  siil  procediiiiento  e 
siilli)  stiilo  iitttiiile  del  Paii- 
teoii  venetOj  paj.  91.  — •  No- 
lizie  bioL^i'itfico  scieiitifiche 
del  prol'.  Bernardino ZainhiM, 
pag.  311.  —  Presenta  alcune 
uova  d'  nil  hacn  da  seta  clie 
vive    mir  Ati^^tialia,    e  pare 

-     spetti  alle  sfingi,  e  ciba»i  di 

•  foglie  carnose  e  nuicilaggino- 
se,  affincbe  sc  ne  lenli  laccli- 
nuUizzazione,  pag.  056. 

Ferrooie.  —  Modilicaziuni  sug- 
gerite  didl'  iiigegn.  Jappt-lli 
pei  binarii  delle  fcrroviej  pag. 
159. 

Filolofjia,  pag.  243,  511,  639. 

Filosofui,  pag.  1021. 

Fkica,  p.  6,  '11,  63,  242,  375, 
392,  393. 

Gamberini  dolt.  Pietro  di  Bo- 
logna. —  Antore  d'  nn  ma- 
nuale  sulle  malatlie  cutanee, 
pag.  245. 

GeograjUi.  —  Sorleta  geogra- 
ficbe,  pag.  39. 

Gerv  dott.  Francesco,  s.  c.  — 
Sui  principii  costitueniilarte 
d'anirnigiiorare  le  razze  de- 
gli  animali  donieslici,  p.  541. 

Jappelli  ingegn.  Giuseppe.  — 
Sua  nota  postnnia  sui  loco- 
inotori  e  sui  binarii  delle  fer- 
rovie,  pag.  159. 

Iclraulicaj  pag.  321,  425. 

InsKlli,  pag.  453,  4019. 

Istuio  di  Suez.  —  Consegnenze 
proiioslicale  dietru  il  suo  ta- 
slio.  679. 


Lampertico  Fedeie.  —  Sua 
jMeinoria  suilc  consegnenze 
did  tajjiii)  dfiristnio  di  Suez, 
piemiaia  dall'  i.  r.  Islitnlo, 
pag.  079,  713. 

LiHARZiR  Francesco  di  Vienna. 

—  Autore  dun'  opera;  Sulla 
legge  dell  accresiinienlo  del 
corpo  uniani)  e  soil'  ani,Mislia 
del  torace  (  ediz.  in  lingua 
tedesca),  p.  4024. 

Li-fVARi  Sante,  s.  c.  —  Annun- 
zio  dfjla  sua  niorte,  p.  160. 

UlAssALorvGo  prof.  Abrauio,  m. 
e.  —  Sua  eiezione  a  niembro 
delia  giunta  per  le  raccolle 
naturaii,  pag.  400.  —  Suo 
Ciitalogo  dei  reltili  delle  pro- 
viueie  venete,  pag.  300.  — 
Modelli  in  gesso  di  frulti  ed 
animali  fossili  per  lui  pre- 
sentali  in  dono  alii.  r.  Isli- 
tulo,  pag.  556. 

Malcmulica,  p.  49,  55,  65,  83, 
447,  293,  343,  536,  925, 
994,  1004,  4024. 

iMedicina,  243,  619,  923,  987, 
4001,  4021. 

iMeinin  ab.  cav.  Lodovico,  m.  e. 

—  Sulla  tralta  dei  Negri. 
Memoria,  pag.  414. 

31icroscopia,  pag.  555,  055. 

Munich  cav.  prof.  St'rafino  Baf- 
faele.  —  Sulle  teorie  di  La- 
gi-onge  e  di  Yandermonde 
spettantialla  risoluzione  delle 
equazioni.  Nola,  pag  49.  — 
Sulla  detenuiuazione  e  sui 
calcolo  delle  risidvenli  delle 
equazioni  algebricbe.  Memo- 
ria, pag.  127. —  Siuudezione 
a  niembro  della   giunlu  pella 


H30 


biblioteca,  pag.  244.  -r—  So- 
pra  unn  nianiera  di  conse- 
guire     progressivamenle    lo 
svilnppo    deir  eqiiazione    ai 
quadralidelledifTercnze.  IMe- 
inoria,  pag.  293,  343.  —  So- 
prauna  lettura  del  dott.  Nardo 
sulla  causa  dell'  irradiazione. 
Osservazioni,  pag.  <li04. 
Mimscalchi-Erizzo  CO.  Fran- 
cesco, m.  e.  —  EIcUo  meinbro 
della  giunta  per  la  scelta  dei 
socii  corrispondenti,  p.  243. 
—  Sua  relazione  sopia  una 
Memoiia  risguardante  il  ta- 
glio  deU'Istmo  di  Suez,  pag. 
667. 
WouN  prof.  Raffaele,  s.  c.  — 
Sua  elezione  a  socio  coni- 
spondente  dell'i.  r.  Istituto, 
pag.  244,  —  Stillo  scheletro 
degli   squali.  Ricerche,  pag. 
400.  —  Dono  per  esso  fatto 
air  Istituto  d'  una  collezione 
divermi  intestinal!,  ivi. —  Os- 
servazioni microscopiche  so- 
pra  un  verme   del  retto  in- 
testino  delle  rane.  Annunzio, 
pag.  655.  —  Lettura  sopra 
lo  stesso  argoniento,  p.  636. 
Morfologia  vef/etale,  p.  503. 
IVamus  dott.  Giacinto,  m.  e.  e 
segr.  — '  Sopra  un  opuscolo 
intorno  agli  effetti  della  cor- 
rente  elettrica  continua  sulle 
funzioni  del  gran  simpatico 
dei  sigg.  Linati  e  Caggiati, 
Cenno,  pag.  296.  —  Intorno 
alle   suppnrazioni  bleu.  Co- 
municazione,   pag.  923.  — 
Sullo  stesso  argoniento.  IVota, 
pag.  987.  —  Sopra  alcuni 
Seric  III,  T.  IV. 


modi  d'  applicare  I'eleltricita 
ai  nialati,  pag.  4402, 
Nardo  dott.  Domenico,  m.  d 

—  Sulle  ombre  colorate  ot- 
tenute  col  solo  concorso  di 
luci  bianche.  Nota,  pag.  6. 

—  Sulle  abitudini  ecc.  degli 
abitanti  di  Chioggia  in  rela- 
zione al  dialetto  da  essi  par- 
lato.  Cenni,  pag.  334.  —  Os-^ 
servazioni  ed  aggiunte  al 
catalogo  dei  rettili  delle  pro- 
\incie  venete,  pubblicate  dal 
ni.  e.  Massalongo,  pag.  603^ 

—  Prospetti  degli  animali 
delle  provincie  venete,  pag. 
968,  4036.  —  Ricerche  spe- 
rimentali  sulla  vera  causa 
deir  irradiazione,  e  sul  vero 
modo  di  nianifestarsi  di  un 
tale  fenomeno,  pag.  4401. 

IVegrelli  cav.,m.  o.  — Annun- 
zio della  sua  morte,  p.  460, 

Panteon  Veneto,  pag.  94. 

Poesia,  pag.  498. 

Premii.  —  Premio  proposto  dal 
Municipio  di  Trieste,p.238. — 
Premio  conferito  dall'Istituto 
teneto,  pag.  677. 

Programmi.  —  Programma 
deir  Accademia  reale  delle 
Scienze  di  Torino  pel  4869, 
pag.  437.  —  Idem  dell'i.  r. 
Istituto  Veneto  pel  1864,  p. 
610. 

Quiriivi-Stampalu  CO,  Giovan- 
ni. —  Sua  elezione  a  mem- 
bro  onorario  dell'i.  r.  Istitu- 
to Veneto  J  pag.  556. 

Kapporli.  —  Sul  Panteoil  Ve- 
neto, pag.  91.  — Esposizione 
industriale  in  Firenze  nel 
146 


MAO 


185i,  pii;.  1  i2.  —  Sul  iiiii- 
iiiiale  dt'Ue  mulattie  cutunee 
del  dott.  Pietro  Gumberiui 
di  Bologna ,  pag.  245.  — 
Sulla  popolazione  delle  pro- 
^iiicie  veiiete,  pag.  289.  — 
Sopra  im'opera  del  co.Bem- 
bo  sulla  pubblica  beneficen- 
za,  pag.  483.  —  Sopra  una 
liaduzione  dell'  Eaeide  di 
Virgilio  del  Biiccelleni,  pag. 
498.  —  Sopra  alciine  osser- 
vazioni  di  niorfologia  vege- 
tale  del  sig.  J.  M.  Norinan, 
pag.  503.  —  IiUorno  ai  con- 
corsi  in  risposta  al  quesito 
proposto  risguardante  iiiiez- 
zi  per  innalzar  racipia  a  me- 
diocri  altezze,  pag.  063.  — 
Idem.  Sul  taglio  dell'  Istmo 
di  Suez,  pag.  007.  —  Sopra 
una  formula  proposta  daRau- 
kine,  pag.  4021.  —  Sopra 
xin'opera  dellAccademia  del- 
le scienze  in  Francia,  pag. 
4109. 
lieltili  delle  provincie  venele, 

pag.  300. 
Sagredo  CO.  Agoslino,  m.  e. 
— Sulla  pubblica  esposizione 
naturalee  iiulustriale  seguita 
in  Firenze  nel  1854,  p.  442. 
—  Sua  avverlenza  rispeUo 
cii  commissarii  lombiu'do-ve- 
neti  nl  giuri  di  Londra,  p.  244. 
Sua  nomina  a  membro  della 
giunta  per  la  seelta  dei  socii 
corrispondenli  e  del'.a  biblio- 
teca,  pag.  243,  244. 
Sanuivi  sig.  Giulio,  m.  e.  — 
Sulla  natura  ed  origine  dei 
contagi,  pag.  237.  —  SuUo 


stato  sanitario  degli  animali 
domestici  nelle  provincie  ve- 
nete.  Nota,  pag.  923,  984. 

SA.^TiiNi  commendat.  Giovanni, 
m.  e.  —  Elelto  membro  della 
giunta  per  la  seelta  dei  socii 
corrispondenli,  pag.  243,  — 
Intorno  alia  cometa  periodi- 
ca di  Biela,  pag.  321. 

Slalislica,  pag.  289,  420. 

Sloria  naltirale,\m^.  300,  402, 
556,603,004,019,055. 

Topografia  delle  provincie  ve- 
nele. — •  Lavori  illustrativi, 
pag.  289,  407,  589,  978. 

TuRAzzA  prof.  Domenico,  m.  e. 

—  Sulla  teoria  dinamica  del 
calorico,  pag.  74.  —  Intorno 
la  memoria  del  cav.  Maurizio 
Brigbenti  sulla  corrente  li- 
torale  dell' Adriatico,  p.  425. 

—  Sopra  una  formula  pro- 
posta dal  Raukine,  p.  4024. 

Vacani  bar.  Camillo,  m,   o.  — 

Sua  lettera  al  presidente  del- 

r  Istituto  Veneto. 
Veludo  dolt.  Giovanni,  s.  c.  — 

Intorno  a  Babria.  Memoria, 

pag.  639. 
Venanzio  dott.  Girolamo,  m.  e. 

—  Sul  libro  del  co.  Pier  Lui- 
gi  Bembo  intitolalo  :  Sulle 
islituzioni  dibeneficeuza  del- 
la cilta  e  provincia  di  Vene- 
zia,  pag.  483. 

Vi8iA!M  (de)  prof.  Roberto,  m.  e. 

—  Recensio  altera  planta- 
rum  minus  cognitarum  quas 
liortuspatavinuscolitauctore, 
pag.  433.  —  Catalogo  delle 
pianle  fanerogiiiae,  pag.  589. 

Zambra   prof.  Bernardino,  lu. 


—  4141  — 


e.  —  Sull'  analisi  della  luce, 
pag.  U. 

Zanardiini  dott.  Giovanni,  m. 
e.  —  Eletto  iiiembro  della 
giiinta  per  la  scelta  dei  soci 
cori'ispondenti  e  della  biblio- 
teca,  p;ig.  243,  244.  —  So- 
pra  alcune  osservazioni  di 
iiioifologia  vegetale  del  sig. 
J.  M.  Norman,  pag.  503. 

Zantedeschc  prof.ab.cav.  Fran- 
cesco, m,  e.  —  Osserva  co- 
me alia  traduzione  dell'Euei- 
de  di  Annibal  Caro  si  dovesse 
aggiuiigere  anche  quella  del- 


I'Ariei  per  raffrontare  all'ul- 
tima   del   Bucelleni,  p.  503. 

—  Pensieri  di  filosoiia  ra- 
zionale,  pag,  i020.  —  Cenni 
storici  degli  stromenti  musi- 
cali  automatici,   pag.  1097. 

—  Sunto  di  un'  opera  sul  cli- 
ma  di  Udine,  pag.  J 400. 

ZiLioTTo  dott.  Pietro,  s.  c.  — 
Uelazione  sul  manuale  delle 
nialaltie  cutanee  del  dott. 
Pietro  Gamberini  di  Bologna, 
pag.  246.  —  Sopra  un'opera 
medica  del  dott.  Liharzik^ 
pag.  4021. 


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