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Full text of "Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti"

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OK 

COMPARATIVE    ZOOLOGY, 

AT  HARVARD  COllEGE,  CAMBRIDGE,  MASS. 

The  gift  of  C77.0  1  %yruUò  cL   ^StL  - 
No.  "y^Yh.  JhA: 

i:A4/,  a,s^jii3^ 


ATTI 


DEL  REALE 


ISTITUTO   VEINETO 


D  I 


SCIENZE,    LETTERE    ED    ARTI 

DAL  NOVEMBRE     I  880  ALl'oTTOBRE  \  884 


TOMO  SETTIMO,   SERIE   QUINTA 


Dispensa  Decima 


^*^  V  E  N  E  Z  lA 

PRESSO    LA    SEGRETERIA    DELL'  ISTITUTO 

NEL  PALAZ'i'i   UUCALE 


TIP.   DI   G.   ANTONELLI,   1880-81 


INDICE 


Atto  verbale  dell'  adunanza  31  luglio     1881     .     .     .    pag.  1121 
Id,  id.  id.  14!  agosto      )>....       »     1122 

Lavori  letti  per  la  pubblicazione  negli  Atti. 

A.  Gloria,  s.  c.  ...  —  L'Agro  patavino  dai  tempi  roma- 
ni alla  pace  di  Costanza  ec.  (25  giu- 
gno 1183).  Continuazione  e  fine.  »  1125 

Co.  A.  DI  Prampero  .  —  Saggio  di  un  glossario  geografi- 
co friulano  dal  VI  al  XIII  secolo 
(Continuazione) »  1171 

Dott.A.  De  Giovanni.  — Del  valore  clinico  del  cardiografo. 

Lettura »   1239 

Prof.  G.  A.  BoRDiGA.  —  Alcuni  teoremi  sulle  quadriche 
analoghi  a  quello  di  Pascal  nelle  co- 
niche       »  1253 

G.  Cittadella,  m.  e.  —  Pietro  Selvatico  nell'architettura. 

Memoria »  1261 

E.  MoRPURGO,  m.  e.  —  Antonio  Rosmini-Serbati,  il  con- 
cetto e  i  limiti  della  statistica.  Me- 
moria (Sunto) ))  1303 

Dott.  G.  De  Lucchi  .  —  Determinazione  del  rapporto  fra 
le  capacità  calorifiche  dei  vapori 
soprarriscaldati  dell'acqua  e  del  fo- 
sforo. Ricerca  sperimentale.     .     i>  1305 

Stefano  De  Stefani.  —  Sopra  molti  e  diversi  oggetti  di 
alta  antichità,  scoperti  a  Breonio  nel 
Veronese.  Cenni  illustrati  da  2  ta- 
vole         »  1327 

[Segue) 


A^NU  M80-81  UiSFENSA  X. 


mmU  DEL  GIORNO  31  LUGLIO  \m 

PRESIDENZA  DEL  COMMENDATORE  GUSTAVO  BUCCIIIA 
PRESIDENTE. 

Sono  presenti  i  membri  effettivi:  De  Leva,  Trois,  S.  R. 
MiNicH,  Freschi,  Meneghini.  Cittadella,  De  Zigno,  Pa- 
zienti, Velcdo,  Morpurgo,  Rossetti,  Fulin,  Lorenzoni, 
CoMBi,  Rernardi  Enrico,  Mons.'"  J.  Bernardi,  ab.  Bel- 
trame, Tolomei  e  Bizio  segretario;  nonché  i  soci  cor- 
rispondenti Dall'Acqua  Giusti,  Gloria,  Berchet,  Vigna 
e  Stefani. 

Letto  ed  approvato  l'Atto  verbale  della  precedente  tor- 
nata, il  Presidente  giustifica  1'  assenza  del  m.  e.  Angelo 
Minich  ;  ed  il  Vicesegretario  presenta  l'elenco  dei  libri  per- 
venuti in  dono  dopo  l'ultima  adunanza. 

Indi  il  membro  effettivo  G.  Cittadella  legge  la  prima 
parte  della  sua  «  Commemorazione  di  Pietro  Selvatico  »;  ed 
il  m.  e.  G.  Freschi  presenta  il  Sunto  d'una  Memoria,  che 
destina  pel  volume  delle  Memorie  in  4.°,  «  intorno  alla  nu- 
trizione delle  piante  coltivale,  all'opportunità  d' impartirne 
la  scienza  al  coltivatore^  e  dei  mezzi  più  facili  di  appli- 
carla ». 

Poscia  il  m.  e.  F.  Rossetti  presenta  un  lavoro  del  prof. 
Guglielmo  De  Lucchi   «  sulla  determinazione  del  rapporto 
Tomo  VII,  Serie  V.  1 44 


—  1^22  — 

fra  te  capacità  catorifiche  dei  vapori  soprariscatdati  delCa- 
cqua  e  dct  fosforo  » . 

Infine,  giusta  l'articolo  8.°  del  Regolamento  interno, 
vengono  ammessi  a  leggere  il  sig.  cav.  Stefano  De  Stefani 
un  suo  lavoro  illustrato  da  disegni  «  sopra  motti  e  diversi 
oggetti  di  alta  antichità  scoperti  a  Breonio  ;  ed  il  sig.  inge- 
gnere march.  G.  Malaspina  una  sua  Memoria  col  titolo  : 
((Degli  ultimi  studj  sul  sistema  dei  moli  a  traforo  usalo  da- 
gli antichi  architetti  greci  e  romani,  allo  scopo  di  tenere  i 
bacini  dei  porli  spazzati  da  interrimenti  ». 

Esaurite  le  letture,  l'Istituto  si  restringe  in  adunanza 
segreta  per  trattare  dei  propri  affari  interni. 


mmz\  DEL  GIOKl\0  U  AGOSTO  J881 


PRESIDENZA  DEL  COMMENDATORE  GUSTAVO  BUCGHIA 
PRESIDENTE. 

Sono  presenti  i  membri  effettivi  :  De  Leva,  Trois,  S.  R.  Mi- 
Nicn,  Freschi,  Canal,  Pazienti,  Pirona,  A.  Minich,  Ve- 

LUDO,    FdlIN,  SacCARDO  e  RiZIO  segretario. 

Vi  assistono  inoltre  i  soci  corrispondenti  :  Naccari, 
M.  Bellati,  Berchet,  Vigna  e  Stefani. 

Dopo  la  lettura  ed  approvazione  dell'Atto  verbale  della 
precedente  adunanza,  il  Presidente  giustifica  1'  assenza  dei 
membri  effettivi  Cortese,  Lorenzoni  e  Favaro. 

ludi  il  Vicesegretario  comunica  1'  elenco  dei  libri  pre- 


—  H23  — 

sentati  in  dono  dopo  1'  ultima  tornata  ;  e  poscia  il  socio 
corrispondente  Manfredo  Bellati  legge  un  lavoro,  da  lui 
intrapreso  insieme  al  dolt.  Romanese  «  stilla  rapidità  con 
cui  la  luce  modifica  la  resistenza  elettrica  del  selenio.  » 

Il  socio  corrispondente  A.  Naccari  legge  appresso  una 
sua  Memoria  «  sul  riscaldamento  degli  elettrodi  prodotto 
dalla  scintilla  del  rocchetto  d' induzione  »  ;  e  presenta  in- 
oltre, in  conformità  all'  articolo  8.°  del  Regolamento  inter- 
no, un  lavoro  del  dott.  Stefano  Pagliani  «  sopra  i  calori 
specifici  di  alcuni  miscugli  alcoolici  e  sulla  densità  dei  me- 
desimi ». 

Il  Vicesegretario,  parimenti  in  conformità  al  precitato 
articolo  del  Regolamento  interno,  depone  sul  banco  della 
Presidenza,  per  la  inserzione  negli  Atti,  uno  scritto  del  si- 
gnor Antonio  Berlese,  intitolato:  »  indagini  sulle  metamor- 
fosi di  alcuni  acari  insetticoli  » . 

Finalmente  il  membro  effettivo  ab.  R.  Fulin  annunzia 
la  recentissima  pubblicazione  di  una  Memoria  del  Conte  di 
Mas  Latrie,  intitolata:  «  Projels  d' empoisonnement  de  Mafio- 
met  II  et  du  Paclia  de  Bosnie  accueillis  par  la  Itépublique  de 
Venise  (1477-1526)  ».  —  Il  Conte  di  Mas  Latrie  aggiunge 
ai  documenti  alcune  considerazioni,  da  cui  apparirebbe  che 
i  fatti,  dell'  indole  di  quelli  ricordati  nella  Memoria,  siano 
o  ignorali  o  negati  dagli  studiosi  veneziani;  e  [lerciò  li  in- 
vita ad  esaminare  accuratamente  gli  Atti  dei  Dieci,  i  quali, 
secondo  lui,  non  sarebbero  stati  studiati  ancora  abbastanza. 

Il  prof.  Fulin  osserva,  che,  in  generale,  i  fatti  dell'indo- 
le di  quelli  ricordati  dal  Conte  di  Mas  Latrie  sono  tutt' al- 
tro che  ignoti,  e  che,  per  esempio,  egli  tino  dal  1868  nei 
suoi  «  Studii  nell'Archivio  degli  Inquisitori  di  Slato  »  (Ve- 
nezia, Visentini),  raccontando  le  vicende  di  Angelo  Badoer, 
non  solamente  ne  parl(\  ma  vi  aggiunse  documenti  e  spie- 
gazioni. D'  altra  parte  non  gli  pare  esatto  il  dire  che  gli 


-  1124  — 

Atti  dei  Dieci  non  siano  conosciuti  abbastanza  dagli  stu- 
diosi veneziani.  Se  il  prof.  Fulin  non  avesse  ricevuto  per 
mezzo  della  posta  in  questo  stesso  momento  la  Memoria 
del  Conte  di  Mas  Latrie  dalla  cortese  amicizia  dell'  illustre 
autore,  avrebbe  potuto  oggi  stesso  dimostrare  il  contra- 
rio ;  ma  poiché  i  lavori  del  R.  Istituto  per  quest'anno  son 
chiusi,  si  riserba  di  tornare  sull'argomento  nella  prima  tor- 
nata del  nuovo  anno  accademico. 

Compiutesi  con  tale  comunicazione  le  letture,  l' Istituto 
si  riunì  in  adunanza  segreta  per  la  trattazione  dei  propri 
affari  interni. 


UVOIll  LETTI  PER  U  PUBBLICJZIOi\E  NEGLI  4TTI 


L'AGRO  PATAVINO 


DAI    TEMPI    nOUANI 


ALLA  PAGE  DI  GOSTANZA  (25  giugno  1183) 


DEL 


g.    c.    ANDREA    GLORIA. 

(Continuai,  della  pag.  lOH  tiel  presente  voi.) 


ELEIXCO    VI. 

Luoghi  deir  agro  patavino,  coi  brani  dei  documenti 
pili  antichi  che  li  ricordano. 


BRANI 

1-  gS ~ 

NOMI  DEI  LUOGHI 

c^  S 

£-§5£ 

dei  documenti  più  antichi 

o 

•a 

Nu 
dei 
nel 
diplc 

Abano 

De  plebis  -  Abano,  Turri- 
cla 

1077 

Cudic^   dipi. 

I,  239 

—     (VicilanegaoVin- 

In  villa  Abbani  et  in  loco 

1137, 

11,319, 

cilanega  di) 

qui  dicitur  Vincilanega 

1166 

894 

Agna 

In  via  que  vadit  ad  Agnam 

954 

I,  42 

—     (Cortriauni  di) 

In  loco   qui   dicitur  Cor- 
triauni 

1178 

11,1290 

—     (Vico  Zerboni  di) 

In  Agna  in  loco  el  fundo 
Vico  Zerboni 

954 

I,  42 

Albarea 

Villaque  vocatur  Albareda 

1113 

11,58 

Albarello  (Campagna  di) 

In  Campanea  Albarelli 

1172, 

II,  1084, 

verso  Scandalo  di 

1173 

1093 

Legnare 

Albareto.  V.  Piove 

Albignasego 

Villa  que  nominatur  Albi- 
gnasega 

918 

I,  31 

Altaura  di  Scodosia 

In  Altadura 

955 

I,  44 

Altichiero 

Villa  qui  dicitur  Autike- 

918 

I,  31 

—     (Bosco  di) 

ria 

Nemus  de  Vico  Altikeri 

1171 

11,1031 

Angelo  (S.)  di  Sacco 

Villa  de  Sancto  Angelo 

1079 

I,  261 

—     verso  Fontaniva 

A  Sancto  Angelo 

1127 

11,176 

Anguillara 

Anguillaria  et  Capite  Ar- 
gelle 

944 

1,  38 

Arcione  vicino  a  Padova 

In  Arcione 

1058 

I,  177 

e  a  S.  Fermo 

Are 

Da  contra  Ari,  in  Ara 

954, 
983 

I,  42,67 

Arino 

Villa  que  dicitur  Adrine, 
in  loco  qui  dicitur  Vico 

1073 

I,  216 

Arlesega 

In  Arlisiga 

1033 

I,  126 

Aroncadizzn  di  Sai-co 

Infra  fine  Sacisica  in  loco 
Aruncadiza 

1058 

I,  175 

Arquà 

De  Castro  Arquada 

985 

I,  70 

—  1127 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 
dei  documenti  più  antichi 


I  =5  s 


Arquà  (Bugnaglo  di) 


—  (MancanassooMa- 
canasso  di) 

—  (Al  piede  del  Ca- 
stello di) 

—  (Ventolone  di) 

—  (Gostaldolo  di) 

—  (Calzaboe  di) 

—  (Valle  dijS.Maria) 

—  (Gastegnedo) 

Arsego 
Arzere  de' Cavalli 

—  di  Sacco 

—  (Bolparo  di) 

—  (Calle  Mugarana 
di) 

—  (Centelina  di) 

—  (Cesso  di) 

—  (Fossa  di  Lago) 

—  (Longagne  di) 

—  (Ramadicia  di) 

—  (Da  Riva  di) 

—  (Ronco  Spovilolo 
di) 

—  (Roncora  di) 

—  (Arzere  Buti  di) 

—  (Roncono  di) 

—  (Videte  di) 
Arzerello 
Aselega.  V.  Corte 
Aurilia  nei  dintorni  di 

S.  Bario 
Bagnoli  del  Conselvano 
-—     (Calle  di  Marau- 
dolo  di) 


In  loco  effundo  Arquada 
hubi  est  vocabulum  Bu- 
gnaglo 

Terra  aratoria  da  Manca- 
nasso 

Que  jacet  a  pede  Castelli 

Jacet  in  Ventolone 

In  Arquada-prope  Custan- 

dulum 
In  Calzaboe 
In  Valle  de  S.  Maria 
Loco    ubi    dicitur    Caste- 

gnedo 
In  confinio  vile  Arsici 
Et  Arzerem  de  Cavallis 
In  finibus  Argere 
In  Bulpario 
In  Calle  Mugarana 

Locus  ubi  dicitur  Cente- 
lina 
In  Cesso 
In  Fossa  de  Laco 
In  Longagne 
In  Ramadicia 
In  loco  qui  dicitur  da  Riva 
In  Runco  Spovilolo 

In  Runcora 

In  Agere  Buti 

In  loco  et  fundo  Roncono 

In  Videte 

In  loco  et  fundo  Arzerello 

Ad  locum  ubi  dicitur  Au- 
rilia 
In  loco  et  fundo  Bagnolo 
In  calle  de  Maraudolo 


985 

1171 

1171 

1181 
1170  e. 

1170  e. 

1170  e. 

1171 

1130 
1165 
1019 
1130 
1019 

1112 

1130 
1114 
1130 
1130 
1130 
1114 

1130 
1132 
1134 
1130 
1081 

819 

954 
1118 


Codice  ilipl 

I,  70 


II,  1021 

II,  1021 

11,1415 
11,978 

11,978 

Ivi 
II,  1022 


11,213 
II,  882 

I,  104 

II,  202 
I,  104 


11,56 

II,  202 

11,67 

11,202 

Ivi 
11,215 
11,67 

II,  202 
II,  229 
II,  264 
II,  202 
II,  263 

I,  5 

I,  42 
11,97 


ii28  — 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 
dei  documenti  più  antichi 


e  '^  3 


'S  i  ■'5  % 
'^  '3  "»  .S* 


Bagnoli  (Cannpolongo  di) 

—  (Gortesella  di) 

—  (Desone    tagliato 
di) 

—  (Dirigaci  di) 

—  (Dai  Dossi  di) 

—  (DallaFornacedi) 

—  (Frasenelli  di) 

—  (Goda  di  Maraudo 
di) 

—  (Peraro  di) 

—  (La  Presa  di) 

—  (DalSoUodi) 

—  di  sopra  e  di  sotto 

—  (Savelone  di) 

—  (Cavrile  di) 

—  (Prese  di) 

—  (Petresina,  Peri- 
sina  o  Pedricina 
di) 

—  (Proa  di  Caudo 
di) 

—  (Argine  di  Rova- 
ra  di) 

—  (Spessa  di) 

—  0  Bagnolo  di 
Brenta 

Balluello 

Ballò 

Baone 

Bebbe 

—  (Torre  delle) 

Bergolire  di  Sacco 
Bertipaglia 


In  Campolongo 
In  Gortesella 
In  Desone  talado 

A  Dirigacis 
A  Dossis 
A  Fornace 

In  bora  que  dicitur  Frase- 
nelli 
In  Gauda  de  Maraudo 

In  Savelone  et  Perario 

In  la  Presa 

Dal  SoUo 

Bagnoli  desupra-  Bagnolo 

de  subtus 
In  Savelone 
In  bora  que  dicitur   Ga- 

vrile 
In  bora  Prese 
A  Perisina 


In  bora  que  dicitur  Proa 

de  Gaudo 
In  bora  iusta  agerem  Ro- 

varie 
In  Spexa 
In  loco  et  fundo  Bagnolo 

Usque  in  Mestrem  et  Ba- 

ledello 
In  Ballado 

Ugo  (uomo)  de  Baone 
In  Babia 
Nostrani  Babianam   Tur- 

rim 
In  Bergolire 
Decimas  de  Braida  de  pa- 

lea 


1118 
1165 
1118 

1165 
1165 
1165 
1165 

1118 

1165 
1118 
1118 
1165 

1118 
1165 

1165 
1165 


1165 

1165 

1165 
1077 

1167 

1073 

1077 

912 

1137 

4176 
1034 


Codir.-  .lipl 

11,97 
II,  878 
11,97 

11,878 
II,  878 
II,  878 
II,  879 

11,97 

11,878 
11,97 
11,97 
11,879 

11,97 
II,  879 

II,  879 
II,  878 


II,  879 

11,879 

11,878 
I,  245 

11,918 

I,  216 
I,  240 
I,  28 
li,  322 

11,1207 
l,  129 


—  1129 


BRANI 

r5     i—     GJ 

NOMI  DEI  LUOGHI 

ciS  S 

ÌS-5S 

dei  documenti  piVi  antichi 

o 

—    -        o 
J^  •-  "3  .o- 

Bibano 

De  Bibano 

1130 

Coiìire  <lipl. 

11,212 

Boaro  di  Vigonza 

In  villa  Bovarii 

1131 

II,  222 

Bocca  di  Orsaro 

In  loco  ubi  dicitur  Bocca 
de  Orsaro 

1181 

II,  1399 

Bocconisica 

In  fine  Boconisica 

1073 

li,  220 

Boccone 

In  loco  qui  dicitur  Bucones 

969 

I,   52 

—     (Lavaglio  di) 

Jacet  da  Lavaglo 

1180 

II,  1385 

—     (Dalle  Vigne  Lon- 

Jacens  da  le  Vigne  longe 

1180 

II,  1385 

ghe  di) 

Bojone 

De  Silva  Bolbone 

1079, 

I,  261, 

1148 

II,  509 

—     (Baduligo  di) 

Jacet  de  Baduligo 

1181 

11,1401 

—     (Galle  di  Ambro- 

Ubi  dicitur  Callis  de  Am- 

1180 

11,1355 

lo  di) 

brolo 

—     (Campo    di  Cico- 

In  Campo  de  Ciconia 

1148 

II,  509 

nia  in  Selva  di) 

—     (Campo   di    Sab- 

In fmibus  Bolonis  in  Cam- 

1154 

11,623 

bione  di) 

po  de  Sablone 

—     (Prato  del  Visdo- 

In  loco  qui  dicitur  Pratum 

4182 

II,  1456 

mino  di) 

Vicedomini 

—     (Selva  di) 

Giso  de  Ramberto  de  Silva 

1079, 

I,   261, 

Bolbone 

1148 

II,  509 

—     (Ridello  in  Selva 

In  Ridello 

1148 

Ivi 

di) 

—     (Dal  Sollo  di) 

Jacet  dal  Sollo 

1181 

11,1416 

—     (Villanova  di) 

In  coniìnio  BuUonis  in  Vil- 

1181 

II,  1400 

lanova 

Bolingaga.  V.  Pianiga 

Bolzania  verso  Villano- 

In Bulzania 

.  1085 

I,  285 

va  di  Camposam- 

piero 

Borbiago 

In  Burguliaco 

994 

I,  74 

Bosco  di  Rubano 

Aliquit  de  bosco  in  loco  et 

1076 

I,  230 

fundo  Ruibano 

Bovolenta 

In  Buvolenta 

1027 

I,  118 

—  (Ronco  '  Fnsarolo 
di) 

—  (Nelle  Salgarede 
di) 

Braida  de  Crea  verso 

A  Ronco  Fusarolo 

1169? 

II,  945 

In  le  Salegarede 

1162 

II,  792 

Braida  da  Creda     • 

954 

I,  42 

Agna 

Tomo  VII,  Serie  V. 

145 

1130  — 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 
dei  documenti  piv\  antichi 


•  o-  o 
.—    S   ^   o 


Braido  verso  Bovolenta 

—  de  Levado  verso 
Agna 

Bronzola 

Brugine.  V.  Piove. 

Brusegana 

—  (Bosco  di) 
Bruson  (S.) 

Bucosio  nei  Termini  di 

Padova 
Bursnio  o  Bursino   nei 

dintor.  di  S.  Ilario 
Busiago 

—  (Ronclii  di) 

Ca  Paolo  di  Sacco 

Ca  Sessaldo  di  Sacco 
Cabrila  verso  Vigonovo 

e  Sermazza 
Cacaturriga  verso    Vi- 

gliizzolo 

Cacicognaga  tra  Torre 
e  Novanta 

Caciolo.  V.  Cazzalo 
Calaone 

Calcaria  (La)  vicino  al 
castello  di  Padova 


In  Braido 

Braido  de  Levado 

S.  Michaelis  de  Brunzola 

In  Brudicine 

Villa  nova  que  dicitur  Bur- 

zigana  (') 
Nemus  Burzigane 
In  Santo  Broxone 
Focis  civitate  Patavensis 

in  Buchosio 
Loco  Bursnio,  Bursino 

In  Bussilaco 

Loco  ubi  dicitur  Ronki  de 
Bussillago 

In  loco  qui  dicitur  Ca  Pau- 
lo 

In  Ca  Sesaldo 

Usque  ad  Cabrilam 

Locus  ubi  dicitur  Vigucio- 
lo,  locus  hubi  dicitur 
Cacaturriga 

Kazuignago,  Cacichogna- 
ha,  Gacigognaga 


Cono  de  Kalaune-  De  loco 

Calaone 
Infra  civem  Patavensis  et 

focis  justa   la  calcaria 

non   longne    de    castro 

Patavino 


1084, 

1166 

954 


1138 
1026 

1171 
1117 
1048 

829 

1130 
1167 

1135 

1132 
1163 

980 


1091, 
1116, 
1171 

1079, 

1104 

950 


Codio,.  Hi,,l 

I,  275, 
li,  892 
I,  42 


1123    11,136 


li,  352 
I,  111 

11,1031 
11,88 
l,  150^ 

I,  7 

li,  208 
li,  901 

li,  273 

II,  233 
II,  824 

I,  04 


I,  306, 

li,  79, 

1031 

I,  255, 
11,4 
1,  39 


(,1)  Nel  documento  del  1084  (Codice  I,  271)  abbiamo  «  Vitale  qui 
dicitur  Brusegano  ».  Il  nome  e  il  titolo  di  Villa  nuova  e  il  sito 
paludoso  fanno  credere  che  Brusegana  derivi  da  Brusa  (brucia) 
gana  (canna). 


1134  — 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 
dei  documenti  più  antichi 


Galcinara 
Caltana 

—  (Predesina  di) 

—  (Mestrino  di) 

CaUanella 
Cambroso 
Gamerlago  di  Sacco. 

V.   Casa  Merlai 
Camino 

—  (Prato  dominicale 
di) 

—  (Guiza  di) 
Campagna  di  Lova 
Gampelli 

Campo  di  Alessandria  di 
Sacco 

—  (Anforle  di) 

—  (Riva  di  Fossa  di) 

—  di  Canna 

—  Gepolone  di  Sac- 
co. V.  Corte 

—  Cicerano  di  Sacco 

—  di  Ciliga 

—  Gisello  0  Gisillo 
di  Sacco 

—  Gondole.  V.  Pia- 
niga 

—  Longare  di  Sacco 

—  Lionti  non  lungi 
da  Lnsaraga  nei 
Termini  di  Pad. 

—  S.  Martino 

—  Prato  Maggiore 


De  Calcinaria 

Loco  qui  dicitur  Cautana 

In  loco  Caltana  ad  locum 
Predesine 

In  Canto  Mestrino  in  ter- 
ritorio de  villa  Gantana 

In  Cautenella 

De  Cambrosio 

In  fundo  loci  qui  dicitur 
Camerlagi 

In  fine  Camini 

In  loco  ubi  dicitur  Pratum 
dominicale 

In  fine  Camini  in  Guiza 

Tocius  curie  de  Campagna 

Hoc  est  V  campi  in  Gam- 
pelli 

In  loco  Campus  de  Ale- 
xandria 

In  Anforle 

In  Riva  de  Fossa 

In  Campo  de  Canna 

In  Campo  Gepolone 

In  Campo  Cicerano 
In  Campo  de  Ciliga 
Villa  que  dicitur  Campus 
Gisellus 


In  loco  qui  dicitur  Campo 
Longare 

Ad  locum  ubi  dicitur  Cam- 
po Lionti 

In  confinio  Campi  Sancti 
Martini 

Tiracopa  (uomo  de  Cam- 
po Prao  majore 


1129 

829, 

1077 

1138 

1077 

829 
1129 
1084 

1137 
1161 

1137 
1148 
1183 

1124 

1124 
1124 
1167 
1142 

1142 
1144 
1145, 
1176 


1176 
1136 

1130 
4181 


Codice   dipi. 

II,  192 
1,7,235 

II,  354 

I,  235 

I,  7 
11,192 

I,  270 

II,  325 

II,  757 

II,  325 
II,  506 
11, 1480 

li,  147 

11,147 
11,147 
11,916 
li,  403 

11,  402 
11,  428 
11,447, 
1206 


11,  1206 
li,  301 

11,213 

II,  1427 


! 


1132  — 


BRANI 

e 

?ri 
uni. 
dice 
itico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

5  'i^  p 

il"! 

dei  documenti  più  antichi 

o 
-a 

=            o 

13    =  -o 

Campo  di  Preda  di  Succo 

In  loco  qui  dicitur  Campo 
Sablone 

1176 

C.dir^    cll,.|. 

II,  1206 

—     Sabbione  di  Sac- 

co. V.  Corte 

—     di  Salgaro  di  Sac- 

Infra fniem  Sacisica  in  fun- 

1084 

1,  271 

co 

do  Campo  de  Salgario 

—     Siplone  di  Sacco 

Infra  fine  Sacisica  in  Cam- 
po di  Siplone 

1078 

I,  253 

—     (SoUo  di) 

Villa  Camposiplone  inSolIo 

1120 

11,112 

—     (Chiusa  di) 

Villa  Camposiplone  in  Clu- 

1120 

11,113 

—     (Rasere  di) 

sa 

1120 

11,112 

—     (Casamenti  di) 

Villa  Camposiplone  in  Ca- 
samenti 

1120 

11,112 

Campore  dei  Consorti 

Campore  Consorcium 

1171 

II,  1031 

—     del  Vescovo 

Campore  Episcopi 

1171 

II,  1031 

Campolongo     di    Sacco 

In  vico  Campolongo 

895 

I,  17 

detto  Vico 

—     (Calissella  di) 

Infra  finem  Campolongo  in 
loco  Calissella 

1159 

II,  725 

—     (Dalla  Pigna  di) 

In  confìnio  de  Campolongo 
da  Pigna 

1183 

11, 1471 

—     di  Liettoli 

In  Campolongo  de  Letulo 

1137 

11,317 

—     Maggiore 

Villa  que  dicitur  Campo- 
longo malore 

1120 

11,110 

—     (S.  Felice  di) 

In  finibus  ville  de  Campo- 
longo juxta  S.  Felicem 

1174 

11,1167 

—     di  Natale  Giso 

In  loco  Campolongo  de  Na- 
tale Giso 

1108 

II,  39 

Gaiuponogara 

In  villa  nominata  campo 
de  Nogara 

1114 

11,64 

—     (Isola  di) 

In  Isola  de  Gamponogara 

1183 

II,  1480 

Campodarsego 

Campopremarino 

1181 

II,  1420 

Camposampiero 

Plebem  de  Campo  sancti 
Petri 

1152 

II,  562 

Camposiplone.  V.  Cam- 

po 
Campretto 

S.  Petri  de  Camprcto 

1152 

li,  562 

Gamurà 

Decinias  de  Gasamuiata 

1034 

1,  129 

Gancellada  verso  Foso- 

In  loco  Gancellada 

1107 

11,30 

lana 

-  1433 


^ 

-   o  ? 

BRANI 

'e  ■-  * 

T,  5  ~  '"5 

NOMI  DEI  LUOGHI 

«^§ 

£  o  o  j: 

dei  documenti  più  antichi 

o 

13 

dei 
nel 
dipl( 

CoJice  dipi. 

Gancollada  nei  Termini 

Locus  ubi  dicitur  Canco- 

1027 

I,  119 

di  Padova 

ladlia 

Candesano  o  Candisiano 

In  Kandisiano,  Candesano 

1048, 

I,  150, 

nei  Termini  di  Pa- 

1130 

II,  201 

dova 

Candiana 

In  loco  Candiana  -  In  villa 

1097, 

I,   326, 

qui  dicitur  Candiana 

1104 

11,4 

—     (Argerini  di) 

In  loco  qui  dicitur  Arge- 
rini 

1168 

II,  926 

—     (Fossa'Aurani  di) 

In  Fossa  Aurani 

1169 

li,  964 

Candiniana  Colonia  (*) 

Colonia  Candiniana 

sec.  VI 

I,  ^ 

Canne.  V.  Cesso  di 

Canne 

Caracedo  vicino  al  brai- 

In  Caracedo  iuxta  braidum 

1168 

II,  920 

do  di  S.  Giustina 

S.  Justine 

Carbonara 

In  Carbonaria 

983 

I,  67 

Carceri  di  Este 

In  loco  qui  vocatur  la  Car- 
cere 

1107 

11,34 

Carmignano  del  Vicen- 

In  comitatu    Vicentie    in 

1172 

II,  1072 

tino 

villa  de  Carmignano 

—     di  Este 

In  Carmegnano 

1077, 

I,  233, 

1144 

11,  422 

Carpane  di  Vigenza 

In  fine  de  Carpine  locus 

1085 

I,  289 

—     (Isola  di) 

Ubi  dicitur  Isola 

1085 

1,  289 

Carpenedo  verso  Sole- 

In  pertinentia  de   Carpe- 

1155 

11,637 

sino  ? 

nedo 

Carpenedo  di  Albigna- 

Decimas  de  Carpeneto 

1034 

I,   129 

sego 

Carrara 

In  villa  que  dicitur  Car- 
raria 

1027 

I,   118 

Cartura 

Decimas  de  Carturia 

1130, 

11,  212, 

1150 

534 

Carturo 

In  Carturo 

1114 

11,64 

Gasa  Merlai  di   Sacco. 

Infra  finem  Sacisica  in  loco 

1084 

I,   277 

V.  Carnerlago 

Casa  Merllai 

(1)  Forse  questa   colonia    diede  il  nome  a  Candiana,  tanto  più 

che  il  dee.  pone  verso  quella  colonia  le  paludi  Micauri  e  Pampi- 

liana    e  che   il  tenere   di  Candiana    dev'essere   stato   paludoso    in 

quei  tempi  per  le  diver 

sioni  dell'  Adige. 

1 

~  1134  - 


BRANI 

e 

.illi 

NOMI  DEI  LUOGHI 

dei  documenti  più  anticlii 

o 

o 

1      Nuni€ 
dei  doc 
nel  Co( 
diploma 

CoJice  dipi. 

Casa  Pagana  con  selva 

Danna  parte  Silva  de  Casa 

1061 

I,  184 

verso  Conche 

Pagana 

Gasale,  oggi  di  Ser  Ugo 

In  villa  Casalle,  in  loco  Ca- 

918, 

I,  31, 

sale 

1055 

174 

Casale  di  Scodosia 

In  Marlaria  et  Casale,  in 

955, 

I,  44, 

finibus 

1099 

329 

—     (Ponte  di) 

Casale  locus    ubi    dicitur 

Ponte 

1099 

I,  329 

Casaleglio.  V.  Codevigo 

Caselle  (de' Ruflì) 

In  Caselle 

1Ó77, 

1,  235, 

Ilio, 

11,45, 

1115 

72 

Casio  nei  Termini  di  Pa- 

Infra   finem     Patavensis, 

950 

I,  39 

dova 

non    longe     da  .campo 
qui  dicitur  Kasio 

Gasisildo  di  Sacco 

Infra  hne  Sacisica  in  loco 
Casisildo 

1073 

1,  221 

Castello  di  Brenta 

In    villa   Castellurn    de 
Brenta 

1122 

II,  128 

Castelnovo 

In  Castro  novo 

1016, 

I,  101, 

1060 

181 

Gavallilo  ('). 

Teroana  Cavallili 

1136? 

li,  289 

Cavanantolo  o  Gavcnan- 

In  loco  Cavenantulo,  Ca- 

1176 

11,1206, 

tolo  di  Sacco 

vanantolo 

1207 

Cazzago 

In  villa  Cazago 

1106 

11,24 

Cazzolo ,  0   Gazeulo   di 

Brivino  (uomo)  de  Cazeu- 

1079, 

I,   261, 

Sacco 

lo,  in  Cazeulo 

1134 

li,  266 

Celeseo 

Villa  que  dicitur  Ccresedo 

1079 

I,  261 

Cengiaro  o  Cinglare  col- 

In monte  Cinglare 

1155, 

11,633, 

le 

1162 

787 

Ceresara  verso  Arino 

In  Ceresaria 

883 

l,  16 

Cervarese  S.  Croce 

In  Cervarises  cuni  oratorio 
suo  S.  Crucis 

874 

l,  15 

Cesso   di    Canne    verso 

Cesso  de  Cannas 

1065 

I,   193 

Conche 

Cidrago,  forse  non  lungi 

Fil  major,  Cidragum,  Fa- 

1171 

II,  1031 

da  Padova 

vrese 

Cignano.  V.  Zignano 

(1)  Sembra  nei  conta 

do  Veronese  sopra  Merlara 

di  là  de 

ll'Adige. 

—  1135  — 


BRANI 

a 
■^ ._,  <i> 

NOMI  DEI  LUOGHI 

«■Si 

5  -e  ^  o 

dei  documenti  più  antichi 

o 

-3 

13    S  13 

Coaice  dipi 

Cinglare.  V.  Cengiaro 

Cinto 

Corte  una  que  nominatur 
Quinto 

969 

I,  53 

Givè 

De  contra  Galcinariam  me- 
dium Givitate 

1153 

II,  587 

Glusella  di  Sacco 

In  fine    Sacisica    in  loco 
Glusella 

1026 

I,  112 

Coa  dei  Pradi  di  Sacco 

Dala  Coa  dei  pradi 

1154 

11,614 

Godevigo 

In  loco  Caput  de  Vicco 

988 

I,  72 

—     (Ambrolo  di) 

In  Ambrolio 

1035 

I,  131 

—     (Cagalliani  di) 

In  Cagalliani 

1130 

lì,  200 

—     (Braido  di) 

In   fundo    Capitis  vici  in 
loco  Braydo 

1169 

II,  947 

—     (Dai  Brombari  di) 

Dai  Brumbari 

1168 

II,  923 

—     (Bunucla  di) 

In  Bunucla 

1060 

I,  182 

—     (Ga  Bertaldo  di) 

In  loco  Gasa  Bertaldo,  Ga 

1033, 

I,   127, 

Bertaldi 

1078 

252 

—     (Campo  de  Arella 

In  Campo  de  Arella 

1130 

II,  200 

di) 

—  (  Campo    Spizato 
di) 

—  (Gardedo  o  Car- 

In Campo  Spizato 

1183 

11,1472 

Loco  e  fundo  Caput  de  Vico 

1132, 

II,  232, 

dilo  di) 

in  Garditho 

1136 

296 

—     (Arzerlongo     di 

In  Cardeto  ubi  dicitur  ad 

1138 

II,  343 

Cardeto  di) 

Arzerlongum 

—     (Fossa  di  Anto  in 

In  loco  e  fundo  Garditho  a 

1141 

II,  389 

Gardito  di) 

Fossa  de  Anto 

—    (Valle  di  Mondolo 

In  Valle  de  Mundolo 

1141 

II,  389 

in  Gardito  di) 

—     (Gardito     Alacu- 

In  loco  Gardito  Alacuxolo 

1147 

II,  495 

solo  di) 

—    (Casale  di) 

In  Casale 

1168 

II,  923 

—     (Gasaleglio  di) 

In  loco  Gasaleglo 

1035 

I,  131 

—     (Campo  di  Pozzo 

In  loco  Gasaleglo  in  Cam- 

1084 

I,   277 

in  Gasaleglio  di) 

po  de  Puzo 

—     (DallaCassaradi) 

Dala   Cassarla    a  Capite 

1173 

11,1122 

—     (DalCornolarodi) 

vici 
Dal  Gurnularo 

1168 

II,  923 

—    (Dalla  Credara  di) 

In  Caput  de  Vico  dala  Cre- 

1129 

II,  191 

dara 

1136 


EBANI 

.-È  8.8 

NOMI  DEI  LUOGHI 

s:ss 

CJ    O     X    * 

dei  documenti  più  antichi 

o 
•a 

3  ^        o 

Codice  dipi. 

Codevigo  (In  Grezi  di) 

In  Grezi 

1132 

II,  232 

—     (Dall'  Isola  di) 

Dal  Isula 

1108 

II,  923 

—     (Nogara,  Cavrola 

In  loco  ubi  dicitur  Noga- 

1138, 

II,  343, 

0  Caprola  di) 

ria,  Caprola,  in  Nogara 
Caurola 

1168 

923 

—     (Olmeda  di) 

In  loco  Ulmeda 

1127 

11,178 

—     (Dal  Peraro  di) 

Dal  Peraro 

1168 

II,  923 

—     (Puzole  di) 

In  loco  Puzole 

1137 

n,  315 

—     (Puzura  di) 

In  Puzura 

1035 

II,  131 

—  (Rio  del   Molino 
di) 

—  (Ronco  di  Gazolo 
di) 

—  (RoncoMerlai  di) 

In  Rio  de  molandino 

1130 

II,  200 

Runco  de  Gazolo 

1060 

I,  182 

Da  Runco  Merlay 

1168 

II,  923 

—     (Ronco  Zubano  di) 

In  Ronco  Zubano 

1138 

II,  343 

—     (Rovere  Ganco  di) 

Ad  Roerem  Cauci 

1144 

II,  427 

—     (Rovere     Pansa- 

In  loco  Ruvere  (\m  dicitur 

1035 

I,  131 

duro  di) 

Pansaduro 

—     (Schenal  di) 

Ad  dorsum    qui    dicitur 
Skeenal 

1144 

II,  427 

—     (Dalla  Tomba  di) 

Dala  Tumba 

1.168 

II,  923 

—     (Tre itolo  di) 

In  loco  Treittulo 

1132 

II,  242 

—  (Vigna  Rrentano 
di) 

—  (Dalla  Volta  di) 

In  loco  Vigna  Brentano 

1078 

I,  252 

Dala  Volta 

1168 

II,  923 

Codiverno 

Plebe  qui  dicitur  Ivernus 

1026 

I,  111 

—     (S.  Andrea  di) 

In  loco  et  fundo  sancti  An- 
dree 

1149 

II,  516 

Cona 

In  Cona 

906, 

I,  26, 

983 

67 

Concadalbero 

Conca  de  albaro 

954, 

I,  42, 

1069 

205 

Conche 

Usque  ad  Concas 

919 

I,  32 

Conselve 

Caput  Silve,  Canselvo 

954, 

I,  42, 

983 

67 

—     (Isola  di) 

In  insula  Gapitissilve 

1182 

II,  1463 

Cornegliana 

Decimas  de  Corniclana 

1034 

I,  129 

Cornio.  Valle  da  pesca 

Unam  piscariam  que  vo- 

catur  Cornium 

1098 

I,  327 

.  Corre  zela 

In  villa  de  Corrizola 

1129 

11,187 

—  4137  — 

BRANI 

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eri 
um. 
idice 
atico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

-    <u    fl 

Ba-^5 

dei  documenti  più  antichi 

o 

■o 

dei  ( 

nel 

diplc 

Corsiola  verso  Scandalo 

Et  cursiola  usque  ad  Scan- 

1173 

Co.lire    Jipl. 

II,  1093 

di  Legnare 

dolatum 

Corte  di  Sacco 

In  villa  de  Gurte 

1064 

I,  189 

—     (Argine  di) 

Decima  pecia  (terra)  Ag- 

1170 

11,4004 

—     (Aselega  di) 

gere 
In  Aselega 

1132, 

II,  233, 

1139 

365 

—     (Da  Baduligo  di) 

Jacet  da  Baduligo 

1181 

II,  1416 

—     (DalBoschettoAl- 

Dal  Boscheto  Aldigerio 

1171 

11,1017, 

digerio  di) 

1056 

—     (Braito  di) 

In  loco  Braitho 

1123 

II,  143 

—     (Cabantello  di) 

In  Cabanthello 

1170 

li,  1014 

—     (Cafavolai  di) 

In  Cafavolai 

1171 

II,  993 

—     (Calcazolo  di) 

In  Calcazolo 

1171 

lì,  1019 

—     (Callancolo  di) 

In  Callancolo 

1170 

II,  993 

—     (Galle  Maggiore 

In  Calle  majore 

1118 

II,  100 

di) 

—     Campo  della  Cro- 

Loco et  fundo  de  Campo 

1170 

II,  995 

ce  di) 

de  cruce 

—     (Campo  Fistilano 

In  Campo  Fistilano 

1167 

11,919 

di) 

—     (Campo    Mazolo 

In  Campo  Mazolo 

1171 

11,1017 

di) 

—     (Campo   di    Sab- 

In Campo  de  Sablone 

1471 

II,  1023 

bione  di) 

—     (Campo  Torondo 

In  Campo  Turando 

1123 

11,143 

di) 

—     (Campo    Tumba- 

Ubi  dicitur  Campus  Tum- 

1181 

II,  1407 

relfo  di) 

bareffo 

—     (Campo  Zepolone 

In  Campo  Zepolone 

1170 

11,1004 

di).  V.  Campo  Ce- 

polone 

—     (Canannolo  di) 

In  Canannolo 

1170 

II,  1006 

—  (Dalle   Canevelle 
di) 

—  (Capanago  di) 

Dale  Canevelle 

1162 

11,774 

In  Capanago 

1167 

11,919 

—     (Capaulino  di) 

In  Capaulino  (GaPaulino?) 

1171 

II,  1019 

—     (Carracui  di) 

In  loco  et  fiindo  Carracuy 

1161 

11,759 

—     (Garicone  di) 

In  Garicone 

1171 

li,  1056 

Tomo  MIL  Serie  V. 


14G 


~  1138  — 


BRANI 

fi 

!ri 
um. 
Jice 
itico 

xNOMI  DEI  LUOGHI 

l'-o  § 

6l5Ì 

dei  documenti  più  antichi 

o 

■a 

Nu 
dei  ( 
nel  ' 
diplo 

Corte  (Casareccio  o  Ca- 

In  finem  de  Curte  in  Casa- 

1148, 

CnJiof    dipi. 

11,511, 

sareglio  di) 

riglo 

1170 

1007 

—     (Da  Casella  di) 

Da  Casella 

1171 

11,1017 

—     (Dalla  Conca  di) 

Dala  Conca 

1162 

II,  774 

—     (Corsiola  di) 

De  Corsiola 

1170 

11,1106 

—     (Cresi  di  Corsio- 

In Crezi  de  Cursiola 

1153 

II,  584 

la  di) 

—     (Croce  di) 

A  la  Cruce 

1145 

li,  454 

—     (Croce  di  Calle  di) 

In  Cruce  de  Calle 

1167 

11,919 

—     (S.  Felice  di) 

In  loco  et  (lindo  de  S.  Fe- 
lice 

1172 

11,1088 

—     (Fossa    Barbaco- 

De  Fossa  Barbacozolo 

1170 

11,1006 

zolo  di) 

—    (Fossadi  Molle  di) 

Vila  Curte  et  in  loco  Fosa 
de  Molle 

1084 

I,  276 

—     (Mosine  di) 

De  Mosine 

1158 

II,  701 

-~     (S.  Nicolò  di) 

Villa  de  Curte  in  contrata 
S.  Nicolai 

1064 

I,  189 

—     (Palù  pre  Dome- 

Palu pre  Dorainicus 

1170 

li,  1006 

nico  di) 

—     (Pergole  di) 

In  Pergole 

1118 

11,100 

—  (Dal    Pontesello 
di) 

—  (1  Reti  di  Corsio- 

Dal Pontesello 

1123 

II,  143 

In  loco  et  fundo  I  Reti  de 

1160 

II,  734 

la  di) 

Cursiola 

—     (Rovereta  di) 

Rovereta 

1170 

II,  1007 

—     (Saverga  di) 

Da  la  Saverga 

1150 

lì,  527 

—     (Sol  di  Leolo  di) 

A  Sol  de  Leolo 

1170 

11, 1004 

—     (Sopra  Rio  di) 

Jacet  ipsa  petia  de  terra 
supra  Rio 

1177 

11,1249 

—     (Spessa  di) 

In  loco  ubi  dicitur  Spessa 

1172 

lì,  1082 

—     (Trozi  dei) 

Prima  petia  jacet  dei  Trozi 

1170 

11, 1006 

—     (Terr aglio  di) 

In  loco  Terrallio 

1153 

li,  579 

—     (Vadazone  o  Val- 

In  Vadezone,  in  Valdazone 

1171 

11,1017 

dazone  di) 

—  (Valle  di  Amaro 
di) 

—  (Valle  Bozesso  di) 

Da  Valle  de  Amaro 

1171 

11,1017 

In  valle  Bozesso 

1170 

II,  1007 

—     (  Valle  Loncagna 

Valle  Loncagna 

1170 

II,  1006 

di) 

-1139  — 


BRANI 

—     _.     GJ 

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NOMI  DEI  LUOGHI 

§5s 

c  o  ®  s; 

dei  documenti  più  antichi 

o 

3                C 

CoJice  dipi. 

Corte  (Valle  del  Paglia- 

In loco  Valle  de  Paleario 

1134 

II,  270 

io  di) 

—     (Valle  Perajo  di) 

De  Valle  Peraius 

1170 

II,'1006 

—     (Valle  Pizzolo  di) 

In  Valle  Pizzolo 

1170 

II,  1006 

—     (Valle    Troncone 

In  loco  Val  Troncone 

1153 

II,  584 

di) 

—     (Vaneze    Longhe 

In  Vaneze  Longe 

1167 

II,  919 

di) 

—     (Vanezola  in  Ron- 

Ubi  dicitur   Vanezola  in 

1172 

II,  1082 

co  di  Maraldole  di) 

Runco  de  Maraldole 

—     (Vezo  Bulzisso  o 

In  finern  de  Curte  a  Vezo 

1150, 

11,532, 

Bozesso  di) 

Bulzisso,  Vezo  Bozesso 

1170 

1007 

—     (Vigna  Greza  di) 

In  Vigna  Creza 

1118 

II,  100 

—     (Vigna  Saccisica 

In  Vinca  Sacesega 

1170 

li,  993 

di) 

—     (La  Vignola  di) 

In  Vignola 

1167 

II,  919 

—     (Vigo  Bacco  di) 

In  loco  et  fundo  Vigo  bacco 

1160 

II,  734 

—     (Folverto) 

Adam  de  loco  Curte  Fol- 
verto 

1109 

11,43 

—     (Pvonco  Spovilolo 

In  loco  Runco  Spovilolo 

1137 

II,  316 

di) 

—      Gainpoberbegal- 

In    fundo    Campoberbe- 

1117 

11,95 

ladi) 

galla 

—     (Vigna  Centelina 

A  locns  qui  dicitur  Vigna 

1112 

11,55 

di) 

Centelina 

Cortelà 

Infra  villa  Cortulada 

1117 

11,90 

—     (Valle  di) 

Loco  ubi  dicitur  Vallis 

1172 

11,1067 

—     (Orsa  di) 

In   Cortulada    ubi  dicitur 
Ursa 

1163 

II,  836 

Creola 

Boni  Johaunis  deCredola 

1153 

II,  601 

Crezo  di  Paolo  di  Sacco 

In  Crezo  de  Paulo 

1150  e. 

II,  529 

Croce  (Dalla)   vicino  a 

In   confinio  Padue  da  la 

1179 

II,  1322 

Padova 

Cruce 

Cumultade 

Silva  deBrenla,Gumultade 

1171 

11,1031 

Canio  vicino  a  Padova 

In  locum  qui  dicitur  Cunio 

1147 

II,  483 

Curano 

In  Curano 

1117 

11,88 

Curtarolo 

Curterodolo 

1077 

I,  239 

Daniele  (S.)  d'  Abano  o 

Monasteri um  S.  Danielis 

1133, 

II,  252, 

di  Montaone 

M34 

261 

Desmano   verso  Conca- 

In  villa  de  Desmano 

1129 

II,  187 

dalbero 

1140 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 
idei  documenti  più  antichi 


eie  s 


Eliseo  (S.)  sul  colle  della 
stufa,  ora  bagni  di 
Battaglia.  V.S^tf/'a 

Este 

—  (Bresica  di) 

—  (Sutabene  di) 

—  (Campo  di  Corna- 
le di) 

—  (Pianura  di  Mu- 
rale di) 

—  (Rotta  di  Sandalo 
di) 

—  (VallMaggiore  di) 

—  (Vallegatulanadi) 
Faeo 

—  (Ceredo  di) 
Farneda 
Favrese 
Flesso 
Filmaggiore     forse    nei 

Termini  di  Pad. 
Fiumesello 

Fogolana 

—  (Muradlia  vigne- 
to di) 

—  (Croio  di) 

—  (Vico  de  Arzere 
in) 

Fontanafredda 
Fontane  verso  Villanova 

di  Camposampic- 

ro 
Fontaniva 

Formigo 


Ecclesie  S.  Elisei  -  in  mon- 
te ubi  Stuva  est 

Terra  et  piscaria  de  est, 
de  loco  Adeste 

Infra  confines  de  Adeste  in 
Bresica 

In  loco  ubi  dicitur  Suta- 
bene 

Campo  de  Cornale 

In  loco  ubi  dicitur  Plani- 

cies  de  Murale 
Super  Ruptam  de  Sandalo 

Ubi  dicitur  Valle  major 

Ubi  dicitur  Vallegatulana 

In  Faedo 

In  Faedo  da  Ceredo 

In  Farneda 

Jacet  a  Favrese 

In  Flexo 

Ponteglese,  Filmaior,  Ci 
dragum 

Ecclesiam  S.  instine  de 
Flumicello 

Fogolana 

In  Isola  que  dicitur  Fo- 
golana, in  vinca  que 
dicitur  Muradlia 

Ex  una  pars  et  altera  de 
Croio 

In  Vico  de  Arzere 

In  Fontanafrigida 

In  Fontane 


Ariprandi  (uomo)  de  loco 

Fontanive 
In  villa  de  Formigo 


1156 


955, 

985 

1165 

1160 

1085 

1168 

1162 

1165 
1165 
1153 
1153 
1162 
1144 
1025 
1171 

1123 

944 


1015 
1150 

1015 

983 

1085 


1064 
1117 


-  4141 


BRANI 

■^   _  aj 

P  o  o 
01  r;  ^  « 

NOMI  DEI  LUOGHI 

Il§ 

dei  docuinenli  più  antichi 

o 

Fossa  di  Lovolo  eli  Sacco 

In  Fossa  de  Lovolo 

1154 

Co.lire   dipi. 

11,614 

Fossadilino  nei  Termini 

In  Fossa  de  lino 

1047, 

I,  148, 

di  Padova  vicino 

1065 

192 

alla  Fossa  Tercola 

—     (Vao  di  Cornole- 

Da  Vao  de  Gornoledo 

1154 

II,  608 

do) 

1025, 

I,  110, 

Fossalovara.    V.    Valle 

In  Fossalovaria 

1064 

190 

Lovara 

Fossalta  verso  Fossalo- 

In Fossalta 

1028 

I,  121 

vara 

Fossaolanel  Gonselvano 

In  Foveaola 

1172 

II,  1075 

Fossascura   nel  Gonsel- 

In Fossascura 

1172 

II,  1075 

vano 

Fossavrara  verso  Bovo- 

InBuvolenta,  in  Fossavra- 

1183 

II,  1480 

lenta 

rie 

Fosso 

In  villa  quedicitur  Fosado 

1073 

I,  222 

—     (Gampillio  e  Mor 

In  Fossado   in  loco  quod 

1165 

II,  870 

cledo  di) 

appellatur  Gampilio  et 
Morcledo 

Fostombà  vicino  a  Pa- 

In fìnem  Patavensis  loco 

950 

I,   40 

dova  e  a  Ognis- 

Festumbas 

santi 

—     (Valle  di) 

In  Valle  de  Festuniba 

1130 

II,  201 

Frassenedo  verso  Scan- 

Frasenedum 

1171, 

11,1031, 

dalo  di  Legnare 

1172 

1059 

Fratte  di  Gamposampie- 

A  le  Fratte 

1127 

II,  176 

ro.  V.  Villa  delle 

Frate 

Gaibaga  verso  Scandalo 

Gaybaga  non  extendi  us- 

1173 

II,  1093 

di  Legnaro 

que  ad  campaniam  Al- 
barelli 

Gayaniga  allora  selvosa 

Gum  Silva  que  dicitur  Ga- 
lianiga 

1064 

I,  190 

Galiera 

In  Galera 

1085 

I,  285 

Galzignano 

In  Galginano,  Galcignano 

952, 

I,   41, 

1077 

239 

—     (Cigolina  di) 

In  confinibusdeGalzegna- 
no  -  ubi  dicitur  Gigolina 

1167 

11,915 

—     (Curio  di) 

In  Galzegnano  in  Gurlo 

1178 

n, 1289 

—  1142  — 


1 

BRANI 

ri 

um. 
lice 
itico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

e  '3   != 

e|5i 

dei  documenti  più  anticlii 

o 

3  "        o 

^  ®  «  .s* 

Codice  dipi. 

Galzignano   (Montesello 

In  Galzegnanoprope  Mon- 

1177 

II,  1245 

Buzaclo  di) 

tesellum  Buzacliim 

Gambarare 

Inter  Portimi  et  Gamba- 
rari  am 

1025 

I,  110 

Gardito  di  Sacco.  V.  Co- 

devigo 

Gazzo  nei    Termini    di 

Gazum,  Silva  de  Brenta 

1171 

II,  1031 

Padova 

—     verso  Carturo 

In  confmio  Gazi 

1163 

II,  828 

—     verso  Gorgo 

De  Gazo  et  de  Gurgo 

1130 

II,  212 

Gazzolo  nei  Termini  di 

Fraxeneti,  Gazoli,  Pulve- 

1172 

II,  1087 

Padova 

rarie,  Salbnri 

Giorgio  (S.)  (delle  Per- 

Homines de  Sancto  Zorzo 

1152 

II,  556 

tiche  '?) 

—     (Volpone  di) 

In  confmio  S.   Georgii  in 
loco  ubi  dicitur  de  Vol- 
pone 

1175 

II,  1174 

di  Brenta 

In  S.  Zorzo  de  Brenta 

1183 

II,  1480 

—     del  Vescovo  (Bor- 

In  S.   Zorzo   Episcopi  in 

1178 

II,  1298 

go  novo  di) 

Burgo  novo 

Gonfo  di  Sacco 

In  Gunfo 

1117 

11,94 

Gorgo 

De  Gurgo 

1130 

II,  212 

Grautorto 

Totum   Grugnotortum  de 
plebe  Grumuli 

1078 

I,  247 

Grezi  di  Corsiola.  Vedi 

Corte 

Ilario  (S.) 

Leo  abbas  monasterii  san- 
ctorum  Hyllari  et  Bene- 
dicti 

819 

I,  5 

Isola  (dell'  Abbà) 

Villam  Insula   cum  deci- 
mis  suis 

1145 

II,  455 

Isola  Bernù  verso  Bovo- 

In  confmio  ysole  Bernui 

1175 

11,1181 

lenta 

—     tra    Villanova    e 

In  Isola 

1085 

I,  285 

Scandolara    di 

Camposampiero 

Isolalonga  nei  Termini 

In  loco  et  fundo  Isolalonga 

1058 

I,  177 

di  Padova 

Ispida 

S.  Marie  de  Ispida 

1150 

II,  536 

—  d443  — 


NOMI  DEI  LUOGHI 

BRANI 
dei  documenti  più  antichi 

Anni 

dei 

documenti 

Numeri 
dei  docum. 
nel  Codice 
diplomatico 

Ispida  (Argine   di  Sole 
di) 

In  pertinentia  de  Aggere 
domni  Solis 

1166 

CoJire  .Cpl 

li,  889 

—    (Pra  Bozolo  in  Sa- 

In  Savelone  locus  ubi  di- 

1168 

li,  922 

vellone  di) 
Lavezzolo 

citur  Pra  Bozolo 
In  locum  qui  dicitur  La- 
vezolo 

964 

I,  47 

Legnare 

Et  Nohenta  et  Lignaro 

1055 

I,  174 

—     (Caselle  di) 

Ville  que  vocatur  Ligna- 
rium  locum  Caselle 

1101 

11,1 

Levado  verso  Agna 

Alio  braido  de  Levado 

954 

1,  42 

Limena 

Villa  qui  dicitur  Limena 

918 

I,  31 

Limenella  (Dalla)    nei 

Jacet  da  la  Limenella 

1160 

II,  736 

Termini  di  Padova 

LiìeUoìì.\  .Caìnpolongo 
di  Liettoli 

Lion 

Decimas  de  Viaoleonis 

1034 

I,  129 

Lisirano  nei   confini  di 

In  Lisirano 

1048 

I,  150 

Padova 

Lissaro 

Lixaro,  Adrino,  Caltana 

1077 

I,  239 

Liseto  verso  Conche 

Discurrit  juxta  Lixetum 

1067 

I,   197 

Loreggia 

Plebem  de  Aurelia 

1152 

II,  562 

Lova 

In  canale  de  Luva 

819 

I,  5 

Lunaro  verso  Villanova 

In  Lunaro 

1085 

I,  285 

di  Camposamp/" 
Luseraga  nei  confini  di 

Non  longue  a  Luseracha 

1136 

II,  301 

Padova 

—     (Al  Cantone  di) 

Al  Cantone  de  Luseraga 

1167 

li,  906 

Lusia 

Lusia  -  Cavalziana-Curte 

932, 

I,  146 

que  dicitur  Lusia 

1049 

Luvigliano 

Galcignano,  Luviglano 

1077 

I,  239 

—  (Ponte  del  Guado 
di) 

—  (Olneda  di) 

—  (Lonzina  di) 

Usque  ad  Pontem  Vadi 

In  Olneda  de  Luvignano 
In  loco  Luvilano  et  in  fine 

eius    qui  vocatur  Lun- 

zina 

1162 

1162' 
1117 

II,  787 

11,787 
11,83 

—    (Cavalmorto  di) 

Luvillano  ubi  dicitur  Ca- 
valmorto 

1147 

II,  478 

Mamoniga  nei  dintorni 

Loco   qui  dicitur  Mamo- 

829 

I,    7 

di  S.  Ilario 

niga 

1144 


BRANI 

s 

eri 
rum. 
dice 
atico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

S|s 

i^5s 

dei  documenti  più  antichi 

o 

Mandria 

In  loco  Mandira 

1047 

Codice   dipi. 

I,  148 

—     (Zupido  di) 

In  fine  Mandira  ad  locus 
Zupido 

1065 

I,  192 

Maratica  di  Scodosia 

Villa  quevocatur  Maratica 

1099 

I,  329 

Maresello  di   Sacco.   V. 

Piove. 

Maria  (S.)  di  Riclie  di 

In  loco  da  S.  Maria  de  Ri- 

1155 

II,  645 

Sacco 

che 

Marsango  e  Marsangello 

In    confinio    Marsaiigi   et 
Marsangoli 

1130 

11,213 

Martinese  nei  Termini 

In  loco  et  fundo  Martinese 

1068 

I,  202 

di  Padova 

Martino  (S.)  di  Lupari 

Plebem  S.  Martini  de  La- 
voro (Lupare) 

1152 

II,  562 

Maserà 

Mas  e  rad  a 

918 

I,  31 

Megliadino 

In  fine  Miliadino 

1075 

I,  225 

Mejaniga 

Infra  vico  I\Iilaniga 

1047 

I,  148 

Melara  di  Sacco.  V.  Ro- 

Leo  de  Balbo  de  Merlarla, 

1080, 

I,  261, 

sara 

in  fundo  villa  Merlarla 

1089 

297 

—     (Arale  di) 

In  Arale 

1146 

II,  469 

—     (Casale  di) 

In  Casale 

1130 

[I,  200 

—     (Braz afreddo  di) 

In  Brazafrigore 

1130 

II,  200 

—     (Butora  di) 

In  Butora 

1148 

II,  505 

—     (Campo  di  Arella 

In  Campo  de  ArcUa 

1130 

II,  200 

di) 

—     (Campo  Gluso  di) 

Loco  qui   dicitur  Campo 
Gluso 

1181 

11,1425 

—     (Campo  di  Lea  di) 

In  Campo  de  Lea 

1130 

II,  200 

—     (Campo  di  Spizata 

In  Campo  de  Spizatha 

1148 

II,  505 

di) 

—     (Cinta  de'Gatti  di) 

In  Cincia  de  Gattis 

1138 

II,  343 

—     (Cinta  di  S.  Gior- 

In Cinta  S.  Georgii 

1118 

11,102 

gio  in   Rosara   e 

Melara) 

—     (Corriza  di  Mar- 

A Corriza  Marcelli 

1146 

II,  469 

cello  di) 

—     (Lignametacui  ) 

In  Lignametacui 

1130 

II,  200 

—     (Al  Nespolaro  di) 

Al  Nespolario 

1146 

II,  469 

—     (Nogare    pubbli- 

In Nogare  publice 

1130 

II,  200 

che  di) 

—  H45  — 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 

dei  documenti  più  antichi 


«  «;»  '^ 

è  g  -a  1 

ra  e  "-5 


Melara    (Pontesello   in 
Rosara  e  Melara) 

—  (Porciso  0  Porci- 
sone  di) 

—  (Prato  Maggiore 
di) 

—  (Dalla  Proa  del 
Peraro  in  Rosara 
e  Merlara) 

—  (Rialto  di) 

—  (Rove  de  ola  di) 

—  (RuvidioloinMer- 
lara  e  Rosara) 

—  (Sanzeneda  di) 

Melaredo 

Merendolc  0  Marendole 

Merlara 

Me  stri  no 

Mezana  nei  Termini  di 

Padova 
Mirano 
Monselice.  V.  Montevi- 

gnalesco 

—  (Arzere  Bezai  di) 

—  (Arzere  Corbe  di) 

—  (Arzere  Manendi 
di) 

—  (Arzere  di  Mezzo 
di) 

—  (  Calcinara  non 
lungi  da  S.  To- 
maso dì) 

—  (Dalla  Calcinara 
di) 

Tomo  VII,  Serie  V. 


lu  loco  qui  dicitur  Ponte- 

tesello 
In  loco  Porcisone 

In  Prato  Majore 

In  loco  dalla  Proa  del  Pe- 
raro 

In  confiniis  de  Melara  loco 

qui  dicitur  a  Rialto 
Jacet  in  Rove  de  ola 
In  Ruvidiolo 

In  Sanzeneda 

In  villa  que  dicitur  Mela- 
redo 
Merendola 

In  castro  de  Merolaria,  In 

loco  Merlarla 
In  Mistrino 
In  Mezana 

Plebem  de  Midranis 
In  Montemsilicis 

In  argere  Bezai 

Locus  ubi  dicitur   Arzer 

Corbo 
Locus  ubi  dicitur   Arzer 

Manendi 
Locus  Arzere  de  Mezo 

Habitatrix  da  Calcinara 
Dala  Calzinara 


1118 

1146, 
1181 
1130 

1154 


1178 

1183 
1154 

1118 

1141 

1077, 
1154 
954, 
960 
1183 
1048 

1152 
874 

1168 
1154 

1154 

1152 

1162 

1140 
147 


Collie»;  dipi. 

II,  101 

II,  469, 
1425 
II,  200 

li,  612 


11,1283 

II,  1472 
11,612 

II,  102 

II,  390 

I,  233, 

II,  628 

I,  42, 
76 

II,  1480 
I,  150 

lì,  562 

I,  15 

II,  928 
11,618 

II,  631 

II,  565 

II,  799 

11,375 


~  1146  — 


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BRANI 

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NOMI  DEI  LUOGHI 

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dei   documenti  più  antichi 

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O 
O 

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dei  e 
nel  ' 
diplo 

Monselice  (Galinaro  di) 

Locus  ubi  dicitur  Galinaro 

11G2 

Cmlic-    Mi,,!. 

II,  799 

—     (Galle  Cavalcare- 

Supra  Galle  Cavalcareza 

1158 

II,  694 

za  di) 

—     (Calie  di  Riva  di) 

Non  longe  a  Calle  de  Riva 

1176 

11,1211 

—     (Campo  di  Limo- 

In Campo  de  Limune 

1160 

li,  751 

ne  di) 

—     (Campo   di   Giu- 

In Campo  de  Jumenta 

11 70  e. 

11,977 

menta  di) 

—     (Campo  Montana- 

In Campo  Muntanaro 

1170c. 

II,  977 

ro  di) 

—     (Gandelara  di) 

In  Gandelara 

1162 

11,772 

—     (Da  Cantarella  di) 

Da  Cantarella 

1176 

11,1237 

—     (Capo  di  vico  di) 

Prope  ecclesia  S,  Thoma 
in  Capite  vici 

1157 

11,682 

—     (Gambale  di  Pizo 

Da  Garubale  de  Pizo  me- 

1170c. 

II,  977 

mezzo  di) 

dio 

—     (Garubale  di  Pa- 

Da Garubale    de   Patriar- 

11 70  e. 

11,977 

triarca) 

cha 

—     (Cambio  di  Valle- 

Supra  Carubium  de  Val- 

1170 

II,  1009 

sella) 

lesella 

—     (Casale   Scodalu- 

Ubi  dicitur  Gasale  Scuda- 

1170 

II,  987 

po  vicino  a  Sta- 

lupo 

rolo  di) 

—     (Dalla  Casara  di) 

Dala  Casara 

1170c. 

II,  977 

—     (Gesso  di  Giovan- 

Ubi dicitur  Gessus  Johan- 

1163 

II,  819 

ni  Zoca  di) 

nis  Zoca 

—     (Chiusura    Bara- 

A  Clusura  Barasello 

1170c. 

II,  977 

sello  di) 

—     (Chiusura   di  Bi- 

De  Clausura  Bilini 

1162 

II,  772 

lino  di) 

—     (Chiusura  di  Cal- 

Da  Clusaira  de  Kalderaro 

1170c. 

II,  977, 

diraro  di) 

984 

—     (Chiusura  Sigolo 

In  loco  Clausura  Sigolo 

1138 

II,  331 

?i> 

—     (Chiusura     Zeno 

In  loco  Montesilice  in  loco 

1085 

I,  279 

di) 

Clusura  Zeno 

—     (Compasso  di) 

Sita  da  Compasso 

1163 

II,  825 

—    (Corlanzui  di) 

In  Corlanzuy 

1183 

II,  1477 

—     (Corolo  di) 

In  Corolo 

1078 

I,  249 

—     (Correza  di) 

In  Correza 

1162 

11,771 

1147  ~ 


B  R  A  NM 

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NOMI  DEI  LUOGHI 

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S  5  o  I 

dei  documenti  più  antichi 

o 

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Codice  dipi. 

Monselice   (  Correza   di 

In  loco  qui  dicitur  Corre- 

1179 

II,  1333 

sotto  di) 

za  de  Subtus 

—     (Corte  Gesui  o  Ze- 

In  Corte  Zezui 

1158, 

li,  694, 

zui  di) 

1159 

712 

—     (Corte  di  Lanzono 

In  Curtc  Lanzoni 

1182 

11,1430 

di) 

—     (Costa  di) 

Et  terratorio  de  Costa 

1157 

II,  682 

—     (Dalla  Costa  vici- 

Dalla Costa  in  Salvonara 

170c., 

11,977, 

no  a  Pontisella  di) 

1177 

1243 

—     (Costa  di  Savona- 

Posila  est  de  Costa 

1162 

II,  788 

l'a  di) 

—  (Fossa  Bonaldolo 
di) 

—  (Fossa  larga  di) 

In  Fosa  Bonaldolo 

1162 

II,  797 

In  loco  qui  dicitur  da  Fos- 

1170 

II,  986 

sa  Larga 

—     (Fossa  longa  di) 

A  Fossalonga 

1151 

II,  554 

—     (Fossa  Tiesui  di) 

In  Fossa  Tiesui 

1158 

II,  694 

—     (Fossa  Trasni  di) 

Ubi  dicitur  Fossa  Trasni 

1169, 

II,  975, 

1173 

1114 

—     (Fossa  Trisvi  di) 

Da  Fossa  Trisvi 

11 70  e. 

11,977 

—     (Dalla  Frata  di) 

Da  la  Frata 

1163 

II,  809 

—  (Dalla  Gambarara 
di) 

—  (S.  Giorgio  di) 

Est  posila  de  Gambarara 

1158 

II,  690 

Juxta  S.  Geoi'gio 

11 70  e. 

11,977 

—  (Gorgo    Sauniaro 
di) 

—  (Lago  delle  For- 

Guigu Saumaio 

11 70  e. 

11,977 

Da  Lacu  de  Foicis 

1176 

11,  1211 

che  di) 

—     (S.  Lazaiio  di) 

Non  longe  a  S.  Lazario 

1160 

II,  753 

—     (Dal  Molino  di) 

Da  Molino 

1170  e. 

11,977 

• —     (Monte  Castellano 

Ad  nionteui    ([ui    dicitur 

1016 

I,   101 

di) 

Castellano 

—  (Monte    Saraceno 
di) 

—  (S.  Nazario  di) 

In  monte  Saraceno 

1170c. 

11,977 

Non  longe  a  S.  Nazario 

1170c. 

11,977 

--     (Nogara  Scatulai 

di) 
—     (Novelledo  di) 

In  Nugara  Scatulay 

1170c. 

11,977 

Posila  da  Noveledo 

1159 

11,719 

—     (Orto  ZuRtolo  di) 

In  Ortu  Zustoio 

1078 

I.   249 

—     (Orto  Vistolo  di) 

In  Orto  Vistolo 

1162 

II,  772 

1148 


.- 

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EBANI 

G 

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NOMI  DEI  LUOGHI 

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dei  documenti  più  antichi 

o 

-a 

3  ^^          O 
■3   e  ^ 

Monselice    (  Palude    di 

In  Palude  de  Vanzo 

1149, 

Cn.llc-   Jll.I 

11,515, 

Vanzo  di) 

1162 

112 

—     (Pendisella  di) 

Locus  ubi  dicitur  la  Pin- 
disella 

1131 

II,  223 

—     (Petriolo  a  S.To- 

In Petriolo 

906 

1,   26 

maso  di) 

—     (Piazza  di  S.  Pao- 

In Plaza  S.  Pauli 

1165 

II,  883 

lo  di) 

—     (Dal  Pozzo  di) 

Ubi  dicitur  da  Puteo 

1169 

II,  953 

—     (Dal  Pozzo  dietro 

Retro  Castello  da  Puzo 

1158 

II,  694 

il  castello  di) 

—     (Pozzo  Coirai  di) 

Da  Pozo  Coirai  Montesili- 

1173 

11,1124 

—     (Pozzo  Darda  di) 

cis 
Da  Pozo  Darda  Montesili- 

1173 

II,  nu- 

—    (Pozzo  Perella  di) 

cis 
Locus    ubi    dicitur    Pozo 
Perella 

1154 

li,  615 

—     (PozzodiRola  di) 

A  Puzo  da  Rola 

1170c. 

II,  977 

—     (Pra  Bozolo  in  Sa- 

In  Savelone  da  Pra  Bozolo 

1168 

II,  944 

velones  di) 

—     (Pra  Sclamai  di) 

A  Pra  Sclamay 

Il  70  e. 

11,977 

—     (Previo  di) 

Ubi  dicitur  Provio 

1182 

II,  1437 

—     (Questaldolo  di) 

In  loco  qui  dicitur  Que- 
staldolo 

1173 

11,1100 

—     (Rio  della  Cassa- 

In  Rio  del  a  Cassara 

1167 

11,917 

ra  di) 

—  (Sotto   il    Rovere 
di) 

—  (Salbora  di) 

Jacet  Subtus  Rovere 

1159 

II,  719 

In  Salbora  Montesilicis 

1173 

II,  1124 

—     (Savellone  di) 

In  Savelone 

1164 

li,  853 

—     (Arzere  di  Puva- 

In    Savelone    ubi    dicitur 

1180 

II,  1368 

lo  in  Savellone  di) 

Arzer  de  Puvalo 

—     (Savonara  di) 

In  Savonara 

1162 

11,772 

—     (Savonara  di  Si- 

In  loco  Savonara  Sigoni 

1085 

I,  284 

gono  di) 

—     (Seldrego  di) 

A  Seldrego 

11 70  e. 

II,  977 

—     (Sogetelli  di) 

A  Sogethelli 

1151 

II,  554 

—     (Solchedelli  di) 

Unum  campum  daSolclie- 
delli 

1164 

li,  844 

—     (Stafolo  di) 

In  Stafolo  Montesilicis 

1173 

IMI  24 

—   1149 


BRANI 

a 

=  «  s 

NOMI  DEI  LUOGHI 

J-S  s 

Ì-§<S| 

dei  documenti  più  antichi 

o 

-a 

73    =  -3 

Monselice    (Torcolivaro 

In  loco  Montesilice  prope 

1038 

I,  134 

di) 

Torcolivaro 

—     (Vallesella  di) 

Ad  locum  de  Vallesella 

1155 

II,  632 

—  (Valle    Bornengo 
di) 

—  (Valle  di  Clierzo 

Da  Valle  Bornengi 

1162 

11,772 

In  Valle  de  Cherzo 

1163 

II,  809 

di) 

—     (Valle  di  Gezo  di) 

A  Val  de  Gezo 

1170c. 

II,  977 

—  (Valle   Marezana 
di) 

—  (Valle  di  S.  Mar- 

In Valle  Marezana 

1162 

11,772 

Non   midtum    longe   que 

1016 

I,  101 

tino  di) 

dicitur  Val  sancti  Mar- 
tini 

—  (Valle  di  Rovina 
di) 

—  (Valle  di  Stagar- 

In  Valle  de  Buina 

1102 

11,797 

In  Valle  de  Stargada 

1162 

11,797 

da  di) 

—     (Vanzo   di    Garo 

In  Vanzo  da  Garo 

1164 

II,  844 

di) 

—     (Vanzo  Salcai  di) 

Ad  locum  ubi  dicitur  Van- 
zo Salcai 

1097 

I,  323 

—     (Vanzoleulo  di) 

In  Vanzoleulo  Montesilicis 

1173 

11,1124 

—     (Viinenario  di) 

In  Vimenaro 

11 70  e. 

11,977 

Montagnana 

In  Montagnana 

906 

I,   26 

Montagnone 

In  loco  Montagnone 

1038 

I,   135 

Montaone.  V.  S.Daniele 

Montegrotto. 

In  loco  Montigroto 

1027 

I,  118 

—     (Calle   delle  Viti 

Ad  locum  ubi  dicitur  Cal- 

1143 

11,418 

di) 

lis  de  Vitibus 

—     (Galle  di  Melare 

In   linibus  Montigotri   da 

1170 

II,  989 

di) 

Calle  de  Melar/) 

—     (Cesalonga  di) 

Jacet  juxta  Cesalonga 

1150 

II,  534 

—     (Fravaleto  di) 

In  Fravaleto 

1169 

11,955 

—     (Fossa    nova    in 

Ubi    dicitur    Fravaledo  - 

1181 

II,  1422 

Fravaledo  di) 

Fossa  nova 

—     (Monte  S.  Mauro 

In   Montigotro   in    monte 

1156 

II,  656 

di) 

S.  Mauri 

—     (Valle  di  MazoUo 

In  Valle  MazuUi 

1150 

II,  534 

di) 

Monterosso 

In  braido  de  Monte  ruso 

1180 

11,1381 

~  1150 


BRANI 

a 

"r-  .-     <U 

sri 
cuni. 

dice 
atico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

l-SS 

B^5S 

dei  documenti  più  auticlii 

o 

T3 

Nu 
dei 
nel 
diplo 

Codice  dipi. 

Montesello  Decano  verso 

Et  venit  a  Montesello  De- 

1155 

II,  633 

Tramonte 

cano 

Montevignalesco  ,    oggi 

Montevignalesco 

1038 

I,  134 

Montericco.  Vedi 

Monselicc. 

—     (Balcone  non  lun- 

In  Monte   Vignalisco   da 

1158, 

II,  692, 

gi  da  Gassara  di) 

Balcone    non     longe    a 
Cassarla 

1173 

1124 

—     (Braibetoni  di) 

Locus  ubi  dicitur  Braibe- 
toni 

1166 

lì,  888 

—     (Cantone  di  Uno 

A  Cantone  de  Uno 

1151 

II,  554 

di) 

—     (Chiusura  di   0- 

Da  Clausura  Omodei 

1163 

II,  810 

modio  di) 

—     (Dal   Corbellaro 

Ad  Montera  Vignalisigum 

1175 

11,1186 

di) 

dal  Corbellarlo 

—     (Costaldolo  di) 

Ad  Monteni  Vignalisigum 
ubi  dicitur  Costaldolo 

1175 

II,  1191 

—     (Gredaro  di) 

Jacet  da  Credaro 

1164 

II,  852 

—     (Formigaro  di) 

Quarta  da  Formigaro 

1160 

II,  753 

—     (Montesello  di) 

Ad  Montem  Vignalisigum 
da  Montesello 

1170 

11,1013 

—     (Murcorana  di) 

Una   que   est  prativa   de 
Murcorana 

1158 

II,  691 

—     (Nogarola  di) 

Cum  Vineis  de  Nogarola 

1158 

II,  694 

—     (  Pontesello      di 

In  Pontesello  de  Murco- 

1160 

II,  751 

Murcorana  di) 

rana 

—  (  Pozzo    Maraldo 
di) 

—  Pozzo    Perando 

Da  Puzo  Maraldo 

1158 

li,  690 

De  Puzo  Perando 

M51 

11,554 

di) 

—     (Pozzo   Vitaliano 

Est  posita  de  Puzo  Vitha- 

1158 

II,  690 

di) 

lano 

—     (Prata  di) 

In  Prata 

1158 

II,  690 

—     (Prato  delle  Fos- 

In Prato  de  Fosse 

1158, 

II,  694. 

se  di) 

1163 

810 

—     (Rio  Carbonaro 

In  Monte  vineorum  de  Rio 
Carbonario 

1163 

IL  823 

—     (Rio  di  Penzo  di) 

In  Rio  de  Penzo 

1163 

IL  821 

—     (Roncarolo  di) 

Da  Runcarollo 

1170c. 

11,977 

1151  — 


BRANI 

a 
■;3       iD 

.-  e  S  £ 

NOMI  DEI  LUOGHI 

S  '5  S 

1^-3  £ 

dei  documenti  più  antichi 

o 

13 

"^  'S  "3  c^ 

'3  a  -T3 

Montevignalesco   (Dalla 

In  Monte  vignalisico  dala 

1153 

CoJice  dipi. 

II,  588 

Solana  di) 

Solana 

—     (Dal  Solco  di) 

Ad  Montem  Vignilasigum 
dal  Solco 

1173 

11,1124 

—     (Sopra  Costa   di 

In  loco  qui  dicitur  Supra 

1162 

II,  781 

S.  Vito) 

costa  S.  Viti 

—     (Torco  di  Guaita- 

A  Montevignalisico  prope 

1038 

I,  134 

Io  di) 

Torco  Waltali 

—     (Torna  di  Figaro 

Octava  da  Torna  de  Fi- 

1160 

II,  753 

di) 

garo 

—     (Valle  Desgorda- 

A  Valle  Desgorgata 

1151, 

II,  554, 

dadi) 

1170c. 

977 

—     (Valle  Scandolara 

In  Valle  Scandolara 

1158 

II,  694 

di) 

—     (Valle    Scandola- 

Da Valle  Scandolara  non 

1171 

II,  1047 

ra  non  Inngi   da 

longe  a  Gredaro 

Gredaro  di) 

—     (Valle  di  S.  Vito 

In  Valle  S.  Viti 

1153 

II,  602 

di) 

—     (Vico  dal  Pozzo 

In  capite  Vici  dal  Pozo 

1170 

11,1013 

di) 

Monlortone 

In  Monteartone 

1181 

II,  1423 

Mortise 

In  loco  Mortiso 

1100 

I,  333 

Muradlia.  V.  Fogolana 

Marcile 

Infra  ville  que  dicitur  Mu- 
relle 

1119 

II,  108 

Musesso   0    Musizo    di 

In  loco  qui  dicitur  Musizo, 

1176 

li,  1206, 

Sacco 

Musesso 

1207 

Nicolò  (S.)  di  Roncaglia, 

Villa  de   S.   Nicliolao  de 

1171, 

11,1031, 

ora  Ponte  S.  Ni- 

Roncalia, Runcalia 

1174 

1145 

colò 

Nogleda  di  Sacco 

In  Nogleda 

1156 

II,  654 

Non  (S.  Maria  di) 

In  confinio  Sancte  Marie  in 

Nom 

1130 

II,  213 

—     (Tassara  di) 

In  confinio  vile  Taxare 

1130 

II,  213 

—     (  Novelledo    nei 

In  Novelledo 

1064 

I,  191 

.  Termini  di  Pad.) 

Noventa 

Et  Turre  et  Noventa 

918 

I,  31 

Onara 

Aunario,  in  villa  Aunara 

972, 

I,  59, 

1074 

223 

1152 


BRANI 

e 

um. 
dice 
itico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

g    OJ    S 

s°5i 

dei  documenti  più  antichi 

o 

Nu 
dei  ( 
nel 
diplc 

Onedo  verso  Roncaglia 

In  Onedo 

1065 

CoJii-i-  dipi 

I,  192 

Oriago 

In  Aureliaco 

994 

I,  74 

Orsaro  verso    Scandalo 

Ab    Orsario    et   Cursiola 

1173 

II,  1093 

di  Legnaro 

usqiie  ad  Scandolatum 

Padova  (Torreselle  di) 

In  loco  qui  dicitur  Turre- 
selle 

1076 

I,  227 

—     (S.FomiaoS.  Eu- 

In  burgo   S.   Sophie  non 

1150, 

II,  539, 

femia  di) 

longe  a  S.  Fonila 

1154 

608 

—     (Ponte  Corvo  di) 

Extra  civitatem  ubi  dicitur 
Ponte  Curvum 

964 

I,  47 

—     (Porciglia  di) 

In   loco  qui   dicitur  Pur- 
cilla 

1021 

I,  106 

—     (Prato  della  Valle 

Loco  qui  dicitur  Prato  no- 

970 

I,  55 

di) 

vo 

—     (Rutena  di) 

Ubi  dicitur  Ruthena 

970 

I,  55 

—     (Vanzo  di) 

In  loco  qui  dicitur  Vantio 

970 

I,  55 

Paluello 

lu  Paluello 

1117 

11,88 

~    (Trebello  di) 

Ad  alium  locum  qui  dici- 
tur Trebellus 

1178 

II,  1303 

Patriarca 

Roncliaverunt  de  Patriar- 
chado 

1169? 

II,  945 

Paviola 

Villa  que  dicitur  Pataviola 

1146 

II,  466 

Pedevenda 

In  Pedevenda 

1153 

II,  591 

Pendice 

In  curte  Pendys 

1161 

li,  767 

Peraga 

Apud  S.  Mariani  de  Pe- 
draga 

1025 

I,  110 

Perariolo  di  Scodosia 

In  Perariolo 

955 

I,  44 

Perarolo  di  Vigenza 

In  Perarolo 

1025 

I,  110 

Pernumia 

In  Pernumia 

970 

I,   55 

—     (Boverara  di) 

In  loco  Pernumia  et  in  loco 
Boveraria 

1068 

I,  200 

—     (Comedo  di) 

In  terratorio  Pernumie  ubi 
dicitur  Comedo 

1181 

II,  1403 

—     (Dai  Braidi  di) 

Ubi  dicitur  da  Braidi 

1159 

11,713 

Petra  Mazaorto  nei  Ter- 

In loco  qui   dicitur  Petra 

1114 

II,  62 

mini  di  Padova 

Mazaorto 

Pianiga 

Infra  fine  de  Pilaniga 

1085 

1,  -286 

—     (Alla  Barela  di) 

Que  jacet  a  la  Baretha 

1163 

II,  803 

—     (Campo  Condolo 

Locus  ubi  dicitur  Campo 

1085 

I,  286 

di) 

Gundolo 

1153  — 


BRANI 

'"  ._     O) 

.  a)  o 

QJ    T'    X    ^ 

xNOMI  DEI  LUOGHI 

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z.   ^   o   ^ 

dei  documenti   più  antichi 

o 

-a 

^ .- 1-  =. 

Pianiga  (Chiusa  di  Bur- 

In  Clausura  de  Burga 

'1152, 

C.KÌi,-e   .li,il 

II,  574, 

ga  0  di  Berga) 

1-160 

730 

—     (Alla  Gaizola  tra 

A  la  Wizola  inter  Pionca 

1165 

II,  875 

Pionca    e   Bolin- 

et  Bolingaga 

gaga) 

—     (Laraposona  di) 

In  Larnposona 

1100 

11,153! 

—     (Pradolino  di) 

Ad  locuin  ubi  dicitur  Pra- 
dolino 

1124 

11,156 

—     (Vigozzolo  di) 

Locus  ubi  dicitur  Vigbe- 
zolo 

1085 

I,  286 

Pigozzolo  verso  Monse- 

Usque  ad  Pigozoluni 

1157 

II,  685 

lice 

Pionca 

In  Pionca 

1127 

11,176 

Pionchetta 

Et  Plonketa 

1136 

II,  291 

Piove  di  Sacco.  V.  Sacco 

Infra  fine  Sacisica,  ubi  di- 
citur Pieve 

988 

I,  71 

—     (Albaredo  di) 

Jacet  in  Albaredho 

1165 

II,  881 

—     (AmbroUo  di) 

In  AmbroUo 

1130 

II,  204 

—     (Arzere  di) 

In  loco  ubi  dicitur  Arceie 

1008, 

1,   86, 

1171 

II,  1025 

—     (Arzere  di  Val  di 

Loco  ubi  dicitur  Argere  da 

1179 

II,  1325 

Vedeto) 

Val  de  Vedeto 

—     (Ca  Borioso  di) 

In  loco  et  fundo  Ca  Bonoso 

1137 

II,  321 

—     (Ca  Bolpare  di) 

Infra  finem  Plebis  in  Ca 
Bulpare 

1137 

II,  326 

—     (Ca  pre  Paolo  di) 

Ca  pre  Paulo 

1137, 

11,321, 

1165 

881 

—     (Cablandolo  o  Cai 

In  Cablandolo,  in  calbran- 

1138, 

II,  352, 

tirandolo  di) 

dulo 

1143 

420 

—     (Cadodolo  di) 

Jacet  hec  terra  in  Cadodolo 

1178 

II,  1295 

—     Cagalinoo  Cagna- 

In  Cagnatino,  in  Cagatiuo 

1165, 

11,881, 

tino  di) 

1169 

967 

—     (Callancolo  di) 

In  loco  qui  dicitur  Callan- 
culo 

1150 

II,  541 

—     (Calle  di   Concia 

In  Calle  de  Concia 

1175 

II,  1202 

di) 

—  (Calle  di  Pnblica 
-di) 

—  (  Calle    Maggiore 

In  Calle  de  Publica 

1179 

11,1343 

In  Gale  Majore 

1129 

II,  196 

-     di) 

Tomo  VJL  Serie  Y. 


148 


—  ^1154  — 

BRANI 

'"  •—  ^ 

jri 
"uni. 
dice 
atifo 

NOMI  DEI  LUOGHI 

5^  S 

il5i 

dei  documenti  più  antichi 

o 

3               X, 

13    e  H- 

Piove  di   Sacco  (Callo- 

In  Callomulo 

1145 

11,444 

mulo  di) 

—     (Campagna  di) 

Jacet  in  loco  et  lundo  Cam- 
pagna 

1156 

11,  670 

—     (  Campagna    di 

In  lundo  Plebis  in  Campa- 

1175 

11,1192 

Brugine  di) 

gna  de  Brodigine 

V.  Brugine 

—    (Campagna di  Spi- 

In Campagna  di  Spino 

1138 

li,  352 

no  di) 

—     (Campo  Dosso  di) 

In   loco  et  fundo    Campo 
Dosso 

1151 

II,  547 

—     (Capo  di  Vezo  di) 

In  loco  uhi  dicitur  Caput 
de  Vezzo 

1044 

I,   143 

—     (Garrauco  di) 

In  Carauco 

1130, 

II,  207, 

1130 

296 

—     (  Carrazamolino 

In  loco  et  fimdo  Carraza- 

1138 

II,  334 

di) 

molino 

—     (Carrubbio  di) 

In  loco  et  fundo  Carrugbo 

1130 

II,  286 

—     (Gasasesaldo  di) 

In  loco   et  lundo   Casase- 
saldi 

1141 

II,  397 

—     (Caudevezo  o  Ca- 

In Cavo  de  Vezo 

1143, 

li,  420, 

vo  di  Vezo  di) 

1171 

1025 

—     (Cavidoio  di) 

Loco  ubi  dicitur  Cavidoio 

1145 

II,  449 

—     (Cazelluni  di) 

In  pertinentis   Plebis  ubi 
dicitur  Cazelluni 

1177 

11,1244 

—     (Cazilai  di) 

In  loco  et  fundo  Cazytay 

1139 

li,  362 

—     (Chiusa di  Dome- 

In loco  elusa  de  Dominico 

1178 

11,1294 

nico  Salvestro  di) 

de  Salvestro 

—     (Chiusa  di  Pancia 

In  loco  elusa  de  Pancia 

1138 

II,  352 

di) 

—     (Giesa  longa  di) 

Loco    et     fundo  de    Cesa 
longa 

1182 

11,1433 

—     (Concia  bagnara) 

Quinta  est  Concia  bagnara 

1165 

II,  881 

di) 

—     (Corte  Calvarosa 

In  loco  ubi  dicitur  Curte 

1138 

II,  353 

di) 

Calvarosi 

—     (Gorsiola  di) 

Locus  ubi  dicitur  Corsiola 

1008 

I,  88 

—     (Cotegosa  di) 

In  Cotegosa 

1130 

lì,  204 

—     (Da|Pre|Bozolodi) 

Que  jacet  da  pre  Bozolo 

1177 

11,1278 

—     (Fogarone  di) 

Jacent  in  Fogarone 

1169 

11,967 

1155 


BRANI 

eri 
[■uni. 
dice 
atico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

=  -S  § 

§■§5  = 

dei  documenti  più  antichi 

<    s 

o 

Codice   d,,.l 

Piove    di    Sacco  (Dalla 

In  confinio  Plebis  da  For- 

1181 

II,  1408 

Fornace  di) 

nace 

—     (S.  Fosca  di) 

A  S.  Fusca 

1165 

II,  881 

—     (Fossa  d'Azzo  di) 

Da  Fossa  Dazo  (de  Azo) 

1155 

II,  652 

—     (Fossa  di  Giusti- 

Da Fossa  de  Instino 

1155 

11,  652 

no  di) 

—  (  Fossa    Landrao 
di) 

—  (Fossa  della  Ro- 

Da Fossa  Landrao 

1155 

II,  652 

Da  Fossa  dala  Piovere 

1155 

II,  649, 

vere  di) 

651 

—     (Fossalonga  di) 

In  finibus   plebis  da  Fos- 
salunga 

1157 

II,  675 

—     (Gazzo  di) 

In  loco  et  fundo  Gazo 

1135 

II,  274 

—     (GrezoCosonedi) 

In  Grezo  Cosone 

1180 

II,  1353 

—     (Lanzago  di)' 

In  Plebe  in  Lanzago 

1153 

II,  586 

—     (Marcela  di) 

In  loco  et  fundo  Marcela 

1149 

11,518 

—     (Mariuionda  di) 

(jue  jacet  in  Marimonda 

11 09 

II,  958 

—     (Maresello  o  Ma- 

Infra  lìnem  Plebis  a  Mare- 

1144 

II,  434 

reselle  di).  V.M  a- 

selle 

resello 

—     (S.  Nicolò  di) 

Non  longe  ab  ecclesia  S. 
Nicolai 

1165 

II,  880 

—     (Nogara    Povilia 

In  loco  ubi  dicitur  Nogara 

1138 

II,  352 

di) 

Povilia 

—     (Nogara  Vecchia 

In  loco  ubi  dicitur  Nogara 

1120 

11,111 

di) 

veda 

—     (Orma  di) 

In  continio  Plebis  loco  ubi 
dicitur  Orina 

1174 

11,1152 

—     (Orma    Galmag- 

In  loco  qui  dicitur  Urma 

1165 

II,  884 

giore  di) 

Calniaiore 

—     (Pedresina  di) 

Ubi   dicitur  Pedresina 

1138 

II,  352 

—     (Piagna  di) 

In  loco  qui  dicitur  Piagna 

1140 

II,  381 

—     (S.Pietro  di) 

Jacet  in  Sancto  Petro 

1159 

II,  723 

—     (Ponte    di   Cava- 

Dal  Ponte  di  Gavadiza 

1152 

II,  570 

dizza  di) 

—     (Populario  di) 

Ubi  dicitur  Populario 

1138 

II,  352 

—     (Porto  di) 

In  loco  ubi  dicitur  Portus 

1138, 

II,  352, 

1180 

1380 

—     (Pra  di  Mengara 

In  pertinenciis  de  Pieve  in 

1165, 

11,881, 

di) 

Piao  de  Meiigara 

1174 

1144 

—  115G  — 


i 

BRANI 

iri 
uni. 
dice 
itico 

NOMI  DEI  LUOGHI 

~  'OJ    p 

||Si 

dei  documenti  piii  aiiticlii 

o 

T3 

■e  s  -o 

Piove  di  Sacco  (Da  Pra- 

Jacet  da  Prada 

1156 

Cn.licH    .11,.! 

II,  670 

da  di) 

—  (Pramazaporco 
di) 

—  (Pratello  di) 

Pramazaporco 

1157 

11,676 

Jacet  in  Pratello 

1175 

11,1202 

—     (Pratalia  di) 

In  loco  ubi  dicitnr  Pratalia 

1130 

li,  210 

—     (Prucimbalo  di) 

In  loco  Prucimbalo 

1089, 

I,  299, 

1130 

li,  207 

—     (Rio Maggiore  di) 

In  loco  qui  nominatur  Rio 
major 

1123 

II,  130 

—     (Ronchedello  del- 

In loco  et  fundo  Ronchedel 

1137 

II,  320 

la  Pietra  di).  V. 

dola  Petra 

Ronchedello 

—     (Roncola  di) 

In  loco  dicitur  Roncora 

1165 

II,  867 

—     (Sanzeneda  di) 

De  Sanzeneta 

1150c. 

II,  527 

—     (Scarde vara  di) 

In  loco  et  fundo  Scandeva- 

1137 

II,  320 

—     (Selbando  di) 

ria 
A  Selbarolo 

1145 

II,  444 

—     (SoibutcUo  di) 

Jacet  in  SoibutcUo 

1178 

II,  1306 

—     (Solo  di  Vitale  di) 

In  loco  et  fundo  Sol  lo  Vi- 
talis 

1135 

II,  274 

—     (Sopra  Arzere  di) 

Jacet  supra  Arzerem 

1175 

II,  1202 

—     (Dalle  Taglie  di)' 

Jacet  dale  Tagne 

1156 

11,670 

—     (Talpedo  di) 

Locus  ubi  dicitur  Talpedo 

1044 

I,   143 

—     (Toraboledo  di) 

In  confinio  Plebis  da  Tuni- 
boledo 

1178 

II,  1305 

—     (Urte  di) 

In  loco  qui  dicitur  Urte 

1008 

I,  85 

—     (Valle  Solana  di) 

Loco    ubi    dicitur   Vallis 
Solana 

1176 

11,1216 

—     (Vignole  di) 

In  loco  e  fundo  Plebis   in 
Vignole 

1144 

II,  433 

—     (S.  Vido  di) 

In  line  ville  Plebis  in  loco 
et  fundo  Sancto  Vido 

1152 

II,  572 

Piovega  di  Sacco 

Terra  a   Publica,  in  Pio- 

1146, 

II,  462, 

vega 

1182 

1458 

Pioveghella  di  Sacco 

Via  Ongaresca  in  Pluve- 
gela 

1163 

li,  833 

Pisniga  isola  verso  Arino 

Insula  qua  dicitur  l^isniga 

883 

1,   16 

Platano  verso  Arino 

Quendam  cnrticellani  Pla- 
tanum 

839 

1,  8 

—  1157  — 


- 

-  5  1  •§ 

BRANI 

'5  •-  "^ 

<u   ~  "^  a 

NOMI  DEI  LUOGHI 

S   a;    p 

i^^i 

dei  documenti  più  antichi 

o 

13 

Polverara 

Gapellam   S.  Fidentii   de 
Pulveraria 

4430 

C.xli.M.  ,Upl. 

li,  242 

Ponsò 

In  finibus  Palso 

4075 

I,  225 

—     (Braido  di  Lova- 

Braydum  de  Lovaria  quod 

4464 

II,  849 

ra) 

est  in  Pauso 

—     (Boscolongo  di) 

In  finibus  Palsi  -  ubi  dici- 
tur  Boscholongo 

4424 

11,420 

Ponte   S.  Nicolò.  V.    b'. 
Nicolò. 

Pontecasale 

A  Ponte  de  Gasale 

4104 

11,1 

Ponteglese  nei  Termini 

In  loco  Ponteglese 

4047, 

I,   448, 

di  Padova  vicino 

4480 

li,  4360 

a  Roncaglia 

—     (Colmello  di  Tom- 

In Ponteclese  in  Gulmello 

4480 

11,4382 

ba  di) 

de  Tunba 

Ponteiongo 

In  Ponteiongo 

4097 

1,  326 

Porto  verso  S.  Ilario  og- 

Inter Portum  et  Gamba- 

4025, 

1,   440, 

gi  Porto  Menai 

rarium  -  ad  locum  ubi 
dicitur  Portus 

1447 

11,88 

Pozzo  antico  di  Sacco 

In  pertinenciis    Sacci    da 
Pozo  antigo 

4474 

11,4440 

—     buono  di  Sacco 

Infra  fuiem   Sacisicam  in 
loco  a  Puzo  bono 

4447 

II,  496 

—     GavaliuIooGabal- 

In  loco  elfundo  (et  fundo 

4079 

I,   264 

lino  di  Sacco 

Puzo   Gavalinlo,    Puteo 
Gaballino 

Pozzoveggiano    di    Sai- 

Villa   qui    dicitur    Publi- 

948 

1,   34 

boro 

ciano 

Praglia 

In  loco  Prataleae 

4407 

11,30 

—     (Ronchi  di) 

Ronki  sancte  Marie  de  Pra- 
talia 

4474 

n, 4034 

Prato  Vergaro  di  Sacco 

In   fine   Sacixica  in    loco 
Prato  Yergaro 

4072 

I,   214 

Prozzolo 

In  Rraziolo 

4447 

11,88 

Puotti 

In  Villa  del  Poti 

4427 

11,476 

Ramello  di  Sacco 

Loco    qui    dicitur    Ram- 
rnello 

4446 

II,  474 

Reschigliano 

Mausum  de  Rescellano 

4460 

II,  754 

Ridello  di  Sacco 

In  Ridello 

4476 

11,4  207 

Riva  di  Lago  di  Sacco 

In  loco  qui  dicitur  Riva 
de  Lago 

4117 

11,94 

4158  — 


._ 

-■  «^  S 

BRANI 

'Zi         CJ 

NOMI  DEI  LUOGHI 

=  |s 

£^2  £ 

dei  docuineidi  più  anticlii 

o 
•n 

t3  e  ts 

Rivale. 

Infra  fine  de  villa  Rivale 

1124 

Cfjic-    llipl 

11,161 

Roncadizza  nei  Termini 

In  Runkadiza 

1065 

I,   192 

di  Padova 

Roncaglia 

VillaquaedicitnrRoncalia 

1055 

I,   172 

—     (Roncagliela  di) 

In  confinibus  Roncalie  in 
loco  Roncaliola 

1167 

11,914 

Roncajetle 

Villa  qui  dicitur  Roncalin- 

918 

I,  31 

tari 

Ronchedello  di  Sacco 

.Tacet  dalo  Ronchedello 

1156 

II,  654 

Ronchi 

Villa  quae  dicitur  Ronchi 

1095, 

I,   316 

1145 

li,  455 

—     di  Casale  (ser  U- 

Decima  Roncorum  de  Ca- 

1169 

11,961 

go)^ 

sale 

■ 

—     di  Castegnedolo 

Cum  Runkis  de  Castegne- 
dolo 

1183 

II,  1480 

—     di     Maltraverso , 

Runki  de  Maltraverso 

1171 

II,  1031 

l'orse  non  lungi  da 

Padova 

—     verso  Maserà 

Villani  Ronki 

1172 

li,  1091 

Ronco  di  Balbo  di  Sacco 

A  Runco  de  Balbi 

1148 

II,  505 

—     Traino  di  Sacco 

Jacet  da  Roncho  Traino 

1156 

li,  654 

Roncone 

Et  Runcone  et  Burnigana 

1047 

1,   147 

Rosara.  V.  Melava 

In  vi  eco  Rosaria 

988 

I,  72 

—     Ardusello  di  Ro- 

In Arduxello 

1118 

11,  101 

sara  e  Melara) 

—     (Gampello  di) 

Infra  fìnem  de  Rosara  in 
Campello 

1144 

lì,  436 

—     (Campo  di  Gam- 

Villa  que  dicitur  Rosaria 

1078 

1,   254 

baro  di) 

et   in    loco   Campo    de 
Gambaro 

—     (Cannanolo  di) 

Actum  in  Caimanolo 

1138 

11,  340 

—     (Gardeniainio) 

Jacet  in  Cardemamio 

1171 

li,  1030 

—     (NoclaredadaRo- 

In  loco  et  fundo  Noclare- 

1156 

II,  668 

vediolo  di) 

da  da  Rovediolo 

—     (Salgaro  longo  di) 

Loco  qui  dicitur  Salgario 
longo 

1078 

I,   254 

—     (Zinigola  di    Ro- 

In Zinigola 

1118 

11,102 

sara  e  Melara) 

Rotta  di  Milo  verso  Scan- 

Inter Ruplam  de  Milo  et 

1  172 

11,1059 

dalo 

Frasseneduni 

1150 


BRANI 

■fi  —  ^ 

eri 
?uni. 
dice 
alice 

NOMI  DEI  LUOGHI 

=  ^  s 

E|5  £ 

dei  documenti  più  antichi 

o 
o 

^         2. 

Rovere  Gallinaro  verso 

Ad  ruverem  Gallinario 

954 

Codice   dipi. 

I,  42 

Bagnoli 

Rovolone 

S.  Georgii   in  loco   dicto 
Robolone 

970 

I,  55 

—     (Costa  di) 

Jacet  in  line  Coste 

1172 

II,  1085 

—     (Bagnolo  di) 

In  fine   Rovolonis  in  Ba- 
gnolo 

1172 

II,  1085 

—     (Perarolo  di) 

In  loco  qui  dicitur  Pera- 
rolo 

1140 

II,  377 

—     (Vignola  di) 

Infra  fìnes  Robolonis    in 
Vignola 

1149 

II,  523 

Rubaca  nei  Termini  di 

In  locas  e  funda  a  Rubaca 

1035 

1,  132 

Padova 

et  in  Lavezolo 

Rubano 

In  loco  Ruibano 

1073 

1,  217 

Rustega 

Plebem  de  Rustica 

1152 

II,  562 

Sabbione  vicino  a  Ver- 

In  loco   Verdarola  prope 

1085 

I,  287 

darola   nei    Ter- 

Sablone 

mini  di  Padova 

—     verso  Melara 

In  Sablone 

1132 

II,  228 

Sacisica 

Infra  fine  Sacisica 

988 

I,  71 

Sacco    fino  alla  prima 

In  fisco  nostro  Sacco  -  Ad 

853, 

I,  13,17, 

metà  del  sec.  XI, 

Ecclesiam    S.     Thomei 

895, 

20 

poscia  più  spesso. 

apostoli   in  Sacco.  Acto 

898 

Piove.  V.  Piove 

vico  Sacco 

Saccolongo 

Turescendo(uomo)de  Sac- 
colongo 

1083 

I,  268 

Sala  di  Mirano 

In  villa  que  Sala  vocatur 

994 

I,   74 

—     nei    Termini    di 

Infra  fine  de   civitate  Pa- 

1059 

I,   178 

Padova 

dua  in  loco  Sala 

Salarola 

In  apice  mentis  qui  voca- 
tur Salarola 

1179 

II,  1335 

Saibero 

Quartisium  Rubani  -  Sai- 
buri,  Scandolati 

1172 

II,  1087 

Saletto  di  Brenta 

In    villa    Saletum    prope 
Brentani 

1085 

I,  285 

—     di  Scodosia 

In  Saleto' 

1097 

I,  321 

Salgareda  di  Sacco 

Jacet  da  la  Salgareda 

1156 

II,  654 

Saltus  Erudianus 

Saltus  Erudianus 

sec.  VI 

I,   1 

S.  Salvaro  di  Scodosia 

In  loco  sancti  Salvatoris 

1099 

I,  329 

Salvazzano  o  Selvazzano 

In  Kaslio  Salvazano 

1072 

I,  215 

-  4460  — 

BRANI 

e 

NOMI  DEI  LUOGHI 

dei  documenti  più  anliclii 

Ann 

dei 

documi 

Nume 
dei  doc 
nel  Coi 
diplomf 

Saonara 

Villa  nominata  Savonaria 

4079 

CoJice  ilipl . 

I,  261 

Sarmazza.  V.  Sermazza 

Sarineola  o  Sermeola 

De  Villa  Sarmedanla 

1026 

I,   111 

Scaltenigo 

In  Scaltenigo 

1117 

11,88 

Scandaiò  (di  Legnaro) 

In  Scandolato 

1170 

II,  992 

Scandolara  verso  Villa- 

In  Scandolaria 

1085 

1,  285 

nova 

Scantellaro   di    Campo- 

Terra  S.  Marie  de  Scande- 

1130 

11,211 

sainpiero  (S.  Ma- 

laro ad  Salgaro  Pagano 

ria  di) 

Scodosia  di  Montagnana 

Terra  deserta  Scnldaxia 

935 

1,  44 

Scorpeto.  V.  Storpeto 

Selice  0  Silice,  cosi  det- 

Da Silice 

1077 

1,  237 

ta  la  via  silicata, 

cioè  la  Annia  con- 

fine del  Prato  del- 

la Valle 

—     vicino   a   Padova 

In  culhira    urbis   Paduae 
prope  Silicem 

1123 

11,133 

—     (Da)  in  Padova 

In  (ìnibus  Padue  da  Silice 

1172 

II,  1081 

—     V.  Vado 

Selva  BoUuno  di  Sacco 

A  Silva  Boluni 

1108 

11,36 

—     di    Brenta   verso 

In  Silva  de  Brenta 

1159, 

11,314, 

Gazzo 

1171 

1031 

—     Formosa 

Silva  Formosa 

1171 

11,1031 

—     Petresega.    Vedi 

Tramonte 

Selvazzano.   V.  Salvaz- 

zano 

Senodo  o  Senedo  vicino 

Terra  que  vocatur  Senedo 

1014 

I,  98 

a  Padova 

Sermazza,  o  Sarmazza 

In  line  Sarmaciae,  de  ple- 

994, 

I,   74, 

be  que  dicitur  Sermacia 

1073 

222 

Sol'esino 

Seu   Sulicini   et  Tribano, 

944, 

1,  38, 

Surisini 

1077 

233 

Solo  Maurino  di   Sacco 

Infra  linem  Sacisica  in  Solo 
Maurino 

1084 

1,    271 

—     di  Uiiedo  di  Sacco 

Infra    fmem   Sacisica    in 
Sollo  de  Onedo 

1047 

1,  149 

Sopeto.  V.  Storpeto 

--  1161  — 

EBANI 

-  E  S  .ii 

NOMI  DEI  LUOGHI 

§•;  p 

E     "=   r°     E 

dei  documenti  più  antichi 

o 

■o 

3  ^         o 

Soracornio 

Terram  de  Supra  Cornio 

1150c. 

Codice  dipi. 

II,  526 

Spessano 

Spasano 

1055 

I,   174 

—     (Guizzola  di) 

In  Guizola  Spasani 

1173 

11,1102 

Stalverde,  o  Stalvedere 

In  Stalverde,  de  Stalvetere 

1117, 

II,  88, 

verso  Tembelle 

1130 

212 

—    (Valle    Geresara 

Ubi  dicitur  Stalvere  -in  lo- 

1139 

II,  359 

di) 

cum  Valle  de  Cerexaira 

Stigliano 

Castrum  de  Stiliano 

1152 

II,  562 

Stornapifttra  nei  dintor- 

Loco qui   dicitur   Storna- 

829 

I,  7 

ni  di  S.  Ilario 

petra 

Storpeto,  Scorpeto  e  So- 

Loco  qui  vocatur  Storpe- 

829 

I,  7 

peto  0  Zopeto  nei 

tho,  Scorpetho,  Zopeto, 

dintorni  di  S.  Ila- 

Sopetbo 

rio 
Storta    (  D' ambi    i    lati 

Ex  utroque  latere  Storte 

1130 

li,  212 

della) 

Strà 

In  Strata 

883 

I,  16 

—     (Albuseno  di) 

Loco  qui  dicitur  Albuseno 

1105 

11,19 

—     (Casarulfo  di) 

Loco  ubi  dicitur  Casarulfo 

1105 

11,19 

—    (  Campo  Albolino 

Loco   ubi   dicitur   Campo 

1105 

11,19 

di) 

Albulino 

—     (Corte  nova  di) 

Ad  locus  qui  dicitur  Gurte 
nova 

1105 

11,19 

Stufa   (colle   della).    V. 

In  monte  ubi  Stuva  est 

1156 

II,  667 

S.  Eliseo 

Tarvisiana  nei  dintorni 

Loco    qui    dicitur  Tarvi- 

829 

I,  7 

di  S.  Ilario 

siana 

Tassara.  V.  Non 

Tagiè 

Adelardus  de  Telleto 

1027  e. 

I,  114 

Telido  nei  dintorni    di 

Loco  qui  dicitur  Telido 

829 

I,  7 

S.  Ilario 

Tembelle 

In  Tenbelle  et  Sermacia 

117 

11,88 

Tencarola 

Tencarola 

1047 

I,  47 

Tenzone  forse  verso  Vil- 

In Tenzone 

1183 

II,  1480 

la   del   bosco    di 

Fraglia 

Teolo 

In  Titulo 

983 

I,  67 

—     (Farneta  di) 

In  Farneta  (Tituli) 

1130 

II,  206 

Tergola  di  S.   Giustina 

In  Tergola 

1085 

I,  285 

in  colle 

Tomo  VII,  Serie  V. 


149 


—  1162  — 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 

dei  documenti  più  antichi 


fi 

5-i 


•    4)    o 


Tergola  nei  Termini  di 

Padova 
Terradura  (S.  Maria  di) 

—  (Saline  di) 

—  (Barbadegli  di) 
Terranegra 

Terrarsa  o  Terrazza 
Tognana 

—  (Gampodegano 
di) 

—  (  Campo    Zanolai 
di) 

—  (Grosara  di) 

—  (Piagna  di) 

Tomba  vicino  aFostom- 
bà  e  Mortise  nei 
Termini  di  Pad. 

Tombe  vicino  a  Padova 

Tombiole  di  Sacco 

—  (La  Pianta  di) 

Tombolo 

Torlonga   vicino  a  Pa- 
dova 
Torre 

—  (Frata  di) 
Torreglia 

—  (  Gosta    Sarazina 
di) 

—  (Alle  Porte  vicino 
la  Frata  di) 

—  (Guniolo  di) 

—  (Calcina  di) 


Infra  fine  de  civitate  Pa 
dua  in  loco  Tergula 

In  Sancta  Maria  de  Ter- 
radura 

Ubi  dicitur  Saline 

Ubi  dicitur  Barbadegli 

Locus  ubi  dicitur  Terra- 
negra 

In  Terrarsa 

In  villa  que  dicitur  Tothe- 
gnana 

In  fine  de  villa  Todegnana 
in  loco  Gampodegano 

In  loco  et  fundo  qui  dicitur 
Campo  Zanolai 

In  loco  et  fundo  Crosarie 

In  loco  et  fundo  qui  dici- 
tur Piagna 

Actum  in  Tomba 


In  confinioPadue  in  sumi 
tate  de  le  Tumbe 

Tumbiule 

In  fìnibus  de  Tumbiolo  in 
loco  ubi  dicitur  la  Pianta 

In  Tombolo 

Loco  qui  nominatur  Tor- 
longa 

Turre 

Frata  de  Turre 

Turricla 

In  Costa  Sarazina 

In  fine  Toricle  ad  Portas 
justa  fratam 

In  Turricla  ubi  dicitur 
Guniolus 

In  Turicla  in  loco  qui  di- 
citur Calcina 


1106 

1154 

1176 
1176 
1027 

1104 
1109 

1121 

1117 

1121 
1117 

1100, 
1108 

1173 

1161 
1171 

1085 
1062 

918 
1171 
1077 
1155 

1174 

1140 

1165 


Codice  dipi. 

11,25 

II,  617 

11,1274 
11,1274 
I,  119 

11,4 
11,40 

11,118 

11,91 

11,118 
11,87 

I,  333, 
11,38 

II,  1123 

II,  707 
li,  1052 

I,  285 
I,  185 

I,  31 

II,  1031 

I,  239 

II,  633 

11,1149 
II,  374 
li,  885 


—  4163  — 

i 

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BRANI 

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NOMI  DEI  LUOGHI 

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dei  documenti  più  antichi 

o 
o 

dei  ( 
nel 
diplo 

Codice    dipi 

Torreglia  (Valle  di  Orte 

In  loco  qui  dicitur  Vallis 

1172 

II,  1078 

di) 

de  Orte 

Torniago  (tra  Chiesano- 

In  loco  ubi  dicitur  Tur- 

1172 

II,  1089 

va  e  Monta) 

niagum 

Trambaque 

Clarinbaldus    (uomo)    de 
Trambaque 

1147 

II,  488 

Tramonte 

S.   Georgii   de    loco  Tra- 
monte 

1124 

11,157 

—     (Al  piede  di  Lon- 

In Tramonte  ubi  dicitur  a 

1162 

II,  778 

zi  na  di) 

Pede  de  Lonzina 

—     (Selva  Petresega 

In  fine  Tramontis  in  silva 

1174 

II,  1166 

di) 

Petresega 

—     (Terremoto  di) 

Ad  locum  qui  dicitur  ter- 
remotus 

1152 

II,  568 

Trecontadi  di  Scodosia 

Inter  Tres   Comitatus   et 
Silvani  Garacedi 

1100 

I,  336 

Tresiegoli 

Curtem  unam  que  nomi- 
natur  Treseculo 

1008 

I,  87 

Tribano 

Sulicini  et  Tribano 

944 

I,  38 

—     (Prazavaso  di) 

In   villa   Tribano  in  loco 
Prazavaso 

1097 

I,  324 

Troci  (Dai)  di  Sacco 

Jacet  dai  Troci 

1170c. 

II,  978 

Ulmeto  verso  Bagnoli 

In  proa  de  Ulmeto 

954 

I,  42 

Urbana 

In  loco  Urbana 

955 

I,  44 

Vado  di  Selice.  V.  Se- 

A Vado  Silicis 

1079 

I,  259 

lice 

Valle   Bregoncia,    pare 

Vallis  Bregoncia 

1171 

II,  1031 

non  lungi  da  Pa- 

dova 

Valle  Lovara.  V.Fossa- 

[n  Valle  Lovara 

1167 

11,912 

lovara 

—     di  Figaro  di  Sacco 

[n  Valle  de  Figaro 

1156 

lì,  654 

—     del  Montone  verso 

Per  Valem  de  Montone 

944 

I,  37 

Fogolana 

—     di  Moscola  di  Sac- 

Jacet da  la  valle  de  Mo- 

1156 

II,  654 

co 

scola 

—     Spinosa,  pare  non 

Vallis  Spinosa 

1171 

II,  1031 

lungi  da  Padova 

—     Troncone  di  Sacco 

Da  Valle  Troncone 

1170c. 

II,  978 

Vallonga 

[n  villa  Valonga 

1077 

I,  236 

1164  — 


NOMI  DEI  LUOGHI 


BRANI 
dei  documenti  più  antichi 


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Vallonga  (Ronco  dentro 

di) 
Valnogaredo 

—  (Forcavalere  di) 

—  (Zenevre  di) 

Valsanzibio 

Vedeita 

Veggiano 

Venda.  V.  Pedevenda 

Verdarola  vicino  a  Sab- 
bione nei  Termini 
di  Padova 

Verzegnano  nei  Termi- 
ni di  Padova 

Vetrego 

Vico  di  Paolo  nei  din- 
torni di  Villanova 
di  Camposampie» 
ro 

Vicolo,  poi  S.  Ilario 

Viconovo  verso  Cona 
Vigbizzolo 

—  (Cacaturriga  in) 

—  (Comedo  di) 

—  (Roncoleulo  di) 

Vigna  Maggiore  di  Sacco 

Vigobragano 
Vigodarzere 

—  (Carbonarie  di) 

—  (Piantolmo  di) 


In    fundo    Valongne     da 

Ronco  de  entro 
In  loco  Valle  Nugarido 
In  loco  qui  dicitur  Forca- 

valera 
In  loco  qui  dicitur  Zene- 
vre 
In  Valle  sancti  Eusebii 
In  Mistrino  et  Vedeita 
In  Villano  in  Villano 

In  loco   Verdarola  prope 
Sablone 

In  loco  e  fundo  Verzegna- 
no 
In  Vetrigo 
Ad  Vicura  Pauli 


In  loco  qui  dicitur  Viculus 

territorio  Rivolensi 
In  Viconovo 
Locus  bubi   dicitur  Vigu- 

ciolo 
Locus  hubi  dicitur  Caca 

tarriga 
In  fìnibus  Vigezolo  in  lo 

cus  Comedo 
In  fmibus  Vigezolo  et  in 

loco  Roncoleulo 
Infra  fine  Sacisica  in  loco 

Vigna  Majure 
Villa  quo  dicitur  Bergani 
Villa  qui  dicitur  Arzere 
Vico  de  Arcerc   in   loco 

Carbonarie 
In  Vicoargere  ubi  dicitur 

Plantulmus 


1174 

1072 
1177 

1177 

1155 
1183 
983, 
1013 
1085 


1031 

1117 
1085 


1091 

1097 

980 

980 

1084 

1077 

1084 

918 

918 

1139 

1149 


11,1168 

I,  215 
11,1281 

11,1281 

II,  633 
II,  1480 
I,  67, 

93 

I,  287 


I,  123 

11,88 
I,  285 


I,  307 

I,  326 
I,  64 

I,  64 

I,  272 
I,  242 
I,  278 

f,  31 

I,  31 
li,  366 

II,  513 


-    dd65  — 


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BRANI 

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NOMI  DEI  LUOGHI 

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dei  documenti  più  antichi 

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dei  ( 
nel  ( 
diplo 

Vigodarzere   (  Calle    di 

In  loco   ubi   dicitur  Galle 

1146 

CoJIce   ,li,,l. 

II,  468 

Aurelia  di) 

de  Aurelia 

—     (Bosco  di) 

Nemus  de  Vico  Arzere 

1171 

II,  1031 

—     (Rio  Darzcllo  di) 

Ubi  dicitur  Rio  Darzello 

1182 

JI,  1462 

—     (Cisila  di) 

In  loco  qui  dicitur  Cisila 

1183 

II,  1476 

—     (Valgatone  di) 

In  lìnem  de  Vico  Argere 
ubi  dicitur  Valgatone 

1155 

II,  636 

Vigonovo  di  Sermazza 

Viconovo 

1117 

11,88 

Vigonza 

In  loco  Vigoncia 

999 

1,  79 

—     (Ponte  dal  Fiume 

In  capite  de  Ponte  da  Fiu- 

1124 

11,161 

di) 

me 

Vigorovea 

Nemus  Vici  de  Roveda 

1179 

II,  1343 

Villa  del  Bosco  di  Fra- 

Totum  guartisium  Villae 

1169 

11,951 

glia 

Nemoris 

—     del    Bosco   verso 

In  Gurte  de  Conca  de   Al- 

1183 

II,  1480 

Concadalbero 

bero  et  in  Villa  Boski 

—     del  Conte 

In  Villa  de  Comite 

1085 

I,  285 

—     di  Este 

In  fundo  de  Villa  ubi  dici- 

1139 

II,  369 

—     (Fossacavata  di) 

tur  Fossacavata  usque 

1139 

II,  369 

—     (Scardevara  di) 

ad   locum    ubi    dicitur 
Scardevara. 

1139 

II,  369 

—     delle  Fi'ate  verso 

In  Villa  delle  Frate 

1085 

I,   285 

Gamposampiero. 

V.  Fratte 

—     di  Teolo 

Titulus  ubi  dicitur  Villa 

983 

I,  69 

—     (Concola  di) 

Jacct  in  Concola 

1176 

II,  1233 

—     (  Palusella    dal 

Jacet  in  Palusella  dal  Va- 

1176 

11,1233 

Guado  di) 

do 

—     (Baltegnola  di) 

Ubi  dicitur  Baltegnola 

1176 

11,1233 

—     (Lupia  di) 

Jacet  autem  predicta  vi- 
nea  in  Lupia 

1181 

li,  1402 

—     Torà 

In  Villa  Taura 

1152 

II,  576 

Villanova  di  Sernazza 

In  villa  et  curia  Sarmacie 
et  in  Villa  Nova 

1152 

II,  576 

—     di  Gamposampie- 

In loco  qui  nominatur  Vil- 

1085 

li,  285 

ro 

lanova 

Vimenario 

In  loco  et  l'ondo  Vimena- 

1054 

I,  166 

Viminelle 

rio 
In  Viminelle 

1144 

II,  422 

Visignolo  verso  Agna 

Usque  in  Visignolo 

954 

I,  42 

—  1166  — 


.- 

meri 
locum. 
Codice 
malico 

xMOMI  DEI  LUOGHI 

BRANI 

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dei  documenti  più  antichi 

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5    -          o 

o 

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■tì  e  '-S 

Collice  ,li|,l. 

Vito  (S.)  di  Brenta 

Ripertus  (uomo)  de  sanato 

1132, 

II,  237, 

Vitto 

1171 

1031 

Volta  Brusegana 

Totani  villani  que   dicitur 
Volta 

1088 

1,  295 

Zeminiana 

Villa  Ziniignane 

1077 

I,  235 

Zianigo 

Agitingi  (uomo)  de  Ziani- 
go 

1113 

11,58 

Zignaiio  0     Cignano   di 

Locus  ubi  dicitur  Cigliano 

1108 

11,36 

Sacco 

Zopeto.  V.  Sterpeto 

Zovone 

Zuvone,  Jovone 

983, 

I,  67, 

1073 

220 

—     (Salmaza  di) 

In  finibus  Zovone   in  loco 
qui  dicitur  Salmaza 

1164 

II,  800 

—  11G7  — 


AGGIUNTE  E  CORREZIONI 


p.  560,  lin.  18  —  Corellio  d'  Este  insegnò   ne'  dintorni    di  Napoli    a 
innestare  il  castagno. 

Sebbene  qui  si  tratti  di  un  atestino,  pure  è  da  cre- 
dersi che  gli  Atestini  e  i  Patavini,  essendo  limitrofi  gli 
uni  agli  altri,  fossero  assimilati  nelle  arti,  nelle  in- 
dustrie, nella  coltivazione  delle  terre,  delle  piante  e  in 
altro  ancora. 

»  562,  »  3  —  Inoltre  le  lapidi  padovane  e  atestine  menzionano 
iSesto  Aponio  Severo  mensore. 

Si  applichi  qui  pure  T  annotazione  su  riferita. 

»  564,  »  10  —  costumando  i  signori  zz  costumando  oltracciò  i  si- 
gnori. 

»  —  j  23  —  Della  civiltà  de' Veneti  e  de'  Patavini  zz  Della  ci- 
viltà de'  Patavini. 

»  506,  »  9  —  a  Giunone,  anche  a  Venere,  a  Iside,  a  Silvano  -zz 
a  Giunone,  anche  a  Iside,  a  Mercurio. 

,     _      ,    25  —  20,  S4,  25  zz  20,  25. 

»     _      ,    26  —  247i,  2477,  2478,  2783  zz  2471,  2783. 

,     _      »    27  —  2804,  3103,  3i07  ecc.  zz  2804  ecc. 

>  —  »  28  La  nota  al  n.  (2)  si  riferisce  al  periodo  precedente 
che  finisce  con  le  parole  ruderi  antichi, 

«  596,     »    28  —  n.  2809,  2810  zz  n.  2818. 

»  572,  »  ult.  —  Dunque  non  posso  ammettere  ecc.  rr  Dunque  non 
posso  ammettere  col  Selvatico  che  l'absida  della  chie- 
sa odierna  di  S.  Sofia  si  debba  riferire  a  un  tempo 
anteriore  al  secolo  X,  com'egli  ha  scritto  alla  p.  21 1 
della  Guida  di  Padova  edita  nel  1869,  e  molto  meno 


—  4168  — 

che  queir  abslda    appartenga    alle  epoche   longobarde, 
com'egli  asserì  alla  pag.  256  dell'altra  Guida  di  Pa- 
dova stampata  nel  1842. 
p.  573,  Un.  14  —  per   templi   venusti  n    per  templi  venusti    e  altri 
edifizj, 

»  581,  ù  9  —  Pone  tra  le  lapidi  vicentine  rr  Pone  tra  le  iscri- 
zioni vicentine. 

»     —      »    31  —  quella  di  Montegalda  :zi\3i  ìscvh\oì\e  dì  ÌAontegdlda. 

»  583,     »    19  —  Carbonara  z=  Carbonara,  Zovone. 

»  585,     »    10  —  Tito   Vezzio. 

Alcuni  grammatici  vogliono  che  la  sillaba  tti  latina 
preposta  a  vocale  si  debba  pronunciare  con  tti  anche 
nella  lingua  italiana.  Io  mi  attengo  a  quelli  che  per 
eufonia  pronunciano  zzi. 

»  586,  »  14  —  e  probabilmente  anche  il  porto  del  Lido  zz  e  forse 
anche  il  porto  del  Lido.  E  dico  forse,  poiché  il  ramo 
sinistro  del  Medoacus  Major,  che  Univa  a  quel  porto, 
era  ramo  di  fiume  patavino. 

»  592,  »  16  —  tra  gli  agri  atestino  e  vicentino  zz  Ira  gli  agri  ate- 
stino e  vicentino  ;  e  tanto  più  che  il  luogo  di  Bagno- 
lo, oggi  posto  allo  stesso  confine,  indica  anch'esso  col 
proprio  nome  essere  stato  parimente  ne' tempi  romani 
al  confine  della  colonia  atestina  che  vedremo. 

»     —      »    22  —  quello  atestino  zz  quello  vicentino. 

»  —  »  30  —  vicina  a  Badia  e  in  Abano  si  rinvenne  l'altra  la- 
pide di  Marco  Cocceio  Januario  offertaci  dallo  stesso 
Momnisen  al  n.  2930;  e  poiché  viceversa  zz  vicina  a 
Badia,  e  poiché  viceversa. 

»  594,  »  ult,  —  a  Teolo  nel  1055,  a  Rovolone  zz  a  Teolo  nel  1055, 
a  Torreglia  nel  1147  [Cod.  Dipi.  II,  n.  492),  a  Rovolone. 
Bisogna  dunque  comprendere  Torreglia  entro  il  con- 
tado vicentino  anche  nella  carta  topografica  unita  a 
questo  lavoro. 
»  595,  »  4.'' ult. —  Teolo;  Fontanafredda  r=  Teolo,  Torreglia,  Fon- 
tanafredda. 

»  598,     »      G  —  di  quel  luogo  zz  di  quel  luogo  Sabbione. 

t  —  »  7  —  che  per  errore  è  stato  traccialo  il  corso  dell'Adige 
ecc.  zz  che  per  errore  è  stato  tracciato  il  corso  d'un 
grosso  fiume  anche  da  Lobia  per  Brancaglia  a  Monta- 


-  1169  — 

gnana  nella  carta  topografica  inserita  in  questo  mìo 
scritto.  Ma  potrebbe  essere  che  in  tempi  remoti  cor- 
resse lungo  quel  confine  del  territorio  veronese  col 
vicentino  fino  a  Brancaglia  e  poi  fino  a  Montagnana 
un  ramo  dell'Adige  o  altro  fiumicello.  Lo  additereb- 
be anche  la  tortuosità  del  confine  stesso  che  ho  notata 
sopra, 
p.  598,  lin.21  —  quella  ciUà  ir:  quella  odierna  città. 
»  599,     »    1,2  —  verso  Monselice. 

Nella  carta  topografica  qui  aggiunta  il  litografo  de- 
lineò   troppo    grosso    un  corso    d' acqua    da  Este    per 
Monselice  a  Gagnola,   che  parrebbe  1'  Adige  o  un  no- 
tabile ramo    di  esso.    Forse    un  raraicello  soltanto    di 
quel  fiume    aveva   tal  corso  ne'  tempi   romani.    Certo, 
dopo  che  l'Adige  abbandonò  Este,  le  acque  scendenti 
dai  colli  estensi    e   monseliciani    devono    essere  state 
raccolte  da  Este    per  Monselice  a  Gagnola   nell'  alveo 
che  oggi  si  appella  Canale  di  Bagnarola  nel  suo  ramo 
inferiore, 
»  603,     »    15  —  primi  secoli    di  Cristo  zz    primi  secoli    di  Cristo , 
forse  dopo  la  distruzione  di  Este   fatta  da  Attila,    non 
essendo  stato  più  regolato  e  tenuto  fermo  nel  suo  cor- 
so dagli  Atestini. 
»  627,     »    20  —  doveano  essere  zr  doveano  essere  stati. 
»  834,     »    21  —  la  quale  da  Montagnone  per  Montirone   d'  Abano, 
ch'è  vicino  agli  odierni  bagni  Orologio  finiva  zz  la  qua- 
le da  MontagnanCper  Abano  finiva. 
»  835,     »      8  —  in  Montirone  zz  in  Montirone  ch'è  vicino  agli  odier- 
ni bagni  Orologio. 

Le  vie  Marsìa  e  Ampia  non  furono  delineate  bene 
nella  mia  carta  topografica.  Il  loro  incrociamento  av- 
veniva in  Abano,  non  in  Montirone  d'Abano,  ciò  che 
risulta  dalia  carta  stessa. 
»    —     j   45  _  Certo  poi  da  Montirone  zz  Certo  poi  da  Montirone 

0  meglio  da  Abano, 
t  850,     »  ult.  —  e  V  altro  verso  S.  Ilario. 

11  r.  Ispettore    degli  scavi  cav.  Tomaso  Luciani    di 
Venezia  scriveva  nel  1875:  S'  aggiunga  che  a  piccola 
distanza  di  Sant'  Ilario  sussistono  tuttora  tracce  di  via. 
Tomo  VII,  Serie  V.  150 


—  4470  — 

STRATA  romana  nella  direzione  appunto  di  Padova 
(  V.  Raccolta  di  scritti  ed  atti  ufficiali  relativi  agli 
scavi  fatti  e  da  farsi  nel  sito  della  celebre  abazia  di 
Sant'Ilario.  Mestre^  Longo,  1880). 

p.  858,  lin.    3  —  nel  4877  r=  nel  1873. 

»     —      »      7  —  fossero  i  porti  zz  fossero  porti. 

»2864,    »    15  —  Soccejo  attico  zz  Socceio  Attico. 

»  871,     »    12  —  a  Arquà  zz  e  Arquà. 

»  881,     »   11  —  del  verbo  —  dal  verbo. 


SAGGIO 

111  l'il  (ILOSSIKKI  (llìOflRAFKJlI  FlIllLl^d 

DAL    VI    AL    XIII    SECOLO 

DEL  CONTE  ANTONINO  DI  PRAMPERO 

(Continuazione  della  pag.  1062  del  presente  voi.) 


Cisterna  -  fr.  Cistierne  -  Cisterna  di  Coseano. 

1158  -  Henricus  de  Cisterna  (B.  lY);  1230-  in  villa  Cister- 
ne (Th.  174);  1290 -in  villa  de  Cisterna  (Robolo  Colloredo). 

Cistis  -  in  territorio  di  Gemona? 

1290  -  in  villa  de  Giasas  et  in  Cistis  (J.). 

Civettis,  Civietus  -  monte  su  quel  di  Cividale. 

1256,  18  gennaio  -  montis  Civieti .  .  .  usque  ad  rivum  qui  di- 
citur  Curniz  (AB.);  1264  -  super  montem  D.  Abatis  Rosacencis 
qui  dicitur  Civettis  (M.  S.  M.  V.  II,  217). 

Civitas  Austrie,  Civitas  Forijulii,  Forum  Julium,  Civitas 
Australis,  Civiade,  Civitas  in  Foro  Julii,  Civitas  de 
Friulo  -  fr.  Cividal,  Cividàd  -  slavo  Staromesto,  Ciu- 
dad  -  tedesco  del  medio  evo  Zibidars,  Sibidat  -  Ci- 
vidale. 

760-795  -  Civitas  vel  Castrum  Foroiulanum  (Paolo  Diacono)  ; 
776-  capta  Civitate  Forijulii  [Annali  francesi,  Lirutti,  I,  62); 
781-783  -  in  territorio  Civitatis  nostre  Forojuliane  (J.  copia); 
807  -  infra  Civitatem  prope  Ecclesiam  S.  Johannis  Evangeliste 
(J.  copia);  811  -  Forum  Julii  ad  scholam  conveniant  (Testa- 
mento Carlo  Magno,  R.  407);  824  -  relique  Civitates  Forum- 


—  1172  — 

julii  ad  Scholani  convcniant  (R.  -407);  830  -  intVa  imiros  Civi- 
tatis  Forojuliensis  in  loco  qui  dicitur  Vallis  (Capp.  Vili,  128); 
843  -  Forojuliensis  urbis  Patriarcba  (J.  copia)  ;  904  -  in  Gi-vitate 
Forojulium  non  longe  a  xenodochio  S.  Johannis  Evangeliste  (J.); 
934  -in  Civitate  Austrie  (R.  466);  4015  -  in  Civitate  Forijulii 
habitantibus  (R.  560);  4015  -  in  Civitate  Foroijulii .  .  .  decimam 
de  Porta  Pontis  et  de  Porta  S.  Petri   nec  non  de  omnibus  l'e- 
bus  que  pertinent  ad  meani  curteni  sitam  in  Civitate   Forijulii 
(Cappell.  Vili,  148  -  R.  494)  ;  4049  -  in  Civitate  Forijulii  posita 
(R.  560);  1057  -  Preposito  Civitatensi  (R.  560);  1097  -  Mona- 
sterium  S.  Marie  de  Valle  Civitatis  Austrie    (R.  560);   1102  - 
Actum  in  Civitate  Austrie  sub  solario   (Cod.  Istriano)  ;    1126  - 
Actum  in    Civitate  Austria  (B.    IV);  1136-1138   -   Ecclesia  de 
S.  Maria  in  Valle  que  est  in  Civitate  Forijulii  (B.  IV)  ;  1139- 
Actum  in  Civitate  Australi  Forijulii   in  capella    S.  Paulini  Pa- 
triarcbe  (B.  IV  -  R.  569);  1143  -  in  Comitatu  Forojulii  in  loco 
Fontana  et  in  Civitate.  .  .  Actum  in  Civitate  Austria  (J.);  1161- 
Actum  in  Civitatensi  Curia  (Capp,  Vili,  239)  ;  1166  -  Actum  in 
Curia  Civitalis  Austria  sub  Tilia  (R.   592);  1175-  De  Civitate 
Austria  (M.  S.  M.  Valle);  1176-  Forum  quod  in   Civitate  Au- 
strie  statuerat  publice  habendum   (Cappell.  Vili,  247);   1176  - 
Actum  in  Civitate  Austria  (Capp.  Vili,  248);  1178  -  Actum  in 
Civiade  in  camera  D.  Wodalrici  Patriarche  (J.)  ;  1178  -  Actum 
in  Civiade  in  camera  D.  Patriarche  (M.)  ;  1184  -  Datum  apud 
Civitatem  in  Foro  Julii  (Stumpf,  Ada  Imperli,  547);  1195  -In 
Civitate  Forijulii   que  dicitur  Austria  . .  .  ante  Ecclesiam  S.  Do- 
nati sub  porticu  (Capp.  Vili,  267  -  R.  640);  1206  -  qui  mora- 
tur  Civitate  de  Foro    Julii   (J.)  ;   1211   -  in  parvo   solio  Palatii 
(Patriarche)  in  Civitate  Austria  juxta  Ecclesiam  maiorem  (J.)  ; 
1224  -  Actum  apud  Austriam  Civitatem  in  Ecclesia  S.  Paulini 
super  palacium  Patriarchale  (M.  -  Monastero  Aquileja);  1232  - 
Actum   in  Civitate  de  Friulo   in  Camera  Palatii    D.  Patriarche 
(R^  702);   1233  -  Actum  in  Civitate  Austria  in  majori  Palacio 
(AB.)  ;  1234  -  Actum  Civitate  Austria  in  Caminata  (Zahn.  Bipl. 
Stir.  420);  1235  -  Actum  Civitati  Austrie  in  Caminata  D.  Aba- 
tisse  (J.  -  AB.);  4252  -  la  Civitate  Austria  in  contrata  S.  Marie 
de  Crnie  in  loco  qui  dicitur  Hortal  (S.  M.  V.  448)  ;  4253  -  apud 
Civitatem  in  palatio  Patriarchatus  (Capp.  Vili,  307);  1255  -  de  di- 
slrictu  Civitatis  Forojulii  (J.)  ;  4257  -  In  Austria  Civitate  (S.  M. 
V.  152)^  1264  -  in  Civitate  in  contrata  S.  Johannis  de  Sinidow 


—  iil3  — 

(S.  M.  V.  159);  4269  -  in  Civitate  que  Atislrla  dicituv  (R.  757); 
i274  -  in  Civitate  Austria  in  sala  Patriarclialis  Palatii  (Cod. 
Istr.);  1279-Datum  Civitati  (Cod.  Istr.)  ;  1282  -  Austria  Civitas 
in  loco  qui  dicitur  Souravit  (M.  Cella  Cividale);  1284  -  in  con- 
trata  S.  Silvestri  (M.  S.  M.  V.  170);  1287  -  ante  fores  S.  Donati 
majoris  Ecclesie  Civitatis  (Cod.  Istriano)  ;  1292  -  Monasteriuni 
S.  Clare  de  Civitate  Forojulii  (Cod.  Istr.);  1292,  26  febbraio - 
Actum  in  Civitate  Austrie  in  capella  D.  Patriarche  (Cod.  Istr.); 
1293,  28  maggio  -  Actum  in  Civitate  Austria  super  lobiam  D. 
Patriarche  (AB.). 

Clama  -  fr.  Glame  -  Clama,  borgo  di  Artegna. 

1289  -  Manussius  de  Clama  (M.  Civitatensia);  1291  -  operi 
S.  Leonardi  de  Clama  (B.  v.  528). 

Claste,  Glaste  -  fr.  Clastre  -  Claslra  di  S.  Leonardo  di  Ci- 
vidale. 

1295,  8  dicembre  -  in  Castaldia  de  Antro  in  villa  que  diciliir 
Claste  (Gior.  di  Lupico  Not.);  1297  -  de  dieta  villa  Glaste  (id.). 

Claudum.  V.  Clautum. 
Claugiianum.  V.  Cleidanum. 
Clausa^  Clavia.  V.  Clusa. 

1072  -  hospitale  quod  est  ad  Clausam  (Madrisio,  263)  ;  1089 
-  hospitale  quod  est  ad  Clausam  (Cod.  Istriano);  1228  -  liospi- 
tale  quod  est  ad  Claviam  (B.  v.  169). 

Clausacli  •  Clauzetto  ?  o  Cliiusa  ? 

1072  -  plebem  de  Clausach  (Madrisio,  263). 

Clautum^  Claudum  -  Claut. 

924  -  villa  que  vocatur  Clauto  in  Comilalu  Ceuedense  (J.)  ; 
1182-  Claudum  cum  omnibus  villis  suis  (M.  Sesto);  1236,  30 
aprile  -Claudum  (AB.);  1254 -in  loco  de  Claudo  (J.)  ;  1264  - 
comunis  Claudis  (M.  Sesto). 

Clavenzanvm.  V.  Calvenzamim. 
Clavianum.  V.  Cleulamim. 
Claviam.  V.  Clausa  e  Clenlanum. 
Clemona.  V.  Glemona. 


—  1174  — 

CieuUiìium,  Clauglianuai,  Cluviuauiu,  Glauliauuin,  Claviam  - 
fr.  Claujan  -  Claujano  e  Claviano  di  Trivignauo. 

1031  -  usque  Cleulanum  (B.  v.  94).  Clavianum  (Cappell.  Vili, 
169);  1176 -ad  villani  que  dicitur  Claviam  (Capp.  Vili,  249); 
1184-  Cleulan  (B.  v.  138);  1275-  in  Clangano  advocatiam  et 
hospitium  (Th.  188);  1275, 13  luglio  -  Claugliano  (AB.);  1278, 
6  maggio  -  in  villa  Clauliani  (AB.);  1290  -  in  villa  de  Claviano 
(Rotolo  Colloredo)  ;  1292  -  in  Claulano  (Th.  94). 

Cleunich  -  monte  su  quel  di  Cividale. 

1296  -  supra  niontem  de  Cleunich  (M.  S.  M.  Valle,  II,  170). 

Ckva^  Clivia  -  Cleva,  poggetto  ora  disabitato  sul  monte  di 
S.  Pietro  in  Carnia. 

1275-  totani  villam  de  Clivia  (Th.  216);  1290,  15  ottobre  - 
Jacobus  de  Cleva  (Raccolta  Siccorti)  ;  1373  -  pratis  in  Clevà  pe- 
nes  Ecclesiam  S.  Petri  (Th.  1313). 

Ckisa^  Sclusa.  V.  Claiisa  -  fr.  Seluse  -  Chiusaforte. 

1136  -  hospitale  quod  est  ad  Clusani  (J.);  1146  -  Dieterus  de 
elusa  (Zahn,  263);  1202-  de  Clusa  tres  marchas  (B.  v.  306); 
1228  -  Muta  Cinse  (B.  v.  194)  ;  1234  -  mutam  de  Clusa  effu- 
gere  vellent  per  monteni  Crucis  transeundo  (Zahn,  419  ;  1255, 
marzo  -  veterem  et  novani  mutam  Cinse  (AB.);  1274,  19  settem- 
bre -  Actum  in  Clusa  juxta  portam  dicti  Castri  (AB.);  1277,  25 
febbraio  -  mercandarias  per  Clusam  condacere  (AB.)  ;  1293,  7 
agosto  -  restituant  D.  Patriarche  castra  Cluse  et  Arthenee  (AB.). 

Chiseg  -  vicinanze  d'  Artegna  o  di  Gemona. 

1298,  settembre  -  pratum  in  Cluseg  (Bartol.  Not.). 
Codogentum. 

1192  -  in  silva  de  Cintho  in  loco  qui  dicitur  Codogentum 
(Dg.  60). 

ColaUum  -  fr.  Cuelalt  -  CoUalto  della  Soima. 

1275,  13  luglio  -  Collalto  (AB.);  1301  -  vinea  in  Colalto  (M. 
Cella  Cividale,  110)- 


—  1175  — 

Colarimim .  V.  Calarrsinm. 

i203  -  castrum  de  Colarisio  (AB.) 

CoUes  -  Coglio  ? 

1072  -  apud  CoUes  XVI  mausos  (Madrisio,  263);  11 30  -  apud 
Colles  XX  mausos  (Gapp.  Vili,  199);  1184  -  apud  CoUes  IX 
mausos  (id.  206);  1217  -  Peregrimis  f.  D.  Hemnci  de  Colle  (AB.); 
1222  -  Henricus  de  Gollibus  (B.  IV). 

Colisellum  -  località  fra  Salt  e  Sarnico  d'  Artegaa. 

1298,  settembre  -  et  silva  de  Colisello  (Bartol.  Not.). 

CoUegrìUon  -  vicinanze  di  Alnicco? 

1280  -  unum  mansile  positum  in  Colle  Grillon  (M.)  ;  1321  - 
controversie  prò  pascuis  Inter  homines  de  Alnicho  et  de  Colle 
Grillon  (M.). 

Colle  Tarond  -  fr.  Cuell  tarond  -  Colle  rotondo  fra  Buja  o 
Treppo. 

1255  -  vinea  que  jacet  in  colle  Taront  (M.  Civitatensia). 

CoUoretum  -  fr.  Colored  -  Colloredo  di  Montalbano. 

1252,  api'ile  -  D.  Johanne  de  Golloreto  de  Montalbano  (AB.)  ; 
1258  -  de  Coloreto  (Th.  442);  1290  -  in  villa  de  Gollereto  (Ro- 
tolo Colloredo). 

Colm  -  monte  in  quel  di  Cividale? 

1291,  28  giugno  -  in  monte  qui  dicitur  Colm  prope  aquam 
Valeiam  (AB.). 

Coloniola.  V.  Codignola  -  Codugnella  di  Colloredo  o  Colu- 
gna  di  reietto  ? 

762  -  in  Coloniola  (R.  338). 

Cols. 

1256  -  Advocatiam  et  copulaticum  in  villa  de  Cols  (Th.  441). 

Colunia,  Chulugna  -  fr.  Culugne  -  Colugna  di  Feletto. 

1258-silvis  in  Colunia  (Th.  391);  1294-  in  Chulugna  pro- 
pe Utinum  (Th.  738). 


—  1176  — 
Colvera  -  fr.  Colvare  -  torrente  Colvera  presso  Maniago. 

1103  -  molendinum  in  flumine  quod  dicitur  Colvera  (J.  copia 
dall'Archivio  Frari)  ;  1303  -  unum  molandinum  in  aqua  Golvere 
juxta  Maniacum  (M.  Civitatensia). 

Colvera  -  villa  distrutta  presso  Maniago. 

1103  -  Alie  massaricie  sunt  in  Colvera  (J.  Fontanini,  75,  593); 
1182  -  Barcec,  Colveram  (M.  Sesto);  1303  -  in  villa  Col  vere  (M. 
Civitatensia);  1317  -  in  villa  Colvera  in  centrata  que  dicitur 
Yincigliana  (M.  Sesto). 

Comusi  -  bosco  nel  canale  di  Tramonti  o  della  Cellina. 

1351  -  Comusi  (Dg.  Pergamena). 

Concordia  -  fr.  Concuardie  -  Concordia  di  Portogruaro. 

534  -  vinum  et  triticum  quod  nos  ex  Concordiense  .  .  .  civi- 
tate  coUigere  feceramus   (Cassiodoro,  lib.  XII,  ep.  XXVI)  ;  600 

-  illud  iter  quo  se  Concordia  cingit  (Venanzio  Fortunato);  1140 

-  Gerwicus  concordiensis  episcopus  (Zahn.  189);  1179  -  Plebem 
de  Concordia  (Dg.  122);  1191  -  Ecclesiam  S.  Petri  de  Concor- 
dia (Dg.  124). 

Coneglanum  -  fr.  Conoglan  -  Conoglano  di  Cassacco. 

1240  -  in  Coneglano  (B.  v.  195);  1260  -  in  Coneglano  qui  est 
de  Plebe  Trecessimi  (M.  Aquileja). 

Conjin  -  Gaserà  Confine  a  mezzodì  del  Colle  Planet  fra  il 
M.  Lavri  ed  il  M.  Plauris. 

1289  -  ad  locum  qui  dicitur  Confin  (Confini  Moggio  -  R.  Bar- 
naba, Vili,  26). 

Copris,  Coprewa  -  Copriva,  Kopriva  di  Gorizia. 

1202  -  Maynardus  de  Copris  (B.  IV);  1224,  maggio  -  Mey- 
nardus  de  Coprewa  (M.  Aquileja). 

Corbola,  Corbolum,  Foibola.   V.  Carbolnm  -  Corbolone  di 
S.  Stino  di  Livenza. 

888  -  usque  ad  fossam  Savonara  atque  Corbolam  (alias  Foi- 
bolam)  (J.);  1182  -  Bivirons,  Corbolonum  (J.)  ;  1236,3  aprile  - 
loca  que  dicuntur  Biverons,  Corbolum  (AB.);  1267-68-  a  villa 


-  1177  — 

Corbolonis  usque  ad  mare  (R.  754)  ;  4279,  1  settembre  -  pre- 
sam  nemoris  in  fmibus  Gorboloni  in  loco  qui  dicitur  la  Tal- 
liata  (AB.). 

Cordenons,  CUrtis  Naonis,  Curia  Naonis  (^)  -  Curtenau   - 
ted.  Cordenons. 

1029  -  predium  Ocini  Comitis  quod  vocatur  Curtisnaonis  (Dp.); 
1254,  gennajo  -  in  curia  de  Cordenons  (AB.)  ;  1268,  settembre 
-  in  curia  Naonis  (AB.). 

Cordevadum,  Cordivatum,  Corduarium  -  fr.  Cordovàd  - 
Cordovado. 

1186 -villani  de  Cordovado  (Dg.  97);  1195-  D.  Martinus  de 
Corduario  (Capp.  "Vili,  27);  1252,  giugno  -  apud  l'ontanam  de 
Cordivado  (AB.);  1298  -  fratres  de  Cordevato  (J.). 

Corgnid-  monte  in  faccia  Osoppo  presso  la  forca  d'Amula. 

1267,  15  gennaio  -  Jof  de  Corgnul  (AB.). 

Cormons,  Cormonum,  Cormones  (^)  -  fr.  Cormons  -  tede- 
sco Kormann,  Kremauu  -  slavo  Kormio,  Karmin  - 
Cormons. 

628  -  superiores  Patriarche  sedem  in  Cormones  habebant  (Pao- 
lo Diacono,  lib.  VI,  51);  630  -  apud  castrum  Cormones  (Dando- 
lo, Cronaca]-,  791  -  Carmonis  ruralia  (Cod.  Istriano);  963  -  lo- 
cum  subtus  Cromonis  castrum  Intercisa  nuncupatum  (J.);  1000 
(circa)  -  Carmonum  (Rer.  It.  Script.  XVI,  28)  ;  1084  -  Eccle- 
siam  S.  Joannis  de  Cormons  (B.  varia,  543)  ;  1202  -  in  Ecclesia 
S.  Quirini  juxta  Cormons  (AB.);  1244  -  in  Cormonz  in  loco  qui 
Corona  nuncupatur  (M.  S.  M.  V.);  1246,  febbrajo  -  de  monte  de 
Cormon  (AB.)  ;  1247  -  Cormonum  Plebs  in  Archidiaconatu  infe- 
riori (B.  V.  409);  1275  -  turrim  illam  que  est  super  portam 
Castri  (Cod.  Istr.)  ;  1294  -  in  villa  Cormons  in  loco  qui  dicitur 
Ponga  ....  in  loco  qui  dicitur  Campel  (M.  S.  M.  V.);  1300  - 
Castellanus  Castri  Cormons  (Th.  77). 

(ì)  Coors  Naonis  ove  Berengario  datò  un  diploma  (Sporeno,  De 
ForojulioJ. 

(2)  Corniontium,    Cornionse,  Cormonium,    Gremons  ;    in  diplomi 
tedeschi  Cremaun  (Cumano,  Ricordi  Cormonesi). 

Turno  VII,  Serie  F.  151 


-  1478  — 

Cornap  -  fr.  Cuarnapp  -  torrente  Cornappo  che  mette  in 
Torre. 

Cornariola  -  Cornazzai  di  Vanno. 

762  -  Silvas  in  Verrete  et  Cornariola  (R.  338). 

1270,  luglio  -  usque  ad  Cornap  (AB.). 

Cornium  -  fr.  Cuarn  -  fiume  Corno  che  mette  in  Ausa. 

1062  -  rectum  in  Cornion  (J.)  ;  1139  -  a  casa  Svoaldana  sicut 
tenet  Ruvedula  et  Amphora  rectum  in  Cornio  (B.  IV);  1177  - 
a  flumine  quod  dicitur  Cornium  usque  ad  aquam  que  dicitur 
Arvuncus  (J.)  ;  1247  -  sicut  fluit  et  continuatur  Cornu  (B.  v.  406). 

Corniz  -  rivo  in  Schiavonia. 

1256,  18  gennaio  -  rivus  qui  dicitur  Corniz  usque  ad  aquam 
que  dicitur  Nebule  (AB.). 

Corniza,  Cornizanum,  Curuiz. 

1190  -  in  Gornizano  (B.  IV);  1247  -  transeunt  Cornum  versus 
Corniza  (B.  v.  406);  1256,  gennajo  -  ad  rivum  qui  dicitur  Cur- 
niz  ...  via  qua  itur  Flojanam  usque  in  Corniz  (AB.). 

Cornolelum  -  vicinanze  di  Tricesimo? 

1295,  26  settembre  -  in  villa  Cornoleti  (AB.). 

Cornus,  Quarnius  -  fr.  Cuarn  di  Rosazzis  -  Corno  di  Ro- 
sazzo. 

1211  -  in  loco  qui  dicitur  Cornium  (J.);  1247  -  illi  de  Coi'nu 
et  illi  de  Gramoglano  (B.  v.  406);  1257  -  in  villa  de  Quarnio 
(M.  Civitatensia)  ;  1299  -  in  Cornu  (Th.  38). 

Cornus  -  fr.  Cuarn  -  torrente  Corno  che  da  S.  Daniele  va 
a  Passeriano  (^). 

1275,  31  dicembre  -  in  castro  de  Piris  ...  et  quidquid  est  ul- 
tra Cornu  (AB.). 

Corona  -  Corona  di  Meriano  di  Gradisca. 

1000  (circa)  -  Cormonum,  Corona  (R.  It.  Script.  XVI,  28); 

{!)  Forse  il  Tiliaventum  niinus  di  Plinio. 


—  1179  — 

1157  -  in  villa  quo  dicitur  Corona  (R.  587);  1244  -  (ìccimas  in 
Cormonz  in  loco  qui  Corona  nuncupatur  (M.  S.  M.  V.). 

Corona  -  Corona  di  Meduna  d'  Oderzo. 

1320  -  in  villa  que  dicitur  Corona  (Th.  1174). 

Cortal  -  fr.  Gortal  -  Cortale  di  Reana. 

1200  (circa)  -  in  Cortal  juxta  S.  Georgium  (M.  S.  M.  V.  II, 
13);  1278,  7  marzo  -  unum  molendinum  in  loco  dicto  Gortal  in 
Roya  Turris  (AB.). 

Cortus  -  rivo  Storto  presso  Maniago  ?  V.  Stortus. 

981  -  infra  decursum  aque  que  vocatur  Zelina  et  rivi  qui  vo- 
catur  Stortus  (alias  Cortus)  (J.). 

Corva.  V.  Covra  -  Corva  di  Azzano-decimo. 

1248  -  villam  Corvè  sitam  in  Forojulii  (Dp.). 

Corva  -  fr.  Corvè  -  Corva  sul  Meduna  fra  Prata  e  Cirapello. 

1228,  maggio  -  a  ponte  Meduna  usque  ad  foveam  Corvè  (Ver- 
ci,  Eccellini,  113). 

Cosa,  Chosa  -  fr.  Cose  -  Cosa  di  S.  Giorgio. 

1164  -  Ulricus,  Ulfcherus  et  Olvradus  de  Cosa  (J.)  ;  1172  - 
Wohvradus  de  Cosa  (J.)  ;  1204  -  in  plebe  Cose,  scilicet  in  villa 
Gradisca  ...  et  in  villa  Cose  (J.)  ;  1268  -  avogaria  in  plebe  de 
Cosa  (B.  V.  465);  1281,  1  maggio  -  Plebs  S.  Georgii  de  die- 
sa (AB.). 

Cosanum.  V.  Coselanum-iv.  Coseàn,  Coseano  di  S.Daniele. 

1041  -  villam  de  Cosano  (M.  copia  sconetta)  ;  1174  -  villam 
de  Cosano  (B.  IV). 

Cosbana,  Cosbanum  -  slavo  Kozbana  -  Cosbana  di  Dolegna 
di  Cormons. 

1200  -  advocatia  de  in  Cosbana  (M.  S.  M.  V.  II,  229);  1295 
-  advocatia  de  Cosbano  (M.  Aquileja). 

Coselanum,  Coseglanura.  V.  Cosanum  -  Coseano  di  S.  Da- 
niele. 
1200-1300  -  in  Coselano  (J.  Savorgnano)  ;  1275-  in  villa  de 


—  il80  — 

Coseglano  (Tli.  173);   1275  -  in  villa  de  Cosellaiio  (Tli.  212); 
1290  r  in  villa  de  Coselano  (Rotolo  de  Colloredo). 

Cossana  -  Cosana  di  Gorizia. 

1300  -  in  villa  de  Cossana  (Th.  255). 
Costa  super  Tovoryan  -  presso  Torreano  di  Cividale? 

1275 -in  Costa  desuper  Tovoryan  (Th.  22). 

Costa  de  Pnlcinico  -  Costa  d'  Aviano  ? 

1281  -  Odoricus  Capitaneus  Valvasoui  f.  q.  D.  Marsili  de  Co- 
sta de  Pulcinico  (J.). 

Covalia  -  monte  in  Carnia. 

1300  -  tres  partes  montis  de  Covatia  (Th.  226). 
Covra  -  Fossalato  presso  il  Lemene. 

1140  -  ad  locura  qui  dicitur  ad  pontem  de  Covra  (Codice  di- 
pi, di  Portogruaro)  ;  1449  -dal  detto  Fossalato,  ovvero  ponte  de 
Covra  (Bertolini,  Archivio  Veneto,  Vili,  1). 

Craulg  -  fr.  Craùi  -  Crauglio  di  S.  Vito  di  Cervignano. 

1300  -  in  villa  que  dicitur  Craulg  (Th.  150). 

Craitvar,  Cravae,  Crovarnum  -  fr.  Crùuver,  Crùver  -  Gra- 
verò di  S.  Leonardo  di  Gividale. 

1200  -  de  bonis  de  Crauvar  (M.  S.  M.  V.  136)  ;  1200  (circa)  - 
in  villa  de  Cravar  et  Mers  (M.  S.  M.  V.  II,  13);  1275  -  in  Cro- 
varno  (Th.  122). 

Cravoreium,  Crevoretum  -  fr.  Gravorèd,  Craorèd  -  Grao- 
retto  di  Prepotto. 

1300  -  in  Cravoreto  (Th.  202)  ;  1301  -  de  Crevoreto  (M.  S.  M. 
V.  II,  172). 

Crega  -  Greda  di  Gaporetto  ? 

1160  (circa)  -  Arthemotus  de  Crega  (J.). 

Cremaun.  V.  Cormons. 

Crevoretum.  V.  Cravoretum. 


—  1181  — 

Crimastes^  Cermasles.  V.  Carmacù. 

781-83  -  et  silvani  in  loco  ubi  nominaliir  Crisinasles  (J.  copia). 

Crocys. 

1366 -in  villa  de  Crocys  (Th.  1227). 

Cros.  V.  Picot  de  Cros. 
Crovarum.  V.  Crauvar. 

Crucis  mons,  Crux  ferrea.  -  fr.  Mont  Cros  -  Monte  Croce 
al  N.O.  di  Timau. 

923  -  Monte  uhi  nominatur  Ciuce  ferrea  (Piloni,  Historie  di 
Belluno)  ;  1234,  27  novembre  -  super  strata  que  ducit  per  mon- 
tem  Crucis  (Zahn.  II,  419);  1269,  11  novembre  -  strata  ipsias 
montis  Crucis  debeat  esse  clausa  (AB.);  1290-  de  monte  Cru- 
cis (Rotolo  Golloredo);  1296  -  a  loco  Pontebis  et  a  monte  Cru- 
cis strate  sint  libere  aperte  ad  quemcumque  portum  maris  (J.). 

Crusiditz.  V.  Sega. 

Crnssa  -  monte  e  villa  in  quel  di  Cividale? 

1257  -  in  villa  de  Crussa  -  decimam  montis  Grusse  (M.  Ci- 
vitatensia). 

Crux  ferrea.  V.  Crucis  mons. 

Cticana  -  fr.  Cucàne  -  Cuccana  di  Biccinicco. 

1295  -  ville  Greys  et  Cucane  subjecte  quartcsio  Plebani  La- 
variani  (J.). 

Cucanea,  Cocanea,  Ctiucania  -  fr.  Ciieàgne  -  Cuccagna,  ca- 
stello distrutto  sopra  Faedis. 

1195  -  Werenlierus  de  Cucania  (Regesti  Carintiani  sotto  l'an- 
no 1200);  1294  -  Colle  qui  dicitur  Rodingerius  sito  subter  ca- 
strum  Cucanee  (AB.)  ;  Guarnerum  de  Cocania  in  Tergestinum 
Episcopum  postulavit  (Cod.  Istr.)  ;  1265  -  Actum  Cucanea  ante 
Castrum  (J.);  1269  -  Vernereus  de  Cucania  (M.  S.  M.  V.  165), 
1270  -  Actum  in  Castro  Cucane  sub  pergu!a(J.) ,  1300  -  D.  Var- 
nerius  de  Chucanea  (Th.  655). 

Cucula.  V.  Zucula. 


—  1182  — 

Cudegnota,  Cudigela,  Cudiniela  -  fi'.  Ciidugnele  -  Codugnel- 
la  di  Colloredo. 

1134  -  Regenardus  de  Cudegnola  (J.);  1275  -  de  Cudiniella 
(Th.  188)  ;  1290  -  Antonius  de  Cudigela  (J.). 

Culina,  Cullina  -  fr.  Coline  -  Colina  di  Forni  Avoltri. 

1274  -  decimam  de  Gallina  parva  (Th.  246)  ;  1300  -  decima 
in  villa  Gulina  (Th.  230). 

Curia  Naonis.  V.  Cordenons. 

Curninum  castnim  -  fr.  Curnin  -  Cornino  di  Forgaria  {*). 

1267  -  inter  comunitates  villarum  Asovij,  Cumini,  Peglionis 
(AB.);  1294  -  supra  ripam  aque  Edre  juxta  Zimon  (Ziman)  in 
pertinentiis  Castri  Cumini  (J.). 

Curniz.  V.  Cornìz. 

Curtellim  -  fr.  Curtièll  -  Cortello  di  Pavia. 

1275  -  in  villa  de  Cartello  (Th.   216) 
Cum.  V.  Cusanum. 

1150  -  Wolfradas,  Mazzilinus,  Engelbertus  de  Cusa  (B.  IV). 

Cusanum  -  fr.  Cusàn  -  Cusano  di  Zoppola. 

1158  -  Adelramus  et  frater  ejus  Henricus  de  Cusan  (B.  IV); 
1164  -  Alramus  de  Cusano  (J.);  1184  -  curtem  de  Cusano  (Dg. 
98)  ;  1204-18  -  Adelramus  de  Cusano  (B.  varia,  258)  ;  1232  - 
Rodulfus  f.  q.  D.  Macelli  de  Cusano  (J.)  ;  1284,  23  febbraio  - 
investitio  feudi  de  Cusano  (R.  Prampero). 

Cussignacum,  Cussiniacum  -  fr.  Cussignà  -  Cussignacco  di 
Udine. 

1166  -  Artnicus  de  Cussiniaco  (R.  592)  ;  1171  -  villarum  de 
Cussiniaco  et  de  Predamano  (B.  IV)  ;  1286,  19  maggio  -  Advo- 
catia  Cussignaci  (AB.);  1297  -  Cusignacum  (Th.  86)  ;  1300  (cir- 
ca) -  in  Cussignacho  (Th.  599);  1301  -  Laurentius  de  Ciissigna- 
co  (B.  varia,  567). 

(1)  Le  pertinenze  di  Cornino  posto  sulla  riva  destra  del  Taglia- 
mento  dovevano  estendersi  anche  sulla  riva  sinistra. 


—   H83  — 
Cuz  -  monte  in  Schiavonia  ? 

4251  -  de  quodani  monte  qui  dicitur  Cuz  (M,  S.  M.  V.)- 

Daniel  (S.)  de  Carnia.  V.  Moscardum. 

1275,  2  novembre  -  faciet  custodir!  Turrem  S.  Danielis  de 
Carnea  (AB.). 

Daniel  (S.)  -  fr.  San  Denòl  -  San  Daniele  del  Friuli. 

1015  -  quatuor  campos  in  Sancto  Daniele  (Capp.  Vili,  148); 
1139  -  ceto  massaricias  in  S.  Damele  (B.  IV);  1178  -  Actum 
apud  S.  Danieleni  (Zahn,  Regesti,  562)  ;  1203  -  gironum  et  for- 
tilitium  S.  Danielis  cum  palatio,  curte  stabulis  (AB.);  1247  - 
Plebs  de  S.  Daniele  in  Archidiaconatu  superiori  (B.  v.  409); 
1294,  2  marzo  -  habitantes  S.  Danielis  non  teneantur  ad  plovia 
Castri  quia  conduxerunt  lapides  ad  faciendum  opus  palatii  D. 
Patriarche  in  ipso  Castro  (AB.). 

Darcanum^  Dricanuiu.  V.  Tricanum. 

10G4  -  Hermannus  de  Darcano  (J.). 
Durdagus.  V.  Durdago  -  Dardago  di  Budoja. 

1000  (circa)  -  Dardagus,  Vicus  novus  [R.  IL  Scr'qyt.  XV,  28). 

Parnazacum.  V.  Dernazacum. 

Dauninum  -  Domanins  ?  V.  Domanisium. 

762  -  casas  in  Ramaceto  (Rauscedo?)  et  terras  et  vineas  vel 
prata  quod  habemus  in  Daunino  (R.  338). 

Dayn  -  Bagna  e  Costa  di  Paiau  fra  il  M.  Mariana  ed  il  M. 
Palla. 

1084  -  et  costa  Dayn  Inter  Worianum  et  Matelionem  mon- 
tes  (J.). 

Decanus  -  fr.  Déan  torrente  Degano  dal  M.  Paralba  in  Ta- 
gliameiito. 

1328,  6  giugno  -  de  summis  rnontibus  usque  ad  aquam  De- 
cani (AB.);  1373, 19  dicerabie  -  una  seca  super  aqua  Decani  per- 
tinentiis  Invilini  (Th.  1287). 


__  1184  — 

Demonins.  V.  Domanisìum. 

Denalipotoch  -Kì\o  nel  versante  nord  del  Grande  M.  Mag- 
giore. 

1289-usque  ad  Devascum,  Denalipotoch  et  ad  Denali  potoch 
usque  ad  locum  dictum  Meje  (Confini  Moggio,  R.  Barnaba, 
Vili,  26). 

Dernazacum,  Derzanum  -  fr.   Darnazzà  -  Darnazacco  di 
Cividale. 

1195  -  D.  Berthodus  de  Derzano  (Capp.  Vili,  267);  1263  -  de 
Darnezaco  (M.  S.  M.  V.  II,  199);  1280  -  in  Dornezacho  (Th. 
471);  1286  -  in  Dernazas  juxta  cortinani  S.  Joliannis  (M.  S.  Chia- 
ra Cividale);  1298  -  silvam  sitam  supra  montem  Castellons  pro- 
pe  Dernazacum  (M.  S.  M.  V.  II,  19). 

Devascum  -  località  presso  il  M.  Stariuaz  al  nord  del  Gran 
M.  Maggiore. 

1289  -  per  medium  flumen  (Ucea)  usqne  ad  Devascum  Dena- 
lipotoch (Confini  Moggio,  R.  Barnaba,  Vili,  26). 

Dignanum.  V.  Ingan^  Ignanum. 

1268  -  dominationem  quam  habebat  in  Dignano  (B.  v.  465). 

Dimoii  -  monte  in  canale  di  S.  Pietro. 

1288,  19  settembre  -  montem  in  Canali  S.  Petri  qui  vocatur 
Mons  de  Dimon  et  firmat  in  monte  de  Ludrin  et  in  monte  ilio- 
rum  de  Zenodis  et  de  Sygajo  (R.  Prampero). 

Dithenia  Casiriim  -  Artegna  ? 

1146  -  castrum  de  Dithenia  (Zahn,  261). 

Diuvinum^  Duwin,  Duynum.   V.   Ortuwin  -  fr.  Diiin  -  ted. 
Tybein  -  slavo,  Divin  -  Duino  di  Monfalcone. 

1139 -D.  Dietalmum  de  Duino  (Cod.  Istr.)  ;  1158  -  Odoscal- 
cus  de  Duwin  (B.  IV.);  1166-  Stefanus  de  Duino  (Cod.  Istr.); 
1188  -  Adelmota  de  Diuvino  (B.  v.  183)  ;  1224  -  Hugone  di  Dwi- 
no  (M.  Aquileja)  ;  1257,  8  marzo  -  in  castris  ante  Duinum  (AB.). 

Dobroy  -  in  quel  di  Cividale. 

1294  -  vineam  sitam  in  Dobroy  (M.  J.). 


—  1185  — 
Dolegnana  -  monte. 

4200-1250  -  pecias  vineatas  in  monte  D.  Patriarche  que  dici- 
tur  Dolegnana  (M.  S.  M.  V.  II,  229). 

Dolegnamim,  Dolognanuni  -  fr.  Dolegnàn  -  Dolegnano   di 
S.  Giovanni  di  Manzano.  V.  Dolornanus. 

1300  -  in  Dolognano  (Th.  235);  1301  -  Matheus  de  Dolegnano 
(M.  S.  M.  V.  II,  172). 

Dolornanus.  V.  Dolegnanum. 

1256,  18  gennajo  -  Rivus  (Sdregnepotok)  usque  ad  viani  pei' 
quam  itur  ad  villani  Dolornani  (AB.). 

Domanisimn.  V.  Dauninum  -  fr.  Damanins  -  Damanins  di 
S.  Giorgio  della  Richinvelda. 

1204  -  in  villa  Domanisii  (J.)  ;  1268  -  illud  quod  habebat  in 
Domanisio  (B.  v.  465)  ;  1300  -  in  Demonins  (Th.  245). 

Dominarum  Castrum  -  fr.  Dumblans  -  Pradumbli  di  Prato 
Gamico,  castello  distrutto. 

(Grassi,  Notizie  sulla  CarniaJ. 

Donalus  (S.)  -  S.  Donato  -  chiesetta   fra  Udine  e  Cividale, 
riva  sinistra  del  Torre. 

1280,  29  maggio  -quod  a  cruce  que  est  in  via  que  ducit  de 
Givitate  ad  Utinum  versus  S.  Donatum  (AB.). 

Dornazacum.  V.  Dernazacum. 

Dourava.  V.  Aiirava. 

Dramsa,  Dransan  -  forse  scorrezione  di  Branzan.  V.  Braz- 
zanum. 

1176  -  Petolan  et  Dransan  et  Sebredan  (B.  v.  136);  1201  - 
villa  que  dicitur  Dramsa  (Rubeis,  642). 

Bravano.  V.  Aurava. 

1268  -  quod  habebat  in  Cosa,  Dravana,  et  in  S.  Georgio  (B. 
V.  465). 

Tomo  VU,  Serie  V.  152 


—  1180  — 
Dresnizza,  Dresinza  -  slavo  Drezenca  -  Presenza  di  Capo- 
retto. 

1300  -  in  Dresnizza  (Th.  120);  1377  -  in  centrata  Dresinze 
(Th.  1328). 

Duinum.  V.  Diuvinum. 
Duo  Basilice.  V.  Basilice. 
Durdago.  V.  Dardagus. 

1184  -  in  villa  de  Durdago  (Dg.  98). 

Ecclesia  nova  -  Chiesa,  sulla  riva  sinistra  del  Tagliaraento, 
ora  scomparsa. 

1182  -  Ecclesiam  novam  cum  curte  (M.  Sesto). 

Edago,  Adago  -  fr.  Règhene  -  Reghena;,  fiume  che  mette  in 
Lemene.  V.  Reghena. 

888  -  aqua  que  dicitur  Edago  (alias  Adago)  decurrit  ex  una 
parte,  Leminar  ex  alia  (J.). 

Edra  -  fr.  Ledre  -  Ledra,   fiume  del  campo  di  Gemona  - 
V.  Idria^  Ledra. 

1294  -  supra  ripam  aque  Edre  juxta  Ziman  (J.). 

Egidius  (S.)  -  S.  Egidio  a  nord  di  Aquileja. 

1211,  9  maggio  -  Hospitale  vetus  S.  Egidii  in  Levata  ;  1247  - 
Hospitale  S.  Egidii  (B.  v.  410)  ;  1249  -  Hospitale  novum  funda- 
vit  prope  stratam  Aquilegie  civitatis  (R.  667)  ;  1298  -  quare  non 
starent  pauperes  in  hospitali  S.  Egidii  (AB.  -  B.  v.  541). 

Elecium  -  fr.  Die^,  Diezz,  Liezz  -  Illeggio  di  Tolmezzo. 
V.  lUeggium. 

1000  (circa)  -  Glemona,  Elecium  Juliuni  f  R.  Iteti.  Script. 
XVII,  28). 

Eliseus  (S.).  V.  S.  Heliseus. 

Empons.  V.  Impones. 

Enemontium,  Eneraum  -  fr.  Enemonz  -  Enemonzo. 

1000  (circa)  -  Gortuin,  Enemum  (R.  It.  Script.  XVI,  28). 


—  1187  — 

Knlcssanum  -  fr.  Entesàn  -  Entesano  di  Colloredo. 

1290  -  mansum  unum  de  Entessano  (Rotolo  Colloredo). 

Erba  secca,  Erbaseka,  Herbasicca  -  villa  scomparsa  nel  di- 
stretto di  S.  Vito  o  di  Oderzo. 

1182  -  Herbasicca,  Mures,  Belveder  (M.  Sesto);  1219  -  in  vil- 
la de  Erba  secca  (J.)  ;  1220  -  de  facto  ville  Erbaseke  (J.);  1291, 
6  marzo  -  in  Meduna  in  loco  qui  dicitur  Herbaseca  (Fr.  Na- 
sutti  Not.). 

Faedis,  Fageda,  Fagedis,  Pagete.  Phagedis  -  fr.  Faelis,  Fae- 
dis  -  Faedis. 

1000  (circa)  -  Pagete  (R.  It  Script.  XVI,  28);  1025-  unam 
turrim  seu  fortilium  prò  benefìcio  ville  de  Faedis  .  .  .  inter  lo- 
cum  Soffumbergi  et  Marchionatum  Attimis  (M.  Cod.  Dipi.);  1100- 
1200-  Cunigunda  de  Fageda  (B.  v.  79);  1166  -  Warnerus  de 
Faedis  (R.  592);  1169  -  Herbordus  de  Fagedis  (M.)  ;  1186  - 
Wernerus  de  Fagedis  (R.  632);  1192  -  Ecclesiam  de  Faedis 
(B.  IV)  ;  1229,  23  febbraio  -  Cremelino  de  Phagedis  (AB);  1261 
-  Actum  apud  Fagedis  sub  Tilea  ante  S.  Petrum  (J.  Pergam)  ; 
1270  -  silva  de  Colle  lalto  de  Fagedis  (J.);  1294-  intraverunt 
villam  Fagedis  (Cronaca  Giuliano  -  Cod.  Istriano). 

Faganea,  Fagangia  -  fr.  Feàgne  -  Fagagna. 

983  -  quinque  castella  que  propria  ipsius  Ecclesie  sunt  ^Bu- 
gia, Fagagna,  Groang,  Udene,  Bratta  (Capp.  Vili,  144);  1000 
(circa)  -  hec  oppida .  .  .  Pannonium,  Faganea,  Varianuni  (R.  It. 
Script.  XVI,  28)  ;  1202  -  advocatiam  in  Fagangia  (J.)  ;  1230  - 
in  villa  Faganee  (Th.  174);  1230  -  Castrum  antiquum  situm  in 
Faganea  (Th.  62);  1247  -  Plebs  de  Faganea  in  Archidiaconatu 
superiori  (B.  v.  407);  1255  -  in  territorio  Faganee  (Th.  308); 
1296,  9  giugno  -  apud  Faganeam  ante  turrim  in  castro  (AB.)  ; 
1299  -  prò  eo  quod  obsederaut  Dolgionum  castri  de  Faganea 
(Camerarii  Udine  -  AB.). 

Fagedis.  V.  Faedis. 
Faglines,  Faglinis. 

1182  -  Faglines  (M.  Sesto) ,  1242  -  Actum  in  Fagline  in  domo 


—  1188  — 

Pugeti  Furati  D.  Abbatis  de  Sexto  (J.);  1298,  12  agosto  -  Fa- 
glinis  (AB.). 

Fagnicula,  Fangigula,  Faingula  -  fr.  Fagnigule  -  Fagnigola 
di  Azzano  decimo. 

1182  -  Fagniculam  (M.  Sesto);  1252  -  de  Fangigula  (J.  Rotolo 
Sesto);  1298,  12  agosto  -  Faingula  (AB.). 

Fagognago.  V.  Faugnatium. 

Faidas^  Faydas  -  località  presso  Aquileja? 

1031  -  cum  illa  terra  qua  vocatur  Piuli  et  Faidas  (Cod.  Istr.); 
1041  -  Faydas  (Gapp.  Vili,  75)  ;  1174  -  locum  ubi  Monasterium 
vestrum  (<)  situm  est  cum  .  .  .  terra  que  vocatur  Piuli  et  Fai- 
das (B.  IV). 

Famulorum  Flumen.  V.  Flumen. 
Fanilgan. 

1300  -  in  Fanilgan  juxta  locum  post  Montemfalconem  (Th.  111). 
Fauna,  Fanas,  Phana  -  fr.  Fané  -  Fanna  di  Maniago. 

924  -  signum  Antoni  de  Fanas  (J.);  1140  -  Wernberus  de  Fa- 
na  (Zahn,  190);  1153  -  in  Episcopatu  Concordie  Ecclesiam  S. 
Martini  in  Phana  (Dg.  105);  1184  -  castellare  unum  in  plebe  de 
Fana  (Dg.  97);  1219  -  in  territorio  et  districtu  Fané  (Dg.  363); 
1250  (circa)  -  mansus  in  Fauna  (B.  v.  78). 

Farla,  Furlana  -  fr.  Farle  -  Farla  di  Majano. 

1147  -  Gonradus  de  Farla  (Gapp.  Vili,  204)  ;  1199  -  Gotopol- 
dus  de  Farla  (B.  IV);  1275  -  m  Farlana  (Th.  188);  1290  -  de 
Farla  (Rotolo  GoUoredo). 

Farra,  Fara  -  fr.  Fare  -  Farra  di  Gradisca. 

763  -  casas  in  Farra  juxta  Turionern  (R.  338);  963-67  -  ca- 
strum  quod  vocatur  Farra  (J.  -  Gapp.  VIII,  143);  1184  -  villani 
de  Farra  cum'  adiacentibns  villis  (B.  v.  138);  1190  -  in  capi- 
tulo  de  Plebe  de  Farra  (B.  IV)  ;  1202  -  de  advocatia  de  Fara 
semper  fuit  contentio  (B.  v.  307);  1270  -  in  villa  Farre  (Th.  131). 

(1)  Delle  monache  d' Aquileja  a  Monastero. 


—  1189  — 

Faugnatium,  Faunianum,  Fagognago,  Favignaccum,   Fgu- 
gnacum  -  fr.  Faugnà  -  Faugnacco  di  Martignacco. 

1229  -  Leonardus  de-  Fauniaco  (M.  Aquil.  Mon.);  4266  -  Leo- 
nardiis  de  Feugnaco  (Capp.  VIIF  310  bis)  ;  1276  -  Leonardus 
de  Faiignatio  (Dg.  133);  1285  -  de  Fagognago  (Cod.  Istr.);  1286 
-  de  Favigna^co  (Cod.  Istr.). 

Favoxellum  -  Favisella  presso  Cividale. 

1245  -  umim  molendinum  situm  in  Favoxello  extra  villani  por- 
te ambrosiane  (M.  S.  M.  V.  263). 

FavuUes  -  fr,  Faùis,  Favuis  -  Fauglis  di  Gonars. 

1200-40  -  De  FavuUes  (Rotolo  Frangipane). 

Fela  -  fr.  Fele  -  Torrente  Fella. 

1286  -  ab  aqua  Fele  usque  ad  Hospital  e  (R.  771). 

Felas.  V.  Fellas. 

Felet  -  fr.  Felett  -  Felelto-Umberto. 

1293,  13  luglio  -  in  loco  qui  dicitar  Felet  infra  terram  douii- 
narum  S.  Quirini  (Fr.  Nasutti  Noi.)  ;  1300  -  in  villa  de  Feleto 
(Th.  92). 

Fcletas,  Felettis,  Felletas  -  fr.  Felèlis,  Felettis  di  Bieinicco. 

1031  -  usque  Feletas  et  usque  Bicinis  (B.  v.  94);  1184-  Fel- 
letas (B.  V.  138)  ;  1275,  13  luglio  -  Felettis  (AB.)  ;  1290  -  De 
Feletis  (B.otolo  Colloredo). 

Felix  (S.). 

1190  -  paludem  que  est  post  S.  Felicem  (B.  v.  261). 

Fellas,  Felas,  Fellis  -  fr,  Fielis  -  Fielis  di  Zuglio. 

1176  -  villani  de  Fellas  in  monte  S.  Petri  (B.  v.  136)  -  Fe- 
las (Capp.  Vili,  250);  1209  -  Felas  (AB.);  1290,  14  ottobre  - 
Fellis  (AB.) 

Felironum  -  fr.  Fellròn  -  Feltrone  di  Socchieve. 

1300  -  Hermannus  Notartus  de  Feltrono  de  Carnea  (,!.);  1366 
^  de  Foltrono  de  Carnea  (Th.  1299). 


—  'Ji90  — 
Ficaria. 

1015  -  herbaticum  . .  .  per  Ficariam  et  Petram-lìctam,  nec  non 
per  Clusas  de  Venzon  (Gapp.  Vili,  151). 

Firmanum  -  fr.  Firmari  -  Firmano  di  Premariacco. 

1260  -  Zuttone  de  Firmano  (M.  S.  M.  V.  II,  47);  1280  -  in 
prato  ville  de  Firmano  (M.  Cella  Cividale). 

Fiumesellum.  V.  Fkimesellum. 

Flagonia,  Flagunea  -  fr.  Flauigne  -  Flagogna  di  Forgaria. 

1200  (circa)  -  D.  Helica  de  Flagonia  (M.)  ;  1210  -  D.  Henricus 
de  Flagunea  (B.  IV);  1255  -  Goram  D.  Asqnino  de  Flagonea 
(M.  S.  M.  V.);  1290,  21  febbraio  -  sub  monte  castrorum  Flago- 
nee  (AB.). 

Flaibanum,  Flaybanum,  Fiavianum  (')  -  fr.  Flaiban  -  Flai- 
bano  di  S.  Odorico. 

1068-1077  -apud  Flaibanum  (B.  v.  75);  1257,  6  novembre  - 
Federigo  de  Flaibano  (AB.)  ;  1268  -  decimam  ville  Flaybani  (B. 
V.  465);  1281,  8  maggio-  in  Flaibano  (AB.). 

Flambrum^  Flambrium,  Flamber,  Castellutum  (^)  -  fr.  Flùm- 
bri,  Ciastellutt  -  Flambro  di  Talmassons. 

1126  -  Plebs  de  Flambrio  (B.  IV);  1170  -  Henricum  de  Fam- 
ber  (B.  IV)  ;  119C  -  Flambrum  (B.  v.  260)  ;  1200-1300  -  Gastel- 
lutum  alias  dictum  Flambrum  inferius  (Th.  14);  1247-  Flam- 
brum -  Plebs  in  Archidiaconatu  inferiori  (B.  v.  409);  1258,  5 
luglio  -  Gastrum  et  villani  inferiorem  de  Flambrio  (AB.)  ;  1286, 
20  marzo  -  Gastaldi©  in  Flambro  (AB.);  1297,  6  aprile  -  in  villa 
Flambri  de  subtus  (AB.). 

Fiavianum.  V.  Flaibanum. 

Flojamim,  Flojana  -  Fleana  di  Cormons?  o  Fogliano  di  Mon- 
falcone  ?  V.  Foglanum. 
1188  -  Bertoldus  de  Flojano  (R.  634)  ;  1256,  18  gennaio  -  via 

(1)  Nel  1505  nelle  vicinanze  di  questo  paese  fu  trovata  una  tegola 
romana  portante  l'iscrizione:  Q.  Cecilìi  Flaviani  (Bianchi,  Aquileja). 

(2)  Il  Pirona  aggiunge  Nibligo. 


—  1191  — 

publica  qua  itur  versus  Flojanam  usque  Corniz  (AB.);   i275  - 
fratres  de  Flojana  (God.  Istr.). 

Floreanus  (S.),  S.  Fìorus,  Forforgianuai,  Forforianum  - 
fr.  Fraforeàn,  Farforèan  -  Fraforeano  di  Ronchis  di 
Latisana. 

888  -  Curtis  de  Vico  Leonum  (oggi  Leonisce)  cum  cella  S.  Flo- 
reani  (J.);  1426  -  duas  plebes  illam  de  Tisana  et  alteram  de 
S.  Floro  (B.  IV);  1130  -  Actum  in  atrio  Ecclesie  S.  Floriani 
(R.  614);  1180  -  Plebes  de  la  Tisana  et  de  S.  Floro  (Ughelli, 
V,  1129);  1275  -  in  villa  de  Forlbriano  (Th.  170;;  1290  -  de 
Forforgiano  (^)  (Rotolo  Colloredo). 

Flumen,  Flumen  Famulorum  -  fr.  Vile  di  Flum  -  Fiume 
di  Pordenone. 

1182 -Flumen  (M.  Sesto);  1190  -  de  vassalatico  Valfredi  de 
Flumo  (B.  IV);  1236,  aprile  -  Famulorum  Flumen  (AB.);  1248, 
7  ottobre  -  de  villa  Fluminis  que  dicitur  villa  Famulorum  (AB.  - 
Dp.);  1272  -  Henric  de  Funi  (Cronaca  Canal,  305)  ;  1285  -  ho- 
mines  et  Comune  de  Flumo  (Note  alla  Cron.  Canal). 

Flumignanum  -  fr.  Flumignàn  -  Flumignano  di  Talmassons. 

1256,  23  agosto  -  de  Flumignano  (AB.)  ;  1290  -  de  Flumigna- 
no (Rotolo  Colloredo). 

Fltimisellum,  Fiiimesellum  -  fr.  Flumisèll  -  Fiumicello  di 
.  Cervignano. 

1174-Mathias  de  Flumisel  (M.  Cod.  Istriano);  1184  -  Hen- 
ricus  de  Fiumisello  (  Capp.  Vili,  262  -  R.  631);  1211  -  apud 
Flumicellum  (J.)  ;  1247  -  Flumisellum  Plebs  (B.  v.  409);  1254- 
in  Flumisiel  (M.);  1300  -  in  villa  Flumiselli  (Th.  26);  1328,  2 
luglio  -  in  flumine  Lisontii  veteris  penes  Flumesellum  in  loco 
ubi  dicitur  Sancta  Crux  (AB.). 

Fochatus  (S.J.   V.  S.  Advocalus  -  fr.  S.  Foche,  S.  Avoca  - 
S.  Foca  di  S.  Quirino. 
762  -  curte  in  Sancto  Focato  (R.  338)  ;  888  -  Curtis  de  S,  Fo- 

(1)  Potrebbe    essere  anche  S.  Floreano  presso  Buja. 


—  1192  — 

.    cato  (J.);  1189  -  S.  Fochatus  (Dp.)  ;  4295  -  Johannes  Presbiler 
de  S.  Focato  (J.). 

Foglanum  -  Fogliano  di  Monfalcone. 

•4371,  settembre  -  de  transita  seu  Zopo  qnod  est  super  aqua 
Isontii  super  locuixi  qui  dicitur  de  Foglano  (Th.  1267). 

Folianum. 

963  -  in  Foliano  (jur.  Sesto)  (J.). 

Fontana  -  in  quel  di  Cividale  ?  Fontana   di  Fiumicello  o 
Fontana  di  Sappada  ? 

1143  -  in  Comitatu  Forojulii  in  loco  Fontana  et  in  Civitate 
(J.)  ;  1163  -  Gerardus  de  Fontana  (J.). 

Fonlanabona,  Fcus  bonus,  Bonus  fons-fr.  Fontanebuine  - 
Fontanabuona  di  Pagnacco. 

1136  -  Johannes  de  Fontanabona  (Regesti  Carintiani);  1166- 
Conradus  de  Fontebono  (Reg.  Carint.)  ;  1170  -  Conradus  de  Fon- 
tanabona (B.  IV);  1176  -  Bertucius  de  Bonofonte  (B.  IV  -  B.  v. 
153);  1176  -  Chuonradus  de  Fontebono  (Gapp.  Vili,  248);  1192 
-  Dietricus  de  Fontebono  (Dg.  60)  -  de  Bonofonte  (Dg.  142); 
1214  -  Luvisinus  Henrici  de  Fontebono  (Zahn);  1215-  D.Udi- 
na de  Funtebono  (M.  S.  M.  V.  Il,  14);  1256  -  Wilgdmus  de 
Fonte  bono  (M.)  ;  1259  -  in  loco  qui  dicitur  Visinal  prope  Fon- 
lem  bonum  (Th.  397). 

Fontana  Priula  o  Briula.  V.  Prktla  Fontana. 
Fontana  viva. 

1190  -  Ferrarius  de  Fontana  viva  (B.  IV). 

Foramen  -  fr.  Foràn  -  Forame  di  Attimis. 

1296  -  in  villa  de  Foramine  (IV)  ;  1300  -  castrum  de  Fora- 
raine  (Th.  286). 

Forforgianum.  V.  S.  Florus. 

Forgaria,  Forgiaria ,  Furgaria,  Castruni  Raymundi  -  fr. 
Folgiarie  -  Folgaria  di  Spilimbergo. 

1000  (circa)  -  Regunia,  Furgaria  (  R.  It.  Script.  XVI,  28); 
1247  -  Plebs  de  Forgaiia  in  Archidiaconatu  superiori  (B.  v.  409;; 


—  4193  — 

1264 -in  Forgarya  (Th.  346);  1277  -  Jugalpertus  de  Forgiarla 
(B.  V.  489);  1288,  19  aprile-  obsederunt  et  combusserunt  Ga- 
struin  Forgarie  (AB.);  4291  -  Blarisius  de  Forgaria  sive  de  Ca- 
stro Raymundo  (J.). 

Formianum,  Formiiim  ?  (') 

1292  -  Stephanns  de  Formiano  (Dp.). 

Fornalls,  Fornatium  -  fr.  Fornalis,  casali  in  Darnazacco  di 
Cividale. 

1215  -  castenetum  unum  in  Fornalis  (J.)  ;  1257  -  mansus  de 
Fornalis  (M.  Givitatensia)  ;  1270  -  in  Fornatio  (Th.  131). 

Forno  -  fr.  Fors  -  Forni  Avoltri  o  Forni  di  Ampezzo  ? 
V.  Furnum. 

778  -  villam  unam  que  sita  est  in  Montanis  que  dicitur  For- 
no (R.  Dissertationes,  292). 

Fortis,  Fmiis  -  fr.  Jof  Fuart  -  Monte  Vischberg  della  ca- 
tena fra  Dogna  e  Raccolana. 

1072  -  in  loco  qui  Fortis  (alias  Furtis)  appellatur  (Madrisio, 
262);  1084-  in  loco  qui  Fortis  dicitur  (J.)  ;  1091  -  qui  Fortis 
appellatur  (Capp.  Vili,  195);  1136  -  in  loco  qui  Fortis  dicitur 
(Gapp.  YIII,  199);  1228  -  in  loco  qui  dicitur  Fortis  (B.  v.  168); 
1289  -  a  rivo  Giguli  usque  ad  montem  qui  dicitur  Fortis  et  ab 
ipso  ad  montem  Moltasii  eundo  ad  montem  qui  dicitur  Mosaniz- 
ze  .  . .  deinde  Moltasium  eundo  per  montem  qui  dicitur  Fortis 
(Gonfmi  Moggio  -  R.  Barnaba,  YIII,  26). 

Fori  Julii  Civitas.  V.  Civitas  Austria.   ^ 
Forojuiiaiium  castrum.  V.  Civitas  Austria. 
Forum  Juiium  Carnorum.  V.  Juliense  Castrum. 
Forumjuliiim.^  Patria  Forijulii  -  fr.  Friul  -  ted.  Friaul-  frane. 
Frioul  -  slavo  liasko  -  Friuli,  Patria  del  Friuli. 

610  (circa)  Gisulfus  Forojulanus  dux  (Paolo  Diacono)  ;  723  - 
contra  Forojuliensem  Antistitera  (Troya,  460)  ;  762  -  in  fmibus 
Forojulianensibus   (R.  336);    787  -  Dux  Henricus   dominabatur 

{\)  Secondo  il  Ciconi,  pag.  9i,  Fonnium  sarebbe  Risano, 
'lom»  VII,  Serie  V.  153 


—  1194  — 

partibus  Forojulii  circa  Liquentie  flunìen  (l\radrisio,  198);  788  - 
Marchiani  Forojuliensem  (R.  361);  792  -  si  veniet .  .  .  partibus 
Forojuliensibus  (R.  361);  792  -  si  veniet  .  .  .  partibus  Foroju- 
liensibus  (R.  361);  799  -  in  territorio  Forojuliense  (Archiv.  Fra- 
ri,  Consultori  in  jure,  fase.  345)  —  Dux  Forojulianorum  . . .  ju- 
xta  Tharsicam  Liburnie  civitatem  insidiis  civiuni  oppressus  est 
(Reginone  in  Perz,  I,  pag.  562);  807  -  in  Comitatu  Foro  Julii) 
(Bibl.  S.  Daniele,  Fontanini,  voi.  75,  pag.  579);  809  -  quidquid 
Haio  Comes  in  territorio  Forojuliense  habere  videtur  dedit  filio 
suo  nomine  Alboino  (J.  copia);  819  -  Cudolach  Dux  Forojulien- 
sis  febre  correptus  in  ipsa  Marcha  decessit  (R.  398)  ;  824  -  In 
fìnibus  Furiolensis  (J.  copia)  ;  828  -  Baldricus  Dux  Forojulen- 
sis  .  .  .  honoribus  . . .  privatus  est  ;  et  Marcha  cj^uam  solus  tene- 
bat  inter  quatuor  Comites  divisa  est  (R.  399)  ;  831  -  in  terri- 
torio Forojulensis  (J.  copia)  ;  840  -  in  fìnes  Forojulianos  (Cod. 
Istr.);  855  -  Aquilegensis  sive  Forojulensis  Antistes  (Cod.  Istr.); 
904  -  in  comitatu  Forojulensi  (id.  id.);  921  -  in  Comitatu  Foro- 
iuliano  (id.  id.)  ;  923  -  Clusas  de  Abinciones  que  pertinent  de 
Mascha  Foro  Julii  (Piloni,  Historia  di  Belluno);  929  -  in  Co- 
mitatu Forojuliense  (Cod.  Istr.)  ;  960  -  in  territorio  Forojulien- 
se (J.)  ;  963  -  in  Comitatu  Foro  Julii  (id.)  ;  1001  -  Werichen 
comes  Comitatus  Forojulii  (id.)  ;  1005  -  in  Comitatu  Forojulii  in 
loco  qui  dicitur  Sextus  (id,)  ;  1015  -  in  comitatu  Forojuliensi 
(Gapp.  Vili,  151);  1129  -  quamdam  sylvam  in  pago  Forijulii  in 
comitatu  Varienti  comitis  (Capp.  Vili,  165-66)  (Dp.)  ;  1053  -  Fo- 
rojuliensis  Antistes  tantummodo  fmibas  Longobardorum  esset 
contentiis  (R.  529)  ;  1056  -  Prediura  nomine  Naunzel  in  pago 
Forojulii  et  in  Comitata  Ludovici  comitis  situm  (Dp.)  ;  1057- 
quidquid  visus  suiB^liabere  in  Comitatu  Friulalensi  (R.  560)  ; 
1062  -  in  comitatu  TTOrojuliensis  (Stumpf,  Ada  Impern)  ;  1077 
-  Comitatum  Forojulii  (Gapp.  Vili,  191);  1084  -  in  Provincia 
Forojuliana  (J.)  ;  1094  -  in  Comitatu  Foro  Julii  (id.)  ;  1094  -  po- 
puli .  .  .  Forojulienses  (Stumpf,  Acta  Imperli)  ;  1102  -  in  Comi- 
tatu Forojuliensi  (Cod.  Istr.)  ;  1103  -  infra  Comitatum  Foro  Ju- 
lii (J.);  1106  -  infra  Comitatum  Forojulii  (R.  609);  1126  -  in 
Comitatu  Forojulii  (B.  IV);  1130  -  in  Comitatu  Forojulii  (R. 
612);  1133  -  Comitatus,  Marchiani  et  Ducatum  (B.  IV)  ;  1143- 
in  Comitatu  Foro  Julii  in  loco  Fontana,,  et  in  civitate  et  in  Pa- 
sago  et  in  S.  Vito  (J.);  1154  -  populi  .  .  .  Forojulienses  (Stumpf, 
Acta  Imperili;  1161  -  in  Comitatu  Forojuliensi  (B.  IV);  1161 


—  1105  — 

-  in  tote  Ducala  Sedis  Pati'iarchalis  (J.)  ;  1180  -  Ducatus  et 
Gomitatus  Forijulii  (R.  619);  1190  (circa)  -  Albertus  Comes  Fo- 
rojuliensis  (R.  552);  1193  -  ducatiuji  Fori-Julii  (Stumpf,  Ada 
Imperiij ;  1197  -  populi  .  .  .  Forojulienses  (id.  id.1;  1204  -  in 
Provincia  Forumjulii  (Muratori,  Antichità  estensi,  voi.  I,  379); 
1208  -  Ducatum  Forijulij  (B.  IV);  1209  -  Ducatum  Forijulii 
(AB.)  ;  1214  -  Ducatum  aut  Comitatura  Forijulii  (AB.  -  Codice 
Istr.);  1220  -  Ducatum  et  Comitatum  Forijulii  (J.);  1222  -  in 
loto  Ducatu  Aquilegensis  Patriarcliatus  (Cod.  Istr.);  1254  -  in- 
fra Ducatum  Patriarchatus  Aquilegensis  (Cod.  Istr.);  1270  -  Ter- 
le  Forijulii  Capitaneus  generali^  (J.)  ;  1270,1  maggio  -  Capita- 
neus  qui  electus  est  per  lioraines  Patrie  Forijulii  (AB.);  1273  - 
Terre  Forijulii  vicarium  generalem  (Dp.);  1277  -  per  terram  et 
districtum  Fori  Julii  (Cod.  Istr.);  1285  -  infra  Ducatum  Patriar- 
chatus Aquilegensis  et  Forijulii  (Cod.  Istr.)  ;  1297  -  secundun? 
consuetudinem  Patrie  Forijulii  (R.  Barnaba,  VIII,  149);  1307, 
14  febbraio  -  ire  debeat  extra  terram  Foiijulii,  scilicet  ultra 
aquaui  Liventie,  Lusincii,  Poltaybe,  et  Montem  Crucis  (J.). 

Fossa  gallo  -  corso  d'  acqua  nel  Distretto  di  S.  Vito  ? 

986  -  cum  omnibus  rivulis  vel  fluminibus  in  ipsa  sylva  fluen- 
tibus  . . .  Tango,  Fossa  gallo,  Regena  cum  lacu  (Dg.  87). 

Fossalta  -  Fossalta  di  Portogruaro. 

1166  -  Uhicus  de  Fossalta  (M.  Cod.  Istr.)  ;  1184  -  Curtem  et 
plebem  de  Fossalta  (Dg.  97,  98);  1191  -  Hengelmarus  de  Fos- 
salta (B.  V.  268);  1209  -  Placitum  de  Fossalta  (Dg.  127);  1292, 
6  marzo  -  in  busco  ultra  Fossaltam  (fr.  Nasutti  Not.). 

Fossamulamim,  Fossa  Mularum  -  nel  territorio  di  Mediina. 

1295  -  in  territorio  Fossamulani  de  districtu  Medune  (Th.  136), 
1321  -in  villa  Fossa  Mularum  (;Th.  1191). 

Fossa  Pluba,  Bluba  (^)  -  Fossabiubba  di  Mansoè  d'Oderzo. 

1219  -■  usque  ad  Cicanam  ef  Fossam  Plubam  (AB.);  1346  - 
in  Fossa  Bubla  (Th.  1204). 

Fossa  Savnnorn,  presso  Savorgnano  di  S.  Vito? 

888  -  usque  ad  Fossam  Savonaram  atque   Corbolam  (J.). 

(1;  In  villa  de  Foi5abluba  Cavolani   (^Th.  7). 


—  d196  — 

Francinìcum  -  Francenigo  di  Gajarine. 

1221  -  castrum  Brugnarie  cum  suis  pertinentiis  exceiitis  vil- 
lis  de  Francinico,  de'  Campo  Giron,  et  de  Pois  (AB.). 

Frascarius,  Fracaxius  Pratus  -  a  mezzodì  di  Ajello  ? 

1139  -  a  Prato  Frascario  usque  ad  Calvenzan  (M.)  ;  1174  - 
a  Prato  Frascario  (Fracaxio)  usque  ad  Claventiam  (B.  IV). 

Fraseneda  -  fra  il  Lemene  ed  il  Livenza. 

1279,  1  settembre  -  duas  presas  nemoris  in  confinibus  Anconi 
in  ora  que  dicitur  la  Fraseneda  (AB.). 

Frasenedum. 

1184  -  villani  de  Frasenedo  et  exinde  usque  ad  mare  (Dg.  98). 

Frala  -  ir.  Frate  di  Puart  -  Fratta  di  Portogruaro. 

1050  -  Castrum  de  Frata  (Dg.  238);  1170  -  Henricus  de  Frata 
(R.  605)  ;  1192  -  excepta  Concordia  et  inferiori  Frata  (Dg.  141); 
1243  -  totani  terram  quam  habemus  Frate  que  est  a  fovea  ve- 
teri  usque  ad  terram  S.  Leonardi  de  Prato  (Dg.  229). 

Fratta  (*),  fiume  che  da  Monfalcone  mette  al  Porto  di  Pan- 
zano. 

1293,  16  gennaio  -  unum  molendinum  situm  in  Uurnine  Fratta 
in  palude  Marcilgana  (Fr.  Nasutti  Not.). 

Frattina,  Frattinis  -  fr.  Fratine  -  Frattina  di  Pravisdomini. 

1214  -  Morandus  de  la  Frattina  (AB.)  ;  1272  -  Tartars  de  la 
Fratina  (Gron.  Canal,  305)  ;  1277  -  D.  Tatterus  de  Frattinis  (No- 
te alla  detta  Cron.)  ;  1296  -  juxta  la  Frattinam  in  villa  que  di- 
citur la  Villarza  (Th.  151). 

Frizanum. 

1166  -  Sigard  de  Frizano  (M.  o.). 

Furgaria.  V.  Forgaria  e  Sumariva. 

Fiirnel^  Furnellum  -  Fornelli  presso  Torre  di  Zuino. 

1106  -  de  Furnello  (R.  610);  1175  -  in  Furnel  duos  uiansot. 
(\)  Da  Fracta,  rolla  di  fiume. 


—  ]iQl  — 

(B.  IV);  1193  -  in  Furnol  (brano  di  docimiento  in  cojna  Aixlci- 
vio  Portis,  ora  M.). 

Fumila,  Furnum,  Fihdìz  -  fr.  Fors  -  Forni  Avoltri  o  For- 
ni d'  Ampezzo  ?  V.  Forno. 

1000  (circa)  -  Furnus  (R.  It.  Script.  XVI,  28);  1136  -deci- 
ma de  Furniz  (J.);  1228  -  decimas  quoque  de  Furniz  (B.  v.  169); 
1247  -  Furnum  -  Plebs  in  Archidiaconatu  Carnee  (B.  v.  409); 
1254  -  in  territorio  Fumi  (Tli^,  300)  ;  1255  -  montem  ubi  con- 
structum  est  castrum  de  Fumo  (Th.  386). 

Fnrtis.  V.  Fortis. 

Fusea,  Fiiseia  -  fr.  Fusèe  -  Fusea  di  Tolmezzo. 

1015  -  decaniam  in  Fuseia  (Capp.  Vili,  148);  1241,  21  ago- 
sto -  decaniam  in  Fuseja  (AB.);  1300  -  in  villa  Fusee  (Th.  176). 

Fuslrech^  Fustrich. 

1089  -  montem  Lanachs  et  apiid  Frustrecli  quidquid  possedit 
(Cod.  Istriano);  1228,  luglio  -  apud  montem  Lans  et  apud  Fu- 
stric  (AB.). 

Gahria  in  Castaldia  Tulmini. 

1294,  10  dicembre  -  in  villa  de  Gabria  (Th.  84). 

Gabrielis  (S.  G.  mons)  -  monte  presso  Rosazzo. 

1211  -super  proprietate  montis  S.  Gabrielis  iuxta  Rosati um  (J.); 
1267,  8  novembre  -  supra  montem  S.  Gabrielis  (Perg.  Puppi). 

Gaf\  Gapb,  Gyaf  -  località  presso  Cividale. 

1267  -  extra  Portam  Broxianam  prope  locum  qui  appellatur 
Gaf  (M.  S.  M.  V.  273);  1273-  in  loco  qui  dicitur  Gaph  super 
ripam  Natisse  ac  prope  viam  publicam  (M.  S.  M.  V.  277);  1309 
-  Matia  de  Gyaf  in  loco  qui  dicitur  Cavo  (id.  289). 

Gaiiim,  Gayum.  V.  Sajmn  -  fr.  Giaj  -  Gajo  di  Spilimbergo. 

1174  -  decimas  de  Gayo  (J.);  1182  -  Gaium  (M.  Sesto)  ;  1184  - 
Plebem  de  Gajo  (Dg.  98)  ;  1204-  in  villa  Baseglie  et  Gaii  (.!.;; 
1275  -  in  Gayo  (Th.  208). 


-   4498  — 

Galarias,  Gallarianum,  Galeryanum  -  fr.  Gialarian  -  Galle- 
l'iano  di  Lestizza. 

1256  -  in  Galeryano  (Tli.  441);  1274  -  Arinauia  in  Galavias 
(Th.  148);  1275 -in  Gallariano  (Th.  210);  1300-  in  Galleria- 
nò  (Th.  235). 

Galigo^  Galginolum  -  località  presso  Aqiiileja. 

974  -  in  Galigo  .  .  .  partiri^in  territorio  Aquileje  pt  in  Mari- 
no Termino  (God.  dipi.  Istr.);  1298,  gennaio  -  Il  Patriarca  affitta 
diritto  di  pesca  presso  Aquileja  entro  i  confini  :  ponta  Galginoli, 
rivus  Bellus,  contrata  que  dicitur  Medrole  (Gio.  de  Lupico  Not.). 

Galomtm,   Gallianuai,  Gelgian,  Gaglianum  -  fr.  Geàn  -  Ga- 
gliano di  Cividale. 

1103  -  Gelgian  (T.)  ;  1192  -  Ecclesiam  de  Galliano  (B.  IV); 
1200  -  in  villa  Gallani  (M.  S.  M.  V.  II,  13)  :  1215  -  in  villa  Ga- 
lano (id.  14);  1252  -  in  tabella  de  Galano  in  loco  qui  dicitur 
Pratum  barono  (id.  15);  1253  -  apud  S.  Stephanum  in  Gallano 
(Gapp.  Vili,  309);  1299,  febbraio  -  in  Gagliano  (Th.  639). 

GaUis  -  Giais,  Gajo  ? 

1184  -  plebem  de  Gallis  (Dg.  98). 

Gallus  (S.).  V.  Mosacense  Monasterium. 
Galsiim.  Y.  Quals. 
Garst.  V.  Glarat. 

1176  -  a  monte  qui  dicitur  Garst  iisquc  ad  si  rafani  Ungarie 
(B.  V.  136);  1184 -a  monte  qui  dicitur  Garst  (id.  138). 

Gava.  V.  Gaf. 

1200  (circa)  -  una  vinca  in  Gava  (M.  S.  M.  V.  Il,  13). 
Gavonz  -  fr.  Giavons  -  Giuvons  di  Rive  d'  Arcano. 
1229  -  in  villa  de  Gavonz  dimidium  mansum  (M.  o.). 

Gay  -  Giai  di  Annone  Veneto. 

1295  -  in  bora  que  dicitur  Melon  vel  Gay  de  Anon  (Th.  136). 


-   1199  — 
Gayda  dolila  -  in  Udine,  vicinanze  B.  Aquileja. 

1278,  21  aprile  -  brayda  sita  in  loco  qui  dicitnr  Gayda  dotha  in 
strata  Aquilegie  (AB.). 

Gefira  -  monte  presso  Monfalcone. 

1300  -  decima  unius  mentis  qui  appellatur  Gefira  juxta  Mon- 
temfalconem  (Th.  111). 

Gelanum.  V.  Galaniim. 

1251  -  D.  Radi  de  Gelano  (M.  S.  M.  V.). 

Gelalo,  Gelatus  riviis  -  fr.  Riu  Gelat  -  Rio  Gelato  che  mette 
in  Ledra. 

1273  -a  prima  parte  Rivi  Gelati  (R.  Barnaba,  Vili,  126  t.); 
1278  -  firmante  a  prima  parte  Rivo  Gelato  (id.  119  t.). 

Gelnars  -  monte. 

1289  -  a  monte  Lanze  usque  ad  rivum  R.  Episcopi  Bamber- 
gensis,  deinde  ad  montem  Gelnars  et  usque  ad  Ludinum  (Conf. 
Moggio  -  R.  Barnaba,   Vili,  26). 

Gemurdum. 

1174 -in  Gemurdo  duos  mansos  (B.  IV). 

Georgica,  fontana,  secondo  il  Cornano,  nel  distretto  di  Mon- 
falcone. 
1040  -  fontanam  Georgicam  (Cod.  Istr.). 

Georyius    (S.)  -  S.  Vartius  -  fr.  S.  Guàrz,  Grusberg  -  S. 
Guarzo  di  Cividale.  V.  Vruspergum. 

1200-50  -  in  villa  de  S.  Georio  (M.  S.  M.  V.  II,  229);  1251  - 
1251  -  destrui  faciat  Castruni  montis  S.  Georgii  (J.)  ;  1259  -  in 
villa  S.  Georii  apud  quemdam  rivum  qui  dicitur  Putheus  (M. 
S.  M.  V.  II,  236);  1289  -  de  S.  Georio  (M.  Civitatensia)  ;  1337  - 
recordatur  a  pluribus  quinquaginta  annis  D.  Joannes  de  Villalta 
custodiebat  iestum  S.  Georgii  in  villa  S.  Georgii  sub  Uruspergo 
(M.  S.  M.  V.  II,  230);  1372  -  Villa  S.  Vartii  prope  Taizanum 
(Guglielmo  de  Venustis  Not.). 


—  1200  — 

Georgius  (S.)  -  fr.  San  Zorz  di  Spiliniberg  -  S.  Giorgio  della 
Richinvelda. 

4179  -  Plebem  S.  George!  (Dg.  122);  1268  -  in  S.  Geòrgie  (B. 
V.  465)  ;  1281,  maggio  -  dominium  et  garictum  Plebis  S.  Georgii 
de  Chosa  (AB.)  ;   1339  -  in  villa  S.  Georgei  de  Cosa  (Dg.  349). 

Georgius  (S.)  -  fr.  San  Zorz  di  Nojar  -  S.  Giorgio  di  Ne- 
ga ro. 

1031  -  villa  de  Garlinis  et  S.  Georgii  (B.  v.  94);  1176-  villam 
S.  Georgii  (id.  135);  1184-  villam  S.  Georgi  (id.  138). 

Gervasius  (S.)  apud  Maraniim. 

1296,  23  novembre  -  Investitio  territorii  de  supra  S.  Gerva- 
sium  apud  Maranuin  (Th.  805). 

Giasas  -  presso  Gemona  ? 

1299  -  in  villa  de  Giasas  (J.). 

Giay  -  fr.  Giùjs  di  Avian  -  Giais  d'  Aviano. 

1300  -  in  villa  de  Giay  (Tb.  134). 

Gigulus,  Rigukis  -  rivo  in  Carnia  ? 

1289  -  a  monte  de  Lanze  usque  ad  rivnm  Giguli  .  . .  usque  ad 
rivum  Rigalo  versus  summitatem  Strachizon  (Confini  Moggio  - 
R.  Barnaba,  Vili,  26). 

Giranum  -  Ghirano  di  Prato  di  Pordenone. 

1228,  20  maggio  -  usque  ad  nemus  alti  Girani  (')  et  usque 
ad  viam  que  vadit  de  Girano  ad  Portum  Bufaledi  (AB.). 

Glarat  -  monte  Guarda  ?  che  in  dialetto  resiano  vien  detto 
Ostrovachs. 

1070-1080  -  Moltascium,  Sardi,  Glarat  rnontes  (B.  v.  167). 

Glaste.  V.  Claste. 
Glazat  -  monte. 

1289  -  a  monte  Turesce  usque  Glazat  et  a  dicto  monte  de 
Glazat  usque  ad  monte  Lanze  (confini  Moggio  -  R.  Barn.  Vili,  26). 

1^1)  Bosco  ai   noni   di  CliiiMno. 


—  1204  — 
Glemina  -  Monte  Glemina  sopra  Gemona. 

1259  -  super   monten    Glemine    di   Glemona   (B.    lY)  ;   1268, 
18  febbraio  -  de  super  montem  Glemine  de  Glemona  (AB.). 

Glemona,  Clemun,    Glemona  (*)  -  fr.    demone  -  ted.  Cle- 
maun  -  Gemona. 

700  (circa)  -  in  Glemona  castro  (Paolo  Diacono);  1015  -  massa- 
riciam  in  Glemona  (Gappell.  Vili,  148);  1149  -  Data  demone  (B. 
IV)  ;  1190  -  Heinrich  de  Clemun  (Zahn,  695);  1213  -  in  Glemo- 
na (B.  IV);  1  agosto  -  in  Glemona  in  contrata  que  dicitur  Volarla 
(B.  LXIII);  1224  -  petiam  teri'e  sitam  Glemona  sub  castro  (M.  S. 
Chiara  Gemona);  1234,  8  ottobre  -  Hospitale  S.  Marie  de  Strata 
apud  Clemonam  (B.  LXIII,  2)  ;  1247  -  Plebs  de  Glemona  (B.  v. 
409);  1250,  16  settembre  -  Actum  in  Castro  demone  in  pallacio 
in  camera  que  olim  fuit  D.  Vulrici  (J.  Breviarium,  36  t.);  1254, 
12  gennaio  -  Glemone  in  Huvalia  (B.  LXIII);  1265,  maggio  -  in 
Glemona  in  loco  qui   dicitur  Pedreus  (AB.);  1270,  27  dicembre 

-  casale  situm  Glemone  sub  macellis  -  Actum  Glemone  in  castro 
D,  Mathie  (R.  Prampero)  ;  1275,  12  marzo  -  in  loco  dicto  Sivi- 
na  (Savina)  in  castro  Glemone  (R.  Prampero);  1292,  11  giugno 

-  super  lapidem  sextarii  in  foro  Glemone  (AB.)  ;  1296  -  Actum 
Glemone  in  castro  prnpe  puteum  (Codice  Istr.)  ;  1296,  9  giugno  - 
apud  Glemonam  in  castro  in  sala  Palatii  D.  Patriarche  (AB.);  1298 
Glemone  prope  Ecclesiam  S.  Ratine  (M.  S.  Chiara  Gemona). 

Gleres,  Gleris  -  fr.  Gleriis  -  Gleris  di  S.  Vito. 

1182  -  Gleres  cum  curte  (M.  Sesto);  1183  -  curtem  de  Gleris 
(Dg.  491)  ;  1225  -  in  Glerez  (M.  Sesto);  1252  (circa) -  Molendinus 
de  villa  Gleres  (J.  Rotolo  Sesto)  ;  1298,  12  ag.°  -  in  Gleriis  (AB.). 

Gloriosa  aqua  -  nelle  vicinanze  di  Teor  e  Campomolle  o  di 
Chions  ? 
1270  -  una  mola  cum. tota  molinarezza  in  aqua  Gloriosa  (AB.). 

Glujudracum.  V.  Lividracum. 

Godia,  Godig,  Gudig  (^)  -  fr.  Godie  -  Godia  di  Udine. 

1170  -  Wargiendus  de  Godig  (B.  IV)  -  Wariendus  de  Gudig 
(R.  605;;  1171  -  Varius  de  Godia  (B.  IV). 

(1)  Secondo  alcuni  il  Claudia  Emona  àQ\  Romani. 
1^1)  Secondo  Piiona  Colia. 
Turno  VII,  Sene  V.  154 


—  1202  — 

Gonarium^  Gonar,  Gonars  -  fr.  Gonàrs  -  Gonars  di  Palma. 

4031  -  ad  villani  que  dicitur  Gonarium  (B.  v.  94);  1176- 
Gonarium  (id.  135);  1184  -  Gonarium  (id.  138);  1202  -  advoca- 
liam  in  Gonar  (id.  306);  1275,  2  gennaio  -  Odorlico  de  Gonars 
(AB.). 

Gorg  -  fr.  Gorgz  -  Gorghi  io  Udine. 

1258  -  in  territorio  Utini,  in  loco  qui  dicitur   Gorg  (Th.  391). 
Goricia,  Goritia,  Goritscha,  Goriza,  Guriza,  Gorza,  Guorze- 
fr.  Gurizze  -  ted.  Gòrz  -  slavo  Gorica,  Horiza  -  Go- 
rizia. 

1001  -  medietatem  predii  Solikano  et  Gorza  nuncupatum  (J.); 
1015-  medietatem  unius  ville  que  sclavica  lingua  vocatur  Goriza 
(Gapp.  Vili,  150);  1064  -  Meginardus  de  Guriza  (J.);  1232-50  - 
Diethalmus  de  Gorce  (J.);  1139-  Gomes  de  Gorza  (M.  copia 
del  1277);  1146  -  Heinricus  de  Guorze  (Zahn,  263);  1150 -Go- 
ritiam  (B.  IV);  1166  -  Engelbertus  de  Goricia  (M.  o.);  1174  - 
Egelbertus  et  Hertinc  de  Gorz  (J.);  1221  -  Meyuardo  de  Gorze 
(AB.);  1224-Gomitum  de  Gorizia  (M.  Monast.  Aquileiii);  1228 - 
Meinardi  de  Goriza  (M.  id.);  1247  -  Plebs  de  Goricia  (B.  v.  409); 
1260 -in  Goritscha  (R.  729);  1266-77  -  Dietlialmus  de  Gorce 
(M.  Mon.  Aquil.);  1299,  6  novembre  -  Henricum  Comitcm  Gorilie 
(Th.  1089). 

Goricitim  -  fr.  Gurizz  -  Gorizzo  di  Camino  di  Codroipo. 

1377,  22  settembre  -  in  villa  Goricii  (Th.  1355). 

Gortum,  Cortum  (^).  V.  Gwarrf- Pieve  di  S.  Maria  di  Corto. 

1000  (circa)  -  Gortum  {R.  IL  Script.  XVI,  28);  1091  -  ple- 
bem  de  Corto  absque  jure  placiti  (Gapp.  VIII,  196);  1149  -  ple- 
bem  in  Gorto  (id.  202);  1292,  10  giugno  -  de  omnibus  avenis 
argenti,  plumbi  et  cujuslibet  alterius  metalli  et  Lazuri  que  re- 
periuntur  in  Gorto  (AB.). 

Gotum,  Gout  -  fr.  Godo  -  Godo  di  Gemona. 

1248  -  de  Got  (M.  S.  Chiara  Gemona);  1267,  28  ottobre  -  Jo- 
hanes  de  Gout  (R.  Prampero). 

(1)  Socoiulo  il  Piioria  anche  Aemonia. 


—  1203  — 

Gracioluium  -  Gracco  di  Rigolato  ? 

762  -  casas  in  Graciolaco  (R.  338  -  Arch.  Frari,  Sesto,  copia 
dell' XI  secolo). 

Gradella  -  Gradina  presso  Visgnovico  territorio  di  Gorizia. 

1297  -  mansum  in  Gradena  (M.  Givitatensia). 

Gradisca  -  fr.  Gradische  imperiai  -  slavo  Gradiska  -  Gradi- 
sca dell'  Isonzo. 

1160-1182  -  in  loco  qui  dicitur  Gradisca  (R.  554);  1176  - 
Gradisca  (B.  v.  136);  1184  -  Gradisca  (id.  138);  1275  -  in  Gra- 
disca superiori  (')  (Th.  22).  ♦ 

Gradisca  -  fr.  Gradische  dal  Tiliment  -  Gradisca  di  Spilini- 
bergo. 

1190 -in  Pozzo,  in  Gradisca  (B.  IV);  1204  -  in  Plebe  Cose 
scilicet  in  villa  Gradisca  (J.);  1268  -  in  Gradische  (B.  v.  465); 
1290  -  Sandolum  apud  Gradiscam  sit  sempre  paratum  ad  por- 
tandum  transeuntes  Tulmentum  . . .  qnod  donjus  sua  lapidea  de 
Gradisca  sit  semper  parata  ad  usura  transeuncium.  . .  .  habeant 
ignem,  paleas  et  aquam  calidam  et  frigidam  (J.  Testamento  Spi- 
limbergo). 

Gradisca  supra  Belgraduni  -  Ir.   Gradisciute  -  Gradiscutta 
di  Vanno. 

1289  -  de  decima  Belgradi  et  de  decima  Gradische  super  Bel- 
gradum  (M.  Givitatensia). 

Gradizzara  -  poco  lungi  da  Concordia  sul  Lemene. 

825  (circa)  -  Gradisiani  (?)  (Ughelli,  V,  1102);  1140  -  usque 
ad  Pontem  de  Gradizzara  et  exinde  usque  ad  "Villamnovani  (Cod. 
dipi.  Portogruaro). 

Gradus,  Grados,  Aquae  gradatae,  Gradense  Castrum  -  Ir. 
Grào  -  ted.  Grad.  -  Grado  di  Cervignano. 

200-300  -  Ad  aquas  Gradatas  super  rhaeda  (Bollandisti,  SS. 
Ganziani);  550  (circa)  -  Cives  Aquilegie  sevissimam    Longobar- 

(1)  Potrebbe  qiiPsU  essere  anche  una  delle  altre  due  Gradisch? 
che  SI  trovano  nella  Frovuicia  di   Goriz-a. 


-  1201-   - 

Jorum  rubiem  in  Gradense  castrum  l'ugientes    (Cron.  Altinate , 
lib.  IV);  557-569  -  Paulus  Patriarcha    ad  Graduai   insulam  coii- 
fugit . . .  Gradensen  civitatetn   condidit,   ipsamque   novam  Aqui- 
legiam  nominavit  (id.  lib.  II);  569-571  -  in  hoc  Gradense  Castro 
nostram  confirmare    rnetropolim  (Sagurnino);   57'l-586  -  in  Gra- 
densi  Castro  Ecclesiam  S.  Enphemie  fabricari  precepit  (Ughelli, 
"V,  1082)  :  579  -  hanc  Civitatem  Gradensem  nostram  confirmare 
perpetuo  Metropolim  (Cod.  Istriano)  ;  589  -  veniens  de  Ravenna 
Gradum  de  Basilica  traxit  (Gron.  Dandolo);  603  -  Scverus  Gra- 
denses  Episcopus  (Gregorio,  I  Epistole,  1.  XIII,  33);  605-607  -  a 
Gradensi  Castro  Ravennam  ducebantur  (R.  290-291);  663-666- 
Hic  Lupus  in  Grados  ii^sulam  qne   non  longen  ab  Aquileja  est 
cum  equestri  exercitu  per  stratam  que  antiquitus  per  mare  facta 
fuerat   introivit   (Ughelli,    V,  1086);   723  -   contra   Forojulien- 
sem  antistitem  qixod  cupiat  invadere  ditionem  Gradensis  Patriar- 
che  (Troya,   460)  ;  825  (circa)  -  Ecclesiam  S.   Peregrini    Gradi- 
siani  everterunt  (Ugh.  V,  1102);   827  -in  Gradus  que  est  per- 
parva  insula  (R.  416);  850  (circa)  -  Saraceni  Gradensem  virbem 
capere  conati    sunt  (Sagomino)  ;   884   -  in  Gradum  in  Ecclesie 
S.    Enphemie  atrio  sepultus  est  (Ughelli,  V,  1107);  944  -  intra 
Civitalem    Gradensem   cum    armis  perrexere    cnpientes    damna 
infeire  (God.  Istr.);  967  -De  Gradensibus  vero  secundum  antiquani 
consuetudinem  debeant  dare,  et  capulare  similiter   faciant ...  in 
fine    Forjuliana    (Stumpf,   Ada  Imperii);    1015  -  Insula   quo 
Gradus  vocatur  (Capp.  Vili,  150);  1029  -  Gradensem  civitatem 
adit  (id.  158);  1034  -  de  Gradu  plebe  sua  (Stumpf,  Act.  Imp.)] 
1117   -  ex   Ducatu    Venetie  . . .  Gradenses  -  similiter  Gradenses 
secundum  antiquam  consuetudinem  in  silvis  Forojulianis  capu- 
lum    faciant  (Cod.   Dipi.  Istriano);    1136-   Gradenses    in    silvis 
Forojulii  capulunì  faciant  (Stumpf,  Act.  Imip.)\  1154  -  ex  ducatu 
Venetie  sunt .  . .  Gradenses  (id.  id.);  1162  -  Gradum  bello  aggre- 
diens    (R.   591)  ;   venit   super   Gradum    volens   capere    castrum 
(Gron.  Alt.  lib.  V);  1197   -  Gradenses  (Stumpf,  A.  I.);  1215  - 
apud  Gradum  (AB.);  1266,  giugno  -  Comes  Gradensis  (Minotto); 
1279,   marzo  -  dentur  libr.  CC   prò  facienda   capella   Patriarche 
Gradensis   (id.)  ;  1281,   2   ottobre  -  Comes    Gradi  debeat  facere 
justitiam  (id.);  1292,  26  agosto  -  Muri  de  Grado  minentur  (id.); 
1296-Actum  apud  Gradum  (Ughelli,  V,  1145). 


—  1205  — 
Graììiolan,  Gramoglianum  -  fr.  Gramojan  -  Gramogliano  Ji 
Corno  di  Rosazzo. 

•1247  -  sententia  inter  illos  de  Gramogliano  et  Ecclesiam  Rosa- 
censem  (B.  v.  405);  1263  -  Hingalprettus  de  Gramolali  (id.  184)  ; 
4289-Mathia  de  Gremolano  (M.  S.  Chiara  di  Gividale);  1300 - 
Mattina  de  Gramoglano  (Th.  722). 

GramoìKjla  -  bosco  presso  Belgrado. 

1279  -  medietas  unius  silve  seu  nemoris  quod  appellatur  Gi'a- 
mongla  supra  Belgradimi  (J.). 

Gravò.  V.  Grivò 

Gredofola  -  fr.  Gredeule  -  torrente  Gredevola  presso  Gc- 
mona. 

1226-casas  sitas  Glemone  in  loco  qui  dicitur  Gredofola  (B.  IV). 

Greys^  Griez,  Grez  -  fr.  Gris,  Greis  -  Gris  fra  Biccinicco  e 
Morsa  no.  V.  Guisinam. 

1229,  frebbraio  -  juxta  Griezs  (AB.);  1246,  febbraio-  super 
capella  de  Grez  (AB.);  1290  (circa)  -  de  Greis  (Rotolo  CoUoredo); 
1295  -  ville  Greys  et  Gucane  subjecte  quartesio  Plebani  Lavariani 
(J.);  1296,  15  maggio  -  de  villa  Greys  (M.  Giov.  de  Lupico  N.) 

Grezanum  -  fr.  Borg  di  Grazzan  -  Borgo  Grazzanoin  Udine. 

1291,  29  gemiaio  -  in  Utino  de  Grezano  (Fr.  Nasutti  Not.); 
1292,  3  maggio  -  Gampum  silura  in  Grezano  in  loco  qui  dicitur 
Cesaruttas  (V.)  (Fr.  Nasutti  Not.);  1292,  5  maggio  -  in  Grezano 
in  loco  qui  dicitur  Motta  (id.). 

Griglons,  Grillons  -   Grions  di  Torre  o  Grions  di  Scdc- 
gliano  ? 

1226  -  Villa  de  Grillons  (R.  717);  1268,  26  giugno  -  in  Gri- 
glons  (AB.);  1275,  31  dicembre  -  Griglons  (AB.). 

GriUoii.  V.  CoUe(frillon. 

Grillons,  Grilions,  Grilons  -  fr.  Grions  di  Torr  -  Grions  di 
Torre  di  Povoleto. 

1268  -  pecia  terre  silvate  in  Giilons  -  Andreas  de  Grillons  (M. 
S.  M.  V.  II,  17  204);  1278  -  silvam  in  Grillon  (M.  Cella  Givi- 


~   1206  — 

dale);  1296,  1  agosto  -  in  Roya  quo  vadit  de  sub  Savorgnano 
per  contratam  villarum  Grilions,  Remanzaclii  etc.  (AB.);  1300-  in 
Grillous  juxta  Povoletum  (Tli.  109). 

Gringxda  -  fr.  Gringule  -  campagna  presso  le  Pezzolate  di 
Artegna. 

1298,  20  settembre.  -  in  Gringula  (AB.). 

Grivò,  Gravò  -  fr.  Grivò  -  torrente  Grivò  dal  monte  Juanes 
in  Ellero. 

1275-  in  canali  de  Grivò  (R.  Bar.  Vili,  308)  —  de  Gravò 
(Th.  37);  1366 -in  canale  de  Gravò  (Th.  1295). 

Grizzum  (')  -  fr.  Grizz  -  Grizzo  di  Montereale  Cellina. 

1296  -  in  tribiis  villis  Montisregalis  scilicet  in  Calaresio,  Griz- 
zo et  Malnisio  (Dg.  102). 

Groang,  Grobagnis,  Grobanges,  Grovanis.  V.   Grtion  -  fr. 
Gruagn,  Gruagnis  -  S.  Margherita  di  Moruzzo. 

762  -  et  vinea  in  Grobagnis  (alias  Grobanges)  (Capp.  Vili,  82); 
983  -  quinque  castella  que  propria  ipsius  Ecclesie  sunt  :  Bugia, 
Fagagna,  Groang,  Udene,  Bratte  (id.  id.  144);  1238  -  de  Gro- 
vanis (M.  Givitatensia)  ;  1274  -  in  Grovans  in  loco  qui  dicitur  Ter- 
se! (Th.  129). 

Groharum.  V.  Gruarium. 

1182  -  Grobarum  cura  oratorio  (M.  Sesto). 

Gronumùerg  -  castello  sul  M.  di  Purgessimo  (V.  Dizionario 

del  Pirona). 
Grossembech.  V.  GroziimOerck  -  ira  Gemona  ed  Ospedalet- 

to,  castello  distrutto. 

1297  -  in  quodam  campo,  qui  parum  distat  a  Monte  in  quo 
solet  esse  quoddam  Castrum  quod  vocatur  Grossembech  juxta 
viam  publicam  per  quam  itur  ad  Hospitale  de  Collibus  de  Gle- 
mona  (R.  779). 

Grovans.  V.  Groang. 

(l)tSecondo  il  Pirona  Grypsium. 


-   1207  — 

Groverum. 

1184  -  Plebem  de  Grovero  (Dg.  98,  104). 
Growarium.  V.  Gruarium,  Groharum. 

1221  -  in  villa  de  Growario  (AB.). 

Grozumberch.  V.  Grossembecli. 

1252  -  quod  coUes  de  Glemona  et  de  Grozumberch  a  rivo  Al- 
bo iisque  Glemonam. . . .  recordatur  quod  ante  constructioiiem  ca- 
stri de  Grozumberch  silva  erat  magna  ....  quod  Comes  Tyro- 
lensis  edificavit  castrum  et  quod  Comune  de  Glemona  destruxit 
castrum  (AB.  V.  Doc.  25  giugno  1222). 

Gnian.,  Gruans,  Gruagnum.  V.  Groang. 

1176  -  apud  Gruan  (B,  v.  136)  —  apud  Gruans  (Capp.  Vili, 
250)  ;  1184  -  apud  Gruan  (B.  v.  139);  1247  -  Plebs  de  Gruagno 
in  Archidiaconatu  superiori  (B.  v.  409);  1290,  1  maggio  -  Ple- 
bem S.  Margarite  de  Gruagno  (AB.). 

Gruarium,  Gruvvarium.  V.  Growarium,  Groharum  -fr.  Gruar 
-  Gruaro  di  Portogruaro. 

1134  -  Warnerius  de  Groaro  (J.);  1184  -Plebem  de  Gruario 
cum  capellis  suis  (Dg.  98);  1191  -  Actum  apud  GruAvarium  (J.); 
1268  -  in  Gruario  (B.  v.  465);  1294  -  Andrea  de  Gruario  (Dg.  61). 

GrucUgnanum.  V.  Grtipignanum. 

1294  -  Ego  Petrus  de  Civitate  q.  Artuici  de  Grudignano  No- 
tarius  (M.  S.  M.  V.  II,  238). 

Grìimeiium,  Grumeliis  -  Grumello    di  S.    Stiuo  di  Porto- 
gruaro. 

600  (circa)-  in  litus  Linguencie  et  Grumeliis  (Gron.  Alt.  Ili); 
1184  -  villam  et  plebem  de  Grumelio  (Dg.  98);  1334  -  in  villa  de 
Grumeliis  jnxta  aquam  Liventie  circa  castrum  S.  Steni  (Dg.  103). 

Grupignanum.  V.  Grudignanum  -  fr.  Grupignan  -  Grupi- 
gnano  di  Cividale. 

1259  -  Zut  de  Grupignano  (M.  S.  M.  V.  II,  236);  1287  -  in  Gru- 
pignano  in  loco  qui  dicitur  Cassinis  (M.  S.  M.  Y.  II,  8). 


—  1208  — 

Gualdum.  V.  Valdum  -  antica  selva  al  sud  di  S.  Vito  al  Ta- 
gliamento. 

1279,  1  settembre  -  nemora  D.  Palriarche  sita  in  Castaldia  de 
Gualdo  (AB.);  1297,  10  marzo  -  Imbaralis  de  la  Turre  nunc  Ga- 
staldio  Gualdi  (Giov.  di  Lupico  Net.). 

Gttardy  Guarda.  V.  Gorlttm. 

1299  -  in  canali  de  Guard  (Th.  161);  1366  -  in  canal  de  Guar- 
da (id.  1214). 

Guarda.  V.  Varda. 

Guisinam  -  Biccinico  o  Gris  ?  -  V.  Bicinis  e  Greijs. 

1166  -  quinque  villas  videi icet  Tissam,  Presareian,  S.  Steplia- 
num,  Magrat  et  Guisinam  (R.  591). 

Gurgo  -  Gorgo  di  Fossalta  di  Portogruaro. 

1184  -  villani  de  Gurgo  (Dg.  97). 
Guriz  -  fr.  Gurizz  -  Gorizzo  di  Camino  di  Codroipo. 

1297,  8  ottobre  -  inter  villani  S.  Vidotti  et  villam  Guriz  (AB.). 

Uabilis  -  monte. 

1089  -  et  Sartum  montera  ad  montem  Habilem  (Cod.  Dipi. 
Istr.);  1091  -Ad  montera  Habilem  duos  mansos  cum  omnibus 
ad  ista  pertinentibus  Capp.  Vili,  195);  1136  -  ad  montem  Ha- 
bilem (id.  id.  199)  ;  1228  -  apud  montem  Habilem  (B.  v.  168). 

Harperch^  Asperch,   Carsperch  -  castello   distrutto  presso 
Manzano. 

1251  -  quod  Castrum  de  Harperch  apud  Manzanum  noviter 
edificatum  per  D.  Gomitem,  penitus  destruatur  et  statini  (J.  dal- 
l'Ardi.  Frari);  1274  -  ut  ponatur  in  potestate  sua  Castrum  Cars- 
perch cum  pertinentiis  suis  (Cod.  Istr.)  ;  1277,  maggio  -  in  Ca- 
stro Haresperch  nihil  renianserat  (AB.);  1277,  agosto-  In  ca- 
stro Harperch  nil  remanserat  nisi  stipula  una,  in  qua  quedam 
antique  mulieres  reconderant  sua  (Cumano,  Ricordi  Corìnonesi  - 
AB.  1276);  1277,  27  agosto  -  super  facto  Castri  Asperch  (Cumano, 
id.  AB). 


—  1209  — 

Ueliseus  (S.)  -  S.  Elisous  -  k.  S.  Eliseo  sul  Corno  fra  Farla 
e  Colioredo. 

1000  (circa)  -  hec  oppida  . . .  Varianura,  due  Basilice,  Heliseus, 
Regunia  (R.  It.  Script.  XVI,  28);  1222  -  in  villa  de  S.  Heliseo 
in  loco  qui  dicitur  Casari  (M.  S.  M.  V.  Il,  347);  1275,  31  de- 
cembre  -  ultra  Gornu  et  in  Sancto  Eliseo  quod  est  feudum  ad 
castrum  (Pers)  pertinens  (AB.)  :  1280,  21  giugno  -  in  villa  S. 
Elisei  (AB.). 

Ilellarius  (S).  presso  Maniago  ? 

1303  -  in  tavella  Brunas  juxta  S.  Hellarium  (M.  Civitaten- 
sia,  1257). 

Ilencliaroy,  Caroy  -  fr.  Iiiciaròj  -  Canale  d'Incai'ojo,  Valle 
del  Chiarsò. 

1290  -  de  decima  de  Hencharoy  (Rotolo  Colloredo);  1300  -  in 
Carnea  in  loco  qui  dicitur  Caroy  (Th.  1063). 

llerbasicca.  V.  Erbasecca. 

Hercigli  villa  -  vicinanze  di  Maniago  ? 

1297  -  unum  campum  jacentem  super  Villa  Hercigli  (R.  Bai'- 
naba,  Vili,  149). 

Uospitale  Aquilegie. 

1089  -  Hospitale  quod  est  Aquilegie  (Cod.  Istr). 

Uospitale  ad  Clusam. 

1072  -  Hospitale  quod  est  ad  Clausam  (Madr.  263);  1089  -  Ho- 
spitale quod  est  ad  Clausam  (Cod.  Istr.);  1130  -  Hospitale  ad 
Clusam  (J.);  1149  -  Hospitale  ad  Clusam  (Capp.  VIII,  202); 
1228  -  Hospitale  ad  Claviam  (?)  (B.  v.  169). 

Hospilale  S.  Egidii  (')  -  S.  Egidio  di  Aquileja. 

1211  -  novo  hospitali  de  Levata  et  velari  quod  vocatur  S.  Egi- 
dius  (B.  IV);  1298  -  Ecclesiam  S.  Egidii  et  hospitale  quod  Vol- 
ricus  Archidiaconus  edificavit  ....  ad  tenendos  pauperes  et  le- 
prosos  (AB.). 

(1)  Soggetto  all'abbazia  di  Rosazzo. 
Tomo  VII,  Serie  V.  155 


—  1210  — 
Hospitale  S.  Johannis  -  Chiesa  di  S.  Giovanni  di  Cividale. 

792-801  -  similiter  et  Xenodochium  quod  Dux  Roduald  edifi- 
cavit  in  (Givitate)  Forojulii,  vocabolo  S.  Johannis  (R.  381). 

Hospitale  S.  Johannis.  V.  Levata. 

1249  -  A  Riuda  iisqne  ad  Hospitale  S.  Joannis  (R.  667). 

Hospitale  S.  Leonardi  de  Campomollo. 

1274,  20  settembre  -  Prior  Ilospitalis  S.  Leonardi  de  Campo- 
mollo de  prope  Sacillo  ...  in  villa  Hospitalis  predicti  ....  fìat 
quoddam  Forum  nominatum  Forum  Rovoli  (AB.)  ;  1274,  5  otto- 
bre -  villa  Hospitalis  S.  Leonardi  de  prope  Sacilum  (AB.). 

Hospitale  Leprosornm  -  in  Udine  fuori  porta  S.  Lazzaro.  | 

1285,  18  novembre  -  construendi  capellani  unam  in  pertinen- 
tiis  ville  Utinensis  juxta  domum  Leprosorum  ....  sub  vocabulo 
S.  Lazzari  (AB.);  1299  -  Leprosis  Utini  marcam  denariorum 
(Camerarii,  Udine,  30). 

Hospitale  de  Levata  -  Hospitale  novum  -  Hospitale  S.  Nico- 
lai in  Levata  -  S.  Nicolò  di  Levada  nel  Comune  di 
Buda  distretto  di  Cervignano. 

1211,  9  maggio  -  Hospitale  S.  Nicolai  in  Levata  prò  plebe  Ca- 
marcio  (J.);  1211  -novo  hospitali  de  Levata  et  veteri  quod  vo- 
catur  S.  Egidius  (B.  IV);  1247  -  Hospitale  de  Levata  cum  plebe 
Gamarcii  (B.  v.  410);  1249  -  Wolclierus  Patriarcha  ...  in  ho- 
nore  Salvatoris  Domini . . .  Hospitale  novum  fundavit  prope  stra- 
tam  Aquilegie  Givitatis  (R.  667)  ;  1276  -  in  Gampomartio  prope 
Levatam  Aquilegensem  (Th.  378). 

Hospitale  Sancii  Spiriliis  in  Collibus  Glemone  -  fr.  Ospedal, 
Ospedalett  -  ted.  Spilal  -  Ospedaletto  di  Geraona. 

1213  -  Actum  hoc  Hospitale  Beate  Sancte  Marie  Vie  Striate 
de  Ganale  de  Garentiana  (B.  IV);  1234-  super  altare  Hospita- 
lis S.  Marie  de  Strata  apud  Glemonam  (B.  IV);  1236  -  Hospitali 
S.  Marie  de  Glemona  (id.)  ;  1247  -  Hospitale  Glemonense,  XX  lib. 
redditus  (AB.)  ;  1270,  3  maggio  -  Actum  in  Hospitale  in  collibus 
Glemone  (AB.);  1275,  7  marzo  -  D.  Marzuttus  Episcopus  qui  edifi- 
cavil  Hospitale  (de  collibus  Glemone)  (AB.);  1286  -  ab  aqua  Fele 
usque  ad  Hospitale  (R.  771);  1291,  8  febbrajo  -  sita  in  collibus 


-  d211  — 

Gleinone  infra  terram  Tuliuelii  et  Hosf)itale  S.  Spiritiis  (Fr.  Na- 
sutti  Not.)  ;  1292,  28  maggio  -  Capellamun  Hospitalis  S.  Spiri- 
lus  de  collibus  Glomuiie  (AB.);  1297  -  jiixta  viain  publicam  per 
quam  itur  ad  Hospitale  de  Collibus  de  Glemona  (R.  779). 

Hospitale  de  Sacilo.   V.  Hospitale  S.  Leonardi  -  San   Gio- 
vanni del  Tempio  di  Saeile? 

1199  -  in  presentia  Henrici  Magiatri  Hospitalis  de  Sacilo  (Bi- 
ni, IV  -  R.  Barnaba,  YIII,  59)  ;  1297,  20  aprile  -  unum  canipuni 
in  districtu  Hospitalis  prope  Sacilnni  (Gior.  Lupico  Not.)  ;  1300 
(circa)  -  nemus  Hospitalis  S.  Jobannis  de  Sacilo  (Th.  54). 

Hospitale  de  Susans  -  Susans  di  Majano.  V.  Thoma  (S.). 

1211  -  Hospitale  de  Susans  (J.). 

Hospitale  mini. 

1298,  settembre  -  Criminatorium  iactuni  l'uit  apud  Hospitale 
Utini  (AB.  V.  Documento  18  giugno  1298). 

Hospitale  de  Vendoy  -  presso  Madrisio  di  Varmo. 

762  -  silvas  in  Carnariola  (Cornazzai  di  Varnio).  Porci  de  Si- 
nodochio  qui  prope  est  positus  (R.  338)  ;  1229  -  in  Vendoio  prope 
Madrisium  ...  in  Hospitali  de  Vendoy  ante  Ecclesiam  (.1.)  ;  1265 
-  Hospitale  de  Vendoy  positum  infra  Varmum  et  Madrisium  (J.). 

Hospitale  de  Volta  -  Volta  di  Latisana. 

1211  -  Hospitale  de  Volta  (J.);  1229  -  Matheus  Magister  Ho- 
spitalis de  la  Volta  (J.). 

Humellus.  V.  Zumellns. 
Hungaricus  mons.  V.  Garst  (?). 

1209  -  ad  montem  Hungaricum  et  usque  ad  viUam  que  dicitur 
Hago  (<)  (AB.). 

Hungarorum  via,  sirata,  vastala  -  secondo  il  Filiasi  (III, 
cap.  XIV)  la  via  Emilia  verso  Palazzolo  ;  secondo  al- 
cuni la  via  che  da  Concordia  per  Cintello,  Cordo- 


(1)  Hago  od    Hage,  secondo    lo  Zahn,  sarebbe    Ober-Hag  presso 
Arnfels. 


—  d212  — 

vado,  Varino,  Codroipo,  Meretto  di  Tomba  si  diri- 
geva al  nord  ;  secondo  altri  quella  che  andava  per 
Aquileja,  Belforte  in  Gerraanio. 

888  -  sicut  via  Hungarorum  cernitur  (J.)  ;  960  -  sicut  via  Huu- 
garorum  (J.)  ;  963-67  -  Inter  flumen  Liquentiam  usque  ad  duas 
Sorores  et  viann  publicam  quam  stratam  Hungarorum  vocant 
(Capp.  Vili,  143);  1028  -  subtus  stratara  que  vulgo  dicitur  Un- 
garorum  (R.  503);  1029  -  subtus  stratara  que  vulgo  dicitur  va- 
stata  Hungarorum  (Dp.);  1176  -  a  monte  qui  dicitur  Garst  usque 
ad  stratam  Ungarie  (B.  v.  136);  1177  -  ad  stratam  Hungarorum 
et  usque  ad  villani  que  dicitur  Hago  (J.);  1184-  usque  ad  stratam 
Hungarorum  (B.  v.  138);  1286,  20  maggio  -  de  facto  aptationis 
stratarum  Theutonicorum  et  Hungarorum  (Minotto). 

Jamnich,  Jamnolesso,  Joniycli  -  Jainich  di  S.  Leonardo  di 
S.  Pietro  al  Natisone. 

903-906  -  niansum  quod  dicitur  Jamnolesso  adiacenlcm  juxta 
rivum  Similianum  (J.);  1220  -  Vernerius  de  Jamnich  (M.  Civi- 
tatensia)  ;  1275,  13  luglio  -  Jamnich  (AB.)  ;  1294  -  Ecclesia  S.  Ni- 
colai de  Joynich  (J.). 

Jamnich,  Jamnicura,  Janich  -  fr.  Jalmicc  -  Jalmicco  di  Pai- 
ni a  nova. 

1120  (circa)  -  in  loro  Aquileje  in  villa  de  Jamnich  (B.  v.  75); 
1211  -  in  Janich  (J.)  ;  1238  -  Razonis  militis  de  Jamnico  (J.). 

Jamsich,  Jasich,  Jascich  -  fr.  Jassìcc,  Giassicc  -  Giassico, 
Jassico  di  Brazzano. 

1255  -  in  hora  de  Brazano  in  loco  qui  dicitur  Jamsich  supra 
flumea  Judri  (M.  S.  M.  V.  II,  46);  1261  -  in  loco  qui  dicitur  Jasich 
-  Jascich  (id.  II,  45,  47). 

Jasuviti. 

1297  -  medietatem  ville  Jasuvin  prope  Gero  (J.). 

Ibligine,  Iblinum,  Bipplium.  V.  Inbelinum,  Invelinum. 

760  (circa)  -  in  ILligine  castro  cnjus  positio  omnino  inexpu- 
gnabilis  extitit  (Paolo    Diacono);    700-800  -  Carnium,  Scoklium-. 


—  1213  — 

Biiiplium  (Ravennate,  IV);   1000  (circa)  -  Tonistiuni,  Ibìiiiuin  Gur- 
tum  {R.  IL  Scrijot.  XVI,  28). 

Idria.  V.  Edra,  Ledra. 

1274  -  pratum  in  campo  Idriae  (R.  Barnaba,  Vili,  125)  ;  1288 
-  molendino  in  campo  Idriae  (id.  37.) 

Jelenza,  Gelenza  -  moute  in  Sehiavonia. 

1269  -  massarii  de  Verniscin  posuerant  in  monte  qni  dicitur 
J elenza  (M.  S.  M.  V.  Il,  359);  -  monlis  qui  dicitur  Gelenza  (id. 
id.  360). 

Jesemic/i,  Isernich  -  fr.  Flambruzz  -  Flambruzzo  di  Rivi- 
gnano. 

1257  -  Jesernich  (Nicoletti  -  P.  Gregorio);  1258,  5  luglio - 
Castrura  et  villam  inferiorem  de  Flambrio  ...  in  villa  Isernich 
(AB.);  1297,  6  aprile  -  in  villa  Flambri  de  subtus,  in  villa  Je- 
sernich (AB.). 

I(/ìianum.  V.  Ingan. 

lle(jium,  lllt'ggium,  Legium,   Lez.   V.  Elecium  -  fr.  Diòcc, 
Dièzz,  Liezz  -  Uleggio  di  Tolmezzo. 

1247  -  Lez  -  Plebs  in  Archidiaconatu  Carnee  (B.  v.  409)  ;  1274, 
13  settembre  -  omne  jus  quod  liabebat  in  plebe  de  Legio  (AB.)  ; 
1288,  31  agosto  -  mansum  situm  in  Leggio  (Domenico  Not.  di 
Cividale)  ;  1300  -  Leonardus  et  Hermannus  tìlii  q.  D.  Geroldi  qui 
fuerat  Castellanus  in  Castro  de  Regio,  licet  modo  castrum  sit 
ruinatum  ....  mansum  situm  in  Legio  ....  in  hista  villa  de  II- 
leggio  (R.  Barnaba,  Vili,  135). 

Impelium  -  (secondo  il  Pirona),  Ampezzo.  V.  Ampecium. 
Impons,  Impones,  Imponiz,  Enipons  -  fr.  Imponz  -  hnpon- 
zo  di  Tolmezzo. 
1072  -  in  villa  que  Impons  (alias  Impones)  vocatur  (Madrisio, 
263);  1091  -in  villa  quae  Imponiz   vocatur  (Capp.   Vili,    196); 
1149  -  in  villa  Empons  (id.  id.  202);  1184  -  Inpons  (id.  id.  206); 
1288  -  in  villa  que  In  pones  vocatur  (B.  v.  169). 

Ingan,   Ingian,  tgnannm,  Inga,  Ungiammi  -  fr.  Dignàn  - 
Dignano. 

1072  -  plebem  de  Ingan  cum  jure  Plebis  et  placiti  Christia- 


—  1214  — 

nitatis  (Madr.  262,  263);  1084  -  Ingau  (J.);  1089  -  lucLiai  qui 
dicitur  Ingan  (God.  ktr.);  1091  -  Ingau  (Gapp.  VII],  195);  1136- 
Plebs  de  Cavas  et  de  Ingan  (J.)  ;  -  in  villa  que  Ingan  dicitur 
(Capp.  Vili,  199);  1149  -  in  Inga  (id.  202);  1176  -  apud  Ingiam 
(id.  250);  1202  -  advocatiam  in  Blaiuz,  Ungiano  (B.  v.  307); 
1204  -  Decanum  Ignani  (J.);  1211  -  Ignanura  (AB.);  1213  -  Villa 
de  Ignano  (AB.);  1225  -  Louibardus  de  Ignano  (M.  Sesto);  1290 
-  in  Ignano  domus  competens  ad  recipiendum  transeuntes  (J., 
testamento  Spilimbergo). 

Ingonacia  -  monte  in  Cernia. 

1300  -  partum  mentis  de  Ingonacia  (Th.  175). 

Insoniium,  Isuncium,  Issonzium ,  Ysuncium,  Unsonciuni, 
Lisontium,  Sontium  -  fr.  Lusinz  -  slavo  Isnitz  -  Gu- 
me  Isonzo. 

500  (circa)  -  Lucristanis  super  Sontium  constitutis  -  ad  Son- 
tium pugnam  parans  (Gassiodoro);  -  1015  -  inter  Lisontium,  Vi- 
pacum  et  Ortona  (Capp.  VIII,  150);  1184  -  in  villa  qui  dicitur 
Kavoretum  juxta  Isuncium  (J.)  ;  1247  -  S.  Petrus  ultra  Inson- 
tium  (B.  V.  409);  1261,  13  ottobre  -  In  Lisongum  una  barcba 
cuin  hominibus  IV  (Minotto)  ;  1282  -  in  Busellio  ultra  Usoucium 
(M.  Gividale)  ;  1284  -  a  ponte  lapideo  qui  est  inter  Montemfal- 
conera  et  S.  Johannem  apud  Isontiuni  (J.);  1295  -  ultra  Isson- 
zium (M.)  ;  1296  -  Ecclesia  S.  Canciani  ultra  Isoncium  (Garli,  Ap- 
pendice, 273);  1310 -infra  Usontiuni  et  Tulmentium  (M.  S.  M. 
V.  186);  1328,  2  luglio  -  in  flumine  Lisontii  veteris  penes  Flu- 
mesellum  in  loco  ubi  dicitur  Sancta  Grux  (AB.);  1334  -  usque 
ad  Ysuncium  (B.  IV). 

Jniercisas  (secondo  il  Pirona) ,  Antrum  intercisum  (') - 
fr.  S.  Zuan  di  Landri  -  S.  Giovanni  dell'Antro  (0, 


{\)  Ai.trmn  Ititeicisuin  olim  Castium,  nuno  solum  Ecclesia  S. 
.Ioannis  de  Landri  (Rubeis),  —  Io  però  la  riterrei  locilitàpiù  vicina 
a  Connons,  e  forse  S.   Giovanni  di  Cormons. 

(2)  Sotto  la  Parrocchia  di  S.  Pietro  degli  Slavi  vi  ha  una  cap- 
pella detta  di  S.  Silvestro  d'Antro. 


—  1245  — 

presso  Biacis  di  Tarcetta.  V.  Anlrum  et  5.  Johannes 
de  Tymavo. 

963  -  quenidam  locum  subtus  Cromonis  casinim  Intercisas 
nuncupatum  (J,). 

Interne]}  -  fr.  Inlernèpp,  Ternepp  -  Interneppo  di  Bordano. 

1290  (circa)  -  villa  de  Internep  (Rotolo  Colloredo). 

InveUnum,  Invillinum,  Ivelinum,  Ivilinum  (secondo  il  Pi- 
rona),  Imbellinuni  -  fr.  Invilin  -  Invillino  di  Villa  San- 
tina -  V.  Ibligine,  Il/limim. 

1219, 15  settenib.  -  Gastrum  Invillinum  (Manfr.  Not.- AB.);  1229, 
7  njaggio  -  Plebanus  de  Invilino  (R.  Siccorti)  ;  1247  -  Invelinum, 
Plebs  in  Archidiaconatii  Carnee  (B.  v.  409);  1258,  7  giugno - 
excepto  colle  de  monte  Castri  de  Invilino  (AB.  -  Th.  392)  ;  1274, 
15  settembre  -  in  plebe  Ivelini  (Walterus  Not.);  1278,  27  otto- 
bre -  Gastrum  et  locum  Ivilini  (AB.);  1281  -  montem  Ivilini  a 
summo  ipsius  montis  usque  ad  radicem  (Th.  459);  1291  -  Pleba- 
nus de  Ivilino  (Ardi.  Prampero)  ;  1299,  5  ottobre  -  Arluicus  de 
Castello  asserens  se  Gastrum  Invillini  tempore  infirmitatis  D. 
Patriarche  (AB.). 

Johannes  (S.).  V.  Ilospitale. 

1249  -  in  longitudine  a  Riuda  usque  ad  Hospitale  S.  Johan- 
nis  (R.  667). 

Johannes  (S.)  de  Casarsis  -  fr.  S.  Zuan  di  Ciasarse  -  S.  Gio- 
vanni di  Casarsa. 

1184  -  curtem  de  S.  Joanne  cura  omnibus  ad  se  pertinentibus 
scilicet  villa  de  Versia,  usque  ad  Caxarsam  (Dg.  97);  1260- Actu 
in  platea  S.  Joliannis  ante  cortinam  (M.Almerico  Net);  1270, 
29  marzo  -  Actum  in  villa  S.  Johannis  in  clausura  Gastaldionis 
D.  Episcopi  (AB.);  1296  -  D.  Nicolaus  de  Orzono  plebanus  S. 
Johannis  de  Casarsis  (J.);  1300  -  denarios  Ecclesie  S.  .Toannis 
de  Casarsis  (R.  Barnaba,  YIII,  151  t.). 

Johannes  (S.)  -  S.  Giovanni  di  Cividale.  V.  Hospitale. 

792  ~  St-'nodochium  quod  dux  Roduald  edilìcavit  in  Forojuli, 
vocabulo  S.  Johannis  (J.  copia);  801  -  S.  Johannis  (Cod.  Islr.)  ; 


—  1216  — 

904  -  in  Civitate  Forojulionsi  non  longe  a  xenodocliio  S.  Jolian- 
nis  Evangeliste  (J.  copia). 

Johannes  (S.)  apud  Isontiura  -  fr.  San  Zuan  di  Manzan  - 
S.  Giovanni  di  Manzano. 

1199  -  Plebs  S.  Joannis  (subjecta  Abalie  Mosacensi)  -  (B.  v. 
187);  1284-  supra  bonis  Monasterii  Mosacensis  . . .  a  ponte  la- 
pideo qui  est  inter  Montemfalconem  et  S.  Johanneai  apud  Ison- 
tium  (J.);  1294,  26  settembre  -  Investitio  de  uno  sedimine  Ca- 
nipe  in  centa  S.  Johannis  de  Manzano  (Th.  819). 

Johannes  (S.)  de  Monte  apud  Ragoniam. 

1298  -  Ecclesia  S.  Johannis  de  Monte  (apud  Ragoniam)  (J.). 

Johannes  (S.)  de  Tuba,  de  Tyraavo,  Carsi,  Chersii,  in  mari, 
de  Tavella  ultra  Isontiura  -  fr.  San  Zuan  di  Duin  - 
ted.  Sanct  Joliann  von  Tybein  -  S.  Giovanni  a  Tuba 
di  Duino  (^). 

825  (circa)  -  ad  fontes  S.  Joannis  in  circuita  quadratulum  unum 
(Ughelli,  V,  1102);  1139-quedam  pars  Ecclesie  S.  Johannis  de 
Tuba  jacet  super  terram  S.  Justi  (God.  Istr.)  ;  1160-1182  -  Ec- 
clesia S.  Johannis  de    Tymavo  que  sub   regimine  Abbatis  Beli- 

niensis  est Quem  locum  antecessores  mei  ex  antiquitate  de- 

structum  renovaverunt. . . .  Ecclesiam  S.  Johannis  de  Timavo, 
nominatissimum  quondam  Monasterium,  prorsus  destructam  sui- 
que  jacentem  in  ruderibus  (R.  551,  553,  554  -  Lirutti,  V,  274- 
God.  Istr.,  a.  1120);  1275  -  in  villa  S.  Johannis  de  Tabella  (Th. 
119);  1284  -  ad  edilìcanduin  unum  Gastrum  apud  Duinum  juxta 
Marzilanam  et  S.  Joannem  in  mari  (V.  Belfort)  longe  a  terra 
plus  jactu  Machine  vel  BalUste  (Cronaca  Giuliano)  ;  1290,  12 
aprile  -  Ecclesia  S.  Johannis  de  Tuba  (AB.)  ;  1292  -  in  villa  de 
S.  Johanne  de  Tavella  ultra  Isontium  (Th.  242)  ;  1404  -  Sancti 
Joannis  Gai'si  seu  Tube  (Asquini  Monfalcone,  160). 

J'uaniz,  Juanitz,  Joanniz  -  fr.  Joaniz  -  Joaniz  di  Cervignano. 

1202  -  habebat  advocatiam  in  Juaniz  (B.  v.  206);  1219  -  Mey- 

(i)  Arx  Divi  Joannis  Chersii  delecta,  nunc  fanum,  quod  olim 
Diomedis  t3mplum  memoiabilc  fuisse  tam  ex  ruderibus  quam  ex  an- 
tistituin  annalibus  constat  (Candido,   Coni.  Aqui,  libro  I). 


—  i217  — 

nardus  juratus  de  Joanniz  (R.  689);  1238  -  Heiirici  militis  de 
Juaniz  (J.);  1254 -in  villa  Juanitz  (Tli.  474);  1299  -  Juliamiiz 
(Th.  100). 

Joynicli.  V.  Jamnich. 

Iplis,  Yplis  -  fr.  Iplis  -  Ipplis  di  Cividale. 

1192  -  Ecclesiarn  de  Iplis  (B.  IV)  ;  1251  -  D.  Henricus  de 
Iplis  (M.  S.  M.  V.  266);  1257  -in  villa  de  Yplis  (M.  Civitatensia); 
1262-Jansilo  filio  D.  Henrici  de  Yplis  (AB.);  1270  -  in  villa 
de  Iplis  duos  niansos:  et  unum  pratuia  in  strata  Piosacense  ju- 
xta  fontcm  (Tli.  131);  1299  -  silvani  et  deciinam  anone  totius  ville 
de  Iplis  (Th.  110). 

Isernich.  V.  lesernich. 

Isone  -  rivo  nei  Distretto  di  S.  Vito. 

996  -  cuin  rivulis  vel  fluminibus  in  ipsa  sylva  fluentibus  Le- 
mone,  Isone  (Dg.  87). 

Isonia,  Asium  -  fr.  Vit  -  Vito  d'  Asio. 

1184  -  Plebem  de  Isonia  (Dg.  98);  1289  -  2  decembre  -  Asium 
(Dg.  328). 

Islracum,  Istragum,  Striaguni,  Ystracuni  -  fr.  Istrà  -  Istra- 
go  di  Spilimbergo. 

1174  -  decimas  de  Gayo  et  de  Slriago  (J.)  ;  1196  -  de  Striago 
(B.  v.  261);  1204 -in  villa  Istraci  (J.);  1268  -  illud  quod  ha- 
bebat  in  Istrago  (B.  v.  465);  1290  -  Ecclesia  S.  Blasi  de  Ystraco  (J.). 

Isuncium.  V.  fnsonlium. 

Judriìim  -  fr.  Judri,  Udri,  Ludri  -  torrente  Judrio. 

1225  -  de  Rugia  fluente  sub  vado  Judrii  apud  Brazzanum  (AB.); 
1247  -  Actura  ante  Ecclesiam  S.  Quirini  super  ripam  Judri  prope 
Cormons  (B.  v.  408)  ;  1255  -  in  loco  qui  dicitur  Jamsich  super 
tlumen  Judri  (M.  S.  M.  V.  II,  46)  ;  1256-18  gennaio,  a  flumine 
quod  dicitur  Judri  (AB.);  1289  -  molam  molendini  sitara  in  aqua 
Judri  sub  villa  Brazani  (M.  S.  M.  V.  II,  49). 

JuHamis  (S.)  -  fr.  San  Zuliàn  -  Isola  S.  Giuliano  presso  la 
foce  del  canale  d'  Anfora. 

571-586  -  Ecclesiam  ad  honorem  S.  Juliani  Martyris  (Cronaca 
Tomo  VIL  Serie  V.  156 


—  1218  — 

Altinate,  lib.'lll)  ;  825  (circa)  -  Monasterium  S.  Juliani   in  insu- 
la, quod  in  l'uinis  positum  eral,  edificavimus  (Ughelli,  v.   1102). 

J^Hium  Carnicnm,  Juliiim  Carnorum,  Juliense  Castrum  -  fr. 
Zuj  -  Zuglio  C).  ^ 

579  -  Maxenlius  Episcopus  S.  Ecclesie  Juliensis  (R.  240)  ;  591 
-  Episcopus  S.  Ecclesie  Juliensis  (R.  277);  650  (circa)  -  Carnium 
(An.  Ravennate,  IV,' 20);  690  (circa)  -  Adveniens  anteriore  tem- 
pore Fidentius  Episcopus  de  Castro  Juliensi  (Zuglio)  intra  Foro- 
juliani  castri  (Cividale)  muros  habitavit  (P.  Diacono,  VI,  51)  ; 
914  -  Berengarius  rex  concedit  Petro  presbytero  de  Castro 
Jul(io)  sex  massaricias  (God.  Fontanini,  S.  Daniele,  voi.  XII);  1000 
(circa)  -  Ruga,  Arthenea,  Glemona,  Elecium,  Julium,  Tomstium 
(R.  IL  Script.  XVI,  28). 

Jussagum  -  fr.  Giussà,  Jussago  -  Giussago  di  Poiiogruaro. 

1042  -  S.  Stephanus  de  Jussago  (Dg.  249)  ;  1186  -  Plebem  d© 
Jussago  (Dg.  98);  1266,  12  aprile  -  in  Jussago  (Dg.  249). 

IviUinum.  V.  InviUinum. 

Laberianum^  Labrian.  V.  Lavarianum  Lanis. 
Lacunis. 

1217  -  in  loco  qui  dicitur  Lacunis  (M.  Civitatensia). 
Lactis  -  Paludi  nel  territorio  di  Cervignano. 

1139  -  a  Lacu  qui  est  in  summa  sylva  usque  in  Terra  de  Ca- 
stello (alios  de  Castellone)  (B.  IV -M.);  1174  -  a  Lacu  qui  est 
in  summa  sylva  (B.  IV). 

Ladra,  Ladroch  (-)  -  Ladra  di  Tolmino. 

1252  -  in  villa  de  Ladroch  (M.  Civitatensia);  1261  -  inter  ho- 
mines  ...  de  Ladroch  et  homines  de  Dresnig  (Dresenza)  in  monte 

(1)  La  Julia  Gamica  dell'  Itinerario  d'Antonino,  la  Colonia  Julia 
Karnorum  di  Appiano  (Bello  Civ.  lib.  V)  e  di  Svetonio  (in  Aug, 
cap.  XIII),  il  Julium  Carnicum  di  Tolomeo  (II,  14)  ad  essa  appartene- 
vano i  Julienses  Carnorum  di  Plinio  (XXIII,  19). 

(2)  Secondo  Reichard  Ladra  sarebbe  il  Larice  dell'  Itinerario  di 
Antonino;  secondo  il  Mannari  e  Lapic,  Larice  sarebbe  invece  Pletz, 


—  1219  — 

qui  dicitui'  Stefan  (AB.  -  M.  Civitatensia);  1275 -in  Ladiocli  (Th. 
122);  1300 -iu  Ladra  (id.  423). 

Lafrian.  V.  Lavariannm. 

Lamugla  -  Muggia  fra  Annone  e  Motta. 

4298,  12  agosto  -  Lamugla  (AB.). 
Lanachs.  V.  Lanz. 
Lane.  V.  Lmic. 
Landon. 

1304  -  Mutara  de  Landon  (M.  Civitatensia). 

Lanz,  Lans,  Lanachs,  Lancs,  Lanze  -  monte  Lance  al  nord 
di  Paularo. 

1070-80  -  Lancs  uiontem  qui  determinai  versus  Caruntiani 
(B.  V.  167);  1089  -  montcm  Lanaclis  (Cod.  Istr.);  1091  -  montem 
unum  Lanhs  (Capp.  YIII,  195);  1136  -  et  montem  unum  qui 
appellatur  Lanz  (Capp.  Vili,  199);  1149  -  montem  Lans  (id.  202); 
1228  -  apud  montem  Lans  (B.  v.  330);  1289  -  a  dicto  monte  de 
Glazat  usque  ad  monte  Lanze  e  a  dicto  monte  de  Lanze  usque 
ad  rivum  GiguH.  -  Confines  Mentis  Lanze,  a  dicto  monte  usque 
ad  rivum  Episcopi  Bambergensis,  deinde  ad  montem  Gelnars,  et 
usque  ad  Ludinum  ad  monte  del  Alpe  versus  Gillam  (  Galla  ) 
ab  alio  latere  versus  Zuream  et  Carneara,  ab  alio  versus  Pon- 
tebbiam,  a  dicto  montem  usque  ad  rivum  Rigulo  versus  sum- 
mitatem  Strachizon  (Conf.  Moggio  -  R.  Barnaba,  Vili,  26). 

Lasliza,  Lastica  -  fr.  Listizze  -  Leslizza. 

1174-juxta  villani  que  dicitur  Lastiza  (J.);  1196  -  villa  quo 
dicitur  Lastica  (B.  v.  260  -  B.  IV). 

Latina,  Latona  -  fr.  Lucinins?  -  Lucinico  di  Coi'mons  ? 

1170  -  et  de  villa  que  vocatur  Latina  (alias  Latona)  et  de  villa 
que  vocatur  Predegoy  (K.  604  -  B.  IVj. 

Lalisana,  Tisana  (')  -  fr.  Latisane  -  Latisana. 

1102  -  loco  in  Latisana  et  in  Castellone  (Cod.Istr.);  1130  -duas 

(1)  Poco  lungi  dalla  Apicilia  romana» 


—  1220  — 

plebes,  illam  de  Tisana  et  alterarli  de  S.  Floro  (B.  IV);  1180- 
plebs  de  la  Tisana  (Ugiielli,  V,  1129  -  Cod.  Istr.);  118(3  -  in  villa 
de  Latisana  (Dg.  97,  252);  1226  -  Portum  de  Latisana  (R.  717); 
1247  -  qiiod  Universitas  Portiis  Latisane  (Barozzi,  Latisana). 
1260  -  villisTurris  et  Latisane  (Th.  369);  1268  -  proventus  qua- 
rantesimi Portus  Gruarii  et  Portus  Latisane  (Cod.  Portegni  aro)  ; 
1281,  21  ottobre  -  Qiiod  sai  non  possit  dari  alieni  portili  de  Fo- 
rojulio  nisi  tribiis  :  Aquilegie,  Portuigruario,  Portui  Latisane 
(Minotto);  1303,  15  marzo  -  Actiim  in  Porta  Latisano  (MSS. 
Portis  Monastero  Aquileja). 

Lane,  Laudi  -  fr.  Lauc  -  Laiico  di  Tolmezzo. 

914  -  in  loco  qui  dicitur  Lauc  (Cod.  Fontanini  in  S.  Daniele, 
voi.  XII  -  Wolf);  1015  -  decaniam  in  loco  qui  dicitur  Lauc  (Capp. 
Viri,  148);  1241,  21  agosto  -  Lauc  (AB.);  1275,  13  luglio - 
Lauch  (AB.). 

Laurenliacnm,  Laurcnciaca,  Laurenzaga  -  Lorenzaga  friu- 
lana. 

762  -  curie  in  Laurcnciaca  (R.  338);  888  -  Curtis  in  Lauren- 
ziaga  (J.);  1184  -  in  villa  de  Laurentiaco  (Dg.  98);  1199  -  Mar- 
quardus  filius  Laudonis  de  Laurenzalia  (B.  IV);  1214  -  Acturn 
in  plathoa  piciula  de  Laurenzaga  (R.  Barnaba,  Vili,  73);  1226- 
Laurenzaga  cum  Ecclesia  S.  Salvatoris  et  cum  castello  (M.  Sesto;) 
1244  -  in  territorio  Laurenzaghe  ubi  dicitur  Selvarola  (R.  Bain. 
Vili,  73  t.);  1246  -  licenliam  edifìcandi  castrum  in  villa  Lauren- 
zaghe prope  curtinam  (id.  id.  85). 

Laurentina  -  presso  Toppo  di  Meduno. 

1220  —  dominium  de  Laurentina castrum  et  domum  de 

Pino  et  Laurentina  (AB.). 

Laurentii  (S.)  Castrum  -castello  distrutto  presso  Tolmezzo. 

1281,  29  marzo  -  de  castello  S.  Laurentii  et  de  Invitino  (AB.). 

Laiirentius  (S.)  -  fr.  San  Laurinz  di  Valvason  -  S.  Lorenzo 
di  Arzene. 

4184  -  villani  de  S.  Laurenlio  (Dg.  98);  1204  -  in  villa  S.  Lau- 
rentii (J.^;  1 252  (ciixa)  -  de  Saiiclo  Laureiicio  (J.  Rotolo  Sesto). 


—  1221  — 

Laureniius  (S.)  -   Villa  di  S.   Lorenzo  disli'uUa   (')  -   fr. 
San  Laurinz  di  Sotselve. 

1031  -  usque  ad  Sylvain  S.  Laareiitii  (Capp.  Vili,  169);  1226- 
Villa  de  S.  Laurentio  (R.  717);  1385  -  de  affidatione  Ville  S. 
Laurentii  de  Subsilva  (Annali  Udine,  VII],  95). 

Laureniius  (S.)  de  Cavoriaco. 

1221,  20  maggio  -  Actum  apud  Cavoriacum  juxta  Ecclesiaiii 
S.  Laurentii  (Perg.  Frangipane). 

Laurentnis  (S.)  -  S.  Lorenzo  di  Soleschiano. 

1258  -  de  S.  Laurentii  (Tli.  443);  1275  -  in  villa  S.  Laurentii 
(Th.  221). 

Lavrentins  (S.)  de  Tarcento. 

1281  -  Actum  supra  hostium  S.  Laurentii  de  Tarcento  (J.). 

Lanriaimm.  V.  Lavarianum. 

Lauzacum,  Lauzach  -  fr.  Lauzà  -  Lauzzacco  di  Pavia. 

1275  -  in  Lauzzacho  (Th.  182);  1278  -  6  maggio  -  in  villa  Lau- 
zachi  (AB.);  1290 -in  villa  de  Lauzago  (Rotolo  Co^Gredo);  1346- 
in  villa  de  Lauzach  (Th.  1295). 

Lauzana  -  fr.  Lauzane  -  Lauzzana  di  Colloredo. 

1192  -  Regenaldns  de  Lauzana  (Dg.  142);  1254  -  in  territorio 
villarum  de  Faganea  et  de  Lauzana  (B.  v.  431). 

Lavano,  Laltana  -  Altana  di  S.  Leonardo  di  Cividale  od 
altra  località  in  vicinanza  di  Sacile? 

1300  -  in  villa  que  dicitur  Lavana  alias  Laltana  (Th.  160.) 

Lavarianum,  Lavrianura,  Lafrian ,  Labrian,  Labcrianum, 
fiavargianum,  Laurianum  -  fr.  Lavarian  -  Lavariano 
di  Montegliano. 

776  -  facultates  que  faerant  Vualdandii  filii  quondam  Mimoni 
de  Laberiano. . . .  villa  in  Laberiano  (Madrisio  -  Codice  Istriano - 
Siikel,  Digesta  -  Lirutti,  I,  132)  ;  1140  -  Lovdowicus  de  Lavarian 

(lì  Nel  1593  qunmio  fu  fabbricata  la  fortezza  di  Palina.   La  par- 
rocchia fu  tra-;portata  a  Seveglianu.  Si  trovava  fra  Palma  e  Solloselva. 


—  1222  — 

(Zalin,  190);  1186  -  Bernardns  de  Lauriano  (R.  632);  1188  -  Lo- 
dovicus  Minor  de  Lauriano  (R.  634);  1189  -  Ilenrici  de  L;t- 
vriano  (M.  o.);  1200  -  Nobilis  homo  Lunduicus  de  Labrian  -  Hey- 
ricus  de  Lafrian  (J.);  1234  -  Diia  Matil  de  Lauriano  (M.  S.  M.  V. 
262);  1247  -  Lavarianum  Plebs  in  Archidiaconatu  inferioii  (B. 
V.  409);  1290  -  De  Lavargiano  (Rotolo  Colloredo);  1296,  26  lu- 
glio -  Plebanaluni  plebis  de  Lavariano  (AB.);  1298,  3  maggio - 
in  villa  de  Lavaryano  (Th.  625). 

Lavordet^  Lapordeltiun  -  fr.  Lavardèt,  monte  ad    0.   di 

Pesariis. 

1300  -  medium  monlem  Lavordet  (Th.  176);  1300  -  medium 
montem  de  Lapordetto  in  Carnea  (Th.  177). 

Laypa,  Laypachum  -  fr.  Laipà  -  Laipacco  d'  Udine. 

1280,  29  giugno  -  pratum  ipsius  D.  Patriarclie  ('),  qiiod  ap- 
pellatur  Laypa  (AB.);  1297,  24  settembre  -  unum  sectorem  ad 
pratum  Domini  in  Laypacbo  (Tb.  747);  1300  -  sex  l'assos  lignorum 
in  Laypacbo  (id    80). 

ÌAizachum  -  fr.  Lazza  -  Lazzano  di  Pagnacco. 

1300  -  m  villa  de  Lazacho  (Th.   102). 
Lazis  -  fr.  Lasicc  -  Lasiz  di  Tarcetta. 

1234  -  Cividale  -  de  uno  manso  qui  jacet  in  villa  de  Lazis  (J.). 

Lazzarus  (S.J.  V.  llospilale  Leprosorum. 
Ledis  -  monte  fra  Gemono  e  Venzone, 

1297  -  equos  ablatos  supra  monte  de  Ledis  (J.). 
Ledra.  V.  Edra^  Idria. 

1298,  10  luglio  -  cuni  jurc  aqiic  Ledre  (AB.). 

Leggium.  V.  Ilegium. 

Lemen,  Leminar  -  fr.  Lèmene  -  fiume  Leniene  da  S.  Vito  a 
Falconerà. 

888  -  decurrit  ex  una  parte  Leminar  (alias  Lemen)  (J.);  990- 

(1)  Detto  prato,  oggi  posseduto  da    chi   scrive,    porla   tuttora  il 
nome  di  Prato  del  Patriarca. 


—  1223  — 

sylvam  que  cita  est  siciit  oritur  aqua  que  vocatur  Lemen  (U- 
ghelli  -  Dg.  87);  1140  -  fluvius  qui  dicitur  Lemen  (Cod.  Dipi. 
Portogruaro);  1295,  4  maggio  -  molendinum  in  aqna  Leminis 
propè  Ecclesiam  S.  Andrea  de  Portogruario  (AB.);  1300  (circa)- 
et  vinum  incanipatuni  in  Portogruario  conducere  vellet  per  flu- 
men  Leminis  (J.);  1306  -  solvere  custodibus  poste  Lemenis  solclos 
XLV  (Cod.  Dipi.  Portogruaro). 

Lencone.  V.  Longonnm. 

996  -  cuin  omnibus  rivulis  vel  fluminibus  in  ipsa  sylva  tluen- 
tibus  Lencone,  Icone  etc.  (Dg.  87). 

Leonardus  (S.)  de  Campomolio.  V.  Hospitale  S.  Leonardi. 
Leonardus  (S.)  -  fr.  S   Lenard  di  Cividàt  -  S.  Leonardo  di 
Cividale. 

1257  -  in  villa  S.  Leonardi  (M.  Civitatensia). 

Leonardus  (S.)  -  fr.  S.  Léonard  di  Campagne     S.  Léonard 
di  Campagna  o  di  Montereale. 

1299-  villa  S.  Leonardi  (Dg.  375)  -  villa  S.  Leonardi  sub  Mon- 
teregali  (Th.  103);  1300  -  de  Ecclesia  S.  Leonardi  in  monte 
Luvel  (Th.  12). 

Leonardus  (S.)  de  Villaita. 

1285,  12  aprile  -  terram  Ecclesie  S.  Leonardi  de  "Villaita 
(Perg.  Puppi  -  J.  1284) 

Leonum  Vicus  -  fr.  Leonis9he  -  Leonicis  di  Ronchis  di  La- 
tisana  presso  Campomolle. 

888  -  Gurtis  de  Vico  Leonum  cum  Cella  Sancti  Floreani  (Fra- 
foreano)  (J.). 

Leprosorum  domus.  V.  Hospitale  Leprosorum. 

Lesa.  V.  Liezze. 

Lestans,  Lestanum,  Listans  -fr.  Lestans-Lestans  di  Sequals. 

1184-Plebem  de  Lestans  (Dg.  98);  1204  -  in  villa  Lestani 
(J.);  1219,  2  dicembre  -  Garisius  de  Lestans  (AB.);  1295  -  in 
villa  de  Viagnis  supra  Lestans  (Aitino  Not.  -  J.);  1300  -  Henricus 
de  Leslano  -  Listans  (Th.  164,  582). 


—  1224  — 
Lesti'zza.  V.  Laslica. 
Levacius. 

1000  (circa)  -  Gymulai,  Levacius,  Cadubriiim  {R.  It.  Script. 
XVI,  28). 

Levata.  V.  Hospitale  de  Levata. 

1299  -  unus  in  Levata  et  alter  in  Campomartio  (Th.  115); 
1300  -  in  Levata  (Th.  47). 

Levata  -  fr.  Levade  di  Puart  ?  -  Levada  di  Portogruaro  o 
Levada  di  Sacile  ? 

1278,  novembre  -  Jacopo  dicto  Budello  de  Levata  (AB.). 

Levata  -  Levaduzza  sulla  strada  fra  Muzzana  e  S.  Giorgio 
di  Nogaro. 

1239  -  a  Schisa  veteris  Ziline  usque  ad  Levatam  per  quam 
itur  Marianuni  (Marano)  (J). 

Lez.  V.  Ileghim. 

Lgiuvidracum.  V.  Lividracum. 

Liargis,  Lìaries  -  Liariis  di  Ovaro. 

1265  -  cum  villa  de  Liargis  (J.)  ;  1275  -  in  villa  de  Liaries 
(Th.  216);  1295,  8  agosto  -  de  villa  Liargis  (AB.);  1366  -  in 
villa  de  Liargis  canalis  de  Gorto  (Th.  1299). 

Liezze,  Lesa  -  fr.  Liesse  -  Liessa  di  Grimacco. 

1238  -  D.  Leonardus  et  Artuicus  fratres  de  Liezze  (M.  Civi- 
tatensia);  1253  -  in  villa  de  Lesa  (Capp.  Vili,  309). 

Ligugnana,  Lugugnana   -  fr.   Ligugnane  -  Lugugnana    di 
Portogruaro. 

1164  -  villa  de  Lugugnana  (Dg.  250);  1184  -  Pie bem  de  Li- 
gugniana  (Dg.  98);  1200-40  -  in  Ligugnana  duos  mansos  (Rotolo 
Frangipane). 

Liniunt,  Liuntum  -  Luiiit  di  Ovaro. 

1275  -  de  villa  de  Liniunt  (Th.  216);  1300  -  in  villa  de  Liun- 
to  (Th.  205). 


—  1225  — 

Liquentia,  Liquencia,  Linguentìa,  Liguenza,  Liventia  -  fr. 
Livenze  -  fiume  Liveoza. 

600  (circa)  -  cum  equites  venire  et  venationem  bestiarum  ibi  fa- 
cere  tam  in  litus  Linguentie  et  Grumeliis  quam  litus  Romadine 
sive  litus  Pinedi  (Cron.  Altin.  lib.  Ili)  ;  762  -  inter  fluvio  Talia- 
mento  et  fluvio  Liquentia  (R.  338)  ;  802  -  et  sicut  oritur  fluvius 
Liquentie  (Dg.  72);  888  -  inter  Taliamentum  et  Liquentiam  (J.)  ; 
963  -  inter  flumen  Liquentiam  usque  ad  duas  sorores  (J.);  996 

-  aqua  Meduna  in  Liquenciam  (Dg.  87)  ;  1028  -  usque  ad  flumen 
Liquentie  et  usque  ad  Liquentie  introitum  in  mare  (R.  503)  ; 
i029  -  flumen  Liquentie  (Dp.)  ;  1034  -  inter  fluvios  Plavius  et 
Liquentiam  (Stumpf,  Ada  Imperli);  1242,  febbraio  -  pontes  su- 
per Li  ventiam  penitus  destruantur  (Verci,  86);  1278,  23  marzo 

-  novum  dalium  in  flamine  Liquentia  (AB.);  1291  -Palata  in 
bucca  Liguencie  cum  uno  bilfredo  ubi  stent  homines  circa  Vili 
(Minotto,  175);  1297  -  pontem  tenet  quem  tenere  non  debet, 
cum  dictum  flumen  Liquentie  a  loco  in  quo  oritur  usque  in  ma- 
re est  Ecclesie  Aquilegensis  (B.  v.  538). 

LisoiiQum,  Lisontiuin,  Lisonzum.  V.  Isontìum. 

1265  -  in  Lisonzum  (Cod.  Dipi.  Portogruaro). 
Liumanum. 

1166  -  Ulricus  de  Liuniano  (M.  o.). 
Liìincis.  V.  Luincis. 
Livengis.  V.  Luincis. 
Liwincis.  V.  Luincis. 

Lividracum,  Lgiuvidracum,  Liuviclracum  -  villa  scomparsa 
presso  Flambruzzo. 

1278  -  Henrico  de  Lgiuvidraco  (M.)  ;  1300  -  D.  Leonardus  de 
Lividraco  (Th.  99);  1350  (circa)  -  Liuvidracum,  Liuvidrago  (J.). 

Longeriacum.  Y.  Lusiriaciim. 

1291  -  Ecclesia  S.  Danielis  de  Lougeriaco  (')  (B.  v.  528);  1300 

(1)  La  chiesa  di  Monastelto  vicino  a  Luberiacco  ha  anche  oggidì 
per  titolare  S.  Daniele.  ^ 

Tomo  VII.  Òerie  V.  ibi 


—  1226  — 

(circa)  -  in  Longeriaco  -  in  palude  et  lacu  circa  ipsam  silvam  de 
Longeriacho  (Th.  9). 

Longirwar. 

1200-50  -  mansum  unum  qui  jacet  in  villa  que  dicitur  Lon- 
girwar (M.  S.  M.  V.  II,  229). 

Longis  -  Lungis  di  Socchieve. 

4376,  49  febbraio  -  decima  in  villa  de  Longis  Carnee  de  Ca- 
nale Soclevii  (Th.  4324). 

Longonum  -  Loncon,  nome  di  varie  località  fra  Portogruaro 
e  S.  Stino. 

4285,  6  diceiTtibre  -  cujusdam  nemoris  de  Longono  (AB.). 

Lons  -  Lonch,  Long,  Logi  di  Caporetto  -  ted.  von  Lozeb. 
V.  Litonz. 

4224  -  Comes  Wilelminus  de  Lons  . . .  supra  plebe  seu  Eccle- 
sia de  Lons  (Copia  Archivio  Portis  -  M.). 

Lonta  -  Nonta  di  Socchieve  d'  Ampezzo. 

4263  -  conipromiserunt  in  . . .  D.  Hermannum  de  Lonta  (R, 
Barnaba,  Vili,  87). 

Los  -  Losi  o  Logi,  Comune  di  Cau,  distretto  di  Canale  nel 
Goriziano  ? 

4247-  Los  XX  marchas  (B.  v.  440);  4275  -  in  Los  villam 
subtus  Nosper  (Th.  273)  ;  4300  (circa)  -  Turrim  et  Castrum  de 
Los  amissum  per  farailiam  D.  Thomasii  de  Cucanea  (Th.  4044). 

Losanus  -  monte  in  SehiaTonia  ? 

4256,  48  gennaio  -  Montium  Losani  et  Vinchon  hii  sunt  con- 
fmes:  versus  orientem  et  meridiem  est  rivus  qui  dicitur  Corniae 
usque  ad  aquam  Nebule,  -  Versus  occidentem  est  que  dicitur 
Judri.  -  Versus  Septentrionem  est  via  publica  qua  itur  versus 
Flojanam  usque  in  Gorniz  (AB). 

Lovacum ,  Lovas  -  Solevas ,  località  disabitata  presso   In- 
vitino ? 

914  -  in  vico  nuncupato  Lo  vaco  (MSS.  Fontanini  S.  Daniele, 


—  1^27  — 

voi.  XII);  lOOO  (circa)-  Nicolaus  q.  Petri  de  Lovas  prope  Tn- 
vilinura  (Necrologio  di  S.  Pietro  in  Carnia). 

Lovargis  -  fr.  Lovarie  -  Lovaria  di  Pradamano. 

1270  -  mansos  de  Lovargis  (J.  Perg.  Cuccagna);  1278,  6  mag- 
gio -  in  villa  Lovargis  (AB.);  1295,  26  settembre  -  in  villa  Lo- 
vargis (AB.). 

Lovaria  -  presso  Cividale. 

1268  -  terra  sita  in  loco  qui  dicitur  Lovaria  apud  Burgum 
Pontis  Civitatis  Austrie  (M.  S.  M.  V.  II,  204). 

Lucenicum,  Lucinicura  -  fr.  Lucinins  -  slavo  Lucnik,  Loc- 
nik  -  Lucinico  di  Corraons. 

1214  -  villani  de  Lucinico  (AB.);  1247  -  Lucenicura  -  Plebs 
in  Archidiaconatu  inferiori  (B.  v.  409);  1254  -  quod  Castrum 
Lucinici  dirui  debeat  ex  toto  (Th.  312);  1286  -  D.  Henrico  Ple- 
bano  de  Lucinicho  (M.  Aquileja)  ;  1296,  30  ottobre-  Philippus 
Plebanus  de  Lucinico  (AB.). 

Ludiniim  -  fr.  Gran  Ludin  -  monte  Ludino  al  NNO.  di  Pau- 
laro  in  confine  colla  Garinzia. 

1289  -  ad  montem  Geluars  et  usque  ad  Ludinum  ad  montem 
dell'  Alpe  versus  Gillam  (Confini  Moggio  -  R.  Barnaba,  Vili,  26). 

Lugnanum  Ulus,  Lugnam  -  fr.  Puart  Lignan  -  Porto  Lignano. 

700  (circa)  -  Quintum  litus  quod  appellatur  Lugnanum  propter 
boc  quod  luporurn  multitudo  hic  videntes  et  audientes  erant, 
sic  Lugnanum  litus  dicendum  est.  Tenet  miliaria  sex  -  Hic  con- 
finit  Portuni  (Cron.  Altinate,  lib.  Ili);  1300  (circa)  -  Lugnam 
(Portolano  della  Società  Ligure  di  St.  Patria,  voi.  V,  80). 

Lugnese  -  fr.  Lugnesie  -  località  che  appartiene  ai  conter- 
mini di  Tareento,  Nimis  e  Ciseriis  (mappa  censuaria 
di  Sedilis). 

1270,  10  luglio  -  homines  de  Nimis  a  loco  fontis  in  capite  Lu- 
gnese usque  ad  castanetum  quod  est  super  monte  sub  Yarda 
Muor  (AB.). 

Lìigiignana.  V.  Ligugnana, 


—  1228  — 

Luinces.  V.  Lninis. 

Lidncis,  Liuncis,  Liwincis,  Livengis,  Luencis  -  Luincis  di 
Ovaro. 

1279-81131(10  de  Liwincis  (M.)  ;  1300  -  pratura  de  Buyalet- 
tis  (')  in  pertinentiis  ville  Liuncis  (Th.  175)  -  Luencis  de  Carnea 
(Th.  959) -de  Liventiis  (Th.  1001);  1303  -  Henrico  de  Liwen- 
gis  (M.  S.  Chiara,  Gemona). 

Luinls,  Luines,  Luinces  -  nel  territorio  di  Cividale  ? 

1252  -  in  loco  qui  dicitur  Luinis  (M.  S.  M.  V.  II,  60);  1258  - 
Luines  (id.  id.  61)  ;  1293  -  suum  stauli  de  Luinces  de  monte  de 
Castellana  (M.  S.  M.  V.). 

Lumbricula  -  monte  in  Carnia. 

1300  (circa)  -  montis  Lumbricule  in  Carnia  (Th.  19). 
Limignachum  -  fr.  Lumignà  -  Lumignacco  di  Pavia. 

1297  -  mansos  cum  silvis  in  Lumignacho  (Th.  86). 
Lunas. 

981  -  cortem  unam  que  vocalur  Lunas  cum  centum  mansis  (J.). 

Luonz.  V.  Lonz. 

1290- Wellus  de  Luonz  familiaris  D.  Nicolai  de  Orzono  (M. 
Civitatensia)  ;  1301  -  Aynricus  Spadarius  filius  q.  Ostermani  de 
Luonz  (M.  S.  M.  V.  II,  172). 

Luoije. 

1170 -que  habet  in  Vergin  et  Luoije  cum  villa  (B.  IV). 

Lu  piz  de  mezdi  -  Monte  Plauris  al  NE.  di  Venzone,  che  per 
quei  di  Moggio  si  trova  a  mezzodì. 

1289  -  ad  locum  qui  dicitur  Confm  et  de  dicto  loco  ad  sum- 
mitatem  Montis  qui  dicitur  Lu  piz  de  mezdi,  qui  est  per  me- 
dium Monasterium  Mosacense  (Confini  Moggio  -  R.  Barnaba, 
Vili,  26). 

(1)  Anche  oggidì  un  piato  in  Comune  di  Ovaro,  posseduto    dalia 
famiglia  Micoli  Toscano,  porta  il  nome  di   Bujaleccis. 


—  1229  — 

Lupus  -  fr.  Lov  -  Monte  Lupo  al  nord  di  Barcis. 

1257,  22  gennaio  -  in  Barcis  et  in  illis  confinibus  . . .  super 
ripam  Lupi  (AB.). 

Lusevera,  Lusevola  -  fr.  Lusèvere  -  Lusevera  di  Tarcento. 

1150  -  Marcum  de  Lusevera  (B.  IV)  ;  1256,  3  agosto  -  in  villa 
de  Lusevola  et  de  Pradielis  (AB.). 

Lusiriacum^   Lusìriagum,    Lusirgiacura,  Luseriacum  -  fr. 
Lusarià  -  Luseriacco  di  Tricesimo.  V.  Longeriacum. 

1170  -  Valterius  de  Lusiriago  (R.  606);  1171  -  Wualterus  de 
Luseriaco  (B.  IV);  1172  -  Walterus  de  Lusiriaco  (J.);  1234- 
Waltherus  et  D.  Hezelo  nobiles  viri  de  Lusiriaco  (B.  v.  348)  ; 
1275,  13  luglio  -  Lusiriaco  (AB.)  ;  1290  -  omnia  bona  de  Lusi- 
riacho  et  Agra  (J.)  ;  1290  -  in  villa  de  Lusirgiaco  (Rotolo  Col- 
loredo). 

Luvel.  V.  Lìipns. 

1300  (circa)  -  de  Ecclesia  S.  Leonardi  in  monte  Luvel  (Th.  12). 

Maciles  -  Mazillis  -  Macillis  di  Joaniz  di  Gervignano. 

1200-40  -  De  Maciles  duos  mansos  et  medium  et  unum  mo- 
lendinum  (Rotolo  Frangipane);  1395,  28  maggio  -  unum  bonum 
situm  in  Mazillis  (Annali  Udine,  II,  139). 

Madrisium  -  fr.  Madris  di  Varra  -  Madrisio  di  Varmo. 

1184  -  in  villa  de  Madrisio  decem  mansos  (Dg.  98);  1136- 
in  Madrisio  (Th.  1299). 

Madrisium  -  fr.  Madris  di  Feàgne  -  Madrisio  di  Fagagna. 

1300  -  in  villa  Madrisii  (Th.  135);  1371  -  domus  prope  Ma- 
drisium (Th.  1264). 

Maglanum  -  Manazzons  di  Pinzano  ? 

1184  -  Castrum  de  Maglano  (Dg.  97). 
Magnanum  -  fr.  Magnan  -  Magnano  in  Riviera. 

1204,  7  febbraio  -  in  Magnano  (Dg.  101). 


—  i230  - 
Magmim  flurnen  (*)  -  fr.  Natisse  -  Fiume  Altis.  V.  Nalissa, 

1034  -  usque  ad  flumen  Magnimi  (Cod.  Istr.)  ;  1174  -  quidquid 
est  a  Maligno  fluniine  usque  ad  flumen  Magnum  sicut  currit 
flumen  Rubedule  (B.  IV);  il75  -  a  Marignolo  flumine  usque  ad 
flumen  Magnum;  1229  -  ad  tlumen  Magnum  (M.). 

Magrat  -  Merlano  di  Trivignano  ? 

1168  -  quinque  villas  videlicet  Tissam,  Presareian,  S.  Stepha- 
nuni,  Magrat,  et  Guisinam  (R.  591). 

Magredis^  Magretas  -  Magredis  di  Povoletto. 

762  -  casas  in  Magretas  (R.  338)  ;  1275  -  in  villa  de  Magre- 
dis  (Th.  37);  1290  -  in  villa  de  Magredis  (Rotolo  CoUoredo)  ; 
1292,  26  luglio  -  Saltum  et  Magredis  sub  Curia  de  Povoleto  (AB.). 

Magredum  -  territorio  di  S.  Vito  al  Tagliameoto. 

1276  -  decima  in  Magredo  (J.  Perg.). 
Maian.  V.  Malianiim. 
Malathupica,  Malatzupica,  Malazipicha,  ]VIalazumpichia,MaI- 

zupiche,  Malcipica,  Mala  Scinpicca.  V.  Zumpita  (^). 
Malbiargia. 

1292  -  Cividale  juxta  viam  per  quam  vadunt  ad  Malbiargiam 
per  Canale  (M.  Civitatensia). 

M ale liinas ella  -  Manchigna  non  lungi  dal  Tiraavo. 

1160-82  -  et  molendinum  et  villaru  que  vocatur  Malchinasella 
(R.  552). 

Maleniin,  Maletin. 

1149 -Walter  US  de  Maleutin  (B.  IV);  1158  -  Waltherus  de 
Maletin  (B.  IV). 

Malesan.  V.  Malisana. 


(1)  Il  Natissa   di  Strabene  (lib.    V),  e  Natiso  di  Pomponio  Mela 
(lib.  II)  e  di  Ammiano  Marcellino  (lib.  XXI). 

(2)  Una  Malazumpica  esisteva  anche  in  Istria  (V.  Cod.  Istriano 
a.  1£08). 


-  1231  — 

Malfai,  Malvai  -  Malafesta  di  Villanova  di  Lalisana  o  Maf- 
vento  di  Sacile  ?  V.  Malvegnulum. 

■1164  -  Alderan  de  Cusano,  dona  al  monastero  d' Aquileja 
in  loco  qui  dicitur  Malfai  (J.)  ;  1174  -  quinque  mansos  in  Mal- 
fai (B.  IV);  1175  -  in  Malvai  (B.  IV). 

Malianum^  Mayanum  -  fr.  Majan  -  Majano  di  S.  Daniele. 

1230  -  in  villa  Mayani  (Th.  174)  ;  12&5,  luglio  -  bonis  silis  in 
Maliano,  Ragonea  el  Faganea  (AB.)  ;  1275  -  in  Mayano  (Th.  188)  f 
1291  -  in  villa  Mayani  (Th.  454). 

Maligniim,  Malignolum  -  fr.  Malisane  -  fiume  Malisana  che 
mette  in  Ausa. 

1031  -  et  quicquid  est  a  Maligno  flamine  usque  ad  flumen 
Magnum  (God.  Istr.)  ;  1174  -  a  Maligno  flumine  (B.  IV);  1175- 
a  Malignolo  flumine  (B.  IV)  ;  1229  -  a  Malignolo  flumine  (M.  o.). 

Malisana,  Malesan  -  fr.  Malisane  -  Malisana  di  S.  Giorgio 
di  Nogaro. 

1161  -  Megenhardus  de  Malesan  (J.);  1162-82  -  Warnerius  de 
Malisana  (J.)  ;  1184  -  Henricus  de  Malisana  (Gapp.  Vili,  261); 
1293  -  Vitalucius  de  Malisana  (Th.  241). 

Malnisiiim  -  fr.  Malnins  -  Malnisio  di  Montereale  Cellina. 

1241  -  in  villa  Malnisii  (J.  -  AB.)  ;  1275  -  quartam  parlem  Avo- 
garie  de  Malnisio  (Dg.  374-  Th.  104);  1296  -  in  tribus  villis. 
Montisregalis  scilicet  in  Galaresio,  Grizzo  et  Malnisio  (Dg.  102). 

Malvai.  V.  Malfai. 

Malvegnulum  -  fr.  Malvint  -  Malvento  di  Sacile. 

1275  -  in  Malvegnuto  juxla  Sacilum  (Th.  163). 

Manaria  -  valle  in  vicinanze  di  Avasinis. 

1267,  15  gennaio-  per  Jof  de  Gorgnul  et  transeundo  per 
vai  de  Manaria  ad de  Perniai  (AB.). 

Manganis,  Magnate  -  Magnanins  di  Rigolato. 

1274  "•  decimam  de  Manganis  el  de  Valpezeit  (Valperl)  (Th. 
246)  ;  1300  -  decimam  in  Valpacet  et  Magnate  (^Th.  226). 


—  i232  — 
Maniacus,  Maniacum  -  fr.  Mania  -  Maniago. 

981  -  cortem  que  vocatur  Maniacus  cum  triginta  mansis,  pa- 
riterque  montem  Maniacum  (J.  -  Dg.  335);  1184  -  Plebem  de 
Maniaco  (Dg.  98);  1191  -  de  Maniaco  (B.  v.  266  -  B.  IV)  ;  1195  - 
D.  Dictricus  de  Maniaco  (Gapp.  Vili,  267);  1214-  Vezelo  Hen- 
rici  de  Maniaco  (Zahn  -  Urkundenbuch)  ;  1279  -  domum  supra  ca- 
strum  Maniaci  apud  domum  majorem  ...  et  Brolium  retro  Ca- 
strum  (Th.  193);  1294  -  in  Golvera  prope  Maniachum  (Th.  113); 
1297  -  in  tabella  Maniaci  ad  collum  Gonradi  et  unum  campum 
super  villa  Hercigli  . . .  Actum  Maniaci  in  semiterio  de  Ponte 
(R.  Barnaba,  Vili,  149,  151  -  1300  -  domum  in  castro  Maniaci 
juxta  portam  (Th.  194),  1377  -  Gastrum  Maniaci  cum  turribus, 
sediminibus  et  Zirono  ;  item  de  palatio  Patriarchali  minato  sive 
de  territorio  ubi  erat  (Th.  1358). 

Maniacus  Livri  (*)  -  fr.  Mania  livri  -  Maniago-Libero. 

1264  -  Samuellus  de  Maniaco  Livri  (J.);  1295  -  Jacobus  f.  q. 
Samuelli  de  Maniaco  Livri  (J.);  1300  -  manso  sito  in  Maniacho 
qui  negatur  per  fìlios  q.  Sambuellis  de  ipso  loco  (Th.  53). 

Mansure  -  fr.  Marsure  d'  Avian  -  Marsiire  d'  Aviano. 

1198  -  Almerio  de  Mansure  (J.). 

Manzaiium  -  Colli  di  Manzano. 

1288,  8  ottobre  -  decima  montis  Manzani  qui  est  inter  Man- 
zanum  et  Budrium  (AB.). 

Manzanum,   Men^anum ,  Menzanum  -  fr.  Mauzan  -  Man- 
zano. 

1106  -  Signum  Hermanni  de  Manzano  (R.  610);  1140  -  Al- 
bertus de  Manzano  (Zahn,  189);  1145  -  Hermannus  de  Manzan 
(id.  237);  1202  -  apud  Manzanum  (AB.);  1214  -  Actum  apud 
Menganum  in  caminata  Patriarchali  (Zahn);  1230 -in  roya  de 
Manzano  (Th.  62);  1234  -  apud  Menzanum  (B.  v.  361);  1249  - 
in  campanea  Menzani  ultra  aquam  (J.);  1251  -  quod  Gastrum  de 
Harperch  apud  Manzanum  (J.  -  Archivio  Frari);  1267  -  Domina 
Irmingard  de  Manzano  (M.  Civitatensia)  ;  1274  -  Datum  in  Gastris 

(1)  Livri  in  dialetto    di    Maniago  significa   ultimo;   Messe  livre, 
Messa  ultima;  Maniago  livri,  Maniago  ultimo. 


-    1233  ~ 

apud  Manzanuui  (R.  768;  1292,  12  novembre  -  de   uno  molen- 
dino  sito  in  roya  de  Manzano  (Fr.  NasuUi  Not.  M.). 

Maranum^  Marianuin,  Maran,  Meranum  -  fr.  Maran  e  Ma- 
rian  -  Marano  Lacunare  e  Mariano  di  Gradisca. 

586-607  -  Synodus  decera  Episcoporuni  in  Marano  (Ughelii, 
V,  1083);  762  -  et  casa  nostra  in  Mariano  (R.  339);  1031  -  vil- 
lani de  Mariano  et  villani  de  Carlinis  (Capp.  Vili,  169);  1130- 
et  in  Mariano  (B.  IV);  1136  -  et  quicquid  Mariani  in  perpetuum 
possedit  (Capp.  Vili,  199);  1170  -  Coraduin  de  Merano  (B.  IV); 
1184  -  et  villain  etiani  de  Mariano  et  villani  de  Ghiarlins  (B,  v. 
138);  1190 -de  plebe  de  Mariano  (B.  IV);  1202  -  de  Merlano 
et  Fara  semper  fuit  contentio  (circa  advocatiani)  (B.  v.  307); 
1208  -  villani  etiam  de  Mariano  (B.  v.  299);  1211  -  S.  Vitus  de 
Mariano  (B.  IV);  1215  -  Advocatia  de  Mariano  (Maran)  (J.);  1247- 
Plebs  de  Merlano  in  Arcliidiaconatu  inferiori  (B.  v.  409);  1256,  7 
febb.  -  Venerus  de  Cagna  de  Mariano  procurator  Goniunis  Mariani 
prò  petendo  de  gratia  non  de  jure  regimen  Consuluni  in  terra 
Mariani  (AB.  -  B.  v.  433);  1282  -  quod  dieta  Villa  Marani  pieno 
jure  spectat  ad  dictum  Capitulum  (B.  v.  507)  ;  1288,  9  febbraio - 
in  terra  Marani  ante  Ecclesiani  S.  Martini .  . .  antequani  capta  a 
Venetis  fnisset  (J.  -  AB.);  1288,  22  maggio  -  D.  Articus  de  Ca- 
stello dicebat  se  liberasse  (a  Venetis)  terram  Marani  (AB.); 
1290,  1  maggio -Plebs  et  Terra  Marani  (AB.);  1293  -  doinus 
sita  in  Marano,  cujus  conflnis  ab  uno  latere  est  Ecclesia  S.  Mar- 
tini de  Marano  (Tb.  241);  1294  -  Investitio  sex  laboratorum  de 
salinis  Marani  (Th.  675);  de  quadam  Lama  de  Marano  (id.  813); 
1296,  23  novembre  -  tcrritorium  de  supra  S.  Gervasium  apud 
Maranum  (Th.  805). 

Maranzaria  -  fr.  Maranzanis  -  casali  di  Povolaro  di  Co- 
meglians. 

1300  -  decimam  mansi  in  Maranzaria  (Th.  176). 

Marcadello. 

981  -  Ecclesiam  S.  Marie  que  vocatur  Marcadello  (J.). 

Marciliana,  Marcillana,  Marcilgana,  Martilgiana,  Marzilana 
-  Marciliana,  Marzeliana  di  Monfalcone. 

1160-82  -  plebem  Marcilianain  prò  dimidio  mancipo  (R.  554); 
Tomo  VI/,  S(ric  V.  158 


—  1234  — 

1211  -  Gastaldio  de  Marciliana  (J.);  1247  -  Plebs  de  Marcillana 
ili  ArchidiacoiiaUi  interiori  (B.  v.  -iO'J);  1275  >  in  villa  Maici- 
liane  (Th.  22);  1284  -  ad  editicauduin  unum  Gastrum  apud  Dui- 
nain  juxla  Marzilanam  et  S.  Joannem  in  mari  (Gron.  Giuliano); 
1292,  12  maizo  -  unum  mansum  silum  in  Marcilgana  nova  (M. - 
Fr.  Nasutti);  1293,  16  gennaio  -  unum  molendinum  situm  in 
palude  Marcilgana  et  Ires  campos  terre  sitos  in  villa  Marcilgana 
(M.  -  Fr.  Nasutti);  1300  -  mansum  unum  situm  in  Martilgiana 
veteri  (Th.  158) -in  villa  Marciliana  (Th.  227). 

Maregnana,  Maremana,  Marnigrana  -  fr.  Marignane  -  Ma- 
rignana  di  Sesto  al  Règhena. 

1182  -  Maregnanam  (M.  Sesto);  1218  -  Feni  de  Marignana  (M. 
Sesto  -  AB.);  1236  -  Maremanam  . . .  et  possessiones  barcarole 
in  villa  de  Maremana  (M.  Sesto);  1260  -  in  territorio  de  Mare- 
gnana (id.);  1298,  12  agosto  -  Marnigrana  (AB.). 

Margareta  (S.)  de  Gruagiio  -  fr.  Sante  Margarite  di  Grua- 
gnis  -  S.  Margherita  di  Moruzzo.  V.  Gruagnnm. 

1247  -  Redditus  Plebis  de  S.  Margareta  XXV  marchas  (B.  v. 
410);  1290,  1  maggio  -  Plebem  S.  Margarite  de  Gruagno  (AB.); 
1292 -in  Martignacho,  Cerseto  ri  Torreano  villis  Plebis  S.  Mar- 
garite (Th.  94);  1303  -  Dna  Maytil  filia  q.  D.  Otossii  de  S.  Mal- 
gareta  (M.  Civitatensia). 

Margarita  (S.)  apud  Lisontium. 

1275  -  villam  S.  Margarite  apud  Lisontium  (Tii.  273). 

Maria  (S.)  Sclavonicfi  -  fr.   Sante  Marie  di  Sclaunicc  -  S. 
Maria  Sclaunicco  di  Lestizza. 

1278,  11  gennaio  -  de  villis  .  . .  Sancte  Marie  Sclavonicli  (AB.). 

Maria  (S.)  Longa  -  fr.  Sante  Marie  la  lunge  -  Santa  Maria 
la  Longa. 

1240  (circa)  -  in  Sancta  Maria  (Rotolo  Frangipane);  1277  -  in 
villa  S.  Marie  Longe  (M.  Gividale);  1278,  16  novembre  -  in 
Ronchis,  Melereto  et  Plebe  S.  Marie  (AB.). 

Maria  (S.)  de  Monte  -  fr.  Madòne  de  Mont  -  Castello  del 
Monte  Udinese. 


—  4235  — 

1175 -bona  qiie  apud  Alzidam  et  S.  Mariam  de  Monte  (M.); 
1247  -  S.  Maria  de  Monte  XIV  marchas  (B.  v.  409);  1270  -  juxta 
Ecclesiam  S.  Marie  de  Monte  duos  mansos  (Th.  131). 

Marianum.  V.  Maranwn. 

Marìanum  raons.  V.  Merianum, 

Marizza  (S.)  -fr.  Sante  Marizze-  Santa  Marizza  di  Varmo. 

1278,  il  gennaio  -  de  villis  Rivignani  S.  Marizze,  Villerolte 
(AB.). 

Marsianum.  V.  Musiones  Marsamim. 
Martiniacum,  Martignacum,  Martinatium,   Martynacum  - 
fr.  Martignà  -  Martignacco. 

1166  -  Enricus  de  Martiniaco  (R.  592);  1186  -  Albericus  de 
Martignago  (Collezione  Frangipane);  1250  -  Conradus  de  Marti- 
gaco  (M.  S.  M.  V.  II,  287);  1270  -  in  villa  Martiniaci  in  coUibus 
(Th.  131);  1274  -  in  Martynaco  (M.  Cella  Cividale);  1280  -  quin- 
que  deciraales  sitos  in  Martignacho  (Th.  100);  1282  -  Curia  de 
Martigiaco  super  coUes  (J.  Savorgnano);  1292  -  in  Martignacho 
plebis  S.  Margarite  (Th.  94);  1300  -  in  villa  de  Martignacho 
(Th.  92,  101). 

Martinus  (S.)  -  S.  Martino  di  Terzo. 
1139 -Villa  de  S.  Martino  (B.  IV). 

Martinus  (S.)  -  territorio  di  Cividale  ? 

807  -  et  castaneduni  unuui  in  loco  qui  dicitur  Cella  S.  Mar- 
tini (J.  copia). 

Martinus  (S.)  -  fr.  San  Marlin  di  Codroip  -  San  Martino  di 
Rivolto. 

1254  -  in  villa  de  S.  Martino  fcudum  q.  1).  Henzii  de  Bel- 
grado (Th.  299,  430). 

Martinus  (S.)  juxta  Valvasonuin  -  fr.  S.  Martin  di  Valvason 
-  S.  Martino  al  Tagliamento. 

1204 -in  villa  S.  Martini  (J.)  ;  1268  -  Coradus  de  Valvasono 
h.-ibebat  unum  mansum  in  villa  S.  ISIaitini  (B.  v.  465);  1299  - 
iu  villa  S.  Martini  juxta  Wdhasonum  (Th.  103;;  1300  -  in  S. 
Martino  juxta  V/alvasonum  (Ih.  90). 


—  1236  — 

Masarbellh ,    Masarvelis,    Marzamuellis  -  fr.  Masaruelis - 
Masarolis  di  Torreano  di  Cividale. 

1294 -in  villa  de  Masarbellis  (Th.  US);  1300  -  in  villa  de 
Masarvelis  (Th.  24);  1373,  3  giugno  -  in  -villa  de  Mar/.amuellis 
(Th.  1285). 

Masarediim. 

1190  -  et  de  Plebe  de  Masaredo  (B.  IV). 

Masculum.  V.  Muscolum. 

Matelius,  Matelio  -  fr.  Palis  -  Monte  Palla  al  S.  del  Sernio 
all'  0.  di  Moggio. 

1084  -  et  de  colle  Matelio  quicquid  cadit  versus  Worianiim  et 
Mullesiam  et  costa  Dayn  inter  Worianum  et  Matelionem  montes... 
apud  coUem  Matellionem  duos  mansos  (J.). 

Mattiurlum,  Matiuculum. 

762  -  casas  in  Mattiurlo  (R.  338)  -  in    Matiuculo  (Copia  del 
secolo   XI,  Archivio  Frari,  Sesto). 

Maurus  (S.)  -  San  Mauro  di  S.  Michele  al  Tagliaiuento. 

981  -  plebem  que  vocatur  Sanctus  Maurus  cum  sex  casalibus 
(J.);  1000  (circa)  -  S.  Maurus  {R.  IL  Script.  XVl,  28);  1252 
(circa)  -  de  S.  Mauro  (J.  Rotolo  di  Sesto). 

Maurus  (S.).  V.  Pagnachum. 

Mazanis  -  Mazzanins  di  Moruzzo. 

1238  -  Antonius  de  Mazanis  (M.  Civitatensia). 

Mazolada  -  fr.  Mazzolade  -  Mazzolada   fra  Concordia   e 
S.  Stino. 

1279,  1  settembre  -  unam  presam  nemoris  jacentis  in  conlì- 
nibus  de  la  Mazolada  (AB.). 

Medana,  Medanum,  Modan  -  fr.  Medan,  Medane  -  Medana 
in  Coglio. 

1200-1250  -  viueam  unam  in  monte  de  Medana  que  vertitur 
ad  orientem,  que  i-cgitur  per  lluscit  de  Nevula  (M.  S.  M.  V.  If, 


~    1237  — 

229);  1270  -  omnia  buua  de  Billgiauis  cum  vinea  de  Medano 
(Perg.  J.);  1296  -  vinea  siipra  montem  de  Modan  (M.  S.  M.  V. 
11,  170). 

Medates,  Medadis  -  S.  Paolo  di  Morsane  ?  Fossalta  di  Por- 
togruaro  ?  Fossalta  di  Oderzo  ? 

1190  -  et  curiam  S.  Pauli  de  Medates  (B.  IV);  1259  -  Actum 
in  villa  Fossalte  et  castri  dicti  de  Medadis  (AB.);  1300  (circa)  - 
de  certis  redditibus  in  Medadis  (Th.  19). 

Medea  -  fr.  mont  di  Migèe,  Medèe  -  monte  di  Medea  nel 
circolo  di  Corraons  (*). 

1268  -  apud  montem  Medeam  (R.  754). 

(Continua.) 

(lì  La  leggenda  pone  in  un   antro  del  monte  che  s'erge  a  NE. 
del  villaggio  il  sepolcro  di  Medea  (Pirona,  Dizionario). 


D  !•:  I. 
YALORE   CLINICO   DEL   CARDIOGRAFO. 

LETTURA 
DEL   DOTT.  ACHILLE    DE    GIOVANNI 


Onorandi  accademici. 

Grato  a  questo  illustre  Consesso  per  In  cortese  ospita- 
lità, e  lieto  (li  trovarmi  in  quest'  aula  a  ragionare  di  argo- 
menti scientilici,  offro  anzi  tutto  il  tributo  d'omaggio  alla 
chiarezza  del  nome  dei  considenti. 

Io  non  vorrei,  o  Signori,  che  all'  aspettazione  Vostra 
non  corrispondesse  il  tenue  lavoro,  che  da  qualche  tempo 
vado  coltivando.  Il  perchè  sento  il  bisogno  di  raccoman- 
darmi alla  Vostra  benevolenza  ed  alla  cortesia  Vostra. 

Se  rifletterete  che  l'argomento,  intorno  al  quale  mi  ono- 
ro intrattenervi,  non  è  famigliare  ancora  tra  i  medici,  e  ciie 
scrivendone  prima  d'  ora  ho  potuto  asserire  con  qualche 
compiacenza  non  essere  stato  preceduto  da  alcuno.  Vi 
parrù  in  ogni  modo  non  indegna  affatto  di  Voi  la  mia  pa- 
rola {'). 

(1)  Dopo  le  ricerche  di  Marey  (Du  mouvement  dans  les  fon," 
rtións  de  la  vie  1868)  trattaronoilcardiografo  :  Garrod  (Journ.  of 
Anatom.  and  Physiol.  ISTI);  Galabin  [Guy' s  Hóspit.  Report  XX, 
1875,  e  Virchow' s    Jahresber.  1876);  Tridon    [Essais  sur  les  sU 


—  1240  — 
.  Il  cardiografo  di  Marey  ò  un  istrumento,  che  alla  sua 
semplicitcì  pare  unisca  altrettanta  perfezione,  se  ci  limitiamo 
a  considerarlo  teoricamente.  E  in  realtà  deve  essere  for- 
nito di  pregi  e  di  valore  fisiologico,  se  la  maggior  parte  ne 
fanno  uso  e  gli  si  accorda  la  preferenza. 

Ciò  nulla  meno  messi  all'  opera  si  incontrano  delle  dif- 
fìcoltù  pratiche  e  sulle  prime  di  tali,  che  scoraggerebbero  il 
più  diligente  ed  abituato  osservatore. 

Queste  difficoltà  sono  diverse:  alcune  sono  inerenti  al- 
l' individuo  sul  quale  si  opera,  altre  sono  nell'  osservatore, 
altre  infine  vengono  dall'  istrumento  medesimo. 

Per  quello  che  risguarda  l'individuo  paziente,  dirò  che 
ristrumento  di  Marey  non  può  essere  applicato  su  tutti  in- 


gnes  du  dìagnostique  de  l'insuffisance  mitrale.  Paris,  1875); 
Roseìistein  (in  Handb.  d.  speciel.  Pathol.  u.  Therap.  v.  Ziemssen, 
VI  B.,  p.  16,  1876);  Landois  [Die  graphische  Untersiichg.  ilb.  d. 
Herzschlag,  1876)  ;  Traube  (fra  il  1872  e  1876.  V.  Gesamelte  Bei- 
tràge  filr  Pathologie  u.  Physiol.  Berlin,  1878);  Otto  and  Haas  (Die 
Herzstof scurve  d.  Menschen  im  normalen  u.  krankhaft.  Zurtan- 
de-Vierteljahrscìir.  f.  d.  prak.  Heilk.  B.  3,  1877);  Roseìistein  (Zur 
Theorie  d.  Herzstols  und  zur  Deutung  d.  Cardiogrammen'  s  Deut. 
Archiv.  f.  Klin.  med.  23  B.  I  Heft,  1878);  Maurer  (iib.  Herzstos- 
scurven  und  Pulscurven  Deut.  Archiv.  f.  Clin.  med.  24  B.,  IV 
Heft,  1879);  A.  T.  Keyt  (A  contribution  to  the  Cardio-sphegmo- 
graphyc  hislory  of  aortic  obstructive  Lesiona. —  The  medicai  Re- 
cord, n."  23,  1881).  Tutti  questi  autori  o  intesero  a  scoprire  il  si- 
gnificato delle  curve  cardiografiche,  o  si  studiarono  farne  l' applica- 
zione alle  diagnosi  delle  malattie  del  cuore.  Io  invece  mi  proposi  di 
studiare  sulle  linee  cardiografiche,  le  modificazioni  che  possono  darsi 
nel  centro  della  circolazione  non  solo  per  le  malattie  del  cuore,  ma 
principalmente  considerato  il  cuore  nello  stato  normale  influito  dagli 
altri  visceri  (V.  De  Giovanni  A.:  Prime  linee  d'uno  studio  car- 
diografico  volto  a  scopi  clinici.  —  Rendiconti  del  r.  Istituto  lom- 
bardo di  scienze  e  lettere  6  giugno  1878  e  Annali  universali  di 
medicina,  voi.  245,  1878).  Gli'  io  conosca  le  ricerche  cardiografìche 
allo  scopo  che  mi  proposi  non  vennero  falte  da  altri  prima  di  me. 


I 


—  1241  — 
distintamente,  e  non  può  nemmeno  essere  applicato  sem- 
pre in  qualunque  posizione  giaccia  il  paziente  medesimo. 

Non  su  tutti  indistintamente,  perchè  il  bottone  del  car- 
diografo, dovendo  essere  opposto  immediatamente  sopra 
il  punto  del  torace  che  è  propulsato  dall'  apice  del  cuore. 
Assai  sovente  avviene  che  l'apice  batta  contro  una  costa, 
invece  che  contro  uno  spazio  intercostale  ;  oppure  che  il 
cuore  sia  coperto  da  troppo  alto  e  denso  strato  di  parti 
molli  che  lo  mascherano  interamente,  o  quasi  ;  oppure  per- 
chè, per  ragioni  anatomo-topografiche,  il  cuore  non  è  pros- 
simo al  parete  toracico  ;  od  inflne,  perchè  anche  vicinissi- 
mo, è  estremamente  prostrata,  o  sottilissimamente  trasmes- 
sa la  sua  azione  meccanica  sul  bottone  dell'  istrumeuto. 

Queste  difticoltà ,  come  ognuno  vede ,  sono  tali  che 
restringono  oltremodo  il  campo  d'  azione  del  cardiografo. 
Non  posso  ammettere  che  questo  s'abbia  da  applicare  co- 
munque e  che  basti  trovare  un  punto  sul  torace,  dietro  cui 
sentasi  netta  e  distinta  la  pulsazione  cardiaca  ;  perchè  la 
linea,  che  rappresenta  fedelmente  ogni  momento  della  rivo- 
luzione cardiaca  in  quei  rapporti  di  tempo  e  di  spazio  che 
sono  i  più  esatti,  secondo  la  mia  esperienza,  non  si  ottiene 
che  colla  posizione  dell'  istrumento  sull'  apice  del  cuore  ; 
perchè,  in  vero,  è  dall'apice  del  cuore  che  ci  vengono  fatti 
conoscere  i  movimenti  del  viscere^  e  perchè  sullo  stesso 
apice  del  cuore  si  trasmettono  gli  effetti  meccanici  dell'azio- 
ne delle  parti  tutte  costituenti  il  centro  cardiaco. 

Tutti  gli  osservatori  fin  qui  hanno  tenuto  questa  nor- 
ma :  qualcuno  ha  pure  utilizzato  la  curva  ottenuta  colla 
posizione  del  cardiografo  in  altre  regioni,  dove  si  sa  teori- 
camente, o  si  vede  esercitarsi  l'azione  meccanica  di  un'al- 
tra parte  del  viscere;  ma  il  cardiogramma  non  è  facilmen- 
te decifrabile  e  sopra  tutto  mi  pare  non  abbia  quella,  di- 
rei quasi,  armonia  nelle  sue  parti,  che  rappresenta  con 
fedeltà  il  fenomeno  fisiologico  della  rivoluzione  cardiaca. 

ionia  VIIj  Serie  V.  159 


—  ^242  — 

Per  questo  si  deve  ritenere,  elie  il  cardiografo  di  Marey 
sfortunatamente  non  può  applicarsi  che  su  persone,  nelle 
quali  l'apice  del  cuore  balte  in  uno  spazio  intercostale  con 
forza  sufficiente  per  agitare  l'  aria  racchiusa  nell'  istru- 
mento. 

Data  questa  condizione  indispensabile^  incontriamo 
un'altra  difflcoltà  quando  il  cardiogramma  non  riesce  per- 
fetto, se  il  paziente  —  come  spesso  avviene  nella  clinica  e 
come  può  richiedersi  dalla  natura  dell'osservazione  —  de- 
ve rimanere  in  letto  e  sopra  tutto  coricato. 

Mi  avvenne  che  individui,  sui  quali  il  cardiografo  può 
somministrarci  la  linea  grafica  completa  ed  esatta  se  in  po- 
sizione eretta,  non  sono  più  adatti  egualmente  per  conti- 
nuare l'osservazione,  se  si  ricliiede  che  rimangano  seduti  o 
supini. 

Si  vede  che  l'atteggiamento  solo  del  tronco,  non  che 
quello  di  tutto  il  corpo  ,  sono  sufficienti  per  alterare  i 
rapporti  di  contiguità  e  di  contatto  del  cuore  colla  parete 
toracica.  Anche  rimanendo  la  persona  in  posizione  eretta, 
solo  che  per  stanchezza,  o  per  inavvertenza  non  tenga  le 
musculature  del  tronco  e  degli  arti  in  un  perfetto  equili- 
brio, necessita  un  cambiamento  nell'andamento  della  linea. 

Riflettendo  a  tutte  queste  circostanze  si  vede  facilmente 
che  sono  inevitabili.  —  Ogni  volta  che  la  persona  passa  da 
una  posizione  all'altra  si  modificano,  come  dissi,  i  rapporti 
topografici,  e  questo  avviene  in  una  misura  maggiore  o  mi- 
nore  a  seconda  dei  casi.  —  Ma  anche  ogni  volta  che  il  pa-  l|H 
ziente,  rimanendo  in  posizione  eretta,  non  fa  che  togliersi 
da  quello  stato  di  equilibrio  muscolare,  in  cui  a  bella  pri- 
ma s'  era  messo,  cangia  il  metodo  dell'  equilibrio  perso- 
nale ;  alcuni  muscoli  del  torace  o  del  tronco,  facendosi  più 
contratti  o  rilassandosi,  modificano  la  pressione  dell'aria 
contenuta  nel  cardiografo,  modificano  le  distanze  degli  spa- 
zi intercostali,  quindi  per  due  evidentissime  ragioni  il  car- 


—  1243  — 
diogramma  si  altera  ;  e  non  solo  si  altera,  ma  si  porta  so- 
pra un  piano  o  più  alto  o  più  basso  di  quello  in  cui  prima 
andava  ripetendosi  ad  ogni  sistole  del  cuore. 

Nei  singoli  individui  questi  fatti  si  pronunciano  con 
maggiore  o  minore  risalto  ;  il  perchè  giova  avvertire,  che 
il  paziente  che  si  ritiene  adatto  per  le  applicazioni  cardio- 
grafiche  deve  essere  possibilmente  mantenuto  nella  mede- 
sima posizione  in  modo  inalterabile  per  tutto  il  tempo  del- 
l' osservazione  ;  —  che  quando  debbe  servire  per  rifare  la 
stessa  osservazione  fa  mestieri  riprenda  la  identica  posi- 
zione di  prima. 

Venendo  a  far  cenno  d'  altre  difficoltà  dipendenti  dal- 
l'individuo  sottoposto  all'esame,  vorrei  dire  che  sono  di 
tal  genere  da  ricordarmi  quelle  che  s'incontrano  quando 
si  vuole  fare  uso  di  apparecchi  magnetici.  Tutto  vale  a 
disorientare  1'  ago  instabile  ;  —  e  nell'  uomo  tutto  impres- 
siona il  cuore.  Come  è  naturale,  ciò  tanto  più  facilmente 
avviene,  quanto  maggiore  sensibilità  ed  erettismo  abbia  la 
persona  sottoposta  all'esperimento. 

Quando  io  non  era  edotto  di  queste  eventuali  pertur- 
bazioni del  cardiogramma,  diffidava  di  riuscire  ad  un  qual- 
che risultato  pratico.  In  seguito  accortomi  delle  cause  che 
producevanle,  ad  ogni  osservazione  che  intraprendeva  mi 
agguerriva  dalle  preaccenuate  pertui-bazioni,  oppure  a  vo- 
lontà le  procurava  a  seconda  dello  scopo  propostomi.  |Nel 
lavoro  mio  già  ricordato  si  trovano  alcuni  fatti  interes- 
santi, dei  quali  slimo  sia  per  esservi  gradita  la  presenta- 
zione di  questi,  che  stanno  sulla  tavola  che  offro  e  che  non 
ho  potuto,  cosi  come  stanno,  stampare  insieme  col  mio 
lavoro. 

Come  si  vede  dai  recati  esempi,  occorre  che  la  persona 
che  si  sottomette  all'esame  cardiografico  non  sia  colpita  da 
veruna  impressione  incòpcttata  dal  mondo  esterno  e  riman- 


_  1244  — 
ga  eziandio   in  (jiieUo  stato  che  comunemente  ci  accordia- 
mo denominare  inerzia  cerebrale. 

Ed  ora  passiamo  a  conoscere  le  principali  difficollù, 
che  dipendono  dall'  istrumento. 

Porre  il  bottone,  o  la  palottola  del  cardiografo  a  ri- 
dosso dell'  apice  del  cuore  si  fa  presto  ;  non  cosi  è  quando 
si  voglia,  com'  è  necessario,  tenervelo  per  bene  applica- 
to. —  A  ciò  il  cardiografo  è  munito  d'una  cinghia  elastica, 
colla  quale  viene  assicurato  in  posto.  Ma  questo  mezzo 
non  giova  sempre. 

Bisogna  sapere  che  in  molti  casi  non  basta  incontrare 
l'apice  col  bottone  deiristrumento  ;  bisogna  che  l' incontro 
si  faccia  in  una  direzione  che  sia  la  più  opportuna  perchè 
ogni  movimento  dell'  apice  venga  interamente  trasmesso 
all'aria  dell' istrumento. 

Siccome  alcuni  movimenti, che  si  vogliono  dall'apice  car- 
diaco tradurre  nel  corpo  di  aria  racchiusa  nel  cardiografo, 
vengono  seguendo  la  direzione  dell'asse  longitudinale  del 
cuore,  ed  altri  in  direzione  perpendicolare,  o  quasi,  al  pia- 
no su  cui  riposa  il  cardiografo;  cosi  le  difficoltà  che  s'in- 
contrano spesse  volle  consistono  nel  non  esercitare  l' istru- 
mento quel  dato  grado  di  pressione  sul  torace  ed  in  quella 
data  direzione,  che  favorisce  più  che  è  possibile  il  concen- 
tramento con  quella  dei  movimenti  del  viscere  sul  bottone 
dell'  istrumento. 

Per  ovviare  a  queste  difficoltà,  alla  cinghia,  che  porta 
Tistrumento^  io  ne  ho  aggiunto  altre  destinate  non  solo  a 
tenere  in  posto  l'istrumento,  ma  a  farlo  inclinare  verso  quei 
lato,  o  in  su,  od  in  giù,  come  meglio  torna  allo  scopo. 

Qualche  volta  fui  costretto  tenere  applicato  il  cardio- 
grafo colle  mani  collocandomi  presso  il  paziente  nella  posi- 
zione più  opportuna,  per  impedire  la  stanchezza  o  qualiin- 
tiuc  altro  movimento  sia  della  mano  che  della  mia  perso- 


—  1245  — 
iiii,  —  Ma  cosi  non  può  farsi  clic  per  osservazioni  di  breve 
durata. 

Le  difficoltà,  che  nascono  da  parte  dell'operatore,  sono 
le  meno  gravi,  perchè  diminuiscono  e  mano  mano  scompa- 
jono  coir  abitudine  e  coli'  esperienza  sempre  maggiori  in 
questo  genere  di  osservazioni. 

Le  impressioni,  che  si  provano  nel  considerare  le  linee 
cardiografiche  d'una  prima  osservazione,  generano  alquanta 
diffidenza  ;  ma  poi  ripetendo  le  prove  e  facendo  l' abitudine 
neir  afferrare  tutte  le  più  minute  circostanze,  che  accom- 
gnano  l'esperienza,  si  comprende  il  significato  dell'insieme 
e  delle  parti  che  costituiscono  il  cardiogramma. 

Tra  le  circostanze,  che  lo  influenzano  costantemente,  va 
ricordata  la  respirazione;  ma  se  si  ha  l'avvertenza  di  ope- 
rare in  modo  che  l'apparecchio  non  scriva  soltanto  la  linea 
della  rivoluzione  cardiaca,  ma  quella  pure  della  respira- 
zione, ci  avvertiremo  a  distinguere  in  una  serie  di  cardio- 
grammi quelli  che  coincidono  con  un  momento  e  quelli 
che  con  un  altro  momento  della  respirazione. 

Dalle  cose  esposte  risulta,  che  il  cardiografo  non  può 
considerarsi  come  un  islrumento  clinico  propriamente  detto, 
da  somigliarsi  a  qualche  altro  applicabile  sopra  ogni  indi- 
viduo ed  in  ogni  momento  ;  può  invece  tenersi  in  conto  di 
un  sussidio  fisiologico  in  determinate  circostanze  opportu- 
nissimo  per  informarci  di  alcune  condizioni  inerenti  al 
centro  della  circolazione. 

Esposte  così  le  difficoltà,  che  si  oppongono  alluso  esleso 
e  costante  del  cardiografo,  nasce  quasi  spontanea  la  do- 
manda :  e  dunque  a  che  cosa  servirà  questo  strumento  ? 

Nel  precedente  mio  lavoro  sull'  argomento  pronunciai 
un  parere  che  riassumerò  brevemente  cosi:  —  Il  cardio- 
grafo non  può  contribuire  con  indizi  positivi  e  sicuri  alla 
diagnosi  d'  ogni   vizio   cardiaco,  mentre  informa  esatta- 


—  i246  — 
VK'nle  in  ofjni  momcnlo  della  rivoluzione  cardiaca  e  sulle 
variazioni  delle  pressioni  interne  ai  grandi  vasi.  —  Per 
questo  è  un  prezioso  istrumeiito,  perchè  nel  cardiogramma 
che  somministra  leggiamo  le  variazioni  dei  stiddetli  movi- 
menti fisiologici  non  subordinati  a  vizio  od  a  malattia  di 
cuore,  sibbene  ad  influenze  che  sulla  funzione  del  centro 
circolatorio  si  esercitano  da  altri  organi  ed  apparati  se- 
condo la  legge  delle  circolazioni  funzionali. 

Da  queste  idee  non  mi  rimossero  ancora  né  fatti  nuovi, 
né  teorie  ;  però  con  crescente  fiducia  io  ricerco  il  sussidio 
del  cardiogramma  in  alcune  circostanze,  e  mi  dolgo  che  per 
le  surricordate  difficoltà  non  ne  sia  possibile  1'  applicazione 
ogni  volta  lo  richiederebbe  l' interesse  clinico. 

Se  mediante  il  cardiografo  noi  potessimo  avere  una 
traccia  della  rivoluzione  cardiaca  modificata  ne'  suoi  mo- 
vimenti, come  teoricamente  parrebbe  esigere  il  vizio  car- 
diaco, nella  traccia  medesima  avremmo  un  indizio  dia- 
gnostico sicuro. 

Pare  che  questa  idea  abbia  indotto  altri  ad  applicare  il 
cardiografo  alle  malattie  del  cuore  più  specialmente  ;  ma 
presto  s'accorsero  che,  qualunque  sia  il  vizio  strumentale, 
l'islrumeuto  porgeva  delle  traceie  che,  più  che  alla  condi- 
zione autorao-patologica  del  viscere,  si  riferisce  alla  fun-  fl 
zionalità  del  centro  circolatorio. 

Così  dato  un  vizio  di  cuore,  Voi  potete  avere  un  car- 
diogramma col  quale  potrete  fare  delle  congetture  sul  tem- 
po d'  azione  dell'auricole,  sulla  sistole  ventricolare,  sulle 
pressioni  inlra-arteriose,  sulla  regolarità  od  irregolarità 
del  ritmo,  sulla  prevalenza  di  uno  o  di  un  altro  fatto  (isio- 
logico  ;  ma  se  Vi  arrischiate  a  concludere,  dunque  deve 
trattarsi  piuttosto  di  questa  che  di  quella  forma  morbosa, 
siete  poi  smentiti  dall'  esame  plessico  e  stetoscopico. 

Conoscendo  la  varietà  del  tipo  de!  cardiogramma,  che 


—  1247  — 
si  ottiene  sulla  persona  sana  e  riflettendo  alle  ragioni  spe- 
ciali che  in  ogni  individuo  intervengono  per  imprimere  allo 
stesso  quasi  una  fisonomia  individuale,  si  converrà  che  per 
quel  tanto  che  ogni  vizio  cardiaco  concorre  nel  modificare 
la  traccia  cardiografica  è  alla  sua  volta  modificato  dal  ca- 
rattere o  meglio  dall'  atteggiamento  primitivo  individuale. 

Lo  stesso  individuo  vi  può  offrire  curve  cardiografiche 
differentissime  a  seconda  dei  momenti  in  cui  viene  esami- 
nato :  le  impressioni  morali,  la  corsa,  il  lavoro  cerebrale, 
lo  slato  di  vacuità  o  di  replezione  dello  stomaco  ecc.,  sono 
tante  circostanze  fisiologiche  sufficienti  ad  imprimere  alla 
curva  medesima  delle  movenze  che  si  direbbero  patolo- 
giche. 

Valutare  tutti  questi  cambiamenti  del  cardiogramma 
durante  l'azione,  p.  es.,  d'  un  medicamento  o  di  qualche 
altro  fatto  fisiologico,  è  scopo  delle  ricerche  cardiografiche. 
In  questo  il  metodo  della  indagine  è  come  qualche  altro 
prezioso.  Esso  porta  a  delle  convinzioni  ed  anche  a  sco- 
perte di  fatti  che  altrimenti  non  si  saprebbero  apprezzare. 

Secondo  questi  dati,  voi  vedete  che  mediante  il  cardio- 
grafo possiamo  informarci  intorno  ad  alcuni  fatti,  che  al- 
trimenti non  potremmo  conoscere  con  altrettanta  sicurez- 
za :  e  questi  fatti  sono  inerenti  alla  pressione  ne'  vasi  mag- 
giori ;  la  quale  pressione  nello  stesso  individuo  può  essere 
ora  maggiore,  ora  minore  e  prevalentemente  positiva,  o  pre- 
valentemente negativa.  Possiamo  inoltre  conoscere  che  cosa 
succede  della  circolazione  intracardiaca  nel  momento  in 
cui  tace  ogni  altro  fenomeno  fisico,  per  cui  clinicamente  si 
misura  l'  istante  sistolito  e  l' istante  diastolico. 

Non  è  dunque  allo  scopo  di  diagnosi  delle  malattie  car- 
diache che  noi  dobbiamo  ricorrere  alla  applicazione  del 
cardiografo,  bensì  allo  intento  di  studiare  speciali  momenti 
fisio-patologici  della  rivoluzione  cardiaca,  tanto  nelle  ma- 
lattie  del  cuore,  quanto  in  altre  differentissime  malattie. 


—  4248  — 

Alle  prime  corrispondono  speciali  tipi  di  cardiogram- 
mi, tult'  al  più  si  può  dire  che  fra  tutti  si  distinguono 
quelli  che  vengono  dati  da  individui  con  ipertroOa  e  sovra- 
eccitamento  di  cuore.  Ma  chi  vorrà  sentire  il  bisogno  di 
ricorrere  a  ricerche  strumentali  per  constatare  questo  fatto 
clinico  di  tanto  facile  conoscenza  ? 

Posso  assicurare  che  le  malattie  cardiache  dello  stesso 
nome  sono  rappresentate  da  cardiogrammi  differentissimi. 

La  qual  cosa  non  deve  maravigliare,  perchè  oltre  le 
ragioni  che  ho  sopraccennato,  altre  potentissime  occorrono, 
quali  :  la  grande  differenza  che  passa  tra  le  circostanze 
anatomiche,  che  sogliono  produrre  le  stenosi  e  le  insuflì- 
cienze  semplici  o  combinate,  la  persistenza  della  endocar- 
dite neir  atto  dell'  esame,  la  quantità  e  modalità  dei  com- 
pensi ,  lo  stato  della  innervazione,  le  complicazioni  dei 
vizi  valvolari  colle  alterazioni  delle  arterie,  la  incipiente  o 
mancante  trasformazione  grassosa  del  miocardio,  la  faci- 
lità con  cui  si  manifestano  i  fenomeni  riflessi  sul  centro 
della  circolazione. 

Tutto  calcolato,  nessuno  per  altro  vorrà  togliere  al  car- 
diogramma il  suo  valore.  —  Allorché  sullo  stesso  paziente 
si  osserva  il  contegno  dei  sintomi  generali  e  locali  e  con- 
temporaneamente si  ripetono  le  osservazioni  cardiografi- 
che,  si  rimane  sorpresi  al  vedere  che  sempre  si  ritrae  quel 
tipo  che  appartiene  all'  individuo  e  che  colle  lievi  o  più 
sensibili  moditìcazioni  seconda  1'  andamento  dei  sintomi  e 
1'  azione  dei  medicamenti. 

Vi  presento  il  cardiogramma  di  un  caso  interessan- 
tissimo, in  cui  feci  la  diagnosi  di  stenosi  ed  insufficienza 
mitrale  e  sospettai  una  lesione  congenita,  senza  sapere  de- 
terminare in  che  consistesse.  La  necroscopia  confermò  la 
diagnosi  e  trovammo,  oltre  1'  accennata  viziatura  orica  e 
valvolare,  anche  una  deformità  della  valvola  tricuspidale, 
che  die  ragione  di  alcune  singolarità  sintomatiche.  Ma  non 


—  1249  — 

è  su  ciò  che  debbo  intrattenerVi,  bensì  sopra  le  varianti 
della  curva  cardiografica  coincidenti  con  diverse  condizio- 
ni gastriche. 

È  questo  un  fatto  delia  maggiore  importanza,  che  ebbi 
luogo  di  constatare  assai  prima  d'  ora  quando  stava  facen- 
do i  miei  primi  studi  cardiografici,  e  fu  dietro  queste  trac- 
cie,  che  prima  ancora  che  Potain  scrivesse  delle  alterazio- 
ni funzionali  del  cuore  durante  affezioni  addominali,  io 
aveva  prove  evidenti  per  sostenere,  che  non  solo  quando 
sono  in  corso  malattie  stomacali  od  epatiche,  ma  sempre 
anche  nelT  uomo  sano  il  cuore  modifica  1'  azione  sua  dopo 
i  pasti,  e  si  modificano  di  conseguenza  i  fatti  relativi  alla 
distribuzione  sanguigna.  Egli  è  pur  troppo  a  dolersi  che 
non  sempre  si  faccia  ragione  delle  cose  nostre. 

Io  non  intendo  addentrarmi  nella  analisi  delle  curve  ; 
ini  basta  che  apprezziate  di  queste  le  modificazioni,  perchè 
se  da  un  lato  ho  dovuto  spogliare  il  cardiografo  del  merito 
di  concorrere  alla  diagnosi,  dall'  altra  intendo  onorarlo 
quale  mezzo  che  coadjuva  potentemente  a  mettere  in  ri- 
lievo certi  intimi  fenomeni  della  circolazione  ;  che  in  pato- 
logia clinica  non  sempre  si  possono  apprezzare,  ma  devono 
quind'  innanzi  ammettersi  e  con  essi  piìi  razionalmente 
condurre  le  nostre  conclusioni  sulle  vicende  dei  morbi. 

Pur  troppo  è  vero,  il  nostro  strumento  non  può  sem- 
pre essere  utilizzato  ;  ma  facciamo  delle  osservazioni  sui 
casi  opportuni  ;  sieno  sempre  dirette  queste  osservazioni 
agli  stessi  scopi  ;  si  facciano  delle  induzioni  pratiche  ;  av- 
verrà allora  che,  anche  quando  il  cardiografo  non  può  ap- 
plicarsi, noi  sapremo  egualmente  argomentare  sulle  condi- 
zioni idrauliche,  perchè  avremo  stabilito  come  in  quei  dati 
casi  morbosi,  esistendo  quelle  parvenze  sintomatiche,  suo- 
le comportarsi  i!  cuore  e  modificarsi  la  idraulica  ge- 
nerale. 

Io  ho  potuto  così  formarmi  alcune  convinzioni,  dalle 
Toiho  VII,  Sene  V.  liJO 


—  1250  — 
quali  traggo  confoi  li  non  lievi,  sia  nella  diagnosi,  sia  nella 
cura  delle  malattie  in  generale. 

Tra  i  casi,  che  ho  potuto  studiare  quest'anno,  novero 
pure  la  nefrite  interstiziale  e  la  endoarlerite  con  altera- 
zioni diffuse  anche  al  cuore. 

Quanto  alla  prima.  Voi  ben  sapete  come  sia  facile  rin- 
venire la  ipertrofla  del  cuore,  massime  ad  uno  stadio  in- 
noltrato  della  malattia  ;  e  ricorderete  che,  a  spiegare  que- 
sta concomitanza  morbosa,  vennero  emesse  diverse  ipotesi 
da  Bright,  da  Traube,  da  Gull  e  Sutton,  e  più  recentemente 
da  Debove  et  Lelulle  de  Guyot.  Ebbene,  il  cardiografo  in 
questo  presta  ulteriori  argomenti  alla  opinione  di  quelli,  i 
quali  pensano  che  tanto  la  nefrite  quanto  la  complicanza 
cardiaca  dipendano  entrambe  da  una  dialesi  fibrosa,  che 
sopra  tutto  si  manifesta  nelle  alterazioni  delle  piccole  arte- 
rie. Però  nel  cuore  non  avverrebbe  già  solo  in  causa  di 
lavoro  per  1'  aumentata  pressione  intra-arteriosa  cresciuta 
sotto  r  influenza  della  malattia  renale,  ma  sarebbe  l'effetto 
di  una  alterazione  delle  artericole  proprie  del  miocardio, 
per  cui  avrebbe  luogo  una  sclerosi  cardiaca  come  una 
sclerosi  renale. 

II  cardiografo,  dissi,  viene  in  appoggio  a  queste  vedu- 
te, ci  disvela  una  straordinaria  irregolarità  nella  rivolu- 
zione cardiaca,  tanto  da  capacitarsi  che  non  solo  il  cuore 
sia  sottoposto  ad  insolito  sovraecitamento  ;  ma  che  nelle 
singole  sue  parti  siasi  sostituito  il  disordine,  sia  tolta  la 
proporzione  e  1'  armonica  successione  dei  momenti  che 
compongono  l' intera  rivoluzione  cardiaca. 

Che  se  a  tutto  questo  aggiungiamo,  che  tale  risultato 
coincideva  con  particolari  sensazioni  moleste  alla  regione 
del  cuore  accusate  dal  paziente,  olire  il  cardiopalmo,  tro- 
verete di  dovere  meco  convincervi,  che  qui  non  trattavasi 
di  una  semplice  ipertrofia  ma  di  uno  stato  direi  quasi  flogi- 
stico del  miocardio,  che  armonizzerebbe  col  concetto  pre- 


—  1251   _ 
dominante  intorno  alla  patogenesi  della  ipertrofia  cardiaca, 
e  elle  tutto  questo   mi  venne  rivelato   dal  cardiografo  con 
un  indizio  abbastanza  rassicurante. 

Tale  reperto  mi  condusse  conseguentemente  ad  isti- 
tuire de'confronti  fra  i  differenti  casi  di  nefrite  interstiziale, 
e  tenendo  a  calcolo  specialmente  quello  che  si  riferisce  alla 
funzione  del  cuore,  io  voglio  distinguere  quelli  in  cui  que- 
st'  organo  è  in  preda  al  processo  ipertrofico  semplice,  da 
quelli  in  cui  questo  processo  è  più  chiaramente  infiamma- 
torio. L'utilità  di  una  tale  distinzione,  secondo  me,  riguarda 
la  cura  e  il  pronostico. 

Venendo  ora  al  caso  di  ateroma,  non  Vi  farò  lunga  nar- 
razione di  sintomi,  vi  dirò  soltanto  che  in  questo  amma- 
lato, il  quale  per  i  sintomi  che  presentava  pareva  forse 
vicino  air  estremo  pericolo,  el)l)i  in  tre  ti  mpi  differenti  tre 
cardiogrammi  preziosissimi  :  a)  perchè  ci  dimostrò  quan- 
f  è  direi  quasi  sincopata  la  rivoluzione  cardiaca  nell'epoca 
dello  maggior  gravezza,  quando  campeggiavano  i  sintomi 
dell'  asistolia  ;  0)  perchè  ci  fa  conoscere  quella  speciale  al- 
terazione del  ritmo  cardiaco  che  corrisponde  a  quel  segno 
acustico  che  si  esprime  col  lic-lic-tic-lic,  vale  a  dire,  a  quat- 
tro toni  rapidamente  succedentisi,  a  cui  non  corrisponde 
che  una  sola  pulsazione  alla  radiale  ;  e)  perchè  bene  con- 
siderando queste  curve,  oltre  il  fatto  della  aritmia,  si  scor- 
ge una  certa  regolarità  nel  fatto  anomalo  stesso,  il  quale 
ha  molte  ragioni  per  sostenere  che  dipende  dalla  assincro- 
na  attività  dei  due  ventricoli  del  cuore. 

Vive  tuttoia,  sebbene  assopita,  una  questione  intorno 
ai  movimenti  del  cuore.  Taluno  sostenne  la  tesi  sull'  atti- 
vità della  diastole  ;  ed  io  che,  un  giorno  dopo  alcune  os- 
servazioni fatte  sui  cani,  ho  avuto  delle  impressioni  che 
mi  resero  meno  reciso  nel  negarla,  devo  confessare  che, 
ripetendo  T  esame  (l(>lle  curvo  cardiogratiche,  mi  si  i-ipre- 
sentò  la  tesi  cosi  spontaneciiiieiile  ed  insistentemente  che 


—  1252  — 
ho  dovuto  propormi  di  dedicarvi  quidclic  altra  osserva- 
zione e,  se  potrò,  qualche  esperienza  cardiografica.  Potrei 
sin  d'  ora  anticipare  l'argomento,  che  vennero  offerendomi 
le  curve  le  tante  volte  esaminate,  per  vieppiù  convincervi 
del  valore  clinico  dell'apparecchio  ;  ma  non  debbo  abusare 
della  Vostra  cortesia  della  quale  Vi  rendo  sentite  grazie  (*). 

(1)  NB.  La  lettura  venne  illustrata   colla  presentazione  di  7  ta- 
vole portanti  ciascuna  parecchie  curve  cardiografiche. 


I 


ALCUNI  TEOREMI  SULLE  QUADRIGHE 


ANALOGHI 


A  QUELLO  DI  PASCAL  NELLE  CONICHE, 

DEL 

PROFESSORE    G.    A.    BORDIGA 


^ .  Per  ottenere  in  geometria  dello  spazio  un  teorema 
analogo  a  quello  di  Pascal  in  geometria  piana,  si  cerchi 
nella  geometria  piana  un  teorema  del  quale  quello  di  Pascal 
sia  un  caso  particolare;  e  poi  si  cerchi  di  questo  teorema 
generale  nel  piano  1'  analogo  nello  spazio  e  da  questo  si 
discenda  al  caso  particolare. 

«  Se  un  poligono  di  2n  lati  è  inscritto  in  una  conica, 
»  gli  n{n  —  2)  punti  in  cui  ciascun  lato  impari  taglia  i 
»  lati  pari  non  consecutivi,  staranno  sopra  una  curva  di 
»  grado   n  —  2  .  » 

Per  il  caso  di  n=z^  questo  teorema  conduce  a  quello 
di  Pascal. 

Siano  infatti  «^=0,  «2=0,  a^z=0,  «4=0,  a^=0, 
ag=0   le  equazioni  dei  lati  di  un  esagono.  Sarà 

a,  .  a.  .  a-  —  A  .  a^  .  «4  •  «^  =  0  , 

l'equazione  di  un  sistema  di  curve  di  3.°  grado  che  passa- 
no per  (rt,  ,  a^)  {a.  ,  a,)  («3  ,  a^)  {a^  ,  UrJ  («5  ,  flg)  («e  >  «i) 
e  per  («^  ,  «,,)  («^  ,  «•,)  {f'3  ,  «>;)•  Se  i  primi  sei  punti  sono 
su  una  conica    G  ,  la  curva  del  sistema  deteiminato  colla 


—  I2r4  — 

condizione  dio  passi  per  un  settimo  punto  della  conica  sarìi 
a^  .  a. .  a-  -   X'  a^ .  a^  .  a^=:  C  .  l   essendo  /  una  retta. 

E  ciò  perchè  una  curva  di  3.°  ordine  non  può  avere 
che  6  punti  comuni  con  una  di  2."  ;  e  quindi  in  questo  ca- 
so essa  non  è  una  curva  propria  di  3."  grado,  ma  il  siste- 
ma di  una  conica  e  di  una  retta  /  ,  la  quale  dovrà  conte- 
nere i  tre  punti    {a^  ,  a^)   {a„^  ,  o-)   («,;  ,  «,)  . 

Dunque  : 

«  Quando  6  dei  9  punti  di  intersezione  di  due  curve  di 
»  3.°  ordine  sono  su  una  conica,  gli  altri  tre  sono  in  linea 
»  retta.  » 

2.  Nello  spazio  questo  teorema  ha  per  analogo  il  se- 
guente : 

«  Se  nella  intersezione  di  due  superficie  di  3.°  ordine, 
»  si  ha  una  curva  di  6.°  ordine  posta  su  una  superficie  di 
»  2."  grado,  la  curva  che  completa  T  intersezione  è  piana.  » 

Infatti  sieno  A  ed  A'  le  due  superfìcie  del  3.°  ordine; 
si  taglino  con  un  piano  qualsiasi  P  .  Su  questo  si  avranno 
due  curve  p  e  p'  di  3.°  ordine;  dei  9  punti,  intersezioni 
di  queste,  6  saranno  sopra  una  conica,  intersezione  col 
piano  della  quadrica  che  contiene  la  curva  di  6."  ordine; 
gli  altri  3  saranno  adunque,  per  il  teorema  antecedente, 
su  una  retta. 

Se  per  questa  retta  si  conduce  un  piano  che  passi  per 
un  punto  qualsiasi  della  cuhica  che  completa  colla  cuiva 
del  C.°  ordine  l'intersezione  di  A  con  A'  ,  questo  piano  in- 
contrerà in  4  punti  la  curva  del  3.°  ordine,  vale  a  dire  la 
dovrà  contenere  tutta.  Questa  curva  è  dunque  piana. 

3.  Da  questo  teorema  si  ottengono  come  casi  particola-^ 
ri  i  seguenti  : 

V  Se  si  considera  un  esaedro  coi)  sei  spigoli  conseculi- 


—  1255  — 
I)  vi  su  una  superficie  di  2."  ordine,  le  tre  rei  te  d' interse- 
»  zione  dei  piani  opposti  sono  in  uno  stesso  piano.  » 

Infatti,  se  diconsi  1 ,  2,  3,  4,  5,  6  i  sei  vertici  consecu- 
tivi, le  sei  rette  che  congiungono  consecutivamente  questi 
vertici,  formano  un  sistema  di  G.°  ordine  descritto  su  una 
superficie  di  2."  grado  ;  e  che  può  considerarsi  come  una 
parte  dell'  intersezione  di  due  superficie  di  3.°  ordine,  cioè 
dei  due  triedri  forniti,  l'uno  dai  tre  piani  1.2.3,  3.4.5, 
5.6.1,  e  l'altro  dagli  altri  3  piani  2.3.4  ,  4.5.6  ,  6.1.2  . 
Dunque  le  tre  altre  rette,  che  formano  la  curva  del  3.°  or- 
dine che  completa  l' intersezione  di  queste  due  superfìcie 
di  3.°  ordine,  cioè  le  rette  determinate  dai  piani 

(1.2.3)  ,  (4.5.6)  ;  (3.4.5)  ,  (6.1  .2)  ;  (5.6.1)  ,  (2.3.4)  , 

ossia  le  tre  rette  d  intersezione  dei  piani  opposti  dell'esae- 
dro, presi  due  a  due,  sono  in  uno  stesso  piano. 

È  evidente  che  la  sezione  piana  di  questa  figura  dà  1'  e- 
sagono  di  Pascal. 

4.  Colla  considerazione  delle  rette  immaginarie  il  teore- 
ma precedente  si  può  estendere  a  tutte  le  superfìcie  di 
2."  ordine.  Anche  indipendentemente  da  quella  considera- 
zione si  può  giungere  a  un  teorema  generale. 

L'  esagramma  sghembo  costruito  su  una  quadrica  può 
anche  considerarsi  generato  così:  siano  due  punti  fissi 
Ci  (it'i  ,  Vi  ,  ■z^  ,  ti)  e  Ca  {x^  y^  z^  t^),  e  siano  P— -0  e  Q==0 
due  piani  fissi  sui  quali  siano  ordinatamente  fissati  i  due 
punti  A  e  B  .  La  retta  AB  sia  determinata  dai  piani 
a,=:0  e  /?  =  ().  Un  fascio  di  piani  passanti  per  essa  sarà 
dato  dalla 

a  +  A/S  — 0  . 

Un  piano  passante  per  C^  e  per  T  intersezione  di  P  col 
fascio    a  -t-  A/S  =  0 ,    è  dato  dalla 

P  +  ft  (<^  H-  A/?)  =z  0  , 


—  ^256  — 
e   fjL   sì  determina  colla  condizione  che  il  piano  di  questo 
fascio  passi  per  C. 

Se  Pj  ,  c'<  ,  /Sj  sono  i  valori  rispettivamente  di  P  ,  a  ,  /S 
quando  nelle  loro  equazioni  si  sostituissero  alle  coordinate 
variabili,  quelle  del  punto  C^  avremo 

P, +//{«, +A/5J  =  0, 
da  cui 

U  = ;-      . 

Dunque  uno  dei  piani  generatori  della  quadrica  è 

P  (ct^  +  A/S,)  —  PJa  +  A/S)  —  0  , 

L'  altro,  che  gli  coi'risponde  omograficamente,  è  • 

Q  {a,  +  A/SJ  —  Q,  («+A/5)  =  0  ; 

nella  quale  ct^  0^  Q,    sono  costanti  analoghe  alle  as,  /5(  P, 
e  relative  al  punto   C,  . 
Eliminando  A  si  ha 

che  è  r  equazione  della  quadrica.  Essa  è  verificata  dalle  si- 
multanee ipotesi  di  P=0  e  Q  =  0.  Dunque  la  quadrica 
contiene  la  retta    (P,Q)    e  contiene  le  altre  quattro 

{Va,~V,ct)         (P,/5-P/5j 

Queste  cinque  rette  e  la  retta  variabile  generatrice  del- 
la quadrica  determinano  T  esagramma  sghembo  di  cui  si  è 
parlato  più  sopra. 

5.  Il  teorema  più  sopra  enunciato  su  questo  esagram- 
ma può  anche  considerarsi  come  una  proprietà  generale  del 
sistema  di  una  conica  e  di  un  triangolo  arbitrariamente 


—  1257  — 
posto  nel  suo  piano.  Per  ottenerlo  basta  sostituire   alle  sei 
rette  consecutive  che  si  possono  considerare  come  tre  co- 
niche evanescenti,  tre  coniche  qualsiansi.  Esso  si  può  enun- 
ciare cosi  : 

Se  si  considera  una  superficie  di  2."  ordine  ed  un  trie- 
dro qualunque,  ciascuno  degli  spigoli  del  triedro  è  nel  pia- 
no della  seconda  conica  intersezione  dei  due  coni  che  han- 
no per  prima  conica  comune  la  sezione  fatta  dalla  superli- 
cie  di  2.°  grado  sulla  faccia  del  triedro  opposta  allo  spigolo 
considerato,  e  che  passa  ciascuno  per  una  delle  coniche 
di  intersezione  delle  due  altre  faccie  del  triedro  colla  su- 
perficie medesima. 

Si  può  infatti  considerare  il  sistema  del  cono  che  passa 
per  due  coniche,  e  del  piano  che  contiene  la  terza,  come 
una  superficie  di  3."  ordine.  Due  di  questi  sistemi  hanno 
nelle  loro  intersezioni  una  curva  di  6."  ordine  tracciata  su 
una  superficie  di  2°,  ed  è  il  sistema  delle  tre  coniche,  sulle 
facce  del  triedro.  Dunque  il  resto  della  loro  intersezione  è 
una  curva  piana  del  3.°  ordine;  vale  a  dire,  la  seconda  co- 
nica d' intersezione  dei  due  coni  ò  in  uno  stesso  piano  col- 
la intersezione  delle  due  facce  del  triedro  considerate. 

Questo  teorema  può  essere  dimostrato  analiticamente 
come  caso  particolare  del  seguente  : 

Se  vi  è  una  curva  piana  comune  a  tre  quadriche,  ogni 
coppia  di  queste  deve  avere  un'  altra  curva  piana  comune, 
e  i  tre  piani  di  queste  ultime  curve  comuni  passano  per  una 
stessa  retta. 

Infatti  siano  U  ,  U  H-  LAI  ,  U  +  LN  le  tre  quadriche, 
L  essendo  il  piano  della  curva  comune.  Le  due  ultime  han- 
no evidentemente  per  loro  mutua  intersezione  le  due  sezio- 
ni piane  fatte  da 

L  ed  M-N   . 

Nel  nostro  caso  particolare  le  tre  quadriche  sono  :  la 
Tomo  VII,  Serie  V.  10 1 


—  1258  — 
superfìcie  che  determina  le  tre  coniche  sulle  facce  del  trie- 
dro, ed  i  due  coni  che  passano  rispettivamente  per  due  di 
queste  coniche  ed  hanno  la  terza  comune.  Le  considera- 
zioni analitiche  precedenti  debho  air  amico  prof.  Cassani. 

6.  Infine  il  teorema  di  Pascal  può  ancora  essere  consi- 
derato come  una  relazione  tra  6  punti  presi  su  una  conica, 
e  il  nostro  secondo  teorema  dà  analogamente  una  relazio- 
ne tra  dieci  condizioni  equivalenti  a  dieci  punti  presi  a  caso 
su  una  superiicic  di  2."  ordine,  vale  a  dire  uno  di  più  che 
non  occorra  a  determinare  la  superfìcie. 

Se  si  considerano  infatti  su  una  superfìcie  di  2.°  ordine 
due  coniche,  che  valgono  otto  condizioni,  e  due  punti,  e  si 
dicono  a  e  /S  i  piani  di  queste  due  coniche  e  y  un  3." 
piano  che  ruota  intorno  alla  retta  dei  due  punti,  per  cia- 
scuna posizione  di  quest'  ultimo,  la  sua  intersezione  col 
piano  egualmente  ruotante  y  della  seconda  conica  d"  in- 
tersezione di  due  coni  defìniti  come  precedentemente  è  nel 
piano  fìsso  (2  ;  poiché  questi  tre  piani  y  ly  -,(2  si  taglia- 
no secondo  una  medesima  retta.  Questa  retta  passa  costan- 
temente per  il  punto  fìsso  intersezione  del  piano  (2  e  della 
retta  attorno  alla  quale  ruota  y  ;  dunque  essa  descrive 
questo  piano  fìsso  (3  ruotando  attorno  a  questo  punto  fisso. 

7.  Non  sarà  fuori  di  proposito  ricordare  che  dal  teore- 
ma di  Pascal,  enunciato  così  :  «  I  lati  di  un  triangolo  inter- 
»  secano  una  conica  in  sei  punti  che  giacciono,  due  a  due, 
»  su  tre  rette,  le  quali  intersecano  i  lati  opposti  del  triangolo 
»  in  tre  punti  che  si  trovano  su  una  linea  retta.  »  Chasles 
ha  dedotto  il  seguente,  come  analogo  teorema  per  lo  spa- 
zio a  tre  dimensioni  :  «  I  lati  di  un  tetraedro  intersecano 
»  una  quadrica  in  dodici  punti,  per  i  quali  si  possono  con- 
»  durre  quattro  piani,  ognuno  dei  quaU  contiene  tre  punti 
»  che  giacciono  sugli  spigoli  passanti  attraverso  lo  stesso 


—  1259  — 

»  angolo  del  tetraedro;  quindi  le  rette,  intersezioni  di  ognii- 
ì)  no  di  tali  piani  colla  faccia  opposta  del  tetraedro,  sono 
»  generatrici  dello  stesso  sistema,  di  un  iperboloide.  » 

Infatti,  siano   x  ,  y  ^  z  ,  w   le  facce  del  tetraedro  e  la 
quadrica 

2;"-+»/+;.'-+«;^-(  /•+  -^,)2/;:;-(y  4-  ^-^xz-  (^h  4-  j^  xy- 

i  quattro  piani  saranno 

X  =  liy  -h  gz  -i-  Iw 
y  zrr  hx  -i-  fz  -+-  mw 
z  =  gx  -h  fy  -{-  nw 
tv  =r=  Ix  H-  my  +  nz  . 

Le  loro  intersezioni  coi  piani  x  ,  y  ,  z  ^  tv  sono  ri- 
spettivamente un  sistema  di  rette  generatrici  dello  stesso 
iperboloide. 


PIETRO    SELVATICO 

NELLA    ARCHITETTURA 

MEMORIA 
DEL  M.  E.  GIOVANNI  CITTADELLA 


I. 


Sarebbe  temerità  non  degna  di  perdono  la  mia,  se  pro- 
fano quale  io  so  d'  essere  nel  difficile  magistero  delle  arti 
belle  prendessi  a  parlare  di  Pietro  Selvatico  senza  la  giu- 
stificazione d'  una  quasi  sessantenne  non  mai  interrotta 
amicizia,  che  a  lui  mi  legava.  Guardai  con  gratitudine 
sincera  al  gentile  invito  che  me  ne  venne  da  questa  spet- 
tabile Presidenza,  e  lo  tenni  perchè  sentivalo  un  debito. 
Tardi  lo  soddisfo,  gli  è  vero,  ma  non  è  mia  la  colpa.  Fu- 
nestissinia  sventura  domestica  inceppavami  a  lungo  la  pa- 
rola e  il  pensiero.  Frattanto  valenti  e  concisi  scrittori  ne 
ritrassero  i  meriti  splendidamente  :  il  mio  non  è  pennello 
per  lumeggiarli  con  tanta  vivezza,  e  solamente  gli  accen- 
nerà come  in  una  sfumatura,  in  una  penombra.  Che  mon- 
ta ?  Lo  scapito  sarà  tutto  mio:  il  nome  dell'  amico  basterà 
esso  solo  per  dare  luce  alle  tinte,  ed  io  avrò  fatto  quanto 
la  coscienza  mi  detta. 

Bensì  stato  io  con  lui  quanto  lunga  gli  durava  la  vita, 
ora  quasi  ingannando  affettuosamente  me  stesso,  mi  sento 


—  1202  — 
Irallo  in  qiicslo  ricordo  do'prcgi  suoi  a  soffermarmi  seco  al- 
cun poco.  Ma  perchè  questo  tributo  della  mia  vecchiezza  a 
tant'uomo  non  trascorra  ad  abuso  del  tempo  vostro  e  della 
vostra  pazienza,  oggi  drizzerò  l'occhio  ai  soli  sommi  ver- 
tici dov'  egli  spinse  T  acuto  e  infaticabile  sguardo  della  sua 
dottrina  e  della  sua  critica  nelle  investigazioni  architetto- 
niche, affidando  dappoi  a  questa  ciiiarissima  Presidenza 
anche  il  rimanente  del  mio  lavoro  intorno  agli  scritti  del 
Selvatico. 

La  storia  e  la  critica  delle  arti  belle  furono  il  campo 
vastissimo,  in  cui  l' illustre  mio  concittadino  siffattamente 
con  sicuro  piede  spaziò,  come  forse  non  avvenne  (e  spero 
di  provarlo)  come  forse  non  avvenne  ad  alcun  altro  scrit- 
tore, che  abbia  fatto  segno  de'  suoi  studii  il  bello  visibile. 
E  questa  preminenza  perchè  ?  Perchè  guidato  da  sapiente 
maestro,  dal  professore  Menin,  volse  ancora  giovane  il 
forte  intelletto,  la  imaginazione  svegliata^  la  sconfinata  me- 
moria agli  esercizii  della  istruzione  letteraria,  a  quella  pe- 
renne sorgente  di  larghissima  vena,  donde  spiccano  insieme 
il  vero,  il  grande  ed  il  bello;  perchè  conoscitore  dei  più  ac- 
curati storici  divenne,  a  cosi  dire,  contemporaneo  di  tutte 
le  età,  e  lusingato  dalle  grazie  dello  stile,  sì  abituò  fino  da- 
gli anni  primi  a  vestire  i  proprii  concetti  di  perspicuità,  di 
eleganza,  di  calor,  di  splendore.  Per  tal  guisa  l'armonia, 
procedente  dalle  pagine  degli  eletti  prosatori  e  dai  diffe- 
renti accordi  de' migliori  poeti,  gl'insinuò  nell'anima  a  ciò 
disposta  anche  1'  altra  armonia  delle  arti  figurative,  per 
meglio  gustare  la  qua'e  ebbe  a  consiglieri  e  istruttori  il  De- 
min  ed  il  Jappolli,  che  lo  educarono  al  maneggio  del  pen- 
nello e  della  sesia. 

Ma  non  intermetteva  perciò  le  predilette  discipline  let- 
terarie, nelle  quali  non  altrimenti  che  nelle  tre  ispirate 
sorelle  vedeva  sempre  e  soltanto  le  manifestazioni  diverse 
della  stessa  essenza  del  bello,  vedeva  una  sola  famiglia,  che 


I 


—  1263  — 
r  arte,  cioè  la  unificazione  di  quel  sublime  sodalizio,  che 
frutterebbe  solamente  ozioso  diletto,  se  non  s'innalzasse  ad 
avanzare  di  bene  in  meglio  la  umanità,  quasi  propaggine 
del  pensiero  e  del  sentimento.  E  quanto  più  in  queste  con- 
siderazioni addentravasi,  quanto  più  osservava  gli  stretti 
rapporti  che  collegano  1'  arte  alla  vita  dei  popoli,  tanto  più 
lamentava  il  difetto  di  adeguata  istruzione  che  questi  rap- 
porti mostrasse,  facendo  dell'  arte  collettivamente  consi- 
derata un  apostolato  ;  cioè  lamentava  la  mancanza  di  una 
elevata  critica  artistica  generale,  che  affratellando  i  prin- 
cipii  estetici  e  i  metodi  tecnici,  questi  procurasse  diffon- 
dere negli  artisti  col  mezzo  di  quelli,  disaminando  storica- 
mente le  vicende  dell'arte  nella  sua  integrità,  e  reggendone 
al  presente  le  multiformi  rivelazioni,  scuola  a  un  tempo  di 
vero  progredimento  e  promessa  di  nuove  glorie.  Che  ben 
egli  sapeva  come  la  storia  di  una  dottrina  qualunque  ne 
rischiara,  ne  agevola  la  cognizione,  meglio  assai  di  qua- 
lunque precetto,  di  qualunque  astrattezza. 

Non  altrimenti  di  tutte  le  nature  che  hanno  una  sicura 
potenza,  egli  ben  presto  si  trovò  d'  accordo  con  sé  mede- 
simo, e  pienamente  soddisfatto  nella  sfera  d'  azione  che 
aveva  prescelta,  era  uno  dei  pochi  uomini,  che  non  vo- 
gliono mai  fare  ciò  che  non  possono.  Dalla  quale  profonda 
conoscenza  di  sé,  e  dulia  concordia  fra  le  propensioni  del- 
l'animo suo  ne  avveniva  che  nella  sua  parola  brillasse  quella 
serenità  della  intelligenza  che  distingue  e  suggella  un  ente 
armonico.  Infatti  il  Selvatico  era  veramente  I'  uomo  da 
concepire  il  grande  disegno  dell'accennata  critica  artistica; 
egli  che  nemico  dell'eclettismo  non  si  lasciava  attirare  dalla 
seduzione  delle  rinomanze  individuali,  che  voleva  atterrati 
gl'idoli  dell'errore,  che  sentiva  1' arte  dentro  da  sé  come 
la  espressione  degli  alti  concetti  e  della  dignità  dell'  uomo, 
che  nella  divisata  critica  voleva  chiamati  a  rassegna  secoli, 
pensamenti,  usanze,  virtù,  affetti,  superbie  e  per  fino  an- 


w 


—  1264  — 
che  i  delitti  ;  rassegna  questa  delle  sociali  modificazioni 
che  nel  tempo  stesso  sono  madri  e  suddite  all'arte.  Tanto 
questa  in  ogni  epoca  si  fa  specchio  e  signora  dell'  univer- 
so ;  tanto  quell'  essere  privilegiato,  l' artista,  subordina 
al  suo  intelletto  l'increato  e  il  finito;  tanto  egli,  la  cui  vita 
è  tuttaquanta  sentimento  e  pensiero,  nella  natura  da  lui 
rinnovata,  nella  ravvivata  umanitù  diventa  parola  della  di- 
vinità creatrice;  parola  rivolta  a  illuminare  la  intelligenza, 
a  destare  la  imaginazione,  a  infervorare  l'animo  ;  manife- 
stazioni^ delle  potenze  morali  e  delle  idee  delio  spirito  ;  pa- 
l'ola  architettata,  dipinta,  scolpita,  portentoso  e  trilingue 
vangelo  ai  popoli  dalla  civiltade  redenti.  Cotale  pel  Selva- 
tico r  arte. 


II. 


Seguiamolo  adesso  questo  sottile  indagatore  quando 
chiede  ragione  delle  sue  forme  diverse  all'architettura,  a 
quella  primogenita  fra  le  arti,  cresciuta  in  mezzo  ai  giudizii 
dell'occhio  e  della  sperienza  ;  complesso  di  solidità,  di  co- 
modità, di  bellezza;  a  quel  simbolo  delle  nostre  consuetu- 
dini, geometrica  ordinatrice  delle  eleganze,  interprete  lu- 
minosa delle  sociali  vicissitudini.  Delle  quali  forme  diverse 
il  Selvatico  a  bella  prima  scorge  una  causa  forse  precipua 
nella  differente  indole  dei  materiali,  o  enormi  come  nei 
granitici  massi  d'  Egitto,  o  gentili  come  nei  marmi  di  Gre- 
cia, quando  plastici,  quale  l'argilla  romana  docile  alla  cur- 
va d' immense  volte,  quando  preziosi,  e  tali  le  conquistate 
brecce  d'  Africa  e  d'  Asia,  o  quarzosi  alla  guisa  delle  set- 
tentrionali arenarie  (mi  si  permetta  la  espressione)  agili 
ad  innalzarsi  su  quegli  eccelsi  pinnacoli,  e  così  via  via 
d'altre  regioni  toccando.  Per  siffatto  modo  egli  premette  gli 
insegnamenti  costruttivi  agli  estelici,  ai  quali  poscia  feruia 
io  sguardo  e  partitamente  si  addentra  fra  gli  svariati  edi- 


—  12(35  — 
fidi  delle  antichità  più  remote,  obbligando  l'arcbitetto  mo- 
derno a  conoscerne  tutti  gli  stili  per  acconciarli  a  quella 
parte  di  usanze  che  noi  redaaimo  da  popoli  differenti;  ma 
fulminandolo  di  anatema  (notino  bene  i  giovani  artisti),  se 
accatasta  questi  stili  dissimili  sur  una  fabbrica  stessa,  con 
insulto  alla  unitù  di  concetto  ed  al  senso  comune,  che 
dopo  la  ordinazione  dell'  universo  rifugge  dal  caos. 

Toglie  pertanto  a  considerare  quel  preambolo  dell'arte, 
il  simbolo,  quella  necessità  dei  popoli  primitivi,  quel  lin- 
guaggio dell'antica  architettura  sacra,  produzione  orien- 
tale, prima  tipo  di  tutti"  i  concetti,  poi  segno  commemo- 
rante una  idea,  giovevole  anche  adesso  all'opera  della 
sesta,  se  usala  leggiadramente.  Quindi  soffermasi  alla  forma 
algebrica,  ricordo  dell'  armonia  del  creato,  nei  giganteschi 
templi  dell'India,  fattura  di  secoli:  poscia  si  aggira  fra  le 
monumentali  rovine  delle  dinastie  babilonesi  e  caldee,  fra  la 
babelica  torre  e  i  pensili  giardini  ricchi  d'  oro  e  di  statue, 
confortati  dagli  artificiali  sprazzi  dall' innalzato  Eufrate: 
si  slancia  fra  i  ruderi  di  Ecbatana  e  di  Ninive,  quasi  ancora 
orgogliosi  dell'antica  magnificenza  tiionfata  poi  dal  grande 
Alessandro,  ed  ora  archeologicamente  costretta  di  rispon- 
dere all'  italiano  Botta  ed  all'  inglese  Layard  nelle  epigrafi 
cuneiformi,  nel  rabescato  obelisco  di  nero  basalte,  testimo- 
nio al  verace  racconto  di  Senofonte.  Ed  ora  in  mezzo  a 
simboli  mostruosi  lo  chiama  la  Persia  coi  resti  della  incen- 
diala Persepoli,  di  colonne,  di  scalee,  di  terrazzi,  con  se- 
polcri o  nel  masso  a  ripiani,  o  eretti  sulle  colline  ;  anche 
Ciro  il  grande  vi  dorme,  vi  dormono  gii  antichi  popoli  li- 
cil,  e  sovra  quei  lignei  tetti  degli  edificii  il  Selvatico  ci  ad- 
dita r  esempio  primo  dell'  arco  acuto  a  ragione  di  orna- 
mento ;  prova  che  ne  sono  pure  oggi  Telmisso,  Antipatro  e 
Xanto,  vetusta  cittade  quest'  ultima,  che  ancora  attira  lo 
sguardo  dell'  artista  e  dell'  archeologo  nelle  sue  mura  ci- 
clopiche e  nella  vasta  necropoli. 

Tomo  VII,  S-jrie  V.  1G2 


—  1266  — 

E,  lui  duce,  salntianio  la  China  dalla  architettura  lìgia 
alle  flessuose  forme  delle  tende  primitive,  dalle  fantastiche 
decorazioni  di  policroma  gajezza,  dalle  poligone  torri  spe- 
culatrici  delle  danze  degli  astri,  dai  vastissimi  ed  intrarotti 
spazii  di  meravigliosa  vegetazione  ;  esempio  questo  seguito 
prima  dalflnghilterra  e  poscia  in  tutta  Europa  diffuso:  sa- 
lutiamo le  reliquie  delle  vetustissime  muraglie  fenicie,  am- 
bito che  furono  dell'  antica  Tiro;  mentre  del  popolo  ebreo 
ci  favellano  le  memorie  del  famosissimo  tempio,  donde 
trassero  sempre  la  disposizione  le  basiliche  delle  età  mez- 
zane. Ma  perchè,  dice  il  critico  nostro,  dopo  il  medio 
evo,  gli  architetti  nel  murare  cristiane  chiese  non  si  at- 
tennero a  quel  tipo  ?  Perchè  non  se  ne  serba  gelosamente 
la  tradizione  spirituale  e  plastica?  perchè  rinzeppare  di 
ricordi,  di  abbellimenti,  di  regole  tolte  ad  altre  religioni  i 
nuovi  sacri  edifizii,  significazione  che  sono  questi  d'una 
fede,  la  quale  sferra  1'  uomo  dai  ceppi  della  materia,  e  lo 
sublima  col  vigore  e  con  la  responsabilità  del  libero  arbitrio, 
senza  agitare  il  turibolo  alla  cecità  del  fato,  ed  al  fango 
dei  sensi  ? 

Dappoi  vi  conduce  egli  nella  regione  dei  geroglifici,  della 
scrittura  ieratica  e  della  demotica,  vi  distingue  i  tre  pe- 
riodi dell'  arte,  vi  ammaestra  fra  le  viscere  delle  montagne 
di  Siene,  fra  quei  petrosi  acervi  in  paese  povero  di  legna- 
me^ e  dopo  avervene  posto  innanzi  le  differenti  moli  dalle 
piramidi  agi'  ipogei,  dagli  obelischi  alle  cariatidi,  ferma  la 
vostra  attenzione  ai  matei'iali,  alle  colonne,  alle  porte,  ai 
tre  elementi  cioè  della  tanta  gravità  colossale  nelle  opere 
della  sesta  egiziana,  ed  anche  vi  addita  nei  soffilti  delle  abi- 
tazioni private  glintrecciamenti  e  i  meandri,  siccome  esem- 
pio che  furono  ai  Greci,  siccome  origine  della  ellenica  po- 
licromia. 

Ma  prima  di  vagheggiare  il  bel  cielo  di  Grecia,  si  trat- 
tiene il  Selvatico  fra  i  resti  pelasgici  ed  etruschi,  divenuti 


-    1267  - 

ora  piuttosto  pagine  di  storia  artistica,  anziché  esempio  e 
stimolo  ad  invenzioni,  che  si  accordino  coi  tempi  nostri. 
Densi  in  quelle  ciclopiche  muraglie  ammira  le  famose  prove 
di  solidità  e  principalmente  di  statica,  le  ammira  negli  atrii 
e  nelle  volte,  entro  la  stessa  Roma  nei  lavori  dei  Ire  ultimi 
re.  Opere  tutte  che  lo  confermano  nel  ribattere  1'  errore 
di  chi  vorrebbe  vedere  memorie  di  templi  etruschi  nei  do- 
rici della  magna  Grecia  e  della  Sicilia.  No,  non  abbiamo 
ricordi,  egli  dice,  di  templi  etruschi,  tranne  qualche  mal 
fondata  tradizione.  Sibbene  gli  ordini  tenuti  greci  hanno 
a  genitrice  1'  arte  etrusca,  e  ci  restano  rimembranze  di 
porte,  di  anfiteatri,  di  sepolcri,  varii  questi  di  concetto,  di 
collocamento,  di  fregi,  di  suppellettili,  e  di  tanti  raffina- 
menti (rimembranze  spesso  egizie  e  talora  greche),  che  il 
Museo  Vaticano  ora  gelosamente  conserva. 

I  quali  raffinamenti  non  impediscono  lo  scrittore  dal 
seguire  la  voce  di  una  civiltà  più  fiorita,  che  lo  chiama 
nella  Magna  Grecia  e  nella  Sicilia,  dove  forse  indigena  ger- 
mogliò quella  pianta,  che  tanto  ebbe  poi  a  prosperare  sotto 
il  sole  di  Grecia.  Si  arresta  ai  grandiosi  architettonici 
avanzi  di  Pesto,  di  Agrigento,  di  Selinunte  e  ad  altri,  i 
quali  gli  provano  come  l'austerità  dorica  vi  prevalesse  sulla 
jonica  leggiadria,  e  gli  sono  occasione  a  sviluppare  la  sua 
molta  dottrina  intorno  a  quella  maniera  di  architettare  e 
di  ornare,  intorno  alle  differenti  forme  dei  templi,  alle  con- 
servate reliquie  di  molteplici  monumenti,  alle  possibili  ap- 
plicazioni di  quello  stile  fra  noi  :  tipi  lutti  di  eletta  elegan- 
za, manifestazioni  di  popoli  che  idolatravano  il  bello,  e  che 
francheggiali  da  congenita  potenza  divennero  maestri  nel- 
r  arte.  Fortunati  maeslri,  aspettati  da  quegli  alunni  che 
furono  i  Greci. 


—  i'268  — 


III. 


Ed  appunto  tra  quegli  alunni  spazia  ora  il  Selvatico. 
Smascherate  le  adulazioni  onde  1'  arte  greca  fu  idolatrata, 
mostrato  il  torto  dei  novatori  che  la  disprezzarono  distrug- 
gendo le  tradizioni,  primo  elemento  del  progresso  morale 
de'  popoli,  vede  il  Selvatico  nell'  arte  greca  1'  attestazione 
di  una  civiltà  diversa  dalla  nostra,  la  quale  perciò  non  può 
venire  raffigurata  dalla  imitazione  dell'arte  greca,  ma  può, 
anzi  deve  seguirne  il  principio,  che  nell'architettura  si  ac- 
conciava air  uso  delle  costruzioni,  e  lo  manifestava  negli 
ornamenti,  mentre  nella  pittura  rappresentava  la  natura 
conforme  a  tipi  che  estrinsecassero  una  idea.  Ecco  l'arte, 
egli  dice,  che  dobbiamo  imparare  dai  Greci,  della  quale  i 
primi  albóri  aveva  egli  già  intraveduti  nell'  Egitto  e  nella 
Fenicia  ;  per  questo  le  merlate  acropoli,  i  palagi  dei  gran- 
di con  aspetto  di  foililizii  rallegrati  da  irrigui  giardini  con 
asiatica  pompa  ed  egizia  ;  per  questo  le  ben  posate  volte 
dei  sotterranei  tesori,  e  le  tombe  quando  circolari,  quando 
scavate  nella  roccia,  e  i  religiosi  recinti  fabbricati  in  legno 
od  in  pietra  ;  finché  la  cultura  dell'ingegno,  gli  esercizii  del 
ginnasio  e  della  scena  destarono  vita  novella  nella  virtù  della 
sesta,  onde  sorsero  i  corretti  e  sontuosi  templi  di  Atene  e 
del  Peloponneso  con  tanti  altri  edifizii,  di  cui  ci  parlano  gli 
avanzi  ;  edifizii  rallegrati  da  quell'armonia  di  colori,  che  tem- 
perando la  troppo  fulgida  luce  del  cielo  greco,  e  i  troppo 
vivi  riverberi  di  un  terreno  sferzato  meridionalmente  dal 
sole,  giovava  allo  spicco  degli  oggetti  e  di  quel  rilievo,  da  cui 
le  costrutture  traggono  forma  e  carattere.  Ed  è  appunto  la 
sola  forma  che  il  Selvatico  ci  pone  innanzi  nei  corrotti 
giorni  di  Pericle,  poiché  l'arte,  interprete  sempre  fedele  dei 
tempi,  non  poteva  allora  mirare  nelle  fabbriche  se  non  a 


—  1269  — 
pompe  esteriori  od  appagarsi  di  riprodurre  con  la  tavo- 
lozza e  con  lo  scalpello  i  più  appariscenti  modelli  naturali, 
perchè  il  modello  morale  non  lo  aveva  sott'  occhio.  Ricchi 
pertanto  e  sfolgorati  allora  gli  edifizii,  i  templi  segnatamente, 
fra  cui  il  Partenone,  che  lamenta  ancora  nelle  perdute  sta- 
tue, metope  e  fregi  il  furto  perpetrato  da  lord  Elgin,  furto 
divenuto  ornamento  al  Museo  britannico;  templi,  continua 
egli,  ora  circohìri,  ora  rettangoli,  delie  cui  parti  e  delle 
cui  differenti  ragioni  ci  dipinge  le  decorazioni,  i  voli,  i  can- 
delabri, le  armi,  le  oblazioni,  le  corone,  le  statue,  e  tutto 
che,  oltre  alle  religiose  ricordanze,  favellava  a  quel  fantastico 
popolo  di  giuochi,  di  costumanze,  di  allettamenti,  di  splen- 
didezze, di  glorie  passate.  E  pompa  di  forme  vi  danno  i  pro- 
pilei, vestibolo  ai  recinti  sacri  e  fortificati,  e  le  a(jore  o 
piazze  fiancheggiate  da  portici  e  da  colonne  a  comodità 
dello  smercio  e  delle  assemblee  popolari,  a  custodia  de'tem- 
pli,  e  le  palestre  e  i  ginnasti,  de'  quali  le  pubbliche  eserci- 
tazioni ci  pennelleggia  l'autore,  per  poi  condurci  nei  teatri 
lignei  alle  feste  dionisiache  e  nei  succeduti  marmorei  desti- 
nati alle  prove  del  coturno  e  del  socco,  o  per  guidarci  agli 
odei  rallegrati  dalle  dolcezze  della  musica,  e  perfino  alle 
abitazioni  dei  privati,  fossero  doviziosi  ovvero  popolani  ; 
splendide  quelle  dopo  le  guerre  del  Peleponneso  per  pina- 
coteche, per  biblioteche,  per  pitture  all'  eacauslo,  per  do- 
rati rilievi,  per  marmi  preziosi,  ma  tutte  contaminate  dalla 
separazione  della  famiglia:  funesta  separazione,  concios- 
siachè  la  moglie  vegetasse,  quasi  direi,  nella  solitudine  di 
recluso  spartimento,  dotata  invano  di  que'  privilegi  che  la 
Provvidenza  a  larga  mano  le  prodigava  e  che  il  cristiane- 
simo rivendicò  ;  di  que' privilegi  che  la  fanno  adesso  con- 
forto, consiglio,  delizia  del  fuo  compagno,  che  la  fanno  an- 
giolo al  costume  dei  figli,  impulso  alla  loro  istruzione,  cu- . 
slode  della  concordia  domestica,  sorriso  dei  congiunti,  bel- 
lezza rivelatrice  dell'animo,  fiore  di  civiitù,  educatrice  della 


•^    1270  — 
nazione,    li  più  pura,  la  più  cara,  la  più  luminosa  espres- 
sione del  pensiero  di  Dio. 

Ma  dopo  la  morte  del  gran  Macedone  con  la  civiltà  si 
conlaminò  anche  1'  architettura  per  asiatico  lusso  in  palagi 
bizzarramente  obbrobriosi,  perchè  innalzati  a  vanteria  della 
meretricia  impudenza,  in  opere  di  sterminata  dimensione, 
di  pomposità  artificiale,  a  soddisfazione  di  principeschi  agi 
e  privati,  a  sfarzo  delle  città,  fra  cui  sontuosissime  Alessan- 
dria e  Antiochia,  ad  ornamento  di  altre,  come  Jerapoli, 
Cizico,  Alicarnasso  ed  Atene  per  ricchezze  prodigate  in 
teatri,  in  palesile^  in  ninfei,  e  talvolta  in  templi,  e  perfino 
nei  sepolcri  :  testimonio  la  Licia,  Y  Asia  minore,  la  Sicilia. 
Solo  nella  Grecia  propriamente  detta  si  serbarono  più  mo- 
desti gli  avelli  per  le  rinnovate  leggi  statutarie  a  sparmio  di 
spese.  Bensì  ebbevi  profusione  nei  monumenti  onorarii,  e 
non  manca  il  Selvatico  di  biasimarne  con  sincera  impar- 
zialità il  futile  scopo  di  alcuni  fra  quei  ricordi,  donde  spic- 
ca la  impronta  degl'  infiacchiti  costumi. 

Ma  non  gli  bastava  di  correre  tutto  il  vasto  campo  di 
una  architettura  ,  che  si  numerevoli  ebbe  cultoi'i  ed  imita- 
tori nei  vecchi  tempi  e  nei  nuovi,  se  non  la  obbligava  (mi  si 
passi  la  espressione)  a  manifestarsi  in  epilogo  per  responsi, 
che  servissero  di  norma  a  noi  nell' adottarne  la  ragionevole 
imitazione.  Ed  ella  in  fatti  gli  rispose  lo  stile  dorico  voler  dii'e 
solidità,  eleganza  il  jonico,  dovizia  di  ornamenti  il  corin- 
tio ;  rispose  rivendicando  alla  volta  il  suo  diritto  di  appar- 
tenere air  architettura  de'  Greci,  caratterizzata  dal!'  isola- 
mento della  colonna  e  dal  suo  connubio  con  rarchitrave  ; 
connubio  generatore  di  libera  luce  ne'Ie  costruzioni,  di  pe- 
ristili, di  propilei,  di  portici,  di  piozze  porticate  pur  esse.  Pre- 
gi e  forme  le  cosiffatte  da  non  sedurre  il  sagace  scrittore 
a  non  lamentare  1"  abuso  che  fu  fatto  di  queir  architettura 
da  troppo  corrivi  imitatori,  i  quali  non  vi  riconobbero  la 
unità  dei  piani  siccome  estetica  legge  imprescindibile.  Di 


—  1271  — 
quanto  non  adatto  grecnme,  giusta  i!  Selvatico,  non  ve- 
diamo l'inzeppate  le  nostre  case  di  città  e  di  campagna,  e 
templi  e  teatri!  Imitiamo  pure  i  Greci  negli  edifìzii,  che  de- 
vono significare  idee  conformi  a  quelle  significate  dai  mo- 
numenti loro  :  piazze,  pubbliche  costruzioni,  bagni,  borse, 
barriere  anche  adesso  guadagneranno  aspetto  di  corretta 
splendidezza  dalia  imitazione  del  Partenone,  dei  Propilei 
d'Eleusi,  dalle  joniche  leggiadrie  di  Minerva  Poliade  ;  ma 
le  nostre  chiese,  il  teatro  moderno,  le  abitazioni  nostre 
tanto  rifuggono  dal  greco  stile,  che  chiunque  vuole  accon- 
ciarvelo,  non  fa  che  offendere  il  senno  stesso  dei  Greci.  Si 
cerchino  invece  nei  monumenti  ellenici  le  ragioni  estetiche 
di  quel  profilar  vigoroso,  negli  studii  classici  la  catena  delle 
tradizioni,  sola  feconda  madre  d'idee,  e  da  una  imparziale 
analisi  sorga  quella  sintesi,  che  sul  Tevere,  sull'Arno,  fra 
le  Lagune,  e  perfino  fra  i  nordici  geli  ci  diede  tanti,  così 
diversi  e  famigerati  miracoli  della  sesta. 


IV. 


Ed  ora  moviamo  subito  alle  rive  del  Tevere,  ove  la 
volta  e  l'arco  quasi  elementi  ambidue  principali  innalzano 
quella  architettura  sopra  la  etrusca  e  la  greca,  delle  quali 
ella  bene  giovossi,  ma  cambiando  in  sistema  di  costruzio- 
ne esempii  staccati.  Quanti  a  prova  i  resti  di  edificii  re- 
pubblicani ,  che  con  maschia  eleganza  e  con  correzione 
severa  svelano  la  maestria  romana  anche  prima  dell'  im- 
pero, prima  cioè  che  1'  arte  si  elevasse  a  magnificenza  di 
costrutlure,  della  quale  magnificenza  l'ordine  corintio  di- 
venne la  espressione!  Allora  in  Roma  le  più  sontuosa- 
mente pure  fra  le  sue  moli,  allora  in  tutte  le  conquistale 
regioni  acquedotti,  terme,  templi,  archi  trionfali,  le  cui  va- 
ste reliquie  durano  tuttavia  altestatrici  di  una  statica  fino- 
ra non  superala.  Fu  in  quel  torno  che  con  T  uso  dei  mar- 


—  1272  — 
mi  vede  il  critico  nostro  introdursi  i  minuti  intagli,  e  gli 
ornamenti,  anche  troppi  ;  donde  T  acconcio  suo  monito 
agli  architetti  moderni,  allorché  scrive  la  moltiplicità  degli 
ornamenti  solo  allora  potersi  meritar  lode,  quando  vi  sia 
ragionevolezza  e  opportunità.  Del  resto  da  quegli  intagli 
nei  fregi,  da  quelle  ornature  seppero  bensì  trarre  istru- 
zione ed  esempio,  perchè  condotti  da  squisitezza  di  gusto, 
il  Brunelleschi,  Giulian  da  S.  Gallo,  il  Possano,  i  Lombar- 
di ;  e  gli  encomia  il  Selvatico,  ma  non  cosi  i  cinquecentisti 
che  ne  abusarono,  che  imitarono  gli  ornatisti  succeduti  ai 
primi  Antonini  colpevoli  di  ribocco. 

Quale  la  erudizione  e  l'acume  di  lui  quando  si  affaccia 
alla  china  della  corruzione  artistica  dopo  Y  età  di  Augusto, 
quando  cioè  via  via  (ino  al  tempo  di  Diocleziano  (ann.  284) 
accenna  gli  cdifizii  che  in  generale  primeggiarono  meglio 
per  vastità  e  per  ricchezza,  piuttosto  che  per  eleganza  di 
proporzi(mi  e  per  eccellenza  di  lavoi'o,  senza  per  altro  che 
se  ne  possa  stabilire  un  separato  periodo  dell'  arte,  secon- 
dochè  altri  vorrebbe  !  Nel  quale  mezzo  tempo,  e  proprio 
dopo  Marco  Aurelio  (ann.  lOl)  ricorda  egli  come  s'innal- 
zassero nelle  città  asiatiche  templi  troppo  riccamente  sfar- 
zosi, nelle  cui  sconvolte  licenze  inclina  egli  a  ravvisare  la 
culla  delle  ghiribizzose  fantasie  del  barocco.  Ed  in  fatti,  ecco 
l'arte  sempre  più  dibassata,  anche  quando  pose  l'arco  a 
Settimio  Severo  (ann.  103);  ecco  sempre  più  alla  sempli- 
cità del  bello  surrogarsi  una  soverchia  ricchezza  ;  cosi 
nelle  terme  di  Caracalla  (21  i),  come  in  quella  di  Eliogabalo 
(anno  218),  e  negli  sfoggiali  teatri  ed  anflteatri  di  Alessan- 
dro Severo  (anno  222),  finché  per  le  cominciate  invasioni 
dei  barbari  si  pensò  piuttosto  a  fortilìcazioni  che  a  fabbri- 
che di  lusso  ;  e  allora,  forse  all'età  di  Gallieno  o  Quintillo, 
la  porta  dei  Borsari  a  Verona  (anno  270)  ed  altre  porte  in 
alcune  città  della  Francia  :  imitazione,  crede  il  Selvatico, 
uei  loro  archetti  delle  etrusche  a  Perugia. 


—  1273  — 
Ma  dove  la  sua  parola  suona  ancora  più  istruttiva  gli 
è  quando  la  volge  alla  già  mentovata  età  di  Diocleziano, 
quando  l' introspiciente  suo  sguardo  vide  prima  d'  ogni  al- 
tro un'  epoca  nuova  nella  vita  dell'arte  romana,  vide  cioè 
manifestarsi  quasi  nuovo  elemento  1'  arco  girato  immedia- 
tamente sulla  colonna.  Poco  gli  era  trattenersi  a  discorrere 
delle  terme  di  quel  monarca,  le  più  vaste  di  Roma  ;  poco 
deplorare  il  barocchismo  che  vi  contaminò  la  gran  sala 
centrale,  convertita  dappoi  nella  chiesa  della  Madonna  de- 
gli Angeli  ;  poco  lamentare  quella  generale  ridondanza  di 
terme  immense,  scuola  d' intemperante  sensismo,  alletta- 
mento a  sozze  nefandità,  esempio  abusato  dai  succeduti 
architetti  anche  ai  di  del  rinascimento  nella  edilizia  distri- 
buzione per  fino  delle  abitazioni  private.  Più  solertemente 
mirò  egli  a  quella  nuova  maniera  dell'  arco  che  i  rigidi 
precettisti  accusarono  di  barbarie.  Non  si  avvidero  questi 
saputi  come  i  Romani  per  le  costumanze  loro  politiche  e 
cittadine  abbisognassero  nelle  basiliche  e  nei  fori  di  ampii 
portici,  di  larghi  intercolonnii  e  perciò  di  molta  distanza 
fra  r  una  e  l'altra  colonna;  distanza  che  da  principio  es- 
sendo breve  sotto  architravi  monoliti,  aveva  poscia  acqui- 
stato di  spazio  bensì  sotto  intercolonnii  architravati  di  le- 
gno, ma  a  prezzo  di  facili  guasti  per  fradiciume,  di  conse- 
guenti rovine  e  di  costose  riparazioni,  anche  nei  peristili 
e  negli  atrii  delle  case  private.  A  togliere  il  quale  sconcio 
videro  gli  architetti  l'  utile  effetto  dell'  arco  girato  sulla  co- 
lonna con  guadagno  di  molto  spazio  e  di  molta  luce  ;  si- 
stema del  quale  ci  porge  Spalato  il  primo  esempio  di  rile- 
vanza nel  palazzo  di  Diocleziano,  e  che  presto  dappoi  si 
diffuse  anche  in  benefìzio  delle  basiliche  cristiane,  ove  radi 
si  volevano  i  sostegni,  facili  ed  ampii  i  passaggi.  Mi  tratten- 
ni alcun  poco  su  questa  foggia  d'  arco  improvvidamente 
accusata  di  barbarie,  perchè  la  si  può  considerare  come 
un  punto  fisso  nella  storia  della  architettura  romana,  prin- 
Tomo  VIL  S-j/ie  V.  163 


—  1274  — 
cipalmente  dopo  che  il  Selvatico  dicliiaravyla  con  assen- 
nato giiulicio  «  la  forma  elementare  che  può  dirsi  vera- 
mente nostra  ;  quella  forma  che  portata  a  sì  pura  bellezza 
dal  Brunelleschi,  dal  Bramante,  dal  Possano,  dai  nostri 
Lombardi  ha  diritto  d'essere  chiamata  una  delle  più  ele- 
ganti, delle  più  triginali,  e  per  questo  delle  più  adattabili 
all'  indole  e  alle  direzioni  del  pensiero  moderno  ». 

Brilla  pure  la  critica  del  nostro  autore,  allorché  dopo 
averla  rivolta  al  circo  di  Massenzio,  erroneamente  attri- 
buito a  Caracalla,  ed  ai  pochi  edidzii  eretti  da  Costantino 
a  Roma,  si  ferma  a  quell'  arco  di  trionfo  dedicatogli  dal 
senato  e  dal  popolo,  e  costrutto  coi  marmi  tolti  all'arco  di 
Trajano  ;  si  ferma  nel  confronto  dell'arte  sotto  questi  due 
Principi  al  suo  proii,ressivo  scadimento,  alla  infezione  che 
ne  diffuse  sulle  rive  del  Bosforo  il  fondatore  di  Costantino- 
poli, alla  mala  scelta  de'  materiali,  ai  forzati  accozzamenti 
di  avanzi  appartenenti  a  fabbriche  antiche,  alla  miseria  di 
che  Roma  era  allora  gravata ,  alle  asiatiche  architetture 
importate  sul  Tevere  dagli  stessi  imperanti,  ed  agli  accat- 
tati ribocchi  di  male  disposti  ornamenti. 

K  meglio  si  manifesta  l'avvedimento  di  lui  quando  con- 
sidera r  architettura  dei  Romani  nelle  sue  relazioni  diverse 
con  gli  usi  di  quel  popolo  e  con  le  sue  applicazioni  ai  mo- 
derni. Studio  questo  che  richiede  indagini  ancora  più  sot- 
tili e  minute,  perchè  diretto  a  mostrare  quanto  oggidì  gh 
architetti  possano  trarre  dall'  arte  romana  in  prò  delle  co- 
stumanze nostre  e  de'  nostri  bisogni,  senza  intralciare  lo 
svolgimento  presente  con  troppo  ligia  e  sistematica  imita- 
zione. Nel  quale  esame  l'autore  si  palesa  ad  un  tempo  l'uo- 
mo antico  ed  il  nuovo,  1'  uomo  che  dalla  giusta  ammira- 
zione non  si  lascia  travolgere  ad  una  devozione  fanatica,  e 
che  nella  sesta  vede  sempre  1'  ancella  della  civiltà  progre- 
diente. Nulla  essa  impara  pertanto  dalle  case  dei  cittadini 
romani  ;  tanto  ne   sono  diverse  le  usanze    nostre  :  nulla 


—   1^275  — 
(lall'eseinpio  di  qiie' templi  ;  tanto  da  quella  religione  diffe- 
risce la  nostra  :  dunque  non  pronao   dinanzi   alla   chiesa 
cristiana,  la  quale  invita  fra  le  sue  pareti  i  credenti  ;  ma 
pronao  invece  dinanzi  ai  tribunali,  ai  teatri  e  a  tutti  i  pub- 
blici ediflzii,  ove  ad  uso  determinato  si  accalca  la  folla  :  né 
alle  tombe  nostre  si  adatti  lo  stile  delle  romane  e  la  stessa 
maniera  di  ornato.  Vestano,  egli  scrive,  i  nostri  sepolcri  il 
carattere  detto  gotico,  derivazione  e  parola  del  cristiane- 
simo, ricchissimo  per  varietà  e  per  leggiadria  di  linee,  per 
quasi  inflnite  combinazioni  delle  forme  geometriche  ;  e  se 
qualcosa  vogliamo  imitare  della  funebre  architettura  roma- 
na, popoliamo  di  tombe  racchiudenti  le  ceneri  d'uomini  il- 
lustri, popoliamo  le  vie  più  frequentate,  moltiplichiamo  per 
tal  guisa  insegnamento  ed  incentivo  ai  passanti.  Vero  apo« 
stolato ,  aggiungerò  io,   d'ispiratrici   memorie   principal- 
mente a'  di   nostri,  in  mezzo  a  tanta  congerie  d' introniz- 
zata materia,  ben  meritevole  che  sapienti  e  popolo  la  de- 
pongano e  diseredino  coi  ricordi  di  celebri  trapassati,  che 
sono  simboli  della  vita  ;  della   vita  cioè    dello  spirito,  di 
quella  vita  che,  massimamente  alla  cote  dell'esempio,  ap- 
punto perchè  tutta  spirito,  diventa  alacre  ed  operosa,  gi 
slancia  nell'avvenire  e  pregusta  il  suo  guiderdone  nella  me- 
moria, neli'  ammirazione  e  nella  emulazione  dei  posteri. 

Che  se  dalle  fabbriche  di  pubblicità  religiosa  faremo 
passo  a  quelle  della  civile,  troveremo  norme  a  seguire  ne- 
gli antichi  archi  di  trionfo,  ma  solo  per  commemorare  av- 
venimenti solenni,  non  ad  altri  intendimenti,  come  talora 
forse  si  fece  :  per  contrario  non  imiteremo,  dice  il  Selva- 
tico, i  fori  e  le  basiliche  di  Roma  pagana,  mancandoci  ora 
quello  scopo,  perciocché  adesso  diversamente  ed  in  altri 
recinti  sollevino  la  voce  loro  giustizia  e  politica  ;  né  si  rin- 
novino quegli  antiteatri  e  que'  teatri  non  rispondenti  alle 
usanze  noslre.  Bonsi  rinnoviamo  le  tei'nic,  }»urchè  non  si 
compongano  di  più  piani,  t  ciò  priucipalmeate  per  1'  esi- 


genza  dell'  estetica,  la  quale  spiccava  allora  dalle  ampie  e 
magnifiche  volte  che  coprivano  quelle  costruzioni.  Ma  se 
giusti  motivi  ora  ci  obbligano  a  valerci  dello  spazio  anche 
in  ragione  di  altezza,  noi  Italiani  in  tanta  foga  presente  di 
accorrenti  a  bagnature  marine  e  termali,  a  fonti  dispensa- 
trici di  acque  bibule  salutari,  imitiamo  gli  avi  nostri  almeno 
in  quelle  dirò  quasi  attinenze  con  che  circondavano  le  ter- 
me, procurandovi  comodità,  decorazioni,  diletti,  esercizii  di 
giuochi  ginnastici,  tutto  in  somma  che  attira  la  umanità  a 
esilarare  1'  animo  di  ricreamenti  acconci  ad  aiutare  l'opera 
della  idropatica  terapia.  Perchè  ora,  se  qualche  raro  esem- 
pio ne  togli,  lasciare  la  imitazione  di  codeste  italiane  anti- 
che e  confortatrici  agiatezze  a  que' popoli  ch'erano  barbari 
quando  noi  n'  eravamo  maestri  ? 

Ed  è  bella  la  critica  del  Selvatico,  allorché,  non  pago  di 
avere  passeggiato  fra  i  differenti  edifizii  romani  (si  attaglino 
essi  o  non  si  attaglino  alle  nostre  coslumanze),  ne  mostra 
durevole  all'architetto  il  bisogno  dello  studio,  non  tanto 
per  attingerne  lumi  ai  bisogni  materiali  e  morali  del  tempo 
nostro,  quanto  per  insignorirsi  del  grande  principio,  che 
fu  perenne  fondamento  a  quell'arte;  la  necessità,  cioè,  che 
la  forma  architettonica,  così  nel  complesso  come  nei  par- 
ticolari, debba  sempre  mantenersi  in  corrispondenza  allo 
scopo  cui  è  destinata. 

Per  tal  modo  l'autore  si  stacca  da  quell'arte  antichissi- 
ma, la  quale  sempre  conservandosi  ingegnosa  e  magnifica, 
insegnò  e  sempre  insegnerà  a  tutte  le  successive  sorelle  la 
unità,  la  solidità,  la  eleganza  siccome  triplice  fonte  dell'ar- 
chitettonico magistero  :  di  quel  suo  magistero  tanto  pieno 
di  vita  e  splendido  tanto,  quanto  dei  Romani  stessi  la  sa- 
pienza legislatrice,  la  ispirata  facondia,  le  armonie  molte- 
plici della  Musa,  il  fascino  dei  trionfi:  prerogative  tulle 
così  grandi  e   potenti,   come  grande  e  potente  la  balia  di 


—  1277  — 
quel  vasto  tioiiiinio,  clic  mi  ricliuuna  alla  meniuiia  il  poeta, 
dei  Fasti  quando  dettava 

Jupiter  arce  sua  totum  quum  spectet  in  orhem , 
Nil  nisi  romanum ,  quod  lueatur,  habet. 

Uh.  4 


V. 


Ed  ora  dalla  doma  di  Giove  si  volge  il  Selvatico  alla 
Homa  cristiana,  sottopone  ad  analisi  quel  mutamento,  guar- 
da il  rozzo  e  lento  modiflcarsi  dell'  arte  a  significare  la 
nuova  fede,  distingue  le  prime  chiese  orientali  dalle  occi- 
dentali, diverse  per  forma  e  per  disposizione,  quelle  arieg- 
giane dalle  sale  termali,  queste  dalle  basiliche  ;  e  si  piace 
di  vedere  conservata  la  usanza  di  girar  1'  arco  immediata- 
mente sulla  colonna.  Ma  giù  T  impero  piega  a  rovina,  la 
sentono  anche  le  arti,  e  intanto  scendono  i  Goti.  Lo  sto- 
rico nostro  giustamente  onorando  1'  amore  di  Teodorico  e 
della  figlia  sua  Amalasunta  pel  bello  figurativo,  ci  conduce 
a  Terracina,  a  Ravenna,  e  nella  educazione  di  quel  principe 
a  Costantinopoli,  nei  viaggi  suoi  per  1'  Asia  e  per  1'  Africa 
ci  spiega  perchè  nelle  sue  fabbriche  di  ossatura  romana 
campeggino  ornamenti  di  ricordo  egizio  e  forse  persiano  ; 
perchè  nei  dì  della  cosi  detta  liberazione  dell'  Italia  vi  s'in- 
trometta lo  stile  di  Bisanzio  per  opera  degli  architetti  che 
Giustiniano  vi  mandò  da  Costantinopoli.  Finché  giù  discen- 
dendo per  la  china  degli  anni,  T  autore  negli  avanzi  degli 
edifizii  longobardi  scorge  bensì  corruzione  di  gusto,  vivo 
per  altro  il  grandioso  tipo  dell'arte,  che  l'autore  dopo 
lunghi  studii  e  confronti  giudica  sempre  romana  finche  i 
Longobardi  dominarono  ;  sibbenc  modificata  dalle  poche 
successive  mutazioni,  che  imposero  i  mutali  usi  e  il  p(ì-> 
praggiunlo  lussureggiare  orientale. 


-    1278  — 
Se  non  che  le  vittorie  di  Carlo  Maj^no  lo  invitano  alle 
opere  edilizie  più  strettamente  propi-ie  del  cristianesimo,  e 
perciò  risalendo  al  terzo  secolo  vi  mira  chiese  piccole  e  dis- 
adorne, alle  quali  nel  quarto  ne  succedono  di  vaste  ed  ac- 
conce  all'uso  dei  fedeli,  che  vi  si  raccoglievano  distinti  per 
sesso,  o  vi  si  accostavano  se  solamente  iniziati  alla  nuova 
credenza.  La  basilica  dei  Romani  gli  si  para  innanzi  dive- 
nuta il  caso  dei  seguaci  di  Cristo,  e  gli  porge  occasione  di 
palesare  la  sua  molta  dottrina  anche  nell'antico  simbolismo 
rituale,  netto  dalle  sottigliezze  metafìsiche  di  alcuni  mo- 
derni nel  sognare  certe  rispondenze  tra  la  forma    mate- 
riale delle  chiese  e  le  basi  fondamentali  del  cristianesimo. 
In  quella  vece  il  Selvatico  si  ferma  a  descrivere  i  due  tipi 
delle  basiliche  cristiane^  il  primitivo,  cioè,  e  l'altro  allargato 
nel  quinto  secolo  a  proporzioni  maggiori,  ne  disamina  i  suc- 
cessivi particolari,  che  manifestando  i  primi  riti  della  chiesa 
offrono  soggetto  di  studio  agli  architetti,  e  possono  condurli 
a   composizioni  ricche  di  ben   mosse  linee  e  di  religiosa 
espressione  ;  finché  si  trattiene  a  quei  modi  statici,  siccome 
scuola  a  simili  costrutlure.  Lunge  dunque  per  suo  consi- 
glio dai  sacri  edificii  cristiani  le  forme  del  tempio  romano,  i 
suoi  pronai,  le  sale  da  banchetto  (com'egli  foi'se  li'oppo  se- 
veramente le  chiama)  delle  ciiiese  palladiane  e  i  mille  ac- 
cartocciamenti di  posteriori  architetti.  S'ispirino  invece  gli 
artisti  alle  forme  dell' antica  basilica  latina,  cercandovi  la 
idea  e  l'impulso  ad  assai  più  no])ili  e  più  adatti  concetti,  che 
scattare  non  possono  da  murature  pagane.   «  Se  ta'i  forme 
(sono  sue  parole)  gli  architetti  meditassero  assennatamente, 
forse  allora  si  accorgerebbero  che  in  quegli  scherniti  simbo- 
li marchiali  adesso  di  barbarie,  perchè  barbaramente  scol- 
piti, in  quegli  archi  girati  sulla  colonna,  segno  all'ira  di  pre- 
cettisti, sta  la  scintilla  di  novelle  creazioni  religiose,  non  me- 
no venuste  delle  pagane  rispetto  alle  forme,  e  di  queste  più 
proprie  a  staccare  l'animo  dalla  terra.  Ne  sono  prova  le  re- 


1 


—  1279  — 
centi  chiese  di  Nostra  Donna  di  Loreto  e  di  S.  Vincenzo  di 
Paola  a  Parigi.  »  Cosi  egli  :  ma  dà  giusto  nel  segno  ?  Forse 
no  per  alcuni  ;  a  me  pare  che  si.  Anzi,  sebbene  io  possa 
avere  faccia  di  audace,  a  quanto  dice  l'amico  mio  aggiun- 
gerò una  domanda  rivolta  ai  credenti.  Qual  è  fra  voi  ch'en- 
trando nei  maggiori  templi  cristiani  di  greco-romana  strut- 
tura, sentasi  posseduto  dalle  eterne  verità  dello  spirito,  o  non 
piuttosto  profanato  dalla  smagliante  grandiosità  dello  sfarzo 
pagano  ? 


VI. 


Ora  ci  attende  Bisanzio.  Quantunque  la  Grecia  rav- 
vivala dal  cristianesimo  abbia  cooperato  a  incivilire  nuo- 
vamente lEuropa,  pure  il  Selvatico  a  Roma  e  in  IlaUa  vede 
le  arti  meno  scadute  che  a  Bisanzio,  e  glielo  provano  i  mo- 
saici ed  i  marmi  di  scuola  romana,  paragonati  con  quelli 
degli  artisti  bisantini.  Avvenne  il  medesimo  all'  architettu- 
ra: maggiore  sul  Bosforo  lo  sfoggio  della  ricchezza  prodiga- 
tavi da  Costantino  nei  molti  monumenti  che  volle  eretti  colà; 
presso  noi  maggiore  il  merito  artistico,  anzi  da  noi  il  pri- 
mo impulso  air  oriente,  che  poscia  decadde  quando  volle 
francarsi  dalle  tradizioni  rouìane.  Tradizioni  che  furono 
culla  tanto  all'architettura  latina,  quanto  a  quella  di  orien- 
te, la  quale  Gno  a  Giustiniano  vi  arieggia  dalla  romana  con- 
temporanea, convertendo  la  vecchia  Bisanzio  nella  giovane 
Costantinopoli. 

Ma  che  cosa  è  l'arte  bisantina,  domanda  l'autore,  qua- 
le il  suo  carattere?  Molti  scrittori  chiamano  bisantina  l'ar- 
te che  colà  si  coltivò  nei  dieci  secoli  di  quel!'  impero  ;  non 
cosi  egli,  il  quale  giustamente  li  biasima  di  avere  in  tal 
modo  avviluppati  stili,  che  dovevano  naturalmente  diffe- 
renziarsi fra  loro,  seguendo  le  diverse  vicissitudini  di  quel- 
lo Stalo.  Fu  bensì  Giustiniano  che  vi  diede  all'architettura 


—  1280  — 
una  speciale  impronta  quando  per  maggiore  pompa  del  cul- 
to religioso  volle  la  cupola  :  perciò  mutarsi  allora  la  dispo- 
sizione basilicale,  il  nuovo  tipo  divenire  norma  e  modello 
a  quasi  tutte  le  chiese  dei  Greci  cristiani,  anzi  segno  e  dis- 
tinzione nei  sacri  edifizii  tra  lo  stile  romano  ed  il  bisantino. 
Differenza  necessaria,  dice  il  critico  nostro,  perchè  difet- 
tando r  Oriente  di  alberi  da  costruzione,  giovava  colà  pre- 
ferire per  le  coperture  i  terrazzi  e  le  cupole. 

E  sempre  più  acute  sono  le  osservazioni  di  lui  quanto 
più  si  addentra  a  considerare  quell'  arte  e  le  importazioni 
bisantine  nella  architettura  d'Italia  durante  il  regno  di  Giu- 
stiniano. Anzi  tutto  combatte  il  Ramée,  che  negò  ogni  in- 
fluenza dello  stile  orientale  nelle  fabbriche  d'occidente,  e 
poi  guida  il  lettore  a  S.  Giacomo  di  Rialto,  a  S.  Fosca  in 
Torcello,  e  principalmente  alla  basilica  di  S.  Marco,  testi- 
monio delle  due  appaiate  maniere,  imitazione  delle  antiche 
terme,  delle  antiche  basiliche  romane,  e  di  S.  Sofìa  nel 
prospetto,  nel  portico,  nel  più  degli  ornamenti,  veramente 
superba  dello  sfoggio  orientale.  Allora  sì  che  lo  stile  bi- 
santino sfolgoreggiava  sontuoso  per  profusione  di  tragran- 
de ricchezza,  e  S.  Sofia  anche  adesso,  sebbene  guastala  dal 
Musulmano,  ci  addita  ancora,  così  l'autore,  il  mistico  pen- 
siero dell'arte,  che  coi  vangeli  voleva  affratellare  la  legge 
giudaica,  che  con  le  cupole  e  gì'  interni  archi  si  fece  svelta 
a  spiccare  il  volo,  secondochè  la  sublimava  lo  spirito  della 
religione  novella. 

Ma  r  architettura  sacra  dei  paesi  latini  continuò  gene- 
ralmente a  mantenersi  basilicale,  giovandosi  delle  colonne 
tolte  a  quei  soli  edifizii  del  paganesimo,  i  cui  usi  stavano  in 
opposizione  alle  severe  abitudini  cristiane,  come  gli  anfitea- 
tri e  le  terme.  Lo  che  porge  motivo  al  Selvatico  di  avvertire 
un  fatto  comune  a  que'dì,  cioè  che  nei  primi  secoli  cristiani 
più  si  avversavano  le  fabbriche  pagane  destinate  a  feste  e 
trastulli  pubblici  talora  licenziosi,  di  quello  sia  ì  templi  che 


—  4281  — 
si  conservarono,  riducendoli  anche  talvolta  a  scopo  cristia- 
no. In  vece  i  due  elementi  fondamentali  dell'arte  bisantina 
erano  la  cupola  ed  i  massicci  piloni  necessarii  a  reggere 
quella  forma  di  costruzione.  E  qui  lamenta  il  Selvatico 
che  verso  il  mezzo  del  secolo  decimoterzo  siasi  abbando- 
nato quel  sistema,  ed  a  torto  abbia  esso  avuto  il  disprezzo 
del  classico  cinquecento,  del  seicento  la  derisione,  anzi  poscia 
il  marchio  di  vergognosa  barbarie,  mentre  al  contrario  tante 
meschine  architetturete  della  età  napoleonica  s'imbelletta- 
rono di  freddi  rinnovamenti  dell'arte  greca.  Perciò  tanto 
maggiore  lode,  ei  soggiunge,  agli  artisti  del  nostro  tempo 
che  studiando  quel  tipo,  v' intravidero  il  germe  di  forme 
eleganti  ed  espressive,  atte  a  diventare  feconde  di  nobilis- 
sime doti.  Lo  sanno  Dresda,  Cassel,  Berlino  e  Monaco  ; 
ond' eccolo  eccitare  i  giovani  a  studiare  l'arte  bisantina,  in 
cui  scorgeranno  essere  il  quadrato,  la  sfera  ed  il  circolo  i 
cardini  di  quello  stile  ricchissimo,  fonte  di  nuove  bellezze 
per  tanto  tempo  neglette.  Ond'  è  che  anche  io  mi  permetto 
per  amore  alla  Italia  di  confortarvi,  o  giovani  artisti,  a  me- 
ditare quella  scuola,  che,  sulle  ale  allora  agili  e  forti  dei 
commerciali  veneti  abeti,  apri  viviGcatore  sorriso  a  que- 
sta Palmira  del  mare  per  allegrarne  anche  altre  regioni 
italiche,  quando  a  Venezia  la  vicenda  assidua  dei  traffici 
annobiliva  l' ingegno  ed  il  sentimento,  fortificava  la  opero- 
sità e  spandea  le  dovizie,  non  esca  di  successivo  indolente 
traricchire,  ma  significazione  delle  passate,  e  profezia  di 


novelle  grandezze. 


VII. 


Dopo  il  quale  tributo,  che  anticipando  i  tempi,  die- 
de il  Selvatico  all'  architettura  bisantina,  egli  ritorna  ad 
età  anteriori^  e  nei  secoli  ottavo  e  nono  osserva  agli  ele- 
menti romani  e  bisantiai  associarsi  altra  architettura  di 

Tvinu   VJI^  Serie  V.  104 


—  1282  — 
un  carattere  speciale,  tecnica  calcolatrice  delle  forze  e  delle 
spinte  murali,  correggitrice  delle  antecedenti  costruzioni 
imperfette,  indipendente  ed  italica  col  battesimo  di  lom- 
barda per  la  sua  origine,  e  poi  di  normanna,  perchè  due 
secoli  dopo  diffusa  in  Normandia  dal  nostro  S.  Guglielmo 
d' Ivrea,  e  da  parecchi  altri  monaci  pure  nostrali.  Arte 
ch'evidentemente  si  manifesta  di  tipo  meridionale,  ma  stra- 
namente fantastica,  che  fin  dal  suo  nascere  diede  prova  di 
se  a  Verona,  a  Brescia,  a  Bergamo,  a  Milano,  a  Cividale  del 
Friuli  :  arte  che  si  allarga  nelle  nostre  famose  cattedrali  ; 
case  a  un  tempo  di  Dio  e  degli  umani  diritti,  santificati  al- 
lora dallo  spirito  di  purissima  religione:  arte  che  il  valente 
storico  nostro  si  piace  di  additare  allora  imitata  in  Europa, 
principalmente  per  opera  dei  monaci  ossequenti  alla  re- 
gola di  S.  Benedetto,  e  che  in  Germania  pei  progressi  della 
Statica,  e  per  la  importazione  normanna  dello  stile  arabo  ai 
giorni  delle  crociate  partecipò  del  sistema  archiacuto,  gloria, 
dice  il  Selvatico,  maUnconicamenl e  snblime  delle  nordiche 
terre.  E  qui  egli  osserva  come  l'architettura  lombarda,  per 
lutto  conforme  a  se  stessa,  tranne  alcune  eccezioni,  chiara- 
mente palesi  la  consonanza  del  sodalizio  che  n'  ergeva  le 
costruzioni,  cioè  del  sodalizio  monastico,  perchè  mentre 
que' secoli  barbari  ribollivano  di  guerre  e  di  sperperi,  gli 
ordini  religiosi  nella  frequenza  delle  loro  vicendevoli  comu- 
nicazioni per  tutta  Europa,  fraternamente  si  congiungevano 
anche  negli  esercizii  del  fabbricare  per  comando  stesso  dei 
sacri  canoni.  Esercizii  nei  quali  mostra  il  Selvatico  avere  i 
maestri  Cornacini  tenuto  solamente  le  parti  seconde,  e  solo 
intermittente  fino  al  secolo  decimoquinto  essere  stata  l'opera 
dei  liberi  muratori  :  ond'  egli  rivendica  a  quei  monaci  la 
verdezza  di  un  alloro  che  si  voleva  sfrondare,  e  che  signi- 
ficava a  quel  tempo  pietà,  operosità,  fratellanza  e  dottrina. 
Che  se  pure  di  quella  età  sorsero  edifizii  che  a  mano  a 
mano  sentissero,  oltreché  dell'arabo,  anche  dello  stile  ba- 


à 


—   1283  — 
silicale  e  del  bisnntino,  non  era  perciò  che  non  vi  campeg- 
giasse anche  il  lombardo.  Così  avvenne  di  fallo  nella  scuola 
toscana  e  nella  romana,  così  nella  venela  e  nella  siciliana 
ed  allrove.  A  liilti  questi  e  ad  altri  monumenti  dell'arte 
lombarda  e  delle  italiche  contemporanee  ad  essa  congiunte 
ci  si  fa  scorta  1'  autore  illuminato  sempre  da  quella  sconfi- 
nata erudizione,  che  intromettendosi  nei  differenti  sistemi 
di  quelle  costruzioni,  ci  rileva  maggiormente  il  carattere 
d'un' arte  nostra  qual  è  la  lombarda,  ne  rileva  insieme  le 
bizzarrie  de'  suoi  mille  ornamenti  per  simbolo  e  per  em- 
blema, annestando  egli  in  quelle  indagini  italianità  di  senti- 
menlo  e  imparzialità  di  giudizio  per  confutare  la  solila  alte- 
rigia di  certi  stranieri  che  accusano  l' Italia  di  non  poter 
vantare  nel  medio  evo  una  architettura  propria  e  degna  di 
pareggiare  la  settentrionale,  mentre  per  contrario  anche 
dell'  accennata  arte,  come  di  tante  altre  manifestazioni  del 
bello,  fece  largo  dono  1'  Italia  a  tanta  parte  d'  Eurojìa. 

Difesa  tanto  più  splendida,  se  si  pensa  che  quell'archi- 
teltura  nasceva  in  Italia  quando  si  rinsanguavano  le  vene 
della  scaduta  patria  nostra,  quando  Eriperto  e'  insegnava 
la  unificazione  nel  milanese  carroccio,  quando  c'insegnava 
Ildebrando  la  resistenza  contro  gli  stranieri;  quando  il  van- 
gelo non  solamente  confortava  i  miseri,  rincorava  gli  op- 
pressi, inanimiva  i  tementi,  ma  spaventava  i  tiranni;  quan- 
do la  religione  parlava  amore  nazionale,  e  nei  Comuni 
spuntava  il  lontano  e  combattuto  crepuscolo  di  quel  sole 
che  sfolgorò  con  Vittorio  Emanuele  II.  Splendida  difesa,  io 
diceva,  e  doppio  onore  al  Selvatico  nostro. 


Vili. 


Ma  quand(»  giunse  in  Europa  il  magnifico  stile  degli 
arabi,  ecco  Iramularsi  il  loml);udo  nel  gran  sistema  archi- 
acuto, ed  ecco  il  critico  padovano  distinguere  due  maniere 


—  d284  — 
dell'  arabo,  vaga  la  prima  e  imitazione  dello  forme  siriache 
e  delle  persiane,  diffusa  poscia  negli  altri  contquistati  paesi 
d'  Egitto,  delle  coste  africane,  di  Spagna  e  di  Sicilia,  bella 
dei  tipi  tolti  all'  impero  greco  da  quegli  Asiatici  frequente- 
mente corso  e  ricorso,  donde  la  somiglianza  con  Io  stile 
neo-greco  e  col  romano-cristiano,  senza  che  per  altro  si 
possa  confondere  l'araba  con  l'architettura  bisantina,  per- 
chè quella  esclude  ogni  rappresentazione  dell'uomo,  e  que- 
sta in  vece  ritiene,  quando  lo  voglia,  i  lineamenti  umani  o 
storicamente  o  simbolicamente  rappresentati.  Cotale,  dice  il 
Selvatico,  lo  stile  arabo  primitivo  aggentilito  dagli  ornamenti 
tolti  alla  vegetazione  o  alle  forme  geometriche,  e  ricco  nei 
fregi  di  scrittura  riboccante  di  leggende  accattate  dal  Co- 
rano :  stile  dove  cerchi  indarno  la  semplicitù  del  cristiano 
antico,  ma  dove  trovi  una  maniera  d'  arco  diverso  dagli 
altri  già  noti,  curvo  oltre  il  confine  emisferico,  forse  quasi 
simbolo  della  Egira,  e  ricordo  della  fuga  di  Maometto  dalla 
Mecca  a  Medina  successa  al  novilunio  di  luglio  622,  quan- 
do la  luna  raffigura  un  ferro  da  cavallo.  11  secondo  siste- 
ma poi  ha  per  base  1'  arco  acuto,  agile,  derivato  probabil- 
mente dalla  foggia  delle  arabe  tende,  prime  arabe  abita- 
zioni. Certo  che  quest'arco,  scrive  l'autore,  lo  troviamo  da 
solo  in  età  remotissime,  perchè  ce  ne  porge  esempii  la  Etru- 
ria,  l'Egitto,  la  Grecia,  ma  come  base  e  fondamento  di 
tutto  un  sistema  non  lo  vediamo  che  presso  i  califfi  arabi 
dell'  Egitto,  ove  durò  oltre  a  cinque  secoli. 

È  nella  Spagna  che  trionfa  1'  araba  fantasia  fra  il  dodi- 
cesimo e  il  quartodecimo  secolo.  Lo  dicono  Siviglia  e  Gra- 
nata ;  allora  la  fumosa  Alhambra,  l'aereo  soggiorno  delle 
morbide  voluttà  islamitiche  :  edificii,  che  in  quella  regione 
e  nel  vicino  Portogallo  il  Selvatico  addita  siccome  segno 
che  furono  alla  imitazione  della  sesta  cristiana  quando  ai 
califfi  vi  successero  cristiani  principi  ;  testimonio  quelle 
cattedrali,  ove  1'  araba  architettura  si  propaggina  e  sparte, 


—  1285  — 
ovo  i  ghirigori  e  gì'  intrecciauienti  delle  rubcscale  pareli 
presentano  le  smaglianti  ornature  a  cui  sali  nel  caldo  occi- 
dente la  imaginazione  orientale.  Da  siffatto  stile  il  more- 
sco, e  qui  la^giusta  osservazione  del  nostro  autore,  «che  se 
r  araba  architettura  ad  altre  fu  madre,  giovando  a  paesi 
od  a  costumanze  differenti  dalle  arabe,  ne  viene  che  le  ab- 
bondino intrinseci  pregi  di  opportunitù,  che  dunque  debba 
essere  studiata  dall'  architetto  per  acconciarla  alle  fabbri- 
che dove  analogia  d'  usi  la  chiama  ;  e  la  chiamano  i  caffè, 
i  bagni  pubblici,  le  sale  destinate  alle  danze,  i  teatri  e  per- 
fino, scrive  il  Selvatico,  i  gabinetti  de' voluttuosi  sardana- 
pali  del  commercio,  e  quei  delle  donne  imperatrici  del  fa- 
scino e  della  moda».  (Storia  esleiico-criiica,\o\.  If,  p.  209). 
Architettura  codesta  che  certo  gli  arabi  non  attinsero 
da  verun  paese  d'  Europa,  ove  lino  al  nono  secolo  lo  stile 
bisantino-romano  aveva  l'arco  rotondo  a  forma  elementare; 
sicché  pensa  l'autore,  che  forse  n'  abbiano  essi  avuta  la 
prima  idea  dagl'  Indiani,  fra  cui  li  condusse  vittoriosi  il 
quinto  califfo  Abd-Ameleck,  e  dove  molti  antichissimi  edi- 
fizii  presentano  due  fogge  di  arco  adoperate  poscia  dagli 
Arabi,  che  quelle  fogge  raggentilirono,  derivandone  (come 
dicemmo)  le  ornature  dalla  configurazione  e  dai  leggiadri 
guernimenti  delle  lor  tende.  Questa  architettura,  prosegue 
egli,  portata  dagli  arabi  in  tutti  i  paesi  che  conquistarono, 
penetrò  anche  in  Italia  e  nelle  regioni  settentrionali,  lìsa 
con'questo  divario,  che  presso  noi  per  le  frequenti  relazioni 
commerciali,  per  la  tempera  del  cielo  e  degli  animi,  pel  con- 
seguente naturale  impulso  a  imitare  le  arabe  disposizioni 
dell'arte,  quel  sistema  archiacuto  serbò  quasi  intatto  l'ori- 
ginario carattere,  mentre  nel  settentrione  le  tradizioni  ar- 
chitettoniche, il  differente  clima,  il  bisogno  di  acuminare 
i  tetti,  la  molta  dottrina  statica  ,  condussero  l' artista  a 
quegli  angoli  acuti,  a  quell'  ardita  elevatezza  di  propor- 
zioni che  tutti  sanno.  Bene  a  Venezia  si  manifestò  il  sen-^ 


-  128G  - 
(iiììonto  arabo  forse  grave  ed  austero  nel  quai'todocimo 
secolo,  ma  poi  di  guisa  s' illeggiadrì,  da  superare  per  ele- 
gante armonia  il  suo  stesso  modello.  Oh  !  fra  gli  altri  que- 
sto palazzo  ducale,  architettonica  invidia  di  tutte  nazioni, 
interpretazione  ingegnosa  degli  usi  alla  quale  sollevava- 
si  r  arte  veneziana,  adattando  le  arabe  ispirazioni  ad  un 
edificio,  ove  dettavano  leggi,  avvivavano  commerci  mon- 
diali, preparavano  vittorie  i  reggitori  della  più  sapiente, 
della  più  civile,  della  più  forte  tra  le  italiane  repubbliche. 
Età  avventurosa,  in  cui  l'architetto  maneggiava  a  un  tem- 
po sesta,  colori  e  scalpello,  volendo  ajuto  dagli  obbedienti 
accessorii,  non  preminenza,  come  più  tardi  addivenne  ; 
volendo  quella  meravigliosa  unità,  dond'esce  ancora  il  sor- 
riso delle  arabe  leggiadrie. 

Né  cessa  il  Selvatico  dalle  sue  acute  indagini  quando 
dalla  civiltà  degli  Arabi  nella  conquistata  Sicilia,  e  dalla  roz- 
zezza delle  orde  normanne,  che  poi  vi  signoreggiarono, 
deduce  il  perchè  del  continuatovi  stile  arabo-bisantino, 
della  conservatavi  pittura  murale  nei  mosaici  alla  greca, 
dell'  innesto  tra  le  prime  forme  basilicali  e  le  saracene  de- 
corazioni, donde  a  Palermo  la  famosa  cappella  palatina,  la 
chiesa  chiamata  dell'  Ammiraglio,  monumento  questo  che 
si  può  dire  bisantino,  arabo  e  normanno  ad  un  tempo, 
vera  sintesi  della  storia  sicula  nell'evo  mezzano,  e  la  catte- 
drale di  quella  stessa  città,  araba  meraviglia  negli  stessi  suoi 
restì,  ed  altre  costrutture  clic  negli  avanzi,  o  nella  inte- 
grità loro  invitano  l'architetto  a  meditare  in  quell'isola 
i  portentosi  accordi  di  un  Bello  splendido  e  multiforme. 
Stile  che  più  tardi  qualche  traccia  lasciò  nella  grave  Roma, 
per  poi  vestire  in  Toscana  le  più  originali  grazie,  le  quali 
porgono  occasione  all'autore  di  mostrare  agli  artisti  (ma- 
neggino essi  l'archipenzolo,  la  tavolozza  o  lo  scalpello)  che 
occorre  loro  di  conoscere  tutti  i  rami  delle  arti,  e  mettersi 
in  quelle  vie,  su  cui  stamparono  grandi  orme  il  (liotto,  l'Or- 


—  1287  — 

gagna  ed  Arnolfo.  Qiiell'  Arnolfo,  sangue  fiorentino,  che  il 
nuovo  stile  seppe  cangiare  in  maniera  suii  propria  bella- 
mente sfoggiata  nella  sua  S.  Maria  del  Fiore  ;  quel  Giotto 
che  nella  attigua  torre  sollevò  la  forma  toscana  al  più  ele- 
gante suo  svolgimento  ;  mentre  Pisa  e  Siena,  nel  campo- 
santo quella  e  nel  battistero,  questa  nel  duomo  presenta- 
no allo  sguardo  del  Selvatico  più  ligia  la  imitazione  della 
maniera  arabo-bisanlina,  e  mentre  invece  emulo  dell' ar- 
nolfiano  e  del  giottesco  sorge  Io  stile  della  cattedrale  di 
Orvieto. 

Le  ornamentazioni  in  terra  cotta  del  secolo  decimo- 
quarto e  il  novero  delle  migliori  fra  quelle  strappano  al 
nostro  autore  una  rampogna  ai  figli  e  nipoti  di  quegli  arti- 
sti, che  quei  bene  contemperati  fregi  né  imaginare  seppero^ 
né  disporre,  come  pur  troppo  glielo  attestano  le  non  lode- 
voli prove  della  ricca  Milano.  Se  non  che,  quasi  a  confor- 
tarsi di  questo  scadimento,  ripara  egli  nuovamente  a  Fi- 
renze, ove  lo  ricrea  1'  altare  di  Orsanmichele  e  la  loggia 
dei  Lanzi,  meravigliose  opere  dclTOrgagna,  il  quale  le  agili 
eleganze  di  Arnolfo  converse  in  un  sistema  liberamente 
leggiadro  ;  il  quale,  primo  nel  secolo  decimoquarto,  volle 
emisferici  gli  archi  senza  mescolarli  con  gli  acuti,  ma  senza 
richiamarvi  l'arte  antica,  come  altri  pretesero  dal  Selva- 
tico vittoriosamente  combattuti  sulla  scorta  della  geome- 
tria bene  calcolata  dall'  architetto  fiorentino.  Edificio  que- 
sto della  famosa  loggia,  che  con  altri  contemporanei  d'Ita- 
lia ne  palesano  1'  araba  origine  temperata  dalla  sesta  ita- 
liana. Siccome  pure  altri  parecchi  della  età  stessa  ne  vanta 
la  nostra  penisola  ;  templi,  porte,  sepolcri  da  qualche  sto- 
ria e  dalle  guide  chiamati  di  stile  tedesco,  ma  dal  nostro 
critico  dimostrate  di  ben  differente  ragione  dietro  l'attento 
esame  delle  diverse  loro  parti  (voi.  II,  pag.  251),  le  quali 
in  vece  nel  solo  duomo  di  Milano  lo  manifestano  veramente 
settentrionale,  e  sembrano  dalle  altezze  loro  lamentare  i! 


—  1288  — 
baldanzoso  delirio  che  in  susseguente  stagione  osò  falsame- 
la fronte. 

IX. 

Gli  è  così  che  si  fa  scala  l'autore  al  sistema  archi-acuto 
dei  popoli  nordici  principalmente  in  Francia,  i  quali  insieme 
con  gli  altri  Europei  al  tempo  delle  crociate  stati  in  Orien- 
te, innamorarono  dell'araba  architettura  e  la  vollero  imi- 
tata nelle  proprie  regioni.  Ma  troppo  ne  differivanx)  i  co- 
stumi, i  riti  religiosi  e  persino  il  clima:  bisognava  acumi- 
narvi i  tetti,  schermo  dalle  pioggie  e  dalle  nevi,  bisognava 
acconciare  l'araba  sesta  all'uopo  e  al  pensiero  della  nazione, 
bisognava  che  la  chiesa  vi  raggentilisse  le  sue  proporzioni 
col  lancio  della  linea  ascendente,  ond'ecco  il  Selvatico  ri- 
volgersi a  quelle  genti  per  interrogarvi  l'arte  di  colorire  i 
vetri  e  di  effigiarvi  le  storie  sacre,  per  intenderne  il  mo- 
tivo degli  ampii  fìnestroni  a  ornamento  delle  chiese,  per  de- 
durne il  bisogno  di  spazio  affinchè  vi  si  allargasse  la  luce, 
dunque  il  bisogno  che  ai  massicci  piloni,  alle  grandi  ale  di 
muro  necessarie  a  sostenere  l'arco  emisferico  si  sostituisse 
l'acuto:  di  qua  maggiore  lo  sgombro  delle  vaste  chiese, 
giovato  dallo  studio  delle  matematiche,  che  il  famoso  Ger- 
berto  francese  (poi  papa  Silvestro  II)  fece  presso  gli  Arabi 
di  Cordova  e  di  Granata.  Allora  l'autore  nostro  vede  mag- 
giore l'uso  della  volta  a  crociera,  che  collega  la  solidità 
alla  leggerezza,  l'altezza  con  la  estensione;  vede  la  pressio- 
ne verticale  dei  pinnacoli,  freno  alla  divergenza  degli  archi, 
poi  l'acuminata  forma  dei  tetti,  alle  sciolte  nevi  pendio: 
vede  dalla  regione  statica  dell'edificio  procedere  anche  la 
estetica,  perchè  fondala  pur  essa  sulla  scienza,  donde 
quelle  mirabili  altezze,  quelle  tante  svariate  eleganze  in 
qualunque  parte  della  costruttura.  Estetica  forse  beneficata 
non  solo  dallo  crociale  iiell' intreccio  dclf  arie  ogivale  coi 


—  1289  — 
differenti  meandri,  ma  beneflcata  pure  dai  progressi  della 
scultura,  che  ne  fece  più  ornate  e  più  sublimi  le  ispira- 
zioni. Il  quale  sistema,  oltreché  dell'arco  acuto,  consta  in- 
sieme di  ben  ponderate  combinazioni  di  solidi  geometrici 
utili  alla  statica  degli  ediflzii  e  fonte  di  robusta  agilità,  ma 
senza  che  in  Italia  siasi  mai  raggiunto  l'ardimento  e  la 
gravità  di  simili  costruzioni  erette  nel  settentrione.  Roma 
da  un  canto,  Bisanzio  dall'  altro  non  cessarono  mai  di 
attirare  quasi  magnete  la  sesta  degli  architetti  ;  nò  la 
mitezza  del  cielo  abbisognava  di  tetti  cosi  acuminati,  e 
poi  tanto  o  quanto  nelle  nostre  repubbliche  e  principali 
aveavi  pur  la  sua  parte  l'argoglio  del  sapersi  discesi  da 
Romolo. 

Chi  dunque  vuole  affisarsi  nella  vera  scuola  archi- 
acuta segua  il  nostro  scrittore  nelle  nordiche  terre,  ed  egli 
saprà  splendidamente  additargli  la  forma  ogivale  dell'epoca 
prima.  Archi,  contrafforti,  pie  dritti,  balaustrate,  colonne, 
cornici,  pinnacoli,  ornamentazioni,  la  flora  quando  orien- 
tale quando  indigena,  profili,  intagli,  finestre,  vetri  dipinti, 
porte,  r  interno  delle  arcate,  le  volte,  i  campanili,  le  torri, 
la  pompa  delle  statue  e  dei  bassorilievi  immedesimata  al- 
l' opera  della  sesta,  i  pavimenii  tutti  lastre  scolpite,  altari, 
sacre  fonti,  stalli,  sepolcri  raggentiliti  da  molteplici  fregi 
sono,  per  cosi  dire,  i  coefficienti,  i  fattori  dal  Selvatico  sa- 
pientemente illustrati,  i  fattori  di  quel  gran  prodotto,  che 
chiamasi  tempio  archi-acuto,  vanto  del  secolo  terzodecimo 
principalmente  nella  Francia  settentrionale,  non  allora  nel- 
le regioni  renane,  né  quasi  mai  in  Italia,  ove  gli  architetti 
hanno  biasimo  dal  nostro  critico  di  avere  frantese  le  ra- 
gioni di  quello  stile,  frammescolandovi  il  bisantino  e  il  lom- 
bardo. E  via  proseguendo  egU  nelle  sue  indagini  nel  secolo 
successivo,  ci  presenta  il  secondo  periodo  ogivale  modifi- 
cato nelle  ornature  meglio  scolpite,  più  agilmente  intagliale, 
nei  fregi  delle  porte  e  delle  torri,  nelle  varietà  dei  trafori, 
Tomo  VJIj  Se/ie  Y.  1G5 


—  1290  — 
sempre  per  altro  sulla  via  dal  primo  stile  battuta,  e  solo 
deviandone  nella  Germania  e  sul  Reno. 

Bensì  lamenta  1'  autore  la  terza  maniera  ogivale  per 
le  sproporzioni  in  alcune  parti  aggiunte,  per  1'  angolosità 
delle  modanature,  per  1'  aggrovigliarsi  dell'ornamentazione 
vegetale,  per  un  ribocco  di  emblemi  contrario  alla  origi- 
naria semplicità  del  sistema  ;  ribocco  per  altro  compensato 
da  certi  eleganti  lavoii,  dalle  rose  sfarzosamente  magnifi- 
che, le  quali  scemano  la  inferiorità  di  questo  periodo  ar- 
chi-acuto rimpetto  ai  due  antecedenti.  Periodo  che  in  In- 
ghilterra mise  salde  radici  al  tempo  di  Enrico  Vili,  e  fatto 
canone  alle  svelte  costrutture^dei  castelli  magnatizii,  servi, 
per  cosi  dire,  di  ponte  al  quarto  periodo,  che  trascorse  a 
tale  soverchio  ornamento  da  snaturare  la  primitiva  sem- 
plicità di  quello  stile.  Di  questo  adunque,  conchiude  il  Sel- 
vatico, trionfino  le  due  prime  maniere  negli  edifizii  sacri, 
le  due  successive  nei  civili  non  solo  perchè  ricchi  di  leg- 
giadria pittoresca,  sibbene  anche  perchè  meglio  adatti  al- 
l'uopo degli  usi  domestici,  come  ce  lo  addita,  oltre  l'Inghil- 
terra, anche  la  Germania  in  molte  sue  case  che,  giusta  l'au- 
tore, «  il  genio  eclettico  si,  ma  coscienzioso  e  profondo 
di  quegli  architetti,  giovandosi  delle  tradizioni  medioevali, 
sa  improntar  d'un  carattere  si  bello,  si  nobile,  sì  acconcio 
alle  circostanze  »  (Storia  estelico-crUica  ecc.,  voi.  II,  pa- 
gina 4  85).  Dopo  di  che,  facendosi  ad  esporre  i  suoi  am- 
maestramenti intorno  all'arte  ogivale,  così  conchiude  : 

«  La  gentile  arte  acuta,  avendo  trovato  modo  di  colle- 
gare fra  loro  le  forme,  lasciandole  però  cosi  indipendenti 
da  manifestare  unità  anche  separate,  riuscì  a  violare  im- 
punemente simmetria,  senza  perdere  le  grazie  della  eurit- 
mia ;  felicissimo  mezzo  a  rendere  gradite  all'  occhio  le  aree 
e  le  masse  irregolari,  mezzo  di  cui,  finora,  mostrò  di  non 
saper  profittare  la  così  detta  arte  classica,  come  la  trattano 
i  più,  perchè  i  più  hi  pongono  sotto  lo  strettojo  delle  re- 


-    1291   — 
gole  vilruviane  e  vignolesche.  Oh  I«i  povera  gente  che  sia- 
mo! intanto  che  quasi  ogni  paese  delT  Europa  civile  va  pe- 
scando nei  vasti  campi  del  suo  medio  evo  quelle  idee  e 
quelle  forme,  che  possono  al  nostro  tempo  applicarsi,  e 
tenta    adoperarle  senza  servilità  d'imitazione,  noi,  sotto 
pretesto  di  emulare  i  grandi  avi  nostri,  coi  quali  la  paren- 
tela è  interrotta  da  secoli,  cerchiamo  le  forme  architelto- 
niche  in  quella  civiltà  gigantesca  di  Atene  e  di  Roma,  che 
rinneghiamo   poi   colla  parola,   col   pensiero,  coi  bisogni, 
cogli  usi  mutati.  Oh  la  povera  gente  che  siamo!  quando 
non  è  più  dato  giovarci  nò  di  anfiteatri,  né  di  circhi,  nò  di 
terme;  quando  tutto  il  vivere  civile  si  volge  ai  conforti  do- 
mestici e  alla  industria  manifattricc,  noi  applichiamo  l'ar- 
chitettura maestosa  di  quo'  solenni  popoli,   che  il  nostro 
vivere  domestico  sconoscevano,  l'industria   in   moltissimi 
dei  moderni  suoi  rami  ignoravano^  a  casucce  di  poca  esten- 
sione, a  teatrucci  forati  da  bucherelli,  ad  ufficii  pubblici 
composti,  il  più  delle  volte,  da  angustissimi  locali,  E  come 
l'applichiamo  poi  quella  magnifica  e  veramente  monumen- 
tale architettura?  Rappicolendo  ogni  cosa,  ogni  cosa  strin- 
gendo ad  una  scala  misera  che  lotta  collo  scopo  grandioso 
dell'arte  antica,   la  quale  non  si  giovava  della  nobile  mae- 
stà de'suoi  colonnami,  e  delle  parti  costituenti  i  suoi  ordini, 
se  non  quando  ella  poteva  allargarsi  in  dimensioni  colos- 
sali. » 

E  poi  chiude  il  rimprovero  ai  gretti  imitatori  dell'an- 
tico con  queste  parole  :  «  Ma  se  1'  architettura  (scriveva 
nel  ]856)  ò  caduta  vittima  d'una  ostinata  pedanteria,  ella 
può  invece  ancora,  novella  fenice,  sludiando  e  le  svelte  ele- 
ganze dello  stile  bramantesco  e  lombardesco^  e  le  grandi 
reliquie  dell'evo  mezzano;  applicando  ai  nostri  usi,  che  in 
parte  da  quelle  età  derivano,  codeste  architetture,  lanciate 
come  silfidi,  agili,  leggere,  varie  come  gentili  farfalle,  e  [nw 
solide,  fortissime,  e,  quel  eh' è  meglio,  pronte  colle  molte- 


—  129^2  — 

plici  forme  ad  atteggiarsi  in  idea  or  gaia,  or  sublime,  or 
severa,  or  modesta,  a  norma  della  destinazione  propria 
degli  edificii.  » 

Se  non  che  verso  la  fine  del  secolo  XV  anche  l'archi- 
tettura, insieme  con  le  altre  sorelle,  si  volgeva  a  diverso 
sentiero,  dove  la  invitavano  le  stesse  lettere.  La  forma  mi- 
rava a  trionfare  sul  pensiero,  gli  scoperti  avanzi  greci  e 
romani  attiravano  lo  sguardo  e  l'animo^  i  critici  ne  strom- 
bazzavano la  preminenza,  mettevano  in  fondo  ratte  medio- 
evale perfino  nel  secolo  nostro,  che  udiva  il  Goethe,  questo 
Giove  olimpico  dei  tempi  moderni  (  come  lo  chiama  un 
brioso  giornale)  che  udiva  il  Goethe,  lamentare  la  surro- 
gazione  della    pallida  Vergine   alla   Venere  paffuta  ;  quel 
medesimo    che    con  guazzabuglio  assai  strano  avversava 
insieme  il  tabacco,  le  cimici,  le  campane,  e  (perdonategli 
la  bestemmia  non  fosse  altro  che  letteraria  ed  artistica) 
anche  il  cristianesimo;  fiorito  zibaldone  del  pensatore  ale- 
manno. Di  contro  ai  quali  eccessi  ne  sorsero  di  contrarli 
diretti  a  soffocare  il  serpente  del  paganesimo  e  a  procla- 
mare  perdute    le  arti   se  non  ritornano  ai  principii  del 
cristianesimo.  Ed  è  bello  in  questi  contendimenti  vedere 
frammettersi  il  Selvatico,  tenendo  quel  giusto  mezzo  che 
manifesta  la  sapiente  imparzialità  dell'osservatore  sagace, 
che  tra  la  pagana  formula  dell'arte  per  C arte,  e  l'altra  che 
puossi  dire  cristiana  dell'  arte  per  Dio,  ne  vede  una  terza, 
eh' è  dell'arte  per  l'uomo,  di  quella  cioè  che  insegna  ad 
amare    la  famiglia^  la  patria,  la  umanità,  a  rispettare  la 
legge,  ad  incorare  virtù  ed  ingegno,  a  guiderdonare  il  me- 
rito; raggio  bensì,  ma  non  identificazione  del  cristianesimo, 
bensì  sublimissima  negazione  del  sensualismo  pagano  ;  arte 
cittadina,  arte  sociale,  parola  agh  onesti  entro  e  fuori  del 
tempio.  Dunque  nostre  sono  egualmente  le  tradizioni  di- 
scese così  dalla  antichità,  come  dal  medio  evo;  basta  coor- 
dinarle ai  concetti  della  società  in  cui  viviamo. 


-  1293  — 
Guidato  pertanto  da  queste  imparziali  considerazioni 
il  Selvatico,  se  anche  prima  della  metà  del  secolo  XV  scor- 
ge la  sesta  sentire  le  prime  influenze  dalle  lettere,  dalle 
dissotterrate  antiche  rovine,  dagU  scoperti  codici,  dal  pro- 
fugo e  qui  ospitato  ellenismo,  dal  redivivo  Vetruvio,  tutta- 
volta  osserva  che  i  mutamenti  a  principio  non  si  manife- 
stano che  nella  parte  decorativa,  perchè  gli  usi  sociali  non 
permettevano  una  subita  alterazione  negli  edificii,  e  solo  ne 
guadagnarono  di  eleganza  gli  ornamenti,  senza  che  vera- 
mente s'incarnassero  i  precetti  del  maestro  latino,  e  ciò 
anche  per  la  povertà  allora  degli  studii  archeologici.  E  qui 
l'autore,  confutando  con  valide  argomentazioni  l'inglese 
Hope  intorno  all'  architettura  del  quattrocento,  la  salva 
dall'accusa  di  servilità  alle  forme  pagane,  servilità  posterio- 
re, cioè  dell'epoca  medicea,  mentre  la  precedente  appli- 
cando le  ornature  romane  alla  gentile  ordinanza  delle  fab- 
briche archi-acute,  gettò  il  seme  di  un  sistema  tutto  ita- 
liano; seme  pur  troppo  sterilito  ben  presto  dalle  brume 
della  susseguente  età  imitatrice.  No,  non  fu  imitatore  il 
Brunelleschi,  a  dispetto  di  certi  scrittori,  che  tale  il  vorreb- 
bero in  onta  alle  contrarie  prove  dei  fatti,  prove  che  il 
Selvatico  esamina  con  occhio  spassionato  ed  intelligente 
insieme  ad  altri  edifizii  di  che  abbellirono  tutta  Italia  l'Al- 
berti, il  Michelozzi,  Benedetto  da  Majano  ed  altri  valenti,  fra 
i  quali  primeggia  la  famiglia  dei  Lombardi;  famiglia  co' se- 
guaci suoi  benemerente  d'una  scuola  che  a  Venezia  fondò 
il  principale  suo  seggio,  maestra  qual  fu  nell'intrecciare 
all'  arte  della  sesta  la  più  corretta  eleganza,  la  più  accomo- 
data originalità  del  concetto,  le  più  pudiche  grazie  del 
rinascimento  assorellate  industremente  agli  slanci  dell'ar- 
chi-acuto,  la  più  carezzevole  fantasia  dei  prospetti,  la  più 
armonica  opulenza  dei  magnatizii  palagi,  soggiorno  di  un 
patriziato  popolare  nella  stessa  sua  oligarchia.  E  qui  vuoisi 
osservare  la  imparzialità  del  Selvatico,  il  quale  dopo  siffatti 


—  noi  ~ 

giustissimi  encomii  incolpa  luttavolta  quest'arte  di  qualche 
secchezza,  di  qualche  minutezza,  ma  per  meglio  rilevare 
il  compenso  di  questi  sconci  nella  puritò,  nell'accordo  tra 
le  adornezze  e  le  linee  architettoniche,  in  quella  varietà  di 
concetto  e  di  fantasia  che  sa  suggellare  d'impronta  spe- 
ciale ogni  diverso  ediQzio  giusta  le  diverse  ragioni  della  so- 
cietà: arte,  in  una  parola,  che  meritamente  doveva  sfog- 
giare le  sue  pompe  in  questa  città,  stata  sempre  teatro 
della  civiltà  più  squisita. 


X. 


Cosi  non  avesse  guastata  l'arte  quell'ingegno  gigante  di 
Michelangelo  che,  troppo  innamorato  della  romana,  ne  viziò 
la  semplicità  con  le  troppo  imaginose  stravaganze  degli  or- 
namenti, danneggiando  così  la  espressione  dell'insieme,  e 
disserrando  largo  sentiero  al  barocco.  «  A  Michelangelo, 
scrive  saggiamente  il  Selvatico,  mancò  la  industria  dei  con- 
trasti, in  cui  furono  sommi  gli  architetti  del  medio  evo.  Egli 
volle  fare  il  grande  col  grande,  e  non  si  accorse  che  questo 
non  può  apparire  tale,  se  non  è  raccostato  dal  piccolo.  Ingi- 
gantendo i  dettagli  col  pensiero  di  proporzionarli  alla  mas- 
sa, ammiserì  questa  a  modo  da  farla  sembrare  di  comune 
grandezza,  perchè  le  tolse  ogni  mezzo  onde  dall'  occhio  le 
venissero  misurate  le  relazioni.  »  La  gran  cupola  sì  che 
slanciasi  snella  ed  elegante,  senza  per  altro  avere  (come  da 
molti  fu  ripetuto)  né  le  proporzioni,  né  le  forme,  nò  i  pro- 
fili del  Pantheon:  peccato  che  il  Moderno,  viziando  il  pri- 
mo e  semplice  pensiero  del  Buonarroti  nella  coslruttura  di 
S.  Pietro,  n'  abbia  pure  alterala  l'apparenza  della  cupola, 
prolungando  il  braccio  anteriore  della  nave,  e  non  permet- 
tendo la  vista  dell'ardita  volta,  se  non  a  grande  distanza. 
Parecchi  sono  gli  edificii  che  il  Buonarroti  innalzò,  e  che 
ammirati  allora,  più  tardi  pacatamente  considerati  manife- 


—  1295  — 

stano  fin  dove  giungono  gli  abusi  dell'  arte,  per  altro  di 
un'arte  palleggiata  dal  genio. 

Capitanò  Michelangelo  gli  architetti,  ohe  alle  antiche 
norme  romane  volevano  aggiungere  libertà  di  ornamenti  e 
di  decorazioni,  preferendo  la  suntuosità  al  severo  assesta- 
mento delle  linee.  Capitanò  il  Palladio  l'altra  falange,  che 
voleva  rifatta  la  grande  antica  arte  di  Roma,  ma  senza  ba- 
dare all'avvenuta  diversità  nei  costumi,  negli  usi,  e  perciò 
negli  obblighi  architettonici.  E  già  prima  ancora  di  questa 
epoca  ci  rammentò  il  Selvatico  l'affetto  destatosi  all'anti- 
chità greco-romana,  e  maggiormente  poscia  rinvigorito 
dalla  scoperta  del  Guttembergh,  donde  la  letteratura  fat- 
tasi imitatrice  del  vecchio  mondo,  ne  volle  imitatrice  anche 
l'arte.  Per  questo,  ripiglia  il  nostro  critico,  allora  la  diffu- 
sione dei  precelti  vitruviani,  le  rovine  di  Roma  fatte  pre- 
cipuo segno  agli  artisti,  e  il  Bramante  divenire  apostata  da 
quelle  gaje  e  libere  eleganze,  di  cui  era  maestro;  per  questo 
seguirlo  il  Raffaello,  di  guisa  per  altro  che  nelle  fabbriche 
da  lui  costrutte  lasciò  trasparire  l'armonia,  la  varietà,  la 
serenità  della  sua  anima  artistica. 

E  qui  con  dovizia,  non  so  se  più  di  dottrina  storica  o 
di  critico  discernimento,  l'autore  novera  e  vaglia  gli  archi- 
tetti della  scuola  vitruviana,  deplora  la  prescrizione  vi- 
gnolesca  allora  e  lungamente  in  voga  delle  proporzioni 
negli  ordini  romani,  dalla  quale  tuttavolta  egli  stesso  il  Vi- 
gnola,  contraddicendo  col  fatto  alla  propria  teoria,  seppe 
in  molti  suoi  edificii  staccarsi.  Ma  ben  più  lodevole  il  Sani- 
micheli,  che  da  quelle  pastoje  mirabilmente  si  tenne  immu- 
ne ;  ingegno  alto  davvero^  sclama  il  Selvatico,  d' ispirata  li- 
bertà nel  creare  ogni  maniera  di  costrutture,  e  non  le  mi- 
litari soltanto,  onore  splendido  di  Verona,  che  si  riverbera 
su  tutto  il  veneziano  dominio  e  su  larga  parte  d'Italia.  AI 
Sammicheli  faceva  nobile  riscontro  il  Sansovino,  scultore 
insieme  e  architetto,  occhio  intuitivo  anche  prima  di  affl^ 


—  1296  — 
dare  i  concetti  delle  sue  costruzioni  alla  carta,  spirito  sen->lj 
ziente  l'uno  nel  vario,  ma  illuso  tanto  o  quanto  pili  tardi 
dalle  scatenate  fantasie  del  Buonarroti,  e  spinto  talvolta  ad 
impeciarne  la  semplice  e  gentile  sua  foggia  di  architettare, 
non  per  altro  cosi  che  nelle  opere  di  lui  non  si  vegga  sem- 
pre la  sesta,  a  cui  di  contro  il  Palazzo  ducale  deve  S.  Mar- 
co la  famosa  sua  Biblioteca. 

Soverchiamente  il  Palladio  fu  ligio  nell'  arte  alle  insi- 
nuazioni troppo  classiche  del  suo  Mecenate,  del  Trissino, 
di  lui  che  osò  chiamare  liberazione  d'Italia  la  greca  pres- 
sura, e  che  a  quel  gagliardissimo  ingegno  tolse  di  essere 
originale,  rappresentandogli  difettosa  ogni  invenzione  che 
non  imitasse  le  terme  e  i  templi  di  Roma.  Di  qua  forse  la 
poca  varietà  nei  concetti  delle  sue  fabbriche,  la  scarsa  o 
nessuna  significazione  dello  spiritualismo  cristiano  nelle 
case  del  Signore,  il  nessun  legame  nelle  sue  costrutlure 
con  le  arti  sorelle,  le  cui  opere  di  colore  o  di  rilievo  non 
si  accordano  mai  con  le  linee  organiche  dell'edificio,  ma 
vi  stanno  appiccicate  siccome  accessorie  e  spesso  bizzarre. 
E  ciò  perchè  né  scultore,  nò  pittore  egli  era,  come  lo  fu- 
rono i  principali  architetti  suoi  predecessori  o  contempo- 
ranei, i  quali  perciò  ben  sapevano  adattare  gli  ornamenti 
alle  masse.  Del  resto  supreme  nel  suo  stile  la  correzione  e 
la  severilù,  1'  armonia  dei  rapporti  fra  i  piani  ed  i  vuoti, 
anche  quando  il  secolo  indiceva  guerra  all'ordinato  collega- 
mento delle  linee.  Saggiamente  avverte  il  Boito,  l'illustre  di- 
scepolo del  Selvatico,  dicendo  che  talora  in  Palladio  si  vede 
il  contrasto  tra  il  precettista  e  l'artista;  quel  da  lui  fulmi- 
nato peccato  mortale  «  del  pieno  sopra  il  vodo  del  largo  et 
grave  sopra  il  debole  et  stretto  »  ei  lo  dimentica  «  quando 
(ecco  le  parole  del  Boito)  viene  il  minuto  della  ispirazione, 
e  allora  addio  leggi,  addio  classicismi  e  romanticismi  e  rea- 
lismi. Il  capolavoro  non  è  figliuolo  dell'  uomo,  è  figliuolo 
di  Dio  I).  (Discorso  letto  a   Vicenza   4  880).  E  in  vero  di 


—  1297  — 
uno  stile  tutto  suo  il  Palladio  con  ingegnosa  imaginazio- 
ne ci  lasciò  quella  rinomata  basilica  vicentina  e  quel  non 
meno  famoso  teatro  olimpico  ;  la  prima  non  tutta  classica, 
e  vero  miracolo  d'architettura,  il  secondo  di  maniera  la- 
tina, ma  con  tale  una  grazia  negli  scompartimenti  architet- 
tonici, da  rivelare  nel  Palladio  la  valentia  somma  di  una 
sesta  veramente  maestra. 

Imitatori  contemporanei  non  ebbe  egli  in  Italia,  se  ne 
togli  il  suo  concittadino,  ingegnoso  si  e  pratico  costruttore, 
ma  invido  e  servile  copiatore,  lo  Scamozzi  ;  mentre  poscia  il 
Da  Ponte,  sicuro  statico,  immutando  il  disegno  del  testé  no- 
minato vicentino,  legò  agli  avvenire  il  suo  nome  principal- 
mente nel  celebre  arco  di  ponte  che  da  Rialto  si  appella.  Del 
resto  il  Palladio  ebbe  all'estero  imitatori  in  sullo  scorcio  del 
seicento,  ed  anche  in  Italia  verso  il  1750  :  allora  il  Calde- 
rari  troppo  ligio  alle  regole,  più  libero  e  imaginoso  il  Que- 
renghi.  E  si  studii  pure  anche  adesso  il  Palladio  come  sto- 
rico documento,  rispettiamo  in  lui  col  Boito  una  più  salda 
fede  nell'antico,  un  più  caldo  amore  alla  già  diffusa  latinità, 
che  non  negli  altri  suoi  coevi  architetti  ;  rispettiamo  ne' 
suoi  palazzi  la  soddisfazione  delle  nobilesche  pompe  allora 
in  voga,  soddisfazione  netta  per  altro  del  barocchismo  in 
que'  giorni  nascente  ;  «  ma  soddisfaciamo  noi  pure,  dice  il 
Selvatico,  all'esigenze  dei  tempi  nostri,  in  cui  si  vogliono 
le  abitazioni  anche  de' ricchi  acconciate  alle  comuni  como- 
dità della  vita,  anziché  alla  sola  magnificenza  della  esterio- 
rità ;  assestiamo  i  progetti  architettonici  sulla  forma  geo- 
metrica elementare,  considerata  nelle  sue  innumerevoli 
combinazioni,  e  concepita  secondo  gli  usi  sociaU  e  le  leggi 
di  statica  ». 

Pur  troppo  non  si  attennero  alla  predetta  forma  geo- 
metrica gli  architetti  posteriori  alla  età  palladiana.  Fu  al- 
lora che  r  architettura  insieme  con  la  scultura  si  insudi- 
ciò delle  più  ardite  smoderatezze ,  le   quali   altri  ascris- 

Tumo  VII,  Serie  K  166 


—  1298  — 
se  alla  umana  sazietà  perfino  della  bellezza,  altri  al  cor- 
ruttore esempio  delle  lettere,  chi  allo  strafare  del  Buonar- 
roti, ma  che  il  Selvatico,  senza  negare  siffatte  inlluenze, 
attribuisce  in  pari  tempo  a  qualche  gran  fatto  sopravve- 
nuto a  rompere  ogni  vincolo  tra  i  principi!  medio-evali  e  i 
bisogni  della  età  nuova,  cioè  il  diverso  modo  di  sentire  la 
nazionalità  e  la  religione.  Da  un  canto  gli  scaduti  spiriti 
politici,  la  servilità  verso  gli  stranieri,  il  braccio  pesante 
del  feudalismo  volevano  in  qualche  guisa  abbagliare  e  lenire 
la  oppressa  plebe  con  le  pompe  più  trasmodate;  dall'  altro 
il  papato,  scosso  dal  protestantismo,  rè  contento  della  sua 
immutabile  essenza,  voleva  pur  con  le  pompe  dell'  esterio- 
rità farsi  largo  nella  opinione  per  mostra  di  potenza  anche 
terrena  (incubo  onde  ancor  non  ò  libero),  e  sebbene  com- 
battesse il  sensismo  della  nuova  filosofia,  non  impedi  che 
questo  si  insinuasse  nella  Chiesa  materiale  col  meazo  della 
arte,  donde  architetture  e  sculture  accarezzanti  le  sensuali 
pendenze  del  secolo,  sacrificando  l'idea  pura  alla  forma  ri- 
boccante e  scomposta.  Così  fu  che  il  barocco  invase  l' Italia 
e  l'Europa  per  quasi  due  secoli,  scuola  che  in  mezzo  al 
suo  sistema  tutto  cincischi,  peccò  al  tempo  stesso  di  timi- 
dità, per  non  sapersi  mai  dipartire  dalle  classiche  ordi- 
nanze. Giustissima  avvertenza  del  nostro  autore,  che  de- 
plora quel  conseguente  miscuglio  di  stemperato  e  di  se- 
vero, di  organico  e  di  fantastico,  donde  la  confusione  dei 
gusti  generatrice  di  noia.  Scuola  per  altro,  continua  egli, 
non  priva  di  pregi,  non  difettiva  di  grazie  per  la  varietà  e 
per  la  ricchezza  nelle  composizioni,  pel  pittoresco,  pel  misti- 
lineo,  per  la  consonanza  ai  tempi  in  cui  nacque;  tultavolta 
da  fuggirsi  siccome  nemica  alla  altezza  della  idea,  siccome 
scusa  e  veicolo  alle  aberrazioni  del  pensiero. 

Dell' Alessi  strano  e  convulso  bensì,  ma  originale  e  gran- 
dioso parlano  principalmente  Genova  e  Milano,  che  parlano 
pure  del  Pellegrini,  sebbene  reo  dell'adulterata  fronte  del 


—  1299  — 
duomo  famoso.  Il  Buonlalenti  ricordano  in  Firenze  palazzi 
e  chiese  ;  versatile  ingegno,  ma  troppo  tenero  di  ornamenti: 
ricordano  il  Fontana  Roma  e  Napoli,  tinto  esso  pure  della 
solita  pece,  mentre  intanto  la  pittoresca  appariscenza  di 
fregiature  architettoniclie  aveva  nuovamente  invitato  pit- 
tori e  scultori  a  trattare  l'archipenzolo,  che  per  altro 
seppero  eglino  maneggiare,  obbedendo  alle  leggi  statiche  ed 
alle  altre  non  meno  importanti,  per  cui  la- distribuzione  in- 
terna si  adatta  all'uso  degli  ediQcii  differenti.  Il  Cigoli,  il 
Dominichino,  Pietro  da  Cortona  il  pennello;  Alessandro 
Vittoria,  Giacomo  Dalla  Porta,  il  Maderno,  l'Algardi  affra- 
tellarono lo  scalpello  alla  sesta,  ma  non  senza  lasciare  in- 
soddisfatto il  desiderio  di  una  corretta  semplicità  nelle  fab- 
briche loro.  Potentissimo  fra  questi  ultimi  fu  il  Bernini  col- 
locatosi in  mezzo,  con  gli  antichi  da  un  canto,  col  Buonar- 
roti dall'altro  per  innestar  grazia  ne' suoi  lavori,  ma  che 
spinto  da  imaginazione  sfrenata  si  dilungò  dai  maestri  e 
dalla  natura,  destando  per  altro  la  invidia  del  Borromini, 
mente  pure  vastissima,  il  quale  lasciò  belle  fabbriche,  ma 
sempre  di  farnetico  stile,  finché  non  sembrandogli  di  avere 
mai  raggiunta  la  fama  dell'emulo  suo,  si  tolse  la  vita. 

Poi  le  più  strane  mattezze  dal  Guarini  al  Longhena,  le 
quali  trovarono  temperamento  nei  più  corretti  stili  del  Van- 
vitelli,  del  Fuga,  del  Piermarini,  come  tuttora  lo  provano 
sontuosi  palazzi  a  Roma,  a  Napoli,  a  Milano,  le  ville  di  Ca- 
serta e  di  Monza.  Correzione  aiutata  dagli  esempii  delle  due 
disseppellite  città  di  Ercolano  e  di  Pompei,  dalle  incise  rovi- 
ne di  Pesto,  dagli  scritti  del  Winckelmann  e  di  quel  Milizia, 
che  a  forza  di  rimproverare  gli  abusi  del  tempo,  e  di  quasi 
servilmente  imitare  le  sole  norme  greche  e  romane,  trar- 
rebbe chi  lo  seguisse  ad  una  architettura  magra  e  tiloso- 
Oca  troppo.  Lode  per  altro  a  lui,  dice  il  Selvatico,  che  pose 
argine  alle  diavolerie  del  barocco.  Allora  la  filosofia  del 
sarcastico  dubbio  muovere  guerra  al  vago  ideahsmo,  pre- 


—  1300  — 
valere  le  discipline  scientifiche,  e  l'architettura,  fra  le  arti 
belle  la  piij  collegata  alla  scienza,  da  sbrigliata  fantasticatri- 
ce  divenire  rigida  ancella  della  ragione.  Allora  i  sogni  Lodo- 
liani,  e  poi  riaprirsi  le  pagine  dell'Alberti,  del  Palladio,  del 
Vignola,  del  Temanza,  allora  gli  esempii  dei  rammentati  più 
sopra,  del  Calderari  e  del  Querenghi  ;  onore  quegli  e  abbel- 
litore  di  Vicenza  ,  onore  questi  di  Bergamo,  chiamato  da 
Caterina  alla  capitale  rutena,  ove  costrusse  parecchi  co- 
spicui ediiicii,  per  poscia  lasciare  alla  veneziana  Accademia 
i  suoi  molti  disegni,  scuola  che  si  possono  dire  di  senno 
particolare  principalmente  nella  distribuzione  delle  piante. 
Ma  ecco  sullo  scorcio  del  passato  secolo  e  negl'inizii  del 
nostro  lo  stile  greco  vincerla  sul  palladiano,  ma  sorgerne 
scarsi  in  tutta  Europa  gli  esempii,  perchè  l'arruffata  ed  in- 
sanguinata politica  inghiottiva  1'  oro  a  dismisura  ;  satolla- 
mento  di  usurpazioni  e  di  superbie.  Fabbriche  allora  di 
carta,  cioè  i  concorsi  accademici  e  meschine  realtà  in 
pietra.  Furono  poi  le  regioni  settentrionali  che,  cessato  il 
fremito  e  la  depredazione  delle  battagUe,  volsero  anche  alla 
architettura  la  nuova  prosperità  materiale  e  morale,  e  che 
negli  stili  medio-evali,  non  nelle  palladiane  magniflcenze, 
trovarono  la  rispondenza  alle  nuove  industrie  ed  ai  nuovi 
bisogni.  Né  tardò  la  sbattuta  Italia  a  giovarsene,  ma  ram- 
menti l'architetto,  dice  il  Selvatico,  che  l'opera  sua  non 
consuonerà  mai  a  quella  civiltà  in  mezzo  alla  quale  viviamo, 
se  a  due  principii  non  corrisponda,  alla  espressione  cioè  ed 
alla  scelta  dei  tipi  acconci  a  rivelarla,  donde  il  bisogno  a 
lui  di  porre  in  cima  de'  suoi  concetti  1'  uso  cui  gli  ediOcii 
sono  destinati,  e  di  annunciare  quest'uso  col  mezzo  di  forme 
tipiche,  che  manifestamente  lo  additino.  «  Rammenti  come 
l'arte  sia  una  catena,  nella  quale  se  un  solo  anello  si  spezzi, 
non  si  può  stringere  più  nulla,   né  risalire  gradatamente 
alla  nobiltà  del  suo  scopo.  Dunque  necessario  tenere  ragio- 
ne delle  tradizioni  per  giovare  ai  tempi,  per  non  rifare  tutto 


~  1301  — 
il  cammino  »  Così  l'arte  potè  salire  a  grandezza,  facendosi 
delle  tradizioni  puntello,  come  forse  più  di  tutte  quante 
mai  sono,  lo  prova  questa  città  incantatrice,  nella  quale  sa- 
pientemente per  più  anni  egli  insegnando,  raccomanda  ai 
giovani  lo  studio  di  tutti  gli  stili,  tranne  il  barocco,  dei 
quali  questa  magica  sirena  si  abbella  ;  raccomanda  siffatto 
studio  illuminato  dalla  fiaccola  della  storia,  dalle  cagioni  dei 
mutamenti  sociali,  rimontando  perfino  alle  alte  mire  di 
Grecia  e  di  Roma,  per  conservare  quel  tanto  dell'  antico 
retaggio,  che  all'uopo  nostro  si  attaglia:  affida  all'architet- 
tura ogivale  la  significazione  dello  spiritualismo,  alle  lom- 
bardesche e  bramantesche  maniere  la  purezza  nelle  linee, 
la  svariata  eleganza  negli  ornamenti  dei  civili  edificii,  infu- 
turando per  tal  guisa  in  Italia  la  verdezza  di  quell'alloro, 
che  ora  la  politica  dignità  nazionale  santifica  e  folce. 


ANTONIO  ROSMINI-SERBATI, 

IL  CONCETTO  E  I  LIMITI  DELLA  STATISTICA. 

MEMORIA 
DEL   M.    E.    E.    MORP  URG  0 

{Siiìito  dell'Autore). 


Il  111.  e.  Morpurgo,  accingendosi  ad  esaminare  il  con- 
cetto e  l'assunto  della  statistica  nelle  opere  di  A.  Rosmini, 
volle  rilevare  anzitutto  che  il  celebre  solitario  di  Stresa 
non  dev'  essere  considerato  soltanto  come  un  critico,  ma 
bensì  quale  un  espositore  originale  di  questa  scienza. 

Benché  le  tendenze  e  l'ingegno  del  Rosmini  lascino  so- 
spettare sulle  prime  ch'egli  non  attribuisca  importanza  no- 
tevole allo  studio  dei  fatti,  il  valente  filosofo  imprime  un'or- 
ma profonda  sul  cammino  nel  quale  è  stato  preceduto  dal 
Gioja  e  dal  Romagnosi.  Come  questi,  anche,  a  confessione 
del  Wagner,  si  staccano  con  vigoria  di  pensieri  dalla  scuola 
dell'  Achenwall,  il  Rosmini  annoda  le  osservazioni  statisti- 
che all'indirizzo  rinnovatore  di  Galileo  ed  assegna  nel  pro- 
prio tempo  a  siffatte  osservazioni  una  nuova  età,  nella 
quale  lo  studio  delle  condizioni  sociali  si  allarga  a  più  ampj 
orizzonti  e  porge  sussidj  insperati  ai  progressi  delle  scienze 
deontologiche.  La  scienza  di  Stato  in  particolare  manche- 
rebbe di  base  senza  il  lume  di  cosiffatte  investigazioni,  i 
particolari  e  la  tecnica  delle  quali  furono  presagiti  dal  filo- 
sofo roveretano. 


—  d304  — 

Il  m.  e.  Morpurgo  raccosta  la  sua  dottrina  a  quella  dei 
capiscuola  statistici  Conring,  Siissmilch,  Achenwall  e  Que- 
telet,  dimostra  come  il  Rosmini  intuisca  i  progressi  che 
saranno  raggiunti  dagli  statistici  matematici  e  sopratutto 
mette  in  rilievo  il  grande  valore  della  dottrina  statistica 
rosminiana  sotto  l'aspetto  di  una  dottrina  del  metodo,  mal- 
grado che  tale  espressamente  non  si  enunci,  come  si  è 
enunciata  in  recenti  trattati,  quali  son  quelli  del  Dufau, 
dello  Haushofer,  del  Block  ecc. 

Scagiona  finalmente  questa  dottrina  dalla  probabile  ac- 
cusa di  tendenza  che  fu  fatta  alla  scuola  di  cui  è  odierno 
rappresentante  l'Oettingen  e  dimostra  che  non  si  potrebbe 
senza  manifesta  ingiustizia  assegnare  un  posto  secondario 
nella  storia  degli  studii  statistici  al  grande  filosofo,  che  è 
nel  più  largo  senso  della  parola  uno  statista,  anzi  un  tecnico 
insigne  della  scienza  di  Stato. 


DETERMINAZIONE 

DEL  RAPPORTO  FRA  LE  CAPACITÀ  CALORIFICHE  DEI  VAPORI 
SOPRARRISGALDATI  DELL*  ACQUA  E  DEL  FOSFORO. 

RICERCA  SPERIMENTALE 
DEL  DOTI.  GUGLIELMO  DE  LUCCHl 


Nella  teoria  dinamica  dei  gas  la  pressione  p  eserci- 
tata siiir  unito  di  superflcie  da  un  volume  V  di  gas,  le 
cui  molecole  sieno  n  ,  e  di  cui  si  rappresentino  con  v  e 
con  m  rispettivamente  le  velocità  e  le  masse,  è  espressa  da 


ossia  da 


''=3"-— -V 


3  mv^ 


che  riferita  all'  unità  di  peso  diviene 

3    „           mv"^ 
(l)     -pY  =  n . 

Il  secondo  membro  delia  (I)  rappresenta,  com'è  chia- 
ro, la  forza  viva  derivante  dal  movimento  progressivo  di 
tutte  le  particelle  del  gas  ;  esprimendo  questa  forza  viva 
con   K  ,   si  avrà  : 

(a)     K  =  n  -—•     . 
Tomo  VIJ,  Serie  V.  167 


—  1306  — 

Dalle  leggi  di  Mariotle  e  Gay-Lussac    —  =  R     dove 

T   è  la  temperatura  assoluta,   R   una  eostante  espressa  da 

-^r-^  ,    dove   p^^   è  la  pressione  normale,    V^.  il  volume 

specifico  del  gas,   To=2730  C  ;   combinando  questa  col- 
la (I) 

(2)     K  =  |rT  . 

Il  Clausius  ('),  proseguendo  in  queste  ricerche,  ha  tro- 
vato inoltre  esistere  un  rapporto  costante  fra  K  energia 
del  gas  derivante  dal  solo  movimento  progressivo  delle 
molecole  gassose,  ed  H  energia  totale  del  gas,  ossia  ener- 
gia derivante  da  tutti  i  movimenti,  compresivi  i  movimenti 
rotatori  e  vibratori  degli  atomi,  che  costituiscono  le  mo- 
lecole. Questo  rapporto  è  espresso  da 

,  ,     II       2    1 

3  T.=- 


K       3/c— 1    ' 

dove  k  rappresenta  il  rapporto  fra  le  capacità  calorifiche 
a  pressione  costante  e  quelle  a  volume  costante.  Però  la 
(3)  non  vale  che  per  i  gas  perfetti,  e  nel  caso  che  il  calore 
specifico  sia  indipendente  dalla  temperatura;  qualora  non 
si  verifichino  queste  due  condizioni,  la  (3)  si  muta  nella 

dll 

dT  2       1 


dK     —  3  A;— 1 
dT 

dove   T    rappresenta  la  temperatura  assoluta. 

Se  la  molecola  del  gas,  che  si  considera,  è  un  punto 
materiale,  allora  H  =K  ,  e  quindi  li-=\ .606  ....  Se 
invece  la  molecola  consta  di   n   punti  materiali  (atomi)^  i 

(1)  Abhandlungen  ùber  die  niech.  Wànmelheorie,  li  Bd. 


—  1307  — 
quali  sì  trovino  raggruppati  in  causa  delle  forze  attrattive, 
allora,  secondo  il  Boltzmann  ('),  la  media  forxa  viva  do- 
vuta al  moto  progressivo  delle  molecole,  H'^  rappresenta 
la  totale  energia  cinetica  del  gas,  ossia  H':=:  «K  .  Dicendo 
quindi  (p  il  potenziale  medio  di  una  molecola  moltiplicato 
pel  numero  delle  molecole  che  si  trovano  nel  volume  di 
gas,  che  si  considera,  si  ottiene: 


(^) 

</H  =  (/H  -f-  d(p  —.  ìidK  +  d(p  . 

Dividendo 

questa  per    dT    e  poi  per   -—    si  arriva  al- 
di 

r  espressione 

dH                          d?) 
dT                            dT 

dK                   '        dK 

dT                            dT 

Ma     -=-R 

,    e  ponendo    —  .  — =  E,    si  arriva  alla 

dH 

(«)         ^K     =«  +  jE   . 

dT 

Dalla  (4)  e  dalla  (6)  si  ha 

2  +  3n  +  2E 
(0      ^—     o„   .   oc-      —  i  -I- 


3n  +  2E  3n-|-2E   ' 

formula  dovuta  al  Maxwell  ('-). 

Veramente  la  forinola  data  dal  Maxwell  sarebbe 


n-{-E 

dove    n    non  rappresenta  il  numero  degli  atomi,  ma  bensì 
il  numero  delle  variabili  indipendenti  ;  sicché   n    diviene 

(1)  Berichte  der  Wien.  Acad.  Bd.  LXHl,  1871. 
(2}  Journal  Choit.  Sue.  Bd.  Xlll,  pag.  504. 


-  1308  — 
3a  ,    se    a    ò  il  numero  degli  atomi  ;  perciò  la  formola  de! 
Maxwell  è 

dove  per  a  =  4  ,  E  =  0  ;  mentre  per  i  gas  poliatomici 
il  valore  di  E  dipende  dalle  forze,  che  riuniscono  gli  ato- 
mi nelle  molecole. 

Il  Boltzmann  ('),  partendo  da  considerazioni  un  po'  dif- 
ferenti, ha  dato  un'  altra  formola  per  la  determinazione 
di   k]   essa  è  rappresentata  da 

(9)      /fc  =  4  +  ?  , 

n 

ove  n  è  uguale  a  3  per  un  gas  monoatomico  ;  è  eguale  a 
5  per  un  gas  biatomico  ;  è  eguale  a  5  o  a  6  per  im  gas 
triatomico,  a  seconda  della  disposizione  degli  atomi  costi- 
tuenti la  molecola. 

Sostituendo  nelle  (8)  e  (0)  per  n  i  valori  I,  2,  3,  4..., 
per  11   i  valori  3,  5,  6,  si  hanno  i  risultati  che  seguono: 


1=' 

K_3 

H~~5 
3 

5 
1 

2 


Oltre  questi,  il  sig.  Otto  Pilling  (-),  contemporaneamen- 
te, o  quasi,  al  sig.  Boltzmann,  partendo  dalle  ipotesi,  che 

(1)  Berichte  Wien.  Acad.  Bd.  74,  4876. 

(2)  Meyer,   Thcoric  der  Gast.  BresUui,  1877,  pag.  97. 


Maxv 

i^ell 

Boltzmann 

gas  monoatomico  A=l.66.. 

K 

'H 

=  • 

id.   A  =4.66... 

»   biatomico 

A<4.33.. 

_1 

<2 

»    A  =  1.40... 

»   triatomico 

A  <  1.22. 

<1 
=^3 

a  =  1.40.. 

»   tetratomico 

A<4J6., 

■. 

<1 

\li  =\  .33 .. 

—  1309  — 
1' energia  derivtinte  dall' azione  reciproca  di  due  atomi  sia 
inversamente  proporzionale  alla  5."  potenza,  e  le  forze  alla 
6.^  potenza  della  distanza  fra  gli  atomi  stessi,  è  venuto  ad 
una  relazione,  dalla  quale  si  possono  stabilire  teoricamen- 
te, a  seconda  degli  atomi,  i  valori  massimi  e  minimi  di  k. 
Secondo  il  Pilling,  dicendo  n  il  numero  degli  atomi, 
si  ha  : 


per 

11=  i 

valore 

mass. 

k=z\.QQ7 

valore  min 

.  A  =1.667 

» 

11=2 

» 

» 

k  =  \.4\l 

»        » 

A=:1.333 

» 

M=3 

n 

1) 

/i==  1.303 

»        » 

k=\.222 

» 

n=4 

» 

1) 

^  =  1.238 

»        » 

k=\AQ7 

n 

n=5 

» 

» 

^  =  1.196 

»        » 

A  =  l.i33 

1) 

)i=6 

» 

» 

n           n 

A  —  1 . 1  H 

Il  valore  poi  di    k  =  ~,  ove  con   C^^   si  rappresenti 

il  calore  speciflco  a  pressione  costante,  con  C^,  il  calore 
specifico  a  volume  costante,  si  può  anche  dedurre  dalle 
formole  della  termodinamica.  Infatti  il  Clausius  (^)  ha  tro- 
vato la  relazione 

C^=  C^,  H-  —  , 

dove  R  ,  ha  lo  stesso  significato  che  nella  (2),  ed  E  è  le- 
quivalente  meccanico  dell'  unità  di  calore.  Risolvendo  si 
ottiene 


Noto  quindi  C  si  ricava  anche  A.  Oltre  l'incertez- 
za dei  valori  sperimentali  di  E ,  per  molti  corpi  manca 
anche  il  valore  di  C  ,  e  di  più  la  (IO)  vale  a  tutto  rigo- 
re per  i  gas  molto  prossimi  allo  stato  di  gas  perfetti,  con- 

(1)  Clausius,  Mech.   Wàrmetheorie,  2  Aufl.  1  Bd.  Form.  18. 


—  1310  — 
dizione  che  difficilniente  viene  raggiunta.  Da  lutto  quanto 
precede  risulta  quindi  l' importanza  delle  determinazioni 
di   k ,   sia  perchè,  noto   li ,    mercè  la  (3)  si  può  delermi- 

TT 

nare  il  rapporto     c^  ,     sia  ancora  perchè  questi  valori 

possono  venir  in  appoggio  o  modificare  le  ipotesi  finora 
iraaginate  sulla  costituzione  dei  gas. 

La  determinazione  sperimentale  di  k  per  un  gas  mo- 
noatomico venne  fatta  nel  i  875  dai  signori  Warburg  e 
Kundt  (')  ;  essi  dedussero  il  rapporto  dei  due  calori  speci- 
fici dei  vapori  di  mercurio  dalla  velocità  di  propagazione 
del  suono  col  metodo  dovuto  al  Kundt,  e  dal  quale  si  rica- 
va direttamente  la  lunghezza  dell'onda  sonora.  Misurando 
quindi  la  lunghezza  d'  onda  di  un  solo  e  medesimo  suono 
neir  aria  e  nei  vapori  di  mercurio,  hanno  trovato,  che  di- 
cendo k'  il  rapporto  delle  capacità  calorifiche  dei  vapori 
di  mercurio,    k   quello  dell'  aria, 

—  =  ^.486,       ossia     k'  =  ÌA8Qk    , 
k 

ove  assumendo  per   k  il  valore   ^.405   dato  dal  Rontgen 

k'=\AS6>:\.A0^  =  \37  ,    K  =  H 

conforme  pienamente  alla  teoria. 

I  gas  semplici  biatomici  0  ,  H  ,  ecc.,  come  i  gas  com- 
posti CO  ,  NO  ,  CIH  ,  danno  in  media  per  A:  valori  com- 
presi fra  1.35  et. 40;  coinciderebbero  quindi  coi  valori 
assegnati  dal  Boltzmann,  mentre,  secondo  il  Maxwell,  do- 
vrebbero essere  eguali  a  4.33  o  minori  di  questo  valore. 
Il  rapporto  fra  l'energia  cinetica  del  moto  progressivo  delle 
molecole  e  1'  energia  totale  sarebbe  0.60  circa,  coincidente 
pure  coi  ^5  assegnati  dal  Boltzmann. 


(1)  Pogg.  Ann.  Bd.  CLVII,  pag.  353.  —  Berichte  cler  dciitsch. 
Ghem.  Gesel.  zu  Berlin;  1875,  T.  Vili,  pag.  045. 


—  1341  - 

Anche  fra  i  gas  diatomici  però,  come  risulta  da  un  la- 
voro recentissimo  dello  Strecker  (^),  ve  ne  sono  alcuni, 
come  il  CI.  Br  e  J,  che  si  allontanano  dagli  altri;  in  guisa 
da  poter  asseverare,  che  gli  atomi  costituenti  le  molecole 
di  questi  tre  gas  si  comportano  fisicamente  in  modo  diffe- 
rente che  neir  0,  H  ecc.  Per  cui  lo  stesso  Strecker  conclu- 
de, che  né  l'ipotesi  di  Maxwell,  né  quella  di  Boltzmann  han- 
no un  valore  generale.  I  valori  di  k  pel  CI  1.323,  pel 
Br  1.290  e  pel  J  1.30  ,  stanno  anche  al  disotto  del  limite 
minimo  assegnato  dal  Pilling,  concordano  invece  coi  valori 
del  Alaxvvell.  I  triatomici  CO^ ,  N2O  ,  SOj  stanno  nei  limiti 
assegnati  dal  Pilling:  non  corrispondono  in  nessuna  guisa 
ai  valori  dedotti  dal  Maxwell  e  dal  Boltzmann.  Aumentan- 
do il  numero  degli  atomi  le  divergenze  si  fanno  sempre 
maggiori,  in  modo  che  si  ha  per  CII4  /i;=:  1.315,  e  per 
C,Hj    k=  i.2-i    in  media  (-). 

Se  nei  gas  semplici,  come  1'  H  ,  0  ecc. ,  il  valore  di 
k  é  minore  di  I.G7,  ossia  è  1.4  circa,  ciò  significa  che 
in  questi  gas,  che  sono  diatomici  (^),  una  certa  quantità  di 
calore  é  assorbita  quando  essi  si  riscaldano  sotto  volume 
costante,  non  per  produrre  un  lavoro  esterno,  non  dila- 
tandosi il  gas,  ma  per  produrre  un  certo  lavoro  nell'  in- 
terno della  molecola,  che  è  formata  di  due  atomi.  Nei  va- 
pori di  mercurio  questo  lavoro  interno  non  si  produce, 
essendo  ogni  molecola  costituita  da  un  solo  atomo  ;  ecco 
quindi  la  cagione  della  perfetta  coincidenza  fra  i  valori  di 
k  dedotti  dalla  teoria  e  dall'esperienza.  Ciò  premesso,  par- 
vemi  potesse  presentare  un  certo  interesse  la  determina- 
zione sperimentale  di   k   pei  vapori  di  fosforo,  sia  per  la 


(1)  Ueher  die  specifische  Wàrme  des  CI.  Br.  J.-  Wied.  Ann. 
Bd.  13,  1881. 

(2)  Meyer,  Kim.  Theorie  der  Gasen.  Op.  citata,  pag.  91. 

(3)  Ad.  Wùitz,  Teoria  atomica ,  pag.  209. 


—  1312  — 
natura  del  corpo  indecomposto,  sia  per  la  costituzione  del- 
la sua  molecola,  che,  com'  è  noto,  è  tetratomica.  Oltre  a 
questo  però  ripetei  le  determinazioni  sull'  anidride  carbo- 
nica (CO^) ,  e  feci  quelle  sui  vapori  soprariscaldati  d'acqua 
(H^O),  dei  quali,  per  quanto  mi  consta,  non  fu  ancora  de- 
terminato direttamente  il  valore  di  k . 

Suir  anidride  carbonica  furono  già  fatte  da  parecchi 
sperimentatori  e  con  metodi  differenti  varie  determinazio- 
ni ;  ho  creduto  nullaostante  di  dar  principio  alle  mie  ri- 
cerche con  questo  corpo,  sia  per  la  sua  costituzione  mo- 
lecolare triatomica,  sia  ancora  perchè  dal  valore  dedotto 
poteva  avere  una  prova  della  maggiore  o  minore  esattezza, 
che  offrivami  il  metodo  sperimentale  seguito.  ■ —  Il  valore 
di  k  per  il  CO^  da  me  ottenuto,  come  media  di  17  deter- 
minazioni fatte  in  epoche  diverse  e  a  temperature  differen- 
ti, è  1.292  molto  prossimo^  come  si  vede,  a  quello  dato 
dal  Cazin  (1.291)  e  a  quello  dato  dal  Rontgen  (1.3032)  ('). 

Per  i  vapori  soprariscaldati  d'  acqua  alle  temperature 
di  103°,  104°  C.  ,  ottenni  come  media  di  dodici  determi- 
nazioni differenti  il  valore  1 .277 ,  di  poco  differente  da 
quello  ottenuto  per  1'  anidride  carbonica.  Finalmente  per 
i  vapori  soprariscaldati  di  fosforo  alla  temperatura  di  300" 
C.  circa,  ottenni,  come  media  di  otto  determinazioni  diffe- 
renti, il  valore  di  4.18. 

2.° 

Descrizione  del  metodo  sperimentale. 

Il  processo  sperimentale,  che  avrei  dovuto  e  voluto  se- 
guire per  la  sua  precisione  ed  esattezza,  sarebbe  stato  il 
metodo  acustico  ideato  dal  Kundt.  Questo  metodo,  finché 

(1)  WuUner,  Exp.  Phys.  Dubl.  Bd.  1875,  pag.  462. 


—  1313  — 

si  fosse  trattato  dell'anidride  carbonica,  e  anche  dei  vapori 
d'  acqua,  in'  avrebbe  condotto  senza  certe  difficoltà  a  buo- 
ni risultati  ;  avrebbe  richiesto  però  mezzi  di  molto  supe- 
riori agli  scarsissimi,  di  cui  dispongo^  quando  avessi  intra- 
preso le  stesse  ricerche  sui  vapori  di  fosforo,  il  cui  punto 
d'ebollizione,  com'è  noto,  è  a  290°  C.  Quantunque  a  mal- 
incuore, dopo  alcuni  tentativi  infruttuosi  ho  dovuto  rinun- 
ziare a  questo  processo,  e  mi  sono  appigliato  al  metodo 
seguito  dai  sigg.  Clement  e  Desorraes,  modificandolo  natu- 
ralmente giusta  le  condizioni  delle  nuove  esperienze. 

È  noto  dalla  teoria,  che  ove  dicasi  k  il  rapporto  fra  le 
due  capacità  calorifiche  di  uno  stesso  gas  a  pressione  co- 
stante e  a  volume  costante,  questo  viene  espresso   dalla 

relazione 

©' 

dove  0'  è  r  aumento  di  temperatura,  quando  il  gas  sia 
impedito  di  dilatarsi  ;  e  0  è  1'  aumento  pure  di  tempera- 
tura per  io  stesso  peso  di  gas  e  per  la  stessa  quantità  di 
calore,  quando  il  gas  si  possa  liberamente  dilatare.  Risul- 
ta quindi,  che  ove  vogliasi  dedurre  il  valore  di  k,  occor- 
rerà determinare  i  valori  di  0'  e  0  ,  quantità  piccolis- 
sime, e  per  le  quali  gli  ordinari  mezzi  termometrici  non 
sarebbero  bastantemente  sensibili.  I  signori  Clement  e  De- 
sorraes (')  hanno  ingegnosamente  sostituito  alla  misura 
di    0  e  0'    la  misura  di  due  pressioni  /S  e  /S' ,   tali  che 

k  z=  - — —  .    L'  apparecchio  di  questi  fisici  consiste  in  un 

p — p 

grande  pallone  di  vetro,  il  quale,  mediante  un  tubo,  muni- 
to air  estremità  di  chiavetta,  può  esser  messo  in  comuni- 
cazione con  una  macchina  d'aspirazione  ;  e  mediante  un'al- 

(1)  Clement  et  Desormes,  Journal  de  Phys.   T.  LXXXIX,  pa- 
gina 333. 

Tomo  V/L  Serie  V  168 


—  1314  — 
tra  chiave,  situata  sul  collo  del  vase,  può  esser  messo  in 
comunicazione  coir  aria  esterna.  Dal  tubo,  che  comunica 
colla  macchina  di  aspirazione,  si  distacca  verticalmente  un 
altro  tubo  a  sezione  più  ristretta,  che  va  a  fluire  in  una 
vaschetta  che  si  riempie  di  mercurio  o  d'  altro  liquido  :  il 
differente  elevamento  del  liquido  in  questo  tubo  manome- 
trico dà  la  misura  delle  variazioni  di  pressione  nel  grande 
vase.  Il  processo  sperimentale  per  la  determinazione  di  k 
con  questo  metodo  consta  di  tre  parti  ;  nella  prima  si  pro- 
duce nel  vase  grande  una  certa  rarefazione  che  viene  mi- 
surata dal  tubo  manometrico,  e  che  diremo  /2  :  girando 
rapidamente,  in  secondo  luogo,  la  chiave  che  comunica 
all'esterno,  si  ritornerà  per  un  istante  alla  pressione  ester- 
na, e  finalmente  il  gas  compresso,  si  dilaterà,  e  nel  tubo 
manometrico  si  avrà  una  dilatazione  /S^.  Sviluppate  ana- 
liticamente le  condizioni  di  queste  esperienze,  viene  a  ri- 
su  Itare      k  =:  - — -,  . 

L'  apparecchio  da  me  usato  nelle  presenti  determina- 
zioni è  analogo  ;  consta  di  un  matraccio  a  largo  collo  e 
della  capacità  di  circa  4  litri  ;  il  collo  di  questo  matraccio 
è  chiuso  da  un  turacciolo  di  sovero  perfettamente  stuccato 
con  minio  e  biacca  stemperati  nell'  olio  di  lino  e  quindi 
essiccati,  oppure  con  gesso  da  presa  o  cemento  a  seconda 
della  determinazione:  in  ogni  caso  si  potè  avere  la  certez- 
za di  una  chiusura  ermetica.  Attraverso  questo  turacciolo 
erano  praticate  due  aperture  ;  una  di  esse  veniva  attra- 
versata da  un  tubo  di  vetro  munito  di  chiavetta,  che  chiame- 
remo fl,  situata  immediatamente  al  di  sopra  del  turacciolo, 
e  che  immetteva  in  un  vase  di  vetro  a  doppia  tubulatura. 
La  seconda  apertura  veniva  pure  attraversata  da  un  se- 
condo tubo,  il  quale  esternamente  si  allargava  a  guisa  di 
capsula,  sugh  orli  smerigliati  della  quale  si  tendeva  una 
membrana  elastica  preparata  in  modo  differente  a  secon- 


—  4345  — 

(la  del  corpo  che  si  trovava  nel  vase  principale.  Questa 
membrana,  la  cui  scelta  venne  decisa  dopo  molte  e  molte 
prove,  serviva  alle  determinazioni  manometriche.  Al  di 
sopra  di  essa  veniva  saldamente  fissato  un  telajo  degli  or- 
dinari igrometri  ad  assorbimento  ;  l'estremità  del  filo  che 
si  avvolge  in  un  senso  attorno  ad  una  delle  gole  della  car- 
rucola, sul  cui  asse  è  fissato  l'indice,  portava  un  pesetto 
scelto  opportunamente  a  norma  della  sensibilità  della  mem- 
brana ;  l'altro  filo,  che  si  avvolge  in  senso  opposto  e  quin- 
di contrasta  col  primo,  veniva  ad  unirsi  all'estremità  di  un 
filetto  metallico  ad  uncino,  che,  a  sua  volta,  mediante  un 
piccolo  dischetto  metallico  all'altra  estremità,  veniva  a  fis- 
sarsi stabilmente  sulla  membrana  elastica.  Oltre  il  vase  a 
doppia  tubulatura  già  accennato,  ve  ne  erano  pure,  a  se- 
conda dei  casi,  altri  due.  Il  grande  matraccio  veniva  col- 
locato in  un  opportuno  vase  calorimetrico  a  doppia  parete; 
a  seconda  delle  determinazioni  questo  vase  era  riempiuto 
di  acqua,  oppure  di  una  soluzione  concentrata  di  solfato 
di  soda  e  di  magnesia,  oppure  di  olio  di  lino.  Un  brucia- 
tore Bunsen  a  tre  becchi  al  di  sotto^  e  poi  a  %  circa  dal 
fondo  una  corona  di  14  fiamme,  servivano  a  produrre  il 
riscaldamento  voluto.  I  risultati  ottenuti  nelle  varie  deter- 
minazioni provano  ad  evidenza  la  proporzionalità  degli  spo- 
stamenti dell'  indice  alle  differenze  di  pressione. 

8.° 

Determinazione  di  k  per  l'  anidride  carbonica. 

Il  primo  vase  si  riempiva  per  Vs  circa  di  carbonato 
di  calce  ed  acqua  ;  per  un  tubo  opportuno  si  versava 
dell'acido  cloridrico  in  guisa  da  produrre,  colla  nota  rea- 
zione, r  anidride  carbonica.  Questa,  attraverso  un  tubet- 
to, passava  in  un  secondo  vase,  in  cui  contenevasi  dell'  a- 


—  1316  — 
cido  solforico  monoidrato  ;  subito  il  lavamcnto,  per  al- 
tro tubo  passava  in  un  terzo  vase,  e  da  questo  nel  grande 
matraccio.  Questo  terzo  vase  portava,  oltre  i  due  fori  pei 
quali  era  in  comunicazione  col  pallone  grande  e  col  secon- 
do vase,  un  terzo  foro,  nel  quale  era  introdotto  un  tubo 
munito  di  una  chiavetta,  che  diremo  b.  La  membrana  ela- 
stica da  principio  era  forata  nel  suo  punto  centrale,  in  guisa 
che  r  acido  carbonico,  il  quale  entrava  nel  matraccio  sotto 
una  certa  pressione,  poteva  scacciare  tutta  1'  aria  e  sosti- 
tuirla. Allo  stesso  scopo  si  aveva  cura  che  lo  svolgimento 
del  CO*  fosse  abbondante,  e  durasse  per  un  tempo  abba- 
stanza lungo.  Quando  si  era  sicuri  che  il  grande  matrac- 
cio era  riempiuto  di  anidride  carbonica,  mediante  il  di- 
schetto metallico  spalmato  di  caucciù  fuso,  si  chiudeva  il 
foro  della  membrana,  si  metteva  a  posto  l'indicatore  mano- 
metrico, aprendo  in  pari  tempo  la  chiavetta  ^,  perchè  il  gas 
nel  pallone  fosse  sempre  alla  stessa  pressione  dell'aria  ester- 
na. Il  vase  calorimetrico  era  riempiuto  di  acqua  :  due  buoni 
termometri  ne  indicavano  la  temperatura,  mentre  con  un 
agitatore  si  aveva  cura  ch'essa  fosse  dovunque  uniforme. 
Quando  lo  svolgimento  dell'anidride  carbonica  era  comple- 
tamente cessato,  si  congiungeva  il  tubo  del  terzo  vase,  che 
comunica  col  pallone,  con  una  tromba  di  aspirazione,  man- 
tenendo sempre  aperta  la  chiavetta  /»;  si  aspirava  di  una 
certa  quantità  e  si  chiudeva  contemporaneamente  a .  Lo 
spostamento  dell'  indice  dalla  primitiva  posizione  dava  il 
valore  di  /S.  Indi,  distaccato  l'apparecchio  aspirante,  si 
girava  rapidamente  a  :  X  indice  per  un  momento  ritorna- 
va alla  primitiva  posizione  e  poi  se  ne  discostava  ;  il  nu- 
mero di  divisioni,  di  cui  si  potevano  valutare  con  sicurezza 
i  decimi,  evitando  l'errore  di  parallasse,  dalla  posizione  di 
equilibrio  a  questa  nuova   posizione,   dava   /S .,   quindi    k 

A  ^ 


—  1317  — 

In  queste  esperienze  la  membrana  elastica  era  costi- 
tuita da  una  semplice  faldella  di  gomma  elastica,  che  veni- 
va strettamente  legata  al  di  sotto  degli  orli  mediante  filo, 
e  poi  la  parto  aderente  al  vetro,  e  quindi  anche  il  filo  ve- 
nivano rivestiti  di  gesso  bagnato,  che,  indurando,  produ- 
ceva una  chiusura  perfetta.  La  parte  esterna  del  manome- 
tro, come  il  tratto  di  tubo,  che  porta  la  chiavetta  a,  si  te- 
nevano quanto  piìi  possibile  vicini  al  liquido,  in  modo  che 
la  differenza  di  temperatura  fosse  trascurabile. 

Credo  subito  di  dire,  che  in  queste,  come  nelle  altre 
esperienze,  una  delle  condizioni  meglio  riuscite  fu  questa 
della  determinazione  delle  variazioni  di  pressione,  poiché 
sia  queste  membrane  semplici,  sia  quelle  preparate,  come 
dirò,  in  altra  guisa,  si  comportarono  sempre  in  modo  mol- 
to sensibile. 

Le  esperienze  riguardanti  1'  anidride  carbonica  furono 
fatte  alla  temperatura  di  20°,  2j°.5,  22°,  23°  e  24°.6  C.  ; 
si  possono  dividere  in  tre  serie:  una  prima  serie  di  5  espe- 
rienze, una  seconda  di  8  e  una  terza  di  4. 

Prima   nerie. 


Nuin. 
prog. 

Posizione 

iniziale 

deirindi- 

ce 

Priina 
lettura 

a 

Seconda 
lettura 

(^ 

-^. 

1 

39.0 

71.5 

32.5 

46.5 

7.5 

1.30 

2 

39.0 

71.5 

32.5 

46.5 

7.5 

1.30 

o 

26.2 

43.0 

10.8 

30.0 

3.8 

1.29 

4 

27.2 

43.8 

16.6 

31.4 

4.2 

1.33 

5 

20.4 

42.0 

15.6 

29.7 

3.3 

1.26 

Media  1.296 


—  4318 


^ecuiiUa  i^ci'ie. 


Num. 
prog. 


Posizione 
iniziale 
dell'  indi- 
ce 


Prima 
lettura 


Seconda 
lettura 


/2-P' 


14.0 
13.5 
1  '(.0 
13.8 
13.5 
13.0 
13.1 
13.0 


32.5 

18.5 

32.0 

18.5 

30.5 

16.5 

30.5 

16.7 

34.4 

20.9 

38.3 

25.3 

31.9 

18.8 

30.1 

17.1 

18.0 
17.0 
17.7 
17.5 
10.0 
19.6 
18.0 
10.6 


Terza  scric. 


4 

3.5 

3.7 

3.7 

5.5 

5.7 

4.9 

3.6 

1.28 
1.25 
1.28 
1.28 
1.35 
1.28 
1.35 
1.26 


Media  1.2912 


Num. 
prog. 

Posizione 
iniziale 
dell'  indi- 
ce 

Prima 
lettura 

/S 

Seconda 
lettura 

/3' 

-À 

1 

2 
3 

4 

57.4 
57.0 
56.5 
56.0 

62.5 
64.3 
67.0 
61.2 

5.1 

7.3 

10.5 

5.2 

58.5 
58.65 
58.9 
57.2 

1.1 

1.65 

2.4 
1.2 

1.27 
1.29 
1.30 
1.30 

Media  1.290 


Sicché  il  valore  medio  finale  è  rappresentato  da 
li  =  \  .292  . 


1319  — 


Determinazione  di  k  per  i  vapori  soprariscaldati 
di  acqua. 

In  queste  determinazioni  si  fece  a  meno  dei  tre  vasi  ;  si 
adoperò  soltanto  il  grande  matraccio  coll'^pparecchio  ma- 
nometrico e  il  tu!}0  a  chiavetta  a.  Il  matraccio,  nel  quale 
si  versava  sin  da  principio  una  certa  quantità  di  acqua  di- 
stillata, si  collocava  nel  vase  calorimetrico  in  modo  che 
fosse  completamente  immerso  in  una  soluzione  concen- 
trata di  solfato  di  soda  e  magnesia.  La  membrana  anche 
in  questo  caso  era  costituita  da  una  faldella  di  gomma  ela- 
stica, soltanto  era  stata  prima  ricoperta  al  di  sopra  e  al  di 
sotto  da  uno  straterello  di  biacca  e  minio  stemperati  nel- 
l'olio, in  guisa  però  da  non  scemare  la  sua  elasticità;  essa 
veniva  legata  e  fissata  in  modo  analogo  al  precedente.  Un 
termometro  indicava  esattamente  la  temperatura  del  ba- 
gno ;  in  questo  caso  però  tutta  la  parte  superiore  del  vase 
calorimetrico  era  ricoperta  da  lastre  di  vetro,  in  modo  da 
non  lasciar  passaggio  che  al  termometro  e  alla  capsula. 
Con  ciò  si  otteneva  un  doppio  vantaggio  :  primo,  con- 
densandovi i  vapori  sulle  lamine  di  vetro  era  impedita  la 
differente  concentrazione  del  liquido,  e  quindi  le  differen- 
ze che  ne  avrebbero  potuto  derivare  nella  temperatura 
di  ebollizione  ;  in  secondo  luogo,  i  vapori  sfuggendo  late- 
ralmente alla  capsuletta,  facevano  che  questa  assumesse 
la  temperatura  del  vase.  E  di  questo  si  potè  avere  prova 
neir  insensibile  condensazione  di  vapori  sulle  pareti  della 
scattola  sopra  della  quale  era  tesa  la  membrana  elastica.  Si 
cominciava  dall'  accendere  le  fiamme  inferiori  e  poi  le  la- 
terali; i  vapori  d'acqua,  di  mano  in  mano  che  si  produce» 
vano,  sfuggivano  attraverso  il  forellino  praticato  nella  parte 


—  1320  — 

centrale  della  membrana.  Raggiunta  T  ebollizione,  si  rego- 
lavano le  fiamme  in  guisa  che  essa  dovesse  mantenersi  uni- 
forme, e  si  protraeva  almeno  per  tre  ore,  per  essere  sicu- 
ri che  i  vapori  d'acqua  avessero  espulso  tutta  l'aria  del 
matraccio.  Si  giudicava  opportuno  dar  principio  alle  de- 
terminazioni, allorquando,  chiusa  la  chiavetta  a,  l'indice 
non  accennava  a  nessuno  o  a  piccolissimi  spostamenti.  Ciò 
raggiunto,  pel  tubo  a  si  produceva  una  certa  aspirazione, 
e  poi  si  chiudeva  tosto:  indi  abbandonando  il  tubo  di  aspi- 
razione, si  girava  rapidamente  la  chiavetta,  e  così  si  pro- 
ducevano le  altre  due  fasi  dell'  esperienza.  Le  temperature 
si  mantennero  sempre  costanti  e  regolari  :  in  alcune  espe- 
rienze furono  di  103"  e  in  altre  di  104"  C.  —  I  risultati  si 
comprendono  in  due  serie  di  6  esperienze  cadauna. 

Prima  serie. 


Nutn, 
prog. 

Posizione 
iniziale 
dell'indi- 
ce 

Prima 
lettura 

/3 

Seconda 
lettura 

0' 

-^^ 

1 

34.0 

70.0 

36.0 

42.0 

8 

1.28 

2 

28.0 

70.0 

42.0 

39.0 

11 

1.35 

3 

28.0 

GO.O 

32.0 

34.5 

6.5 

1.25 

4 

27.5 

G0.5 

33.0 

35.0 

7.5 

1.25 

5 

30.0 

60.0 

30.0 

36.0 

6.0 

1.25 

6 

29.8 

52.5 

22.7 

35.0 

5.2 

1.29 

Media  1.2783 


—  1321 


S»econcla  serie. 


Num. 
prog. 

Posizione 

inizialo 
dell'indi- 
ce 

Prima 
lettura 

/3 

Seconda 
lettura 

a 

k  — 


(2— fi' 


1 

28.0 

72.0 

44.0 

37.0 

9.0 

2 

'28.0 

72.0 

440 

37.0 

9.0 

3 

39.0 

71.5 

32.5 

46.5 

7.5 

4 

40.0 

720 

320 

48.0 

8.0 

5 

39.0 

64.0 

25.0 

44.0 

5.0 

0 

40.0 

76.5 

36.5 

48.0 

8.0 

1.25 
1.25 
1.30 
1.33 
1.25 
1.28 


Media  1.2766 

Prendendo  la  media  dei  due  valori  ^.2783  e  1.2766, 
si  ha  infine   A=  1.277  . 

Questo  valore  coincide  perfettamente  con  quello  dato 
dal  Masson  dalla  velocità  di  propagazione  del  suono  nel  va- 
por d'  acqua,  e  coincide  pure  col  valore  calcolato  dietro 
la  costituzione  chimica.  Invece,  calcolato  coi  dati  di  Ré- 
gnault,  sarebbe  eguale  a   1.309. 


Determinazione  di  k  per  i  vapori  soprariscaldati 
di  fosforo. 

In  queste  determinazioni  ho  incontrato,  coni'  è  facile 
prevedere,  le  maggiori  e  più  gravi  difficoltà,  sia  per  la  na- 
tura pericolosa  del  fosforo,  sia  per  1'  alta  temperatura  alla 
quale  si  doveva  arrivare.  Tuttavia  dopo  molte  e  molte  pro- 

iunto  YIIj  Serie  V.  1G9 


—  1322  — 
ve,  mi  pare  di  essere  arrivato  ad  un  risultalo  abbastanza 
soddisfacente,  specialmente  ove  si  consideri  il  metodo  se- 
guito, col  quale  certo  non  si  può  aspirare  all'esattezza  del 
metodo  acustico.  —  Il  grande  matraccio,  nei  quale  si  po- 
neva 6n  da  principio  un  pezzetto  di  fosforo  solido,  si  col- 
locava come  al  solito  nel  grande  vase  calorimetrico,  che 
in  questo  caso  era  riempiuto  di  olio  di  lino.  La  membra- 
na era  costituita  da  due  faldelle  di  gomma  elastica  rico- 
perte internamente  ed  esternamente  da  un  sottile  strato  di 
minio  e  biacca  stemperati  :  veniva  poi  applicata  e  tratte- 
nuta nel  modo  solito.  Il  turacciolo,  che  chiudeva  il  ma- 
traccio, veniva  spinto  da  circa  3^'"-  al  di  sotto  degli  orli 
supremi  del  collo,  e  l'intervallo  fra  questi  e  la  superflcie 
superiore  del  turacciolo  stesso  veniva  riempiuto  di  gesso 
e  sabbia  a  guisa  di  cemento,  in  modo  che  ne  veniva  av- 
volta la  stessa  capsula  manometrica,  ad  eccezione  della 
membrana  suprema.  Solo  in  questo  modo  il  turacciolo  potò 
offrire  una  perfetta  tenuta,  (ale  che  allorquando  ad  alta 
temperatura  si  aspirava  pel  tubo  a  e  poi  si  chiudeva  la 
chiavetta,  l'indice  non  indicava  la  più  piccola  perdita,  ab- 
bcnchè  in  questo  caso  si  avesse  aumentato  il  pesetlo  per 
ottenere  un  maggior  contrasto  ai  movimenti  della  membra- 
na. Il  fosforo,  come  si  disse,  si  poneva  già  nel  grande  ma- 
traccio prima  di  chiuderlo  ;  indi,  ad  impedire  che  riscal- 
dandosi a  contatto  dell'  aria  si  accendesse,  si  produceva 
nel  primo  vase  dell'  acido  carbonico,  che  a  traverso  i  vasi 
secondo  e  terzo  e  relativi  tubi  di  congiungimento,  immet- 
teva nel  matraccio,  V  aria  del  quale  veniva  discacciata  a 
poco  a  poco  attraverso  il  forellino  della  membrana^  che  si 
era  giù  praticato  come  nelle  precedenti  determinazioni. 
Dopo  uno  sviluppo  abbastanza  lungo  e  abbondante  di  ani- 
dride carbonica,  si  accendevano  le  fiamme  tanto  al  di  sotto 
quanto  lateralmente,  e  si  spingeva  la  temperatura  fino 
alla   ebollizione  dell'olio  di  lino,  che  avveniva   a  300"  C. 


—  1323  — 
circa.  È  inutile  dire  che  la  chiavetta  h  era  sempre  chiu- 
sa. Il  fosforo  a  circa  290°  entrava  in  ebollizione,  e  i  va- 
pori tanto  prima  quanto  in  maggior  quantità  a  questo 
punto  sfuggivano  fiammeggiando  a  traverso  il  forellino 
della  membrana.  Dopo  un  certo  tempo,  vale  a  dire  quan- 
to si  poteva  ritenere  che  i  vapori  del  fosforo  avessero  di- 
scacciato tutto  l'acido  carbonico,  col  solito  dischetto  me- 
tallico si  chiudeva  il  foro  della  membrana,  e  si  adattava 
r  apparecchio  manometrico,  mentre  nello  stesso  tempo  si 
apriva  la  chiavetta  h.  Anche  in  queste  esperienze  il  vase 
calorimetrico  era  tutto  ricoperto  superiormente  da  lastre 
di  vetro,  le  quali  lasciavano  passare  solo  il  termometro  e  la 
capsula  manometrica,  in  guisa  che  questa  veniva  comple- 
tamente avvolta  dai  prodotti  dell'  olio  bollente.  In  causa  di 
ciò  i  vapori  di  fosforo  contenuti  nella  capsula  dovevano 
avere  la  stessa  temperatura  di  quelli  nel  vase  :  certo  si  è 
che  la  condensazione  di  essi  era  affatto  insensibile,  come 
era  affatto  insensibile  nel  breve  tratto  dal  turacciolo  alla 
chiavetta  a  :  invece  al  di  là  di  a  la  distillazione  era  più 
abbondante. 

Anche  qui  si  giudicava  del  momento  opportuno  per  fare 
la  determinazione,  quando,  chiusa  o,  la  posizione  dell'  in- 
dice rimaneva  invariata  o  quasi. —  Ciò  raggiunto,  pel  tubo 
che  congiungeva  il  matraccio  al  terzo  vase,  aperta  b  come 
per  lo  innanzi,  col  mezzo  di  una  tromba  si  produceva  una 
aspirazione  dal  terzo  vase  ;  l'indice  si  spostava,  e  contem- 
poraneamente si  chiudeva  il  rubinetto  a.  Poi  disgiungen- 
do r  apparecchio  aspirante,  in  modo  che  nel  terzo  vase  si 
avesse  la  pressione  esterna,  si  girava  rapidamente  a,  e  con 
ciò  si  ottenevano  le  due  ultime  fasi  dell'  esperienza.  Inte- 
ressava naturalmente  che  all'  apertura  di  a  entrasse  nel 
matraccio  grande  un  gas  alla  pressione  esterna  bensi,  ma 
tale  da  non  determinare  alcuna  azione  chimica  sui  vapori 
di  fosforo.  Perciò  il  tubo  che  portava  1'  acido  carbonico 


~  1324  — 
dal  vase  terzo  al  matraccio,  si  distaccava  quasi  dal  fondo 
dello  stesso  vase,  il  quale,  anche  abbastanza  profondo,  non 
poteva  esser  riempiuto  che  di  questo  gas. 

Le  fiamme  erano  regolate  in  guisa  d'avere  una  tempe- 
ratura costante  ;  e  ciò  infatti  succedeva  anche  per  la  cir- 
costanza che  gli  aumenti  di  temperatura  in  prossimità  a 
300°  C.  avvenivano  con  tale  lentezza  d' esser  certi  che 
nella  breve  durata  di  una  esperienza  non  dovessero  avve- 
nire variazioni  apprezzabili.  --  A  dir  vero,  le  determina- 
zioni fatte  furono  parecchie  con  grave  fatica  e  molta  per- 
dita di  tempo  ;  tuttavia  soltanto  le  ultime,  principalmente 
in  causa  della  perfetta  tenuta  delle  chiusure,  diedero  risul- 
tati rassicuranti,  in  modo  da  dedurre  un  valore  medio,  in 
relazione  al  metodo,  sufficientemente  esatto.  Nella  tabella 
che  segue  sono  riportati  i  dati  e  i  risultati  relativi  alle  ul- 
time determinazioni  nell'ordine  col  quale  furono  eseguite. 


Ph. 


300°  C. 


Num. 
prog. 

Posizione 
iniziale 
dell'indi- 
ce 

Prima 
lettura 

(2 

Seconda 
lettura 

/3' 

-.-^ 

1 

56.0 

82.5 

17.5 

67.5 

2.5 

1.17 

2 

66.5 

85.5 

19.0 

68.9 

2.4 

1.15 

3 

64.0 

84.0 

20.0 

66.8 

2.8 

1.16 

4 

67.0 

86.0 

19.0 

69.9 

2.9 

1.18 

5 

65.4 

76.4 

11.0 

67.4 

2.0 

1.22 

6 

65.0 

79.0 

14.0 

66.8 

1.8 

1.15 

7 

63.8 

81.0 

17.2 

66.4 

2.6 

1.18 

8 

64.0 

79.5 

15.5 

60.5 

2.5 

1.19 

Media  1.175 


—  4325  — 
Conclusioni* 

I.*  Il  valore  di  k  per  1'  anidride  carbonica  4.292  sta  en- 
tro i  limili  assegnati  dal  Pilling;  non  corrisponde  però 
al  valore  dedotto  dalle  forinole  di  Maxwell  e  del  Boltz- 
mann.  Lo  stesso  dicasi  del  vapore  soprariscaldato  di 
acqua,  1.28.  In  ambedue  questi  corpi  il  valore  óì  k  è 
minore  di  quello  che  in  generale  spetta  ai  gas  diato- 
mici. Il   rapporto     —  =;  0.42  circa. 

2.^  Il  valore  di  h  pel  fosforo  si  sottrae  alla  formola  del 

Maxwell,  ed  è  contenuto  nei  limiti  assegnati  dal  Pilling: 

...         K    > 
in  questo  corpo   il  valore   —  e  eguale  a  0.27. 

3.''  Da  questi  dati,  e  dagli  altri  già  raccolti,  sembrerebbe 
che  la  diminuzione  del  valore  di  k  coli'  aumentare  del 
numero  degli  atomi  costituenti  la  molecola  si  verificas- 
se costantemente  soltanto  per  i  corpi  indecomposti. 

Se  ho  potuto  compiere  questo  studio  sperimentale,  per 
quanto  modesto,  lo  debbo  unicamente  agU  incoraggiamenti 
avuti  dall'  Autorità  provinciale  che,  dietro  mia  domanda^ 
si  compiacque  concedermi  1'  uso  del  gas,  e  al  R.  Ministero 
per  un  sussidio  straordinario  destinato  all'acquisto  di  nuo- 
vi strumenti  :  mi  è  grato  porgere  ad  entrambi  i  più  sin- 
ceri ringraziamenti. 

Dal  Reg.  Liceo  Marco  Polo, 
Venezia,  20  luglio  1881. 


SOPRA 

MOLTI  E  DIVERSI  (HifiETTI  DI  ALTA  MTir.HITÌ 

SCOPERTI  A  BREONIO  NEL  VERONESE. 

CENNI 
DI    STEFANO    DE' STEFANI 

(con  9  Tavole)* 


Nel  precedente  mio  scritto,  che  voi  aveste  la  pazienza 
di  ascoltare  e  la  bontà  di  accogliere  negli  Atti  dell'  Istitu- 
to (^),  io  accennai  alle  importantissime  scoperte  fatte  a  quei 
giorni  in  Breonio,  di  bronzi  ed  altri  oggetti,  dei  quali  mi 
riservava  parlare  in  altra  occasione. 

Se  a  voi,  cortesi,  non  dispiace  ascoltarmi,  vedrò  che 
anche  questa  relazione,  importante  pei  dotti  cultoi  i  della 
paleoetnologia,  abbia  almeno  il  merito  di  essere  esatta  e 
breve  nel  tempo  stesso. 

Breonio  è  paese  posto  nella  provincia  di  Verona,  nel 
distretto  di  San  Pietro  in  Cariano,  alla  sinistra  dell'Adige, 
suir  altipiano  che  giace  al  piede  dei  monti  Lessini,  a  metri 
905  sopra  il  livello  del  mare,  a  valle  del  superbo  Corno  di 
Acquilio. 

Esso  forma  un  solo  comune  amministrativo  con  San- 
t'  Anna  del  Faedo,  o  d'  Alfaedo  come  altri  scrivono,  cele- 

(i)  «  Sopra  r  antico  sepolcreto  di  Bovolone,  e  le  recenti  scO' 
perte  in  quei  dintorni.  —  Notizie  di  Stefano  de'  Stefani.  » 


—  1328  — 
bre  per  la  ricca  messe  di  oggetti  preistorici  deirepoca  della 
pietra  scheggiata,  che  si  ammirano  nel  museo  civico  di  Ve- 
rona, provenienti  dalla  stazione  litica  di  Valcesara  presso 
Molina  alle  Scalucce. 

Avvertito  dal  eh.  amico  prof.  A.  Goiran  fino  dal  25 
maggio  p.  p.  della  scoperta  che  a  Breonio  si  era  fatta  spe- 
cialmente in  bronzi  antichi,  col  consenso  del  mio  egregio 
collega  avv.  cav.  E.  S.  Righi  r.  Ispettore  in  quel  distretto, 
impedito  da  gravi  cure,  mi  recai  lo  stesso  giorno  a  San- 
t'Anna per  verificare  il  fatto,  e  prendere  quelle  disposizioni 
che  all'  uopo  sarebbero  richieste. 

Ed  ecco  com'  era  avvenuta  la  cosa  : 

Non  molto  distante  dal  centro  del  paese  di  Breonio, 
nella  contrada  e  nel  podere  denominati  Paraìso,  ossia  Pa- 
radiso, il  proprietario,  certo  Fiorini  Giacomo,  lavorando  in 
quei  giorni  in  un  campo  dietro  e  vicino  alla  sua  abitazione, 
allo  scopo  di  livellare  il  terreno,  il  quale  è  disposto  a  sca- 
glioni ed  a  conca  a  guisa  di  un  piccolo  anfiteatro,  trovò  per 
caso  a  pochi  centimetri  di  profondità  uno  strato  archeolo- 
gico, nel  quale,  misti  a  carboni,  ceneri  e  frammenti  di  rozze 
stovigfie,  eranvi  molti  bronzi  ed  altri  oggetti  di  ferro,  rotti 
in  parte  ed  in  parte  interi.  Fatalmente  il  tempo  non  mi  fu 
propizio,  per  guisa  che  in  quattro  interi  giorni  non  ho  po- 
tuto visitare  il  luogo  che  solo  una  volta,  per  pochi  istanti, 
e  sotto  una  pioggia  dirotta,  la  quale  aveva  anche  in  parte 
riempiuta  d'acqua  la  fossa  dello  scavo,  le  cui  rive  franavano. 

In  questa  contrastata  esplorazione  mi  era  compagno 
esperto  e  cortese  don  Luigi  Buffo,  maestro  in  Sant'  Anna, 
il  quale  aveva  già  prestato  l' intelligente  sua  opera  nel  diri- 
gere e  sorvegliare  gli  scavi  fatti  nelF  interesse  del  museo 
veronese  nella  citata  stazione  litica  presso  Molina. 

La  fossa,  o  buca,  che  il  contadino  avea  fatta,  era  di 
forma  ellittica,  profonda  metri  2.50  e  larga  circa  altrettan- 
to. Sulla  parete  della  sezione  più  larga  appariva  lo  strato 


—  4329  — 

archeologico  in  forma  di  un  filone  tortuoso,  dello  spessore 
di  soli  cent.  IO  nella  parte  più  alta,  il  quale  abbassandosi 
lino  alla  maggiore  profondità  in  allora  raggiunta  di  me- 
livi 4.50,  descriveva  come  una  curva,  corrispondente  ad  un 
arco  schiacciato,  e  raggiungeva  il  massimo  spessore,  in  me- 
dia di  cent.  22. 

Lo  strato  archeologico  si  compone,  come  dissi,  di  ar- 
gilla e  ceneri  miste  a  carboni,  frustoli  di  ossa,  e  di  cocci, 
formanti  assieme  una  poltiglia  nera,  perchè  inzuppata  d'ac- 
qua, nella  quale  si  scorgono  in  quantità  non  ordinaria  sparsi 
oggetti  di  bronzo  e  ferro,  rotti  per  la  maggior  parte,  ma 
nei  quali  non  mi  fu  dato  di  verificare  le  traccie  di  subita 
combustione.  Ed  ammessa  questa,  non  si  saprebbe  spie- 
gare, prima  di  tutto,  1'  esistenza  di  un  grosso  grano  perfo- 
rato di  ambra  rossa,  il  quale  non  presenta  che  una  leggera 
e  comune  alterazione  alla  superficie,  dovuta  all'  azione  del 
tempo  e  degli  agenti  esterni,  specie  l' umidità. 

I  frammenti  delle  ossa  indeterminabih  ivi  esistenti,  ma 
non  in  gran  copia,  sono  per  contrario  più  o  meno  carbo- 
nizzati o  calcinati,  compreso  qualche  pezzo  di  punta  di  cor- 
no di  un  cervide  ;  non  cosi  il  dente  di  un  piccolo  rumi- 
nante da  me  raccolto  sul  luogo,  il  quale  non  presenta  trac- 
eie  di  subita  combustione.  Impedito  dalla  pioggia  continua 
di  poter  fare  qualche  esplorazione  accurata,  la  quale  potes- 
se fornirmi  una  più  chiara  idea  sulla  natura  di  quel  ricco 
deposito,  mi  adoperai  con  molta  pazienza,  e  non  senza  dif- 
ficoltà, affinchè  il  proprietario  si  persuadesse  finalmente  di 
darmi  tutti  gU  oggetti  fino  allora  rinvenuti  per  poterli  stu- 
diare e  descrivere  e  cederli  poscia  al  museo  veronese,  verso 
un  equo  compenso  da  convenirsi  col  mezzo  di  persone  in- 
telligenti. Ottenuto  il  mio  intento,  mediante  una  caparra, 
potei  inoltre  stabihre  col  proprieterio,  che  gh  scavi  si  sa- 
rebbero proseguiti  sotto  la  mia  direzione  nel  prossimo  au- 
tunno, tostochè  il  campo,  eh"  era  coltivato  a  grano  turco, 
Tomo  VII 3  Serie  V.  170 


—  1330  - 

sarebbe  stato  interamente  sgombro,  mentre  per  gli  oggetti 
che  si  potessero  raccogliere,  si  sarebbe  seguito  Io  stesso 
sistema,  accordando  sempre  nella  vendita  la  preferenza  al 
museo  veronese.  Infrattanto  portai  con  me  l' interessante 
bottino,  che  io  passo  a  descrivere,  e  del  quale  inviai  la  pre- 
scritta relazione  alla  r.  Direzione  generale  delle  antichità  e 
belle  arti  in  Roma  in  data  del  30  maggio  p.p. 

Selce  piromaco.  Una  sola  scheggia  tagliata  a  mano,  a 
superfìcie  trasformata  in  cacolongo,  la  cui  presenza  in  quel- 
lo strato  archeologico  mi  obbliga  a  notarla  quantunque  non 
riveh  da  sola  i  sicuri  indizii  di  un  lavoro  litico  di  rifiuto, 
cosi  copiosi  in  quelle  stazioni. 

Ambra.  Un  grano  perforato  di  ambra,  di  un  rosso  mol- 
to intenso,  di  forma  ovale  schiacciata,  della  grandezza  di 
una  ciriegia  (Tav.  XII,  fig.  13). 

Bronzo.  Molti  frammenti  di  situle,  consistenti  in  mani- 
chi pure  di  bronzo,  nella  maggior  parte  ad  arco,  lavorati  o 
fusi  a  spirale  (Tav.  XI,  fìg.  I),  altri  a  hnee  fìtte  longitudinali 
(Tav.  XI,  fìg.  2)  poco  profonde.  Dall'arco  di  questi  manichi 
puossi  determinare,  che  Y  orlo  delle  situle  non  avesse  un 
diametro  maggiore  di  cent.  20. 

Alcuni  pezzi  di  orlo  con  labbra  a  cordone,  fatto  della 
stessa  lamina  sottile,  con  orecchie  fermate  all'  esterno  me- 
diante chiodi  o  bullette  di  rame,  alcuni  altri  di  bronzo,  ri- 
battuti, orecchie  che  hanno  code  più  o  meno  lunghe  a  se- 
conda che  sono  fermate  sotto  il  labbro  con  uno  ovvero  due 
di  tah  chiodi  (Tav.  XI,  fìg.  3  e  4).  È  a  notare  che  alcuni  di 
questi  labbri  a  cordone,  sono  riempiuti  di  materie  ossidate. 
Da  tali  frammenti  si  può  stabilire  che  le  situle  erano  di  va- 
ria forma  e  ventre  più  o  meno  rigonfio,  ed  alcuni  pezzi  di 
dischi  o  tondini  dimostrano  che  erano  a  fondo  piatto. 

Due  sole  striscie,  una  di  bronzo,  l'altra  di  rame,  di  un 
certo  spessore,  aventi  ciascuna  quattro  bullette  hanno  or- 
namenti: quella  di  bronzo  a  cerchieUi  concentrici  fra  ri- 


~  1331    — 
quadratura  (Tav.  XI,  fig.  5),  l'altra  di  rame  a  linee  semplici 
con  orli  punteggiati  senza  disegno. 

Anelli  da  dito  ve  ne  sono  dieci,  dei  quali  uno  solo  a 
lamina,  gli  altri  a  cordone  senza  ornamenti  ;  solo  qualche 
traccia  di  segni  ed  un  cordone- un  po' rilevato  nel  centro  e 
negli  orli  (Tav.  XI,  Gg.  6,  7,  8,  0).  Due  ve  ne  sono  di  grosso 
cordone,  i  quali  hanno  un  diametro  di  cent.  4  (Tav.  XI, 
fig.  10),  e  sei  piccoU  del  diametro  di  cent.  1,  che  certo  ser- 
vivano per  ornamento,  avendone  trovati  due  infilzati  nel- 
r  arco  delle  fìbule. 

Vi  sono  quattordici  fibule  intere  e  ben  conservate.  Fra 
queste  prevalgono  quelle  ad  ardiglione  semplice  (Tav.  XII, 
fig.  3,  4,  5,  7,  8,  9)  di  varia  grandezza;  taluna  con  qual- 
che lavoro  di  linee,  dei  soliti  cerchielli  e  di  punti  (Tavo- 
la XII,  fig.  3,  7,  9).  La  maggior  parte  ricordano  le  forme 
delle  libule  di  Montebello  vicentino  illustrate  dal  eh.  comm. 
Lioy  nella  sua  dotta  opera:  Le  ahilazioni  lacustri  di  Fimon^ 
Tav.  XX,  flg.  175-177,  mentre  altre  senza  ardiglione  con 
dischi  mobili  o  fissi  (Tav.  XII,  fig,  I,  2,  6)  rappresentano  le 
forme  delle  fig.  180,  183,  185  dell'opera  testé  citata.  Una 
sola  ve  n'ha  di  semicircolare,  ad  arco  semplice,  a  grandi  co- 
ste (Tav.  XH,  fig.  10),  che  ha  la  forma  precisa  della  fig.  12, 
Tav.  II,  Bull,  di  Palei.  IL,  anno  II,  appartenente  alla  necro- 
poli di  Golasecca  illustrata  dal  mio  eh.  ed  infaticabile  col- 
lega prof.  P.  Castelfranco  :  locchè  costituisce  un  fatto  no- 
tevole. 

Poi  ve  ne  sono  trenta,  più  o  meno  guaste,  che  ricor- 
dano le  forme  delle  accennate  di  Montebello  e  delle  necro- 
poli Euganee  di  Este,  e,  se  ben  ricordo,  se  ne  vedono  anche 
nel  museo  d"  Innspruk.  Una  sola  ve  n'  ha  a  navicella  con- 
cava, liscia,  senza  ornamenti,  e  molti  sono  gli  aghi  di  fibule 
staccati  con  ardiglione,  uno  dei  quali  doveva  appartenere 
ad  una  fibula  moUo  grande ,  essendo  della  lunghezza  di 
centim.  12,  e  molto  forte. 


~  1332  — 

Fra  i  bronzi  v  ha  una  molla  o  pinzetta  con  passante, 
lunga  cent.  6,  munita  dei  soliti  cerchielli  concentrici  con 
punto  centrale  (Tav.  XII,  fig.  12).  Le  aletto  di  un'orecchia 
di  situla  ed  una  piccola  striscia  di  bronzo  con  due  chiodetti 
ribattuti  hanno  pure  lo  stesso  disegno  ornamentale  tanto 
comune,  e  che  si  riproduce  anche  oggigiorno,  specialmente 
negli  amuleti  ed  immagini  sacre  di  osso  che  i  pellegrini  re- 
cano con  so  dai  santuari  dei  nostri  monti. 

Vi  sono  due  orecchini  molto  primitivi,  che  consistono 
in  un  solo  e  sottile  filo  di  bronzo  ad  anello  con  uncinetto, 
e  vi  sono  infilzati  tre  pezzettini  di  minuto  spirale,  pure  di 
bronzo,  spirali,  o,  come  altri  dicono  saltaleoni  che  io  pure 
trovai  in  tanta  copia  come  oggetti  d"  ornamento  fra  i  bron- 
zi scavati  nelle  palafitte  del  lago  di  Garda,  ed  ora  apparte- 
nenti al  r.  Museo  preistorico  di  Roma.  Ilannovi  ancora 
aghi  da  cucire,  con  cruna,  lunghi  cent.  9  :  pezzetti  di  cate- 
nelle simili  a  quelle  della  necropoh  di  Rebbio  illustrata  dal 
ricordato  prof.  Castelfranco  (Bull,  di  Paletn.  Hai.,  a.  IV, 
p.  30,  tav.  III,  lig.  i). 

Ho  creduto,  da  ultimo,  interessante  di  riprodurre  in 
grandezza  naturale  anche  la  parte  interna  di  una,  non  so 
bene  se  parte  di  fibula  od  ornamento  (Tav.  XII,  fig.  Il),  per- 
chè essa  trova  riscontro  con  quella  disegnata  nella  Tav.  XVI, 
fig.  23,  del  compianto  Keller  {Pfahlb.,  V.  Ber.)  come  pro- 
veniente dal  lago  di  Biella,  ma  colla  differenza,  che  quella 
sarebbe  di  ferro,  mentre  questa  di  Breonio  è  realmente  di 
bronzo. 

Aggiungo  che  il  bronzo  di  cui  sono  formati  tutti  questi 
oggetti,  dal  colore  dell'  ossido  e  da  qualche  assaggio,  si  ma- 
nifesta, in  generale,  di  buona  lega,  e  che  la  piastra  adope- 
rata per  le  situle  è  molto  sottile  anche  nei  fondi. 

Ferro.  Vi  sono  tre  pezzi  di  coltelli  a  lungo  e  robusto 
codolo,  con  bullette  ribattute  anche  alla  base  della  lama,  la 
quale  sembra  dovesse  essere  leggermente  arcuata  a  guisa 


-  ^333  — 
di  falce,  mentre  un  altro  pezzo  di  punta  di  lama   senza  la 
parte  corrispondente  del  codolo  è  invece  arcuata  inversa- 
mente a  guisa  di  scimitarra. 

Di  ferro  vi  sono  ancora  dodici  spuntoni,  che  potrebbero 
aver  servito  per  punta  di  lancia  o  di  giavellotto,  i  quali  so- 
no appuntiti  a  tutte  e  due  le  estremità.  —  La  loro  lunghez- 
za varia  dai  1 2  ai  I  G  cent. 

Terra  cotta.  Vi  sono  due  fusajuole  di  terra  nera  ordi- 
naria senza  ornamento.  Sono  del  diametro  di  cent.  4  alla 
base,  a  cono  tronco,  ma  la  rotta  ha  questo  di  speciale,  che 
nella  parte  superiore  termina  in  una  specie  di  capezzolo 
nel  cui  centro  è  il  foro.  Una  terza  è  di  argilla  bianca,  e  ser- 
ba qualche  oscura  traccia  di  graffiti,  che  potrebbero  anche 
essere  accidentali. 

I  cocci  rappresentano  orh,  fondi  e  pareli  di  fittili  molto 
rozzi,  di  argilla  un  po'  ferruginosa,  mista  a  grossa  sabbia 
e  qualche  granello  di  quarzo.  Sono  cotti  a  fuoco  libero, 
come  lo  dimostra  il  colore  roseo  sbiadito  della  sola  super- 
ficie. In  alcuni  pezzi  di  orlo  si  vedono  sotto  il  labbro  cor- 
doni poco  rilevati  ali"  ingiro.  Vi  sono  tre  tubercoli  conves- 
so-concavi  appartenenti  a  fondi  di  vasi,  e  due  pezzi  di  ausa 
comune  piatta.  Il  pezzo  più  singolare  ed  interessante  (Con- 
siste in  un  frammento  di  grande  vaso,  dolio  o  phitos,  della 
stessa  pasta  grossolana,  il  quale  dalla  misura  dell'  arco  del 
labbro  esistente,  doveva  avere  il  diametro  di  cent.  36  allo 
interno  della  bocca,  e  cent.  42  all'  esterno.  Il  labbro  è  ro- 
tondo, riverso  all'  infuori,  grosso  cent.  4,  ed  ha  suH"  orlo 
rozzi  cordoni  un  po'  rilevati  all'  ingiro.  Lo  spessore  delle 
pareti  varia  da  cent.  1 .50  a  cent.  2.50.  Sotto  il  labbro  hav- 
vi  una  fascia  di  cent.  2.50  che  è  il  collo:  poi  la  parete  si 
rigonfia  e  si  allarga  portandosi  alla  larghezza  di  un  diame- 
tro interno  non  minore  di  cent.  85,  per  modo  che  calco- 
lando che  l'anfora  o  dolio  avesse  avuta  la  profondità  di  soli 
cent.  70,   si  avrebbe  almeno  una  capacità  di  litri  230,  e 


—  1334     - 

maggiore  se  il  vaso  fosse  stato  a  fondo  ovale  od  appuntito, 
ciò  che  avrebbe  apportato  di  conseguenza  una  maggiore 
profondità.  Dal  pezzo  che  ho  sott' occhio  non  credo  si  pos- 
sa stabilire  assolutamente  se  il  vaso  avesse  o  non  avesse 
anse.  Del  resto  questa  seconda  ipotesi  è  la  più  verosimile  ('). 
Ora  dai  fatti  accennati  nìi  sem])ra  lecito  argomentare, 
che  questo  importante  deposito  altro  non  sia  che  un  avan- 
zo di  antiche  abitazioni,  alle  quali,  come  non  è  raro,  po- 
trebbe esservi  stata  annessa  una  ofiicina  metallurgica.  Del 
resto,  nessun  vestigio  ancora  di  pezzi  di  metalli  diversi  allo 
stato  puro,  come  rame,  stagno  e  piombo,  di  fritte,  di  cro- 
giuoli e  di  forme,  come  ho  trovate  nella  grande  palafitta  di 
Peschiera  ed  in  altre  stazioni  lacustri  del  Garda. 

È  singolare  qui  l'esistenza  di  tanti  bronzi  rotti  in  fram- 
menti, misti  con  molti  interi,  e  la  enorme  prevalenza  delle 
fibule;  ma  è  del  pari  esclusa,  mi  sembra,  l'idea  di  un  ripo- 
stiglio, per  la  forma  e  natura  dello  strato  archeologico,  e 
per  la  varietà  degli  oggetti  di  materie  diverse  che  vi  si  tro- 
vano mescolati  e  dispersi,  i  quali,  a  mio  avviso,  dovrebbero 
appartenere  ai  primi  periodi  dell'  età  del  ferro. 

Certamente  queir  ameno  altipiano  bagnato  in  parte  da 
salutari  sorgenti,  fra  le  quali  la  Fontana-fredda'che  scorre 
in  rigagnoli  prossima  al  bacino  del  Paraìso  o  Paradiso,  dal 
lato  archeologico,  storico  ed  esostorico  merita  di  essere  ac- 
curatamente esplorato;  e  lo  sarà,  spero,  fra  non  molto.  Io 
lo  visitai  altre  volte,  e  per  la  prima  con  alcuni  egregi  ami- 
ci, fra  i  quali  il  prof.  cav.  Gaetano  Pellegrini  valente  pa- 
leoetnologo, ed  oltre  avere  espresso  il  convincimento,  che 
nuove  scoperte  di  stazioni  litiche  si  potrebbero  fare  in  quei 
luoghi,  fermai  la  mia  attenzione  sopra  un  fatto  che  accen- 
nava alle  traccie  di  antiche  tombe.  Erano  alcune  lastre  di 
pietre  appartenenti  alla  creta  superiore  o  scaglia  rossa,  al- 

(1)  Di  mattoni,  euibiici  e  laterizi  por  ora  nessuna  traccia. 


—  1335  — 

tre  al  giura  superiore  ivi  abbondanti,  che  si  usano  per  fian- 
cheggiare le  strade,  e  per  determinare  i  confini  delle  varie 
proprietà,  alcune  delle  quali  molto  corrose  e  coperte  di  li- 
cheni, avevano  tutto  air  ingiro  un  incastro  fatto  dalla  mano 
dell'  uomo.  Dalle  ricerche  fatte  ho  potuto  verificare,  eh'  es- 
se appartenevano  ad  arche  sepolcrali,  nelle  quali  mi  fu  as- 
sicurato, s'  erano  trovati  scheletri  umani,  armi  ed  orna- 
menti diversi.  Ma  della  suppellettile  funeraria  che  andò  di- 
spersa, chi  sa  come  e  dove,  non  ho  potuto  vedere  che  un 
grande  braccialetto  di  grosso  filo  di  rame  liscio,  di  un  solo 
cerchio,  il  quale  aveva  alle  due  estremità  rozzamente  inta- 
gliata la  testa  di  un  serpe.  —  Di  queste  arche  aperte  ne  ho 
vedute  anche  in  questi  giorni  fra  Sant"  Anna  e  Breonio  ;  al- 
cune atte  solo  per  capacità  a  contenere  uno  o  due  ossuari, 
come  quelle  di  Este,  altre  che  potevano  servire  per  1'  inu- 
mazione di  uno  o  più  cadaveri  interi. 

In  alcuni  prati  osservai  qua  e  là  cumuli  o  monticelli 
che  potrebbero  celare  alcune  di  queste  arche  inviolate,  le 
quali,  per  gli  avanzi  che  dovrebbero  contenere,  farebbero 
manifesta  1'  origine  di  esse  romana  o  barbarica. 

Affretto  col  desiderio  il  momento  di  poter  riprendere 
in  quel  Paradiso  terrestre  le  mie  fruttuose  ricerche,  alme- 
no per  ciò  che  riguarda  la  parte  esostorica.  E  tanto  più, 
che  non  so,  né  voglio  nascondervi  ora  la  scoperta  fatta  te- 
sté in  quei  dintorni  di  quattro  nuove  stazioni  litiche,  che 
mi  fornirono  armi  ed  arnesi  di  selce,  con  avanzi  animali,  e 
fìttili,  che  sto  esaminando,  coli'  intendimento  di  farne  fra 
non  molto  una  coscienziosa,  se  non  dotta,  relazione  per 
servire  alla  storia  della  paleoetnologia  veronese  con  tanto 
amore  e  studio  iniziata  da  quell'  egregio  che  fu  il  mio  pre- 
decessore cav.  P.  P.  Martinati, 

(Tutti  gii  oggetti  sono  disegnati  in  grandezza  naturale.) 


////  del  Blstiùito  Veneto. 


Bq.  1. 


TomoW.  Sen  Vlav.XT. 


Stef.  de  Stefani:  Sopra  molti  e  dùcersi  rn^ffetti  di  atta  antieJiitd  scoperU  a  Brennio  treponese. 


^f,/,frì  n.Ist'tuto  Veneto. 


ToinoW.Ser.Vrai'.XK. 


Fùf.S. 


x'^'trf.  de  'Stefani:  Sopra  molti  e  diversi  ogijetli  di  alta  antic/iità  scopepfi  a  Breomh  reronese. 


COMUNICAZIONE 

DEGLI   ULTIMI  STUDI   SULLA   APPLICABILITÀ'  DEI   TRAFORI 
NELLE  DIGHE  DEI  PORTI 

dell'ingegnere 
GIOVANNI  MARCH.  MALASPINA 


Uno  dei  temi,  trattato  nella  sezione  d'Idraulica  marit- 
tima del  II  Congresso  degl'  ingegneri  ed  architetti  italiani 
tenuto  in  Firenze  nel  1875,  fu  il  seguente  da  me  proposto: 

«  Quale  fosse  lo  scopo,  che  si  preflssero  gli  antichi  ar- 
»  chitetti  costruendo  a  traforo  le  dighe  di  alcuni  porti,  e 
»  se  i  moderni  idraulici  abbiano  suggerito  provvedimenti 
»  equivalenti,  e  con  quale  effetto.  » 

Per  illustrare  questa  tesi,  lessi  al  Congresso  una  Me- 
moria col  titolo  :  «  Sulle  dighe  a  traforo  dei  porti  antichi  » , 
che  per  voto  unanime  dell'assemblea  venne  pubblicata  negli 
Atti  di  detto  Congresso,  dati  alla  luce  in  Firenze  nel  suc- 
cessivo anno  i87G  (*). 

Dopo  una  discussione  animata  suH'  argomento ,  alla 
quale  presero  parte  ingegneri  fra  i  più  competenti  nella 
materia,  quali  il  Betocchi,  il  Francolini^  il  Tatti  ed  altri, 
venne  sanzionato  il  principio  sostenuto  con  incrollabile  fer- 
mezza dal  De  Fazio,  già  Ispettore  generale  d'acque  e  strade 
del  reame  di  Napoli,  e  dimostrato  con  prove  le  più  con- 
vincenti nelle  egregie  opere  da  lui  pubblicate  C^),  che  cioè 
molti  dei  moli  dei   porti  lasciatici  dagli  antichi  architetti 

Tomo  VII,  Sene  V.  *  171 


~  1338  — 
greci  e  romani  erano  a  traforo,  che  è  quanto  dire,  formati 
con  piloni  ed  arcate  interposte,  le  quali  lasciando  con 
le  loro  aperture  libero  il  passaggio  alle  correnti  marine, 
tenevano  i  bacini  interni  dei  porti  stessi  spazzati  da  in- 
gombri di  sabbie.  Però  il  Congresso  degP  ingegneri  non 
avendo  potuto  stabilire,  che  le  troppo  limitate  applicazioni 
di  questo  sistema,  fatte  fin  qui  nei  porti  moderni,  offrano 
bastante  garanzia  di  buon  successo  nella  generalità  dei 
casi,  si  limitò  con  un  ordine  del  giorno  ('),  approvato  ad 
unanimità  di  suffragi,  a  raccomandare  al  Governo  di  fare 
esperimenti  più  decisivi  sui  vantaggi  dell'  applicazione  dei 
trafori  nei  moli  nella  ricorrenza  di  nuove  regolazioni  dei 
porti  italiani. 

Successivamente  avendo  io  avuto  occasione  di  soggior- 
nare a  Napoli  per  incarichi  di  professione,  ebbi  opportunità 
di  fare  ulteriori  studi  sul  porto  di  Nisida,  sul  quale  il  De  Fa- 
zio prima,  e  dopo  di  lui  l'ispettore  dei  Lavori  pubblici  com- 
mendatore Majuri  (*)  ebbero  campo  di  estendere  i  pii^i  ac- 
curati loro  esami  e  le  loro  investigazioni,  e  che,  restaurato 
in  questo  ultimo  decorso  di  tempo  con  varia  vicenda,  offriva 
air  idraulico  argomenti  non  dubbi  sulla  utilità  del  sistema 
antico  dei  moli  a  traforo. 

Nisida  è  un' isoletta  di  formazione  vulcanica,  che  sorge 
nel  Mediterraneo  alla  distanza  di  appena  800  metri  dal 
promontorio  di  Coroglio,  che  divide  i  due  golfi  di  Napoli  e 
di  Pozzuoli.  Pare  anzi,  che  nelle  epoche  passate  fosse  con- 
giunta al  continente,  e  ne  sia  stata  staccata  per  effetto  di 
taluna  delle  tante  convulsioni  vulcaniche^  alle  quali  andò 
soggetta  quella  contrada.  Papinio  Stazio  lo  confermerebbe 
laddove  dice  : 

«  Pars  haec  Pausilyppi  quondam  maris  insula  nunc  est.  » 

Di  forma  conica,  si  eleva  per  notevole  altezza  sul  li- 
vello del  mare.   I.a  costa  rivolta  al  largo  scende  con  de- 


-  1339  — 
clivio  erto  e  selvaggio,  e  pressoché  nel  centro  si  ritira  per 
lasciar  posto  ad  un  porto  detto  Paone^  di  nessun  uso,  che 
sembra  il  cratere  di  un  vulcano  estinto.  L'  altra  costa  in- 
vece, che  guarda  il  lido  napolitano,  è  più  dolce  e  benigna  e 
vi  hanno  sede  all'ingiro  i  vari  stabilimenti  contumaciali  del 
Lazzaretto  ivi  stabilito.  La  insenatura  di  questa  costa  of- 
ferse sempre  un  buon  ricovero  ai  navigli,  perchè  difesa  dai 
venti  del  mezzogiorno,  dal  riparo  naturale  dell'isola  e  da 
quelli  di  tramontana,  dalle  alture  che  girano  i  goIG  di  Na- 
poli e  di  Pozzuoli.  Però,  allorché  spiravano  i  venti  da  le- 
vante o  da  ponente,  la  costa  veniva  molestata  dal  mare 
burrascoso,  per  cui  gli  antichi  architetti  la  presidiarono 
con  due  moli  a  traforo  spiccati  dalle  due  punte  di  nord- 
est e  di  nord-ovest. 

Al  principio  del  presente  secolo  il  porto  di  Nisida  gia- 
ceva in  uno  stato  di  completo  abbandono.  I  due  moli,  for- 
mati all'  uso  romano  con  piloni  ed  arcate,  erano  pressoché 
distrutti  sia  per  la  violenza  di  replicate  burrasche,  sia  per 
l'incuria  degli  uomini,  e  probabilmente  per  ambedue  queste 
cause  associate.  Non  esistevano  che  dei  ruderi  seppelliti 
nelle  acque. 

Del  loro  ristauro  venne  incaricato  il  De  Fazio.  Fu  in 
quella  circostanza  che  potè  studiarne  la  struttura  e  con- 
vincersi dei  vantaggi  dei  moli  a  traforo  degli  antichi,  in  con- 
fronto delle  dighe  continuate  o  ripiene  dei  porti  moderni, 
allo  scopo  di  tenere  i  bacini  spurgati  da  interrimenti.  Im- 
portantissima a  questo  proposito  é  la  confessione  dello 
stesso  De  Fazio  alla  pag.  58  della  pregevole  sua  Opera  uSìU 
miglior  sistema  di  costruzione  dei  porti  ».  Né  mi  cadde  in 
pensiero,  egli  dice,  "  che  col  sostituire  i  moli  ripieni  a  quelli 
»  a  traforo,  mi  affaticava  al  pari  dei  ristauratori  dei  porti 
»  di  Anzio,  di  Civitavecchia  e  di  Ancona  a  guastare  una 
»  delle  più  sagge  opere  degli  antichi.  Io  spesso,  prosegue  il 
»  De  Fazio,  guardava  i  piloni  di  Nisida,  di  Pozzuoh  e  di 


—  1340  — 
»  Miseno;  ma  una  lunga  abitudine  di  trascuraggine,  fomen- 
I)  tata  dai  pregiudizi  comuni  in  somiglianti  opere,  mi  avea 
»  reso  insensibile  all'  aspetto  di  sì  venerande  reliquie.  Esse 
1.  furono  mute  per  me  fino  a  tanto  ohe,  per  un  concorso 
»  di  circostanze,  non  fui  scosso  e  convinto  del  loro  vero 
»  fine.  Fui  quindi  sollecito  di  confessare  il  mio  errore  e 
»  di  studiarmi  a  spiegare  e  sostenere  il  sistema  degli  an- 
»  tichi.  » 

Secondo  riconobbe  il  De  Fazio,  il  molo  di  levante  della 
lunghezza  di  circa  metri  275  si  componeva  in  antico  di 
sei  campate,  avendo  egli  con  molta  diligenza  rinvenuti  gli 
avanzi  di  sette  piloni,  che  giacevano  seppelliti  nelle  acque 
in  una  profondità  di  dodici  palmi  napolitani,  corrispon- 
denti a  met.  3  abbondanti  (•).  Non  potè  poi  stabilire  di 
quante  campate  fosse  in  origine  il  molo  di  ponente  lungo 
circa  met.  180,  mentre  la  sua  parte  più  vicina  a  terra  era 
stata,  ai  tempi  del  viceré  spagnuolo  Alvarez  di  Toledo,  ri- 
coperta con  scogliera.  Nella  parte  residua  sporgente  a  mare 
trovò  immerse  nelle  acque  le  basi  di  quattro  piloni,  per 
cui  in  questo  tratto  di  molo  lungo  met.  81  circa  esistevano 
tre  campate.  Siccome  le  dette  basi  erano  grosse  e  robuste 
a  sufficienza,  il  De  Fazio  lasciando  una  risega  all'  ingiro 
delle  loro  facce  corrose,  vi  piantò  sopra  dei  nuovi  piloni, 
elevandoli  a  conveniente  altezza  sopra  il  livello  del  mare, 
e  congiungendoli  con  tre  ampie  arcate. 

I  piloni  del  molo  di  levante  erano  invece  in  istato  di 
completo  sfacelo.  Il  De  Fazio  li  abbandonò,  tanto  più  che 
per  meglio  coordinare  il  servizio  del  Lazzaretto,  gli  conve- 
niva piantare  il  nuovo  molo  in  una  direzione  meglio  acco- 
modata al  collegamento  dell'  isola  di  Nisida  con  altra  iso- 
letta detta  del  Lazzaretto  vecchio.  Secondo  il  suo  progetto, 
il  nuovo  molo  doveva  comporsi  di  un  filare  di  dodici  pi- 
loni con  undici  arcate  intermedie,  aumentando  in  tal  modo 
il  numero  dei  trafori  in  confronto  del  suo  stato  antico. 


—  1341  — 

Erano  già  eretti  sette  piloni  di  questo  molo,  allorché 
sorsero  in  taluni  dei  dubbi,  che  i  troppo  numerosi  trafori 
potessero  cagionare  una  soverchia  agitazione  alle  acque  nel- 
l'interno del  porto.  Il  De  Fazio,  con  la  speranza  di  far  tacere 
gli  oppositori,  ricorse  ad  un  ripiego  che  gli  venne  suggerito 
dal  porto  di  Miseno,  il  cui  molo  orientale  era  stato  in  an- 
tico formato  con  due  Alari  di  piloni  disposti  a  scacchiera, 
per  modo  che  quelli  all'esterno  cuoprissero  i  vani  del  filare 
interno.  Dietro  questo  principio  piantò  egli  un  pilone  da- 
vanti la  prima  arcata  del  molo  di  ponente  e  tre  di  fronte 
alle  prime  aperture  di  quello  di  levante  ;  colla  differenza 
però  che  nel  molo  di  ponente  collocò  il  pilone  isolato  al  di 
fuori  verso  il  largo  coi  lati  obliqui  a  forma  di  sperone, 
mentre  in  quello  di  levante  dispose  i  tre  piloni  al  di  dentro 
del  bacino  in  linea  parallela  al  filare  di  sette  piloni  giù  pri- 
ma eretti.  Confessa  però  lo  stesso  De  Fazio  che  non  era 
tranquillo  sul  buon  effetto  di  questo  espediente,  e  che  si 
limitò  a  quei  soli  quattro  piloni  per  pigliar  consiglio  dal- 
l' esperienza. 

Erano  i  lavori  a  questo  punto,  quando  nel  i834  il  De 
Fazio  morì.  Fu  allora  introdotta  una  variante  nell'incom- 
pleto molo  orientale.  Il  Giare  dei  sette  piloni  già  prima  co- 
struiti venne  lasciato  allo  esterno,  e  presi  per  base  i  tre 
piloni  da  lui  collocati  in  via  di  esperimento  all'interno,  ven- 
ne sulla  linea  di  questi  ultimi  completato  il  molo,  costruen- 
done altri  nove  Ano  a  congiungersi  colla  punta  dell'isoletta 
del  Lazzaretto  vecchio.  Dopo  di  che,  senza  curarsi  nem- 
meno di  legare  e  robustare  i  dodici  piloni  del  filare  interno 
con  arcate  intermedie,  questo  molo  cosi  incompleto  venne 
lasciato  per  vari  anni  in  assoluto  abbandono. 

Nel  \  832  il  Governo  di  quelle  provincie  volendo  prov- 
vedere ad  un  riordino  generale  del  Lazzaretto  di  Nisida, 
ne  diede  analogo  incarico  all'  ingegnere  del  Corpo  reale 
d'acque  e  strade  Antonio  Majuri^  discepolo  e  seguace  delle 


—  1342  — 
teorie  del  De  Fazio.  Come  si  rileva  da  una  sua  Relazione 
pubblicata  in  Napoli  nel  1856  C^),  il  Majuri  trovò  tutti  i 
piloni  del  molo  di  levante,  e  specialmente  i  dodici  del  filare 
interno,  corrosi  nelle  loro  facce  e  pressoché  rovinati  dal- 
l'impeto delle  burrasche.  —  E  non  è  a  maravigliare  di  ciò. 
—  Le  ondate  del  mare  tempestoso,  costrette  a  passare  fra  i 
vani  dei  piloni  esterni,  ricadevano  poi  con  urli  violenti  con- 
tro gli  spigoli  dei  piloni  interni,  logorandoli  e  scalzandone 
le  fondamenta.  Due  anzi  di  questi,  cioè  il  quinto  ed  il  se- 
sto squarciati,  erano  caduti  in  rovina. 

Il  Majuri  vista  la  mala  prova  dell'esperimento'  del  De 
Fazio,  e  considerato  che  se  un  limitato  numero  di  trafori 
nei  moli  può  giovare,  mercè  un  moderato  movimento  delle 
correnti  marine,  a  tenere  sgomberati  i  porti  da  imbonimen- 
ti, un  numero  soverchio  può  invece  nuocere  e  contrastare 
al  buon  effetto  di  questo  sistema  ;  stabili  di  sopprimere 
sette  degli  undici  trafori,  lasciandone  aperti  soltanto  quat- 
tro nei  punti  meglio  adattati. 

Anche  nel  molo  di  ponente,  quantunque  molto  megho 
conservato  dell'  altro,  il  Majuri  riconobbe  eccedenti  al  bi- 
sogno le  tre  campate  lasciate  dal  De  Fazio,  riflettendo  come 
in  un  tratto  di  molo  della  lunghezza  di  poco  più  di  met.  80 
sia  sufficiente  all'uopo  un  solo  traforo.  Lasciò  quindi  aper- 
ta la  sola  prima  campata  verso  terra,  di  fronte  alla  quale 
esisteva  allo  esterno  quel  pilone  isolato  a  faccie  oblique,  di 
cui  sì  è  fatto  cenno  più  sopra,  e  chiuse  le  altre  due. 

I  due  moli  vennero  poi  ingrossati  e  robustati  con  una 
fodera  a  getto  di  smalto  e  con  esterna  scogliera  a  massi 
perduti,  chiudendo  i  fori  soppressi  e  formando  dei  due  moli 
una  massa  continua  interpolata  soltanto  dai  trafori  ad  ar- 
cate che  furono  conservati. 

I  concetti,  che  hanno  guidato  il  valente  idraulico  Majuri 
a  modificare  in  siffatta  guisa  la  costruzione  di  questi  due 
moli,  pur  conservando  il  sistema  degli  antichi   architetti, 


—  1343  — 
ed  adattandolo  alle  peculiari  circostanze  di  questo  porto, 
sono  da  lui  indicati  con  tutta  precisione  nella  succitata  sua 
Relazione  ;  e  siccome  contengono  delle  norme  utilissime 
sulla  più  vantaggiosa  loro  applicazione  nei  moli  dei  porti 
moderni,  crederei  di  defraudare  i  cultori  di  questo  ramo 
di  scienza  se  non  avessi  a  riportarli  testualmente  : 

«  Mi  cade  in  acconcio,  dice  il  Majuri,  di  fare  delle  os- 
»  servazioni  intorno  alla  chiusura  della  maggior  parte  dei 
»  trafori  nei  due  moli,  per  effetto  della  quale  a  mio  corto 
»  giudizio,  non  viene  ad  essere  vulnerato  il  metodo  antico 
»  dei  moli  traforati.  Trovandosi  i  piloni  del  molo  di  le- 
»  vante  corrosi  e  scalzati  al  piede,  ed  essendone  caduti 
»  due,  era  necessario  unirli  in  massi  di  maggior  mole  e 
»  rivestirli  con  una  fodera  di  smalto,  dando  a  questi  massi 
»  una  fronte  più  spaziosa  per  poterli  garantire  con  una 
»  gettata  di  scogli  contro  la  violenza  dei  flutti.  ~  D'  altra 
»  parte  i  tre  fori  del  molo  di  ponente  essendo  di  sovcr- 
»  chia  ampiezza,  entravano  per  essi  coi  venti  di  quel  rom- 
»  bo  correnti  troppo  forti  di  mare  tempestoso,  le  quali  sti- 
»  ravano  le  gomene  dei  bastimenti  e  tormentavano  uno 
»  spazio  prezioso  nel  porto,  come  quello  che  era  il  più 
»  profondo  ;  ed  ecco  perchè  conveniva  chiudere  i  due  tra- 
»  fori  estremi  e  lasciare  aperto  il  primo  che  è  coperto  da 
»  un  grosso  pilone  piantato  dinanzi.  » 

«  Potrebbe  parere  a  taluni,  che  se  per  la  pecuhar  sua 
I)  condizione  questo  porto,  attaccato  ad  un'isola  cinta  in- 
»  torno  da  alte  sponde  a  picco,  non  va  soggetta  a  forti  in- 
I)  terrimenti,  a  differenza  dei  porti  attaccati  ai  continenti, 
»  per  Nisida  sarebbe  stata  buona  ogni  maniera  di  moli  ri- 
»  pieni  o  traforati  ;  e  però  si  avrebbero  potuto  chiudere 
»  tutti  i  trafori  dei  suoi  due  moli.  Ma  a  ciò  si  risponde- 
»  rebbe,  che  se  in  questo  porto  non  sono  a  temersi  colma- 
»  menti  di  molto  rilievo,  non  è  dimostrato  quale  grado  di 
»  interrimento  ci  potrebbero  produrre  due  moli  ripieni  i 


~  1344  — 

»  quali  farel>l)ero  1'  ufficio  di  due  pennelli,  e  manterebbero 
»  una  calma  perfetta  e  ad  ogni  tempo  capace  di  lasciar 
))  spogliare  le  acque  d'  ogni  molecola  delle  più  esili  torbide 
n  di  che  non  mancano  di  andar  gravi.  » 

«  È  inoltre  a  considerare  che  la  vera  regola  di  pro- 
»  porzionare  la  mole  dei  piloni  all'ampiezza  dei  trafori  di- 
»  pende  dalla  postura  del  porto,  dai  venti  che  vi  regnano, 
»  dalla  profondità  del  mare  e  da  altri  elementi  svariatis- 
1)  simi.  Onde  per  le  riferite  condizioni  del  porto  di  Nisida, 
»  e  per  gli  ammaestramenti  dell'  esperienza,  sola  e  sicura 
n  guida  in  questa  parte  soprammodo  difficile  della  scienza 
»  dell'ingegnere,  sembrarono  bastevoli  quattro  trafori  nel 
»  molo  di  levante  ed  uno  solo  in  quello  di  ponente.  —  Ed 
»)  invero  il  primo  traforo  nel  molo  di  levante  vicino  alla 
»  punta  di  Nisida  viene  in  certo  modo  a  corrispondere  al- 
»  l'unico  traforo  in  quello  di  ponente:  le  correnti  entrano 
»  per  l'uno,  radono  la  banchina  del  bacino  del  porto, 
»  spazzano  il  fondo  in  prossimità  alla  medesima  e  sortono 
»  pel  traforo  opposto  di  ponente.  Pel  secondo  traforo  a 
»  levante  lasciato  a  parecchia  distanza  del  primo  entrano  i 
»  flutti  nel  bacino,  lo  attraversano  e  corrono  per  di  fuori 
»  alla  punta  del  molo  di  ponente.  Finalmente  il  terzo  ed  il 
»  quarto,  vicini  entrambi,  stanno  dove  termina  il  molo  di 
»  levante  e  comincia  l'antemurale  formato  dall'  isoletta  del 
n  Lazzaretto  vecchio.  — •  Ora  questi  trafori  di  moderata 
»  luce  lasciando  il  passaggio  ad  altrettante  correnti,  sono 
»  talmente  disposti  che,  mentre  tengono  le  acque  nel  porto 
»  in  un  certo  movimento  da  impedirvi  il  deposito  delle 
»  arene,  non  nuociono  a  quel  tanto  di  calma  e  tranquillità 
»  che  alla  sicurezza  di  ogni  maniera  di  bastimenti  si  con- 
»  viene.  » 

È  un  fatto  che  dopo  la  regolazione  di  due  moli,  ope- 
rata dal  Majuri  colla  guida  dei  suesposti  criteri,  il  porto 
di  Nisida  si  è  felicemente  conservato  immune  da  imbo- 


f. 


—  1345  — 

nimenti  ;  ed  è  questa  senza  dubbio  una  prova  incontra- 
stabile della  bontà  del  sistema  antico  dei  moli  a  traforo, 
purché  applicato  con  moderazione  e  con  avvertenza  alle 
speciali  condizioni  dei  porto. 

Questo  successo  venne  da  me  segnalato  in  una  pub- 
blica conferenza  ,  eh'  ebbi  1'  onore  di  tenere  il  24  aprile 
4  878  nella  sede  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  di 
Roma,  leggendovi  una  Memoria  «  Sull'uso  dei  moli  a  tra- 
foro del  porto  di  Nisida  »,  che  venne  poi  pubblicata  nel- 
r  accreditato  periodico  :   «Za  Rivista  marittima))  ('). 

Alla  lettura  della  Memoria  tenne  dietro  una  interes- 
sante discussione  sull'  uso  dei  trafori  nei  moli,  alla  quale 
prese  parte  in  principalitù  l' illustre  comm.  A.  Cialdi,  ben 
noto  per  le  molte  ed  importanti  opere  da  lui  date  alla  luce 
in  questi  ultimi  anni  sull'  ardua  materia  dell'  idraulica  ma- 
rittima (*)  :  i  risultamenti  della  quale  furono  pur  essi  pub- 
blicati in  fQrma  d'  appendice  alla  mia  Memoria  nello  stesso 
fascicolo  della  «  Rivista  marittima  »,  e  successivamente 
riprodotti  in  una  Nota  negli  «Annales  indiistrielles.  Livrai- 
son  du  i.*^»"  juin  1879  (^).» 

In  questa  Nota  il  Cialdi  fa  innanzi  tutto  rilevare  la  dif- 
ferenza che  passa  tra  i  porti  a  bacino  e  quelli  a  canale  ri- 
guardo all'  appUcabilità  dei  trafori.  Nei  primi  ritiene  adot- 
tabile con  buon  successo  il  sistema  antico,  però  lo  consi- 
gUa  soltanto  nei  moli  sotto  vento,  mentre  in  quelli  soprav- 
vento esterna  il  timore  che  i  trafori  possano  esser  causa 
di  due  gravi  inconvenienti  :  l'uno,  cioè,  che  impediscano  ai 
bastimenti  di  restare  ormeggiati  presso  le  banchine  in  causa 
dell'agitazione  delle  acque,  e  l'altro  che  le  materie  ostrut- 
tive, entrate  pei  trafori  del  detto  molo,  non  abbiano  forza 
sufficiente  di  attraversare  lo  specchio  acqueo  del  bacino 
ed  uscire  poi  per  gli  altri  trafori  del  molo  opposto  sotto 
vento. 

11   comm.    Cialdi   a   rinforzo   della    sua   opinione  cita 
Tomo  Vllj  Serie  V.  17;2 


—  1346  — 
ì'  esempio  del  porto  stesso  di  Nisida  nel  quale,  egli  dice, 
dopo  alcuni  anni  di  esperienza  l'ispettore  comra.  Majuri, 
benché  seguace  della  teoria  del  De  Fazio,  si  vide  costretto 
di  chiudere  la  maggior  parte  dei  trafori  nel  molo  soprav- 
vento. Ma  questa  supposizione  non  è  esatta,  ed  il  comm. 
Majuri  Io  dimostra  in  una  recente  Relazione,  inserita  negli 
Atti  del  Collegio  degl'  ingegneri  ed  architetti  di  Napoli  {^^), 
nella  quale  dichiara  che  i  dodici  piloni  già  eretti  in  quel 
molo,  e  lasciati  poi  in  abbandono  senza  nemmeno  voltarvi 
gli  archi,  furono  corrosi  ed  in  parte  rovinati  dall'  urto  di 
ben  dieci  tempeste  ;  che  dopo  parecchio  tempo  fu  necessa- 
rio rinforzarlo  con  la  chiusura  di  sette  trafori,  lasciandone 
aperti  soltanto  quattro  da  luogo  a  luogo  ;  che  anche  nel 
molo  sottovento,  per  lo  stesso  motivo,  se  ne  chiusero  due, 
lasciandone  aperto  uno  solo  ;  e  che  per  tali  necessità  si 
modificò  bensì  il  tipo,  ma  non  lo  scopo  del  metodo  degli 
antichi,  in  quanto  che  per  ripetuti  scandagli  e  dopo  pa- 
recchi anni  non  si  verificarono  interrimenti  nel  porto  di 
Nisida. 

E  valga  il  vero,  ove  si  ammettesse  la  esclusione  dei 
trafori  nel  molo  sopravvento  consigliata  dal  Gialdi,  il  siste- 
ma degli  antichi  perderebbe  gran  parte  della  sua  effica- 
cia. —  Quale  vantaggio  potrebbe  infatti  sperarsi  dall'  ap- 
plicare i  trafori  nel  solo  molo  sottovento,  mentre  sappia- 
mo che  da  questo  lato  spirano  venti  di  minor  forza  e  du- 
rata, meno  atti  quindi  a  generare  quelle  vivaci  correnti 
che  occorrono  per  spazzare  gì'  imbonimenti  dal  bacino  del 
porto  ?  —  Non  andrebbesi  incontro  con  maggiore  facilità 
all'  inconveniente  temuto  dal  comm.  Cialdi,  che  le  materie 
ostruttive,  introdotte  dai  trafori  del  solo  molo  sottovento, 
finiscano  col  decombere  nel  bacino,  anziché  sortire  pei 
fori  del  molo  opposto,  seco  trascinando  le  sabbie  rapite 
col  moto  di  traslazione  dal  fondo  del  bacino  medesimo  ? 

Un  altro  esempio  riporta  il  Cialdi  in  appoggio  delia  sua 


—  1347  — 
tesi,  cioè  il  porto  di  Trajano  di  Civitavecchia,  che  tuttora 
esiste  e  che  ha  il  molo  sopravvento  tutto  chiuso,  e  quello 
sottovento  a  trafori. 

Vediamo  cosa  dice  in  proposito  il  De  Fazio  nell'  accu- 
rata descrizione  di  questo  porto  che  ci  ha  lasciata  nel  suo 
Discorso  II  (^*). 

«  L'  antico  porto  Trajano  aveva  la  flgura  di  un  gran- 
»  de  anfiteatro,  ed  era  circoscritto  da  due  braccia  di  moH, 
»  i  quali  partendo  da  terra  progredivano  semicircolarmente 
»  in  mare  quasi  per  andare  a  congiungersi  tra  loro,  ma 
»  finivano  prima  di  pervenire  al  vertice,  lasciando  un'aper- 
»  tura  di  comunicazione  fra  il  mare  ed  il  porto:  apertura 
»  coperta  da  un'  isola  che  chiamasi  1'  antemurale.  » 

L'  originaria  costruzione  di  questo  porto  ci  fu  conser- 
vata da  una  medaglia,  che  nel  diritto  porta  Teffigie  del- 
l'imperatore Trajano  e  nel  rovescio  la  prospettiva  del  por- 
to che  ci  mostra  il  suo  perimetro  formato  da  piloni  con  in- 
terposte arcate,  e  sovra  altrettanti  edifici  che,  oltre  dare  al 
porto  un  aspetto  monumentale,  com'  era  lo  stile  di  quel- 
l'epoca di  smisurata  grandezza,  lo  difendevano  dall'impeto 
dei  venti. 

Ma  nella  prima  metà  del  IX  secolo  l'antico  porto  fu  di- 
strutto da  papa  Gregorio  IV  per  timore  di  una  invasione 
dei  Saraceni,  e  rimase  poi  in  completo  abbandono  e  ro- 
vina per  quasi  800  anni,  fino  a  che  fu  riparato  e  riaperto 
nel  volgere  della  prima  metà  del  secolo  XVII;  ma,  come 
soggiunse  il  De  Fazio,  «  secondo  le  cognizioni  di  questi 
»  tempi,  nei  quali  in  fatto  di  simili  costruzioni  s' incomin- 
»  clava  ad  uscire  dalla  barbarie  «.  Si  fu  quindi  nella  mo- 
derna riparazione  di  quel  porto  che  il  molo  sopravvento 
venne  formato  ripieno  e  1'  altro  sotto  vento  a  trafori^  per 
cui  r  esempio  invocato  dal  comm.  Cialdi  non  riguarda  il 
suo  stato  antico,  ma  una  moderna  alterazione  del  me- 
desimo. 


~  1348  — 

Dice  (li  più  il  Cialdi,  che  la  storia  non  ci  assicura  che 
i  Romani  architetti  abbiano  sempre  usato  i  trafori  nel 
molo  sopravvento,  e  che  l' impiego  dei  trafori  in  ambedue 
i  moli  si  riconosce  soltanto  nel  caso  in  cui  il  sito  del  porto 
non  sia  molto  esposto  agli  insulti  del  mare,  come  sarebbe 
appunto  quello  di  Nisida.  —  Ma  la  prima  circostanza  è 
contraddetta  dalle  concordi  opinioni  del  De  Fazio  e  del 
Majuri,  i  quali  avendo  avuto  campo  di  fare  accuratissimi 
studi  ed  investigazioni  nei  porti  antichi  seminati  in  quelle 
spiaggie  del  mezzogiorno  d'Italia,  mostrano  la  ferma  loro 
convinzione  che  il  perno  del  sistema  romano  è  l'  uso  dei 
fori  in  ambedue  i  moli.  —  Ed  il  valore  della  seconda  ò 
contrastato  dalla  franca  dichiarazione  del  Majuri  nella  suc- 
citata sua  Relazione  :  «  che  a  Nisida  i  flutti  da  scirocco  eb- 
»  bero  tanta  forza  da  abbattere  due  piloni  del  molo  di  le- 
»  vante,  e,  spinti  dal  libeccio,  sconquassarono  un  cassone 
»  che  stavasi  riempiendo  di  calcestruzzo  innanzi  ad  uno 
«  dei  trafori  del  molo  di  ponente  ».  E  soggiunge  «  che  di 
»  tale  veemenza  di  flutti  in  quel  punto  ha  potuto  giudicare 
»  egli  stesso  per  parecchi  anni  ». 

Pei  porti  a  canale,  come  ben  disse  il  Cialdi,  la  tesi  of- 
fre una  soluzione  diversa.  Come  è  noto,  i  porti -canali, 
perchè  aperti  in  spiaggie  sottili,  vanno  più  o  meno  soggetti 
alla  riproduzione  dello  scanno  presso  la  loro  bocca,  che 
forma  un  ostacolo  invincibile  alla  libera  entrata  ed  uscita 
dei  bastimenti.  —  Niun  rimedio  ha  fin  qui  raggiunto  com- 
pletamente lo  scopo.  Non  le  chiuse  di  scarico,  non  la  pro- 
trazione dei  moli ,  non  le  palafitte  a  giorno  che  hanno 
fatto  cattiva  prova  nei  porti-canali  di  Ravenna  e  di  Por- 
tolevante. 

Il  comm.  Cialdi  ricorda  nella  sua  nota  il  mezzo  inge- 
gnosissimo da  lui  proposto  ('^)  allo  scopo  di  distruggere  io 
scanno  nei  porti  a  canale,  obbligando  le  stesse  forze  vive 
del  mare  a  fare  questo  lavoro  di  spurgo.  Il  suo  trovato 


—  1349  — 
consiste  nello  spezzare  in  due  parti  il  molo  sopravvento,  la- 
sciando un'  apertura  di  conveniente  larghezza  nel  punto 
ove  si  forma  la  barra,  ed  innestando  alla  punta  del  tronco 
superiore  del  molo  medesimo  un  braccio  a  squadra,  con 
direzione  pressoché  parallela  alla  spiaggia.  I  flutto -cor- 
renti del  vento  regnante  sono  costretti  in  tal  modo  a  pas- 
sare per  r  imbuto  formato  dalla  apertura  del  molo,  ed  han- 
no la  forza  di  spazzare  dal  campo  del  porto-canale  le  sab- 
bie dello  scanno,  cacciandole  al  largo  sotto  vento  in  sito 
innocuo  alla  navigazione.  Il  braccio  di  scogliera  a  ritroso 
non  permette  ai  materiali,  che  scorrono  lungo  la  spiaggia 
sopravvento,  di  assalire  la  bocca  del  porto  e  di  contribuire 
alla  formazione  della  barra,  obbligandoli  ad  accumularsi 
nel  vasto  serbato] o  compreso  fra  la  riva  e  la  scogliera  ad 
essa  parallela.  Inoltre  coli' apertura  del  molo  si  crea  una 
seconda  bocca  laterale  al  porto,  opportunissima  in  date 
circostanze  all'  ingresso  e  sortita  dei  bastimenti,  ed  una 
rada  coperta  mercè  il  tronco  isolato  di  molo  sporgente 
a  mare. 

Questo  sistema  fece  buona  prova  in  una  esperienza 
fattane  dall'  ingegnere  Moro  per  distruggere  un  banco  di 
sabbia  presso  lo  sbocco  dello  stagno  d'  Ostia  ;  ed  ottenne 
un  lusinghiero  suffragio  di  approvazione  dall'  Accademia 
dei  Lincei,  il  cui  relatore,  il  celebre  P.  Secchi,  lo  defini 
molto  propizio^  e  dall'Accademia  delle  scienze  di  Parigi, 
il  cui  relatore,  l'illustre  de^^Tessan,  lo  qualificò  Ircs-ra- 
tionnel. 

Il  comm.  Cialdi  sostiene  che  il  suo  sistema  pei  porti- 
canali  è  affatto  nuovo,  non  trovandosene  traccia  presso 
gli  antichi  ;  ed  aggiunge  che  non  si  deve  scambiare  quello 
romano  dei  moli  a  traforo  col  suo,  perchè  sostanzialmente 
i  due  sistemi  differiscono  fra  loro,  lo,  che  mi  onoro  schie- 
rarmi fra  gli  ammiratori  del  Cialdi  pel  grande  impulso  da 
lui  dato  coi  pregevoli  suoi  lavori  al  progresso  dell' idrau- 


~  1350  - 
lica  marittima,  nel  mentre  rendo  omaggio  al  valore  del  suo 
trovato  pei  porti-canali,  non  posso  a  meno  di  non  ricono- 
scere che  i  due  sistemi  partono  da  un  identico  principio; 
quello  cioè  di  costringere  le  forze  stesse  del  mare  a  mante- 
nere sgombri  da  interrimenti  tanto  i  porti  a  bacino,  quan- 
to quelli  a  canale. 

A  questo  punto  giungono  gli  studi  sulT  importante  ar- 
gomento che  ho  preso  a  trattare.  Come  ben  si  vede,  Y  ul- 
tima parola  non  è  ancora  pronunciata.  Abbiamo  però  dei 
fatti  che  provano  incontrastabilmente  1'  utilità  dei  trafori 
nei  moli,  e  la  preferenza  del  sistema  antico  a  quello  mo- 
derno dei  moli  ripieni. 

Mi  associo  quindi  al  voto  del  comm.  Majuri  che  se  ne 
estenda  in  più  larga  scala  1'  applicazione  nei  nostri  porti 
italiani,  molti  dei  quali  vanno  pur  troppo  soggetti  a  note- 
voli imbonimenti,  ed  abbisognano  di  continui  escavi  colle 
draghe,  con  grave  carico  del  bilancio  dello  Stato.  E  se  col 
proseguire  analoghe  esperienze  nei  vari  casi  si  potrà  rag- 
giungere un  plausibile  equilibrio  tra  le  forze  del  mare,  che 
generano  gì'  imbonimenti,  e  quelle  che  si  possono  utilizzare 
per  distruggerli  ed  eliminarli,  senza  alterrare  con  correnti 
troppo  agitate  quella  tranquillità  di  acque  che  deve  regnare 
nei  bacini  portuali,  potremo  vantarci  di  aver  domata  la 
stessa  natura,  eh'  è  la  massima  conquista  cui  la  scienza 
dell'  ingegnere  possa  aspirare.  E  se  al  mio  voto  potessi  ag- 
giungere un  desiderio,  quello  sarebbe  che  del  sistema  del 
Cialdi  si  facesse  applicazione  nella  cosi  detta  scogliera  al 
nord  del  porto  di  Lido,  già  decretata  dal  Governo,  e  che 
vuoisi  sperare  di  vicina  esecuzione.  Il  porto  di  Lido,  per 
la  sfavorevole  insenata  sua  posizione,  va  più  che  ogni  altro 
soggetto  ad  essere  assalito  dagli  scanni  che  ne  sbarrano  la 
foce,  per  cui  giova  tentare  ogni  mezzo  per  impedire  la  loro 
riproduzione.  D'  altronde  col  sistema  del  Cialdi  nulla  si 
perde,  e  non  puossi  che  guadagnare.  —  Poiché,  alla  peg- 


—  1351  — 
gio,  ove  r  esperienza  dimostrasse  che  1'  apertura  da  la- 
sciarsi nella  parte  più  avanzata  della  diga  non  riuscisse  ef- 
ficace allo  scopo,  si  può  sempre  chiuderla  o  moderarla  di 
ampiezza.  —  Tutto  quindi  consiglierebbe  a  questa  prova, 
che  ove  venisse  coronala  da  felice  successo,  com'  è  da  ri- 
tenersi, confermerebbe  sempre  più  la  bontà  del  sistema  dei 
trafori  nelle  dighe  dei  porti,  che  col  presente  scritto  mi  sono 
studiato  di  porre  in  rilievo. 

Venezia,  luglio  1881. 


—  1352 


ANNOTAZIONI 


(1)  Alti  del  secondo  Congresso  degli  ingegneri  ed  architetti 
italiani.  Firenze,  1876. 

(2)  Intorno  al  miglior  sistema  di  costruzione  dei  porti.  DI 
scorsi  I,  II  e  III  di  Giuliano  de  Fazio.  Napoli,  1828-32. 

(3)  L'  ordine  del  giorno  fu  del  seguente  tenore  : 
«  La  IV  Sezione  d' Idraulica  marittima  del  secondo  Congresso 

»  pegli  ingegneri  ed  architetti  italiani,  ritenendo  che  lo  scopo  pro- 
»  postosi  dagli  antichi  architetti  greci  e  romani  nel  costruire  a 
»  traforo  le  dighe  dei  loro  porti  fosse  quello  di  mantenere  in  essi 
»  la  necessaria  profondità  e  sicurezza,  e  non  essendo  risultato  dalla 
B  discussione  argomenti  sufficienti,  perchè  questo  sistema  tanto  nei 
»  porti  a  bacino  che  in  quelli  a  canale  possa  venire  adottato  senza 
»  esperimenti  in  scala  maggiore  di  quelli  dai  moderni  idraulici  fino 
»  ad  ora  tentati ,  è  di  voto  che  si  raccomandi  al  Governo  di  fare 
»  nella  ricorrenza  di  nuovi  lavori  nei  nostri  porti  esperimenti  più 
»  decisivi  di  questo  sistema.  » 

(4)  Il  chiariss.  sig.  corani.  Antonio  Majuri,  uno  dei  più  distinti 
nostri  Ispettori  del  Genio  civile,  da  qualche  anno  passato  allo  stato 
di  riposo. 

(5)  Il  palmo  napolitano  corrisponde  a  metri  0.2634. 

(6)  Delle  opere  intese  a  riparare  e  compiere  il  porto  di  Ni- 
8ida.  Napoli,  1856. 

(7)  La  Rivista  marittima,  fascicolo  di  luglio  ed  agosto  4878. 

(8)  Per  toccare  di  molti  altri,  tutti  di  grande  valore  ed  impor- 


1 


—  1353  — 

fanza  sul  progresso  dell'idraulica  marittima,  ricordo  i  due  lavori 
magistrali  pubblicati  dal  comm.  A.  Cialdi:  Sul  moto  ondoso  del 
mare  e  su  le  correnti  di  esso,  specialmente  in  qtielle  litorali. 
Roma,  1866 —  e  Dei  movimenti  del  mare  sotto  l'aspetto  idrau- 
lico nei  porti  e  nelle  rive.  Studii  di  A.  Gialdi.  -  Roma,  4876. 

(9)  Porta  per  titolo  :  Note  sur  les  móles  a  piles  et  arceaux 
dans  les  ports  à  bassin,  sur  l'usage  qtcen  ont  fait  les  Romains 
et  sur  les  différences  de  ce  système  avec  celui  de  móles  gar- 
diens  avec  ouverture  du  coté  du  veni  propose  de  nos  jours  pour 
les  ports  canaiix,  par  A.  Cialdi,  capitain  de  vaisseau  et  membra 
correspondant  de  l' Institut  de  France. 

(10)  Atti  del  Collegio  degl'ingegneri  ed  architetti  di  Napoli. 
Anno  V,  fase.  4  e  5. 

(11)  Discorso  II  :  Intorno  al  miglior  sistema  di  costruzione 
dei  porti.  Napoli,  1828-32. 

(12)  Veggasi  la  sua  opera:  Dei  movimenti  del  mare  sotto  Ta- 
spetto  idraulico  nei  porti  e  nelle  rive.  Roma,  1876. 


Tomo  VII,  Serie  \.  173 


SULLA    RAPIDITÀ 

CON  CUI  LA  LUCE  MODIFICA  LA  RESISTENZA  ELETTRICA  DEL  SELE^O. 

Ricerche  sperimentali 
DEL  s.   e.  MANFREDO  BELLATI 

E    DEL 

DOTI.  R.  ROMANESE. 


Dopo  la  scoperta  dell'azione,  che  la  luce  ha  sulla  resi- 
stenza elettrica  del  selenio,  vari  Fisici  si  sono  occupali  di 
questa  e  di  altre  singolari  proprietà  elettriche  del  selenio  e 
ne  hanno  anche  fatto  meravigliose  applicazioni.  Tuttavia  si 
hanno  ancora  poche  nozioni  circa  al  grado  di  rapidità  con 
cui  si  produce  la  variazione  elettrica  del  corpo,  quando 
questo  passa  dalla  oscurità  alla  luce,  o  viceversa.  Il  Sale  (^), 
che  fu  uno  dei  primi  ad  occuparsi  delle  proprietà  elettri- 
che del  selenio,  fu  condotto  dalle  sue  ricerche  a  conclu- 
dere^ che  r  effetto  della  luce  ò  quasi  istantaneo,  e  che  solo 
quando  vien  tolta  la  luce,  il  ritorno  alla  resistenza  normale 
non  è  tanto  rapido:  soggiunge  poi  infine  che  i  raggi  calori- 
fici molto  intensi  ed  i  luminosi  hanno  la  proprietà  di  modi- 
ficare la  struttura  del  selenio  istantaneamente  e  senza  va- 
riazione di  temperatura.  W.  Siemens  ripete  presso  a  poco 
la  stessa  cosa.  Ecco  in  qual  modo  egli  si  esprime  (^). 
«  L'  aumento  della  conducibilità  prodotto  dalla  luce  nel  se- 
lenio granuloso  avviene  con  istraordinaria  rapidità.  Simil- 


(1)  Proc.  R.  Society,  XXI,  p.  283;  Pogg.  Ann.  CL,  p.  333. 

(2)  Phil.  Mag.  (4),  L.,  p.  416. 


-  1356  — 
mente,  la  diminuzione  della  conducibilità,  quando  si  tolga 
la  luce,  sembra  cominciare  istantaneamente:  tuttavia  scor- 
reva  un   tempo  più  lungo  prima   che    fosse  ristabilito  lo 
stato  corrispondente  alla  oscurità  ».   Altri  sperimentato- 
ri, come  Adams  (^)  e  Forssmann  (-),  ammettono  che  qua- 
lunque variazione  nella   intensità  della    luce  eserciti  una 
doppia  azione  sulla  resistenza  elettrica  del  selenio  ,  cioè 
un'azione  istantanea  ed  una  progressiva,  che  dura  qualche 
minuto.  —  Più  tardi  fu  inventato  il  fotofono^  e  a  taluno 
potrebbe  forse  parere  che  questo  stromento  basti  a  risol- 
vere tutte  le  questioni  relative  alla  rapidità  con  cui  la  luce, 
modiflca  la  resistenza  elettrica  del  selenio.  Ma  veramente 
non  è  cosi.  Prima  di  tutto  si  può  porre  la  questione,  se  nel- 
r  istante   in  cui  comincia  una  variazione  di  luce,  cominci 
pure  la  variazione  di  resistenza  elettrica;  oppure  se  fra  il 
principio  della  variazione  luminosa  ed  il  principio  della  va- 
riazione della  resistenza  passi  un  certo  tempo.  Pare  più 
probabile  la  prima  supposizione;  ad  ogni  modo,  anche  se 
fosse  vera  la  seconda,  l'intervallo  di  tempo  fra  il  comincia- 
mento  dei  due  fenomeni  deve  certo  essere  breve  e  sempre 
costante,  sia  che  si  tratti  di  aumento  grande  o  piccolo  di 
luce,  oppure  di  diminuzione.  Che  se  questo  intervallo  non 
fosse  costante,  sarebbe  impossibile  di  riprodurre  la  parola 
col  fotofono.  —  La  questione,  che  abbiamo  testé  accennata, 
non  è  quella  che  ci  siam  proposto  di  risolvere,  e  l'abbiamo 
ricordata  soltanto  por  prevenire  gli  appunti  che  alcuno  po- 
trebbe fare  sul  linguaggio  che  useremo  in  seguito,  il  quale 
è  conforme  all'  ipotesi  della  contemporaneità  di  comiucia- 
mento  delle  due  variazioni  di  luce  e  di  resistenza.  Abbiamo 
usato  un  tale  linguaggio  solamente  per  maggiore  semplicità, 


(1)  Proc.  R.  Society,  17  june  1875;   Phil.  Mag.,  (5),  I,  1876, 
p.  155. 

(2)  Wiedem.  Ann.,  IÌ,  1877,  p.  513. 


-   3357  - 
in  quanto  che  nello  studio  da  noi  fatto  è  del  tutto  indiffe- 
rente, che  la  variazione  di  resistenza  del  selenio  sia,  o  no, 
contemporanea  alla  variazione  di  luce. 

Ma  un'  altra  questione  si  presenta  circa  alla  rapidità 
con  cui  la  luce  modifica  la  resistenza  elettrica  del  selenio. 
Può  darsi  che  il  selenio  di  un  ricevitore  di  fotofono  in 
ogni  fase  di  luce  più  o  meno  viva  prodotta  dalie  vibrazioni 
dello  specchio  del  trasmettitore,  raggiunga  quella  resisten- 
za, a  cui  arriverebbe  se  il  grado  di  illuminazione  corri- 
spondente a  quella  fase  fosse  durevole,  anziché  fugace.  Ma 
può  anche  darsi  che  in  ogni  fase  la  resistenza  cominci 
bensì  a  variare,  ma  non  raggiunga  iHalore  corrispondente 
al  grado  di  illuminazione  di  quella  fase.  È  chiaro  infatti  che 
anche  in  questo  secondo  caso  si  avrebbe  delle  alternative 
di  maggiore  e  minor  resistenza,  capaci  di  produrre  tutti  i 
fenomeni  che  si  ottengono  col  fotofono. 

Nel  presente  scritto  diamo  conto  di  alcune  esperienze 
istituite  appunto  per  chiarire  come  si  comporti  il  selenio 
soggetto  a  rapide  variazioni  di  luce.  Le  esperienze  eseguite 
furono  molte;  ma  descriveremo  soltanto  le  ultime,  perchè 
le  altre  vennero  fatte  in  condizioni  men  buone. 

La  resistenza  di  selenio,  da  noi  usata,  costituiva  il  ri- 
cevitore piano  di  un  fotofono,  costruito  nei  primi  mesi  di 
quest'  anno  dal  Bréguet  di  Parigi.  La  superfìcie  coperta  da 
selenio  cristallino  era  di  circa  4  x  5^*^.  Questo  ricevitore 
era  chiuso'in  una  custodia  di  legno,  interrotta  soltanto  in 
cori'ispondenza  alla  superfìcie  coperta  di  selenio.  Per  sot- 
trarre anche  questa  parte  alle  influenze  esterne,  abbiamo 
applicato  sul  dinanzi  del  ricevitore  una  lastra  di  vetro  che 
lungo  gli  orli  era  sovrapposta  ad  ovatta,  e  che,  distando  di 
alcuni  millimetri  dalla  superfìcie  del  selenio,  veniva  a  for- 
mare il  coperchio  di  una  cameretta  dove  l'aria  era  sta- 
gnante. Nelle  ultime  esperienze  abbiamo  applicato  sovra  la 


—  1358  — 
prima  una  seconda  lastra  Ji  vetro,  la  quale  veniva  ad  iso- 
lare un  secondo  strato  di  aria  stagnante  grosso  un  milli- 
metro o  due. 

La  resistenza  elettrica  di  questo  ricevitore  variava  assai 
da  un  giorno  all'altro,  né  sempre  si  potevano  spiegare  que- 
ste variazioni  tenendo  conto  delle  differenze  di  tempera- 
tura :  un  aumento  di  temperatura  produceva  diminuzione 
di  resistenza.  Apposite  esperienze,  eseguite  col  reotropo  di 
Masson,  ci  hanno  mostrato  che  il  passaggio  di  una  corrente 
elettrica  attraverso  il  ricevitore  non  produceva  alcuna  po- 
larizzazione, e  ciò  tanto  se  il  ricevitore  era  esposto  alla 
luce,  come  se  si  trov^jva  all'oscuro.  Questo  risultato  è  con- 
forme a  quanto  fu  verificato  dal  Siemens  per  alcuni  dei 
campioni  di  selenio,  su  cui  ha  sperimentato  (*). 

Il  metodo  da  noi  seguito  è  molto  semplice.  Abbiamo 
misurato  col  mezzo  di  un  galvanometro  differenziale  la 
resistenza  elettrica  del  selenio,  il  quale  veniva  assoggettato 
ad  alternative  di  luce  ed  ombra  col  solito  mezzo  di  un  disco 
bucherato  fatto  girare  con  maggiore  o  minore  rapidità.  È 
chiaro  che  in  tal  modo  la  quantità  di  luce  ricevuta  dal  se- 
lenio in  un  dato  tempo  non  dipende  punto  dalla  velocità 
con  cui  si  fa  girare  il  disco;  ma  soltanto  dal  rapporto  delle 
aree  dei  fori  e  dei  pieni  del  disco.  Se  questo  gira  con  ve- 
locità maggiore,  i  lampi  e  le  ecclissi  si  succedono  con  rapi- 
dità maggiore,  facendosi  più  brevi;  ma,  dopo  un  numero 
intero  di  periodi,  la  frazione  di  tempo,  durante  la  quale  il 
selenio  fu  esposto  alla  luce,  rimane  sempre  la  stessa.  Se 
dunque  la  variazione  di  resistenza  nel  passaggio  dalla  luce 
all'  ombra  ,  o  viceversa,  avviene  in  modo  assolutamente 
istantaneo,  la  resistenza  media  del  selenio  non  deve  punto 


(1)  W.  Siemens,  Ueber  die  Abhàngigkeit  der  elektr.  Leitungs- 
fdhigkeit  des  Selens  von  Wàrme  und  Licht.  (Pogg.  Ann.  CLIX, 
p.  117,  a  pag.  133). 


—  1359  — 

variare,  sia  che  il  disco  giri  lento  o  veloce.  Se  invece  il  feno- 
meno non  è  istantaneo,  la  resistenza  media  non  resterà,  in 
generale,  costante.  In  tal  caso,  adoperando  dischi  in  cui  sia 
differente  il  rapporto  tra  i  fori  e  i  pieni  e  variando  la  velo- 
cità di  rotazione  di  essi,  si  potrebbe  studiare  il  fenomeno  in 
tutte  le  sue  fasi. 

Circa  alla  pratica  disposizione  dell'apparecchio,  ripetute 
esperienze  ci  hanno  mostrato  che  è  necessario  sottrarre  il 
selenio,  che  si  studia,  ad  ogni  urto  o  tremolio:  abbiamo 
quindi  cercato  che  le  parti  mobili  dell'  apparecchio  fossero 
indipendenti  dalle  fisse  e  che  tutte  poi  offrissero  la  massima 
stabilità.  La  sorgente  di  luce,  che  trovammo  più  costante, 
fu  una  lampada  a  petrolio  a  lucignolo  rotondo.  Questa  era 
chiusa  entro  una  lanterna  di  legno  protetta  da  ogni  lato 
con  schermi,  perchè  la  fiamma  non  fosse  turbata  dalle  cor- 
renti d'aria,  che  potevano  essere  più  o  meno  intense  a  se- 
conda della  velocità  di  rotazione  del  disco.  La  lanterna  era 
sostenuta  da  una  mensola  infissa  nel  muro.  I  raggi  che 
partivano  dalla  fiamma  venivano  resi  pressoché  paralleli  da 
una  grande  lente  applicata  su  una  delle  faccie  verticali  della 
lanterna.  Perchè  poi  venissero  assorbiti  i  raggi  calorifici 
oscuri,  il  fascio  di  luce  si  faceva  passare  per  una  vaschetta 
di  vetro  a  pareti  parallele  piuttosto  grosse,  distanti  l' una 
dall'altra  circa  4  cent,  e  riempiuta  di  una  soluzione  d'al- 
lume. Subito  al  di  là  di  questa  vaschetta  v'  era  uno  scher- 
mo con  un  foro  eguale  alla  superficie  attiva  del  selenio  del 
ricevitore,  e  poi  veniva  il  disco  girevole.  Questo  era  di  car- 
tone annerito  sul  lato  rivolto  al  selenio,  avea  il  diametro  di 
0"\305  e  presentava  verso  l'orlo  una  serie  di  fori,  disposti 
regolarmente,  che  avevano  la  forma  di  porzione  di  settore 
circolare  ed  erano  tutti  eguali  fra  loro.  L'altezza  dei  fori 
era  circa  3  cent,  e  la  larghezza  variava  secondo  i  casi.  Il 
disco  era  forato  anche  nel  centro  e  dava  passaggio  ad  un 
asse  d'acciajo  a  cui  era  fissato  mediante  dei  pezzi  a  vite. 


—  1360  — 
L'  asse  girava  su  due  cuscinetti  portali  da  robuste  branche 
di  ferro  infisse  nel  muro.   Il  disco  occupava  adunque  un 
piano  verticale  frammezzo  a  queste  due  branche  :  esso  ve- 
niva poi  messo  in  giro  facendo  rotare,  con  opportuna  tras- 
missione, una  rotella  a  gola,  montata  sull'asse  stesso  del 
disco.  La  ruota,  che  dava  moto  alla  funicella  di  trasmissio- 
ne, si  faceva  girare  a  mano,  regolando  il  movimento  sulle 
battute  di  un  metronomo.   Il  ricevitore  a  selenio  era  appe- 
so ad   un'asta  infissa  nel  muro,  avea  la  sua  faccia  ante- 
riore parallela  al  piano  del  disco  e  assai  prossima  ad  esso, 
ed  era  tenuto  in  tale  posizione  che  il  suo  centro  fosse  sulla 
retta  dei  centri  della  fiamma,  della  lente  e  dei  fori  dello 
schermo  e  del  disco  girevole.  Tutta  questa  parte  dell'appa- 
recchio era  situata  in  uno  stanzino  di  pochissima  luce,   e 
di  più  era  circondata  da  grandi  schermi,   sicché  il  selenio 
poteva  ricevere  solamente  la  luce  della  fiamma   che  attra- 
versava i  fori  del  disco. 

Come  abbiamo  detto  precedentemente,  si  misurava  la 
resistenza  elettrica  del  selenio  col  mezzo  di  un  galvano- 
metro  differenziale.  La  corrente  era  fornita  da  tO  coppie 
Bunsen  ad  acidi  piuttosto  deboli,  la  resistenza  inserita  in 
uno  dei  rami  derivati  era  data  da  un  reostato  di  Siemens 
ed  Halske.  Il  galvanometro  era  a  specchio  e  scala,  e  per 
mezzo  di  un  commutatore  era  possibile  di  introdurlo  o  di 
escluderlo  dal  circuito,  facendo  pur  sempre  passare  la  cor- 
rente in  tutta  l'altra  porzione  del  circuito.  Ciò  si  faceva 
per  poter  leggere  di  tratto  in  tratto  la  posizione  di  equili- 
brio dell'ago  quando  non  passava  corrente  nel  galvano- 
metro. 

Abbiamo  sperimentato  con  cinque  dischi  diversi  nel  se- 
guente modo.  Letta  la  scala  quando  la  corrente  non  circo- 
lava per  il  galvanometro,  si  faceva  girare  il  disco  con  una 
velocità  di  circa  12  giri  al  secondo,  e  modificando  la  resi- 
stenza del  reostato,  si  riconduceva  l'ago  alla  posizione  ini- 


—  1361  ~ 

ziale;  poi  si  aiunentava  la  velocitù  di  rotazione  del  disco 
sino  a  fare  circa  50  giri  al  secondo,  si  osservava  se  avveni- 
vano spostamenti  nell'ago,  e  Onalmente,  per  controllo,  si 
ripeteva  la  lettura  riconducendo  il  disco  alla  velocità  pri- 
mitiva. Queste  osservazioni  si  ripetevano  molte  volte  per 
ogni  disco.  Nella  seguente  tabella  riassumiamo  gli  elementi 
dell'  ultima  serie  di  esperienze. 


a 

3 

a 

o 
o 

Num. 
dei 
fori 

Rappor- 
to fra 
le  aree 
dei    fori 
e  dei 
pieni 

Durala  massima 

Durata  minima 

Resi- 
stenza 
U.  S. 

della  lu- 
ce 

dell'om- 
bra 

della  lu- 
ce 

deU'om- 
bra 

1 

<2 
3 

4 
5 

12 
12 
10 

24 
12 

1  .  7 
1  :3 
1  :  2 
1  :1 
3:1 

0\0008 
0,0016 
0  ,0016 
0  ,0016 
0  ,0048 

O',0056 
0  ,0048 
0  ,0032 
0  ,0016 
0  ,0016 

0^0002 
0  ,0004 
0  ,0004 
0  ,0004 
0,0013 

0\0016 
0,0013 
0  ,0009 
0  ,0004 
0  ,0004 

4660 
4606 
4440 
4510 
4260 

In  questa  serie  di  esperienze  non  fummo  capaci  di  no- 
tare alcuna  sensibile  variazione  della  resistenza  del  selenio 
al  variare  della  velocità  del  disco.  Si  avevano  bensì  piccoli 
spostamenti  nell'ago  della  bussola,  ma  erano  affatto  irre- 
golari ed  avvenivano  anche  quando  non  si  modificava  la 
velocità  del  disco.  Potrebbe  darsi  che  questi  spostamenti 
accidentali  mascherassero  gli  effetti  dovuti  alla  variazione 
di  resistenza  del  selenio  ;  ma  in  ogni  caso  questi  ultimi  ef- 
fetti sarebbero  stati  assai  piccoli,  perchè  una  differenza  di 
una  0  due  unità  Siemens  si  sarebbe  certo  rivelata. 

Queste  esperienze  furono  fatte  a  una  temperatura  me- 
dia di  28°.  La  resistenza  del  selenio  all'oscuro  era  5810 
U.  S.  Le  altre  resistenze  poi,  determinate  mentre  giravano 
Tomo  VIIj  Sorte  V.  Ali 


—  4362  — 

i  sìngoli  disebi  e  registrate  nell'ultima  colonna  della  tabel- 
la, non  sono  fra  loro  paragonabili,  perchè  durante  le  espe- 
rienze la  fiamma  fu  piìi  volte  spenta  e  riaccesa. 

Altre  serie  di  esperienze  ci  diedero  parimenti  dei  risul- 
tati nulli  o  contradditori.  Notiamo  solo  che,  sperimentando 
col  disco  n.°  2,  quando  la  resistenzei  del  selenio  era  circa 
doppia  di  quella  che  possedeva  da  ultimo,  ci  parve  di  osser- 
vare un  piccolo  aumento  di  resistenza  al  crescere  della  ve- 
locità del  disco:  in  quell'epoca  i  dischi  n."  4  e  3  non  erano 
ancor  costruiti.  —  Ma  se  lasciamo  da  parte  questo  caso, 
che  non  è  ben  accertato,  i  risultati  a  cui  siam  giunti  non 
son  certo  quelli  che  ci  attendevamo.  Probabilmente  se  aves- 
simo potuto  aumentare  ancor  più  la  velocità  del  disco  e  ot- 
tenere una  perfetta  stabilità  dell'ago,  saremmo  giunti  a 
conclusioni  alquanto  diverse.  Ad  ogni  modo  le  esperienze 
fatte  mostrano  che  il  selenio  da  noi  usato,  entro  i  limili  in 
cui  ci  siamo  tenuti,  si  comporta  sensibilmente  come  se  la 
variazione  di  resistenza  per  il  passaggio  dalla  luce  all'  om- 
bra, 0  viceversa,  fosse  istantanea. 

Rendiamo  vivissime  grazie  al  prof.  Fr.  Rossetti,  che  ci 
diede  agio  di  eseguire  questo  lavoro  sperimentale  nell'  Isti- 
tuto di  fisica  da  lui  diretto. 

Padova,  Università,  agosto  1884. 


INTORNO 

AL  RISCALDAMENTO  DEGLI  ELETTRODI  PRODOTTO  DALLA  SCliMlLLA 
DEL  ROCCHETTO  D'INDUZIONE. 

Sliidio  sperimentale 
DEL  s.  c.  ANDREA    NACCARI 


I.  II  riscaldamento  di  due  elettrodi,  quando  scocca  fra 
essi  la  scintilla,  fu  già  studiato,  ma  non  ancora  compiuta- 
mente. Le  osservazioni  principali  fatte  finora  su  questo  ar- 
gomento possono  riassumersi  così. 

I.°  In  generale  i  due  elettrodi  non  si  riscaldano  egual- 
mente. Se  le  scariche  sono  dovute  ad  una  macchina  di  Hollz 
è  per  lo  pii^i  il  polo  positivo  che  si  riscalda  di  più,  e  ciò  pure 
si  osserva  con  l'arco  voltaico.  Col  rocchetto  d'induzione 
e  anche  con  la  macchina  di  Holtz,  quando  questa  sia  prov- 
veduta di  grandi  conduttori  o  di  condensatori,  avviene  il 
fatto  contrario. 

2°  Il  riscaldamento  d'un  termometro  posto  tra  i  due 
elettrodi  dipende  dalla  forma  e  dalla  natura  di  essi.  Secondo 
il  Poggendorff  si  ha  il  massimo  riscaldamento  con  la  mac- 
china usando  sfere  per  elettrodi  anziché  punte,  e  si  ha  l'ef- 
fetto opposto  col  rocchetto.  Se  la  elettricità  sia  fornita  da 
un  rocchetto  d'induzione,  con  elettrodi  di  bismuto,  di  zinco, 
di  antimonio,  di  stagno  o  di  piombo,  si  ha  un  effetto  quasi 
doppio  di  quello  che  si  ottiene  con  elettrodi  di  argento,  di 
rame,  di  ferro,  di  platino  o  di  grafite.  Le  differenze  riscon- 


—  1364  — 
Irate  dal  Poggendorff  slesso,  quando  fece  uso  della  niac- 
cbiiia  di  Hollz,  furono  invece  assai  piccole. 

3."  La  differenza  di  riscaldamento  degli  elettrodi,  oltre 
che  nell'aria,  sussiste  nell'ossigeno,  nell'idrogeno,  nell' os- 
sido di  carbonio  e  nell'anidride  carbonica,  anche  quando 
questi  gas  sono  rarefatti. 

4.°  La  distanza  degli  elettrodi  non  ha,  secondo  il  Rei- 
tlinger,  influenza  sul  fenomeno  termico. 

5."  Secondo  il  Reillinger  stesso,  è  probabile,  ma  non 
accertato,  che  il  riscaldamento  dell'elettrodo  negativo  sia 
proporzionale  alla  quantità  di  elettricità  che  passa  fra  gli 
elettrodi  ('). 

Nessuno  sperimentatore  diede  su  questo  argomento  in- 
dicazioni precise,  e  in  vero  pare  che  il  modo  di  operare 
non  lo  permettesse.  Il  Poggendorff  adoperò  dei  termometri 
il  cui  bulbo  poneva  a  contatto  o  a  piccole  distanze  dagli 
elettrodi,  ed  osserva  egli  stesso  che  la  presenza  dei  termo- 
metri sulla  via  della  scintilla  doveva,  nel  caso  almeno  della 
macchina,  alterare  i  fenomeni.  Il  Reitlinger  pose  i  termo- 
metri entro  cilindri  conduttori  adossati  agli  elettrodi;  ma 
pubblicò  solo  le  conclusioni  del  suo  studio,  non  i  valori 
sperimentali  ottenuti. 

Riferisco  in  questo  scritto  alcune  esperienze  che  ho 
fatto  per  studiare  il  riscaldamento  degli  elettrodi  del  roc- 
chetto d'induzione. 

2.  Apparecchio.  Il  rocchetto  da  me  adoperato  fu  co- 
struito dal  Carpenlier  di  Parigi.  La  massima  lunghezza 
della  scintilla,  ch'esso  può  dare  con  otto  grandi  coppie,  è 
48   cent.   L'interruttore  del  Foucault  fu  mantenuto,  per 


(1)  Poggendorff,  Pogg.  Ann.,  XCIV,  632  (1855);  CXXXII,  107 
(1867).  —  Moìiatsber.  der  Beri.  AkacL,  1861,  349.  —  Reillingei', 
Zeitschrift  fùr  Math.  u.  Phys..  1863.  Yedi  il  compendio  di  qucsli 
lavori  nel  Wiedemann,  Galvanismus,  li  ed.,  §  1036  e  seguenti. 


-    1365  - 
quanto  fu  possibile,  in  condizioni  coslanti  con  h\  pallina 
fermata  al  punto  più  basso  dell'asta  oscillante.  Come  elet- 
trodi adoperai  delle  sfere  metalliche  cave  del  diametro  di 
5  centimetri,  aperte  al  disopra  e  provvedute  d'un  cilin- 
dretto verticale  di    1,5  ceni,  di  diametro.  Ciascuna  sfera 
ora  sostenuta  da  una  colonnina  di  vetro  rivestita  con  ce- 
ralacca e  portava  inferiormente  un  piccolo  anello,  a  cui  si 
poteva  appendere  il  capo  d'un  reoforo.  La  colonnina  di 
vetro  era  infissa  mediante  vite  e  madrevite  di  ottone  in 
uno  zoccolo  di  legno,  il  quale  poteva  venir  fatto  scorrere  e 
(issato  lungo  un  regolo  orizzontale  di  legno.  Cosi  due  sfere 
potevano  venir  fissate  a  qual  distanza  meglio  piaceva  Tuna 
dall'altra.  Uno  dei  reofori,  che  partivano  dai  poli  del  roc- 
chetto, andava  ad  una  delle  sfere,  l'altro  andava  a  una 
bussola  con  specchio  e  cannocchiale,  il  cui  filo  era  rivestilo 
di  guttaperca.  Un  reoforo  congiungeva  la  bussola  alla  se- 
conda sfera.  In  ciascuna  sfera  io  versai  prima  di  ciascuna 
serie  di  esperienze  50  cm.^  di  petrolio,  e  immersi  nel  pe- 
trolio il  bulbo  di  un  termometro  diviso  in  quinti  di  grado.  I 
due  termometri   erano  tenuti  a  conveniente  altezza  me- 
diante un  tappo  di  sovero,  eh'  essi  attraversavano  e  che 
era  inserito  nella  bocca  della  sfera.  11  tappo  aveva  un  in- 
taglio laterale,  attraverso  il  quale  passava  un  filo  metallico 
che,  ripiegato  e  appiattito   all'  estremità  inferiore,  serviva 
per  agitare  il  liquido.  11  filo  era  saldato  con  mastice  ad  un 
cannello  di  vetro  per  isolarlo.  La  bussola  venne  graduata 
accuratamente  mediante  una  serie  di  esperienze  eseguite 
con  una  coppia  Danieli  di  nota  resistenza  interna  e  reostati 
esatti.  Fu  pure  determinata  la  resistenza  interna  della  bus- 
sola. Sono  indicate  con   i  nelle  tabelle  seguenti  le  intensità 
della   corrente   che   attraversava  la  bussola,  espresse   col 
prendere  per  unità  la  intensità  della  corrente  che  produ- 
ceva la  deviazione  cori-ispondente  ad  una  particella  della 
scala.  1  numeri  che  son  indicali  con    n  e  p   rappresentano 


—  1306  — 
rispettivamente  i  riscaldamenti  dell'elettrodo  negativo  e  del 
positivo,  che  avvennero  in  un  minuto.  Moltiplicando  n  o  p 
per  l'equivalente  in  acqua  della  sfera  si  ha  il  calore  svilup- 
pato neir  uno  o  nell'altro  elettrodo  in  un  minuto. 

In  ciascuna  esperienza  osservai  di  trenta  in  trenta  se- 
condi, prima  di  mettere  in  attività  il  rocchetto,  1'  uno  e 
r  altro  termometro,  alternandone  le  letture,  e  proseguii  in 
questo  modo  le  osservazioni  dopo  cessato  il  passaggio  della 
elettricità  per  otto  o  dieci  minuti.  Nel  valutare  le  corre- 
zioni seguii  il  solito  metodo  delle  determinazioni  calorime^ 
triche. 

L'intervallo  di  tempo,  durante  il  quale  lasciai  passare 
la  elettricità  indotta,  fu  diverso  nei  varii  casi.  Cercai  in  ge- 
nerale che  il  riscaldamento  totale  fosse  di  tal  grandezza  da 
venir  valutato  con  sufQciente  precisione.  Queir  intervallo 
non  fu  mai  minore  di  un  minuto,  né  mai  maggiore  di 
dieci.  Nelle  tabelle  ho  indicato  con  n,  e  p^  ì  rapporti  n:i 
e   p  :  i. 

Ho  mantenuto  sempre  invariato  in  tutte  le  esperienze 
il  senso  della  polarità  del  rocchetto,  e  feci  si  che  l'ago  della 
bussola  fosse  sempre  deviato  nello  slesso  senso.  Come  è 
naturale,  T  ago  non  assumeva  durante  il  passaggio  della 
elettricità  una  posizione  flssa,  ma  oscillava  ora  più,  ora 
meno.  Feci  da  tre  a  quattro  letture  per  minuto  prendendo 
in  ciascuna  la  media  delle  oscillazioni  dell'  ago,  indi  presi 
la  media  di  tutte  le  letture,  e  fatte  le  correzioni  dovute  alla 
graduazione  della  bussola  e  all'  azione  elettromagnetica  e 
magnetica,  che  il  rocchetto,  per  sé  medesimo,  esercitava, 
benché  lontano,  sull'ago,  dedussi  il  numero  t. 

Non  feci  quasi  mai  un'  esperienza  senza  farla  seguire 
da  un'  altra  scambiando  la  polarità  degli  elettrodi.  Dei  due 
risultati,  i  quali  possono  differire  per  più  ragioni,  ho  preso 
quasi  sempre  la  media  aritmetica,  quando  me  ne  valsi  per 
calcolare   n^  e  Pi- 


—  4367  — 

È  noto  che  v'è  ragione  di  dubitare  della  comparabilità 
delle  indicazioni  date  da  un  reometro  sulla  intensità  delle 
correnti  indotte  (^).  A  questi  dubbi  sono  naturalmente  sog- 
gette anche  le  mie  esperienze,  specialmente  quelle  fatte  con 
diverse  distanze  degli  elettrodi.  Io  cercai  di  ottenere  le  in- 
dicazioni più  precise,  che  l' indole  dell'  esperienze  mi  con- 
sentiva. 

3.  Influenza  della  quantità  di  elettricità  che  passa 
nella  unità  di  tempo.  Nella  prima  delle  tabelle  che  seguono 
sono  contenuti  i  risultati  ottenuti  facendo  variare  la  quan- 
tità di  elettricità  e  mantenendo  costante  ed  eguale  a  milli- 
metri 2,8  la  distanza  fra  due  sfere  cave  di  zinco,  che  face- 
vano l'ufficio  di  elettrodi. 

I  gruppi  di  due  esperienze  furono  ordinati  nella  tabella 
secondo  i  valori  crescenti  della  corrente  i;  ma  le  espe- 
rienze vennero  eseguite  in  fatto  nell'  ordine  indicato  dai 
numeri  progressivi  che  sono  contenuti  nella  prima  colonna 
e  furono  desunti  dal  registro  dell'  esperienze. 

(1)  Wiedemann,  Galvanismits,  II  Aufl.,  §  1011. 


1368 


Tabella    I. 

J  = '2,8  min. 


N 

i 

il 

P 

>'i 

Pi 

"i  -ih 

89 
90 

22,8 
21,8 

0,28 
0,24 

0,07 
0,06 

0,0117 

0,0030 

3,8 

87 

88 

42,0 
42,8 

0,51 
0,50 

0,13 
0,1  i 

0,0118 

0,0032 

3,7 

71 

72 

47,3 
48,8 

0,51 
0,49 

0,16 
0,13 

0,0104 

0,0030 

3,4 

73 

74 

48,2 
49,5 

0,49 
0,47 

0;13 
0,13 

0,0098 

0,0027 

3,7 

85 
86 

56,2 
54,5 

0,63 
0,62 

0,16 
0,18 

0,0112 

0,0030 

3,7 

82 
83 

57,6 
57,1 

0,60 
0,02 

0,17 
0,19 

0,0106 

0,0032 

3,3 

80 
81 

72,3 
72,6 

0,73 
0,76 

0,22 
0,26 

0,0103 

0,0032 

3,2 

62 
63 

72,9 
75,4 

0,82 
0,73 

0,19 
0,22 

0,0103 

0,0028 

'\  7 

68 
69 

90,6 

85,4 

0,98 
0,92 

0,26 
0,20 

0,0105 

0,0027 

3,9 

77 
79 

98,1 
98,0 

0,93 
0,94 

0,31 

0,25 

0,0095 

0,0028 

3,3 

75 
76 

102,2 
102,4 

0,98 
0,95 

0,30 
0,32 

0,0095 

0,0030 

3,1 

1369  — 


Continua  la  Tabella  I. 


N 

i 

n 

P 

«1 

Pi 

ni-.pt 

58 

1U8,5 

1,09 

0,30 

0,0097 

0,0026 

3,7 

59 

114,8 

1,06 

0,28 

60 

110,5 

1,11 

0,28 

0,0098 

0,0026 

3,7 

61 

110,9 

1,08 

0,31 

Per  questa  e  per  le  aflre  tabelle  conviene  osservare  che 
i  numeri  delle  tre  ultime  colonne  vennero  dedotti  da  quelli 
esprimenti  il  riscaldamento  totale  osservato,  non  dai  va- 
lori di  n  e  di  />  che  sono  ridotti  al  minuto,  tenendo 
conto  di  due  cifre  decimali.  Calcolando  col  mezzo  di  questi 
ultimi,  si  può  giungere  a  valori  alcun  poco  diversi  da 
quelli  inseriti  nella  tabella. 

Le  esperienze,  alle  quali  si  riferisce  la  tabella  seguente, 
furono  eseguite  con  la  distanza  d  =  \0  mm.  fra  un  elet- 
trodo e  l'altro. 


Tomo  VII,  Serie  V. 


175 


—  '137*0 


Tabella    1t. 

drrlò  mm. 


i 

■       N 
i 

1 

i 

n 

P 

^h 

Pi 

n,:pi 

102 
'   103 

23,1 
21 ,6 

0,44 
0,44 

0,15 
0,17 

0,0198 

0,0071 

2,8 

\      100 
101 

21,8 
25,6 

0,47 
0,43 

0,15 
0,16 

0,0191 

0,0065 

2,9 

91  , 

92 

35,4  : 

39,7 

0,65 
0,66 

0,22 
0,23 

0,0174 

0,0059 

2,9 

97 
■   98 

36,0 
40,0 

0,74 
0,62 

0,22 
0,23 

0,0179 

0,0059 

3,0 

95 
96 

52,4 
55,7 

0,90 
0,93 

0,28 
0,34 

0,0170 

0,0057 

3,0 

93 
94 

55,2 

56,4 

1,05 
0,95 

0,28 
0,33 

0,0179 

0,0054 

3,3 

111 
112 

60,3 
61,7 

1,02 
1,02 

0,41 
0,38 

0,0168 

0,0065 

2,6 

113 

114 

85,8 
77,9 

1,41 
1,30 

0,51 
0,50 

0,0166 

0,0061 

2,7 

Anche  per   d  =  20   eseguii  alcune  esperienze,  che  qui 
riferisco. 


1371  — 


Tabella    HI. 

dz:z'2,ù  mm. 


N 

i 

'}i 

P 

"i 

Pi 

n^:pi 

221 
220 

13,0 
164 

0,27 
0,28 

0,11 
0,12 

0,0190 

0,0077 

2,4 

219 

218 

25,9 
24,1 

0,41 
0,44 

0,20 
0,18 

0,0170 

0,0077 

2,2 

217 
216 

28,5 
28,5 

0,48 
0,41 

0,21 
0,23 

0,0157 

0,0078 

2,0 

215 
214 

31,7 
31,4 

0,55 
0,50 

0,24 
0,27 

0,0165 

0,0081 

2,1 

213 
212 

36,5 
37,9 

0,66 
0,51 

0,29 
0,32 

0,0157 

0,0081 

1,9 

Non  ho  oltrepassato  nell'  esperienze  di  questo  genere  i 
30  mm.  perchè  allora  mi  sarebbe  stato  difficile  il  far  va- 
riare entro  limiti  abbastanza  lontani  il  valore  di   i. 

Dalle  tre  tabelle  precedenti  si  può  desumere  ohe,  entro 
i  limiti  delle  esperienze  fatte,  le  quantità  «i  e  p^  sono  pres- 
soché costanti,  qijiando  la  distanza  fra  gli  elettrodi  sia  pur 
costante.  Specialmente  per  n^  appare  però  un  aumento  del 
suo  valore  quando  la  intensità  della  corrente  si  fa  piccola. 
Fra  i  valori  di  Pi  v'  ha,  specialmente  nella  prima  tabella, 
qualche  discordanza  molto  notevole,  ma  convien  ricordare 
che  la  quantità  da  misurarsi  era  minore  in  .tal  caso,  e 
quindi  1'  error  relativo  delle  determinazioni  era  maggiore. 


-    1372  — 

In  via  di  approssimazione  e  dentro  i  limiti  dell'  espe- 
rienza possiamo  ammettere  che  le  quantità  di  calore  svi- 
luppate nei  due  elettrodi  sono  direttamente  proporzionali 
alla  quantità  di  elettricità  che  passa. 

Sarebbe  quindi 

n^  :=z  ki , 

Ne  viene  che  il  rapporto  delle  quantità  di  calore  svi- 
luppate agli  elettrodi  si  mantiene  costante  nelle  condizioni 
suesposte  e  finche  la  distanza  degli  elettrodi  non  muta. 

Queste  conclusioni  valgono  fino  a  tanto  che  il  limite 
del  valore  di  i,  oltrepassato  il  quale  non  avviene  più 
scintilla,  è  ancora  lontano.  Ho  fatto  alcune  esperienze  con 
d=SO  cercando  di  avvicinarmi  a  quel  limite. 

Ecco  i  valori  ottenuti. 

T  abe  1 1  a     IV. 

d^rSO  mm. 


N 

i 

n 

P 

>h 

Pi 

^i-Pi 

210 
211 

6,2 
10,9 

0,115 

0,207 

0,087 
0,150 

0,0187 

0,0140 

1,3 

205 
206 

14,9 
17,1 

0,237 
0,220 

0,187 
0,160 

0,0143 

0,0110 

1,3 

207 
208 

18,5 

25,4 

0,270 
0/385 

0,170 
0,215 

0,0149 

0,0088 

i.7 

203 

204 

27,9 
.31,5 

0,362 
0,452 

0,1 72 
0,202 

0,0137 

0,0063 

2,2 

—  1373  — 

Si  vede  che  Wj  e  p^  vanno  notevolmente  aumentando 
al  diminuire  di  /,  il  che  era  già  stato  accennato  dai  valori 
delle  tabelle  precedenti,  e  che  il  rapporto  n^  :/^, ,  al  dimi- 
nuire di  / ,  cioè  nell'accostarsi  del  limite  suindicato,  si 
accosta  all'  unitù. 

4.  Influenza  della  natura  degli  elettrodi.  Per  studiare 
questa  influenza  ho  confrontato  il  riscaldamento  di  elet- 
trodi di  zinco  con  quello  che  avviene  in  condizioni  simili 
facendo  uso  di  elettrodi  di  rame.  Ho  scelto  questi  due  me- 
talli, perchè  il  Poggendorff,  come  già  ho  ricordato  di  sopra, 
ottenne  con  quei  due  metalli  effetti  grandemente  diversi, 
quando  si  servi  del  rocchetto  d' induzione  per  ottener  le 
scintille. 

Nella  tabella  che  segue  sono  registrati  i  risultati  delle 
esperienze  fatte  prima  con  due  sfere  di  zinco,  poi  con  due' 
sfere  di  rame,  novamente  infine  con  le  due  sfere  di  zinco. 
La  distanza  fra  le  sfere  fu  in  tutte  queste  esperienze  eguale 
a  mm.  3,5. 


—  1374  ~ 

Tabella    % 

d:n3,5  mm. 


N 

i 

n 

1 

P 

n^ 

Vi 

Tin-2,n 

175 
176 

74,8 
75,7 

0,94 
0,94 

0,32 
0,30 

0,0127 

0,0041 

Gm-Cw 

177 

178 

73,2 
72,1 

0,93 
0,91 

0,29 
0,30 

0,0126 

0,0040 

179 

180 

70,2 
67,3 

0,88 
0,80 

0,24 
0,22 

0,0122 

0,0033 

Zn-Zn 

181 
182 

73,3 
71,5 

0,88 
0,92 

0,26 
0,28 

0,0125 

0,0037 

185 
186 

69,8 
70,8 

0,85  . 
0,89 

0,26 
0,23 

0,0124 

0,0035 

Queste  esperienze  mostrano  che  la  quantità  di  calore 
sviluppata  dal  passaggio  dell'unità  di  elettricità  all'eleUrodo 
negativo  è  la  stessa  per  i  due  metalli,  quando  la  distanza 
fra  gli  elettrodi  è  la  stessa.  Il  medio  valore  di  n^  è  per  Io 
zinco  0,0125  e  per  il  rame  0,0124.  Benché  i  valori  di  Pi 
sieno  assai  discordanti,  pure  si  può  ragionevolmente  am- 
mettere anche  per  l'elettrodo  positivo  la  stessa  conclusione. 

Il  medio  valore  di  quel  rapporto  è  0,00377  per  lo  zinco 
e  0,00367  per  il  rame. 


à 


1375 


# 


Ho  fatto  altre  esperienze  a  differenti  distanze.  Con  la 
distanza    d=^   ebbi  i  seguenti  risultati. 

Tabella    %'I. 


N 

i 

n 

P 

! 

Hi 

Ih 

Z/i-Zh 

127 
128 

70,3 
70,1 

0,97 
0,98 

0,27 
0,30 

0,0134 

0,00389 

Gu-Gu 

129 
1.30 

60,2 
66,0 

0,95 
0,97 

0,21 

0,28 

0,01.50 

0,00380 

131 
132 

66,1 
65,9 

0,93 

0,94 

0,24 
0,24 

0,0141 

0,00367 

Zn-Zn 

133 
134 

71,9 
67,8 

0,92 
0,96 

0,27 
0,27 

0,0134 

0,00386 

Da  queste  esperienze  risulta  w,  per  lo  zinco  un  po' 
minore  che  per  il  rame,  il  contrario  per  p^  ;  ma  le  diffe- 
renze son  piccole.  La  seguente  tabella  spetta  ad  esperienze 
fatte  con    dz=ì2  rara. 


• 


4276 


Tabella    TU. 


N 

i 

n 

P 

«1 

Pi 

Zn-Zn 

135 
136 

43,1 
41,7 

1,00 
0,90 

0/28 
0,29 

0,0231 

0,0008 

Gu-Ci/ 

137 

138 

40,0 
41,9 

0,90 

0,82 

0,2<^. 
0,31 

0,0209 

0,0072 

139 

38,9 

39,8 

0,85 
0,80 

0,20 

0,28 

0,0209 

0,0068 

Zn— Zu 

141 

35,2 

0,70 

0,25 

0,0216 

0,0069 

14^2 

40,3 

0,88 

0,27 

In  queste  esperienze,  contrariamente  a  quanto  si  de- 
duce dalle  precedenti,  ?i,  è  più  grande  per  lo  zinco  che 
non  per  il  rame:  quanto  a  p^  si  ha  1'  effetto  opposto,  ma 
le  differenze  sono  sempre  abbastanza  piccole. 

Il  modo  in  cui  furono  eseguite  le  esperienze  riferite 
nelle  tre  ultime  tabelle,  presenta  in  pratica  qualche  diffi- 
coltù,  perchè  non  è  facile  il  far  sì  che  la  distanza  tra  i  due^ 
elettrodi  di  rame  sia  esattamente  eguale  a  quella  degli  elet- 
trodi di  zinco.  Ciò  può  servire  a  spiegare  le  discordanze 
osservate.  Ho  eseguito  pertanto,  e  anzi  prima  dell'espe- 
rienze descritte,  parecchie  serie  di  esperienze  adoperando 
una  sfera  di  rame  e  una  di  zinco  per  elettrodi.  Con  1'  al- 
ternare la  polarità  degli  elettrodi  io  credeva  di  poter  scor- 


i& 


—  1377  — 

gere  l'influenza  della  natura  del  metallo.  Cito  i  valori  otte- 
nuti in  una  sola  di  queste  serie,  parendomi  soverchio  il  ri- 
ferire quelli  perfettamente  consimili  avuti  dalle  altre. 


Tabella     Vili. 


N 

i 

vij.Zn 

Pi.Cu 

ìi^.Cu 

Pi.Zn 

54 

47,9 

0,0207 

0,0062 

55 

48,5 

0,0206 

0,0049 

56 

46,1 

0,0202 

0,0055 

57 

48,9 

0,0195 

0,0054 

60 

48,3 

0,0206 

0,0059 

61 

48,2 

0,0199 

0,0064 

62 

48,2 

0,0201 

0,0049 

63 

50,0 

0,0191 

0,0056 

Le  ultime  quattro  colonne  di  questa  tabella  contengono 
i  valori  di  Wj  e  p^ ,  e  v'  è  indicato  il  metallo  di  cui  era  co- 
stituito nei  singoli  casi  1'  elettrodo.  Il  medio  valore  di  n^ 
è  per  lo  zinco  0,0204,  per  il  rame  0,0198,  e  la  differenza 
è  certamente  inferiore  al  grado  di  precisione,  con  cui  quei 
valori  vennero  determinati.  Il  medio  valore  di  />j  è  per 
lo  zinco  e  per  il  rame  0,0056. 

Altre  serie  di  esperienze  eseguii  con  elettrodi  di  zinco 
e  pakfong.  Riporto  qui  sotto  i  valori  ottenuti  con  una  di 
queste.  Ho  indicato  con  n^.V  e  p^.V  i  riscaldamenti  avve- 
nuti air  elettrodo  di  pakfong,  quand'  esso  era  negativo  o 
positivo. 

Turno  VJIj  Serie  V.  176 


1378 


Tabella    IX, 


N 

/ 

Hi-ln 

Pi-P 

«,.P 

Pi  Zn 

41 

43,4 
42,0 

0,0156 

0,0038 

0,0163 

0,0036 

42 
43 

43,0 
41,6 

0,0153 

0,0035 

0,0154 

0,0041 

44 
45 

41,9 
41,4 

0,0152 

0,0031 

0,0158 

0,0036 

m 


Per  lo  zinco  la  quantità  n^  è  in  media  0,0i34,  per  il 
pakfong,  0,0158:  la  quantità  p^  è  0,0035  per  lo  zinco, 
0,0038  per  il  pakfong.  Le  differenze  non  son  tali  da  po- 
terle attribuire  alla  diversa  natura  degli  elettrodi.  Altre 
esperienze  con  zinco  e  ottone  diedero  risultati  consimili. 

Congiungendo  queste  ultime  esperienze  con  quelle  de- 
scritte prima,  mi  par  di  potere  asserire  che  la  influenza 
della  natura  della  sostanza  sul  riscaldamento  dell'elettrodo 
è  nel  caso  delle  mie  esperienze  piccolissima  o  nulla.  No- 
tisi che,  attendendomi  io,  in  causa  dell'  esperienze  del  Pog- 
gendorff,  tutt'  altro  risultato,  ho  eseguito  un  numero  di 
esperienze  assai  maggiore  di  quello  dell'  esperienze  che  ho 
qui  riferite.  È  superfluo  avvertire  che  la  conclusione  a  cui 
sono  giunto^  come  quella  opposta  del  Poggendorff,  non  va 
presa  in  generale.  Forse  la  forma  degli  elettrodi  ha  molta 
influenza  sul  fenomeno. 

Ho  voluto  sperimentare  con  elettrodi,  le  cui  particelle 
potessero  facilmente  prendere  parte  alla  scarica.   Ho  fatto 


-  1370  ~ 
perciò  costruire  due  cilindri  cavi  di  carbone  delle  storie  e, 
accomodatili  in  modo  simile  a  quello  seguito  per  le  sfere, 
ho  posto  entro  ciascuno  un  termometro,  ed  ho  aggiunto 
del  mercurio  per  riempire  la  cavitù.  In  tal  modo  trovai  che 
l'elettrodo  negativo  veniva  riscaldato  assai  più  che  l'altro, 
conforme  a  quanto  riscontrai  con  metalli,  ma  non  potei  far 
misure  che  fossero  comparabili  con  le  altre. 

Ponendo  in  comunicazione  col  suolo  or  1'  uno  or  T  al- 
tro elettrodo,  non  osservai  effetti  sensibilmente  diversi 
da  quelli  osservati  quando  quelle  comunicazioni  non  esi- 
stevano. 

5.  Influenza  della  distanza  degli  elettrodi.  Il   calore 
sviluppato  in  un  elettrodo  da   una  data  quantità  di  elettri- 
cità neir  attraversare  1'  intervallo  fra  gli  elettrodi  non  di- 
pende, secondo  il  Reillinger,  dalla  lunghezza  di  quell'inler- 
vallo.  Già  le  prime  tre  tabelle  mostrano  che  ciò  non  si  ve- 
rifica nelle  condizioni- delle  mie  esperienze.  Per  studiare  la 
influenza  della  lunghezza  dell'  intervallo  ho  fatto  anzitutto 
alcune  esperienze  con  elettrodi  di  zinco  a  distanze  d  mag- 
giori'di  quelle  prima  adottate,  vale  a  dire,  con    (/r=:35   e 
con    d=:AO.    Non  ho  potuto  oltrepassare  i  40  millimetri 
per  la  difficoltà  d' impedire  che  le  scariche  elettriche  avve- 
nissero per  altra  via    anziché  lungo  la  retta  di  minima  di- 
stanza dei  due  elettrodi  sferici.   Inoltre,  con  distanze  mag- 
giori avveniva  che  parte  della  elettricità,  pur  attraversando 
quell'intervallo,  non  passava  per  il  reometro.  Combinando 
le  ultime  esperienze  con  le  precedenti,  avrei  potuto  dedurne 
qualche  conseguenza,  ma  temei  che  le  esperienze  così  poste 
a  confronto,  essendo  state  eseguite  con  qualche  giorno  di 
intervallo,  non  fossero,  specialmente  per  quanto  spettava 
all'interruttore,  nelle  condizioni  medesime.  Per  ciò  ho  fatto 
altre  due  serie  di  esperienze,  facendo  in  esse  variare  suc- 
cessivamente la  distanza    d,   e  mantenendo  le  altre  condi- 
zioni, per  quanto  mi  fu  possibile,  inalterate.  In  questo  modo 


—  1380  ~ 
ho  desunto  il  quadro  seguente,  nel  quale  a  ciascun  valore 
di  d  espresso  in  millimetri  corrispondono  il  numero  m 
dell'  esperienze  fatte  con  quella  distanza,  i  medi  valori  di 
n^e|)^  e  quello  del  rapporto  Wi:/>(.  Notisi  che  in  tutte 
queste  esperienze  il  valore  della  corrente  induttrice  fu  re- 
golato per  modo  da  avere  per  la  corrente  indotta  i  dei 
valori  non  minori  di  25  né  maggiori  di  40. 

'd'ai»  eli  a     A. 


d 

)ìi 

\OKn, 

iO'-Ih 

l'i' Pi 

<2 

G 

99 

23 

4,2 

5 

4 

153 

41 

3,S 

10 

10 

184 

62 

3,0 

15 

4 

17:2 

82 

2,1 

t20 

11. 

11)0 

7'3 

2,0 

t25 

4 

157 

6G 

2,4 

30 

12 

139 

67 

2,1 

35 

3 

131 

72 

1,8 

40 

5 

109 

57 

1,9 

Benché  l'andamento  del  fenomeno  sia  irregolare,  pure, 
se  si  ammette  che  la  corrente  indotta  venga  misurata  a  do- 
vere col  reometro,  devesi  pure  ammettere  che  al  crescere 
della  distanza  d  crescono  tanto  n^  quanto  p,  Qno  ad 
un  massimo,  poi  1'  uno  e  l'altro  diminuiscono. 

Con  più  sicurezza  si  può  argomentare  sulle  variazioni 
del  rapporto   n^:p^    al  variare  di    d.    Esso  diminuisce  al 


—  1381  — 
crescere  di  d,  fatta  eccezione  per  qualche  irregolarità  do- 
vuta probabilmente  a  cause  perturbatrici.  Per  ogni  valore 
della  distanza  d  v'  ha  un  limite  inferiore  del  valore  di  i, 
oltrepassato  il  quale  non  scocca  più  la  scintilla.  Nell'espe- 
rienze ora  citate,  essendo  presso  a  poco  sempre  lo  stesso 
il  valore  della  corrente,  quel  limite  era  tanto  più  vicino 
quanto  più  grande  era  la  distanza  d.  Forse  da  ciò  dipende, 
come  già  fu  notato  per  l'esperienza  della  tabella  IV,  il  suc- 
cessivo accostarsi  del  rapporto  n^:p^  all'unità  quando 
cresce  la  distanza    d. 

6.  Quantità  assoluta  di  calore  sviluppata  sugli  elet- 
trodi. Ho  determinato  1'  equivalente  in  acqua  d'una  delle 
sfere  di  zinco  che  per  lo  più  mi  servirono  come  elettrodi, 
tenendola  nelle  condizioni  stesse  in  cui  s'  era  trovata  nelle 
esperienze.  Perciò  ho  fatto  passare  una  stessa  corrente 
contemporaneamente  attraverso  un  filo  di  pakfong  Immer- 
so nel  petrolio  della  sfera  e  attraverso  un  altro  Alo  di  pak- 
fong immerso  nell'acqua  di  un  piccolo  calorimetro.  Scam- 
biando i  (ìli  e  tenendo  conto  in  ciascun  caso  del  riscalda- 
mento avvenuto  trovai  quell'  equivalente  eguale  a  22,3  gr. 
Con  apposite  esperienze  trovai  che  1'  unità  di  corrente  as- 
sunta nelle  precedenti  esperienze,  espressa  in  unità  Danieli- 
Siemens,  è  0,00027.  Prendo  a  considerare  i  due  casi  delle 
tabelle  I  e  IL 

I  valori  medi  di  Wj  e  p,  sono  contenuti  nelle  colonne 
seconda  e  terza  della  seguente  tabella.  Con  ì^  e  p<^  vi  ho 
indicato  le  quantità  corrispondenti  di  calore  espresse  in 
piccole  calorie,  le  quali  sarebbero  sviluppate  in  un  minuto 
dal  passaggio  dell'  unità  di  corrente  Danieli-Siemens. 


~  1382 


d 

Hi 

Pi 

"2 

P« 

2,8 

0,0208 

0,0058 

\ 

859 

241 

10 

0,0359 

0,0123 

14.82 

508 

Le  quantità  di  calore  «^  Pi  appajono  molto  conside- 
revoli se  si  pensa  che  alla  stessa  quantità  dell'  elettricità 
e  ad  una  differenza  di  potenziale  eguale  alla  forza  elet- 
tromotrice della  coppia  Danieli  corrispondono  circa  170 
calorie. 

7.  Conclusioni.  I  risultati  dell'  esperienze  descritte  si 
possono  riassumere  così  : 


I ."  In  ogni  caso  l'elettrodo  negativo  si  riscaldò  piiJ  for- 
temente del  positivo. 

2."  Quando  la  distanza  fra  gli  elettrodi  venne  mante- 
nuta costante,  ed  era  lontano  il  limite,  oltre  il  quale  non 
scocca  pili  la  scintilla,  il  riscaldamento  di  ciascun  elettrodo 
per  ogni  unità  di  tempo  fu  proporzionale  alla  quantità  di 
elettricità  che  passava  dall'uno  all'altro  elettrodo  nel  tempo 
stesso. 

3.°  La  natura  dei  metalli  di  cui  erano  composti  gli  elet- 
trodi non  influì  in  modo  sensibile  sul  fenomeno  termico. 

4.°  Al  crescere  della  distanza  e  a  parità  di  corrente  i 
riscaldamenti  dell'uno  e  dell'altro  elettrodo  sembrano 
crescere  fino  ad  un  massimo  e  poi  diminuire;  il  rapporto 
fra  essi  diminuisce  invece  continuamente,  accostandosi 
all'  unità. 


—  1383  — 
5."  Le  quantità  di  calore  sviluppate  dal  passaggio  della 
elettricità  sugli  elettrodi  sono  relativamente  molto  consi- 
derevoli. 

Vi  sono  parecchie  questioni  che  hanno  affinità  con 
quelle  testé  indicate,  e  che  meriterebbero  uno  studio,  ma 
non  ne  faccio  alcun  cenno  perchè  non  posso  disporre  d'un 
numero  sufficiente  di  esperienze. 

Dal  Laboratorio  di  fisica  della  R.  Univers.  di  Torino 
26  lui?lio  1881. 


DELLA 

NUTRIZIONE  DELLE  PUNTE  COLTIVATE,  DELL\;0PP0RTUN1TA' 

D' IMPARTIRNE  LA  SCIENZA  AL   COLTIVATORE 

E  DEI  MEZZI  PIÙ' FACILI  DI  APPLICARLA. 

Memoria 

DEL  M.  E.   GHERARDO    FRESCHI 

{Sunto  dell'  Autore). 


Riassumendo  i  fenomeni  e  le  cause  della  produzione 
agricola,  si  dimostra  che  1'  arte  del  coltivatore  sta  essen- 
zialmente neir  industre  preparazione  e  nel  ragionato  im- 
piego delle  sostanze  cosi  dette  organiche  ed  inorganiche^ 
che  alimentano  le  piante  coltivate,  vale  a  dire  nella  razio- 
nale applicazione  del  concime  ;  e  che  la  scienza,  che  illu- 
mina l'arte,  sta  nel  conoscere  la  natura  di  coteste  sostan- 
ze; il  grado  della  loro  importanza  nel  suolo,  la  quantità  che 
ne  richiede  ciascun  ricolto,  e  la  misura  del  concime  che  la 
rappresenta.  E  però  1'  analisi  chimica  del  terreno,  della 
pianta  e  del  concime  costituisce  lo  strumento  regolatore 
della  buona  pratica,  in  cui  la  scienza  e  l'arte  si  unificano. 

Rilevati  i  sommi  vantaggi,  che  deriverebbero  all'agri- 
coltura dall'  uso  popolare  del  prefato  strumento,  di  questa 
chiave  che  schiude  e  rivela  all'  agricoltore  secreti  del  più 
grande  interesse,  ai  quali  la  sola  ignoranza  l'ha  tenuto 
finora  indifferente  ;  si  propone  un  mezzo  agevole  di  ren- 

Tomo  VI/,  Sene  V.  177 


—  1386  — 

derlo  famigliare  al  contadino  lino  dalla  scuola  elementare, 
mediante  la  mostra  d'una  effettiva  collezione  degli  elementi 
che  compongono  le  ceneri  delle  piante  coltivato,  ed  i  con- 
cimi sotto  la  forma  di  sali  carbonati,  fosfati,  fosfati-ammo- 
niacali o  azotati  quali  si  trovano  nel  commercio  ;  collezio- 
ne, che  dovrebb'essere  illustrata  dallo  stesso  libercolo,  che 
servisse  all'  esercizio  del  leggere  e  contenesse  le  nozioni 
elementari  relative  alla  scienza,  come  la  si  è  definita,  es- 
sendo inoltre  corredato  da  una  tabella  indicante  la  compo- 
sizione delle  piante  coltivate,  e  accompagnato  da  qualche 
problema  per  servire  ad  esercizii  d'  aritmetica  applicata 
all'  agricoltura. 

In  relazione  a  questo  piano  si  espongono  i  risultamenti 
di  parecchie  analisi  di  piante  cereali  nostrane  e  di  terreni, 
eseguite  per  cura  ed  a  spese  del  Freschi  dalla  R,  Staziono 
agricola  udinese  di  prova  al  già  accennato  scopo  di  dotare 
r  agricoltura  pratica  di  tabelle  analitiche  atte  a  supplire  le 
analisi  dirette,  vuoi  per  calcolare  la  quantità  di  concime 
che  esige  la  coltivazione  di  un  dato  ricollo,  vuoi  per  cal- 
colare il  valore  agrologico  del  letame  del  podere  e,  col  con- 
fronto della  composizione  delle  piante  e  del  terreno,  sta- 
bilire la  rotazione  agraria  più  compatibile  colla  compo- 
sizione del  letame.  Se  ne  insegna  poi  l'uso  pratico  a  mez- 
zo di  appropriati  esempi,  e  si  dimostra  come,  date  certe 
avvertenze  e  precauzioni,  i  calcoli^  basati  sui  dati  anali- 
tici di  piante  coltivate  nella  stessa  regione  e  in  condizioni 
climateriche  non  dissimili,  riescano  quanto  basta  prossime 
al  vero,  da  non  lasciar  lamentare  la  mancanza  della  ana- 
lisi diretta  e  reiterata  giusta  la  occorrenza. 

Alla  Gne  si  conchiude,  che  questo  lume  di  scienza  im- 
partito al  contadino  non  solo  affretterà  il  progresso   del- 


—  1387  — 

r  agricoltura,  prima  base  su  cui  si  regge  il  benessere  e  lo 
sviluppo  nazionale,  ma  sarà  eziandio  il  più  importante  e 
desiderabile  dei  progressi  ;  perocché,  oltre  al  migliorare  le 
non  liete  condizioni  economiche  di  colui,  che  senza  ade- 
guato compenso  s'  affatica  a  migliorare  le  nostre,  riescirù 
a  rendere  più  degna  e  rispettabile  la  condizione  sociale  di 
lui  medesimo,  ed  a  fargliela  amare  sopra  ogni  altra  che  gli 
sembra  flnora  più  invidiabile. 


SOPRA 

I  (liLORI  SPECIFICI  D[  ilCUM  llISdlGlil  iLfiOOLICI 

E  SULLA  densità'   DI  ESSI. 

€tnV\o  Sperimentale 

DEL  DOTT.  STEFANO    PAGLIANI 


Le  prime  determinazioni  di  calori  specifici  di  soluzioni 
alcooliche  fatte  da  A.  Sclmidarilscli  (Wien.  Akad.  Silzber., 
XXXVIII,  1859)  condussero  questo  sperimentatore  a  con- 
cludere che  i  calori  specifici  dei  miscugli  di  alcool  etilico 
ed  acqua  sono  sempre  inferiori  a  quello  dell'acqua. 

Secondo  Dupré  e  Page  invece  (P/iilos.  Trans. ^  1869),  i 
miscugli  di  alcool  etilico  ed  acqua  contenenti  35  p.  %  o 
meno  di  35  p.  %  in  peso  di  alcool  hanno  un  calore  specifico 
superiore  all'unità.  Era  il  primo  esempio  che  si  incontrava, 
di  liquidi  aventi  un  calore  specifico  maggiore  di  quello  del- 
l'acqua. 

Schiiller  (Pogg.  Ann.  Erg.,  V,  1870)  confermò  questi 
risultati.  Cosi  pure  fecero  Jamin  e  Amaury  {Compi.  Rend., 
LXX,  1870),  quantunque  i  valori  da  essi  ottenuti  discor- 
dino assai  da  quelli  di  Dupré  e  Page  e  di  Schiiller. 

Lo  stesso  fatto  non  fu  però  osservato  da  Dupré  {Proc. 
Roy.  Soc,  1872)  per  i  miscugli  di  alcool  metiUco  ed  acqua. 
Secondo  lui  un  miscuglio  contenente  IO  "/,  di  alcool  in 
peso  avrebbe  un  calore  specifico  uguale  a  0,986,  valore 


_^  Ì390  — 

che  andrebbe  sempre  diminuendo  per  i  miscugli  piìi  ricchi 
in  alcool. 

A.1  contrario  Lecher  {Wien.  Aliaci.  SUzùer.,  ^877),  aven- 
do ripetute  le  determinazioni  di  calore  specifico  per  i  mi- 
scugli di  alcool  metilico  ed  acqua,  osservò  un  andamento 
analogo  a  quello  presentato  dai  miscugli  di  alcool  etilico 
ed  acqua.  Egli  attribuì  i  valori  affatto  differenti  ottenuti  da 
Dupré  alla  qualità  dell'alcool  metilico  adoperato. 

Scopo  del  mio  studio  è  di  verificare  se  fatti  analoghi  si 
osservano  anche  per  le  soluzioni  acquose  di  alcool  propi- 
lico  e  di  alcool  isobutilico,  il  primo  solubilissimo  in  acqua 
quanto  il  metiUco  e  f  etilico,  il  secondo  assai  poco  solu- 
bile. Vi  aggiunsi  la  determinazione  della  densità  per  de- 
durne la  contrazione  di  volume. 

I  metodi  adoperati  da  Schnidaritsch,  da  Dupré  e  Page, 
e  da  Schiiller  si  riducono  al  metodo  delle  mescolanze,  sia 
che  un  dato  peso  di  liquido  venisse  riscaldato  ad  una  data 
temperatura  e  poi  immerso  nell'acqua  di  un  calorimetro,  sia 
che  si  introducesse  in  una  data  quantità  di  liquido  una 
massa  metallica  scaldata  ad  una  temperatura  nota. 

II  metodo  di  Jamin  e  Amaury  era  quello  ideato  ed  ap- 
plicato già  da  Joule  (Mem.  Ut.  Pliil.  Soc.  Mandi.,  1846)  e 
in  seguito  usato  da  Pfaundler,  fondalo  sull'effetto  termico 
prodotto  dal  passaggio  della  corrente  elettrica  in  un  con- 
duttore. Nell'apparecchio  di  Jamin  il  liquido  veniva  scal- 
dato in  vaso  cilindrico  di  rame,  intorno  al  quale  era  av- 
volto un  filo  di  pakfong,  per  il  quale  si  faceva  passare  una 
corrente  elettrica,  di  cui  si  misurava  1  intensità.  Dall'effetto 
termico  prodotto  si  deduceva  il  calore  specifico  del  liquido, 
riferito  a  quello  dell'acqua. 

11  metodo  di  Lecher  era  quello  stesso  di  Pfaundler, 
modificato  in  ciò,  che  invece  di  adoperare  due  calorimetri 
e  due  spirali,  il  Lecher  si  serviva  di  una  sola  spirale,  che 
immergeva  ora  nell'acqua,  ora  nel  miscuglio  alcoolico,  fa-. 


—  1394  — 
cendo  passare  per  essa  in  ciascun  liquido  eguali  quantità 
di  eiellricità,  die  misurava  per  mezzo  di  un  voltametro. 

Anche  il  metodo  da  me  usalo  è  quello  di  Pfaundler,  ap- 
plicato nel  modo  che  ho  descritto  estesamente  in  una  nota 
presentata  alla  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Torino  {Àlll 
dell' Acc,  voi.  XVI,  1881).  Il  '.r.io  apparecchio  è  costituito  da 
due  piccoli  calorimetri  di  vetro,  messi  in  ambiente  a  tem- 
peratura costante,  nell'uno  dei  quali  si  mette  una  quantità 
pesata  di  acqua,  nell'altro  una  quantità  pesata  del  liquido 
il  cui  calore  specitico  si  deve  determinare.  Ciascun  calori- 
metro è  chiuso  da  un  tappo  di  sughero  a  quattro  fori,  in 
due  dei  quali  passano  due  grossi  fili  di  rame  che  portano 
il  filo  di  platino  lungo  da  4  a  3  era.  e  del  diametro  di  mm. 
0.5;  nel  centrale  sta  un  termometro  e  nel  quarto  passa  li- 
beramente un  piccolo  agitatore  di  vetro.  L'uno  e  l'altro 
agitatore  si  possono  far  muovere  contemporaneamente; 
due  dei  quattro  fili  di  rame  sono  uniti  fra  loro  con  un  altro 
filo  di  rame,  gli  altri  due  stanno  uniti,  l'uno  con  un  reo- 
foro che  viene  dalla  pila,  l'altro  con  un  reoforo  mobile  che 
serve  a  stabilire  o  togliere  il  circuito.  In  questo  è  inserito 
un  reostalo  che  serve  a  farne  variare  convenientemente  la 
resistenza  e  quindi  la  intensità  della  corrente. 

La  corrente  elettrica  è  prodotta  da  una  sola  coppia 
Bunsen  di  grandezza  media.  I  due  termometri  sono  assai 
piccoli  e  a  scala  arbitraria  ;  ad  un  grado  corrispondono 
circa  8  divisioni  e  si  possono  con  un  cannocchiale  apprez- 
zare i  decimi  ed  i  mezzi  decimi  di  divisione. 

Per  fare  una  determinazione  si  comincia  a  leggere  i 
due  termometri,  l'uno  alf  intiero,  l'altro  al  mezzo  minuto, 
finche  si  abbia  temperatura  costante,  poi  si  chiude  il  cir- 
cuito, e,  ottenuto  il  riscaldamento  voluto,  lo  si  riapre,  e  si 
continua  ad  osservare  i  termometri  per  circa  venti  minuti. 

Per  calcolare  la  correzione  dovuta  alle  perdite  di  ca- 
lore verso  l'esterno,  mi  sono  servilo  di  un  metodo  analogo 


m 


—  4392  — 
a  quello  adoperato  (Ini  professori  Naccari  e  Ballati  nel  loro 
studio  sperimentale  sulla  intensità  del  fenomeno  Peltier  a 
varie  temperature  {Atti  detf  Istit.  ven.,  1877).  Esso  consi- 
ste nel  costruire  graficamente  l'andamento  della  tempera- 
tura per  ciascun  calorimetro,  prendendo  per  ascisse  i  tempi 
e  per  ordinate  le  differenze  fra  la  temperatura  al  momento 
della  chiusura  del  circuito  e  quella  che  il  termometro  ha 
segnato  in  ciascun  minuto  precedente  o  successivo.  Am- 
mettendo che  ciascun  calorimetro  nel  periodo  del  riscalda- 
mento per  un  dato  eccesso  della  sua  temperatura  sopra 
quella  dell'ambiente  si  trovi  nelle  stesse  condizioni  di  per- 
dite di  calore  come  nel  periodo  del  raffreddamento  in  quel- 
r  intervallo  di  tempo  in  cui  si  ha  un  uguale  eccesso  della 
temperatura  del  calorimetro  su  quella  dell' ambiente,  si 
potrà  applicare  alle  variazioni  di  temperatura  in  ciascun 
minuto  del  periodo  ascendente  la  correzione  che  si  ottiene 
prendendo  la  corrispondente  variazione  di  temperatuia  nel 
periodo  discendente  e  dividendo  questa  per  il  tempo,  du- 
rante il  quale  si  compie.  È  questo  lo  scopo  del  traccia- 
mento della  curva. 

La  formola  che  serve  a  calcolare  il  calore  specifico  dai 
dati  sperimentali  è  la  seguente: 

In  essa  e  è  il  calore  specifico  da  determinarsi,  P,  il 
peso  dell'acqua  messa  in  uno  dei  calorimetri, 

a, ,  l'equivalente  in  acqua  delle  porzioni  di  calorimetro, 
di  termometro  e  di  accessori  che  sono  bagnate  dal- 
l'acqua, 

6,,  r  aumento  di  temperatura  prodotto  dal  passaggio 
della  corrente; 

p2,  «2»  ^2  sono  le  quantità  che  corrispondono  a  P,  , 
a^  ,  01  ,    e  spettano  al  liquido  da  studiarsi; 

i)    è  il  rapporto  fra  le  resistenze  dei  due  fili  di  platino. 


—  1393  — 
il   valore    dì    p    si    può   determinare  o   col  ponte   di 
Wheatsthone,   o  col  metodo   calorimetrico  stesso.  Difatti 
supponiamo  che  in  ambedue  i  calorimetri  si  abbia  acqua  ; 
allora  avremo  la  relazione 


^2  (P2+«2)^!2 

Detto  rapporto  fu  determinato  sia  col  ponte  di  Wheat- 
sthone, sia  col  metodo  calorimetrico  e  si  ebbero  valori  af- 
fatto coincidenti. 

Esperienze  con  alcool  etilico.  —  Per  dimostrare  come 
con  questo  metodo  si  possano  ottenere  valori  concordanti 
fra  loro  e  con  quelli  ottenuti  da  altri  sperimentatori,  citerò 
qui  i  risultati  di  quattro  determinazioni,  i  cui  dati  spe- 
rimentali furono  già  riportati  nella  memoria  più  sopra 
citata. 

L'alcool  adoperato  aveva  una  densità  i=: 0,794  a  14° 
riferita  all'  acqua  a  4°.  I  valori  dei  calori  specifici  otte- 
nuti sono  0,616;  0,617;  0,615;  0,62  i.  Il  medio  di  essi 
<'    0,617   nei  limiti   di  temperatura    14°- 18°.   L'errore 

i  /     ^^ 
del  medio  calcolato  colla  formola     ÙM  =  \/  —     è 

uguale  a  0,001.  Il  valore  0,617  concorda  col  medio  dei  va- 
lori ottenuti  da  altri  sperimentatori  (Regnault  ha  0,615 
fra  15°  e  2i',  Jamin  e  Amaury  0,630  a  15°, 55,  prendendo 
per  calore  specifico  dell'acqua  1,020). 

Alcool  propilico  primario.  L'alcool  propilico  è  quello 
che  ha  servito  per  le  esperienze  fatte  dal  prof.  Naccari  e 
da  me  sulla  tensione  massima  dei  vapori  e  sulla  dilata- 
zione termica  di  alcuni  liquidi  {Aiii  della  R.  Acc.  delle  Scien- 

ze  di  Torino^  XVI,  1881).  La  sua  densità  a     -^     è  0,8203. 

4 

Il  suo  punto  di  ebollizione  fu  trovato  93°, 91  alla  pressio- 
•  Tomo  VII,  Soie  V.  478 


—  4394  — 
ne  di  742"^"\5;  secondo  la  formola  calcolata  per  le  ten- 
sioni, il  suo  punto  di  ebollizione  a  760™"^  sarebbe  96*,4I. 
Nella  tabella  seguente  sono  registrati  i  dati  sperimen- 
tali delle  determinazioni  di  calore  specifico.  In  essa,  come 
nelle  seguenti, 

Pi     è  il  peso  dell'acqua  in  grammi, 

P2 ,    il  peso  del  liquido, 

t^  e  t\  ,  le  temperature  iniziale  e  Gnale  del  calorimetro 

che  contiene  l'acqua, 
t^   e    t\,   le  temperature  corrispondenti  nell'altro, 
9i    e   0.J ,    gli  aumenti  di  temperatura  rispettivi, 
e,    il  calore  specifico  trovato, 
N.°   il  numero  d'ordine  delle  esperienze. 


Alcool  propilico. 

ai  =1.25, 


a^=:i.3ì,     p=  1.034. 


1" 

Pi 

Ps 

ti 

t'i 

t 

l'i 

^i 

s. 

e 

1 

15 

12.272 

21^72 

22°59 

2l!72 

23''17 

0.87 

1.45 

0.665 

2 

12 

13.118 

21  72 

22.8,") 

21.73 

23.19 

1.13 

1.46 

0.658 

3 

12 

13.118 

21.77 

22.90 

21.70 

23.  IG 

1.13 

1.46 

0.654 

Medio  fra  21°  e  23° 


0.659 


Soluzioni  acquose  di  alcool  propilico.  —  Esse  furono 
ottenute  preparandone  una  più  concentrata  e  diluendola 
in  seguito  con  convenienti  quantità  di  acqua.  Riguardo 
alle  proporzioni  di  alcool  ed  acqua  ho  creduto  opportuno 
di  adoperare  quelle  date  dal  peso  di  una  molecola  dell'al- 
cool e  da  quello  di  una  mezza  o  più  molecole  d'acqua. 

Nelle  tabelle  seguenti  il  numero  che  sta  scritto  dopo  la 
formola  chimica  è  la  quantità  in  peso  di  alcool  contenuta 
in  100  parti  del  miscuglio. 


^  1395  — 

1 .  C^H«0  -f  iPPO  =  86.92  %  . 

Pi=zl2  ,     a,z=1.25,     «2=1.31  ,     p=1.034 


V 

P^ 

il 

t\ 

t. 

l\ 

S< 

5^ 

e 

4 
5 

12.0^22 
12  022 

24.19 

25^58 
25.06 

24!l4 
24.02 

26"00 
25.87 

l!47 
1.47 

l!86 
1.85 

0?731 
0.735 

Medio  fra  240  e  26°         0.733 
«.  CnPO  -h  IPO  =  76.92  %  . 


6 

13.210 

24  57 

25.84 

24.41 

25.81 

1.27 

1.40 

0.782 

7 

13.210 

24.66 

25.85 

24.50 

25.80 

1.19 

1.30 

0.789 

Medio  fra  24o  e  26»         0.785 
:i.   C3H«0  +  2  H^O  =  62.50  % 


8 

13..527 

24.92 

26.1 1 

25.90 

26.18 

1.19 

1.18 

0.859 

0 

13.527 

25.06 

26.27 

25.00 

26.21 

1.21 

1.21 

0.849 

10 

14.262 

23.68 

24.82 

23.78 

24.87 

1.14 

1.09 

0.845 

Medio  fra  23"  e  27o         0.854 
4.   C^H^O  +  3  H-^O  =  32.63  %  . 


11 

14.340 

23.19 

24.27 

23.17 

24.13 

1 .08 

0.96 

0906 

12 

14.340 

23.49 

24.75 

23  36 

24.50 

1.26 

1.14 

0.901 

Medio  fra  23»  e  25»         0.903 


1396 


5.   Cm«0  H-  SH'^O  ==  40.00  %  . 

P,=:12,     ai=rl.^5,     «2=zl.31,     p  =  1.034 


n; 

P. 

ti 

t'i 

h 

i'c 

5, 

^2 

e 

13 

13.922 

23?70 

25'.'l0 

2sm 

25?02 

1°40 

1°20 

0.982 

14 

13.022 

24.15 

25.51 

24.06 

25.24 

1.36 

1.18 

0.968 

15 

13.922 

24.22 

25.76 

24.18 

25.51 

1.54 

1.33 

0.966 

Medio  fra  240  e  26^         0  972 
6.  C^H^O  -h  6H^0  =  35.74  %  • 


16 

13017 

24.74 

25.93 

24.76 

25.82 

1.19 

1 .06 

1.003 

17 

13.017 

25  06 

26.48 

25  01 

26.28 

1.42 

1.27 

1.002 

18 

13.017 

25.12 

26.34 

25.07 

26.16 

122 

1.09 

1.004 

Medio  fra  240  e  27o         1.003 
y .  C^H«0  +  1 0  H^O  =  25.00  %  . 

Plinio,     «1=1.25,     «21=1.31,     p=:1.034. 


19 

14.640 

26.38 

27.53 

26.18 

27,27 

115 

20 

14.640 

26.99 

28  32 

26  93 

28.18 

1.33 

21 

14  640 

26.92 

28.24 

26.88 

28.13 

1.32 

1 .09 
1.25 
1.25 


1.046 
1.056 
1 .948 


Medio  fra  260  e  29» 


1.050 


—  1397 


H,  C- H«0  H-  1 5  H^O  z=  1 8. 1 8  %  . 
Pi=:15,     «1=1.25,     «2=1.31  ,    p  =  1.034 


V 

Pa 

^ 

l-'i 

h 

26.80 
26.95 

t'2 

Si 

^2 

e 

2 '2 
23 

14.105 
14.105 

27.14 

27.09 

28.47 
28.35 

28.05 
28.13 

1.33 
1.26 

1.25 
1.18 

1.091 
1.007 

Medio  fra  260  e  28»         1.094 
9.  C^H^O  +  30H*O  =  10.00  %  . 


24 

15.040 

24.51 

25.75 

24.64 

25.75 

1.24 

1.11 

1.081 

25 

15.040 

24.88 

26  35 

24  90 

26.21 

1.47 

1.31 

1.076 

26 

15.040 

24.96 

26.25 

24.96 

26.10 

1.29 

1.14 

1.079 

Medio  fra  24»  e  270 


1.079 


Questi  risultati  dimostrano  che  anche  le  soluzioni 
acquose  di  alcool  propilico  primario,  quando  contengono 
meno  del  35  %  di  alcool,  hanno  un  calore  specifico  supe- 
riore a  quello  dell'acqua.  Il  maggior  calore  specifico  tro- 
vato appartiene  ad  una  soluzione  contenente  circa  20  */„ 
di  alcool.  Lo  stesso  veniva  osservato  da  Lecher  per  l'alcool 
metilico,  da  Dupré  e  Page,  da  Schiiller  e  da  Jamin  e 
Amaury  per  l'etilico.  La  soluzione  avente  un  calore  speci- 
fico uguale  a  quello  dell'acqua  conterrebbe  per  l'alcool 
propilico  circa  36  %  di  alcool,  lo  stesso  trovarono  Dupré 
e  Page  per  l'etilico.  Per  il  metilico  invece  cadrebbe  fra  il 
20  e  il  30  %  di  alcool  (Lecher). 


—  1398  — 
Per  mezzo  di  quei  valori  noi  possiamo,  moltiplicando 
ciascun  d'  essi  per  il  peso  corrispondente  alla  formola  chi- 
mica delle  rispettive  soluzioni,  ottenere  ciò  che  si  può  chia- 
mare l'equivalente  in  acqua  delle  soluzioni  stesse.  Se  si 
fanno  questi  prodotti  e  si  confrontano  coi  valori  che  si  ot- 
tengono aggiungendo  al  calore  molecolare  dell'alcool  pro- 
pilico  i  pesi  di  acqua  corrispondenti  alle  singole  soluzioni, 
si  trova  che  questi  ultimi  valori  sono  sempre  inferiori  a 
quei  prodotti  e  che  la  differenza  cresce  colla  diluizione 
della  soluzione.  In  altre  parole,  la  somma  dei  calori  mole- 
colari dell'alcool  e  dell'acqua  aggiunta  sarebbe  sempre 
minore  del  calore  molecolare  reale  della  soluzione,  ciò  che 
ò  il  contrario  di  quanto  si  osserva  per  le  soluzioni  dei  sali 
minerali,  quando  si  parte  dal  calore  molecolare  del  sale 
anidro.  Dalla  seguente  tabella  si  vedrù  anche  che  l'equiva- 
lente in  acqua  di  una  soluzione  è  sempre  maggiore  del 
peso  dell'acqua  aggiunta  alla  molecola  dell'alcool.  Questo 
si  riscontra  anche  nelle  soluzioni  saline,  per  i  sali  organici 
sempre,  per  i  sali  minerali,  quando  si  parta  da  un  idrato 
del  sale  contenuto  nella  soluzione,  perchè  se  si  parte  invece 
dal  sale  anidro  si  ha  una  relazione  inversa,  come  ebbi  già 
occasione  di  far  osservare  nella  nota  più  sopra  citata.  In 
quel  caso,  come  in  questi,  la  differenza  cresce  col  peso  mo- 
lecolare. Nella  tabella  seguente  la  prima  colonna  contiene 
il  numero  n  delle  molecole  d'acqua  che  sono  unite  con 
una  molecola  di  alcool,  la  seconda  il  peso  molecolare  P 
della  soluzione,  la  terza  il  calore  specifico  trovato,  la 
quarta  il  calore  molecolare  C^  dedotto  dall'  esperienza, 
la  quinta  il  calore  molecolare  C^.  calcolato  tenendo  conto 
dell'alcool  e  dell'acqua,  come  se  fossero  separati. 


1399 


V 

P 

e 

Ct 

Ce 

Din; 

0 

GO 

0.659 

39.54 

60+9 

0.733 

50.58 

48.54 

—  2.04 

4 

60+18 

0.785 

61.23 

57.54 

—  3.69 

2 

60+36 

0.854 

81.98 

75.54 

—  6.44 

3 

60+54 

0.903 

102.9 

93.54 

—  9.4 

5 

60+90 

0.972 

146.8 

129.5 

—17.3 

6 

60+108 

1.003 

168  5 

147.5 

—21.0 

10 

60+180 

1.050 

252.0 

219.5 

—32.5 

15 

60+270 

1.094 

361.0 

309.5 

—51.5 

30 

60+540 

1.079 

647.4 

579.5 

—67.9 

Se  si  costruiscono  graficamente  i  valori  della  quarta 
colonna,  prendendo  essi  per  ordinate  e  per  ascisse  i  pesi 
di  acqua  aggiunti  ad  una  molecola  di  alcool,  risulta  per  le 
soluzioni,  nelle  quali  n  è  compreso  fra  n  =  o  e  ?t=  15, 
molto  prossimamente  una  linea  retta,  dimodoché  gli  equi- 
valenti in  acqua  di  quelle  soluzioni  si  possono  calcolare  per 
mezzo  di  una  espressione  della  forma  y  z=.  a  -\-  b  Xy  in  cui 
a  r=:  39.54,  ^=1.19.  Chiamando  C^^  l'equivalente  di 
una  soluzione  ad  un  numero  n  di  molecole  d'acqua  e  A 
il  peso  di  acqua  aggiunta  ad  una  molecola  di  alcool  si  avrà: 

C„  — 39.54  +  l,19A=:39..54+1.19xl8n  =  39.54  +  2l.40;L 

Trovato  l'equivalente  di  una  soluzione,  è  facile  de- 
durne il  calore  specifico  riferito  all'  unità  di  peso 

C„       39.54  + 21.49  n 


—  1400  — 

Calcolando  con  queste  espressioni  gli  equivalenti  e  i 
calori  specifici  per  le  soluzioni  studiate,  si  ottengono  i  va- 
lori della  tavola  seguente.  Nell'ultima  colonna  sono  le  dif- 
ferenze fra  il  calore  specifico  osservato  ed  il  calcolato. 


n 

Cn 

Ce 

Di  ir. 

1 

50.28 

0.729 

+0.004 

1 

G  i  0  :ì 

0.782 

-f-o.oon 

2 

82.52 

0.859 

—0.005 

3 

104.01 

0.912 

—0.009 

5 

146.99 

0.979 

—0.007 

6 

108.48 

1.002 

+0.001 

10 

254.44 

1.060 

—0.010 

15 

361.89 

1.096 

—0.002 

Le  differenze  stanno  per  la  massima  parte  nei  limiti 
degli  errori  di  osservazione.  Per  mezzo  della  formola  data 
si  può  anche  calcolare  il  calore  specifico  per  una  soluzione 
di  una  data  ricchezza  alcoolica,  purché  dalle  proporzioni 
procentiche  si  passi  alle  proporzioni  molecolari,  cosa  assai 
facile. 

Alcool  isobulilico.  L'alcool  isobutilico  aveva  anch'esso 
servito  alle  esperienze  sulla  tensione  dei  vapori  e  sulla  di- 
latazione tei  mica.  La  sua  densità  0"  è  0.8 102.  Il  suo  punto 
di  ebollizione  fu  trovato  106", 4  alla  pressione  di  74  I"'"'. 8  e 
con  la  formola  empirica  si  trovò  essere  I06'\l)0  a  700""". 


—  1401  — 
Alcool  isobutilìco. 

P^==12,     air=1.25  ,     «2  =  1.31,     p  =  1.034. 


n; 

Ps 

U 

t'i 

h 

<'« 

3i 

h 

e 

27 

12.471 

25°90 

27!09 

26!o.j; 

27!58 

l°i9 

l!55 

0.683 

28 

12.471 

26.34 

27.56 

26.33 

27.91 

1.22 

1.58 

0.688 

29 

12.616 

27.42 

28.69 

27.62 

29.26 

1.27 

1.64 

0.687 

Metlio  fra  26°  e  30° 


0.686 


Soluzioni  acquose  di  alcool  isobutilico.  Siccome  l'alcool 
isobutilico  è  pochissimo  solubile  in  acqua,  cosi  non  ho  po- 
tuto ottenere  che  soluzioni  molto  diluite.  Essendo  la  tem- 
peratura dell'ambiente  circa  30",  la  soluzione  più  concen- 
trata che  potei  ottenere,  fu  di  una  molecola  di  alcool  iso- 
butilico per  50  mol.  di  acqua,  contenente  cioè  7.60  %  in 
peso  di  alcool. 

I.  C^H'^0 +  50H^O  =  7.60%  . 

P^z3l5,     «1=1.25,     «2=1.31,     p  =  1.034. 


l- 

P^ 

U 

''i 

h 

t'i 

h 

k 

e 

30 
31 

14.812 
14.812 

26^94 

27.17 

28/27 
28.49 

26^94 
27.08 

28°14 

28.28 

1°33 
1.32 

1°20 
1.20 

1.089 
1.083 

Medi  0  fra  26°  e  29° 


1.086 


Tomo  Vlly  Serie  V. 


179 


—  1402  — 


3.  C^H'^0  4-  70  H^O  :=:  5.54  % 


N.°      Po. 

fi 

t'i 

k 

i's 

h 

h 

e 

32 

14.786 

25.22 

26.69 

25.41 

26.82 

1.47 

1.35 

1.070 

33 

14.786 

25.86 

27.21 

25.86 

27.10 

1.35 

1.24 

1068 

34 

14.786 

26.20 

27.49 

26.07 

27.26 

1 .29 

1 

1.19 

1.06  4 

Medio  fra  25°  e  28°         1.067 

Anche  per  l'alcool  isobutilico  osserviamo  che  le  solu- 
zioni molto  diluite  hanno  un  calore  speciQco  maggiore  di 
quello  dell'  acqua. 


Densità  dei  miscugli  di  alcool  propilico  primario  e  acqua 
e  loro  massimo  di  contrazione. 


Le  determinazioni  di  densità  di  questi  miscugli  furono 
fatte  col  metodo  della  boccetta,  a  0^\  e  i  valori  ottenuti  ri- 
feriti alla  densità  dell'acqua  distillata  a  4"  presa  per  unità. 
Siccome  non  poteva  disporre  di  molto  materiale,  cosi  ho 
operato  sopra  piccole  quantità  di  liquido  (12  a  13  ce).  I 
risultati  ottenuti  sono  inseriti  nella  tabella  seguente.  Nella 
4.^  colonna  si  ha  per  ogni  soluzione  il  valore  della  contra- 
zione calcolata  per  100  volumi  del  miscuglio  risultante. 


—  1403  — 


n 

Ale.  % 
in   peso 

Densità 
^  /7 

Contraz. 
a  0° 

0 

0.9999 

30 

10.00 

0.9878 

0.975 

15 

18.18 

0.9805 

2.000 

10 

25.00 

0.9707 

2.443 

6 

35.71 

0.9511 

2.616 

5 

40.00 

0.9425 

2.571 

3 

52.63 

0.9174 

2.411 

2 

62.50 

0  8974 

2.123 

1 

70  92 

0.8691 

1.684 

i 

80,92 

0.8502 

1.340 

0 

100 

0.8190 

I  numeri  della  4.''  colonna  furono  ottenuti  deducendo 
la  contrazione  dal  peso  specifico  dei  componenti  e  del  mi- 
scuglio e  dalla  quantitò  per  cento  in  peso  dei  componenti 
che  entrano  a  formare  il  miscuglio.  Siano  of,  e  rf^  i  pesi 
specifici  di  due  liquidi  a  una  temperatura  data,  D  quello 
del  miscuglio,  nel  quale  entrano  />,  parti  in  peso  del  primo 
liquido  e  p^  del  secondo.  Il  volume  occupato  dai  due  li- 
quidi prima  della  mescolanza  sarà    -r  ~^  T  ■>   dopo  la  me- 

scolanza  sarà      ^  ^  .  La  contrazione  del  miscuglio  sarà 
quindi  data  da 


Ù.  -|_  Ei 

d,        da 


Pi-i-Pì 


D 


Q 


~  1404  — 

Questa  esprcssiojie  ci  dà  il  valore  della  contrazione  in 
generale  quando  si  mescolano  due  liquidi  in  date  propor- 
zioni e  di  nota  densità,  e  si  conosca  pure  la  densità  del 
miscuglio. 

Ora  la  contrazione  si  può  in  particolare  riferire  o  a 
100  volumi  del  liquido  risultante,  o  a  100  volumi  dei  li- 
quidi che  concorrono  a  formarlo,  prima  della  mescolanza. 
Chiamiamo  con  Q^  la  prima  contrazione. 
Avremo 

donde 

>^*— '""  d.Mp,-^p,) 

Ordinariamente  si  esprimono  le  quantità  dei  compo- 
nenti in  proporzioni  centesimali;  sia  p.  e.  Pi  -  100  — p^. 
Avremo 


«<=-■>  (i-.V)-'^f- 


00 


Nel  nostro  caso  poi  uno  dei  liquidi  essendo  I'  acqua,  e 
sia  quello  di  densità  d^  e  peso  p^ ,  avremo  approssima- 
tivamente  —  =:l    e    D-7-=IOOD,    quindi 

d^  di 

Q,^P,d(Ì-   -  l)+  lOOD-lOO. 

Per  la  determinazione  del  massimo  di  contrazione  è 
indifferente  il  prendere  in  considerazione  1' una  o  l'altra 
contrazione,  poiché  nei  due  casi  al  massimo  di  contrazione 
corrisponde  lo  stesso  valore  della  variabile  p^ .  Perciò  non 
ho  calcolato  che  la  contrazione  per  100  volumi  del  liquido 
risultante  dalla  mescolanza;  quindi  chiamo  contrazione  il 


—  1405  — 
numero  di  volumi,  di  cui  !a  somma  dei  volumi  dei  compo- 
nenti supera  100  volumi  del  miscuglio  risultante. 

Il  maggior  valore  trovato  corrisponde  a  /?2=:35.7^. 
Ho  cercato  di  calcolare  a  quale  ricchezza  alcoolica  corri- 
spondesse il  massimo  di  contrazione.  Perciò  ho  costruito 
graficamente  i  valori  ottenuti  portando  sulle  ascisse  i  va- 
lori di  />2  e  sulle  ordinate  i  valori  di  Qi  .  Prendendo  poi  per 
origine  delle  coordinate  il  punto  {p^z=2^.00  ,  Q,rzz:2.44), 
e  supponendo  che  la  curva  potesse  rappresentarsi  per 
breve  tratto  presso  al  massimo  con  una  equazione  della 
forma  y  =ax-i-bx'^,  ho  dalle  coordinate  dei  due  punti 
susseguenti  calcolate  le  costanti    a  q   b\    indi  mediante  la 

equazione     -^  =:=  0   ho  trovato  che  la  massima  contrazio- 

dx 

ne  corrisponde  al  valore  di  f^  =:r  34.41,  abbastanza  pros- 
simo a  35.7 1,  ricchezza  alcoolica  della  soluzione  della  com- 
posizione C^H^'O  +  6H^0.  Una  soluzione  a  TH-O  con- 
terrebbe 32.25  %  di  alcool.  Essa  mi  ha  dato  per  den- 
sità 0,9570  e  per  valore  della  contrazione  2.56.  Il  massimo 
di  contrazione  risulta  invece   2.77  a  0". 

Dai  risultati  ottenuti  si  può  quindi  dedu:  re  che  il  mas- 
simo di  contrazione  per  i  miscugli  di  alcool  propilico  pri- 
mario ed  acqua  corrisponde  ad  una  soluzione  della  com- 
posizione C4F0  + GH^O,  e  che  il  suo  valore  è  2.77. 
Esso  corrisponde  ad  una  ricchezza  alcoolica  inferiore  a 
quella,  cui  corrisponde  quello  dei  miscugli  di  alcool  meti- 
lico ed  etilico. 

Secondo  i  diiti  di  Mevì(\Q\e\ei{  {Poggendorff,  Ann.,  138, 
(^869)),  il  massimo  di  contrazione  per  le  soluzioni  di  al- 
cool etilico  corrisponde  a  quella  contenente  46  %  di  al- 
cool e  la  cui  composizione  si  può  esprimere  colla  formola 
C^H  0  +  3H'-0.  A  0»  il  suo  valore  è  4.146,  a  ^5'^  è  3.784. 

Dniic  detcnuiìKiZioni  di  Ure  sui  miscugli  di  alcool 
metilico   (P/iilol.  Mayuz.  X\X,  pag.   5i  I)  risulterebbe  che 


—  1406  ~- 
il  massimo  di  contrazione  corrisponde  approssimativa- 
mente ad  una  soluzione  contenente  52  %  di  alcool  meti- 
lico, che  si  avvicina  alla  composizione  espressa  dalla  for- 
mola  CH^O-t-l%H^O.  Difatti  dai  dati  di  Ure  per  la  tem- 
peratura  di    15°. 5  ho   calcolato  le  seguenti   contrazioni. 

Quantunque  per  il  suo  valore  assoluto 
il  massimo  di  contrazione  dei  vari  mi- 
scugli alcoolici  non  sia  confrontabile 
che  preso  alla  stessa  temperatura,  esso 
lo  è  tuttavia  per  la  ricchezza  alcoolica 
a  cui  corrisponde,  poiché,  secondo  le 
determinazioni  di  Mendelejeff,  il  massi- 
mo di  contrazione  per  i  miscugli  di  un 
dato  alcool  corrisponde  alla  stessa 
quantità  procentica  di  esso  a  tutte  le  temperature.  Siccome 
poi  il  valore  va  diminuendo  coli' aumentare  della  tempera- 
tura, possiamo  dal  confronto  dei  valori  delle  contrazioni 
per  le  soluzioni  acquose  degli  alcoli  metilico,  etilico  e  pro- 
pilico  primario  conchiudere  che  essi  vanno  diminuendo  col 
crescere  del  peso  molecolare  dell'alcool.  Mi  bastei'ò  citare 
pochi  valori. 


Ale.  7 

/o 

Contr. 

57.73 

4.915 

56.18 

4.925 

53.70 

4.93G 

51.54 

4.943 

50.90 

4.924 

46.00 

4.835 

CH^O 

7o 

Conlr. 
a  15'.5 

cni*^o 

7o 

Conti'. 
a  15" 

C^H^O 

C(.nlr. 
a  0" 

40 

4.404 

40 

3707 

40 

2.571 

46 

4.835 

46 

3.784 

50 

4.924 

50 

3.758 

52.63 

2.411 

La  ricchezza  alcoolica  del  miscuglio  a  cui  corrisponde 
il  massimo  di  contrazione  e  il  valore  di  questo  diminuì- 


—  1407  — 
scono  col  crescere  del  peso  molecolare  dell'  alcool.  Per 
r  alcool  metilico  detto  valore  è  4.94  e  corrisponde  ad  un 
miscuglio  contenente  32  y^)  di  alcool  circa  ;  per  1'  etilico  è 
4.14  e  corrisponde  a  46  *X,  di  alcool;  per  il  propilico  è 
2.77  e  corrisponde  a  35  %  circa  di  alcool.  In  altre  parole 
si  ha  il  massimo  di  contrazione  per  l'alcool  metilico  quando 
esso  si  mescola  con  una  quantità  quasi  uguale,  ma  minore 
di  acqua  (52  di  alcool  e  48  di  acqua);  per  l'etilico  quando 
esso  si  mescola  con  un  peso  di  acqua  un  po'  maggiore  del 
suo  (46  di  alcool  e  54  di  acqua)  ;  per  il  propilico  quando  si 
combina  con  una  quantità  all' incirca  doppia  di  acqua  (35 
di  alcool  e  66  di  acqua).  Questi  risultati  mi  sembrano  stare 
in  relazione  con  quelli  trovati  da  Berthelot  {Essai  de  Mec. 
chim.,  \,  p-  515)  nello  studio  delle  reazioni  dei  composti 
organici  sopra  100  a  220  volte  il  loro  peso  di  acqua.  La 
quantità  di  calore  sviluppata  per  1'  alcool  propilico  è  mag- 
giore di  quella  per  l'alcool  etilico,  e  questa  superiore  a 
quella  del  metilico.  Così  pure  Alexejeff  (j^é-r.  d.  deut.  Cliem. 
Ges.,  XII,  1 879)  osservò  che  se  si  aggiunge  a  poco  a  poco 
dell'  acqua  ad  alcool  propilico,  prima  si  ha  assorbimento  di 
calore  e  in  seguito  sviluppo  ;  se  invece  si  aggiunge  alcool 
propilico  ad  acqua  si  ha  sempre  innalzamento  di  tempe- 
ratura. 

Non  sembra  poi  esservi  alcuna  relazione  fra  la  con- 
trazione di  volume  che  avviene  nella  mescolanza  di  alcool 
propilico  con  acqua  ed  il  rapporto  fra  il  calore  specifico 
trovato  ed  il  medio  calcolato  dai  componenti.  Nella  tavola 
seguente  si  trovano  inscritti  accanto  alla  ricchezza  alcoo- 
Ijca  delle  soluzioni  il  calore  specifico  dedotto  dalla  for- 
inola (1),  il  medio,  il  rapporto  fra  questi  due  e  la  contra- 
zione di  volume  corrispondente  alla  soluzione.  Il  calore  spe- 
cifico medio  fu  calcolato  nel  modo  solito  colla  formolo 

(100_p)  +  0.659p     .      .  .       ^,  ^.^^   ,.    ,       , 

c„^  = j— ,  m  cui  />  e  la  quantità  di  alcool 


—  1408  — 

per  cento,  e  0.659  è  W  calore  specifico  osservato  dell'alcool 
propilico  assoluto. 


p 

e 

Cm 

e 

Cm 

Qi 

86.92 

0.729 

0.7.04 

1.035 

1.340 

'     76.92 

0.782 

0.738 

1.060 

1 .684 

02.50 

0  859 

0.787 

1.091 

2.123 

52.03 

0,912 

0.820 

1.112 

2.411 

40.0U 

0.979 

0.863 

1.134 

2.571 

35.71 

1.002 

0.878 

1.142 

2.616 

25.00 

■\  0()0 

0.915 

1.158 

2  443 

18.18 

1.096 

0.938 

1.168 

2.000 

10.00 

1.079 

0.966 

1117 

0.975 

Si  vede  che  il  calore  specifico  reale  è  sempre  maggiore 
per  queste  soluzioni  del  medio  e  che  il  rapporto  va  cre- 
scendo col  crescere  del  calore  specifico,  mentre  la  contra- 
zione raggiunge  un  massimo  e  poi  diminuisce.  È  vero  che 
qui  i  calori  specifici  e  le  contrazioni  di  volume  non  furono 
confrontati  alla  stessa  temperatura,  ma  dalle  determina- 
zioni di  Mendelejeff  (loe.  cit.)  risulta  che  l'andamento 
delle  contrazioni  è  lo  stesso  alle  diverse  temperature. 


1409 


Alcool  isobutilico. 


C4Hioo-|-^H*0. 


Alcool 

Densità 

Conlraz. 

n 

7 

lo 

o« 

aO° 

0 

100 

0.8162 

50 

7.60 

■      0.9886 

0.552 

70 

5.54 

0.9926 

0.508 

Osservazione. 

Questo  laYoro  sperimentale  era  già  terminato  quando 
nel  fascicolo  di  luglio  del  journal  de  pkysique  appariva  un 
sunto  di  ricerche  sul  calore  specitìco  dei  miscugli  di  acqua 
e  dei  tre  alcooli  primari  metilico,  etilico  e  propilico,  fatte  da 
F.  Zettermann  {Akademik  Afhandiing - Helsingfors,  ISSO). 
11  metodo  da  lui  adoperato  è  quello  di  Joule  secondo  la  dis- 
posizione di  Jamin.  Le  sue  determinazioni  si  limitarono  a 
soluzioni  di.  IO  a  50  "/^  di  alcool.  I  valori  da  lui  ottenuti 
per  l'alcool  propilico  sono  per  lo  più  concordanti  coi  miei, 
quantunque  quello  del  calore  specifico  dell'alcool  assoluto 
sia  diverso.  La  densità  del  suo  alcool  propilico  è  0.S05  a 
17"5,  il  calore  specifico  trovato  0.572  a  20".  Nella  tabella 
seguente  metto  di  confronto  i  calori  specifici  trovati  da 
Zettermann  con  quelli  dedotti  dalla  mia  formola  (l): 


Toìi,u  VII.  Serie  V. 


Ibv 


1410  — 


Alcool  °/ 

/  0 

Zellermann 

Calcolati 

10 

1.055 

1.079 

20 

1.082 

1.083 

30 

1.032 

1.030 

40 

0.972 

0.977 

50 

0.908 

0.924 

Anche  le  determinazioni  di  Zettermann  confermano  il 
fatto  che  le  soluzioni  acquose  molto  diluite  degli  alcooli  me- 
tilico, etilico  e  propilico  hanno  un  calore  specifico  maggiore 
di  quello  dell'  acqua. 

Un  lavoro  mollo  esteso  sui  calori  specifici  dei  composti 
organici  a  diversa  funzione  è  uscito  pure  recentemente 
del  signor  A.  von  Rcis  {Wied.  Ann.,  XIII,  ^881). 


Dal  Laboratoi  io  di  fisica  ilelT  Univer^sità  di  Toi  ino 
arrosto  1881. 


RELAZIONE 
SULLA    MEMORIA    «Hypotheses  non  fingo» 

PRESENTATA 
AL    CONCORSO    PEL    PREMIO    QUERINI-STAMPALIA 


Il  tema  del  concorso  al  premio  della  Fondazione  Qiie- 
rini-Stampalia,  prescelto  nell'adunanza  del  29  luglio  ^879, 
è  il  seguente  : 

«  Discutere  le  ipotesi,  che  vennero  più  di  recente  agi- 
.)  tate  nella  fisica  circa  alle  cause  dei  fenomeni  luminosi, 
»  termici,  elettrici  e  magnetici  ;  e  indicare  quali  modifica- 
n  zioni  dovrebbe  subire  il  linguaggio  scientifico,  per  essere 
))  in  perfetto  accordo  colle  dottrine  meglio  accertate,  dan- 
»  done  qualche  saggio  colla  esposizione  di  alcuni  fenomeni 
»  principali.  » 

Per  concorrere  a  questo  premio  fu  presentato  un  solo 
lavoro,  di  pag.  4  32,  che  ha  per  titolo:  Teorema  di  cosmica 
fonda  melila  le  foronomia,  e  porta  il  motto  «  Hypotheses  non 
fingo  ».  L'autore  di  questo  lavoro  credette  di  rispondere  al 
tema  proposto,  offrendo  «una  esercitazione  metafisica,  in- 
diritta a  dimostrare  con  luce  matematica  l'origine  del  moto 
perenne  in  natura,  e  conseguentemente  delle  forze  fisiche 


—  1412  — 
e  di  tutti  i  fenomeni  luminosi,  termici  e  magnetici:  dimo- 
strazione fondata,  non  sopra  supposizioni,  ma  esclusiva- 
mente sulla  realtà  doli'  esistenza  in  genere,  escludente  ogni 
ipotesi,  ninna  eccettuata  »  (pag.  I).  —  Perciò  dopo  aver 
premesso  alcune  idee  generali,  divide  il  suo  lavoro  in  due 
parti,  la  prima  dimostrativa  e  la  seconda  appUcaiiva.  Nella 
prima  parte  tratta,  in  singoli  capitoli,  del  vacuo,  della  ma- 
teria, delle  cause  e  dei  principi  ^  del  suo  teorema  fonda- 
mentale. La  seconda  parte,  eh'  è  la  più  breve  (da  pag.  4  03 
a  132),  consta  di  due  soli  capitoli;  il  primo  porta  il  titolo: 
Comunicazione  del  moto,  spostamento  e  projezioni,  suono, 
calore,  luce,  fiamma  ;  il  secondo:  Moto  rotatorio  e  gravità. 
Tutti  questi  argomenti  sono  trattati  dal  punto  di  vista  me- 
tafisico, avuto  specialmente  riguardo  alle  idee  delle  antiche 
scuole  filosofiche.  Anzi  una  gran  parte  del  lavoro  si  ridu- 
ce a  una  sterile  discussione  delle  opinioni  dei  fìlosolì,  spe- 
cialmente antichi,  sul  vacuo,  sulla  materia,  sulle  forze  e 
sul  moto.  Ma  ciò  che  ha  tutta  l' impronta  dell'  originalità 
è  il  Teorema  fondamentale,  e  non  ci  facciamo  scrupolo  di 
riprodurlo,  atteso  che  nessuno  probabilmente  lo  potrà  in- 
tendere. Il  teorema  è  il  seguente  :  «  La  spostazione  d' ogni 
punto  del  continuo  trasforma  la  sua  continuità  statica  in 
polarità  dinamica,  il  suo  stato  in  forza  motrice  e  moto  bì- 
gene  accelerato,  ed  il  suo  ambito  in  dinamide,  ossia  cella 
dinamica  »  (pag.  8G).  Ma  quale  sia  la  dimostrazione  di  que- 
sto teorema  e  quali  le  conseguenze  che  ne  derivano,  la 
Vostra  Commissione  ingenuamente  confessa  di  non  essere 
arrivata  a  comprendere.  E  pare  che  neppur  V  autore  sia 
convinto  dell'assoluta  verità  del  suo  teorema,  perchè  chiu- 
de il  suo  lavoro  in  un  modo  alquanto  modesto.  «Confido», 
egli  dice,  «  che  quantunque  il  teorema  stesso  non  possa  es- 
sere mai  conforme  del  tutto  a  quel  vero,  che  a  guisa  del- 
l'orizzonte  fugge  dinanzi  a  noi  a  misura  che  gli  si  appres- 
siamo, non  potrà  essere   neppure  lunge  dalla  realtà,  né 


—  1413  — 

mancare  alla  riprova  della  possibilità  di  applicare  il  meto- 
do matematico  alla  metafisica  senza  offendere  la  ragione 
e  la  moralità  n.  Che  l'autore  nel  suo  lavoro  abbia  offesa 
la  morale,  noi  certo  non  vogliamo  asserire;  ma  altrettanto 
non  possiamo  dire  pur  troppo  circa  alle  offese  della  ragio- 
ne. Quindi,  anche  senza  tener  conto  delle  gravissime  lacu- 
ne nello  svolgimento  del  tema  formulato  di  sopra.  Vi  pro- 
poniamo di  non  concedere  il  premio  al  lavoro  che  ha  per 
motto:  «  Hijpolfieses  non  fingo  ».. 

17  luglio  1881. 

La  Commissione 

E.  Bernardi 
M.  Bellati 

Fr.  Rossetti,  relatore. 


RELAZIONE  della  GIUNTA 

CHE  PRESE  IN  ESAME  LE   MEMORIE  PRESENTATE   AL   CONCORSO 
SCIENTIFICO  SUL  TEMA  d' ACUSTICA  DELLA  QUIRINIANA, 

scaduto  nel  1881. 


-OOO-OO- -CO-CKO- - 


Il  primo  invito  fatto  agli  studiosi  dal  nostro  Istituto 
(1875),  per  risolvere  il  difficile  problema  della  razionale 
costruzione  dei  teatri  e  delle  sale  destinate  a  concerti,  let- 
ture ecc.,  perchè  dal  lato  acustico  rispondano  nel  miglior 
modo  allo  scopo  a  cui  si  vogliono  ordinare,  ebbe  esito  in- 
felice ;  un  solo  concorrente  e  meschino  assai  il  lavoro  da 
lui  presentato. 

Il  secondo  invito  (1877)  ebbe  maggior  fortuna  ;  cinque 
concorrenti  scesero  in  campo,  e  due  di  essi  con  Memo- 
rie meritevoli  della  più  seria  considerazione.  Queste  Me- 
morie, sulle  quali  l' Istituto  nostro  dovette  allora  porta- 
re la  sua  speciale  attenzione,  erano  distinte  colle  seguenti 
epigrafi  : 

Virtute  duce,  comite  fortuna. 
Osservando,  provando  e  congetturando. 

La  prima  era  un  lungo  e  pregievole  lavoro  ;  dimostra- 
va nel  suo  autore  molta  erudizione,  molto  studio  e  1'  osti- 
nato proposito  di  ricercare  quanto  poteva  essergli  d'ajuto 
nella  trattazione  del  tema.  —  La  seconda  era  uno  scritto 
serio,  ove  1'  autore  appariva  studioso,  ordinato  e  di  buona 
educazione  scieniifica. 

Nella  prima  però  sì  ebbero  a  notare  alcune  inesattezze 
scientifiche  ed  improprietà  di  linguaggio,  ed  in  taluni  punti 


—  1416  — 
poca  chiarezza   di  esposizione.   —  Nella  seconda  invece 
poco  o  nulla  di  tutto  questo,  ma  per  contro  il  lavoro  era 
breve  assai,  e  le  questioni  vi  erano  piuttosto  toccate  cbe 
largamente  trattate. 

Per  queste  ragioni  i'  Istituto  ha  creduto  di  non  aggiu- 
dicare il  premio  a  nessuno  dei  concorrenti,  e  di  ripropor- 
re (1879)  per  la  seconda  volta  il  tema.  Il  concorso  si  chiu- 
deva il  31  marzo  p.p.,  ed  oggi,  compiendo  Tufficio  che  voi, 
egregi  colleghi,  avete  voluto  affidarle,  la  vostra  Giunta  vie- 
ne a  darvi  notizia  delle  Memorie  colle  quali  gli  studiosi  ri- 
sposero al  vostro  terzo  invito. 

Queste  Me|norie  sono  tre,  e  sono  distinte  colle  seguenti 
epigrafi  : 

\  .*  Patieniia  cum  labore  ; 

2."  Pugna  consianter  ; 

3.*   Virlute  duce,  comite  fortuna. 

La  prima,  che  si  compone  di  134  pagine  con  cinque 
grandi  tavole  è  divisa  in  due  parti  ;  V  una  di  queste  costi- 
tuisce una  introduzione  teorica,  ove  1'  autore  parla  breve- 
mente delle  leggi  che  reggono  la  propagazione  del  suono  ; 
r  altra,  divisa  in  quindici  articoli,  tratta  delle  applicazioni 
delle  leggi  predette  alla  architettura.  In  questa  seconda 
parte  il  concorrente  cerca  di  stabilire  le  forme  più  conve- 
nienti da  darsi  ai  teatri  perchè  rispondano  nel  miglior  mo- 
do allo  scopo  cui  sono  ordinati.  Tale  indagine  la  fonda 
quasi  esclusivamente  sulle  leggi  della  riflessione  del  suono, 
ricorrendo  a  molteplici  costruzioni  grafiche,  nelle  quali 
traccia  1'  andamento  dei  raggi  sonori  diretti  e  riflessi,  il 
loro  incontro  ed  il  loro  inviluppo  nei  vari  casi.  Parla  poi 
delle  influenze  che  le  decorazioni,  i  materiali  impiegati,  la 
forma  del  soffitto  e  la  ventilazione  possona  esercitare  per 
migliorare  o  peggiorare  le  qualità  acustiche  di  una  sala,  e 
cerca  stabilire  delle  norme,  non  tutte  accettabili,  perchè 


—  1417  — 
quelle  influenze  riescano  favorevoli  alla  uniforme  diffusio- 
ne dei  suoni. —  In  questo  lavoro  1'  esposizione  è  poco  chia- 
ra, trascurata  la  forma,  poco  scientiiìco  il  linguaggio,  e 
quantunque  1'  autore  vada  lodato  per  aver  saputo  procu- 
rarsi buona  copia  di  notizie  su  quello  che  altri  autori  ave- 
vano fatto  e  scritto  in  argomento  e  per  1'  amore  eh'  egli 
dimostra  nello  studio  del  problema,  pure  il  suo  scritto  non 
potò  essere  seriamente  considerato  dalla  vostra  Commis- 
sione riguardo  alla  convenienza  di  premiarlo. 

La  seconda  Memoria  è  di  gran  lunga  migliore  ;  si  com- 
pone di  1 25  pagine  ;  è  divisa  in  due  parti,  a  cui  precede  una 
introduzione  e  sussegue  un'appendice.  Nella  introduzione 
il  concorrente  dimostra  l' importanza  della  questione  che 
si  accinge  a  trattare,  cita  autori  che  se  ne  occuparono,  fa 
plauso  al  nostro  Istituto  per  averla  proposta  agh  studiosi. 

Nella  prima  parte  parla  del  suono  come  fatto  fisico  ; 
analizza  ed  espone  il  modo  col  quale  si  propaga  ;  discorre 
a  lungo  della  interferenza  delle  onde  sonore,  e  degli  effetti 
che  essa  può  produrre  negli  ambienti  limitati  ;  viene  poi  a 
dire  della  risonanza^  della  rifrazione  e,  con  maggior  det- 
taglio, della  riflessione  del  suono.  —  Questa  parte  è  abba- 
stanza ben  fatta  ;  1'  esposta  teoria  del  suono  è  illustrata 
con  opportune  considerazioni  aventi  stretta  relazione  col 
tema.  L'  ordine  però  della  esposizione  lascia  qualche  cosa 
a  desiderare  ;  esiste  qualche  leggera  inesattezza  scientifica, 
e,  se  questo  può  dirsi  un  difetto,  la  prima  parte  dello  scrit- 
to è  soverchia  ;  l' autore,  avuto  riguardo  allo  scopo  preci- 
puo della  Memoria,  diede,  cioè,  eccessivo  sviluppo  ad  al- 
cuni punti  della  teoria  del  suono. 

La  parte  seconda  è  dedicata  alle  applicazioni  delle  cose 
esposte  nella  prima,  e  all'  esame  dei  teatri  antichi  e  mo- 
derni. Con  una  chiara  ed  ordinata  discussione  I'  autore 
arriva  a  stabilire  delle  norme  a  cui,  secondo  il  suo  parere, 
dovrebbero  attenersi  gli  architetti  nella  costruzione  delle 

Tomo  VII,  Serie  Y.  181 


—  1418  — 
sale  destinate  a  numerosi  uditori.  —  Questa  seconda  par- 
te è  più  importante  della  prima,  più  breve,  ma  per  contro 
meglio  condotta,  e  le  conclusioni  ne  sono  accettabili.  La 
Memoria  tratta  principalmente  dei  teatri  ;  la  discussione 
però  è  fatta  con  una  certa  generalità,  e  il  concorrente  cre- 
de perciò  che  le  regole  trovate  possano  servire  di  ajuto 
anche  a  risolvere  le  questioni  riferentisi  alla  costruzione 
di  edifìci  d'  altra  specie  e  destinati  a  numerose  adunanze. 
L'ordito  del  lavoro  ha  grande  analogia  con  quello  della  Me- 
moria presentata  due  anni  fa  sotto  il  motto  :  Osservando^ 
provando  e  congetturando  ;  è  molto  probabile  perciò  che  i 
due  lavori  sieno  dello  stesso  autore. 

La  terza  Memoria  è  formata  di  204  pagine  grandi  e  9 
tavole  ;  è  completa  dal  lato  delle  indagini  fatte  per  racco- 
gliere dati  e  notizie  sull'  argomento,  è  bene  ordinata  e 
frutto  di  uno  studio  certamente  lungo  e  indefesso.  Neil'  in- 
sieme, e  in  gran  parte  anche  nei  particolari,  è  la  stessa  di 
quella  che  due  anni  fa,  sotto  la  medesima  epigrafe,  venne 
assoggettata  al  vostro  giudizio.  Perciò  sarebbe  qui  super- 
fluo ripetere  quanto  venne  largamente  esposto  sull'  anda- 
mento del  lavoro  nella  relazione  della  Commissione  esami- 
natrice d'  allora.  Basterà  ricordare  che  quella  Commissio- 
ne giudicò  molto  favorevolmente  la  Memoria,  e  che  non  ha 
creduto  di  proporne  la  premiazione,  perchè  vi  riscontrò 
alcune  inesattezze  scientifiche,  qualche  improprietà  di  lin- 
guaggio, alcuni  brani  oscuri,  e  la  mancanza  di  esperienze 
speciali  che  valessero  a  chiarire  qualche  punto  controver- 
so della  questione.  —  L'  autore  ripresenta  ora  la  sua  Me- 
moria quasi  interamente  ripulita  da  questi  difetti,  i  quah, 
a  giudizio  della  Giunta  esaminatrice  di  due  anni  fa,  pote- 
vano attribuirsi  alla  fretta  colla  quale  1'  autore  stesso  'di- 
chiarava di  aver  scritto  il  suo  lavoro.  Non  descrive  però 
nuove  esperienze,  e  in  una  lettera  che  dirige  alla  Commis- 
sione, giustifica  questa  mancanza  dicendo  che  per  fare  taU 


—  1419  — 
esperienze  occorrerebbero  mezzi  superiori  a  quelli  che  può 
procurarsi  un  privato. 

A  giudizio  della  vostra  Commissione  le  Memorie  2.*  e 
S."*  sono  lavori  veramente  pregevoli,  e  la  3.*  più  della  2.^ 
specialmente  per  la  maggior  copia  di  dati  e  notizie  che  in 
essa  si  trovano  raccolte.  Devesi  riconoscere  che  né  1'  una 
nò  r  altra  racchiude  quella  intera  soluzione  del  problema 
che  sarebbe  domandata  nell'  enunciato  del  tema,  e  neppure 
la  descrizione  di  nuove  esperienze,  pure  richieste  nel  caso 
che  i  risultati  pratici  ottenuti  in  edifici  già  costruiti  non  ba- 
stassero a  risolvere  completamente  la  questione.  Qui  però 
è  duopo  osservare,  che  per  tre  volte  l' Istituto  nostro  mise 
a  concorso  il  grave  quesito  ;  che  in  nessuna  delle  Memorie 
presentate  in  seguito  ai  tre  inviti,  si  ebbe  una  piena  rispo- 
sta al  quesito  medesimo,  e  che  tutti  i  concorrenti  si  limi- 
tarono a  riportare  e  discutere  dati  relativi  ad  edifici  già 
costruiti  ed  opinioni  di  altri  autori  che  trattarono  la  que- 
stione, senza  esporre  mai  nuovi  risultati  empirici  dai  con- 
correnti stessi  ottenuti.  Sembrerebbe  quindi  che  la  com- 
pleta soluzione  del  problema  non  fosse  ancora  matura,  e 
che  per  la  poca  entità  del  premio  in  confronto  alle  spese 
che  richiederebbero  esperimenti  speciali,  non  si  potesse 
esigere  dai  concorrenti  di  maturarla  con  osservazioni  pra- 
tiche loro  proprie. 

Dal  lato  della  investigazione  e  discussione  di  quanto 
venne  fatto  e  detto  fino  ad  ora  sul  difficile  argomento,  la 
Memoria  3.*  è  la  più  completa  di  quante  ne  vennero  pre- 
sentate non  solo  all'  ultimo,  ma  anche  agli  altri  due  con- 
corsi precedenti  ;  e  se  non  contiene  la  completa  soluzione 
del  problema,  riescirà  certo  di  grande  utilità  a  quegli  in- 
gegneri od  architetti  che  volessero  dedicarsi  ad  ulteriori 
ricerche  per  avvicinarsi  ancor  più,  o  giungere  alla  intera 
soluzione  della  importante  questione.  Per  queste  ragioni,  ed 
osservando  che  le  spese  di  stampa  sono  a  carico  del  con- 


—  1420  — 
corrente,  che  la  Memoria  è  lunga  ed  illustrata  da  tavole  di 
qualche  difficoltà  di  esecuzione,  e  che  perciò  non  sarebbe 
conveniente  di  aggiudicare  all'autore  di  essa  una  semplice 
rimunerazione,  come  si  è  fatto  in  altre  simili  circostanze,  la 
Commissione  unanimemente  vi  propone  l'intero  premio  per 
la  Memoria  che  porta  l'epigrafe:  VirtiUe  duce,  cornile  forkma. 

La  Giunta,  dopo  avervi  esposto  i  propri  giudizi  e  pro- 
nunciata la  sua  proposta  relativamente  ai  lavori  presentati 
al  concorso,  crede  opportuno  aggiungere  qualche  osser- 
vazione sopra  una  preghiera  che  1'  autore  della  Memoria, 
sulla  quale  cade  la  proposta  di  premio,  fa  alla  fine  della 
lettera  già  accennata,  che  dirige  alla  Commissione  esami- 
natrice. Egli  prega,  cioè,  che  se  il  premio  non  gli  viene 
aggiudicato,  le  eventuali  critiche  non  si  arrestino  ad  af- 
fermare vagamente  inesattezze  scientifiche,  improprietà  di 
linguaggio  ed  oscurità,  ma  le  segnalino  affinchè  dalle  lun- 
ghe fatiche  e  dalle  gravissime  spese  sostenute,  ritragga 
almeno  il  vantaggio  di  aver  imparato  qualche  cosa.  E  qui 
sembra  opportuno  alla  vostra  Giunta  1'  avvertire  una  volta 
per  sempre,  che  le  relazioni  sui  concorsi  sono  fatte  per 
r  Istituto  e  non  per  i  concorrenti,  e  che  fra  le  molle  ra- 
gioni per  le  quali  sarebbe  sconveniente  di  segnalare  in 
dettaglio  tutti  i  difetti  di  ogni  lavoro  presentato,  vi  sarebbe 
quella  precipua  che  si  darebbe  con  ciò  occasione  ad  even- 
tuali polemiche ,  le  quali  non  potrebbero  essere  in  niun 
modo  accettate  né  dall'Istituto,  né  dalle  rispettive  Commis- 
sioni esaminatrici. 

G.  Bdcchia 

D.  TURAZZA 

A.  Pazienti 
M.  Bellati 

E.  Bernardi,  relatore. 


RELAZIONE  della  GIUNTA 

ESAMINATRICE  DELLE  MEMORIE,  PRESENTATE  AL  CONCORSO 
SCIENTIFICO  DEL  R.  ISTITUTO  VENETO,  SUL  TEMA  RELATIVO 
ALL'eQUIVVLE^JTE    SlEGCANiCO   DILLA    CALOiUA. 


Onorevoli  Colleghi, 

Quattro  anni  or  sono  il  nostro  Istituto  bandiva  il  con- 
corso ad  un  premio  di  lire  1500  sul  seguente  tema  : 

«  Discutere  minutamente  le  determinazioni,  fatte  fìno- 
»  ra,  dell'equivalente  meccanico  della  caloria  ;  cercare  le 
»  cause  delle  notevoli  differenze,  che  si  riscontrano  nei  ri- 
»  sultati  ;  indicare  quale  sia  il  valore  più  probabile  cbe  si 
»  può  trarre  da  questi;  e  determinare  l'equivalente  stesso 
»  con  nuove  esperienze,  adottando  il  metodo,  cbe  dal  con- 
»  corrente  verrà  dimostralo  più  esatto.  » 

Il  concorso  doveva  restare  aperto  fino  al  31  marzo 
^879  :  ma,  giunti  a  quel  termine^  nessuna  Memoria  era 
stata  inviata  per  aspirare  a  quel  premio. 

Tuttavia  il  nostro  Istituto,  considerando  la  importanza 
del  tema,  e  il  vantaggio  cbe  sarebbe  derivato  alla  scienza 
dalla  soluzione  del  medesimo,  e  soprattutto  da  una  accu- 
rata e  profonda  discussione  intorno  alle  determinazioni 
fatte  finora  dell'  equivalente  meccanico  della  caloria,  non 
esitò  punto  a  deliberare  che  fosse  riaperto  il  concorso  me- 


—  4422  ~ 
desimo.  Tale  deliberazione  fu  presa  nell'  adunanza  del  \4 
agosto  ^879,  e  per  termine  del  concorso  fu  stabilito  il  di 
3 1  marzo  del  1 88 1 . 

Questa  volta  si  presentarono  due  concorrenti,  uno  con 
una  breve  Memoria  in  lingua  italiana  portante  I'  epigrafe  : 

Provando  e  riprovando  ; 

r  altro  con  un  voluminoso  manoscritto  in  lingua  inglese 
contrassegnato  col  motto  : 

Veritas  vos  liberabìt. 

L'  esame  di  queste  due  Memorie  venne  da  Voi  affidato 
alla  Commissione  che  ora  compie  il  proprio  mandato. 

La  Memoria  in  lingua  italiana  occupa  ventuna  pagine 
ed  è  illustrata  con  due  disegni  rappresentanti  la  sezione 
verticale  e  una  prospettiva  dell'  apparato  che  ha  servito 
alle  esperienze  dell'  autore.  —  Essa  è  divisa  in  due  parti, 
come  lo  richiede  il  tema  proposto. 

Sembra  che  l'autore  non  abbia  compreso  che  l' Istituto 
nostro  annetteva  grandissima  importanza  alla  prima  parte 
del  tema  :  egli  dedica  sole  otto  pagine  alla  trattazione  di 
questa,  e  al  §  7  dichiara  anzi  esplicitamente  che  «una  ana- 
lisi minuziosa  e  critica  dei  vari  procedimenti  finora  seguiti 
per  questa  indagine  potrà  certamente  riuscire  utile  nel  sen^ 
so  storico  della  scienza,  ma  non  altrettanto  proficua  ». 

Eppure  il  profitto  che  il  nostro  Istituto  si  attendeva  da 
una  larga  trattazione  della  prima  parte  del  tema  non  era 
al  certo  né  vano,  nò  di  poca  entità.  Chi  discutendo  con 
minuta  analisi  le  differenze  dei  risultati  ottenuti  in  moltis- 
sime esperienze  fatte  finora  con  metodi  diversi  da  abilissi- 
mi sperimentatori  avesse  potuto  scoprire  le  cause  di  er- 
rore inerenti  ad  ogni  singolo  metodo,  e  dimostrare  in  quali 
casi  quelle  cause  dovevano  condurre  a  determinazioni  più 


—  1423  — 
grandi  del  vero  valore,  e  in  quali  altri  casi  il  valore  dell'e- 
quivalente doveva  risultare  più  piccolo  del  vero,  questi 
avrebbe  già  reso  un  segnalato  servigio  alla  scienza  col  re- 
stringere entro  brevi  limiti  il  valore  dell'  equivalente  mec- 
canico della  caloria.  Ma  chi  poi,  spingendo  l'acume  della 
critica  e  la  pazienza  delle  indagini,  dai  confronti  fosse  riu- 
scito a  valutare  con  sufficiente  approssimazione  gli  errori 
in  più  od  in  meno  che  potevano  essere  stati  commessi  nelle 
differenti  determinazioni,  e  respingendo  quelle  che  per  la 
moltiplicità  delle  cause  di  errore  dovevano  essere  reiette, 
avesse  ricavato  il  valor  medio  risultante  dai  metodi  miglio- 
ri, dopo  avere  introdotte  le  correzioni  nei  singoli  risultati, 
e  attribuito  il  peso  relativo  a  seconda  del  numero  delle 
esperienze  fatte,  e  della  bontà  del  metodo  usato,  costui 
avrebbe  a  dirittura  precisato,  con  un  grandissimo  grado 
di  probabilità,  il  valore  dell'  equivalente  medesimo.  L'  ag- 
giunta di  una  nuova  determinazione  non  avrebbe  potuto 
recare  sensibile  alterazione  al  valore  determinato  nel  modo 
anzidetto:  poiché  se  il  metodo  scelto  per  questa  nuova  de- 
terminazione era,  come  doveva  essere,  il  migliore,  il  ri- 
sultato non  poteva  differire  gran  fatto  dal  valor  medio  ot- 
tenuto colla  mrnuziosa  critica  delle  esperienze  fatte  finora  ; 
questa  nuova  determinazione  avrebbe  aggiunto  un  elemento 
di  più  in  conferma  dell'  attendibilità  di  quel  valor  medio. 
Che  se  la  nuova  determinazione  avesse  differito  notevol- 
mente dal  valore  ottenuto  nel  modo  sopracitato,  sareb- 
be sorto  naturalmente  qualche  dubbio  sulla  bontà  del  me- 
todo scelto  ;  ma  se  anche  si  avesse  voluto  dare  il  massimo 
peso  a  questa  nuova  determinazione,  come  se  il  metodo 
fosse  stato  realmente  ottimo,  pur  tuttavia  non  si  avreb- 
be potuto  escludere  i  valori  ottenuti  da  altri  con  metodi 
altrettanto  buoni,  e  perciò  il  risultato  non  sarebbesi  sensi- 
bilmente modificato. 

Queste  considerazioni  giustificano  la  grande  importan- 


—  4424  — 

za  che  il  nostro  Istituto  attribuiva  specialmente  alla  solu- 
zione della  prima  parte  del  quesito  da  esso  proposto. 

Invece,  come  si  disse  più  sopra,  1'  autore  della  Memo- 
ria Provando  e  riprovando  disconosce  affatto  codesta  im- 
portanza, e  perciò  si  limita  a  fare  una  rapida  discussione 
di  tre  metodi,  cioè  :  Di  quello  del  Joule,  recentemente  ri- 
petuto e  perfezionato  dal  Rowland  ;  nel  quale  l'equivalente 
meccanico  della  caloria  viene  determinato  misurando  il 
lavoro  speso  nel  muovere  una  ruota,  le  cui  palmette  stro- 
finano un  liquido  contenuto  in  un  calorimetro,  e  la  quan- 
tità di  calore  generala  da  quello  strofinamento.  Del  meto- 
do immaginato  dal  Bartoli  di  sfruttare,  mercè  opportuna 
resistenza,  1'  energia  di  pressione  provocata  in  un  liquido, 
trasformandola  in  calore  nell'  interno  di  un  calorimetro 
del  Bunsen.  E  inflne  della  determinazione  in  parte  teore- 
tica e  in  parte  sperimentale  del  lavoro  di  espansione  di  un 
gas  che  meglio  soddisfaccia  alle  ideali  condizioni  di  un  gas 
perfetto. 

Di  questi  tre  metodi  1'  autore  accenna  ad  alcune  cause 
di  errore,  accentuando,  rispetto  al  primo  di  essi,  l'incertez- 
za intorno  alla  legge  di  caloricità  del  liquido  strolìnato, 
specialmente  se  questo  liquido  è  1'  acqua,     li 

Dopo  ciò,  senza  punto  curarsi  d' indicare  quale  sia  il 
valore  più  probabile  che  si  può  trarre  dai  risultati  ottenuti 
coi  tre  metodi  sottoposti  a  discussione,  passa  alla  seconda 
parte  della  sua  Memoria,  nella  quale  espone  il  metodo  da 
lui  adoperato,  e  le  esperienze  fatte  per  determinare  con 
esso  r  equivalente  della  caloria. 

Il  metodo  scelto  dall'  autore  è  quello  stesso  che  venne 
proposto  dal  prof.  Cantoni  nel  1864,  e  col  quale  questi  fece 
già  parecchie  serie  di  esperienze.  —  La  Vostra  Commis- 
sione fu  alquanto  sorpresa  di  non  trovar  mai  citato  dall'au- 
tore della  Memoria  il  nome  del  Cantoni,  le  cui  esperienze 
sono  state  pubblicate  nei  Rendiconti  dell'  Islitulo  lombardo 


1 


—  1425  ■— 

(T.  I,  pag.  145),  ed  anche  nel  libro  intitolato  Lezioni  di 
fsica  (pag.  217-218). 

Ecco  in  qual  modo  il  prof.  Cantoni  descrive  questo 
metodo  : 

aSi  abbiano  due  vasi  di  egual  diametro  disposti  vertical- 
mente r  uno  sopra  l'altro:  nel  fondo  del  primo  siavi  un'a- 
pertura, chiusa  da  tappo  a  smeriglio  che  possa  facilmente 
levarsi  e  lasciar  effluire  del  mercurio  in  esso  contenuto,  e 
la  cui  temperatura  sia  data  da  un  termometro  che  col  suo 
serbatoio  comprenda  tutta  1'  altezza  della  colonna  liquida. 
Nel  vaso  inferiore  siavi  un  termometro  simile  ed  accura- 
tamente paragonato  coli'  altro  che  accenni  se  la  tempera- 
tura del  vaso  stesso  di  poco  differisca  da  quella  del  mer- 
curio, come  qui  supponiamo,  onde  una^  prova  risulti  più 
presto  concludente.  Tosto  che  il  mercurio  si  sarà  in  essa 
precipitato,  si  scorgerà  un  aumento  di  temperatura,  il  qua- 
le crescerà  proporzionalmente  all'altezza  della  caduta,  poi- 
ché con  questo  va  crescendo  la  forza  viva  acquistata  dalle 
molecole  liquide  nel  moto  di  caduta,  la  qual  forza  viva,  col 
loro  fermarsi,  si  manifesta  in  forma  di  calore.  »  —  Come 
media  di  34  esperienze  il  prof.  Cantoni  dice  di  avere  ot- 
tenuto il  valore  420,7  chilogrammetri. 

L'  apparato,  di  cui  si  valse  l'autore  della  presente  Me- 
moria, corrisponde  a  quello  ora  descritto  :  però  il  nostro 
autore  ha  procurato  di  togliere  o  almeno  di  scemare  le 
cause  di  errore.  A  tale  intento  egli  ha  cercato  di  determi- 
nare con  esperienze  .dirette  il  calore  specifico  del  mercu- 
rio, ha  fatto  uso  di  buoni  termometri  Boudin  divisi  in  %o 
di  grado  da  lui  stesso  frequentemente  paragonati  fra  loro, 
e  si  circondò  di  alcune  cautele  indispensabili  in  siffatte  ri- 
cerche. 

Ottenne  in  tal  modo  per  equivalente  meccanico  della 
caloria  il  valore  423,78  chilogrammetri. 

Ora,  sebbene  il  metodo  usato  sia  per  sé  stesso  sempli- 
'fo/Hfj  VJI,  Serie  V.  182 


—  1426  — 
Gissimo  ed  eccellente,  e  quantunque  1'  autore  abbia  procu- 
rato di  condurre  le  sue  esperienze  con  accuratezza,  la  Vo- 
stra Commissione  non  può  tuttavia  dispensarsi  dal  notare 
alcune  mende  e  cause  di  errore,  tolte  le  quali  il  valore  ot- 
tenuto avrebbe  forse  potuto  riuscire  alquanto  differente. 
Le  accenniamo  brevemente. 

I  termometri  adoperati  sono  a  mercurio,  e  non  è  fatto 
cenno  che  siano  stati  comparati  col  termometro  ad  aria, 
cosa  ormai  giudicata  indispensabile  in  questo  genere  di  ri- 
cerche. Inoltre  non  è  detto  se  i  termometri  sono  stati  ca- 
librati. 

Le  differenze  di  temperatura  misurate  sono  eccessiva- 
mente piccole,  vale  a  dire,  tutte  inferiori  a  0°,2,  mentre  i 
termometri  erano  divisi  soltanto  in  decimi  di  grado,  e  non 
pare  verosimile  che  si  possa  valutare  il  ^^  di  grado  con 
sicDREzzA,  come  asserisce  l'autore. 

Si  avrebbe  potuto  e  dovuto  tener  conto  con  piii  cura 
delle  correzioni  dovute  al  riscaldamento  del  vaso  che  rice- 
ve il  mercurio,  al  raffreddamento  per  irradiazione,  ecc. 

Per  determinare  il  calore  speciflco  del  mercurio  1'  au- 
tore si  vale  di  un  calorimetro  ad  acqua  ;  e  non  volendo 
usare  senz'  altro  i  valori  non  bene  accertati  della  calori- 
cità  dell'  acqua,  imprende  delle  apposite  esperienze  per  fare 
delle  nuove  determinazioni.  Di  questa  cosa  1'  autore  me- 
rita lode,  ma  egli  avrebbe  dovuto  riferire  per  esteso  le  sue 
esperienze,  invece  di  limitarsi  a  dare  una  tabella  dei  risul- 
tati ottenuti,  tanto  più  che  si  trattava  ili  argomento  ancora 
controverso. 

Quanto  al  calore  specifico  del  mercurio,  l'autore  lo 
desume  da  tre  determinazioni  che  gli  diedero  i  valori 
0,033065  ;  0,033328  ;  0,033732  ,  la  cui  media  sarebbe 
0,033375  e  non  0,033378,  come  è  indicato  dalla  Memo- 
ria. Qui  è  da  osservare  che  quelle  tre  determinazioni  sono 
troppo  diiiereuti  fra  di  loro ,  perchè  si  possa  senz'  altro 


S 


—  1427  — 
prendere  il  valor  medio  di  quelle  tre  sole  come  un  valore 
abbastanza  approssimato  del  calore  specifico  del  mercurio. 
Infatti  se  fossero  state  fatte  le  sole  due  prime  determinazio- 
ni, la  cui  media  è  0,033197,  l'equivalente  meccanico  della 
calorìa  sarebbe  risultato  eguale  a  426,05  chilogrammetri 
in  luogo  di  423,78. 

Osserveremo  ancora  che  non  pare  sia  stato  tenuto  con- 
to della  latitudine  per  confrontare  ilvalore  dell'equivalen- 
te ottenuto  dall'  autore  con  quelli  di  altri  sperimentatori. 

Riassumendo  le  cose  dette  sinora  circa  la  Memoria  con- 
trassegnata coll'epigrafe:  Provando  e  riprovando,  la  Vostra 
Commissione  crede  di  poter  dichiarare,  che  riconosce  in 
essa  un  lavoro  abbastanza  pregevole  per  la  semplicità  del 
metodo  usato,  e  per  la  diligenza  colla  quale  1'  autore  pro- 
curò di  eseguire  le  sue  esperienze  :  ma  essendo  troppo 
manchevole  la  prima  parte  della  Memoria,  che  avrebbe  do- 
vuto essere  la  pii^i  importante,  e  non  essendo  scevra  di 
mende  anche  la  seconda,  essa  non  la  giudica  meritevole 
del  premio. 

Un  lavoro  di  molto  maggior  lena  ed  importanza  è  quel- 
lo contenuto  nil  manoscritto  inglese  contraddistinto  dall'e- 
pigrafe:   Veritas  vos  liberabit. 

Esso  si  compone  di  138  pagine,  e  vi  è  premesso  il  se- 
guente indice,  che  noi  riferiamo  tradotto  in  italiano  per 
dare  un'  idea  sommaria  del  lavoro. 

» 
Capitolo  I.    Classificazione    dei  metodi,   e    tabella  delle 

esperienze  dirette pag.  3 

»        II,  Esposizione  particolareggiata  degli  esperi- 
menti fatti  : 
A.  Con    metodi  in  cui  la  valutazione  è  fatta  con 
dati  forniti  da  differenti  osservatori,  cioè: 

\°  Dalla  teoria  dei  gas »    ^5 

2.°  »  dei  vapori »    28 


-    1428  — 

3.°  Mediante  il  calore  generato  da  una  corrente 
elettrica  in  un  filo,  del  quale  è  nota  la  resisten- 
za assoluta p.  29 

4.°  Mediante  l'azione  chimica  delle  pile  voltaiche.  »    40 

B.  Determinazioni  fatte    drettamente   con   metodi 

diretti,  nei  quali  tutti  i  dati  vengono  fissati  du- 
rante l'esperienza,  cioè: 

i."  Mediante  l'espansione  o  la  compressione  di 
gas,  di  vapori  o  di  metalli »     42 

2."  Col  mezzo  dello  strofinamento,  della  percus- 
sione, ecc »    46 

3."  3Iediante  il  riscaldamento  dovuto  a  correnti 
magneto-elettriche »  129 

C.  Determinazioni  fatte  direttamente  con  metodi  in- 

diretti, mediante  la  diminuzione  del  calore  nel 
circuito  di  una  pila  allorquando  la  corrente  fa 

un  lavoro »  iSÌ 

»      III.  Conclusioni »  433 


La  sola  enuiìierazione  degli  argomenti  scritti  in  qiiesta 
Memoria  dimostra  che  I'  autore  ha  pienamente  compreso 
l'importanza  della  prima  parte  del  tema,  e  la  Vtislra  Com- 
missione è  lieta  di  poter  dichiarare  che  esso  la  ha  comple- 
tamente esaurita  e  in  modo  che  n(m  si  saprebbe  ideare  mi- 
gliore. —  Manca  però  la  seconda  parte.  A  giustificare  que- 
sta mancanza  gioverà  il  ricordare  un  fatto  relativo  all'in- 
vio di  questa  Memoria,  che  fu  reso  palese  all'  Istituto  dal 
nostro  Segretario*  nella  solenne  adunanza  dello  scorso  an- 
no. —  Egli  infatti  annunciava  come  entro  il  termine  sta- 
bilito per  i  concorsi  di  quell'anno  fosse  pervenuta  da  Bal- 
timora la  Memoria  inglese  contrassegnata  dal  motto  Veritas 
vos  iiberahit  ;  ed  esprimeva  il  desideiio  che  la  sua  voce 
potesse  giungere  fino  all'ignoto  autore  di  essa,  per  fargli 
sapere  che  il  concorso  spirava  solamecfe  al  3  I  marzo  1 881 . 

Una  lettera,  che  1'  autore  mandò  1'  anno  scorso  assie- 


—  4429  — 
me  alla  Memoria,  prova  ad  evidenza  eh' egli  fu  tratto  in 
errore  non  solo  circa  il  termine  de!  concorso,  ma  ben  an- 
che sulla  esistenza  della  seconda  parte  del  tema. 

«  Può  darsi,  egli  dice  nella  sua  lettera  recante  la  data 
il  marzo  1880,  che  io  non  abbia  pienamente  soddisfatte 
le  formali  condizioni  del  concorso  ;  ma  per  quante  ricer- 
che io  abbia  fatte  a  Washington  e  a  Boston,  la  sola  infor- 
mazione che  io  potei  avere  è  quella  data  dal  giornale  in- 
glese Nature  nel  suo  n.°  ^3  del  29  gennajo  -ISSO.  » 

La  Vostra  Commissione  ha  voluto  vedere  1'  annuncio 
dato  dal  Nature,  eh'  è  così  concepito:  «  L'Istituto  Veneto 
apre  il  concorso  a  un  premio  di  L.  1500  per  una  partico- 
lareggiata descrizione  delle  determinazioni  fatte  finora  del- 
l'equivalente meccanico  della  calorìa,  per  la  investigazione 
delle  cause  ecc. —  Termine  pel  concorso  31  marzo  1880.» 

Due  cause  adunque  hanno  influito  a  far  si  che  l'autore 
non  imprendesse  alcuna  esperienza  nuova.  Principalissima 
quella  d'ignorare  che  nuovi  esperimenti  fossero  richiesti 
dal  tema.  —  Causa  seconda  e  abbastanza  impellente  quella 
della  brevità  del  tempo  ;  poiché  1'  autore  non  ebbe  a  sua 
disposizione  che  un  solo  mese.  In  un  tempo  cosi  breve  sa- 
rebbe stato  impossibile  a  chiunque  di  presentare  un  lavoro 
così  ampio,  profondo  e  completo,  qualora  1'  autore  non  si 
fosse  già  da  lunga  pezza  occupato  di  ricerche  analoghe  a 
quelle  richieste  dal  tema  che  propose  il  nostro  Istituto,  e 
non  avesse  già  avuto  in  pronto  tutti  i  materiali  necessari 
alla  soluzione  del  medesimo. 

Anche  di  ciò  la  Vostra  Commissione  può  darvi  qualche 
spiegazione. 

Nel  giugno  del  1879  Henry  A.  Rowland,  professore  di 
fisica  nell'Università  di  John  Hopkins,  presentò  all'Acca- 
demia americana  di  arti  e  scienze  una  voluminosa  ed  im- 
portantissima Memoria  snW  equivalente  meccanico  della 
calorìa,  con  ricerche  sussidiarie  intorno  alle  differenze  del 


—  1430  — 
termometro  a  mercurio  da  quello  ad  aria,  e  intorno  alla  ca~ 
loricità  dell'acqua. —  Questa  Memoria,  oltre  che  negli  Atti 
di  queir  Accademia,  fu  stampata  a  parte  in  Cambridge  al 
principio  del  1880. 

Or  bene,  la  Memoria  presentata  al  nostro  concorso 
contiene  gran  parte  della  Memoria  del  Rovvland.  Non  si 
creda  però  che  vi  sia  plagio:  il  nostro  autore  cita  con  scru- 
polosa esattezza  il  Ro\vland,  sia  quando  ne  trascrive  te- 
stualmente le  parole,  sia  quando  ne  riporta  in  succinto 
qualche  paragrafo.  Però  vi  sono  molte  varianti. 

Cosi,  per  esempio,  a  pag.  i*7  del  manoscritto  il  rapporto 
tra  il  calore  specifico  a  pressione  costante  e  quello  a  volu- 
me costante  pei  gas  perfetti  non  si  trova  nel  Rovvland. 

È  pur  nuova  la  tavola  del  coefficiente  di  dilatazione  del- 
l'idrogeno  a  pag.  21,  ed  anche  parte  della  tavola  a  pag.  22. 
È  nuova  la  tavola  a  pag.  26,  e  differisce  dalla  Memoria  del 
Ro^vland  anche  perchè  il  nostro  autore  rigetta  le  esperienze 
del  Wiedemann  sul  calore  specifico  dei  gas,  mentre  il  Rovv- 
land ne  teneva  conto,  dando  ad  esse  un  peso  minore  di 
quello  attribuito  alle  esperienze  del  Regnault. 

Dalla  pag.  31  fino  alla  pag.  40  molti  particolari  delle 
esperienze  fatte  per  determinare  col  metodo  elettrico  1'  e- 
quivalente  meccanico  della  caloria  non  si  trovano  nella  Me- 
moria del  Rowland. 

Da  pag.  43  fino  alla  pag.  79  si  espone  materia  del  tutto 
nuova,  vale  a  dire  non  contenuta  nel  lavoro  del  Rowland. 
V  è  il  riassunto  delie  esperienze  del  Joule  (1845)  sulla 
compressione  ed  espansione  dell'  aria  ,  vi  sono  descritte 
le  esperienze  dell' Hirn  sulle  macchine  a  vapore  (1857  e 
1860-61)  e  quelle  dell' Ediund  sui  fili  metallici  (1865). 

Da  pag.  79  a  pag.  128  v' è  il  sunto  del  lavoro  speri- 
mentale del  Rowland,  desunto  naturalmente  dalla  più  volte 
citata  Memoria  del  Rowland  stesso. 

A  pag.  129  cominciano  altre  relazioni  di  esperienze  ese- 


—  1431  — 
guite  da  altri  fisici,  poi  seguono  le  valutazioni  e  i  confronti, 
e  tutto  questo  sino  alla  fine  della  Memoria  è  cosa  nuova. 

La  omogeneità  tra  le  parli  tolte  dal  Rowland  e  quelle 
introdotte  dal  nostro  autore  è  tanta,  che  si  direbbe  quasi 
che  il  Rowland  stesso,  volendo  corrispondere  al  tema  pro- 
posto dal  nostro  Istituto,  ha  rifuso  il  suo  primitivo  lavoro, 
dandogli  un  ordine  diverso  e  consentaneo  alle  esigenze  del 
tema  stesso,  e  facendovi  quelle  aggiunte  e  quelle  emende 
od  ommissioni  che  gli  parvero  necessarie  a  raggiungere 
lo  scopo. 

Comunque  sia,  il  nostro  anonimo  autore  compie  il  suo 
lavoro  col  trovare  il  medio  valore  risultante  in  ciaschedun 
metodo,  attribuendo  un  peso  diverso  alle  determinazioni 
di  vari  sperimentatori,  e  infine  col  prendere  il  medio  dei 
valori  risultanti  dalle  medie  anzidette,  apprezzate  esse  pure 
con  peso  diverso  a  seconda  della  bontà  del  metodo.  Gli  ri- 
sulta quale  media  trovata  col  metodo  della  teoria  dei  gas 
il  valore  430,7  ;  mediante  il  calore  generato  dalle  correnti 
elettriche  il  valore  428,4  ;  dalle  esperienze  fatte  dal  Joule 
nel  1830  il  valore  427,3  ;  da  quelle  fatte  nel  1878  il  valore 
42G,4;  e  da  quelle  del  Rowland  (1879)  il  valore  427,7; 
e  attribuendo  un  peso  uguale  ad  i  a  ciascuno  dei  due  pri- 
mi mictodi,  uguale  a  3  al  terzo  ed  al  quarto  ;  ed  un  peso 
uguale  a  iO  all'  ultimo  metodo,  arriva  a  questa  conclu- 
sione, che  alla  latitudine  di  Baltimora,  ed  alla  temperatu- 
ra di  13°, OC,  l'equivalente  meccanico  della  caloria  è 
espresso  da  427,62  chilogrammetri,  valore  pressoché  iden- 
tico a  quello  trovato  dal  Rowland,  e  quindi  al  valor  medio 
dedotto  dalle  altre  determinazioni. 

La  Vostra  Commissione,  considerando  che  l'autore  della 
Memoria  Veritas  vos  liberabit  ha  risolto  in  modo  egregio 
la  prima  parte  del  tema,  cioè  la  più  importante  e  la  più 
utile  per  la  scienza,  e  valutando  debitamente  le  cause  per 
le  quali  non  potè  essere  svolta  la  parte  seconda,   giudica 


—  1432  — 
che  quella  Memoria  sia  meritevole  del  premio,  e  propone 
perciò  all'  Istituto  di  accordare  all'  autore  di  essa  la  som- 
ma di  L.  1500,  importo  del  premio  bandito  pel  tema   di 
questo  concorso. 


Venezia,  31  luglio  18]-1. 


Domenico  Turazza 
Antonio  Pazienti 
Francesco  Rossetti  relatore. 


mmi\  SOLEME  DEL  (GIORNO  15  AGOSTO  1881 


PRESIDENZA  DEL  COMMENDATORE  GUSTAVO  BUCCHIA 
PRESIDENTE. 

Sono  presenti  i  membri  effettivi:"  De  Leva,  Trois,  Tcrazza, 
S.  li.  MiNicH,  Frescui,  De  Zigìno,  Pazienti,  A.  Minich, 
Zanella,  Velldo  ,  De  Betta,  Vlacovich,  Morpurgo, 
FcLiN,  Fambri,  Lorenzoni,   Tolomei,   Saccardo  e  Bizio 

segretario. 

L'  adunanza  ebbe  luogo,  come  al  solito,  nella  sala  del 
Senato  di  questo  Palazzo  ducale,  con  numeroso  concorso 
di  sceltissimo  pubblico,  reso  ancora  più  fiorente  dalla  pre- 
senza di  molte  signore. 

Il  Governo  era  rappresentato  dal  Conte  Manfrin  Pre- 
fetto della  provincia,  accompagnato  dal  suo  Consigliere  de- 
legato ;  ed  il  Municipio  dall'Assessore  cav.  Kosa,  avendo  il 
Sindaco  giustificata  la  sua  assenza  per  argomenti  d'ufficio. 

Intervenivano  altresì  varie  fra  le  Rappresentanze  del 
prossimo  Congresso  Geografico  che  si  trovavano  ormai  in 
Venezia,  non  che  le  primarie  Autorità  locali  civili  e  militari. 

L'adunanza  fu  aperta  dal  Presidente,  il  quale  lesse  dap- 
prima una  lettera,  inviatagli  da  Livorno  da  S.  E*,  il  Mini- 
stro della  istruzione  pubblica,  colla  quale  esprime  il  pro- 
prio rammarico  di  non  poter  prendere  parte  a  questa  festa 
dell'  Istituto  per  motivi  di  salute,  e  fa  voti  ardenti  per  la 
prosperità  degli  studi  in  queste  nobilissime  provincie. 
Tomo  VJL  Serie  V.  i^S 


—  1434  — 

Aggiunse  poscia  un'  altra  lettera  di  S.  E.  il  Ministro  di 
agricoltura,  industria  e  commercio,  colla  quale  dichiara^ 
die,  se  le  occupazioni  non  glielo  avessero  impedito,  sareb- 
be intervenuto  a  questa  solennità  per  dar  prova  del  suo 
affetto  verso  1'  Istituto  che  lo  annovera  tra'  suoi  soci,  e  del 
conto  in  cui  tiene  il  Governo  1'  opera  di  esso. 

Dopo  ciò,  lo  stesso  Presidente  invitò  il  Segretario  a  leg- 
gere la  sua  Relazione  intorno  ai  premi  scientifici  ed  indu- 
striali, ed  ai  nuovi  programmi  pei  futuri  concorsi. 

Appresso  il  membro  effettivo  ab.  prof.  R.  Fulin  lesse 
un  discorso  intitolato:  «  DeU'allitudine  di  Venezia  dinanzi 
ai  grandi  viaggi  marittimi  del  secolo  XV  n. 

E  chiusa  con  questo  la  solennitù,  il  Prefetto  e  le  altre 
Rappresentanze,  accompagnate  dal  Segretario,  passarono 
a  visitare  gli  oggetti  esposti  nella  sala  della  Esposizione  in- 
dustriale, che  si  lasciò  poi  aperta  al  pubblico. 


RELAZIONE 


DEL     M.    E.     SEGRETARIO      G,       BIZIO 


--=3)3:==- 


Signore  e  Signori, 

Confortato  sempre  dal  benevolo  vostro  concorso  e  dalla 
paziente  attenzione  cortesemente  concessa  alla  mia  parola, 
non  vorrete  tacciarmi  d' indiscretezza,  se  mi  affido  alla 
vostra  memoria,  parlandovi  dell'  ignoto  Americano,  che, 
nell'anno  passato,  io  vi  annunziava  avere  precorso  i  termini 
del  tempo,  inviando  da  Baltimora  nn,  lavoro  in  lingua  in- 
glese, sull'argomento  dell'equivalente  meccanico  della  calo- 
ria, designato  invece  a  tema  di  premio  per  l'anno  corrente. 
Io  vi  diceva  in  quel  giorno,  che  1'  anonimo,  protetto  dal 
motto  Veritas  vos  liherabit,  dichiarava  di  avere  dovuto 
affrettatamente  compilare  il  suo  scritto  per  la  cognizione 
di  questo  concorso  venutagli  troppo  tardi  ;  e  vi  soggiungeva 
che  se  la  mia  voce  avesse  mai  potuto  raggiungerlo  a  tempo 
gli  avrei  fatto  sapere  come  potesse  ripetere  l'invio  del  lavoro 
modificato  od  arricchito,  secondo  che  il  trovasse  utile  o 
necessario,  sino  a  tutto  il  marzo  dell'  anno  corrente.  Per 
sodisfare  al  mio  impegno  io  non  poteva  chiedere  soccorso 
alle  docili  vibrazioni  del  telefono,  né  a  quelle  più  ardite  del 
filo  telegrafico;  non  mi  restava  che  il  fedele  e  sicuro  mezzo 
della  stampa,  dalla  quale  mi  riprometteva  efficace  soccorso 
inviando,  come  feci,  una  dettagliata  informazione  del  fatto 
a  più  Accademie  ed  Università  degli  Stati  Uniti,   nonché 


-  1436  — 
al  giornale  inglese  Nature,  da  cui  1'  autore  dichiarava  aver 
ricevuto  notizia    del   nostro  programma.    Nessun   nuovo 
scritto  comparve,  e  non  rimaneva  quindi  che  accettare  il 
primo  tra  i  concorsi  dell'  anno  presente. 

Esso  ebbe  a  compagno  nella  gara  un  altro  lavoro  in 
lingua  italiana,  coli'  epigrafe  Provando  e  riprovando,  che  la 
Commissione,  chiamata  a  giudicarlo,  dichiarò  fornito  di 
qualche  pregio,  ma  troppo  manchevole  nella  parte  più  im- 
portante della  trattazione,  né  scevro  di  mende  così,  da 
poterglisi  accordare  il  premio. 

Di  ben  maggiore  rilievo  si  trovò  invece  il  lavoro  venu- 
toci dall'America.  In  138  pagine  di  dettato  è  svolta  egregia- 
mente la  parte  principale  del  quesito,  e  più  utile  per  la 
scienza.  Vi  mancano  le  nuove  sporienze  prescritte  dal  pro- 
gramma; ma  non  possiamo  farne  carico  all'autore,  il  quale 
dal  citato  giornale  Nature  ebbe  una  nozione  incompleta  del 
tema,  come  potè  constatarlo  la  stessa  nostra  Commissione 
che  si  prese  cura  dì  accertare  in  esso  il  silenzio  sotto  cui 
coprivansi  i  nuovi  esperimenti  da  noi  domandati.  Tenuto 
calcolo  di  ciò,  ma  più  ancora  considerato  il  valore  com- 
plessivo del  lavoro,  l'Istituto  accolse  le  conclusioni  della 
propria  Commissione  decretando  il  premio  allo  scritto  in- 
glese portante  l'epigrafe  Veritas  vos  Uherabit. 

Aperta  allora  la  scheda  se  ne  palesò  autore  il  chiarissimo 
Enrico  A.  Rowland  professore  di  fìsica  nell'Università  Joline 
Hopkins  di  Baltimora  ;  e  1'  Istituto  non  può  nascondere  la 
propria  sodisfazione  di  avere  in  tal  maniera  procurato  al- 
l' Italia  il  privilegio  di  un'  opera  importantissima,  che,  tra- 
dotta nella  nostra  lingua,  vedrà  la  luce  fra  le  pubbhcazioni 
dell'  Istituto. 

2.  Altro  tema,  del  quale  attendevasi  in  quest'  anno  la 
soluzione,  era  quello  delle  norme  cui  debbono  attenersi  gli 
architetti  per  porre  i  teatri  e  le  sale  destinate  a  radunanze 


—  1437  — 

numerose  in  condizioni  favorevoli  alla  uniforme  diffusione 
ed  alla  distinta  percezione  dei  suoni.  Tre  furono  le  Memo- 
rie che  tentarono  il  cimento,  e  che  furono  esaminate  e  di- 
scusse dalla  rispettiva  Commissione. 

Chi  amasse  averne  un  specificato  ragguaglio,  lo  troverà 
nella  stampa  di  quel  rapporto,  limitandomi  io,  come  al  so- 
lito, per  ragioni  di  brevità,  a  dirvi  che  l'una  di  esse  segnata 
col  motto  Patientia  cum  labore  non  è  priva  di  qualche 
merito,  specialmente  nella  copia  di  notizie  raccolte  ;  ma  di- 
fetta nella  chiarezza  del  dettato,  adopera  un  linguaggio  poco 
scientifico,  e  non  sono  sempre  accettabili  le  norme  proposte. 

La  seconda,  coperta  dallo  scudo  Pugna  constanter,  vince 
di  gran  lunga  Taftra  nel  complesso  dello  sviluppo,  e  merita 
lode  speciale  laddove  tratta  la  parte  delle  applicazioni. 
La  discussione  pecca  però  di  soverchia  generalità,  e  non 
isfugge  a  qualche  censura. 

La  terza  è  contradistinta  da  quella  stessa  epigrafe  Vìr- 
iule  duce,  cornile  fortuna,  che  accompagnava,  due  anni  fa, 
altro  consimile  lavoro  nelToccasione  ohe  questo  stesso  tema 
era  posto  a  concorso,  e  che,  non  avendo  raggiunto  la  meta, 
fu  rimesso  all'anno  corrente.  Io  vi  parlai  allora  degli  elogii 
prodigali  dalla  Commissione  esaminatrice  a  quello  scritto, 
e  vi  dichiarai  eziandio  le  ragioni,  per  le  quali  il  premio  non 
eragli  assegnato.  L'autore  si  ripresenta  oggi  con  un  lavoro 
accuratamente  ritoccato  e  purgato  da  quelle  mende  che  gli 
si  erano  notate.  Esente  da  qualche  difetto  non  si  potrebbe 
oggi  stesso  affermare  particolarmente  per  la  mancanza  di 
nuove  esperienze,  che  ad  ogni  modo  ò  giustificata  dal  grave 
dispendio  da  esse  richiesto,  e  che  non  toglie  al  lavoro  quel- 
l'importanza, per  la  quale  non  si  abbia  ugualmente  a  con- 
siderare meritevole  di  speciale  ricompensa. 

L'  utilità  della  sua  pubblicazione  fu  inoltre  incontesta- 
bilmente riconosciuta,  e  l'Istituto  non  esitò  quindi  di  unirsi 
alla  proposta  della  giunta  aggiutii(;andogli  il  jii'emio,  sic- 


—   1438  — 
come  quello  che  ci  assicura  la  stampa  di  un'opera  accura- 
tissima e  ricca  di  notizie  e  dati  pregevolissimi. 

Aperta,  dietro  questo  voto,  la  scheda^  se  ne  dichiarò 
autore  l'egregio  dott.  Antonio  Favaro,  professore  nell'Uni- 
versità di  Padova. 

3.  Ed  eccoci  condotti  al  terzo  quesito  che  si  trovava  al 
concorso  di  quest'  anno,  a  quello  cioè  relativo  ai  grandi 
fenomeni  cosmici  :  luce,  calorico,  elettrico  e  magnetismo. 

Sia  fatta  la  luce  tuonò  sovrana  una  voce  nel  vortice 
tenebroso  dell'  abisso,  e  la  luce  fu  fatta.  Sia  fatta  la  Ince^ 
fu  il  sommo  decreto,  ma  non  le  si  aggiunse:  siati  compagno 
il  raggio  del  fuoco  o  il  dardo  del  fulmine,  perchè  in  quel- 
r  istante  parlava,  o  signori,  l'unità  della  potenza  creatrice. 
Fummo  noi  che,  costretti  ad  arrestarci  al  fenomeno,  lo 
interpretammo  e  scindemmo  secondo  le  varie  apparenze, 
creandone  fluidi  speciali  ed  eteri  e  onde  a  nostro  talento, 
secondo  che  l'incalzante  progresso  della  scienza  ci  spingeva 
a  sempre  nuove  rivelazioni. 

Il  discutere  adunque  le  più  recenti  ipotesi  intorno  alle 
cause  di  questi  meravigliosi  fenomeni  sarebbe  opera  utilissi- 
ma, e  tale  fu  lo  scopo  del  nostro  programma,  al  cui  sciogli- 
mento si  presentò  un  solo  scritto  col  motto  Uypollicses  non 
fingo  e  col  titolo  Teorema  di  cosmica  fondamentale  forono- 
mia,  dove  l'autore  pensò  di  raggiungere  l'intento  presentan- 
do «una  esercitazione  metaflsica  (sono  sue  parole)  indiritta 
»  a  dimostrare  con  luce  matematica  l'origine  del  moto  pe- 
«)  renne  in  natura,  e  conseguentemente  delle  forze  fìsiche  e 
n  di  tutti  i  fenomeni  luminosi,  termici  e  magnetici;  dimostra- 
))  zione  fondata,  non  sopra  supposizioni,  ma  esclusivamente 
»  sulla  realtà  dell'  esistenza  in  genere,  escludente  ogni  ipo- 
»  tesi,  ninna  eccettuata  ».  Io  non  vi  intratterrò,  o  signori, 
sopra  i  diversi  particolari  di  tal  lavoro,  ma  non  potrei  pas- 
sare sulto  silenzio  il  teorema  fondamentale  che  qui  Ietterai- 


—  1439  — 
niente  vi  ripeto:  «  la  spostazione  d'ogni  punto  del  continuo 
»  trasforma  la  sua  centricitù  statica  in  polarità  dinamica,  il 
»  suo  stato  in  forza  motrice  e  motto  bigene  accelerato,  ed 
»  il  suo  ambito  in  dinamide  ossia  colla  dinamica  ». 

L'Istituto  non  arrivò  a  comprendere  sillaba,  e  1'  autore 
stesso  sembra  vacillare  se,  giunto  al  termine  della  sua  dis- 
sertazione timidamente  la  chiude  «  confidando  (e  riporto 
»  sempre  le  sue  parole)  che  quantunque  il  teorema  stesso 
»  non  possa  essere  mai  conforme  del  tutto  a  quel  vero, 
»  che  a  guisa  dell'  orizzonte  fugge  dinanzi  a  noi  a  misura 
»  che  gli  ci  appressiamo,  non  potrà  essere  neppure  lun- 
»  gè  dalla  realtà,  nò  mancare  alla  riprova  della  possibilità 
»  di  applicazione  pel  metodo  matematico  alla  metafisica 
»  senza  offendere  la  ragione  e  la  morale.  » 

I  nostri  commissarii  non  troverebbero  che  l'anonimo 
autore  abbia  mai  nel  suo  lavoro  recato  offeso  alla  morale, 
ma  sembra  che  altrettanto  non  sarebbero  disposti  ad  affer- 
mare riguardo  alla  offesa  della  ragione.  L'Istituto  unanime 
non  poteva  quindi  che  approvare  il  voto  della  Commissione 
in  negargli  il  "premio,  e  deliberò  che  il  tema  si  riproponga 
per  l'anno  ^883,  stringendolo  alla  sola  prima  parte  per 
renderne  più  agevole  agli  studiosi  la  soluzione,  e  compen- 
diandolo quindi  nel  modo  che  segue: 

«  Discutere  le  ipotesi,  che  vennero  più  di  recente  agi- 
«  tate  nella  fisica  circa  alle  cause  dei  fenomeni  luminosi, 
«  termici,  elettrici  e  magnetici  ». 

II  premio  ò  d'ital.  hre  3000. 

E  per  lo  stesso  anno  i  883  viene  riprodotto  il  tema  degli 
studii  sulla  finanza  pubblica  in  Venezia,  che,  indubbiamente 
per  mancanza  del  tempo  necessario  a  trattare  1'  esteso  ar- 
gomento, mancò  di  concorrenti. 

Arrivato  a  questo  punto,  io  mi  trovo  dinanzi  alla  libe- 
ralità del  Ministero  d'  agricoltura,  industria  e  commercio, 


—  1440  — 
che  interviene  a  questa   festa  della  scienza  neIRl  regione 
veneta  concedendo  incoraggiamenti  alle  sudate  conquiste 
dell'arte 

L'industria!  Io  mi  avvicino  oggi  peritante  a  questo 
nobile  campo,  al  quale  la  ricca  e  ardimentosa  Milano  in- 
nalzò il  più  grandioso  trofeo,  il  tempio  più  maestoso  e  so- 
lenne. Onore  a  Milano,  che  condusse  l'Italia  a  meravigliare 
di  sé  medesima  nello  splendore  di  quel  tempio,  dove  Io 
stesso  straniero  si  vide  obbligato  a  piegare  il  capo  dinanzi 
ai  prodotti  del  genio  italiano,  e  se  noi  piegò,  ci  diede  prova 
d' invidiarci  :  e  questo  a  noi  basta.  Io  mi  avvicino  peritante 
a  questo  nobile  campo,  perchè  orgoglioso  della  grande  vit- 
toria italiana,  ben  vedeva  come  la  Venezia  non  potesse,  né 
dovesse  mancare  alla  grande  palestra  con  ogni  suo  mezzo: 
e  voi  ben  sapete' come  mancato  non  abbia. 

È  per  questo  eh'  io  ripeteva  di  avvicinarmi  peritante 
in  quest'  anno  al  campo  delle  industrie,  perchè  sospettava 
d'incontrare  deserte  le  sale  della  nostra  Esposizione,  e  ben 
volentieri  le  avrei  incontrate  deserte,  purché  viva  l' Itaha. 
Senonchè  le  nostre  industrie  nel  sentirsi  per  primo  italiane, 
non  dimenticarono  la  culla  loro,  ed  accorsero  coli'  usato 
amore  a  questa  festa  della  regione  veneta,  dandomi  in  tal 
maniera  argomento  di  vie  meglio  dimostrare  al  Ministero  in 
quale  pregio  esse  tengano  il  generoso  suo  incoraggiamento. 

Le  onorificenze  furono,  come  sempre,  aggiudicate  da 
apposita  Giunta,  designata  dall'Istituto,  e  distinte  secondo 
le  norme  degh  anni  andati. 

Due  soli  furono  quindi,  come  in  passato,  i  diplomi 
d'onore,  dei  quali  la  Giunta  potesse  disporre,  e  che  furono 
concessi  alla  Ditta  Bernardino  Nodari  e  C.  in  Lugo,  ed  a 
quella  del  sig.  Giuseppe  Plancich  e  C-,  in  Venezia. 

^.  In  quanto  alla  ditta  Nodari,  è  nome  tale  che  potrei 
dispensarmi  da  ogni  informazione.  Sono  ben  note  le  diffe- 


_  IMI   — 

renti  qualità  di  carta  che  escono  da  quella  fabbrica,  dove 
dalla  più  fina  per  lettere  si  discende  gradatamente  alla 
mezzana  ed  alla  ordinaria  per  usi  diversi  ;  dove  quella  per 
tipografi,  per  disegno,  per  litografia,  per  oleografia,  e  via 
dicendo,  gareggia  colle  migliori  delle  fabbriche  estere:  dove 
merita  particolare  encomio  f  altra  a  colori  intimamente 
commistivi  per  impasto  ;  e  più  ancora  quella  velata  da  una 
fuggevole,  morbidissima  tinta  di  rosa,  che  le  guadagnò  il 
nome  di  carta  orientale^  riservata  alla  stampa  delle  più 
ricche  edizioni. 

Non  altrettanto  noto  è  forse  il  saggio  ordinamento  di 
queir  opificio,  che  rappresenta  ormai  una  famiglia  infor- 
mata ai  migliori  principii  morali  ed  economici.  Ivi  abita- 
zioni condizionate  alle  differenti  classi  dell'  operaio,  ivi 
r  igiene  accuratamente  guardata,  ivi  pronto  il  soccorso 
medico,  ivi  una  Società  di  mutuo  soccorso,  ivi  l' istruzione 
impartita  da  apposito  maestro,  ivi  perfino  introdotta  la 
musica,  ivi  pieno  ordine,  filantropia,  moralità.  Una  colonia 
insomma,  nella  quale  il  lavoro  è  mezzo  a  raggiungere  il  più 
nobile  scopo,  quello  di  condurre  il  rozzo  operaio  ad  essere 
uomo  conscio  dei  proprii  doveri,  ed  educato  alle  migliori 
virtù  sociali. 

La  Ditta  Bernardino  Nodari  e  C.  meritava  adunque  la 
maggiore  fra  le  distinzioni  che  qui  s' impartiscano. 

2.  Ed  eguale  distinzione  ottenne  altresì  la  Ditta  Giuseppe 
Plancìch  e  C,  per  la  quale  va  a  rifiorire  in  Venezia  un'in- 
dustria, splendore  un  tempo  di  questa  città,  e  povera  reli- 
quia affidata  poi  al  severo  culto  dei  musei,  od  allo  scaffale 
dell'  antiquario.  È  1'  arte  ceramica,  quella  cui  mi  riferisco, 
e  precisamente  la  ceramica  dipinta  a  rifievo.  Vera  pittura 
artistica,  la  cui  tavolozza  consiste  in  vetri  colorati,  che  il 
fuoco  della  fornace  fonde  appresso  e  lega  alla  sottostante 
argilla,  e  che  non  è  quindi  a  confondersi  con  quella  comune 

ìomo  VII^  Serie  V.  iài 


—  1442  — 
manifattura,  in  cui  1'  effetto  del  rilievo  si  ottiene  sotto  la 
pressione  dello  starapo.  Le  imitazioni  presentate  dal  Plan- 
cich  riproducono  l'opera  del  secolo  decimosettimo  con  sor- 
prendente varietà  e  finitezza  di  lavoro,  tanto  laddove  si  tratti 
di  paesaggio^  o  di  figura,  o  di  qualsiasi  altro  delicatissimo 
accidente  di  forme,  quanto  laddove  il  disegno  si  porti  agli 
ornati  lombardeschi,  moreschi  e  bisantini.  La  stessa  pasta 
dei  colori  è  frutto  delle  ricerche  e  delle  fatiche  del  Plancich, 
ed  il  pennello  è  affidato  all'  abilità  di  diligentissimi  artisti, 
giornalmente  occupati  in  quel  laboratorio.  Quale  ne  sia  il 
risultato,  e  quale  perciò  il  merito  del  Plancich  e  degli  egre- 
gii  suoi  socii,  che  il  sostengono  in  tale  impresa,  più  che  al- 
tro vel  dimostrerà,  o  signori,  una  visita  fatta  a  quegli  og- 
getti nella  nostra  sala  dell'Esposizione. 

3.  E  passando  ai  premii  d'incoraggiamento,  incontriamo 
dapprima  un  povero  artiere  che,  nella  solitudine  della  sua 
officina  lavora  indefesso  e  lavorando  progredisce  e  si  perfe- 
ziona così  da  raggiungere  i  più  ingegnosi  meccanismi.  Giu- 
seppe Cavignato,  meccanico  dell'Osservatorio  astronomico 
di  Padova,  è  l' industre  uomo,  che,  sorretto  dalla  stima  di 
chi  potè  apprezzarne  davvicino  le  ottime  qualità,  giunse  ad 
allargare  la  reputazione  della  sua  officina,  in  modo  da  ren- 
derglisi  necessario  il  giornaliero  appoggio  di  almeno  sei 
operai.  Né  il  Cavignato  si  limitò  a  rifare  le  cose  altrui,  ma 
vi  recò  innovazioni,  quali,  per  esempio,  i  miglioramenti 
nella  tavoletta  pretoriana,  nel  livello  a  cannocchiale,  nel 
cronografo.  Fu  inoltre  tra'  primi  in  Italia  a  costruire  le 
grandi  macchine  parallattiche;  per  cui  l'incoraggiamento 
accordatogli  è  ben  giusta  ricompensa  alle  diuturne  fatiche 
di  un  onesto  ed  intelhgeute  artefice. 

4.  E  qui  dalla  lima  e  dall'  incudine  dell'  officina  io  mi 
trovo  condotto  a  parlarvi,  anche  in  quesf'anno,  del  vino 


—  1443  — 
che  con  quegli  arnesi  non  ha  per  certo  intimitt'i  alcuna,  ma 
che  non  possiamo  però  sempre  affermare  estraneo  all'  am- 
biente in  cui  vengono  maneggiati.  Il  dott.  Carpenè  mi  diede 
occasione  di  presentarvi,  nelTanno  scorso,  questo  prodotto 
nella  sua  più  nobile  e,  quasi  direi,  pii^i  aristocratica  forma; 
ma  in  quest'anno  la  cosa  è  diversa,  dovendo  invece  toccare 
certi  artifizii  che  solitamente  invocano  la  protezione  del 
segreto,  e  che  spesso  riescono  anche  perniciosi  alla  salute. 
Numerosi  quanto  la  malizia  delle  frodi  potè  idearli,  io  non 
devo  ricordare  qui  che  il  solo  fatto  de!  coloramento,  me- 
diante il  quale,  anche  nei  casi  innocenti,  si  comunica  una 
tinta  più  forte  ad  un  vino  che  originariamente  ne  sia  povero. 
Ed  allora,  senza  tesserne  una  completa  enumerazione,  v'in- 
contrate neir  uso  di  sostanze  disparatissime,  dalla  fìtolacca 
al  malvone,  al  sambuco,  al  papavero,  al  campeggio,  e  per- 
sino a  quella  meraviglia  di  rubino  che  il  chimico  seppe 
trarre  dal  più  sozzo  catrame,  ma  che  si  accompagna  facil- 
mente alla  sostanza  venefica  impiegata  a  svisceramelo  :  il 
rosso,  cioè,  di  anilina,  o  fucsina  che  dir  lo  si  voglia.  Il  Gau- 
tier  afferma  che,  in  alcune  provincie  della  Francia,  si  spen- 
dono annualmente  più  che  cinquantamila  lire  in  fucsina 
arsenicale,  ed  in  altre  materie  adoperate  a  colorare  il  vino! 
Saggio  pensiero  fu  quello  adunque  di  rivolgersi  perciò  alla 
naturale  sostanza  colorante  di  esso.  Racchiusa  questa  nella 
buccia  dell'  uva,  vi  abbonda  cosi  da  restarne  ricche  le 
stesse  vinaccie,  dalle  quali  può  facilmente  separarsi,  e  con 
apposito  processo  si  separa  ora  abbondante  in  Conegliano 
dai  signori  Carpenè,  Comboni  e  C  °,  i  quali  in  quest'ultimo 
anno,  dal  lavoro  di  seicento  quintali  di  vinaccie,  ottennero 
ottomila  litri  della  loro  enocianina,  ricercata  in  Francia,  in 
Ispagna  ed  in  Austria-Ungheria.  L'utilità  di  questa  industria 
attuata  in  grande  nelle  nostre  provincie  meritava  pertanto 
tutto  l'appoggio  di  un  incoraggiamento. 


—  1444  — 

5  —  6.  Ed  ora,  costretto  come  fui  a  parlarvi  di  certe 
occulte  manipolazioni,  non  vorrei  averne  turbato  1'  animo 
vostro  in  modo,  da  tenervi  in  qualche  sospetto  nel  passare 
a  discorrervi,  come  ora  devo,  del  latte.  Non  è  ch'esso  pure 
possa  nascondere  qualche  grave  magagna  ;  ma  nel  caso 
presente  tutto  sarà  innocenza  e  purezza.  Trattasi  di  due 
Latterie  sociali;  quella  di  Villa  di  Villa  nel  comune  di  Mei 
e  r  altra  della  frazione  di  Domegge  nel  Cadore.  Io  non  vi 
ripeterò  i  vantaggi  di  codeste  istituzioni  e  la  bontà  dei  loro 
prodotti,  avendone  tenuto  parola  nell'anno  scorso,  quando 
annunciai  il  premio  conferito  a  quella  di  Taibon  nell'Agor- 
dino.  Veramente  non  sarebbe  nella  regola  delle  nostre  pre- 
miazioni il  ripeterle  ad  una  stessa  industria  quando  non 
presenti  notevoli  innovazioni  ;  ma  la  Giunta  deputata  ad 
aggiudicarle  trovò  di  farne,  per  questa  volta,  una  ecce- 
zione, in  vista  della  stessa  utilità  morale,  che  a  tali  associa- 
zioni si  accompagna.  Tre  soli  sono  tuttavia  i  premii  d' in- 
coraggiamento dei  quali  si  possa  disporre,  ed  ai  quali  am- 
bedue le  predette  Latterie  dichiarano  esplicitamemte  di  aspi- 
rare. Senonchè  la  moltiplicazione  dei  pani  non  essendo  fa- 
coltà concessa  ai  tempi  che  corrono,  si  decise  di  venire  ad 
un  confronto  fra  1'  una  e  1'  altra,  in  maniera  da  pesarne  il 
relativo  valore. 

Sotto  alcuni  rispetti  dobbiamo  confessare  che  la  gara 
corre  quasi  parallela,  e  quindi  uguale  il  merito;  ma  quando 
si  entri  nel  sistema  del  lavoro  e  nei  mezzi  impiegati  ad  at- 
tuarlo, la  palma  appartiene  a  quella  di  Villa  di  Villa.  Questa 
cascina  infatti  è  provveduta  di  utensili,  di  macchine,  di  stru- 
menti forniti  della  maggiore  precisione;  e,  ciò  che  piìi  im- 
porta, vi  si  lavora  il  latte  col  migliore  dei  sistemi  moderni^ 
il  processo  svedese.  È  bensì  vero  che  tale  nuovo  sistema  fu 
per  prima  introdotto  nella  Provincia  di  Belluno  dalla  ca- 
scina di  Meano;  ma  questa  non  è  regolata  dalle  norme  più 
rigorose  di  vera  Associazione  cooperativa,  che  dirigono 


—  4445  — 

quella  di  Villa  di  Villa,  la  quale,  solto  il  doppio  aspetto 
materiale  ed  economico,  vince  in  tal  maniera  qualsiasi  altra 
analoga  istituzione  del  Bellunese  e  forse  della  regione  vene- 
ta, e  supera  quindi  la  stessa  sua  emula  di  Domegge.  In  forza 
di  tali  molivi  il  premio  d' incoraggiamento  fu  concesso  alla 
Latteria  sociale  di  Villa  di  Villa,  e  la  menzione  onorevole 
all'altra  di  Domegge. 

7.  E  passando  cosi  di  uno  in  altro  soggetto,  eccomi 
arrivato  al  punto  di  fare  plauso  anche  alla  solerzia  del- 
l'egregio nostro  ottico  cav.  Carlo  Ponti,  il  quale,  incorag- 
giato qui  più  volte  per  i  suoi  trovati,  si  presentò  in  quest'an- 
no con  uu  nuovo  apparecchio  fotografico,  destinato  ad  ot- 
tenere direttamente  da  una  data  prova  negativa  la  positiva 
ingrandita.  L'idea  fondamentale  è  di  usufruire  i  raggi  diretti 
del  sole  in  luogo  dei  riflessi,  ai  quali  ordinariamente  si 
ricorre,  e  di  guadagnarne  con  ciò  notevole  risparmio  di 
tempo  La  Commissione,  manifestando  il  desiderio  che  l'ap- 
parecchio possa  riuscire  meno  posante  e  più  facile  a  ma- 
neggiare, ne  trova  tuttavia  plausibile  il  concetto,  ne  scorge 
il  vantaggio  recato  ai  fotografi,  e  lo  dichiara  degno  quindi 
della  menzione  onorevole. 

8.  Spiacemi  finalmente,  colle  mie  ultime  parole  sull'in- 
dustria, di  dovervi  richiamare  una  molestia,  propria  di 
questa  stagione  ed  abbastanza  nota  alla  nostra  città,  l'acer- 
bo pungiglione  della  zanzara.  La  Dalmazia  ci  porge  l'arme 
per  combattere  la  petulante  ferocia  di  questo  insettuncolo 
coi  vapori  di  un  fiore,  la  cui  polvere  si  spaccia  anche  mani- 
polata così  da  renderne  più  pronta  1'  accensione  e  quasi 
istantaneo  l'espandersi  del  n.icidiale  effluvio. 

Ai  manipolatori  di  codesti  impasti  appartiene  il  dottor 
Gio.  Batt.  Zampironi  farmacista  in  questa  città,  il  quale  ne 
compone  certe  sue  piramidette,  ch'egli  chiama  fidiùus,  e  che 


—  1446  — 
sono  di  meravigliosa  efficacia.  Egli  non  pretende  certamente 
ad  una  sua  propria  magica  virtù  ;  ma  la  virtù  dello  Zam- 
pironi sta  neir  adoperare  il  puro  fiore  della  pianta,  mentre 
accade  di  trovare  talvolta  in  commercio  consimili  miscele 
apprestate  coi  fiori  della  camomilla,  e  perfino  colla  segatura 
del  legno.  L'onesto  procedimento  è  quello  pertanto  che  pro- 
curò folla  di  accorrenti  all'  officina  dello  Zampironi,  e  che 
spinse  il  consumo  delle  sue  piramidette  nella  Spagna,  nel- 
r  Olanda,  nel  Belgio,  nella  Russia,  nella  Turchia,  e  perfino 
nell'Egitto  e  nell'America,  in  modo  da  renderglisi  necessaria 
un'  apposita  fabbrica,  fondata  in  Mestre,  la  quale  rappre- 
senta una  reale  industria  meritevole  dell'  onore  della  men- 
zione. 

Chiusa  per  tal  modo  la  mia  Relazione  sui  premii  ac- 
cordati, non  mi  resta  che  comunicarvi  adesso  i  nuovi  pro- 
grammi per  i  futuri  concorsi. 

L' Istituto  deliberò  che  il  premio  Querini-StampaUa  per 
l'anno  t883  appartenga  alla  scienza  botanica.  Non  crediate 
però  di  dover  portare  la  vostra  attenzione  al  brio  di  sma- 
glianti corolle,  od  alla  gigantesca  vetustà  di  annosi  fusti,  od 
al  profumo  di  balsamiche  frutta.  È  a  modesta  famiglia  che 
rivolgemmo  invece  il  pensiero,  a  quella  delle  crittogame, 
dove  dall'  intimo  protococco  che  imporpora  le  alpine  nevi  e 
i  ghiacci  polari,  al  lichene  ed  all'  alga  di  cui  si  nutre  il  mi- 
sero Groenlandese,  e  perfino  al  fungo  che  stilla  dalla  sua 
cellula  il  letale  veleno,  non  minore  è  l' importanza  in  con- 
fronto di  esseri  più  nobili  ed  elevati  della  vegetazione. 

Il  tema  pertanto,  al  quale  sin  d'  oggi  è  aperto  il  con- 
corso, suona  come  segue: 

t(  Enumerazione  sistematica  e  critica  delle  crittogame 
»  finora  osservate  nelle  Provincie  venete,  con  particolari 
»  indicazioni  delle  fonti  della  patria  flora,  che  a  dette  crit- 


—  i447  — 
»  tegame  si  riferiscono,  nonché  delle  abitazioni,  delle  qua- 
»  lità,  usi  e  nomi  vernacoli  delle  singole  specie.  » 

Ommetto  qui  per  brevità  alcune  norme  che  devono 
servire  d' indirizzo  a  chi  si  accingesse  al  lavoro,  e  che  si 
pubblicheranno  nei  nostri  Atti  assieme  al  tema.  Soggiungerò 
soltanto  che  l' Istituto,  nello  scegliere  questo  argomento  si 
fece  a  considerare  il  bisogno  speciale  della  nostra  regio- 
ne, alla  quale  manca  una  illustrazione  complessiva  delle 
proprie  crittogame,  e  pensò  inoltre  all'  interesse  con  cui 
naturalisti,  agronomi,  medici  e  chimici  rivolgono  adesso  le 
loro  indagini  alla  originale  biologia,  ed  alla  possente  in- 
fluenza di  molte  crittogame  sui  fenomeni  morbosi,  tossici, 
zimotici  e  via  dicendo,  cosi  da  rendere  apprezzatissimo  un 
libro  il  quale  sviluppi  ed  agevoli  presso  noi  questi  studii. 

E  per  ultimo  devo  rendere  omaggio  al  generoso  pen- 
siero del  compianto  avv.  Giovanni  Tomasoni  di  Padova, 
che  legò  al  nostro  Istituto  lire  diecimila,  divise  in  due  pre- 
mii,  nonché  lire  cinquemila  all'  Istituto  lombardo  per  un 
terzo  premio.  Si,  o  signori,  nel  parteciparvi  il  nostro  legato 
è  un  obbligo  per  me  il  ricordare  anche  quello  del  nostro 
confratello  di  Lombardia.  Il  Tomasoni  estraneo  alle  acca- 
demiche palestre,  venne  con  questo  suo  atto  a  sanzionare 
il  più  sacro,  il  più  intimo,  il  più  indissolubile  vincolo  di 
fratellanza  che  stringe  questi  due  Istituti.  Comune  ad  essi 
la  prima  vita,  comuni  le  vicende,  comuni  le  leggi  che  li  go- 
vernarono, indiviso  sempre  il  reciproco  accordo  anche  in 
quei  giorni  nefasti,  nei  quali  il  patto  fatale  di  Villafranca  li 
obbligò  per  più  anni  ad  una  apparente  separazione,  man- 
tennero sempre  quella  unità  di  opera  e  di  propositi,  che  ne 
formò  quasi  un  unico  sodalizio. 

In  nome  adunque  dello  stesso  Istituto  lombardo  sia  qui 
tributata  pubblica  attestazione  di  riconoscenza  alla  memo- 
ria del  Tomasoni,  che,  colla  nobiltà  del  suo  atto,  venne  al- 
tresì a  raffermare  luminosamente  codesti  preziosissimi  le- 


__  4448  — 
gami.  E  sodisfatto,  in  tal  maniera,   questo  ben  doveroso 
tributo,  ecco  quali  sono  i  due  argomenti  dallo  stesso  Toma- 
soni  fissati  a  tema  di  premio  per  il  nostro  Istituto. 

Coli'  uno  di  essi  sono  disposte  lire  cinquemila  per  chi 
detterà  meglio  la  storia  del  metodo  sperimentale  in  Italia. 

L' Istituto,  all'  aprirsi  del  nuovo  anno  accademico,  si 
riserva  poi  di  pubblicare  alcuni  avvertimenti  che  possano 
servire  d' indirizzo  al  lavoro,  rendendo  noto  sin  d'  ora  che 
si  lasciano  tre  anni  di  tempo  alla  trattazione  del  medesimo. 

Coll'altro  vengono  assegnate  altre  lire  cinquemila  a  chi 
detterà  una  Vita  di  S.  Antonio  di  Padova^  illustrando  il 
tempo  in  cui  visse.  L'  opera,  dietro  il  programma  stabilito 
dair Istituto,  dovrà  essere  il  frutto  di  ricerche  proprie  su 
migliori  fonti,  attentamente  comparati  fra  loro,  e  contenere 
le  più  estese  notizie  intorno  a  S.  Antonio,  intracciandone 
la  vita  non  tanto  coi  fatti  generali  della  storia,  quanto  coi 
particolari  delle  istituzioni  d'  ogni  maniera,  della  coltura, 
dei  costumi  ed  in  ispecie  dei  mali  sociali,  in  mezzo  ai  quali 
egli  portò  il  rimedio  della  carità  che  lo  ha  fatto  grandeg- 
giare nelle  tradizioni  pietose  dei  popoli.  Sarà  inoltre  op- 
portuno farsi  addentro  in  alcuni  punti  non  ancora  abba- 
stanza chiariti  o  controversi,  come,  per  esempio,  le  rela- 
zioni della  Spagna  col  Marocco,  ed  altri  ancora  che,  a 
guida  dei  concorrenti,  saranno  accennati  nella  stampa  del 
programma. 

Considerata  la  vastità  dello  studio,  l' Istituto  estese  a 
cinque  anni  il  termine  del  concorso. 

Ultimato  con  ciò  l' incarico  a  me,  in  tale  solennità,  affi- 
dato, sono  lieto  di  poter  finalmente  cedere  il  posto  alla  elo- 
quente parola  del  dotto  mio  collega,  chiamato  con  essa  a 
suggellare  le  annuali  nostre  fatiche.  E  con  essa  entriamo 
infatti  in  quel  tempo,  ne!  quale  tacciono  le  cattedre,  ripo- 
sano le  accademie  ;  ma  non  tace  però  nò  riposa  la  scienza, 


—  1449  — 
che  in  questi  periodi  di  tranquillo  raccoglimento  si  ritem- 
pra anzi  talvolta  a  piìi  vigorose  tenzoni.  Queste  stesse  ve- 
nerande pareti  saranno  qui  ad  attestarvelo,  quando  fra  po- 
chi giorni  questa  terra  di  Marco  Polo,  dei  Caboto,  dei  Zeno 
aprir.ì  i  suoi  lidi  ai  figli  di  Franklin,  di  Beering,  di  Cook,  di 
Livingston,  di  Fox,  di  que'  valorosi  insomma  che  il  nostro 
globo  illustrarono  persino  tra  la  infida  solitudine  delle  più 
inospitali  regioni.  Essi  non  vedranno  più  queste  acque  sol- 
cate dalle  navi  vittoriose  di  un  Dandolo  ;  non  più  gli  splen- 
didi ricevimenti  apprestati  ad  un  Giovanni  Paleologo  e  ad 
un  Enrico;  non  più  i  broccati,  i  drappi  d'oro,  gli  arazzi,  le 
ingemmate  porpore  della  Venezia  che  fu  ;  non  più  il  glo- 
rioso gonfalone  di  S.  Marco  disegnarsi  per  essi  sullo  spec- 
chio delle  nostre  lagune;  ma  una  nuova  stella  vedranno, 
in  quella  vece,  brillare  nel  sereno  di  questo  cielo,  la  stella 
d'Italia;  e  là  sulle  nostre  antenne  splendere  il  trionfo  di  una 
intera  nazione,  la  croce  di  Savoia.  L'  ospitalità  nostra  sarà 
poi  sempre  ospitalità  veneziana. 


Tomo  VII.  Serie  V.  185 


DELL'ITIITIDISE  Di  lESEZIi 

DINANZI   AI   GRANDI   VIAGGI    MARITTIMI 

DEL    SEGOLO    XV. 

DISCORSO 
DEL    M.  E.  RINALDO    FULIN 


Signori,  mentre  fra  noi  sta  per  aprirsi  1'  Esposizione 
geografica,  ove  saranno  rappresentate  le  gloriose  fatiche  che 
costò  aUuomo  la  successiva  cognizione  del  globo  ;  e  mentre 
i  geografi  di  tutto  il  mondo  stanno  per  convenire  fra  noi  a 
discutere  i  grandi  problemi  che  affaticano  tuttora  la  scien- 
za, non  avrei  creduto  opportuno  l'intrattenervi  di  un  argo- 
jnento  che  fosse  affatto  straniero  a  quello  che  oggi  è  nei 
pensieri  e  nei  discorsi  di  tutti.  Vero  è  che  per  l'indole  de'miei 
studi  avrei  volentieri  ceduto  T  onore  pericoloso  di  parlarvi 
in  questa  solenne  occasione  ad  alcuno  degli  illustri  colleghì, 
che  hanno  negli  argomenti  geografici  ima  competenza  rico- 
nosciuta. Ma  è  giusto  eh'  essi  riserbino  l' autorità  della 
loro  voce  alle  discussioni  del  vicino  congresso,  nel  quale 
debbono  mostrare  all'Europa,  che  nelle  nostre  lagune  sono 
ancor  vive  le  tradizioni  scientifiche  dell'  antica  Republica. 
Perlochè,  non  potendo  né  esimermi  dalla  fatica,  ne  uscire 
dal  campo  dell'erudizione  locale,  ho  creduto  di  richiamare, 
forse  non  inutilmente,  la  vostra  attenzione  suU'  attitudine 
di  Venezia  dinanzi  ai  grandi  viaggi  marittimi,  che  resero 
memorando  1'  ultimo  scorcio  del  secolo  XV.  Nella  vita  di 


—  1452  — 
Venezia  questi  "viaggi,  e  le  scoperte  che  ne  furono  conse- 
guenza, segnano  un  momento  quasi  fatale  che  determinò 
le  sue  sorti.  Poteva  trarne  Venezia  qualche  partito  ?  E  se 
non  ne  trasse,  fu  difetto  d' antiveggente  coraggio  o  prepo- 
tenza d' ineluttabili  circostanze  ?  Ecco  le  domande  a  cui 
credo  che,  spassionatamente  interrogata,  la  storia  possa 
rispondere  in  modo  alquanto  diverso  da  quello  che  ha  dato 
origine  alla  malevola  opinione  di  molti. 

Imperciocché  noi  non  dobbiamo  dimenticarci,  che  quan- 
tunque la  più  antica  e  la  più  feconda  sorgente  della  pro- 
sperità veneziana  fossero  le  relazioni  commerciali  coli'  im- 
pero bizantino,  colle  coste  del  mar  Nero,  colle  città  della 
Siria,  dell'  Egitto,  della  Barberia,  pure  1'  oceano  Atlantico 
aveva  cominciato  a  conoscere  le  nostre  navi  e  i  nostri  na- 
vigatori assai  prima  di  divenire  il  teatro  dei  grandi  viaggi 
marittimi.  Le  galere  di  Fiandra,  che  fino  dai  primi  anni  del 
secolo  XIV  (^)  uscivano  periodicamente  dallo  stretto  di  Gi- 
bilterra per  condursi  ai  mercati  mondiali  dei  Paesi  Bassi, 
avevano  contribuito  efficacemente  a  distruggere  i  pregiudi- 
zi che  la  gelosa  avidità  dei  Fenici  aveva  diffusi  sulle  diffi- 
coltà di  navigare  T  Atlantico.  In  quel  medesimo  secolo  Ni- 
colò e  Antonio  Zeno  visitavano  le  isole  Facroe,  l'Islanda^ 
la  Groenlandia  ;  e  un  secolo  prima  di  Colombo  mostravano 
ancora  esistenti  nell'  America  settentrionale  gli  avanzi  di 
quei  coloni  scandinavi  che  Adamo  di  Brema  aveva  ricordati 
nel  secolo  undecimo  e  Orderico  Vitale  nel  successivo.  È 
vero  che  i  viaggi  dei  fratelli  Zeno  divennero  argomento  di 
fiere  lotte  fra  i  più  eruditi  geografi,  e  che  taluno  giunse 
persino  a  chiamarne  falsa  e  bugiarda  la  narrazione.  Ma  è 
vero  altresì  che  la  scienza  dileguò  finalmente  questi  sospet- 
ti ;  e,  giovandosi  dei  progressi  della  geografia,  della  critica, 

(1)  Brown,  Calendar  of  State  Pcqjers  ....  of  Venice,   voi.  1, 
pag.  LXi. 


—  4453  — 

della  storia,  della  filologia  comparata,  un  dottissimo  ingle- 
se {^)  ha  messo  recentemente  fuor  d'  ogni  dubbio  l'  auten- 
ticità e  la  veridicità  della  narrazione  zeniana,  a  cui,  se  far 
si  potesse,  non  si  potrebbe  fare  altro  rimprovero,  che  quello 
veramente  onorevole  di  avere  precorso  non  solo  le  cogni- 
zioni dei  geografi  del  secolo  XIV,  nel  quale  fu  scritta,  ma 
quelle  altresì  dei  geografi  del  secolo  XVI,  nel  quale  fu  pu- 
blicata.  Certo  si  è  che  nel  più  remoto  settentrione,  cui  le 
fiere  e  quasi  incredibili  avventure  di  Pietro  Quirini  avevano 
reso  ai  nostri  più  noto,  doveva  essere  rispettato  e  famoso 
il  nome  della  Republica  di  Venezia,  se  Giovanni  Caboto, 
qualunque  sia  la  sua  patria,  che  qui  non  debbo  cercarlo, 
prima  di  accingersi  alle,  ardite  navigazioni  che  lo  condus- 
sero sul  continente  americano  anche  prima  che  vi  appro- 
dasse Colombo,  chiese  ed  ottenne  d' essere  dichiarato  citta- 
dino della  nostra  città  (-).  Ho  detto.  Signori,  che  qui  non 
debbo  investigare  qual  sia  la  patria  di  Giovanni  Caboto,  in- 
torno a  che  gli  eruditi  non  sono  d'accordo  ;  ma  se  Giovan- 
ni Caboto  avesse  potuto  scegliere  in  Italia  la  patria,  egli 
mostrò  col  fatto  che  avrebbe  scelto  Venezia.  Da  Venezia  in 
fatti,  come  fu  notato  assai  giustamente,  usci  una  schiera  di 
viaggiatori,  i  quali,  guidati  da  uno  spirito  avventuroso  ed 
intraprendente,  contribuirono,  ancora  più  che  alla  mate- 
riale prosperità  della  loro  patria,  all'  avanzamento  della 
scienza  geografica  e  della  civiltà  universale.  Pareva  che 
non  vi  fosse  audace  impresa  marittima  a  cui  non  prendes- 
sero parte  i  nostri  concittadini.  Non  era  molto  che  i  Por- 
toghesi avevano  incominciato  le  sistematiche  loro  naviga- 
zioni lungo  la  costa  occidentale  dell'  Africa  ,  ed  avevano 
raggiunto  già  Capoverde,  quando  nel  1454  un  giovane  ve- 

(1)  Major,  The  voyages  of .  .  .  Nicolò  et  Antonio  Zeno.  Lon- 
don, 1873. 

(2)  RoMANiN,  Storia  docum.,  IV,  453. 


—  1454  — 
neziano,  Alvise  da  Mosto,  salpava  da  Venezia  sulle  galere 
di  Fiandra.  Trattenuto  da  venti  sfavorevoli  in  Portogallo, 
s' infiamma  al  vivo  racconto  di  quelle  nuove  navigazioni, 
accetta  una  galea  dall'  infante,  tocca  Madera  e  le  Canarie, 
si  spinge  lino  a  Capobianco  ed  al  Senegal,  e  quindi  s' inol- 
tra per  inesplorato  cammino.  Neil'  ampio  deserto  che  gli  si 
schiude  dinanzi  s' incontra  col  genovese  Antoniotto  Usodi- 
mare,  in  traccia  anch'  egh  di  nuove  terre;  e  poiché  l'amore 
vero  alla  scienza  esclude  ogni  meschina  gelosia,  i  figli  delle 
due  rivali  Republiche  procedono  di  concerto,  arrivano  alla 
foce  del  Gambia  e,  a  malgrado  dei  manifesti  pericoli,  s'  ap- 
prestano a  rimontarlo.  Se  non  che  la  ciurma  non  ha  V  in- 
trepidezza dei  capi,  ed  è  forza  volgere  le  prore  al  ritorno. 
Ritentano  tuttavia  1'  anno  dopo  la  stessa  impresa,  scoprono 
le  isole  di  Capoverde  ed,  esplorate  al  possibile  le  rive  del 
Gambia,  s' inoltrano  al  Rio  di  Casamansa,  a  Capo  Rosso, 
al  Rio  Grande,  cioè  dire  ad  undici  gradi  di  latitudine  set- 
tentrionale, accompagnando  cosi  alla  scoperta  di  queste 
terre  il  nome  di  Venezia  e  di  Genova,  testimonio  ed  augu- 
rio di  fortunata  concordia.  Ma  di  questi  due  viaggi,  che 
finalmente  profittarono  al  Portogallo,  il  Da  Mosto  volle  as- 
sicurare il  vantaggio  alla  scienza  ;  onde  ne  stese  una  de- 
scrizione, a  cui  aggiunse  eziandio  la  narrazione  del  viaggio 
di  Pietro  de  Cintra,  che  poco  appresso  s'  avanzò  da  Rio 
Grande  fino  a  Capo  Misurado,  a  sei  gradi  di  latitudine  nord. 
La  relazione  del  Da  Mosto  è.  Signori,  uno  dei  titoli  prin- 
cipah  della  sua  gloria.  L'  esattezza  delle  osservazioni,  l' ab- 
bondanza delle  notizie  e,  in  generale,  la  precisione,  l'ordine, 
la  chiarezza  che  vi  si  ammirano,  parrebbero  frutto  d'  età 
più  recenti  e  di  studi  più  progrediti  {').  E  quando  si  pensa 
che  quella  del  Da  Mosto  è  la  relazione  più  antica  delle  na- 

(1)  ZuRLA,  Di  Marco  Polo  e  degli  altri  viaggiatori  veneziani 
più  illustri,  II,  179. 


—  d455  — 
vigazioni  moderne,  a  cui  servì  di  modello,  è  giusto  con- 
chiudere che  i  viaggiatori  veneziani  assai  spesso,  più  che  alla 
materiale  e  immediata  utilità  della  patria,  provvidero  agli 
interessi  della  scienza  geografica. 

Ove  trovate  in  fatti,  fuor  di  Venezia,  più  antichi  e 
più  numerosi  argomenti  dell'  ardore  con  cui  si  studiava 
la  geografia  ?  Oggi  non  è  dubbio  ,  o  Signori ,  se  questa 
scienza  si  studii ,  il  dubbio  è  se  s'  impari  :  contraria- 
mente a  quel  che  vediamo  dei  nostri  antichi ,  dei  quah 
può  disputarsi  come  studiassero,  ma  che  sapessero  non 
si  può  mettere  in  forse  .  Se  non  che  i  nostri  antichi 
non  istudiavano,  come  noi,  sopra  i  libri  ;  studiavano  so- 
pra i  luoghi ,  osservando ,  comparando ,  notando  quanto 
poteva  forse  giovare  ai  loro  interessi,  ma  certamente  gio- 
vava a  quei  della  scienza.  Se  non  fosse  stato  cosi,  co- 
me avrebbero  potuto  nel  marzo  1 204  stendere,  imprepa- 
rati, il  trattato  di  divisione  dell'  impero  bizantino,  con  una 
notizia  così  piena,  cosi  minuta,  cosi  precisa  dei  luoghi,  che 
sfida  e  vince  la  pur  cosi  progredita  erudizione  moderna  {^)? 
Cosi  fossero  giunte  fino  a  noi  quelle  carie  da  navegar  an- 
tichissime, nelle  quali  i  nostri  mercanti  accuratamente  se- 
gnavano la  forma  dei  lidi,  la  postura  dei  luoghi,  la  profon- 
dità delle  acque,  la  direzione  delle  vie,  tutto  ciò  insomma 
che  poteva  aiutare  la  conoscenza  dei  mari  che  percorre- 
vano, lasciando  ai  figli  e  ai  nipoti  un  patrimonio  di  cogni- 
zioni geografiche^  che  i  figli  e  i  nepoti  con  nuovi  viaggi 
e  osservazioni  nuove  rendevano  ogni  di  più  perfetto  e 
più  ricco  !  E  dove  trovate  voi,  o  Signori,  una  città  nella 
quale,  in  pieno  medio  evo,  fossero  usate  le  grandi  carte 
murali  che  adornano  oggidì  le  pareti  delle  scuole,  delle 
borse,  dei  publici  convegni  ?  A  Rialto,  ove  si  davan  la  po- 
sta i  mercanti  di  tutto  il  mondo  allor  conosciuto,  sulle  rau- 

(1)  Gfr.  Tafel  u.  Thomas,  Urkunden,  1,  464  e  segg. 


-_  1456  — 

raglie  della  piazza  era  per  l'appunto  tracciato  un  gran  pla- 
nisfero. Il  documento  che  lo  ricorda  è  del  ^459,  ma   in 
quel  documento  è  ordinato  non  già  di  fare  ma  bensì  di  ri- 
fare il  gran  planisfero,  che  doveva  per  conseguenza  ren- 
dere illustre  Rialto  da  qualche  secolo  {').  Abbiam  memoria 
che  fino  dal  secolo  XIV  (^)  le  stanze  di  questo  monumentale 
palazzo,  e  specialmente  quelle  ove  la  Signoria  dava  udien- 
za, erano  abbellite  di  mappe  ;  fra  le  quali  i  documenti  ri- 
cordano un  mappamondo  e  una  Itaha  delineati  con  si  mae- 
strevole perfezione  che  destavano  la  meravigUa  e  l' invidia 
di  tutti  i  principi  (•).  È  inutile  dire  che  le  carte  geografiche 
possedute  dalle  private  famiglie  erano   custodite   gelosa- 
mente ,  e  nelle  tavole  testamentarie  registrate  come  una 
speciale  ricchezza   che  doveva  essere  ricordata    distinta- 
mente agli  eredi  (^).  Anzi,  non  solo  i  cittadini  privati,  ma 

(i)  «  Refìciatur  descriptio  Orbis  sive  Mapamundus  »  (ultimo 
maggio  1459).  Lorenzi,  Monumenti  per  servire  alla  storia  del 
palazzo  ducale,  pag.  82. 

(2)  Fino  dal  1339,  secondo  Paolo  Morosini,  Historia. . .  di  Ve- 
netia  (ediz.  1637),  pag.  233. 

(3)  Antonio  De  Leonardi  «  pinxit  cosmographiam  ....  et  post 
cosmographiam  pinxit  Italiani,  adeo  diligenter  ut  in  tota  Italia  non 
sint  perfectiora  opera  ....  Pinxit  Italiam  cum  tanta  doctrina  et  rerum 
scientia  et  diligentia  ac  labore ....  ut  alia  in  toto  mundo  judicata 
fuerit  nec  pulcrior  nec  speciosior  ».  24  settembre  1479,  17  ago- 
sto 1485.  Lorenzi,  Monumenti,  pag.  89,  586.  Era  quella  tavola 
d'Italia  così  perfetta  nelle  sue  misure  che  diversi  principi  ne  do- 
mandavano V  esemplare.  Morelli,  Operette,  I,  300  e  seg.  E  il 
Lorenzi  ne  dà  i  documenti.  Vedi,  p.  e.,  pag.  259  e  segg. 

(4)  Sei'va  d'esempio  un  punto  del  testamento  di  Marin  Sanuto 
Torsello  (Venezia,  9  maggio  1343),  testamento  che  inedito  si  con- 
serva nel  R.  Archivio  di  Stato  :  «  Item  volo  quod  libri  mei  qui  tra- 
ctant  de  negotio  terre  sancte  quos  compilavi  et  scribi  feci,  et  libar 
de  conquista  constantinopolitano,  et  liber  de  indulgentia  quam  pa- 
pa Alexander  dedit  civitati  Venetie  ponantur  in  deposito  apud  f  ra- 
tres   predicatores   Sanctorum    Johannis   et  Pauli   de  Venetia,   cum 


b 


—  1457  — 
il  governo  inedeshuo  ne  fucea  tanto  caso,  che,  avendo 
comperata  una  casa,  reclamò  le  carte  geografiche  che  ne 
adornavano  le  pareti,  e  che,  a  quanto  sembra,  T  antico 
padrone  era  restio  a  consegnare  (^).  E  quando  la  Repu- 
bUca  allargò  il  suo  dominio  sulla  terraferma  vicina  non 
tardò  molto  a  prescrivere  che  si  delineassero  le  tavole  to- 
pografiche e  corografiche  dei  nuovi  possessi,  per  signa 
ventorum^  come  dice  il  decreto,  et  orienlis  el  ponentis, 
colla  pianta  delle  fortezze,  T  estensione  delle  pianure,  il 
corso  dei  liumi,  la  distanza  dei  luoghi,  la  qualità  dei  con- 
fini, tutto  ciò  insomma  che  poteva  rappresentare  all'occhio 
l'aspetto  vero  delle  provincie  che  si  affratellavano  ormai 
nella  devozione  a  S.  Marco  (").  Ma  troppo  mi  dilungherei, 

'ìnappis  mundi  de  terra  sancta,  Egipti,  maris  mediterranei  et 
totius  mundi,  donec  dabuntur  cum  voluntate  domini  ducis  et  com- 
laissariorum  meorum  alicui  vel  aliquibus  nobilibus  accedentibus  ad 
curiam  romanam  prò  facto  recuperationis  terre  sancte,  presentandi 
summo  pontifici  vel  alicui  magno  principi.  Item  dimitto  in  manibus 
procuratorum  ecclesie  Sancti  Marci  unum,  lignum  in  quo  est  de- 
picta  terra  sancta,  rogans  eos  quod  simile  fieri  laciant,  si  place- 
bit  eis  pulcrum,  et  mittant  cum  predictis  libris  ad  curiam.  Item 
aliud  lignum  in  quo  est  depicta  dieta  terra  sancta  dimitto  con- 
ventui  Sancte  Marie  teotonicorum,  et  si  vellent  aliud  simile  pulcrum 
fieri  facere  et  mittere  magistro  sui  ordinis  inultum  haberem  gra- 
tum.  Et  hec  omnia  prò  anima  mea  fiant  ».  Archivio  dei  Procura- 
tori di  S.  Marco  «  de  ultra  »,  Testamenti,  busta  III,  num.  101. 
Il  figlio  dell'  illustre  scrittore  testava  .alla  sua  volta  il  26  novem- 
bre 1382,  e  nel  suo  testamento  diceva  :  «  Item  volo  et  ordino  quod 
omnes  libri  condam  patris  mei  quos  haberem,  dentur  prout  et  sicut 
ipse  per  cartam  sui  testamenti  seriosius  ordinavit  ».  Archivio  No- 
tarile, Atti  De  Ravolono  Leone,  Protoc.  pergam.,  e.  37. 

(1)  «  Mandetur  eidem  ser  Joanni  ut  omnino  presentare  debeat 
ipsi  capitibus  tellariuìn  continens  designum  omnis  terre  sancte 
et  aliorum  locorum,  quod  emerat  et  comprehensum  fuit  in  pretio 
domus  predicte  ».  Cons.  X,  Misti,  Reg.  24,  22  maggio  1489. 

(2)  «  Providendum  est  habere  in  Gancellaria  nostra  aut  camera 
Tomo  VII,  Sene  V.  186 


-  4458  — 
o  Signori,  se  volessi  accennarvi  anche  di  volo  la  parte  che 
ebbe  Venezia  neir  incremento  degli  studi  geografici.  Al  no- 
stro proposito  basti  ricordare  gli  studi  che  hanno  relazione 
all'Atlantico  e  ai  grandi  viaggi  del  secolo  XV.  E  qui^  senza 
indugiarmi  alla  carta  dei  fratelli  Zeno,  ove  per  la  prima 
volta  troviamo  segnata  la  Groenlandia,  e  forse,  nell'  Estoti- 
land  e  in  Drogeo,  Terra  Nuova  e  la  Nuova  Scozia,  cioè 
dire  l'America  che,  sconosciuta  ancora,  pur  veniva  incon- 
tro all'  Europa,  ricorderò  la  prima  fra  le  carte  cbe  il  vec- 
chio Marin  Sanuto  aggiunse  al  famoso  Liher  secrelorum 
fidelium  Crucis.  In  questa  carta  sono  disegnate  le  coste  oc- 
cidentali deli'  Africa,  come  e  fin  dove  erano  conosciute  nei 
primi  anni  del  secolo  XIV,  e  le  coste  occidentaU  d'Europa, 
dinanzi  a  cui  sorgono  le  358  isole  beale  et  fortunate,  re- 
miniscenza o  presagio  d' ignote  terre  che  col  nome  di  At- 
lantide, d' Anlilia  o  d' Isole  fortunate  esercitarono  la  fanta- 
sia dei  fdosofi  e  dei  poeti,  e  prelusero  alle  scoperte  ('). 
Nella  carta  dei  Pizigani,  che  appartiene  al  1367,  veggiamo 
indicate  le  Canarie,  accennate  forse  le  Azore  e,  maravi- 

Gonsilii  nostri  Decem  in  vera  pictura  formam  et  exemplum  omnium 
civitatum  terrarum  castellorum  provinciarum  et  locorum  nostrorum. . . 
Vadit  pars,  quod  auctoritate  hujus  Consilii  scribatur  et  mandetur  om- 
nibus Rectoribus  civitatum,  terrarum  et  castellorum  nostrorum  quod 
habito  bono  et  vero  Consilio  a  civibus  terrae  et  ab  aliis  praticis  et  in- 
telligentibus  civitatis  aut  loci  sui,  designari  faciant  terram,  locum  et 
districtum  suum  per  signa  ventorum  et  orientis  et  ponentis,  castella, 
flumina,  plauiciem  et  distantiam  de  loco  ad  locum,  et  loca  vicina  no- 
bis  et  distantiam  eorum,  et  illarum  designationem  ordinate  depictam 
faciant  deligenter  a  doctis  et  praticis  examinari  si  bene  et  recte  de- 
picta  est:  et  hoc  facto  illam  picturam  mittere  dcbeant  nostro  Domi- 
nio ».  27  febbraio  1459  (m.  v.).  Lorenzi,  Monumenti,  pag.  82. 

(1)  Questa  carta  si  trova  nel  codice  canoniciano,  descritto  dal 
ZuRLA,  Di  Marco  Polo  ecc.,  II,  307,  che  ora  si  conserva  nel  Mu- 
seo Britannico,  Addii,  mss.,  n.  27376,  secondo  il  Simonsfeld,  Stu- 
dien  Zìi  Marino  Sanuto  dem  Aelteren,  pag.  29  e  seg. 


—  1459  — 

gliosamente  per  quell'età,  disegnata  la  eosta  occidentale 
dell'Africa  fino  a  Capo  Bojador,  che  troviamo  nominato 
nel  portolano  di  Giacomo  dei  Giroldi  del  1426.  Dieci  anni 
dopo,  neir  atlante  di  Andrea  Bianco  la  quinta  carta  pre- 
senta le  Canarie  e  Porto  Santo  e  Madera  e  le  Azore,  una 
delle  quali  cosi  cospicua  che,  per  alcun  tempo,  corse  fra  i 
dotti  l'opinione  che  il  Bianco,  sotto  nome  d'  Antilia,  avesse 
prefigurato  il  continente  nuovo  che  più  di  mezzo  secolo 
dopo  scoperse  il  gran  Genovese  (*).  Senza  dubbio  in  que- 
ste carte  si  notano  e  mancanze  e  inesattezze  ed  errori,  che 
accusano  l' imperfezione  delle  notizie  geografiche  ;  ma  que- 
sti errori  e  inesattezze  e  mancanze  non  debbono  addebitarsi 
ai  cartografi  veneziani,  ma  alle  condizioni  della  scienza, 
della  quale  i  nostri  cartografi  registravano  senza  indugio 
anche  i  più  leggeri  progressi.  Valga  per  tutti  l'esempio  di 
quel  cosmografo  incomparabile^  come  fu  chiamato  fra  Mau- 
ro, il  quale  nel  suo  Mappamondo  ci  lasciò  un  monumento 
che  formerà  una  delle  maravìghe  maggiori  della  prossima 
Esposizione  geografica.  Nulla  sappiamo  dei  primi  anni  e 
dei  primi  studi  di  quest'uomo  meraviglioso,  ma  probabil- 
mente avea  corso  il  regno  ampio  de'  venti  prima  di  chiu- 
dersi eternamente  nella  solinga  isoletta  di  S.  Michele  (*). 
Da  questi  silenzi  egli  guardava  forse  con  desiderio  i  lon- 
tani orizzonti  che  gli  ricordavano  le  giovanili  baldanze,  e 
forse  con  invidia  pensava  ai  rischi  di  quelle  prore  che  au- 
dacemente  solcavano  acque    non  corse  prima.  Perlochè, 

(1)  Era  un'opinione  divenuta  per  alcun  tempo  «come  di  moda», 
in  seguito  «  alle  non  sempre  mature  asserzioni  »  del  Formaleoni, 
Comp.  della  Stor.  gen.  de' viaggi.  Vedi  Zurla,  Di  Marco  Polo 
ecc.,  IJ,  pag.  331. 

(2)  Fra  Mauro  era  converso,  e  conversi  eran  quelli  «  che  in  età 
a  lulta  -abbandonavano  il  secolo  .  .  .  personaggi  distinti,  passati  dal 
secolo  ad  abbracciar  lo  stalo  di  converso».  Zurla,  Il  Mappamon- 
do di  fra  Mauro,  pag.  82  e  seg. 


-  1460  — 
comparando  nel  suo  secreto  i  favoleggiati  ardimenti  del 
tempo  antico  cogli  ardimenti  veri  dell'età  sua,  concepì  l'idea 
di  rappresentare  la  faccia  di  tutto  il  mondo  allor  noto, 
onde  chiaramente  apparisse  che  la  terra  erasi  rivelata,  più 
che  alla  fiera  prepotenza  dell'  armi  antiche,  alla  operosità 
intelligente  dei  nuovi  tempi  ;  e  T  uomo,  con  uno  sguardo 
solo  abbracciando  tutte  le  sue  conquiste,  prendesse  lena  a 
procedere  con  ostinato  coraggio  nella  via  che  doveva  final- 
mente condurlo  al  pieno  possesso  del  suo  pianeta.  Quanti 
studi  e  diligenze  e  fatiche  costasse  al  monaco  camaldolese 
r  opera  sua,  voi  ben  sapete,  o  Signori,  e  non  è  punto  me- 
stieri ch'io  qui  ricordi.  Osserverò  nondimeno  che  dall'ab- 
bondanza del  suo  sapere  egli  attinse  quello  spirito  divina- 
tore, il  quale  strappa  alla  scienza  i  secreti  eh'  essa  si  ostina 
ancora  a  tenere  occulti  ai  mortali.  Facendo  in  fatti  tesoro 
delle  notizie  dei  geografi  antichi  e  dei  navigatori  moderni 
giunse  a  una  conclusione,  che  forse  ai  contemporanei  parve 
incredibile  appunto  perchè  era  meravighosa,  che,  cioè,  vi 
ripelo  le  sue  parole  medesime,  «  senza  alguna  dubitation 
se  può  affermar,  che  questa  parte  austral  e  de  garbin  sia 
navegabile  ••  (*)  ;  vale  a  dire  che  fosse  senza  alcun  dubbio 
possibile  di  girare  la  punta  meridionale  dell'  Africa,  e  con 
felice  navigazione  tragittare  dall'Europa  alle  Indie.  Anzi, 
a  rappresentare  sensibilmente  il  proprio  pensiero,  dipinse 
al  mezzogiorno  dell'  Africa  una  nave  veleggiante  per  l' A- 
sia.  Ah  se  il  cosmografo  avesse  potuto  intravvedere  il  fu- 
turo, forse  gli  sarebbe  tremata  la  mano  nel  dipingere  quella 
nave  che,  quasi  mezzo  secolo  dopo,  profittando  della  scien- 
za di  lui,  doveva  portare  attraverso  i  mari  trionfante  la 
fortuna  del  Portogallo  e  la  mina  della  sua  cara  Venezia  ! 

Se  non  che  i  tempi  erano  ancora  immaturi  a  un'esatta 
rappresentazione  del  globo,  e  nessun  uomo  sensato  avreb- 

(i)  ZuRLA,  Il  Mappamondo  ecc.,  pag.  63. 


—  1461  — 
he  potuto  dal  veneziano  cosmografo  pretendere  l' impossi- 
bile. Vorremmo  noi  accusarlo  di  non  avere  indovinata 
l'America?  E  tuttavia  la  sua  Mappa,  rappresentando  all'e- 
stremo occidente  il  Portogallo  e  la  Spagna  e  all'  estremo 
oriente  la  China ,  lasciava  supporre  relativamente  molto 
vicino  all'  Europa  il  Cataio,  le  cui  meraviglie  aveva  rivelato 
giA  Marco  Polo  (').  Era,  non  v'ha  dubbio,  un  errore;  ma 
fu  un  errore  fecondo,  giacché  fortificò,  seppure  non  ge- 
nerò neir  animo  di  Colombo  la  convinzione  clie,  navigan- 
do a  occidente  per  non  immensurabile  spazio,  si  potesse 
giungere  ali"  India.  E  perchè  dunque  Venezia,  a  cui  non 
inspiravano  alcun  terrore  le  navigazioni  sull'  Atlantico,  e 
le  divinazioni  della  scienza  infondevano  novelle  speranze, 
perchè  dunque  Venezia  non  accordò  a  Colombo  1'  ajuto 
che  le  richiese?  A  questa  domanda  risponderò  con  altre 
domande.  È  vero  che  Colombo  abbia  richiesto  ajuto  a  Ve- 
nezia ?  E  se  è  vero,  com'  è  che  della  sua  richiesta  non  tro- 
vasi alcuna  traccia  nei  documenti  ufficiali  ?  E  la  testimo- 
nianza, che  unicamente  si  allega  di  Francesco  Pesaro  (^), 
non  può  sospettarsi  d'alcun  equivoco?  Fu  sufficientemente 
chiarita  la  storia  di  quel  Colombo,  che  nel  1 476  i  Dieci 
chiamavano  nostro  capitale  nemico  e  pirata  publico  (^)  ?  E 
Colombo,  lo  scopritore  d'  America ,  combattè  veramente 
contro  Venezia  sotto  il  comando  di  quell'  altro  Colombo, 
corsaro  anch'  esso,  che  i  cronisti  distinguono  coli'  appella- 
tivo di  zovene  (*)?  f^o  attesta,  a  dir  vero,  nelle  sue  istorie 

(1)  ZuRLA,  Il  Mappamondo  ecc.,  pag.  140  e  seg. 

(2)  Marin,  Storia  .  .  .  del  comm.  de'  Veneziani,  VII,  236. 

(3)  «  Qimm  capitalis  hostis  noster  sit  Columbus,  publicus  pyia- 
ta,  omnes  ex  illius  pravibus  operibus  facile  inlelligunt  ».  Cons.  X, 
Misti,  XVIII,  22  marzo  1476.  Questa  Parte  dei  Dieci  è  ignota  al- 
l'Harrisse,  Les  Colombo  de  Franca  et  d'Italie,  e  non  mi  pare 
che  la  spieghino  i  fatti  eh'  egli  ricorda. 

(4)  Malipiero,  Annali,  pag.  620  e  segg. 


—  1462  — 
don  Ferdinando  Colombo,  figlio  dello  scopritore  medesi- 
mo (^)  ;  ma  queste  istorie  appartengono  veramente  a  Fer- 
dinando Colombo?  Un  valentissimo  critico  ne  ha  negato 
r  autenticità,  ma  un  altro  critico,  non  meno  valente,  1'  ha 
sostenuta  ;  e  quantunque  i  due  campioni  non  siano  discesi 
in  campo  una  volta  sola,  il  dubbio  è  ancora  si  forte  che  il 
prossimo  Congresso  Geografico  fu  invitato  a  rivolgere  i 
propri  studi  sull'argomento  gravissimo  (^).  Noi  attendiamo 
con  impazienza  il  giudizio  della  dotta  assemblea,  che  potrà 
dare  o  almeno  pronuiovorc  la  soluzione  dell'intricato  pro- 
blema. Al  quale  verrebbe  forse  qualche  raggio  di  luce  an- 
che da  un  documento,  che  potrebbe,  se  fosse  autentico  (^), 


(1)  Ilistorie  del  s.  d.  Fernando  Colombo.  Yen.,  1571,  p.  10 
e  segg. 

(2)  Gruppo  V,  questione  5.' 

(3)  Autentica  non  pare  certamente  la  Litera  de  m.  Christofolo 
Columbo  a  signori  uenidani  nel  i492,  che  fu  publicata  a  questi 
di.  La  riproduciamo  perchè  il  lettore  ne  giudichi. 

Molto  magnìfidìo  signor  rnio 

Dopo  che  a  questa  nostra  Republica  non  e  riucito  conuenien- 
te  lo  acogliere  loffurta  mia  e  che  le  maluaggie  ire  de  nemici  tutte 
si  misero  in  acordo  nelV  abandonare  le  mie  istanze  io  mi  gie- 
tai  in  braccio  di  Dio  Signore.  Il  cjuale  per  intercesione  di  Santi 
fece  che  il  clementissimo  re  di  Castilia  con  animo  generoso  non 
sdegnasse  di  prestare  manno  ali  miei  progeti  per  l'impresa  del 
mondo  nuovo. 

Et  cosi  laudando  Dio  Signore  hebi  il  comando  di  nani  et 
d' huomeni  et  al  presente  sonno  per  mettermi  in  viaggio  per 
quella  terra  famosa  che  Dio  mi  ha  dato  la  fortuna  di  poter 
tentare.  Et  io  ui  ringratio  di  tucle  le  nostre  amorctioleze  et  vi 
suplico  di  intercieder  per  me.  Di  Palos  al  primo  d'  Auosto  i402. 

Columbo  Crist. 

Molte  osservazioni  potrebbero  farsi  così  intorno  alla  sostanza  come 
intorno  alla  forma  di  questa  lettera.  Basti  che  la  Gastiglia  a  quel 
tempo  non  aveva  un  re  ma  una  regina,  Isabella  ;  e  che  Ferdinando 
re  d'  Aragona  non  prestò  manno  né  punto  né   poco  ali  progeti  di 


—  1463  — 
rispondere  intanto  alla  doiiiauda,  se  veramente  il  gran  ge- 
novese chiedesse  ajulo  a  Venezia.  Si  è  buccinato  testò  (') 
che  il  memoriale  inviato  da  Colombo  a  Venezia  non  è  per- 
duto^ quantunque  si  possa  dire  perduto  tinche  non  può  es- 
sere esaminato  e  discusso.  Mi  sia  lecito  adunque,  o  Signo- 
ri, di  alzar  la  voce,  e  di  chiedere  in  nome  della  veritù  e 
della  scienza,  che  la  luce  sia  fatta  anche  sn  questo  argo- 
mento. I  tesori  della  nostra  Storia  sono  patrimonio  comu- 
ne. Se  i  diplomatici  dell'  antica  Republica  potessero  levare 
il  capo  dalle  loro  tombe  gloriose ,  reclamerebbero  forse 
come  proprietà  loro  i  documenti  del  nostro  grande  passa- 
to? Del  resto,  la  scienza  non  usurpa  ma  feconda  il  terreno 
su  cui  diffonde  la  luce  ;  e  sarebbe  indegno  dei  nostri  tempi 
il  mantenere  con  deliberato  proposito  il  dubbio  intorno  ad 
un  fatto,  che  si  collega  coli'  avvenimento  più  grande  che  la 
storia  della  Geografìa  ci  ricordi. 

Intanto,  non  bene  ancora  sapendo  se  veramente  Co- 
lombo proponesse  a  Venezia  T  alto  disegno,  sarebbe  ozioso 
discutere  come  lo  accogliesse  Venezia.  Forse  taluno  po- 
trebbe argomentarlo  dalle  parole  di  Gaspare  Contarini,  il 
quale,  qualche  anno  appresso,  col  senso  pratico  che  distin- 
gueva i  diplomatici  veneziani,  mostrava  a  Sebastiano  Caboto 
limpossibihtà  di  lottare  colla  Spagna  e  col  Portogallo,  Pro- 
vincie che  aveano  sopra  di  noi  l' incontrastabile  vantaggio 
della  posizione  geogratìca  ('-).  Ma  checché  sia  di  ciò,  per 
giungere  ali  Indie,  ch'erano  pure  la  meta  del  suo  commer- 
cio, Venezia  doveva  guardare  all'oriente;  e,  guardando 
all'oriente,  essa  aveva  in  fatti  pensato  a  una  via,  che  il 


Colombo.  Il  quale  poi,  navigaado  verso  occidente,  voleva  giungere  e 
credette  di  essere  arrivato  alle  Indie.  II  mondo  nuovo  e  la  terra 
famosa  son  frasi  evidentemente  posteriori  al  viaggio. 

(1)  L'Ateneo  Veneto,  Rivista  mensile,  giugno  1881,  pag.   79. 

(2)  RoMANiN,  Stor.  docum.,  V,  379  e  segg. 


—  1464  — 
marinaio  non  aveva  pur  sospettata.  Questa  circostanza  mi 
sforza  a  ricordare  un'accusa  clic  generalmente  e,  debbo 
dirlo,  ostinatamente  si  fa  a  Venezia  anche  dai  suoi  amici 
migliori,  d'avere,  cioè,  combattuto  col  proprio  danaro,  col- 
le proprie  armi,  coi  propri  uomini  i  progressi  dei  Porto- 
ghesi nelle  Indie. 

Riconduciamoci  col  pensiero  allo  scorcio  del  secolo  XV, 
quando  il  commercio  delle  spezie  si  faceva  in  Venezia  prin- 
cipalmente per  la  via  di  Beyrut  e  di  Alessandria.  È  inutile 
ricordare  limportanza  e  la  prosperità  di  questo  commercio, 
ch'era  per  Venezia  una  fonte  inesauribile  di  ricchezza.  Ma 
gli  ultimi  anni  del  secolo  XV  e  i  primi  anni  del  successivo 
furono  fatali  allltalia  e  particolarmente  a  V^enezia,  la  quale 
non  poteva  più  essere  estranea  ai  viluppi  della  italiana  poli- 
tica, e  doveva  in  pari  tempo  badare  ai  pericoli  onderà  mi- 
nacciata dai  turchi.  Coi  turchi  era  cominciata  omai  la  lotta 
implacabile  in  cui  Venezia  logorò  le  sue  forze,  e  di  cui  si 
dimenticano  con  ingiustizia  insigne  i  soliti  detrattori.  E  così, 
travagliata  dalle  moleste  guerre  d'Italia  e  dalla  lotta  disu- 
guale col  turco,  Venezia  attribuiva  all'  agitazione  generale 
del  mondo  il  languore  che  cominciava  a  manifestarsi  nel 
suo  mercato  {').  Se  non  che  il  languore  del  mercato  aveva 
altra  e  più  profonda  cagione.  Erano  i  viaggi  dei  Portoghesi; 
e  quando  nel  luglio  del  1501  giunse  a  Venezia  la  nuova  che 
le  navi  del  Portogallo,  reduci  dalle  Indie,  erano  rientrate  a 
Lisbona,  fu  un  panico  universale  (^).  I  più  accorti  previdero 
senza  più  la  ruina  che  sovrastava  al  nostro  commercio,  e, 
con  energica  frase,  un  cronista  contemporaneo  diceva  esser 
questa  la  peggior  nuova  che  mai  la  Repubhca  potesse  avere, 

(1)  «Et  luto  he  proceduto  perchè  per  tato  il  mondo  ne  sono 
assaissimi  garbui^li,  et  per  tuto  se  fa  pochissimo  ».  Girolamo  Friu- 
li, Diarii-,  luglio  1500,  li,  11  (mss.  nel  Museo  Civico). 

(2)  Ro.\iA.NiN,  Stot:  clocum.,  IV,  457  e  segg. 


—  1405  — 
«  dal  perdere  la  libertade  in  fuori  »  (').  Le^spezie,  in  pochi 
giorni  discese  alla  metà  del  loro  -valore  (^),  cominciavano 
a  scarseggiare  nei  magazzini  (^)  ;  e  i  raercadanti  notavano 
con  apprensione  crescente  la  quantità  sempre  minore  che 
ne  giungeva  a  Rialto  (^),  ove  poc'anzi  n'era  stato  quasi  l'em- 
poreo.  D'altra  parte  i  Portoghesi  volevano  il  monopolio  del 
commercio  coli'  India,  e  i  mercati  egiziani  non  erano  a  con- 
dizione migliore  ;  onde  in  febbraio  1 504  le  galere  di  Ales- 
sandria dal  loro  viaggio   tornarono  per  la  prima  volta  a 
Venezia  vuote,  dice  il  cronista,   senza  pure  un   collo  di 
spezie,  «  nova  mai  più  a  li  tempi  nostri  vista  né  aldida  »  (^). 
Cosi,  non  erano  compiuti  ancora  tre  anni,  e  i  più  ciechi 
avevano  dovuto  convincersi  che  la  ruina  del  nostro  com- 
mercio era  piena  e  si  poteva  credere  irreparabile. 

Ora,  Signori,  doveva  il  governo  assistere  con  indiffe- 
renza a  quello  spettacolo  ?  0  poteva  in  qualche  modo  scon- 
giurare il  triste  destino  che  sovrastava  a  Venezia  ?  Il  primo 


(1)  Friuli,  Biarii,  luglio  1501,  II,  71. 

(2)  «  Per  questa  nova  le  spetie  di  ogni  sorta  a  Venetia  caloro- 
no  grandemente  perchè  li  compratori  soliti,  intendendo  una  tanta 
nova,  furono  molto  restretti  et  renitenti  al  comprar,  come  fanno  li 
savii  ».  Friuli,  Diarii,  luglio  1501,  II,  71  t.°  Foco  prima  aveva 
detto  che  in  pochi  giorni  il  pepe  era  disceso  «  da  ducati  131  el 
cargo.  ..  a  ducati  70  ».  Id.,  ibicl.,  73.  Ma  di  questi  Diarii,  impor- 
tantissimi per  la  storia  del  commercio  veneziano  nella  crisi  di  questo 
periodo,  sto  publicando,  fra  altri  monumenti  geografici,  un  saggio, 
che  verrà  in  luce  fra  breve. 

(3)  «  Se  atrovava  pochissima  quantitade  di  spetie  in  la  citade  . . . 
Mai,  di  ricordo  di  homo,  se  ne  trovava  mancho  in  la  citade».  Friu- 
li, Diarii,  agosto  1503,  II,  88  t." 

(4)  Nel  maggio  1503  tornarono  le  galere  da  Beyrut  «  molto  po- 
vere di  roba  ».  Neil'  agosto  successivo  «  gionseno  lettere  cum  il 
charigo  di  le  gallie  di  Alexandria . . .  hera  pocha  suma  de  ogni  sorte 
de  spetie,  et  pagate  charissime  ».  Friuli,  Diarii,  II,  123,  126. 

(5)  Friuli,  Diarii,  5  febbraio  1504,  II,  146. 
Tomo  VJIj  Serie  V.  187 


—  4466  — 
pensiero  fu  grande,  e  degno  di  quell'  ardimento  romano  di 
cui  Venezia  mostrò  tante  volte  di  avere  ereditato  il  segreto. 
Venezia  non  pensò  allora  agli  espedienti  della  politica  e  nem- 
meno alla  possibilità  di  una  guerra  ;  ma  conciliando  i  pro- 
pri coi  grandi  interessi  della  civiltà,  pensò  per  1'  appunto 
in  quell'anno  1504,  al  taglio  dell'istmo.  Imperciocché  non 
è  vero  che  l' idea  di  aprire  un  varco  alle  navi  attraverso 
l'istmo  di  Suez  appartenga  ad  un  grande  pensatore  tedesco. 
La  Germania,  contenta  delle  sue  glorie,  non  può  invidiare  le 
altrui;  e  deve  essere  a  noi  non  so  se  sprone  o  rimprovero,  il 
ricordarci  che  il  canale  di  Suez  per  la  prima  volta  nei  tempi 
moderni  fu  imaginato  a  Venezia.  Questa  vittoria  delluomo 
sulla  natura,  che  avvicinando  le  più  ricche  alle  più  civili  re- 
gioni e  agevolandone  le  relazioni  scambievoli  deve  ajutare 
così  efficacemente  i  progressi  della  civiltà  ;  questa  vittoria,  o 
Signori,  di  cui  a  buon  dritto  si  vanta  la  nostra  età,  fu  ima- 
ginata  a  Venezia,  ove  nel  4  504  si  proponeva  di  fare  una 
cava,  ripeterò  le  parole  proprie  dei  Dieci,  «  una  cava  »  che 
<<  dal  mar  Rosso  mettesse  a  drectura  in  questo  mare  de 
qua  I)  {*).  Non  saprei  dire  se  la  scienza  d'allora  avrebbe  po- 
tuto vincere  le  difficoltà  materiali  che  si  opponevano  al- 
l'audace proposito,  il  quale,  rispetto  all'  India,  doveva  con- 
servare air  Italia  la  posizione  privilegiata  di  cui  aveva  goduto 
nel  medio  evo,  e  dare  un  indirizzo  affatto  diverso  all'  atti- 
vità del  Portogallo,  dell'  Olanda  e  forse  anco  della  Francia 

(1)  «  Una  cosa  non  volemo  pretermetter,  recordatane  da  molti 
come  provision  opportunissiraa  a  impedir  et  del  tutto  interromper 
la  navigation  de  Portoghesi,  videlizet  che  cum  molta  facilità  et  bre- 
vità de  tempo  se  potria  far  una  cava  dal  mar  rosso  che  mettesse 
a  drectura  in  questo  mare  de  qua,  come  altre  volte  etiam  fo  ra- 
sonado  de  far:  la  qual  cava  se  potria  assegurar  a  luna  et  laltra 
bocha  cum  do  forteze  per  modo  che  altri  non  potrian  intrar  né 
ussir,  salvo  quelli  volesseno  el  sig.  Soldan ...  ».  Archivio  Vene- 
to, II,  195. 


—  1467  — 
e  dellìnghilterra,  dare,  cioè,  un  indirizzo  diverso  alla  storia 
dell'  Europa  moderna.  Ma  la  grandezza  dell  audace  propo- 
sito mi  pare  tanto  più  degna  di  meraviglia  quanto  maggiore 
ne  sarebbe  stato  il  vantaggio  allorché  \  uomo  non  coman- 
dava al  vapore  ;  quanto  più  gravi  sono  stati  gli  ostacoli 
che  ritardarono  anche  ai  dì  nostri  l' impresa  ;  quanto,  in- 
tìne,  più  numerose  sono  state  le  forze  che  in  tanta  luce  di 
civiltà  e  di  progresso  furono  dovute  raccogliere,  perchè  il 
canale  dall'  ordine  delle  idee  potesse  passare  in  quello  dei 
fatti.  Se  il  venerando  uomo  che  sedette,  con  nuovo  esempio, 
arbitro  solenne  e  paciGco  tra  l'Inghilterra  e  l'America,  aves- 
se saputo,  quando  in  questa  sala  medesima  accennò  al  taglio 
dell' istmo  ('),  che  Venezia  l'aveva  imaginato  due  secoU 
prima  di  Leibnitz,  e  non  per  desiderio  di  conquiste  guer- 
riere, ma  di  quelle  paciliche  conquiste  che  avrebbero  quat- 
trocent' anni  prima  portato  ali'  opulento  Indo  iribido  d'arti 
migliori  (-),  io  credo  che  1'  eloquenza  che  gU  sgorgava  lim- 
pida e  tranquilla  dal  cuore  avrebbe  trovato  alcuno  di  quei 
movimenti  sublimi,  che  alla  mente  commossa  degli  uditori 
sono  rivelazioni,  subite  e  luminose,  del  genio.  Quanto  a 
me.  Signori,  non  posso  che  guardare  con  meravigha  gli 
ardimentosi  concetti  dei  nostri  padri;  con  meraviglia,  dico, 
ma  anche  con  desiderio,  giacché  non  ho  perduto  ancora 
la  fede  che  spunti  il  giorno  vaticinato  dall  illustre  poeta, 
nostro  collega,  allorché,  cantando  il  taglio  dell'istmo,  diceva  : 


(i)  «  Balena  nella  mente  di  Leibnitz,  sorta  forse  da  un  racconto 
di  Erodoto,  l'idea  di  congiungere  il  mare  Mediterraneo  coli' Eritreo. 
Il  filosofo  la  raccomanda  a  Luigi  XIV  sotto  l' allettatrice  forma 
della  conquista  dell'intero  Egitto.  Il  gran  re  la  trascura».  Sclopis, 
N'iìlu  inauguraz.  del  monum.  a  Pietro  Paleocapa.  Gazz.  di  Ve- 
nezia, 30  aprile  1873. 

(2)  Zanella,  Il  taglio  dell'istmo  di  Suez. 


—  4468  - 

Rugge  dell'  Adria  il  scllevato  flutlu 
Al  passar  della  prora  ardimentosa  ; 
E  r  anel,  che  celò  fido  nel  lutto, 
Rende  alla  Sposa. 

Prima  di  abbandonare  questo  argomento  giovi  peraltro 
avvertire  che  non  diflicoltù  materiah,  ma  ragioni  pohtiche 
dissuasero  la  Republica  dal  manifestare  ali"  Egitto  il  conce- 
pito disegno.  Questa  avvertenza  mi  riconduce  ad  un  or- 
dine di  idee,  diverso  ma  nulla  meno  importante,  da  cui  si 
fa  manifesto  come  Venezia  precorresse  ai  suoi  tempi  anche 
sul  terreno  economico.  Imperciocché  se  1"  Egitto  voleva 
conservarsi  i  vantaggi  che  i  Portoghesi  gli  minacciavano, 
perchè  continuava  ad  aggravare  il  commercio  di  tanti  bal- 
zelU  ?  perchè  non  desisteva  dal  molestare  con  tante  an- 
gherie i  mercadanti  ?  Se  le  spezie  potessero  aversi  a  buoni 
prezzi  in  Egitto,  non  sarebbe  forse  possibile  ancora  la  con- 
correnza ?  Certo  r  Egitto,  danneggiato  cosi  fieramente  dal 
nuovo  viaggio,  avrebbe  potuto  aprire  gli  occhi  ai  regoli 
indiani,  intorno  ai  pericoli  che  sovrastavano  loro  dai  Por- 
toghesi ;  ma  in  nessun  caso  avrebbe  dovuto  pensare  alle 
rappresagUe  ideate  contro  i  cristiani,  le  quali,  a  ogni  modo, 
sarebbero  riuscite  infruttuose.  Questi,  non  altri  che  que- 
sti, furono  i  consigli  che  Venezia  diede  al  soldano  :  con- 
sigli d' avveduta  prudenza,  di  cui  non  saprei  con  quale  giu- 
stizia le  si  potesse  fare  rimprovero  (').  Ma  i  consigli  furono 
inutiU,  giacché  il  soldano,  credendo  solamente  alla  forza,  ri- 
corse allarmi  e,  sconfitto  dai  Portoghesi,  domandò  1'  ajuto 
dei  Turchi.  Aspiravano  questi  a  conquistare  l'Egitto,  di  cui 
poco  appresso  s  impadronirono,  e  quindi  avevano  un  grande 
interesse  di  conservargli  la  sua  importanza  commerciale  ; 

(1)  Ciò  risulta  dai  documenti  che  ho  publicato  nell'  Archivio 
Veneto,  II,  184  e  segg.  Vedi  anche  XVII,  365  e  segg.,  ed  Heyd, 
Geschichte  des  Levantehandels  im  Mittelalter,  11,  529. 


—  1469  — 
perlochè  non  solamente  accordarono  ma  donarono  al  sol- 
dano  il  legname,  gli  attrezzi,  le  armi,  quanto,  a  dir  breve, 
era  necessario  ad  allestire  una  flotta.  E  già  le  navi  salpava- 
no dal  porto  di  Ajas,  quando,  combattute  con  improvviso 
assalto,  caddero  in  mano  dei  cavalieri  di  Rodi.  L'  Egitto 
adunque  non  ebbe  nulla  ;  ma  da  chi  gli  venissero  accor- 
dati gli  ajuti  era  nel   1310,  in  cui  avvennero  questi  fatti, 
notissimo  a  tutti,  come  apparisce  dai  documenti  contem- 
poranei che  sarebbe  inopportuno  qui  ricordare  (').  Non  ci 
voleva  che  una  sfrontata  impudenza    per  accusare  i  Ve- 
neziani d'  avere  conceduti  all'  Egitto  i  soccorsi  che  noto- 
riamente gli  erano   conceduti   invece  dai  turchi.   Eppure 
r  ambasciatore  francese  non  si  peritò  di  affermarlo  nella 
dieta  di  Augusta,  che  si  tenne  appunto  in  quell'anno;  nella 
quale,  per  impedire  che  l'imperatore  Massimiliano  venisse 
a  qualche  accordo  coi  nostri,  recitò  un  discorso  fuor  di 
misura  violento,  che  divenne  poi  come  una  inesauribile  sor- 
gente d'  accuse,  onde  attinsero  a  gara  i  successivi  detrat- 
tori   della  Republiea.  Non  sarebbe  possi!)ile  ricordare  le 
calunnie  tutte   che  1'  ambasciatore  francese  accumulò   in 
poche  pagine,  né  il  rispetto  ch'io  vi  debbo,  o  Signori,  mi 
permetterebbe  di  riprodurne  le  frasi.  Perchè  ne  abbiate 
pur  qualche  saggio,   Venezia,  diceva  egli,  questa  fetida  sen- 
tina di  vizi,  fu  popolala  dalla  feccia  delle  nazioni,  e  racco- 
glie una  gente  perfida  e  ingannatrice,  avara,  golosa,  sco- 
stumata ,  maligna ,  superba ,  che  il  mare  popolò  di  cor- 
sari e  inondò  il  mondo  di  sangue  per  arricchirsi.  A  vol- 
ta a  volta  volpe  o  leone,  ma  sempre  serpe  insidiosa,  Ve- 
nezia soffoca  tra  le  sue  spire  e  col  suo  alito  avvelena  le 
genti.  Crudelissima  tiranna  dei  popoli  che  la  sventura  as- 

(1)  Questi  fatti  risultano  dalle  lettere  ufficiali  e  private  che  ci 
ha  conservato  il  Friuli,  Diarii,  V,  310  t.",  311,  313  t.",  314,  341, 
341  t.",  387  t.^  389,  389  t.",  che  publicherò  nel  saggio  che  ho  detto. 


—  4470  — 
soggetta  al  loro  comando,  i  Veneziani  hanno  anch'  essi  e 
l'orecchio  di  Dionigi  e  il  toro  di  Falaride,  con  cui  si  tol- 
gono dinanzi  quei  sudditi  che  la  virtù  o  la  ricchezza  rende 
loro  sospetti.  Uccisero  il  re  di  Cipro  e  suo  tìglio  per  impa- 
dronirsi dell'  isola  ;  avvelenarono  Bartolameo  Colleoni  per 
mera  invidia  ;  decapitarono  per  semplice  sospetto  il  conte 
di  Carmagnola.  Mercanti  di  sangue  umano  e  traditori  della 
fede  cristiana,  si  sono  tacitamente  spartiti  il  mondo  coi 
turchi,  cosi  che  questi  abhian  1'  oriente  ed  essi  posseggano 
r  occidente  :  e  già  pensano  a  gettar  ponti  sul  Danubio,  sul 
Reno,  sulla  Senna,  sul  Rodano,  sul  Tago,  sull'  Ebro,  vo- 
lendo ridur  1'  Europa  in  provincia,  e  tenerla  soggetta  coi 
loro  eserciti  (').  L'assurdità  di  queste  calunnie,  di  cui  non 
potei  darvi  che  un  saggio,  non  ha  bisogno  di  essere  dimo- 
strata. Importa  nondimeno  al  proposito  1'  avvertire,  che  il 
primo  ad  accusare  Venezia  d'avere  somministrato  all'Egitto 
armi,  navi  e  danari  per  combattere  i  Portoghesi,  fu  per 
r  appunto  r  ambasciatore  di  Francia  in  questa  vergognosa 
orazione  (-).  II  suo  scopo  era  chiaro:  qualunque  arma  era 
buona  per  allontanare  i  tedeschi  dall'  amicizia  dei  nostri. 
Ma  non  paia  incredibile  che  l'ambasciatore  fosse  creduto:  le 
circostanze  che  avevano  reso  possibile  il  suo  discorso ,  do- 

(1)  Ho  riassunto  sommariamente  alcune  delle  accuse  di  cui  ri- 
bocca la  lunga  orazione  di  Luigi  Eliano,  poi  publicata  ripetutamente, 
che  vide  per  la  prima  volta  la  luce  nella  Ad  rerum  venetarmn  Petri 
JuSTiNiANi  historiam  Appendix,  Argentorati,  1611,  Zetznerus,  in 
fol.,  pag.  9-15. 

(2)  «  Omltto  longe  plura  de  Emanuele  rege  Lusitanorum  ac  Por- 
tugallensium,  qui  quum  a  tergo  Lybiae  in  mare  rubrum  classes  mul- 
tas  jam  miserit,  et  ^gypti,  Arabiae,  Persidis,  Caramaniae,  Indiae, 
Taprobanae'fìnes  populatus  fuerit,  a  Venetis  magno  odio  habitus 
est,  quod  eos  in  societatem  illius  commertii  recipere  noluit,  ob  eam- 
que  causam  fabros,  materiam,  arma  soldano  iEgyptiorum  tyranno 
miserunt,  ut  aedificata  et  instructa  classe  Portugallenses  a  tantis 
inceptis  summoveret».  Ibid,,  pag.  14. 


—  1471  — 
vevano  acquistar  fede  alle  accuse.  Erano  i  giorni  terribili  in 
cui  non  solamente  i  principotti  italiani,  ina  i  più  grandi  Stati 
d'Europa,  la  Spagna,  la  Germania;,  la  Francia  avevano  pre- 
so le  armi  contro  la  Republica  di  S.  Marco.  I  Francesi,  al- 
leati poco  prima  a  Venezia,  n'erano  divenuti  i  più  Aeri,  i  più 
implacabili,  i  più  veementi  nemici.  E  poiché  in  riva  all'Ad- 
da il  primo  urto  dell'  armi  era  stato  sfavorevole  ai  nostri, 
Venezia  avea  dovuto  raccogliersi  nelle  native  lagune.  La 
storia  non  ricorda  una  lotta  più  disuguale  :  una  città  sola 
contro  la  maggiore  e  più  potente  parte  d'Europa.  Noi  che, 
scendendo  ormai  per  il  pendio  della  vita,  ci  sentiamo  fre- 
mer nel  cuore  le  generose  memorie  della  resistenza  a  ogni 
costo,  noi,  dico,  possiamo  imaginare  qual  febbre  ardesse 
allora  le  vene  dei  nostri  padri.  Nuovi  terrori,  nuovi  pro- 
positi, nuovi  sacrifizi  ogni  giorno,  per  salvare  dall'artiglio 
straniero  la  libertà  e  l' indipendenza  nativa,  assorbivano 
ogni  altra  cura.  E  questa  lotta  per  l'esistenza,  nella  quale 
Venezia  profuse  le  sue  ricchezze  e  logorò  le  sue    forze, 
questa  lotta,  o  Signori,  ci  dà  la  chiave  dei  fatti  di  cui  ho 
preso  a  discorrere  e  che  riassumo.  A  Venezia  non  erano 
ignote  nò  le  acque  dell'Atlantico  né  le  previsioni  dei  geo- 
grafi ;  e  se  il  senso  della  realtà  le   sconsigliava    forse  le 
navigazioni    a  occidente,  essa  teneva  sempre  lo  sguardo 
fisso  air  oriente.    I  viaggi  dei  Portoghesi  erano  in  verità 
una  minaccia  ;  ma  Venezia  tentò  di  scongiurarla  nel  modo 
più  nobile  che  le  potessero  suggerire  gì'  interessi  della  ci- 
viltà e  della  scienza,  imaginando  prima  il  taglio  dell'istmo, 
e  facendo  poi  sentire,  quantunque  inutilmente,  al  soldano 
la  voce  d'una  illuminata  ragione.  I  rimproveri  che  si  fanno 
a  Venezia  d'  aver  dato  mano  alla  barbarie  per  combattere 
la  civiltà,  non  hanno  per  fondamento  che  una  infehce  ca- 
lunnia suggerita  dalla  inimicizia  politica.  E  probabilmen- 
te Venezia  sarebbe  infine  riuscita  ad  intendersi  col  Por- 
togallo, se  r  Europa  che  la  rimprovera  non  1'  avesse  per 


—  1472  — 
otto  anni  costretta  a  consumare  le  proprie  forze  in  una 
lotta  da  giganti,  che  sarò  memorabile  eternamente  nella 
storia  dei  mondo.  Quando  si  riebbe,  era  tardi  :  l'Egitto  era 
caduto  in  mano  dei  turchi,  il  Portogallo  s' era  stabilito 
neir  India,  il  commercio  aveva  preso  altre  vie  ;  e  tutta  la 
sapienza  umana  non  avrebbe  potuto  dare  a  Venezia  i  van- 
taggi che  la  posizione  geografica  assicurava  alle  nazioni 
che  siedono  in  riva  all'  Atlantico. 

Lungi  peraltro  il  pensiero  che,  scoraggiata,  Venezia 
abbandonasse  gli  studi  onde  aveva  avuto  già  tanta  gloria. 
Uscirebbe  dai  limiti  che  mi  prescrivono  il  mio  tema,  le  mie 
forze  e  il  debito  ch'io  sento  di  non  abusare  soverchiamente 
della  pazienza  vostra,  o  Signori,  1'  accennar  qui,  benché 
alla  sfuggita,  la  parte  ch'ebbe  Venezia  nel  progresso  delle  di- 
scipline geografiche,  anche  nei  tempi  moderni.  Ma  una  Cora- 
missione  deputata  a  raccogliere  gU  oggetti  di  cui  potremmo 
far  mostra  nella  prossima  Esposizione  geografica,  vi  darà 
modo,  se  le  proposte  di  essa  piaceranno  (^)  al  Comitato  or- 
dinatore dell'  imminente  Congresso,  vi  darà  modo,  io  dice- 
va, di  abbracciare  quasi  in  un  solo  sguardo  le  molteplici  e 
preziose  contribuzioni,  onde  la  geografia  va  debitrice  a  Ve- 
nezia. Imperciocché  non  é  amore  di  campanile,  come  oggi 
dicono  per  istrazio,  ma  convenienza  di  mostrare  al  mondo 
civile,  che  se  Venezia  fu  scelta  a  sede  del  primo  Congresso 
internazionale  geografico,  che  si  tenesse  in  Italia,  Vene- 
zia sa  che  la  scelta  non  è  stata  senza  perchè.  Qui  dun- 
que raccolte  le  relazioni  dei  veneti  viaggiatori,  che,  inco- 
minciando da  Marco  Polo  e  scendendo  fino  alle  memorie  (*) 

(1)  E  non   piacquero. 

(2)  Il  fiume  Bianco  e  i  Bénka,  Memorie  del  'prof.  cav.  ab. 
G.  Beltrame,  tnembro  effettivo  del  R.  Istituto  Veneto  di  scienze, 
lettere  ed  arti.  Queste  Memorie  saranno  publicate  per  cura  dello 
stesso  R.  Istituto  nell'  occasione  del  Congresso  internazionale  geo- 
grafico in  Venezia. 


1 


—  1473  — 
sul  Qiime  bianco  e  sui  Dénka,  rappresentano  sei  secoli  di 
fatiche  sostenute  dai  nostri  per  allargare  il  dominio  delle 
scienze  geografiche.    Qui  ordinata   la   serie  preziosa   dei 
portolani  che  guidavano  i  nostri  padri  nelle  loro  naviga- 
zioni, ma  raccolta  eziandio  la  non  meno  stupenda  serie 
delle  carte  incise,  di  cui,  specialmente  nel  secolo  XVI,  Ve- 
nezia poteva  considerarsi  quasi  l'emporeo  (').  Qui  monu- 
menti geografici  d'  ogni  maniera  :  il  mappamondo  di  fra 
Mauro  accanto  a  quello  di  Aagi  Ahmed  (-);  greci  e  latini 
codici  preziosissimi  accanto  a  stampe  di  estrema  rarità  se 
non  uniche;  e  i  libri  con  cui  da  Livio  Sanudo  ad  Adriano 
Balbi  i  nostri  s'affaticarono  a  rendere  accessibili  al  maggior 
numero  le  successive  conquiste  della  geografla.  Ancorché 
dunque  non   fosse  nostro  e  il  Torsello  che  diede  il  primo 
esempio  di  un  lavoro  statistico,  e  il  Ramusio  a  cui  si  deve  la 
prima  grande  collezione  di  viaggi,  e  l'Accademia  della  Fama 
che  fu  la  prima  a  dare  nei  suoi  lavori  un  posto  proprio  e 
distinto  alla  geografìa  (^),  e   la  Società  degli  Argonauti  che 
ben  fu  delta  la  prima  Società  geograflca  che  si  costituisse 
in  Italia,  Venezia  avrebbe  pur  sempre  grande  argomento 
di  mostrare  agli  ospiti  illustri  ch'essa  era  degna  d'accoglierli. 

(1)  Questo  si  potrà  argomentare  anche  dal  Saggio  di  Carto- 
grafia della  regione  veneta,  importante  publicazione  che  vedrà  la 
luce  neir  occasione  del  prossimo  Congresso,  per  cura  della  R.  De- 
putazione veneta  sopra  gli  studi  di  Storia  patria. 

(2)  Intorno  al  quale  vedi  D'Avezac,  Note  sur  une  Mappemon- 
de  Turke  du  XVI"    siede.  Paris,  1866. 

(3)  La  Gosmogratìa  era  uno  dei  rami  di  scienza  a  cui  doveva 
particolarmente  attendere  l' Accademia,  alla  quale,  fra  gli  altri,  appar- 
tenevano (Cicogna,  Iscriz.  venez.,  Ili,  52  e  seg.)  Livio  Sanudo,  Paolo 
Ramusio  e  Jacopo  Gastaldi.  Intorno  a  quest'ultimo  scrisse  recente- 
mente e  da  par  suo  il  dottissimo  barone  Antonio  Manno  (e  Vincenzo 
Promis),  Notizie  di  Jacopo  Gastaldi  cartografo  piemontese  del 
secolo  XVI  (Atti  della  R.  Accademia  delle  scienze  di  Torino,  adu- 
nanza del  26  giugno  1881). 

Tomo  VII,  Serte  V.  188 


—  1474  — 
Né  io  vi  ricordo  vetusti  vanti,  o  Signori,  quasi  per  occul- 
tarvi con  artifizio  retorico  la  povertà  del  presente.  Cadde- 
ro infatti  le  instituzioni  antiche  all'urlo  dei  secoli,  ma  lo 
spirito  avventuroso  del  popolo  è  rimasto  sempre  lo  stesso. 
Lo  dica  quel  Miani  che  arditamente  si  spinse  fino  al  secon- 
do grado  di  latitudine  nord,  e  sul  tronco  di  un  tamarindo 
a  Galuffl  lasciò  scolpito  il  suo  nome,  saluto  ed  incoraggia- 
mento ai  viaggiatori  futuri,  lo  non  so  se  all'  ardire  fosse 
nel  Miani  eguale  la  scienza  ;  so  nondimeno  che  nel  suo 
viaggio  raccolse,  per  arricchirne  la  patria,  quanto  di  più 
caratteristico  ed  importante  nei  rapporti  etnografici  trovò 
fra  i  Galla,  fra  i  Dénka,  fra  i  Bari  e  fra  altrettali  trihù  sel- 
vagge, che,  non  lontane  dall'equatore,  vivono  in  sulle  sponde 
del  Nilo.  Questa  ricchissima  congerie  d'oggetti,  che  sopra 
chiatte  di  giunco  scese  il  gran  fiume  fra  torme  d' ippopo- 
tami e  di  coccodrilli,  e  attraversò  gli  arenosi  deserti  sulla 
groppa  dei  cammelli  e  dei  dromedari,  farà  di  sé  bella  e  or- 
dinata mostra  nel  Museo  civico  :  prima  collezione  di  questo 
genere  che  possegga  Venezia,  e  tale,  a  giudizio  di  uomini 
competenti,  che,  per  quanto  riguarda  le  latitudini  interposte 
fra  Kondókoro  e  Galuffì,  deve  considerarsi  piuttosto  mera- 
vigliosa che  rara.  Per  esser  certi  che  gli  spiriti  antichi  non 
sono  spenti,  non  dobbiam  dunque  risalire  il  corso  degli 
anni  ;  ne  abbiamo  vicine  le  prove.  Posso  anzi  dire  che  noi 
le  abbiamo  presenti,  in  quell'illustre  collega  (*),  che  avendo 
consacrato  all'  Africa  i  suoi  studi  e  la  sua  gioventù,  vi 
avrebbe  consumato  anche  la  vita,  se  più  elevate  ragioni  non 
gli  avessero  impedito  di  ritornare  ancora  una  volta  sotto 
quel  clima  di  fuoco,  che  divorò  l'esistenza  di  tanti  dei  suoi 


(4)  G.  Beltrame,  il  quale,  oltre  il  lavoro  già  ricordato  sul  fiume 
Bianco  e  sui  Dénka,  publicò  II  Sènnaar  e  lo  Sciangallah,  la  gram- 
matica e  il  dizionario  della  lingua  degli  Akka,  e  sta  publicando  la 
grammatica  e  il  dizionario  Dénka. 


—  4475  — 
modesti  compagni.  Ma  no'  suoi  libri,  o  Signori,  cercate  non 
tanto  le  generose  faticiie  che  costa  all'  uomo  1'  esplorazione 
del  globo,  quanto  le  lagrime  disperate  che  la  schiavitù 
spreme  a  tante  anime  umane,  schiacciate  senza  pietà  da 
una  forza  onnipotente  e  selvaggia.  Sopraffatti  al  racconto 
di  quelle  miserie  infinite,  voi  sentirete,  o  Signori,  che  è 
bello  conoscere  la  natura  di  quelle  inospite  terre  e  illu- 
strare quei  monumenti  su  cui. si  assisero  i  secoli,  ma  che 
il  trionfo  vero,  il  trionfo  degno  dell'  uomo  è  quello  che  ra- 
sciuga le  lagrime,  che  spezza  i  ceppi,  che  rivendica  la  libertà 
dell'anima  umana.  Quando  la  luce  che  ha  illuminato  l'Eu- 
ropa risplenderà  sopra  le  arene  dell'Africa,  e  la  famiglia  dei 
Negri  s'accorgerà  che  noi  le  siamo  fratelli,  allora  la  geo- 
grafia potrà  dire  di  avere  compiuta  la  sua  più  grande  con- 
quista, perchè  avrà  conquistato  la  libertà  di  tutto  il  genere 
umano. 


I 


PROGRAMMI 

DEI    CONCORSI    SCIENTIFICI 

PROPOSTI 

DA  QUESTO  R.  ISTITUTO  E  DALLE  FOPAZIOM  QUERISI-STAMPALIA, 
TOMASOW  E  BALBI- VALIER 

per  gli  anni  1881,  82,  83,  84,  86 


PREIII  ORDI^^IRR  BIENNALI  DEL  REiLE  ISTITUTO 


Concorso  per  fanno   l$$3. 

Tema  riproposto  nelV  adunanza  i4  agosto  i88i. 

«  U  organismo  della  finanza  pubblica  a  Vene- 
»  zia,  le  sue  condizioni  ne'  vani  periodi  storici  del- 
»  la  Repubblica,  le  attinenze  dell'uno  e  delle  altre 
»  cogli  ordiìii  politici  e  colle  ineguaglianze  esisten- 
»  ti  fra  i  cittadini.  » 

Il  concorso   resta  aperto  sino  alle  ore  quattro  pomeridiane 
del  giorno  31  marzo  1883. 

Il  premio  è  d' ital.  lire  1500. 


PREIII  DELLi  FONDAZIONE  QUERINI-STAMPALIA 


Concorso  per  l'anno   1SS!3. 
Tema  prescelto  nelV  adunanza  6  giugno  1880. 

«  Premesso  un  rapido  epilogo  delle  Opere  pie  di 
»  Venezia,  indicare  il  sistema  legislativo,  che  si  re- 


—  1478  — 

»  puta  preferibile  negV  Istituti  di  beneficenza  ;  ed 
»  esporre  i  criteri  applicativi  di  esso  riguardo  alle 
»  Opere  pie  veneziane,  anche  nelV  intento  di  conci- 
»  liare,  per  quanto  è  possibile,  il  rispetto  della  vo- 
»  lontà  dei  testatori  colle  odierne  esigenze  della 
»  pubblica  economia  e  colle  forme  mutate  del  vivere 
»  civile.  » 

Il  concorso   resta  aperto  sino  alle  ore  quattro  pomeridiane 
del  giorno  31  marzo  1882. 

Il  premio  è  d' ital.  lire  3000. 


Concoraio  per  l'anno  1SS3* 

Tema  riproposto  nelV  adunanza  il  luglio  1881. 

«  Discutere  le  ipotesi,  che  vennero  più  di  re- 
»  cente  agitate  nella  fisica  circa  alle  cause  dei  fe- 
»  nomeni  luminosi,  termici,  elettrici  e  magnetici.  » 

11  concorso  resta  aperto  sino  alle  ore   quattro  pomeridiane 
del  giorno  31  marzo  1883. 

Il  premio  è  d'ital,  lire  3000. 


Concorso  per  l'anno  1S$3. 

Tema  prescelto  nell'adunanza  il  luglio  i881. 

«  Enumerazione  sistematica  e  critica  delle  Crit- 
»  togame  finora  osservate  nelle  provincie  venete, 
»  con  particolari  indicazioni  delle  fonti  della  patria 
»  flora,  che  a  dette  Crittogame  si  riferiscono,  non- 


—  1479  — 
»  che  delle  ahitazioni,  delle  qualitày  usi  e  nomi  ver- 
»  nacoli  delle  singole  specie.  » 

AVVERTENZE. 

«  L'autore,  tenuto  conio  dei  materiali  finora  raccolti  sulle  Crit- 
»  togame  venete,  ne  esporrà  il  censimento  secondo  gli  ultimi  dati 
»  aggiungendo  le  diagnosi,  e  possibilmente  le  figure  delle  specie 
»  nuove  eventuali.  Se  l'autore  potrà  aggiungere  alla  enumerazione 
»  delle  specie  le  relative  diagnosi  concise  e  comparative  (scritte  in 
»  lingua  italiana,  o  latina)  farà  opera  eccellente.  Potrebbe  in  tal  caso 
»  uniformarsi  al  piano  della  «  Kryptogamen-Flora  von  Schlesien  » 
»  del  Cohn,  Stenzel,  Stein  ecc.,  ovvero  della  «  Kriptogamen-Flora 
»  von  Deutschìand  »   del  Winter  ecc.  » 

»  Si  avverte  però,  che  l'esposizione  di  dette  diagnosi  non  è  una 
»  condizione  necessaria  del  concorso.  » 


PREIIII  DI  FONDAZIONE  TOMASONl 


Concoriso  iter  E' anno    1884 

Proclamato  nella  pubblica  adunanza  del  15  agosto  i88i. 

Un  premio  d' ital.  lire  5000  (cinquemila)  «  a  chi 
»  detterà  meglio  la  storia  del  metodo  sperimentale 
»  in  Italia  ».  (Testamento  olografo  del  4  dicembre 
1879). 

Il  concorso  resta  aperto  sino  alle  ore  quattro  pomeridiane 
del  giorno  31  luglio  1884. 

AVVERTENZA 

.  Il  R.  Istituto  si  riserva  di  pubblicare  nel  novembre  1881  alcune 
norme,  che  possano  servire  d' indirizzo  al  lavoro  da  presentarsi  a 
questo  concorso. 


—  1480  — 
Concorso   pei*  l'anno   ISSC 
Proclamato  nella  imhhlica  adunanza  del  i5  agosto  I88i. 

Un  premio  d' ital.  lire  5000  (cinquemila)  «  a  chi 
»  detterà  una  vita  di  Sanf  Antonio  di  Padova,  il- 
»  lustrando  il  tempo  in  cui  Disse».  (Testamento  pre- 
citato). « 

AVVERTENZE 

«  L'  Opera  dovrà  essere  frutto  di  ricerche   proprie  su'  migliori 
»  fonti,  attentamente  comparati    fra  loro,   e  contenere  le  più  estese 
»  notizie  intorno    a    Sant'Antonio    intracciandone  la  vita  non  tanto 
»  coi  fatti   generali  della    storia,  quanto  coi  particolari  delle  istitu- 
»  zioni  di  ogni  maniera,  della  coltura,  dei  costumi  e  in  ispecie  dei 
»  mali  sociali,  in  mezzo  ai  quali  egli  portò  il  rimedio  della  carità, 
»  che   lo  ha  fatto   grandeggiare   nelle    tradizioni    pietose  de'  popoli. 
»  Qui  vuoisi    soltanto    avveitire    che,  tenendo   dietro   all'  ordine  vo- 
»  luto  dalla  materia  e  da  un  rigoroso  metodo  di  trattazione,  dovrà 
»  tornar  opportuno    il  farsi  addentro  in  alcuni  punti  o  non  ancora 
»  a  bastanza  chiariti  o  controversi.  Cosi,  a  cagion  d'  esempio,  nelle 
»  relazioni  della  Spagna    col    Marocco  ;    nel   movimento   delle  idee, 
))  che  ridestarono  e  invigorirono   il   pensiero  di  una  riforma  catto- 
»  lica  ;  quindi  ne'  postulati  pratici  del  Catarismo  e  nelle  teorie  ado- 
»  perate    a   giustificarli  ;  nelle  forme    successive   della  regola   di  S.- 
»  Francesco;  nelle  cagioni  e  nelle  immediate  conseguenze  de' litigi 
»  insorti  sopra  il  suo  significato. 

»  Verrà  pure  in  acconcio  di  prendere  in  esame  gli  scritti  atlri- 
»  bulli  a  Sani'  Antonio,  trattenendosi  a  discorrere  della  letteratura 
»  de'  chierici  di  quella  età,  e  d'  indagare  le  origini  dello  Studio  di 
»  Padova.  » 

11  concorso  resta  aperto  sino  alle  ore  quattro  pomeridiane 
del  giorno  31  luglio  188G. 


—  4481  — 

DISCIPLINE  COMUNI  AI  CONCORSI  BIENNALI  DEL  R.  ISTITUTO, 
A  QUELLI  ANNUI  DI  FONDAZIONE  QUERIM-STAMPALIA,  KD 
A  QUELLI   DI    SONDAZIONE    TOMVSONI. 

Nazionali  e  stranieri,  eccettuati  i  membri  effettivi  del  Reale  Isti- 
tuto Veneto,  sono  ammessi  al  concorso.  Le  Memorie  potranno  es- 
sere scritte  nelle  lingue  italiana,  latina,  francese,  tedesca  ed  ingle- 
se; e  quelle  pel  concorso  sulla  Vita  di  Sant'Antonio  potranno  esserlo 
anche  nella  lingua  portoghese  o  spagnuola.  Tutte  poi  dovranno  essere 
presentate,  franche  di  porto,  alla  Segreteria  dell' Istituto  medesimo. 

Secondo  1'  uso,  esse  porteranno  una  epigrafe  ripetuta  sopra  un 
viglietto  suggellato,  contenente  il  nome,  cognome  e  domicilio  del- 
l' autore.  Verrà  aperto  il  solo  viglietto  della  Memoria  premiata  ;  e 
tutti  i  manoscritti  rimarranno  nell'  archivio  del  R.  Istituto  a  gua- 
rentigia dei  proferiti  giudizi,  con  la  sola  facoltà  agli  autori  di  far- 
ne trarre  copia  autentica  d'  ufficio  a  proprie  spese. 

Il  risultato  dei  concorsi  si  proclama  nell'  annua  pubblica  solenne 
adunanza  dell'Istituto. 

DISCIPLINE  PARTICOLARI  AI  CONCORSI    ORDINARI!   BIENNALI 
DEL    REALE    ISTITUTO. 

La  proprietà  delle  Memorie  premiate  resta  all'  Istituto,  che,  a 
proprie  spese,  le  pubblica  ne'  suoi  Atti.  Il  danaro  si  consegna  dopo 
la  stampa  dei  lavori. 

DISCIPLINE   PARTICOLARI   AI   CONCORSI  DELLE   FONDAZIONI 
QUERINI-STAMPALIA  E  TOMASONI. 

La  proprietà  delle  Memorie  premiate  resta  agli  autori,  che  sono 
obbligati  a  pubblicarle  entro  il  termine  di  un  anno,  dietro  accordo 
colla  Segreteria  dell'  Istituto,  per  il  formato  ed  i  caratteri  della  stam- 
pa, e  successiva  consegna  di  50  copie  alla  medesima.  Il  danaro  del 
premio  non  potrà  conseguirsi,  che  dopo  aver  soddisfatto  a  queste 
prescrizioni. 

Quanto  poi  a  quelle  pei  concorsi  della  Fondazione  Querini-Stam- 
palia,  l'Istituto  ed  i  Curatori  di  Essa,  quando  lo  trovassero  opportuno, 
si  mantengono  il  diritto  di  farne  imprimere,  a  loro  spese,  quel  nu- 
mero qualunque  di  copie,  che  reputassero  conveniente. 

To7no  Vn,  Serie  V.  189 


-  4482  ~ 

PREMIO  DI  FONDAZIONE  BALBI-MIER 

per  il  progresso  delle  scienze  mediche  e  chirurgiche. 

«  E  aperto  il  concorso  al  premio  d' ital.  lire  3000 
»  da*darsi  airitaliaiio,  «  che  avesse  fatto  progredire 
»  nel  biennio  1880-81  le  scienze  mediche  e  chirur- 
»  giche,  sia  colla  invenzione  di  qualche  istrumento 
»  o  (//  qualche  ritrovato,  che  servisse  a  lenire  le 
»  umane  sofferenze,  sia  pubblicando  qualche  opera 
»  di  sommo  pregio.  » 

DISCIPLINE  RELATIVE   A   QUESTO  PREMIO. 

Non  sono  ammessi  i  membri  effettivi  del  R.  Istituto  veneto  ; 
ed  il  concorso  si  chiude  alle  ore  quattro  pomeridiane  del  giorno 
31  decembre  1881. 

Il  risultato  del  medesimo  si  proclamerà  nella  pubblica  solenne 
adunanza  del  15  agosto  1882. 

Le  opere  presentate  devono  essere  manosciitte,  e  porteranno 
un'epigrafe,  che  sarà  ripetuta  sopra  un  viglietto  suggellato,  conte- 
nente il  nome,  cognome  e  domicilio  dell'  autore.  Verrà  aperto  il 
solo  viglietto  dell'opera  premiata. 

Anche  la  presentazione  d' istrumenti  e  d'altri  oggetti  sarà  ac- 
compagnata dall'epigrafe  e  dal  rispettivo  viglietto  suggellato. 

Venezia,  io  agosto  1881. 

Il  Segretario  II  Presidente 

G.  BIZIO  G.  BUCCHIA. 


BOLLETTINO  METEOROLOGICO  DELL'  OSSERVATORIO  DI  VENEZIA 

COMPILATO  DAL  PROF.  AB.  MASSIMILIANO  TONO 


ISSI 


1 

Temperalura 

Termometro  centigrado 

dell'  acqua  m.irina 
ad  un  metro 

Acqua 

e 

sollo  la  sua  super. 

h 

1 

o 

o 

Mpfìia 

Gradi    period. 

S   ni 

a. 

6  ant. 

12  m.    3pm. 

9  pm. 

XTJ.  C  LI  1  (A 

giorn. 

Max. 

Min. 

cent.      della 
l).i2m.    niarea 

7 

1 

17.60 

22.60 

22.60 

17.70 

20.30 

26.50 

15.50 

22.75 

flusso 

3.60 



2 

17.40 

23.30 

24.50 

20.60 

21.40 

26.60 

15.50 

24.00 

» 

3.70 

— 

3 

19.60 

24.80 

25.30 

22.20 

22.99 

26.60 

17.30 

24.00 

» 

2.50 

— 

4 

20.70 

25.70 

25.80 

22.80 

24.02 

26.90 

17.25 

25.00 

» 

1.75 

— 

5 

22.20 

25.50 

25.30 

21.70 

23.75 

26.50 

19.65 

25.15 

» 

2.12 

— 

C 

19.70 

22.70 

18.80 

16.50 

19.38 

24.00 

16.00 

24.50 

» 

2.14 

12.80 

7 

18.70 

17.70 

18.00 

17.80 

18.20 

20.00 

15.30 

23.50 

» 

1.00 

8.05 

8 

16.70 

18.70 

16.10 

12.70 

16.25 

19.80 

12.90 

21.50 

rillus. 

1.49 

0.70 

9 

12.00 

15.20 

16.40 

14.20 

14.67 

17.00 

10.30 

19.75 

» 

1.12 

10.60 

10 

14.40 

17.70 

17.90 

14.50 

16.05 

18.05 

12.50 

19.15 

» 

2.69 

— 

11 

13.30 

10.40 

17.50 

16.60 

16.10 

18.70 

10.50 

19.75 

» 

2.49 

— 

■12 

15.50 

19.85 

20.55 

17.70 

18.55 

21.50 

13.00 

20.00 

flusso 

2.50 

— 

13 

17.55 

20.70 

21.40 

18.80 

19.54 

22.30 

16.00 

20.50 

» 

3.90 

— 

14 

IG.OO 

21.75 

20.00 

17.70 

18.64 

22.60 

15.60 

23  00 

» 

1.22 

2.30 

15 

14.90 

19.90 

20.60 

18.60 

18.66 

22.60 

14.40 

21.75 

» 

1.45 

12.50 

16 

19.15 

22.70 

20.45 

19.70 

20.40 

23.00 

17.50 

22.75 

» 

2.00 

— 

17 

19.05 

23.50 

23.70 

21.10 

21.82 

24.80 

17.40 

22.50 

» 

— 

0.40 

18 

21.40 

24.30 

24.20 

21.00 

22.08 

24.90 

19.30 

24.75 

» 

1.95 

0.15 

19 

21.00 

23.90 

25.00 

21.10 

22.47 

26.50 

20.10 

25.Ó0 

» 

2.90 

— 

20 

20.70 

23.65 

25.90 

22.10 

22.97 

27.20 

19.00 

25.15 

» 

2.65 

— 

21 

21.65 

25.70 

26.70 

23.70 

24.52 

27.30 

19.00 

25.50 

» 

1.80 

— 

22 

22.70 

27.65 

28.20 

24.40 

25.80 

28.80 

21.50 

26.50 

nflus. 

1.80 

— 

23 

25.40 

28.10 

29.20 

25.70 

27.16 

30.10 

22.60 

27.15 

» 

2.30 

— 

24 

25.60 

30.95 

31.80 

— 

29.55 

33.20 

24.00 

28.75 

» 

2.70 

— 

25 

26.20 

29.80 

31.15 

26.30 

28.14 

31.75 

24.00 

28.15 

» 

2.92 

— 

26 

24.70 

29.05 

31.60 

21.80 

27.08 

32.20 

22.60 

27.50 

» 

3.89 

8.00 

27 

18.80 

21.10 

19.35 

19.70 

19.97 

21.20 

18.00 

24.75 

» 

3.73 

3.00 

28 

19.95 

23.45 

25.60 

25.20 

23.12 

26.60 

18.80 

24.00 

flusso 

3.80 

— 

29 

20.70 

21.20 

30  00 

18.90 

20.42 

23.70 

19.-10 

24.50 

» 

4.20 

2.50 

30 

17.80 

22.60 

25.15 

23.10 

22.39 

26.20 

17.10 

23.75 

» 

3.25 

3.20 

^  \  17.00 

23.13 

23.73 

16.13 

21.46 

24.96 

17.47 

25.16 

73.56 

64.20 

Media  Ter.  meiis.  21.46.    Mass.  ass.  33.20  il  dì  24  li.  4  poni.    Min.  ass.  10.30  ai  9  h.  5  ant. 
Media  dei  max.  2^.96  Media  dei  min.  17.47 

Media  temp.  acqua  mar.  24.96      Acqua  evap.  73.56      Acqua  cad.  Tot.  64,20 
To  ino  VII^  Serie  Y,  ce 


—    CCXXXIV  — 


Giugno 

1881 

Barometro  a  0.° 

Direzione 

del  vento 

Stato 

'S 

O 

■ 

del 
mare 

o 

6  a. 

12m. 

3pm. 

9pm. 

Med. 
gior. 

6ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 

1 

61.97 

61.59 

60.09 

60.92 

61.16 

NE6 

SE  IO 

S^o 

NI  4 

00 

2 

60.14 

60.28 

59.61 

60.06 

60.13 

N9 

ESE  7 

ESE5 

ESE3 

00 

3 

61.15 

61.43 

60.98 

61.16 

61.08 

NNE^ 

SE8 

SSE13 

SSEis 

0.06 

4 

61.74  62.06 

60.93 

60.78 

61.24 

ESE6 

SSE9 

SE'5 

S27 

0.20 

5 

60.43  60.03 

58.60 

57.99 

5918 

NE2 

ESE9 

SSE23 

S07 

0.23 

6 

54.89  53.61 

52.75 

50.50 

52.90 

NNEG 

ESE" 

ONO»i 

NE'4 

0.11 

7 

45.43 

46.01 

45.96 

44.84 

45.55 

S02 

SSO^-0 

S 

S20 

0.62 

8 

46.86 

47.05 

47.26 

48.14 

47.35 

SSOi<J 

SOS 

NNO^ 

E 

0.35 

9 

49.98  52.09 

52.82 

55.48 

52.60 

ENE8 

EiNE7 

SE^ 

N6 

0.17 

10 

56.96 

57.36 

57.56 

58.55 

57.57 

ENE8 

SFJ 

SOiu 

NN07 

0,13 

11 

59.15 

59.62 

58.65 

58.42 

59.22 

NNE' 

SS  E"- e 

S31 

S24 

1.10 

12 

58.46 

58.07 

58.42 

58.89 

58.54 

NNE17 

SE' 

SE9 

SOH 

0.20 

13 

59.84 

60.70 

60.66 

60.29 

60.29 

NE' 

EH 

SEio 

SE21 

0.20 

14 

60.2B 

6041 

59.66 

60.36 

60.00 

ENE6 

SE6 

ESE12 

ESEI9 

0.47 

15 

60.17 

G0.43 

59.48 

62.15 

60.65 

N» 

SSEH 

SEii 

SE 

0.10 

16 

61.16 

60.91 

60.25 

61,10 

60.79 

ESE 

SSEio 

SE» 

E4 

0.18 

17 

60.89 

61.04 

60.31 

61.92 

61.02 

NNEi 

SSE'i 

SSEI2 

SSEl« 

0.07 

18 

60.92 

60.84 

59.83 

60.34 

60.42 

NE2 

SI2 

SSE23 

E  SEI 

0.10 

19 

59.43 

59.28 

58.76 

58.79 

59.14 

ENEIO 

ESE» 

ESEio 

SE'2 

0.02 

20 

60.34 

60.90 

60.72 

62.09 

60.97 

NE»'^ 

E17 

E8 

SSE13 

0.08 

21 

62.73 

62.12 

ei.63 

62.67 

62.32 

Eli 

ESE« 

ESE8 

ESEif- 

00 

22 

62.35 

62.85 

62.30 

62.99 

62.63 

ENE« 

ESE6 

ESE9 

SSEI8 

00 

23 

61.89 

62.22 

61.75 

63.35 

62.25 

SE'2 

ESEH 

ESE 

SS06 

010 

24 

63.26 

63.03 

61.49 

— 

62.59 

NN06 

SE» 

SE9 

— 

0.03 

25 

62.31 

62.17 

60.83 

60.69 

61.64 

ENE»^ 

ESEio 

ESEH 

NNEI  a 

0.10 

20 

58.76 

58.54 

56.29 

56.87 

57.32 

NN06 

SSE6 

ESE6 

0S09 

0.01 

27 

56.56 

57.30 

57.05 

57.63 

56.99 

NO'i 

NNEI  7 

NNEI9 

N12 

0.88 

28 

57.22 

58.12 

57.94 

59.25 

58.04 

NNEii 

NE9 

SH 

NE4 

0.28 

29 

60.50 

60.60 

60.78 

61.63 

60.60 

N7 

NN0I4 

ONOH 

NNOio 

0.62 

30 

61.34 

62.58 

62.13 

63.12 

62.51 

ONO'O 

NNE8 

07 

0N03 

0.07 

"S  558.90 

55.79 

58.52 

57.03 

58.88 

NE 

ESE 

SE 

SSE 

o.n 

Media  Bar.  mensile  58.88       Mass.  63.35  il  di  23  li.  9  ni.       Min.  4i.84  il  7  h.  9  poni. 
Venti  predominanti  IVE-SE  Altezza  della  neve  — 

Stato  del  mare  media  0.21 


— 

-  ccxxxv  - 

— 

Ciàiiguo 

issi 

3 

o 

Tensione  del  vapore 

Umidità  relativa 

6  ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 
gioin. 

6a. 

12  m 

3  pm 

9  pm 

Media 
giorn. 

1 

12.41 

15.50 

14.46 

11.42 

12.78 

83 

77 

71 

75 

72.00 

2 

11.02 

11.19 

8.50 

1237 

10.54 

75 

53 

37 

69 

56.07 

3 

11.49 

12.35 

12.41 

12.95 

11.99 

68 

52 

53 

65 

55.83 

4 

13.77 

14.86 

15.90 

13.47 

14.67 

74 

60 

64 

65 

65.50 

5 

16.21 

12.50 

14.88 

13.60 

14.46 

81 

51 

62 

70 

66.33 

6 

14.96 

15.68 

13.39 

12.76 

13.61 

88 

77 

86 

90 

82.00 

7 

13.62 

11,73 

11.01 

10.73 

12.07 

84 

76 

72 

70 

77.00 

8 

10.53 

936 

8.56 

9.21 

9.32 

75 

57 

63 

84 

67.67 

9 

8.69 

9.27 

9.36 

9.12 

9.13 

82 

69 

67 

76 

72.67 

10 

8.56 

8.64 

8.25 

8.43 

8.10 

70 

57 

54 

69 

59.83 

11 

8.78 

8.70 

8.97 

9.41 

8.87 

77 

62 

60 

67 

66.50 

12 

9.86 

10.43 

10.73 

11.07 

10.47 

74 

60 

59 

72 

66.50 

13 

13.00 

12.07 

10.90 

12.15 

11.88 

87 

67 

58 

74 

70.17 

14 

11.83 

13.11 

13.54 

11.63 

12.27 

86 

69 

77 

77 

76.67 

15 

11.64 

13.42 

12.49 

12.24 

12.36 

92 

78 

68 

77 

77.50 

16 

14.31 

11.26 

14.14 

12.62 

13.72 

87 

71 

79 

74 

77.33 

17 

14.00 

14.85 

14.95 

14.90 

14.57 

85 

69 

69 

80 

75.00 

18 

16.49 

14.63 

15.45 

14.96 

15.48 

88 

65 

70 

81 

76.00 

19 

14.67 

15.11 

15.58 

15.16 

15.39 

78 

68 

66 

72 

72.83 

20 

15.60 

15.87 

10.90 

14.51 

15.64 

86 

73 

68 

71 

75.33 

21 

15.38 

17.26 

18.35 

16.60 

16.61 

79 

71 

70 

76 

72.00 

22 

18.21 

19.07 

18.70 

17.69 

18.51 

88 

69 

65 

77 

75.00 

23 

17.56 

17.87 

19.30 

18.47 

18.36 

71 

63 

64 

75 

68.00 

24 

18.35 

18.39 

19.30 

— 

18.60 

75 

55 

54 

— 

— 

25 

19.10 

18.47 

18.79 

15.50 

18.64 

76 

59 

55 

60 

65.67 

26 

14.74 

18.85 

17.63 

15.95 

16.13 

64 

62 

53 

82 

61.67 

27 

12.57 

11.52 

13.41 

12.62 

12.44 

78 

62 

80 

74 

72.00 

28 

12.59 

13.16 

11.36 

13.86 

11.57 

72 

61 

59 

67 

62.83 

29 

13.87 

12.83 

13.04 

12.36 

13.09 

76 

69 

75 

76 

73.33 

30 

12.03 

12.54 

11.59 

13.71 

12.08 

78 

61 

49 

64 

60.50 

1  \  13.48 

13.69 

10.35 

12.61 

13.44 

79 

60 

74 

06 

69.45 

S  f 

Media  mensile  ....  13.44  Media  mensile  ....    69.45 


CCXXXVI  •—■ 


Ciiiigno 


ISSI 


'S 

ti 
o 

o 

Stato  del  cielo 

Elettricità  dinamica 

atmosferica 

Ozono 

Gant. 

12m. 

3  ptn. 

9  pm. 

6ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

notte 

gior. 

1 

3.0 

2.0 

3.0 

1.0 

+  23 

+20 

+18 

+  15 

2 

0.0 

0.1 

0.0 

0.1 

12 

12 

13 

12 

3 

0.0 

0.1 

1.0 

2.5 

9 

11 

13 

10 

4 

0.0 

1.2 

1.0 

0.9 

10 

12 

12 

10 

5 

0.3 

1.0 

1.5 

0.9 

17 

14 

11 

10 

6 

10 

10 

.10 

10 

25 

17 

21 

30 

7 

7.8 

10 

10 

9.0 

42 

56 

34 

55 

'a 

O 

8 

2.0 

6.5 

10 

10 

54 

48 

48 

42 

Cd 

9 

9.7 

6.0 

7.5 

10 

35 

40 

47 

48 

> 

10 

2.5 

8.3 

3.7 

7.2 

43 

46 

49 

35 

m 
O 

11 

4.0 

9.0 

5.0 

4.0 

40 

38 

39 

55 

4) 

12 

2.0 

4.0 

4.5 

8.0 

39 

47 

49 

45 

13 

1.0 

2.0 

8.0 

8.7 

50 

52 

42 

42 

<u 

14 

8.5 

9.3 

9.0 

10 

45 

42 

45 

75 

Vi 

O 

15 

9.7 

2.0 

3.7 

9.0 

29 

57 

65 

70 

O 

16 

9.8 

5.0 

9.0 

2.0 

70 

60 

64 

74 

O 

17 

2.0 

1.0 

3.0 

1.0 

68 

08 

65 

72 

=2 

18 

6.5 

3.0 

7.0 

9.8 

62 

58 

55 

63 

o 

19 

7.0 

4.0 

3.0 

2.0 

51 

50 

52 

54 

0) 

20 

10 

3.2 

2.0 

3.0 

56 

50 

45 

55 

21 

1.0 

1.5 

1.0 

0.9 

1  53 

48 

48 

52 

% 

22 

9.5 

2.5 

1.0 

0.0 

45 

49 

40 

42 

-c 

23 

0.0 

3.0 

3.0 

2.0 

47 

42 

40 

39 

e 

24 

4.0 

0.7 

0.0 

o.b 

43 

70 

40 

— 

'5 

o 

25 

7.2 

3.0 

3.0 

10 

40 

38 

25 

30 

u 

26 

1.0 

5.2 

6.0 

9.0 

5 

20 

8 

38 

0) 

0. 

27 

10 

9.0 

10 

5.0 

44 

32 

31 

33 

28 

2.0 

1.0 

2.0 

0.0 

27 

27 

8 

32 

29 

7.0 

10 

10 

10 

32 

-20 

53 

49 

30 

10 

6.0 

4.5 

3.0 

35 

34 

30 

33 

'-a 

4.71 

4.30 

4.70 

5.03 

37 

39 

37 

40 

Giorni  sereni  9  -  uuvol.  8  -  misti  13 

Numero  dei  giorni  : 
con  pioggia  15  -  grandine  —  -  neve  — 
»  nebbia  11  •  temporali  1  -  rugiada  — 


Media  mensile  della  elettricità  38.31 


CCXXXVII 


Luglio 


ISSI 


Termometro  centigrado 

Temperatura 

dell'  acqua  irarin,i 

ad   un  melio 

Acqua 

'a 

Si 

o 

O 

.solto  la  sua  super. 

7  ani. 

12  m. 

3  pm. 

9prn. 

Med. 
gior. 

Max.   Min. 

Gradi 
cent. 

h.iSm. 

Period. 
della 
marea 

>     Sh 

3 
O 

1 

21.20 

24.50 

28.80 

22.00 

23.35 

26.50 

19.20 

23.50 

flusso 

3.25 

__ 

2 

20.60 

25,80 

26.80 

24.20 

24.46 

28.20 

18.50 

25.50 

flusso 

2.25 

— 

3 

20.90 

27.40 

20.20 

24.00 

24.82 

28.50 

20.50 

26.25 

» 

2.90 

— 

4 

23.60 

29.00 

29.20 

25.00 

26.88 

30.90 

22.10 

26.75 

» 

2.25 

— 

5 

26.90 

30.00 

30.20 

26.80 

2S.47 

30.90 

23.90 

28.25 

» 

2.60 

— 

6 

28.00 

30.75 

32.50 

27.35 

29.86 

32.20 

20.40 

29.00 

» 

2.70 

— 

7 

25.15 

30.80 

29.90 

— 

28.13 

32.00 

23.10 

29.00 

riflus. 

3.05 

— 

8 

23.60 

27.45 

28.50 

25.70 

26.12 

30.40 

21.30 

28.50 

» 

4.75 

— 

9 

21.25 

25.45 

26.40 

22.10 

23.36 

26.80 

20.00 

27.50 

» 

4.25 

— 

10 

21.10 

26.15 

27.60 

23.50 

24.34 

28.20 

18.34 

26.25 

» 

3.10 

— 

11 

24.80 

25.70 

26.20 

23.60 

24.54 

27.80 

20.50 

26.25 

» 

3.00 

— 

12 

21.90 

26.25 

26.20 

23.80 

24.74 

27.00 

17.10 

26.25 

flusso 

3.50 

— 

13 

22.85 

27.20 

27.60 

24.75 

25.82 

28.40 

21.45 

26.75 

» 

3.00 

— 

14 

24.60 

29.85 

30.60 

26.55 

28.08 

31.50 

23.40 

27.75 

» 

3.05 

— 

15 

26.15 

29.65 

29.30 

27.70 

28.37 

30.50 

24.50 

28.75 

» 

3.89 

— 

16 

25.80 

30.75 

31.10 

27.80 

28.97 

32.30 

25.00 

29.75 

» 

3.40 

— 

17 

27.00 

31.00 

29.20 

28.50 

29.45 

32.50 

25.40 

30.50 

» 



— 

18 

26.80 

30.00 

30.70 

28.00 

29.12 

32.20 

25.70 

29.20 

» 

4.40 

— 

19 

26.05 

31.80 

32.20 

29.10 

29.87 

33.00 

24.60 

31.25 

» 

3.40 

— 

20 

28.60 

30.35 

32.20 

28.20 

29.53 

33.00 

25.50 

32.00 

» 

3.33 

— 

21 

28.90 

30.20 

31.60 

28.50 

30.10 

32.85 

26.80 

31.25 

riflus. 

4.70 

— . 

22 

26.50 

31.20 

25.80 

21.80 

26,47 

33.00 

22.80 

31.00 

» 

3.00 

7.0 

23 

23.57 

26.50 

27.65 

24.80 

25.42 

28.90 

19.50 

29.00 

» 

3.93 

— 

24 

21.75 

27.40 

27.70 

25.40 

25.06 

28.20 

19.00 

28.25 

» 



— 

25 

25.80 

28.75 

28.40 

25.60 

27.08 

30.00 

23.30 

28.50 

» 

3.52 

— 

26 

23.60 

28.70 

28.30 

25.80 

26.55 

30.00 

22.50 

28.25 

» 

3.50 

— 

27 

24.60 

28.70 

28.80 

18.70 

24.64 

29.90 

21.30 

28.00 

stane. 

3.75 

— 

28 

17.80 

22.00 

23.70 

21.90 

21.28 

24.90 

15.20 

24.50 

flusso 

5.20 

— 

29 

19.70 

22.60 

24.70 

21.60 

21.07 

25.50 

17.00 

23.50 

» 

5.10 

— 

30 

20.10 

25.35 

24.90 

22.60 

22.79 

25.10 

17.90 

24.75 

» 

2.10 

— 

31 

21.10 

26.80 

27.30 

24.20 

24.46 

27.10 

19.90 

25.25 

» 

2.61 

— 

1  \  23.83 

28.38 

28.40     25.02 

26.26 

29.64 

21.77 

27.78 

98.48 

7.0 

Media  Ter.  lueus.  26,20    Mass.  ass.  33.00  il  dì  20  h.  4  pm.    Min.  ass.  15.20  il  di  28  h.  6  a. 

Media  dei  max.  29.64  Media  dei  min.  21.77 

Media  temp.  acqua  mar.  27.78     Acqua  evap.  98.48     Acqua  cad.  Tot.  7,0 


—  CCXXXVTII   — 


liUgliO 


issa 


s 

o 

Barometro  a  0.° 

Direzione  del  vento 

Stato 

del 
•    mare 

ó 

7  a. 

12  m. 

3pm.  9pm. 

Med. 

gior. 

7  ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 

1 

63.04 

62.84 

62.37 

61.25 

61.99 

N3 

NE9 

SS09 

S8 

0.12 

2 

61.70 

61.83 

62.05 

62.07 

61.84 

N3 

ESEto 

SSE'3 

SO^ 

0.03 

3 

64.17 

63.82 

63.57 

64.31 

64  05 

NS 

SSES 

SEU 

ESE6 

0.17 

4 

65.09 

65.23 

64.75 

65.15 

65  01 

N03 

SSE8 

SSEJ6 

SSEi'^ 

0.16 

5 

65.47 

64.53 

64.08 

64.18 

62.46 

SSE2 

SEi3 

SSE'O 

SSE9 

0.17 

6 

61.55 

61.06 

60.20 

59.48 

60.53 

ESE5 

SE9 

ESE6 

SSE12 

0.16 

7 

58.80 

58.40 

57.48 

— 

58.34 

NNES 

SS07 

SE'9 

— 

0.54 

8 

59.68 

59.07 

58.37 

57.82 

58.56 

NE  18 

ENE13 

ESE8 

SSE15 

0.55 

9 

57.06 

57.18 

56.22 

58.50 

57.08 

NNE9 

ESE7 

ENE6 

NE16 

0.52 

10 

01.06 

61.93 

61.09 

61.01 

61.29 

NNE9 

ESE9 

SE!* 

SSEio 

0.18 

11 

63.72 

65.53 

65.40 

65.59 

64.88 

ENE12 

S16 

SSE'i 

SSE7 

0.2G 

12 

66.58 

65.47 

64.70 

64.47 

65.27 

NNE> 

SE<5 

SSE18 

S*'' 

0.47 

13 

64.64 

64.25 

63.52 

63.70 

63.84 

N2 

SEi2 

SEI' 

SE9 

0.47 

14 

65.20 

65.33 

65.05 

65.10 

65.08 

NE» 

SU 

SE12 

SSE7 

0.40 

15 

66.60 

66.64 

65.83 

65.23 

66.07 

ENE7 

SSE14 

SSE19 

SO'^ 

0.17 

16 

64,24 

61.47 

60.93 

58.95 

61.19 

NNE2 

ESE9 

SEio 

S8 

0.25 

17 

58.30 

59.97 

60.72 

58.79 

59.48 

0N04 

SE  — 

SSE<7 

ESE8 

0.06 

18 

60.69 

61.97 

61.48 

61.45 

61.32 

NNE6 

ESE— 

SE<3 

ESE6 

0.00 

19 

62.10 

61.07 

60.47 

58.98 

60.63 

NNE7 

SSE6 

SSE15 

SE' 

0.10 

20 

58.77 

58.09 

57.28 

57.28 

57.74 

NEI 

ESEio 

SE'6 

SSE24 

0.08 

21 

56.48 

56.24 

55.71 

54.70 

55.68 

SE14 

ESEi'-i 

ESEio 

SSE-iS 

0.48 

22 

54.60 

53.93 

53.59 

56.34 

54.64 

N03 

SO'6 

NE2e 

NNE^ 

0.24 

23 

58.77 

59.65 

59.64 

60.49 

59.72 

NE6 

ESE't 

ESE9 

ESE'' 

1.43 

24 

61.55 

61.52 

60.88 

60.20 

61.00 

N5 

SSE15 

SSE19 

SSEI2 

0.79 

25 

59.25 

59.05 

58.10 

56.63 

57.38 

E^ 

SEM 

ESE*2 

SSE8 

0.33 

26 

54.81 

55.50 

53.81 

52.32 

53.95 

NNOi 

S^ 

SS 

E6 

0.37 

27 

52.37 

51.90 

53.07 

58.89 

54.19 

S03 

SSE13 

SO'8 

NE33 

0.17 

28 

62.89 

64.90 

66.84 

64.89 

64.8ol 

NNEH) 

NNE29 

ESE  13 

E19 

0.10 

29 

69.86 

68.91 

68.10 

66.31 

68.43 

NEt-? 

ESEI3 

SE6 

SEH 

1.65 

30 

65.39 

64.41 

64.15 

63.07 

64.15 

ONOi 

SII) 

SSE15 

SS07 

1.08 

31 

62.26 

61.27 

60.86 

61.08 

61.39 

NO'i 

SSEH 

SE19 

ESE14 

0.58 

"i  [59.62 

59.75 

59.55 

59.53 

60.48 

NE 

SE 

SE 

ESE 

0.37 

Media  Bar.  men.  61.38      Blass.  69.86  il  di  29  li.  6  poni.      Miu.  51.90  il  di  -21  h.  12  uier, 

Venti  predominanti  SE  Altezza  della  neve  non  fusa  — 

Stato  del  mare  media  0.37 


CCXXXIX   — 


liUgliO 


ISSI 


e 
o 
O 

Tensione  del  vapore 

Umidità  relativa 

7ant, 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 
giorn. 

7  a. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 
giorn. 

1 

8.80 

11.22 

11.08 

12.98 

10.61 

46 

49 

46 

66 

49.83 

2 

13.83 

14.17 

12.55 

13.26 

13.54 

77 

57 

48 

59 

60.00 

3 

13.62 

14.57 

14.50 

16.48 

15.04 

73 

55 

52 

74 

64.66 

4 

17.96 

18.07 

18.26 

19.72 

18.29 

83 

60 

61 

83 

70.02 

5 

20.01 

17.13 

17.78 

18.92 

18.92 

76 

54 

56 

72 

05.83 

6 

18.18 

18.65 

17.81 

21.39 

19.19 

75 

56 

52 

80 

64.33 

7 

20.81 

20.73 

21.12 

— 

19.07 

87 

63 

67 

— 

67.80 

8 

16.06 

13.90 

14.68 

18.11 

15.76 

69 

55 

59 

74 

63.00 

9 

14.67 

18.66 

17.86 

14.12 

15.88 

78 

77 

71 

71 

74.33 

10 

11.02 

12.71 

11.79 

12.15 

11.75 

59 

51 

43 

56 

52.17 

14 

12.67 

13.18 

11.79 

13.36 

12.38 

61 

54 

45 

62 

53.50 

12 

13.93 

13.63 

12.26 

13.72 

13.36 

71 

53 

49 

63 

60.33 

13 

12.76 

14.28 

15.21 

16.05 

14.21 

63 

53 

56 

69 

57.83 

14 

14.33 

16.88 

17.41 

20.19 

17.20 

62 

54 

53 

78 

61.00 

15 

18.34 

17.13 

16.25 

17.12 

17.09 

73 

55 

53 

62 

59.67 

16 

18.53 

17.42 

18.52 

29.84 

18.97 

75 

54 

55 

71 

64.50 

17 

17.19 

17.54 

18.00 

21.10 

18.61 

65 

53 

53 

73 

60.33 

18 

17.80 

18.80 

20.69 

20.44 

19.20 

68 

60 

63 

72 

64.17 

19 

18.72 

19.30 

19.27 

21.62 

19.29 

74 

54 

56 

72 

62.17 

20 

24.29 

21.71 

21.39 

20.19 

21.49 

84 

60 

61 

71 

68.00 

21 

20.87 

22.18 

23.87 

20.39 

21.66 

70 

66 

69 

70 

68.00 

22 

18.98 

16.28 

17.80 

15.28 

17.05 

84 

47 

63 

74 

68.50 

23 

13.88 

12.90 

12.06 

15.67 

12.43 

60 

50 

44 

50 

50.66 

24 

14.20 

15.91 

15.08 

13.57 

14.36 

70 

58 

55 

56 

58.83 

25 

14.11 

16.08 

15.50 

15.67 

15.48 

57 

55 

57 

64 

57.33 

26 

16.38 

16.26 

15.90 

18.11 

17.24 

76 

56 

55 

74 

66.80 

27 

17.94 

16.93 

15.17 

9.32 

14.38 

78 

58 

52 

58 

62.33 

28 

8.12 

8.29 

8.87 

11.28 

9.16 

53 

42 

43 

57 

47.67 

29 

9,63 

9.22 

8.67 

11.46 

9.77 

56 

45 

40 

60 

50.83 

30 

12.22 

11.26 

13.15 

13.82 

13.10 

70 

47 

58 

68 

61.60 

31 

12.28 

13.17 

12.67 

17.60 

14.20 

66 

51 

47 

76 

61.50 

'ì\  15.5C 

15.81 

15.78 

16.86 

16.00 

69.08 

54.99 

54.42 

68.04 

61.26 

Media  mensile  . .  .  16.00 


Media  meusile  ...  61.26 


—   CCXL 


liU 

Silo 

l^Sl 

a 

S-t 

o 

6 

Stato  del  cielo 

Elettricità  dinamica 

atmosferica 

Ozono 

7  ant. 

12  m. 

3pm. 

9pm. 

7  ant. 

12  in. 

3  pm. 

9pm. 

notte 

gior. 

1 

_ 

_ 

_ 

+24 

+21 

+23 

+19 

2 

— 

— 

— 

0.3 

23 

22 

17 

17 

3 

10 

10 

8.5 

10 

19 

17 

15 

18 

4 

9.0 

7.0 

5.0 

0.2 

15 

14 

15 

15 

5 

— 

— 

— 

— 

18 

12 

12 

18 

6 

0.2 

0.5 

0.7 

0.4 

11 

10 

10 

13 

7 

2.0 

0.5 

0.8 

— 

12 

11 

10 

— 

e 

o 

8 

6.0 

2.5 

3.7 

6.0 

9 

6 

8 

5 

re 

9 

5.7 

8.3 

4.5 

— 

6 

6 

7 

4 

> 

10 

2.0 

1.0 

0.5 

2.0 

5 

5 

5 

4 

in 
tn 
O 

11 



0.3 

0.4 

1.0 

3 

4 

4 

3 

.2 

12 

4.0 

2.0 

1.0 

1.0 

2 

3 

3 

5 

13 

— 

0.3 

1.0 

9.3 

4 

6 

5 

5 

cu 

14 

8.0 

0.2 

0.2 

0.4 

4 

3 

4 

4 

o 

15 

0.2 

0.3 

— 

— 

5 

5 

4 

3 

o 

a 

16 

0.9 

0.3 

— 

— 

3 

3 

3 

3 

O 

17 

— 

— 

— 

— 

2 

2 

2 

3 

=2 

18 

— 

— 

0.1 

0.2 

0 

2 

3 

3 

o 

19 

0.7 

1.5 

2.7 

1.7 

1 

3 

3 

2 

tn 

20 

9.0 

4.0 

3.0 

2.5 

2 

2 

2 

2 

21 

— 

1.0 

0.9 

1.0 

2 

2 

1 

1 

22 

1.0 

4.0 

9.8 

2.0 

1 

1 

18 

5 

<u 

23 

2.7 

9.3 

2.0 

1.5 

4 

4 

4 

2 

t3 

24 

9.0 

2.5 

0.7 

— 

2 

2 

2 

2 

O 

25 

2.0 

7.0 

5.0 

9.7 

1 

1 

1 

2 

26 

5.5 

8.0 

7.0 

10 

1 

3 

2 

3 

Ph 

27 

5.0 

2.0 

9.0 

8.0 

3 

1 

22 

18 

28 

5.0 

1.0 

1.0 

— 

15 

14 

18 

15 

29 

— 

— 

— 

— 

18 

13 

12 

13 

30 

— 

4.0 

— 

1 

16 

7 

13 

14 

31 

1.0 

3.0 

1.0 

8.0 

18 

7 

14 

14 

-  i 
•5  } 

2.86 

2..38 

2.GG 

1.63 

8.10 

5.00 

8.13 

4.91 

Giorni  sereni  20  -  nuvol.  3  -  misti  8 

Numero  dei  giorni  : 

con  pioggia  1  -  grandine  0  -  neve  0 

»     brina  0  -  temporali  1  -  rug. 


Bledia  mensile  della  elettricità  8.71 


—  CCXLI  — 


Agoì^to 


ISSI 


— 

Tem 

Dtralurd 

Termometro  centigrado 

dell' ac 
ad    u 

[ua  iTiarin^ 
n   melio 

Acqua 

o 

.sotto  la 

sua  super 

7  ant. 

12  m. 

3  pm. 

9pm. 

Med. 

Max. 

Min. 

Gradi 
cent. 

Period 
della 

Ì5 

3 

-a 

oior. 

1 

ll.lSm. 

marea 

o 

i 

22.40 

27.20 

27.55 

1 
24.70 

25.37 

28.20 

21.50 

26.00 

flusso 

i.OO 

— 

2 

23.60 

29.80 

29.10 

26.10 

27.16 

30.00 

■Ì2.'.I0 

28.00 

» 

2.30 

— 

3 

23.50 

28.15 

30.20 

26.S0 

27.40 

31.50 

22.10 

28.25 

I) 

5.70 

— 

4 

22.70 

27.30 

29.30 

25.90 

24.76 

30.30 

22.06 

28.00 

» 

■  4.30 

— 

5 

22.80 

26.90 

29.70 

25.30 

28.15 

30.10 

21.0U 

28.50 

>j 

5.60 

— 

6 

23.10 

29.60 

30.10 

25.90 

27.78 

31.00 

21.04 

28.00 

riilus. 

3.20 

— 

7 

23.80 

30.70 

32.60 

25.90 

28.05 

33.40 

22.20 

28.00 

» 

3.50 

— 

8 

23.30 

29.70 

30.20 

28.30 

27.82 

32.20 

23.2U 

28.00 

» 

5.00 

— 

9 

24.70 

29.20 

29.70 

26.40 

27.18 

30.40 

2J.60 

28  00 

» 

4.45 

— 

IO 

22.90 

28.10 

29.90 

25.80 

26.41 

30.70 

22.10 

27.25 

flusso 

4.30 

— 

11 

21.50 

26.90 

27.70 

25.50 

25.30 

28.75 

22.30 

27.00 

» 

4.10 

— 

12 

22.30 

27.50 

28.30 

25.70 

25.81 

29.40 

21.00 

27.25 

» 

3.50 

— 

13 

24.10 

27.70 

28.40 

23.90 

27.70 

29.50 

22.60 

28.00 

» 

2.70 

— 

14 

21.80 

2Ì.50 

18.70 

17.70 

20.60 

26.20 

18.10 

27.25 

» 

3.20 

30.65 

15 

16.40 

16.75 

19.60 

18.0U 

17.64 

20.40 

15.U0 

23.50 

» 

1.40 

1.90 

16 

17.50 

20.00 

21.30 

21.20 

20.06 

22.80 

16.10 

24.50 

» 

2.80 

— 

17 

1 9.20 

21.40 

21  30 

19.00 

20.22 

22.00 

17.50 

24.25 

» 

2.20 

2.80 

18 

18.10 

22.10 

22.  iO 

21.45 

20.94 

23.00 

17.10 

23.75 

iiflus. 

1.30 

5.60 

19 

17.80 

23.40 

24.80 

21.80 

21.92 

25.50 

17.40 

24.25 

» 

2.40 

— 

20 

20.50 

25.15 

25.00 

22.80 

23.50 

26.20 

19.80 

24.75 

» 

1.40 

— 

21 

22.20 

26.30 

26.10 

24.10 

24.73 

26.37 

21.00 

25.50 

» 

1.20 

— 

22 

22.75 

26.80 

27.60 

24.70 

25.54 

27,50 

21.00 

24.25 

» 

2.00 

— 

23 

21.60 

25.90 

26.00 

25.25 

25.01 

28.50 

20.80 

26.50 

» 

1.45 

— 

24 

20.80 

27.10 

28.00 

25.30 

25.35 

20.90 

21. U7 

27.00 

» 

1.50 

— 

25 

23.20 

27.75 

28.00 

2Ì.50 

25.93 

28.75 

20.20 

27.25 

» 

2.20 

— 

26 

20.55 

26.60 

28.00 

24.40 

24.82 

29.20 

19.85 

26.50 

» 

4.70 

~ 

27 

21.65 

27.60 

27.80 

24.60 

25.42 

28.75 

21.00 

26.75 

flusso 

2.25 

43.20 

28 

22.20 

20.15 

19.60 

17.80 

20.43 

28.70 

21.55 

26.00 

» 

2.50 

— 

29 

18.00 

22.20 

22.75 

20.00 

20.70 

26.50 

13.40 

24.75 

» 

1.90 

— 

30 

15.90 

22.50 

22.80 

19.90 

20.15 

23.45 

15.60 

1 

25.00 

» 

1.80 

— 

31 

18.90 

23.40 

24.60 

21.30 

21.62 

23.70 

17.80 

25.50 

» 

1.40 

— 

^\  21.28     25.45 

16.34 

23.57 

23.47 

27.85 

20.25 

26.40 

102.45 

84.15 

Media  Ter.  mens.  23.47    Mass,  ass.  33.Ì0  il  di  7    h.  4  pm.    Mia.  ass.  17.64  il  di  15  h.  5  a. 
Media  dei  max.  27.05  Media  dei  min.  20.25 

Media  temp.  acqua  mar.  26.40    Acqua  evap.  102.45    Acqua  cad.  Tot.  84.10 
Tomo  VII,  Serie  V.  dd 


—  CCXLII    — 


jtgosto 


issa 


e 
o 

Barometro  a  0.° 

Direzione 

del  vento 

Stato 

del 
mare 

1 

6 

7  a. 

12  m. 

3pra. 

9pm. 

Med. 

gior. 

7  ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 

1 

61.62 

61.44 

61.17 

61.43 

61.70 

ìNNE- 

SE8 

ESEil 

SSE^ 

0.20 

2 

60.80 

60.20 

60.48 

6-2.32 

60.90 

N3 

ESE3 

Ei3 

ENES 

0.10 

3 

64.96 

64.14 

63.89 

65.05 

64  41 
66  99 

NNE  13 

Eli 

SE'i 

SE' 

0.20 

4 

67.24 

67.38 

66.72 

66.89 

N9 

E'-^ 

ESEs 

SO- 

0.00 

5 

66.89 

66.27 

65.79 

65.32 

66.07 

,\i() 

E'i 

SE'i 

S-' 

0.00 

6 

6477 

63.63 

62.67 

62.56 

63.27 

NO'2 

S^ 

SE'O 

Sfi 

0.00 

7 

62.40 

61.34 

60.53 

62.05 

01.41 

N07 

SSE- 

SSE^ 

N19 

0.20 

8 

60.44 

60.15 

57.81 

57.06 

58.61 

NN07 

ESE"> 

SE9 

S3 

0.00 

9 

56.70 

56.04 

55.30 

54.76 

55.70 

NNO^ 

SSE^ 

SSEi°- 

ESE1-' 

0.90 

10 

56.36 

54.74 

54.95 

55.28 

55.41 

N7 

ENE'^' 

SSE' 

ENE9 

0.00 

11 

56.71 

57.76 

57.25 

58.32 

57.85 

NNK*^' 

ESEi-i 

SE" 

E 

0.80 

12 

57.98 

56.22 

55.16 

55.37 

57.48 

NNE« 

SE' 3 

ESEi" 

SSE 

0.00 

13 

54.08 

52.86 

61.72 

50.80 

52.18 

NE' 

ESE' 

ESE9 

NO 

0.00 

14 

50.49 

50.48 

52.76 

51.82 

51.24 

NNE^ 

ssoy 

NE'9 

N 

O.IO 

15 

51.82 

54.01 

54.76 

56.49 

54.16 

NE^3 

ONO" 

SE9 

s 

1.10 

16 

57.68 

58.08 

56.77 

56.22 

57.07 

NNE7 

ESE' 

SSE'it^ 

ENE 

0.78 

17 

57.82 

53.42 

51.33 

49.16 

52.14 

E'' 

N" 

NNOi- 

NO 

1.88 

18 

50.09 

51.18 

51.00 

54.32 

51.52 

NNE^ 

SE^ 

ENE9 

NE 

0.47 

19 

60.15 

61.89 

61.89 

61.93 

61.44 

NNE' 

SE' 

ESE« 

SE 

0.23 

20 

61.63 

61.65 

60.93 

61.05 

61.13 

NNE'" 

ESE' 

ESE'^' 

ESE 

0.20 

21 

61.20 

60.62 

60.16 

59.02 

60.07 

ENE^ 

SE' 

ESE' 

E 

0.13 

22 

59.34 

59.37 

58.69 

58.91 

58.98 

NNE8 

ESE'-» 

ESE6 

ENE 

0.48 

23 

59.30 

59.92 

59.23 

59.01 

59.35 

NS 

E' 

E13 

NNE 

0.10 

24 

58.64 

58.36 

58.15 

56.68 

57.82 

NNE-^ 

SEI! 

ESE8 

NNO 

0.20 

25 

57.21 

57.82 

57.44 

58.02 

57.48 

NO"- 

ESE'i 

ENE8 

NE 

0.30 

26 

58.37 

58.24 

57.27 

57.12 

57.70 

NNEi" 

ESE" 

SEì^ 

S 

0.20 

27 

55.91 

55.82 

55.12 

54.60 

55.32 

NNE' 

ESE" 

ESE^" 

ESE 

0.28 

28 

51.87 

52.49 

52.39 

56.55 

53.15 

N8 

SO'-' 

NNEy 

NNO 

0.15 

29 

61.93 

64.24 

64.19 

60.00 

62.98 

NNEfi 

ESEi 

ESEi'^i 

sso 

0.17 

30 

65.20 

64.14 

63.94 

61.64 

63.62 

NI5 

OSO' 

Sii 

SSE 

0.47 

31 

59.06 

57.97 

57.00 

i 

56.28 

57.51 

NNE3 

ESE.^ 

SEfi 

E 

0.15 

"g  J58.88 
^5 

58.75 

58.26 

58.27 

58.53     NNE 

SE 

ESE 

SE 

!    0.26 

1 

Media  Bar.  men.  68.53        Bla.ss.  &1M  il  di  4  h.  1"2  mer.      Win.  49.16  il  di  17  h.  9  poni. 

Venti  predominanti  SE  Altezza  della  neve  non  fusa  — 

Stato  del  mare  media  0.26 


—   CGXLIII 


ISSI 


p 
o 
O 

Tensione  del  vapore 

Umidità  relativa 

7  ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 

giorn. 

7  a. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

Media 
giorn. 

1 

15.35 

18.74 

18.11 

16.25 

17.58 

76 

70 

66 

79 

72.00 

2 

15.45 

19.03 

19.03 

15.02 

16.42 

70 

64 

64 

60 

61.00 

3 

11.83 

13.96 

13.72 

15.05 

13.68 

55 

49 

43 

57 

60.00 

4 

12.95 

14.80 

13.70 

14.28 

11.98 

33 

55 

46 

57 

50.00 

5 

11.67 

11.66 

11.95 

13.80 

10.58 

56 

44 

38 

58 

49.00 

6 

14.16 

14.80 

21.26 

15.17 

16.50 

67 

48 

67 

52 

64.00 

7 

16.60 

17.42 

15.34 

16.90 

17.95 

76 

54 

42 

68 

63.00 

8 

13.39 

13.85 

16.50 

15.72 

14.37 

63 

45 

53 

55 

52.00 

9 

12.09 

15.41 

16.01 

2,j.32 

15.52 

55 

57 

52 

79 

58.00 

10 

15.07 

19.46 

19.11 

18.97 

18.42 

70 

69 

61 

76 

70.00 

11 

14.71 

18.35 

10.88 

17  14 

18.18 

78 

70 

61 

71 

69.00 

12 

13.36 

17.74 

17.43 

18.66 

16.65 

67 

65 

61 

76 

67.00 

13 

17.36 

19.32 

20.35 

15.46 

16.87 

78 

70 

70 

71 

79.00 

14 

14.35 

16.17 

14.00 

13.96 

14.33 

73 

71 

87 

91 

79.67 

15 

9.49 

10.73 

12.35 

11.23 

10.11 

68 

73 

71 

73 

70.67 

16 

9.99 

13.82 

12.70 

14.29 

12.67 

67 

79 

66 

76 

71.67 

17 

14.72 

15.10 

14.93 

15.76 

15.13 

88 

80 

79 

97 

85.83 

18 

15.23 

15.78 

15.45 

14.23 

15.09 

98 

81 

80 

75 

82.87 

19 

11.80 

14.08 

13.61 

15.28 

13.49 

77 

65 

59 

79 

68.83 

20 

15.79 

13.69 

13.96 

17.57 

15.16 

85 

53 

58 

85 

70.67 

21 

17.41 

18.35 

17.98 

20.34 

18.38 

88 

71 

70 

91 

78.83 

22 

15.78 

16.67 

18.24 

21.81 

17.99 

76 

67 

66 

95 

74.67 

23 

15.95 

18.91 

21.54 

20.10 

19.34 

82 

76 

86 

84 

84.83 

24 

18  50 

20.74 

19.33 

16.51 

18.47 

100 

77 

69 

70 

77.33 

25 

17.80 

17.Ì3 

19.27 

15.78 

17.58 

85 

62 

68 

70 

70.83 

26 

13.09 

15.82 

16.20 

17.11 

15.42 

70 

60 

57 

73 

65.33 

27 

16.02 

17.30 

18.12 

18.60 

18.07 

83 

63 

65 

81 

75.83 

28 

16.93 

12.24 

12.98 

12.53 

13.76 

82 

74 

77 

85 

77.17 

29 

1066 

10.64 

11.42 

12.19 

11.02 

66 

57 

52 

71 

60.00 

30 

10.34 

11.55 

12.99 

12.13 

12.09 

77 

56 

63 

70 

69.16 

31 

13.08 

12.40 

13.40 

13.75 

13.U4 

84 

58 

50 

73 

68.67 

"SJ  14.21     15.68,'  15.74 

n;            I 

15.64 

15.29 

74.69 

64.02 

52.95 

72.38 

69.04 

Media  mensile  . ,  .  15.29 


Media  mensile  . . .  G9.04 


CCXLIV  — 


Agosto 

l^Sl 

Stato  del  ciel 

0 

Elettricità  dinamica 

Ozono 

'5 

o 

5 

atmosferica 

7  ant. 

12  rn. 

3  prn. 

9pm. 

7  ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

notte 

gior. 

1 

0.6 

_ 

+22 

+12 

+10 

+18 

2 

— 

0.7 

1.0 

— 

23 

13 

5 

18 

3 

8.0 

0.3 

1.0 

— 

16 

14 

14 

13 

4 

7.0 

— 

— 

— 

12 

14 

8 

8 

5 

— 

— 

— 

— 

6 

4 

7 

6 

6 

3.0 

•   0.9 

2.0 

1.0 

2 

7 

3 

6 

._• 

7 

6.0 

5.0 

4.0 

2.0 

9 

9 

8 

8 

e 

o 

8 

10 

— 

2.0 

2.0 

4 

4 

4 

3 

'5 

9 

10 

5.0 

3.0 

— 

3 

15 

8 

10 

10 

10 

4.0 

2.0 

5.0 

12 

12 

9 

14 

o 

11 

8.8 

1.6 

1.4 

— 

15 

12 

8 

9 

a> 

12 

1.0 

1.0 

— 

— 

12 

12 

9 

9 

13 

1.0 

— 

— 

— 

19 

12 

15 

14 

O. 

14 

10 

4.0 

2.0 

6.0 

Ì2 

8 

63 

80 

CO 

15 

10 

4.0 

10 

10 

10 

19 

16 

12 

o 

e 

16 

0.! 

10 

4.0 

1.0 

15 

20 

14 

16 

o 

3 

17 

10 

10 

2.0 

1.0 

20 

20 

11 

80 

Q 

18 

9.9 

10 

8.0 

10 

40 

46 

28 

26 

a> 

19 

0.3 

7.0 

0.5 

0.1 

18 

50 

35 

41 

cn 

'20 

5.0 

0.4 

0.4 

— 

46 

32 

35 

45 

21 

1.0 

1.5 

0.3 

1.0 

49 

47 

38 

52 

ai 

-T3 

22 

0.1 

4.7 

0.2 

0.5 

38 

26 

20 

42 

<v 

23 

U.3 

2.0 

0.3 

1.0 

29 

25 

40 

42 

C 

24 

10 

— 

— 

— 

100 

26 

25 

12 

o 

25 





— 

— 

17 

17 

10 

17 

26 



•0.7 

0.7 

— 

9 

6 

8 

9 

Oh 

27 



— 



— 

9 

8 

9 

10 

28 

9.0 

1.0 

1.3 

— 

10 

40 

15 

17 

29 

0.3 

10 

7.5 

1.0 

10 

7 

11 

10 

30 

3.0 

0.3 

^- 

0.5 

9 

9 

11 

9 

31 

1.2 

2.0 

2.0 

0.7 

1 

10 

9 

6 

8 

Ì\  4.09 

2.39 

2.06 

1.71 

19.38       17.83 

16.18 

21.22 

^i 

Giorni  sereni  18  -  nuvol.  5  -  misti  8 

Numero  dei  giorni: 

con  pioggia  6  -  grandine  0  -  neve  0 

"    brina  0  -  temporali  2  -  rug.  2 


Media  mensile  della  elettricità  18.55 


CCXLV  — 


Settembre 


ISSI 


Termometro  centigrado 


6  ant. 


12  m.    3  pm.  I  9  pm. 


Media 
ciorn. 


Max. 


Min. 


T''mper.illira 
dell'  acqua   marina 

ad  un  melro 
scilo  la  sua  super. 


Gradi  period. 
cent.  della 
h  I2m     niarea 


Acqua 


18.25 

21.30 

16.60 

16.35 

18.18 

22.10 

14.70 

17.40 

18.00 

17.20 

16.77 

18.70 

15.35 

19.60 

20.40 

19.20 

16.86 

22.30 

17.00 

21.70 

23.00 

20.80 

20.22 

2Ì.00 

1G.4Ù 

20.20 

21.40 

19.80 

19.30 

22.  iO 

18.35 

27.50 

23.80 

21.60 

21.02 

24.50 

21.00 

16.70 

18.80 

19.10 

19.92 

22.25 

17.15 

22.80 

22.20 

20.40 

20.40 

23.00 

15.80 

21.20 

22.60 

16.50 

19.49 

23.25 

15.50 

21.00 

22.40 

19.40 

19.55 

22.80 

17.45 

20  60 

21.60 

19.30 

19.08 

22.30 

16.55 

20.50 

21.20 

19.15 

19.43 

22.00 

15.60 

20.50 

21.50 

19.65 

19.42 

22.60 

18.00 

21.30 

22.10 

19.95 

19.67 

23.30 

17.80 

21.95 

22.20 

20.45 

20.52 

23.30 

16.10 

16.30 

18.20 

17.40 

17.53 

19.50 

15.90 

19.80 

20  50 

19.10 

18.83 

21.20 

18.70 

21.00 

21.75 

19.43 

19.56 

22.70 

17.80 

21.70 

21.80 

19.80 

20.57 

23.00 

17.30 

21.80 

23.00 

20.50 

20.67 

2Ì.20 

18.90 

22  25 

22.60 

20.90 

20.61 

24.00 

14.80 

20.09 

21.40 

18.10 

19.97 

22.30 

14.00 

14.50 

16.95 

16.20 

15.79 

17.60 

12.00 

17.20 

17.60 

13.50 

15.58 

18.80 

11.10 

15.40 

16.50 

15.00 

14.68 

17.40 

11.30 

15.30 

17.20 

15.20 

14.55 

18.20 

13.80 

16.50 

17.40 

15.20 

15.02 

18.40 

13.60 

18.30 

19.50 

16.90 

16.90 

20.80 

13.70 

14.00 

13  80 

14.00 

14.08 

18.40 

13.70 

15.10 

15.00 

13.40 

14.35 

18.20 

15.20J 
14.40, 
14.10 
16.4o! 
15.80| 
17.00 
18.40 
16.50 
17.70 
15.10 


24.75 
22.75 
21.75 

22.50 
23.00 
23.50 
23.75 
22.75 
22.75 
23.00 


14.90Ì  22.50 
23.00 
23.25 
24  00 
23.75 


16.65 

16.00| 

15.30 

16.00' 

17.50| 

15.00'  22.50 

15.40|22.35 

16.90||22.50 

17.30i23.00 

lG.90l23.25 
18.40j23.00 
11.75|:21.25 
13.80'|20.75 
10.50^'l9.75 
9.90:13.75 
10.90|l4.40 
12.45}  19.25 
13.50  19.25 
13.30 '14.75 


flusso 

2.10 

» 

— 

1» 

2.00 

rillus. 

2.20 

» 

2.50 

flusso 

1.40 

riflus. 

— 

1) 

1.50 

tlus&o 

2.70 

d 

3.10 

» 



» 

— 

» 

1.55 

» 

2.70 

» 

1.15 

— 

0.15 

rillus. 

1.20 

» 

1.10 

» 

2.10 

» 

0.70 

)) 

0.85 

» 

1.15 

)) 

1.10 

» 

3.40 

» 

1.85 

» 

225 

11  asso 

1.50 

» 

2.50 

» 

1.00 

» 

l 

21.80 
24.40 

6.00 
6.00 

18.25 


21.90 
3.10 


7.30 


7.60 
4.70 


4.00 


16.06 


19.24 


20.03 


I  I 

22.641   21.46:15.08 


20.99 


43.45  117 .45 


. 

aiedia  Ter.  mens.  22.64    Mass.  ass.  2i.c.O  il  di  6    h.  3  poni.    Min.  ass.    9.90  ai  26  h.    6  ant. 

Media  dei  max.  21.46  Media  dei  min.  15.08 

Media  temp.  acqua  mar.  20.99     Acqua  evap.  43.45      Acqua  cad.  Tot.  117.45 


CCXLTI  — 


iiettenibre 


ISSI 


Barometro 

aO." 

6  a. 

12  m. 

3  pm. 

9pm. 

Med. 
aior. 


Direzione  del  vento 

Stato 

del 
in  ai' e 

Media 

6  ant. 

12  m. 

3  pili. 

9  pin. 

62 1 52. 19 
21  51.43 
29  1 53.05 

,.f)0|  55.47 
92  !  56.69 
52  i  58.57 
90  56.18 


55.49 
59.61 
64.79 
65.11 
62.05 
57.49 
02.59 
64.21 
62.37 
59.91 

56.78 
50.59 
55.68 
62.06 
63.83 
64.82 
64.94 
64.50 
63.60 
62.48 


60.04 
55.22 
58.34 

56.22 
61.49 
66.23 
6i  65 
61.88 
58.98 
62.75 
63.94 
63.12 
59.40 


52.91 
51.37 
53.68 
54.93 
56.15 
58.00 
56.86 
69.10 
54.64 
58.13 

56.40 
61.34 
66.05 
63.39 
60.72 
58.73 
62.92 
63.52 
61.64 
58.32 


56.50  56.37 
51.58 1 51.50 
57.82157.95 
62.80 1 62.44 
63.97 163.72 
65.27 1 63.85 
64.88 '63.94 
60.24 1  63.50 
64.17  163.13 
61.40  61.01 


51.46 
54.62 
54.84 
54.77 
57.97 
58.50 
58.93 
53.85 
55.99 
58.06 

58.26 
63.47 
65.41 
62.95 
60.29 
60,81 
64.13 
63.99 
61.28 
58.34 


52.34 
51.25 
53.54 
55.22 
56.59 
58.46 
56.71 
59.40 
55.48 
58.18 

56.65 
61.44 
65.47 
64.05 
61.29 
58.83 
63.19 
63.92 
62.18 
59.02 


56  55. 
.61151, 

.95  58. 
.10162. 


70  64 
66  64 
70163 
49!  61 


NNE'6 

ENE19 

E3:) 

NE^3 

x\OS 

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S' 

SSE6 

S« 

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ESE'' 

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NNEH) 

S-6 

si:-! 

0S09 

ONO' 

N'3 

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NNO'^ 

N9 

N9 

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NNE9 

SE* 

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NNE^ 

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NNEiO 

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N'4 

NE" 

NE42 

ENEì:^ 

NE'^r. 

0)    < 


59.29 


59.37  59.60 


59.29 


59.79 


NNE 


NNE 


Media  Bar.  mensile  59.79       Mass.  C9.10  il  dì  8    h.  3  poni.       Min.  50.21  il  2  h.  6  ant. 
Venti  predominanti    ISNE-S         Altezza  della  ueve  — 
Stato  del  mare  media  0.35 


CGXLVII    — 


detieni  lire 


ISSI 


Tensione  del  vapore 


6  ant. 


l'im. 


3  pra. 


9  pili. 


Media 
giorn. 


Umidità  relativa 


6a. 


12  m. 


3  pm. 


9  pm. 


Media 
giorn. 


1 

12.28 

14.13 

13.58 

2 

11.84 

12.56 

13.11 

3 

11.20 

12.86 

13.83 

4 

13.46 

15.78 

15.17 

5 

12.94 

12.98 

15.79 

6 

14.93 

15.46 

17.78 

7 

17.62 

13.47 

13.04 

8 

13.40 

15.46 

16.26 

9 

14.67 

13.40 

15.87 

10 

9.9i 

1342 

15.74 

11 

12.54 

15.49 

16.87 

12 

11.14 

14.20 

12.62 

13 

11.06 

16.63 

15.00 

li 

12.07 

15.12 

18.59 

15 

13.29 

13.76 

17.39 

16 

13.90 

12.91 

11.90 

17 

10.51 

10.47 

10.68 

18 

12.07 

13.71 

12.38 

19 

13.71 

15.32 

15.64 

20 

14.57 

16.10 

16.57 

21 

14.73 

17.31 

18.68 

22 

15.90 

14.12 

13,15 

23 

10.60 

10.45 

10.86 

24 

10.50 

11.22 

10.17 

25 

7.42 

7.38 

12.40 

26 

9.42 

7.26 

13.17 

27 

8.32 

8.78 

9.04 

28 

10.57 

9.85 

12.00 

29 

9.99 

10.16 

10.48 

30 

7.54 

8.20 

7.50 

12  85 
11.84 
13.03 
14.82 
13.35 
16.75 
14.57 
14.84 
12.36 
13.75 

14.48 
12.89 
13.86 
14.31 
15.02 
12.73 
10.53 
12.75 
14.86 
15.53 

16.56 

13.96 

11 .28 

9.98 

8.68 

9.27 

9.17 

11.12 

9.51 

8.40 


13.02 

78 

75 

95 

93 

12.24 

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84 

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12.78 

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14.64 

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82 

13.57 

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78 

15.80 

91 

76 

82 

87 

14.89 

94 

96 

81 

87 

15.04 

92 

76 

81 

83 

14.17 

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72 

80 

89 

13.12 

74 

73 

78 

84 

14.48 

96 

87 

89 

88 

12.89 

80 

80 

67 

78 

13.86 

80 

91 

80 

77 

14.33 

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82 

95 

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15.02 

86 

70 

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86 

12.73 

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94 

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79 

10.53 

76 

62 

61 

64 

12.75 

90 

73 

64 

82 

14.80 

86 

78 

80 

87 

13.64 

99 

81 

78 

88 

16.56 

56 

80 

88 

93 

13.96 

85 

77 

71 

6  9 

11.28 

86 

85 

75 

97 

9.98 

71 

77 

69 

77 

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93 

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90 

72 

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84 

56 

91 

72 

9.17 

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62 

60 

74 

10.83 

81 

63 

71 

81 

10.13 

64 

85 

90 

80 

7.96 

64 

64 

58 

74 

83.83 
85.33 
80.00 
81.83 
81.50 
83.50 
88.50 
84.10 
84.67 
77.00 

88.50 
76.85 
82.00 
83.33 
85.67 
86.50 
65.50 
77.00 
82.23 
85.53 

70.50 
80.50 
84.50 
75.76 
69.76 
75.50 
69.50 
75.83 
82.83 
65.67 


12.08 


12.89     13.87 

12.71     13.11 

84.46 

76.20 

79.16     81.63 

).77 


Media  mensile  ....  13.11 


Media  mensile 


.    .    80.77 


—   CCXLVIII  — 


fì>ettenibre 


ISSI 


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O 

stato  del  cielo 

Elettricità  dinamica 

atmosferica 

Ozono 

G  ant. 

12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

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12  m. 

3  pm. 

9  pm. 

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+  8 

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9.0 

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53 

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10 

0.2 

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27 

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25 

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10 

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10 

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6.09 

6.18 

5.00 

4.02 

51.70 

54.06 

52.00 

j 
56.43 

Giorni  sereni  b  -  nuvol.  7  -  misti  15 

Numero  dei  giorni: 
con  pioggia  8    -  grandine  —  -  neve  — 
»  nebbia  1    -  temporali     -  rugiada  1 


Media  mensile  della  elettricità  53.64 


ELENCO  DEI  LIBRI  E  DELLE  OPERE  PERIODICHE 

pervenuti   al   Reale  Istituto  da  1."  giugno  a  tutto 
agosto  ISSI. 


L'asterisco  *  indica  i  libri  e  i  periodici,  che  si  ricevono 
in  dono  o  in  cambio. 

LIBRI 

*J.E.  Arcsclioug.  Minnesteckniug  òfver  Cari  Jacob  Sunde- 
vall.  -  Stockolm,  [  879. 

*/>.  F. /Iw^r^acA.  Untersiichiingen  ùber  die  Natur  des  Vo- 
calklanges.  -  Berlin,  1876. 
*Der  Durehgang  des  Galvanischen  Stroras 

durch  das  Eisen.  -  Leipzig,  4  878. 
*Zur  Grassmann'schen  Voealtheorie.-  Lei- 
pzig, 4  878. 
*Die  Theoretische  Hydrodynamik.  Nach 
dem  Gange  ihrer  Entwiekelung  in  der 
Neuesten  Zeit.  (Gekrònte  Preisschrift). 
(Mit  in  den  Text  Eingedruckten  Holz- 
stichen).  -  Braunschweig,  4  881. 

*A.  Berlese.  .  .  Sopra  un  nuovo  genere  di  acari  parassiti 
degli  insetti.  Nota  (con  4  tav.).  -  Vene- 
zia, 4  881. 

*D.  Bertolini.  .  Scavi  di  antichità  nell'area  dell'antica  Ju- 
lia Concordia  Colonia.  -  Roma,  4  884 
(con  tav.). 

*L.  Bombicci.  .  Mineralogia  descrittiva.  Opera  corredata 
di  molte  figure  e  quadri  sinottici.  -  Bo- 
logna, 1884. 

Turno  VlJt  Serie  V.  ee 


*G.  Succhia  .  . 


*G.  Canestrini  q\ 
R.  Canestrini.  ' 

*R.  Canestrini. 


*A.  Casati  .  .  . 
*i.  Cialdi  .  .  . 

*R.  Cobelli    . 

De  Candolle  At- 
p/i.  et  Cas. 

*//.  De  Fais  . 
*G.  De  Leva. 

*S.  De  Stefani 


—  GCL  — 

Facile  regola  pratica  di  preconoscere  la 
reale  portata  dei  fontanili.  -  Venezia, 
4  88i,  iìg. 

Nuove  specie  del  genere  Gamasus,  da  essi 
osservate.  -  Venezia,  ^881. 

Contribuzione  allo  studio  degli  acari  paras- 
siti degli  insetti.  -  Padova,  ^884  (con 
i  tav.). 

*Il  genere  Gamasus  e  la  fillossera,  osserva- 
zioni. -  Padova,  I88^. 

Sugli  acidi  e  sali  biliari  nelle  ricerche  chi- 
mico-tossicologiche, e  sulla  natura  chi- 
mica delle  ptomaine  del  Selmi.  Memoria. 

-  Ferrara,  1881. 

IdrauUca  marittima.  Parte  della  corrispon- 
denza scientifica,  che  ha  avuto  luogo  tra 
la  Commissione  d'idraulica  del  Collegio 
degl'ingegneri  in  Napoli.  -  Milano,  1 88 1 . 

Intorno  al  colore  primitivo  del  bozzolo  nel 
bombice  déT^'gelso.  -  Bologna,  4  881. 

Monographie  phanerogamarura  Prodromi 
nunc  continuatio,  nunc  revisio.- Voi.  III. 

-  Parisiis,  1881  (cum  8  tab.). 

Di  alcune  epigrafi  etrusche  e  di  un  calice 
greco.  -  Genova,  1881  (con  tav.). 

Su  due  lettere  del  Cardinal  di  Trani  al  Pa- 
triarca d'  Aquileja  Giovanni  Grimani.  - 
Venezia,  1881. 

Sopra  r  antico  sepolcreto  di  Bovolone,  e 
le  recenti  scoperte  in  quei  dintorni.  No- 
tizie. -  Venezia,  1880  (con  I  tav.). 

*Dei  vini  veronesi  in  relazione  coi  pro- 
gressi della  industria  enotecnica. -Mila- 
no, 1884. 


—  CGLI   — 

D.  E.  DiamiUa-  Le  leggi  delle  lempeste,  secondo  la  teorìa 

MuUer.  di  Faye.  -  Torino,  1881,  fig. 

*F.  Fanzago .  .  Sulla  secrezione  ventrale  del  Geophilus  Ga- 

brielis.  -  Venezia,  4  881. 
*i.  Favaro.  .  .  I  precursori  inglesi  del  Newton.  (Traduz. 
dall'inglese).  -  Roma,  t88l. 
^Galileo  Galilei  e  lo  Studio  di  Bologna.  No 

ta.  -  Venezia,   i88t. 
*Sulla  invenzione  dei  cannocchiali  bino- 
culari. Torino,  t88l. 
*G.  Freschi  .  .  Sul  libro  del  sig.  Tomaso  Galanti:  «Viag- 
gio agronomico  in  Svizzera,  Germania, 
Olanda,  Belgio,  Inghilterra  ».   Cenno.  - 
Venezia,   1881. 
*ab.  R.  Fulin  .  Marino  Sanuto   e  la  spedizione  di  Carlo 

Vili  in  Italia.  -  Venezia,  1881. 
*A.  Goiran.  .  .  Meteorologia  endogena.  Effemeridi  sismi- 
che veronesi.  (Marzo  1881).  -  Verona, 
1881. 
B.E.Ilildeùrand.  Minnestecl^ning  òfver  Jonas  Hallenberg.  - 

Stockolm,  1880. 
*i.  Keller  ...  I  progressi  della  statica  agraria  e  l'agricol- 
tura in  Italia.  Memoria.-  Padova,  1884 . 
A.  Kóllilier .  .  .  Erabryologie,  ou  Traité  compiei  du  déve- 
loppement  de  1'  homme  et  des  animaux 
supérieurs.  -  Liv.  8.  -  Paris,  1880. 


*/.  Krieclibau- 
mer  und  C. 
Herman. 

*C.  A.  Levi    .  . 

*R.  M.  Levi  .  . 
*6?.  Lorenzoiii . 


ÌSpracbe  und  Wissenschaft.  -  Budapest, 
1881. 

Aziele,  fantasticheria.-  Venezia,  tip.  Kirch- 
mayr  e  Scozzi.  -  Venezia,  1881,  fìg. 

La  terapeutica  nella  medicina  moderna. 
Discorso.  -  Napoli,   1881. 

L'  equatoriale  Dembowski  al  R.  Osserva- 


—  Cr.LIT  — 
torio  di  Padova.  Comunicazione.  -  Ve- 
nezia, I88i. 

*F.  Lussana  .  .  Fisiologia  umana  applicata  alla  medicina.  - 
Parte  IV-VI  -  Meccanica  animale  ;  dis- 
pendio organico;  funzioni  delia  specie. - 
Voi.  IV.  -  Padova,  1881. 
*Due  autografi  contemporanei  alla  peste  del 
MDCXXX  ed  alla  prima  coltivazione  del 
mais  in  Lombardia.  Memoria.  -  Vene- 
zia, 1881,  fìg. 

*P.U.Malmsten.  Minnesord  òfver  Cari  von  Linné.  -  Stoc- 
kolm,  1878. 
*Minnesleckning  òfver  Pehr  af  Bjerkèn.  - 
Stockolm,  1878. 

*r.  Martini  .  .  La  velocità  del  suono  nel  cloro.- Venezia, 
1 88 1 . 

*G.  B.  Maltioii.  Ferdinando  Coletti  e  Marco  Osimo.  Com- 
memorazioni. -  Padova,  I  88 1 . 

*A.Messedaglia.  La  storia  e  la  statistica  dei  metalli  prezio- 
si, quale  preliminare  allo  studio  delle 
presenti  questioni  monetarie.  -  Torino- 
Roma-Firenze,  1881. 

*V.  Mikelli.  .  .  Funeraria  -  Antonio  Mikelli  -  xxx  gennaio 
MDcccLxxx.  -  Roma,  1881  (col  ritr.). 

/.  MiUliouse  .  .  Nuovo  dizionario  italiano  e  inglese,  colla 
pronuncia  figurata.  -  V  edizione  -  Voi. 
l-II.  -  Milano,  1881. 

^Ministero  dei  \  Catalogo  dei  lavori  monografici,  studi,  di- 
lavori  pubblici)     segni  ed  oggetti,  inviati  all'Esposizione 
del  R.  d' Italia  J     nazionale  di  Milano  nel  1881.  -  Roma, 
1881. 
*Cenni  monografici  dei  singoli  servizj,  di- 
pend'enti  dal  Ministero  dei  lavori  pub- 
blici, per  gli  anni  1878-79-80,  compilati 


*G.  Mocenigo  . 


*Ab.  B.  Morso- 
Un. 


*£.  Musatti  .  . 

A.  Negrin  .   .   . 

*A.  P.  Ninni  .   . 

*f.  Pacini  .   .   . 

^5.  Paglioni  .  . 
*iY.  Papadopoli. 
*4.  Pazienti  .   . 


—  CCLIII  — 
in  occasione  della  Esposizione  nazionale 
di  Milano  dell'anno  1881,  a  complemen- 
to delle  Monografie  pubblicate  per  l'E- 
sposizione universale  di  Parigi  nel  1 878. 
-Roma,  1881. 

La  pila  di  Volta,  resa  sempre  costante  e 
depolarizzata.  Memoria  (con  I  tav.).  - 
Nota  II.  -  Bassano,  188i. 

Ricordi  storici  di  Trissino.  -  Vicenza  , 
1881. 

*Viaggio  inedito  di  V.  Scamozzi  da  Parigi 
a  Venezia.  -  Venezia,  1881. 

Venezia  e  le  sue  conquiste  nel  medio  evo, 
pubblicato  neir  occasione  del  III  Con- 
gresso geografico  internazionale.  -  Ve- 
rona-Padova-Lipsia, 1881. 

Del  ristauro  della  loggia  del  Capitano,  ora 
residenza  municipale  nella  Piazza  dei 
Signori  in  Vicenza.  Considerazioni.  - 
Vicenza,  1881. 

Modelli  degli  arnesi  usati  dai  pescatori  va- 
ganti della  laguna  di  Venezia,  inviati  al- 
l' Esposizione  industriale  di  Milano.  - 
Venezia,  1881. 

Sul  concorso  al  premio  di  10000  lire,  isti- 
tuito da  S.  M.  Re  Umberto  per  le  scien- 
ze biologiche  presso  la  R.  Accademia 
dei  Lincei  in  Roma.  -  Firenze,  I88I. 

Sui  calori  specifici  delle  soluzioni  saline. - 
Torino,  1881  (con  I  tav.). 

Monete  inedite  della  zecca  veneziana.-  Ve- 
nezia, 1881. 

Considerazioni  generali  intorno  alla  ter- 
modinamica. -  Venezia,  1881. 


*Pesty  F. 


*A.  (di)  Pram- 
pero. 


*P.  Z.  .  .  . 

*E.  Regalia 
*Z.  Reggio. 


*A.  Ricco   . 


*A.  Ricordi  .  . 

*F.  Rossetti,  S. 
R.  Minichy  E. 
Bernardi. 

*C.  Santesson  . 

M.  Sanuto  .  .  . 
*//.  Scheffier.  . 


—  CCLIV  — 

A  Szòrényi  Bànstig  cs  Szòreny  varmagye 
Tòrténete.  -  K.  \-2.  -  Budapest,  4  878. 

*AzeIliint  Regi  Vùrmegyek.-  K.  I-II,  -Bu- 
dapest, 4  880. 

Statuti  friulani.  -  Il  dazio  dei  panni  e  l'ar- 
te della  lana  in  Udine  dal  i  324  al  ]  368, 
documenti  editi  per  cura  di  lui.  -  Udi- 
ne, 4  881. 

Il  Telefono.  -  Venezia,  4  881. 

Un  nuovo  Vesperugo  italiano.-  Pisa,  4  884. 

Quadratura  di  certe  aree  circolari.  -  Ve- 
nezia, 4  881  (con  tav.). 

*Sulla  determinazione  del  polo  di  una  ret- 
ta data.  Considerazioni  di  geometria  de- 
rivata. Nota.  -  Venezia,  4  884. 

Riassunto  delle  osservazioni  solari  esegui- 
te nel  R.  Osservatorio  di  Palermo  nel- 
l'anno 4  880  (N.  2  opuscoli)  -  .  .  .  . 

*Tavole  per  trovare  prontamente  e  senza 
almanacco  la  latitudine  eliografica  d'un 
punto  del  bordo  solare,  di  cui  sia  dato 
r  angolo  di  posizione.  -  .  .  .  . 

Modificazione  alle  branche  del  litontritore 
d'  attacco.  -  Milano,  4  881. 

Relazione  sulla  domanda  dell' ing.  A.  Cat- 
taneo, che  r  Istituto  faccia  alcuni  espe- 
rimenti relativi  al  suo  Avvisatore  elettri- 
co-ferroviario. -  Venezia,  1881. 

Minestecknìng  òfver  Christopher  Carlan- 
der.  -  Stockolm,  4  877. 

I  Diarii.  Fase.  30-32.  -  Venezia,  4  884. 

Die  Naturgesctze  und  ihr  Zusamraenhang 
mil  den  Prinzipien  der  Abstrakten  Wis- 
senschaften.  -  IV  Theil.  Die  Theorie  des 


*Mons.  P.  M. 
Schiaffino. 

*P.  Scliivardi  . 

^Q.  Sella.  .  .  . 

*G.  Silveslrini 
e  A.  Conti. 

*P.  Spica    .  .  . 

*T.  Taramelli  . 

*K'  Torma    .  . 

*A.  Verga  .   .  . 

*G.  Veronese  . 


*C.  Vigna  .  . 
*G.  Vitantonio 


—  CCLV  — 

Bewusstseins  oder  die  Philosophischen 
Gesetze.  -  Leipzig,  4  881. 

La  nuova  sede  delle  Accademie  dell'  Arca- 
dia, d'Archeologia  e  dei  Nuovi  Lincei. 
-  Roma,  iSS\. 

La  vita  e  le  opere  di  Giovanni  Polli.  -  Mi- 
lano, 4  881. 

Sul  concorso  dello  Stato  nelle  opere  edili- 
zie di  Roma,  e  sui  provvedimenti  a  favo- 
re del  Comune  di  Napoli.-  Roma,  \  884 . 

Sulla  malattia  di  Dressier  od  emoglobino- 
albuminuria  parossitisca.  Memoria  IL  - 
Firenze,  1881. 

Sopra  un  preteso  reagente,  atto  a  far  di- 
stinguere le  ptomaine  dagli  alcaloidi  ve- 
getali. -  Venezia,  \S8\. 

Della  salsa  di  Querzola,  nella  provincia  dì 
Reggio.  Comunicazione.  -  Milano,  4  88 1 . 

Repertorium  ad  Literaturam  Daciae  ar- 
chaelogicam  et  epìgraphicam.  -  Buda- 
pest, 1880. 

Se  le  agitazioni  dei  pazzi  siano  in  correla- 
zione colle  perturbazioni  magnetiche. 
Nuova  proposta  per  risolvere  la  questio- 
ne. -  Milano,  1884. 

Sopra  alcune  notevoli  configurazioni  di 
punti,  rette  e  piani,  di  coniche  e  super- 
fìcie di  2.°  grado,  e  di  altre  curve  e  su- 
perfìcie. Memorie  due.  -  Roma^  4881. 

Sul  contagio  della  pazzia.  -  Venezia,  4  884 . 

Ultime  memorie  di  clinica  medica,  pubbli- 
cate su  vari  giornali  italiani  : 

Meningite  cerebro-spinale  epidemica.  -  Napoli, 
1875. 


—  CCLVI  — 

'G.  Vitantonio.  .  Intorno  ad  una  epidemia  di  febbri  intermittenti  - 
Firenze,  1872. 
Il  salasso  nella  febbre.  -  Milano,  1872.  —  Sul 
diabete  mellito, ...  —  Gangrena  pulmonale.  - 
Genova^  .  .  . 
Risposta  ad  una  Nota  critica  del  dott.  Domenico 
Franco  sulla  Memoria  «  La  febbre  reumatica  ed 
il  tifismo  moderno  ».  .  .  — Diarrea  cronica  de' 
fanciulli,  e  sua  cura.  )  Genova, 

Sulle  contagiosità  della  tisi.  )  1877. 
Osservazioni  cliniche  :  (La  crosta  lattea  e  la  cu- 
ra locale.  —  Paralisi  riflessa  per  catarro  cro- 
nico vescicale.  —  Ascesso  perineale. —  Ulce- 
ra dello  stomaco.  —  Il  crup  e  la  difterite.  — 
Due  casi  d' anasarca  per  causa  reumatica)  .  .  . 
■ —  L' isterismo.  -  Genova,  .  .  . 
L'  ileo-tifo.  -    Napoli,  1875. 

Alcune   osservazioni  pratiche  intorno   alla   zona, 
alla  porpora  emorragica,  alla  perniciosa  emate- 
mica,   alla  tifoidea  da  infezione   malarica  com- 
plicata. -  Roma,  1877. 
Poche   osservazioni   sulla  pulmonite    miasmatica 

palustre.-  Firenze,' 1875. 
Caso  di  polidipsia  e  poliuria  per  anemia  guarito 

col  ferro.  -  Bologna,  1873. 
La  febbre  reumatica  e  il  tifismo  moderno.  -  Na- 
poli, 1877. 
Opuscoli  medici  estratti  dal  Giornale  delle  scien- 
ze   mediche  :  «  Il  Filiatre  Sehezio  »    (Lettera 
al   prof.  G.  Polli  di  Milano  sulla  medicazione 
solfitica.  —  Breve  relazione  sul  cholera  in  Ca- 
stellana (Terra  di  Bari).  —  Sulla  febbre  perio- 
dica   semplice    e  perniciosa ,    in    complicanza 
della  febbre  reumatica,  e  della  bronco-pleuro- 
pulmonite.  -  Napoli,  1868. 
Nota  sul  tifo  petecchiale.  -  Napoli,  1868. 
Intorno  a  taluni  morbi  acuti-febbrili  di  forma  pe- 
riodica, e  loro  trattamento  col  chinino.  -  Napoli, 
1875. 
LVrpele  e  lo  sciroppo  antierpetico,  con  arseniato 
di  ferro,  del  chimico  farmacista    sig.   Antonio 
Cirielli  in  Napoli.  -  Napoli,  1875. 

(Coll'elenco  delle  iiUime  pubblicazioni  scien- 
tificlie). 


*ii.  Zampa 
*G.  Zanella 
*G.  Zilioii . 


*P.  ZilioUo 


—  CCLVII  — 

La  stazione  di  acque  e  bagni  di  Riolo.  - 

Firenze,  1881. 
Della  vita  e  degli  scritti  di  Celio  Magno. 

-  Venezia,  1881. 

Del  diritto  dei  privati  al  terreno  ch'è  sotto 
l'acqua  dei  fiumi.  -  Parma,  1873. 

*Della  mediana  di  un  tronco  di  fiume  cor- 
rente fra  sponde  ad  arco  di  cerchio.  - 
Parma,  1881  (con  tav.). 

Commemorazione  del  prof.  cav.  F.  Coletti. 

-  Venezia,  1881. 

Den  Norske  Nordhavs-Expedition  ^876- 
78.-  Ili  Zoology  -  Gepliyrea  ved  D.  C. 
Dunielssen  og  J.  Koren.  -  Christiania, 
1881. 

(The)  Johns  Hopkins  University  Register  - 
1880-81.  -  Baltimore,  1881. 

Nuova  Enciclopedia  italiana,  ovvero  Dizio- 
nario generale  di  scienze,  lettere,  indu- 
strie ecc.  pel  prof.  G.  Boccardo.  -  Te- 
sto, disp.  174-183.  -  Torino-Roma-Na- 
poli, 1881. 


OPERE  PERIODICHE 


*Abliandlnngen  lierausgegeben  vnm  Naliirwissenschaftlichen 
Vereine  zu  Bremen.  -  Band  VII,  \-2  heft.  -  1880-81. 

Fr.  Buchenau.  Reliquiae  Rutenbergiae.  —  Fernere  Boitràge  zur  Flo- 
ra der  ostfriesi.-chen  Inselli.  —  S.  A.  Poppe.  Ueber  eine  neue 
Art  des  Culaniden-Gal'uiig  Temora,  Baird.  —  Ueber  einen  neuen 
Harpacticiden.  —  H.  Rehberg.  Weitere  Beraerkungen  ùber  die 
freilebenden  Sùsswasser-Copepodeii.  —  W.  0.  Foche.  Kùnstliche 
Pfianzen  -  Mischlinge.  —  Die  Vegetation  im  Winter  1880-81.  — G. 
Hartlaub.  Beilrag  zur  Urnithologie  der  óstlich-àquatorialen  Ge- 
iemo  VIL  Serie  V.  ff 


~  CGLVJII  — 

biete  Africas.  —  Konig.  Vcrzeichniss  dar  auf  der  Insel  Borkuin 
gesammelten  Lepidopteren.  —  W.  Hess.  Beitràge  zu  einer  Fauna 
der  Insel  Spiekeroog.  —  /.  Hunlemann.  Zur  Fauna  und  Flora 
der  Insel  Arngast  im  Jadebuson.  —  H.  Fischer.  Bericht  ùber  eine 
Anzahl  Steinsculpluren  aus  Costaiica.  —  W.  MilUer-Erzbach.  Die 
Magnelische  Inclinalioii  von  Bremeu  iu  Màrz  1880. —  Vergleichen- 
den  Beobachlungen  ubar  den  Untcìbcliied  in  der  Spaunkrafl  des 
Wasserdarapfs  bei  verscbiedenen  Kygroskopischcn  Substanzeii.  — 
i.O.  Lang.  Zur  Abwehr. 

Almanacli  Royal  Insurance  Company.  -  Montreal,  4  881. 

^American  Chemical  Journal.  -  Voi.  Ili,  n.  2-3.  -  Baltimo- 
re, May-June  1881. 

/.  W.  Mallet.  Revision  of  the  Atomic  Weight  of  Alluminium.  —  On 
the  Molecular  Weight  of  Hydrotluoric  Acid.  —  B.  Hill.  On  Fur- 
furol  and  cerlain  of  its  Derivales.  —  C.  F.  Mabery  and  R.  Lloyd. 
On  the  Diiodbromacrylio  and  Ghlorbiorn.icrylic  Acids.  —  P.  Duìi- 
nington.  On  Miciolitc  from  Amelia  Co.,  Virginia.  —  /.  Remsen. 
On  the  Conduct  of  Fniely  divided  Iron  towards  Nitrogen.  —  On 
the  Deposition  of  Copper  on  Iron  in  a  Magnetic  Field.  —  H.  N. 
Morse  and  W.  C.  Day.  Determination  of  Chromium  in  Ghrome 
Iron  Ore.  —  W.  D.  Schoonmaker  and  /.  A.  Van  Mater.  Dini- 
troparadibrombenzols  and  Their  Derivates.  —  F.  W.  Clarke.  Some 
Doublé  and  Triple  Oxalates  contaiuing  Chromium.  —  The  Titra- 
tion  of  Tartaric,  Malie  and  Citric  Acids  with  Potassium  Perman- 
ganate.  —  R.  B.  Warder.  Relation  between  Temperature  and  the 
Rate  of  Chemical  Action.  —  R.  D.  Coale  and  /.  Remsen.  Oxida- 
tion  of  Sulphaminemtatoluic  Acid  in  Alkaline  and  in  Acid  Solu- 
tion. —  /.  Remsen  and  P.  H.  Broun.  Goncerning  Mesitylenic 
Sulphinide. 

^American  Journal  of  Malhematics.  -  Voi.  Ili,  n.  3.  -  Cam- 
bridge, Sepfember  4  880. 

S.  Newcomb.  A  Melhod  of  Developing  the  Perturbative  Function  of 
Planetary  Motion.  —  Miss  Christine  Ladd.  On  De  Morgan's  Ex- 
tension  of  the  Algebraic  Processes.  —  H.  A.  Rowland.  On  the 
Motion  of  a  Perfect  Incorapressible  Fluid  when  no  Solid  Bodies 
are  Presenl.  —  T.  Craig.  On  Certain  Possible  Cases  of  Steady 
Motion  in  a  Viscous  Fluid. 


—  CCLIX  — 

^Amerikan  (The)  Journal  of  Philolngy  -  Voi.  II,  n.  5.  -  Bal- 
timore, Mai  1881. 

H.  Nettleship.  Veiiius  Flaccus.  —  H.  E.  Shepherd.  A.  Stuily  of  Bent- 
ley's  English.  —  S.  Primer.  On  ihe  Consonant  Declension  in  Old 
Norse.  —  Mintoìt  Vaì'ì^en.  On  the  Enclitic  Ne  in  Eaiiy  Latin. 

Annalen  der  Physik  und  Cliemie.  -  Leipzig,  1881,  n.  1-7. 

*Annales  de  la  Snciélé  d'ar/ricuUure,  d'hislnire  nahireUe  et 
des  arts  ntiles  de  Lyon.  -  IV  Sèrie,  T.  Il  -  1877.  - 
Lyon,  1880. 

T.  Fontannes.  Sur  les  Forarainifères  d-^-s  tei  rains  (ertiaires  supèiieurs 
du  bassin  du  Rhòne.  —  A.  Fulsan  et  E.  Chantre.  Sur  les  anciens 
glaciers  et  sur  les  terraiiis  erratiques  de  la*  paitie  nioyenne  du 
bass\n  du  Rhòne.  —  Lafon.  Orages  de  1' année  1879  dans  le  dé- 
paiteuient  du  Rhòne. —  Jàys.  Dà  la  visibililè  de»  Aipes,  considé- 
lée  coiume  pronoslio  du  tenips.  —  A.  Locarci.  Sui-  les  varialioiis 
inalaoologiques,  d' aprés  lei  faunes  vivante  et  fossile  de  la  par- 
tie  centrale  du  bassin  du  Rhòne.  —  C.  Gourdon.  Sur  T  analyse 
des  savons. 

*Annaies  de  la  Societé  entomologìque  de  Belg'Kjue.-l.  XXIII- 
XXIV.  -  Bruxelles,  1880. 

De  Chaudoir.  Monographie  des  Scaritides  (Scarilini).  —  A.  Preud- 
Jiomme  de  Borre.  Éiude  sui-  les  espèces  de  la  tribù  des  Féroni- 
des  qui  so  lecontient  eii  Beìgique.  ~  W.  Roelofs.  AJdition  à  la 
Faune  du  Japon,  nouvelles  espèces  de  Cirrulionidcs  et  familles 
voisines;  observations  sur  les  espèces  déjà  publiées.  —  Déscrip- 
tion  de  quatre  nouvelles  espèces  du  groupe  des  Cyphides.  — 
Note  sur  le  geme  Kerodermuì  Molsch.  —  E.  Dugès.  Métamot- 
phoses  du  Biurhus  Baroenae  E.  Dug.  —  L.  Mélise.  Les  Lucanicns 
de  Belgique.  —  H.  Donckier  de  Doncel.  Suppléinent  au  Catalogne 
des  Coléoptéres  de  la  Faune  belge.  —  Révision  du  Catalogne  des 
Staphylinides  de  la  Faune  jielge.  —  D.  Heylaerts.  Staphylmides 
trouvés  à  Biéda  et  dans  les  environs.  —  Lethierry.  Liste  des 
Staphylinides  rencontrés  jusqu' à  ce  jour  dans  le  Department  du 
Nord,  classés  d' apiès  la  Faune  gallo- rhénane  de  M.  Fauvel. — 
L.  Becker.  Études  sur  les  Scorpions. 


—  CCLX  — 
^Ànnales   de   la  Société  gcologique    de   Belgiqne.       T.   VI, 
^  878-79.  -  Berlin-Liége-Paris,  1879-81. 

G.  Vincent  et  A.  Rutot.  Sur  un  puits  artésieu  (ore  par  M.  le  baron 
0.  van  Ertborn  à  U  Brassciie  de  Boeck  à  Moleiibeck  -  S.t-Jean, 
près  Bruxelles.  —  Sur  un  sondage  exécuté  par  M.  le  baron  0. 
van  Ertbon  a  l:i  Bra^serie  de  la  Dyle,  a  Malines.  —  Coup  d'  a3Ìl 
sur  1' état  actuel  il' avancement  des  connaissances  tjéologiques  re- 
latives  aux  terrains  tertiaires  de  la  Belgique.  —  /.  Faly.  Sui-  les 
couches  tertiaires  Iraveisées  au  siége  N.  2  du  cliarbonnage  de 
Fontaine  -  1' Evéque.  —  A.  Jorisnen.  Sur  la  présenC'!  de  l'aisenic 
et  du  vanadiuin  dans  la  Delvauxite  de  la  carrière  llorion,  a  Visé; 
composition  de  ce  minéial.  —  W.  Sprinz.  Éssii  d'  une  rnétliode 
pour  déterminer  l'epoque  relative  du  plissement  des  coucbes  d'un 
terrain.  —  A.  Renard  et  Ch.  De  la  Vallèe  Poussin.  Sur  1' ottré- 
lile.  —  G.  Dewalque.  Revue  des  fossiles  Laudeniens  décnts  par 
De  Ryckholt.  —  0.  Bustin.  Observations  sur  le  trace  de  la  carte 
minière  dans  le  Bassin  de  Beyne.  —  R.  Malherbe.  Observation 
sur  la  susdicte  Comunication.  —  /.  De  Macar.  Elude  sur  les  f.iil- 
les  et  les  synonymes  proposées  par  la  carte  generale  des  mines 
pour  les  bassins  houillers  de  Lìège  et  de  Herve, 

^Annales  de  la  Sociélc  malacologique  de  Belgique.  -  T.  XII- 
XIII  (II  Sèrie,  T.  2-3).  -  Bruxelles,  1877-78. 

r.  Cogels.  Sur  les  systèines  Boldérien  et  Diestien.  —  G.  Dollfus. 
Valvata  disjuneta,  G.  DoUf.  Espècc  nonvelle  des  meuliéres  supé- 
rieure*  dans  environs  de  Paris.  —  Th.  Lefèvre  et  A.  Wntelet. 
.^  Description  de  deux  Solens  nouveaux.  —  /.  De  Cossigny.  Tableau 
des  terrains  tertiaires  de  la  France  septentrionale.  —  Th.  David- 
son. Liste  des  principaux  Ouvrages,  Mémoires  ou  Notii;es  qui  tiai- 
tent  direclenient  ou  iiidirectement  des  brachiopodes  vivants  et 
fossiles.  —  A.  Crafen.  Monograpbie  du  gonre  Sinusigera,  d'Orb. 
—  JV.  Tiberi.  De  queUjues  moUusques  terrestres  napolitains  ou 
nouveau  ou  peu  connus.  —  Bryce  Wright.  Muiex  HuUoniae.  — 
A.  Briart  et  F.  L.  Cornei.  Descriplion  de  quelques  coquilles  fos- 
siles des  argilites  de  Morlanwelz. 

Annales  des  ponts  et  chansséefi.  -Paris,  avril-juin  1881. 

^Annales  des  Musée  Guimel.  -  Revue  de  i'Histoire  des  Reli- 
gions  publiée  sous  la  direction  du  M.  Vernes  eie.  -  I-II 


—  CCLXI — 

Année.  -  T.  l-III,  n.  1-6.      Paris,  Januier  1880  -  Fé- 
vrier  188^. 

^Annali  dei  Regi  Islitnii  tecnico  e  nautico  e  della  Rpgia 
Scuola  di  cofitruzioni  navali  di  Livorno.  -  Voi.  Vili.  - 
Anno  scolastico  1878-79.  -  Livorno,  1880-81. 

P.  Donnini.  Discorso  pei'  1'  inaugui  azione  del  busìo  del  Re  Vitlorio 
Emanuele  II.  — SuU' energia  interna  e  le  propiietà  fondamentali 
dei  gas.  —  Dei  due  Istituii  nel  biennio  1878-79,  —  A,  Main.  Ora- 
zione di  Bart."  Cavalcanti  pubblicata  ed  illustrata.  —  G.  Petro- 
semolo.  Dimostrazione  e  discussione  del  metodo  di  Ivori  per  la 
determinazione  della  latitudine  e  longitudine.  —  P.  Vigo.  I  giu- 
dizi J'  I^'O  neir  antichità.  —  E.  Cavalli.  Sopra  un  punto  di  geo- 
metria cinematica.  —  A.  Rtiiz.  Prime  nozioni  al  calcolo  dei  de- 
terminanti. 

*  Annali  delV  industria  e  del  commercio  (del  R.  Ministero  di 

agricoltura,  industria  e  commercio).  -  N.  36.  -  Roma, 
1881. 

*  Annali  di  statistica  del  R.  Ministero  d' agricoltura^  indu- 

stria e  commercio.  -  Serie  2.*^,  Voi.  6.  -  Roma,  -1881. 

*Annals  of  the  New  York  Academy  ofsciences  (Late  Lyceuin 
of  Naturai  Hislory).-  Voi.  I,  n.  9-12  -  November  1879 
-  March  1880.  -  New  York,  1879-80. 

^Amials  of  the  Lyceum  of  Naturai  Hislory.  -  New  York, 
1876. 

^Annuaire  de  CAcadémie  Rogale  des  sciences.,  des  lettres  et 
des  beaux-arts  de  Belgique.  -  45-47  année.  -  Bruxelles, 
1 879-8 1 . 

*Annual  Report  of  the  Board  of  Regents  of  the  Smithsonian 
Institulion  -  for  the  Year  1878  and  1879.  -  Washing- 
ton, 1879-80. 

^Annual  Report  of  the  United  States  Geological  and  Geo- 
graphical  Survey   of  the  Jerriiories^  embracing   Idaho 


—  CCLXII  — 

and  Wyoming  eie,  for  the  Year  4  877,  by  F.  V.  Hayden. 
-  Washington,  4  879. 

Antologia  {Nuova).  Mvisla  di  scienze^  lettere  ed  arti.  -  Ro- 
ma, giugno-agosto  1884. 

*Àpi)endix  to  the  Annual  Report  of  the  Department  of  Agri- 
culture.  -  Report  of  Tenant  Farmers'  Delegates  on  the 
Dominion  of  Canada  as  a  Field  for  Settlement.  -  Otta- 
wa, 4  880. 

Archives  des  sciences  pliysiques  et  naturelles.  -  III  pério- 
de.  T.  V,  n.  5-6.  --  Genève,  mai-juillet  4  881. 

Marsh.  Les  Odontornithes,  ou  oiseaux  fossiles  à  dents  de  1'  Amérique 
du  Nord.  —  A.  Danilewsky.  Sur  la  constitution  chimique  des 
substances  albuminoìdes.  —  A.  Pictet.  Compie  rendu  des  séances 
de  la  Société  de  chimie  de  Genève.  —  L.  Renevier.  Congrès 
gèologique  international  à  Bologne.  Rapport  du  Cornile  suisse  sur 
r  unification  de  la  nomenclature.  — •  A.  Favre  et  C.  Soret.  Sur 
une  reproduction  artificielle  de  gaylussite,  —  A.  Agassiz.  Sur  le 
développement  paléontologique  et  embryoloèique.  —  Adler.  Sur 
la  generation  alternante  des  Cynipides  du  chéne.  —  F.  A.  Forel. 
Sur  les  varialions  périodiques  des  glaciers.  —  W.  Marcet  Sur 
r  iiifluence  de  1' hauteur  sur  la  respiration. 

*Archiv  des  Vereins  der  Freunde  der  Naturgeschichte  in  Me- 
cklenburg.  -  34  Jahr.  -  Neubrandenburg,  4  880. 

^Archives  du  Musée  Teyler.  -  Serie  II.  -  Haarlem,  4  884 . 

E.  van  der   Ven.  Descriplion  et  examen  de  1'  instrument  universel  de 

Repsold,  de  la  collection    Teyler.  —  T.   C.   Winkler.    IV  Suppiè- 

ment  au  Catalogue  Systémalique  de  la  CoUecllon  paléontologique. 

Archiv  filr  Anatomie  und  Physiologie,\iersiUsge§,ehen  von  do- 
ct.  W.  His,  und  D.»'  W.  Braune  und  D.»  E.Du  Bois-Rey- 
mond. 

Anatomische  Abtheiiung.  -  2-3  heft.  -  Leipzig,  1884. 

Physiologische  »  3-4  »  » 

G.  Retzhts.  Einige  Beitrage  zur  Histologie  und  Hislochemie  der  Chor- 
da  dorsalis.  —  Ad  Pansch.  L'eber  die  unterei!  uud  oberen  Pleu- 


I 


—  CCLXIII  — 

ragrenzen.  —  H.  Slrahl.  Uebcr  die  Entwickelung  des  Cniialis 
myelo-entericus  unrt  dpr  Allantois  der  Eidechse.  —  H.  Welcher. 
Die  iieue  anatomische  Anstaltzn  Halle.  —  F.  Miescher-RiXsch.  Ue- 
ber  das  Lebeii  des  Rheinlachses  iin  Susswasser.  —  R.  Altmann. 
Eine  Beinerkungen  ùber  histologische  Technik.  —  Benno  Baginsky. 
Ueber  die  Folgen  von  Diucksteigerang  in  der  Paukenhòhle  uiid 
die  Funclion  der  Bogengànge.  —  L.  v.  Lesser.  Einige  Bemerkun- 
gen  zu  dem  Aufsatze  des  Hrn.  Prof.  Hoppe-Seyler  ùber  die  Veràn- 
derungen  des  Blutes  bei  Verbrennungen  der  Haut.  —  0.  Langen.' 
clorff.  Studien  ùber  die  Innervation  der  Athembewegungen.  Ili 
Ueber  periodische  Alhinung  bei  Fiòschen.  IV  Periodische  Athmung 
nach  Muscarin  und  Digitalin  vergiftung.  —  F.  Klug.  Beilràge  zur 
Physiologie  der  Herzeas.  —  G.  Salvioli.  Die  gerinnfaren  Eiweisslofle 
im  Blulseium  und  in  der  Lyinphe  des  Hundes.  —  Fano.  Das  Ver- 
haiten  des  Peplons  und  Tryptons  gegen  Blut  und  Lymphe.  —  /. 
Gaule.  Die  Beziehungen  der  Gytozoen  (Wùrmchen)  zu  dea  Zell- 
kernen.  —  B.  London.  Das  Blasenepithel  bei  verscViiedenen  Fùl- 
lungszustanden  der  Biase.  —  M.  v.  Frey  und  /.  v.  Kries.  Ueber 
die  Mischung  von  Speclralfarben. 

Arcldves  générales  de  médecine.  -  Paris,  juin-aóut  188^. 

Alison.  Sur  la  vaccinalion  chez  les  enfants.  —  F.  Folinea.  Des  lé- 
sions  traumatiques  chez  les  syphilitiques.  —  A.  Mathieu.  Quatre 
cas  d' épithèlioma  benin  de  la  face.  —  Ch.  Fernet.  De  la  pneu- 
monie  fi  anche  aigué,  de  son  évolution  et  de  sa  crise.  —  Bucquoy 
et  Hanot.  Quelques  reuiarques  cliniques  sur  le  delire  de  la  fiévre 
typho'ide,  particuliéreinent  le  delire  de  la  convalescence.  —  Joal. 
Des  lèsions  du  larynx  chez  les  luberculeux.  —  Rigai  et  Jahel- 
Rénoy.  De  la  myocardite  scléreuse  hypertrophique.  —  Delens. 
De  la  résection  d'un  cai  de  la  clavicule  comprimant  les  vaisseaux 
et  les  nerfs  sous  -  claviers.  —  Eamonet.De  1' influence  du  retrait 
de  ìa  membrane  inlerosseuse  sur  la  perte  des  mouvements  de 
supinatiou,  dans  les  fractures  de  l'  avanl  bras. 

*Archives  Néerlandaises  des  sciences  exacles  et  naturelles, 
publiées  par  la  Société  Hollandaise  des  sciences  à  Har- 
lem.-T.  XVI,  liv.  1-2.-  1881. 

H.  A.  Lorentz.  Les  équations  du  mouvement  des  gaz,  et  la  propaga- 
tion  du  son  suivant  la  théorie  cinétique  des  gaz.  —  R.  D.  M. 
Verheek  et  R,  Feunema.   Nouveaux   faits  géologiques  observès  à 


—  CCLXIV  — 
'  Java.  —  E.  H.  von  Baumhauer.  —  Sur  la  cristallisation  du  dia- 
raant.  —  C.  K.  Hoffniann.  Conlributions  à  l'histoire  du  dévelop- 
pement  des  plagiostomes.  —  G.  F.  W.  Baehr.  Sur  un  théorème 
d'Abel  et  sur  les  fonnules  géoméUiques  qui  s' en  dédulsenl. 
—  P,  van  Roniburgh.  Sur  les  produits  de  l' action  du  peiilachio- 
rure  de  phosphore  sur  l' acroléiiie.  —  F.  C.  Donders.  Sur  les 
systèmes  chromatiques. 

*  Archivio  storico  italiano^  fondato  da  G.  P.  Vieussieux.  -  Se- 
rie IV,  n.  21  e  22  (della  Collezione  123).  -  T.  VII,  di- 
sp.  3-4.  -  Firenze,  1881. 

G.  Claretta.  Un  documento  inedito  del  secolo  XIII  sui  Conti  di  Bian- 
drate,  — ■  C.  Minieri- Riccio.  Il  Regno  di  Carlo  I  d' Angiò  dal  2 
gennaio  1273  al  31  decembre  1283.  —  F.  La  Manila.  Notizie  e 
documenti  su  le  consuetudini  delle  città  di  Sicilia.  —  S.  Bangi. 
Dino  Compagni  per  J.  Del  Lungo.  —  C.  Paoli.  Una  carta  nau- 
tica genovese  del  1311.  —  C.  Falletti-Fossati.  Filiberto  di  Chalon 
e  un  ambasciatore  di  Siena.  —  P,  Antonini.  Cornelio  Frangipane 
di  Castello,  giureconsulto,  oratore  e  poeta  del  secolo  XVI.  —  A. 
Reumont.  Gli  ultimi  Stuardi^  la  Contessa  d' Albany  e  Vittorio 
Alfieri. 

"^Archivio  veneto,  pubblicazione  periodica.  -  T.  XXI,  par.  2. 

-  Venezia,  4  884. 

E.  Simonsfeld.   La  Cronaca    Altinate.    Studio  (trad.  di  C.  S.  Rosada). 

—  Un  documento  di  Calterina  Cornare.  —  G.  B.  Giuliari.  Isto- 
ria monumentale,  letteraria,  paleografica  della  capitolare  biblio- 
teca di  Verona.  —  L.  Fé  d'  Ostiani.  —  Muzio  Calini,  arcivescovo 
di  Zara,  memorie  del  secolo  XVI.  —  V.  Padovan.  Addizioni  ed 
emendamenti  alla  Nummografia  Veneziana.  —  A.  Ceruti.  Lettere 
inedite  dei  Manuzii  da  lui  raccolte.  —  C.  Cipolla.  Un  veronese 
a  Corone.  —  L.  De  Mas  Latrie.  Genealogie  des  rois  de  Chypre 
de  la  faraiUe  de  Lusignan.  —  La  spedizione  di  Carlo  VIII  in  Ita- 
lia, raccontata  da  Marin  Sanudo  e  pubblicata  per  cura  di  R.  Fulin. 

''^Ateneo  (L'J  Veneto.  Rivista  mensile  di  scienze,  lettere  ed 
arti.-  Serie  IV,  n.  1-3.  -  Venezia,  giugno -agosto  1881 . 

G.  Cegani.  Dei  congressi  internazionali  geografici  e  del  futuro  Con- 
gresso in  Venezia.  —  C.  Musatti.  L'  iuiposla  sul  sale  nei  liguardi 
della    pubblica    salute.  —  D.  Giuriati.  AH'  Esposizione  di  Milano, 


I 


—  CCLXV  — 

leltern.  —  A.  S.  De  Kiriaki.  Di  alcune  pubblicazioni  sul  diritto 
elettorale.  —  G.  De  Lucchi.  Rassegna  di  fisica.  —  F.  Gosetti.  Id. 
di  medicina.  —  G.  Pierniartini,  D.  Riccoboni  e  Af.  Soave.  Id.  let- 
teraria. —  J.  Bernardi.  Lord  Byrou  a  Venezia^  e  alcune  Memorie 
a  suo  riguardo,  traile  dai  diarii  1818-1819  del  Gcn.  Angelo  Men- 
galdo.  —  L.  Gambari.   Nuova  teoria  sulla  cagione  dei  terremoti. 

—  Vittorio  Salmiiii,  Commemorazione.  —  M.  Leicht.  Di  un  sepol- 
creto scoperto  in  Cividale  di    Friuli.  —    V.  L.  Paladini.    Poesie. 

—  A.  Carrara.  La  missione  del  teatro.  —  P.  Soave.  Rassegna  di 
chimica. 

*Atti  dell'  Accademia  Pontificia  de' nuovi  Lincei  di  Roma.  - 
Anno  XXXIII,  sessione  VII  del  20  giugno  1880.  -  Ro- 
ma, ^881. 

P.  G.  Lais.  Osservazioni  meteoriche  antiche  (seguito).  —  Pepiti  P. 
Th.  Sur  la  classification  des  formes  quadratiques  binaires.  — 
Ferrarti  P.  G.  St.  La  :luce  zodiacale;  studiata  secondo  le  osser- 
vazioni fatte  dal  1875  al  79  all'  Osservatorio  di  Zi-ka-wei  nella 
Gina  dal  P.  Marco  Dechevrens  S.  J.  —  De  Rossi  M.  S.  Qual  me- 
todo tecnico  adoperaioiio  i  fossori  per  dirigere  1'  escavazione  nel 
labirinto  dei  cimiteri  suburbani  di  Roma. 

*Atti  dell'Ateneo  veneto.  -  Serie  III,  voi.  IV,  punt.  2.  -  Ve- 
nezia, 1 88 1 . 

e.  Musatti.  Parole  in  morte  di  F.  Coletti.  —  G.  E.  Marta.  SuU'  ema- 
tocele  peri-uterino.  —  G.  Glasi.  La  schiava  bianca  ed  il  regola- 
mento sanitario.      ' 

^Alli  del  Collegio  degC  ingegneri  ed  archiletti  in  Napoli.  - 
Anno  VI,  fase.  1-2.  -  Gennaio -aprile  1881. 

e.  Promontorio.  SuU'  acquisto  della  medietà  di  un  muro  divisorio.  — • 
Proprietà  e  libertà  come  stiano  a  patti.  —  G.  Bruno.  Dei  torrenti. 

*Atti  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Roma.  - 
Anno  IV,  fase.  3.  -  Roma,  luglio-dicembre  4  880. 

*Alti  della  R.  Accademia  de'  Lincei.  —  Anno  CCLXXVIII, 
4  880-SI.  -  Serie  III,  Memorie  della  Classe  di  scienze 
morali,  storiche  e  filologiche.  -  Voi.  VI.  -  Roma,  1881. 

Fiorelli.  Notizie  degli  scavi  di  antichità.  —  Comparetti.  Iscrizioni 
Tomo  VII j  Sei  te  V.  gg 


~  CCLXVI — 

greche  di  Olimpia  e  di  Hhak,).  —  Tartara.  Tentativo  di  critica 
sui  luoghi  liviani,  contenenti  le  disposizioni  relative  alle  Provin- 
cie ed  agli  eserciti  della  Repubblica  romana.  —  Bonatelli.  Di  un 
erronea  interpretazione  d'  alcuni  fatti  psichici  per  rispetto  al  pen- 
samento delle  idee.  -^  Giambelli.  Gli  scrittori  della  Storia  Augu- 
sta studiati  principalmente  nelle  loro  fonti. 

*Alti  della  anzidetta  Accademia. 

Anno   CCLXIII,  ^ 873-76,  Serie  III,  Voi.  V-VII.  -  Ro- 
ma, 4  880. 

Codex  Astensis  qui  de  Malabayla  communiter  nuncupatur  —  edidit 
Q.  Sella. 

Ibidem.  -  Anno  CCLXXVUI,  1880-81.-  Ser.  Ili,  Tran- 
sunti. -  Voi.  V,  fase.  13-14.  Sedute  del  5  e  19  giugno 
1881.  -  Roma,  1881. 

*Alli  della  R.  Accademia  delle  scienze  di  Torino.  -Voi.  XVI, 
disp.  3-6,  aprile  e  maggio  4  881. 

Peano.  Costruzione  dei  connessi.  —  Prorais.  C.  Perinetto,  Capitano 
di  Porta  Castello  in  Torino  nel  secolo  XVII.. —  Schiaparelli.  Sul 
grado  di  credibilità  della  storia  di  Roma  nei  primi  tre  secoli 
della  città.  —  Pezzi.  Nuovi  studi  intorno  al  dialetto  dell'Elide.  — 
Giacosa.  Di  un  nuovo  metodo  di  dosaggio  dell'acido  fenico.  — 
Guareschi.  Ricerche  sui  derivati  della  naftalina.  —  Rosa.  Intor- 
no ad  una  nuova  specie  del  genere  Gordius  proveniente  da  Tiflis. 

—  Curioni.  Risultati  di  sperienze   sulle    resistenze  dei  materiali. 

—  Favaro.  Sulla  invenzione  dei  cannocchiali  binoculari.  —  Pa- 
gliani.  Sui  colori  s[>Gcifici  delle  soluzioni  saline.  —  Baretti.  Re- 
sti fossili  di  mastodonte  nel  territorio  d'  Asti.  —  Salvadori.  De- 
scrizione di  alcune  specie  nuove  o  poco  conosciute  di  uccelli 
della  Nuova  Britannia,  della  Nuova  Guinea  e  delle  Isole  del 
Duca  di  York.  —  Claretta.  Gli  Statuti  della  Società  militare  su- 
balpina Del  Fiore  del  1342.  —  Bellati  e  Promis.  Sulla  Memoria 
del  prof.  C.  Nani  :  «  I  primi  Statuti  sopra  la  Camera  dei  conti 
nella  Monarchia  di  Savoia.  » 

^Atti  della  Reale  Accademia  di  belle  arti  in  Venezia.  -  An- 
no 1880.  -  Venezia,  1881. 

N.  Barozzi.    Gentile    da    Fabiano.    Discorso.  —    D.  Fadiga.    Lettura. 


—  CCLXVII  — 

Album  biografico  degli  accademici  defunti.  (P.  Selvatico,  per  G' 
Cittadella  Vigodarzere.  —  T.  -Meduna,  per  A.  D.  G.  —  G.  A.  Pi- 
gazzi,  per  G.  A.  R.). 

'^Atti  della  Società  ilaliana  di  scienze  naturali-  Voi.  XXIII, 
fase.  4.  -  Milano,  4  881. 

A.   Verri.  Sui    teneni  terziaii    e    quaternari    del    hncino    del    Tevere 
(Seguito).  —  A.  Stopparli.  —  L'  era  neozoica  in  Italia.  —  E.  Can- 
toni. Miriapodi  di  Lombardia. 

*Beilage  (N.  8)  zu  den  Abhundlnngen  der  Naturwissenschaf- 
liic/ien  Vereins  zu  Bremen.  -  ÌSSO. 

*£erìchle  des  JSalurwissenschafilich-medizinischen  Vereines 
in  Innsbruck.  -  XI  Jahrg.  1880-81  -  Innsbruck,  4  881. 

Kriechbaumer  und  Tlschbein.  Bemeikungen  zu  Hoimgren's  Enume- 
ratio  Ichneumonidum ,  exhibens  species  in  alpibus  Tiroliae  cap- 
tas.  —  F.  Wuldner.  Ueber  die  Geburti  uiid  Sterblichkeits-\  er- 
bàltuisse  Innsbrucks  im  Derennium  1870-79.  —  0.  Stolz.  Bemer- 
kuMg  uber  einen  Satz  des  Hin.  E.  Picard.  —  Schnahel.  Beitrage 
zur  Lehre  von  der  Schlechtsichtigkeit  durch  Nichlgebrauch  der 
Augen.  —  C.  Heller.  Die  alpinen  Lepidopteren  Tirols. —  M.  Wald- 
ner.  Ueber  das  Verhalten  der  Zellkerne  in  den  Furchungskugelu 
ini  Eie  der  Wirbellhiere. 

*Bìliang  tifi  Kongl.  Svenska  Velenskaps-Akademiens  Ean- 
diingar.  -  Band   IV,   h.  4-2  -  V,  h.  4-2.    -   Stockolm, 

4  877-80. 

^'Bollettino  consolare,  pubblicato  per  cura  del  Ministero 
per  yli  affari  esteri  del  Regno.  -  Voi.  XVII,  fase.  6-7.  - 
Roma,  giugno-agosto  4  881. 

F.  Zocchi.  Le  miniere  d'  oro  e  d'  argento  negli  Slati  e  territori  della 
Costa  del  Pacifico.  —  Il  servizio  per  1' estinzione  degli  incendi  in 
S.  Francisco  di  California.  —  S.  Castiglia.  Rapporto  agricolo  e 
commerciale  per  il  1."  trimestre  1881.  —  F.  Lejnati.  Notizie  com- 
merciali per  l'annata  scorsa  1880.  —  B.  Moscetti.  Sul  commer- 
cio e  sulla  navigazione  a  Taganrog  nel  1880.  —  E.  Colucci.  Brevi 
cenni  sul  raccolto  agricolo  e  sui  principali  generi  di  esportazione 
nel  distretto  consolale  di  Beirut  nel  1880.  —  P.  Corte.  Sulla  Ru- 


—  CCLXVIII  — 

mania.  Cenni  stoiici,  slalislici  e  coimnoiciali.  —  G.  B.  Baffo. 
Notizie  sull'industria  soiica  negli  Stati  Uniti  d'America.  —  Al- 
con  Ramon.  Brevi  cenni  sull'agricoltura,  industria,  commercio 
ed  istruzione  pubblica  nella  provincia  di  Cadice.  —  G.  Karoiv. 
Sur  le  commerce  et  la  navigation  entre  le  Royaume  d' Italie  et 
le  port  de  Stettin  pendant  1'  année  1880.  —  E.  Traumann.  Sul- 
r  industria  e  il  commercio  del  Gian  Ducato  di  Bade»  in  generale, 
e  specialmente  di  Mannhoim  nel  1880.  —  E.  Barretto.  Rapporto 
trimestrale  sullo  stato  delle  campagne  alle  isole  Filippine  (1.°  tri- 
mestre 1881).  —  G.  Gallian.  Id.  agricolo-commerciale  di  Calcu!- 
ta.  —  Id.  annuale  sul  commeicio,  sulla  navigazione  e  Colonia  nazio- 
nale nel  1880-81.  —  T.  Schilling.  —  Relazione  sull' agricoltura  in 
Baviera.  —  F.  De  Luca.  Traflico  con  la  China.  —  0.  Schlick. 
Rapport  annuel  du  Consulat  d"  Italie  a  Kel,  service  de  1880.  — 
L.  Gioia.  Commercio  e  navigazione  del  porto  di  Cardiff  nel  1." 
trimestie  1881.  —  G.  Corvini.  Sulla  situazione  commerciale  e 
agricola  dell'Irlanda.  —  A.  Muttini.  Sul  commercio  d'importa- 
zione ed  esportazione  della  Repubblica  di  Guatemala  nel  1880.  — 
B.  Bohonioletz.  Foire  de  Nijni -Novgorod  en  1880.  —  E.  Centu- 
rione. Movimento  commerciale  dell'Impero  Germanico  nel  1880. 
—  L'  Esposizione  di  Francol'orte  s.  M.  —  P.  Senestrari.  Condi- 
zioni geografiche,  t-talistiche,  conniierciali  e  politiche  della  pro- 
vincia di  Cordoba  (Repubblica  Aigont'na).  —  G.  Federer.  I.  Rap- 
porto suir  esposizione  nazionale  e  industriale  del  Wurtemberg.  — 
A.  Bauermeister.  Commercio  del  poi  to  di  Saigon  (Cocincina  fran- 
cese) nel  1,"  trimestre  1881.  —  M.  Ansaldo.  Sulle  condizioni  ma- 
rittime e  commerciali  del  porto  di  Swansea. 

* BoUeltino  del  Reale  Gomitalo  geologico  dllalia.  -  N.  5-6. 
-  Roma,  maggio-giugno  4  881. 

e.  De  Giorgi.  Note  stratigrafiche  e  geologiche  da  Fasano  ad  Otranto. 
— F.  Salmojraghi.  Alcuni  appunti  geologici  sull'Appennino  fra  Na- 
poli e  Foggia. —  Sulla  massa  serpentinosa  di  Montelenato  (Pra- 
to). —  A.   Cossa.  Osservazioni   pelrogralìche. 

^Bollettino  deW  Osservatorio  della  Regia  Università  di  To- 
rino. -  Anno  XV  (1880).  -  Torino,  1881. 

^Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  -  Roma,  giu- 
gno e  luglio  1881 


—  CCLXIX  — 

*BuUetin  de  /"  Académie   Imp.  des  sciences  de  Si.  Peter s~ 
éo^/r^r.  -  T.  XXVII,  n.  2.  -  Mars  1881 

0.  Backlund.  Développement  dcs  perturbations  absolues  d'une  co- 
mète. —  C.  Kalchbrenner  et  F,  de  Thùmen.  Énuraeration  et  de- 
scription  des  champignons,  recueillis  dans  la  Mongolie  et  dans  la 
Chine  septentrionale.  —  M.  Kortazzi.  Observations  des  taches 
du  Jupiter.  —  S.  Przyhytek.  Les  produits  de  l'oxydation  de  l'Éry- 
tihit.  —  B.  Dorn.  Remarques  coinplèmenlaires  sur  les  monnaies 
des  Ileks,  anciens  khans  du  Turkistan.  —  M.  Bogdanow.  Remar- 
ques  sur  le  groupe  de  Plèroclides.  —  H.  Wild.  Relation  entre 
les  lignes  isanomales  de  temperature  et  les  lignes  isobares.  —  0. 
Chivolson.  Iiiduence  de  la  pression  sur  la  lèsistance  électrique 
des  fils  inétalliques.  —  Sur  la  valeur  des  erreurs  dépendanles  du 
retard  ou  de  la  prématurité  des  impulsions,  dans  le  méthode  de 
M.  Weber  pour  mesurer  des  courants  électriques  instantanés.  — 
F.  Morawitz.  Les  Bourdons  russes  du  Musée  zoologique  de  1'  A- 
cadémie. 

*BnUetin  de  C  Académie  E.  de  médecine  de  lìelgique.  -    III 
Serie,  T.  XV,  n.  5-6.      Bruxelles,  1881. 

Janssens.  Sur  la  note  de  feu  le  doct.  Wilbaux,  relative  à  un  lini- 
ment  anli-variolique.  —  Deneffe.  Sur  les  travaux  de  M.  Servais, 
relatifs  à  la  section  SfOus-cutanée  du  col  fémoral,  à  1'  effet  de  de- 
truire  1' ankylose  vicieuse  de  la  banche.  —  Cousot.  La  diphtérie 
et  son  traitemenl.  —  Kuborn.?>\i\  le  cbtuffage  des  salles  d' école. 
—  Thiry.  Hernie  inguaiale  constituée  par  la  plus  grande  partie  de 
la  nias^e  intestinale,  —  Lehefure.  Rapport  de  la  Commission  des 
étjidémies  sur  les  documents  relatifs  aux  maiadies  infectieuses 
qui  sevissent  dans  certaines  conlrées  de  l'.'Xsie. 

*Btdletins  de  f  Académie  Royale  des  sciences.,   des  leilres  et 
des  beaux-arls  de  Belgique-  Al  année,  2.**  sèrie,  T.  46- 
47  -  48  année,  2.*  serie,  T.  48  -  49  année,  2.*  sèrie, 
T.  49.  -  Bruxelles,  1878-80. 

*Bvlletin   de  la  Sociélé  òolanique   de  France. 

T.  XXVIII  (2.^  sèrie,  T.  III).  Revue  bibliographique  A. - 
Comptes  rendus  des  scances,  2.  -  Paris,  1881.^ 


—  CCLXX  — 

BuUetin  de  la  Société  (f  éncouragement  pour  C  industrie  na 
tionale.  -  Paris,  mars-mai  4  881. 

BuUetin  de  la  Société  de  géographie.  -  Paris,  fcvrier-mars 
4884. 

^Bnlletin  de  la  Société  Imperiale   des  naturaiistes  de  Mo- 
scou.  -  Année  4  880,  n.  3-4. 

e.  rioetz.    Die  Hesperiinen-Gattung  Goniurus  Hùbn.  und   ihre  Arlen. 

—  N.  Kokujeiv.  II  Nachtrag  zuai  Verzeichniss  der  bis  jetzt  in 
der  Umgegend  von  Jaroslav  aufgefundenen  Kàfer  des  Herrn  M. 
von  Bell.  • —  H.  Christoph.  Neue  Lepidopteren  des  Amurgebietes. 

—  H.  Trautschold.  Ueber  Aroides  crassispatha  Kuterga. — Ueber 
Tomodus  Agassiz.  —  Ueher  Bolhnolopis  Panderi  Lahusen.  —  Ue- 
ber den  Jura  des  Doiijetzthules.  —  Ueber  die  Terebrateln  des  Mo- 
skauer. —  Ueber  Synyphocrinus.  —  A'.  Lìndeman.  Zweir  neue,  dem 
Getreide  schàdliche  Insekleii  Russlands.  —  Ueber  Eurytoma  (Iso- 
soma)  hordei,  Eurytoma  albinervis,  Lasioptera  (Cecidoiuya)  cerea- 
lis  und  ihre  Feinde.  —  L.  N.  Chichkoff.  Sur  la  composition  chi- 
mique  du  lait.  —  Ed.  Lindemann.  Zusatz  zu  dem  Spermatophy- 
ten  Bessarabiens.  —  V.  Czerniavsky.  Materialia  ad  Zoographiam 
Ponticam  comparalam. 

^BuUetin  de  la  Société  Vaudoise  des  sciences  nalurelles.  - 
II  Serie,  Voi.  XVII,  n.  85.  -  Lausanne,  juin  4  884. 

E.  Renevier.  Comraission  géologique  internationale.  —  Musée  géolo- 
gique  en  1880.  —  L.  Walras.  Théorle  élémentaire  du  prix  des 
terres.  —  F.  A.  Forel.  Limuimètrie  du  lac  Leman.  —  H.  Goll. 
Sur  le  lièvre  alpin.  —  H.  Pittier.  Observations  méléorologiques 
a  Chàteaux  -  d' Olx  et  Cuves.  —  CÀh.  Dufour.  Retrait  des  glaciers 
européens.  —  M.  Rapi7i.  Sur  une  relation  numèrique. —  Ch.  Du- 
pertuis.  Note  sur  le  vin  de  1880.  —  /.  Margiiet.  Observations 
méléorologiques  à  Lausanne.  —  H.  Dufour.  Observations  photo- 
phoniques.  —  /.   Cauderay.  Les  téléphones  perfectionnés. 

^'BuUetin  mensuel  de  la  Société  d  acciimalalion.   -    Paris, 
raars-juin  4  881. 

D'  Hervey  de  Saint  Denys.  Sur  les  Talégalles  de  Latham.  —  L.  Vail- 
lant.  Sur  un  appareil  destine  au  Iraniport  des  Batiacieiis  anoures 


I 


—  CCLXXI  — 

vivants.  —  E.  Méne.  Dos  productions  végétales  au  Jajion.  —  D. 
Turrel.  Le  Néflier  du  .Tapnn.  —  E.  Renard.  Dégàts  causés  par  les 
écureuils  sur  le  pins.  —  J.  Fallou.  Educatiou  de  plusieurs  bom- 
byciens  séricigènes,  faitcs  à  1' air  libre,  à  Champrosay.  —  /.  Del- 
chevalerie.  Apergu  sur  les  vegétaux  exotiques  naturalisés  en  Egy- 
ple.  —  G.  Lefevre.  De  1' élevage  de  l' Autruche  au  Gap  de  Benne - 
Espérance.  —  Vidal.  Sur  le  ver  à  soie  du  chéae  au  Japon,  son  édu- 
cation,  son  utilité. 

^Bullellino  delC Associazione  agraria  friulana.  -  Serie  III, 
voi.  IV,  n.  23-34.  -  Udine,  1881. 

*B'ullel(ino  delle  scienze  mediche,  pubblicato  per  cura  della 
Società  medico-chirurgica  di  Bologna.  -  Giugno-luglio 
^88^. 

*BnUellino  di  bibliografia  e  di  storia  delle  scienze  maiema- 
ticlie  e  fisiche,  pubblicato  da  B.  Boncorapagni.  -  Roma, 
agosto-ottobre  1880. 

G.  Govi.  Nuovo  documento,  relativo  alla  invenzione  dei  cannocchiali 
binocoli,  con  illustrazioni.  —  I  precursori  inglesi  del  Newton,  trad. 
dall'  inglese  del  prof.  A.  Favaro.  —  A.  Marre.  Notice  sur  Nicolas 
Chuquet  et  son  a  Tripaity  en  la  science  des  nombres».  —  JV.  Chu- 
quet.  Le  Triparty  en  la  science  des  nombres. 

*Buonarroli  (II)  di  Benvenulo  Gasparoni,  continuato  per 
cura  di  Enrico  Narducci.  -  Roma,  luglio-agosto  4  880. 

^Collana  di  scrittori  di  Terra  d'  Otranto.  -  Lecce,  1875. 

A.  Profilo.  La  Mossopogralia.  —  A.  De  Ferrariis.  L'eremita  (Dialogo 
trad.  dal  prof.  L.  Slainpacchia). 

* Comj)tes-rendus  hébdomadaires  des  séances  de  CAcadémie 
des  sciences  de  flnstitid  de  France.  -  T.  XCII,  n.  23-26, 
et  Tables  du  T.  XCI.  -  T.  XCIII,  n.  2-7.  -  Paris,  4  881. 

*Contri()ution  to  the  Archaeology  of  Missouri,  by  the  Ar- 
chaeological  Section  of  the  St.  Louis  Academy  of  scieti" 
ce.  -  P.  I.  Pottery  -  1880. 


—  CCLXXII  — 

Country  (The)  Gentleman' s  Magazine.  —  London,  June- 
August  4  881. 

*C7'onica  cienlifica.  Revista  internacional  de  Ciencias,  publi- 
cada  por  D.  Rafael  Roig  y  Torres.  -  Ano  IV,  n.  86- 
87.  -  Barcelona,  1881. 

*Eco  (L)  industriale,  periodico  bimensile,  fondato  dall'As- 
sociazione Triestina  per  le  arti  e  l'industria.  -  Anno 
II,  n.  t6-4  8.  -  Trieste,  ^1881. 

*Entomologisk  Tidskrift  utgifven  af  J.  Spangberg.-  Band  I, 
h.  \-2.  -  Stockolm,  \8Sì\ 

*Értekezéselt  a  Tdrsadalmi  Tìidomdmjok  Kòrèbòl  Kiadja  a 
Magyar  Tudomdnyos  Akadémia. 

V  Kótet,      9  Szàm.  -  Budapest,  4  879. 

VI      »        4-5      »  »         4  880. 

Vili      »  4  0      »  .)         4  879. 

IX      ).        4-3      »  .)  1880. 

''^Gazzetta  chimica  italiana.-  Anno  XI,  fas.  4-5  -  Palermo, 
4881. 

L.  Ricciardi  e  S.  Speciale.  Sui  basalti  della  Sicilia.  —  R.  Schiff  e  P. 
Maissen.  Sui  derivati  azotati  della  canfora.  —  R.  Schiff.  Sulle  pro- 
prietà del  bromo  nella  brornocanfora.  —  F.  Koenig.  Intorno  alla 
fermentazione  dell' acido  tartrico.  —  A.  Funaro.  Analisi  di  un  mi- 
nerale nichelifero  delle  Alpi  Apuane.  ■ —  L.  Valente.  Scomposizione 
dell'acido  jodidrico  per  l'azione  del  cloro.  —  Sull'idrocarburo 
estratto  dalla  canape.  —  P.  Spica.  Sui  solfacidi  del  cimene.  —  F. 
Mauro.  Sul  trimolibdato  sodico-ammonico.  —  /.  Macagno.  Lo 
spettroscopio  applicato  alla  ricerca  di  talune  materie  coloranti  che 
s'introducono  nei  vini  rossi.  —  Sulla  ricerca  dell'olio  di  cotone  nel- 
l'olio d'oliva.  — •  G.  L.  Ciamician  e  M.  Dennstedt.  Sull'azione 
del  cloroformio  sul  composto  potassico  del  pirolo.  —  G.  L.  Cia- 
mician. Sopra  alcuni  composti  della  serie  del  piiolo.  —  G.  Bi- 
zio. Sopra  il  glicogeno  negli  animali  invertebrati.  —  A.  Bartoli 
e  G.  Papafogli.  Sintesi  di  vari  acidi  organici  per  mezzo  dell'elet- 
trolisi dell'acqua  e  di  varie  sostaìize  acide  o  alcaline  con  elettro- 
di di  carbonio.  —  G.  Campani.    Sul  principio  venefico  dei  semi 


—  CCLXXIII  — 

(li  lupino  comune.  —  C.  Bellelli.  SluJio  chimico,  esperienze  fisio- 
logiche ed  applicazioni  chimiche  sulla  lupinin.t.  —  D.  Tomniasi. 
0-servazioni  sull.i  nota  dei  doti.  Bai  Ioli  e  Papafogli.  —  F.  Rossi. 
Estrazione  dell'alcool  dalle  carrubbe.  —  Sulla  determinazione  del- 
l'acido  fosforico  nel  guano  dei  pesci.  —  P.  N.  Arata.  Studio  chi- 
mico della  Persea  lingue.  —  Sulla  pretesa  identità  della  Paitina 
con  l'Aspidospermina.  —  M.  Giuìiti.  Del  guano  dei  pipistrelli  e 
specialmente  di  quello  esistente  in  una  grotta  di  S.'  Agata  di 
Esaro.  —  I.  Giglioli.  Sullo  svolgimento  d'  idrogeno  arsenicale 
delle  muffe  cresciute  in  presenza  di  sostanze  arsenicali.  —  M. 
Giiititi.  Alcuni  metodi  di  analisi  quantitativa  del  latte. 

Fase.  G.  -  Palermo,  1881. 

e.  Marchelti.  Azione  del  cloruro  di  alluminio  sulla  naftalina  insieme 
a  cloruro  etilico.  —  A.  Piccini.  Separazione  e  determinazione 
dell'acido  nitrico  e  nitroso.  —  A.  Funaro.  Sulla  decomposizione 
pirogenica  del  succinato  di  calcio.  —  G.  Papasogli.  Azione  del- 
l'acido carbonico  sull'ioduro  potassico  e  sulle  carte  ozonoscopi- 
che.  —  B.  Porro.  Sulla  distillazione  continua  di  un  miscuglio  di 
parecclii  liquidi.  —  F.  Mauro  e  L.  Danesi.  Nuovo  metodo  per  la 
valutazione  voluinetiica  del  molibdeno.  —  G.  L.  Cianiician  e  M. 
Dennsledt.  Sopra  alcuni  composti  della  serie  furfurica.  —  Azione 
del  cloroformio  sul  composto  potassico  del  pirolo.  —  I.  Maca- 
gno.  Sulla  determinazione  del  tannino  del  sommacco.  —  A.  Ca- 
sali. Gli  acidi  biliari  nelle  ricerche  tossicologiche,  e  la  natura 
chimica  delle  ptomaine  e  alcaloidi  cadaverici  del  Selmi.  —  L. 
Ricciardi.  Sulla  Selce  piromaca. 

*  Gazzella  di  Venezia.  -   \SS\,  n.  4  45-216. 
^'Gazzella  medica  ilaiiana.  -Padova,  488i,  n.  23-34. 
'^Gazzella  ufficiale  del  Regno.  -  Roma,  i88l,  n.  127-488. 
^'Giornale  agrario  ilaliano  induslriale  e  commerciale.- ¥or- 

lì,  1884,  n.  22-32. 

*  Giornale  della  Socielà  di  lellure  e  conversazioni  scienti  fi- 

che di  Genova.  -  Anno  V,  marzo-giugno  4  880. 

F.  Armin]on.  Elementi  della  guerra  marittima.  Difesa  delle   coste  di 
Italia.  —  C.  Pozioni.  La  riforma  elettorale  ed  il  progetto  di  legge 
Deprelis.-E.  Grondona.  Della  condizione  giuridica  della  donna.— 
Tomo  VII,  Sene  Y.  ^^ 


—  CGLXXIV  — 

S.  Solari.  Sproloqui  di  un  villano  intorno  all' agricoltura  italiana. 
—  G.  Chinazzi.  Nole^alle  origini  della  filosofia  della  stona.  —  G. 
Daneo.  Della  potenza  del  linguaggio  articolato.  —  F.  De  Memme. 
I  ferri  titanati  e  le  sabbie  magnetiche  della  Liguria.  —  L.  Du- 
fresne.  1  Paradossi  di  Zebedeo.  —  C.  Lozzi.  Delle  origini  della 
stampa.  —  G.  Brugari.  Jeffrey  Chaucer,  e  la  letteratura  inglese 
del  secolo  XIX. 

"^Giornale  di  Vaine,  politico-quotidiano- n.  127-190-^884. 

*Giornale  ed  Atti  della  Società  di  accUmazione  e  di  agri- 
coltura in  Sicilia.  -  Voi.  XXI,  n.  5-6.  -  Palermo,  mag- 
gio-giugno 4  881. 

N.  Ziino.  Economia  rurale. 

*Globe  {Le),  journal  géngraphif/ue.  Organe  de  la  Société  de 
géographie  de  Genève  pour  ses  Mémoires  et  Bnlletin.  — 
T.  XX  (III  sèrie,  T.  IV),  liv.  3.  -  Genève,  1881. 

D.  Ferriere.  Le    Montenegro.    Notes    géographiques    et  souvenirs    de 

voyage. 

*Jahrbucli  ilber  die  Fortsclirille  der  Mal/iematik  im  Werein 
mit  anderen  Mathematikcrn  und  unter  besonderer  Mit- 
wirkung  der  Herren  F.  MuUer,  A.  Wangerin,  herausg. 
von  C.  Ohrtmann  -  XI  Band,  h.  I,  Jahrgang  1879  - 
Berlin,  4  884. 

*Jalires-Bericlit  der  Natnrforscfienden  Gesellschaft  Grau- 
ùutidens.-  Neue  FoIge,XXIll  und  XXIV  Jahrgang.  -  Ver- 
einsjahr  4  878-79  und  4  879-80.  -  Chur,  4  884. 

E.  Killias.  Beitràge  zu    einem  Verzeichniss    der  Insektenfauna  Grau- 

bùndens.  II  Lepidopteren. 

*Jaliresberichl  des  PhijsikaHschen  f'ereins  zu  Frankfurt  ani 
Main  far  das  Fiechniingsjahr  4  879-80.-  Frankfurt,  a/M. 
Juli  4  88 1 . 

Jahresbericht  iiber  die  Fortschritte  der  Cliemie  und  wer- 
wandtcr  Theile  anderer  Wissenscliaften,  herausgegeben 
von  F.  Fittica  -    1879,  3  beft.  -  Giessen,  4  884. 

\ 


—  CCLXXV  — 
*Jahresòericht  (XXIX  und  XXX)  der  Natvrhisiorischen  Ge- 
sellsc/iaft  %u  Hannover  fiir  die   Geschàfisjahre  4  878- 
80.  -  Hannover,  1880. 

Journal  d' agriculhtrfi  pratiqtie.  -  Varìs,  IbSI,  n.  23-33. 

Journal  de  C  anatomie  et  de  la  physiologie  normales  et  pa- 
Ihologiques  de  l' li  ornine  et  des  animaux,  par  Ch.  Robin 
et  G.  Pouchet.  -  Paris,  mai-aoùt  i88l. 

De  Rochebrune.  Sur  les  verlèbies  des  ophidiens.  —  Beauregard.  En- 
céphale  et  nerfs  cràiueiis  da  Ceratodus  Forsteri.  —  Nicaise  et 
Chambard.  Chondrome  obsifìé  de  la  inan.  —  Planteau.  Sur  la 
muqueuse  uterine  de  tjuelques  animaux  à  placenta  diffus.  —  Tour- 
neux  et  Martin.  Contribulion'à  1'  elude  du  spina  bifida.  —  L.  Cha- 
bry.  Contribution  à  l'  elude  du  inouvemenl  des  cótes  et  du  ster- 
num.  —  L.  Griniaux.  Sur  la  transfoi  mation  de  la  morph  ne  en  co- 
deine et  en  bases  hoaiologues.  —  Cli.  Robin.  Sur  les  corpuscu- 
le6  nucléiloraies  des  leucocyles. 

^Journal  de  la  Sociélé  pliysico-chimique  russe.  -  T.  XIII, 
n.  5-6.  -  St.  Pétersbourg,  1881. 

*  Journal  de  l'École  polyteclmique,  public  par  le  Conseil  d'in- 

struetion  de  cet  élablissement.  -  T.  XXIX,  48  Cahier.  - 
Paris,  4  880. 

L.  Lecornu.  Sur  l'équillbie  des  surfaces  ilexibles  el  inextensibles.  — 
C.  Jordan.  Sur  1' équivalence  des  formes.  —  Sur  la  réductioii  des 
substitulions  linéaires.  —  E.  Mathieu.  Sur  des  intégrations  rela- 
tives  a  l'équilibre  d' élasticité.  —  G.  Humbert.  Sur  1' équation 
differentielle  du  second  ordì  e.  —  E.  Roucìiè.  Sur  les  equations 
linéaires. 

*  Journal  de  médecine,  de  chirurgie  et  de  pharmacologie.  - 

Paris,  mai-juin  1881. 

Joìirnal  de  pharmacie  et  de  cfiimie.  -  Paris,  raai-aoùt  4  881. 
Journal  des  économistes,  etc.  -  Paris,  juin-aoùt  1881. 

Ad.  Blaise.  Un  coté  de  l'iiistoire  financière  contemporaine.  —  Le 
développement  des  établissement   de  crédit.  —  A.  N.  Bernarda- 


—  CCLXXVT  — 

kis.  Les  banques  dans  1' antiquilé,  —  G.  Fauveaii.  Comparaison 
du  pouvoir  de  la  inonnaie  a  deux  epoque^-  différents.  —  Ad.  F.  de 
Fontpertuis.  Étude  sur  l'Amérique  latine.  Le  Chili.  Le  Pérou  et  la 
Bolivie.  —  C.  M.  Liniousin.  Le  Congrès  de  1'  Associalion  fraiigaise 
pour  l'avancement  des  sciences,  tenu  a  Alger.  -  Le  13. '^  Congres 
des  Coopéraleurs  anglais.  —  M.  Lesage.  Nolice  biographique  sur 
Léonce  de  Lavergne.  —  Du  Mcsnil-Marigny.  Réfiexions  sur  1' ex- 
cés  des  richesses.  —  E.  Brelay.  Les  Sociétés  de  Cdtisoinination 
et  les  banques  populaires.  —  E.  van  Geetrnyen.  D'  un  étalon  pa- 
rallèle et  de  la  monnaie  Banco.  —  M.  Block.  Revue  des  principales 
publications  économiques  de  1'  étrangcr.  —  G.  de  Moliìiari.  L'  évo- 
lution  politique  au  XIX  siede.  —  L'eouzon  le  Due.  La  fortune  du 
Clergé  sous  1'  ancien  regime.  —  V.  Banzoli  e  G.  Bruno.  Le  Com- 
te  J.  Arrivabene.  —  G.  R.  La  oolonisation  algèrienne  au  Congrès 
d'  Alger. 

*  Journal  d  liygiène,  climalologie,  etc,  pulìlié  par  le  doct. 
P.  De  Pietra  Santa.  -  VI  année,  VI  voi.,  n.  245-254.  - 
Paris,  1881. 

^Jmirnal  nf  llie  Royal  Micro.'icopical  Society,  etc.  -  Ser.  II, 
Voi.  I,  part.  3-4.  -  London,  June  and  August  ^881. 

F.  Kitton.  The  Diatoms  of  the  London  Clay.  -    E.  Abhe.   On  the  Esti- 

malion  of  Aperture  in  the  Microscope.  —  H.  Slolterfolh.  On  a  New 
Species  of  Hydroseia  (Wallicli).  —  P.  Marlin  Duncan.  On  some 
Remarkable  Enlargoments  of  the  Axial  Canals  of  Spenge  Spicules 
and  thier  Causes.  —  B.  Wills  Richardson.  On  a  Blue  and  Scar- 
let  doublé  Slain ,  suitable  for  Nerve  and  Many  olher  Animai 
Tissues. 

*Kongliga  Svenska  Velenskaps-Akndemicns  RandUngar.  - 
B.  14,  2,  15-17.  -  Stockolm,  1870-79. 

G.  Lindstròìn.  Contrihutions  to  Ihe  Actmology  of  the  Atlantic  Occan. 

—  R.  Rubeììson.  Mànads-och  àrsmedia  af  tcmperaturen  pa  Statens 
meteorologiska  stationer  under  àren  '1859-1S72.  —  Om  slorleknn 
af  temperalurens  dagliga  vanation  :  Sveiige.  —  Cat.ilogue  des 
aurores  boièales,  observées  en  Suède  depuis  le  XVI>"'=  siècle  ju- 
squ' à  r  année  1877  y  comprise.  —  Uj.  Thcel.  Mémoire  sur  1' El- 
pidia.  Nouveau  geme  d' Holulheries.  -  Les  annelides  inlychétes 
des  mers  de  la  Nouvelle  Zemble.  —  E.   Edlund.  Uebcr  die  Wàr- 


—  CCLXXVII  — 

meerscheinungen  in  der  galvanisclien  Saulp,  und  ùber  die  elek- 
trornotorische  Kiàlte.  —  Sur  l' induclion  unipolaire  ;  l' électricité 
atinospliérique  et  l'aurore  boreale  —  C.  A.  Westerlimd.  Sibiriens 
land-och  sòltvatten  moUusker.  —  E.  lòrnebohm.  Om  Sveriges  vig- 
tigare  diabas  -  och  gabbi  o  -  arter.  —  P.  Oeberg.  Om  Trias-fòrste- 
ningar  fiàn  Spetsbeigen.  —  A.  Wijkander.  Observations  magne - 
tiques,  faites  pendant  l'expédition  arctique  suédoise  en  1872-73.  — 
/.  E.  Zettersiedt.  Florula  Bryologica  niontium  Hunneberg  et  Hal- 
leberg.  —  A.  Moi^er.  Undersòchning  af  Planeten  Pandoras  rorel- 
se,  andrà  afdelningen,  —  0.  Heer.  Ueber  fossile  Pllanzen  von  No- 
vaja  Sernlja.  —  Beitràge  zur  rniocenen  Flora  von  Sachalin.  —  /. 
G.  Agardh.  Florideernas  morphologi.  —  G.  Eisen.  On  the  Oligo- 
chaeta  collecled  du>  ing  the  Swedish  expeditions  to  the  arctic  re- 
gions  in  the  years  1870,1875  and  1876.  —  W.  Lecke.  Oefversigt 
òfver  de  af  svenska  expeditionerna  till  Novaja  Semlja  och  Jenisei 

1875  och  1876  insamlade  hafs-raolluscker.  —  J.  Sahlberg.  Bidrag 
till  Nordvestra  Sibiriens  insektfauna,  Heiniptera  Heteroplera,  och 
Coleoptcra,    insamlade  under   expeditionerna  till  Obi   och  Jenisei 

1876  och  1877.  —  L.  Rock.  Arachniden  aus  Sibiriens  und  Novaja 
Semlja,  eingesammoU  von  der  schwedischen  Expedition  ini  Jahre 
1875. —  A''.  P.  ìlamherg.  Undersòkning  af  badgytyan  vid  Marstrand. 
— A.  G.  Nathorst,  Bidrag  till  Sveriges  fossile  Flora.  II  Floran  vid 
Hòganàs  och  Helsmgborg.  —  H.  Gyldcn.  Utber  die  Bahn  eines 
materiellen  Punkten,  der  sich  unter  dem  Einlliisse  einer  Central- 
kraft,  von  der  Form  :  —  +  a^r  bevegt.  —  P.  T.  Cleve  und  A. 
Grunow.  BeitiJige  zur  Kenntniss  der  arctischen  Diatomeen.  —  C. 
J.  Nauman.  Om  Sveriges  Hydrachnider.  —  S.  Almquist.  Mono- 
graphia  Arthoniarum  Scandinaviae. 

^ Lefnadsteckningar  òfver  Eongl.  Svenska  Vetenskaps  Aka- 
demiens  efter  àr  1834  Aflidna.  -  B.  II,  h.  I.  -  Stockolm, 
\  878. 

*' Liieransche  Berichle  ans  Ungarn,  herausgegeben  von  Paul 
Hunfalvy.  -  IV  Band,  \-4  heft.  —  Budapest,  ^880. 

London  (The),  Edinburgh  <  nd  DuMin  Vliilosophical  Magazine 
and  Journal  of  science.  -  London,  June-August  4881. 

R.  T.   Glazahrook.  On    Uie    Moleculai     Vortrx    Tlieory  of    Electroma- 
gnetic  Action.  —  H.  A.  Roivland  and  E.  H.  Nichols.  Electric  Ab- 


—  CCLXXVIII  — 

sorption  of  Crystals.  —  R.  H.  M.  Bosanquet.  On  Jthe  Beats  of 
Consonances  of  the  Form  /*  :  l.  —  ^1.  Macfarlane.  An  Analysis 
of  Relatiouships.  —  A.  Tribe.  Oii  an  Electrocheniical  Method  of 
invesligating  the  Field  of  Electrolytic  Action.  —  H.  W.  Watson  and 
S.  H.  Burhury.  On  the  Law  of  Force  hetween  Electric  Currents. — • 
C.  Abney.  On  the  Transmission  of  Radiation  of  Low  Refrangibility 
trough  Ebonite.  —  .4.  W.  Riìcker.  Remarks  on  doct.  Mills' s  Re- 
searches  on  Thermometry.  —  Silvanus  P.  Thompson.  On  the  Gon- 
servation  of  Electricity,  and  the  Absolute  Scale  of  Electric  Poten- 
tial. —  On  the  Opacity  of  Tourinaluie  Crystals.  —  L.  Fletcher.  Cry- 
slallographic  Notes.  —  E.  Mills.  On  the  Ascont  of  HoUow  Class 
Bulbs  in  Liquid.  —  Remaiks  on  Theriaometry.  —  /.  H.  Poynting. 
Change  of  State  :  Solid-Liquid.  J.  J.  Thonison.  On  some  Electro- 
magnetic  Experiments  with  Open  Circuits.  —  Rayleigh.  On  the 
Electroinagnetic  Theory  of  Light.  —  F.  Wigglestvorth  Clarké. 
An  Abstract  of  the  Results  obtained  in  a  Recalculation  of  the  Ato- 
mie  Weights.  —  C.  J.  Woodv}aì'd.On  a  Wave  -  apparatus  for  Le- 
cture  -  Purposes  to  illustrate  Fresnel' s  Conception  of  Polarized 
Light.  —  Tait.  On  Thermal  Conduc  tivity,  and  on  the  ECfects  of 
Temperature-  Ghanges  of  Specific  Heat  and  Conductivity  on  the  Pro- 
pagalion  of  Piane  Heat- Waves. 

Magyar  Tiidom.  Akadémiai  Almanach.-  4884.  -  Budapest, 
4  881. 
*i  Magyar  Tudomdnyos  Akadémia  Évtesiiòje.-  A  M.  T.  Aka- 
démia  Rendeletébòl.  -  Budapest,  1870,  7-8  S.  -  1880, 
1-8  S. 

*i  Magyar  Tudomdnyos  Akadémia  Évkònyvei.  -  XVI,    6.  - 

Budapest,  1880. 
*Magyarorszdgi  Régészeti  EmbUkek.-  Kiadja  a  Magyar  Tu- 

domanyos  Akadèmiànak  Archaelogiai  Bizottsóga.  -  IV 

K,  2  R.  -  Budapest,  1880. 

*Mémoires  de  lAcadémie  Royale  des  sciences,  des  leltres 
et  des  l)ca,nx-arts  de  BeUjiqiie.  Tom.  43,  1  partie.  - 
Bruxelles,  4  880. 

4.  Briart  et  F.  L.  Carnet.  Description  des  fossiles  du  calcaire  gros- 
sier  de  Mons.  —  E.  Quetelet.    Sur  les  mouvements  de  1'  aiguille 


* 


—  CCLXXIX  — 

aimantée  à  Bruxelles.  —  E.  Catalan.  Sur  la  thèorie  des  inoin- 
di  es  canés.  —  E.  van  der  Mensbrugghe.  Sur  les  variations  d'e- 
nergie potentielLe  des  surfaces  liquides.  —  P.  J.  van  Beneden. 
Sur  les  Orques   observés  dans  les  mers   d'Europe. 

*Mémoires  couvonnés  et  aulres  Méinoires  publiés  par  1'  A- 
cadémie  Royale  des  sciences,  des  lettres  et  des  beaux- 
arts  de  Belgique. 

T.  29-30.  -  Bruxelles,  1880. 

T.         32  (coll'indìce)       «  1881. 

E.  Mailly.  Sur  le  dessein  qu'  on  avait  forme  en  1760  de  faire  1'  a- 
quisition  du  naturaliste  M.  Adauson  et  de  son  cabinet  pour 
rUniversité  de  Louvain.—  Les  origines  du  Conservatoire  R. 
de  rnusiqiie  de  Bruxelles.  —  Adan.  Attractions  locales.  —  Cor- 
rection  des  éléments  de  1'  ellipsoide  osculateur.  —  Comparaison 
entre  les  coordonnées  réelles  et  les  coordonnées  thèoriques  d'un 
lieu  de  la  terre.  Déviation  ellipso'idale.  —  Sur  l'  ellipsoide  unique. 
—  F.  van  Rysellberghe.  Sur  les  oscillations  du  littoral  belge.  — 
A.Rivier.  C.  Chansonnetle,  jurisconsulte  messm,  etses  lettres  iné- 
dites.  —  A.  Goovaertes.  Histoire  et  bibliographie  de  la  typogra- 
pbie  musicale  dans  les  Pays-Bas.  —  Ab.  Spée.  Sur  le  déplace- 
ment  des  raies  des  spectres  des  éloiles.  —  /.  Kùntziger.  Essai 
historique  sur  la  propagande  des  encyclopédisles  frangais  en  Bel- 
gique. —  H.  Francotte.  Essai  historique  sur  la  propagande  des 
encyclopédistes  frangais  dans  la  principauté  de  Liége.  —  Kervyn 
de  Lettenhove.  Les  autographes  de  M.  Stassart.  Notices  et  extraits. 
— Ch.  Paillard.  Voyage  dans  les  Pays-Bas  et  raaladie  d'  Eléonore 
d' Autriche  (ou  de  Portugal),  femme  de  Francois  1.**',  d'aprèsles 
documents  inéilits,  tirés  des  Archives  du  royaume  de  Belgique.  — 
V.  Byanls.  Histoire  des  classes  rurales  aux  Pays-Bas  jusqu' à  la 
fin  du  XYIII  siécle.  —  F.  de  Potter  en  J.  Broeckaert.  Geschie- 
denis  van  den  Belgischen  Boerenstand. 

*Mémoires  couronnés ,  et  Mémoires  des  savants  étrangers^ 
publiés  par  ia  méme  Aeadémie  -  T.  39  et  42-43.-  Bru- 
xelles, 1879-80  (coir  indice  delle  materie). 

M.  F.  Terby.  Aréographie  ou  elude  comparative  des  observations  fai-» 
tes  sur  l'aspect  physique  de  la  planète  Mars  depuis  Fontana  (1636) 
jusqu'  à  uos  jouis  (1873).  —  Ch.  Piot.  Les  pagi    de  Belgique  et 


—  CCLXXX  — 

leurs  subdivision  pendant  le  moyen  àge.  —  A.  Schoy.  Histoire  de 
r  influence  italienne  sur  1'  architecture  dans  les  Pays-Bas.  —  /. 
P.  Nuel.  Recherches  microscopiques  sur  1'.  anatomie  du  lirnagon 
chez  les  tnammifères.  —  C.  Lagrange.  De  1'  origine  et  de  l'  éta- 
blissemenl  des  rnouveinents  astronomiques.  —  Recherches  sur 
r  influence  de  la  forme  des  masses  dans  le  cas  d'une  lei  quel- 
conque  d'attraction  diuiinuant  indèfinirnent,  quand  la  distance  aug- 
rnente  cornine  préliminaire  de  la  théorie  de  la  cristallisation.  — 
C.  Le  Paige.  Sur  quelques  app'ications  de  la  théorie  des  lormes 
algébriques  à  la  geometrie.  —  Cotteau.  Déscription  des  Échini- 
des  du  caicaire  grossier  de  Mons.  —  Déscription  des  Échinides  ter- 
tiaires  de  le  Belgique.  —  Souillart.  Mouveraents  relatifs  de  tous 
les  astres  du  systèrne  soiaire,  chaque  astre  élant  considéré  indi- 
viduellement.  —  0.  van  Ertborn.  Observations  de  la  planète  Mars, 
faites  pendant  1'  opposition  de  1877.  —  1).  Bertkau.  Verzeichniss 
der  von  Prof.  Ed.  van  Beneden  auf  Seiner  im  Auftrage  dar  bel- 
gischen  Regierung  uuternommenen  wisseuschafllichen  Reise  nach 
Brasilien  und  La  Piata  i.  J.  1872-73  gesammelten  Arachniden. 

*Mémoires  do  C  Académie  Imp.  des  sciences  de  SA  Peters- 
bourg.  -  VII  Sèrie,  T.  XXVIII,  n.  4.  -   I88I. 

F.  Borodìn.  Untersuchungen  ùber  die  Pflanzenathmung. 

*Mémoires  de  l' Académie  des  sciences,  belles  lettres  et  arts 
de  Lyon. 

Glasse  des  sciences,  T.  24.  -  1879-80. 
Classe  des  lettres,  T.  19.  -  » 

Loir.  Sur  la  doublé  fonction  chimique  (alcool  et  alJéhyde)  de  divers 
acides  monobasiques. —  Allégret.  Sui'  le  Calendrier.  —  /.  Marmy. 
Souvenirs  de  la  Turquie  d'Asie.  Elude  des  mceurs  orieutales.  — 
F.  Gonnard.  Sur  les  associations  minérales  du  Capucin  (Mont-Do- 
re). —  G.  A.  Heinrich.  Sur  E.  Faivre.  —  R.  de  Forcrand.  Sur  la 
conslitution  des  outremeis.  ■ —  F.  Gonnard.  Sur  les  associations 
minérales  que  renferment  certains  trachytes  du  ravin  de  Riveau- 
Grand,  au  Monl-Dore.  ■ —  Sur  quelques  faits  minéralogiques  ob- 
servés  dans  les  granits  des  bords  de  la  Saòne.  —  Dumont.  Frag- 
ments  biographìques.  Perrache,  Craponne  et  de  Montricher.  — 
A.  Locarci.  Sur  les  pluies  de  bone  dans  la  ragion  lyonnaise.  — 
A.  Falsari.  Sur  T.  Ebray.  —  C.  André.  Pluies  et  neiges  de  1' an- 


—  CCLXXXI  — 

née  1879.  —  Observation  du  passage  de  Mercure  sui  le  Soleil 
faiten  a  Ogden  (Utah),  le  6  mai  1878.  —  L.  Rerolle.  Sur  les 
mammifères  fossiles  des  dépòts  pampéens  de  la  Piata.  —  Ducar- 
re.  Le  travail  industriel  et  le  travail  agricole  en  France.  —  Sur 
les  enfants  trouvès.  —  Ferrei  de  la  Menue.  Coup  d' ceil  sur 
quelques  villes  du  Midi  de  la  France.  —  Recherches  historiques 
el  archéologiques  sur  le  bouclier.  —  A.  Mollière.  De  la  rnétaphy- 
sique  du  droit.  —  E.  Charvériat.  Les  origines  du  journalisme  en 
Allemagne.  ' —  Hignard.  Sur  les  lettres  de  M.">'-  de  Cerando.  — . 
G.  A.  Heinrich.  Sur  1' abbé  Noirot.  —  Allnier.  Sur  un  fragment 
de  colonne  itinéraire.  —  Bouchacourt.  M.  Blanc  de  Saint-Bonnet. 
L.  Reuchsel.  Étude  sur  le  róle  de  la  melodie,  du  rhylhme  et  de 
r  harmonie  dans  la  musique  cliez  tous  les  peuples  de  l'  Europe, 
depuis  le  moyen  àgc  jusqu' à  l'epoque  actuelle. 

*Mémoires  de  C Académie  des  sciences,  bedles-leltres  et  arts 
de  Savoie.  -  III  Sèrie,  T.  Vili.  -  1880. 

Gr.  Vallier.  Quelques  mots  sur  les  découvertes  archéologiques  et  nu- 
mismatiques  de  Francin.  —  A.  Dufour  et  F.  Rabat.  Le  P.  Mo- 
nod  et  le  cardinal  de  Richelieu.  Episode  de  1' histoire  de  la  Fran- 
ce et  de  Savoie  du  XVII  siècle.  —  Notes  diplomatiques.  —  P. 
Mayeul  Lamey  0.  S.  B.  Sur  regalile  de  rotation  et  de  revolu- 
tion des  satellites  du  systèrae  solaire.  —  D'  Arcollières.  Six  mois 
de  r  année  1593.  —  /.  Carret.  Notice  historique  sur  les  eaux  de 
la  Boisse.  —  jP.  Decostes.  Sur  le  concours  du  prix  de  poesie.  — ■ 
Gr.  Claretta.  La  mission  du  Seigneur  de  Barres,  envoyé  extraordi- 
naire  de  Francois  I.«'' ,  roi  de  France,  à  la  Cour  de  Charles  III, 
due  de  Savoie,  d'aprés  des  documenls  inédits.  —  De  Locke.  No- 
tice sur  la  fabrique  de  faience  de  la  Forest.  —  C.  Du  Verger  de 
Saint-Thomas.  Éloge  de  M.  le  comte  Gì  eyfié  de  Bellecombe. 

*Mémoires  de  la  Société  des  sciences  pkysiques  et  naturelte 
de  Bordeaux.  -  Il  sèrie,  T.  IV,  2  cali.  —  Paris,  4  881. 

r.  Tannery.  L' arithmétique  des  grecs  dans  Hèron  d' Alexandrie.  — 
Hautreux.  Éludes  météorologiques  de  la  Gii  onde  à  la  Piata.  — • 
A.  Millardet.  Pourridié  et  Phylloxera  ;  elude  comparative  de  ces 
deux  maladies  de  la  vigne.  —  Dannecy.  Modilication  de  1'  appa- 
reil  de  March.  • — ,  Denigès.  Préparation  de  1'  elher  bromhydri- 
que  par  1'  action  simultanee  du  zinc  et  de  1'  acide  sulfurique  sur 
l'alcool  éthylique  et  le  brome.  —  E.  Royer.  Sur  le  passage  du 
Tomo  VII,  Serie  V.  il 


—  CCLXXXII  — 

mercure  à  travers  les  liquides.  —  V.  F.  Ponsot.  De  la  reconsti- 
tution  et  du  greCfage  des  vignes.  —  E.  Dehrun,  Sur  un  nouveau 
baromètre  amplificateur. 

*Mémoires  de  la  Sociélé  nationale  des  sciences  naturelles 
et  malhématiques  de  Cherbourg.-  T.  XII  (III  Sèrie,  T.  2). 
Paris-Cherbourg,  1879. 

A.  de  Caligny  et  L.  E.  Berlin.  Sur  la  fondation  de  1'  ancien  Port  de 
Clierbourg  1686-1739  à  1743-1758.  —  Clavenad.  Restauration  des 
fondations  du  Bàtiment  des  Subsistances  de  la  Marine  à  Cher- 
bourg.  —  Sur  les  objets  préliistoriques  trouvés  dans  les  fouilles 
récenament  opéiées  à  Cherbourg,  et  notaininent  dans  les  déblais 
du  Bassin  des  Subsistances  de  la  Marine.  —  L.  E.  Berlin.  Don- 
nées  théoriques  et  expériinentales  sur  les  vagues  et  le  roulis.  — ■ 
H.  Jouan.  Sur  quelques  grands  Cétacés  éclioués  sur  les  còtes 
d'Europe  pendant  les  dix  dernières  années.  —  A.  Godron.  Qua- 
triènaes  mélanges  de  teratologie  vegetale.  —  Moltez.  Détermina- 
tion  de  la  iongitude  par  une  occuUation  d"  étoile.  —  L.  Tillier. 
Sur  la  variation  chez  les  Trigles  des  còtes  de  France.  —  A.  A. 
Fauvel.  Promenades  d'un  naturaliste  dans  l'archipel  des  Chu- 
san  et  sur  les  còles  du  Chékiang  (Chine). 

*Memoirs  of  the  Boston  Societij  of  J^ aturai  History.-  Voi.  Ili, 
part  I,  n.  3.  -  Boston,  4  879. 

S.  H.  Scudder.  Palaezoic  Cockroaches  etc. 

^Memorie  dell  Accademia  d'  agricoltura.,  arti  e  commercio  di 
Verona.  -  Voi.  37  della  serie  2,  fase.  \-2.  -  4  88J. 

A.  Bertoldi.  Elogio  del  dott.  cav.  P.  P.  Martintiti.  —  F.  i^rwMt.  Rap- 
porto sulle  osservazioni  medico-veterinarie  dell'  anno  1878.  — 
A.  Goiran.  Sulla  asserita  presenza  del  Phleum  Echinatuni  Host, 
nel  Monte  Bolca.  —  ò\  De  Stefani.  Degli  oggetti  preistorici  rac- 
colti nella  stazione  dell'  età  del  bronzo,  scoperta  nel  Mincio  presso 
Peschiera,  —  G.  Bertoncelli.  Osservazioni  meleorologiche  del  1879. 
—  Rapporto  triennale  1878-80.  —  G.  B.  Perez.  Osservazioni  agra- 
rie pel  1878. 

^Memorie  dell'  Accademia  delle  scienze  dell'  Istiluto  di  Bo- 
logna. -  Serie  IV,  T.  II,  fase.  2.  -  Bologna,  4881. 

A.  Vaporetti.    Sull'umidità    relativa    dell'aria    atmosferica.  —  P.  Lo- 


—  CCLXXXIII  — 

reta.  Di  un  nuovo  istrumenlo  per  prendere,  estrarre  e  triturare 
i  calcoli  della  vescica  orinarla.  —  Intorno  allo  stiramento  dei 
nervi.  —  G.  B.  Ercolani.  Dell'  adattamento  della  specie  all'  am- 
biente ;  nuove  ricerche  sulla  storia  genetica  dei  termatodi.  —  L. 
Calori.  Sulla  coesistenza  di  una  eccessiva  divisione  del  fegato,  e 
di  qualche  dito  soprannumerario  nelle  mani  o  nei  piedi.  —  G. 
Brugnoli  Dell'Adiaslolia  in  un  avvelenamento  da  nitro-benzin:i. — 
G.  Belluzzi.  Pericoli  dell'  applicazione  dell'  uncino  ostetrico  all'in- 
guine del  feto  nel  parto  pei'  le  natiche  —  L.  Bombicci.  Nuovi 
studi  sulla  poligenesi  nei  minerali.  —  G.  P.  Piana.  Di  una  nuova 
specie  di  Tenia  del  gallo  domestico  (Toenia  Botrioplitis),  e  di  un 
nuovo  Cisticerco  delle  Lumachelle  terrestri  (Gysticercus  Bo- 
trioplitis). 

*Meworie  della  Regia  Accademia  di  scienze.,  lettere  ed  arti 
in  Modena.  -  Tomo  XX,  p.  I.  -  ^880. 

D.  Ragona.  Andamento  diurno  e  annuale  della  direiione  del  vento. 
' —  Sulla  probabilità  della  pioggia  in  Modena.  —  Foà  e  Pellaca- 
ni.  Sulla  fisiopatologia  del  sangue  e  dei  vasi  sanguigni.  —  A.  Bo- 
riasi. Sulla  legge  della  stampa,  studio.  —  P.  Riccardi.  Nota  sta- 
tistica di  storia  matematica.  —  Cai  te  e  Memorie  geografiche  e 
topi  grafiche  del  Modenese.  —  G.  Franciosi.  La  parola  del  Co- 
smo. —  G.  Ferrari.  Intorno  ad  un  diploma  dell'Imperatore  Cor- 
rado il  Salico  dell'anno  MXXXVIII,  conservalo  nell'Archivio  Capi- 
tolare  di  Modena.  —  L.  Rossi.  L'epopea  nazionale  e  il  Camoens. 

^Memorie  della  Società  geografica  italiana.  -  Voi.  Ili  -  Ro- 
ma, 1881. 

D.  Gió.  BeJlrame.    Grammatica  e  vocabolario    della  lingua  denka. 

*Meleorologìska  Jakllagelser  i  Sverige  ìitgifnn  af  Kongliga 
Svenska  Vel/nskaps-Akademien.,  Anstàllda  odi  Vtarbeta- 
de  under  inseende  af  Meteorologiska  Cenlral-Anstalten. 
B.  III-V.  -  Stockolm,  1875-77. 

*Mittlieiiungen  der  Kais.  nnd  Kòn.  Geographischen  Gesell- 
schafl  in  Wien.  -  XXIII  Band  -  4  880. 

F.  Toula.  Die  geologisch  -  geographischen  Vei  hàitnisse  des  Temes- 
vàrer  Handelskammer  -  Bezirkes.  —  /.  A.  Knapp.  Reisen  durch 
die  Balkanhalbinsel  wàhrend    des    Mittelalters.    Nach  der  Kroati- 


—  CCLXXXIV  — 

schen  Originai  -  Abhandlung  des  doct.  P.  Malkovich.  —  /.  M. 
Zicgler.  Jahres  -  Bericht  fùr  1879-80  des  Schweizerischen  Corre- 
spondenten  der  K.  K.  Geographischen  Gesellschaft.  —  /.  Stefano- 
vie  von  Vilovo.  Die  Hochfluthen  der  Streme  Oesterreich  -  Un- 
garns  im  Winter  1879-80.  —  W.  Tomaschek.  Die  vor-slavvische 
Topogiaphie  der  Bosna,  Heizegovina,  Cina-gora  niid  der  angren- 
zenden  Gebiete.  —  F.  R.  von  Le  Mounier.  Die  russischen  Auf- 
nahmen  auf  der  Balkanbalbinsel  aus  den  Jahren  1877-79.  — ■  G. 
Stadie.  Doct.  Eniil  Tiet/e'Arbeilen  ùber  Persien.  —  P.  Muromt- 
zoff.  Eine  botanische  Excuision  im  Sommer  des  Jahres  1871  auf 
den  Kasbek.  —  M.  Déchy.  Ueber  eine  Reise  im  Sikkm  -  Hlmàla- 
ya. —  E.  Marno.  Uebei'  die  Pllauzen-Bari  en  im  oberen  Weissen 
Nil.  —   0.  Gross.  J.  E.  Wappaus.  Ein  biograpbiscber  Nekrolng. 

^Mittheilinifjen  der  Natìirforschenden  Gesellschaft  in  Bern^ 
aus  (lem  Jahre  1880-  N.  997-1003.  -  Bern,  ÌHS]. 

^MUtheilnngen  des  Uislorischen  \  ereines  fiir  Steiermark.  - 
XXIX  heft.  -  Graz,  1881. 

Zuhn.  Ueber  Sleiern.àrkiscbe  Taufnamen.  —  A.  Peiììlicìt..  Das  stàd- 
tiscbe  Wirlhscbaflswesen  von  Graz  iin  Jabre  1660.  —  E.  Kum- 
mel. Erzherzog  Johnnn  und  das  Joanneums  -  Arcbiv.  —  H.  Lan- 
ge.  Mittheilungen  aus  dem  Fiirstenfelder  Stadtarcbive.  —  H.  J. 
Bidermann.  Acbtzig  Jahre  (1065-1745)  aus  dem  Gemeinde  leben 
des  Marktes  Kindberg. 

*MillheUungen  des  Vereins  fiir  Geschichte  der  Sladt  Niim- 
berg.  -  Heft  I-II.  -  Niirnberg,  1879-80. 

*Monatsl>ericht  der  K.  Preiissisclien  Akademie  der  Wissen- 
schaften  zu  Berlin.-  Februar-ApriI  1881. 

Pringsheim,.  Zar  Kritik  der  biscbengen  Grundlagen  der  Assimilations- 
theorie.  —  Virchow.  Mittheilungen  aus  einem  Bnet'e  des  Hrn.  J. 
M.  Hildebrandt.  —  Ueber  die  ethnologische  Bedeutung  des  Osma- 
lare  bipartitum.  —  Duncker.  Ueber  die  Hufen  der  Spartiaten.  — 
Websky.  Ueber  die  Ableitung  des  Krystallographischen  Trans- 
formations  -  SymLols.  —  Sachau.  Eine  dreisprachige  Inschrift  aus 
Zébed.  —  Helmholtz.  Ueber  die  auf  das  Innere  magnotisch  oder 
dielektnsch  polansirter  Kórper  wirkenden  Kràlte.  —  Cìirisliatii. 
Ueber    Athmungscentren    und   cenliipetaie    Athmungsnerven.  — 


—  CCLXXXV  — 

Weierstrass.  Nachtrag  zu  der  am  12  August  v.  J.  gelesenen  Ab- 
handlung  «  Zur  Funclionenlehre  ».  —  W.  Zopf.  Ueber  den  gene- 
lischen  Zusammenhang  voti  Spaltpilziorineii.  —  Hofmann.  Ueber 
die  Einwirkung  der  Wàime  auf  die  Ammoniurnbasen.  —  Beitrà- 
ge  zur  Kenntniss  des  Piperidins.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des 
Conùns.  —  Monimsen.  Festrede.  —  Bùcking.  Vorlàufìger  Bericht 
ùber  die  geologische  Untersuchung  von  Olympia.  —  Lepsius. 
Ueber  die  Wiederer òffnung  zweier  Aegyptischer  Pyramiden  nach 
Mittheilungen  von  Prof.  Brugscb.  —  Wahlen.  Beitràge  zur  Beri- 
clhigung  der  Elegien  l'es  Pioperfius.  —  Biirrìieister.  Ueber  ein 
Skelet  von  Sceìidotherium  leptocephalum.  —  Weyl.  Ueber  Zusam- 
inensetzung  und  Sloff-wechsel  des  elektrischen  Organs  von  Tor- 
pedo.  —  Brandt.  Untersuchungen  au  Radiolarien. 

Mondes  (Les)  ;  revue  liébdomadaire  des  sciences  et  de  leurs 
applieations  aux  arts  et  à  l' industrie,  par  M.'"  1'  abbé 
Moigno.  -  T.  55,  n.  6-14.  -  Paris,  1881. 

*NaUirri  (La),  rivista  di  scienze  fisiche  e  naturali,  diretta 
da  L.  Cappanera.  -  Voi.  IV,  u.  ^3-16.  -  Napoli,  \  luglio 
e  4  agosto  4  881. 

^Notizblall  des  Vereins  fiir  Erdkunde  zu  Darmstadt  des 
Mitteirheinischen  geologischen  Vereins  nnd  des  Nattir- 
wissenscliafiliclien  Vereins  zu  Darmstadt.  -  IV  Folge, 
\  heft,  n.  1-12-  1880. 

^Occasionai  Papers  of  the  Boston  Society  of  Naturai  Histo- 
ry.  -  in,  W.  0.  Croshy.  Contributions  to  the  Geology  of 
Eastern  Massachusetts.  -  Boston,  I  880. 

^Oefuersigt  af  Konyl.  Vetenskaps  Akademiens  Fórhandiin- 
gar-  n.  34-37.  -  Stockolra,  4  877-80. 

*Oversigl  over  del  K.  Danske  Videnskaòernes  Selskabs  For- 
handlinger  og  dels  Medlemmers  Arbejder  i  Aaret  1884.  - 
N.  I  e  3- Kjobenhavn,  1881. 

*Picentino  (II),  Giornale  della  R.  Società  economica  ed  or- 
gano del  Comizio  agrario  di  Salerno.  -  Aprile-luglio 
I88t. 


—  CCLXXXVI  — 

*Politecnicn  fll)^  Giornale  dell'  ingegnere-architetto  civile 
ed  industriale.  -  iMilano,  aprile-giugno  1881. 

*Polybiblion  ;  reviie  bibtiographique  universelle. 
Partie  technique.  -  Paris,  mai-aoùt  1881. 
»         littéraire.  »  »  » 

*Proceedings  of  the  Acadernìj  of  Naturai  Sciences.-  ^879, 
pait  I-IIl,  January-December.  -  Philadelphia,  4  879-80. 

*Proceedings  of  the  American  Acndemy  of  arts  and  sciences. 
-New  Series,  Voi.  VI-II.-  Whole  Series,  Voi.  XIV-XV, 
p.  \-2.  -  Boston,  1879-80. 

*Proceedings  of  the  American  Philosophical  Society  etc.  - 
Voi.  XVIII,  n.  104-106.-  Philadelphia,  Deceraber  1879, 
March  1880  (and  List  of  the  Members,  March  1880). 

^Proceedings  of  the  Boston  Society  of  Naturai  History.  — 
Voi.  XX,  p.  I-II.  -  November  4  878  -  January  4  880. 

Publication  induslrielle  des  machines,  outils  et  appareils  les 
plus  perfectionnés  et  les  plus  récenls,  etc,  fondée  en 
1840  par  M.  Armengaud  pére  etc.  -  Voi.  XXVII,  2 
serie.  Tome  VII,  liv.  7-9.  -  Paris,  juin-aoùt  1881  (av. 
atlas). 

^Pubblicazioni  del  R.  Istituto  di  studi  superiori  pratici  e 
di  perfezionamento  in  Firenze. 
Sezione  di  medicina  e  chirurgia.  Archivio  della  Scuola 
d'  anatomia  patologica  diretto  dal  dott.  Pellizzari.-  Voi. 
I.  -  Firenze,  1881. 

V.  Brigidi  e  R.  Aresu.  Delle  alterazioni  anatamo-patologiche  dai  bro- 
muri negli  animali  inferiori.  —  A.  Tafani.  Studii  di  anatomia 
patologica  sopra  alcune  importanti  malattie  della  retina  umana. 
—  V.  Brigidi.  Studii  auatomo-patologici  sopra  un  uomo  divenuto 
stranamente  deforme  per  cronica  infermità.  —  G.  Banti.  Le  cel- 
lule piane  di  connettivo  nei  loro  rapporti  colle  neoplasie  infiam- 
matorie e  cellule  gigantesche.   V.  Brigidi  ed  A.  Tafani.  Embrio- 


—  CCLXXXVII  — 

logia  del  Ciprinus  auratus.  —  C.  Pellizzari  e  A.  Tafani.  Malat- 
tie delle  ossa  da  sifilide  ereditaria. 

^Rendiconti  del  R.  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  - 
Serie  II,  Voi.  XIV,  fase.  8-14.  -  Milano,  4  881. 

Trevisan.  Se  si  possa  senza  pericolo  importare  vili  americane  da  paese 
fillosserato  o  sospetto.  —  Celoria.  Differenze  di  longitudine  fra  gli 
Osservatoli  di  Genova,  Milano,  Napoli  e  Padova.  —  P.  Pavesi. 
Ancora  sulla  semente  di  pesci  nei  nostri  laghi.  —  Toradelfia  di 
uno  scorpione.  —  Garovaglio.  Sopra  pampini  di  viti  affetti  da 
Erinosi  o  Fiptosi.  —  Maggi.  Mostruosità  di  un  gambero  d'acqua  • 
dolce  (Astacus  fluviatilis).  —  Buccellati.  Indagine  sperimentale 
intorno  all'  istituto  dell'  aggregazione  ;  e  come  questo,  mercè  l'ele- 
mento razionale,  si  elevi  a  diritto  di  socialità,  ragione  prima  del 
diritto  penale.  —  Colombo.  Cremazione  e  medicina  legale.  — 
Grassi  G.  B.  Contribuzione  allo  studio  delle  amibe.  —  Fornioni. 
Di  un  evaporimetro  a  livello  costante.  —  Solddini.  Alcune  ri- 
cerche sulla  distilLizione  degli  alcaloidi  cadaverici.  — •  F.  Catta- 
neo. Del  nome  di  Gajo,  il  giureconsulto  romano  del  II  secolo 
dell'era  volgare,  —  Polì.  Sull'allucinazione  ottico-riflessa.  (Sunto). 
Biffi.  Sulle  pie  Società,  che  nel  Ducato  milanese  assistevano  i  con- 
dannati a  morte.  —  Tamburini  e  Sepilli.  Ricerche  sui  fenomeni 
di  senso,  di  moto,  del  circolo  e  del  respiro  nell'ipnotismo,  e  sulle 
loro  modificazioni  per  gli  agenti  estesiogeni.  —  Kórner.  Intorno 
ad  alcuni  prodotti  di  trasformazione  della  chinolina.  —  D'  Ovidio. 
Teoremi  sui  complessi  lineari  nella  metrica  projettiva.  —  San- 
galli. Conseguenze  della  pachimeningite  ed  ematoma  delle  mem- 
brane cerebrali.  —  Vignali.  I  ti  e  fattori  naturali  dell' estetica. — 
Poli.  La  forza  psico-fisica.  —  Cantù.  Manzoni  e  la  filosofia  (Sun- 
to). —  Gentile.  Le  beneficenze  di  Plinio  Cecilio  Secondo  ai  Co- 
mensi.  —  Biondelli.  Dichiarazione  di  parecchi  medaglioni  e  mo- 
nete romane  inedile  del  R.  Gabinetto  numismatico  di  Milano. — 
Taramelli.  Della  Salsa  di  Querzola  nella  provincia  di  Reggio.  — 
Poloni.  Sulla  resistenza  al  passaggio  della  corrente  voltaica  in  un 
filo  di  ferro  a  diverse  temperature. 

*  Rendiconto  della  R.  Accademia  delle  scienze  fìsiche  e  ma" 
tematiche.  -  Sezione  della  Società  Reale  di  Napoli.  -  An- 
no XX,  fase.  4-5,  aprile  e  maggio  4  884. 

L.  Palmieri.  Sul  terremoto  di  Casamicciola.  —  11  terremoto  di  Scio 


—  caLxxxviii  — 

del  di  4  aprile,  quello  della  provincia  di  Reggio  nel  dì  28  d.  m., 
e  gli  apparecchi  sismici  dell'  Osservatorio  vesuviano  e  della  Spe- 
cola universitaria.  —  G.  Govi.  Intorno  ad  un  opuscolo  del  prof. 
A.  Favaro  intitolato  :  «  Galileo  Galilei  ed  il  dialogo  de  Cecco  di 
Ronchiti  da  Rruzene,  in  perpuosito  de  la  Stella  Nuova». —  G.  AU 
bini.  Sulla  conservazione  de'  cadaveri  mediante  il  disseccamento 
artificiale.  —  S.  Trinchese.  Intorno  al  nucleo  vitellino  delle  Co- 
matule.  —  A.  De  Gasparis.  Sopra  alcune  ellissi  istantanee  nel 
problema  dei  tre  corpi.  —  F.  Briuschi.  Nota  sulle  sue  osserva- 
zioni meteoiiche  nel  1880.  —  D.  Malerba.  Sul  potere  saccarifi- 
cante dei  denti.  —  S.  Trinchese.  Breve  descrizione  del  genere 
Forestia.  —  E.  Caporali.  Teoremi  sulle  superficie  del  3."  ordine. 

Revue  brilannique.  -  Paris,  mai-juillet  1881. 

*Revisla  Euskara.  -  Ano  IV,  n.  38-39.  -  Pamplona,  Junio 
de  1881. 

Revue  des  deux  mondes.  -  Paris,  juin-juillet  1881. 

^Rivista  della  Beneficenza  pubblica  e  delle  Istituzioni  di 
previdenza.  -  Milano,  giugno  e  luglio  1881. 

*Rivista  di  viticoltura  ed  enologia  italiana,  ec.  -  Anno  V, 
n.  1  1-1 D.  -  Conegliano,  1881. 

*Schriften  der  Naturforschenden  Gesellschaft  in  Danzig.  - 
Neue  Folge,  V  B.,  1-2  h.  -  1881. 

Séances  et  travaux  de  l'Acadéniie  des  sciences  morales  et 
poiitiques.  -  Paris,  juin-aoùt  1881. 

G.  Picot.  Maxiines  d'état  et  fragments  poiitiques. —  V.  Bonnet.  La  nou- 
velle  conférence  monétaire.  —  /.  Zeller.  La  captivité  de  Richard 
Cceur  de  Lion  AUemagne  (1193-1194)  d'apiès  des  travaux  récents 
en  Angleterre  et  en  AUemagne.  ■ —  Ch.  Giraud.  Notice  histori- 
que  sur  la  vie  et  les  travaux  de  M.  Bersot.  —  De  Laveleye.  Le 
biméltalisme  international.  —  M.  Block.  A  propos  du  prochain 
recensement,  de  la  centralisation  des  operations  statistiques. —  Ad. 
Vuitry.  Les  monnaies  sous  les  trois  preraiers  Valois.  —  Nourris- 
son.  De  l'idée  du  plein  et  de  l'idée  du  vide  chez  Descaites  et 
chez  Pascal.  —  P.  Leroy-Beaulieu.    Des  causes  qui   inlluent  sur 


—  CCLXXXIX  — 

le  taux  de  l'intéièt  et  des  conséquences  de  la  baisse  du  taux  de 
r  intére!.  —  H.  Baudrillart.  Sur  l'état  moral,  intellectuel  et  ma- 
tériel  des  populations  agricoles  i\e  l'Artois.  —  Bouillier.  Sur  le 
concours  de  1'  Association. 

*Sitzungsberichte  der  Mathematisch-Physikalischen  Classe 
der  K.  B.  Akademie  der  Wissenschaflen  zu  Miinchen.  - 
^881,  heft  3. 

A.  Vogel.  Ueber  Sickerwasser.  —  v.  Pettenkoffer  und  v.  Voit.  Zur 
Fraga  der  Ausscheidung  gastòrinigen  Stickstoll  aus  dem  Thierkòr- 
per.  —  C.  W.  Gilmbel.  Nachtràge  zu  den  Mittheilùngen  ùber  die 
Wassersteine  (Enhydros)  von  Uruguay  und  ùber  einige  sud  -und 
niittelamerikanische  sogen,  Andesite. 

*Silzungsberichte  der  P/iilosophiscli-Pliilologischen  und  Hi- 
slorischen  Classe  der  K.B.  Akademie  der  Wissenschaften 
zu  Muncheii.  -  ^884,  h.  2. 

V.  Giesebrecht.  Nekrolog  auf  Friedrich  Hektor  Graf  Hundt,  doct.  And. 
Ludw.  Jac.  Michelsen,  M.  H.  Tli.  Contzen,  und  doct.  F.  F.  Roger 
Wilmans.  —  Kritische  Bemerkungen  zur  Ursperger  Chronik.  — 
Bursian.  Beitràge  zur  Kritik  der  Metamorphosen  des  Apuleius 
—  Cron.  Der  Platonische  Dialog   Ladies. 

* Smillisonian  Conlribuiions  io  Knoiuledge.  -  Voi.  XXII,  - 
Washington,  4  880. 

/.  Jones.  Explorations  of  the  Aboriginal  Remains  of  Tennessee,  — 
S.  Habel.  The  Sculptures  of  Santa  Lucia  Cosumalwhuapa  in  Gua- 
temala. With  an  account  of  Travels  in  Central  Ameiica  and  on 
the  Western  Coast  of  South  America.  —  C.  Rau.  The  Archaeolo- 
gical  CoUection  of  the  United  States  National  Museum,  in  char- 
ge  of  the  Smithsonian  Institution.  —  The  Palenque  Tablet  in  the 
United  States  National  Museum,  Washington. —  H.  Ball.  On  the 
Remains  of  Later  Pie-historic  Man  obtained  from  Caves  in  the 
Catherina  Archipelago,  Alaska  Territory,  and  especially  frorn  the 
Caves  of  the  Aleutian  Islands. 

^Smithsonian  Miscellaneous  CoUection.  -  Voi.  XVI-XVII. - 
Washington,  \  880. 

Tomo  Vìi,  Serie  V.  kk 


—  CGXC  — 

^Sperimentale  (Lo),  giornale  italiano  di  scienze  mediche.  - 
Firenze- Venezia -Milano,  giugno-luglio  J88I. 

*  Studi  e  documenti  di  storia  e  dirillo.  Pubblicazione  perio- 
dica dell'Accademia  di  Conferenze  storico-giuridiche. 
Anno  I,  fase.  1-4.  -  Roma,  gennaio-decembre  1880. 
»     II,     )>      [-2.        »       gennaio-giugno  188^ 

G.  B.  De  Rossi.  L'elogio  funebre  di  Turia,  scritto  dal  marito  Q.  Lu- 
crezio Vespillone,  console  neU'  anno  di  Roma  735.  —  Gli  Statuti 
del  Comune  di  Anticoli  in  Campagna,  con  un  atto  inedito  di  Ste- 
fano Porcari.  —  Appendice.  Della  famiglia,  del  nome  e  della  casa 
dei  Porcari  nel  rione  Pigna.  —  /.  Alibrandi.  Sopra  alcuni  fram- 
menti di  antichi  giureconsulti  romani.  —  Di  un  frammento  di 
legge  romana  sopra  la  giurisdizione  municipale,  scoperto  presso 
la  città  di  Està  nel  maggio  1880.  —  G.  L.  Visconti.  Il  quinipon- 
dio  ed  il  tresse  del  medagliere  vaticano.  —  Di  un  simulacro  del 
dio  Sento  Sancus,  acquistato  da  S.  S.  Leone  XIII  pel  Museo  va- 
ticano. —  C.  Re.  Di  un  nuovo  ms.  del  commentario  di  Bulgaro  al 
titolo  delle  pandette  de  regulis  juris.  —  Statuti  della  città  di 
Roma.  —  G.  Tomassetti.  Una  lettera  di  Clemente  XI  al  duca  di  Par- 
ma e  Piacenza.  —  L'arte  della  seta  sotto  Sisto  V  in  Roma.  —  La 
Chiesa  di  S.  Tomaso  a'  Cenci.  —  E.  Stevenson,  La  basilica  di  S. 
Sinforosa  nella  via  Tiburtina  nel  medio  evo.  —  G.  Gatti.  Statuti 
dei  mercanti  di  Roma.  —  P.  D.  L.  Brtizza.  Regesto  della  Chiesa 
di  Tivoli.  —  S.  Talamo.  La  teorica  dell'evoluzione  nella  scienza 
del  diritto.  —  0.  Ruggieri.  Esposizione  della  regola  di  diritto  ro- 
mano: nenio  prò  parte  testatus  prò  parte  intestatus  decedere 
potest.  —  P.  Balan.  La  ribellione  di  Perugia  nel  1638  e  la  sua 
sottomissione  nel  1370,  narrata  secondo  i  documenti  degli  archivi 
vaticani.  —  L.  Nardoni.  Di  alcune  sotterranee  confessioni  nelle 
antiche  basiliche  di  Roma,  sconosciute  per  vari  secoli. 

Technologiste  (Le).  Revue  raensuelle,  organe  special  des 
propriétaires  et  des  constructeurs  d'appareils  à  vapeur. 
-  Ili  serie,  n.  ^  38- 160.  -  Paris,  4  881. 

*  Tempo  (II).,  Giornale  politico-commerciale  dei  Veneto.  - 
Venezia,  1881,  n.  131-180. 


—    CCXCI  — 

*Transaciions  (The)  of  the  Academy  of  science  of  Si.  Louis. 
Voi.  IV,  n.  ^ .  -  St.  Louis,  Mo.  1  880. 

N.  Holmes.  The  Geological  and  Geographical  Distribution  of  the  Hu- 
man Race.  —  Coruna  y  Colludo  A.  The  Language  spoken  at  San- 
ta Maria  de  Chimalapa,  and  at  San  Miguel  and  Tierra  Bianca, 
in  the  State  of  Chiapias,  Mexico.  —  C.  M.  Scott.  On  the  Iinpro- 
vement  of  the  Western  Rivers.  —  G.  Seyffarth.  Egyptian  Theo- 
logy,  according  to  a  P.jris  Mumray  coffin.  —  F.  E.  Nipher.  Re- 
port  on  Magnelic  Observations  in  Missouri,  Summer  of  1878.  — ■ 
Report  on  Magnetic  Deterrainations  in  Missouri,  Summer  of  1879. 
—  Wadsivorth  et  Nipher.  The  Tornado  of  Aprii  14,  1879.  —  G. 
Hambach.  Contribution  to  the  Anatomy  of  the  Genus  Pentremi- 
tes,  with  Description  of  New  Species  —  G.  Engelmann.  Revision 
of  the  Genus  Pinns,  and  Description  of  Pinus  Elliottii.  —  The 
Acorns  and  their   Geruiination. 

^ Transactioiis  {The)  of  the  American  Medicai  Association 
instituted  1847.  -  Voi.  XXX.  -  Philadelphia,  4  870. 

Vngarische  Revue  mit  Vnterstutziing  der  Vniiarischen  Aka- 
demie  der  Wissenschaften  -  heraiisgegeben  von  Paul 
Hunfalvy.  -  Leipzig  et  Wien  4  881,  Januar-April. 

*Verhandlungen  der  Schweizerischen  Naturforschenden  Ge- 
sellsihaft  in  Brieg  dm  13-15  September  1880.-  63  Jah- 
resversammlung  -  Jahresbericht  1879-80.  -  Lausanne, 
1881. 

*Verhandluììgen  des  Vereins  [tir  Natur-tmd  Heilkunde  zu 
Presburg.  -  Neue  Folge,  4  heft  -  Jahrgang  4  875-80.  - 
Prcsburg,  1881. 

Viestnik  hrvalskoga  Archeologickoga  Drutzva.  -  Godina  III, 
Br.  3.  -  U  Zagiebu,  4  881. 

*^Voce  (La)  di  Murano.  ~  Venezia,  4  881,  n.  10-14. 

*Zeitschrift  der  Deulschen  Geologischen  Gesellschaft.  — 
XXXIII  Band,  4  heft.-  Berlin,  Januar  bis  Màrz  4  881. 

Remelé.  Zur    Gattung    Palaeonautilus.    —    A.  E.  von  Nordenskiòld. 


—  CCXCII  — 

Ueber  drei  grosse  Feuerrneteore,  beobachtet  in  Schweden  in  den 
Jahren  1876-1877.  —  A.  Becker.  Ueber  die  OlivinknoUen  im  Ba- 
sali. —  Boehm.  Die  Bivalven  des  Schichten  des  Diceras  Miln- 
steri  (Diceraskalk.)  —  C.  Schliiter.  Ueber  einige  Anthozoen  des 
Devon.  —  P.  Lehmann.  Ueber  Tektonik  und  Gletscherspurem 
im  Fogarascher  Hochgebirge.  —  H.  Bucking  Ueber  die  Krystal- 
linischen  Schiefer  von  Attika,  —  A.  Noellner.  Ueber  einige  Kùn- 
stliche  Umwandlung  sproducte  des  Kryolithes. 

*Zoologischer  Anzeiger.  -  Leipzig,  1881  -  N.  83-90- 


AVVISO  DI  CONCORSO 

■AL    PRIMO    PREMIO    MUNICIPALE    PER    OPUSCOLO    DI    istoria 
0    {Statistica    DI    TRIESTE. 


Giusta  il  disposto  dall'  Istituzione  dei  premi  municipali  di  Trie- 
ste, viene  col  presente  aperto  il  concorso  al  F  premio  municipale 
per  un  opuscolo  di  storia  o  di  statistica  di  Trieste,  il  quale  verrà 
aggiudicato  nel  dì  29  novembre  1882  e  retribuito  nell'importo  di 
fior.  630  V.  a. 

Le  discipline,  che  regolano  il  concorso,  sono  le  seguenti  : 

1.°  L'  opuscolo  inedito  o  stampato  deve  avere  avuto  vita  entro 
il  decennio  che  precede  l'anno  di  premio,  né  potranno  porsi  a  con- 
correnza opere  uscite  alla  luce  in  ciclo  anteriore. 

2.°  L'  opera  non  deve  contenere  meno  di  dodici  fogli  al  calcolo 
di  stampa  in  ottavo  a  caratteri  mediani. 

3."  Gli  opuscoli  di  storia  o  di  statistica  possono  versare  su 
cose  moderne  od  antiche. 

4.°  I  prodotti  letterari  presentati  al  concorso  verranno  assog- 
gettati al  giudizio  del  R.  Istituto  di  scienze,  lettere  ed  arti  in  Mi- 
lano 0  Venezia. 

5.°  È  lecito  di  tacere  il  nome  dell'autore  prima  dell'aggiudi- 
cazione del  premio.  In  tal  caso  l' opuscolo  dovrà  contrassegnarsi 
con  un  motto  ripetuto  sopra  piego  suggellalo  ed  unito  all'opuscolo, 
entro  il  quale  si  contengano  il  nome,  il  cognome  e  il  domicilio 
dell'autore.  Verrà  aperto  soltanto  il  piego  contenente  il  motto  del- 
l' opuscolo  premiato;  gli  opuscoli  non  premiati  verranno  unitamente 
ai  pieghi  integralmente  restituiti  a  chi  di  ragione. 

6.'*  Il  premio  non  toglie  la  proprietà  letteraria  dell'opuscolo; 
ma  se  questo  è  inedito,  dovrà  rimanere  depositato  per  due  anni 
presso  il  civico  Magistrato.  Se  entro  questo  periodo  l'autore  non 
ne  fa  pubblicazione,  la  fondazione  potrà  promuoverla  ai  patti  che 
troverà  di  convenienza;  l'onorario  di  autore  che  se  ne  pattuisse, 
sarà  a  vantaggio  dell'autore  medesimo. 


—  CCXCIV  — 

Ciò  varrà  per  una  prima  edizione  soltanto,  le  ulteriori  edizioni 
sono  di  ragione  dell'autore  secondo  le  leggi. 

Della  prinaa  edizione  dovranno  tuttavia  essere  consegnati  20 
esemplari  al  Comune. 

7.°  Gli  opuscoli  saranno  da  presentarsi  al  protocollo  magistra- 
tuale  degli  esibiti,  od  anche  in  via  breve  alla  II  Sezione  del  Ma- 
gistrato alla  più  lunga  fino  al  29  settembre  1882. 

8,°  L'opuscolo  dovrà  avere  merito  intrinseco,  così  che  il  con- 
fronto per  riconoscere  il  migliore  avrà  sempre  a  base  il  merito 
intrinseco  dell'opera. 

Non  concorrendo  bontà  intrinseca  in  veruno  degli  opuscoli  pro- 
dotti al  concorso,  il  premio  non  verrà  aggiudicato. 

9."  L'aggiudicazione,  sulla  base  del  giudizio  dell'Istituto  di 
scienze  e  lettere,  verrà  proclamata  dalla  Commissione  municipale 
delegata  in  concorso  al  Curatore  della  fondazione,  pubblicamente, 
solamente,  se  possibile  nel  dì  29  novembre  1882,  ed  il  premio 
sarà  tosto  consegnato. 

Trieste,  18  agosto  1881. 

DAL     MAGISTRATO     CIVICO. 
Il  Podestà  dott.  Riccardo  Bazzoni. 

V  assessore  relatore  L.  Loy. 


INDICE  ALFABETICO  PER  MATERIE  E  PER  NOMI 


INDICE  DELLE  MATERIE 


Adunanze  ordinarie 


dei  giorni 

14  novembre 

1880, 

pag. 

1 

28     detto 

y> 

)) 

65 

42  dicembre 

B 

» 

66 

26     detto 

» 

» 

135 

16  gennaio 

1881, 

y> 

136 

30     detto 

ì 

» 

191 

13  febbraio 

» 

D 

192 

27     detto 

y> 

» 

327 

13  marzo 

> 

» 

330 

27     detto 

» 

•» 

505 

10  aprile 

)) 

» 

507 

24     detto 

» 

» 

551 

15  maggio 

3) 

» 

552 

29     detto 

» 

» 

655 

16  giugno 

» 

» 

660 

29     detto 

» 

» 

921 

17  luglio 

» 

» 

923 

31     detto 

)» 

» 

1121 

14  agosto 

■)) 

» 

1122 

15  detto  (solenne)  »  1433 
Agricoltura.  —  Sopra  rigonlia- 
raenti  non  fillosserici,  osser- 
vati sulle  radici  di  viti  euro- 
pee, e  cagionati  invece  dalla 
Anyiiillula  radicicola  GreetT 
in  Aluno  di  Piave  (Feltrino), 
dei  ss.  ce.  G.  B.  Betlati  e  P. 
A.  Saccardo  (con  1  tav.),  pag. 
455.  —  Cenno  del  m.  e.  G. 


Freschi  sul  libro  del  sig.  T. 
Galanti  :  «  Viaggio  agronomi- 
co in  Svizzera,  Germania, 
Olanda,  Belgio,  Inghilterra  » 
ecc.,  777.  —  Due  autogran 
contemporanei  alla  peste  del 
MDCXXX,  edalla  prima  col- 
tivazione del  mais  in  Lombar- 
dia ;  Memoria  del  s.  c.F.  Lus- 
sana,  949.  —  Sunto  d'  una 
Memoria  del  m.  e.  G.  Freschi 
sulla  nutrizione  delle  piante 
coltivate,  sulla  opportunità 
d'impartirne  la  scienza  al  col- 
tivatore, e  sui  mezzi  più  fa- 
cili di  applicarla,  1385. 

Archeologia.  —  Il  ripostiglio 
della  Venera,  e  le  successive 
scoperte.  Comunicazione  del 
cav.  S.  De  Stefani,  pag.  533. 
-  Notizie  dello  stesso  De  Ste- 
fani, illustrate  da  una  tavola, 
sopra  r  antico  si^polcreto  di 
Bovolone  e  le  recenti  scoper- 
te in  quei  dintorni,  753.  — 
Sopra  molti  e  diversi  oggetti 
di  alta  antichità,  scoperti  a 
Breonio  nel  Veronese,  cenni 
dello  stesso  De  Stefani  (con 
2  tav.),  1327. 

Astronomia.  —  Galileo  GaUlei 


—  CCXCVI 


ed  il  a  Dialogo  de  Cecco  di 
Ronchitti  da  Bruzene  in  per- 
puosito  de  la  Stella  nuova  »  ; 
studi  e  ricerche  del  s.  e.  A. 
Favaro,  pag.  195.  —  Nota 
del  m.  e.  G.  Lorenzoni  sul- 
r  andamento  del  pendolo  di 
Frodsham  n.°1004,  possedu- 
to dal  R.  Osservatorio  di  Pa- 
dova, 279.  —  La  proposta 
della  longitudine,  fatta  da  Ga- 
lileo Galilei  alle  confederate 
provinole  belgiche,  tratta  per 
la  prima  volta  integralmente 
dall'originale  nell'Archivio  di 
Stato  all'Aja,  e  pubblicata  dal 
s.  e.  A.  Favaro,  367.  —  L'e- 
quatoriale Dembowski  al  R. 
Osservatorio  di  Padova  ;  Co- 
municazione del  m.  e.  G.  Lo- 
renzoni, 779.  —  Di  una  mo- 
dificazione al  cronografo  di 
Fuess,  eseguila  dal  meccani- 
co G.  Cavignalo;  Comunica- 
zione dello  stesso  Lorenzoni 
(fìg.),  1087. 
Bibliologia.  —  Sulla  Biblioteca 
matematica  italiana  del  prof. 
P.  Riccardi  ;  cenni  del  s.  e. 
A.  Favaro,  pag.  47. —  Comu- 
nicazione del  II),  e.  G.  Veludo 
sopra  gli  opuscoli  di  Télphy, 
97.  —  Galileo  Galilei  ed  il 
«  Dialogo  De  Cecco  di  Ron- 
chitti da  Bruzene  ec.»  ;  studi 
e  ricerche  del  s.  e.  A.  Fava- 
ro, 195.  —  Di  una  Storia  del- 
la spedizione  di  Carlo  Vili  ; 
sunto  del  m.  e.  ab.  R.  Fulin, 
277. —  La  proposta  della  lon- 
gitudine, fatta  da  Galileo  Ga- 
lilei alle  confederate  provin- 
cie  belgiche  ec,  pubblicata 
dal  s.  e.  A.  Favaro,  367.  — 


Relazione  del  s.  e.  G.Berchet 
sulle  Memorie  di  Giuseppe 
Pasolini  raccolte  da  suo  figlio, 
537.  —  Cenno  del  m.  e.  G. 
Freschi  sul  libro  del  sig.  T. 
Galanti  :  «Viaggio  agronomi- 
co in  Svizzera ,  Germania , 
Olanda,  Beli;io,  Inghilterra», 
777. 

Biografie.  —  Commemorazione 
del  prof.  F.  Marzolo,  letta  dal 
m.  e,  A.  Minich,  pag.  69  ;  e 
del  m.  e.  F.  Coletti  letta  dal 
m.  e.  P.  Ziliotlo,  725.  —  Di 
Carlo  Boncompagni,  ec,  del 
m.  e.  mons,  J.  Bernardi,  341. 
—  Della  vita  e  degli  scritti 
di  Celio  Magno,  poeta  vene- 
ziano del  secolo  XVI,  Memo- 
ria del  m.  e.  ab.  J.  Zanella, 
1063.  —  Pietro  Selvatico  nel- 
r  architettura.  Memoria  del 
m.  e.  G.  Cittadella,  1261. 

Botanica. —  Sopra  rigonfiamen- 
ti non  fìllosserici,  osservati 
sulle  radici  di  viti  europee,  e 
cagionati  invece  daW Anguil- 
lula  radicicoìa  Greef  in  Ala- 
no di  Piave  (Feltrino),  dei  ss, 
ce  G.  Bollati  e  P.  A.  Saccar- 
do,  pag.  455  (con  1  tav.). 

Chimica.  —  Note  del  prof.  P. 
Spica  intorno  all'azione  dell'i- 
drogeno nascente  sui  nitrili, 
e  sopra  alcune  sostanze  alca- 
loidee,  rinvenute  nell'organi- 
smo animale  durante  la  vita, 
pag.  7  e  15. —  Nuove  indagi- 
ni del  m.  e.  seg.  G.  Bizio  so- 
pra il  glicogeno  negli  animali 
inveitebrati,  399.  —  Sui  sol- 
facidi  del  cimene;  2.'  Comu- 
nicazion£  del  prof.  P.  Spica, 
469. —  Sopra  un  preteso  rea- 


I 


CCXCVII 


gente  alto  a  far  distinguere  le 
ptoinaine  dagli  alcaloidi  vege- 
tali, del  suddetto  Spica,  741. 

Commemorazioni.  —  Del  m.  e. 
F.  Marzolo,  letta  dal  m.  e.  A. 
Minich,  pag.  69.  —  Del  in. e. 
F.  Coletti,  ietta  dal  m.  e.  P. 
Ziliolto,  725.  —  Del  m.  e  P. 
Selvatico,  letta  dal  m.  e.  G. 
Cittadella,  1261. 

Commissioni.  —  Lettura  e  ap- 
provazione della  Giunta, inca- 
ricata di  riferire  sulla  doaian- 
da  del  sig.  Angelo  Cattaneo 
di  Pavia,  l'elaliva  al  suo  Av- 
visatore elettrico-ferroviario, 
pag.  553.  —  Relazione  sud- 
delta,  641; —  Relazioni  delle 
Giunte,  che  presero  in  esa- 
me i  vari  uianoscritti  presen- 
tati ai  concorsi  scientifici  di 
quest'  anno,  1411-1432. 

Concorsi  a  premi.  —  (Vedi  Pre- 
mi proposti  ec). 

Congresso  geografico  interna- 
zionale in  Venezia.  —  Deli- 
berazione dell'Istituto  di  pub- 
blicare in  tale  circostanza  la 
parie  inedita  dei  viaggi  del 
m.  e.  ab.  G.  Beltrame  nell'A- 
frica centrale,  e  di  acquistare 
i  due  volumi  da  lui  pubblicati 
sul  Sénnaar  e  lo  Sciangallah, 
pag,  506.  —  Ringraziamento 
del  Conaitato  ordinatore,  507. 

Congresso    geologico    interna- 
zionale di  Parigi.  —  Vedi  : 
TJelair. 
Critica.  —  Di  una  Storia  della 
spedizione  di  Carlo  Vili;  sun- 
to del  m.  e.  ab.  R.  Fulin,  pag. 
277. 
Defunti.  —  Membri  effettivi  del 
R.  Istituto  veneto,  G.  Bella- 
Turno  VII,  Serie  V. 


vitis,  pag.  1-4;  F.  Coletti, 
327-328.'—  Del  R.  Istituto 
lombardo  co.  Carlo  Barbia- 
no  di  Belgiojoso,  921. 
Doni.  —  Della  intiera  raccolta 
degli  Atti  e  delle  Memorie 
della  Geological  Society  uf 
India,  pag.  136.  —  Del  volu- 
me degli  Atti  del  Congresso 
internazionale  di  geologia,  te- 
nutosi a  Parigi  nel  1878,329. 

—  Di  parecchie  pubblicazioni 
scientifiche  del  P.  Francesco 
Denza,  331.  —  Di  un  nido  di 
Vespa  crabro  fatto  dal  sig. 
G.B.  Barbetta, e  di  una  Colle- 
zione di  ortotteri  veneti  dal 
s.  e.  A.  P.  Ninni,  ivi.  —  Di 
un  manoscrillo  di  chimica  del 
fartnacista  Francesco  Minucci 
di  Gavorrano  (Grosseto),  553. 

Elenchi.  —  Dei  membri  e  soci 
di  questo  Istituto,  pag.  i-xxiv. 

—  Dei  libri  ad  esso  perve- 
nuti, V-XL,  XLV-LXIV,  LXXIII- 
XCV,  GXVII-CXXVII,  CXXXVII- 
CXLVK,  GLIII-CLXX,  CLXXXI- 
CGIV,  CCXI-GCXXVIF,  CCXLIX- 
GGXCH. 

Esposizione  industriale  perma- 
nente presso  questo  R.  Isti- 
tuto. —  Concessione  Ministe- 
riale anche  nel  1881  del  so- 
lito assegno  per  prerni  alle 
venete  industrie,  pag.  5. 

Estetica.  —  Pietro  Selvatico  nel- 
r  architettura.  Memoria  del 
m.  e.  G.  Cittadella,  p.  1261. 

Filologia. —  Comunicazione  del 
m.  e.  G.  Veludo  sopra  gli  opu- 
scoli del  prof.  Télphy,  p.  97. 

—  Saggio  del  co.  A.  di  Pram- 
pero  di  un  Glossario  geogra- 
fico friulano,  807, 1043,  1171. 

Il 


—  CCXCVIIl  — 


Filosofia.  —  Presentazione  del- 
la III  Parte  del  lavoro  del  in. 
e.  P.  Fambri  e  del  prof.  P, 
Cassani,  intitolato  :  «  Tra  fìsi- 
ca e  metafisica  »,  pag.  923. 

Fisica. —  Le  sperienze  del  Rij- 
ke  sulle  extra-correnti,  Stu- 
dio critico  del  m.  e.  E.  Ber- 
nardi (con  1  tav.),  p.  151.  — 
Sunto  del  d/'  G.  Scarpa  e  del 
sig.  L.  Baldo  intorno  ad  una 
modificazione  al  rocchetto  di 
Ruhinkorff,  189.  —  Sulle  va- 
riazioni della  forza  elettromo- 
trice, e  della  resistenza  in- 
terna di  una  coppia  idroe- 
lettrica attiva,  Studio  speri- 
mentale del  prof.  dott.  Maz- 
zetto, 309.  —  La  velocità  del 
suono  nel  cloro,  ricerche  spe- 
rimentali del  prof.  T.  Marti- 
ni, 491,  639.  —  Presenta- 
zione del  Séguito  delle  Con- 
siderazioni termodinamiche, 
delm.e,  A.  Pazienti,  505-506. 
—  Presentazione  della  parte 
III  del  lavoro  del  m.  e.  P. 
Fambri  e  del  prof.  P.  Cassa- 
ni, intitolato  :  «  Tra  fisica  e 
ìneta fisica  »,  923.  —  Deter- 
minazione del  rapporto  fra  le 
capacità  calorifiche  dei  vapo- 
ri soprarriscaldati  dell'acqua 
e  del  fosforo  ;  ricerca  speri- 
mentale del  prof.  G.  De  Lue- 
chi,  1305.  —  Sulla  rapidità 
con  cui  la  luce  modifica  la  re- 
sistenza elettrica  del  selenio. 
Ricerche  sperimentali  del  s. 
e.  M.  Bellatti  e  del  sig.  R. 
Romanese,  1355.  —  Intorno 
al  riscaldamento  degli  elet- 
trodi, prodotto  dalla  scintilla 
del    rocchetto    d' induzione  : 


Studio  sperimentale  del  s.  e. 
A.  Naccari,  1363.  —  Studio 
sperimentale  del  prof.  S.  Pa- 
gliani  sopra  i  calori  specifi- 
ci di  alcuni  rimasugli  alcoo- 
lici,  e  sulla  densità  di  essi, 
1389. 

Freniatria.  —  Memoria  del  s. 
e.  G.  Vigna  sul  contagio  del- 
la pazzia,  pag.  925. 

Geografia  e  viaggi.  —  Lettura 
dello  scritto  del  m.  e.  G.  Bel- 
trame sui  Sciluk  del  fiume 
l)ianco  e  sulla  loro  lingua,  p. 
329.  —  L' Agro  Patavino  dai 
tempi  romani  alla  pace  di  Go- 
stanza (25  giugno  1183),  del 
s.  e.  A.  Gloria  (con  1  carta 
topog.),  555,  827,  997,1125. 

—  Saggio  di  un  glossario  geo- 
grafico friulano  dal  VI  al  XllI 
sècolo  del  co.  Antonino  di 
Prampero,  807,  1043,  1171. 

—  Viaggio  inedito  di  Vincen- 
zo Scaaiozzi  da  Parigi  a  Ve- 
nezia, del  s.  e.  ab.  B.  Morso- 
lin,  781.  —  Dell'  attitudine 
di  Venezia  dinanzi  ai  grandi 
viaggi  marittimi  del  sec.  XV, 
Discorso  letto  dal  m.  e,  ab. 
R.  Fulin  nella  solenne  adu- 
nanza^ 1451, 

Giunte.  (Vedi  Commissioni). 

Giurisprudenza.  —  Sul  terzo 
Congresso  giuridico  interna- 
zionale tenutosi  in  Torino  nel 
settembre  del  1880,  e  sulle 
sue  conchiusioni. Memoria  del 
s.  e.  G.  P.  Tolomei,  pag.  103. 

Idraulica.  —  Lettera  del  m.  e. 
P.  Fambri  all'on.  Brin  intor- 
no al  nostro  massimo  proble- 
ma lagunare,  e  ai  doveri  del 
governo  ilaUano  verso  Vene- 


CGXCIX  — 


zia,  pag.  663.  —  Facile  rego- 
la pratica  di  preconoscere  la 
reale  portata  dei  fontanili,  del 
m.  e.  presid.  G.  Bucchia, 
855.  —  Brevi  cenni  del  m.  e. 
S.  R.  Minich  siiU'  autocritica 
degli  scritti  da  lui  pubblicati 
intorno  alle  principali  que- 
stioni dell'  Estuario  Veneto, 
905.  —  Gomunicaz.*  dell'ing. 
G.Malaspina  degli  ultimi  stu- 
di sull'applicabilità  dei  trafori 
nelle  dighe  dei  porti,  1337. 

Letteratura.  —  Della  vita  e  de- 
gli scritti  di  Celio  Magno, 
poeta  veneziano  del  secolo 
XVI,  Memoria  del  m.  e.  ab. 
G.  Zanella,  pag.  1063. 

Matematica.  —  Sulla  Biblioteca 
matematica  italiana  del  prof. 
P.  Riccardi,  Cenni  del  s.  e. 
A.  Favaro,  pag.  47.  —  Noti- 
zie sulle  indagini,  intraprese 
e  proseguite  dal  m.  e.  prof. 
S.  R.  Minich,  intorno  alla  ri- 
solubilità generaledelle  equa- 
zioni algebriche  ecc.,  905.  — 
Sulla  quadratura  di  certe  aree 
circolari  del  prof.  Z.  Reggio 
(con  2  tav.),  1079.  —  Sulla 
determinazione  del  polo  di 
una  retta  data  ;  Considera- 
zioni di  geometria  derivala, 
dello  stesso,  1117.  —  Alcuni 
teoremi  sulle  quadriche,  ana- 
loghi a  quello  di  Pascal  nelle 
coniche,  del  prof  G.  A.  Bor- 
diga,  1253. 

Meccanica.  —  Di  una  modifica- 
zione al  cronografo  dlFuess, 
eseguita  dal  meccanico  G.Ca- 
vignato,  Comunicazione  del 
m.  e.  G.  Lorenzoni  (fig.),  pag. 
1087. 


Medicina.  Sul  contagio  della 
pazzia,  del  m.  e.  C.  Vigna,  p. 
926.  —  Del  valore  clinico  del 
cardiografo.  Lettura  del  prof. 
A.  De^Giovanni,  1239. 

Meteorologia.  — Bollettino  me- 
teorologico dell'  Osservatorio 
di  Venezia,  comp.  dall'ab.  M. 
Tono;  1880,  pag.  i-iv,  xli- 
XLiv,  Lxix-Lxxii.  —  Riassun- 
to delle  osservazioni  fatte  nel- 
r  anno  meteorologico  1879- 
80,  cvTi-cxv — 1881,  cxxxiii- 

CXXXVI,  CXLIX-CLII,CLXXVII- 
GLXXX  ,  CCVH-CCX  ,  CCXXIX- 
CCXXXII,  CCXXXIII-CCXLVIII. 

Nomine.  —  Rielezione  del  Cu- 
ratore della  Fondazione  Bal- 
bi-Valier,  co.  Francesco  Do- 
na dalle  Rose,  pag.  137.  — 
Approvazione  della  nomina 
del  sig.  Giuseppe  Mazzetti 
a  successore  del  nob.  Ange- 
lo Barbaro,  pure  di  Mestre, 
nella  curatela  della  Fonda- 
zione Querini-Stampalia,  192. 
—  Dei  membri  efì'etli\i  non 
pensionati  ab.  G.  Beltrame  e 
comm.  GP.  Tolornei,  330  ; 
dei  prof.  A.  Favaro  e  P.  A. 
Saccardo,  660.  —  Dei  soci 
corrispondenti  delle  provin- 
cie  venete  prof.  G.  Marinelli, 
co.  A.  da  Schio,  dott.  G.  Vi- 
gna, cav.  F.  Stefani  e  prof. 
P.  Spica,  509. 

Paleontologia.  —  Lettura  d'una 
Memoria  del  m.  e.  A.  De  Zi- 
gno  :  «  Annotazioni  paleon- 
tologiche. Nuove  aggiunte 
alla  Fauna  dell'  epoca  eoce- 
na,  pag.  508. 

Panteon  Veneto.  —  Dono  della 
Società  geografica  italiana  del 


ccc 


busto  di  Fra  Mauro,  p.  922. 

—  Id.  di  alcuni  concittadini 
del  busto  del  navigatore  ve- 
neziano Giovanni  Cabolto, 
924. 

Pedagogia.  —  Di  Carlo  Bon- 
compagni  e  del  pubblico  in- 
segnamento in  Italia,  del  m. 
e.  monsig.  Jacopo  Bernardi, 
pag.  341. 

Pensioni  accademiche.  —  Con- 
ferimento d'  una  pensione  al 
ra.  e.  G.  Lorenzoni,  pag.  330. 

Politica.  —  La  scienza  politica 
in  Italia,  continuazione  del 
m.  e.  F.  Cavalli  (Sunto),  pa- 
gine 4-5. 

Premi  conferiti  da  questo  Isti- 
tuto nei  concorsi  scientifici 
ed  industriali  del  "1880,  pag. 
1436-45. 

Premi  (Altri)  conferiti.  —  Me- 
daglia d'argento,  concessa  al 
Museo  di  questo  R.  Istituto, 
dalla  Esposizione  internazio- 
nale di  pesca  in  Berlino  pei 
preparati  zootomici  del  tu.  e. 
Vie.  E.  F.  Trois,  pag.  507. 

Fremii  proposti.  —  Dal  R.  Isti- 
tuto lombardo  di  scienze  e 
lettere  in  Milano,  pag.  lxv- 
Lxviii,  xcvi-cv).  —  Dal  sud- 
detto per  la  Fondazione  Cia- 
ni, cxxviii-cxxix.  —  Dal  Con- 
siglio degli  Orfanotrofi  e  Luo- 
ghi pii  annessi  in  Milano  per 
un  libro  sulla  educazione, giu- 
sta legato  della  signora  Ma- 
ria Pironi-Marasi,  cxxx-xxxi. 

—  Dalla  R.  Accademia  delle 
scienze  fisiche  e  matematiche 
di  Napoli  per  una  storia  na- 
turale delle  alghe  d'  acqua 
dolce  di  quel  Comune,  cxxxi- 


Gxxxii.  —  Dall'  Ateneo  di 
scienze,  lettere  ed  arti  di 
Bergamo  per  una  Memoria 
sul  card.  Mai,  cxLVii.  —  Dal- 
la Commissione  del  R.  Liceo 
Cesare  Beccaria  in  Milano 
pel  premio  Ravizza  nellHSl, 
CLXXi.  —  Dalla  R.  Accade- 
mia di  medicina  del  Belgio  in 
Bruxelles,  clxxii-clxxiv  e 
CGV.  —  Dalla  R.  Accademia 
delle  scienze  di  Amsterdam 
per  un  carme  latino  nell881, 
CLXXv-CLXxvi.  —  Dal  R.  Isti- 
tuto Veneto  e  dalla  Fondazio- 
ne Querini-Stampalia  per  gli 
anni  1882-i  886, 1477-82.  — 
Dal  Magistrato  Civico  di  Trie- 
ste per  un  Ojiuscolo  di  sto- 
ria 0  statistica  di  quella  città, 

GCXCIII. 

Psicliiatria.  —  Sul  contagio 
della  pazzia,  Memoria  del  s. 
e  C.  Vigila,  pag.  925. 

Raccolte  scientifiche  dell'  Isti- 
tuto. —  Doni  l'atti  dal  s.  e. 
A.  P.  Ninni,  e  dal  sig.  G.  B, 
Barbetta  al  Musto  zoologico, 
pag.  331.  —  Medaglia  d'  ar- 
gento, concessa  al  detto  Mu- 
seo dalla  Esposiziono  inter- 
nazionale di  pesca  a  Berlino 
pei  preparati  ziiotomici  del 
m.  e.  Vie.  E.  F.  Trois,  507. 

Rapporti.  —  Relazione  del  s.  e. 
G.  Berchet  sulle  Memorie  di 
Giuseppe  Pasolini,  raccolte 
da  suo  figlio,  p.  537.  —  Re- 
lazioni degli  esaminati-ri  dei 
manoscritti  presentati  ai  con- 
corsi f^cientifici  deirislituto  e 
della  Quiriniana,  pag.  1411- 
1432.  —  Relazione  del  Seg. 
G.  Bizio  siuir  esito  dei  con- 


—  CGCI  — 


corsi  scientifici  ed  industriali 
dell'Istituto  neH881,l435. 

Statistica.  —  Sunto  della  Me- 
moria del  m.  e.  E.  Morpurgo, 
intitolata  :  «  Antonio  Rosmi- 
ni-Serbati, il  concetto  e  i  li- 
miti della  Statistica»,  p.  1303. 

Storia.  —  Di  una  storia  della 
spedizione  di  Carlo  Vili,  Sun- 
to del  m.  e.  ab.  R.  Fulin,  p. 
277. —  Giovanni  Grimani  Pa- 
triarca d'  Aquileja,  Memoria 
del  m.  e.  G.  de  Leva,  407  ;  e 
su  due  lettere  dei  Cardinal  di 
Trani  alk)  stesso  Patriarca, 
647.  —  L'  Agro  Patavino  dai 
tempi  romani  alla  pace  di  Go- 
stanza (25  giugno  1183)  del 
s.  e.  A.  Gloria  (con  1  carta 
top.),  555,  827,  997,  1125. 
—  Galileo  Galilei  e  lo  Studio 
di  Ridogna.  Nota  del  m,  e.  A. 
Favaro,  761.  —  Viaggio  ine- 
dito di  Vincenzo  Scamozzi  da 
Parigi  a  Venezia,  del  s.  e.  ab. 
R.  Morsolin,  781.  —  Della 
musica  in  Italia,  notizie  tratte 
principalmente  dall'  Archivio 
Gonzaga  ;  lettura  d'una  Me- 
moria del  in.  e.  abate  P.  Ca- 
nal ,  923.  —  Due  autografi 
contemporanei  alla  peste  del 
MDGXXX  ed  alla  prima  col- 
tivazione del  mais  in  Lom- 
bardia, Memoria  del  s.  e.  F. 
Lussana,  949.  —  Cenni  del 
m.  e.  ab.  R.  Fulin  sulla  re- 
centissima Meitjoria  del  co. 
di  Mas  Lai  rie  ,  col  titolo  : 
((  Projets  d'empoisonnement 
de  Mahomel  li  et  du  Pacha 


de  Bosnie  accueillis  par  la 
République  de  Venise(1477- 
1256)  »,  1123-1124.  —  Del- 
l' attitudine  di  Venezia  dinan- 
zi ai  grandi  viaggi  marittimi 
del  secolo  XV.  Discorso  letto 
dal  m.  e.  ab.  R.  Fulin,  nell'a- 
dunanza solenne,  1451. 
Zoologia.  —  Ricerche  del  m.  e. 
Vie."  F.  Ti'ois  sul  sistema  lin- 
fatico dei  Pleuronettidi.  Par- 
te III,  N.  1.  Ehomhus  Maxi- 
mus  e  Rhomhus  laevis  (con 
Itav.),  p.l39.—  N.  ±Pset- 
t'ini ,  platessini ,  lìleurone- 
ctini  e  soleidi  (con  1  tav.), 
333.  —  Sulla  identità,  rico- 
nosciuta dal  prof.  Ricchiardi, 
e  comunicata  all'  Istituto  dal 
s.  e.  A.  P.  Ninni,  degli  esem- 
plari della  Clupea  Spratta 
Witt.  del  Nord  con  quelli  del- 
la nostra  Clupea  papalina 
Bp  ,descritta  e  figurata  prima 
del  1818  dal  Chiereghini,  193. 
—  Osservazioni  del  m.  e.  G. 
Canestrini  intorno  al  genere 
Gamasus,  511. —  Nota  del 
s.  e.  A.  P.  Nmni  sull'ylp/iya 
phalerica,  Rondelelii,  527. — 
Nota  del  prof.  F.Fanzago  sul- 
la secrezione  ventrale  del 
Geophilus  Gabrielis,  641. — 
Sopra,  un  nuovo  genere  di 
acari  parassiti  degl'insetti, 
Nota  del  sig.  A.  Berlese  (con 
1  tav.),  747.  —  Nuove  specie 
del  genere  Gamasus,  osser- 
vate da!  m,  e.  G.  Canestrini 
e  dal  sig,  R.  Canestrini  (con 
1  tav.),  1077. 


—  CCCII  — 


INDICE   DEGLI   AUTORI 


Accademia  Reale  delle  scienze 
di  Amsterdaìn.  —  Program- 
ma di  concorso  a  premio  per 
un  carme  latino,  pag.  clxxv- 

CLXXVI. 

Accademia  Reale  di  medicina 
in  Bruxelles.  —  Program- 
ma di  vari  concorsi  scientifi- 
ci, pag.  CLxxii-CLXxiv  e  ccv. 

Accademia  Reale  Virgiliana  di 
scienze, lettere  ed  arti  in  Man- 
tova.—  Solenni  onoranze  al- 
la memoria  del  Sen. Giovanni 
Arrivabene,  ed  intervento  del 
vicepresidente  De  Leva  quale 
rappresentante  questo  Istitu- 
to, p;ig.  193.  —  Ringrazia- 
mento di  essa  Accademia  al- 
l'Istituto,  329. 

Accademia  Reale  delle  scienze 
fisiche  e  matematiche  di  Na- 
poli. —  Programma  di  con- 
corso ad  un  premio  per  la 
storia  naturale  delle  alghe  di 
acqua  dolce  di  quel  Comune, 
pag.  cxxxi-cxxxii. 

Arrivabene  Sen.  Giovanni.  — 
Solenni  onoranze  in  Mantova 
alla  memoria  di  lui,  ed  inter- 
vento del  vicepr.  De  Leva 
quale  lappres-'utante  questo 
Istituto,  pag.  193. 


Ateneo  di  scienze,  lettere  ed 
arti  in  Bergamo.  —  Pro- 
gramma di  concorso  a  premio 
per  una  Memoria  sul  Card. 
Mai,  pag.  GXLViu. 

Baldo  Leandro.  —  Intorno  ad 
una  modificazione  al  rocchet- 
to di  RuhmkorfF (Sunto),  pag. 
189. 

Barbaro  nob.  Angelo,  Cura- 
tore della  Fondazione  Queri- 
ni-Stampalia.  —  Nomina,  ap- 
provata dall'  Istituto,  del  suo 
successore  Giuseppe  Mozzetti 
di  Mestre,  pag.  192 

Barbetta  Gio.  Batta.  —  Dono 
alle  Raccolte  zoologiche  di 
un  nido  di  Vespa  crabro,Tpa.g. 
331. 

Bellati  Giambattista,  s.  c.  — 
Sopra  ringonfiamenti  non  fil- 
losserici, osservati  sulle  radici 
di  viti  europee,  e  cagionati 
invece  daW Anguillula  radi- 
cicola  Greef  in  Alano  di  Piave 
(Feltrino)  con  1  tav.,  p.  455. 

Bellati  Manfredo,  s.  c.  — 
Sulla  rapidità,  con  cui  la  luce 
modifica  la  resistenza  elet- 
trica del  selenio.  Ricerche 
sperimentali,  p.  1355.  —  Re- 
lazione   suir  unica  Memoria 


—  cecili  — 


pi'esentata  al  concorso  Qaeri- 
ni-Stampalia  sulle  ipotesi  in 
fisica,  1411  ;  e  sull'altro  con- 
corso relativo  al  tema  di  acu- 
stica nelle  sue  applicazioni  al- 
l' architettura,  1M5. 

Bellavitis  Giusto,  m.  e.  — 
Annunzi  della  sua  morte,  e 
rappresentanze  ai  suoi  fune- 
rali, pag,  1-4. 

Beltrame  ab.  G.  m.  e.  —  Let- 
tura del  suo  scritto  sui  Sci- 
luk  del  fiume  bianco,  e  sulla 
loro  lingua,  pag.  329.  —  No- 
minato membro  effettivo  non 
pensionarlo,  330.  —  Suo  rin- 
graziamento all'Istituto,  505. 
—  Pubblicazione,  a  spese  di 
questo  Istituto,  nella  circo- 
stanza del  Congresso  geogra- 
fico internazionale  a  Venezia, 
della  parte  inedita  dei  viaggi 
da  lui  fatti  nell'  Africa  cen- 
trale; e  cessione  al  detto  Isti- 
tuto dei  due  volumi,  pure  da 
lui  pubblicati,  sul  Sennaar  e 
lo  Sciangallah,506. 

Berchet  Guglielmo,  s.  c.  — 
Relazione  sulle  Memorie  di 
Giuseppe  Pasolini  ,  raccolte 
da  suo  tiglio,  pag.  537. 

Berlese  Antonio —  Sopra  un 
nuovo  genere  di  acari  paras- 
siti degli  insetti  ;  Nota  (con 
1  tav,),  pag.  747. 

Bernardi  Enrico,  m.  e.  — 
Le  sperienze  del  Rijke  sjLiUe 
extra-correnti.  Studio  critico 
(con  1  tav.),  pag.  151.  —  Re- 
lazione suir  Avvisatore  elet- 
trico-ferroviario dell'  ing.  A. 
Cattaneo  di  Pavia,  651.  — 
Relazione  sull'unica  Memoria 
presentata  al  concorso  scien- 


tifico Querini-Stampalia  sul 
tema  risguardante  le  ipotesi 
ia  fisica,  1411.  —  Idem  sui 
manoscritti  inviati  al  concor- 
so come  sopra,  sul  quesito  re- 
lativo all'  acustica  nelle  sue 
applicazioni  all'archit.,  1415. 
Bernardi  mons.  Jacopo,  m.  e. 

—  Di  Carlo  Boncompagni  e 
del  pubblico  insegnamento  in 
Italia,  pag.  341. 

Bizio  Giovanni,  m.  e.  segreta- 
rio. —  Lettera,  annunziante 
ai  Membri  effettivi  la  morte 
del  m.  e.  anziano  G.  Bellavitis, 
pag.  2-3  ;  del  m.  e.  F.  Coletti, 
327-328.  —  Presentazione 
di  due  note  di  argomento 
chimico  del  prof.  P.  Spica,  5. 

—  Nuove  indagini  sopra  il 
glicogeno  negli  animali  in- 
vertebrati, 399.  —  Comuni- 
cazione di  uno  scritto  del  prof. 
F.  Fanzago  sulla  secrezione 
ventrale  del  Geopìiilus  Ga- 
hrielis.  553. —  Relazione  sul- 
l'esito dei  concorsi  scientifici 
ed  industriali  nel  1881,1435. 

Bordiga  G.  A.  —  Alcuni  teore- 
mi sulle  quadriche  analoghi  a 
quello  di  Pascal  nelle  coni- 
che, pag.  1253. 

BuccHiA  Gustavo,  m.  e.  Presi- 
dente. —  Parole  di  compianto 
alla  memoria  del  defunto  ra. 
e.  anziano  G.  Bellavitis,  pag. 
1-4.  —  Rappresentante  l'I- 
stituto ai  funerali  in  Padova, 
ivi.  —  Facile  regola  pratica 
di  preconoscere  la  reale  por- 
tata dei  fontanili,  885.  —  Re- 
lazione sugli  scritti,  inviati  al 
concorso  scientifico  Querini- 
Stampalia,  sul  tema  di  acu- 


CCCIV 


stica  nelle  sue  applicazioni 
all'architettura,  14j5. 

Gabotto  Giovanni,  navigatore 
veneziano.  —  Suo  busto,  of- 
ferto al  Panteon  Veneto  da 
alcuni  concittadini,  pag.  924;. 

Canal  ab.  nob.  Pietro,  m.  e. 

—  Lettura  della  sua  Memoria 
intitolata:  «Della  musica  in 
Italia,  notizie  tratte  principal- 
mente dall'  Archivio  Gonza- 
ga »,  pag.  923. 

Canestrini    Giovanni  ,  m.  e. 

—  Osservazioni  intorno  al 
genere  Gamasus,  pag.  511. 

—  Nuove  specie  del  genere 
stesso  (con  1  tav.),  1077. 

Canestrini  Riccardo.  —  Nuo- 
ve specie  come  sopra  (con  1 
tav.),  pag.  1077. 

Carpenè-Comboni  e  G.  di  Co- 
negliano.  —  Premio  d' inco- 
raggiamento per  la  loro  eno- 
cianina,  pag.  1443. 

Gasali  prof.  Osvaldo  di  Came- 
rino nelle  Marche.  —  Si  ap- 
palesa autore  della  Memo- 
ria, inviata  al  concorso  Que- 
rini-Stampalia  sulle  applica- 
zioni della  fisica  alla  medici- 
na, cui  fu  assegnato  dall'  Isti- 
tuto un  compenso  di  lire  500, 
pag.  66-67. 

Cassani  prof.  Pietro.  —  Pre- 
sentazione della  3."  parte  del 
lavoro,  da  lui  redatto  in  colla- 
borazione col  m.e.  P.  Fambri 
sotto  il  titolo:  Tra  fisica  e 
metafisica,  pag.  923. 

Cattaneo  Angelo,  ingegnere 
di  Pavia.  —  Sul  suo  Avvisa- 
tore elettrico- ferroviario,  re- 
lazione di  una  Giunta  del- 
l'Istituto, pag.  651, 


Cavalli  Ferdinando,  m.  e.  — 
Continuazione  del  suo  lavoro 
«La  scienza  politica  in  Italia» 
(Sunto),  pag.  4-5. 

Cavignato  Giuseppe,  meccani- 
co di  Padova.  —  Premio  d'in- 
coraggiamento pe'  SUOI  inge- 
gnosi meccanismi,  p.  144/2. 

Cittadella  Giovanni,  m.  e. — 
Pietro  Selvatico  noli'  arte  e 
neir  architettura  ,  Memoria, 
pag.  1261. 
Goletti  Ferdinando,  m.  e.  — 
Annunzio  della  sua  morte,  e 
rappresentanza  in  Padova  ai 
suoi  funerali,  p.  327-328. — 
Sua  Commemorazione,  comp. 
dal  m.  e.  P.  Ziliotto,  725. 

CoMBi  Carlo,  m.  e.  —  Lettu- 
ra delle  Notizie  del  cav.  S.  de 
Stefani  suH' antico  sepolcre- 
to di  Bovolone  ec,  pag.  661 . 

GoMBONi  -  Vedi  Carpenè. 

Comitato  ordinatore  del  HI 
Congresso  Geografico  inter- 
nazionale a  Venezia.  —  Rin- 
graziamento air  Istituto  per 
la  sua  decisione  di  dar  ma- 
no alla  stampa  della  parte  in- 
edita dei  viaggi  dell' ab.  Bel- 
trame neir  Africa,  pag.  507. 

—  Dono  di  alcuni  concittadi- 
ni al  Panteon  Veneto  del  bu- 
sto di  Gio.  Cabotlo,  924. 

Consiglio  degli  Orfanotrofi  e 
Luoghi  pii  annessi  in  Mila- 
no. —  Avviso  di  concorso  ad 
un  premio  per  un  libro  sulla 
educazione,  giusta  legato  del- 
la signora  Maria  Pironi-Ma- 
rasi,  pag.  xxx-xxxi 

Da  Schio  co.  Almerico,  s.  c. 

—  Nominato  socio  corrispon- 
dente delle  Provincie  venete, 


—  cccv 


pag.  509.  —  Suo  riniiiazui- 
menlo,  553. 

De  Giovanni  prof.  Achille.  — 
Del  valore  clinko  del  cardio- 
grato,  Lettura,  pag.  A'iSd. 

Delair^  Segretario  dell'UlTicio 
permanenle  del  Congresso 
internazionale  geologico.  — 
Dono  degli  Atti  del  Congres- 
sOjtenulosi  a  Parigi  nel  1878, 
pag.  329. 

De  Leva  Giuseppe,  m.  e.  Vice- 
presidente.—  Rappresentan- 
te r  Istituto  ai  funerali  del 
m.  e.  anziano  G.  Bellavitis  in 
Padova,  pag.  4.  —  Id.  alla 
tornata  della  R.  Accademia 
Virgiliana  di  Mantova  per  le 
solenni  funebri  onoranze  al 
San.  Gio.  Arrivabene,  193  e 
329.  —  Giovanni  Grimani 
Patriarca  d'  Aquileja.  Memo- 
ria, 407;  e  su  due  lettele  del 
cardinal  di  Trani  allo  stesso, 
647. 

De  Lucchi  dolt.  Guglielmo. — 
Determinazione  del  rapporto 
fra  le  capacità  calorifiche  dei 
vapori  soprarriscaldali  dell'a- 
cqua e  del  fosforo  ;  ricerca 
sperimentale,  pag.  1305. 

Denza  P.  Francesco.  —  Dono 
di  parecchie  sue  pubblica- 
zioni all'  Istituto,  pag.  331. 

De  Stefani  Stefano.  11  ripo- 
stiglio della  Venera,  e  le  suc- 
cessive scoperte.  Comunica- 
zione, pagina  533.  —  Sopra 
r  antico  sepolcreto  di  Bovo- 
Ione,  e  le  recenti  scoperte  in 
quei  dintorni.  Notizie  (con 
una  tav.),  753.  —  Cenni  so- 
pra molti  e  diversi  oggetti  di 
alta  antichità,  scoperti  a  Breo- 
Tomo  VII,  Serie  V. 


nio  nel  Veronese  (con  2  tav.), 
1327. 

De  Zigno  Achille,  m.  e.  — 
Lettura  d'una  sua  Memoria: 
((  Annotazioni  paleontologi- 
che -  Nuove  aggiunte  alla 
Fauna  delV  epoca  eocena  », 
pag.  508. 

Di  Belgiojoso  co.  Carlo,  già 
rn.  e.  presidente  del  R.  Isti- 
tuto lombardo.  —  Annunzio 
della  sua  morte,  pag.  921. 

Di  Prampero  conte  Antonino. 
— Saggio  di  un  glossario  geo- 
grafico friulano  dal  VI  al  XIII 
secolo,  pag.  807,1043,1171. 

Dona  Dalle  PiOSe  co.  Fran- 
cesco.— Sua  rielezione  a  Cu- 
ratore della  Fondazione  Bal- 
bi-Val ier,  pag.  137. 

Fambri  Paolo,  m.  e.  —  Di- 
chiarazioni dopo  la  lettura 
dello  scritto  del  m.  e.  S.  R. 
Minich  «  sulle  indagini  da 
lui  intraprese  intorno  alla 
risolubilità  generale  delle 
equazioni  algebriche  ec,  p. 
656-657.  —  Lettera  all'  on. 
Brin  intorno  al  nostro  massi- 
mo problema  lagunare,  e  ai 
doveri  del  Governo  italiano 
verso  Venezia,  663.  —  Pre- 
sentazione della  III  Parte  del 
lavoro,  da  lui  redatto  in  colla- 
borazione col  prof.  P.  Cassa- 
ni,  sotto  il  titolo  :  (uTra  fìsica 
e  metafisica  y>,  923. 

Fanzago  prof,  Filippo.  —  Sulla 
secrezione  ventrale  del  uGeo- 
philus  Gabrielisi), idiota,  641. 

Favaro  Antonio,  m.  e.  —  Sulla 

Biblioteca  matematica  italiana 

del  prof.  F.  Riccardi,  cenni, 

pag.  47.  —  Galileo  GaUlei 

mm 


CCCVI  -— 


ed  il  a  Dialogo  De  Cecco  lii 
Ronchitti  da  Bruzene  inper- 
puosito  de  la  stella  nuova  », 
195.  —  La  proposta  della  lon- 
gitudine, fatta  da  Galileo  Gali- 
lei alle  confederale  provinole 
belgiche,  tratta  per  la  1.'  vol- 
ta integralmente  dall'  origi- 
nale neir  Archivio  di  Stato 
all'Aja,  e  da  lui  pubblicala, 
367.  —  Sua  nomina  di  mem- 
bro elettivo,  e  ringraziamen- 
to, 660.  —  Galileo  Galilei  e 
lo  Studio  di  Bologna.  Nota, 
761.  —  Riconosciuto  autore 
della  premiata  Memoiia  nel 
concorso  Querini  -  Stampalia 
sul  tema  di  acustica  nelle  ap- 
plicazioni airarchitett.,1438. 

Fonda-ione  Balbi-Valier .  — 
Rielezione  del  Curatore  co. 
Francesco  Dona  dalle  Rose, 
pag.  137. 

Fondazione  Ciani.  — •  Program- 
ma pel  concorso  triennale,  p. 

CXXVIIl-CXXIX. 

Fondazione  Querini-Stampa- 
lia. —  Compenso  di  lire  500, 
assegnato  dall'Istituto  al  prof. 
Osvaldo  Casali  e  al  doti.  Gui- 
do Piermarini  di  Camerino 
nelle  Marche,  per  la  loro  Me- 
moria inviata  al  concorso  sul 
tema  risguardante  le  applica- 
zioni della  fisica  alla  medi- 
cina, pag.  66-67.  —  Appro- 
vazione della  nomina  del  sig. 
Giuseppe  Mozzetti  di  Mestre 
a  successore  del  nob.  Angelo 
Barbaro  pure  di  Mestre  nel- 
r  ufficio  di  Curatore,  192.  — 
Elargizione  di  lire  800  al  Vi- 
ces.  E.  F.  Trois,  per  abili- 
tarlo a  presentare  i  suoi  pre- 


parati zootomici  alla  Esposi- 
zione di  Milano,  194. —  Pre- 
mi scientifici  pelili  anni  1882- 
86,  1477-82. 

Freschi  Gherardo,  m.  e.  — 
Cenno  sul  libro  del  sig.  Ga- 
lanti :  «  Viaggio  agronomico 
in  Svizzera,  Germania,  Olan- 
da, Belgio,  Inghilterra  ecc.  j> 
pag.  777.  —  Sunto  d'una  sua 
Mem.'  sulla  nutrizione  delle 
piante  coltivate,  sulla  oppor- 
tunità d'impartirne  la  scien- 
za al  coltivatore,  e  sui  mezzi 
più  facili  di  applicarla,  1385. 

Fulin  ab.  Rinaldo,  m.  e.  — 
Di  una  Storia  della  spedizio- 
ne di  Carlo  Vili  (Sunto),  p. 
277.  —  Presentazione  del 
Saggio  di  un  Dizionario  geo- 
grafico medievale  friulano  del 
co.  A.  di  Prampero,  661.  — 
Cenni  sulla  recentissima  Me- 
moria del  co.  di  Mas  Latrie, 
col  titolo:  «  Projets  d'empoi- 
sonnement  de  Mahomet  II  et 
du  Pacha  de  Bosnie  accueil- 
lis  par  la  République  de  Ve- 
nise  (1477-1526)  »,  1123- 
1124.— Dell'attitudine  di  Ve- 
nezia dinanzi  ai  grandi  viaggi 
marittimi  del  secolo  XV.  Di- 
scorsolettonella solenne  adu- 
nanza, 1451. 

Gloria  Andrea,  s.c.  —  L'Agro 
Patavino  dai  tempi  romani 
alla  pace  di  Costanza  (25 
giugno  1183)  con  1  carta 
topografica,  pag.  555,  827, 
997,  1125. 

Gregorovius  Ferdinando,  s. 
e.  —  Parole  dette  nell'  assi- 
stere all'adunanza  del  13  feb- 
braio 1881,  pag.  192. 


—  CCGVU  — 


Istituto  R.  Lombardo  di  scien- 
ze e  lettere  in  Milano.  — 
Programmi  di  Concorsi  a 
premj  scientifici  varj,  p.  lxv- 
Lxvin,xcvi-cvi;  del  concorso 
al  premio  triennale  della  Fon- 
dazione Giani,  cxxviii-cxxix. 
—  Annunziu  delia  moite  del 
suo  m.  e.  e  già  presidente  co. 
Carlo  Balbiano  di  Bejgiojoso, 
921. 

Istituto  Reale  Veneto  di  scien- 
ze, lettere  ed  arti.  —  Elenco 
de'  suoi  membri  e  soci,  pag. 
i-xxiv.  -  Sua  rappresentanza 
ai  funerali  del  m.  e.  anziano 
G.  Bellavitis  in  Tezze  di  Bus- 
sano e  in  Padova,  4.  —  Com- 
penso di  lire  500,  assegnato 
al  prof.  Osvaldo  Casali  e  al 
dott.  Guido  Piermarini  di  Ca- 
merino per  la  loro  Memoria 
inviata  al  concorso  Querini- 
Stampalia  sul  tema  risguar- 
dante  le  applicazioni  della  fisi- 
ca alla  medicina,  66-67.  — 
Sua  rappresentanza  alla  ceri- 
monia in  Vicenza  pel  seppel- 
limento, nella  tomba  gentili- 
zia, delle  ceneri  dei  fratelli 
Lodovico  e  Valentino  Pasini, 
135.  —  Sua  rappresentanza 
alle  solenni  onoranze,  tribu- 
tate dalla  B.  Accademia  Vir- 
giliana di  Mantova  alla  me- 
moria del  Sen.  Gio,  Arriva- 
bene,  193  e  329.  —  Nomi- 
na del  sig.  Giuseppe  Moz- 
zetti di  Mestre  a  Curatore 
della  Fondaz.  Querini- Stam- 
pala, 192.  —  Bingraziamen- 
to  alla  Fondazione  suddetta 
per  la  elargizione  di  lire  800 
al  Vices.  E.  F.Trois,  per  abi- 


litarlo a  concorrere  co'suoi 
preparati  alla  Esposizione  di 
Milano,  194.  —  Pubblicazio- 
ne, nella  circostanza  del  Con- 
gresso geografico  internazio- 
nale in  Venezia,  della  parte 
inedita  dei  viaggi  fatti  nel- 
l'Africa cenlrale  dal  m.  e.  ab. 
G.  Beltrame;  ed  acquisto  dei 
due  volumi  da  lui  pubblicati 
sul  Sènnaar  e  lo  Sciangallah, 
500-507. —  Approvazione  del 
rapporto  della  Giunta, incari- 
cata di  riferire  sulla  doioanda 
dell'  ing.  A.  Cattaneo  di  Pa- 
via, relativa  al  suo  Aovi>iatore 
elettrico  ferroviario,  553.  — 
Accettazione  del  legato  di  2 
premi  scientifici,  disposti  dal 
def.°  avv.  cav.  Giò.  Tomasoni 
di  Padova,  662.  ^-  Incarico 
al  m.  e.  F.  Bossetti  di  con- 
tribuire materiali  alla  Biblio- 
teca di  Opere  di  eletliologia, 
pi  r  la  Mostra  inteinazionale 
di  elettricità  a  Parigi,  922.— 
Premi  scientifici  per  gli  anni 
1882-86,  1477-82. 

Lampertico  Fedele,  m.  e.  — 
Incaricato  di  rappresentare 
r  Istituto  ai  funerali  del  m.  e. 
anziano  G.  Bellavitis  in  Tezze 
di  Ba.ssano,  pag.  4. 

Latteria  sociale  àìDomegge. — 

Concessione  della  menzione 

onorevole,  p.  1445. 

Idem  di  Villa  di  Villa.  — 

Idem   del    premio  d' incorag- 

gianiento,  pag.  1445. 

Liceo  (R.)  Cesare  Beccaria  in 
Milano.  —  Programma  di 
concorso  al  premio  Bavizza 
pf-r  Tanno  1881,  pag  CLXxi. 

LuUi-iNZUlSl  GlUSEI^PE,  Ili.  e.  — 


—  CCCVIII 


Nota  sull'andamento  del  pen- 
dolo di  Frodsham  n.°  160-4, 
posseduto  dal  R.  Osservato- 
rio astronomico  di  Padova, 
pag.  279.  —  Conferimento 
della  pensione  accademica,  e 
suo  ringraziamento  all'  Isti- 
tuto, 330.  —  L'  equatoriale 
Dembowski  al  R.  Osservato- 
rio di  Padova,  Comunicazio- 
ne, 779.  —  Di  una  modifi- 
cazione al  cronografo  diFuess 
eseguila  dal  meccanico  G.  Ca- 
vignato,  Comunicazione(rig.), 
1087. 

LussANA  prof.  Filippo,  s.  c.  — 
Memoria  sopra  due  autografi 
contemporanei  alla  pesle  del 
1630,  e  sulla  prima  coltiva- 
zione del  mais,  pag.  949. 

Magistrato    civico   di    Ti'iente. 

—  Avviso  di  concorso  ad  un 
premio  per  un  libro  di  storia 
o  statistica  di  Trieste, Gcxciii. 

Malaspina  ing.  Gió.  —  Comu- 
nicazione degli  ultimi  studi 
sulla  applicabilità  dei  trafori 
nelle  dighe  dei  porti,  pag. 
1337. 

Marinelli  prof.  Giovanni,  s.  c 

—  Nominato  socio  coirispon- 
dente  delle  provincie  venete, 
pag.  509.  —  Suo  ringrazia- 
mento, 553. 

Martini  prof.  Tito.  —  La  velo- 
cità del  suono  nel  cloro,  pa^. 
491,639. 

MaRzolo  prof.  Francesco,  de- 
funto m.  e.  —  Sua  Comme- 
morazione, letta  dal  m.  e.  An- 
gelo Minich,  pag.  69. 

Mauro  (Fra)  Camaldolese,  car- 
tografo veneziano.  —  Suo 
busto,  ofTerlo  al  Panteon  Ve- 


neto dalla  Società  geografica 
italiana,  pag.  922. 
Mazzotto  prof.  D.  —  Sulle  va- 
riazioni della  forza  elettromo- 
trice, e  della  resistenza  inter- 
na di  una  coppia  idroelettrica 
attiva,    studio  sperimentale  , 
pag.  309. 
MiMcii  Angelo,  m.  e.  —  Com- 
niemorazione  del  m.  e.  prof. 
F.  Marzolo,  pag.  69. 
MiNicH  Serafino  PiAfaele,  m. 
e. —  Sua  dichiarazione  circa 
alla  Commemorazione  del  de- 
funto m.  e.  anziano  G.  Bella- 
vitis,  pag.  4.  —  Presiede  le 
adunanze  del  30  gennaio,  del 
27 marzo  e  del24aprilel881, 
191,  505,  551.  —  Relazio- 
ne suW Avvisatore  elettrico- 
ferroviario  dell' ing.  A.  Cat- 
taneo di  Pavia,  651.  —  Noti- 
zie sulle  indagini,  da  esso  in- 
traprese e  proseguite  intorno 
alla  risolubilità  generale  del- 
le equazioni  algebriche;  e  bre- 
vi cenni  sull'Autocritica  degli 
scritti,  da  lui  pubblicati  intoi- 
no   alle   principali  questioni 
dell'  Estuario  veneto  ;   e  Ri- 
. sposta  alle  dichiarazioni  del 
m.  e.  Fambri,  657-659,  660 
e  905. 
Ministero  (Reale)  d'agricoltu- 
ra, industria  e  commerio. — • 
Concede  nel  1881  il  consue- 
to assegno  per  gì'  industriali 
delle  Provincie  venete,  p.  5. 
— •  Invio  della  medaglia  d'ar- 
gento e  del  relativo  diploma, 
concessi  dalla  Esposizione  in- 
ternazion  de  di  pesca  in  Ber- 
lino al   Museo    zoologico  di 
questo  Istituto,,  pei  preparati 


I 


CCCIX 


zootomici  del  rn.  e.  vices."  E. 
F.  Trois,  507. 

Ministero  (Reale)  della  istru- 
zione pubblica  in  Roma.  — 
Invilo  all'  Istituto  di  contri- 
buire alla  iiibiioleca  di  Opere 
di  elettrologia,  per  la  Moslra 
internazionale  di  elettricità  a 
Parigi,  pag.  Q2'2. 

MiNucci  Francesco, farmacista 
di  Gavorrano  (Grosseto).  — 
Dono  di  un  suo  manoscritto 
di  argomento  chinìico,  p.  553. 

MoRPURGO  Emilio, m.  e. —  Sun- 
to della  sua  Memoi  ia,  intitola- 
ta :  «:  Antonio  Rosmini-Ser- 
hali,  il  concetto  e  i  limiti  del- 
la Statistica  »,  pag.  1303, 

MoRSOLiN  ab.  Bernardo,  s.  c. 

—  Viaggio  inedito  di  Vincen- 
zo Scamozzi  da  Parigi  a  Ve- 
nezia, p.ig.  781. 

Mozzetti  Giuseppe  di  Mestre. 

—  Nominato  Curatore  della 
Fondazione  Querini-Stampa- 
lia,  pag.  192. 

Municipio  di  Venezia.  —  Rie- 
lezione del  co.  Francesco  Do- 
na dalle  Rose  a  Curatore  del- 
la Fondazione  Balbi- Valier, 
pag.  137. 

Naccari  prof,  Andrea,  s.  c.  — 
Intorno  al  riscaldamento  de- 
gli elettrodi,  prodotto  dalla 
scintilla  del  rocchetto  d'  in- 
duzione; Studio  sperimenta- 
le, pag.  1363. 

Ninni  Alessandro  Pericle,  s, 
e.  —  Sugli  esenìplari  della 
Clupea  Spratta  ,  V\''itt,  del 
nord,  riconosciuti  identici  dal 
prof,  Ricchiardi  a  quelli  del- 
la nostro  Chipea  papalina, 
Bp.,  descritta  e  figurala  pri- 


ma del  1818  dal  Chiereghini, 
pag.  193.  —  Suo  dono  alle 
Raccolte  zoologiche  di  una 
Collezione  di  Ortotteri  vene- 
ti, 331.  —  Nota  sul!'  Aphija 
phalerica,  Rondeletii,  527. 

NoDARi  Bernardino  e  C.  in 
Lugo. —  Diploma  di  onore  ad 
essi  concesso  per  la  loro  fab- 
brica di  carta,  pag.  1441. 

Pagliani  dott.  Stefano. —  So- 
pra i  calori  specifici  di  alcuni 
miscugli  alcoolici,esulla  den- 
sità di  essi.  Studio  sperimen- 
tale, pag.  1389. 

Pasini  Lodovico,  m.  e.  e  Pasi- 
ni Valentino,  s.  c,  defunti 
—  Rappresentanza  dell'Isti- 
tuto alla  cerimonia  in  Vicen- 
za, pel  seppellimento,  nella 
tomba  gentilizia,  delle  loro 
ceneri,  pag.  135. 

Pasolini  Giuseppe.  —  Sulle 
sue  Memorie  raccolte  dal  fi- 
glio, relazione  del  s.  e.  dott. 
G.  Beichet,  pag.  537, 

Pazienti  Antonio,  m, e. —  Inca- 
ricato di  rappresentare  l'Isti- 
tuto ai  funerali  del  m.  e.  an- 
ziano G.  Bellavitis  in  Tezze 
di  Bassano,  p.  4.  —  Rappre- 
sentante r  Istituto  alla  ceri- 
monia in  Vicenza  pel  seppel- 
limento, nella  tomba  gentili- 
zia, delle  ceneri  dei  fratelli 
Pasini,  135. —  Presentazione 
del  sèguito  delle  sue  Consi- 
derazioni termodinamiche  , 
505-606.  —  Relazione  su- 
gli scritti,  inviati  al  concorso 
scientifico  della  Fondazione 
Querini-Stampalia,  sul  tema 
risguardante  l'acustica  nelle 
sue  applicazioni  all'  archilei- 


—  CGCX  — 


tura,  1415.  —  Id.  al  concor- 
so scientifico  dell'Islituto  sul 
quesito,  relativo  all'  equiva- 
lente meccanico  della  caloria, 
pag.  1421. 

PiEBMARiNi  doti.  Guido  di  Ca- 
merino nelle  Marche.  —  Si 
appalesa  autore  della  Memo- 
ria, inviala  al  concorso  Que- 
riniStampalia,  sul  tema  ri- 
guardante le  ap[ilicazioni  del- 
la fìsica  alla  medicina,  cui  l'I- 
slitulo  assegnò  il  compenso 
di  lire  500, 'pag.  66-67. 

PiRONA  Giulio  Andrea,  m.  e. 

—  Presentazione  del  voUune 
degli  Atti  del  Congresso  in- 
ternaz.  di  geologia,  tenutosi 
a  Parigi  nel  1878,  pag.  329. 

Plancich  Giuseppe  e  G.  di  Ve- 
nezia. —  Diploma  di  onore 
ad  essi  concesso  per  lavori 
di  ceramica  dipinta  a  rilievo, 
pag.  1440. 

Ponti  Carlo  ottico  di  Venezia. 

—  Menzione  onorevole  per 
nuovo  apparecchio  fotografi- 
co, pag.  1445. 

Querini-Stampalia.  —  (Vedi 
Fondazione  ecc.). 

Reggio  prof.  Zaccaria. —  Qua- 
dratura di  certe  aree  circola- 
ri (con  2  tavole),  p.  1097.— 
Sulla  determinazione  del  polo 
di  una  retta  data,  Considera- 
zioni di  geometria  derivata, 
1117. 

Richiardi  (prof.).—  Sulla  iden- 
tità degli  esemplari  della  Clu- 
pleaSpratta,\\'\[\.  del  nord 
con  (pielli  della  nostra  Clu- 
pea  papalina,  Bp,,  descritta 
e  fii^urala  prima  del  181S  da! 
Chiereghini,  pag.  193. 


Romanese  dott.  R.  —  Sulla  ra- 
pidità con  cui  la  luce  modifi- 
ca la  resistenza  elettrica  del 
selenio.  Ricerche  sperimen- 
tali, pag.  1355. 

Rossetti  Francesco,  m.  e.  — 
Comunicazione  d'una  modifi- 
cazione al  rocchetto  di  Ruhm- 
korff  dei  sigg,  dolt.  Scarpa  e 
L.  Baldo,  p.  137;  e  della  Nota 
del  d.'  Mazzetto  sulla  variazio- 
ni? della  forza  elettromotrice 
ecc.,  193.  —  Relazione  sul- 
V Avvisatore  elettrico-ferro- 
viario dell'ing.  Angelo  Catta- 
neo di  Pavia;  651.  —  Incari- 
cato di  raccogliere  materiali 
per  contribuire  alla  bibliote- 
ca di  Opere  di  elettrologia, 
per  la  Mostra  internazionale 
di  elettricità  a  Parigi,  922. — 
Comunicazione  d'  un  lavoro 
del  prof.  G.  De  Lacchi  «  sul 
rapporto  fra  le  capacità  calori- 
liche  dei  vapori  soprarriscal- 
dati  dell'acqua  e  del  fosforo», 
1121. —  Relazione  sui  lavori, 
inviati  al  concorso  scientifico 
Querini-Stampalia,  sul  tema 
risguardante  le  ipotesi  nella 
fìsica,  1411.  —  Idem  al  con- 
corso come  sopra  dell'Istituto 
sul  quesito  relativo  all'  equi- 
valente meccanico  della  ca- 
loria, 1421. 

RowLAND  Enrico  A.,  prof,  di 
Baltimora.-  Riconosciuto  au- 
tore della  Memoria,  premiata 
nel  concorso  scientifìco  del- 
l'Istituto, sul  tema  telali vo  al 
quesito  sull'equivalente  mec- 
canico della  caloria,  1436. 

S\CCARDO  PiERANDREA,  ili.  e. — 

Sopra  rigonfiaminli  non  fil- 


—  CCCXI  — 


losserici,  osservati  sulle  radi- 
ci di  vili  europee,  e  cagionali 
invece  d&W Anguillula  radi- 
cicola,  Greei,  in  Alano  di  Pia- 
ve (Feltrino),  con  1  tav.,  pag. 
455. —  Sua  nomina  di  ineni- 
hro  effettivo,  e  ringraziamen- 
to, 660. 

Scarpa  dolt.  Giuseppe.  —  In- 
torno ad  una  modificazione  al 
rocchetto  di  Ruhmkorfr(Sun- 
to),  pag.  189. 

Società  geografica  italiana  in 
Roma.  —  Dono  al  Panteon 
veneto  del  busto  di  Fra  Mau- 
ro, pag.  922. 

Society  geological  of  India.  — 
Annunzio  del  dono  de'  suoi 
Atti  e  delle  sue  Memorie  alla 
biblioteca  di  questo  Istituto, 
pag.  -136. 

Spiga  prof.  Pietro.  —  Note  in- 
torno all'azione  dell'idrogeno 
nascente  sui  nitriti,  e  sopra 
alcune  sostanze  alcaloidee, 
rinvenute  nell'organismo  ani- 
male durante  la  vita,  pag.  7  e 
15. —  Sui  solfacidi  del  cime- 
ne,  2."  Comunicazione,  469. 
—  Nominato  socio  corrispon- 
dente delle  Provincie  venete, 
509.  —  Suo  ringraziamento, 
553. —  Sopra  un  preteso  rea- 
gente atto  a  far  distinguere  le 
ptomaine  dagli  alcaloidi  vege- 
tali, 741. 

Stefani  cav.  Federico,  s.  c.  — 
Nominato  socio  corrispon- 
dente delle  provinole  venete, 
pag.  509.  —  Suo  ringrazia- 
mento, 553. 

Télphy  G.  B.,  professore  a  Bu- 
dapest. —  Sopra  i  suoi  opu- 


scoli. Comunicazione  del  m. 
e.  G.  Veludo,  pag.  97. 

ToLOMEi  Giampaolo,  rn.  e.  — 
Sul  3.°  tema,  svolto  dal  Con- 
gresso giuridico  internazio- 
nale, tenutosi  in  Torino  ne! 
settembre  del  1880,  e  sulle 
sue  conchiusioni,  p,  103.  — 
Sua  nomina  a  membro  effet- 
tivo non  pensionarlo,  e  rin- 
graziamento all'Istituto,  330- 
331. 

ToMAsoNi  defunto  avv.  cav.  Gio- 
vanni, di  Padova.  —  Suo  le- 
gato a  favore  di  questo  R.  Isti- 
tuto per  2  premi  scientifici  di 
lire  5000  ognuno,  pag.  662. 

Tono  ab.  Massimiliano. —  Bol- 
lettino meteorologico  dell'Os- 
servatorio di  Venezia,  1880, 

p.  I-IV,  XLI-XL1V,LX1X-LXXII. 

—  Riassunto  delle  osserva- 
zioni fatte  nell'anno  meteorol. 
1879-80,  cvii-cxv  —  1881, 

CXXXIII-CXXXVI  ,  XLIX-CLlI  , 
CLXXVIl-CLXXX  ,  CCVII-CCX  , 
CCXXIX  .  CCXXXII  ,  CCXXXIII- 
CCXLVIII. 

Trois  Enrico  Filippo,  m.  e. 
Vicesegretario.  —  Ricerche 
sul  sistema  Imfaticodei  Pleu- 
ronettidi.  Parte  III,  Num.  1. 
Uhombus  maximus  e  Rhom- 
hus  laevis  (con  1  tav.),  pag. 
139;  Num.  2.  Psettini,  lìla- 
tessini,  pleuronectini  e  so- 
leidi  (con  1  tav.),  333.—  E- 
largizione,  fattagli  dalla  Fon- 
dazione Querini  -  Stampalia, 
di  lire  800,  per  concorrere 
colle  sue  preparazioni  zooto- 
miche  alla  Esposizione  di  Mi- 
lano, 194.  —  Medaglia  d' ar- 


—  cccxri  — 


gento,  concessa  a'  suoi  prc- 
pai'ati  zoolomici  dalla  Esposi- 
zione internazionale  di  pesca 
in  Berlino,  507.  —  Presen- 
tazione di  due  scritti  del  sig. 
A.  Berlese  «  sopra  un  nuovo 
genere  di  acari  parassiti  de- 
gl'insetti», 659  ;  e  «sulle  me- 
tamorfosi di  alcuni  acari  in- 
setticoli»,  1123. 

TuRAZzA  Domenici), m.  e. —  As- 
sume la  Commemorazione  del 
defunto  m.  e.  anziano  G.  Bel- 
lavitis,  pag.  3.  —  Relazione 
sugli  scritti,  inviati  al  con- 
corso scientifico  della  Fonda- 
zione Querini-Stampalia,  sul 
tema  risguardanle  1'  acustica 
nelle  sue  applicazioni  all'ar- 
chitettura, 1415;  e  a  quello 
dell'  Istituto  suir  equivalente 
meccanico  della  caloria,  14'21. 

Veludo  Giovanni,  m.  e.  —  Co- 
municazione sopra  gli  opu- 
scoli di  Télphy,  pag.  97. 


\iaNA  dott.  Cesare.  —  Nomi- 
nato socio  corrispondente  del- 
le Provincie  venete,  p.  509. 
—  Sul  contagio  della  pazzia, 
925. 

Zampironi  dottor  Giò.  Batta, 
di  Venezia.  —  Menzione  ono- 
revole pei  suoi  fìdibus  ecc., 
pag.  1445. 

Zanella  ab.  Jacopo,  ni.  e.  — 
Incaricato  di  rappresentare 
l'Istituto  ai  funerali  del  m,  e. 
anziano  G.  Bellavilis  in  Tezze 
di  Bassano,  p.  4.  —  Rappre- 
sentante r  Istituto  alla  ceri- 
monia in  Vicenza  pel  seppel- 
limento, nella  tomba  gentili- 
zia, delle  ceneri  dei  fratelli 
Pasini,  135,  —  Della  vita  e 
degli  scritti  di  Celio  Magno, 
veneziano  del  sec.  XVI.  Me- 
moria, 1063. 

ZiLiOTTO  dott.  Pietro,  m.  e.  — 
Commemorazione  del  m.  e. 
prof.  F.  Coletti,  pag.  725. 


Ing.  Gió.  Malaspina.  —  Comunicazione  degli  ultimi  studi 
suir  applicabilità  dei  trafori  nelle 
dighe  dei  porti pag.  1337 

yjt  -n  i  —  Sulla  rapidità  con  cui  la  luce  mo- 

'      ,   ^     '    *    '       <   difica  la  resistenza  elettrica  del  se- 
e  Doti.  R.  Romaneseì   ^     ■     n-        u  ti-  hokk 

l  temo.  Ricerche  sperimentali     .     »  looo 

A.  Naccari,  s.  c.  .  .  —  Studio  sperimentale  intorno  al  ri- 
scaldamento degli  elettrodi,  prodot- 
to dalla  scintilla  del  rocchetto  d' in- 
duzione         »  1363 

G.  Freschi,  m.  e.  .  .  —  Della  nutrizione  delle  piante  col- 
tivate, della  opportunità  d' impar- 
tirne la  scienza  al  coltivatore  e  dei 
mezzi  più  facili  di  applicarla(Sunto)  »  1 385 

Dott.  S.PAGLiANi,m.e.  —  Studio  sperimentale  sopra  i  ca- 
lori specifici  di  alcuni  miscugli  al- 
coolici  e  sulla  densità  di  essi     .     »  1389 


Rapporti. 


Relazione  della  Giunta  (MM.  EE.  E.  Bernardi,  F.  Ros- 
setti relatore  e  S.  G.  Manfredo  Bellati)  sull'  unico 
scritto  pervenuto  al  concorso  pel  premio  Querini- 
Stampalia,  circa  al  quesito  riguardante  le  ipotesi  in 
fisica »  1411 

Idem  id.  (MM.  EE.  G.  Bucchia,  D.  Turazza,  A.  Pazienti,  E. 
Bernardi  relatore  e  M.  Bellati  S.  C.),  sulle  Memorie 
presentate  al  concorso  pel  premio  come  sopra,  in- 
torno al  tema  di  acustica  nelle  sue  applicazioni  al- 
l' architettura »  1415 

Idem  id.  (MM.  EE.  D.  Turazza,  A.  Pazienti,  e  F.  Rossetti 
relatore)  intorno  ai  manoscritti  inviati  al  concorso 
pel  premio  del  R.  Istituto,  sul  quesito  che  si  riferi- 
sce all'  equivalente  meccanico  della  caloria     .     .     »  1421 

(Continua.) 


Adunanza  solenne  del  15  agosto  1881 

Atto  verbale pag.  4433 

G.  Bizio,  m.  e.  Segr.  —  Relazione  suU'  esito  dei  concorsi 
scientifici  ed  industriali  dell'  anno 
corrente,  e  sui  nuovi  quesiti  propo- 
sti a  premio »  1435 

Ab.  R.  FuLiN,  m.  e.  .  —  Dell'attitudine  di  Venezia  dinanzi 
ai  grandi  viaggi  marittimi  del  seco- 
lo XV.  Discorso »  1451 

Programma  dei  concorsi  scientifici  dell'  Istituto,  e  delle 
Fondazioni  Querini-Stampalia,  Balbi-Valier  e  Toma- 
soni  per  gli  anni  1882-1886 t>  1477 


A!).  M.  Tono  ...  —  Bollettino  meteorologico  dell'Osser- 
vatorio del  Seminario  Patriarcale  di  Ve- 
nezia (giugno   a  settembre  1881). 

»  CCXXXIII-CCXLVIII 


Elenco  dei  libri  e  delle  opere  periodiche^  pervenuti  dal 

1.°  giugno  a  tutto  agosto  1881    ...»  ccxlix-ccxcii 

Programma  del  Magistrato  civico  di  Trieste,  risguardante 
il  concorso  a  premio  per  un  libro  di  storia  o  sta- 
tistica di  Trieste »  ccxciii-ccxciv 

Indice  del  volume  per  materie  e  per  nomi     ...»  ccxcv 


Prezzo  della  Dispensa 

Fogli  55  Vi  «^  italiani  Cent.  i^Y^     .     .     L.    6:91 
Due  Tavole  doppie  litografate   .    .     .     .     d     0:50 


Totale  L.  7:41 


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